Il tempo tra due vite 9788869960147

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Il tempo tra due vite
 9788869960147

Table of contents :
Copertina
Frontespizio
Colophon
Ai Nostri Lettori
Indice
Prefazione
Introduzione
I fondamenti del metodo
L’affidabilità del materiale regressivo relativo all’Intervita
I meccanismi della regressione all’Intervita
I progressi della ricerca sull’Intervita
La presentazione delle trascrizioni
Cap. 1 - Verso la luce
I tre regni
Il distacco dal corpo fisico
I comitati di benvenuto
Il tunnel
Cap. 2 - Il ritorno a uno stato di completezza
Il processo di guarigione
La rimozione degli strati
Affrontare il trauma
Riposo speciale
La reintegrazione dell’energia spirituale
Cap. 3 - La rivisitazione delle vite passate
La prospettiva dell’anima
Riflessioni solitarie
Revisioni di vita con gli Spiriti Guida
La biblioteca dei libri della vita
Revisioni di vita con gli Anziani
Cap. 4 - I gruppi di anime
Le anima compagne
L’esperienza dell’anima
Le dinamiche di gruppo
Gli Spiriti Guida
Cap. 5 - Attività specialistiche
Guaritori, Guide e Insegnanti
Le attività intellettuali
Lavorare con l’energia
Cap. 6 - Pianificazione della vita futura
Pianificazione con le altre anime
Anteprime di vita con una singola opzione
Anteprime di vita con più scelte
Pianificazione con gli Anziani
Riepiloghi, promemoria e suggestioni
Cap. 7 - Le dinamiche karmiche
Apprendimento, esperienza e crescita
Il ruolo del libero arbitrio
Insegnamenti emotivi e competenze specialistiche
Vite altruistiche
Cap. 8 - Ritorno all’incarnazione
Selezione delle energie, delle emozioni e dei punti di forza
Partenza e ristratificazione
L’unione con il corpo
Il velo dell’amnesia
Cap. 9 - Conclusioni
Guida e supporto
Il feedback dei soggetti
Considerazioni finali
Appendice - La storia della ricerca sull’Intervita
I dati della ricerca
Informazioni personali
Domande poste ai soggetti per ottenere il loro feedback
Confronto con gli altri pionieri della ricerca sull’Intervita
Glossario
Fonti
Bibliografia
L’Autore

Citation preview

Andy Tomlinson

Il tempo tra due vite Ricordi che emergono sotto ipnosi Traduzione: Laura Patti Copertina: Amritagraphic

PRESSO LE EDIZIONI AMRITA: dello stesso Autore: - DI VITA IN VITA: un approccio terapeutico alla reincarnazione, di Andy Tomlinson nella collana OLTRE LA VITA: - INCHIESTA SULLA REINCARNAZIONE, di AA.VV. - IL LUTTO PERINATALE: secondo la psicosintesi, di Chantal Haussaire-Niquet - VADO E TORNO: la verità della vita e della morte vissuta e raccontata da un ragazzo per i ragazzi e per gli adulti, del prof. Cesare Boni e Kicca Campanella - DOVE VA L’ANIMA DOPO LA MORTE, del prof. Cesare Boni - CANTO DI COMMIATO, di Lise Thouin - PALLA DI SOGNO, di Lise Thouin

Riceverete gratuitamente il nostro catalogo ed i successivi aggiornamenti richiedendolo a: Edizioni AMRITA - Casella postale 1 - 10094 Giaveno (To) telefono (011) 9363018 - fax (011) 9363114 e-mail: [email protected] Oppure visitando il nostro sito web: http://www.amrita-edizioni.com

Titolo originale dell’opera: Exploring the Eternal Soul. I ed. digitale 2015. ISBN: 9788869960147 ePub: 9788869960147 Mobi: 9788869960147 ePdf: 9788869960147 © 2007 Andy Tomlinson. © 2013 Edizioni Amrita, Torino. Tutti i diritti riservati. Ogni riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo, deve essere preventivamente autorizzata dall’Editore.

AI NOSTRI LETTORI

I libri che pubblichiamo sono il nostro contributo ad un mondo che sta emergendo, basato sulla cooperazione piuttosto che sulla competitività, sull’affermazione dello spirito umano piuttosto che sul dubbio del proprio valore, e sulla certezza che esiste una connessione fra tutti gli individui. Il nostro fine è di toccare quante più vite è possibile con un messaggio di speranza in un mondo migliore. Dietro a questi libri ci sono ore ed ore di lavoro, di ricerca, di cure: dalla scelta di cosa pubblicare — operata dai comitati di lettura — alla traduzione meticolosa, alle ricerche spesso lunghe e coinvolgenti della redazione. Desideriamo che i lettori ne siano consapevoli, perché possano assaporare, oltre al contenuto del libro, anche l’amore e la dedizione offerti per la sua realizzazione. Gli editori

INDICE

Prefazione Introduzione I fondamenti del metodo L’affidabilità del materiale regressivo relativo all’Intervita I meccanismi della regressione all’Intervita I progressi della ricerca sull’Intervita La presentazione delle trascrizioni Cap. 1 - Verso la luce I tre regni Il distacco dal corpo fisico I comitati di benvenuto Il tunnel Cap. 2 - Il ritorno a uno stato di completezza Il processo di guarigione La rimozione degli strati Affrontare il trauma Riposo speciale La reintegrazione dell’energia spirituale Cap. 3 - La rivisitazione delle vite passate La prospettiva dell’anima Riflessioni solitarie Revisioni di vita con gli Spiriti Guida La biblioteca dei libri della vita Revisioni di vita con gli Anziani Cap. 4 - I gruppi di anime Le anima compagne L’esperienza dell’anima Le dinamiche di gruppo

Gli Spiriti Guida Cap. 5 - Attività specialistiche Guaritori, Guide e Insegnanti Le attività intellettuali Lavorare con l’energia Cap. 6 - Pianificazione della vita futura Pianificazione con le altre anime Anteprime di vita con una singola opzione Anteprime di vita con più scelte Pianificazione con gli Anziani Riepiloghi, promemoria e suggestioni Cap. 7 - Le dinamiche karmiche Apprendimento, esperienza e crescita Il ruolo del libero arbitrio Insegnamenti emotivi e competenze specialistiche Vite altruistiche Cap. 8 - Ritorno all’incarnazione Selezione delle energie, delle emozioni e dei punti di forza Partenza e ristratificazione L’unione con il corpo Il velo dell’amnesia Cap. 9 - Conclusioni Guida e supporto Il feedback dei soggetti Considerazioni finali Appendice - La storia della ricerca sull’Intervita I dati della ricerca Informazioni personali Domande poste ai soggetti per ottenere il loro feedback Confronto con gli altri pionieri della ricerca sull’Intervita Glossario Fonti Bibliografia L’Autore

PREFAZIONE

Sono un ipnoterapeuta che si occupa da oltre dieci anni di ipnosi regressiva e di vite passate; ho aiutato centinaia di pazienti a superare problemi psicologici di varia natura, anche offrendo loro l’opportunità di dare un rapido sguardo alla morte seguita a una vita passata. Nel 2003 mi sono imbattuto nel lavoro di altri pionieri della ricerca sulla regressione prenatale esperti in vite passate, che avevano fatto regredire i propri pazienti al di là di una vita passata fino al tempo intercorrente fra due vite. Di qui la motivazione che mi ha spinto a diventare io stesso un terapeuta specializzato in ipnosi regressiva incentrata sulla vita fra due vite o “Intervita”. Nel 2006 ho pubblicato il mio primo libro Di vita in vita1, che includeva un capitolo sulla regressione all’Intervita. Mentre lo stavo scrivendo, compresi che si trattava di un argomento che avrei voluto sviluppare in un libro vero e proprio. Ne parlai a un mio stretto collaboratore, Ian Lawton, che aveva appena finito di scrivere un libro intitolato The Book of the Soul 2 e così decidemmo di lavorare insieme. Ian avrebbe contribuito con le sue competenze analitiche e di ricerca, mentre io avrei integrato il lavoro con la mia conoscenza e pratica della vita fra due vite. In base alle nostre ricerche congiunte, divenne subito chiaro che sarebbe stato preferibile trasferire i contenuti in due volumi separati, per raggiungere due pubblici in qualche modo distinti. Questo è il primo libro frutto delle nostre ricerche e tratta dell’esperienza individuale di persone comuni, che hanno sperimentato una regressione all’Intervita. Esplora il mondo affascinante che ci attende tutti dopo la morte del corpo fisico e, man mano che questo territorio viene ulteriormente esplorato e tracciato, questa vita tra le vite ci rivela informazioni sorprendenti e originali. Devo ringraziare Ian, che mi ha supportato analizzando le trascrizioni delle sedute e producendo lo schema del libro, oltre che per la sua competenza così vasta. Abbiamo proseguito le ricerche ponendo domande articolate su un’ampia gamma di argomenti agli

evoluti spiriti di luce che abbiamo incontrato nella vita fra le vite. Si sono così sviluppate nuove tecniche per attingere a conoscenze davvero eccezionali, che Ian ha inserito in un libro parallelo, dal titolo The Wisdom of the Soul 3. Vorrei ringraziare tutte le persone coinvolte per averci generosamente dedicato del tempo e fornito in seguito un riscontro; hanno dimostrato una gran dose di coraggio e altruismo nel far conoscere al pubblico la propria esperienza di Intervita. Desidero esprimere la mia più profonda gratitudine a tutti loro, inclusa Liz Swanson, per aver portato a termine l’arduo compito della trascrizione delle registrazioni. Se questo libro suscitasse l’interesse dei lettori a esplorare la propria vita fra le vite, il sito www.spiritual-regression-therapy-association.com offre un elenco di terapeuti professionisti che si sono formati personalmente sotto la mia guida.

INTRODUZIONE

Voglio conoscere quale forza interiore ti sorregge quando tutto il resto si sgretola. Voglio sapere se sai stare da solo con te stesso e se ami la tua compagnia nei momenti di vuoto. Oriah Mountain Dreamer, nativa americana I fondamenti del metodo L’idea che abbiamo vissuto delle vite passate si sta diffondendo sempre più e sono sempre di più le persone che ne fanno esperienza diretta. I terapeuti che offrono la possibilità di regredire alle vite passate utilizzano spesso la trance ipnotica, tecnica che consente ai ricordi delle vite passate di riaffiorare velocemente a livello conscio, spesso con una lucidità sorprendente. Gli scettici sostengono che i ricordi delle vite passate siano semplicemente il risultato dell’abilità insita nell’immaginazione umana di strutturare una narrazione plausibile. In base a questa ipotesi, le informazioni necessarie si possono ottenere con mezzi del tutto normali nel corso della vita di ciascuno. Talvolta capita anche che presentino delle evidenti imprecisioni. Ci pare tuttavia sintomo di eccessiva leggerezza liquidare in tal modo un fenomeno così complesso. Vi è tutta una serie di ragioni per prendere in considerazione seriamente i ricordi delle vite passate. In primo luogo si sono pubblicati numerosi casi, studiati da ricercatori diversi, in cui le persone hanno richiamato delle informazioni che sono state successivamente verificate. Queste informazioni non sono in genere eclatanti e descrivono un determinato momento della vita precedente in un modo così dettagliato che è improbabile siano state ottenute con mezzi normali. Inoltre, le circostanze di molti di questi casi sono state accuratamente analizzate, dimostrando che non vi è stato alcun tentativo di depistaggio intenzionale. Un’altra ragione è la professionalità dei terapeuti che si dedicano alle regressioni di vita. Alcuni scettici ritengono che questi siano poco

professionali e che nell’interagire col paziente in trance inseriscano domande cosiddette “suggestive”, ovvero contenenti precisi suggerimenti atti a influenzare le risposte, dal momento che essi stessi credono nella reincarnazione. Niente di più lontano dalla realtà. Molti pionieri della ricerca in questo settore negli anni Sessanta e nei primi anni Settanta erano psicologi e psichiatri professionalmente preparati. In America abbiamo Michael Newton, Morris Netherton, Edith Fiore, Helen Wambach e Brian Weiss. Al di fuori degli USA abbiamo il britannico Roger Woogler, il canadese Joel Whitton, l’australiano Peter Ramster e l’olandese Hans TenDam. Quasi tutti hanno dichiarato di essere diventati atei durante gli anni dell’università. Impiegando l’ipnosi convenzionale per far regredire i propri pazienti allo stato infantile, si sono accidentalmente imbattuti in qualcosa che sembrava rivelare l’esistenza di vite passate. Tutti, senza eccezione, sono arrivati a credere nell’autenticità di queste vite, in virtù degli incredibili effetti terapeutici che si manifestavano richiamandole. Alcuni pazienti, che non avevano risposto alle terapie convenzionali cui erano sottoposti da molti anni, fecero notevoli miglioramenti dopo solo poche sedute. Gli scettici potrebbero ribattere che la gente ricorda solo le vite passate in cui è stata famosa e importante, e questo a causa del proprio ego. Tuttavia questa affermazione non risponde al vero, poiché in molte delle vite passate che vengono ricordate si è persone del tutto comuni nelle condizioni culturali che hanno prevalso nella storia dell’umanità. In alcuni casi le vite passate sono sgradevoli, brutali e brevi ma, ciò che più conta, sono tutte significative per chi ne fa esperienza. Spesso, nell’evocare la vita passata, il soggetto riferisce una gamma completa di emozioni, fra cui paura, rabbia e tristezza, e questo contraddice fortemente tutte le ipotesi che le inquadrano come mere fantasie. L’ultimo settore da prendere in considerazione è la ricerca sui bambini che ricordano spontaneamente vite precedenti. Il professor Ian Stevenson e la sua équipe dell’Università della Virginia hanno esaminato e documentato migliaia di casi in cui le segnalazioni di vite passate da parte di bambini sono state successivamente verificate. Spesso queste informazioni si sono rivelate così particolari da poter essere spiegate solo attraverso la reincarnazione. Ad esempio: un bambino di cinque anni ha riportato ben quarantanove dettagli specifici da un’esperienza di vita passata, poi verificati da almeno due testimoni non in contatto fra loro, che conoscevano

la persona nella sua precedente identità. Questa ricerca e le molte altre testimonianze forniscono una motivazione convincente che le vite passate sono da prendere sul serio. L’affidabilità del materiale regressivo relativo all’Intervita La domanda che qui sorge spontanea è cosa accade tra una vita e l’altra? In una regressione prenatale a una vita tra due vite (o Intervita) i pazienti riferiscono di un passaggio verso la luce, che segue la morte avvenuta in una vita passata. Le loro descrizioni parlano spesso di un guardare indietro alla scena che si svolge al di sotto di loro o di un rapido spostamento verso la luce. Se nella vita passata la morte è stata traumatica - si pensi alla guerra, a una condanna a morte o a un incidente - molti di questi ricordi così dolorosi sono ancora presenti. È la vita ultraterrena a offrire pace e guarigione. A un certo punto si giunge a una rivisitazione della vita passata, spesso con l’aiuto di uno Spirito Guida: un’anima evoluta che ha svolto un ruolo di supervisione nel corso della vita passata. In un secondo momento il racconto passa all’incontro con un gruppo di anime. Si tratta di anime che operano assieme e sovente si reincarnano contemporaneamente per collaborare a un progetto significativo. Il momento cruciale di una regressione è l’incontro con gli “Anziani”, ossia anime che hanno raggiunto un tale livello di esperienza e saggezza da non avere più la necessità di reincarnarsi fisicamente. Essi passano in rassegna i progressi dell’anima che si trova al loro cospetto e possono discutere alcuni aspetti delle vite passate, per arrivare a una comprensione di ciò che ci si aspetta per la vita successiva. Questo processo dà un senso alla successiva reincarnazione, se viene realizzato con amore, compassione e partecipazione da parte dell’anima in questione. Possiamo ritenere affidabili queste informazioni? La regressione all’Intervita ha conosciuto uno sviluppo costante nell’arco degli ultimi vent’anni, soprattutto nell’ultimo decennio, come da Appendice al presente volume. Fra i pionieri in questo tipo di studi abbiamo Joel Whitton, Helen Wambach, Dolores Cannon, Peter Ramsden e Michael Newton. Molti di essi sono incappati accidentalmente in un’Intervita per aver dato istruzioni imprecise a un paziente mentre si trovava regredito in una vita passata, e incredibilmente si son sentiti parlare dei ricordi dell’anima circa la propria esistenza fra due vite. Migliaia di persone hanno già sperimentato la regressione a un’Intervita, guidate da questi primi studiosi o da altri

terapeuti dell’Intervita professionalmente formati da questi ultimi. I resoconti di Intervita mostrano una notevole coerenza, ma, cosa particolarmente importante, molte delle persone che hanno avuto regressioni all’Intervita non avevano una conoscenza pregressa del fatto che si sperimentasse qualcosa fra una vita e l’altra. Va tra l’altro detto che le loro credenze spaziavano dall’ateismo ai principali sistemi religiosi esistenti al mondo, e le precedenti convinzioni non sembrano avere influito affatto sulla natura dell’esperienza regressiva. Un aspetto da prendere in esame riguarda l’eventuale utilizzo di domande suggestive da parte dei pionieri di questo settore di ricerca o dei terapeuti della regressione all’Intervita. Il resoconto contenuto nelle trascrizioni utilizzate in questo libro mostrerà una tipologia di domande aperte. Sotto ipnosi i pazienti tendono a rispondere alle domande alla lettera, come un programma informatico; in altre parole, essi rispondono solo alle domande poste. Una falsificazione deliberata delle informazioni date è praticamente impossibile, a meno che il paziente non si trovi in un reale stato di trance, e un terapeuta esperto è in grado di accorgersene. Una persona in trance profonda non può essere semplicemente condotta a fare esperienza di qualcosa su cui non ha le informazioni necessarie per rispondere. Fatto ancora più interessante, il paziente è completamente digiuno di molte delle informazioni, che pure hanno attinenza con il suo contesto di vita attuale. Le testimonianze sull’Intervita fornite oggi da migliaia di pazienti si rivelano coerenti fra loro. Il loro punto di forza sta nel fatto che sono offerte da innumerevoli uomini e donne comuni, molti dei quali le considerano la più profonda fonte di saggezza spirituale che sia mai stata a disposizione dell’umanità. I meccanismi della regressione all’Intervita Le tecniche impiegate per la regressione all’Intervita sono descritte nel mio libro Di vita in vita. Ecco una breve sintesi di come funziona il processo. L’ipnosi ha costituito l’approccio tradizionale per la regressione alle vite passate. È necessario solo un leggero livello di trance, che può essere raggiunto tramite una breve induzione ipnotica, la meditazione o tecniche simili. Per una regressione all’Intervita i pazienti devono trovarsi a un livello di trance più profondo, spesso allo stadio theta che si sperimenta subito prima di addormentarsi. A questo livello la mente cosciente dei pazienti non è attiva e le loro connessioni intuitive si aprono completamente

alla memoria dell’Intervita. Dunque, normalmente si accede ad un’Intervita tramite una vita passata, mentre ci si trova in uno stato di trance ipnotica profonda. Naturalmente il terapeuta deve essere in grado di stabilire la profondità della trance e, anche se questa non è una scienza esatta, esistono degli indicatori a livello fisico. Quando un paziente entra in un livello più profondo di trance, il flusso sanguigno rallenta e la respirazione si fa più superficiale. Quando parla c’è un ritardo nel rispondere alle domande e le risposte date sono alla lettera. Tuttavia, quando un paziente inizia a parlare si perde parte della profondità della trance. Nonostante sia possibile rendere la trance più profonda durante la regressione all’Intervita, una volta che la connessione intuitiva è stabilita, tende a rimanere stabile anche a livelli di trance più superficiali. È importante per il terapeuta saper riconoscere se un paziente ha perso la connessione intuitiva e si è spostato a un livello conscio. Ciò si ottiene controllando se le risposte sono letterali e valutando la qualità della voce. In alcuni casi, il paziente può persino interrompere la sessione spontaneamente per segnalare che la propria mente cosciente è di nuovo attiva. Il problema che più spesso può bloccare un regressione all’Intervita è quando il paziente non raggiunge una trance profonda. Circa il quindici per cento della popolazione può incontrare questa difficoltà. Tuttavia, l’esposizione ripetuta a trattamenti d’ipnosi consente di approfondire l’esperienza e alcuni pazienti traggono vantaggio dall’utilizzo di CD per l’autoipnosi. Talvolta emergono problematiche emotive personali, che devono ovviamente essere risolte prima che si possa giungere a una regressione all’Intervita. A livello spirituale si può verificare un blocco da parte dello Spirito Guida del paziente. L’esperienza d’Intervita può essere interrotta in parte o in toto perché la mente cosciente del paziente non è ancora pronta a ricevere “i segreti dell’anima”. Ricevere troppe informazioni equivarrebbe a sminuire la capacità dei pazienti di far uso del proprio libero arbitrio, in situazioni relative alla vita che stanno vivendo, sminuendo la possibilità di trarne degli insegnamenti. Ciò accade soprattutto con i pazienti più giovani o con chi si trova ad affrontare delle situazioni difficili. Se la profondità della trance è stata in precedenza consolidata e la connessione intuitiva stabilita, la maggior parte delle sedute di esplorazione dell’Intervita possono proseguire anche per più di due ore consecutive, senza alcuna difficoltà.

I progressi della ricerca sull’Intervita Sino ad ora, ho condotto più di centosessanta persone, provenienti per lo più da Gran Bretagna, Germania, Olanda e Scandinavia, in sedute di regressione all’Intervita. Venti di loro hanno fatto esperienza dell’Intervita più di una volta, quindi a tutt’oggi, mentre scrivo questo libro, ho condotto oltre centoottanta sessioni. Nella scelta dei soggetti per questo tipo di ricerche è bene evitare possibili critiche circa il fatto che le conoscenze pregresse degli stessi possano aver influenzato il contenuto della sessione. Questo è particolarmente vero nel caso dei libri di Newton sull’Intervita, che hanno venduto centinaia di migliaia di copie e sono acquistabili ovunque. Per questo motivo, alcuni dei soggetti per la ricerca sono stati scelti proprio per il fatto di non avere letto libri sulla regressione all’Intervita o simili, grazie a un questionario sulle conoscenze pregresse. Altri due criteri sono stati l’aver dovuto chiedere il consenso scritto a ogni soggetto per usare la relativa trascrizione, e il fatto che il contenuto della regressione all’Intervita fosse ampiamente rappresentativo di tutti gli altri casi trattati. Sulla base di queste informazioni, abbiamo fatto una selezione finale di quindici casi di regressione all’Intervita, classificandoli in categorie a seconda della conoscenza pregressa sull’argomento. Sono stati estrapolati cinque casi da ciascuna delle seguenti categorie: • alta: i soggetti avevano già letto informazioni piuttosto dettagliate sull’Intervita e ricordavano una quantità notevole di tali informazioni; • media: i soggetti avevano letto informazioni sull’Intervita, spesso diversi anni prima, ma si erano dimenticati i particolari; • bassa: i soggetti non avevano sentito o letto nulla sull’Intervita oppure ne avevano solo una conoscenza alquanto vaga. Dallo studio dei resoconti sui vari casi, vedremo nel libro che i soggetti con un livello medio o alto di conoscenza pregressa hanno talora riferito nuove informazioni. Ne desumiamo che questa conoscenza pregressa non abbia influenzato completamente le loro sedute. Cosa ancora più importante, anche chi non possedeva una conoscenza pregressa, ha descritto comunque gli stessi elementi di fondo dell’esperienza. Infatti è proprio da questi soggetti che si sono avuti alcuni dei racconti più interessanti e dettagliati.

L’approccio di ricerca utilizzato è diverso da quello degli altri precursori degli studi sull’Intervita. In primo luogo, i soggetti provengono perlopiù dall’Europa piuttosto che dal Nord America. Secondariamente, e cosa ancora più rilevante, abbiamo dato uno pseudonimo a ogni soggetto, e il loro racconto è stato registrato per tutte le fasi della loro esperienza Intervita. Questo ci ha permesso di confrontare le diverse regressioni all’Intervita e fornire una rappresentazione più ampia e più interessante dell’esperienza stessa. In Appendice, una sintesi tabellare presenta tutti i dettagli personali dei soggetti coinvolti, gli elementi più significativi dei loro resoconti sull’Intervita e l’ordine cronologico di questi eventi. Un simile approccio consente anche ai soggetti di dare un proprio riscontro sull’esperienza e sugli effetti che ha prodotto nelle loro vite, di cui si parla nel capitolo 9. In questo modo, l’utilizzo di narrazioni provenienti da soggetti diversi ha reso possibile una presentazione più approfondita di questo tipo d’esperienza. Per avere accesso all’Intervita più recente, di solito si fa regredire il paziente all’ultima vita passata. In questo modo egli può conoscere il disegno e lo scopo della propria vita attuale. Se un paziente vuole fare un’ulteriore esperienza di quell’Intervita, può essere guidato in un’altra occasione a ripetere la regressione per esplorarla ulteriormente. Ovviamente, se si utilizza una vita passata diversa, l’Intervita che ne consegue sarà diversa da quella già sperimentata. A dimostrazione, abbiamo sottoposto uno dei soggetti a due sessioni regressive di Intervita, utilizzando vite passate diverse, e ne abbiamo analizzato gli aspetti discordanti. Questo ha fornito una visione utile del processo che non era mai stata analizzata prima. Talvolta, se un paziente viene fatto regredire a una vita passata, questa può non essere la più recente. Ciò accade talora quando l’Io Superiore del paziente lo ritiene opportuno. La vita passata che riaffiora in superficie sembra sempre contenere le informazioni più importanti per la vita attuale del paziente. Quando questo accade con un paziente, in genere modifico l’arco di tempo oggetto di analisi dal mezzo di un’Intervita con il comando di passare al processo di pianificazione effettuato nel corso dell’Intervita più recente. Così il paziente può trarre beneficio dall’esplorazione della pianificazione della propria vita attuale. Ho comunque deciso di lasciare alcuni dei soggetti trattati nel libro nello spazio di regressione all’Intervita originale, in modo da offrire alla ricerca un spunto comparativo. Questo è

un altro vantaggio dell’approccio narrativo e ha aperto nuove aree d’indagine. La mia speranza è che questi nuovi approcci che riguardano l’esperienza stessa, la presentazione e l’analisi, daranno continuità al lavoro di Newton e di altri pionieri. Ciò contribuirà inoltre ad accrescere la nostra comune comprensione su quella che è, nella maggior parte dei casi, un’esperienza profonda e commovente. La presentazione delle trascrizioni Non abbiamo incluso tutte le parti dei casi oggetto di studio, perché alcune sono meno dettagliate o esemplificative di altre. Quelle scelte costituiscono le letture più interessanti. Spesso si riportano integralmente le mie domande e le risposte date dal soggetto, tuttavia, laddove le mie domande sono meno importanti, sono state menzionate solo le risposte. Eventuali omissioni sono segnalate da punti di sospensione. Una delle difficoltà incontrate, quando i pazienti sono in trance, è che talvolta si ripetono e non seguono le regole grammaticali, soprattutto chi non è madrelingua inglese. Quindi, sono state apportate delle piccole modifiche alle trascrizioni per migliorarne la leggibilità. Per maggiore chiarezza, ho aggiunto occasionalmente alcune mie osservazioni fra parentesi quadre. L’intento principale è quello di presentare delle trascrizioni che siano tanto leggibili quanto fedeli al contenuto originale.

CAPITOLO

1

Verso la luce La morte è un favore per noi ma le nostre bilance hanno perso l’equilibrio. Siamo solo un volo a mezz’aria di vino dorato. Muhammad Hafiz, Persia, XIV secolo Cosa accade dopo la morte? Fino a poco tempo fa l’umanità si è basata sulle varie tradizioni religiose ed esoteriche per darsi delle risposte. Lo scopo originale di queste tradizioni era favorire lo sviluppo spirituale delle varie culture nelle diverse epoche della storia umana. A un livello più profondo, tutte hanno un importante messaggio spirituale, che è molto simile e viene spesso descritto come la “Saggezza Ancestrale”. Purtroppo, però, quando si tratta fornire informazioni su cosa accade dopo la morte, queste tradizioni generano ogni sorta di contraddizione e confusione. Vi sono descrizioni di paradisi, inferni, regni intermedi, divinità, angeli, demoni e prove e tribolazioni da superare. Il problema è che molti di questi punti di vista sulla morte contengono distorsioni diffuse, per quanto pure e sagge le loro fonti tradizionali possano essere state. Alla luce di queste contraddizioni, non ricorreremo qui ad alcuna tradizione particolare cui raffrontare l’esperienza d’Intervita. Tuttavia, è utile menzionare brevemente i resoconti di premorte. L’esperienza di premorte si verifica spesso dopo un infarto e dura fino a quando la persona non viene rianimata. Simili esperienze hanno fornito una consistente mole di prove. Un caso esemplare è dato dall’attività di ricerca del cardiologo Dr. Pim van Lommel e della sua équipe, presso l’ospedale Rijnstate ad Arnhem, in Olanda. Sono stati esaminati i casi di trecentoquarantaquattro pazienti cardiopatici, rianimati dopo un arresto cardiaco, nell’arco di un periodo di tredici anni. Tutti si sono trovati nella situazione di essere dichiarati clinicamente morti in un momento preciso nel corso della terapia. Sessantadue hanno riportato un’esperienza di premorte

e, di questi, quarantuno hanno descritto un’esperienza che includeva la sensazione di viaggiare attraverso un tunnel verso una luce e l’incontro con i propri cari. Durante l’esperienza di premorte, molti di questi pazienti non presentavano attività elettrica cerebrale. Ciò sta a significare che la loro rievocazione dell’esperienza di premorte non poteva essere spiegata con mezzi scientifici tradizionali. Ulteriori indagini hanno poi evidenziato che non esistevano fattori clinici che potessero aver causato queste esperienze. Data l’importanza di questa moderna categoria di prove, abbiamo deciso d’includere in questo capitolo un confronto fra le esperienze di premorte e quelle di regressione all’Intervita. I tre regni Poiché i contributi provenienti dalle varie tradizioni spirituali non sono coerenti, è stato sviluppato un modello base per aiutarci a capire ciò che accade dopo la morte. Esso può essere immaginato come articolato in tre regni: è utile qui ricorrere all’analogia con i diversi stadi dell’acqua, per descrivere questi tre regni e i rispettivi livelli di energia. Il livello più denso è lo stadio solido del ghiaccio; quando aumentano le vibrazioni della sua energia, il ghiaccio si trasforma in acqua e infine in vapore. Facendo un parallelo con il modello spirituale, l’energia spirituale più densa è il regno fisico, in cui siamo tutti attualmente incarnati. Il livello di vibrazione superiore è il regno astrale, che contiene l’energia spirituale che lascia il corpo dopo la morte. In quest’ambito risiede l’energia spirituale intrappolata o vincolata alla vita terrena. Il più alto livello di energia vibrazionale è quello che può essere definito regno della luce; questo è ciò che i soggetti in regressione tra due vite o che vivono un’esperienza di premorte spesso chiamano “la luce” o “casa”. Qui essi descrivono anche incontri con Spiriti Guida, gruppi di anime e le anime sagge più evolute (gli Anziani). Non è corretto pensare al regno astrale o della luce come un luogo che ha una propria ubicazione, come “lassù” o altro. Al contrario, è meglio pensare che questi regni occupino una dimensione diversa dello “spazio universale”, corrispondente semplicemente a un tipo di esperienza. Un’utile analogia è offerta dal sogno, che non si può dire che esista in un luogo specifico, ma che può essere visto come una dimensione che possiamo comunque sperimentare. Un altro aspetto di questi due regni è la natura del tempo. Nessun soggetto regredito a un Intervita è in grado di dire quanto tempo

passa, per la semplice ragione che senza un corpo fisico, soggetto a deperimento e morte, il tempo perde ogni significato. Quindi le esperienze effettive di Intervita possono durare secondi o anni. L’unica cosa che rimane fissata nel tempo è il momento in cui si lascia il corpo fisico al sopraggiungere della morte e il momento in cui si entra nel grembo materno per la successiva reincarnazione. Per tornare alla domanda iniziale su cosa accada dopo la morte, le trascrizioni che seguono in questo capitolo e tutte le testimonianze attuali indicano che le anime umane che si reincarnano hanno solo due opzioni principali dopo la morte. Nella prima, se esse sono molto confuse o disorientate e mantengono una forte identificazione con persone o luoghi nel regno fisico, potrebbero rifiutarsi di andare verso la luce. Può trattarsi talvolta di questioni lasciate in sospeso, come emozioni irrisolte di odio, amore, paura, gelosia e vendetta. In caso di morte imprevista, per incidente o in guerra, potrebbero persino non accorgersi di essere morte. Anche se hanno ovviamente perso il proprio corpo fisico, quello spirituale può ancora esistere nel regno astrale per un periodo variabile di tempo, prima di rendersi conto della situazione. A volte, con l’aiuto di un medium o di uno Spirito Guida che porge loro una mano, le anime ritornano al regno della luce. La seconda opzione è quella in cui le anime entrano nel regno della luce subito dopo la morte. Le testimonianze offerte dalle regressioni all’Intervita sembrano suggerire che la stragrande maggioranza delle anime faccia proprio così. L’unica eccezione, in questo ciclo di reincarnazioni, è quando l’anima si è evoluta a sufficienza a livello di esperienza karmica nel regno fisico e non ha nulla da guadagnare con il ritorno a esso. A questo punto, vi è ancora una varietà di opzioni per un ulteriore sviluppo spirituale nel regno della luce. Concludendo: abbiamo il regno fisico, che ospita il nostro corpo fisico, il regno astrale, che è uno stato transitorio, e il regno della luce, che è la vera e propria dimora di tutte le energie spirituali. Ora che abbiamo stabilito il contesto delle esperienze di Intervita, andiamo a esaminare i vari elementi che le compongono. Il distacco dal corpo fisico Tutti i pionieri della ricerca sulla regressione all’Intervita riferiscono che l’esperienza inizia con il soggetto che si muove o galleggia fuori dal proprio

corpo fisico, dopo il momento della morte esperita in una vita passata. Di solito i soggetti esprimono un improvviso senso di leggerezza e libertà, e talvolta la scena della morte è osservata per un po’ con un certo distacco. Alcuni compiono addirittura, con scarso successo, il tentativo di contattare gli amici e parenti in lutto, per dare loro conforto prima di andare verso la luce. In genere i soggetti confermano queste descrizioni. Nicola Barnard, che aveva una minima conoscenza pregressa sull’Intervita prima della propria seduta, ci fornisce uno dei resoconti più lucidi del distacco. Inizialmente regredisce a una scena di una vita precedente, in cui è una figura seduta in un tempio di marmo, quando un terremoto improvviso lo fa crollare completamente attorno a lei: «Vai al momento in cui il tuo cuore ha smesso di battere e dimmi cosa succede». «Ho la sensazione di essere io ad essere riversa sul pavimento, e poi sono sempre io ma non sono più sul pavimento». «Hai lasciato il tuo corpo o ti trovi ancora lì dentro?» «Riesco a vedere il mio corpo. Sono a faccia in giù, ma sono morta. Vedo il mio sangue». «Puoi descrivere la scena che è sotto di te?» «C’è confusione, ma la cosa strana è che non si muove più niente. Tutto si è fermato. Non ci sono più grida o agitazione intorno. Il mio corpo è disteso a faccia in giù sul pavimento in pietra, e dei sassi mi hanno colpito sulla testa. Sono del tutto indifferente. Non mi sento per niente preoccupata». «Cosa ti succede poi?» «Della gente si è avvicinata al mio corpo. Sono molto agitati e piangono. Sono sconvolti e hanno paura, ma io non sono lì dentro. Sono da qualche parte più in alto. Conosco queste persone, sono miei amici. Nel mezzo di tutta questa follia c’è una specie di barella o qualcosa del genere, e stanno mettendo il corpo lì sopra». «OK, vai al momento in cui sei pronta ad andare». «Non sono più nell’edificio. Ci sono delle grandi nuvole bianche e cieli blu. È un posto vicino al mare». «Stai guardando nella direzione in cui stai andando o guardi dietro di te?» «Sono in alto, ma sto ancora guardando verso il basso, e vedo il mare».

«Senti una qualche forza che ti attira o sai già in che direzione andare?» «So che ci sono persone che erano miei amici e sono ancora sulla terra. So solo che ci sono, non ho bisogno di avvicinarmi». «Senti il bisogno di rimanere indietro e vedere cosa succede loro, o riesci ad andare avanti?» «Penso di poter andare avanti». «OK, descrivi la tua esperienza mentre vai avanti». «È un po’ come quando si entra in un tunnel, in un certo senso, anche se mi sembra molto chiaro. Quasi come un tunnel che non è per niente buio, fatto di nebbia o simili. È buffo perché sto camminando, ma sono in cielo. Non ho la sensazione di appoggiarmi fisicamente, ma sto camminando invece di librarmi. Sembro la stessa persona di prima. Ho i capelli lisci e indosso l’abito bianco e i sandali. Ho una cognizione di queste persone che vivono in case piccole in riva al mare, e sento un grande affetto per loro. È ora di andare e ho la sensazione che forse c’è una forza che mi attira. È quasi come se mi stessero chiamando, ma non riesco a sentire nulla. Quindi è più come essere tirati, come una specie di risucchio. Mi sento triste, una parte di me è dispiaciuta di andarsene. Sono ancora un po’ indecisa, non so se rendo l’idea. Mi piace il mare. Mi piace davvero tanto». La lieve riluttanza di Nicola ad andare via è presumibilmente causata dalla natura improvvisa e inaspettata della sua morte. Scopriremo a breve che ciò non le ha impedito di dirigersi nei regni della luce. Intanto, un altro soggetto, Lene Haugland, aggiunge informazioni su una nuova affascinante dimensione. Ci descrive come, dopo una vita da nativa americana deceduta all’età di settantadue anni, “si divide in milioni di frammenti” per facilitare l’uscita dal proprio corpo: «So cosa devo fare». «Cos’è che sai di dover fare?» «Devo trasformarmi in piccoli frammenti, milioni di piccoli frammenti». «Hai lasciato completamente il corpo fisico?» «Sì, e tutti questi frammenti hanno come una sorta di energia magnetica, che permette loro di unirsi per un po’». «Che cosa succede dopo?» «È come se tutti questi frammenti si riversassero in un flusso di luce, ed è una sensazione quasi magnetica, come essere risucchiati da qualcosa». «Perché sei diventata milioni di frammenti?»

«È il mio modo di uscire dal corpo. È molto più facile così». «Ci sono altri modi con i quali sei uscita dal corpo prima?» «Oh, posso uscire in molti modi diversi. Un modo è quello di tirarmi fuori completamente, ma è molto gravoso farlo così. Ecco perché mi divido in tutti questi frammenti, perché non è così faticoso». «Come fai a entrare in tutti questi piccoli frammenti?» «Non lo so, succede e basta». Questa descrizione sembra abbastanza singolare, tuttavia introduce un concetto importante: che l’energia dell’anima, se divisa, mantiene un collegamento con ogni sua parte e, infine, si riunisce. Approfondiremo questo concetto più avanti nel libro. L’uscita dal corpo è spesso molto più facile, come dimostra il resoconto di Veronica Perry. È un soggetto interessante per i particolari della sua esperienza, nonostante possieda una minima conoscenza pregressa dell’argomento. Questa è la seconda e la più breve delle sue due esperienze di Intervita seguite a due diverse vite passate. Muore serenamente dopo una vita semplice ed è circondata dalle sue sorelle: «Vai al momento in cui esali il tuo ultimo respiro». [Profondo sospiro] «E poi dimmi cosa succede». «[Sospiro] Mi sento molto leggera. Sto guardando in basso, in direzione del mio corpo. Le mie sorelle sono sedute lì vicino. Si sono preparate così bene per il mio trapasso ed è tutto a posto. È come se stessero tenendo libero uno spazio nell’energia in modo che io possa andare avanti facilmente». «Come fanno a fare questo?» «Concentrandosi sull’amore e la pace, accettando con gioia il processo. Noi non piangiamo. Lo vediamo come un nuovo inizio, non una fine». «E questo ti aiuta in qualche modo?» «Sento che è così facile andare avanti. Guardo e vedo tante anime che cercano di andare avanti e vengono trattenute. I loro cari vogliono tanto che loro restino, così non possono andare avanti tranquillamente. Mi sento così onorata che mi sia permesso di andare avanti così facilmente». «Che cosa accade dopo?» «Sento che mi sto muovendo sempre più lontano. Vedo la camera da letto e le mie sorelle. Poi, quando mi sposto più in lontananza, posso vedere

molto di più. Riesco a vedere tutto il territorio. Mi sento tirar via». Qui Veronica solleva una questione importante. Il tentativo di un’anima di compiere il passaggio verso la luce dopo la morte può essere ostacolato dall’eccessivo dolore delle persone care, che non vogliono perderla. La situazione è spesso peggiore se i superstiti non credono alla sopravvivenza dell’anima dopo la morte e al fatto che la si rincontrerà di nuovo nei regni della luce. Nella maggior parte dei casi, il dolore non potrà effettivamente impedire all’anima di andare verso la luce, a meno che anche l’anima non riesca ad accettare quello che è successo. In questo caso straordinariamente istruttivo, Veronica e i suoi cari sono pienamente preparati alla sua morte. La considerano persino come una celebrazione del suo ritorno alla sua vera casa, rendendole il compito assai più semplice. I comitati di benvenuto Altre ricerche sull’Intervita suggeriscono che, sebbene le anime più evolute possano agevolmente compiere la propria transizione verso la luce da sole, vi siano anime che vengono aiutate da uno Spirito Guida o da amici o parenti di quella vita già deceduti. Alcuni di essi possono essere membri dello stesso gruppo di anime, con le quali hanno condiviso molte incarnazioni. I soggetti di nuovo confermano questa tesi. Liz Kendry descrive di essere stata accolta da familiari defunti dopo la sua morte, di donna di ottant’anni: «Descrivi la scena che vedi sotto di te». «Sono seduta su una poltrona con la testa appoggiata allo schienale e sembra che stia dormendo. Il fuoco è ancora acceso». «Senti il bisogno di stare con il tuo corpo?» «Sono come trascinata. Mi allontano dalla terra e guardo avanti». «Dimmi se vedi delle luci in lontananza». «Sono tre. Mi sto muovendo verso di loro». «Inizi a notare qualcosa?» «Ho la sensazione che uno sia mio marito e gli altri due i miei genitori». «Che cosa succede quando ritrovi tuo marito e i tuoi genitori?» «Non posso crederci. È come un sogno. Forse sto solo sognando». «Ti abbracciano in qualche modo?» «Sì». «Descrivi come ti senti quando vieni abbracciata».

«Mi sento circondata di amore. È come se mi avvolgessero con i loro corpi». Questo episodio solleva un aspetto interessante della parte iniziale del trapasso, che richiede forse qualche chiarimento. I regni della luce possono essere percepiti come “una luce” nelle esperienze di premorte. Nelle esperienze di Intervita la luce, se esaminata più da vicino, si rivela sempre essere una o più anime giunte a dare il benvenuto al nuovo arrivato. Talvolta possono essere interi gruppi di anime. Per Liz sono suo marito e i suoi genitori di quella vita, che le danno il benvenuto. Si tratta qui di un bellissimo esempio di quel profondo sentimento di amore e sicurezza che caratterizza questi ricongiungimenti. Lo dimostra anche Jack Hammond, che è inizialmente regredito a una vita relativamente breve, dove è un giovane soldato ucciso durante la Seconda Guerra Mondiale, mentre sta cercando di soccorrere un amico. Dapprima gli va incontro il suo Spirito Guida, chiamato Garth, ma poi alcune delle sue anima compagne decidono di fargli uno scherzo4: «Come ci si sente a essere in presenza di Garth?» «Si sta bene, è riposante. Come se si dovesse stare proprio lì. Come se tutto quello che succede è proprio come dovrebbe essere». «Bene, continuiamo». «Uhm! Sono stato lasciato solo ma sento che non sono solo. Ci sono altre persone». «Queste persone hanno forma umana o sono energia?» «Metà e metà, è frustrante. Se li dovessi descrivere in termini umani, direi che c’è una mezza dozzina di persone offuscate, con mantelli e cappucci sottili come un velo. Ah, no, se li sono tolti ora. Stanno ridendo di me, mi sorridono». «Hanno dei motivi per indossare questi mantelli sottili?» «[Risa] Stanno facendomi uno scherzo». «Quale scherzo?» «Come posso spiegare? È come se si fossero fatti vedere apposta in un modo che non mi aspettavo. Ha qualcosa a che fare con il mio carattere e la mia natura. Qualcosa come: “Credi di saperla lunga ma, come vedi, non è così”. È come se li conoscessi bene. In termini umani non saprei dire chi sono, perché sono travestiti». «Come ci si sente a essere in loro presenza?»

«Ah, è bello. Sono amici. Ci abbracciamo, sorridenti, e ridiamo. Si stanno godendo lo scherzo». «Possono trasformarsi in tutto quello che vogliono?» «Sì, credo che lo scherzo fosse proprio questo. Non erano in forma umana, erano un’energia, che avevano plasmato per poter apparire come le persone misteriose e incappucciate che vedevo. Ovviamente questo scherzo ha un significato per me, è uno scherzo su di me. È qualcosa che ha a che fare con il mio ego, per farmi arrivare a capire il mio ego. È come se mi stessero impartendo una sorta di insegnamento». «Che tipo di conversazione avete dopo questo scherzo iniziale?» «È leggera, non seria. Non si tratta di una discussione profonda, è quasi come un comitato di benvenuto, che dice “Bentornato”, “È bello rivederti” e cose del genere». Questo caso introduce un altro aspetto della regressione all’Intervita. Il modo in cui percepiamo i nostri corpi spirituali può cambiare semplicemente con la proiezione dei pensieri in energia. L’anima in sé ovviamente è solo energia, ma può essere mostrata in forma umana per il beneficio dell’anima appena arrivata. Ci occuperemo di questo in maniera dettagliata più in là nel libro. Anche nella sua prima sessione di Intervita, Veronica Perry è regredita alla vita in una donna che aveva condotto un’esistenza semplice ed era morta nel suo letto all’età di ottantasei anni, circondata dai suoi affetti. Al momento del distacco dal corpo fisico, le vengono incontro uno Spirito Guida con alcuni Assistenti5: «Che cosa accade quando esali l’ultimo respiro?» «Vedo sette bellissime luci che vengono verso di me. [Sospiri] Vengono tutte per avvolgermi. Questo meraviglioso calore è come stare sdraiati al sole». «Sai cosa ti stia effettivamente succedendo in questo momento?» «Sono i miei Spiriti Guida che vengono a prendermi». «È questa la presenza che senti intorno a te in questo momento?» «Già, ci si sente i benvenuti». «Vi dite qualcosa con il tuo Spirito Guida?» «Mi sta solo dando il bentornato». «Cosa sono le altre luci?» «Sono anche loro Spiriti Guida e Assistenti». «Cosa succede dopo?»

«Mi spingono ad andare avanti e ora sto uscendo dalla stanza e lasciando completamente il mio corpo. Guardo un’ultima volta dietro di me». «Dimmi cosa vedi». È come se i miei amici e la mia famiglia mi stessero guardando andare via. Sembrano consapevoli del fatto che la mia energia si sta allontanando e sono tristi ma felici al tempo stesso. Mi sento come se stessi andando via con il loro amore e la loro benedizione, e poi guardo avanti». «Quando guardi avanti, cos’altro vedi?» «I miei Spiriti Guida e i miei Assistenti sono tutti intorno a me. Mi sorridono». Anche se in entrambe le sessioni di Veronica troviamo la circostanza secondo la quale i suoi cari non la trattengono, è chiaro che qui si tratta di un trapasso sostanzialmente diverso. In quest’ultimo, incontra Spiriti Guida e Assistenti ad accoglierla al momento della sua transizione. Tornando al racconto di Nicola Barnard, la vittima del terremoto, alla fine essa parte per i regni della luce, nonostante l’iniziale riluttanza a lasciare la propria dimora fisica in riva al mare. La sua descrizione fa luce sul ruolo importante rivestito dalle percezioni: «Vedo fiori ed erba, e forse anche degli edifici, ma sono diversi da quelli del luogo dal quale vengo ora. Sono semplici e questo posto ha delle caratteristiche diverse. È più leggero, sai! È come se tutto fosse lì e nel contempo in qualche modo non fosse lì. Perciò, anche se sono edifici, non sembrano molto compatti… Penso che forse li ho creati io stessa, in parte. È come se bastasse concentrami su qualcosa perché questa sia lì». I pionieri della ricerca sull’Intervita sono tutti concordi nell’affermare che nei regni della luce possiamo conferire al nostro ambiente una quantità variabile di forme semi-fisiche. Questo accade semplicemente perché l’energia segue il pensiero. Spesso questo avviene durante la fase iniziale del trapasso, soprattutto con anime meno evolute, che necessitano di caratteristiche fisiche per sentirsi a proprio agio e nel loro ambiente. Ecco perché le sessioni di regressione all’Intervita contengono spesso descrizioni di maestosi castelli di cristallo o di prati verdeggianti e fiori. Talvolta le ambientazioni sono costituite da aule e biblioteche, o percepite come templi con cupole e colonne. Tutte queste descrizioni contengono spesso particolari di un edificio o di uno scenario particolarmente caro all’interessato nella vita terrena.

Le anime preposte a dare il benvenuto proiettano la propria energia in una forma che possa confortare il disincarnato, il che spesso corrisponde a un familiare o a un amico dalla vita precedente. Le anime più evolute si dimostrano ragionevolmente a proprio agio anche se incontrano altre anime e ambienti nella loro forma energetica originaria. Ecco come Veronica descrive uno Spirito Guida che le si fa incontro, appena prima del processo di guarigione ricevuto nella sua seconda regressione all’Intervita: «Sento che in realtà ha voglia di scherzare. Lo vedo sotto forma di energia, ma posso anche vedere il viso di qualcuno che forse riconosco sotto forma fisica. È una luce veramente molto intensa e bianca e poi, quando mi mostra una presenza più fisica, i colori che all’inizio erano piuttosto cangianti diventano più intensi». Il tunnel Sia Veronica Perry che Nicola Barnard riferiscono nel materiale citato in precedenza di essere “attirate” verso la luce, e la maggior parte degli altri soggetti raccontano in termini analoghi di venire trascinati verso di essa da forze invisibili. Questo solleva la questione delle descrizioni di un viaggio attraverso un “tunnel buio” in direzione della luce, che sono così comuni nei resoconti delle esperienze di premorte. Al contrario, ciò sembra accadere di rado nelle regressioni all’Intervita e la maggior parte dei soggetti non vi fa riferimento. Solo Newton pubblica una trascrizione che si riferisce a un tunnel, ma dichiara anche che quasi tutti i suoi pazienti vedono semplicemente “un bianco brillante, che li avvolge nel momento della morte”. Ramster spiega che i suoi pazienti fanno occasionalmente esperienza di “qualcosa di simile a un tunnel o a un tubo” e Fiore dice che “alcuni hanno sperimentato il passaggio in un tunnel, con una luce all’altra estremità”. Tornando ai nostri soggetti, Liam Thompson si è trovato giovane suicida in Irlanda, dopo che la sua ragazza aveva rifiutato di scappare con lui, perché doveva curare sua madre malata. Dopo la sua morte, racconta di venire risucchiato da un “vortice nero in movimento”. Wendy Simpson si spinge ben oltre nella descrizione, e va a chiarire la confusione circa l’esperienza del tunnel. Inizialmente regredisce alla vita di un uomo povero nel deserto, che alla fine dei suoi giorni giace su un divano in una tenda con

la febbre, e viene curato da sua moglie e sua madre. Dopo la morte, l’anima non è disposta a continuare la propria transizione: «Cosa accade quando esali l’ultimo respiro?» «Ho la sensazione di guardare verso il basso». «Cosa vedi?» «Solo pelle e ossa». «Niente intorno al corpo?» «Solo le due donne e questa sensazione di attaccamento al corpo». «Cosa succede poi?» «È come se fossi sospeso. Non riesco a muovermi». «Vuoi andare o ti senti bloccato?» «Mi sento bloccato per un po’. È come qualcosa da lasciare andare». «Sai cosa ti trattiene?» «È come un filo. La sento ancora dentro di me». «Cosa succede poi?» «Mi sento ancora un po’ bloccato». «Passa al punto in cui accade qualcosa d’altro». «Adesso il risucchio è troppo forte, e il filo di collegamento è sempre più sottile, e vengo tirato verso l’alto. È come se ci fosse un tunnel di luce». «Descrivi questo tunnel un po’ più dettagliatamente». «Vedo che in fondo c’è una luce brillante, e mi sto muovendo attraverso la parte buia verso la luce all’uscita. Ho la sensazione che degli esseri mi vengano incontro. Mi sento come in viaggio». «A che punto ti sei accorto che il filo di collegamento stava diventando sempre più sottile?» «Appena prima di entrare nel tunnel. È diventato più sottile, e poi sono stato risucchiato nel tunnel. Poi non l’ho più sentito». Nelle esperienze di premorte e in quelle di chi esplora i cosiddetti “viaggi fuori dal corpo” viene spesso menzionato un filo che collega l’energia dell’anima al corpo fisico. Tuttavia, questo è inusuale in esperienze di regressione all’Intervita. Tornando all’oscurità nel tunnel, dopo alcune domande Wendy ci illumina sulla propria esperienza: «È perché sono rimasta bloccata. Non sono stata in grado di lasciarmi andare, sono rimasta intrappolata sulla terra… Il buio del tunnel rappresenta lo spazio tra andare e restare… È stata la paura che mi ha fatto provare

l’oscurità… Per spostarmi nella luce ho dovuto accogliere la paura e accettarla…». Sembra che chi prova un certo grado di paura e incertezza, dopo la morte sia più predisposto a percepire l’oscurità piuttosto che la luce. Questo è probabilmente vero in esperienze di premorte, quando le persone sentono che si trovano ad affrontare una morte improvvisa e inaspettata. Ma possiamo dire che questo è tutto ciò che sappiamo sul tunnel? Va ricordato che le esperienze di premorte sono diverse poiché la persona è sempre mandata indietro, una volta raggiunti i “cancelli” dell’Aldilà, ed è costretta a tornare. Quindi forse la percezione di un tunnel funge da guida che consente loro non solo di affrontare il viaggio verso i regni della luce ma anche il viaggio di ritorno. Questo capitolo ha stabilito che esistono delle analogie fra esperienze di premorte e di Intervita. Entrambe comprendono l’abbandono del corpo fisico e l’accoglienza da parte di amici, familiari o (per alcuni) di uno Spirito Guida. Anche se il tunnel nero e il filo di collegamento non sono menzionati spesso nelle esperienze di Intervita, lo studio del caso di Wendy fornisce un utile punto di vista. Alcune persone che vivono esperienze di premorte affermano di essere accolte da un angelo, o da un noto profeta o da una divinità. È probabile che si tratti di persone con un forte credo religioso, e che queste siano proiezioni di energia da parte delle anime che le accolgono finalizzate al beneficio di quella persona.

CAPITOLO

2

Il ritorno a uno stato di completezza Quelli che non sentono questo amore trascinarli come un fiume. Quelli che non bevono l’alba come una tazza di acqua sorgiva o non fanno provvista di tramonto. Quelli che non vogliono cambiare, lasciali dormire. Jelaluddin Rumi, mistico Sufi, XIII secolo Il processo di guarigione Alcuni pionieri dello studio della regressione all’Intervita parlano di un iniziale processo di guarigione per le anime che ritornano ai regni della luce. Ramster ci riferisce semplicemente di come le anime sembrino avere bisogno di un iniziale periodo di “riposo”. Tuttavia, Newton è più specifico e riferisce che la maggior parte dei suoi pazienti ricevono una “doccia curativa di energia”. Lo scopo è quello di eliminare le emozioni e attitudini negative createsi nella vita appena vissuta. Invece uno dei pazienti di Cannon descrive un “tempio di guarigione” dove “onde di energie colorate” si riversano sull’anima. Di fatto, tutti i soggetti in un modo o nell’altro confermano queste idee condivise di energia curativa. Il livello di guarigione dipende dalle sfide della vita e dal grado di maturità dell’anima. Di solito il processo è descritto come un lavare via le emozioni negative e una sorta di espansione. Laura Harper ne è un esempio. La sua guarigione segue a una morte da anziano, che si sta prendendo cura di un bambino, mentre delle navi invadono la cittadina costiera in cui vivono. Si sente come “avvolta” da una sfera di “vorticosa energia” con una “superficie madreperlata” che «dissolve i miei inutili pensieri di tristezza». Ha degli «Assistenti che levigano o accarezzano la superficie della mia aura» così che «tutte le parti del mio corpo formano delle piccole onde come se fossero liquide». Anche Lene Haugland, che abbiamo incontrato in precedenza nell’atto di dividersi in milioni di piccoli frammenti, attraversa un processo di guarigione. Mentre

si trova ancora in uno stato frammentato, parla di un “flusso di luce” simile a una “doccia purificatrice”, che «lava via i miei sentimenti di tristezza e solitudine». Fra i casi studiati, particolarmente interessante è quello di Nadine Castelle. Dopo una vita da medico negli Stati Uniti, si ritrova distesa nel letto morente. Ancora sulla cinquantina, soffre di una grave forma di tosse bronchiale, che si sente anche chiaramente dalla registrazione della sessione, a dimostrazione di quanto reale e immediata possa essere talvolta la rievocazione regressiva. Poi c’è il trapasso e, per la prima volta, abbiamo un soggetto che parla del fatto che è talora possibile ricevere da altri energie negative, che devono poi essere disperse: [tossisce] «Vai al momento in cui esali l’ultimo respiro e racconta cosa succede». «Sono andata via. Non voglio più stare in quel corpo. Sto salendo». «Cosa accade dopo?» «Una luce sta diventando sempre più forte e viene verso di me. Mi avvolge». «Cosa si prova?» «Mi sto dibattendo per liberarmi dal peso del corpo e scrollarmelo di dosso. La luce che brilla su di me è una liberazione. La mia energia è in fase di rigenerazione e la sua struttura sta cambiando». «Ti è già capitato questo cambiamento dopo altre vite?» «Qualche volta». «In che modo ora è diverso?» «Ho portato con me molta energia ed energia malata, al momento del trapasso: un bagaglio pesante. Ora devo lasciarlo andare, perché non voglio portarlo con me. Sono particelle energetiche che vengono da altre persone. Con il mio lavoro tendevo ad assorbire l’energia degli altri. Sono nella luce di guarigione ed è come vibrare all’unisono con la luce». Intanto Liam Thompson, che ha fatto l’esperienza di entrare in un vortice nero dopo essersi suicidato, fornisce una vivida testimonianza del suo processo di guarigione, con le seguenti parole: «Sto per essere ri-energizzato, “ricaricato di energia”». «Beh, allora descrivi cosa succede». «È come una doccia di energia, pura energia. Sento tutta l’energia negativa della vita precedente incanalarsi e venire risucchiata in un buco

lontano da me. Se ne sta andando». «Che aspetto ha questo buco?» «È più una sensazione». «Una sensazione che si stia allontanando?» «Sì. L’energia verrà trasformata. Non c’è più energia negativa. L’ho già fatto prima e so quello che sto facendo». «Dunque lo hai già fatto dopo le tue vite precedenti?» «Sì. Di solito lo si fa dopo la maggior parte delle vite. C’è sempre qualche residuo di cui prendersi cura. Nessuno ha una vita del tutto priva di difficoltà». «Descrivi quello che stai vivendo e cosa provi». «Gioia e amore puri. Sono come una tazza svuotata dell’energia negativa e riempita con nuova energia. È rilassante, tutto è stato come lavato via». Anche Magnus Bergen ci fornisce un bel resoconto di guarigione. Regredisce alla vita di un italiano, più volte recluso in carcere per aver tentato di denunciare la corruzione nelle istituzioni locali. Durante la sua prima reclusione, sua moglie lo lascia per un altro uomo, portandosi via anche il figlio. Al momento della sua morte per vecchiaia è un fallito, è solo e depresso. Non è tanto arrabbiato con i suoi aguzzini, quanto frustrato per le infamanti consuetudini di questo mondo. Dopo la morte non gli si fa incontro nessuno, ma si trova subito in una specie di sala d’attesa: «Sono come in una stanza senza pareti». «Cosa stai facendo?» «Sto attraversandola per andare da qualche altra parte. Provo ancora un senso di depressione». «Vai al momento in cui lasci la stanza e descrivi quel che succede». «C’è una porta che si apre in fondo alla stanza, e dà su un corridoio che sale verso l’alto e gira intorno. Non sto camminando, sto solo seguendone la forma». «Dove ti trovi adesso?» «Sono nel posto giusto. Ci sono altre forme di energia che cercano di aiutarmi a stare meglio, a ripulire le mie energie e a lavorare con esse». «Raccontami di più di questa esperienza». «Va sempre meglio. Ho la sensazione che queste energie pesanti stiano scomparendo. Stanno eliminando la depressione e la portano via». «Le vibrazioni della tua energia cambiano?»

«Sì, decisamente, diventano sempre più leggere. Sento che sto diventando uno di loro perché non hanno queste energie così pesanti». «Riesci a comunicare con questi altri?» «Veramente non abbiamo nulla da dirci. Non è una cosa negativa, è solo che essere in loro presenza è quanto basta». I tre soggetti che seguono ci danno tutti resoconti puntuali a conferma del processo di guarigione, nonostante abbiano una conoscenza pregressa minima o nulla dell’Intervita. Nella sua prima sessione, lo Spirito Guida e gli Assistenti di Veronica Perry la conducono a una “camera della guarigione”, subito dopo l’uscita dal corpo: «C’è qualche conversazione con il tuo Spirito Guida?» «Mi chiede della mia energia, se mi sento ancora pesante o se comincio a sentirmi più leggera ora». «Cos’è che ti fa sentire pesante?» «L’energia deve essere pesante per trovarsi sotto forma fisica, per sostenere quella forma e, fino a quando non viene dispersa quella pesantezza, ci può ancora essere un po’ di confusione e disorientamento». «E a questo punto dove vai?» «Nella camera di purificazione e guarigione». «Descrivila». «È così piena di amore e pure energie. Come una bolla ripiena di amore». «Vai sempre lì dopo altre vite passate?» «C’è sempre bisogno di un certo tipo di cure, per aiutare l’energia a elevarsi. È un grande viaggio». «Sei da sola?» «Sono con le mie altre Guide e gli Assistenti. Il mio Spirito Guida viene ma non è attivo nel processo di cura». «Descrivi come ci si sente, quando quella pesantezza è portata via». «È come essere liberati. Sento che adesso posso brillare». «Ti hanno tolto o aggiunto energia?» «Una parte della densità che era rimasta è stata rimossa, e questo ha permesso alla mia pura energia di crescere. Anche se crescere non è il termine giusto: è come se fosse stata trattenuta dall’energia più densa che mi ero portata dietro, e ora fosse stata liberata. È come sentirsi liberi di stirarsi».

Un punto interessante qui è che sia Liam che Veronica suggeriscono che tutte le anime abbiano bisogno di un certo grado di guarigione, quando entrano nei regni della luce. Tuttavia, data la grande varietà di vite e di livelli di maturità delle anime, ci saranno sempre delle eccezioni. Più avanti in questa sessione, Veronica farà ancora alcuni interessanti commenti sulla differenza fra la rimozione di emozioni eccessive e la conservazione dei ricordi ad esse associati: «I ricordi non spariscono con la purificazione; la purificazione si limita a rimuove le energie più pesanti e negative. Negativo non è la parola esatta, ma è l’unica che mi viene in mente. Le energie più negative impediscono l’esistenza sotto forma spirituale, perciò devono essere eliminate. L’apprendimento e l’energia rimangono. Devono rimanere». È dunque questo un principio importante da ricordare, che i ricordi delle emozioni negative, esperite in una vita, sono conservati nei regni della luce una volta completato il processo di guarigione. Anche se l’energia densa è rimossa, le problematiche legate a questi ricordi irrisolti dovranno essere superate dall’anima in una futura incarnazione. La rimozione degli strati A questo punto andiamo ad approfondire l’esperienza della guarigione, maggiormente rispetto agli altri pionieri della ricerca sull’Intervita. Per la prima volta incontriamo il concetto di rimozione degli strati. Gli strati sono rimossi per sbarazzarsi della pesantezza del regno terreno. Questo racconto di guarigione proviene da un soggetto con una minima conoscenza pregressa dell’argomento, Nicola Barnard: «Sembra una liberazione o una pulizia. È come se questa luce che brilla su di me avesse delle proprietà di guarigione… Mi piace. È una bella sensazione, splende su tutto il mio corpo… Sto diventando consapevole di non essere poi tanto fisica… C’è molto amore, sento davvero molto amore… È come una luce blu elettrico che risplende dal di dentro, è incredibile… Sento che ci sono delle cose che devo lasciare andare … Come lasciare andare un attaccamento a un corpo fisico. È buffo perché è quasi come se si staccassero degli strati. Ora mi sento più come una luce, c’è un passaggio graduale da quella sensazione corporea. Mi sento ancora come quella persona vestita di bianco, con i capelli e il resto, ma c’è anche la sensazione di questa luce dorata e rosa, e io sono anche quello… Ci sono diverse energie che arrivano, e sembra che tutte queste luci multicolori

siano parte del processo di guarigione, invece sono esseri, come me. Non mi sento più agitata. Sento che quello che stavo facendo in quella vita era abbastanza difficile… Anche se ne ho davvero tratto un profondo stato di calma e armonia, sento anche un senso di rimorso per non essere stata in grado di salvare le persone dalla sofferenza, ma è più leggero ora, è decisamente più leggero. È utile qui ricordare che il processo di guarigione di Nicola Barnard è seguito alla morte sepolta sotto le macerie in un terremoto. Quando dice «c’è un passaggio graduale da quella sensazione corporea», sembrerebbe descrivere la rimozione degli strati dell’energia fisica densa dovuta a quella morte traumatica. La seconda sessione di regressione all’Intervita di Veronica Perry ci dà un’eccellente descrizione della rimozione degli strati. Contrariamente al resoconto di Nicola Barnard, Veronica descrive il processo come un viaggiare attraverso diversi strati. È anche consapevole della presenza dei suoi Spiriti Guida, sia quello giocoso menzionato nel capitolo precedente sia un altro Insegnante: «Mi sento come se stessi galleggiando, fluttuando attraverso tutti questi colori e strati di colore». «Sai cosa sono?» «Sento che mi stanno in qualche modo preparando, aiutandomi a lasciare andare i vari aspetti della vita che non posso portare con me. Sento che stanno preparando i residui di fisicità che porto con me, i legami con il mio corpo. Fa parte di un processo di guarigione, ma mi sembra di limitarmi ad esaminare ogni strato e di andare avanti molto rapidamente». «Stai facendo questo da sola?» «Sento di essere guidata». «Riesci a vedere chi ti sta guidando?» «Ho due energie, una alla mia sinistra e un’altra dietro di me. Non parliamo, né ci diciamo nulla, ma mi stanno guidando nel mio percorso». «Quale compito viene svolto in ciascuno di questi strati?» «Ne ho attraversati diversi ormai, ma sto guardando indietro al primo strato e sembra piuttosto denso. Anche se quando l’ho attraversato mi sentivo davvero libera e leggera; è uno strato molto fisico». «Sentivi che veniva aggiunto o tolto qualcosa?» «Era una pulizia da tutti gli attaccamenti fisici, eventuali residui di energia fisica che dovevano essere lasciati andare».

«C’erano delle emozioni che sono state rimosse da te a quel punto?» «Non mi sembra che fosse rimosso molto. C’era una sorta di connessione con le mie sorelle. Sebbene esse stessero facilitando il mio trapasso e il processo che dovevo attraversare, anch’io dovevo lasciare andare il mio legame con loro. Loro non mi trattenevano, ma io ero ancora un po’ attaccata a loro». «Cos’è successo nel secondo strato?» «Il secondo strato inizia ad operare su un livello più energetico: non tanto sulle caratteristiche fisiche, ma più sugli attaccamenti emotivi e spirituali a quella vita. Sento di aver avuto un amore molto profondo per la terra e per la natura e un legame molto stretto con esse, che in parte appartengono alla mia anima, ma ci sono parti di quella connessione che dovevano essere lasciate andare, perché erano più collegate con la fisicità di quella vita. Sento che c’era così tanta pace, comprensione e accettazione in quella vita, che non sembra esserci alcun carico emozionale da disperdere. Non c’erano disturbi reali, malattie, dolori o problemi fisici da cancellare. Sento che, attraversando questi strati di cura e pulizia, l’energia della mia anima ha ritrovato l’equilibrio. È più la vibrazione della mia energia che deve essere elevata e purificata in alcuni punti qua e là. È una transizione dalla densità dell’energia che serve nella forma fisica alla leggerezza che è necessaria a questo livello». «A che livello ti trovi adesso?» «Sono verso la fine di questo processo di guarigione e sto guardando ciò che è stato fatto. Sono in uno spazio davvero molto leggero. La mia Guida è con me e mi sento quasi in un luogo di riposo». Veronica poi passa a descrivere con un buon numero di dettagli come il suo Spirito Guida e la sua Insegnante l’assistono in tutto il processo: «È come se ci fossero due personaggi molto diversi con me. C’è quello che sento di conoscere molto bene, che è un po’ giocoso e si prova entusiasmo a stare insieme. L’altra è molto più tranquilla e fa da guida, come una forza silenziosa che mi guida». «Che ruolo ha quest’altro personaggio?» «Sento che è piuttosto importante. Per me è un’Insegnante». «È stata la tua Insegnante a occuparsi del processo di guarigione nei vari strati?» «Certe volte bastava essere immersi nell’energia di quello strato e, quando le cose dovevano essere equilibrate o rimosse, lei veniva ad

aiutarmi. Sceglieva e scartava le cose che non erano più necessarie. Sentivo la mia energia diventare completa e più pura. Laddove piccole cose erano rimosse, l’energia dello strato in cui mi trovavo si espandeva per colmare il vuoto, e mi sentivo sempre più completa. È difficile esprimerlo a parole, ma è come se più elementi venivano rimossi, più grande diventavo». Conclude poi confermando in modo specifico che la guarigione di cui aveva bisogno e le anime particolari che si presentavano per aiutarla in questo processo dipendono dalla vita appena vissuta: «Ci sono esperienze diverse alla fine di ogni vita, che dipendono da ciò che è successo in quella vita… Questa è più facile perché la mia transizione è avvenuta da un luogo di pace, amore e guarigione a un altro. Nelle vite in cui c’è stato un trauma, questo passaggio è molto più difficile perché c’è un grande residuo di energia. Avevo lavorato molto sulla dispersione dell’energia nel corso di quella vita, per questo c’era meno da elaborare ai fini della guarigione. In vite traumatiche questo è il primo luogo in cui tale guarigione può iniziare, quindi è molto più difficile e i livelli appaiono molto diversi». «Quando hai avuto vite passate traumatiche, sono sempre stati la stessa Insegnante e lo stesso Spirito Guida ad aiutarti nel processo di guarigione?» «Ho avuto altri spiriti di luce, che mi hanno guidato per cose diverse. C’è un gruppo che supervisiona le tue scelte, le tue vite e il tuo apprendimento. Alcuni sono spinti a guidarti nelle varie esperienze oppure sei tu ad essere attirato da loro». Da questo resoconto, si ha l’impressione che gli Insegnanti più esperti siano normalmente associati alla rivisitazione della vita e che la pianificazione possa avvenire anche durante il processo iniziale di guarigione. Anche se è insolito, ciò suggerisce che la distinzione fra Spiriti Guida, Insegnanti e forse anche Anziani possa essere un po’ più fluida e meno rigida, rispetto a quanto affermano gli altri ricercatori dell’Intervita. Ciò non dovrebbe stupire, dato il loro ruolo così ampio nell’aiutare la nostra evoluzione. Altrettanto importanti sono le informazioni che ci dà David Stephens, regredito alla vita di un giovane arabo, rapinato da briganti e lasciato morire. È sepolto nella sabbia del deserto, il sole è a picco e ha le labbra spaccate. Sembra essere stato in grado di compiere il trapasso interamente da solo:

«Vai al momento in cui il tuo cuore smette di battere e dimmi cosa succede». «Mi sento calmo e guardo giù. La sabbia trasportata dal vento si deposita sul mio corpo semisepolto, e rimango lì per un po’, fin quando non è ricoperto del tutto. Una parte di me è ancora arrabbiata per quello che è successo. So che devo portare un po’ di quella rabbia con me quando vado». «Lasci un po’ di quella rabbia dietro di te?» «Una parte rimane, ma ho bisogno di portarne un po’ con me, altrimenti si trascinerà fino alla prossima vita. Il corpo è sepolto ora e sono pronto ad andare. È come se fosse l’alba. Mi muovo alla velocità di un razzo». «Sei in grado di scegliere quanta rabbia lasciarti alle spalle?» «Sì». «Che quantità decidi di lasciare?» «Circa un quarto. Ora ho con me la rabbia, ma essa non ha il controllo su di me». «Sai cosa accadrà alla parte lasciata indietro?» «Starà con la persona che mi ha fatto del male. Siamo stati rapinati. Eravamo un gruppo di persone, ed erano banditi, che ci hanno lasciato a morire». «A che scopo lasciare questa rabbia?» «Direi per vendetta, ma c’è uno scopo più profondo di questo. È un promemoria per lui, l’occasione d’imparare e crescere, di capire le conseguenze delle proprie azioni». «Si tratta di una decisione che prendi da solo?» «Abbiamo preso questa decisione in precedenza. È un’anima più giovane e non è consapevole delle conseguenze. Avrà una vita difficile ora, non sarà facile per lui. Ogni volta che farà del male a qualcuno, questo glielo ricorderà». Si tratta di una visione affascinante, che un’anima che appare essere relativamente esperta possa prendere una decisione consapevole sulla porzione di emozioni da lasciare nel regno fisico e quella da portare con sé nei regni della luce. Non è certo qualcosa che si è già pubblicato in materia di Intervita. Scopriremo che costituisce una sorta di controparte del processo intenzionale di scelta di quali emozioni portare con sé nella nuova

incarnazione. È anche interessante il fatto che David riferisca che l’intero processo sia stato precedentemente pianificato. La sua transizione prosegue, e ancora una volta si trova a viaggiare rapidamente attraverso degli strati per disperdere “rivestimenti” e “pesantezza”: «È come essere sparati da un cannone. Mentre volo fra i vari strati sento i vari rivestimenti disperdersi. La pesantezza inizia ad andare via. Ho in braccio la rabbia e il dolore, come se fossero un bambino da cullare. Ah, lo vedo adesso. Avrei potuto lasciare andare tutto senza fatica, ma in questo caso avrebbe costituito un attaccamento». «Che differenza c’è fra la parte che ti sei lasciato alle spalle e un attaccamento?» «La parte che ho lasciato è quella riflessiva: è rabbia saggia. Quella che sto portando via è la rabbia vendicativa, l’ira cieca, la disperazione. La terra non ha più bisogno di questo, e so dove deve andare. Posso creare una specie di lago». «Sei in questo luogo?» «Sì». «Descrivimelo per favore». «Ho scelto di farlo sembrare un lago nella giungla vicino a una cascata, dove ci sono dei pesci». «Hai creato queste forme-pensiero da solo?» «Sì». «Cosa fai in questo posto?» «Nuoto verso un’isola al centro, con questo fardello di rabbia, e inizio a lavorare su di esso per scioglierlo, lisciarlo e districarlo. È come ripulire un animale che ha del fango secco addosso e il pelo aggrovigliato». «Fai questo lavoro da solo?» «Sì. È abbastanza facile. Mi ricorda chi sono veramente». «Cosa accadrà all’energia che stai rimuovendo?» «Una volta che è stata ripulita e appianata, la porterò di nuovo dentro di me e la userò per aggiungere prospettiva ai ricordi di quella vita». Diventa subito evidente che, nella gestione del processo di guarigione, David risulta molto più evoluto a livello spirituale rispetto alla maggior parte dei soggetti regrediti all’Intervita. Si tratta di qualcosa che affronta da solo perfettamente a suo agio, nonostante la sua morte sia stata traumatica:

«È qualcosa che hai già fatto dopo altre vite?» «Sì». «È qualcosa per cui hai ricevuto una formazione specifica?» «Sì. Ho anche lavorato con altri». «Mi puoi dire di più di questo lavoro?» «È bello. Quando colui che ha causato la mia morte in quella vita morirà, io lo aiuterò. Faccio fatica a trovare le parole, è come purificazione, nutrimento, liberazione. È ancora più gioioso lavorare con gli altri anziché con la mia energia». «Come funziona questo processo di purificazione dell’energia?» «Riesco a vedere le energie della persona nel loro insieme, e appena essa muore queste sono come un nodo aggrovigliato. Proprio come un gomitolo di spago annodato all’interno della persona, e insieme lo tiriamo fuori e la aiuto a districarlo. C’è qualcosa di molto intimo in questo. Occorre una buona dose di fiducia reciproca e sensibilità. Non si può semplicemente afferrare e tirare, devi capire cosa significano i vari fili: ognuno è un sentimento o un pensiero. Tutte le paure, la rabbia e il dolore. Ecco perché ne ho lasciate un po’ con lui, così posso lavorarci quando la sua vita finisce». «Svolgi questo compito con altre anime?» «Non è il mio lavoro. Non è ciò che faccio sempre, ma è qualcosa che posso fare con quelli con cui lavoro a stretto contatto». «Ci sono altre anime che si specializzano in questo compito a tempo pieno?» «Sì. Non proprio a tempo pieno però. Hanno anche altre cose da fare, ma lavorano molto intensamente su questo. Lavorano con moltissime altre anime». «C’è un nome per chi svolge questo compito?» «Sono chiamati Guaritori». Così ora scopriamo che David è stato addestrato come Guaritore. È molto bello che egli abbia scelto di lavorare con un’anima meno esperta che, secondo quanto egli stesso aveva pianificato, lo avrebbe ucciso. Ha anche deliberatamente lasciato alcune energie emotive per facilitargliene l’apprendimento. Infine, dopo la morte del suo assassino, è tornato per aiutarlo con questo processo di guarigione.

Un’osservazione generale, tratta da questi racconti di rimozione degli strati e guarigione, è la conferma che le anime personalizzino l’energia del loro ambiente nel modo che più le soddisfa. Alcuni descrivono docce curative di energia, che possono aver luogo in luoghi semi-fisici, come un tempio o un ospedale. Altri fanno esperienze piuttosto insolite e personali. Le descrizioni e le esperienze stesse variano in base all’esperienza dell’anima. Variano anche secondo le preferenze personali, l’entità del trauma subito nella vita precedente e il livello di assistenza necessaria da parte degli altri. Veronica Perry e Liam Thompson hanno suggerito, negli estratti precedenti, che tutte le anime passerebbero in una certa misura attraverso il processo di guarigione. Probabilmente, è lecito ritenere che lo stesso processo di guarigione di base funzioni per tutte le anime, ma la descrizione della rimozione degli strati illustra questo processo in modo più completo. Le prime energie ad essere districate sono le più pesanti energie fisiche che vengono eliminate, seguite dalle emozioni e da altre energie, in modo che l’anima possa operare efficacemente nel suo nuovo ambiente più leggero. Vista così, diventa chiaro che la rimozione degli strati è il processo fondamentale che attua quel profondo cambiamento, necessario per passare dal regno fisico alla coscienza dell’anima nel regno della luce. Un’anima, infatti, non sarebbe in grado di entrare in risonanza con le vibrazioni più elevate dei regni della luce senza questo processo. Affrontare il trauma Newton ritiene che il processo di guarigione sia molto più intensivo per le anime che hanno vissuto vite più traumatiche. Ci descrive quello che sembra essere una sorta di centro per trattamenti di emergenza, destinato alle anime gravemente traumatizzate. Qui esse sono rimodellate e addirittura ristrutturate, grazie a trasfusioni di energia spirituale fresca e pura. Newton suggerisce anche che, in casi traumatici meno gravi, le anime possano ancora aver bisogno di un significativo processo di riorientamento, sotto forma di un’iniziale seduta di debriefing6 sulla vita passata con il proprio Spirito Guida, in aggiunta all’eventuale terapia energetica che potrebbero ricevere. Uno dei soggetti di Cannon riferisce di un “posto speciale per le anime ferite, dove potersi riposare e ritemprare”. I soggetti confermano pienamente e integrano questa valutazione. Abbiamo la testimonianza di David Stephens, presentata nella sezione

precedente, concernente le attività di “districamento dell’energia” da parte di Guaritori specializzati. Anche Veronica Perry continua il suo secondo resoconto di Intervita con una descrizione approfondita su come anche lei abbia aiutato in occasione della seduta di debriefing d’emergenza di un’anima gravemente traumatizzata. È da notare che la sua conoscenza pregressa era rappresentata soltanto dalla propria prima sessione regressiva, relativa a un’Intervita molto diversa. Vista la testimonianza così significativa, ne trascriviamo il racconto per intero: «Vedo un’anima che è appena trapassata e vado ad aiutarla. Ha appena lasciato il suo corpo ed è ancora molto attaccato al piano fisico. Vado ad aiutarlo a essere guidato verso la luce, perché lo trova difficile. È davvero molto arrabbiato perché non voleva andarsene. Allora vado e gli prendo la mano, cercando di trasmettergli tutto l’amore che posso, ma devo anche essere molto ferma e decisa con lui mentre lo aiuto. Gli dico che è passato ad altra vita e deve venire con me verso la luce, dove troverà tutto ciò di cui ha bisogno. Devo essere molto rigida con lui, e alla fine si lascia andare e viene verso la luce. Il primo livello di guarigione è davvero molto faticoso per lui. Quasi traumatico da guardare». «Come viene effettivamente condotto?» «C’è un gruppo di noi, sette. Quest’anima ha bisogno di molte cure. La curiamo quasi come se fosse in forma corporea, perché vede ancora se stesso in forma fisica e si percepisce ancora in modo molto fisico. Ha portato così tanto con sé, che la sua energia è ancora molto solida. Così abbiamo un tavolo e, invece di fargli sentire il passaggio attraverso i vari livelli di energia, per lui questo livello è una stanza con un tavolo». «La stanza e il tavolo sono stati creati per lui, o è lui a crearli?» «È qualcosa che creiamo insieme a lui. Pare che sia lui che noi, come suoi Assistenti e Guide, sappiamo esattamente cosa serve. Non dobbiamo nemmeno pensarci». «Poi che cosa succede?» «Siamo tutti in piedi intorno a lui e lo stiamo curando. Dobbiamo aumentare un po’ le sue energie, prima di poterlo aiutare a disperdere eventuali energie e negatività residue. Quando ti trovi in forma fisica hai un’aura, e la sua, il suo corpo energetico, è spesso ed è chiuso ermeticamente. È così piccolo che, anche se adesso è in forma energetica, è ancora praticamente solido. Per questo ha avuto difficoltà a lasciare andare

le cose. Così noi dobbiamo cercare di elevare e ammorbidire le sue energie, per poterlo raggiungere. È come la differenza fra il tentativo di tagliare un pezzo di acciaio e uno di formaggio. È difficile arrivarci se non acquisisce morbidezza, perciò gli diamo energia. Incanaliamo energia per lui, in modo che possa iniziare a rilassarsi un po’ e questo processo possa cominciare ad avere luogo. Ha avuto una vita molto difficile». «Che tipo di trauma ha subito?» «È stato abusato violentemente da uno zio quando era bambino e a seguito di questo è diventato vendicativo, aggressivo e violento. Non deve solo affrontare la violenza che ha subito, ma anche quella che ha a propria volta inflitto agli altri, la sua stessa aggressività e violenza. È molto traumatico per lui». «Che cosa fate?» «Siamo riusciti a far rilassare un po’ le sue energie. Ha bisogno di molto amore, che è una delle ragioni per le quali sento di essere qui. Sento che devo dirigere molto amore verso di lui, e lo faccio. È per aiutarlo a trovare uno spazio in cui possa iniziare a guardare alcune delle cose che sono accadute in quella vita, e cominciare ad affrontare alcuni dei problemi». «Deve sperimentare di nuovo alcuni aspetti di quella vita come parte della guarigione?» «Esatto». «Come funziona?» «Facendo di nuovo esperienza di alcuni degli eventi che si sono verificati. In questo luogo di comprensione più profonda, è in grado di iniziare a lasciar andare alcune delle cose che le sue energie hanno trattenuto così intensamente». «Ha più intuito qui di quanto ne avesse nel regno terreno?» «Sì. Riesce a vedere una porzione maggiore del disegno più grande che sottende quello che è accaduto e guarda le cose non più solo dalla propria prospettiva, ma anche da quella degli altri, che erano con lui in quella vita. Raggiunge un livello di comprensione di ciò che è avvenuto». «Quando le persone rivivono determinati accadimenti sul piano terreno, l’esperienza può rivelarsi emotivamente molto intensa. È la stessa cosa nei regni spirituali?» «È molto diverso. Sarebbe sbagliato dire che non c’è un rilascio delle emozioni. Ci deve essere, è una delle cose che cerchiamo di realizzare in questo processo. Egli ha bisogno di lasciare andare le emozioni, la rabbia e

la paura, perché sono tutte emozioni pesanti, che non sono necessarie e servono solo a ostacolare la sua energia spirituale. Anche se c’è intensità in questo lasciare andare, questa non è avvertita nello stesso modo. In forma umana, le emozioni sono tutto mentre le si lascia andare, perché si trovano in ogni parte di te. In forma spirituale, ciò che l’anima avverte è una preziosa libertà, nel momento in cui lascia andare quelle emozioni dure e pesanti. È come quando ti parlo dei piccoli frammenti di energia che ho disperso mentre attraversavo i vari livelli, e la forza del sentimento era data dalla mia energia che era ora in grado di espandersi nella sua propria forma. Per lui è la stessa cosa, quando lascia andare quelle emozioni, quei sentimenti così intensi. L’intensità che prova è la sua energia spirituale che si espande ed è capace di espandersi». «Cosa gli succede poi?» «Dopo ogni strato di liberazione, sperimenta una grande guarigione». «Parlami un po’ di questi vari strati». «Il secondo strato è più che altro una serena forma di purificazione». «Come si fa a farlo?» «Siamo sempre qui in sette con lui, ma non abbiamo più bisogno della stanza con il tavolo. Qui egli ha bisogno di riposare immerso nelle energie purificatrici che lo circondano, che lo aiutano a liberarsi definitivamente dal trauma che ha affrontato nel primo strato». «Passa poi ad altri strati?» «Sì. Anche se ha lasciato andare e ripulito gli attaccamenti emotivi relativi agli eventi traumatici, le sue energie devono essere messe a punto. Era aggrappato a cosi tante cose». «Sei coinvolta in questo processo di messa a punto?» «No. So che lo sono stata altre volte, ma non in questa particolare occasione». «Quando sei coinvolta in questa fase, cosa fai?» «Vedo molti simboli e una luce di guarigione di diversi colori. Vedo alcuni al di sotto di queste energie luminose di guarigione che ne vengono lambiti. Inoltre aiutano le anime a riempire eventuali vuoti e spazi che esse possano presentare». «Queste energie hanno vibrazioni diverse ad altri livelli?» «Sì. Energie che vibrano a livello davvero molto alto. Devi tenertene a distanza, se non ne hai bisogno».

«Attraversare questi diversi strati è come spostarsi da un posto all’altro nei regni spirituali?» «Sì. È come passare dall’ingresso del regno dello spirito e attraversarlo, ma è solo l’inizio». Questo è davvero un resoconto molto importante, per tutta una serie di motivi. Supporta, nello specifico, l’idea che la rimozione degli strati sia il processo fondamentale presente in tutti i trapassi. Conferma che vi è interazione tra gli Spiriti Guida e le anime appena giunte nella creazione di una percezione adeguata del loro ambiente. In questo esempio, la stanza e il tavolo sono stati creati come percezione del primo livello di guarigione, da parte di tutte le entità coinvolte, in modo automatico e senza pensiero o sforzo. Infine, supporta l’idea che la guarigione possa comportare un elemento di riesame della vita passata, soprattutto per le anime più traumatizzate. Riposo speciale Sebbene vi sia chiaramente una certa somiglianza e sovrapposizione fra i concetti di riposo e guarigione, sembra che le anime più traumatizzate necessitino di un periodo ulteriore di riposo e recupero. L’esempio principale di questo aspetto ci viene dal caso di Liam Thompson: anche se abbiamo visto che la sua guarigione iniziale è apparsa relativamente semplice, la sua anima è rimasta evidentemente traumatizzata dal recente suicidio. Come conseguenza, ci racconta che si prende del tempo per un riposo speciale, anche se poi lo ritarda sino a che altri processi di transizione siano stati effettuati: «Cosa fai dopo?» «Mi riposo». «Dove vai a fare questo?» «In un luogo dove l’energia ti circonda, come una coperta calda». «Qual è lo scopo di questo riposo?» «Ringiovanire del tutto. A volte le persone rimangono qui per lunghi periodi di tempo, a seconda di quanto sia stata gravosa la loro vita». «Esiste un collegamento tra questo riposo è le difficoltà incontrate nella tua ultima vita?» «Sì. Normalmente il processo di rivitalizzazione è più incisivo nella fase immediatamente successiva al rientro».

La reintegrazione dell’energia spirituale Quando si ritorna al regno fisico, si prendono decisioni ponderate su quanta energia spirituale viene impiegata nell’incarnazione. Ciò consente a una certa energia spirituale di fondersi con il corpo fisico e alla parte restante di continuare a operare nei regni spirituali. Così, quando si accede nuovamente alla luce, occorre unirsi all’energia spirituale che si era lasciata alle spalle. In realtà, questo aspetto è esplorato in dettaglio solo da Newton. Egli sottolinea come le anime possano per conto proprio scegliere i tempi in cui attuare questo processo. A volte lo fanno durante la fase iniziale di guarigione e riorientamento, ma più spesso al loro ritorno nel gruppo di anime al quale appartengono. Anche in questo caso i soggetti ci danno conferme. Katja Eisler è regredita a una vita passata in cui era un contadino messicano, con più riguardo per il suo asino che per le persone. Dopo essere stato colpito da un fulmine, ha diverse rivisitazioni della propria vita e s’incontra con il suo gruppo di anime prima di ricevere la guarigione, aiutata dal suo Spirito Guida Merlo: «Cosa dice Merlo?» «Mi chiede se voglio andare in una sorta di camera di recupero». «Descrivi cosa succede quando arrivi lì». «È un edificio piccolo di legno ed è molto luminoso. Entro è c’è una doccia. È fatta di energia ma riesco a vederne la forma, mi sembra di poterla toccare ma è brillante». «Cosa succede poi?» «Faccio una specie di doccia sotto questa energia fluida. Mi sento un po’ più leggera e mi formicolano le mani, ma ho ancora dolore alle braccia. Riesco a vedere le luminose gocce di energia. Stanno lavando via tutti i vecchi detriti». «Come ti senti?» «Tutto si muove più velocemente ora, mi sento più forte e più completa di prima». «Ti sei già connessa alla tua energia spirituale?» «No. Stiamo volando all’esterno. Vedo parte della mia energia, è come una fiamma e ci si sente bene a guardarla». «Questa è l’energia che ti sei lasciata alle spalle?» «Sì. So che è sicuramente la mia».

«Come fai a sapere che è la tua?» «Perché riesco a sentire la connessione, un collegamento invisibile che è come un filo». «Come si fa a ristabilire il contatto con questa energia?» «Ci stiamo fondendo. Mi sento più forte, molto più forte e sicura». Liam Thompson, in seguito al suicidio nella sua vita passata, si reintegra solo dopo il processo di guarigione e alla fine del suo lungo periodo di riposo: «Ti sei già riunito con il resto della tua energia spirituale, o devi ancora farlo?» «Sto per farlo ora». «Descrivi come si svolge questa unione». «È come se la mia Guida avesse in mano un vaso, ma non è un vaso. Dentro c’è una specie di luce, che è la mia energia. Sento la mia energia pulsare. Sa dove deve andare. È come una calamita. Si apre il coperchio e il gioco è fatto. Congiunto». «E che cosa si sente?» «Mi fa sentire più forte. Molto. Non ho preso abbastanza energia quando sono andato sulla terra. Uhm». Anche se sperimenta una certa guarigione iniziale, come descritto in precedenza, Lene Haugland va anche a visitare alcune biblioteche prima di decidere di reintegrarsi, e descrive questa esperienza come essere dentro «una palla d’intensa energia che gira con piccoli frammenti di luce che passano attraverso di me». Ella conferma anche esplicitamente che è stata una sua precisa scelta quella di effettuare la reintegrazione così in ritardo e non farlo prima di aver visitato la biblioteca. Intanto, nella sua prima sessione, Veronica Perry riconferma l’entità della libertà di scelta per quanto riguarda la tempistica: «Ti sei già unita all’altra parte della tua energia spirituale?» «Sì, mi sono fusa con essa durante il processo di guarigione e purificazione, ma in occasioni precedenti l’ho fatto in diverse fasi». «Che cosa è accaduto in queste occasioni precedenti?» «In queste occasioni precedenti ho dovuto essere purificata, poi guarita e poi riunita. Quest’ultima è stata una vita abbastanza pura, è così si è potuto farlo in una sola volta. Le energie che ho portato con me non erano troppo pesanti e non hanno creato molti ostacoli».

«Che cosa si prova a essere puliti e fusi con la propria energia spirituale?» «Mi sento molto leggera e completa. È bello essere di nuovo qui». Nonostante questi resoconti presentino in apparenza tempistiche diverse, risulta abbastanza evidente che la reintegrazione dell’energia spirituale costituisce un’estensione dell’intero processo di guarigione, alleggerimento e rimozione degli strati. Il motivo del ritardo occasionale nella fusione con il nucleo dell’energia spirituale è spiegato da uno dei soggetti di Newton. Egli riferisce che a volte si preferisce concentrare l’attenzione sulla vita appena vissuta per un po’, soprattutto durante le fasi di riesame, prima di consentire alla piena prospettiva spirituale di entrare in gioco.

CAPITOLO

3

La rivisitazione delle vite passate Se cerchi la verità fuori di te si allontana sempre di più. Oggi, mentre cammino da solo, la incontro ovunque passo. Solo quando la comprenderai così ti fonderai con la vera essenza delle cose. Tung-Shan, Maestro Zen cinese, IX secolo Quasi tutti gli approcci religiosi tradizionali contengono in qualche modo l’idea dell’anima del defunto che viene giudicata dopo la morte. Gli antichi Egizi erano ossessionati dall’assicurarsi di ottenere un giudizio favorevole, quando sarebbero arrivati alla Sala del Giudizio di Osiride e il loro cuore sarebbe stato “pesato sulla bilancia”. Ciò avrebbe garantito l’immortalità della propria anima, perché una sentenza avversa ne avrebbe richiesto la distruzione. Infatti, l’élite della società egiziana dell’epoca spese somme considerevoli per avere iscrizioni sulle pareti delle proprie tombe e sui sarcofagi, che contenevano tutte le formule di cui avrebbero avuto bisogno per superare la prova finale. Almeno nell’antico Egitto avevano il senso di come condurre le cose a una conclusione, con la distruzione delle anime indegne. Al contrario, in Mesopotamia si credeva che chi avesse ottenuto un giudizio negativo da parte degli dèi, che ne “decretavano le sorti”, sarebbe stato destinato a vivere negli “inferi”, in una sorta di limbo grigio. Cosa ancora peggiore, una volta che l’influenza di questo pensiero ebbe raggiunto l’ebraismo e la chiesa cristiana, troviamo che le anime indegne sono condannate al tormento eterno. Sembra che la motivazione principale di questa evoluzione del pensiero non fosse una nuova visione spirituale, ma piuttosto il desiderio di tenere le masse ignoranti sotto controllo. Dopotutto, cosa sarebbe stato più efficace della minaccia di dannazione e tormento eterni in caso di disobbedienza?

Allora, qual è la realtà della situazione in base alle testimonianze offerte dalle regressioni all’Intervita? La risposta data da tutti i pionieri di questi studi e dai soggetti di questo libro è che non siamo giudicati. La vita passata viene riesaminata, spesso con l’aiuto e l’assistenza di altre anime. Si limitano a offrire consolazione, un senso di prospettiva e chiarimenti. La prospettiva dell’anima Il capitolo precedente ha evidenziato come il trapasso e il processo di guarigione nel loro insieme siano intimamente connessi alla vita appena vissuta e alle emozioni da essa generate. Alcune anime possono avere bisogno di una seduta di debriefing d’emergenza, che comporta un elemento di revisione della vita passata. Dunque, il carico traumatico di Veronica Perry aveva bisogno di “aiuto per creare uno spazio, dove avrebbe potuto iniziare a guardare alcune delle cose accadute in quella vita, e affrontare una parte dei problemi”. Parallelamente, vi era l’idea che la sua anima fosse improvvisamente in grado di sperimentare le proprie azioni secondo una prospettiva molto più ampia: «Egli è in grado di guardare le cose non solo dalla propria prospettiva, ma anche dal punto di vista di altri, che erano con lui in quella vita». Whitton riferisce che «ogni sofferenza emotiva inflitta agli altri è sentita così acutamente, come se fosse stata inflitta a se stessi». Newton riferisce il caso di Unthur, che nella sua rivisitazione è «mentalmente introdotto nel corpo di un bambino più piccolo, che aveva tiranneggiato nel cortile della scuola durante la sua vita passata, consentendogli così di provare lo stesso dolore che aveva causato». L’idea di vivere letteralmente l’esperienza dal punto di vista dell’altra persona è confermata da alcuni casi di premorte contenenti elementi di revisione di vita. Quindi, la prospettiva spirituale di questo capitolo riguarda la revisione della vita passata circa il modo in cui le nostre azioni e i nostri pensieri influenzano non solo noi stessi ma anche gli altri. Si tratta qui di un riesame talmente profondo che ci dà un quadro molto più chiaro di qualunque cognizione potremmo di norma mai raggiungere consapevolmente in vita. Riflessioni solitarie Alcune anime sembrano comprendere la reale natura dei loro errori dopo la morte. Anche se ciò può creare nuove tensioni, nella maggior parte dei

casi esse sono relativamente brevi poiché gli Spiriti Guida sono subito a disposizione per aiutare a rimettere tutto nella giusta prospettiva. David Stephens sembra essere stato sufficientemente esperto da riuscire a farlo da solo. Riesce persino a riordinare i problemi emotivi della sua vita, da arabo lasciato a morire nel deserto, durante il processo di guarigione iniziale, che lui stesso conduce. La stessa cosa sembra essere vera per Lene Haugland, dopo la sua vita da nativa americana morta di vecchiaia. Nicola Barnard, che perde la vita violentemente in occasione di un terremoto, riferisce di sentirsi piuttosto serena circa la propria morte dopo la guarigione. Sembra quindi che il processo di guarigione possa essere sufficiente per alcune anime, senza la necessità di intraprendere a questo punto un riesame dettagliato della propria vita. L’idea che siamo proprio noi i più severi critici verso noi stessi nasce dall’esperienza di Lisbet Halvorsen. Ella regredisce a una vita da mercante di schiavi proprietario di una nave, che opera nel Mediterraneo centrale e che muore all’età di sessant’anni nella sua cabina a causa di un problema ai polmoni legato al fumo. Sperimenta un immediato e profondo rammarico per una vita così vuota e materialista: «Mi pento immediatamente di questa vita patetica… Voglio andare via in fretta… Mi vergogno così tanto… È stata una vita orribile… Sono solo, ora, sconvolto da quanto sia stato facile condurre una vita così vuota. Come è stato facile seguire solo il mio istinto ed essere completamente scollegato dalla realtà. Come è stato facile sentirmi compiaciuto di me. Sentivo di non aver fatto nulla di sbagliato nel corso della mia vita, e ora c’è questa luce davanti a me e sto pensando “com’è stato possibile essere così disconnesso dal sentimento d’amore, e non essere per nulla critico nei riguardi di me stesso?” Ritengo che un buon numero delle persone che ho conosciuto in questa vita fossero con me, e io ero il capo che li guidava tutti verso tanta stupidità. Li manipolavo con le mie parole, e tutti abbiamo creduto di aver fatto proprio quello che dovevamo fare». In un insolito giro di eventi, pensa in seguito di trovarsi a sperimentare una revisione di vita con il suo Spirito Guida, ma questo si rivela essere un’anima compagna. Troviamo inoltre che il suo rammarico si trasforma in irritazione, quando si ricorda che ha in precedenza accettato di impiegare la sua vita come parte di una specie di esperimento: «La mia revisione di vita va abbastanza in fretta… Sto parlando con il mio Insegnante ora, questa persona più anziana, qualcuno di cui mi fido e

che mi capisce. Sta dicendo “Allora, cosa te ne è sembrato?” Dico “Non pensavo fosse possibile scendere tanto in basso e condurre una vita senza ricordare le cose importanti”, e lui dice “Vedi? È così facile dimenticare”… In effetti, sono un po’ arrabbiata perché sento di essere stata ingannata. È come se ci fosse stata una scommessa, e mi sentivo così saggia. In realtà lui non è il mio Insegnante è solo un amico. Dice “Tu pensi di essere tanto in gamba, e se queste sono le condizioni, allora è possibile condurre una vita così vuota”. Ho accettato la sfida e l’ho dimostrato, e ora sono arrabbiata… Non sono stata equilibrata spiritualmente, non mi sono connessa coi miei sentimenti. Ho seguito solo la mia parte più razionale… Ed era così vuota; sono irritata per aver vissuto quel tipo di vita. Sta ridendo di me, non con cattiveria, sta solo dicendo “Vedi?”» L’esperienza di Lisbet ci ammonisce efficacemente su quanto sia facile ignorare il nostro lato intuitivo e spirituale, quando siamo immersi nella vita quotidiana del regno fisico. Tuttavia, la grazia salvifica per lei fa sì che la sua precedente personalità riconosca intuitivamente una schiava, che ha salvato e preso in moglie. Sembra che questo importante elemento benefico di quella vita sia stato programmato in anticipo: «L’unica volta che ho agito in maniera spirituale è quando ho salvato quella donna. Era la sola cosa che dovevo fare, e l’ho fatta». Potremmo ricordare la vita di Magnus Bergen in Italia, incarcerato ingiustamente per le cose che ha rivelato. Egli conduce la propria revisione di vita completamente da solo, anche se, a differenza di Lisbet, questo avviene solo dopo che è stato guarito e si è riunito al suo gruppo di anime. Egli ci offre una visione esemplare, per il fatto che non serba rancore verso i suoi persecutori. E questo, nonostante abbia pagato un prezzo enorme e tragico per essere rimasto un uomo di sani principi, e abbia provato una profonda tristezza e depressione sul letto di morte. Sembra inoltre che la frustrazione che gli è derivata dal mondo umano, alla sua morte, sia stata tradotta in una prospettiva spirituale, cui si riferisce con un distacco ancora più accentuato: «Sono contento che sia finita. Vedo quanta tristezza c’era in quella vita… La cosa migliore è che ho seguito ciò che ho creduto essere giusto, e ho continuato ad aver fede nel lavorare per una giusta causa. Vedo che sono stato forte a non mollare o a non lasciarmi intimidire… Ma il lato negativo era semplicemente come doveva essere, incarnare un tale essere umano in quel momento e in quel luogo. Com’è stato dover provare quei sentimenti

così duri di separazione da mio figlio e mia moglie. O essere rinchiuso in prigione, e tutta quella tristezza nei miei ultimi anni, dopo che non c’era più niente per cui vivere e la mia opera era stata compiuta». Revisioni di vita con gli Spiriti Guida Riflessioni solitarie come quelle appena proposte sembrano piuttosto rare. La maggioranza dei soggetti si è trovata a riesaminare la propria vita passata con lo Spirito Guida. Si tratta di anime evolute, che sono state coinvolte nella pianificazione della vita dei soggetti e li sorvegliano dai regni della luce. Alcune volte queste revisioni si sono verificate dopo il processo di guarigione e talvolta dopo la riunione con il proprio gruppo di anime. Come vedremo con le prossime esperienze di Intervita, nell’ordine degli eventi c’è fluidità piuttosto che la stessa cadenza in una specifica sequenza. Veronica Perry, che ha una minima conoscenza pregressa dell’Intervita, ci dà una descrizione eccellente della propria revisione con la sua Guida, Hathwar. Non è un processo lungo o complesso, perché ha appena lasciato una vita semplice e con poche difficoltà. Riesce comunque a darci delle descrizioni ottimali dei vari metodi di revisione di vita disponibili. Percepisce il proprio ambiente come una “grande cupola piena di cristalli scintillanti”: «Stiamo continuando a parlare di quella vita». «Questa revisione comincia con l’inizio o con la fine della vita?» «Stiamo come esaminandola dall’inizio». «Come la esaminate?» «Abbiamo scelto di guardarla su un grande schermo». «Quali altre scelte avresti avuto?» «Avrei potuto scegliere di vederla telepaticamente, e avremmo potuto riviverla, fermandoci nei momenti opportuni». «Cosa ti ha fatto decidere di guardarla su uno schermo?» «Lo trovo più rilassante». «Hai mai scelto di riviverla?» «Sì». «Per quale motivo?» «In quell’occasione, gli aspetti fisici ed emotivi della vita che avevo appena vissuto erano molto importanti per la mia crescita spirituale.

C’erano alcuni grandi insegnamenti da trarre da quella vita, e dovevo integrarli in maniera opportuna nel mio sistema energetico». «OK, dimmi cosa accade di preciso nella revisione di questa vita?» «La stiamo guardando sullo schermo. Va davvero molto velocemente. Il mio Spirito Guida mi chiede se è stata una vita buona e tranquilla». «Cosa rispondi?» «Sì. Sono veramente grata per aver avuto questa vita, è stata quasi come una vacanza». «Qual è stato lo scopo di questa vita?» «Riconnettersi con la natura, la pace e l’amore che è possibile sperimentare in forma fisica. Ma anche riuscire ad essere un canale puro e consapevole per convogliare le energie vibrazionali superiori». «Prova a riassumere brevemente cosa ti è successo». «Sono nata in una buona famiglia. Mia madre era una seguace della Wicca e mi insegnò le “pratiche” che poi io ho trasmesso a mia figlia e a mio figlio. Mio marito era un brav’uomo. Sono stata circondata da persone amorevoli, e mi sono goduta la vita di tutti i giorni. Mi sono piaciuti i miei rapporti e ho amato la mia famiglia. È stata una vita semplice, non agiata, né una vita piena di ricchezze e prestigio, ma era una vita priva di traumi e dolore». «Parlate con il tuo Spirito Guida della tristezza di lasciare le persone alla fine di quella vita?» «Non la sento ora. La tristezza era solo perché li ho amati davvero tanto. Mi è piaciuto vederli crescere e veder cambiare le loro vite, e vederli sbocciare nelle persone che erano destinate a essere. So che posso vedere tutto ciò da qui». Questo resoconto dà un altro importante monito a noi tutti, ricordandoci che le cose semplici della vita sono molto più appaganti delle ricchezze materiali e del potere. L’atteggiamento di Veronica verso gli amici e la famiglia, che si è lasciata dietro, è altrettanto esemplare, così come il loro atteggiamento nel lasciarla andare verso la morte con la loro benedizione. Una conferma dei tre metodi di revisione di Veronica - schermo, telepatia con la sua Guida o rivivere gli eventi – ce la fornisce Nadine Castelle: «Dovrei andare a rivedere quella vita… La mia Guida Anrian verrà con me… È una sala con dei tavoli, parecchia gente seduta e i tavoli sono lunghi… È una specie di camera concava, con anelli di luce che delimitano lo spazio… Si può vedere in qualsiasi modo si preferisca. Io la vedo

sottoforma di energia… Ci sono altre forme di energia che apprendono insegnamenti circa le proprie vite passate con la revisione di vita… Io sto facendo la mia da sola… Lo scopo è vedere se sono soddisfatta… Posso vederla sotto qualsiasi forma voglio che essa assuma. Posso rivedere la mia vita, o sentirla dentro di me, o collegarmi energicamente con quella vita, per vedere se è stata in linea con quelle che erano le mie intenzioni… La mia Guida è con me per assicurarsi che io sia nello spazio giusto, e aiutarmi in caso di bisogno. So se c’è qualcosa che avrei dovuto fare, che non corrispondeva alle mie intenzioni originali». Probabilmente è giusto ritenere che “rivisitare la vita così com’è stata” sia l’equivalente dello schermo di Veronica, che “sentire la vita” corrisponda a un riesame telepatico, e che “collegarsi energeticamente con la vita” sia equivalente a un riviverla pienamente. Nadine, in seguito, continua a parlare e rivela di non aver pienamente completato i suoi piani per quella vita da medico: «Ero in grado di risolvere le configurazioni energetiche dei corpi delle persone quando erano malate… Non mi era permesso dire cosa stavo facendo. In quella forma umana, non si conosce realmente ma ci si limita a sentire. Stavo facendo questo ma mancavano alcune informazioni e non era nelle mie intenzioni… Volevo invece realizzare pienamente le mie capacità… A volte l’energia negativa proveniente da una ferita rimaneva bloccata su di me e non sapevo più come eliminarla». Eccola di nuovo riferirsi ai vincoli energetici da parte dei suoi pazienti, che ha dovuto disperdere in fase di trapasso. Tuttavia, non è tanto la sua incapacità di evitarli in quella vita che sembra riguardarla ora, quanto il fatto di non essere stata in grado di utilizzare pienamente la conoscenza della sua anima su come funziona davvero la guarigione energetica. Termina poi la sua revisione con alcune indicazioni per il suo futuro lavoro sia nei regni della luce che in quelli fisici: «Ho bisogno di continuare a lavorare in futuro con la consapevolezza dei campi energetici e di come influenzino la materia fisica… Non c’era questa consapevolezza allora, e per questo ero confusa». La biblioteca dei libri della vita Nell’estratto precedente, Nadine ha già espressamente confermato che le anime possono scegliere di percepire l’ambiente circostante per la revisione della propria vita nel modo a loro più congeniale. Questo vale anche per

tutto ciò che accade nei regni della luce. L’ambientazione preferita da svariati soggetti è una biblioteca. Un buon esempio ci viene dato da Marta Petersen, regredita a una vita passata da giovane ragazza ebrea di Varsavia durante la Seconda Guerra Mondiale. Il suo riesame con la Guida Fallon inizia con la descrizione di una biblioteca: «Devo andare nel mio Studio a incontrare la mia Guida». «Descrivi com’è». «È molto appartato, ma non devo fare troppa strada se mi serve qualcosa. Sembra un’antica biblioteca greca, con grandi colonne esterne. È bianca e c’è una grande scalinata che conduce all’ingresso principale. Sembra avere un tetto, ma quando si è all’interno è possibile guardare il cielo». «Descrivi l’incontro con la tua Guida». «Mi viene incontro all’interno. Indossa una grande tunica bianca, come se nascondesse la propria energia. So che è per me». «Come si chiama la tua Guida?» «[Pausa] Qualcosa con la “m”. [Pausa] Non si riesce a pronunciare… Il suo soprannome è Fallon». «OK, allora dimmi cosa succede in questa revisione». «Scendiamo per un altro corridoio e stiamo andando a sederci in giardino, sotto l’albero, perché è qui che mi piace sedermi». Una caratteristica sempre presente nella descrizione delle biblioteche, come ambientazione per la revisione, è che esse contengono i “libri della vita”. Marta ora si gira verso il proprio libro, e ci rivela che possono animarsi come minischermi cinematografici: «Torno nella sala di lettura e c’è un libro che mi aspetta. Porta impresso il mio nome». «E di che cosa si tratta?» «Contiene le mie vecchie vite». «E come si fa a leggere questo libro?» «Il mio nome è scritto al contrario. Lo leggo da destra a sinistra». «Perché è così?» «Non so; e così che lo leggiamo». «Come funziona questo libro?» «Quando lo apro è come se ci fossero dei piccoli filmati, e devo solo concentrarmi su cosa voglio vedere e mi appare».

Mentre continua, scopriamo che il motivo per cui consulta il suo libro della vita è che vuole esaminare alcune trame, che hanno connesso molte delle sue vite passate, così come le loro implicazioni per la sua prossima vita: «Mi sto concentrando sul fatto di aver lavorato da sola per la maggior parte delle mie vite». «È stato problematico per te o è qualcosa che ti è piaciuto?» «Di solito mi piace, ma diventa un po’ solitario e penso sia tempo per me di lavorare più a contatto con gli altri, perché siamo più potenti quando lavoriamo insieme». «Hai finito con il libro adesso?» «Sì». «C’è qualche altra cosa che ti viene in mente?» «La prossima vita che avrò presenterà più sfide, e non sarà come quella che ho appena vissuto, dove ero lì per qualcun altro». «E conosci già gli aspetti sui quali vuoi lavorare?» «Voglio fare qualcosa di creativo con cui posso raggiungere una gran quantità di persone, perciò ho pensato alla pittura, ma la mia esperienza in quest’area non è così buona come con la musica». «Allora puoi raggiungere molte persone con la tua musica?» «L’ho già fatto prima. È quello che so fare meglio». Liz Kendry fornisce un resoconto un po’ più deprimente della sua revisione di vita in biblioteca con la sua Guida, Inka. Scopriamo infatti che, nonostante la sua longevità nella vita precedente, si è lasciata andare dopo la morte del suo amato marito: «Sono in una biblioteca enorme con un sacco di libri». «Chi è lì con te, siete solo tu ed Inka?» «Ci sono altre persone che girano, ma lui mi conduce a un tavolo e lì ci sediamo». «Come avviene questa revisione?» «Mi viene mostrata in uno dei libri. È quasi come un piccolo video dentro il libro, che riproduce alcune scene». «Bene, raccontami solo le scene riprodotte e la conversazione con Inka». «Rivedo la scena che scorre fino alla mia morte. Avevo rinunciato alla vita, rinunciato a imparare. Mi chiede se le cose avrebbero potuto andare diversamente».

«E tu cosa dici?» «Avrei potuto essere più attiva, più estroversa. Avrei potuto non compiangermi. Ho avuto la possibilità di vivere più nel presente, ma in quella fase stavo guardando più al futuro in attesa della morte. Questa revisione mi fa rivivere quella malinconia. Poi sfogliando il libro Inka torna indietro di qualche pagina. Ho avuto alcune occasioni, dopo la morte di mio marito, che non ho colto. Avrei potuto seguire i consigli di alcune persone. Avrei potuto prendere una strada diversa, che mi avrebbe aiutato a non essere così triste nei miei ultimi anni di vita». «Che cosa ti ha impedito di seguire questi consigli?» «Ero troppo presa dal dolore per la perdita di mio marito. Volevo solo credere di dover aspettare fin quando non lo avessi raggiunto. Non volevo credere di avere ancora una vita da vivere». «Il tuo Spirito Guida ti dispensa qualche consiglio a questo punto?» «Mi dice che era un’emozione umana del tutto normale da provare, ma sente che mi sono lasciata andare troppo». «E cosa ne pensi a livello spirituale?» «Sono d’accordo». «Ci sono altre scene che rivedi in questo libro?» «Torniamo indietro a momenti più sereni, quando i nostri figli erano piccoli, e a come abbiamo entrambi lavorato per allevarli, cercando di infondere loro valori come l’autostima e la fiducia». «E cosa dice Inka di questo?» «Mi sta lodando per il lavoro che ho fatto con i bambini, e per come questo li ha aiutati ad avere un buon punto di partenza nella loro vita. Mi sta mostrando altre scene in cui ho fatto lo stesso con altre persone. Questa è una delle mie competenze, dice». Alla fine di questa revisione, a Liz viene anche ricordato un evento meno importante. Questo costituisce un importante promemoria per noi che siamo tutti collegati fra noi in quanto parte della Fonte suprema: «Mi dice che avrei potuto essere più gentile con una certa persona, che proprio non mi piaceva, e non ce n’era alcun motivo. Mi sta mostrando come siamo tutti connessi gli uni agli altri». Questo è anche uno dei pochi casi in cui un soggetto compie una revisione di vita sia con la propria Guida che con gli Anziani. A breve

torneremo di nuovo sulla situazione di Liz per scoprire ulteriori informazioni. L’ultimo caso di revisione di vita ci viene da Liam Thompson, che la sperimenta in due parti. La prima inizia precocemente, durante il trapasso e prima del processo di guarigione. Essa riguarda il suicidio nella sua ultima vita, che lo rende un caso davvero interessante, perché un certo numero di pionieri della ricerca sull’Intervita concorda sul fatto che questo sembra essere l’unico gesto considerato negativamente persino nei regni della luce. Egli riferisce subito di star lasciando il suo corpo, mentre incontra il suo Spirito Guida che sta “scuotendo la testa disgustato”. La sua preoccupazione sembra ancor più giustificata quando scopriamo che questo fa parte di uno schema ripetuto, portato avanti anche nella sua vita attuale: «Devo andare a parlare di quello che è successo. Di nuovo. Lo rifaccio sempre». «Sai chi è che stai per incontrare?» «Il mio Spirito Guida. È in piedi con le braccia incrociate e scuote la testa. Sono come un piccolo alunno e lui è l’insegnante. Ha una lunga barba e una lunga tunica bianca. È pieno di amore e calore ma, allo stesso tempo, è severo. È stato la mia Guida per svariate vite». «Ti parla telepaticamente?» «Sì, cioè, è più che telepatia, sono pure sensazioni, è tutto. Posso leggere la sua mente e lui può leggere la mia. Tranne che per il fatto che lui può nascondermi delle cose. Io sto ancora imparando a farlo». «Dimmi cosa succede in questa revisione». «Mi chiede perché trovo sempre una facile scappatoia. Ho un problema nell’affrontare le difficoltà della vita». «Cosa dici?» «Non mi arrabbio, ma deve capire che ho bisogno di una vita più facile adesso. Sono stanco di vivere queste vite così difficili». «Ti dà qualche consiglio?» «Mi dice che devo smettere di riflettere troppo su tutto. Devo solo imparare a vivere, invece di essere così introverso. Devo fare esperienza del mondo intorno a me, piuttosto che concentrarmi solo su quanto avviene dentro di me. Sono il mio peggior nemico. Qualunque cosa sento dentro di me, la proietto su quello che mi circonda. La maggior parte delle situazioni non sono poi così male come sembrano, ma io sembro renderle più complicate».

«La tua Guida ti dice qualcos’altro a questo punto?» «Sa che ho bisogno di un po’ di riposo». «Ha qualcosa da dire sul fatto che ti sei suicidato?» «Nelle ultime due vite ho fatto proprio la stessa cosa, per cui non intende ripetersi». «Adesso la tua Guida sta proiettando informazioni su di te a proposito di quelle vite, per aiutarti a capirne gli schemi?» «Sì e sta proiettando anche amore». «Chiedigli di rivedere le due vite precedenti, dove hai finito per suicidarti». «[Bisbiglia fra sé] Non posso dire di più, perché sono nella stessa situazione adesso anche in questa vita [attuale]. Ho bisogno d’imparare per conto mio». Il suicidio è a quanto pare una delle situazioni peggiori che si possa affrontare nei regni della luce, a meno che non si riferisca a una grave malattia. Tuttavia, questo racconto può difficilmente essere definito un giudizio severo dall’Alto. Nonostante la sua schiettezza, lo Spirito Guida di Liam si presenta amorevole e pieno di attenzioni per lui, ed è anche desideroso di aiutarlo. Un altro fatto interessante è che questa rievocazione di alcuni particolari della conversazione originale sia censurata, perché il soggetto sta affrontando la stessa situazione nella sua vita attuale. Il secondo aspetto della revisione di Liam è una sessione più formale, che avviene dopo il processo di guarigione e la riunione iniziale con il suo gruppo di anime, nella quale anche lui sfoglia il suo libro della vita. In questa Intervita, definisce l’ambiente come delle “sale di apprendimento” anziché una biblioteca. Qui risulta ancora più evidente come la sua Guida stia bloccando alcune importanti informazioni affinché non emergano alla mente cosciente: «Mi trovo nelle sale, sto imparando, studiando, sfogliando i libri della vita. Sono con la mia Guida e devo parlare di alcune cose più dettagliatamente». «Guardati intorno e dimmi com’è questo luogo». «È in stile greco, con colonne di marmo. È grande, gigantesco! E scintilla». «Che cosa stai facendo in questo luogo?»

«Sono seduto ad un tavolo. La mia Guida è di fronte a me. Stiamo ripercorrendo gli eventi che mi hanno condotto all’autolesionismo nella mia ultima vita, e li ricolleghiamo anche alle vite precedenti». «Puoi darmi qualche dettaglio in più?» «Non riesco. Come ho detto prima, è perché mi trovo nella stessa situazione nella vita attuale. Devo cercare di sistemare le cose da solo». «OK, e poi cosa succede?». «So che all’epoca abbiamo trovato una soluzione. C’è sempre una soluzione, ma in questo momento non so quale sia». Il punto fondamentale qui è che Liam e la sua Guida, evidentemente, hanno provato a elaborare una soluzione al suo problema di suicidio nel corso della sua ultima Intervita, anche se nella rivisitazione non gli è concesso di conoscere precisamente quale essa sia. Ciò ha senso perché i soggetti raccontano la propria vita in termini di “apprendimento”. Come vedremo, durante l’Intervita vengono predisposti dei piani per ottimizzare questo processo. Tali piani non si ricordano a livello conscio fintanto che si è incarnati, perché farlo ridurrebbe consistentemente il potenziale di apprendimento. Soltanto intervenendo su diverse situazioni della nostra vita con assoluto libero arbitrio, facciamo esperienze utili. Revisioni di vita con gli Anziani La maggior parte dei pionieri degli studi sull’Intervita racconta che in un certo momento durante la regressione i pazienti incontrano gruppi di spiriti evoluti oltre la necessità di reincarnarsi. I nomi loro attribuiti sono “Consiglio” o “Anziani”. I soggetti fanno riferimento a questi nomi, ma li chiamano anche “Superiori”, “Sapienti” o “Maestri di Luce”. Nelle esperienze regressive non viene usato sempre lo stesso nome, così per comodità, nelle narrazioni sono tutti stati denominati gli “Anziani”. Essi vengono sempre descritti come entità gentili e amorevoli, che non esprimono alcun giudizio. Solo due dei soggetti non menzionano affatto gli Anziani né nel contesto della revisione di vita né in quello della pianificazione. Per coloro che sperimentano un riesame della vita passata con gli Anziani, è presente lo Spirito Guida, anche se spesso si rivela piuttosto passivo e in veste di osservatore. Questa presenza si spiega perché la Guida sarà stata coinvolta nella precedente pianificazione della vita oggetto di esame. Occorre comunque ricordare che si tratta qui di un campione di quindici casi. Di

solito, le anime più esperte hanno minor bisogno del supporto della Guida rispetto alle anime più giovani. Infatti, alcune anime esperte non hanno alcun bisogno della presenza della loro Guida. Come ci siamo ormai abituati ad aspettarci, questi incontri sono percepiti all’interno di un ambiente che assume qualsiasi forma venga scelta dall’anima. Wendy Simpson, uno dei soggetti senza conoscenza pregressa sull’Intervita, descrive il suo incontro con gli Anziani. Ricordiamo qui la sua vita passata come vecchio nel deserto, con l’esperienza del tunnel dopo la morte. Questa revisione è insolita, in quanto li incontra subito dopo il trapasso, prima ancora di avere ricevuto trattamenti di guarigione: «È come se fossi guidata. So che mi attende una fase di apprendimento. Sono in presenza di tre entità luminose». «Sai come chiamarli?» «Ho la sensazione che siano “Maestri di Luce”». «Cosa ti comunicano?» «Sono molto affettuosi. È come se mi stessero mostrando le lezioni e le esperienze di ciò che è stata quella vita». «Quali sono?» «Difficoltà e il non capire le persone, il modo in cui ho trattato chi è venuto in contatto con me. Devo essere più comprensiva e amorevole». Le viene chiesto se questo fa parte di un qualche schema, e gli Anziani le rivelano che ha avuto una serie di vite passate in cui ha lavorato sullo stesso tema di come trattava gli altri: «La prima sembra una donna povera, credo che si trovi sempre in una zona deserta, ed è piuttosto grassa. Ho la sensazione che sia avida e protettiva. Ci sono due bambini con lei. Ha dovuto lottare per ogni cosa ed è molto povera». «Com’è raccontata quella vita?» «Penso sia il modo in cui tratta le persone. Dà la sensazione di essere un po’ aggressiva». «E la vita seguente?» «È in un’altra parte del mondo. La Spagna. È sempre una donna grossa, con un panno di lana scuro sulla testa. Ha molti bambini che la circondano, e la sento gridare parecchio. È brava con i bambini, ma tende a passare il suo tempo in famiglia e non incontra altre persone». «In che modo si collega al tema su cui hai lavorato?»

«C’è un bel po’ di aggressività in lei, ed è piuttosto materialista verso la sua famiglia. È anche per il suo modo di comunicare, e di nuovo per come tratta gli altri. È troppo fredda e distante». Il lettore ricorderà che il problema di Jack Hammond nella sua vita da giovane soldato della Seconda Guerra Mondiale, rivelato inizialmente dal suo comitato d’accoglienza con uno scherzo in maschera, aveva a che vedere con il proprio ego. Quando incontra gli Anziani, scopriamo che anche lui ha un problema che si ripete sul modo in cui tratta gli altri. Ciò è accaduto nelle vite precedenti e deve lavorarci su anche in questa vita: «Ci sono tre persone dietro a una scrivania, e siedo di fronte a loro. Mi sento bene. È una cosa seria ma non c’è severità. È come se dovessi raccontarmi, ma non per quello di cui ho fatto esperienza in vita. È una cosa benevola. Credo mi stiano esaminando… Sento che ci sono state cose che avrei potuto fare in quella vita, anche se è stata breve. Ho avuto delle opportunità, ma non le mai ho colte… Di essere più prodigo, affettuoso, una persona migliore, più gentile. Sento che c’è come una disapprovazione verso di me, perché ho avuto delle opportunità e ho fatto le stesse cose che ho fatto prima nelle altre vite. Disapprovazione è forse una parola troppo forte… È come un doppio smacco. Quando ho aiutato il mio amico mentre stavo morendo, ho mostrato di sapere donare me stesso, così come avrei dovuto fare con le altre opportunità prima di questa. Penso di essere stato solitario, una persona piuttosto isolata intorno ai vent’anni. Dovevo imparare a essere più generoso, ma non è successo se non nel momento della morte… In questa vita devo continuare a imparare ad amare, a non essere così distaccato, a dare. È come se dovessi essere io il primo a dare, se voglio questo contatto, questa vicinanza. È come se mi aspettassi di ricevere senza dover dare niente in cambio». Al contrario, Liz Kendry incontra gli Anziani subito dopo il riesame preliminare con la sua Guida, di cui abbiamo parlato prima. Il suo Spirito Guida, Inka, la raggiunge ma, invece di essere un mero osservatore, l’aiuta parlando della sua vita passata agli Anziani. Questi le ricordano che questa non è la prima volta che ha rinunciato a vivere, dopo la morte del marito: «Devo andare a vedere gli Anziani. Inka mi fa strada e farà un riassunto per loro». «Prima di cominciare con questo, descrivimi il luogo in cui ti trovi». «È una specie di stanza circolare, con un tetto a cupola e delle pareti bianche. C’è una sorta di croce in rilievo sul pavimento, che sembra fatta di

marmo. In realtà è un piccolo rialzo che attraversa l’intera stanza». «Quanti spiriti di luce riesci a vedere?» «Sei… Sono seduti. Sembra esserci una particolare attenzione solo su uno di essi, gli altri non hanno intenzione di parlare». «OK, allo descrivi questo spirito». «Ha i capelli bianchi, la barba bianca e una tunica bianca. Luminosi occhi azzurri e la forma del naso arrotondata. Ha un viso molto gentile, e sta cercando di farmi sentire a mio agio. Sono preoccupata perché negli ultimi dieci anni o giù di lì della mia vita non ho veramente vissuto, stavo sprecando la mia vita ed è già successo prima». «Quante volte è successo prima?» «Tre». «È lo stesso tipo di situazione di quando hai avuto un attaccamento a una persona cara?» «Sì, è sempre per la morte di mio marito, e poi sento che non ho più voglia di vivere». «Cosa ti dice lo spirito di luce?» «Dice che mi aiuteranno di più la prossima volta. Me lo faranno sapere tramite altre persone o la mia coscienza, che non moriamo quando muoiono i nostri corpi, così non sentirò quella perdita come nelle vite precedenti». Forse la revisione con gli Anziani più dettagliata e significativa ci viene da Laura Harper. È con la sua Guida, Iscanara, e inizia con alcuni particolari interessanti sull’atmosfera: «Descrivi dove vai con Iscanara». «Mi porta a vedere il Consiglio dei Saggi. Ci stiamo avvicinando a un tempio rotondo, fatto di pietra giallo oro, con una porta». «Entri nel tempio?» «Sì, e c’è un corridoio lungo, molto stretto, che conduce a questa grande sala circolare». «Dimmi, cosa vedi?» «Ha un soffitto a cupola che sembra fatto di un involucro sottile e permeabile alla luce. Vedo tre Saggi. Sono vestiti di mantelli di velluto color porpora cupo, con le guarnizioni in oro». «Iscanara è con te?» «Ha fatto un passo indietro. È ora alle mie spalle». «Una di queste figure si rivolge a te?»

«[Ride] In realtà sembra che siano andati a una festa, sono davvero buffi». «Descrivi le espressioni facciali di quello che è più in vista». «Quello in mezzo ha degli occhi sorridenti e incredibilmente vivi, che si fondono quasi completamente col suo sorriso». «Dimmi cosa accade». «Ci si sente come se la vitalità di questa stanza derivi dal semplice suono delle risate. Mi viene detto di rilassarmi e tornare a ridere. Credo che mi aspettassi di entrare qui e trovare un luogo sacro e sublime, invece è pieno di risate, letizia e una specie di sapere prezioso. È gioia. È grazia, l’essenza del vivere. È essere. È amare. In realtà è amore». Qui le chiedo perché hanno scelto di mostrarle un’atmosfera così gioiosa: «Perché mi prendevo troppo sul serio. Cerco persino di farlo qui adesso… Capisco che è molto lodevole essere disciplinati e seri, ma non necessario. Bisogna essere spensierati per incarnare la luce. Per essere un essere di luce che lavora nella luce. Sapersi anche prendere alla leggera. Hanno anche un messaggio per me sull’odio. Dicono che è una carica di luce intensa, con l’interpretazione sbagliata. Etichettandolo come odio diventa un’arma, come una spada, una lama a doppio taglio. Mi stanno dicendo di distendermi in modo che il mio essere possa viverlo come gioia». Questo passaggio sul trasformare le emozioni negative in gioia è qualcosa che forse riguarda un po’ tutti noi. Poi prosegue con gli Anziani all’interno della biblioteca, dove viene aiutata a scoprire la causa del proprio odio nell’ambito di molte vite precedenti: «Prendono questo volume. L’immagine che vedo in questo momento è una specie di esercito, come dei centurioni in marcia. Sono guerrieri che marciano con elmi di metallo aderenti, e vedo che io sono a terra e mi stanno calpestando senza pietà. Come donne senza difese, siamo schiacciate da questo meccanismo ostinato di uomini guerrieri… Ci sono anche dei bambini. Anch’essi sono calpestati… Il mio cuore vive questa esperienza con amore e dolore per i miei figli e per tutti gli altri, sai? Restringere i sentimenti ad un senso di odio mi vincola a quella situazione. Se si rimane rigidi come una punta affilata, allora l’odio si concentra in quella punta e diventa un’arma. Se invece si allentano le tensioni e ci si espande, il cuore si trova davanti i volti dell’amore… Mi viene mostrato che reagire combattendo non ha senso. È come una lama assetata di sangue… La mia sensazione è che il messaggio sia un invito a espandersi, nel centro, nel

cuore, per aprirsi. Aprirsi e ancora aprirsi. È quasi come se in quel modo un colpo ti attraversa senza arrecare danni. Apriti. Rimani aperta e poi è un tocco di gioia». Laura aveva precisato prima della sua sessione che voleva capire una questione nella sua vita attuale. Si tratta qui di preoccupazioni riguardo al fatto di essere aggrediti dagli altri e di sentimenti di paura e vergogna, quando parla a piccoli gruppi: «Sì. Dicono che è lo stesso, ma è un ricordo di vita diverso, che implica la paura e la vergogna di essere lapidata a morte. È in pratica la stessa cosa di sentire gli stivali dei soldati che ci schiacciavano. Ha lo stesso effetto. È come fronteggiare inermi una forza dura e avversa… Ha tutto a che fare con l’arrendersi e lasciare andare qualunque resistenza. Stanno cercando di mostrarmi che anche l’attacco più brutale può essere avvertito come una carezza d’amore. Ogni lama, proiettile, arma o bomba. Sentirsi attaccati è un fatto dovuto al mio ego che vuole interferire con il viaggio di un’altra anima. Il percorso per la mia anima è apprendere, arrendersi e svuotarsi. Ogni arma che sembra nuocere rappresenta in realtà il viaggio di chi perpetra l’atto, ed è solo la mia voglia d’interferire nel cammino di un’altra persona che trasforma tutto in sofferenza e ferita. Se voglio intromettermi nel viaggio dell’altra persona, allora percepirò il messaggio “mi hai fatto un torto”». Proseguendo, le viene chiesto se la vita passata che ha appena vissuto prima dell’Intervita, di un anziano che assisteva all’invasione della sua città, è in qualche modo anch’essa collegata a tutto questo: «Sì, perché avrei potuto interferire invece di arrendermi all’epoca. Può sembrare piuttosto passivo, quasi un chiamarsi fuori. Se mi fossi intromesso negli affari degli altri, perché le mie forze erano venute a mancare, avrei rovinato tutto… In realtà, quando la gente veniva su per la collina e stava per breve tempo sotto la mia ala, eravamo in grado di provare una specie di calma e una resa. È l’amore, è davvero l’amore che li avrebbe resi forti per qualsiasi evento futuro. Quindi in un certo senso è lo stesso. Riesco a vedere che mi sono data troppa importanza in passato, come se dicessi “Chi ha osato colpirmi? Come hanno osato? Devo fargli vedere quanto hanno sbagliato”, ma questo è ancora interferire». Questa sessione estremamente significativa e si conclude con qualche consiglio da parte di un altro fra gli Anziani di Laura, che lei percepisce come entità femminile:

«Lei dice “sii conciliante”. Quando cedi e fai il vuoto dentro di te, diventi un propagatore di luce molto più limpido. Se siamo sempre più vuoti, possiamo condurre una carica maggiore, senza impedimenti. Mi stanno mostrando che anche una palla di cannone può trapassarmi il petto senza farmi del male, se conservo questa cedevolezza. Se mi portano via la forza vitale, ho l’opportunità di reintegrarla e tornare in un altro tempo e in un altro luogo». Riassumendo dunque, mentre le anime più evolute possono rivisitare la vita passata senza aiuto, più spesso è necessaria la presenza dello Spirito Guida o degli Anziani. Il loro ruolo è quello di aiutare a comprendere la vita passata. Come commenta Nadine Castelle, «La mia Guida è con me… per aiutarmi, se ne ho bisogno, ma io so se c’è qualcosa che avrei dovuto fare che non corrisponde alle mie intenzioni iniziali». Spesso possiamo essere i nostri peggiori giudici e occorre farci ricordare quello che abbiamo invece realizzato, come riferisce Liz Kendry: «Mi sta lodando per il lavoro svolto… mostrandomi altre scene… è una delle mie capacità, dice». Ogni area che non è realizzata pone le basi per il successivo piano di vita, come Jack Hammond conclude velocemente: «Dovevo imparare a non essere così riservato ma è successo solo alla fine… Devo continuare ad apprendere». La conoscenza della vita passata e la sua revisione permettono di comprendere temi e insegnamenti a livello delle mente cosciente di una persona. Spesso questi sono aspetti che non vengono colti completamente nella vita che si sta vivendo. Una volta accettati e integrati, vi è una maggiore prospettiva di guarigione e di crescita spirituale.

CAPITOLO

4

I gruppi di anime Sii pane ben cotto e signore della tavola. Vieni e lascia che tu sia servito ai tuoi fratelli. Sei stato fonte di dolore, oggi sarai la gioia. Jelaluddin Rumi, mistico Sufi, XIII secolo L’idea che ognuno di noi abbia delle anima compagne e che condivida con loro un legame speciale nel corso delle varie vite ha avuto ampia risonanza negli ultimi decenni. I precursori della regressione all’Intervita riconoscono universalmente questa idea, in particolare quella che tutte le anime sembrano appartenere a un gruppo affiatato. Di fatto, tutti i nostri soggetti l’hanno confermata, fatta eccezione per uno, che non ha descritto l’esperienza. Ciò non significa certo che questo soggetto sia senza un gruppo di anime. Potrebbe non esserci stata alcuna interazione con il gruppo di anime in quella intervita, oppure quell’esperienza non ha avuto rilevanza. Il numero di anime per gruppo segnalato dai soggetti è sintetizzato nella seguente tabella: N. di anime N. di soggetti Percentuale Da 1 a 5 2 15% Da 6 a 10 5 38% Da 11 a 15 4 31% Da 16 a 20 1 8% Da 21 a 30 1 8% Per ottimizzare il beneficio terapeutico di una regressione all’Intervita, ai pazienti è in genere chiesto quali membri del gruppo di anime essi riconoscono nella vita passata e anche in quella attuale. Un simile approccio è stato anche applicato ai soggetti che li hanno riconosciuti, con o senza

sollecitazione. In alcune occasioni il metodo è stato esteso chiedendo delle anime compagne che non avevano ancora incontrato nella loro vita attuale, ma che avrebbero incontrato in futuro. A volte questa informazione è pervenuta, altre volte veniva bloccata. Scoprire una quantità eccessiva d’informazioni a livello conscio potrebbe influire sul libero arbitrio del soggetto. Le anime compagne riconosciute dai soggetti provenivano da membri della famiglia quali nonni, genitori, fratelli e sorelle o figli. In altri casi erano riconosciuti come amici o altri conoscenti. I loro ruoli e rapporti con il soggetto cambiano spesso da una vita all’altra. Qualche volta erano lì per supportare e aiutare e in altre occasioni svolgevano il ruolo di attori per apportare qualche forma di apprendimento. Le inclusioni o le omissioni nella composizione del gruppo di anime sono spesso una sorpresa per il soggetto. Ad esempio, partner di lunga data o coniugi e familiari stretti non sono sempre presentati come anime compagne. Un aspetto specifico dell’attività del gruppo di anime implica la pianificazione comune per la vita successiva e sarà trattato più avanti. Qui l’accento è posto in modo più generale sulle caratteristiche e le attività dei gruppi di anime e sulle interazioni dei loro membri. Le anima compagne L’incontro con le anima compagne avviene di solito dopo la fase della guarigione, e prima o dopo un qualche tipo di rivisitazione della propria vita. Abbiamo comunque già visto che Jack Hammond ha incontrato le sue sei anime compagne durante il trapasso e, dopo la sua revisione di vita, è tornato al suo gruppo per apprendere di più sulla propria riservatezza e per comprendere lo scherzo che gli era stato fatto. Questa volta riconosce persone della sua vita precedente di giovane soldato: «Voglio andarmene via e stare da solo a contemplare, ma m’incalzano, e sento che Garth ha qualcosa a che fare con questo, con l’andare e lo stare con la gente. Non stare così in disparte, come un solitario. Ah, capisco, tornare a vedere gli altri. Ecco di cosa si tratta, è questo il loro scherzo. Sembravano misteriosi e distaccati. Ognuno sta tentando la sua nei miei confronti per elargirmi questo insegnamento… È come se stessero dicendo “Vedi, capisci?” e “Vieni a stare con noi, impara a dare”. Ora tocca a me. Sto dicendo a mia mamma e a mio papà che avrebbero potuto aiutarmi, dare

di più. Lo stesso vale per una o due delle altre anime… Sembra essere una cosa abbastanza importante in questo gruppo. Abbiamo un compito principale, che ha a che fare con l’apertura e il dare, e non solo aspettarsi qualcosa dagli altri. Imparare a lasciarsi andare e le cose accadranno. In un modo o nell’altro, tutti lottiamo per questo, ad eccezione forse di mia nonna. Lei sembra un essere così amabile e buona. Quasi come fosse la matriarca che dice “Su, figlioli, ce la faremo tutti”, come se avesse già raggiunto il livello più alto… Quando dico che loro tentano di far qualcosa nei miei confronti e io nei loro, lo dico senza una punta di malizia o altro. È come poter esprimere un determinato pensiero o dire quelle parole, ed è tutto dato e accettato con amore. È come un “OK, va bene così”». Quest’ultima osservazione di Jack è importante. Quando le anime si riuniscono con il loro gruppo ci sono problemi complessi della vita più recente che devono essere condivisi e analizzati. È chiaro qui che la sincerità totale è sempre accompagnata da un amore illimitato, proprio come per la revisione ad opera della Guida o degli Anziani. Non vi è alcun senso di severità o critica, e sicuramente non di giudizio. Abbiamo visto che Lisbet Halvorsen era poco soddisfatta della vita da mercante di schiavi che aveva appena condotto, e anche lei fa bene il punto della situazione: «Riconosco il mio gruppo di anime, ci capiamo bene. Di solito quando ci riuniamo siamo felici e a cuor leggero, ma questa volta l’atmosfera è più seria, per la vita che ho appena condotto. Ma mi accolgono comunque con amore e compassione». La maggior parte delle anime racconta che il ricongiungimento con il proprio gruppo è pura felicità, e che vengono fatti tutti gli sforzi possibili per dare il benvenuto all’anima del defunto. Infatti, durante le ultime fasi della sua esperienza di Intervita, Nadine Castelle ci dice che deve fare ritorno al suo gruppo perché stanno “organizzando una festa per qualcuno che è appena tornato”. Nonostante la sua minima conoscenza pregressa dell’argomento, Veronica Perry nelle sua prima sessione ci fornisce un eccellente resoconto spontaneo sulla gioia per essersi riunita alle sue venti anime compagne. Di queste, ne riconosce quindici nella sua vita attuale: «Sto per incontrare il mio gruppo… Sono così contenta di vederli tutti. Siamo tutti davvero contenti di rivederci… Si percepiscono così tanta felicità e affetto, come se ci si divertisse e si ridesse con gioia e amore. È semplicemente travolgente… Si fanno un sacco di battute. Ci salutiamo tutti e ognuno sa cosa sta pensando l’altro… È come se stessimo tutti

rimettendoci in pari e aggiornandoci su ciò che abbiamo fatto, e serve solo una frazione di secondo per far rivivere tutti quei pensieri e quelle immagini». Parlando dello stesso argomento, mentre Liz Kendry è lieta di riunirsi con le sue sei anime compagne, è particolarmente contenta di ricongiungersi con suo marito, morto prima di lei nella sua ultima vita: «Sento il loro amore e calore e la loro energia che si avvolge attorno alla mia. Sono tutti contenti di vedermi… È di grande conforto. Mi sono resa conto che non ho lasciato andare mio marito, è come se stessimo tenendoci per mano per tutto il tempo… Non voglio staccarmi da lui». In effetti, questo stesso spirito ha svolto il ruolo di suo marito in ognuna delle vite in cui ha dovuto affrontare il problema di aver perso l’interesse per la vita dopo la sua morte. Questo raro esempio di due anime con lo stesso rapporto che ricorre per varie vite è forse il più prossimo all’idea che si possa avere di un’anima compagna davvero speciale, forse addirittura un’anima gemella. Per quanto questa visione sia allettante, questo fatto sembra accadere solo quando si verifica un problema cronico che va risolto. Le anime più esperte tendono a operare insieme al loro gruppo e talvolta anche con membri di altri gruppi. Dopo questo ricongiungimento iniziale, Liz si allontana per la propria revisione di vita, prima di raggiungere il proprio gruppo di anime. A questo punto riferisce che “parliamo della nostra ultima vita, e ci confrontiamo su chi ha fatto cosa e su come avremmo potuto migliorare”. Quando Lisbet Halvorsen ritorna al suo gruppo, più tardi nella sua sessione, descrive come “discutono di cose importanti, di cosa abbiamo fatto e che faremo, pianifichiamo”, mentre Katja Eisler ci informa che il suo gruppo “condivide le informazioni sulle difficoltà che si incontrano nella vita fisica”. In tal modo è chiaro che questo tipo di scambi costituisce la base principale dell’interazione di gruppo fra le anime, dopo che si sono placate la pura felicità e l’eccitazione del primo incontro. Magnus Bergen è un altro soggetto privo di conoscenze pregresse sull’Intervita, che incontra il suo gruppo e solleva una questione nuova e interessante, quella dei membri del gruppo che sono assenti: «È come se incontrassi delle persone che conoscevo prima, un gruppo di anime». «Quante sono?»

«Dovrò chiedere loro di mettersi in fila [pausa mentre conta]. Tredici o quindici, ma non sono tutte qui». «Come fai a sapere che ne mancano?» «Lo so e basta». «Come ci si sente in loro presenza?» «Mi sento come a casa qui. Hanno il sorriso sulle labbra. È proprio bello essere qui, senza che ci si aspetti niente da me, o ci sia qualcosa di male». Il resoconto di Liam Thompson circa il proprio incontro con gli altri sette membri del suo gruppo di anime è molto bello e ci dà ulteriori particolari sugli amici assenti: «Vado a incontrare il mio gruppo». «Quanti ne vedi?» «Sette». «E come si mostrano a te?» «Come energie». «Guarda i loro colori e dimmi quali sono». «Sono di colore bianco e blu. Sono tutti più avanti di me». «Che cosa provi?» «É come essere tornati a casa. Sono contento di essere di nuovo qui. Ci riuniamo tutti ed è come un grande abbraccio di energia. Sono tutti contenti di vedermi, e anch’io sono molto felice di vedere tutti loro. Ce n’è uno che è ancora in vita». «Non partecipa a questo abbraccio?» «No. Ha lasciato solo una piccola quantità di energia7, che è davvero in uno stato letargico. Non ci si può davvero fare nulla». Soffermandoci su questa questione delle anime incarnate, Newton suggerisce che nei regni della luce esse tendono a essere percepite come relativamente inattive, come in uno stato di sopore. Qui Liam introduce una questione importante, ovvero che questo avvenga solo se hanno preso con sé quasi tutto il carico della propria energia. Quelle che invece si lasciano alle spalle una parte consistente di energia nei regni della luce, possono rimanere abbastanza attive. Ciò consente ai soggetti di riconoscere e interagire regolarmente con le anime compagne che sono ancora incarnate in questa vita durante la sessione regressiva all’Intervita. Proseguiamo con Liam: «Guardale una per una e dimmi se ne vedi qualcuna che riconosci».

«Ce n’è una che riconosco, anzi due». «Dimmi come si chiamano». «Ci sono anche Jamie e mia mamma in questa vita. Lei è di solito mia mamma. È molto materna e premurosa». «Riconosci qualcun altro?» «Rose. Uhm». «Rose è incarnata ora?» «Sì». «È in grado di comunicare con te circa un eventuale impegno su cui potreste lavorare insieme?» «No, non ci siamo ancora conosciuti». Si accorge che una delle anime è Rose, la ragazza di cui si è innamorato in Irlanda nella sua vita passata. Ella si era rifiutata di scappare con lui e questo aveva contribuito al suo suicidio. Quando gli viene chiesto se Rose può rivelargli un suo eventuale ruolo nella vita attuale, ancora una volta i suoi blocchi emotivi sembrano avere la meglio, e risponde “No, non ci siamo ancora incontrati”. Al contrario, quando Lene Haugland s’imbatte nel suo gruppo di anime, nel capitolo che segue, le sono date alcune informazioni su persone che deve ancora incontrare in questa vita. A quanto pare tutti loro saranno in altre parti del mondo. L’esperienza dell’anima Liam continua descrivendo la destrezza che le sue anime compagne dimostrano in relazione al problema cronico rappresentato dai suoi suicidi: «Mi stanno prendendo in giro. Sono tutti molto scherzosi riguardo al fatto che l’ho fatto di nuovo. Dicono che sta diventando ripetitivo, ma allo stesso tempo le loro canzonature hanno anche un tono di serietà. Sanno che ho bisogno di rimettermi in pari con loro e non vogliono farmi rimanere indietro». «Se non ti rimetti in pari con loro, questo cosa significherà?» «Che dovrò andare in un altro gruppo». «Su quale aspetto stai lavorando in questo momento?» «Sto lavorando su me stesso. La mia autostima, la fiducia in me stesso. Ho bisogno di capire che io sono la persona più importante della mia vita. Devo acquisire il mio amor proprio». Il racconto di Liam sul rischio di “rimanere indietro” rispetto agli altri membri del proprio gruppo solleva l’importante questione del livello di

esperienza di un’anima. I membri di qualsiasi gruppo tendono a trovarsi a uno stesso livello. Ne consegue che gruppi diversi saranno a livelli diversi, in base a fattori quali il numero di vite che avranno vissuto. Siccome tutte le anime impareranno lezioni particolari più in fretta o più lentamente di altre, ci potrà essere un momento in cui un’anima dovrà lasciare il proprio gruppo per andare in un altro. Il tipo d’incarnazione che una persona vive non dà alcuna indicazione circa il suo livello di evoluzione. Alle volte le anime più esperte possono scegliere deliberatamente le vite più faticose e misere. Newton ha individuato come il colore dell’energia spirituale evidenzi un sistema di classificazione delle anime, da “principianti” ad “avanzate”. Descrive un colore grigiastro per le anime più giovani, attraverso una gamma di colori tra cui il giallo, l’arancio e le tonalità del verde fino al viola, per quelle più evolute. Questa conoscenza può essere utilizzata per identificare i membri del gruppo di anime in un’Intervita, perché avranno colori energetici simili. Liam ne dà conferma quando incontra il suo gruppo di anime e tutti hanno i colori energetici “bianco e blu”. Né l’autore del presente libro, né molti altri terapeuti dell’Intervita sono particolarmente inclini a enfatizzare l’importanza di fare domande circa il colore dell’anima per stabilirne i progressi. E questo perché è facile prevedere un elitarismo spirituale da parte dei pazienti, oltre a generare una forma di eccessiva semplificazione. Ad esempio, Magnus Bergen, senza alcuna conoscenza precedente sull’Intervita, fa un’osservazione interessante quando racconta che i colori giallo e verde, che percepisce maggiormente nel proprio nucleo energetico durante il processo di guarigione, rappresentano “il suo bagaglio di esperienze”. Poi, quando gli viene chiesto il motivo per cui questo colore è cambiato quando è con il suo gruppo di anime, risponde: «Non è la mia anima che è blu: questa è solo la forma che tutti noi abbiamo quando sono insieme a queste altre anime». Almeno in alcune occasioni, sembra che questi colori possano rappresentare emozioni e stati d’animo che possono cambiare a seconda delle circostanze, piuttosto che rappresentare sempre un livello evolutivo. Le dinamiche di gruppo I gruppi di anime tendono ad avere un tema su cui tutti i membri stanno lavorando insieme. Abbiamo visto, per esempio, che il gruppo di Jack Hammond svolge “un compito importante, che ha a che fare con l’apertura

e il dare”, e questo può essere definito come un insegnamento di natura emozionale. D’altra parte, il tema può anche essere lo sviluppo di una competenza specialistica come la guarigione. Qualunque sia questo tema, sembra che i gruppi di anime vengano periodicamente sciolti quando la maggioranza dei loro membri sono pronti a passare ad altre aree. Ad alcuni soggetti è stato chiesto di fornire informazioni sul numero di vite che hanno passato con il loro attuale gruppo di anime. In genere questo numero si estendeva da pochissime, perché il gruppo era relativamente nuovo, fino a quasi cento vite. Nonostante non abbia una conoscenza pregressa sull’Intervita, Magnus Bergen ci ha dato ancora una volta una risposta affascinante: «Direi diciassette, ma non sono sicuro di come descrivere queste vite, perché non sono sempre reincarnazioni. Facciamo anche altre attività». Sembra qui che Magnus si riferisca alla possibilità di alcune anime di evolversi nei regni spirituali invece che attraverso un’incarnazione fisica. Di solito è un processo più lento perché nella forma corporea le emozioni possono essere vissute pienamente e hanno un ruolo davvero essenziale nello sviluppo spirituale. Marta Petersen ci parla di alcuni particolari interessanti sul cambiamento del gruppo di anime. Nel capitolo precedente abbiamo visto che, nella sua vita più recente di giovane donna durante la Seconda Guerra Mondiale a Varsavia, assisteva sua madre “armonizzando la sua energia”. La raggiungiamo mentre sta discutendo di questo con il suo gruppo: «È armonizzazione energetica». «Quante vite hai passato con questo gruppo?» «Ottantaquattro». «Tutte le vite sono state dedicate all’armonizzazione?» «Sì. Naturalmente ho ricevuto anche altri insegnamenti. Ero in un gruppo diverso prima di questo». «Qual è stato il tema di quel gruppo?» «Anche qui qualcosa a che fare con l’energia, ho lavorato molto con il misticismo». «Come hai fatto a sapere che era ora di lasciare quel gruppo?» «Ci siamo tutti divisi e abbiamo dovuto specializzarci in un altro aspetto». «È stata una tua scelta?» «È stata una nostra scelta, abbiamo sentito che era il momento di prendere strade diverse».

Se si considerano le dimensioni anche dei gruppi di anime più grandi rispetto al numero di persone che incontriamo nella vita, non c’è da stupirsi se talvolta facciamo programmi dettagliati per l’interazione nella vita incarnata con altri al di fuori del nostro gruppo diretto. Scopriremo più avanti che molti nostri soggetti riferiscono di fare esattamente questo, in particolare Lisbet Halvorsen, allorché discute dettagliatamente l’idea di una pianificazione d’interazioni più ampia. Ci riferisce anche che nessuna delle quattro anime presenti nel suo gruppo diretto era con lei nella sua vita passata o attuale, e che riconosce invece persone provenienti da un gruppo più vasto nel quale lei fa da Insegnante. In qualche misura tutto ciò conferma la proposta di Newton circa l’esistenza di gruppi secondari più grandi di anime, che lavorano insieme meno strettamente o frequentemente. Tuttavia, nonostante la conoscenza pregressa che alcuni soggetti avevano circa il lavoro di questo ricercatore, nessuno di essi menziona esplicitamente un raggruppamento secondario preciso, e ciò suggerisce che vi sia probabilmente un alto grado di fluidità in questo processo. Il lavoro con le anime appartenenti ad altri gruppi non si limita all’incarnarsi contemporaneamente. Nadine Castelle fornisce un esempio interessante di come le anime possano condividere il proprio sapere in modo più ampio, mentre si trovano nei regni della luce: «Sono con due anime di un altro gruppo. Ci stiamo dicendo quello che ci piacerebbe fare dopo, poiché abbiamo tutte gli stessi obiettivi, e vogliamo solo condividere la nostra conoscenza… Una di loro ha l’opportunità di esercitare la professione medica nella sua prossima vita, e io racconto la mia esperienza e loro si limitano ad assorbire le informazioni energetiche che ho portato con me, per potersi preparare meglio su cosa dovranno fare. Un’altra anima sta condividendo quello che farà nella vita successiva, la sua scelta nell’ambito di un certo tipo di arte strutturale che ha a che fare con le forme di energia dell’arte e con la sensazione di calore e risonanza derivanti da materiali particolari». Gli Spiriti Guida Abbiamo già acquisito un’idea abbastanza ragionevole circa la natura degli Spiriti Guida, ma vi sono altri aspetti che meritano un approfondimento. In primo luogo, quattro dei soggetti analizzati non hanno riportato di aver incontrato una figura di guida. Ciò non significa necessariamente che non ne hanno una, ma solo che tale aspetto della loro

esperienza di Intervita non rivestiva grande importanza per loro, o che non vi è stato alcun incontro. In secondo luogo, gli Spiriti Guida nei regni della luce possono mostrarsi nella loro forma normale come energia oppure in forma umana. Tutti gli undici soggetti che hanno incontrato il proprio Spirito Guida lo hanno percepito con sembianze umane, otto come entità maschile e tre come entità femminile. Un altro aspetto è la relazione fra i gruppi di anime e gli Spiriti Guida. Newton è il solo a parlare di questo aspetto con una certa profondità. Egli ipotizza che i membri di qualsiasi gruppo di anime condividono lo stesso Spirito Guida. Anche se non disponiamo di informazioni sufficienti da parte dei soggetti a conferma di questo, talora ho scoperto che non sempre è così. La domanda davvero affascinante qui è: che cosa accade quando un’anima cambia gruppo? Marta Petersen prosegue il suo racconto di passaggio dal suo gruppo precedente a uno nuovo, che le viene proposto: «Ero in un gruppo diverso prima di questo. Ci siamo tutti divisi e abbiamo dovuto specializzarci in un altro aspetto». «È stata una tua scelta?» «Sì, abbiamo sentito che era il momento di prendere strade diverse». «Continui a conservare lo stesso Spirito Guida?» «No, ho avuto una Guida diversa all’epoca». «Come hai scelto il tuo Spirito Guida?» «Avevo a disposizione scelte diverse nei vari gruppi, ma sentivo che questo gruppo e questa Guida mi sarebbero andati molto bene». «Allora la Guida e il gruppo sono abbinati?» «No, ma questo gruppo e questa Guida in particolare mi sono stati presentati come una scelta combinata». Una complessità derivante dalle attività di ricerca è la possibilità che soprattutto le anime più evolute possano avere più di una Guida, proprio come potrebbero lavorare con più di un gruppo. Nella sua prima sessione, Veronica Perry viene a quanto pare ricevuta da più Guide e Assistenti. «Vedo sette luci bellissime che vengono verso di me… Sono i miei Spiriti Guida che vengono a prendermi… Ho avuto altri spiriti di luce che mi hanno aiutata in varie cose. C’è un gruppo che supervisiona le tue scelte, le tue vite e il tuo apprendimento, e alcuni sono spinti a guidarti in diverse esperienze, oppure sei tu a essere attratto a loro». Il suo processo di guarigione è seguito da due “personaggi molto diversi”: uno è una Guida “scherzosa” e l’altro una figura piuttosto distaccata,

descritta come un “Insegnante”. Allude anche al fatto di potersi rivolgere ad altre Guide, quando ne sente il bisogno. Sembra quindi che l’assegnazione degli Spiriti Guida sia più fluida di quanto si pensasse in precedenza.

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Attività specialistiche Un istante è l’eternità. L’eternità è adesso. Quando si vede attraverso questo istante, si vede attraverso colui che vede. Wu-Men, Maestro Zen cinese, XIII secolo Il capitolo sulla revisione delle vite passate ha messo in evidenza gli insegnamenti emozionali che i soggetti stavano apprendendo. Laura lavorava su “odio e paura”, Liz sul “non rinunciare alla vita dopo la morte di una persona cara”. Lisbet stava lavorando sul “non essere connessa con i propri sentimenti”, Nadine imparava a “gestire l’energia negativa”, mentre Liam affrontava i propri suicidi ripetuti. L’ultimo capitolo sui gruppi di anime ha introdotto l’idea che i gruppi abbiano un tema emozionale che tutti i componenti stanno apprendendo. Il gruppo di Jack lavorava sull’“apertura e la prodigalità”, invece quello di Marta sull’“armonizzazione dell’energia”. Ora passiamo a un altro tema, che caratterizza alcuni gruppi di anime: l’apprendimento di una competenza specialistica. Guaritori, Guide e Insegnanti Abbiamo già esaminato dettagliatamente l’esperienza in cui David Stephen viene addestrato a diventare un Guaritore nei regni della luce. Passiamo ora a Lisbet Halvorsen, che usa la sua vita passata da mercante di schiavi per insegnare ad altre anime la propria esperienza. Questo caso suggerisce che in fondo non si sia poi trattato di una vita sprecata: «C’è come un gruppo di persone e io sono in piedi al centro, quasi stessi tenendo una conferenza… La stanza si presenta sotto forma di energia, ma sembra una platea, una specie di semicerchio quasi chiuso… Il luogo è stipato di gente, forse cento persone distribuite su dieci file… Sto parlando della facilità di commettere errori, prendendo ad esempio la mia vita passata… Mostro alcune immagini della mia vita e loro comprendono

com’è stata, il dolore delle altre persone, come è stato vivere come vivevo io, senza un legame con i miei sentimenti… È come se stessi mostrando tali immagini su un grande schermo: io penso a un fatto e loro lo vedono. È un buon modo di imparare… Speriamo che ricordino… Questo è il mio modo d’insegnare, condividere la mia esperienza… C’è un gruppo di tre o quattro anime esperte sopra di me, che mi dice che questo era uno dei modi in cui avrei potuto farlo … Adesso si dividono in piccoli gruppi, ne parlano e fanno esercizi, guardando vite diverse e possibili opportunità e soluzioni, mentre io mi limito a girare fra loro e aiutarli». Anche se qui viene descritto il lavoro specialistico di Lisbet come Insegnante, si tratta anche di un bellissimo esempio dell’apprendimento in aula, di cui parlano quasi tutti i pionieri della ricerca sull’Intervita. Esso conferma l’idea, discussa in precedenza, che le anime siano in grado di mettersi nei panni di chi hanno ferito. L’apprendimento può andare molto oltre la semplice rievocazione degli eventi di una vita passata, così come si sono verificati. Può estendersi ad un esame della vita dell’altra persona così come al sentire il suo dolore. L’episodio suggerisce anche l’idea che le anime possano in un gioco di ruoli mettere in atto linee di condotta alternative per poterne vedere i potenziali effetti. Questo a dimostrazione del completo sostegno che abbiamo a disposizione nei regni della luce, allorché siamo impegnati ad apprendere ed evolverci. Marta Petersen è un altro soggetto che svolge un ruolo di Insegnante. Dopo la rivisitazione della propria vita nella biblioteca dei libri sulle vite, vede se stessa percorrere un corridoio che dà su un’aula scolastica. È da notare anche come mi corregga piuttosto bruscamente quando commetto l’errore di pensare che sia un’alunna. Questo ci ricorda quanto i soggetti abbiano il controllo della propria esperienza di Intervita e non siano ciecamente guidati dal terapeuta: «Vado in un’altra classe. Qualcuno là mi sta aspettando». «Descrivimi com’è». «È in fondo al corridoio. Sembra una normale aula, con i banchi e la lavagna. Però non ci sono libri». «Quanti studenti ci sono?» «Otto». «E di che lezione si tratta?» «Mi piace lavorare parlando di un’esperienza avvenuta in una delle mie vite, e discuterla con gli studenti. Poi mi dicono cosa ne pensano, come si

sarebbero comportati in quella situazione, e parliamo delle scelte e così via». «Ti viene insegnato qualche argomento specifico?» «No, sono io l’insegnante». «Ah. E cosa insegni?» «Come devono mantenere il proprio livello di energia. Come impedire agli altri di portare via la loro energia, quando si trovano nella condizione di incarnati. Come possono diventare più consapevoli della loro energia e di quella degli altri, di come non farsela portare via, o evitare di prenderla dagli altri». «In che modo le persone portano via l’energia agli altri?» «Con i pensieri negativi e le paure». «Come lo insegni?» «Prima di tutto devono diventare consapevoli della propria energia, perché se non la sentono non possono salvaguardarla. Sulla terra devi diventare consapevole del tuo corpo e di cosa fa, come reagisce quando sei insicuro, e se riesci a controllarlo quando qualcuno viene da te con pensieri ed emozioni negative. Quindi devono diventare consapevoli di tutta l’energia che si trova nel loro corpo». «E come può una persona entrare in sintonia con la propria energia?» «Seguendo il proprio istinto. È la cosa più importante che dimentichiamo quando siamo sulla terra. Ignoriamo i nostri impulsi. Alcuni lo chiamano intuito». «Come fai a sapere quando è giunto il momento di terminare la lezione?» «Possono solo assorbire un numero limitato d’informazioni, quindi questa è solo una lezione fra molte. Questo è qualcosa che impareranno in molte vite a venire, e ripeterò la mia lezione tutte le volte che ce ne sarà bisogno, fra una vita e l’altra, a mo’ di promemoria». Le osservazioni di Marta indicano che lei e forse anche le sue anime compagne stanno seguendo un corso di formazione per diventare anche Guide. Il racconto ora si sposta su come ella sia riuscita a trovarsi sullo stesso treno dei propri genitori diretto al campo di concentramento. Questa circostanza le permette di morire con sua madre, come pianificato, nonostante la sua precedente decisione di nascondersi quando i tedeschi portano via i suoi genitori: «Chiedi alla tua Guida com’è riuscita a farti ritrovare tua mamma».

«C’erano diverse possibilità. Avrei potuto morire prima d’incontrarla sul treno, ma lo scopo fondamentale era che io morissi assieme a lei. Così, anche se i soldati non mi hanno portato via subito, si è fatto in modo che mi trovassi sullo stesso treno con lei». «Chiedi al tuo Spirito Guida come riescono a far fare cose alle persone in modo da raggiungere il risultato desiderato». «Possono influenzare le persone, dare loro dei suggerimenti e incoraggiarle a seguire una determinata direzione». «Mentre dormono?» «Anche mentre sono sveglie. Egli è molto potente. Ho provato anch’io a farlo in passato. Possiamo fare pratica sulle persone mentre dormono ed è molto divertente. Lo facciamo costantemente per mantenerci in allenamento». «E come fai a trasmettere i tuoi consigli alle persone?» «Dobbiamo concentrarci molto, e spesso siamo in due o tre. I sogni sono il modo più facile». «È necessario essere in contatto energetico con queste persone?» «Le persone con cui facciamo pratica ci vengono indicate, perché non possiamo scegliere una persona a caso che dorme. C’è dunque qualcun altro che si preoccupa del fatto che vi sia un contatto, o che ci indica mentalmente la persona su cui possiamo fare pratica, perché non vogliamo fare del male o spaventare nessuno. Finché la cosa è innocua va bene, e di solito non è qualcuno che conosciamo». Questa idea di anime evolute in grado d’influenzare le persone nel regno fisico attraverso i sogni si trova un po’ dappertutto. Tuttavia, farlo durante lo stato di veglia comporterebbe presumibilmente la necessità di instillare una profonda intuizione o di causare una coincidenza improvvisa, di cui sarebbe difficile non accorgersi. Tutto questo è chiaramente legato al modo in cui noi stessi cerchiamo di aderire al nostro progetto di vita, a volte in collaborazione con le nostre anime compagne e altri. Di seguito sarà descritto come possiamo raggiungere questo obiettivo. Le attività intellettuali Whitton è l’unico fra i pionieri della ricerca sull’Intervita a fare un qualche riferimento a quelli che potrebbero essere definiti studi di carattere intellettuale in «ampi spazi di formazione dotati di biblioteche e sale da conferenza», dove «dottori e avvocati studiano le proprie discipline, mentre

altri si concentrano su materie quali le leggi dell’universo e altri argomenti metafisici». Chiaramente questa non è la stessa ambientazione della biblioteca dei libri sulle vite, che invece è più orientata a insegnamenti di carattere emozionale. Lene Haugland è il nostro unico soggetto che conferma un tale esercizio di competenze intellettuali, e fortunatamente ci fornisce un gran numero di dettagli. Ella rappresenta anche un caso insolito, in quanto si ritrova a essere così coinvolta in questo in una fase molto precoce, subito dopo il trapasso e l’iniziale processo di guarigione. L’aula che descrive è dotata di una specie di schermo e di libri che possono animarsi come un film. Non è dissimile rispetto ai libri sulle vite, ma il tipo d’informazioni contenute è invece molto differente: «Vedo questa sala davvero molto grande. In un certo senso è come un’aula, e sembrerebbe dei vecchi tempi, tipo cent’anni fa… Vedo grandi banchi di legno e sedie, anche le pareti sono di legno. Non c’è luce, è piuttosto buio. Ci sono tanti libri qui, grandi volumi, e la gente li sta leggendo e vi sta scrivendo. In fondo alla sala c’è come uno schermo». «Ci sono altre presenze in questa stanza?» «Sì, ci sono molte persone». «Come si mostrano a te?» «In forma umana ma hanno tutti i capelli bianchi, lucidi e lunghi. Nessuno rivolge ad altri la parola, sono solo concentrati sui libri. Li portano in giro, ci scrivono dentro, ne leggono delle parti. Davanti allo schermo c’è una macchina, ed è come se fosse uno schermo tridimensionale. È davvero profondissimo». «Sei mai stata qui prima?» «Sì». «E a cosa serve lo schermo?» «Se voglio, posso entrarci dentro. Ho la sensazione di poter scomparire. È un altro modo di andare in profondità, come se andassi in un altro posto». «Dunque che cosa ci fai qui ora questa volta?» «Credo di aver lavorato qui con i libri in passato. Quando ne apro uno, non è un vero libro, è come se ci fosse un film dentro. Come se fosse animato». «Questi libri hanno titoli diversi?» «Sì».

«Qual è il titolo di quello che stai guardando?» «Chiavi». «E cosa stai leggendo?» «È difficile da vedere. Ho la sensazione che abbia a che fare con la tecnologia, come il tempo e lo spazio. Gira così velocemente». «Dai un’occhiata a una delle pagine e dimmi che informazioni ci trovi». «Vedo questo cerchio, ed è come un’eclisse seguita da una luna piena. È buio, poi è brillante, poi è luce, ma non so cosa significhi». «Che cosa ti ha spinto a guardare questo libro?» «Le parole che mi vengono in mente sono astronomia e geometria. Per me è importante conoscere alcune linee di collegamento fra i pianeti e il sistema solare. È come se avessi delle informazioni su una specie di connessione». «Usi qualche altro libro della biblioteca?» «La persona che siede al tavolo vicino ha un libro sui fiori, bellissimi fiori. Non ho mai visto questo tipo di fiori prima. Solo queste persone speciali lavorano qui. Hanno i capelli lunghi e lucidi, sono piuttosto minuti e hanno nasi piuttosto grossi». «Hanno nomi o compiti particolari?» «Non sono solo dei bibliotecari, il loro lavoro sembra essere quello di leggere i libri, ma leggono solo quelli di cui hanno bisogno. La prima persona che ho visto si chiama Marly, e credo abbia il compito speciale di dare il benvenuto alle persone quando entrano». «Tutte le anime possono venire in questa biblioteca?» «No. Devi avere un aggancio. Non so perché mi è permesso entrare perché non sono una di loro, ma mi è stato concesso di essere qui per una qualche ragione». Lene si trova poi a spostarsi attraverso un corridoio in un’altra stanza, dove le anime, invece di studiare, sembrano occupate in una forma più automatica di acquisizione d’informazioni: «OK, dimmi cosa fai ora». «Sono in una specie di aula, con delle panche ma senza banchi». «E quante persone ci sono?» «Ora le conto. [Bisbiglia] Una, due, tre,… ce ne sono cinque. Non sono sedute insieme e non si parlano, è come se stessero assorbendo qualcosa, una specie di energia. Sembra una stazione di rifornimento. Si tratta di

qualche informazione e, se sono sedute in posti diversi, ricevono informazioni diverse». «Ti siedi e ricevi delle informazioni in questo posto?» «No, no. Lo sto solo attraversando». «Hai mai usato questo luogo per caricarti d’informazioni?» «Sì». «Sono le stesse informazioni della biblioteca dove sei stata?» «È lo stesso tipo d’informazioni, ma non le stanno assorbendo attraverso gli occhi. La biblioteca era più fisica e mentale. In questo posto ti limiti a sederti e assorbire». Quando si sposta per ricongiungersi al suo gruppo di anime, scopriamo che il loro tema riguarda il lavoro e la comunicazione tramite eterni simboli pittorici con una base matematica: «Qual è lo scopo attuale di questo gruppo di anime?» «Stiamo lavorando con i simboli. Comunichiamo tramite essi, perché in questo modo otteniamo informazioni più precise». «Solo il tuo gruppo fa questo?» «No, è qualcosa che hanno usato molti altri gruppi di anime. Chi li usa conosce il significato dei simboli, sono come dei disegni, un linguaggio matematico». «Queste informazioni possono essere scritte sul piano terreno?» «Sì, ma ciò che li rende così difficili da usare nel modo in cui facevamo prima, molto tempo fa, è che persone e culture diverse hanno dato nomi e significati diversi a questi segni, perciò il significato originale non è più chiaro». Qui Lene sembra descrivere una specie di “linguaggio archetipico universale”, ed è interessante il fatto che racconta che un tempo esso era di uso comune sulla terra, ma che ormai è stato talmente deformato dalle varie culture che il suo messaggio originale si è perso. Lavorare con l’energia Newton fornisce svariati esempi di soggetti che operano creativamente con l’energia. Parecchi di questi confermano questa idea, a tal segno che il lavoro fondamentale di manipolazione dell’energia potrebbe non essere tanto una specializzazione, quanto qualcosa che tutte le anime s’impegnano a fare in una qualche misura.

Un bell’esempio ci viene da Liam Thompson durante il suo secondo incontro con il suo gruppo di anime: «Cosa sta facendo il tuo gruppo di anime?» «Stanno creando con la loro energia. Sono tutti guaritori e anch’io lo sono. Fanno delle figure, delle forme». «E cosa sono queste forme?» «Energia pura». «Da dove ricevono questa energia?» «Credo che la prendano dalla Fonte». «Cosa fanno con questa energia?» «Uhm. Imparano a creare la materia solida. Lavorano prima su cose piccole. Non sono sicuro di come si faccia esattamente… delle pietre… Pensieri chiari e precisi». «Occorre fare molta pratica?» «Sì. Richiede molta pratica. È facile visualizzare qualcosa, ma è più difficile proiettarne l’energia all’esterno». «Come si fa a proiettarne l’energia all’esterno?» «La tua energia fluisce e segue i tuoi pensieri. È come dare forma alla creta. Sto osservando adesso. Non sono ancora arrivato a quel livello. Però so come farlo». Questa descrizione conferma decisamente l’idea che ogni forma fisica nell’universo sia il risultato finale di forme-pensiero e di energia diretta che è stata a propria volta indirizzata. Sembra, infatti, che ciò valga per la stessa Fonte Suprema, che inizialmente ha creato le galassie e i sistemi solari che popolano l’universo, continuando fino alla creazione più dettagliata di tutte le forme di vita che abitano i vari pianeti. Tuttavia questo non supporta un’origine propriamente biblica della creazione. Sembra invece che i vari progetti per le diverse forme di vita animale, vegetale e minerale siano stati creati in varie fasi nel corso del tempo. Si tratta appunto di forme in costante evoluzione nei diversi ambienti planetari secondo naturali processi evolutivi. Newton ci dà un esempio di un soggetto che lavora per correggere un grave squilibrio tra le forme di vita animali e vegetali dominanti nell’ecosistema di un altro pianeta. Il processo in questione ha impiegato forme-pensiero mirate per dare all’evoluzione una “spinta” nella giusta direzione; in questo modo l’esperimento non ha dovuto ripetersi ex novo. Questa potrebbe essere un’ottima spiegazione spirituale del processo.

Sembra anche che, in una certa misura, il lavoro con l’energia sia connesso al processo di guarigione. Nella narrazione precedente, Liam ci svela che nel suo gruppo sono tutti guaritori e manipolatori di energia. Intanto Nadine Castelle tenta di usare la guarigione energetica nel regno fisico durante la sua ultima vita da medico. Nella sua revisione di quella vita emerge che in futuro “dovrà lavorare sulla consapevolezza dei campi energetici e su come essi influenzino la materia fisica”. In linea con questa indicazione, si prende del tempo nel corso dell’Intervita per fare ulteriore pratica sull’energia. Ci racconta di un processo più sottile di “configurazione”, che evidentemente non è uguale a quello della “creazione”, ed è infatti più difficile da apprendere: «Sto andando ai giardini. C’è un giardino in particolare in cui vado di solito Mi piace stare semplicemente seduta ad osservare». «Che cosa fai qui?» «Ci sono molte cose da fare. Mi piace provare a creare la forma attraverso i pensieri». «E che tipo di forme ti piace creare?» «Fiori. Sono semplicemente forme-pensiero». «Ci sono altre cose che fai in questo posto?» «Configurazione. Configuro le frequenze di energia in forme diverse. Si possono creare varie cose, cose di forme diverse. Non solo materia, ma anche atmosfere. Per il momento non sono molto brava, veramente sto solo cercando d’imparare». «In che modo questo è diverso dal limitarsi a creare formepensiero?» «Le forme-pensiero sono simili a una forma telepatica della trasformazione dell’energia in materia. Si può semplicemente pensare a qualcosa, trascinarla verso il basso e diventa materia. Con la configurazione il processo è più puro e si devono conoscere i tipi più sottili di energia che si creano, i diversi tipi di particelle o di sostanza che rendono la particella ciò che è. È un po’ complicato e acquisirò una maggiore comprensione di questo nelle prossime due forme di vita che assumerò». «Cosa farai con questa conoscenza nelle tue prossime vite?» «Connessione. Il nostro gruppo è tutto sulla connessione, far sentire le persone in un certo modo, farle evolvere in un certo tipo di forma, ovvero forma energetica, in modo che il corpo umano possa aprirsi alla forza della consapevolezza della forma spirituale».

Forse l’aspetto più affascinante dell’operare con l’energia include l’agire come un “essere di luce”, che aiuta a conservare la “matrice di energia” o “rete” di connessione dell’intero universo. Veronica Perry fa brevemente riferimento a questo nella sua prima sessione, quando ci descrive una delle sue scelte di vita: «Questa scelta è di continuare a incanalare le energie, ma in forma spirituale al di sopra della terra. Mi hanno mostrato una specie di rete, dove ogni punto è un essere di luce e sono tutti connessi nell’atto di unire assieme la propria energia». Tuttavia, Laura Harper ci fornisce un resoconto molto più particolareggiato quando ci descrive il tema su cui sta lavorando il suo gruppo: «Il tuo gruppo ha un tema o una scopo particolare?» «Sviluppiamo radiazione luminosa». «Cosa vuol dire?» «Vedo di fronte a me una matrice che circonda la terra. Una specie di rete assolutamente bellissima, e ci sono punti di essa che s’illuminano. In effetti sono tutti accesi, illuminati e congiunti. Prima di tutto, ho visto che le cose che sono sulla terra, come gli alberi e le piante, avevano anch’esse questa matrice e questo schema tutto unito. Poi, da più lontano, ho avuto la visione che anche tutti i pianeti sono congiunti. Ha qualcosa a che fare con “testare i nodi”». «Come funziona questo test dei nodi?» «Formiamo tutti insieme un circuito, ed è un po’ come quel film, ET. Uno di noi mette un dito su un nodo, e quello che si trova alla fine del circuito ha un dito su un altro nodo. Solo per un attimo si diventa euforici o illuminati. Ci si sente come “caricati”. È un po’ come essere un fotometro». «Uhm, e cosa succede al nodo a cui hai attinto?» «Il nodo si fa molto luminoso, brillante. È una specie di bagliore che gira, un’onda, un impulso. Immagino che se non agiamo bene diventi un po’ come una scossa. Ah, vedo adesso che siamo solo conduttori di energia proveniente dalla Fonte. Ci comportiamo come una stazione di ricarica. Se non facessimo questo lavoro, tutto sulla terra sarebbe morto, alla fine la luce svanirebbe. Tutta la materia si ridurrebbe in particelle che non aderiscono assieme per costituire una forma corretta». Nonostante la poca chiarezza del discorso di Laura, sembra comunque che stia almeno accennando all’idea della necessità di un’energia

fondamentale dell’anima. Tutto nell’universo deve essere mantenuto e ricaricato per conservare in modo coeso la propria manifestazione fisica.

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Pianificazione della vita futura Voi siete le note, e noi siamo il flauto. Siamo pedine, re e torri. Voi impostate la partita: noi vinciamo o perdiamo. Jelaluddin Rumi, Mistico Sufi, XIII secolo L’idea fondamentale che si possa essere coinvolti in modo attivo nella scelta e pianificazione delle nostre vite non si trova in nessuna delle tradizioni religiose, spirituali o esoteriche del mondo, incluse quelle che credono nel concetto di reincarnazione. È dunque sorprendente che la prima menzione della pianificazione di una vita successiva sia databile già a partire dal quarto secolo avanti Cristo. Il filosofo greco Platone ci parla di un’esperienza di premorte vissuta da un soldato ferito in battaglia, nella quale gli viene offerto di scegliere la sua prossima vita. In epoca più moderna, il primo resoconto approfondito ci viene da uno spirito evoluto di nome Seth, che parla tramite la medium Jane Roberts negli anni Sessanta e Settanta del ventesimo secolo. Ma ciò che ha dato un impulso concreto alla nascita di questo concetto è proprio la ricerca riguardante la regressione all’Intervita, dove, senza eccezione, tutti i pionieri del settore ne parlano. Non sorprende che tutti i soggetti coinvolti in questa ricerca abbiano avuto l’opportunità di una sorta di pianificazione della propria vita o una scelta riguardo a quella successiva. Vi sono una serie di elementi in questo processo, e le anime possono essere interessate da uno o più di tali aspetti. Si può avere un certo grado di pianificazione e scambio circa il futuro nelle conversazioni con gli Spiriti Guida già durante la rivisitazione della vita appena trascorsa o al momento della riunione con il proprio gruppo di anime compagne. Alcuni estratti delle trascrizioni dei soggetti riportate in precedenza hanno già affrontato questo aspetto. La pianificazione completa con le anime compagne e le Guide avviene di norma verso la fine dell’Intervita. In quel momento si

verifica un’anteprima della vita successiva, che può consistere in un’unica opzione o in una scelta fra più percorsi. Infine si ha una discussione con gli Anziani sulla prossima vita per attingere alla loro saggezza più ampia, dopo aver effettuato una scelta precisa. Tuttavia, proprio come per le rivisitazioni delle vite passate, anche qui la sequenza precisa degli eventi è fluida. L’unica cosa che possiamo affermare in linea generale è che gli elementi di pianificazione precedono quelli di revisione. La maggior parte dei soggetti sono stati guidati nell’affrontare l’anteprima della propria vita attuale. Al contrario, a due dei soggetti si è permesso di pianificare una delle loro vite precedenti. Pianificazione con le altre anime Entrambi gli esempi che seguono sugli incontri di pianificazione coinvolgono problemi emotivi. Il soggetto e le sue anime compagne sono affiancati dai rispettivi Spiriti Guida. La pianificazione di Liam Thompson comporta l’incontro con due anime compagne, che saranno sua madre e il suo miglior amico. Si parla di come possano aiutarlo a risolvere il suo problema cronico di suicidio, e di come egli stesso possa essere d’aiuto a loro: «Torno al mio gruppo di anime. È ora di discutere alcune cose con le due persone che stanno tornando con me. Dobbiamo parlare del ruolo che avranno nell’aiutarmi a realizzare quello che devo, e di come io stesso posso aiutare loro». «C’è qualcun altro con te?» «Ci sono alcuni Spiriti Guida. Il mio e penso che anche loro siano affiancati dal proprio». «C’è qualcuno che propone delle idee su ciò che farete?» «Jamie sarà il mio miglior amico in questa vita. Andrò a scuola con lui. È una persona eccentrica, ma sarà lui a mantenermi in equilibrio. Mi aiuterà a vedere la verità in una situazione. Posso rivolgermi sempre a lui, perché dice la verità. Poi c’è mia mamma, Karen. Le piace comunque essere una figura materna, ma sarà rigida. Non cederà con troppa facilità quando la mia vita diventerà troppo dura e intende farmi affrontare quello che devo. Se mostro segni di cedimento, di volermene andare e tornare a casa, lei li riconoscerà in anticipo e li coglierà. Così può contribuire a impedire che accadano degli eventi». «Come intendi aiutarli?»

«Una volta risolto il mio problema sarò come una roccia per mia mamma, perché ha una vita davvero dura. Terrò Jamie con i piedi per terra, perché a volte esagera nel suo essere uno spirito libero. Ah, credo di riconoscere un altro membro del mio gruppo. Penso sia mia sorella, e lei è con qualcun altro che riconosco, Leanne. Devo aiutarla… Devo aiutare anche mia sorella. Credo che le mie Guide mi aiutino tracciando un percorso completo che io possa seguire». Il problema di Liz Kendry nel corso di una serie di vite passate è stata l’eccessiva dipendenza da suo marito e l’incapacità di affrontare la vita dopo la sua perdita. La stessa anima compagna ha svolto il ruolo del marito in tutte queste vite passate. In effetti, sta facendo lo stesso nella vita attuale, con il nome di Charles. Nella loro pianificazione discutono varie situazioni di vita alternative, che permetteranno loro di affrontare lo stesso problema ma con la speranza di gestirlo meglio. Si parla anche del modo in cui lei stessa potrà essere d’aiuto a lui: «Parliamo di avere un rapporto meno stretto. Un’altra possibilità è quella di non conoscerci, un’altra ancora è quella di cambiare i nostri ruoli, ma questo non costituirebbe una differenza circa il perdere l’altra persona, perché proveremmo le stesse emozioni. Un’altra opzione è quella di avere una relazione che implica un lungo distacco. Abbiamo scelto quest’ultima». «Perché avete scelto questa e non le altre?» «Nella speranza che in questa vita, se passiamo del tempo separati, possiamo stare insieme ma essere comunque indipendenti. Così riusciamo ad evolverci a livello emotivo, invece di dipendere l’una dall’altro». «Inka è con te?» «La stiamo per incontrare adesso. Anche la Guida di Charles è qui. Pensano che sia una scelta ragionevole». «Che beneficio ne trae Charles?» «Ha bisogno di pazienza. Deve imparare ad essere paziente prima del momento in cui muore. Io ho il compito di aiutarlo in questo e con i suoi figli, e nella vita di tutti i giorni, per evitare che faccia le cose di fretta o senza riflettere. Per tutto il corso della sua vita avrà delle opportunità da cogliere al volo e fiondarsi nelle situazioni, e potrebbe andargli piuttosto male, oppure potrebbe prendersi il tempo che gli serve e avere invece molto successo. Devo essere lì per convincerlo a rallentare i propri ritmi». In base ai piani, Charles morirà ancora prima in questa vita e lascerà Liz da sola a crescere i loro due figli. Scopriamo così che anche loro sono

coinvolti nel processo di pianificazione, e che vi sono alcuni insegnamenti particolari in serbo anche per loro: «Mi chiedo perché devo affrontare la sfida ulteriore di crescere due bambini senza il loro papà, quando sono ancora piccoli. Mi dicono che non è la mia sfida, ma la loro». «Incontri quelle due anime o anche solo una di loro e le loro Guide per discuterne insieme a loro?» «Sì. A Isaac non importa, ma Claire è davvero incerta. È preoccupata perché sarà la maggiore e avrà un carico emotivo molto maggiore di Isaac. Quindi si preoccupa di come si relazionerà con altri che hanno un papà, o di come si relazionerà con gli uomini in generale. Si parla di altri modelli maschili nelle loro vite. I componenti della famiglia». Al momento della sessione regressiva di Liz a questa Intervita, Charles è già morto, come pianificato. È pertanto importante notare che Liz sembra attenersi all’esperienza di pianificazione originale nei suoi vari incontri con lui. Sarebbe sicuramente stata una tentazione lasciare che la seduta fosse dominata dalle sue emozioni in tempo reale allorché lo rincontra, se fosse stata pienamente cosciente. Invece ella non lo percepisce mai in tempo reale, e persino la sua gioia per l’incontro con lui, di cui ci ha dato testimonianza nel capitolo 4, era evidentemente indirizzata alla persona che egli era stato nella loro precedente vita assieme. Anche questo fatto indica l’elevato livello di obiettività dell’esperienza di regressione all’Intervita. Né questo riflette una mancanza di sentimenti nei confronti di Charles nella sua vita attuale, come il suo successivo feedback sulla seduta mostrerà in seguito. Anteprime di vita con una singola opzione La maggior parte dei pionieri della ricerca sull’Intervita concordano sull’idea generale che le anime abbiano accesso a un’anteprima della propria vita. Questa include informazioni sulle loro situazioni future, come i genitori o la localizzazione geografica. Questi aspetti si basano sulle vite precedenti e sulle lezioni da trarre. I due soggetti con l’anteprima più dettagliata su una singola opzione di vita tendono ad avere un problema emotivo cronico, che non è stato risolto in un certo numero di vite. Il primo è il suicidio ripetitivo di Liam Thompson, e dal suo racconto vediamo che la maggior parte del suo futuro

non gli viene rivelato in questa anteprima in tempo reale del suo progetto di vita: «Sono come in un cinema. [Ride] È effettivamente un cinema, con file di posti a sedere dinanzi a un grande schermo, tranne che per il fatto che credo di avere il controllo su quello che è proiettato sullo schermo e posso vedere ciò che voglio. È ora che dia uno sguardo a determinate cose. Sto per vedere delle scene che sono come indicatori di alcuni eventi, simili ai déjà vu, così so che sono sulla strada giusta». «Cosa si vede su questi schermi?» «Vedo che lascio l’università. Ho mollato perché non è giusto. È già successo». «Cosa accade dopo?» «Lavoro in una libreria. In effetti ci sto lavorando adesso. Sembra che non starò in questo posto per più di due anni». «Ti mostrano altri avvenimenti dopo questo?» «Il nastro gira a vuoto. È guasto». «È qualcosa che ti viene celato?» «Sì». «Hai qualche altra scelta di vita?» «No, credo di avere solo questa. Non mi hanno dato mai un’alternativa. Sto cercando di riportarmi in pari, perciò non ho avuto la possibilità di scegliere». «Quali sono le tue prime impressioni di questa vita?» «Sono un po’ spaventato, in apprensione. Non voglio andare avanti e rovinare tutto, non voglio mandare a monte questa vita, ma so che ho un sostegno». Naturalmente sarebbe semplice liquidare questi fatti, poiché Liam ha esattamente l’esperienza che ci si potrebbe aspettare, per cui vede solo cose sulla sua vita attuale che sono già accadute e che conosce. Del resto rimane opportunamente all’oscuro. Comunque, si vedrà a breve che quei pochi soggetti che pianificano una precedente vita passata ottengono anche loro lo stesso tipo di anteprime. È interessante qui che Liam ci propone un’idea inusuale, ovvero che gli eventi visti nell’anteprima agiranno quali “suggestioni” a livello subconscio, attivando la consapevolezza di essere sulla giusta strada, quando si troverà nella vita incarnata. Ha senso affermare che, se ci si vede

compiere determinate mansioni o attività nella propria anteprima di vita, si debba provare una sensazione di déjà vu, una volta che si è impegnati a fare le stesse cose nel regno fisico. Jack Hammond, che è impegnato nel compito di superare la propria tendenza alla solitudine, ha piuttosto fretta di tornare a incarnarsi dopo solo una breve riunione con il suo gruppo di anime. Ciò è più comune in seguito ad una vita in cui il problema di fondo è stato appreso in modo incompleto oppure non è stato appreso affatto. È quasi come se l’anima volesse rapidamente utilizzare gli apprendimenti derivanti dal fallimento precedente e trovare la giusta soluzione. La descrizione che Jack ci fa del processo di anteprima della sua vita è particolareggiata e coinvolgente: «Devo tornare e rifarlo». «Bene, e dove vai?» «In un posto diverso. So che mi sto preparando a reincarnarmi. Non sono sicuro che mi piaccia poi tanto». «Descrivi il luogo in cui ti trovi in questo momento». «La prima parola che mi viene in mente è cabina di pilotaggio. No, non una cabina di pilotaggio, è una sala operativa. Faccio davvero fatica a descrivere alcuni di questi posti». «È in forma di energia come gli altri luoghi?» «Sì. È come se ci fosse solo un vago accenno di un pannello di controllo, anche se non assomiglia a nessun pannello di controllo che io conosca. È più come se queste cose fossero qui per trasmettere qualcosa, piuttosto che per fare qualcosa. Questo è il luogo dove tracciano tutto quanto sia progettabile per la prossima vita». «Cosa avviene effettivamente in questa sala?» «Ci sono almeno altre due persone qui. Stanno manovrando gli strumenti, o quello che sono, e mi stanno mostrando dove sto per andare. È interessante, ma non sono obbligato ad andare, non sono obbligato a farlo». «Che cosa ti stanno effettivamente mostrando?» «Una o due cose che non mi piaceranno. Avrò proprio gli stessi mamma e papà». «Te lo fanno vedere o stai facendo esperienza diretta di quella vita?» «È una combinazione di entrambe le cose. Per descriverlo con le parole che ho a disposizione, è come se stessi guardando lo schermo, ma in realtà non è così semplice».

«Qual è la tua prima impressione di questa vita?» «Mia madre è in parte Maori, il che significa che lo sarò anch’io. Sarò in qualche modo diverso, anche se non so perché. Oh! Sì, ora ci arrivo. Sarò un povero piccolo Maori. Mio fratello e mia sorella invece no. In me sopravvivranno i geni Maori e avrò la pelle scura. Mia madre non sarà così contenta di avere un figlio che porta quel gene, per cui credo che sarò fonte di delusione». «In che modo questo ti aiuterà a raggiungere lo scopo della tua vita?» «Sembra che sarò in qualche modo emarginato. Avrò tutte le scuse del mondo per essere un tipo solitario e stare da solo. È da lì che devo cominciare, ma devo imparare a dare. Mi doteranno di alcune caratteristiche. Avrò una grande abilità sportiva, il che significa che incontrerò un sacco di gente, e questa sarà un’opportunità per dedicarmi agli altri. C’è qualcos’altro, qualcos’altro. È una sensibilità. Sarà un amore per la natura umana». «Queste caratteristiche provengono dalle tue vite passate o da qualche altra fonte?» «Sono cose che ho posseduto in passato ma le ho represse. Ci sono sempre state. Quindi posso o scegliere di usarle o fare come ho sempre fatto prima e richiudermi in me stesso. La sfida sarà dura, molto dura». «Hai altre scelte o ti viene mostrata solo una vita?» «Posso scegliere di non andare affatto, ma c’è una vena di determinazione in me. Non mi piace molto ciò che devo fare, ma non voglio rimanere qui dove sono. Ho l’impressione che non sia un ordine. Non vorrei essere frainteso, ma è come se mi fosse comunicato “Ecco un buon piano d’azione per te, pensaci attentamente. Sai che questo è il migliore. Ti viene offerto tutto il necessario, ma incontrerai delle sfide”. Ho un sacco di apprensione, ma è diversa dall’apprensione umana». «Cosa pensa Garth di questa vita?» «Mi sta sorridendo. È come se mi dicesse: “Sopravvivrai, andrà tutto bene”». Qui Jack offre un’ottima conferma circa un punto caro a numerosi pionieri di questo settore di ricerca. Se un’anima ha a disposizione solo un’opzione di vita, che considera poco invitante, può inizialmente rigettarne l’idea. Si potrebbe pensare che le anime siano obbligate a vivere una vita che non desiderano, ma gli approfondimenti fatti confermano sempre che non è affatto così e che esse possono rifiutare la proposta. In realtà, accade

che persino le anime meno esperte impiegano di solito un po’ di tempo per capire che questo è ciò di cui hanno bisogno, se vogliono fare progressi adeguati e liberarsi da schemi ripetitivi di comportamento. Anche se abbiamo presentato le anteprime di vita con scelta singola più dettagliate di cui hanno fatto esperienza i nostri soggetti, esse non sono le uniche. Quando Nicola Barnard, ad esempio, incontra gli Anziani, le viene data solo una scelta. Più rilevante ancora è quanto abbiamo esposto nel capitolo precedente, quando abbiamo descritto come Lene Haugland si sia impegnata in tutta una serie di attività intellettuali nei regni della luce. Ciò suggerisce che si tratti di un’anima ragionevolmente evoluta, che non sembra presentare alcun tipo di problema emotivo cronico. Tuttavia, anche a lei viene offerta un’unica scelta: «So che vita vivrò… Non ho scelta… L’importante è che vada in quella famiglia». Sembra dunque errato associare la mancanza di scelte di vita a un livello basso di esperienza spirituale. Anteprime di vita con più scelte Newton è l’unico a esaminare in dettaglio l’idea che le anime abbiano una scelta fra più vite potenziali. I nostri soggetti confermano pienamente le sue conclusioni, e circa tre quarti di coloro che hanno esperito un’anteprima riferiscono di aver avuto una scelta fra più vite. Abbiamo molti ottimi esempi di queste anteprime. Nadine Castelle ha un breve scambio di idee con il suo Spirito Guida sulle scelte di vita in uno stadio molto precoce, all’inizio della revisione che segue alla sua vita da medico: «Il mio Spirito Guida dice che ho delle opzioni. Tornare a fare il medico per aumentare la consapevolezza o esercitare un’altra professione che aiuti appunto ad accrescerla. Ho scelto quest’ultima; essere medico è stato molto pesante per me, e avrei dovuto incarnarmi di nuovo in un uomo e non volevo». Per la maggior parte dei soggetti l’anteprima si presenta verso la fine della loro Intervita. Forse si tratta di una coincidenza, ma quasi tutti i casi citati hanno avuto a disposizione una scelta fra tre vite. Fra i primi di questi soggetti, Katja Eisler sceglie la vita che offre più possibilità. Ricordiamo che è stata in passato quel contadino messicano che aveva più riguardo per il suo asino che per le persone. Si trova con Merlo, la sua Guida, che non sembra essere molto coinvolto nel processo:

«Sento un’impazienza di tornare di nuovo alla vita fisica». «Allora cosa fai?» «Lascio il mio gruppo, li sto salutando. Non occorre che ci abbracciamo, siamo così uniti e sanno che tengo a loro. C’è una grande costruzione bianca, grandi mura, tetto piatto, bianco, grandi porte, e all’interno ci sono come dei palchi di un teatro». «Sai cos’è questo edificio?» «È per vedere i corpi, o le scene. Do una rapida occhiata a una vita». «Come ti si presenta la scena?» «Mi sposto tra i palchi. Sono fatti di legno, non sono tanto grandi, come in un piccolo teatro». «Come funzionano?» «Non sono sicura se devo stare davanti o andare dietro le quinte per vedere cosa succede. Vedo Merlo, è poco più indietro di me, e quando lo guardo mi dice “puoi decidere da sola, saprai cosa fare”». «Allora cosa fai?» «Vedo una ragazza in Giappone. E più come in un film che a teatro. È molto minuta e fragile». «Ti presentano la sua vita?» «Suo padre è molto severo e sua madre muore giovane». «Perché rifiuti questa opzione?» «Forse è troppo difficile perché lei è così fragile. Vedo una seconda moglie del padre e anche lei è molto severa». «Qual è l’opzione successiva?» «La mia vita. Il mio corpo. Da bambino non sarà desiderato da sua madre, ma ha un profondo legame con il padre. Devo imparare a esercitare molta empatia con la madre. Ha tanto a che fare con il tradimento. Tradimento del padre e degli altri. Tradire ed essere traditi». «Cosa ti attrae di questa vita?» «Sento una grande forza di volontà in relazione a questo corpo, e una mente flessibile. Non definirei questa vita facile, ma ci sono più possibilità». «Ti vengono mostrate altre possibilità?» «Sì, un ragazzo, il suo corpo sembra molto goffo. Mi mostrano una personalità molto timida, molto insicura, di questo ragazzo e di quest’uomo.

È come se fosse in Inghilterra o in Irlanda. La famiglia conduce una vita molto semplice, con grandi privazioni, con poche capacità su cui costruire». «Allora perché la rifiuti?» «Il ragazzo ha molte difficoltà di apprendimento. Pensavo di poter influire di più con quella precedente». «Ti mostrano altre opzioni?» «Tutto qui». «E ne parli con Merlo?» «Lo sa, è d’accordo». Possiamo notare che Katja sta considerando vite in continenti diversi, come Marta Petersen, che ha condotto una vita altruistica da ragazza ebrea durante la Seconda Guerra Mondiale: «Mi trovo dove fanno la selezione del corpo. Ho un tavolo di fronte a me, si piega all’interno verso di me, tanto da esserne quasi circondata». «Sei sola?» «Sì, ma credo che la mia Guida mi raggiungerà dopo». «Quanti corpi hai disposizione fra cui scegliere?» «Tre». «Allora, ripercorri le due opzioni che non hai scelto». «La prima è un ragazzo di Oslo, in Norvegia». «È un corpo forte o debole?» «Debole. Ha la tendenza a ingrassare ma ha grandi potenzialità musicali». «Perché lo rifiuti?» «Perché fisicamente non assomiglia a quello che ho in mente. Perderei l’occasione di importanti insegnamenti con un aspetto simile». «Quali sono queste lezioni che perderesti?» «Mi isolerei un po’, non farei molte esperienze sessuali, e questo è qualcosa che apprezzo molto quando ne ho l’opportunità». «In che modo le esperienze sessuali sono importanti per te?» «Devo riuscire a controllare meglio le mie emozioni, e questo è un modo per me per ottenere più fiducia in me stessa. Questo ragazzo non avrebbe molte partner sessuali perché non è molto attraente». «Bene, passa al prossimo corpo, riesci a descriverlo?» «È una ragazza, in Cina o Giappone, ma lo escludo quasi subito perché il loro modo di vivere non fa per me. Hanno una mentalità un po’ ristretta, almeno nel posto in cui si troverebbe a crescere questo corpo. La mia

crescita spirituale non sarebbe molto significativa qui, perché poi sarei troppo impegnata a costruirmi una carriera nel campo della musica. È un grande rompicapo, perché ci sono molte cose che voglio imparare in questa vita specifica». «Adesso rivolgiti al corpo che hai scelto e dimmi quali sono le tue sensazioni a riguardo» «È una sfida, perché mi si noterebbe molto. Sono alta. Non avrei la capacità di armonizzarmi bene con gli altri, mi distinguerei sin da piccola». «Questo corpo è forte?» «Mediamente. Non è un corpo con cui farò molto sport né attività fisica, ma è abbastanza forte». «Hai una scelta di emozioni associate a questo corpo?» «Beh, è un corpo molto ostinato, non sarò in grado di nascondere le mie emozioni, e posso vedere come le persone reagiranno nei miei confronti». «Parli di questa scelta con il tuo Spirito Guida?» «Sì. Dice che ci sono un paio di cose su cui devo riflettere. Ci saranno momenti importanti nella mia vita in cui potrò scegliere se rinunciare o continuare. Se riuscirò a superarli andrà tutto bene, ma c’è il rischio che io possa non farcela». «Quali sono questi momenti importanti?» «Passerò un periodo difficile durante l’adolescenza, e lui sta pensando di mandarmi qualcuno in aiuto. Avrò una bassa autostima in quel momento. Devo fare esperienza di alcune cose molto presto perché altrimenti non sarò in grado di sfruttare al meglio questa vita». Al contrario, Laura Harper sembra concentrarsi maggiormente sulle componenti emotive delle sue quattro opzioni. Ricordiamo che la sua vita passata è stata quella di un anziano, la cui cittadina veniva invasa e che stava imparando a non prendere la vita troppo sul serio: «Sento di essere in una stanza su di una specie di astronave, o qualcosa di simile. È rotonda ed è buio. Ci sono dei quadri di comando e quattro lastre nere di marmo, o qualcosa del genere. Sono utilizzate per i corpi che potrei abitare». «Osserva i corpi uno a uno e dimmi che impressione ne hai?» «OK, il primo è di una donna. Piuttosto bassa e minuta, con le ossa molto sottili. Troppo fragile».

«In che modo potrebbe aiutarti quel corpo per il tuo scopo in questa vita?» «Uhm, veramente quel corpo ha una sensibilità molto fine e ricettiva. Quella persona è davvero calibrata in modo molto fine e sembra d’indicibile fragilità, ma in effetti ha una ricettività molto acuta». «Che significato ha questo per il tipo di vita che avresti?» «Non sarebbe una vita facile. Lei sarebbe molto dotata per il lavoro di guarigione. Sarebbe molto brava». «Perché hai rifiutato questo corpo?» «È troppo fragile. Manca di forza». «Sarebbe una vita assai difficile in quel corpo?» «La sua grande sintonia significa che è anche molto incline a essere facilmente ferita, e mi viene anche da dire “mutilata”». «Passa al secondo corpo». «Il secondo è quasi esattamente all’opposto. È di un uomo, alto e forte e davvero sorprendentemente bello, con i capelli lunghi, sembra un po’ nordico, come un vichingo». «Perché l’hai rifiutato?» «Sarebbe molto difficile essere sufficientemente sensibile da poter adempiere ai miei obblighi, e la tentazione di dissipare la mia vita in cose superficiali molto forte». «Passa alla terza scelta allora». «È una donna. Capelli scuri. È piuttosto focosa. Vedo anche che sa cosa voglia dire odiare. È abbastanza simpatica. Adesso devo pensare al motivo per cui non la sceglierei. La parola che mi viene in mente è “testarda”». «La vita sarebbe facile o difficile, se tu fossi in questo corpo?» «Sarebbe abbastanza facile. Effettivamente mi divertirei abbastanza». «Ti permetterebbe l’evoluzione spirituale che stai cercando?» «No, no, in quel corpo c’è molta resistenza. È difficile da addolcire». «Vai al quarto corpo. Che cos’è che ti ha attratto di questo corpo?» «Sto guardando questo corpo. Oh! Anche lei è un po’ una selvaggia, non è finemente calibrata come la prima, ma ha una forte sensibilità. Vedo che ha un po’ di quell’altra ostinazione; sembra una vita che comporta delle sfide». «Mi ricordi qual è il tuo scopo spirituale per questa vita?» «Il mio scopo spirituale è quello di portare l’amore».

«Come farà lei ad aiutarti in questo?» «Ha un carattere forte, ma ha una forma d’ansia che la fa apparire in equilibrio precario. Si ha come la sensazione di cavalcare un cavallo dal temperamento molto vivace, che ha bisogno di essere gestito con cura». «Quando guardi questi corpi sei da sola o hai il tuo Spirito Guida o il tuo Insegnante con te?» «Sì, lei c’è. Non l’avevo notata ma c’è, è qui alla mia destra». «Parlate per caso del livello d’intelligenza che accompagna questo corpo?» «[Ride] Mi spiega che le sue condizioni di vita la renderanno come una batteria carica, che il suo percorso non sarà facile con quel bagaglio di emozioni». Si è già detto che una critica potenziale alla pianificazione durante la regressione all’Intervita sta nel fatto che il soggetto comprende a livello conscio una delle opzioni, che è appunto la sua vita attuale. Tuttavia, adesso passiamo a esaminare due regressioni all’Intervita nelle quali i soggetti pianificano una vita anteriore nella loro sequenza di vite passate. In queste regressioni all’Intervita i soggetti non potevano avere alcuna conoscenza pregressa circa le opzioni a disposizione. La prima di queste regressioni si riferisce all’Intervita successiva alla vita passata di Veronica Perry, nella quale muore nel suo letto all’età di ottantasei anni dopo una vita relativamente tranquilla. Le vengono offerte delle opzioni di vita interessanti e molto diverse fra loro. Un’opzione è quella di rimanere nei regni dello spirito e continuare a imparare a lavorare con l’energia, mentre le altre due sono vite fisiche. È di particolare importanza in questo caso notare la sua minima conoscenza pregressa sull’Intervita: «Ho a disposizione tre scelte». «Mi parli di queste scelte?» «Ho due opzioni per la forma corporea oppure posso restare in forma di energia». «Bene, parlami di ciascuna opzione». «La prima opzione fisica è d’incarnare un’orfana, una bambina piccola. È come se mi venisse messa nella mente un’immagine di questa bimba». «Quale aspetto approfondiresti in questo tipo di corpo?»

«Sarebbe una vita molto difficile. [Sospira] Non riesco a vedere possibilità di apprendimento per me in questa vita, riguarda più l’insegnamento». «Come sarebbe insegnare?» «Si tratta di cercare di mettere in una qualche evidenza il disagio e gli orrori che possono accadere ai bambini [sospira]». «Quali sono i tuoi pensieri ed impressioni generali su quel genere di vita?» «Non credo che nessuno voglia davvero un tipo di vita come quella». «Va bene, passiamo allora alla seconda opzione». «Uhm! Nella seconda vita posso continuare a imparare la pazienza. Non mi danno molte informazioni su quella vita, perché è una vita in cui ho bisogno di imparare». «Che genere di persona saresti?» «Sarei uomo, di famiglia abbastanza benestante, ma avrei il compito d’imparare la pazienza e la tolleranza». «Qual è la tua impressione su quella vita?» «Mi attrae per via dell’apprendimento. Sono sensazioni che devo ancora conoscere. La rifiuto perché ci saranno altre opportunità di ricevere quell’istruzione». «OK, ora passa alla terza opzione». «Questa consiste nel continuare a canalizzare le energie, ma in forma di spirito e al di sopra della terra. Mi viene mostrato come un reticolato. Una griglia dove ogni punto è un essere di luce e sono tutti collegati e fondono assieme la propria energia, e posso andare a unirmi a loro». «Quali sono i tuoi pensieri su quell’opzione?» «Credo sarebbe piacevole, ma la rifiuto. Anche se so che sarà dura, sento di dover scegliere la prima opzione. Ho appena avuto una bella vita. Tranquilla e felice, e sento che posso scegliere un’opzione più difficile questa volta». È interessante notare che Veronica sceglie il progetto di vita dell’orfana, nonostante ci dica: «Non credo che nessuno voglia davvero un tipo di vita come quella». Esamineremo più in là le implicazioni di una vita finalizzata al benessere degli altri, chiamata appunto vita altruistica. Nel frattempo, dopo la breve vita di David Stephen, da arabo derubato e lasciato morire nel deserto, lo ritroviamo mentre pianifica una vita precedente in epoca

vittoriana. Vi sono aspetti insoliti in questo racconto straordinariamente preciso. David inizia con una dozzina di opzioni, che si riducono rapidamente a tre. Si trova inoltre a visualizzare in anteprima queste vite non solo con la sua Guida, Gendar, ma insieme a diverse delle sue anime compagne a lui più vicine. Si evidenzia anche un chiaro riferimento a una pianificazione di gruppo. Comprensibilmente, data la situazione, si riferisce a loro con i loro nomi spirituali piuttosto che con quelli terreni: «Siamo lì tutti e tre. È un fatto inusuale perché sono quelli con cui dovrò lavorare. Ci sono molti schermi intorno e sono molto fluidi, so che posso entrarci dentro in qualunque momento. È interessante: semplicemente toccando lo schermo ti fai un’idea della vita di quella persona. Puoi quasi saltarci dentro». «Si tratta di vite future?» «Sì. Ci sono un bel po’ di vite, forse una dozzina. Velocemente ne eliminiamo diverse e ora ne rimangono tre. Sono con Marcus e Zendos. C’è anche la mia Guida, Gendar, e si sta dirigendo verso una vita in particolare. Oh, è una vita di donna aristocratica nell’Inghilterra vittoriana. So che è quella che sceglierò. Per via delle contraddizioni che presenta. Il privilegio e nel contempo il dolore per la perdita di un figlio appena nato, il rischio per la mia vita, e poi il fatto di non poter più avere figli». «In che modo ti sarebbe d’aiuto questa vita?» «Non è solo per me, ma anche per Marcus». «In che modo lo aiuterebbe?» «Si tratta di avere a che fare con la perdita, con il dolore, di capire se la nostra relazione riuscirà a superare un’esperienza simile. Ciò che impariamo sulla nostra capacità di perdonare, di lasciar andare». «Verrà coinvolto qualche altro membro del gruppo di anime in questo aspetto della tua vita?» «Di solito Marcus ha un ruolo severo nelle mie vite. Abbiamo un accordo circa il fatto di assumere ruoli simili. Marcus sarà mio marito. Mi rendo conto che un altro aspetto che lo riguarda è arrivare a gestire i suoi bisogni sessuali, perché non sono in grado né ho voglia di fare sesso dopo la morte del bambino. Quindi una grande sfida per lui sarà come gestire questa cosa, dall’avere una giovanile relazione d’amore a trovarsi ad affrontare questo trauma». Poi passa a parlare del ruolo che avrà Zantos, un’altra anima compagna. Non solo acconsente ad avere una vita altruistica, dove è il bambino nato

morto, ma sembra che possa ancora incarnarsi prontamente in un orfano, affidato alle cure di David: «E sai chi sarà il bambino?» «Sì, sarà Zantos, verrà per questo». «Cosa otterranno gli altri membri del tuo gruppo di anime dalle loro esperienze?» «Per Zantos è più importante cosa riuscirà a dare di ciò che potrà ottenere da quella vita. Ha i suoi problemi su cui lavorare, soprattutto la rabbia, ma un giorno opererà come Guaritore e deve veicolare questo in forma corporea. Sosterrò un orfanotrofio nei miei ultimi anni di vita, e gli sono di supporto in quell’esistenza. Per Marcus si tratta di lavorare sul rifiuto e l’intimità. È come se avessimo bisogno di tutto ciò per spingere noi stessi a vedere se possiamo sopravvivere a qualcosa di piuttosto scioccante per noi, e riuscire comunque a fare quello che dobbiamo». «Ne parli con il tuo Spirito Guida?» «Sì, e molto anche, sarà parte integrante dei nostri discorsi». «Ci sono aspetti che correggi?» «No. Sembra vada bene così. Tutti gli esiti probabili sono presenti, in particolare la morte del bambino». Pianificazione con gli Anziani Come detto in precedenza, gli Anziani sono spiriti evoluti che non hanno bisogno di reincarnarsi e offrono di norma un livello di conoscenza e discernimento più profondo rispetto agli Spiriti Guida. Li incontrano in gruppi spesso chiamati “Consiglio” e solitamente assistono durante la pianificazione della vita successiva e la revisione finale prima dell’incarnazione. Alcuni soggetti si sentono a proprio agio se li percepiscono nella loro normale forma di energia, mentre altri preferiscono che essi adottino un aspetto semi-umano. In questo caso, il genere può essere maschile o femminile. Spesso li si vede con indosso ornamenti, che assumono un significato simbolico per l’anima al loro cospetto. I soggetti che hanno incontrato i propri Anziani due volte nella medesima sessione hanno notato che la composizione del consiglio era la stessa. Sembra tuttavia che possa cambiare da un’Intervita all’altra. Intanto Newton sottolinea che la composizione del Consiglio è diversa per ogni membro di un determinato gruppo di anime. Sebbene da questa ricerca non

emergano informazioni a sostegno di questa tesi, essa è compatibile con il modo in cui operano gli Anziani. Nonostante la sua minima conoscenza pregressa dell’argomento, Nicola Barnard (la vittima del terremoto) ci fornisce un eccellente resoconto del proprio incontro di pianificazione. Anche se alla fine cambia la sua previsione iniziale di dover compiere delle scelte: «In questo posto si devono fare delle scelte. Decisioni su come sarà questa volta. Ci sono forse solo tre, quattro o cinque di questi esseri di luce, e stanno sostenendo le scelte che si devono compiere… Sono molto saggi… Mi sento un po’ in soggezione. Si ha la sensazione che sappiano così tanto. E sono davvero molto gentili, estremamente compassionevoli … C’è questa sensazione di scoprire cosa rimane ancora da fare e da vivere. Tutto si fonda sull’esperienza e sul fare esperienza… Conoscono ogni cosa delle tue vite passate: questo è uno dei loro aspetti più meravigliosi… È come una specie di riunione consiliare… In realtà non percepisco di avere delle scelte, ho solo la consapevolezza che sarò una bambina… Mi dicono che ho bisogno di stare al sicuro. Quando sarò piccola non penserò di essere al sicuro, ma sarà così. Credo che è questo ciò che vogliono farmi sapere». Liz Kendry è in qualche modo unica, per il fatto di essere uno dei pochi soggetti a fare esperienza di una rivisitazione e di un incontro di pianificazione con i propri Anziani separatamente. Ci conferma che in entrambe le occasioni la composizione del Consiglio è la stessa, e comunica principalmente con la stessa figura guida. Questo incontro non riguarda i problemi cronici con il suo partner spirituale, Charles, ma si concentra invece su altri aspetti del suo apprendimento emotivo per la vita successiva: «Descrivo a grandi linee la mia prossima vita e lo scopo e gli obiettivi che intendo rispettare; i propositi del gruppo di anime, e gli parlo della scelta del corpo… Avrò a disposizione altre sfide di vita, che sapranno propormi, e il mio Spirito Guida sarà in grado di aiutarmi a superarne alcune… La cosa ha a che fare con me, che devo dire ciò che penso invece di proteggere le persone… Ci saranno delle opportunità, come i rapporti che avrò lungo il mio percorso, che saranno una prova, non saranno buoni e, piuttosto che dedicarmici, subendo le sofferenze emotive che li accompagnano, devo parlare fuori dei denti… Ci sarà una circostanza quando sarò giovane in cui alcuni uomini vorranno farmi salire in macchina, ma dovrò essere forte e dire di no. Ci sono altri esempi, come le amicizie e gli amici che potranno essere un po’ offensivi con le loro parole verso di me, o poco sensibili nel

modo in cui mi parlano. Succederà solo occasionalmente e, il più delle volte, queste relazioni saranno piuttosto solide. Non devo ignorare le ferite che ne deriveranno. Qualcosa deve essere detto. Ci saranno molte prove lungo la via fin quando non avrò finalmente capito… Questi sono nuovi insegnamenti per me». Anche Liam Thompson è in un certo senso un caso piuttosto singolare, per il fatto che incontra gli Anziani per predisporre la propria vita successiva prima dell’incontro di pianificazione con il suo gruppo di anime e della sua revisione della vita passata. Questa riunione si rivela più che altro una discussione generale sui suoi progressi e problemi. Scopriamo infatti che, oltre ad essere in addestramento come Guaritore, è anche quasi una Guida, nonostante i suoi problemi di suicidio. Si parla della questione dei suoi problemi cronici, che lo lasciano indietro rispetto al suo gruppo. Anche se manifesta una preoccupazione iniziale per la riunione, scopriamo che, come di consueto, gli Anziani adottano un approccio equilibrato e amorevole. Si riferisce agli Anziani come entità superiori: «Dove andate dopo?» «È come una cattedrale. Una cattedrale pendente, con il vetro, scintillante. Tutto brilla e luccica». «C’è qualcuno con te?» «Credo di essere da solo in questo momento. Sto per parlare di qualcosa d’importante». «Con chi parlerai di questa cosa importante?» «È come un’assemblea di entità superiori. Sono il mio Consiglio. Ne vedo cinque». «E il tuo Spirito Guida è con te?» «Dietro di me. Sta semplicemente in disparte. È un osservatore, possiamo discuterne più dettagliatamente in un momento successivo. Sta facendo questo per me, perché sa che ho bisogno di sentire ciò che mi verrà comunicato. Ora mi faranno delle pressioni». «I membri di questo Consiglio sono i forma energetica o umana?» «In forma umana». «Senti che c’è ne è uno più importante degli altri?» «Sì. Indossa una veste viola molto scuro. È calvo, con un po’ di capelli bianchi sui lati. È piuttosto piccolo e tozzo. Il naso è piuttosto grande e schiacciato, gli occhi sono molto penetranti. Non ho l’impressione di un colore, so solo che dimostra molta saggezza».

«Dimmi, cosa succede fra di voi?» «Sta incoraggiando la mia unicità, e mi parla delle mie competenze. Mi sta raccontando a che punto sono del loro sviluppo i membri del mio gruppo di anime. Dice che progrediscono tutti molto bene, ma purtroppo io li sto rallentando. Quindi mi dice che devo scegliere la mia prossima vita, e di farlo con una certa urgenza. Altrimenti non riuscirò a mettermi in pari. Oppure mi dà la possibilità di restare indietro. Non ci obbligano a fare nulla». «Che cosa comporterebbe questo?» «Passare ad un altro gruppo, molto meno evoluto. Io stesso sono praticamente al livello di una Guida, perciò non voglio rimanere indietro». «Di cos’altro parlano con te?» «Mi dicono che due membri del mio gruppo di anime, le due persone che ho già riconosciuto, hanno accettato di tornare indietro. Ce n’è anche un altro paio, ma non li ho ancora incontrati». «Ti dicono quale sarà lo scopo di questa vita?» «Devo anche aiutare molte altre persone, e smettere di lasciarmi andare. Tuttavia, sono uno spirito premuroso, e molto anche. Siamo tutti molto affettuosi nel mio gruppo. Devo anche trovare la felicità in me stesso, prima di riuscire a trovarla con gli altri. Cerco sempre qualcuno all’esterno di me, che riempia il vuoto, mentre devo trovare il modo di farlo io per primo». Queste ultime parole, così sagge, possono essere d’insegnamento per tutti noi. Liam mette in evidenza anche il punto, che ha sollevato prima di lui Jack Hammond in questo capitolo, che non siamo affatto obbligati a reincarnarci. In separata sede, ci dice anche che «Le nostre Guide sanno quando è il momento e diventiamo irrequieti, e non ci obbligano a tornare, ma ci incoraggiano mostrandocene i vantaggi». Come sempre Veronica Perry, che ha una conoscenza pregressa minima sull’argomento, ci fa un racconto dettagliato del proprio incontro con gli Anziani, prima della sua precedente incarnazione da orfana. Sembra un incontro piuttosto informale e teso a offrire il massimo incoraggiamento e supporto rispetto a una vita che sarà molto difficile: «Ci siamo accordati sulla mia prossima vita, e con il mio Spirito Guida andremo a parlarne al Consiglio degli Anziani». «Descrivi l’aspetto del luogo». «È un’altra cupola, ma molto più grande. È tutta fatta di luce ma sembra marmo. Sento dodici energie».

«In quale posizione sono rispetto a te?» «Sono più in alto davanti a me. Mi sento sempre così piccola. Stanno in piedi, uhm, come su un grande gradino parallelo al contorno di metà della cupola… Il mio Spirito Guida ed io siamo in piedi insieme, uno a fianco all’altro». «Che cosa vedi?» «Anche se hanno forma umana, sono molto più longilinei, alti ed emanano luce. Ci sono delle sedie con gli schienali molto alti e un tavolo lunghissimo. Non sono seduti lì oggi». «Senti che uno di questi Anziani è più importante degli altri?» «Sì, ce n’è uno che è più in avanti». «Dai un’occhiata più da vicino al volto e descrivimelo». «È un viso molto gentile e i tratti non sono marcati. Sembra a metà fra la forma di luce e quella umana». «Concentrati su eventuali ornamenti o qualsiasi cosa ti venga mostrato». «C’è un’asta. Sembra fatta di legno molto tenero, ma ha un grande cristallo luminosissimo nella parte superiore». «Qual è il significato che dai a quest’asta con il cristallo in cima?» «È un segno di gerarchia, ma la sua morbidezza mostra che c’è anche amicizia e una guida, uhm, compassionevole». «Ti dice qualcosa questo Anziano?» «Questo Anziano ha assunto un aspetto vagamente femminile e mi dice che è contenta della mia scelta». «Come fa a sapere della tua scelta?» «In genere lo sanno comunque. Siamo connessi». «Ti dicono altro?» «È un incontro abbastanza informale, mi dicono che sono globalmente soddisfatti del lavoro fatto, e sono contenti che mi sia piaciuta la mia ultima vita. Sanno che la scelta della mia prossima vita è stata molto difficile, ma a molte altre anime si è chiesto di fare queste scelte difficili». Nell’ultima sezione si è affrontata la presentazione da parte di David Stephens delle sue scelte prima della sua vita successiva da donna nell’Inghilterra vittoriana. Quando gli abbiamo chiesto se deve incontrare gli “spiriti di luce che pianificano nuove vite” prima di reincarnarsi, ha detto: «No, ne abbiamo già parlato abbastanza». Allo scopo di illustrare la flessibilità dell’esperienza di Intervita, gli viene detto di “andare in un altro

momento intercorrente fra due vite, quando incontri gli spiriti di luce che fanno i controlli finali”, e David passa ad una Intervita completamente diversa. Questa volta si trova ad incontrare dei “saggi”, che non sono i suoi soliti Anziani, prima di una vita passata, tempo fa, in Grecia. Diversamente da Veronica, scopriamo che a questo punto ha vissuto una sequenza di vite difficili, perché era ansioso di fare esperienza il più in fretta possibile. Quindi, questa volta gli viene offerta una vita più facile, quasi una “vacanza”, anche se sembra sostenere di non meritarsela: «Si tratta di parecchio tempo fa, prima della mia vita in Grecia, e sarà una vita davvero meravigliosa sotto vari punti di vista. Non senza sfide, ma con un forte sentimento d’amore e comprensione spirituale… Sento come di non meritarmela. Ho seguito un ciclo di vite complicate perché voglio davvero approfondire la mia consapevolezza di ciò che sono in maniera rapida. Sento che il modo di farlo è vivere delle vite dure e impegnative, ma questa è stata scelta per me, quasi come una vacanza. Sto dicendo che non me la merito, ma loro rispondono: “Te la sei guadagnata, e approfondirai la conoscenza di te stesso”». Riepiloghi, promemoria e suggestioni Una delle idee avanzate dai pazienti di Newton è che le anime si ritrovino per una sessione finale di riepilogo, durante la quale ci si accorda su alcune suggestioni, che le aiuteranno a riconoscersi reciprocamente quando saranno tornate nei regni terreni. Si tratta di un esempio specifico dell’idea più generale di fare dei programmi con il proprio gruppo di anime, di cui abbiamo già parlato, e i vari soggetti incontrati ce lo confermano. Nadine Castelle, ad esempio, riporta brevemente lo scambio che segue nella riunione iniziale con il suo gruppo di anime: «Mi prendono in giro sul fatto che quando torneremo nella prossima vita ci riconosceremo a vicenda ma in modi diversi». Liz Kendry suggerisce ancor più fermamente l’idea specifica di un riepilogo e ci parla in breve di ulteriori scambi con il suo gruppo di anime, prima di incontrare gli Anziani: «Ci riuniamo semplicemente per parlare di chi è chi, delle interrelazioni e della tempistica». Al contrario, Marta Petersen racconta di propri scambi con un’altra anima, che non appartiene al suo gruppo, ma che sarà suo marito nella vita a seguire. In questo caso egli progetta specificamente il corpo che avrà

quando lei lo incontrerà; si presume questo sia un aiuto abbastanza efficace perché lei lo riconosca: «Incontro un’altra anima. Sarà il mio futuro marito, e si mostra con lo stesso aspetto che avrà quando lo conoscerò». «Me lo descrivi?» «È alto come me. È l’uomo che ho incontrato quando avevo diciotto anni. Fa parte di un altro gruppo. Ci capiamo molto bene, abbiamo lavorato insieme in passato. Mi dice di non temere di poter sentire la sua mancanza, perché ha intenzione di tener duro quando m’incontrerà. Sarà mio marito solo per breve tempo, perché ha un altro scopo nella vita». «Come ti aiuterà?» «Mi consolerà quando mi sentirò maggiormente sola, e rinuncerà a molte cose per me, ma sarà anche una sfida per me». Marta si è resa conto in tempo reale di chi sia la persona e l’ha già incontrata, ma non stanno ancora insieme, e tantomeno sono sposati. Ciò solleva l’interessante questione su se questa esperienza arriverà ad influenzare le sue future scelte di vita. Comunque, dato il blocco riscontrato in precedenza sulle informazioni relative ad eventi futuri, è certo che non le sarebbe permesso di rievocare questa parte di esperienza, a meno che non le fosse in qualche modo utile. Liam Thompson presenta il ricordo di pianificazione più completo rispetto a tutti gli altri soggetti. Sperimenta una riunione di pianificazione con gli Anziani, poi con il suo gruppo di anime, e successivamente accede all’anteprima della propria vita. Alla fine ha questa discussione riassuntiva con altre anime del suo gruppo ed esterne. Quella che segue è un’eccellente descrizione dettagliata del processo: «Sto ripassando gli eventi più importanti della mia vita con il mio gruppo di anime, in modo che quando le incontro so che sono persone del mio gruppo. La mia Guida mi sta facendo vedere anche altra gente, che farà parte della mia vita, provengono da altri gruppi, e posso aiutarli». «Dimmi chi ti viene mostrato». «Mia nonna, mio nonno e qualcuno che costituirà un grande momento di apprendimento nella mia vita. Heather sarà la mia prima vera relazione. Comunque adesso è finita. È finita qualche tempo fa. Mi aiuta a frequentare l’università, perché ho bisogno della forza e della sicurezza per poter vivere lontano dalla mia famiglia. M’incoraggia a prendere il diploma di maturità e mi aiuta ad arrivare all’università. Saremo molto intimi».

«C’è qualcos’altro che sei autorizzato a sapere?» «Uhm, sarà molto dura quando ci separeremo. Anch’io l’aiuto nel frattempo. È un processo reciproco. L’aiuto a crescere. È molto ingenua e si trova nella mia stessa condizione. Si arrende troppo facilmente. Per questo ci hanno fatto avvicinare. Lei era nella mia vita prima, non in quella più recente ma alcune vite fa. Ero suo padre e cercavo di aiutarla a crescere, anche allora. Sarà sempre lei la bambina». «Hai finito con questa riunione?» «Ci sono tante persone intorno e sto solo controllando tutti quelli che avranno una grande influenza sulla mia vita. Tante persone con cui mi confido e che fanno lo stesso con me. È come una telepatia, ma va oltre. Sto dicendo proprio tutto, e così fanno loro. Insegnamenti, cose che devo imparare e su cui devo ancora lavorare. È come una specie di breve panoramica di ciò che verrà. Ci sono molte persone che saranno di supporto». In questo estratto Liam sta evidentemente andando avanti e indietro fra il tempo originale e quello reale, così come aveva fatto durante la sua anteprima di vita. La sua descrizione sembra molto più perspicace di un semplice racconto su ciò che conosce già. Ricorda, ad esempio, di essere stato con Heather in una vita precedente, anche se non in quella più recente. Lisbet Halvorsen narra di avere il privilegio di essere ammessa in una biblioteca di libri di vita. Ciò le permette l’accesso alle opzioni di vita futura delle altre anime. Il motivo è che sta imparando ad assisterle nella pianificazione delle loro vite: «Riesco ad aprire la porta centrale ed è la più grande. È ricurva e dentro ci sono molte pergamene. Sembra una grande biblioteca con rotoli di pergamena per ogni anima». «A cosa somigliano queste pergamene?» «Sono tutte arrotolate, ma quando le apri si vede tutto come in un film, e hai tutte le informazioni che ti servono su ogni anima. Tutte le vite che ha avuto, dove si trova adesso, come sta procedendo». «Cosa vieni a fare qui?» «È come se mi fosse permesso di entrare e leggere le pergamene. Sto facendo ricerche e imparando come funzionano». «Sei stata qui prima d’ora?» «Sono stata qui qualche volta ed è un grande onore. Si fidano di me quando sono qui e mi sento impaziente ed entusiasta. Pianificherò le vite,

controllerò come funzionano insieme le cose e come si combinano». «In che modo ti sarà utile questa conoscenza?» «Per vedere dove sono dirette persone e situazioni, e quello che devono apprendere le anime in base a quanto hanno fatto. Quindi leggo il fascicolo e vedo le parti mancanti. Cosa sarebbe bene fare dopo, e chi vuole lavorare con chi». «E come fai?» «È come se le persone fossero organizzate in vari gruppi, così si può stabilire chi può andare insieme a chi. Sono suddivise in gruppi di anime, ma la cosa più difficile è lavorare con in gruppi più grandi e capire come questi possano operare insieme. Si tratta di vedere se hanno un piano e se questo è in sintonia con quello più vasto». «Ci sono molte possibilità?» «Sì. Ha a che vedere con la totalità e cosa è meglio fare, in modo che tutti possono apprendere quello di cui hanno bisogno. Ci penso e poi vedo la soluzione, se va bene o meno. Può essere che non scelga proprio quella, ma un’altra, ci penso e mi dico “sì, questa è quella più adatta”. È un po’ difficile e forse sono solo all’inizio del processo di apprendimento». Abbiamo qui un resoconto molto bello e dettagliato, e tutto ciò che si può aggiungere a commento è che per la mente umana la sua descrizione di questa pianificazione “un po’ difficile” è a dir poco riduttiva. Prima di terminare questo capitolo, vale la pena sottolineare che la regressione all’Intervita è più di un viaggio spirituale. Venire a contatto con le energie e la sapienza degli Anziani ha un profondo e duraturo effetto sulle persone. Il fatto di avere un senso e uno scopo nella vita è una potentissima risorsa psicologica.

CAPITOLO

7

Le dinamiche karmiche Questa terra non è né l’inizio né la fine della tua esistenza. È solo un passo, un’aula scolastica. Emmanuel, canalizzato dal medium Pat Rodegast Arrivati a questo punto, ci sembra utile raccogliere gli aspetti del karma già trattati in alcuni dei capitoli precedenti e contestualizzarli. Di particolare rilievo è il motivo per cui ci reincarniamo e il suo significato nella nostra vita quotidiana. Apprendimento, esperienza e crescita Le visioni tradizionali del karma come processo di “azione e reazione”, incentrato sul “pagare i debiti” o “raccogliere quello che si è seminato” sono punti di vista superficiali. È comprensibile come si possa arrivare a ritenere che, se una persona si comporta in modo violento nella propria vita attuale sarà inevitabilmente ripagato con la violenza. Ovvero, si attira verso di sé ciò che si è manifestato nel mondo. Potrebbe anche sembrare che, se un’anima segue uno schema da vittima in più vite, essa stia ripagando i debiti karmici per qualche misfatto compiuto in una vita passata. Tuttavia, la regressione all’Intervita ci consente di guardare a queste circostanze da una prospettiva diversa e più flessibile. Abbiamo già visto che i nostri soggetti fanno ripetutamente riferimento ai concetti di apprendimento, esperienza e crescita, come ci mostra forse più lucidamente il commento di Nicola Barnard: «È tutta una questione di esperienza e di apprendimento». Abbiamo esaminato più volte il problema del suicidio ripetuto in Liam Thompson. Egli stesso ci suggerisce che ciò fa ancora parte del proprio processo di apprendimento e crescita, anche se si tratta di una lezione con cui ha ancora delle difficoltà. È anche difficile immaginare elementi di

reazione o di pagamento di un debito karmico nella sua sequenza di vite da suicida. E nemmeno il suo Spirito Guida ne parla in questi termini. Il soggetto si limita ad affrontare situazioni analoghe, per vedere se imparerà a non scegliere la via più facile: «Mi chiede perché scelgo sempre la via più facile. Ho difficoltà nell’affrontare i problemi… Non mi arrabbio, ma deve capire che ho bisogno di una vita più facile ora. Sono davvero stufo di vivere queste vite così difficili… Mi dice di smettere di pensare tanto alle cose. Devo semplicemente imparare a vivere». Molti soggetti hanno dovuto affrontare simili problemi cronici. Liz Kendry, per esempio, alla fine della sua revisione di vita con gli Anziani, ci ha rivelato autonomamente che il suo problema riguardava il lasciarsi andare dopo la morte di suo marito: «È già accaduto… Tre volte… È sempre mio marito che muore e io sento che non vale più la pena continuare a vivere… Mi aiuteranno di più la prossima volta… Mi faranno sapere, attraverso altre persone o la mia stessa coscienza, che non moriamo quando il nostro corpo muore, in modo che non avverta ancora quel senso di perdita, come nelle vite precedenti». Liz ci ha anche parlato del modo in cui le sue anime compagne più vicine l’hanno aiutata a pianificare l’interruzione di questo schema ripetitivo nel corso della sua vita attuale. Infatti, la stessa anima ha svolto il ruolo di suo marito in ciascuna delle vite passate in cui ha dovuto affrontare questo problema. L’ultimo esempio ci viene da Jack Hammond, il cui problema riguarda anche il modo in cui tratta gli altri. A metà della sua revisione di vita con gli Anziani, anche lui rivela che si tratta di un insegnamento su cui ha lavorato nel corso di più vite: «Ho la sensazione che, in mancanza di un termine più adatto, mi si disapprovi, perché ho avuto delle opportunità e ho compiuto invece le stesse azioni compiute precedentemente in altre vite. Disapprovazione è forse troppo forte come parola». Nella nostra ricerca non vi sono prove che le anime con minore esperienza vengano trattate in maniera diversa da quelle più evolute, anche se alcune potrebbero non ascoltare i consigli offerti. Tutti i soggetti ci hanno riferito di essere stati aiutati dal proprio Spirito Guida e dagli Anziani ai fini del loro apprendimento e della loro crescita spirituale. Il ruolo del libero arbitrio

È ora il momento di esaminare il libero arbitrio nel contesto dell’apprendimento. Abbiamo visto che gli eventi principali nel piano di vita possono essere discussi e concordati fra i componenti del gruppo di anime, inclusi i vari ruoli che essi assumeranno. Ciò include le suggestioni anticipatamente concordate, che a livello subconscio nella nostra esistenza umana ci spingono ad essere attratti da determinate persone e attività. Il piano di vita è infine riesaminato con gli Anziani, che aggiungono un’ulteriore dose di saggezza, prendendo in considerazione anche i progetti di vita delle altre anime. Quando arriviamo al punto di incarnarci, secondo Marta Petersen, “gli Spiriti Guida possono dare suggerimenti alle persone e incoraggiarle ad aderire al proprio programma di vita in ogni momento”. È comprensibile che si potrebbe essere indotti a pensare che le nostre vite siano quindi interamente prefissate e predeterminate. Tuttavia a livello spirituale nessun’anima è obbligata ad accettare un determinato piano di vita. Come ha raccontato Liam Thompson, «Non siamo obbligati a fare nulla». Un’anima può rimanere nei regni spirituali invece d’incarnarsi e continuare ad apprendere da quella prospettiva. Tuttavia, come Jack Hammond ha commentato a proposito delle perplessità e riserve ad accettare un progetto di vita, «diventiamo irrequieti e il nostro Spirito Guida ci incoraggia a incarnarci mostrandocene i benefici». Ricorderemo qui David Stephens, che era persino riluttante ad accettare il programma di vita “come una vacanza” dopo una serie di vite difficili. Gli Anziani gli spiegano che lo aiuterebbe “ad approfondire la sua autoconsapevolezza”. Degli altri soggetti presi in esame nell’ultimo capitolo, molti hanno avuto opzioni di vita multiple con diversi livelli di difficoltà. Tutto ciò conferma l’entità del libero arbitrio di cui le anime dispongono nell’accettare un qualsiasi progetto di vita. Ovviamente nell’esistenza umana alla nostra mente cosciente piace pensare che abbiamo libero arbitrio su ogni cosa. In molte cose ciò è vero, ma le testimonianze che ci giungono dalle esperienze regressive all’Intervita ci mostrano che gli eventi chiave nel nostro piano di vita hanno maggiore probabilità di accadere. Come ha riferito Liz Kendry: «Ci saranno delle occasioni, come le relazioni che intratterrò lungo il mio percorso, che fungeranno da prova e non saranno positive. Invece di restare legata a loro trattenendo le ferite emotive che le accompagnano, devo parlare fuori dai denti». Abbiamo il libero arbitrio necessario a reagire in un modo o nell’altro al nostro piano di vita, prolungando le sofferenze o completando il

nostro apprendimento. E Liz prosegue: «Ci saranno molte prove lungo la via fino a quando arriverò finalmente ad afferrare il punto». Insegnamenti emotivi e competenze specialistiche Sembra vi siano due tematiche principali di apprendimento su cui un’anima può lavorare, sia come singolo sia a livello di gruppo. La prima è lo sviluppo di una competenza specialistica come il diventare Guaritore, Insegnante o Spirito Guida. La seconda è l’apprendimento di qualità emotive, che implicano lo sperimentare entrambi i lati di emozioni diverse. Ne devono essere apprese molte, quali assumersi la responsabilità, essere amati, detenere il potere o essere una vittima. Bisogna percorrere un po’ tutte le emozioni. In una vita, per esempio, un’anima può trovarsi a dover sperimentare l’emozione della rabbia e rimanere in contatto con questo stato emotivo. In un’altra vita invece può trovarsi a dover essere l’oggetto della rabbia di altre persone. Si continuerà a fare esperienza delle emozioni da diverse angolature fino a quanto la lezione non sarà stata appresa. Nessuno dei pionieri della ricerca sull’Intervita sembra operare una vera e propria distinzione fra queste due tipologie di temi spirituali. Si potrebbe presumere che le anime meno esperte lavorino sugli insegnamenti emotivi, mentre quelle mature su capacità più specialistiche. Un controllo attento delle testimonianze suggerisce che questo assunto sia sbagliato, in quanto almeno alcune fra le anime più esperte sembrano affrontare entrambi i temi contemporaneamente. Le tre scelte di vita di Veronica Perry ne costituiscono un esempio. La sua prima opzione è rimanere in forma spirituale nella matrice energetica che circonda la terra: «Lo scopo è quello di poter continuare a canalizzare le energie ma in forma spirituale e al di sopra della terra. Mi mostrano una specie di griglia. Una rete dove ogni punto è un essere di luce e sono tutti connessi nell’atto di unire assieme la propria energia e posso andare a raggiungerli». Questo passaggio sembrerebbe indicare una competenza specialistica piuttosto che un insegnamento che riguarda le emozioni. Tuttavia Veronica ha avuto un’altra opzione, ovvero quella di continuare a lavorare sulla lezione emotiva della pazienza, il che mostra chiaramente come i due temi si sovrappongano: «Questa seconda opzione è quella in cui posso continuare ad apprendere la pazienza. Non mi vengono date troppe informazioni su quella vita,

perché è una vita in cui ho bisogno d’imparare». Dopo la morte come ebrea durante la Seconda Guerra Mondiale, Marta Petersen sembra rappresentare una combinazione analoga. Quando si trova a considerare le scelte della sua vita attuale, ha ancora molti insegnamenti sui quali intende lavorare, incluso “un miglioramento del controllo delle emozioni”. Tuttavia, la ritroviamo poco più avanti in un’aula con otto studenti e sembra essere in tirocinio come Insegnante: «Mi piace lavorare parlando di un’esperienza che ho fatto in una delle mie vite e discuterne con gli studenti. Poi mi danno il loro punto di vista su cosa avrebbero fatto in quella situazione, parliamo delle scelte e così via». Passiamo a Liam Thompson, che sta ancora lavorando sul suo problema cronico di suicidio. Sta facendo pratica per diventare Guaritore quale competenza specialistica che sviluppa con il suo gruppo, ed è anche quasi al livello di Guida: «Stanno creando con la loro energia. Sono tutti Guaritori. Anch’io lo sono». Il soggetto che fa più luce sulla combinazione delle abilità emotive e specialistiche è Wendy Simpson, che nella sua vita passata era un anziano nel deserto. Una delle lezioni personali su cui ha lavorato ripetutamente in numerose vite è il suo modo di trattare gli altri. Dopo la sua revisione di vita con gli Anziani, e nonostante la propria minima conoscenza pregressa dell’Intervita, descrive il ricongiungimento con il suo gruppo di anime. Qui ci parla delle capacità specialistiche su cui stanno lavorando insieme: «Oltre agli insegnamenti che stiamo sperimentando, questo gruppo ha altre cose da fare. Si tratta della comunicazione. Lavoriamo con energie sottili e usiamo suoni e vibrazioni. Nella nostra vita fisica, tutti noi cerchiamo di aiutare le altre persone con erbe, oli, terapie, e anche spostandoci semplicemente a piedi da un posto all’altro e comunicando con loro». È chiaro come tutto il gruppo di Wendy stia lavorando, allo stesso tempo, sia su insegnamenti emotivi che su competenze specialistiche. Vite altruistiche Newton e Cannon usano entrambi il termine “vite di riempimento” quando un paziente parla di una vita che non è direttamente necessaria per la propria formazione. Di solito queste vite sono di durata relativamente breve e il loro obiettivo principale è contribuire allo sviluppo karmico di

un’altra anima piuttosto che al proprio. Riteniamo più preciso definire queste vite come “altruistiche”. Marta Petersen, regredita a una vita passata da giovane ebrea a Varsavia durante la Seconda Guerra Mondiale, ne costituisce un buon esempio. Quando i soldati tedeschi vengono a portare via i suoi genitori, suo padre insiste affinché lei resti lì e si nasconda. Marta obbedisce ma, dopo pochi giorni, la ritrovano e finisce sullo stesso treno dei suoi genitori. Viene portata nelle camere a gas e muore tra le braccia di sua madre. Nella revisione con il suo Spirito Guida, scopriamo curiosamente che la sua prospettiva spirituale su questa vita apparentemente tragica non è affatto troppo complicata: «Non abbiamo molto da dirci perché questa vita è stata troppo breve, ed ero lì per via di un’altra persona. Perciò ho fatto quello che dovevo fare». «Che cosa?» «Dovevo aiutare Tina [sua madre in quella vita]». «Come l’hai aiutata?» «Ha un problema con l’armonizzazione della propria energia ed è influenzata dagli altri. Quindi io ero lì per ricordarle di concentrare la sua energia e per stare con lei nel momento della nostra morte. Quando mi ha guardato, e ha guardato nei miei occhi e ha sentito la mia energia si è ricordata di quell’energia che dovrebbe cercare di avere». «Si tratta di qualcosa su cui avevate già lavorato?» «Sì, e l’aiutavano anche le relazioni armoniche del pianoforte. Lavoriamo molto con le armonie musicali». «Che altro tipo di cose stai riesaminando?» «Se l’ho aiutata abbastanza o se avrei potuto fare un lavoro migliore. Sono molto soddisfatta e penso lo sia anche lui [lo Spirito Guida]. Uhm. Dice che avrei potuto ignorare il desiderio di mio padre, non nascondermi e andare nel campo di concentramento prima, insieme ai miei genitori. Mi chiede perché ho scelto di fermarmi». «Cosa rispondi?» «Ho voluto darle una possibilità per conto suo, e lasciarla sembrava la cosa giusta da fare. Ovviamente non ne ero consapevole, quando ero incarnata, ma qualcosa mi ha detto di nascondermi e di non andare con lei». «Cosa ne dice la tua Guida?» «Dice che è stata una scelta interessante».

Il racconto di Marta, che dice di essersi trovata in quella vita “per via di un’altra persona” è d’importanza vitale per comprendere che abbiamo a che fare con una vita altruistica, e non con una vita incentrata sulla propria formazione karmica a livello emotivo.

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8

Ritorno all’incarnazione La nostra nascita non è che un sonno e un oblio; L’anima che sorge con noi, quale stella della nostra vita, è tramontata altrove, e viene da lontano. William Wordsworth, poeta inglese Selezione delle energie, delle emozioni e dei punti di forza Newton è l’unico fra i pionieri dello studio dell’Intervita ad illustrare adeguatamente l’idea che, quando ci reincarniamo, ci lasciamo alle spalle nei regni della luce una parte della nostra energia spirituale. Un punto su cui si sofferma è che l’anima non si scinde completamente, poiché ogni sua parte conserva l’intera esperienza del tutto. Questo processo richiama in qualche modo un ologramma. Egli suggerisce inoltre che le anime più evolute hanno meno da portare con sé nel regno fisico perché la loro energia è di solito più “concentrata” o “potente”. Pertanto ne deduce che, mentre un’anima media potrebbe arrivare a portare giù con sé fra il cinquanta e il settanta per cento, un’anima più esperta può invece portarsi dietro anche solo il venticinque per cento. Concludendo, Newton precisa che quando questo livello di energia è stato concordato nei regni della luce, non può essere più “rabboccato” una volta che l’anima si è incarnata. In generale, i soggetti sembrano confermare le ricerche di Newton. La quantità di energia portata nell’incarnazione rappresenta un compromesso. Se ne venisse portata giù troppa, la prospettiva spirituale non farebbe altro che sovraccaricare il sistema nervoso umano, e potrebbe far sì che la persona non risulti del tutto impegnata nell’esperienza umana. D’altro canto, se invece se ne porta troppo poca per una vita difficile, il rischio è il fallimento del progetto di vita. Tuttavia, scopriremo che a volte le anime sono in grado di attingere ad alcune delle riserve energetiche del loro Io Superiore, del loro gruppo di anime o degli Spiriti Guida in caso di crisi.

Le anime con minore esperienza potranno sottovalutare con una certa regolarità la quantità di energia di cui avranno bisogno per l’incarnazione, a volte persino ignorando il consiglio degli Anziani in materia. Perché accadrebbe questo? Una possibile risposta è che maggiore è il livello di energia lasciato alle spalle, più attivo quest’ultimo potrà essere nei regni della luce. Infatti l’energia non continuerà solo a combinarsi con quella degli altri membri del gruppo di anime ma, se è sufficientemente elevata, potrà anche continuare a seguire molti altri aspetti della formazione e dell’esperienza nei regni della luce, velocizzando quindi l’evoluzione dell’anima. C’è poi un altro aspetto che nessuno dei primi ricercatori ha identificato. Le anime possono anche selezionare i livelli di particolari emozioni, sulle quali hanno lavorato in precedenza e che intendono riportare nell’incarnazione. Sono inoltre in grado di scegliere di portare alcuni particolari punti di forza presenti nelle vite precedenti, per avere un supporto di fronte a determinate prove. Il livello di energia e le emozioni e i punti di forza specifici tratti da vite passate si fondono in una complessa interazione. A volte i soggetti raccontano che il tutto è stato elaborato per loro come una sorta di “pacchetto”. Quando si trovano coinvolti nella loro selezione, di solito discutono le opzioni con lo Spirito Guida prima che gli Anziani rivedano la loro scelta. Nell’incontro con gli Anziani, Liam Thompson dice che porterà con sé il settantacinque per cento della sua energia spirituale. Presumendo che sia un’anima con una certa esperienza, perché si trova quasi a livello di Guida, questo fatto dimostra quanto sia necessario un aiuto per spezzare il suo attuale schema di suicidio ripetitivo: «Qual è il livello di energia spirituale che porterai giù con te in questa vita?» «Molta. Il settanta per cento, settantacinque. Ne porto sempre troppo poca». «In che modo ti sarà utile in questa vita?» «Mi aiuterà a riconoscere la mia intuizione in modo corretto. Mi aiuterà a ottenere maggiore forza personale. Il mio Spirito Guida sarà lì ad aiutarmi. Ho bisogno di stare calmo e concentrato e le sensazioni arriveranno». La narrazione si sposta poi sulle emozioni che porta con sé e che sono state decise per lui: «C’è qualche emozione negativa che prendi dalle tue vite passate?»

«La rabbia». «E in che percentuale la porti con te?» «Solo una piccola parte. Non è un tratto evidente. Qualcosa su cui c’è ancora da lavorare». «Ci sono altre emozioni negative che porti con te?» «L’invidia. È stata presente per una serie di vite». «Nella tua ultima vita hai avuto molto risentimento. Stai portando niente di tutto questo con te in questa vita?» «Uhm. Non proprio, perché mia mamma e mio papà in questa vita non sono gli stessi di quella precedente». «Hai avuto qualche possibilità di scelta su queste emozioni negative che stai portando avanti?» «Sono state progettate per me. Ho da lavorare su queste». Anche Jack Hammond affronta una vita difficile con il gene Maori, per aiutarlo a superare il suo problema cronico di essere un individuo solitario. In passato aveva ignorato il consiglio che gli era stato dato, non portando con sé una sufficiente dose di energia spirituale. Quindi, non ci sorprende quando decide di prendere una percentuale elevata della sua energia spirituale: l’ottanta per cento. Ci dice anche che il venti per cento di questa sua energia, che rimane nei regni della luce, rimarrà comunque abbastanza attiva. Ciò arriva al punto di consentirgli di ricambiare lo scherzo che le sue anime compagne gli hanno fatto al suo ritorno: «Non ne ho presa abbastanza l’ultima volta». «Era stata una tua scelta?» «Sì, e mi sono comportato da arrogante in passato. Forse pensavo di essere più illuminato di quello che ero effettivamente». «Che percentuale concordi di portare giù alla fine?» «L’ottanta per cento». «E cosa ne pensa Garth?» «Fa di sì con la testa». «Che cosa farà il venti per cento che resta?» «Farà parte del comitato d’accoglienza, o del gruppo di benvenuto, che è lì per incontrare le persone che tornano [ride] e per fare degli scherzi! Uhm, ma c’è anche da imparare. Il venti per cento è abbastanza per impegnarsi nell’apprendimento». «Allora su cosa concentrai l’apprendimento?»

«Ricerca, ma potrebbe essere roba di basso profilo». Anche Liz Kendry deve spezzare un ciclo ripetitivo, che per lei è quello della dipendenza dal suo compagno in spirito Charles. Dopo aver parlato in modo approfondito con il suo Spirito Guida, accetta il consiglio degli Anziani. Dovrebbe incrementare leggermente la percentuale di alcune emozioni, quali la tristezza e la solitudine, su cui sta lavorando, perché questa volta si troverà così più preparata ad affrontarle. Tuttavia questo si accompagna al consiglio di aumentare l’energia spirituale da portare con sé dal settantacinque all’ottanta per cento. Ci fa inoltre un brillante resoconto del motivo per cui gli Anziani sono in una posizione migliore per giudicare l’energia di cui avrà bisogno: «Quello di cui non sono completamente al corrente sono le altre vite che interagiranno con la mia… Loro invece hanno il quadro completo. Vedono le interazioni delle altre anime con la mia, e le altre sfide che potrei dover affrontare e le scelte che potrei dover fare. Se, ad esempio, faccio una scelta rispetto ad un’altra e mi conduce lungo un percorso diverso, potrei per questo aver bisogno di più energia». Intanto anche Liz descrive come il venti per cento della sua energia, che rimane nei regni della luce, possa continuare ad apprendere, almeno in misura modesta: «Posso ancora lavorare su alcune delle emozioni e delle lezioni che devo imparare, che potrebbero non essere così significative come quelle che ho da imparare sulla terra. Così scelgo alcune di quelle minori da considerare». Dopo la descrizione del suo gruppo di anime, che lavora con la matrice energetica che circonda la terra, si può presumere che Laura Harper sia ora un’anima sufficientemente esperta e richiederà una percentuale piuttosto bassa della propria energia. Infatti, è proprio quello che accade. Anche lei inizia il processo di selezione, grazie ad una discussione approfondita con la sua Guida. Le è subito chiaro che deve scendere a compromessi fra il cercare di completare la propria formazione emotiva mentre è incarnata e, allo stesso tempo, lasciare una gran quantità di energia alle sue spalle, per poter continuare il proprio lavoro energetico nei regni della luce: «Parli di che percentuale di emozioni porterai con te da quelle vite passate?» «Sì. Sento davvero che ne prenderò più di quanto lei mi sta consigliando». «Quanta hai intenzione di prenderne?»

«Per le emozioni non elaborate? Porterò con me quasi tutta l’energia. Il novantacinque per cento». «Che cosa ti dice la tua Guida?» «Sta scuotendo la testa. Dice che sarà una vera sfida, ma aggiunge che lei mi aiuterà e mi starà vicina». «Prendendone il novantacinque per cento vuol dire che si possono eliminare queste emozioni tutte in una volta nell’arco di una vita?» «È proprio quello che intendo fare. Sento che è come se le stessi trascinando in giro come una palla al piede; è ora di liberarmene». «Parlate del livello di energia spirituale che porterai con te nella vita incarnata?» «Non so perché. Perché ne voglio prendere così poca?». «Quanta hai intenzione di portarne giù?» «Il trentacinque per cento». «Che cosa ne dice la tua Guida?» «Dice che sono pazza». «Questo renderà molto difficile la tua vita?» «Lei scuote un po’ la testa, come se dicesse “accipicchia!”». «Che cifra ti suggerisce?» «Pensa che dovrei prenderne il sessanta». «E qual è la tua decisione finale?» «Sto solo chiedendo a me stessa perché ne voglio prendere così poca. La risposta è perché voglio fare molto di più. Voglio imparare molto di più su questa trasmissione della luce che avviene qui su. Mi sento come se stessi cercando di fare troppo. Ho deciso che posso incrementarla a quarantacinque». Successivamente Laura viene a sapere cosa gli Anziani, che lei chiama i Saggi, pensano di queste sue scelte: «Mi stanno ricordando che mi ci vorrà molto più tempo per lavorare sulle mie emozioni, se prendo così poca energia. Capiscono bene cosa voglio fare, lavorare sodo in entrambi i regni. Mi stanno solo ricordando la gentilezza, la leggerezza e il riposo. Mi ricordano anche di tutto l’aiuto che ho a disposizione, da parte loro e di Iscanara». Passiamo ora ai punti di forza delle vite passate e parliamo di Katja Eisler, che ha scelto di prendere con sé il settanta per cento della propria energia

spirituale perché le sembrava giusto; ci racconta che porta con sé anche una specie di consapevolezza militare per sentirsi protetta: «Quali emozioni prendi dalle vite passate?» «Un’inclinazione alla violenza e alla combattività». «Che percentuale di queste emozioni porti giù con te?» «Il quaranta per cento». «A cosa serve questa energia?» «Per proteggermi, è come una specie di consapevolezza militare. Non è violenza. È più una forza, una forza che mi proiettata in avanti. È attiva e orientata alla strategia e agli obiettivi, accompagnata da una soglia elevata di attenzione». Veronica Perry ci illustra quali fattori si devono prendere in considerazione, prima della sua traumatica vita passata da orfana. Il processo di selezione inizia con una negoziazione con gli Anziani circa la sua energia spirituale: «Sto come negoziando. Sento di voler prendere più energia possibile perché penso che mi servirà». «A che quantità stai pensando?» «Voglio prenderne il novanta per cento». «E cosa ne dicono gli Anziani?» «Non ne sono contenti». «Cosa ti consigliano?» «Sentono che se prendo questa quantità di energia non avrò alcun margine in caso ne perdessi». «Saresti in grado di continuare una qualsiasi altra attività nei regni spirituali?» «No, sarei piuttosto indebolita». «Che quantità ti suggeriscono gli Anziani?» «Il cinquanta per cento». «E su che cifra decidi alla fine?» «Il cinquantacinque per cento». Vista la natura della vita passata che Veronica dovrà affrontare, può sembrare strano che gli Anziani non abbiano suggerito una quantità maggiore di energia. Veronica ci dà la spiegazione che segue: «Il nostro gruppo ha bisogno che una certa quantità di energia sia conservata e trattenuta nei regni spirituali, in modo da poter essere prelevata

da ogni membro nei momenti di necessità. A volte questa si manifesterà sotto forma di Assistente o Guida Spirituale, mentre altre volte si verificherà un invio automatico di parte dell’energia». Si tratta di una questione importante, che non viene menzionata da altri. Persino dopo aver suddiviso l’energia spirituale ai fini dell’incarnazione, il progetto di vita è in grado di consentire un rabbocco in caso di emergenza. Si illustra anche come gli Anziani siano in una posizione migliore per giudicare la ripartizione di energia spirituale, considerando aspetti più generali quali le esigenze del gruppo di anime. Veronica indica inoltre che il legame individuale è altrettanto importante: «In quella vita non riuscirò a meditare ma, durante il sonno e i sogni, la mia energia spirituale sarà in grado di comunicare con il mio subconscio come in qualsiasi altra vita. Avrà la capacità di ricordarmi la pace e l’amore, in modo che io possa proseguire con quella vita fino al suo corretto punto di arrivo». Veronica si troverà ad affrontare una vita difficile, da orfana con propositi altruistici piuttosto che per un apprendimento personale; è dunque comprensibile perché le venga offerto tutto questo aiuto in più. Mentre prosegue nella sua storia, non ci sorprende il fatto che non porterà con sé alcuna emozione negativa su cui lavorare, ma solo le forze della pace e dell’amore derivate da una vita passata: «Sarà una vita di durata molto breve. Mi viene offerta l’energia positiva di una vita passata da portare con me». «Che tipo di energia puoi portare con te?» «La calma interiore dall’ultima vita». «In quale percentuale ne puoi portare con te?» «Posso portarla tutta con me». «C’è qualche altra energia positiva che puoi prendere?» «Anche l’amore che ho provato in quella vita». «Che percentuale ne puoi prendere?» «Quanta ne voglio». «A che cifra stai pensando?» «Ne voglio lasciare un po’ qui da condividere con il mio gruppo, ma intendo portarne metà con me perché abbia la serenità interiore». «Prenderai dell’energia negativa ancora da elaborare?» «No, ce ne sarà abbastanza da raccogliere».

Partenza e ristratificazione I soggetti sono pronti adesso a intraprendere il proprio viaggio di ritorno al regno fisico. Katja Eisler ci descrive l’esperienza come: «Un lungo tunnel che diventa sempre più buio alla fine». Jack Hammond ci dice quanto segue: «Mi viene in mente la parola scivolo, ma non assomiglia agli scivoli che conosco. Se dovessi darne una descrizione con un’immagine comune, è come se fossi messo in posizione e sparato come un missile». Anche Liam Thompson sente che il proprio ritorno è estremamente veloce: «Vado come in un centro di sedazione. Non sono così sedato, però devo aspettare fin quando arriva il momento giusto per andare. È un posto dove posso stare da solo con i miei pensieri, prima di essere pronto a partire… Poi è rapido, veloce, e sono là. È quasi istantaneo». Tuttavia, i resoconti più dettagliati ci vengono da tre dei soggetti con una minima conoscenza pregressa sull’argomento. Veronica Perry inizia descrivendo di essere in una sala d’attesa: «Questa volta non ho molto tempo qui. Mi sto per reincarnare ancora». «Come funziona?» «Il mio Spirito Guida viene a prendermi e ci spostiamo in un’altra sala». «Descrivimi questa sala». «È una sala d’attesa. È rotonda. La parola più adatta che mi viene per descriverla è come un… è quasi come un aeroporto. Come se ci fossero un sacco di uscite o aperture da attraversare». «Da che parte vai in questa sala?» «Il mio Spirito Guida mi sta mostrando dove andare. Ci sono anche altri del mio gruppo di anime qui. Vado verso la parte sinistra della sala. Si stanno incarnando anche loro. Penso che faremo del lavoro insieme in questa vita». «Come fai a sapere quando è il momento di lasciare questa sala e iniziare il processo d’incarnazione?» «Lasciamo la sala tutti insieme. Anche se alcuni del mio gruppo di anime nasceranno nel corpo fisico prima di me, partiamo tutti nello stesso momento. Il tempo qui non ha rilevanza. Arriveremo tutti al momento opportuno per iniziare le nostre vite sulla terra».

Occorre esaminare quest’idea che la tempistica della loro partenza non sia rilevante. Nei regni spirituali il tempo non ha lo stesso significato che riveste nelle nostre vite terrene. Priva delle costrizioni derivanti da un corpo fisico soggetto al deperimento, l’energia spirituale nei regni dello spirito può spostarsi in un qualunque periodo futuro in termini di tempo terrestre, senza alcun senso di ritardo temporale. Questo spiega le apparenti contraddizioni che possono sorgere quando i diversi momenti di incarnazione con la famiglia e gli amici possono estendersi per intere generazioni. Un’altra parte importante di questo processo è la raccolta delle emozioni ed esperienze dalla vita passata, che saranno necessarie per la nuova incarnazione. Il nome dato a questo passaggio è “ristratificazione”, e nessuno fra i primi ricercatori sull’Intervita ne fa menzione. Si tratta del processo opposto alla “rimozione degli strati”, discusso come parte del processo di guarigione precedente all’ingresso nei regni spirituali. Di seguito, abbiamo la descrizione di Veronica mentre si muove attraverso i diversi strati per raccogliere tutte quelle emozioni ed esperienze di cui avrà bisogno al momento della partenza. La sua descrizione sul diventare più leggeri e luminosi durante questo processo sembra essere l’opposto di quanto ci si aspetterebbe, ma è il suo modo per descrivere quel processo di raccolta dell’energia che le occorre. Alla fine ci racconta l’esperienza di scissione della propria energia spirituale: «Dimmi, cosa ti succede fra la partenza con il tuo gruppo di anime e l’effettiva fusione con il corpo fisico?» «Sento che la mia anima sta operando attraverso livelli diversi di energia e varie fasi, per raccogliere le diverse energie che si è concordato che io porti con me. È come se le tirassi dentro di me mentre mi muovo attraverso i vari stadi». «OK, mi descrivi ora in dettaglio come funziona e cosa provi?» «Ci sono tutte le risorse che ho a disposizione e io amplio la mia energia per avvolgerle e attrarle a me, e ogni risorsa che attiro mi fa sentire più leggera e luminosa». «Come fai a sapere quali risorse attrarre?» «Succede e basta. Penso sia intuitivo l’attirarle a sé. Mi sono state rese disponibili, non devo andare a prenderle. Sono semplicemente lì a disposizione e devo solo espandermi per incamerarle».

«Hai già effettivamente eseguito la scissione della tua energia spirituale?» «No». «Vai a quel momento e descrivi come accade». «Lo sento da due angolazioni diverse in questo momento. La personalità della mia prossima incarnazione fisica riceve parte della mia energia spirituale, e quella parte della mia energia spirituale viene rilasciata dalla parte che mi lascio alle spalle. Nel contempo, sento anche l’altra prospettiva: sono io l’energia spirituale che rilascia una parte di sé e la spinge verso l’incarnazione. Sento anche l’energia spirituale che ha assunto una nuova vita, mentre viene spinta in avanti dal resto della mia energia. È molto tranquilla e accogliente». Veronica non è la sola a fornirci una descrizione del processo di riacquisizione degli strati. Wendy Simpson sembra fare un veloce riferimento alla ristratificazione: «Ho la sensazione di andare da qualche altra parte prima di tornare. C’è un luogo dove la forma dell’energia delle persone si ritrasforma in normale forma fisica… Ci sono altre anime qui… Dobbiamo tutte tornare… É come se mi venisse messo indosso un mantello. Sto dicendo addio, sebbene sappia che non sarà per sempre». Nicola Barnard ci parla ancora più dettagliatamente della ristratificazione, e con la reale sensazione che sia un processo che ha già vissuto: «Dimmi, cosa accade dopo?» «Ho bisogno di procurarmi tutti questi strati. È come la sensazione di doversi vestire». «Come lo fai?» «Ogni strato sembra come un’energia sottile. Non ha niente di solido o materiale, singolarmente sono quasi trasparenti, ma tutti insieme creano l’impressione di un materiale». «Da dove prendi questa energia?» «È come se gli strati fossero sospesi in aria e potessi prenderne via via uno dopo l’altro, e con ognuno di essi ottenessi un senso più preciso di chi sono». «L’energia ti è stata fornita?» «Sono già là, le energie. È come un vestito. Sto vivendo alcuni cambiamenti perché non sono più leggera. Parte di questa esperienza non è

molto utile o piacevole. È un po’ come mettersi dei vestiti bagnati. Capita solo con qualche strato che non mi sento a mio agio, ma li ho scelti io». «Cosa ti succede adesso?» «Sto prendendo queste cose su di me. C’è come un materiale simile a una garza, che passa attraverso il mio corpo energetico, e di per sé non farebbe nulla, ma in combinazione con gli altri strati sta cominciando a costruire il senso di questo nuovo essere in cui sto entrando. Si sente che l’energia deve essere abbastanza densa per potersi incarnare e che ci devono essere un bel po’ di questi strati». L’unione con il corpo Viene spesso riferito che le anime sentono pienamente la dura realtà di essere tornate nel mondo fisico al momento della nascita e che sono più protette mentre si trovano nel grembo materno. Nonostante una certa riluttanza iniziale a entrare nel nascituro, queste sono le impressioni di Nicola Barnard mentre continua il suo processo di ristratificazione: «In realtà non voglio andare». «Dove ti trovi in questo momento?» «Sono ancora in alto, e non ne sono assolutamente convinta. Ho scelto questo, ma [grosso sospiro] ho un compito da svolgere». «Cosa succede dopo?» «Vogliono un altro bambino. È come se ci fosse un accordo perché io mi trovi lì. Intorno al momento del concepimento c’è questa sottile accettazione. Conoscono la mia energia, non consciamente, ma il loro Io Superiore e il mio Io Superiore decidono come sarà». «Vai al momento in cui ti unisci al bambino». «Sono nel ventre materno. È buio». «A quanti mesi di gravidanza ti trovi?» «Sento di essere un bimbo, con braccia e gambe. Non è così in là, direi il terzo o quarto mese». «Da dove entri?» «Dalla testa». «Cosa provi quando fai ingresso in questo corpo?» «Sono consapevole di averlo già fatto altre volte in passato. È un’esperienza che non mi turba molto. Sembra una cosa abbastanza tranquilla e serena e c’è la sensazione che sia la cosa giusta, sai?»

Newton spiega che il processo di congiungimento dell’anima con il cervello fisico del bambino non è facile e deve essere intrapreso in maniera graduale. Naturalmente, lo stato emotivo della madre influisce sul bambino, soprattutto le emozioni negative. Per questo l’anima può trovarsi a dover aspettare che i modelli energetici della madre si modifichino o si rilassino prima di entrare. L’anima ha bisogno anche di adeguare le proprie vibrazioni a quelle della mente del bambino, così spesso galleggia dentro e fuori per un periodo di alcuni mesi. Wendy Simpson narra di sentirsi imprigionata la prima volta che entra nel bambino a sette settimane di gravidanza, ma può “andare dentro e fuori” fino a circa tre mesi. Katja Eisler conferma questo concetto ed è anche consapevole delle emozioni materne: «Quanto ha questo bimbo dal concepimento?» «Sei mesi». «Cosa succede?» «Mi prendo del tempo e lo guardo». «Da quale parte del corpo entri?» «Passo attraverso il cervello». «Cosa si prova?» «C’è molta energia là. Non posso fare a meno di sentirmi un po’ come se fossi in trappola. Per un po’ galleggio dentro e fuori». «Quando ti unisci finalmente al bambino?» «A otto mesi». «E com’è?» «Sento le difficoltà di mia madre riguardo alla sua gravidanza, la delusione, sente che è troppo giovane e che è l’uomo sbagliato. Si è innamorata di un altro». «Quanto tempo dura la fusione?» «Accade in un certo lasso di tempo. Devo abituarmi al cervello, che non è un cervello semplice. Ho la sensazione che la mia anima sia molto più cedevole e in pace del cervello di questo bebè». Purtroppo Katja non è l’unico soggetto ad aver fatto esperienza di un ingresso in un ambiente non proprio felice. Jack Hammond sa già che avrà dei problemi quando sarà scoperto il suo gene Maori, ma si sorprende nel trovare l’ambiente iniziale nell’utero così poco accogliente:

«È come se stessi solo osservando, non sono ancora dentro al corpo del bambino… È quasi come se stessi aspettando di vedere se andrà tutto bene… Mi congiungo verso i due o tre mesi [dal concepimento]… Non è un periodo sereno quando vengo concepito. Mia mamma è sola e piange molto. È un brutto inizio». Anche Liam Thompson trova questa esperienza in qualche modo spiacevole, anche se non sembra abbia a che vedere con sua madre: «Mi fondo con il bambino senza problemi… È a quattro mesi [dal concepimento]. Sta sviluppandosi rapidamente… Prima entro in contatto con il cervello. È la parte più difficile… Mi spargo sopra e intorno ad esso. Non c’è ancora nulla lì. È come entrare in una stanza e accendere la luce… Entrare di nuovo in un corpo umano è inquietante, freddo e denso». Come Nicola, anche Lene Haugland non si sente pronta a entrare nel bambino. Diversamente dalla maggior parte dei soggetti, che raccontano di entrare la attraverso la testa o il cervello, lei fa il suo ingresso tramite la gola: «Non voglio unirmi al bambino… Sto indugiando, non mi piace questa situazione. Il bimbo ha due mesi [dal concepimento]… Devo entrare prima che compia i tre mesi perché ho bisogno di collegare l’anima al corpo fisico… Entro dalla gola… È come se fossi riuscita a entrare grazie alla presenza di colore. Era destinato che passassi dalla gola, è molto importante per questo bambino… Era l’unica parte del corpo che avesse colore, in senso vibrazionale. Si tratta del blu». La maggioranza dei soggetti riferisce di entrare fra i due e i quattro mesi di gravidanza, e solo Katja attende i sei mesi per fare il suo primo ingresso. Tuttavia, Veronica Perry arriva al congiungimento ancora più tardi. Scopriamo che l’inizio della sua vita da orfana è nel contempo improvviso e intensamente traumatico: «Vai al momento appena prima della tua unione con la bimba e raccontami cosa provi». «Un gran senso di confusione. Mi sento improvvisamente molto pesante. La mia energia si sta fondendo con quella fisica. É piuttosto doloroso». «Com’è rispetto alle altre volte?». «Alle volte è più facile di adesso. Dipende dal livello di sviluppo del feto». «Di quanti mesi è la bambina dalla data di concepimento?». «Sette».

«Ti sei mai incarnata così tardi in passato?». «No. Di solito riesco a congiungermi al bambino prima, e mi sposto dentro e fuori prima di fondermi completamente con lui». «Qual è la ragione per cui ti sei unita a sette mesi a questa bambina in particolare?». «Oh. C’era un’altra anima qui prima di me». «E cosa è successo all’altra anima?». «C’erano due anime qui prima di me. C’era un altro bambino. Avrebbero dovuto essere due bimbi». «È successo qualcosa all’altro bambino?». «[Sospiro profondo] È stato abortito». A questo punto Veronica inizia a singhiozzare pesantemente, dimostrandoci ancora una volta quanto possa essere intensa la rievocazione regressiva. Dopo essere stata calmata e rassicurata, è regredita di nuovo all’Intervita per approfondire ciò che è accaduto nell’utero. Ora diventa del tutto evidente cosa l’ha traumatizzata: «In quella vita ho scelto di nascere in un mondo dove i bambini erano abusati e rifiutati. L’anima che aveva scelto prima di me di entrare in quella vita era così traumatizzata dall’altro bambino gemello, abortito, che ha rinunciato anch’essa. Così quello che ho provato congiungendomi alla bimba sopravvissuta è stato lo shock e la tristezza dell’anima precedente. Avevano lasciato quell’energia dietro di loro. Questo è un altro motivo per cui mi hanno permesso di prendere così tanta energia spirituale con me, e così tante risorse». Il velo dell’amnesia L’insorgenza dell’amnesia circa i regni della luce è generalmente intesa come un processo fondamentale, che ci permette di operare in modo efficace nella realtà fisica. Se ci fosse un ricordo troppo marcato dell’estasi e della purezza della nostra autentica casa spirituale, la maggior parte delle persone sarebbe probabilmente sopraffatta dalla nostalgia e il desiderio di tornare indietro potrebbe essere troppo forte. Un altro motivo è il fatto che conoscere tutto sul proprio progetto di vita equivale a dare un esame quando tutte le risposte sono già note. Per Nicola Barnard questo processo è iniziato già mentre stava lasciando i regni della luce, e sembra probabile che si tratti di una parte automatica della ristratificazione. Questo processo inoltre si presenta non come

improvviso ma graduale, in modo che vi sia un certo grado di flessibilità circa il momento preciso in cui il blocco completo della memoria entri in gioco. All’inizio della sua narrazione, Nicola comincia a sussurrare tra sé e sé per un breve lasso di tempo. Ciò non è raro nelle sessioni di regressione all’Intervita poiché i soggetti tentano di capire cosa stiano vivendo e come possano descriverlo a parole. Successivamente, Nicola passa a raccontarci come la sua memoria sembri dissolversi, anche se sembra opporre una certa resistenza a questo processo: «[Bisbiglia a se stessa] Sto dimenticando. Penso che sto probabilmente andando, perché sta diventando difficile ricordare da dove sono venuta». «Cosa sta succedendo?» «Con questi nuovi strati è come se la verità venisse gradualmente spazzata via. Voglio ricordare la mia famiglia spirituale, ma non so se riuscirò. Ho dimenticato così tante volte». «Cosa succede poi?» «È ora di scendere. So che è stato scelto così, ma non mi sento entusiasta. Hanno curato ogni cosa, tutti i dettagli. Mi sembra molto chiaro dove andare e cosa fare, solo che non è così facile andarsene. In ogni caso, più strati di esperienza si aggiungevano, meno ero connessa con l’altra realtà». Katja Eisler riferisce che in lei l’amnesia si è verificata precocemente, attorno all’epoca della nascita. Lene Haugland sente invece che è stata spostata più in là, all’epoca in cui il bambino aveva circa sette mesi. Ciò potrebbe confermare l’idea condivisa che uno dei motivi per cui i bimbi piccoli passano gran parte del tempo a dormire è perché sono ancora in grado di ricordare alcuni aspetti della loro permanenza nei mondi spirituali. Liam Thompson suggerisce che il processo non sarà completo se non più in là nel corso della propria infanzia: «In quale momento saranno messi in atto i blocchi della memoria?» «Da bambino». «E come funziona il processo di questi blocchi della memoria?» «Come il mio cervello sviluppa la sua personalità, il mio Io immortale si acquieterà, come una lampadina che si spegne. Non è mai del tutto spento però, è sempre lì, come acceso debolmente». Naturalmente Liam ci ricorda che anche se sperimentiamo l’amnesia, siamo sempre in grado di entrare in contatto con il nucleo della nostra energia spirituale, il nostro Io Superiore, mentre ci troviamo sul piano fisico.

CAPITOLO

9

Conclusioni Cos’è un uomo buono se non il maestro di un uomo cattivo? Cos’è un uomo cattivo se non il prezzo che deve essere pagato perché vi sia un uomo buono? Se non comprendi questo, ti perdi nonostante la tua intelligenza. Questo è il grande segreto. Lao-Tzu, maestro taoista cinese Guida e supporto Una delle implicazioni pratiche più importanti di questa ricerca è che l’aiuto offerto dai regni spirituali è molto più facilmente accessibile di quanto molti pensino. Quando Liam Thompson ritorna dagli Anziani per un riesame dei suoi progressi in tempo reale, essi gli danno dei consigli sul metodo da adottare per entrare in contatto con il proprio Spirito Guida e gli altri Assistenti: «Avverrà attraverso i sogni, o una profonda conoscenza interiore… Ho bisogno di essere privo di emozioni per ottenere la guida divina… Mi dicono di guardare dentro di me, che ho tutte le risposte del mondo, e che ogni situazione che esiste può essere guarita. Mi dicono di aver fiducia… Dicono anche che la meditazione sarà molto utile, ma devo perseverare, niente si raggiunge facilmente… Ogni giorno, per almeno dieci minuti… Inoltre, il mio Spirito Guida sarà sempre qui ad aiutarmi… Devo solo restare calmo, e centrato, e le sensazioni arriveranno». È interessante notare che anche lo Spirito Guida di Katja Eisler conferma il consiglio dato a Liam sull’importanza della meditazione per un minimo di dieci minuti al giorno: «Egli dice “basta che mi chiami”… Funziona in modo più potente con la meditazione, e si dovrebbe farla da seduti, non distesi, altrimenti si va troppo in profondità. Dice che va bene praticarla ogni giorno per dieci

minuti… Dice anche che posso meditare in qualsiasi momento. Basta che lo chiami per nome, o lo visualizzi con la mente». L’insistenza sul fatto che possiamo ricevere aiuto in ogni momento, limitandoci a chiederlo trova conferma anche da parte dello Spirito Guida di Jack Hammond, Garth: «Oh! Sono stato avvertito! Mi è stato detto “ricordati di chiedere aiuto”… Devo meditare e andare in un posto tranquillo per poter avere la presenza di Garth, e chiedere. Oh! Si può anche solo chiedere direttamente, perché ci saranno momenti in cui non si potrà allontanarsi e distendersi, o trovare un posto tranquillo. Allora basta chiedere, su due piedi». Intanto Lisbet Halvorsen ha un’intuizione intrigante e correlata durante la sua regressione all’Intervita, che dovrebbe continuare a fare progetti con il suo gruppo di anime mentre è incarnata e addormentata: «Sembra come se entrassi ed uscissi da questo gruppo in questa vita, forse mentre sto dormendo… È come se stesse accadendo proprio ora, parallelamente. Sembra che io vada là, e pianifichiamo le cose, ottengo sostegno e conforto e poi scendo di nuovo». Il feedback dei soggetti Anche se la ricerca sull’Intervita ci aiuta a costruire un contesto appropriato per comprendere i ricordi delle anime fra le vite, è altrettanto importante considerare l’impatto personale su chi ne ha fatto esperienza diretta. In un periodo compreso fra tre mesi e un anno di distanza dalle sessioni regressive, abbiamo chiesto ai soggetti di fornirci un feedback. Una selezione di questi riscontri ci restituisce una testimonianza toccante, espressa con le parole degli interessati, circa i profondi cambiamenti che questa esperienza ha portato nelle loro vite attuali. Nadine Castelle è sintetica ma va subito al punto: «Questa esperienza mi ha proiettato su un altro livello. È stata un regalo meraviglioso». Lene Haugland è stata altrettanto sintetica ma entusiasta: «La mia vita è cambiata molto dalla seduta. Tutta la paura che provavo se n’è andata, e non mi sono mai sentita così al sicuro dentro di me, e così amata. Sarò sempre grata per questo». Katja Eisler è ugualmente grata e sente che questa esperienza l’ha aiutata in molti modi, incluso il rapporto difficile con sua madre:

«La mia seduta regressiva all’Intervita mi ha aiutato in vari modi. Ha ampliato ulteriormente il mio punto di vista sul profondo significato e senso della vita. Mi ha aiutato a vedere le persone in un modo diverso, a vedere che siamo tutti sulla stessa barca e che viviamo tante esperienze di apprendimento insieme. A vedere che scegliamo le lezioni di vita, e i nostri genitori pure. Questo mi ha aiutato molto, perché il rapporto con mia madre è stato sempre molto difficile, ma ora riesco a vederlo più come un’opportunità di crescita. Mi sono anche sentita più connessa dopo le sedute, e ho perso la paura che avevo della morte. Non del tutto, ma una gran parte. Ho iniziato a sentire più compassione verso me stessa e a capire meglio di prima molti sentimenti e pensieri». Wendy Simpson ha fatto specifico riferimento alla guarigione in relazione alla sua invalidante encefalomielite mialgica8, patologia che causa dolori di varia natura e stanchezza prolungata. Il suo scopo di vita è risolvere il modo in cui tratta gli altri, scopo reso appositamente difficile per il fatto di dover superare i suoi bassi livelli di energia. Ha scoperto dagli Anziani che la sua patologia aveva ormai raggiunto il suo precedente obiettivo karmico e non era più necessaria: «La mia seduta di regressione all’Intervita è stata per me di grande aiuto; in primo luogo, è cambiato il mio atteggiamento verso la vita e mi sembra di aver abbandonato tutti i timori riguardo alla morte. Sono diventata più “rilassata” rispetto alla vita e più interessata a guardare alle qualità della mia personalità. La mia malattia è molto migliorata e i livelli di energia sono notevolmente aumentati. Ho un atteggiamento molto positivo verso il futuro e il mio scopo di vita, e ho adottato misure costruttive attive per apportare modifiche alla mia vita. Nel complesso, questa esperienza è stata molto speciale, assolutamente straordinaria e molto profonda. Sono davvero grata per aver avuto l’opportunità di questa seduta e di quest’esperienza e per la guarigione che ne è derivata». Contemporaneamente, Liz Kendry ci ha fornito questa descrizione estremamente commovente su come la sua seduta l’abbia aiutata ad affrontare la perdita di suo marito, Charles: «Dopo la seduta sono stata in grado di razionalizzare la perdita di mio marito e sono riuscita a elaborare il lutto in modo più rapido, sapendo che lui esiste ancora e che ci incontreremo di nuovo. Mi ha anche permesso di andare avanti a vivere e non restare bloccata, sguazzando nell’autocommiserazione per ciò che ho perduto: cosa che avevo

chiaramente già fatto nelle vite precedenti. Continuare a vivere non significa per me che sono corsa a cercare un altro uomo per sostituirlo; non lo farei mai. Posso però continuare la mia vita e goderla, sapendo che una delle mie lezioni è riuscire a gestire e a vivere una vita piena anche senza di lui. Ogni tanto mi dico: “Che cosa stavamo pensando per aver progettato questo?”. Tuttavia ho accettato il fatto che abbiamo preso questa decisione e che devo vivere il resto del progetto. Non che io sappia al cento per cento in cosa consista il piano, a parte l’indipendenza. Il fatto di sapere che continuiamo a vivere anche dopo la morte mi ha aiutato a condurre una vita più positiva e adesso sono più consapevole delle decisioni che prendo e di come influenzino gli altri». Una delle intuizioni più importanti che si possono trarre dalla regressione all’Intervita e che ci sottolineano sia Katja che Liz è: «Quando ci troviamo ad affrontare delle situazioni complesse, è d’aiuto ricordarci che le abbiamo quasi sicuramente scelte per aiutarci ad apprendere ed evolverci». Passiamo finalmente ora a Veronica Perry, le cui sessioni dettagliate e la mancanza di conoscenze pregresse dell’argomento hanno dato un contributo davvero notevole alla nostra ricerca: «Anche se ritengo che le mie parole non rendano giustizia a questa esperienza, essa è stata per me estremamente profonda. Ha dato il giusto contesto a molti problemi presenti nella mia vita e mi ha permesso di guardare al quadro più ampio, in termini di viaggio della mia anima energetica. Posso solo ringraziare l’universo per avermi messo a disposizione questa opportunità, per avermi concesso di poter intravedere la mia anima, la mia vita tra le vite. È stata un’esperienza magica, meravigliosa e che induce umiltà. Mi ha toccato, ha cambiato la mia visione della vita e mi ha aperto gli occhi, il cuore e l’ anima verso una maggiore tranquillità. Ho comprensione, amore e rispetto per la vita, per gli altri nei loro viaggi, per l’universo, e per me stessa». Considerazioni finali Speriamo che da questa selezione di feedback da parte dei nostri soggetti sia stato possibile trasmettere qualcosa sull’esperienza profonda e trascendentale che attende tutti noi quando torniamo alla nostra vera dimora spirituale. Questa ci dimostra inoltre la profonda guarigione e crescita

spirituale, che possono derivare integrando una seduta di regressione all’Intervita con la vita presente di una persona. Col passare del tempo, questo metodo sarà riconosciuto e compreso quale potente strumento psicologico. L’attività di ricerca per questo libro è stata compiuta grazie all’opera eccezionale dei primi ricercatori nel settore dell’Intervita, e di Michael Newton in particolare. Vi sono ovviamente alcune aree soggette a interpretazioni differenti. Tra le più significative citiamo quella che sottolinea la fluidità dell’esperienza, nonostante la coerenza di fondo dei suoi elementi. Eppure dobbiamo continuare ad aspettarci delle controversie nell’ambito di qualsiasi tentativo di espandere la conoscenza in un settore di ricerca così importante senza per questo nulla togliere al grande rispetto che nutriamo verso tutti i pionieri di questi studi. A questo punto sarebbe utile tornare alla questione delle conoscenze pregresse e ribadire la nostra deliberata politica di selezione intenzionale dei soggetti. Un terzo dei soggetti aveva un livello piuttosto elevato di conoscenza pregressa di libri sul concetto di Intervita, in particolare del lavoro di Newton. Un altro terzo era stato almeno in parte esposto a queste informazioni. L’ultimo terzo ne aveva una conoscenza minima o nulla. Eppure gli elementi di coerenza alla base dell’esperienza ci sono per tutti. Non solo, ma Lene Haugland, che aveva una certa conoscenza preliminare, ha fornito importanti spunti nel suo feedback, che leggiamo di seguito: «Durante la mia seduta sapevo solo una cosa: la mia esperienza non era come me la sarei aspettata. Per la maggior parte, si è trattato di un’esperienza totalmente nuova per me. Quando mi trovavo in quello “stato d’animo”, non potevo scegliere cosa avrei visto o provato, e niente di ciò che avevo appreso o sentito prima di quel momento aveva importanza. Ricordo che la mia mente stava cercando di comunicarmi a più riprese che alcune delle cose che avevo vissuto dovevano essere sbagliate, perché non ne avevo mai letto o sentito parlare prima. Quindi so che questa esperienza è stata un’esperienza del tutto personale». Infine, quale modo migliore per concludere questo libro, se non con le indicazioni integrative di Veronica Perry sul dono della vita sulla terra, che abbiamo ascoltato nel corso della sua valutazione finale sui progressi condotta con gli Anziani: «Ho sempre apprezzato le mie vite a livello dell’anima, anche se alcune sono state difficili, e c’è stato un grande dolore per cose che ho visto e fatto.

Ogni volta che torno all’anima, l’apprezzo. Apprezzo tutte le opportunità che mi sono state date d’imparare e insegnare in alcune occasioni, e di comprendere la così ampia gamma di emozioni e sentimenti che possiamo sperimentare qui. Sì, ci sono cose dolorose da sentire e provare, ma non mancano anche cose meravigliose da sentire e vivere: la semplice sensazione del sole che splende, la sensazione della brezza, gli odori o semplicemente la felicità di poter camminare sull’erba di un prato. Queste sono tutte cose che sento a livello dell’anima».

APPENDICE

La storia della ricerca sull’Intervita Se i terapeuti avanguardisti sono rimasti sorpresi dai risultati delle loro ricerche sulle vite passate, si immagini l’ulteriore stupore quando alcuni di loro hanno scoperto autonomamente che i propri pazienti erano anche in grado di richiamare i dettagli del tempo che intercorreva tra le vite. All’improvviso persone comuni, senza un particolare background religioso o spirituale, hanno cominciato a fornire profonde rivelazioni su esperienze avute fra una vita e l’altra. Un fatto ancora più notevole è che le loro rivelazioni si sono dimostrate estremamente coerenti. L’esperienza di Joel Whitton è tipica dei primordi di questi studi. Egli diede una suggestione imprecisa a una paziente che stava rievocando sotto ipnosi una vita passata. Le disse di tornare alla “vita” antecedente a quella in cui era appena stata regredita. Con suo sommo stupore, scoprì che la paziente raccontava di trovarsi come “in cielo… in attesa di nascere… osservando mia madre”. In seguito a questo avvenimento, egli ha dato un notevole impulso alla comprensione dell’esperienza di Intervita, indagando sul fenomeno con alcuni dei pazienti che rispondevano meglio. Il risultato di questo suo contributo è il libro del 1986, pubblicato con Joe Fisher, dal titolo Life Between Life9. Diversamente da Whitton, Helen Wambach ha intenzionalmente avviato un progetto di ricerca in cui ha fatto regredire dei volontari suddivisi in gruppi. In precedenza aveva già avuto successo nel raccogliere i primi dati statistici veri e propri sulle vite passate utilizzando questo metodo. Circa settecentocinquanta dei suoi volontari sono stati fatti regredire a un’epoca antecedente alla loro nascita in questa vita e si è chiesto loro se avevano scelto di tornare, se qualcuno li aveva aiutati nella loro decisione e come si erano sentiti riguardo a questo ritorno. I suoi risultati, pubblicati nel 1979 nel saggio Life Before Life10 sono sorprendenti. Contemporaneamente anche Peter Ramster stava lavorando sulle vite passate e faceva importanti

scoperte sull’Intervita, incluse nel suo libro The Truth About Reincarnation11. Nel corso del decennio successivo, tre nuovi pionieri nel settore delle ricerche sull’Intervita sono venuti alla ribalta, tutti dagli Stati Uniti. Dolores Cannon ci si è imbattuta, ancora una volta per caso, quando un soggetto è morto in una vita passata e poi ha iniziato a descrivere come stesse “galleggiando sopra il proprio corpo”, e la sua ricerca di approfondimento è stata pubblicata nel 1993 con il titolo Between Death and Life 12. Un altro è il libro controverso scritto da Shakuntala Modi, che comprende le sue opinioni sulla possessione demoniaca, qualcosa che la maggior parte degli altri pionieri della ricerca sull’Intervita rifiuta. Tuttavia il libro Remarkable Healings13 contiene dei sunti estremamente coerenti sulle sue conclusioni nel campo dell’Intervita. Michael Newton è stato il primo ricercatore ad aver fatto conoscere al grande pubblico la ricerca sull’Intervita. Negli anni sessanta era scettico circa la regressione alle vite passate, dopo aver lavorato per un certo numero di anni nel settore dell’ipnoterapia tradizionale. Iniziò ad apprezzarne le proprietà quando un soggetto, ipnotizzato per andare alla radice di un dolore al fianco destro, descrisse di essere stato accoltellato da un soldato durante la Seconda Guerra Mondiale. Questo dolore persistente cessò subito e non ricomparve più. Dopo poco tempo incappò anch’egli per caso nell’Intervita, quando diede una suggestione poco precisa a un altro soggetto, che era particolarmente adatto a entrare negli stati più profondi della trance ipnotica. Nel corso degli anni settanta e ottanta si è limitato a concentrare la maggior parte dei suoi sforzi sullo studio dell’Intervita nella maniera più approfondita possibile e con un gran numero di casi, prima di ritenersi soddisfatto dalla propria mappatura del mondo dello spirito in relazione all’attività dell’anima tra le vite. Finalmente arriva a pubblicare il resoconto più dettagliato sull’Intervita rispetto a tutti suoi colleghi ricercatori con il libro Journey of the Soul nel 199414 e, successivamente, nel 2000, con il libro dal titolo Destiny of Souls15. I dati della ricerca Nella tabella che segue si riassume la percentuale del numero di Anziani nel Consiglio, riportata dai soggetti che si sono incontrati con loro: N. ANZIANI

N. SOGGETTI

PERCENTUALE

da 1 a 5 da 6 a 10 da 11 a 15

8 3 1

67% 25% 8%

La percentuale del numero di anime costituenti i gruppi di anime e riferita dai soggetti si riassume invece nella tabella che segue: N. ANIME da 1 a 5 da 6 a 10 da 11 a 15 da 16 a 20 da 21 a 30

N. SOGGETTI 2 5 4 1 1

PERCENTUALE 15% 38% 31% 8% 8%

Ad ogni soggetto è stato dato uno pseudonimo, ma tutte le altre informazioni che lo riguardavano sono state accuratamente registrate. Le classificazioni circa la conoscenza pregressa del soggetto sull’esperienza d’Intervita prima della relativa seduta sono le seguenti: • alta: I soggetti avevano già letto informazioni piuttosto dettagliate sull’Intervita e ricordavano una quantità notevole di tali informazioni; • media: I soggetti avevano letto informazioni sull’Intervita, spesso diversi anni prima, ma si erano dimenticati i particolari; • bassa: I soggetti non avevano sentito o letto nulla sull’Intervita oppure ne avevano solo una conoscenza alquanto vaga. I numeri in grassetto indicano l’elemento che è stato incluso nel libro. Gli altri numeri indicano semplicemente che il soggetto ne ha fatto esperienza. La numerazione riflette l’ordine in cui gli elementi sono stati rievocati nel corso della seduta. Laddove un soggetto ha effettivamente associato più elementi in una sola volta, questi sono indicati come (a), (b) e così via. Laddove un soggetto è invece ritornato sullo stesso elemento più volte in momenti diversi, si indicano più numeri. La seconda seduta regressiva all’Intervita di Veronica Perry ha interessato solo la fase del trapasso e gli elementi di guarigione. Informazioni personali

Domande poste ai soggetti per ottenere il loro feedback 1. Prima della seduta che tipo di conoscenza avevi della vita tra le vite, chiamata appunto Intervita? Avevi già letto qualche libro di Michael Newton o qualsiasi altro libro che trattasse dell’Intervita o discusso dell’argomento con altre persone che lo avevano fatto? In caso affermativo, pensi che questo abbia consciamente influenzato in qualche modo la tua seduta in alcun modo? 2. Per quali aspetti è cambiata la tua vita dopo la seduta di regressione all’Intervita, aspetti che pensi siano direttamente attribuibili a essa? Confronto con gli altri pionieri della ricerca sull’Intervita La seguente griglia evidenzia gli elementi principali delle sedute di regressione all’Intervita, che sono stati trattati nei libri di altri precursori della ricerca sull’argomento, sulla base di un’analisi condotta da Ian Lawton nel libro Book of the Soul.

GLOSSARIO

Anima: L’energia spirituale che racchiude tutte le esperienze e gli insegnamenti delle vite passate di una persona. Anima olografica: L’anima si scinde ai fini della reincarnazione16, ma le due parti rimangono collegate per conservare i ricordi a beneficio dell’anima nella sua interezza. Anime compagne: Gli altri membri di un gruppo di anime che lavorano a stretto contatto nei regni della luce e in sequenze di vite nel regno fisico17. Anteprime di vita: Un assaggio della vita futura percepito nei regni della luce, che rappresenta le maggiori probabilità per una data vita. Anziani: Le anime sagge ed evolute che assistono coloro che si stanno ancora incarnando, dando consigli nel riesame della vita passata e nella pianificazione di quella successiva. Operano a un livello più elevato degli Spiriti Guida. I pazienti li chiamano con diverse accezioni, quali Anziani, Saggi, Esseri Superiori, Maestri o Consiglio. Attaccamenti: Queste sono le energie intrappolate dell’anima, che dopo la morte si sono appunto attaccate a una persona incarnata, a un luogo o a un oggetto piuttosto che ritornare ai regni della luce. Dovranno comunque ricongiungersi a un certo punto con il loro nucleo di energia spirituale. Colore dell’anima: L’energia di ogni anima ha un colore. Questo cambia allorché le anime si evolvono, diventando più esperte ed evolute. Nei regni spirituali le anime compagne hanno spesso lo stesso colore. Competenze specialistiche: Competenze specifiche come l’insegnamento, la guida, le capacità terapeutiche e il lavoro con l’energia, nell’ambito delle quali le anime si addestrano sempre di più man mano che acquisiscono maggiore esperienza. Un gruppo di anime può costituirsi per lavorare su particolari competenze oppure per operare su insegnamenti di carattere emotivo. Consiglio degli Anziani: Un nome collettivo per un gruppo di Anziani.

Energie dell’anima/spiriti intrappolati: Spiriti che dopo la morte non si rendono conto di essere morti o restano ancorati al regno fisico. Essi rimangono intrappolati nel regno astrale e possono creare quello che abbiamo definito un “attaccamento” a una persona incarnata o a un luogo. Fluidità: Le sessioni di regressione all’Intervita variano nell’ordine in cui si presentano gli eventi, nella misura in cui ogni evento viene vissuto e anche nella frequenza, come ad esempio il numero di visite finalizzate a incontrare gli Anziani. Fonte suprema o Fonte prima: La fonte prima di tutto e della creazione dell’universo, cui è anche collegata la coscienza della nostra anima individuale. Talvolta è detta anche l’Unità e varie religioni la chiamano in altri modi18. Frammentazione dell’anima: A seguito di intense interazioni emotive le anime incarnate possono perdere frammenti della loro energia a vantaggio di altri. Gruppi di anime: Gruppi di anime compagne che lavorano a stretto contatto nei regni della luce e in sequenze di vite nel regno fisico. Gruppi secondari di anime: Le anime operano spesso con anime diverse dalle loro anime compagne. Questi gruppi vengono costituiti per la pianificazione di una vita particolare e le anime che ne fanno parte hanno spesso colori diversi. Insegnamenti emozionali: Si tratta di un’emozione che un’anima sta cercando di gestire facendone esperienza in forma fisica sulla terra. I membri dello stesso gruppo di anime lavorano spesso insieme sullo stesso insegnamento. Intervita: L’esperienza dei ricordi che l’anima ha della propria permanenza nei regni della luce tra una vita e l’altra. Viene anche chiamata vita fra le vite. Karma: I concetti tradizionali di karma come processo di “azione e reazione”, “pagamento dei debiti” o “raccogliere quello che si è seminato” sono riduttivi e piuttosto semplicistici. Grazie alle testimonianze forniteci dalle esperienze di Intervita, lo si considera un processo di apprendimento, esperienza e crescita da parte dell’anima, spesso attraverso situazioni di vita difficili. Nucleo energetico dell’anima: A volte è chiamato il nostro “Io Superiore” ed è quella porzione di energia dell’anima che viene lasciata nei

regni della luce quando ci si reincarna. Questa energia sarà più o meno attiva o inattiva a seconda della proporzione del totale che rappresenta. Percorso di vita: Il corso più probabile di ogni vita, se la persona prende le decisioni pianificate nei regni della luce. L’anima può anche aver concordato alcuni stimoli o suggestioni da ricevere nel corso della propria vita terrena allo scopo di spingerla a rimanere sulla strada intrapresa. Pianificazione della vita successiva: L’intero corso di scambi di idee circa la pianificazione con gli Anziani, gli Spiriti Guida e le anime compagne. Regni spirituali: Sinonimo di regni della luce, spesso utilizzato dai soggetti in regressione. Regno della luce: La vera sede di tutte le energie dell’anima e il regno più strettamente collegato alla stessa Fonte suprema. Regno astrale: La dimensione strettamente collegata al mondo fisico, attraverso la quale di solito passa il corpo spirituale e in cui risiedono gli spiriti intrappolati. Regressione: Il processo grazie al quale un paziente entra in uno stato alterato di coscienza, che gli permette di rievocare le vite passate o la vita tra le vite. Avviene generalmente tramite l’ipnosi, ma possono essere utilizzati altri metodi. Regressione spirituale: Il guidare una persona ai ricordi che l’anima ha circa la propria esistenza fra le vite. È anche denominata regressione alla vita fra le vite o all’Intervita. Reintegrazione dell’energia dell’anima: Il processo attraverso cui l’energia dell’anima che ritorna dopo l’esperienza dell’incarnazione si riunisce al nucleo energetico dell’anima lasciato nei regni della luce. Rimozione degli strati: Dal neologismo inglese delayering, che descrive il processo spontaneo di guarigione e alleggerimento energetico che devono attraversare tutte le anime per poter rientrare nei regni della luce. Ristratificazione: Un neologismo per descrivere il processo di raccolta delle emozioni ed energie con cui un’anima vuole lavorare nella prossima vita incarnata. Rivisitazione o revisione della vita passata: Il processo di revisione e apprendimento dall’ultima vita incarnata. Comporta uno scambio di vedute con Anziani, Spiriti Guida e anime compagne. Saggi: Un termine che alcune anime usano al posto di Anziani. Può significare anime che operano a un livello superiore.

Spiriti di luce: Un termine generale per designare qualunque anima nei regni spirituali. Spirito Guida: Le anime specializzate che vigilano sul progetto di vita di chi è incarnato. Esse forniscono indicazioni e consigli durante il riesame della vita passata e la pianificazione di quella a venire. Stimoli o suggestioni: promemoria emotivi o anche fisici inculcati nei regni della luce perché la persona incarnata si renda conto che vi è una lezione emotiva su cui lavorare o una scelta da compiere, che è attinente al proprio percorso di vita. Traumi corporei: Le ferite fisiche provenienti da traumi di vite passate che l’anima si porta dietro, ma che non sono rimarginate nei regni spirituali. Possono essere fortemente impresse sul corpo fisico nella vita successiva. Velo dell’amnesia: Il processo attraverso cui l’anima che si reincarna perde progressivamente la memoria dei regni della luce e della pianificazione di vita. L’obiettivo è quello di evitarci di provare nostalgia per i regni della luce e di “sostenere un esame sapendo tutte le risposte in anticipo”. Il completamento di questo processo può protrarsi fino alla prima infanzia. Vita altruistica: Una vita che un’anima sceglie deliberatamente allo scopo di mettersi al servizio di altri. Queste vite non sono pianificate per l’apprendimento delle anime che le scelgono ma a beneficio di chi le circonda. A volte questa particolare vita viene definita “vita di riempimento”. Vita fra le vite: L’esperienza dei ricordi che l’anima ha della propria permanenza nei regni della luce tra una vita e l’altra. Viene anche chiamata Intervita.

FONTI

Anche se la maggior parte dei professionisti citati in questo libro hanno dottorati in psicologia o psichiatria, nel libro non uso mai il titolo di dottore. Questa scelta non intende essere poco rispettosa, ma è stata fatta per evitare gravose ripetizioni. La bibliografia contiene ulteriori dettagli sulle fonti di riferimento. Introduzione Lawton, The Book of the Soul: analisi dei precursori della ricerca sull’Intervita, capitolo 5. Stevenson, Ian, Reincarnazione: 20 casi a sostegno: analisi dettagliata su 20 bambini che hanno ricordato vite passate, il caso Swarnata Mishra, capitolo 2. Stevenson, Ian, Le prove della reincarnazione. Il celebre medico psichiatra dimostra come l’esperienza di una vita precedente imprima segni indelebili sul corpo…: analisi dettagliata di bambini che hanno segni fisici e deformità in questa vita, corrispondenti a ferite inferte in vite passate. Tomlinson, Di vita in vita: emozioni affrontante nella regressione a vite passate, prove dettagliate e analisi della ricerca sulla regressione a vite passate, capitolo 1; le tecniche impiegate nella regressione all’Intervita, capitolo 7 e appendice III. Capitolo 1 Verso la luce Cannon, Between Death and Life: esperienza del tunnel dopo la morte, capitolo 1. Fiore, You Have Been Here Before: esperienza del tunnel dopo la morte, capitolo 11. Lawton, The Book of the Soul: testimonianze contro la regressione a vite non umane, capitolo 7; prove e analisi dettagliate delle esperienze di premorte, capitolo 2; rescissione del filo di collegamento, capitolo 10.

Modi, Remarkable Healings: esperienza del tunnel dopo la morte, capitolo 3, p. 144. Newton, Ricordi dell’aldilà: esperienza del tunnel dopo la morte, capitoli 1 e 2. Ramster, The Truth about Reincarnation: esperienza del tunnel dopo la morte, capitolo 6, p. 133. Tomlinson, Di vita in vita: studio di un caso aggiuntivo di trapasso, capitolo 7. Van Lommel et al, Near-death Experience in Survivors of Cardiac Arrest: uno studio prospettico condotto nei Paesi Bassi, The Lancet, 15 Dic 2001. Whitton e Fisher, Dopo la morte, prima della rinascita: esperienza del tunnel dopo la morte, capitolo 4. Capitolo 2 Il ritorno a uno stato di completezza Cannon, Between Death and Life: guarigione iniziale, capitolo 5, pp. 627; riposo e recupero per le anime ferite, capitolo 2, p. 20. Modi, Remarkable Healings: guarigione iniziale, capitolo 3, pp. 115-16; esame e discussione delle problematiche a beneficio delle anime traumatizzate, capitolo 3, p. 115. Newton, Ricordi dell’aldilà: guarigione iniziale, capitolo 5; riorientamento per le anime leggermente traumatizzate, capitolo 5. Newton, Destiny of Souls: rimodellamento o ristrutturazione delle anime traumatizzate, capitolo 4, pp. 94-104; reintegrazione dell’energia dell’anima, capitolo 4, pp. 120-4. Ramster, The Truth About Reincarnation: guarigione iniziale, capitolo 6, pp. 133-4. Capitolo 3 La rivisitazione delle vite passate Lawton, The Book of the Soul: prove fornite dalla regressione contro la nozione d’inferno nella teologia cristiana e induista, capitolo 7. Modi, Remarkable Healings: vedere gli eventi passati dalla prospettiva degli altri, capitolo 3, p. 117. Moody, La vita oltre la vita: revisioni di vita durante le esperienze di premorte, capitolo 2.

Newton, Destiny of Souls: prospettiva dell’anima di sentire il dolore inflitto agli altri, capitolo 5, p. 167. Ring, Life at Death: rivisitazioni della vita durante le esperienze di premorte, capitolo 4, p. 67 e capitolo 10, pp. 197-8. Tomlinson, Di vita in vita: studio di casi aggiuntivi di revisione con la Guida e con gli Anziani, capitolo 7. Whitton e Fisher, Dopo la morte, prima della rinascita: vedere gli eventi passati dalla prospettiva degli altri, capitolo 4. Capitolo 4 I gruppi di anime Lawton, The Book of the Soul: questioni riguardanti il genere maschile e femminile nel contesto della reincarnazione, capitolo 7. Newton, Ricordi dell’aldilà: energia latente di anime compagne ancora incarnate, capitolo 6; sistema di classificazione delle anime in base al colore, capitolo 7; gruppi secondari, capitolo 7; una Guida per ciascun gruppo, capitolo 14. Tomlinson, Di vita in vita: studio di casi aggiuntivi sui gruppi di anime, capitolo 7. Capitolo 5 Attività specialistiche Lawton, The Book of the Soul: prove a sostegno di un disegno intelligente, capitolo 10. Newton, Destiny of Souls: lavoro con le energie, capitolo 5, pp. 194-9 e capitolo 8, pp. 330-44. Newton, Ricordi dell’aldilà: lavoro con le energie, capitolo 10. Whitton e Fisher, Dopo la morte, prima della rinascita: sale di apprendimento, capitolo 4. Capitolo 6 Pianificazione della vita futura Lawton, The Seth Material (www.ianlawton.com/se1.htm). Tomlinson, Di vita in vita: studio di casi aggiuntivi di anteprime di vita con l’opzione di più scelte, capitolo 7. Capitolo 7 Le dinamiche karmiche

Cannon, Between Death and Life: vite di riempimento, capitolo 8. Lawton, The Book of the Soul: analisi dettagliata delle dinamiche karmiche, capitolo 7, pp. 154-70. Newton, Ricordi dell’aldilà: vite di riempimento, capitolo 12. Capitolo 8 Ritorno all’incarnazione Newton, Ipnosi regressiva. La guida innovativa alla vita tra le vite: un’anima che entra ed esce dal corpo in cui sta per incarnarsi fino all’ingresso definitivo tramite il cervello di un feto, Parte 3. Newton, Destiny of Souls: percentuale di energia dell’anima portata nell’incarnazione, capitolo 4, pp. 116-20; difficile fusione di anima e cervello, capitolo 9, pp. 384-94. Tomlinson, Di vita in vita: studio di un caso aggiuntivo di selezione dell’energia dell’anima, partenza e fusione, capitolo 7. Appendice Lawton, The Book of the Soul: analisi dei primi ricercatori sulla regressione all’Intervita, capitoli 5 e 6.

BIBLIOGRAFIA

Cannon, Dolores, Between Death and Life: Conversations With a Spirit, Gateway, 2003. Fiore, Edith, You Have Been Here Before: A Psychologist Looks at Past Lives, Ballantine Books, 1979. Fiore, Edith, The Unquiet Dead: A Psychologist Treats Spirit Possession, Ballantine Books, 1988. Lawton, Ian, The Book of the Soul: Rational Spirituality for the TwentyFirst Century, Rational Spirituality Publishing, 2004. Modi, Shakuntala, Remarkable Healings: A Psychiatrist Uncovers Unsuspected Roots of Mental and Physical Illness, Hampton Roads, 1997. Modi, Shakuntala, Memories of God and Creation: Remembering from the Subconscious Mind, Hampton Roads, 2000. Newton, Michael, Destiny of Souls: New Case Studies of Life Between Lives, Llewellyn, 2000. Newton, Michael, Il destino delle anime: Un’eterna crescita spirituale, Ex Libris (http://www.scribd.com/doc/57531719/M-Newton-Il-Destinodelle-Anime). Newton, Michael, Ricordi dell’aldilà, Armenia, Milano 2011 Newton, Michael, Ipnosi regressiva. La guida innovativa alla vita tra le vite, Mediterranee, Roma 2011. Ramster, Peter, The Truth about Reincarnation, Rigby, 1980. Ramster, Peter, The Search for Lives Past, Somerset Film & Publishing, 1992. Stevenson, Ian, Reincarnazione: 20 casi a sostegno, Armenia, Milano 2005. Stevenson, Ian, Le prove della reincarnazione. Il celebre medico psichiatra dimostra come l’esperienza di una vita precedente imprima segni indelebili sul corpo, Armenia, Milano 1998 (versione divulgativa e abbreviata di un poderoso saggio medico-scientifico).

TenDam, Hans, Exploring Reincarnation, Rider, 2003. Tomlinson, Andy, Di vita in vita: Un approccio terapeutico alla reincarnazione, Amrita, Torino, 2008. Wambach, Helen, Rivivere vite passate - testimonianze sotto ipnosi, Sperling & Kupfer, Milano 1980. Wambach, Helen, Vita prima della vita, Mediterranee, Roma 1991. Weiss, Brian, Molte vite, molti maestri, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 2011. Whitton, Joel, e Fisher, Joe, Dopo la morte, prima della rinascita, Armenia, Milano 2005. Woolger, Roger, Il segreto di altre vite, Sperling & Kupfer, MIlano 2007.

L’AUTORE

Andy Tomlinson è laureato in psicologia ed è psicoterapeuta iscritto all’albo. Si è formato in ipnoterapia eriksoniana e in terapia regressiva e, oltre ad essere terapeuta certificato specializzato nella regressione alle vita passate, abilitato dal Comitato Internazionale di Terapia Regressiva, è anche terapeuta specializzato nella regressione alla vita fra le vite presso l’Istituto Michael Newton. Dal 1996 Andy Tomlinson opera come libero professionista in terapia regressiva, attività che gli ha conferito fama a livello internazionale. Presiede la formazione presso l’Accademia della Regressione alle Vite Passate, è socio fondatore dell’Associazione di Terapia Regressiva Spirituale e dell’Associazione Europea di Terapia Regressiva. Attraverso questi enti, opera per stabilire gli standard qualitativi internazionali per la terapia regressiva. Il suo primo libro, Healing the Eternal Soul, è stato pubblicato nel 2006 ed è stato tradotto in italiano con il titolo Di vita in vita. Un approccio terapeutico alla reincarnazione, per le Edizioni Amrita, Torino, nel 2008. È anche curatore del libro Transforming the Eternal Soul e ricercatore per il volume di Ian Lawton Wisdom of Souls. Andy Tomlinson tiene corsi di formazione, seminari e conferenze a livello internazionale sulle vite passate e i ricordi dell’anima circa la propria esistenza fra una vita e l’altra. Per maggiori informazioni su Andy Tomlinson o sulla sua attività di formazione, si veda il sito: www.regressionacademy.com.

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NOTES

Prefazione 1 Edizioni Amrita, Torino 2008. 2 “Il libro dell’anima”, N.d.T. 3 “La saggezza dell’anima”, N.d.T.

Capitolo 1 Verso la luce 4 Si è preferito tradurre il termine inglese soul mates con “anime compagne” piuttosto che “anime gemelle” in quanto, per quest’ultima dizione, che ha in italiano una forte connotazione affettiva, è usato in inglese il termine twin souls, N.d.T. 5 Con il termine “Assistenti” ci riferiamo alla voce inglese Helpers, anch’esse entità spirituali benevole preposte ad affiancare gli Spiriti Guida nella loro attività, N.d.T.

Capitolo 2 Il ritorno a uno stato di completezza 6 Termine inglese con il quale si definisce la valutazione finale di un processo, N.d.T.

Capitolo 4 I gruppi di anime 7 Nei regni della luce, N.d.R. 8 Più comunemente conosciuta con il nome di Sindrome da fatica cronica, N.d.R.

Appendice 9 Tradotto in italiano nel 2005 con il titolo Dopo la morte prima della rinascita, Armenia, N.d.R. 10 Tradotto in italiano nel 1991 con il titolo Vita prima della vita: storie vere di viaggi meravigliosi dentro la vita prima della nascita, Mediterranee. 11 “La verità circa la reincarnazione”, N.d.T. 12 “Tra la morte e la vita”, N.d.T. 13 “Guarigioni significative”, N.d.T. 14 Attualmente disponibile in italiano con il titolo Ricordi dell’Aldilà, Armenia, Milano 2011, N.d.R. 15 Tradotto in italiano con il titolo Ipnosi regressiva., Mediterranee, Roma 2011, N.d.R.

Glossario 16 Una parte della sua energia si incarna e una parte rimane nei regni della luce, N.d.R. 17 A questa voce, che è soul mates in inglese, si contrappone il concetto di “anima gemella” o twin soul, che ha una valenza più specifica sul piano affettivo, N.d.R. 18 Come per esempio “Dio”, N.d.R.