Il dossier innologico e agiografico dei santi martiri di Terracina Cesario e Giuliano: Passio (BHG 284A), Miraculum e Laudatio (BHG S.N.) 8821010627, 9788821010620

109 85 2MB

Italian Pages 198 Year 2021

Report DMCA / Copyright

DOWNLOAD FILE

Polecaj historie

Il dossier innologico e agiografico dei santi martiri di Terracina Cesario e Giuliano: Passio (BHG 284A), Miraculum e Laudatio (BHG S.N.)
 8821010627, 9788821010620

  • Commentary
  • decrypted from 3CEA2402B5FADF4F050D7E8288C9B322 source file
Citation preview

IL DOSSIER INNOLOGICO E AGIOGRAFICO DEI SANTI MARTIRI DI TERRACINA CESARIO E GIULIANO: PASSIO (BHG BHG 284A), MIRACULUM E LAUDATIO (BHG BHG S.N.)

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb i

27-Mar-21 12:02:24 PM

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb ii

27-Mar-21 12:02:31 PM

STUDI E TESTI ———————————— 545 ————————————

Angela Prinzi IL DOSSIER INNOLOGICO E AGIOGRAFICO DEI SANTI MARTIRI DI TERRACINA CESARIO E GIULIANO: PASSIO (BHG BHG 284A), MIRACULUM E LAUDATIO (BHG BHG S. S.N.) N.)

C I T T À D E L VAT I C A N O B I B L I O T E C A A P O S T O L I C A V AT I C A N A 2021

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb iii

27-Mar-21 12:02:31 PM

La collana “Studi e testi” è curata dalla Commissione per l’editoria della Biblioteca Apostolica Vaticana

Descrizione bibliografica in www.vaticanlibrary.va

—————— Proprietà letteraria riservata © Biblioteca Apostolica Vaticana, 2021 ISBN 978-88-210-1062-0 Edizione digitale: ISBN 978-88-210-1063-7

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 4

27-Mar-21 12:02:31 PM

SOMMARIO Premessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

7

Abbreviazioni bibliografiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

9

Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

11

Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

19

I.1. La tradizione greco-latina della Passio ss. Caesarii et Iuliani (BHL 1511; BHG 284, 284a e 285d) e del Miraculum (Sanatio Placidiae) et translatio Romam (BHL 1517; BHG 285 e BHG s.n.) . . . . . . . . .

21

I.2. Il dossier innologico e agiografico in lingua greca . . . . . . . . . . .

23

II.1. La «grande persecuzione» di Diocleziano e la formazione del dossier agiografico dei due martiri terracinesi . . . . . . . . . . . . . . .

25

II.2. Da Terracina a Grottaferrata: la traslazione delle reliquie di s. Cesario a Roma e la diffusione del culto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

32

II.3. La vicenda delle reliquie dei ss. Cesario e Giuliano dopo la translatio Romam . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

36

III.1. L’autore e la sua attività di copia. Alcuni cenni biografici . . . . .

40

III.2. La formazione classica e retorica di Giovanni Rossanese e lo “sperimentalismo” linguistico quali “spie” di autografia. Aspetti di lingua e stile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

42

III.3. Il Rossanese si rivela: Passio 19, 14; Miraculum 4, 33 e l’invocazione metrica del f. 8v . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

55

III.4. La versione latina di Passio e Miraculum e la redazione del Vat. gr. 1608: il modus operandi di Giovanni Rossanese . . . . . . . . . . . .

57

III.5. Il ms. Vat. gr. 2302, un codice “monografico” in onore dei santi Cesario e Giuliano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

66

III.6. Criteri di edizione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

71

Testi, traduzioni e commenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

75

I. L’innografia in onore dei ss. Cesario e Giuliano. Ἀπολυτίκια, στιχηρά, un cathisma e due photagogica inediti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

77

II. Passio acephala ss. Caesarii et Iuliani martyrum Terracinae (BHG 284a) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

99

III. Miraculum (Sanatio Placidiae) et translatio Romam (BHG s.n.) . . .

135

IV. Laudatio ss. Caesarii et Iuliani (BHG s.n.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

151

Appendice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

161

I. Passio ss. Caesarii et Iuliani (BHL 1511) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

163

II. Sanatio Gallae et translatio s. Caesarii Romam (BHL 1517) . . . . . .

168

III. Tabelle . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

171

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 5

27-Mar-21 12:02:31 PM

6

SOMMARIO

Indices . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

185

I. Index codicum . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

187

II. Index locorum . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

189

III. Index nominum . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

191

Tavole . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

195

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 6

27-Mar-21 12:02:31 PM

PREMESSA Il presente studio offre l’edizione critica, con traduzione e commento, dei testi, finora in gran parte inediti, costitutivi il dossier innologico e agiografico in lingua greca dei martiri terracinesi Cesario e Giuliano che, tràdito dal manoscritto Vat. gr. 2302, sarebbe stato interamente composto dal monaco e copista Giovanni da Rossano, attivo a Grottaferrata nella prima metà del XIII secolo. L’edizione dei testi è preceduta da una introduzione, nella quale vengono affrontate e discusse le questioni della datazione e della diffusione del culto dei due martiri, quindi della paternità dei testi in lingua greca del dossier, parzialmente bilingue, che li celebra. La preliminare individuazione delle fonti agiografiche fornisce lo spunto per chiarire la complessa situazione della documentazione superstite, all’interno della quale i testi in prosa conoscono più redazioni e una duplice tradizione (latina e, solo successivamente, greca). In relazione al culto di Cesario e Giuliano, si propone la datazione del martirio al periodo della «grande persecuzione» dioclezianea e se ne indagano, attraverso la testimonianza, talvolta problematica, delle fonti liturgiche che lo attestano, le origini terracinesi e la diffusione a Roma e nel milieu criptense. La paternità dei testi editi e il modus operandi del loro presunto autore, Giovanni da Rossano, si ricostruiscono attraverso l’indagine della fitta rete di rapporti che intercorrono tra le redazioni di Passio (BHG 284a) e Miraculum (privo di riferimento autonomo nel repertorio dei Bollandisti) e i loro probabili modelli (le redazioni BHL 1511 e 1517 e BHG 284 e 285). I testi costitutivi del dossier contenuto nel codice Vat. gr. 2302 sono pubblicati secondo l’ordine in cui occorrono nel manoscritto, ciascuno accompagnato da traduzione a fronte e seguito da note di commento. Dalla mia edizione sono stati consapevolmente esclusi sia il canone composto da s. Bartolomeo di Grottaferrata, sia il testo dell’epitome BHG 285e: il primo testo, nella cui tradizione il Vaticanus si configura come codex descriptus, è stato, infatti, edito con traduzione italiana e note di commento da padre Germano Giovanelli (1955); il secondo, invece, è tràdito in forma fortemente lacunosa e appare per lo più illeggibile, a causa del deterioramento che interessa soprattutto gli ultimi fogli del codice vaticano. Al fine di rendere più agevole il confronto fra le redazioni di Passio e Miraculum — le greche, qui edite per la prima volta, e le latine (BHL 1511

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 7

27-Mar-21 12:02:31 PM

8

PREMESSA

e BHL 1517) pubblicate nel 1887 da Wilhelm van Hooff — ho riportato integralmente il testo curato dal padre Bollandista nel I tomo degli Acta Sanctorum di novembre, mantenendone gli usi grafici; seguono cinque diverse tabelle, nelle quali sono sinteticamente esposti i risultati della sinossi fra le suddette quattro redazioni (i casi più significativi sono discussi più diffusamente nell’introduzione). Desidero dichiarare il mio debito di gratitudine nei confronti di quanti hanno seguito gli sviluppi del volume, originariamente nato come tesi di dottorato in “Storia e Scienze filosofico-sociali — curriculum storicoreligioso”, presentata nel 2016 presso l’Università di Roma “Tor Vergata”: a tal fine, un sentito ringraziamento va al prof. Francesco D’Aiuto, che ha guidato con pazienza e prodigalità di consigli la mia attività di ricerca, quindi al prof. Xavier Lequeux, per le preziose osservazioni fornitemi in sede di discussione finale. Il mio lavoro non avrebbe potuto vedere luce senza l’aiuto e l’incoraggiamento del prof. Andrea Luzzi, al quale mi legano affettuosi sentimenti di stima e riconoscenza per il suo rigoroso e sempre generoso magistero. Esprimo sincera gratitudine nei confronti del Direttore della presente Collana di Studi e testi, per aver accolto con fiducia il mio scritto in una sede editoriale prestigiosa. Mi sia consentito, infine, di ringraziare, pur senza nominarle singolarmente, le numerose persone che, con amicizia e sollecitudine, hanno sostenuto in varia misura la mia ricerca; un pensiero particolare ad Angelo, mio marito, e ai miei genitori, ai quali il libro è dedicato. Roma, 8 settembre 2020

Angela Prinzi

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 8

27-Mar-21 12:02:31 PM

ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE AASS = Acta Sanctorum. AB = Analecta Bollandiana. Apocrypha = Apocrypha. Revue internationale des littératures apocryphes. BBG = Bollettino della Badia greca di Grottaferrata. BDRP = F. BLASS – A. DEBRUNNER, Grammatica del greco del Nuovo Testamento (nuova ed. di F. REHKOPF, ed. italiana a cura di G. PISI), Brescia 1982. BHG = F. HALKIN, Bibliotheca Hagiographica Graeca, Bruxelles 1957 (Subsidia Hagiographica, 8a). BHL = F. HALKIN, Bibliotheca Hagiographica Latina, I-II, Bruxelles 1898-1901 (Subsidia Hagiographica, 6). BS = Bibliotheca Sanctorum, I-XII, Roma 1961-1969. CPG = M. GEERARD (ET AL.), Clavis Patrum Graecorum, I-III, III/A, IV-V [necnon] Supplementum, Turnhout 1974-2003 (Corpus Christianorum). DU CANGE = Glossarium ad scriptores Mediae et Infimae Graecitatis […], auctore C. DU FRESNE, Domino DU CANGE, I-II, Lugduni 1688 [rist anast. Graz 1958]. HC = Ὡρολόγιον [...] κατὰ τὴν ἔκπαλαι τάξιν οὐ μὴν ἀλλὰ καὶ τυπικὸν τῆς Κρυπτοφέρρης μοναστηρίου [...], ἐν Ῥώμῃ 1677. HR = Ὡρολόγιον τὸ μέγα, ἐν Ῥώμῃ 1876. LAMPE = G. H. W. LAMPE, A Patristic Greek Lexicon, Oxford 1968. LBG = E. TRAPP – W. HÖRADNER – J. DIETHART, Lexikon zur byzantinischen Gräzität besonders des 9.-12. Jahrhunderts, I-VIII, Wien 1994-2011. LSJ = H. G. LIDDEL – R. SCOTT – H. S. JONES, A Greek-English Lexicon, Oxford 1940. MGH SRM = Monumenta Germaniae Historica. Scriptores rerum merovingicarum. MGH SS = Monumenta Germaniae Historica. Scriptores. MR = Μηναῖα τοῦ ὅλου ἐνιαυτοῦ, I-VI (ed. Propaganda Fide), ἐν Ῥώμῃ 1888-1901. NBAC = Nuovo Bullettino di Archeologia Cristiana. NRh = Νέα Ῥώμη. Rivista di ricerche bizantinistiche. Pan = Pan. Studi dell’Istituto di filologia latina «Giusto Monaco». PaR = Παρακλητικὴ ἤτοι Ὀκτώηχος ἡ μεγάλη, ἐν Ῥώμῃ 1885. PAS = J. B. PITRA, Analecta Sacra spicilegio Solesmensi parata, I-IV, Parisiis – Tusculi – Venetiis 1876-1884. PG = Patrologiae cursus completus […]. Series graeca […], accurante J.-P. MIGNE, I-CLXI, Lutetiae Parisiorum 1857-1866. PL = Patrologiae cursus completus […]. Series latina […], accurante J.-P. MIGNE, I-CCXXI [CCXVIII-CCXXI: Indices], Parisiis 1844-1864. PLRE = A. H. M. JONES – J. R. MARTINDALE – J. MORRIS, The Prosopography of the Later Roman Empire, I-III, Cambridge – New York – New Rochelle – Melbourne – Sidney 1971-1992. RAC = Rivista di Archeologia Cristiana.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 9

27-Mar-21 12:02:31 PM

10

ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE

RQ = Römische Quartalschrift für christliche Altertumskunde und für Kirchengeschrichte. RSBN = Rivista di studi bizantini e neoellenici. RsC = Rivista di storia del Cristianesimo. SDSD = Studi e documenti di storia e diritto. SE = Sacris erudiri. ThLL = Thesaurus Linguae Latinae, I-IX, Lipsiae 1900-. TLG online = Thesaurus Linguae Graecae. Irvine [Calif.]: University of California (http://www.tlg.uci.edu: updated to 2019-2-27). TR = Τριῴδιον κατανυπτικόν, περιέχον ἅπασαν τὴν ἀνήκουσαν αὐτῷ ἀκολουθίαν τῆς Ἁγίας καὶ Μεγάλης Τεσσαρακοστῆς, ἐν Ῥώμῃ 1879.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 10

27-Mar-21 12:02:31 PM

BIBLIOGRAFIA ACCONCIA LONGO A., Canones Iunii, Roma 1972 (Analecta Hymnica Graeca, X). AIGRAIN R., L’hagiographie. Ses sources, ses méthodes, son histoire, Bruxelles 2000. AMORE A., voce Cesario e Giuliano, santi, martiri di Terracina, BS, III, Roma 1962, coll. 1154-1155. ——, voce Quarto, vescovo di Capua (?), santo, martire, BS, X, Roma 1968, col. 1275. ——, voce Quarto e Quinto, santi, martiri di Roma, BS, X, Roma 1968, coll. 12741275. AMORE O., voce Zoe, santa, martire di Roma (?), BS, XII, Roma 1969, coll. 14841485. ARCO MAGRÌ M., Vita di S. Nicodemo di Kellarana, Roma – Atene 1969 (Testi e studi bizantino-neollenici, 3). ARMELLINI M., Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Roma 1891. BARDY G., Eusèbe de Césarée. Histoire Ecclésiastique (livres VIII-X) et les martyrs en Palestine, Paris 1958 (Sources Chrétienne, 55). BARONIUS C., Martyrologium Romanum ad novam kalendarii rationem et Ecclesiasticae historiae veritatem restitutum Gregorii XIII Pont. Max. iussu editum, accesserunt notationes atque Tractatio de Martyrologio Romano, auctore Caesare Baronio Sorano Congregationis Oratorii Presbytero, Venetiis 1637. BARTOLI A., Scoperta dell’oratorio e del monastero di s. Cesario sul Palatino, in NBAC 13 (1907), pp. 191-204. BEKKER I., Georgius Cedrenus Ioannis Scylitzae ope, I-II, Bonnae 1838-1839 (Corpus Scriptorum Historiae Byzantinae). BLASS F. – DEBRUNNER A., Grammatica del greco del Nuovo Testamento (nuova ed. di F. REHKOPF, ed. italiana a cura di G. PISI), Brescia 1982. BRATOÀ R., Il martirio per annegamento nella persecuzione dioclezianea, in San Giusto e la tradizione martiriale tergestina. Atti del Convegno internazionale di Trieste (11-12 novembre 2004), a cura di G. CUSCITO, Trieste 2005 (Antichità tardoantiche, 49), pp. 111-146. BÜTNER-WOBST TH., Ioannis Zonarae epitomae historiarum libri XIII-XVIII, Bonnae 1897 (Corpus Scriptorum Historiae Byzantinae). CACIORGNA M. T., Santa Maria di Grottaferrata e il cardinale Bessarione. Fonti e studi sulla prima commenda, Roma 2005. CANART P., Cinq manuscrits tranférés directement du monastère de Stoudios à celui de Grottaferrata, in Bisanzio e l’Italia: raccolta di studi in memoria di Agostino Pertusi, Milano 1982 (Scienze filologiche e letteratura, 22), pp. 19-28. ——, Les palimpsestes en écriture majuscule des fonds grecs de la Bibliothèque Vaticane, in Libri palinsesti greci: conservazione, restaura digitale, studio. Atti del Convegno Internazionale (Villa Mondragone – Monte Porzio Catone – Università

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 11

27-Mar-21 12:02:32 PM

12

BIBLIOGRAFIA

di Roma «Tor Vergata» – Biblioteca del Monumento Nazionale di Grottaferrata, 21-24 aprile 2004), a cura di S. LUCÀ, Roma 2008, pp. 71-84. CANETTI L., L’incubazione cristiana tra Antichità e Medioevo, in RsC 7 (2010), pp. 149-180. CAROCCI S., Baroni di Roma. Dominazioni signorili e lignaggi aristocratici nel Duecento e nel primo Trecento, Roma 1993. CAROLLA P., Priscus Panita. Excerpta et fragmenta, Berolini et Novi Eboraci 2008 (Bibliotheca Scriptorum Graecorum et Romanorum Teubneriana). CARUSO S., Un tabù etico e filologico: la mutilazione verecundiae gratia del Crypt. B.β.ΙΙ (Bios di Nilo da Rossano), in Pan 15-16 (1998), pp. 169-193. CATALDI PALAU A. C., Manoscritti greci originari dell’Italia meridionale nel Fondo «Additional» della ‘British Library’ a Londra, in Miscellanea di studi in onore di P. Marco Petta per il LXX compleanno (= BBG, n.s. 46 [1992]), pp. 199-261. CIGNITTI B., voce Nicandro, santo, martire di Capua, BS, IX, Roma 1967, coll. 849850. CONTATORE D. A., De historia Terracinensi libri quinque, Romae 1706. COZZA-LUZI I., Sacrorum Bibliorum vetustissima fragmenta Graeca et Latina e codicibus Cryptoferratensibus eruta atque edita a Iosepho Cozza-Luzi […]. Pars tertia, Romae 1877. ——, Historia et laudes ss. Sabae et Macarii iuniorum e Sicilia auctore Oreste patriarcha hierosolymitano, Romae 1903. ——, Novae Patrum Bibliothecae ab Ang. Card. Maio collectae tomus decimus […], Romae 1905. CRISCI E., I palinsesti di Grottaferrata. Studio codicologico e paleografico, I-II Napoli 1990. ——, Scrivere greco fuori dall’Egitto. Ricerche sui manoscritti greco-orientali di origine egiziana dal IV secolo a.C. all’VIII d. C., Firenze 1996 (Papyrologica Florentina, 27). D’AIUTO F. – VIAN P., Guida ai fondi manoscritti e numismatici, a stampa della Biblioteca Vaticana, I-II, Città del Vaticano 2011 (Studi e testi, 466-467). DEBIASI GONZATO A., Canones Octobris, Roma 1979 (Analecta Hymnica Graeca, II). DE BOOR C., Theophanis Chronographia, I-II, Lipsiae 1883-1885. ——, Excerpta de legationibus, I/1-2, Berolini 1903. DEKKERS E., Les traductions grecques des écrits patristiques latins, in SE 5 (1953), pp. 193-233. DELEHAYE H., Synaxarium Ecclesiae Constantinopolitanae e codice Sirmondiano nunc Berolinensi, adiectis synaxariis selectis, Bruxellis 1902 (Propylaeum ad Acta Sanctorum Novembris). ——, De ss. Felice et Eusebio, AASS Novembris, III, Bruxellis 1910, pp. 32-33. ——, Μιερεύς. Note sur un terme hagiographique, in Comptes rendus des séances de l’Académie des Inscriptions et Belles-Lettres, Paris 1919, pp. 1-7. ——, Les passions des martyrs et les genres littéraires, Bruxelles 1921. ——, De sancto Blasio Amoriensi monacho Constantinopoli, AASS Novembris, IV, Bruxellis 1925, pp. 656-669.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 12

27-Mar-21 12:02:32 PM

BIBLIOGRAFIA

13

——, Commentarius perpetuus in Martyrologium Hieronimianum, AASS Novembris, II, pars posterior, Bruxellis 1931. ——, Les origines du culte des martyrs, Bruxelles 1933. ——, Hagiographie Napolitaine, in AB 57 (1939), pp. 5-44. ——, Propyleum ad Acta Sanctorum Decembris. Martyrologium Romanum, Bruxellis 1940. DRAGON G., Vie et miracle de sainte Thècle, Bruxelles 1978 (Subsidia Hagiographica, 62). DUCHESNE L., Le Palatin chrétien, in NBAC 6 (1900), pp. 17-28. ——, Le Liber Pontificalis: texte, introduction et commentaire, I-III, Paris 18861957. DUFOURCQ A., Étude sur les Gesta martyrum romains, Paris 1900. DU FRESNE C., D(ominus) DU CANGE, Glossarium ad scriptores Mediae et Infimae Graecitatis […], I-II, Lugduni 1688 [rist anast. Graz 1958]. FABRE P. – DUCHESNE L. – MOLLAT G., Le Liber censuum de l’Église romaine, I-V, Paris 1889-1952. FENICCHIA V., voce Felice ed Eusebio, santi e martiri a Terracina, BS, V, Roma 1964, col. 588. FOLLIERI E., Il calendario giambico di Cristoforo di Mitilene secondo i mss. Palat. gr. 383 e Paris. gr. 3041, in AB 77 (1959), pp. 245-304. ——, Il culto dei santi nell’Italia greca, in La Chiesa greca in Italia dall’VIII al XVI secolo, Padova 1973 (Italia Sacra, 20-22), pp. 553-577. ——, La Vita di san Fantino il Giovane, Bruxelles 1993 (Subsidia hagiographica, 77). ——, Incontri fra monaci greci d’Oriente e d’Occidente nell’Alto Medioevo (secoli IXX), in Κληρονομία 26 (1994), pp. 179-193. ——, I santi dell’Italia greca, in RSBN, n.s. 34 (1997), pp. 3-36. ——, Per una nuova edizione della Vita di san Nilo da Rossano, in Ὁπώρα. Studi in onore di mgr Paul Canart per il LXX compleanno, a cura di S. LUCÀ – L. PERRIA (= BBG, n.s. 51 [1997]), pp. 71-92. FRANCHI DE’ CAVALIERI P., Note agiografiche, Roma 1920 (Studi e testi, 33). FUSCONI G. M., voce Biagio d’Amorio, santo, BS, III, Roma 1963, coll. 154-156. GARITTE G., Documents pour l’étude du livre d’Agathange, Città del Vaticano 1966 (Studi e testi, 127). GEERARD M. (ET AL.), Clavis Patrum Graecorum, I-III, III/A, IV-V [necnon] Supplementum, Turnhout 1974-2003 (Corpus Christianorum). GIANNELLI C., Codices Vaticani Graeci. Codices 1485-1683, Bybliotheca Vaticana 1950. GIGANTE M., Poeti bizantini di terra d’Otranto nel secolo XIII, Napoli 1979 (Byzantina et Neo-Hellenica Neapolitana, 7). GIOVANELLI G., Gli inni sacri di s. Bartolomeo Juniore, cofondatore e IV egumeno di Grottaferrata, Grottaferrata 1955. ——, S. Bartolomeo Juniore, cofondatore di Grottaferrata, Grottaferrata 1962. ——, S. Nilo di Rossano, fondatore di Grottaferrata, Grottaferrata 1966. ——, Βίος καὶ πολιτεία τοῦ ὁσίου πατρὸς ἡμῶν Νείλου τοῦ Νέου, Grottaferrata 1972.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 13

27-Mar-21 12:02:32 PM

14

BIBLIOGRAFIA

GORDINI G. D., voce Sebastiano, santo, martire di Roma, BS, XI, Roma 1968, coll. 775-801. GOUNELLE R., Traductions de textes hagiographiques et apocryphes latins en grecs, in Apocrypha 16 (2005), pp. 35-71. GREGORY C.R., Textkritik des Neuen Testamentes, I-II, Leipzig 1900. HALKIN F., Bibliotheca Hagiographica Graeca, Bruxelles 1957 (Subsidia Hagiographica, 8a). ——, Bibliotheca Hagiographica Latina, I-II, Bruxelles 1898-1901 (Subsidia Hagiographica, 6). HAURY J., Procopii Caesariensis opera omnia, I-II, Lipsiae 1962-1963 (Bibliotheca Scriptorum Graecorum et Romanorum Teubneriana). HENSCHENIUS G., De sanctis martyribus Nereo et Achilleo eunuchis, Flavia Domitilla, Euphrosyna et Theodora virginibus romanis Terracinae in Latio, AASS Maii, III, Parisiis et Romae 1866, pp. 4-16. ——, De ss. Nicandro et Marciano item ss. Daria uxore Nicandri et Pasicrate martyribus Atinae et Venafri in Campania, AASS Iunii, IV, Parisiis et Romae 1867, pp. 213-217D. HÜBNER A., Evagrius Scholasticus. Historia Ecclesiastica. Kirchengeschichte, I-II, Turnhout 2007 (Fontes Christiani, 57/1-2). HÜLSEN C., Die Kirchen des Heiligen Caesarius in Rom, in Miscellanea Francesco Eherle. Scritti di storia e paleografia, II, Roma 1924, pp. 377-401 (Studi e testi, 38). ——, Le chiese di Roma nel Medioevo. Cataloghi e appunti, Firenze 1927. INTRIERI B., Storia e vicende del monastero di S. Maria di Grottaferrata. Il cenobio di Grottaferrata, la biblioteca e i codici, principalmente i codici greci, Grottaferrata 1998. JANNARIS A. N., An Historical Greek Grammar, chiefly of the Attic Dialect, London 1897. JONES A. H. M. – MARTINDALE J. R. – MORRIS J., The Prosopography of the Later Roman Empire, I-III, Cambridge – New York – New Rochelle – Melbourne – Sidney 1971-1992. KIRSCH J. P., Der stadtrömische christliche Festkalender im Altertum, Münster 1924 (Liturgiegeschichtliche Quellen, Heft 7/8). KOEPKE R., Vita Annonis archiepiscopi Coloniensis, in MGH. SS, XI, Hannoverae 1854. KRUEGER P. – MOMMSEN TH., Corpus iuris civilis. Institutiones recognovit P. KRUEGER, Digesta recognovit TH. MOMMSEN; retractavit P. KRUEGER, I, Berolini, 1963. KRUSCH B., Gregorii episcopi Turonensis miracula et opera minora, MGH SRM, I/2, Hannoverae 1885, pp. 34-111. LAFONTAINE G., La version grecque anciennedu livre arménien d’Agathange, Louvain-La-Neuve 1973 (Publications de l’Institut Orientaliste de Louvain, 7). LAMPE G. H. W., A Patristic Greek Lexicon, Oxford 1968. LANÉRY C., Hagiographie d’Italie (300-550) – I. Les passions latines composeés en Italie, in Hagiographies. Histoire internationale hagiographique latine et verna-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 14

27-Mar-21 12:02:32 PM

BIBLIOGRAFIA

15

culaire en Occident des origines à 1550, éd. par G. PHILIPPART, Turnhout 2010, pp. 15-369. LANZONI F., La Passio s. Sabini o Savini, in RQ 17 (1903), pp. 1-26. ——, A proposito della Passione di san Cesario di Terracina, in RAC 1 (1924), pp.146148. ——, Le diocesi d’Italia dalle origini al principio del secolo VII (an. 604), I, Faenza 1927 (Studi e testi, 35). LEQUEUX X., Latin Hagiographical Literature translated into Greek, in The Ashgate Research Companion to Byzantine Hagiography, ed. by S. EFTHYMIADIS, Farnham 2011, pp. 387-399. LIDDEL H. G. – SCOTT R. – JONES H. S., A Greek-English Lexicon, Oxford 1940. LILLA S., I manoscritti Vaticani greci. Lineamenti di una storia del fondo, Città del Vaticano 2004 (Studi e testi, 415). LUCÀ S., Membra disiecta del Vat. gr. 2110, in BBG, n.s. 43 (1989), pp. 3-52. ——, Su origine e datazione del Crypt. B.β.VI (ff. 1-9). Appunti sulla collezione manoscritta greca di Grottaferrata, in Tra Oriente e Occidente. Scritture e libri greci fra le regioni orientali di Bisanzio e l’Italia, a cura di L. PERRIA, Roma 2003 (Testi e studi bizantino-neollenici, XIV), pp. 145-224. LUCCHESI G., voce Isidoro di Chio, santo, martire, BS, VII, Roma 1966, coll. 960968. LUZZI A., Studi sul Sinassario di Costantinopoli, Roma 1995 (Testi e studi bizantino-neoellenici, VIII). MALLARDO D., Il Calendario marmoreo di Napoli, Roma 1947 (Bibliotheca “Ephemerides Liturgicae”, 18). MARANGONI G., Istoria dell’antichissimo oratorio o Cappella di san Lorenzo nel Patriarchio lateranense comunemente appellato Sancta Sanctorum e della celebre immagine del SS. Salvatore detta Acheropita, che ivi conservasi, colle notizie del culto e vari riti praticati anticamente verso la medesima, come anche dell’origine ed uso di tal sorta d’immagini venerate nella Cattolica Chiesa, Romae 1747. Μηναῖα τοῦ ὅλου ἐνιαυτοῦ, I-VI (ed. Propaganda Fide), ἐν Ῥώμῃ 1888-1901. MERCATI G., Note di letteratura biblica e cristiana antica, Roma 1901 (Studi e testi, 5). MERCATI S. G., Appunti sui codici di Grottaferrata, in BBG, n.s. 8 (1954), pp. 113126. MIGNE J.-P., Patrologiae cursus completus […]. Series latina […], I-CCXXI [CCXVIIICCXXI: Indices], Parisiis 1844-1864. ——, Patrologiae cursus completus […]. Series graeca […], I-CLXI, Lutetiae Parisiorum 1857-1866. MILAZZO V. – SCORZA BARCELLONA F., Bilinguismo, biculturalismo e produzione agiografica, in Sanctorum 6 (2009), pp. 361-366. MINATI M., Argentiere napoletano; inizio secolo XVII. Braccio reliquiario di s. Cesario, in Sculture preziose. Oreficeria sacra nel Lazio dal XIII al XVIII secolo, a cura di B. MONTEVECCHI, Roma 2015.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 15

27-Mar-21 12:02:32 PM

16

BIBLIOGRAFIA

MOHLBERG P. K., Das fränkische Sacramentarium Gelasianum in alamannischer Überlieferung (Codex Sangallensis No. 348). St. Galler Sakramentar-Forschungen I, Münster 1918 (Liturgiegeschichtliche Quellen, Heft 1/2). MOMBRITIUS B., Sanctuarium seu Vitae Sanctorum, I, Mediolani s. a. (ante 1480?) [ed. P. DELATTE, I, Parisiis 1910). NARDI E., L’otre dei parricidi e le bestie incluse, Milano 1980 (Seminario giuridico dell’Università di Bologna, 90). NIKAS C., Canones Aprilis, Roma 1970 (Analecta Hymnica Graeca, VIII). NORBERG D., S. Gregorii Magni Registrum epistularum, I-II, Turnholti 1982 (Corpus Christianorum. Series Latina, 140A). NORET J., Quand donc rendrons-nous à quantitité d’indéfinis, prétendument enclitiques, l’accent qui leur revient? in Byzantion 57 (1987), pp. 191-195. Ὡρολόγιον [...] κατὰ τὴν ἔκπαλαι τάξιν οὐ μὴν ἀλλὰ καὶ τυπικὸν τῆς Κρυπτοφέρρης μοναστηρίου [...], ἐν Ῥώμῃ 1677. Ὡρολόγιον τὸ μέγα, ἐν Ῥώμῃ 1876. ORSINI P., Manoscritti in maiuscola biblica: materiali per un aggiornamento, Cassino 2005. PANCIROLI O., Tesori nascosti dell’alma città di Roma, con nuovo ordine ristampati e in molti luoghi arricchiti, Roma 1625. PAPEBROCHIUS D., De s. Isidoro martyre in insula Chio, AASS Maii, III, Parisiis et Romae 1866, pp. 445-451. Παρακλητικὴ ἤτοι Ὀκτώηχος ἡ μεγάλη, ἐν Ῥώμῃ 1885. PARENTI S., Aspetti poco noti dell’attività di Giovanni Rossanese copista a Grottaferrata, in BBG, n.s. 53 (1999), pp. 201-212. PAROLI E., La Vita di san Bartolomeo di Grottaferrata (BHG e Novum Auctarium BHG 233), Roma 2008. PETTA M., L’inventario dei manoscritti criptensi di P. Placido Schiappacasse (1727), in BBG, n.s. 34 (1980), pp. 3-35. PITRA J. B., Analecta Sacra spicilegio Solesmensi parata, I-IV, Parisiis – Tusculi – Venetiis 1876-1884. PRINI B., Nel primo Centenario di Angelo Mai. Memorie e documenti, Bergamo 1882, pp. 168-170. PRINZI A., La promozione del culto di Bartolomeo di Grottaferrata voluta dal preposito Pancrazio e attuata da Giovanni Rossanese, in RSBN, n.s. 47 (2010), pp. 57-79. ——, I canoni di Giovanni Rossanese in onore di san Bartolomeo di Grottaferrata, in RSBN, n.s. 50 (2013), pp. 161-301. ——, Una redazione inedita della Passio SS. Caesarii et Iuliani: la Passio graeca minor (BHG 285d) tràdita dal ms. Ambr. D 92 sup., in RSBN, n.s. 53 (2015), pp. 59-102. ——, Un manoscritto agiografico autografo di Giovanni Rossanese: il palinsensto Vat. gr. 2302, in ΝRh 12 (2015), pp. 138-159. ——, Rapporti tra l’innologia greca di Bartolomeo di Grottaferrata per i santi Sabino e Vitale e la relativa agiografia latina, in NRh 14 (2017) (= Κῆπος ἀειθαλής. Studi

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 16

27-Mar-21 12:02:32 PM

BIBLIOGRAFIA

17

in ricordo di Augusta Acconcia Longo, I-II, a cura di F. D’AIUTO – S. LUCÀ – A. LUZZI), pp. 105-124. ——, Nuove ricerche sul dossier greco dei martiri terracinesi Cesario e Giuliano, in Dialoghi con Bisanzio. Spazi di discussione, percorsi di ricerca. Atti dell’VIII Congresso dell’Associazione Italiana di Studi Bizantini (Ravenna, 22-25 settembre 2015), a cura di S. COSENTINO – M.E. POMERO – G. VESPIGNANI, II, Spoleto (CISAM) 2019, 849-862. PROIOU A., Canones Ianuarii, Roma 1971 (Analecta Hymnica Graeca, V). RE M., Note per un’edizione delle recensioni greche del martirio di san Vito, in Vie per Bisanzio: VII Congresso Nazionale dell’Associazione di Studi Bizantini. Venezia, 25-28 novembre 2009, a cura di M. TRIZIO – A. RIGO – A. BABUIN, Bari 2013, pp. 1039-1052. ——, La Passio dei santi Vito, Modesto e Crescenzia. Introduzione, edizione delle recensioni greche (BHG 1876, 1877a-c) e della versione latina (BHL 8713). Traduzioni, note, indici, a cura di M. RE, Palermo 2018 (Istituto Siciliano di Studi Bizantini e Neoellenici “Bruno Lavagnini”. Testi, 15). RICHARD M., Asterii Sophistae Commentariorum in Psalmos quae supersunt, Oslo 1956. RIGOTTI G., Vita di s. Benedetto nella versione greca di papa Zaccaria, Alessandria 2001. RIMOLDI A., voce Callistrato e XLIX compagni, santi, martiri, BS, III, Roma 1963, coll. 692-693. ROCCHI A., Codices cryptensi seu abbatiae Cryptae Ferratae, Tusculani 1883. ——, De coenobio cryptoferratensi eiusque bibliotheca et codicibus praesertim graecis commentarii, Tusculi 1893. RUINART TH., Acta primorum martyrum sincera et selecta ex libris cum editis tum manuscriptis collecta, eruta vel emendata notisque et observationibus illustrata, Amstelaedami 1713. SANSTERRE J. M., Les moines grecs et orientaux à Rome aux époques byzantine et carolingienne (milieu du VIe s. – fin du IXe s.), I-II, Bruxelles 1983. SAUGET J. M., voce Giuliano di Anazarbo, santo, martire, BS, VI, Roma 1965, coll. 1189-1190. ——, voce Giulio, martire di Durostoro, santo, BS, VI, Roma 1965, 1231-1232. ——, voce Ulpiano, santo, martire, BS, XII, Roma 1969, col. 795. SEVERANO G., Memorie sacre delle sette chiese di Roma e di altri luoghi che si trovano per le strade di esse, Roma 1630. SPERA L., Note sull’oratorio di San Cesareo al Palatino, in RAC 93 (2017), pp. 505560. STELLADORO M., Vita di s. Leone Luca di Corleone, Grottaferrata 1995.. SURIUS L., De probatis sanctorum historiis partim ex tomis Aloysii Lipomani partim etiam ex egregiis manuscriptiis codicibus quarum permultae ante hac nunquam in lucem prodiere, I-VIII, Coloniae Agrippinae 1570-1605. TÃUTU A. L., Acta Honorii III (1216-1227) et Gregorii IX (1227-1241) e registris Vaticanis aliisque fontibus, III, Città del Vaticano 1950 (Pontificia Commissio ad redigendum codicem iuris canonici Orientalis. Fontes, ser. III).

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 17

27-Mar-21 12:02:32 PM

18

BIBLIOGRAFIA

TILLEMONT L. S. Le Nain de, Mémoires pour servir à l’histoire ecclesiastique des six premiers siècles, Venise 1732. TITTMANN I. A. H., Iohannis Zonarae Lexicon, I-II, Lipsiae 1808. TOMADAKIS E. I., Ἰωσὴφ ὁ Ὑμνογράφος. Βίος καὶ ἔργον, Αθήναις 1971. ——, Canones Martii, Roma 1971 (Analecta Hymnica Graeca, VII). TRAPP E. – HÖRADNER W. – DIETHART J., Lexikon zur byzantinischen Gräzität besonders des 9.-12. Jahrhunderts, I-VIII, Wien 1994-2011. Τριῴδιον κατανυπτικόν, περιέχον ἅπασαν τὴν ἀνήκουσαν αὐτῷ ἀκολουθίαν τῆς Ἁγίας καὶ Μεγάλης Τεσσαρακοστῆς, ἐν Ῥώμῃ 1879. TURYN A., Dated Greek Manuscripts of the thirteenth and fourteenth centuries in the libraries of Italy, I-II, Urbana – Chicago – London 1972. UBALDINI F., S. Damasi papae opera quae extant et Vita ex codicibus mss. cum notis Martii Milesii Sarazani, Romae 1639. VAN HOOFF W., Passio prima SS. Caesarii et Iuliani, AASS Novembris, I, Parisiis 1887, pp. 106-117. VON SICKEL TH., Documenti per la storia ecclesiastica e civile di Roma, in SDSD 7/ II (1886), pp. 101-126. WICKHAM C., Roma medievale: crisi e stabilità di una città (900-1150), Roma 2011.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 18

27-Mar-21 12:02:32 PM

INTRODUZIONE

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 19

27-Mar-21 12:02:32 PM

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 20

27-Mar-21 12:02:32 PM

I.1. La tradizione greco-latina della Passio ss. Caesarii et Iuliani (BHL 1511; BHG 284, 284a e 285d) e del Miraculum (Sanatio Placidiae) et translatio Romam (BHL 1517; BHG 285 e BHG s.n.) La vicenda del martirio di Cesario e Giuliano1 e il maggiore dei prodigi operati post mortem dal primo2 ci sono noti dalla loro Passio e dal Miraculum (Sanatio Placidiae) et translatio Romam (d’ora in poi Miraculum), originariamente redatti in latino e solo successivamente trasposti in greco. Del primo testo agiografico, riconducibile al genere di quelle che Hippolyte Delehaye ha definito «passions épiques»3, esistono tre redazioni greche, frutto della traduzione più o meno letterale della versione latina BHL 15114: la più antica (BHG 285d), trasmessa dal codice Milano, 1

Sul martirio di Cesario e Giuliano cfr. A. AMORE, voce Cesario e Giuliano, santi, martiri di Terracina, BS, III, Roma 1962, coll. 1154-1155. Tanto nella redazione latina BHL 1511 quanto nelle redazioni greche BHG 284-284a e 285d la loro passio è seguita da quella, molto più breve, di Eusebio, fossor dei due martiri, e di Felice, dal quale sono battezzati quanti, accorsi presso la tomba di Cesario e Giuliano, sposano la religione cristiana. Per la vicenda del martirio di Eusebio e Felice, che non gode di una tradizione autonoma, ma è parte integrante della Passio Caesarii sia nelle quattro versioni latine (BHL 1511-1514) sia nelle tre redazioni greche (BHG 284-284a e 285d) cfr. V. FENICCHIA, voce Felice ed Eusebio, santi e martiri a Terracina, BS, V, Roma 1964, col. 588. 2 Trattasi della liberazione da uno spirito immondo di Placidia, la figlia minore dell’imperatore Valentiniano III e di Licinia Eudossia, l’unico miracolo — questo — del quale il dossier di s. Cesario serba il ricordo. Degli altri prodigi operati dal martire terracinese informano, invece, la Vita anonima di Annone arcivescovo di Colonia e quella di Bernardo di Chiaravalle. Dalla prima fonte apprendiamo della miracolosa estinzione dell’incendio divampato durante la cerimonia di dedicazione della cappella ove era custodito il braccio di s. Cesario, che Annone aveva ricevuto in dono da papa Alessandro II in occasione del suo viaggio a Roma, e del temporaneo ritorno in vita di Andrea; questi, uomo di fede tutt’altro che fervida, racconta di aver avuto salva l’anima dalla dannazione eterna grazie all’intercessione presso Dio e la Vergine del martire terracinese, cui era stato sempre devoto (cfr. Vita Annonis archiepiscopi Coloniensis [ed. R. KOEPKE, MGH SS, XI, Hannoverae 1854, pp. 462-514). Il terzo miracolo ci è noto, invece, dall’agiografia di Bernardo di Clairvaux: il santo, che aveva ottenuto di portare con sé in Gallia una reliquia di Cesario, sarebbe riuscito a estrarre con estrema facilità un dente dalla bocca del martire solo dopo averlo pregato ferventemente (cfr. GAUFRIDUS CLARAEVALLENSIS, Sancti Bernardi Claraevallensis Vita et res gestae. Liber quartus, I.1 [PL CLXXXV, Lutetiae Parisiorum 1860, coll. 322D-323A]. 3 Cfr. H. DELEHAYE, Les passions des martyrs et les genres littéraires, Bruxelles 1921, pp. 236-315. 4 Edita per la prima volta da Mombrizio (cfr. B. MOMBRITIUS, Sanctuarium seu Vitae Sanctorum, I, Mediolani s. a., pp. 346-348) e ripubblicata, circa un secolo più tardi, da Lorenzo Surio (cfr. L. SURIUS, De probatis sanctorum historiis partim ex tomis Aloysii Lipomani partim etiam ex egregiis manuscriptiis codicibus quarum permultae ante hac nunquam in lucem prodiere, VI, Coloniae Agrippinae 1575, pp. 12-14), essa corrisponde a quella che van Hooff, nella premessa all’edizione del dossier innologico e agiografico dei due martiri terracinesi, indica come Passio maior. Di questa il Bollandista curò, nel primo tomo degli Acta Sanctorum di novembre, la prima edizione critica (cfr. W. VAN HOOFF, Passio prima SS. Caesarii et Iuliani, AASS Novembris, I, Parisiis 1887, pp. 106-117 [d’ora in poi: AASS Novembris, I]), collazionan-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 21

27-Mar-21 12:02:32 PM

22

INTRODUZIONE

Veneranda Biblioteca Ambrosiana, Ambros. D 92 sup. (II metà X sec.) ai fogli 258v-260v, erroneamente classificata come “epitome” nella Bibliotheca Hagiographica Graeca5; la redazione BHG 284 tràdita dal manoscritto Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. gr. 1608 (sec. XI in.) ai fogli 39v-45v6, e quella, in buona parte autografa del monaco criptense Giovanni da Rossano7, contenuta ai fogli 25r-58r del codice Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. gr. 2302 (1220-1222 ca.)8. Quest’ultima redazione, finora inedita, è stata sempre ritenuta, a torto, una mera trascrizione della Passio BHG 284, tradizionalmente considerata la trasposizione della versione latina BHL 1511: già Enrica Follieri, riflettendo sulla presenza nei Sinassari ma non nei Menologi di tutta una serie di scritti agiografici di origine italogreca, la annoverava tra i romanzi agiografici tradotti dal latino9 dei quali Xavier Lequeux ha fornito recentemente un elenco esaustivo10. do i cinquantacinque codici allora noti e accogliendo a testo le lezioni di quello più antico, il manoscritto Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Arch. Cap. S. Pietro A.5. Nello stesso volume degli Acta Sanctorum van Hooff pubblicò anche il testo delle Passiones da lui classificate in minima, parva e maxima in relazione alla maggiore o minore ricchezza di particolari con cui ciascuna di esse narra la vicenda del martirio di Cesario e Giuliano (ibid., pp. 118-126D). Alle quattro redazioni edite dal Bollandista corrispondono le voci BHL 1511-1515, due delle quali relative alla Passio parva (BHL 1513-1514), mentre la Passio minima, che riporta la storia del martirio in forma estremamente sintetica, è registrata al numero 1515 come epitome (secondo C. LANÉRY, Hagiographie d’Italie (300-550) – I. Les passions latines composeés en Italie, in Hagiographies. Histoire internationale hagiographique latine et vernaculaire en Occident des origines à 1550, éd. par G. PHILIPPART, Turnhout 2010, pp. 241-242, essa sarebbe stata compilata a partire dalla più antica Passio BHL 1511 e destinata a dar sèguito al ciclo di Nereo e Achilleo). Per l’elenco aggiornato dei testimoni che tramandano il testo delle Passiones BHL 1511-1515 cfr. il database curato dalla Société des Bollandistes consultabile online all’indirizzo http://bhlms.fltr.ucl.sc.be. 5 Per l’edizione del testo della Passio BHG 285d e l’analisi comparata di quest’ultima e delle redazioni BHG 284 e BHL 1511 rimando al mio contributo, Una redazione inedita della Passio SS. Caesarii et Iuliani: la Passio graeca minor (BHG 285d) tràdita dal ms. Ambr. D 92 sup., in RSBN, n.s. 53 (2015), pp. 59-102. 6 L’edizione di riferimento è quella curata da van Hooff, per la quale cfr. supra, nt. 4. 7 Per il profilo biografico del copista, attivo a Grottaferrata nella prima metà del XIII secolo, cfr. infra, pp. 40-42. 8 Per una sintetica descrizione del codice vaticano, “monografico” in quanto contenente unicamente testi celebrativi dei due martiri terracinesi, cfr. A. PRINZI, Un manoscritto agiografico autografo di Giovanni Rossanese: il palinsensto Vat. gr. 2302, in NRh 12 (2015), pp. 138-159. 9 Cfr. E. FOLLIERI, Il culto dei santi nell’Italia greca, in La Chiesa greca in Italia dall’VIII al XVI secolo, Padova 1973 (Italia Sacra, 20-22), pp. 553-577: 559-560; EAD, I santi dell’Italia greca, in RSBN, n.s. 34 (1997), pp. 8-9. 10 Cfr. X. LEQUEUX, Latin Hagiographical Literature translated into Greek, in The Ashgate Research Companion to Byzantine Hagiography, ed. by S. EFTHYMIADIS, Farnham 2011, pp. 387-399: 366-367. Oltre ad aggiornare la serie di testi agiografici in lingua greca tradotti dal

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 22

27-Mar-21 12:02:32 PM

INTRODUZIONE

23

Tradotte da un originario testo latino sono anche le due redazioni greche del Miraculum tràdite dai codici vaticani poc’anzi ricordati: la prima (BHG 285) è contenuta ai fogli 48v-51v del Vat. gr. 1608 e pubblicata da van Hooff in qualità di paraphrasis seu potius versio Graeca della redazione latina BHL 151711; la seconda, invece, manca di un riferimento autonomo nel repertorio dei Bollandisti ed è tramandata dal codice Vat. gr. 2302 ai fogli 58r-69v. Il suo testo, finora considerato una semplice copia della redazione più antica del Miraculum è, al pari della Passio BHG 284a, ad oggi ancora inedito. I.2. Il dossier innologico e agiografico in lingua greca Alle diverse redazioni latine di Passio e Sanatio e alla loro trasposizione in greco si aggiungono, a completamento del dossier, alcuni testi in versi e in prosa tràditi esclusivamente in lingua greca12. latino segnalata nel 1953 dal benedettino E. Dekkers (cfr. E. DEKKERS, Les traductions grecques des écrits patristiques latins, in SE 5 [1953], pp. 195-205), Lequeux opera una distinzione tra testi agiografici relativi agli apostoli, ai papi, ai martiri vissuti, martirizzati o venerati a Roma e dintorni, e ai santi il cui culto è tradizionalmente associato all’Italia. All’elenco, destinato con buone probabilità ad allungarsi, come prospettato dallo stesso Lequeux (cfr. LEQUEUX, Latin Hagiographical Literature cit., p. 387), vanno aggiunte la Passio graeca minor di Cesario e Giuliano BHG 285d (cfr. supra, pp. 21-22 e nt. 5) e la Passio Viti, Modesti et Crescentiae, della quale esistono diverse redazioni latine, molte delle quali ancora inedite, e quattro recensioni greche (BHG 1876-1877a-c); il loro testo — e quello della redazione latina BHL 8713 — è stato pubblicato di recente da M. RE, La Passio dei santi Vito, Modesto e Crescenzia. Introduzione, edizione delle recensioni greche (BHG 1876, 1877a-c) e della versione latina (BHL 8713). Traduzioni, note, indici, a cura di M. RE, Palermo 2018 (Istituto Siciliano di Studi Bizantini e Neoellenici “Bruno Lavagnini”. Testi, 15). I risultati dell’indagine dei rapporti esistenti fra le quattro versioni greche della Passio dei santi Vito, Modesto e Crescenzia e fra queste e le diverse redazioni latine erano stati presentati dallo studioso in un lavoro preliminare (cfr. ID., Note per un’edizione delle recensioni greche del martirio di san Vito, in Vie per Bisanzio: VII Congresso Nazionale dell’Associazione di Studi Bizantini. Venezia, 25-28 novembre 2009, a cura di M. TRIZIO – A. RIGO – A. BABUIN, Bari 2013, pp. 1040-1052). Un sintetico ma esaustivo quadro degli studi condotti, tra la fine del secolo XIX e i primi anni del successivo, sui testi agiografici in lingua greca tradotti dal latino è stato tracciato da R. GOUNELLE, Traductions de textes hagiographiques et apocryphes latins en grecs, in Apocrypha 16 (2005), pp. 38-40. 11 Cfr. AASS Novembris, I, pp. 126-129. Il testo latino pubblicato a fronte della redazione greca è quello tramandato dal manoscritto Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Arch. Cap. S. Pietro A.5 di XI-XII secolo, l’unico di sette testimoni noto all’editore olandese (cfr. il database della Société des Bollandistes ricordato supra alla nt. 4). In calce van Hooff ha pubblicato il testo della seconda redazione latina del Miraculum BHL 1518, tramandato ai fogli 129r-149r del codice Montecassino, Archivio dell’Abbazia, 139 (sec. XI). Il codice va ad aggiungersi all’unico testimone censito nel database dei Bollandisti, il ms. Lucca, Biblioteca Capitolare, codex P+ (seconda metà del sec. XII) che ne tramanda il testo ai fogli 171r-172r. 12 Cfr. infra, pp. 78-97 e 152-157.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 23

27-Mar-21 12:02:32 PM

24

INTRODUZIONE

L’Ufficio liturgico in onore dei due martiri terracinesi è trasmesso dal Vat. gr. 2302 — che, per la tradizione del canone composto da s. Bartolomeo di Grottaferrata, si configura come codex descriptus del codice Grottaferrata, Biblioteca del Monumento Nazionale di Grottaferrata, Crypt. Δ.α.ΙΙΙ (sec. XI; ff. 4v-8v) — e dai manoscritti Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. gr. 2 (XI sec.) e Messina, Biblioteca Regionale Universitaria, S. Salv. 135 (sec. XIII ex.); essi tramandano, rispettivamente ai fogli 80v-83v e 4r-8v, un canone per s. Cesario composto da un archimandrita di nome Crisanto. Completano il dossier in lingua greca l’epitome BHG 285e e due redazioni della Laudatio. La prima, tràdita in forma fortemente frammentaria ai fogli 80r-83v del Vat. gr. 2302, riporta la vicenda del martirio di Cesario e Giuliano, la storia della miracolosa guarigione di Placidia ad opera dal santo e il ricordo della traslazione delle sue reliquie da Terracina a Roma. Delle due redazioni della Laudatio, invece, la più antica (BHG 285a) è tramandata dal Vat. gr. 1608 ai fogli 46r-51v, la seconda, priva di un riferimento autonomo nella Bibliotheca Hagiographica Graeca, occupa i fogli 69v-79v del Vat. gr. 2302. È, dunque, possibile sintetizzare la situazione complessiva del dossier innologico e agiografico dei due martiri terracinesi come segue: Dossier in lingua latina

Dossier in lingua greca Passiones

Maior (BHL 1511) Parva (BHL 1512-1513) Maxima (BHL 1514) Minima BHL 1515 ([Epitomae])

BHG 284 BHG 284a BHG 285d

Miraculum (Sanatio Placidiae) et translatio Romam BHL 1517 BHL 1518

BHG 285 BHG s.n. Epitomae Passionis et Miraculi BHG 285e Laudationes BHG 285a BHG s.n. Officium apolyticia, stichera, cathisma, exapostilaria canon auctore archimandrita Chrysanto canon auctore s. Bartholomeo Iuniore

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 24

27-Mar-21 12:02:32 PM

INTRODUZIONE

25

II.1. La «grande persecuzione» di Diocleziano e la formazione del dossier agiografico dei due martiri terracinesi L’individuazione di un terminus post quem per la formazione del dossier agiografico di Cesario e Giuliano presuppone in via preliminare l’indagine relativa all’origine del loro culto, condotta con l’ausilio degli indizi eventualmente rintracciabili nel testo della loro passio: trattandosi di un romanzo agiografico poco senso avrebbe, infatti, pretendere di trovare al suo interno (come pure fece van Hooff)13 o in altre passiones ad essa collegate14, elementi utili alla datazione del loro martirio15. Come si desume dalle fonti liturgiche — i Martirologi Romano16 e Geronimiano, ove ricorre la doppia commemorazione di s. Cesario17, il cosid13 Il Bollandista credette di poter datare con precisione il martirio dei due santi terracinesi il 20 aprile del 100 d. C., corrispondente al terzo anno di regno di Traiano (98-117), identificando con Domitilla, Teodora ed Eufrosina le virgines arse vive per volere di Lussurio (alle quali il martire terracinese alluderebbe in Passio BHG 284a [14, ll. 15-17]), e con il carnefice di Cesario il magistrato reo di aver condannato le tre martiri alla morte vivicomburio (cfr. G. HENSCHENIUS, De sanctis martyribus Nereo et Achilleo eunuchis, Flavia Domitilla, Euphrosyna et Theodora virginibus romanis Terracinae in Latio, AASS Maii, III, Parisiis et Romae 1866, p. 13A [V.25, ll. 1-5]; D. A. CONTATORE, De historia Terracinensi libri quinque, Romae 1706, p. 528 [V.22]). Per la ricostruzione del Bollandista e il calcolo aritmetico — complesso e per certi aspetti fantasioso — relativo al giorno in cui Cesario sarebbe stato martirizzato cfr. AASS Novembris, I, pp. 86-87. 14 Fu per primo Cesare Baronio (1538-1607) a credere di poter datare correttamente il martirio di Cesario al regno di Traiano basandosi sull’altrettanto romanzesca passio di Nereo, Achilleo e compagni, dove il santo compare come fossor delle già ricordate Domitilla, Teodora ed Eufrosina (cfr. HENSCHENIUS, De sanctis martyribus Nereo et Achilleo cit., AASS Maii, III, p. 13A-B). Trattando la Passio Caesarii quasi alla stregua di una fonte storica, l’erudito seicentesco si sentì pertanto autorizzato a rettificarne il testo, mettendo in guardia dalla retrodatazione del martirio di Cesario all’epoca dell’imperatore Claudio (cfr. C. BARONIUS, Martyrologium Romanum ad novam kalendarii rationem et Ecclesiasticae historiae veritatem restitutum Gregorii XIII Pont. Max. iussu editum, accesserunt notationes atque Tractatio de Martyrologio Romano, auctore Caesare Baronio Sorano Congregationis Oratorii Presbytero, Venetiis 1637, pp. 494-495). 15 Dell’impossibilità di desumere informazioni attendibili da questo genere di testi a motivo del loro carattere leggendario si era già mostrato consapevole Tillemont (cfr. L.-S. LE NAIN DE TILLEMONT, Mémoires pour servir à l’histoire ecclesiastique des six premiers siècles, Venise 1732, pp. 172-173). 16 Qui s. Cesario è commemorato a Terracina il primo novembre, come pure nel Calendario marmoreo di Napoli e nel Sacramentarium Gelasianum (cfr. infra, ntt. 18 e 19), e condivide il suo dies natalis con il presbyter Giuliano (cfr. BARONIUS, Martyrologium Romanum cit., p. 488). 17 Nel Martirologio Geronimiano s. Cesario è ricordato sia il primo novembre sia il ventuno aprile. Nella prima ricorrenza il suo nome figura all’interno di un gruppo ben nutrito di santi, tra i quali spiccano Iulianus, suo compagno di martirio secondo la Passio, e Felix, protagonista, insieme al monaco Eusebio, di una seconda Passione strettamente collegata alla prima (cfr. H. DELEHAYE, Commentarius perpetuus in Martyrologium Hieronymianum,

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 25

27-Mar-21 12:02:32 PM

26

INTRODUZIONE

detto “Calendario marmoreo di Napoli” 18, il Sacramentarium Gelasianum19 e la recensio M* del Sinassario di Costantinopoli20 —, Cesario e Giuliano AASS Novembris, II, pars posterior, Bruxellis 1931, p. 581). Lanzoni ritenne che la loro associazione al martire terracinese fosse del tutto fortuita: i loro nomi, annotati nel margine di un codice antico del Martirologio Geronimiano, sarebbero stati trasferiti nel testo da un trascrittore successivo; dal latercolo del Geronimiano, nel quale i tre martiri risultano associati, avrebbe poi tratto spunto l’anonimo redattore della Passio Caesarii facendo di Giuliano il compagno di martirio di Cesario e di Felice il protagonista della seconda Passio (cfr. F. LANZONI, A proposito della Passione di san Cesario di Terracina, in RAC 1 (1924), pp. 146-147). Inoltre Lanzoni propose di identificare il martire di Terracina con gli omonimi Caesarius di Cappadocia — commemorato il tre e cinque novembre — e con Cesario africano — ricordato insieme a Quartus il 4 dello stesso mese —, in linea con il processo di reiterazione del nome di un santo nei giorni immediatamente successivi il suo dies natalis frequente nel Martirologio Geronimiano (ibid., p. 146). Più difficile da spiegare risulta la seconda commemorazione di s. Cesario a Terracina il ventuno aprile, riportata concordemente da tutti i manoscritti che tramandano la versione estesa del Martirologio Geronimiano (cfr. DELEHAYE, Commentarius perpetuus cit., p. 201). Secondo Duchesne e Kirsch ad essa corrisponderebbe lo stadio più antico del culto del martire sia a Terracina che a Roma: qui — e di riflesso nella cittadina laziale — la commemorazione di s. Cesario sarebbe stata, infatti, spostata al primo novembre per evitare la coincidenza tra la festa del santo, collegata alla dedicazione dell’oratorio sul Palatino, e la celebrazione — appunto il ventuno aprile — del Natale di Roma (cfr. L. DUCHESNE, Le Palatin chrétien, in NBAC 6 [1900], p. 22; J. P. KIRSCH, Der stadtrömische christliche Festkalender im Altertum, Münster 1924 [Liturgiegeschichtliche Quellen, Heft 7/8], p. 208). Alla possibilità di un’originaria commemorazione di s. Cesario il ventuno aprile si oppose, invece, Delehaye, che pure in un primo momento aveva ventilato l’ipotesi di una doppia commemorazione a Terracina (cfr. H. DELEHAYE, Les origines du culte des martyrs, Bruxelles 1933, p. 351). Poco chiara per il modo estremamente sintetico in cui viene presentata risulta la posizione di Lanzoni, secondo il quale il latercolo del Martirologio Geronimiano che commemora s. Cesario il ventuno aprile alluderebbe «a una festa celebrata in Roma in suo onore il 21 aprile» in coincidenza con il dies natalis Urbis (cfr. F. LANZONI, Le diocesi d’Italia dalle origini al principio del secolo VII [an. 604], I, Faenza 1927 [Studi e testi, 35], p. 148); tuttavia, come ha giustamente osservato Delehaye, il testo del latercolo fa espressamente riferimento non a Roma, ma a Terracina (cfr. DELEHAYE, Commentarius perpetuus cit., p. 201 nr. 24). Molto più prudente sarebbe forse considerare la doppia commemmorazione di s. Cesario a Terracina nel Martirologio Geronimiano come il risultato della duplicazione, all’undecima Kalenda di maggio, della formula in Terracina Campaniae sancti Caesarii: la ripetizione di espressioni formulari di questo tipo nel passaggio dalle Kalendae (o dalle Idi) di un mese a quelle di un altro è un errore che ricorre diffusamente nel Geronimiano, anche in presenza di date distanti l’una dall’altra (cfr. R. AIGRAIN, L’hagiographie. Ses sources, ses méthodes, son histoire, Bruxelles 2000, p. 46). Un esempio — peraltro molto simile al nostro per il riferimento alle Kalendae — è dato dalla doppia commemorazione di s. Felice di Nola il quattordici gennaio (XIX Kalendis Februarii) e il ventisette luglio (VI Kalendis Augusti) (cfr. DELEHAYE, Commentarius perpetuus cit., pp. 40 e 308). 18 Cfr. D. MALLARDO, Il Calendario marmoreo di Napoli, Roma 1947 (Bibliotheca “Ephemerides Liturgicae”, 18), p. 24: M · NOVEMB · D · XXX / I NT · S · CESARII. 19 Cfr. P. K. MOHLBERG, Das fränkische Sacramentarium Gelasianum in alamannischer Überlieferung (Codex Sangallensis No. 348). St. Galler Sakramentar-Forschungen I, Münster 1918 (Liturgiegeschichtliche Quellen, Heft 1/2), p. 199 nr. 244: Kalendas Nouembres. Natale Sancti Caesarii. 20 Formatasi in epoca piuttosto avanzata (al più presto nella seconda metà del XII secolo:

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 26

27-Mar-21 12:02:32 PM

INTRODUZIONE

27

erano celebrati sia in Occidente (a Terracina e a Roma), sia in Oriente. Qui la loro memoria sarebbe stata introdotta alla data del sette ottobre con ogni probabilità prima dell’XI secolo, anteriormente, cioè, alla composizione dei calendari in metro classico di Cristoforo Mitileneo21, che li ricorda, appunto, in quel giorno. Dal momento che il dossier agiografico in lingua greca dei due martiri terracinesi non pare aver trovato circolazione in àmbito orientale22 e che i codici finora noti rappresentanti la recensio M* del Sinassario non sembrano presentare indizi di origine italogreca23, viene da chiedersi in che modo la loro tradizione — e con essa la loro commemorazione — giunse in Oriente. È plausibile che a fare da ponte tra l’Occidente e la pars orientalis dell’impero bizantino sia stato il monastero annesso alla chiesa di s. Cesario in Palatio, celebre per l’ospitalità data a monaci greci d’Oriente e d’Italia24. Significativa ai fini del nostro discorso risulta, in particolare, la figura del monaco orientale s. Biagio d’Amorio (fine del IX-prima metà del X secolo), diacono di Santa Sofia, la cui vicenda biografica si svolge, appunto, tra Costantinopoli e Roma25. Come si apprende dal suo Βίος26 Biagio, desideroso di compiere un pellegrinaggio ad limina apostolorum — un topos, questo, che ricorre di frequente nella Vite dei monaci greci di IX-X secolo —, dopo aver affrontato peripezie e disagi di ogni genere, giunge finalmente a Roma, della quale visita devotamente tutti i santuari. Tuttavia, arrivato il momento di ripartire, si rifiuta di seguire il suo compagno di viaggio; viene, allora, accolto dall’egumeno Eustrazio di Cizico nel monastero greco di s. Cesario sul Palatino, dove, dopo un periodo di prova, veste l’abito monastico. Qui Biagio si dedicherà all’attività di cfr. A. LUZZI, Studi sul Sinassario di Costantinopoli, Roma 1995 [Testi e studi bizantinoneoellenici, VIII], p. 177), essa commemora i due martiri terracinesi il sette ottobre (cfr. H. DELEHAYE, Synaxarium Ecclesiae Constantinopolitanae e codice Sirmondiano nunc Berolinensi, adiectis synaxariis selectis, Bruxellis 1902 [Propylaeum ad Acta Sanctorum Novembris], coll. 115-116 [Synaxaria selecta]). 21 Cfr. LUZZI, Studi cit., p. 189 nt. 41. Sul rapporto esistente tra la recensio M* del Sinassario e i calendari in metro classico del Mitileneo, dai quali la prima avrebbe recepito gran parte delle commemorazioni riportate nei testimoni che la rappresentano cfr. E. FOLLIERI, Il calendario giambico di Cristoforo di Mitilene secondo i mss. Palat. gr. 383 e Paris. gr. 3041, in AB 77 (1959), pp. 270-271; LUZZI, Studi cit., p. 177. 22 Per la tradizione del dossier agiografico e innologico in lingua greca dei due martiri terracinesi cfr. supra, pp. 21-24. 23 Cfr. LUZZI, Studi cit., p. 175 nt. 3. 24 Cfr. E. FOLLIERI, Incontri fra monaci greci d’Oriente e d’Occidente nell’Alto Medioevo (secoli IX-X), in Κληρονομία 26 (1994), pp. 184-185. Per le origini e la storia di chiesa e monastero cfr. infra, pp. 32-33. 25 Cfr. G. M. FUSCONI, voce Biagio d’Amorio, santo, BS, III, Roma 1963 coll. 154-156. 26 Il testo della Vita di s. Biagio è edito da H. DELEHAYE, De sancto Blasio Amoriensi monacho Constantinopoli, AASS Novembris, IV, Bruxellis 1925, pp. 657-669.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 27

27-Mar-21 12:02:32 PM

28

INTRODUZIONE

copia e gli verranno affidate varie mansioni: sarà bibliotecario, prefetto di sacrestia e direttore del coro. Dopo aver trascorso quasi vent’anni presso il monastero romano, decide di ripartire alla volta di Costantinopoli, facendo ritorno al monastero di Stoudios, per poi ritirarsi con i discepoli sul monte Athos. È, dunque, possibile che proprio presso il monastero romano di s. Cesario — al quale, secondo il racconto dell’agiografo, era annesso anche uno scriptorium —, Biagio si sia imbattuto in una redazione della Passio del martire terracinese più antica di quella tràdita dal Vat. gr. 1608; quale abile amanuense potrebbe averne tratto verosimilmente una copia27, che avrebbe poi portato con sé di ritorno a Costantinopoli. Proprio la redazione originaria della Passio, potenziale modello della versione amplificata del Vat. gr. 1608, potrebbe aver costituito la fonte della notizia estesa commemorante Cesario e Giuliano nella recensio M* del Sinassario, una ricostruzione, questa, che si accorda perfettamente con la cronologia relativa alla composizione dei calendari in metro innografico del Mitileneo. Un indizio utile ai fini della datazione del culto dei due santi terracinesi sembra costituito, invece, dal tipo di martirio cui Cesario e Giuliano sarebbero stati condannati, ovvero la poena cullei28. Dalle fonti storiografiche e agiografiche apprendiamo che l’esecuzione capitale per annegamento o καταποντισμός sia stata applicata in tale forma solo a partire dalla «grande persecuzione» di età dioclezianea (303-310)29: gli autori cristiani e pagani che riferiscono delle persecuzioni dei cristiani (Tacito, Svetonio e l’anonimo autore dell’Historia Augusta), informano, infatti, che nei secoli I-III si optò soprattutto per il rogo, la bestiis obiectio nell’anfiteatro e, nella fase più antica, la crocifissione, ricorrendo solo occasionalmente alla poena cullei30. 27 L’agiografo sottolinea la passione con la quale Biagio si dedicava all’attività di copia, cercando di carpirne ogni segreto e conseguendo ottimi risultati (ibid., p. 663E [14, ll. 6-7]: καλλιγραφῶν ἄριστα πόθῳ πολλῷ καὶ ταύτην τὴν μάθησιν προσλαβόμενος»; «dedicandosi con gran zelo e con ottimi risultati all’attività di copia e facendo propria questa disciplina»). 28 Prima di diventare una forma di martirio, l’annegamento, previa inclusione nel sacco, fu la pena comminata nella Roma repubblicana e imperiale contro i parricidi, estesa ai matricidi a partire dal II secolo a. C. e ai rei di adulterium sotto Costantino. Per una esaustiva trattazione dell’argomento rimando al contributo di E. NARDI, L’otre dei parricidi e le bestie incluse, Milano 1980 (Seminario giuridico dell’Università di Bologna, 90), nel quale l’autore traccia la storia della poena cullei e della sua evoluzione da forma di esecuzione capitale, prescritta dal diritto penale romano, a tipologia di martirio avvalendosi dell’apporto delle fonti giuridiche — Institutiones, Digestum, Codex Theodosianus —, letterarie e agiografiche. 29 Cfr. R. BRATOÀ, Il martirio per annegamento nella persecuzione dioclezianea, in San Giusto e la tradizione martiriale tergestina. Atti del Convegno internazionale di Trieste (11-12 novembre 2004), a cura di G. CUSCITO, Trieste 2005 (Antichità tardoantiche, 49), p. 112. 30 Ibid., pp. 119-123. Priva di fondamento sembrerebbe, dunque, la notizia — riportata da tradizioni agiografiche di poco o nessun valore storico — di dodici casi di martirio per annegamento relativamente al periodo compreso fra Traiano e Numeriano (ibid., p. 119).

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 28

27-Mar-21 12:02:32 PM

INTRODUZIONE

29

Il martirio di Cesario e Giuliano costituirebbe, inoltre, uno dei rari casi in cui venne applicata tale forma di καταποντισμός: essa è, infatti, attestata solo nelle passiones di Ulpiano31, Giuliano di Anazarbo32 e del militare Callistrato33, peraltro vittime della persecuzione di Diocleziano. Conformemente a quanto prescritto dalle fonti giuridiche34, insieme ai tre martiri sarebbero stati cuciti nel sacco vari animali, alcuni dei quali aggressivi per natura (come scorpioni e serpenti)35, altri destinati a diventare tali se costretti in un luogo angusto36. La scelta da parte del redattore della Passio Caesarii di ricorrere a una forma di esecuzione capitale ascritta all’età dioclezianea da fonti agiografiche in una certa qual misura attendibili (la passio di Giuliano di Anazarbo e, soprattutto, quella di Ulpiano) suggerisce 31

Cfr. M. SAUGET, voce Ulpiano, santo, martire, BS, XII, Roma 1969, col. 795. Cfr. ID., voce Giuliano di Anazarbo, santo, martire, BS, VI, Roma 1965, coll. 1189-1190. 33 Cfr. A. RIMOLDI, voce Callistrato e XLIX compagni, santi, martiri, BS, III, Roma 1963, coll. 692-693. Come ricorda la Passio metafrastica BHG 291, il giovane soldato sarebbe sopravvissuto a tale forma di martirio: il sacco, infatti, a seguito dell’impatto contro uno scoglio sommerso, si sarebbe rotto e Callistrato sarebbe stato salvato da due delfini (cfr. SYMEON METAPHRASTES, Martyrium Sancti et magni martyris Callistrati et sociorum, 5 [PG CXV, Lutetiae Parisiorum 1864, col. 888B-C]). 34 Secondo un mos convertitosi in norma di legge solo con le Institutiones di Giustiniano (cfr. P. KRUEGER – TH. MOMMSEN, Corpus iuris civilis. Institutiones: recognovit P. KRUEGER, Digesta: recognovit: TH. MOMMSEN; retractavit P. KRUEGER, I, Berolini, 1963, p. 55 [IV.18, l. 6: Alia deinde lex asperrimumcrimen nova poena persequitur, quae Pompeia de parricidiis vocatur […]. Si quis autem alias cognatione vel adfinitate coniunctas personas necaverit, poenam legis Cornaliae de sicariis sustinebit]), la poena cullei prescriveva che venissero cuciti vivi nel sacco insieme al parricida quattro animali, che Modestino nel Digesto identifica con un cane, un gallo, una vipera e una scimmia (cfr. KRUEGER – MOMMSEN, Corpus iuris civilis cit., p. 854 [XLVIII. 9, l. 9: poena parricidii more maiorum haec instituta est, ut parricida virgis sanguneis verberatus deinde culleo insuatur cum cane, gallo, gallinaceo et vipera et simia]). La loro inclusione nel culleus, opzionale fino a Giustiniano, oltre a rendere più atroce la morte del parricida, faceva sì che il suo crimen fosse immediatamente intellegibile a chi ne avesse eventualmente trovato i resti mescolati a quelli degli animali (cfr. NARDI, L’otre dei parricidi cit., pp. 123-142). 35 Come ricorda Giovanni Crisostomo a proposito del martirio di Giuliano di Anazarbo (cfr. IOHANNES CHRYSOSTOMUS, Laudatio Sancti martyris Iuliani, III [PG L, Lutetiae Parisiorum 1860, col. 671]), proprio su rettili e scorpioni sarebbe caduta la scelta degli animali da includere nel sacco insieme al martire (ibid., col. 671]). 36 È questo il caso di Ulpiano, morto, prima ancora che per soffocamento, per il veleno inoculatogli da un’aspide e per i morsi di un cane chiusi con lui nel culleus (cfr. EUSEBIUS CAESARIENSIS, De martyribus Palestinae, V.1, ll. 1-5 [G. BARDY, Eusèbe de Césarée. Histoire Ecclésiastique (livres VIII-X) et les martyrs en Palestine, Paris 1958 (Sources Chrétienne, 55) p. 136]. Oltre che per l’inclusione degli animali nel sacco, il martirio di Ulpiano riprende fedelmente la sanzione romana della poena cullei sia per l’impiego di pelle di bue non conciata nel confezionamento del culleus (ὠμοβόϊνος), sia per la verberatio del martire (ibid.), conformemente a quanto prescritto dalle fonti giuridiche e letterarie nei casi di parricidio (cfr. NARDI, L’otre dei parricidi cit., pp. 14-16). 32

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 29

27-Mar-21 12:02:33 PM

30

INTRODUZIONE

di individuare nel IV secolo il terminus post quem per l’origine del culto dei due martiri terracinesi e, quindi, per la formazione del loro dossier37. La testimonianza offerta da Tacito a proposito delle tipologie di martirio praticate durante la persecuzione neroniana (bestiae, crux e ignis, ma non la poena cullei)38, sembra, inoltre, autorizzarci a escludere una retrodatazione del culto e della formazione del dossier al I secolo. Significativa parrebbe a tal proposito anche la preferenza accordata nella redazione BHG 284 all’aggettivo sostantivato ὁ ὑπατικός in luogo di ἀνθύπατος per indicare il proconsole (consularis). Nei testi agiografici di epoca tarda esso designa il legato imperiale lato sensu, indipendentemente, cioè, dalla sua appartenenza al rango consolare, perdendo quella proprietà semantica che conservava ancora nel II secolo39. Il significato generico che il termine riveste nella Passio Caesarii suggerisce, dunque, di scartare il I secolo sia per l’origine del culto di Cesario e Giuliano, sia per la composizione di Passio e Miraculum, la cui trasposizione in greco ebbe luogo con ogni probabilità più o meno contestualmente alla loro originaria redazione in latino. All’età dioclezianea quale possibile terminus post quem per la formazione del dossier dei due martiri terracinesi rimanda anche il quesito che il consularis Leonzio rivolge al martire nel corso del primo interrogatorio: l’espressione Audisti quid iusserunt principes domini imperatores? (...) ut sacrificium offeras diis immortalibus40 ricorre, infatti, in forma molto simile in numerosi testi agiografici relativi alla persecuzione di Valeriano e Diocleziano41, segno 37

Senza dimenticare il carattere fantasioso della Passio Caesarii e, dunque, la sua scarsa attendibilità, non sembrerebbe creare alcuna difficoltà a tale proposta di datazione la mancata inclusione nel culleus di animali: potrebbe trattarsi, infatti, di un argumentum ex silentio o, più probabilmente, di una variatio rispetto a quanto previsto dalla legge a partire da Giustiniano; variationes di questo tipo erano, del resto, ammesse, come sembrerebbe suggerire l’inclusione nel sacco di animali diversi da quelli indicati da Modestino nel Digesto (cfr. supra, nt. 34) e l’omissione della fustigazione che, seppure prescritta dalla legge (ibid.), fu verosimilmente applicata solo nel caso di Ulpiano (cfr. supra, nt. 36). 38 Cfr. Tac. Ann., 15, 44, ll. 4-6 (in particolare l. 6: Et pereuntibus addita ludibria, ut ferarum tergis contecti laniatu canum interirent, aut crucibus adfixi [aut flammandi, atque] ubi defecisset dies in usum nocturni luminis urerentur). 39 Cfr. P. FRANCHI DE’ CAVALIERI, Note agiografiche, Roma 1920 (Studi e testi, 33), p. 18 nt 1. 40 Cfr. Passio BHL 1511 (AASS Novembris, I, pp. 109F-110A [II. 14 ll. 1-6]). 41 Cfr. FRANCHI DE’ CAVALIERI, Note cit., p. 20. Esemplari in tal senso sono le allocuzioni del magistrato al martire nelle passiones di Giulio di Durostoro (cfr. TH. RUINART, Acta primorum martyrum sincera et selecta ex libris cum editis tum manuscriptis collecta, eruta vel emendata notisque et observationibus illustrata, Amstelaedami 1713, p. 549 [1, ll. 6-7: «Ignorasti praecepta regum, quae iubent immolari diis?»]) e dei santi Nicandro e Marciano (cfr. G. HENSCHENIUS, De ss. Nicandro et Marciano item ss. Daria uxore Nicandri et Pasicrate martyribus Atinae et Venafri in Campania, AASS Iunii, IV, Parisiis et Romae 1867, p. 217B, l. 2: «Οὐκ ἀγνοεῖτε τὰ προστάγματα τῶν βασιλέων, ὅτι κελεύει ὑμᾶς θύειν τοῖς θεοῖς;»), vittime della

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 30

27-Mar-21 12:02:33 PM

INTRODUZIONE

31

che tanto il redattore quanto il traduttore della Passio Caesarii attinsero a un repertorio formulare tipico dell’epoca. Altrettanto significativi ai fini della datazione del dossier dei due martiri terracinesi risultano gli anacronismi presenti in entrambe le redazioni del Miraculum e nella parte finale della Passio BHG 284a. I personaggi coinvolti nell’errore storico indussero Duchesne a ipotizzarne la composizione dopo la metà del V secolo, ovvero dopo la morte di Valentiniano III (425-455), identificato erroneamente dall’agiografo con l’omonimo imperatore contemporaneo di papa Damaso (366-384)42. Al V-VI secolo sembrano rimandare, del resto, tutta una serie di caratteristiche di ordine linguistico-formale43 e contenutistico44 che accomunano la versione latina della Passio Caesarii a un nutrito gruppo di passiones redatte con ogni probabilità dopo la prima metà del V secolo in ambiente romano45. Fra queste troveranno terreno fertile a Grottaferrata le Passioni dei santi Sabino (o Savino) e Vitale (rispettivamente BHL 7451 e 8703), cui più tardi si sarebbe ispirato s. Bartolomeo di Grottaferrata per la composizione di due canoni dedicati alla celebrazione delle loro virtù46. persecuzione di Diocleziano. Per un profilo dei tre martiri cfr. J. M. SAUGET, voce Giulio, martire di Durostoro, santo, BS, VI, Roma 1965, coll. 1231-1232; B. CIGNITTI, voce Nicandro, santo, martire di Capua, BS, IX, Roma 1967, coll. 849-850. 42 Cfr. DUCHESNE, Le Palatin chrétien cit., p. 22; A. BARTOLI, Scoperta dell’oratorio e del monastero di s. Cesario sul Palatino, in NBAC 13 (1907), p. 191. Le inasattezze storiche presenti nel testo del Miraculum e nella parte finale della Passio BHG 284a sono discusse infra, pp. 133 e 144. 43 Tra le caratteristiche peculiari del latino seriore (per le quali cfr. F. LANZONI, La Passio s. Sabini o Savini, in RQ 17 [1903], pp. 4-6) si osservi, in particolare, il diffuso impiego del nominativo in luogo dell’ablativo assoluto e dell’infinito retto dagli ausiliari coepi e habere; il ricorso alla costruzione dei verbi iubeo e desidero con l’infinito; l’uso arbitrario della preposizione in luogo dei casi obliqui e di quia con l’indicativo in luogo dell’infinito; la costruzione che prevede soggetto singolare e verbo plurale. Lo stile si caratterizza invece per il frequente ricorso a inversioni ricercate, antitesi, invocazioni e preghiere dalle movenze liriche, e per l’iterazione di vocaboli ed espressioni. 44 Mi riferisco soprattutto ad alcuni dei luoghi comuni ricorrenti nel testo della Passio Caesarii: il topos dei cristiani che provvedono all’inumazione del corpo dei martiri dopo la loro esecuzione e quello della conversione al Cristianesimo del persecutore cum domo sua; l’insistente riferimento del martire alla falsità degli idoli pagani — che, diversamente da Dio, creator omnium —, sono solo materia inerte e priva di vita; l’identificazione delle pratiche di culto pagane con l’operato del demonio. 45 Cfr. LANZONI, La Passio s. Sabini cit., pp. 15-16. I puntuali riferimenti alla topografia di Terracina e l’associazione a Cesario di martiri venerati nella città e nei suoi dintorni (Giuliano, Felice, Quarto), hanno indotto la Lanéry a sostenere con convinzione che la Passio BHL 1511 sia «sans doute originaire des environs de Terracine» (cfr. LANÉRY, Hagiographie d’Italie cit., p. 243). 46 Il rapporto tra l’agiografia di Sabino e Vitale e l’innografia in loro onore è stato indagato da chi scrive in un recente contributo dal titolo Rapporti tra l’innologia greca di Bartolomeo di Grottaferrata per i ss. Sabino e Vitale e la relativa agiografia latina, in NRh 14 (2017) (=

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 31

27-Mar-21 12:02:33 PM

32

INTRODUZIONE

II.2. Da Terracina a Grottaferrata: la traslazione delle reliquie di s. Cesario a Roma e la diffusione del culto Con la traslazione delle reliquie di Cesario e Giuliano a Roma si conclude l’episodio della prodigiosa guarigione di Placidia47. L’agiografo informa che esse sarebbero state deposte in un locus optimus — il sacrum cubiculum del palazzo imperiale —, destinato a diventare «il primo luogo di culto cristiano regolarmente e ufficialmente costituito sul Palatino»48, nonché il più antico e importante fra i tituli romani dedicati al martire terracinese49: l’oratorium sancti Caesarii de Palatio (o in Palatio)50. La prima testimonianza relativa alla sua esistenza è costituita da un documento ufficiale in appendice al Registrum epistolarum di Gregorio Magno, nel quale si descrive l’arrivo a Roma, il 25 aprile del 603, delle immagini dell’imperatore bizantino Foca e della moglie Leonzia, deposte, dopo la loro celebrazione da parte del clero e del Senato, in oratorio sancti Caesarii intra palatio51. Esso continuò a svolgere un importante ruolo di rappresentanza del potere imperiale mediante la conservazione delle immagini per tutto il VII secolo52: non a caso proprio ad sacrum palatium, ove il potere politico era virtualmente presente, prima che in Laterano, sarebbe stato portato nel 687 Sergio I (687-701) per ratificarne l’elezione al soglio pontificio alla morte di Conone (686-687)53. L’ambientazione presso l’oratorio di s. Cesario di cerimonie ufficiali e sontuose sembra offrire un indizio importante per la sua collocazione nel settore sud-ovest del Palatino, entro uno spazio con Κῆπος ἀειθαλής. Studi in ricordo di Augusta Acconcia Longo, II, a cura di F. D’AIUTO – S. LUCÀ – A. LUZZI), pp. 105-124. 47 Cfr. Miraculum BHL 1517 (AASS Novembris, I, p. 129D [5, ll. 3-13]). 48 Cfr. BARTOLI, Scoperta dell’oratorio cit., p. 191. 49 Sulle chiese e gli oratori romani intitolati a s. Cesario cfr. M. ARMELLINI, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Roma 1891, pp. 108; 398; 517-518; 595-595; C. HÜLSEN, Die Kirchen des Heiligen Caesarius in Rom, in Miscellanea Francesco Eherle. Scritti di storia e paleografia, II, Roma 1924, pp. 377-401 (Studi e testi, 38); ID., Le chiese di Roma nel Medioevo. Cataloghi e appunti, Firenze 1927, pp. 229-234. 50 Così l’oratorio di s. Cesario è indicato rispettivamente nel catalogo dell’anonimo di Torino (cfr. HÜLSEN, Le chiese di Roma cit., p. 35 [nr. 248]: Ecclesia sancti Caesarii de Palatio ordinis Saccitarum) e in quello del Signorili (ibid., p. 48 [nr. 273]: Ecclesia sancti Caesarii Caesarii in Palatio), dove esso è ricordato per l’ultima volta. 51 Cfr. GREGORIUS MAGNUS, Epistulae, XIII.1 [D. NORBERG, S. Gregorii Magni Registrum epistularum, II, Turnholti 1982, p. 1101, ll. 10-15]. 52 Alla fine del VII secolo, infatti, risulta ancora attestata la carica di curator Palatii rivestita dal padre di papa Giovanni VII, Platone (686), incaricato di restaurare l’antica residenza imperiale del Palatino dove risiedeva il duca di Roma e dove soggiornavano l’esarca o l’imperatore quando si recavano nella vecchia capitale dell’Impero (cfr. L. DUCHESNE, Le Liber Pontificalis: texte, introduction et commentaire, I, Paris 1886, p. 386 nt. 1). 53 Cfr. ibid., p. 371, ll. 12-17.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 32

27-Mar-21 12:02:33 PM

INTRODUZIONE

33

una propria definizione monumentale e funzionale (e quindi non nelle parti più interne della residenza imperiale, a mo’ di oratorio domestico, come si desume, invece, dal testo del Miraculum). Il rinvenimento di monete, manufatti e materiali databili tra la fine del IV secolo e il primo decennio del successivo sembrerebbe confortare la proposta di datazione della sua ubicazione nell’area dell’aedes Caesarum appunto tra IV e V secolo54, in linea con l’ipotesi di un impianto della chiesa di s. Cesario in una fase di piena funzionalità della residenza imperiale55 e di un radicamento del suo culto sul Palatino a seguito dell’assonanza del nome del martire con il titolo imperiale di Caesares56. Con la perdita della funzione ufficiale di cappella palatina, la chiesa di s. Cesario cedette il passo all’istituzione del monasterium s. Caesarii in Palatio, come viene chiamato per la prima volta nella Vita di papa Leone IV (847-855)57. La sua esistenza è documentata solo a partire dalla prima metà del IX secolo58: Eginardo, nella Historia translationis ss. martyrum Marcellini et Petri, riferisce che nell’827 il suo notaio, trovandosi a Roma alla ricerca di reliquie, aveva incontrato sul Palatino un monaco greco di nome Basilio venuto da Costantinopoli insieme a quattro discepoli, ospite in monte Palatino, apud alios Graecos, qui eiusdem professionis erant59. Proprio la presenza di una comunità di monaci greci sul Palatino a partire dal IX secolo — e con ogni probabilità fino a tutto il XII60 — permetterebbe di spiegare l’esistenza di una redazione in lingua 54

È questo, in sintesi, l’orientamento condiviso oggi dalla maggior parte degli studiosi (cfr. L. SPERA, Note sull’oratorio di San Cesareo al Palatino, in RAC 93 [2017], pp. 505-522). Per un esaustivo resoconto del dibattito scientifico sorto intorno alla localizzazione della chiesa di s. Cesario sul Palatino e al suo inquadramento cronologico cfr. ibid., pp. 505-522. 55 Cfr. BARTOLI, Scoperta dell’oratorio cit., p. 191. L’errore di Bartoli risiede nell’aver considerato un testo con buona probabilità fantasioso come il Miraculum alla stregua di una fonte storica: egli data, infatti, l’origine dell’oratorio di s. Cesario sul Palatino all’ultimo trentennio del IV secolo, ipotizzando che la traslazione delle reliquie dei due martiri terracinesi a Roma, ricordata alla fine del racconto agiografico, abbia avuto luogo tra il 375 e il 379. 56 Cfr. DUCHESNE, Le Palatin chrétien cit., p. 21; A. DUFOURCQ, Étude sur les Gesta martyrum romains, Paris 1900, p. 140. 57 Cfr. DUCHESNE, Le Liber Pontificalis cit., II, Paris 1892, p. 114 [CV.35, l. 15]. 58 Cfr. J. M. SANSTERRE, Les moines grecs et orientaux à Rome aux époques byzantine et carolingienne (milieu du VIe s. – fin du IXe s.), I, Bruxelles 1983, p. 38. Il monastero di s. Cesario in Palatio non figura, infatti, nella lista delle chiese e dei monasteri che beneficiarono delle donazioni di papa Leone III nell’807 (cfr. DUCHESNE, Le Liber Pontificalis cit., II, Paris 1892, pp. 18-31). 59 Cfr. EGINHARDUS, Historia translationis BB. Christi martyrum Marcellini et Petri, I.9 [PL CIV, Lutetiae Parisiorum 1864, col. 542C]. 60 Per i secoli IX-X la sua esistenza è documentata dalle agiografie di Biagio d’Amorio (cfr. supra, pp. 27-28) e Saba da Collesano che, inviato a Roma dal patrizio di Amalfi affinché intercedesse presso l’imperatore Ottone III per la liberazione del figlio, Giovanni Filagato — il futuro antipapa Giovanni XVI (997-998) —, soggiornò presso il monastero greco di s.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 33

27-Mar-21 12:02:33 PM

34

INTRODUZIONE

greca della passio Caesarii (che sarebbe stata alla base della notizia breve del Sinassario di Costantinopoli)61 nonché della vicenda relativa alla prodigiosa guarigione di Placidia. Le moltepici inesattezze storiche presenti già nella versione latina del Miraculum62, forse ereditate dalla Vita s. Damasi che dell’episodio conserva il ricordo63, lasciano immaginare che esso sia stato redatto qualche secolo più tardi (forse nell’VIII secolo) rispetto alla Passio BHL 1511 per essere tradotto in greco insieme alla passio non molto tempo dopo il suo ingresso nel dossier. È, tuttavia, la tradizione criptense di XI secolo a tramandare il dossier greco completo in onore di Cesario e Giuliano64, testimoniando chiaramente la diffusione del loro culto anche a Grottaferrata, dove potrebbe essere stato introdotto dallo stesso fondatore dell’abbazia e del cenobio criptensi. L’autore della Vita Nili racconta, infatti, che il santo aveva trascorso circa un decennio a Serperi, località comunemente identificata con l’odierna Serapo, nei pressi di Gaeta, quindi non lontano da Terracina. Con il passare del tempo la devozione della comunità criptense per i due martiri terracinesi si sarebbe accresciuta, incoraggiata da s. Bartolomeo, allievo prediletto di s. Nilo e suo successore nella guida del cenobio, determinando la costituzione del dossier agiografico tràdito dal Vat. gr. 1608. Nella prima metà del XIII secolo Giovanni da Rossano riunì in un unico manoscritto, il Vat. gr. 2302, i testi in versi e in prosa celebrativi di Cesario e Giuliano, secondo un modus operandi reiterato nel 1230 con la “sistemazione” del dossier di s. Bartolomeo nel Crypt. B.β.III. Quale sia stata la ragione che spinse il Rossanese ad allestire un codice “monografico” in onore dei due martiri terracinesi, ampliandone il dossier con le sue composizioni originali, rimane ignoto. L’avanzamento liturgico del culto di s. Bartolomeo, Cesario (cfr. I. COZZA-LUZI, Historia et laudes ss. Sabae et Macarii iuniorum e Sicilia auctore Oreste patriarcha hierosolymitano, Romae 1903 [XLVIII-XLIX, pp. 65-68]). A testimoniarne la sopravvivenza ancora nel XII secolo sono, invece, la Vita di papa Eugenio III (1145-1153), condotto, al momento della sua elezione, apud monasterium s. Caesarii prima che in Laterano (cfr. DUCHESNE, Le Liber Pontificalis cit., II, Paris 1892, p. 386 [CLXVIII, 14-16]), e il Liber censuum di Cencio Camerario, nel quale esso è registrato come «s. Cesario dei Greci» (Cregarum/Grecarum) (cfr. P. FABRE – L. DUCHESNE – G. MOLLAT, Le Liber censuum de l’Église romaine, III, 1889, p. 304, l. 311). 61 Cfr. supra, pp. 27-28. 62 Cfr. infra, p. 144. 63 Come osserva SPERA, Note sull’oratorio di san Cesareo cit., p. 509 nt. 16, nella Vita di Damaso l’agiografo si limita a raccontare della rabbia di Placidia per la donazione dell’hortum e della miracolosa guarigione operata dal martire terracinese (cfr. F. UBALDINI, S. Damasi papae opera quae extant et Vita ex codicibus mss. cum notis Martii Milesii Sarazani, Romae 1639, pp. 36-37), trascurando i dettagli topografici presenti nel Miraculum BHL 1517. 64 Cfr. supra, pp. 23-24. Il ms. Crypt. Δ.α.ΙΙΙ tramanda il canone composto da s. Bartolomeo, il Vat. gr. 1608 (olim criptense), la Passio, il Miraculum, la Laudatio.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 34

27-Mar-21 12:02:33 PM

INTRODUZIONE

35

promosso circa un decennio più tardi dal preposito Pancrazio in occasione della traslazione del capo del santo65, lascia immaginare che tale operazione rientrasse all’interno di un progetto di promozione liturgica più vasto, finalizzato a riportare in auge antiche devozioni risalenti ai fondatori. L’esplicito riferimento del Rossanese al dente di s. Cesario nel primo photagogicon (colon 7)66 consente di ventilare anche una seconda ipotesi: il Vat. gr. 2302 potrebbe essere stato allestito in occasione dell’esposizione della reliquia del martire ai fedeli, un evento, questo, che non trova menzione nei libri liturgici di Grottaferrata in quanto non legato a un’occasione liturgica specifica. Dietro tale iniziativa potrebbe tuttavia celarsi una ragione diversa da quella liturgica. Dal Regestum Bessarionis67, la più antica platea dei beni immobili del monastero criptense ordinata nel 1462 dal cardinal Bessarione (Trebisonda, 1403 – Ravenna, 1472), risulta che tra le proprietà dell’abbazia vi era anche un monasterium sive grangiam quo vocatur sancti Caesari cum cellis sibi subditis et omnibus pertinentibus suis68, sito nel territorio di s. Pietro in Formis (oggi nel comune di Aprilia). Come documenta il libellus quaerulus inviato nel 1140 dai monaci di Grottaferrata a papa Innocenzo II (1130-1143) lamentando l’appropriazione indebita da parte del conte Tolomeo II di Tuscolo di diversi beni dell’abbazia69, in quell’anno 65

Cfr. A. PRINZI, La promozione del culto di Bartolomeo di Grottaferrata voluta dal preposito Pancrazio e attuata da Giovanni Rossanese, in RSBN, n.s. 47 (2010), pp. 57-79. 66 Cfr. infra, pp. 96-97. 67 Il Regestum Bessarionis cardinalis abatis Cryptoferrate, come recita il titolo vergato sul terzo foglio di guardia del ms. cartaceo Grottaferrata, Biblioteca del Monumento Nazionale, Crypt. Z. δ. XII che lo tramanda, fu vergato da Niccolò Perotti dietro incarico del cardinale, di cui il Perotti era vicario generale a Grottaferrata. Per il documento e le sue fonti cfr. M. T. CACIORGNA, Santa Maria di Grottaferrata e il cardinale Bessarione. Fonti e studi sulla prima commenda, Roma 2005, pp. 109-120. 68 Ibid., p. 139; l’edizione del documento (pp. 121-158) è stata curata da Loredana PERA. L’abbazia criptense risulta proprietaria della chiesa di s. Cesario con tutte le sue pertinenze già nel privilegio di Pasquale II del 1116 (ibid., p. 338). 69 Cfr. l’edizione curata dai soci dell’Istituto austriaco di Studi storici di Roma e da TH. VON SICKEL, Documenti per la storia ecclesiastica e civile di Roma, in SDSD 7/II, (1886), pp. 111-113: Agimus similiter et eisdem actionibus experimur [scil. omnia ista violenter ingressus, violente possessionis invasor et predo tenetur] de una clusa vinearum de quattuor petiis et duodecim vinealibus et decem omnibus positis ad Sanctum Petrum in Furma. La ritorsione di Tolomeo II contro l’abbazia criptense potrebbe inserirsi all’interno della contrapposizione venutasi a creare tra questa e il conte in occasione dello scisma fra Innocenzo II e Anacleto II (1130-1138), eletti al soglio pontificio alla morte di Onorio II (1124-1130). Diversamente dai monaci di Grottaferrata, che avevano parteggiato per Innocenzo II, Tolomeo, infatti, si era schierato per Anacleto II, del quale aveva sposato la nipote, ossia la figlia di Leone Pierleoni. Tale contrapposizione assume un peso maggiore se si considera che la famiglia dei Papareschi, alla quale apparteneva Innocenzo II, era legata a quella dei Frangipane, che comincia a subentrare ai Tuscolani in molti dei possedimenti a sud di Roma (in relazione ai rapporti esistenti tra le famiglie del patriziato romano cfr. S. CAROCCI, Baroni di Roma. Dominazioni

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 35

27-Mar-21 12:02:33 PM

36

INTRODUZIONE

la proprietà di s. Pietro in Formis era stata oggetto di una controversia tra il monastero e Tolomeo II, che ne aveva occupato, in particolare, alcuni vigneti. All’epoca dell’allestimento del Vat. gr. 2302 la controversia con Tolomeo II era stata ormai da tempo composta, avendo il monastero criptense ottenuto dai successori di Innocenzo II il riconoscimento dei suoi diritti su quel territorio. Ciò non esclude, tuttavia, che il codice vaticano possa essere stato confezionato dal Rossanese — oltre che per conferire enfasi al culto del martire in un monastero, quello di s. Pietro in Formis, a lui intitolato70 — con l’intento di rimarcare la validità delle decisioni papali. Il nostro testimone si colloca, infatti, “a cavallo” di due importanti privilegi emanati a distanza di un ventennio l’uno dall’altro, il primo da Innocenzo III (1198-1216) nel 1216 per confermare i diritti della comunità criptense sul territorio di s. Pietro in Formis, il secondo da Gregorio IX (1227-1241) nel 1233 al fine di ribadirne l’esercizio71. II.3. La vicenda delle reliquie dei ss. Cesario e Giuliano dopo la translatio Romam Dal Miraculum apprendiamo che, a seguito della prodigiosa guarigione di Placidia, alcune reliquie di Cesario e Giuliano furono portate a Roma e lì gelosamente custodite nell’oratorium s. Caesari sul Palatino72. Lo storico terracinese Domenico Antonio Contatore, vissuto a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo, ipotizzò che il luogo in cui erano stati sepolti i due martiri — e dove erano state conservate, fino a quel momento, le loro spoglie mortali — potesse corrispondere al sito dell’antica chiesa di s. Cesario a Terracina, detta anche chiesa di s. Maria in agro Varano in quanto edificata in un campo anticamente appartenuto alla famiglia Vara (da qui ager Varanus) ma, al tempo del Contatore, di proprietà della Cattedrale di Terracina73. signorili e lignaggi aristocratici nel Duecento e nel primo Trecento, Roma 1993, pp. 26 ss. e, in particolare C. WICKHAM, Roma medievale: crisi e stabilità di una città (900-1150), Roma 2011. 70 Cfr. la traduzione italiana dell’opera di A. ROCCHI, De coenobio cryptoferratensi eiusque bibliotheca et codicibus praesertim graecis commentarii, Tusculi 1893 a cura di B. INTRIERI, Storia e vicende del monastero di S. Maria di Grottaferrata. Il cenobio di Grottaferrata, la biblioteca e i codici, principalmente i codici greci, Grottaferrata 1998, p. 61. Qui l’ampliamento ad opera del Rossanese del dossier di s. Cesario tràdito dal Vat. gr. 2302 è ricondotto alla devozione della comunità criptense per il martire terracinese, cui erano intitolate due chiese, una (con monastero annesso) nel territorio di s. Pietro in Formis, l’altra a Patrica, nell’Ardeatino. 71 Cfr. CACIORGNA, Santa Maria di Grottaferrata cit., p. 338. 72 Cfr. Miraculum BHL 1517 (AASS Novembris, I cit., p. 129D [5, ll. 5-12]); BHG 285 (ibid., ll. 6-12]) e la redazione del Rossanese BHG s.n.s (infra, pp. 142-143 [5, ll. 10-16]). 73 Della chiesa rimanevano, al tempo del Contatore, solo le vestigia e una colonna marmorea scanalata con in cima una croce di ferro fatta erigere dagli abitanti di Terracina per ricordare ai posteri la sacralità di quel luogo (cfr. CONTATORE, De historia Terracinensi

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 36

27-Mar-21 12:02:33 PM

INTRODUZIONE

37

Presso questa chiesa, dunque, sarebbe stata accompagnata la figlia dell’imperatore su consiglio del vescovo di Terracina, Felice74, qui sarebbe stata guarita dal martire e da qui sarebbero state traslate a Roma alcune parti del corpo del santo. Tuttavia nel Miraculum l’agiografo non precisa quali reliquie rimasero a Terracina e quali, invece, Valentiniano III portò con sé di ritorno nell’Urbe. Qualche informazione in più — sebbene non confortata dalla testimonianza di altre fonti storiche o agiografiche — è offerta dal Rossanese nella sua redazione del Miraculum. Il primo dato è relativo alla tutt’altro che equa “spartizione” delle reliquie del martire terracinese tra Felice e Valentiniano, che ne avrebbe preso con sé μέρη ἱκανά, quindi, una quantità considerevole75; Giovanni precisa, inoltre, che tra le reliquie portate dall’imperatore a Roma vi erano sia la testa di Cesario, sia quella di Giuliano76. Se così fosse, la separazione del capo di s. Cesario dal resto del corpo avrebbe avuto luogo non nel XII secolo, in occasione del viaggio a Roma di s. Bernardo di Clairvaux77, come aveva ipotizzato van Hooff, bensì già nel IV secolo, nel momento stesso della traslazione delle reliquie da Terracina a Roma. Dal momento della “spartizione”, esse subirono comunque sorti differenti. Quelle rimaste a Terracina sarebbero state trasferite, in un anno imprecisato, dalla chiesa di s. Maria in agro Varano alla Cattedrale e qui conservate sotto l’altare maggiore. Di queste, alcune porzioni ossee sarebbero state trafugate e restituite al Duomo terracinese nel 1807 da Francesco Antonio Mondelli (Roma, 1756 – Città di Castello, 1825), allora vescovo di Terracina, Sezze e Priverno, che le avrebbe rinvenute nel sacello della famiglia Assorati di Terracina. Il loro ritrovamento e colui che le aveva restituite al pubblico culto vennero ricordati nell’epigrafe marmorea incisa in quell’occasione ed esposta nella Cattedrale terracinese:

cit., pp. 519-520). Lo stesso van Hoff asserisce di aver ammirato, nel giugno 1880, i resti di quell’antica chiesa e la colonna crocifera, informando altresì che proprio lì, qualche mese prima, multa cadavera effossa fuerant, detectumque opus musivum valde pulchrum (cfr. AASS Novembris, I, p. 95C). Tale testimonianza sembrerebbe suffragare quanto afferma Contatore in merito all’esistenza di numerose sepolture nella chiesa terracinese di s. Cesario, tra le quali verosimilmente vi erano anche quelle dei quattro martiri di Terracina Cesario, Giuliano, Eusebio e Felice. 74 Cfr. Miraculum BHL 1517 (AASS Novembris, I, p. 128B [3, ll. 3-4]); BHG 285 (ibid., p. 128D [3, ll. 6-8]) e la redazione del Rossanese (infra, pp. 138-139 [3, ll. 9-15]). 75 Cfr. Miraculum (infra, pp. 142-143 [5, l. 5]). 76 Ibid. ll. 7-8. 77 Cfr. AASS Novembris, I, p. 96C (Puto tamen id [scil. separationem sanctissimi capitis a corpore s. Caesarii] factum esse cum S. Bernardus Romae versaretur tempore Innocentii II papae, eiusque anno 9, ab incarnatione Domini 1138).

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 37

27-Mar-21 12:02:33 PM

38

INTRODUZIONE

FRANCISCVS ANTONIVS MONDELLI CORPORA CAES(ARII) ET RELIQV(ORUM) PATRO(NVM) EX FAMIL(IAE) ASSORATI SACELLO RESTITVIT. ANNO MDCCCVII78.

Qui si conservano ancora oggi, nel prezioso braccio reliquiario in oro e argento realizzato nel XVII secolo con ogni probabilità da un artista napoletano, alcune porzioni ossee dell’avambraccio di s. Cesario. Come ricordano l’iscrizione e lo stemma incisi sulla base79, il venerato oggetto venne donato alla Cattedrale terracinese da Pomponio de Magistris (1566-1614), nominato nel 1608 vescovo di Terracina, Sezze e Priverno da papa Paolo V Borghese. Nel 1798 il terracinese Giuseppe Maria Cestra salvò il reliquiario dalle razzie dei soldati francesi che avevano occupato la cittadina, come ricordato nell’iscrizione incisa sul fronte della base: E MILITVM MANIBVS / AERE SVO RECVPERATVM / IOSEPH MARIA CESTRA / CIVIS TERRACINENS(IS) / ECCLESIAE CATHEDRALI / SVMMA LIBERALITATE / RESTITVIT / ANNO MDCCXCVIII80

Sempre nella Cattedrale di Terracina si conservano l’ulna e il radio del martire. Tali reliquie sono custodite all’interno di un’urna in ottone dorato con le pareti in vetro, dono del cardinale Giacomo Antonelli (Sonnino,1806Roma, 1876), il cui stemma si trova inciso ai lati del reliquiario. Il prezioso oggetto era originariamente esposto nella cappella privata dei conti Antonelli di Terracina; la Cattedrale ne entrò in possesso verosimilmente solo dopo la seconda metà dell’Ottocento, dal momento che van Hooff ricorda di averlo ammirato apud comitem Antonelli, in eadem urbe Terracina81. Le reliquie portate a Roma dall’imperatore Valentiniano III, invece, sarebbero state trasferite, in epoca imprecisata, dall’oratorio di s. Cesario in Palatio, dove erano state custodite fino a quel momento, alla basilica di s. Croce in Gerusalemme, sotto il cui altare maggiore erano ancora conservate nel XVII secolo82. Tuttavia, secondo una notizia del Liber de ecclesia La78

Ibid., p. 95E, dove è riportato anche il testo dell’epigrafe. Sul bordo superiore della base si legge: POMPONIVS DE MAGISTRIS / EP(ISCOP)VS TARRACINENSIS FIERI FECIT / ET TV SANTE PROTEGE EVM / AC ISTVM POPVLVM TVVM. Lo stemma è quello di Pomponio de Magistris. 80 Cfr. M. MINATI, Argentiere napoletano; inizio secolo XVII. Braccio reliquiario di s. Cesario, in Sculture preziose. Oreficeria sacra nel Lazio dal XIII al XVIII secolo, a cura di B. MONTEVECCHI, Roma 2015, p. 211 (scheda nr. 57). 81 Cfr. AASS Novembris, I, p. 95F. 82 Cfr. O. PANCIROLI, Tesori nascosti dell’alma città di Roma, con nuovo ordine ristampati e in molti luoghi arricchiti, Roma 1625, p. 154: «Sotto l’altar maggiore in un’arca di porfido sono i corpi de’ SS. Cesareo e Anastasio». 79

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 38

27-Mar-21 12:02:33 PM

INTRODUZIONE

39

teranensi di Giovanni Diacono (852 ca.-ante 882), un braccio di s. Cesario era allora custodito nella Cappella di san Lorenzo in Palatio, meglio nota come Sancta Sanctorum: Ibi est etiam brachium santi Caesarii martyris83

Quanto affermato da Giovanni Diacono non sembra, però, trovare riscontro in altre fonti. L’unica testimonianza relativa alla presenza di tale reliquia nella Cappella di san Lorenzo è quella, di molto successiva, di Giovanni Marangoni (Vicenza, 1673-Roma, 1753), che ricorda un’urna di avorio contenente il braccio del martire84. Le sue parole sono, tuttavia, passibili di sospetto, dal momento che esso non figura tra le reliquie conservate nel Sancta Sanctorum del Laterano elencate, un secolo prima, da Ottavio Panciroli (1554-1624)85. È, dunque, probabile che, seppure in passato il braccio di s. Cesario fosse stato conservato in Laterano, come afferma Giovanni Diacono, da un certo momento in poi se ne siano perdute le tracce: non a caso, infatti, Giovanni Severano (Roma? 1562-1640) nel descrivere la Cappella di s. Lorenzo, precisa, ricorrendo all’imperfetto, che nel terzo altare a lui dedicato «erano alcuni carboni tinti del Sangue dell’istesso Martire e del grasso del suo corpo arrostito; Una cassa di legno dorato, nella quale era parte del Legno della Santa Croce, che Eraclio portò da Persia co’l Corpo di S. Anastasio Martire; Un braccio di S. Cesario»86. È verosimile che tra le reliquie dei martiri terracinesi trasferite a Roma per volontà dell’imperatore87, vi sarebbe stato anche il capo di s. Cesario, che il Panciroli diceva essere conservato nella chiesa di s. Anastasia al Palatino88. Da esso fu con ogni probabilità estratto il dente di cui il Rossanese fa menzione al colon 7 del primo photagogicon e la cui pubblica esposizione, fina-

83 Cfr. IOHANNES DIACONUS, Liber de ecclesia Lateranensi, XI [PL CXCIV, Lutetiae Parisiorum 1855, col. 1556B]. 84 Cfr. G. MARANGONI, Istoria dell’antichissimo oratorio o Cappella di san Lorenzo nel Patriarchio lateranense comunemente appellato Sancta Sanctorum e della celebre immagine del SS. Salvatore detta Acheropita, che ivi conservasi, colle notizie del culto e vari riti praticati anticamente verso la medesima, come anche dell’origine ed uso di tal sorta d’immagini venerate nella Cattolica Chiesa, Romae 1747, p. 42: «In una cassa di ebano sono molte Reliquie di Santi diversi [...], il braccio di S. Cesario». 85 Cfr. PANCIROLI, Tesori nascosti cit., p. 147. 86 Cfr. G. SEVERANO, Memorie sacre delle sette chiese di Roma e di altri luoghi che si trovano per le strade di esse, Roma 1630, p. 570. 87 Come ricorda il Rossanese alla fine del Miraculum (5, ll. 6-7). 88 Cfr. PANCIROLI, Tesori nascosti cit., all’Indice delle Reliquie de’ Santi, voce Cesareo Diacono e mar(tire).

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 39

27-Mar-21 12:02:33 PM

40

INTRODUZIONE

lizzata a consentire la venerazione della reliquia da parte dei fedeli, potrebbe aver costituito l’occasione liturgica per l’allestimento del Vat. gr. 230289. III.1. L’autore e la sua attività di copia. Alcuni cenni biografici Gli unici dati certi della vicenda biografica di Giovanni da Rossano, il cui floruit si colloca tradizionalmente negli anni 1229-123090, riguardano le sue origini calabresi e il soggiorno a Grottaferrata in qualità di monaco e copista91 nonché di autore originale. Passibile di sospetto — anche per l’insolita precisione delle informazioni — risulta, dunque, quanto riferito da Antonio Rocchi a proposito della nascita di Giovanni da Nicola e Eudocia il 16 ottobre 1181 e della famiglia di appartenenza, quella dei Panareti, che poteva vantare tra i suoi membri anche personaggi di un certo spessore sul piano politico e sociale92. Come è stato osservato, si tratta di notizie che non trovano conforto nei documenti e che potrebbero derivare dall’errata identificazione di Giovanni Rossanese con un tal Ἰωάννης Παναρέτης93 — alla cui mano si deve l’invocazione contenuta al f. 2r del codice Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. gr. 1679 (olim criptense)94 —, e dall’inspiegabile trasformazione del 25 ottobre 1104 — data di nascita di un non meglio identificato Giovanni, ricordata nello stesso foglio del codice vaticano — nel 16 ottobre 118195. 89

Cfr. supra, pp. 34-35. A tale torno d’anni, infatti, si fa risalire tradizionalmente l’allestimento del già più volte ricordato Crypt. Β.β.III (per una proposta di datazione del manoscritto al 1230 cfr. PRINZI, La promozione del culto cit., pp. 60-63). Il floruit del Rossanese potrebbe essere tuttavia anticipato di qualche anno dal momento che il confezionamento del Vat. gr. 2302 si colloca tra il 1220/1221 e il 1222 (cfr. infra, p. 67 e nt. 241). 91 Cfr. il colofone metrico riportato al f. 195r del Crypt. B.β.ΙΙΙ, nel quale Giovanni dichiara di aver vergato i testi contenuti nel manoscritto, allestito per volere del praepositus Pancrazio in onore di s. Bartolomeo, rivelando al contempo la sua origine rossanese (cola 1 e 8-9; cfr. A. TURYN, Dated Greek Manuscripts of the thirteenth and fourteenth centuries in the libraries of Italy, I, Urbana – Chicago – London 1972, p. 7). 92 L’erudito criptense ipotizza, infatti, che a tale casato fosse appartenuto anche Nicola Panareta, Camerario dell’Impero, che aveva partecipato al Concilio di Lione II (cfr. A. ROCCHI, De coenobio cit., pp. 39-40 e la traduzione italiana di INTRIERI, Storia e vicende cit., p. 60]). 93 Chiaro indizio della confusione tra i due Giovanni è quanto affermato da Cozza-Luzi riguardo alle origini rossanesi di Giovanni Panareta (cfr. I. COZZA-LUZI, Novae Patrum Bibliothecae ab Ang. Card. Maio collectae tomus decimus editus a Iosepho Cozza-Luzi […], X/2, Romae 1905, pp. 206-207: Veniam igitur ad tertium hymnographum Nilianum, qui est Ioannes Panareta monachus […] patria Rossanensis). 94 Per la trascrizione del testo dell’invocazione cfr. C. GIANNELLI, Codices Vaticani Graeci. Codices 1485-1683, Bybliotheca Vaticana 1950, p. 447. 95 Cfr. S. PARENTI, Aspetti poco noti dell’attività di Giovanni Rossanese copista a Grottaferrata, in BBG, n.s. 53 (1999), p. 203. 90

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 40

27-Mar-21 12:02:33 PM

INTRODUZIONE

41

Maggiori notizie si hanno, invece, dell’operosità scrittoria del Rossanese, che presso lo scriptorium criptense svolse un’intensa attività di copia, dedicandosi anche alla composizione di testi in versi e in prosa. Riconducibili alla penna di Giovanni sono innanzitutto i primi sette fogli aggiunti al triodion-pentekostarion Grottaferrata, Biblioteca del Monumento Nazionale, Crypt. Δ.β.ΧVII, confezionato verosimilmente nel XII secolo96; vergati nel 1214 come si desume dal colofone del foglio 7v97, essi contengono diverso materiale innografico per quasi tutte le domeniche e feste del tempo pasquale con il quale il Rossanese intendeva forse aggiornare l’antica prassi liturgica riportata nel manoscritto98. Alla sua mano sono stati attribuiti anche il foglio 114r dell’eucologio Grottaferrata, Biblioteca del Monumento Nazionale, Crypt. Γ.β.VIII, 1, che alle ll. 3-16 riporta la formula di congedo (apolysis) dei secondi vespri di Pentecoste, gli ultimi due fogli palinsesti del codice Vat. gr. 1805 (olim criptense), recanti il frammento di un’opera di carattere teologico non identificata (f. 191rv) e, in forma frammentaria, le prime quattro odi del canone di Giovanni metropolita di Eucaita per il primo sabato di Quaresima (f. 192rv)99, nonché i fogli 19-24 del manoscritto miscellaneo London, British Library, Addit. 11869 contenenti gli exapostilaria relativi ai giorni 11-21 febbraio e attualmente rilegati insieme a un membrum disiectum del ms. Grottaferrata, Biblioteca del Monumento Nazionale, Crypt. Β.α.XVIII (ff. 1-18) e all’unico foglio superstite di un manoscritto delle Constitutiones Apostolorum attribuito al copista Metodio100. Dal Rossanese sarebbero stati vergati anche gli sticheri contenuti nel foglio 37r del ms. Grottaferrata, Biblioteca del Monumento Nazionale, Crypt. Δ.α.V, esemplato nel 1101 da Sofronio per l’egumeno Nicola, il syntomon del f. 136v del Meneo di ottobre Grottaferrata, Biblioteca del Monumento Nazionale, Crypt. Δ.α.ΙΙ, confezionato nel luglio del 1112, il kontakion per s. Stefano il Giovane e i canoni per la Vergine e s. Cesario

96

Cfr. A. ROCCHI, Codices cryptensi seu abbatiae Cryptae Ferratae, Tusculani 1883, p. 362. Ibid. 98 Cfr. PARENTI, Aspetti poco noti cit., p. 204. 99 Il canone è edito in TR, pp. 211-219. In particolare il f. 192 tramanda nel recto la prima ode del canone (fino a δέσποινα; TR, p. 211), nel verso la terza e la quarta ode, dalla fine del secondo tropario dell’ode III ( νεστείας τρέψας εἰς ἄνεισιν; ma il testo è ben leggibile solo a partire dal secondo colon del secondo tropario ( καὶ γὰρ ἐξ οἰκείων ἀθλητᾷ; ibid., p. 212) fino all’inizio del secondo tropario dell’ode IV (καὶ δεκτὸν αὐτῷ θῦμα προθύμως ; del tropario successivo si legge solo la prima parola, Νικηφόρος; ibid., pp. 213-214). 100 Cfr. A. C. CATALDI PALAU, Manoscritti greci originari dell’Italia meridionale nel Fondo «Additional» della ‘British Library’ a Londra, in Miscellanea di studi in onore di P. Marco Petta per il LXX compleanno (= BBG, n.s. 46 [1992]), pp. 226-227. 97

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 41

27-Mar-21 12:02:33 PM

42

INTRODUZIONE

tràditi rispettivamente ai fogli 199r e 2rv del già ricordato Crypt. Δ.α.ΙΙΙ101. Numerosi sono, inoltre, i codici che il Rossanese ha soltanto postillato102, talvolta al fine di completare il testo degli heirmoí, di cui i Menei riportano di solito solo l’incipit103. Fra i codici vergati parzialmente dal Rossanese sembra vada incluso il Lezionario profetico Grottaferrata, Biblioteca del Monumento Nazionale, Crypt. Α.δ.IV, alla mano del quale sarebbero da ascriversi solo i ff. 234r-260v; l’attribuzione da parte di alcuni studiosi dell’intero codice alla mano di Giovanni, che trova scarso conforto nella paleografia data l’estrema variabilità della sua scrittura104, sembrererebbe invece confermata dalla nota apposta nel margine inferiore del foglio 42v, dove Ἰωάννης Ῥουσιανίτης dichiara di essere il copista (ὁ γράψας) del codice105. Alla sua penna vanno ricondotti, infine, i già più volte menzionati codici “monografici” Vat. gr. 2302 e Crypt. Β.β.III, all’allestimento dei quali egli lavorò non solo come copista ma anche come autore originale, arricchendo il preesistente dossier innologico e agiografico in essi trascritto con le sue composizioni in versi e in prosa. III.2. La formazione classica e retorica di Giovanni Rossanese e lo “sperimentalismo” linguistico quali “spie” di autografia. Aspetti di lingua e stile L’apporto originale del Rossanese alla costituzione del dossier innologico e agiografico di Cesario e Giuliano tràdito dal Vat. gr. 2302 non rappresenta di per sé una novità: già Giuseppe Cozza-Luzi (1837-1905), nella lunga annotazione apposta al foglio 86v del codice vaticano106, aveva 101 Cfr. S. LUCÀ, Membra disiecta del Vat. gr. 2110, in BBG, n.s. 43 (1989), pp. 22-23 ntt. 88, 90, 91. 102 Ibid., p. 23 nt. 92. 103 Cfr. PARENTI, Aspetti poco noti cit., p. 204 e nt. 19, dove sono ricordati i manoscritti — e per ciascuno di essi i fogli — che presentano tale tipo di annotazione. 104 Cfr. P. CANART, Cinq manuscrits tranférés directement du monastère de Stoudios à celui de Grottaferrata, in Bisanzio e l’Italia: raccolta di studi in memoria di Agostino Pertusi, Milano 1982 (Scienze filologiche e letteratura, 22), p. 26 nt. 22. 105 Cfr. PARENTI, Aspetti poco noti cit., pp. 206-208. 106 Così recita il testo della nota, edito da G. GARITTE, Documents pour l’étude du livre d’Agathange, Città del Vaticano 1966 (Studi e testi, 127), p. 359: «Codex graecus Vati(canus) / qui fuit Angeli card(inalis) Mai, / et olim Monasterii S(anctae) M(ariae) de Cryptaferrata, ibidem a Ioanne / Rossanensi monacho circa an(no) / 1230 descriptus, complectitur /graecam ἀκολουθίαν (Officium /sacrum) et sermones duo in s(anctum) / Caesarium mart(yrem), Sermo/nem prolixioremet nonnulla cantica sacra idem Io(annes) Rossa/nensis concinnavit. Alia vero / vetustiora sunt; ey hymnus litur/gicus odarum VII auctorem / habet b(eatum) Bartholomeum abbatem Cryptaeferratae, qui floruit sec/ulo XI. / Die XXVIII mensis Maii an(no) 1871 / Jos(ephus) Cozza, monachus Bas(ilianus)».

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 42

27-Mar-21 12:02:33 PM

INTRODUZIONE

43

attribuito alla penna di Giovanni una parte dell’Ufficio liturgico (nonnulla cantica sacra) — ovvero i due gruppi di sticheri legati da acrostico recante il nome Ἰωάννης107 — e il più ampio dei quattro testi in prosa del dossier (prolixiorem sermonem), riferendosi con ogni probabilità alla Passio. Essa, infatti, occupando trentatré fogli del manoscritto, risulta di poco più estesa rispetto al Miraculum, all’encomio e all’epitome che, vergati l’uno di seguito all’altro, si configurano come un unico testo — un sermo appunto — della lunghezza di venticinque fogli. Un’osservazione simile a quella di Cozza-Luzi fu formulata anche da Antonio Rocchi, che riconobbe al Rossanese il merito di aver contribuito ad arricchire l’innografia dei due martiri terracinesi con le risorse della sua intelligenza (sui ingenii penu)108. Né Cozza-Luzi né Rocchi, tuttavia, si spinsero oltre la semplice constatazione della sua parziale autografia; solo l’esame linguistico e stilistico dei testi del dossier consente, infatti, di chiarire in cosa consista concretamente il suo apporto originale, riscontrabile, peraltro, non solo nella Passio e negli sticheri, ma anche nel Miraculum e nell’encomio. Come ho già avuto modo di osservare a proposito dei quattro canoni per s. Bartolomeo109, un primo indizio di autografia va rintracciato nella predilezione per alcune caratteristiche ortografiche, morfologiche e sintattiche del greco classico, riconducibile alla formazione classica e retorica di Giovanni110: mutuate solo occasionalmente dalla redazione del Vat. gr. 1608, indiscusso modello primario del Rossanese, esse si identificano nella maggior parte dei casi con amplificazioni o rielaborazioni del testo greco di partenza, finalizzate a conferire alla nuova redazione dei testi del dossier una veste classicheggiante. A rivelare la sensibilità dell’autore verso la tradizione classica (e attica in particolare) è innanzitutto l’ampio ricorso a tempi e modi verbali recuperati dall’atticismo letterario e che nel greco medievale tendono a sparire111: il perfetto, di cui si registra un considerevole numero di occorrenze soprattutto nei testi in prosa112; il futuro che, impiegato diffusamente nella Passio, ricorre una sola volta nel 107

Cfr. infra, pp. 80-86 e 90-92. Cfr. ROCCHI, De coenobio cit., p. 39: aliud nunc etiam graeco-vat. inter latinos 9671, excipiens Acta et hymnos s. Caesarei M. quos e suis ingenii penu non parum auxit; cfr. anche la trad. it. di INTRIERI, Storia e vicende cit., p. 61. 109 Cfr. A. PRINZI, I canoni di Giovanni Rossanese in onore di san Bartolomeo di Grottaferrata, in RSBN, n.s. 50 (2013), pp. 169-170 e 178-179. 110 Cfr. ROCCHI, De coenobio cit., p. 39. 111 Cfr. BDRP, § 65; E. FOLLIERI, La Vita di san Fantino il Giovane, Bruxelles 1993 (Subsidia hagiographica, 77), p. 143. 112 Il suo impiego è prossimo all’80% nella Passio, laddove limitate risultano le sue occorrenze nella redazione BHG 284; nel Miraculum e nella Laudatio, invece, l’uso del perfetto è essenzialmente mutuato dal Vat. gr. 1608, che vi ricorre nel 70% dei casi. 108

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 43

27-Mar-21 12:02:33 PM

44

INTRODUZIONE

Miraculum, ove è mutuato, peraltro, dalla redazione del Vat. gr. 1608113; l’ottativo e il piuccheperfetto, di occorrenza limitata sia nei testi in prosa sia in quelli in versi. Diversamente da quanto avviene nella koinè e in pieno accordo con l’eredità classica, il Rossanese conserva la coniugazione dei verbi in -μι114 che nel greco tardo tendono a passare alla coniugazione tematica, fino a sparire del tutto nel greco moderno115. Ancora più significativo risulta l’uso della forma classica di superlativo a suffisso116, in declino nella lingua popolare117, del genitivo assoluto e, nella Passio, del pronome relativo in luogo dell’indefinito ὅστις del modello greco118, ove ricorre spesso con valore di relativo secondo l’uso del greco postclassico e neotestamentario119. Riconducibili alla sensibilità del Rossanese verso la tradizione classica sono, inoltre, il ricorso all’interiezione φεῦ, caduta in disuso nel greco seriore120, con la quale egli amplifica il testo della Passio conferendole maggiore pathos, e, poco più oltre, la preferenza accordata all’avverbio μάλιστα rispetto al più tardo neutro avverbiale κατεξαίρετον della redazione BHG 284121; al greco classico rimandono ancora l’impiego di χάριν con il genitivo122 e il rispetto dello σχῆμα Ἀττικόν123, 113

Cfr. Miraculum: λέξομεν (5, ll. 1-2). Rispetto alla Passio BHG 284, nella redazione del Rossanese il futuro ricorre quasi nel 70% dei casi; in tre delle sei occorrenze in cui è mutuato dal modello, esso è impiegato in sostituzione di costruzioni perifrastiche con valore di futuro: cfr. Passio BHG 284a (infra, p. 106 [6, l. 49]: καταπατήσω); Passio BHG 284 (AASS Novembris, I, p. 110D [II. 15, l. 9]: καταπατῆσαι ἔχω); Passio BHG 284a (infra, p. 106 [6, l. 51]: βασανιοῦσιν; Passio BHG 284 [AASS Novembris, I, p. 110E [II. 15, ll. 11-12]: διότι ἐκδέχονται ὑμᾶς αἰωνίαι κολάσεις, βασανίζουσαι ὑμᾶς εἰς τὸ διηνεκές); Passio BHG 284a (infra, p. 112 [14, l. 15]: κατακαήσῃ; Passio BHG 284 [AASS Novembris, I, p. 114D [ΙΙΙ. 27, l. 19]: ἔσῃ… καταχθονιζόμενος). 114 L’unica eccezione è costituita da Passio 1, l. 4 (ἀπώλλοντο) e 4, l. 9 (παραδίδειν). 115 Cfr. BDRP, § 92. 116 Nei tre testi in prosa del dossier il suo impiego risulta, infatti, prossimo al 70%. 117 Cfr. BDRP, § 60. 118 Cfr. ad es. Passio BHG 284a (infra, p. 100 [2, l. 2]: ὅς) e Passio BHG 284 (AASS Novembris, I, p. 107A [ I. 3, l. 2]: Λουκιανός, ὅστις); Passio BHG 284a (infra, p. 100 [2, l. 18]: Οὗ τὸ σῶμα) e Passio BHG 284 (AASS Novembris, I, p. 107B [I. 5, l. 9]: οὗτινος); Passio BHG 284a (infra, p. 102 [6, ll. 4-5]: ὅς ἦν ἐν ἐκείναις ταῖς ἡμέραις ὑπατεύων) e Passio BHG 284 [AASS Novembris, I, p. 109B [II. 12, ll. 7-8]: ὅστις ἦν ἐν ἐκείναις ἡμέραις ὕπατος). 119 Cfr. BDRP, § 293. 120 Cfr. Passio BHG 284a (infra, p. 100 [1, l. 9]. Nel Nuovo Testamento sono impiegate solo ὦ, οὐαί e οὐά (cfr. BDRP, § 107, 2). 121 Per le sue limitate occorrenze cfr. LAMPE, p. 729, 2 e TLG online 122 Cfr. infra, p. 82 [colon 59]: χάριν θυγατρός; p. 90 [colon 22]: χάριν τῶν θαυμάτων; Passio BHG 284a (infra, p. 100 [1, ll. 5-6]: ματαίου καὶ ψευδοῦς ἐπαίνου χάριν) e ibid. (1, l. 10: χάριν ἵππων). In quest’ultimo caso il costrutto classico è preferito al più tardo λόγῳ con il genitivo (cfr. LSJ, s.v. λόγος, p. 1057, 2) del modello greco: cfr. Passio BHG 284 (AASS Novembris, I, p. 106E [I. 2, l. 10]: λόγῳ ἵππων). 123 Cfr. ad es. Passio BHG 284a (infra, p. 100 [2, l. 11]: ταῦτα... γίνεται); ibid., p. 118 [19, ll. 3-4]: θαυμάσια τελεσιουργεῖται καὶ τέρατα).

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 44

27-Mar-21 12:02:33 PM

INTRODUZIONE

45

peculiare dell’attico124. Al gusto atticizzante di Giovanni rimanda anche la predilezione, riscontrabile nella Passio e negli sticheri, per i gruppi consonantici -ττ- e -ρρ- in luogo dei corrispettivi -σσ- e -ρσ- e per le forme scempie γίνομαι e γινώσκω con semplificazione del gruppo consonantico -γν-, preferite a γίγνομαι e γιγνώσκω125. Accanto alle caratteristiche ortografiche, morfologiche e sintattiche del greco classico non mancano, tuttavia, nei testi del dossier elementi propri del greco postclassico e medievale, cui l’autore ricorre in misura minore rispetto alle prime. Rientrano tra questi l’uso della perifrasi costituita dal participio presente e una voce del verbo εἰμί126, relativamente frequente nella Passio, e il ricorso all’accusativo assoluto e al nominativus pendens127. Altrettanto circoscritto risulta l’impiego dell’infinito sostantivato al genitivo, dativo e accusativo, con o senza preposizione128, del verbo ὑπάρχω come vicario di εἰμί129 e di ἐν e il dativo con valore strumentale130. All’uso del greco seriore rimandano ancora il ricorso a lunghi incisi131 con cui l’autore amplifica il testo interrompendo improvvisamente la costruzione della proposizione già iniziata132, le forme di diminutivo depotenziato133, del quale si registrano solo tre occorrenze in tutto il dossier134, e la sostituzione della desinenza -α per l’accusativo singolare maschile e femminile di III declinazione con -αν della I135 nel Miraculum136. Caratteristica del greco tardo e medievale è anche la forma di superlativo a prefisso137, della quale il Rossanese fa un uso piuttosto limitato, prediligendo nei testi in prosa il prefisso παν- a ὑπερ- e τρισ-138. Affianca la forma classica e postclassica di superlativo quella mista, realiz124

Cfr. BDRP, § 133 e nt. 1. Ibid., § 34, 1, 2 e 4. 126 Ibid., § 353. 127 Cfr. A. N. JANNARIS, An Historical Greek Grammar, chiefly of the Attic Dialect, London 1897, §§ 2143-2144. 128 Cfr. BDRP, §§ 398-404. 129 Cfr. JANNARIS, An Historical Greek Grammar cit., § 2107. 130 Cfr. BDRP, § 219. 131 Cfr. Passio BHG 284a (infra, p. 102 [4, ll. 7-8]. 132 Cfr. BDRP, § 465. 133 Ibid., § 111, 3 e nt. 4. 134 Cfr. Passio BHG 284a (infra, p. 108 [9, l. 8]: πολίχνης); Miraculum (infra, p. 138 [2, l. 13]: θεραπαινίδων); Laudatio (infra, p. 152, l. 23: κόριον), dove il diminutivo depotenziato è mutuato dal modello greco. Con valore dispregiativo sono, invece, impiegati i diminutivi ἀνδράριον e ἀνθρώπισκος in Passio BHG 284a (infra, p. 108 [9, l. 5]). 135 Cfr. BDRP, § 46, 1. 136 Cfr. Miraculum (infra, p. 140 [4, l. 26]: θυγατέραν pro θυγατέρα). 137 Cfr. FOLLIERI, La Vita di san Fantino cit., p. 141. 138 Nei testi in prosa del dossier la forma di superlativo a prefisso ricorre, infatti, solo nel 125

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 45

27-Mar-21 12:02:33 PM

46

INTRODUZIONE

zata attraverso l’uso simultaneo di prefisso e suffisso139, frequente anche nei canoni per s. Bartolomeo140. Un chiaro indizio di autografia può essere altresì rintracciato nell’impiego di calchi dal latino141 — anch’esso proprio dei canoni celebrativi del santo criptense142 —, e nell’ampio ricorso a termini di cui i repertori del greco tardo e medievale registrano un numero limitato di occorrenze. Per quanto riguarda, nello specifico, il lessico degli sticheri, rientrano in quest’ultima categoria l’allotropo τρώσκω (infra, p. 84, colon 84: τρώσκεις), impiegato soprattutto in opere di carattere grammaticale e lessicografico143, e il verbo συγγεραίρω (infra, p. 86, colon 120: συγγεραίροντες), del quale si registrano quattro attestazioni, una in àmbito innografico144. Limitate risultano anche le occorrenze della forma Βαλεντινιανός/Βαλεντινιάνος (infra, p. 78, colon 78 e p. 92, colon 32) rispetto a Οὐαλεντινιανός145, cui il Rossanese ricorre in Passio e Miraculum mutuandola dalla redazione del Vat. gr. 1608. Si tratta in entrambi i casi di un calco dal latino Valentinianus; tuttavia in Βαλεντινιανός la pronuncia bizantina della labiale come fricativa labiodentale sonora /v/ rende l’allotropo più vicino al latino rispetto a Οὐαλεντινιανός con digramma iniziale per /u/. Non è, pertanto, escluso che sia stata appunto la pronuncia latina del nome dell’imperatore a suggerire l’impiego della forma parossitona Βαλεντινιάνος in luogo di quella ossitona146. Altrettanto circoscritto risulta il numero delle attestazioni dell’accusativo περίκλυτον (infra, p. 82, colon 57)147, preferito dal Rossanese metri 30% dei casi; il suo impiego risulta ridotto anche nell’opera in versi, dove si registrano solo tre occorrenze (cfr. infra, p. 86, colon 103: ὑπέρτιμον; pp. 90 e 92, colon 3: τρισμάκαρ). 139 Cfr. Passio BHG 284a (infra, p. 102 [5, l. 1]: πανευλαβέστατος). Miraculum (infra, p. 136 [2, l. 3]: τρισμακαρίστου); p. 140 [4, l. 29]: πανευσεβέστατοι); p. 142 [5, l. 6]: πανευκλεεστάτου). Laudatio (infra, p. 154, l. 54: τριλαμπέστατα). 140 Cfr. PRINZI, I canoni di Giovanni Rossanese cit., p. 172. 141 Cfr. in particolare πραίτωρ in Passio BHG 284a (infra, p. 114 [17, l. 5]: πραιτόρων); σάνκτος Πέτρος e κόνδιτορ in Miraculum (cfr. infra, p. 136 [1, l. 18]: σάνκτι Πέτρι; p. 142 [5, l. 15]: κόνδιτορ). Meno significativi, in quanto già propri della redazione del Miraculum BHG 285, sono i latinismi Bίγκουλαν, πάπας, βαστέρνα e κουβουκλίον. 142 Cfr. PRINZI, I canoni di Giovanni Rossanese cit., pp. 172-173. 143 Cfr. TLG online. 144 Cfr. l’acrostico di un canone per i santi martiri Carpo e Papilo (A. DEBIASI GONZATO, Canones Octobris, Roma 1979 [Analecta Hymnica Graeca, II], pp. 151-160: Κάρπος Παπύλῳ συγγεραιρέσθω λόγοις). 145 Cfr. TLG online. 146 Cfr. infra, p. 92, colon 32. 147 Cfr. TLG online. La forma parossitona consente, infatti, al Rossanese di osservare la legge dell’omotonia, rispettata costantemente, al pari dell’isosillabismo, nei cola 5, 18, 31, 44, 70, 83, 96. L’unica eccezione si registra nel colon 109, dove la deroga alle due leggi metriche è giustificata dalla presenza dei nomi Σεβαστιανός e Ζωή al genitivo.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 46

27-Mar-21 12:02:34 PM

INTRODUZIONE

47

causa alla forma ossitona περικλυτόν, e dell’aggettivo χαριτόβρυτος (infra, p. 92, colon 11: χαριτόβρυτον), che, per quanto limitate, autorizzano la correzione della lezione χαριτόμβρυτος tramadata dal Vat. gr. 2302148. Significativo è ancora il ricorso al composto πατροπρόβλητος (infra, p. 82, colon 54: πατροπρόβλητον), di cui si registrano in tutto quattro occorrenze, una delle quali nel terzo canone per s. Bartolomeo149. L’uso di termini (e costrutti) rari con i quali il Rossanese amplifica la redazione del Vat. gr. 1608 caratterizza anche il lessico della Passio. Il dativo ἐμμέσῳ con il genitivo (6, l. 3 e 7, l. 4) è, infatti, preferito al classico e più diffuso ἐν μέσῳ del modello greco150 e limitata risulta anche l’occorrenza dei verbi composti κατατέρπω (2, l. 12: κατατέρπει), κατασφάζω (8, l. 14: κατασφαζόμενοι), ὑπεραστράπτω (11, l. 15: ὑπερήστραπτε) e ὀμβροβλυτέω (19, l. 3: ὀμβροβλυτοῦσι)151, impiegato nel canone per s. Giorgio martire152. Tràdito ai fogli 204r-215v del codice Grottaferrata, Biblioteca del Monumento Nazionale, Crypt. Δ.α.XVII (sec. XI), esso rimanda all’ambiente criptense nel quale Giovanni svolse la sua attività di copista e autore originale: non è, pertanto, escluso che proprio dall’innografia per s. Giorgio egli potrebbe aver mutuato l’uso del verbo, peraltro riferito, nel canone come nella Passio, alla generosa e abbondante elargizione di grazie da parte dei due martiri. Lo stesso potrebbe dirsi per l’aggettivo ἀρειόφρων (19, l. 20: ἀρειόφρονα), del quale si registrano solo cinque occorrenze153, due delle quali nel canone per i ss. Atanasio e Cirillo e in quello per s. Ipazio, entrambi noti alla tradizione criptense154. Di uso 148

Cfr. TLG online. Alle tre occorrenze dell’aggettivo, registrate nel LBG, p. 1248), si aggiunge quella in can. II, 103 (cfr. PRINZI, I canoni di Giovanni Rossanese cit., pp. 176 e 214). 150 Cfr. LSJ, s.v. μέσος, p. 1107, III. 151 Cfr. TLG online. 152 Edito in MR IV, pp. 370-378; cfr. in particolare il secondo tropario dell’ode III (ibid., p. 371: Εὐφράνθητε γῆ καὶ οὐρανοί, * τὰ τε ὄρη καὶ πάντες βουνοὶ σκιρτήσατε * ῥεῖθρα θαυμάτων καὶ γὰρ * ὑψόθεν ἡμῖν ὀμβροβλυτεῖ * ὁ μάρτυς Γεώργιος). 153 Cfr. LBG, p. 195 e TLG online. 154 Il primo canone è tràdito, oltre che dal ms. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. gr. 2069, dai già ricordati mss. Crypt. Δ.α.V (sec. XII in.) e Δ.α.XV (sec. XI) rispettivamente ai ff. 104r-108v e 160r-164r (cfr. A. PROIOU, Canones Ianuarii, Roma 1971 (Analecta Hymnica Graeca, V), p. 315, colon 145 [ἀρειόφρονα πλάνην]); il secondo, invece, è contenuto nel ms. Grottaferrata, Biblioteca del Monumento Nazionale, Crypt. Δ.α. ΧΙΧ (XII sec.) ai ff. 56r-57v (cfr. E. I. TOMADAKIS, Canones Martii, Roma 1971 (Analecta Hymnica Graeca, VII), p. 342, colon 110 [τὴν ἀρειόφρονα πλάνην]). La fonte cui il Rossanese potrebbe aver attinto fu verosimilmente il Crypt. Δ.α.V, l’unico dei tre codici criptensi presente a Grottaferrata prima del XVIII secolo (cfr. S. LUCÀ, Su origine e datazione del Crypt. B.β.VI [ff. 1-9]. Appunti sulla collezione manoscritta greca di Grottaferrata, in Tra Oriente e Occidente. Scritture e libri greci fra le regioni orientali di Bisanzio e l’Italia [a cura di L. PERRIA], Roma 2003 [Testi e studi bizantino-neoellenici, XIV], pp.187 e 188). 149

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 47

27-Mar-21 12:02:34 PM

48

INTRODUZIONE

limitato risultano anche la forma avverbiale ἐπιθανατίως (15, l. 12), attestato nei repertori solo cinque volte tra i secoli II e X155, e il neutro μιερόν in relazione al tempio pagano (5, l. 9 e 7, l. 3: μιερῷ), per il quale il TLG online registra un’unica occorrenza nella versione greca della Vita gregoriana di s. Benedetto156. L’uso di termini rari caratterizza anche il Miraculum: circoscritto risulta l’uso dell’accusativo maschile θεμέθλους (2, l. 6) — che il Rossanese sostituisce al neutro sostantivato θεμέλια del modello greco, preferendolo persino al più diffuso θέμεθλα157 —, e dei sostantivi βαστέρνιον (3, l. 9: βαστερνίῳ)158 e κουβουκλίον (5, l. 13: κουβουκλίῳ)159, rispettivamente calchi dal latino basterna e cubiculum160, mutuati con ogni probabilità dalla redazione BHG 285 del Vat. gr. 1608. All’uso di termini di occorrenza rara si accompagna quello di veri e propri neologismi, coniati dal Rossanese sulla scorta della sua formazione retorica161. Trovano la loro prima attestazione negli sticheri per i santi Cesario e Giuliano il sostantivo *ἀρχίμανδρος (infra, p. 82, colon 62: ἀρχίμανδρον)162 e il composto *φαρετροβέλεμνος (infra, p. 84, colon 87: φαρετροβελέμνοις); nel caso della Passio, invece, di nuova creazione risultano l’aggettivo *κρημνικός (2, l. 18: κρημνικῷ) e il participio aoristo καταδαμνήσας (14, l. 12), per i quali Giovanni sembrerebbe essersi ispirato alla redazione del Vat. gr. 1608: il primo, infatti, conserva il riferimento al tipo di morte cui è destinato il giovane Luciano, espresso nella Passio BHG 284 dal verbo κρημνίζω, il secondo — diatesi attiva del già raro καταδάμναμαι163 — sembra voler richiamare il κατατήξας del modello. Due neologismi si registrano anche nel testo del Miraculum: il composto λαλοσύμβολος (4, l. 34: λαλοσύμβολον) e il latinismo κόνδιτορ (5, l. 15), vera e propria traslitterazione del latino conditor164.

155

Cfr. LBG, p. 566 e TLG Online. Cfr. G. RIGOTTI, Vita di s. Benedetto nella versione greca di papa Zaccaria, Alessandria 2001, p. 45 (8, l. 124: παλαιότατον μιερόν). Anche qui il tempio è dedicato ad Apollo. Per μιερός cfr. anche infra, p. 124. 157 L’accusativo θεμέθλους risulta impiegato solo tre volte tra il XII e il XIII secolo (cfr. TLG online). 158 Cfr. LSJ, p. 310 e LBG, p. 270. 159 Cfr. LAMPE, s.v. κουβουκλεῖον, p. 772. 160 Cfr. supra, p. 46 nt. 141. 161 Come è stato già osservato per il testo dei canoni (cfr. PRINZI, I canoni di Giovanni Rossanese cit., pp. 173-178). 162 L’unica occorrenza del sostantivo registrata nel LBG, p. 209 rimanda all’edizione degli sticheri curata da van Hooff in AASS Novembris, I, pp. 98-104. 163 Cfr. TLG online. 164 Cfr. supra, p. 46 e nt. 141. 156

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 48

27-Mar-21 12:02:34 PM

INTRODUZIONE

49

Meno significativo risulta l’apporto originale di Giovanni in termini di amplificazioni e rielaborazioni del modello greco nella stesura dell’encomio: in tal caso, infatti, egli si sarebbe trovato di fronte a un testo già di per sé abbastanza innovativo e ricercato sul piano lessicale, che si sarebbe limitato a uniformare in toto ai suoi gusti con amplificazioni minime. Ai composti θεοπύρσευτος (l. 14), θεάρμοστος (l. 9: θεάρμοστον), ἡλιαυγής (l. 11: ἡλιαυγεστάτης) e μυσταρχικός (l. 100: μυσταρχικώτατε) impiegati dal modello greco e dei quali i repertori registrano un numero limitato di occorrenze165, il Rossanese aggiunge, infatti, solo l’aggettivo θεοκρότητος (l. 2: θεοκρότητον), il cui uso è attestato esclusivamente per i secoli XII e XIIIXIV166. Minimo risulta il suo apporto anche nella creazione di neologismi: rispetto ai composti ἀνακτόδοξος (l. 6: ἀνακτόδοξον) e χριστοεύχρηστος (l. 23: χριστοευχρήστοις) mutuati dalla redazione BHG 284, l’unica novità è rappresentata dall’aggettivo φωσφόραυγος (l. 21: φωσφόραυγε), frutto della combinazione di tre termini diversi. Relativamente alle composizioni in versi, un interessante indizio di autografia sembra costituito anche dalla metrica delle due sequenze di sticheri legate da acrostico167, nelle quali si registrano alcune caratteristiche già rilevate a proposito dei canoni per s. Bartolomeo. In merito alla prima serie (infra, pp. 80-86), significativa risulta innanzitutto l’aggiunta dei cola 115-117 al numero previsto dallo schema metrico dell’irmo modello, costituito in totale da quattordici cola 168; essa comporta altresì la deroga alla legge dell’isosillabismo al colon 118, dove l’inserimento di ἄνθρωποι, soggetto dell’azione espressa nel colon precedente, determina un surplus di tre

165 Per le occorrenze di θεοπύρσευτος e μυσταρχικός cfr. LBG, pp. 674 e 678 e TLG online. In merito al primo di essi è interessante osservare che una delle attestazioni rimanda non a caso proprio all’ambiente criptense: si tratta del canone per s. Teodoro Trichinas tràdito, tra gli altri, dai mss. Grottaferrata, Biblioteca del Monumento Nazionale, Crypt. Δ.α. XVII (ff. 190v-193) e Δ.α.VIII (ff. 63v-66), rispettivamente di XI e inizio XII secolo. Nel canone come nell’encomio, inoltre, l’aggettivo è riferito alla lampada (cfr. C. NIKAS, Canones Aprilis, Roma 1970 [Analecta Hymnica Graeca, VIII], p. 249, colon 257: θεοπύρσευτε λύχνε). Alla tradizione criptense rimanda anche il composto θεάρμοστος, del quale il TLG online registra una sola occorrenza in un canone per s. Gregorio di Nazianzo (cfr. PROIOU, Canones cit., pp. 342-362), tramandato dai mss. Messina, Biblioteca Regionale Universitaria, S. Salv. 136 e Grottaferrata, Biblioteca del Μonumento Nazionale, Crypt. Δ.α. XV di XI-XII secolo, probabile fonte, quest’ultimo, del redattore dell’encomio: esso, infatti, figura tra i codici presenti a Grottaferrata prima del XVIII secolo (cfr. LUCÀ, Su origine e datazione del Crypt. Β.β. VI cit., p. 187). 166 Cfr. LBG, p. 674 e TLG online. 167 Cfr. infra, pp. 80-86 e 90-92. 168 Cfr. TR 707. Si tratta di un uso diffuso anche nei canoni (cfr. PRINZI, I canoni di Giovanni Rossanese cit., p. 169).

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 49

27-Mar-21 12:02:34 PM

50

INTRODUZIONE

sillabe169. Inoltre, come nei canoni per s. Bartolomeo170, anche qui il Rossanese sostituisce spesso alla cosiddetta clausola «coriambica» la «dattilica» e viceversa 171, secondo una soluzione ammessa nella poesia accentuativa in virtù dell’equivalenza ritmica, a fine colon, tra le due sequenze metriche. Nella seconda serie di sticheri (infra, pp. 90-92), invece, l’unica deroga alla legge dell’isosillabismo si osserva al colon 32, che computa una sillaba in più rispetto al modello. Riconducibile con ogni probabilità alla presenza del nome dell’imperatore (Βαλεντινιανός), essa non costituisce, comunque, una violazione sensibile, essendo mascherata dalla melodia che larga parte aveva nell’esecuzione di tali componimenti. Minore risulta, tuttavia, l’attenzione riservata dall’autore al rispetto dell’omotonia. Nell’ultimo colon degli sticheri I, V e VIII (cola 5, 25 e 40) una sillaba dotata di accento significativo sostituisce, in prima sede, l’atona del modello. Lo stesso tipo di deroga interessa anche il secondo colon degli sticheri I, II, IV e VII (cola 2, 7, 17 e 37), che nelle prime quattro sedi non presenta uno schema metrico costante, quale si osserva, invece, nel terzo colon di ciascuno sticherio (cola 3, 8, 13, 18, 23, 28, 33 e 38): qui, infatti, la deroga all’omotonia riguarda sempre la seconda e la quarta sede, eccezion fatta per gli ultimi due cola (33 e 38), per i quali risulta limitata rispettivamente alla prima e all’ultima sede. La paternità delle due serie di sticheri, rivendicata da Giovanni nell’acrostico, sembra trovare ulteriore conferma in alcune scelte di carattere stilistico che l’autore recupera in forma molto simile nei canoni per s. Bartolomeo da lui composti circa un decennio più tardi. Relativamente alla prima sequenza è interessante osservare come ai cola 14-16 l’innografo si appella a Cesario impiegando un’espressione (infra, p. 80: ὅτι πάσας μου εἰς σέ, / μάρτυς ἀνεθέμην ἐλπίδας) che ritorna quasi identica nell’invocazione alla Vergine ai cola 156-157 del primo canone172; afflizioni e pericoli sono deprecati in forma abbastanza simile al colon 38 (infra, p. 82: θλίψεων ἀνάγκης τε πάσης) e ai cola 97-98 del terzo canone173, come pure l’invito a intonare canti di lode alla Vergine174 ai cola 1-2 del primo canone reitera 169 Una sillaba in più computano, invece, i cola 6 (dove la deroga è verosimilmente dovuta alla presenza del nome del martire, Ἰουλιανός) e 101. 170 Cfr. PRINZI, I canoni di Giovanni Rossanese cit., p. 167 nt. 38. 171 La clausola «dattilica» è sostituita con la «coriambica» ai cola 10, 19, 32, 36, 39, 45, 58, 62, 71, 75, 78, 84, 88, 97, 110, 114. Viceversa la clausola «coriambica» è sostituita con la «dattilica» ai cola 17, 43 e 56. 172 Cfr. PRINZI, I canoni di Giovanni Rossanese cit., p. 194 (Ἐν σοί, ἀγαθή, / τὰς ἐλπίδας μου ἁπάσας ἀνεθέμην). 173 Ibid., p. 214 (Πάσης θλίψεως, / πάσης ἀνάγκης, παμμάκαρ). 174 Ibid., p. 182 (Δεῦτε πιστοί, / ᾄσωμεν ὕμνους, ψαλμοὺς καὶ ᾠδάς).

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 50

27-Mar-21 12:02:34 PM

INTRODUZIONE

51

un formulario già impiegato nell’ottavo degli sticheri celebrativi del santo martire (infra, p. 84, cola 92-93: Ὕμνοις / καὶ ᾠδαῖς σε καὶ ψαλμοῖς). Al sole sono equiparati, inoltre, sia Cesario (infra, p. 80, colon 28: ἄλλος ἥλιος ἐν γῇ) sia Bartolomeo (can. III, cola 364-365)175 per il loro fulgore e la capacità di entrambi di scaldare il cuore dei fedeli, proprietà, queste, che Giovanni evoca ricorrendo allo stesso sintagma al colon 29 (infra, p. 80: θάλπων καὶ φωτίζων ἐνθέως) e al colon 55 del terzo canone176. Nella seconda serie di sticheri il primo indizio stilisticamente rilevante ai fini del nostro discorso si trova ai cola 16-17, dove l’espressione νάματα ζωηρὰ / βρύεις τοῖς προσιοῦσιν θαυμάτων (infra, p. 90), riferita alle proprietà taumaturgiche di Cesario e Giuliano ritorna, in forma pressoché identica, al colon 408 del terzo canone per s. Bartolomeo, alle reliquie del quale l’innografo riconosce la medesima virtù177. Poco più oltre, ai cola 24-25, la similitudine che presenta il santo terracinese come «un altro sole» che si staglia nel cielo, visibile a tutti (infra, p. 90: λαμπρόν σε παντὶ κόσμῳ / δείξας ὡς ἄλλον ἥλιον), ricorre in termini molto simili ai cola 170-171 del quarto canone in relazione a Nilo, maestro di s. Bartolomeo178. Parimenti l’immagine della luce che promana dal santo e si riverbera sulla città destinata ad avere un ruolo di primo piano nella sua vicenda biografica, è riferita dal Rossanese sia a s. Cesario in riferimento a Roma, cui il martire diede lustro attraverso il celebre oratorio sul Palatino (infra, p. 92, cola 26-27: Ἤστραψέ σου τὸ φῶς / ἐν Ῥώμῃ βασιλίδι) sia a s. Bartolomeo, nel caso del quale la «città eletta» fu Grottaferrata (can. I, 300-304)179. L’impiego di stilemi che troviamo pressoché uguali o, comunque, molto simili nei canoni in onore di s. Bartolomeo caratterizza anche i due apolytikia (infra, p. 78) che aprono la sezione innografica del Vat. gr. 2302, con buona probabilità ascrivibili alla penna di Giovanni. Nel primo il martire, che approda sul litorale laziale portando la luce della fede tra i pagani, è definito «luminosa stella d’occidente» (infra, p. 78, colon 2: φαιδρὸς ἑωσφόρος γῆς ἑσπερίας): l’espressione ricorda l’immagine dell’astro che illumina con il suo fulgore le regioni occidentali, impiegata dal Rossanese nei canoni per s. Bartolomeo in relazione a quest’ultimo e al maestro Nilo, giunti dalla Calabria greca a Roma, in “occidente”180. Nel secondo apolytikion, invece, un indizio di autografia potrebbe individuarsi 175

Ibid., p. 234 (Ὡς ἄλλος ἐν γῇ ἐξήστραψας / ἥλιος). Ibid., p. 210 (καταπέμπει φωτιζειν, θάλπειν). 177 Ibid., p. 268 (βρύουσιν [scil. κειμένα τὰ σώματα] ἰάματα / τοῖς προσιοῦσιν). 178 Ibid., p. 284 (μέγας ὡς ἥλιος / ἀνεφάνη κόσμῳ). 179 Ibid., p. 204 (Ῥαγδαίως σὸν φῶς / σὴν ἑορτὴν ἐξέλαμψεν / ἄλλον ὥσπερ ἥλιον καὶ κατεφαίδρυνε / τὴν ὑφήλιον ἐξαίρετον Κρυπτοφερράν). 180 Ibid., p. 163 nt. 9. 176

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 51

27-Mar-21 12:02:34 PM

52

INTRODUZIONE

nell’invito a gioire rivolto dall’innografo a Roma e, più in generale, a tutto il creato (infra, p. 78, cola 1-2: Εὐφραινέσθω Ῥώμη σήμερον, / ἀγαλλιάσθω κτίσις ἅπασα): il motivo del χαιρετισμός ritorna, infatti, nel primo canone per s. Bartolomeo (cola 282-286) in riferimento a Roma, a Rossano e a Grottaferrata181. L’analisi della lingua e dello stile del cathisma e del primo dei due photagogica che concludono la sezione innologica del codice vaticano lascia supporre che anche questi componimenti siano opera del Rossanese. Nel cathisma, infatti, ai cola 10-11, l’innografo implora il perdono dei peccati per quanti con fede si appellano a Cesario attraverso un sintagma (infra, p. 94: ἡμῖν ἐξαιτήσασθε / ἰλασμὸν πταισμάτων) che ritorna quasi uguale ai cola 252-253 del secondo canone per s. Bartolomeo182. Un indizio stilistico ancora più significativo ricorre nel primo photagogicon (infra, p. 96), dove al colon 1 il Rossanese ricorda i natali del martire terracinese attraverso l’immagine degli σπάργανα, motivo di vanto per l’Africa, sua terra d’origine. Di tale metafora l’innografo si serve nuovamente ai cola 274-275 del secondo canone per s. Bartolomeo, delle cui «fasce neonatali» Rossano si compiace proprio come l’Africa di quelle di s. Cesario183. Nella stessa direzione sembrano portare la grafia del verbo σῴζω al colon 11 — con l’omissione dello iota sottoscritto, secondo un usus già riscontrato nei canoni per s. Bartolomeo184 —, e, nel secondo photagogicon (infra, p. 96, colon 5), l’impiego dell’ottativo, che costituisce uno dei tratti peculiari della sua lingua185. L’esame della lingua del Rossanese non può tuttavia concludersi senza averne prima passato in rassegna le principali figure di stile riscontrabili nelle porzioni di testo di Passio e Miraculum derivanti dall’amplificazione e rielaborazione del loro dettato. 181 Ibid., p. 204 (Χαραῖς καθαραῖς / Ῥουσία, Ῥώμη, πάτριαι / πόλεις θεοΰφαντοι, / Κρυπτοφερρὰς μονή, / καὶ συγχάρητε ἀλλήλαις). Tale χαιρετισμός reitera sinteticamente l’invito a rallegrarsi

rivolto da Giovanni alle tre città già nell’encomio (cfr. G. GIOVANELLI, S. Bartolomeo Juniore, cofondatore di Grottaferrata, Grottaferrata 1962, p. 138, ll. 12-30). 182 Cfr. PRINZI, I canoni di Giovanni Rossanese cit., p. 224 (ἐξαιτοῦμεν συντρόμως / τῶν πταισμάτων συγγνώμην). 183 Ibid., p. 226 (ἡ Ῥουσίων σὴ πάτρα, / καυχώμενη σπαργάνοις). È probabile che il Rossanese abbia mutuato l’idea delle fasce neonatali proprio dal canone composto da s. Bartolomeo in onore del martire terracinese e da lui copiato nel Vat. gr. 2302. L’ultimo tropario del contacio interposto tra la sesta e la settima ode del canone inizia, infatti, Ἡ Ἀφρικὴ / τοῖς θείοις σπαργάνοις ἐγκαυχᾶται; è chiara la somiglianza sia con il primo colon del photagogicon sia e soprattutto con quello, sopra riportato, del canone per s. Bartolomeo, dove καυχώμενη σπαργάνοις riprende in maniera pressoché identica σπαργάνοις ἐγκαυχᾶται del contacio. 184 Cfr. infra, p. 73. 185 Cfr. supra, p. 44.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 52

27-Mar-21 12:02:34 PM

INTRODUZIONE

53

Oltre ai numerosi casi di sinonimia esornativa186, caratterizzano lo stile del Rossanese il ricorso al poliptoto187 e alla costruzione chiastica — non solo fra i cola188 —, nonché l’uso della paronomasia189 e dell’epanadiplosi190. Frequente è altresì il ricorso al polisindeto, di cui si trovano degli esempi sia nella Passio sia nel Miraculum191, dove peraltro si registra l’unico caso di figura etimologica (4, l. 5: στολήν… ἐστολισμένος), ottenuta mediante la sostituzione del participio ἐστολισμένος a ἐνδεδυμένος del modello greco, che il Rossanese amplifica sottolineando la luminosità della veste indossata dal martire già circonfuso di divino splendore. Un dato stilisticamente interessante, in virtù della già ricordata formazione retorica del Rossanese, è fornito dall’alta percentuale (circa il 70% dei casi) in cui l’autore rispetta la clausola ritmica accentuativa nei testi di Passio, Miraculum e Laudatio. Tale dato appare ancora più significativo se si considera che in più della metà delle occorrenze in cui si registra un numero dispari di sillabe atone fra le toniche, il mancato rispetto della clausola prima di una pausa debole o forte sembra ricorrere — soprattutto nella 186 Cfr. ad es. Passio BHG 284a (infra, p. 102 [4, ll. 10-11]: ὥσπερ μανίᾳ θυμοῦ κατάσχετος γεγονώς, ὡς μαινόμενος; p. 104 [6, l. 35]: θανάτοις φίλους φίλοι προδιδόασι καὶ φονεύουσι; [6, ll. 44-45]: κολαστηρίων ἀφορήτων ἃ καὶ ὑπενεγκεῖν οὐ δυνήσῃ; p. 106 [6, l. 51]: αἰωνίαι καὶ ἀτελεύτητοι; [7, ll. 8-9]: ὀ τοῦ Ἀπώλλονος ναὸς ἀπωλλόνιος; [8, l. 4]: τὴν ὀργήν μου καὶ τὸν θυμόν); p. 108 [9, l. 5]: ἀνδραρίων ἢ ἀνθρωπίσκων; p. 108 [10, ll. 15-24]: πλάνη καὶ ἀπάτη... συνετοῖς καὶ φρονίμοις... μαλακίαν καὶ ἀσθένειαν; p. 110 [12, l. 5]: δήμων τε καὶ λαῶν; p. 112 [14, ll. 9-10]: θανάτῳ καταδικάσειεν ἀποθανεῖν). 187 Cfr. ad es. Passio BHG 284a (infra, p. 104 [6, l. 35]: φίλους φίλοι; p. 108 [10, ll. 15-16]: ὑμῖν… ὑμῶν; p. 112 [14, l. 4]: Γινώσκων γνώσῃ e [14, l. 11]: ἐκδικῶν ἐκδικεῖ). Miraculum (infra, p. 142 [5, l. 5]: τιμίοις τῶν τιμίων). 188 Cfr. ad es. Passio BHG 284a (infra, p. 100 [2, ll. 4-5]: Καταλαβών…χώρας ἐλθών, dove il chiasmo tra i due cola è ottenuto mediante la prolessi del participio καταλαβών e l’amplificazione ἐλθών; p. 104 [6, ll. 34-35]: ἀδελφοὺς κατὰ αδελφῶν καὶ κατὰ πατέρων τέκνα; p. 108 [10, ll. 8-9]: Ὦ ἀδελφοὶ ἀκούσατε, ἀκούσατε μου τέκνα καὶ ἀδελφοί, dove la costruzione chiastica vocativo-imperativo / imperativo-vocativo è data dall’amplificazione Ὦ ἀδελφοὶ ἀκούσατε); p. 112 [13, l. 11]: πλοῦτον αἰώνιον καὶ ἀθάνατον θησαυρόν; p. 114 [16, ll. 6-7]: περιτειχίζων ἑαυτόν… ἑαυτὸν παριστών). Miraculum (infra, p. 140 [4, ll. 13-15]: Ταῦτα… δράσας τε καὶ εἰπὼν καὶ κατασφραγισάμενός μου στόμα καὶ ὦτα, dove il chiasmo è ottenuto mediante la prolessi del dimostrativo ταῦτα). 189 Cfr. ad es. Passio BHG 284a (infra, p. 104 [6, ll. 39-40]: ἀπατᾶσθη… ἐξαπατώμενοι). 190 Ibid., p. 106 [8, ll. 3-4]: πρὸς σὲ... πρὸς σέ); p. 108 ([9, ll. 2-3]: Αἶρε... αἶρε; [10, l. 9]: ἀκούσατε ἀκούσατε). 191 L’amplificazione del modello greco (per indicare la quale ho scelto di conservare il sottolineato) si accompagna sempre all’iterazione della congiunzione καί: cfr. Passio BHG 284a (infra, p. 100 [1, l. 4]: Ἠδυπαθείας γὰρ καὶ ἀδηφαγίαις καὶ κοσμήμασι; [1, ll. 7-8]: θησαυροὺς καὶ στολισμὸν καὶ κόσμον πολύν); p. 108 [9, ll. 6-7]: Καὶ ποίᾳ; Καὶ τὶς δοθήσεται ψῆφος κατ’αὐτοῦ;). Miraculum (infra, p. 140 [4, l. 14]: δράσας καὶ εἰπὼν καὶ κατασφραγισάμενος, dove κατασφραγισάμενος rielabora ποιήσας σφραγίδα del modello greco; p. 142 [5, ll. 4-5]: χρυσῷ τε καὶ ἐλεφαντίνοις ὀστέοις καὶ λίθοις; [5. ll. 10-11]: μετὰ ψαλμῶν καὶ ὑμνῶν καὶ δαδουχίας ὅτι πλείστης καὶ φωταψιῶν καὶ μύρων).

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 53

27-Mar-21 12:02:34 PM

54

INTRODUZIONE

Passio192 — in situazioni ben precise: amplificazione e rielaborazione del testo mediante il ricorso a costrutti o forme del greco classico193; trasposizione più o meno letterale del latino194 e citazione, sebbene non sempre ad verbum, delle Sacre Scritture195; ripresa, più o meno fedele, del dettato del Vat. gr. 1608196. Qui la percentuale relativa al rispetto della clausola ritmica risulta, invece, solo di poco superiore al 50%: è, dunque, verosimile che il Rossanese, consapevole dell’importanza rivestita da tale principio nel ritmo della prosa bizantina, abbia amplificato e rielaborato il dettato di Passio, Miraculum e Laudatio anche in funzione della sua osservanza, offrendo un’ulteriore prova indiretta della loro autorialità. 192 A tale “schema” si sottrae parzialmente il testo del Miraculum, dove la rielaborazione del dettato, finalizzata al rispetto della clausola ritmica, costringe spesso l’autore a sacrificare l’aderenza al modello latino fedelmente trasposto dal redattore del Vat. gr. 1608 (cfr. infra, pp. 145-148. 193 Cfr. Passio BHG 284a (infra, p. 100 [2, l. 15]: ἠγλαϊσμένος τῷ καλλίστῳ ἵππῳ; [2, ll. 19-20]: οὗ πυρὶ παραδοθέντος; p. 102 [3, l. 6]: δούλῳ Θεοῦ χριστιανικωτάτῳ; p. 108 [10, l. 1]: Τούτων οὕτω γεγονότων; p. 112 [12, l. 10]: εἰπόντος Λεοντίου; p. 116 [17, l. 34] φρουρεῖσθαι ἀσφαλέστατον). 194 Ibid., p. 100 [2, ll. 7-8]: ἐπυνθάνετό τινας τῆς αὐτῆς πολίτας, τίς ἄρα ὁ κατακεκοσμημένος οὗτός ἐστι; [2, ll. 10-11]: ἵνα μοι κατάδηλον ποιήσατε, δι᾿ ἣν αἰτίαν γυμνασία αὕτη; p. 100 [3, ll. 2-3]: τῷ διαβόλῳ εἰς ἀπώλειαν; [4, ll. 1-2]: ἐγένετο συνέλευσις τῶν πολιτῶν; [4, l. 4]: καὶ προσήνεγκαν θυσίαν; [4, ll. 5-6]: ἤρξατο κράζειν λέγων; p. 102 [6, ll. 5-6]: ὀνόματι Λεόντιος; [6, l. 7]: διὰ τὸν μάρτυρα Καισάριον; p. 108 [9, ll. 9-10]: οὗ καὶ κατάφωρος ἡ μαγεία τούτου; p. 114 [15, l. 4]: Χριστοῦ χάριτι εἰς τὸν αἰγιαλόν; p. 116 [17, ll. 13-14]: Κἀγὼ δὲ καλοῦμαι Φίληξ. 195 Ibid., p. 100 [3, l. 3]: ἐν τῷ νῦν αἰῶνι; p. 104 [6, l. 40]: ὁρῶντες οὐ θεοὺς; [6, l. 46]: ὁ δὲ μάρτυς ἔφη; p. 106 [7, ll. 4-5]: ὁ ὢν εὐλογητὸς εἰς τοὺς αἰῶνας; p. 110 ([12, l. 3]: καὶ πλὴν αὐτοῦ οὐδεὶς ἕτερος; [13, l. 3-4]: εἰς ὄνομα Πατρὸς καὶ Υἱοῦ καὶ ἁγίου Πνεύματος; p. 116 [18, ll. 4-5]: ἐπὶ γῆς εἰρένην. 196 Cfr. Passio BHG 284a (infra, p. 100 [2, 1-2]: ὡραῖος τῇ ὄψει πάνυ… τοὔνομα Λουκιανός) e AASS Novembris, I (p. 107A [I.3, ll. 1-2]: ὡραῖος τῇ ὄψει πάνυ…ὀνόματι Λουκιανός); Passio BHG 284a (infra, p. 100 [2, l. 19]: μετὰ μεγάλης τιμῆς συνάγεται) e AASS Novembris, I (p. 107Β [I.5, l. 10]: μετὰ μεγάλης τιμῆς συστέλλεται); Passio BHG 284a (infra, pp. 102-104 [6, ll. 9-10]: καὶ τοῦτον παραδιδόασι Λεοντίῳ τῷ ὑπάτῳ) e AASS Novembris, I (p. 109B [II.13, ll. 6-7]: ὃν καὶ παρέδωκαν τῷ αὐτῷ Λεοντίῳ τῷ ὑπάτῳ; Passio BHG 284a (infra, p. 104 [6, l. 11]: λέγων οὕτως) e AASS Novembris, I (p. 109B [II.13, l. 10]: λέγων οὕτως); Passio BHG 284a (infra, p. 106 [8, ll. 1-2]: ἐπέβοα λέγων) e AASS Novembris, I (p. 111A [II.17, ll. 2-3]: ἐβόα λέγων); Passio BHG 284a (infra, p. 106 [8, ll. 6-7]: κατ’ ἐμοῦ ἐξάπτεσθαι τὸν θυμόν σου σήμερον) e AASS Novembris, I (p. 111A [II.17, ll. 10-11]: σήμερον ἐξάπτεται ὁ θυμός σου ἐπ’ἐμοί); Passio BHG 284a (infra, p. 110 [10, l. 31]: δίκαια λαλεῖ) e AASS Novembris, I (p. 112 [II.21, ll. 1-2]: δίκαια λαλεῖ, dove in luogo di λαλεῖ, tràdito dal Vat. gr. 1608, van Hooff pubblica λέγει); Passio BHG 284a (infra, p. 110 [11, l. 4]: γυμνὸς γὰρ ἦν τῷ σώματι) e AASS Novembris, I (p. 112E [III.22, l. 9]: ἦν γὰρ γυμνὸς τῷ σώματι); Passio BHG 284a (infra, p. 112 [13, ll. 8-9]: εἰς τὸν πλησίον Τερρακίνης ἀγρὸν αὐτοῦ) e AASS Novembris, I (p. 113B [III.26, ll. 8-9]: τῆς πόλεως τὸν ἀγρὸν αὐτοῦ, con rettifica dell’accento su ἀγρόν rispetto all’edizione di van Hooff, ove il sostantivo figura come parossitono con conseguente rispetto della clausola ritmica); Passio BHG 284a (infra, p. 118 [18, l. 17]: τῇ προσηκούσῃ ὁσίᾳ παρέδωκε) e AASS Novembris, I (p. 117A [IV.37, l. 3]: τῇ προσηκούσῃ ὁσίᾳ ταφῇ παρέδωκεν).

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 54

27-Mar-21 12:02:34 PM

INTRODUZIONE

55

III.3. Il Rossanese si rivela: Passio 19, 14; Miraculum 4, 33 e l’invocazione metrica del f. 8v L’autografia del Rossanese, rintracciabile nello sperimentalismo linguistico e nella predilezione per le caratteristiche ortografiche, morfologiche e sintattiche del greco classico, sembra trovare conferma nel carattere autoreferenziale di alcuni testi. Il primo esempio è costituito dalla sezione finale della Passio BHG 284a (19, ll. 14-17): qui l’autore confessa la sua perplessità in merito al perpetuarsi, anche dopo la traslazione a Roma delle reliquie di Cesario e Giuliano e ancora ai suoi tempi, dei numerosi prodigi un tempo operati mediante la loro intercessione celando la propria identità dietro a un io generico (οὐκ οἶδα ἐγώ): Πλὴν οὐκ οἶδα ἐγώ, εἰ καὶ νῦν μετὰ τὴν ἐκ Τερρακίνης πρὸς τὴν γηραιὰν καὶ τιμήεσσαν Ῥώμην ἀνακομιδὴν τὴν παρὰ τοῦ σεβαστοῦ Καίσαρος καὶ ὀρθοδόξου βασιλέως Οὐαλεντινιανοῦ γεναμένην ἐπὶ τοῦ ἁγιωτάτου Πάπα Δαμάσου Ῥώμης τελέσκονται (scil. θαυμάσια)197.

Alcuni indizi utili alla sua identificazione sono offerti dallo stesso Rossanese nell’invocazione in dodecasillabi bizantini vergata al foglio 8v del Vat. gr. 2302, dove, ai cola 1-5, egli prega Cesario e Giuliano di intercedere per Costante, Nicola e Giovanni e per i loro «coniugi, congiunti e figli» (ὁμευνέτισι σὺν ὁμαίμοσιν, τόκοις)198. L’associazione dei tre diversi gradi di parentela ai nomi «Giovanni» e «Nicola» assume particolare significato ai fini del nostro discorso se valutato alla luce del dettaglio offerto da Rocchi a proposito del nome dei genitori del Rossanese199, che si rivelerebbe, perciò, tutt’altro che fantasioso. Dietro il generico Ἰωάννης del colon 4 potrebbe celarsi, infatti, proprio il monaco e copista criptense, che nell’invocazione metrica con ogni probabilità da lui composta200 avrà voluto raccomandare ai due martiri non solo sé medesimo, ma tutta la sua famiglia, facendo esplicita menzione del padre — Nicola appunto — e, verosimilmente, di un fratello, Costante; la madre e qualche altro ipotetico fratello sarebbero, 197

Passio BHG 284a (infra, p. 118 [19, ll. 14-17]). Per l’edizione del testo dell’invocazione metrica, corredata di traduzione italiana e note di commento, cfr. PRINZI, Un manoscritto agiografico cit., pp. 157-159. 199 Cfr. supra, p. 40. 200 L’ipotesi sembra confortata dalla presenza di alcuni elementi formali peculiari dello stile del Rossanese, quali la predilezione per i latinismi (il sostantivo σακέρδος, preferito, nella stesura originaria del testo, al classico ἱερεύς, colon 2) e l’impiego di neologismi (*ἱεράζυξ, colon 13) (cfr. PRINZI, Un manoscritto agiografico cit., p. 159, note di commento 2 e 13). 198

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 55

27-Mar-21 12:02:34 PM

56

INTRODUZIONE

invece, evocati indirettamente mediante il generico riferimento a coniugi, congiunti e figli. Sembrerebbe giocare a favore di tale identificazione anche una delle amplificationes presenti nella redazione dell’encomio tràdita dal Vat. gr. 2302, dove l’autore invoca Cesario e Giuliano affinché intercedano con le loro preghiere presso Cristo e la Theotokos, designata come Colei che «non fatta da mano d’uomo, si degnò di abitare tra i Rossanesi» (τὴν καὶ καταξιώσαν ἐν Ῥουσιάνοις ἄνευ χειρὸς ἀνθρωπίνης κατοικεῖν)201. Il riferimento è alla celebre icona della Vergine “Achiropita” — non dipinta, cioè, dalla mano dell’uomo, come il Rossanese spiegherà, in maniera più articolata, nell’encomio per s. Bartolomeo202 —, venerata nella Cattedrale di Rossano fin dal VI secolo. La sua menzione nel passo dell’encomio per Cesario e Giuliano come nei canoni per s. Bartolomeo203, costituisce un dettaglio caro a chi, originario di Rossano come Giovanni, conosceva bene la città e le sue tradizioni. Alla proprie radici rossanesi, del resto, egli allude sia nell’encomio per i martiri terracinesi, dove definisce la città calabrese φίλη πατρίς, «amata patria»204, sia in uno dei due acrostici che legano alcuni degli sticheri celebrativi di Cesario e Giuliano mediante i quali Giovanni rivendica la loro autorialità. Qui la lettera «Ῥ», che segue il genitivo Ἰωάννου, sta verosimilmente per «Ῥουσίων»205, che ricorre in

201

Cfr. Laudatio (infra, p. 154, ll. 70-71). Cfr. GIOVANELLI, S. Bartolomeo Juniore cit., p. 125, ll. 34-38 (testo) e p. 147 (traduzione): «ἐν αὐτῇ κατοικεῖ (scil. ἡ τῶν οὐρανῶν παμβασίλεια ὡς καὶ παντάνασσα) ἐν εἰκόνι καὶ ἀχειρογράφῳ καὶ ἀχειροτεύκτῳ, μᾶλλον δὲ φᾶναι θεοτεύκτῳ καὶ θεογράφῳ» «ella (la Regina dei Cieli e Signora) vi dimora nella sua icona non dipinta né fatta da mano d’uomo, ché anzi, per meglio dire, fatta e dipinta da Dio stesso»; p. 139, ll. 17-19 (testo) e p. 169 (traduzione): «Χαίροις (...) Θεοτόκε καὶ παντευλόγητε, ἀχειρόγραφε καὶ ἀχειροποίητε καὶ θεόγραπτε» «Madre di Dio e tutta benedetta, non da mano effigiata, achiropita». 203 Cfr. PRINZI, I canoni di Giovanni Rossanese cit., pp. 248-249 (can. III, cola 143-145: χάρισιν εὑρών σε / τῆς ἀχειρογράφου θεόπαιδος / τῆς Θεόν Λόγον τεκούσης); pp. 280-281 (can. IV, cola 119-122: Χάριν θείαν δεξάμενος / ἐξ ἀχειρογράφου, / Βαρθολομαῖε σοφέ, / Ῥουσιάνων, κόσμου σκέπης τε); pp. 297-298 (can. IV, cola 352-354: χάριτας λαβών κατὰ δυσμενῶν / ἐξ Ἀχειροποιήτου, / Ῥουσίων τῆς κυρίας). 204 Cfr. Laudatio (infra, p. 154, l. 38). 205 Trattasi con ogni probabilità del nome della città calabrese al genitivo plurale. Tale forma ricorre nel colofone metrico del f. 195r del Crypt. Β.β.ΙΙΙ in riferimento alle comuni origini rossanesi di Giovanni e dei santi Nilo e Bartolomeo (cfr. GIOVANELLI, S. Bartolomeo Juniore cit., p. 13 (Ἰωάννης ἔγραψεν ὢν ἐκ τῶν Ῥουσίων / πόλις τεκοῦσα τοὺς φαεινοὺς ἀστέρας / Νείλωνα τὸν ἔντιμον Βαρθολομαῖον / ὧνπερ προσευχαῖς σῷζε κόσμον, παρθένε: si tratta di dodecasillabi bizantini; il primo verso è ipermetro). Il toponimo non sembra conoscere altra attestazione fuorché nell’opera, in versi e in prosa, del Rossanese, dove ricorre, peraltro, sempre al genitivo. 202

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 56

27-Mar-21 12:02:34 PM

INTRODUZIONE

57

forma estesa nell’acrostico del secondo canone per s. Bartolomeo, anche qui associato al nome dell’autore al nominativo206. Se dietro il Ἰωάννης dell’invocazione metrica e degli acrostici si cela l’identità del monaco e copista criptense Giovanni da Rossano — come sembra, del resto, plausibile stando agli indizi che troviamo disseminati nei testi del dossier —, è nel Miraculum che egli finalmente si rivela, superando la genericità con la quale allude a se stesso nella Passio e nell’invocazione metrica del foglio 8v: Tούτων οὖν ἐκτελεσθέντων ὡς εἴρηται, οἱ πανευσεβέστατοι βασιλεῖς ὑπερβαλλόντως τετιμήκασι τὸν ἁγιώτατον Tερρακίνης ἐπίσκοπον Φίληκα, ὡς πρόξενον αὐτοῖς ἀγαθῶν τοιούτων γενόμενον, καὶ ὡς προσκυνητὸν ἐκ βίου λαμπροῦ καὶ σεβάσμιον, καὶ μάλιστα τῆς ἰάσεως τῆς ἑαυτῶν περιποθήτου καὶ μονογενοῦς θυγατρός, Πλακίλλας Γάλλας, ἣν ἐγὼ Ἰωάννης ὑπολαμβάνω εἶναι Θεοδοσίου τοῦ βασιλέως τὴν λαλοσύμβουλον γαμετὴν (Θεοδοσίου τοῦ μεγάλου φημί, τοῦ μετὰ Γρατιανὸν τὸν τοῦ Οὐαλεντινιανοῦ βασιλεύσαντος)207.

Qui l’autore prende la parola nell’intento (in verità mal riuscito) di fare chiarezza sui personaggi coinvolti nella vicenda della miracolosa guarigione operata da Cesario208 e, associando il suo nome di battesimo all’io generico della Passio (ἐγὼ Ἰωάννης), dissolve l’alone di mistero che avvolgeva la sua identità. III.4. La versione latina di Passio e Miraculum e la redazione del Vat. gr. 1608: il modus operandi di Giovanni Rossanese La ricostruzione del modus operandi di Giovanni Rossanese nell’allestimento del Vat. gr. 2302 non può prescindere da un’indagine preliminare circa la relazione esistente, da una parte, tra il manoscritto da lui confezionato e il Vat. gr. 1608 per la tradizione di Passio, Miraculum e Laudatio e, dall’altra, tra le due redazioni greche e l’originaria versione latina di Passio e Miraculum. Dall’esame stilistico e formale dei due testi agiografici tràditi dal Vat. gr. 2302 emergono, infatti, dati interessanti sia riguardo al loro carattere innovativo e originale rispetto alla redazione precedente, sia in relazione al posto di primo ordine che l’originaria versione latina (BHL 1511 e 1517) sembra aver avuto nella stesura della nuova redazione da parte del Rossanese. Come rivela il confronto fra quest’ultima e la versione greca di Passio, Miraculum e Laudatio tràditi dal Vat. gr. 1608 — che, come chiarirò 206

Cfr. PRINZI, I canoni di Giovanni Rossanese cit., p. 208 («Βαρθολομαίῳ, πατρὶ τῷ

πανολβίῳ Φήρρης Κρυφίας, Ἰωάννης Ῥουσίων»). 207 208

Miraculum (infra, p. 140 [4, ll. 29-35]). Cfr. infra, p. 147.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 57

27-Mar-21 12:02:34 PM

58

INTRODUZIONE

più avanti, fu con ogni probabilità il suo modello —, egli non si sarebbe limitato a trascriverne meccanicamente i testi, ma ne avrebbe piuttosto rimaneggiato la versione senza tuttavia apportare sostanziali elementi di novità all’intreccio narrativo. Unitamente alla rielaborazione linguistica e formale di Passio e Miraculum — finalizzata a conferire alla sua redazione una veste classicheggiante mediante il potenziamento delle caratteristiche ortografiche, morfologiche e sintattiche del greco classico —, Giovanni procedette, infatti, alla loro amplificazione, rendendoli ben più estesi rispetto alla versione del modello greco. Come osservato poc’anzi, alcune amplificationes sono funzionali al rispetto della clausola ritmica laddove essa appare trascurata nella redazione del modello greco, un accorgimento stilistico, questo, che consente al Rossanese di innalzare il livello della sua prosa209. Una seconda tipologia di amplificazioni si riscontra, invece, nel testo della Passio ed è finalizzata a conferire maggiore pathos alla narrazione: ne sono un esempio la connotazione del sacrificio di Luciano come gesto di vera e propria inumanità (infra, p. 102 [5, l. 2]: ἀπανθρωπία); il giudizio dell’autore circa l’olocausto del corpo del giovane che contamina ulteriormente il tempio di Apollo già di per sé impuro in quanto sede di un culto pagano210; l’immagine di Cesario sfinito dal digiuno e dalle vessazioni dei soldati211. A tale espediente il Rossanese ricorre soprattutto nello scambio di battute tra il martire e i suoi aguzzini: al magistrato, che esorta prima Cesario, poi Eusebio e Felice a offrire sacrifici agli dèi minacciando terribili torture, i martiri rispondono, secondo un topos diffuso nelle Passioni leggendarie212, con l’esposizione dei dogmi principali della fede cristiana mediante citazioni più o meno letterali dalle Sacre Scritture e con la contrapposizione del vero Dio alle divinità pagane, semplici statue di legno e pietra scolpite dall’uomo213. A luoghi comuni propri delle Passioni epiche rimandano, infine, le amplificationes relative alle veglie e alle preghiere tra le quali Cesario trascorre tredici mesi di reclusione214, la contrapposizione, di sapore scritturistico (cfr. Sap 15, 17), tra l’uomo e le divinità pagane, da cui egli si distingue per il dono della vita215, e l’accusa di tracotanza ed

209

Come discusso puntualmente nel commento ai testi di Passio e Miraculum editi infra. Cfr. Passio BHG 284a (infra, p. 102 [5, ll. 10-11]). 211 Ibid., p. 102 [6, ll. 8-9]). 212 Cfr. AIGRAIN, L’hagiographie cit., p. 145. 213 Cfr. Passio BHG 284a (infra, p. 104 [6, ll. 12-27 e 29-43]; p. 116 [17, ll. 17-26]). 214 Ibid., p. 110 [11, ll. 2-4]). Per il topos della preghiera da cui il martire attinge la forza nei momenti più difficili (la reclusione in carcere, le torture, il supplizio finale) cfr. DELEHAYE, Les passions des martyrs cit., pp. 270-273. 215 Cfr. Passio BHG 284a (infra, p. 104 [6, ll. 25-27]). 210

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 58

27-Mar-21 12:02:34 PM

INTRODUZIONE

59

empietà che Lussurio rivolge al martire, restìo dall’offrire sacrifici agli dèi e dall’obbedire alle prescrizioni imperiali216. Lungi dall’essere considerato semplicemente un apografo del Vat. gr. 1608, il Vat. gr. 2302 sembrerebbe rappresentare, dunque, una tappa importante nella tradizione di Passio e Miraculum, tramandandone una redazione nuova e con ogni probabilità autografa. La seconda acquisizione importante riguarda il posto tutt’altro che secondario rivestito dalla redazione del Rossanese nel rapporto con la versione latina dei due testi agiografici, a partire dalla quale, secondo la tradizione risalente a van Hooff, sarebbero stati tradotti la Passio BHG 284 e il Miraculum BHG 285. Che il loro redattore vi abbia lavorato traducendo un modello latino — seppur in maniera non sempre corretta e appropriata, come si vedrà in seguito —, si desume chiaramente dalle poche righe premesse al testo del Miraculum: καιρὸς δὲ λοιπὸν τοῦ ὑπόμνημα τὸ γραφικὸν ἀπάρξεσθαι θαύματος· ἐντεύθεν θεὸν προστησόμενοι ταῖς ἐντεύξεσι τὸν τοῦ λόγου συλλήπτορα ἥποιμεν, ἐπειδὴ ἐν λατίνῃ γραφικῇ εὔρηται καὶ μεθερμηνεύεται ἐν γραικοῖς è giunto, dunque, il momento di dare inizio alla memoria in forma scritta del miracolo; che d’ora in avanti, essendoci rivolti a Dio e avendolo supplicato di assisterci nella narrazione, possiamo proseguire nel racconto, poiché l’abbiamo trovato scritto in latino e ci accingiamo a tradurlo in greco217.

L’uso di un termine “tecnico” come il verbo μεθερμηνεύω («traduco»)218 sembra confermare quanto asserito dal Bollandista in merito all’origine della Passio BHG 284 e del Miraculum BHG 285; tuttavia, sarà solo con la redazione allestita dal Rossanese che il dossier di Cesario e Giuliano conoscerà la prima vera trasposizione dal latino, al cui dettato si mostra, appunto, di gran lunga più fedele. È questo quanto si osserva nel caso della Passio BHG 284a. Come risulta dagli esempi della tabella 1.1 riportata in appendice219, la versione del Rossanese si discosta, talvolta anche in maniera clamorosa, dalla più antica redazione greca, mostrandosi più fedele al testo latino ora sul piano sintattico e formale, ora del contenuto, che presenta sfumature e dettagli assenti nella Passio BHG 284. Come ho già avuto modo di osservare in al216

Ibid., p. 108 [10, l. 5]. Per il topos cfr. FRANCHI DE’ CAVALIERI, Note cit., p. 22. La traduzione è a cura di scrive; nella trascrizione del testo, tràdito dal Vat. gr. 1608 al f. 48v (col. I, ll. 1-9), sono stati tacitamente corretti gli errori di itacismo e quelli derivanti dallo scambio fra accenti acuti, gravi e circonflessi e fra ο e ω. 218 Cfr. LSJ, p. 1090. 219 Cfr. infra, pp. 173-176. 217

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 59

27-Mar-21 12:02:34 PM

60

INTRODUZIONE

tra sede, particolarmente significativi risultano a tal proposito gli esempi nrr. 10, 16 e 24220: la designazione come ναὸς τοῦ Ἀπώλλονος (= templum Apollinis) del tempio terracinese di Giove Anxur, del quale ancora oggi è possibile ammirare i resti sul Monte S. Angelo, nonché l’espressione del moto a luogo con il classico πρὸς e l’accusativo (che ricalca il latino ad con l’accusativo) (es. nr. 10); l’uso del sostantivo χλαμύς, che ricalca perfettamente il latino chlamys in riferimento al mantello con il quale il magistrato Leonzio, convertitosi al Cristianesimo, copre il martire nudo (es. nr. 24); la resa letterale del latino et in sacrificio obtulerunt hostiam, quam immolavit Lucianus, che ne rispetta anche l’ordo verborum (es. nr. 16). Una situazione simile si osserva anche nel caso della trasposizione di Quibus beatus Caesarius dixit (es. nr. 7), che costringe peraltro il Rossanese a sacrificare la costruzione classica di φημὶ con πρὸς e l’accusativo, propria della redazione del Vat. gr. 1608, in favore del più tardo φημὶ con il dativo221. La fedeltà della Passio BHG 284a al latino sul piano sintattico e formale risulta con chiarezza anche dagli esempi nrr. 13, 14 e 34: nei primi due casi essa comporta la maggiore sinteticità della redazione del Rossanese rispetto alla versione amplificata del modello greco, nell’ultimo, invece, determina la trasposizione dell’ablativo arcaico con valore avverbiale noctu con κατὰ e l’accusativo, in maggiore aderenza alla sintassi latina rispetto al genitivo assoluto della Passio BHG 284. Dalla trasposizione di un modello latino deriverebbe, inoltre, tutta una serie di lezioni comuni esclusivamente alle redazioni della Passio BHG 284a e BHL 1511: al dettaglio della luce oltremodo splendente apparsa a Leonzio nel momento in cui si converte alla religione cristiana e a quello del serpente il cui morso si rivelerà letale per il primus civitatis Lussurio (esempi nrr. 25 e 29), si possono aggiungere il particolare dei fianchi (latera) dilaniati dal serpente (es. nr. 31), la precisazione della ragione per la quale il consularis Leonzio viene convocato a Terracina (es. nr. 21) e la qualificazione da parte di quest’ultimo delle divinità romane come ἀθάνατοι (es. nr. 22). Un particolare che il Rossanese può aver mutuato solo dalla versione latina della Passio è costituito dalla distinzione, nell’operare del demonio, fra l’inganno e il subdolo consiglio (es. nr. 19): diversamente dalla redazione del Vat. gr. 1608, dove il sostantivo ἀπάτη è relativo solo al primo di essi, nella Passio BHG 284a il riferimento a entrambe le “armi” demoniache mediante πλάνη ed ἐπιβουλή non 220 Questi esempi, come pure quelli successivi (cfr. tab. 1.1 nrr. 25 e 29), sono stati già discussi da chi scrive in Nuove ricerche sul dossier greco dei martiri terracinesi Cesario e Giuliano, in Dialoghi con Bisanzio. Spazi di discussione, percorsi di ricerca. Atti dell’VIII Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana di Studi Bizantini (Ravenna, 22-25 settembre 2015), a cura di S. COSENTINO – M. E. POMERO – G. VESPIGNANI, II, Spoleto (CISAM) 2019, pp. 854-856. 221 Cfr. LSJ, p. 1926, II.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 60

27-Mar-21 12:02:35 PM

INTRODUZIONE

61

può che esserle derivato dalla traduzione dei sostantivi fraus e suasio. Alla trasposizione di un modello latino da parte del Rossanese sembrano rimandare altresì gli esempi nrr. 13 e 35, che nella versione amplificata della Passio BHG 284 presentano un testo lievemente differente. Nel primo caso la clandestinità che connota la presenza di Cesario a Terracina nella Passio BHL 1511 e BHG 284a è erroneamente estesa dal redattore del Vat. gr. 1608 alla condizione di credente di colui che lo ospita; nel secondo esempio, invece, è grazie al modello latino che il Rossanese evita di ripetere l’errore presente nella Passio BHG 284, dove la fedele traduzione di deridentes e contemnentes con ἐμπεδῶντες e ἐξουθενοῦντες trasforma i martiri Eusebio e Felice, scherniti dai soldati, in derisori. Dal confronto fra le due redazioni greche della Passio e la versione latina BHL 1511 sembra, inoltre, plausibile ipotizzare che Giovanni abbia seguito un modello latino lievemente diverso da quello noto al redattore del Vat. gr. 1608: alcune varianti della Passio BHG 284a, riassunte nella tabella 2 riportata in appendice222, sembrano derivare, infatti, dalla trasposizione di lezioni differenti da quelle che in filigrana si vedono tradotte nella redazione BHG 284. L’esempio forse più significativo è offerto dalla descrizione del sacrificio umano che aveva luogo ogni anno a Terracina (es. nr. 1). Cesario, giunto in città quando la vittima è sul punto di immolarsi, ignaro di quanto stia per accadere, si rivolge ad alcuni presenti chiedendo loro delucidazioni in merito: definendo quell’empia consuetudine γυμνασία (letteralmente «esercitazione», «pratica»)223, il Rossanese sembra tradurre perfettamente il latino exercitatio («pratica»)224, diversamente dal redattore del Vat. gr. 1608 che con ἐπίνοια («pensiero», «proposito»)225 traspone la lezione ratio. L’esempio immediatamente successivo permette, invece, di ipotizzare che il testo latino alla base della Passio BHG 284a fosse con ogni probabilità persino più corretto rispetto a quello impiegato dal redattore del Vat. gr. 1608 (es. nr. 2): con ἐπιβαίνων τῷ καλλίστῳ ἵππῳ, infatti, il Rossanese interpreta correttamente l’ablativo assoluto arrepto equo riferito a quanto precede immediatamente il gesto estremo compiuto da Luciano, che per il bene dei cittadini e la salvezza dello Stato si slancia giù dalla rupe del Pisco Montano dopo essere montato su un cavallo riccamente bardato. L’espressione καταβληθεὶς ὑπὸ τοῦ ἵππου αὐτοῦ della Passio BHG 284 sembra riflettere, invece, la variante meno corretta arreptus equo, secondo la quale il giovane non monterebbe sul cavallo, ma da questo verrebbe preso, 222

Cfr. infra, pp. 178-179. Cfr. LSJ, p. 362. 224 Cfr. ThLL, V/2, col. 1381, 67 ss. 225 Cfr. LSJ, p. 648, 1. 223

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 61

27-Mar-21 12:02:35 PM

62

INTRODUZIONE

ossia trascinato. Una situazione simile si osserva anche nell’esempio nr. 5, dove il complemento di mezzo μετὰ τοῦ ἵππου della Passio BHG 284 sembrerebbe derivare dalla trasposizione della variante latina equo, tràdita da un modello latino diverso e meno corretto rispetto al testimone impiegato dal Rossanese. Il ricorso da parte del Rossanese a un modello latino e la fedele trasposizione del suo dettato sembrano caratterizzarne il modus operandi anche nel caso della stesura di una nuova redazione del Miraculum. Come mostra l’esempio nr. 5 della tabella 1.2 in appendice, egli traduce i verbi recondo e deduco in maniera più appropriata rispetto al redattore della versione BHG 285, dalla quale si discosta per la maggiore aderenza al modello latino anche nella resa di beatissimus mediante la forma di superlativo “a suffisso” τρισμάκαρος (es. nr. 10). Particolarmente significativi a tal proposito risultano anche gli esempi nrr. 6 e 9: nel primo il Rossanese ribadisce la natura del male che afflige Placidia ricorrendo a una lunga perifrasi che gli consente di rendere il senso del sostantivo debilitas («infermità», «debolezza»)226 in maniera molto più pregnante dell’improprio λεπτότης del modello greco227; nel secondo, invece, la volontà di mantenersi fedele al modello latino, che pure egli amplifica, lo porta a conservarne persino il brusco passaggio dalla III alla I persona singolare, annullato nella redazione BHG 285 mediante l’inserimento di uno scambio di battute tra Placidia, guarita da s. Cesario per intercessione del vescovo Felice, e quest’ultimo. A confermare l’impiego di un modello latino da parte del Rossanese sembra essere anche il sintagma πῦρ ἁμαρτιῶν, che traduce correttamente peccatorum ignis (es. nr. 7), e il dettaglio delle salvifiche lacrime (fletus) del vescovo di Terracina Felice, taciuto dal redattore del Vat. gr. 1608 e recuperato dal Rossanese, che traspone ad verbum il testo latino, mediante l’aggiunta dell’aggettivo δακρυρρόος (es. nr. 8)228. Una situazione simile si osserva anche negli esempi nrr. 1 e 10: il riferimento alle virtutes di papa Damaso e il particolare degli inni intonati dai fedeli durante la fiaccolata che accompagna la traslazione delle reliquie di Cesario e Giuliano a Roma possono essere pervenuti al Rossanese solo dalla trasposizione del modello latino, non trovandosene traccia alcuna nella redazione BHG 285. All’influenza della versione latina del Miraculum sulla redazione del Rossanese sembra siano da ricondurre anche la desinenza in -ι piuttosto che in -ου del genitivo singolare σάνκτι Πέτρι (es. nr. 3) — dove, peraltro, l’aggettivo 226

Cfr. ThLL, V/1, col. 109, 78 ss. Il sostantivo, infatti, si riferisce più precisamente alla magrezza e gracilità del corpo (cfr. LSJ, p. 1040, 3). 228 Per la “contaminazione” tra il modello latino e quello greco che qui caratterizza il modus operandi del Rossanese cfr. infra, p. 63. 227

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 62

27-Mar-21 12:02:35 PM

INTRODUZIONE

63

è chiaramente un calco del latino sanctus229 —, e la correzione della III persona singolare dell’aoristo di κελεύω della versione BHG 285 con la III plurale in aderenza al latino iusserunt (es. nr. 4). Gli esempi fin qui addotti, oltre a confermare l’uso da parte del Rossanese di un modello latino nella stesura di una nuova redazione di Passio e Miraculum, sembrano mostrare con chiarezza la sua competenza nella traduzione della lingua latina, della quale egli stesso fornisce una testimonianza indiretta alla fine della lunga amplificatio che conclude la redazione della Passio BHG 284a. Celandosi dietro un generico noi egli precisa, infatti, che la forma corretta del nome dell’imperatrice Eudossia è Εὐδοξία, come ha trovato scritto ἐν τῇ διαλέκτῳ τῶν Λατίνων, intendendo forse alludere al testimone latino da lui impiegato come modello per il Miraculum dove si fa, appunto, menzione dell’imperatrice230. Tale asserzione, unitamente ai casi di traduzione riassunti in appendice, sembra avvalorare il giudizio di Rocchi, che definì il Rossanese «vir alacri ingenio, grammatica, litteris latinis et graecis praesertim satis imbutus»231, presentandolo come fine conoscitore della lingua latina. Questa, del resto, non poteva essere di certo ignorata a Grottaferrata, enclave greca nel Lazio: basti pensare alle diverse circostanze che portarono Nilo e il suo allievo prediletto, Bartolomeo, a intervenire presso pontefici, imperatori ed esponenti dell’aristocrazia occidentale del tempo232. Che tale situazione di bilinguismo, unitamente alla conoscenza letteraria del latino, abbia avuto una certa incidenza sulla produzione letteraria criptense233, in versi e in prosa, risulta con chiarezza dalle traduzioni del Rossanese e, in parte, dall’innografia di s. Bartolomeo: ben due secoli prima, infatti, egli aveva composto due canoni in onore dei santi Sabino e Vitale234 attingendo il materiale agiografico dalle loro passiones, di tradizione esclusivamente latina (rispettivamente 229

Cfr. LBG, p. 1519 e TLG Online. Cfr. Passio BHG 284a (infra, p. 118 [19, ll. 21-22]). 231 Cfr. ROCCHI, De coenobio cit., p. 39; cfr. anche INTRIERI, Storia e vicende, p. 60. 232 S. Nilo incontra a Capua la vedova di Pandolfo I Capodiferro, Aloara (cfr. G. GIOVANELLI, Βίος καὶ πολιτεία τοῦ ὁσίου πατρὸς ἡμῶν Νείλου τοῦ Νέου, Grottaferrata 1972, pp. 117-120 [79-81]; ID., S. Nilo di Rossano, fondatore di Grottaferrata, Grottaferrata 1966, pp. 95-98. S. Nilo si reca a Roma per incontrare papa Gregorio V e l’imperatore Ottone III (cfr. ID., Βίος καὶ πολιτεία cit., pp. 126-128 [89-91]; S. Nilo di Rossano cit., pp. 106-109). Ottone III visita s. Nilo a Serperi (cfr. ID., Βίος καὶ πολιτεία cit., p. 128 [92]; S. Nilo di Rossano cit., pp. 109-110. Per l’intervento di s. Bartolomeo presso papa Benedetto IX e per la sua mediazione tra i signori di Gaeta e di Salerno cfr. E. PAROLI, La Vita di san Bartolomeo di Grottaferrata (BHG e Novum Auctarium BHG 233), Roma 2008, pp. 116-119 [9-10]. 233 Per un’analisi delle problematiche connesse alla relazione tra bilinguismo, biculturalismo e produzione agiografica cfr. V. MILAZZO – F. SCORZA BARCELLONA, Bilinguismo, biculturalismo e produzione agiografica, in Sanctorum 6 (2009), pp. 361-366. 234 Editi da G. GIOVANELLI, Gli inni sacri di s. Bartolomeo Juniore, cofondatore e IV egume230

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 63

27-Mar-21 12:02:35 PM

64

INTRODUZIONE

BHL 7451 e 8703), e adattandone la traduzione al rispetto delle leggi metriche dell’innografia. Il confronto fra la tradizione latina e quella criptense di Passio e Miraculum ha permesso di aggiungere un altro elemento significativo nella ricostruzione del modus operandi del Rossanese: nell’allestirne una nuova redazione, egli si sarebbe avvalso di due modelli, uno greco, rappresentato dal Vat. gr. 1608, ancora a Grottaferrata nel XIII secolo, e uno latino, il cui esemplare non sembra possibile identificare con nessuno dei manoscritti censiti da van Hooff. Si spiegherebbe così la frequente occorrenza, nella redazione del Vat. gr. 2302, di soluzioni derivanti da una vera e propria “contaminazione” tra particolari presenti nella versione greca ma assenti in quella latina e viceversa235. Che il Vat. gr. 1608 abbia costituito con ogni probabilità il modello del Rossanese sembra potersi desumere anche da tutta una serie di particolari presenti nella versione latina del Miraculum, ma taciuti, volutamente modificati o erroneamente interpretati in entrambe le redazioni greche. All’ultima delle tre possibilità rimanda, appunto, l’esempio nr. 5 della tabella 3.2: ripetendo l’errore già della redazione più antica, il Rossanese traspone salvata con il dativo σεσωσμένῳ anziché con il nominativo, come invece ci si aspetterebbe dal momento che il participio latino si riferisce non all’ablativo mente, ma a Placidia, per la cui guarigione Felice prega s. Cesario. Dalla redazione del Miraculum BHG 285 egli sembra mutuare anche la variatio apportata all’immagine che esprime la perfetta sintonia fra Valentiniano e papa Damaso — circonfusi e non legati, come nella redazione BHL 1517, dalla grazia divina (es. nr. 1) —, e l’omissione del particolare relativo alla bellezza del volto del martire, ricordato, invece, nella descrizione che del santo terracinese offre la versione latina (es. nr. 6). È dal Miraculum BHG 285 che il Rossanese sembrerebbe aver ereditato anche il particolare delle essenze profumate (μῦρα), che vanno ad aggiungersi ai luminaria236 e agli inni ricordati nel racconto in lingua latina della traslazione delle reliquie di Cesario e Giuliano (es. nr. 8), e — seppur con una piccola variatio formale — l’amplificazione del testo latino mediante il riferimento alle conseguenze del male che affligge Placidia (es. nr. 7). Come sembrano dimostrare gli esempi riportati nella tabella 3.1, osservazioni simili possono essere estese anche al testo della Passio, caratterizzata sia dall’occorrenza di dettagli comuni alle due redano di Grottaferrata, Grottaferrata 1955, pp. 92-96 (testo) e 331-335 (traduzione); pp. 169-173 (testo) e 427-430 (traduzione). 235 I numerosi casi di “contaminazione“ tra il modello greco e quello latino sono di volta in volta discussi nel commento che correda l’edizione e la traduzione dei due testi agiografici. 236 Tradotto nelle due redazioni greche con φωταψία (cfr. DU CANGE, II, s.v. φωταψίαι, col. 1722).

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 64

27-Mar-21 12:02:35 PM

INTRODUZIONE

65

zioni greche assenti nella versione latina, sia dalla variatio di alcuni particolari introdotti in maniera originale dalla tradizione greca del testo. Nella Passio BHL 1511 l’agiografo racconta che Luciano si dedica liberamente a ogni forma di dissolutezza fino al giorno del suo sacrificio, alle calende di gennaio; stando, invece, alle redazioni BHG 284 e 284a il godimento dei piaceri da parte del giovane si concentra specialmente in quel giorno (es. nr. 1). Comune alle due redazioni greche (e finalizzata, forse, a conferire maggiore drammaticità alla narrazione) è altresì la sostituzione del verbo duco con σύρω (propriamente «trascinare a forza», «strascinare»)237 nella descrizione della scena in cui Cesario è condotto al tempio di Apollo (es. nr. 10). Parimenti la perfidia che connota il martire nella versione latina della Passio lascia il posto, nelle redazioni BHG 284 e 284a, alla mancanza di pietas verso le divinità pagane, elevata al massimo grado dal Rossanese mediante la sostituzione del superlativo δυσσεβέστατος al semplice δυσσεβής del modello greco (es. nr. 13). Parimenti da quest’ultimo il Rossanese sembrerebbe mutuare la genericità con cui Cesario designa i supplizi inflitti da Lussurio ai martiri che lo hanno preceduto, discostandosi in tal modo dalla versione latina, che fa riferimento a una precisa tipologia di martirio (es. nr. 28). Come nel modello greco, inoltre, anche nella redazione BHG 284a i soldati (e non Leonzio) costringono Eusebio e Felice a offrire sacrifici alle divinità pagane (es. nr. 35) e i loro corpi, rinvenuti da Quarto non in una pineta (come nella nella Passio BHL 1511), ma in un’abetaia (es. nr. 40), giungono a riva per intervento della grazia divina, mentre nella versione latina è il mare a sospingerli sulla spiaggia (es. nr. 39). L’identificazione del Vat. gr. 1608 con il modello greco del Rossanese sembra trovare ulteriore conferma nella presenza dell’encomio fra i testi del dossier tràditi dal Vat. gr. 2302: noto unicamente dal primo dei due codici vaticani, esso, infatti, non può che essere stato desunto da quel testimone, alla cui redazione il Rossanese si mostra, peraltro, abbastanza fedele. L’unico elemento di novità introdotto da quest’ultimo nella stesura della nuova redazione dell’encomio riguarda la sua presentazione come testo autonomo rispetto al Miraculum, inglobato dal redattore del Vat. gr. 1608 all’interno del primo. A tal fine, perciò, il Rossanese avrebbe premesso alla serie di χαιρετισμοί la lunga interrogativa che introduce sulla scena Cesario, e al testo del Miraculum il titulus che ne indica sinteticamente il contenuto, ovvero la vicenda della prodigiosa guarigione di Placidia, narrata, a suo dire, seguendo pedissequamente la διήγησις τῶν Λατίνων. In tale dichiarazione di metodo sembrerebbe trovare conferma non solo la sua competenza nella traduzione del latino, ma anche l’ipotesi dell’impiego 237

Cfr. LSJ, p. 1733, 2.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 65

27-Mar-21 12:02:35 PM

66

INTRODUZIONE

di una fonte latina, accanto al modello greco, nella stesura di una nuova redazione di Passio e Miraculum. Tale modus operandi, improntato da una parte alla rielaborazione e amplificazione dei testi di Passio, Miraculum e Laudatio noti al Rossanese da un modello latino e da una fonte greca (da identificarsi con ogni probabilità con il Vat. gr. 1608), dall’altra all’ampliamento del dossier mediante composizioni originali (l’epitome e parte dell’innologia celebrativa dei due martiri terracinesi), sembra presupporre l’impiego di una minuta, per noi perduta, della quale il Vat. gr. 2302 sarebbe una copia in pulito: questo spiegherebbe perché, pur essendo un autografo, il manoscritto riporti solo minime correzioni e integrazioni, apposte dall’autore verosimilmente in una fase di revisione o rilettura del mundum. Proprio alla fase di copia dalla presunta minuta sembrerebbe, inoltre, risalire l’omissione di ἔθαψαν in Passio BHG 284a (infra, p. 112 [13, ll. 7-8]) ascrivibile a un saut du même au même dovuto a omoteleuto con il precedente συνέστειλαν. Lo stesso metodo sarà verosimilmente adottato, circa un decennio più tardi, nell’allestimento del Crypt. Β.β.III, anch’esso “monografico” e autografo, come si desume dal colofone metrico del f. 195r238. Come il Vat. gr. 2302, infatti, anche il codice criptense presenta per i canoni e per l’encomio, che il Rossanese compose al fine di ampliare il dossier del santo criptense, solo minimi interventi d’autore. Tra questi particolarmente interessante ai fini della ricostruzione del modus operandi del Rossanese risulta l’annotazione apposta nel margine del f. 97v (τοῦτο ὅλον οὐκ ἔστιν ἐμὸν γράμμα), riferita alle ultime sette linee di scrittura dell’encomio, vergate da un’altra mano: oltre a costituire una prova evidente dell’autografia dell’opera, essa sembra testimoniare, infatti, la revisione dei testi da parte dell’autore una volta copiati dalla presunta bozza di lavoro nel mundum. III.5. Il ms. Vat. gr. 2302, un codice “monografico” in onore dei santi Cesario e Giuliano239 Il ms. Vat. gr. 2302, pergamenaceo, mm 160-165x115-122, olim 9671 nel fondo Vaticano latino240 — come si desume dall’antica segnatura apposta 238

Cfr. supra, p. 40 nt. 91. Riporto qui sinteticamente quanto già esposto in forma più dettagliata in PRINZI, Un manoscritto agiografico cit. (cfr. in particolare, la scheda descrittiva del codice alle pp. 143157). 240 Dal qui il codice fu estratto e trasferito nel fondo greco verosimilmente alla fine del XIX secolo, al tempo di Giuseppe Cozza-Luzi (1837-1905), scriptor Graecus della Biblioteca Vaticana dal 1873 e vicebibliotecario di Santa Romana Chiesa dal 1882: nel suo Inventarium codicum Graecorum Bibliothecae Vaticanae a 1501 ad 2402 (manoscritto: Biblioteca Apostolica Vaticana, Sala Cons. Mss. 324 rosso), p. 231, il manoscritto risulta infatti contrassegnato 239

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 66

27-Mar-21 12:02:35 PM

INTRODUZIONE

67

in testa al f. 86v dal cardinale Angelo Mai (1782-1854) in qualità di primo custode della Biblioteca Vaticana dal 1819 al 1833 —, fu confezionato da Giovanni Rossanese in àmbito criptense verosimilmente tra il 1220/1221 e il 22 aprile 1222. L’elemento che consente di datare l’allestimento del manoscritto in tale torno d’anni è offerto dall’invocazione metrica del f. 8v241: qui il Rossanese prega Cesario e Giuliano di esaudire le richieste di Teodosio II, egumeno di Grottaferrata verosimilmente dal 1220/1221 fino alla morte — avvenuta appunto il 22 aprile 1222 —, ricordato per la prima volta nell’esercizio di tale funzione in una bolla di Onorio III del 10 maggio 1221242. Originariamente patrimonio del monastero di Grottaferrata243, il codice potrebbe essere giunto in Biblioteca Vaticana dall’eredità di Angelo dalla segnatura Vat. gr. 2302. Un sicuro terminus ante quem per il passaggio del codice dal fondo latino a quello greco è costituito dal 1889, anno della morte di Jean-Baptiste Pitra, lo stemma del quale si trova impresso in oro sul dorso della legatura (cfr. S. LILLA, I manoscritti Vaticani greci. Lineamenti di una storia del fondo, Città del Vaticano 2004 [Studi e testi, 415], p. 104). 241 Per l’edizione del testo, che qui riporto corredato della traduzione italiana, cfr. PRINZI, Un manoscritto agiografico cit., pp. 157-159: Μνήσθητι, Καισάριε, μάρτυς λευίτα, / Ἰουλιανῷ σὺν ἱερεῖ συνδρόμῳ / τῶν παναλιτρῶν οἰκετῶν σοῦ προσφύγων, / Κώνσταντος, Νικολάου καὶ Ἰωάννου / ὁμευνέτισι σὺν ὁμαίμοσιν, τόκοις / καὶ μὴ διὰ δύσπραξιν εἷργε σὴν χάριν / πρὸς δόξαν ἀλλὰ Δεσπότου καὶ σὸν κλέος, /ἀμαλδύνας ἄμπλακας, δοῖς θείαν χάριν / ὅλους ἐκκαθαίρουσαν δρῶσαν θ’ἁγίους, / οἴκους ἁγίους Πνεύματος παναγίου / ἐξάρτυσίν τε τῶν δεήσεων ὅλην, / Θευδοσίου δ’αὖ σοῦ καλλίστου ποιμένος / ἱράζυγός τε πάντας αἰτήσεις τέλει / — ἀμήν, ἀμὴν γένοιτο — καὶ πάντων ἅμα («Ricordati, o Cesario martire diacono, / insieme al sacerdote Giuliano tuo compagno nella corsa del martirio, / dei tuoi servi sommamente peccatori che presso di te cercano rifugio, / Costante, Nicola e Giovanni / insieme a coniugi, congiunti, figli, / e non escluderli dalla tua grazia per le loro malefatte, / a gloria del Signore e tua / rimessi i peccati, dona loro la grazia divina / che tutti purifica e rende santi, / sante dimore del santissimo Spirito, / e concedi il pieno soddisfacimento delle preghiere, e ancora di Teodosio, tuo ottimo pastore / e ieromonaco, esaudisci ogni richiesta, / — amen, amen, così sia! — e con le sue quelle di tutti»). 242 Il documento, con il quale il papa incarica il vescovo di Crotone e l’egumeno criptense Teodosio II di visitare «monasteria Graecorum ordinem sancti Basili profitentia, in terra Laboris, Apulia et Calabria constituta», è stato pubblicato da A. L. TÃUTU, Acta Honorii III (1216-1227) et Gregorii IX (1227-1241) e registris Vaticanis aliisque fontibus, III, Città del Vaticano 1950 (Pontificia Commissio ad redigendum codicem iuris canonici Orientalis. Fontes, ser. III, 3), p. 107, nr. 78. Dal momento che la bolla di Onorio III costituisce l’unica testimonianza datata relativa all’esercizio dell’egumenato da parte di Teodosio II e che il suo predecessore, Giovannicio, risulta essere ancora in vita nel 1217 (cfr. ROCCHI, De coenobio cit., pp. 37-38), sembra verosimile che egli sia stato eletto egumeno non prima del 1220/1221. 243 Come si desume dalla nota del f. 1r datata al 1694 e attribuita erroneamente a Romano Vassalli, egumeno del monastero di Grottaferrata dal 1654 alla morte, avvenuta nel 1656 («[…] Cum autem Cryptoferratense monasterium hoc / die celebret hos sanctos, non alii Graeci, pertine / bat olim hic liber ad eosdem»). Nel 1694, dunque, il codice non apparteneva più al monastero di Grottaferrata; esso non compare, pertanto, fra quelli di proprietà del monastero censiti da padre Placido Schiappacasse nel suo inventario redatto nel 1727 [edito da M. PETTA, L’inventario dei manoscritti criptensi di P. Placido Schiappacasse (1727), in BBG, n.s. 34 (1980), pp. 3-35].

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 67

27-Mar-21 12:02:35 PM

68

INTRODUZIONE

Mai (1782-1854), primo custode della Biblioteca Vaticana negli anni 18191833 e cardinale bibliotecario dal 1853, che nel suo testamento legò alla Biblioteca pontificia i manoscritti e gli stampati da lui posseduti244. Secondo un uso che si riscontra anche in altri casi nella produzione del Rossanese245, il Vat. gr. 2302 è interamente palinsesto, allestito a partire da quattro diverse unità codicologiche (A-D)246, e “monografico”, in quanto tramanda nella scriptio superior unicamente l’Ufficio liturgico e i testi agiografici in onore dei due martiri terracinesi. L’acolouthia in onore di Cesario e Giuliano occupa i primi tre fascicoli del manoscritto (ff. 1r-24r) e comprende due apolyticia (ff. 1v-2r), diversi stichera (ff. 2r-8v) — alcuni dei quali legati da acrostico e tutti prosomi, tranne due idiomeli, uno di modo IV plagale, l’altro privo di indicazione relativa al modo musicale247 —, un cathisma anonimo (f. 9r), il canone composto da s. Bartolomeo di Grottaferrata (ff. 9v-23v; cfr. l’antigrafo Crypt. Δ.α.ΙΙΙ, ff. 4v-8v)248, e due exapostilaria (ff. 23v-24r) 249. Seguono i testi del dossier in prosa, comprendente la Passio s. Caesari et Iuliani, acefala (ff. 25r-58r), la Sanatio Placidiae et translatio Romam (ff. 58r-69v), la Laudatio (ff. 69v-80r) e l’Epitome Passionis et Miraculi (ff. 80r-83v). La mise en page non è molto accurata; non di rado, infatti, la scrittura oltrepassa le linee di giustificazione invadendo i margini. Anche l’ornamentazione, di mano del copista stesso, è poco curata e molto semplice, limitata all’impiego di due colori principali: il rosso minio e l’inchiostro bruno del testo con l’aggiunta talora di un arancione rosato semievanido. Una linea a zig-zag, con elementi a V e a T a riempire le anse e coppie di foglie alle due estremità, marca, nel margine superiore del f. IV, l’inizio del codice; nel margine inferiore del f. 9r un tralcio 244 Cfr. S. G. MERCATI, Appunti sui codici di Grottaferrata, in BBG, n.s. 8 (1954), p. 119; B. PRINI, Nel primo Centenario di Angelo Mai. Memorie e documenti, Bergamo 1882, p. 169 [art. 10]. Alla sua morte nel 1854, infatti, la biblioteca privata del Mai pervenne alla Vaticana per sua disposizione testamentaria, dietro versamento di una somma da destinarsi in beneficenza (cfr. [M. CERESA], voce Mai, in F. D’AIUTO – P. VIAN, Guida ai fondi manoscritti e numismatici, a stampa della Biblioteca Vaticana, Città del Vaticano 2011 (Studi e testi, 467), II, pp. 828-830: 828). 245 Palinsesti sono anche i ff. 234r-260v del Lezionario profetico ms. Crypt. Α.δ.ΙV (cfr. TURYN, Dated Greek Manuscripts cit., I, p. 11; E. CRISCI, I palinsesti di Grottaferrata. Studio codicologico e paleografico, Napoli 1990, I, p. 18; per), il già più volte ricordato Crypt. Β.β.III (cfr. TURYN, Dated Greek Manuscripts cit., I, p. 6; E. CRISCI, I palinsesti di Grottaferrata cit., p. 24) e i ff. 191-192 del manoscritto Vat. gr. 1805 (cfr. supra, p. 41 nt. 99). 246 La distinzione di quattro diverse unità codicologiche soggiacenti risale a GARITTE, Documents cit., pp. 359-360. 247 Editi in AASS Novembris, I, pp. 102-104. 248 Edito ibid., pp. 98-102 e, successivamente, con traduzione italiana e note di commento, da GIOVANELLI, Gli inni sacri cit., pp. 49-56. 249 Cfr. GIOVANELLI, Gli inni sacri cit., p. 56.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 68

27-Mar-21 12:02:35 PM

INTRODUZIONE

69

ondulato fogliato, eseguito in campo aperto, chiude la sezione innografica contenente e ἀπολυτίκια στιχηρά, separandola dal testo del canone. Per quanto riguarda le iniziali, quelle maggiori sono di norma calligrafiche, eseguite a doppio tratto, parzialmente riempite di colore rosso e decorate con elementi fitomorfi alle estremità; quelle secondarie sono calligrafiche, semplici, a tratto pieno, realizzate nello stesso inchiostro bruno del testo. Poca cura si osserva altresì nell’aggiunta dei neumi, che si accalcano nello scarso spazio interlineare a disposizione; la notazione musicale, anch’essa di mano del Rossanese, è mediobizantina e interessa solo alcuni degli sticheri da lui composti. Il manoscritto reca numerose annotazioni, apposte alcune in greco250, altre in latino da personaggi più o meno noti fra il XVII e il XIX secolo251. Dal punto di vista archeologico-materiale, il codice risulta composto da dieci fascicoli, nove quaternioni — tutti completi tranne il quarto (ff. 2531), decurtato del foglio iniziale (fra gli attuali ff. 24-25) con relativa lacuna testuale —, e un quinione (fascicolo ε ʹ: ff. 32-39). È rispettata la legge di Gregory e ogni fascicolo inizia con il lato pelo. La segnatura, in lettere greche maiuscole o minuscole con valore numerico vergate in inchiostro di colore nero, è stata apposta negli angoli inferiore e superiore esterno sia del recto del primo foglio, sia del verso dell’ultimo foglio di ciascun fascicolo252. La pergamena, nonostante probabili differenze originarie fra i codici inferiores, appare complessivamente di cattiva qualità ed è in genere piuttosto spessa e di colore prevalentemente giallastro; questo rende il contrasto fra lato pelo e lato carne non sempre immediatamente percepibile. Si caratterizza per la diffusa presenza di bulbi piliferi, talvolta anche evidenti (cfr. ad es. ff. 25v e 34v), e di imperfezioni come fori (cfr. f. 34) ed occhi vetrosi (cfr. f. 35); in alcuni casi il copista è costretto ad aggirare con la scrittura le parti più deteriorate (cfr. ff. 24v, 73r, 75v). Guardie e controguardie in cartoncino bianco risalgono a un restauro recente. I fogli del manoscritto presentano tre numerazioni differenti. La più antica è una paginazione apposta presumibilmente nel XIX secolo nell’angolo superiore del recto e del verso di ciascun foglio con cifre arabe in 250 Cf. il f. 24v — dove, nella parte superiore, una mano databile al XIII secolo ha vergato i primi tre versi di un photagogicon inedito (cf. PRINZI, Un manoscritto agiografico cit., p. 155) — e i ff. 88v e 89rv: qui Angelo Mai ha trascritto alcuni frammenti dell’Historia Armeniorum di Agatangelo, corredati dall’indicazione delle pagine del manoscritto che li contengono e distribuiti su colonne numerate da 1 a 9 (cf. ibid., p. 156). 251 Per una puntuale ricognizione e trascrizione delle note in latino cf. ibid., pp. 155-157. 252 Fanno eccezione i fascicoli βʹ e ιʹ (rispettivamente ff. 25-31 e 74-83), dove la segnatura è collocata nell’angolo inferiore interno ed esterno del recto del primo foglio (cfr. ff. 9r e 74r), e il penultimo (fasc. θʹ: ff. 66-73), segnato solo nell’angolo superiore esterno del recto del primo foglio (cfr. f. 66r) e in quello inferiore interno del verso dell’ultimo foglio (cfr. f. 73v).

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 69

27-Mar-21 12:02:35 PM

70

INTRODUZIONE

inchiostro bruno; la seconda, otto-novecentesca a matita, ripete occasionalmente nella stessa posizione quella più antica, trasformandosi nei fogli cartacei aggiunti alla fine (ff. 84-89) in una foliazione apposta solo su uno dei due lati del foglio. La numerazione più recente (XX sec.), visibile a partire dal f. 2, è stata realizzata in inchiostro nero mediante numeratore meccanico a timbro nell’angolo inferiore esterno del recto di ciascun foglio253. Volutamente poco marcata per non disturbare la lettura delle scriptiones inferiores, laddove risulta scarsamente o affatto visibile, essa è stata occasionalmente ripetuta a matita (cfr. ff. 32, 34, 35, 57, 66, 74, 76, 77, 78, 80), spesso sfruttando i lembi pergamenacei di restauro aggiunti a integrare parti o angoli mancanti del foglio. Le unità codicologiche inferiores tramandano testi fra loro differenti, vergati in epoche e scritture diverse, per la gran parte oggi ancora leggibili. I fogli appartenenti al primo codice inferior254 tramandano testi di carattere canonistico, identificabili più precisamente con i Canoni apostolici contenuti nell’VIII libro delle Constitutiones apostolicae (CPG 1740) e con alcuni canoni conciliari (CPG 8501, 8504, 8513, 8515, 8553, 8554, 8607)255. La scrittura — una minuscola antica piuttosto arrotondata ad asse diritto, con aste ridotte e reintroduzione di lettere maiuscole, riferibile al X secolo — non risulta chiaramente localizzabile: essa sembra tuttavia d’area orientale piuttosto che italiota. In una maiuscola biblica che è stata ritenuta databile al VII-VIII secolo256 sono vergati, invece, i fogli appartenenti al secondo codice inferior257 contenente il commento di Esichio di Gerusalemme ai 253 Essa figura nel margine esterno solo ai ff. 14, 32, 56, 64-73, mentre ai ff. 21 e 37 è stata apposta rispettivamente nel margine inferiore, al centro del foglio, e nell’angolo superiore esterno per via dell’affiorare, nella parte inferiore del foglio, della scriptio inferior. 254 Si tratta dei ff. 1-8, 48-55, 57-64, 66-80, 82-83, dei quali sono stati riutilizzati capovolti i ff. 4, 5, 6, 48, 49, 50, 51, 52, 53, 54, 57, 59, 62, 64, 68, 69, 70, 71, 74, 75, 80). Presentano rigatura a secco presumibilmente del tipo 20A2 Leroy. 255 Per l’identificazione delle porzioni di testo contenute nell’unità codicologica inferior A e per la ricostruzione della loro sequenza cfr. PRINZI, Un manoscritto agiografico cit., pp. 145-148. 256 Cfr. GARITTE, Documents cit., p. 359; G. LAFONTAINE, La version grecque anciennedu livre arménien d’Agathange, Louvain-La-Neuve 1973 (Publications de l’Institut Orientaliste de Louvain, 7), p. 81; P. CANART, Les palimpsestes en écriture majuscule des fonds grecs de la Bibliothèque Vaticane, in Libri palinsesti greci: conservazione, restaura digitale, studio. Atti del Convegno Internazionale (Villa Mondragone-Monte Porzio Catone-Università di Roma «Tor Vergata»-Biblioteca del Monumento Nazionale di Grottaferrata, 21-24 aprile 2004), a cura di S. LUCÀ, Roma 2008, pp. 71-84: 79. Per una retrodatazione alla prima metà del VI secolo cfr. invece P. ORSINI, Manoscritti in maiuscola biblica: materiali per un aggiornamento, Cassino 2005, p. 156. 257 Si tratta dei ff. 9-16, 25-32, 34, 37, 39, 56, 65, 81, dei quali sono stati reimpiegati capovolti I ff. 11, 12,13, 14, 25, 30 e 31; orientati trasversalmente sono, invece, I ff. 32, 34, 37, 39 e 81). La rigatura, a secco, sembrerebbe essere del tipo 40A1pq Leroy.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 70

27-Mar-21 12:02:35 PM

INTRODUZIONE

71

Salmi258: prodotto veromilmente in Siria259, il manoscritto doveva essere di grandi dimensioni (in origine mm 310  240 ca.), visto che da un singolo foglio si sono ricavati due fogli del codice superior. Lo stesso procedimento è stato seguito nel reimpiego dei fogli appartenenti alla terza unità codicologica inferior (almeno mm 340  240 ca.)260: il manoscritto conteneva il testo degli Atti degli apostoli261, vergato in una maiuscola ogivale inclinata databile al IX secolo262, ma non ascrivibile a una precisa area geografica. Non localizzabile con certezza sembra essere anche la maiuscola ogivale inclinata in cui è trascritto il testo del Liber Agathangeli263 tràdito dai fogli del quarto codice inferior264. Di modulo medio-piccolo e con un’inclinazione delle lettere media, anch’essa sembrerebbe riferibile al IX secolo piuttosto che al VII-VIII265. III.6. Criteri di edizione Dei testi costitutivi il dossier innologico e agiografico di Cesario e Giuliano si offre di seguito l’edizione critica, corredata dalla sola traduzione italiana con brevi note di commento nel caso di apolytikia, sticheri, cathisma e photagogica, da traduzione e commento nel caso di Passio, Miraculum e Laudatio. In calce al testo greco trova posto un duplice apparato, delle fonti scritturistiche e critico. 258 Il testo tràdito dalla seconda scriptio inferior è stato identificato da G. MERCATI, Note di letteratura biblica e cristiana antica, Roma 1901 (Studi e testi, 5), pp. 174-175. Per la ricostruzione della sequenza testuale cfr. PRINZI, Un manoscritto agiografico cit., pp. 149-150. 259 Per Crisci, invece l’area di produzione del manoscritto andrebbe identificata più in generale con l’area siro-palestinese, alla luce delle affinità con i materiali sinaitici (cfr. E. CRISCI, Scrivere greco fuori dall’Egitto. Ricerche sui manoscritti greco-orientali di origine egiziana dal IV secolo a.C. all’VIII d. C., Firenze 1996 [Papyrologica Florentina, 27], p. 30 nt. 88). 260 Si tratta dei ff. 33, 35-36, 38, 40-47, tutti orientati trasversalmente (tranne i ff. 41 e 46) e rigati a secco forse secondo il tipo 20A1 Leroy. 261 Il testo degli Acta Apostolorum tràdito ai ff. 33, 38 e 40-47 è stato identificato dal Cozza-Luzi (cfr. I. COZZA-LUZI, Sacrorum Bibliorum vetustissima fragmenta Graeca et Latina e codicibus Cryptoferratensibus eruta atque edita a Iosepho Cozza-Luzi […]. Pars tertia, Romae 1877, pp. CXXI-CXXXIV), mentre per i ff. 35-36 l’identificazione si deve acfr. C. R. GREGORY, Textkritik des Neuen Testamentes, I, Leipzig 1900, p. 100. Anche in tal caso, per la ricostruzione della sequenza testuale cfr. PRINZI, Un manoscritto agiografico cit., pp. 150-151. 262 Cfr. CANART, Les palimpsestes cit., p. 79. 263 La sequenza testuale e la trascrizione diplomatica dei singoli frammenti tramandati ai ff. 17-24 si deve a GARITTE, Documents cit., pp. 362-365. 264 Si tratta dei ff. 17-24, dei quali sono stati riutilizzati capovolti i ff. 17, 19, 22 e 24; il tipo di rigatura — realizzata anche in tal caso a secco — non è accertabile. 265 Cfr. GARITTE, Documents cit., p. 360.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 71

27-Mar-21 12:02:35 PM

72

INTRODUZIONE

Trattandosi di un codex unicus e, in particolare di un autografo266, ho preferito dar conto in apparato anche degli errori — in verità sporadici — derivanti dalla pronuncia bizantina267 e degli scambi meno frequenti tra accenti acuti, gravi e circonflessi268. L’accuratezza del Rossanese nell’ortografia si evince dall’uso appropriato del ν efelcistico269 e dei segni diacritici: rara è l’omissione di spiriti e accenti tonici270, registrata anch’essa in apparato; compare la coronide a segnalare la crasi271 e l’apostrofo non sembra essere mai omesso. Nell’accentazione delle enclitiche e delle parole toniche che le precedono sono state seguite, in accordo con il manoscritto, le regole tradizionali del greco classico272, da cui ci si è discostati nell’accentazione delle properispomene seguite da un’enclitica: rispettando anche in tal caso l’autografo, è stato omesso, infatti, l’accento d’enclisi non avvertito nella pronuncia del greco medievale273. Nel rispetto dell’usus scribendi dell’autore ho conservato, in Passio BHG 284a [2, l. 1], l’accentazione dell’indefinito τις 266

Per l’autografia del manoscritto cfr. supra, pp. 55-57 e 68. Eccezion fatta per Passio BHG 284a, 1, l. 5 dove l’erroneo scambio tra αι ed ε in καινοῦ / κενοῦ è corretto in margine dall’autore, le anortografie dovute alla pronuncia bizantina si riducono a quattro di itacismo — cfr. Passio BHG 284a: 15, l. 6 (διχθείς per δηχθείς); ibid., l. 10 (δίγμασι per δήγμασι e καταδίξας per καταδήξας); Miraculum: 3, ll. 3-4 (ὑψιλοτάτης per ὑψηλοτάτης) — tre di scempiamento di consonante doppia — cfr. Passio BHG 284a: 2, l. 3 (ἰανουαρίων per ἰαννουαρίων) e ibid., l. 15 (καλίστῳ per καλλίστῳ); Miraculum: 4, l. 7 (καλίστου per καλλίστου) — sei di scambio tra ω e ο — cathisma, colon 11 (διώρθωσιν per διόρθωσιν); Passio BHG 284a: 1, 4 (ἀπόλλοντο per ἄπώλλοντο); Miraculum: 3, l. 4 (περιοπῆς per περιωπῆς); Laudatio: l. 1 (παντάποροι per παντάπωροι); l. 47 (ῥῶδον per ῥόδον); l. 93 (ἡμάρτωμεν per ἡμάρτομεν). 268 Cfr. photagogarion, colon 8 (ῥώσις per ῥῶσις); Passio BHG 284a: 1, l. 8 (πολῦν per πολὺν); 3, l. 1 (μῦσος per μύσος); 8, l. 11 (ἐπιγνῶς per ἐπιγνὼς); 14, l. 9 (θεῖα per θεία); Laudatio: l. 47 (κρῖνον per κρίνον); l. 57 (στύλοι per στῦλοι). 269 Cfr. Miraculum: 2, l. 10 (εἴωθε καὶ) a fronte della redazione del Vat. gr. 1608 che impiega impropriamente il ν efelcistico. 270 Cfr. Passio BHG 284a: 1, l. 6; 6, l. 11 e 10, l. 32 (δια per διὰ); 2, l. 9 (μακαριος per μακάριος); 4, l. 1 (της per τῆς); 6, l. 26 (δουλοι per δοῦλοι); 6, l. 40 (ἀλλα per ἀλλὰ); 15, l. 13 (κατα per κατὰ); Laudatio: l. 50 (μαρτυς per μάρτυς); l. 65 (οἰκτιρμους per οἰκτιρμοὺς); l. 75 (προφητων per προφητῶν); l. 81 (ἡμας per ἡμᾶς); ll. 91, 94 e 95 (δια per διὰ). 271 Cfr. Miraculum 1, 2 (προὐκάθετο). 272 Cfr. Passio BHG 284a: 2, l. 7 (ἐπυνθάνετό τινας); 6, l. 47 (γλυκύτατόν μου); 8, ll. 5-6 (ἄρχοντά σου); 10, l. 9 (ἀκούσατέ μου); 12, l. 1 (εἷς ἐστιν); 12, l. 3 (ἐκδυσάμενός τε); 13, l. 4 (μετέδωκάν τε); 14, ll. 8-9 (ἀναγεννήσαντί με); 15, l. 1 (Ἐβλήθησάν τε); 16, l. 3 (Εὐσέβιός τις); 16, l. 14 (ἐβαπτίζοντό τε); 18, l. 12 (Κούαρτός τις); Miraculum: 4, l. 9 (ἐπερωτήσασά τε); 4, l. 14 (κατασφραγισάμενός μου). 273 Cfr. doxastikón, colon 15 (ἐκτελοῦντας σου); Passio BHG 284a: 6, l. 16 (εἶπον σοι); 6, l. 49 (ἐνδυναμοῦντος με; cfr. ἐνδυναμοῦντός με della redazione del Vat. gr. 1608); 8, l. 5 (βοηθοῦντος μοι; cfr. βοηθοῦντός μοι della redazione del Vat. gr. 1608). Le uniche due eccezioni si registrano per οἷά τις (9, l. 1) e τοῦτό με (14, l. 6). 267

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 72

27-Mar-21 12:02:35 PM

INTRODUZIONE

73

(τὶς νεανίας), finalizzata a conferire all’aggettivo particolare enfasi274, e la forma con cui alcuni termini ricorrono costantemente nel manoscritto: βδελλυρόν (cfr. Passio BHG 284a [3, l. 1]) — di cui il TLG Online attesta solo tre occorrenze, tutte nell’opera del poeta Giorgio di Gallipoli275 —, in luogo di βδελυρόν; la forma νοβεμβρίων in luogo di νοεμβρίων276; Φίληξ, in luogo di Φῆλιξ per il nome Felice. Ho, invece, normalizzato, dandone conto in apparato, la grafia di καλανδῶν, che occorre solo in due casi nella forma καλάνδων277. È stato ripristinato tacitamente, laddove necessario, lo iota subscriptum, presente nel manoscritto in maniera irregolare; nei casi in cui viene annotato, figura comunque sempre come ascritto. Ho preferito, invece, ometterlo quale secondo elemento del dittongo improprio ωι nel verbo σώζω, nel rispetto di una tendenza che si osserva già nei manoscritti più antichi del Nuovo Testamento278 e che, ricorrendo sistematicamente nei canoni del Rossanese per s. Bartolomeo, rientra nell’usus scribendi dell’autore. Irregolare risulta anche l’uso della dieresi, su iota e, più raramente su ypsilon, accolta solo nei casi in cui dette vocali non formino dittongo con la precedente.

274 Cfr. J. NORET, Quand donc rendrons-nous à quantitité d’indéfinis, prétendument enclitiques, l’accent qui leur revient? in Byzantion 57 (1987), pp. 193-194. Cfr., invece, il testo della Passio BHG 284 (AASS Novembris, I, p. 107A [I.3, l. 1: καὶ ἰδού τις]). 275 Cfr. GEORGIUS CALLIPOLITANUS, Carmina [M. GIGANTE, Poeti bizantini di terra d’Otranto nel secolo XIII, Napoli 1979 (Byzantina et Neo-Hellenica Neapolitana, 7), carm. VI, 59, p. 171; carm. XI, 4, p. 174; carm. XIII, 84, p. 178]. 276 La forma νοεμβρίων ricorre solo in Passio BHG 284a [18, l. 20]. Stando al TLG Online questa sarebbe la prima attestazione della forma νοβεμβρίων; secondo quanto già osservato a proposito di Βαλεντινιανός (cfr. supra, p. 46), anche in tal caso la presenza di beta pronunciata come fricativa labiovelare /v/ la rende più vicina al latino novembris. 277 Attestata soltanto nove volte (cfr. TLG Online), deriva verosimilmente al Rossanese dalla pronuncia del latino Kalendae. 278 Cfr. BDRP, § 4, 26; JANNARIS, An Historical Greek Grammar, § 996, 262.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 73

27-Mar-21 12:02:35 PM

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply.

Prinzi.indb 74

27-Mar-21 12:02:35 PM

TESTI, TRADUZIONI E COMMENTI

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 75

27-Mar-21 12:02:35 PM

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 76

27-Mar-21 12:02:35 PM

I. L’innografia in onore dei ss. Cesario e Giuliano. Ἀπολυτίκια, στιχηρά, un cathisma e due photagogica inediti

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 77

27-Mar-21 12:02:35 PM

78

L’INNOGRAFIA IN ONORE DEI SS. CESARIO E GIULIANO

|1v

Μηνὶ νοεμβρίῳ αʹ τοῦ ἁγίου καὶ ἐνδόξου μεγαλομάρτυρος Καισαρίου καὶ Ἰουλιανοῦ. Ἀπολυτίκια Ἦχος βʹ, πρὸς Ἡλιοῦ ἐμιμήσω

5

Τὸν γενναῖον ὁπλίτην τῆς εὐσεβείας καὶ φαιδρὸν ἑωσφόρον γῆς ἑσπερίας ἐν ὑμνῳδίαις ᾀσμάτων τιμήσωμεν νῦν καὶ συμφώνως αὐτῷ ἐκβοήσωμεν: «Μεγαλομάρτυς Καισάριε, Χριστὸν ὑπὲρ ἡμῶν δυσώπει τῶν δούλων σου». Ἀλλος, ἦχος γʹ, πρὸς Εὐφραινέσθω τὰ οὐράνια

5

10

Εὐφραινέσθω Ῥώμη σήμερον, ἀγαλλιάσθω κτίσις |2r ἅπασα ὁ γάρ Χριστοῦ στρατιώτης Καισάριος νῦν συγκαλεῖ ἀνθρώπους μετ’ ἀγγέλων μὲν ἀγγέλους σὺν ἀνθρώποις δὲ ἀγάλλεσθαι, τὸν Χριστὸν δοξάζοντας ὡς ζωοδότην, ὅτι κεχάρισται ἡμῖν αὐτὸν ἀντιλήπτορα μέγαν προστάτην εὔσπλαγχνον.

heirm. Ἡλιοῦ ἐμιμήσω HC 316

heirm. Εὐφραινέσθω τὰ οὐράνια HR 229

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 78

27-Mar-21 12:02:35 PM

L’INNOGRAFIA IN ONORE DEI SS. CESARIO E GIULIANO

79

Per il primo novembre, giorno del santo e glorioso megalomartire Cesario e di Giuliano. Apolytikia Modo II Orsù, il nobile soldato della pietà e luminosa stella d’occidente onoriamo con canti di lode ora e all’unisono a lui gridiamo: «O megalomartire Cesario, supplica Cristo per noi, tuoi servi!».

5

Altro apolytikion, modo III

5

10

Si rallegri oggi Roma, si rallegri tutto il creato: infatti il soldato di Cristo, Cesario, oggi chiama uomini insieme ad angeli e angeli con uomini a rallegrarsi, glorificando Cristo come Colui che dà la vita, poiché Lui stesso ci è stato donato quale grande soccorritore, patrono misericordioso.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 79

27-Mar-21 12:02:36 PM

80

L’INNOGRAFIA IN ONORE DEI SS. CESARIO E GIULIANO

Στιχηρά, ἦχος βʹ πρὸς Ὅτε ἐκ τοῦ ξύλου σε γυμνὸν ὁ Ἀριμαθείας

5

10

15

20

25

30

Ἴδε θλίψεις, πόνους πειρασμοὺς ῥύοις ὧν ἡμᾶς τοὺς σοὺς δούλους, φίλη δυὰς τῷ Θεῷ, ἔνδοξε Καισάριε σεπτὲ Ἰουλιανέ, τῶν πται |2v σμάτων τὴν ἄφεσιν καλῶν τε τὰς πράξεις πάντων ὧν φιλεῖ Θεὸς καὶ σὺ καλλίνικον φῶς νέμων σαῖς ἐνδόξοις πρεσβείαις τοῖς εἰλικρινῶς σε τιμῶσιν ἔλεος καὶ κλέος ἐπουράνιoν. Ἴδε ὅτι πάσας μου εἰς σέ, μάρτυς, ἀνεθέμην ἐλπίδας καὶ πάσαν μέριμναν ἔνδοξε Καισάριε, πάγκλυτε φίλε Χριστοῦ, καὶ νυκτὸς καὶ ἡμέρας σοι γνησίως δουλεύειν ὅση μοι καὶ δύναμις μὴ κατοκνήσαιμι σὺ γοὖν καὶ προστάτης μοι μέγας, σκέπη καὶ |3r ἀντίληψις θεῖα, γίνου μοι, καὶ κλέος ἐπουράνιον. Ὤφθης ἄλλος ἥλιος ἐν γῇ θάλπων καὶ φωτίζων ἐνθέως καὶ κατευφραίνων πιστούς· ἔνδοξε Καισάριε, τῶν ἀθλητῶν καλλονή, ἱερεῖ καὶ συμμάρτυρι σὺν Ἰουλιανῷ

heirm. TR 707 11 νέμων cod.: νέμε AASS Novembris, I, p. 103 Novembris, I, p. 103: Ἰουλιάνῳ cod.

34 Ἰουλιανῷ AASS

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 80

27-Mar-21 12:02:36 PM

L’INNOGRAFIA IN ONORE DEI SS. CESARIO E GIULIANO

81

Sticheri, modo II

5

10

15

20

25

30

Ecco afflizioni, fatiche, affanni: da esse libera noi tuoi servi, o coppia cara a Dio, o glorioso Cesario, o venerabile Giuliano, dispensando la remissione dei peccati e l’attuazione di tutte le cose buone che Dio ama e luce trionfante1 con le tue gloriose intercessioni, a coloro che ti onorano sinceramente misericordia e gloria celeste. Ecco, poiché ho riposto in te, o martire, tutte le mie speranze e ogni mia preoccupazione, o glorioso Cesario, o illustrissimo amico di Cristo, sii tu per me forza tanto grande, che non mi astenga dal servirti sinceramente notte e giorno, e grande patrono, difesa e santo aiuto e gloria celeste. Sei apparso come un altro sole sulla terra, riscaldando, illuminando per divina ispirazione e rallegrando i fedeli; o glorioso Cesario, bellezza dei martiri, insieme al sacerdote e (tuo) compagno nel martirio Giuliano

1 Metafora di ascendenza paolina (cfr. Eb 10, 32); si tratta della vittoria conseguita dai martiri al termine della loro ἄθλησις. Per il valore dell’aggettivo καλλίνικος riferito, appunto, ai martiri cfr. LAMPE, p. 697.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 81

27-Mar-21 12:02:36 PM

82

L’INNOGRAFIA IN ONORE DEI SS. CESARIO E GIULIANO

35

φώτισον οὖν — δέομαι — πάντας κἀμὲ σῷ φωτὶ λύων πειρασμῶν καὶ κινδύνων, θλίψεων ἀνάγκης τε πάσης τοὺς προσκαλουμένους σε, προστάτα θερμέ.

40

Ἄνθος παραδείσου ἐκφυὲν |3v τοῦ θεοφυτεύτου ἐγνώσθης, δυὰς θεόκλητε, δένδρον δὲ σωτήριον τρέφον καὶ σκέπον πιστούς, τῶν θαυμάτων ὡς πέλαγος· ἐκβίων ἐνθέων, ἄθλων, καρτερίας τε καὶ γηνναιότητος δόξα, ἀθλητῶν κῦδος, κλέος, στέφος, βασιλείας πορφύρα, μνήσκου καὶ ἡμῶν ἐν θείᾳ δόξῃ σου.

45

50

55

60

65

Νάμα πατροπρόβλητον πιών, ποταμὸς ἐγένου θαυμάτων, σεμνὲ Καισάριε, ὅθεν σοι περίκλυτον ἄνακτρον ἄναξ καλὸς θυγατρὸς χάριν δέδωκε, δαιμόνων ῥυθείσης, ἆθλον ὡς ἐπίσημον, Ῥώμης ἀρχίμανδρον δρὰς |4r ὅλης σὺν Δαμάσῳ τῷ πάπᾳ, θεῖοι θειωδῶς ἐκτελοῦντες δόξαν τε πρὸς σὴν καὶ σὲ δοξάσαντος.

38 ἀνάγκης AASS Novembris, I, p. 103: ἀναγκης cod. 56 σεμνὲ AASS Novembris, I, p. 103: σεμνε cod. 57 περίκλυτον cod.: περικλυτὸν AASS Novembris, I, p. 103 65 δοξάσαντος cod.: δοξάσαντες AASS Novembris, I, p. 103

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 82

27-Mar-21 12:02:36 PM

L’INNOGRAFIA IN ONORE DEI SS. CESARIO E GIULIANO

35

illumina — ti prego — tutti e me con la tua luce liberando da affanni e pericoli, afflizioni e da ogni sventura coloro che ti invocano, o fervente patrono.

40

Come un fiore generato dal giardino piantato da Dio sei stata conosciuta, o coppia scelta da Dio, e come albero salvifico che nutre e copre i fedeli2, come un mare di miracoli; o gloria di quanti, ispirati da Dio, sono stati privati della vita, delle lotte, della perseveranza e della nobiltà d’animo, dei martiri vanto, gloria, corona, porpora regale, ricordati anche di noi nella tua santa gloria.

45

50

55

60

65

83

Essendoti abbeverato alla sorgente che zampilla dal Padre, sei stato un fiume di miracoli, o venerando Cesario, perciò il buon sovrano a te donò uno splendido palazzo poiché la figlia era stata liberata dai demoni, come insigne premio, rendendoti capo del gregge di tutta Roma insieme a papa Damaso compiendolo i divi per volontà di Dio3, a gloria tua e di chi ti ha glorificato.

2 L’innografo riferisce un’immagine simile a s. Bartolomeo nel terzo canone (colon 86), assimilando il santo a un «albero tutto coperto d’ombra, tutto coperto di frutti» (cfr. PRINZI, I canoni di Giovanni Rossanese cit., pp. 244-245: δένδρον σε πάνσκιον, πάγκαρπον): l’accostamento tra i due passi è suggerito dal richiamo ai frutti (πάγκαρπον) mediante il verbo τρέφω e dall’allusione all’ombra (πάνσκιον) che assicura protezione da sole e calura attraverso il participio σκέπον. 3 Per l’aggettivo θεῖος (= divus), riferito all’imperatore romano divinizzato, cfr. LSJ, p. 788, II. La sua limitata occorrenza nei testi del dossier di Cesario e Giuliano va ascritta alla penna del Rossanese: oltre che al colon 64, infatti, l’aggettivo ricorre con tale significato in Miraculum 2, l. 16 (θειότατος), in riferimento a Valentiniano, quale amplificazione del testo del modello greco.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 83

27-Mar-21 12:02:36 PM

84

70

75

L’INNOGRAFIA IN ONORE DEI SS. CESARIO E GIULIANO

Νέος ὤφθης ὄντως εὐπρεπὴς οὐ τὴν ἔξω θέαν δὲ μόνον καὶ χαρακτῆρα λαμπρὸς ἔνδοξε Καισάριε, ἀλλὰ καὶ κάλλος ψυχῆς· ὁ ὡραῖος ἐν κάλλει δὲ παρ’ υἱοὺς ἀνθρώπων εἵλκυσε σε, σέσωκε νυμφίος, ἔρως ψυχῶν· ὅθεν ἀντερῶσι σου πάντες, θεῖοι ἱερεῖς βασιλεῖς τε, Δάμασος, Βαλεντινιανὸς βασιλεύς. Ὅτε θεῖος ἔρως σῆς ψυχῆς ἥψατο γενναίως ἀντέστης κατὰ Σατὰν τοῦ πικροῦ, πάγκλυτε Κασάριε, καὶ τὸν δὴ τρώσκεις δεινῶς τῇ ῥωμφαίᾳ τῶν ἄθλων σου, ταῖς σπάθαις τῶν πόνων, φαρετροβελέμνοις σῆς ὑπομονῆς καρτερᾶς, πτέρναις κἀμβαλὼν αὐτὸν ταῖς σαῖς, γέλων καθορώμενον πᾶσι καὶ ὡς ἀσθενῆ καταπαι |5r ζόμενον. |4v

80

85

90

95

100

Ὕμνοις καὶ ᾠδαῖς σε καὶ ψαλμοῖς κρότοις καὶ χοροῖς ἀνυμνοῦμεν πνευματικῶς πᾶς πιστός, πάντιμε Καισάριε, ὃν καὶ ἀρχάγγελος πᾶς, Μιχαὴλ ὁ ταξίαρχος, ἀρχαί τε καὶ θρόνοι φιλοῦντες συμπλέκονται καὶ συγχορεύουσί σοι

81 ἥψατο AASS Novembris, I, p. 103: ἤψατο cod. 84 τρώσκεις cod.: τιτρώσκεις AASS Novembris, I, p. 103 90 γέλων AASS Novembris, I, p. 103 corr.: γέλως cod.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 84

27-Mar-21 12:02:36 PM

L’INNOGRAFIA IN ONORE DEI SS. CESARIO E GIULIANO

70

75

80

85

90

95

100

85

Come un giovane davvero bello sei apparso non solo nell’aspetto e splendido nell’indole, o glorioso Cesario, ma anche per la bellezza d’animo; colui che supera in bellezza i figli degli uomini ti ha attratto, ti ha preservato quale sposo, oggetto di amore delle anime; perciò ti amano a loro volta tutti, santi sacerdoti e imperatori, Damaso, l’imperatore Valentiniano. Quando l’amore per Dio accese la tua anima, nobilmente ti ergesti contro il crudele Satana, o gloriosissimo Cesario, e lo ferisci gravemente con la spada delle tue lotte, con le spade delle fatiche, con la faretra piena di dardi della tua ostinata resistenza, avendolo anche scacciato a calci, da tutti considerato oggetto di scherno e deriso per la tua debolezza. Con inni, odi, salmi, applausi e cori celebriamo, ogni fedele spiritualmente, o onoratissimo Cesario, te che anche ogni arcangelo, Michele, il comandante delle schiere angeliche, le schiere angeliche e i troni, amandoti tengono abbracciato e insieme a te danzano,

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 85

27-Mar-21 12:02:36 PM

86

L’INNOGRAFIA IN ONORE DEI SS. CESARIO E GIULIANO

ἔτι καὶ Χριστὸς σῷ τραχήλῳ περιφὺς ὑπέρτιμον στέφει στέμμασι σὴν κάραν τὴν πολύολβον. 105

110

115

120

Ῥώμη πλοῦτον κτᾶται μὲν πολὺν τοῖς τῶν κορυφαίων λειψάνοις Πέτρου καὶ Παύλου σεπτῶν Σεβαστιανοῦ, Ζωῆς καὶ Λαυρεντίου κλεινῶν καὶ σοῦ, θεῖε Καισάριε, Ἰουλιανοῦ τε λάμπει, καταστράπτεται ὥσπερ ἡλίοις πολλοῖς [οὐρανὸς, ἀναφαίνεται σεμνὸς ἄλλος πόλος ὅθεν καὶ συγχαίρουσιν ἀγγέλοις ἄνθρωποι], δόξῃ τὸν Θεὸν |6r εὐλογοῦντες καὶ ὑμᾶς, τὸ κλέος τοῦ κόσμου, τρόμῳ σε καὶ πόθῳ συγγεραίροντες |5v

Ἦχος πλάγιος βʹ

5

Τὸν φωστῆρα τῆς τοῦ Θεοῦ ἐκκλησίας Καισάριον νῦν τιμήσωμεν ὡς ἔγκριτον μάρτυρα· οὗτος γὰρ πορφύραν ἐξ αἵματος στολισάμενος λαμπρῶς, τῷ βασιλεῖ Χριστῷ παρίσταται, σὺν χοροῖς ἀγγέλων πρεσβεύων ἀεὶ δωρηθῆναι ἡμῖν τὸ μέγα ἔλεος.

120 cf. Passio BHG 284a (infra, p. 110 [12, l. 4]) 106 πολὺν ego: πολῦν cod.: πολύν AASS Novembris, I, p. 103 114 ἡλίοις cod.: ἥλιος AASS Novembris, I, p. 103 5 λαμπρῶς cod.: λαμπρὸς AASS Novembris, I, p. 104

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 86

27-Mar-21 12:02:36 PM

L’INNOGRAFIA IN ONORE DEI SS. CESARIO E GIULIANO

87

e inoltre Cristo, cingendoti il collo, con sommo onore4 incorona con serti il tuo beatissimo capo. Roma acquista una grande ricchezza con le reliquie dei Corifei, dei venerandi Pietro e Paolo, dei famosi Sebastiano5, Zoe6 e Lorenzo e tue, o san Cesario, e di Giuliano, risplende, rifulge come un cielo per molti soli, si mostra come un altro venerando cielo; perciò anche gli uomini danzano insieme agli angeli glorificando Dio e, tremebondi e zelanti, onorando insieme voi, la gloria del mondo, (e) te.

105

110

115

120

Modo plagale II Orsù, la stella della chiesa di Dio, Cesario, onoriamo ora come martire scelto; costui, infatti, vestito splendidamente della porpora resa tale dal sangue, si presenta a Cristo Re, intercedendo sempre con i cori degli angeli che ci sia donata grande misericodia.

5

4

Neutro avverbiale dell’aggettivo ὑπέρτιμος, per il cui significato cfr. LAMPE, p. 1442. Anche nella storia del culto di s. Sebastiano il Palatino sembra aver rivestito un ruolo di primaria importanza. Proprio lì, dove, secondo la passio leggendaria, egli sarebbe stato martirizzato, sorgeva, infatti, la più famosa tra le numerose basiliche e cappelle romane — ben nove — a lui dedicate nel Medioevo (cfr. G. D. GORDINI, voce Sebastiano, santo, martire di Roma, BS XI, Roma 1968, col. 785). 6 Ignota alle fonti agiografiche genuine, la martire rientra nel gruppo di personaggi fittizi, che nella passio s. Sebastiani (dalla quale soltanto ci è nota), ruotano intorno alla figura del santo romano. Moglie di Nicostrato, sarebbe stata martirizzata in seguito al rifiuto di offrire dell’incenso a Marte; dopo sei giorni di prigionia sarebbe stata sospesa per i capelli a un albero e fatta morire soffocata nel fumo (cfr. O. AMORE, voce Zoe, santa, martire di Roma (?), BS, XII, Roma 1969, coll. 1484-1485). 5

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 87

27-Mar-21 12:02:36 PM

88

L’INNOGRAFIA IN ONORE DEI SS. CESARIO E GIULIANO

|6v

5

10

15

Δοξα, ἦχος πλάγιος βʹ, πρὸς Προτυπῶν τὴν ἀνάστασιν

Θαυμαστὸς ὁ Θεὸς ἡμῶν ἐν τοῖς ἁγίοις αὐτοῦ, θαύμασι καθεκάστην λαμπρύνουσι τὴν γῆν ἄθλων ταῖς λαμπρώτησι καὶ τῶν στιγμάτων φαεινοτάταις αὐγαῖς· ὢν ὡς ἀστὴρ μέσος διαλάμπων, ἀθλόφορε Κυρίου, φωταγωγεῖς τοὺς πιστοὺς καὶ τῶν παθῶν τὸ σκότος διώκεις τὸ βαθὺ τῶν πρεσβειῶν σου φωτί· ἀγγέλων στρατιαὶ τῷ τεμένει σου σαφῶς |7r παρεῖσιν, ἁγιάζουσαι τοὺς ἐν πόθῳ εὐσεβῶς σήμερον ἐκτελοῦντας σου τὴν μνήμην τὴν σεπτήν, μέγιστε Καισάριε.

1 Θαυμαστός – αὐτοῦ: Ps 68, 36 heirm. Προτυπῶν τὴν ἀνάστασιν MR VI 331 et 348 5 ὢν cod.: ὧν AASS Novembris, I, p. 104 15 ἐκτελοῦντας σου cod.: ἐκτελοῦντάς σου AASS Novembris, I, p. 104

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 88

27-Mar-21 12:02:36 PM

L’INNOGRAFIA IN ONORE DEI SS. CESARIO E GIULIANO

89

Gloria, modo plagale II

5

10

15

Mirabile è il nostro Dio nei suoi Santi che con miracoli quotidianamente illuminano la terra, con lo splendore delle lotte e con i lucentissimi raggi delle loro ferite7; essendo come un astro che risplende in mezzo (agli astri), o martire vittorioso del Signore, guida con la luce i fedeli e scaccia le dense tenebre del peccato con la luce delle tue intercessioni; di sicuro le schiere degli angeli si trovano presso il tuo santuario santificando coloro che con desiderio piamente oggi celebrano la tua veneranda memoria, o grandissimo Cesario.

7 Per il sostantivo στίγμα, riferito con questa accezione non solo a Cristo, ma anche ai martiri cfr. LAMPE, p. 1258, 2.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 89

27-Mar-21 12:02:36 PM

90

L’INNOGRAFIA IN ONORE DEI SS. CESARIO E GIULIANO

Στιχηρὰ πρὸς τὸ Οἶκος τοῦ Ἐφραθὰ. Ἦχος βʹ

5

Ἴαμα τοῖς πιστοῖς δέδοσαι θεῖον, μάρτυς Καισάριε τρισμάκαρ, πρὸς Χριστοῦ βασιλέως νόσων πασῶν καὶ θλίψεων.

10

Ὡς δρόσος Ἀερμὼν δροσίζεις πῦρ πνευμάτων ἀνθρώπων παρρησίᾳ κακῶς ἐνεργουμένων διώκων θείᾳ χάριτι.

15

Ἅπαντες οἱ πιστοὶ συν|7vδράμωμεν πρὸς δόξαν Χριστοῦ τῶν ἀθλοφόρων καὶ λαμπροτάτων φίλων οὕσπερ αὐτὸς ἐδόξασε.

20

Νάματα ζωηρὰ βρύεις τοῖς προσιοῦσιν θαυμάτων ἀεννάων σὺν Ἰουλιανῷ τε, θαυματουργὲ Καισάριε.

25

Νεῖμε μέν σοι Χριστὸς τὴν χάριν τῶν θαυμάτων ὡς μάρτυρι καί φίλῳ, λαμπρόν σε παντὶ κόσμῳ δείξας ὡς ἄλλον ἥλιον.

heirm. Οἶκος τοῦ Ἐφραθὰ PAS I 419 6 Ὡς δρόσος Ἀερμών: Ps 133, 3 heirm. Στιχ(η)ρ(ὰ) πρ(ὸς) τὸ οἶκ(ος) τοῦ Ἐφραθ(ὰ) ἦ(χος) βʹ cod.: om. AASS Novembris, I, p. 104 21 μέν σοι cod.: μὲν σοί AASS Novembris, I, p. 104

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 90

27-Mar-21 12:02:36 PM

L’INNOGRAFIA IN ONORE DEI SS. CESARIO E GIULIANO

91

Sticheri Modo II

5

Una santa cura hai dato ai fedeli, o martire Cesario tre volte beato, per mezzo di Cristo Re di tutte le malattie e afflizioni.

10

Come rugiada dell’Ermon irrori di rugiada con parresia il fuoco delle anime degli uomini che agiscono malvagiamente estinguendolo con la grazia di Dio.

15

Tutti quanti noi, fedeli, accorriamo a gloria dei martiri vittoriosi e dei fulgidissimi amici di Cristo che tu stesso hai glorificato.

20

Sorgenti che danno la vita fai scaturire per coloro che si avvicinano, di miracoli inesauribili insieme a Giuliano, o Cesario taumaturgo.

25

A te Cristo ha dato la grazia dei miracoli quale martire e amico, avendoti mostrato a tutto il mondo come un altro sole.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 91

27-Mar-21 12:02:36 PM

92

L’INNOGRAFIA IN ONORE DEI SS. CESARIO E GIULIANO

30

Ἤστραψέ σου τὸ φῶς ἐν Ῥώμῃ βασιλίδι ἰᾶσαν βασιλίδα, βασιλέα δαμάζον ἐσθλὸν πρὸς πόδας θείους σου.

35

Σφόδρα σου βασιλεὺς Βαλεντινιανὸς πόθοις φλε|8rχθεὶς ἀνάκτορά σοι πορίζει πρὸς σὴν δόξαν κοσμῶν θείως σὸν τέμενος.

40

Στέφει Χριστὸς λαμπρῶς σὴν λαμπροτάτην κάραν στέφεσιν ὑπερλάμπροις καὶ λάμπεις ἐξαστράπτων, μάρτυς λαμπρὲ Καισάριε.

5

10

15

Σήμερον γῆς πᾶν πέρας φρυκτωρεῖς, Καισάριε τρισμάκαρ, λάμψεσι θαυμάτων ἀπείρων σου· διὸ βροτῶν τὰ πλήθη συνελθόντα σε μακάριζει χαίροντα, σεβόμενα λειψάνων σορὸν ἱεράν, θεοτόκον δὲ μᾶλλον σεβόμενα θεοστέπτους καὶ κάρας σεβόμενα καὶ λαμ|8vβάνοντα ῥοῦν χαριτόβρυτον, δοξάζει σὺν σοι Θεὸν ἐκβοώντα· «Δόξα ἐν ὑψίστοις θεῷ καὶ ἐπὶ γῆς εἰρήνη ἐν ἀνθρώποις εὐδοκίας».

13-15 Δόξα – εὐδοκίας: Od 14, 1 et Lc 2, 14 26 Ἤστραψέ σου cod.: Ἤστραψε σοῦ AASS Novembris, I, p. 104 29 δαμάζον AASS Novembris, I, p. 104: δαμάζων ante corr. cod. 32 Βαλεντινιανὸς AASS Novembris, I, p. 104: βαλεντινιάνος cod. 33 ἀνάκτώρα cod.: ἀνακτόρα AASS Novembris, I, p. 104 8 ἱερὰν cod.: ἱερὸν AASS Novembris, I, p. 104 9 θεοτόκον – σεβόμενα add. in marg. cod. 11 χαριτόβρυτον ego: χαριτόμβρυτον cod. et AASS Novembris, I, p. 104

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 92

27-Mar-21 12:02:36 PM

L’INNOGRAFIA IN ONORE DEI SS. CESARIO E GIULIANO

30

La tua luce rifulse su Roma imperiale guarendo l’imperatrice, sottomettendo il buon imperatore ai tuoi santi piedi.

35

Intensamente il tuo imperatore, Valentiniano, arso di desiderio, ti fornisce un palazzo per la tua gloria ornando santamente il tuo santuario.

40

Cristo incorona splendidamente il tuo luminosissimo capo con corone oltremodo risplendenti e tu brillando risplendi, o luminoso martire Cesario.

5

10

15

93

Oggi ogni confine della terra fa segnali di fuoco, o Cesario tre volte beato, con la luce dei tuoi innumerevoli miracoli; perciò la moltitudine degli uomini riunendosi ti esalta come beato gioendo, venerando la sacra urna delle reliquie, venerando soprattutto la Madre di Dio, e venerando le teste incoronate da Dio e ricevendo il flusso zampillante di grazie, glorifica con te Dio gridando: «Gloria a Dio nelle Altezze e pace in terra agli uomini di buona volontà».

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 93

27-Mar-21 12:02:36 PM

94

L’INNOGRAFIA IN ONORE DEI SS. CESARIO E GIULIANO

|9r Κάθισμα ἦχος πλάγιος δʹ πρὸς Τὴν σοφίαν τοῦ Λόγου τῶν ἁγίων ἀγγέλων

5

10

15

Ἐξαπτέρυγα ζῶα τῶν Σεραφὶμ πολυόμματα στίφη τῶν Χερουβὶμ ἀρχαὶ κυριότητες, ἐξουσίαι δυνάμεις τε θρόνοι καὶ ἀρχαγγέλοι καὶ πυρίμορφοι ἄγγελοι, τριάδα τὴν ἄκτιστον τὴν τὰ πάντα ποιήσαν ἀσιγέτως ὑμνοῦντες, ἡμῖν ἐξαιτήσασθε ἰλασμὸν πταισμάτων καὶ βίου διόρθωσιν τοῖς ἐν πίστει κραυγάζουσι πρεσβεύσατε Θεῷ ὑπὲρ ἡμῶν τῶν ἐνθείαις αἰνέσεσιν εὐφημούντων ὑμᾶς ἑκάστοτε.

11 διόρθωσιν ego: διώρθωσιν cod.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 94

27-Mar-21 12:02:36 PM

L’INNOGRAFIA IN ONORE DEI SS. CESARIO E GIULIANO

95

Cathisma, modo IV plagale

5

10

15

Schiere dei Serafini a sei ali dalle fattezze animali, torme dei Cherubini dai molti occhi, Principati, Virtù, Potestà e Dominazioni, Troni e arcangeli e angeli8 dall’aspetto di fuoco9, inneggiando incessantemente la Trinità increata che ha creato ogni cosa10, chiedete per noi che gridiamo con fede il perdono dei peccati e una retta condotta di vita, intercedete presso Dio per noi che con canti divini vi celebriamo in ogni occasione.

8 Sebbene in ordine diverso, le gerarchie angeliche sono ricordate in termini simili in PS.-ATHAN., Quaestiones ad Antiochum ducem, 8 [PG XXVIII, Lutetiae Parisiorum 1857, col. 604A]: ἅγγελοι, ἀρχάγγελοι, ἀρχαί, ἐξουσίαι, δυνάμεις, κυριότητες, τὰ ἐξαπτέρυγα σεραφίμ, τὰ πολυόμματα χερουβίμ, καὶ οἱ θρόνοι. 9 Per l’aggettivo πυρίμορφος, riferito propriamente alla lingua degli angeli, cfr. LAMPE, p. 1212. 10 Il concetto della Trinità increata e principio di creazione si trova espresso in termini simili nel racconto di uno dei miracoli compiuti da santa Tecla (cfr. G. DRAGON, Vie et miracle de sainte Thècle, Bruxelles 1978 [Subsidia Hagiographica, 62], p. 328: τὴν ἄκτιστον καὶ ὁμοούσιον Τριάδα τὴν πάντα ταῦτα δημιουργήσασαν).

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 95

27-Mar-21 12:02:36 PM

96

L’INNOGRAFIA IN ONORE DEI SS. CESARIO E GIULIANO

|23v

5

10

Φωταγωγάριον πρὸς Τοῖς μαθηταῖς συνέλθωμεν

Ἡ Ἀφρικὴ τὰ σπάργανα, Τερρακίνα τοὺς ἄθλους ἡ Ῥώμη |24r δὲ τὰ λείψανα κεκτημένη κομπάζει, πᾶσα δὲ πόλις καὶ χώρα τὰς πηγὰς τῶν θαυμάτων ἀντλοῦσα ἐναβρύνεται καὶ ἡμῖν ἐξ ὁδόντος ῥῶσις ψυχῶν καὶ σωμάτων βρύει τοῖς ἐκβοῶσι· «Καισάριε πρεσβείαις σου σῶζε τοὺς σὲ ὑμνοῦντας». Φωταγωγάριον ἄλλο πρὸς τὸ Ὁ οὐρανὸν τοῖς ἄστροις

5

Ὁ μεγαλώνυμος μάρτυς Καισάριος ἀνυμνείσθω σὺν ᾧ καὶ σύναθλος πρεσβύτερος Ἰουλιανὸς ὁ θεῖος, ἵν’ ἔξοιμεν αὐτοὺς πρέσβεις πρὸς Κύριον ἀνυστάκτους.

heirm. Τοῖς μαθηταῖς συνέλθωμεν PaR 706

8 ῥώσεις ante corr. cod.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 96

27-Mar-21 12:02:36 PM

L’INNOGRAFIA IN ONORE DEI SS. CESARIO E GIULIANO

97

Photagogicon Si vantano l’Africa per le tue origini, Terracina per il martirio11 e Roma per le reliquie12, ed esulta ogni città e regione attingendo alla sorgente dei miracoli, e dal dente13 scaturisce la forza dell’anima e del corpo per noi che gridiamo: «Cesario, con la tua intercessione salva quanti ti celebrano con inni».

5

10

Altro photagogicon Sia celebrato con canti il glorioso martire Cesario e con lui come suo compagno di martirio14 il santo presbitero Giuliano, affinché possiamo averli come intercessori instancabili presso il Signore.

5

11

Per l’impiego del sostantivo ἆθλος in relazione al martirio cristiano cfr. LAMPE, p. 46. In termini simili Roma è evocata dal Rossanese ai cola 278-280 del secondo canone per s. Bartolomeo, motivo di vanto per la città in virtù dell’importante opera di mediazione da lui svolta presso gli esponenti del patriziato romano (cfr. PRINZI, I canoni di Giovanni Rossanese cit., p. 226: Εἶδε σε καὶ Ῥώμη πρόμαχον / εὐθύνοντα τοὺς ἄρχοντας / καὶ καυχᾶται προτερήμασιν ἐνθέοις τοῖς σοῖς). In entrambi i casi, inoltre, Roma è menzionata insieme al luogo d’origine dei due santi, metaforicamente indicato attraverso il riferimento alle loro fasce neonatali (cfr. supra, p. 52 e nt. 183). 13 Sembrerebbe essere questa la prima testimonianza relativa alla presenza di tale reliquia a Grottaferrata, l’esposizione della quale potrebbe essere una delle ragioni sottese all’allestimento del Vat. gr. 2302 da parte del Rossanese (cfr. supra, pp. 35 e 39-40). 14 Per il valore del sostantivo σύναθλος, propriamente «compagno di lotte», cfr. LAMPE, p. 1296. 12

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 97

27-Mar-21 12:02:36 PM

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 98

27-Mar-21 12:02:36 PM

II. Passio acephala ss. Caesarii et Iuliani martyrum Terracinae (BHG 284a)

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 99

27-Mar-21 12:02:37 PM

100

PASSIO ACEPHALA SS. CAESARII ET IULIANI MARTYRUM TERRACINAE

[...] |25r ὃς ἐφ’ ἑκάστῳ ἐνιαυτῷ κατὰ τὴν ἡμέραν τῶν καλανδῶν ἰαννουαρίων τοῦτο τὸ ἀσεβὲς καὶ ἀθέμιτον διεπράττετο ἔργον, ὥσπερ ἐπὶ σωτηρίᾳ τῆς πολιτείας καὶ τῶν ἀρχόντων, ὑπονοθεύων τοὺς ἀφελεστέρους ἀνθρώπους, οἳ καὶ ἀπώλλοντο. Ἡδυπαθείαις γὰρ καὶ ἀδηφαγίαις καὶ κοσμήμασί τισι χρῆσθαι ἦν ἀπατῶν αὐτούς, δόξης κενοῦ ὀνόματος καὶ |25v ματαίου καὶ ψευδοῦς ἐπαίνου χάριν, διὰ τὴν πολιτείαν καὶ ὡμοτάτην παρρησίαν ἐπιτελεῖν παραπείθων αὐτοὺς καὶ πλανῶν. Οἵ, καὶ λαβόντες θησαυροὺς καὶ στολισμὸν καὶ κόσμον πολὺν χάριν ἵππων τε καὶ λοιπῶν, ἔτι δὲ καὶ ἅρματα καὶ ὅπλα πολεμικὰ δεξάμενοι καὶ κόσμους ἵππων, πρὸς τέλος ἐκρήμνιζον φεῦ ἑαυτούς. |26r Ταῦτα δὲ ὥσπερ εἰς μέγαν ἔπαινον εἶχον οἱ τὴν Τερρακίναν πόλιν οἰκοῦντες. 2 Καὶ ἰδοὺ τὶς νεανίας, ὡραῖος τῇ ὄψει πάνυ, διάγων ἐν τῇ αὐτῇ πόλει, τοὔνομα Λουκιανός. Ὅς, τοῖς τοῦ σώματος πάθεσι καὶ λαγνείαις ἀνετρέφετο πάντοτε, μάλιστα δὲ τῇ ἡμέρᾳ τῶν ἰαννουαρίων καλανδῶν, ἕως τῆς αὐτοῦ ἀναιρέσεως. |26v Καταλαβὼν τοίνυν κατ’ ἐκεῖνον τὸν καιρὸν Καισάριος διάκονος, ἀπὸ τῆς Ἄφρων χώρας ἐλθών, κατήντησεν ἐν αὐτῇ τῇ πόλει Τερρακίνᾳ, καὶ θεασάμενος τὸν αὐτὸν νεανίαν Λουκιανὸν διερχόμενον, ὡραιότατον καὶ κατακεκοσμημένον, ἐπυνθάνετό τινας τῆς αὐτῆς πολίτας, τίς ἄρα ὁ κατακεκοσμημένος |27r οὗτός ἐστι καὶ πρὸς τί ὁ κόσμος αὐτῷ· οἵ, καὶ ἀποκριθέντες εἶπον· «Πρὸς ἰδίαν ἀναίρεσιν οὕτω καθωραΐζεται»· οἷς ὁ μακάριος Καισάριος ἔφη· «Τὸν παντοκράτορα Θεὸν ὀρκίζω ὑμᾶς, ἵνα μοι κατάδηλον ποιήσητε, δι’ ἣν αἰτίαν ἡ γυμνασία αὕτη, καὶ ταῦτα οὕτω γίνεται». Πρὸς ὃν ἀπεκρίθησαν· «Οὗτος ἀνατρέφεται ὡς ἀρέσκει αὐτῷ καὶ ἐντρυφᾷ ὡς θέλει, |27v καὶ κατατέρπει ἑαυτὸν πᾶσι τοῖς τερπνοῖς τοῦ κόσμου πράγμασι καὶ χαρίεσσι, πρὸ ἓξ ἢ ὀκτὼ μηνῶν τῆς ἑαυτοῦ ἀναιρέσεως· μεθ’ ὅ, ἀνερχόμενος εἰς τὸ πρὸς θάλασσαν ἐπινεῦον ὄρος, ἐπιβαίνων ὡραιοτάτως ἠγλαϊσμένος τῷ καλλίστῳ ἵππῳ, ἄνωθεν ἀφ’ ὕψους τοῦ ὄρους ἑαυτὸν σὺν τῷ ἵππῳ καταβάλλει, ὑπὲρ σωτηρίας τῆς πολιτείας καὶ τῶν ἀρχόντων |28r καὶ εὐημερίας τῶν πολιτῶν, καὶ τοῦ ὄνομα ἔχειν δεδοξασμένον, αὐτὸς ἑαυτὸν κρημνικῷ θανάτῳ παραδιδούς. Οὗ, τὸ σῶμα μετὰ μεγάλης τιμῆς συνάγεται, καὶ πρὸς τὸν ναὸν ἀπάγεται τοῦ Ἀπόλλωνος· οὗ πυρὶ παραδοθέντος, ἡ τέφρα καὶ σποδὸς ἐν τῷ ναῷ διατηρεῖται πρὸς σωτηρίαν τῶν πολιτῶν καὶ τῆς πόλεως». 3 Τὸ βδελλυρὸν ὁ μακάριος Καισάριος τοῦτο καὶ μύσος ἀκούσας ἀπεκρίνατο· |28v «Ὢ πόσον ὑμεῖς ἐστε δυστυχεῖς, οἵτινες παραδίδοτε ψυχὰς ἀθῴων τῷ διαβόλῳ εἰς ἀπώλειαν, οἵτινες, οὔτε ἐν τῷ νῦν αἰῶνι, οὔτε ἐν τῷ μέλλοντι ζωὴν αἰώνιον κληρονομῆσαι δυνήσεσθε». Ἦν γὰρ πρὸ τούτων ὁ μακάριος Καισάριος 1

5

10

5

10

15

20

3, 3 οὕτε – μέλλοντι: cf. Mt 12, 32 Lc 18, 18

3, 3-4 ζωὴν – δυνήσεσθε: cf. Mt 19, 29; Mc 10, 17 et

1, 3 οἳ ego: οἵ cod. 1, 4 ἀπώλλοντο ego: ἀπόλλοντο cod. 1, 5 καινοῦ ante corr. cod. 1, 6 διὰ ego: δια cod. 1, 8 πολὺν ego: πολῦν cod. 2, 2 ἀνετρέφετο ego: ἀναστρέφετο cod. 2, 3 ἰαννουαρίων ego: ἰανουαρίων cod. 2, 9 μακάριος ego: μακαριος cod. 2, 12 ἀρέσκει ego: ἄρέσκει cod. 2, 15 καλλίστῳ ego: καλίστῳ cod. 3, 1 τοῦτο ego: τοῦτὸ cod. | μύσος ego: μῦσος cod.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 100

27-Mar-21 12:02:37 PM

PASSIO ACEPHALA SS. CAESARII ET IULIANI MARTYRUM TERRACINAE

101

1 [...] il quale ogni anno, nel giorno delle calende di gennaio, compiva questo atto idolatrico ed empio prendendo a pretesto la salvezza dello Stato e dei principi, raggirando gli uomini semplici, che addirittura per questo morivano. Infatti li ingannava (inducendoli a) sperimentare piaceri e delizie e indossare certi ornamenti, persuadendoli e illudendoli di compiere per lo Stato persino la più atroce prodezza in vista di un fatuo e vano nome di gloria e di una falsa lode. E quelli, dopo aver preso delle ricchezze, e vesti e molti finimenti per cavalli e per il resto e dopo aver anche ricevuto armi di guerra e bardature per cavalli, alla fine — ahimè — si buttavano giù a precipizio; e gli abitanti della città di Terracina lo ritenevano gran titolo di onore (per il defunto). 2 Ed ecco un giovane, molto bello d’aspetto, che viveva appunto in quella città, di nome Luciano, che si nutriva per tutto il tempo delle passioni del corpo e di dissolutezze, soprattutto nel giorno delle calende di gennaio, fino al momento della sua uccisione. Arrivato, dunque, in quel momento il diacono Cesario dall’Africa, giunse proprio presso la città di Terracina; e vedendo passare quel giovane di nome Luciano, bellissimo e ornato, chiese ad alcuni cittadini chi fosse costui così agghindato e perché lo fosse. Ed essi risposero dicendo: «È in vista della sua uccisione che si adorna così». Il beato Cesario disse loro: «In nome di Dio onnipotente vi scongiuro di rendermi noto per quale ragione ha luogo tale pratica e si osservano siffatte consuetudini». Gli risposero: «Costui si nutre come gli piace, si delizia come vuole e si diletta di tutti i piaceri del mondo sei o otto mesi prima del suo suicidio; dopo di ciò, salendo sul monte prospiciente il mare, montando, adornato in maniera davvero bellissima, sul bellissimo cavallo, dalla sommità del monte, vi si butta giù con il cavallo per la salvezza dello Stato e dei principi, per la buona salute dei cittadini e per dare gloria al suo nome, dandosi egli stesso la morte buttandosi giù a precipizio. Il suo corpo con grande onore viene raccolto e portato al tempio di Apollo; dato alle fiamme, le ceneri sono conservate nel tempio per la salvezza dei cittadini e della città». 3 Il beato Cesario dopo aver udito di quest’uso disgustoso e riprovevole rispose: «O quanto siete infelici voi che consegnate anime di innocenti al diavolo destinandole alla perdizione, voi che né ora né in futuro potrete ereditare la vita eterna!». Prima di questi fatti il beato Cesario era rimasto

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 101

27-Mar-21 12:02:37 PM

102

5

10

5

10

5

10

5

PASSIO ACEPHALA SS. CAESARII ET IULIANI MARTYRUM TERRACINAE

κεκρυμμένος ἐν τῇδε τῇ πόλει, μέχρι τῆς τῶν καλανδῶν ἡμέρας τῶν ἰαννουαρίων, παρά τινι δούλῳ Θεοῦ χριστιανικωτάτῳ, μεθ’ οὗ, προσευ|29rχαῖς τε καὶ ἀγρυπνίαις ἐπιτεταμένως προσκαρτερῶν, Κύριον τὸν Θεὸν Ἰησοῦν Χριστὸν παρεκάλει νύκτωρ καὶ μεθ’ ἡμέραν, ὑπέρ τε παντὸς τοῦ κόσμου σωτηρίας καὶ τῆς ἐξ ἐπικρατείας τοῦ διαβόλου ἀπολυτρώσεως, καὶ τοῦ τὸν ἶσον αὐτὸν διαθλῆσαι τῶν μαρτύρων ἀγῶνα, τῇ ἄνωθεν ἀντιλήψει ἐπερειδόμενον. 4 Καταλαβούσης δέ, τῆς τῶν καλανδῶν ἰαννουαρίων ἡμέρας, ἐγένετο |29v συνέλευσις τῶν πολιτῶν, καὶ ἦλθεν ἅπαν τὸ πλῆθος εἰς τὸν ναὸν τοῦ Ἀπόλλωνος· καὶ προσήγαγον τὸν προλεχθέντα Λουκιανόν, νεανίαν ὡραιότατον τοῦ θῦσαι, καὶ προσήνεγκαν θυσίαν, ἣν προσέφερε Λουκιανὸς ὑπὲρ σωτηρίας τῶν πολιτῶν καὶ τῆς πόλεως. Ἐλθὼν δὲ ὁ μακάριος Καισάριος, ἤρξατο κράζειν λέγων· «Ἄνδρες σοφοί, ἵνα τί συναινεῖτε γίνεσθαι |30r τὸ ἐναγέστατον τοῦτο καὶ βδελλυρὸν ἀνόμημα; Οὐδαμῶς ἐστι δίκαιον, ὅπως ὑπὲρ ζωῆς ἄλλων ‒ ὅπερ οὐδὲ δυνατόν ἐστιν ὡς δοκεῖτε γενέσθαι ‒ θανάτῳ παραδιδόναι ἀνθρώπους. Ὢ πόσης ἀφροσύνης ἐστὶ τὸ παραδίδειν ψυχὰς ἀθῴων εἰς θάνατον». Mετὰ γοῦν τὴν ματαίαν ἐκείνην θυσίαν, ἐπιβὰς ὁ νεανίας τῷ ἵππῳ, ὥσπερ |30v μανίᾳ θυμοῦ κατάσχετος γεγονώς, ὡς μαινόμενος, ὁ ταλαίπωρος τὸν ἵππον διήλαυνε, καὶ ἀνελθὼν εἰς τὸ ὄρος, ἐκρήμνισεν ἑαυτόν. Καὶ οὕτω μάτην ὁ μάταιος τέθνηκεν. 5 Ὅπερ θεασάμενος ὁ πανευλαβέστατος Καισάριος διάκονος ἐβόα λέγων· «Οὐαὶ τῇ πολιτείᾳ καὶ τοῖς ἄρχουσιν, οἵτινες ταῖς ὡμότησι καὶ ἀπανθρωπίαις συμπλέκονται, καὶ ταῖς ἐκχύσεσι τῶν αἱμά|31rτων ἐπιτέρπονται σιτευόμενοι. Ἵνα τί οὕτως ἀπόλλυτε ψυχὰς ἀνθρώπων, τῇ τοῦ διαβόλου χλευαζόμενοι πλάνῃ καὶ κακομηχάνῳ ἐπιβουλῇ;». Θεασάμενος δὲ ταῦτα Φιρμῖνος ὁ τῶν εἰδώλων ἀρχιερεὺς καὶ κατανοήσας τὸν μακάριον Καισάριον, ἐκέλευσεν αὐτίκα κρατηθῆναι αὐτὸν ἀσφαλέστατα, κατάκλειστον ἐν τῇ δημοσίᾳ εἱρκτῇ. |31v Τὸ δὲ σῶμα τοῦ δυσθανοῦς Λουκιανοῦ συνεισήγαγον ἐν τῷ μιερῷ τοῦ Ἀπόλλωνος ὥσπερ εἴωθε γίνεσθαι, καὶ πυρᾷ τοῦτο καταναλώσαντες, θυσίαις οὕτω τὸν ναὸν κατεκόσμησαν ὡς ἐδόκουν· μᾶλλον δὲ τ’ ἀληθὲς φᾶναι, τοῖς μιάσμασι τὸ βέβηλον καὶ μιαρὸν κατεμόλυναν. 6 Μετὰ γοῦν ἡμέρας η’ ἦλθε Λουξούριος ὁ Τερρακίνης τότε κατάρχων ἅμα Φιρμίνῳ τῷ εἰδώλων |32r ἀρχιερεῖ, οὗ ἦν φρουρούμενος ὁ μακάριος Καισάριος, καὶ ἐξήνεγκαν αὐτὸν ἐκ τῆς φυλακῆς, καὶ ἤγαγον ἐμμέσῳ τῆς ἀγορᾶς πόλεως Τερρακίνης, καὶ ᾐτήσαντο τὸν ὕπατον τῆς Καμπανίας, ὃς ἦν ἐν ἐκείναις ταῖς ἡμέραις ὑπατεύων καὶ καθεζόμενος εἰς πόλιν καλουμένην Φουντάναν, ὀνόματι Λεόντιος, |32v τοῦ καταλαβεῖν αὐτῶν τὴν πόλιν χάριν τινῶνπερ δημοσίων ἀναγκῶν καὶ διὰ τὸν μάρτυρα Καισάριον. Οὗτινος, μετὰ τρίτην ἡμέραν λιμῷ τακέντα τὸν ἀθλητὴν ἐνώπιον παριστάνουσιν, ἀσιτίᾳ δαμάσαντες μετὰ καὶ τῶν ἄλλων τῆς φυλακῆς κακοπαθειῶν, καὶ τοῦτον παραδιδόασι Λεοντίῳ τῷ 3, 5 καλανδῶν ego: καλάνδων cod.

4, 1 τῆς ego: της cod. | καλανδῶν ego: καλάνδων cod.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 102

27-Mar-21 12:02:37 PM

PASSIO ACEPHALA SS. CAESARII ET IULIANI MARTYRUM TERRACINAE

103

nascosto in questa città, fino al giorno delle calende di gennaio, presso un servo di Dio profondamente cristiano insieme al quale, perseverando intensamente in preghiere e veglie, invocava il Signore Dio Gesù Cristo notte e giorno per la salvezza di tutto il mondo, per la liberazione dal dominio del diavolo, e di poter combattere lo stesso agone dei martiri, sostenuto dall’aiuto celeste. 4 Arrivato il giorno delle calende di gennaio, si radunarono i cittadini e tutta quanta la folla giunse presso il tempio di Apollo; e vi condussero il predetto Luciano, giovane bellissimo, affinché facesse un’offerta sacrificale e portarono una vittima che Luciano sacrificò per la salvezza dei cittadini e della città. Giunto il beato Cesario, iniziò a gridare dicendo: «Uomini sapienti, perché consentite che avvenga questo atto di ingiustizia davvero esecrabile e disgustoso? Non è affatto giusto che per la vita altrui — ciò che neppure è possibile che si avveri, come voi (erroneamente) credete — si mandino a morte degli uomini. Oh quanto è stolto consegnare alla morte anime di innocenti!». Dopo quel vano sacrificio, essendo il giovane montato a cavallo, come fosse invaso da follia, l’infelice spronò il cavallo e, salito sul monte, si precipitò giù e così, in maniera sconsiderata, lo sconsiderato morì. 5 Visto ciò, il molto pio diacono Cesario prese a gridare dicendo: «Guai allo Stato e ai principi che sono coinvolti in atti crudeli e inumani e che gioiscono degli spargimenti di sangue, nutrendosene! Per quale ragione mandate alla perdizione in questo modo le anime di tanti uomini, raggirandoli con il diabolico inganno e con una trama ordita con malvagità?». L’idolatrico pontifex Firmino, dopo aver assistito a questa scena e inteso le parole del beato Cesario, ordinò subito che fosse tenuto sotto stretta sorveglianza, rinchiuso nella prigione cittadina. Portarono invece, secondo la consuetudine, il corpo di Luciano, morto infelicemente, nell’abominevole tempio di Apollo e, avendolo bruciato con il fuoco, in stal modo ornarono — a loro parere — il tempio di sacrifici; piuttosto, a dire il vero, con le impurità contaminarono l’empio e abominevole luogo. 6 Dopo otto giorni Lussurio, allora primo cittadino di Terracina, giunse insieme all’idolatrico pontifex Firmino nel luogo in cui il beato Cesario era incarcerato, lo portarono fuori dalla prigione, lo condussero in mezzo al foro della città di Terracina e chiesero al consularis della Campania, di nome Leonzio, che in quei giorni si trovava per espletare le sue funzioni in una città chiamata Fondi dove pure risiedeva, di raggiungere la loro città per occuparsi di alcune questioni di ordine pubblico e del martire Cesario. Al suo cospetto condussero l’atleta, sfinito dopo il terzo giorno dalla fame, che avevano sopraffatto col digiuno e con gli altri maltrattamenti inflitti in carcere, e lo consegnarono al consularis Leonzio. Leonzio, ricorrendo alla

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 103

27-Mar-21 12:02:37 PM

104

10

15

20

25

30

35

40

PASSIO ACEPHALA SS. CAESARII ET IULIANI MARTYRUM TERRACINAE

ὑπάτῳ. Ὅστις Λεόντιος αὐτίκα διερωτᾶν ἀπήρξατο τὸν μακάριον Καισάριον |33r διὰ τοῦ κήρυκος λέγων οὕτως· «Τίς ἅρα κέκλησαι, λέγε μοι;». Ὁ δὲ τοῦ Χριστοῦ ἀθλητὴς Καισάριος· «Τὸ τοῦ Δεσπότου μου ὄνομα ἐπιφέρομαι καὶ χριστιανὸς ὀνομάζομαι· πρὸς δὲ καὶ διάκονος τῶν αὐτοῦ μυστηρίων εἰμί, κἂν ἁμαρτωλὸς καὶ ἀνάξιος, καὶ δοῦλος αὐτοῦ τοῦ ἀληθινοῦ καὶ μεγάλου Θεοῦ, τοῦ οὐρανίου Πατρὸς καὶ τοῦ μονογενοῦς Ὑιοῦ καὶ Λόγου αὐτοῦ, καὶ τοῦ παναγίου καὶ ὁμοουσίου καὶ ζωοποιοῦ Πνεύματος, |33v ὅς ἐστιν ὡς εἶπον σοι, εἷς μόνος καὶ ἀληθὴς καὶ μέγας Θεός, ὁ ποιήσας τὸν οὐρανὸν καὶ τὴν γῆν καὶ δημιουργήσας τὰ σύμπαντα, οὗ καὶ ἡμεῖς τῶν κτισμάτων ἦμεν τῶν φαινομένων |34r τὸ τιμιώτατον». Ὁ δὲ ὕπατος· «Ὡς ἕοικεν — ἀπεκρίνατο — ἀγνοεῖς τὰ παρὰ τῶν θειοτάτων καὶ ἀηττήτων βασιλέων ἐντεταλμένα θεσπίσματα πάσῃ τῇ ὑφηλίῳ». Ὁ δὲ μάρτυς· «Tίνα ταῦτά γ’ εἰσιν;» «Ἵνα πάντες — ὁ Λεόντιος ἔφησεν — ὑποκύψωσιν αὐχένας τοῦ τοῖς ἀθανάτοις καὶ μεγίστοις θύειν θεοῖς ἡμῶν». «Ἄκουσον, ὕπατε Λεόντιε — ὁ δοῦλος ἔφη Θεοῦ |34v Καισάριος — καὶ πείσθητι καὶ αὐτὸς ὅτι ἄφρονες ὄντες οἱ σοὶ βασιλεῖς, ἀφρόνως προσέταξαν, ἵνα οἱ ἔμψυχοι καὶ λογικοὶ καὶ τοῦ κόσμου δεσπόται ἄνθρωποι τοῖς ἀψύχοις καὶ ἀλόγοις καὶ ἀνοήτοις εἰδώλοις θύωσι, καὶ δοῦλοι δαιμόνων γίνωνται, καταλιπόντες τὸν ἀληθῆ Δεσπότην καὶ Κύριον». Ὁ δὲ Λεόντιος· «Οὐκ οἶδας ὡς διὰ σωτηρίαν τῶν πάντων προσέταξαν οὕτω γίνεσθαι;». Ὁ δὲ θεῖος Καισάριος· |35r «Αὕτη, ἣν σὺ σωτηρίαν λαλεῖς μὴ εἰδώς, θάνατος πάντων ὑμῶν τῶν ὑπηκόων αὐτῶν ἐστι καὶ ἀπώλεια, καὶ ὅπως ἄκουε· ὁ οὐρανὸς καὶ ἡ γῆ, κτίσμα τοῦ μεγάλου Θεοῦ τοῦ καὶ κινοῦντος καὶ περιέχοντος, καὶ ἀφ’ οὗ καὶ γεγόνασι πρὸς ζωὴν καὶ φῶς ἀνθρώπων ὁρισθέντα, πάντοτε διαμένουσι λάμποντα, τρέχοντα, ζωογονοῦντα πάντα τὰ πρόσγεια. Οἱ δὲ δαίμονες διὰ λόγων καὶ ἔργων κτείνουσι πάντας· |35v ἐπιβουλεύουσιν ἀδελφοὺς κατὰ ἀδελφῶν καὶ κατὰ πατέρων τέκνα καὶ θανάτοις φίλους φίλοι προδιδόασι καὶ φονεύουσιν, ἀθῴους ἀθέσμως παράνομοι. Kαὶ σφάζειν μὲν καὶ φονεύειν μυριοτρόπως ἐφεῦρον· ζωογονεῖν δὲ ἢ φωτίζειν τὸ παράπαν οὐ δύνανται, ὅτι φόνος καὶ θάνατος, σκότος τε καὶ ψεῦδος ὑπάρχουσιν· ὡς καὶ ὁ πατὴρ αὐτῶν ὁ Σατανὰς καὶ διάβολος ψεύστης |36r ἐστὶ καὶ κληρονόμος τοῦ σκότους καὶ τοῦ ἀσβέστου πυρός. Πῶς ἀπατᾶσθε τοῖς μύθοις ἐξαπατώμενοι μόνοις, ὁρῶντες οὐ θεούς, ἀλλὰ ξύλα, λίθους καὶ ξόανα;». Καὶ ταῦτα μὲν εἰς μάτην ἐδόκει λέγειν ὁ ἀθλητὴς οὔπω γὰρ ἐπέστη καιρὸς συνιέναι τὸν ὕπαρχον τὰ λεγόμενα· διὸ καὶ προσκυνεῖν μᾶλλον τοῖς εἰδώλοις ἐξεκαλεῖτο τὸν ἅγιον· «Ἄκουσόν μου καὶ θῦσον, Καισάριε |36v — λέγων —, προσελθὼν τοῖς μεγίστοις θεοῖς, ἐπεὶ πολλῶν πειραθήσῃ κολαστηρίων 6, 17 ὁ ποιήσας – τὴν γῆν: Ps 1, 133 31 ὁ οὐρανός – περιέχοντος: cf. At 17, 28 6, 40 ὁρῶντες – λίθους: cf. 4Re, 19, 18

6, 26-27 δοῦλοι – Κύριον: cf. 2Par 24, 18 6, 306, 34-35 ἐπιβουλεύουσιν – τέκνα: cf. Mt 10, 35-36

6, 11 διὰ ego: δια cod. 6, 13 μυστηρίων ego: μυστήρίων cod. 6, 26 δοῦλοι ego: δουλοι cod. 6, 40 ἀλλὰ ego: ἀλλα cod.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 104

27-Mar-21 12:02:37 PM

PASSIO ACEPHALA SS. CAESARII ET IULIANI MARTYRUM TERRACINAE

105

mediazione di un araldo, cominciò subito a interrogare il beato Cesario così dicendo: «Dimmi, come ti chiami?». E l’atleta di Cristo Cesario: «Porto il nome del mio Signore e mi chiamo cristiano; quale diacono, inoltre, amministro i Suoi sacramenti, sebbene peccatore e indegno, e sono servo di quel vero e grande Dio, del Padre celeste, del Suo Figlio unigenito e Verbo e dello Spirito santissimo, consustanziale e che dà la vita. Lui è, come ti ho detto, l’unico vero e grande Dio che ha fatto il cielo e la terra e ha creato tutte le cose e tra le prime noi eravamo la creatura più nobile». E il consularis: «Come sembra — rispose — ignori gli ordini impartiti a tutta la terra dai divinissimi e invincibili imperatori». E il martire: «Quali sono questi ordini?». «Che tutti — disse Leonzio — si pieghino a fare sacrifici ai nostri immortali e grandissimi dèi». «Ascolta, consularis Leonzio — disse il servo di Dio, Cesario — e convincitene anche tu: poiché i tuoi imperatori sono stolti, stoltamente hanno ordinato che gli uomini vivi dotati di ragione e signori del mondo facciano sacrifici a idoli inanimati, privi di ragione e stolti, e che siano servi di demoni, abbandonando il vero Sovrano loro e Signore». E Leonzio: «Non lo sai che è per la salvezza di tutti che hanno impartito tali ordini?». E san Cesario: «Quella che tu da ignorante dici salvezza è morte e rovina di tutti voi che obbedite loro, e comunque, ascolta: il cielo e la terra sono creature del grande Dio che li fa muovere e li contiene, e da quando sono stati creati, destinati ad assicurare vita e luce agli uomini, sempre continuano a splendere, a ruotare, a dar vita a tutte le creature terrestri. I demoni invece con parole e fatti uccidono tutti: fanno cospirare fratelli contro fratelli e figli contro padri, gli amici uccidono gli amici e gli empi ingiustamente gli innocenti. Hanno escogitato innumerevoli modi per ammazzare e uccidere; non possono invece assolutamente dare la vita o illuminare poiché sono uccisione e morte, tenebre e falsità, come anche il loro padre, Satana, è sia diavolo bugiardo sia erede delle tenebre e del fuoco inestinguibile. Come potete lasciarvi abbindolare, raggirati soltanto dalle parole, dal momento che vedete non divinità, ma legno, pietre e statue?». E fin qui pareva che l’atleta parlasse invano. Non era infatti ancora giunto il momento che il consularis comprendesse le parole dette; perciò incitava piuttosto il santo ad adorare gli idoli dicendo: «Ascoltami Cesario e, dopo esserti accostato ai grandissimi dèi, offri loro sacrifici, perché altri-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 105

27-Mar-21 12:02:37 PM

106

45

50

5

10

5

10

PASSIO ACEPHALA SS. CAESARII ET IULIANI MARTYRUM TERRACINAE

ἀφορήτων ἃ καὶ ὑπενεγκεῖν οὐ δυνήσῃ, καὶ ἐπιγνοὺς οὗ ἐπιθυμεῖς εἰσελθεῖν μετανοήσεις ἀνόνητα». Ὁ δὲ μάρτυς ἔφη· «Ποίει ὃ βούλει· οὐδόλως γάρ με αἱ κολάσεις σου μετακινῆσαι δυνήσονται ἀπὸ τῆς εἰς τὸν γλυκύτατόν μου Χριστὸν καὶ Δεσπότην ὁμολογίας καλῆς ἢ αἱ πικρότατοι τῶν βασάνων σου. Τοῦ Θεοῦ |37r γὰρ ἐνδυναμοῦντος με, καταπατήσω μου τὸν ἐχθρὸν καὶ ὑπὸ πόδας θήσω τὸν σὸν πατέρα, τὸν Σατανὰν καὶ διάβολον. Οὐαὶ δὲ ὑμῖν τοῖς ἀσεβέσιν, ὅτι αἰωνίαι καὶ ἀτελεύτητοι κολάσεις εἰς τὸ διηνεκὲς βασανιοῦσιν ὑμᾶς καὶ Γέεννα φοβερά». 7 Ὄχημα προστάττει Λεόντιος ἀχθῆναι λέγων· «Ἀπέλθωμεν εἰς τὸ σεπτὸν τοῦ Ἀπόλλωνος τέμενος», καὶ οὕτω τὸν ἔνδοξον Καισάριον γυμνωθέντα κελεύει δεδεμένον ἔμπροσθεν τοῦ ἅρματος σύρεσθαι· καὶ ἐν τῷ |37v πλησιάσαι τῷ μιερῷ τοῦ Ἀπόλλωνος ὁ μάρτυς δεδεμένος τὰς χεῖρας ἐμμέσῳ τῶν στρατιωτῶν προσηύχετο λέγων· «Θεὲ καὶ Δέσποτα, ὁ Πατὴρ τοῦ Κυρίου ἡμῶν Ἰησοῦ Χριστοῦ ὁ ὢν εὐλογητὸς εἰς τοὺς αἰῶνας, ᾧ μόνῳ πάντα σοι κατάδηλα, μὴ ἐγκαταλίποις με, ἀλλ’ ἔπιδε ἐπ’ ἐμοὶ τῷ ἁμαρτωλῷ, καὶ πᾶσι τοῖς ἐπὶ σοὶ πεποιθόσιν». Ταῦτα δὲ προσευξαμένου τοῦ μάρτυρος, ἄφνω συνέπεσεν ὁ τοῦ Ἀπόλλωνος ναὸς ἀπολλώνιος καὶ ἀνεῖλε Φιρμῖνον τὸν |38r ἀπολλωνιάδην ἀρχιερέα σὺν τάλανι πλείστῳ λαῷ. 8 Ταῦτα πυθόμενος ὅ ἐστιν ἀκούσας ὁ πρωτοπολίτης Λουξούριος δραμὼν ἐπεβόα λέγων· «Ὑπατικέ, ἄκουσον τοῦ δυσσεβεστάτου Καισαρίου μαγικαῖς ἐπιφωνοῦντος ἐπῳδαῖς καὶ ἡμᾶς κατασπῶντος». «Ἀλλὰ πρὸς σὲ σήμερον» πρὸς τὸν θεῖον Καισάριον πάλιν ἔλεγε, «πρὸς σὲ τὴν ὀργήν μου καὶ τὸν θυμὸν ἐξάψω». Ὁ δὲ μάρτυς· «Τοῦ Θεοῦ μου |38v βοηθοῦντος μοι, οὔτε σὲ οὔτε τὸν ἄρχοντά σου φοβηθῆναι ἔχω. Καθ’ ὅτι δὲ εἶπας κατ’ ἐμοῦ ἐξάπτεσθαι τὸν θυμόν σου σήμερον, γνῶθι· σήμερον ἦσθα μεγαλαυχῶν, αὔριον δὲ οὐκ ἔσῃ ὡς ἐκλιπὼν καὶ τοῦ αἰωνίου θανάτου κατάβρωμα γεγονώς, ἐβδελυγμένος νεκρός. Θνῄσκων γὰρ οὐκ ἔτι ἔσῃ, ὥσπερ οἱ ψευδεῖς καὶ νεκροί σου θεοί. Πλὴν οὐ τέλεον ἀπόλλῃ, διαμενεῖς γὰρ τοῦ κατακαίεσθαι πάντοτε μετὰ τοῦ διαβόλου καὶ τῶν δαιμόνων |39r αὐτοῦ ἐν τῷ ἀσβέστῳ πυρί. Καὶ τότε ἐπιγνὼς τοὺς θεούς σου τούτους, τοὺς δαίμονας συνεμπυριζομένους σοι, τίνων σοὶ καὶ τοῖς ἀφρονεστάτοις σου βασιλεῦσι γεγόνασι πρόξενοι, καὶ ὅπως ἐκλάμψουσιν οἱ παρ’ ὑμῶν νῦν καταδιωκόμενοι καὶ κατασφαζόμενοι χριστιανοὶ ὑπὲρ ἥλιον».

6, 48 ὁμολογίας καλῆς: 1Tm 6, 12 et 13 6, 48-49 τοῦ Θεοῦ – με: cf. 1Tm 1, 12 6, 4950 ὑπὸ πόδας – Σατανάν: cf. Rm 16, 20 6, 50 τὸν Σατανὰν καὶ διάβολον: cf. Ap 12, 9 et 20, 2 6, 51 αἰωνίαι – βασανιοῦσιν ὑμᾶς: cf. 4Mac 8, 9 7, 5-6 ὁ ὢν εὐλογητὸς εἰς τοὺς αἰῶνας: 2Cor 11, 31 8, 8 ἐβδελυγμένος νεκρός: Ps 37, 21; Is 14, 19 8, 10-11 κατακαίεσθαι – τῷ ἀσβέστῳ πυρί: cf. Mt 3, 12; Lc 3, 17 7, 4 τὼ χεῖρε add. in marg. cod.

8, 11 ἐπιγνὼς ego: ἐπιγνῶς cod.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 106

27-Mar-21 12:02:37 PM

PASSIO ACEPHALA SS. CAESARII ET IULIANI MARTYRUM TERRACINAE

107

menti sarai saggiato con molte prove intollerabili e che non saprai sopportare e accortoti di ciò che desideri, ti pentirai invano di esserti presentato al processo». E il martire disse: «Fa’ ciò che vuoi; infatti i tuoi tormenti o le più spietate tra le tue torture non mi potranno assolutamente allontanare dalla bella professione di fede nel mio dolcissimo Cristo e Signore. Ιnfatti, poiché Dio mi rende forte, calpesterò il mio nemico e porrò sotto i miei piedi tuo padre, Satana il diavolo. Ma guai a voi empi, poiché pene eterne e la terribile Geenna vi tormenteranno per sempre». 7 Leonzio dispose che fosse portato un carro e disse: «Αndiamo al sacro tempio di Apollo!», e così ordinò che il glorioso Cesario, denudato, legato davanti al carro, vi fosse condotto a forza; e, nell’avvicinarsi all’abominevole tempio di Apollo, il martire, con le mani legate, in mezzo ai soldati pregava dicendo: «O Dio e Signore, Padre del Signore nostro Gesù Cristo che sei benedetto nei secoli, il solo al quale tutto è noto, non abbandonarmi, ma volgi lo sguardo su di me, peccatore, e su tutti coloro che in te confidano». Mentre il martire pregava così, improvvisamente il tempio apollineo di Apollo crollò e uccise il pontifex Firmino, ministro del suo culto, insieme a grandissima parte del misero popolo. 8 Informato di questi fatti, ovvero avendo udito ciò che era accaduto, il primo cittadino Lussurio, accorso, gridava dicendo: «Consularis, senti il molto empio Cesario che pronuncia formule magiche e ci distrugge!». «Contro di te» diceva poi rivolgendosi a san Cesario «contro di te accenderò oggi la mia ira». E il martire: «Poiché il mio Dio accorre in mio aiuto, non ho da temere né te né il tuo principe. Quanto al fatto di aver detto che contro di me si accenderà oggi la tua ira, sappi questo: fino ad oggi ti sei vantato e pavoneggiato, ma domani non lo farai più poiché sarai morto e sarai divenuto preda della morte eterna, un cadavere ripugnante. Morendo infatti non ci sarai più, come i tuoi dèi falsi e senza vita. Ma la morte non ti annienterà completamente, continuerai infatti a bruciare sempre insieme al diavolo e ai suoi demoni nel fuoco inestinguibile. E allora ti accorgerai di queste tue divinità, i demoni che ardono insieme a te, che doni hanno fatto a te e ai tuoi stoltissimi imperatori, e come i cristiani, da voi ora perseguitati e messi a morte, risplenderanno più del sole».

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 107

27-Mar-21 12:02:37 PM

108

PASSIO ACEPHALA SS. CAESARII ET IULIANI MARTYRUM TERRACINAE

Ὁ δὲ Λουξούριος οἷά τις ἐμμανὴς γεγονώς, τὸν ὕπατον ἐξεκαλεῖτο πρὸς ἐκδίκησιν ὥσπερ τῶν ἑαυτῶν θεῶν καὶ τῶν βασιλέων, κραυγάζων· «Αἶρε τὸν λοίδορον τῶν θεῶν, ὕπατε, αἶρε, μηκέτι ζήτω |39v οὕτω δημοσίᾳ καταμωκώμενος τῶν θεῶν καὶ τῶν ἀηττήτων βασιλέων καὶ ἡμῶν ὡς καὶ τῶν τυχόντων ἀνδραρίων ἢ ἀνθρωπίσκων τινῶν· ἵνα τί τοῦτον ἐπὶ πλέον καταλίπῃς τοῦ ζῆν καὶ οὐκ ἀπόλλῃς ταχύ;». Ὁ δὲ ὕπατος· «Καὶ ποίᾳ; Καὶ τίς δοθήσεται ψῆφος κατ’ αὐτοῦ;». Ὁ δὲ Λουξούριος· «Πρῶτα μὲν συναχθήτω δῆμος ὁ σύμπας τῆσδε πολίχνης ἐνθάδε, πρὸς τὸ σεπτὸν τοῦ Φοίβου Ἀπόλλωνος τέμενος, |40r οὗ καὶ κατάφωρος ἡ μαγεία τούτου, δι’ ἧς κατέστραπται δόμος ἱερώτατος παγγενῆ, καὶ οὕτως καὶ σῇ κελεύσει μετὰ τῆς πάντων ἀναιρεθείη ψήφου καὶ ἀποφάσεως». 10 Τούτων οὕτω γεγονότων, στήσαντα τὸν ἅγιον οὗ ἦν ἐρριμμένον τὸ τοῦ ἀθλίου Φιρμίνου πτῶμα, οὕτω λαμπρᾷ τῇ φωνῇ Λουξούριος ἐξεβόησεν· «Ἀκούσατε πάντες, δῆμοι, λαοὶ καὶ φυλαί, καὶ ἐπίγνωτε περὶ Καισαρίου, ἀνδρός τινος |40v ἀπειθοῦς βασιλεῦσιν, οὐ μὴν ἀλλὰ καὶ αὐτοῖς τοῖς ἀθανάτοις θεοῖς ἀσεβέστατον καὶ ὑβριστήν· ἔτι δὲ δεῖ ἐπιγνῶναι ὑμᾶς οἷα δέδρακεν ἀπευκτά. Kαταβέβληκε τὸν τοῦ Ἀπόλλωνος ἡμῶν θεοῦ σεβαστὸν ναὸν σὺν τῷ ἀρχιερεῖ καὶ πλήθει πλείστῳ λαοῦ ἐπῳδαῖς καὶ μαγείαις δειναῖς». Ἐφ’ οἷς ὁ πάγκλυτος ἀπεκρίθη Καισάριος ἐν κραυγῇ μέν, ἀλλὰ μετ’ εὐλαβείας πρὸς τὸν λαόν· «Ὦ ἀδελφοί, ἀκούσατε, ἀκούσατέ |41r μου, τέκνα καὶ ἀδελφοί μου ἠγαπημένα, τῶν λόγων, καὶ κρίνατε ὑμεῖς, ἐάν ἐστι δίκαιον ἵνα ἀνθρώπους φοβηθῶμεν μᾶλλον ἢ τὸν Θεόν, ὅς ἐστι ποιητὴς οὐρανοῦ τε καὶ γῆς, ὃς καὶ ἔπλασεν ἡμᾶς καὶ διατρέφει πᾶσι τοῖς ἀγαθοῖς· οὗτοι δὲ πλανῶσιν ὑμᾶς, προσφέρειν θυσίας εἰδώλοις ἀψύχοις, νεκροῖς καὶ ἀναισθήτοις, καὶ δοκεῖν ἐπὶ καθάρσει ὑμῶν ἀθῴον αἷμα ἐκχέειν· οἵτινες οἱ δοκούμενοι ὑμῖν θεοὶ ὑμῶν, βοηθεῖν ἑαυτοῖς ἀποροῦντες, |41v πῶς δυνήσονται βοηθῆσαι ὑμῖν; Ἐπίγνωτε ὅτι πλάνη καὶ ἀπάτη ἐστὶ πάντα τὰ τῶν ψευδωνύμων θεῶν ὑμῶν, ἐκ δαιμόνων ἀκαθάρτων μισανθρώπων τε καὶ τῇ ὑμετέρᾳ ἐπιχαιρόντων ἀπωλείᾳ φαντασιωδῶς γινόμενα, πρὸς ἐξαπάτην ὑμῶν καὶ ἀπώλειαν. Διὸ παραινῶ ὑμῖν ὡς συνετοῖς καὶ φρονίμοις καὶ συμβουλεύω, ὅπως ἐπιγνῶτε τὸν ἀληθῆ καὶ μέγαν Θεὸν |42r τὸν Κύριον καὶ Δεσπότην μου Ἰησοῦν Χριστόν, τὸν δι’ εὐσπλαγχνίαν καὶ φιλανθρωπίαν ἀμέτρως τὸν συγκαταβάντα μέχρις ἡμῶν, καὶ δι’ ἑκουσίου θανάτου παντὸς ἐλευθεροῦντα θανάτου ἡμᾶς, καὶ διὰ σταυροῦ πᾶσαν τὴν ὀλέθριον συντρίβοντα δύναμιν τῶν δαιμόνων, καὶ πᾶσαν θεραπεύοντα μαλακίαν καὶ ἀσθένειαν, καὶ τοὺς πιστεύοντας αὐτῷ τοιαῦτα δύνασθαι ὑπισχνούμενον· ἐξ ὧν καὶ νεκροὺς πολλοὶ μνημάτων ἐξήγειραν, λεπροὺς καὶ τυφλοὺς |42v ἐθεράπευσαν, 9

5

10

5

10

15

20

25

10, 8-9 Ὦ ἀδελφοὶ ἀκούσατε – ἠγαπημένα: cf. Gc 2, 5 10, 23 πᾶσαν θεραπεύοντα μαλακίαν: Mt 4, 23; 9, 35; 10, 1 10, 24 τοὺς πιστεύοντας – ὑπισχνούμενον: cf. Io 14, 12 10, 25 νεκροὺς – ἐθεράπευσαν: cf. Mt 11, 5; Lc 7, 22 9, 6 ἀπόλλεις ante corr. cod. 10, 1 στήσαντα ego: στήσαντες cod. cod. 10, 24 ὑπισχνούμενον ego: ὑπισχνούμενος cod.

10, 11 ὃς ante corr.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 108

27-Mar-21 12:02:38 PM

PASSIO ACEPHALA SS. CAESARII ET IULIANI MARTYRUM TERRACINAE

109

9 Lussurio, come fosse divenuto pazzo, incitava il consularis alla vendetta quasi degli stessi dèi e degli imperatori gridando: «Uccidi costui che oltraggia gli dèi, consularis, uccidilo, che non viva più, dal momento che deride così pubblicamente gli dèi, gli invincibili imperatori e noi come fossimo degli omiciattoli; per quale ragione lasci che viva ancora e non lo uccidi subito?». E il consularis: «E in che modo? E quale sentenza sarà emessa contro di lui?». E Lussurio: «In primo luogo sia riunito qui tutto quanto il popolo di questa città, presso il sacro tempio del Febo Apollo dove si è anche resa manifesta l’arte magica di costui attraverso la quale è stato distrutto dalle fondamenta un tempio molto sacro; e così sia ucciso per tuo ordine congiuntamente al voto di tutti e a una pubblica sentenza». 10 Dunque, avvenuto ciò, trovandosi il santo nel luogo in cui giaceva abbandonato il cadavere del misero Firmino, così gridò Lussurio dicendo chiaramente: «Ascoltate voi tutti, popoli, stirpi e tribù, esprimete un giudizio su Cesario, un uomo che disobbedisce non solo agli imperatori ma anche agli stessi dèi immortali, molto empio e tracotante; bisogna inoltre che valutiate quali abominevoli atti ha compiuto. Ha distrutto il venerabile tempio del nostro dio Apollo uccidendo anche il pontifex e grandissima parte del popolo con incantesimi e magie terribili». A queste parole il gloriosissimo Cesario rispose gridando ma mostrando al contempo rispetto per il popolo: «Fratelli, ascoltate, ascoltate, figli miei e fratelli miei amati, alle mie parole e giudicate voi se è giusto che temiamo degli uomini piuttosto che Dio. È Lui che ha creato il cielo e la terra, è Lui che ci ha plasmato e ci sostenta con ogni bene; costoro invece vi ingannano facendovi offrire in sacrificio vittime a idoli privi di anima, morti e insensibili e credere di versare sangue innocente per la vostra purificazione; quelli che voi considerate vostri dèi, come potranno accorrere in vostro aiuto non sapendo accorrere in aiuto a se stessi? Riconoscete che è frode tutto ciò che riguarda i vostri così detti falsamente dèi, accadendo in apparenza per opera di demoni impuri che odiano gli uomini e che gioiscono della vostra rovina per ingannarvi e rovinarvi. Perciò vi esorto, poiché siete saggi, e vi consiglio di riconoscere come vero e grande Dio il Signore e mio Dio Gesù Cristo, che per misericordia e smisurato amore verso gli uomini è sceso fino a noi e con la sua morte volontaria ci libera dalla morte, che con la croce infrange tutto il potere funesto dei demoni, guarisce ogni forma di malattia e promette che coloro che credono in lui avranno tale potere: molti fecero persino risorgere i morti dalle loro tombe, guarirono lebbrosi

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 109

27-Mar-21 12:02:38 PM

110

30

35

5

10

15

5

PASSIO ACEPHALA SS. CAESARII ET IULIANI MARTYRUM TERRACINAE

καὶ πάντα κατηργάσαντο ἃ καὶ Θεός, ὡς αὐτὸς τοῖς πιστεύουσιν ἐπηγγείλατο. Πιστεύσατε λοιπὸν αὐτῷ τῷ ζωῆς χορηγῷ, καὶ ἀναιρέτῃ θανάτου καὶ ἀληθινῷ Δεσπότῃ τε καὶ Θεῷ, ἵνα θανάτου ῥυσθῆτε καὶ ζωῆς αἰωνίου ἐπιτύχητε, λυτρωθέντες αἰωνίου σκότους, καὶ φωτὸς ἀθανάτου μέτοχοι γενήσθε. Τότε πᾶς ὁ λαὸς ἔκραξαν λέγοντες· «Ἀγαθὸς ὁ ἄνθρωπος οὗτός ἐστι καὶ δίκαια λαλεῖ, καὶ οὐδὲν ἀνάξιον». |43r Λουξούριος δὲ θυμῷ ὑπερζέσας ἐκ μέσου τοῦ δήμου τὸν ἅγιον ἐξαίρει, θεὶς τῇ φυλακῇ κατάκλειστον, κρίνας διὰ λιμοῦ ἀποκτεῖναι· ἤλπιζε γὰρ ὑπὸ τοῦ λαοῦ ἀναιρεθῆναι αὐτόν. Διὸ καὶ ἀποτυχὼν τοῦ σκοποῦ, ἀνελεῖν φανερῶς οὐκ ἐτόλμησεν, ἐν τῇ φυλακῇ γοῦν σὺν κακοπαθείας πλάτει, σφόδρα ταλαιπωρηθεὶς ὁ μακάριος μάρτυς Καισάριος ἐπὶ χρόνον ἕνα καὶ ἥμισυ. 11 |43v Εἶτα κελεύσει τοῦ δυσσεβοῦς Λουξουρίου ἐκβληθεὶς τῆς φυλακῆς, ὅλος ἦν κατατακεὶς τῷ σώματι ἐκ τε τῆς ἀσκητικῆς διαίτης, νηστείας, ἀγρυπνίας, ἐγκρατείας ἄκρας καὶ προσευχῶν, ἔτι δὲ καὶ τῆς ἀμέτρου κακοπαθείας, ἧς αἱ φυλακαὶ καὶ πλήθουσι· γυμνὸς γὰρ ἦν τῷ σώματι, κατάκομος δὲ γέγονεν, ὥστε σκέπεσθαι ὑπὸ τῶν τριχῶν. Ἀληθῶς δὲ λέγεται, ὅτι ἅγιος Κυρίου ἄγγελος |44r διόλου παρεμβάλλων αὐτῷ τοῦ καιροῦ παρεφύλαττεν ἀσινῆ· πῶς γὰρ ἐπὶ τοσοῦτον φύσις ἀνθρωπίνη διήρκεσεν; Ἐκβληθεὶς οὖν παρέστη ἐπὶ τῆς ἀγορᾶς,° οὗ καὶ τυχὼν ἀδείας, δέσμιος ὢν τέως ἀλύσεσι, καὶ κατεχόμενος ὑπὸ στρατιωτῶν, ἤρξατο εὐχαριστεῖν, πεσὼν ἐπὶ γῆς· «Κύριε ὁ Θεὸς καὶ Πατὴρ τοῦ Κυρίου ἡμῶν Ἰησοῦ Χριστοῦ σὺν αὐτῷ τῷ μονογενεῖ σου Υἱῷ καὶ Λόγῳ καὶ τῷ παναγίῳ τοῦ σοῦ στόματος Πνεύματι, δεῖξον ἐν |44v ἡμῖν πλούσια τὰ ἐλέη σου πρὸς δόξαν καὶ τιμὴν τοῦ προσκυνητοῦ σου ὀνόματος, ὅτι σοὶ πρέπει μεγαλοπρέπεια πᾶσα, δόξα, εὐχαριστία τε καὶ σεβασμία προσκύνησις, ὡς ἑνὶ καὶ μόνῳ ἀληθινῷ καὶ μεγάλῳ Θεῷ, πάντοτε καὶ ἀεί». Παραχρῆμα δὲ φῶς μέγα καὶ ὑπὲρ λόγον ἐξαστράψαν ὑπερήσπιζε τοῦ μάρτυρος, καὶ ὑπερήστραπτε τὸ ἐξ αὐτοῦ. 12 Ὁ Λεόντιος ὁ ὕπατος θεασάμενος· «Ἀληθῶς — ἔκραζεν — |45r εἷς ἐστιν ἀληθὴς Θεός τε καὶ Κύριος ὁ ὑπὸ Καισαρίου τοῦ διακόνου πρεσβευόμενος καὶ κηρυττόμενος, καὶ πλὴν αὐτοῦ οὐδεὶς ἕτερος», ἐκδυσάμενός τε τὴν χλαμύδα περιβάλλει τὸν μάρτυρα ἑστῶτα γυμνόν. Ἔπειτα τρόμῳ καὶ πόθῳ, τοῖς ποσὶν ἐκυλινδοῦτο τοῦ μάρτυρος, κατενώπιον πάντων δήμων τε καὶ λαῶν τὸ σωτήριον παρ’ αὐτοῦ ἐξαιτούμενος βάπτισμα. Ὁ δὲ θεῖος μάρτυς Καισάριος· «Πίστευσον εἰλικρινῶς εἰς Πατέρα, Υἱὸν καὶ ἅγιον Πνεῦμα, ἕνα Θεὸν ἀληθῆ παντοκράτορα |45v φιλάνθρωπον ὑπεράγαθον, καὶ νῦν ὄψει φῶς ὑπέρλαμπρον καταφωτίζον σε σώματι καὶ ψυχῇ». Ὃ καὶ γέγονεν ἀληθῶς, βεβαιοῦν τὸ τοῦ 10, 26 πάντα κατηργάσαντο – ἐπηγγείλατο: cf. Io 14, 12 11, 11 τοῦ σοῦ στόματος Πνεύματι: Ps 32, 6 | δεῖξον ἐν ἡμῖν πλούσια τὰ ἐλέη σου: cf. Ps 84, 8; cf. etiam Ef 2, 4 11, 12-13 τοῦ προσκυνητοῦ – μεγαλοπρέπεια πᾶσα: cf. Ps 8, 2 12, 3 πλὴν αὐτοῦ οὐδεὶς ἕτερος: Gdt 8, 23 12, 6 σωτήριον – βάπτισμα: 1Pt 3, 21 10, 32 διὰ ego: δια cod. 10, 35 ἐπὶ ego: εεπὶ cod. cod. 12, 4 περιβάλλει – πόθῳ add. in marg. cod.

12, 3 ἐκδυσάμενός ego: ἐκδυσαμενός

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 110

27-Mar-21 12:02:38 PM

PASSIO ACEPHALA SS. CAESARII ET IULIANI MARTYRUM TERRACINAE

111

e ciechi e compirono tutte le opere compiute anche da Dio, come Lui stesso aveva promesso a coloro che credevano. Credete, dunque, a Colui che dona la vita e distrugge la morte e al vero Signore e Dio, affinché siate sottratti alla morte e otteniate la vita eterna, siate liberati dalle tenebre eterne, e siate partecipi della luce immortale». Allora tutto il popolo gridò dicendo: «Quest’uomo è buono, dice cose giuste e niente di indegno». E Lussurio, ribollendo per l’ira, portò via il santo di mezzo al popolo ordinando che fosse rinchiuso in prigione, pensando di farlo morire di fame; sperava infatti che fosse ucciso dal popolo. Perciò, non essendo riuscito nel suo proposito, non osò ucciderlo apertamente, sebbene in prigione di certo il beato martire Cesario fu afflitto con copiosi e aspri maltrattamenti per un anno e mezzo. 11 Quando poi fu fatto uscire dalla prigione per ordine dell’empio Lussurio, era completamente consumato nel fisico dallo stile di vita improntato all’ascesi, da digiuni, veglie, completa astinenza e preghiere e inoltre dagli smisurati maltrattamenti che le guardie gli infliggevano in abbondanza; era infatti nudo ma i suoi capelli si erano allungati a tal punto da coprirlo. In verità si dice che un santo angelo del Signore, assistendolo per tutto il tempo, ne serbava l’incolumità: infatti come avrebbe potuto la natura umana resistere fino a tal punto? Fatto uscire, dunque, di prigione, fu condotto nel foro dove, avutane l’opportunità, gettatosi a terra pur essendo allora incatenato e trattenuto dai soldati, cominciò a rendere grazie a Dio: «O Signore, Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, insieme al tuo stesso unigenito Figlio e Verbo e al santissimo Spirito, soffio della tua bocca, rendi manifesta in mezzo a noi la tua copiosa misericordia, a gloria e onore del tuo venerabile nome, poiché a Te si addice ogni magnificenza, gloria, rendimento di grazia e veneranda adorazione quale solo e unico, vero e grande Dio, sempre e in eterno». E all’istante una luce grande e splendente più di quanto si possa esprimere a parole faceva scudo al martire, e superava in splendore la luce che da lui si sprigionava. 12 Il consularis Leonzio, avendo assistito a questa scena: «Davvero — gridò — uno solo è il vero Dio e Signore venerato e predicato dal diacono Cesario e non c’è alcun altro all’infuori di Lui!» e, toltosi il mantello, vestì il martire che stava in piedi, nudo. Poi, tremebondo e zelante, si gettò ai piedi del martire, chiedendogli di fronte a tutto il popolo il battesimo salvifico. E il santo martire Cesario: «Credi sinceramente nel Padre, Figlio e Spirito Santo, un solo vero Dio onnipotente, amorevole verso gli uomini, oltremodo buono, e vedrai subito una luce oltremodo splendente che ti illuminerà corpo e anima». E ciò accadde veramente, confermando la profezia

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 111

27-Mar-21 12:02:38 PM

112

10

5

10

5

10

15

PASSIO ACEPHALA SS. CAESARII ET IULIANI MARTYRUM TERRACINAE

μάρτυρος λόγιον, «Μόνον ἐξ ὅλης ψυχῆς — εἰπόντος Λεοντίου —, πιστεύω σοι Κύριε μου καὶ Σῶτερ Ἰησοῦ Χριστὲ Υἱὲ τοῦ ζῶντος Θεοῦ καὶ Πατρὸς ἅμα τῷ Πατρὶ καὶ τῷ ἁγίῳ Πνεύματι, ὡς κηρύσσει Καισάριος ὁ μάρτυς σου καὶ διάκονος ἀληθῆ καὶ φοβερόν, σὲ μόνον εἶναι Θεόν, ἐξαίσιον φῶς οὐρανόθεν ἐξήστραψε τὸν Λεόντιον. 13 |46r Τότε πανοικὶ πιστεύσας, ἐξηγεῖτο ἀναγκαίως τὸ βαπτίσμα· λαβόντες γοῦν ὕδωρ, ὅ τε τιμιώτατος ἱερεὺς Ἰουλιανὸς, καὶ ὁ μάρτυς Χριστοῦ καὶ διάκονος Καισάριος, ἐβάπτισαν αὐτὸν πανοικί, εἰς ὄνομα Πατρὸς καὶ Υἱοῦ καὶ ἁγίου Πνεύματος, μετέδωκάν τε αὐτοῖς τῶν ἀχράντων μυστηρίων Χριστοῦ. Εἶτα εὐξαμένων αὐτοῖς καὶ τελειώσαντος τοῦ ἱερέως τὰς θείας εὐχάς, εὐθὺς ὁ νέος λῃστὴς Λεόντιος μετὰ δόξης τὸ πνεῦμα τῷ Θεῷ παραδίδωσι. |46v Ἡ δὲ γυνὴ αὐτοῦ καὶ οἱ υἱοὶ σὺν τῷ ἰδίῳ λαῷ μετὰ μεγάλης τιμῆς συνέστειλαν τὸ σῶμα τοῦ πιστοῦ καὶ μακαρίου Λεοντίου εἰς τὸν πλησίον Τερρακίνης ἀγρὸν αὐτοῦ, πρὸ καλανδῶν νοβεμβρίων τριῶν. Καὶ οὕτως, τὸν πολλοῖς ἱδρῶσι καὶ κόποις τοῖς μεγάλοις καὶ μακροβίοις ἀνδρᾶσι καὶ μάρτυσιν εὑρεθέντα πλοῦτον αἰώνιον καὶ ἀθάνατον θησαυρὸν ἐφ’ ὡρῶν τριῶν οὗτος, τρισευτύχως ἐξήρπασε, μακάριος εὑρεθεὶς ὁ πρότερον ἄθλιος. 14 |47r Ὁ δὲ δυσσεβέστατος ἄρχων Λουξούριος ἀπεφήνατο κατὰ Καισαρίου καὶ Ἰουλιανοῦ τῶν μαρτύρων ἐν σάκκῳ βληθέντας ἐν θαλάσσῃ καταποντισθῆναι. Ἀπαγομένων τε αὐτῶν κατὰ τὴν ἀπόφασιν, τὸ τιμῆεν στόμα καὶ ὅσιον ἀνοίξας ὁ μάρτυς Καισάριος πρὸς Λουξούριον ἀπεκρίνατο· «Γινώσκων γνώσῃ, Λουξούριε, ὡς ἐμὲ μὲν τὸ ἀναγεννῆσαν με ὕδωρ, ὡς ἐξ αὐτοῦ ἤδη τεχθέντα ἥδιστα καὶ δεξιῶς ὑποδέξεται, καὶ τοῦτό με λαμπρότατον τῷ Χριστῷ παραστήσει, |47v στεφανίτην καὶ μάρτυρα, τοῦ Θεοῦ μου τοιουτοτρόπως ἐπευδοκήσαντος ἐπ’ ἐμοὶ καὶ τῷ τιμιωτάτῳ μου πατρὶ Ἰουλιανῷ, θείῳ ἱερεῖ τῷ καὶ ἀναγεννήσαντί με διὰ τοῦ θείου βαπτίσματος σὲ δὲ Λουξούριε, σήμερον ἡ θεία δίκη θανάτῳ καταδικάσειεν ἀποθανεῖν, ἑρπυστικοῦ διὰ δράκοντος, ἵνα γνωστὸν πᾶσι γένηται ὅτι Κύριος ἐκδικῶν ἐκδικεῖ τὸ ἀθῷον αἷμα τῶν δούλων αὐτοῦ, μαρτύρων, |48r ὁσίων ἅμα παρθένων τε καὶ ἀνδρῶν, οὓς σὺ καταδαμνήσας πάσῃ δυνάμει βασάνων καὶ τιμωριῶν ἀνεῖλες, ἀπηνέστατε καὶ ἀπάρθενε· ἐγὼ μὲν ὑπὸ σοῦ τοῖς ὕδασι σὺν τῷ μου θείῳ πατρὶ τῷ βυθῷ παραδίδομαι, σὺ δὲ εἰς τὸν δεινότατον τοῦ ᾅδου βυθὸν καταποντισθήσῃ αἰώνια, καὶ τῷ πυρὶ κατακαήσῃ σὺν τῷ πατρί σου Σατανᾷ καὶ τοῖς δαίμοσι τῷ ἀτελευτήτῳ».

 13, 3-4 ἐβάπτισαν – ἁγίου Πνεύματος: Mt 28, 19 et 17

14, 15 τῷ πυρὶ κατακαήσῃ: cf. Mt 3, 12

13, 7-8 καὶ ἔθαψαν addidi e Vat. gr. 1608 13, 9 τῇ addidi e Vat. gr. 1608 | καλανδῶν ego: καλάνδῶν cod. 14, 6 παραστήσoι ante corr. cod. 14, 9 θεία ego: θεῖα cod. 14, 12 καταδαμνήσας ego: καταδαμνύσας cod.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 112

27-Mar-21 12:02:38 PM

PASSIO ACEPHALA SS. CAESARII ET IULIANI MARTYRUM TERRACINAE

113

del martire; mentre Leonzio diceva: «Solο in Te credo con tutta l’anima, o Signore mio e mio Salvatore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivente e Padre, insieme al Padre e allo Spirito Santo, come predica il tuo martire e diacono Cesario che Tu solo sei il vero e tremendo Iddio», una luce straordinaria dall’alto illuminò Leonzio. 13 Allora, dopo aver professato la sua fede insieme a tutta la famiglia, venne convenientemente istruito circa il battesimo: sia lo stimatissimo sacerdote Giuliano sia il martire di Cristo e diacono Cesario, presa appunto dell’acqua, battezzarono lui e tutta la famiglia nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, e li resero anche partecipi dei puri sacramenti di Cristo. Poi, dopo che ebbero pregato su di loro e il sacerdote ebbe portato a termine le sante preghiere, subito il novello buon ladrone Leonzio gloriosamente consegnò lo spirito a Dio. Allora sua moglie e i figli insieme alla sua gente con grande onore raccolsero il corpo del cristiano e beato Leonzio in un campo di sua proprietà vicino Terracina precedente il terzo delle calende di novembre; e così, nello spazio di tre ore soltanto costui, tre volte felice, riconosciuto beato lui prima infelice, strappò la ricchezza eterna e il tesoro immortale trovati tra molti sudori e fatiche da grandi e longevi uomini e da martiri. 14 Il molto empio governatore Lussurio sentenziò contro i martiri Cesario e Giuliano che, chiusi in un sacco, fossero gettati in mare. Mentre venivano portati via secondo la sentenza, il martire Cesario, aprendo la bocca degna di onore e santa, rispose a Lussurio: «Saprai presto con chiarezza, o Lussurio, che l’acqua che mi rigenerò, poiché da essa fui già generato, mi accoglierà con estrema dolcezza e benevolenza e mi presenterà a Cristo luminosissimo, insignito di corona e martire, essendosi in tal modo il mio Dio compiaciuto di me e del mio onoratissimo padre Giuliano, santo sacerdote che mi ha anche rigenerato per mezzo del santo battesimo e che te, Lussurio, oggi la giustizia divina condannerà a morire per opera di un serpente, affinché sia a tutti noto che il Signore, essendo vindice, vendica il sangue innocente dei suoi servi, martiri e santi asceti, vergini e uomini, che tu, avendo sottoposto a ogni possibile tortura e punizione, hai ucciso, o molto crudele e impuro; io insieme al mio santo padre sono da te consegnato alle acque, agli abissi, tu invece sarai gettato nell’abisso davvero terribile dell’inferno ed eterno e sarai arso dal fuoco inestinguibile insieme a tuo padre Satana e ai demoni».

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 113

27-Mar-21 12:02:38 PM

114

5

10

15

5

10

15

5

PASSIO ACEPHALA SS. CAESARII ET IULIANI MARTYRUM TERRACINAE

15 Ἐβλήθησάν τε ἐν τῷ σάκκῳ οἱ μάρτυρες, ὁ ἱερεὺς Ἰουλιανὸς σὺν Καισαρίῳ τῷ θαυμαστῷ, καὶ πρὸς τὴν θάλασσαν ἐχαλάσθησαν νοεμβρίῳ πρώτῃ. |48v Ἐν ᾗ ἡμέρᾳ μετὰ τὸ ἐν θαλάσσῃ τελειωθῆναι ἐν Χριστῷ, ἐξήγαγε τὸ ῥεῦμα τῇ τοῦ Χριστοῦ χάριτι εἰς τὸν αἰγιαλόν, καθ’ ὃν καὶ Λουξούριος κατέκειτο τὰ πρὸς θάνατον κινδυνεύων, ᾗ Καισάριος, ὁ τῶν Χριστοῦ φοβερῶν μυστηρίων διάκονος καὶ λαμπρότατος ἀθλητής, προείρηκεν· ὑπὸ ὄφεως ἀξίως δηχθείς, ὡς αὐτῷ καὶ ἔπρεπεν, ὅλος ὀγκωθεὶς ὡς πνεύματι πεφυσημένος ἀσκός. Δένδρῳ γὰρ πλησιάσας πρὸς ἄριστον ἐπειγόμενος, |49r ὄφις μέγας ὀλέθριος

ἑρπύσας ἐκ κεφαλῆς τοῦ τάλανος διὰ τοῦ τραχήλου πρὸς τὴν κοιλίαν καὶ τὰ πλευρὰ κατελθὼν καὶ δήγμασι καταδήξας αὐτόν, τοῦ ἰδίου ἰοῦ ἐκεῖνον ἐνέπλησε· παρ’ οὗ ἄλγεσιν ἀφορήτοις βληθείς, εἰς τὸν αἰγιαλὸν ἀνθυπέστρεψε καὶ κατακλιθείς, ἔστενέ τε καὶ ἐπιθανατίως ἐκραύγαζεν. Ἑώρα δὲ καὶ τοὺς εὐκλεεῖς ἱερομάρτυρας ἱσταμένους κατὰ τὸν αἰγιαλὸν σὺν δόξῃ πολλῇ καὶ λαμπρότητι δοξάζοντας καὶ ὑμνολογοῦντας τὸν Κύριον· |49v ἀλλ’ οὐδὲν τοιούτῳ τέλει συνῆκεν ὁ τρισάθλιος τοῦ συνοίσοντος φροντίσαι· διὸ καὶ ἀθλίως τὴν παναθλίαν καὶ βιαίως ψυχὴν παρέδωκε δαίμοσι. 16 Τὰ δὲ πανόλβια τῶν τρισμακάρων μαρτύρων σώματα ἐκφορηθέντα ἐπὶ τῆς ἀκτῆς, ἄνδρες εὐλαβεῖς μετ’ εὐλαβείας καὶ τιμῆς ἀνελόμενοι, σὺν ἄλλοις Εὐσέβιός τις φιλόχριστος, ὃς ἤδη καὶ συνῴκει τῷ μάρτυρι, ἐντίμως κατέθετο νύκτωρ διὰ τοὺς ἐσκοτισμένους τῷ ζόφῳ τῆς ἀπιστίας |50r συνεγγὺς Τερρακίνης τῆς πόλεως. Ἐν αὐτῇ τῇ πρώτῃ καλανδῶν νοβεμβρίων κηδεύσας αὐτά, νηστείαις καὶ προσευχαῖς περιτειχίζων ἑαυτόν, καὶ ἄξιον κατὰ δύναμιν τῆς μαρτυρικῆς ὑπουργίας ἑαυτὸν παριστῶν, ψαλμοῖς καὶ ὑμνοῖς καὶ δοξολογίαις Θεὸν τιμῶν καὶ τοὺς μάρτυρας, ὑφ’ ὧν καὶ τὴν ἀντάμειψιν ἔσχε, μαρτυρικοὺς ἀξιωθεὶς τελειώσεως στεφάνους λαμπροτάτους ἀπολαβεῖν, ὧν οὐδὲν τῷ μέλλοντι |50v τιμιώτερον, ἐξ οὗ τόπου χάριτι τῶν ἁγίων λειψάνων πολλὰ ἐνεργοῦντο θαυμάσια, εἰς δόξαν Θεοῦ καὶ τῶν μαρτύρων αὐτοῦ. Ὅπερ πολλοὶ συνέτρεχον θεασάμενοι ἀπὸ Τερρακίνης, ὅτιπερ πλησιάζων ἦν ὁ τόπος — ὡς εἴρηται — οὗ κατέμενεν ὁ καλὸς ἐκεῖνος Εὐσέβιος, καὶ πλεῖστοι ἐπέστρεφον, ἐβαπτίζοντό τε παρὰ τοῦ μακαρίου Φίληκος ἱερέως, καὶ ἐπληθύνετο τὸ σύστημα τῶν πιστῶν καθ’ ἑκάστην. 17 |51r Λεόντιος δὲ ὁ τοῦ μακαρίου μὲν Λεοντίου τοῦ ὑπατικοῦ υἱός, οὐ τῆς πίστεως διάδοχος, ἀλλὰ τῆς προτέρας ἀπιστίας ζηλωτὴς ὥσπερ τις θὴρ θυμομαχήσας, ἀπέστειλεν ἀκούσας τὰ ἐκεῖσε τελούμενα στρατιωτῶν δύναμιν συλλαβεῖν τοὺς ἱεροὺς ἄνδρας Φίληκα καὶ Εὐσέβιον· οὓς ἀγαγὼν προσέταξεν ἐνώπιον τῶν ἐκεῖσε πολιτῶν ἐπὶ τῆς ἕδρας τῶν πραιτόρων καὶ τῆς ἀγορᾶς

16, 14-15 ἐπληθύνετο – καθ’ ἑκάστην: cf. At 6, 7 15, 3 αὐτοὺς addidi e Vat. gr. 1608 15, 6 δηχθείς ego: διχθείς cod. δήξας ego: δίγμασι καταδίξας cod. 15, 13 κατὰ ego: κατα cod.

15, 10 δήγμασι κατα-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 114

27-Mar-21 12:02:38 PM

PASSIO ACEPHALA SS. CAESARII ET IULIANI MARTYRUM TERRACINAE

115

15 E allora i martiri, il sacerdote Giuliano insieme al mirabile Cesario, furono chiusi in un sacco e gettati in mare il primo novembre. Quel giorno, dopo che in mare trovò compimento il loro martirio in Cristo, la corrente per grazia di Cristo li sospinse fuori, verso la spiaggia sulla quale stava anche Lussurio in pericolo di vita, come Cesario, il ministro dei terribili sacramenti di Cristo e fulgidissimo atleta, aveva predetto: morso, come meritava, da un serpente, era tutto gonfio come un otre riempito d’aria. Infatti, avvicinatosi a un albero mentre si affrettava ad andare a pranzo, un grosso serpente mortifero, sceso strisciando dalla testa dello sventurato lungo il collo fino al ventre e ai fianchi, e morsolo ripetutamente, lo riempì del suo veleno; ferito da quello con insopportabili dolori, ritornò sulla spiaggia e, stesosi, gemeva e gridava come fosse prossimo alla morte. E vedeva in piedi sulla spiaggia i gloriosi ieromartiri che con molta gloria e splendore glorificavano il Signore e gli intonavano inni; ma neppur a fronte d’una tal fine lo sciaguratissimo comprese che cosa gli sarebbe convenuto pensare; perciò infelicemente e violentemente consegnò l’anima davvero infelice ai demoni. 16 Αvendo, invece, alcuni uomini pii raccolto con devozione e onore i felicissimi corpi dei tre volte beati martiri sospinti a riva, e fra gli altri un tal Eusebio, devoto a Cristo, che già abitava inoltre insieme al martire, li seppellì con onore, ma nottetempo per timore di quelli ottenebrati dalla mancanza di fede, vicino alla città di Terracina. Dopo averli seppelliti lo stesso primo giorno delle calende di novembre, fortificando se stesso con digiuni e preghiere e rendendosi degno, per quanto possibile, del favore dei martiri, onorando con salmi, inni e “Gloria” Dio e i martiri, dai quali fu anche ricompensato poiché fu considerato degno di ricevere le luminosissime corone ottenute alla fine dai martiri delle quali niente è più prezioso nella vita futura, da quel luogo furono compiuti, per grazia delle sante reliquie, molti miracoli a gloria di Dio e dei suoi martiri. Molti avendo osservato ciò, accorrevano da Terracina, dal momento che il luogo era vicino — come si è detto — al posto in cui risiedeva quel buon Eusebio, e moltissimi si convertivano ed erano battezzati dal beato sacerdote Felice e ogni giorno cresceva la comunità dei fedeli. 17 Ma Leonzio, il figlio del beato console Leonzio, che non ne aveva ereditato la fede cristiana ma era fautore della sua precedente incredulità, adiratosi come una belva, dopo aver udito quanto avveniva in quel luogo, mandò truppe di soldati a prendere i santi uomini Felice ed Eusebio; ordinò che là, alla presenza dei cittadini, davanti all’assemblea dei pretori

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 115

27-Mar-21 12:02:38 PM

116

10

15

20

25

30

5

PASSIO ACEPHALA SS. CAESARII ET IULIANI MARTYRUM TERRACINAE

ἐπερωτᾶσθαι δημοσίᾳ. |51v Αὐτός τε προκαθίσας ἅμα τῶν τὰ πρῶτα φερόντων τῆς πόλεως, διηρώτα αὐτούς· «Εἴπατε ἡμῖν, τίνες ἐστέ; Δοῦλοι ἆρα ἢ εὐγενεῖς;». Πρὸς ὃν ἀποκριθέντες οἱ μακάριοι, Φίληξ ὁ πρεσβύτερος καὶ ὁ μοναχὸς Εὐσέβιος εἶπον· «Δοῦλοι μὲν ἐσμέν, ἀλλ’ οὐχὶ δυσγενεῖς διὰ τοῦτο, ὅτι τοῦ πάντων βασιλέως ἐσμὲν δοῦλοι γνήσιοι, καὶ ἀδελφοὶ παρ’ αὐτοῦ κληθῆναι ἀξιωθέντες |52r καὶ συγκληρονόμοι τῆς αἰωνίου καὶ ἀπεράντου βασιλείας αὐτοῦ, τοῦ πλάστου καὶ δημιουργοῦ καὶ Κυρίου καὶ Θεοῦ καὶ Σωτῆρος ἡμῶν Ἰησοῦ Χριστοῦ, τοῦ διὰ σωτηρίαν παντὸς τοῦ κόσμου ἐσταυρωμένου. Κἀγὼ δὲ καλοῦμαι Φίληξ, εὐτελὴς ἱερεύς, ὁ δὲ ἀδελφός μου Εὐσέβιος, μοναχός». Ὁ δὲ τοῦ ὑπάτου Λεόντιος λέγει αὐτοῖς· «Ἵνα τί κατὰ τῆς πολιτείας καὶ τῶν ἀρχόντων, καινήν τινα καὶ ξένην ἐν τοῖς λαοῖς ἡμῶν ἐπεισά|52vγετε διδαχήν;» Οἱ δὲ ἅγιοι· «Ἡμεῖς — ἔφησαν — οὐ καινὴν μόνον ἀλλὰ καὶ ξένην πίστιν ἀγνώστου Θεοῦ καὶ ἀκαταλήπτου τῇ οὐσίᾳ κηρύττομεν, ἀθεάτου τε καὶ ἀκατανοήτου, κἂν καὶ ὕστερον διὰ τὴν πάντων σωτηρίαν, σὰρξ ὁ Λόγος γενάμενος, ἐφάνη καθ’ ἡμᾶς, ἐκτὸς ἁμαρτίας ἄνθρωπος· ὅς ἐστιν Ἰησοῦς Χριστός, ὁ ἀληθὴς καὶ μέγας Θεός. Διδάσκομεν δὲ πρὸς τὸ |53r τοὺς λαοὺς ἐπιστρέφον πρὸς σωτηρίαν καὶ ζωὴν τὴν αἰώνιον, ὅτι καὶ αὐτὸς μόνος ἐστὶν ὁ ποιήσας οὐρανόν τε καὶ γῆν καὶ πλάσας ἄνθρωπον καὶ τῶν ζώντων ἁπάντων ζωή τε καὶ δύναμις, καὶ πάντα δι’ αὐτοῦ ἐγένετο, καὶ χωρὶς αὐτοῦ γέγονεν οὐδὲ ἕν, ὃ γέγονεν. Αὐτὸς ἐστὶ τῶν ζώντων ζωή, καὶ τῶν θανέντων ἀνάστασις· ὃς ἀποδώσει |53v ἑκάστῳ κατὰ τὸ ἔργον αὐτοῦ». Τότε Λεόντιος· «Τί ὑμῖν φαίνεται, ὦ εὐγενέστατον γένος, ἐξ ὧν ἀκούετε;». Ἐξ ὧν, οἱ μὲν καλὴν ἐπεβοῶντο καὶ διεφήμιζον εἶναι πίστιν τὰ κηρυττόμενα — ὅσοις αἰσθήσεις ἄμφω, νοῦ τε καὶ σώματος ποσῶς, ὑγεῖᾳ διεφυλάττοντο — οἱ δέ, ἀντέβαινον βλασφημοῦντες — οἱ παράφρονες — κατὰ τῆς ἀληθείας, πλά|54rνους, καὶ ἀπατεῶνας τοὺς κατηγόρους τῆς πλάνης καὶ συνηγόρους τῆς θείας ἀποκαλοῦντες πίστεως· οἷς τύφλωσις πολλὴ συνεῖχεν ἄμφω, τὴν ἔνδοθέν τε καὶ ἔξωθεν αἴσθησιν. Οὕτως οὖν ἀντιλέγοντος πρὸς ἑαυτὸ τοῦ ἔθνους, ἀπαχθῆναι τῇ φυλακῇ κελεύει τοὺς ἁγίους Λέοντιος καὶ φρουρεῖσθαι ἀσφαλέστατον. 18 Κατὰ δὲ τὴν νύκτα στρατιώτας ξιφήρεις στέλλει ἀναγκάζοντας, θῦσαι τοὺς μάρτυρας· οἱ δὲ στερρῶς |54v καὶ γενναίως ταῖς ἐπαγομέναις ἀνάγκαις ἀντέβαινον. Οἱ μακάριοι ἐξουθενούμενοι γάρ, ἐμπαιζόμενοι καὶ πικρῶς μαστιζόμενοι, μετὰ παρρησίας, ὡς ἐπινίκιον αἴνεσιν, τὴν «Δόξα ἐν ὑψίστοις Θεῷ καὶ ἐπὶ γῆς εἰρήνη, ἐν ἀνθρώποις εὐδοκία» δοξολογίαν Θεῷ ἔψαλλον. 17, 11-12 συγκληρονόμοι – βασιλείας αὐτοῦ: cf. Gc 2, 5 17, 17-18 ἀγνώστου Θεοῦ: At 17, 23 17, 19-20 σὰρξ ὁ Λόγος – καθ’ ἡμᾶς: cf. Gv 1, 14 17, 22-23 ὁ ποιήσας οὐρανόν τε καὶ γῆν: Ps 133, 3; Od 12, 2 17, 23 καὶ πλάσας ἄνθρωπον: cf. Gn 2, 7 17, 25 τῶν ζώντων – ἀνάστασις: cf. Gv 11, 25 17, 25-26 ὃς ἀποδώσει – κατὰ τὸ ἔργον αὐτοῦ: Rm 2, 6 17, 31-32 οἷς τύφλωσις – αἴσθησιν: cf. Is 6, 10 18, 4-5 Δόξα ἐν ὑψίστοις – ἐν ἀνθρώποις εὐδοκία: Od 14,1; Lc 2, 14

17, 33 ἐν addidi e Vat. gr. 1608

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 116

27-Mar-21 12:02:38 PM

PASSIO ACEPHALA SS. CAESARII ET IULIANI MARTYRUM TERRACINAE

117

e nel foro, dove egli li aveva condotti, fossero interrogati pubblicamente. Lui stesso, presiedendo insieme ai maggiorenti della città, prese a chiedere loro: «Diteci, chi siete? Servi, forse, o di nobile origine?». I beati, il presbitero Felice e il monaco Eusebio, gli risposero dicendo: «Siamo servi, ma non per questo di umile origine, poiché siamo servi fedeli del Re dell’universo, ritenuti degni di essere da Lui chiamati fratelli e coeredi del Suo regno eterno e infinito, di Colui che ha plasmato e creato ogni cosa e del Signore e Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo, che è stato crocifisso per la salvezza di tutto il mondo. Io mi chiamo Felice, semplice sacerdote, il mio fratello, invece, Eusebio, monaco». Leonzio, il figlio del consularis, disse loro: «Per quale ragione, contro le consuetudini cittadine e le disposizioni dei governatori, introducete tra le nostre genti una dottrina nuova e straniera?». E i santi: «Noi — dissero — annunciamo una fede non solo nuova ma anche straniera, di un Dio sconosciuto e incomprensibile nell’essenza, invisibile e incomprensibile, anche se alla fine per la salvezza di tutti, il Verbo, fattosi carne, apparve in mezzo a noi, uomo in tutto tranne che per il peccato: Lui è Gesù Cristo, il vero e grande Dio. E per far volgere i popoli alla salvezza e alla vita eterna, insegniamo che Egli è anche il solo che ha creato cielo e terra e ha plasmato l’uomo, che è vita e forza di tutti quanti i viventi e che tutto è stato creato per mezzo di Lui e senza di Lui non è stato creato niente di ciò che è stato creato. Lui stesso è vita dei viventi e resurrezione dei morti; Egli ripagherà ciascuno secondo il suo operato». Allora Leonzio: «Da ciò che ascoltate, che cosa ve ne pare o nobilissima gente?». Di quelli gli uni gridavano e dichiaravano che quanto predicato era una buona fede — quanti, almeno conservavano in una certa qual misura in salute le facoltà di mente e corpo — gli altri, invece, si opponevano, imprecando — quelli privi di senno — contro la verità, chiamando impostori e ingannatori gli accusatori dell’errore e difensori della fede in Dio; a loro una grande cecità opprimeva gli occhi e induriva il cuore. Dunque, mentre il popolo discuteva così, Leonzio ordinò che i santi fossero portati prigione e tenuti sotto strettissima sorveglianza. 18 Durante la notte mandò dei soldati armati di spada a costringere i martiri a fare sacrifici; ma loro, i beati, si opponevano con fermezza e nobilmente alle costrizioni imposte. Ιnfatti, disprezzati, derisi e frustati crudelmente, con parresia intonavano a Dio come canto di lode, il Gloria: «Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà».

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 117

27-Mar-21 12:02:39 PM

118

10

15

20

5

15

20

25

PASSIO ACEPHALA SS. CAESARII ET IULIANI MARTYRUM TERRACINAE

Ὅπερ μαθὼν Λεόντιος ὁ δύστηνος, ἐν αὐτῇ τῇ νυκτὶ τῆς φυλακῆς ἐχομένους καρατομηθῆναι προστάττει τοὺς μάρτυρας, εἶτα τῷ ποταμῷ κατα|55rποντίσαι τὰ πανίερα σώματα. Ὧν γενομένων, καὶ τὸ μαρτυρικὸν καὶ μακάριον τέλος οὕτω δεξαμένων Φίληκος καὶ Εὐσεβίου τῶν ἱερῶν, ἡ τοῦ Χριστοῦ χάρις ἀβλαβῆ τὰ τίμια τῶν μαρτύρων πρὸς ἰδίαν δόξαν διατηρήσασα, διὰ τοῦ ποταμοῦ ταῖς τῆς θαλάττης ἀκταῖς παρεπέμψατο· καὶ σύνεγγυς τῶν στροβίλων ἀναφανέντα, Κούαρτός τις πρεσβύτερος ἐκ Καπύης τῆς |55v πόλεως, θεασάμενος, συνάξας εὐλαβῶς πάνυ καὶ ἐπὶ ἁμάξης θέμενος, εἰς τὸν ἴδιον οἶκον ἀπήγαγεν, ἄτερ ὅμως τῶν διὰ Χριστὸν ἐσφαγμένων αὐτῶν καὶ ὑπερκυδῶν κεφαλῶν. Ἐπιμελέστατα τοίνυν τὰς αὐτὰς κάρας ἐπιζητῶν, ὁ εὐλαβέστατος Κούαρτος, εὗρεν αὐτὰς τῇ ἐπαύριον σῶας, ὁλοκλήρους καὶ ἀμολύντους, καὶ τοῖς ἱεροῖς αὐτὰς συνθεὶς σώμασι, τῇ προσηκούσῃ ὁσίᾳ παρέδωκε, συνενταφιάσας αὐτὰ κατὰ τὸν σεβάσμιον τόπον, |56r ἵνα τῶν πανσέπτων μαρτύρων Χριστοῦ, Ἰουλιανοῦ καὶ Καισαρίου. Καισαρίου μὲν διακόνου, ἱερέως δὲ Ἰουλιανοῦ τὰ θεῖα κατετέθησαν σώματα τῷ αὐτῷ νοεμβρίῳ μηνί. 19 Συνεπιτελεῖται δὲ ἡ αὐτῶν ἄθλησις κατὰ τὴν μακαρίαν τελευτὴν καὶ μαρτυρίαν Καισαρίου τοῦ λαμπροτάτου ἐν ἁγίοις καὶ μάρτυσιν. Ἐν ᾧ τόπῳ, πολλαὶ δωρεαὶ καὶ χάριτες ὀμβροβλυτοῦσι καὶ ἀναδίδονται, καὶ θαυμάσια |56v τελεσιουργεῖται καὶ τέρατα, ἰάματα ποικίλων νοσημάτων καὶ παντοίων μαλακιῶν· ἐνεργουμένων καθάρσεις, καὶ δαιμόνων διώξεις, τυφλῶν καὶ λεπρῶν θεραπεῖαι καὶ πασῶν δεήσεων τῶν ἐν ἀληθείᾳ ἐπικαλουμένων ἐκπλήρωσις, εἰς δόξαν μὲν καὶ ἔπαινον Χριστοῦ τοῦ φιλανθρώπου Δεσπότου καὶ Σωτῆρος ἡμῶν, καὶ τιμὴν δὲ τῶν μαρτύρων αὐτοῦ, Καισαρίου καὶ τῶν |57r συνάθλων αὐτοῦ. Πλὴν οὐκ οἶδα ἐγώ, εἰ καὶ νῦν μετὰ τὴν ἐκ Τερρακίνης πρὸς τὴν γηραιὰν καὶ τιμήεσσαν Ῥώμην ἀνακομιδὴν τὴν παρὰ τοῦ σεβαστοῦ Καίσαρος καὶ ὀρθοδόξου βασιλέως Οὐαλεντινιανοῦ γεναμένην ἐπὶ τοῦ ἁγιωτάτου Πάπα Δαμάσου Ῥώμης τελέσκονται· καὶ γάρ, ἡνίκα ἀπὸ τῆς πασῶν ἐγκοσμίως βασιλευούσης πόλεως — τῆς Κωνσταντινουπόλεως φημί — Οὐαλεντινιανὸς |57v ὁ προρρηθείς, ἁγιώτατος βασιλεὺς μετῴκησε βασιλεύειν πρὸς τὰ ἑσπέρια, κἀκεῖσε τὸν ἀρειόφρονα Οὐάλην καταλιπὼν τὰ σκῆπτρα κατέχοντα, μὴ ὄντα τότε τοιοῦτον, αὐτὸς σὺν τῇ βασιλίσσῃ καὶ τέκνοις ἐν Ῥώμῃ κατῴκησαν. Ἡ δὲ βασίλισσα Εὐδοξία ἐκαλεῖτο καθ’ ἃ τῇ Λατίνων διαλέκτῳ ἐγγεγραμμένον ἑωράκαμεν· ἥν, ὡς λέγουσιν oἱ γράψαντες, συμβουλαῖς τοῦ μεγάλου Δαμάσου εἰς γυναῖκα Οὐαλεντινιανὸς ὁ μέγας ἑαυτῷ ἐπηγάγετο ὡς |58r βασιλικοῦ τελοῦσαν ἤδη καὶ γένους.

18, 7 ἐν addidi e Vat. gr. 1608 addidi e Vat. gr. 1608

18, 11 στροβίλων ego: στροβήλων cod.

18, 17 ταφῇ

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 118

27-Mar-21 12:02:39 PM

PASSIO ACEPHALA SS. CAESARII ET IULIANI MARTYRUM TERRACINAE

119

Lo sciagurato Leonzio, appreso ciò, predispose che quella stessa notte i martiri trattenuti in prigione fossero decapitati, poi ne gettassero nel fiume i santissimi corpi. Dopo che ciò avvenne e che i santi Felice ed Eusebio ebbero così conseguito la fine propria dei martiri e beata, la grazia di Cristo, che a Sua gloria preservò intatti gli onorati corpi dei martiri, attraverso il fiume li ricondusse sulla riva del mare; e, apparsi vicino agli abeti, un tal Quarto, presbitero originario della città di Capua, avendoli visti, dopo averli raccolti con la massima devozione e postili su un carro, li portò a casa sua, sebbene senza il gloriosissimo capo di quelli che per Cristo era stato tagliato. Allora il piissimo Quarto, mettendosi a cercare con molta diligenza le loro teste, le trovò il giorno seguente integre e incorrotte e, unitele ai santi corpi, diede ad essi la santa che spettava loro, seppellendoli insieme nel luogo degno di venerazione in cui si trovavano quelli dei santissimi martiri di Cristo Giuliano e Cesario. I santi corpi del diacono Cesario e del sacerdote Giuliano erano stati sepolti nello stesso mese di novembre. 19 La loro lotta si compì al tempo della beata fine e del martirio di Cesario, luminosissimo tra i santi e i martiri. In quel luogo sono concessi molti doni e grazie, riversandovisi copiosi come la pioggia, e sono compiuti miracoli, guarite diverse malattie e infermità di ogni genere: sono purificati i posseduti, scacciati i demoni e curati ciechi e lebbrosi, soddisfatte tutte le preghiere rivolte con spirito sincero a gloria e lode di Cristo Signore che ama l’uomo e Salvatore nostro e in onore dei Suoi martiri, Cesario e compagni. Tuttavia non so se anche ora, dopo la traslazione da Terracina all’antica e onorata Roma avvenuta per opera dell’augusto Cesare e imperatore ortodosso Valentiniano al tempo del santissimo papa di Roma Damaso, continuano a essere compiuti; e infatti, quando dalla città che regna su tutte nel mondo — Costantinopoli, intendo — il predetto Valentiniano, santissimo imperatore, si trasferì in Occidente per governare e lasciò lì a detenere il potere l’ariano Valente che non era allora tale, egli stesso si stabilì con l’imperatrice e i figli a Roma. L’imperatrice si chiamava Eudoxia, come abbiamo trovato scritto in lingua latina; secondo quanto dicono gli storici Valentiniano il Grande la prese in moglie su consiglio del grande Damaso in quanto appartenente a una stirpe già imperiale.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 119

27-Mar-21 12:02:39 PM

120

PASSIO ACEPHALA SS. CAESARII ET IULIANI MARTYRUM TERRACINAE

COMMENTO 1, 1 ὃς: il pronome relativo, con il quale principia il testo della Passio acefala BHG 284a, si riferisce con ogni probabilità a Firmino, pontifex maximus di Terracina al tempo della promulgazione dell’editto imperiale di cui la versione latina e la redazione BHG 284 ricordano sinteticamente il contenuto (cfr. AASS Novembris, I, p. 106B [I.1, ll. 1-9]: Tempore quo Claudius matrem suam necavit gladio, furore arreptus, talem auctoritatem per totum orbem divulgavit ut omnes a cultura deorum non recederent et consueta exercerent sacrificia. Factum est autem tempore ipso quo sacra eius omnibus innotuit, erat Firminus quidam pontifex civitatis Campaniae cui est vocabulum Terracinae; p. 106E [I.1, ll. 1-9]: Τῷ καιρῷ ἐν ᾧ Κλαύδιος τὴν ἑαυτοῦ μητέρα ξίφει ἀνεῖλεν, ὑπὸ τοῦ θυμοῦ πλεῖον ἐμμανὴς τοιαύτην διάταξιν κατὰ πάσης τῆς οἰκουμένης ἐξέθετο, ὅπως ἅπαντες ἀπὸ τῆς τῶν θεῶν θρησκείας μὴ ἐγκλίνωσιν, ἀλλὰ τὰς συνήθεις αὐτῆς ἐπιτελεῖν ἤγουν προσφέρεσθαι θυσίας.

Τῷ οὖν καιρῷ ἐκείνῳ ἐν ᾧ ἑαυτοῦ παράνομοι διατάξεις ἅπασιν κατάδηλοι γεγόνασιν, ἦν τις ἀρχιερεὺς τῆς τῶν εἰδώλων θρησκείας θεραπευτὴς ὑπάρχων, τοὔνομα Φιρμῖνος, πόλεως Καμπανίας ἥτις κέκληται Τερρακίνα). L’imperatore reo di matricidio cui l’agiografo allude è Nerone, designato con la titolatura completa nella Passio maxima BHL 1514 (cfr. AASS Novembris, I, p. 120C [IV.1, l. 1]: Quintus Claudius Nero Gallicula); Claudio è il nome che gli derivò dall’adozione da parte del prozio, suo predecessore e padre adottivo (cfr. ibid., p. 86D). 1, 3 ὑπονοθεύων τοὺς ἀφελεστέρους: la redazione BHG 284 riporta il mai attestato ὑπονοσσεύων; è merito del Rossanese aver restituito nella sua redazione la forma corretta ὑπονοθεύων, che traduce il latino suadeo/persuadeo (cfr. LAMPE, s.v. ὑπονοθεύω, p. 1452, 1). 1, 4 Ἡδυπαθείαις... κοσμήμασί τισι: si registra qui il primo caso di “contaminazione” fra la Passio BHL 1511 e la redazione tràdita dal Vat. gr. 1608: in aderenza al latino deliciae il Rossanese ricorre, infatti, al composto ἡδυπαθεία per indicare il piacere lato sensu, mentre dalla Passio BHG 284 mutua il riferimento ai piaceri del palato, preferendo il composto ἀδηφαγία al più raro ἡδυφαγία del modello (cfr. LBG, s.v. ἡδυφαγία, p. 651 e TLG online, che riportano due sole occorrenze). 1, 5-7 δόξης – πλανῶν: a tale porzione testuale si riferisce presumibilmente l’annotazione priva di segno di rimando apposta, da mano diversa da quella del Rossanese, nel margine inferiore del f. 25r (ἐπαίνου διαιωνίζοντος χάριν, πρὸς σωτηρίαν πάσης τῆς πολιτείας ὡμοτάτην χρῆν λ̣ε̣ῖ παρρησίαν). Da quanto risulta leggibile o è stato possibile ricostruire — la rifilatura del foglio e l’evanescenza dell’inchiostro in alcuni punti, infatti, ne rendono difficile la lettura —, pare che l’estensore della nota abbia

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 120

27-Mar-21 12:02:39 PM

PASSIO ACEPHALA SS. CAESARII ET IULIANI MARTYRUM TERRACINAE

121

voluto ribadire sinteticamente i benefici (gloria imperitura per la vittima e salvezza dello Stato) che da quella crudele pratica sarebbero derivati al singolo e alla comunità. 1, 8 χάριν ἵππων τε καὶ λοιπῶν: l’amplificazione τε καὶ λοιπῶν sembrerebbe funzionale al rispetto della clausola ritmica davanti a pausa debole trascurata nella redazione BHG 284 (cfr. AASS Novembris, I, p. 106F [I.2, l. 10]: λόγῳ ἵππῳ), che, peraltro, il Rossanese rielabora sostituendo al dativo λόγῳ l’accusativo χάριν (cfr. supra, p. 44 nt. 122). 1, 8 ἅρματα – πολεμικά: il sostantivo ἅρμα — diverso da ἄρμα con spirito dolce, calco del latino arma (cfr. LAMPE, p. 227, 2) — è qui impiegato con il significato di «armi» (e non di «carri»: cfr. ibid., s.v. ἅρμα, p. 227, 1), come si osserva, forse non a caso, anche in un passo della Vita Nili (cfr. GIOVANELLI, Βίος καὶ πολιτεία cit., p. 57 [9, ll. 34-35]: ὑπὸ τῶν ἱδίων συμποδισθεὶς καὶ πεσὼν ἁρμάτων τοῦ ζῆν ἀπαλλάγη) che, a ragione, Enrica Follieri traduce «impacciato dal peso delle sue stesse armi, cadde in terra e cessò di vivere» (cfr. E. FOLLIERI, Per una nuova edizione della Vita di san Nilo da Rossano, in Ὁπώρα. Studi in onore di mgr Paul Canart per il LXX compleanno, a cura di S. LUCÀ – L. PERRIA [= BBG, n.s. 51 (1997), p. 87]). S. CARUSO, Un tabù etico e filologico: la mutilazione verecundiae gratia del Crypt. B.β.ΙΙ (Bios di Nilo da Rossano), in Pan 15-16 (1998), p. 187 nt. 41 intende, invece, lo stesso passo come «impedito dai suoi e caduto dai carri cessò di vivere». Un ulteriore elemento a favore dell’interpretazione di ἅρμα nel senso di «armi» potrebbe essere costituito, nel nostro caso, dalla variante arma per armis trasmessa dai mss. nrr. 2, 3, 5, 10, 11, 13, 31, 34, 45 e della quale l’amplificazione ἅρματα potrebbe essere la traslitterazione. 2, 5 ἀπὸ τῆς Ἄφρων χώρας ἐλθών: anche in tal caso l’amplificazione mediante il participio ἐλθών del testo del modello greco, con intervallo irregolare di una sillaba atona fra le toniche, potrebbe essere finalizzata al rispetto della clausola ritmica prima di una pausa breve. 2, 6-7 ὡραιότατον καὶ κατακεκοσμημένον: il rispetto della clausola ritmica prima di una pausa debole è qui vincolato alla possibilità che nel participio κατακεκοσμημένον la prima α della preposizione fosse dotata di una sorta di accento secondario d’appoggio funzionale alla sua pronuncia. 2, 7-8 τίς ἄρα – ὁ κόσμος αὐτῷ: il Rossanese sembra operare qui una “contaminazione” tra la versione latina e la redazione BHG 284: delle due interrogative indirette, infatti, la prima traduce alla lettera il latino Quisnam esset hic ornatus (cfr. AASS Novembris, I, p. 107 [I.4, l. 2]), la seconda, invece, sembra ispirarsi a τί ἄρα δοκεῖ ἡ κόσμησις αὐτὴ ὑπάρχειν della redazione BHG 284 (ibid., p. 107A [I.4, l. 3]), rielaborata ai fini del rispetto della clausola ritmica prima di una pausa forte. 2, 10 Τὸν – ὑμᾶς: è verosimilmente al fine di garantire il rispetto del-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 121

27-Mar-21 12:02:39 PM

122

PASSIO ACEPHALA SS. CAESARII ET IULIANI MARTYRUM TERRACINAE

la clausola ritmica che il Rossanese varia l’ordo verborum della redazione BHG 284 (cfr. AASS Novembris, I, p. 107A [I.4, ll. 6-7]: Ὀρκίζω ὑμᾶς τὸν θεὸν τὸν παντοκράτορα), dove si registra un intervallo irregolare tra le due sillabe accentate, mostrandosi in tal modo anche più fedele al latino Per Deum omnipotentem vos coniuro (ibid., l. 5]). 2, 12-13 καὶ ἐντρυφᾷ ὡς θέλει – χαρίεσσι: l’amplificazione potrebbe voler richiamare il precedente riferimento al piacere lato sensu (ἡδυπαθεία) mutuato dalla Passio latina (cfr. supra, p. 120). 2, 14-15 ἀνερχόμενος – ἐπινεῦον ὄρος: l’agiografo allude verosimilmente all’odierna rupe di Pisco Montano, l’enorme sperone calcareo che si stacca dalla massa di Monte sant’Angelo, estrema appendice dei Monti Ausoni. Il taglio del Pisco Montano ebbe luogo in età traianea al fine di consentire il passaggio litoraneo della via Appia attraverso la parte bassa della città di Terracina, così da evitare il transito attraverso i monti. 2, 16 ἑαυτὸν σὺν τῷ ἵππῳ καταβάλλει: l’intervallo regolare fra le sillabe toniche può essere qui ammesso solo immaginando che l’enfasi posta su ἑαυτόν renda atono a fini ritmici il sostantivo ἵππος. 2, 17-18 καὶ τοῦ – δεδοξασμένον: il Rossanese rielabora e rettifica il testo del Vat. gr. 1608 — che presenta, peraltro, un numero irregolare di sillabe atone fra le toniche (ἔτι δὲ καὶ τὸ ὄνομα αὐτὸν ἔχειν καινῆς δόξης) —, premettendo all’infinito con valore finale l’articolo τοῦ che la redazione BHG 284 omette. 3, 4 πρὸ τούτων: l’amplificazione sembra essere funzionale all’introduzione di una rettifica rispetto al testo del modello greco. Cesario, infatti, sarebbe vissuto nel segreto a Terracina, ospite di un suo fratello nella fede, non nei giorni in cui avvennero i fatti fin lì narrati — come recita la redazione BHG 284 (cfr. AASS Novembris, I, p. 108D [I.6, ll. 7-8]: ἐν ταῖς ἡμέραις ἐκείναις ἐν αἷς ταῦτα ἐπράττοντο) — ma per tutto il periodo precedente (πρὸ τούτων), dal giorno del suo arrivo in città fino alle calende di gennaio. 3, 6-7 μεθ’ οὗ – ἀγρυπνίαις: nel tradurre il latino cum quo orationibus et vigiliis il Rossanese si discosta dalla redazione BHG 284, amplificata e sintatticamente scorretta, nella quale il verbo ἐπιτελέω è costruito con il doppio dativo (cfr. tab. 1.1, es. nr. 14). 3, 9-10 διαθλῆσαι – ἀγῶνα: per la metafora sportiva con cui il Rossanese amplifica il testo cfr. 1Cor 9, 24-25. 4, 3 τὸν προλεχθέντα – ὡραιότατον: altro caso di “contaminazione” tra la redazione BHG 284 (cfr. AASS Novembris, I, p. 108D [I.7, ll. 4-5]: Λουκιανὸν νεανίαν πάνυ ὡραιότατον), da cui il Rossanese mutua il superlativo ὡραιότατον, e la versione latina (ibid., p. 108 [I.7, ll. 3-4]: hominem Lucianum praedictum iuvenem), cui sembra rimandare il participio προλεχθέντα, trasposizione di praedictum. Quest’ultimo è tramandato come variante di

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 122

27-Mar-21 12:02:39 PM

PASSIO ACEPHALA SS. CAESARII ET IULIANI MARTYRUM TERRACINAE

123

speciosissimum dall’apografo di un non altrimenti noto manoscritto, un tempo conservato presso il monastero di s. Giovanni di Capua (il nr. 21 del conspectus siglorum premesso da van Hooff alla sua edizione) che non è stato possibile identificare a causa delle scarne notizie fornite dal Bollandista. 4, 6 ἵνα τί συναινεῖτε γίνεσθαι: la rielaborazione del semplice τί ποιεῖτε della redazione BHG 284 (cfr. AASS Novembris, I, p. 108D [I.8, l. 2], che traduce alla lettera il latino quid facitis (ibid., p. 108 [I.8, l. 2]), sembrerebbe finalizzata a chiarire quale sia la parte di responsabilità che gli abitanti di Terracina hanno nell’annuale reiterarsi di quell’empia e crudele pratica. 4, 6-7 τὸ ἐναγέστατον – ἀνόμημα: anche qui il Rossanese sembra operare una “contaminazione” tra la Passio BHL 1511 e la redazione BHG 284: se da quest’ultima eredita il riferimento al carattere illegale di quella consuetudine (cfr. AASS Novembris, I, p. 108D [Ι.8, ll. 2-3]: τὸ ἄθημι καὶ παράνομον), dalla versione latina mutua l’aspetto sacrilego (ibid., p. 108 [I.8, l. 3]: scelus stultum), espresso mediante l’aggettivo ἐναγής al grado superlativo. 4, 7 ὑπὲρ ζωῆς ἄλλων: l’amplificazione ἄλλων sembrerebbe finalizzata a dare compiutezza a un’espressione che sia nella versione latina, sia nella redazione BHG 284 risulta effettivamente incompleta (cfr. AASS Novembris, I, p. 108 [I.8, ll. 3-4]: pro vita morti tradatis homines; ibid., p. 108D [I.8, l. 4]: ὑπὲρ τὴν ζωὴν τῷ θανάτῳ παραδώσητε). Rispetto a quest’ultima, quella del Rossanese appare, inoltre, più corretta per via della sostituzione dell’accusativo ζωήν con il genitivo nell’espressione del complemento di causa. 4, 7-8 ὅπως – παραδιδόναι ἀνθρώπους: per ὅπως e l’infinito, con il quale il Rossanese traduce ut... tradatis (diversamente dal redattore della Passio BHG 284, che ricorre al classico ἵνα e il congiuntivo: ἵνα... παραδώσητε) cfr. LSJ, s.v. ὅπως, p. 1244, 2. 4, 10-13 ἐπιβὰς ὁ νεανίας τῷ ἵππῳ – ὁ μάταιος τέθνηκεν: tale consuetudine, della quale non sembrano registrarsi altri esempi nelle fonti agiografiche in lingua greca e latina, sembrerebbe richiamarsi alla devotio militare di età romana (cfr. LANÉRY, Hagiographie d’Italie [300-550] cit., p. 244). L’immagine del giovane che, montato sul cavallo, si precipita giù dall’altura (la rupe del Pisco Montano, cfr. supra, p. 122) andando volontariamente incontro alla morte, ricorda, infatti, la figura del generale romano che, mutatis mutandis, si lanciava tra le schiere nemiche, armato e a cavallo, per ottenere il favore degli dèi e la vittoria del suo esercito. L’affinità fra la consuetudine terracinese e la devotio romana è individuabile non solo nella forma di suicidio (il giovane Luciano, infatti, è a cavallo, proprio come il generale romano), ma anche nel fine ultimo del loro gesto, offrendo entrambi la vita in favore di altri (il bene dei cittadini in un caso, la vittoria dell’esercito romano nell’altro).

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 123

27-Mar-21 12:02:39 PM

124

PASSIO ACEPHALA SS. CAESARII ET IULIANI MARTYRUM TERRACINAE

5, 8 δυσθανοῦς: la scelta del Rossanese di sostituire l’aggettivo δυσθανής a δυσσεβής, con cui il redattore della Passio BHG 284 amplifica la versione latina, sembrerebbe finalizzata a conferire alla sua redazione maggiore drammaticità: «morto di mala morte» appare, infatti, il giovane Luciano sia perché vittima di un inganno, sia perché, con il vano sacrificio di se stesso, aveva condannato la sua anima alla dannazione eterna. 5, 9 ἐν τῷ μιερῷ: per il valore di μιαρός / μιερός riferito al tempio pagano cfr. LAMPE, s.v. μιαρός, p. 870. Ricorrendo al neutro dell’aggettivo μιερός con valore sostantivato, il Rossanese si discosta dalla redazione BHG 284, che traduce il latino templum con il classico ναός (cfr. AASS Novembris, I, p. 108 [I. 11, ll. 5-6]: duxit ad templum Apollinis; ibid., p. 109A [I.11, l. 7]: ἀπήγαγεν εἰς τὸν ναὸν τοῦ Ἀπόλλωνος). L’origine della forma μιερός potrebbe forse essere individuata nella fusione di μὴ e ἱερός, con pronuncia itacistica di eta nella negazione μή e crasi vocalica: questo processo, secondo Delehaye, avrebbe portato alla formazione del sostantivo μιερεύς impiegato in alcuni testi agiografici per designare il ministro dei culti pagani (appunto da μὴ e ἱερεύς, letteralmente «non sacerdote», quindi «falso sacerdote: cfr. H. DELEHAYE, Μιερεύς. Note sur un terme hagiographique, in Comptes rendus des séances de l’Académie des Inscriptions et Belles-Lettres, Paris 1919, p. 7), pp. 1-7. 5, 9-10 καὶ πυρᾷ – καταναλώσαντες: la rielaborazione di καὶ τοῦτο πυρὶ ἀνήλωσεν della redazione BHG 284, con intervallo dispari tra le due ultime sillabe toniche, è con ogni probabilità finalizzato al rispetto della clausola ritmica; tuttavia la scelta del verbo composto in luogo di quello semplice e del femminile πυρά per il neutro πῦρ potrebbe non essere casuale, poiché sia καταναλίσκω sia πυρά rimandano al contesto sacrificale: il verbo, infatti, è impiegato nell’Antico Testamento in riferimento all’olocausto delle vittime (cfr. Lv 6, 3 e 1Cr 21, 26), mentre il sostantivo indica propriamente la pira, quindi l’altare su cui sono arse le vittime sacrificali e, per estensione, il fuoco (cfr. LSJ, s.v. πυρά, p. 1555 e LAMPE, p. 1211). 6, 1 Λουξούριος ὁ Τερρακίνης τότε κατάρχων: con κατάρχων — e, poco più oltre, con πρωτοπολίτης (cfr. 8, l. 1) — il Rossanese rende il latino primus civitatis: l’espressione non designa una carica vera e propria, ma un titolo onorifico conferito al cittadino più autorevole e influente per censo o prestigio sociale, attestato già in età repubblicana (cfr. Cic. in Ver. II. 2, 53) e ancora nel IV secolo d. C. (cfr. PLRE, II, Cambridge 1980, p. 92, dove è ricordato come decemprimus civitatis di Siracusa un certo Flavio Anniano). 6, 4 τὸν ὕπατον τῆς Καμπανίας: ὕπατος traduce — al pari dell’aggettivo sostantivato ὁ ὑπατικός della redazione BHG 284 —, il sostantivo consularis, che tra le varie accezioni ha anche quello di legatus consularis (cfr. ThLL, s.v. consularis, IV, col. 572, ll. 46 ss.). I consulares erano ex consoli inviati

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 124

27-Mar-21 12:02:39 PM

PASSIO ACEPHALA SS. CAESARII ET IULIANI MARTYRUM TERRACINAE

125

nelle province dell’impero con varie funzioni, dall’amministrazione della giustizia alla risoluzione di questioni di ordine pubblico; qui, tuttavia, il sostantivo ὕπατος è svuotato del suo significato originario e, concordemente con l’uso tardo del termine, indica il legato imperiale lato sensu. 6, 12 Χριστοῦ ἀθλητὴς Καισάριος: la clausola ritmica prima di una pausa forte potrebbe essere qui osservata ammettendo che gli accenti tonici significativi siano posti su Χριστοῦ e Καισάριος con un intervallo di quattro sillabe tra di essi. 6, 22-23 τοῖς ἀθανάτοις – ἡμῶν: caso di “contaminazione” tra la Passio BHL 1511, da cui è mutuato il riferimento all’immortalità degli dèi, e la redazione BHG 284, da cui deriva, invece, l’uso del superlativo μέγιστος (cfr. AASS Novembris, I, p. 110 [II.14, l. 4]: diis immortalibus; ibid., p. 110D [II.14, ll. 6-7]: τοῖς μεγίστοις ἡμῶν θεοῖς). 6, 31-32 καὶ ἀφ’ οὗ – ὁρισθέντα: il colon sembrerebbe alludere alla creazione del cielo e della terra mediante la separazione del firmamento dalle acque, raccolte in un sol luogo e separate dalla terra (cfr. Gn 1, 6-10). 6, 43-44 Ἄκουσόν μου – θεοῖς: il Rossanese rielabora l’espressione con cui la redazione BHG 284 amplifica la più sintetica versione latina (cfr. AASS Novembris, I, p. 110 [ΙΙ.15, ll. 1-2] Fac quod dico, sacrifica diis), spezzandone il periodare con la creazione di un inciso mediante l’aggiunta del participio λέγων che posticipa e con il quale sembra alludere al latino Respondit Leontius dicens (cfr. ibid. [II.15, ll. 3-4]). 6, 44-45 ἐπεὶ πολλῶν πειραθήσῃ – οὐ δυνήσῃ: il Rossanese rettifica il dettato della redazione BHG 284 — da cui mutua l’amplificazione del testo latino (cfr. tab. 3.1, es. nr. 6) —, sostituendo all’infinito aoristo di ἐπιφέρω («portare a / contro», «arrecare») che, in virtù del suo significato, non dà senso, quello di ὑποφέρω («sopportare»), che ben si accorda con il riferimento alle pene prospettate al martire da Leonzio. 6, 48 ὁμολογίας καλῆς: l’aggiunta dell’aggettivo καλός all’amplificazione del testo latino già propria della redazione BHG 284 (cfr. tab. 3.1, es. nr. 7) è presumibilmente finalizzata alla creazione del riferimento ai due passi dell’epistola paolina citati nell’apparato dei loci similes (cfr. supra, adp. ad loc., p. 106). 6, 50 τὸν Σατανὰν καὶ διάβολον: la posizione dei due sostantivi è qui invertita rispetto ai loci similes citati in apparato (cfr. supra, adp. ad loc., p. 106) verosimilmente al fine di garantire il rispetto della clausola ritmica prima di una pausa forte. 7, 3-4 τῷ μιερῷ τοῦ Ἀπόλλωνος: per la connotazione del tempio pagano mediante il neutro μιερόν cfr. supra, p. 48 e nt. 156; p. 124. 8, 1 Ταῦτα – ἀκούσας: qui, come altrove, Giovanni sembra operare un compromesso tra la redazione BHG 284, da cui mutua la prima costruzio-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 125

27-Mar-21 12:02:39 PM

126

PASSIO ACEPHALA SS. CAESARII ET IULIANI MARTYRUM TERRACINAE

ne participiale, e la versione latina, che ha invece presente per la seconda (cfr. AASS Novembris, I, p. 111A [II.17, l. 1]: Πυθόμενος οὖν ταῦτα; ibid., p. 111 [II.17, l. 1]: hoc audiens). 8, 3 καὶ ἡμᾶς κατασπῶντος: l’amplificazione, con la quale il Rossanese allude alla distruzione del tempio di Apollo e alla conseguente morte del pontifex Firmino e di parte del popolo, garantisce il rispetto della clausola ritmica prima di una pausa forte trascurata nella redazione BHG 284 (cfr. AASS Novembris, I, p. 111A [II.17, l. 4]: πῶς ᾠδαῖς μαγικαῖς ἐπιφωνεῖ). 8, 3-4 πρὸς τὸν θεῖον Καισάριον πάλιν ἔλεγε: la clausola ritmica prima di una pausa forte potrebbe essere qui rispettata se si considerano significativi solo gli accenti tonici su Καισάριον ed ἔλεγε con un intervallo di quattro sillabe atone fra di essi. 9, 6 Ὁ δὲ ὕπατος· «Καὶ ποίᾳ»: l’interrogativa diretta, che esprime il dubbio di Leonzio in merito alla modalità di repressione da adottare contro il martire, potrebbe celare l’intenzione del Rossanese di esprimere il latino Qua debet puniri sententia? sacrificando — come nei casi elencati supra, p. 54 nt. 194 —, il rispetto della clausola ritmica prima di una pausa forte. 10, 3 δῆμοι, λαοὶ καὶ φυλαί: l’amplificazione ricorre in termini molto simili nel secondo dei quattro canoni per s. Bartolomeo (cfr. PRINZI, I canoni di Giovanni Rossanese cit., p. 210 [can. II, colon 33]: λαοί, γένη καὶ φυλαί). 10, 33-35 Διὸ καὶ ἀποτυχών... ταλαιπωρηθεὶς ὁ μακάριος μάρτυς Καισάριος: anacoluto, determinato dall’improvviso cambio di soggetto (LussurioCesario). 10, 35-36 ἐπὶ χρόνον ἕνα καὶ ἥμισυ: nel fissare il periodo di reclusione del martire a un anno e mezzo l’autore si discosta da entrambi i modelli, dove esso è concordemente quantificato a un anno e un mese (cfr. AASS Novembris, I, p. 112D [II.21, ll. 6-7]: ἐποίησεν δὲ ὁ μακάριος μάρτυς ἐν τῇ φυλακῇ ἐνιαυτὸν ἕνα καὶ μῆνα ἕνα; ibid., p. 112 [II.21, ll. 4-5]: Et fuit in custodia annum unum et mensem unum). Il testo del Rossanese potrebbe essersi determinato per il fraintendimento — suo o del modello latino — dell’abbreviazione per sospensione di mensem unum (m.ûm > medium). 12, 3-5 ἐκδυσάμενός τε τὴν χλαμύδα – τοῖς ποσὶν ἐκυλινδοῦτο: l’ordine delle azioni compiute da Leonzio subito dopo la conversione è qui invertito dal Rossanese secondo una sequenza che appare più logica rispetto a quella offerta dalla Passio BHL 1511 e dalla redazione BHG 284, dove il console si spoglia del mantello per coprire le nudità del martire solo dopo essersi gettato ai suoi piedi (cfr. AASS Novembris, I, p. 113 [III.24, ll. 3-6]: Et misit se ad pedes beati Caesarii et expolians se chlamyde sua induit beatum Caesarium; ibid., p. 113A [III.24, ll. 5-6]: κλαίων ἐξεδύσατο τὴν διπλοΐδα αὐτοῦ ἥνπερ ἠμφίετο, καὶ περιέβαλεν αὐτὴν τῷ μακαρίῳ Καισαρίῳ). 12, 4 τρόμῳ καὶ πόθῳ: l’amplificazione sembra richiamare uno stilema

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 126

27-Mar-21 12:02:39 PM

PASSIO ACEPHALA SS. CAESARII ET IULIANI MARTYRUM TERRACINAE

127

caro al Rossanese: esso, infatti, ricorre simile in un luogo del primo canone per s. Bartolomeo, dove al dativo τρόμῳ è preferita metri causa la forma avverbiale συντρόμως (cfr. PRINZI, I canoni di Giovanni Rossanese cit., pp. 204-205 [can. I, cola 306-307]: συντρόμως προσφέροντας ὕμνους / πόθῳ καὶ χαρὰν ἡμῖν διπλήν). 12, 7-8 Πίστευσον – καὶ νῦν ὄψει φῶς ὑπέρλαμπρον: “contaminazione” tra la redazione (amplificata) BHG 284 (Σὺ μόνον πίστευσον εἰς ἕνα θεὸν Πατέρα παντοκράτορα, καὶ εἰς ἕνα κύριον Ἰησοῦν Χριστὸν τὸν υἱὸν τοῦ θεοῦ τὸν μονογενῆ), e la versione latina, da cui il Rossanese mutua l’espressione modo videbis lumen splendidum, che traduce alla lettera limitandosi a sostiture al grado positivo splendidum il superlativo ὑπέρλαμπρος. 13, 2-4 ὅ τε τιμιώτατος – μυστηρίων Χριστοῦ: il Rossanese opera qui una duplice variatio rispetto alla redazione BHG 284 e alla versione latina dove Cesario impartisce il battesimo e, solo successivamente, compare Giuliano a somministrare l’eucarestia (cfr. AASS Novembris, I, p. 113B [III.24, ll. 1213; 25, ll. 1-4]: Τότε λαβὼν ὕδωρ ὁ μακάριος ἐβάπτισεν αὐτοὺς [...]. Ἐν αὐτῇ οὖν τῇ ὥρᾳ, ἐλθὼν πρεσβύτερός τις ὀνόματι Ἰουλιανὸς μετέδωκεν αὐτοῖς τοῦ πανσέπτου καὶ τιμίου σώματος τε καὶ αἵματος τοῦ Κυρίου ἡμῶν Ἰησοῦ Χριστοῦ; ibid., p. 113 [III.24, ll. 9-10; 25, ll. 1-3]: Et accepta aqua baptizavit eum [...]. In ipsa hora veniens Iulianus presbyter dedit ei corpus et sanguinem Domini nostri Iesu Christi). Nella redazione del Rossanese, invece, Giuliano — che Lanzoni identifica con l’omonimo martire di Anazarbo, condannato come Cesario al katapontismòs (cfr. LANZONI, A proposito della Passione di san Cesario cit., p. 148) —, affianca il compagno di martirio già nel momento del battesimo e la scena della somministrazione eucaristica è sostituita con un più generico riferimento ai sacramenti. 13, 6 ὁ νέος λῃστής: la definizione di Leonzio «novello buon ladrone», con la quale il Rossanese amplifica il testo, costituisce una chiara allusione al celebre episodio del “buon ladrone” che, crocifisso insieme a Cristo, chiede a quest’ultimo di intercedere per lui presso Dio ottenendo, così, il Regno dei Cieli (cfr. Lc 23, 40-43). 13, 6-9 Ἡ δὲ γυνή – νοβεμβρίων τριῶν: con la sepoltura del corpo di Leonzio si conclude, nella redazione rimaneggiata del Rossanese, la sezione del racconto (cfr. i paragrafi 11-13) dedicata alla storia della sua conversione. Nella versione latina e nella redazione BHG 284, invece, lo stesso episodio è narrato solo dopo la condanna a morte comminata da Lussurio contro i due martiri (cfr. AASS Novembris, I, p. 113E [III.25, ll. 5-6; 26, ll. 1-6]: et completa oratione cum gloria Leontius tradidit spiritum. Eadem die Luxurius [...] et dedit sententiam in eis ut ambo in saccum missi in mare praecipitarentur. Corpus autem Leontii collegit uxor et filii eius [...]; ibid., p. 113B: [III.25, l. 8; 26, ll. 3-10]: ὁ Λεόντιος αὐτῇ τῇ ὥρᾳ παρέδωκεν τῷ κυρίῳ.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 127

27-Mar-21 12:02:39 PM

128

PASSIO ACEPHALA SS. CAESARII ET IULIANI MARTYRUM TERRACINAE

Τότε τοίνυν ὁ Λουξούριος [...], οἷς καὶ ἀπεφήνατο κατ’ αὐτῶν ἀπόφασιν τοιάνδε λέγων, ὅπως οἱ δύο ἅμα ἐν σάκκῳ βληθέντες, οὕτως καταποντισθῆναι αὐτοὺς ἐν τῷ πελάγει τῆς θαλάσσης. Τὸ δὲ τοῦ ὁσίου Λεοντίου σῶμα συστείλαντες ἥ τε γυνὴ αὐτοῦ καὶ τὰ τέκνα [...]). 13, 10 ἱδρῶσι καὶ κόποις: i due sostantivi, diffusamente impiegati nei testi agiografici per indicare le pratiche ascetiche, ricorrono nel primo dei quattro canoni del Rossanese per s. Bartolomeo, anche lì al dativo e nella medesima sequenza (cfr. PRINZI, I canoni di Giovanni Rossanese cit., pp. 196-197 [can. I, cola 180-181]: Ἱδρῶσι συχνοῖς, κόποις, πόνοις καὶ ἀγῶσι συνεστήσω). Non è forse un caso che la dura ascesi del santo sia designata mediante l’uso congiunto dei due termini anche dall’anonimo autore del Βίος di s. Bartolomeo in due diversi luoghi dell’opera (cfr. PAROLI, La Vita di san Bartolomeo cit., pp. 112-113 [4, ll. 14-15 e l. 17]). 14, 5-6 τεχθέντα – ὑποδέξεται: l’introduzione del neutro avverbiale ἥδιστα e dell’avverbio δεξιῶς, che esprimono la serenità con cui Cesario e Giuliano si accingono ad affrontare la terribile morte che li attende, consapevoli di conseguire la palma del martirio e la vita eterna, potrebbe essere finalizzata ad attenuare l’immagine dei loro corpi inghiottiti dalle acque resa eufemisticamente dal verbo ὑποδέχομαι già nella redazione BHG 284. 14, 6-7 καὶ τοῦτό με λαμπρότατον – μάρτυρα: il Rossanese si discosta totalmente dalla Passio BHL 1511 e dalla redazione BHG 284, dove Cesario si limita a dire che l’acqua farà di lui e di Giuliano dei martiri (cfr. AASS Novembris, I, p. 114 [III.27, ll. 5-7]: ut ipsa me modo martyrem me facit una cum patre meo Iuliano; ibid., p. 114D [III.27, ll. 7-10]: καὶ τοῦτό με μάρτυρα παραχρῆμα ἀναδείξει [...] ἅμα τῷ τιμιωτάτῳ μου πατρὶ καὶ πρεσβυτέρῳ Ἰουλιανῷ), introducendo nella sua redazione la figura di Cristo, al cospetto del quale Cesario, proprio grazie al martirio, potrà presentarsi nel suo massimo splendore e vittorioso. 14, 8-9 καὶ ἀναγεννήσαντί με διὰ τοῦ θείου βαπτίσματος: riproponendo l’immagine dell’acqua poco prima evocata in relazione al martirio di Cesario e Giuliano, qui simbolo della rinascita a nuova vita, il Rossanese si discosta sia dalla Passio latina sia dalla redazione BHG 284 che la traduce alla lettera (cfr. AASS Novembris, I, p. 114 [III.27, ll. 7-8]: Iuliano qui ante me fecerat christianum; ibid., p. 114D [III.27, ll. 10-11]: Ἰουλιανῷ τῷ καὶ πρῶτόν με χριστιανόν ποιήσαντι). 14, 13-14 ἐγὼ μὲν ὑπὸ σοῦ – τῷ βυθῷ παραδίδομαι: manca nella redazione del Rossanese il riferimento all’ordine di Lussurio di gettare in mare Cesario, reso esplicitamente nella versione latina e nella redazione BHG 284 (cfr. AASS Novembris, I, p. 114 [III,27, 11-12]: me quidem ad libitus tuos aqua mergi iussisti; ibid., p. 114D [III.27, ll. 16-18]: ὅτιπερ ἐμὲ μὲν ὑπὸ τῶν ὑπηρετῶν τῷ ὕδατι καταποντισθῆναι προστάττεις). Il verbo καταποντίζω, che

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 128

27-Mar-21 12:02:40 PM

PASSIO ACEPHALA SS. CAESARII ET IULIANI MARTYRUM TERRACINAE

129

nella redazione BHG 284 ben esprime la tipologia di martirio cui Cesario e Giuliano sono stati condannati, è, inoltre, sostituito dal Rossanese con il più generico παραδίδωμι e recuperato più avanti, in luogo di καταχθονίζω del modello greco (σὺ δὲ ἔσῃ εἰς τὰ κατώτατα τοῦ ἅδου ὑπὸ τοῦ θεοῦ μου καταχθονιζόμενος), in riferimento alla altrettanto terribile fine che aspetta Lussurio. 14, 14 σὺ δὲ εἰς τὸν δεινότατον: la clausola ritmica risulta qui osservata se si considera il pronome personale σύ dotato di accento significativo in virtù della sua contrapposizione a ἐγώ che lo precede (ἐγὼ μέν…σὺ δέ). 15, 3 μετὰ τὸ – ἐν Χριστῷ: l’introduzione della figura di Cristo, nel nome del quale Cesario e Giuliano vanno incontro alla morte, potrebbe essere stato suggerito al Rossanese dalla redazione BHG 284 (ἐν αὐτῇ δὲ τῇ ἡμέρᾳ ἐν ᾗ κατήχθησαν οἱ ἅγιοι τοῦ Χριστοῦ μάρτυρες) che amplifica a sua volta il latino Eodem die quo mersi sunt con il riferimento ai due «santi martiri di Cristo» quale soggetto logico dell’azione. 15, 5-6 ᾗ – προείρηκεν: l’amplificatio, che allude alla profezia di Cesario (cfr. supra, p. 112 [14, ll. 9-10]), potrebbe essere stata suggerita al Rossanese dal riferimento alla μανία dei due martiri che precede la descrizione della morte del funzionario romano nella redazione BHG 284 (cfr. AASS Novembris, I, p. 114E [III.29, ll. 1-3]: Τῆς γὰρ μοῖρας αὐτοῦ [ἔτι δὲ καὶ ἣν ἔσχεν κατὰ τῶν ἁγίων μανίαν καὶ λύσσαν πέρας ἐδήλωσεν] τὰ κατ’ αὐτὸν ἀπόδειξιν ἔχει). 15, 8 Δένδρῳ γάρ – ἐπειγόμενος: la descrizione del contesto in cui Lussurio trova la morte, più articolata sia nella versione latina sia nella redazione BHG 284, viene sintetizzata da Giovanni omettendo tutta una serie di particolari: che Lussurio si trova a cavallo (Ipse autem Luxurius ibat equo sedens ad villam suam ut pranderet; συνέβη γὰρ τὸν αὐτὸν Λουξούριον ἐν τῷ ἵππῳ αὐτοῦ καθεζόμενον, πορεύεσθαι ἀριστῆσαι); che a un certo punto decide di avanzare da solo verso casa, staccandosi da coloro ai quali verosimilmente si accompagna (praecessit cum equo solus; ἐπειδὴ δὲ ἔσπευδεν εἰς τὸ ἄριστον, προέδραμεν αὐτὸς σὺν τῷ ἵππῳ μόνος); che si avvicina all’albero presso cui verrà feralmente morso dal serpente (Igitur cum iuxta arborem praeteriret et faciente nequitia sua; καὶ δὴ πλησιάσαντος ὑπό τι δένδρον, τῆς πονηρᾶς αὐτοῦ πράξεως δῆλον ὅτι ἐπὶ τοῦτο αὐτὸν ἀγούσης). 15, 12-14 Ἑώρα δὲ καὶ – ὑμνολογοῦντας τὸν Κύριον: nel descrivere la visione di Lussurio ormai in fin di vita il Rossanese si discosta sia dalla Passio BHL 1511, dove le onde del mare sottraggono lentamente alla sua vista i due martiri (cfr. AASS Novembris, I, p. 115 [III.30, ll. 2-5]: vidit oculis suis psallentes ambo cum honore dignissimo corpora sanctorum Iuliani presbyteri et Caesari diaconi undas auferentes), sia dalla redazione BHG 284 — da cui pure mutua il particolare del litorale presso cui ha luogo la

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 129

27-Mar-21 12:02:40 PM

130

PASSIO ACEPHALA SS. CAESARII ET IULIANI MARTYRUM TERRACINAE

visione, assente nel testo latino (cfr. tab. 3.1, es. nr. 31) —, dove alcuni ἄνδρες εὐλαβεῖς li strappano alle onde del mare (τὰ σώματα τῶν ἁγίων καὶ καλλινίκων μαρτύρων... ἐκ τῶν κυμάτων ἐξήγαγον ἄνδρες τινὲς εὐλαβεῖς). Tale particolare verrà recuperato successivamente nella redazione BHG 284a in relazione al ritrovamento dei corpi di Cesario e Giuliano, cfr. supra (p. 114 [16, ll. 1-2]). 15, 15-16 διὸ καὶ ἀθλίως – παρέδωκε δαίμοσι: nel riferimento al terribile destino ultraterreno di Lussurio il Rossanese potrebbe essersi ispirato al latino Et cum haec diceret, diabolus soffocavit eum (cfr. AASS Novembris, I, p. 115 [III.30, ll. 8-9]), mostrandosi ancora una volta più vicino alla versione latina rispetto alla redazione BHG 284, che omette tale particolare. 16, 1-2 Τὰ δὲ πανόλβια – ἀνελόμενοι: a differenza della Passio BHL 1511 e del modello greco, dove Eusebio raccoglie e seppellisce da solo i corpi di Cesario e Giuliano (Quorum corpora sanctorum martyrum collegit quidam servus Dei... et sepelivit; συνῆξε δέ τις δοῦλος θεοῦ... ἅπερ καὶ ἔθαψεν), nella redazione BHG 284a egli è affiancato, almeno nella prima fase, da alcuni uomini pii: tale particolare è verosimilmente recuperato dal modello greco, dove alcuni ἄνδρες εὐλαβεῖς sottraevano alle onde e alla vista del moribondo Lussurio i corpi dei due martiri. 16, 3 Εὐσέβιός ὐσέβιός τις φιλόχριστος: Eusebio, compagno nella fede di Cesario, verrà martirizzato insieme a Felice per volere del figlio del consularis Leonzio, suo omonimo (cfr. supra, pp. 114-118 [17-18]). Ricordàti il 5 novembre nel Martirologio Romano (cfr. H. DELEHAYE, Propyleum ad Acta Sanctorum Decembris. Martyrologium Romanum, Bruxellis 1940, p. 498), il 7 ottobre nel Sinassario di Costantinopoli (cfr. ID., Synaxarium Ecclesiae Constantinopolitanae cit., col. 118), Felice ed Eusebio ci sono noti unicamente dalla Passio di Cesario e Giuliano: della storia del loro martirio non esiste, infatti, una tradizione indipendente rispetto a quella dei due martiri terracinesi (cfr. FENICCHIA, voce Felice ed Eusebio cit., col. 588). Nessun documento antico sembra ascrivere a Terracina la commemorazione di due martiri di nome Eusebio e Felice (cfr. H. DELEHAYE, De ss. Felice et Eusebio, AASS Novembris, III, Bruxellis 1910, pp. 32-33), né il Martirologio geronimiano ne fa menzione in riferimento alla città laziale. È, dunque, verosimile quanto ipotizzato da Lanzoni, ovvero che l’anonimo redattore della Passio Caesarii abbia mutuato il nome di Eusebio dai latercoli del Geronimiano che commemoravano l’omonimo vescovo di Nicomedia al sei, sette e otto novembre, associandolo arbitrariamente a Giuliano e Cesario. Diverso sarebbe il caso di Felice (assimilabile forse al martire africano Felice di Toniza o anche al Felix nolanus confessor, presbyter proprio come il compagno di martirio di Cesario), che l’agiografo trovava già associato nel Martirologio

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 130

27-Mar-21 12:02:40 PM

PASSIO ACEPHALA SS. CAESARII ET IULIANI MARTYRUM TERRACINAE

131

geronimiano ai due martiri terracinesi il primo novembre (cfr. LANZONI, A proposito della Passione di san Cesario cit., p. 147). 16, 4 διὰ τοὺς ἐσκοτισμένους τῷ ζόφῳ τῆς ἀπιστίας: si tratta dei pagani, designati mediante una perifrasi che ricorre simile in ASTERIUS SOPHISTA, Commentarii in Psalmos [M. RICHARD, Asterii Sophistae Commentariorum in Psalmos quae supersunt, Oslo 1956, p. 158, l. 2: Ἡ τρίτῃ ὥρᾳ· ὁ Θωμᾶς τῇ ἀπιστίᾳ σκοτιζόμενος], dove è riferita all’apostolo Tommaso ancora incredulo. Il sostantivo ζόφος, che reitera l’immagine dell’oscurità implicita nel verbo σκοτίζω, rimarca quella del buio in cui brancolano quanti non credono in Cristo. 16, 5-6 Ἐν αὐτῇ τῇ πρώτῃ – περιτειχίζων ἑαυτόν: nel rielaborare il testo della Passio, Giovanni omette sia di indicare il numero di giorni trascorsi dall’avvenuta sepoltura dei due martiri — fissato a cinque nella versione latina e nella redazione BHG 284 (cfr. AASS Novembris, I, p. 115 [III.31, ll. 1-2]: Post dies autem quinque inventus est et ipse servus Dei; ibid., p. 115A [III.31, ll. 1-2]: Μετὰ οὖν πέντε ἡμέρας εὑρέθη ὁ αὐτὸς δοῦλος τοῦ θεοῦ) —, sia di precisare che Eusebio intraprenderà una vita di ascesi proprio nel luogo in cui sono stati seppelliti i due martiri (ibid., ll. 2-3]: in eodem loco ubi posuerat beatos martyres, ieiunans et orans Dominum et psallens [...]; ἐν αὐτῷ τῷ τόπῳ ἐν ᾧ ἦν καταθέμενος τοὺς ἁγίους μάρτυρας τοῦ Χριστοῦ, νεστεύων καὶ εὐχόμενος καὶ ψάλλων ἀδιαλείπτως κυρίῳ τῷ θεῷ ἡμῶν [...]). 17, 5 ἐπὶ τῆς ἕδρας: l’assemblea dei pretori sostituisce qui il tribunale presso cui Eusebio e Felice vengono interrogati dal magistrato nella redazione BHG 284 (ἐπὶ τοῦ βήματος), che con tale particolare amplifica la Passio latina. 17, 13-14 Κἀγὼ δέ – Εὐσέβιος, μοναχός: altro caso di “contaminazione” tra la Passio latina, al cui dettato il Rossanese si mostra fedele e la redazione BHG 284, dove a Eusebio è riservata la possibilità di rivelare autonomamente il proprio nome e da cui Giovanni mutua la qualificazione dei due martiri rispettivamente come sacerdote e monaco (cfr. tab. 1.1, es. nr. 32) 17, 21-22 πρὸς τὸ τοὺς λαούς – καὶ ζωὴν τὴν αἰώνιον: altro caso di “contaminazione” fra la Passio latina, dalla quale il Rossanese mutua l’allusione alla vita eterna (quia si cogniscitis eum, potestis vitam aeternam consequi) e la redazione BHG 284, dalla quale recupera, invece, il riferimento alla conversione e alla salvezza, sostituendo la forma verbale πρὸς τὸ ἐπιστρέφον a quella nominale (ἐπιστροφή) e il sostantivo σωτηρία all’aggettivo σωτηριώδης. 18, 1-2 στρατιώτας – μάρτυρας: cfr. il testo dalla redazione BHG 284 che introduce a ragione tale precisazione, mancando nel testo latino l’oggetto del verbo misit (cfr. AASS Novembris, I, p. 116E [IV.35, ll. 1-3]: στέλλει πρὸς

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 131

27-Mar-21 12:02:40 PM

132

PASSIO ACEPHALA SS. CAESARII ET IULIANI MARTYRUM TERRACINAE

αὐτοὺς ὁ παράνομος Λεόντιος πλῆθος στρατιωτῶν ἐν τῇ φυλακῇ; ibid., p. 116B [IV.35, l. 1]: Et misit ad eos noctu). 18, 7-8 τῷ ποταμῷ καταποντίσαι: al verbo ῥίπτω, con cui il redattore del Vat. gr. 1608 traduce il latino iacto (corpora in flumine iactari), Giovanni sostituisce il più tecnico καταποντίζω, già impiegato in relazione al martirio di Cesario e Giuliano, cfr. Passio BHG 284a (supra, p. 112, 14, l. 2). Il fiume cui l’agiografo allude è probabilmente il Portatore, il cui corso si sviluppa per intero nell’odierno comune di Terracina; l’Ufente, cui pensò, invece, van Hooff (cfr. AASS Novembris, I, p. 117 nt. b: Ufentem credo fluvium hic intellegi) è, in verità, solo un affluente del Portatore, a cui dà origine confluendo presso Ponte Maggiore insieme al fiume Amaseno e a un canale, la Linea Pio VI. L’identificazione del fluvium in questione con il Portatore si accorda, inoltre, perfettamente con quanto precisato successivamente dal Bollandista (cfr. ibid.: qui [scil. Ufentis] tertio a Terracina milliario in mare effluebat): la distanza tra il punto in cui il Portatore sfocia nel Mar Tirreno, ossia Porto Badino, e Monte S. Angelo – alle pendici del quale si sviluppava la città di Terracina in età romana – è, infatti, di circa 4,5 km. Il martirio di Eusebio e Felice si sarebbe, dunque, consumato in prossimità di questo fiume, in ossequio a un’antica consuetudine secondo la quale quanti erano stati condannati alla pena capitale dovevano essere uccisi a uno o due miglia di distanza dalla città (cfr. ibid.: estque conforme antiquorum moribus ut rei capitalem sententiam subirent uno aut altero ab urbe milliario. Nostrorum autem martyrum corpora cum in fluvium postea proicienda essent, ipsi in ipsa fluvii ripa capite caesi fuerint). 18, 11 σύνεγγυς τῶν στροβίλων: cfr. il latino iuxta pineta. Van Hooff identificò tale pineta con il lucus Feroniae di cui parla Virgilio in Aen. VII, 799-800: Circaeumque iugum: quis Iuppiter Anxurus arvis / praesidet et viridi gaudens Feronia luco), ovvero il bosco della divinità fluviale Feronia che, come informa Orazio in Sat. I, V, 24-25: Ora manusque tua lavimus, Feronia, lympha. / Milia tum pransi tria repimus atque subimus / impositum saxis late cadentibus Anxur), si trovava nei pressi del litorale, a tre miglia di distanza dal tempio di Giove Anxur (cfr. AASS Novembris, I, p. 117 nt. c). 18, 12 Κούαρτός τις πρεσβύτερος: per la spinosa questione relativa all’identificazione di Quarto cfr. A. AMORE, voce Quarto e Quinto, santi, matiri di Roma, BS, X, Roma 1968 coll. 1275-1276. Trattasi con ogni probabilità di un martire dei primi secoli: il suo nome figura nel Martirologio Geronimiano sia al 7 ottobre, dove sarebbe stato trascritto probabilmente a seguito di un errore del redattore (cfr. H. DELEHAYE, Commentarius perpetuus cit., p. 544) sia al 5 novembre (ibid., p. 587), dove è definito confessor, sebbene di un Quarto confessore non si abbia alcuna notizia (cfr. A. AMORE, voce Quarto, vescovo di Capua (?), santo, martire, BS, X, Roma 1968, col. 1275).

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 132

27-Mar-21 12:02:40 PM

PASSIO ACEPHALA SS. CAESARII ET IULIANI MARTYRUM TERRACINAE

133

Lanzoni ha proposto di identificare il Quartus presbyter che nella Passio di Cesario e Giuliano provvede a seppellire i corpi di Eusebio e Felice con il martire romano sepolto sulla via Latina insieme a Quinto, insieme il quale è ricordato nel Martirologio Geronimiano il 10 maggio (cfr. DELEHAYE, Commentarius perpetuus cit., pp. 244-245) e raffigurato nel mosaico absidale della Chiesa di s. Prisco a Capua, dove i corpi di entrambi sarebbero stati trasferiti. Sarebbe, dunque, proprio Quarto, il martire del mosaico capuano, che l’agiografo di Cesario e Giuliano avrebbe avuto presente scegliendo di introdurre nella storia della loro Passio la figura dell’omonimo presbitero (cfr. LANZONI, Le diocesi d’Italia cit., p. 197). 19, 21-22 Ἡ δὲ βασίλισσα Εὐδοξία ἐκαλεῖτο: figlia di Teodosio II (408450) e di Eudocia, fu la moglie di Valentiniano III; l’omonimo imperatore, Valentiniano I, invece, dopo aver divorziato dalla prima moglie, Marina Severa — che gli aveva dato un solo figlio, il futuro imperatore Graziano (375-383) —, aveva sposato in seconde nozze Giustina, dalla quale ebbe tre figlie (Giusta, Grata e Galla) e un figlio, Valentiniano II, imperatore dal 375 al 392. 19, 23-25 ἥν, ὡς λέγουσιν oἱ γράψαντες – ἤδη καὶ γένους: nel concludere la Passio con questa nota storica — che funge quasi da introduzione al testo successivo del Miraculum —, Giovanni risente della confusione tra i due omonimi imperatori — Valentiniano I (364-375) e III (425-465) — già presente nel testo latino e nella redazione del Vat. gr. 1608. A prendere in moglie l’augusta Licinia Eudossia menzionata precedentemente (cfr. supra, p. 118 [19, 22]) non fu, infatti, il primo dei due imperatori — di fatto contemporaneo di papa Damaso (366-384) e fratello di Valente —, ma Valentiniano III, figlio di Galla Placidia e Costanzo III e nipote di Teodosio I il Grande (379-395).

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 133

27-Mar-21 12:02:40 PM

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 134

27-Mar-21 12:02:40 PM

III. Miraculum (Sanatio Placidiae) et translatio Romam (BHG s.n.)

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 135

27-Mar-21 12:02:40 PM

136

MIRACULUM (SANATIO PLACIDIAE) ET TRANSLATIO ROMAM

|58r Ἡ δὲ τῶν Λατίνων διήγησις περὶ τοῦ ῥηθήσεσθαι μέλλοντος θαύματος τοῦ μάρτυρος Καισαρίου οὕτως ἐπὶ λέξεως ἄρχεται· ἀρχὴ τῆς διηγήσεως τῆς πρὸς Ῥωμην ἀνακομιδῆς τῶν θείων λειψάνων.

Βασιλεύοντος τοῦ εὐσεβεστάτου βασιλέως Οὐαλεντινιανοῦ, Δάμασος ὁ ἁγιώτατος ἐπίσκοπος τῆς τῶν Ῥωμάνων ἁγίας Ἐκκλησίας προὐκάθετο, ὅς, καὶ ἐπὶ τῆς δευτέρας, ἁγίας, οἰκουμενικῆς καὶ μεγάλης συνόδου μετὰ καὶ τῶν ἑτέρων ἁγίων πατριαρχῶν καὶ πατέρων ὕστερον προηγήσατο, ἐπὶ τῆς βασιλείας τοῦ δικαίου καὶ μεγάλου Θεοδοσίου. Ἦν δέ, ἀνὴρ φρονήσει τε καὶ σοφίᾳ |58v τῶν πολλῶν διαφέρων, καὶ χαρίτων δέ, πεπληρωμένος ἐκ περιουσίας ἦν ἀρετῶν· οὗ ταῖς διδαχαῖς καὶ συμβουλίαις ὁ προρρηθεὶς αὔγουστος Οὐαλεντινιανὸς ὑπήκοος ἦν, ὥστε, καὶ ὑπὸ θείας χάριτος ἐμπεριεχομένους ἐκείνους τότε κατανοεῖν. Ἐγένετο οὖν ἐν τῷ πάντα μετ’ εὐλαβείας τελεῖν τὸν βασιλέα ταῖς τοῦ πατριάρχου συνεταῖς συμβουλαῖς τὴν προρρηθεῖσαν καλὴν Εὐδοξίαν ἀγαγέσθαι γυναῖκα, μεθ’ ἧς δύο θυγατέρας ἔσχηκε, τὴν μὲν προτέραν τῷ |59r τῆς μητρὸς κεκλημένην ὀνόματι, τὴν δὲ δευτέραν Γάλλαν Πλακιδίαν ἐπωνομασθεῖσαν. Ἡ γοῦν προτέρα Εὐδοξία, νεᾶνις οὖσα τετελεύτηκεν· ἐπὶ ταύτῃ γοὖν μόνῃ ὁ βασιλεὺς ἐλπίδι φορούμενος, λίαν ἐφίλει αὐτήν. Λέγεται δὲ ὅτι ἡ βασιλὶς Εὐδοξία μετὰ καὶ ἄλλων ἀγαθουργιῶν τὴν τοῦ κορυφαίου καὶ πρωτοθρόνου ἀποστόλου Πέτρου ἐκκλησίαν ἐν Ῥώμῃ, τὴν σάνκτι Πέτρι Bίγκουλαν ὀνομαζομένην ἀνῳκοδό |59v μησεν, ἥ, καὶ ἕως τῆς σήμερον, Εὐδοξίας κέκληται. Ἀλλ’ ἐπὶ τὸ προκείμενον ἐπανέλθωμεν. 2 Τοιγαροῦν, ὁ μακαριώτατος πάπας Δάμασος, τοὺς φιλευσεβεῖς βασιλεῖς ἐξαιτησάμενος, τοὺς σύνεγγυς τῆς πόλεως κήπους αὐτῷ ἐπιδοῦναι, ἵν’ ἐν αὐτοῖς τοῦ τρισμακαρίστου Λαυρεντίου τοῦ μάρτυρος ἐκκλησίαν ἐκ βάθρων οἰκοδομήσῃ, ὑπείκοντας ἔσχεν· οὕστινας κήπους εὐθὺς δοθῆναι αὐτῷ ἐκέλευσαν. |60r Ἐν ᾧ τόπῳ, παραχρῆμα θεμέθλους ὁ ἁγιώτατος πάπας θέμενος, ἐκκλησίαν, τοῦ Χριστοῦ συνεργοῦντος ἐπῳκοδομεῖ. Ὅπερ ἐνωτισθεῖσα ἡ δευτέρα θυγάτηρ τοῦ βασιλέως Πλακίλλα ἡ ἀπομείνασα, ἐν τῷ ἔτι τὰ θεμέλια τίθεσθαι, ὀργῇ πολλῇ ἐξαφθεῖσα θυμοῦσθαι καὶ διαπρίεσθαι ἤρξατο, διότι ἐν αὐτοῖς τοῖς κήποις βασταζομένη καὶ ἐφεπομένη προέρχεσθαι εἴωθε, καὶ εἴ τι δ’ ἂν ἦν αὐτῇ κατὰ νηπιότητα |60v τερπομένῃ ἐκεῖ καὶ καταθέλγεσθαι συχνοτέρως ἦν κατιδεῖν. 1

5

10

15

5

10

tit. 2-3 ἀρχή – λειψάνων add. in marg. cod. 1, 8 αὔγουστος ego: αὔγοῦστος cod. 2, 4 ὑπείκοντας ἔσχεν add. in marg. cod. 2, 4-5 ἐκέλευσεν ante corr. cod. 2, 11 τερπομένῃ ego: τερπομένην cod.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 136

27-Mar-21 12:02:40 PM

MIRACULUM (SANATIO PLACIDIAE) ET TRANSLATIO ROMAM

137

Ha inizio la narrazione dei Latini del miracolo compiuto del martire Cesario che sarà raccontato come segue parola per parola; inizio della narrazione della traslazione a Roma delle sante reliquie. 1 Mentre regnava il piissimo imperatore Valentiniano, sedeva sul seggio della santa Chiesa dei Romani il santissimo vescovo Damaso, che guidò (la Chiesa di Roma) anche al tempo del secondo, santo e grande concilio ecumenico cui parteciparono anche gli altri santi patriarchi e padri, più tardi, al tempo del regno del giusto e grande Teodosio. Superava molti per prudenza e sapienza e possedeva grazie e virtù in abbondanza; ai suoi insegnamenti e consigli il predetto Augusto Valentiniano prestava ascolto, cosicché dunque si capiva che erano persino circonfusi dalla grazia divina. Avvenne dunque che, agendo l’imperatore con devozione secondo i saggi consigli del patriarca, sposò la predetta bella Eudossia, con la quale ebbe due figlie, chiamate la prima come la madre, la seconda invece Galla Placidia. La prima appunto, Eudossia, morì che era una fanciulla; quindi l’imperatore, mosso da amore verso costei che era rimasta la sua unica figlia, la amava molto. Si dice inoltre che l’imperatrice Eudossia, tra le altre opere buone, costruì a Roma la chiesa del Corifèo degli apostoli e primo vescovo (di Roma) Pietro, chiamata di san Pietro in Vincoli, la quale fino a oggi è stata anche detta di Eudossia. Ma ritorniamo all’oggetto della narrazione. 2 Ebbene, avendo il beatissimo papa Damaso chiesto ai pii imperatori di donargli i giardini vicino alla città per edificarvi una chiesa in onore del tre volte beato martire Lorenzo, trovandoli consenzienti, li ottenne; (essi) ordinarono che quei giardini gli venissero subito concessi. In quel luogo, dopo avervi gettato subito le fondamenta, il santissimo papa, costruì con l’aiuto di Cristo una chiesa. Quando la notizia giunse alle orecchie della seconda figlia dell’imperatore, l’unica rimasta, Flaccilla, sebbene fossero state gettate ancora solo le fondamenta, accesa da grande ira iniziò a infuriarsi e tormentarsi, poiché in quei giardini solitamente veniva portata quando usciva in compagnia (dei suoi coetanei), e se c’era qualcosa che durante l’infanzia le dava diletto, capitava persino che molto spesso si illudesse di averla vista qui.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 137

27-Mar-21 12:02:40 PM

138

15

5

10

15

20

25

MIRACULUM (SANATIO PLACIDIAE) ET TRANSLATIO ROMAM

Ἐν τῷ οὖν πολλάκις προσεγγίζειν δι’ ἑαυτῆς καὶ τῶν θεραπαινίδων καὶ θεραπόντων τοῖς τόποις, τὰ παρὰ τοῦ πατριάρχου ἐπιτεθέντα θεμέλια καταστρέψαι διενοεῖτο· ὅπερ καὶ μόνον ἐπιχειρήσασα, εὐθέως κατήρχετο ὑπὸ ἀκαθάρτου διασπαράττεσθαι πνεύματος· ἔνθεν τοι, οἱ μὲν αὐτῆς γονεῖς καὶ |61r θειότατοι αὔγουστοι, σύμπας τε ἅμα τῶν Ῥωμάνων λαός, θλίψει καὶ πένθει κατὰ πολλὰς ἡμέρας συνείχοντο. 3 Ἐν τῷ οὖν θεοσεβῶς πολλάκις λειψάνοις ἁγίων μεταξὺ προσάγεσθαι τὴν Πλακίλλην, οὐδὲ μίαν ἴασιν ἐκαρπώσατο· Θεοῦ φανερῶσαι θέλοντος τὸν ἑαυτοῦ μάρτυρα, καὶ ὡς πόλιν κεκρυμμένην ἐπ’ ὀκρίβαντος θῆναι καὶ ὑψηλοτάτης περιωπῆς, ἀκούσαντες δὲ ὅτι ἐν τῇ νήσῳ, ἥτις Χίων |61v ἐπονομάζεται, τοῦ μακαρίου Ἰσιδώρου τοῦ μάρτυρος τὸ σῶμα διατηρεῖται, ἐξ οὗ, τοὺς ἐνοχλουμένους ὑπ’ἀκαθάρτων δαιμόνων, προσιόντας αὐτίκα λαμβάνειν τὴν ἴασιν, συνῄνεσαν πάντες τοῖς Ἀυγούστοις ἐκεῖσε, διὰ τοῦ τῆς Καμπανίας αἰγιαλοῦ, τὴν θυγατέρα παραπέμπειν τῷ μάρτυρι. Ἐμβαλόντες οὖν αὐτὴν ἐν βαστερνίῳ, ἐπειδήπερ οὐκ ἄλλως ἦν δυνατὸν διὰ τὸ λίαν καταδεδαμασμένην εἶναι ταῖς τοῦ |62r δαίμονος τιμωρίαις καὶ συντριβαῖς, ὥστε καὶ συχνάκις ταύτην λιποθυμεῖν, ἀπῆγον, καὶ πρὸς Τερρακίναν πόλιν, ἧς, Φίληξ τίς ἦν ἐπισκοπεύων τῷ ὄντι μακάριος. Αὐτὴν καταλαβοῦσαν, μεθ’ ὅσης ἄν εἴποις τιμῆς ὁ θεοτίμητος ὑπεδέξατο, εἰσελθεῖν τε αὐτὴν πρὸς τὴν πόλιν οὐκ εἴασεν· ἀλλὰ διὰ τῶν ἁγίων αὐτοῦ εὐχῶν καὶ νουθεσιῶν, εἰς τὸν τοῦ ἁγίου μάρτυρος Καισαρίου ναὸν ἀνακλίνησθαι θάρσει πολλῷ διετάττετο. |62v Ἐν τῷ γοῦν παραπόδας τοῦ σεβασμίου ταύτην κατακλιθῆναι λειψάνου, τοιαύτην ὁ μακαριώτατος προσῆξεν ἐπίσκοπος εὐχὴν τῷ Θεῷ· «Κύριε, ὁ Θεὸς ὁ παντοκράτωρ, ὁ ταύτην τὴν κόρην γεννηθῆναι κελεύσας, καὶ δοὺς αὐτῇ πνεῦμα ζωῆς, ὁ πάντων ὢν ἐπιγνώστης, οὐκ ἀξιόν ἐστιν, ἵνα τὸ πνεῦμα, ὃ δοθῆναι αὐτῇ ἐκέλευσας, ἡ τοῦ διαβόλου ἐξουσία καταδυναστεύῃ· διὸ καὶ τῇ σῇ μεγαλότητι |63r ὑποκύπτομεν Κύριε, ὅπως αὐτὴν εἰς τὸ ἀρχαῖον ἀνακαλέσῃς ἀξίωμα τῆς ἐλευθερίας καὶ αὐτεξουσιότητος καὶ τὸ εὐθές σου πνεῦμα ἐγκαινίσοις αὐτῇ καὶ εἰς τὴν προτέραν ἐπιστρέψῃς σωτηρίαν, ἵνα καὶ διὰ τῶν τοῦ μάρτυρός σου λιτῶν σεσωσμένη νοΐ καὶ καθαρῷ συνειδότι, εἰς ἣν ἥμαρτεν ἐκκλησίαν σου, εὐχάς ἐντρόμους θεοσεβῶς ἐκτελέσοιε, πρὸς δόξαν σὴν ὑπερδεδοξασμένην καὶ ὑπερύμνητε· |63v καὶ γὰρ καὶ πάντων χάριν σοι ἐποφείλεται πᾶσα δόξα, τιμὴ καὶ προσκύνησις νῦν καὶ εἰς τοὺς σύμπαντας αἰῶνας τῶν αἰώνων· ἀμήν».

3, 3 ὡς πόλιν – θῆναι: Mt 5, 14 3, 18-19 δοὺς αὐτῇ πνεῦμα ζωῆς: cf. Ez 37, 5 δόξα, τιμή – αἰῶνας τῶν αἰώνων· ἀμήν: cf. 1Tm 1, 17

3, 27-28

2, 13 ᾧ ante corr. cod. 2, 16 ἔνθεν τοι ego: ἔνθέν τοι cod. 3, 3-4 ὑψηλοτάτης ego: ὑψιλοτάτης cod. 3, 4 περιωπῆς ego: περιοπῆς cod. 3, 24 σεσωσμένη ego: σεσωσμένῳ cod.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 138

27-Mar-21 12:02:40 PM

MIRACULUM (SANATIO PLACIDIAE) ET TRANSLATIO ROMAM

139

Spesso dunque nell’avvicinarvisi, pensava tra sé e sé ai modi in cui distruggere, con serve e servi, le fondamenta gettate dal patriarca. Essendosi anche soltanto accinta all’opera, subito iniziò a essere lacerata da uno spirito immondo; quindi i suoi genitori e divinissimi Augusti e, insieme a loro, tutto il popolo dei Romani, furono per molti giorni oppressi da afflizione e dolore. 3 Nel frattempo, dunque, benché Flaccilla fosse stata spesso condotta con devozione presso diverse reliquie di santi, non ne trasse giovamento alcuno per la sua guarigione; volendo Dio rendere manifesto il suo martire e porlo come una città nascosta su una tribuna e su un altissimo osservatorio, e avendo (gli Augusti genitori) sentito che presso l’isola chiamata Chio erano custodite le spoglie del beato martire Isidoro, dal quale coloro che erano molestati da demoni immondi, nel momento in cui vi si accostavano, erano subito guariti, tutti furono d’accordo con gli Augusti a che, costeggiando il litorale campano, accompagnassero la figlia lì, presso il martire. Avendola dunque posta su una lettiga, dal momento che non era possibile fare diversamente poiché era molto provata dalle pene e dalle afflizioni inflitte dal demone, così da perdere spesso anche i sensi, riuscirono a condurla almeno presso la città di Terracina, di cui era vescovo un tal Felice, veramente beato. Egli, onorato da Dio, la accolse appena arrivata con tutto l’onore che si potrebbe esprimere a parole, ma non permise che entrasse in città; dopo le sue sante preghiere e i suoi santi consigli dispose che si deviasse con molta fiducia verso la chiesa del santo martire Cesario. Nel momento in cui, dunque, venne adagiata vicino alla venerabile reliquia, il beatissimo vescovo innalzò a Dio tale preghiera: «Signore Dio onnipotente, tu che hai disposto che questa fanciulla nascesse e le hai donato lo spirito di vita, tu che conosci ogni cosa, non è giusto che il potere del diavolo opprima lo spirito che hai ordinato le fosse donato; e perciò, inchinandoci di fronte alla tua grandezza, ti supplichiamo, Signore, di restituirle l’originaria dignità di persona libera, di rinnovarla nel tuo retto spirito e farla tornare in salute come prima, affinché, salvata anche per intercessione delle preghiere del tuo martire, possa, con la mente purificata dal peccato, sciogliere con devozione i voti tremanti verso la tua chiesa verso la quale ha peccato e innalzare un inno alla tua gloria grandemente celebrata e a Te, grandemente degno di essere cantato; e infatti per ogni cosa si deve a Te ogni gloria, onore e venerazione, ora e per tutti i secoli dei secoli, amen».

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 139

27-Mar-21 12:02:40 PM

140

5

10

15

20

25

30

35

MIRACULUM (SANATIO PLACIDIAE) ET TRANSLATIO ROMAM

4 Οὐ μὴν ἐνθάδε τῆς ἀγαθῆς καταλήγει ὁρμῆς ὁ ἱερώτατος ἐπίσκοπος, ἀλλὰ κλαυθμῷ, νηστείαις ὁμοῦ καὶ ἀγρυπνίαις ἑαυτὸν ἐκδεδώκει τόσαις, ὥστε τὰς χάριτας μὴ μελλῆσαι Θεοῦ καὶ τοῦ μάρτυρος· τῇ γὰρ τρίτῃ ἡμέρᾳ |64r ἰάσεως ἡ κόρη τετύχηκε, τοιαύτην δι’ αὐτῆς μαρτυρίαν ἐξηγουμένη, ὅτι τὸ μεσονύκτιον ἀνὴρ ἅγιος ἐλθὼν ἐπεφάνη, στολὴν ἐν θέᾳ λαμπροτάτῃ φαιδρὰν ἐστολισμένος καὶ φάσκων αὐτῇ· «Τὸ τῶν ἁμαρτιῶν πῦρ οὐκ ἄλλως ἢ διὰ τῆς τῶν δακρύων πηγῆς σβέννυται. Φίληκος οὖν τοῦ καλλίστου ἐπισκόπου σε αὐτὴν σεσῶσθαι ἐπίγνωθι ταῖς δακρυρρόοις δεήσεσι». «Τοῦ δὲ |64v ἐπελθόντος μοι λαμπροτάτου ἀνδρὸς ἀπιόντος ἐπερωτήσασά τε τὸ ὄνομα, τίς ἀνακαλεῖται καὶ τίς ἐστιν, καὶ Καισάριον ἑαυτόν μοι καὶ μάρτυρα Χριστοῦ διεβεβαιοῦτο· ὃς καὶ μόναις ἑνθέοις ἐπισκοπαῖς ἐξ ἐμοῦ στόματος ὅφιν μέγαν ἐξενεγκών, τῷ μετ’ αὐτοῦ ὄντι δέδωκεν, εἰπών· «Τῷ τῆς θαλάσσης σὺν σπουδῇ, ὁ ἀκάταρτος καὶ πονηρὸς καταποντίσθι τῷ βυθῷ». |65r Ταῦτα ὁ φανείς μοι θεῖος Καισάριος ἱλαρώτατε, σεμνὲ ἐπίσκοπε, δράσας τε καὶ εἰπὼν καὶ κατασφραγισάμενός μου στόμα καὶ ὦτα τύπῳ τοῦ ἀηττήτου σταυροῦ, ἀορασίᾳ παρῆλθε, με χαριεστάτην ἅμα καὶ τε θεραπευμένην καταλιπών· καὶ ταῦτα πρὸς ἑαυτὴν γεναμένη καὶ ὡς ἀληθῶς ἐπανελθοῦσα, διαγγέλλω τοι, πάτερ Φίληξ, εὐργέτα καὶ ῥύστα μου». Ὃς καὶ ἀκούσας, ἱλαρότητι κρείττονι συγκραθείς, εὐθὺς |65v θυσίαν αἰνέσεως καὶ ἀλαλαγμοῦ τῷ μεγάλῳ Θεῷ καὶ Σωτῆρι προσῆγεν ἐφ’ ὥραν ἰκανὴν καὶ τοῖς αὐτοῦ δὲ μάρτυσι, δι’ ὄρθρου μέχρις ἠμέρας ἐκτεταμένης· εἶτα καὶ τὴν πανίερον τῶν φρικτῶν Χριστοῦ μυστηρίων προσενέγκας Θεῷ ἐνώπιον πάντων λαῶν, πρὸς σωτηρίαν μὲν αὐτῶν δόξαν δὲ αὐτοῦ, ᾧ πᾶσα δόξα ἀρμόζει οὖσα καὶ διαμένουσα, παρ’ αὐτὰ τὴν φήμην τοιγαροῦν |66r τῆς σωτηρίας αὐτῆς καὶ ἰάσεως ταχὺ πρὸς Ῥώμην τοῖς ἄναξιν ἀναγγέλλουσι. Διὸ πρὸς τὴν Τερρακίναν πολλῇ διαδραμόντες σπουδῇ τὸν ἁγιώτατον ἐπίσκοπον θυσίας τῷ Θεῷ προσφέροντα καταλαμβάνουσι καὶ τὴν ἰδίαν δὲ θυγατέραν σωφρόνως καὶ πανευλαβῶς τῇ προσενέξει τῇ περὶ αὐτῆς καὶ μετὰ τρόμου παρισταμένην, καὶ τῷ Θεῷ ἐξομολογουμένην τε δάκρυσιν ἐν καρδίας ἀγαλλιάματι. |66v Tούτων οὖν ἐκτελεσθέντων ὡς εἴρηται, οἱ πανευσεβέστατοι βασιλεῖς ὑπερβαλλόντως τετιμήκασι τὸν ἁγιώτατον Tερρακίνης ἐπίσκοπον Φίληκα, ὡς πρόξενον αὐτοῖς ἀγαθῶν τοιούτων γενόμενον, καὶ ὡς προσκυνητὸν ἐκ βίου λαμπροῦ καὶ σεβάσμιον, καὶ μάλιστα τῆς ἰάσεως τῆς ἑαυτῶν περιποθήτου καὶ μονογενοῦς θυγατρός, Πλακίλλας Γάλλας, ἣν ἐγὼ Ἰωάννης ὑπολαμβάνω εἶναι Θεοδοσίου τοῦ βασιλέως τὴν λαλοσύμβουλον γαμετὴν |67r (Θεοδοσίου τοῦ μεγάλου φημί, τοῦ μετὰ Γρατιανὸν τὸν τοῦ Οὐαλεντινιανοῦ βασιλεύσαντος) καὶ τούτῳ συμβασιλεύσασαν ἐφ’ ἱκανὸν ὀρθοδόξως· Καισαρίῳ δὲ τῷ χριστομάρτυρι πολλὰς ἐδωρήσαντο χάριτας.

4, 1 ἀγάθης ante corr. cod. 4, 7 καλλίστου ego: καλίστου cod. 4, 10 καὶ Καισάριον: καὶ add. in marg. cod. 4, 10 οὗ ante corr. cod. 4, 11 ὅφις μέγας ἐξενεχθείς ante corr. cod.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 140

27-Mar-21 12:02:40 PM

MIRACULUM (SANATIO PLACIDIAE) ET TRANSLATIO ROMAM

141

4 Il santissimo vescovo non pose certo qui fine al suo nobile slancio, ma si era dato a lamentazioni, digiuni insieme a veglie tanto grandi che le grazie di Dio e del martire non tardarono: il terzo giorno, infatti, la fanciulla ottenne la guarigione, testimoniando lei stessa che a mezzanotte le apparve un santo dall’aspetto luminosissimo, vestito con un abito splendente, dicendole: «Il fuoco dei peccati non si estingue in altro modo che con rivoli di lacrime. Sappi, dunque, che sei stata salvata dalle preghiere innalzate tra le lacrime dal nobilissimo vescovo Felice». «E avendo chiesto al luminosissimo uomo che era giunto presso di me quale fosse il suo nome mentre andava via, come si chiamasse e chi fosse, mi confermò di essere Cesario e martire di Cristo; ed egli, per la sola dignità episcopale ispirata da Dio (che ne aveva invocato l’intervento), dopo aver estratto dalla mia bocca un grande serpente, lo diede a quello che era insieme a lui dicendogli: «Sia prontamente gettato, impuro e maligno, in fondo al mare». Colui che mi era apparso, san Cesario, o lietissimo, santissimo vescovo, dopo aver fatto e detto queste cose e segnato la mia bocca e le mie orecchie con il segno dell’invincibile croce, scomparve lasciandomi assolutamente guarita per la grazia (concessami); e poiché sono in me e vi sono tornata veramente riferisco appunto queste cose, padre Felice, mio benefattore e salvatore». Ed egli dopo aver ascoltato, preso da una gioia più forte, offrì subito un sacrificio di lode al grande Dio e Salvatore e ai suoi martiri in un momento adatto, all’alba fino al giorno inoltrato; poi, mentre offriva a Dio il più santo sacrificio tra i terribili misteri di Cristo in presenza di tutto il popolo per la sua salvezza e per la gloria di Colui al quale si addice ogni gloria presente e futura, nel corso di questi stessi eventi, riferirono a Roma, ai sovrani la notizia della sua salvezza e guarigione. Perciò, accorrendo in tutta fretta a Terracina, trovarono il santissimo vescovo che offriva sacrifici a Dio e anche la loro figlia che assisteva sana di mente e in atteggiamento di assoluta devozione e tremante assisteva all’offerta di ringraziamento per la sua guarigione e rendeva grazie a Dio tra le lacrime, gioendo nel cuore. Essendosi dunque compiuto ciò come si è detto, i molto pii imperatori resero onore in maniera straordinaria al santissimo vescovo di Terracina, Felice, poiché aveva procurato loro tali beni, poiché degno di venerazione a seguito di una vita splendente e soprattutto poiché aveva procurato la guarigione della loro molto amata e unica figlia Galla Flaccilla, che io, Giovanni, suppongo essere la moglie, loquace consigliera, dell’imperatore Teodosio (Teodosio il Grande, dico, che governò dopo Graziano, figlio di Valentiniano) e governò insieme a lui in maniera abbastanza ortodossa; al martire di Cristo, Cesario, invece, fecero molti doni.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 141

27-Mar-21 12:02:40 PM

142

MIRACULUM (SANATIO PLACIDIAE) ET TRANSLATIO ROMAM

Ἤδη τοίνυν ἐν τῷ πολλὰ ἐπακολουθεῖν τὰ προγεγενημένα βράχεως λέξομεν. Τότε γοῦν ὁ Οὐαλεντινιανὸς ὁ αὔγυστος μετὰ τῆς βασιλίσσης, τὴν βαστέρναν ἐν τῇ τὴν θυγατέρα ἀσθενῆ ἐκπεπόμφασι, χρυσῷ τε καὶ ἐλεφαντίνοις ὀστέοις καὶ λίθοις κοσμήσαντες |67v τιμίοις, τῶν τιμίων λειψάνων μέρη ἱκανὰ Καισαρίου τοῦ πανευκλεεστάτου καὶ Ἰουλιανοῦ, καὶ κάρας τιμίας ἄμφω ἐνθέμενοι, τοῦτο μὲν αὐτοὶ οἱ βασιλεῖς, τοῦτο δὲ καὶ πᾶς ὁ Ῥώμης λαὸς ὃς συνῆλθε τοῖς βασιλεῦσι, καὶ αὐτὴ ἡ ἰαθεῖσα Πλακίλλα Γάλλα, ἡ τῶν βασιλέων θυγάτηρ, ἰδίοις ποσὶ πεζῇ τὴν πορείαν ἐποιοῦντο σὺν τοῖς ἐπ’ ὤμων θείοις ἱερεῦσιν ἐπαγομένοις τὰ ἅγια· μετὰ ψαλμῶν καὶ |68r ὑμνῶν καὶ δᾳδουχίας ὅτι πλείστης καὶ φωταψιῶν καὶ μύρων πολυτελείας καὶ θυμιαμάτων ἀρωματώδους εὐωδίας πολλῆς ἐν ἀγαλλιάσει μεγάλῃ τε καὶ χαρᾷ, ἐν τῷ τῶν Ρωμαίων παλατίῳ κατέθεντο, ἐν σεμνοπρεπεστάτῳ καὶ βασιλικῷ κουβουκλίῳ διὰ τοῦ τρισμάκαρος Πάπα Δαμάσου, ὃς καὶ τοῦ αὐτοῦ περικαλλοῦς καὶ ἁγίου ναοῦ κτήτωρ καὶ κόνδιτορ ἀνεφάνη. Συνδρομῇ τῶν πανευσεβῶν βασιλέων αὐτῶν γὰρ τούτων ἦν κουβουκλίον |68v καὶ βασιλικὸν ἀνακτωρόν τε καὶ μέλαθρον. Ἐν ᾧ ναῷ καὶ ἀνακτώροις μεγάλαι καὶ αἰωνίαι καὶ ἀτελεύτητοι ἐδόθησαν χάριτες καὶ τερπνότητες πρὸς ὡραιότητα καὶ εὐπρέπειαν κόσμον τε καὶ στολισμὸν παρὰ τῶν αὐτῶν σεβάστων αὐγούστων· ὅπου γε καὶ μέγα πλῆθος θαυμάτων ἐξετελεῖτο — καὶ νῦν δὲ τελεῖται μέχρι τῆς σήμερον — |69r εἰς δόξαν τοῦ ἀληθινοῦ καὶ μεγάλου Θεοῦ καὶ Σωτῆρος ἡμῶν Ἰησοῦ Χριστοῦ καὶ τοῦ παναγίου καὶ ζωαρχικοῦ Πνεύματος καὶ τοῦ πανταιτίου καὶ παντοκράτορος Θεοῦ καὶ Πατρός, τῆς μονάδος μὲν τῇ θεότητι καὶ φύσει ἀδιαιρέτου τριάδος, δὲ προσώποις καὶ ὑποστάσεσι διαιρούμενης, ἀδιαιρέτου καὶ ἑνὸς Θεοῦ μένοντος, ἀσυγχύτως ταῖς ἰδιότησι καὶ τριττοῦ, φωτὸς νoουμένου ἐν ἀδιαιρέτῳ μιᾷ φύσει τε καὶ θεότητι |69v εἰς ἔπαινον δὲ καὶ καύχημα, σκέπην ἅμα τε καὶ ἀντίληψιν τῆς ἐκκλησίας Χριστοῦ τοῦ Θεοῦ. 5

5

10

15

20

25

5, 11 φωταψιῶν ego: φωταψίων cod.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 142

27-Mar-21 12:02:40 PM

MIRACULUM (SANATIO PLACIDIAE) ET TRANSLATIO ROMAM

143

5 Ora dunque riferiremo brevemente i molti eventi verificatisi in seguito. L’augusto Valentiniano insieme all’imperatrice, dopo aver ornato con oro, avori e pietre preziose la lettiga nella quale avevano portato la figlia inferma, avendovi posto sufficienti parti delle reliquie degne di onore del davvero gloriosissimo Cesario e di Giuliano e le teste degne di onore di entrambi, da una parte gli stessi imperatori, dall’altra anche il popolo romano che era sopraggiunto insieme agli imperatori e la stessa Galla Flaccilla, la figlia degli imperatori che era stata guarita, si misero in cammino insieme ai divini sacerdoti che portavano sulle spalle le sante reliquie; tra salmi e inni, con una fiaccolata più grande che mai, tra lampade ed essenze profumate di gran pregio e gran profumo di incensi ed erbe aromatiche, con grande gioia le posero nel palazzo dei Ῥωμαῖοι, nel nobilissimo cubiculum imperiale, ad opera del tre volte beato papa Damaso che è stato anche mostrato come possessore e dedicatario della sua bellissima e santa chiesa. In breve si trattava cioè del sacrum palatium degli stessi venerabilissimi imperatori, loro residenza e dimora imperiale. In quella chiesa e in quelle residenze furono posti dagli stessi venerabili Augusti grandi, eterni e interminabili doni e diletti per bellezza e decoro, onore e ornamento; in quel luogo fu compiuta anche una grande quantità di miracoli — ed è compiuta anche ora, fino a oggi — a gloria del vero e grande Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo e dello Spirito Santissimo e che dà la vita e di Dio, principio di tutto e onnipotente e Padre, Uno nella deità e Trinità indivisibile nella natura, ma divisibile in persone e ipostasi pur rimanendo Dio unico e indivisibile, senza confusione nelle persone e triplice, pensato come uomo in una sola natura indivisibile e nella divinità, a lode, vanto, protezione e insieme soccorso della Chiesa di Cristo Dio.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 143

27-Mar-21 12:02:40 PM

144

MIRACULUM (SANATIO PLACIDIAE) ET TRANSLATIO ROMAM

COMMENTO

Ἡ δὲ τῶν Λατίνων διήγησις – τῶν θείων λειψάνων: le parole premesse dal Rossanese a mo’ di titolo alla narrazione del Miraculum e della successiva traslazione delle reliquie di Cesario a Roma sembrano essere state suggerite, almeno nella prima parte (Ἡ δὲ τῶν Λατίνων διήγησις – ἄρχεται), da quanto egli poteva leggere al foglio 48v del Vat. gr. 1608 (cfr. supra, p. 59). Il successivo riferimento alla traslazione delle reliquie (ἀρχὴ – λειψάνων), assente nel Vat. gr. 1608, sembrerebbe nascere, invece, dalla necessità di definire meglio il contenuto del racconto. 1, 1 Βασιλεύοντος – Οὐαλεντινιανοῦ: per la confusione tra i due omonimi imperatori cfr. supra, p. 133. 1, 11-12 καλὴν Εὐδοξίαν ἀγαγέσθαι γυναῖκα: a proposito di Eudossia cfr. supra, p. 133. È interessante osservare che nella redazione del Rossanese, dove pure permane la confusione tra Valentiniano I e III, non si riscontra una seconda inesattezza storica comune alla versione latina del Miraculum e alla redazione BHG 285: qui, infatti, il padre di Eudossia, Teodosio II, viene erroneamente identificato con l’omonimo imperatore (nonno dell’augusta imperatrice) sotto il cui regno prese avvio, sull’area del modesto sacrario costantiniano, la costruzione della basilica romana di s. Paolo fuori le Mura (cfr. AASS Novembris, I, p. 127 [1, ll.16-19]: Eudoxia vero, quam supra diximus, Theodosii filia fuit; qui cum Honorio augustae memoriae beati Pauli apostoli ecclesiam fundavit atque perfecit; ibid., p. 127A [1, ll. 1822]: Εὐδοξία δὲ ἣν προέφημεν Θεοδοσίου τοῦ μεγάλου βασιλέως θυγατὴρ ἐτύγχανεν· ἥτις μετὰ τοῦ ἐν ὁσίᾳ τῇ μνήμῃ Ὀνορίου τὴν τοῦ πανευφήμου ἀποστόλου Παύλου ἐηηλησίαν ἐθεμελίωσεν). 1, 12-13 μεθ’ ἧς δύο θυγατέρας – Πλακιδίαν ἐπωνομασθεῖσαν: che la maggiore delle due figlie nate dal matrimonio di Valentiniano III e Licinia Eudossia si chiamasse esattamente come la madre — quindi Eudossia e non Eudocia — è noto solo dall’opera del cronografo bizantino Giorgio Cedreno, cfr. GEORGIUS CEDRENUS, Compendium historiarum [I. BEKKER, Georgius Cedrenus Ioannis Scylitzae ope, I, Bonnae 1838 (Corpus Scriptorum Historiae Byzantinae), p. 606, ll. 11-15]. L’associazione della sorella, Placidia, alla ben più nota Galla Placidia — figlia di Teodosio I e Galla, che l’imperatore aveva sposato in seconde nozze dopo Flaccilla —, è già nella redazione del Vat. gr. 1608, dove al nome Galla si accompagna, appunto, quello di Placidia (cfr. AASS Novembris, I, p. 126 [1, ll. 13-15]: τῷ τῆς γεννησαμένης μητρὸς ὀνόματι ἐκέκλητο, ἡ δὲ μικρότερα Γάλλα Πλακιδία ἐπονομάζετο). All’origine di tale associazione potrebbe esserci la confusione della seconda figlia di Valentiniano III, Placidia, con la seconda moglie di Teodosio I, Gal-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 144

27-Mar-21 12:02:40 PM

MIRACULUM (SANATIO PLACIDIAE) ET TRANSLATIO ROMAM

145

la, propria della versione latina (ibid., ll. 11-13: duas ex ea filias procreavit; maior matris nomine vocata, minor Galla nuncupabatur). 1, 14 Ἡ γοῦν προτέρα... τετελεύτηκεν: secondo quanto riportato dalle fonti, invece, la primogenita di Valentiniano III sopravvisse al padre e andò in sposa a Unerico, primogenito del re dei Vandali, Genserico: cfr. PRISCUS PANITA, Excerpta de Legationibus Romanorum ad Gentes, 29.3 [P. CAROLLA, Priscus Panita. Excerpta et fragmenta, Berolini et Novi Eboraci 2008, p. 67, ll. 22-23]; EVAGRIUS SCHOLASTICUS, Historia ecclesiastica, VII [A. HÜBNER, Historia ecclesiastica. Kirchengeschichte, I, Turnhout 2007 (Fontes Christiani, 57/2), p. 236, ll. 10-12]; PROCOPIUS CAESARIENSIS, De bello Vandalico, III.6.5 [J. HAURY, Procopii Caesariensis opera omnia, I, Leipzig 1962, p. 336, ll. 1113]; THEOPHANES CONFESSOR, Chronographia [C. DE BOOR, Theophanis Chronographia, I, Lipsiae 1883, p. 109, ll. 7-8]; CONSTANTINUS PORPHYROGENITUS, De legationibus, 10 [C. DE BOOR, Excerpta de legationibus, I/1, Berolini 1903, p. 153, ll. 12-13]; GEORGIUS CEDRENUS, Compendium historiarum [BEKKER, Georgius Cedrenus cit., p. 606, ll. 14-15]; IOANNES ZONARA, Epitomae historiarum, XIII [TH. BÜTNER-WOBST, Ioannis Zonarae epitomae historiarum libri XIII-XVIII, Bonnae 1897, p. 120, ll. 25-27]. 1, 15 λίαν ἐφίλει αὐτήν: l’intervallo di due sillabe atone tra le toniche è reso possibile dalla rielaborazione sia del testo latino, sia del modello greco; quest’ultimo, invece, traducendo alla lettera il latino, sacrifica il rispetto della clausola ritmica prima di una pausa forte (cfr. AASS Novembris, I, p. 127A [1, ll. 17-18]: διότι μονωτάτη αὐτῷ ἐγκαταλέλειπται; ibid., p. 127 [1, l. 15]: eo quod unica remansisset). 1, 17-18 Βίγκουλαν ὀνομαζομένην ἀνῳκοδόμησεν: anche in tal caso il rispetto della clausola ritmica con sei sillabe atone tra le toniche prima di una pausa debole è reso possibile dalla seppur lieve rielaborazione del testo latino, che il redattore del Miraculum BHG 285 traspone alla lettera, conservandone persino l’ordo verborum (cfr. AASS Novembris, I, p. 127A [1, ll. 25-26]: ἥτις Βίγκουλα ἐπονομάζεται ἐν τῇ πόλει Ῥώμῃ ᾠκοδόμησεν; ibid., p. 127 [1, ll. 21-22]: quae ad vincula nuncupatur in Urbe construeret). 2, 3 τοῦ τρισμακαρίστου Λαυρεντίου τοῦ μάρτυρος ἐκκλησίαν: si tratta della Basilica romana di s. Lorenzo in Lucina fatta edificare da papa Sisto III dietro concessione dell’imperatore Valentiniano III (cfr. DUCHESNE, Le Liber Pontificalis cit., I, p. 235). Essa è stata erroneamente identificata con quella di s. Lorenzo in Damaso, dedicata al martire romano da papa Damaso nel 387, in conseguenza della confusione fra gli omonimi imperatori Valentiniano I e III (cfr. supra, p. 133) e dell’inevitabile sostituzione di papa Sisto III con Damaso, contemporaneo di Valentiniano I. 2, 4-5 ἐκέλευσαν: un indizio a favore dell’identificazione del Vat. gr. 1608 con il modello greco del Rossanese sembra ravvisabile nel ricorso alla III

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 145

27-Mar-21 12:02:41 PM

146

MIRACULUM (SANATIO PLACIDIAE) ET TRANSLATIO ROMAM

persona singolare dell‘aoristo di κελεύω, che egli corregge nell’interlineo con ἐκέλευσαν in aderenza al latino iusserunt (cfr. infra, tab. 1.2, es. nr. 4). 2, 8 Πλακίλλα: per l’impiego, qui e infra (cfr. 3, l. 2; 4, l. 33; 5, l. 8), di tale nomen che il Rossanese accosta a quello di Γάλλα in alternativa a Πλακιδία mutuato dalla redazione del Vat. gr. 1608, cfr. infra, pp. 149-150. 2, 17-18 πολλὰς ἡμέρας συνείχοντο: l’intervallo di due sillabe atone tra le toniche è reso possibile dalla rielaborazione formale del testo nella resa del latino che la redazione BHG 285 traduce alla lettera, sacrificando il rispetto della clausola ritmica (cfr. AASS Novembris, I, p. 127B [2, ll. 19-20]: θλίψιν καὶ πένθος διὰ πολλῶν ἡμερῶν ἐσχήκασιν; ibid., p. 127E [2, ll. 18-19]: maerorem ac planctum per dies plurimos habuerunt). 3, 2 τὴν Πλακίλλην: cfr. infra, pp. 149-150. 3, 3 ὡς πόλιν – θῆναι: la citazione scritturistica (cfr. supra, adp. ad loc., p. 138) ricorre diffusamente nella produzione agiografica italogreca: cfr. ad es. M. ARCO MAGRÌ, Vita di S. Nicodemo di Kellarana, Roma – Atene 1969 (Testi e studi bizantino-neollenici, 3), p. 96 [4, ll. 80-81]; M. STELLADORO, Vita di s. Leone Luca di Corleone, Grottaferrata 1995, p. 51 [redazione B], e soprattutto il Βίος di Bartolomeo di Grottaferrata (cfr. PAROLI, La Vita di san Bartolomeo cit., p. 110 [4, ll. 8-9]), che il Rossanese copiò nel codice Crypt. B.β.III. 3, 4-6 ἐν τῇ νήσῳ, ἥτις Χίων – αὐτίκα λαμβάνειν τὴν ἴασιν: il riferimento è a Isidoro di Chio (cfr. G. Lucchesi, voce Isidoro di Chio, santo, martire, BS, VII, 1966, coll. 960-968), martire e santo taumaturgo, come si evince dalla più antica delle sue Passiones (BHG 960), edita dal Paperboch (cfr. D. PAPEBROCHIUS, De s. Isidoro martyre in insula Chio, AASS Maii, III cit., pp. 445-451), scritta verosimilmente a Chio prima della metà del V secolo. Arruolato agli ordini del comandante della flotta Numerio, Isidoro sarebbe stato denunciato come cristiano dal centurione Lucio, invidioso della carica di furiere per le paghe ai militari da lui rivestita. Sottoposto a un lungo interrogatorio, gli sarebbe stata tagliata la lingua e sarebbe stato poi condannato alla decapitazione. Numerose le guarigioni avvenute presso il sepolcro del santo martire, dove, secondo la testimonianza di Gregorio di Tours, sorgeva una basilica con annesso un pozzo nel quale il cadavere di Isidoro sarebbe stato in un primo tempo gettato per essere poi recuperato e sepolto dall’amico Ammonio (cfr. GREGORIUS TURONENSIS, Liber in gloria martyrum, 101 [B. KRUSCH, Gregorii episcopi Turonensis miracula et opera minora, MGH SRM, I/2, Hannoverae 1885, p. 105]: Isidorus martyr in insulam Chium quiescit — sic enim est nomen insulae —, puteum in basilica sancti habens, in quo et fertur iniectus, de cuius aqua inergumini febricitantesque vel reliqui infirmi saepius potati salvantur]). La sua memoria è celebrata al 14 maggio sia nel Sinassario di Costantinopoli (cfr. DELEHAYE,

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 146

27-Mar-21 12:02:41 PM

MIRACULUM (SANATIO PLACIDIAE) ET TRANSLATIO ROMAM

147

Synaxarium Ecclesiae Constantinopolitanae cit., coll. 683-684) sia nel Martirologio Geronimiano (cfr. DELEHAYE, Commentarius perpetuus cit., p. 255), mentre in quello Romano ricorre sia al giorno successivo, sia al 5 febbraio (cfr. BARONIUS, Martyrologium Romanum cit., pp. 50 e 190). 3, 11-12 ἀπῆγον καὶ πρὸς Τερρακίναν πόλιν: cfr. il testo della redazione BHG 285 (cfr. AASS Novembris, I, p. 128D [3, ll. 13-14]: ὅμως οὖν ἐν τῇ πόλει προελθούσης τῇ ἐπανομαζομένῃ Τερρακίνᾳ) che il Rossanese rielabora, sostituendo a ὅμως la congiunzione καὶ con valore limitativo. In verità, tanto il modello greco quanto la versione latina (cfr. ibid., p. 127 [3, l. 11]: tandem ad urbem pervenit Campaniae Terracinam) sembrano esprimere due concetti diversi, sia tra loro sia rispetto alla redazione del Vat. gr. 2302: se il testo latino allude verosimilmente alla difficoltà del viaggio per via delle precarie condizioni di salute di Placidia («finalmente giunse a Terracina»), la redazione BHG 285 sembra voler sottolineare che, nonostante le condizioni dell’inferma, si riuscì comunque a raggiungere la città campana («giunta tuttavia nella città chiamata Terracina»). 3, 15 ἀνακλίνεσθαι θάρσει πολλῷ διετάττετο: a prescindere dall’amplificazione θάρσει πολλῷ, il rispetto della clausola ritmica prima di una pausa forte è resa possibile dalla sostituzione del verbo προστάσσω del modello greco con διατάττω (cfr. AASS Novembris, I, p. 128D [3, l. 19]: ἀνακλίνεσθαι προσέταξεν). 3, 16 Ἐν τῷ γοῦν παραπόδας – λειψάνου: il Rossanese rielabora il testo della redazione BHG 285 sostituendo al superlativo di ἐγγύς l’avverbio παραπόδας non come sinonimo di εὐθύς, ma nella più rara accezione di «vicino», cfr. PS.-ZONARA, Lexicon [I.A.H. TITTMANN, Iohannis Zonarae Lexicon, II, Lipsiae 1808, p. 1526, l. 10]: · ἐγγὺς ἢ εὐθύς. Al di là di questa variatio formale, la redazione del Rossanese concorda con il modello greco nel sottolineare, diversamente dal latino, l’importanza rivestita dal porre Placidia non semplicemente «davanti», ma «vicino» alla reliquia di Cesario (cfr. infra, tab. 3.2, es. nr. 3). La prossimità dell’infermo alla tomba del santo è, infatti, uno degli elementi caratteristici dell’incubatio, una prassi rituale pagana prima che cristiana, consistente nel recarsi presso un santuario al fine di entrare in contatto diretto, durante il sonno o in uno stato di estasi onirico-visionaria, con la divinità che lo abitava (cfr. il recente studio di L. CANETTI, L’incubazione cristiana tra Antichità e Medioevo, in RsC 7 (2010), p. 151, al quale si rimanda anche per ulteriore bibliografia sull’argomento). Significativo a tal proposito risulta l’uso di κατακλίνω, verbo tecnico spesso impiegato nelle fonti cristiane insieme a κοιμάω e καθεύδω in riferimento al giacere presso un santuario per ricevere un’apparizione divina durante il sonno (cfr. ibid., p. 150). 3, 22-23 πνεῦμα ἐγκαινίσοις αὐτῇ: l’intervallo di due sillabe atone tra le

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 147

27-Mar-21 12:02:41 PM

148

MIRACULUM (SANATIO PLACIDIAE) ET TRANSLATIO ROMAM

toniche è determinato dalla rielaborazione formale del testo rispetto al modello greco, ove la traduzione ad litteram del latino ostacola il rispetto della clausola ritmica (cfr. AASS Novembris, I, p. 128D [3, ll. 27-28]: ὅπως αὐτὴν εἰς τὸ ἀρχαῖον ἀνακαινίσῃς πνεῦμα; ibid., p. 128 [3, l. 23]: ut eam principali reformes spirito). 3, 21-28 ὑποκύπτομεν Κύριε – ἀμήν: per ὑποκύπτω, verbo tecnico che esprime propriamente l’atto di inchinarsi proprio dei supplici nell’avanzare una richiesta, cfr. LSJ, p. 1886. La preghiera recitata dal vescovo Felice, rientra, insieme a veglie e digiuni, fra i riti compiuti al fine di propiziare l’intervento taumaturgico della divinità o del santo (cfr. CANETTI, L’incubazione cristiana cit., p. 152). 4, 2 κλαυθμῷ – ἑαυτὸν ἐκδεδώκει: il Rossanese amplifica il testo del Miraculum aggiungendo ai digiuni e ai κλαυθμοὶ le veglie, importanti all’interno della ritualità dell’officiante nella mediazione presso la divinità (cfr. supra, ad 3, 21-28). 4, 3-4 ἰάσεως – ἐξηγουμένη: caratteristico delle guarigioni mediante la pratica dell’incubatio è il racconto dell’apparizione onirica del dio (o del santo) da parte del miracolato che, con il suo risanamento, testimonia l’intervento terapeteutico della potenza invocata (cfr. CANETTI, L’incubazione cristiana cit., p. 151). 4, 7-8 Φίληκος οὖν – ταῖς δακρυρρόοις δεήσεσι: caso di “contaminazione” tra la redazione BHG 285 e la versione latina (Φίλικος οὖν τοῦ ἁγιωτάτου ἐπισκόπου παρακαλούντος τὸν θεόν ἐξῆλθεν αὐτὴ ὑγιής; Felicis ergo fletu episcopi scito te esse salvatam): dal modello greco Giovanni mutua l’amplificazione ἁγιωτάτου (che rielabora in καλλίστου, conservando il grado superlativo dell’aggettivo) e il riferimento alle preghiere che il vescovo innalza a Dio (δεήσεσι); dalla versione latina — alla quale si mostra, peraltro, più vicino dal punto di vista sintattico —, eredita, invece, il riferimento al pianto (fletu) riproposto nel composto δακρυρροός. 4, 18-21 εὐθὺς θυσίαν – προσενέγκας Θεῷ: l’offerta da parte dell’officiante di un sacrificio di ringraziamento per l’avvenuta guarigione della persona inferma è parte integrante della prassi rituale dell’incubatio (cfr. CANETTI, L’incubazione cristiana cit., p. 152). Diversamente dalla cultura pagana, che prescriveva di immolare una vittima sacrificale al dio taumaturgo, nella religione cristiana l’offerta del sacrificio si traduce nella celebrazione eucaristica (come, del resto, lo stesso Giovanni precisa amplificando il testo). 4, 26-27 καὶ τὴν ἰδίαν δὲ θυγατέραν – παρισταμένην: nella redazione del Rossanese l’unico officiante è il vescovo Felice, mentre nella versione latina e nella redazione BHG 285 è la stessa Placidia a offrire un sacrificio di ringraziamento per la grazia ricevuta (Ad quam cum pervenissent, inveniunt sanctum episcopum hostias Deo reddentem et suam filiam oblationem ei of-

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 148

27-Mar-21 12:02:41 PM

MIRACULUM (SANATIO PLACIDIAE) ET TRANSLATIO ROMAM

149

ferentem; εἰς ἣν παραγεγονότες, εὑρίσκουσιν τὸν ἁγιώτατον ἐπίσκοπον θυσίαν

τῷ θεῷ προσκομίζοντα καὶ τὴν αὐτῶν θυγατέρα προσφορὰν τῷ κυρίῳ προσάγουσαν). 4, 33-35 Πλακίλλας Γάλλας – βασιλεύσαντος: alla confusione di Valentiniano III con l’omonimo imperatore coevo di papa Damaso e a quella di Placidia con la più famosa Galla Placidia si aggiunge una terza inesattezza storica: Giovanni, infatti, parlando in prima persona e svelando la sua identità (ἣν ἐγὼ Ἰωάννης ὑπολαμβάνω), identifica la figlia dell’imperatore guarita dal santo con la moglie di Teodosio I, che egli chiama, peraltro, non Galla, ma Galla Flaccilla, considerando un’unica persona la prima moglie dell’imperatore, Flaccilla, e Galla, che egli sposò in seconde nozze. Al di là di tale sovrapposizione, che Giovanni sembra realizzare in maniera autonoma, l’erronea associazione della giovane miracolata all’imperatore Teodosio I potrebbe derivare da una nota apposta in margine al foglio 48v del Vat. gr. 1608: οὐκ ἔστι τοῦτο ὡς ἐνταῦθα ἐμφέρεται, ἀλλ’ ὁποῖαν ἔσχε γυναῖκαν ὁ μακάριος Οὐαλεντινιανός (scil. Εὐδοξίαν)· θυγατέρας ἔσχεν ἐξ αὐτῆς δύο καὶ υἱὸν Γρατιανόν. Τούτων τὴν μίαν θυγατέρα, δαίμονι ληφθεῖσαν, ἐξιάσατο ὁ μέγας μάρτυς Καισάριος. Τοῦ δὲ εὐλαβεστάτου Οὐαλεντινιαοῦ θανόντος καὶ βασιλεύσαντος Γρατιανοῦ τοῦ υἱοῦ καὶ νεανίσκου θανόντος, ὁ μέγας Θεοδόσιος ἐβασίλευσεν καὶ τὴν θυγατέρα Οὐαλεντινιανοῦ, ἀδελφὴν δὲ Γρατιανοῦ τὴν ἰαθείσαν παρὰ τοῦ χριστομάρτυρος Καισαρίου ὁ Θεοδόσιος συναρμόσατο. Ὁ γὰρ Οὐαλεντινιανὸς μετὰ Ἰουλιανὸν τὸν περίβωτον καὶ Ἰοβιανὸν ὁρθόδοξον ἐβασίλευσεν ὁ δὲ μέγας Θεοδόσιος μετὰ ταῦτα ὡς εἴρηται le cose non stanno così come sono qui riportate, bensì il beato Valentiniano la prese in moglie (scil. Eudossia); da lei ebbe due figlie e un figlio, Graziano. Il beato martire Cesario guarì la loro unica figlia, posseduta da un demone. Dopo che il molto pio Valentiniano morì e divenne imperatore il figlio Graziano, essendo questi morto adolescente, divenne imperatore Teodosio il Grande e si unì in matrimonio alla figlia di Valentiniano, sorella di Graziano guarita dal martire di Cristo. Valentiniano, infatti, regnò dopo il celebre Giuliano e dopo l’ortodosso Gioviano, invece Teodosio dopo questi avvenimenti, come si è detto.

Alla confusione tra Valentiniano I e III si aggiunge qui quella della loro discendenza: l’estensore della nota considera, infatti, Graziano figlio non di Valentiniano I e Marina Severa, ma di Valentiniano III e Licinia Eudossia, quindi fratello di Eudocia e Placidia. È proprio il riferimento a Graziano — ricordato non a caso da Giovanni come predecessore di Teodosio (cfr. Miraculum 4, ll. 44-45) — a far credere che con ogni probabilità il Rossanese abbia avuto presente il contenuto della nota. A ciò si aggiunga che la giovane inferma era stata chiamata Πλακίλλα — e quindi identificata con la moglie di Teodosio I — già altre due volte prima d’ora nel bel mezzo del racconto (cfr. Miraculum 2, l. 9 e 3, l. 2): sembra, dunque, plausibile che

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 149

27-Mar-21 12:02:41 PM

150

MIRACULUM (SANATIO PLACIDIAE) ET TRANSLATIO ROMAM

egli abbia optato per tale nomen in luogo di Πλακιδία — mutuato dal modello greco e impiegato, peraltro, una sola volta —, solo dopo aver letto la nota marginale del Vat. gr. 1608, vergata in corrispondenza della porzione di testo in cui si presenta la discendenza di Valentiniano e Eudossia a poche battute dall’inizio del Miraculum. 5, 8 Πλακίλλα Γάλλα: per la designazione di Galla come Γάλλα Πλακίλλα cfr. supra, p. 149. 5, 14-15 κτήτωρ καὶ κόνδιτορ: altro caso di “contaminazione” tra la redazione del Vat. gr. 1608, dove Damaso è ricordato unicamente come κτήτωρ (ὅστις τοῦ αὐτοῦ εὐκτηρίου κτῆτωρ ἐδείχθη), e il Miraculum BHL 1517 (qui eius oratorii dedicator exstiterat). Nel ricorso al sostantivo κόνδιτορ è, infatti, probabile che il Rossanese abbia inteso il latino dedicator nel senso di auctor (cfr. ThLL, s.v. dedicator, V/1, col. 257, ll. 63-69), piuttosto che nel significato primario di is qui dedicat (cfr. ibid., ll. 62-63), preferendovi, perciò, nella sua redazione il più appropriato conditor.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 150

27-Mar-21 12:02:41 PM

IV. Laudatio ss. Caesarii et Iuliani (BHG s.n.)

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 151

27-Mar-21 12:02:41 PM

152

5

10

15

20

25

30

35

LAUDATIO SS. CAESARII ET IULIANI

|69v Τί γοὖν λοιπὸν ἡμεῖς οἱ παντάπωροι καὶ παμπένητες εἴποιμεν, ὦ θεοσύλλεκτον, θεοκρότητον ἀκροατήριον καὶ θεοφιλέστατον, τί δ’ ἄλλο ἢ ἐκπλαγῆναι τὴν ἀπειροδύναμον ἀγαθότητα τῆς θεαρχικῆς ὑπερουσιότητος, τῷ δὲ ἱερομύστῃ |70r καὶ λαμπροτάτῳ μάρτυρι Καισαρίῳ καὶ θεοσόφῳ λευίτῃ, γηθόσυνα σὺν ἱκετηρίοις ἐξείποιμεν; Χαίροις μαρτύρων εὔκλεια, ἀνακτόδοξον κράτος, καὶ σκηπτοῦχε τῆς ἐκκλησίας Χριστοῦ· βασιλεύσας γὰρ κατὰ παθῶν, ἔσχες τῇ κλήσει τὴν χρῖσιν, ὡς θεωρίᾳ τὴν πρᾶξιν ἐπίβασιν. Χαίροις θεοφάντωρ τῆς χάριτος, ὁ τὴν θεάρμοστον |70v ἀπηχήσας φωνὴν τῆς ἀληθινῆς καὶ ἀκραιφνοῦς πίστεως. Χαίροις ἡλιαυγεστάτης χάριτος ἔξαλμα, ὁ τὴν Τερρακινῶν πολίχνην φωτίσας τοῖς δόγμασι. Χαίροις ὁ περιφανὴς καὶ περίβλεπτος, ἐν τοῖς θαύμασιν. Χαίροις ὁ θεοπύρσευτος καὶ φωτοειδέστατος τῆς ἐκκλησίας λαμπτήρ. Χαίροις ὁ τὴν λευιτικὴν ἀξίαν μαρτυρικοῖς καταστέψας |71r ἐν αἵμασι. Χαίροις ὁ ἀειφανὴς πυρσὸς τοῖς ἐν πελάγεσι χειμαζομένοις παθῶν αἰσθητοῖς τε καὶ νοητοῖς. Χαίροις ὁ τοῖς κάμνουσιν ὑγιόδωρος ἰατρός. Χαίροις ὁ θλιβομένοις πάροχος ἀπάσης χαρᾶς. Χαίροις καὶ αὐτὸς ἱεράρχα Φῆλιξ ἱερέων σύνθρονε καὶ μαρτύρων σύναθλε. Χαίροις λαμπαδοῦχε πάτερ φωσφόραυγε. |71v Χαίροις Φίληξ ὄντως πεφιλμένε Θεῷ, καὶ ἀγγελικῶν ὁμοδίαιτε χορῶν. Χαίροις ὁ ταῖς χριστοευχρήστοις ἐντεύξεσί σου τὸ κόριον ἀφαρπάσας ἐκ φάρυγγος τοῦ παλαμναίου δράκοντος διὰ Καισαρίου τοῦ ὑπερφαίδρου στρατιώτου καὶ μάρτυρος. Χαίροις θεόληπτε, ὁ πολλοῖς ἱδρῶσι καὶ πόνοις, ναοὺς Θεοῦ ἐγείρας |72r κρηπίδας πηξάμενος. Χαίροις πάλιν φίλε Χριστοῦ Καισάριε ἱλαρώτατε θαυματουργὲ καὶ φαεινότατε εὐεργέτα. Χαίροις ὁ τῶν ἐπικαλουμένων σε προφθάνων τὰς δεήσεις, καὶ ὡς μιμητὴς δὲ Χριστοῦ καὶ πρὸ τοῦ κληθῆναι τοῖς ἀξίοις καὶ τετρυχωμένοις ἐπικουρῶν· ὃ καὶ ἡμῖν δρᾶναι μὴ λή|72vσοιο αὐτοῦ Χριστοῦ σοι προβαλλόμεθα τὸν ἀμ̣έτρητον καὶ ἄπειρον οἶκτον καὶ ἔλεον. Χαίροις ὡραιότατε νεανία, καὶ τῶν ὡραιοτάτων παρθένων καὶ τῶν ἀρχαγγελικῶν τάξεων συγχορευτᾶ καὶ ἰσότιμε, κ̣α̣ὶ ̣ φίλε τοῦ ἀθανάτου νυμφίου Χριστοῦ, ὡς ἐν τῷ αὐτοῦ ὑπερεριτίμῳ νυμφῶνι οἷα παρθένος θαλαμευόμενος,

1 παντάπωροι ego: παντάποροι cod. gr. 1608

7 χρῖσιν ego: χρῆσιν cod.

19 τοῖς addidi e cod. Vat

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 152

27-Mar-21 12:02:41 PM

LAUDATIO SS. CAESARII ET IULIANI

153

Cosa, dunque, potremmo dire ancora noi, del tutto ottusi e poveri, o uditorio radunato da Dio, da Dio tenuto insieme e amatissimo, cos’altro se non essere sbalorditi per la bontà di infinita potenza della sovrasostanzialità divina, cosa di gioioso potremmo dire insieme alle preghiere a Cesario, martire iniziato ai misteri sacri e luminosissimo e diacono dotato di sapienza nelle cose divine? Gioisci, gloria dei martiri, potenza glorificatrice del Signore e detentore dello scettro della Chiesa di Cristo; infatti, avendo dominato sulle passioni, hai ottenuto con la vocazione l’unzione, l’azione come passo verso la contemplazione. Gioisci, tu che hai reso manifesta la grazia divina, tu che hai fatto sentire la voce in armonia con Dio della vera e autentica fede. Gioisci, slancio di grazia luminosissima come il sole, tu che hai illuminato la piccola cittadina dei Terracinesi con la dottrina cristiana. Gioisci, tu che sei famoso e noto per i miracoli. Gioisci, lampada della Chiesa accesa da Dio e lucentissima. Gioisci tu che hai incoronato con il sangue del martirio la dignità diaconale. Gioisci, fuoco sempre splendente per coloro che soffrono nelle tempeste materiali e spirituali delle passioni. Gioisci, medico che ridoni salute ai malati. Gioisci, dispensatore di ogni gioia per coloro che sono oppressi. Gioisci anche tu, sacerdote Felice, che condividi il trono dei ministri di Dio e sei compagno dei martiri. Gioisci, o padre luminoso, raggio di luce splendente. Gioisci Felice, veramente amato da Dio e commensale dei cori angelici. Gioisci, tu che con le tue suppliche propizie presso Cristo hai strappato la fanciulla dalle fauci del serpente ingannatore attraverso Cesario, splendente soldato e martire. Gioisci, o eletto da Dio, tu che con molte fatiche e pene hai innalzato templi di Dio, fissandone le fondamenta. Gioisci di nuovo, o Cesario amico di Cristo, lietissimo taumaturgo e lucentissimo benefattore. Gioisci, tu che anticipi le preghiere di coloro che ti invocano e, come imitatore di Cristo, anche prima di essere invocato, soccorri coloro che ne sono meritevoli e che sono logorati: non dimenticherai di farlo anche per noi; facciamo appello per tua intercessione all’immensa e infinita misericordia di Cristo stesso. Gioisci, o bellissimo giovane, tu che appartieni al coro dei bellissimi vergini e sei di pari onore delle schiere degli arcangeli e amico di Cristo, sposo immortale, poiché sei stato condotto qual vergine nel suo onoratissimo

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 153

27-Mar-21 12:02:41 PM

154

40

45

50

55

60

65

70

LAUDATIO SS. CAESARII ET IULIANI

ἐξ οὗ μνησθεὶς ἡμῶν τῶν ἀμαρτωλῶν, σῶν δὲ |73r προσφύγων, ξένων τε ἅμα παντὸς ἀγαθοῦ, ὡς καὶ πατρίδος φίλης Ῥουσίων, λύσιν δεινῶν ἀνυποίστων, ἢ καὶ δυσφορωτάτων, ἐπανάκλησιν ἀρετῶν ὡραίων τε καὶ πατρῴων, ἐξάλειψιν τελείαν θεοστυγῶν παθῶν, καὶ πνεύματος ἁγίο̣υ̣ χαρίτων χορηγίαν πασῶν, ἀγάπην |73v πρὸ̣ς̣ Θεοῦ καὶ πρὸς Θεὸν ἀναφαίρετόν τε καὶ ἄδυτον καὶ πρὸς ἀπεράντους αἰῶνας ἀπέραντον. Χαίροις ὁ ταῖς τῆς καθαρότητος μαρμαρυγαῖς, καὶ ταῖς μαρτυρικαῖς ἀστραπαῖς, καὶ ἀγλαΐαις διακονικαῖς τῷ μεγάλῳ τῶν οὐρανίων διακόσμων ἄρχοντι Μιχαὴλ συγχορεύων καὶ συναγαλλόμενος. Χ̣α̣ίροις ὁ |74r καὶ δημ̣ι ̣ο̣υργοῦ τῶν ἁπάντων̣ ἀγκαλιζόμενος καὶ φιλούμενος, ὡς κρίνον τῶν κοιλάδων ὡραιότατον, ὡς ῥόδον παραδείσων εὐωδέστατον, ὡς ἴον ὑπερκαλλὲς καὶ πορφύρα βασιλική, καὶ στέμμα πολύτιμον, καὶ μύρον ὑπέρτιμον. Χαίροις, μάρτυς πανέγκριτε καὶ ἀθλητὰ θεοδόξαστε. Χαίροις ὄντως καὶ σύ, Ἰουλιανέ, τὸ κλέος καὶ γέρας τῶν ἱερομαρτύρων. Χαίροις ὁ λειμὼν ὁ εὐωδέστατος |74v τοῦ νεοῦ παρα̣δ̣ε̣ί ἐκκλησίας. Χαίροις τὸ̣ μυρίπνοον ἀ̣θος τῆς βαλσαμουργίας τοῦ ἁγίου Πνεύματος. Χαίρετε ἀληθῶς τῆς τρισσοφαοῦς οὐσίας, τριλαμπέστατα ἕδνα, Ἰουλιανὲ καὶ Καισάριε. Χαίρετε ἱεροκήρυκες τῆς εὐσεβείας καὶ λαμπτῆρες τῆς οἰκουμένης καὶ θεοτεύκτοι στῦλοι τῆς ἐκκλησίας, Καισάριε καὶ Ἰουλιανέ. Τοιγαροῦν ἄρατε κύκλῳ τοὺς ὀφθαλμοὺς ὑμῶν, καὶ ἴδετε ἐπισυνηγμένα |75r τ̣ὰ τέ̣α̣ ῶν, ἃ διὰ̣ το̣ῦ εὐ̣ε̣λίου ἐγεννήσατε̣ περικυκλοῦντα τὴν θεοστήρικτον ἐκκλησίαν, φωτιζομένην καὶ περιστοιχιζομένην ταῖς ἐνθέοις διδαχαῖς ὑμῶν. Καὶ τῇ ζωαρχικῇ καὶ ὑπερουσίῳ θεότητι σὺν ἀγγέλοις παριστάμενοι, καὶ τόσῳ μᾶλλον ὅσον ἄρτι ἐκτυπώτερον καὶ φωτοειδέστερον ἄνωθεν ἡμᾶς ἐποπτεύοιτε, |75v π̣ά̣ντας ἐπλογοῦντες ἐν πάσῃ εὐλογίᾳ πνευματικῇ, ταῖς δὲ ἐντευκτικαῖς ὑμῶν ὑπερασπίσεσι καὶ ἱκετηρίαις δαψιλέσι τε παροχαῖς τοῖς προσφυγοῦσι καὶ ἔτι τῷ πανσέπτῳ ναῷ ὑμῶν, πλουσίους τοὺς οἰκτιρμοὺς παρὰ Κυρίου δωρεθῆναι καθικε|76rτεύσατε, λλήτ̣οας καὶ προαγωγοὺς εἰς ἱκεσίαν Χριστοῦ τοῦ ἀληθινοῦ Θεοῦ ἡμῶν προβαλλόμενοι. Ἐξαιρέτως τὴν πανάχραντον αὐτοῦ καὶ φωτοκυήτορα μητέρα, τὴν Δέσποιναν ἡμῶν, τὴν παναγίαν καὶ ὑπέραγνον καὶ πανυπεράμωμον καὶ πανάσπιλον Θεοτόκον, τὴν μετὰ Θεὸν παμβασιλίδα τε καὶ παντάνασσαν, τὴν καὶ καταξιώσασαν ἐν Ῥουσιάνοις ἄνευ χειρὸς |76v τὴν ἀληθῶς ρ̣ίαν κ̣α̣ὶ ̣ κυριώνυμον ἁπς τῆς κτίσεως δέσποιναν, τὰ τάγματα τῶν 47 ὡς κρίνον τῶν κοιλάδων: Ct 2, 1 39 πατρῴων ego: πατρῶν cod. 47 κρίνον ego: κρῖνον cod. | ῥόδον ego: ῥῶδον cod. 50 μάρτυς ego: μαρτυς cod. 52 λειμὼν ego: λιμὴν cod. 57 στῦλοι ego: στύλοι cod. 65 οἰκτιρμοὺς ego: οἰκτιρμους cod. 70-71 τὴν καὶ – ἄνευ χειρὸς add. in marg. cod.

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 154

27-Mar-21 12:02:41 PM

LAUDATIO SS. CAESARII ET IULIANI

155

talamo, dal quale, ricordandoti di noi peccatori e che presso di te troviamo rifugio, degli stranieri e insieme di ogni buono, come pure della cara patria, Rossano, (dona) liberazione da mali insopportabili o anche difficilissimi da sopportare, richiamo di belle e avite virtù, abolizione totale delle passioni invise a Dio e abbondanza di tutte le virtù dello Spirito Santo, amore da Dio e per Dio e che non può essere sottratto e che non tramonta e infinito, per i secoli dei secoli. Gioisci tu, che per il fulgore della purezza, il bagliore del martirio e lo splendore del diaconato danzi e gioisci insieme a Michele, supremo comandante delle schiere celesti. Gioisci, padre prediletto e amato dal Padre creatore dell’universo, (tu che sei) come un giglio bellissimo delle valli, come una rosa profumatissima di giardini, come viola di straordinaria bellezza, porpora regale e corona molto venerata e unguento onoratissimo. Gioisci, martire eccellentissimo e atleta glorificato da Dio. Gioisci davvero anche tu, Giuliano, gloria e onore dei martiri sacerdoti. Gioisci, prato odorosissimo del nuovo Eden della Chiesa. Gioisci fiore profumatissimo dell’opera balsamica dello Spirito Santo. Gioite veramente dell’essenza del triplice splendore, dono tre volte luminosissimo, Giuliano e Cesario. Gioite, sacri nunzi della pietà e lanterne del mondo intero e colonne della Chiesa erette da Dio, Cesario e Giuliano. Perciò levate intorno i vostri occhi e vedete radunati insieme i vostri figli, che avete generato mediante il Vangelo, disposti tutt’intorno alla Chiesa sostenuta da Dio, illuminata e cinta dai vostri insegnamenti ispirati da Dio. E, stando insieme agli angeli presso la Deità che dà la vita e sovrasostanziale, possiate anche guardarci dall’Alto ora più che mai distintamente e chiaramente, benedicendo tutti con ogni benedizione spirituale, e supplicate con le vostre affabili intercessioni e preghiere e genorose offerte che sia donata dal Signore copiosa misericordia a coloro che ancora cercano rifugio presso il vostro tempio tutto sacro, proponendovi come cooperanti e promotori nel supplicare Cristo, il nostro vero Dio. Specialmente (supplicate) Sua madre Immacolata e che ha concepito la luce, nostra Signora, la Madre di Dio santissima, purissima, tutta pura e assolutamente priva di macchia, Sovrana assoluta e Signora dell’universo dopo Dio, l’Achiropita che si degnò di abitare tra i Rossanesi, la veramente Signora e chiamata propriamente padrona di tutto il creato, le schiere dei

www.torrossa.com - For non-commercial use by authorised users only. License restrictions apply. Prinzi.indb 155

27-Mar-21 12:02:41 PM

156

75

80

85

90

95

100

LAUDATIO SS. CAESARII ET IULIANI

ἁγίων ἀγγέλων, θρόνους, σεραφίμ, χερουβίμ, κυριότητας, δυνάμεις, ἐξουσίας, ἀρχὰς, ἀρχαγγέλους καὶ ἁγίους ἀγγέλους, τὸν τῶν πανευφήμων καὶ θεοσόφων ἀποστόλων χορόν, εἶτα τῶν ἱερῶν πατριαρχῶν καὶ προφητῶν τὸν ἐπαι|77rνετὸν ρ, τῶν ρ̣ιστοστεφῶν μαρτύρων τὰ ἀναρίθμητα στίφη καὶ θειότατα πλήθη, τῶν ἁγίων παρθενομαρτύρων καὶ ἀσκητριῶν καὶ ὁσίων πατέρων καὶ δικαίων καὶ πάντων ἁγίων τὸ ὑπεράριθμον ἄθροισμα, τὰς ἑκατονσαρακοντατέσσαρας χιλιάδας, τὰς ἅσπερ ἐν Ἀποκαλύψει ὁ ἠγαπημένος Ἰωάννης ἔφησε σὺν τῷ ἀρνίῳ |77v συμβασιλεύειν σαδέειν ἐν ἀγαλλιάσ τῷ̣ ἀθανάτῳ Λόγῳ καὶ Υἱῷ τοῦ Πατρός, καὶ δι’ ἡμᾶς ὡς ἀρνίῳ καὶ ἁμνῷ τιθέντι τῷ ἀνθρωπίνῳ προσλήμματι, τοῦ διασκεδᾶσαι τὸ ζοφερώτατον νέφος τὸ ἐπιφυὲν ἀτόπως ταῖς ἡμετέραις ψυχαῖς, καὶ γαλήνην δωρήσασθαι καὶ εἰρήνην βραβεῦσαι σύμπασιν ἔθνεσί τε καὶ πόλεσι, τὰ δὲ βάρβαρα ἔθνη, τὰ |78r λ̣ τα τ̣ὸ̣ χριστιανικώτατον φῦλον προφθάσαι καὶ ὑποσκελίσαι καὶ ὑποβρυχίους ποιῆσαι, καὶ μὴ δοῦναι τὴν κληρονομίαν αὐτοῦ εἰς ὄνειδος τοῦ κατάρξαι αὐτῶν ἔθνη· ἀλλ’ ὡς πλούσιος ἐν ἀφάτῳ ἐλέει, καὶ ἀγαθὸς ἐν οἰκτιρμοῖς δώῃ ἡμῖν τὴν τῶν Νινευιτῶν ἠλεημένην ταπείνωσιν, καὶ μετὰ πάντων τῶν ἠγαπηκότων τὴν |78v ἐ̣πν̣ α̣ρον τὸν ἐπιπ καὶ μετὰ τῶν ὁρώντων θεηγόρων καὶ θεσπεσίων λέγειν ἀνδρῶν· «Ἄνες, Κύριε, ἱλάσθητι, Κύριε, μὴ παραδώης ἡμᾶς εἰς τέλος διὰ τὰς ἀνομίας ἡμῶν, μηδὲ ὀλιγοστοὺς ἡμᾶς ποιήσῃς, καὶ παρὰ πάντας τοὺς κατοικοῦντας τὴν γῆν ἐξουδένημα. Σὺ χρηστός, ἀλλ’ ἡμεῖς ἠνομήσαμεν, ἡμάρτομεν γάρ, καὶ σὺ ὠργίσθης διὰ τὴν κακίαν |79r κ̣α̣ὶ ̣ τ̣ν̣ πιτηδεύματων ἡμῶν, ἡμεῖς δὲ λαός σου, Κύριε, καὶ ῥάβδος κληρονομίας σου· διὰ τοῦτο παίδευσον ἡμᾶς, πλὴν ἐν τῇ χρηστότητι καὶ μὴ ἐν τῷ θυμῷ σου, καὶ δώρησαι ἡμῖν τῆς σωτηρίου ὁδοῦ ἀπάρξασθαι, τοὺς δέ γε ταύτην ἐκ πόθου καὶ πίστεως, ἱεροκήρυξ Καισάριε, ἐπιτελοῦντας τῆς ἀθλήσεώς σου φαιδρὰν πανήγυριν, ἐκ παντὸς πειρασμοῦ καὶ κινδύνων φυλάττων ἀσινεῖς, |79v ποιμ μὴ ἀ̣πόκαμο̣ν̣ ἐκλιπαρῶν τ̣ὸ̣ ῖο̣ ̣ν̣, μυσταρχικώτατε λευιτῶν Καισάριε καὶ ἀθλητῶν καὶ μαρτύρων λαμπρότατε, σὺν πᾶσι τοῖς ἁγίοις Χριστοῦ τοῦ ἀληθινοῦ καὶ μεγάλου Θεοῦ ἡμῶν, ᾧ καὶ ἁρμόζει καὶ ἐποφείλεται πᾶσα κυρίως οὖσα δόξα, τιμὴ καὶ προσκύνησις σὺν τῷ ἀνάρχῳ Πατρὶ καὶ τῷ παναγίῳ καὶ ζωαρχικῷ θείῳ Πνεύματι νῦν καὶ ἀεὶ καὶ εἰς τὰς αἰῶνας τῶν αἰώνων. 73-74 θρόνους – ἐξουσίας, ἀρχάς: cf. Col 1, 16 78-79 τὰς ἑκατονσαρακοντατέσσαρας χιλιάδας: cf. Ap. 14, 3 85 προφθάσαι καὶ ὑποσκελίσαι: cf. Ps 16, 13 86-87 μὴ δοῦναι – ἔθνη: Gl 2, 17 89 πάντων – ἐ̣πν̣ α̣