Il sintomo e la rivoluzione: Georges Politzer crocevia tra due epoche
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NUOVA TALPA

Aldo Pardi

IL SINTOMO ELA RIVOLUllONE Georges Politzer croce via tra due epoche

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la nuova talpa

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ISBN 978-88-7285 -469-3 www.manifestolibri.it [email protected] newsletter www.manifestolibri.it/registra

INDICE

INTRODUZIONE

di Etienne Balibar

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PREFAZIONE

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1.

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VITA E SVILUPPO DELL'OPERA

. II.

L'Ungheria, la Francia, le fonti Il marxismo, i primi scritti sistematici Il Fronte Popolare, la militanza, il ritorno alla teoria Gli ultimi scritti, la guerra

25 43 53 65

DA BERGSON A FREUD. VERSO LA PSICOLOGIA CONCRETA

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Psicologia come metafisica: dall'analisi del sistema psicologico bergsoniano una svolta teorica La psicologia e il vissuto: Freud

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III.

IL DRAMMA E LA SOGGETTIVITÀ TRASCENDENTALE

Analisi e superamento della «psicologia classica» Definizione del soggetto concreto: il dramma La totalità IV. l FATTI DELLA PSICHE. LA PSICOLOGIA DRAMMATICA E LA PSICOLOGIA COME SCIENZA

L'uomo e gli elementi. La psicologia classica e il metodo analitico La visione dell' azione. Il metodo della psicologia concreta APPENDICE . LA PSICOLOGIA DRAMMATICA E IL PROBLEMA DELLA

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109 111 123 13 3 143

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CLASSIFICAZIONE DELLE SCIENZE CONCLUSIONI

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NOTE

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BIBLIOGRAFIA

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INTRODUZIONE di Etienne Ba/ibm'

Il volume di Aldo Pardi colma un vuoto sorprendente scandaloso, in verità, e 10 dico da francese - e nello stesso tempo apporta un contributo di grande valore a una questione di storia delle idee e di epistemologia di centrale importanza per la filosofia del XX secolo. Opera di un giovane filosofo già pieno di sapere e di giudizio, an cora sospinto dall'entusiasmo della scoperta, prefigura certamente un lavoro di ampiezza maggiore, ma offre già abbondante materia di riflessione. Voglio salutarne qui l'originalità e la pertinenza. Il fatto è che, anche nella lingua che conosceva e gli era propria (vale a dire la lingua in cui redasse le sue opere filosofiche), il pensiero di Georges Politzer non è ancora stato oggetto di alcuno studio approfondito. Eppure, già dalla seconda metà del XX secolo i rappresentanti più avvertiti della «teoria» declinata alla francese avevano segnalato l'importanza, la funzione decisiva svolta, nel tornante storico che separa e unisce due grandi periodi intellettuali (il prima e il dopo guerra), da un pensiero che è sorto e si è sviluppato là dove molteplici discipline si incontrano e configgono: la filosofia, la psicologia e la psichiatria, la letteratura, la politica l. Questo incredibile silenzio - una vera e propria rimozione - è frutto di almeno tre differenti serie di cause, senza alcun dubbio interdipendenti: in primo luogo, si puà evocare una rinnovata manifestazione di quello che, seguendo Althusser, va chiamato, senza mezzi termini, il «provincialismo» francese, che, come si vede in questo caso, ma la cosa non sorprende granché, è andato a coprire sezioni intere della storia intellettuale della filosofia francese stessa. Si deve aggiungere che gli effetti di tale provincialismo sono stati moltiplicati dall' ostracismo istituzionale e intellettuale che ha colpito tutta una generazione di stranieri (per non dire, perché sarebbe anacronistico, di migrantz'), che, tra le due guerre, giocarono un ruolo capitale per il rinnovamento del pensiero francese , rendendolo edotto delle nuove problema7

tiche antrapologiche e dei dibattiti appassionati che si stavano allora sviluppando (prima della catastrofe nazista) in tutta la Mitteleuropa, dalla Russia alla Germania. Se non sempre ci è riuscito, ha comunque costantemente cercato di metterli ai margini. Molti, dei quali alcuni strettamente legati alla cerchia di Politzer (Norbert Guterman, ad esempio, ma vanno anche citati Groethuysen, Borkenau, Kojève, per non dire Koyré ... ), sono stati lasciati in disparte mentre altri andavano a ricoprire posti di prestigio all'università (Eric Weil, Georges Gurvitch). Eppure, senza di es si la filosofia francese, le cui discussioni di allora continuavano a ruotare intorno ai nomi di Blondel, Brunschvicg, Bergson e Alain, avrebbe scontato an cora per lungo tempo l'ignoranza di filoni culturali e teorici determinanti come la psicoanalisi, la fenomenologia, la Lebensphilosophie, l'ermeneutica, il marxismo teorico ... Oggi la filosofia francese ha riconosciuto il suo debito. Ma, nonostante cià, continua largamente a non conoscere le fonti, le vie e i percorsi attraverso cui ha potuto far suoi questi strumenti. In secondo luogo, si puà dire che la conoscenza e 10 studio critico dell' opera di Politzer sono stati ostacolati dalla pesante cappa proiettata su di es si dalle vicende storiche che 10 hanno visto protagonista, ossia dalla figura di Politzer stesso, dalla gravosa immagine lasciata dalla sua fine, che ne ha interamente assorbito 10 spessore, quella morte eroica nei ranghi della resistenza comunista, di cui fu un dirigente, con la conseguente mitizzazione (per non dire feticizzazione) che ne fece il Partito Comunista Francese. Per chiunque Politzer è divenuto l'archetipo dell'intellettuale comunista completamente dedito, vita e pensiera, alla causa del partito, per cui tutto va a priori sacrificato. Risultato: cià che soprattutto si conosce di Politzer, che è passato nei resoconti storici dell' epoca sono dunque solamente: il Manuale di filosofia marxista del 1946 (Principes élémentaires de philosophie, frutto del corso tenuto all'Università Popolare nel 1935-36, direttamente ispirato dagli equivalenti sovietici del periodo staliniano); il pamphlet contro Bergson; e gli scritti prodotti in seguito alla rottura con la psicoanalisi freudiana (nati in pieno clima di scomunica, pravocato dalla condanna emessa dal marxismo ortodosso). Sembra proprio che la morte sia caduta

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come una pietra che ha sigillato, ingessandolo, il senso di un' opera in realtà incompiuta, virtualmente aperta a inediti orientamenti e direzioni. Infine, come terzo punto, va citato 10 strano rapporto che l'opera di Politzer ebbe con i suoi lettori, ossia con colora che ne furono poi nei fatti, e per vari aspetti, i continuatori, e le sue perverse conseguenze. il testo capitale, precoce e incompiuto (caratteristica che sembra condividere con tutta quella serie di testi che in seguito presentarono l'ambizioso titolo: «Critica dei/ondamenti .. .» o di «Critica della ragion ...»), è evidentemente la Critica dei /ondamenti della psicologia (1), pubblicato nell928 nella «Collection de l'esprit» diretta da Pierre Morhange2 presso le edizioni Riedet>, testa che non sarà ripubblicato che nel1974 (durante la mia giovinezza, era assolutamente introvabile) . Fatto sta che questo testa venne «rinnegato» dal suo autore (come accadde anche ad altre opere altrettanto rappresentative di un periodo montante, quello precedente 10 stalinismo, della scienza marxista, in cui es sa fieramente incontrava e si confrontava con tutte le «rivoluzioni» scientifiche del tempo: basti pensare a Storia e Coscienza di classe di Gyorgy Lukacs, che Politzer aveva forse conosciuto e avvicinato durante la rivoluzione ungherese dei consigli (militando nei cui ranghi aveva prababilmente incontrato anche Ferenczi). Ora questo testa è stato abbondantemente utilizzato (a volte letteralmente «saccheggiato») da certi grandi nomi della filosofia francese del periodo successivo a Politzer, che dunque gli sono debitori due volte: per aver ricevuto un'iniziazione «filosofica» alla psicanalisi, e per aver ottenuto le coordinate essenziali per una visione critica di Freud, per una lettura della psicoanalisi più spostata sul vers ante delle categorie di «senso» e «vissuto», e mena focalizzata sugli aspetti «genetici» e «metapsicologici»: è il casa in particolare di Sartre e di Merleau-Ponty 2) essa deve essere originale, cioè studiare dei fatti irriducibili agli oggetti delle altre scienze,' 3) deve essere oggettiva, e cioè, in altri termini, deve definire il fatto e il metodo psicologici in modo tale che siano a tutti gli el/etti, a pieno diritto, a pieno titolo universalmente accessibili e verificabili» 240. La decostruzione della psicologia classica ha messo in luce il vero oggetto psicologico, il dramma umano. A questo processo di decostruzione ha contribuito in maniera determinante la psicoanalisi, con le sue ricostruzioni dell' attività concreta dei soggetti concreti. La definizione della psicologia concreta si fonda su due categorie principali, quella di dramma e quella di significato. Politzer afferma che queste due categorie costituiscono un ambito autonomo di ricerca della scienza psicologica. L'azione significante individuale è il dominio proprio della psicologia. Essa soddisfa adeguatamente la richiesta di un oggetto peculiare e verificabile. Nessun' altra disciplina scientifica puà acquisire conoscenze adeguate a questo contesto: 0 ne rimane al di sotto, come la biologia e la fisiologia, 0 ne va al di sopra, come la sociologia. Cià che fa di un atto un atto umano è l'intenzione significativa che 10 muove. Essa non gli è esterna, estrinseca, come le ipotesi realiste vorrebbero, né, d'altro canto, gli è interna, come una somma di significati a priori che ne decidono il comportamento. La condotta umana è già «fuori», in quanto conduzione nello spazio e nel

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tempo vissuti della propria attività. Questa successione orientata di significati è cià che la psicologia studia. Essi sono un contesto la cui oggettività non puà essere messa in discussione: l'impossibilità di ridurre a schemi a priori i fatti umani è la dimostrazione indiretta che nell'esperienza esiste un settore sui generis, i cui limiti sono definiti dalla presenza 0 mena della manifestazione di significati: «Il dramma è originale. Infatti esso non ha nulla a che fare con la materia e il movimento puri e semplici. L'estensione, il movimento 0 anche l'energia, con tutti i loro stati e tutti i loro processi, non sono sufficienti per costituire il dramma. Il dramma, infatti, implica l'uomo preso nella sua totalità e considerato come il centro di un certo numero di avvenimenti che, proprio perché si riferiscono alla prima persona, hanno un significato. È proprio il significato riferito ad una prima persona cià che distingue radicalmente il fatto psicologico da tutti i fatti della natura. In poche parole, l'originalità deI latta psicologico è data dall' esistenza stessa di un piano propnàmente umano e della vita drammatica dell'individuo che in esso si svolge» 241. Il comportamento umano ha un' oggettività universalmente verificabile. Si mostra nella caratteristica complessità e intenzionalità della condotta umana esperibile. In questo senso non è al di fuori del concetto di oggettività logicamente definito. Inoltre, nessun processo di soluzione del comportamento in entità ultime o generali ne permette un' adeguata comprensione. Il fallimento dei tentativi di riduzione ai processi biologici, fisiologici, a strutture significative astratte di qualunque genere, aIle totalità sociali, stanno Il a dimostrarlo. Quest'ultimo argomento, non considerata dalle scuole metapsicologiche, è forse il più importante per mostrare la assoluta originalità del dramma e l'esistenza di una scienza psicologica: «Se il dramma non è né esterno né interno nel senso spaziale del termine, esso è tuttavia «esterno» nel senso logico. È infatti dal di fuori che 10 psicologo si avvicina al dramma e tenta di capirne il senso e il meccanismo; il dramma si erge di fronte a lui come una qualsiasi altra realtà; egli deve esplorar10 cosÎ come si esplora la natura. Per questo motivo il fatto psicologico è oggettivo, anche se questa oggettività non è quella della percezione esterna. Infatti, se 10 psicologico è oggettivo, non è per il fatto che esso abbia un' estensione 0 perché sia misurabile, 158

ma perché sul piano del realismo empirico della scienza esso è esterno aIl' atto della conoscenza che 10 affronta ... Per questo fatto i dati della psicologia concreta, senza essere sperimentati nel senso volgare della parola, sono, di diritto, universalmente accessibili e verificabili. Chiunque puà, infatti, intraprendere, con l'aiuto del metodo del racconto, la descrizione e l'analisi del dramma»242. Se la psicologia drammatica è riuscita a identificare in termini chiari ed esaustivi un oggetto proprio alla psicologia, essa non puà esimersi dal definire un metodo d'indagine ad essa proprio e adeguato aIl' oggetto. Le scienze della natura acquisiscono illoro oggetto sia percettivamente, sia attraverso un complesso gioco di «rompicapi», incontro-scontro tra teoria e oggetto, in cui le affermazioni teoriche sui fatti vengono verificate sperimentalmente, COS1 da essere confermate. Un contesto oggettivo di asserzioni verificate e «normali» ne è il risultato. Il processo di definizione teorica è determinato dal dato oggettivo esterno percettivamente acquisito. Il processo di costruzione di una teoria è costituito dal focalizzare l'analisi su alcuni momenti dell' oggetto stabiliti dal processo sperimentale e non su altri. Cià che 10 scienziato tenta di fare è una sorta di ricostruzione concettuale arbitraria dello schema feno menico di un oggetto: «Molta della ricerca intrapresa nell' ambito di una certa tradizione scientifica è un tentativo di sistemare la teoria esistente 0 l' osservazione esistente allo scopo di condurre le due ad un accordo sempre più stretto»243. Lo stesso divenire della scienza è dovuto ad una anomalia tra la teoria e l' osservazione che non permette l'adeguata risoluzione dei problemi sperimentali. Per Politzer la psicologia concreta condivide solo in parte con le altre discipline questo tratto caratteristico. Se l' oggetto suo proprio ha come forma peculiare il significare, due sono gli ambiti in cui questo si esprimerà, quello interno e quello esterno. Ossia, oltre al comportamento osservabile, si dovrà anche tener conto di tutte quelle espressioni significanti che non si traducono in atteggiamenti visibili, ma mantengono uno specifico statuto «mentale» 0 interno. Per poter acquisire la conoscenza del particolare dramma, non sarà possibile determinare il sistema delle 159

pratiche più adeguate alla omogeneizzazione tra realtà e riduzione discorsiva, ma il metodo dovrà presentare una complessità supenore. L' oggetto della psicologia è la condotta drammatica del soggetto in prima persona, condotta che implica un complesso rapporto con la totalità che il soggetto stesso è e con la totalità in cui è inserito, il rapporto intersoggettivo.Questo oggetto, essendo realmente esistente, è anche esperibile e verificabile. Da questo punto di vista la psicologia non si dis tacca dalle altre scienze, il suo approccio si basa, in prima istanza, sulla estrinsecità dell' oggetto conosc1uto ris petto all' atto conoscitivo. La percezione esterna ha dunque un ruolo conoscitivo importante anche nella ricerca psicologica. Di più, è la garanzia stessa dell' oggettività delle affermazioni teoriche e della loro verificabilità; non a caso, la psicologia behavioristica cercava la massima garanzia di oggettività nel comportamento osservabile, 'cioè nell' oggetto massimamente disponibile a una verifica244 . Ma la specificità dell' oggetto esige una complicazione del metodo, dal momento che non è sufficiente la definizione oggettuale di un gesto per considerarlo comè segmento di una vita drammatica. COS1 si avrebbe solo 10 schema materiale245 , privo della componente significante che fa del gesto l'intenzione di un soggetto. Occorre introdurre una categoria metodologica nuova, la comprensione. Essa non deve es sere confusa con una sorta di analisi introspettiva: la percezione interna ha gli stessi limiti della percezione esterna, riducendo la persona a immagini interne. Inoltre, è soggetta ai travestimenti illustrati adeguatamente da Freud. In realtà la comprensione è una forma di conoscenza che supera la dicotomia tra percezione esterna e introspezione, avvicinando immediatamente l' oggetto nella sua qualità più caratteristica, la totalità. La comprensione è una conoscenza della vita drammatica nella sua totalità dialettica di interno ed esterno. Materiali del processo conoscitivo saranno le strutture concrete dell' ambiente concreto, e le acquisizioni della scienza sulle funzioni parziali del soggetto, ma le fonti principali della' come prensione saranno due, il racconto e il gesto. Il racconto è la percezione che il soggetto ha di se stesso e delle sue azioni. Essendo un processo ricostruttivo e valutativo, il racconto si differenzia 160

dall'introspezione poiché ha in vista costantemente dei vissuti, per quanto non sempre attuali, e non delle realtà psichiche. Il racconta è il render-conto di sé che il soggetto dà, testimonianza delle dipendenze interne alla totalità del dramma. Il ricordo stesso diviene 10 strumento centrale del metodo comprensivo. Politzer 10 distingue dalla memoria, in quanto quest'ultima è l' oggettivazione categoriale dell' attuale attività rammemorativa, tes timonianza del soggetto, da cui dipende la conoscenza degli sviluppi storici del dramma246. Nonostante le possibilità di occultamento, dimenticanza 0 malafede cui il racconto è costantemente sottoposto, esso mantiene sempre una condizione privilegiata nello svelamento dei contenuti simbolici e informativi che plasmano l'attività drammatica del soggetto. Politzer contesta la sfiducia di Freud nel pensiero recitativo a favore di una dimensione psichica discorsiva denominata inconscio. Politzer afferma che la successione dei significati del racconto è omogenea alla successione dei significati vissuti, la comunica esaurientemente, seguendone le modalità e i tempi non costanti, che implicano come possibilità intrinseca l' occultament0 247 : «Qualunque siano le questioni che si pongono a proposito del racconto, la psicologia, tanto per cominciare, non deve interessarsi ad altro che al suo con tenuto, cioè al suo significato. Il significato dei comportamenti umani puà essere conosciuto solo grazie al fatto che l'uomo si esprime con la parola, 0, se si vuole, che pensa»248. Se il racconto è strumento di indagine scientifica, cià significa che i suoi contenuti colgono esaustivamente i significati a cui si riferiscono. Politzer focalizza il rapporto tra linguaggio e vissuto secondo una referenzialità e una trasparenza perfette. La costituzione pragmatica deI linguaggio e la complessità della figurazione retorica dei contenuti sono perfettamente omogenee al loro referente reale, il vissuto drammatico. Il valore oggettivo del racconto è già garantito dal componente primo della discorsività scientifica, e cioè illinguaggio, che Politzer considera evidentemente 10 specchio astratto della realtà. Illinguaggio è l'intenzione significante il vissuto intenzionale: il significato linguistico non puà es sere ridondante rispetto aIl' espressione. Tra l'oggetto e la lingua non c'è alcuno scarto. Ogni significato espresso linguisticamente nel racconto ha valore fattuale 161

perché vissuto. Il racconto, cosÎ caratterizzato, è una fonte di cognizione rifles siva dell' oggetto che nessun' altra disciplina possie de e che costituisce non solo l' originalità metodologica della psicologia, ma anche la piena adeguazione al suo dominio: essa ha degli strumenti gnoseologici che permettono una visione dall'interno del soggetto, che ne descrive le direzioni intenzionali cosÎ come sono vissute. La dimensione intima del soggetto, quella delle motivazioni e della dialettica motivazionale, che tante ' difficoltà ha creato alla scientificità della psicologia, è cosÎ perfettamente raggiungibile dalla conoscenza. . Il procedimento teorico che porta alla centralità metodologica del racconto è essenzialmente dipendente dall'introduzione della categoria di dramma, 0, come dicevamo, di intenzionalità, nella psicologia. Politzer coglie la centralità della riflessione soggettiva per la comunicazione e la conoscenza dei contenuti delle intenzioni trascendentali, accostandosi idealmente ad una ricostruzione della razionalità della psicologia secondo processi di categorizzazione dei contenuti trascendentali stessi. Lo stesso percorso accennerà Husserl nella Crisi: «CosÎ ci accorgiamo con stupore che la conseguenza pura dell'idea di una psicologia descrittiva che intende rilevare le anime nella loro essenza peculiare produce necessariamente un ribaltamento dell' epoché fenomenologico-psicologica in quella trascendentale»249. Cià significa che se il soggetto è di per sé vissuto intenzionale, sarà l'intenzione stessa, cioè il dramma, a dettare il metodo della sua conoscenza, un processo riflessivo in cui l'atto sarà compreso in contenuti linguistici intenzionali. Se il soggetto è la prima persona agente, solo il suo sguardo in prima persona potrà essere il mezzo più adatto alla vera cognizione dei suoi atti. La psicologia è dunque quanto al suo metodo la riduzione a categorie trascendentali dei contenuti trasceridentali di grado inferiore rispetto al processo di categorizzazione stesso, gli atti vissuti. La psicologia è la scienza della soggettività par excellence, poiché la soggettività ne decide i contenuti e il metodo: i primi quanto alla oggettività delle realtà che essa studia per la loro natura di comportamenti; i secondi perché, essendo la condotta esperibile in quanto dramma del soggetto, i massimi oggetti scientifici saranno i significati espressi in prima persona da questo. È la costituzione soggettiva delle inten162

zioni che richiede la ricostruzione dell'intero dramma, che solo il soggetto pua riferire approfonditamente in tutte le sue interne connessioni, per acquisirne una conoscenza valida. La necessità del racconto come strumento conoscitivo è sancita dall' esistenza in prima persona del soggetto drammatico, dal momento che il linguaggio non è che l'atto del farsi trasparente del soggetto a se stesso. l vuoti conoscitivi non sono che le tappe successive con cui il soggetto riduce la distanza tra due momenti del suo vissuto, l'atto precategoriale e la riflessione. La psicologia fa i conti con i significati quotidianamente vissuti dal soggetto. L'impossibilità di ridurli a schemi concettuali estrinseci ne determina il carattere fenomenologico. l significati in cui agisce la soggettività hanno la forma di concetto che ne definisce 1'essenza. li contributo della psicologia della Gestalt è a questo proposito illuminante: «Cosl come le nostre analisi ci hanno indotto a servirci della nozione di comportamento, allo stesso modo, nelle nostre dimostrazioni, hanno svolto un ruolo fondamentale la nozione di significato e quella di forma. Quello che noi infatti abbiamo dato come oggetto alla psicologia concreta è il dramma. Ma il dramma comprende essenzialmente le nozioni di significato e anche quelle di forma . Proprio per questo fatto la nostra ricerca si orienta, da un lato, verso il tentativo di Spranger e, dall' altro, verso la Gestaltheorie in generale»250. li concetto di forma ha anche una ricaduta sul processo di formazione discorsiva delle categorie scientifiche, distinguendone le aree. La pura riflessione espressa dal racconto da sola non sarebbe assolutamente sufficiente a decidere della adeguatezza 0 mena delle affermazioni concernenti il dramma. Una seconda via di accesso alla definizione scientifica del dramma risiede nella acquisizione percettiva del gesto . li gesto è definito da Politzer come l'esteriorità dell' atto vissuto . In altre parole per gesto si deve intendere, ad esempio, 1'azione materiale, la mana che toc ca l' oggetto, e che pua testimoniare tutta, 0 in parte, l'intenzione attuale del soggetto. li comportamento percettivamente esperibile è il secondo termine che ci permette di ricostruire la vita del soggetto. L'errore fondamentale della psicologia classica non introspettiva è stato quello di ridurre tutto il dramma a cosa, a 163

comportamento esterno. In realtà, cià che del dramma è sperimentabile dal di fuori non ne èche l'intelaiatura, 10 schema materiale spazialmente orientato. La schematicità del soggetto drammatico è relativa alla sua dimensione di cosa, alla sua dipendenza dal contesto mondano, la cui forma specifica è la spazializzazione della materialità nel sistema della connessione omogenea degli enti estesi251 . Si deve riconoscere una peculiarità formale dell' essere materiale del soggetto: «Il dramma, infatti, nella misura in cui richiede un luogo, si svolge nello spazio come il movimento ordinario, come, in generale, tutti i fenomeni della natura»252 . Il soggetto per la complessità che 10 caratterizza, oltre alla costituzione materiale partecipa anche a cià che per sua propria qualità ha una struttura oggettiva non materiale che ne motiva indirettamente la condotta, tra cui gli apparati ideologici253 0 le strutture economiche, cui Politzer ha assegnato un valore analitico elevato, decidendo queste la scansione dei segmenti drammatici della vita. La psicologia non puà dunque prescindere dall' apporto teorico del concetto di forma, necessario per distinguere i diversi sistemi cui partecipa l'individuo. Il richiamo alla materialità percepibile della vit a è comunque subordinato alla ricostruzione del vissuto intenzionale, ne è il completamento e ne sancisce l' oggettività, la percettibilità. D'altra parte, è sempre il significato ricostruito riflessivamente che ne delucida il senso: «Il fatto psicologico non è il comportamento semplice, bensl appunto il comportamento umano, cioè il comportamento in quanto sia riferito, da un lato, a quegli avvenimenti in mezzo ai quali si svolge la vita umana, e, dall' altro, all'individuo, in quanto egli è il soggetto di tale vita. In breve, il fatto psicologico è quel comportamento che ha un significato umano. Solo che per ricostruire questo significato abbiamo bisogno di dati che ci vengono forniti dal soggetto e che ci pervengono attraverso la mediazione del racconto: il comportamento semplicemente motorio diventa fatto psicologico solo dopo essere stato chiarito dal racconto»254 . Il tessuto epistemico della psicologia rimane quindi fondato sulla riflessione, ma la sua natura è ben diversa da una semplice narrazione di stati: le tesi psicologiche hanno la possibilità di avvicinarsi maggiormente ai loro oggetti in quanto il processo analitico si svolge secondo una complessa 164

opera di narrazione e verifica empirica. Il metodo della psicologia, la comprensione, è un metodo complesso che fornisce degli oggetti verificabili ma costruiti: «La constatazione del comportamento umano risulta, per 10 psicologo, non quella di una semplice percezione) ma quella della percezione resa complicata da una comprensione) e, di conseguenza il fatto psicologico non è un fatto semplice: in quanto oggetto di conoscenza, esso è essenzialmente un dato costruito»255 . La psicologia trova dunque la sua ragione di scientificità in un superamento della rigida dicotomia tra soggettività e oggettività. Proprio perché il suo oggetto è un complesso di esteriorità e interiorità, essa deve adeguare ad esso le modalità conoscitive che le permettono di seguirne le tracce molteplici e diverse. Né un approccio puramente oggettivo, né uno solo introspettivo hanno la possibilità di fornire conoscenza. Il dato studiato sarebbe manchevole di una delle due strutture costituenti, e cià inficierebbe la ricerca. Il metodo adeguato alla cognizione del dramma è la ricostruzione della complessa dialettica tra esterno e interno vissuta dal soggetto, e 10 strumento più adatto a cià è la visione immediata del proprio vissuto che il soggetto puà dare nella narrazione di sé, riflessivamente. Questo metodo è evidentemente circolare: l' oggetto è colui che compie l'atto di oggettivazione su se stesso per effettuare l'atto conoscitivo e fornirlo allo psicologo. Nessuna disciplina scientifica potrebbe accettare tale soluzione epistemologica. Se Politzer ne prevede il necessario utilizzo nella psicologia è perché è cosciente della storicità dell' oggetto psicologico, che non significa il semplice divenire, ma la capacità progettante che proietta il soggetto verso i suoi fini, verso i segmenti del suo dramma. La natura motivazionale delle realtà che fanno riferimento alla prima persona non offre nessun' altra possibilità di codificazione scientifica: solo colui che li commette conosce i motivi dei suoi atti, 0 perlomeno li puà collegare al flusso temporale del suo vissuto. Il superamento del soggetto e dell' oggetto è connesso alla psicologia, a mena di inventare dati inesistenti, perché l'uomo stesso non è di per sé né oggettivo né soggettivo, ma un tutto vivente in prima persona secondo significati attuali: «È vero d'altra parte che 10 spazio non puà contenere altro che l'intelaiatura del dramma: l'elemento propriamente drammatico non 1

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è più spaziale. Solo che non è nemmeno interiore, dal momento che non è nient' altro che il significato. Ora, quest'ultimo non ha e non puô aver luogo da nessuna parte: non è né interiore, né esterno, è al di là 0 piuttosto al di fuori di queste possibilità, senza che ciô ne comprometta minimamente la sua realtà»256. Se l'uomo agis ce in prima persona nessuno altro spettatore se non lui stesso puô conoscere il suo spettro di significanza. La conoscenza sarà acquisita necessariamente a posteriori: ogni atto diviene possibile oggetto di interesse psicologico solo dopo essere stato compiuto, ossia solo dopo che il suo significato si è esplicitato completamente nella posizione attuale. Le soluzioni che Politzer apporta ai problemi della psicologia non sembrano es sere cOSl esaustive come la perentorietà delle espressioni utilizzate lascia trasparire. In realtà, molti problemi sono solo abbozzati, e le soluzioni sono decisamente parziali. Sembra che la scoperta di un dato realmente originale, la storicità del soggetto, abbia preso la mana dello studioso, che vi ha visto la condizione chiarificatrice di un complesso di questioni che in realtà vengono forse moltiplicate da essa. Politzer sembra travolto dalle possibilità conoscitive crea te dall' analisi dei contenuti intenzionali, cOSl da assegnare ad es si una oggettività e una chiarezza che in realtà è tutta da dimostrare. Innanzi tutto c'è un' evidente carenza di spiegazione del ruolo dello psicologo e di quel10 del soggetto narrante: se la psicologia consiste, in ultima istanza, nelle narrazioni del soggetto, cosa dovrà fare 10 psicologo? In verità, l'impressione è che Politzer assegni allo studioso un ruolo di sola ratifica, come se il solo fatto di narrare ad un soggetto garantisse la scientificità del racconto. Non è improbabile che in ciô abbia svolto una parte la concezione psicoanalitica del tran sfert, ma questo non toglie che il problema dell' oggettività delle ricerche psicologiche rimane. Quali contenuti avrebbero poi tali descrizioni di vissuti, e quale importanza avrebbero per una discipliria che si dice autonoma? Seguendo le analisi di Politzer, 10 psicologo viene ad acquisire una strana plurivocità di figure, a volte antropologo, a volte sociologo, a volte psicoanalista, secondo il particolare contenuto della narrazione considera ta. La fondazione della psicologia sulla capacità riflettente del 166

soggetto, per quanto mltlgata dai richiami al comportamento esperibile, non permette una definizione di oggettività fondata stabilmente. Anche se è giusto affermare il privilegio conoscitivo del soggetto su se stesso, questo non toglie che la psicologia, come scienza, non puà avere come suo metodo una petitia principii. Nessuna delle verità da essa espresse potrà uscire dal dilemma della pura impressione soggettiva 0 della reale conoscenza. Il problema della precarietà delle conoscenze psicologiche si ripresenta nuovamente. Non solo, la stessa distinzione tra cià che è puramente soggettivo e cià che è intersoggettivo viene talmente diluita da scomparire. E quali saranno i rapporti tra le diverse fasi storiche del dramma personale, e quale ne sarà la qualificazione scientifica? A tutte queste domande Politzer non risponde e i concetti da lui postulati non ci aiutano a fado. È vero perà che la sua ricerca permette alla psicologia di confrontarsi con una nuova definizione di cià che le è pertinente, il soggetto trascendentale presente in una situazione specifica. La psicologia non puà ignorarne la complessità e la storicità, deve anzi ridefinirsi in funzione di essa, seguirne coerentemente le caratteristiche. La radicalità delle domande poste da Politzer e la esaustività delle sue decostruzioni di una tradizione analitica ormai stantia aprono la strada a un nuovo percorso conoscitivo sul soggetto, percorso dove il confine tra fisico e psichico, sociale e individuale, è ambiguo, ma non inesistente e tanto mena privo di diversi livelli formali. Lo stesso soggetto drammatico, COS1 come viene definito da Politzer, è un fulero di attività e passività, di dipendenza e autonomia, di materia e significato. Una apertura alle forme corn plesse della vita del soggetto agente e storicamente situato, questo è il contributo più importante della psicologia concreta e la sua più evidente aspirazione

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APPENDICE LA PSICOLOGIA DRAMMATICA E IL PROBLEMA DELLA CLASSIFICAZIONE DELLE SCIENZE

Politzer applica coerentemente un'idea generale di posizione della psicologia nel sistema di classificazione delle scienze. La convinzione con cui sostiene questo pensiero ispiratore risalta fortemente alla lettura, soprattutto dei testi che seguono la Critica. La psicologia è una disciplina autonoma rispetto aIle scienze della natura. Il fallimento di qualunque tentativo di adeguazione dei suoi oggetti e metodi a discipline estranee al suo ambito 10 attesta. La psicologia va collocata nel contesto delle scienze della uita. Politzer si riallaccia a un orientamento teorico che ha la sua prima e forse più approfondita sistemazione nelle ricerche di Wilhelm Dilthey. La veridicità delle asserzioni psicologiche è trattata nell' ottica di una distinzione del campo dell' esperienza in discipline storiche e discipline non storiche. La non storicità delle scienze della natura non è da considerarsi una negazione delloro divenire, quanto la mancanza del fattore storia negli oggetti analizzati. Una molecola è un fulcro di relazioni meccaniche, non si storicizza, non è protagonista della sua storia. Non ha passato, né futuro, non «sa» nulla a questo riguardo. La psicologia deve «fare i conti» con un ente che è storico nella sua essenza. In questo senso, la sua applicazione scientifica è di carattere completamente eterogeneo rispetto a qualunque asserzione discorsiva sulle cose. Da qui la difficoltà di stabilire cos a possa essere osservato e asserito dalla psicologia. Dilthey pensa che il fatto stesso dell' esistenza di un ente storico sia già il primo passo per la sua conoscenza257 . L'empiricità della presenza dell'esistere storico dell'uomo è già sufficiente per motivare asserzioni giustificate. Il resta è conseguente. L' oggetto storico porta le sue qualità impresse in sé, non c'è che da osservarle258 . Non resta che distinguere due livelli, quello individuale, con la dialettica interna ad ogni uomo, e quello sociale, dove sis terni di condotte qualificate come sociali,

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o socializzanti, costituiscono l' oggetto della sociologia. Il rapporto tra i due insiemi concreti è nei fattF59. La storicità dell' oggetto è dunque il criterio che legittima l'esistenza di discipline che definiscono le leggi dei diversi stati in cui esso si presenta. L'idea di Dilthey è che l'esistenza di un ente sia già la garanzia di un corretto processo di categorizzazione in quanto individuato da una qualità specifica. La percezione, da una parte, e l'estrinsecità dell' oggetto, dall' altra, sono una garanzia epistemologicamente adeguata a questo riguardo. In parte è anche la pretesa di Politzer. In realtà, questa soluzione non regge alla prova dei fatti. Oltre la semplice attività descrittiva, che tra l'altro non impedisce la risoluzione della psicologia nella sociologia e nella antropologia, senza alcuna pretesa esplicativa, per quella via non si puà andare. Politzer rifiuta la riduzione della psicologia apura descrizione di fatti. Non è neanche convinto che un segmento intenzionale, 0 drammatico che dir si vogUa, sia di pel' sé conoscibile esaustivamente pel' il solo fatto di esistere COS1 come è. Un fatto psi chi co ha la sua qualità in se stesso, è refrattario a ogni riduzione ad alium, ma cià non toglie che conservi anche la sua intrinseca complessità. La lezione di Freud è stata ottimamente recepita. Se il dato che giustifica la presenza della psicologia tra le scienze della vita non è completamente certo, 0 meglio la sua conoscenza non è sufficientemente fondata, conseguenza ne èche anche la classificazione non puà es sere considerata valida a tutti gli effetti. COS1, si avverte in Politzer uno sfor2O, più emotivo, spontaneo, che razionale, di ridefinire i termini della questione. Nessun aiuto poteva venire dall' analisi esistenziale heideggeriana, (l'unico tentativo in proposito di cui sappiamo con certezza che Politzer abbia avuto conoscenza), pur tanto apprezzata dall'amico Nizan, che sicuramente era voce non secondaria nell'ambiente intellettuale non accademico della Parigi degli anni '20. Di Heidegger, e a ragione, 10 disturba la pretesa di cogliere immediatamente le sÏtuazioni di fatto, secondo le direzioni tracciate da due 0 tre categorie generali, sicuramente importanti per «aprire» un'indagine, ma proprio per questo irrimediabilmente astratte260 . 170

Politzer tende verso una ridefinizione della psicologia come scienza della vita. Facendo una forzatura dialettica, utile pero all'economia del discorso, si potrebbe dire che Politzer abbia mediato l'esigenza della salvaguardia della storicità della psicologia, di cui coglie il fondamento, l'intenzionalità, il dramma in prima persona, con quella della verificabilità empirica delle asserzioni psicologiche. Politzer ritiene che il dramma si svolga secondo dei riferimenti cosÎ stabili da fondare ogni possibile asserzione su di esso: ecco perché il richiamo aIl' economia politica, e ai rapporti di dipendenza del farsi soggettivo dalle strutture esterne al soggetto;ecco perché l'importanza del racconto come dis corso riflessivo sui nessi intimi alla persona. Anche qui ci sarebbe materia per un approfondimento dell'influenza di Freud su Politzer: in fondo Freud non assegnava questo compito, di portare alla luce i nascosti rapporti di dipendenza es terni e in terni al soggetto, che sono patrimonio di ogni essere psichico, aIl' analisi? E l'analisi non era, in fondo, condotta sul soggetto parlante di sé, cioè sul dis corso riflessivo? In tutto questo Politzer vede la giustificazione di una scienza dell'individuo storico, scienza tout court) con la possibilità di esperire e analizzare dei dati stabili. Una scienza dello spirito che, considerando l'irriducibilità e la libertà dell' esistenza umana come un vero e proprio contesta oggettivo sui generis) e giustificando cosÎ il suo es sere scienza, ne potes se cogliere le coerenze interne e le strutture fondanti, mediante strumenti metodologici adeguati, che permettessero i necessari rapporti di verifica: la comprensione, secondo gli indici forniti dalla narrazione e dalla percezione del comportamento esterno. La psicologia non è una scienza storica pura, come il soggetto non è pura intenzionalità, la loro natura, secondo cio che traspare dalle affermazioni di Politzer, è complessa. La riduzione effettuata da Dilthey del soggetto psichico a oggetto percepibile è cosÎ superata da Politzer in una analisi più rispettosa dei molteplici livelli di significazione e complessità. Politzer non ha parlato espressamente della collocazione della psicologia nella suddivisione tra scienze della natura e scienze dello spirito, né si è occupato di questo problema. La sua è più un'intuizione della natura particolare di questa disciplina, frutto indubbiamente di un ingegno e di una sensibilità non comuni, che

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uno studio meditato. Su questo tema abbiamo dei frammenti, degli accenni di analisi, in tutto qualche paragrafo. Le questioni sono avvertite, una loro formulazione è tentata, ma sullo sfondo, in penombra. Cià che maggiormente affascinava Politzer era la posizione del nuovo protagonista della ricerca psicologica, il dramma, e il progresso che poteva significare per un ripensamento dei metodi della psicologia e per una loro maggiore scientificità. Politzer è un autore ricco di spunti originali, ma estremamente frammentario. Una sorta di frenesia ne pervade gli scritti, estremamente asciutti, di poche ' parole. Una ricerca sul sistema delle scienze e la loro classificazione nei suoi scritti, avvalendosi anche degli studi sulla storia dell' empirismo elaborati poco prima di morire, sarebbe estremamente difficile. Un tentativo, che non ha potuto avere luogo qui, al di là di queste poche riflessioni, comunque andrebbe fatto.

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CONCLUSIONI

Il «dramma» è il concetto nuovo che Politzer introduce nella psicologia. Numerose altre rotture concettuali vi si affiancano. Il dramma, essendo un tentativo di dare alla psicologia un carattere descrittivo che mantenga comunque 10 standard di scientificità che ad essa spetta, causa una ulteriore serie di critiche ai metodi, agli oggetti e aIle possibilità della psicologia classica. Rendere l'atto e la vit a vissuta i principali oggetti psicologici, facendone risaltare la dimensione formale e la pura fenomenicità, significa decosruire un'intera tradizione scientifica. Politzer non rifiuta questo compito, ma 10 svolge fino aIle estreme conseguenze. Cosl, la psicologia classica, 0 metapsicologia, è criticata nel fulero delle sue ricerche, il concetto di funzione. Politzer non accetta l'astrattezza della funzione in quanto termine generale e univoco e sintesi indebita di una molteplicità di dati. La vita soggettiva è un universo di complessità che nessuna formula puà ridurre. Politzer critica la funzione dall' ottica del vissuto. Se ogni uomo è un vissuto, e ogni uomo realizza la propria vita nel mondo in cui vive, come è possibile introdurre delle nozioni che sintetizzino tutte le esperienze, le sfumature e le tensioni? Il vissuto è la dinamicità stessa del soggetto, con la sua imprevedibilità e la dialettica di passività e attività che la con traddistingue. Una funzione psichica non ne rende che una piccola parte: per poter acquisire dei dati maggiormente certi, cioè misurabili, la metapsicologia astrae da tutte le qualità che fanno di un dato psichico l'atto di un uomo. Un fatto psicologico è inscindibile dal soggetto che «è» la psiche, senza la totalità della persona vivente non è possibile effettuare nessuna affermazione psicologica. Politzer non riscontra nessuna funzione e nessuna «mente» nella concreta esperienza. Analizzando i fatti detti psichici non si osserva nessun processo funzionale, 0, meglio, non si riscontra nessun fatto psichico tout court. Ugualmente, una sezione di mente distinta, ma connes sa al resta del sistema psichico non è visibile, ma sono immediatamente osservabili tutte le diverse 173

forme in cui il soggetto vive la sua esistenza attraverso gli atti che compie. Nell'atto sono presenti le emozioni, la memoria e la scelta, la consapevolezza e l'incoscienza in senso psicologico. Tutta la realtà del soggetto individuale è compresa nel percorso della sua esistenza. Nessun altro oggetto esiste scientificamente, dice Politzer, cioè puà essere osservato sperimentalmente, se non la condotta dei soggetti «in prima persona». l parametri che permettono una trasposizione discorsiva dei vissuti sono già contenuti in questi stessi. Le formazioni generali, le strutture culturali ed economiche sono la regola per quella logica della vita vissuta che la psicologia ha creduto di trovare nei pracessi mentali. La totalità intersoggettiva è posta da Politzer come la componente che qualifica la vita dell'individuo secondo contenuti generali su cui convergono una pluralità di soggetti. Politzer non scioglie la psicologia nella sociologia. Il vissuto in prima persona è sempre il centra della ricerca psicologica. Il riferimento aIle strutture intersoggettive è fatto per una ragione molto più profonda della semplice esigenza epistemologica, il soggetto è vissuto in prima persona ma con al tri soggetti, in società, e come tale è inserito in una complessa dialettica che coinvolge completamente il sua vissuto e quello degli altri. La natura fenomenica dell' ente uomo decide per questo atteggiamento conoscitivo. Questo complesso di comportamenti diffusi e, quindi, generali non raccoglie tutta realtà umana. La dialettica intersoggettiva è una componente, importante e determinante, della vita dell'individuo singolo. Dovrà essere analizzata insieme alla molteplicità e prafondità degli atti individuali, osservandone le dipendenze e le scissioni, le continuità e le discontinuità. Le due totalità, individuale e intersoggettiva, interagiscono a loro volta dialetticamente nei soggetti. Il soggetto agisce per sé, ma contemporaneamente anche per gli altri, facendo ricadere la sua azione sui vissuti che la circondano. In altre parole la storicità della vita individuale è il tema principale delle ricerche di Politzer. Il soggetto agisce, si muove e muta in percorsi sempre differenti e complessi, di cui è tanto più difficile comprendere il senso quanta più aumentano e si sovrappongono. Se la fenomenicità degli atti soggettivi permette di cogliere immediatamente la drammaticità della vita «in prima persona», 174

d'altra parte pone numerosi problemi, soprattutto di codificazione scientifica. È, in un certo senso, il tema simbolo dell'intera ricerca di questo psicologo, delle sue maggiori scoperte ma anche dei suoi limiti. Politzer, confidando nella chiarezza del vissuto manifesto, si rivolge al racconto dell' esperienza vissuta fatto dallo stesso soggetto vivente. L'unità sostanziale del soggetto gli garantis ce che ogni atto verrà sviscerato nel suo senso grazie ai rimandi che connettono ogni atto già vissuto con gli altri, secondo rapporti di contiguità 0 simbolici. Ma il racconto è strumento labile, sottoposto agli arbitrii della coscienza soggettiva. Non è sufficiente per illustrare adeguatamente il vissuto del soggetto. Due sono, perà, le idee su cui Politzer ci permette di ragionare: se il soggetto è attività in prima persona, conseguentemente la sua storia deciderà delle scelte e delle forme del suo vissuto. Una seria osservazione dell'infanzia permetterebbe forse di cogliere i fondamenti che determinano tutta la successiva serie di scelte ed esperienze? E questa analisi potrebbe es sere es tes a a tutte quelle fasi «di rottura» del soggetto, come l'adolescenza in cui le informazioni acquisite e le scelte effettuate hanno valore per tutta la costituzione della persona? La seconda ide a che Politzer ci ispira è: se la psicologia è il dramma del soggetto, e quindi una descrizione della dialettica esistenziale del soggetto stesso, le forme del comportamento daranno valore scientifico alla psicologia? Cioè, la psicologia diverrebbe la disciplina che studia i contenuti della vita del soggetto? Politzer sembra intenzionato a seguire questa direzione, nonostante che comporti la riduzione della psicologia ad antropologia. Ma la questione più importante che emerge dallavoro di Politzer è l'introduzione del tempo come categoria centrale della ricerca psicologica. Le generalità e le costanti che la psicologia cere a sono fondamentalmente i risultati della proporzione tra le formazioni intenzionali e la durata in cui esse si dispiegano. Lo studio della temporalità degli atti permette di cogliere la dinamica delle successioni, la complessità del vissuto e la ragione delle novità che la struttura psicologica del soggetto acquista nel corso della sua esistenza. Politzer, accentuando l'importanza del vissuto intenzionale, pone il tempo vissuto e i suoi contenuti 175

al centro delle asserzioni psicologiche e fornisce COS1 una direzione del tutto nuova per la psicologia. L'abbandono di una psicologia di enti stabili comporta che 10 sviluppo e il progresso della esistenza concreta divengano le realtà degne di codificazione scientifica. Questa operazione di spostamento di campo della psicologia provoca un vuoto di referenti e di metodi. Politzer trova nella psicoanalisi un possibile aiuto in questo senso per quanto concerne l'approfondimento e la sistemazione delle fasi e delle strutture che regolano la costruzione della persona. Anche questa è una questione che Politzer pone alla psicologia. l metodi e i contenuti adeguati a tale compito dovranno essere trovati nelle discipline che approfondiscono solamente la dialettica individuale della soggettività? Che ne studiano le espressioni con crete come l'antropologia? 0 le contraddizioni come la psicopatologia? Oppure che ne descrivono il divenire come la storia? E che dire di tutte quelle scienze, come l'economia politica e la sociologia, che analizzano il comportamento delle strutture cui il soggetto partecipa? Quale connessione potrà darsi con 10 studio dell'individualità, cioè, appunto, la psicologia? Sappiamo che Politzer, oltre alla psicoanalisi, aveva estrema fiducia nelle potenzialità della psicotecnica, della disciplina che studia le condizioni psicologiche all'interno della fabbrica. Emblematica, perché la vita di fabbrica è completamente vissuta in relazione ai tempz' della produzione, rigidamente scanditi. Politzer vedeva la possibilità di una collaborazione a diversi livelli nell' ambito psicologico tra le discipline che studiano individualità e le discipline che si rivolgono alla intersoggettività. Era convinto che, in ultima istanza, il racconto soggettivo avrebbe ben mostrato in quali termini tali strutture interagiscono nel soggetto e quali costanti potevano esserne tratte. Questa concezione presenta molti problemi non risolti, per esempio il valore reale dell'autocoscienza come forma di conoscenza psicologica, oppure la modalità con cui i comportamenti soggettivi si plasmano su quelli intersoggettivi e viceversa, e altre ancora. In ogni casa Politzer dimostra efficacemente come uni co elemento imprescindibile della ricerca psicologica sia la dialettica storica del soggetto individu ale in tutto il suo campo di applicazione. 176

L'accento sul tempo comporta anche che 10 statuto epistemologico della psicologia debba cambiare sostanzialmente. Come acquisire gli strumenti che garantiscono fondatezza sperimentale ad asserzioni su un ente che muta, e anche radicalmente? Un ente contraddittorio, in cui sviluppo e stasi si confondono continuamente? La dialettica soggettiva sarà sufficiente per conferire alla trasposizione discorsiva del vissuto il dovuto grado di certezza, come Politzer intende dire quando parla del racconto che il soggetto fa di sé come unica possibilità di acquisizione speriment ale del dramma? Il dis corso comprensivo, quale 10 intende Politzer, è importante per cogliere la differenza della psicologia da tutte le aItre scienze: la psicologia è scienza del soggetto storico, e quindi non puà fare riferimento a metodi costruiti su oggetti che non sono i suoi. L'individuo vivente è, più che aItro, un termine di riferimento essenziale per qualunque dis corso epistemologico sulla psicologia. Il soggetto attore deve es sere considerato il centro intorno a cui ruota ogni discorso sulla natura scientifica della psicologia. Il livello individu ale è garanzia di scientificità poiché protagonista e, quindi, primo conoscitore delle sue azioni e dotato di coerenza interna. Un oggetto evidente e stabile, dunque, è presente dinanzi aIl' osservazione psicologica. Questa indicazione di Politzer va recepita in tutta la sua profondità. Se, da una parte, va riconosciuta la centralità della narrazione e degli strumenti da essa impiegati, cioè la riflessione e il racconto, d'altra parte la moIteplicità delle forme di esistenza del soggetto deve portare ad un allargamento delle modalità di analisi, codificando mezzi adatti alla percezione scientifica dell'intera vita soggettiva. Politzer fornisce il primo passaggio di questa ricerca e ce ne indica i seguenti, ossia la forma e il comportamento concreto. La modalità con cui vanno ad interagire in metodi finalmente esaustivi puà es sere definita solo riproponendo il problema del rapporto tra la psicologia, i risuItati ottenuti dalle altre scienze della vita, e la narrazione scientifica da esse codificata. Questi problemi non erano completamente chiari a Politzer. La fiducia nella capacità rifles siva del soggetto era forte. È vero, perà, che il riferimento ad un contesta allargato al di fuori dell' ambito della psicologia sposta l'interesse scientifico verso realtà mai prima considerate pertinenti alla psicologia, come, ad esempio, le strutture 177

intersoggettive ed economiche. Politzer ha cercato di codificare adeguatamente la stretta connessione tra la psicologia e le altre scienze dell'uomo mostrando come questa non si svolgesse al livello astratto dei metodi e dello statuto scientifico, ma allivello dell'individuo, cioè intrinsecamente aIl' oggetto da esse studiato. La contiguità tra psicologia ed economia politica, in quanto discipline attingenti a diversi livelli dell'unica vicenda soggettiva, ne è esempio privilegiato. Infatti il carattere descrittivo di tali discipline è dovuto alla centralità del fattore storia che pongono come essenza del loro oggetto. La complessa storicità dell'individuo, determinando l'influenza reciproca tra tali diverse scienze, è il motivo per cui Politzer tende verso un decentramento della psicologia. La psicologia di Politzer rappresenta una fonte importante di spunti e domande. L'accento che essa pone sull'essenza intenzionale del soggetto è il segno di una grande scoperta e di un grande salto. Una scienza ha bisogno di essere reinventata, e nella direzione della centralità dell' azione, del carattere esistenziale del dato psichico. Politzer non ha riferimenti precisi per le sue ricerche. La sua idea del dramma è una particolare definizione del vissuto intenzionale di cui è difficile, perà, stabilire i contenuti precisi; cioè, rimanendo ferma la natura intenzionale del soggetto drammatico, non ne sono perfettamente chiari i modi di attuazione. Politzer, per i richiami alla psicoanalisi e per il suo riferirsi alla dialettica delle strutture concrete cui il soggetto partecipa, sembra preferire una concezione del soggetto molto vicina a quella che oggi chiamiamo analisi esistenziale 0 teoria degli insiemi pratici: l'atto è la mediazione di una pluralità di possibilità pratiche che convergono sul soggetto. Come questo vada a concretizzarsi, Politzer non ce 10 ha detto e neanche quale valore abbia il tempo per gli insiemi pratici. Anche per questo la teoria di Politzer è un accenno, un invito fatto alla psicologia di dirigersi verso un nuovo sentiero. Quello che è certo è che Politzer, pur scoprendo autonomamente il concetto di intenzionalità, non ha subito alcuna influenza da parte di colui che forse ne è stato il massimo teorico, Edmund Husserl. La psicologia di Politzer mostra numerose affinità con la psicologia fenomenologica, si avverte un' esigenza 178

comune ad entrambe, la necessità di costruire una scienza del vissuto del soggetto, ma una grande distanza, comunque, le separa. Politzer non accetta una psicologia che ponga il problema delle essenze psicologiche, per quanto essenze intenzionali, ma preferisce una psicologia che ripercorra la vit a del soggetto in ogni sua piccola sfumatura. La differenza non è di poco conto. La psicologia di Politzer è un tentativo, il primo, di spostare l'attenzione della ricerca dagli enti psichici, essenziali 0 meno, alla dialettica degli atti. Politzer non apprezzava Husserl, per quanto 10 preferisse a Bergson, e la sua psicologia è anche un superamento del fenomenismo husserliano. L'interesse di Politzer si dirige verso la Gestalt, la psicoanalisi e il behaviorismo, più che verso la fenomenologia, perché in tali discipline poteva trovare gli strumenti per un maggior approfondimento della analisi del dramma nella concretezza delle situazioni vissute. Il concetto di Behavior, la categoria di significato posta dalla psicoanalisi, la forma gestaltista sono le diverse direzioni cui è possibile attingere per rendere adeguatamente in termini scientifici la realtà psichica nella sua concretezza e immediatezza vissute. Politzer ripropone le conquiste di questi tre orientamenti diversi in una veste nuova, basandola su di un nuovo fondamento , in relazione ad una divers a immagine del soggetto: non più cosa, ma attore. Una indicazione sommaria sui possibili riferimenti cui la psicologia rinnovata potrà rivolgersi vkne data da Politzer, dunque. Perô, non abbiamo potuto sapere precisamente in che termini intendesse attingere da queste tre diverse fonti, progetto che doveva trovare nei Materiaux pour la critique des fondements de la psychologie la sua collocazione. Politzer è un autore molto attento ai progressi del suo tempo. Ne accetta le rotture, i salti verso nuove possibilità. Ma è anche fortemente legato al passato, alla successione storica delle conquiste che costÎtuiscono il presupposto di qualunque avanzamento. Il suo debito verso Descartes e Kant è molto grande. La psicologia di Politzer è chiaramente erede della idea di soggetto che Descartes, prima, e Kant, poi, hanno contribuito a costruire, ossia la soggettività come istanza regolatrice dell' esperienza. COS1 come è grande il suo debito verso Marx. Marx mette a disposizio179

ne di Politzer le categorie adatte ad una comprensione approfondita dei fenomeni della intersoggettività. L'analisi delle strutture ideologiche, la critica del soggetto solipsistico di Stirner e dei sistemi di riproduzione economica sono probabilmente le chiavi di volta dell' allargamento dell' area dell' analisi psicologica. Il contributo di Marx alla comprensione della soggettività è reso da Politzer parte integrante della psicologia. È questa una nuova sfida che Politzer lancia ad una disciplina che vedeva assolutamente ripiegata su se stessa. La scientificità della psicologia passa necessariamente per il marxismo e attraverso la sua critica del sistema capitalistico, non solo in senso gnoseologico ma anche politico. Uno spettro imbarazzante, un revenant scomodo è indicato da Politzer come la frontiera cui la psicologia deve necessariamente tendere in quanto scienza dell'uomo concreto. Politzer è un autore legato alla memoria e poco incline aIle mode. La sfrontatezza, perché di questo si tratta, delle sue analisi 10 attesta efficacemente. COS! molte provocazioni che sono lanciate dalle sue pagine ancor oggi conservano la loro forza critica. La psicologia era da molto tempo sulla soglia di un salto di prospettiva, che pure non si decideva a fare. Abbandonare pratiche e cognizioni senza efficacia alcuna e rivolgersi a nuovi stimoli, questo era in definitiva il senso dello sforzo critico e propositivo di Politzer. Sforzo sicuramente ancora rozzo, con moIti difetti, ma che coglieva precisamente la natura della situazione di stallo in cui la psicologia si trovava all'inizio del secolo, schiacciata tra una tradizione molto influenzata dalla metafisica e l'esplosione delle nuove discipline dell'uomo, che cominciavano sempre più a raffinare i propri strumenti e a rosicchiarne il terreno. Politzer ha calto la difficoltà e ne ha intravisto le cause, la carenza di una definizione netta di un oggetto psicologico, di un ambito di ricerca e di metodi esclusivi. Le sue analisi sono, appunto, il primo tentativo di ridefinizione di una autonoma ed efficace scienza psicologica. Se la dignità e l'importanza della produzione politzeriana è fuori discussione, appare molto sU"ano che non si sia mostrato nessun interesse, 0 quasi, al suo contributo scientifico. Nessuna monografia è mai apparsa su Politzer, e, tra gli articoli, solo tre si 180

occupano specificamente della psicologia del dramma, e anche in maniera didascalica. Alludiamo aIl' articolo di Roelens Rodolphe, Une recherche psychologique méconnue, le courant «dramatique» de Georges Politzer 6 \ ma anche a quello di Dajan, La dialectique du comportement262, e a quello di Zavadaskaia, La crise de la psychologie française vue par le communiste Georges Politzer 63 . È molto difficile capire perché un autore COS1 ricco di spunti, e COS1 importante per la storia delle idee e della psicologia in particolare abbia potuto essere ignorato in tal maniera. La psicologia e la filosofia francesi gli devono molto. Henri Wallon e Lucien Sève sono solo due tra gli psicologi francesi che hanno a lungo dialogato con Politzer e le cui teorie sono state da lui direttamente influenzate. Pensiamo anche al debito culturale che filosofi come Pierre Naville e Henri Lefebvre hanno contratto con Politzer. Tutta la psicologia francese che più si è occupata della questione della intersoggettività, e che più direttamente si è riferita al marxismo, ha fatto i conti con Politzer. Anche se nessuno sembra averlo notato, e solo Naville si differenzia in parte, avendogli dedicato un capitolo del volume Psicologia per l'uomo moderno264 . Ma il ruolo che Politzer ha svolto nella cultura francese è molto più profondo. Louis Althusser ha scritto che dietro le teorie di Sartre si nota la mana di Politzer 65 . Effettivamente i concetti di insieme pratico, di intenzionalità e 10 stesso tenore della critica alla metafisica psicologica che possono es sere riscontrati in Sartre, oltre ad un certo modo di «fare impegno» nella cultura e nella ricerca scientifica, rivelano una somiglianza sorprendente con i corrispondenti concetti politzeriani di dramma e di decentramento della psicologia, come anche con l'esigenza di port are la cultura nella sfera della militanza che Politzer affermà a prezzo della vita. Nessuno studio è, perà, apparso in proposito, né, in verità, Sartre si è mai preoccupato di citare Politzer. Lo stesso Merleau-Ponty più volte si richiama al tema del dramma per i suoi studi sulla percezione, e Ricoeur e Pontalis, da punti di vista diversi, considerano Politzer colui che, con la sua critica all'inconscio freudiano, ha decisamente influenzato le successive ricerche compiute dai fenomenologi esistenziali, cioè, ancora una volta, Sartre e Merleau-Ponty. Politzer è l'anello iniziale di una lunga tradizione psicologica umanista, nel senso di 181

Sartre, che molto ha significato per la psicologia e la psicopatologia della seconda metà del Novecento. Althusser dice che l'unico maestro che avrebbe potuto avere, lui, il filosofo senza citazioni, sarebbe stato Politzer266 . La psicologia del dramma, da una parte, e, dall' altra, la storia dei fondamenti del materialismo sono i due grandi temi su cui sono cresciute le due scuole principali deI marxismo francese: l'esistenzialismo e 10 strutturalismo. L'esistenzialismo ha ripreso l'intenzionalità, la resistenza del vissuto concreto a qualunque riduzione, e su questa base ha costruito la propria adesione al marxismo , un marxismo più attento aIle dinamiche della coscienza che a quelle strutturali tout court. Diversamente 10 strutturalismo ha trovato nella storia dei fondamenti del marxismo la prima grande costruzione dell' evoluzione storica di una struttura ideologica ed epistemologica insieme, la prima osservazione di come un insieme culturale avesse svolto la sua parabola e di come si fossero articolate le sue dipendenze interne. In altre parole la prima operazione di archeologia del sapere, come l'ha chiamata Foucault. È facile, dunque, osservare la matrice di tanti successivi concetti, da quello di archeologia del sapere, appunto, a quello di apparato ideologico dello stato. La «mano» di Politzer è forte, e va giustamente riscoperta collocandola al posto che le spetta. Diverse direzioni di ricercq possono essere intraprese. A parte il ruolo della psicologia del dramma nelle successive teorie dell' esistenzialismo francese e quello della storia dei fondamenti del materialismo per 10 strutturalismo, è importante riaprire le ricerche sui concetti di comportamento e di forma che Politzer riteneva i più adatti ad assicurare la scientificità della psicologia, come anche sulle differenze tra l'intenzionalità politzeriana e quella di Husserl, soprattutto quella definita nelle Idee. Sarebbe opportuno approfondire il tema del contributo della psicologia di Descartes e di Kant nella costruzione della psicologia drammatica e dei concetti di transfert) di simbolo e di dinamismo psicologico della psicoanalisi. Da questi studi storici potrebbero a nostro parere venire alla luce delle sorprendenti scoperte. Le provocazioni di Politzer hanno importanza anche oggi. La psicologia odierna è gravata dagli stessi limiti che Politzer 182

denunciava nella metapsicologia. La riduzione degli atti a funzioni, la ricerca di costanti misurabili e la scissione dello psichico in aree non omogenee inficiano an cora la possibilità della psicologia di toccare la vita concreta dell'uomo. Politzer afferma che l'uomo è un sistema globale che si esprime secondo una logica e dei rimandi di cui lui stesso è il depositario. Accentua l'importanza delle strutture intersoggettive per comprendere il modo dell~ successione storica dei contenuti di ogni soggetto. Mostra come la realtà umana non necessita di ulteriori analisi, ma è già evidente nella sua dimensione attiva, e che ogni tentativo di approfondimento dimostra già una visione metafisica del soggetto. Pone il carattere sperimentale della psicologia nel confronto tra la percezione interna e quella esterna del soggetto. La psicologia ha, nello sviluppo di questi quattro punti, la possibilità di arricchire le sue capacità conoscitive e di arrivare a quella svolta che Politzer aveva cercato di realizzare. Politzer è an cora attuale, le sue parole significano an cora molto per chi studia psicologia oggi. La sua psicologia esprime la necessità di ripartire dalla storia e dalla vita e di accettare la sfida della contingenza e della complessità propria alla molteplicità e al cambiamento. Questo la rende un'esperienza scientifica di primo piano. L'emozione della ricerca di una rivoluzione scientifica è forte leggendo i suoi testi, e anche la fretta intollerante di chi ha molto da dire, ma non puà confidare nell' amicizia del tempo.

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NOTE ALL'INTRODUZIONE 1 Questa inconcepibûe lacuna, colmata in parte dallavoro di Aldo Pardi, ha naturalmente le sue eccezioni, in primo luogo le pagine estremamente utûi dedicate da Elisabeth Roudinesco ail' opera e al ruolo di Politzer in relazione all 'introduzione della psicoanalisi in Francia, e al seguente dibattito tra psicoanalisi e marxismo: si vedano i due tomi deHa sua Historie de la psychanalyse en France. «La bataille de cent ans», E ditions Ramsay, 1982, e poi Editions du Seuil, 1986. 2 Principale animatore dei gruppo «Filosofie» di cui faceva parte Politzer, e con lui Henri Lefebvre, Georges Friedman, Norbert Guterman, Paul Nizan. } Più tardi assorbita dalle Presses Universitaires de France. 4 Dopo Politzer - molto dopo - per ritrovare una simile opera di interpretazione, di sistematica indagine fûosofica dei presupposti teorici della psicoanalisi c'è stato bisogno di aspettare fino al volume di Paul Ricoeur, Dell'Interpretazione. Saggio su F1-eud, del 1966, che d'altra parte trae al1lp ia ispirazione dai testi politzeriani. Nessun altro lavora esiste nell'inte rvallo di tempo che li separa che si sia fatto carico di un simûe progetto. 5 Sono incoraggiato nel fare questa ipotesi dal fatto che Dejours è, per sua stessa al1lmissione, un allievo deHo psicanalista e filosofo Jean Laplanche, gran conoscitore , e commentatore, di Politzer. Si veda CmSTOPI-lE D E./OURS, Travail, usure mentale: essais de psychopathologie du travail, Paris, Ed. Le Centurion, 1980. r, Cfr. JEA N L APLANCI-IE ET SERGE LECLA IRE, L'inconscient. Une étude psychanalytique, «Les Temps Modernes», 183, juillet 1961. 7 Si veda su questo û piccolo scritto di JEAN-TouSSAINT D ESANTI , Phénoménologie et praxis, Paris, Éditions Sociales, 1963, ripubblicato in seguito con û titolo, molto meno evocativo, Introduction à la phénoménologie, Paris, Gallimard , 1976, opera estrel1lamente rappresentativa del dibattito interno alla fenol1lenologia «alla francese» sui temi della coscienza e dell 'intersoggettività. 8 G. CANCHUILLEM, Le cerveau et la pemée, 1980, ripubblicato in Georges Canghuil/em, philosophe, historien des sciences, Paris, Albin Michel, 1993.

NOTE AL CAPITOLO

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9 Si vedano: H. LEFEBVRE: Georges Politzer, «La Pensée», n. 1 octobre-novembredécembre 1944 , p. 7-10; GEORGES COGN IOT ET PIERRE D AIX, Le souvenir de nos heros, «La Pensée», n.3 , avril- mai - juin 1945, p . 6-9, 12-14; JEAN KANAPA, Georges Politzer et la calomnie, «La Pensée», n. 10, janvier-février 1946, p. 106-109; MARCEL PRENANT, A la mémoire des jucil/és, «La Pensée», n. 31, juillet-aout 1950, pp. 5-7; L. ARAGON, I:homme communiste, Paris, Gallimard, 1946, p. 166-173; G. MARZOCC I-II , introdu zione a GEORGES POLITZER, l /ondamenti del/a psicologia, Milano, Mazzotta, 1975, pp. 9-30; H. LEFEBVRE, L'existentialisme, Paris, Éditions du Sagittaire, 1946, pp. 14-58; C. PIANcrOLA, La rei/icazione del/a coscienza nel primi seriai di Sartre, «Rivista di filosofia» n. l, gennaio -marzo 1966, pp. 36-52; H. LEFEBVRE, La somme et le reste, Paris, Meridiens Klincksieck, 1989, p. 42-44, 83-85,309 e seg., 373-393, 398-512; SILVANO SPORTELLl, La diffusione della psicoanalisi in FranCIa e la critica di Politzer,

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«Annali dell'Is tituto per le discipline tilosofiche dell 'Università di Bologna», 1979-80, l, pp. 187 -197 ; GEORGE P OLITZER, Principes élementaires de philosophie, Paris, Les Éditions Sociales, 1946, prefazione di Maurice Le Goas , biografia di Politzer di Georges Cogniot, pp. I -VII, 7 -13; J AQUES M ILHAU, Georges Politzer ou la raison militante, «Ca hiers de l'In stitut Maurice T horez», n . 27, mai-juillet 1972, pp. 84-92: LUCIEN SÈVE, Politzer et nous. Ibidem, pp. 79-83; J AQUES MfLHAU, Gorges Politzer ou le retour philosophzCfZte, «La Pensée», n. 205 , 1979, pp. 48-67; ROGER BOUlillERON, Politzer ou la passion des lumières, prefazione a Georges Politzer, Contre le nazisme - Écrits clandestins février 1941 , P aris, Les Éditions Sociales, 1984, p. II-3 I. 10 È quello che afferma Mazzocchi - «tuttavia l'abbandono assume un diverso significato, non necessariamen te " teorico ", se 10 si considera n el suo contesto storico e biografico» nell'introduzione a GEORGES POLITZER, l fondamenti della psicologia, op. cit. p. 25; come pure Lefebvre - «il se crut obligé de devenir économiste parce que militan te» - in, La somme et le reste, op. cit. p. 42. " H. LEFEBVRE, L'existentialisme, op . cit. p . 22. 12 H. LHEBVRE, La somme et le reste, op . cit. p. 387 . IJ ARAGON, L'homme comuniste, op. cit. , p. 166. 14 H. L EFEBVRE, L'existentialisme, op. cit. p. 18. 15 Ibidem p. 19-20. 16 Alludiamo alle rieerch e compiute da N izan e che confluiranno nel volume Les matérialistes de l'antiquité, Paris, 1936: trad. it., l materialisti dell'antichità, Verona, Bertani, 1972. 17 MAZZOCCHI, introdu zion e a GEORGES P OLITZER, Ifondamenti della psicologza, op. cit. p. II. 18 ANNIE COHEN-SOLAL, Paul Nizan, communiste impossible, P aris , Gallim ard 1980. 19 Vedere ANDRÉ BRETON, Mamfestes du Surréalisme, Paris, J.]. Pauvert, 1962; tr. it. l manifesti deI surrealismo, Torino, Einaudi 1966. 20 M AZZOCCHl, introdu zione a, l fondamenti della psicologia, op . cit. pp. 9-10. 21