Internazionale 1/6 dicembre 2023. Numero 1540. L'impero del mare

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1/6 dicembre 2023 Ogni settimana il meglio dei giornali di tutto il mondo

n. 1540 • anno 31

internazionale.it

4,50 €

Thomas Piketty È ora che l’occidente condivida il suo potere

Scienza A due passi dal Sole

Attualità Mai tanti morti civili come a Gaza

L’impero del mare

SETTIMANALE • PI, SPED IN APDL 353/03 ART 1, 1 DCB VR • AUT 12,90 € • BE 8,60 € CH 10,30 CHF • CH CT 10,00 CHF D 11,00 € • PTE CONT 8,30 € • E 8,30 €

La Cina domina l’industria globale della pesca con la flotta più grande del mondo. Ma a bordo delle sue navi lavorano marinai ridotti in schiavitù

1/6 dicembre 2023 • Numero 1540 • Anno 31 “Le cose devono avere una logica e il punto esclamativo non ce l’ha”

Sommario

Giovanni De Mauro Negli ultimi dieci anni le spese militari dei paesi dell’Unione europea che aderiscono alla Nato sono aumentate del 46 per cento: da 145 miliardi di euro nel 2014 a 215 miliardi nel 2023. È una cifra equivalente al pil della Grecia. Ma un simile aumento, nota un recente rapporto di Greenpeace, “è in contrasto con la stagnazione delle economie europee”. Nei paesi presi in considerazione, tra il 2013 e il 2023 il pil reale è aumentato di poco più dell’1 per cento in media all’anno e l’occupazione del 9 per cento. Anche gli investimenti in altri settori sono stati inferiori a quelli negli armamenti: la spesa nell’istruzione è aumentata del 12 per cento, nella protezione ambientale del 10 e nella sanità del 34. In Italia nel 2023 ogni cittadino pagherà 436 euro di spese militari, una cifra cresciuta del 30 per cento in dieci anni. Quali sono gli effetti di questi investimenti per l’economia? In Germania una spesa di un miliardo di euro in armamenti porta a un aumento della produzione interna di 1,2 miliardi di euro, in Italia solo di 741 milioni di euro, perché una parte della spesa è per le importazioni. L’effetto sull’occupazione è di seimila posti di lavoro aggiuntivi in Germania e tremila in Italia. Ma che succede se il miliardo si spende per l’istruzione, la salute o l’ambiente? La produzione aumenta molto: in Italia arriva a 1,9 miliardi di euro nel caso di investimenti per l’ambiente, a 1,5 miliardi nella sanità e a 1,2 miliardi nell’istruzione. E cresce anche il numero di nuovi posti di lavoro: 14mila nell’istruzione, 12mila nella sanità, diecimila nell’ambiente. Le spese militari sono un problema da ogni punto di vista. Anche volendo mettere da parte questioni etiche e morali, è difficile affermare che una maggiore militarizzazione risolva i conflitti. Anzi, c’è il rischio che li aggravi o ne faccia esplodere di nuovi. E pure in termini economici è un cattivo affare: gli stessi soldi investiti per l’ambiente, l’istruzione e la salute avrebbero migliori effetti sulla crescita e sull’occupazione e porterebbero grandi benefici alla qualità della vita e dell’ambiente. u

n. 1540 • anno 31

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Thomas Piketty È ora che l’occidente condivida il suo potere

Scienza A due passi dal Sole

Attualità Mai tanti morti civili come a Gaza

L’impero del mare La Cina domina l’industria globale della pesca con la flotta più grande del mondo. Ma a bordo delle sue navi lavorano marinai ridotti in schiavitù

IN COPERTINA

L’impero del mare

La Cina domina l’industria globale della pesca con la flotta più grande del mondo. Ma a bordo delle sue navi lavorano marinai ridotti in schiavitù (p. 46). Immagine di Edmon de Haro da foto Alamy.

ATTUALITÀ

20 Mai tanti morti tra i civili come a Gaza The New York Times SUDAN

25 La guerra coinvolge gli ex ribelli del Darfur Al Jazeera IRLANDA

29 Una notte di follia nel centro di Dublino The Irish Times

SCIENZA

POP!

54 A due passi

104 Il punto di meraviglia Florence Hazrat

dal Sole Financial Times EL SALVADOR

58 Non esistono

SCIENZA

109 La cannabis e l’illusione della creatività New Scientist

innocenti Insight Crime ECONOMIA

65 La prossima slide per favore Mit Technology Review

ECONOMIA E LAVORO

115 Nella vita ci vuole anche la fortuna The Economist

PORTFOLIO

70 Il rumore

della vita Ronan Guillou

Cultura 94

CRISI CLIMATICA

35 Il dilemma

esistenziale degli abitanti di Tuvalu The Guardian VISTI DAGLI ALTRI

38 Cortei senza

precedenti contro i femminicidi Le Monde OPINIONI

41 Perché i miliardari

44

fanno male al pianeta Rebecca Solnit È ora che l’occidente condivida il suo potere Thomas Piketty

Schermi, libri, suoni

Le opinioni

RITRATTI

76 Erika Hilton. Corpo di battaglia Americas Quarterly

16

Domenico Starnone

94

Giorgio Cappozzo

96

Nadeesha Uyangoda

98

Giuliano Milani

102 Claudia Durastanti

VIAGGI

80 Sull’isola

116

Stefano Feltri

8

Dalla redazione di Internazionale

16

Posta

19

Editoriali

119

Strisce

deserta The Hustle

Le rubriche

GRAPHIC JOURNALISM

85 Cartoline

dall’Alto AdigeSüdtirol Silvia Baccanti CINEMA

91 Il cappello nuovo dell’imperatore The New York Times

121

L’oroscopo

122

L’ultima

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Investimenti

1/6 dicembre 2023 Ogni settimana il meglio dei giornali di tutto il mondo

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La settimana

FLORENCE HAZRAT A PAGINA104

Dalla redazione di Internazionale Per ritrovare gli articoli di cui si parla in questa pagina si può usare il codice qr o andare qui: intern.az/1Itd

Internazionale.it Video

Articoli MEDIO ORIENTE

SESSO

Israele diviso sul destino dei coloni Il governo israeliano ha superato una crisi sulle colonie nella Cisgiordania occupata. Il tema è un ostacolo alla soluzione del conflitto israelo-palestinese.

A sangue caldo Il sangue simboleggia molte cose, a volte anche contraddittorie. Vita, trasgressione, ma anche violenza, passando per le gioie dell’erotismo.

ITALIA

La chimera è un bellissimo film di poesia e denuncia Con quest’opera Alice Rohrwacher ha creato uno dei più bei personaggi maschili degli ultimi anni.

DR

CINEMA

La vita prima della guerra Per decenni la Striscia di Gaza è riuscita a malapena a sopravvivere. Dagli anni novanta i suoi abitanti non possono muoversi liberamente e dal 2006 il blocco israeliano contro Hamas ha avuto conseguenze pesanti sulla popolazione: disoccupazione, dipendenza dagli aiuti internazionali e difficoltà a ottenere cure mediche. Poi è arrivata la guerra attuale e la catastrofe umanitaria. Il video di Le Monde.

Il profumo della libertà Oggi nessuno riesce a portare le persone nelle piazze. Ci sono riuscite, invece, le attiviste di Non una di meno. SETTEGIORNI IN EUROPA

MUSICA

L’Unione europea che ruolo avrà alla Cop28? Dal 30 novembre quasi duecento paesi si riuniranno a Dubai per discutere le sfide della lotta alla crisi climatica.

Leontyne Price e l’album pop che non voleva fare La più grande cantante lirica degli Stati Uniti si avventura, un po’ controvoglia, nel repertorio jazz e pop.

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Articoli Dicembre 2023 numero 51 4,00 €

IN COPERTINA

C’è un fantasma nel bagno 8

◆ L’articolo di copertina di questo numero parla di antiche leggende giapponesi. La protagonista, Hanako-san, è una bambina fantasma che si diverte a spaventare chi entra nei bagni delle scuole. Ha ispirato libri, manga e anime, dando vita a un genere letterario. Perché pubblichiamo in copertina una storia di fantasmi? Si avvicina il Natale e quel periodo dell’anno in cui si leggono libri davanti al camino e a una cioccolata calda. Ci sembra il momento perfetto per scoprire nuove storie, magari leggendole insieme ai nonni o ai genitori. L’illustrazione è di Kaede Condorelli.

Internazionale 1540 | 1 dicembre 2023

SCIENZA

Le differenze che ci rendono speciali Cosa significa nascere con una condizione genetica chiamata sindrome di Down. ATTUALITÀ

Appuntamento in piazza Perché si sciopera. CONFRONTO

I genitori dovrebbero scegliere i vestiti dei figli? Votate lontano da sguardi indiscreti. PORTFOLIO

Com’è bella la natura Le foto scelte dal Museo di storia naturale di Londra.

Artificiale, una nuova newsletter Le intelligenze artificiali stanno diventando sempre più popolari: hanno implicazioni politiche e sociali, offrono opportunità e ci espongono a rischi. Ogni giovedì la newsletter Artificiale esplora queste tecnologie: notizie e scoperte, dibattiti etici e applicazioni pratiche, problemi e possibili soluzioni. Per iscriversi: internazionale.it/newsletter Alberto Puliafito Internazionale ha sedici newsletter. Per scoprirle tutte e iscriverti vai su: internazionale.it/newsletter

Immagini Ritorno a casa Ofakim, Israele 26 novembre 2023 Due fratelli israeliani, Gal e Tal Almog-Goldstein, a bordo di un pulmino diretto verso una base militare a Ofakim, nel sud d’Israele. I bambini, di nove e undici anni, sono usciti dalla Striscia di Gaza dopo essere stati rilasciati da Hamas in base alla tregua concordata con Israele ed entrata in vigore il 24 novembre. Il 26 novembre sono stati liberati anche altri undici ostaggi israeliani, tra cui la loro madre e una sorella, tre tailandesi e un uomo con la doppia cittadinanza russa-israeliana. In cambio Israele ha rilasciato 39 palestinesi detenuti nelle sue carceri. Fino al 29 novembre sono stati liberati sessanta ostaggi israeliani e 180 prigionieri palestinesi. Il padre e la sorella maggiore di Gal e Tal Almog-Goldstein sono stati uccisi durante gli attacchi di Hamas del 7 ottobre, insieme ad altri 1.200 israeliani. Foto di Menahem Kahana (Afp/Getty)

Immagini Tutte insieme Roma, Italia 25 novembre 2023 Un momento della manifestazione organizzata dal movimento transfemminista Non una di meno in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza in varie città d’Italia, 500mila solo a Roma secondo le organizzatrici. Quest’anno l’appuntamento ha assunto un significato particolare dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin. Foto di Matteo Minnella (A3/Contrasto)

Immagini La festa americana New York, Stati Uniti 23 novembre 2023 La Macy’s thanksgiving day parade, la sfilata che si svolge nel giorno del ringraziamento ogni anno a New York. Il ringraziamento cade il quarto giovedì di novembre ed è una festa che risale a una cerimonia organizzata nel 1621 dai primi coloni arrivati dall’Inghilterra. Secondo i popoli nativi che vivono negli Stati Uniti, si tratta di una celebrazione dei crimini e degli espropri commessi ai danni dei loro antenati. La parata di New York, nata come attività pubblicitaria dei grandi magazzini Macy’s, si tenne per la prima volta nel 1924. Foto di Stephanie Keith (Getty)

[email protected] In Argentina ha vinto la disperazione u In Argentina è ancora molto vivo il ricordo della dittatura e le forze più conservatrici del paese difficilmente sarebbero arrivate al potere senza un travestimento. Ecco, dunque, il nuovo avatar dell’ultradestra: Javier Milei. Fonte inesauribile di gaffe e meme divertenti, è in realtà il cavallo di Troia che permetterà alle forze più fasciste del paese di governare per i prossimi quattro anni. Ha ragione Martín Caparrós (Internazionale 1539) a dire che questa scelta disperata del popolo argentino è un disastro completo e terribile. Il risultato di decenni di mal governo, di cui qualcuno a sinistra dovrà farsi carico. Mattia Vacchiano

Il campo di battaglia del patriarcato vacillante u Ho letto con interesse e passione l’articolo di Ida Dominijanni (internazionale.it) sul patriarcato. Mi sono interrogata sul perché in genere le donne

siano più disposte a combattere pubblicamente delle battaglie (in qualsiasi ambito), per poi essere additate come seccanti, noiose, le solite rompiscatole. Perché l’uomo spesso non si espone su cose che pensa non lo riguardino? Conta il fatto che storicamente le donne sono sempre state oppresse? O il fatto che nella società l’uomo è sempre visto come forte e questo lo porta a ignorare il debole? Perché nel 2023 gli uomini non si interrogano sulle ragioni profonde per cui certe cose non vanno bene e categorizzano tutto come un’eccezione? Rispondono con indignazione “quello era un pazzo”, “come puoi paragonarmi a lui”, senza nemmeno sforzarsi di riconoscere che le basi del problema sono radicate nella nostra società. Vorrei urlare al genere maschile di smettere di disinteressarsi, o peggio, di sentirsi ferito ogni volta che ha paura di perdere qualche piccolo privilegio. Vorrei invitare gli uomini a essere più informati e consapevoli. Martina Baldin

La scommessa degli a-ha

Parole

u L’articolo di Daniele Cassandro sugli a-ha è una boccata di ossigeno (internazionale. it). Chi li segue come me è abituato a sentirsi dire: “Ma esistono ancora?”. Siamo abituati a non leggere articoli (e quei pochi che ci sono spesso sono superficiali, per non dire imbarazzanti). Siamo abituati a viaggiare all’estero per poterli ascoltare e a comprare i cd online perché nei negozi neanche sanno chi siano. In Italia gli a-ha sono di nicchia ma meritano di più. Questo articolo gli rende giustizia. Sara Pasolini

Oltre il maschio

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Dear Daddy Claudio Rossi Marcelli

Le fonti preferite A parte Internazionale a casa, i nostri figli di sette e nove anni non entrano in contatto con altre fonti d’informazione (non guardiamo i telegiornali). Ci sembra sbagliato, però, crescerli fuori da un mondo dove esistono guerre, femminicidi e altre atrocità. Come abituarli all’attualità? –Paola Ho girato la tua domanda ad Alberto Emiletti, che è uno dei redattori di Internazionale Kids, il nostro mensile che pubblica il meglio della stampa straniera dedicata a bambini e bambine (e che potrebbe già

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essere una risposta alla tua domanda). “In questi giorni”, ha risposto Emiletti, “sono stati presentati i risultati di Iccs 2022, un’indagine internazionale sull’educazione alla cittadinanza in 24 paesi, inclusa l’Italia. Sono stati coinvolti ragazzi e ragazze di terza media a cui, tra le altre cose, è stato chiesto quali fossero le loro fonti d’informazione. Rispetto all’ultima rilevazione del 2016, la televisione è in calo (in Italia è passata dal 74 al 68 per cento) mentre è cresciuto l’uso di internet (dal 35 al 43). È aumentata, anche se di poco, la lettura dei giornali, ora scelti dal 28

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per cento degli studenti. Ma la fonte d’informazione che è cresciuta di più (13 punti percentuali dal 2016) sono i genitori, a cui si affida il 47 per cento di loro. Insomma, il modo migliore per abituare bambine e bambini all’attualità è parlarne in casa: anche ascoltare un appassionato confronto tra adulti aiuta a capire l’importanza di ciò che succede nel mondo. Quando poi leggeranno le notizie per conto loro, sapranno di avere a portata di mano qualcuno con cui confrontarsi per chiarirsi le idee”.

[email protected]

Domenico Starnone

u Che memorabile concerto è stato il gran rumore di sabato scorso. Cosa accadrà adesso? Mah. Le donne sicuramente continueranno a battersi, la loro è l’unica rivoluzione ancora potentemente in atto. Certo non meno potente è la reazione – violenta, assassina – ma la restaurazione no, quella finora si è rivelata impossibile. E noi uomini, giovani, maturi, vecchi? Per ora, forse, tutto ciò che abbiamo saputo fare è stato tenerci stretto il collaudatissimo canone della nostra mascolinità chiedendo, nel caso, perdono per gli inevitabili sgarri: è la natura – vedete – che ci ha voluti così, siamo nocivi e tuttavia innocenti. Oppure siamo andati per la via vecchia ma minoritaria della femminilizzazione: comprensione, cura, gentilezza, assimilazione delle ragioni delle nostre compagne e delle donne in generale, vocazione paladina. Salvo poi gettare la maschera e dare i numeri – orrendi numeri – quando una bella Angelica ci scarta per correre dietro a un qualsiasi Medoro o quando il nostro generoso femminilizzarci va a sbattere contro certa maschilizzazione femminile che, in quanto femminile, nei duelli non rispetta nemmeno le più elementari regole di base. Insomma le donne – mi pare – sono ben lontane dal poter contare su uomini che, dissolta la costruzione plurimillenaria del genere maschile, sono ormai a buon punto nella formazione di un maschio oltre il maschio.

Editoriali

Il futuro del pianeta alla Cop28 “Vi sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante se ne sognano nella vostra filosofia” William Shakespeare, Amleto Direttore Giovanni De Mauro Vicedirettori Elena Boille, Chiara Nielsen, Alberto Notarbartolo, Jacopo Zanchini Editor Giovanni Ansaldo (opinioni), Daniele Cassandro, Carlo Ciurlo (viaggi, visti dagli altri), Gabriele Crescente (scienza, ambiente), Camilla Desideri (America Latina), Francesca Gnetti (Medio Oriente), Alessandro Lubello (economia), Alessio Marchionna (Stati Uniti), Stefania Mascetti (Europa, caposervizio) Andrea Pipino (Europa), Francesca Sibani (Africa), Junko Terao (Asia e Pacifico), Piero Zardo (cultura, caposervizio) Copy editor Giovanna Chioini (caposervizio), Anna Franchin, Pierfrancesco Romano (coordinamento, caporedattore) Photo editor Giovanna D’Ascenzi (web), Mélissa Jollivet, Maysa Moroni, Rosy Santella (web) Impaginazione Beatrice Boncristiano, Pasquale Cavorsi (caposervizio), Marta Russo Podcast Claudio Rossi Marcelli, Giulia Zoli (caposervizio) Web Annalisa Camilli, Simon Dunaway (notizie), Giuseppe Rizzo, Giulia Testa Internazionale Kids Alberto Emiletti, Martina Recchiuti (caporedattrice) Internazionale a Ferrara Luisa Ciffolilli, Gea Polimeni Imbastoni Segreteria Monica Paolucci, Gabriella Piscitelli Correzione di bozze Lulli Bertini, Sara Esposito Traduzioni I traduttori sono indicati dalla sigla alla fine degli articoli. Stefania De Franco, Francesco De Lellis, Giusy Muzzopappa, Francesca Rossetti, Fabrizio Saulini, Andrea Sparacino, Bruna Tortorella Disegni Anna Keen. I ritratti dei columnist sono di Scott Menchin Progetto grafico Mark Porter Hanno collaborato Giulia Ansaldo, Cecilia Attanasio Ghezzi, Francesco Boille, Jacopo Bortolussi, Catherine Cornet, Sergio Fant, Claudia Grisanti, Ikyung Hong, Anita Joshi, Alberto Riva, Concetta Pianura, Francesca Spinelli, Laura Tonon, Pauline Valkenet, Guido Vitiello Editore Internazionale spa Consiglio di amministrazione Brunetto Tini (presidente), Giuseppe Cornetto Bourlot (vicepresidente), Alessandro Spaventa (amministratore delegato), Antonio Abete, Giovanni De Mauro Sede legale via Prenestina 685, 00155 Roma Produzione e diffusione Angelo Sellitto Amministrazione Tommasa Palumbo, Arianna Castelli, Alessia Salvitti Concessionaria esclusiva per la pubblicità Agenzia del Marketing Editoriale srl Tel. +39 06.69539344 - Mail: [email protected] Subconcessionaria Download Pubblicità srl Stampa Elcograf spa, via Mondadori 15, 37131 Verona Distribuzione Press Di, Segrate (Mi) Copyright Tutto il materiale scritto dalla redazione è disponibile sotto la licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale. Significa che può essere riprodotto a patto di citare Internazionale, di non usarlo per fini commerciali e di condividerlo con la stessa licenza. Per questioni di diritti non possiamo applicare questa licenza agli articoli che compriamo dai giornali stranieri. Info: [email protected]

Registrazione tribunale di Roma n. 433 del 4 ottobre 1993 Iscrizione al Roc n. 3280 Direttore responsabile Giovanni De Mauro Chiuso in redazione alle 19 di mercoledì 29 novembre 2023 Pubblicazione a stampa ISSN 1122-2832 Pubblicazione online ISSN 2499-1600 PER ABBONARSI E PER INFORMAZIONI SUL PROPRIO ABBONAMENTO Telefono 02 4957 2022 (lun-ven 9.00-19.00), dall’estero +39 02 8689 6172 Fax 030 777 23 87 Email [email protected] Online internazionale.it/abbonati Imbustato in Mater-Bi

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The Guardian, Regno Unito Nel 2021, a Glasgow, l’espressione “combustibili fossili” è comparsa per la prima volta nella dichiarazione finale di una conferenza sul clima, quella della Cop26, riconoscendo l’origine umana dell’emergenza climatica. Ma in geopolitica due anni sono molti. La Cop28, che si svolge a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre, è presieduta dal sultano Al Jaber, capo dell’azienda petrolifera statale degli Emirati Arabi Uniti, che ha il piano di espansione a zero emissioni più imponente di qualsiasi altra azienda di combustibili fossili del mondo. Se già c’erano dubbi sull’opportunità di avere Al Jaber alla guida dei negoziati mondiali sul clima, le recenti rivelazioni – secondo cui il sultano vuole fare pressioni in favore del petrolio e del gas durante gli incontri con i governi stranieri – danneggiano ancora di più la sua credibilità come intermediario imparziale nella trattativa. Il mondo non sta facendo abbastanza per impedire che la temperatura globale superi la soglia “di sicurezza” degli 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali. Nel vertice dell’anno scorso i paesi partecipanti avevano promesso di ridurre le sovvenzioni “inefficienti” per i combu-

stibili fossili. E invece proprio nel 2022 questi finanziamenti statali hanno raggiunto la cifra record di 1.700 miliardi di dollari, evidenziando il conflitto tra l’attività di Al Jaber e il suo ruolo nella Cop28. A Dubai bisognerà mostrare un impegno condiviso per raggiungere gli obiettivi sul clima e fissarne altri più ambiziosi. Al Jaber dovrà cercare un accordo sui tagli alle emissioni di CO2, sui pagamenti per i danni provocati dal riscaldamento globale e sulla creazione di un sistema più equo di finanziamento climatico per i paesi più poveri, che oggi si limita a una serie di prestiti con interessi punitivi. La Cop28 è fondamentale per aumentare la portata delle azioni per salvare gli obiettivi sul clima. Ad Al Jaber serve un accordo su uno scambio, in cui il sud globale accetti di non affondare il negoziato sul clima se il nord risponderà della propria crescita alimentata dai combustibili fossili. Il successo della conferenza è cruciale per il pianeta. In parte il suo destino dipende da Al Jaber, il quale sa che un risultato simile sarebbe una pessima notizia per l’industria che lui rappresenta. Sfortunatamente il suo comportamento suscita più preoccupazione che speranza. ◆ as

Allarme olandese in Europa Naftemporiki, Grecia La vittoria nei Paesi Bassi di Geert Wilders e del suo Partito per la libertà è un altro evento che minaccia di cambiare radicalmente l’Unione europea, perché alimenta l’euroscetticismo in vista delle elezioni del 2024. L’ascesa dell’estrema destra si rifletterà sulla composizione del prossimo parlamento europeo e quindi della Commissione europea. A Bruxelles ci si chiede se la tradizionale coesistenza tra democratici-cristiani e socialdemocratici sarà sostituita da un’alleanza tra il centrodestra e l’estrema destra. Una svolta del genere complicherebbe i futuri accordi sull’ambiente, sull’allargamento dell’Unione e sulla gestione dei flussi migratori, e indebolirebbe i valori dell’Europa. Al momento non è chiaro se Wilders riuscirà a formare un governo o se i partiti democratici si uniranno per contrastarlo, ma in ogni caso c’è il timore che il “Trump olandese” possa ribadire di voler organizzare un referendum sull’uscita del suo paese dall’Unione.

A prescindere dalle valutazioni di un singolo, esiste una realtà innegabile: una parte crescente di cittadini europei condivide proposte xenofobe ed estremiste, dall’abolizione del diritto di asilo e di libera circolazione per i lavoratori alle politiche contro l’islam, fino al divieto di possedere la doppia cittadinanza e al rifiuto di approvare norme contro la crisi climatica. I partiti che alimentano l’intolleranza sono già al governo in molti paesi: in Svezia, Finlandia, Repubblica Ceca, Ungheria, Italia, Slovacchia e in futuro forse anche in Francia. Questa situazione purtroppo è dovuta al fatto che molti elettori europei sono convinti che le istituzioni democratiche non siano in grado di dare una risposta alle loro preoccupazioni: il rischio di recessione, l’inflazione, la fine del periodo di prosperità dopo la seconda guerra mondiale e le incertezze sui progressi tecnologici. Fino a quando i partiti tradizionali non affronteranno queste sfide, gli estremisti di destra avranno gioco facile. ◆ as Internazionale 1540 | 1 dicembre 2023

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Attualità

BELAL KHALED (AFP/GETTY)

Dopo un bombardamento israeliano a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, il 15 novembre 2023

ISRAELE-PALESTINA

Mai tanti morti tra i civili come a Gaza

sone sono state uccise. Non si tratta solo della portata degli attacchi – Israele ha dichiarato di aver colpito più di 15mila obiettivi prima di raggiungere una tregua il 22 novembre – ma anche della natura degli armamenti.

Numeri affidabili

Lauren Leatherby, The New York Times, Stati Uniti Dal 7 ottobre i bombardamenti israeliani hanno ucciso un numero enorme di civili. Una strage simile in un tempo così breve ha pochi precedenti in questo secolo sraele ha presentato la morte di civili nella Striscia di Gaza come un aspetto increscioso ma inevitabile del conflitto moderno, citando il pesante tributo umano delle campagne militari che gli Stati Uniti hanno condotto in Iraq e in Siria. Ma una revisione dei conflitti del passato e le interviste con esperti di armi e di vittime sembrano indicare che l’attacco

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di Israele sia diverso. Anche se i bilanci in tempo di guerra non saranno mai esatti, secondo gli esperti perfino una lettura prudente delle cifre registrate nella Striscia di Gaza mostra che il ritmo delle morti negli attacchi di Israele ha pochi precedenti in questo secolo. A Gaza le persone sono state uccise a un ritmo superiore a quello dei momenti più sanguinosi delle campagne militari degli Stati Uniti in Iraq, Siria e Afghanistan, anche queste ampiamente criticate dalle organizzazioni per i diritti umani. Fare confronti precisi tra i morti in una guerra è impossibile, ma gli esperti sono rimasti sorpresi dal numero di quelli registrati a Gaza – per la maggior parte donne e bambini – e dalla rapidità con cui le per-

L’uso abbondante di armi molto pesanti fatto da Israele in aree urbane densamente popolate, tra cui bombe da 900 chili di fabbricazione statunitense capaci di spianare un condominio, è spiazzante, dicono alcuni esperti. “È al di là di tutto quello che ho visto nella mia carriera”, dichiara Marc Garlasco, consulente militare per l’organizzazione olandese Pax ed ex analista d’intelligence al Pentagono. Per trovare un paragone storico, aggiunge, potremmo “dover tornare ai tempi del Vietnam o della seconda guerra mondiale”. Nei combattimenti di questo secolo, al contrario, i funzionari militari statunitensi spesso hanno ritenuto che la bomba più comune – un’arma da circa 225 chili – fosse troppo grande per la maggior parte degli obiettivi quando combattevano contro il gruppo Stato islamico (Is) in aree urbane

come Mosul, in Iraq, e Raqqa, in Siria. L’esercito israeliano sottolinea che la Striscia di Gaza rappresenta un campo di battaglia come pochi altri. È piccola e densamente abitata e, dicono i militari israeliani, i civili vivono accanto, e perfino sopra, ai miliziani di Hamas, che dipendono da reti di tunnel per proteggere se stessi e le loro armi mettendo gli abitanti direttamente sulla linea di fuoco. A causa di queste reti sotterranee – che secondo l’esercito di Tel Aviv hanno consentito a Hamas di condurre i suoi attacchi sanguinosi il 7 ottobre – le forze israeliane affermano di usare “il più piccolo ordigno disponibile” per raggiungere i loro obiettivi strategici producendo “il minimo effetto negativo sui civili”. Le vittime civili sono difficili da calcolare, e i funzionari della Striscia governata da Hamas non le distinguono dai combattenti. Secondo i ricercatori invece il numero di circa diecimila vittime tra donne e bambini registrato a Gaza fornisce la misura approssimativa – anche se cauta – delle morti di civili nel territorio. I funzionari internazionali e gli esperti che hanno dimestichezza con il modo in cui i dati sono elaborati dai funzionari sanitari di Gaza dicono che i numeri complessivi sono generalmente affidabili. L’esercito israeliano ha ammesso che a Gaza sono stati uccisi bambini, donne e anziani, ma sostiene che il bilancio delle vittime non è attendibile perché il territorio è governato da Hamas. L’esercito non ha fornito un suo conteggio, ma ha dichiarato che i civili “non sono l’obiettivo” della sua campagna militare. “Facciamo molto per prevenire e, dove possibile, ridurre l’uccisione o il ferimento di civili”, ha detto il tenente colonnello Jonathan Conricus, un portavoce dell’esercito israeliano. “Ci concentriamo su Hamas”. Eppure i ricercatori dicono che il ritmo dei decessi registrati a Gaza durante i bombardamenti israeliani è stato eccezionalmente alto. In meno di due mesi sono stati uccisi più donne e bambini dei circa 7.700 civili di cui è stata documentata l’uccisione compiuta dalle forze statunitensi e dai loro alleati internazionali in tutto il primo anno di invasione dell’Iraq nel 2003, stando alle stime dell’Iraq body count, un gruppo di ricerca britannico indipendente. E secondo Neta C. Crawford, docente dell’università di Oxford e codirettrice del progetto Costs of war della

Brown university, negli Stati Uniti, il numero di donne e bambini uccisi a Gaza dall’inizio della campagna israeliana a ottobre ha già cominciato ad avvicinarsi a quello documentato dei 12.400 civili uccisi dagli Stati Uniti e dai loro alleati in Afghanistan in quasi vent’anni di guerra. Questi confronti si basano sulle migliaia di vittime direttamente attribuite alle forze della coalizione statunitense nel corso di decenni in Iraq, Siria e Afghanistan. Si stima che molte più persone – centinaia di migliaia in totale – siano state uccise in questi conflitti da altri gruppi, tra cui il governo siriano e i suoi alleati, le milizie locali, il gruppo Stato islamico e le forze di sicurezza irachene. Ma anche se il bilancio complessivo delle vittime in queste guerre è stato superiore, il numero di persone uccise a Gaza “in un periodo di tempo molto breve è più alto che in altri conflitti”, dice Crawford, che ha studiato approfonditamente le guerre moderne.

La combinazione peggiore L’Associated press ha rilevato che nei nove mesi della battaglia di Mosul, citata dai funzionari israeliani come paragone, il totale stimato di civili uccisi da tutte le parti in conflitto oscilla tra novemila e undicimila, in migliaia di casi per mano dell’Is. Un numero simile di donne e bambini sarebbero già stati uccisi nella Striscia in meno di due mesi. Le bombe usate a Gaza sono più potenti di quelle impiegate dagli Stati Uniti per combattere l’Is in città come Mosul e Raqqa, e sono più adatte a prendere di mira infrastrutture sotterranee come i tunnel, dice Brian Castner, ricercatore esperto di armi per Amnesty international ed ex ufficiale addetto allo smaltimento degli ordigni esplosivi nell’aeronautica statunitense. Secondo le stime dell’Onu le donne e i bambini uccisi a Gaza sono già più del doppio di quelli morti in Ucraina dopo quasi due anni di attacchi russi (le Nazioni Unite ritengono però che il vero bilancio delle vittime in Ucraina sia considerevolmente superiore, e i funzionari ucraini hanno stimato che più di ventimila civili siano morti nella città portuale di Mariupol). Non solo Gaza è minuscola rispetto a zone di conflitto come l’Ucraina, l’Afghanistan o l’Iraq, ma le frontiere del territorio sono anche state chiuse da Israele ed Egitto, quasi senza lasciare ai civili neanCONTINUA A PAGINA 22 »

Le ultime notizie

Gli effetti della tregua u La tregua di quattro giorni tra Israele e Hamas, entrata in vigore il 24 novembre 2023, è stata prolungata di altri due giorni. Fino alle 19 del 29 novembre sono stati rilasciati sessanta ostaggi israeliani catturati da Hamas durante l’attacco del 7 ottobre (donne e bambini e persone con la doppia cittadinanza, altri ventitré stranieri sono stati liberati senza contropartita) e 180 donne e minori palestinesi che erano detenuti nelle carceri israeliane. Hamas ha fatto sapere di essere disponibile a prolungare ulteriormente la tregua nella Striscia di Gaza e a liberare nuovi ostaggi, mentre i mediatori internazionali sono al lavoro per raggiungere un accordo che consenta di fermare i combattimenti in modo più duraturo. I capi dei servizi segreti statunitensi e israeliani si sono incontrati il 28 novembre a Doha per discutere con il primo ministro del Qatar la prossima fase dell’accordo. Il segretario di stato statunitense Antony Blinken è atteso di nuovo in Israele e Cisgiordania il 30 novembre. u Nonostante la tregua, la situazione umanitaria nella Striscia di Gaza rimane catastrofica, afferma l’Unrwa, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi. Dal 24 novembre circa duecento camion di aiuti umanitari sono entrati ogni giorno nella Striscia attraverso il valico di Rafah con l’Egitto, ma secondo il Programma alimentare mondiale c’è il rischio di una carestia. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha constatato un “enorme aumento” di malattie contagiose. Tra i bambini piccoli si registra una crescita esponenziale dei casi di diarrea, che sono 75mila. Le infezioni respiratorie acute sono 111mila. La maggior parte degli ospedali del territorio non è più operativa, dopo essere stata colpita dai bombardamenti israeliani. Per Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms, “date le condizioni di vita e l’assenza di un sistema sanitario, potrebbero morire più persone per le malattie che per le bombe”. Nella Striscia dal 7 ottobre sono morte 14.854 persone, di cui 6.150 minori. Afp, Bbc Internazionale 1540 | 1 dicembre 2023

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Attualità

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10 km

Valico di Erez Mar Mediterraneo

Gaza

Wadi Gaza

Striscia di Gaza (PALESTINA)

ISRAELE

Khan Yunis Rafah

EGITTO

Valico di Rafah

hanno lavorato con il ministero della sanità di Gaza in questa e altre guerre affermano che il ministero raccoglie i dati sui morti dagli ospedali e dagli obitori di tutta l’enclave, dove si contano le vittime riportando nomi, documenti d’identità e altri dettagli.

Statistica anomala Anche se hanno invitato alla cautela riguardo alle dichiarazioni pubbliche sul numero esatto di persone uccise in un particolare attacco – soprattutto immediatamente dopo un’esplosione – gli esperti hanno affermato che il bilancio complessivo di vittime riferito dal ministero della sanità di Gaza in genere si è dimostrato accurato. Nelle ultime settimane registrare i morti a Gaza è diventato sempre più difficile nel caos dei combattimenti, dato che gli ospedali sono finiti sotto il fuoco diretto, che gran parte del sistema sanitario sta smettendo di funzionare e che altri funzionari governativi hanno cominciato ad aggiornare i dati al posto del ministero. Ma anche prima di questi cambiamenti il numero di donne e bambini morti superava quello di altri conflitti.

Da sapere Chi sono le vittime Morti, migliaia 16 Inizio del conteggio giornaliero

14 12 10

FONTE: THE NEW YORK TIMES

Totale

8 6 4 2

Donne e bambini

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che un luogo sicuro in cui fuggire. Le analisi satellitari indicano che nella Striscia di Gaza sono stati danneggiati o distrutti più di 60mila edifici, tra cui la metà dei palazzi del nord del territorio. “Stanno usando armi estremamente pesanti in aree molto densamente abitate”, afferma Castner parlando delle forze israeliane. “È la peggior combinazione possibile di fattori”. I funzionari israeliani dicono che la loro campagna si concentra sul danneggiare l’infrastruttura militare di Gaza, spesso costruita vicino, o sotto, a case e istituzioni civili. “Per raggiungere questo obiettivo”, ha detto il colonnello Conricus, l’esercito deve usare “bombe più potenti”. Il 24 ottobre in un’intervista alla Pbs il portavoce del governo israeliano Mark Regev ha risposto a una domanda sul ritmo degli attacchi, dichiarando che Israele mira a una campagna più breve di quella degli Stati Uniti in Iraq e in Siria: “Speriamo di finire il lavoro più velocemente. Questo è uno dei nostri obiettivi. Ma potrebbe volerci più tempo di quanto non sperino molti israeliani, perché Hamas è stata al potere per sedici anni”. Israele ha ordinato agli abitanti di Gaza di andarsene dalle aree in cui si concentrano i bombardamenti, ma ha continuato a colpire anche altre zone. I funzionari israeliani sostengono che questa è una campagna per spazzare via Hamas, un gruppo che ha come obiettivo la distruzione di Israele. “La guerra qui è per la nostra esistenza”, ha detto l’8 novembre ai giornalisti Benny Gantz, uno dei ministri del gabinetto di guerra. La brutalità dell’attacco di Hamas del 7 ottobre ha traumatizzato gli israeliani e alcuni esponenti del governo hanno detto chiaramente di volere una campagna militare feroce. “Gaza non tornerà come prima. Hamas non esisterà più. Elimineremo tutto”, ha dichiarato il ministro della difesa Yoav Gallant nei giorni successivi. Dopo aver inizialmente messo in dubbio il bilancio delle vittime a Gaza, l’amministrazione statunitense di Joe Biden ammette ora che il numero reale di vittime civili potrebbe essere più alto. Barbara Leaf, assistente del segretario di stato per il Medio Oriente, ha dichiarato a una commissione della camera che i funzionari statunitensi ritenevano che il numero di vittime civili fosse “molto alto, francamente, e forse anche più alto di quello riportato”. Gli esperti internazionali che

Donne e bambini rappresentano quasi il 70 per cento di tutti i decessi registrati a Gaza, anche se i combattenti in gran parte sono uomini. Una “statistica anomala”, ha affermato Rick Brennan, direttore regionale per le emergenze dell’ufficio Mediterraneo orientale dell’Organizzazione mondiale della sanità. Normalmente ci si aspetterebbe il contrario, ha aggiunto Brennan. Nei precedenti scontri tra Israele e Hamas gli uomini erano circa il 60 per cento delle vittime nella Striscia. Il portavoce militare israeliano, il colonnello Conricus, ha affermato che l’alta percentuale di donne e bambini uccisi a Gaza è un altro dei motivi per non fidarsi dei dati, aggiungendo che le forze israeliane hanno avvertito i civili degli attacchi in anticipo, “dove possibile”. I funzionari israeliani hanno citato anche la condotta di Washington e dei suoi alleati durante la seconda guerra mondiale. In un discorso del 30 ottobre, per esempio, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha fatto riferimento al bombardamento accidentale di un ospedale pediatrico colpito dall’aviazione britannica che mirava al quartier generale della Gestapo a Copenaghen nel 1945. Durante le visite in Israele del segretario di stato Antony Blinken i funzionari israeliani in privato hanno parlato dei bombardamenti atomici di Washington su Hiroshima e Nagasaki nel 1945, che insieme uccisero più di centomila persone. Il moderno diritto bellico internazionale è stato in gran parte sviluppato in risposta alle atrocità della seconda guerra mondiale. Nel 1949 le convenzioni di Ginevra codificarono le garanzie per i civili in tempo di guerra. Il diritto internazionale non vieta di fare vittime civili, ma afferma che gli eserciti non devono colpirli direttamente o bombardare indiscriminatamente aree civili, e che il danno e l’uccisione accidentale di civili non deve eccedere il vantaggio militare da ottenere. Nelle prime due settimane di guerra circa il 90 per cento delle munizioni sganciate da Israele su Gaza erano bombe a guida satellitare che pesavano tra i 450 e i 900 chili, secondo un alto funzionario statunitense che non è stato autorizzato a discutere pubblicamente della faccenda. Queste bombe sono “davvero grandi”, ha detto Garlasco. Israele possiede anche migliaia di altre bombe più piccole fornite dagli Stati Uniti e progettate per limitare i danni in aree urbane densamente popola-

YOUSEF MASOUD (THE NEW YORK TIMES/CONTRASTO)

Un funerale a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, il 22 novembre 2023

te, ma gli esperti di armi dicono di aver visto poche prove del fatto che queste siano usate frequentemente. In un caso documentato Israele ha usato almeno due bombe da 900 chili in un attacco aereo del 31 ottobre su Jabalia, un’area densamente popolata appena a nord della città di Gaza, radendo al suolo edifici e creando crateri larghi dodici metri, secondo un’analisi realizzata dal New York Times su immagini satellitari, foto e video. L’organizzazione Airwars, che monitora le vittime civili nelle zone di conflitto, ha confermato in modo indipendente che sono stati uccisi almeno 126 civili, più della metà bambini. L’esercito israeliano ha detto che voleva colpire un comandante e dei miliziani di Hamas, ma ha ammesso di sapere della presenza di civili. Per il colonnello Richard Hecht, un portavoce dell’esercito israeliano, le vittime sono state una “tragedia di guerra”. Il fuoco su Gaza è stato intenso. Ogni giorno i giornalisti locali hanno riferito di attacchi contro le case, alcuni dei quali hanno ucciso una decina o più di persone, perché le famiglie si rifugiano insieme in spazi ristretti. Il 19 ottobre Israele ha colpi-

to una chiesa greco-ortodossa in cui centinaia di fedeli della piccola comunità cristiana avevano trovato rifugio all’ora di cena, uccidendo 18 civili, afferma un’indagine di Amnesty international.

Lotta per la sopravvivenza Il colonnello Conricus ha detto che Hamas e la sua deliberata strategia di inserirsi tra, e sotto, gli abitanti di Gaza sono “la ragione principale per cui ci sono vittime civili”. Sostiene che centinaia di attacchi israeliani su Hamas sono stati deviati “per la presenza di civili, bambini, donne e altri che non sembrano connessi ai combattimenti”. Tuttavia Brian Castner di Amnesty international ha detto che Israele sembra essersi mosso troppo rapidamente per riuscire a limitare i danni ai civili. Anche gli Stati Uniti hanno ucciso migliaia di civili in anni di bombardamenti. Ma generalmente, dicono gli esperti, cercano di accertare il “modello di vita” prima di un attacco. Per esempio gli analisti controllano se le persone escono a procurarsi viveri o acqua per determinare se in un edificio ci sono civili. Queste precau-

zioni sono “impossibili da prendere per gli israeliani se compiono tutti questi attacchi in così poco tempo”, sostiene Castner. Secondo i conteggi dell’Onu sui decessi verificati di bambini nei conflitti armati, da quando è cominciato l’attacco israeliano a Gaza sono stati uccisi più bambini che in tutte le principali zone di conflitto del mondo messe insieme – una ventina di paesi inclusa l’Ucraina – nell’intero 2022. Quando le zone civili sono nel mirino, la minaccia non finisce con il bombardamento, dicono gli esperti. La distruzione lascia le persone a lottare per la sopravvivenza ancora per molto tempo dopo la conclusione del conflitto. Già solo i sistemi sanitari devastati e le forniture idriche compromesse possono comportare gravi rischi per la salute, afferma Neta C. Crawford: “È così in tutte le guerre. Ma qui la portata del disastro è tale in un tempo così breve che è davvero difficile da comprendere”. u fdl Lauren Leatherby si occupa del settore audiovisivo nella sede di Londra del New York Times. A questo articolo hanno contribuito John Ismay e Alan Yuhas. Internazionale 1540 | 1 dicembre 2023

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AFP/GETTY

Africa e Medio Oriente

La scorta del governatore del Darfur. Al Gadaref, Sudan, 30 agosto 2023 SUDAN

La guerra coinvolge gli ex ribelli del Darfur Mat Nashed, Al Jazeera, Qatar Con l’aggravarsi del conflitto, nell’ovest del Sudan si accentuano le divisioni etniche. L’intervento di un gran numero di combattenti zaghawa potrebbe minacciare la stabilità del Ciad ella regione del Darfur crescono i timori di una guerra su base etnica. Nell’ultima settimana le Forze congiunte di protezione (Jpf, cinque gruppi armati in larga misura non arabi) hanno inviato centinaia di rinforzi vicino ad Al Fashir, capoluogo del Darfur Settentrionale, per proteggere i civili da possibili attacchi dei paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rsf ), che da sette mesi combattono contro l’esercito sudanese. Nelle Jpf convivono gli ex gruppi ribelli del Darfur, a cui era stata affidata la sicurezza nella regione dopo il ritiro di una forza di pace dell’Unione africana all’inizio del 2021. In origine erano un corpo neutrale, impegnato a proteggere mercati e civili. Ma poi i combattenti delle Rsf hanno sconfitto l’esercito suda-

N

nese in quattro dei cinque stati in cui è diviso oggi il Darfur, uccidendo civili, stuprando donne e saccheggiando interi quartieri. Secondo abitanti del posto e analisti, il Darfur Settentrionale potrebbe subire una sorte simile. Le Jpf sono nate nell’ottobre 2020, quando diversi gruppi armati darfuriani hanno firmato un accordo di pace con l’esercito e le Rsf, all’epoca stretti alleati. L’intesa ha permesso ai ribelli di tornare in Sudan dopo quattro anni d’esilio in Libia. Tra questi, il Movimento giustizia e 250 km

EGITTO LIBIA

CIAD

Darfur Settentrionale

SUDAN Khartoum

Al Fashir

SUD SUDAN

Mar Rosso

uguaglianza (Jem), guidato da Gibril Ibrahim, e lo Sla-Mm di Minni Minnawi. Ibrahim è diventato ministro delle finanze e Minnawi è stato nominato governatore del Darfur. Un anno dopo entrambi si sono schierati con l’esercito e le Rsf nel colpo di stato che ha estromesso i rappresentanti civili dalle autorità di transizione andate al potere dopo la caduta del regime di Omar al Bashir. Il loro intento era dividersi le risorse economiche e gli incarichi ministeriali, ma nell’aprile 2023 tra l’esercito e le Rsf è scoppiata la guerra. Ibrahim e Minnawi hanno temporeggiato per mesi, e solo il 16 novembre hanno dichiarato di sostenere l’esercito. “Lo fanno per proteggere i loro magri interessi economici”, spiega Suliman Baldo, del centro studi Sudan transparency and policy tracker. Ibrahim e Minnawi sono dell’etnia zaghawa e i loro uomini formano gran parte dello schieramento nato vicino ad Al Fashir. Dal loro ritorno in Darfur il Jem e lo Sla-Mm hanno inoltre reclutato i giovani zaghawa e fur del campo profughi di Zamzam, dove vivono 120mila persone. Nel frattempo gli arabi di Al Fashir si stanno unendo alle Rsf per ottenere protezione. Lo conferma il giornalista locale Hooa Daoud: “In tempi di crisi la gente si nasconde dietro la propria tribù”. All’inizio del conflitto i servizi segreti avevano arrestato molti arabi del posto perché ritenuti leali alle Rsf, solo in base alla loro etnia. Secondo gli abitanti di Al Fashir l’attacco delle Rsf è imminente. “C’è un rischio enorme che gli scontri nel Nord Darfur possano causare violenze etniche e atrocità come quelle a cui abbiamo assistito nel Darfur Occidentale”, dichiara Alan Boswell, esperto dell’International crisis group, riferendosi a quanto accaduto a inizio novembre ad Ardamata, dove le Rsf e altre milizie arabe hanno ucciso 1.300 civili di etnia masalit. “Lo scontro con i gruppi zaghawa rischia di avere ripercussioni anche in Ciad”, fa notare Boswell, “se dovesse crescere il malcontento tra i sostenitori del presidente Mahamat Déby”. Finora Déby, anche lui zaghawa, ha mantenuto una posizione ambivalente, ma potrebbe subire pressioni perché si muova in difesa del suo gruppo etnico in Sudan. Per il momento i civili di Al Fashir sperano solo di evitare la guerra. “Regna una calma cauta”, dice il giornalista Ibrahim Moussa. “Ma la paura è ovunque”. u gim Internazionale 1540 | 1 dicembre 2023

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Africa e Medio Oriente GUY PETERSON (THE WASHINGTON POST/GETTY)

Agadez, 24 gennaio 2023

EMIRATI ARABI UNITI

FISCO

Cattivi affari per il clima

La riforma voluta dal sud

National Geographic Arabiya, Emirati Arabi Uniti In vista dell’apertura della conferenza sul clima Cop28, che si svolge negli Emirati Arabi Uniti dal 30 novembre al 12 dicembre, l’edizione araba del National Geographic si concentra sugli sforzi ambientali emiratini, raccontando il progetto della Città sostenibile, nata a 25 chilometri da Dubai, dove tremila persone vivono a “impatto zero” grazie alle energie rinnovabili e a una gestione virtuosa dell’acqua e dei rifiuti. Ma al paese ospite della Cop28, potenza petrolifera e del gas, sono già arrivate pesanti accuse: secondo un’inchiesta della Bbc il presidente della Cop28, Sultan al Jaber, che dirige l’Abu Dhabi National Oil Company (Adnoc, un’azienda petrolifera statale), voleva approfittare del suo ruolo per negoziare accordi sui combustibili fossili. Dai documenti ottenuti dall’emittente britannica emerge che Al Jaber aveva in mente di discutere progetti per l’estrazione di gas con i rappresentanti di almeno 27 paesi. Per limitare il riscaldamento globale è invece necessario che le emissioni di gas serra calino drasticamente entro il 2030. ◆

NIGER

Uno schiaffo a Bruxelles Il Niger ha abrogato il 25 novembre una legge del 2015 che criminalizzava il traffico di migranti. Il sito Aïr Info spiega che la norma era stata adottata in accordo con l’Unione europea e le Nazioni Unite per bloccare i flussi verso nord e proteggere le vittime della tratta. In Niger, però, era contestata perché aveva avuto gravi ripercussioni economiche, soprattutto nella regione di Agadez, dove il trasporto dei migranti era un’attività fiorente. Bruxelles ha espresso preoccupazione per la decisione della giunta militare di Niamey.

L’assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato il 22 novembre, con 125 voti a favore e 48 contrari, una risoluzione promossa dalla Nigeria che chiede all’Onu di elaborare una convenzione per favorire la collaborazione internazionale in materia di tasse ed evasione fiscale. Il voto, scrive Africa is a Country, ha mostrato una netta spaccatura tra nord e sud del mondo, con i paesi africani che si sono espressi compattamente a favore. Hanno votato contro i paesi più ricchi – tra cui quelli dell’Unione europea, Stati Uniti, Australia e Regno Unito –, che difendevano il lavoro svolto finora dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico di Parigi (Ocse), un istituto che però rappresenta solo le economie più sviluppate.

200 km

Jeddah

ARABIA SAUDITA

Sequestro della nave Galaxy Leader

Ribelli sciiti huthi

Mar Rosso

MADAGASCAR

SIERRA LEONE

Un risultato contestato

Lo spettro del golpe

Andry Rajoelina, 49 anni, è emerso come vincitore del primo turno alle elezioni presidenziali in Madagascar del 16 novembre, con quasi il 59 per cento delle preferenze. Ma l’opposizione non riconosce i risultati e uno degli avversari di Rajoelina, Siteny Randrianasoloniaiko, ha fatto ricorso per chiedere la cancellazione del voto, scrive il sito Africa News. Dieci candidati presidenziali avevano chiesto ai loro elettori di boicottare le urne, criticando i metodi autoritari del presidente e la repressione sistematica delle manifestazioni antigovernative organizzate prima dello scrutinio.

“Tentativo di colpo di stato o violazione della sicurezza?”. Secondo il quotidiano sierraleonese Concord Times non è chiaro quale fosse lo scopo delle violenze che il 26 novembre hanno sconvolto la capitale Freetown. Quel giorno un gruppo di uomi-

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SAIDU BAH (AFP/GETTY)

Freetown, 26 novembre

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ni armati ha preso d’assalto varie parti della città, tra cui un’armeria militare e una prigione, da cui sono evasi 1.890 detenuti. Ventuno persone sono morte, tra cui 14 soldati e tre aggressori, in quello che il ministro dell’informazione ha definito un “attacco coordinato e ben pianificato”, che secondo gli inquirenti avrebbe potuto innescare un colpo di stato contro il presidente Julius Maada Bio. Almeno un componente della vecchia guardia presidenziale dell’ex presidente Ernest Bai Koroma faceva parte del gruppo armato che ha condotto gli attacchi, ma Koroma si è affrettato a condannare l’accaduto. Rieletto a giugno in un’elezione molto contestata, Bio aveva fatto arrestare già ad agosto 14 alti ufficiali dell’esercito per eversione.

YEMEN ERITREA

Sanaa Hodeida

Stretto Bab el Mandeb

GIBUTI IN BREVE

Yemen Il 19 novembre i ribelli yemeniti huthi hanno sequestrato una nave cargo nel mar Rosso e l’hanno portata a Hodeida. L’imbarcazione appartiene a un imprenditore israeliano e, anche se non c’erano israeliani a bordo, Tel Aviv ha parlato di un “atto di terrorismo iraniano”. Il 26 novembre dei pirati hanno provato a sequestrare un’altra nave israeliana, nel golfo di Aden, ma sono stati catturati da una nave statunitense. Arabia Saudita Il 28 novembre Riyadh è stata scelta per ospitare l’Expo 2030, superando Busan, in Corea del Sud, e Roma.

Cesar Rosales – photo: Matteo Pavana

«Siamo appassionati di outdoor e montagna impegnati a onorare, rispettare e proteggere le persone e l’ambiente.» dal Manifesto Montura

Searching for a new way montura.com

Europa

PETER MURPHY (AFP/ANSA)

Dublino, 23 novembre 2023

IRLANDA

Una notte di follia nel centro di Dublino Adam Doyle, The Irish Times, Irlanda Dietro ai violenti scontri del 23 novembre nella capitale irlandese c’è senz’altro la regia dell’estrema destra. Ma ci sono anche decenni di disagio ed esclusione sociale

“V

oglio tutto”, gridava un ragazzo mentre insieme ad alcuni amici entrava da una vetrina infranta in un negozio di sport in Mary street, nel centro di Dublino. Scatole rosse di scarpe Nike erano sparse sull’asfalto, insieme a vetri in frantumi e a pezzi di manichini. C’ero anche io, e attorno a me alcune ado­ lescenti ridacchiavano e strillavano men­ tre altri ragazzi prendevano a calci le vetri­ ne. I turisti immortalavano la scena con gli smartphone. Nell’aria c’era una sorta di eccitazione mista a caos. Gli agenti anti­ sommossa della Garda síochána (il corpo di polizia irlandese) si tenevano a distan­ za. Su O’Connell street si vedevano auto­ bus e automobili in fiamme oltre a cartelli con slogan xenofobi. Su Abbey street i cas­

sonetti bruciati separavano i gruppi di adolescenti da un cordone di polizia. Quello che è successo a Dublino la sera del 23 novembre è stato terribile, ma non sorprendente. La rivolta è il risultato delle tensioni latenti nella zona nord della città. Chi in questi anni ha parlato con i clienti dei pub di Talbot street o con i commer­ cianti di Moore street sapeva che sarebbe successo. L’aggressione di un uomo arma­ to di coltello contro alcuni bambini è stata solo la scintilla che ha dato fuoco alla ben­ zina sparsa nelle strade di Dublino. In Irlanda l’estrema destra ha messo radici raccontando alle persone delle co­ munità più svantaggiate che lo stato le di­ sprezza e le ha dimenticate. Dal modo in cui decideremo di etichettare chi ha parte­ cipato agli scontri dipenderà se questa nuova destra riuscirà a ricavare una vitto­ ria politica dalla situazione attuale.

Ascoltare le comunità La mattina del 24 novembre, mentre con­ trollavo le notizie sul cellulare, davanti alla finestra di casa passavano le carcasse carbonizzate degli autobus. Ho scoperto che gli autori dei disordini erano definiti

nei modi più brutali, da “bestie feroci” a “scroti” (parola che oggi viene usata al po­ sto di un’altra più volgare) e anche peggio. È innegabile che la violenza estremista di giovedì sera sia orribile, ma l’antidoto non è certo rispondere con altra intolleranza. Nella zona nord di Dublino le rivolte non sono una novità. Anni di abbandono hanno alimentato il ricorso a una specie di giustizia popolare in una comunità che è stata ripetutamente delusa dallo stato. Ai disordini del 2006 parteciparono centina­ ia, se non migliaia di persone, soprattutto ragazzi, che al fianco di alcuni militanti politici nazionalisti e repubblicani deva­ starono O’Connell street alla vigilia di una controversa manifestazione unionista e filoinglese. Nonostante la chiara motiva­ zione politica dietro quella rivolta, la folla approfittò dell’occasione per manifestare tutto il suo risentimento verso l’establish­ ment, bruciando auto e saccheggiando negozi. Esattamente quello che è succes­ so il 23 novembre. In quel periodo Dublino nord era scon­ volta dalla vicenda di Terence Wheelock, un uomo di vent’anni morto mentre era sotto la custodia della polizia. Quel fatto inasprì ulteriormente le tensioni tra giova­ ni e agenti. La famiglia Wheelock non ac­ cettò i risultati dell’inchiesta della Garda síochána e chiese un’indagine pubblica e indipendente. Ma rimase inascoltata. Nello stesso momento la città stava af­ frontando una devastante epidemia di eroina, che sulle nuove generazioni ha la­ sciato cicatrici ancora visibili. La risposta delle comunità a questi problemi era an­ che radicata nella diffusa sensazione di essere state abbandonate dalle autorità. Gruppi di residenti si sono presentati di­ rettamente nelle case dei presunti spac­ ciatori. La stessa situazione si è ripetuta nel 2022, in occasione delle proteste con­ tro gli immigrati e i richiedenti asilo. Il filo conduttore è evidente: la gente della zona sente di non poter contare sullo stato dopo che decenni di indifferenza e rapporti complicati hanno provocato una profonda sfiducia, un sentimento facilmente mani­ polabile da forze esterne, che siano i re­ pubblicani radicali, come nel 2006, o l’e­ strema destra. In rete molti sostengono che oggi ab­ biamo a che fare con un esercito di fanatici di estrema destra. Non è così. Sono so­ prattutto ragazzi vulnerabili manovrati dall’esterno, che stanno esprimendo la Internazionale 1540 | 1 dicembre 2023

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Europa

Adam Doyle è un artista e illustratore irlandese, noto con lo pseudonimo di Spicebag.

Da sapere

Come nasce la rivolta

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PAESI BASSI

Sotto le bombe

Incertezza sul governo

Kiev, 25 novembre 2023

Il 25 novembre Kiev è stata bersaglio del più grande attacco condotto con droni dall’inizio della guerra. Il bombardamento, durato sei ore, ha colpito il paese nel giorno della commemorazione dell’holodomor, la grande carestia provocata dal regime staliniano che tra il 1932 e il 1933 causò la morte di milioni di persone. Il bilancio dell’attacco russo è stato di cinque feriti, e le autorità di Kiev hanno fatto sapere di aver intercettato e distrutto 74 dei 75 droni suicidi lanciati da Mosca. Nello stesso fine settimana l’Ucraina è stata investita da una violenta tempesta, che ha causato dieci vittime e lasciato senz’acqua e senza elettricità centinaia di centri abitati. u POLONIA

Lo sciopero chiude i confini In Polonia si fa sempre più dura la protesta dei camionisti, cominciata il 6 novembre con il blocco di tre valichi di frontiera con l’Ucraina. Spalleggiati dagli agricoltori, il 23 novembre gli scioperanti hanno bloccato un quarto valico, a Medyka. Nelle lunghe code che si sono formate e che durano da giorni, mentre le temperature continuano a scendere, sono morti due camionisti ucraini. I trasportatori polacchi chiedono condizioni di lavoro migliori e protestano contro la concorrenza degli ucraini.

Varsavia

BIELORUSSIA

POLONIA Medyka Rzeszów

Leopoli

UCRAINA

150 km

Il blocco sta anche danneggiando le esportazioni di Kiev. “All’inizio la mobilitazione aveva ragioni economiche, ma ormai è diventata una questione politica. Bruxelles si aspetta che Varsavia faccia riaprire i confini, mentre gli ucraini considerano chi sciopera un fiancheggiatore di Mosca. È un conflitto serio, ignorato dal governo di Diritto e giustizia (Pis)”, scrive Polityka.

Nonostante la vittoria del Partito per la libertà (Pvv) di Gert Wilders alle elezioni del 22 novembre, non è chiaro chi formerà il prossimo governo olandese. Il quadro politico è frammentato e i negoziati saranno difficili. Per ora Dilan Yeşilgöz, che ha preso il posto del premier uscente Mark Rutte alla guida del partito liberale Vvd (terzo con il 15,2 per cento), ha escluso alleanze dirette con l’estrema destra di Wilders, mentre Frans Timmermans, leader dell’alleanza tra laburisti e verdi (seconda con il 15,7 per cento) cercherà di formare una coalizione di centrosinistra. Un ruolo importante potrebbe averlo la formazione di centrodestra Nuovo contratto sociale (Nsc), possibile partner di governo per Wilders. Su un punto gli osservatori europei sono d’accordo: il trionfo della destra populista e xenofoba ad Amsterdam rientra in una tendenza che riguarda buona parte del continente e che si farà sentire anche nel voto europeo del 2024. “Se questa destra può vincere in una nazione come i Paesi Bassi, allora vuol dire che siamo vicini all’ora delle streghe”, scrive il giornale svizzero Tages-Anzeiger. Il voto olandese. Seggi della camera bassa del parlamento % Seggi Pvv (estrema destra) 23,5

37

Gl/Pvda (sinistra)

15,8

25

Vvd (centrodestra)

15,2

24

Nsc (centrodestra)

12,9

20

D66 (liberali)

6,3

9

Bbb (destra)

4,7

7

Cda (centro)

3,3

5

Sp (socialisti)

3,1

5

Altri

13,1

18

FONTE: NOS.NL

u Nel primo pomeriggio del 23 novembre 2023 un uomo armato di coltello ha aggredito alcuni bambini all’uscita di una scuola elementare nel centro di Dublino, ferendone tre e una maestra, prima di essere immobilizzato e arrestato. La polizia ha mantenuto il riserbo sull’assalitore (poi risultato essere un cittadino irlandese di origine algerina), ma subito si è diffusa la voce che fosse un immigrato. In serata sono scoppiati violenti scontri tra gli agenti e centinaia di giovani, che hanno scandito slogan contro gli immigrati, incendiato autobus e automobili e saccheggiato diversi negozi del centro. Bbc

UCRAINA

SERGEY DOLZHENKO (EPA/ANSA)

loro rabbia contro il potere con gli unici strumenti che gli vengono forniti. È giusto condannare il messaggio d’odio emerso dagli eventi del 23 novembre, ma bisogna anche evitare che la condanna diventi lo specchio di quello stesso sentimento ostile. Dobbiamo rinnegare la violenza e pretendere giustizia, ma è altrettanto necessario ricordare che molti dei responsabili delle violenze fanno parte della gioventù più vulnerabile di Dublino, ragazzi che vivono in comunità trascurate e marginalizzate. Perché hanno distrutto la loro città? Perché sentono che non gli appartiene e non li accoglie. L’unica risposta è rafforzare e ascoltare queste comunità: per contrastare l’estrema destra la capacità di comprendere è una risorsa molto più efficace della semplice condanna. I problemi delle aree più povere di Dublino non si risolvono semplicemente con l’intervento della polizia. Il cambiamento deve essere politico. Combattere l’influenza degli estremisti di destra non è compito della Garda, come non lo è trovare soluzioni alla crisi sociale. Serve uno sforzo solidale e pragmatico per migliorare la vita in alcune zone della città. E la comunità dev’essere coinvolta. Convincere i residenti a partecipare, ascoltare le loro preoccupazioni (giustificabili o meno) e trattarli come gli altri irlandesi è l’unico modo per uscire dalla crisi. Demonizzare e disumanizzare queste comunità significa invece assicurarsi che la loro rabbia torni a esplodere. Nessuno può trovare un’intesa con un interlocutore che lo considera un animale. u as

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VENEZUELA–GUYANA

MESSICO

Territorio conteso

Acapulco dopo l’uragano

Il fiume Esequibo. Guyana, 24 settembre 2022

STATI UNITI

Palestinesi sotto attacco

32

Il governo venezuelano ha indetto per il 3 dicembre un referendum sul territorio dell’Esequibo, una regione della Guyana ricca di giacimenti petroliferi e rivendicata da Caracas. L’Esequibo, attualmente amministrato dalla Guyana, si estende su 160mila chilometri quadrati, che corrispondono a due terzi del territorio del paese. La Guyana afferma che il confine con il Venezuela è stato fissato in via definitiva da un tribunale arbitrale nel 1899. Ma Caracas sostiene che il fiume Esequibo, nella parte est della regione, sia la frontiera naturale tra i due paesi fin dal 1777, scrive l’Afp. Nel referendum del 3 dicembre ai cittadini sarà chiesto se appoggiano la creazione di uno stato della Guyana Esequiba oltre a un piano per dare la cittadinanza venezuelana ai suoi abitanti. u

A più di un mese dal passaggio dell’uragano Otis, che ha colpito con violenza lo stato messicano di Guerrero e ha provocato almeno cinquanta vittime e danni gravi soprattutto nella città costiera di Acapulco, i residenti temono che la situazione sanitaria possa degenerare, si legge sul sito Nmas. In un reportage il New York Times scrive che ad Acapulco, secondo la sindaca Abelina López Rodríguez, sono ammassate 666mila tonnellate di rifiuti. In condizioni normali, sostengono i funzionari locali, ogni giorno nella città sono raccolte dalle 700 alle 800 tonnellate di rifiuti. Il presidente López Obrador ha promesso che entro Natale la situazione tornerà alla normalità, ma la sindaca crede che i tempi della ricostruzione saranno molto più lunghi. STATI UNITI

MESSICO

Golfo del Messico

Città del Messico

Oceano Pacifico

Acapulco

Guerrero 250 km

di cui faceva parte Petro stesso. Il 22 novembre Petro ha incontrato l’ex presidente di destra Álvaro Uribe, per discutere della riforma della sanità. Non c’è stato un accordo, sottolinea La Silla Vacía, ma i due politici hanno mantenuto aperto un canale di dialogo diretto, utile per il futuro.

COLOMBIA

Prove di dialogo per Petro “Il presidente della Colombia Gustavo Petro (nella foto) è tornato a dialogare con l’opposizione, dopo mesi in cui era rimasto sulle sue posizioni”, scrive il quotidiano spagnolo El País. Il leader colombiano ha destituito un suo collaboratore di fiducia, il commissario per la pace Danilo Rueda, criticato per la gestione della politica della pace totale, cioè il dialogo con tutti i gruppi armati e criminali del paese. Al suo posto ha nominato Otty Patiño, un ex combattente del gruppo M-19,

Internazionale 1540 | 1 dicembre 2023

RAUL ARBOLEDA (AFP/GETTY)

Il 25 novembre un uomo ha sparato a tre studenti universitari di origine palestinese – Hisham Awartani, Tahseen Ahmed e Kinnan Abdalhamid – a Burlington, in Vermont, negli Stati Uniti. I tre ragazzi, tutti di vent’anni, passeggiavano parlando in arabo, due di loro indossavano la kefiah, un copricapo tradizionale della cultura mediorientale e associato alla causa palestinese. Jason J. Eaton, un uomo di 48 anni, li avrebbe attaccati alle spalle, prima insultandoli e poi aprendo il fuoco. Sono ricoverati in ospedale, uno in gravi condizioni, mentre Eaton è stato arrestato. La polizia ha detto che il movente di Eaton non è ancora chiaro, mentre molti attivisti danno la colpa al crescente clima di islamofobia. “Dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre sono aumentati gli episodi di violenza verso le persone di origine mediorientale negli Stati Uniti”, scrive The Nation. I gruppi vicini alla causa palestinese denunciano anche la decisione di molti atenei di cancellare conferenze di autori palestinesi. “A fine ottobre Mohammed el Kurd, poeta e giornalista palestinese che vive a Gerusalemme, avrebbe dovuto parlare all’università del Vermont, a Burlington, del ‘modo sbagliato in cui è rappresentato il suo popolo negli Stati Uniti’. L’evento è stato cancellato per motivi di sicurezza”. Nella foto: una veglia per i tre studenti feriti. Brattleboro, Vermont, 27 novembre 2023.

PATRICK FORT (AFP/GETTY)

KRISTOPHER RADDER (THE BRATTLEBORO REFORMER/AP/LAPRESSE)

Americhe

IN BREVE

Panamá Il 28 novembre la corte suprema ha dichiarato incostituzionale il contratto di concessione per lo sfruttamento della più grande miniera di rame dell’America Centrale, di proprietà dell’azienda canadese First quantum. Il contratto, approvato dal parlamento il 20 ottobre, aveva provocato le proteste più grandi dalla fine della dittatura di Manuel Antonio Noriega nel 1989. E i blocchi stradali organizzati dai manifestanti hanno causato perdite per quasi due miliardi di dollari nel settore dell’agricoltura, del turismo e del commercio.

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Asia e Pacifico Funafuti, Tuvalu, 28 novembre 2019

500 km

ISOLE SALOMONE

T U VA LU

VANUATU FIGI NUOVA CALEDONIA

MARIO TAMA (GETTY)

AUSTRALIA

CRISI CLIMATICA

Il dilemma esistenziale degli abitanti di Tuvalu Prianka Srinivasan, The Guardian, Regno Unito In base a un accordo con Canberra, i cittadini del piccolo arcipelago minacciato dall’aumento del livello del mare potranno trasferirsi in Australia. Ma non tutti sono contenti a anni gli abitanti di Tuvalu sono consapevoli della minaccia che incombe sul loro paese: se non si fa nulla per combattere la crisi climatica, un giorno le loro isole nell’oceano Pacifico potrebbero essere inghiottite dal mare. A fronte di una minaccia sempre più seria, l’Australia ha offerto agli 11.200 cittadini di Tuvalu la possibilità di vivere, studiare e lavorare nel paese. Ogni anno saranno rilasciati fino a 280 visti. Ma per chi vive nel piccolo arcipelago, come Venu Edwin Pedro, grafico e fotografo di 37 anni, la scelta di andarsene non è semplice. “Sono cresciuto qui, e qui sono riuscito a cavarmela bene”, dice l’uomo, padre di sette figli. “Confido in

D

dio”. Pedro ha già visto gli effetti del cambiamento climatico, come i villaggi sommersi dal mare lungo le coste di Tuvalu. Il paese è composto da nove isole basse e si trova a metà strada tra l’Australia e le Hawaii. Pedro si preoccupa per il futuro dei suoi figli e crede che all’estero potrebbero avere una vita migliore. “Non so cosa li attende”, dice. “Non so se le isole sopravvivranno ai prossimi dodici anni. Penso che per loro sia meglio andare a cercare buone opportunità in Australia e farsi una famiglia lì”.

Una benedizione L’accordo tra Australia e Tuvalu prevede di offrire a famiglie come quella di Pedro un percorso più rapido per accedere a queste opportunità, un “percorso speciale di mobilità umana” per i cittadini dell’arcipelago che vogliono trasferirsi in Australia. L’accordo è stato accolto con favore dai leader della comunità, come Taualo Penivao, della chiesa cristiana di Tuvalu, secondo cui “si è andati oltre le aspettative” con quella che definisce una “benedizione storica per i tuvaluani”.

Oceano Pacifico

Questo percorso agevolato dovrebbe far aumentare in modo significativo la migrazione tra i due paesi: oggi in Australia vivono circa 250 persone nate a Tuvalu, di cui solo trenta si sono trasferite nel 2021. Un numero che l’accordo, una volta in vigore, potrebbe far raddoppiare nel giro di un anno, mentre nello stesso lasso di tempo Tuvalu rischia di perdere più del 2 per cento della popolazione.

Costi da definire Alcuni dettagli del piano sono ancora in fase di definizione e il ministro per i cambiamenti climatici di Tuvalu, Seve Paeniu, ha dichiarato che il suo governo “non ha ancora messo a punto” le procedure per selezionare chi si trasferirà in Australia. Paeniu spiega che l’accordo non ha lo scopo di trasferire i cittadini colpiti dagli effetti del cambiamento climatico, insistendo sul fatto che Tuvalu non ha “rinunciato a lottare” per preservare la sua terra. “I nostri cittadini sono liberi di andare in Australia e possono anche scegliere di tornare a Tuvalu”, dice, aggiungendo che per il governo questo accordo non “è paragonabile a un reinsediamento di rifugiati”. Il limite concordato con l’Australia di 280 persone all’anno “eviterà che i tuvaleani lascino l’arcipelago in massa”. Alcuni abitanti di Tuvalu potrebbero però volersi trasferire in Australia e scoprire di non poterlo fare. I voli costano più di 900 dollari australiani (542 euro), troppo per un paese in cui, secondo un rapporto del 2017, oltre il 25 per cento della popolazione vive sotto la soglia di povertà. A questa spesa si aggiungerebbero le tasse per la richiesta del visto, anche se i due paesi non hanno definito i costi dell’intera procedura. Talua Nivaga, cofondatore dell’organizzazione ambientalista Fuligafou, guiInternazionale 1540 | 1 dicembre 2023

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Asia e Pacifico NUOVA ZELANDA

Retromarcia sul fumo

Tredici cittadini tailandesi presi in ostaggio dai miliziani di Hamas il 7 ottobre in Israele sono stati liberati tra il 24 e il 29 novembre. Il rilascio, spiega Nikkei Asia, è il frutto di un negoziato tra Hamas, l’Egitto e il Qatar, separato rispetto a quello in corso tra Israele e l’organizzazione islamista. Bangkok ha fatto sapere che dovrebbero esserci altri 18 suoi cittadini sequestrati a Gaza. Quattro dei tailandesi rilasciati non erano tra gli ostaggi confermati dalle autorità israeliane. In Israele lavorano circa 30mila tailandesi, principalmente nel settore agricolo.

Rafah, 26 novembre 2023

Da sapere Il cinismo di Canberra u “L’accordo siglato dall’Australia con Tuvalu è il primo nel mondo a prevedere di ricollocare una popolazione bloccata dall’innalzamento del livello del mare e sottolinea il cinismo di una politica che evita di affrontare le cause della crisi climatica”, scrive il Saturday Paper. “L’Australia non sta facendo nulla rispetto alla grande questione di fondo: la necessità di terminare progressivamente l’estrazione di carburanti fossili. La classe politica sembra invece voler insistere con il gas e, soprattutto, con il carbone. In un certo senso si sono comprati il sostegno di Tuvalu nel Pacifico”. Inoltre, anche se nel testo dell’accordo si parla di rispetto della sovranità dei due paesi, il piccolo arcipelago dovrà chiedere il consenso di Canberra prima di siglare con altre nazioni, una su tutte la Cina, patti in materia di difesa, polizia, protezione delle frontiere, sicurezza informatica e infrastrutture fondamentali come i porti.

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Internazionale 1540 | 1 dicembre 2023

COREA DEL SUD

Non mangiate carne di cane La Corea del Sud si prepara a vietare il consumo di carne di cane, e gli allevatori e i titolari di ristoranti che la servono hanno protestato di fronte al parlamento, scrive il Japan Times. La proposta di legge, presentata dal Partito del potere del popolo, al governo, dovrebbe essere votata a breve. La carne di cane non è popolare tra i sudcoreani ma fa parte della tradizione e finora non si è riusciti a vietarne il consumo.

MARTY MELVILLE (AFP/GETTY)

THAILANDIA

Nelle mani di Hamas

MAHMUD HAMS (AFP/GETTY)

data dai giovani di Tuvalu, e project manager di Oxfam, ha accolto con favore l’alleggerimento delle barriere migratorie verso l’Australia. A suo parere, però, senza un supporto finanziario solo le persone più ricche potranno permettersi il piano. Chi è più colpito dal cambiamento climatico, “i più vulnerabili, quelli che non hanno molti soldi per emigrare, resteranno indietro”. Queste preoccupazioni hanno spinto alcuni attivisti per il clima, tra cui Richard Gokrun del Climate action network di Tuvalu, a chiedere al governo di “ripensare” il trattato. “Non vogliamo essere rinchiusi in altri paesi”, dice Gokrun. “Allontanarci significa far morire le nostre culture”. Prima di entrare in vigore, l’accordo dovrà superare delle “procedure interne” sia in Australia sia a Tuvalu, e il parlamento australiano deve ancora approvarlo. Secondo Paeniu bisognerà aspettare ancora un anno e potranno esserci ulteriori modifiche a seconda dell’esito delle elezioni di gennaio a Tuvalu, quando un nuovo governo sarà chiamato a “rinnovare” il trattato con l’Australia. Pedro, che rispetto all’idea di lasciare il suo paese ha ancora molte preoccupazioni, è tuttavia certo che la cultura di Tuvalu fiorirà anche se i suoi cittadini emigreranno all’estero. “La cultura è con le persone, ovunque vadano”, dice. “Un luogo senza persone non è un paese”. u gim

La nuova coalizione di governo neozelandese ha annunciato che annullerà il divieto di vendere le sigarette ai nati dopo il 2008, deciso dall’esecutivo laburista nel 2022. La retromarcia servirà a finanziare il taglio delle tasse promesso in campagna elettorale, ha spiegato la ministra delle finanze Nicola Willis, e secondo gli esperti sarà catastrofica per le comunità maori. La legge, la prima al mondo a vietare il fumo alle giovani generazioni, riduceva drasticamente la quantità di nicotina nelle sigarette e portava da seimila a seicento il numero dei luoghi dove acquistarle. L’annuncio, scrive Stuff, è stato fatto durante la prima conferenza stampa del governo guidato da Christopher Luxon, del Partito nazionale, che è nato dopo sei settimane di negoziati con i due alleati, Act e il populista New Zealand first. I leader dei due partiti, David Seymour (a sinistra nella foto) e Winston Peters (a destra), si alterneranno come vicepremier. u INDIA

Fuori dal tunnel I 41 operai indiani rimasti intrappolati in un tunnel sotterraneo nello stato dell’Uttarkhand per 17 giorni sono stati tratti in salvo il 29 novembre. La vicenda aveva tenuto l’India con il fiato sospeso mentre le operazioni di recupero erano state interrotte più volte per guasti ai macchinari

impiegati. Gli uomini, in buona salute, hanno detto di aver praticato yoga per tenersi attivi nel tunnel. La vicenda, spiega Scroll, evidenzia la precarietà dei lavoratori migranti in India: nonostante fossero impegnati per conto del governo in un progetto per collegare quattro mete di pellegrinaggio indù, gli operai non avevano un contratto né un’assicurazione e non avevano ricevuto una formazione adeguata sulla sicurezza.

STEFANO MONTESI (CORBIS/GETTY)

Visti dagli altri

Manifestazione contro la violenza di genere. Roma, 25 novembre 2023

Cortei senza precedenti contro i femminicidi Olivier Bonnel, Le Monde, Francia A Roma e in altre città italiane centinaia di migliaia di persone hanno manifestato contro la violenza di genere e per una rivoluzione che investa tutta la società e organizzatrici della manifestazione nella giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne l’hanno definita “una marea”, e hanno detto che a Roma c’erano almeno cinquecentomila persone. Il numero effettivo potrebbe essere inferiore, ma il corteo che sabato 25 novembre ha sfilato per le strade della capitale aveva una densità impressionante. Ci sono stati cortei anche a Milano, Torino, Perugia e Messina. Decine di migliaia di persone hanno risposto all’appello del movimento Non una di meno. Per la maggior parte erano donne, di età diverse, che hanno sfilato per le strade della capitale al grido di “Ora basta!”. Lo scopo era innanzitutto denunciare l’ennesimo femminicidio,

L

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Internazionale 1540 | 1 dicembre 2023

quello di Giulia Cecchettin, 22 anni. Durante la manifestazione c’è stato un lungo momento di silenzio, per Giulia Cecchettin, rotto poi da un urlo. “Sono nata nel 1996 e da allora solo in Italia quasi tremila sorelle non possono essere qui perché sono state uccise dal patriarcato. Oggi manifesto anche per loro”, ha scritto su un cartello Federica, che come le altre persone intervistate ha voluto dire solo il suo nome. Ha le guance dipinte di viola, il colore dei movimenti femministi. “Serve una riflessione sulla società e sulle sue strutture sessiste. Non si tratta solo di educare i ragazzi al rispetto, ma anche di avere l’umiltà di educare ciascuno di noi. Comprese le istituzioni, a prescindere da chi c’è al governo”, dice.

Cambiare la narrazione “Fermiamo questa mattanza”, ha detto durante la manifestazione Elly Schlein, segretaria del Partito democratico. In molti hanno criticato l’assenza al corteo di Giorgia Meloni, la prima donna a guidare un governo in Italia. Qualche giorno prima Schlein aveva proposto a Meloni di votare insieme un emendamento alla

legge di bilancio del 2024 per finanziare programmi pubblici di formazione per le forze dell’ordine o per la magistratura, così da rendere più concreta la protezione delle donne. “Bisogna far sì che una ragazza che denuncia una violenza venga presa sul serio”, ha detto Schlein. Tra la folla c’è anche Romina, venuta alla manifestazione con la figlia Gaia, di sedici anni “I nostri uomini politici devono dare l’esempio: è tutta la cultura a dover cambiare, anche sulle battute che si fanno sulle donne. Siamo nel 2023, ma l’Italia è ancora molto indietro”, spiega. Il paese nel 2012 ha firmato la convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne e la violenza domestica, ma fatica a rendere concrete le buone intenzioni. “Solo il 30 per cento delle ventimila donne che incontriamo ogni anno decide di sporgere denuncia. Le altre invece temono di essere vittimizzate una seconda volta. Vuol dire che la giustizia non funziona”, spiega Antonella Veltri, presidente di Donne in rete contro la violenza, che offre strutture di accoglienza e di ascolto per donne in diciannove regioni italiane. Il 22 novembre il senato ha approvato il disegno di legge del governo contro le violenze di genere, che rafforza le misure di allontanamento di partner violenti e amplia il ricorso al braccialetto elettronico. In molti però pensano che ci si sia concentrati troppo sulla sicurezza e meno sulla prevenzione. Alcuni chiedono un cambiamento nel modo in cui i reati di genere vengono raccontati sui mezzi d’informazione. “Non possiamo più definire ‘fidanzato o ragazzo’ la persona che ha ucciso Giulia (Cecchettin), perché è prima di tutto il suo assassino”, ribadisce la giornalista Maria Latella, conduttrice di Radio 24. “Non bisogna ridimensionare i fatti con un linguaggio inappropriato”. Il 26 ottobre è stato lanciato l’Osservatorio indipendente sui media contro la violenza nel linguaggio sulle donne. Sostenuto tra gli altri dall’ordine nazionale dei giornalisti italiani e dal dipartimento di psicologia dell’università Sapienza, a Roma, vuole cambiare gli stereotipi usati dai mezzi d’informazione, dove le donne violentate o assassinate sono troppo spesso descritte come vittime “di storie d’amore” finite male. Dal gennaio 2024 sono previsti dei percorsi di formazione su questo argomento. u gim

Società

La giusta indignazione per il maschilismo Mariangela Paone, elDiario.es, Spagna Secondo un’indagine dell’Istat, per un uomo su cinque il modo in cui vestono le donne può portare a una violenza sessuale uretta viene spesso definito come mostro, invece mostro non è. Un mostro è un’eccezione, una persona esterna alla società, una persona della quale la società non deve prendersi la responsabilità. E invece la responsabilità c’è. I ‘mostri’ non sono malati, sono figli sani del patriarcato, della cultura dello stupro”. Si apre così la lettera che ha scosso l’Italia, pubblicata il 20 novembre dal Corriere della Sera. L’ha scritta Elena Cecchettin il giorno dopo il ritrovamento del corpo di Giulia, sua sorella. Un omicidio che ha sollevato un’ondata di indignazione, in un paese che ha scoperto di non avere gli anticorpi per combattere la violenza di genere che negli ultimi undici mesi ha ucciso 106 donne, una ogni tre giorni. L’assassino di Giulia è il suo ex fidanzato, che Elena Cecchettin cita nella lettera per cognome. Filippo Turetta è un coetaneo della vittima, uccisa la settimana in cui doveva laurearsi in ingegneria biomedica. “È stato il vostro bravo ragazzo”, ha scritto Elena sul suo profilo Instagram, riprendendo la definizione ripetuta per giorni da familiari e amici. Come lei stessa ha raccontato, Turetta non sopportava che la sua ex ragazza si laureasse prima di lui. Nella lettera Elena ha invitato le persone a non dedicare un minuto di silenzio alla sorella, ma a “bruciare tutto”, a fare molto rumore. Il 22 novembre sono stati pubblicati online i video degli applausi scroscianti degli studenti fuori dalle aule delle scuole superiori italiane, in quella che è sembrata una prova generale delle manifestazioni

“T

indette per il 25 novembre. “La mobilitazione di questi giorni si spiega con il fatto che l’omicidio di Giulia si aggiunge a una lista che nel 2023 è stata molto lunga. In un momento in cui in Italia diminuiscono le morti legate alla criminalità organizzata e a qualsiasi forma di violenza degli uomini sugli uomini, il numero dei femminicidi è in crescita. Inoltre si tratta di una serie di femminicidi atroci. Prima del caso di Giulia Cecchettin c’è stato quello di Giulia Tramontano, accoltellata quando era al settimo mese di gravidanza. Quest’ultimo delitto ci spinge a dire che non ne possiamo più”, afferma Celeste Costantino, vicepresidente della fondazione Una Nessuna Centomila, che si occupa di prevenzione e di lotta contro la violenza di genere.

Risposta inadeguata È stato l’omicidio di Tramontano ad accelerare l’approvazione al senato del disegno di legge contro la violenza sulle donne. Costantino riconosce che la legge è un passo avanti, ma precisa che non affronta realmente la questione della prevenzione, in un paese in cui, secondo il rapporto Istat sugli stereotipi di genere pubblicato il 22 novembre, un uomo su cinque pensa che il modo in cui vestono le donne possa indurre la violenza sessuale e quasi il 40 per cento è convinto che una donna può evitare un rapporto sessuale se vuole. “Manca tutta la parte che riguarda la formazione, l’educazione all’affettività nelle scuole e l’aumento dei fondi per i centri antiviolenza, il cui finanziamento è ancora legato a progetti che devono essere approvati dalle regioni di anno in anno”, spiega Costantino. È stata lei, dieci anni fa, a presentare come deputata la prima proposta di legge per l’educazione all’affettività nelle scuole. Allora come oggi, dice, bisogna uscire dalla logica dell’emergenza. “Chi si è sempre occupato di questi temi sente la

necessità di dare risposte non emergenziali, perché siamo davanti a un fenomeno che non può essere paragonato a una catastrofe naturale, a un evento straordinario. Chi è meno esperto, di fronte a una morte come quella di Giulia tende a gridare che bisogna prendere subito provvedimenti perché c’è un’emergenza. Purtroppo non è così. È un fenomeno strutturale”, continua Costantino, che considera il mancato intervento sulla prevenzione “un’occasione persa”, in un momento in cui la sensibilità e l’indignazione nella società sono altissime. L’attuale governo di estrema destra si è limitato a predisporre un piano di “educazione alle relazioni”, presentato il 20 novembre dal ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara, che prevede che le scuole possono organizzare su base volontaria dibattiti sul tema a patto di avere il consenso dei genitori. Il ministero aveva affidato l’incarico di elaborare il piano al consulente Alessandro Amadori, autore del libro La guerra dei sessi, in cui la violenza maschile è inquadrata in un generico “male”. “Parlando di male e di cattiveria, dovremmo concentrarci solamente sugli uomini? Che dire delle donne? Sono anch’esse cattive? La nostra risposta è sì, cioè che anche le donne sanno essere cattive, più di quanto pensiamo”, si legge in uno dei passaggi del libro. “Se il coordinatore del piano fosse davvero Amadori è un fatto grave”, commenta Costantino, “soprattutto considerando che sia lui sia il ministro che l’ha nominato sostengono che l’educazione all’affettività non può essere impartita nelle scuole per non avvicinare i giovani a una presunta ideologia gender”. L’indignazione, che negli ultimi giorni si è trasformata in iniziative in tutto il paese, ha riempito le strade delle principali città italiane il 25 novembre, in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. La manifestazione più grande è stata quella di Roma: è partita dal Circo Massimo e ha riunito più di mezzo milione di persone convocate dal movimento Non una di meno. Negli slogan che si sono sentiti, il ricordo di Giulia Cecchettin era molto presente: “Siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce”. u fr Internazionale 1540 | 1 dicembre 2023

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Dal 1988 siamo impegnati, in Italia e nel mondo, per tutelare i diritti delle bambine e dei bambini.

Nel 2022 abbiamo raggiunto 404.293 beneficiari, tra cui 156.657 bambini e bambine (75.889 maschi, il 48%, e 80.768 femmine, il 52%).

Oneri e costi

2022

2021

5.721.894

4.956.074

4.395.529

3.479.222

2.883

11.210

413.515

763.076

45.512

44.476

864.455

658.090

5.754.677

4.990.074

3.876.425

3.524.556

35.334

9.643

1.423.172

1.441.858

71.762

6.312

338.984

7.705

A) Da attività di interesse generale B) Da attività diverse

Dove operiamo

C) Da attività di raccolta fondi Italia

D) Da attività finanziarie patrimoniali E) Di supporto generale

Cambogia

Proventi e ricavi

Libia

A) Da attività di interesse generale

Mozambico

B) Da attività diverse

Nepal

C) Da attività di raccolta fondi

Repubblica Democratica del Congo

D) Da attività finanziarie patrimoniali

Svizzera

E) Di supporto generale

Tunisia Ucraina (e Slovacchia)

10%

Oneri di gestione

Yemen

Fondi raccolti nel 2022

Investimento per sviluppo e crescita

5.334.931

68% € 3.644.481 RACCOLTA FONDI DA DONATORI ISTITUZIONALI

Come utilizziamo ogni euro raccolto

7,8%

82,4%

A favore dei bambini, delle famiglie e delle comunità

32% € 1.690.450 RACCOLTA FONDI DA DONATORI PRIVATI

In quali tipologie di intervento abbiamo investito

33% Sviluppo

Conosci e sostieni Helpcode

31% Emergenza

36% Post Emergenza

www.helpcode.org

I dati presentati sono un estratto del Bilancio d’Esercizio 2022 di Helpcode Italia ETS, certificato dalla società di revisione PKF Italia. La versione completa è disponibile sul nostro sito web.

© Paolo Ghisu

Sosteniamo le loro famiglie e le comunità a cui appartengono e operiamo perché possano crescere e realizzarsi, diventando adulti liberi, consapevoli e responsabili nei confronti delle persone e dell’ambiente.

Le opinioni

Perché i miliardari fanno male al pianeta Rebecca Solnit uando si parla della crisi climatica, prima o poi qualcuno tira fuori il fatto che la popolazione umana è troppo numerosa. Ma il problema in realtà non è quante persone abitano il pianeta, perché il contadino del Bangladesh o il venditore ambulante del Brasile non pesano sull’ambiente quanto l’investitore californiano o gli oligarchi del petrolio russi e mediorientali. L’1 per cento più ricco dell’umanità è responsabile di più emissioni di anidride carbonica del 66 per cento più povero. I ricchi sono un male per il mondo, e più sono ricchi maggiore è il loro impatto negativo (compreso quello del denaro investito in banche e titoli che finanziano i combustibili fossili). In altre parole, non siamo tutti uguali. I miliardari pesano sulla politica e sull’ambiente in modi che sono difficili da capire se non si affrontano le dimensioni sconvolgenti della loro ricchezza. Il loro impatto è tale – sia con le emissioni sia con la manipolazione della politica e della vita pubblica – che non sono affatto come il resto dell’umanità. Sono colossi, e per lo più usano il loro smisurato potere in modo pessimo, se pensiamo a quanto consumano e a quanto influenzano la risposta climatica mondiale. Mettiamola così: se uno guadagnasse diecimila dollari alla settimana – una somma principesca per gli standard di gran parte delle persone – dovrebbe lavorare dall’anno zero fino a oggi per avere più di un miliardo di dollari. Per raggiungere l’equivalente del patrimonio netto di Elon Musk, attualmente 180 miliardi di dollari secondo Forbes, dovrebbe lavorare da prima della comparsa dell’Homo sapiens in Africa. Un altro modo di porre la questione: l’anno scorso un giorno stavo camminando lungo la costa, nella parte di San Francisco che si affaccia sull’oceano Pacifico, e ho visto delle balene spruzzare getti d’acqua; poi sono tornata a casa e ho trovato un’ape che ronzava alla mia finestra. Le diverse proporzioni di queste due creature mi hanno impressionato, e quindi ho fatto due conti: un’ape pesa circa 0,11 grammi; una balena grigia pesa fra trenta e quaranta tonnellate. Quindi anche la più piccola peserebbe almeno come 250 milioni di api. Secondo l’Oxfam, 81 miliardari detengono più ricchezza della metà più povera dell’umanità, che in termini monetari significa che 81 persone pesano più di 4 miliardi di persone. Quindi, quando parliamo di ricchezza e del suo impatto, i miliardari sono balene e le persone povere sono api.

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Nel mondo naturale le balene non rappresentano una minaccia per le api. I miliardari invece sono una minaccia per tutti: la loro mole politica distorce la nostra vita pubblica. In misura sproporzionata, sono più vecchi, bianchi e uomini, e funzionano come poteri non eletti, una sorta di aristocrazia globale autonoma che tenta di governare su tutti. Secondo alcuni le aziende tecnologiche che hanno generato tanti miliardari moderni agiscono con metodi più simili al feudalesimo che al capitalismo, e di certo molti miliardari operano come i signori del mondo, mentre si battono per difendere la disuguaglianza economica che ha reso loro così ricchi e tanti altri così poveri. Usano il loro potere in modi arbitrari, irresponsabili e spesso devastanti per l’ambiente. Guardate come Elon Musk ha comprato Twitter – una fonte di notizie fondamentale per milioni di persone – e l’ha trasformato in X, un paradiso per l’antisemitismo, il negazionismo climatico e la disinformazione. O pensate all’enorme potere politico che esercita con la sua rete di satelliti e altre risorse. Il New Yorker ha scritto: “Poche volte nella storia un cittadino comune è diventato l’arbitro di una guerra tra nazioni in modo così rozzo, e poche volte gli Stati Uniti sono dipesi tanto da una persona in molti settori, dal futuro dei trasporti all’esplorazione dello spazio”. Pensate a come Bill Gates (la sesta persona più ricca del pianeta, con un patrimonio di 104 miliardi di dollari) ha deciso d’influenzare la politica sul cli-

Si comportano come se fossero i signori del mondo, e difendono la disuguaglianza che li ha resi così ricchi Internazionale 1540 | 1 dicembre 2023

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Le opinioni ma. Ricordo la mia reazione quando costruì la sua casa sul lago Washington, decenni fa: quanto mangia ed espelle una persona per volere una casa con sei cucine e ventiquattro bagni? In effetti, Gates mangia ed espelle un bel po’: è un amante dei jet privati e la spiaggia affacciata sul Pacifico che sta di fronte alla sua villa viene rifornita con sabbia dei Caraibi trasportata con delle chiatte, come ha raccontato un articolo di Business Insider. Il fondatore della Microsoft gestisce la fondazione privata più grande del mondo, e l’influenza che ha esercitato sulla salute e sulla vita umana, particolarmente in Africa, è stata oggetto di critiche. Ora sta cercando di condizionare le scelte sul clima. Un segno distintivo dei miliardari della tecnologia è la fiducia illimitata nelle proprie competenze in qualunque campo. I soldi parlano, o meglio, gridano. Gates ha insistito sul fatto che abbiamo bisogno di “miracoli energetici” e di “una svolta nel campo delle energie pulite”. Nel 2016 dichiarava: “Se il mondo riesce a trovare una fonte di energia economica e pulita, farà qualcosa di più che fermare il cambiamento climatico”, ignorando fonti come il sole e il vento e i piani d’azione che esperti molto più qualificati di lui avevano tracciato per una transizione verde. Il sito Live Science ha commentato così la sua affermazione: “Bill Gates scopre una formula di 14 anni fa per combattere il cambiamento climatico”. Lo scienziato del clima Michael Mann scrive che tra le idee terribili di Gates c’è “una proposta inutile ma molto costosa, nota come direct air capture (Dac), la cattura dell’anidride carbonica dall’atmosfera, e una più pericolosa ‘gestione della radiazione solare’, un giro di parole per indicare progetti che consistono nell’immettere enormi quantità di anidride solforosa nella stratosfera con lo scopo di formare una coperta riflettente che potrebbe contribuire a raffreddare la Terra”. Il fatto che Gates possa proporre ricette sbagliate riguardo al clima non avrebbe importanza, se fosse un comune cittadino. Il problema è il suo potere eccessivo. Un quarto dei circa 2.700 miliardari del mondo vive negli Stati Uniti. E due di questi – Tom Steyer, che ha fatto generose donazioni a vari gruppi per la difesa del clima e ha un suo comitato di azione politica, e Michael Bloomberg, che ha contribuito in maniera sostanziale alla campagna per le energie rinnovabili Beyond coal – hanno avuto un impatto positivo. Ma la ricchezza estrema è di per sé un male per la democrazia. Un sistema basato sul principio una persona-un voto è compromesso quando qualcuno ha così tanta influenza sui nomi che finiranno nelle schede elettorali, e su come se ne parla (molti miliardari statunitensi hanno sostenuto candidati, partiti e campagne che hanno pregiudicato il diritto al voto e l’azione per il clima in molte parti del paese). Essere un miliardario tende a isolare dal resto dell’umanità, e troppo spesso fa vivere in una bolla. Verosimilmente, questo compromette la possiblità di occuparsi delle questioni comuni. I miliardari di solito sono egoisti, e proteggono proprio quella disugua-

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Il fatto che Bill Gates possa proporre ricette sbagliate per il clima non avrebbe importanza, se fosse un cittadino comune. Il problema è il suo potere eccessivo glianza e quello sfruttamento che li hanno resi tanto più ricchi di tutti noi. In molti paesi i sondaggi mostrano che gran parte della popolazione vuole iniziative per il clima e vuole che siano finanziate. L’ostacolo non è l’opinione pubblica, ma le aziende dei combustibili fossili e gli interessi consolidati delle élite. È per questo che molte organizzazioni statunitensi per l’ambiente si occupano anche della democrazia e del diritto di voto. Pochi miliardari buoni in mezzo ai sabotatori non giustificano l’esistenza della categoria. Ecco perché nel romanzo di Kim Stanley Robinson Il ministero per il futuro (Fanucci 2022) gli straricchi sono eliminati perché considerati un pericolo per il clima e i loro patrimoni sono limitati a 50 milioni ciascuno. Robinson scrive: “C’erano prove supportate dalla scienza che mostravano che se le risorse disponibili sulla Terra fossero state distribuite equamente tra gli otto miliardi di esseri umani, tutti sarebbero stati bene. Avrebbero vissuto a un livello adeguato, e le prove scientifiche dimostravano in modo molto convincente che chi aveva entrate sufficienti ed era fiducioso di mantenerle (un punto cruciale) era più in salute e, quindi, più felice di una persona ricca”. In un pianeta prospero, la misura dovrebbe essere umana. Ma i miliardari sono fuori scala, sono giganti che calpestano la natura e i nostri sforzi per proteggerla. u fdl REBECCA SOLNIT

È una scrittrice e saggista statunitense. Il suo ultimo libro uscito in Italia è Le rose di Orwell (Ponte alle Grazie 2022). Questo articolo è uscito sul Guardian.

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Le opinioni

È ora che l’occidente condivida il suo potere Thomas Piketty a guerra a Gaza rischia di rendere anco- necessariamente più gravi di quelle che si vedono in ra più profonda la distanza tra nord e occidente. L’India conta più elettori di tutti i paesi sud del mondo. Le migliaia di civili occidentali messi insieme. Alle elezioni del 2019 il morti a causa dei bombardamenti isra- tasso di partecipazione è stato del 67 per cento, coneliani in Palestina, vent’anni dopo le tro appena il 48 per cento delle legislative del 2022 in decine di migliaia di vittime dell’inva- Francia, dove inoltre c’è stato un brusco crollo della sione statunitense in Iraq, per molti paesi del sud, e partecipazione nei comuni più poveri. Anche la denon solo nel mondo musulmano, sono la dimostra- mocrazia statunitense ha mostrato le sue fragilità zione che l’occidente ha due pesi e due misure. negli ultimi vent’anni, da Guantanamo all’assalto al Tutto questo mentre la principale Campidoglio, e ha dato il cattivo esemalleanza dei paesi emergenti, i Brics, si Cosa possono fare pio ai trumpisti brasiliani. rafforza, come si è visto al vertice di Jo- i paesi occidentali Cosa possono fare i paesi occidenhannesburg che si è tenuto ad agosto per ristabilire tali per ristabilire la loro credibilità nel del 2023. Creati nel 2009, dal 2011 i la loro credibilità sud del mondo? Innanzitutto smettere Brics comprendono Brasile, Russia, nel sud del mondo? di dare a tutti lezioni di giustizia e deIndia, Cina e Sudafrica. A parità di po- Innanzitutto mocrazia, visto che, quando gli convietere d’acquisto, il pil combinato di que- smettere di dare ne, vengono a patti con i peggiori registi cinque paesi nel 2022 ha superato i a tutti lezioni mi. Più in generale, devono formulare 40mila miliardi di euro, contro gli approposte concrete per dimostrare che di giustizia pena 30mila miliardi dei paesi del G7 vogliono davvero condividere il loro (Stati Uniti, Canada, Giappone, Ger- e democrazia potere e le loro ricchezze. Questo rimania, Francia, Regno Unito, Italia). chiederà profonde trasformazioni del Le differenze di reddito nazionale medio per abitan- sistema politico ed economico mondiale, che si tratte restano ovviamente molto alte: quasi tremila euro ti della gestione delle organizzazioni internazionali, al mese nel G7, meno di mille euro al mese all’inter- del sistema finanziario o di quello fiscale. no dei Brics. In sostanza, i Brics si presentano come In concreto bisogna dichiarare che l’obiettivo è la classe media del mondo: quelli che hanno lavorato una tassazione minima su multinazionali e multimisodo e sono riusciti a migliorare la propria condizio- liardari, con una ridistribuzione del gettito tra tutti i ne. E non hanno intenzione di fermarsi. Nel 2014 paesi in base alla popolazione e all’esposizione ai hanno creato la loro banca di sviluppo. Con sede a cambiamenti climatici. Niente di tutto questo è stato Shanghai, in Cina, l’istituto è di dimensioni mode- fatto finora: la tassazione minima riguarda solo poche ste, ma in futuro potrebbe competere con le istitu- multinazionali, la sua aliquota è troppo bassa e facilzioni nate dagli accordi di Bretton Woods (il Fondo mente aggirabile, e soprattutto le entrate che produce monetario internazionale e la Banca mondiale) se vanno quasi esclusivamente a beneficio dei grandi quelle non riformeranno i loro sistemi di voto per paesi del nord del mondo. Il punto centrale dev’essedare più spazio ai paesi del sud. re la ridistribuzione delle entrate in funzione dei bisoNel vertice di Johannesburg i Brics hanno deciso gni di ciascun paese, e non in funzione della base imdi accogliere sei nuovi paesi a partire dal 1 gennaio ponibile. Molti stati del sud, soprattutto in Africa, so2024 (Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Emirati Ara- no così poveri che questo sistema farebbe una diffebi Uniti, Etiopia, Iran), a quanto pare scelti tra una renza enorme, anche se si applicasse solo a una piccoquarantina di candidati. la frazione del gettito prelevato dalle multinazionali e Diciamolo chiaramente: è tempo che l’occidente dai multimiliardari. abbandoni la sua arroganza e prenda sul serio i Brics. Nel suo romanzo Il ministero per il futuro (Fanucci Certo, è facile puntare il dito contro le incoerenze di 2023), Kim Stanley Robinson immagina un mondo in un gruppo poco strutturato e per lo più informale. Il cui la trasformazione del sistema economico cambiemodello politico cinese somiglia sempre di più a una rà solo dopo catastrofi climatiche: milioni di morti in dittatura digitale e non fa sognare nessuno, così come India per il caldo, jet privati abbattuti e navi portaconla cleptocrazia militare russa. Almeno questo garan- tainer affondate da un ecoterrorismo venuto dal sud, tisce agli altri leader che l’alleanza non metterà il naso con l’appoggio di un’agenzia dell’Onu disperata per nei loro affari. l’immobilismo del nord. Speriamo che la concorrenDei Brics fanno parte anche delle democrazie za dei Brics incoraggi i paesi ricchi a condividere le consolidate che attraversano alcune difficoltà, non loro ricchezze prima che si arrivi a tanto. u fdl

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THOMAS PIKETTY

è un economista francese. Insegna all’École des hautes études en sciences sociales e all’École d’économie di Parigi. Il suo ultimo libro pubblicato in Italia è Misurare il razzismo. Vincere le discriminazioni (La nave di Teseo 2023). Questo articolo è uscito su Le Monde.

In copertina

L’impero de Ian Urbina, The Outlaw Ocean Project, Stati Uniti

rima aveva molta sete, poi sono arrivate le convulsioni. Era troppo stanco per stare seduto e non riusciva più neanche a urinare. Vomitava tutto quello che ingeriva, liquido o solido. Fadhil, 24 anni originario dell’Indonesia, lavorava sulla Wei-Yu 18, una nave cinese specializzata nella pesca di calamari, a 285 miglia nautiche (circa 528 chilometri) dalle coste del Perù. Quando si è ammalato, ha supplicato il responsabile dell’equipaggio di mandarlo a terra per farsi curare. Il responsabile si è rifiutato dicendo che il contratto di Fadhil non era ancora finito e gli ha dato dell’ibuprofene. “I miei genitori devono riavere il mio corpo”, ha mormorato Fadhil a un altro

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Da sapere Fame di pesce Quantità di pescato rispetto al massimo consentito delle riserve globali di pesce di mare, percentuale Inferiore

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FONTE: FAO/THE ECONOMIST

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marinaio, Ramadhan Sugandhi, il giorno prima di morire, dopo quasi un mese di sofferenze, il 26 settembre 2019. Il capitano ha ordinato di avvolgere il cadavere in una coperta e di metterlo nella cella frigorifera, ma il corpo è diventato livido. Meno di tre giorni dopo, i resti sono stati messi in una bara di legno zavorrata con una catena d’ormeggio e gettati in acqua. “Ero disperato”, ricorda Ramadhan. Imbarcandosi sulla Wei-Yu 18, Fadhil era entrato in quella che è forse la più grande operazione marittima di tutti i tempi. Per soddisfare il crescente appetito mondiale di pesce e frutti di mare, la Cina ha esteso enormemente le sue attività di pesca. Con una flotta d’alto mare di 6.500 navi (cioè il triplo di Taiwan, la sua prima concorrente con una flotta tra 1.100 e 1.800 navi, secondo i dati dell’Istituto Allen per l’intelligenza artificiale, consultati dall’Outlaw Ocean Project), Pechino gestisce anche dei terminal in più di novanta porti in tutto il mondo e sta comprando il sostegno dei governi, in particolare dei paesi costieri dell’America Latina e dell’Africa occidentale. Il risultato è che oggi la grande potenza cinese è l’incontestata numero uno mondiale della pesca. Il suo controllo sulle acque del pianeta ha un costo umano e ambientale enorme. Il mestiere di pescatore ha già di per sé un tasso di mortalità altissimo. A questo si aggiunge che le navi cinesi specializzate nella cattura dei calamari sono tra quelle dove si lavora nelle condizioni più terribili. Il lavoro per debiti (una forma assimilata alla schiavitù), la tratta di esseri umani,

EINAR OLLUA E ESTEBAN MEDINA SAN MARTIN (THE OUTLAW OCEAN PROJECT)

La Cina ha la flotta per la pesca d’altura più grande del mondo. Ma a bordo delle sue navi si vive e si lavora in condizioni disumane. Un’inchiesta dell’Outlaw Ocean Project durata quattro anni

le violenze, le negligenze, le ferite e la morte sono all’ordine del giorno. Quando l’ong inglese Environmental justice foundation ha intervistato 116 indonesiani che tra il settembre 2020 e l’agosto 2021 si erano imbarcati sui pescherecci cinesi, il 97 per cento di loro ha parlato di lavoro per debiti, di documenti d’identità confiscati

el mare La nave Zhen Fa 7, specializzata nella pesca dei calamari, 22 marzo 2022

e di compensi non pagati; il 58 per cento aveva visto o subìto delle violenze fisiche. La Cina è anche al primo posto per la pesca illegale, in particolare per quella dei calamari. Il Parlamento europeo ha commissionato un rapporto (pubblicato nel 2022) sui casi di pesca illegale, non dichiarata né regolamentata, osservati tra il

1980 e il 2019 nel mondo. Secondo il rapporto, nella metà dei casi le navi identificate erano imbarcazioni cinesi per la pesca dei calamari. Quando si tratta dei diritti dei lavoratori e della preservazione degli oceani, la Cina ignora non solo le regole internazionali e la pressione dei mezzi d’informazione, ma è anche poco

trasparente sulla sua flotta e gli impianti di trasformazione, osserva Sally Yozell, direttrice del programma di sicurezza ambientale dello Stimson center, un centro di ricerca di Washington. Poiché gran parte del pesce consumato negli Stati Uniti è pescato e trasformato dalla Cina, è molto difficile per i distributori determinare se il Internazionale 1540 | 1 dicembre 2023

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In copertina

ED OU (THE OUTLAW OCEAN PROJECT)

A bordo di una barca cinese per la pesca dei calamari, 7 luglio 2022

prodotto che vendono viene dalla pesca illecita o è legato a violazioni dei diritti umani. Una volta portato sulla terraferma, il pescato è spesso lavorato in Cina, in stabilimenti che usano manodopera uigura. In dieci anni il governo cinese ha deportato decine di migliaia di persone della minoranza musulmana dello Xinjiang. Le ha ammassate su treni, aerei e pullman per poi mandarle dall’altra parte del paese, sulla costa orientale, nelle fabbriche della provincia dello Shandong, la più importante per il settore della pesca. Nel 2022 le Nazioni Unite hanno confermato che alcuni documenti del governo cinese rivelavano un uso della forza per includere i “lavoratori in eccedenza” uiguri nei programmi di trasferimento. Lo stesso anno anche l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) ha espresso la sua “profonda preoccupazione” per le politiche del lavoro nello Xinjiang, denunciando le deportazioni di manodopera. Sulla base di email e relazioni annuali aziendali e di documenti provenienti dai mezzi d’informazione statali e dai social network cinesi, abbiamo potuto accertare che negli ultimi cinque anni più di un migliaio di persone, uigure o di altre mino-

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ranze musulmane, sono state mandate a lavorare in almeno dieci fabbriche per la trasformazione del pesce. L’industria ittica cinese usa anche manodopera nordcoreana, per lo più negli impianti della provincia del Liaoning, nel nordest della Cina. Di fatto da trent’anni il governo della Corea del Nord spedisce i suoi cittadini nelle fabbriche della Russia e della Cina, prendendosi fino al 90 per cento dei loro stipendi, cioè centinaia di milioni di dollari all’anno. Dal novembre 2022 più di 80mila nordcoreani hanno lavorato nelle città di frontiera cinesi, e diverse centinaia negli impianti per la trasformazione del pesce. Alcuni video pubblicati nel novembre 2022 su Douyin (la versione cinese di TikTok), mostrano delle donne nordcoreane impegnate nelle fabbriche di Dandong e di Donggan, nel Liaoning.

Una storia ordinaria La storia di Fadhil è tristemente comune. Come la maggior parte delle persone che lavorano in alto mare, aveva avuto un posto sulla Wei-Yu 18 attraverso un’agenzia di collocamento. Queste agenzie gestiscono tutto, dalla retribuzione ai biglietti aerei fino alle tasse e i passaporti, e agli

uomini che reclutano promettono un’altra vita, più ricca. Nel luglio 2018, dopo averne sentito parlare in giro, alcuni indonesiani, tra cui Fadhil, avevano lasciato il loro villaggio per andare nella capitale Jakarta. Avevano aspettato lì due mesi prima di imbarcarsi, nel frattempo avevano firmato i contratti. Senza giorni di riposo per malattia né straordinari, questi ragazzi avrebbero lavorato con turni da 15 a 24 ore consecutive, a volte sette giorni su sette. Dallo stipendio mensile gli avrebbero trattenuto cinquanta euro per i pasti, e se la nave non si fosse trovata vicino a un porto comodo per il rimpatrio dei marinai, il capitano sarebbe stato autorizzato a prolungare all’infinito il loro soggiorno a bordo. Gli stipendi sarebbero stati versati alle famiglie in una sola volta, alla fine del contratto, un sistema illegale nella maggior parte dei paesi. Con sede a Bogor, a sud di Jakarta, l’agenzia PT Multi Maritim Baru ha assunto almeno tre degli indonesiani che hanno lavorato con Fadhil a bordo della Wei-Yu 18. Anche se inizialmente gli erano stati proposti più di 450 dollari al mese, questi uomini avevano dovuto fare subito i conti con la realtà: i loro stipendi si avvicinavano ai trecento dollari, da cui erano tratte-

RAMADHAN SUGANDHI (THE OUTLAW OCEAN PROJECT)

RAMADHAN SUGANDHI (THE OUTLAW OCEAN PROJECT) ED OU (THE OUTLAW OCEAN PROJECT)

Dall’alto a sinistra, in senso orario: selfie dell’equipaggio della Wei Yu 18; Fadhil è il ragazzo in primo piano a sinistra. Fadhil nella bara il giorno della sua morte, 26 settembre 2019. La squadra di reporter ha avvicinato quattro barche cinesi e ha lanciato a bordo delle bottiglie con le domande per i marinai, che gli hanno fatto avere le risposte nello stesso modo, 24 febbraio 2022.

nute delle percentuali. L’agenzia si era limitata a vaghe spiegazioni tra montagne di carte, calcoli frettolosi e termini poco familiari: “Confisca dei passaporti”, “tasse obbligatorie”, “retribuzioni secondarie”. Inoltre i marinai avrebbero pagato delle penalità che potevano arrivare fino a mille dollari se avessero abbandonato la nave prima della scadenza del contratto. La PT Multi Maritim Baru non ha voluto

rispondere alle richieste di chiarimenti dell’Outlaw Ocean Project. Così il 28 agosto 2018 Fadhil era salito a bordo della Wei-Yu 18 nel porto di Pusan, in Corea del Sud, e si era unito a un equipaggio composto da nove indonesiani e venti cinesi. La barca bianca e rossa, corrosa dalla ruggine, aveva navigato per settimane prima di raggiungere le coste sudamericane, per pescare vicino al Perù e

poi più a sud, al largo delle coste del Cile. In 22 mesi, avrebbe fatto uno solo scalo, a Punta Arenas, in Cile, mentre per il resto del tempo sarebbe rimasta a centinaia di chilometri dalle coste. Gli uomini lavoravano in turni di 12-24 ore consecutive, per lo più di notte, quando la pesca di calamari è più produttiva. A bordo dormivano in quattro per cabina, su letti di legno a castello, con una sola coperta a testa. Le pareti erano ricoperte di condensa e i materassi di gommapiuma erano fradici. L’acqua da bere, color ruggine, aveva un sapore metallico (i colleghi cinesi avevano diritto all’acqua in bottiglia). E per lavarsi potevano usare solo l’acqua di mare. La violenza era all’ordine del giorno: gli uomini hanno raccontato Internazionale 1540 | 1 dicembre 2023

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In copertina che il capo dell’equipaggio e il capitano prendevano a testate, schiaffi e calci chi non capiva le istruzioni in cinese, ci metteva troppo a sbrogliare le lenze o faceva cadere i calamari sul ponte. Nell’agosto 2019, dopo più di un anno passato in mare, l’equipaggio della WeiYu 18 era stato colpito da un’epidemia di beriberi, una malattia peraltro facile da evitare. Provocata da una carenza di vitamina B1, il beriberi è spesso il frutto di un’alimentazione poco varia, a base di alimenti come il riso bianco. I due primi indonesiani ad ammalarsi erano stati trasportati sulla terraferma da un altro peschereccio, erano stati curati e una volta guariti erano potuti rientrare a casa in aereo. Quando nel settembre 2019 era stato Fadhil ad ammalarsi, lui e altri marinai avevano chiesto al capo dell’equipaggio di poter rientrare a casa o entrare in ospedale. In base al contratto, il suo lavoro di un anno era già finito. Ma, secondo altri pescatori, il responsabile dell’equipaggio ha detto a Fadhil che doveva rimanere a bordo due anni. Meno di un mese dopo il ragazzo era morto, e neanche tre giorni dopo il capitano aveva ordinato di gettare il suo corpo in mare. Sosteneva di aver ricevuto l’autorizzazione dai genitori di Fadhil, cosa che esaspera ancora di più gli indonesiani, che non gli credono. “Quale genitore si sbarazzerebbe in questo modo di un figlio?”, dice indignato Ramadhan Sugandhi. Quasi trenta mesi dopo la morte di Fadhil, un giornalista del progetto The Outlaw Ocean ha individuato la Wei-Yu 18 nella zona di pesca del Blue Hole, circa 386 miglia nautiche a nord dell’arcipelago delle Falkland (Malvine). Per radio un uomo gli ha confermato di essere da dieci anni il capitano dell’imbarcazione, ma ha rifiutato di rispondere a domande su Fadhil o di far salire a bordo il giornalista, citando come scusa il covid-19.

Nuove rotte Da decenni i cinesi stanno rafforzando la loro presenza nei mari. Hanno cominciato nel 1985, quando la China National Fisheries Corporation (Cnfc) inviò tredici pescherecci con a bordo 233 uomini al largo della Guinea Bissau, nell’Africa occidentale. Oggi questo colosso statale è la più grande azienda di pesca d’altura al mondo. E la Wei-Yu 18, su cui è morto Fadhil, è una delle centinaia di imbarcazioni che le forniscono pesce e frutti di mare. La Cnfc possiede più di 250 tra pescherecci e navi

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rifornimento, almeno sei stabilimenti per la trasformazione e magazzini refrigerati, e più di quindici navi frigoriferi che portano a terra il pescato: un gran numero di queste imbarcazioni viola impunemente le leggi internazionali. Per gran parte del novecento la pesca d’alto mare è stata dominata da tre paesi: l’Unione Sovietica, il Giappone e la Spagna. Tuttavia, con la dissoluzione dell’Urss nel 1989 e con l’aumento dei costi per esigenze sociali e ambientali, queste flotte hanno faticato a rimanere competitive sul mercato internazionale e hanno perso terreno. Nel frattempo la Cina investiva miliardi di dollari, approfittava delle nuove tecnologie per farsi spazio e consolidava la sua autonomia costruendo all’estero impianti per la lavorazione del pescato, depositi frigoriferi e porti. Questa politica ha dato risultati che vanno oltre ogni aspettativa. Nel 2020 la Cina è arrivata a 2.269 milioni di tonnellate di prodotti ittici, una quantità enorme rispetto ai novanta milioni di tonnellate del 1988. Oggi è l’indiscusso campione mondiale della pesca. Nessun paese gli si avvicina nemmeno lontanamente.

Ferite, tagli, malnutrizione e malattie sono all’ordine del giorno Per la Cina questa “armata” ha un valore immenso. Non solo le permette di mantenere il primato, ma la aiuta anche a creare lavoro, a ottenere profitti e a sfamare una classe media in piena espansione. Può aprire nuove rotte commerciali, dimostrare la sua forza sulla scena, difendere le rivendicazioni su diversi territori e consolidare la sua influenza nel mondo in via di sviluppo. Per gli analisti politici occidentali, questo potere su una risorsa così preziosa come il pesce crea un pericoloso squilibrio. Gli esperti del mondo marino e i difensori degli oceani avvertono: Pechino può compromettere la sicurezza alimentare di tutti, minacciare il diritto internazionale e inasprire le tensioni militari. “Molti paesi usano metodi di pesca distruttivi, ma la Cina in più ha una flotta colossale e se ne serve per obiettivi geopolitici”, avverte Ian Ralby, responsabile dell’I.R. Consilium, una società di consu-

lenza specializzata in sicurezza marittima. “Nessun altro stato possiede tanti pescherecci e impianti per la trasformazione, ha leggi che obbligano i suoi pescherecci a raccogliere e a trasmettere informazioni al governo, o invade così attivamente le acque degli altri stati”. Con la sua flotta d’alto mare, prosegue Ralby, la Cina cerca di appropriarsi delle acque internazionali. Appoggiandosi al concetto giuridico di “prescrizione acquisitiva”, che accorda diritti di proprietà a chiunque occupi e controlli una zona per un determinato periodo di tempo. Firmato di recente da 193 paesi, il trattato dell’Onu sull’alto mare mira a proteggere la biodiversità marina e, in futuro, il 30 per cento degli oceani. Ma quasi certamente il trattato non potrà fare molto contro le ambizioni cinesi. “Probabilmente la Cina pensa che la presenza della sua flotta le darà dei diritti su queste acque e sulle risorse che contengono”, continua Ralby. “Il 70 per cento della superficie della Terra è coperto dall’acqua, quindi dobbiamo attivarci contro qualsiasi tentativo di uno stato di appropriarsi di questi beni comuni”. Gregory Poling, del centro studi statunitense Center for strategic and international studies, mette in evidenza un altro problema: centinaia di pescherecci cinesi non pescano. Come una sorta di milizia civile, cercano d’imporre le rivendicazioni territoriali di Pechino, che in molti casi riguardano le riserve di petrolio e di gas presenti nei fondali marini. Il controllo del mar Cinese meridionale, per esempio, fa parte dello stesso progetto che comprende il controllo di Hong Kong e di Taiwan, spiega Poling. Lo scopo è riconquistare i territori “persi” e restaurare la gloria cinese del passato. La Cina sta costruendo questo impero nel momento in cui il mondo ha più che mai fame di prodotti ittici. Il pesce, ultima grande fonte di proteine non di allevamento, costituisce un pilastro fondamentale dell’alimentazione di gran parte dell’umanità. In cinquant’anni il consumo mondiale si è più che quintuplicato, e il settore soddisfa questa domanda grazie a progressi tecnologici come la refrigerazione, il miglioramento dei motori e degli scafi, e i radar. Altra piccola rivoluzione: la navigazione satellitare permette alle navi di rimanere più a lungo in mare e di percorrere distanze maggiori. La pesca industriale ormai somiglia più a una scienza che a un’attività artigianale, più a una forma di raccolto che a

DAZHONG DAILY (THE OUTLAW OCEAN PROJECT)

La partenza di migliaia di barche cinesi da Shidao apre la stagione della pesca, agosto 2022

un’attività di caccia. Competere con la Ci­ na richiede conoscenze e capitali che mancano al Giappone e agli altri paesi eu­ ropei. Senza dimenticare che il gigante cinese è estremamente determinato a vincere. Pechino ha allargato la sua flotta, so­ prattutto grazie a sovvenzioni pubbliche, che nel 2018 hanno raggiunto circa sette miliardi di dollari (6,02 miliardi di euro). Nessun altro paese ha aiutato così genero­ samente la pesca. La maggior parte di questi sussidi serve a coprire spese come l’acquisto di carburante o di nuove imbar­ cazioni. Per gli scienziati marini sono in­ vestimenti molto dannosi perché facendo aumentare le dimensioni e l’efficienza delle flotte contribuiscono a ridurre le ri­ serve ittiche già in difficoltà. Il sostegno del governo è vitale per la flotta cinese. Secondo Enric Sala, diretto­ re del progetto Pristine seas del National Geographic, senza le sovvenzioni più del­ la metà della pesca mondiale d’alto mare sarebbe in perdita (la pesca dei calamari con la totanara è la meno redditizia). La Cina fornisce alla sua flotta anche un sostegno logistico, per la sicurezza e lo scambio di informazioni riservate. Invia ogni settimana ai pescherecci specializza­ ti nella pesca di calamari una lista con le

dimensioni e la posizione delle più grandi colonie di questi molluschi. In questo mo­ do aiuta le imbarcazioni a decidere quan­ do e dove pescare, e a lavorare in modo coordinato. Nel luglio 2022 un giornalista ha potuto seguire un gruppo di circa 260 barche che pescavano calamari in una zo­ na a 340 miglia nautiche a ovest delle Ga­ lapagos. Un giorno ha visto il grosso della flotta spostarsi improvvisamente e quasi all’unisono verso una zona a circa 115 mi­ glia nautiche a sudovest. “Manovre simili sono insolite”, commenta Ted Schmitt, direttore del programma di sorveglianza marittima Skylight. “Negli altri paesi i pe­ scherecci non lavorano in modo così coor­ dinato”.

Giornalisti a bordo Negli ultimi quattro anni una squadra di giornalisti del progetto Outlaw Ocean ha condotto un’inchiesta mondiale sulla ca­ tena di approvvigionamento del pesce e dei frutti di mare. L’inchiesta si è occupata in particolare delle condizioni di lavoro, delle violazioni dei diritti umani e dei rea­ ti ambientali. Si è concentrata in partico­ lare sull’enorme flotta d’altura cinese atti­ va in tutto il mondo e tristemente famosa per la sua violenza. I giornalisti hanno in­ tervistato gli ufficiali e sono saliti a bordo

di imbarcazioni che navigano nell’oceano Pacifico meridionale in prossimità delle Galapagos, nell’Atlantico meridionale vi­ cino alle isole Falkland (Malvine), nell’o­ ceano Atlantico vicino al Gambia e nel mare del Giappone al largo della Corea. Questo lavoro ha messo in luce una lunga e dettagliata lista di violazioni dei diritti umani e del diritto del lavoro: di­ pendenza per motivi economici, blocco dello stipendio, orari di lavoro eccessivi, confisca dei passaporti, mancato accesso alle cure mediche, violenze fisiche che possono provocare la morte e così via. Su molte di queste imbarcazioni cinesi gli equipaggi lavorano 15 ore al giorno, sei giorni alla settimana, e vivono in spazi molto ridotti. Ferite, tagli, malnutrizione e malattie sono all’ordine del giorno, in particolare il beriberi, riscontrato dai gior­ nalisti in molti casi. La storia di Fadhil de­ scrive bene la schiavitù moderna che ca­ ratterizza i pescherecci cinesi. Nel febbraio 2022, con l’aiuto dell’ong per la protezione degli oceani Sea She­ pherd, diversi giornalisti sono stati auto­ rizzati a salire a bordo di un peschereccio cinese che operava nel Blue Hole, un sito particolarmente ricco di calamari nell’A­ tlantico meridionale, vicino alle Falkland. Il capitano gli ha permesso di circolare li­ Internazionale 1540 | 1 dicembre 2023

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In copertina beramente sulla barca a condizione di non citare né il suo nome né quello dell’imbarcazione. Nella pesca al calamaro la maggior parte del lavoro avviene di notte. Le barche sono circondate da centinaia di lampade grosse come palle da bowling, che attirano i cefalopodi verso la superficie. Una volta issati sul ponte, i molluschi secernono fiumi d’inchiostro violaceo. Caldo e viscoso, il liquido coagula in pochi minuti e ricopre tutte le superfici, che diventano molto scivolose. E poiché i calamari d’alto mare contengono molta ammoniaca per galleggiare meglio, la barca è invasa rapidamente da un pestilenziale odore di urina. Da ogni lato della barca pendono una cinquantina di totanare azionate da mulinelli automatici. I membri dell’equipaggio sul ponte sono incaricati di sorvegliare due o tre mulinelli alla volta e di assicurarsi che non si blocchino. Questi forzati del mare sono emaciati, hanno i denti gialli per le sigarette che fumano in continuazione, le mani tagliate e gonfie per l’umidità. Il loro sguardo è assente, perso nel vuoto. L’espressione del volto ricorda le parole del filosofo sciita Anacarsi, che divideva gli uomini in tre categorie: i vivi, i morti e quelli che vanno per mare. Sul ponte due cinesi con giubbotto di salvataggio arancione sorvegliano i mulinelli. Uno di loro ha 28 anni, l’altro 18. Per quella che è la loro prima esperienza in mare, hanno firmato un contratto di due anni. Guadagnano circa diecimila dollari all’anno, ma se mancano un giorno di lavoro a causa di una malattia o di una ferita, perdono tre giorni di paga. Il più anziano racconta di aver visto un membro dell’equipaggio rompersi un braccio con una totanara che oscillava violentemente. Mentre il capitano rimaneva sul ponte, un ufficiale ha seguìto uno dei reporter in ogni suo spostamento. Ma quando a un certo punto l’ufficiale è stato chiamato e ha dovuto allontanarsi, il più anziano dei marinai ha spiegato al giornalista di essere trattenuto sulla barca contro la sua volontà: “Non vogliamo rimanere qui, siamo trattenuti con la forza. È impossibile essere felici su questa barca”. Ha detto che l’80 per cento dell’equipaggio se ne andrebbe se ne avesse la possibilità. “Viviamo isolati dal resto del mondo”. Il più giovane, nervoso, si è rifugiato in un corridoio buio per chiedere sottovoce aiuto al giornalista: “Ci hanno preso i passaporti e non vogliono restituirceli”. Poi, per timore di essere sentito, ha taciuto e ha scritto su un pezzo

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di carta il suo numero di telefono: “Lo può dare all’ambasciata in Argentina?”. L’uomo che li sorvegliava in assenza dell’ufficiale ha dovuto a sua volta allontanarsi, cosa che ha permesso ai pescatori di continuare a parlare con il giornalista. “Ora non posso dirle molto, ho paura di provocare dei problemi sulla barca e ci devo ancora lavorare”, ha scritto il diciottenne sul suo telefono. “Per favore contatti la mia famiglia”, ha implorato il ragazzo, prima di interrompere bruscamente la conversazione al ritorno del sorvegliante.

L’80 per cento dell’equipaggio andrebbe via, se ne avesse la possibilità Le storie di uomini diventati prigionieri su queste barche continuano a circolare. Di recente, nel giugno 2023, una bottiglia è stata ritrovata su una spiaggia di Maldonado in Uruguay. Al suo interno il messaggio di un marinaio di un’altra nave cinese di pesca al calamaro diceva: “Salve, faccio parte dell’equipaggio della Lu-Qing-Yuan-Yu 765, sono prigioniero. Se trovate questo messaggio, chiamate per favore la polizia! SOS”. L’azienda proprietaria del peschereccio, la Qingdao Songhai Fishery, sostiene che siano accuse inventate.

La lettera A Gampong Rawa, un piccolo villaggio costiero all’estremità settentrionale dell’isola di Sumatra, quasi 2.400 chilometri a nordovest di Jakarta, la famiglia di Fadhil ha ricevuto una lettera, ufficialmente per delle questioni che riguardano l’assicurazione. Secondo il documento, “Fadhil è morto cadendo in mare (anche se le foto della sua inumazione dimostrano il contrario), e la famiglia ha ricevuto un aiuto per presentare una domanda d’indennizzo all’assicurazione”. Nel corso di alcune interviste, tre indonesiani della Wei-Yu 18 hanno raccontato che non avevano mai lavorato in alto mare in passato e che non sospettavano quali rischi correvano. Secondo la definizione dell’Ilo, si parla di lavoro forzato quando una persona compie un lavoro “contro la sua volontà e sotto la minaccia di una pena”. Una definizione che spesso si adatta alle condizioni di lavoro a bordo della WeiYu 18. Ed è quello che ha indicato un son-

daggio confidenziale realizzata sulla barca nel luglio 2020 da C4ads, un’altra organizzazione di ricerca nel campo della sicurezza. Le accuse sono numerose: percosse, carenza di cibo, condizioni di vita malsane, dipendenza per debito. La sua conclusione è che sulla Wei-Yu 18 le prove di lavoro forzato erano evidenti. A causa dell’opacità delle catene mondiali di approvvigionamento dei prodotti ittici, sono pochi i distributori che non sanno con precisione da dove arrivano i prodotti che commercializzano e quali sono le condizioni di vita a bordo dei pescherecci. Secondo i registri di esportazione che abbiamo potuto consultare, tra maggio 2017 e maggio 2022 la società Shandong Baoma, a cui appartiene la Wei-Yu 18, ha consegnato negli Stati Uniti più di 140 tonnellate di calamari. Sul suo sito internet l’azienda spiega che vende i suoi prodotti in Giappone, in Corea del Sud, in Europa e, attraverso una filiale di Walmart, in Cina. La Shandong Baoma non ha risposto alle richieste di commentare i suoi rapporti con i responsabili di attività di pesca illegale e violazioni dei diritti umani. Un portavoce di Walmart ha risposto per email: “Walmart pretende che tutti i fornitori rispettino i suoi standard e gli obblighi contrattuali, in particolare nel campo dei diritti umani”. A proposito del caso di Fadhil, Victor Weedn, medico legale di Washington, osserva che lasciar morire un marinaio di beriberi costituisce quasi certamente una negligenza criminale, perché questa malattia si può prevenire semplicemente con un’alimentazione varia o con degli integratori vitaminici, e si può curare con un trattamento adeguato. È disumano lasciar morire in questo modo una persona dopo settimane di sofferenza, aggiunge con rabbia: “Equivale a far morire qualcuno a fuoco lento, è un omicidio”. u adr QUESTA INCHIESTA

è stata realizzata da The Outlaw Ocean Project, un’organizzazione giornalistica non profit di Washington, Stati Uniti, ed è uscita anche sul quotidiano francese Le Monde. Hanno contribuito al lavoro d’indagine e alla redazione Ian Urbina, Joe Galvin, Maya Martin, Susan Ryan, Daniel Murphy e Austin Brush. Ian Urbina è un giornalista statunitense. Ha lavorato per anni al New York Times, dove nel 2009 ha partecipato a una serie di inchieste sul governatore di New York che hanno vinto il premio Pulitzer. È il fondatore di The Outlaw Ocean Project.

Scienza

A due passi dal Sole Peggy Hollinger, Financial Times, Regno Unito

Per decenni l’idea di costruire centrali fotovoltaiche orbitanti è sembrata irrealizzabile. Ma da quando i lanci spaziali costano meno e ridurre le emissioni è diventato urgente qualcuno comincia a prenderla sul serio giovani ricercatori riuniti sul tetto del laboratorio di ingegneria del California institute of technology (Caltech) a Pasadena, in una tiepida sera di maggio, non pensavano di fare la storia. Dopo una giornata passata a preparare le apparecchiature per testare un satellite a energia solare, il professore a capo del progetto ha detto ai suoi collaboratori di andare a mangiare un boccone e di tornare. “Erano quasi le dieci di sera e ci siamo detti, ‘Buttiamoci. Facciamo una prova’”, racconta Ali Hajimiri, che insegna ingegneria elettrica al Caltech. “All’inizio pensavamo che non avremmo captato nessun segnale. Poi ha cominciato ad arrivare ed è diventato sempre più forte”. La squadra era euforica. Per la prima volta una quantità rilevabile di energia solare era stata trasmessa senza fili dallo spazio alla Terra. Non bastava nemmeno ad accendere una lampadina, ma poco male. Per i sostenitori dell’energia solare spaziale era la prova che era tecnicamente possibile rifornire direttamente dallo spazio un pianeta affamato di energia. “Il Sole è la cosa più vicina che abbiamo a una fonte infinita di energia”, osserva Paul Jaffe, ingegnere elettronico dello Us naval research laboratory che studia l’energia solare spaziale da 16 anni. “Si potrebbe creare una rete capace di fornire energia potenzialmente in ogni luogo della Terra. Il solare spaziale può diventare per l’energia quello che il gps è stato per la navigazione”.

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Il primo a immaginare la possibilità dell’energia solare spaziale è stato lo scrittore di fantascienza Isaac Asimov in un racconto del 1941 intitolato Essere razionale. In pratica, però, l’idea è stata sempre liquidata come troppo costosa e tecnologicamente complessa per essere praticabile. Ma ora che la percezione della minaccia del cambiamento climatico si fa più pressante e lo sfruttamento economico dello spazio si evolve, i governi di tutto il mondo ne stanno rivalutando il potenziale. In Cina, negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Giappone e in Europa i ricercatori stanno studiando la sua fattibilità, con la prospettiva di avviare delle sperimentazioni nello spazio prima della fine del decennio. Il programma cinese ZhuRi (caccia al Sole) prevede di mettere in orbita entro il 2035 una centrale energetica pilota capace di generare venti megawatt di potenza. Nel Regno Unito un gruppo di im-

Molti sono convinti che questa tecnologia abbia potenzialità maggiori della fusione nucleare per azzerare le emissioni nette di anidride carbonica

prenditori legati alla startup Space solar, finanziata dallo stato, ha ambizioni ancora più grandi. L’obiettivo è costruire entro la stessa data una centrale da almeno un gigawatt, per poi realizzarne una flotta capace di fornire trenta gigawatt entro la fine degli anni quaranta. Gli esperimenti del Caltech sono stati finanziati dal filantropo miliardario Donald Bren invece che dal governo, ma nel 2025 il laboratorio di ricerca dell’aviazione militare statunitense prevede di lanciare un progetto pilota di irradiazione di energia dall’orbita terrestre bassa.

Ventiquattr’ore al giorno Molti sostenitori dell’energia solare spaziale (space-based solar power, Sbsp) sono convinti che questa tecnologia abbia potenzialità maggiori rispetto alla fusione nucleare per aiutare il mondo ad azzerare le emissioni nette di anidride carbonica. “Tutta la fisica dell’energia solare spaziale è stata dimostrata, testata e verificata”, dice John Mankins, ex fisico della Nasa che grazie ai suoi venticinque anni di esperienza nel campo si è guadagnato il soprannome di “padrino dell’energia solare spaziale”. Anche se nel 2022 gli scienziati statunitensi hanno detto di aver ricavato un guadagno energetico netto da una reazione di fusione nucleare, il processo “è ancora lontano dal dimostrare che il sistema sia in grado di produrre più energia di quella che consuma”, osserva. Con sufficienti investimenti, aggiunge Sanjay Vijendran, capo del

NASA/AFP/GETTY

Il Sole visto dal telescopio spaziale Soho

progetto Solaris dell’Agenzia spaziale europea, “l’energia solare spaziale potrebbe essere disponibile prima della fusione nucleare”. Per raccogliere l’energia del Sole si installano dei pannelli solari su un satellite che orbita a migliaia di chilometri dalla Terra ed è costantemente esposto ai raggi solari. L’energia è quindi convertita in microonde, che vengono irradiate nell’atmosfera verso un’antenna di ricezione, dove sono riconvertite in elettricità da immettere nella rete. Un singolo satellite potrebbe produrre fino a due gigawatt di energia a zero emissioni, sufficiente a coprire il fabbisogno di una città di due milioni di persone per 24 ore al giorno, sette giorni su sette.

L’azienda spaziale franco-italiana Thales Alenia Space sta studiando i risparmi in termini di emissioni che sarebbe possibile ottenere grazie all’energia solare spaziale. Considerando un ciclo di vita medio di venticinque o trent’anni per centrale, si potrebbero risparmiare “centinaia di milioni di tonnellate” di anidride carbonica, dice il viceamministratore delegato Massimo Comparini. Non è la prima volta che gli stati guardano al cielo per risolvere i problemi energetici della Terra. Nel 1976, dopo l’aumento dei prezzi dovuto alla crisi petrolifera, il dipartimento dell’energia degli Stati Uniti commissionò uno studio quadriennale sull’energia solare spaziale. La conclusione, confermata da suc-

cessivi studi, fu che il progetto avrebbe avuto costi proibitivi. Negli ultimi dieci anni, tuttavia, le cose sono profondamente cambiate, sostiene Mankins. Grazie al razzo riutilizzabile Falcon della SpaceX, “c’è stata una riduzione dal 90 al 95 per cento dei costi di lancio”. L’introduzione della colossale Starship, sempre della SpaceX, che potrebbe mettere in orbita carichi da più di cento tonnellate, promette di abbatterli ulteriormente. L’adozione di processi industriali per i satelliti – che prima erano realizzati uno per uno in “gigantesche sale operatorie” sterili – ha contribuito a ridurre i costi di produzione in misura simile, aggiunge. “Sono pezzi essenziali del puzzle che ci Internazionale 1540 | 1 dicembre 2023

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Scienza aiuta a capire perché oggi l’energia solare spaziale può andare avanti”, dice Mankins. “Appena dieci anni fa quest’idea era ancora irrealizzabile”. Nel 2020 il governo britannico ha commissionato uno studio sulla fattibilità economica e tecnologica dell’energia solare spaziale. Lo studio ha concluso che il costo totale di sviluppo e realizzazione della prima centrale spaziale da due gigawatt ammonterebbe a circa 16 miliardi di sterline (18,4 miliardi di euro) – molto meno dei 33 miliardi stimati per la nuova centrale nucleare di Hinkley Point, da 3,2 gigawatt. Le successive centrali satellitari costerebbero meno di quattro miliardi di sterline ciascuna, calcola lo studio. L’azienda britannica Space solar stima che l’energia prodotta da una centrale solare satellitare dovrebbe avere un prezzo di appena 34 dollari per megawattora entro il 2040 per ripagare i costi durante il suo ciclo di vita, a fronte dei 43 dollari di una grande centrale solare terrestre, dei 53 di un parco eolico offshore e dei 125 di una centrale nucleare. “Gli aspetti economici sono molto favorevoli”, dice l’amministratore delegato della Space solar Martin Soltau.

Sfide formidabili Molti però restano convinti che l’energia solare spaziale sia ancora fantascienza. Il fondatore della SpaceX Elon Musk l’ha definita “l’idea più stupida di tutti i tempi”. La sua tesi è che le enormi perdite di energia durante la conversione da luce a elettricità rendono l’energia solare spaziale molto meno efficiente e competitiva rispetto alle centrali solari sulla Terra. Harry Atwater, uno dei tre professori del Caltech a capo dello Space solar power project dell’ateneo, non è d’accordo: “Convertire la luce del Sole in elettricità nello spazio avrebbe un’efficienza compresa tra il 5 e il 12 per cento”, quindi ci sarebbe una perdita di energia fino al 95 per cento. Ma la quantità di luce solare nello spazio in un arco temporale di 24 ore “è otto volte superiore a quella che c’è sulla Terra. Sarebbe più o meno come avere celle solari con un’efficienza del 40 per cento sulla Terra, ma non esiste niente di simile. Oggi si punta ad arrivare al massimo al 30 per cento”. Il secondo grande vantaggio dell’energia solare spaziale è che un fascio di microonde può essere inviato verso più di una destinazione, ovunque ci sia un’antenna ricevente adeguata. “Dallo spazio possiamo raggiungere un sacco di posti”,

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dice Hajimiri del Caltech. Questa flessibilità potrebbe aprire un nuovo mercato globale dell’energia a zero emissioni. L’energia solare proveniente dallo spazio, inoltre, è costantemente a disposizione, mentre l’eolico e il solare terrestre non possono produrre energia quando non c’è vento o sole. Queste fonti hanno bisogno di sistemi di stoccaggio per fornire energia nei tempi morti e di capacità extra per ricostituire le scorte e soddisfare la domanda degli utenti quando le condizioni lo permettono. Tutto questo fa lievitare i costi. “Paghi l’energia due volte”, dice Soltau. “Paghi per la produzione, ma paghi anche per lo stoccaggio”. Se i sostenitori dell’energia solare spaziale sono convinti che questa tecnologia sia sul punto di dimostrare la sua utilità, ci sono ancora ostacoli significativi per realizzare la visione di Asimov. Le dimensioni del progetto sono un grande problema, sia nello spazio sia sulla Terra. Ogni satellite dovrebbe essere enorme – almeno 1,5 chilometri di ampiezza – per poter irradiare con precisione l’energia verso una certa località. L’antenna di ricezione, formata da migliaia di piccoli ricevitori, dovrebbe essere ancora più grande – probabilmente con un diametro di diversi chilometri – per captare le microonde che arrivano sulla Terra. I sistemi spaziali userebbero componenti modulari per semplificare la costruzione e contenere i costi. Ma dovrebbero essere assemblati da robot autonomi. Il modello del Caltech è un’eccezione, perché si basa su centinaia di pannelli indipendenti che orbitano in formazione, come “un volo di storni”, dice Atwater. Strutture di queste dimensioni non sono

Da sapere

Il Sole sulla Luna u L’energia solare spaziale potrebbe essere utile anche sulla Luna. Il programma Artemis, che punta a installare una base lunare permanente dopo il 2030, dovrebbe inizialmente usare dei piccoli reattori nucleari per la produzione di energia, ma la Nasa ha incaricato l’azienda Blue Origin di studiare un sistema per costruire pannelli solari direttamente sulla Luna, usando il silicio e gli altri minerali presenti sul satellite. Uno studio realizzato dall’azienda Astrostrom per l’Agenzia spaziale europea (Esa) ipotizza invece una centrale orbitante costruita con materiali lunari, capace di inviare sulla superficie della Luna 23 megawatt di energia. Il progetto sarebbe realizzabile con le tecnologie attuali.

mai state costruite o lanciate nello spazio. La Stazione spaziale internazionale è l’oggetto più grande che sia mai stato messo in orbita, ed è lungo poco più di cento metri. Costruire l’antenna di ricezione non sarebbe difficile come costruire il satellite, ma lo spazio che occuperebbe solleverebbe inevitabilmente delle obiezioni. E sicuramente ci sarebbero timori per la salute e l’ambiente. Secondo gli esperti di energia solare spaziale questi timori possono essere superati. La trasmissione dell’energia, dicono, avverrà in modo sicuro con un’elevata lunghezza d’onda e una bassa frequenza. “La lunghezza d’onda è di circa dodici centimetri”, dice Mankins. “Non è in grado di rompere il legame tra gli atomi che compongono il dna e quindi non può essere cancerogena”. Anche nell’area di maggior concentrazione dell’antenna, l’intensità delle microonde sarebbe “circa un quarto di quella del Sole in estate”, aggiunge. Le ricerche della Nasa sugli uccelli mostrano che ci sono pochi rischi per le specie animali, dice Soltau. Ma tutti questi studi dovranno essere aggiornati per convincere l’opinione pubblica. “Sappiamo benissimo che sarà molto difficile convincere le persone ad accettare questa roba vicino a casa loro, come lo è stato per le centrali nucleari ed eoliche”, dice Vijendran dell’Esa. “Forse questa è la sfida più grande di tutte”. Alcuni progetti propongono di piazzare le antenne di ricezione vicino ai parchi eolici offshore, che dispongono già di collegamenti alla rete elettrica, per alleviare i timori dell’opinione pubblica. Mettere in orbita questi enormi generatori di energia solleva anche questioni sulla vulnerabilità. “Se un conflitto su grande scala dovesse estendersi allo spazio vorremmo davvero avere la nostra rete energetica direttamente in una zona di guerra?”, chiede Bleddyn Bowen, professore associato di relazioni internazionali dell’università di Leicester, nel Regno Unito. “Ci sono enormi problemi politici e di sicurezza di cui nessuno parla”. Secondo Peter Garretson, ex responsabile per le nuove tecnologie dell’aviazione militare statunitense, questo non è un motivo per abbandonare l’energia solare spaziale. “Ditemi una fonte di energia che non sia vulnerabile”, dice. “Il petrolio è sempre alla mercé dei flussi del commercio internazionale. Il gas è alla mercé delle potenze che lo controllano e della lun-

XINHUA NEWS AGENCY/EYEVINE/CONTRASTO

Una struttura del progetto Zhuri a Xi’an, in Cina, giugno 2022

ghezza dei gasdotti o del trasporto marittimo. Non esistono sistemi inattaccabili”. Garretson liquida anche l’idea che una centrale solare satellitare possa essere usata come arma. “Il massimo che può fare è generare circa un quinto dell’intensità della luce solare, a malapena sufficiente per scaldare una tavoletta di cioccolato”, dice. Ci sarebbero però implicazioni militari. “Essere capaci di costruire una centrale solare satellitare significa essere capaci di creare una forza militare spaziale di vari ordini di grandezza superiore a qualsiasi cosa esista oggi”, dice. Date le preoccupazioni sulla sicurezza e la gestione, “è improbabile che l’energia solare possa essere di proprietà esclusiva e sotto il controllo di un’unica nazione”, dice. Altri sottolineano il problema sempre più urgente del traffico in orbita. Lo spazio è grande, ma mettere flotte di enormi satelliti nell’orbita geostazionaria a 36mila chilometri dalla Terra comporterebbe nuovi rischi, per esempio quello di collisioni a catena che renderebbero inutilizzabili alcune orbite. Inoltre, non è chiaro come queste grandi centrali solari sarebbero regola-

mentate e se resterebbe posto in orbita per i paesi che attualmente non sono in grado di imbarcarsi in un’impresa così complessa e costosa. “La regola sarà chi prima arriva meglio alloggia?”, chiede Bowen. “C’è un problema concreto di equità”.

Le aziende stanno a guardare Al momento l’energia solare spaziale resta appannaggio esclusivo dei ricercatori. Con il crescere delle pressioni per la difesa dell’ambiente, però, alcuni investitori stanno cominciando a prendere più sul serio questa nuova tecnologia. Il governo britannico e l’Arabia Saudita sono in trattative per investire nell’energia solare spaziale attraverso una collaborazione con la Space solar, che sta raccogliendo fondi. Senza un coinvolgimento delle aziende che producono e distribuiscono l’energia agli utenti, tuttavia, il solare spaziale rimarrà una chimera. “Deve essere portato avanti come un progetto energetico con un forte elemento spaziale”, dice Vijendran. “Stiamo provando a fare in modo che l’industria dell’energia lo prenda in mano il prima possibile”.

Non a caso, lo studio dell’Agenzia spaziale europea (Esa) vede la partecipazione di aziende come l’italiana Enel e la francese Engie. Nel Regno Unito, la Edf sta studiando il potenziale della tecnologia per conto dell’agenzia dell’innovazione del paese. In generale, però, le aziende energetiche sono ancora in modalità “aspettiamo e vediamo”. Come per le rinnovabili, anche un sistema di energia solare spaziale ha dei costi occulti. I ricercatori dell’Edf ritengono che “il clima spaziale” – fattori come eruzioni solari, tempeste elettromagnetiche e radiazioni – possa accelerare il deterioramento dei satelliti. Questo aggiungerebbe un costo compreso tra le due e le sette sterline per megawattora. “Calcoliamo una perdita di produttività di circa il 20 per cento nel ciclo di vita del sistema dovuta al clima spaziale”, dice Ben Cayless, ingegnere dell’Edf. Nonostante questo, la Edf, come l’Enel e l’Engie, non ha intenzione di ignorare il potenziale di una nuova fonte di energia pulita. “La nostra strategia non cambierà a breve termine”, dice Cayless. “Ma la maggior parte delle aziende è come noi. Ci teniamo aperte tutte le opzioni”. u fas Internazionale 1540 | 1 dicembre 2023

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El Salvador

MOISES CASTILLO (AP/LAPRESSE)

Detenuti in un camion a Soyapango, nel Salvador, ottobre 2022

Non esistono innocenti Roberto Valencia, Insight Crime, Colombia

Johana Flores è in carcere da quasi un anno, ingiustamente accusata di far parte di una banda criminale. Casi come il suo si moltiplicano da quando governa Bukele 58

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GUATEMALA HONDURAS

Santa Ana

San Salvador

EL S A LVA D O R Zacatecoluca

Oceano Pacifico 50 km

ri si sono presentati cortesemente e le hanno chiesto un documento d’identità. Una richiesta apparentemente semplice che per molte persone ormai coincide con l’inizio di un dramma, per via del clima che si respira nel paese. Il 27 marzo 2022 il parlamento ha dichiarato lo stato d’emergenza, su richiesta del presidente Nayib Bukele. Il provvedimento aveva l’obiettivo di colpire gli affiliati alla Mara Salvatrucha (MS13) e al Barrio 18, due gruppi criminali che la legge salvadoregna considera terroristi e che da anni tormentano famiglie come quella di Johana. Ma con questo pretesto sono state arrestate più di 73mila persone, spesso dopo segnalazioni anonime o perché la polizia e l’esercito dovevano semplicemente raggiungere una quota minima di arresti.

Solo una verifica

alila Johana Flores è diventata una “terrorista” la mattina del 17 gennaio 2023. Prima di quel giorno era una donna di ventiquattro anni con una figlia di tre, che non aveva precedenti penali e si guadagnava da vivere preparando l’impasto per le tortillas da vendere agli abitanti del suo quartiere a Zacatecoluca, una città del Salvador. Quella mattina una decina di militari è arrivata a casa della famiglia Flores. Al comando del gruppo c’era una sergente. Johana stava macinando il mais, come faceva quasi ogni giorno a quell’ora. I milita-

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Quando quella mattina i militari hanno cominciato a chiedere informazioni su Johana, il padre della donna, Francisco Antonio Flores Murillo, è tornato a casa. Era uscito per occuparsi delle sue mucche. “Ero sorpreso, ho chiesto a mia figlia cosa stesse succedendo. Mi ha detto che le avevano chiesto un documento, ma non sapeva perché”, ricorda Francisco. Johana ha continuato a macinare il mais e a servire i vicini che venivano a prendere la loro corita (25 centesimi di dollaro) di impasto. Nel frattempo alcuni soldati si sono allontanati con il documento d’identità di Johana e sono entrati in una casa poco lontano dove, dicono i familiari della donna, vivono i genitori di uno dei leader del Barrio 18 Revolucionarios di Zacatecoluca, una delle tre bande criminali più importanti del Salvador e uno dei principali obiettivi del governo. Secondo i Flores il problema è nato in quella casa: avevano avuto gravi scontri con la famiglia che viveva lì, e Francisco aveva mobilitato gli abitanti della zona per rispondere. Francisco è convinto che

la madre di uno dei leader locali del Barrio 18, in carcere dal 2018, abbia dato ai soldati le false informazioni che hanno trasformato sua figlia in una “terrorista”. È convinto che la donna abbia accusato Johana per vendetta. “In questa zona c’è molta violenza e noi ci siamo organizzati per difenderci a vicenda. Siamo sette fratelli”, spiega Francisco. Maribel Flores, madre di Johana, aggiunge: “Penso che quella mattina, dopo aver preso il documento, siano andati a mostrarlo a quella donna. Il giorno prima i militari erano stati in casa sua, che era la base delle operazioni della banda. Gli hanno mentito su mia figlia e su altre persone”. L’assurdità della situazione continua a tormentarla. “Le famiglie dei veri criminali hanno accusato mia figlia di essere un’affiliata”, dice. Dopo un po’ la sergente ha detto che avrebbero portato Johana alla stazione della polizia di Zacatecoluca, “solo per delle verifiche”. Francisco ha cercato di impedirglielo. Gli ha chiesto se avessero un mandato di arresto. Non lo avevano. Ha dato ai militari il telefono di Johana perché lo controllassero, e loro gliel’hanno restituito perché dentro non c’era niente di sospetto. La conversazione è stata tesa, ma pacata. “Per quanto ne so, è un’accusa falsa”, ha detto Francisco alla sergente. “I militari stanno portando via le persone che vivono in questa zona con l’inganno, e quando arrivano alla stazione di polizia le arrestano. Mia figlia, glielo ripeto, non fa parte di nessuna banda criminale”. Solo che non c’era più niente da fare. I militari hanno aspettato che Johana finisse di macinare il mais e che si lavasse, poi l’hanno portata via su un pick-up bianco delle forze armate. È un veicolo che tengono nella postazione militare vicino al carcere di Zacatecoluca (noto come “Zacatraz”, un riferimento alla famosa prigione di Alcatraz, a nord della baia di San Francisco, in California), a poco più di sei chilometri dal quartiere dove vivono i Flores. Francisco ha preso in braccio la nipote e ha detto ai militari che sarebbe andato con loro. Maribel, che era uscita per sbrigare alcune commissioni, è andata direttamente alla stazione di polizia, ma è successo tutto troppo in fretta. Nel giro di 15 o 20 minuti, racconta Maribel, una poliziotta li ha informati che Johana era detenuta “per associazione illecita”, l’accusa con cui sono stati arrestati quasi tutti Internazionale 1540 | 1 dicembre 2023

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El Salvador dall’inizio dello stato d’emergenza. Hanno protestato e gridato, però Francisco e Maribel non hanno potuto neanche salutare Johana. Quello stesso pomeriggio la donna è stata portata in una prigione di Santa Ana, un dipartimento al confine con il Guatemala.

I difensori Dal giorno dell’arresto la famiglia ha fatto di tutto per far conoscere il caso. I documenti che scagionano Johana e che confermano le informazioni contenute in questo reportage sono stati presentati fin dalla prima udienza. I genitori hanno assunto un’avvocata, hanno raccontato la loro disavventura a un giornalista del Diario de Hoy, hanno parlato con organizzazioni umanitarie, si sono rivolti alla procura per la difesa dei diritti umani, hanno partecipato a manifestazioni e hanno scritto una lettera al presidente Bukele. Un agente delle forze speciali della polizia, un’unità creata nel 2016 per combattere contro le bande criminali, ha rilasciato una dichiarazione giurata in cui sosteneva di aver indagato per tre anni sulla presenza di bande criminali nel quartiere dove vivono Johana e la sua famiglia, arrivando alla conclusione che si tratta di “persone oneste e lavoratrici, rispettose delle autorità”. Il poliziotto ha anche confermato la storia di Francisco e Maribel, secondo cui la famiglia “è stata vittima di minacce ed estorsioni” del Barrio 18, e che la casa della famiglia è finita al centro di una sparatoria perché i criminali sospettavano che Maribel fosse un’informatrice della polizia. La famiglia ha raccolto inoltre testimonianze di funzionari e persone della comunità che confermano la totale estraneità di Johana alle accuse. Il direttore del centro scolastico del quartiere, Giovanni Ayala, ha firmato e timbrato un documento in cui “attesta” che Johana è “una persona gentile, onesta e di sani princìpi, che ha studiato dalla prima alla nona classe”. Juan Carlos Barahona, responsabile di un’associazione cattolica locale, ha rilasciato una dichiarazione formale in cui definisce Johana “una persona molto impegnata e una fedele della nostra congregazione”, aggiungendo che per tutta la sua adolescenza ha fatto parte del coro. Nicolás Antonio García Alfaro, eletto sindaco di Tecoluca con il partito di Bukele, ha difeso l’innocenza di Johana

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in una lettera. “La conosco da quando era bambina ed è sempre stata una persona legata alla famiglia e studiosa”. Ma Johana è ancora in carcere. Nessuno della sua famiglia, e nemmeno l’avvocata, ha potuto parlare con lei da quando è stata arrestata. Sanno solo che è in una sezione del carcere particolarmente dura. Secondo le stime di Socorro jurídico humanitario (Sjh), un’organizzazione che fornisce assistenza legale, psicologica e medica alle vittime dello stato d’emergenza, Johana è una delle quindicimila persone innocenti detenute nel Salvador. “Ogni giorno ci arrivano tra le dieci e le quindici segnalazioni da famiglie che non hanno cercato prima un aiuto perché pensavano di doversi rimettere alla volontà di Dio o perché si fidavano del sistema”, racconta Ingrid Escobar, direttrice di Sjh. “Abbiamo registrato almeno 1.500 casi di persone innocenti, con nomi e cognomi. Solo 33 sono state rilasciate”. Ci sono altre organizzazioni che fanno un lavoro simile, come Cristosal, l’Istituto per i diritti umani dell’università dell’America Centrale (Idhuca), l’asso-

Nel frattempo la figlia di Johana a settembre ha compiuto quattro anni ciazione Tutela legal Dra. María Julía Hernández, il Centro di scambio e solidarietà e il Movimento delle vittime dello stato d’eccezione (Movir). “Riteniamo che dopo un anno e mezzo di indagini tutti i detenuti non ancora condannati siano innocenti”, afferma Samuel Ramírez, rappresentante del Movir. Escobar aggiunge: “Le persone innocenti sono almeno il 30 per cento di quelle arrestate durante lo stato d’emergenza”. Il 30 per cento delle 73.271 che la polizia sostiene di aver catturato fino al 30 settembre 2023 equivale a quasi ventiduemila persone. Il 22 agosto 2023 il ministro della sicurezza Gustavo Villatoro ha dichiarato in un’intervista in tv che fino a quel momento i detenuti rilasciati erano “poco più di settemila su 72mila”. “Il sistema giudiziario sta funzionando”, ha aggiunto poco dopo. L’imponente apparato propagandisti-

co del governo continua a sottolineare i progressi compiuti nella lotta contro le bande criminali, con toni trionfalistici e in parte esagerati. Allo stesso tempo, si fa di tutto per nascondere gli arresti arbitrari. E nelle dichiarazioni ufficiali non c’è traccia dei settemila innocenti liberati fino ad agosto; l’amministrazione Bukele continua a dire che si sono più di 73mila “terroristi” detenuti.

Spese da sostenere Il 2 ottobre la famiglia di Johana ha portato un pacco di cose da mangiare e prodotti igienici al carcere di Apanteos. C’erano Francisco, Maribel e due sorelle. La loro casa è così lontana che devono noleggiare un’auto e partire la mattina presto per tornare la sera. Quella per la visita è una delle tante spese che la famiglia deve sostenere dall’arresto di Johana: i compensi dell’avvocata, le pratiche burocratiche, i bonifici alla figlia in carcere (che eseguono disciplinatamente, senza sapere se quei soldi le arrivano) e molto altro. “Spendiamo 525 dollari al mese. È come se il governo mi rubasse questi soldi”, dice Maribel trattenendo a fatica la rabbia. Due fratelli di Johana e il compagno, padre di sua figlia, che sono emigrati negli Stati Uniti, cercano di mandare del denaro. Senza il loro appoggio la famiglia non saprebbe come sostenere i costi della detenzione. Nel frattempo la figlia di Johana, che non vede la madre dalla mattina del 17 gennaio, ha compiuto quattro anni. Francisco e Maribel hanno sei figli e cinque nipoti. Un poster di un metro e mezzo del santo recentemente canonizzato, monsignor Óscar Arnulfo Romero, domina la stanza principale della casa. “Se per i genitori già è molto difficile dal punto di vista psicologico, non si può immaginare quanto sia complicato lavorare con i bambini”, dice Germán Cerros, psicologo dell’équipe Processi di giustizia dell’istituto per i diritti umani dell’università dell’America Centrale. A ottobre, quando la famiglia è andata alla prigione per consegnare il pacco, non è riuscita a vedere Johana, tanto meno a parlarle. “Speriamo che sia ancora viva”, dice Francisco. u fr L’AUTORE

Roberto Valencia è un giornalista spagnolo nato nel 1976. Vive nel Salvador dal 2001. Il suo ultimo libro è Made in El Salvador (Índole Editores 2022).

Foto di Francesca Leonardi

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Economia

DOUGLAS MESNEY (INCREDIBLE IMAGES)

L’esperto di proiezioni Douglas Mesney nello studio della Incredible Slidemakers. New York, Stati Uniti, 1978

La prossima slide per favore Claire L. Evans, Mit Technology Review, Stati Uniti Le presentazioni aziendali erano operazioni costose affidate a professionisti del settore. Poi PowerPoint le ha rese alla portata di tutti il 1948. Il proibizionismo non c’è più, e l’alcol è di nuovo un prodotto di consumo. È evidente dal meeting annuale dell’azienda di distillazione Seagram, una follia itinerante che tocca undici città progettata per aumentare le vendite. Non si è badato a spese: c’è uno spettacolo teatrale di due ore,

È

con attori professionisti, sulla vita di un venditore di whisky. Ci sono bellissime mostre nell’atrio e si beve gratis. Il vero punto forte è la presentazione, anche se definire così il Vitarama della Seagram è riduttivo. È un’esperienza: centinaia d’immagini del processo di distillazione, con colonna sonora, proiettate su cinque schermi di tredici metri per cinque. “È composta da immagini, ma non è statica”, commenta ammirato uno dei presenti. “L’effetto complessivo è di un’estrema magnificenza”. Ispirato a una mostra della Eastman Kodak all’esposizione universale del 1939, il Vitarama è la prima presentazione audiovisiva mai usata a scopo pubblicitario.

E non sarà l’ultima. Alla fine degli anni quaranta l’uso di strumenti multimediali era una novità. Ma all’inizio degli anni sessanta quasi tutte le aziende con budget pubblicitari sostanziosi usavano apparecchiature multimediali – proiettori da 16 millimetri, proiettori per diapositive, pellicole e lucidi – nei corsi di formazione, per promuovere le vendite, per le pubbliche relazioni e anche nella comunicazione interna. Molte avevano i loro specialisti multimediali, che erano sia intrattenitori sia tecnici, perché anche se le presentazioni hanno la fama di essere noiose, quando sono fatte bene sono uno spettacolo. Il mondo degli affari lo sa. Dai tempi del Vitarama le aziende hanno sfruttato il Internazionale 1540 | 1 dicembre 2023

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Economia potere suggestivo delle immagini per vendere le loro idee al mondo. È il 1987. Il rumore del proiettore è assordante. Ma non importa, perché lo champagne scorre a fiumi e la musica è a tutto volume. Ci sono 2.500 vip che assistono a un’operetta sui viaggi di lusso. Sul palco ci sono un coro enorme, l’intera filarmonica di Stoccolma e cinquanta ballerini e mimi che svolazzano intorno a un paio di Saab 9000Cd. Dietro di loro le immagini mozzafiato di dettagli cromati, sedili in pelle e strade vuote danzano su uno schermo alto otto metri. Le foto sono tutte analogiche: quasi settemila diapositive, disposte con cura nelle griglie di ottanta proiettori Kodak. Le presentazioni non saranno mai più grandiose di così.

All’apice della carriera di Mesney, le sue presentazioni richiedevano fino a cento proiettori montati insieme in modo vertiginoso

Sceneggiatura e colonna sonora

a sei schermi al New York boat show del 1972. Aveva scattato servizi per Penthouse e alcune riviste automobilistiche, e ogni tanto si portava dietro uno o due proiettori Kodak per vendere i suoi servizi alle agenzie pubblicitarie. “All’improvviso vedi sei proiettori, capisci quello che possono fare, e dici: santo cielo!”, ricorda. Sei proiettori erano solo l’inizio. All’apice della carriera di Mesney, le sue presentazioni richiedevano fino a cento proiettori montati insieme in modo vertiginoso. Con più dispositivi puntati verso lo stesso schermo era possibile creare panorami senza soluzione di continuità e animazioni complesse, il tutto sincronizzato e trasferito su nastro. Anche se il rischio di una catastrofe era sempre alto, le sue presentazioni abbagliavano il pubblico e facevano sembrare giganti i dirigenti aziendali. Tra i clienti di Mesney c’erano l’Ikea, la Saab, la Kodak e la Shell. Aveva budget di centinaia di migliaia di dollari. Nel settore multimediale, comunque, non erano nulla: le più grandi aziende di allestimenti audiovisivi, come la Carabiner International, chiedevano fino a un milione di dollari per organizzare le riunioni aziendali con spettacoli di luci laser, numeri di danza e talenti come Hall & Oates, gli Allman Brothers e perfino i Muppets. “Per me è stato come seguire un gruppo rock, ma non sono mai salita sul loro autobus”, spiega Susan Buckland, una programmatrice di proiezioni di diapositive che ha trascorso la maggior parte della sua carriera dietro uno schermo della Carabiner. Dalla sua costituzione nel 1976 alla metà degli anni ottanta, l’Association for multi-image, un’associazione di categoria dei produttori di diapositive, è cresciuta

Prima di PowerPoint, e molto prima dei proiettori digitali, regnavano le diapositive da 35 millimetri. Erano più grandi, più chiare e meno costose da produrre rispetto alle pellicole da 16 millimetri, e più colorate e ad alta risoluzione rispetto alle videocassette. Erano l’unico mezzo per le presentazioni a effetto offerte da amministratori delegati e dirigenti alle riunioni di azionisti, dipendenti e venditori. Conosciute nel settore come presentazioni “multi-immagine”, richiedevano un piccolo esercito di produttori, fotografi e personale di produzione. Innanzitutto, l’intero progetto doveva essere scritto: servivano una sceneggiatura e la colonna sonora. Le immagini erano selezionate da una raccolta, si organizzavano servizi fotografici, si producevano animazioni ed effetti speciali. Un tecnico in guanti bianchi sviluppava, montava e spolverava ogni diapositiva prima di collocarla nel supporto girevole. Migliaia di comandi erano inseriti nei computer che le controllavano, e poi testati e ritestati. Perché i computer si bloccano, le lampadine dei proiettori si bruciano, i supporti girevoli s’inceppano. “Quando pensi a tutte le macchine, a tutti i collegamenti, a tutti i diversi pezzi, è un miracolo che queste cose funzionassero”, dice Douglas Mesney, un fotografo commerciale la cui azienda, la Incredible Slidemakers, ha prodotto il lancio della Saab con ottanta proiettori. Ora che ha 77 anni ed è in pensione ha deciso di archiviare l’ormai dimenticato business delle diapositive. All’inizio degli anni settanta aveva deciso di dedicarsi alla produzione di presentazioni multi-immagine dopo aver visto un impressionante allestimento

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fino ad avere cinquemila iscritti. Al suo apice il settore occupava ventimila persone e lavorava per diversi festival e quattro riviste aziendali. Nel 1980 una di queste pubblicò un ritratto di Mesney. Quando gli chiesero quale sarebbe stato, secondo lui, il futuro delle diapositive, rispose: “Potremmo guadagnare una fortuna o chiudere i battenti nel giro di un anno”. Non aveva torto. All’epoca si contendevano il mercato circa trenta produttori di dispositivi elettronici per la programmazione di diapositive. Per soddisfare la domanda, la tecnologia si era evoluta rapidamente, passando da strumenti di dissolvenza manuale e sistemi di controllo elementari, programmati su nastri di carta perforati e poi su audiocassette, a computer dedicati al controllo delle diapositive, come l’Avl Eagle I, che poteva gestire trenta proiettori contemporaneamente. Dotato di un software per l’elaborazione dei testi e la contabilità, era un vero e proprio computer aziendale, tanto che la Eagle, l’azienda che lo produceva, quando si staccò dalla casa madre, l’Audio Visual Labs, nei primi anni ottanta, diventò una delle startup informatiche più promettenti della Silicon valley. Fu quotata in borsa nell’estate del 1983, rendendo multimilionario da un giorno all’altro il suo presidente, Dennis R. Barnhart. Poche ore dopo l’arrivo in borsa, Barnhart lanciò la sua nuovissima Ferrari rosso ciliegia attraverso un guardrail vicino alla sede dell’azienda a Los Gatos, in California, precipitò in un burrone e morì. L’industria delle diapositive avrebbe presto fatto la stessa fine. A Mesney piace dire che se non hai mai visto una presentazione, non la vedrai mai più. Le macchine per proiettarle sono state tutte demolite. Le diapositive raramente sono state conservate. Di tanto in tanto si ritrovano in un archivio alcune scatole con un vecchio “modulo” multi-immagine, che a volte non è neanche danneggiato. Ma fatta eccezione per alcuni collezionisti e programmatori in pensione, oggi pochi sanno come restaurare e inscenare presentazioni multi-immagine. Agli ex professionisti del settore questo dispiace molto. “Siamo tutti devastati dal fatto che nessuno dei moduli sia sopravvissuto”, dice Buckland. “Fondamentalmente non ho un passato, perché non posso raccontarlo”. Tutto quel settore, che costituiva un’inaspettata intersezione tra arte analogica e alta tecnologia, è nato e morto in poco più di vent’anni.

DOUGLAS MESNEY (INCREDIBLE IMAGES)

Computer per controllare i proiettori di diapositive. Nizza, Francia, 1988

Le presentazioni, come il porno, hanno sempre spinto in avanti la tecnologia. Ai tempi delle multi-immagini, produttori come Mesney hanno portato la diapositiva al massimo delle sue possibilità, usando ogni strumento disponibile per creare presentazioni sempre più grandiose. Mesney afferma di aver stabilito il record di velocità con una presentazione di tre minuti e 2.400 immagini. Anche alla massima velocità, però, le diapositive sono statiche, mentre i computer che le controllavano non lo erano, e non sarebbe passato molto tempo prima che si evolvessero al di là del mezzo. “A quei tempi i computer erano abbastanza veloci da dire alle diapositive cosa fare, ma non abbastanza da creare le immagini stesse”, spiega Steven Michelsen, un ex programmatore di diapositive che restaura ed esegue vecchie presentazioni multi-immagine nel suo garage del Delaware. “Ci sarebbero voluti altri dieci o quindici anni prima che si riuscisse a gestire una presentazione direttamente dal computer e avere immagini degne di essere guardate”, aggiunge. L’ultimo proiettore di diapositive è stato realizzato nel 2004. È stato firmato all’interno dagli operai della fabbrica e dai

dirigenti della Kodak prima che l’unità fosse consegnata allo Smithsonian institute. Ci sono stati brindisi e discorsi, ma ormai si trattava di necrologi, perché PowerPoint si era già mangiato il mondo.

Un cavo video L’hotel Regina, a Parigi, è una meraviglia in stile liberty affacciata sul giardino delle Tuileries e sul Louvre. Ma in questo giorno del 1992 le sue sale riunioni sono state allestite con tecnologie video avanzate. Il proiettore a colori in fondo alla stanza, delle dimensioni di un piccolo frigorifero, costa più di centomila dollari e dopo un’ora si riscalda. Una squadra di tecnici ha passato la maggior parte delle ultime 48 ore a risolvere problemi per assicurarsi che nulla vada storto quando entrerà nella sala Robert Gaskins, l’ideatore del nuovo software chiamato PowerPoint 3.0. Dopo aver raggiunto il leggio con il suo computer portatile, Gaskins prende un cavo video, lo collega e mostra per la prima volta qualcosa che da allora sarà usato miliardi di volte: una presentazione video a colori, eseguita direttamente da un portatile. Il pubblico, in gran parte dipendenti della Microsoft provenienti da tutta Europa, impazzisce. “Avevano capito subito

come sarebbe stato il futuro delle loro presentazioni”, scriverà in seguito Gaskins. “Ci fu un applauso assordante”. Oggi è difficile immaginare un applauso assordante per una presentazione PowerPoint, quasi quanto immaginare qualcuno, tranne Gaskins, in piedi davanti a quel leggio che inaugura l’epoca di PowerPoint. Le presentazioni ce le aveva nel sangue. Suo padre dirigeva un’azienda di audiovisivi e le vacanze della famiglia di solito includevano una visita alla fabbrica Eastman Kodak. Durante i suoi studi universitari a Berkeley aveva trafficato con la traduzione automatica e codificato haiku generati al computer. Poi era andato a cercare fortuna nella Silicon valley, prima di completare il suo triplo dottorato di ricerca in inglese, linguistica e informatica. Ma aveva portato con sé un profondo amore per le discipline umanistiche. Il suo team era composto da poliglotti che la pensavano come lui, tra cui un numero sproporzionatamente alto di donne in ruoli tecnici. Gaskins aveva deciso che i suoi uffici – all’epoca l’unica divisione della Microsoft nella Silicon valley – ospitassero una collezione d’arte degna di un museo. Gli ideatori di PowerPoint trascorrevano le loro giornate tra le opere di Internazionale 1540 | 1 dicembre 2023

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Economia Frank Stella, Richard Diebenkorn e Ro­ bert Motherwell. La proposta di Gaskins per la prima versione di PowerPoint risale al 1984, quando era vicepresidente per lo sviluppo del prodotto alla startup Forethought. Era un manifesto sotto forma di elenco punta­ to. Raccontava l’ormai sonnolento e in gran parte sconosciuto settore delle pre­ sentazioni aziendali, un mercato da 3,5 miliardi di dollari, e il suo enorme bisogno di slide (diapositive, il termine indica an­ che le schermate di una presentazione in PowerPoint) chiare ed efficaci. Elencava le nuove tendenze tecnologiche: stam­ panti laser, grafica a colori, software wy­ siwyg (what you see is what you get, quello che vedi è quello che ottieni, possibilità di comporre pagine di stampa o web senza conoscere il linguaggio di programmazio­ ne), tutte soluzioni che prospettavano un mercato emergente delle presentazioni preparate al computer. Era un documento lungimirante. Gaskins aveva scritto in corsivo solo un punto: “Vantaggi per l’utente, permette all’autore del contenuto di controllare la presentazione”. Era la sua intuizione più importante. Le prime due versioni di PowerPoint furono create per permettere ai dirigenti di produrre i propri lucidi e dia­ positive da 35 millimetri, invece di lasciare il lavoro alle loro segretarie o a un ufficio specializzato. “Negli anni cinquanta, ses­ santa e all’inizio degli anni settanta, il flusso di informazioni era limitato”, spie­ ga Sandy Beetner, ex amministratrice de­ legata della Genigraphics, un’azienda a lungo leader del settore della grafica di presentazione professionale. I suoi clienti erano soprattutto multinazionali e agen­ zie governative con le risorse per produrre diapositive con grafici a colori e immagini tridimensionali. Tutti gli altri si limitava­ no a usare lucidi e parole. “Prima di PowerPoint”, dice Beetner, “le persone comunicavano in bianco e nero. In quel modo si perdevano troppe cose”. Beetner dirigeva gli uffici della rete na­ zionale della Genigraphics, situati nelle principali città statunitensi e attivi 24 ore al giorno per 365 giorni all’anno, grazie ad artisti grafici capaci di produrre e stampa­ re diapositive. L’azienda era così vitale per la cultura delle presentazioni che Gaskins negoziò un accordo per rendere la Geni­ graphics il servizio ufficiale di produzione di diapositive da 35 millimetri per Power­ Point 2.0. Il comando del menu “Invia alla Genigraphics” restò integrato nel soft­ ware fino al 2003. Questo, per inciso, suc­

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Lo statistico Edward Tufte sosteneva che il disastro dello shuttle Columbia del 2003 fosse dovuto a una slide di PowerPoint sbagliata

cedeva più o meno nello stesso periodo in cui la Kodak smetteva di produrre i proiet­ tori Carousel. Gaskins lasciò la Microsoft nel 1993 e si trasferì a Londra. Sarebbe tornato negli Stati Uniti dieci anni dopo, quando PowerPoint era diventato il simbolo delle stupefacenti indegnità della vita d’ufficio: un articolo uscito sul New Yorker nel 2001 lo definiva “un software che imponi agli altri”. Lo statistico Edward Tufte sostene­ va che il disastro dello shuttle Columbia del 2003 fosse dovuto a una slide di PowerPoint sbagliata. Il software di Gaskins, sosteneva Tufte, produce inces­ santemente presentazioni sequenziali, gerarchiche, piene di slogan, iperdetta­ gliate, piene di “spazzatura” e prive di rea­ le significato. Non c’è da stupirsi se le case di software lo adoravano.

Tentativi scadenti Gaskins è d’accordo, non da ultimo per­ ché la madre di Tufte, la studiosa del rina­ scimento Virginia Tufte, gli ha fatto da mentore quando era uno studente univer­ sitario del dipartimento di inglese all’uni­ versità della California del Sud. In una ri­ flessione scritta per i vent’anni dal lancio di PowerPoint, Gaskins ha riconosciuto che “sempre più spesso i discorsi azienda­ li e accademici sembrano tentativi sca­ denti di presentazioni pubblicitarie”, un fenomeno per il quale ha incolpato sia “la crescente mancanza di gusto” sia lo stesso PowerPoint, uno strumento così potente da far sparire tutti i sistemi preesistenti. Non tutto è una presentazione pubblicita­ ria, né dovrebbe esserlo. Ma PowerPoint ha reso più semplice aggiungere effetti multimediali alle pre­ sentazioni informali, permettendo agli

utenti comuni di prendere decisioni stili­ stiche un tempo riservate ai professioni­ sti. Per parafrasare uno dei primi annunci pubblicitari di PowerPoint: ora la persona che fa la presentazione l’ha anche creata. Che questa persona non sia sempre parti­ colarmente all’altezza di farlo non sembra avere alcuna importanza. Quello che conta è che le presentazioni non sono più riservate alle riunioni di fine anno e alle grandi idee degne dell’impe­ gno e dei soldi necessari per preparare le diapositive a colori. “Il cambiamento del­ le informazioni e del pubblico provocato da PowerPoint è stato incredibile”, affer­ ma Beetner, la cui azienda è sopravvissuta producendo modelli di PowerPoint e Cli­ pArt. “Ha aperto le porte a tutti in modo straordinario e abbastanza rapido. Non c’è uno studente al mondo, a nessun livel­ lo, che non abbia visto una presentazione PowerPoint”. In effetti si usa questo software anche nei sermoni religiosi, ai funerali e ai matrimoni. Nel 2010 la Mi­ crosoft annunciò che PowerPoint era sta­ to installato su più di un miliardo di com­ puter in tutto il mondo. A questi livelli il suo impatto sul modo in cui il mondo comunica è stato incom­ mensurabile. Ma c’è qualcosa che può es­ sere misurato: la Microsoft è cresciuta di dieci volte negli anni in cui Gaskins ha di­ retto la sua Graphics business unit, e da allora è cresciuta di quindici volte. Le aziende tecnologiche sono esplose. E così anche le loro grandi presentazioni, che non si tengono più a porte chiuse. Sono eventi a cui oggi assistono – volentieri e con entusiasmo – consumatori di tutto il mondo. Nessuno deve più preoccuparsi che i contenitori di diapositive si inceppi­ no, ma le cose vanno ancora in tilt, dalle versioni dimostrative di una tecnologia piene di errori alla teatralità fuori luogo. Quando tutto funziona, una buona presentazione può convincere i mercati e creare una buona reputazione. Natural­ mente questa particolare evoluzione non è stata un’opera esclusiva della Microsoft. Perché forse la presentazione aziendale più memorabile di tutti i tempi – l’annun­ cio dell’iPhone fatto da Steve Jobs al Macworld del 2007 – non fu realizzata con PowerPoint, ma con Keynote. ◆ bt L’AUTRICE

Claire L. Evans è una scrittrice e musicista statunitense che si occupa di ecologia, tecnologia e cultura. Questo articolo sarà pubblicato anche su technologyreview.it, il sito dell’Mit Technology Review Italia.

Portfolio

Il rumore della vita Nel suo ultimo lavoro Ronan Guillou è riuscito a cogliere gli aspetti surreali e misteriosi dell’Alaska, uno dei territori meno fotografati degli Stati Uniti, scrive Christian Caujolle li Stati Uniti sono senza dubbio il paese che ha generato il maggior numero di immagini. Fin dall’invenzione della fotografia, gli statunitensi cominciarono a ritrarre la spettacolare varietà dei paesaggi nordamericani e a documentare la guerra. Poi sono arrivati migliaia di viaggiatori, attirati

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dall’immensità dei luoghi e dalle grandi città. Ci sono stati gli ammiratori o i nostalgici di Robert Frank e della beat generation, che hanno intrapreso viaggi on the road e realizzato diari personali; chi ha reso omaggio a Walker Evans e al genere documentario o chi è andato sulle tracce dei pionieri del colore. In altre parole, pochi aspetti degli Stati Uniti sono stati tralasciati. Solo gli ultimi

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due stati entrati nella federazione, le Hawaii – di cui si conoscono soprattutto le immagini di surf e del presidente Obama – e l’Alaska, sono sfuggiti a questa bulimia fotografica. L’Alaska ha attirato l’attenzione di Ronan Guillou. Nato nel 1968 a Bouar, nella Repubblica Centrafricana, e morto nell’ottobre 2022 in seguito a un tumore fulminante, Guillou ha sviluppato un lavoro originale sugli Stati Uniti, che ha riunito sotto il nome di American narratives. Dopo aver cominciato nel 1997 a fotografare per la moda e la pubblicità, negli anni duemila aveva avviato una serie di progetti perso-

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nali. Il libro La mort aussi bruyante que la vie (La morte tanto rumorosa quanto la vita), a cui Guillou aveva lavorato prima di morire, riunisce una selezione di foto realizzate in varie zone dell’Alaska nel corso di quattro viaggi di un mese, ognuno in

Non è un ritratto dell’Alaska, ma un insieme di emozioni, sorprese

una stagione diversa. Non è un ritratto dell’Alaska, ma come nei suoi lavori precedenti è un insieme di emozioni, sorprese che, seppure legate da un interesse per i fragili equilibri tra natura e società, non costituiscono un racconto lineare. L’Alaska non poteva sfuggire allo sguardo di Guillou, curioso, originale, con una solida conoscenza del colore, che ha scelto il formato quadrato per ritrarre spazi, personaggi e dettagli del quotidiano. Nel 1867, con la speranza di ricostruire un’unità nazionale dopo la guerra di secessione che in quattro anni aveva messo in crisi il paese, il segretario di stato dell’e-

poca, William H. Seward, acquistò l’Alaska dalla Russia per una cifra ridicola: sette milioni di dollari, cioè meno di cinque dollari a chilometri quadrato. Solo nel 1959 però l’Alaska è diventato il 49° stato americano, il più settentrionale, il più esteso (grande il triplo della Francia), ma anche uno dei meno popolati. La sua posizione strategica (è separato dalla Russia solo dallo stretto di Bering e dal resto degli Stati Uniti dal Canada) lo ha reso un territorio molto importante durante la guerra fredda, e oggi il riscaldamento globale e lo scioglimento dei ghiacci lo hanno trasformato in una regione molto ambita. In que-

sto territorio spesso conosciuto come the last frontier (l’ultima frontiera), che porta ancora le tracce del suo passato ed è stato meta di colonizzatori e cercatori d’oro, il fotografo è riuscito a cogliere le stranezze della vita quotidiana, aspetti a volte surreali, altre misteriosi.

Una forma di calma Il significato di queste immagini non è mai esplicito e spesso non offre risposte. Perché un cavallo di peluche è chiuso in una gabbia arrugginita? Perché un albero, al contrario di quelli che ha accanto, sembra avere la scoliosi? E dove va un uomo in

smoking mentre cadono grossi fiocchi di neve? Tutto ciò ha qualcosa di fantasioso, di cinematografico. Qualcosa che Guillou spiega in modo semplice: “Ero adolescente e senza una cultura cinematografica quando nel 1984 ho scoperto Paris, Texas. Il film di Wim Wenders mi attirava per i suoi colori, le luci, i panorami affascinanti. Ero impressionato dalla forza dell’inquadratura fissa, in particolare quando Nastassja Kinski e Harry Dean Stanton, antieroi disincantati, si scambiavano i loro silenzi nella cabina di un peep show. La musica di Ry Cooder e la fotografia dai coInternazionale 1540 | 1 dicembre 2023

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lori accesi di Robby Müller erano delle novità. La solitudine di Travis dava ai grandi spazi che attraversava a piedi una dimensione metafisica che mi sconcertava. Con la sceneggiatura di Sam Shepard, Wenders mi trasportava in un universo inedito. Potete immaginare quindi la mia gioia quando il regista ha accettato di scrivere la prefazione di Angel, il mio primo libro. Senza sapere nulla del suo mondo, vedevo gli Stati Uniti come uno scenario di fiction a cielo aperto. Una cosa è certa, Paris, Texas ha influito sul mio destino fotografico. Una quindicina di anni dopo ho scoperto gli Stati Uniti nel momento stes-

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so in cui mi sono scoperto fotografo”. Un fotografo fedele alla Hasselblad, al suo formato quadrato e alla pellicola: “La fotografia su pellicola mi proietta in un’altra temporalità, in una forma di calma e di distacco. Probabilmente è anche

“Mi attira l’ignoto. Nella fotografia vedo un modo di vivere liberamente”

un modo per ritualizzare l’atto fotografico. Mi piace la materialità del negativo, della sua stampa. Ho usato il digitale per dei lavori su commissione oppure occasionalmente per fotografare in condizioni di luce difficili”. Tutto questo permette a Guillou di avere un approccio libero, in grado di catturare elementi e persone che emergono dallo sfondo bianco della neve, come la testa di una renna, una donna nuda davanti a un bosco, o un operaio in pantaloni rossi che si pulisce gli occhi con lo schizzo d’acqua che esce da un tubo. Lontano dalle mode, dalle scuole, ha sviluppato una

fotografia che è come uno stile di vita, una forma di respirazione, una definizione d’identità. “Il mio lavoro non è un reportage sugli Stati Uniti o sull’Alaska. Cerco di mescolare stile documentario e racconto personale. Fotografare esperienze potrebbe essere una definizione del mio modo di lavorare con gli esseri umani, le forme, i colori, la luce e gli spazi. Mi attira l’ignoto, mi guida l’intuizione, e ovviamente quest’ultima fa affidamento sul caso. Nella fotografia vedo un modo di vivere liberamente. Oltre a proporre uno sguardo sul mondo, la fotografia permette alla curiosità di esprimer-

si, legittima la tua presenza là dove vuoi andare, soddisfacendo il desiderio di avventura. Nel film Alice nelle città, Wenders fa dire al personaggio Philip Winter che fotografare è cercare la prova della propria esistenza. Mi ritrovo in questa formula, perché considero la fotografia come una ricerca di significato, dove l’osservazione dell’esterno apre la via all’introspezione. Talvolta il mio modo di lavorare può alterare la coerenza con cui mi avvicino a un soggetto, perché spesso mi lascio andare alla digressione. Penso comunque che la coerenza vada cercata nel tempo, nell’unità dei punti di vista”. u adr

Da sapere Il libro u Il libro La mort aussi bruyante que la vie è uscito nel 2023 per la casa editrice Le bec en l’air. Ronan Guillou ha pubblicato altri due libri: Angel, con una prefazione del regista Wim Wenders (Transphotographic Press 2011), e Country limit, con testi del docente di storia della fotografia Michel Poivert e del critico Bill Kouwenhoven (Kehrer 2015).

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Ritratti

Erika Hilton Corpo di battaglia Eletta alla camera nel 2022, è la seconda deputata trans del Brasile. Non lotta solo per i diritti della comunità lgbt+ ma anche per quelli di tutte le minoranze, sfidando la moderazione della sinistra er anni ha lottato per sopravvivere nelle strade di São Paulo. Ora la deputata brasiliana Erika Hilton cerca di cambiare le leggi e la cultura che la volevano emarginare. Eletta nel 2022 alla camera dei deputati, è una delle prime donne transgender a ricoprire il ruolo di parlamentare in un paese in cui l’anno scorso,

P

Biografia ◆ 1992 Nasce a Franco da Rocha, in Brasile. ◆ 2007 Viene cacciata di casa dopo aver dichiarato la sua identità di genere. Sei anni dopo, tornata con la madre, s’iscrive all’università e comincia a fare attività politica. ◆ 2016 S’iscrive al Partito socialismo e libertà. ◆ 2020 È la prima consigliera transgender nell’amministrazione comunale di São Paulo. ◆ ottobre 2022 Vince un seggio alla camera dei deputati. La Bbc la inserisce nella lista delle “cento donne più ispirate e influenti del mondo”.

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secondo l’organizzazione nazionale per i diritti dei transgender Antra, sono state uccise 131 persone trans. Con più di un milione di follower su Instagram Hilton è anche un’icona della moda e un’attivista per i diritti civili, entrata in politica dopo aver vissuto in strada per anni. La sua famiglia aveva interrotto ogni contatto con lei quando aveva dichiarato di essere trans. La sua elezione è il simbolo di un momento di grande incertezza nella politica brasiliana dopo gli anni della presidenza di Jair Bolsonaro (2018-2022), in cui i diritti dei trans e della comunità lgbt+ sono stati duramente attaccati. Come esponente del Partito socialismo e libertà (Psol), Hilton fa parte dell’ala sinistra di un parlamento che resta marcatamente sbilanciato verso il centrodestra. Dopo aver subìto diversi episodi di discriminazione anche da altri parlamentari, Hilton sta lavorando per cambiare la realtà del paese. “Quando sono entrata in parlamento per la prima volta i miei colleghi di partito si aspettavano che avessi un atteggiamento aggressivo”, racconta. “Ma io sono una persona pragmatica. Amo la moda e so che esiste un vestito adatto per ogni occasione. Quando sono in parlamento seguo un dress code (codice di abbigliamento) diverso rispetto a quando partecipo a un raduno o parlo con la gente per strada”. I diritti della comunità lgbt+ sono sicura-

CARLA CARNIEL (REUTERS/CONTRASTO)

Angela Boldrini, Americas Quarterly, Stati Uniti

mente una priorità per Hilton, ma la sua esperienza personale la porta a concentrarsi anche sui problemi dei senza tetto. “Il Brasile è diventato un paese dove moltissime persone vivono per strada e dove ci sono politiche ostili e disumanizzanti nei loro confronti”, spiega Hilton, in piedi in un corridoio del senato in una mattinata d’agosto. Uno studio condotto nel 2022 dall’Universidade federal de Minas Gerais indica che nel paese 206mila persone sono senza casa. Nel giorno del nostro incontro era in corso il dibattito su un disegno di legge che Hilton ha presentato con l’obiettivo di

Erika Hilton nella sede del consiglio municipale di São Paulo, Brasile. 4 ottobre 2022

creare un programma nazionale di inserimento lavorativo per i senza tetto. Il giorno successivo è riuscita nel suo intento: la camera ha approvato il disegno di legge con un voto preliminare. È stata la sua prima vittoria in parlamento. Hilton, 30 anni, attribuisce il suo successo elettorale anche al desiderio crescente dei giovani di un rinnovamento politico e di una maggiore rappresentanza per le minoranze. “Credo che i disastri degli ultimi anni abbiano fatto capire ai brasiliani che partecipare alle elezioni e discutere di politica è importante, così come lo è la scelta dei candidati da votare”.

Hilton ha saputo trasformare la sua presenza online in una grande risorsa politica. La sua pagina Instagram è un misto di foto di moda, commenti su notizie di cronaca, interviste e video sulla vita quotidiana in parlamento. Il 29 luglio scorso, per esempio, ha postato un reel (un breve video) sul suo viaggio negli Stati Uniti durante la pausa estiva del parlamento brasiliano: il reel era accompagnato dalla canzone Already di Beyoncé e ha avuto più di quarantamila like. “Dico sempre che i giovani, soprattutto quelli della comunità lgbt+, sono costantemente alla ricerca di un’icona, di

una diva pop. È il loro universo, qualcosa di estremamente radicato nella loro vita. Cerco di replicare questa dinamica anche in politica, per avvicinarli. E penso che stia funzionando”. Il percorso politico di Hilton è cominciato quando ha partecipato al movimento studentesco dell’Universidade federal de São Carlos, situata nella periferia di São Paulo, dove ha studiato pedagogia e gerontologia. Poi ha lasciato l’università per dedicarsi alla politica. Prima aveva lavorato per sei anni come sex worker nelle strade di São Paulo. La prostituzione è il lavoro più diffuso in Brasile tra le persone Internazionale 1540 | 1 dicembre 2023

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Ritratti trans. Secondo Antra il 90 per cento delle donne trans svolge questa attività. Nata in una famiglia evangelica e povera alla periferia di São Paulo, Hilton è cresciuta con la madre e la nonna fino all’adolescenza, quando la sua famiglia ha deciso di mandarla a casa di uno zio che viveva in campagna per “curarla” dalla sua “omosessualità”. Dopo un paio d’anni è tornata a vivere con la madre, ma litigavano di continuo e alla fine è stata costretta ad andare via di casa. Questo percorso è piuttosto comune per i giovani trans in Brasile. Secondo una stima della popolazione trans e non binaria fatta dall’amministrazione comunale di São Paulo nel 2021, il 41 per cento delle donne transgender lascia la casa di famiglia a causa degli scontri con i genitori. La traiettoria di Hilton ha avuto una svolta quando la madre ha capito di aver commesso un errore e l’ha accolta di nuovo in casa. Hilton ha ripreso gli studi e ha ottenuto un incarico in un’università federale. Nel 2020 si è candidata al consiglio comunale di São Paulo, ottenendo più di cinquantamila voti e attirando l’attenzione dei mezzi d’informazione perché era la prima donna trans a essere eletta nel consiglio della città. Nel 2022 ha conquistato di nuovo le prime pagine dei giornali quando è diventata una delle prime due parlamentari trans nella storia del Brasile (l’altra è Duda Salabert, ex insegnante dello stato di Minas Gerais). “Negli Stati Uniti le questioni sociali, dai diritti delle donne al matrimonio paritario, di solito interessano l’intero campo progressista. In Brasile, invece, alcuni partiti di sinistra hanno lavorato più di altri in questo senso”, spiega Graziella Testa, professoressa della Fundação Getúlio Vargas ed esperta delle tendenze elettorali.

Spacconate La crescita dell’interesse per temi come il razzismo, la disuguaglianza di genere e i diritti delle minoranze ha favorito la carriera non solo di Hilton ma anche di molti altri politici, come Sônia Guajajara, attuale ministra per le popolazioni indigene nel governo del presidente Luiz Inácio Lula da Silva, che, però, non sta affrontando le questioni sociali in modo particolarmente energico, probabilmente spinto dalla prudenza nella gestione del rapporto con una destra molto potente. Questa esitazione è uno dei motivi per cui i partiti più a sinistra del Partito dei lavoratori (Pt) di Lula, come il Psol, conti-

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Lula non ha affrontato le questioni sociali in modo particolarmente energico, probabilmente spinto dalla prudenza

nuano a crescere. “Naturalmente anche all’interno del Partito dei lavoratori ci sono persone che sostengono queste cause, ma in generale il Pt non è riuscito a occuparsi in maniera organica di questi problemi. Altre formazioni politiche, come il Psol, sono più efficaci”, sottolinea Testa. Il Psol è stato fondato nel 2004 da un gruppo di parlamentari che hanno lasciato il Partito dei lavoratori in seguito a una serie di dispute sulla strategia politica da seguire. “È un partito più giovane, quindi offre più spazio a una nuova leadership e a nuove candidature”, spiega Testa. “All’interno dei gruppi politici c’è sempre una ‘coda’ di persone che attendono l’opportunità per candidarsi. Forse nel Psol la coda era più breve”. Testa ritiene che ci sia un legame tra l’ascesa dell’estrema destra e il declino dei partiti tradizionali di centrodestra, come il Partito della socialdemocrazia brasiliana (Psdb). Quando il Psdb ha cominciato a perdere terreno, le frange più estreme e aggressive della destra ne hanno approfittato. “Gli elettori di estrema destra sono generalmente molto attivi. Inoltre questi partiti possono contare su un chiaro vantaggio in termini di risorse economiche, che hanno attirato parte degli elettori del centrodestra”, sottolinea Testa. Questa realtà trasforma spesso il parlamento brasiliano in un campo di battaglia. “Penso sia una realtà assolutamente tossica”, risponde sorridendo Hilton quando le chiediamo cosa pensa dell’ambiente della camera. Poi aggiunge, più seria: “Credo che sia sfiancante e scoraggiante, perché capisci che le dinamiche politiche sono dominate dai gruppi di po-

tere. Ma altre volte è emozionante perché mi sento spinta verso tutto ciò in cui credo e verso la politica che vorrei”. Il parlamento può essere particolarmente ostile per i politici che non rientrano nella categoria dominante dei maschi bianchi cisgender ed eterosessuali. In senato il primo bagno per le donne è stato costruito solo nel 2016, mentre alla camera il congedo di maternità era considerato come un’assenza dalle sessioni fino al 2021. Per Hilton e Salabert la transfobia è una realtà quotidiana. Ad aprile Nicolas Ferreira, parlamentare del Partito liberale, lo stesso di Bolsonaro, si è presentato in aula con una parrucca bionda dichiarando di considerarsi una donna. Ferreira ha poi ribadito che non aveva intenzione di usare i pronomi femminili per riferirsi alle due parlamentari trans. “Penso che sia orrendo che ci siano ancora brasiliani disposti a votare persone così odiose”, attacca Hilton. Ma sono stati in molti a farlo. Nel 2022 Ferreira è stato il candidato più votato del paese, con più di un milione di preferenze, perfino più del figlio di Bolsonaro, Eduardo, che deteneva il precedente record. “In realtà sono solo spacconate. Cerco di non farci troppo caso”, dice Hilton. “È una strategia di demoralizzazione e distrazione. Certo, bisognerebbe punire Ferreira, ma non voglio dargli l’attenzione che cerca”. L’indagine disciplinare sul comportamento di Ferreira è stata archiviata all’inizio di agosto. Né il parlamentare né il suo addetto stampa hanno risposto alle richieste di un commento per questo articolo. Secondo Testa la presenza di Hilton e Salabert in parlamento è di per sé una sfida al dominio maschile. “Questa coesistenza è importante anche per gli uomini che non hanno mai affrontato una realtà simile”, spiega. “Anche se l’indagine su Ferreira non ha portato a nulla, ha fissato alcuni limiti su ciò che è consentito dire. Se in aula non ci fossero state persone transgender oggi non staremmo parlando della transfobia di Ferreira”, sottolinea Testa. Hilton ammette di non poter separare l’attività politica dal suo percorso personale, ma non vuole essere considerata una deputata di nicchia. “Il mio corpo è segnato da determinate identità, e questo condiziona il mio modo di fare politica. Ma sono costantemente in fuga dagli stereotipi”, spiega. “Sono qui per combattere e per difendere le mie idee su come dovrebbe essere questo paese. E lo faccio per tutti i brasiliani”. u as

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Viaggi

Sull’isola deserta Zachary Crockett, The Hustle, Stati Uniti

ualche settimana fa Ben Saul-Garner, 33 anni, ha pagato 3.700 dollari (3.388 euro) per essere abbandonato su un’isola remota dell’Indonesia. L’imprenditore ha viaggiato da Londra a Jakarta. Da lì ha preso un altro volo per un aeroporto regionale dove lo aspettava un’auto che lo ha portato fino a un molo. Poi per novanta minuti ha navigato nell’oceano a bordo di un motoscafo sgangherato per raggiungere un pezzo di terra disabitato coperto di palme e da una densa boscaglia. Il motoscafo l’ha lasciato lì e se n’è andato. SaulGarner è rimasto sull’isola, da solo, per dieci giorni quasi senza risorse. Ha dormito su un’amaca e mangiato noci di cocco e granchi. Ha trascorso le sue giornate raccogliendo legna per il fuoco. “Ti rendi conto di quanto tempo ci sia in una giornata quando non hai distrazioni”, ha raccontato. “Essere circondato dalla natura è una sensazione primordiale, fantastica”. Saul-Garner ha prenotato il viaggio con la Docastaway, un’agenzia che consente di vivere esperienze di isolamento estremo. È stata fondata nel 2010 da Alvaro Cerezo, da sempre amante dei viaggi. Da bambino Cerezo, che abita a Malaga, in Spagna, trascorreva l’estate esplorando spiagge rocciose e baie nascoste del mare d’Alborán (la porzione di Mediterraneo tra Spagna e Marocco). A otto anni si avventurava già al largo su un canotto. “Ho sempre sognato di superare l’orizzonte”, racconta. “Sapevo che appena fossi stato libero avrei voluto esplorare il mondo”. Cerezo, figlio di un ingegnere e di una dipendente statale, ha studiato economia,

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ma appena poteva andava in Asia e spendeva i suoi risparmi per farsi portare da un peschereccio verso isole remote. Le isole sono diventate la sua ossessione. Negli anni ha imparato a conoscere bene gli arcipelaghi delle Filippine, della Polinesia e della Micronesia. Dopo la laurea ha cominciato a chiedersi se poteva guadagnarsi da vivere con il suo hobby. “Avrei voluto esplorare isole remote ogni giorno della mia vita”, spiega. “Non sapevo se c’erano altre persone che desideravano la stessa cosa, ma ho deciso che valeva la pena scoprirlo”.

Remota ma non troppo L’agenzia Docastaway (una combinazione delle parole do, fare, e castaway, naufrago) propone ai clienti una fuga dal caos digitale della nostra epoca. Quando Cerezo ha avviato l’attività l’interesse per il turismo estremo stava aumentando grazie a programmi televisivi come Uomo vs. natura e Il sopravvissuto, oltre a un numero sempre maggiore di canali YouTube dedicati alle tecniche di sopravvivenza nella natura: trovare da mangiare, costruire un riparo e accendere un fuoco. Se qualcuno vuole mettersi alla prova, il modo migliore per farlo è farsi abbandonare su un’isola senza viveri né acqua né un tetto. I primi clienti di Cerezo sono stati gli amici, che l’hanno seguito in una serie di spedizioni di prova nelle sue isole deserte preferite. Da quel momento, anno dopo anno, viaggiatori di tutto il mondo hanno scoperto la Docastaway. “Non esisteva nessuna agenzia simile. Le persone cercavano su internet ‘viaggio su isola deserta’ e trovavano me”, racconta. “Le richieste sono aumentate progressivamente, fino a quando ho dovuto migliorare il servizio”. Migliorare il servizio significava trovare le isole perfette. Cerezo ha capito presto che i clienti non volevano andare troppo lontano per vivere questa espe-

SAKIS PAPADOPOULOS (ROBERTHARDING/ALAMY)

Le persone disposte a pagare per rimanere una settimana da sole su un’isola sperduta sono in aumento. E alcune agenzie realizzano questo desiderio

rienza. Degli otto-dieci giorni di vacanza non voleva dedicarne più di due agli spostamenti. “L’isola ideale doveva essere remota o isolata, ma non troppo”, spiega l’agente di viaggio. Oggi sa che per trasportare turisti stranieri in territori selvaggi bisogna saper ungere gli ingranaggi giusti e non essere troppo ostili ai piccoli atti di corruzione. Quando trova l’isola perfetta, la raggiunge in aereo e incontra i proprietari e le autorità per avviare una trattativa. “Le mazzette sono importanti”, ammette. “Tutti vogliono una fetta della torta”. La procedura è quasi sempre la stessa: il

Un’isola delle Maldive, oceano Indiano, 1 novembre 2018

proprietario dell’isola (un governo o un privato) riceve dai cento ai 150 dollari per affittarla per qualche giorno. La polizia è pagata per evitare gli episodi di pirateria e i furti. I funzionari locali sono pagati per fare in modo che i pescherecci e altre imbarcazioni non attracchino sull’isola quando c’è un cliente. Il costo di queste mazzette, tra mance e pagamenti vari è di circa trecento dollari per ogni viaggio. “Quasi tutte le isole che ho scelto non hanno mai visto un turista, quindi i proprietari sono ben felici di incassare qualcosa in cambio dell’autorizzazione a starci per qualche giorno”.

Garantire ai clienti l’illusione della completa solitudine è più difficile di quanto si possa immaginare, perché anche nelle isole più remote del pianeta l’isolamento dev’essere creato artificialmente. Cerezo deve assicurarsi che i pescherecci non si avvicinino troppo all’isola, per non farsi vedere dai suoi clienti. Per riuscirci bisogna allestire una squadra di supporto su un’isola vicina che “intercetti” (pagando) qualsiasi imbarcazione che viaggia sulla rotta sbagliata. Inoltre, prima dello sbarco del cliente, l’isola dev’essere ripulita per darle un aspetto immacolato. Non è facile, visto che spesso

quelle in mezzo all’oceano sono calamite per la spazzatura. Solo una su venti soddisfa i criteri di isolamento e sicurezza. Oggi l’agenzia di Cerezo offre esperienze estreme in Polinesia, Indonesia, Filippine e America Centrale. I prezzi variano da 90 a 380 euro a notte. Di solito il viaggio dura circa una settimana. I clienti devono provvedere autonomamente agli spostamenti in aereo, ma una volta sbarcati si affidano alla Docastaway, che li conduce al porto e da lì nell’oceano a bordo di un motoscafo (spesso il tragitto dura più di un’ora e mezza) fino all’isola dei loro sogni. Qual è il margine di profitto di Internazionale 1540 | 1 dicembre 2023

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Viaggi Cerezo? “Molto basso. Non diventerò mai ricco con questo lavoro, ma lo faccio perché è la mia passione. Inoltre è una scusa per continuare a esplorare nuove isole”. In tredici anni d’attività Cerezo ha avuto più di mille clienti: dagli imprenditori come Ben Saul-Garner agli studenti, fino ai milionari che vogliono mettersi alla prova dopo aver vissuto per anni nel lusso e nella comodità. Ai clienti propone due opzioni: la modalità “sopravvivenza”, in cui si rimane sull’isola quasi senza equipaggiamento (in alcuni casi solo un machete o una fiocina) e bisogna cavarsela da soli; e la modalità “comfort”, in cui una squadra è sempre pronta a fornire da mangiare, acqua, un riparo e a soddisfare qualsiasi altra necessità. Negli ultimi anni la modalità “sopravvivenza” è diventata sempre più popolare. In questo caso si può scegliere di essere lasciati sull’isola con alcuni oggetti – un

A volte i clienti si arrendono prima della fine del viaggio, di solito a causa delle scottature, della paura o della noia. “Vanno lì pensando che sarà un’avventura alla Indiana Jones”, spiega Cerezo. “Ma non è così. Un’isola deserta significa solitudine e alcune persone non sono capaci di stare da sole”.

La tabella dei rischi Oggi la Docastaway non è l’unica agenzia che offre viaggi su isole deserte. La britannica Desert island survival propone servizi simili, ma rivolti ai gruppi. “Lavoravo nella finanza ed ero depresso”, racconta Tom Williams, il fondatore dell’agenzia. “Mi sentivo sempre fuori posto. Volevo scoprire luoghi incontaminati e andare oltre le mappe”. In una serata particolarmente triste Williams ha scoperto l’agenzia di Cerezo e ha capito che c’era spazio per un’alternativa. Le proposte offerte da Williams, più

A volte i clienti si arrendono prima della fine del viaggio, di solito a causa delle scottature, della paura o della noia machete, un accendino, una fiocina – ma dal momento in cui si resta da soli si fa affidamento solo sul proprio spirito di iniziativa per trovare da mangiare, costruire un riparo e individuare un modo per bere. Cerezo si assicura che le isole selezionate abbiano tutto quello che serve per soddisfare le necessità dei viaggiatori. Di solito i “naufraghi” devono pescare granchi e pesci e arrampicarsi sulle palme per recuperare le noci di cocco. Alcuni si nutrono di quello che la corrente trasporta a riva, come i prodotti che cadono dalle imbarcazioni locali. “Su un’isola è tutto molto difficile. Bisogna lottare per qualsiasi cosa”, spiega Cerezo. “Potrei essere romantico e dirvi ‘sì, questa è la vita’. Ma in realtà essere protetti dalla civiltà è molto più facile. Questo è un vero banco di prova”. Ogni cliente deve firmare una liberatoria in cui si assume tutte le responsabilità in caso di infortunio o morte, anche se Cerezo garantisce che finora non è mai successo nulla di grave. “Sanno bene che è pericoloso”, spiega. “Sono soli e senza un ospedale vicino. Se hanno bisogno di cure servono almeno quattro ore per trasportarli in ospedale. E comunque parliamo di strutture che non sono ben attrezzate”.

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che sulla poesia dell’isolamento e sulla promessa di un’esperienza che cambia la vita, si basano sulla possibilità di apprendere le tecniche necessarie per sopravvivere nella natura selvaggia. “È una fuga dalla routine quotidiana. Un modo per disconnettersi dalla rete e imparare come sopravvivere nel mondo reale”, spiega. La Desert island survival offre viaggi di otto giorni, di cui cinque dedicati all’addestramento e tre in “modalità sopravvivenza”. S’impara a costruire un riparo, creare corde da fibre naturali, trovare acqua e cibo che non siano tossici, accendere falò usando tecniche di frizione e intrecciare le foglie di palma per costruire cesti, cappelli e letti. Le spedizioni sono formate da gruppi di persone che quasi sempre viaggiano da sole e non si conoscono tra loro, ma Williams si occupa anche di addii al celibato, viaggi tra padre e figlio e riunioni aziendali. Il pacchetto costa circa tremila sterline a persona (3.450 euro). Williams racconta di aver organizzato una cinquantina di viaggi (di cui venti quest’anno) con un margine di guadagno del 60 per cento. L’unico ostacolo alla crescita della sua attività è la difficoltà di trovare nuove isole. “Nelle Filippine ce ne sono molte incantevoli,

ma ci sono anche i pirati”, spiega. “In Indonesia bisogna tenere conto delle vipere di fossa, mentre in Nuova Guinea ci sono i mamba verdi che possono letteralmente ucciderti”. Una tabella dei rischi pubblicata sul sito dell’agenzia illustra i vari traumi che possono essere inflitti dai varani, dai cinghiali, dagli squali, dalle meduse, dai pesci palla, dalle razze e da altre creature che popolano le isole. Ma esiste un altro rivale particolarmente ostico per Williams: i reality show. Quando programmi come Il sopravvissuto e Nudi e crudi hanno bisogno di girare un episodio, di solito pescano nello stesso serbatoio limitato di isole. Williams racconta che i produttori offrono cifre da capogiro che a volte superano i centomila dollari. Di recente un famoso youtuber ha pagato settantamila dollari per affittare un’isola al largo delle coste di Panamá per girare un video. “Si è presentato con cinque amici. Hanno scoperto che c’erano troppi insetti e se ne sono andati”, racconta. Spesso la Desert island survival deve accontentarsi di firmare contratti poco vincolanti che consentono ai proprietari delle isole di tirarsi indietro se si presenta un’opportunità più redditizia. Williams ha un’elenco di isole di riserva in caso di cambiamenti dell’ultimo minuto. Sia Cerezo sia Williams sanno che la loro attività è esposta alla minaccia dell’industrializzazione su vasta scala. Oggi gli oceani si stanno acidificando più velocemente rispetto a qualsiasi altro momento della storia, mentre l’acqua è piena di miliardi di particelle di plastica e grandi quantità di detriti. Inoltre le isole che prima erano sconosciute ora sono state privatizzate e cementificate rapidamente spesso grazie a investimenti milionari. È sempre più difficile trovare un luogo non deturpato dagli esseri umani. Nemmeno le isole deserte sfuggono a questa trappola. “Abbiamo dovuto abbandonarne alcune perché ormai sono troppo inquinate o perché ci stanno costruendo degli alberghi”, spiega Cerezo. “In futuro saremo costretti ad andare in luoghi sempre più remoti”. Ma Cerezo, che oggi ha 43 anni, non teme le difficoltà. Il suo piano è lavorare con le isole deserte per il resto della vita: “Fino a quando vivrò sarò su un’isola deserta. Voglio assicurarmi che il maggior numero possibile di persone viva l’esperienza di sentirsi come l’ultimo essere umano sulla terra”. u as

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Silvia Baccanti è un’autrice di fumetti e illustratrice nata nel 1995 in val Badia. Collabora con l’istituto culturale ladino Micurà de Rü. Queste tavole sono un estratto di un lavoro più lungo dal titolo Sëdes che esplora il concetto di identità e appartenenza. Su Instagram è @la_baccanti

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Il cappello nuovo dell’imperatore Esther Zuckerman, The New York Times, Stati Uniti Il costumista di Napoleon di Ridley Scott si è dovuto cimentare con un elemento entrato nella leggenda uando David Crossman, costumista specializzato in abiti militari, ha scoperto che avrebbe lavorato al film Napoleon, l’epico racconto firmato da Ridley Scott e interpretato da Joaquin Phoenix, ha avuto “un piccolo attacco di panico” a proposito dei cappelli. Il problema non era ricreare il famoso copricapo di Napoleone Bonaparte, amatissimo dai collezionisti (un esemplare è stato appena venduto per 2,1 milioni di dollari a un’asta in Francia), ma dover fare i conti con una serie di limitazioni. Per esempio, Joaquin Phoenix è vegano e non

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indossa nessun indumento derivato da animali, quindi Crossman non avrebbe potuto usare il feltro di lana con cui erano confezionati i copricapi. “Ho capito subito che la scelta del materiale per il cappello sarebbe stata difficile. E sapevo che quell’oggetto avrebbe avuto un ruolo centrale”, spiega Crossman.

Corteccia risolutiva Fortunatamente il costumista ha trovato un tessuto ricavato dalla corteccia di un albero originario dell’Uganda. “Ho pensato: ‘Bene, questo problema è risolto’. Avevo paura di dovermi accontentare di un materiale sintetico in poliestere, e invece con quel tessuto abbiamo ottenuto una consistenza ideale per la superficie del cappello”. Superato quell’ostacolo, Crossman ha cominciato a lavorare. Ha potuto esami-

nare i copricapi originali, da quelli conservati in una collezione privata agli esemplari custoditi dal Musée de l’armée di Parigi. I cappelli indossati da Joaquin Phoenix nel film non saranno stati di feltro di lana, ma sulle misure non c’era alcuna differenza con gli originali. Nel corso del film Phoenix sfoggia una serie di bicorni che per dimensioni e sfarzo scandiscono l’ascesa di Bonaparte da semplice ufficiale dell’esercito fino al trono imperiale. Crossman racconta di aver usato tre modelli come base riproducendoli poi in varie versioni, insieme a una serie di copricapi per i generali, sia alleati sia nemici di Napoleone. Nel film, poco prima di lanciare l’attacco contro le forze britanniche durante l’assedio di Tolone del 1793, Napoleone sposta il cappello in modo che sia perpendicolare alle spalle. I bicorni di solito eraInternazionale 1540 | 1 dicembre 2023

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Cultura

Cinema Napoleon

SONY PICTURES

LEEMAGE/CORBIS/GETTY

Jacques-Louis David, Bonaparte valica le Alpi

no portati con una delle punte rivolta in avanti, ma Bonaparte ha reso celebre questo modo alternativo di indossarli. Il gesto arriva poco prima di una vittoria cruciale che simboleggia l’evoluzione del personaggio e del suo stile. Ed è stata anche una scelta attoriale. “È stata una decisione di Joaquin: sapeva che prima o poi avrebbe dovuto farlo”, spiega Crossman. Questo modello, molto semplice, è lo stesso che Bonaparte indossa all’inizio del film quando è solo un giovane ufficiale corso a Parigi, durante il periodo del terrore. “Il cappello lo tiene lontano dai guai nelle strade di Parigi. Porta una piccola coccarda rivoluzionaria tricolore, in modo che la gente capisca da che parte sta”, precisa Crossman. Anche se all’epoca alcuni ufficiali del rango di Napoleone inserivano piume nel cappello, il costumista ha deciso di non farlo. “Si mescolava tra la folla, osservando la rivoluzione in attesa della sua opportunità per emergere”. Forse il cappello più vistoso indossato da Napoleone è quello che nel film compare quando è ancora un generale (una fase che coincide con l’incontro e il corteggiamento di Josephine de Beauharnais, interpretata da Vanessa Kirby) e quando viene nominato primo console. Il dettaglio dorato sulla falda rimanda al celebre dipinto di Jacques-Louis David intitolato Bonaparte valica le Alpi, in cui

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Napoleone è mostrato in sella a un cavallo bianco rampante. Eppure, nonostante quello sfarzoso copricapo, Crossman voleva mostrare un uomo che si trovava in un punto particolarmente basso della sua parabola. “È un periodo interlocutorio. Quando Napoleone incontra Josephine al bal des victimes sembra aver smarrito la sua buona stella. Non ha più denaro, non volevo che indossasse un’uniforme ricamata. Ne porta una molto più semplice, in cui spicca solo il rivestimento dorato”. Crossman spiega di aver preso ispirazione da un’acquaforte. “Probabilmente l’elemento più appariscente in quell’opera è il cappello, che Joaquin voleva fosse onnipresente”.

Senza vanità Gli spettatori noteranno che spesso Phoenix ha il capo coperto anche al chiuso. “Ma non è per ottenere un effetto comico. Semplicemente voleva tenere il cappello anche in certe scene in interno”, precisa Crossman. Quando Napoleone comincia ad affermarsi, la sua uniforme diventa più elaborata e in sintonia con la pomposità del suo cappello. Quando Bonaparte è ormai imperatore, anche nella sequenza culminante della battaglia di Austerlitz, indossa un grande bicorno che però è relativamente disadorno. “È il cappello che amava di più”,

racconta Crossman. “Ne voleva almeno due nuovi all’anno e periodicamente li risistemava. Se ne faceva mandare in continuazione. È per questo motivo che ne esistono così tanti”. Basandosi sulle ricerche al museo, il costumista ha scoperto che dopo l’incoronazione i cappelli di Napoleone sono diventati sempre più grandi, rispecchiando la crescita progressiva del suo potere politico. “Ho visto versioni di Napoleone molto interessanti, compresa quella del film Bill & Ted, ma in nessuna era mostrato con un copricapo così grande”, spiega Crossman. “È stato il primo che abbiamo ricreato”. Mentre il cappello di Napoleone resta abbastanza semplice nei suoi giorni da imperatore, gli attori che interpretano i suoi generali e marescialli, come Ben Miles (Armand-Augustin-Louis de Caulaincourt), sfoggiano bicorni con piume bianche o nere a seconda del rango. E oltre alle piume, hanno dettagli in oro. Anche in questo caso Crossman voleva che i copricapi fossero enormi. Di solito gli attori e i registi chiedono di rimpicciolire i cappelli rispetto alle dimensioni storiche, in modo da risultare più accattivanti. Non in Napoleon. “Mi aspettavo che sul set ci fossero più discussioni sui cappelli, perché spesso la vanità si fa sentire. Ma non c’è stato nessun problema. Per me è stato fantastico”. u as

Dal regista Premio Oscar per DRIVE MY CAR

“EVIL DOES NOT EXIST”

LEONE D’ARGENTO A VENEZIA

Il film più bello e coraggioso di Venezia

Un film di

Hamaguchi Ryusuke

THE HOLLYWOOD REPORTER

Un’opera potente e misteriosa SCREENWEEK

Omika Hitoshi Nishikawa Ryo Kosaka Ryuji Shibutani Ayaka Kikuchi Hazuki Miura Hiroyuki Torii Yuto Tamura Taijiro Scritto e diretto da Hamaguchi Ryusuke Musica di Ishibashi Eiko Produzione: NEOPA / fictive Produttore: Takata Satoshi Produttori esecutivi: Harada Sho, Tokuyama Katsumi Fotografia: Kitagawa Yoshio Suono: Matsuno Izumi Scenografia: Nunobe Masato Aiuto regia: Endo Kaoru Line Producer: Ishii Tomohisa Colorist: Kobayashi Ryota Montaggio: Hamaguchi Ryusuke, Yamazaki Azusa Original Concept: Hamaguchi Ryusuke e Ishibashi Eiko Distribuzione internazionale: m-appeal © 2023 Tucker Film, Teodora Film Distribution

Distribuzione italiana

Cultura

Schermi Documentari

In rete Contenuti espliciti

American capitalism Arte.tv Documentario in tre parti per ripercorrere la storia dell’economia statunitense, e quindi globale: da Rockefeller ai plutocrati Elon Musk, Jeff Bezos e Steve Jobs, passando per il crollo della borsa del 1929 e la crisi dei mutui del 2007. Landscapes of resistance Dafilms.com Chiude un programma speciale per il Month of european film l’acclamato lavoro di Marta Popivoda su Sonja, ex partigiana jugoslava sopravvissuta ad Auschwitz, i cui racconti s’intrecciano all’avanzare della destra in Europa. The abcs of book banning Paramount+ Negli ultimi anni più di 2.500 libri sono stati rimossi dalle scuole statunitensi e non sono più accessibili a milioni di studenti. È il risultato di iniziative dei conservatori contro le tematiche lgbt, i diritti degli afroamericani e delle donne. Total balalaika show Mubi Tra le 24 opere con cui Mubi celebra Aki Kaurismäki, c’è questo raro documentario del 1994 sul concerto a Helsinki dei suoi amati Leningrad Cowboys con il coro dell’Armata rossa, in tempi di apertura tra Russia e occidente. Tra ponente e levante ZalabView In un paese ligure tra le montagne e il mare, Riva Trigoso, i ricordi sopravvivono grazie all’impegno di Lazzarin’, che colleziona oggetti e memorie, nella sua casa-archivio stracolma di oggetti, libri, foto e documenti.

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Serie tv The gold Paramonunt+/Apple tv+, 6 episodi Anche se comincia con la celebre rapina alla Brink’s-Mat del novembre 1983, la più ricca della storia britannica, durante la quale furono sottratte da un deposito tre tonnellate di oro purissimo, The gold non racconta il colpo ma tutto quello che avvenne dopo. Perché il

vero problema per gli autori della rapina, che erano criminali di poco conto, fu di trasformare tutto quell’oro in qualcosa di più facile da spendere e spandere. Per gli autori della serie, invece, il vero colpo è stato riuscire a rendere questo racconto avvincente e soprattutto divertente. The Independent

Se si usano contenuti prodotti con l’intelligenza artificiale su YouTube bisogna dichiararlo con una scritta, pena la rimozione del video e l’esclusione dal programma di monetizzazione. Così la piattaforma cerca di contrastare la possibilità che gli utenti riempiano YouTube d’immagini false, in cui fatti mai avvenuti sono rappresentati in modo realistico o in cui qualcuno sembra pronunciare frasi che non ha mai detto. “Questo è particolarmente importante se i contenuti trattano argomenti delicati, come elezioni, conflitti in corso e crisi sanitarie”, comunica l’azienda. YouTube rafforzerà i suoi strumenti di verifica, per stanare le immagini create artificialmente. Gaia Berruto

Televisione Giorgio Cappozzo

El loco Anche il nuovo presidente argentino Javier Milei, come conviene a molti politici di ultima generazione, ha una frivolezza televisiva da esibire. Accadde a Renzi con la Ruota della fortuna e a Salvini con Il pranzo è servito. “El loco”, già opinionista pazzerello di talk e attore dilettante, apparve nel 2018 in La tribuna de Guido (Canal 13 di Buenos Aires), un talent un po’ dimesso con una giuria di vip chiamati a valutare le esibizioni di scalmanati, tra i quali figurava appunto Mi-

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lei. Salutato dal conduttore Guido Kaczka come prestigioso economista dell’università di Belgrano e ideatore di tesi “bizzarre” sull’eliminazione della Banca centrale e la dollarizzazione del peso argentino (le stesse con cui vincerà le elezioni), Milei colse l’occasione per azzardare una frizzante lezione monetaria tra luci stroboscopiche e figuranti con pantaloni a zampa d’elefante. Invitato a esibirsi, Milei fu costretto a interrompere la dissertazione anarco-accademica

e indossò una bandana per imitare Leonardo Favio, cantautore e regista costretto all’esilio dalla lotta contro il regime di Jorge Videla, interpretando Fuiste mía un verano con trasporto e un notevole timbro vocale. Tale fu l’immedesimazione che El loco arrivò quasi a (fingere di) commuoversi, mentre l’imitatrice di Shakira gli danzava accanto sorridendo. Così come capitò a Renzi e Salvini, Milei alla fine fu eliminato. E restituito alla bocca buona della politica. u

I consigli della redazione

La chimera Alice Rohrwacher, in sala

Un anno difficile Di Olivier Nakache ed Éric Toledano. Con Pio Marmaï, Jonathan Cohen, Noémie Merlant. Francia 2023, 120’. In sala ●●●●● Dopo essere stati En thérapie in tv, Nakache e Toledano si ributtano sul cinema con qualcosa di familiare, un’accoppiata di personaggi, cosa che in passato li ha portati al successo (Quasi amici). Albert (Pio Mamaï) e Bruno (Jonathan Cohen) sono due patetiche vittime del sistema capitalistico. Preferendo soccombere che limitare i loro consumi, sono finiti nell’inferno dei debiti. S’incontrano fortuitamente e rimangono insieme, che si tratti di scroccare un pasto durante una conferenza di ambientalisti radicali o di partecipare a riunioni di autoaiuto per le vittime dell’indebitamento. La prima occasione permette ai registi di allestire uno scontro comico molto efficace, la seconda invece ha il pregio di introdurci al personaggio di Henri (Mathieu Amalric), solerte sponsor dei consumatori anonimi ma lui stesso affetto dalla dipendenza, inebriato dal brivido del gioco d’azzardo e bandito da tutti i casinò del paese. Jacques Mandelbaum, Le Monde

Il cielo brucia Di Christian Petzold. Con Paula Beer, Thomas Schubert, Germania 2023, 102’. In sala ●●●●● Da qualche parte sulla costa baltica della Germania, il fotografo Felix e lo scrittore Leon affittano una casa per lavorare durante l’estate. Là incontrano Nadja, una donna giovane, solare e libera. Sedotto dall’atmosfera vacanziera, Felix abbandona ogni proposito lavorativo, mentre Leon non molla il suo romanzo e si prepara a vivere un’estate davvero triste. Leon è il personaggio più dichiaratamente comico mai creato da Christian Petzold. A prima vista Il cielo brucia, Orso d’argento a Berlino, sembra un film più leggero dei precedenti del regista tedesco. Ma in realtà sotto la superficie brillante si agitano correnti che muovono temi più oscuri come la mortalità, la natura del processo creativo, la crisi climatica (che prende la forma degli incendi che infuriano appena oltre l’orizzonte). Non che Leon se ne renda conto mentre osserva gli altri da lontano, chiuso nel suo risentimento. E non sono le uniche cose di cui lui e gli altri non si rendono conto, finché non sarà troppo tardi. Wendy Ide, The Observer

Silent night Di John Woo. Con Joel Kinnaman. Stati Uniti 2023, 104’. In sala ●●●●● Con Silent night, John Woo torna a firmare un action movie negli Stati Uniti dopo Paycheck (2003) e sembra più che mai ansioso di recuperare il tempo perduto. Nei primi minuti vediamo un uomo, Brian, inseguire una gang messicana al rallentatore mentre un palloncino rosso sorvola l’azione, sospinto dalla musica di un carillon. Anche senza colombe che volano non è difficile capire che dietro la macchina da presa c’è il leggendario regista di Hong Kong. Per il resto l’unico pregio del film è di sembrare tanto anonimo quanto strano. Alla fine dell’inseguimento, Brian è ferito alla gola, sopravviverà, ma non potrà più parlare. Ecco un altro aspetto interessante: togliendo i dialoghi da un revenge movie tipo Taken, in cui un bianco stermina metà della popolazione ispanica del suo quartiere solo per arrivare al capo della gang che ha ucciso suo figlio, non si perde niente. I dialoghi non potrebbero aggiungere molto. Ma forse c’entra anche il fatto che Brian non ha praticamente niente da dire. David Ehrlich, IndieWire

Lezioni di chimica 8 episodi, Apple Tv+

Bottoms Di Emma Seligman. Con Rachel Sennott, Ayo Edebiri. Stati Uniti 2023, 88’. In sala ●●●●● Pj (Rachel Sennott) e Josie (Ayo Edebiri) frequentano un tipico liceo suburbano, sono migliori amiche, sono lesbiche e sono socialmente emarginate. E c’è un’ulteriore frustrazione: hanno una cotta per due cheerleader che a malapena le riconoscono. Per attirare la loro attenzione creano un club di autodifesa per sole ragazze. Emma Seligman, che ha scritto la sceneggiatura con Sennott (entrambe sotto i trent’anni), cerca di resuscitare un genere glorioso ormai abbandonato come la commedia adolescenziale e lo fa declinandola secondo i suoi riferimenti generazionali. Nell’insieme i pregi di Bottoms superano i suoi difetti. E questo è un risultato importante. Richard Brody, The New Yorker

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Il cielo brucia

Film

Napoleon Ridley Scott, in sala

Bottoms Internazionale 1540 | 1 dicembre 2023

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Cultura

Libri Italieni

Regno Unito

I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana la freelance norvegese EvaKristin Urestad Pedersen.

Un avvertimento

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Quest’anno il Booker prize, uno dei più importanti riconoscimenti letterari per opere in lingua inglese, celebra lo scrittore irlandese Paul Lynch, nato a Limerick nel 1977, autore del romanzo Prophet song (che sarà pubblicato in Italia da 66thand2nd nel gennaio 2024 con il titolo Il canto del profeta). Nel suo quinto libro Lynch affronta l’ascesa dell’estremismo politico e le sofferenze dei rifugiati. La protagonista, Eilish Stack, deve fare i conti con l’arresto del marito sindacalista da parte della polizia segreta di un’Irlanda in pieno collasso sociale, un paese che

Paul Lynch

HODA DAVAINE (GETTY)

Cecilia Sala L’incendio. Reportage su una generazione tra Iran, Ucraina e Afghanistan Mondadori, 204 pagine, 18,50 euro ●●●●● I tre incendi che bruciano il mondo di cui ci parla Cecilia Sala nel suo libro sono Afghanistan, Iran e Ucraina. E purtroppo a pochi mesi dalla sua uscita, L’incendio potrebbe sembrare datato, come se il mondo di cui parla fosse più semplice da gestire, da capire, da tollerare. Ora la guerra a Gaza è una fiamma in più: è il quarto incendio che supera tutti gli altri, che li unisce in una perfetta esplosione globale di violenza, di dolore e di morte. Eppure il libro di Sala, invece di gettare nella disperazione, dà speranza. Perché parla di persone forti. Giovani donne (soprattutto) e ragazzi che credono in qualcosa e sono pronti a combattere per difenderlo, contro chiunque, a ogni costo. La giornalista è stata molto brava a costruire un rapporto con loro, è andata dove vivono per sentire quello che sentono loro. Probabilmente la ricostruzione storica delle situazioni nei tre paesi non è completa, ma non importa, non credo sia quello lo scopo del libro. Lo scopo è dare voce a persone che rifiutano di accettare che i loro diritti siano ignorati, violati, dimenticati. Sono persone da cui prendere esempio, che dobbiamo appoggiare e aiutare. E mai dimenticare. u

Il Booker prize è andato allo scrittore irlandese Paul Lynch per il suo romanzo Prophet song, tristemente attuale

sta andando verso il totalitarismo. In una conferenza stampa tenuta il 26 novembre Lynch ha fatto un paragone tra le violente proteste esplose a Dublino nei giorni scorsi e il suo romanzo, che ha definito una sorta di “avvertimento”. Esi Edugyan, presidente del

comitato dei giudici del Booker, ha detto che Prophet song, attraverso la storia di una donna che cerca di proteggere la sua famiglia, fotografa “le ansie politiche e sociali di oggi e ci costringe a uscire dall’indifferenza”. The Irish Times

Il libro Nadeesha Uyangoda

Dentro e fuori di sé Giulia della Cioppa Ventre Alter Ego, 148 pagine, 16 euro Classe 1996, casertana, Giulia della Cioppa esordisce con un libro che ha un incipit decisamente incisivo: “Mi sono uccisa il giorno del mio compleanno”. In realtà Margherita, 25 anni, si uccide, sì, ma non muore perché resta in bilico in uno stato vegetativo. Il ventre è il punto nevralgico intorno a cui ruota tutto: è nella pancia che Margherita macina amarezza, è nello stomaco che so-

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matizza, è dal ventre che passano le emozioni, il caldo e il freddo, lì “dove inizia la vita, lì dove torna”. Intorno al suo letto d’ospedale invece si muovono: il dottor Bottai, che la dà per spacciata; Cintia la compagna di stanza presa a martellate dal fidanzato; Bianca, l’infermiera di un amorevole “che morde la vita”; la madre, che viene a trovarla tutte le mattine e ripercorre tra passato e presente il loro rapporto conflittuale. In misura diversa, entrambe sono inquetanti e ossessive. Marghe-

rita, forse per la prima volta, si vive da fuori, in una dimensione extracorporea: fuori dal ventre, dalla sua vita, dagli sguardi altrui. Dentro, il suo corpo che vede e non vuole sentire, “si contrae, si torce, si ribella”. Un romanzo chirurgico, un monologo fatto di frasi brevi e affilate, smussate qua e là da metafore, ma affinate subito dopo dal disincanto cinico della voce narrante, l’unica senza rimpianti. È una prosa che, pur nel ritmo incalzante, indugia, si fa specchio dell’attesa di Margherita, e nostra. u

I consigli della redazione

Emma Cline L’ospite Einaudi

Il romanzo

Kali Fajardo-Anstine Donna di luce Black Coffee, 356 pagine, 18 euro ●●●●● Il romanzo d’esordio di Kali Fajardo-Anstine è ambientato in Colorado, nella Denver degli anni trenta, una città brulicante costruita sulle imprese leggendarie dei coloni bianchi e sulla parallela cancellazione delle terre, delle storie e delle società degli indigeni americani. La sua protagonista si chiama Luz Lopez, una donna che deve lottare per sopravvivere nonostante un passato traumatico, un presente pericoloso e un futuro incerto. Fajardo-Anstine descrive Denver con grande abbondanza di dettagli, con i suoi negozi, i bar, i luna park, le piccole bande che rivaleggiano: un’ambientazione suggestiva e ricca, che fotografa l’automitologizzazione del west statunitense in divenire. La prosa s’indebolisce quando Fajardo-Anstine cerca di raggiungere una specie di registro classico, o quando adotta uno stile eccessivamente poetico. Non c’è bisogno di frasi liriche o altisonanti, perché la crudezza del mondo che l’autrice descrive è già affascinante di per sé. Quando non si mette a cercare similitudini e metafore forzate, la scrittura diventa semplice e muscolare. Un esempio: “Gli scali ferroviari e le fonderie di carbone sputavano gas di scarico, la loro fuliggine pioveva nel fiume South

DOMINIQUE MUÑOZ

C’era una volta Denver

Kali Fajardo-Anstine Platte”. Fajardo-Anstine evoca brillantemente la resilienza quotidiana di persone che si portano nell’anima il peso secoli di storia mentre affrontano un presente carico di progressi e di cambiamento, ma anche di violenza e di insulti. Luz, la sua famiglia e i suoi amici lottano per resistere in una città multirazziale che resta profondamente divisa. Sono assillati dal ricordo dalle loro terre perdute, colonizzate, rubate e occupate, e diffidano di quegli uomini bianchi la cui moneta è “segnata con il sangue” del tradimento e dello sfruttamento. C’è una scena davvero scioccante che descrive un raduno del Ku klux klan, dove uomini, donne e bambini si riuniscono “con i loro cappucci dipinti che ondeggiano all’orizzonte”. Arrivati alla fine della storia, si può dire che Donna di luce è una saga coinvolgente, un ottimo esempio di narrazione vecchia maniera. Bidisha Mamata, The Guardian

Tullio Pericoli Ritratti di ritratti Adelphi

Claire Keegan Un’estate Einaudi, 80 pagine, 12 euro ●●●●● Questa novella di Claire Keegan si svolge nel corso di un’estate che una ragazzina trascorre lontano dai genitori, in parte, presumiamo, perché la madre incinta ha troppe bocche da sfamare. La struttura della storia è cristallina. Nella seconda parte c’è una rottura netta e stridente – un vicino ficcanaso, un’inevitabile rivelazione, un seguito incerto – con un epilogo devastante e straziante. Questo non vuol dire che Un’estate sia prevedibile. C’è qualcosa di straordinario nella capacità che ha Keegan di far sentire uniche le vicende più antiche e comuni. La narratrice, una bambina ma senza età, saggia e pratica, è lasciata dal padre a casa di parenti che sembra non conoscere affatto. “L’ultima volta che ti ho vista eri nella carrozzina”, dice la donna. C’è un mistero in questi parenti: i vestiti di un bambino nell’armadio, una cupezza e una certa reticenza. Nel corso di alcune settimane, la ragazzina osserva un modo diverso di stare in una casa, in una famiglia, in una vita. È accudita, lavata, portata fuori a comprare vestiti, aiutata, ascoltata veramente. L’uomo, John Kinsella – che lei chiama solo Kinsella – la allena a correre. “Quando questa estate finirà”, le promette, “sarai come una renna”. Un’estate è una storia piccola, ma non è minimalista. Il mondo di Keegan è ricco, e pieno di dettagli delicati, e la sua ambizione è grande: racchiudere in poche pagine il dolore di vivere, il lampo di vedere finalmente ciò che non abbiamo, il lutto per tutto ciò che non saremo mai. Lynn Steger Strong, Los Angeles Times

Anne-Sophie Subilia La moglie Gabriele Capelli editore

Tom Winton Il capanno del pastore Fazi, 276 pagine, 18,50 euro ●●●●● C’è della musica in questo libro brillante e scomodo. Per la maggior parte del tempo, però, è soffocata da altri suoni, non ultimo quello della voce narrante e sofferta di Jackson Clackton. Jaxie è un adolescente a rischio. Suo padre, Sid, è un alcolizzato violento, macellaio a Monkton, una piccola città dell’Australia occidentale. È un pericolo per se stesso e per tutti quelli che incontravano la sua rabbia omicida. Ma la fortuna interviene: Jaxie torna a casa e scopre che Sid è morto schiacciato dalla sua auto di lusso mentre la stava riparando. Jaxie prende alcune provviste, tra cui un binocolo che diventerà fondamentale nella storia, e si dirige verso l’arido orizzonte. Il timore è che non abbia altra scelta se non quella di emulare il caos distruttivo di suo padre. Invece incontrerà il misterioso Fintan MacGillis, vecchio, basso e grasso. Il romanzo diventa la storia di questi due uomini: uno che ha trovato una sorta di pace, l’altro che la cerca disperatamente. Il ritratto di Fintan è straordinario. Da otto anni vive in un capanno di pastori abbandonato accanto a un lago prosciugato; qualcuno gli porta delle provviste a Natale e a Pasqua. È un sacerdote, e non è chiaro perché sia stato costretto a una così profonda solitudine. Jaxie impiega molto tempo per fidarsi di Fintan ma, man mano che lo fa, si libera della corazza che la vita gli ha messo addosso. La spiritualità di Winton scava nell’animo umano al di là delle etichette. Michael McGirr, Sydney Morning Herald

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Cultura

Libri o attraverso l’amore. Amador fa parte di un gruppo di ultrà del Barcellona e si dedica a estorsioni, spaccio di droga e pestaggi. Nasconde la sua omosessualità. César, che giocava a rugby, si dedica a uccidere pedofili o pirati della strada. Vedranno le loro vite intersecarsi in modo imprevisto per due persone che cercavano solo vendetta. Un libro pieno di violenza e di odio contro tutto e tutti. Una vendetta contro la vita. Pedro Zuazua, El País Sarah Freethy Il fabbricante di porcellane La nave di Teseo, 416 pagine, 22 euro ●●●●● Nel 1993 Clara Vogel, una donna di mezza età, è alla ricerca dell’identità di suo padre. La madre prima di morire ha parlato poco delle sue vicende nella Germania del tempo di guerra, ma ha lasciato un indizio: un raro vichingo di porcellana. Negli anni venti,

Bettina Vogel è un’artista nella Germania di Weimar quando incontra lo studente austriaco ebreo Max Ehrlich. I due costruiscono una vita insieme mentre i nazisti salgono al potere. Quando fallisce il tentativo di fuggire dalla Germania la coppia finisce per separarsi. Max viene deportato a Dachau e alla fine lo mandano alla fabbrica di porcellana Allach, situata nel campo di concentramento, per lavorare come scultore. Bettina invece sposa frettolosamente un ufficiale nazista che incoraggia il suo interesse per l’arte a patto che mantenga il suo lavoro socialmente accettabile. Ma un’inaspettata riunione con Max porta a una collaborazione che cambia il loro futuro. Grazie a una trama ben studiata, a personaggi coinvolgenti e a colpi di scena, il debutto di Sarah Freethy è sia una storia d’amore sia una testimonianza della capacità dell’arte di smascherare il potere. Nanette Donohue, Booklist

Non fiction Giuliano Milani

Il campo delle storie Marshall Sahlins Nonostante Tucidide. La storia come cultura Èlèuthera, 423 pagine, 24 euro Da sempre le guerre sono un oggetto privilegiato per studiare il comportamento degli uomini. Ma il loro studio apre più questioni di quante ne chiuda: fino a quando bisogna risalire per coglierne le cause? Il loro svolgimento è determinato dagli individui o dalle tradizioni dei popoli? Per comprenderle dobbiamo assumere il punto di vista dei belligeranti o possiamo servir-

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ci di categorie esterne? Su questi problemi riflette Marshall Sahlins, grande antropologo statunitense morto nel 2021, studioso dell’economia dell’età della pietra, delle strutture di parentela, della regalità, maestro di David Graeber. Lo fa paragonando la guerra del Peloponneso raccontata da Tucidide, in cui si affrontarono Atene e Sparta alla fine del quinto secolo avanti Cristo, con la guerra che combatterono nella seconda metà dell’ottocento Rewa e Bau, nelle isole Figi, in

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Polinesia. Il confronto è condotto con sapienza, accuratezza e ironia, senza ingenuità e scorciatoie metodologiche. Rivela molte similitudini (lo scontro tra una potenza navale e una terrestre, un intervento esterno risolutore, lo scoppio di una guerra civile), ma anche diversità importanti. Sahlins si prende il tempo per digressioni su Aristotele e il baseball, Flaubert e il caso di Elián González, e costruisce così una teoria su come interagiscono strutture culturali e contingenze storiche. u

Cina

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Kiko Amat Il segreto di Amador Edizioni e/o, 320 pagine, 18,50 euro ●●●●● Fino a non molto tempo fa gli spalti in fondo agli stadi di calcio spagnoli offrivano un palcoscenico a tantissime persone con un profondo e costante interesse per la violenza, fisica o verbale. C’erano svastiche dappertutto e cori razzisti o anche omofobi erano scanditi in continuazione. Qualcosa che non aveva nulla a che fare con il calcio. Si trattava di violenza per il gusto della violenza, di odio per il gusto dell’odio. Erano – e lo sono ancora oggi – lo sfogo per traumi risalenti all’infanzia o all’adolescenza e che si traducevano in un odio apparentemente irrazionale. Il segreto di Amador di Kiko Amat parte da questo odio atavico e costruisce una storia di personaggi distrutti che, senza saperlo, cercano una riparazione. Qualunque essa sia. Attraverso la violenza

Dorothy Tse Owlish Fitzcarraldo Fiaba inquietante ambientata in una Hong Kong alternativa. Il professor Q s’innamora di una bambola che riceve per posta. Dorothy Tse è nata a Hong Kong nel 1977. Mary Jean Chan Bright fear Faber Mary Jean Chan, poeta queer di Hong Kong, classe 1990, esplora in versi delicati e incisivi il tormentato percorso dei genitori nel comprendere la sua sessualità. Gulchehra Hoja A stone is most precious where it belongs Hachette Gulchehra Hoja, giornalista uigura proveniente dal Turkestan orientale, racconta le sofferenze inflitte alla sua famiglia dalle autorità cinesi. Yan Ge Elsewhere Scribner In questi racconti un gruppo di poeti della provincia del Sichuan cerca rifugio dopo un terremoto; una donna cinese si trasferisce a Dublino con il marito irlandese; un operaio va a visitare New York; uno storico condannato a morte cerca di finire il suo libro. Yan Ge è nata nella provincia del Sichuan nel 1984. Maria Sepa usalibri.blogspot.com

Ragazzi Diversi e pericolosi Adam Gidwitz La leggenda dei tre bambini magici e del loro cane santo Giuntina, 400 pagine, 20 euro Vedere un bambino alle prese con la paura è sempre una sconfitta. E il libro di Adam Gidwitz parte proprio da una sconfitta. Da bambini perseguitati dagli adulti. La storia si svolge nel medioevo: nel 1242, per ordine del re di Francia Luigi IX, “il santo”, sono ricercati tre bambini magici. Siamo in piena inquisizione e quei bambini sono considerati eretici. La storia passa di bocca in bocca, e anche a chi legge diventa chiaro il profilo dei tre giovani ricercati. William, un piccolo monaco dai poteri speciali, Jacob un ragazzo ebreo che può guarire qualsiasi ferita e Jeanne una contadina che vede il futuro. Ad accompagnarli uno strano cane, una levriera bellissima, arrivata direttamente dal mondo dei morti. Tre bambini e un cane che rompono l’equilibrio di un mondo fondato sul sospetto, sul buio, sulla divisione. Per quello devono sparire. Loro cercano di salvarsi come possono. Percorrendo una Francia fatta di castelli incantati e draghi, ma anche di mercenari e inquisitori. Colpisce l’amicizia tra queste tre piccole creature così diverse. E nelle avversità senza un amico non si sopravvive. Le miniature di Hatem Aly rendono il volume elegante e brioso. Igiaba Scego

Ricevuti A cura di Brigitte Lardinois Magnum magnum Contrasto, 728 pagine, 150 euro Edizione rivista e aggiornata di una pietra miliare dell’editoria fotografica con un archivio di 533 immagini, accompagnate da aneddoti e ricordi dei fotografi dell’agenzia Magnum. Ginevra Diletta Tonini Masella Il segreto del giardino AG Book Publishing, 84 pagine, 15 euro I bambini di un condominio romano scoprono giocando il valore della solidarietà che ha permesso all’Italia di liberarsi del fascismo.

Fumetti

Oltre le apparenze Jérémie Moreau I pizzly Tunué, 200 pagine, 35 euro Sorprende ancora il pluripremiato Jérémie Moreau. Nel narrare di tre ragazzi francesi orfani e indebitati che partono per l’Alaska lasciando il loro comfort di oggetti virtuali, telefonini e videogiochi, Moreau forgia un’estetica dove il pop levigato e asettico è trasfigurato in una sorta di psichedelia spirituale e il mondo è ridisegnato e ricolorato dalla visione primordiale, libera nelle forme. Sempre fedele a un’idea della natura panteistica ma anche violenta e capace di fare male, qui è l’uomo occidentale a provocare traumi agli ecosistemi e alle popolazioni native del mondo che seguono altre logiche. Anche l’Alaska di oggi, dietro alle apparenze, non è più la stessa e il riscaldamento climatico è un

blob che avanza inesorabile devastando tutto in questa sorta di versione rovesciata del precedente Penss e le pieghe del mondo, parabola sulla nascita della nozione di civiltà tra gli uomini delle caverne. Difficile distinguere qui l’apocalisse dall’aurora (boreale), l’oblio dal fumo dell’incendio. La verità espressa è che le forme mutano sempre e bisogna coglierne la doppia verità per tempo: gli orsi polari si fondono con i grizzly e ne nascono i pizzly. Perché la civiltà umana troverà la salvezza solo se una sapienza arcaica ed emozionale si fonderà con quella razionale. E solo se immagineremo un nuovo “mondo in cui tutta l’intelligenza degli scienziati delle città possa essere messa al servizio della vita nella foresta”. Francesco Boille

Autori vari Il grande libro di Superman Panini Comics, 384 pagine, 25 euro Tutte le avventure che hanno segnato l’evoluzione del primo supereroe. Sara Reale Garbatella effetto notte Affiori, 208 pagine, 20 euro Un omicidio scuote la calma di un popolare quartiere della capitale. Un gruppo di adolescenti, una giornalista precaria e un commissario offrono tre punti di vista diversi sulla stessa storia. Quincy Jones 12 note sulla vita e la creatività Edt, 224 pagine, 15 euro In un libro a metà tra autobiografia e guida allo sviluppo delle proprie potenzialità, il musicista e produttore presenta le lezioni che ha imparato durante la sua inimitabile carriera e che vuole trasmettere ai giovani.

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Dicembre 2023 numero 51 4,00 €

È arrivato il nuovo Internazionale Kids! In questo numero: la leggenda di Hanako-san, nascere con la sindrome di Down, chi dovrebbe scegliere i tuoi vestiti, alla scoperta di Nollywood e molto altro Ogni mese articoli, giochi e fumetti dai giornali di tutto il mondo per bambine e bambini

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Suoni Podcast Ricordi in soffitta

Dallo Zimbabwe

Talia Augustidis Dead ends Lights Out, BBC3 e Falling Tree Talia aveva tre anni quando sua madre, Sallie, è morta. Il ricordo di lei è solo una mac­ chia sfocata, perché l’ha persa proprio quando cominciavano a formarsi i suoi ricordi. Sa so­ lo che una notte la donna, che faceva la regista, è caduta dal balcone mentre si trovava per lavoro a Maiorca, in Spagna, in cerca di un posto per girare il film a cui stava lavorando. Da quello che si dice in casa era buio, lei era ubriaca ed era molto tardi. L’hanno trovata dopo qualche ora a terra, già morta. La memoria che Talia ha della madre è stata costrui­ ta negli anni dai documenti che ne testimoniano la vita e la morte. Ci sono gli articoli di cronaca dei giornali, quasi tut­ ti romanzati e pieni di errori, scritti per nobilitare l’inter­ vento dei soccorritori o le in­ dagini delle forze dell’ordine. Ci sono le liste di aneddoti e gli “strano ma vero” in cui la storia di sua madre finisce spesso, perché a quanto pare per i britannici è comune ca­ dere dai balconi spagnoli, che sarebbero troppo corti per lo­ ro. Ci sono poi delle videocas­ sette conservate in soffitta, ri­ prese amatoriali che la madre girava in casa, compreso un nastro che conterrebbe scene sessuali con il padre. E poi le foto del ritrovamento del ca­ davere. Il racconto di Talia ri­ mette in ordine queste testi­ monianze con una meraviglio­ sa linea sonora che alterna il suo dialogo interiore alle con­ versazioni con i familiari. Jonathan Zenti

Tkay Maidza è una delle migliori esponenti del rap di Soundcloud

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Il destino di Tkay Maidza, al secolo Takudzwa Victoria Ro­ sa Maidza, era la musica. Do­ po aver girato vari continenti e aver abbandonato la carrie­ ra da tennista, l’artista zim­ babweana naturalizzata au­ straliana ha sfruttato la sua rabbia giovanile per trovare l’ispirazione musicale quan­ do era ancora studente. Ap­ passionata di misticismo e ni­ pote di una veggente, si è for­ mata nei primi anni di Sound­ Cloud, dove la buona musica era a portata di download, e ha cominciato a fare freestyle nella sua camera da letto sulle basi del famoso produttore

DANA TRIPPE

La rabbia giusta

Tkay Maidza statunitense Mike Dean. Nel 2014 ha pubblicato il suo pri­ mo mixtape, Switch tape, una pietra miliare nel cosiddetto mumble rap, il genere affer­ matosi proprio su Sound­ cloud in quel periodo. Il suo album di debutto Tkay, pub­ blicato nel 2016, vantava la partecipazione di Killer Mike

e combinava elementi di pop, edm d’avanguardia e rap har­ dcore. Sweet justice, uscito a novembre, ha segnato un’al­ tra svolta per Tkay, sia psico­ logicamente sia musicalmen­ te, anche grazie alle produ­ zioni ipnotiche del canadese Kaytranada. “Per me la musi­ ca è un affare di famiglia”, racconta Tkay Maizda a Pari­ gi, poco prima della sua esibi­ zione al Pitchfork Festival. “Mio padre suonava in una band reggae in Sudafrica, e mio zio faceva parte di un’al­ tra band chiamata Rudimen­ tals. Un altro zio era una spe­ cie di Bob Marley dello Zim­ babwe. Si chiamava Andy Brown. Era un guerriero della giustizia sociale”. Christian Askin, PAM

Canzoni Claudia Durastanti

Un piccolo incanto Si è chiusa la quindicesima edizione di Transmissions, il piccolo festival di musica sperimentale che si tiene ogni anno a Ravenna nato dalle intuizioni di Chris Angiolini. Uso lo parola “piccolo” volutamente, anche se le line up proposte, affidate da una decina d’anni a un curatore o a una curatrice – quest’anno era Kali Malone, compositrice statunitense che ha dato una vita parallela all’organo a canne – offrono un’esperienza di ascolto ampia, sia per durata dei singoli concerti sia per varietà di genere. Il piccolo sta per la

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sensazione di contenimento, di una fruizione concentrata che è congeniale per dei set che possono basarsi sull’accordare uno strumento fino a tirargli fuori suoni da musica classica quasi mostruosi, come avvenuto quest’anno. Provo sempre una sorta di tenero imbarazzo quando qualcuno vuole vendermi i meriti del vino naturale, dei borghi abitati da trenta persone e della lentezza come qualità umanamente superiori, perché ai fini della formazione del gusto musicale so quanto sia stato importante uscire dalle

province, confrontarsi con il gigantismo e la tossicità, esporsi anche a festival pantagruelici come il Primavera o Glastonbury per scegliere poi di rifiutarli, e temo un po’ che il festival piccolo possa diventare sinonimo di festival di élite. Al Transmissions non ho avuto questa sensazione, perché prevale un’idea di cura pura e semplice, in cui le gerarchie tra artista, organizzazione e pubblico sono fluide, forse anche perché ha un alto tasso di adesione da parte di un pubblico straniero, che sta lì incantato e smarrito. u

Pop Scelti da Giovanni Ansaldo

André 3000 New blue sun Epic Records

Aesop Rock Integrated tech solutions Rhymesayers

Busta Rhymes

questi lampi non mascherano la scarsa qualità di Blockbusta. Thomas Galindo, American Songwriter Fabiano do Nascimento Mundo solo Far Out ●●●●● Il terzo album del chitarrista e compositore brasiliano Fabiano do Nascimento segue l’acclamato Lendas, uscito a gennaio 2023. Rispetto al precedente, Mundo solo è stato registrato in maniera autarchica nella sua casa di Los Angeles, durante la pandemia. Nascimento ha abbracciato il concetto di “musica universale” del virtuoso polistrumentista Hermeto Pascoal, con cui si rifiutano le tendenze nazionalistiche delle musiche tradizionali preferendo un approccio, appunto, universale alle proprie influenze. Suonando vari strumenti, Nascimento sceglie di essere più caldo, misterioso, e comunque sempre gentile. Mundo solo ci mostra il processo estetico interiore dell’artista; è istintivo, evoca atmosfere, percezioni ed emozioni diverse. Questa musica trascende le etichette: suona così fluida e invitante che, purtroppo, è facile

sorvolare sulle notevoli capacità di Nascimento come esecutore e produttore. Un ascolto attento di questo album e dei precedenti lavori non fa che svelare un universo di suoni. Thom Jurek, All Music Ivor Bolton Saint-Saëns: poemi sinfonici Sinfonieorchester Basel, direttore: Ivor Bolton Prospero ●●●●● Composti nella seconda metà dell’ottocento, i quattro poemi sinfonici di Camille SaintSaëns erano considerati un esempio di modernità musicale ma, con l’eccezione di

KATIE WALSH

Busta Rhymes Blockbusta Conglomerate Ent. ●●●●● Per la seconda volta negli ultimi anni, il rapper newyorchese Busta Rhymes ha pubblicato un nuovo album in studio. Blockbusta è uscito il 24 novembre, poco più di tre anni dopo il precedente lavoro Extinction level event 2: The wrath of God, che aveva dato il via a una nuova era nella carriera del veterano dell’hip-hop. Presentando il disco con un post su Instagram, Busta Rhymes aveva scritto: “Aspetta di sentire come cambieremo la cultura con questo album”. Tuttavia Blockbusta non soddisfa assolutamente queste aspettative. Invece di essere un ascolto significativo e illuminante, queste 19 canzoni, che durano in tutto un’ora, per la maggior parte del tempo sono incoerenti, indecise e bizzarre. Nei brani prodotti da Swizz Beatz, Timbaland e Pharrell Williams, che includono The statement, Roboshotta, Tings e The return of Mansa Musa, Busta Rhymes sembra non seguire una direzione precisa. Per la maggior parte del disco, il rapper trae ispirazione da generi come l’afrobeat, la drill britannica, il dancehall, il reggaeton e la trap. Ma nella maggior parte dei casi le idee non sembrano essere state lavorate a fondo, il che fa sì che la maggior parte delle tracce sembri il segmento di una canzone invece che una canzone vera e propria. Ci sono ancora momenti che ricordano il motivo per cui la gente si è innamorata di Busta Rhymes anni fa, che si tratti del suo flow eccentrico in Remind ’em, registrata con Quavo, o della sua performance energica in Hold up. Ma

SERGIONE INFUSO (CORBIS/GETTY)

Album

Onipa Off the grid Real World Records

Danse macabre, sono stati dimenticati. In particolare La jeunesse d’Hercule, che unisce passaggi di altissimo livello ad altri decisamente pompier. Per decenni abbiamo avuto questi pezzi su disco solo nell’edizione storica di Louis Fourestier. Oggi siamo messi decisamente meglio (Pierre Dervaux, Charles Dutoit, Neeme Järvi, Jun Märkl), ma è un piacere trovare questa registrazione con l’orchestra di Basilea diretta da Ivor Bolton. Per i puristi, il suo merito principale è l’uso della nuova edizione critica Bärenreiter. Però la cosa fondamentale è l’esecuzione, che ha il merito di animare tutti i lavori riempiendoli di fascino e poesia. In ogni momento troviamo piccoli prodigi di finezza orchestrale e infiniti dettagli imponderabili, sempre senza sbruffoneria. È un vero punto di riferimento. Jacques Bonnaure, Diapason

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Fabiano do Nascimento Internazionale 1540 | 1 dicembre 2023

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Pop Il punto di meraviglia Florence Hazrat umoroso. Isterico. Arrogante. Il selpuò riappropriarsi dell’abusato punto esclamativo. fie della grammatica. Il punto esclamativo attira su di sé un’enorme (e 1. Vistosamente assente ingiustificata) quantità di improperi Ernest Hemingway è il re dell’understatement. Battaper la sua sfacciata pretesa di rappreglie cruente, ferite sanguinose, bambini strappati sentare emozioni che alcune anime dalla morte alle braccia delle madri: per lui nulla di poco gentili considerano egocentriche. Siamo ditutto questo merita un punto esclamativo liberatorio ventati sospettosi dei sentimenti, soprattutto di o un commento narrativo che guidi i nostri sentimenquelli grandi, che hanno bisogno dell’eruzione di un ti. Tutto il lavoro emotivo dobbiamo farlo da soli: l’au! per sfogarsi. Questa tendenza è cominciata intortore ci presenta solo le nude ossa dell’azione nella sua no al 1900, quando la modernità è diventata sinonifusione tra narrativa e osservazione giornalistica. Nel mo di funzionalità e di linee dritte e pulite (come suo romanzo del 1951 Il vecchio e il mare, che contribuì testimoniano le rigorose scatole degli a fargli vincere il premio Nobel per la edifici del Bauhaus) in opposizione alla Le cose devono letteratura, Hemingway mantiene il tovena extra della sensibilità vittoriana o avere una logica, e il no emotivo piatto come uno specchio alle frivole e giocose decorazioni del punto esclamativo d’acqua finché il vecchio non si convince che un gigantesco marlin ha abbocrinascimento. non ce l’ha: troppo cato alla sua esca e aspetta il momento Le cose devono avere una logica, e soggettivo e giusto per tirarlo su: il punto esclamativo non ce l’ha: trop- sovversivo, con il po soggettivo e sovversivo, con il suo suo vizio di saltar vizio di saltar fuori dal flusso uniforme Sali con comodo e lascia che ti metta nel corfuori dal flusso delle parole sul foglio. Da quando è copo la fiocina. Bene. Sei pronto? Ti sei fermauniforme delle minciata l’avanzata trionfale della tecto abbastanza a tavola? “Ecco!”, disse ad alta voce e diede uno strappo violento con tutt’e nologia degli smartphone e dei social parole sul foglio due le mani, ricuperò un metro di lenza e poi network, il punto esclamativo è semtornò a tirare più e più volte, abbattendo alternatamente le pre più incompreso: viviamo in un villaggio digitale braccia sul cavo con tutta la forza delle braccia e il peso del in cui ci scambiamo chiacchiere da una parte all’alcorpo rotato. tra del mondo e usiamo in abbondanza segnali sociali emotivi come il punto esclamativo. E siccome basta premere il pollice per riprodurre quanto voQuel punto esclamativo è scarico. Tutta l’aspettativa gliamo qualsiasi carattere, ci viene facile inondare e l’eccitazione si riversano nel segno e poi… niente. Il di !!!!!! il mondo digitale. Non c’è da stupirsi se siamarlin continua a nuotare per altre cento pagine. Lo mo diventati un po’ allergici al povero, semplice tsunami della punteggiatura si solleva da chissà punto esclamativo, di cui stigmatizziamo l’onnipredove e poi non va da nessuna parte. Hemingway giosenza accusandolo di essere irritante e superfluo. ca con i nostri sentimenti con questo anticlimax Poi è arrivato Donald Trump e gli ha dato il colpo di esclamativo, l’unico ! del romanzo, solitario come gli grazia, infarcendo i suoi tweet di ! durante la sua altri 59 che si contano in tutta la sua opera. La sua campagna elettorale e la sua presidenza. Gli attegpresenza può produrre grandi emozioni, ma anche giamenti di Trump e lo stesso aspetto del segno, con la sua assenza. il corpo eretto e il puntino sferico in basso, hanno fatto diventare il punto esclamativo “aggressiva2. Più ce n’è, meglio è mente fallico”. Bisogna assolutamente salvarlo. Se Hemingway è il maestro dell’uno, Salman Rushdie Fortunatamente, né le reazioni al punto esclaè il giocoliere dell’infinito. Nel suo romanzo I figli delmativo né le sue funzioni sono state sempre così la mezzanotte, pubblicato nel 1981, Rushdie usa il negative. Per secoli gli scrittori hanno goduto della punto esclamativo la bellezza di 2.131 volte, una mesua forza incisiva, servendosi con disinvoltura e perdia di sei ! per pagina. Sono un bel po’ di urli, non c’è suasività del suo potere d’indicare: “Qui ci sono i che dire. Il romanzo ripercorre le vite dei bambini sentimenti!”. Ecco cinque modi in cui la letteratura nati allo scoccare della mezzanotte del 15 agosto

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FLORENCE HAZRAT

è una giornalista britannica. Si occupa in particolare di letteratura del rinascimento e punteggiatura. Ha scritto An admirable point: a brief history of the exclamation mark! (Profile books 2022). Questo articolo è uscito sul sito culturale britannico The Millions con il titolo How to exclaim!

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FRANCESCA GHERMANDI

1947, giorno della liberazione dell’India dall’impero britannico: ognuno di loro ha poteri magici e il libro ritrae un mondo traboccante di energie soprannaturali, lingue diverse che si mutano l’una nell’altra, pensieri, sensazioni, luoghi e motivazioni che lottano per la supremazia. Tutta questa vita ha bisogno del trampolino della punteggiatura per saltare dalla pagina, e il punto esclamativo è ben lieto di prestarsi allo scopo. Per I figli della mezzanotte Rushdie ha vinto il Booker

prize. Sicuramente tutti quei ! hanno catturato l’attenzione dei giudici. 3. Al diavolo le buone maniere! Gli appassionati di letteratura del settecento esaltano Jane Austen come la compassata e impeccabile narratrice della tenerezza delle emozioni e delle regole implicite nella società. I suoi romanzi, tuttavia, sono solo versioni annacquate dei suoi manoscritti origiInternazionale 1540 | 1 dicembre 2023

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Pop

Storie vere Doug Lee, 76 anni, ha offerto a sua moglie Nancy un viaggio insieme in Irlanda da Halifax, in Canada. Gli hanno rifiutato l’imbarco in aereo perché il suo biglietto era intestato a Doug, mentre i documenti dicevano Douglas. È intervenuto l’avvocato dei viaggiatori dell’aeroporto Gábor Lukács ricordando che ai passeggeri è consentita una correzione del documento di viaggio, ma non c’è stato niente da fare, così gli hanno annullato il biglietto. Doug si è offerto di comprarne altri due, ma gli hanno risposto che non c’erano più posti liberi. “Due sì!”, ha detto lui: “I nostri”. Non ha funzionato: niente vacanze. La compagnia gli ha rimborsato i biglietti, ma non le altre spese del viaggio.

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nali, filtrati attraverso vari passaggi redazionali che hanno cancellato la vera Austen, passionale, spontanea e sempre attenta al ritmo della conversazione. La docente di Oxford Kathryn Sutherland ha pubblicato le opere autografe di Austen arrivate fino a noi: mostrano una scrittrice molto più trasandata e vera di quella a cui siamo abituati, e con cui forse saremmo più a nostro agio. Nell’ultimo romanzo di Austen, Persuasione, la protagonista Anne ha finalmente uno scambio chiarificatore con l’uomo di cui è innamorata, il capitano Wentworth, dopo quasi dieci anni di tira e molla. Nel testo pubblicato postumo, Anne rimprovera debolmente Wentworth di pensare a lei come alla ragazza di un tempo: “‘Avreste dovuto distinguere’, rispose Anne. ‘Non avreste sospettato di me ora; le circostanze sono così diverse, e la mia età così diversa’”. Il manoscritto, invece, mostra una donna infervorata e accalorata in un franco faccia a faccia con l’uomo della sua vita. “Avreste dovuto distinguere – rispose Anne – Non avreste sospettato di me ora; – le circostanze sono così diverse, e la mia età è così diversa!”. Trattini, sottolineature, cancellature, e soprattutto il punto esclamativo rivelatore dipingono un’immagine nuova di un’autrice affermata che lascia le sue “femmine eleganti” libere di lanciare esclamazioni in nome dell’amore. Purtroppo, tutto questo ardore era considerato eccessivo dai suoi curatori maschi, che ne smorzarono la voce appiattendo la punteggiatura. Nel dubbio, fate come Jane e fatevi sentire! 4. Esclamare prima di esclamare In tedesco non esiste una parola per dire “mente”. Significa che i tedeschi non capiscono il concetto? Se nella vostra lingua madre non c’è una parola per descrivere un oggetto, un sentimento o uno stato d’animo, sareste ugualmente in grado di sapere, sentire e comprendere? Secondo i linguisti Edward Sapir e Benjamin Lee Whorf, è la lingua a dare forma alle nostre percezioni e non il contrario. E la punteggiatura? Se non si conosce il punto esclamativo, come si fa a esclamare per iscritto? Ed è corretto infilare una manciata di ! in un vecchio testo per ravvivare un po’ l’atmosfera? Secondo Eric Weiskott, docente d’inglese al Boston College, è un sacrilegio profanare una grande storia antica come il poema epico medievale Beowulf con un segno di punteggiatura definito “stridente” e “frenetico”, un “ghirigoro puramente teatrale” che è “l’equivalente tipografico del cibo spazzatura”: sarà pure gustoso, ma fa malissimo alla salute. Weiskott ce l’ha con i curatori ottocenteschi che, anacronisticamente, pensarono d’introdurre nel testo un segno di cui gli autori di Beowulf non erano a conoscenza, falsificando così il tono di questa maestosa storia di popoli e draghi, re, eroi, mostri e madri. La poeta statunitense Maria Dahvana Headley non potrebbe essere più in disaccordo, al punto che ha “tradotto” l’inglese antico in inglese corrente, comprese le asperità e i segni del linguaggio dell’epoca di internet. Così abbiamo hashtag, parolacce e an-

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che punti esclamativi, quando il narratore reclama la nostra attenzione. “Bro!”, comincia provocatoriamente il Beowulf di Headley, interpretando la versatile espressione anglosassone “hwaet” (grosso modo “ascoltate”) come un urlo per invitare al silenzio in un pub pieno di bevitori di birra. Headley dona freschezza e rilevanza alla storia senza renderla ridicola. È vero che il segno ! non esisteva nel nono secolo, ma dobbiamo decidere se essere storicamente corretti oppure offrire al grande pubblico dei testi efficaci. Il punto esclamativo può essere il ponte tra un passato troppo remoto e il nostro presente. 5. Oh e ah La punteggiatura è come un semaforo d’inchiostro all’interno della frase. Dice ai nostri occhi dove soffermarsi, alla nostra mente cosa assimilare, al nostro respiro quando fermarsi, rifiatare e alzare la voce, nella nostra testa o attraverso la bocca. La punteggiatura è corpo, e il punto esclamativo lo è più di tutti gli altri segni. Come il punto esplode verso l’alto in un !, così l’esclamazione erompe dal nostro diaframma, facendosi largo attraverso le corde vocali per poi uscire nell’aria circostante. Il poeta britannico degli inizi del novecento Gerard Manley Hopkins ne era consapevole quando disseminava le sue liriche di “Oh!” e “Ah!”. Cantando le lodi delle magnifiche creature di dio come il windhover (gheppio), i lettori di Hopkins spesso si abbandonano a ululati per la pura, sublime meraviglia del mondo: Bellezza bruta e valentia e azione, oh, vento, vanto, qui come un sol io… all’appuntamento! E POI il fuoco che da te sprigiona, squilla un miliardo di volte più incantevole, più periglioso, O cavaliere mio!

E con le esclamazioni ridotte a un sospiro senza parole, Hopkins restituisce il ! alle sue radici: esprimere ammirazione e meraviglia. Circa settecento anni fa, nella cittadina di Urbisaglia, nell’Italia centrale, in De ratione punctandi l’erudito e poeta Iacopo Alpoleio sentì il bisogno d’introdurre un segno di interpunzione che segnalasse emozione anziché semplicemente sintassi. Infastidito dal fatto che le esclamazioni fossero lette come affermazioni o domande, propose di aggiungere a una frase emotivamente significativa un puntino più un apostrofo penzolante dal rigo superiore. Chiamò il nuovo segno punctus admirativus, il punto di ammirazione o meraviglia. Fu la nascita del punto esclamativo, precisamente quello che oggi conoscono tutti gli scrittori: uno strategico ! può far dire “wow!” ai vostri lettori. Quindi, ogni volta che siete in dubbio se rischiare di rompervi l’osso del collo e gridare o no, ricordatevi di Jane Austen e Salman Rushdie: permesso di esclamare accordato! u fas ALTRI ANIMALI

La rubrica di Leonardo Caffo è stata sospesa su decisione dell’autore, che è sotto processo a Milano per maltrattamenti nei confronti dell’ex compagna. La redazione, che non era a conoscenza della vicenda, ha accolto la decisione.

il podcast quotidiano di

GIOVEDÌ 30 NOVEMBRE 2023

LUNEDÌ 27 NOVEMBRE 2023

La Finlandia chiude il confine con la Russia con Annalisa Camilli giornalista di Internazionale con Andrea Pipino editor di Europa di Internazionale

Chi ha paura della parola delle donne con Barbara Leda Kenny esperta di politiche di genere della Fondazione Giacomo Brodolini

Si può volare senza inquinare? con Stefano Liberti giornalista

Un’artista etiope batte il record di vendita per un’opera africana Daniele Cassandro editor di cultura di Internazionale VENERDÌ 24 NOVEMBRE 2023

MERCOLEDÌ 29 NOVEMBRE 2023 Perché la tregua tra Israele e Hamas va avanti con Paola Caridi esperta di Medio Oriente e presidente di Lettera 22 Le ragioni degli scontri a Dublino con Naomi O’Leary giornalista dell’Irish Times

La rabbia delle donne è una risorsa con Giulia Siviero giornalista del Post The Crown finisce ma i reali britannici continuano a fare spettacolo con Valentina Pigmei giornalista

MARTEDÌ 28 NOVEMBRE 2023 Un nuovo inverno di guerra in Ucraina con Davide Maria De Luca giornalista che vive a Kiev L’iceberg più grande del mondo si allontana dall’Antartide, ma è anche una buona notizia con Ennio Cocca ricercatore del Cnr

Ogni giorno due notizie scelte dalla redazione di Internazionale con Claudio Rossi Marcelli e Giulia Zoli Dal lunedì al venerdì dalle 6.30 sulle principali piattaforme di ascolto internazionale.it/ilmondo

Scienza NEUROSCIENZE

La cannabis e l’illusione della creatività Joanna Thompson, New Scientist, Regno Unito Spesso chi usa questa sostanza ha l’impressione che le sue idee diventino più originali e ingegnose. Ma secondo uno studio è solo l’effetto del buonumore indotto crivi da sbronzo, correggi da sobrio”, dice una famosa frase che è spesso attribuita – forse erroneamente – a Ernest Hemingway. È un consiglio discutibile per qualunque tipo di sostanza, ma nel caso della cannabis è quasi certamente una cattiva idea. Dagli studi sul legame tra il consumo di cannabis e la creatività non è emersa nessuna indicazione che questa sostanza favorisca l’inventiva. Eppure chi ne fa uso si sente bene e ha l’impressione che le proprie trovate – e quelle altrui – siano più ingegnose. “Quando si è di buon umore tutto ci sembra migliore”, commenta Christopher Barnes dell’università di Washington a Seattle, negli Stati Uniti. In una ricerca pubblicata qualche mese fa Barnes e i colleghi hanno studiato il legame tra il consumo di cannabis e il pensiero creativo. Hanno definito la “creatività” come “la produzione di idee utili e originali”, in modo da poter quantificare la variabile. I ricercatori hanno sottoposto i volontari a una serie di test da fare a casa, concepiti per misurare il pensiero innovativo, e poi gli hanno chiesto di valutare la propria prestazione e quella degli altri. Alcuni erano sotto l’effetto della cannabis, altri no. Barnes e il suo team hanno scoperto che dopo avere assunto una piccola quantità di cannabis i volontari tendevano a considerare le proprie idee più creative di quelle dei partecipanti sobri, anche quando secondo l’analisi dei ricercatori non era così. Chi era sotto effetto della sostanza tendeva anche a giudicare più

CHIARA DATTOLA

“S

creative le idee degli altri. Ma i soggetti erano più critici quando dovevano valutarle da lucidi. I ricercatori hanno attribuito questo risultato agli effetti della cannabis sull’umore. “La cannabis aumenta la sensazione di euforia”, spiega Barnes. “E questa sensazione falsa la percezione di tutto il resto”. Tuttavia, avverte, non significa che non incida sulla creatività. “Potrebbe benissimo causare effetti benefici e dannosi che si compensano a vicenda”, aggiunge.

Mente aperta Anche altri ricercatori sono arrivati a risultati simili. Carrie Cuttler della Washington state university si occupa degli effetti della cannabis sul cervello, e in due studi ha approfondito specificamente il tema della creatività. In una ricerca pubblicata nel 2017 Cuttler e un collega hanno scoperto che i consumatori abituali di cannabis quando erano lucidi tendevano a definirsi molto creativi rispetto a chi non la usava. Cuttler però ha individuato una varia-

bile che probabilmente interferiva: l’apertura a nuove esperienze, la cui correlazione alla creatività è stata dimostrata. Quando gli autori hanno preso in considerazione questo fattore, il legame tra creatività e cannabis è scomparso. “Quindi non è detto che il consumo di cannabis renda più creativi”, dice Cuttler. “È solo che chi è più aperto alle esperienze, e quindi è più creativo, ha anche più probabilità di usarla”. In un’altra ricerca del 2021, invece, la studiosa e i colleghi hanno scoperto che i consumatori regolari di cannabis tendono ad avere più idee quando sono sotto effetto della sostanza, ma queste idee sono meno realizzabili di quelle che hanno da lucidi. In futuro sia Cuttler sia Barnes vorrebbero esplorare il legame tra cannabis e creatività in laboratorio, dove potrebbero testare dosi e varietà diverse, e osservare direttamente i volontari. “Il prossimo obiettivo è esaminare gli effetti acuti”, spiega Cuttler. “Penso che sarebbe interessante”. u sdf Internazionale 1540 | 1 dicembre 2023

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Scienza ASTROFISICA

In Cina rientra l’allarme

Il mistero di Amaterasu

In Cina è stato osservato un picco di malattie respiratorie acute nei bambini. Il fenomeno ha fatto temere la comparsa di un nuovo virus, ma le autorità sanitarie cinesi hanno comunicato all’Organizzazione mondiale della sanità di non aver rilevato agenti patogeni sconosciuti, scrive il Guardian. Le infezioni sarebbero causate dalla circolazione simultanea di patogeni già noti, come i virus dell’influenza e il batterio Mycoplasma pneumoniae. Gli epidemiologi avevano previsto un’ondata simile in Cina, che ha abbandonato la politica “zero covid” alla fine del 2022. Come in altri paesi, le misure restrittive per il covid hanno provocato un abbassamento dei livelli di immunità nella popolazione, e la loro revoca è stata accompagnata da un aumento delle infezioni respiratorie. Nelle ultime settimane i casi sono diminuiti in diverse province cinesi, mentre in Francia sono in aumento i ricoveri pediatrici per polmoniti.

Science, Stati Uniti Il 27 maggio 2021 il Telescope array dello Utah, negli Stati Uniti, ha rilevato il raggio cosmico ad altissima energia più potente mai registrato dopo quello individuato nel 1991. Questi raggi sono particelle subatomiche cariche che provengono dallo spazio e che hanno energie superiori a un esaelettronvolt, molte volte più alte di quella che si può ottenere negli acceleratori di particelle. La particella individuata, denominata Amaterasu (la dea del Sole giapponese), aveva un’energia di circa 240 esaelettronvolt. Secondo Science i raggi cosmici di questo tipo sono prodotti da eventi ad alta energia, per esempio quelli che coinvolgono i buchi neri, ma in questo caso la sorgente non è stata individuata. Potrebbe trovarsi in una regione dello spazio vicino alla Via Lattea, in una zona dell’universo con poche galassie. La difficoltà nel localizzare la fonte potrebbe essere dovuta a un’incompleta comprensione del fenomeno. I raggi cosmici ad altissima energia sono piuttosto rari, e per studiarli servono rivelatori molto grandi: il Telescope array è composto da più stazioni distribuite su un’area di 700 chilometri quadrati. ◆

IN BREVE

MARCUSROSE.GUE

NEUROSCIENZE

I neuroni dell’appetito Una ricerca su topi modificati geneticamente ha ricostruito parte dei circuiti nervosi che controllano l’appetito, scrive Nature. I neuroni vagali nell’intestino rilevano l’assunzione di cibo e trasmettono segnali nella regione del tronco cerebrale ai neuroni prlh e gcg: i primi regolano la velocità di ingestione, mentre i secondi ne inducono l’arresto. Osservando che i neuroni prlh si attivano e disattivano quando il topo comincia o smette di leccare, gli scienziati hanno dedotto che le informazioni sensoriali dalla bocca stimolano l’appetito, mentre quelle dall’intestino lo inibiscono.

KYODO/REUTERS/CONTRASTO

SALUTE

Salute Le persone che vivono fino a cento anni e oltre (nella foto la giapponese Kane Tanaka, morta nel 2022 a 119 anni) potrebbero condividere alcuni aspetti della personalità, scrive il Journal of Happiness Studies. Dalle interviste di 19 centenari in Spagna sono emersi otto tratti comuni: vitalità, determinazione, socievolezza, curiosità, positività, capacità decisionale, attività intellettuale e resistenza alle avversità. Secondo gli autori questi caratteri non sono necessariamente innati e possono essere sviluppati nel corso della vita. Geologia Per la prima volta è stata ottenuta in laboratorio la dolomite, il minerale presente nelle Dolomiti e in altre montagne. Secondo Science i cristalli attraversano fasi di crescita e dissoluzione, durante le quali vengono eliminati i difetti nella struttura. La scoperta potrebbe permettere di migliorare la produzione di alcuni materiali.

ZOOLOGIA

Il pesce capovolto

ECOLOGIA

Un rifugio inaspettato I relitti delle navi possono diventare un rifugio per la vita marina. Una ricerca condotta nel mare del Nord al largo della Scozia ha studiato cinque aree del fondale dove erano presenti navi affondate circa un secolo fa (nella foto). In queste zone è stato osservato un numero particolarmente elevato di specie, soprattutto organismi che vivono fissati a un substrato. Secondo Marine Ecology i relitti impediscono la pesca a strascico, che danneggia i fondali. Questo controbilancia i loro effetti negativi, come il rilascio di sostanze tossiche.

I pesci del genere Gigantactis nuotano a pancia in su. Il comportamento è stato confermato da diverse osservazioni. Questi pesci vivono a grande profondità in mari tropicali e cacciano attirando le prede con una lunga esca bioluminescente che pende dal labbro superiore. Nuotare capovolti probabilmente rende più facile la caccia ed è diventato un comportamento normale, scrive il Journal of Fish Biology.

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ANDREW CABALLERO-REYNOLDS (AFP/GETTY)

Il diario della Terra Il nostro clima

L’Amazzonia a secco

Inquinamento Negli Stati Uniti l’inquinamento delle centrali elettriche a carbone (nella foto quella di Adamsville, in Alabama) ha avuto conseguenze sanitarie molto più gravi di quanto si pensasse. Secondo una ricerca pubblicata su Science, è possibile attribuire alle polveri sottili (pm2.5) emesse dalle centrali la morte prematura di oltre 460mila persone con più di 65 anni di età nel periodo tra il 1999 e il 2020. La maggior parte dei decessi è avvenuta prima del 2007, quando sono state registrate in media 43mila morti premature all’anno. In seguito molte centrali a carbone sono state chiuse e le altre hanno dovuto dotarsi di filtri per rispettare le nuove norme sulle emissioni di particolato, e il miglioramento della qualità dell’aria ha portato a un rapido calo della mortalità.

Tempesta in Russia e in Ucraina Tempeste Una tempesta con venti fino a 140 chilometri orari e onde alte diversi metri ha provocato almeno 18 vittime e gravi danni in Ucraina, in Moldova e nel sud della Russia, dove quasi due milioni di persone sono rimaste senza elettricità. Alluvioni Il bilancio delle inondazioni causate dalle piogge torrenziali in Kenya è salito ad almeno 120 morti e quasi novantamila sfollati. Terremoti Un sisma di magnitudo 6,5 ha colpito la costa settentrionale della Nuova

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DAVID BRICKMAN

Radar

Guinea. Altre scosse sono state registrate alle isole Fiji e nel sudest della Turchia. Ratti Alcuni centri abitati della costa nordorientale dell’Australia sono stati invasi da decine di migliaia di ratti provenienti dalle regioni dell’interno, dove i roditori si sono moltiplicati a causa dell’abbondanza di cibo dovuta alle intense piogge dei mesi precedenti.

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provocato 445 morti dall’inizio del 2023, il bilancio più grave degli ultimi quarant’anni. La maggior parte dei decessi è stata registrata in due regioni della costa settentrionale duramente colpite dalle inondazioni dovute al ciclone Yaku, che hanno favorito la diffusione di altre malattie come la diarrea e la leptospirosi.

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Uccelli Più di duecento fenicotteri di James (nella foto) sono morti di influenza aviaria H5n1 nella provincia di Camarca, nel nordovest dell’Argentina.

Dengue L’epidemia di dengue in corso in Perù ha infettato più di 270mila persone e

Internazionale 1540 | 1 dicembre 2023

◆ “L’Amazzonia sta affrontando una siccità senza precedenti che dovrebbe durare almeno fino alla metà del 2024”, scrivono su The Conversation Philip Fearnside e Rosimeire Araújo Silva, dell’istituto brasiliano per le ricerche sull’Amazzonia. A Manaus il Rio delle Amazzoni ha toccato il livello più basso da quando sono cominciate le misurazioni, 121 anni fa. Ampie aree del letto del fiume sono a secco, e più di 150 delfini sono morti in un lago dove la temperatura dell’acqua aveva raggiunto i 39 gradi. I centri abitati lungo i fiumi della regione sono rimasti isolati. La siccità ha molte cause. Il fenomeno climatico El Niño ha fatto alzare la temperatura dell’acqua nell’oceano Pacifico orientale intorno all’equatore. Questo ha provocato il calo delle precipitazioni nel nord dell’Amazzonia, e ha ridotto la portata degli affluenti del Rio delle Amazzoni anche nella parte meridionale del bacino. L’abbassamento del livello del fiume Madeira ha costretto a sospendere l’attività del quarto impianto idroelettrico del Brasile, la diga Santo Antônio. Un rapporto delle Nazioni Unite del 2007 aveva avvertito che il riscaldamento globale rende più frequenti condizioni di questo tipo. Ma la siccità è dovuta anche al dipolo atlantico, che porta alla creazione di una zona di acqua calda nell’oceano Atlantico tropicale e di una zona di acqua più fredda nell’Atlantico meridionale. Questo fenomeno, che favorisce la siccità nella parte sudoccidentale dell’Amazzonia, durerà almeno fino a giugno del 2024.

Il pianeta visto dallo spazio 03.05.2023

UNIONE EUROPEA/COPERNICUS SENTINEL-3/REUTERS/CONTRASTO

L’iceberg A23a, in Antartide

Nord 30 km

◆ Con una superficie di quattromila metri quadrati e uno spessore di quattrocento metri, l’iceberg A23a è attualmente il più grande del mondo. Nel 1986, quando si staccò dalla piattaforma di ghiaccio Filchner, sulla costa dell’Antartide, ospitava una base di ricerca sovietica che era stata evacuata d’urgenza. Ma l’iceberg si arenò subito nel mare di Weddell, dov’è rimasto immobile per più di trent’anni. Gli scienziati però sapevano che era solo questione di tem-

po: sciogliendosi, il ghiaccio avrebbe perso gradualmente spessore, finché la parte inferiore dell’iceberg si sarebbe sollevata abbastanza da staccarsi dal fondale. Nel 2020 erano stati osservati i primi movimenti, ma le temperature da record registrate negli ultimi mesi nelle acque dell’Antartide potrebbero aver accelerato il processo. Come quasi tutti gli iceberg provenienti dal mare di Weddell, A23a dovrebbe essere catturato dalla corrente cir-

Dopo più di trent’anni, l’iceberg più grande del mondo ha cominciato il suo viaggio verso il mare aperto



cumpolare antartica e seguire il cosiddetto vicolo degli iceberg, verso la Georgia australe. Se si fermerà sulle coste dell’isola, l’iceberg gigante potrebbe diventare una minaccia per la fauna locale, bloccando i percorsi che le foche e i pinguini usano per raggiungere il mare aperto e nutrirsi. Altrimenti continuerà verso l’Atlantico meridionale, dove a causa delle sue dimensioni potrebbe andare alla deriva per molti mesi prima di sciogliersi. – Bbc

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Internazionale 1540 | 1 dicembre 2023

Economia e lavoro

MARK PETERSON (CORBIS/GETTY)

L’investitore Warren Buffett. Omaha, Stati Uniti

dirigenti. Martina Andreani e Lakshmanan Shivakumar, della London business school, e Atif Ellahie, dell’università dello Utah, hanno analizzato le conseguenze del taglio alle tasse alle imprese deciso nel 2017 negli Stati Uniti. Una misura che ha portato a grandi guadagni o perdite per le aziende in base a operazioni già concluse che non potevano essere attribuite alle competenze dei dirigenti. Eppure i guadagni hanno fatto aumentare i compensi dei manager.

Voglia di correre rischi

SOCIETÀ

Nella vita ci vuole anche la fortuna The Economist, Regno Unito Per avere successo nell’attività lavorativa servono senza dubbio il talento e il lavoro duro. Ma spesso è anche indispensabile sfruttare alcune condizioni e circostanze favorevoli a fortuna gioca un ruolo enorme e spesso non riconosciuto nel successo professionale. Fin dal grembo materno. Warren Buffett ha detto una volta che essere nato negli Stati Uniti in una certa epoca e con caratteristiche che l’economia di mercato valorizza ha significato per lui aver vinto alla “lotteria delle ovaie”. Avere un bell’aspetto significa salari più alti e maggiori possibilità di essere chiamati per un colloquio di lavoro. Le prime tappe di una carriera sono spesso condizionate dalla fortuna: trovare un capo particolarmente incoraggiante o ottenere un incarico che porta in una direzione inattesa ma determinante. La buona sorte può influire sulle professioni più razionali. Un saggio pubblicato nel 2022

L

da Qi Ge, del Vassar college, e Stephen Wu, dello Hamilton college, rilevava che gli economisti con nomi più difficili da pronunciare, tra cui quelli appartenenti a minoranze etniche, avevano meno probabilità di ottenere incarichi accademici. Nei mercati finanziari gli investitori più brillanti in un certo periodo spesso perdono smalto in quello successivo. L’aumento di investimenti passivi (i fondi che replicano l’andamento di un indice) riflette il fatto che solo pochi operatori sono in grado di avere costantemente prestazioni migliori rispetto all’andamento complessivo dei mercati. La storia del settore petrolifero è costellata di scoperte inattese. Uno studio di Alexei Milkov e William Navidi, della Colorado school of mines, spiega che il 90 per cento dei professionisti del settore è convinto che la fortuna sia decisiva nei progetti di esplorazione. Gli autori hanno analizzato cinquant’anni di trivellazioni sulla piattaforma continentale norvegese, arrivando alla conclusione che le differenze tra i tassi di successo delle diverse aziende erano casuali. Esiste da tempo un dibattito sul ruolo della fortuna nel determinare i salari dei

È anche vero che il ruolo della fortuna può essere sopravvalutato. Per arrivare ai vertici servono anche talento e duro lavoro. Qualcuno sostiene che gli imprenditori sono semplicemente persone abbastanza fortunate da avere una grande voglia di correre rischi, ma le competenze in realtà sono rilevanti. In una ricerca del 2006 Paul Gompers, dell’università di Harvard, e alcuni colleghi hanno dimostrato che i fondatori di un’azienda di successo hanno maggiori probabilità di ottenere buoni risultati nella loro impresa successiva rispetto agli imprenditori a cui non è andata bene. Una tecnologia migliore e una maggiore competenza riducono il ruolo della fortuna. Per i singoli individui, tuttavia, sarebbe meglio aumentare le possibilità che la fortuna giochi a favore. I partner della Y Combinator, un acceleratore di startup, promuovono l’iscrizione ai loro programmi per aumentare “l’area di superficie della fortuna”: mettersi in situazioni in cui si può fallire è un modo per aumentare l’incidenza del caso. Milkov e Navidi osservano che la probabilità di essere fortunati nelle esplorazioni petrolifere aumentano se le aziende realizzano diversi pozzi indipendenti tra loro. Avere fortuna può significare che una decisione sbagliata può portare a un buon risultato o, viceversa, che i manager dovrebbero imparare a valutare il successo di un’iniziativa sulla base del processo oltre che del risultato. E se con il passare del tempo è possibile capire la differenza tra competenze e fortuna, allora premiate le persone in base alla costanza delle prestazioni, non ai picchi isolati. Buffett avrà avuto fortuna all’inizio, ma dopo una vita di successi negli investimenti possiamo dire che è stato in grado di massimizzarla. u gim Internazionale 1540 | 1 dicembre 2023

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Economia e lavoro

UNIONE EUROPEA

Caffè e cacao da buttare Migliaia di tonnellate di caffè e cacao conservate nei magazzini dell’Unione europea rischiano di dover essere distrutte a causa di un effetto imprevisto della nuova legge sulla deforestazione entrata in vigore a giugno di quest’anno, scrive il Financial Times. La normativa vieta la vendita di prodotti provenienti da aree deforestate. Il caffè e il cacao immagazzinati nell’Unione europea entro il dicembre 2024 potrebbero essere tra i prodotti proibiti dalla legge, e in quel caso dovranno essere venduti fuori dall’Unione o distrutti. In Europa sono immagazzinate duecentomila tonnellate di cacao e 150mila tonnellate di caffè.

SVEZIA

CINA

Niente posta per la Tesla

Banche ombra sotto inchiesta

Göteborg, Svezia

Le autorità cinesi hanno aperto un’inchiesta contro una delle maggiori banche ombra (aziende che svolgono attività bancaria senza essere soggette alle regole del settore finanziario) del paese, scrive la Bbc. Si tratta del Zhongzhi Enterprise Group, un’azienda esposta pesantemente nel settore immobiliare che di recente ha dichiarato insolvenza. Lo Zhongzhi Enterprise Group ha un’unità per la gestione patrimoniale che in passato è arrivata a raccogliere risparmi per più di mille miliardi di yuan (139 miliardi di dollari). Pechino sostiene di aver avviato le indagini per “sospette attività illegali”. Tuttavia non è ancora chiaro chi siano le persone finite nel mirino delle autorità e quale ruolo svolgano nell’azienda.

SOEREN STACHE (PICTURE ALLIANCE/GETTY)

SIA KAMBOU (AFP/GETTY)

Hermankono, Costa d’Avorio

La Tesla ha avviato un’azione legale contro l’agenzia dei trasporti della Svezia con l’obiettivo di aggirare gli scioperi che stanno bloccando la sua attività nel paese scandinavo. Dalla fine di ottobre, scrive la Neue Zürcher Zeitung, la casa automobilistica sta affrontando le proteste delle officine che si occupano della manutenzione dei suoi veicoli in Svezia. I lavoratori chiedono condizioni contrattuali meno precarie. Nelle ultime settimane si sono unite all’azione, in segno di solidarietà, altre sigle sindacali svedesi, tra cui quelle dei lavoratori delle poste, che rifiutano di spedire pacchi e corrispondenza della Tesla. L’azienda ha denunciato l’agenzia dei trasporti chiedendo di poter ritirare direttamente le targhe dei nuovi veicoli invece di riceverle per posta. Il tribunale le ha dato ragione con una decisione valida solo per sette giorni. u

Micro Stefano Feltri

Quanto costa salvarsi Per la transizione ecologica servono tanti soldi. Forse troppi. La Climate policy initiative aggrega e analizza i flussi d’investimento pubblico e privato verso le tecnologie utili a rallentare la crisi climatica e a gestirne gli effetti. Tra il 2019-2020 e il 20202021 gli investimenti sono quasi raddoppiati, passando da 650 miliardi di dollari a quasi 1.300 miliardi. Una buona notizia. Ma servirebbe-

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ro tra i 5.400 e gli 11.700 miliardi all’anno entro il 2030, e tra i 9.300 e i 12.300 nel periodo 2030-2050. Sono cifre esorbitanti, che indicano una riconversione completa dell’economia e i tassi d’interesse alti rendono questi investimenti più onerosi che in passato. Con 266mila miliardi di dollari complessivi tra il 2025 e il 2050 si eviterebbero 1,2 milioni di miliardi di danni (ma ne subiremmo comun-

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que per un milione di miliardi a causa degli effetti consolidati del cambiamento climatico). Dobbiamo rinunciare? Fare qualcosa è meglio che non fare niente. Ogni anno nel mondo si spendono settemila miliardi di dollari in sussidi per i combustibili fossili. Spostarli su tecnologie verdi aiuterebbe, ma gli elettori – prima ancora che le aziende petrolifere – sono disposti a pagare di più i carburanti? u

IN BREVE

Aziende Negli ultimi anni Amazon ha rafforzato sistematicamente la sua attività di lobbying nell’Unione europea. Secondo uno studio realizzato dall’ong LobbyControl, nel 2013 il colosso del commercio online fondato da Jeff Bezos ha speso 450mila euro per fare pressione sulle istituzioni di Bruxelles, mentre nel 2022 i costi di quest’attività sono arrivati a 2,75 milioni. Le spese di lobbying di Amazon sono aumentate anche nei singoli stati dell’Unione europea. In Francia e Germania l’azienda ha speso in totale 3,6 milioni di euro.

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L’oroscopo

Rob Brezsny La poeta del Sagittario Nina Cassian ha scritto: “Prometto di farvi sentire così vivi che il suono della polvere che si posa sui mobili vi sembrerà assordante”. Penso volesse dire che avrebbe risvegliato completamente i sensi dei lettori, aumentando la capacità di meravigliarsi e di provare emozioni nuove. Entrare in comunione con questa meravigliosa espressione di sé potrebbe perfino modificare la comprensione di chi siamo e di cos’è la vita. Sono lieto di dirti, Sagittario, che anche se non sei uno scrittore hai una grande capacità di rendere lo stesso servizio, a te e agli altri.

ARIETE

Da bambino, mi piaceva andare nei prati e ruotare su me stesso finché non cadevo per le vertigini. Mentre ero disteso, la terra, il cielo e il sole giravano all’impazzata e io non ero più solo un puntino di coscienza racchiuso nel mio corpo, ma un vortice che ondeggiava nella caleidoscopica ragnatela della vita. Ho scoperto che a molti piace questo gioco. Gli scienziati ipotizzano che gli esseri umani desiderino le vertigini inebrianti che provoca. Non consiglierei a tutti di fare quello che facevo io da bambino. Ma se ti senti sicuro e ne hai voglia, fallo! O almeno immagina di farlo. Sai che i dervisci considerano ruotare su se stessi una forma di meditazione?

ILLUSTRAZIONI DI FRANCESCA GHERMANDI

TORO

Nelle prossime settimane, il tuo animale guida non sarà un’aquila, un lupo, un orso o un salmone. Non sognare di essere un cavallo selvaggio, una tigre o un coccodrillo. T’invito piuttosto a coltivare un legame profondo con i funghi. I funghi mantengono fresca la terra. Nelle aree boschive mangiano i residui degli alberi e le foglie morte, impedendo che si accumulino. Mantengono il terreno sano e lo arricchiscono di sostanze nutritive necessarie per la coltivazione. Sii come un fungo, Toro. Libera costantemente il tuo mondo dalle parti defunte e in decomposizione per stimolare la fertilità. GEMELLI

La scrittrice dei Gemelli Geraldine McCaughrean ha scritto: “Forse il coraggio è co-

me la memoria: ha bisogno di esercizio per rinforzarsi. Così ho pensato che se avessi cominciato un po’ alla volta, avrei potuto gradualmente diventare coraggiosa”. È un ottimo consiglio per te: adotta un approccio lento e graduale. Per ottenere risultati migliori, comincia con rischi moderati. Settimana dopo settimana aumenta la temerarietà dei tuoi piani e l’intensità del tuo coraggio e della tua forza d’animo. Entro la metà del 2024 sarai pronto per lanciare un progetto veramente audace. CANCRO

Il neurologo e scrittore del Cancro Oliver Sacks lavorava con persone che avevano problemi neurologici particolari. Era arrivato a pensare che: “Difetti, disturbi e malattie possono svolgere un ruolo paradossale, facendo emergere capacità latenti e sviluppi che forse in loro assenza non emergerebbero mai”. Molto spesso scopriva che i disturbi potevano essere considerati creativi, perché “se distruggono specifici percorsi e modi di fare le cose, possono portare a una crescita inaspettata”. Il tuo compito è meditare su come gli eventi della vita che sembrano limiti possono condurre a scoperte e colpi di fortuna inaspettati. LEONE

Mi sto innamorando della profondità con cui ti innamori di nuovi modi di vedere e capire te stesso. Il mio cuore canta mentre ascolto il tuo cuore cantare in risposta a nuove attrazioni. Continua così, Leone! Stai esercitando un’ottima influenza su di me. Le

mie potenzialità e le mie passioni sopite si risvegliano quando vedo che ti risvegli e tiri fuori le tue potenzialità e le tue passioni sopite.

glio di affrontare il problema con l’atteggiamento di un principiante. Liberati di tutte le tue idee e apriti a nuove terapeutiche rivelazioni.

VERGINE

CAPRICORNO

Il giornalista della Vergine Sydney J. Harris ha detto: “Il rimpianto per le cose che abbiamo fatto può essere stemperato dal tempo. È il rammarico per le cose che non abbiamo fatto a essere inconsolabile”. Te ne parlo perché è un momento favorevole per fare le cose che non hai ancora fatto e dovresti fare. Se ti affretti ad avviare i tuoi piani, ti assicurerai di non avere rimpianti tra cinque anni (sorprendentemente, è anche un ottimo momento per cancellare il rimorso per una mossa infelice del passato).

“A volte ho nostalgia di una tempesta”, dice la cantautrice del Capricorno Joan Baez. “Una vera e propria tempesta in cui tutto cambia”. Per lei questo atteggiamento ha funzionato. A 82 anni, ha pubblicato trenta album ed è entrata nella Rock and roll hall of fame. Ha registrato canzoni in otto lingue ed è stata premiata da Amnesty International per il suo impegno a favore dei diritti umani. Se pensi di poter resistere, e credo che tu ne sia capace, ti consiglio di avere nostalgia di una tempesta. La tua vita avrebbe bisogno di un po’ di riorganizzazione. Se non ti senti abbastanza forte e coraggioso, chiedi agli dei una bufera modesta.

BILANCIA

In contrasto con certi falsi stereotipi, nel medioevo gli europei non erano sporchi: facevano il sapone e amavano farsi il bagno. Secondo un altro falso mito, all’epoca tutti credevano che la Terra fosse piatta. In realtà, la maggior parte delle persone istruite sapeva che era tonda. È sbagliato considerare arretrato quel periodo storico, dal momento che ha introdotto innovazioni come il cronometro meccanico, i caratteri mobili, l’aratro pesante e i manoscritti miniati. In accordo con i presagi astrali, t’invito a spogliarti di certe idee sbagliate e a celebrare i fatti reali. Sii un rivelatore scrupoloso e un coscienzioso narratore di verità. SCORPIONE

Il poeta dello Scorpione John Berryman ha detto: “Per crescere, dobbiamo viaggiare nella direzione delle nostre paure”. Personalmente non vorrei solo questo tipo di crescita. Preferisco viaggiare allegramente nella direzione delle mie speranze e dei miei sogni. Ma io non sono uno Scorpione. Forse la strategia di Berryman per realizzare il proprio destino è un superpotere degli Scorpioni. Che ne pensi? So per certo che le prossime settimane saranno un ottimo periodo per reinventare il rapporto con le tue paure. Ti consi-

ACQUARIO

Il divulgatore scientifico Neil deGrasse Tyson dice che le molecole d’acqua che beviamo sono “passate attraverso i reni di Socrate, Gengis Khan e Giovanna d’Arco”. La stessa cosa vale per l’aria che respiriamo: è “passata attraverso i polmoni di Napoleone, Beethoven e Abraham Lincoln”. Avrebbe potuto dire che beviamo e respiriamo l’acqua e l’aria che sono state nel corpo di ogni creatura vissuta. Te lo dico, Acquario, nella speranza che tu ti senta più vicino a tutti gli esseri viventi. È un ottimo momento per intensificare il tuo legame con la rete della vita. PESCI

Sto recitando una preghiera per te. Prego il fato perché tu non accetti sforzi pigri o sbadati dagli altri, e che dietro la loro cortesia non si nasconda un tentativo di manipolazione. Prego anche che tu coltivi grandi aspettative, e che cerchi l’eccellenza senza essere un perfezionista ossessivo. Mi auguro che le tue azioni siano impregnate di grande integrità e che ti occupi di ogni dettaglio con la certezza di piantare semi destinati a fiorire meravigliosamente.

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internazionale.it/oroscopo

SAGITTARIO

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“Ieri era la giornata contro la violenza sulle donne”. “E oggi?”. “Oggi no”.

BLACK

CHAPPATTE, SVIZZERA

WILCOX, AUSTRALIA

“Non è troppo tardi per fermare i cambiamenti climatici più gravi se tutti prenderemo atto della realtà e lavoreremo insieme per il bene comune”. “Siamo f…uti”.

FLAVITA, SPAGNA

ANDERSEN, STATI UNITI

L’ultima

Attrazioni a Dubai: centro commerciale Venezia, piste da sci al coperto, Cop28.

“Qui è dove vengo per stare sola con i miei podcast, la mia musica, i messaggi vocali dei miei amici, gli audiolibri e talvolta anche con i miei pensieri”.

Le regole Cucito 1 Si misura due volte e si taglia solo una. 2 Non sanguinare sul tessuto. 3 Gli errori aprono la porta a nuove creazioni. 4 L’uncinetto può essere un’ottima tecnica antistress. Soprattutto per gli uomini. 5 Per usare la macchina da cucire non serve la patente, ma almeno leggi le istruzioni.

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Internazionale 1540 | 1 dicembre 2023

Un divertente ritorno a Bellano con il maresciallo Maccadò: Sua eccellenza perde un pezzo di Andrea Vitali Glenn Cooper: quale segreto nasconde La verità di Maria? Un mistero impossibile da decifrare nella Taverna degli assassini di Marcello Simoni Il nuovo fantasy italiano: Di spiriti e polvere di Valentina Pinzuti Ricette irresistibili con La cucina per tutti di Casa Pappagallo

Anno XX numero V

Dicembre 2023 | COPIA OMAGGIO

Matteo Strukul racconta ai ragazzi Marianna, la monaca di Monza Doom, Foster, Rokia, Leighton, Arcadipane, A Sweet Christmas: le nuove eroine del romance per la prima volta insieme in una raccolta di inediti indimenticabili SCOPRI A CENTRO RIVISTA LO SPECIALE NATALE, CON TANTI CONSIGLI DI LETTURA

Un viaggio negli angoli più oscuri del cuore: L’educazione delle farfalle di DONATO CARRISI, l’autore italiano di thriller più venduto nel mondo

SOMMARIO | DICEMBRE 2023

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Periodico registrato presso il Tribunale di Milano il 23/06/2003 al n. 399 • Anno XX numero 5 • In copertina: Donato Carrisi © Yuma Martellanz • Direttore responsabile: Stefano Mauri • Coordinamento: Elena Pavanetto • Redazione: Lucia Tomelleri • Progetto grafico e impaginazione: Elisa Zampaglione DUDOTdesign • Finito di stampare per conto del Gruppo editoriale Mauri Spagnol nel mese di novembre 2023 da Grafica Veneta S.p.A. di Trebaseleghe (PD) © Gruppo editoriale Mauri Spagnol, 2023

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NARRATIVA 10 Sánchez 12 Vitali 14 Nardi 15 Gutiérrez 15 Owen 16 Wells 16 Harris 29 Giannone 33 Keetch 33 Colgan 34 Curham 36 Taylor 36 Ironmonger 39 Hynes 40 Un natale romantico 42 Chadwick 43 Macleod 43 Jacobi 43 Kneidl, Iosivoni 44 Trapanese

37 Biografia di un transatlantico che ha fatto la Storia 44 Papa Francesco si racconta

MEMOIR E TESTIMONIANZE 6 Il memoir evento della regina del pop 18 La prima ballerina della Scala 20 Chi minaccia la guardia costiera?

RAGAZZI 15 Una graphic novel di James Patterson 16 Tog, elfo pasticcione 39 Il gattino Milo su Plutone 40 Lyon 45 Ossini

VARIA 8 Cambia la tua vita con Schwarzenegger 9 Romanazzi: testa e cuore per il successo 9 I consigli dello psicologo star di TikTok 19 Il Giappone tra pop e disincanto 19 Il mondo delle donne negli oggetti 20 Per impostare relazioni sane 20 Una soddisfacente vita di coppia 48 Ricette da leccarsi le dita

45 Ponti 45 MacFarlane, Morris 47 Strukul SAGGI 9 Serri 17 Mancuso 37 Wingate 37 Scott 46 Hazard AVVENTURA, AZIONE, FANTASY, GIALLI E THRILLER 2 Carrisi 4 Ahndoril 5 Gimondi 5 Cussler 5 Patterson 16 Morchio 30 Cooper 32 Simoni 34 Frediani 34 Rose 35 Pinzuti 38 I grandi nomi del giallo italiano in un’antologia per le feste 42 Jacq 46 Martínez Muñoz

L’EDITORIALE | DICEMBRE 2023

L’intelligenza naturale del leggere di Stefano Mauri Esiste un principio di Archimede della mente. Più le tecnologie ci assistono nella vita di tutti i giorni, meno il cervello si esercita e sviluppa le sue straordinarie potenzialità. Da quando abbiamo le calcolatrici elettroniche siamo peggiorati nel fare i conti a mente, con gli smartphone che ci recuperano qualsiasi informazione ci dimentichiamo più spesso i nomi e i fatti o persino la strada per raggiungere un posto che conoscevamo bene, confidando nella nostra tavoletta di cristallo. Pensiamo di informarci attraverso i social, ma spesso siamo dentro bolle che riflettono come specchi ciò che già siamo e dunque ci interroghiamo sempre meno, non evolviamo. Tanto più intelligenti diventano gli strumenti che ci accompagnano nella vita quotidiana, tanto più riduciamo l’esercizio del nostro pensiero. Ci sono anche effetti su larga scala, come in tanti casi di referendum ed elezioni in vari Paesi che sono stati influenzati da notizie spesso false diffuse via social, anche da potenze straniere, al solo scopo di indebolire le democrazie. Tutta questa intelligenza artificiale può portarci a essere superficiali. I libri servono anche a evitare questo, ad approfondire senza cadere vittime delle semplificazioni. Nel mondo dei libri e delle librerie serietà e libertà governano ancora a larga maggioranza. È bene conoscere e usare le nuove tecnologie, tenendo vivo lo spirito critico e aggiornandoci, ma bisogna avere anche altro. I libri, un’antica “tecnologia” che chiede a noi di essere attivi, sono senz’altro uno dei modi migliori per non perdere la capacità di pensare, immaginare, ricordare. Un vero antidoto, come scientificamente provato da diversi studi. Clara Sánchez, nel discorso tenuto in occasione del suo ingresso nella prestigiosissima Real Academia Española, ha paragonato i libri a macchine del tempo. Sono anche questo. Un saggio ci svela risvolti della realtà ben più articolati di quel che il senso comune o i social ci suggeriscono. I romanzi ci aiutano a entrare nelle vite e nelle emozioni degli altri e ad approfondire qualsiasi tema. Quando leggiamo

Clara Sánchez tiene il suo discorso nella sede della Real Academia Española a Madrid

una bella storia di fatto la stiamo scrivendo nella nostra mente, con la nostra personalità, il nostro bagaglio di esperienze, prestiamo i volti delle persone che conosciamo a quelli dei protagonisti e alla fine quel libro è quasi più nostro che di chi lo ha scritto e forse per questo ci piace conservarlo e vederlo sui nostri scaffali. Quasi sempre pensiamo che il libro sia meglio del film perché è fatto di noi. E dopo che lo abbiamo letto anche il volume è più bello e vissuto. È così che grazie a L’educazione delle farfalle, il nuovo romanzo del grande Donato Carrisi, sono entrato immediatamente nella vita di una donna impegnata a Milano nell’alta finanza, una vita improntata all’efficienza, fino a quando una notizia la sconvolge costringendola a rivedere le sue priorità. L’autore ci sfida fino all’ultima pagina a risolvere il mistero. Ancora una storia straordinaria che merita la copertina. Fanno notizia, poi, The Woman in Me, il libro di Britney Spears, un vero e proprio thriller nel quale ho intravisto innanzitutto la difficoltà di una personalità artistica, votata alla musica fin da bambina, a vivere le priorità dei comuni mortali e ridotta a una condizione di sfruttamento in una società patriarcale; il grande successo di La portalettere di Francesca Giannone, libro pluripremiato dai librai e caso editoriale dell’anno e, sempre dal fecondo Sud, la straordinaria vicenda dei Leoni di Sicilia, scritto da una insegnante di Palermo, che grazie a una serie colossal di Disney ora porterà in tutto il mondo il fascino sensuale della Sicilia. Splendida l’iniziativa delle nuove eroine del romance di scrivere tutte assieme un bel libro per le feste: A Sweet Christmas. A proposito di Natale: se vi piace mangiare bene ma siete così così in cucina fidatevi di Casa Pappagallo! Leggendo attentamente la guida al centro della rivista, che ricorda i successi dell’anno, troverete il libro giusto per ognuno e un paio di assaggi delle nuove proposte per il 2024. Ps Se oltre a leggere vi piace scrivere è il momento di esplorare ioscrittore.it I

LONGANESI

Il nuovo, coinvolgente romanzo dell’autore italiano di thriller più venduto nel mondo l’incendio allo chalet tutto cambia, e Serena inizia a precipitare nel peggiore dei sogni. E se l’istinto materno che lei ha sempre negato fosse più forte del fuoco, del destino, di qualsiasi cosa nell’universo? E se davvero ci accorgessimo di amare profondamente qualcuno soltanto quando ci appare perduto per sempre? Questo non è semplicemente l’ultimo capolavoro di Donato Carrisi. Perché Serena non è un personaggio come gli altri, e questa non è una storia come le altre. Questo è un viaggio inarrestabile alla scoperta degli angoli più oscuri del nostro cuore e delle nostre paure, al termine del quale il nostro modo di vedere il mondo, semplicemente, non sarà più lo stesso.

Quando scoprirai la verità, sarà troppo tardi per uscire da questa storia.

«I romanzi di Carrisi si leggono con il fiato in gola.»

Raffaella Silipo, TTL – La Stampa

«Uno scrittore di statura internazionale.» Severino Colombo, Corriere della Sera

«In Italia se dici thriller dici Donato Carrisi.» Paola Barbato, La Repubblica

«Leggere Carrisi è come essere in paradiso.» Ken Follett

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Donato Carrisi © Gianmarco Chieregato

La casa di legno brucia nel cuore della notte. Lingue di fuoco illuminano la vallata fra le montagne. Nel silenzio della neve che cade si sente solo il ruggito del fuoco. E quando la casa di legno crolla, restano soltanto i sussurri impauriti di chi è riuscito a fuggire in tempo. Ma qualcosa non è come dovrebbe essere. I conti non tornano. E il destino si rivela terribilmente crudele nei confronti di una madre: Serena. Se c’è una parola con cui Serena non avrebbe mai pensato di identificarsi è proprio la parola «madre». Lei è lo «squalo biondo», una broker agguerrita e di successo nel mondo dell’alta finanza. Lei è padrona del suo destino, e nessuno è suo padrone. Ma dopo

è nato nel 1973 a Martina Franca e vive fra Roma e Milano. Dopo aver studiato giurisprudenza, si è specializzato in criminologia e scienza del comportamento. Scrittore, regista e sceneggiatore di serie televisive e per il cinema, è una firma del Corriere della Sera. È l’autore dei romanzi bestseller internazionali (tutti pubblicati da Longanesi) Il suggeritore, Il tribunale delle anime, La donna dei fiori di carta, L’ipotesi del male, Il cacciatore del buio, La ragazza nella nebbia – dal quale ha tratto il film omonimo con cui ha vinto il David di Donatello per il miglior regista esordiente –, Il maestro delle ombre, L’uomo del labirinto – da cui ha tratto il film omonimo –, Il gioco del suggeritore, La casa delle voci, Io sono l’abisso – da cui ha tratto il film omonimo –, La casa senza ricordi, La casa delle luci ed è autore della favola dark Eva e la sedia vuota. Ha vinto prestigiosi premi in Italia e all’estero come il Prix Polar e il Prix Livre de Poche in Francia e il Premio Bancarella in Italia. I suoi romanzi, tradotti in più di 30 lingue, hanno venduto milioni di copie.

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Il giallo a enigma degli autori di L’ipnotista Un nuovo genere e un nuovo pseudonimo per una coppia di scrittori che non delude mai L’uomo che si presenta nell’ufficio dell’agenzia investigativa di Julia Stark un lunedì di agosto è il cliente che tutti vorrebbero. Si chiama PG Mott e a Stoccolma tutti sanno chi è, tutti conoscono la sua famiglia, per una semplice ragione: è ricchissimo. PG ha un problema che solo Julia Stark può risolvere: la sua vita è precipitata all’improvviso, e senza alcuna spiegazione, in un terribile enigma. Sconvolto, PG racconta a Julia che, all’indomani di una cena di famiglia, ha trovato sul proprio cellulare la foto di un uomo legato, gravemente ferito e incappucciato. PG non ricorda di aver scattato quella foto, né sembra riconoscere la persona immortalata. Ma non è la prima volta che PG non ricorda qualcosa: la sua vita è

tutt’altro che specchiata, tra vizi, abuso di alcol e psicofarmaci. Julia capisce subito che il caso è più complesso di quanto può sembrare e chiede aiuto all’unica persona che, nonostante tutto, può aiutarla. Si chiama Sidney Mendelson, è un poliziotto e, soprattutto, è il suo ex marito. E forse, a dispetto del passato tragico che li ha divisi, Julia potrà riavvicinarsi a lui… Ma giunti nella villa di famiglia dei Mott, Julia e Sid presto intuiscono che, sotto la patina di vestiti eleganti, cene gourmet e vini costosi, scorrono tensioni, invidie e rivalità. E violenze. Una cosa è certa: la verità si nasconde tra i misteri della famiglia. E anche quando il caso sembra per tutti ormai chiuso, l’intuito infallibile di Julia saprà vedere lontano…

Alex Ahndoril © Karl Nordlund

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è il nuovo pseudonimo di Lars Kepler, nome dietro il quale si celano i coniugi Alexander Ahndoril e Alexandra Coelho Ahndoril. Entrambi sono scrittori, ma nel 2009 hanno deciso di sospendere momentaneamente le loro carriere separate per scrivere un romanzo insieme. Ne è nato il caso editoriale europeo del 2010, L’ ipnotista, il romanzo che ha scalzato dalla vetta delle classifiche sve-

desi la trilogia di Larsson, e che ha inaugurato la fortunata e amatissima serie di romanzi con protagonista il commissario Joona Linna, tutti pubblicati da Longanesi: L’ esecutore, La testimone del fuoco, L’ uomo della sabbia, Nella mente dell’ ipnotista, Il cacciatore silenzioso, Lazarus, L’ uomo dello specchio e La vendetta del ragno. Sempre presso Longanesi è uscito Il porto delle anime.

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La storia vera, mai raccontata prima, di una truffa spettacolare Fausto Gimondi ha sempre coltivato un forte interesse per le tecnologie e l’innovazione. Ha contribuito alla nascita di Virgilio.it e di altre realtà che hanno segnato la storia di internet in Italia. Questo è il suo primo libro.

Nella periferia nord di Milano i sogni hanno il profumo dei soldi. Siamo nel pieno degli anni Novanta. Il rumore della tv riempie gli angusti appartamenti dei palazzi, con il rito del sabato sera: l’estrazione del Lotto. Quando la lettura dei numeri vincenti è conclusa, i biglietti con le puntate perse finiscono nel cestino, insieme agli avanzi della cena e alla speranza di cambiare vita. Mario ha diciannove anni, li ha trascorsi nei palazzi di Cinisello e all’ippodromo di San Siro per le scommesse, e non si aspetta granché dal futuro. Ma ogni cosa è destinata a cambiare quando incrocia una strampalata banda che scopre il modo di truccare le estrazioni della ruota del Lotto di Milano. Un piano eccezionale per la sua disarmante semplicità, messo in atto da Peppino lo Zoppo e Ciccio nello scantinato di un palazzo popolare, che per ben tre anni frutta migliaia di vincite, distribuite in tante ricevitorie. Con ingegno, ricorrendo perfino a intercettazioni e pedinamenti, Mario intercetta i numeri truccati e diventa improvvisamente miliardario. Ma è proprio quando tutto va alla grande la truffa sfugge di mano e arriva all’orecchio di criminali veri, decisi a tutto pur di avere la propria parte.

Una nuova, spericolata avventura di Dirk Pitt

Dirk Cussler, laureato a Berkeley, ha lavorato in campo finanziario prima di dedicarsi a tempo pieno alla narrativa sulle orme del padre Clive, con cui ha partecipato attivamente a numerose spedizioni della NUMA.

Alla fine degli anni Cinquanta, nel tumulto della conquista comunista del Tibet, sparisce nel nulla un manufatto buddhista di immenso valore… Sessant’anni dopo, dal relitto di un cargo in fondo al mare delle Filippine emergono alcune tracce. Poco lontano dal punto del ritrovamento Dirk Pitt e la sua squadra sono impegnati in una pericolosa missione e questo ritrovamento rischia di complicare le cose…

Trappola mortale per Michael Bennett

James Patterson è uno dei più grandi fenomeni editoriali dei nostri giorni, con oltre 425 milioni di copie vendute nel mondo e per 59 volte al primo posto della Bestseller List del New York Times.

Una soffiata anonima porta la polizia di New York in un condominio fatiscente del Bronx, per quella che poi si rivela una trappola. A terra rimane un agente, ma presto è chiaro che l’obiettivo è lui, il detective Michael Bennett. Ma perché? Bennett dovrà attingere ai suoi migliori investigatori, inseguire piste per tutta New York e persino scavare nel passato per fermare l’assassino… ma tutto questo stavolta potrebbe non bastare.

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L’attesissimo memoir-evento della regina del pop

Un’autobiografia intensa, sincera e struggente che lascerà il mondo senza fiato The Woman in Me è un racconto coraggioso che arriva dritto al cuore, una storia che parla di libertà, fama, maternità, sopravvivenza, fede e speranza. A giugno del 2021 il mondo intero è rimasto ad ascoltare col fiato sospeso Britney Spears parlare in tribunale. L’impatto di quel gesto – condividere la sua voce, la sua verità – è stato travolgente e ha cambiato il corso della vita di Britney, e di innumerevoli

altri. The Woman in Me racconta per la prima volta quell’incredibile viaggio e la forza interiore di una delle più grandi artiste della storia del pop. Scritto con eccezionale candore e ironia, il dirompente memoir di Britney Spears illumina di una nuova luce il potere infinito della musica e dell’amore, regalandoci il ritratto di una donna finalmente libera di raccontare la propria storia. Alle sue condizioni.

La forza interiore di una donna, il potere infinito della musica e dell’amore.

«La drammatica testimonianza di Britney in tribunale ha scosso il mondo, cambiato le leggi e mostrato la sua forza ispiratrice e il suo coraggio. Il suo memoir avrà un impatto simile e sarà l’evento editoriale dell’anno.» People

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Britney Spears Icona pop e vincitrice di un Grammy Award e di numerosi dischi di platino, è una delle artiste di maggior successo e più celebrate nella storia della musica, con oltre cento milioni di copie vendute in tutto il mondo. Nel 2021 è stata inserita da Time tra le cento persone più influenti del pianeta. Il suo album Blackout è entrato a far parte dei cataloghi della Rock & Roll Hall of Fame. Vive a Los Angeles, in California.

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DAL LIBRO

Da ragazzina passeggiavo tutta sola per ore nei boschi silenziosi vicino a casa mia in Louisiana, cantando canzoni. Stare all’aperto mi dava un senso di libertà, ma anche di pericolo. Quando

ero piccola, i miei genitori litigavano sempre. Mio padre era un alcolizzato e a casa avevo sempre paura. Il mondo esterno non era perfetto, ma, paradiso o inferno che fosse, era il mio mondo. Prima di

tornare a casa, seguivo il sentiero fino all’abitazione dei vicini, che aveva un cortile ben curato con tanto di piscina. C’era anche un giardino roccioso pieno di piccoli ciottoli levigati che trattenevano il

calore: com’era piacevole sentirlo sulla pelle! Mi sdraiavo lì, su quelle rocce, a guardare il cielo cullata dal tepore, e intanto pensavo: Troverò la mia strada. Troverò il modo di realizzare i miei sogni.

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La formula della felicità di Arnold

Un potente tao per l’autorealizzazione personale

Arnold Schwarzenegger (Thal, 1947) è conosciuto in tutto il mondo per i suoi straordinari successi: campione mondiale di bodybuilding, star più pagata di Hollywood, uomo d’affari, ambientalista, filantropo, due volte governatore della California. Austriaco d’origine, nel 1968 emigra negli Stati Uniti con pochissimi mezzi e costruisce con determinazione il proprio impero cominciando con la conquista dei prestigiosi titoli di Mr. Universo (ben cinque) e Mr. Olympia (sette in tutto). Nel 1982 il ruolo di protagonista in

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Conan il barbaro lo consacra nell’olimpo di Hollywood, dove Schwarzenegger scrive la storia del cinema interpretando personaggi iconici come il Terminator della saga di James Cameron. Nel 2003 viene eletto trentottesimo governatore dello Stato della California e resta in carica per due mandati. Questo libro, in cui l ’autore distilla gli insegnamenti di un’esistenza straordinaria e vissuta sempre al massimo delle proprie possibilità, è in corso di pubblicazione in tutto il mondo.

«Se mi conosci un poco, probabilmente sai già che non sono un tipo che si arrende. Anzi, apprezzo la sfida del dover risalire la china. È la lotta che rende il sapore del successo, quando lo raggiungi, così dolce.» Dietro una persona realizzata c’è un unico segreto ed è alla portata di tutti: una mentalità vincente. Lo sa bene Arnold Schwarzenegger, che nella vita ha raggiunto sempre il massimo livello in ogni campo in cui si è messo alla prova. Nato in un piccolo villaggio austriaco, a vent’anni vola in America, deciso a lasciarsi alle spalle la povertà e le magre prospettive che il paese natale poteva offrirgli. Ha solo duecento dollari in tasca, ma un piano dettagliato in testa. I suoi risultati straordinari sono il frutto di una visione chiara del futuro, duro lavoro e la capacità strategica di valorizzare i propri talenti. Per arrivare esattamente dove si era proposto, Schwarzenegger ha fatto sua la lezione numero uno del padre, un insegnamento miracoloso: renditi

utile, a quante più persone possibile e a te stesso prima di tutto. Spaziando da Marco Aurelio a Epitteto, Arnold condivide in questo libro sette regole semplici e straordinariamente efficaci che hanno costituito per lui un faro in tutte le circostanze che si è trovato ad affrontare, con poche chiacchiere e molti fatti. I suoi consigli prendono vita grazie alle coinvolgenti storie personali a cui l ’autore attinge con grande generosità, non limitandosi a raccontare i successi che hanno cambiato tutto ma esplorando anche i fallimenti brucianti che hanno minacciato di far crollare ogni cosa – alcuni già noti, molti altri svelati in queste pagine per la prima volta. Perché il successo si costruisce un pezzo alla volta e ogni tanto tocca mettersi a scalare a mani nude. Meglio allora se cominci a rimboccarti le maniche, perché nessuno verrà a salvarti: devi pensarci da te. La buona notizia è che hai già tutto ciò che ti serve per farlo. Parola di Arnold.

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Il nuovo libro della mental coach più famosa d’Italia Nicoletta Romanazzi è una mental coach specializzata in sport coaching e top performance, trainer e facilitatrice di respiro. Si occupa di formazione come mental coach in tutta Italia da oltre vent’anni, soprattutto con atleti, top performer, imprenditori e professionisti, e nel 2023 ha aperto la sua scuola, la Top Performance Coaching Academy. Nel 2022, il suo primo libro, Entra in gioco con la testa, ha scalato le classifiche.

Siamo tutti troppo stanchi troppo spesso, ci sentiamo incompleti e confusi per la maggior parte del tempo e probabilmente “felice” non è la prima parola che useremmo per descrivere noi stessi se qualcuno ce lo chiedesse. È vero? Accade perché abbiamo interiorizzato il primo comandamento della società in cui viviamo: corri, competi, sii produttivo, raggiungi l’obiettivo. Per farlo ci siamo convinti di dover sacrificare la nostra parte più intima sull’altare della performance e così abbiamo perso di vista noi stessi e le nostre emozioni. Abbiamo escluso il cuore per concentrarci sulla testa. Romanazzi è una mental coach e da vent’anni allena atleti che competono ai massimi livelli dello sport mondiale, gareggiando per l’eccellenza. Sa bene di cosa parla quando parla di testa, performance e obiettivi, e in questo libro ci svela un segreto: sono le emozioni la nostra risorsa più potente, e tocca farci pace, perché non si arriva da nessuna parte senza metterci il cuore! Ma prima bisogna riallacciare quel dialogo profondo con noi stessi che spesso non siamo consapevoli di aver interrotto.

Da un giovane psicologo star dei social, come uscire da una relazione tossica

George (Giorgio Giuliani) ha una laurea magistrale in Psicologia clinica e di comunità e si sta abilitando per la professione di psicologo. Ha oltre 400 mila follower su TikTok e 60 mila su Instagram.

A volte pensi che forse quella persona che hai accanto non ti fa bene? Provi un malessere indefinibile? Se la risposta è sì, sei nel posto giusto. Spesso si sente dire che siamo la media delle persone che frequentiamo. Non so se sia vero. Però so che il modo in cui ci lasciamo trattare dagli altri dice tanto di noi. Quello che dai a te stess* diventa uno standard, un filtro per le tue relazioni. Inizia subito a costruire il tuo standard: amati. Nessuno lo farà, se prima non lo fai tu.

La lunga marcia dell’antifemminismo in Italia

Mirella Serri docente di Letteratura moderna e contemporanea, collabora con La Stampa, TTL, Rai Storia e Rai Cultura ed è autrice di numerosi saggi.

«Le barriere per ostacolare l’inserimento delle donne nella politica e nelle istituzioni – per non parlare delle forme di privazione della libertà che si stanno manifestando nel mondo – oggi sono più che mai inconciliabili con l’idea di democrazia.» Dal maschilismo nel Parlamento uscito dalla Resistenza all’era Berlusconi, un saggio che rivela la lunga guerra della Destra contro le donne, spoglia la Sinistra dei suoi camuffamenti egualitari, e dimostra che la lunga marcia dell’antifemminismo non si è mai fermata. 9

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Sempre in classifica in Italia e all’estero, acclamata dalla stampa più autorevole

Una nuova storia sul perdono, la speranza, i fallimenti e la magia dei momenti felici Lucia sembra quasi riuscire a sentire il vento che scompiglia i capelli della madre e a vedere il suo sorriso. Sono passati molti anni, ma ricorda perfettamente la vecchia casa con il grande giardino. La casa in cui suo padre tornava dopo lunghi viaggi di lavoro per ritrovare l’abbraccio della moglie. Ora che ha quarant’anni, Lucia si trova a pensare a quell’amore assoluto, di cui è stata testimone da bambina. Ora che nella sua vita è momento di bilanci, si chiede se sia riuscita a provarlo anche lei. Se il marito giornalista, con cui si scambia solo brevi telefonate, la ami ancora. Se il primo lavoro che ha scelto, e che per pigrizia non ha

mai lasciato, sia davvero quello giusto. Se il silenzio di sua figlia sia un segno dell’adolescenza o nasconda qualcosa di più. Ma spesso la vita non concede il tempo di riflettere, perché i segreti vogliono solo venire a galla e le scelte sbagliate tornano a chiedere il conto: come un ospedale che chiama perché una madre sta male, o un marito che non risponde più alle telefonate, o un’amica che si rifà viva dopo anni in cerca di risposte. Lucia non può più nascondersi tra i panni stesi al sole, come quando era bambina. Deve scoprire se dopo la pioggia c’è un respiro nuovo con cui guardare al futuro. Deve decidere se vuole essere comparsa o protagonista della propria esistenza.

Per sapere chi si è bisogna accettare ciò che la vita ha in serbo per noi e viverla così com’è, nelle sue luci e nelle sue ombre.

«Una scrittrice amata da milioni di lettori.»

Elisabetta Rosaspina, La Lettura – Corriere della Sera

«Clara Sánchez ci parla di segreti, amore, memoria, successo, tradimenti, perdoni e speranze, senza mai perdere di vista la realtà.» Mario Baudino, TTL – La Stampa

«Un’autrice di gran mestiere.» Elle 10

Clara Sánchez

è l’unica scrittrice ad aver vinto i tre più importanti premi letterari spagnoli e, nel 2023, ha ricevuto la più alta onorificenza del suo paese, venendo ammessa alla prestigiosa Real Academia Española. Un altro tassello nella carriera di un’autrice che non conosce confini. In Italia è venerata dal pubblico che attende ogni anno i suoi romanzi, sempre al vertice delle classifiche.

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Il ritorno del maresciallo Maccadò Il nuovo romanzo dell’autore che festeggia vent’anni in casa Garzanti che ora smania per avere dalla vita tutto ciò che il lavoro gli ha impedito di godere. Ma in quella tiepida primavera sembra abbia iniziato a palpitare anche il cuore del carabiniere Beola, da qualche tempo osservato speciale del maresciallo Maccadò, preoccupato che il giovane non commetta sciocchezze violando il regolamento dell’Arma. Anche il maresciallo però dovrebbe stare attento, perché indispettire la moglie Maristella potrebbe rendergli la vita difficile. E finalmente arriva il gran giorno dei panettieri a Bellano, impreziosito dal Federale di Como in persona, che vorrebbe saperne di più di quel paese turbolento dove non si riesce a tenere in piedi una sezione del Partito neanche a piangere. Ma niente, dev’esserci qualcosa nell’aria che fa andare tutto storto, perché sul più bello un furto, che parrebbe inspiegabile, finisce per agitare acque già fin troppo mosse.

Bellano si prepara a celebrare l’anniversario della fondazione di Roma e a ricevere il Federale di Como in persona.

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Alle cinque del pomeriggio il podestà Mongatti li aveva tutti davanti a sé, seduti e in attesa di capire il motivo dell’urgente convocazione trasmessa a voce dal messo Fizzolati: Santa Ciavarini Gobetti, Carolingio Sfezzati, Vario

Ostico, Fiorentino Crispini, Ottavino Parpuetti oltre al Menabrino e allo stesso Fizzolati quale rappresentante dell’orchestrina. Dopo i saluti comunicò la notizia dell’onore che l’Eccellenza Federale Gariboldo Briga Funicolati avrebbe fatto al pa-

ese visitandolo in occasione di lunedì 21 aprile. Si aspettava maggiore entusiasmo a commento, ma l’unico che disse qualcosa fu lo Sfezzati. «Si fermerà a mangiare?» chiese. «Non lo so, non credo», ri-

Andrea Vitali © Yuma Martellanz

I fratelli Venerando e Gualtiero Scaccola sono titolari dell’omonima forneria a Bellano. Tirati su a pedate dal padre panettiere, conoscono solo il piccolo mondo del forno e dell’abitazione al piano di sopra. Si alternano in negozio con un sincronismo perfetto, che però inizia a cedere la mattina del 7 aprile 1930. Quel giorno, infatti, bussa alla porta del loro tran tran la lettera in cui il segretario del sindacato panettieri di Como chiede una mano per l’idea che gli è venuta: organizzare una gita in battello degli iscritti comaschi in quel di Bellano per celebrare l’anniversario della fondazione di Roma. E il mondo degli Scaccola sembra andare a gambe all’aria. Passare la missiva, con le relative incombenze, al segretario comunale, non li mette al riparo. Perché quello che si insinua nella loro quiete attraversa con la forza di un’onda irresistibile il cuore di Gualtiero,

(Bellano, 1956), medico di professione, ha esordito nel 1989 con il romanzo Il procuratore, che si è aggiudicato l’anno seguente il premio Montblanc per il romanzo giovane. Approdato alla Garzanti nel 2003 con Una finestra vistalago, ha continuato a riscuotere ampio consenso di pubblico e di critica con i romanzi che si sono succeduti, sempre presenti nelle classifiche, e insigniti dei premi letterari più prestigiosi.

spose il Mongatti. Comunque non era quella la cosa più importante. Perché, a fronte della novità giunta quella stessa mattina, si era reso necessario rivedere il programma in funzione dell’arrivo del prestigioso ospite.

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«Abbiamo smesso di contare le volte in cui Andrea Vitali ha centrato il bersaglio incatenando il lettore ai suoi personaggi.» Bruno Gambarotta, TTL – La Stampa

Una revisione dolorosa ma necessaria che stante i tempi stretti lui e il segretario Menabrino avevano portato a termine e che ora sottoponeva ai convocati. Secondo quanto comunicato dall’Inticchi i panettieri sarebbero giunti quasi in con-

temporanea con il Federale. «Alle dieci e trenta.» Da ciò la necessità di non usare più una fanfaretta che si esibisse in una delle tante marcette, piuttosto il dovere di schierare l’intero corpo musicale… «E in divisa», puntualizzò il

podestà. …che accogliesse i visitatori con un inno ufficiale. «Marcia reale o Giovinezza.» Il maestro Parpuetti alzò la mano. «Sulla Marcia reale scanchignamo un po’… insomma, è da molto tempo che non la

suoniamo. Giovinezza ci viene meglio», affermò. «E poi mi sembra essere più acconcia alla carica del personaggio», chiosò il Crispini. «E sia», approvò il Mongatti.

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Dopo il grande successo di Liberi come la neve, l’intensa storia di un incontro che cambia per sempre due vite Sogna in grande, Trinity. Era la frase con cui papà mi dava la buonanotte. Si sedeva sotto il nostro acchiappasogni e mi leggeva i suoi racconti per spazzare via gli incubi. Ora che lui non c’è più, passo le sere a bordo della mia auto, con il finestrino abbassato, il cappuccio in testa e la musica dei Bee Gees che sovrasta il rumore delle onde. D’altronde, qui a Seafolk, non c’è nulla da fare. Ma la monotona routine a cui sono ancorata sta per essere stravolta dall’arrivo di Acher Morris. Mia madre ha deciso di ospitarlo per aiutare la sua migliore amica, ma io non lo voglio

in casa mia. Per quanto mi riguarda, può mettere in valigia le sue immacolate camicie di lino e uscire dalla porta, con i suoi odiosi ricci e i suoi finti sorrisi educati. Voglio che se ne vada dallo studio in cui mio padre scriveva le sue storie solo per me. Voglio che fugga lontano dalle mie parole taglienti, dalla mia rabbia che sobbolle, dai miei sbagli a cui risponde con irritanti silenzi. Eppure, solo lui riesce a scovarmi al faro quando voglio stare da sola. Solo lui non mi volta le spalle quando esplodo. Solo lui capisce il mio dolore. Noi due, tempesta e quiete, insieme, ci completiamo.

Rita Nardi è una giovanissima scrittrice conosciuta soprattutto per il suo profilo TikTok, dove parla di libri. Coltiva sin da bambina la passione per la scrittura e per la lettura. Quando non scrive, beve caffè. Ama la montagna, la musica anni Settanta e Ottanta e i tramonti in riva al mare. Con Garzanti ha già pubblicato Liberi come la neve.

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GARZANTI In fondo a una stradina di Londra, si nota una palazzina su due piani tutta blu. Dietro le vetrine, pile di romanzi. Aprendo la porta dalla curiosa maniglia a forma di penna, si incontra il signor Edward Livingstone, l’anima della libreria Moonlight Books. A prima vista può sembrare un po’ burbero, ma non fateci troppo caso. Lo fa solo perché preferisce la compagnia dei libri a quella delle persone. Eppure, nessuno riesce a capire i bisogni dei lettori meglio di lui. Perché il signor Livingstone ha riempito il suo negozio di generosità e di amicizia: all’avventura e agli imprevisti ci pensano i libri, con le loro storie che non smetteresti mai di leggere.

Il destino degli abitanti di Providence è legato al loro spirito, che ne decide il futuro. Ma c’è un’eccezione, una Senzanima. Ha lunghi capelli rossi, un mare di lentiggini e si chiama Iris: non sa chi fosse prima di un anno fa e, per questo, è perfetta per rubare le memorie legate agli oggetti che tocca. Perché conoscere i segreti degli altri, a Providence, vuol dire avere potere. E Iris, che è una ladra di ricordi, non si fa scrupoli a venderli per sopravvivere. Fino al giorno in cui un anello di rubini le smuove qualcosa dentro e Iris capisce di non essere nata Senzanima, di essere stata derubata. Ora, Iris ha tante domande, ma finalmente si sente viva ed è decisa a ricostruire tutta la sua storia. A ogni costo!

Eleanor ha sedici anni e sta andando a Seattle di nascosto dai genitori. Non una fuga, ma la ricerca della sorella Sam, che è andata via di casa e non si sa dove sia. Eleanor, che la conosce bene, è convinta che sia lì. A farle coraggio ha il suo diario in cui disegna e inventa storie. È il suo potere speciale. Quando è persa nella sua fantasia non può accaderle nulla. Persino il senso di colpa verso Sam si placa come per magia. Ma trovare tracce di lei non è facile. Giorno dopo giorno, Eleanor incontra persone sempre più strambe, eppure ognuno di loro la fa diventare un po’ più adulta. Perché Eleanor sta cercando la sorella, ma quello che trova forse è un po’ di sicurezza in più in sé stessa, un po’ di fiducia negli adulti, un po’ di speranza per il futuro.

Il caso editoriale spagnolo che ha donato serenità a migliaia di lettori Mónica Gutiérrez è nata e vive a Barcellona. Laureata in giornalismo e in storia, ha lavorato in un’agenzia di comunicazione e come insegnante. Questo è il suo romanzo d’esordio.

È una ladra di ricordi, perché ha perso il suo passato. E se scoprisse che le è stato rubato? Morgan Owen è una ex libraia che vive a Birmingham con due magici gatti neri. Nel tempo libero adora osservare le stelle, visitare antiche rovine e collezionare oggetti curiosi. Questo è il suo romanzo d’esordio.

La graphic novel di un autore da 3 milioni di copie James Patterson è uno degli autori più venduti al mondo: i romanzi del detective Alex Cross e quelli delle Donne del Club Omicidi sono tra le sue serie più amate. Ha scritto romanzi di diverso genere, spaziando dal thriller ai romanzi per bambini.

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Solo un elfo pasticcione può salvare il Natale!

Ben Miller ha firmato acclamate produzioni per BBC e Netflix e scritto romanzi di successo. Garzanti ha pubblicato Quando Lana è caduta in una fiaba.

Quando sei un giovane elfo di quasi duecento anni, la vita dovrebbe essere una pacchia! Tog, invece, aspetta ancora di entrare nella squadra di Babbo Natale. Tog è un po’ pasticcione, ma ha anche un cuore e una fantasia grandissimi, grazie ai quali crea dei peluche a forma di lemure per i suoi amici. Quando Babbo Natale lo nota e decide di dargli una possibilità sembra proprio sia arrivato il suo momento… Peccato che qualcuno abbia iniziato a rubare i regali e che tra i sospettati ci sia proprio lui! Riuscirà Tog a risolvere il mistero e salvare il Natale?

La scrittrice inglese più amata da lettori, stampa e librai

Joanne Harris è laureata al St Catherine’s College di Cambridge. I suoi libri sono tutti editi in Italia da Garzanti.

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Rebecca Price Buckfast ha passato anni duri per diventare la nuova rettrice di St. Oswald, una scuola dove le donne, fino a pochi anni fa, non avevano nemmeno il permesso di entrare. Ma quando un fantasma del passato riaffiora proprio in quel luogo, rischia di perdere tutto. Nella sua storia c’è un segreto inconfessabile, che potrebbe distruggere gli ultimi trent’anni di duro impegno…

La scuola di felicità del gatto Alfie

Rachel Wells ha combinato la passione per la scrittura e quella per i gatti nei suoi fortunatissimi romanzi, per adulti e per bambini, che hanno come protagonista l’intraprendente gatto Alfie.

In Edgar Road il gatto Alfie si trova bene ed è sempre pronto ad allungare una zampa per aiutare qualcuno dei residenti. Per esempio una ragazzina scappata di casa perché la mamma non ha tempo per lei. Ma anche Alfie deve ammettere che il pelo inizia a ingrigirsi e l’agilità non è più quella di una volta. È arrivato il momento di passare il testimone ai giovani gattini del quartiere, aprendo una scuola dove insegna come salvare il quartiere.

Un’indagine nel passato senza capo né coda, per Bacci Pagano

Bruno Morchio vive a Genova dove lavora come psicologo e psicoterapeuta. È autore di altri undici libri che hanno per protagonista l’investigatore privato Bacci Pagano.

La vedova dell’amico Cesare Almansi, morto in un incidente nel 2016, si rivolge a Bacci Pagano per saperne di più sulla morte del marito, con cui aveva un rapporto tempestoso. Sono stati esclusi l’omicidio e l’attentato, ma sull’asfalto niente tracce di frenata. Dunque un colpo di sonno? O un suicidio? Bacci avvia una sofferta ricerca, che lo riporta indietro nel tempo, all’esperienza del liceo, al processo e al carcere, sulle tracce di un’amicizia interrotta per trentatré anni e di una verità con la quale dovrà fare i conti.

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Il nuovo libro di un maestro del nostro tempo A ognuno di noi capita di vivere momenti di stallo, quando non riusciamo a trovare la forza per andare avanti né sappiamo quale direzione prendere. La letteratura ci insegna che da sempre siamo in lotta con questa sensazione d’impotenza, ciò che è cambiato è solo il nostro modo di reagire. Se in passato cercavamo una via di fuga nella religione, oggi la troviamo in una nuova fede che celebra il culto dell’Io. L’inganno, però, è dietro l’angolo, perché nel credere soltanto in sé il narcisismo non fa altro che aggravare la propria prigionia. Nel suo nuovo libro, Vito Mancuso propone una fi-

losofia della liberazione per riconoscere e smantellare le trappole che attanagliano le nostre vite e aprirci a un’esistenza più autentica, fino a sperimentare la gioia profonda di vivere. Seguendo un cammino di piccoli ma costanti passi liberatori, scopriamo così che il destino di ciascuno si gioca nel mondo che portiamo dentro: perché se noi siamo la trappola, siamo anche il nostro liberatore. Approdando a questa consapevolezza saremo in grado di trovare equilibrio e generare limpida energia mentale, il più efficace strumento per la serenità e per la sorgente della gioia.

Vito Mancuso Teologo laico e filosofo, ha insegnato presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, l’Università degli Studi di Padova e attualmente è docente del master in Meditazione e Neuroscienze dell’Università degli Studi di Udine. Ha fondato e dirige presso il MAST di Bologna il «Laboratorio di Etica». È autore di numerosi

saggi che hanno suscitato notevole attenzione da parte del pubblico su argomenti quali la filosofia di Hegel, le malattie e il dolore, la fede, la natura di Dio, l’anima, la vita eterna, l’autenticità, l’amore, il pensiero, la libertà, la bellezza, l’etica e le virtù cardinali, il coraggio, la paura, il senso della vita, la mente. In un saggio recente ha pre-

sentato le figure di Socrate, Buddha, Confucio e Gesù. Il suo pensiero è oggetto di una monografia uscita in Germania (Essentials of Catholic Radicalism. An Introduction to the Lay Theology of Vito Mancuso) e può essere complessivamente definito come «filosofia della relazione». È editorialista di La Stampa.

© Yuma Martellanz

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GARZANTI

Il racconto intimo e appassionante della prima ballerina del Teatro alla Scala Nella prima fotografia che la ritrae con le scarpette da ballo, Nicoletta Manni non ha ancora compiuto tre anni. La madre Anna è insegnante di danza e da sempre la porta con sé al lavoro, così che l’abitudine di esercitarsi alla sbarra entra nella vita di Nicoletta con la naturalezza di un gioco. Questo libro racconta le tappe e gli incontri che hanno segnato il suo percorso e la sua carriera, fino a proiettarla tra le stelle più luminose della scena internazionale: l’infanzia trascorsa a Santa Barbara di Galatina, in provincia di Lecce, l’ammissione all’Accademia del Teatro alla Scala, l’esperienza allo Staatsballett di Berlino; e poi la collaborazione con Carla Fracci e Alessandra Ferri, l’amicizia con Ro-

berto Bolle, la complicità con il collega e marito Timofej Andrijashenko. Senza tacere la fatica e i sacrifici, La gioia di danzare è però innanzitutto l’espressione di un amore sconfinato per il ballo, inteso come autentico atto di libertà e come intimo, inesauribile viaggio alla scoperta di sé. Alzando il sipario su un’arte che da sempre affascina e incanta, la prima ballerina del Teatro alla Scala dà voce alla propria storia attraverso le molte vite che ha vissuto sul palcoscenico: dal Lago dei cigni allo Schiaccianoci, dalla Bella addormentata nel bosco a Giselle, le grandi protagoniste del repertorio classico hanno infatti contribuito a fare di lei l’interprete che oggi tutto il mondo applaude.

Nicoletta Manni nata a Galatina (Lecce) nel 1991, è prima ballerina del Teatro alla Scala. Unica italiana candidata al prestigioso Prix Benois de la Danse nel

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2015, si è esibita sui palcoscenici di tutto il mondo con alcune delle più celebri étoile del panorama internazionale.

CORBACCIO

Un viaggio in Giappone alla scoperta della sua anima pop Noemi Pelagalli, social media manager, blogger, youtuber, si occupa di comunicazione, fotografia e organizzazione di eventi e tour. Collabora con grandi aziende operanti nei settori dei viaggi, food, beverage e beauty riguardanti Giappone, Corea del Sud, Cina e Hong Kong. È autrice di CookingWithTheHamster, un importante punto di riferimento per gli appassionati italiani e non solo.

Per me il Giappone è il paese intellettualmente e artisticamente più stimolante, con cui ho un rapporto viscerale. È l’unico posto al mondo in cui mi sento a «casa», termine che implica molti significati anche contrastanti, giacché non sempre casa è un posto felice e sicuro. Il Giappone è un luogo complesso, e che proprio per questo vale la pena conoscere andando oltre le immagini tradizionali e a volte patinate che spesso noi occidentali cerchiamo e vogliamo vedere. Kokoro parte da lontano, dalle radici del Giappone moderno, ma precipita nella contemporaneità attraverso un caleidoscopio di luoghi, quartieri, locali, mode, cucina, manga, anime, teatro, film, musica, libri e videogiochi che dalla seconda metà del Novecento hanno contribuito a creare l’anima pop di un paese incredibile, ipertecnologico e tradizionalista, gerarchizzato e ribelle, misurato ed eccessivo. Ho viaggiato tanto in Giappone, ho accompagnato persone fuori dai consueti tour turistici, ma in Kokoro non vi propongo un itinerario geografico, bensì un’immersione esclusiva in un mondo che non finisce di sorprenderci.

«Per tutti. Divertente, istruttivo e… decisamente politico!» TAZ Annabelle Hirsch (1986) ha origini tedesche e francesi e ha studiato Storia dell’arte, Teatro e Filosofia a Parigi e a Monaco. Lavora come giornalista per Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitug, ZeitOnline e diverse riviste, ha pubblicato racconti e traduzioni letterarie dal francese e vive fra Roma e Berlino.

«Con questo libro desidero condurre il lettore attraverso il passato come lungo un corridoio in cui, ogni tanto, apro una porta qua e là, prelevo un reperto da uno scaffale, ne metto in luce un aspetto o narro una storia. Gli oggetti selezionati sono cento, avrebbero benissimo potuto essere duecento, trecento, mille: limitarli è stato difficile. Perché la storia delle donne e delle loro cose è molto più ricca di quanto si creda e il mio racconto non è né completo né definitivo e nemmeno si prefigge di esserlo. Vuole soprattutto solleticare il desiderio di continuare a rovistare, di prelevare altri oggetti dai ripiani della storia.» Hirsch crea un universo fatto di donne e delle loro cose. Incontreremo un papiro di Saffo, un corsetto in metallo, un bidet, una macchina per cucire, una medaglia al valore per lo sciopero della fame, la borsa di cotone di una schiava americana, una spilla di Hannah Arendt, una confezione di pillole anticoncezionali, un Tupperware e molto altro ancora, e in ogni oggetto, in ogni aneddoto, in tutte quelle cose apparentemente secondarie ritroveremo «le connessioni sensoriali con il mondo delle donne.» 19

CORBACCIO

Per una relazione equilibrata con se stessi e gli altri

Ottenere (e conservare) la felicità di coppia in pochi, semplici step In questo libro gli autori, fra i più famosi scienziati a livello mondiale sulla vita di coppia, hanno distillato le loro conoscenze in un programma di una settimana alla portata di tutti, articolato in step progressivi. Tutti noi sappiamo bene che nella vita di coppia arrivano quei momenti di difficoltà, grandi o piccole, che a volte diventano ostacoli insormontabili. Questo libro insegna come superarli.

Amore, contrasto, cambiamento, soddisfazione: impariamo a comprendere come vivere con gli altri le emozioni alla base dei rapporti umani. Ogni relazione è frutto di impegno e di fatica, perché nessun essere umano è identico a un altro. Sapere come impostare un sistema di relazioni sane lavorando sugli altri, ma soprattutto su noi stessi, è il presupposto per una vita felice.

Philippa Perry

esercita come psicoterapeuta da più di vent’anni. È autrice del bestseller Il libro che vorresti i tuoi genitori avessero letto, per mesi in testa alla classifica del Sunday Times e pubblicato in Italia da Corbaccio.

John e Julie Gottman, ricercatori e psicologi clinici di fama mondiale, hanno dedicato le loro carriere all’inseguimento della formula segreta per relazioni sane e durature.

CHIARELETTERE

La grande inchiesta sugli affari sporchi nel Mediterraneo Attorno alla Guardia costiera si addensa una coltre di nebbia sempre più fitta: alle domande di giornalisti e magistrati che si sollevano ciclicamente dopo l’ennesima strage di migranti, si contrappone infatti un silenzio totale su responsabilità, catene di comando, origine degli ordini. Contro questa gloriosa istituzione italiana, capace negli anni di salvare migliaia di vite, si sta infatti combattendo oggi una battaglia tutta politica finalizzata a minarne l’autonomia e a eroderne le competenze per mero consenso elettorale. Svelare questi intrighi di palazzo è però solo il punto di partenza di una complessa inchiesta che abbraccia una partita assai più ampia e che coinvolge mafie mediterranee, oligarchi russi, trafficanti di uomini e contrabbandieri di petrolio, per un giro di affari di miliardi di euro. Scavo ricostruisce per la prima volta i patti segreti tra Stati; raccoglie le testimonianze di ufficiali in pensione, infiltrati, gole profonde del sistema di accoglienza; e fornisce informazioni inedite e documenti ufficiali in grado di fare definitivamente luce su quel mondo oscuro che sfrutta la vita degli altri per alimentare la propria sete di denaro e di potere. 20

Nello Scavo

è inviato speciale di Avvenire. Negli anni ha indagato sulla criminalità organizzata e il terrorismo globale, firmando servizi da molte zone calde come la ex Jugoslavia, il Sudest asiatico, i paesi dell’ex URSS, l’America Latina, il Corno d’Africa e il Maghreb. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio CIDU per i Diritti Umani - Ministero degli Esteri (2020) e Il Premiolino (2020). Tra i suoi libri più recenti, il reportage dall’Ucraina Kiev (2022).

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Guida al regalo perfetto

Speciale Natale 2023

Quest’anno regalo una storia che fa stare bene

Il nuovo romanzo dell’autrice di La Casa sull’argine. Amori e tradimenti, quotidianità e sogni in un’emozionante storia al femminile.

Da un’autrice da oltre 2 milioni di copie vendute, una nuova storia di segreti di famiglia, misteri da risolvere, un amore travolgente e una nuova, strepitosa protagonista.

Dopo il successo di Finché non aprirai quel libro. Entra nella caffetteria, ordina una cioccolata calda, osserva la donna che scrive seduta al tavolo. Qualcosa di inaspettato sta per accadere…

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Speciale Natale

Un autore che domina le classifiche da tre anni con le sue storie che danno serenità. Mettiti comodo, sorseggia la tazzina che hai davanti. Così potrai iniziare un viaggio incredibile.

Una giovanissima scrittrice, un fenomeno tutto italiano nato su Wattpad ed esploso in libreria. Nemmeno il gelo può fermare una foglia che vuole rinascere.

Quest’anno regalo una storia che fa riflettere

Il nuovo libro, intimo e personale, dell’autrice di Il racconto dell’ancella. Una raccolta di racconti che divertono, illuminano e, silenziosamente, colpiscono al cuore.

Dal vincitore del Premio Strega 2021, un romanzo personale, commovente e ironico sul rapporto padre-figlio. Il nuovo romanzo dell’autrice del bestseller Quando le montagne cantano. Un emozionante intreccio di destini, una grande storia di speranza e redenzione.

Il libro più personale di un regista di culto, che svela l’uomo nascosto dietro la macchina da presa. Il cinema, la vita, le passioni, i sogni, le provocazioni in un racconto sgargiante come un suo film. Un clamoroso esordio, finalista al Booker Prize. Una voce unica, cruda e potente per raccontare un’America sconosciuta.

Speciale Natale

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Quest’anno regalo il racconto di una vita speciale Il ritratto magistrale e affascinante di un campione unico al mondo. «Una storia di grande coraggio e talento.» The Wall Street Journal

Da un’autorevole firma del giornalismo italiano una vicenda personale, una storia dimenticata, un grande romanzo civile che parla di noi e del nostro presente.

La prima biografia dell’uomo simbolo dell’eccellenza italiana: l’inventore della Nutella. Un ritratto entusiasmante, che ricostruisce i traguardi storici di un’avventura inimitabile.

Il sogno americano, tutto italiano, del fondatore di Yoox. L’avvincente storia di un grande successo imprenditoriale.

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Speciale Natale

L’incredibile avventura, le vittorie, le cadute, il successo guadagnato sfida dopo sfida di David Goggins, atleta e motivatore di fama internazionale. Impariamo a riprogrammare la mente per sbloccare il nostro potenziale.

Quest’anno regalo un saggio per approfondire passioni e conoscenze Dopo il successo di Sentiti bene nella tua casa, un nuovo libro di suggerimenti concreti per una casa comoda, funzionale e in armonia con la personalità di chi la abita.

Dal mistico yogi i cui incontri sono seguitissimi, due libri accessibili, profondi e coinvolgenti, che offrono strumenti interpretativi della realtà provenienti da una tradizione consolidata, ma al contempo freschi e nuovi.

La peggiore tragedia nella recente storia dei diritti umani in un libro che restituisce voce a chi se l’è vista negare.

Regolare la curva del glucosio è l’azione più efficace per la nostra salute, grazie a un approccio scientifico rigoroso e un metodo innovativo frutto di anni di ricerche.

Un eccezionale exploit fotografico da un gigante dell’alpinismo. I quattordici Ottomila visti da tutti i versanti che sono stati scalati e che ancora aspettano di esserlo. Speciale Natale

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Quest’anno regalo una storia che avvince e travolge Il nuovo romanzo della regina internazionale del giallo, un’autrice da 5 milioni di copie vendute. Un caso molto personale per la detective Kim Stone.

Dalla Grecia di Pericle alla Gran Bretagna dell’Ottocento, una storia che attraversa i secoli sulle tracce di un tesoro inestimabile.

L’ultimo, amatissimo romanzo di un’autrice dal grande successo internazionale. Il commissario Teresa Battaglia ha davvero perso la sfida più grande, quella con la sua mente?

Il thriller storico che ha conquistato la Spagna, vincitore del Premio Planeta. Sullo sfondo della Madrid del 1834, una storia di inferno e oscurità che lascia il lettore senza fiato.

Il mondo di The Witcher si arricchisce di una grande novità. Raccolta in un unico, prezioso volume l’intera saga che ha ispirato la serie Netflix e i videogiochi di CD Project.

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Speciale Natale

Un esordio geniale e appassionante. Questa storia ha due facce, due misteri, due voci, due tempi… ma un solo enigma.

Quest’anno regalo una storia romantica Il nuovo romanzo della regina delle classifiche. Pronti a farvi travolgere da una storia originale e a scoprire che ci sono amori che ci restano addosso, come una cicatrice?

Dall’autrice di The Truth Untold, una storia d’amore che parla di salvezza e riscatto. Quattro ragazzi che conoscono il dolore alla ricerca di un modo per guarire.

Subito in classifica all’uscita, l’attesa conclusione della saga romance bestseller. Un grande amore può bastare a salvarci? Thomas e Vanessa stanno per scoprirlo.

Un tuffo nell’epoca Regency e una scelta difficile per una ragazza romantica. L’ultimo best seller di un’autrice da un milione e mezzo di copie vendute.

Da una regina della commedia romantica, amatissima dalle lettrici di tutto il mondo «romanticismo, divertimento, battute e la giusta dose di spicy...» Elle Speciale Natale

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Dalla pagina allo schermo le storie che incantano, divertono, commuovono

©Nazareno Ruggieri

NORD

Il romanzo che ha conquistato i librai e i lettori italiani

Vincitore del premio Bancarella, sempre in classifica dall’uscita Ispirata alla vita della bisnonna dell’autrice, un’appassionante storia di coraggio e di emancipazione femminile sullo sfondo di trent’anni di storia italiana.

«Francesca Giannone ci porta dentro un grande romanzo storico e di formazione, intessuto con maturità e sapienza, che parla a ognuno di noi nel modo in cui un frammento di vita contiene e può restituire il cosmo intero.» Io Donna «Giannone raccoglie i cocci di una vita attraversando trent’anni di memoria personale e storica, con caparbietà e delicatezza.» la Repubblica «La portalettere nasconde un’anima forte, quella delle storie marginali e salvate.» Nadia Terranova, TTL – La Stampa 29

NORD

Una nuova avventura di Cal Donovan

Il grande ritorno di un autore da oltre 3 milioni e mezzo di copie vendute in Italia Egitto, 69 d.C. Ha viaggiato a lungo, e adesso ha bisogno di un posto dove nascondersi dagli uomini che vorrebbero metterla a tacere. Nonostante i rischi, Lia è pronta ad accogliere quella donna nella sua casa e a proteggere lei e la sua storia. Perché la sua verità è un segreto per cui vale la pena morire. Egitto, oggi. Era sepolta da anni negli archivi del Museo del Cairo, tra altre centinaia di reperti destinati a non essere mai né studiati né esposti. È quello che Samia si ripete per giustificare il furto di una maschera funeraria risalente al I secolo d.C., l’unico modo per racimolare i soldi necessari per pagare le cure mediche della sorella.

Prima di rivenderla, però, Samia si accorge che la maschera non è fatta di lino, secondo l’uso dell’epoca, bensì di papiro. E la scritta che v’intravede all’interno cambierà tutto. Roma, oggi. Cal Donovan è in città per assistere all’inaugurazione del nuovo pontificato, quando riceve la telefonata di una sua ex studentessa di Archeologia, che sostiene di essere entrata in possesso di un oggetto sconcertante e pericoloso. Ma, poche ore dopo, la giovane scompare nel nulla. A Cal non resta quindi che mettersi sulle sue tracce, per evitare che il manufatto cada nelle mani sbagliate e il mondo ne subisca le conseguenze…

La verità di Maria, un segreto per cui vale la pena di morire...

DAL LIBRO 30

Era tanto tempo che Maria non provava una gioia profonda, genuina. Ma quella mano tiepida stretta nella sua era preziosa. Era stata dura arrivare in quell’oasi da Gerusalemme, attraverso il deserto. Molti avevano chiesto di seguirla, però Maria aveva rifiutato,

convinta che non fosse giusto sradicare intere famiglie per condurle verso un futuro incerto. Durante l’ultimo pasto consumato col suo gregge, Maria aveva abbracciato i suoi fratelli e le sue sorelle uno alla volta, aveva pianto con loro e, prima del sorgere del sole, nel giorno dello

Shabbat ebraico, aveva detto addio alla sua terra. Solo Quinto e altri due fedelissimi l’avevano accompagnata: d’altronde, non c’era nulla che Maria avrebbe potuto dire o fare per convincere Quinto a separarsi da lei. Macinando miglia a dorso di mulo, Maria aveva sentito

Glenn Cooper

rappresenta uno straordinario caso di self-made man. Dopo essersi laureato col massimo dei voti in Archeologia a Harvard, ha scelto di conseguire un dottorato in Medicina. È stato presidente e amministratore delegato della più importante industria di biotecnologie del Massachusetts ma, a dimostrazione della sua versatilità, è diventato poi sceneggiatore e produttore cinematografico. Grazie al clamoroso successo della trilogia della Biblioteca dei Morti e dei romanzi successivi, si è imposto anche come autore di bestseller internazionali.

montare la fatica e le forze abbandonarla pian piano, e una nuova certezza aveva messo radici dentro di lei: la morte l’avrebbe colta in Egitto, l’antica landa dei faraoni da cui Mosè era fuggito. Ma la malinconia che l ’aveva sopraffatta durante il tragitto veniva ora lavata

NORD

«Cooper è molto più che uno scrittore di thriller: è uno che pone grandi domande al centro dei suoi romanzi.» The Sunday Telegraph

«Cooper non permette al lettore di distrarsi.»

Corriere della Sera

«Uno degli scrittori più amati dai lettori italiani.» la Repubblica

via dalle fresche acque, pure e ristoratrici, della presenza di quella donna, Lia. «Tu e io ci somigliamo molto», disse Maria, con voce più ferma. «Entrambe abbiamo perso qualcuno che amavamo per mano di Roma. Entrambe abbiamo avuto la forza di assumere il comando

del nostro gregge. Siamo davvero sorelle in Cristo. Non c’è tempo da perdere. Domani mattina comincerò il resoconto della mia esistenza, vissuta al servizio di Gesù di Nazareth.» «E io ascolterò rapita, Matriarca», rispose Lia. «Abbiamo papiri e inchiostro.

Isaia sarà il tuo scriba. Scriverà in greco, la lingua del mondo, perché i cristiani di ogni luogo devono sapere di te e delle tue gesta. Negli anni che verranno, saranno cantate le lodi dei tre pilastri della nostra fede: Gesù Cristo, Nostro Signore e Salvatore; Simon Pietro, la pietra su cui

la nostra Chiesa fu edificata; e Maria Maddalena, la Madre della Chiesa.» Lasciò andare la mano di Maria e giunse i palmi in preghiera. «Chiameremo la tua storia il Vangelo di Maria.»

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NEWTON COMPTON

«Un autore imperdibile.» Glenn Cooper Sotto le luci di un’alba invernale, i vitigni innevati del barone Calendimarca si rivelano teatro di un omicidio. Non solo un enigma inspiegabile, ma anche un’onta per il casato del nobiluomo. Vitale Federici, insieme al suo devoto discepolo Bernardo della Vipera, si ritroverà a investigare su un delitto i cui moventi sembrano

affondare nell’antica tradizione vinicola della famiglia baronale, e nella sua cantina sotterranea che, simile a una biblioteca, pare celare un indizio sull’identità dell’assassino. Riuscirà Vitale a fare luce su questo caso, in cui ambizione, inganno e antiche passioni si intrecciano in un mistero forse impossibile da decifrare?

Marcello Simoni

DAL LIBRO 32

ex archeologo e bibliotecario, ha esordito con Il mercante di libri maledetti, per oltre un anno in testa alle classifiche e vincitore del Premio Bancarella. La saga di Ignazio da Toledo lo ha consacrato come autore culto di gialli storici: i di-

ritti di traduzione sono stati acquistati in venti Paesi. Con la Newton Compton ha pubblicato numerosi bestseller, tra cui la trilogia Codice Millenarius Saga e la Secretum Saga, vendendo oltre un milione e mezzo di copie.

Sedevano uno di fronte all’altro, davanti alla bocca vampeggiante di un camino. Un palpitare di ombre generate dal fuoco pareva dar vita alle pareti della sala, al soffitto a cassettoni e alle tende di velluto che coprivano le finestre. «In questa faccenda non ci sono dettagli», sentenziò il barone con un’espressione irrequieta. «È tutto manifesto alla luce del sole. Un’evidenza così

brutale da togliere il fiato». «Se così fosse, avreste già trovato l’assassino». «Tutto ha avuto inizio il primo di dicembre», cominciò Calendimarca, mentre il suo sguardo si perdeva tra le fiamme del camino. «Il mio fattore, mastro Cecco dell’Otre, stava camminando per i vitigni del castello allo scopo di controllare i danni arrecati alle colture da una nevicata improvvisa. L’alba era sorta da poco, e nessun

altro si trovava nei paraggi. C’era solo lui, mastro dell’Otre, in compagnia del suo cane. A giudicare da quanto egli testimonia, è stata proprio quella bestia a fiutare il cadavere». «Descrivete la scena». «C’è ben poco da dire», mormorò il barone. «Il corpo del morto era avvolto dai tralci di una grande vite innevata, come se quella pianta gli fosse cresciuta intorno usandolo a mo’ di sostegno. Una cosa

impossibile, capite? Una vite impiega mesi per raggiungere simili dimensioni, e considerato che mastro dell’Otre controlla i miei terreni ogni santo giorno, avrebbe notato la sua presenza già da molto tempo». «State insinuando che la vite e il corpo imprigionato dentro di essa sarebbero comparsi dal nulla, nel corso di una sola notte?» «Proprio così».

NEWTON COMPTON

La parola a Morgana, donna in cerca di giustizia La vita della giovane Morgana di Cornovaglia viene stravolta dall’arrivo al castello di Tintagel del re Uther Pendragon, che, con l’aiuto del potente mago Merlino, riesce a impossessarsi della corona, uccidendo brutalmente suo padre e costringendo sua madre alle nozze. Morgana non può accettare di sottomettersi senza combattere: in cerca di vendetta, sfida il patrigno e inizia a studiare le arti magiche. Ma la sua ribellione ha un prezzo. Usata come merce di scambio nei giochi di potere di corte, Morgana si ritrova esiliata in un mondo di subdoli intrighi e bugie, tra macchinazioni di feroci re e malvagi stregoni. Per conquistare l’indipendenza, Morgana dovrà mettere in campo arguzia e coraggio, e combattere contro chi vuole negare la sua intelligenza, domare il suo spirito e controllare il suo corpo. In questa ricerca disperata della libertà, ci sono in gioco le cose a lei più care: il suo onore, le persone che ama, la sua stessa vita.

Sophie Keetch ha conseguito una laurea in Letteratura inglese presso l’Università di Cardiff, specializzandosi sul ciclo bretone. Il segreto di Morgana è il suo romanzo d’esordio, in cui si narra la storia della Fata Morgana mostrando le contraddizioni della leggenda arturiana attraverso il racconto inedito della sua protagonista.

A Natale accadono miracoli impensabili… Quando il grande magazzino della cittadina scozzese in cui vive chiude, Carmen si ritrova senza lavoro e senza alternative. Sua sorella Sofia le offre un’opportunità che potrebbe fare al caso suo: c’è una piccola libreria nel centro di Edimburgo che è a corto di personale. Carmen potrebbe trasferirsi temporaneamente a casa di Sofia e vedere come va. Per Carmen non è facile accettare aiuto proprio da sua sorella, così diversa da lei. Però il tempo stringe e le opzioni scarseggiano, così un mese prima di Natale Carmen arriva nell’innevata Edimburgo e inizia a lavorare nella storica libreria del signor McCredie. Non sa ancora che la libreria è sommersa dai debiti e le vendite natalizie sono l’ultima possibilità per scongiurare la chiusura… A complicare le cose ci sono Blair e Oke, due clienti davvero speciali, che confondono i suoi sentimenti e si contendono il suo cuore. Carmen sa bene che servirà ben più di un miracolo per salvare la piccola libreria – e il suo cuore –, ma forse questo Natale potrebbe riservarle una dolce sorpresa...

Jenny Colgan è un’autrice di numerosi bestseller pluripremiati, sempre in classifica del Sunday Times e del New York Times.

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NEWTON COMPTON Una vita rocambolesca, straordinaria, sempre in bilico tra passione e guerra, quella di Napoleone. La sua leggenda nasce e cresce, sconvolge i vecchi assetti e annuncia un’era di libertà. Mentre manda all’assalto le sue truppe a Waterloo, Napoleone ripensa a tutte le volte in cui ha sfidato il destino, trasformando una sconfitta in una vittoria, un fallimento in un successo, una delusione in una gioia. E anche questa sua ultima battaglia, la più sanguinosa, ha i tratti eccezionali del mito. Grazie a vittorie inaspettate e sfolgoranti, un’aura di invincibilità, un carisma magnetico, Napoleone si è guadagnato l’immortalità e la sua fama continua a ispirare la letteratura e il cinema. A novembre in uscita il film evento Napoleon, diretto da Ridley Scott.

Napoleone Bonaparte, l’uomo che ha conquistato l’immortalità

Grace ha disperatamente bisogno di allontanarsi per un po’ dalla vita frenetica di New York. Per questo, quando scova su Airbnb un idilliaco ranch nel Wyoming, non esita un attimo a prenotare. Il posto è tranquillo come sperava e soprattutto il padrone di casa, Calvin Wells, è un uomo affascinante, tanto che, con il passare dei giorni, tra i due nasce un’intesa che si trasforma presto in qualcosa di più. Ma proprio quando Grace sta cominciando a rilassarsi, emergono dettagli inquietanti: il ranch sembra collegato alla misteriosa scomparsa di una donna, e Calvin inizia a mostrare atteggiamenti morbosi… Sperduta nel Wyoming, senza segnale telefonico, Grace capisce di essere finita al centro di una pericolosa rete di bugie. E la vacanza da sogno rischia di assumere i contorni dell’incubo...

Una vacanza da sogno o un pericoloso incubo?

Mentre oltrepassa i cancelli di Auschwitz ripensando alla vita felice a Parigi prima di quella guerra assurda, la scrittrice Claudette “Etty” Weil sente le urla di una ragazzina, Danielle, strappata dalle braccia della madre. Di fronte a quella scena straziante, Etty decide di occuparsi di Danielle e, per quanto possibile, proteggerla. Così, ogni sera, alla fine di una lunga giornata nel campo, le racconta delle storie, costruendole un mondo di speranza in cui rifugiarsi. Ben presto anche altre donne si avvicinano per ascoltare, ed Etty le incoraggia a condividere i loro ricordi, i loro amori. Se riuscirà a sopravvivere, promette, quelle storie non saranno dimenticate. Notte dopo notte, racconto dopo racconto, Etty e le altre riescono a tener viva la speranza. Ma ad Auschwitz, anche la speranza può essere pericolosa… 34

Andrea Frediani, divulgatore storico tra i più noti d’Italia, ha collaborato con numerose riviste specializzate, tra cui Focus Storia Wars. Con la Newton Compton ha pubblicato diversi saggi e romanzi storici. Le sue opere sono tradotte in tutto il mondo.

Jeneva Rose è un’autrice bestseller del New York Times e di USA Today. I suoi thriller sono stati tradotti in più di dodici lingue e opzionati per diventare film e serie tv.

Nessuno muore davvero se la sua storia continua a vivere Siobhan Curham è l’autrice bestseller di oltre quaranta libri per adulti e ragazzi e tiene corsi e workshop di scrittura creativa. Collabora con diverse testate giornalistiche, tra cui The Guardian e Cosmopolitan.

TEA

Dopo Di Cenere e Ombra si conclude la «Saga dei Discendenti», il nuovo fantasy italiano Si sono conosciuti per caso – o forse no – nei bassifondi di Eidinn, città in cui la luce si fa strada a fatica e che macina vite e destini: Mys e Liam, la ladra e il damerino, entrambi in cerca di se stessi e in fuga da anni di ferite e fantasmi. Le loro strade si sono unite e, adesso, di nuovo divise. In una Eidinn dove le tensioni crescono, Liam si trova al centro degli intrighi delle dieci famiglie dei Discendenti e a fronteggiarne le indecisioni e le avidità, mentre Mys, isolata, è costretta a confrontarsi con la verità sui propri poteri e su cosa ha cambiato il destino degli ashling secoli prima.

Le loro scoperte si intrecciano con quelle del Lupo, in viaggio verso nord alla ricerca di risposte e alleanze. Intorno a loro, Calydon sta scivolando verso la catastrofe e una minaccia spaventosa incombe su Eidinn: il passato chiede il conto, e tutto converge verso ciò che per Calydon sarà distruzione o un’opportunità di rinascita. Di Spiriti e Polvere porta alla massima intensità, e infine alla avvincente conclusione, la storia cominciata con Di Cenere e Ombra, un’avventura corale e un’epica fantastica raccontata con uno stile sicuro, incisivo e personale.

Valentina Pinzuti è nata nel 1986 in provincia di Siena. Laureata in Scienze politiche, ha studiato ad Amsterdam e vive a Bruxelles, dove ha lavorato e lavora per riviste, associazioni e agenzie di comunicazione. È anche traduttrice. Beve troppo tè, accumula troppi libri ed è forse l’unica italiana che ama il clima piovoso del Nord Europa. È sempre stata affascinata dai personaggi incompresi e dall’idea di trasformare la realtà, per poterla raccontare. Con Di Cenere e Ombra, suo romanzo d’esordio e primo capitolo della «Saga dei Discendenti», sempre pubblicato da TEA, ha vinto il torneo letterario IoScrittore.

Il primo volume della Saga Avventure, ferite, speranze, visioni in un mondo sull’orlo della distruzione, o della rinascita 35

BOLLATI BORINGHIERI

L’America di oggi negli amori, le amicizie, la fatica e la felicità dei Millennials In una Iowa City grigia, freddissima e periferica, tra le aule dell’università e i locali del centro, le vite di alcuni ragazzi si incontrano. C’è Seamus, un aspirante poeta caustico e irriverente, che per mantenersi agli studi lavora nella cucina di un ospizio. C’è Fyodor, madre nera e padre russo, che lavora nell’industria della carne ed è in una relazione travagliata con Timo, che non accetta la crudeltà sugli animali ma che ammette, inconsapevolmente, altri tipi di ferocia. C’è Ivan, ex ballerino e studente di economia aziendale, che in attesa di un guadagno si diletta nella pornografia amatoriale; e c’è Goran, il suo compagno: un pianista nero, adottato da una famiglia bianca e facoltosa, che non riesce proprio a comprendere come la questione economica possa essere così determinante. E poi Fatima, ballerina e cameriera, che cerca di rimanere a galla in un mondo cieco alla violenza. E mentre si apprestano a incontrare il proprio futuro, nell’ultimo anno insieme prima del tuffo nel mondo, ognuno di loro comprende il significato dell’amore, dell’amicizia, della fatica, del tradimento e della felicità.

Brandon Taylor (1989) ha pubblicato racconti e scritti brevi su The New Yorker e The Literary Review e scrive regolarmente su Literary Hub. Il suo romanzo d’esordio, Real Life, è stato finalista al Booker Prize, al Dylan Thomas Prize e al National Book Critics Circle John Leonard Prize.

Dopo La balena alla fine del mondo, un nuovo romanzo geniale e visionario I protagonisti sono il giovanissimo Tom Horsmith, attivista ecologista che lavora a Londra, ma che appena può torna nella sua amatissima Cornovaglia, e il giovane politico Monty Causley, troppo impegnato nella sua carriera londinese per tornare nella natia St. Piran se non un paio di volte all’anno. Una sera, nel pub del paese, nasce un diverbio, che viene ripreso dal telefonino di un avventore. Messo online, il video diventa virale: il giovane ecologista distrugge coi suoi argomenti l’altezzoso Causley, determinandone di fatto il tracollo politico momentaneo. Nel corso del diverbio i due si lanciano una sfida: se tra cinquant’anni la casa di fronte al porto del politico sarà sommersa dall’innalzamento del livello dei mari paventato dal giovane ecologista, Causley ammetterà la sua sconfitta; se invece tutto sarà com’è ora, sarà Horsmith a doversi dichiarare sconfitto. Una scommessa, dunque, che avrà la più imprevista delle conclusioni…

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John Ironmonger è nato in Kenia ed è zoologo di formazione, nel 2021 ha pubblicato per Bollati Boringhieri La balena alla fine del mondo.

BOLLATI BORINGHIERI Il cervello è composto da più di cento miliardi di cellule con le loro innumerevoli connessioni. A scuola si insegna la loro forma peculiare: un corpo centrale che contiene il nucleo, dei brevi filamenti, detti dendriti, e un lungo prolungamento, chiamato assone, che connette la cellula con altre parti del corpo. Ma è solo una semplificazione didattica: il «neurone tipo» è un’astrazione, utile a capire il funzionamento delle cellule, ma i neuroni sono molto più affascinanti. Per cominciare hanno molte forme differenti, funzionali a scopi diversi. Wingate ne analizza dieci (e mezzo), come fossero altrettante specie di alberi in una foresta. Ognuna di loro svolge un ruolo particolare e per ciascuna il libro racconta le storie degli scienziati che le hanno scoperte. Attraverso otto sensazionali storie di scoperte di reperti antichi, Scott ripercorre l’evoluzione dell’archeologia moderna, dalle spedizioni coloniali agli scavi di oggi, svelando trappole, maledizioni e tesori sepolti. Incontriamo i personaggi, alcuni celebri e altri dimenticati, al centro dei più famosi ritrovamenti, come la stele di Rosetta, i guerrieri di terracotta e i resti di Machu Picchu. Indaghiamo su antiche e misteriose impronte umane, su catastrofici naufragi e su mitiche principesse. Dalle giungle del Sud America agli altipiani ghiacciati dell’Asia centrale, Scott rivela quanto la scoperta del passato sia sempre intrecciata con la storia del nostro tempo attuale e perché, come dice Indiana Jones, la X non è mai il punto dove scavare. Nel 1908 venne varato il Principessa Mafalda, in onore della figlia di Vittorio Emanuele III, una nave veloce, elegante e all’avanguardia. Ricostruendone i viaggi avventurosi l’autore solca la storia italiana e internazionale con molti aneddoti curiosi: da commoventi vicende personali ai grandi eventi. Un affresco di ampio respiro: ogni capitolo parla con la voce di un personaggio, ricostruita tramite fonti diaristiche. Da Pirandello a Gadda, dalle dive del cinema muto a Strauss, a Marconi, che proprio sul Principessa Mafalda ha messo a punto il sistema di radiofonia che lo rese celebre. Agli aspetti biografici si lega il coinvolgente racconto del viaggio e della meta di partenza e destinazione: non solo l’Italia e il Sud America, ma anche le ex colonie italiane, la Spagna e il Portogallo, Dakar e Capoverde…

Il cervello, una foresta di neuroni Richard Wingate è ricercatore e docente di neurobiologia al King’s College di Londra. Oltre ad avere al suo attivo centinaia di articoli specialistici, è direttore editoriale di BrainFacts.org, un apprezzato sito di divulgazione delle neuroscienze.

L’archeologia ieri e oggi fra trappole, maledizioni e tesori sepolti Michael Scott, professore di Storia classica e antica presso l’Università di Warwick, è autore di numerosi libri sul mondo mediterraneo classico e sulla storia antica globale e ha scritto e presentato una serie di documentari televisivi e radiofonici per National Geographic, History Channel e BBC. Bollati Boringhieri ha pubblicato Mondi antichi. Una storia epica d’Oriente e d’Occidente.

La storia del Novecento a bordo di un transatlantico naufragato Stefan Ineichen è nato nel 1958 a Lucerna e dal 1997 è docente presso l’Università di Scienze applicate di Zurigo. È autore di diversi libri.

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GUANDA

Le migliori voci del noir italiano raccontano il lato oscuro delle feste Dieci grandi scrittori italiani, ognuno con la propria voce e la propria musica narrativa, raccontano una storia noir. Tra un brindisi e uno scambio di auguri, incontriamo alcuni fra i personaggi più amati del noir italiano, come l’ispettore Ferraro, l’investigatore Elia Contini, il commissario De Vincenzi e il colonnello Bruno Arcieri. E viaggiamo per l’Italia: dalla Roma corrotta e violenta degli anni Settanta fino a quella insanguinata dei giorni nostri; dalla Firenze del 1944, teatro di una doppia storia d’amore messa a dura prova dalla guerra, alla campagna toscana con la vicenda attuale di due fratellini sulle tracce di un uomo nel bosco: dove starà andando? E poi Milano, con i suoi quartieri e la sua gente; Milano che negli anni Venti ospitava Antonio

Gramsci a San Vittore, uno che il Capodanno lo odiava proprio. E ancora un borgo del centro Italia, all’apparenza tranquillo, che nasconde una realtà sanguinosa. Fuori dai confini nazionali, marito e moglie fanno un viaggio a Barcellona che avrà un esito imprevisto; mentre in Svizzera, paese sempre all’avanguardia, pare che persino le intelligenze artificiali possano uccidere. È il periodo dell’anno in cui promettiamo di lasciarci il passato alle spalle affidandoci ai buoni propositi, almeno così si dice. Ma i protagonisti di questo libro non vogliono affatto abbandonare le vecchie abitudini e il conto alla rovescia probabilmente li sorprenderà sulla scena del crimine. Sono i rischi del mestiere, quando sei un killer o un poliziotto in servizio la notte di San Silvestro…

sato le sue esperienze sul campo nel thriller d’esordio La condanna dei viventi. Diego De Silva ha pubblicato numerosi romanzi che hanno ricevuto premi importanti e sono tradotti in molte lingue. Il suo ultimo libro è Sono felice, dove ho sbagliato? Andrea Fazioli è scrittore, giornalista, docente e drammaturgo. Il suo ultimo noir è Le strade oscure. Marcello Fois, scrittore,

commediografo e sceneggiatore, è autore di numerosi romanzi, vincitori di vari premi importanti. Il suo ultimo libro è L’ invenzione degli italiani. Dove ci porta Cuore. Leonardo Gori è autore del ciclo dei romanzi di Bruno Arcieri, l’ultimo dei quali è Quella vecchia storia. Marco Vichi è autore della serie dedicata al commissario Bordelli, la cui ultima avventura è Nulla si distrugge.

Uniti nel medesimo disegno criminoso Gianni Biondillo, architetto e scrittore, autore di numerosi libri tra cui la serie dedicata all’ispettore Ferraro. L’ultimo lavoro pubblicato è Quello che noi non siamo. Gian Andrea Cerone, una lunga esperienza nella comunicazione, nell’editoria tradizionale, televisiva e digitale, è autore di due gialli, l’ultimo dei quali è Il trattamento del silenzio. Luca Crovi, critico rock

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e letterario, collaboratore di diversi quotidiani e periodici e editor di fumetti, ha dedicato una serie di romanzi al commissario Carlo De Vincenzi (ideato da Augusto De Angelis). Giancarlo De Cataldo è scrittore, drammaturgo, sceneggiatore, autore di programmi televisivi. Il suo ultimo romanzo è Colpo di ritorno. Marco De Franchi, ex commissario capo di polizia, ha river-

GUANDA

Sullo sfondo dell’Impero romano in declino, un bambino diventa uomo tra violenza e amore Un bambino è seduto a gambe larghe su Hynes una pietra spaccata del pavimento, in un James vive a Austin, in Texas. Per angolo della cucina, tra scarafaggi e avan- anni ha insegnato scrittura zi di cibo. Non conosce le sue origini, la creativa presso prestigiose sua età e nemmeno il suo nome, ma pre- università americane. Il è il suo primo libro sto imparerà che queste cose non sono Passero tradotto in italiano. importanti se, come lui, sei uno schiavo. Se sei uno schiavo nel tardo impero romano, devi sapere che sei solo un arnese nelle mani del padrone, da vendere e sostituire quando non serve più. Il bambino vive a Cartagine Nuova, in Spagna, ma il suo mondo è confinato fra le quattro mura di un bordello: è lì che lavorano le lupe per soddisfare i desideri dei marinai, ma anche dei bravi padri di famiglia, in una società che si sta cristianizzando e ha deciso di vivere con maggiore «discrezione» le proprie pulsioni. Giorno dopo giorno, le lupe diventano la famiglia di quell’orfano, soprattutto Euterpe, che gli si affeziona come a un figlio. Accoccolati insieme in giardino, lei gli insegna a scrivere e a contare, e gli racconta tante storie, come quella del passero, che riesce a cavarsela grazie alla sua scaltrezza pur non avendo doti particolari. Il piccolo farà tesoro di quelle parole, e il passero sarà per lui un alter ego e una fonte di ispirazione costante. Ma un futuro difficile si profila all’orizzonte, un futuro di violenza e dolore, in cui il bambino vedrà disperdersi la sua comunità e potrà contare solo su se stesso e sulle sue intuizioni per salvarsi…

Milo è piccolino, cammina a zig-zag e non sa saltare. Eppure, quando le agenzie spaziali della Terra cercano un astronauta per una missione molto speciale, la scelta ricade proprio su di lui. Dal lontanissimo Plutone, ai confini della nostra galassia, una sonda ha captato l’SOS di un popolo di animaletti pelosi senzienti. È urgente inviare aiuti, ma un umano rischierebbe di spaventare gli «alieni», compromettendo per sempre i rapporti con loro. Durante il lungo viaggio, Milo farà tappa nel Paradiso degli animali, dove incontrerà alcuni vecchi amici, e una volta a destinazione si troverà ad affrontare pericoli e imprevisti. Riuscirà a tornare sano e salvo dalla sua famiglia?

Un gattino coraggioso può arrivare anche nello spazio… Costanza Rizzacasa d’Orsogna, scrittrice, giornalista e saggista, collabora al Corriere della Sera. Per Guanda ha pubblicato il romanzo Non superare le dosi consigliate e le avventure di Milo: Storia di Milo, il gatto che non sapeva saltare e Storia di Milo, il gatto che andò al Polo Sud.

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MAGAZZINI SALANI

La squadra WGF torna per una nuova entusiasmante avventura che la renderà ancora più unita di prima! Una nuova sfida si affaccia all’orizzonte. Questa volta Lyon dovrà affrontarla con una difficoltà in più: sarà solo sul campo di battaglia. Anna e i suoi più cari amici, infatti, sembrano scomparsi nel nulla. E proprio quando il nostro eroe inizia a pensare che lo abbiano abbandonato, fa una scoperta a dir poco allarmante: qualcuno li ha rapiti e tramutati in gigantesche statue. Se vuole risvegliarli, Lyon deve prepararsi a esplorare pericolosissimi dungeon e a combattere contro mostri spietati. Solo così potrà spe-

rare di liberarli dalle grinfie di un subdolo nemico che si cela nell’ombra ed è pronto a ogni inganno per distruggere il WGF. Come se non bastasse, nel tentativo di mettere in salvo i suoi amici e scoprire la vera identità del suo avversario, Lyon scatena l’ira di quattro potenti divinità che sorvegliano il luogo in cui i membri del team sono stati imprigionati. Ma quando le sorti dell’avventura volgono al peggio i veri eroi dimostrano tutto il loro valore. Basterà perché riescano a riabbracciarsi?

Lyon è uno dei gamer e youtuber più seguiti in Italia. Appassionato di videogiochi, ama raccontare storie insieme alla compagna Anna e agli amici del team WGF, «un manipolo di eroi che, collegati dai loro pc, affrontano un bestiario fantastico e senza fine, peripezia dopo peripezia». Con Magazzini Salani ha pubblicato Le storie del mistero, Le storie del quartiere, Le storie da brivido, Diario della fine del mondo e Il libro dei mostri.

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MAGAZZINI SALANI

Dalle autrici più amate del romance italiano una raccolta di inediti dedicata al periodo più magico dell’anno Una raccolta di racconti in cui le autrici confezionano un incredibile regalo a tema natalizio per le lettrici e i lettori, riaccompagnandoci negli universi narrativi che più ci hanno fatto emozionare, facendoci rivivere ancora una volta le atmosfere uniche e le trame segrete delle loro storie più amate. Nica e Rigel stanno per suggellare il loro amore, non senza imprevisti. Nel giorno più atteso, infatti, il ragazzo scompare senza spiegazioni. Il vero amore, però, sa aspettare con pazienza. Le feste in casa dei fratelli Harrison sono una cosa seria. Nel loro chalet in Vermont si respira un’atmosfera sfavillante, ma questo Na-

tale sarà diverso dagli altri. Sia e Derek stanno trascorrendo il loro primo Natale insieme, quando l’auto li abbandona in mezzo alla neve. Finiranno per trovare rifugio in un orfanotrofio gestito da una proprietaria con molte fiabe da raccontare… Thomas e Vanessa si preparano a passare le festività in famiglia, a Corvallis. Finché una notizia inattesa non scombina ancora una voltale carte. Gli Inferi sono in fermento. La principessa Vine è pronta a debuttare in società. Prima di farlo, però, la aspetta un’incursione nel mondo degli umani insieme alla sua guardia più fedele, Abrael.

Erin Doom ha conquistato il cuore dei lettori con le sue storie. Per Magazzini Salani ha pubblicato tre romanzi: Fabbricante di lacrime, Nel modo in cui cade la neve, Stigma. A.J. Foster ha dato vita allo scintillante mondo degli Harrison. Per Magazzini Salani ha pubblicato Dangerously Mine e Strangely Mine.

Rokia

ama inventare storie da quando è una bambina. Per Magazzini Salani ha pubblicato The Truth Untold e Sindrome. Carrie Leighton è autrice e lettrice appassionata di narrativa romance. Per Magazzini Salani ha pubblicato Better. Collisione, Better. Dannazione e Better. Ossessione.

F. Vanessa Arcadipane ha dato vita all’universo fantastico della Inferorum Gemmae Saga. Per Magazzini Salani ha pubblicato Diamante nero, Rubino rosso, La condanna del caduto, Zaffiro blu.

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TRE60

«Storie appassionanti e di grande respiro.» Le Figaro Colto, perspicace e coraggioso, il giovane Sinuhe gode di molto credito alla corte del faraone Amenemhat, al punto che il sovrano lo nomina capo dei servizi segreti, un ruolo di grande responsabilità. Ma quando un gruppo di ribelli tenta di fare irruzione nel palazzo reale, Amenemhat capisce che l’istituzione faraonica è in pericolo e decide di affidare a Sinuhe una missione di massima segretezza: insinuarsi tra le popolazioni confinanti e intercettare il Nemico che sta tramando nell’ombra contro l’Egitto. Si tratta di un’operazione rischiosissima, tanto più che subito dopo la partenza di Sinuhe, l’anziano sovrano viene avvelenato e il giovane è accusato di essere il responsabile della sua morte. Pertanto, sotto la guida del nuovo faraone Sesostri, l’Egitto si mobilita per dare la caccia al presunto assassino, ma per fortuna non tutti credono nella sua colpevolezza. Grazie all’amore di una donna straordinaria e al sostegno del Vecchio, l’intendente di corte che lo ha cresciuto e che crede nella sua innocenza, riuscirà Sinuhe a portare a termine la sua missione segreta e a far emergere la verità, prima che sia troppo tardi?

Christian Jacq ha raggiunto il successo mondiale con Il romanzo di Ramses, una saga pubblicata in 30 Paesi. A distanza di vent’anni, Tre60 ha riportato l’autore in classifica con i libri della Saga di Setna, Il figlio di Ramses. Uno straordinario successo continuato anche con la serie dedicata ai grandi personaggi dell’Antico Egitto: Nefertiti, la regina del sole, Cleopatra, l’ultima regina d’Egitto, Il mago del Nilo: Imhotep e la prima piramide. Dopo la saga Lo scriba di Osiride, in 4 volumi, Tre60 ha pubblicato anche Il Faraone, Il ritorno della luce e La regina d’oro.

Una giovane principessa, una scelta difficile, un trascinante romanzo storico Galles, 1093. La vita della giovane Nesta, figlia del principe gallese Rhys di Deheubarth, viene sconvolta il giorno in cui il padre muore combattendo contro i normanni. Presa in ostaggio e condotta in Inghilterra alla corte di Guglielmo II, viene costretta a diventare concubina di Enrico, il fratello minore del re e futuro sovrano, e poi data in sposa a Geraldo FitzWalter, un devoto e ambizioso cavaliere. Nonostante l’odio e la rabbia verso i normanni, Nesta vede in questo matrimonio la possibilità di tornare nelle sue terre e risollevare le sorti del suo popolo, onorando così la memoria del padre. Ma le prove per lei purtroppo non sono ancora terminate. Di lei si invaghisce Owain, il figlio carismatico ma senza scrupoli di un potente principe gallese. Quando le offre la possibilità di unirsi a lui nel suo piano di riconquista dell’intero Galles, Nesta deve scegliere se perseguire il suo progetto a qualunque costo, oppure ancora una volta sacrificare se stessa in nome del suo ruolo di sposa e di madre…

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Elizabeth Chadwick ha coltivato la passione per la scrittura sin da giovanissima e ha scritto romanzi ispirati a grandi vicende storiche, che ha sempre studiato con estrema cura. Tradotta in 24 Paesi, è stata definita dalla rigorosa Historical Novel Society «la migliore autrice di fiction medievale dei nostri tempi». Tre60 ha pubblicato la trilogia su Eleonora d’Aquitania: La regina ribelle, La corona d’inverno e Il trono d’autunno, oltre ai romanzi La principessa d’Irlanda, La corona contesa e La prima dama della regina.

TRE60 Roma, 21 a.C. Cesare Ottaviano Augusto tiene salde nelle sue mani le sorti dell’Impero, ma la sua autorità regge solo finché il popolo crede che gli dèi di Roma lo sostengano, in particolare Vesta, l’amata dea della casa e del focolare. Pomponia, la Vestalis Maxima, è tra le personalità più influenti della cerchia di Ottaviano, ma un pericolo imprevisto si nasconde nella figura di un nobile malvagio, Soren Calidius Pavo. Con il coraggio, la saggezza e il fascino che la contraddistinguono, riuscirà la Vestalis Maxima a sconfiggere il Male che insidia le massime cariche dell’Impero e a riportare la pace nella Città eterna?

Un romanzo sull’importanza delle donne nell’antica Roma.» Historical Novel Society

Amburgo, 1929. Da quando Hertha e Lucie hanno ereditato da Anna e Marie Cartens, le intraprendenti «sorelle Douglas», la più prestigiosa profumeria della città, sono cambiate molte cose. Da abili venditrici di fragranze e cosmetici, sono diventate grandi esperte del settore, e anche la loro vita è cambiata. Lucie ha trovato finalmente l’amore e Hertha è diventata mamma per la seconda volta. Ciò che però non è cambiato è l’entusiasmo per il loro lavoro. E anche quando l’ondata di nazionalismo travolge il Paese con misure economiche sempre più restrittive, Hertha e Lucie perseguono nell’impresa di trasformare la loro «profumeria dei sogni» in una grande realtà internazionale.

Continua l’appassionante storia della «profumeria Douglas»

Lei è Cain Blackwood; lui è Warden Prinslo; entrambi sono blood hunter, cacciatori di vampiri. Tre anni prima erano compagni di lotta e si fidavano ciecamente l’una dell’altro, ma dopo il tragico incidente subìto da Warden per mano di Isaac, il re dei vampiri, il mondo del giovane hunter è cambiato per sempre. E proprio quando lui avrebbe avuto bisogno di Cain, lei ha deciso di allontanarsi. Ma quando Warden torna a Edinburgo, la ricomparsa del temibile Isaac non lascia loro altra scelta se non imparare di nuovo a fidarsi l’uno dell’altra. E mentre combattono per la vita e per la morte, devono chiedersi se non esista per loro una seconda possibilità...

Debra May Macleod

dopo una laurea in Letteratura e una in Giurisprudenza, ha studiato a lungo la storia di Roma antica, con particolare attenzione al culto delle Vestali. Con Tre60 ha già pubblicato La sposa di Roma.

Charlotte Jacobi è lo pseudonimo di Eva-Maria Bast, giornalista e scrittrice e Jørn Precht, docente universitario e sceneggiatore. Tre60 ha pubblicato i primi due episodi dedicati alla storia delle sorelle Douglas: Le ragazze dell’atelier dei profumi e Il paradiso dei profumi.

La serie romance fantasy che ha conquistato TikTok Laura Kneidl (1990) ama scrivere di mondi fantastici e storie d’amore. Ha cominciato a lavorare al suo primo romanzo nel 2009. Bianca Iosivoni (1986) ha cominciato a scrivere da adolescente, e non potrebbe mai smettere. Dopo il diploma di scuola superiore, ha studiato scienze sociali ad Hannover e ha lavorato in una redazione online.

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SALANI

Riconoscersi uguali nella diversità, bellissimi nell’imperfezione Le vacanze, il mare, un amore indimenticabile. Questo vogliono i compagni di scuola di Livio, dopo l’esame di maturità. Non lui, che dopo aver perso il suo migliore amico per una disgrazia, ha deciso di dedicare la propria vita ad aiutare gli altri. Vorrebbe tornare in India, dov’è già stato in missione l’estate precedente, ma si è fatto troppo tardi per partire. E allora don Gino, il parroco del suo quartiere, ha un’idea. Un compito speciale. Si chiama Vittorio, ha trent’anni, una famiglia rispettabile, un’intelligenza rara, un futuro professionale sulle orme del padre. Vittorio però ha subìto un ‘forte stress’ – così almeno lo chiama sua madre – e qualcosa in lui si è rotto. Sta chiuso nella sua stanza da mesi, con le tapparelle abbassate, la barba lunga, sempre gli stessi vestiti, spaventato dal mondo esterno e da alcune voci che gli dicono delle cose. Era un genio, si mormora in giro, ma adesso è pazzo. Eppure in lui, nel mistero del suo dolore, Livio troverà non soltanto un prezioso amico, ma la forza per affrontare i propri problemi, l’ansia di crescere in una società che non ammette deviazioni dalla norma…

Luca Trapanese (Napoli, 1977) da anni svolge attività di volontariato in Italia e nel mondo, ha fondato l’associazione ‘A ruota libera’ e ha realizzato numerosi progetti legati alla disabilità. Nel 2018 ha adottato Alba, una bambina con la sindrome di Down, ed è felice di raccontare sui social la loro vita insieme. Con Luca Mercadante ha firmato Nata per te, ora un film. Con Salani ha pubblicato il romanzo Le nostre imperfezioni e la storia per ragazzi Le avventure del SottoSotto, a quattro mani con Francesca Vecchioni.

Papa Francesco, il passato, il presente e la sfida del futuro La sera del 13 marzo 2013, il cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio si affaccia dalla Basilica di San Pietro e, appena eletto pontefice, rivolge ai fedeli di tutto il mondo un candido «Buonasera». Un saluto che è una dichiarazione d’intenti. Dopo un decennio di riforme, scelte di governo, incontri e viaggi nei luoghi più remoti della Terra, Papa Francesco è un leader mondiale e non solo un’autorità religiosa. Tuttavia è ancora lo stesso uomo umile, disposto ad affrontare i temi più urgenti del nostro tempo: l’accoglienza dei profughi, il dialogo con le altre religioni e culture, la sofferenza dei popoli in guerra, la lotta agli abusi sessuali nel clero, il riconoscimento del ruolo delle donne, la riorganizzazione della Curia. E al contempo si è sempre dedicato alla cura di ciascun essere umano e a quella che in questo libro chiama ‘vicinanza di cuore’. Ambrogetti e Rubin sono stati i primi giornalisti di cui Bergoglio si è fidato e che per molti anni di cardinalato lo hanno intervistato per giungere al libro Papa Francesco. Il nuovo papa si racconta, grande bestseller. A loro Bergoglio torna a raccontarsi senza filtri. 44

Sergio Rubin è giornalista esperto di temi religiosi del quotidiano Clarín di Buenos Aires. Ha intervistato tra le altre personalità Madre Teresa di Calcutta e ha seguito i viaggi di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco.

Francesca Ambrogetti,

giornalista e psicologa sociale, ex responsabile dell’ANSA in Argentina, ha collaborato tra le altre testate con Radio Vaticana. Coautrice con Rubin della prima biografia del cardinale Bergoglio: Papa Francesco. Il nuovo papa si racconta.

SALANI

L’esordio per ragazzi di uno dei più amati protagonisti della TV Massimiliano Ossini (1978), appassionato di viaggi e natura, nel 2000 esordisce in tv come volto di Disney Channel e quindi di Linea Verde su Rai 1. Negli anni a seguire presenta quiz, prime serate e numerosi importanti programmi di divulgazione. Attualmente è conduttore di Linea Bianca e Uno Mattina su Rai 1.

Gabriele adora i videogiochi, la musica trap e Sofia, determinata e fiera come il personaggio appena sbloccato su Fortnite. Detesta le feste con tante persone, il 7 che ha preso agli esami di terza media, il divorzio di mamma e papà. Neanche la montagna gli piace particolarmente: bisogna davvero scalare altissime pareti di roccia? Che fare quando si incontra una vipera? Sono così utili, in fondo, quelle ridicole racchette? Ma se è Valerio a chiedergli di andare, per il suo migliore amico farebbe questo e altro. E per fortuna! Insieme a un’improbabile comitiva – tra cui un eremita che vive con la sua lupa in una futuristica baita-astronave – Gabriele capirà che tra i boschi di Montemonaco, sui Monti Sibillini, annoiarsi è impossibile e, soprattutto, che un incendio può nascere davvero da un filo di paglia trascinato dal vento…

Una storia soprannaturale e travolgente sul potere salvifico dell’amicizia

Un prezioso scrigno di incanto e conoscenza per grandi e piccini

Frederic si è traferito con i suoi da Los Angeles a Torino. Ma la sontuosa villa in cui abita è infestata! Nei suoi sinistri corridoi si aggira il fantasma di una ragazza. E subito dopo l’apparizione, Tommy, un amico di Frederic, scompare. Non è certo una coincidenza… Insieme agli amici Liz e Ben, Frederic inizia a indagare per svelare un mistero risalente alla seconda guerra mondiale.

Marco Ponti è regista e sceneggiatore cinematografico. Tra i suoi film, il cult movie Santa Maradona e i grandi successi di pubbli

co Io che amo solo te e La cena di Natale. Con Salani ha pubblicato Ombre che camminano.

Lepri bianche, falene, civette, volpi, ghiandaie ma anche betulle, querce, margherite e molti altri animali e piante comuni o di rara bellezza immortalati in parole e illustrazioni che scorrono nella mente come (in)canti perduti. La poesia dei testi e le illustrazioni ad acquerello sono musicali e magiche come fiabe lontane, perdute reminiscenze, paesaggi dimenticati.

Robert MacFarlane

Jackie Morris,

è un appassionato alpinista, critico letterario, collaboratore della BBC e insegnante a Cambridge.

autrice e illustratrice, ha lavorato per molti autori e clienti famosi tra cui Amnesty e Greenpeace, l’Independent e il Guardian.

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PONTE ALLE GRAZIE

Il folgorante esordio della nuova promessa del thriller spagnolo Miguel Murillo, in arte Miky Moore, produttore e regista di film per adulti, viene trovato ucciso proprio mentre in città è in corso il festival Valencia Roja, dedicato all’industria del sesso e pubblicizzato con lo slogan «Il porno è cultura». Il grottesco allestimento del cadavere fa pensare a una vendetta, e certo nel passato di Miky non mancano le zone d’ombra… A occuparsi del caso è Nela Ferrer, di recente nominata ispettrice capo della Squadra omicidi, al suo rientro da Madrid da cui è «fuggita» in seguito a dolorose esperienze private. Ma il suo primo impegno nel nuovo ruolo non la aiuterà certo a ritrovare la serenità, soprattutto quando inizieranno a comparire nuove vittime e lei e i suoi agenti saranno costretti a immergersi nei più torbidi e inconfessabili segreti della buona borghesia locale… Una nuova detective originalissima e una serie di comprimari a cui i lettori si affezioneranno in fretta; temi decisamente forti, capitoli brevi e un ritmo frenetico e sincopato come quello del jazz che Nela ama suonare nel tempo libero.

Ana Martínez Muñoz (1982), dopo una laurea in Informatica, ha lavorato per l’Istituto di Economia Internazionale dell’Università di Valencia e per aziende private come esperta in ambito tecnologico. Grande lettrice di gialli d’autore fin da giovanissima, ha coltivato negli anni la passione per la scrittura. I suoi racconti sono apparsi in varie raccolte.

«Il corpo femminile svelato nelle sue intime meraviglie.» Ritanna Armeni «Cosa fa l’utero quando non si prepara per ospitare un bambino, non nutre un bambino, non partorisce un bambino e non si sta riprendendo dopo aver ospitato un bambino?» In questo libro rivoluzionario, Leah Hazard parte da questi interrogativi per mettere in discussione luoghi comuni, narrazioni troppo a lungo condivise, affermazioni che poco hanno di scientifico, per guidarci alla scoperta della «vera storia del posto da cui veniamo», e lo fa avvalendosi di una vastissima letteratura scientifica ma anche attingendo a testimonianze dirette. Il punto di partenza è che nel modo in cui questo organo viene trattato si riflette un’idea del femminile e della femminilità, con tutte le conseguenze del caso e le ricadute sul modo in cui affrontiamo temi come il concepimento, la gravidanza, il parto, ma anche il ciclo o la menopausa. Prepariamoci dunque a guardare con altri occhi cose che davamo per scontate o che, semplicemente, abbiamo rimosso, e a sorprenderci scoprendone di nuove, accompagnati da una scrittura brillante, ironica, vibrante di passione e, in certi momenti, di giusta indignazione. 46

Leah Hazard si è laureata all’Università di Harvard. Prima della nascita delle sue figlie lavorava come giornalista, ora esercita la professione di ostetrica e ha fatto nascere centinaia di bambini.

NORD SUD

Un amore maledetto, una storia nera di sangue e santità, peccato e redenzione

Il romanzo della monaca di Monza Murata viva in una cella, una donna bellissima si consuma nel proprio tormento: è Marianna Virginia de Leyva, già monaca feudataria di Monza. ‘Cinque braccia per tre’ ripete a se stessa: tanto è lo spazio buio e angusto nel quale vivrà fino alla morte. La sua colpa? Aver amato di una passione infuocata Gian Paolo Osio quando era vicaria del monastero di Santa Margherita, costretta a prendere i voti da un padre assente e tiranno. Nella disperazione della prigionia, Virginia ripercorre la sua storia, in una girandola di immagini nere d’orrore e rosse di sangue. A partire dal giorno fatidico in cui lo vide per la prima volta, di là dal muro che separava il

convento dalla sua abitazione. Ricorda quanto cupi e profondi fossero i suoi occhi e quanto i suoi sensi s’accesero d’un sentimento bruciante mentre la pelle pareva andarle a fuoco. Che cosa rimane ora di lei? Da quanto dura il suo castigo? E infine, come guadagnarsi il perdono, se un perdono esiste per un’anima come la sua? Coniugando il rigore della ricostruzione storica a una narrazione appassionata, Matteo Strukul mette in scena la vicenda della monaca di Monza, indimenticata protagonista dei Promessi sposi. Come in una confessione, Marianna rivela ai lettori la sua parabola di passione e delitto, suscitandone a un tempo l’orrore e la pietà.

Matteo Strukul (1973) è laureato in Giurisprudenza, dottore di ricerca in Diritto europeo e membro della Historical Novel Society. Ha scritto numerosi bestseller storici internazionali, fra cui la fortunatissima quadrilogia sui Medici. Con il primo volume della serie, Una dinastia al potere, ha vinto il Premio Bancarella. Le sue opere sono in corso di traduzione

in più di venti lingue e quaranta Paesi nel mondo. Dal suo romanzo Giacomo Casanova. La sonata dei cuori infranti, vincitore del Premio Salgari 2018, è stato tratto il kolossal teatral-musicale Casanova Opera Pop con le musiche di Red Canzian e per il quale Strukul ha scritto il libretto d’opera. Per Nord Sud ha già pubblicato Paolo e Francesca.

© Marco Bergamaschi

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VALLARDI

Con il gusto inconfondibile di Casa Pappagallo® ogni boccone un’esperienza indimenticabile Con il suo gusto inconfondibile e il suo talento per la cucina, Luca Pappagallo esplora i sapori più autentici e genuini della tradizione italiana e internazionale. Antipasti sfiziosi, primi sontuosi, secondi golosi e dolci che fanno venire l’acquolina in bocca in un ricettario che trabocca di delizie per tutti i gusti, tutte le forchette e tutte le tasche: dalla tegamata di Pitigliano agli spaghetti all’assassina, dalle melanzane a scarpone al sofrito di Corfù, passando per lo zuccotto alla fioren-

tina e i biscotti all’anice per chiudere la cena in bellezza. Senza dimenticare il piatto che fa felici praticamente tutti: le polpette! Più di cento piatti per chi ama i sapori di casa ma anche le escursioni in terre lontane, per chi bada alla forma ma soprattutto alla sostanza e agli ingredienti genuini e... per chi non vuole passare ore ai fornelli. Nella migliore tradizione di Casa Pappagallo®, una celebrazione della cucina in tutte le sue forme per tutti coloro che non rinunciano mai a leccarsi le dita!

Luca Pappagallo

«Piatti che fanno venire voglia di cucinare anche a chi non lo ha mai fatto.» Vanity Fair

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è tra i cuochi più seguiti e amati del web. Anche se si occupa di cucina a livello professionale da più di vent’anni, non si considera uno chef, bensì un «cuciniere curioso». È un pioniere della rete, avendo fondato uno dei primi siti dedicati alla cucina in Italia. Ma è nel 2019 che fa il grande passo, mettendosi in gioco in prima persona con Casa Pappagallo®, il canale YouTube/ Facebook e poi Instagram diventato in un paio di anni uno dei

principali punti di riferimento della cucina in Italia, con milioni di follower. Da qui Luca propone quotidianamente ricette di piatti golosi, autentici e soprattutto facili da replicare, conditi dalla sua simpatia e dall’immancabile godurioso assaggio finale. Nel 2021 ha pubblicato il suo primo libro, Benvenuti a Casa Pappagallo®, seguito nel 2022 da Tutti i sapori di Casa Pappagallo®, entrambi editi da Vallardi.

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