Il diatessaron in volgare italiano. Testi inediti dei secoli XIII-XIV 8821001776, 9788821001772

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Il diatessaron in volgare italiano. Testi inediti dei secoli XIII-XIV
 8821001776, 9788821001772

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STUDI E TESTI 81

IL DIATESSARON IN VOLGARE ITALIANO TESTI INEDITI DEI SECOLI XIII-XIV PUBBLICATI A CUBA DI

Prof. VENANZIO TOPESCO P. ALBERTO TACCARI S. I. t Mona. MARCO VATTASSO

CITTÀ DEL VATICANO BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA MDCCCCXXXVIII

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STUDI E TESTI 81

IL DIATESSARON IN VOLGARE ITALIANO TESTI INEDITI DEI SECOLI XIIIXIV Pu b b l ic a t i

a cura d i

Prof. YEN ANZIO TOPESCO P. ALBERTO YACCARI S. I. f Mons. MARCO VATTASSO

CITTÀ DEL VATICANO BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA MDCCCCXXXVIII

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IM PR IM ATUR :

E Civitate Vaticana, die 28 Decembris 1937. t Pr. A lfonsus O. D e R omanis, Ep. Porphyreonen., Vio. Oen. Civitatis Vaticanae

Ristampa anastatica - D ini - M odena 1983

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PREFAZIONE

La presente pubblicazione di testi inediti vuol essere anzitutto un contributo allo studio, sia pure in lontane pro­ paggini, del Diatessaron di Taziano, che in questi ultimi tempi ha ricevuto un potente impulso ed attualità; basti ricordare la riedizione della versione araba, la scoperta di un frammento greco, per quanto breve, negli scavi della lontana Dura Europos sull’Eufrate, e le discussioni accesesi intorno alla versione iti vecchio olandese, edita dal compianto Profes­ sore D. Ploij e continuatori. Interrogare in proposito anche le versioni italiane fu chiamata « felice idea » dall’autorevole voce del R. P. Lagrange O. P. ( C ritiqu e Texiuelle du N . T . p. 278), riferendosi a uno studio del sottoscritto, che fu come il primo annunzio della presente pubblicazione. In fatti il Diatessaron, se proprio non ebbe in Italia, nel soggiorno romano del suo autore, la sua culla, certo v i ebbe quella forma latina che lo diffuse in Occidente, sia nella veste Vol­ gata datagli da V ittore di Capua nel codice ora di Fulda, sia in un’altra più antica, la cui esistenza si va rendendo sempre più certa all’occhio scrutatore della critica. Ed appunto con questa prevolgata latina proposi, nello studio mentovato, connettere il primo dei due testi che qui si pubblicano, il veneto. L ’altro, il toscano, è troppo evidente che discende, chi sa per quanti anelli intermedi, dalla redazione del codice Fuldense. È una delle ragioni per cui al veneto fu dato posto innanzi al toscano. Fornire buoni materiali per questo genere di ricerche let­ terarie è lo scopo essenziale del presente volume; offre « testi »

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IV

PREFAZIONE

per provocare « studi ». Di qui il colore prevalentemente linguistico di tutto l ’apparato, che introduce ed accompagna i testi. L ’una e l’altra vuol essere un’edizione accurata, direi anzi critica, del relativo testo; ma d’una maniera diversa una dall’altra per la diversità della trasmissione dei due testi, giunti a noi il primo in un solo manoscritto, il secondo in una grossa ventina a più rami. E una varietà che non attenua, ma aumenta, oso dire, l’utilità, qualunque ella sia, di questa edizione. Della prima parte, in veneto, col relativo glossario, posto per convenienza in fine del volume, va tutto il merito al Signor Prof. Venanzio Todesco, che a. profitto di questa opera ha messo la sua provata scienza glottologica e l ’intima conoscenza del suo dialetto nativo. Poche noterelle, aggiunte al testo, col suo consenso, dal collaboratore sottoscritto, sono chiuse fra. parentesi e segnate con le iniziali A. V. Del rima­ nente, compresi gli « indici dei testi evangelici », è responsa­ bile lo scrivente. Se la seconda parte, l’ edizione del Diatessaron toscano, esce meno imperfetta, me ne professo obbligato alle Direzioni delle biblioteche fiorentine, la Nazionale Centrale e la Medicea Laurenziana, che, oltre ad aver favorite le mie ricerche sul posto, a mia richiesta inviarono i due importanti manoscritti L T (p. 178,180) alla Nazionale Vittorio Emmanuele di Roma, dove li potei con tutto l ’agio collazionare. Per la verifica di molte lezioni del codice senese (p. 181, 198) devo i miei rin­ graziamenti a Mons. Can. Enrico Petrilli di Siena. Un altro debito di riconoscenza sciolgo non senza dolore. I l Rev. D. Eortunato Zenato, che più volte mi fornì notizie di codici e lezioni dalle biblioteche di Venezia (p. 181 nota), veniva rapito ai vivi il 19 ottobre 1937, proprio quando questa edi­ zione, da lui favorita e bramata, volgeva al termine. N è senza commozione torna il nostro pensiero al compianto scrittore della Vaticana, dal quale tutta quest’opera ebbe i primi inizi e tanta parte dei lavori di preparazione (p. 193). Per diritto di giustizia e a perpetuo ricordo, il suo nome sta

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y

PREFAZIONE

in fronte al volume. Fra gli altri due collaboratori, a Mons. Yattasso associati nel titolo, e grazie a Dio v iv i e vegeti, corrono sentimenti di mutua riconoscenza. I l Prof. Todesco voleva in una nota « esprimere la sua gratitudine per la con­ tinua multiforme assistenza, di cui in tutto il lavoro » gli sarebbe stato largo il P. A. Yaccari. Non posso impedire la pubblica manifestazione di tali sentimenti, e do loro il passo in questo luogo, che è bene appropriato. Ma spetta a me, oltre a veder in tali parole più l’effetto del gentile animo del dotto Professore che dell’opera mia, pubblicamente ringra­ ziar lui delle nobili fatiche da lui spese intorno al Diatessaron veneto, che ho ragione di riguardare come mio personale interesse. N è l ’edizione del Diatessaron toscano esce senza miglioramenti dovuti ai saggi suggerimenti di lui. Così tutto il volume può veramente dirsi frutto di cordiale collabora­ zione di noi due. Ma infine le principali grazie vanno rese ai due Eminen­ tissimi, che dalla Biblioteca Yaticana furono sollevati alla Porpora cardinalizia. L ’Errio Card. Giovanni Mercati, come Prefetto della Biblioteca Yaticana, pensò il primo alla pub­ blicazione del manoscritto di Mons. Yattasso, invitando ad incaricarsene il sottoscritto, e non ha mai cessato di seguire con paterno interesse il progredire dei lavori. Sua Em. il Card. Eugenio Tisserant, come Pro-Prefetto, accolse l’opera nella Collezione degli « Studi e Testi » e ne avviò la stampa nella Tipografia Poliglotta Yaticana, secondata poi dal degno successore nella Prefettura della Yaticana, il Revmo P. Albareda O. S. B. A tutti la riconoscenza del pubblico e mia in particolare. E lode ne sia a Colui, del quale queste pa­ gine, uscenti ora alla luce, tanto parlarono ai nostri padri, e parlano ancora a noi. P.

A.

Y accari

S. I.

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INDICE

i D IATESSARO N VENETO PAG.

In t r o d u z io n e .............................................................................................. Il Codice Marciano 4975, p. 1 - Contenuto, p. 2 - La nostra edi­ zione, p. 6 - Particolarità linguistiche, p. 7.

1

T e s t o .............................................................................................................. 23

II

D IATESSARO N TOSCANO In tr o d u z io n e .....................................................................................................175 I manoscritti, p. 176 - Classificazione, p. 184 - Capitoli e libri, p. 190 - L ’opera di Mons. Vattasso e la presente edizione, p. 193. T e s t o .............................................................................................................203

G LO SSARI Glossario v e n e t o ............................................................................................. 369 Glossario t o s c a n o .............................................................................................372 Glossario r o m a n e s c o ..................................................................................... 375

IN D IC I D E I T E S T I E V A N G E L IC I Diatessaron v e n e t o ..................................................................................... 377 Diatessaron t o s c a n o .....................................................................................380 Correzioni ed a g g iu n te ..................................................................................... 383

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I

IL· DIATESSARON VENETO A

CURA

DEL

P r o f . VENANZIO TOPESCO

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ELENCO DELLE OPERE P IÙ FREQUENTEM ENTE C IT A T E

AseoLi G. I. - Annotazioni dialettali alla Cronica degli im peratori romani. « Arch. glott. it. », III, p. 244-284 = A scoli, Ann. B ertoni G. - L ’Italia dialettale, Milano, Hoepli, 1916 = B ertoni, It. dial. B oerio G. - Dizionario del dialetto veneziano, Venezia 1829 =

B oerio , Diz,

B ortolan , D. - Vocabolario del dialetto antico vicentino, Vicenza 1894 = B orto la n , Vocab. Goldstaub M. und W en brine » R. - E in tosco-venezianischer Bestiarins, Halle a. Saale, Niemeyer 1892 = Gold ., Bestiarins. M eyer-L übkk W. - Grammatik der romanischen Sprachen, Leipzig. Reisland 1890-900 = M kyer-L., Gramm. Monaci E. - Crestomazia italiana dei p rim i secoli, Città di Castello, Lapi 1912 = Monaci , Cresi. M u ssafia A. - Zur Katharinenlegende, « Sitzungsberichte der phil.-hist. Klasse der kaiserlichen Akademie der Wissenschaften », Bd. 75 (1873) pp. 227-302 = Muss., Kath. — Beitrag zur Kunde der nord italienischen Mundarten in X V Jahrhundert. « Denkschrifte der kais. Akad. der Wiss., Phil. hist. K lasse», X X II (1872), pp. 103-228 = Muss. Beitr. N ovati F. - L a « Navigatio Sancii Brendani » in antico veneziano, Bergamo, Ist. it. d’arti grafiche 1896 = N o v a ti , Nav. Salvtoni C. - Annotazioni sistematiche alla « Antica parafrasi lombarda del « Neminem laedi nisi a se ipso di S. Giovanni Crisostomo » e alle « Antiche scritture lombarde·», « Arch. gl. italiano », X II, pp. 375-440 = S a lv io n i , Ann. I, e « Arch. glott. it. », X IV , pp. 201-68 = Sa l v io n i , Ann. II. — Recensione al voi. di L. Donati : « Fonetica, morfologia e lessico della Raccolta d’esempi in antico veneziano » « Giorn. st. d. lett. it. », XV (1890), pp. 257272 = S a l v io n i , Ree. — Annotazioni fonetiche, morfologiche, sintattiche ecc. alle Rime di Bartolomeo Cavassico, notaio bellunese del sec. X V I. Bologna, Romagnoli 1894 = Sa l ­ vioni , Cav. S chi affin i A. - Testi fiorentini del Dugento e dei p rim i del Trecento. Firenze, Sansoni 1926 = S chiaffine Testi.

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X II

ELENCO DELLE OPERE PIÙ FREQUENTEMENTE CITATE

T obler A. - I I Panfilo in antico veneziano edito e illustrato, « Arch. gl. it. », X, pp. 177-255 = T obler , Panf. — D ie altvenezianische Uebersetzung der Sprüche des Dionysius Cato, « Abh. der kön. Akad. der Wiss. zu Berlin », 1883, Phil. hist. K l., pp. 1-87 = T obler , Dion. — Das Buch des Uguron da Laodho, « Abh. d. k. Ak. d. Wiss. zu Berlin », 1884, Phil. hist. CI., pp. 1-96 = T obler, Ug. — Das Spruchgedicht des Girard Pateg, Ivi 1886, Abh. II, pp. 1-74 = Pat.

T obler,

U lrich I. - Recueil d’exemples en ancien Italien, « Rom ania», X III, pp. 27-59 = U lrich , Ree. Delle opere che si citano una sola volta, dò, a suo luogo, Pindicazione completa.

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DIATESSARON VENETO

stici ([oli. XI, 3), mirado (f. 93r) — lai. myrratum (Me. XV, 23) che derivano dairimpossibilità di rendere con parola volgare la parola latina, non si possono ascrivere ad altro che alla tendenza di usare forme letterarie o auliche in moltissimi altri casi di cui è superfluo addurre esempi.1 Per queste ragioni chiamerò anch’io tosco-veneto il linguaggio del nostro codice, come già fecero il Goldstaub e il Wendriner per il codice patavino da loro pubblicato e illustrato,2 pur tenendo conto che qui, alla toscanità delle caratteristiche, non piccolo im­ pulso diede la tendenza all’accostamento al latino, che si riflette appunto nelle varietà dialettali toscane in forma più genuina di quanto non faccia nelle venete. § 2 - Contenuto

Il nostro codice contiene, come il lettore può rilevare dalla Pre­ fazione del Padre Alberto Vaccari, i quattro Vangeli fusi in uno, ciò che suol chiamarsi un’Armonia evangelica, o, dal nome dato da Taziano al primo lavoro di tal genere, un Diatessaron, volgarizzato. È ovvio quindi che tutti i passi dei vari Evangeli siano stati tra­ dotti dal latino e che il latino esercitasse la sua influenza, per dir così aulica, anche sulla nuova veste dialettale che il testo evan­ gelico veniva ad assumere. Però bisogna anche ricordare che altro materiale è stato introdotto in vari punti della traduzione. Ora si tratta di frasi o di brevi periodi che servono di commento a una parola, a una espressione; ora invece abbiamo intere pagine in cui si fanno discussioni, confronti, critiche alla narrazione evangelica, appoggiate, è vero, all’autorità dei Padri della Chiesa, in modo che ben di raro appare l’opinione personale dello scrivente, ma tuttavia senza riportare nè tradurre alla lettera.3 In questi luoghi così interpolati nel corso della narrazione evan­ gelica, se la sostanza può anche non risalire al compilatore del­ l’Armonia, gli si deve almeno attribuire la paternità della forma espressiva: a lui andrà il merito o la colpa — secondo il punto di vista da cui si giudica — della scelta del materiale idiomatico. Ma 1 V. anche A. Mu ssafia , Z u r Katharinenlegende in « Silzungsberichte der philol. hist. Classe der kaiserlichen Akademie der Wissenschaften », Bd. 75 (1873), p. 228. 2 M. Goldstaob und R. W endriner , Ein tosco-venezianischer Bestiarius. Halle a. Saale, Niemeyer, 1892. 3 P. A. V accari , Propaggini del Diatessaron in Occidente, in «B ib lic a », X II (1931), pp. 346-47. I brani, di cui sopra, nella nostra edizione sono stampati in corsivo.

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INTRODUZIONE §§ 1, 2

3

allora si possono dare due casi: o il nostro testo ci dà integral­ mente la traduzione d’un originale latino, oppure quei luoghi ag­ giunti di cui abbiamo parlato finora sono stati inseriti direttamente in volgare dal traduttore. Nel primo caso troveremmo anche in essi ben viva quella ten­ denza ad accostarsi al latino che si rileva in tutto il resto della narrazione; nel secondo, sarebbe più naturale che la veste lin­ guistica fosse alquanto più aderente alle forme volgari quali suo­ navano spontanee sul labbro dello scrittore, pur ammettendo in lui il desiderio di conservare alla sua prosa un andamento uni­ forme e non troppo popolareggiante. Or bene, dall’esame di tutti questi passi appaiono alcuni fatti che potrebbero farci inclinare alla prima ipotesi, come l’uso di da dopo il verbo domandare, in cor­ rispondenza al lat. petere ab; il frequente au = o; il come con signi­ ficato concessivo,1 ma altri indizi ci sembrano favorir meglio l’opi­ nione contraria. Innanzi tutto in questi passi abbondano più che altrove le caratteristiche dialettali, soprattutto per quanto riguarda il lessico : in secondo luogo noi vi troviamo molto frequentemente certe clausule ritmiche, rimate o assonanzate, che fanno pensare a versetti di preghiere volgari diffuse a quei tempi e che ancora si usano, in forma più o meno diversa, nelle campagne. Eccone le principali: (f. 26r) En lo tergo dà ad intendere che in ben fare non fa mestier con li amici carnali consiliare, e da che nui havemo comengato a ben fare, noi non devemo indriedo tornare, angi sempre de bene in melio andare... (f. 79r) Da questa compagnia guardene Dio e Santa M aria per la sua bontade e cortesia e deane gratia de fare quello che a llui piacer sia... (f. 95r) Che Dio Pare per zò è tratto a perdonare a chadauno che vole ben fare... (f. 101r) Eccoti lo Signore no fo conosodo parlando e fo conosudo a la mensa stagando... (f. 101v) E dovemo noi li peregrini a lo albergo envidare ma eciandio per forza a trare. E sgorgate direttamente dall’uso vivo quotidiano, non foggiate su qualche corrispondente modo latino, mi sembrano certe espres­ sioni di carattere, per dir così proverbiale, quali sarebbero le se­ guenti : (f. 56r) Io no guardo... nè a capa nè a capuzo... 1 V. Sintassi, p. 20.

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DIATESSARON VENETO

(f. 79r) E Ili rei o vota o no vaia 1 and erano con li dem onii... 0 meglio ancora convenienti al caso nostro quelle in cui alla forma parenetica si unisce anche la rima o l’assonanza, come p. es.: (f. 56r) Chi maor vole essere em Paradiso, sia più húmele en questo mondo chativo... id. Spesse fiade a chi domanda signoria vene la mala via. In conclusione, poiché le peculiarità che fanno pensare a una stesura originale in dialetto dei brani inseriti nella narrazione evan­ gelica prevalgono, noi incliniamo a credere che il primo traduttore dell’Armonia non abbia avuto sott’occhio un testo completo cor­ rispondente a quello che noi pubblichiamo, ma che quanto non appartiene ai testi evangelici sia stato da lui interposto direttamente in volgare. E un’altra domanda dobbiamo qui proporci: rappresenta il no­ stro codice un apografo o l’originale? La risposta non ci sembra dubbia; noi abbiamo una copia, che potrebbe anche attribuirsi, per la prima parte a un amanuense, per la seconda a un altro, se consideriamo, per es., che, mentre nei primi 38 fogli non appare traccia dell’uso della lettera s, nei successivi essa è frequentissima, e dal f. 42 in poi appare il k che prima non si trova.1 2 Ma comunque sia di ciò, sta il fatto che si tratta certamente d’una copia poiché ce lo attestano le omissioni e le ripetizioni per omeoteleuto. Per una omissione evidente v. V ac ca r i , art. cit., p. 346, n. 1; per una ripetizione serva l’esempio che segue: f. 22r.... et ve la trave che tu hai ne lo to occhio, ypocrita, corno dì tu al tuo visino : lassamiti torre la festuca la quale tu ai nel tuo occhio, ypo­ crita, come dì tu al tuo visino... ecc. Ci sono poi le false letture come disinare per destinare, f. 27v. — . v iij . per vuj f. 36r. — Io son pan i vino invece di pan vivo che traduce pañis vivus di Ioli. VI, 51, e infinite altre che per brevità omettiamo, ma che l’attento lettore potrà intuire. Una prova anche più evidente l’abbiamo nel caso che qui sotto espongo, dal quale si potrebbe inoltre arguire che l’amanuense non fosse molto profondo nella conoscenza dei libri sacri. Il testo del Vangelo di S. Giovanni, III, 23 dice: « Erat autem et Ioannes baptizans in Aennon iuxta Salina quia aquae nullae erant illic ... ». Orbene: nel nostro codice questo passo è così tra­ dotto: «... e Qoane baptiza va altrunde et non in la contrada là o’ 1 Frequentissima forinola anche in altri volgari antichi. V. p. es.: L a Vie de Saint Alexis (ed. G. P a r is , Parigi, 1933) ai vv. 579 e 597 vueillm t o non, e L a Chanson de lioland publiée par I. B édier , Parigi, 1922, vv. 1419, 3170 ecc. 2 V. GraOa, p. 29.

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INTRODUZIONE § 2

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è molte aque avisino del fiume Qordani... » f. 17r. Lasciamo stare l’aggiunta avisino del fiume Qordani su cui v. V acca hi, art. cit., p. 330, ma fermiamo la nostra attenzione sulle parole: et non in la contrada. Evidentemente l’amanuense aveva sottocchio nell’ori­ ginale: in la contrada Aenon (o forse Enon con la riduzione del dittongo), ma non comprendendo il significato di quest’ultima pa­ rola, credette di scorgervi un errore e volle correggerlo scompo­ nendola in et non, che contrasta col testo di S. Giovanni che egli non conosceva o non comprendeva. Al traduttore e non al copista risalirà invece la paternità di qualche osservazione estranea agli studi religiosi da lui inserita qua e là. Alla sua conoscenza di Bestiari moralizzati — diffusissima del resto, come è ben noto, nel medioevo — attribuiremo le due similitudini con cui al f. 103r egli conferma la credenza nella risur­ rezione dei morti dopo il giudizio universale: « Anche li cadelli de lo bone naseno morti — egli dice — e al gredare del pare i de­ venta tuti vivi et resusita. Duncha maormente li morti a la vose de Dio porano resusitare. Ancora se dise de la fenise la quale ene uno ausello lo quale vive et è in India e no n’è mo una la quale vive zinquizento anni. E la morte soa è questa ch’eia se arde se enstesa e poi de la zenere soa ne nasse un’altra; perchè doncha no porà Dio de la zenere nostra resusitarne e refar li corpi nostri? ». Per quanto si riferisce al leone, basterà rimandare a G o l d s t a u b , Bestiarius, p. 24, e, per la fenice, all’opera stessa pp. 59 e 408-13, oltre che al Physiologus rumeno edito e illustrato da M. G aster in « Archivio glottologico italiano », X, pp. 290-92. Nel lungo brano relativo alla venuta dell’Anticristo e ai segni annunziatori del Giudizio Universale, il nostro compilatore si attiene strettamente aH’Apocalisse, pur inserendo qua e là delle aggiunte che si ritrovano sparse nell’una o nell’altra delle tradi­ zioni consimili correnti, nei medioevo, per tutte le letterature di Europa. Ci è dato quindi — tanto per addurre qualche esempio — sorprendere nella sua prosa risonanze di quanto cantava l’ignoto autore del Sermone tosco-veneto in rim a edito dal B er t o n i , 1 e si riscontra nei versi di E l llibre de Daniel de la Bibita catalana rimada de Sevilla ai vv. 692-782 e 1341-78,1 2 nel Libro di Uguccione da Lodi e nel Poema sull'Avvento dell'Anticristo conservato nel codice dell’Escuriale D. IV. 32,3 il cui testo, a quanto dice il 1 « Giornale storico della letteratura italiana », LV, pp. 67-76. 2 « Revue hispanique », X X X V I (1916), n. 89, pp. 72-134. 3 E. L evi, Uguccione da Lodi e i p rim ord i della poesia italiana. Firenze, Battistelli, s. d., p. 70 e p. 153 e segg.

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6

DIATESSARON VENETO

L e v i,1 su un fondo lombardo reca visibili tracce di uno strato dia­ lettale veronese e di uno umbro.

§ B - La nostra edizione

Nella nostra trascrizione non abbiamo seguito un criterio stret­ tamente diplomatico, poiché non ci parve necessario trattandosi di un testo che appartiene a una fase dialettale largamente rap­ presentata da monumenti consimili. Abbiamo quindi sciolte le abbreviazioni senza servirci del carattere corsivo, usate le maiu­ scole, gli accenti, gli apostrofi e tutti quei segni di punteggiatura che servissero alla migliore comprensione del contenuto. Per sem­ plicità tipografica, e anche perchè non si tratta di testo antichis­ simo, non abbiamo segnato l’enclisi e, per le interpretazioni errate, notiamo in calce l’originale latino solo quando si tratti di casi di speciale importanza. Per le altre sarà facile rilevarle col confronto del corrispondente versetto evangelico, il cui numero trovasi se­ gnato entro il testo. Quanto alle parti inserite nella narrazione evangelica a guisa di commento o illustrazione, esse sono stam­ pate in corsivo in modo da riuscire immediatamente evidenti. Per la descrizione del codice non faccio che riprodurre, con qualche rettifica, quanto dice il Catalogo dei codici marciani già citato: « It. I. 69 (Prov.: Acq. De Martiis 1825)2 ora n° 4975». Cod. mbr. in 4° p. (mm. 280 X 160), sec. xiv, di ff. 134 n. n .3 + ff. 6 prelim. (di cui bianchi i ff. 3-6) e ff. 2 bianchi di riguardo poste­ riore: 4 linee 32 per pagina, richiami in fine dei quaderni, rubriche rosse, iniziali filigranate alternativamente rosse e azzurre, paraffi in parte del codice, pure alternatamente rossi e azzurri; tavola dei capitoli in rosso nei ff. 1-2 preliminari. Legatura in assi co­ perte di pelle impressa, con traccie di borchie e fermagli. I Esposizione dei Vangeli adespota e anepigrafa.5 I I Insegnamenti sulla Fede (ff. 101a-102a) sul Credo (ff. 102a-105b), 1 Op. cit., pp. 127-28. 2 Sull’ etichetta incollata n ell’ interno della tavoletta prima è scritto invece: Acquisto 1826. 3 Ora sono numerati in matita. 1 Sarebbero dunque complessivamente 142; ma allora bisogna comprendere, ed è effettivamente compreso, quello ch’era anticamente incollato sulla tavo­ letta posteriore. Non è invece contato quello che anche attualmente è incollato sulla tavoletta anteriore. 5 Omettiamo per questa parte le altre indicazioni che si rilevano dalla nostra stampa.

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INTRODUZIONE §§

3, ί

7

sui Sacramenti (ff. 105b-114b), sui peccati (ff. 114b-127b) sulle virtù (ff. 127b-134a) adespoti e anepigrafi. Incipit (f. IO?3): 1 La nostra fè azò che la sia meritoria dee avere quatro condictione.... Fin. (f. 134a) .... n o n 2 se revelando_contra essi, ma eserli sozeti // Finito Libro Refferamus Gratias Xpo ». Naturalmente noi pubblichiamo qui soltanto quella parte del codice, che qui è chiamata (inesattamente) l’Esposizione dei Van­ geli e che va dal f. l r fino al 101r a metà circa, secondo la nume­ razione su riportata, dal f. 7r al 106r secondo la numerazione a cui accenniamo in nota.

§ 4 - Particolarità linguistiche a) Grafia Dato che il nostro codice non rappresenta una fase antichissima del dialetto, non credo opportuno registrare tutti gli esempi di grafie anormali: del resto vi troviamo rappresentati tutti i casi soliti a incontrarsi anche nei monumenti più antichi. Alcune osservazioni troveranno posto dove si parla delle con­ sonanti; alcune altre raccoglierò qui, sembrandomi esse meritevoli di rilievo. Del k troviamo fatto uso con una certa frequenza, ma soltanto nella congiunzione ke e solo a cominciare dal f. 42r dove parmi si incontri il primo esempio. La s non è mai adoperata fino al f. 38v compreso. Dal 39r in poi sostituisce spesso il q usato nei fogli precedenti e talora anche nei successivi. Il q per c gutturale s’incontra in pochi casi : quotai 20r, in qu i­ nare 20v, quadete 34r, quadè 34r, que 48v. b) Vocalismo Toniche

1. L ’effetto di i sulla tonica non è molto frequente, ma si esercita tanto su - é - che su - ó -. Savissi, 41r, ig li 41v, i l l i 46r. 63r, quisti 47v. 50r, qu ili 49v, q u illi 50, di (dei), 66r e passim. N u i 10v. 26r, pa ru ni 39r. 41r, vuy 57r, spaurusi 78v, famusti 8V, 1 Errore di stampa: si deve leggere 101a. Con la numerazione attuale è in­ vece 106a. 2 Nel ms. si legge noserevelando senza alcuna traccia di titulus.

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DIATESS ARON VENETO

peccaduri 87v. In surdi 31v per metafonesi si ripristina ì ’ m eti­ mologico. 2. Sen Zanni 54v, Sen Polo 54v. Negli altri casi san 78r ecc., santo 83v. 85r ecc. E 3. E breve tonico di sillaba aperta ed ae danno alternativamente il dittongo e l’e semplice. lera ( — era) 29r. 33v, mie (miei) 17v. 24v. 28r, pie 94v,piede 80r, alliegro 68r, driedo 14v, drieto 13v, die (debet) 25r, messiero 8 tv, vieda (vetat) 22r, vieti 25r' v, mestiero 33v ; accanto a era 25v. 1lr, ecc., pedi 17r, pe (piede) 21v. 47v, dredo I4V, dreto 13v, de (debet) 59r. 44v, misser 83r e passim, veta. 23v, ven 40r, mesterò 58v. Vero 27v = vecchio e vere 36r = vecchie in posizione debole secondaria, mentre invece viero (« Archivio glottologico », I, 4-05, nota). Cieco 21v, ziechi 40r, ziecho 66r, e zechi 40r. 42r, zego 55v, zecho 66r ecc. Ego dà eo 19v. 70v. 86r_v, ma assai più frequentemente io. 0 4. 0 breve in sillaba aperta:puote 13r, luogo 14v, »modo 9r. 19T, figluolo 7r, fuora 30v. 33v, cuore 20v, muore 25v, anchuò 56v, ampuò 58r ; ma pò (può) 24v. ecc., logo 26v. 37r ecc., mò (ora) 7V ecc., fìglolo 7r, fiolo 7r, fora 7V, core 20v, mora 27v, anchó 42r, anchoi 91r, ampò 21v. 841 ecc., zobia 94r, sempre povolo. Spuoxo, spuoxa 17v risaliranno a una pronunzia, con o aperta. Dall’o di au anche qui puocho 37v e puovri 31r accanto a pocho 81v e pom i 16r ; in posizione, divenuto finale anticamente, dapò 59r, depò 78r, accanto a dapuò 67r; in posizione conservata, lunge .(lunghe) 20r, lu m i (lontano) 37r; ma lonze 48r, da lonzi 89r. I 5. I in posizione: lenga l l r, conseio 28v, cercha (intorno) 69v, dedo (dictus) 81, dreto (diritto) 19r, entra (tra)41v, maraveglie 8V, constrense 100v; ma intro (fra) 2 iv, circha 17v, dito 8r, dido (dito) 48v. 102r, m ia (miglia) 100r. Fuori d’accento intrò (entrò) 17r, implida 8r.

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INTRODUZIONE § 1

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U 0. U breve in posizione in o: adoncha 80, cidonqua 13v, onge (ungi, 91r, onde 10r ; ma unde 16v. 24v, ungici 77r, altrunde 17r, ultra 17v, duto 14r. In sillaba aperta nomero 99r, nomoro 105r, ove si avrà l’iullusso della labiale successiva, e i soliti do 42r, dot, doe 47v, lori 22v (G o l d s t a u b , Bestiarius, 446, 5). ϋ 7. Fenomeno peculiare al nostro testo e che ne ricollega il dia­ letto all’emiliano è la frequente riduzione di a ad o. Gli esempi in cui avviene tale riduzione si possono raccogliere in due gruppi principali: il primo, e il più numeroso, comprende i participi deboli dei verbi in -ere e -ire formati analogica­ mente. 1 Vegnodi 67v, vignoda 70v, anodi 76r, avoto, cernodi 84r, perdodo 86r, sostegnodo 92v, tegnodo 96v, vegnodo 99r, conosodo, rezevodi 101r, remutodo, retegnodi 101v. 2 Il secondo abbraccia tutti i casi in cui u diventa o davanti a n per influsso della nasale seguente : nesono 86r, ono 87r. 91r, alcona 99r. 3 (Nessun caso, se ho ben visto, di u in o davanti a m). Abbiamo poi un terzo gruppo in cui avviene lo stesso pas­ saggio ma per il quale il nostro testo si stacca anche dall’emiliano-romagnolo; si tratta cioè di casi in cui la modificazione si avverte davanti ad r : adorle (addurle) 67v, fo ri (ladri) 67v, Scriptora 93r, fessore 10 l v, sozore 104r. Esempio isolato davanti a d è nodo (nudo) 94v. 10δΓ. 4 1 W. M eyur-L ììbke , Grammatik (ler romanischen Sprachen, Leipzig, Reisland, 1S90-900, i l, p. 370, §326. 2 G. U n oarelli , Vocabolario del dialetto bolognese. Introd. di A. Trauzzi, p. xx, §·11. Per l'emiliano il fenomeno è attestato in periodo ben antico: v. p. es. il conoseoda dei Parlamenti ed epistole di Guido Fava in Monaci, Cresto­ mazia italiana, dei p rim i secoli, Città di Castello, Lapi, 1912, p. 534, e Salvionj , Annotazioni sistematiche alla « Antica parafrasi lombarda del Neminem laedi nisi a se ipso di S. Giovanni Crisostomo » e alle « Antiche scritture Lombarde » iu «A rch ivio glottologico ita lian o », XIV, p. 220. 3 M byer-L ììbke , op .cit., I, §57, B ertoni, Ita lia dialettale, Milano, Hoepli, 1916, §41, p. 80. F. N o v a t i , La « Navigatio Sancti B re n d a n i» in antico vene­ ziano. Bergamo, Ist. it. d’arti grafiche, 1896, p. x xvn i, numero 5a. 4 Come si vede dagli esempi, questo fenomeno si avverte solo nella seconda metà del codice; ne sarebbe quindi convalidata l ’ipotesi già espressa che si sia avuto qui un copista diverso da quello che trascrisse la prima parte.

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DIATESSARON VENETO

Dittonghi

8. Au intatto in auro 71v, Paulo 76v, repausan 36v ; ma oro 771*, Polo 76v, odo 53r, reposso 33r. In sede atona auxeli 21v ; ma oregle KM*. Dittongo secondario in taula 62v, 94v. Per aud in sede tonica abbiamo old in aldeno 30r, galdi 51v, alda 52v, aldi 66v ecc.; ma olde 22r, olda 31v. In sede atona addando e aldendo 29r, alduto 26v, alderano 45r, adderà 45r, lalderà 18v ; ma loldando 55r, addando 13v, oidi 24r, oldire 31v. Troviamo però parecchi esempi in cui è documentata la for­ inola di passaggio a u l:1 auldivano 8V, auldito 10v, auldando 13v. A l passa in ol anche davanti a dentale nei soliti oltro (altro) 16r, oltra (altra) 23v, e, in sede atona, oltrosì 7r, accanto alle forme regolari, più frequenti: altrunde 17r, altrosi 21r, aitaro 71v. Per auc il solito esito ale: aleidere 12r, alsire 46r, che passò poi in in o l: olzederà 63r. Si passa ad ol anche da al etimologico in volgeri ( = cal­ zari) 13v. 8a. Un’altra particolarità di questo codice è il ripetersi frequente — in modo speciale nella prima metà di esso — della forma a u -o (aut) (19v. 27r. 31v. 33v. 45r. 52v. 53v. ecc.) per la quale si può ripetere quanto osserva il M onaci2 a proposito della forma equivalente ao che s’incontra nel Panfilo (« Archivio Glottolo­ gico », X, 177-255). E in un testo tradotto dal latino troviamo un altro esempio di a u -o, cioè in T o b l b r , Die altvenezianische Übersetzung der Sprüche des Dionysius Cato in « Abh. d. kön. Akad. d. Wiss. zu Berlin », 1883, Phil. hist. Classe, pp. 1-87, il che favorirebbe l’ipotesi che la nostra Armonia evangelica sia tradotta dal latino non solo in quanto essa corrisponda al testo degli Evangeli, ma anche nelle parti inserite a guisa di com­ mento. Se poi in qualche caso, come p. es. al f. 53v, confrontando il nostro testo col passo corrispondente di Luca 13, 41 troviamo che au non è l’equivalente di aut ma di an, l’eccezione non fa difficoltà: infatti o il traduttore lesse au in luogo di an anche 1 B ertoni, It. dial., p. 119, §71. 1 Crestomazia, p. 566 § 60.

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INTRODUZIONE § 4

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nel testo latino che aveva sottocchio, oppure rese con la forma au il significato interrogativo-dubitativo d e lta » latino che in molti casi traduciamo in italiano appunto con o. 1 9. A i secondario in e: onde (andai) 75r, passe (passai) 48v, amé (amatis) 19v, hebia 33v, asse e asé 87r, e i futuri come vinirè, curare 25r ; ma demandai (domandate) 85r, assai 2ov, e asae 53v. Atene

10. Dato il carattere del nostro testo è naturale che non si abbia in proporzione preponderante il dileguo delle finali: avviene anzi il contrario, cioè la caduta di e, o dopo l, » , r si ha in un numero di casi di gran lunga inferiore a quelli in cui si con­ serva. Una certa frequenza nel dileguo di o si avverte per le terze persone plurali dei verbi, ma soltanto nella prima trentina di fogli del ms. : mal 30v, lo qual 47v, fiol 48v ; ma male 26v, lo quale 26v, fiolo 48v, angolo 31v. Caxon 27v, Simon 27v, alcun 29r, coven (conviene) 29v; ma casone 10r,pane 48r, pacione 78r, sovramene 30r, alcuno 30v, generalione 31v. Sor 27r, remeter 27r, sodor 87v, saver 94r ; ma maore 30v, pare 29r"v, becharo 37r, core e cuore 20v, las­ sare 27r. Quanto alla voce pare (padre) frequentissima anche qui la caduta di e; v. p. es. 65r_v ccc. (G.* A scoli, Annotazioni dialet­ tali alla « Cronica degli imperatori romani » Arch. glott. it. IH, 256, n. 2). 11. Dileguo di e postonica interna in ovre 18v, ovra 77r, vero = vec­ chio 27v, e protonica in pecorsele 23r. 12. I postonico in e: femene 7V, deletevel 22v, debele 47v, cálese (calice) 55v (ma colise ibidem), húmele 55r, vergene 94v, homeni 97r, domenega 98v, solicitudene 31r, rugene 32v, aseno 50r, rnedego 16v; ma emposibile 47r, femina 32r, virgine 32r, rugine 32v. 13. E protonico in i : diserto 9r, mantignirà 24r, v in ir 37v, vignodo 70v, vignando 97r ecc. ; notevoli specialmente rispoxo = rispo­ sero 8V, rispuxe 14v, riposso (riposo) 33r, conformi all’ uso toscano. Assai più copiose le forme con e conservato. In iato, oltre al solito lione 103r anche Hale 75r. In a : ascie — uscì 25r. 1 Lo stesso dicasi per l'au del f. 31v.

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DI ATESEARON VENETO

Davanti a labiale in o; oltre ai soliti domandemo 14v, domane 34v, dovemo 13v, anche sopellìssa 25v, romasa 32r ; ma dimanda 46v ecc. Per effetto di atonia sintattica in so no 46v. 14. I iniziale in e, specialmente davanti a nasale, come in tutti i dialetti eccetto il toscano (E. M onact, Crestomazia, p. 570) anche in parole che per altri aspetti sono toscaneggiatiti come ensoza 40r, elluminati 29v, enzurie 87r, semeliente 35r. Per quanto riguarda il prefisso dis : desenar 55r, desnar 105r, desenado 105r, contro la norma propria ai monumenti antichi dell’alta Italia;1 mentre invece abbiamo disfanta 14v, dismesseremo 26v. In a : niaraveiano 8V, maraveglie 8V, e così sempre. Di protonica interna è conservato in martidì, mercoridì, 86v, murmurigavano 38v; del resto sempre in e come il solito: medesine 28v, matremonio 76v ecc. In contatto con labiale talora diventa o : bosogno 83v, se non si tratta di assimilazione; però simiante 34v, simientre 35v ecc. 15. Di u protonico in o diversi dal toscano, pochi casi: poterò 57r, bosia 65v, bosadro 65v, nodregarà 77r, onguento 79v; ma unguento 96r e altrove. 16. A finale conservato o prodottosi in fora 7V, fuora 33v, cha( — die) 19r. 43r (ma quasi sempre che), ultra 17v, entra 41v, enfina 42v, volontiera 58v. c) Consonanti 17. I j è rappresentato con li; filiolo 10r ; con g i: figiola 1l v; con i : tnuier 19v, melo 21v, fatneia 22r; con g l: figlolo 7r, gigli = gigli 21v, consiglo 63v; cade in fiolo 7r p ia r 17r p ia — piglia 36v ecc. j cade in maor 181, maorment 22r. I in r : cortello 24r, arbergo 31r. 18. Cl è quasi sempre conservato, inutile quindi dare esempi. No­ tiamo tuttavia schieta e scheta 7r, vechia 7V, aparechiate 13r, chiamase 20, zenochione SS1, zenochie 87v, sempre ochi ecc. G l: Glexia 20v, gladio 82v; accanto a ungia 77r. P I: di gran lunga più frequenti i casi col nesso conservato. Notiamo però compiuto 7V, compiude 12v, più 56r, pieno 67r. F I: fiume 17v. 64r. 68v, flado 78v. flantixo 97r. fleveleza 100; accanto a fiuome 13r, fiume 14r, sfiancixo 33r. Da notare afrezandolo 47r. 1 Novati, Nau., p. xxxx e nota.

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INTRODUZIONE § 4

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B l: blasfema 30r; ma biastemare 63v. Palatizzazione di n per i successivo: magnifesto 24*. 19. T intervocalico si conserva spessissimo, come è legittimo in un testo così fortemente toscanizzato. Tuttavia è frequente anche il digradamento: Prevede 7r e passim, vertude 7r, diade 8T, im plida 8r, avede = avete 4 ir. 49v, apozado 80v, batigado 143-, beado 31v. 55r, cugnada 8r, conpiade 12v, consomado 48v, conosudo 86v, dada (data) 17v. 28v, emportunitade 22v, fradel 241, ligada 57r, nado (nato) 66r, beadi I02r. Digradamento e successiva scomparsa abbiamo in mandao 16*, sabao 50r, frne 60v, e nei participi andà 12r, plasù 37r, remetù 67r ecc. Tr : laroni 21r, vero 27v, laro 53v, pieve 57v, zugularese G3V, porà 78r, pare 82r, mare 93v (mai padre e madre) ; ma matremonio 76v, nodregarà 77r. P intervocalico frequentemente digrada in v: povolo 7V, averto 15r, pom i 16r, cavo 19v, cavreto 48v, seve (sepem) 60v, carelli 67r, am ivi (aprire) 68r, senavro (senape) 47r (ma sinapio 35r), saver 94r, orna 77r (dunque specialmente quando viene a formarsi il gruppo pr), accanto a populo 8V, sapiando 7r_v, superno 66v. B mediano in v : lim i 44v, lim a 70r, ferve 25r (anche qui nel gruppo br), daremo 13v ecc. D mediano primario dilegua in pei (piedi) 37r. 95r; 1 e secon­ dario nei participi metà 83v, cregìi 24v, plasù 37r. 20. La gutturale sorda si riduce a sonora. Iniziale: gambelo 72r, gambio = cambio 103r. Interna: segondo l l r, negun 16r, sego 25r, digo 2ór, sofegando 49v, lego 81v. 21. Ce, ci e cj, tj, dj, j, si riflettono con varietà di grafia in ci, g, x, s, z, come negli altri antichi testi veneti. m : vardar 10r, varde (guardie) 96r, v a rd i'21r ecc; ma guasta 18v, gederdone 20r, gusto 21v, gardateve 23v. 22. Nel nostro testo la geminazione di l, s, t è assai frequente; meno quella di c, f, n, r. cc: eccote 67r, seccarasse 83r, peccaduri 87v, come pure peccato. ff : affittò 6V, suffochoe 34r, offerirà 40r, offeraudo 57v. Il : cortello 24r, catelleto 25v, q u illi 50r, fradelli 50v, anzille (ancelle) 53v, alliegro 68r, crivellare 81v, dalle 94v, sepellidi 94v, ausello 103r, cadelli 103r, elio quasi sempre. Rarissimi casi di II in I j : ig li 41v. 1 In pelagio 47r. = pedaggio, avremo un caso di dileguo a cui si rimediò con l ’epentesi di l come avviene spesso nel Vicentino e nel Trevisano. B ertoni, II. dial., p. 118, § 69.

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DIATESSARON VENETO

n n : serotino 40r, venne 40v, invanite 44v, Zanni 54v, Zanne 68v, emiocente 92v, chauna 94v. Filippo 13r ; ma F ilip o 15r. rr assai raro: corredo 71r, charrigi 71r. ss frequentissimo: asentossi 161, adesso 16v, disse quasi sempre, andasse 26r, dovesse 2Gr, avresse = aprisse 66v, bossolo 67r, avessamo 91r, asse = assai 87r, messo 94v, esser 94v. E con ss viene spesso rappresentato l’italiano se: lassami 26r, dissipoli 26r ecc., nasse 27v. Legittima, contro il toscano, in cosse 13v, riposso 33r. 1 Interna, dopo vibrante o nasale, frequente : aparsse 7r, incenssare 7r, arverssor 26r, manssueto 33r, volsseno 34v, tolsse 37r ecc. tt: ditta 41r, tutto 41r, letto 42v (ma ivi pure ledo), sette 44r (ma coruptebele 44v), sotti 55r, lattano 73r, beneditti 76r, sosetto 92r. Abbiamo quindi frequentemente tt per et contro quanto si osserva nella Navigatio S. Brendani e nel Bestiario tosco-veneto; tuttavia in molti casi et si conserva come in dedo, facto 8r, op­ pure si rende con t semplice: dita 8r, fato 8V ecc. 22a. Raddoppiamenti sintattici : 2 Troviamo anche qui esempi di raddoppiamento della conso­ nante iniziale dopo le particelle me, e, a, di, e il verbo è: per f : a ffato 26v, e ffesero 70r ; per l: di lloro 10r, e Ili 56v, e lio 58r, a llu i 58r ; per n : a n n oi 7 0 ; per s: me ssalutasti 8r, èssi 9r, esse 57r, a sseder 57r. Erroneamente estesa la geminazione a forme come mossessi 25v, ideile 26r, collui 20, dello 35r, m ulti 41r, olliva 94v ecc. m grafico per n finale, oltre al frequente cum, qualche volta in forme verbali: aveam, 44v resevevam, 44v; inoltre grani 45r. Per em = in : em la luse 71r, emspetie, 81r, oltre che, più legit­ timo, davanti a labiale, come: im pace l l v, empálese 50v, e, interno, imfideli l l v, emfermitade 42v. Solamente grafico in amdemo 68v, emsembre 70v. 23. Frequentissima è l’epitesi di e specialmente nelle forme verbali e nei pronomi, il che sta a dimostrare l’influenza toscana: comengoe 9r, andoe 15r, aidie 24r, daroe 37r, ensie = uscì 68v, 1 Qui forse con ss è rappresentata la spirante sorda che appunto in queste parole sentiamo ancora nei dialetti veneti. V. Meyer -L übke , Grammatik, I, § 433-34; Studi di filologia romanza, V II, p. 149; G. B ottiglioni , Fonetica del dialetto imolese, § 178, Goldstaub , Bestiarius, p. 458. 2 A . S c h ia ppin i , Testi fiorentini del Bugento e dei p rim i del Trecento. Fi­ renze, Sansoni, 1926, pp. 273-74.

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INTRODUZIONE § 4

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saparoe 50, suffochoe 34r, spuoe 105v, por toc 25v, lioe 51v, sete 74r, mie 8r ecc., tie 86r, sie 80v, quie 103r, lie = là 95r, noe 53v ; e di o: nasceo = nacque 34r, prometeo 8V. 24. Aferesi. Oltre i comuni esempi come desia, lemosena, legreza ecc., notevoli sta = questa 22r, sto — questo 37r, sponine = espo­ neteci 40, fanzia 54v, strema = estrema 20r. Oltre a ciò abbiamo i casi in cui una vocale iniziale cade in iato sintattico, come in tutto '1 suo 40, tutto ’l dì 54r, tutto ’l mondo 73r. 25. Epentesi di r negli avverbi assai rara: solamentre 36v e qualche altro caso; mentre poi per analogia semeientre 6 0 e simientre, più volte, quentre 67r ; di n davanti a s complicato enstesa 103r e semplice nelle forme ensiva 16r, ense = esce 30, etisie = uscì 68v ecc. 26. Assimilazione. Frequentissima la regressiva in casi come: elio populo 18r, elleglexie 20, ella soa gratta 20v. 27. Prostesi: vonde = onde, quindi 60. 76v. 84r, nemfermitade 63r. 1 27a. Metatesi : cicilo = cilicio 321', preda = pietra 50. Per i prefissi abbiamo le solite aggiunte davanti ai verbi: adimandè 14v, adivegnù 36v, anelegrò 8V, arecoiero — raccolsero 37v, atrovado 48v, desmentigarse 44r, desmontato 24v, empentirì = pentirete 54v, im parturì IO , inangùstia 63r.

d) Note morfologiche 28. Articolo: Alaseli, sing. lo e el indistintamente, con preferenza per il primo. E l si usa talora anche davanti ad s impura: el staro 18V. E l spesso eguale a e ’l o en ’l 18r. 2CK Plur. li ed i indistintamente. Femm. sing. la, plur. le. 29. Nome e aggettivo: Plurale femminile in -e: le mane 49v. 68v. 80r, osse 79r, rete 16v, sterele 93r, temporale 53r, zenochie 87v, confine (usato al femm.) 40v. 43v, arbore (usato al femm.) 73r. Plur. maseb. in e: nome 33r, parente 50v, ypocrite 20T,fige = fichi 22v, piede 70r. 80r, homene 73v, prevede 92r. Sing. masch. in -o in luogo dell’ -e : reterò 16v, veraxo 17v, gretto = gregge 26v, principo 29v, arboro 30v, sinapio 35r, Zesaro e Gesaro 61r, solforo 74r, pesso = pesce 101v. 1 In quest’ ultimo esempio direi trattarsi di n estirpatore di iato sintattico.

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DIATESSARON VENETO

Rarissimi i casi di plurale senza la vocale finale: temporal 2fir, le qual 32r. Comparazione : maor 28r, malore 33v, minore 28v, menore 31v, meior, miore 31r, melo 33r, pelo 28r, pego 28v ; grandissimo 78v. 30. Pronomi personali: I pers. Rara la forma eo, mentre è abituale io; rarissimo m i al noni. 42v. Per gli altri casi, come il solito, mi, mie, me. A l plur. noi e nui e, nei casi obliqui, ne tanto in enclisi che in proclisi. Troviamo anche, in tale funzione, la forma ge: insignage — insegnaci 2 0 , àuge - - dacci 20v, ge descagi = ci cacci 26v. II pers. tu, ti, tie, te e, al plur. voi, vui, ve, vi In enclisi nell’interrogazione vo: votivo 79v = volete voi? 1 III pers. el, elo, elio (anche all’obliquo: ad elio 37v), lu (al nom. 21r, all’acc. 66v, all’abl. 41r); lui nei casi obliqui, lo all’acc. 42v, anche in funzione di neutro 42V; li al dat. 42v. Frequente l’uso di i specialmente enclitico: al masch. 2 i respoxe l l r ; al femm.: andò a la mare e dissei 37r ; al plur. dei = diede loro 18r. Anche al nom. plur. i deventa 103r ; però dubito che si tratti di ei perchè questa forma si trova, se ho ben visto, solo dopo parola uscente in -e. Femminile: lei, ella, eia ; all’obliquo lei, la (anche li al dat.: disseti l l v). Plurale: eli, elli, li (anche al dat. 76v) loro, luor 36r. La forma ge in funzione di dat. sing. 47v, plur. 49v; e la figura intermedia fra i e ge, ie 41v. 44v ecc. È pure frequentissimo il pronome pleonastico, uso che si conserva anche nei dialetti odierni. Scegliamo pochi esempi fra i moltissimi: l l r. Audito questo lo dito Herodes, el clamò a sse ...; 36r ... la quale quando el-è piena 41v ... che Vè vegnuda l’ora; 41v ... io so che l’è vegnudo Messia, lo qual...; 43v che l’è zà tri d ì...; 58v ... eh’elo è dot modi...; 60r. linde i resposeno che i no saveano...; 70v ... ma s’el more en terra el fa fruito assai... Dimostrativi: Da notare: colue 42r ecc, costue 51r, quelù 84r'v, quente 9r. 104r. Nulla di nuovo per i possessivi, interrogativi e relativi, in­ definiti. 1 S chiaffo » , Testi, p. xxm , n. 1. a G. I. A scoli, Annotazioni dialettali alla « Cronica degli imperatori ro­ m a n i» in «A rch ivio glottologico ita lian o», III, p. 261, n. 2.

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INTRODUZIONE § 4

Numerali: Da notare: cinqui 44v, zinqui 74v, setti 62v, diesi 75r, dodesi 39v, tutti con sostantivi maschili. Abbiamo però anche le forme con -e. Inoltre nonanta 47v. Mancano esempi di de da inde. 31. Verbo: Molti casi di 3a sing. per la 3a plurale, però, dato il carattere del testo, predomina l’uso regolare. La 2a sing. esce normalmente in - i all’ind. e all’imper. Per il congiunt. anche in - a : offenda 141*, vera 55v, aida = aiuti 31r. Unica traccia di -s nella II sing. è in fistu 54r. Assai numerosi i gerundi in -andò per tutte le coniugazioni: velando 9V, dicando 10v, sapiando 241, seando = essendo 24»1, possando 27r, aldando 29r, regnando 30r, dormando 34v, fatando 35r, cognoscando 37v, accanto alle forme regolari frequentissime. Rarissimi i participi in -esto : plaxesto 33r, Mesto 60r. Parecchi participi di tipo debole: metuto 10v e metà 83''p a ­ sciuto 10r e nasciti 12r accanto a nado 66r, credù 86r accanto a creto 14* ecc. Nel perfetto indicativo troviamo frequentemente la forma perifrastica che nel dialetto veneto andò man mano prevalendo fino a soppiantare la semplice, e questo si verifica soprattutto per la I singolare. Non mancano però gli esempi di passato remoto anche per tale persona la quale esce in -a i, in - i e in -è: damai 12r, lavai 66r, avi = ebbi 86r, viti — vidi 14 1", volsi = volli 72 r , passé 48v, avè = ebbi 49r. Nulla di speciale per la II sing. La III sing. per la l a coniug. esce in -à, in -ò, in -è : retornò 7V, levò 25v, desegnò 32v, spizò = spezzò 43v ; chagà 15v, intrà 25r, domandò 43v ; andò 54* ecc. Per la 2a e 3a in -è e talora in - ì : havè 10v, temè 12v, sapè 13r, cognoscè 7V, tollè 10r, reponì 75v. Per la 4a in - ì : audì 8r, fucì 12r, essi 14r ecc. Anche della I plur. gli esempi sono piuttosto scarsi, ma ab­ biamo forme in -emo, come vedemo, passemo = passammo, recevemo 76r ; in -im o: vestimo 76r; in -essemo (che coincidono con l’impf. con g.):1 servessemo 65r, vedessemo 76v, ministrassemo 76v, e, con assimilazione, dessomo 76r, vegnessomo 76r. 1 N o v a ti , Nav., x l v ), § 51 e Meyer -L ììbke , Grammatik, II, p. 307. Diatesaaron volgare.

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DIATESSARON VENETO

Regolare la 11 plur. : per recevesteve §cc. vedi più oltre. La I I I plur. per le forme deboli e anche per le forti ha le desinenze -ro, e le analogiche -n o e -ro n o : compressoro 7r, andavo 14v, vetero — videro 16v ecc., pensòno 13v, mandano 13v, respoxeno 14v, vedeno 26v, fugino 26v, comencàno 29v, ecc. trovòno 80v, temeron 25v, trovaron 10v. -E ro ed -eno si alternano anche per la I II dell’impf. cong. predicasseno 23v, fusero 23v. I forti seguono per lo più l’uso toscano: passano ai deboli havè — ebbe 28v, tollè 28v, eresse = crebbe 24v. II condizionale per la I e H I sing. e III plur. presenta assai più frequente la forma in -ave che quella in - i a : l a sing. vinirave 26r accanto ad aria = avrei 26r ; 3a „ moriria, vederia l l v, mancaria 18v, saria 36r ; ma durarave 30r, porave 30v, haverave, serave 32r, farave 36r, bastarave 37v ecc. ; 3a plur. poraveno 96v ; Per le altre persone toglie le desinenze all’impf. cong.:1 2a sing. planzeresse 57v, averisse l)2r (averessi 41v) ; l a plur. vorassemo 28r, avessamo 91r, ma dovremo 36v; 2a plur. havesse 33v, ma credereste 43v. Il pres. indicat. (della 2a pers. abbiamo già parlato) non offre nulla di speciale che non appaia qua e là negli altri testi dialettali antichi; da notarsi tuttavia de = deve l l r, di = dici 13v, diece = decet 141, voli = vuoi 14r, to = toglie, voto = voglio 16v, fè = fate 19v, può 17v e pò 50v, podete 23r, accanto a, podi 64r, pò = puoi 24v, ubo, aio 25r accanto a ho 51v, dixè = dite 32v accanto a desete 41v, savi = sapete 55v accanto a savede 64v, demandai = domandate 85r, accanto a adimandè 14v, adoremo, savemo 4 lv, ferimo 88v, ave = avete 19v, accanto ad avede 49v. Per il cong. pres. la I pers. esce in -a e son superflui gli esempi; la I I I sing. in - i per la 1 coniugaz., e in -a per le altre; la I plur. indifferentemente in -amo ed -emo; la II plur. in -ate ed -è; la III in -in o per la I coniug. e in -ano per le altre. L ’imperf. indie, è regolare: abbiamo frequente il dileguo del - v - intervocalico. Da notare deva = dava 14r, disia 94r e le forme analogiche dasea 941; staseano 91v 2 vive anche ora nel dialetto rustico. 1 T obler, I l Panfilo in antico veneziano edito e illustrato in « Archivio glot­ tologico italiano » X, n. 53. 2 Sa lv io n i , Annotazioni ecc. in « Arch. gl. it. » XIV, p. 257.

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INTRODUZIONE

§4

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Nulla da osservare per l’impf. cong. L ’imperat. pur regolare; si osserva, nella seconda plur., una maggiore inclinazione per le forme toscane come andate, pre­ dicate 23r, curate, portate 23v ecc., che non nell’indicativo. Il futuro alla I sing. finisce in -ò ed -è : confessarci, negare 24r, vènere, curare 25r ; alla II in - a i ed - à : adorarai, servirai 14v; ma amerà 51v, negarà 89v ; alla I I plur. in -e, -eie, -è : trovare 22v, deventarì, convertirì 47r, piangerete 18v, vedere 15r, credere 43v. Per le altre persone nulla da osservare. Per il verbo essere notevoli parecchi casi di sonto e sunto alla I sing. pres. ind. v. p. es. 51r. 57v. 64r. ecc., 1 e di eno alla I II plur. v. p. es. 16r. 73r. 85r. La II sing. presenta le forme e (13v. 45r ecc.), ei (42v. 45r ecc.) e se ( l l r). Per la I I I sing. abbiamo quasi sempre è; qualche volta iè' 19V, ed he 67r e, se ho ben visto, un solo caso di se (18v), in cui è dubbio se si tratti di s’è col solito si pleonastico fre­ quente davanti ai verbi. Alla II plur., oltre le forme toscane siete (18v ecc.) e sete (17v), anche la forma originaria completa sidi 73r e i relativi suc­ cessori fonetici sedi 65r, sede 53r. 2 Frequente in tutti i tempi la sostituzione di i ad e finale nella terza persona sing. e II plur. a) romagnessi 42r, aldi 66v ; b) potete 44r, seminasti 42r, cruzifizereti 72r, stadi = state, irnperat. 86r. Come ausiliare frequentissimo fir : fi 15r, fìeva 14*, fiemo 19v, fìrà 21v, fire 22r, fie 40r, fisse 49r ecc. Per gli altri tempi, di cui qui non si parla, nulla di note­ vole. Una caratteristica di questo nostro testo che lo collega ai dialetti lombardi è la frequenza con cui il pronome di seconda persona plurale è incorporato a forme verbali : 3 Perfetto in­ die. : mandastive, vedestive 43r, rezevesteve, vestestive, visitastive, vegnesteve 76r; futuro: lamentareteve 18v; cong. impf.: cognose1 A. M u ssafia , Zur Kath., p. 237. 2 A. M ussafia , Zur Kath., p. 774. Sede potrebbe anche rappresentare sete con sonorizzazione della dentale a uso veneto e sedi la ulteriore sostituzione di -i a -e, di cui sopra. 3 G. B ertoni, It. dial., p. 102, §5 6 ; M eyer-L ììbke , Grammatik, II, 307.

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DIATESSARON

veneto

sive 64v, fosseve 66v; condiz. : cognosereseve 64v, amaresseve G5V, averissive 67*. 32. A v v e rb i12di luogo: a pe = presso 70r, coli = là 87v, de su en chi a su — da cima a fondo 95r, zoso = giù 80*, za — qua 41*, chi = qua 17r, circha 17v e cercha 69v = intorno, o = dove 17r. 87r ecc., ge = vi, colà 42v, depo = dietro 78r. tempo = mo — ora 7V, ancoi = oggi 10v (v. glossario). modo: pur — solamente 21v. 33. Preposizioni: en te = in, en te la fossa 40* ecc.2 en su — 56v, per mezo = dirimpetto 72v, 3 aprovo = presso 341·, dende = di là 37r, aversso = contro 18v, intro 21v = fra. 34. Congiunzioni: Nulla di nuovo da rilevare, tranne la particella interrogativa mo, che si usa anche attualmente: E l mo Ghristo? 41v = è forse Cristo?... farà elio mo p iù m iracoli con fa que­ sto? 51r. Frequentissime: imperiò che e ampò = tutlavia (v. glossario) an = anche 72r.

e) Sintassi Molte delle particolarità sintattiche frequenti nei testi veneti antichi, nel nostro non si rilevano: in generale la sintassi è conforme all’uso toscano. Noterò soltanto qualche caso meritevole di osservazione: Verbo: Regnare usato transitivamente: regnarà lo mio po­ polo 11*. Levare con valore di riflessivo: lieva su 22r, lieva suso 29r, accanto a : lievati 12v. Lavare con valore riflessivo: A marnare senza lavare le man ecc. 40v. L ’imperativo formato col verbo andare e il modo finito coor­ dinato al verbo reggente: va ti disfanta 14v ( P a r o d i , Rime di Bartolomeo Cavassico, II, p. 345). Avere ausiliare del verbo venire: averno veniuti 10v. Temere fatto riflessivo : non vi temè doncha 24*. 3 1 Anche delle parti del discorso indeclinabili ci limitiamo a rilevare sola­ mente quelle che più di raro s’ incontrano negli antichi testi veneti, o che nel nostro abbiano un significato diverso dal solilo. Di ogni forma citiamo un solo esempio. 2 Usasi anche nel dialetto moderno specialmente rustico. 3 Quest’uso si conserva ancora, specialmente nel dialetto rustico.

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INTRODUZIONE § 4

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Preposizione davanti all’infinito retto da un verbo (N ovati, Nav., IV ): E Visito a curare 54v ; A unzerse reputavano desenore 44v ; A marnare senza lavare le man no insoza lo homo 40v ; Repu­ tavano grande gratta a m orir per la iustitia 45r ; E dovetno noi li p e reg rin i... per forza a trar 101v. Frequentissimo il si pleonastico. Domandare seguito dalla preposizione da: In questa oratione nui domandano da D io ... 20v ; L a quinta cossa domandemo nui da D io ... 21r. Congiunzione come con valore concessivo:... el no ne porà a la fin negare go che nuj domandemo, corno sia nostro buono amico... 22v. Legge Mussafla1

I tipo: Pagasse lo toa voluntade 20v; Dane ad intendere 35r ; Partissi Jesù 40v ; Guardavase 45r ; Partisse elio 56v ecc. II tipo: Et volssesi a Qacharia 8V; Et essi recordato 9r ; L i aparsse nel sonno e disseti 9V; Ch’elio le sa et cognosele 20v ; Et vincelo 30r ; E benedisseli e spisolli e dedili 43v; E disseli Piero 80r ; E bastane 82r. Però: Et disse a lei 31r. I l i tipo: M a diene gratia 21r ; M a vegalo lo to pare 21r ; Ma alegravi piu 33r. Dopo una proposizione gerundiva o participiale che preceda la principale è pur frequente l’en clisi:2 M a vogando Piero lo vento grandissimo, temesse 38r; Quella aldido zò, levosse 69r; E dittò zò turbosse 80v; accanto a.: E li apostoli, vezudo lo Signore, se allegroe 102r. Para-ipotassi3

1 Ripresa con et di proposizione principale dopo un gerundio 0 participio della propos. secondaria introduttiva: Et abando1 A. M u ssafia , Una particolarità sintattica della lingua italiana dei p rim i secoli, in « Miscellanea di filologia e linguistica in memoria di N. Caix e U. A. Canello », Firenze, 1886, pp. 255-61. Per una copiosa bibliografìa in argomento v. Schiaffim i , Testi, pp. 275-76. 2 Schiaffim i , Testi, pp. 281-83. 3 Schiaffim i , Testi, pp. 285 e segg. ; L. Sorrento , Precedenti ed esempi di para-ipotassi nelle lingue neolatine, in « Rendiconti del R. Istituto Lombardo di Scienze e L e tte re », Serie II, voi. L X II, fase. XI-XV, pp. 419-63: ld., Discus­ sione e spiegai, del fenomeno di para-ipotassi nelle lingue neolatine, ib., pp. 481-96. Id., Una particolarità sintattica delle lingue neo-latine e un esempio tipico nei « Sepolcri », in «A rch ivu m romanicum», X I, n. 2 (1927).

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DIATESSAEON VENETO

nati quelli homeni et entraron en li porci 26v; Parlando Yhesu et predicando, et echoti la mare sua 28r. II Ripresa con et dopo proposizione secondaria temporale: Echo che una femena chananea e venne drieto a Yesu 40v ; Quando voi averi exaltado lo fiolo de lo homo e in quella visenda cognoserì ch’io sono desso 65r. I l i Ripresa dopo secondaria introduttiva modale : S i corno tu Pare è en me e io sono en ti 86v. IV Ripresa con sic nel caso del I tipo: E Yesu guardando in dello sì disse 35v ; E Simon Piero, abiando uno gladio, sì lo trasse fora 88v.

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TESTO VENETO (loh. 1,1; f. 7r). Sempre era lo figlolo di Dio et lo figluolo era apresso del pare et era Dio. (2) Cossi era nel comengamento apresso de Dio: (3) tute le cosse sono fate per lui. Et senga esso fato è nente co ch’è fato: (4) en lui era vita, et questa vita era luce de li ho meni. (5) Et questa luce ne le tenebre luce et le tenebre non la compressoro. Evangelio secundum Lucham (1, 5). Cap. I. Fue ne li dì de Herode Re di Iudea uno prevede che havea nome Qacharia de la schieta de Biaa et la mogliere de la scheta de Aron. Et lo nome suo è Helisabeth (6) et ambidue erano iusti davanti de Dio et andavano per la via de comandamenti (7) et non havevano fi­ glioli. Im perio che Helisabeth era sterile et anbidue eran antichi. (8) Venuto lo tempo che elli dovea aministrar nel tempio a Dio (9) secundo la sorte soa, entra nel tempio ad ingenssare, et stagando lui nel tempio (10) et aspetando tuto lo populo di fora, (11) l’angelo di Dio li aparsse dala dextra parte de l’altare. (11) Et Qacharia si espaurie e tremore lui prese grande (13) E disse l’angelo a lui: non temer Qacharia, sapiando che la toa horatione si è exaudita et la toa mogliere enparturirà fìolo et haverà nome Iohanne (14) et haverani gaudio cum exultatione et molti ne la nativitate sua s’aliegrarano (15) et serà grande dinangi de Dio; vino nè gervisia non beverà(i) e serà pieno di Spirito Santo nel ventre de la mare soa (16) e convertirà molti del populo de li Qudei al verage Dio so. (17) Et elio andarà in spirito et in vertude d’Elya inangi al fiolo di Dio per convertirli ad elio et fare verage populo di Dio. (18) Et Qacharia disse a l’angelo: «o n d e posso io savere giò ? Io sono anticho et mia muglere oltrosì ». (19) Disse l’angelo: « Io sono (f. 7V) l’angelo Gabriel lo qual fui dinangi de Dio e sono mandato a dirti queste cosse et anuntiare. (20) Et pergò che pare che tu dubiti e non credi a le mie parole, tu serai muto difina tanto che questa cossa advenirà». (21) Et lo populo che aspetava di fora si maraveiava ch’elio stava cotanto. (22) Enseando Qacharia del tempio non li potea parlar, unde cognoscè lo povolo ch’elio avea veiuto

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alcuna visione nel tempio et lui medesimo per segni dimostrava giò et stete muto. (23) Compiuto lo dì del so lio filo elio retornò a caxa soa, (24) et Helisabeth soa muliere si ingravidò et per vergonia ginque mexi si celava dicando: (25) Cossi me à fato Dio, 6 mo ch’io son vechia el vuole remover lo mio desonor intra le altre femene. Secundum Lucham (1, 26). Ca. II. Nel sexto mexe, goè in margo et nel vigésimo dì de margo, mandato è l’angelo Gabriel da Dio in una givitate de la provincia di Galilea ch’avea nome io Nagareth (27) a una vergene la qual era sposata a uno homo ch’avea nome loseph lo quale era de la scheta di David che fue Re. E lo nome de la vergine, Maria. (28) Et entra l’angelo ad ella ne la camera et disse : « Dio ti salvi piena di gratia, lo Signore Dio è con tiego, benedicta tu intra le femene ». (29) Audite queste cosse, io ella se tremie ne le parole de l’ angelo, et pensava quale fosse questa salutatione. (30) Et l’angelo li disse: « Non temere, Maria, sapiando che tuj (sic) atrovata grande apresso de Dio, (31) onde tu te gravidarai et se (sic) parturirai figliolo et poragli nome Iesù. (32) Questo to figlolo serà gran cossa et serà apelato fiolo de Dio altissimo. Et 20 darai Domenedio lo luo[go] et la sedia di David suo pare et regnarà in la casa de [IJacob sempre (33) et lo so regnarne non havrai de che in fin a ».1 (34) Et disse Maria a l’angelo: « I n che modo si farà gioe? Congo (f. 81) ssia ch’io homo non cognosco et nou intendo di cognoscere ». (35) Et l’angelo rispoxe e disse: « Spi*5 rito Sancto descenderà in te et la vertù de l’altissimo Dio ti sanctificarà, et impergò quella santa cossa che nascerà di te serà decto fiolo de Dio. (36) Et agio che possi havere certega di quello ch’io te dico, eccho che Helisabeth toa cugnada è gravida ne la vechiega soa, quella ch’era dita sterile e mo è nel sexto mese (37) che a so Dio neguna cossa è impossibele ». (38) Et disse Maria a l’angelo: « Ecchoti l’ancilla et famula del Signor; sia secondo che tu ai dito e gò che a lui piage ». Facto e dito giò l’angelo si partì d’eia (39) et la Vergene prestamente si partì de la soa gitade et andò a la gitade (40) ne la quale habitava Elisabeth et salutà Helisabeth 36 (41) et incontenente che Helisabeth audì la salutatione di Maria, lo fante lo qual essa avea nel ventre si mosse et se alegró, et Helisabeth inplida fu di Spirito Santo. (42) Si la chiamò e disse: « Benedicta tu intra le femene et benedicto lo fruto del ventre tuo. (43) Et unde è gò a mi che la mare del mio Segnore vegna a mie? *o (44) Da poi che tu me ssalutasti et che la voge tua pervene ale 1 et regni eins non erit finis.

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TESTO FF. 7v-9r

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mie orechie lo fantino ch’io ho nel ventre ò sentito muovere et alegrarsse, et esser molto beato, (45) ma beata te ch’ai creduto a quello che del figlol de Dio t’è dito per l’angelo che veracemente t’avignirà gò che t’è dito per l’angelo da parte de Dio ». (46) E Maria disse: « Magnifica l’animo mio lo Segnore (47) et alegrailos spirito mio in Dio mio salutare, (48) imperiò ch’elio inguardò a rhumilità de l’ancilla sua. Ecco che tute le generatone dicono me beata. (49) Colui ch’è posente (f. 8V) el nome del quale è benedeto, si m’à fato gran gratia et gran doni (50) et la misericordia soa sempre è stata in ogni gente la qual à temuto lui, (51) facto et io mostrato la sua possantia, et per lo suo fìglolo disperso à li su­ perbi et alti di cuore, (52) deponuto à li possenti di signoria, et li humili exaitati, (58) li fam usti1 et poveri à fati Fichi et li richi à fadi nudi et poveri. (54) Tolti li à ne le soe brachia lo suo humile populo et ricordato è di lui. (55) Si come miséricordievole fato à io si come elio prometeo a li nostri antecesori ad Abbraam et a li soi figloli sempre ». (56) Stete Maria con Elisabeth tre mesi infina che nascè Johanne; nasciuto lohanni tornò la dona a caxa sua. Secundum Lucham (1, 57). Cap. Ili. Complito el tempo de Eli- *o sabeth del parturire parturì figlolo mascolo, (58) et aldito gò li parenti et amigi soi molto se anelegrò, (59) et vegnuto l’otavo dì convene a la gircungision et metevali lo nome del pare, gioè Qacharia. (60) Et disse la mare: — Non serà quelo lo nome suo angi averà nome lohanni — (61) et li parenti rispoxo: — Nesuno è del lo parentado ch’hebia cotal nome — (62) et volssesi a Qacharia an potesse parlar et faganoli segno che li desse ad intendere che nome a lui plagesse. (63) Unde elio domandoe per segni calamaro e pena da loro, et avuto gò, si scrisse e disse: — lo nome suo si è lohanni. — Andito loro che la mare e lo pare s’acordavano in imo medesimo 30 nome, tuti si maraveiano. (64) Et inconten[en]te lo pare regevete la loquella et comengò a parlar si come dinangi et laudare et benedigere Dio. (65) Et audito questo fato et questa maraveglie (sic) tuti li vigini et li parenti contengano a temer et a dir di questo miracolo, et per tuta la montagna la gente di gò parlava, (66) et ss dicevano quelli che auldivano questa cossa (f. 9r): — Quente et qual fante serà questo ? El pare che Dio d’infina mo sia con elio. — (67) Et Qacharia so pare, spirato da Spirito Santo, comengoe a profetigare e disse de quello che dovea adevenire, si come’l fossese (sic) già fato cossi: (68) «B enedeto lo Segnor Dio d’Isdrael, im- » 1 esurientes.

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DIATESSAKON VENETO

pergò ch’elio à visitato et fato redemptione al populo suo, (69) et à exaitato lo regno suo ne la caxa et scheta di David suo servo. (70) Cossi com’ello havea dito per la bocha de li suoi santi propheti, cossi à fato. (71) Salvati n’à da li nimici et da le mani de 5 tuti quelli che ne vole a male. (72) Fato à misericordia cum nui et con li nostri paroni1 et essi recordato del Testamento so santo et de la soa promissione (73) et del iuramento so santo2 ch’elo havea fato ad Abraam nostro pare di mandarne lo suo proprio filiolo, (74) agio che senga paura scampamo de le man de li nimici io nostri, lo debiamo servire (75) in santitate et iustitia in tuti li dì nostri. (76) Et tu, fantino, serai appellato e dito propheta di Dio altissimo et andarai dinangi al Signore a fare aparechiare la via ne li cuori de li homeni e disponerai li cuori loro (77) a ricevere scientia di salvare le anime loro la quale salvatione sera per la 15 Immanità et per la Passione del figlolo de Dio. (79) Ne la qual carne elio è vegnuto ad illuminare coloro che sedevan ne le tenebre et ne le oscuritade di morte e a drigare li piedi nostri in via di pace ». (80) E1 fantino poi gò cresce et andava di ben i[n] meio et ha20 bitava nel diserto d’infin che lo tempo vene che fu da predicare. Secundum Mathemn (1, 1). C. IV. La generatone e’I parentado di Christo fue et è in questo modo: (2) Abraam generò Jsaach; Ysaach generò Iacob; Iacob generò3 Iuda; (3) Iuda generò Fares (Fares) et Saron4 de Tamar che fuò soa nora; Fares generò (f. 9V) 25 Esrom; Esrom. generò Aram; (4) Aram generò Aminabad; Aminabad generò Nason; Nason generò Salmon; (5) Salmon generò Bog de Raab meretrise; Boog generò Obet de Ruth Moabide soa pa­ rente; Obet generò lesse; lesse generò David re; (6) David re generò Salamone de una dona che fo muger de Uria. (7) Salamone 30 generò Roboam; Robaam generò Abia; Abia generò Assa; ( 8) Assa genuit Iosafat; losafat generò Ioram; loram generò Ocia; (9) Ocia genuit lonathan; lonathan generò Achag; Achag generò Egechia; (10) Egechia generò Manasse; Manasse generò Amon; Amon ge­ nerò Iosiam; (11) Iosiam generò Ieconia et li fradelli stando in 35 captivitade in Babilonia. (12) E poi la captivitade di Babilonia Ieconia generò Salatisi; Salatiel generò Qorobabel; (13) Qorobabel generò Abiuth; Abiuth generò Eliagin; Eliagin generò Agor; 1 cum patribus nostris. 2 Qui il ms. aggiunge ancora: e de la soa promissone (sic) e dei iuramento. 3 Da qui in poi il ms. abbrevia sempre genero in ge. Hanno « ludam et fra ­ tres eius » tutti i testi. 4 Zaram.

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TESTO FF. 9r-10r

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(14) Agor generò Sadoch; Sadoch generò Agim; Agim generò Eliud; (15) Eliud generò Eleagar; Eleaga[r] generò Matam; Matam genuit lacob; (16) Iacob generò Iosep sponso di Maria de la qual nasce lesù lo qual è nomenato Christo. 5 (17) Tute le generation da Abraam infin a David sono . x iiij. et da David Re infina a la transmigratione di Babilonia son . x iiij. et de la transmigration di Babilonia d’infin a Christo s o n . x iiij. ge­ neratione. (18) La generatione et nativitade de Christo fue in questo modo e maniera. Secundum Matheum (1, 18). Cap. V. Seando sposata Maria mare 10 di lesù da Iosep trovato fu ch’ella era gravida per vertù di Spi­ rito Santo enangi che Iosep fesse le noge. (19) Unde Iosep vegando gò, cum elio fosse iusto et bono non la voleva menar a caxa angi penssava di lasaría secretamente. (20) Et penssando elio gò, l’an­ gelo di Dio li aparsse nel sonno e disseli: — Iosep figiolo de 15 Davi[d] (f. 10r) non temer di torre Maria tua moglier la quale tu ai sposata. Sapi ch’ella è gravida per virtude di Spirito Santo; (21) ella parturirà uno figiolo et chiamarailo nome Iesu; elio sal­ verà e s[c]amparà lo suo populo da li pecati suoi. — (22) Qò ch’è fato de la disponsatione et de queste altre cosse, si è fato ago che 20 s’adimplisse una profegia la qual disse Ysaia profeta: (23) «U n a vergene parturirà un figiolo et averà nome Hemanuel ch’è inter­ pretado Dio è cum nui ». (24) E resvegliato Iosep fece gò che li avea dito l’angelo et tolle Maria sua muglier et non eba (sic) mai 25 a fare cum ella. Secundum Lucham (2, 1). Ca. VI. Poi gò regnando Qesare A u ­ gusto per tuto lo mondo e avendo güera da alcuna parte volsse saver quante Qitade et reami et persone fosser sugete al suo imperio. (3) Onde comandò ch’ogni persona andasse a lo luogo onde era nasciuto et desse un dener al suo messo, et in segno di suietione 30 e per saver lo numero de le persone eh’eran soto lo imperio di Roma, (4) et per questa casone Iosep cum Maria soa mogler si partì di Galilea et de la gitade di Nagaretb, et vene in la gità de Bethleern per gò ch’eli era de la scleta (sic) et de la caxa di David, (5) et vene per dare tributo a Cesaro. (6) Et vegnuta Maria in Bethleern 35 vene la ora del parturire, (7) et imparturì lo suo filiolo primogenito et nasciuto infasiolo ne’ panigeli et metelo 1 nel presepio per gò ch’eli non havea altro luogo da meterlo; (8) et li pastori eran in quella contrada et vegiavan per vardar lor piegore. (9) Et l’angelo di Dio li aparsse et et stete apreso dilloro et grande claritade covrì 10 1 ms. meteno.

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li pastori et avè gran paura. (10) Et [angelo li disse: — Non abiate paura ch’io ve anuntio grande alegrega, la quale è comuna a ogni gente. (11) Im periò che (f. 10v) ancoi è nasciuto a voi lo Salvatore 10 qual è Christo ne la gità de David. (12) Et questo segno et argumento ve’n do: andate in Bethleem et troverete un fantino nasciuto et è involto in paneseli et metuto nel presepio. — (13) E dicando l’an­ gelo giò vene subitamente una grande compania d’angeli da[l] gielo 11 quali laudava Dio e digevan: (14) « Gloria a Dio in gielo et pace a li homeni in terra chi son di bona voluntà ». (15) Retornaron li angeli in gelo et li pastori comengaron a(n)dir intra lor: — Andiamo infina Bethleem et veiamo et inquinamo (sic) tuto gò che n’è dito da Dio et anuntiato da l’angelo. (16) Et prestamente vener et trovaron Maria et Iosep e’1 fantino messo ne la grepia. (17) Veduto gò credeten quello che li a dito (da) l’angelo et digeano a le altre persone, (18) et tuti quelli che gò aldivan dire se ne maraveiavano. (19) Ma Maria conservava tuto ciò ch’ella audiva dire del fantino et metevaio 1 nel so cuore per dirlo in tempo convenevole. (20) Et li pastori vegendo Iesu Christo si retornar a lo officio loro laudando e glorificando Dio di gò che essi avean vegiuto et audito. (21) Compiuto li oto dì, vene lo tempo che elio fosse circumcixo et fuli messo [nome] Iesu, lo qual nome li fuò messo da l’angelo inangi che la mare l’avesse in ventre. Secundum Matheum (2, 1). Ca. VII. Hdbiando Yhesu . x i n . die ne lo tregesimo anno de lo regno de Rodes, venero tre Magi da Oriente ne la gita de Yerusalem (2) e dicevan: Ove è collui ch’è nato Re de li Iudei ? nui avemo vegiuto in Oriente la soa stella e si avemo veniuti ad adorarlo et farli reverentia. (3) Et Herodes auldito gò havè gran turbation e paura et la gitade tuta cum elio, (4) et congregaronssi alora tuti li savij et li principi di sacerdoti et domandoli ove dovea nascer Christo. (5) Et elli respoxe (f. l l r): — Elio de’ nascer ne la gita de Bethleem la qual è in Iudea, et cossi disse Michea propheta: (6) « Tu Bethleem de la terra di Iudea non se’ picola nè pocho valore ai: impergiò che (dire) de ti nascerà et insirà coluj lo quale regnarà lo mio populo d’Isdrael » — (7) Audito questo lo dito Herodes, el clamò asse ocultamente li magi, et cum grande dilligentia si fe’ dire in qual tempo elli haveano vegiuto la stella et quanto era. (8) Saputo giò da li Magi mandati a la gita de Bethleem, (et) disse a lor: — Andate et diligentemente gercate del fantino, e quando voi l’averete trovato et adorato, venite a mi a dirmelo ago ch’io sapia ove elio sia et vada anch’io ad adorarlo. — (9) E 1 ras. metevano.

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TESTO FF. 10r- l l v

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li magi aldito gò, partironssi dal Re et incomingaron ad andare et andando, la stela la quale li era disparuta, aparsse loro et an­ dava innangi mostrando loro la via si come era usata. Vene in Gerusalem et menoli d’infin a la caxa là ov’era lo fantino, e sovra la caxa si ristete. (10) E li magi vegiuta la stella liaven mollo grande alegrega (11) et intrarun (sic) ne la caxa et trovarono lo fantino curii Maria soa mare e ingenochiarono dinangi da esso et sì l’adorano et haversse li soi thesauri et offerssero auro incensso et mira. Aurum in segno ch’elio era Re. Incensso a dimostrare ch’elio era Dio. M ira a significatione qu’ello dovea sì come homo verace morire. L i nome di questi magi si era segondo la tenga nostra: Raspar, Baldesar et Melchior. E fata la loro oblatione et reverentia a Ghristo, partironssi tt tractavan de retornar ad Erodes a d irli come 10 avean trovato lo fantino. (12) Et l’angelo la note in sonio disse a loro: — Non tornate ad Herodes, ma andate per altra via a casa vostra. — Abiando audito gò da l’angelo (f. l l v) [per] altra via sono retornati ne la loro re(li)gione. E fue questa via che fecero 11 M agi in . x i i j . die, via per uno anno. E questo fue per la voluntade e possanza de Dio. Luca (2, 22). Cap. V ili. Compiuti li dì del parto de la Dona Nostra, secondo la lege dy Moyse lo quale era . x l . die en la dona che p a rlu ria mascolo, et quela ch’enparturia femena . Ixx x . portò Maria et Iosep Yesu in ecclesia per offerirlo nel tempio a Dio (24) e oferssero un paro de tortore over di columbi a li prevedi per luy. (25) E stagando cossi nel tempio, ecco Simeone lo quale era homo iusto et timoroxo et aspetava la redemptione del populo d’Israel. (26) Et Spirito Santo era in luj et liavea regevuto promisione da Dio ch’elio no moriria, sì vederia ilio cura li occhi soi Ghristo fiolo de Dio. (27) Vene elio nel tempio (28) e toile Yesu ne le soe braga e disse spirito da Spirito Santo: (29) Lassa ornai, Signore, morire lo servo to im pace (30) che li mie occhi si an veiuto lo Salvatore (31) che tu ay mandato, et parequiato dinangi a le fage di tuti li populi, (32) lo quale è lume et ha ad illuminare l’imfideli et honore et gloria del populo tuo Israel. — (34) E benedisse Simeone lo fantino e poi si volsse a Maria e disseli: — Femina, questo tuo fìliolo si è vegnuto et mandato da Dio in ruina et in resuretione di molli del populo d’Israel et en segno al quale multi avrà con­ tradire (35) e lo gladio de la soa passione si avrà a passare l’anima tua. E in quel tempo aparirà chi sarà so amico e fedele. (36) So­ vravene etiandio Ana profetessa1 fìgiola di Samuel2 de la scheta

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1 Ms. profetissima. 2 Phanuel.

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d’Asser, la qual havea ya m o . lx x x iiij. anni (37) et era vedova et non era stala se no. v ii. anni col suo marito et stava die e note in oratione et in ieiunij et non si partía dal tempio. (38) Questa altresì dicea che questo era lo Salvatore che Dio havea (f. 12r) mandato al mondo. (39) E fate queste cosse Iosep et Maria tolsse lo fantino et torna in Galilea ne la cita de Nagare[th] e siete in quel luogo per alcun tempo. (Matth. 2) Herodes vegendo che li magi non tornavan credete che fosse inganato et per vergonia non fossero vegnuti da luj. Onde esso cessò d’enquirire del fantino credendola una beffa. M a dapò ch’elio auldì dal popolo quello che diesano li pastori et quello ch’avea profetizado Simone del fantino, et ago che lo pótese. alcidere penssò de algidere tuti li fan tu lin i de la gitade de Bethleem et de tute quelle contrade et pensando elio giò (13) l ’an­ gelo aparsse a Iosep in sono et disseti: — Lia vati su et toli lo fantino e la mare sua et fugi in Egipto e stati lì di qui a tanto ch’io vinirò a te sapiando che Herodes gercha lo fantino per lui prendere. — (14) E Iosep auldito giò si levò incontenente et tollie de note lesu e la mare e fugio in Egipto (15) e stete in Egipto difina tanto che Herodes morì. E gò volsse Dio perqué se complisse la profezia de Osea profeta lo qual disse: « I o clamai lo mio figlolo de la terra de Egipto ». E quando la Vergene entrò in Egipto cum lo suo figlolo e le statue de li demonij tuti è andò in terra a mostrare qu’ello era nasciù et veg\ja]uto quello che dovea destrugere la ydolatria et la resia. Math[e]o (2, 16). G. VII1I. P o i un anno da la nativitate de Yesu vegando Herodes che li Magi l’avean befato, turbasse molto e mandò soa gente e fe’ angidere tuti li fantini da uno anno infina due ch’eran ne la gità et ne le provincie de Bethleem segondo lo tempo ch’avea auldito da li Magi, (17) et in «quella hora si conplì la profegia che fu facta per Ieremia profeta digando: (18) — Voce in alto audiva de pianto e de clamore; molto Ragel pia[n]ge li figloli soi et non voi regever consolatione (f. 12v) impergò che li figloli soi non eran con lui (sic). — Secundum Lucham. Ga. X. (Matth. 2, 19) Morto Herodes et stato Yesu in Egipto per spatio di . V I I . anni l’angelo de Dio aparsse a Iosep nel sono (20) et disseli: — Lie vati e tolle lo fantino con la mare e torna ne la terra d’Israel, sapiando che morti en coloro che gercavan la morte del fantino. — (21) Audito go Iosep tole lo fantino e la mare et vene ne la terra de Iuderi. (22) E auldito che Archelao figlolo de Herodes regnava in luda in luogo del pare, temè d’an­ dare et l’angelo li aparsse in sonio e amonuto da elio andò in Galilea (23) et stete ne la gita di Nagaret. E cossi fo conpiude le

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TESTO FP. l l v-13r

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profegie che disse che Ihesu sera dito Nagareno, goè a dire fiuruto (sic). (Lue. 2, 40) Cresceva e conforlavasse et era pieno di sapientia et la gratia de Dio era cum lui. Secundum Lucham (2, 41) Ca. X I. L i parenti di Yhesu anda­ vano ogno anno in Ierusalem a la festa de la Pasca (42) et cum 5 Yhesu fosse già d e . x i i . anni andando Ioseph e Maria secundo la usanza de la festa in Ierusalem. (43) E conplita quella solemnitade tornò a casa soa et Yesu romase in Yerusalem nè non se acorsseno li soi parenti; (44) e cremando Iosep ch’el fosse con la mare e Maria che fosse cum iosep, venesse in quel d ie 1 e vegiuto ch’el non era io cum alcuno di loro andarlo gerchando intra li vixini et parenti. (45) E non trovando luj, tornar in Yerusalem et gerchavalo per gita. (46) E poi lo tergo die venen al tempio et lì lo trovaron stando en segia nel mego de doctori li qual elio auldiva, e domandavali, (47) e tuti quelli ch’erano nel tempio si maravegiavano de le so is domandagioni et responsioni. (48) Vegendo gò Maria e Iosep maravegiavasi et digeva la mare ad elio: «F igiolo, perquè n’ai fato cossi? Ecoti tuo pare et io do­ lente gercandote». (49) E Yhesu respoxe: «C h e è gò che voi mi gerchatè ? Non savete voi ch’el me convien essere a sovrastare ne 20 li fati del mio p a re? » (50) Et eli non (f. 13r) intexe la parola la qual elio disse. (51) E dismontò con loro in Nagareth e Yhesu a loro era obediente e soiecto. La mare soa auldiva queste parole e si conservava tute nel so cuore e pensava de giò. (52) E lo fan­ tino andava de ben in meio e creseva in sapientia et in gratia 2 5 apresso de Dio e de li homeni eoe (e) a dire ch’el crescesse in seno et in gratia. Quanto a la veritade el non crescè da que’l fuò in lo ventre de la mare, ma tanto sapè in quella medesima hora quanto savea anchoi. Secundum Lucham (3, 1). Ca. X II. En l ’anno quinto decimo de 30 l’imperio de Tiberio Cesare, procuratore di Iudea Pontio Pilato, tetrarcha de Galilea Herodes, Filippo fratelo de Herodes de la contrada de Hituria e Trachonia, et Lisania t(r)etrarcha d’Abelinia, (2) soto lo pringipo de Ana et Chaifa ch’ieran pringipi de li prevedi, vene lo spirito de Dio in Iohanni fiolo de Qacharia, lo 35 quale era nel deserto, (3) et comengoe a predicare la parola de Dio per tuta la contrada ch’era cerca lo fiuome lordano et dire a loro che si bathesasseno (Matth. 3, 2) e dovesseno far penitentia sapiando chel s’avisinava lo regno del gielo. (3) Questo Iohanni è coluj del qual disse lo propheta Ysaia: — Voce chiama nel deserto, « 1 Così il ras. Il testo latino ha: venerunt iter diei.

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aparechiate la via del Signor et fate dirita la semita e lo sentiere suo. {Lue. 3, 5) Ogna vale se adimplirà et ogni monte ad liumiliare e serano le vie aspre e torte piane et dirite (6) et ogno homo vederà lo Salvatore che ha mandato Dio. — (7) E diçeva a coloro che andavan a batiçarsse da luj : « Generatione serpentina, chi ve mostrarà a fugir la ira che de’ vinir? (8) Fate fruti degni de penitentia e non habiate baldeça de dire: — Nuy semo fioli de Abraam — che in verità ve dicho che Dio è potente tanto che de queste pietre puote resusitare li fioli de Habraam. (9) La mana n i1 è già (f. 13v) posta a la radice de l’arbore. Ogni arbore che non farà bon fruto firà taliato e gitato nel fuoco eternale ». (10) E la gente auldando çô diceva a luj: «C h e faremo noi adunque?» (11) Et elio respoxe: «C h i à do vestimente dia l’una a quelli che non ha e chi ha de le cosse de magnar dia a colui che non ha ». (12) Venero i 2 publicani a batiçarsse in remissione di peccadi loro et disevano a luj : « Che dovemo nuj fare? ». (13) Et el disse: « Non fate plui di quello che v’è inposto de fare ». (14) Et li cavalieri li domandava e diseai: « E noi che doven fare? » E quello li respoxe: « Non fate força ad alguno nè iniuria e siate contenti de lo soldo vostro ». Secundum Matheum. Ca. X III. (Lue. 3,15) E oldando queste cosse li ludi de Iohanni si pensono ch’el fosse Christo (loh. 1, 19) e mandono a lui ambasciadori i quali li feno questa questione: « Chi è tu? » (20) Et el respoxe: « Io non son Christo ». (21) Et elli dis­ seno: «C h i è tu adoncha? È tu H elia?» E Iohani respoxe: « I o non son Elya » Et elli diseno: « È tu propheta?» E risponde Iohanni: « Non sono ». (22) Et in questa fiata disse li ambassadori: « Adonqua dine chi tu è, açiô che noi habiamo che respondere a quell che n’à mandati a te; que dì tu de ti stesso?» (23) E elio respoxe: « To son voçe de choluj che clama nel deserto, çoè di Christo a prestare la via al Signore ». (25) Et elli respoxeno : « Perquè adonqua batiçitu, se tu non è Christo, nè Helia, nè propheta? » (26) Et Ioani respoxe: « I o vi batiço in aqua sola et in meço de voi sta coluj lo qual voi non cognoscate; (27) elio è vegnuto drieto da me e si è fato dreto da m i3 et è de tanta nobilitade ch’io non son degno pur de scogliere la corege de li soi colçei i: (Matlh. 3, 11) elio ve batiçarà in aqua et in spirito sancto, (12) e à ne le soe mani la pala e purgarà e mondarà lo suo formeritò4 e, purgato, 1 securis. a ms. i. 3 ipse est qui post me venturus est, qui ante me factus est. 4 ms. fermento.

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TESTO FF. I 3 r-14v

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esso lo meterá nei soi granari. Et la pagia si haverà a brusiare lo fu[o]cho eternale ». (Ioh. 1, 28) Tute queste cosse Aron fate et dite in Betania oltra al fiume lordano in lo qual (f. 14*) luogo Iohanni batigava. In la Pifania. Ga. XIV. (M attli. 3,13). In quel tempo vene Yhesu de Galilea al fiume lordano a Iohanni, ago ch’el fosse batigado da luy, (14) e Iohanni non lo voleva bateare, angi dixeva a Christo: « lo don (sic) esser batigado de ti e tu como veni a m i? » (15) E Christo respoxe: « Sosteni et fa gò che domando che a mi se diege complire et de’ fare ogne humilitade ». E auldito Iohanni gò consentì e batigolo. (16) Batigando esso essi de l’aqua et orando (Lue. 3, 21) elio, lo gielo s’avrie (22) et desexe lo Spirito Sancto visibelmente in forma de columba sovra esso, et la voge de Dio pare vene da[l] gielo, et tuti coloro ch’eran lì l’auldiron qu’ella disse: « Questo è lo mio fiolo dileto et tuta la mia voluntade et tuto me conplage ». (23) E Yhesu era de . xxx . anni e fieva creto fiolo de Iosep. (Ioh. 1, 32) Questa testimonianga deva Iohanni de Yhesu et digeva: « I o Vidi Spirito Santo condescender sovra de luj in specie de colum&a et apogasse sovra luj. (33) Et io non cognosceva cotanto nè cossi profundamente, come io lo cognoscei poi. Ma Dio (Dio) che me manda a batigar in aqua si me disse: — Colui lo quale tu vederai venire al tuo baptesimo e desmontare Spirito e stare sovra d’elo, quello è lo quale baptiga in Spirito Sancto et dà gratia nel suo batesimo. — (34) Io viti questo in Yhesu unde digove e do testimonianga qu’ello è figiolo de Dio. Secundum Mattheum (4, 1). Ca. XV. Baptigato Yhesu fu duto da lo Spirito Santo nel deserto ago ch’elio fosse tentato dal demo­ nio. (2) E degunò . x l . di e x l . note. E havè fame (3) e lo demonio vegando gò aproximó a esso e disse: « Se tu è fiol de Dio, dì a queste piere che se convertano in pane ». (4) Respuoxe Yhesu e disse: « Elio è (f. 14v) scrito: — Non solo pane è la vita de l’homo, ma in ogne parola la quale esse de la bocha de Dio ». (5) Poi el diabolo lo adusse ne la gita sancta gioè Ierusalem et messelo 1 ne la sumitade del tempio (6) e disseli: Se tu è fiol de Dio, butate gio, qu’elo è scrito cossi de ti, Dio à comandato a li soi angeli, che ti guardin e togiati ne le sue man, agio che tu non te fagi male e che petra no offenda al to pe’ » E Yhesu rispuxe e disse: Elio è scrito: — Non tentera[i] lo to Dio » (8) Ancora lo dyavolò lo portò sovra un gran monte et alto et mostroli tute le provincie del mondo, et le gitade (9) e disseli: « Tute queste cosse è mie, se

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1 ms. messeno. Diateesaron volgare.

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tu ti voli butare inanci me et adorarme, io te farò segnore de tute ». (10) In quella dada Yhesu li disse: « Va, ti disfanta, Satanas: elio è scrito cossi: — Adorarai lo to Dio et a luj servirai ». (11) In questa responsione lo diavolo confuxo e vinto lu lassò stare et li angeli vene ad elio e ministravali. Noti è maraveia se Christo si lassò tentare et portare al dyavolo quando elio si lassà prender et lig(u)are et crucifkjare; quelli che vincerà le tentationi arerà li an­ geli en l’altra vita per soi servidori. Secundum Iohannem (1, 35). Ca. XVI. Un altro die poi questo, stava Ioanni et duo soi disipuli cum elio (36) et viden Yhesu andar p e rla via e disse a loro: «E c c o lì l’agnelo 1 de Dio, ecco qui che to’ li peccadi del mondo ». (37) E auldando gò questi due discipuli lassar star loliani et andaro driedo a Iesu. (38) E Yhesu si volsse et vegendo qu’elli li andavan drieto 2 dissei : « Che adimandè v o i? » E elli respoxeno: « N o i domandemo, Maistro, in quale luogo tu habiti ». (30) E elio disse: « Veni et vedè lo luogo ». Andaro et vider lo luogo ove stava e stetero cum elio quel die. La hora quando elli andero era quasi tarda. (F. 15r) (40) Uno di questi due 3 discepoli era Andrea fratelo di Pietro. (41) E Andrea retornò a Pietro so fratello e disei: « Noy haverno trovato Messia » lo [qual] fi interpretato Christo, e menolo a lui. (42). Yhesu, vegiuto Simone, disse: « Tu è Simone fiolo di Iona; tu tirai apelato Cefas », goè Piero. (43) L ’altro dì andoe in Galilea e trovò Philipo e disei Yhesu: « Veniemi dreto ». (44) E Filipo si era di Besaida, de la gitade de Piero et Andrea. (45) E Filipo trovò Nathanael e disse a luj : « Nuj avemo trovato Yhesu fiolo de losep di Nagareth, del qual parla et a scrito Moyses et i propheti ». (46) E Nathanail respoxe: « Po esser a Nagareth alguna bona cossa? » Respoxe Philipo: « Veni tu medesimo et ve’ ». (47) E vegnando Nathanail a Yhesu, disse Yhesu de Nathanael: « Ecco bon homo del qual non è duolo nè malicia ». (48) E Nathanail i respoxe e disse: « Unde me cognoscitu?» Respuoxe Yhesu et disse: « Inangi che Filipo te chiamase, quando tu eri soto al figaro eo te viti ». (49) Respuoxe Nathanail et disse: « Maistro, tu è fiol de Dio; tu è re de Isra e l». (50) Respuoxe Yhesu e disse: « Impergò ch’io te dico ch’io te viti soto al figaro tu credi? Ma sapi che tu vederai maor cosse de queste. (51) In verità, in verità te dico che 1 ms. l'angelo. 2 Nel ms., per evidente errore del copista, è qui ripetuto con qualche leg­ gera modificazione il periodo:... a Yhesu. E Yhesu si volsse indredo et vegando eh’elli li andavano driedo ... 3 II richiamo al margine inferiore del foglio 14v dice : uno di questi· do.

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TESTO FF. 14v-15v

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vuy vederè lo cielo averto, e sovra lo fìol de Dio desmontar (cum) li angeli de Dio ». Iohannes (2, 1). Ca. X VII. Hàbiando Yhesu. x x x j . anno, el fuò fato noge dentro en una terra di Galilea che avea nome Ghana e la Mare de Yhesu era a quelle noce. (2) Et invitato li fu Yhesu cum 6 li discipuli so’ (3) e manchando lo vino, disse la Mare de Yhesu ad elio: « Elli non hano del vino ». (4) E Yhesu li disse: « Gh’è a ti e a mi femena? E non è vegnuta ancor la hora mia ». (5) Disse la Mare de Yhesu a li servidori: « Facete gò che ve dirà el mio fìoló ». (6) Ne la caxa là ove si faxean le noge, si eran a sei ydri 10 di pierà da tenere aqua de lavarsse 1 le man segondo (f. 15v). la usanga de la purification de li luderi, e tegn[i]a gascheduna due au tre mesure. (7) E Yhesu disse a li ministri: « Implitele d’aqua di(s) qui(a) al sumo ». E li ministri fecero sì [come] comandò loro Yhesu, (8) e disse Yhesu ai servidóri: «A n d ate mo et portatene al 15 sinescalcho ». Et elli lo fecero. (9) Quando Io sinescalcho gerchò de questa aqua, l’aqua era convertida in vino, no sapiando elio de gò niente, pia li ministri ben Io savevano; el clamò lo spoxo (10) e dissei: « Ogni ho[mo] a le soe noge prima dà lo bon vin, e quando son ebrij d a li2 quello che non è sì bono: tu ai fato el 20 contrario, che tu ai servato a la fine lo meiore ». (11) Questo mira­ colo fexe Yhesu in prima de li altri in Chana Galilea, a mostrare la soa gloria e posanga dinanci da quelli che foron poi soi disci­ puli et elli creteno in luy. Iohannes (2, 12). Ga. X V III. Poi gò elio andò in Chafarau (sic) e 25 la Mare et li discipuli soi, et habitò li pluxor dì, (13) e vegnando la festa de la Pasqua de Iudei, andò in Yerusalem, (14) e trovò che nel tempio vendevan boi et pecore e columbi, et cambio di deneri. (15) Fege una frustra de corde et tuta questa gente chagà via fuor del tempio, e reverssò le tavole de cambiadori; (16) e a 30 quelli che vendevano li columbi disse: « Portate queste fuora de qui, e non fagate la caxa del mio Pare luogo di merchato ». (18) Respoxe li Qudei : « Che segno ne mostritu che tu possi fare queste cosse? » (19) Respoxe Yhesu e disse: « Disfate questo tempio et io in tre dì lo rehedificarò ». (20) E i Iudei respuoxe « In . x lv ij. anni 35 fuò hedificato questo tempio e tu dici che in tre dì lo refarai? » (21) Yhesu dicea et intendea del so corpo et li Iudei intendevan del tempio di Salamon. (23) Stagando Yhesu in Ierusalem per le parole sue et per li 1 ms. levarsse. 2 ms. dati.

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DIATESSARON VENETO

miracoli ch’esso faxeva molti creteno in lui, (24) ma Yliesu non se confidava in elli, impertiò ch’elio li cognoscea tuti, (25) che non fageva mestiero che (f. 16r) l’uno rendesse testimonianga de l’oltro, ch’esso sa ben gò ch’è dentro da gascuno. 5 Secundum Iohannem (Lue. 4, 16). Ga. X IX . Vene poi i[n] Nagareth o elio [fo] nudrigado e secondo la soa usanga entrò ne la Senagoga un die ch’era sabato e levossi su per leger (17) e filli sporto lo libro de Ysaia propheta, e averto lo libro e volta la carta, el trovò quel luogo o’ è scrito: (18) Lo spirito de Dio è sovra me io e impergò m’à unto d’olio di gratia e ami mandao a predicare a li pouri e a sanar quelli ch’è infermi de l’anima; a (19) predicare quelli ch’eno in preson che tirano lasati. E quelli ch’en gechi si rege[ve]rano lume e a predicare vita eterna et lo die de iudigio ». (20) Lecto giò e inserto lo libro e deio al ministro et asentossi io giù et ogno homo de la sinagoga atendeva ad elio. (21) E elio disse: « Sapia che questa prophetia si è anchoi conpiuta in le vostre orechie ». (22) E tuti si maraveiavano de le parole gratioxe ch’ensiva de la bocha sua e disevala gente: «N o n è quustu (sic) fiol de Io s e p ? » (23) Et elio respoxe: « Ben vignirà tempo che vu’ 20 mi direte questa parabola: — Medico, sanate ti instisso — » E li Farissei i diseno: « Nui avemo auldito che tu ai fato gran miracoli in la gità de Ghaparnau, fané anche ne la patria tua ». (24) E elio respoxe : « Io vi dico in verità che nesuno propheta è ben gratioxo ne la patria soa. (25) Molte vedove eran en lo tempo de Helia 25 propheta en Israel, quando el si sera lo ge(l)lo tre anni et sie mexi e fu gran fame per tuta la contrada. (26) E a nesuna de quelle vedove fu mandato Helia, se no en Sareth de Sydonia a una ve­ dova. (27) E multi levroxi eran ne lo populo de Israel en lo tempo de Eliseu propheta, et per amor de gò negun ne fu mondato se 30 non Nahaman lo qual era de Suria». (28) E a queste parol[e] tuti quelli de la Sinagoga funo turbati e scandaligati (29) e cum furor levar su e cagarlo fuor de la gità e incaga[r]lo difin la sumitade del monte in lo qual era hedificata (f. 16v) la citade per gitarlo gu del monte. (30) Ma elio per la soa vertù et deitade passà per elli 35 si ch’elli non lo reterò et scampoe. (Matth. 4, 13). Ga. X X . Lassando Nagareth vene en la gitade di Ghafar[n]au et habita lì, (14) e complita fu la profegia de Ysaya la qual dixe: — (15) Terra di Qabulon et terra de Nethalim, (16) popolo che habitava in tenebre vede luge grande. E a color « che stavan en tenebre vede luge grande. — (17) E comenga Yhesu a predicare et dire : « Fate penitentia sapiando che s’aproxima lo regno del ciello.

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TESTO FF. 15v-17r

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Secundum Matheum (4, 18). Ca. X X I. Andando elio apresso del mare di Galilea, vete doi fratei carnali, goè Simon che fi dito Petro e Andrea so fratello, li quali pescavan et butavan la rete in mare che elli erano pescatori. (19) E disse: «Venirne driedo ch’ io ve farò pescatori de homini » (20) e quelli incontenente lassò le rete e andaroli driedo, (21) e andando esso mangi, vide due altri fradeli, gò fu Iacobo fiolo di Qebedeo e loanni so fratello, che racongavan la loro rede ne la nave cura Qebedeo lor pare e clamoli a sie. (22) E quelli alora lasarono le rete e lo pare loro e segitarlo. Matheus (9, 9). Ca: X X II. Andando un’altra fiata Yhesu per la via vide un homo al cambio lo quale avea nome Math[e]o, e disse a luy: «S e g u im i». Elio levò adesso da sedere e andoli driedo, (10) e ma[n]gando lui ne la caxa de Matheo molti publicani e pecatori veneno a manducare con lui et cum li discipuli soi. (11) E vegando gò li Farisei dixeva a li discipuli de Yhesu: « Perquè manduca lo vostro maistro cum li publicani e peccatori?» (12) E Yhesu auldito gò disse: «N o n fa mestier ai sani medego, ma sì a coloro che sono infermi. (13) Unde andate cum deo et imprendite che è a dir la parola che dixe Dio. — Io voio et amo misericordia e non sacrificio; non sono veg[n]uto per clamare a penitentia i iusti, ma clamar li peccatori. — (F. 17r) Secundum Lucam (5, 1). Ca: X X III. Stagando Yhesu una fiata et predicando apresso del Iago di Genigareth, multa gente si congregava a lui et quasi lo conprimeva. (2) Unde vegando due nave ch’erano lì e i pescatori erano usciti fuora e lavava le lor rede, (3) (e) entrò in una di queste nave la qual era de Petro e pregolo ch’elio si ritraesse un pocho largo da riva. E fato gò elio sedendo ne la nave amaistrava la gente. (4) E fata la predicatione, disse a Piero: «A n d a te entro et butate le rete a piar del pesce». (5) E Piero respuoxe : « Maistro, tuta la note semo fatigati e niente havemo prexo, ma da che tu lo comandi, io butarò le rete nel tuo nome ». (6) Et butò la rete e intrò en la rete una grandissima multitudine de pisce. E tanta era la bondantia1 de pescie che la rete si rompeva. (7) Onde ei fecero ensegna a li compa[g]ni ch’erano in l’altra nave, che venisse a darli adiutorio e li compa[g]ni vener et empieron trambe le loro nave e fureno sì cargate che adesso elle andavan soto. (8) Vegendo (si) gò, Piero gitossi a li pedi de Yhesu et diceva: « Partimi da ti, miser, ch’io sono peccatore homo »

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1 Preferisco staccare l ’articolo perchè anche nel dialetto odierno, in questa parola avviene, specialmente nel parlare rustico, l ’aferesi di a.

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DIATESSARON VENETO

(9) Grande stupore havea prexo Piero e tuti li altri, tanti erano li pesci. (10) Questa medesima maraveia et stupore havea Qoane et lacomo Boli de Qebedeo i quali erano conpa[g]ni de Piero. Et disse Yhesu a Piero: «N o n haver paura che da chi mangi tu serai s pescatore de homini » (11) e menata la nave in terra, lassa ogna cossa questi et andà driedo a Yhesu. (Ioh. 3, 22). Ga: X X IV . Poi gò vene Yhesu con li soi discipuli in la terra de Iudea et habitava lì cum elli e baptigava li disipuli soi, goè quelli che ven[i]vano a lui, (23) e Qoane baptigava altruude io et non in la contrada là o’è molte aque a visino del fiume Qordani.1 (25) E vene questione intro li Qudei e li discipuli de Qoane del batesimo. (26) E vene li disipuli (f. 17v) de Qoani a elio e disselli: « Maistro, quello a qui tu desti testimonianga di sanctitade quando elio era cum tego ultra lo fiume Qordano, elio batega e tuta gente i5 core ad e lio ». (27) E Qoane li respoxe e disse: «N o n può Pomo fare alguna bona cossa se ella non li vien dada da[l] giello. (28) Voi medesimi, figloli mie, mi sete testimonij ch’io dissi: — Io non sono Christo, ma sono mandato inangi a luj ad aprestarli la via. — (29) Quello che ha la spuoxa si è spuoxo, et l’amigo de lo spoxo sta 20 et aldelo, e auldando la soa voge si s’aliegra per elio. E en gò ch’elio va inangi si è la mia alegrega.. (30) Colui fa mestiero che cresca e mi ch’io minusca. (31) Colui ch’è vegnudo de suso e sovra tuti, che è de terra parla de terra e chi è vegnudo de gielo si è sovra tuti. (32) Quello ch’elio ha uldito et vegiuto,2 quel dixe e de 25 giò da testimonianga. E per amor de gò pochi regeve le sue pa­ role. (33) Ma colui che le rigeve, mostra ch’è Dio et veraxo en le soe parole. (34) Colui lo qual è Dio dixe et parla le parole de Dio. Dio non dà a mixura, ma in grande habundantia la soa grafia. (35) E1 pare ama lo fiolo e tute cosse li à dado ne le soe man. 30 (36) Chi crede en lo fiolo ha vita eterna. E colui che serà incre­ dulo no haverà vita eterna, ma la ira de Dio sarà sopra elio ». Matheus {Marc. 1, 6). Ca: XXV. Era Qoani vestito de peli de gab eli3 e coregia di pele gircha li lombi suoi e mangava locuste et mel salvagio {Ioh. 1, 7). Questo vene a testif[ic]are de la v o g e 4 35 del mondo goè de Christo. (8) Non era Qoani luge, ma era vegnuto 1 Qui è stato evidentemente frainteso il testo dal copista: infatti in Ioh. I l i , 23, si leg ge: E ra t autem et Ioannes baptizans in Aennon iuxta Salini, quia aquae multae erant M ie. Il copista, poco pratico dei Vangeli, visto il nome proprio Aennon, lo divise in due e ne fece et non. 2 ms. vegnuto. 3 E t erat Ioannes vestitus p ilis cameli. 4 Secondo l ’ originale e il contesto doveva dire luge.

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TESTO FF. 17r-18v

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per dare testimonianga de la luge. (9) La verage luge si era Yhesu lo quale enlumina ogno homo che vene [in] sto mondo; (10) en lo mondo era Yhesu e lo mondo è fato per elio. E lo mondo non lo cognosce. (11) Iesu vene entro li soi e(l)lo so povolo non lo regevè. (12) Ma tuti quelli che lo regeve, elio recovery loro, e i à b dato podestade che sieno fioli de Dio, (13) a quelli dico ch’è nasciuti de Dio, et non de male et pecato. (14). E lo fiolo de (f. 18r) Dio si è fato carne et [ha] habitato cum esso noi e avemo vegiuto la gloria soa sicome gloria de unigenito [del] Dio pare pieno de gratia et de veritade. io (Matth. 4, 23). Ca: XX VI. Andava Yhesu per tuta Galilea pre­ dicando ne le sinagoge loro et anuntiando lo regno de Dio e sa­ nava ogni langore et ogni infirmitade elio populo, (24) e la soa nomenanga andò per tuta Syria e la gente li menava tuti li infermi di qualunqua infirmitade et indemoniati e elio tuti li sanava. ib (Marc. 3, 13). Ca: X X V II. Et clamò a(s)sì Yhesu tuti quelli ch’elo volsse di quelli (14) molti discipuli, et elli veneno a lui (Lue. 6, 13) et elio ne ellesse .xij. di tuti, i quali elio apellò apo­ stoli, (Marc. 3, 14) e volsse ch’elli andasseno con elio e andasseno predicando, (15) e dei podestade di curare l’enfermitade e desca- 2 0 gare li demonia. Evangeli strasordenarii (Lue. 6,13). Ca: X X V III. Et questi . x i j . apellà apostoli, (14) e questi fu: Piero et Andrea so fradelo; Iacomo et Qoani so fradelo, fioli de Qebedeo; Filippo e Bartholomio; (15) Matheo e Thomasio; Iacomo fio! d’Alfeo, e Simone che fi dito 2 5 Qelotes; (16) Iuda so fratello e Iuda Scharioti, lo quale fu tradi­ tore.1 (17) E vene in una pianura larga cum questi et cum li altri soi discipuli e gente di Iudea e de Ierusalem molti e de Tiro et de la marina e de Sidonia (18) e congregassi a elio in questo luogo. É per regever sanitate quelli che eran infermi, et li altri 30 per auldirlo 2 predicare, (19) et ogno homo se penava de tocharlo3 enpergò che vertude grande ensiva de lui et sanava ogno homo et ogni infermitade. (20) E Yhesu alora levò li soi ochi ai discipoli soi e disse: Secondo Matheo evangelista questo sermone fu sul monte (Matth. 5, 35 3). Ca. X X V IIII. « Beati li povri de spirito impergò che lo regno de[l] gelo è suo. (4) Beati li humili impergò ch’eli (non) possede­ rano la terra. (5) Beati quelli che piangeno che seran consolati (f. 18v). (6) Beati quelli ch’an fame et sede di iustigia impergò che 1 ms. ctraditore. 2 ins. auld irli. 3 ms. tocharti.

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DIATESSARON VENETO

serano saturati. (7) Beati i misericordiosi, ch’elli averano miseri­ cordia. (8) Beati i mondi del cuore imperiò ch’i vederano Dio. (9) Beati i pacifici ch’elli tira diti fioli de Dio. (10) Beati quelli che sustegne persecutione propter iniustigia,1 impergò che i è loro lo 5 regno del giello. (11) Beati sareti quando li homeni vi maledi'ran et vi perseguirano et dirano ogni male aversso di voi per lo nome mio. (12) Aliegreve e consoleve che lo premio vostro se grande in cielo, e cossi sono stati4 56perseguitati i propheti che fuoro dinanzi di voi. to (Lue. 6, 24). Ca: XXX. Guai a voi richi, che avete le vostre consolatione ; (25) mo tristi voi che siete sagij che vuj averete fame. Guai a voi che mo ridete 0 e v’aliegrete che vuj pian[n]gerete e lamentareteve. (26) Guai à voi quando tuta la gente ve benedicerà et lalderà. Cossi se fano li rie (sic) homeni, et a li boni 15 lo tempo va traversso. Secundum Matheum (5, 18). Ca: X X X I. Voi sete lo sai de la terra e se lo sale se gastasse chi lo mangaría? Se lo sale se guasta el no se po’ più a congare e non vale più d’alguna cossa se no da gitarlo via e da fola rlo7 soto li pie. (14) Voi siete luge dèi 2 o mondo. Non po la gitade che sta sovra el monte star nascosta. (15) Nè non si aprende la lugerna per meterla soto el staro, ancho se mete su nel candeliero per fare luge a quelli che son ne la caxa et ago che quelli che vien ne la caxa vegia lume; (16) chusì luxa la vostra luxe en lo conspeto de li homeni ch’elli vegian le 25 vostre bone ovre, et de gò glorifan (sic) lo pare vostro ch’è in gielo. (17) Non penssate ch’io sia vegnuto per desfare la lege di Moisés over di propheti che in veritade vi dico ch’io non son vegnuto per romperla ma per impiarla. (18) In veritade vi dico ch’el non vignirave la fine del mondo, ch’el si avera ad impire tuto go ch’è scrito 30 e la lege et una letera non se (f. 19r) perderà. (19) Et impergò chi desfarà etiandio uno di questi pigoli comandamenti, et amaistrarà li altri homini che fagan cossi el firà apelato piginino et niente in lo regno del gello. Ma qui farà questi comandamenti et amaistrarà cossi da fare ad altruj, eli firà diti et apelati grandi ne lo regno 35 del giello ». Secundum Matheum (5, 20). Ca: X X X II. «D ic o a voi in veri­ tade che se la vostra iustixia non será maore cha quella de li Scribi et de li Farisei voi non entrante ne lo mio regno gelle4 Testo latino: propter iustitiam ; e così il greco. 5 ms. stato. 6 ms. morirete. Il latino ha: Vae vobis qui ridetis nunc. 7 ms. forarlo.

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TESTO FF. 18v-19v

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stiale. (21) Yoi avete auldito da li antichi quel ch’è detto: — Non occidere. — Colui che alpiderà serà iudicato da D io .1 Non qi de­ venio adirare contra la natura, ma si contra lo vìqio et peccato. (22) Et chi dirà al fratello so: — Racha — pioè vodo et senpa per­ vello, serà degno de repever sententia contra sè. E qui dirà al fratello so: — mato — serà metuto nel fuogo eternale. Lo intendimento de queste parole è questo: Irarssi con lo core dentro et volere male mortale a lo suo proxim o è peccato mortale. Mostrare la ira mortale del cuore de fuora et le parole, si è maore mortale, ma conplire la ria voluntade et le rie parole si è maor peccato mortale. (23) Se tu quando vai a l’altare per offerire e ivi te recordarà chè lo to fratello à contra ti turbatione, (24) lassa stare la offerta dinanti a l’altare et va, pacificati cum luj, et recontiiiate cum luj, poi retorna a offerir. E l s’entende quando la colpa è nostra, in altro muodo seria per­ fectione, ma non senio tegnuti a qiò; choluj che ha ofenduto a nuj è tegnuto de venire a noi. (27) E i è dito de li antichi: — Non serai fornicatore nè adul­ teratore. — (28) Io ve dico che chi vederà la femena cum animo de volerla, quanto in quella elio li habuda.1 2 (29) Se lo to occhio dreto ti fa scandalo, fratello et butal via, che maor utilitade è che perisca uno de li tuo membri, cha andare cum tuto lo corpo a l’inferno. (30) E se la toa mano dreta ti scandalipa, taiala (f. 19v) et butala via, che melio è a ti ch’el vada male uno dei tuo membri ch’el corpo tuo vada al inferno. Per lo nostro ochio destro et per la nostra mano dextera si intende ogni nostro amico e caschuna cossa la qual nui amento, si chomo lo nostro ochio, a u 3 mani. Unde se ’l fosse alguno amico over cossa che ne traesse de Dio e de la gratia soa et embrigasse (sic), nui lo devemo abandonar et lassar. (31) El fu dito a li antichi : — Qascun che vorà [lassar] la muier soa, diale libelo de partirsse. (32) Io ve dico cossi:— Ogno homo che lassarà la muier soa,-s’el non serà per lo peccato de la fornicatione, si le dà chasone di fare male di sè. E colui che tolle cotal femena si è adultero. (33) Voi avete auldito che fu (ol)dito a li 1 Manca qui per homoeoteleuton la traduzione di un periodo. V. A . Vaccari S. I., Propaggini del Diatessaron in Occidente in Biblica, anno 12 (1931), pag. 246, n. 1. 2 Così il ms. Il testo latino h a:... qui viderit mulierem ad concupiscendum eam iam moechatus est eam in corde suo. 3 Questa è la prima volta che incontriamo questa forma.

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OIATESSARON VENETO

antichi: — Non te spergiurare, ma renderai et darasi (sic) al Segnore quel che tu li prometerai. (84) Eo ve dico: — Non iurare miga nè per lo cielo, (35) nè per la terra, nè per Ierusalem, (36) nè per lo cavo to, (37) ma sia la vostra parola: cossi e cossi, au cossi 5 non è; quello che al vostro dire s’agiunge più cha o sì o no è da male. Non vieta miga i l Signore nostro in queste parole che per u tilitade d’altri, a noi, quando fiemo constreti a gurare che noi non pos­ siamo ben gurare, e quando nuj guremo, sempre devemo dire et 10 iurare quello che n u i saremo over cregemo. (38) Voi avete auldito che li è dito a li antichi: occhio per occhio e dente per dente. (39) lo ve dicho: — non contrariare al rio, ma se- alcuno te fiere en la gota dextra, volgi l’altra. (40) E a colui [che] vole aver pleido o questione tego e dimandate la toa 15 gonella, lassali lo mantello. Fare queste cosse che dixe Christo in queste parole, è perfetione, ma non è de necesitade, ve[n]deta dovemo volere per bene de quelli, ma non per vendicare noi. (43) Voi avè oldito che i è dito: — ama lo to amigo et lia b i1 20 in odio lo inimicho. (44) E io digo a voi: — Amè li vostri nimixi, et fe’ bene a quelli che male ve voieno et (f. 20r) orate per quelli che ve perseguitano et infamano, (45) agio che siate Soli de Dio, 10 quale fa nascere lo s(u)ole sovra li boni e rie et piove sovra 11 iusti et sovra li ingiusti. (46) Se voi amate coloro che amano 25 voi, che gederdone n’avrete2 voi? Non fano giò li infideli e pec­ catori? (47) Qoè se voi salutarete li vostri amigi solamente, che farè voi più che li peccatori? (48) Siate adoncha perfeti, si come è lo Pare vostro lo qual è in gielo. Noi semo tegnuti da volere che ogno ùo[mo] habia vita eterna et 30 la gratta de Dio, et in strema necessitade dare del nostro etiandio a li nostri inim ici. E semo tegnuti a ogno homo che n ’à offexo, se lo ricognosce et chiamase in colpa de la offensione, de regeverlo. Matheo (6, 1). Ca: X X X III. Guardate che li ’ vostri beni voi non fagate per haver laude da li homini, sapiando che de questi 35 voi no haverete cambio dal pare vostro gelestiale. (2) E quando tu fai la lemosina non la cantare cum la tuba inangi tie si come fano li ipocriti ne le vie et ne le ecclesie, ago che sieno honorati et laudati de la gente. In veritade ve dico que tal persone ano già regevuta la loro mergede. (3) Ma quando tu fai la lemosena, 1 ms. hebi. 2 ms. averate.

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TESTO FF. 19v-20v

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non sapia la mano senestra quello che fa la dextra, (4) et se la toa limosina è in occulto, lo Pare to gellestiale che la ve’ bene si te ne ricam biarà. Non dispiace a Dio nè ha per male se ’l bene che noi fassemo sia vegiuto nè se ’l sie fato in palexe, ma vole che la nostra inten­ 5 tione, et li beni che nui fagemo sia pringipalmente per so amore et edificatione1 del proximo. (5) Quando voi orate non fate si como fano ypocrite che amano de stare ell’eglexie et in luogi manifesti per esser vegiuti da li homeni orare. Io ve digo che questi ano regevuto lo loro paga­ 10 mento di gò,2 (6) ma quando tu voli orare, entra ne la toa camera et sera l’ usso to, et serato l’uso, ora al to Pare (f. 20v). E lo to Pare che ben te vede et alde, te renderà cambio. Displage a Dio la vanagloria, ma non la oratione ch’è fata ne 15 la glexia. (7) Quando che voi orate non dicete tropo parole sì come fano li pagani, i quali crede che in molte parole sia la vertude de la oratione, et che Dio li exaudisca: (8) non siate similianti a questi. El Pare vostro sa bene che ve fa mestiero, inangi che vui el di­ 20 gate. N u i non oremo agio che Dio sapia le nostre negessitade, ch’elio le sa et cognoscele meglio cha noi. M a oremo per inquinare lu i a pietade, et per abragiare noi a lo suo amore, e non displaxe miga lui se nui fagemo Iunge oratione, ma dà ad intendere che p iu li plage corta oratione cum devotione de core, cha lunga et indevota, 25 et non tenendovi lo cuore. (Lue, 11, 1). E disse uno di soi discipoli: « Maistro, insignage orare, sicome fe’ Ioanni a li soi discipuli». (2) E Yhesu disse: « Quando volete orare dicete cossi: — (Matth. 6, 9) Pare nostro, tu che è in gielo, sia sanctifìchato lo tuo nome; (10) et vegna et 30 aproxima lo tuo regno; fatasse la toa voluntade in terra, si come eia si fa in gielo. (11) Lo pane nostro cotidiano dage anchoi e la­ sane i peccati nostri, (12) et perdona noi, sicome nui lassemo e perdonemo a quelli che ne offende; (13) no ne lasare vegnire in pericoli nè in tentatione, ma scampane et trane da ogni male, amen. 35 In questa oratione noi domandemo da Dio .vii. cosse: la prima è ch’el ne confermi ella soa gratia et dillectione, digando: — sancti­ ficetur nomen tuum. — L a seconda ch’el ne conduca al regno gele1 ms. adificatione. 2 ms. dico, ma parmi evidente la mia interpretazione, perchè la cediglia, come in molti altri luoghi può essere stata dimenticata oppure essere invisi­ bile per lo scolorimento deH’inchiostro.

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DIATESSARON VENETO

stiale, quando noi diremo : — adveniat regnum tuum. — L a terga cossa è che nuj fugamo et compiamo lo soa volunta mo et sempre, quando nui digemo: — fiat voluntas tua sicut in cello et in terra. — L a quarta, che ne dia in questa vita la roba de mantegnir el corpo, 5 et la soa gratia da consolare Vanema el corpo del fiol so regevendo1 (f. 21r) degnamente et questo tuto se intende quando nuy dixemo: — panem nostrum cotidianum da nobis hodie. — L a quinta cossa domandemo nui da Dio pare ch’el ne perdona tuti li nostri peccati, et quelli eh’è andati, et quelli che nuy havemo al presente, et altrosì io quelli en li quali nuy chagamo, dicando : — Et dimitte nóbis débita nostra et cetera. — L a sexta cossa è che lu non abandoni nè lasine in alcuno pericolo di temptatione, ma diene gratia da vengerle, digando : — Et ne nos inducas in tentationem. — L a séptima cossa è qu’ello ne traga de man de rio homo et del rio spirito et d’ogni 15 male, digando: — Sed libera nos a malo. — (14) Se voi lasserete a qu eli2 che ve offende, le offensione, Dio lassarà voi le vostre, (15) e se voi non perdonare altrui Dio non perdonará a voi. Secundum Matheum (6, 16). Ca: X X X IV . Quando voi deguna[te] 20 non vi fate tristi e demostrate debili sicome li ipocriti che si fano palidi ago qu’el para che fagano grande astinentie. Ma io ve dico in veritade, che questi ano gà regevudo loro [mergede] del deguno che an fato. (17) Tu quando deguni lava la faga tua et onge lo cavo tuo, (18) ago che ’1 non apara che tu deguni, ma vegalo lo 25 to Pare ch’è in giello, et elio te ne renderà cambio. (19) Non fate lo vostro thesauro in terra, ove che le tarme et la rugine lo con­ sumi et guastano et ove li laroni lo furano et cavano, (20) ma thesaurigate en gielo, là ove elio non se può perdere nè guastare; (21) in quello luogo ch’è lo to thesauro, li è lo cuor tuo. (22) La lu­ so cerna del corpo tuo si è l’ochio tuo. E se l’ochio tuo serà semplige puro e neto, tuto lo corpo tuo è lugido et bello, (23) e se l’ochio tuo serà malvaxio et rio, tuto lo corpo tuo serà tenebroxo et ob­ scuro. E se quello che de’ lusere in te è tenebre, quante serano adonca le tue tenebrie? 35 Entende lo Signore, che sì come l’ochio fa bello tuto (f. 21v) lo corpo nostro et mostrane la via et vegemo a fare go che noi devemo et volemo far, et se l’ochio fosse gasto e giecho el nostro corpo serà ben sogo et tute le nostre ovre son(n)o malfate, così se la nostra intention et lo nostro core è ne li fa ti de Dio reo et sogo, tuto quello 1 ms. repett5. 2 ms. li angeli.

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TESTO FF. 20v-22r

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che nuy faremo con cotale intentione e core, è reo, et non ìlaveremo merito da Dio, e se la nostra intentione è pura et munda, et tute le nostre ovre serano bone et lucente dinanzi de Dio. Secundum Matheum (6, 24). Ca: X X X V. Nessuno è che possa servire a duo signori che sieno contrarij intro si, angi bavera in 5 odio l’uno, et l’altro amarà, over sustinirà [l’uno], et l’altro despresarà. Cossi non podete servire a Dio (n)e al mondo, a la busta et a la conscientia. (25) Et im periò ve dico non siate solititi di­ cendo di mancare nè de bere, nè de vestire. Non è l’anima vostra maore che ’1 gibo, el corpo maor che ’1 vestimento? (26) Vardate io a li auxeli del aere, et vedete qu’elli non semenano et non meteno, et niente recoligeno in granagio et ampò lo vostro pare celestiale li pasce et li mantiene: non sete voi più nobel cossa ch’elli? (27) E chi è de voi che pensando di cresere et volendo si possa fare maore ch’elio sia pur un pe’ ? (28) E de le vestimenta perchè sete is voi solititi? Considerate li gigli del campo, et vedete come creseno et corno sono ben vestiti; et elli non se affaticano de gò, nè non filano. (29) E per amor di gò Dio li veste meio che non fu Salamone vestuto, quando elio fuò in maor altega de gloria e de honore. (80) E se Dio veste cossi l’erba del campo, la qual è ancoi, 2 0 e dimane sera seca e fìrà metuta nel forno, quanto maormente vestirà voi, de pocha fe’ l (31) Non siate adoncha soligiti di dire: — che mangaremo, et che beveremo, et che vestiremo? — (32) Queste cose tute le gente (f. 22r) infedeli van pergercando. E lo vostro pare sa ben che tute queste cosse ne fa mestier, (33) ma cercate 25 et inquirite de lo regno de Dio e de la soa iustigia sovra tute le altre cosse e poi Dio ve darà tute queste cosse temporali. Vieda Dio la cura et la soligitudene superflua et che noxe a Vcinema, ma non [la ] neccessaria et che fa mestier a la persona. Mathio (7, 1). Ca: X X X V I. — Non gudicate et non serite gu- 3 0 degadi da altri; non condenate altri, et non firì condenati voi. (2) Cossi come tu ti portarai d’altri et cossi Dio de ti; cotal mesura che voi farete ad altri, firà mesurato a voi. (3) Perquè vardi tu ne la festuca ch’è ne l’ochio del tuo visino, et non atendi inangi et ve (sic) la trave che tu hai ne lo to occhio? (4) Ypocrita, corno 35 dì tu al tuo visino : — lassami ti torre la festuca la quale tu ai nel tuo occhio1 e tu non vedi a trare la trave del tuo ochio ? (5) Tra inangi la trave del tuo ochio et poi vedera(r)i trare la festuga de l’ochio del tu inimigo visino. 1 Qui nel ms. è ripetuto questo periodo così: Ypocrita corno dì tu al tuo visino lassarne te tuore la festuga la qual tu a i in Vocio.

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DIATESSARON VENETO

Reprende el nostro Creatore in questo luogo quelli che sono en li gran peccati, et voi castigar et reprehendere i soi visini che ano li legeri peccati. (6) Non date le cosse sancte a li cani et non metete le piere 5 pregioxe mangi a li porgi ch’elli le gapano con li pie, goè a dire non manifestare a li retici le occulte cosse de la fe’ nostra. Au non predicate quello che non puon intender quelli che ve olde. En le quatro tempora. Ca: X X X V II. (Luca 11, 5). Ki sera de voi ch’ebia uno amigo et vada ad elio en la mega note et diga: — io (6) Amigo mio, ell’è vegnudo a caxa mia un mio amigo et non ho pane da meterli inangi: per Dio, lieva su et enprestamene trie? — (7) E quel dentro responda: — Amigo, non me fare insurimento et non mi clamare piu che la mia fameia dorme et li mie usi è serati et non posso mo levare et darte quello che tu domandi? — 15 (8) Se quello di fora perseverarà in clamare et haterà a la (f. 22v) porta, io ve digo che quello dentro levarà su et ponamo che non li dia per l’amistade el i darà per la soa enportunitade quanti pani el domandarà. (9) Et io ve digo: domandate da Dio et el vi darà; gercate e trovar!; batì e ’1 vi firà averto. 20 Entende lo Signor indurne a sourastar en li beni che nui domandemo da Dio, sapiando che se nuj perseveremo in domandare el no ne por a a la fin negare go che nuj dimandaremo, conio sia nostro buono amico. (Matth. 7, 9). E chi serà de voi sei dimandarà dal suo pare 25 carnale pane, che ’1 pare li dea una pi[e]ra? (10) E se ’1 dimanda pesce dara i elo un serpente? (Lue. 11, 12) E se i domanderà ov(v)o, dara i elio scorpione? (13) E donca se voi che sete homini rei savete dare a li vostri fioli bone cosse et non li date le ree, et etiandio si etti le domandasseno, quanto maormente lo vostro pare 30 gelestiale dareve bone cosse a quelli che le domandasseno ? (Matth. 7, 12) Qo che voi volete ch’altri faga a voi, quel fate voi ad altri. E cossi fagando compierete la lege di Moysè et amonitione de propheti. (13) Entrate per la streta parte (sic),1 inpergò che larga è la porta et la via, et par bella, che piena en perdigione et multi sono 35 che entrano per questa porta. (14) Multo è streta la via che mena a la vita et pochi sono quelli che la trovano. L a via de vita eterna si è li comandamenti de Dio cum la fe’ de Christo. A li rei questa via pare dura et streta et pergiò pochi voleno intrare nè perseverare. A i boni questa via non pare aspera 40 nè streta. E sseli paresse alcuna fiata dura, el mon (sic) lo portan 1 Intrate per angustam portam.

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TESTO EF. 22r-23v

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per Ghristo e tegno[no] sta via. Niente è piu bello e piu deletevel che amare Dio e '1 proximo, et essere amato da loro. Domenica V i l i poi la festa de la Trinità. Ca: X X X V III. (15) Guardavi da li falsi propheti et predicatori, li quali vengono a voi in habito de sanctitade et dentro dal core sono lovi rapagi; e (16) a le ovre soe li porete cognoscere. Non è chi colga de le spine huve, over de triboli spinoxi fige; (17) ogno bono arboro fa bono fruto et la ria fa rio (f. 23r) fruto. (18) Non può lo bono arbore far mal fruto, e lo rio arbore non può far bon fruto. Qoè a dire Vagita freda non puote scaldare, ma ella si puote io ben scaldare al fuogo et p oi eia scalderà. Nè la calda non può fare fredo, ma ella si rafreda bene, e così nesuno reo homo stagando reo può fare bene meritorio de vita eterna, nè nessun buono stagando buono può fare male grande, ma lo reo si può convertire, e cossi farà bon fruto, e lo buono homo può deventare reo, et in quella ib fiata si farà reo fruto. (19) Ogno arbor che non farà buon fruto sera tagliato et mie­ tuto nel fuocho eternale. (20) Da li fruti podete cognoscer li arbori. (21) Non ogno homo che dice: — Misser, misser — entrarà el lo regno de Dio, ma coluj che farà la voluntade del mio Pare ch’è 20 [in] gielo, elio entrarà en lo regno del gielo. (22) En lo dì del gudisio molti me dirà: — Misser, in lo tuo nome io prophetava et [desca]gai1 li demonij e fe’ asai miracoli. — (23) Et io li dirò avertamente: — Io non ve cognoscie mai; andate da mi fatori di male et de iniquitade. — (24) Ogno homo che alde queste parole et farale 25 firà dito savio et asimiliato al savio lo quale hedifica la caxa soa sovra la pierà ferma et sovra lo bon fondamento. (25) Vene la pluvia et li venti et vene la fiumana sovra quella caxa et no cage perqu’ella era fundata sovra la pierà ferma. (26) E gascun che olde le mie parole e non le fae, è similiante al mato che edifica la soa so caxa sovra lo sabio, e vene la plovia et lo .vento, e fela cadere, perquè el era mal fundata. Matheo (10, 1). Ga: X X X V IIII. E clamà a si li . xij . discipuli e diè a lor podestà de curare ogni infirmitade e descagar li de­ monij (5) e dise loro: — Non inportade cum voi niente per via et 35 non andate a li gentili, et non entrate in la gità di Samaritani, (6) ma andate inangi a le pecor(s)ele, le quale perivano, del popolo d’Israele. (7) E andando voi predicate e digete: (f. 23v) — Aprossimasse lo regno del gielo. — (8) Curate l’infermi, suscitate li morti, 1 Compio così questa parola, basandomi su un esempio del verbo desca­ fare, a p. 39 1. 20, e in questa medesima 1. 34.

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DIATESSÀRON VENETO

mundate li levroxi, discagate li demonij. (9) Non portate auro nè argento nè dinari. (10) Non portate scarsella ni pane1 en la via nè due gonele nè verga. Degno è lo lavoratore de aver la so margè. Non veta Christo a li soi apostoli nè a li soi predicatori quel che 5 è loro negessitade, ma che lasasseno la soperclitade, au dane ad in ­ tendere che li predicatori si [è] da fir sustentati del suo predicar. Au volsse Christo che en quel tempo ch’i fusero in cotanta povritade ago che non potesse esser creto ch’eli non predicasseno per alcuna 10 loro utilitade temporale. A u che paresse bene così pochi homeni, e cusì p o rri et cum sì poclia letera, non havesseno possu(i)do conver­ tire tanta gente e cossi savia e cossi possente2 s’el non fosse che elli erano messi de Dio. Et che la vertude de Dio et del Spirito Sancto faxea tuto questo. 15 Secundum Matheum (10, 16). Ca: X L. Io mando voi sicome pecorele in mego de li lovi, unde siate savij sicome li serpenti et simplici come columbe. (17) Gardateve da ogno homo: voi sarete prexi (18) et menati enangi li signori et baroni del mondo. (19) Non temete nè state a pensare, in quella bora, come voi dubiate re20 spondere, che in quella hora ve sera dato spirito lo quale parlala in vuj (20) sì che non sarete 3 voi quelli che parlarete, ma lo Spi­ rito Sancto, lo quale parlarà in voi et per voi. (28) S’eli ve cagano de una gita, fugite en l’oltra. (24) E1 non de’ esser maor nè meiore lo discipulo ch’el maistro, nè ’1 servo maior ch’el signore. (25) Basta 25 al discipulo s’elo è tal chome el maistro suo, e al servo s’elo è sico[me] el signor suo. S’eli ano dito villania al pare de la fameia,4 quanto più dirano elli ha que[lli] de la famija? (26) Ma non li temete. (F. 24r) Dà Christo exemplo di pacientia en sì che se elio fu per­ 30 seguito che era senga peccato5 et aidie molte villanie, molto più devemo portare in pace noi che semo peccatori. E n la festa de m artiri. Ga: X LI. (26) Niente è coverto et secreto che non si manifesti et che a la fine non sia saputo. (27) Quello ch’io vi dico mo in secreto, ditelo voi en magnifesto et quello che 1 (Il testo comune ba: non peram in via, e così il greco; solo il codice Fuldense: non per am in via neque panem: A. V.). 2 ms. possenti. 3 ms. sarate. 4 ms. femena. Correggo l ’evidente errore usando la forma già incontrata a p. 45 1. 3. 5 Qui nel ms. c’è la parola ogni che può anche leggersi ogni. A vrà il co­ pista alterato l ’ordine delle parole che avrebbe dovuto essere ogni peccato?

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TESTO FF. 23v-2áv

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voi oidi mo abasso, dicetelo et predicatelo ad alto. (28) Digo a voi amigi miei; — non temi coloro che angidon lo corpo; eli non posson far mal a l’anima, ma temete et habíate paura di quello che può metere l’anima e ’1 corpo ne la fornase del fuocho. (29) Non se vende due Risili un dinaro? Et uno di quelli gisili & non è prexo, senga la sapuda del vostro pare gelestiale, nel mondo1 (30) e tuti li caveli del cavo vostro sono annumerati da Dio. (31) Non vi temè doncha, et non habíate paura: voi sete apresso Dio en maior sua cura et dilectione che le passere. Amagistrane Gliristo che nuj dobiamo metere lo nostro cuor a Dio « e luj temer, et portare in page gò che ne fie fato da la mala gente, saziando ch’elio cognosce tuto et a tempo convegnevole ne farà vendeta. (32) Ogni perssona che mi confessarà e mantignirà la mia fé’ dinanzi da li homeni, io lo confessarò dinangi al Pare mio gelestiale; (33) e chi mi negará inangi li homini au de mi haverà vergonia, io negarò lui dinangi dal Pare mio e non lo recognoscerò. (34) Non penssate che io sia vegnuto per metere page in terra, ma son vegnuto per metere i « corteilo. (35) Io sono vegnuto a partire lo fiolo dal pare et la ñola de la mare, et l’uno fradel da Poltro, e la ñora da la sosera, (36) et li nimigi del homo sono li demestigi 20 et amigi soi. (37) Chi ama lo so pare over la soa mar[e] piu che me, non è degno di me, e chi ama lo fiolo over la ñola supra de mi non è degno de mi, (38) et chi non tole (f. 24v) la soa croge2 et non me vien driedo non è degno di me. (39) Quello che vole salvare la soa vita eternale e che perderà per mi la vita corporale, 25 guadagnarà la vita eternale de l’anima. Dane ad intendere Christo che li plaxe l’amor spirituale e buono et non lo carnale e reo, e questa paxe buona è vegnudo per me­ terla et oservarla et per desfare la paxe rea et lo sogo amore. E vole che nuj non habiamo vergonia de servirlo e che im i sostegnamo 3° per lui briga però ch’elio la sostene per nui. (40) Chi rigeve voi regeve me; e chi regeve mi regeve colui che mi mandò. (41) Chi regeve lo bon homo et iusto averà lo pagamento del buono ed iusto, e chi regeve lo profeta in nome de profeta haverà la margè del profeta. (42) E gascaduno che darà ad uno 35 de li mie minimi pur una copa de aqua freda per mio amore, io ve dico in veritade ch’elio non perderà la soa margè. Mostra Christo che d’oni bene che nui faremo per lo suo amore, 1 ms. ne o ve monto. Pare che traduca le parole super te rra m ... (0 forse

è da leggere: nè morto cioè ucciso; il latino non cadei. A. V.). 2 nel ms. non si legge la cediglia, io però integro fondandomi sulla forma erose del f. 79r. Diateasaron volgare.

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DIATESSARON VENETO

etiandio s’el serà pigolo, cambio areremo da Dio. E chi non po dare asai dia pocho, e chi non podesse dare alguna cossa dea la bona voluntà, Matheo, domenica p oi la Trinità (8, 1). Ca: X L II. Seando de6 smontato Yhesu de[l] monte, molta gente li vene driedo, (2) e vene un leproxo a elio e butasse in terra a li pedi soi et adorolo et disse i: « Misser, se tu voli tu mi po mundare ». (3) E Yhesu distesse la manu sua et tochalo e diseli: « Yolioti m ondare» et incontenente la lepra si partì. (4) E Yhesu li disse: « Guarda che io tu non digi a nissuno che io te hebia sanato, ma va et mostrate a li prevedi e fa l’oferta che comanda la lege » (Marc. 1, 45). Quello, partito da Yhesu, dixeva a li homini che Yhesu l’avea sanato. Unde tanto eresse la nomenanga soa, ch’elio gà non potea. stare en la gità, ma stava en lo deserto et gente molta venivano a lui. io En gò che Ghristo comandò a questo, lo qualle esso sanò, che non digesse ad alcuno, e per amore (f. 25r) di go questo l’andò digando, si demostra lo Signore che quando noi fagemo alcun bene, noi no ne devemo haver vanagloria, nè curare che a ltrui lo sapia. Et per amor de go quelli che regeve li beni non li die tager nè sconderli. 40 L a prim a feria de Caresima. Matheo (8, 5). Ga: XLI1I. — Et entrando Yhesu in Capernau vene ad elio un genturione, goè un homo che avea soto si genio homini, (6) e disse a luj: «Misser, lo mio servo cagè paralitico en caxa mia et molto fi tribulato ». (7) E Yhesu li disse: « Io vinirè et si lo curarè ». (8) Respoxe gen25 turione et disse: « Misse·, io non son degno che tu entri in caxa mia: ma dì pur la toa. parola et serà sanato lo servo mio, (9) che, messer, io son homo che habo signor sovra mi et servi soto mi. E digo al mio servo : — Fa questo — et elio lo fa, et a l’oltro digo: — Non far cotal cossa — et elio non la fa; — Va — et elio 30 va, — vien ga — et elio vien ». (10) Aldito go Yhesu, elio si maraveglià e disse a quelli che erano con sego : « In veritate ve digo che [n]on aio trovato tanta fe’ entro li Qudei. (11) Unde io ve dico che molti venirano da Oriente et da Occidente et starà cum Abraam, Ysaac et Iacob et serà cum elli en lo regno de[l] giello, (12) e color 35 che lo doveano aver firan gitati en le tenebre di fuora, là ove serà pianto e stridor di denti». (13) E disse Yhesu a genturione: «V a et sicome tu ai cregù, cossi habi ». Et incontenente lo fante d e 1 genturione fu sanato. 1 L ’omissione dell'art. determinativo, che si verifica per ben tre volte da­ vanti al sostantivo centurione, (e si osserva pure in tutte le versioni toscane medievali del diatessaron, dei Vangeli separati, e dei vangeli della Messa: A . V .) ci indurrebbe a credere che il copista lo avesse preso per un nome proprio.

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TESTO FF. 24v-25v

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Possamo veder et cognoscere guanto vale la fe’ propria a l’homo et la horatione, guanto el cova et vale la oratione et la fe’ d’altri. Luca en la Va feria de la I I P domenica [de] Caresima (Lue. 4, 38). Ca: X L IIII. E ascie Yhesu de la sinagoga et intra in caxa de Simone goè de Piero, et la sosera di Piero' bavea gran fevre, r, e li discipoli soi pregano per ella, et vene Yhesu ad ella. (39) E stagando sovra lo leto, comanda a la fevre ehe sen partisse et alora la fevre se partì. Et incontenente ella se levò suxo et andossene a servirli et ministrarli. Utilitade è bavere li boni et li sancii per soi amigi ch’elli trovan io gratin apresso Dio. Luca. Domenica X I I I p oi la Trinità. De Labaro. {Lue. 7, 11). Ga: X LY. ( I l ) (f. 25v) Andava Yhesu en la gita che fi apelata Nai[m] et li discipuli soi con lui, et gente assai, (12) e aproximando lui a la porta de la citade, (et) uno morto fu i aportato1 io lo qual era solo a la mare, et la mare de questo govengello era vedova, et mollo grande de la cita gente era cum ella. (13) Veduto Yhesu questo govene morto, mossessi a compassione et miseri­ cordia sovra qutesta vedova che piangeva et disselle: « Non pian­ gere » (14) e fe le si anangi e tochò lo catelleto. E quelli che por- 20 tavan lo morto allora si se reteneno. E disse Yhesu: «trovane, io dico a ti che ti levi su » (15)et incontenente lo govene si levò sedenteet comengò a parlare. Et Yhesu lo prexe per la mano et rendelo a la mare. (16) Veguto gò tuti quei ch’erano lì si maraveiavano et temeron et magnificavan Dio et dixevan: 25 « Grande propheta _à mandato Dio infra noi et à visitato lo suo populo ». Andò questo miracolo per tuta la Iudea et per quelle contrade. Mostrasi in guesto Evangelio la miseria humana in grò che tuti muore, e la misericordia de Christo go[è] ch’elio si move a le lacrime 30 di guesta vedova et che Yhesu è verage Dio, in già che, al suo comandamento, li morti a la vita tornavano. Mathio (8, 16). Ga: XLV1. Facto vespero la gente li menavan molti endemoniati et elio tuti li curava pur co la soa parola, et sanava tuti li infermi, (17) e conplisi la proplietia de Ysaia che 35 disse: — Veragemente elio tolè le nostre infirmitade et li nostri langori esso portoe. — (19) Vene a lui uno scriba et disse i: « Mae­ stro, io te seguirò en oni luogo là ove tu anderai ». (20) E Yhesu L ’assenza dell’articolo davanti a pie.Uo (linea 3i) è invece una vera dimenticanza come lo provano tutti gli altri casi in cui l ’art. c’ è. 1 11 traduttore non ha capito il testo: defunctus efferebatur. (Pare che abbia letto in due parole: ei ferebatur. A. V.).

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DIATESSARON VENETO

li disse: « L ’ ugei del gelo ànno loro nito la ove(n) li meton li poli soi, et le volpi à le soe tane ma lo Fiolo de l’homo non ha ov’ello meta lo cavo s o » (Lue. 9, 59). Disse Yhesu a un altro: « Vienmi driedo », e quello rispoxe: « Misser, lo pare mio è morto: lassarne b che lo sopellissa ». (60) E Yhesu (f. 26r) li disse: « Seguirne et lassa li morti sepelire ai soi m orti». (61) E un altro homo disse: « Messer, io te vinirè indriedo, ma lassami anangi andare a caxa a dirlo a la mia gen te». (62) E Yhesu li disse: «Nessuno lo quale mete mano a lo arverssor et poi si guardi indriedo è buono et conve­ to gnevelle a lo regno de Dio ». Maraveia pare de gò che Christo disse a quello che voleva seguire et refutolo, e quello che voleva andare a sepelire lo pare suo, non lo lassò andare, et dimando (?), elio lo chiamoe, et altrosì pare mara­ veia, che collui che disse: — io te vinirave indriedo, ma lassami is dirlo a quelli de caxa — riprexelo. Dio cognosce tuti, et ve’ ben la \n~\lentione de ogno homo. Unde vegendo Christo che lo scriba li vo­ leva andare driedo per ria intention, et per cosse temperai rifutolo et non lo volsse. Et colui che vete esser per lu i utelle a predicare lo regno del giello, si lo chiamoe. E in gò qu’ello non volsse ch’elio an2 o dasse a sepelire lo pare dune ad ititendere che nui devemo lassare lo minore bene et fare lo maore. En lo tergo dà ad intendere che in ben fare non fa mestier con li amigi carnali consiliare. E da che nui havemo comengato a ben fare, noi non devemo indriedo tornare, angi sempre de bene in melio andare. 25 Domenega terga poi la Pifa nia. Ca: X L V II. (Matth. 8, 23) Entrò Yhesu en ima nave; li dissipoli soi andò drieto en quella nave. (24) E lo mare fo turbato molto, intanto che le unde andavan en la navisela et inplivala que Yhesu dormiva et teneva un coschinelo soto lo cavo suo. (25) E li dissipuli vegando lo pericolo loro, so andaron da elio e dessidalo e dicevano : « Salvane, misser, che nui perigolemo ». (26) E Yhesu dixeva a loro: « Che temè voi de pocha fe’ ? » E levosi su et comandao al mare et al vento che dovesse cessare (f. 26v). E al suo comandamento fu fata grande tranquilitade en sul mare (27) et li homeni che vedeno sì, se ne den gran 35 maraveia e disevan: « Chi è questo lo quale comanda al mare e ’1 vento li obedisse?» Mostrasi in questo Evangelio, che coloro che an la gragia de Dio può bavere turbatione et briga, ma non può pericolare. E mostragi che ne’ pericoli nostri noi devemo tornare a Yhesu et discetarlo cum * devota oratione et devemo credere che elio ne convertirà le tribula­ tione in consolatione quando nui lo dismesseremo bene. Matheo (8, 28). Ca: XLV1I1. — Vegnuto Yhesu en la contrada

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TESTO FF. 25v-27r

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dey Qasarei1 vene ¡ enangi dui indemoni[a]t¡ i quali habitavan en li monimenti, molto fieri en tanto che neguno ausava passar per quel logo. E veneno enangi a Yhesu (29) e comengaro a clamar et dir: « Ch’è [a noi] et a ti, fid o de David? È tu venuto enangi tempo a tribuíame? » (30) Et a visino de quello luogo ove era Yhesu si era una grande grego di porci che passevano. (31) Unde li demonij che eran en lo corpo de quelli due, contengano a dire et pregarlo: « Se tu ge descagi de chie, mandane in questi porci », (32) e Yhesu li disse: « Io ve don parola ». Andè li demonij et abandonati quelli homeni, (et) entraron en li porci, incontenente li p orci2 si gitaro in mar, et tuti s’anegò. (33) Li pastori vegando gò, fugino e veneno in la cita e disseno tuta questa visenda. (34) E la gente alduto questo venero encontra a Yhesu et pregavalo che se partisse de li soi confini. In questo miracolo possiamio nui vedere che li demonij non hano possanza d'entrare en alcuna creatura senfa lo consentimento de Dio, et che Dio vote grande bene anangi che schivare un p ifo l male. (Marc. 5, 18) Montando Yhesu in una nave pregavalo uno di quelli lo quale era sanato da esso, che lo regevesse in soa con­ pania; (19) e n[on] lo volsse, ma dise i: « V a et nara a la toa gente quanta gratia Dio te à fiato, e come elio te à fiato miseri­ cordia » (f. 27r). (20) Et andò questo per tuta, quella contrada pre­ dicando et dicando quel che Yhesu li havea fato e tutti quelli che l’aldivano si maraveiavano. In questo mostra Yhesu che li plaxe che lo homo che ha la gratia de Dio non la sconda ma spanderla in utilitade del proximo. Matheo domenica X V I I I I p o i la Natività. (M atth.9,1). Ca: X LVJIII. Entrò Yhesu in una navícula et vene ne la soa gitade de Capernau la qual fi dita soa impervio ch'elio vi fé' molti miracoli (Lue. 5, 18). E veguto lui, .iiii. ho mini portavan un paralitico et volevano dimetere anangi a luj (19) et non possando per la moltitudene de la gente, montaro sul tecto de la caxa et discovrirla e calarlo guxo, sovra uno leto denangi a Yhesu (Matth. 9, 2). Vegando Yhesu la granda fede e dessiderio di questi disse al paralitico: « Fiolo, sta securamente et habi buona speranga ch’el te son lasati i tu o i3 peccati ». (3) E alcanti de li scribi, aldido quello che disse Yhesu,

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1 Mt. 8, 28... e paralleli (Marco 5, 1; Luca 8, 26) in regionem Gerasenorum; (il greco ha due varianti: Gadareni e Gergeseni: A . V.). 2 Scrivo porci senza cediglia perchè in nessuno dei quattro casi in cui ri­ corre questa parola, il ms. la segna. Siccome poi il dialetto non usa questa forma al plurale, penso che sia un italianismo. 3 ms. tuo.

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5-1

DIATESSAKON VENETO

disseno in so cu[o]re: «questo à dicto una grande blas[f]ema et matega: {Lue. 5, 21) chi può lassare li peccati se non solo D io ? » {Matth. 9, 4) E Yhesu vegiuto le lor cogitalione et pensieri disse: « Perquè cogitate voi male en li vostri cuori? (5) Quale è più leve 5 cossa a dire, au — el te fi lassati li peccati, — au — lievate et va a la toa via? — (6) Aggio che voi cognoscate che ’1 fiol de l’homo ha potestate in terra de lassare et de remeter i pecca (sic), io dico a ti infermo: — lieva su et toi io to leto et va a caxa to a ». (7) Et a questo comandamento de Yhesu el fu sano e levassi et andò a caxa soa. (8) La gente vegendo giò temè e laudò Dio lo quale ha dato cotal podestade a li homini. L a X X Ia domenenga poi la Trinità. Ca: L. (Ioh. 4, 46) Vene Yhesu anchora in la contrada de Galilea ove ’1 fe’ de l’aqua vino, e in quelo luogo si era un regulo lo qual haveva in la gita de 15 Chafernau un so fiolo enfermo. (47) E aldito questo regu lo1 che Yhesu veniva de ludea in Galilea, andasseno a Yhesu et pregalo (f. 27v) che ’ 1 degnasse de venire a caxa soa et sanar lo fiolo lo quale era infermo a morte. (48) E disseli Yhesu: « Se vuj non ve­ dete segni et miracoli, voi non credete». (49) E lo regulo li disse: 20 « Veni, misser, enangi che ’1 fiolo mio mora ». (50) E Yhesu li disse: « Va in page, et sapi che ’1 tuo fiolo è sano ». Et lo regulo crete a la parola de Yhesu et andava a caxa, (51) et andando lui li soi servi si scontrono in esso et disseno: « Misser, lo tuo fiol è scam­ palo ». (52) Et elio alduto gò dimandò de la hora, en la quale elio 25 ni era scampato. Et elli disseno: « Ella septima (parte) hora la fevre lo lassiò ie r i». (53) E cognoscè ben elio ch’en quella hora la. quale havea dito Yhesu: — Va, che lo tuo fiolo è sano — in quella hora era scampato. Crete in Yhesu lui cura tuta soa fameia. Quistione nasse de gò che Yhesu non volsse andare a caxa de 30 questo lo quale era maior che havesse lo Re. E al servo de2 centu­ rione disse de andarli. E pu [ò] esser dtie caxon: una per mostrare che Dio guarda p iù a la fe’ et {h)a la humilità ch’elio non guarda a la superbia et a la pocha fe’ ; l’altra per inprendere noi che atendetno tropo a le richege et a la possanza de li homeni, et non aggio 35 che eno homini, et altrosì per dare a cognoscere che cossi può sanare Dio da lunge come da presso. Matheo, feria I I 1 I p.c domenica . x l.e {Marc. 2, 15. 18). Ca: LI. Una fiada sedendo Yhesu in caxa de Matheo, vene i F arisei3 et li 1 ms. reguro. 2 v. nota 1 pag. 50. 3 qui nel ms. e per evidente errore dei copista è ripetuta lo frase: diganono: li tuoi magmmo che si ritrova nella riga successiva.

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TESTO FF. 27v-28r

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Scribi (18) e disseli: « Per que caxone li discipuli de Qoane et quei de i Farisei diganono (sic) et li tui magnano et bevono et non di­ giunano? » (19) {Matth. 9, 15) E Yhesu li respoxe: «P u ò disunare1 el fiolo et li arnigi dei spoxo infina tanto ch’elli è con lui? Casi dico: No. E vegnerà die que lo spoxo non sera cum elli, angi si partirà et in quel tempo el degunerà» (Marc. 2, 21). E dito giò diss «N essuno che s e 2 gapono con esso el vero et se si fa lo vero si guasta p iù 3 (Lue. 5, ¡17). Neancuno non mete lo vino novo (f. 28r) vasselo, e cossi lo vino e lo vassello si servirà » . 4 (38) Et respoxeno alcanti de li Scribi et d e li Farisei e disseli: « Maistro, vorassemo volentiera vedere da ti alcun miracolo ». (39) E elio li disse: « 0 generatione prava et adultera et perverssa, voi dimandete se[g]ni, ma segno non ve serà dato se no quello de Iona pro­ feta ; (40) si come Iona fu tre dì et tre note en lo ventre de la balena, cossi lo flolo del homo serà en lo cor de la terra tre dì et tre note. (41) Li homini de Ninive leverà contra questa generatione al iudicare, che quelli di Ninive fecero penitentia et convertisse a la predicatione de Iona, e questi che ve predica ino è et maore et più grande che non fu Iona. (42) La reina de Saba en lo dì del iudigio condemnarà questa generatione, inpergo ch’ella vene de l’ultima parte del mondo per aidire la sapientia de Salamone, et per vedere lui, e qui si è maor che Salamone. (43) Quando lo spi­ rito immundo ch’è ensito del ho[mo] el va per logi aridi gerchando riposso et non trovandolo, (44) dige: — Io retornerò in caxa mia onde io sono partito. — E vegnando lì, trova la caxa spagiata et ornata, (45) et in quella fiata elio va et tole . v i i . altri spiriti rei et peiori di se et viene et intra dentro et habita lì; et peio è (che) lo homo ella tornata ch’elo no era dinangi. E cossi advinirà a questa pessima generatione ». (46) Parlando Yhesu et predicando, et echoti la mare sua et li fratei soi et stavan de fuora de la caxa et aspetavalo. (47) Et uno de quelli ch’era lì, disei: « Echo toa mare et li toi fratei che t’aspetano ». (48) E Yhesu disse a quello : « E chi è mia mare, e chi è mie fra tei?» (49) E levò la manu soa a li soi discipuli e disse: « Questi è mia mare e mie fratei;

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1 ras. disinare. 2 (Sarà da leggere chuse da cusir = cucire? Testo latino: assuit. A . V.) 3 Nento assumentum panni rudis assuit vestimento veteri; alioquin... scissura fit maior. 4 Periodo inintelligibile per salto da simile a simile (homeoteleuton). Il testo latino dice: « e t nemo mittit vinum novum in utres veteres; alioquin rumpet vinum novum utres et ipsum effundetur et utres peribunt; sed vinum novum in utres novos mittendum est, et utraque conservantur».

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DIATESSABON VENETO

(50) gascliaduno che farà la voluntade de mio Pare, lo quale è in giello, cholui si è mio fratelo et serà mia mare ». Quanto a la veritade e al nostro volgare, Ghristo non havè mai nè fratello nè sorela, (f. 28v) imperniò che la Vergene M aria non havea mai nè fiolo nè fiola altro che lui. Ma guanto al modo de la Scriptura et di m olta1 gente, li germani cusini e cusine fi diti fra­ telli et sorore et secundo questo muodo di parlare Yhesu avè ben fratei. Unde è da savere che Ana et Rism aria furon due sorore: Ana havè tre m ariti : lo prim o fo Iovachim lo quale ingenerò M aria mare de Yhesu e fue spoxa de Ioseph. E morto Iovachim, Ana tollè Cleofas per marito et questo ingenerò la seconda fiola che havè Ana et questa M aria fuò mugere d’Alpheo, et Alpheo ingenerò di questa M a ria sorela de la Vergene . i i i i . fioli, go fu : lacomo minore, Ioseph iusto, Iuda lo qual fo dito Thadeo, et Simone. E tuli questi si fievan diti fratei de Ghristo. Lo tergo marito de Ana fu Salamone, 2 et questo ingenerò la terga Maria, la qual fu dada per muger a Qébedeo et questo havè di Marina] soa muger due fioli, goè lacomo m alore3 e Qoane Evangelista, et questi altrosì viniva diti fratei de Xristo. F iola d’ismaria fuò Elisabeth, la quale fuò muger de Qacharia et mare de Goane Baptista. Unde M aria et Elisabeth forono germane cusine. Matheo, domenica . x x i i i j . poi la Trinità. (Matth. 9, 18). Ga: LII. E parlando ancora Yhesu a questa gente vene [un] principo lo qual havea nome fachiro a Yhesu et adorolo et disse: « Misser, la mia fiola è morta pur mo, ma veni et tochala con la toa mano et io crego che la resuscitarà ». (19) E Yhesu leva suso et andò indriedo et li soi discipuli cum elio. (20) Et andando Yhesu a casa di questo signore vene una femena la quale havea Imbuto lo fluxo del sangue4 . x i j . anni (Marc. 5, 26) et havevai fato molte medesine, et habuto conseio de molti medesi, nè mai potea esser gua­ rita, angi havea pego de die in die et havea spexo quasi tuto el so. (Lue. 8,44) Andè questa drieto a Christo et tochoi l’orlo de la vestimenta de Yhesu et incontenente fu sanata. E (f. 29r) churata ella, (45) Yhesù si volsse e disse: «C h i m’à tocato? » E Piero 1 ms. monta. 2 (Così II ms.; ma doveva dire Salome, secondo l ’opinione comune al medio evo, che leggendo e intendendo in Marco 15, 40 e 16, 1 «M a ria (figlia di) Sa­ lome » (vedi sotto, f. 97r) scambiò la madre col nonno dei due figli di Zebedeo. Vedasi il Catholicon di Giovanni Balbi (finito nel 1286) alla voce Iohannes, donde la notizia nel ms. è quasi tradotta. A. V.). 3 ms. minore. 4 ms. sange.

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TESTO FF. 28r-29v

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disse: « Misser, la gente casi ti fula et tu dici: — chi me à tocato? » (46) E Yhesu disse: « Alcun me à tochalo; io aio sentito che di me è insito vertù ». (47) Yegendo et aidando questa femina ch’era sanata tochandolo, cum grande tremore vene dinanzi da lui e aidando tuto el povolo disse la infirmitade sua e come ella tochando la 5 vestimenta soa era sanata. (Marc. 5,34) E Yhesu li dise: « Fiola mia, sta siguramente che la toa fe’ t’à sanata e va in pace e sia sana ». (35) Digando queste parole, el vene un messo a questo signore et disse i: « Misser, la fiola toa è morta; perquè vuoi tu faticare lo maistro? » (36) Yhesu aldito questo messo, disse a io questo archisinagogo: « Non haver paura, ma sta fermo ne la fede, che la toa fiola sera sana ». (38) Vegnuto- Yhesu a la caxa de questo signore, trovò lì e turbatone et gente asai che pla[n]geva (39) (Lue. 8, 52) e disse: « Questa fante non è morta, ma dorm e». (53) E questa gente aldendo go, si fagevan befe di lui, sapiando « per gerto ch’ella era morta. (51) E non lasiò intrare Yhesu cum seco ne la camera là ove iera la fantina se non Piero e Iacomo e Qoani fratei de Iacomo. Onde entrò ne la camera cum questi tre et col pare et con la mare de la fantina, (Marc. 5, 41) e piò la fante per la mano e disse: « Qovengiela, a ti digo: lieva suso». 20 (42) Et incontenente ella resuscitò et levose suxo e comengò ad andare per la camera. E vegiuto gò ogno homo si maraveiava. (43) E comandò loro Yhesu che non devesseno dire ad alcuno. Avea. questa fantina . xij . anni. (Matth. 9, 26) E questo fato fuò divulgato et saputo per tuta la contrada. 25 D i questa fantina Matheo dice che ella era morta quando lo pare pregò Yhesu che elio venisse a ssanare. Luca et Marco dice che ella era inferma et a la morte. E l può esser ch’el pare sicome homo che (f. 29v) havea la fiola per morta et altrosì agio che Christo si movesse p iu tosto a misericordia, disse a Yhesu ch’ella era morta. 3 0 M a Lucha e Marcito seri sseno la cossa secando ch’era la veritade, e Matho scrisse quello che havea dito el pare. Yhesu Christo resuscitò tre m orti: questa fantina, et gò fu ne la camera de ... (sic). E significa coloro che hano peccato mortale solamente en la· voluntade et non l’an conpluto per ovra. E l fiolo de la vedova, lo quale resuscitò a la 35 porta de la gitade, et in presentia de molta gente. E significa quelli che ano conpluto et messo in ovra la ria voluntade. E Lagaro, fra ­ tello de M arta et de Maria, lo quale elio resuscitoe ga pugolente et poi . i i i j . die che elio era morto. E significa colloro li qual son già usati et stati molto tempo ne’ pecciti. Mattilo (9, 27). Ca: LU I. — Pasando Yhesu da quel luogo a un altro, due gechi li andarono driedo e comengano a clamar et

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DIATESSAKON VENETO

dire: « Iesu, fìoio de David, habi misericordia de nui ». (28) E vegnuto a caxa, venero li gechi a lui e disse Yhesu: « Credè voi ch’io ve possa sanare? » Et elli disseno: « Misser, per gerlo lo credemo ». (29) Et in quella fiala Yhesu li tochò li so occhi e disse: 5 « Segondo la fe’ vostra abiate ». (30) Et in mantenente eli fu elluminati. E Yhesu li disse: « Guardavi ben che nesuno lo sapi ». (31) E quei se partirono e disselo per tuta la terra. Domenega terga de Caresema (Malth. 12, 22) Ca: LIV. Poi gò la gente li [ha] menato uno endemoniato lo quale non parlava e io Yhesu discagò lo demonio de l’homo e alhora lo muto parlà (23) e la gente si maraveiava e diseva: « È questo lo Solo de David? » (24) Et li Farisei disseno: « In vertude di Belgebul principo dei demonij elio descaga li demonij ». (Lue. 11, 17) Quando Yhesu vide quel che disseano a lor cuore, disse i: « Ogno regno lo quale è 15 intra sì diviso, si coven destrugere et le (f. 30r) case cagerano l’una sovra l’altra. (18) E se i demonij en partili intra ssè et caga l’ un l’altro, come durarave lo so regno? Che voi disè ch’io descago li demonij in vertù et nome di demonij. (19) E se io descago li de­ monij in nome dei demonij, i vostri fioli che descagano li demo20 nij, in qual vertude lo fanno? Et impergò li fioli vostri; goè li apo­ stoli im i over li vostri exorgisti, serano contra voi en lo dì del iudigio iudigi e testimonij. (20) Ma se voi volete creder et dire: — Io descago y demonij en la vertude de Dio et en lo dito so — lo regno del gielo vinirà en vuj. (21) Quando uno forte armato 2 5 varda la caxa soa in page sono tute le cosse ch’elio possedè. (22) Ma se un altro che sia più forte di questo sovraviene et van­ gelo, elo li to’ tute le arme en le qual elio havea la soa speranga et baldega et poi roba tuta la caxa soa. (23) Colui che non è con mi, si è contra mi, e colui che non cognosce mi si sparge. (24) Quando 30 lo spirito inmondo ense de l’homo, elio va per logi umidi,1 gercando reposso e non trovandolo dige: — Io retornèrò en la mia caxa unde io sono insililo — (25) et vegnando trovala monda et spaziata et ornata, (26) et va et tolle cum seco altri sete spiriti piu iniqui de ssì et entra dentro et habita lì et asai è de pura 2 35 conditione quel ho[mo] che non era di prima ». Luca: la Messa de Sancta M a ria (Lue. 11, 27) Ca: LV. — Digando Yhesu queste parole et parlando a la turba, levò la voge soa una femena dentro la turba e disse: « Beato lo ventre che ti portoe et [le] tete che tu su(r)gesti ». (28) E Yhesu disse: « Che 1 ... ambulai per loca inaquosa ... 2 ... E t fiunt novissima hominis illius peiora prioribus. Probabilmente il copista voleva (o doveva) scrivere peora.

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TESTO FF. 29v-31r

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maraveia? Anche etiandio beati quelli che aldeno le parole de Dio et oservale ». Questa femena che disse queste parole, si fuò servicíale de Martha et havé nome M arcella. 1 (Matth. 12, 31) Yhesu anchora contra questi Farisei disse: « Io b ve digo ch’ogni peccato et blastema será rimesso a li homini (f. 30v) ma la blastema ch’è contra lo Spirito Sancto non li firà perdonato. (32) E chi dirà parole contra lo F id o de l’homo firà i perdonato. E chi dirà parole contra lo Spirito Sancto no li firà perdonato nè in questo mondo nè en l’altro. (33) Lo bon arbore io fa bon fruto et lo reo arbore fa reo fruto: dal fruto se cognosce l’arboro. (34) Generatione de vipere venenoxe, come potete voi ben parlare, cum voi sete rei? De l’habundanlia del cuor parla la lin­ gua. (35) El buon omo del tesauro del suo cuore proferisse bone cosse, e lo reo homo del thesauro del suo core gela fuora male cosse. (36) Io ve dico che d’oni parola odiosa, la qual dirà li homini el farà mestiero ch’ei ne renda ragione en lo dì del gudisio; (37) per le parole tue tu serai asuldito (sic) over condennato. Die saver ch’el non è alcuno peccato se l’u[o]m o n’è gramo 2 et metassene en colpa et s’el può si ne fa penitencia, che Dio non ge 20 lo perdoni. M a pertanto dise Christo che lo peccato contra lo Spirito Sancto non firà perdonado, che muore briga è an luj ensire di quel peccato che di negun altro, linde sapia che l’omo pecca alguna fiada per ignorancia, si come quando elio crede fa r ben et elio fa mal, et cotal peccato fi dito contra lo Piolo, e questo peccato fi remetuto lie- 25 veniente. Alcuna fiata pecca l’omo per ftivolenca3 over per gran paura, si co tal fiata fa la femena per gran paura del marito over la per­ sona cum gran tentation a la quale ella non sa contrariare. E questo peccato fi appellato et dito peccato contra lo Pare. E altrosì questo peccato Dio si rimete lievemente. Alcuna fiata pecca l’omo per m ali- 30 eia, sicome in la fiata la persona che fa un male et porave leve­ mente astenirsse, ma per grande soa malicia si lo vote p u r chonplire. Cotal peccato si fi dito contra lo Spirito Sancto, e questo peccato cum maor briga Dio perdona. L u fi dito solamente peccato en lo Spirito Sancto quando (f. 31r) l’huomo muore et non se voi pentire 36 nè dire soa colpa e cossi muore. Et cotal peccato Dio non reme­ terá mai. 1 (Opinione diffusa nel medio evo e connessa con la leggenda provenzale di S. Marta, Altri, come Ugo da S. Caro, chiamavano « Stella » questa fan­ tesca. A. V.). 2 ms. ... se lumo negrame ... 3 ms. fHulenga.

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DIATESSARON VENETO

Luca, in la Assumptione de la Vergette Maria. Ga: LVI. (Lue. 10, 38) Andando Yhesu entrò en uno castello e una femena la qual havea nome Martha lo rigevè in caxa soa. (39) Et questa havea sorore che havea nome Maria e stagando Yhesu in l’arbergo de 5 queste do sorore, Maria sedeva a li pie de Yhesu et aidiva le so parole. (40) Martha si aprestava de mangar et havea molta soligitudene Unde vene ella a lui et disseli: « Misser, ià non ai tu cura che mia sorore mi lassa sola ministrare; dille, misser, ch’ella m’aida ». (41) E Yhesu rispoxe et disse a lei: « Martha, Martha, io tu è solidità et turbi da molte cosse.1 Sapi che una cossa è neces­ saria et bisogna:2 Maria ha le to 3 la meior parte, la quale non li serà toluta. Queste due sorore significa due vite et muodi de viver. Marta significa la vita attiva per la quale l’uomo in questo mundo serve 15 al proxim o sicome è in vestire puovri e d arli de mancare e fare altre ovre de pietade, le quali non farà logo di fare in Paradixo che non serà alcuna indigentia et povrità. E a fare tno queste cosse si è con briga et cinti fadiga del corpo; ma ben è con molto merito. M a ria significa la vita contemplativa et solitaria, sicome è leger et 2 0 orare et amare Dio e ’l proximo nostro, lo desiderio de vita eterna et astraerli de le cosse mondane et atendere solamente a le cosse cele­ stiale. Questo muodo de viver si è senga fatiga del corpo et è grande se(r)gurtade et dolgega et miore asai che quello di Martha. Unde Ghristo disse che M aria avea dieta la optima parte, ma ampoi la 25 vita de Martha si cometica in questo muodo et en Paradixo, si è conplita et intriega, nè mai non se finirà. Matho, en la terca domenega de l’Avento Ga: L V II (Matth. 11, 2) Fagando Yhesu molti miracoli, Qoani Baptista (f. 3 lv) seando en fe r i4 et aldando le ovre de Ghristo mandò duo soi discipuli a 30 Yhesu (3) e manda i a dire così: « È tu quei che de’ vinire au aspetamo nui un a ltr o ? » (Lue. 7,21). E Yhesu enangi a quelli messi de Qoani curava molti infermi de diversse infirmila e sanava endemoniati. E a molti giechi donà la luge. (Matth. 11, 4) E poi gò respoxe ai messi de Qoane e disse i: * Tornate a Qoani e diseli 35 (5) che li gechi vegono, et li goti vano et li levroxi si mondano, li surdi aldeno, i morti r[es]usitano et li povri predicano (6) e beado colui che non se scandaligarà in mi ». (7) Andando eli a 1 >.. et turbaris erga plurim a. 2 ma. bisogno. 3 ... elegit ... 4 ms. ferie. I l copista non ha capito il significato della parola feri che tra­ duce il latino in vinculis e ha creduto di dover correggere in ferie.

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TESTO FF. 31r-32r

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Çovane, començô Yhesu a dire a le çente che stavan dinançi, de Çoani: «C h e se’ vuy ens(ev)iti en lo deserto andare?1 Sete voi andati a veder una cana che muove lo vento? (8) Au que sete vuj andati a vedere in lo deserto? Homo vestito delicatamente? Quelli che se vesten delicatamente stano in la corte de li re. (9) Che sete b voi andati a veder? propheta? lo vi digo che Elio è piu che pro­ pheta; (10) questo è quello del qual è scrilo: — Io mando l’ançolo mio enançi la toa faça a prestar la via enançi ti. — (11) In veritade ve digo che entra li fìoli de le femene nesuno è nasuto maor de luj, et per amor di çô quello ch’è menore en lo regno de[l] io çielo è maor de Çoani Baptista. (12) Da li dì de Çoane Baptista lo regno del çielo fia abiu per força, e i forti et li virtuosi si ’1 prendeno. (18) La lege et li propheti de chi a Çuani2 (14) et se voi volete aidire et reçever quel che digo, io ve digo ch’elo [è] Helia che de’ venire. (15) Chi ha orechie de oldire olda (16) e chi asu- ib meiarà a questa generatione el sera similiante ai fanti che siedon nel merchato et digono a li egu ali:3 (17) — Noi avemo chantato et voi non havete saltato; noi ave[mo] dito lamentatione et pianti4 et voi non havete pianto. (18) Veg[n]uto è Çoani lo quale non mançava et non beveva, et voi diçete: elio è ende (f. 32r) mo- 20 niato. — (19) Yegnuto è lo Fiolo de l’homo lo qual mança et beve, et voi disete: — questo è homo devoratore et bevetore de vino et amico de peccatori. — Ma la sapientia è honorata de li suoi fìoli ». (20) E poi queste parole començô a fare desonore et exprobare le çitade en le qual elio havea fato miracoli asai e dixeva: 2 5 (21) « Guai a ti Coroçain, guai a ti Betsaida, che se ’1 fosse fato in Tiro et in Sidonia le vertudé et li miracoli ch’è fato en voi, elli haveraven fato penitentia in çiçilo 5 et en çenere. (22) Et per çô ve digo che Sidonia e Tiro meno male averave en lo dì del iudiçio che voi. (23) E tu Chafarnau tira tu exaitata de qui en 30 çielo? desfin a l’ inferno serai tracta. Se in Sodoma fosse fato le vertude et li miracoli ch’è fati in te, ella serave romasa en pie de chi al d e 6 d’anchoi, e non serave...7 (24) et per çô te digo in veritade che en lo di del iudiçio meno male averà Sodoma! 35 che ti » . 1 Quid existis in desertum videre. 2 Omnes enim prophetae et lex usque ad Iohannem prophetaverunt ... 3 ms. euangelij. 4 ms. plui. 5 ... in cilicio ... 0 ... usque in hanc diem. 7 Qui v ’e nel ms. una parola che non riesco a interpretare.

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DIATESSARON VENETO

E l fuò cinque gitade en le quale era et hàbundava en lo peccato de la sodomia, e queste era: Sodoma, Gomora, Adhema, Sóboìn et Segor. Bude per questo peccato Dio tute le abissò en lo tempo de Abraam e de Loth, e de go parla lo nostro Signor sovra, nel fato s de Qoani Baptista. Dovete saver ch'elio non dubitò de Christo per sie, ma per utilitade de li soi discipuli mostrò cli’el dubitasse, ago ch’etti andasseno a Ghristo et che Christo li amaistrasse et ch'etti l'avesseno per salvatore del mundo. Et de gò che dixe Yhesu che maore no nacque de femina de Qoani Baptista, el non s’intende 1 0 per gò che Christo non sia maor de Qoane, (et) perqò che Christo nasce de virgine. Et per gò che quando algun parla e dixe alcun fato, el non fi conpre(s)so en quei, ma è exceptato. En gò che questa gente dixeva male e de Quani e de Christo, apellando Christo bevardo et manduchatore e Qoani endemoniato si ne fi dato ad intendere io (f. 32v) che anche de li a ltri buoni sarà dito vilania. Bude volssi portare in page sapiando che Dio enpergò relasa le lengue de i rei degitori a d ir male de boni, che se etti (non) bavera alcuna rugene en le anime, i rei con le loro lingue la foie via, si cum si fae del ferro la rugine cum la lima. E go avene a li boni s’eli ano pagien» tia. De gò che Ghristo dige : — L i forti prendono lo regno gelestiale, — sì ne dà. Etto ad intendere che vita eterna non si può haver per niente, ma fa mestiero durare fredo et caldo, fame et sede, chi vote haverla. Enstesso Ghristo Yhesu non Vare de don. Lucha (10,1). Ca. L V III Poi go Yhesu fè et desegnò . lx x ij. 25 discipuli et mandoli a duo a dui per quelle contrade e gitade a le qual elio voleva poi andare, (2) e disse i: « Molta è la medesone e pochi li lavoranti, onde pregate lo Signore de la metigone, che mandi ovre a li campi. (3) Andate, io vi mando si come pecor(s)ele intra li lovi; (4) non portate en la via sacho, nè scarssela, so nè calcari, e nesuno non salutate per la via. (5) In qualunque caxa voi entrarè, dixè: — Paxe a questa caxa; — (6) et se vi sera dentro 1 (et) li fìoli de page, la page vostra si repossarà sovra questa caxa, e se non, la page tornerà a voi. (7) State en la caxa a la quale vuj declinate et manducate de quel ch’aino (sic); degno è lo mer35 cenaro de la soa mergè. Non andate de '’axa in caxa, (9) curate li infermi che sono in quella e direte a loro: — In voi si è aproximado lo regno de Dio. — Et in qualunca gitade vui entrarete, s’ei non ve regeveno, QMatlh. 10, 14) ensì fuora de quella citade, et etiandio la poi ver de li pie vostri scutete en testimonianga de 40 quella gente. {Lue. 10, 11) Ma ampoi vi digo che lo regno de Dio 1 Qui c’è nel ms. la parola dengo, di cui non riesco a capire il significato.

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TESTO FF. 32r-33v

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si aproxim ará.1 (12) E a voi digo che eti lo dì del iudigio meno male averà Sodoma et Gomora che quelli de quella gita. Lucha (IO, 17) Ga: L V IIII. Turnano poi algún tempo questi .lx x ij. cum grande alegrega e disevano: « Misser, etiandio i demonij (f. 33r) en lo to nome ne obedisse ». (18) E Yhesu disse: « Io vidi Satanas chager de gielo sicome un sfiangixo; (19) dato v’abo po­ destà de chalchar sovra li serpenti e sovra li scorpioni, e podestade sovra ogne vertude del demonio e non porano alguna cossa, (20) ma per gò non v’alegrate nè exultate che i spiriti v’è obedi[en]ti et sotoposti: ma alegravi piu de gò che vostri nome è seri ti en lo libro de la vita ». (21a) In questa hora medesima Yhesu se allegrò en spirito e disse: Mathio . x x . en la vigilia de la Senssa (Matth. 11,25) Ga: LX. « Gratie referisco a ti Pare misser de gielo e de la terra, che tu ai ascosto queste cosse ai savij et a li prudenti; ense (s ic )2 mani­ festi a questi pigoli. (26) Cossi fai tu, Pare, im periò che cussi t’è plaxeslo. (27) Lo Pare mio me à dato ogna cossa en balia et nesuno cognosse Dio Pare se non lo Fiolo, e lo Fiolo negun cognosce se no lo Pare. (28) Vegnile a mi tuti voi che sete fatigati e chargati, e io vi darò riposo et cossolamento : (29) tollè lo mio iugo sovra di voi et imprendete da mi ch’ io son húmele e manssueto de core, e cossi trovare riposso a le anime vostre. (30) E1 iugo mio si è suave, el peso mio si è lesero ». Mostra Ghristo che nui devemo referire gratie al Dio de tuti i beni et gratie ch’el ne dà, e referando gratie de qò al Dio, el ne conservará quel bene ch'el n'à dato et durane de l’altro. E dane ad intender che di quello che Dio fa noi devemo creder qu’ello è per lo meio, et non dovemo volere gerchare nè inquiriré perqué Dio faga quello ch’el fa ; si ne mostra anchora che en le cosse del mondo si è fatiga e briga, ma en lo servixio de Dio, quanto a l’anima si è riposo. Lucha {Matth. 12, 1) Ca: LX I. Andava Yhesu un sabato per li campi et li soi discipuli, avendo fame, si comengò a tore de le spige et fregarle in le man et m anducavate (2) e li Farissei (f. 33v) vegendo questo diseno a Yhesu: « Ecco che i discipuli toi fano quello che non è libito a loro di fare en sabato ». (3) E Yhesu li disse: « Non ha vete vui legiuto quello che fexe Davit quando elio bave fame, et quelli ch’eran con elio (4) entrò en la caxa de Dio et mango lo pane consegrato, lo qual non magnava se no li pre-

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1 In Luca 10,11 queste ultime parole non sono dette da Cristo, ma Egli ordina ai discepoli di dirle. 2 ... et revelasti ea parvulis ...

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DIATESSABON VENETO

vedi, et non ¡era ligito nè a luj nè a quelli che erano con lui de mancare? (5) Au non havè1 leto en la lege che li prevedi en lo tempio violano (en) lo di del sabado et non pecca(va)no? (6) Io vi dico che qui è maiore del tempio (7) et s ì voi savesse che è a dire: — io voi misericordia et non sacrifìcio — vui non havesse mai condemnato ¡nolenti: (Marc. 2, 27) lo sabato è fato per utilitade de l’homo et non Tomo per utilitade del sabado. (28) El Fiolo de l'ho ino si è etiandio signore del sabado ». Mostra Ghristo che in neccesitade molte cosse è libito di fare che non serave, e che p iu plase a Dio la misericordia che la supersti(n)tione, el che le cosse en facte che l’omo le usi quando e’ li fa mestiero. Secundum Lucham (Matlh. 12, 9) Ca: L X II. En queste parole, entrò en la Sinagoga (10) et vene lì uno che haveva la mano seccha, et disse li Farisei: « È ligito curare en lo dì del sabato?» E dise­ valo agio ch’eli lo poteseno accusare. (11) Et elio respoxe: « Chi è de vui che hebia una pegora et se eia cage in lo pogo lo dì del sabado che elio no vada a tuorla fuora? Quanto è migiore Torno che la pecora: donqua è ligita cossa di fare bene en le feste ». (13) E dite queste parole, disse a l’ infermo: « Distendi la mano toa », et elio distexe la mano soa et encontenente eia fuò sana si come iera l’oltra. (14) Ensì li Farisei fuora e fe’ conseio corno lo potesseno prendere et algidere. (15) Iesu saputo giò, se partì de lie e molti infermi li andò driedo e elio a tuli de’ (f. 34r) sanitade (16) et comandò loro che non lo manifestasene. Mostra Ghristo ch’elo è buono, tal fiada, dare luogo a V ira et torssi de lo luogo, et che i rei homini sempre gerchano caxone contra li buoni, et che fare buone ovre et de pietade non è lavoriero che displaga a Dio en alcuna festa. Luca Domenega de la Setuagesima (Lue. 8, 4) Ca. LX1II. Cum multa gente venisse a Yhesu et de molte gitadi si congregasseno per aldirlo predicare, elio propono (sic) questa simililudene e disse: (5) « Ensì lo seminatore a seminar la soa semenga, et seminando lui, altra de la semenga cagè apreso la via et li auxeli del gielo la mangiaro, (6) et altra quadete en su le piere et nasceo, ma per gò che questa semenga non avè humore, sechose; (7) et altra chadè entro le spine, et le spine nascerò cum questa inseme et si la suffochoe ; (8) et altra quadè in la bona terra et nascè et rendè gento tanto ». E digando gò clamava: « Chi ha orecchie da oldire si old à». (9) E dita sta parola li disipuli lo domandoro: « Misser, enseniage 1 ms. hauo.

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TESTO FF. 33V-34Y

che entendimento anno queste parole » - 1 (IO) E Yhesu li disse: « A voi è dato a cognoscere lo m inisterio2 [de] lo regno de Dio avertamentre, ma a li altri homini in parabole et soto similitudene et in obscuritade, sì che vegando non vegian et aldando non alda, (11) ma questo si è lo intendimento de le parabole mie: — La semenga si è la parabola3 de Dio: (12) quella che cagè aprovo la via si è quelli che alde la parola mia, ma vien lo demonio e toiala de cuor agio ch’e lli4 non crega et non regeva salute de l’anima. (13) Quella che cagè sovra le piere si è quelli che alde cum alegrega la parola de Dio, ma a tempo crede et a tempo non crede. Unde non à lì radige et tosto si secca. (14) Quella che cagè en le spine si significa quelli che alde la predicatione, ma per le soligitudine (f. 34v) tem­ porali e per le recliege e per li deleti carnali ch’eli sege non frutifica la parola de Dio nei soi cuori, (lo) Quella che cagè in la terra bona si significa quelli li qual alde cum desiderio et cum mundo cuore e à pagientia en le tribulation, et en le temptatione sue et fa fruto en so tempo. Parlava Nostro Signore in parabole et per similitudene agio che quei che5 no eran degni non l’i[n]tendeseno e non desprexiase le sue parole, et agio che li buoni poteseno meio tener a memoria quel che diseva, e per caxone che munga era en quella contrada de parlare per similitudene. Le richece si è asimiliate a le spine impergò che le pungono la mente nostra per molte soligitudene aquistándole et de molto pensiero guardandole, et in molto dolore perdandole. Unde chi voi page non meta lo cuor in esse, ma melalo en Dio et seranne signore et non servo d'esse. Matheo, domenega . iiij . poi Votava de Pifania (Matt. 13, 24). Ca. LX1V. Un’altra parabola inproponè e disse Yhesu: « Snidante è lo regno del gielo a l’homo che semena la bona semenga en lo campo suo (25) et dormando vene lo suo nemigo et sovra seminò gigania e partisse. (26) Cresiuta questa semenga et fato lo grano, aparsse la gigania con esso lo tormento (27) e vegiuto giò li servi de questo homo venero a lui e disse i: — Non seminasti tu, misser, bona semenga en lo campo tuo? unde è adunque vegnuto questo loio ? — (28) E dise i lo pare de la fameia: — Lo nimico de l’homo à fato ciò. — E respuoxe li servi: — Voi tu, messer, che nui an1 ... quae esset haec parabola. 2 ... mysterium. 3 ... semen est verbum Dei ... 4 ms. elio. 6 Nel ms. qui seguono le parole eran de fe con puntini sottoposti indicanti cancellatura. Diatessaron volgare.

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DIATESSARON VENETO

diamo et chavaimo fuora questa herba ria? — (29) E lo segnore disse : — Non voio, agio che voiando voi deschavare la gigania non discavassate lo formento, (30) ma lasate cresere l’uno et Poltro de chi al tempo de la medegione, et in quella fiada io dirò: Toì en­ ti prima la gigania et ligela et brusela; lo formento recogen (f. 35r) et metelo en lo mio granaro — ». Mostra Christo en questa par[ab]ola che lo bene et la gratia si è da Dio, ma lo peccato et li m ali vieti dal demonio. Et altrosì per negligentia de pastori molti mali nasceno. E dane ad intendere che io alcuna fiata si voi sustenir li rei, agio che li buoni non abian scandalo. Dane altrosì amaistramento che Dio cognosce li buoni et li rei, ma non punisse adesso li rei che forssi domane o posdomane elli si castigarano. Et altrosì li rei et à ben et utilitade de buoni. Matheo (13, 31). Ca. LXV. Un’altra parola li disse e fu cotal i5 semeiente: « Semeliente è lo regno del giello al gránelo del sinapio, lo quale l’uomo semina en lo so campo. (32) Questo è m i­ nimo entra tute le altre semente, ma cresendo el devien maore entra tute le altre herbe da mangare et cresce sì che li auseli sta en li suo rami ». 2o Dane ad intendere Christo che la parola de Dio pigola p a r mo e despecta, ma se l’uomo Tampone e piantala en lo suo core eia cresce et deventa grande et viene Vauseli del gielo et habita en lo cuore di quello e menalo en vita eterna. Matheo (13, 33). Ca. LX V I. Un’altra parabola li disse: « Simiente 25 è lo regno del gielo a lo levamento lo quale tolle la femena et metelo en la farina, lo quale levamento è pigolo et alieva una grande quantitade di pasta ». Luca, domenega . x i i j . p oi la Trinità {Lue. 10, 23). Ca. LX V II. Et disse Yhesu ai suoi discepoli: « Beati li occhi che vedeno quelle so cosse che voi vedete: (24) digove in veritade che molti re et propheti volsseno vedere quello che voi vedete che noi vedete1 et che volsseno aldir quello che voi aldite che non aldio ». (25) E digando Yhesu giò, un savio de la lege si levò su voiando lui temptare e disse: « Maistro, che fagando poravi io posseder vita eterna? » (26) E 35 Yhesu li disse: «C h e è scrito en la lege? et corno legi tu ? » (f. 35v) (27) E lo savio respuoxe: «A m arai Dio cum tuto el cuore et cum tuta l’anima et con tuta la mente, e ’1 proximo to come te medesimo». (28) E Yhesu disse: « Dritamente ai resposto: fa gio et haverai vita ». (29) El savio voiando justificare se me· 1 ... voluerunt videre quae vos videtis et non viderunt. Par quindi error di copista per vedé.

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TESTO FF. 34v-36r

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desimo, disse a Yhesu: «C h i è mio proxim o?» (30) E Yhesu guardando in giello sì disse: « Uno homo desmontava de Yerusalem et andava in lerieho, et andando lu ehagè en mano de li laroni, et li ladroni lo despoiò et emplagoe et lasolo, quasi per morto e pariirosi. (31) Avene che un prevede passava per la via e vegiuto 5 questo, passò via senga visitarlo et non li diede [en] alguna cossa aiuto. (32) Altresì un gacano passà per quel luogo e vegando, similiantemente lo lassò stare. (33) Un Samaritano, goè a dire un homo mondano, andava per quel luogo e veguto questo enfermo mossessi a misericordia (34) et vene ad elio e lavò i le plage de io vino e de olio e legali le plage e poselo en su lo cavai suo e dusseto ad uno albergo et avene cura. (35) E l’altro die diede due denari a l’albergatore et disse i: — Abi cura de questo enfermo, et gò che tu li farai piu, io te renderò quando io tornerò. — (36) E, disse Yhesu, qual ti pare che sia stato proximo di questi tre a io quello che ven e1 en le mani de’ lad ron i?» (37) E respuoxe lo savio: « Quel che i fe misericordia ». E dise i Yhesu: « Va tu et fa simeiantemente ». Secundum Matheum (13, 44). Ca. LXV1II. Semeiente è lo regno del gielo al thesauro nascosso nel campo, lo quale quando l’orno lo trova 2 0 el va e ’1vende tuto quello ch’eli hae et per grande alegrega va et com­ pra quel campo. (45) Ancora è simientre lo regno del gielo a l’homo merchadante che gercha le buone margarite, (46) e trovata pregioxa margarita va et vende, ciò che elio ha et si la conpra. (f. 36r) (47) Ancora è simigente lo regno del gielo a la rete che fi metuta 25 en mare en la quale si congrega d’oni generation de pesce (48) la quale quando el’ è piena eli la tirano en la riva et li grandi et li buoni si mete en lo suo vassello et li rei geta via. (49) Cossi firà en la fin del mondo, che li angeli andarano et partirano i rei de li buoni (50) e meterà i en lo chamino del fuogo e lì sera pianto 30 e stridor de denti. (51) Avete voi entenduto tute queste cosse? Et ei disseno: Sì. (52) E Yhesu li disse: « Enpergò ogni scriba savio è simigiante a lo pare de la fameia, lo qual proferisse del suo thesoro cosse novele et vere ». (53) E finite queste parole partisse Yhesu (54) et vene en la gitade, goè en Nagareth, et entrò en la 35 Sinagoga et amaistrali sì ch’elli si maraveiava de le sue2 parole e disevano: « Unde ha questa sapientia e unde fa lui queste virtude? (55) Non è elio fid o del fabro? Non fi dita la mare soa Maria et li soi fratelli Iacomo e Ioseph e Simone et Iudas (56) e 1 ms. veni, 2 ms. suo.

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DIATESSARON VENETO

le sue sorore non è ’Ile tute apresso de v o i? 1 Unde à elio donqua sapientia? » (57) Et liavean scandalo de lui. E Yhesu l i 2 disse: « Nesun propheta è senga honore se non en la patria soa et en la caxa soa ». (58) Et non fe’ in quel luogo molti miracoli per la s encrudelitade (sic) luor. E l regno del giello alcuna fiata si nasconde, significa vita eterna. Unde tanto è a dire: — simientre è lo regno del gielo al thesauro abscosso en lo campo — cum a dire: — cussi fate vui. — De’ far l’uomo e la femina per guadagnare vita eterna, con el farave per io trovare algun grande thesauro ch'el savesse che fosse nascosso en 10 campo e assai p iu ; che en vita eterna, con dixe Sanato Angustino, non serave enfermitade, desplasere, povritade nè de’ servi (sic) re­ cherà nè morte, servitute nè gravega. E saria tanta consolation el alegrega che se iel non devese (f. 36v) se non solamente una hora, 15 noi per star Vie pur una hora dovremo lassare le consolatione de d ixi m ilia anni. Alcuna fiada lo regno del giello significa la glesia sancta. Unde tanto è a dire: — simientre è lo regno del gielo a la rete che fi gitata en lo mare — cum a d ir: — cussi si fa enchoi en la desia de 20 Dio — cussi fa en la rete che pia el pesce3 che si coti en la rete lo pescador p ia boni et rei pesci, ma quando l’à Irato a terra et gercha 11 buoni e mete i in la gesta over en la nave, et li rei et pigoli buta via over in aqua, cussi fa mo Christo in la Sancta Glesia e farà i en lo dì del iudigio mo e ogno homo che vole venire a la fè si fi 25 regevuto. M a a vita eterna solamentre i buoni entrano. Alcuìia fiata lo regno del gielo fi apellato la fè over la parola de Dio, an Cristo enstesso. Unde tanto è a dire: — lo regno del gielo è simigentre al grano del sinapo, au a lo levamento, — si con è a dire : — cussi è adivegnù de Christo come del grano del sinauro (sic) che apare p i30 goto — per amor de ciò elo è cresii e fato grande en lo cuor del fe­ dele et en li soi ram i li sancii homini et le sarete done repausan. E altresi la parola de Dio reponuta en li nostri [cuori] e piantata si fa che li angeli en li nostri [cuori] si riposano. E altresì si cum lo levamento tuta la pasta leva et tra a la soa natura, cossi e la 35 fè cum le ovre bone l’anima muta et leva a vita eterna. Mathio (14, 1). Ga. GXÌX. En quel tempo Herodes tetrarcha fiol de l’altro Herodes aldi la nomenanga de Yhesu (2) e disea: « Qoane Batista è resuscitato da morte et enpergò vertude si fa per elio ». [Marc. 6, 15) Altri diseva ch’elio era Helia. Altri disea ch’elio era pro1 ... apud nos. 2 ms. le. 3 Qui nel ms. son ripetute le parole: che si con la rete che pia el pesce...

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TESTO FF. 36r-37v

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pheta e quasi un de’ propheti. (16) Herodes aldando gò dise: « Qoani che io [ò] decolato è resusilato ». (17) Herodes rnandoe et prese Qoani et legolo et misello en carcere per Herodiada. muger de Phylippo so frare, lo quale havea menata (f. 37r) per soa muger, (18) che Qoane diseva ad Herodes: «N o n t’è Iigito haver la muger del to fradelo » (19) e pergò Herodia[de] l’odiava e volevalo algider, ma ella non podeva (Matth. 14, 5) per gò ch’eia temeva del popolo el qual l’aveva sì con propheta. {Marc. 6, 20) Simientemente He­ rodes lo voleva algidere, ma temeva Qoane, sapiando che elio era homo sancto e iusto et havevalo en reverentia. E a lo so dito molte cosse faseva e voluntiera l’aldiva(no). (21) E vegnuto lo dì de la nativitate soa, Herodes fè gran gena a pringipi e tribuni et a li nobeli e grandi de Galilea (22) et entra la fiola de Herodia (sic) e saltò enangi ’li e siando plasù molto ad Herodes et a tuti quei che sedean, lo re disse a la fante: «Dom anda gò che tu voi et io te ’1 daroe, (23) etiandio la mitade del mio regno ». (24) La fantina andò a la mare e disse i: «C h e demanderò io ? » Et la mare disse: « El cavo de Qoane Baptista ». (25) Et entratala fan­ tina cum frega al re domanda e disse: « Voio che viagamente tu me dij lo cavo de Qoane Baptista sul desco ». (26) E lo re fuò con­ tristato, ma per lo sag[r]amento e per color che manducavan cum elio, non la volsse contristare, (27) unde rnandoe lo becharo e comandoe ch’el flesse decolato e portato lo cavo de Qoane sul desco e decapitalo en le presone (28) e fé venir lo cavo sul desco e deio a la fante e la fante dè a soa mare. (29) Al dito gò li soi discipuli veneno e tolsse lo corpo e sepelilo. Mathio (14, 12). Ga. LX X . Uldito venero li discipoli de Qoane a Yhesu e disseli sto fato (13) e Yhesu aldito gò partissi dende et entrò en una navicala e andoe lungi, en uno logo deserto e la gente aldito ch’elo era partito et andava via, andarli dredo a pei [de] le suo gita; (14) e vene Yhesu e veguta la moltitudene misericordiò a lor, unde sanò tuti e soi enfermi. (15) E fato vespero venero li soi discipuli ad elio e disseli: « Misser, e[l] luogo è de­ serto et la hora (f. 37v) del inaiar passa. Lassa ormai la gente che vada per le gitade e per li casteli che erano visini et comprar de mangiare ». Sebundum lohannem (6, 5). Ga. L X X l. E Iesu levati i suoi ochi e vegù che maxima moltitudine era vegnuto ad elio, disse a Philipo: «U n d e conprareino pane noi, che questa gente manducha?» (6) Questo diseva Yhesu tentandolo, che elio savea bene quel che elio dovea fare. (7) E Filippo respuoxe: « Duxento soldi de pane non li bastarave, etiandio a haverne et darne puocho per homo »

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io

io

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DIATESSARON VENETO

(8) E disse i uno de’ discipuii soi, gò fu Andrea fratelo de Piero: (9) « Eli è qui un fantino, lo quale ha ginque pani b% orgo e due pessi, ma(e) che è gò entra tanta multitudene? » (10) E disse Yhesu: « Fae asectare ». Et in quel luogo era feno asai che el era apresso lo dì de Pasca e metessi a s(c)edere circha cinque milia homini, senga le femene et li fanti. (11) E tollè Yhesu li pani e referì grafie et diè a li discipuii soi, e li discipuii dava al povolo quanto elli volevan mangiare. (12) Siando pascuti, dise a li discipuii: «T o llè le spegadure che soperchiano ago qu’elle non periscano ». (18) Arecoiero costor lo superclio et implero . x i j . co(n)fini del superfluo de . v . pani d’orgo e de due pesce. (14) Cheli homeni veguto sto miracolo che havea fato Yhesu disean: « Questo è veramente quello propheta che de’ venir in lo mundo ». (15) E cognoscando Yhesu che la gente voleva venire a farlo suo re andò ancora e fugì en un monteselo [che] era ivj. (Matth. 4, 22) E comanda Yhesu a li discipoli soi che entrasseno in nave e andasseno enangi ultra quel luogo. Secundum Marcum (Mattli. 14, 26). Ca.. L X X II. Entrà li discipuii en la navisela e fieva 1 molto feria e malmenata da le unde, die lo vento era contrario; (25) e gireha la quarta vigilia de la note vene Yhesu a li discipoli sovra lo mare senga nave (f. 38r) (26) e veg(n)andolo andare sovra io mare, temè e conturbosse, e diseano: « Ell’è uno fantasma». E per gran temor cridano (27) et Yhesu parlà a loro e disse: « Habiè baldega, io son esso; non vi temete ». (28) Respoxe Petro e disse: « Misser, sé tu esso, comanda ch’io vegna a ti sovra l’aqua». (29) E disse Yhesu: « Veni ». E ensì Petro de la nave e andava sovra l’aqua, ago qu’el vegnisse a Yhesu, (30) ma vegando Piero lo vento grandissimo temè sse e comengando andar solo clamoe e disse: « Misser, salvarne ». (31) Et incontenente Yhesu porse la mano e tenelo e disse i: « D i poccha fè, perquè dubitasti? » (32) E montato Yhesu en la nave, cessò lo vento. (33) Quelli che eran en la navicula venero ad elio e adoralo digando: « En veritade tu è fiol de Dio » (34) E passato quel mar veneno en la terra de Genesareth. (35) E saputolo li ornimi de quella contrada mena i tuti l’infermi (36) e prega vaio... che elio lasasse almeno tochare l’orlo de’ soa vestimenta e tuti queli che la tocharon fati fo sani. Qoane (Ioh . 6, 22). Ca. L X X III. L ’altro die la gente che eran ultra lo lago videro che altra nave non era vegnù se non lina, e che Yhesu non era entrato en la nave con li discipuii, ma li disci­ poli erano andati soli (23) et altre nave vegliano da Tiberiade che è apresso lo logo ’ ve ei haveano mangiato lo pane. (24) Muntano 1 Parola d’incerta lettura.

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TESTO FF. 37v-39r

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en le nave e venero a Cliafarnau gerchando Yhesu (25) e trovarlo ultra lo lago; disse i: « Maislro, quando vegnisti q u a ? » (26) E disse Yhesu a loro: « I n veritade vi digo che voi mi domandate non perqué voi habiè veguti miracoli, ma perquè ave mangato de li pani e sete saturati. (27) Fate non quello gibo che perisse ma gibi che dura en vita eterna, lo quale vi darà lo fio! de l’homo : questo lo Pare a mostrau Dio ». (f. 38v). (28) E color disseno ad elio: « Che faremo nui ago che nui fagamo le ovre de Dio? » (29) Respuoxe Yhesu e disse: « Questa è la ovra de Dio, che vui cregate en quello lo quale elio m andò». (30) Et elli disseno: « Che significa 1 tu che nui te cregamo? che fai tu? (31) Li nostri pari man­ ducano la mana nel deserto, si con disse la scriptura: — pane de gielo ge de’ manducare — ». (32) E Yhesu ge disse: « En veritade ve digo, non Moisè vi diede lo pane del giello, ma lo Pare mio vi dà pane veraxe de gielo, (33) ch’è pane de Dio, e quello che desmonta de giello e dà vita al mondo ». (34) E quelli disseno: « Misser, dane sempre de questo pane». (35) E Yhesu li disse: « l o son pane de vita; chi viene a mi non haverà fame et chi crede in mi non baverà mai sede, (36) ma io ve l’ ago dito: — voi m’avete vegù et non m’avete cregù. — (37) Ogna 2 ch’el Pare me à dato vignirà a mie e quello che vinirà a mi io no ’ 1 cagerò fuora (38) percò che io sono desmontato de gielo non per fare la voluntade mia, ma la voluntade del Pare mio che mi mandò, (39) e la voluntade de quello che me [à] mandato si è che neuna cossa la quale m’ebia dato non perda, ma resuscitala en lo die novisimo. (40) Questa è per gerto la voluntade del Pare mio che mi mandò, ch’ogno homo lo quale vede lo Fiol de l’homo et crede in elio habia vita eterna: e io lo resuscitarò en lo dì novisimo ». (41) Li Qudei murmurigavan de gò ch’elo havea dito: — lo son pane lo quale son desmontato de gielo — (42) e diseano : « Non è costui fiol de losep che nui cognoscemo lo pare e la mare? Cum disse elio dunqua: — Io son desmontato de cielo? — » (43) E Yhesu respoxe e disse: « Non murmurigate ensembre: (44) nesuno può venire a mi se ’1 Pare mio lo qual m’a mandato no ’1 trage; io lo resuscitarò en lo dì novi­ simo. (45) E l’è scripto en li Propheti: — tuti serà maistrati de Dio. (f. 39r). — 3 Ogno omo che alde dal pare et enprende vene a mie. (46) Non per zo che alguno abia vegudo lo pare. (47) In ve1 (q u o d

ergo tu fa cis s ig n u m ;

sign u m facis tu

codici dell’antica versione latina:

5

io

15

»>

&

so

ss

q u od ergo

A. V.).

2 Om ne quod d a t m ih i P a t e r . . . 3 Da questo punto in poi, spesso i p sono sostituiti da z. Sembra che il lavoro sia stato continuato da altro copista, (quantunque la mano di scrittura non pre-

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72

s

io

io

20

25

3o

35

DIATESSARON VENETO

ritade in veritade ve digo: — quei che crede en mi à vita eterna (48) e io sono pane de vita. — (49) I vostri panini mangiarino manna en deserto e sono morti. (50) Questo è pane che è desmontado del cielo e sse alcuno ne manzerà no morirà in eterno. (51) Io son pan v iv o 1 che desesi del §elo: (52) se alcuno mangerà de questo pane vivirá in eterno. E lo pane ch’io i darò si è la mia carne azò che ’1 mondo abia vita. (53) Te[n]zonavano insenbre i Zudei e deseano: « En que modo ne po2 dare questo la carne sua a manzare? » (54). E disse allora Yesu: « In veritade, in veritade ve digo: — Se vui non ma[n]zarete la carne del Fiol de lo homo e beverete lo suo sangue, voi non averete vita en voi. (55) Quel che manca la mia carne e beve lo mio sangue à vita eterna e io lo resusiterò en lo novissimo die. (56) La mia carne è veramente cibo e lo mio sangue è verace bevere. (57) Quello che mangia la mia carne e beve lo mio sangue permane en me e io en lui. (58) Si come m’à mandato el Pare de vita, così io vivo per elio: e chi manduca me vive per mi. (59) Questo è el pane d i’è desenduto del celo: no en cotaì modo mangiare» i vostri pari en lo deserto manna e son morti, e chi manduca questo pane viverà in eterno — ». (60) Questo disse Yesu ne la Sinagoga predicando el sabado en Capharnau. (61) E molti di desipoli suoi disseron: «D u re son queste parole: chi le può aid ire?» (62) E cognosando Yesu che i discipoli soi mormoravano de zò, disse a lloro: «Q uesto ve scandeleza? (63) Se vuj vederete lo Fiol de io homo montare ove elio era enanze? (64) El spirito vivifica, la carne no zova alcuna cosa: le parole che io v’ò par­ late è spirito e vita. (65) Ma de voi è qui en questo luogo alquanti che no credono ». Elio savea dal comenzamento chi e(f. 39v)ra fedele e chi lo dovea tradire. (66) E disea: « P e r zò v’ò io ditto: — Nessuno no po vegnire a me s’el non è dal Pare m io — ». (67) E per zò molti de’ soi descepoli s’en partì e no andavano con Yesu. (68) Unde elio disse alli dodesi descipoli: « Anche voi no ve ne volite voi andare?» (69) Respose Simon Pero: « Misser anche3 anderemo noi? Tu ài parole de vita eterna. (70) Se’ Christo· fiol de Dio ». (71) Respose Yesu: « N one3 abo io ellecti voi dodese? e uno de voj si è diavolo ». (72) Elio disea de luda Scariotho, lo quale lo dovea tradire et era uno di dodese. senti notevoli diversità)Jpiù scorretto o negligente. Troviamo anche qualche he in luogo di che, raddoppiate spesso le consonanti iniziali (sse perse, Ili per H e cc.) e anche le interne. Non c’è più traccia di cediglia, quindi io non la uso più. 1 ms. p a n i vin o (che può anche leggersi v iv o ). 3 ... D o m in e ad quem ib im n s ?... 3 ... N o n n e ego vo s duodecim e le g iì...

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TESTO FF. 39r-40r

E x po sitio k. en te n d e va n o e

i

lu d e i

p a r la v a mo

in

E

Ili

In d e i

credeano

en

Yesu,

em p erzò

c o r p o r a lm e n t e

d e la s o a c a r n e e d e s a c r if it io

de

Ili J u d e i

a lt a r e

lo

so

e

del

san gu e

e n v is ib e lm e n te

cred ea n o

cibo

et

lo

c o r p o r a le . q u a le

in

el

fo rm a

che '1 d is is s e d e d a r

G h ris to

n 'a de

v e r e che m o lt i s ’a p e lla v a n o d is c e p o li d i G h ris to ,

de

sto



d e i s e tta n ta d u i.

n om ero.

È

de

che C h r is t o

d e y tà , e m

t e r r a p e r zò ch e D i o he

Im m a n ità

e lio

n io ’ s i è i n

era

in

(sic)

in

era

che

en

ogni

no

zelo

5

di sa­

fo re

de

li

lu i n o era n o q u a n to

a lla

io

logo, e q u a n t o a l l a

t e r r a q u a n d o elio se p a r l a v a

lo s a c r ifit io

e

la s o a c a r n e s i

Q u e lli che se p a r t e n n o d a

sa vere

dado

pane

conio fi d a to la c a r n e d e l m a n z o a m a n g i a r e a l t i h o m in i. È

d o d ese,

no

le p a r o l e soe. I e s u p a r l a v a a s p ir it o e s p ir it u a lm e n t e ,

en ten d ea n o

d e v in o . E

no

73

c o n li l u d e i , e

d e l'a l t a r e c o m u n o e n te r r a , e tu ta h o r a è

col P a r e so e co li s o i S a n c t i e n zie lo .

La

a q u e s to e Ilo n o s t r o e n t e n d im e n t o s i

v o te

f é ' v o te v in c e r e a c re d e r e la s s a r

e

m e tte rlo

s o lo i

15

p i e d i d e G h risto .

(11, 37). Ca. LX X IV . E parlando elio, uno Phariseo lo pregò ch’elo maliziasse con lui. E Yesu andò a maliziar con esso. E sedendo a maliziar (38) e Ilo Fariseo en cor suo disea: — Como elio no à lavate le man ennanze cli’el desenasse? — (39) E Yesu li disse: «V o i Farisei mo lavale le scudelle e i calisi defora (f. 40r) e quello ch’è dentro da voi è pieno de rapina e de iniquitade. (40) Matti è quelli che lavano quel ch’è defora e no quel ch’è dentro. (41) Ma de quel che ve soperchia fatene lemosyna, e tutte cose ve seranno poi monde. (42). Ma guay a vuj, Farisei, che zim ate1 la menta e il’aneto e tutte le herbe, e lassate lo iuditio e Ila iusticia e ll’ammore de Dio. Questo fa mesterò far e quelle altre lassare » . 2 M a t h e o (15, 1). Ca. LX X V. Vene in quel tempo de Jerusalem Scribi e Farisei e disseli: (2) « Perchè rompe i toi discipoli le observanze e traditioni de l’antichi ch’ei no se lavano le mane quando mangiano lo p an e?» (3) E Yesu respose e disse: « E vui perchè passate i comandamenti de Dio per servare le vostre usanze? Dio à ditto: — (4) Honora lo to pare e Ila toa mare e chi maledirà lo pare o la mare fie morto. — (5) E voi disete: — Zascaun che dimo al pare 0 alla mare: qualuncha dono elio offerirà en lo tempio te zuverà. — (6) E no li lassate far ben al pare e alla mare e avete roto el comandamento de Dio con le vostre regole.3 (7) Bem profelè Luca

1 ... 2 ...

20

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q u ia decim atis m enth am et ru ta in et om ne h o lu s... haec o m n ia oportuit facere et illa n o n om ittere.

3 Periodo oscuro con probabili scorrezioni. Cfr. il testo latino: Vos autem d ic itis: Q uicum que d ix e r it p a t r i vel m a i r i:

M u n u s quodcutnque est ex m e tibi

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DIATESSARON VENETO

de voi Ysaya digando: — (8) Questo popolo coi llabri me honora ma lo cor so longe è da mi. (9) Senza utillitade me adora amaiestrando servare le usanze e i comandamenti de li homeni e no quelle cose che s’apartenono a Dio — ». (10) Clamò a ssì Yesu lo popolo e disse: «A ld i et intendi voj. (11) No insoza Tomo quello ke entra per la bocha, ma quel che esse de la bocha ensoza Tomo ». (12) En quella fiada i desipoli andorno a llui e diserli: « Satu che i Farisei oldendo queste parole sono scandalizati? » (13) E Yesu li disse: « Ogne pianta la quale no [à] plantado lo mio pare cele­ stiale si descaverà. (14) Lassali star, ch’i son zechi e menatori de ziechi. E1 zecho se guida lo zecho elli cazono trambi en te la fossa». (15) Respose Piero e diseli: «S ponine questa parola». (16) E Yesu disse: «S e te voi ancora voi senza entendimento. (17) Non entendete voi che tutto quello ch’entra nella bocha va in lo ventre e poi se manda fora? (18) Ma le cose che esse de la bocha si ven dal cor, e queste se enso(f. 40v)za Tomo. (19) E del [cor] si (r)esse i(n) rei pensieri, homicidij, adulterij, fornicationi, furti, false testimonianze, blasteme. (20) Queste cose ensoza lo homo, a manzar senza lavare le man no insoza lo homo ». N e s s u n o c ibo q u a n t o è d a s s ì n o f a m a l a lo h o m o n è a l l ’a n i m a , m a s e lo h o m o p a s s a d a m en to

lo m o d o d e l m a n g i a r o d e l f a c o n t r a el c o m a n ­

d e la d e s i a et m a n g i a n d o q u a n d o elio n o d e v e , a u q u e llo

che n o d ecesse s e n z a n e z e s s ita d e et lic e n tia

d i p r e la ti,

ben e

en soza

l ’a n i m a .

15, 21). Ca. L X X V I. Partissi Yesu de lì e vene in la contrada de Tyro et Sydonia: (22) echo che una femena Chananea venne drieto a Yesu clamando e digando: « Ahi misericordia de mi, miser fiolo de Davi. La mia fióla si sé conturbada malamente dal diavolo». (23) E elio no li respose parola. E venne i descipoli a elio e pregalo digando: « Misser, lassa andar questa femena che la ne clama driedo ». (24) Elo respose e disse: « I o no so mandado so no alle pecore che periano del povolo d’Isdrael ». (25) E quella venne e adorollo e disse: « Messer, alturiame ». (26) Respose Yesu e disse: «N o n è bono tore lo pane ai fioli e darlo ai’ i can i». (27) E quella disse: « Ben è vero, messer, ma li cani manducano de '.e fregine le quale cadeno de la mensa di segnori ». (28) En quella fiada respose Yesu e disse a ella: «Fem ena, grande ene la fede toa: abi così corno voi ». E in quella hora la soa fióla fo sanada. M a th eo ,

seconda

dom enega

de

C a resem a

( M a tth .

p rod erit et n o n honorificabit patrem su u m a u t m a trem su a m ; et ir r it u m fecistis m a n d a tu m D e i p rop ter tra ditionem vestram .

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TESTO FF. 40r-41r

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M a t h i o { M a r c . 7, 31). Ca. L X X V II. Ensì Yesu de le perteiienze de Tyro e venne per Sydonia al mar de Gallilea al mezo de le confine de diese citade, (32) e Ila gente li menaro uno homo sordo e muto, e pregalo ch’elio emponesse la man soa sopra elio. (33) E Yesu lo prese e menolo fora de la gente e metti (sic) li soi diti en le orechie, e collo sputo so tochò la lingua soa. (34) E guar­ dando en zielo elio gemette e disse: — Avrite. — (35) E allo sordo [fo] aperte le soe orechie, e desligato fo lo legamo de la soa lin­ gua, (f. 41r) e parlava drittamente. (36) E comandò a fioro ch’el noi disesseno a nessuno. Ma quanto elio più comandava, tanto piu ei deseano (37) e maraviavanse digando: «T u te cose à fato bene; e i surdi à fato aidire, e i mutti parlare». I o a n e a m e c a C a r e s e m a {Io li. 4, 5). Ca. LXXV1JI. Partito di quello luogo venne en la cita de Samaria ke fi ditta Sichar, apresso del campo lo quale de Yosep a Jacob suo fiolo .1 (6) E en quello logo era lo pozo de Jacob. Unde fatigato Yesu de la via, sedeva sovra lo pozo. Et era quasi la sexta hora. (7) Venne una femena de Samaria a trar de quela aqua. E Yesu li disse « Femena, dame bevere ». (8) Li discipoli soi erano andadi nella citade a comparare da manzare. (9) E disse quella femena Samaritana: « Cum tu sie Zudeo, corno dimandi tu da bevere da mi che sono Samaritana? I Zudei non usano coi Samaritani». (10) Respose Yesu e disse a Ilei: « S e tu savissi Io dono de Dio e chi è quello che ti dise: — dame da bevere, — forsi tu averessi dimandado da elio, e elio te averave dato aqua viva ». (11) Disse la femena: « Messer tu non ài in che trarne, e fio pozo è alto; unde ài tu aqua viva? (12) è tu forse maor del padre nostro Jaccob lo qual ne diede questo pozo et elio ben disse e di fioli e de le so p e c o re ? ».2 (13) Respose Yesu e disse a Ilei: « Ogno homo che beverà de questa aqua, si averà ancora sede, ma collue che beverà de l’aqua che io i darò non averà sede en eterno; (14) ma l’aqua ch’io li darò fìrà en lu fon­ tana d’aqua la qual saltarà en vita eterna». (15) Disse la femena ad elio: «Messer, dame de questa aqua, aziò ch’io no abia piu sede, e no vegna piu qua per trarne». (16) Dissele Yesu: « V a e clama to marido e veni zà ». (17) Respose la femena e disse i: « I o non ò m arido». E Yesu li disse: «B e n dicesti: — io non ò marido, — (18) che tu ài avudo zinque maridi, e quello che mo tu ài no è to marido; e per zò ben dicestu v e ro ». (19) Disse . llui la femena: « Misser, così corno pare a mi tu è profeta; (20) ma

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DIATESSARON VENETO

dime: li nostri parimi adoraro en su questo (f. 41v) monte, e vuj desete che en Yerusalem è lo logo en lo quale fa mesterò orare ». (21) Disse Yesu a Ilei: « Femena, crede a mi che Fè vegnuda l’ora quando nè in questo monte nè in Yerusalem adorerì lo Pare, (22) Au vuj adorate quello che voi no savete, e noi adoremo quello che nui savemo, che la salvatione si è data alli Zudei. (23) Ma viene la hora e già he, quando li verasi adoradori adoraranno lo Pare en spirito et in veritade. E Ilo Pare domanda cotali adora­ tori. (24·) Dio è spirito e quel che l’adora e[n] spirito et en veritade lo convene adorare». (25) Disse la femena a llui: « l o so che l’è vegnudo Messia, lo. qual fi ditto Christo. Quando elio fi vegnuto, elio ne anumtiarà ogne cosa». (26) Disse Yesu ad ella: « Io son desso lo quale parlo con ti ». (27) E in questo venne li dissipoli soi e maraveiavase con elio parlava con femena, ma per amor de zò nessun de loro disse alla femena: — che domanditu? — nè a elio: — che favelli tu con ella? — 1 (28) E la femena lassa stare lo va­ sello e torna a la citade, e disse alli homini: (29) « Vegnì e vedi quello homo che m’à ditto tutto quel che io ò fato; è ’1 mo Christo?» (30) E igli audito questo, ensiro de la cita e vegniano a elio. (31) E i descipoli ie diseano: « Maestro, manduca ». (32) E Yesu disse: « I o ho a mangiar un altro cibo che voi no savete». (33) E i desipoli deseano entra sì: « À ie portado alcuna per­ sona da m angiar?» (34) E Yesu li disse: «C ib o mio è ch’io faza la volontà di quel che m’à mandà a compleri (sic) la soa ovra. (35) Non di(s)sè voi che di qui a quatro mesi la medission vegnirà? Eccho che dico a voi: — Levati li vostri ochij e vedè le regione ch’eie è za bianche da meter. — (36) E chi mete à la merzè, e congrega frutto en vita eterna; e cossi quel che semena con quel che mete ensenbre s’alegrano. (37) En zò se verifica la parola che dise: — Altri semina e altri recoglie. (38) — Io v’abo man­ dato a metere (f. 42r) quello che voi non seminasti: altre s'afatigò e voi sete entrati en le loro fatige ». (39) De quella cità de Sa­ maria molti crete en loi per le parole che l’avea dette la femena: — E1 m’a ditto zio ke io avea fato. — (40) E vegnuti i Samaritani a Yesu pregavanlo ch’el romagnessi lì. Et elio ve stette do dì. (41) E plusor de loro erette per le parole soe, (42) e disea alla femena: « [Non] za per le toe parole noi crezemo, ma noi me­ desimi avemo oduto e ssaputo che questo è Salvatore del mondo ». 1 (11 testo comune con la Volgata: nem o tam en d i x i t : « Q u id q u a e ris aut Il codice Palatino dell’antica latina (Trento, Museo): «nemo tamen dixit mulieri: quid quaeris aut quid loqueris»; altri: «nemo tamen dixit ei: quid quaeris etc. ». A. V.). q u id lo q u eris curn e a ? » .

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TESTO FF. 41r-42v

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I Sam aritani forono de Persia e de S iria metudi dal Re de S iria in logo di Zudei, li quali fo menadi in captivitade e fono me­ tudi in Samaria a cultivare le terre. Unde elli adoravano lo focho per so Dio, si corno faseano qui de Persia. E perchè i fono poinutrigadi entro li Zudei, si aveano alcuna cosa de la fè de li Zudei. Unde elli li rezeva li zinqui libri de Moyses e no altro. Unde li Zudei s’astegnevano d alli soi cibi e d alli soi vaselli e apellavali suplantadori, per zò eh’et temano la contrada ch’era stada de Jacob, lo quale era padre detti Zudei. E areali sì come noi avemo i Pa­ terini. E de questa gente si era questa fetnena con la quale parlò Yesu così longo sermone. Qoane (Ioh. 5, 1). Ca. LX X IX . Poi zò venne la festa de li Zu­ dei e andò Yesu in Yerusalem. (2) E in Yerusalem era una pissina en la quale i preti lavavano le bestie del sacrifitio, che avea nome Probatica. E atorno quella pisina si era zinqui portichi, (3) e ssoto quisti portichi giaceano grande moltitudine d’infermi, e zechi, ziotlii, paralitici, che aspetavano el movimento de l’aqua (4) che l’angelo de Dio una fiata l’anno en questa piscina1 e moveasse l’aqua. Colue che en prima andava en quella bora en la pesine, sì ze avea sanitade de zascaduna enferme(f. 42v)tade ch’elo avea. (5) In quello luogo si era un homo che a v e a . x x x v iij. anni en la sua emfermetade. (6) Quando avè vezuto questo qnfermo e avè savudo ch’elo era così longo tempo, disse: «V o tu tir san o?» (7) E Ilo enfermo respose: « Miser, io non azio homo lo quale me mine quando l’aqua se move in la piscina, anzi quando io ge desmonto, altro gè za andato nanzi che m i». (8) E Yesu li disse: « Leva su e tuo lo to lecto e vatene ». (9) E mantenente el fu sano; e tole lo so lecto e vasene via. E in quello dì si era festa. (10). Unde li Zudei si ge disea: « Ell’è anchò sabado, no t’è licito de portar via lo to lecto». (11) Questo i respuose: « quel che me fè sano, si me disse: — tuo io to letto e va via — ». 2 (13) E quel che fo sanado no cognosea ch’el era Yesu che l’avea sanado. Jesu era partido da la gente ch’era in quello logo. (14) E poi trovò questo in lo tempio e disse a Ilui: « Ei fatto sano: no peccare piu aziò che pezio no t’avegna ». (15) Andò questo homo ai Zudei e disseti corno Yesu l’avea sanado. (16) E Ili Zudei perseguiano Yesu per zò ch’el fasea queste cose en sabado. (17) E respose Yesu e dissege: « Mio pare enfimi mo lavora e io lavoro». (18) Per zò li Zudei piu lo

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1 Angelus nutem Dom ini descendebat secundum tempus in piscinam ...

2 (Salta it v. 12 che finisce al medesimo modo: « Interrogaverunt ergo eum: Quis est ille homo, qui dixit tibi: Tolle grabatum tuum et ambula» A. V.).

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DIATESSARON

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veneto

perseguiano e cerchavano d’anziderlo, che [non] solamente elio guar­ dava lo sabado, ma elio disea che Dio era so pare e fasease (esse) equal a Domenedio. E respose Yesu: (19) « En veritade, in veritade io ve digo: — lo fìolo no po far alcuna cosa da sì s’el noi vede fare dal so par: ma tuto quello che fa lo pare, lo fìolo lo fa. (20) E1 pare ama lo fiol e mostrage ogni cosa che fa elio; e maiore cose di queste ge mostrarà sì che vuj ve ne maraviarè. (21) Sì con lo pare susita li morti e vivificali, così lo fìolo quell ch’el vole vivifica. (22) Che zudica alcuno,1 ma ogni iuditio à dado al fìolo, (23) azò che ogno homo honorifìche lo fìolo sì con io honorificho lo pare: chi no hono[ri]ficha lo par, no honorifìcha lo fìolo ch’elo à mandato, (f. 43r) En veritade en veritade chi alde le mie parole e crede a quello che m’à mandado, (24) à vita eterna, e no fìrà zudicato, ma p[a]ssarà da morte a vita. (25) En verità, en verità ve digo che l’è vegnuta la hora e za è, ch’i morti alderano la voce del Fiol de Dio: e chi l’alderà viverà. (26) Si cura lo par à vita in sè medestno, cossi à dato al Bolo aver vita en sè medesmo: (27) e podestade li à dado de far ziuditio ch’elo è Agio de T om o». Zo è a dire: Ghristo fu zudigado dalli homi: enperzò ziudegarà li homini. Qoane (loh. 5, 28). Cap. LX X X . « No ve maraveiate de zò che iè vegnuta la ora in la qual tutti quelli che enno in li monumenti aldiranno la voce del Fiol de Dio. (29) Chi averà fatte bone Ovre, anderà en resurecione de vita, e chi averà fato male anderà en resurection de zudisio. (30) Non posso io da mi far alcuna cosa. Ma sì cum io aldo ziudico, e Ilo ziudisio mio è verase, perchè no zercho io la mia voluntade, ma del Pare mio che m’à mandado. (31) Se io desse testimonianza de mi, la mia testimonianza non è verase. (32) Altri è che dà testimonio di me e ssa 2 che f é verase la testimonianza la qual el dà de mi. (33) Voi mandaslive Zoanni; el dede testimonianza alla vertade. (34) Ma io no toio testimo­ nianza da homo, ma digo zò perchè voi siate salvi. (35) Zoanni era lucerna che ardea et lusea. (36) lo ho testimonianza maore cha quella de Zoanni. Le ovre che m’à dade el Pare mio a fare; quelle ovre ch’io fazo dà testimonianza de mi, ch’el Pare m’à mandado. (37) E Ilo Pare ke m’à mandado dà testimonianza de mi: e voi non aldisti mai la vose sua nè mai vedestive la soa figura. (38) Et en vui non è la soa parola che romanga apresso de vuj. Enperzò che a quello lo quale à mandado Domenedio voi [non] credete. 1 N eq u e enitn * et scio.

P a te r iudicat q u e m q u a m ...

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testo

pe.

42v-44r

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(39) Cercate le script lire, en le quale voi pensade avere vita eterna, che quelle favellano de mi e danno testimonianza de mi. (40) E voi no voli vegnire a mi per avere vita (f. 43v) eterna. (41) Io no rezevo la claritade dalli homini. (42) Ma cognoscove che vuj no avete in voi la dilectione de Dio. (43) Io son vegnudo en lo no- 5 me del mio Pare, e voi no m’avete rezeudo: se uno altro vegnirà en lo so nome, quello rezeverì. (44) Con podè vuj credere bene che cerchate gloria l’un de l’altro, e Ila gloria che dà solo Dio no zerchate? (45) No pensade ch’io vo cossi1 apresso del Pare mio: ell’è chi va con sen Moysè in cui voi sperate. (46) Ma io se voi credessate a Moysè, forse voi credereste anche a mi; ch’elio si à scritto de me. (47) E sse voi no credere alle soe letere, corno crederò vuj alle mie parole?». Marcho (8, 1). Ca. L X X X I. Un’altra fìada cum molla gente fosse cum Yesu e no avesseno da mangiare, clama li soi discipoli e io disse: (2) Io ho compassione de questa gente che l’è za tri dìche me veneno drieto e no anno che manziare. (3) E sse io li lasso andar dezuni en casa loro i mancharanno en la via che molti de loro è vegnodi da lon ze». (4) E respose i so desipoli: « Unde porave alcuno saciare cotanta gente de pane en questa sollitudine? » 2 0 (5) E Yesu li domanda: «Q u anti pajii avete v o i? » Ehi disse: « Sette ». (6) E comandà Yesu alla gente che s’asentasse en terra. E tollè Yesu li pani, e referì gratia., e benedisseli, e spizolli, e dedili all! disepoli soi azò ch’eli li dessero alla gente. E Ili disipoli l’andavano diigando alla gente. (7) E avea pochi pissicoli e quelli 25 benedisse Yesu, e comandò chi desse alla turba. (8) E manzianno è satiati tutti, e tolseno de quello che soperchiò sette chanestri. (9) E quelli che aveano manziato erano quasi quatro milia, senza le femene e Ili infanti. E lasoli andar. Matheo (15, 39). Ca. LXXXI1. Lassata la gente montò in una 30 navisella e venne en le confine de Mazedonia.2 (Mattiti. 16, 1) E andero ed elio i E arisei e i Saduzei pregandolo e tentandolo (f. 44r) ch’el mostrasse alcuno segno da zielo. (2) E Jesu respose: « Seando vespero voi disè: — sera dimani sereno3 che lo zielo si è sereno e rosso. — (3) E dimane: — sera tempesta che lo zielo si è oscuro. — 3'> (4) La faza del zielo savè ziudigare, e no poteii cognoscere la diversitade di tempi? La malvasia generation demanda segno e segno

1 N o lite

p u ta re q u ia ego accusaturus sim vos apud P a t r e m : est q u i accusat

vos M o y s e s ...

2 ... et v e n it 3 ms. ... voi

in fines M agedan . d i esem dim a n e seren o ...

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80

DIATESSARON VENETO

no li fìrà dado se no lo segno de Jona profela ». E lassali e andossene. (5) E vegnuti i disipoli soi dentro dal mar, desinentigarse tore del pane. (6) E disse Iesu: « I n d e 1 e guardeve dal fermento di Farisei e di Saduzei». (7) Elli pensavano digando entra sì: « E1 ne 5 dise perchè noi no avemo del pane». (8) Linde Yesu sapiando zò disse: « Que pensate vuj entra de vui, de poca fede per zò che vuj no avede del pane? (9) Za no ve recorda vuj e no entendete de zinque pani entra zinque milia homitii e quanti chofìni voi ne recogliesti? (10) Nè de sette pani infra quatro milia homini e io quanti zesli ne recoiesti vui? » (M a r c . 8,20). Et ei dissero: «s e tte ». (■21) E Yesu disse: « Cum dunque no entendè vuj ? » (M a t t h . 16, 12) E en quela visenda ige save uno ch’el no ge disea chi se guardas­ sero dal fermento di Farisei e di Saduzei, ma da la doctrina de coloro. io

E x p o s i t ì o n . - 2 A s s a v e r c h ’e r a e n t r a i Z u d e i q u e l l i che f [i \ e v a d itti F a r i s e i , li q u a l i fie v a n o a p e lla d i S a d u z e i, se d e v e e n te n d e r e ch ’e n lo p o v o lo d e Z u d e i e ra , s e n z a l’a l t r a gen te, tre sette. U n a fie v a d itta d i F a r i s e i ; l’a lt r a d i S a d u z e i ; l’a lt r a d e i E s e i. L i F a r i s e i e r a n o d e q u e s ta c o n d it io n : a u s t e r i e r a n o i n v e s tim e n te e t e m p e r a t is im i e n cibo, e a v e a n o

20 t r o v a t i s o i s ta tu ti e leze p e r li q u a l i e l l i d e l e r m e n a v a n o e d e s p o n e a n o la

leze

de

M o y s 'e .

E p o rta va n o

e n s u la f r o n t e u n a c a r ta

v o lz e a n s e la to rn o lo b r a z o s i n i s t r o : e n d ese c o m a n d a m e n t i d e D i o . E F ila t e r ie . E 25 c o ta l lig a v a

g r a m e tte

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V a n g e lio :

f e n e d e le lo ro v e s tim e n te

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Q u is t i fi a p e lla d e fin b rie . E

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a lle v e s tim e n te d e z a c h a n i, e a q u este

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f e r is s e e n le g a m b e et a i p ed e, d a m e n t i d e D io .

q u e s ta c a r t a s i e i a s c ritto i

q u este c a rte f i a p e lla d e i n

a v e a n o a lt r e s ì c ostoro e n

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com an­

q u e s ti F a r i s e i d is e a n o

D i o e d a la v e n t u r a . E t d is e a ch e f a r ben e

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m a i o r i z a m a i n o li c o n t r a r ia v a . E

li

h o m in i.

Q u is t i s t a n d o c o lli so

a lt r e s ì f a s e a n o a q u e i che e r a n o

p i u a n t ic h i d e s ì. C ostoro c r e d è a n o che tutte le a n im e fossetto

3 coru p -

tebele. E c r e d e a n o che le a n e m e d i b o n i a n d a s s e r o d e co rp o

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d e c h i a l d ì d el z iu d is io , e Ile a n e m e d e i r e i

c o rp o

fo s s e n o s e ra te e n p r e -

1 ...Intuem ini et cavete a ferm ento...

[È quasi per intero traduzione letterale di un capo della Historia scholastica di P ietro Comestor o Mangiadore (D ante , P a r., 12, 134), cioè Historia evangelica, cap. 31 (in M igne , Patr. lai., 198, col. 1552 line). A. V.]. 3 In questo luogo, come gentilmente mi comunica il P. Vaccari, il Come­ stor ha: omnem animam incorruptam esse. Siccome nel nostro testo sembre­ rebbe mancare la negazione, penso che nelPoriginale si leggesse : fosse no con il titulus e che il copista abbia frainteso e letto fosseno. 2

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TESTO FF. 44r-45r

sone eternale. E perzò che li r e i1 erano divisi e stranij da l’altra gente e in habito e in vestimento ed emperzò /levano diti Farisei, zoè p a rliti dai altri. 1 Sadiicei diseano che ventura no era e che Dio vede tutto, e che è in l’arbitrio nostro fa r bene e male ma deseano che le amine no ¿inno bene e male e che l’aneme moreno con tuli li corpi e che nesun de’ resusitare. E no credeano che fosse angeli. E rezeveva solamente pingui libri de Moyses. Quisti erano durissimi en vivere et entra sì no erano sociali. E perzò se apellavano Saduzei, zoè insti. L i Esei quasi in ogne cosa menavano vita de religiosi. Aveaho in hodio lo matrimonio no perchè i zudigasseno ch’el fosse rio lo matrimonio nè aver fo li, ma per guardarse da la ententione de la lu xuria e perchè credeano che nessuna femena osservasse lieltade al suo marido. Entra loro tutte cose erano comune. A unzerse reputavano desenore. Essere m agri e aftitti reputavano grande honore, p u r che avesse vestimente bianche e monde. Neguna citade propria aveano e en tute aveano qualche casella. Innanze che ’l sole se le­ vasse no parlavano alguna cosa villana. Quando lo sole se levava si lo adoravano. Poy la quinta hora del dì si lavoravano ensenbre, con silenzo e in secreto manziavano. durare avean sì con sperziurare, e iti la compagnia soa no rezevevam alguno se noi proti. 45T)vava per un anno, e provado un anno, ancora lo provavano due anni li soi costumi, e chi fallava chazavalo da sie e mandavalo a marnare l’erba per fin a la fin de la vita soa, corno le pecore. Quando elli erano nove ensembre, l’uno no parlava senza le diese (sic).2 Guardavase de spudare ennanze au da la parte destra. En tanto festava lo sabato che eciamdio non se purgavano del corpo. Aveano con si un legno per fa r Id fossa e covrir per reverenza del sole. Gravi tempi viveano per zò ch’eli erano temperadi nello manziare e bevere. Reputavano grande gratta a m orir per la iustitia. E deseano che tutte le aneme erano fatte nel comenzamento del mondo. E diseano che li boni aveano so logo e reposo ultra mare inverso l’oriente. E diseano che li rei aveano luogi pioviosi e fredì. Emperzò che questi radegavano cercha la fe’ cristiana, si disea Yesu alti disipoli soi ch’eli se guardasseno da la soa doctrina. I Scribi si erano li savij e malestri de la lege de Dio. Publicani fieva ditti quei che stavano sovra i tolonei au sovra a ltri offitij i quali no se posseno fa r senza 1 Così il ms. ma evidentemente bisogna ammettere che l’originale dovesse dire: F a rise i, oppure che la parola re i sia da espungere, leggendo le parole precedenti così: F perso ch ’e l i ... (Il Comestor : « E t quia a communi hominum habitu divisi... ». A. V.). 2 (Il Comestor : « Cum decem simul sederent, nullus novem invitis locutus est». Cfr. I osephi F l a v ii , D e bello iu d a ic o , II, V ili, 9, Niese 146. A. V.). Diatessaron volgare.

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DIATE,SSARON VENETO

alcuni peccato. 1 Eiunzi 2 i savii e filosofi senza la fe’ di Zudei. Gen­ tili, tutta la gente en fede, 3 la quale no era de la gente e del povolo de Dio. Mathio (16, 13). Ca. LXXXITI. Venne po Yesu en le parte de b Zesarea de Filippo. E dimandava li soi desipoli: « Che dise li hoinini chi sia lo flolo de lo h om o?» (14) Ei disse: «a ltri dise ch’elo è Zoanne Baptista, altri ch’elo è Elia, altri ch’elo è Ieremia, au uno di profeti». (15) E Yesu li disse: « E voi, chi disi voi ch’io s ia ? » (16) E Piero respose: « T u ei Christo fiolo de Dio v iv o », io (17) Respose Yesu e disseli: « Beato è Simon Bar Iona, che la carne nè ’1 sangue t’à revelato questo, ma lo Pare mio che è en zielo. (18) Jo digo a ti che tu ei Piero e sovra questa pierà io hedificherò la mia desia e le porte de l’inferno no porà contra ella. (19) E daroti le clave del regno de zielo. (f. 45v) E ogni cosa la io qual tu legarai sovra la terra sera legata in zelo: e qualuncha cosa tu deslegarai in terra, sera deslegata in gielo. Questo apostolo ave plusor nomi. E l fieva ditto Simon che è a dir con: fiolo de óbedienza. Poi Christo li mese nome Piero, che tanto vale cum: k'è cognoscente. E apellato altresì Zefas, che tanto vale ìo con: cavo e anziano in fra li apostoli e vicario de Dio en terra. F i altresì dito B a r Iona che tanto [è] a dire con: fiolo de colunba. A questo, Dio ha dado podestade e ballia sovra la eglesia soa e de asolvere e de ligare no radegando elio nè quello che tene lo lago suo. Vero è che la sentenzia del so pasto[r] , 4 o zusta o non zusta sempre 2 5 se vote temerete en quanto noi possemo senza peccado servarla, ma no con peccado. Dio solo dà la gratta e tole via lo peccado: i pre­ vidi emponeno la penitenza e mostra chi è absoluto e chi è legato. E despresiare questo serave radegare. Mathio (16, 20). Ca. LX X X IV . He comandà ch’ei no dicesse ad so alguno ch’el fosse Yesu Christo (21) e da questa bora ennamze el comenzò a dire ch’el fasea mestier che l’andasse en Yerusalem e sostegneravi molti desplaxeri da li antisi del povolo e dalli Scribi e da li Farisei e da li principi de li sacerdoti, e firave morto, ma lo terzo dì resusilarave. (22) E Piero lo tolè e comenzali a dire: 36 « Misser, lunze da te sia zò che tu ai ditto mo: el no serà così al postuto ». (23) E Yesu si volse a Piero e disse : « Sathanas famete drieto; tu me scandalezi, emperzò che tu no me cognosci e 1 ms. poco. 2 Così il ms. (Dev’essere Etnisi, lat. ethnici: accoppiati coi publicani in Mat­ teo 5, 46-47 e 18, 17; vedi sotto, p. 87, 1. 20, A. V.). 3 Così il ms. Però sarà da leggersi: infedele o enfedele. 4 ms. dè so pasto.

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TESTO FF. 45r-46v

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no voli quel che Dio vole, ma quello che piasi alli homeni » (24) E disse Yesu alli soi desipoli: «C o llie che vole vegnire de po me, desprese se medesmo e toia la erose soa e seguami. (25) Chi vorà salvare la soa anima, sì la perderà, e chi per mi perderà la soa anema, si la troverà. (26) E che zovarà all’omo s’el guadagnarà » tutto ’1 mondo e abia male a la soa anima e pena? Che porà dar lo homo per rescodere l’anima soa? (f. 46r) (27) El fìol de Tomo vegnerà con la gloria e posanza del Pare e colli soi angeli; e en quella fiada renderà a zascaduno secondo le ovre soe. (28) En ve­ rità ve digo che iè alquanti de quei en questo logo che no gu- io starà morte se vederà vegnire lo fìolo de Tomo en lo so regno ». E x f o s it io n . - Adam si fo fìolo de la terra, che elio fu fatto e con­ formato d'eia. Èva fu fiola d’Adam, che ella fu fatta de la costa soa. Tutti li a ltri liomini è fìoli de fernetta e de homo. Solo Christo fo fìol de una femena vergette e no d’altri, e perzò elio s'apellava fìol de l’omo. u Quando el disse : — chi vole la soa anima la perderà — , zo è a dire : chi vole avere troppa cura e sollicitudene de questa vita animale el perderà la soa anima: e chi perderà lo corpo per Christo guadagnarà la soa anima, zoe averà vita eterna. E dessi entendere con discretion e boti modo : no alzirse nè farse alzire. Vole Dio che noi domemo lo 20 nostro corpo e fazemolo servo allo spirito, ma no vole che noi lo scortezemo. Mathìo (17, 1). Ca. LX X X V . Poi sette1 dì da queste cose tolse Yesu Piero, Iacomo e Zoanui suo fradello e menauli en sii un gran monte e alto en desparte. (2) E transfigurossi ennanzi loro. E la 25 faza soa deventò Clara con sole, e Ile vestimente soe deventò bianche corno la neve. (3) E aparse en quello logo Moysè et Helia, e parlava con elio. (4) E disse Piero a Yesu: « Meser, bono è a star qui; se tu voli fazemo qui tre tabernacoli, a ti uno, a Moysè uno, a Helya uno ». (5) E parlando ancora elio una nuovola luci- 30 dissima li covrì. Et echoti una vose de quella nuovula e disse: Questo è io mio fìolo deletto en lo quale io me plaso: unde aldillo. (6) E oldando zò i desipoli cageno en terra et avéne gran paura. (7) E venne Yesu e toeholi e disse: «L e v a te su e no ve temè ». (8) E llevando illi li so oclii no vedeno (f. 46v) so no solo 35 Yesu. (9) E desmontando zu del monte comandò a lloro che no dezesseno questa visione ad alcuno defili ch’el fìol de Tomo no resusiterà da morte. (10) E disse i desipoli a elio : « perquè dumqua dise i Scribi ch’el fa mesterò che Helya vegna ennanzi? » (11) E 1 E t post vni. A. V.).

dies s e x ...

(“ Septem ,, lia il codice Kenanense dei Vangeli, sec.

v ii -

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DIATESSAKON VENETO

elio respose e disse: « Elya de’ vegnire e resusiterà1 ogne cosa. (12) Ma io ve digo che Elya è za vegnudo e no l’anno cognosudo, ma li anno fato zò ch’eli anno voluto. E cossi Io iìol de l’omo serà passionado da illi ». (13) En quella entendero i desipoli cli’el dezea de Zoanni Baptista. Mathio (Marc. 9, 13). Ca. L X X X V i. E venne ai disipoli soi e vedè gente grande con elli, e li Scribi desputavano con loro. (14) E tutto lo povolo vezando Yesu fu stupefatto e temè e vene a elio e salualo. (15) E elio ie disse e domandalo : « Ke zerchate voi e dimandate entra v o i? ». (16) Disse uno homo di quelli: «Maestro, 10 ho menado lo fiol mio a ti, lo quale ae uno spirito immondo muto: (17) e quando elio può in ogni logo ch’elo è elio lo getta en terra, e fa la spuma alla bocca e grande striddore alli denti, e divene tutto arido. E disilo ali to disipoli eh’ei lo descazassero, ma ei no l’à podudo fa re». (18) Respose Yesu e disse: « 0 gene­ ration incredula enfina a tanto serò io con voi? Enfìna quando ve serò segnore io? Portamelo za ». (19) E menalo. E allora con Yesu l’à vezudo, lo demonio amantenente lo conturbò 2 e butolo in terra, e fasea spuma. (20) E dimanda dal pare quanto tempo era che questo havenne. E lo pare disse: « Dalla sua infantia en qua (21) e spesse fiade lo buta en lo fogo e nell’aqua azò ke l’anzedesse: ma se tu po’ alcuna cosa, alturiane e abi misericordia de noi ». (22) E Yesu li disse: « Se tu poi credere ogni cosa può fir fatta a quell che credeno ». (23) E mantenente lo pare de lo fante con lagre[me] clama e disea: « Meser, io credo, aiuta la encredulità m ia». (24) E vegendo concurere la gente, menazò lo spirito enmondo (f. 47r) e disse: « Surdo e muto spirito, io te comando che tu essi d’elio e no entrera[i] piu en elio ». (25) E clamando e molto afrezandolo ensì da elio, e Ilo fante stette quasi morto, si che molti diseano: Elio è morto. (26). Ma Yesu prese la mano sua e levolo su e elio se levò su. Mathio (Marc. 9, 27). Ga. L X X X V II. He entrado Yesu en casa, 11 desipoli lo demandava en segreto: « Perchè no podemo noi scazare quello spirito enm ondo?» (Math. 17, 19) E Yesu respose: « Per la vostra enfedelitade. E in verità ve digo per certo se voi averè fe’ quanto uno grano de senavro e voi direde a questo monte: — ioti de qui — e elio se torà via, e niente ve serà emposibile. (20) Ma questa generation de demonij no se ne po’ descazare se no per oratione e deziunio ». (21) Conversando en Gallilea Yesu li disse: ... et restituet omnia. ... statim spiritus conturbavit eum.

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TESTO

FF. 46v-47v

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« E1 fìolo de l’omo firà tradito en mano de li homini; (22) e alzirallo e Ilo terzo dì el resusiterà ». E Ili desipoli se maraveiava molto (23) e vegnudi en Chafarnau andeno a Piero queli che toleva lo pelagio e disseli: « El vostro maestro no à pagado lo tribudo?» (24) Entrò en casa Yesu e venne Piero fora e d isige:1 «C h e tem pare Simon? Li re de le terre da chi tole lo tributo? da li soi o dalli altri?» (25) E Piero disse: «D a li stranij » E disse Yesu: « Duncha i fìoli è franchi. (26) Ma azò che noi no li scandalizamo, va al mare e getta l’amo : lo primo pessce che vegnerà tolo e avrili le baise; lo denaro che tu ve troverai dallo a questi per mi e per ti ». Matheo (18, 1). Ca. L X X X V III. E in quella hora venne li discipoli a Yesu e si li disse: « Chi pensi tu che sia maiore nello reame del c ie lo ? » (2) E Yesu clamò uno pizolo fantino e miselo in mezo di lloro. (3) « En verità ve digo: se voi non ve convertirì e deventarì tale corno questo parvolo, voi no entrerì en te lo reame de zielo. (4) Ma zascaduno che se humiliarà corno questo parvulo, questo è maiore nel reame (f. 47v) de zielo. (5) E chi rezeverà uno cotal pizolo en lo nome mio elio rezeverà mi (6) E chi scandalezarà uno de questi pizoli che crede in me, el serave meio ke ’ 1ge fosse metuda una mola al collo e fosse zetado nel mezo del mare pro­ fondo. (7) Guai al mondo per li scandali. Mesterò è che vegneno li scandali, ma guai a quello per cui vene li scandali. (8) Se la man toa o lo pe’ to te scandaleza, taiala e getala via da ti. Bene è a ti d’entrare in vita eterna debole au zoto, che aver doe mane e doi pe’ e fìr metudo en la dama del fogo. (9) E sse l’ochio to te scandaleza, tratelo e zelalo via: bono è a ti d’entrare a vita con un ochio, cha con doi ochi fir metudo in la gehenna del fogo. (10) Guardò che voi no despresè uno de quisti parvoli ch’io ve digo che li angeli loro sempre vedeno la faza del Pare en zielo. (11) Che lo fiol de Forno si è veguudo a salvare quello che era perduto ». Mathio {Marc. 9, 37). Ca. LXXX1X. E disse Zoanni: «M aestro noi vedessemo uno en lo lo nome scazzare li demonij, lo qual no tene la via nostra, e vietassemo elio k’el no fesse zò ». (38) E Yesu disse: « N o li è vetado, ch’el no è alcuno che faza miracoli en lo mio nome e possa lui dir mal de mi. (39) Quelli che non è contra voi si è per voi ». Luclia (15, 1). Ca. L X X X X . Vegnia Yesu e aproximali i Publicani e Ili peccatori per oldirlo. (2) E Ili Farisei e Ili Scribi mor­ moravano digando: Questo rezeve li peccadori e manducha con

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1 Et cum intrasset in domum, praevenit eum Iesus, dicens...

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DIATESSARON VENETO

elli. (3) E Yesu disse questa parabola a elli : (4) « Chi è de voi lo quale avesse cento pegore, e sse elio ne perdesse una, no lassa elio le novantanove en lo deserto e va gercando quella ch’el à perduda perfino che la trova? (5) E quando l’à trovada metela en 5 su la spalla soa con grande allegreza (6) e vignodo a casa clama li soi visini e Ili soi amisi e dise: — Allegreve con mi ch’i’ ò trova(f. 48r)da la pegora la qual io avea perduda? — (7) Io ve digo che così serà allegreza en zielo sovra uno peccadore 1 che di li novan­ tanove iusti alli quali no averà besogno penitenza. (8) E quale feìo mena averà diese drame zoè diese denari, e s’ella ne perderà una, no piglarà ella la luserna e volge le masarizie e diligentemente zercha perfin ke la la trova? (9) E trovada clama le visine soe digando : — Allegreve con mi ch’i’ ò trovada la drama la quale io avea perduda? (10) E enperzò ve digo che ’1 serà allegreza alli Angeli io de Dio sovra uno peccadore lo quale farà penitenza». Lucha (15, 11). Ca. LXXXX1. He disse Yesu: «U n o homo ave doi fioli, (12) e disse lo piu zovene al pare: — Padre, dami la parte de la roba che mi tocha. — E partì allora la roba soa. (13) E po no molti dì e Ilo zovenzello adunado lo so, andò molto di longi » em peregrinazo. Et in quello logo dissepò ogne cosa vivando luxoriosamente (14) e consumando tutto lo so. Facta è grande fame 2 per tuta quella contrada, el comenzò aver desasio. (15) Unde el se metè a stare con uno zitadino de quella regione. E quello lo mandò a stare ad una soa villa a passere li porzi soi. (16) E dessiderava 25 questi ad empierse lo corpo so de le sileque che manzavano li porzi; e nessuno gen dava. (17) Onde elio tornò al cor so e disse: — Quanti merzenari enno in casa de mio pare e abondano di pane, et io moro qui de fame! (18) Leverome dunqua su io e anderomene a mio pare: Io ò peccado en zielo ennanzi a ti (19) e no son so digno de fir ditto to fiolo, ma fa a mi si corno ad uno de li toi merzeneri. (20) E llevase e vene da lo pare so. Seando ancora lonze da. lo pare so, lo vide et mosso a misericordia veneli encontra, abrazolo e basollo. (21) E Ilo fio disse: — Pare, io ho peccado en zelo, avanti ti, no so za digno de fir appellà to fiolo. — (22) E Ilo 35 pare disse alli servi soi: (f. 48v) — Viazo portade una stola prima, zoè una vestimenta nobele, e vestilo e delli anello en dido e cal­ zari en li pedi. (23) E portade uno vidello grasso, azèdedelo, azò che noi manzemo e allegremoze, (24) che questo mio fiolo era morto [e] èresusitado: e perdudo era, mo è atrovado. E comenzate tuli 1 ... super uno peccatore poenitentiam agente, quam super... 2 ... Et postquam omnia consummasset, facta est fames valida ...

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testo

pf.

47v'-49r

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a manziare. — (25) En questo lo fìol so anligo vegniva dal campo, e vegnendo e proximandosi alla casa, aldi lira e lo ballo. (26) E clama uno de li soi servi e diseli: — Que cose è queste? — (27) E Ilo servo li disse: — Tuo fradello è vegnudo et alli morto lo pare to un grasso vidello per zò che l’à rezeudo sano. — (28) E questo fo endignado e no volea entrare en casa. E1 pare sapudo zò vene a elio a pregarlo. (29) E quello respose al par[e]: — Cotanti anni è ke io t’ò servido e mai no passe lo to comandamento, e per amor de zò tu no me desti mai pure un cavreto a manzar colli mei com­ pagni. (30) Ma dapò che questo to fiolo à consomado la roba vivendo luxoriosamente è vegnudo, tu li ài morto un grasso v i­ dello. — (31) E Ilo pare disse: — Fiolo, tu sempre se’ con mi e tutte le mie cose se tue. (32) Manzare e allegrare fasea mestier, che lo fradello tuo era morto et è resusitado; perdudo era e mo è trovado. — Mathio (18, 15). Ca. LXXXXI1. « Se ’1 tuo fradello peccarà en ti, va e castigalo entra ti e lu solo: (16) s’el te oldirà guadagnato l’ài. S’el non te oldirà toy con ti uno o doi, azò che em bocha de doi o de tre sta ogne testimonianza. (17) E s’ello no oldirà questi, dillo alla eglesia. E s’el non odirà la glesia, abiello corno etnico e publicano. (18) E 11 verità ve digo: zò che voi legar! sovra la terra serà ligado en zielo. (19) Ancora ve digo che se doi de voi s’acorderà sovra la terra d’ogni cosa che voi demandane la sserà fatta dal Pare mio che è in zielo. (20) E ogne logo là ov’è dui o tri congre(f. 49r)gadi en Io mio nome, io sono en mezo de lo r o ». (21) E in quella fiada Piero se aprosimò a llui e diseli: «Q uante fiade peccarà lo mio fratre en m i1 e io li perdonerò? de qui a vij fìade? » (22) E Yesu li disse: « No digo che tu li perdoni de chi a sette, ma settanta fiade sette ». Secundum Matheum (18, 23). Ca. L X X X X III. « Emperzò ve digo che someiente è lo regno del zielo a uno homo ch’era re, lo quale volse far rassone colli soi servi. (24) E abiando comenzado metter [rjasone d’elli, fuglene menado uno denanzi che dovea dar diese milia talenti. (25) E no abiando questo de che rendesse, comandò lo signore che ’1 fosse vendudo elio e Ila moiere e Ili fid i soi e tutto ’1 suo e fisse rendudo el debito. (26) Butasse questo alli pedi del signore e disse: « Abie pacienzia in me e io te renderò ogne cosa ». (27) Avè misericordia lo signor suo de quello servo, e las­ salo e ogni debito li remetè. (28) Partisse questo servo e trovò un so conservo che li dovea dare cento denari; preselo e ssofegando

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DIATESSARON VENETO

disea: « Rendi zò che tu dei » (29) E butà lo servo alli pei soi e disea: « Abi pacienza en me e io te rendo ogne cosa ». (30) Questo no ne volse far niente e metelo em presone de fin ch’elio rendesse lo debito. (31) Vegendo zò li conservi soi, avè grande dolore, e 5 venne e narroe ogne cosa al signor suo. (32) En quella fiada lo so signor clam ò1 quello servo e disseli: «S e rv o iniquo, io t’ò lassado ogne debito perzò che tu me pregasti: (33) no doveve tu adoncha aver misericordia de lo conservo tuo, si cun io avè mi­ sericordia de t i? » (34) E irado lo so signore, dello ai presoneri io enfin ch’elio rendesse tutto lo debito. (35) Così lo nostro Pare cele­ stiale farà a voi se zascaduno no perdonará al fratello so col cuore ». Seoundum Lucham (Matth. 19, 1). Ca. L X X X X IY . E chonpiute queste parole Yesu andè de Galiilea e venne en le confine de io Zudea oltra lo fiume Zordano. (2) E molta zente lo seguie e en quelo logo sanò (f. 49v) tuti li soi enfermi. (3) E venne a elio li Farisei tentandolo e disse: « È licito all’omo lassare la soa moiere per alcuna cassone?» (4) Elio respose: «N o n avede voi letto che quelo ch’à fato li homeni fese el maschio e Ila femena? e disse: so (5) — Per questo lasserà lo homo lo pare e Ila mare e apoziarasse alla moier soa, e sserà dui in una carne. — (6) Unde non è dui, ma è una. carne. Duncha quello che Dio à coniuncto l’omo no parta ». (7) E disse quelli a elio: « Perchè duncha Moisés comandò kel fosse dado libello de repudio e lasaría?» (8) E disse Yesu a lloro: « Per 25 la dureza del core vostro, Moyses ve lassò abandonare le moiere vostre, ma dal comenzamento non fo cossi. (9) Unde io ve digo che zascaduno che lasserà la mo[i]ere sua so no per cassone de fornecatione e menarale altra elio adultera; e quello che mena, e quello che refiuda2 altresì». (10) E disse a llui li desipoli soi: 3o « Se così è ligato l’orno con la moier no è mesterò maritarse ». (11) E disse Yesu: «O g n e homo no entende questa parola, ma quili lo fa a chi è dado da saver. No cognossi li homini quanta gratta e a stare senza moier e[n] vergenetade, ma è gratta spettale la quale fa et dà Domenedio a pochi. (12) E l’è castrati i quali dal 35 ventre de la mare è nasudi cotali; e eunuchi li quali à fato li liomini castrandoli; e è castrati li quali sono castrati per lo regno celestiale. Chi po’ comprendere si comprenda. Zio è a dire: c h ip o servarse en castitade e senza moiere si ’l fa zi, e chi no, se mariti. (13) En quella hora fo portadi a Jesu fantolini pizoli ch’el genpo... lo so signor clazo quello servo... ... et qui dimissam duxerit.

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TESTO FF. 49r-50v

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nesse mano e faseseli oratione sovra. E Ili desipoli reprendea co­ storo che i apresentava. (14) E Yesu disse a li desipoli: « Lassade stare li pizoli e no ge vedade de venire a mie, ke di cotal persone è lo regno de zielo ». (15) E abiando emponuto le mane a quisti fantini partesi da quel logo. (f. 50r) Luchci. Ca. L X X X X Y (Ioti. 7, 1). E venne en Gallilea e andava per quelle contrade (Lue. 13, 1) e venni homini i quali li anuntiò di quilli i quali Pilato avea morti stagando elli en li sacrifitij soi. (2) E Yesu li disse: «Pensate voi che quisti Gallilei fosse piu peccadori de tutti li altri homini de Galilea per zò ch’i à sostenudo questo? (3) perzò io ve digo che no, ma se voi no farè penitenza eciamdio voi perirè tuti (4) si corno fe’ quelli deseoto sovra a li quali chazè la torre in Syloa e tuti morì; pensate voi che questi fosse debitori de questa pena piu cha tuti li altri habitadori de Jerusalem? (5) Jo ve digo che noe: ma se voi no farè penitenza, tuti semiiantemente pericolerie ». (6) E disse a lloro questa similitudene: Uno homo avea plantado en la vigna soa uno ficho, e venne per zerchare e per trovare alcuno frutto en esso, e no ve trovò. (7) E disse a Ilo lavoradore de la vigna: « E1 è za tri anni ch’io vegno per trovar frutto de questo arbore e no ien trovo; unde taiala: e perche embrega la terra?» (8) E respose questo e disseti : Messer lassala ancora questo anno e io la saparoe e lavorarola; (9) e s’ella farà, bene: e se no farà frutto, taiarela en quella fiata. Lucha (13, 10). Ca. LXXXXV1. He amaistrava Yesu en le senagoge loro en lo sabao. (11) Echo una femena la quale avea spirito de infermetade za era desedoto anni. E era inclinada e no se podea levare en suso. (12) E veduda questa, clamala Yesu e disse: « F e ­ mena, tu ei sanada de la toa enfermetade ». (13) E inpuosele la m isericordia;1 allora la fo sanada, e glorificava Dio. (14) E respose lo princepo de la sinagoga emdignado perzò k’elo sanava en lo sabado e disse alla zente: «E lio è . v j . dì en li quali se con vene la­ vorare,· vegnì [en] quisti e sanadeve e no en lo dì de sabado». (15) Respose Yesu a elio e disse: « Ipocrita, no deslega zaseaduno de voi lo so bo, 0 l’aseno, e menalo adaquare en lo dì del sabado? (16) E questa fìola de Habram la quale lo diavolo l’à tegnuda le gada za. x v iij.[a n n i] (f. 50v) no fasea mester de deslegarla en lo dì del sabado?» (17) E digando zò Yesu, tuti i soi aversarie se vergognavano, e tuto lo povolo s’alegrava en tute le cose le quale el fasea nobelissimamente.

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1 et imposuit i lli manus...

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Secundum Ioannem (7, 2). Ca. L X X X X V II. En questo tempo el s’aprosstmava la festa di Zudei che fi apellada Scenopegia en la quale elli habitavano en case fatte de frasche a [l] largo,1 e rapresentava conio li soi antezessori erano stadi en lo deserto. E du­ 5 ra va , vip di en lo mese de setembre. (3) E disse a Yesu li fradelli soi: « Va da questo logo e va en Zudea, azò che li desipoli toi vegano le ovre toe. (4) Nessun fa le ovre soe en oculto che voia esser em palese. Se tu fai cossi grandi fatti manifestadi al mondo ». (5) Li fradelli soi no credevano en lui. (6) E disseli Yesu: « El mio 10 tempo no è ancora vegnudo, ma lo tempo vostro sempre è aprestado. (7) El mondo no ve po’ aver in odio, ma me sì hae in odio, perchè io do testimonianza contra d’elio de le ovre soe ch’eie no è bone. (8) Vui andade a questa festa e io non li andarò, ch’el tempo mio no è ancora vegnudo ». (9) E ditto zò elio romase en Galilea. (10) E Ili J5 soi parente i andoe, e andò anche lui, ma no en palese, ma in oculto. Questa festa durava . v i j . dì linde Yesu no andò lo prim o dì, ma zercha lo quarto dì. E perzò no è contrario quello che disse Yesu de no andar en quelo dì a la festa. E no s'entendi qui per li fra ­ 20 telli de Yesu alcuni de li apostoli, ma de li altri parenti de la Ver­ bene M aria. (11) E la zente Io zerchava e disea: Qu’è questo? (12) E grande mormoramento era de lui entra la gente, che alquanti disea: — elio è borio, — e altri disea: — no è, ma el engana lo povolo. — (13) E 25 per amor de zò nessuno era che parlasse de lui em palese per amor di Zudei.2 (14) Fatto za meza la festa, entrò Yesu en lo tempio e ainaestrava. (15) E Ili Zudei mormoravano3 e diseano: « Con sa questo lettera (f. 51r) e non abia mai enpreso? (16) Respose Yesu e disse a fioro: « La mia doctrina no è mia, ma è de collui 30 che m’à mandado. (17) Elio cognoserà la mia doctrina4 se la è da Dio o se io parlo da mi. (18) Quello che parla de sì zercha la propria gloria, ma colui che zercha lo honore de colui che l’à man­ dado, costue si è venterò e nulla eniustitia he en lui. (19) No ve diede Moysè la leze e nullo de voi la oserva? (20) Che zerchè voi 35 d’alziderme?» Respose la gente e disse: « T u ai lo demonio che zercha d’alzirte ». 5 (21) Respose Yesu e disse: « Una cosa ho fatta e 1 Risolvo così la forma alargo del ms.... 2 ...propter metum Iudaeorum. 3 E t mirabantur ludaei... 4 S i quis voluerit voluntatem eius facere: cognoscet de doctrina tdrum ex Deo sit... 5 ... Daemoninm habes: quis te quaerit interficere?

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TESTO FF. 50v-51v

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voi ve ne maraviade. (22) Moyses ve dede la circonzesione, no per zò ch’eia fosse da Moyses, ma dal pare,1 e voi en sabado zerconzidè lo fantino. (23) E ss’el po’ fìr zirconziso forno en sabado, e no fa contro alla leze de Moysè, perchè ve turbade voi contra de mi se 10 ho sanado tuto lo homo en lo sabado? (24) No zudegade se- 5 gondo la faza, ma zudegade verasemente ». (25) E disea alquanti de Yerosolima : « No he questo quello lo quale i Zudei zerchava d’alzirlo? (26) Ecchote avertamente el parla e no li [di]gono niente. Anno forse verasemente cognosudi li nostri prinzipi ch’elo è Christo? (27) Ma noi sa verno ben onde elio è questo; e Christo quando el io vegnerà nessuno saverà onde el se sia ». (28) E perzò clamava Yesu en lo tempio predigando e disia: « Voi cognoside mie e sa­ vide unde io sonto: io no so vegnudo da mi, ma verase è collui che m’à mandado lo quale voi no savè. (29) E si lo cognosco, e se io dirò ch’io no lo cognosco, io serò semeiente de voi menti- is dorè ma io lo cognosco che m’a mandado e so ch’io sunto da elio » . 2 (30) Perzò li Zudei zercavan d’alzirlo, ma nessuno per zò 11 ponea mano adosso per prenderlo che no era ancora vegnudo lo tempo so. (31) De la turba molti crelero en lui e disea: « Christo quando el vegnerà farà elio mo piu miracoli (f. 51v) con fa 2 0 questo? ». Ludici (12, 13). Ca. L X X X X V III. He disse uno del povolo a Yesu: « Dì a mio fradello che parta con mi la hereditade ». (14) E Yesu li disse: « 0 homo, chi m’ha fatto zudese 0 partidore sovra v o i? » (15) E disse alla zente: «V e d i e guardave da ogne avaritia 25 che la vita d’alcuno he nella habondanza de quel che posede » . 3 (16) E disse la cotal similitudene: « Lo campo d’ uno homo rendè malta biava: (17) pensossi quello entra sì (18) e disse: Que farò io che io no hoe ove metta le froe mie? E disse: Io farò questo, ch’io desfarò li mei granari e faroli maiori, e Ili reponerò li mei beni 30 che me sono nasudi, (19) e dirò a l’anima mia: anima mia, galdi: tu ài molti beni reponudi per molti anni: sta en reposo, mangia, beve e allegrati. (20) E Dio li disse: Matto, stanotte te serà tolta l’anima toa da ti; e quelle cose che tu ài reposte, de chi serà elle? (21) Cossi è collui che fa thesauro e no è riccho en D io ». 33 Mcithio (19, 16). Ca. L X X X X IX . He venne uno a Yesu, enze [nojchiossi ennanzi a elio e disse: « Maestro bono, che farò io cosa de bene ch’io abia vita eterna?» (17) E Yesu li disse: «C h e me 1 ... sed ex patribus. 2 Ego scio eum: quia ab ipso sum et ipse me misit. (L ’aggiunta, dal 1° al 2° cognosco, sta in molti manoscritti della Volgata, compreso il Fuldense. A. V.). 3 non in abundantia cuiusquam vita est ex his quae possidet.

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DIATESSARON VENETO

adimandi tu del bene? Uno solo è bono, zoè Dio. Ma se tu voi entrare a vita, serva li comandamenti». (18) E quelli li disse: « Quali è quisti? » E Yesu li disse: « No far homicidio: no adulte­ rare: no far furto: no fare falsa testimonianza: (19) honora lo pare 5 e Ila mare toa: amera[i] lo prossimo luo così come ti raedesmo ». (20) E Ilo zonvenzello li disse: «T u te queste cose io ho servade da la zoventude mia: que me mancha ancora?» (21) E Yesu li disse: « Se tu voi esser perfetto, va e vende tuto quello che tu ài e dallo alli poveri, e vieme driedo, e averai lo to thesoro en zielo » (22) A l­ io dide queste parole lo zovene andossene via gramo ch’elio avea molte possesione. (23) E Yesu disse alli soi desipoli: « En verità ve digo che a gran pena lo ricco entrarà en lo re(f. 52r)gno de zielo ». (25) Aldide queste parole, li desipoli se maraviano molto e diseano: « Duncha, chi po’ esser salvi? » (26) E guarda Yesu apresso i5 e diseli: «A presso de li homini questo è imposebele, ma apresso Dio ogne cosa è possibile ». (27) E in quela bora respose Piero e disse: « Ecchoti, noi che avemo lassate tutte le cose e ssemo se­ guiti,1 che areremo duncha?» (28) Yesu li disse: « Io ve digo en veritade che voi che avede seguitato me, en la renovason del mondo 20 quando sederà lo fiol de lo homo en su la segia de la maiestade soa, sederi sovra dodese chadrege e zudegarè le dodese sciatte d’ Israel. (29) E ogne homo che abandonarà chase o fradelli o serore, o pare, o mare, o moyer, o iìoli, o champi per lo nome mio, rezeverà cento tanto e possederà vita eterna. (30) Multi primi serà 25 ultimi, e molti ch’è ultimi serà li prim ieri». Lucha (16, 14). Ca. G. Oldia queste cose li Farisei ch’erano avari e faseanose beffe de lui. (15) E disse Yesu a fioro; « V o i sete quili li quali vi iustificati ennanze alli homini, ma Dio cognosce li cori vostri; quel ch’è alto apresso de li homeni è abominabele apresso 30 de Dio. (16) La leze de chi al tempo de Zoani, e dapò, enfina a mo si prediga lo regno de Dio, e ogni homo che l’à e l’à per forza. (17) Piu tosto se po’ destrugere lo zielo e Ila. terra, ke de la leze una 1etera cadere». Lucha (16, 19). Ga. Gl. « E v’era uno homo riccho lo quale se 35 vestiva de purpora e de bysso, e ogni dì manzava splendidamente. (20) E era uno mendigo che avea nome Lazaro, lo quale ziasea alla porta del riccho plen de plage: (21) e dessiderava de saziarse de le fregole che cazeano de la taula del richo e nessuno ien dava, ma veniano li cani e lenzeano le soe plage. (22) Venne tempo, e morto è 40 lo mendigo e fo portado de li angeli en lo seno da Abraam. Morì 1 et secuti sumus te.

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TESTO FF. 51v-53r

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altrosì lo [ricche] e fo sepellido en lo ’nferno. (28) Levando li soi ochij, lo richo stagando en li tormenti, vide Abraam da lonze e Lazaro (f 52v) che stava en lo seno suo. (24) Elio clamò e disse: « Pare Abraam, ahi misericordia de me, e manda Lazaro che moie la soa extrema parte del dido in aqua, azò ch’el refreze la mia 5 lingua, ch’io sono molto cruciato en questa fiamma ». (25) E disse Abraam a elio: « Fiolo, recordate che tu rezevisti ben en la vita toa, e Lazaro mal, e mo questo à consolatione e lu fi cruciado. (26) E en Iute queste cose entra voi e noi è posto e fermado uno grande ostacolo, si che quili che vole vegnire da noi a voi no possa, 10 nè di Uà (ne) pasar de qu a ». (27) E disse lo richo: « Pregote duncha pare, ke tu lo mandi a la casa del mio pare (28) ch’i’ò . v. fradelli, k’el ge diga e renda testimonianza ch’eli no vegniano anche en questo logo de pene». (29) E Abraam li disse: « No anno Moisè e Ili profeti? alda qu elli». (30) E quello li disse: « No, pare Abraam, 15 ma se resusitasse alcun morto e andasse da elli, elli farano peni­ tenza ». (31) E disse Abraam a elio: « Se elli no alde e no credeno alla scriptura de Moysè nè di profeti, nè ad aleuno che resusitasse da morte a vita no crederavei ». E xposition. - Per questo exempìo se po' vedere che li boni vede 20 li rei in altra vita, e altresì li rei vede li boni. M a può lo dì del zudisio li rei no vedeva piu li boni, ma li boni sempre vederano li rei. Mostra altresì che li boni no à dolore nè compassione de li rei en l’altra vita. E altresì neguna allevatione à, nè aveva mai quei che sera en enferno. E dasse [e]ntendere altresì che malore è la cer- 25 teza de la santa scriptura che no è quello che godesse dire alcuno resusitado da morte a vita, au plusori. Mostrase eciamdio che no può bene esser che l’omo abia zò ch’el vole en questa vita e nel­ l’altra. Lucha (16, 1). Ca. GII. He disea Yesu alti desipoli soi: « E1 fu 30 un richo homo lo quale avè un so castaido, e folli acusado cli’elo avea (f. 53r) dessipado li beni soi. (2) E chiamolo e disseli: — Ke è questo k’io odo de ti? Rende rasone de la toa castaldia, che da chi ennanze no serai1 castaido. — (3) Entra sì disse lo castaido: — Che farò io ke ’1 mio segnore me tole la castaldia? Io no posso 35 vangare e vergognome de mendicare. (4) So quello ch’io farò azò che quando io serò mosso de la castaldia me rezeverano en le soe case. (5) E chiamò li soi debitori, zoè del signore suo, e disea al primo: — Quanto dei tu dare al signor mio? — (6) E quell disse: — Cento mesure d’olio. — E disse: — Toi la toa carta tosto e scrive 40 1 ms. serase.

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DIATESSARON VENETO

pur zinquanla. — (7) E poi disse a l’altro: — E tu, quanto di tu dare al mio signore? — E disse: — Cento mesure de grano. — E a questo disse: — Toli le tue carte; scrive otanta. — (8 ) E Ilo segnore lodò lo reo castaido per zò che saviamente fe’ per sì; per zò ke li fioli 5 d’esto mondo sono più providi ke li fioli de Dio en la soa generatione. (9) E io ve digo: « Fadeve amisi de le recheze le quale se guadagna con peccado, azò ke quando voi morì ehi ve rezeva en le case eternale. (10) Quello ch’è fedele nel pocho, si è fedele ne la gran cosa, e quello ch’è [en]fedele en lo pocho, en lo grande io fato sera enfedele. (11) Duncha se en le cose temporale voi no sede stadi fedele, cum ve cometere Dio quello ch’è qualche cosa ? 1 (12) E se voi no sede fedeli en lo pocho, corno serede fedeli .en quello k’è grande vallore? » . 2 Secundum Lucham (12, 35). Ca. CITI. «S ia li lunbi vostri pre15 cinti, e Ile luserne ardente en le vostre mane; (36) e voi siade someienti alli homeni che aspetano lo so signore quando el torna da le noze, ch’è aprestati (quando el torna da le noze) d’aprirli. (37) Beati quili servi li quali troverà vegiare lo so signore quando el tornerà da le noze. En verità ve digo ke ’1 signor so se alzerà 20 e zenzerà e farà sedere, e andando si ge ministrarà. (38) E sse elio vegnerà en la segonda vigilia o ne la terza vigilia e troverà apre­ stati, beati serà (f. 53v) queli servi. (39) E cognoscade che se ’1 pare de la famigla savesse quando lo laro dovesse vegnire, elio veghiarave e no lassarave robare la casa soa. (40) E voi siate apre25 stati che quando voi no pensate lo fìol de lo homo vegnirà ». (41) E Piero disse: « Messer, dì tu a noi questa parola au a luti? » (42) E Ilo Signor disse: «C h i è fedele e savio despensadore, lo quale lo signore l’ordena e constituisse sovra la famia soa azò che li dia da manzare en to tempo so? (43) Beado quello servo lo quale el 30 signore so troverà vegiare! (44) En verità ve digo che sovra tutto quello ch’el possederà, lo constituerà. (45) E s’el dirà en lo cor so: — El fa demoranza lo mio signore de venire — e comenze a fferire li servi soi, e l’anzille, e manzare e bevere e inebriarse, (46) ve­ gnirà lo signore de quello servo en quelo dì ch’el no spera e en 35 quello dì ch’el no sa e partiralo de la signoria e meterà la parte soa con li enfedeli. (47) E quello servo che sapè la voluntà del so signore e no la compiè, e no l’aprestò sì con lo signor volea li darà asae botte. (48) E quel che no la cognoscè e fè cose degne 3 1 Si ergo in iniquo mammona fideles non fuistis : quod verum est quis credei vobis ? - Et si in alieno fideles non fuistis: quod vestrum est quis dabit vobis? 3 ms. degno.

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TESTO FF. 53r-54v

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de fir batudo, lo signore so meno lo baterà. Da ogno homo a. chi è dado assai lira requirido assai, e a chi è enprestado mollo, molto fi demandado da elio. (49) lo son vegnudo per melere fogo en terra e que voio io so no ke arda? (50) Io ho a baptezarme d’uno baptesimo e mollo me par enfìna ke io lo complesca (51) Pensate voi ch’io sia vegnudo a metere pace en terra? io ve digo che noe, ma partissone. (58) Quando tu vai col to aversario al principo, en via dà ovra. de partirti da elio, azò ch’el no te conduga al zudese, e ’I zudese no te dia en mano del ministro so, e Ilo ministro no te meta em presone. (59) En verità te digo che tu no ne usirà de quindi de chi a che tu renderai l’ultimo denaro ». Mathio (50, 1). Ca. GIV. (f. 54r) « Semeiente è lo regno del zelo al pare de la fameialo quale andè la domane per tempo a menare ovre en la vigna soa (2) e fatto lo patto con li lavorenti uno denaro lo dì, mandoie en la vegna soa. (3) E andò al merchato zercha l’ora de terza, vide altri lavorenti stare en lo mercato ociosi. (4) E disse altrosì a quelli: — Andate anche voi en la vigna mia; io ve darò quel che serà ¡usto. — (5) E quelli i andò. Ancora andè zercha la sesta bora e la nona e fe’ lo semeiente. (6) E andò po zercha la undecima ora e disseli: — Perchè stade voi qui tuto ’1 dì ociosi?— (7) Ehi disse: — Emperzò che nessuno na requirì. — E elio disse a lloro : — Andè anche voi en la vigna mia. — (8) E fato sera, disse 10 signore de la vigna al procuradore suo : — Clama li lavorenti e dage lo pagamento so, e comenza da li ultimi e va da chi a quelli che veneno enprima. — (9) Vegnudi quelli che erano vegnudi zercha la undecima bora, rezevenno un denaro per zascaduno. (10) Venne 11 primi e pensavano ch’i dovesse aver piu, ma avè anch’elli uno denaro per homo. ( I l ) E rezevudo zò mormoravano contra lo pare de la fameia (15) digando: — Questi dridani anno lavorado una bora e ali fato pari a noi die avemo portado lo peso de la fatiga tuto ’1 dì e Ilo caldo. — (13) Elio respose a uno di quelli e disse: — Amigo, io no te fazo enziuria: no fistu patto con mi de uno denaro el dì? (14“) Toi quel ch’è to e vatene. (15a) No m’è lizita cosa de far zò ch’io voglio del mio? (14b) Io voio dare a costoro che venero drieto si come a ti: (15b) za è lo to ochio malvasio perchè io son bono. — (16) Così serà en lo reame del zelo li primi, ultimi, e Ili ultimi, primi. Molti eno li clamadi e pochi li elletti ». E l se mostra en sta parabola che Dio, quanto è da sì, vote che ogno homo fazi bene en zò ch’elo clama ogno homo a lavorare en la vigna soa, e altresì ch’elo rezeve l’omo d’ogni (f. 54v) tempo zoe en la fanzia, en la zoventude, en la vechìeza, et eciamdio la hora de la morte, p u r che l’omo se vola empentiri di m ali soi, en zò che elio

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mandò da domane per tempo et a terza, e da sesta, e da nona et en la undecima hora; a lavorare en la vigna. E Ilo denaro s’entende vita eterna, la quale rezeverà zascaduno che se fatigerà per Dio en questa vita e persevererà perfin al fin. Questo mormorare no sera en 5 vita eterna, ma ogno homo sera contento del so bene, e altresì del ben dei a ltri si con del so. Ma è questa lamentaxione tal fiada qui entro i boni (e) li quali tal fiada vede che Dio alguna persona che averà comenzado tardo a fa r penitenza clamerà en paradiso, e chi li serà vegnudi per tempo a sservirli, no será clamado, ma starà io en questa vita misera e pericolosa. S ì com potè essere a Sen Zanni apostolo e Sen Polo, che per tempo vene Zoanne a Christo e Paulo tardo, e per amor de zò Paulo andò ennanzi en Paradiso che Zoane. A colai persone disse D io: No aver per male s'io no te clamo alò e lassote fatigare e tentare e questo altro noe. No paterno savere perchè 15 D io 1 lo faza : tempo serà ch’el se cognoserà. Lucha (14, 1). Ga: CV. He entrò Yesu en casa d’uno principe di Farisei uno sabado a manzar pane [e] i lo osservava. (2) E uno homo ydropicho era lì e veneli dinanze. (3) E respose Yesu e disse alli savij de la leze e a li Farisei: « È lizito a curare de sa­ io b a d o? » (4) E eli [ijnteseno.2 E elio prese lo ydropicho e sanolo e lasolio andar, (5) e disse a lloro: « Chi serà di voi, se ’1 bo so o Pa(s)seno chaza em lo pozo che no n’el traga de sabado? » (6) Ei no li podeano responderé a questo. (7) E disea Yesu a Ili envitadi questa parola, vezando ello ch’eli atendeva molto de sentarsi en ss cavo de mensa: (8) « Quando tu fi envitado a noze non te metere en lo premerò logo, (f. 55*·) ne per aventura el ge sia envitado maiore de ti (9) e vegnudo quello, vegna quello de le noze che à envitado ti e elio diga a ti: — dà questo logo a questo altro. — En quella fiada con vergogna starai di sotto; (10) ma quando tu 30 firà envitado, va e metiti in húmele logo, e quando vegnerà quello che t’à envitado, elio te dirà: — amigo, monta en su, — en quella fiada tu tirai honorado en comspetto de quilli ke siede; (11) che ogno homo lo quale se exalta firà humillado, e chi se humilia firà exaltado». (12) E disea altresì a quello che l’avea envitado: 35 « Quando tu fai desenare o cena, no envidare li amisi toi, nè li toi Iradelli, nè li toi parenti, nè li toi richi visini, perchè elli no t’envidi et in cui cambio rezevi da loro, (lo) Ma quando tu fai corredo3 chiama li poveri e debili e zegi e zotti, (14) e beado ti 1 iris, pchio. 2 At illi tacuerunt... 3 Sed eum facis convivium...

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TESTO FF. 54v-55v

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perch’ei no anno da rendertene cambio nel dì del zudisio » . 1 (15) Aidito questo, uno de quei che manziava disse: « Beado quello che manzarà pane en lo regno de Dio ». Lucha (17, 11). Ca: CVI. Andando elio in Yerusalem passava per mezo Samaria e Gallilea. (12) E entrando en uno castello 5 veneli ennanzi diese homini leprosi, e stagando da lungi (18) levono le vose soe digando: Iesu Signore, abi misericordia de nuj. (14) E vezutili li disse: « Andade e mostrave ahi p revid i». E an­ dando, elli fono mondadi. Onde quei vedendo ch’erano sani, (15) l’uno de loro tornò a Yesu con grande vose loldando Dio io (16) e butossi en zenochione davante lui e referili gralia. E questo era Samaritano. (17) E Yesu respose e disse: « N o ne sono mon­ dadi diese? E Ili nove ove son o?» (18) No ne fo de quisti diese so no questo straniero che vegnesse a render gloria a Dio. (19) E Yesu disse a elio: «L e v a su e vatene, che la fede toa t’à fatto io salvo ». Lucha (18, 31). Ca: CV1I. Tollè Yesu li dodesi desipoli soi e disseli: «E c c o che noi montemo en Yerusalem, e compiirasse tuto quello k’è (f. 55v) ditto per li propheti del fìolo de lo homo (32) ch’el firà tradido e dado alli Gentili e firà beffado e spuda- 2 0 zado (33) e flagellado e dapoi ch’eli lo averà spudazado elli l’alziderà. E Ilo terzo dì l’alziderà e resusiter.à dapo’. » 2 (34) Elli no enteseno alcuna cosa de questo ch’i desea(no). E era nascosta questa parola alli apostoli. (35) E aproximando elio a Iericho uno zego sedea apresso de la via e mendigava, (36) e elio oldando la gente 25 che passava adomandava ch’era zò. (37) Elli li disse che Yesu Na­ zareno passava, (38) et elio clamò e disse: «Iesu , fiol de David, abie misericordia di me ». (39) E quei che andavano ennanze lo reprendavano, e deseano ch’elo tacesse. E elio molto piu clamava: « Fio de David, abie misericordia di me ». (40) E Yesu stette e co- 30 mandò ch’eli li fosse menado ennanze. E ssiando aprosimado a llui domandolo (41) e disse: « Che votu ch’io te faza? » E elio disse: « Messer, ch’io veza ». (42) E Yesu disse: «V e d e : la fede toa t’à fato salvo». (43) E enmantemente elio vede e andavali driedo ma­ gnificando Dio. E tuto lo povolo quando vedè zò dede laude a Dio. 35 Mathio (20, 20). Ca: CVIII. He venne la mare di fioli de Ze­ bedio, zoè la mare de Zoanne Evangelista e de Iacomo, com esso li fioli soi, e adoralo e dimandoli dono. (21) E disse Yesu ad ella: « Che adimandi tu ? » E ella disse: « D ì che questi miei fioli 1 E t beatus eris, quia non habent retribuere Ubi: retribuetur enim tibi in resurrectione iustorum. Probabilmente il copista ha saltato una riga. 2 Postquam flagellaverint occident eum et tertia die resurget. Diatessaron volgare.

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sedano in lo regno tuo, uno da la parte destra e uno da la si­ nistra ». (22) Respose Yesu e disse: « Voi no savi quello che voi adomandade. Pori voi bevere lo calise che io beverò? » Elli i disse: «S ì, possemo ». (23) E disse: « L o mio calese ben beverì, ma sedere a la mia desterà o a la mia senestra non è mio dare a voi, ma a quelli a chi è prestado dal pare mio ». (24) Aldendo zò (f. 56r) li disipoli turbaronsi di questi dui fradelli. (25) E Yesu li chiamò a sie e disse: « Savè voi che i prinzipi de la gente mondana mena signoria sovra de loro e quei ke sono maiori si usano podestaria en loro. (26) No serà così de voi, ma zascaduno che vorà tir maiore entra de voi, sia vostro ministro. (27) E zascaduno che vorà esser contra voi primo, serà vostro servo; (28) si conio lo fiolo de l’orno è vegnudo per ministrare e no per esser ministrado, et è venudo per dar la soa anima in redemptione per m olti», Questa donna era sorore de la Vergene Maria, e vegendo che Yesu fasea cotanti miracoli, erette ch’el fosse verase Dio, e così de­ mandava per li fioli soi Ioga en vita eterna, overo pensava forsi ch'él dovesse regnare en questo mondo, e così domandava cìi’el fesse 1 i soi fioli grandi per casion del parentado. Era vegnuda questa di­ mandasone dai fioli, unde Yesu che savea e che sa trito, no respose a ella, ma a elli. E Yesu mostra che vita eterna ae un gran logo: no se dà per parentado, nè per nobiltà de sangue, ma per bona vita e per gran faliga. Unde quando Yesu li disse: — E l no è al mio dare a ssedere da la mia destra o da la mia sinistra en lo regno mio, — tanto è a dir come : — io no guardo a parentado, nè a sienza, nè a gentileza, nè a posanza, nè a capa, nè a capuzo, ma a buon core e humele, a dura vita e a maior boutade, unde chi maor voile esser em Paradiso, sia più humele en questo mondo chativo ; e spesse fiade a chi domanda signoria vene la mala via. Lucha (13, 23). Ga: GIX. He disse uno: « Messer, è pochi quelli che se salva?» Yesu disse a lloro: (24) « Affategateve d’entrare per la porta streta, che molti dimandano d’entrarne e non poteno. (25) Quando lo pare de la fameia serà entrado en casa, e averà chiusa la porta e voi comenzarì a star defora e baterì a la porta e dirè : — Messer, — elio respon(f. 56v)derà e dirà a voi : — Io no so onde voi siate. — (26) E in quella fiada voi converì ai­ dire: — Noi mangusiasimo 2 davanti de ti e bevessemo, e tu pre­ dicasti en le nostre piaze. — (27) E elio dirà a voi: — Io non so onde ve siate, partitive da mi fatori de iniquitade. — (28a) E in 1 ms. fosse. 2 Tunc incipietis dicere: Manducavimus...

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TESTO FF. 55v-57r

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quello luogo sera pianto [e] stredor de denti ». (31) E a quel dì venne alquanti de Farisei e disseli : « Essi de qui e parteti, che Herodes te vole alzir ». (32) E Yesu disse: « Andade e dide a quella volpe: — Io descazo i demonij, e sanidade do anchoi e dimane, e lo terzo dì sì conplisco. (33) Ma per amor de zò el me fa mesterò 5 anchoi e domane e lo seguente dì ambulare, che non se convene che profeta pericoli fora de Yerusalem ». Lucha (19, 1). Ga: CX. E andando in Yericho, (2) echoti un homo che avea nome Zacheo: e era questo principo de’ Publicani, et era molto richo, (3) e zercbava e apenavase de veder Yesu e 10 conoscerlo, e no potea per la moltitudene de la gente, ch’elo era pizolo di persona. (4) E corse e montò en s’uno arbore che fi dito seccomoro azò ch’elio lo podesse veder. (5) E Yesu dovea passar inde. E vegnudo a quello logo Yesu guardò e videlo, e disse a elio: «Zacheo, viazo desmonla zu, ch’el me fa mesterò de stare 15 ogi en la casa toa ». (6) E viazo desmontò zu, e con grande alegreze lo rezevè. (7) E vedendo zò ogno homo mormorava de zò digando ch’elo era andado a chasa de peccatore homo. (8) E Za­ cheo stagando disse a Yesu: « Eccote, meser, io dò la mitade del mio alli poveri; e sse io ho fato (ad) inganno ad alcuno, io li dò 20 quatro tanto ». (9) E Yesu li disse: « Anchuo dì è fata salva questa casa, emperzò ch’elo è altresì fiolo da Abraam: (10) Lo flolo de l’orno è vegnudo per rechirire e salvare quello ch’era perido ». Mathio (20, 29). Ca: GXI. Partisse elio e Ili disipoli soi de Ye­ richo e molta gente lo seguia. (30) E ecco dui zechi sedeva apresso 25 de la via (f. 57r) e aldando che Yesu passava clamò e disse: « Me­ ser, fiolo de David, abie misericordia de noi ». (31) E la gente i gridava ch’i tacesse. E coloro molto piu clamava digando: « Miser, abie misericordia de noi, fiolo de David ». E Iesu en quella fiada stette e chiamoli e disse: « Que voli vuj ch’io ve fa za ? » (33) Ei 30 disseno: «M iser, che li ochi nostri siano averti». (34) E Ilo Signor abiando misericordia di loro, tocoli li ochi. E amantenente viedero e andaroli drieto. Secundum Matheum et de VAvento. (Matth. 21, 1). Ga: CXII. (1) E aprosimando a Yerusalem; e vegnudo a Befagia al monte 35 Oliveto, mandò doi di soi desipoli (2) e dissege: «A n date al ca­ stello ch’è contra voi e troverì alò una asena ligada col pulero con ella: desligela e menemela. (3) E sse alguno ve dirà alguna cosa de zò, dide che ’1 Signore à mesterò de zò, e mantenente el ve la lassarà menare ». (4) E tuto zò fè Yesu azò ch’el se complisse quello 40 ch’è dito per Zacharia profeta che disse: — (5) Dì a la fiola de Sion, zoè a Ierusalem : ecco lo Re tuo vene a ti mansueto, segando sovra

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DIATESSAEON VENETO

l’asena e ’1 polero. — (6) Andando li [di]sipoli feseno como el co­ mandò. (7) E menaro l’asena e ’1 polero, e tnesono le vestimenta soa sovra l’asena, e meterolo poi a sseder sò. (8) E molta gente stendea le vestimenta soa sovra la via, e altri taiava li rami nell’arbore e zetava ne la via. (9) E Ila zente si andava ennanzi e quella che seguía clamava e disea: «Osanna fiol de D avid », zoè [a ] dire: Salvane, meser, fiol de David: benedeto quello che vene en lo nome del Signore: osanna in excelsis: zoè a dire: pregemoti che ne salve en zelo, tu che ne salve en terra. Lucha (19, 37). Ga: C X III. E aproximando ello alla desmon­ tada del monte Oliveto, comenzó tuta la zente che desendea del monte, con grande allegreza a laudare Dio a gran vose sovra tuti li miracoli ch’eli ave[a]no vedudi. (38) E digando: Be(f. 57v)nedeto lo Re che vene en nome del Signore, pase en zielo e gloria in excelsis, (39) alquanti di Farisei ch’erano con questa gente disse a Yesu: «Maestro, reprende i toi desipoli ». (40) E Yesu disse a questi Farisei: « I o ve digo, se quisti taserà, le piere clam erà». (41) E ssiando lesu aproximado a la citade de Ierusalem, vezendola pianse sovra ella e disse: (42) « E sse avesse cognosudo anche te planzeresse, ma in questo dì tu ài pase! è ascose le tribu­ latione che te deve avegnire alli toi ochi, (43) ch’el vignirà dì che li toi nemisi te circundarano de fondo fossato1 et stremenarate da ogni parte, (44) e buterante a terra, e Ili fioli ch’è dentro da ti, e no lasserà pierà sovra pierà en ti, emperzò che tu non à cognosudo lo tempo de la toa visitatione». (45) E entrò en lo temp[l]o e comenzó a deschazare quelli che merchatea e vendea. (46) E disea ch’elo è scripto che la mia chasa è cliasa d’oratione, ma voi l’avè fatta speluncha de ladroni. Mathio (Marc., 12, 41). Ca: GXIV. E offerando la gente en lo tempio, vide che molti richi butava en la casetta de la offerta, e gente altra assai. (42) E vegnuda una vedova poveretta e metene dui menuti. (43) Clamò Yesu li discepoli soi e disse: « En verità ve digo che questa vedova poveretta à più metudo in lo gazofilazio cha tuti li altri che n’à metudi de quello che soperclava loro. (44) Ma questa à dado de la povertade soa tuto quello che l’avea onde la dovea vivere ». Luca (18, 9). Ga: GXV. E disse ad alquanti li quali se confedava de sie, si con i fosse iusti e despresavano i altri, questa para­ bola: (10) « Doi homini montavano en lo tempio ad adorare: uno era Fariseo, e l’altro Publicano. (11) El Fariseo stagando, cossi 1 m s.... defode fossato.

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TESTO FF. 57r-58v

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orava e disea: Dio, gratie referisco a tie ch’io no sonto sì con i altri homini rattori, enzusti e avulterij, e tale corno è questo Publicano. (12) Io di(f. 58r)zuno do fiade la septimana e dò la de­ cima de tuto quello ch’io possedo. (13) E Ilo Publicano stava da lunzi e no voleva eciamdio levare li soi ochij in alto en zielo, ma feria lo petto so digando: — Dio sia propitio a mi peccadore.— (14) En verità ve digo che questo desende zustificado en la casa soa perzò che ogno homo che se assalta firà humiiiado, e ogno homo che se humilia firà exaltado ». Qoane (3, 1). Ca: CXVI. Era uno homo de la setta di Farisei che avea nome Nichodemo principo de li Zudei. (2) Questo venne de notte a Yesu e disse: « Rabi, noi savemo che tu è vegnudo da Dio maestro, chè nessuno po fare questi segni che tu fai se Dio no fosse con e lio ». (3) Respose Iesu e disse: « I n verità, en verità te digo: chi no nasserà de novo no entrarà en lo reame de zielo ». (4) E disse a llui Nichodemo: « Como può Torno nascere quando elio è vechio? Può elio entrare nel ventre de la soa mare e renascere? » (5) Respose Iesu: « En veritade en veritade te digo che chi no rena­ scerà de [a]qua e de Spirito santo no po entrare en lo regno de Dio. (6) Quella cosa che nassce de carne si è carne, e quello che nasse de spirito si è spirito. (7) No te maraviare ch’io t’ò ditto: — el te fa mestiero de renascere un’altra fìada. — (8) Spirito, zoè Spi­ rito santo, là ove vuole spira, va et vivifica. E tu alde la vose soa ma no sai là onde vegna, nè la vose vada. Cotal è ogni homo che nasse de Spirito santo ». (9) Respose Nichodemo e disse: (10) « Tu ei maestro in Israel e no sae queste cose.1 (11) En verità, en ve­ rità te digo ke quello che noi savemo, quello digemo e daemo te­ stimonianza de quello che noi avemo veduto. E voi no rezevì la nostra testimonianza. (12) Se io v’ò ditte cose terene e grosse et ampò no me lo credete, corno crederò vo [i] se io ve dirò le zelestiale? (13) E nessuno monta en zelo, so no quello che desmonlò de zielo, lo fiol de Tomo. (14) E si (f. 58v) come Moyses exaltò lo serpente de bronzo en lo deserto en sul palo, cossi fa mesterò, che lo fiolo de Tomo fia exaltà en su lo legno de la erose, (15) azò che ogno homo che crede en lui no perisca, ma abia vita eterna. Qoane (3, 16). Ca: CXVIT. En tanto Dio pare à amado el mondo, che à dado e mandado lo Unigenito suo azò che ogno homo che crede en lui no perisca, ma abia vita eterna. (17) E no à mandado Dio lo suo fiolo en lo mondo a zudegare el mondo,

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1 Qui il copista ha evidentemente congiunto il 9a col 10*> per aver saltato una riga: d ixit ei: Quomodo possunt haec fieri? Respondit Iesus et dixit ei,

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DIATESSARON VENETO

ma azò che ’1 mondo se salve per Elio. (18) Quello che crede en Elio no fi zudegado, e quello che no crede en Elio è za zudegado, perch’ello no crede en lo nome de lo U[ni]genito fiolo de Dio. (19) E però firà zudigadi li homini che la luse è vegnuda en lo 5 mondo e ampuò li homini ànno più amado le tenebre cha la luse, ma le ovre de loro erano rie. (20) Ogno homo lo quale fa male, à in odio la luse e no vede volontiera la luse, azò che le soe rie ovre no fiano vedude. (21) Ma chi fa veritade bosogna che vegna a la luse perch’el fia manifestade le so ovre, eie è fate cum Dio ». 10 E xposition. - A intendere quello che dise Yesu a Nichodemo si è da savere ch’elo è doi modi de nässere: uno è corporale quando la per­ sona nasce del ventre de la mare, e ssegondo questo modo no sepo nasscere so no una fiada, e de questa nativitade no parla qui el nostro Signore. E l segondo modo di nässere si è spirituale, e questo po es15 sere o per baptesmo o per la penitenza; e di questi doi modi se po entendere lo dito de Christo. Unde nessuna persona che mora ennanze che no dbia descrelione po vedere la gloria de L io s’ela no è baptezada, e se la persona vene a descrelione e no vote baptezarse, ella anderà all'enferno. M a chi volesse con bon core e con dretta fe’ bap2 o tezarsi e no potesse, questo anderà em Paradiso, e altresì che credesse esser baptezado e no fosse, s’ello crede en Dio, e sia en stado de pe­ nitenza, ben se salvava. E sse alcuno del quale fosse dubitado ch'el no fosse bapti(f. 59r)sado em quella forma che si dovea, po’ si de’ fare e baptizare en questo modo; e deve dire così: Se tu no è bap2 5 tizado, io te batezo el nome del Pare, del F io e del Spirito Santo. E dapò che alcuna persona è batezada o da prevede, o da alcutia altra persona, no se può nè si de’ p iu mai fir batezado. E chi bateza e chi se fesse batezare, se elio à descrelione pecca mortalmente, e ssegondo la leze de l’imperio de’ fir morto. Quando el fosse nezes30 sitade e prevede no ve fosse, ogne persona po e de’ batezare: e de’ aver de l’aqua calda o freda, o pocha o asai e ssopozarlo sotto, o s’el fosse picolo butarlini en sul capo o per la faza tre o una fiada e dire: Io te batezo en nome del Pare del F io e del Spirito Santo. Cossi è baptezado questo fantino o questa fantina, come s’el ve fosse 35 stado el Papa con tuli i Cardenali, nè mai se de’ p iu batezare. E se l’avegnisse che ’l fantino, nascondo del ventre de la mare, no podesse fir tratto vivo, e elio aparesse pur lo cavo del fantino, eciamdio stogando tuta l’altra parte ne lo ventre de la mare, elio po batezare per lo simile modo de sovra. M a no varale s’el paresse de l’altre io menbre e no lo cavo del fante. L'altro modo de nasere si è per la penitenza, unde quando la persona se sente morta per lo peccato mortale e vote renascere, fia gramo del pecado so e confesolo e sa-

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TESTO FF. 58v-59v

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tesfaza segando la soa possanza, e cossi è fata fiola de Dio. E Difino che la persona è [en] questa vita, tante fiade po nascere, quante fìade ella more per lo pecado. Qoane (7, 53). Ga: GXVIII. Poi zò ogno homo tornò a casa soa. (8, 1) E Yesu andò al monte Olliveto (2) e la doman per tempo vene 5 en lo tempio e tuto lo povolo venne a elio. E elio sedando li amaestrava. (3) E menò li Scribi e Ili Farisei una femena la quale era compresa ne lo adulterio e meterola en mezo. (4) E dissero a Yesu: «M aestro, questa femena è depresa mo in adulterio. (5) En la leze de Moysè si è scritto e comandado che cotal persona fia 10 lapidada: tu che di’ ? » (6) E deseano zò pur per pro(f. 59v)varlo, azò che lo podessero accusare. E Yesu inclinò e scrivea in terra co lo digito. (7) E sovrastagando essi, domandarlo, elio se drizò su e disse a lloro: «Q u ello ch’è senza peccado tra de voi pria, toia la preda e lapida eia ». (8) E ancora s’enclinà e scriveva en terra. 15 (9) Aldando questi zò e vezendo(no) la scritura, ussivano del tempio l’uno drie a l’altro e comenzando da li antigi: e romase solo Yesu e Ila femena stagando en mezo. (10) E drizasse Yesu e disse: « Fe­ mena ov’è quii che t’acusava?» (11) E ella disse: « Messer, nes­ suno gli è ». E Yesu li disse: «Neanche io te condenerò, ma va e 20 da chi ennanze no peccare piu ». Mathio (21, 18). Ga: GXIX. E la dimane torna a la zitade e abiando fame (19) vide uno figaro apresso de la via, vene per trovar alcum frutto en elio e no trovò en elio so no le foie tanto, e disse: — (E) in perpetuo no nasca en ti fruto. — E enmantenente 25 lo figaro si secoe. (20) E vezando zò i desipoli se maraviavano molto digando: « Con elio è sechado enchontenente? » (21) Respose Yesu e disse: « En verità ve digo, se voi averè fe’ e no dubitar!, no solamente d’ un figaro far! zò, ma se voi direde a questo monte: — tote via de chi e va en lo mare, — el firà. (22) E tutte le cose 30 che voi domandar! (e) in oratione crezando voi l’averede ». Lucha (18, 1). Ca: CXX. E diseva a lloro questa parabola, ch’el fa mester sempre orare e no refinare, (2) digando: « Ell’era uno zodese en una zitade lo quale no temea Dio. (3) E en quella zi­ tade era una vedoa e venne a llui digando: — vendegame del mio 35 aversario. — (4) E quello molto tempo no li volo fare alcuna cosa. E poi zò disse entra sì: — E sse io no temo Dio e no aio reve­ renza a homo, (5) almeno perchè questa vedova me molesta io la vendigarò del so aversario, azò ch’ella no me metta a morire gredandome driedo — »(6 ) E dise lo Signor: « Aldi zò che dise lo zu- 40 dese malvasio? (7) E Dio no vendigerà li soi amisi quando ei clamaranno a elio dì e note e averà paciencia en quell? (8) Digo io

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DIATESSARON VENETO

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a voi che si farà tosto vendeta de coloro. E quando (f. 60) lo iiol de Tomo vegnarà pensi tu ch’el trove fe’ en terra?» FA nostro Signore mostra em questa parabola del reo zudese quanto vale la oratìone apresso de Dio com perseverantia, che se 5 quello ke no ama, nè boutade à de fa r servisi a altri, per la emportunità del dimandare, si exaudisse, quanto maiormente farà quello che noi demandemo Dio, eh’è nostro Pare tuto pieno de boutade. Unde chi da Dio vote grazia trovare, com puro core lo priege; enfina tanto che Varerà no débia cessare. 10 E xtkasokdenahio. - Luca (20, 1). Ca: GXXI. E stagando Yesu uno dì em lo tempio e amaiestrando lo povolo e predigando, assonosse i princepi de li previdi e Ili antisi (2) e disseno a elio: «D im e en qual podestade tu fai questi miracoli e queste cose, e chi è quello che t’à dada questa b ailia». (3) E Yesu respose e disse: « Io ve do13 mandalo d’ una parola; respondemi: (4) E1 baptesmo de Zoanne era elio da Dio? o era elio dalli homini? » (5) E quei comenzò a pensar entra de sì e deseano; « S e noi desemo: del zelo, el dirà: perchè duncha no credeste voi a Zoanni? (6) E sse noi desemo de li homini, tato el povolo ne lapiderà, che lo povolo à per zerto che Zoanne 20 he profeta ». (7) Unde i resposeno che i no saveano onde fosse el baptesmo. (8) E Iesu li disse: « N è io ve digo en quale podestade io fazo queste cose ». Mathio (21, 28). Ga: C XX II. He poi questo disse a boro Iesu: «U n o homo avè doi fioli, e andè al primo e disseli: — Fio, va 23 anchò a lavorare en la vigna mia. — (29) E quelo respose e disse: — Io no voio. — Ma poi sen pentie e andoie. (30) Andè al-, tresì a l’altro e dissei lo semeientre. E quello respose e disse: — Meser, io li vo. — E no i andoe. (31) Qualle de quisti doi à fato la volontà del pare? » E e lli1 disse: « lo primer ». E Yesu li disse: 30 « En verità ve digo che li Publicani e Ile putane v’anderà ennanze en lo regno de Dio. (32) Ch’elo è vegnudo Zoanne en la via de iustisia e voi non li avedi crezudo, ma li Publicani e Ile merelrese i crete. E voi vezando zò non avi voi fatto penitenza, nè avi abili pentissone sì che voi creesa.de ». 35 (F. 60v) Mathio (21, 33). Ca: G XXIII. E un’altra parabola ie disse cotale: « Uno homo pare de la fameia era,lo quale piantò una vigna e fezeve seve atorno atorno, e dentro da ella feze uno tordo, e a mezo hedificoe una torre. E affittolla ai lavorenti e fatto zò andò em peregrinazo. (34) E aproximando lo tempo de le froe, elio « mandò li soi servi alli lavorenti per tore le frue. (35) E Ili lavo1 m s.... Yesu...

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TESTO FF. 60r-61r

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renti prendè li servi del signor, altri ne battè, altre ne alijise e altri ne lapida. (36) Ancora el mandò altri soe servi piu che no fo li primeri, e quelli viliani fé’ lo semeiente a quisti. (37) Alla fine mandò elio lo so fiol digando: — Forse elli averà reverenza a lo mio fiol. — (38) Ma li lavorenti, vezando lo fiolo del signor, disseno s entra de sì: — Questo è lo herede del signor, vegnì; alzidamolo e Ila heredità serà nostra. — (39) E presolo e butorlo fora de la veglia alziderlo.1 (40) Quando aduncha vegnerà lo signor de la vigna, che farà elio a questi v ila n i? » (41) Eli li dise: «e lio desperderà li rei malamente, e ssi affiderà la vigna soa a altri lavo· io renti li quali le renderà le froe al tempo suo ». (42) E disse Yesu a fioro: « No legeste voi mai en la scritura: La-priea (sic) la quale reprovà e zetava via li maestri, questa (està) è metuda poi en lo cantone? Lo Signore l’à fatto e da elio è vegnudo zò; e è maravegla en li nostri ochij. (43) Enperzò ve digo: lo regno de zelo firà 15 tolesto da voi e firà dado a quei che fano le ovre soe ». (45) E al­ òide queste parole li prinzipi de li previdi e Ili Farisei enteseno ch’el dicesse per loro. (46) E zerchavano de prenderlo, ma temeano lo povolo, el quale l’avea si con profeta ( Matth. 22, 1). E ancora disse a fioro questa parabola : 20 Mathio (22, 2). Ga: CXXIV. « Semeiente è lo regno del celo allo Re che fese noze al fiol so (3) e mandò (al)li servi soi a dire a quell che erano envitadi alle noze ke vegnessono; e elli no ve voleano vegnire. (4) E ancora mandò altri servi a dire a quelli,2 dite ahi en vitad i:— Lo mio desnare è aprestado; li boi (f. 61r) e 25 Ili auselli è morti e tuti aprestadi, vegnì alle noze. — (5) Quelli no coro (sic),3 e andè altri en la villa soa e altre a Ile vesende soe, (6) e altre prese li servi soi e ditoli desnore, alzisili. (7) Lo Re, aldido zò, fo irato e mandò li soi chavallieri e destrusse tuti quell homicidiali, e la zitade loro brusò. (8 ) E fato zò disse ahi soi 30 servi: — Le noze è aprestade, ma quell che erano envitadi no erano degni; (9) unde andè alle strade e tuti quell che voi troverì envitali alle noze. — (10) Andaro li soi servi alle vie e congregaro fi boni e Ili rei, et emplide fono le mense de li nmnzadori. (11) E entrò lo Re a veder quell che manzavano e vardò e vedè uno 35 homo vestido de vestimenta che no se convegnia a noze (12) e disse a elio: — Amigo, corno è tu entrado qua dentro no abiando vestimenta da noze? — E quello no disse niemte. (13) E in quella fìada lo Re disse alli ministri: — Ligadi li pedi e Ile mane e ze1 Et apprehensum eum eiecerunt extra vineam et occiderunt. 2 Iterum misit alios servos, dicens... 3 Itti autern neglexerunt...

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DIATESSAKON VENETO

tadelo en le tenebre de fora là ove serà pianto e stridor de denti, (14) che molti eno queli che sono clamadi e pochi quelli k’eno eletti ». Mathio (22, 15). Ca: GXXV. En quella fiada andero li Farisei 5 e conseiarse de prender Yesu en le soe parole. (16) E mandano a elio li soi discipoli colla fameia de Herodes digando: «M a e ­ stro, noi savemo che tu ei veretiero e amaestri la via de Dio en veritade, e no fai fo rza 1 ad alcuno, che tu no guardi a la persona d’alguno. (17) Dime (sic) duncha che te pari (sic): è lizito a dar 10 lo tribudo a Cesaro o n o ? » (18) E Yesu cognosea la malicia de loro e disse: «Ipocrite, perchè me tentò voi? (19) Mostreme2 lo denaro ke si dà per lo tribudo ». E queli li aprestà uno denaro. (20) E Yesu disse a lloro: « Di cui è questa figura e questa sopraseri ptione?» (21) Elli dessero: «E lla è de Zesaro ». Ello i desse: 15 « Dò duncha a Cesaro quello ch’è de Zesaro, e a Dio quello ch’è de Dio ». (22) E aldido zò questi se ne maraveglaro et lassarlo e partisseno. (F. 61v) Mathio (22, 23). Ca: CXXVI. En quello dì venne a Iesu li Saducei li quali negano la Resurection, e dimandarlo so (24) digando: «Maestro, Moysè disse: — se alcuno homo mori (sic) senza fioli, lo fradello so mene la moiere de quello e suscite lo heredo al fratello so. — (25) Apresso de noi erano . vij . fradelli, e Ilo primo avendo menada moiere si morì, e no abiando semenza, lassò la moiere a so fradello per soa moiere. (26) Semeientemente ® lo segondo e ’1 terzo de chi allo séptimo; (27) a l’ultemo la femena morì. (28) En la resurectione aduncha, de chui moiere serà questa? Zascuno de quisti setti (sic) fradelli l’ [à] abuta». (29) R e­ spose Yesu e disse a lloro: « V o i errade no sapiando le scripture nè le vertude de Dio. (30) En la resurecione no se maritarà nè so firà maritado nessuno, ma seranno si come li anzeli en zelo. (31) None avi voi letto de la resurectione de’ morti quello ch’è ditto a voi: (32) Io sono Dio da Abraam e Dio d’ Isaach e Dio de Iacob? Dio non è Dio de’ morti, ma sì de’ vivi ». (33) E aldito zò la gente se maraveiava en la soa doctrina, o» Mathio (22, 34). Ca: C X X VII. E Ili Farisei aldando ch’elo avea messo sillenzio alli Saducei, assonasse ensembre, (35) e uno di maestri de la leze li fe’ una questione tentandolo e disseli: (36) «M aestro, quale è ’1 grande comandamento de la le ze ? » (37) E Yesu li disse : « Amare lo Dio tuo con tuto ’1 core e con 1 ...et non est tibi cura de aliquo... 2 ms. mostremo.

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TESTO FF. 61r-62v

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tuta la toa anima e con tuta la mente toa. (38) Questo è el grandessemo comandamento e ’1 premerò. (39) El secondo è someiente a questo: e amerà lo proximo to si con te medessino. Maiore cosa è dal sacrifitio.1 En questi due comandamenti ne pende tuta la leze e Ili profeti ». Marcito (12, 32). Ga: C X X V III. E disse lo Scriba: « En verità bene hae ditto, maestro, che l’è alguno Dio e no è alcuno altro.2 (33) E ch’el fi amado con tutto ’1 core e con tutto lo entelletto e con tuta la soa possa. E amare lo pro(f. 62r)simo si com si medesmo, maior cosa è d’alcuno sacrifitio nè helemosena ». (34) E Iesu vegendo che drittamente avea resposto disseli : « Tu non è lunze da lo regno de Dio. Fa zò et averai vita ». A ssavere de li comandamenti de Dio alcuna cosa, si è da no­ tare e a ssavere questo: Dio clamò lo so servo Moyses su lo monte S in ai e deli la lese e Ili comandamenti soi li quali Dio li diede. E fono quisti comandamenti diese. En la prim a lauta ne scrisse tri, e quisti si ermo de Dio, e amaestranne de le cose che s’aperteneno a Dio. E l prim o comandamento è questo: None adorare altro Dio che mi, e no te fa ra i statua nè pintura nè similitudine de creatura alcuna che sia nè en zelo nè en terra nè en aqua, nè Vadorarai nè fa ra i alcuna reverenza, zò è a dire nè (sic) credere ch’el sia so no uno solo Dio, e questo amerai, adorarai e servira\i\. En zò che la desia fa le penture e Ile statoe e [a]dorale (e) no fa contra questo comandamento, emperzò ch’eia no fa alcuna figura, alcuna penctura de Dio, ma de li soi Sancii. E altresì noi no adoremo le figure sì cum Dio, nè che noi eresiamo che le siano Dio, ma fazemole honore per reverenza de Dio. E questa reverenza si è dieta e apellada da li savij, dulìa. Ma la reverenza la quale se fa a Dio fi(a) apellada latria. E l secondo comandamento si è cotale: No assomerà lo nome de Dio tuo invano, zò è a dire, nè zurarai nè sperzurara[i\ per niente, per pisola cosa. Contra questo comandamento fano tuti quell che sur ano falsamente, 0 che sur ano de fa r alcuno male, che no os­ servano lo serramento bono, podendolo osservare. Ancora tuti coloro che menzonano lo nome de Dio in vanitade 0 en male, blastemando alcuna creatura, digando: — Dio te dia male, — emperzò che Dio no po’ fa r (f. 62v) alcuno male, fa contra questo comandamento. Lo terzo comandamento è questo : — Recordate de sellebrare e santeficare lo dì del sabado — Qoè a dire: — guardateve de fare el dì del sabado ocre servili. — M a en lo tempo nostro la ecclesia en logo

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1 Qui il copista ha anticipatamente ripetuto, in forma scorretta, l ’ ultima parte di Marco 12, 33 data correttamente nel cap. successivo. 2 quia unus est Deus et non est alius praeter eum.

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DIATESSARON VENETO

de sabado zelebra domenega, sì per reverenza del nostro Signore lo quale resuscitò da morte en cotal dì, e sì per mostrare che la leze de li Zudei è andada, e Ila leze de Christo si regna. Elio è da saver che dui è li modi per li quali se santifica la domenega: lo prim o 5 modo si è questo: zoè guardandose da fa r ovre senza peccado nè ovra temporale per guadagnare cose terene; lo segondo modo si è questo; zoè che tuto questo santo dì se dee spendere en cose che siano a laude de Dio e a sallude de le nostre anime, zoè andare alla ec­ clesia, alla Messa, allo divino offitio, audire la predicanone, pensare de Dio, laudare e benedire Dio, rengratiarlo de li soi beneficij, p re­ gare per noi e per altri, per li vivi e per li morti, per li amisi e per li nemisi, piangere li peccadi ncstri e del proximo, planzere la passione e la morte de Christo, .confessare li nostri peccadi a Dio e alti previdi; ancora li discordadi repacifìchare, li tribuladi consolare 15 (li tribuladi confortare), li angustiati confortare, confortare quelli che fa bene e reprendere qu ili che fa male, fare le ovre de la m i­ sericordia, e altre cose spirituale. En la segonda tarda se contene setti comandamenti, e Ilo primero si è questo: — Honora lo pare tuo e Ila mare toa, azò che tu vive so longo tempo. — E questo honore deve esser en lo core, unde noi li dovemo verasemente amare. Deono esser en la bocha, unde noi li dovemo d ir bene e no villania e nè algun male; deono esser en le ovre, unde noi le (sic) dovemo servire e sse elli no avesseno da ssì devemoli mantegnere e sostentare (f. 63r). Cantra questo comandamento 25 fa futi li rei fioli e Ile ree fiole che inangustia e fa male a pare e ssi a mare. E l segondo camandamento si è questo : — No olzedera[i]. — Entendese zò de li homini e no de le bestie. M a en molti modi se fa lo homecidio, zoè con la volontade, com le parole e con le ovre. Com30 mandando, consentendo, consiiando, favorando, aitando e no defen­ dendo posendo defendere; lassando morire lo prosimo de fame, de sede, de fredo e de altre nezessitade e nemfermetade ossia en naltri perigoli, se lo può liberare. Cantra questo comandamento fa quell osiano quelle che dà empedimento alla conceptione e quelli che gua35 stano quello ch’è comcepto. M a le podestade osta li a ltri signori li quali è messi ossiano ordinadi da quelli che segondo rassone lo può fare, ossiano ordinadi quando li zudega li malfattori a morte, osiano altra pena ordenada per la leze, no fanno miga contra questo comandamento, nè illi, nè li soi ministri, ma de quello offitio anno 40 merito da Dio s’eli lo fa co[n] si convene. Lo terzo comandamento è questo : — No fornichare. — En questo comandamento è vetado omne spetie de luxuria en chadauno modo

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TESTO FF. 62v-64r

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he sse po’ comettere. Emperzò dovemo attendere che en zascaduno modo che alcuna persona sparge lo seme humano slodiosamente per alcuno modo en naltro logo che en lo proprio ordinado a generare, rompe questo comandamento e pecca mortalmente; zoè con altra femena cha con la moiere. E sse colla propria nioiere usa solamente proprio con dillecto e quello dilecto ama quanto Dio o p iù cha Dio, pecca mor­ talmente. E l quarto comandamento si è questo : — No fa r furto —, zoè à dire: no tore le cose altrue senza voluntade de colui le quale (f. 63v) el’è. En questo comandamento fìe vetado ogne avaritia e usura e rapina, sforzamento o frodo ossia enganno, en ogno modo per lo quale se possa tore l’altroe senza libera voluntade del so signore. Lo quinto comandamento si è questo : — No dir falso testimonio contra lo prosimo nè per amore, nè per timore, nè per menaze d’al­ cuna pena, nè per presio, nè per odio. — En questo comandamento si è vedado el comandamento (sic) de la lengua, i quali sono . x x v j. spetie de peccadi. È questi: Blasfemare ; mormorare; escusare lo peccado; turare senza utelletade; turare per le creature; e iurare falsamente; enfamare lo prosimo; lusengare con falsetade; maledire alcuna persona; dire male d’altre; dire a a ltri parole enziuriose; contendere; litigare; farse beffe de li boni ossia del bene; dar mal consiglo; seminare discordia ; parlare doppio; fare remorse (sic); laudarse; revellare lo segredo del prosimo ; menazare en basso ovcro en alto; vana promissione; dire parole vanamente; parole ociose; troppo dire parole zugularese, zoè parole de fare ridere vanamente; pa rla menti sozi zoè carnali. L i fru tti de la bocha si sono. x iij:. Prim o si è lodar D io : rengratiar D io; oratione; concessione; modestia en p a rla re; zoè dire poche parole ; e bone; e no gridando; astinenza de manzare; e de bere; correge[re] ; e amaestrare lo proximo ; e quando lo homo alde dire enzura de Dio osta del prossimo, respondere fedelmente. Lo sexto comandamento è questo: — No dessiderare la moiere del proxim o to. — Lo septimo comandamento si è questo : — No dessiderare le cose del prosimo tuo, zoè nè chasa, nè vigna, nè campo, nè alcuna cosa la quale podesse esser danno de lui. — (F. 641) Iohane (7, 30). Ca: GXXIX. Cerchava li Farisei e Ili Scribi de prenderlo; e nessuno no le metea mano in lui emperzò ch’el no era ancliora vegnuda la hora soa. (31) E del povulo molti crete en lui et deseano: — Quando el vegnerà Christo, farà elio piu miracoli che no fa questo? — (32) Aldendo i Farisei che la gente mormorava d’elo de queste

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MATESSARÓN VENETO

cose; e mandado (sic) li Farisei e Ili principi fanti azò che lo prendesseno. (33) E disse Yesu: «A n cora sonto con voi uno pocho; e vomene a quello che m’à mandado. (34) Voi me domandade 1 e no me troverì; en quello logo ch’io sonto voi no podi vegnire ». b (35) Unde li Zudei disseno a ssì medesmi: « Onde andarà costui ch’el dise che noi no lo troveremo? Anderà elio en la despersione de le gente ama[e]strarle? (36) Que parola è questa che l’à ditto: — Voi me zerchate e no me troverì, e llà ove io sonto, voi no ge podi vegnìre ? » (37) En lo ultimo dì de la Festa grande io stava Iesu e chiamava e disea: « Se alcuno à sede, vegna a me e beva. (38) Quello che crede en me, così corno dise la Scriptura, ell’enserà del ventre so fiume d’aqua viva ». (39) Ma questo disse Iesu de lo Spirito Santo lo quale deveano recevere colloro li quali credeano en elio ; el no era ancora dado lo Spirito Sancto perchè io Iesu no era ancora gloriflcado. (40) De questi del povolo oldando queste parole de Iesu, altre disea: — questo è verasemente propheta — ; altri disea: — questo è Yesu — , e altre disea: — vene mo de Gallilea Christo? (42) Non dise la Scriptura che de la se­ menza de David e del castello de Betlehem ch’era de Davi de’ so vegnire Christo? — 2 (43) Unde fata è desensione entra loro per elio. (44) Alquanti de loro- lo voleano prendere, ma alcuno no lo tochò. (45) Venne li ministri de li previdi e delli viscovi e delli principi a lloro, e questi li disse: «P e rch è no lo menevade (sic) v o i? » (46) E Ili ministri disse.· « El no parlò mai nesuno homo *5 (alguno) così bene corno questo parla». (47) E Ili Farisei respose : « Zaside (sic) anche3 (f. 64v) (48) alcuni di principi o di Farisei credè en elio? (49) Ma questo povolazo maledetto che no sa la le ze ». (50) E Nichodemo quello che venne a Yesu de notte disse a lloro: (51) « L a nostra leze zudega eia alguno. se no l’ode prima so dall’omo e cognosca quello che faza? » (52) Respose li Farisei e Ili princepi a Nichodeno e disseno: « È tu facto anche tu Gallileo? Cercha le Scripture e ve’ che profeta no se leva de Gallilea ». (53) E tornò ogno homo en eh asa soa. Mathio (22, 41). Ca: GXXX. Gongregadi un’altra visenda li Fa35 risei, Iesu li domandò (42) e disseli: « Que pare a voi de Christo? De chi fìolo elio è ? » Ei dessero: «D e D avid». (43) E Iesu disse a lloro: «C om o duncha Davi en spirito l’apella Signor, digando: (44) — Disse lo Signor al mio Signore, siede da la parte mia dextra, defina tanto ch’io meterò li nimisi toi soto li pedi toi? — (45) Duncha 1 ( Quaeritis i migliori codici della Volgata ; quaeretis lezione comune. A. V.). 2 nts. chera dedavi de vegnire xpo. 3 ... Numquid et vos sedueti estis? Numquid ex principibus aliquis, ecc.

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se Davi lo chiama so Signore corno ell’è lo so fio lo ? » (46) E nes­ suno no li podea respondere alguna parola: no fo ardido alguno de questi dì de domandarlo piu. Iohane. V i l i Sabato de Labaro (Ióh. 8, 12). Ca: GXXXI. E Iesu li parlò e disse: « I o sono luse del mondo; chi me segue no ambu- b larà en tenebre, ma averà luse de v ita ». (13) E disse li Farisei: « Tu dai testimonianza de ti medesmo e Ila toa testimonianza no è veretica». (14) Iesu respose: « S’io dò testimonianza de mi me­ desmo, lo mio testimonio si è vero, perzò ch’io so donde io vegno e ove io vado. (15) Voi zudegade segondo la carne; io no zudego io alguno: (16) e sse io zudego, lo mio zudisio è verase perchè io no sono solo, ma io e lo Pare che m’à mandado. (17) En la leze vostra si è scripto che la testimonianza de doi homini si è vera. (18) Io sono che dò testimonio de mi: el mio Pare dà testimo­ nianza de mi lo quale m’à m andado». (19) E deseano a elio: ib « Ov’è lo to p are?» Respose Iesu: « N è mi savede, nè ’1 mio Par s a ved e:sevo i cognosesive me, cognosereseve lo mio Pare. (21) Io me ne vado e voi me zercharì e morirè en li vostri peccadi. (Io) dove io vado voi no podide vegnire». (22) E diseano li Zudei: « Alzederasello si medesmo eh’el dise: — là dove io vado voi no podide vegn ire?» (f. 65r) (23) E Iesu dise a lloro: «V o i sedi dezù e io sono desovra. Voi sede de questo· mondo, io [non] sono de questo mondo. (24) Ditto v’ao che voi morirè en li vostri peccadi: se voi no credede ke io sono desso, voi morirè en li vostri peccadi »· (25) Diseano li Zudei: «C h i è tu ? » Disse a boro Iesu: «D io che ^ ve parlo. (26) Molte cose azo a dire de voi e ziudigare, e quello che m’à mandado è veretiero. E io quelle cose le quale io ò aldide da elio, quelle parlo a voi nel mondo ». (27) E no cognosè li Zudei ch’elo disea che Dio era so pare. (28) Unde li disse Iesu: « Quando voi averi exaltado lo Fiolo de lo homo, (e) in quella vi- 3» senda cognoserì ch’io sono desso, e io da mi no fazo alcuna cosa, ma sì come lo Pare m’à amaestrado, cossi parlo ; (29) e quello ke me mandò è veretiero, e no m’à lassado solo, enperzò ch’io fazo sempre quelle cose che i è em plasere ». (30) Parlando elio queste parole molti credeteno en lui. 35 Iohane (8, 31). Ga: C X X X II. E disea Iesu ahi Zudei: «C h i averà credudo en m i1 se voi perseverarede en le mie parole, verasemente voi serè mei disipoli, (32) e cognoserì la verità e Ila ve­ rità ve farà franchi ». (33) Resposoro ehi: «N o i semo de la sciatta 1 Dicebat ergo Iesus ad eos, qui crediderunt ei, Iudaeos... Il copista, o il tra­ duttore, fraintendendo, prende la proposizione relativa come inizio del discorso di Gesù.

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DIATESSAEON VENETO

d’Abraam e no servessemo mai a alcuno: come dì tu: — voi se­ rede franchi?» (34) Respose Iesu e disseli: « I n verità en verità ve digo che ogno homo che fa peccado è servo del peccà. (35) E Ilo servono romane en la casa in eterno; e Ilo fìolo ne romane sem& pre. (36) Se lo fìolo ve scamparà, voi sere verasemente franchi. (37) Io so che voi sede fioli da Abraam, ma voi zerchade de ociderme perkè la m ia doctrina no ve prendè nè ella v o i.1 (38) Io parlo quello ch’i’ò vezudo apreso del Pare mio, e voi fade quello che avede vezudo apresso del Pare vostro ». (39) Resposero e dis­ io sero: «Abraam si è nostro p ar». Disse allora2 Iesu: « Se voi sede fioli de Abraam, fade le ovre d’Abraam; (40) ma voi Qerchade d’anziderme, homo lo quale v’à ditto veritade, la quale io ò aldida da Dio; questo no fe’ Abraam. (41) Voi fazede le ovre del pare vostro», (f. 65v) E illi li deseno: «N o i no semo nadi de fornica­ lo tione: uno par avemo, Dio ». (42) Disse a fioro Iesu: « Se Dio fosse vostro Pare, voi me amaresseve en veritade, ch’io sono nasudo da Dio e vegnudo; no sono vegnudo da mi ma elio m’à mandado. (43) Perchè no cognosede voi lo mio parlare? perchè voi no podide aidire lo mio sermone. (44) Voi sede del pare diavolo e volide fare 20 la soa voluntade. Quello dai principio fo bomezida e no stette colla veritade, chè la verità no è en esso. Quando elio dise boscia, elio parla segondo k’elo è, emperzò cli’elo è bosadro e pare de la bosia. (45) Ma a mi che ve digo la veretà, voi no me credè ». Secundum Iohanem (8, 46). Ca: CXXX11I. « Qual de voi me re25 prenderà de peccado? Si io ve digo la veritade perchè no me credè voi? (47) Colui ch’è de Dio alde le parole de Dio. Enperzò voi no l’aldì, chè voi no side de Dio ». (48) E resposero li Zudei e dis­ sero: «N o i desemo bene che tu ei endemoniado e Samaritano? » (49) Resposeli Iesu: « Io no azo demonio, ma honoro lo mio Pare 30 e voi m’avede vituperado. (50) Ma io no dimando lo mio honore, ma elio è chi lo zercharà e ziudegaralo. (51) En verità en verità ve digo: chi servarà la mia parola no morirà in eterno». (52) Dis­ sero li Zudei: « Mo cognoscemo noi che tu ei endemoniado. Abraam è morto e Ili altri profeti, e tu dì, chi servarà la mia parola no 35 gustarà morte in eterno. (53) È tu maore del nostro pare Abraam ch’è morto e Ili altri profeti? Chi ti fai tu ? » (54) Respose Iesu: « Se io me glorifico la mia gloria non è niente; ma ell’è lo Pare 1 ... quia sermo ineus non capit in vobis. Nel ms. la parola prende è senza accento, lo la interpreto per una seconda plurale, per dare un senso alla frase. 2 Così il ms.; ma sarà da leggere anche qui il solito a lloro che traduce il lat. eis. Non ho corretto, perchè mi parve di poter arguire che il copista leg­ gesse veramente così.

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TESTO FF. 65r-66v

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mio che me glorifica, del quale voi desè ch’elo è vostro pare. (55) E voi no l’avede cognosudo, ma io lo cognosco, e ss’io dirò che no lo cognosco serò bosadro semeiente a voi : ma io lo cognosco e servo le soe parole. (56) Abraam vostro pare s’alegrò azò ch’el vedesse lo dì mio e vedelo e alegrossene ». (57) E Ili Zudei i desseno : « Tu no ài ancora zinquanta anni e vedisti Abraam ? » (58) « En veritade, en veritade ve digo che nanze che Abraam fosse io sonto ». (59) (f. 66r) Tolè li Zudei le piere per lapidarlo, e lesu s’ascose ensì del tempio. lohane (9, 1). Ga: CXXXIV. E passando lesu, vede uno homo zecho da la nativitade. (2) E Ili dissepoli soi lo dimandaro: « Mae­ stro, chi peccò en costui perchè l’è nado zecho? peccò elio, o lo pare so, o Ila mare soa? » (3) Respose lesu: « N è questo peccò, nè li parenti soi; ma azò ch’el se manifeste le ovre de Dio en elio. (4) E1 me fa mesterò de fare le ovre de colui che m’à mandado, infina ch’elo è dì. E1 vegnerà la note quando nessuno pò lavorare. (5) Enfina tanto ch’io som nel mondo, sono lo R e 1 del m ondo». (6) E ditte queste parole, sputò en terra e ffece luto del spudo e poselo sovi’a Fochi del Qiecho (7) e disse: «Vatene e lavate en la pisina di Soloe ». E andossene quello e lavosse e vedè. (8) E venne li visini e quelli che l’aveano vedudo ennanze, quando elio men­ dicava, e diseano: «N o n è questo quello che mendicava e doman­ dava la lemosena? » (9) E altre disea: «N o n è quello ma è simile a qu ello». E quello disea: « l o son ben desso». (10) E quelli di­ seano a elio: «C om o t’è averto li ochi to i? » (11) E respose lo ziecho: « Quello homo che fo dito lesu fè uno poco de fango e unseme li ochi mei e diseme: va e lavate en la pisina de Siloe. E io andai e lavarne e vide ». (12) Elli dissero a elio: « 0 è elio ? » E quel disse: « Io no lo so ». (13) Menaro quisti ahi Farisei. (14) Era lo dì del sabado quando lesu fè lo fango e illuminò li ochi soi. (15) Onde li Farisei deseano corno elio vedea. Elio disse: «E lio me metè fango en su li ochij e io me lavai e cossi vego ». (16) E alquanti di Farisei deseano: « Questo homo no è da Dio perzò ch’elo no guarda lo sabado ». E altre disea: « Como pò homo peccadore fare questi m iracoli?» E devesione era entro loro. (17) E dissero ancora al zeco: « Que ne dise tu de quello che f a [a]perto li ochi? » E quello disse ch’elo era profeta. (18) E non crete li Zudei de questo k’el fosse stado ziecho defin ch’eli chiamò lo par e la mare soa (19) e dimandoli digando: « È questo el vostro fiolo del quale vói diede k’elo (f. 66v) è nasudo zeco? corno vedel m o ? » (20) E

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1 (L u x sum; quindi lo Re sembra error di copista per lose o luse. A. V.). Diateaaaron volgare.

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D IA T E S S A R O N

VENETO

respose li parenti del zecho: « N o i sapemo ke l’è nostro fìolo e nasè zecho, (2 1 ) ma come el sia illuminarlo no savemo, o chi sia quello che l’à illuminado: domandarlo (sic) lu enstesso; elio àetade, responda elio de sì stesso ». (22) Zò dissero li parenti de questo 5 ziecho perch’eli temeano li Zudei; perchè li Zudei aveano za ordenado che se alcuno confesasse(no) ch’ei fosse Christo, ch’el fosse en bando; (23) e perzò disseno eli: — elio ae etade demandadelo elio enstesso. — (24) Glamaro anchora li Farisei quello ch’era stado zecho e disseli: « Dà gloria a Dio: noi savemo che questo homo io si è peccadore ». (25) E disse lo zeco: « S’elo è peecadore questo no so io: so io tanto ke questo: io era zecho, mo io v e zo ». (26) E quelli dissero a elio: « Que te fe’ elio quando elio t’averse li ochi? » (27) E elio disse: « lo ve l’ò za ditto e voi l’aldeste; perchè votivo ai­ dire ancora? Voli voi deventar soi desipoli?» (28) Elli lo blastemò 15 e disseli: « S e tu suo desipolo, che.noi senio dissipoli de Moyses. (29) Noi savemo che Moyses à parlado a Dio, ma questo no sa­ pemo noi onde elio sia ». (30) Respose quello ziecho e disse(ro) a lloro: « Questo è mirabele che voi no savedé onde elio se sia, e per amor de zò elio m’à illuminado. (31) Noi savemo ke Dio no so aldi i peccadori, ma se alcuno lionora Dio e fa la voluntade soa, questo sì esalcelo. (32) Dal comenzamento del mondo non è aldido che alcuno avresse li ochi d’alcuno che nascise zieco. (33) Se questo homo no fosse da Dio no porave aver fatto zò ». (34) Resposero quelli e dissero : 1 « Tu ei nasudo em pecati e amaistrene? » E cha2 5 zarolo fora. (35) E aldi lesu ch’eli lo aveano chazado fora; e abiandolo trovado disseli: « Crede tu en lo Fiolo de D io ? » (36) Respose questo e disseli: «C h i è elio, messer, azò che io creza en lu i? » (39) E lesu li disse : 2 « I o sono vegnudo en questo mondo in zudisio azò che quelli che non vede vezano, e quelli che vedenoiìano so zechi ». (40) E aldido zò alquanti de li Farisei disserli: « E semo noi anche noi zech i?» (41) E disseli lesu: «S e voi fosseve (f. 67r) cechi voi no averisseve peccado, ma mo perchè voi dite: — vezemo — lo peccado vostro permane ». Lucha (7, 36). Ca: CXXXV. Pregò uno de li Farisei Yesu ch’elo 35 manzasse con elio. E vegnudo a chasa soa metese a desco. (37) Eccote una femena la quale era en quella zitade peccadrise: sapudo ke lesu era a manzare in casa de quello Fariseo, portò uno bossolo d’alabastro pieno d’onguenti pretiosi, (38) e stagando lì e 1 Qui nel ms. si ripete la frase con qualche differenza: D io n o p o ra ve aver fato zó. Respose quelli e disseli:

2 (I vv. 37 e 39 cominciano egualmente: D ix it ei Ie s u s ; di qui l ’omissione dei due vv. intermedi!. A. V.).

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TESTO

FF.

66v-67v

115

driedo dalli pedi de lesu comenzò a bagnar de lagreme li piedi de Iesù e a ssugarli con li soi cavelli e a basarli e unzevali con l’unguento. (39) E vegando lo Fariseo ke l’avea envitado(lo) disea entra sì: « Questo s’elo fosse profeta per certo saverave chi e quentre he questa kel toccha k’ela è peccadrise ». (40) Respose lesu e disseli: « Simone, io t’ò a dire alcuna cosa ». E quello disse: « Maestro, d illa ». (41) E lesu disse: «U n o homo avea doi debitori. L ’ uno li dovea dare zinquicento denari e l’altro zinquanta: (42) e no abiando elli unde rendere, elio remetè a entranbe. Chi creditu aduncha che lo ami più de quisti doi ? » (43) E respose Simon e disse : « Io penso che colui elio piu ama a chui l’à piu donado >>. E lesu li disse: «Drittam ente ài zudigado ». (44) E voltosse alla femina e disse: « Simone, vede tu questa femena? Io entrai en casa toa e tu no me desti de l’aqua ahi pedi mei; ma questa colle soe la­ greme à lavato li mei pedi e àlli sugadi con li soi cavelli. (45) Tu no me desti pace,1 ma questa dapuò che venni no à cessado de bassar li mei pedi. (46) E1 mio cavo tu non unzeste d’olio ma questa d’onguenti à unti li mei pedi. (47a) E emperzò te digo ke li fìa remetù asaai peccadi, emperzò k’ela molto [à] atnado ». (49) E comenzano a dire enfra sì quell che manzia[va]no ensembre: « Chi è questo che lassa etiandio li peccadi ? » (50) E lesu disse alla femena: « L a fè toa t’à fatto salva; va em pase ». {Lue. 8, 1) E andava lesu predigando per le zitade e per le castella, e l l i . xij . disipoli con elio. (2) E alquante femene (f. 67v) le quale erano cu­ rate de spiriti maligni e dall’enfermetade loro: Maria la quale fi apellada Magdalena, de la quale erano usidi . vij . demonij, (3) e Zoanna moiere de Chuza procuradore de Herodes, e Susanna, le quale menestravano de le loro facultade. Qoane {Ioh. 10, 1). Ca: CXXXVI. E disea lesu alliZ u d ei: «E n verità en verità ve digo, chi no entra per l’usso en le pechore, l’è furo e ladro, ma entra d’altro logo. (2) E quello k’entra per l’uscio, si è lo pastore, (3) e queste avre allo pastore, e Ile pegore alde la vose soa; e elio clama le pegore soe per nome e menale. (4) E quando elio le mena, elio va ennanze e Ile pecore lo segueno, emperzò ch’eie oldeno la vose soa, (5) e no segueno lo stranio, ma fuzeno da elio, perchè elle no cognose la vose de li stranij ». (6) Questo proverbio li disse lesu, ma elli non enteseno quello ch’el disse. (7) Ma ancora disse lesu: « En veritade en veritade ve digo ch’io sonto usio de le pegore e quanti n’è vegnodi è stadi laroni e fori, ma le pegore no l’anno audide. (9) Io sono uscio; se alguno en-

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35

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1 (Osculum m ihi non dedisti. « Pace a te » e il saluto degli Orientali. A. V.).

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116

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4o

D IA T E S S A R O N

VENETO

trarà per mi, ello se salvará e entrará, e ussirà, e trovará pascoli. (10) Laro no vene so no per furare, e per amazarle e per pren­ derle. lo sono vegnudo azò ch’eli abia vita e vita dolzissim a». Qoane (loh . 10, 11). Ga: C X X X V II. « I o sono bon pastore. E1 bon pastore dà la sua anima per le pegore soe, (12) ma lo merzenaro, e quello ke no è pastore, de chi no è le pegore soe pro­ prie, vede vegnire lo lupo, lassa le pegore e ffuge e Ilo lupo rapina le pegore e scotele. (13) Ma lo merzenaro fuze perchè l’è merzenaro e no apartiene a ssì de le pegore. (14) Io son bon pastore e cognosco le pegore mie, e Ile mie cognoscono mie. (15) Sicome lo Pare me cognosse, e io cognosco el Pare, e meto la anima mia per le pegore mie. (16) Io ho altre pegore ke no sono de questo piegorile, e quelle altresì me fa mestere adorle. (f. 68r) Elle oderanno la mia vose e ffarassene un pegorile e uno pastore. (17) E ol­ perzò lo Pare me voi bene perchè io metto la mia anima per le pegore, em breve tempo la reasumerò.1 (18) Nessuno me la tole, ma [la] metto per propria voluntade: badia ho de meterla zoè de mo­ rire, e badia ò de rasomerla zoè de pelarla. Questo comandamento ò rezevudo dal mio Pare ». (19) E fatta fo ancora devisione fra li Zudei de queste parole. (20) E molti de loro deseano: « Elio è en­ demoniado ». (21) E altri disea: «Q ueste no sono parole de homo ke abia demonio: puode lo demonio avriri Pochi de lo ziecho?» Qoane (loh. 10, 22). Ca: CXXXVII1. Venne la festa de la consecratione del tempio. Era d’inverno (23) e andava lesu per lo tempio sotto per lo portecho là dove solea adorare Salomone. (24) E venne li Zudei atorno lui e zircundaulo, e deseano: « Enfìna a quando toi tu l’anime nostre? Se tu è Christo, dinelo avertamente ». (25) Disse Christo e respose a doro: « Io vi parlo e voi no lo credede: le ovre ch’io fazo en lo nome del Pare mio dà testimonianza de mi, (26) ma voi noi credi, perchè voi non sete de le pegore mie. (27) Le mie pegore aldeno la mia vose, e io le co­ gnosco, e elle me segue, (28) e io le dò vita eterna, e mae elle no perirà, nè alguno no le torà da le mie mane. (29) Quello che ni’à dado lo mio Pare è maior cosa ke tutte le altre cose e nessuno po trarle de mano de mio Pare ». Zoè a dire la malore gratta e Ila maore cosa ke io ho da mio Pare si è ch’io sunto so fiolo e verase Dio, sicomo elo è Ello. E que­ sta filiatione no posso perdere. Qoane (loh. 10, 30). Ca: C XX X IX. Io e ’1 Pare una cosa semo ». (31) E Ili Zudei tolseno le piere per lapidarlo. E disse allora lesu: 1 ms. learesumero.

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TESTO

FF.

67v-69r

117

(32) « Molte bone ovre v ’ò mostrade del mio Pare per le quale voi ine lapidade ». (33) Respose li Zudei: «N o i no te lapidemo per alcuna bona ovra ma per la blastema, e per zò ke, con tu sie homo, tu ti fai Dio ». (34) E disse allora Yesu: « N o è scritto en la vo­ stra (f. 68v) lege: — io ò ditto, voi seti dij ? — (35) Se la Scriptura b appella dii quell alli quali ella parla e no po mentire la Scriptura, (36) come potè voi dire ch’io blastemo digandome fiolo de Dio, lo quale lo Pare à santifìcado e mandado nel mondo? (37) Se io no fazo le ovre del mio Pare no me credè, (38) e sse io le fazo, ponamo che voi no crezade a mie, credede alle ovre che io fazo, azò io che voi crezate e cognosade e crezate che lo Pare è in me e io en 10 P a re ». (39) Gerchavano con queste parole li Zudei de prendere lesu; elio ensie de le mane soe. (40) E andè ancora oltra lo fiume Zordano en quello logo là dove baptezava Zoanni en lo comenzamento e stete lì. (41). E molti vene a elo e disea: «Zanne no fè i& alcuno miracolo (42) e tutto quello ch’ el disse Yesu è stada veritade ». E molti credete en elio. Qoane (loh. 11, 1). Ca: CXL. Era uno enferino, Lazaro de Bethania, castello de Maria e de Marta soe sorelle. (2) E Maria era quella che unse lo Signore d’onguento e assugò li soi pedi coli 20 cavelli soi: lo fradello de questa, Lazaro, era enfermo. (3) Unde mandò le sorore a lesu digando: « Messer, Lazaro, lo quale tu ame è emfermo ». (4) E Yesu, aldido zò li elise: « Questa enfermetade no è da morte, ma he per gloria de Dio, azò ch’el Piolo de Dio fia glorifica per elio ». (5) Amava lesu Martha, e Maria sorella, 25 e Lazaro. (6) E aldido ch’elo era enfermo, stette là ove elio era dui dì. (7) E poi zò disse alli discepoli soi: « Andemo ancora en Z udea». (8) E Ili disepoli li desero: « Maestro, pur mo zerchavano 11 Zudei de lapidarle, e tu voi anchora andare en Zudea? » (9) Re­ spose Yesu: « No è le ore del dì . xij .? Se alcuno ambula de dì 30 el no s’emeappa, perchè elio vede la luse de! mondo, (10) e ss’elo anderà de note e sì s’encaparà, emperzò che lo lume no è con e lio ». (11) Disseli zò e poi zò disse: « L o nostro caro am igo1 dorme, ma io vo (f. 69r) per defedarlo dal sonno » (12) E Ili di­ sepoli li disse: «M esser s’elo dorme elio è sano». (13) E lesu li 35 disea de la morte de Lazaro e ehi credeano che del somno. (14) Unde poi avertamente Yesu li disse: «L a za ro è morto, (15) e sono alliegro per voi azò che voi crezate; ma andemo a e lio ». (16) Disse Tomaso lo quale fi dito Didimo a l’altri desipoli: « A n ­ demo an noi e moriamo con e lio ». (17) Vene lesu e trovolo za « 1 Losarus amicus noster...

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118

O IA T E S S A R O N

VENETO

avere quatro dì en lo monumento. (18) E era Bethania quasi apresso Yerusalem per . xv . stadi, zoè per dui m iari. (19) Vonde molti de Xudei erano vegnudi a Martha e a Maria per consolarle de la morte del fradello so. (20) Martha allò corno l’aldì corno Yesu 5 era vegnudo, de subito la li andò encontra, e Maria sedeva en casa. (21) Disse Martha a Iesu: « Messer, se tu fosse stado qui lo mio fradello no serave morto. (22) Ma io so zò che tu demanderai da elio tei d a r à ».1 (23) E disse Iesu: « L o fratello tuo resusiterà». (24) Disse a Hai : « Io so che resusitaràen lo dì novissimo ». (25) E w Yesu disse a Ilei: « I o son resurecione e vita: chi crede en me eciamdio s’el fosse morto, el viverà. (26) E ogno homo che vive e crede en me no morirà en eterno. Credi tu z ò ? » (27) Ella li disse: « Messer io ho crezudo che tu ei Xristo fiol de Dio vivo, (28) lo è vegnudo e mandà per ti » . 2 (29) Quella aldido zò, levosse viazo io e vene a llui (30) che Iesu no era ancora vegnudo dentro dal ca­ stello, ma era ancora en quello logo en lo quale Martha li venne encontra. (31) Vonde Ji Zudei ch'erano en casa e consolavano Maria, vezando ch’eia cossi tosto ensì de casa, venne driedo digando: «E lla va al monumento per pianzerllo ». (32) E Maria, ve2 0 gnuda colà ov’era Iesu zetassi ahi pedi soi e disseli: «M esser se tu fosse stado (f. 69v) quie el mio frade no serave morto ». (33) E quando Iesu la vedè piangere, e altresì vide piangere li Zudei che erano vegnudi con ella, pianse e movetese tuto a compassione; (34) e disse: « En quale logo l’avè voi m etudo?» E dissero coloro: 25 « Messer, vene e vede lo logo ». (35) E Iesu lagremò. (36) E Ili Zudei disseno: «M o lto l’am ava». (37) E disse alquanti de Zudei: « No potea costui, lo quale averse l’ochi a quelo ch’era zecho, aver fato che questo no fosse m orto?» (38) E Yesu gemando ancora fra sì medesmo venne al monumento. El monimento era ch(i)avato 3 0 nel monte, e una pierà suso. (39) E disse Iesu: « Tolè via la prera ». E Martha, sorore del morto, li disse: « Messer, el spuza, ch’elo è a quatro dì en la sepultura». (40) E Yesu li disse: « Se tu crederai, tu vederai la gloria de D io ». (41) E tolta via la pierà, Yesu levà li ochi en su e disse: « Pare, io te referisco gratie ke tu m’ài au35 dudo. (42) Io savea che tu sempre me oidi, ma per lo povolo che cercha sta ch’eli creza ke tu m’à mandado ». (43) E ditto zò clamà con gran vose: « Lazaro, veni fo ra ». (44) E adesso vene fora quello ch’era stado morto, abiando legado le mane e Ili pedi con le fasscie, 1 Sed et mine scio quia quaecumque poposceris a Beo, dabit tibi Deus. 2 (27) A it illi: Utique Domine; ego credidi quia tu es Christus filius Dei vivi, qui in hunc mundum venisti. (28) Et cum haec dixisset, abiit et vocavit Mariam sororem suam silentio, dicens: Magister adest et vocat te.

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TESTO

FF.

69r-70v

119

e Ila faza soa era volta d’ un sudario. E disse lesu alle dissipoli : « Desligalo, e lassalo andare ». (45) E per questo miracolo che fè Yesu molti de li Zudei ch’erano vegnudi per consolare Maria e Martha, vezando zò erette eri lui. (46) E altri de li Zudei andorono alli Farisei e disseli quello che avea fato Yesu. (47) E aldido zò li vescovi e Ili Farisei adonò el so consiglo e disea: « Que fasemo noi che questo homo fa molti segni? (48) Se noi lo lassemo cossi, ogno homo crederà en elio e vegnirà li Romani e toranne la terra, e la noslra zente prenderà». (49) E uno di queli lo quale avea nome Chayfa (f. 70r) seando vescovo en quello anno, disse: « V o i no sa vede alcuna cosa, (50) e no pensade ch’el fa mesterò a(n) noi; el fa mesterò che uno homo mora per lo povolo, azò ke tuta la zente no perisca»: (51) questo no disse Chayfa da sie, ma siando vescovo en quello anno profetò che Yesu dovea morire de la zente de li Zudei (52) e no solamente per li Zudei, ma ennanzi che li fìoli de Dio ch’erano dispersi per tuto ’1 mondo, elli se congregasseno en uno. (53) Onde da quello dì ennanze pensaro d’ alzirlo. (54) Enperzò Yesu no andava za en palese entro li Zudei, ma andò [en n’altra regione a pe’ del deserto, en una zitade che fi ditta Efrem. En quello logo dimorava con li desipoli soi. (55) E Ilo dì de Pasqua era apresso, unde molti de quella gente assendì en Yerusalem anzi lo dì de Pasca per sanctefieare si medesmi. (56) Onde questi demandava lesu e parlavano ensemo en lo tempio stagando e disea: « Perchè pensi tu ch’el no è vegnudo a questo dì sollem ne?» E Ili vescovi e Ili Farisei aveano d ato1 comandamento che zasceduno che savesse en qual logo el fosse, lo mani­ festasse, azò k’eli lo piasse. Qoane (Ioh. 12, 1). Ca: C XLI. Venne Yesu ennanzi lo sexto dì de Pasqua em Betania ove Lazaro era stado morto, lo quale Yesu avea resusitado. (2) E ffezero la zena lì: e Martha ministrava, e Lazaro era uno de quilli che manzava con elio. (3) E Maria portò una livra d’ unguento nardo pistico pretioso, e unse le piede de lesu e con li soi cavelli li assugò, e la casa s’emplè de l’odore de l’onguento. (4) E disse uno de li desipoli soi zò fo Iuda Seariotho, lo quale lo dovea tradire: (5) « Perchè no vende questa questo unguento trezenti denari e fosse dadi alli poveri?» (6) Questo disse Iuda no perch’ello curasse (f. 70v) molto di poveri, ma perchè l’era laro e avea la borsa e portava quello che fiva dado a Christo e alli de­ sipoli. (7) E Yesu li disse: « Lassala che la lo serve en lo dì de la sepultura. (8) Li poveri sempre avi è con voi, ma mi no me averi

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D IA T E S S A R O N

VENETO

sempre ». (9) E sappè molta gente di Zudei ke lì era Yesu; e no tanto a cason de Yesu, ma per veder Lazaro lo quale elio avea resusitado. (10) E pensò li previdi e Ili prinzipi de alzider(lo) Lazaro. (11) Emperzò che molti di Zudei andavano da Lazaro e cre5 deano a Yesu. (19) E diseano li Farisei entra de sie: «V ed e voi che noi no fasemo alcuna cosa? Eccho ke tutto ’1 povolo li va driedo ». (20) Erano alquanti di Pagani k’erano venudi alla festa per adorare, e venono questi a Felippo e pregonolo che voleano vedere lesu. (22) e Felippo lo dise ad An drea1 e Felippo emsembre io lo disseno a Yesu. (23) Elio respose loro e disse: « L ’è vignoda l’ora che lo Fiol de Tomo fia clarifìcado ». Strasordenario. - (loh. 12, 24). Ca: C XLII. «E n veritadeen veritade ve digo che se ’1 grano del fermento no caze en terra e more, (25) lo romane pur solo, ma s’el more en terra el fa frutto assai. i5 Quello ke (perde) ama l’anima soa la perderà, e quello che perderà la soa anema en questo mondo per mi, si la guadagnarà en vita eterna. (26) Se alcuno mi ministra, seguami, e llà ove io sunto el mio ministro serà. Lo pare mio honorarà quello che me ser­ virà. (27) La mia anima è turbada, mo que dirò eo? Pare, sal­ so vaine en questa hora. Ma per zò sono io vegnudo a questa hora. (28) Pare clarifica Io nome tuo ». E vene una vose de zielo e disse: « È clarificà tu e ancora te clarificarò ». (29) E Ila gente ke stava lì, aidia la vose (k)e disea: « È stado tonitrio ». E altri disea che l’è stado angelo che avea parlado. (30) Respose Yesu e dis(f. 71r)se: ss « Questa vose no è vegnuda per mi, mo per voi. (31) Lo zudese del mondo2 mo lo tiranno del mondo firà zitado fora. (32) E io Arò exaltado da terra, ogno cosa tirarò a mi estesso». (33) Questo disse Yesu significando a che morte elio dovea morire. (34) E resposele la gente: « Noi avemo odido per la leze che Christo romane in eterno: con dì 30 tu adonclia : — el fa mesterò ch’el fia exaltado lo fiolo de Pomo? E chi è questo fiol de Pomo? » (35) E Yesu li disse: « Anchora podio lume è in voi. Ambulade de fina tanto che voi avede luxe, azò che la note nè le tenebre no ve conprendano: collui che va per le tenebre no sa ov’el vada. (36a) Perfin che voi avede la luse credette em la luse, 35 azò che voi siade fieli de la luse ». Lucha (17, 20). Ca: C X LIII. E domandarlo li Farisèi: « Quando vegnirà lo regno de D io?» E Yesu respose: « L o regno de Dio no vene con ypocresie nè cum oservatione (21) nè no si darà qui, nè là o ch’elio ,3 ma è lo regno de Dio entro voi ». (Lue. 21, 37) E lesu 1 (Qui va ripetuto il nome di Andrea, omesso dal copista. A. V.). 2 Nunc iudicium est mundi... 3 ms. nenosidara qui, ne la ocliello. Lat.: Neque dicent : Ecce hic, aut ecce illic...

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TESTO

EF.

70v-71v

121

de dì stava ne lo tempio e amaestrava, e de note stava en lo monte che fi ditto monte Olliveto. (38) E tutto lo povolo vegnia la do­ mane per tempo per odirlo. Mathio (23, 1). Ca: CXL1V. En quella fiada Yesu parla alla turba e alti soi desipoli (2) e disse: « En su la chatedra de Moisè se- b dero 1 li Scribi e Ili Farisei, (3) unde tutte le cose che i ve diranno, fadele e servadele, ma secondo le ovre soe no fate; ch’eli dicono e no fanno, (4) e lligano charrigi emportabili e meteli adosso alti homi, e co lo dido loro no li voiono movere. (5) Tute le ovre soe fanno azò che le siano vedude dalli homini. Dillaterano le filaterie m soe e magnificano le finbrie soe, (6) e dessiderano li logi convene­ voli en li convidi, e in le senagoge voleno avere (f. 71v) le sedie primere (7) e fir salludadi da gli h om in i2 en lo mercado e fir diti dagli homini, maistri. (8) Ma voi no voglade fi[r] apelladi maestri; chè uno è lo vostro maestro, Christo, e tuti li sete fratelli. (9) E 15 no chiamade pare vostro en terra, chè uno si è maestro vostro, si è Christo.3 (11) Quelo ch’è maiore de voi, sera vostro mini­ stro. 4 (12) E chi se exalta firà humiliado, e chi se humilia firà exaltado. (13) Guai a voi, Scribi e Farisei ke usurade 5 lo regno de celo alli homini; voi no v’entrade e no ve lassade entrare quelli 20 che ve vorave entrare. (15) Guai a voi Farisei, ypocrete che zerchade lo mare e Ila terra azò che voi converladi uni pagano alla fé’ vostra, e quando voi l’avede convertido, voi lo fade rio e digno de lo ’nferno duo cotanto che non se’ voi. (16) Guai a voi menadori de cechi che dide: — a zascaduno che zurerà per lo tempio de 25 Dio non è niente, ma a chi zura per l’auro del tempio si è tegnudo de fare zio ch’el zura. — (17) Mathi e zechi, qual’è maor cosa, o l’auro 0 lo tempio el quale santifica l’auro? (18) E dite che qualuncha zura en su l’altaro non è tegnudo de sagramento, ma chi zura per lo dono ch’è [e]n su l’altare si n’è tegnudo. (19) Zechi, so quale è mazor cosa, 0 l’altare o ’1 dono, che l’altaro santifica io dono? (20) Quelo che zura en l’altare, zura per ogne cosa ke è en l’altare e in ogne cosa ch’è sovra l’altare. (21) E chi zura en lo tempio, zura per lo tempio e in quello che è en lo tempio. (22) E chi zura per lo zielo, zura per lo trono de Dio e per 3 5 1 ms. sedera, ma lat__ sederunt Scribae... 2 ms, e fir salludadi arlaglohomì. 3 E t patrem nolite vocare vobis super terram : unus est enim Pater vester, qui in caelis est. (10) Nec vocemini m agistri: quia Magister vester unus est, Christus. 4 ms. sinistro. 5 ... quia clauditis regnunt caelorum...

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D IA T E S S A R O N

VENETO

quello che sede sovra elio. (23) Guai a voi Scribi e Farisei, ypocrite, ke decimade la ruta e ll’aneto e Ilo zemino, e llasate stare le mazore cose de la leze, zoè la iustisia, lo iudicio, la misericor­ dia, la fe’ . Queste cose serà più mestiero (f. 72r) de fare e l’altre lassare.1 (24) Orbi, guai a voi che coliate la zenzara e bevede el gambelo. Zoè a dire: voi curade de le cose pizole e de niente e de le grande voi no fade forza. (25) Guai a voi, Scribi e Farisei, ypocrite tristi, che mondade quello ch’è di fora de le scodelle e di chatini, e dentro seti pieni de rapina e de immunditia. (26) Orbo Fariseo, monda enanze quello ch’è dentro da la scodella e del chatino, azò ch’el ha mondado quelo ch’è di fora. (27) Guai a voi, Scribi e Farisei ypocriti, che sete someienti alli monumenti embiamchati, li quali di fora pareno alli homini belli e preciosi, e dentro sono pieni d’ossi de morti e d’ogni immondicia, (28) Cossi voi de fora parete alli homini iusti, e dentro sede pieni d’ipocrisia e de iniquitade. (29) Guai a voi Scribi e ypocriti che edifìcade le sepulture di profeti e honorade le sepulture di iusti (30) e dite: — se noi fossamo stadi en lo tempo de li nostri antichi noi [non] saresamo stadi compagni de loro (e) em spargere lo sangue loro, — (31) ma voi rendè testimonianza contra voi, perchè voi sede fioli de coloro che alzisero li profeti, (32) unde emplide an voi la me· sura de li pari vostri. (33) Serpenti, generatone de vipere, corno fugirì voi dal zudisio del focho? (34) Emperzò io mando a voi li profeti e Ili savii e Ili scribi, e questi voi alzederide et cruzifizereti e lloro flagellarede en le vostre sina[go]ge e perseguitereli de citade en cetade, (35) azò ch’el vegna sovra de voi tutto lo sangue de ziusti, lo quale è sparto sovra la terra, dal sangue d’ àbel iusto psr fin al sangue de Zicharia fiol de Barachia, lo quale voi occidesti enfra lo tempio e l’altare. (36) En veritade ve digo, tutte queste cose avegnerà a questa generatone. (37) Ierusalem, Ierusalem la quale alzidi colloro e lapidi li profeti li quali fi mandadi a t i, 2 quante Rade volsi io congregare li fioli tuoi, sì corno congrega la gallina li soi pulzini soto le ale e tu no ai voludo. (38) Echo la casa vostra firà lassa(f. 72v)ta deserta. (39) Voi no me vederè enfino a tanto che voi direde: — Benedetto quello che vene nel nome del Signore ». Ioane (Ioh. 12, 42). Ca: CXLV. Molti de li grandi e nobeli crete en Iesu, ma per paura de li Farisei no lo mostrava3 azò ch’elli 1 (... haec oportuit facere et illa non omittere. Vedi sopra, capo L X X IV . A. V.). 2 Ierusalem, Ierusalem, quae occiclis prophetas, et lapidas eos, qui ad te missi sunt... 3 ms. mostrano.

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TESTO

FF.

71v-73r

123

no fosseno zitadi fora de la sinagoga. (43) E perzò li amono più 10 mondo ch’i no fenno la gloria de Dio. (44) E Iesu chiamò e dise: « Quello che crede en me no crede en me, ma en quelo che m’à mandado. (46) lo sono luse del mondo, vegnudo azó che ogno homo che crede em me no stea en tenebre. (47) E sse alguno odirá le parole me e no le osservarà, io no lo zudego. Io no sono vegnudo per zudegare lo mondo, ma per salvarlo. (48) Quello che me despresa e no rezeve le parole me, elio à chi ’1 zudega: la parola ch’i[o] ò dita si lo zudegerà nel dì novissimo. (49) Enperzò ch’io no ò parlado da mie, ma lo Pare che m’à mandado, ello m’à dado comandamento de quelo ch’io diga e de quello che io parlo. (50) E so io che lo so comandamento è vita eterna. Onde quello che io digo, io digo cossi corno m’à ditto lo P are». Matliio (24, 1). Ga: CXLV1. E ensido del tempio Iesu andavasene. E Ili soi descipoli veneno a elio per mostrarli la grandeza e Ilo hedifitio del tempio. {Marc. 13,1) E disseli uno de li soi descipoli: « Maestro, guarda e vedi che piere e che ovre è queste ». (2) E Iesu 11 respose: «V e d i tu tuti quisti grandi hedifitij? El no remagnerà pierà sovra pierà che non sia destrazà ». (3) E sedendo ello en su el monte Olliveto per mezo lo templo ademándolo singularmente Piero, Iacomo e Zoanne e Andrea: (4) « Dime quando queste cose avegnerae ». (5) E Iesu li respose: «Guardate che nessuno v’enganne, (6) che molti vegnerano en lo mio nome digando: — Io sono (f. 73r) Christo, — e enganaravi molti. (7) Quando voi aldirè bataie e aprestamenti de bataie no ve temè, che mesterò se fa che queste cósese faza, e no serà per zò allora la fine del mondo, (8) ma el se levará gente contra gente e reame contra reame, e serà teremoti e fame e molte tribulatione. Queste cose serano comenzamento de dolore, (9) onde guardé e vedè voi medesmi ch’eli ve trapolerà en li soi consij et en le sue sinagoge ve baterano, e tiri menadi nanzi alli Re e Ili principi, e stari a mia casone en testemonianza de loro. (10) Ma ennanze fa mesterò ch’el se predege el Vangelio per tuto ’1 mondo. (11) E quando elli ve menarà presi ennanze questa gente, no ve pensade che voi debiade dire, ma quello che ve firà dado em quella hora, quello dicete e parlate, che voi no sidi queli che pariaride, ma lo Spirito Santo che parlará en voi. (12) El tradirà l’uno fradello l’altro en morte, e Ilo pare tra­ dirà lo fiolo, e Ili fioli se meterá contra lo pare e afrizarali de morte. (13) Esseri voi in hodio a tuta la gente per lo mio nome. Ma chi sostegnerà da chi a la fine serà salvo. (14) E quando voi vederede stare la habominatione en quelo logo ch’eia no de’, quello che leze si la entenda. E en quella fiada queli ch’eno en Zudea

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D IA T E S S A R O N

VENETO

fugano alli monti. (15) E chi è en sul tecto no desmonte en casa, nè entre per tore alcuna cosa de chasa. (16) E chi è en campo no torni endriedo per tore le vestemente soe. (17) Ma guai alle gravede e a quelle che lattano fioli en quelli dì. Orade che queste 5 cose no fiano d’inverno (M a t t h . 24, 20) e che la vosira fuga no sia d’enverno nè de sabado, (21) ch’el sera en quelli dì tribulatione tale quale no forono dal comenzamento del mondo de chi a mo, e nè mai serà. (22) E ssei Signore no avesse abreviadi quelli dì no se salvara(f. 73v)ve alcuno. Ma Dio per li ellecti si abrevia quelli io dì. ( M a r c . 13, 21) En quella fladà se alcuno ve dirà: — echoti qui Christo o colà, — no lo crezade, (22) ch’el se verà falsi profeti e sarano segni e miracoli per enganar li boni e Ili ellecti s’el podesse esser. (23) Ondè vedè voi: io v ’aio predicte tute queste cose ». io Lucha (21, 25). Ca: C X L V II: « El serà segni en lo sole e Ila luna e en le stelle e en le terre, serà pressura en le gente per tempestade del mare e sonito grandissimo d’elio: (26) secandose i(o) homene per paura e de stridor1 che serà per tuto lo mondo; e Ile vertude de zielo se moverà. (27) En quella fiada vederanno so i(o) liomeni del mondo lo Fiolo de Forno en l’aere con grande se­ gnoria e con grande maiestade. (28) Avegnando queste cose acomenzando, vedi e llevadi li cavi vostri, emperzò che s’aproxima la salvatione vostra». E disse questa similitudene: «Guardate lo ficaro e tute le altre arbore; (30) quando le comenzano a ffar frutto voi 25 savi che l’estade è da visino. (32) En veritade, en veritade ve digo ch’el no passarà questa generatione, si se compierà tute queste cose; (33) el zielo e Ila terra passerà, ma le mie parole no passerà ch’eie no se complisca. (34) Guardade voi e vedè ch’el non se agrave2 le vostre anime en tropo manzare nè en tropo bevere, nè en le solli­ so citudene de questo mondo e vegna sovra voi subito quel dì; (35) sì corno un lazo vegnerà en tuta gente ch’è nel mondo. (36) Onde vegiade 3 ogno tempo a z iò 4 che voi siate degni de scampare tute queste cose che avegnerà e che voi stagade ennanze lo Fiol de Forno ». 35 Lucha (17, 26). Ca: C X LV III. « Si corno fo en li dì de Noè cossi serà en lo dì del Fiolo de Forno: (27) e manzavano e bevevano e menavano moier e andavano a marido, de chi allo dì en lo quale Noè entrò nell’archa: e venne lo diluvio e alzise ogno homo. (28) E 1 Lat... et exspectatione... 2 ms. agile. 3 ms. vegnade. 1 ms. adio.

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TESTO FF. 73r-74v

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ssomeiente cosa avenne en li dì de Loth: elle manzavano e beveano e vendeano (f. 74r) e comparavano, piantavano et hedificavano. (29) En quello dì che Loth se partì de la zitade de Sodoma Dio plovè fogo e solforo da zielo e tutti li abissoe. (30) Cossi serà quando lo B’iolo de l’omo vegnerà a zudegar lo mondo. (31) En quelo dì chi serà en su lo tecto e Ili vaselli en casa, no desmonti zo a torli. E chi serà nel campo, no tome endredo. (32) Recordave de la moier de Loth. (34) Io ve digo che en quella notte el serà doi en uno letto, e uno firà rezevudo e l’altro firà lassado. (35) E doi massenarà ensenbre e una massena firà rezevuda e l’altra lassada1 e doi serano e[n] uno campo, l’ uno firà tollesto e l’altro lassado». (36) E Ili descipoli dissero a elio: « Messer, en che luogi Arano rezevodi questi? » (37) E Yesu disse: « En ogne logo che serà lo corpo, lì se congregavano le aqu ile» zoè a dire: là ove io serò e Ili boni che enno cossi corno aquile se adonerano, e Ili rei romagnerano en lo enferno. Mathio (24). Ca: C X L IX (36) « De quello dì nè de quella hora neguno no lo sae, nè li anzeli del zielo, nè lo Fiolo de l’orno, ma solo el Pare lo sae. (42) Onde vegiade, che voi no savede nè ’1 dì nè la hora en la quale el Vostro Segnore vegnerae. (43) Sapiade che se lo pare de la fameia sapesse lo laro dovesse vegnire a furare2 la chasa soa, che el vegierave e no lassarave furare la chasa soa. (44) Enperzò voi siede aprestadi che quando voi no pensade lo Fiol de l’orno vegnerà. (45) Chi pense tu che sia (homo) servo fidele e savio lo quale à metudo lo signor sovra la fameia soa, azò ch’elo ie dea da manzar en lo tempo so? (46) Beato quello servo lo quale atrovarà lo signor so far cossi quando el vegnerà. (47) En veritade ve digo ch’el vegnerà e meterallo sovra tuti li soi beni. (48) E sse quello servo dirà en lo cor so: — el mio segnore demora tropo a vegnire, — (49) e comenzarà a battere li conservi soi e mangi e beva colli enbriachi, (50) (e) vegnerà lo signore (f. 74v) del servo en quello dì ch’el non sperarà, e en quella hora ch’el non crede (51) e traralo de la signoria e meterà la parte soa colli ypocriti, zoè en in ­ ferno colli peccatori. En quelo logo serà pianto e stridor de denti ». Mathio (25, 1). Ca: CL. « En quela fiada serà someiente lo regno del zielo alle . x . vergene le quale tolè le soe zensentele e andeno encontra allo sposo. (2) Cinque d’elle erano mate e zinque savie; (3) e Ile zinque mate tolè le soe zesentele e no toleno nè aveno con sì de l’oio. (4) Ma le savie tolè de l’olio en le soe zesentele

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1 Duae erunt molentes in unum: una assumetur et altera relinquetur ... 2 ... quoniam si sciret paterfamilias qua hora fu r venturus esset...

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126

D IA T E S S A R O N

VENETO

cum esso le lucerne. (5) E fasando demoranza lo sposo, tute queste vergene s’adormentoe e dormino. (6) En la mezanotte fatto fo cla­ more e ditto: — ecchote lo sposo vene, enscite fora e andele encontra. — (7) E in quella fiada levano tute quele vergene e aprestano 5 le luserne soe, (8) e dise le mate a le savie: « Datene de l’olio vostro, che le nostre luserne s’amortano ». (9) E respose le savie e disse: « Azò che forse el no bastasse a voi e a noi, andade ennanze a quell che lo vendeno e comparatevene ». (10) E andando elle a compararne, echote lo sposo venne, e quelle ch’erano apreio stade entraro con elio alle noze, e fo serada la porta. (11) Alla fine tardo veneno l’altre vergene digando: « Messer, messer, avrene». (12) E Ilo sposo respose e disse: « Io ve digo en veritade ch’io non so chi voi ve sid e». (13) Onde vegiate, perchè voi no savede nè ’1 dì nè Ila bora ». io Mathio (25, 14). Ca: GLI. « E sserà someiente a uno homo lo quale andò em peregrinazo e chiama li soi servi e divise a fioro li soi beni. (15) E a uno dedi zinqui talenti e a l’altro dui e a l’altro uno; a zascaduno diede segondo la soa vertude, e fatto quello, partisse. (16) E andò quello servo che avea rezevudo queli cinqui 20 tallenti e merchadando con queli e guadagnò altri cinqui talenti. (17) E sèmeientementre quello (f. 75r) che n’avea recevudo dui altri. (18) Ma quello che n’avea rezevudo uno andè e fese una fossa soto terra e nascose la pecunia del so signor. (19) E dapò un grande tempo vene lo signore de questi servi e meteie per rasone. (20) E 25 vegnudo quello che avea rezevudo cinqui talenti offerì allo signore cinqui altri talenti e disse: «Messer, tu me desti cinqui talenti eclio che io n’ò guadagnado cinqui a ltri». (21) E disseli lo signor: « Ai, bon servo e fedele, per zò che tu ei stado fedele sovra pocho, io te farò signore sovra molte cose. Vene e entra en la legreza del 30 to signor ». (22a) Venne e altresì quello che avea rezevudo doi altri talenti, (23) e dissele lo signor: « O bono servo e fedele, emperzò che de pocho tu ei stado fiale, io te constituerò sovra molte cose: e entra en lo gaudio del signor to ». (24) E venne quelo che avea recevudo uno talento e disse: « Messer, io so che tu ei uno homo 35 avaro e austero, eccho (sic) tu meti ove no tu seminasti e choi ove tu no zitasti; (25) e per zò temando, io andè e ascosi lo to talento soto terra. Eccho io te do quello che tu me desti ». (26) Respose lo signor so e disse: «S e rv o reo e pigro, tu savevi che io meto ove io no seminai e congrego hu io no sparsi: (27) duncha doveve io tu dare la moneda mia al fi cambiadori, azò ke quando io tornava ell’avesse moltiplicada ». (28) E disse affi so servi: « Tolleti lo talento e dadelo a quelo che n’a diesi talenti ». (29) A ogno

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testo

p f

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74v-76r

127

homo che à firà dado e abondarà, e a quello che no à fìrà tolto eciamdio quello ch’el pare avere. (30) E Ilo servo inutele butadelo en le tenebre exteriore: in quello logo sera pianto e stridore de denti ». 5 E s t r a s o r d e n a r i o . - (Lue. 1 2 , 85). Ga: CLU. « Seano li vostri lumbi precinti, en le vostre mane luserne emprese e ardente. (36) E voi seade semeiente alli homeni i quali aspetano el so signore quando el torna dalle noze, azò che quando el veglierà e batterà, elli li avra enmantenente. (37) Beati quelli (f. 75v) li quali el signore trovarà vegiare 1 quando el vegnerà. En veritade ve digo ch’el se alle- 10 grarà e tarali sedere e serverai! ennanzi. (38) E ss’ello vegnerà en la segonda. hora de la notte e ss’el vegnerà en la terza vigilia e troveralli cossi, beati quelli servi. (39) E ssapiade questo, che se ’1 pare de la fameia savesse quando lo laro dovesse vegnire el ve· giara.be e no lassarave chavare la soa casa. (40) E voi siade apre- 15 stade che en quella hora en la quale voi no pensade vegnerà lo Fiol de lo homo ». E x t r a s o r d e n a r i o . - (Lue. 19, 12). Ga: C LIII. El disse: « El fu uno grande homo lo quale andò en lontana contrada a tore uno reame. E voiando partirse, (13) chiamò li soi servi e dede a zascaduno 20 una quantitade d’avere e disseli: — merchadede defin ch’io torno. — (14) E Ili soi citadini li voleano male, e mandarli messi driedo digando: — noi no volemo che questo sia nostro Re. — (15) E abiando lo signore posseduto lo regnarne fè chiamare li soi servi a chi l’avea dada la pecunia sua. E volse savere quanto zassca- 25 duno avea guadagnado. (16) E venne lo primo e disse: « Misser, la toa marcila à guadagnado diese marche». (17) E Ilo signore li disse: «B o n servo, perchè tu ei stado fedele sovra lo pocho tu averae signoria sovra diese zitade ». (18) E venne l’altro e disse: « Messer la tua marcila à guadagnado zinque m arche». (19) E Ilo 30 signore li disse: « E tu si sovra cinqui citade ». (20) E l’altro venne e disse: «Messer, ecchote la toa marcila la quale tu me desti ch’io òreponudaen questo sudario, (21) che io avé paura de ti che tu ei uno homo austero, e toi quello che tu no ài reponudo e meti quello che no ài setninado ». (22) E disse a llui lo signore : « Servo 35 malvasio, io te zudego de la toa boccila Tu savevi che io sono homo austero e toio quello che io no reponi, e meto quello che io sono homo austero e toio quello che io no reponi, e meto quello che io no seminai; (23) perchè adoncha no metesti tu (f. 76r) li mei denari alla taula, azò che quando io vegnessi io li avesse avodi 10 1 ms. vechiare.

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D IA T E S S A R O N

VENETO

con usura ». (24) E a quello che era datore disse:1 « Tolì la marcha da questo e dadela a quello che n’à diese». (25) E quello disse:2 « Messer, el n’à diese». (26) E Yesu disse: « l o ve digo che a zascaduno che à li lira dado e ahondara; e a quello che no à eciamdio quelo k’elo à li firà tolesto. (27) E Ili nemisi mei li quali no voleno ch’io regnasse sovra elli, menateli za et alzedili ennanze m ie». Mathio (25, 31). Ga: CL1V. « E ssiando vegnudo lo fiol de Tomo en la soa maiestade e tuti li angeli con ello, en quella fiada el se­ derà sovra la segia de la soa maiestade. (32) Enanze da elio se congregará Iute le nation de li Uomini e delle femene, e elio le partirà si como parte lo pastore le pegore dalli bechi; (33) e Ile pegore meterá da la parte dextra, e Ili bechi dalla seriestra. (34) En quella fiada dirà a quelli che sedeño dalla parte destra : « Vegnide beneditti del mio Par, e possedete lo regno lo quale lo v ’à prestado dal comenzamento del mondo. (35) Che io ave fame, voi me destide da manzare: io abì sede, voi me destede da bere: io era senza albergo, voi me recevesteve: (36) nudo era e voi me vestestive: enfermo era e voi me visitasti ve: en pressone, e voi vegnesteve da m e » E Ili zusti responderá en quella fiada e diranno: «Messer, quando te vedemo noi famulente e passemote? E avere sede e dessomote da bevere? (38) E quando te vedemo viandante no[i] te recevemo e vestimote en chasa? (39) E quando noi te ve­ demo enfermo e en pressone e vegnessomo da t i? » (40) Respon­ derá lo Re e dirà: « En verità ve digo, quando voi facesteve zò a uno delli poveri mei, voi lo facestede a me ». (41) E po dirà a quelli da la parte sinistra: « Parte ve da me, maledetti, e n lo fogo eternale, lo quale è aprestado al diavolo e alli soi angeli. (42) Ch’io avè fame e no me destede da manzare (f. 76v) avè sede e no me destede da bevere: (43) era foresterò e no me regevesteve: nudo era e no me vestisteve: enfermo e en carcere e no me visitastive ».

suo le cose nuove e le vecchie. (53) E poi, finite Gesù queste simi­ litudini, partissi indi. 79. (Matth. 13, 54) E venne nella patria sua e amaestravali nelle loro sinagoghe, in tanto che si maravigliavano e diceano: Onde à costui questa sapienzia e cotali virtudi le quali egli adopera? (55) Or 4 5 non è questi figliuolo del fabro? Or non è chiamata Maria la sua madre, e i suoi fratelli non sono Iacopo e Gioseppo e Simone e 7 va] abscondit et prae gaudio illius vadit F

9 mercatante] om. F

13 pesci] om. F

1 tutti li scandali del regno suo R 2 metterannogli P L R T G K H 0 ] met­ tagli S metteragli Z Y 3 quivi PLZ H ] e ivi TGK qui S qua R 4 nel regno S PLTZJY] prem. n ell’ario e R 5 oda SPLRTYJ sì oda GKZH 7 nascoso P L T H 0 Y ] nascosto SRZ che ’ 1 truova om. ZH tutto om. ZH 8 Anco similliante è S 10 trovato(-ta PR) lui(egli L ) S PLR TG K Z] trovalo ch’ egli ha(ebbe H )0 Y preziosa margarita L H 0 Y vendette H 0 Y 11 che avea om. S ancora P L R T H 0 ] anco S 12 ch’ è om. H 0 Y nel S L R H 0 ] in PTGK generazione S P L R T Z H Y (-n i)] ragione GK pesci S L Z H 0 ] di pesci PR TK pesce G 14 nelli loro vaselli P L R T H 0 ] nelle 1. vasella SG nel 1. vasello G 15 consumazione del secolo SH 0JY] fine del secolo LGKZ fine del mondo PR T 17 stridore di S T 0 ] lo stridore de(de!li R) PLR 19 Poi P L R T Z H Y e poi 0 ] e elli S e quegli Z (om. loro) 20 tesoro PLTG K ZH ] tesauro S 0 Y thesavoro R 22 indi S PLR TG Z H Y ] om. 0 23 venne SRTG ZH Y] vennene PK 25 cotali virtudi(-te R) le quali SPLRTG KZ] cotale virtude(-di Y ) la quale H 0 Y 26 la madre sua e i fratelli suoi H 27 sono R H ] + eglino P L T (e ll.) è S 0 Y

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254

D IA T É S S A È O N

TOSCANO

Giuda? (56) E le sirocchie sue non son elle tutte appo noi? Dunque onde à costui tutte queste cose? (57) E scandalizzavansi in lui. [Lue. 4, 23) E Gesù disse a ioro: Voi direte a me questa similitu­ dine: Medico, cura te medesimo; quante cose avemo udito che tu ài fatte in Cafarnau, fanne qui nella patria tua. (24) In verità vi dico che niuno profeta è accetto nella sua patria (Matth. 13, 57) e in casa sua. (58) E non fece ivi molti segni per la loro incredulità. {Lue. 4, 25) In verità vi dico che molte vedove erano in Israel nel tempo d’Elia, quando il cielo stette chiuso tre anni e sei mesi, e quando fu la fame grande in tutta la terra; (26) e a niuna di quelle fu mandato Elia se non a quella femina vedova in Saretta di Sidonia. (27) E molti lebrosi erano in Israel sotto Eliseo profeta, e niuno di loro fu mondato se non Naaman siro. (28) E tutti quelli della sinagoga udendo queste parole furono ripieni d’ira. (29) E levaronsi, e cacciarlo fuori della città, e menarlo alla ripa del monte sopra ’1 quale la città loro era edificata, acciò ch’eglino lo traripassero ; (30) ma egli trapassando andava per mezzo di loro. 80. {Marc. 6, 17) In quel tempo Erode signore della quarta parte del reame tenne Giovanni, e legollo in carcere per la Erodia moglie di Filippo suo fratello, inperò ch’egli l’aveva menata. (18) E G io­ vanni diceva a Erode: Non t’è licito d’averla. (19) Ma la Erodia insidiava Giovanni e volevalo uccidere e non poteva; {Matth. 14, 5) inperò che temea del popolo, perch’egli era tenuto come profeta. 7 p e r l a lo ro in c r e d u lit à ] + n is i p a u c o s in flrra o s in p o s itis m a n ib u s c u r a b it e t m ir a b a t u r p r o p te r in e r e d u lita t e m e o ru m (Marc. 6, 5) F 19 te n n e ] m is it a c t e n u it F

1 elle om. H Dunque onde a SPLR TG K ] onde dunque a © Y onde à dunque H 4 te medesimo S PLR TG K ZY] + Et eglino dissono a Ihu H 5 fanne S P L Y ] + ancora R + anche TZ nella patria tua S PLR TG ZY] nel in verità SPLRTG K Z] + in paese tuo K (cfr. 1. 6) + Et Ihfi rispuose loro H verità H 0 Y 6 accetto STKZH] accettato P L R G 0 sua patria P L R T H 0 ] patria sua S suo paese K 7 ivi P L T G Z H 0 Y ] ine S loco R 10 fame grande S LR T Z Y ] grande fame P fame H 11 Saretta P 0 -etha L -epta R ] Sarei S 12 di Sidonia S P L R T K Z ] Sidonie H© Sidonne Y 13 a neuno fu mandato di loro si non a Naman H 14 udendo queste parole P L (dopo ira)R H 0JY] udendo queste cose GT udendo questo K om. SZ 15 alla ripa P L R Z H 0 ] prem. infìno TGK sopra la riva S 17 trarripassero PRK Z traripassono LGZ H 0JY] tralipassero S tralipassono T trapassando P L Z H Y ] passando SR par­ tendosi TGK per meggo P L R H 0 ] per lo meggo TGK in meggo S 19 reame SPLRZ] regniame TG regno H 0 Y legollo S PLTG K ZH Yj + e miselo R per la SPLR TG K Z] per Y perchè H Herodia S P K T ] + la Y Herodiade LR Uerodiada Z 0 Edia (lin. 21 Erodiada.) H 20 del fratello suo Filippo H 21 licito S P G K H 0 Y ] lecito L R TZ Ma la S P L R T ] Ma ZY om. 0 22 insi­ diava S P L T Z 0 Y ] contrastava R Giovanni om. L volevanolo ... poteano R 23 temea SGKH -eva P L T Z ] era amato e temeano 11

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c a p ì ».

255

79-80

{Marc. 6, 20) E simigliantemente Erode volendolo uccidere temea, sapiendo lui ch’egli era uomo giusto e santo; e guardavalo. E udito lui iacea molte cose, e volentieri l’udiva. (21) E quando venne il dì della sua natività fece una grande cena a’ principi e a’ massai e a’ primi di Galilea. (22) E con ciò sia cosa che la figliuola della Erodia avesse saltato e fosse piaciuta a Erode, e insiememente a coloro ch’erano nel convito, disse il re alla fanciulla: Adomanda ciò che tu vuoli e darottelo. (23) E giurò e disse a Ilei: Ciò che tu adomanderai sì ti darò, in fino alla metà del reame mio. (24) Ed ella andò e disse alla madre sua: Che domanderò io? E quella disse: Chiedi il capo di Giovanni Battista. (25) E la fanciulla inconta­ nente entrò dentro al re e chiese e disse: Voglio che sanza dimoro mi dia in tagliere il capo di Giovanni Battista. (26) E contristossi 11 re per lo giuramento e per coloro ch’erano nel convito no Ila volle contristare, (27) e mandò il giustiziere e fece decollare Giovanni nella pregione. (28) E fu recato il capo in tagliere, e fu dato alla fanciulla e ella il diede alla madre sua. (29) E venendo i discepoli suoi tolsero il corpo suo e sepellirlo nel monimento. (Matth. 14, 12) E poi vennero e anunziarlo a Gesù. {Lue. 9, 7) E Erode udì la fama di Gesù e quelle cose che egli faceva, e dubitava, imperò che alcuni dicevano che Giovanni era risuscitato da morte, (8) e alcuni dicevano che Elia era apparito; e altri dicevano che uno degli antichi profeti era risuscitato. (9) E disse Erode: Io dicollai Giovanni; chi è questi di cui io odo tali cose? E domandava di vederlo. {Matth. 14, 13) La quale cosa udendo Gesù, partissi indi e andossene nella navicella in disparte in luogo diserto. E udendo ciò le turbe uscirono delle cittadi e seguitarlo a piede. (14) E venne 6 avesse saltato] introisset... et saltasset F

5

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8 e disse] om. F

1 volendo H 2 lui S PR T] egli L H 0 Y guardavalo P L R T 0 ] riguard. S 5 primai H di S LG K ZH 0Y ] della P R T 8 darottelo SPR] darolti TH darolloti L G K Z 0 Y 9 sì tti darò S PR TZ sì ti d. L] sì ’1 ti darò 0 Y darolti H l t chiedi S P L R T Z H Y ] adomanda 0 om. K il capo S P L R T G Z H 0 Y ] la testa K 12 al re S P L R T H Y ] e disse al re 0 che om. ST 13 mi dia(di Y ) in(nel R) tagliere S P L R Z 0 Y ] mi debi(debbe T) tagliare GT mi dii tagliato H mi diale K Hi dato SPLRTG K(data)ZY] -f- in mano H 17 prigione L T venendo PL R T Z H Y ] vedendo SK vegendo G 18 monimento P L K H Y ] munim. TGZ monuin. SR 19 e anuntiarlo(-arolo H -arollo K Y ) S PK ZH Y] a nuntiarlo T ad allungarlo L a nuntiare G ad annunptiare R 21 s. che Giovanni — era apparito P R T Z H 0 ] che Helya era apparito e alcuni che Johanni era risusci­ tato S da morte — era risuscitato om. L 22 altri SPRTG K ZY] alchuni H 23 uno P R T Z H 0 Y ] alcuno S 24 tali SPLR G Y ta T ] cotali H tante K queste Z 25 udendola PR(od.) udendolo S] udendo TG ZH 0 vedendo K vedendola L Indi P L T K H Y inde S] om. G da quello luocho R 26 nel luogo H 27 delle cittadi P L R T ] de la città S

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256

5

io

15

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25

B IA T F .S S A R O N

TOSCANO

Gesù e vide la turba grande, e ebbene misericordia, e curò gli infermi loro. 81. (Matth. 14, 15) Venuto il vespero andarono i dodici discepoli a Gesù e dissero a llui: {Lue. 9, 12) Lascia andare le turbe nelle castella e nelle ville che ci sono dintorno, e cerchino che abbiano da mangiare; inperò che siamo qui in luogo diserto. {Matth. 14,16) E egli disse a loro: Non è bisogno loro d’andare; ma voi date a loro da mangiare. ( loh . 6, 7) E Filippo rispuose e disse: Dugento derrate di pane non basterebbero a darne a ciascuno pure un pocolino, {Marc. 6, 38) E Gesù disse loro: Quanti pani avete? {loh. 6, 8) Risposue uno dei discepoli, il quale avea nome Andrea, fratello di Simone Pietro, e disse: (9) Uno fanciullo è qui che à cinque pani d’orzo e due pesci. Ma che sarebbero tra tanti? {Lue. 9, 13) Se non che noi andiamo e comperiamo da mangiare per tutta questa gente. {Matth. 14,18) E egli disse a lloro : Recatemi quelli cinque pani. {Marc. 6, 39) E comandò che facessero assettare tutta la gente sopra ’1 fieno verde. (40) E stettero a mangiare dipartiti per centinaia e per cinquantine. {Matth. 14, 19) E presi ch’ebbe quelli cinque pani e due pesci, raguardò in cielo, e benedisseli, e spezzolli e distri­ bufili a discepoli; e i discepoli alle turbe. (20) E mangiarono tutti e satollaronsi. E poi enpierono dodici cofani del rilievo. (21) E fu il numero de’ mangiatori quasi cinque milia uomini sanza le temine e sanza i fanciulli. E incontanente comandò Gesù a’ di­ scepoli che salissero nella navicella e passassero a Bessaida, tanto ch’egli lasciasse le turbe. {loh. 6,14) E quegli uomini vedendo ch’egli aveva fatto segno sì dicevano: Questi è il verace profeta che dee 3 discepoli a Gesù] om. F pani] illos F 16 comandò] 4- illis F om. F

11 il quale avea nome] om. F 15 quelli cinque gente] + secundum contubernia F 22 quasi]

1 ebbene misericordia S PR T] ebbe mis. LG H Y ebbe mis. di loro K 2 loro om. S 3 vespro L T 4 a Gesù S LR T] di Ihù P nelle(-la T ) castella P L R T ] ne li castelli S 5 e cerchino om. L che abbiano L T che abino PGKZ] che egli(elli S) abbiano(abino Y) S H 0 Y om. R 6 qui om. H 7 ma voi date S P LT G K H 0 ] date voi R date Z ma voi andate date Y 8 ducenlo S duicento R 9 basterebbero S -bbeno P -bbono L basleriano R] basterebbe TG KZH0 12 è S R H 0] à P L che T 13 se non che — questa gente P“ * om. P ‘ 15 pani S P L R T Y ] + e due pesci GZH centenaia S centouaro R 21 empie­ rono P L T empierò RJ empirò S cofani R T 0 ] cuofani PH choffe L goffani S del(dello T 0 ) rilievo PLTH 0J de rii. SR(rel.) 22 numero SRTJ novero P L Y nomero H mangiatori SH] manicatori PLTG KZ manducatori R uomini S P R T ] om. LH 24 passassero SPR -sono TG H Y -sino L ] passaro 0 in Bessaida S 25 ch’egli(che S L T ) aveva fatto segno(sognio Y) sì(orn. S) dice­ vano S P L T G K 0 Y ] quel che aveva facto maravigliavansi e diceano R che aveva fatto segnoronsi dicendo Z il segno che aveva fatto diceano H

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o a p p

.

80-83

25?

venire nel mondo. (15) E conoscendo Gesù ch’egli doveano venire a pigliarlo acciò che il facessero re, sì si fuggì. (Matth. 14, 23) E abandonando la turba, andossene solo nel monte ad adorare. 82. (Matth. 14, 23) Venuto che fu il vespero, era ivi solo. (24) Ma era la navicella in mezzo del mare ed era percossa dalla fortuna, 5 inperò che ’1 vento era loro contrario. (25) Nella quarta vigilia della notte (Marc. 6, 48) vedendoli Gesù affaticare, venne a loro e andava sopra ’ l mare. (Matth. 14, 26) E vedendolo turbaronsi e diceano ch’era fantasma, e gridarono per paura. (27) E incontanente Gesù parlò a loro e disse: Abbiate fidanza; io sono, non temete. 10 (28) E Pietro rispuose e disse: Messere, se tu se’, comanda che io venga a te sopra l’acqua. (29) E egli disse: Vieni. E discese Pietro della navicella e andava sopra l’acqua per venire a Gesù. (30) Ma vedendo lui il vento grande, temette. E con qìò sia cosa ch’egli cominciasse ad andare sotto, gridò e disse: Fammi salvo, mes- 1a sere. (31) E Gesù incontanente stese la mano e preselo e dissegli: Uomo di poca fede, perchè dubitasti? (32) E salendo lui nella navi­ cella, rimase il vento. (loh. 6, 21) E incontanente fu la nave alla terra dov’egli andavano. 83. (Matth. 14, 34) E passato ch’ebbero il mare vennero nella terra 20 di Genesaret. (35) E poi che gli uomini di quello luogo l’ebbero conosciuto, mandarono per tutta quella contrada e menargli tutti l’infermi. (36) E pregavanlo che almeno toccassero le sommitadi di 8 s o p ra ’ 1 m are] + e t v o le b a t p r a e t e r ir e e o s F v e d e n d o lo ] + s u p r a m a re a m b u la n te m F 19 a n d a v a n o ] + q u i a u te m in n a v íc u la e r a n t v e n e r im i e t a d o r a v e r u n t e u m d ic e n t e s : v e r e filiu a D e i e s (M a t t h . 14, 33) F

1 nel mondo — venire om. R là acciò che(-|- eglino H Y) il facessero re SPLR TK ZH Y] per farlo re G abandonando la turba SPLRGKZ] abban­ donò la turba T abandónate le turbe Y abbandonata la turba H 3 andonne T 4 vespero SP] vespro LR T 5 era la navicella S P L T H 0 ] la navi­ cella slava R percossa S PLR TG Y ] oppressala H 6 contrario SRJ incon­ tro P L T 7 vedendoli L R T R -ogli PG ZH 0] vedendo S affaticare PLRTG K H 0] a fatighare S a faticare Z 8 vedendolo S P L H 0 ] venire R om. K e voleva passare(+ il mare G) oltre e eglino vedendo andare lui sopra il mare TG e diceano P L R T H 0 ] dicendo S 9 gridavano H per paura S H 0j per la p. PLRTG 10 non temete S PLTG ZH Y ] non abiate paura R 12 E discese PLRT0J Discese SHY 14 lui SPRTGJ egli L H 0 Y egli om. S 16 dissegli PLG -e li SRT] disse H 19 andavano S'PLRZH G JY] -]- li altri ch’ erano ne la nave venero e adoraro Dio et dicevano: veramente egl’è figliuolo di Dio S,n« 3. m. + e coloro cli’ erano nella navicella vennono a adorarlo e dis­ sero: veramente tu sei figliuolo di Dio T G K (l’adoravano p e r vennono a ad.) 22 menarongli L -o g li G meuarli S P (-gli)] menarne T menavanoli R recarogli H Y reehavangli 0 23 le(la SL) sommitadi(-tà L -tade S) di sotto del vestimento suo(a vestimenti suoi G) SPLTG KZ] le vestimenta sue da piedi R gli orli del vestimento suo H 0 Y Diatessaron volgare.

17

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258

D IA T E S S A R O N

TOSCANO

sotto del vestimento suo; e tutti coloro che le toccarono furono sanati. (loh. 6, 22) L ’altro dì la turba, che stava di là dal mare, vide che non avea se non una navicella e che Gesù non era entrato in mare co’ discepoli suoi, ma soli i discepoli erano iti; (23) sob pravennero altre navi di Tiberia allato al luogo dòv'egli aveano mangiato il pane, rendendo grazie a Dio. (24) Vedendo la turba che Gesù non era ivi, nè i discepoli suoi, salirono nelle navicelle e vennero a Cafarnau adomandando Gesù. (25) E trovato che l’eb­ bero di là dal mare, dissero a llui: Maestro, quando venisti tu qua? io (26) Rispuose Gesù e disse: In verità, in verità vi dico, voi tn’adomandaste non per li segni che vedeste, ma perchè voi mangiaste di quelli pani e satollastevi. (27) Operate non cibo che venga meno, ma quello che permane in vita eterna, il quale cibo vi darà il figliuolo della vergine; inperò che costui il Padre l’à segnato, Dio. (23) E io eglino dissero a lui: Che faremo acciò che noi operiamo l’opere di Dio? (29) Rispuose Gesù e disse a lloro: Questa è l’opera di Dio, che voi crediate in colui che m’à mandato, Dio. (30) E eglino dis­ sero a lui: Che seguo fai tu che noi veggiamo e credianti? Che operi tu? (31) I nostri padri mangiarono la manna nel diserto se2 o condamente ch’è scritto: Esso diede loro a mangiare pane di cielo. (32) E Gesù disse loro: In verità che Moisè non vi diede pane di cielo, ma il mio Padre vi dà pane verace di cielo. (33) Inperò che pane di Dio è colui ch’è disceso di cielo e dà vita al mondo. (34) E eglino dissero a lui: Messere, dàcci sempre questo pane. 25 (35) E egli disse loro: Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame, e chi crede in me non avrà mai sete. (36) Questo v’ò detto inperò che voi m’avete veduto e non creduto. (37) Tutto ciò che ’1 Padre mi dà, verrà a me; e colui che viene a me, io noi carcerò fuori; (38) inperò ch’io discesi di cielo non per fare la 10 R i s p u o s e ] + e i s F 17 i n c o l u i c h e m ’ à m a n d a t o , D io ] i n e u i n q u e m m i s i t i l l e F 21 I n v e r i t à c h e ] a m e n a m e n d i c o v o b i s F 1 1 o ra .

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CAP.

83

259

mia volontade, ma per fare la volontà di colui che m’à mandato. (39) Questa è la volontà del Padre che m’à mandato, che ciò ch’egli m’à dato, che io non ne perda nulla, ma che io lo risusciti nel dì sezzaio. (40) Inperciò che questa è la volontà del Padre mio che m’à mandato, che ogni uomo che vede il Figliuolo e crede in lui abbia vita eterna, e io lo risusciterò nel sezzaio dì. (41) E i Giudei mormoravano di lui però ch’egli aveva detto: Io sono pane che sono disceso di cielo. (42) E dicevano: Non è questi figliuolo di Gioseppo, del quale noi conosciamo il padre e la ma­ dre? Dunque come dice: Io discesi di cielo? (43) Rispuose Gesù e disse a Poro: Non mormorate insieme. (44) Niuno può venire a me, se ’1 Padre che m’à mandato noi trae; e io lo risusciterò nel novissimo dì. (45) Scritto è ne’ profeti : E saranno tutti atti ad essere amaestrati da Dio. Ogni uomo che ode dal Padre e appara, viene a me. (46) Non che ’1 Padre sia veduto da niuno. Ma colui ch’è da Dio, questi vide il Padre. (47) In verità, in verità vi dico: chi crede in me à vita eterna. (48) Io sono pane di vita. (49) Li vostri padri mangiarono la manna nel diserto, e sono morti. (50) Questo è il pane che discende di cielo, acciò che chi ne mangerà non muoia. (51) Io sono pane vivo che sono disceso di cielo. (52) Se alcuno mangerà di questo pane, viverà in eterno; e il pane che io darò è la carne mia per la vita del mondo. (53) E i Giudei litigavano insieme e dicevano: Come ci può costui dare la carne sua a mangiare? (54) E Gesù disse a loro: Se voi non mangerete la carne del figliuolo della vergine e non berete il suo sangue, non avrete vita in voi.· (55) Cln mangia la carne mia e beve il mio sangue, à vita eterna; e io lo risusciterò nel dì finale. (56) Vera­ mente la mia carne è cibo, e ’1 sangue mio è vero beveraggio. (57) Chi mangia la carne mia e beve il mio sangue, questi dimora 24 a llo r o ] +

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2(50

DTATESSARO N TORCANO

in me e io in lui. (58) Sì come il Padre che vive mi mandò, così io vivo per lo Padre; e chi mangia me, esso viverà per me. (59) Questo è il pane ch’è disceso di cielo. Non sì come mangiarono i padri vostri la manna, e sono morti; e chi mangia questo pane viverà in eterno. (60) Queste cose disse Gesù nella sinagoga amaestrando in Cafarnau. (61) E molti suoi discepoli, udendo ciò, dissero : Dura parola è questa. Chi è quegli che ’1 possa udire? (62) Sapiendo Gesù in sè medesimo che i discepoli suoi mormoravano di questo, disse a loro: Scandalizzavi questo? (63) Se voi vedrete salire il figliuolo della vergine dove era prima? (64) Lo spirito è quello che vivifica, e la carne non fa niuno prò. Le parole che io v’ò par­ late sono spirito e vita. (65) Ma sono alcuni intra voi che non cre­ dono. (66) E dicea: Per ciò vi dissi io che niuno può venire a me, se dal Padre mio non gli Ila dato che venga. (67) E per questo molti discepoli suoi tornarono adietro, e già non andavano con lui. (68) E disse Gesù a’ dodici: Or voi voletevene andare? (69) Rispuose Si­ mon Pietro e disse: Messere, a cui anderemo? Tu ài parole di vita eterna. (70) E noi credemo e conoscemo che tu se’ Cristo figliuolo di Dio. (71) Rispuose a lui Gesù e disse: Or non ò io eletti voi dodici, e l’uno di voi è diavolo? (72) Questo diceva egli di Giuda di Simone Scariotto; inperò che questi era quegli c h e ’1 doveva tra­ dire, con ciò sia cosa che fosse uno dei dodici. 84. (Lue. 11, 37). Alcuno fariseo pregò Gesù che desinasse co llui. Ed egli entrò dentro, e stette co llui. (38) E ’ 1 fariseo cominciò a dire fra sè medesimo: perchè non si è egli lavato anzi mangiare, come fanno i Giudei? (39) E il Signore disse a lui: Voi farisei mon­ date aguale quello ch’è di fuori del nappo e della scodella, ma quello ch’è dentro da voi è pieno di rapina e di iniquitade. (40) Matti, colui che fece quello ch’è di fuori, or non fece egli anche quello 26 c o m e fa n n o i G iu d e i]

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CAPP.

83-85

261

ch’è dentro? (41) E però date limosina quello ch’avete di soperchio, e ecco tutte le cose vi saranno monde. 85. {Marc. 7, 1) I farisei e alcuni degli scribi che venivano di Gerusalem, (2) vedendo eglino alquanti de’ discepoli che mangia­ vano il pane colle mani non lavate, si li vituperavano (Matth. 15, i) 5 dicendo a Gesù: (2) Perchè rompono i discepoli tuoi l’ordinazioni de’ maggiori? Inperò che non si lavano le mani quando mangiano il pane. (3) Ed egli rispuose loro e disse: Or voi perchè rompete il comandamento di Dio per l’ordinazioni vostre? Inperò che Dio disse: (4) Onora il padre tuo e la madre tua; e: Chi maladicerà 10 il padre o la madre sia morto di morte. (5) Ma voi dite: Chiunque dirà al padre: ciò che io dono, farà prode a te; (6) e non onorerà il padre suo e la madre sua, e avete cassato il comandamento di Dio per l’ordinazioni vostre. {Marc. 7, 3) 1 farisei e tutti li Giudei, se spessamente non si lavavano le mani, non mangiavano, osser­ 15 vando l’ordinazioni de’ maggiori ; (4) e tornando dal mercato non mangiavano se non si lavavano in prima; e molte altre ordina­ zioni che sono date loro a osservare: il lavare i vaselli da bere e i vaselli e gli orcioli dell’ottone e mondare i letti, (8) e molte altre cose che fanno simiglianti a queste. {Matth. 15, 7) Ipocriti, ben pro­ 20 fetò Isaia di voi dicendo: (8) Questo popolo onora me colle labbra, ma il cuore loro è lungi da me. (9) Sanza cagione ni’ onorano, amaestrando le dottrine e i comandamenti degli uomini. (10) E chiamò a sè le turbe e disse a loro: Udite e intendete; (11) quello che entra nella bocca non sozza l’uomo, ma quello che procede 25 dalla bocca, quello sozza l’uomo. (12) Allora i discepoli suoi andarono a lui e dissero: Sai tu che i farisei, udita questa pa­ rola, sono scandalizzati? (13) E egli rispuose e disse: Ogni pianta 5 c o lle m a n i n o n la v a te ] c o m m u n ib u s m a n ib u s , id e s t n o n lo tis F 6 a G esù] 12 a l p a d re ] + v e l m a t r i F 20 a q u e s te ] + I r r i t u m fe c is tis m a n d a tu m D e i

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262

D IA T E S S A R O N

TOSCANO

la quale non piantò il Padre mio celestiale sarà diradicata. (14) La­ sciateli andare; elli sono ciechi e guidatori dei ciechi; e se il cieco guida il cieco, amendue caggiono nella fossa. (Marc. 7, 17) E en­ trando Gesù in casa e partendosi dalla turba, (Matth. 15, 15) il do& mandò Pietro e disse: Spianaci questa parola. (16) Ed egli disse: Siete voi ancora sanza intendimento? (17) Non intendete voi, che ciò che entra nella bocca va nel vèntre, e poi ch’è digestito si manda fuori? (18) Ma quelle cose che procedono dalla bocca, escono del cuore, e esse sozzano l’uomo. (19) Inperò che del cuore w escono le male cogitazioni, omicidii, adulteri, fornicazioni, furti, false testimonanze, (Marc. 7, 22) avarizia, nequizie, frode, disone­ state, occhio reo, bestemie, superbia, mattia. (Matth. 15, 20) Queste sono quelle cose che sozzano l’uomo, e non il mangiare colle mani non lavate. io 86. (21) E partendosi indi, andonne ne’ confini di Tiro e di Si­ done. (22) E venne a lui una femina cananea (Marc. 7, 26) pagana, e sirofenissa per generazione, (Matth. 15, 22) e gridava dicendo: Abbi misericordia di me, messere, figliuolo di David; inperò che la figliuola mia è malamente tormentata dal dimouio. (23) E egli 20 no Ile rispuose parola. E vennero a lui i discepoli suoi e prega­ vamo dicendo : Lasciala andare ; inperò ch’ella ci grida dietro. (24) Ed egli rispuose e disse: Io non sono mandato, se non alle pecore che sono perite della casa d’ Israel. (25) E quella venne e adorollo e disse: Aiutami, messere. (Marc. 7,27) Ed egli disse: Lascia prima satollare k li figliuoli; non è buona cosa togliere il pane de’ figliuoli ed arlo a’ cani. (Matth. 15, 27) E quella disse: Vero è, messere; ma i catelli mangiano de’ minuzzoli che caggiono della mensa de" signori loro. (28) Allora le disse Gesù: 0 femina, grande è la fede tua; siati fatto come tu vuoli. E fu sanata la figliuola in quella ora.6 0 *1 6

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85-88

263

87. (Marc. 7, 31) E uscendo lui de’ confini di Tiro passò per Si­ done al mare di Galilea nel mezzo de’ confini Dicapoli. (32) E fugli menato uno ch’era sordo e mutolo, e pregavanlo ch’egli ponesse la mano sopra lui. (33) E egli il prese in disparte della turba, e mise le dita sue nell’orecchie del sordo e sputando toccò la lingua & sua. (34) E raguardando in cielo, sospirò e disse a llui: Effeta, ciò è a dire: apri. (35) E incontanente furono aperti gli orecchi suoi, e sciolto il legame della sua lingua e parlava diritto. (36) E co­ mandò loro che noi dicessero a persona. E quanto egli più il comandava loro, tanto più il predicavano (37) e di ciò più si mara- « vigliavano dicendo: Tutte le cose fece bene, e fece udire li sordi, e parlare i mutoli. 88. (loh. 4, 4) Ed era per bisogno che Gesù passasse per Samaria. (5) Evenne nella città di Samaria la quale è appellata Sicar, allato al campo che Giacob diede a Gioseppo suo figliuolo. (6) Ed era 15 ivi la fonte di Giacob. E affatigato Gesù per l’andare, sedeasi così sopra la fonte E era quasi l’ora sesta. (7) Venne una femina di Samaria ad atignere acqua. E egli disse a Ilei: Dammi bere. (8) I discepoli suoi erano iti nella città a comperare da mangiare. (9) E quella femina samaritana disse a lui: Con ciò sia cosa che tu sii 20 giudeo, come è ciò che tu mi chiedi bere, che sono femina sama­ ritana? Inperò che i Giudei non avevano usanza co’ Samaritani. (10) Rispuose Gesù e disse a Ilei: Se tu sapiessi il dono di Dio, e chi ò quegli che ti dice: Dàmmi bere, forse che tu ne chiederesti a lui, e egli ti darebbe acqua viva, ( i l ) E la femina disse: Mes- » sere, tu non ài con che tu atinghi, e il pozzo è alto; donde ài l’acqua viva? (12) Or se’ tu maggiore che ’1 padre nostro Giacob che ci diede questo pozzo, e egli ne bevè e i fanciulli suoi e le pecore sue? (13) Rispuose Gesù e disse: Ogni uomo che beve di 1 l u i S P R T G Z ] e g li L H Y n ia H © Y m u to R

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264

D IA T E S S A R O N

TOSCANO

questa acqua avrà anche sete, ma chi berà dell’acqua che io gli darò non avrà sete in eterno, (14) ma per l’acqua che io li darò si farà in lui una fonte d’acqua da salire in vita eterna. (15) Disse a llui la femina: Messere, dàmmi questa acqua, acciò che io non abbia più sete, e non ci vegna più ad atignere. (16) Disse a Ilei Gesù: Va’, chiama il marito tuo e vieni a me. (17) Rispuose la femina e disse: Io non ò marito. Gesù disse: Ben dicesti, che dicesti: io non ò marito; (18) inperò d ie tu ài avuto cinque mariti, e quello che lu ài ora non è tuo marito ; e però dicesti vero. (19) Disse la femina: Messere, io veggio che tu se’ profeta. (20) I padri nostri adorarono in questo monte, e voi dite che in Gerusalemme è il luogo dove si conviene adorare. (21) Gesù disse: Femina, credimi, imperò che viene ora, nella quale nè in questo monte, nè in Gerusalem ado­ rerete il Padre. (22) Voi adorate quello che voi non sapete, noi adoriamo quello che noi sappiamo, imperò che la salute è da’ Giudei. (23) Ma viene l’ora e aguale è, quando i veri adoratori adoreranno il Padre in ispirito e veritade. In però che questi cotali adomanda il Padre che l’adorino. (24) ldio è spirito; e a coloro che l’adorano si conviene adorare in ispirito e veritade. (25) Disse la femina: Io so che Messia viene, il quale è detto Cristo. E quando egli sarà venuto, egli annunzierà a noi ogni cosa. (26) Disse Gesù a Ilei: Io sono che parlo teco. (27) Allora vennero i discepoli suoi, e maravigliavansi ch’egli parlava colla femina. Ma pertanto niuno gli disse: Che adomandi, overo che parli co Ilei? (28) E essa femina lasciò la mezzina sua, e andonne nella città, e disse a quelli uomini: (29) Venite e vedete l’uomo che m’à detto tutto ciò che io ò fatto; or sarebbe egli Cristo? (30) Ed egli uscivano della città e veni­ vano a lui. (31) Intanto i discepoli suoi il pregavano e diceano: Maestro, mangia. (32) E egli disse a boro: Io ò a mangiare un cibo che voi non sapete. (33) E i discepoli dicevano insieme: 1

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CAPP.

88-89

265

Avrebbegli alcuno recato da mangiare? (34) E Gesù disse a ¡loro: Il mio cibo è di fare la volontà del Padre mio che m’à man­ dalo, acciò che io compia l’opera sua. (35) Non dite voi che ci à quatro mesi di qui alla mietitura? Levate gli occhi vostri e vedete le contrade che sono già bianche da mietere. (36) E chi miete n’à mercede e raguna il frutto in vita eterna, acciò che insiememente goda quegli che semina e chi miete. (37) E in questo è vero la parola, inperò che altri è quegli che semina e altri è quegli che miete. (38) Io v’ò mandato a mietere quello che voi non lavoraste; altri lavorarono e voi siete entrati nel lavorio loro. (39) E molti de’ Samaritani di quella città credettero per la testimonanza, della femina che avea detto: Egli mi disse tutto ciò che io aveva fatto. (40) E quando i Samaritani furono .venuti a lui, pregarlo ch’egli dimorasse ivi. E stettevi due dì. (41) E molti più credet­ tero per le parole sue. (42) E dicevano alla femina: Già non cre­ diamo per le tue parole; inperò che noi medesimi avemo udito e sapemo veramente che questi è il Salvatore del mondo. 89. (loh. 5, 1) Dopo queste cose era il dì della festa de’ Giudei, e salì Gesù in Gerusalem. (2) Ed era in Gerusalem una peseina, nella quale si lavavano le pecore che si doveano offerere, la quale aveva cinque porlichi. (3) E in essi giacevano grande moltitudine d’infermi e di ciechi e di zoppi e uomini ch’aveano membra secche, i quali aspettavano il movimento dell’acqua. (4) Inperò che l’an­ gelo di Dio secondo il tempo discendea nella pescina e moveva l’acqua; e chi prima entrava nella pescina dopo il movimento dell’acqua, diventava sano da qualunque infermitade era gravato. (5) E eravi uno uomo ch’era stato infermo trentotto anni. (6) V e­ dendo Gesù costui che giaceva, e conoscendo che molto tempo era 2 d e l P a d re m io ] e iu s F 4 L e v a te ] prem. Ecce d ic o v o b is F 19 u n a p e s c in a — o ffe r ir e ] s u p e r p ro b a tic a p is c in a , q u a e c o g n o m in a tu r h e b ra e ic e B e th s a id a F 1 d a m a n g ia r e S 0 ] a m a n g i a r e P T

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266

D IA T E S S A R O N

TOSCANO

stato così, disse a llui: Vuoti tu diventare sano? (7) E lo infermo rispuose: Messere, io non ò uomo che mi metta nella pescina quando l’acqua è mossa; in però che quando io vo, l’altro viene prima di me e entravi. (8) Disse Gesù a lui: Leva su e togli il tuo letticciuolo, e vattene. (9) E incontanente è fatto l’uomo sano; e tolse il suo letto e andossene. . (12) E eglino adomandavano e dicevano: Chi è colui che ti disse: Togli il tuo letticciuolo e vat­ tene? (18) E non sapeva quegli ch’era sanato chi fosse Gesù, inperò ch’esso Gesù s’era dipartito dalla turba ch’era nel luogo. (14) E poi il trovò Gesù nel tempio, e dissegli: Ecco che tu se’ fatto sano; oggimai non volere peccare, acciò che non t’incontri peggio. (15) E andò poi quell’uomo, e disse a’ Giudei che Gesù era quello che l’aveva sanato. (16) Li Giudei perciò perseguitavano Gesù perch’egli nel sabato facea queste cose. (17) E Gesù rispuose loro e disse: Il mio Padre in fino ad ora adopera, e io adopero. (18) E però i Giudei maggiormente l’adomandavano d’uccidere, perch’egli non solamente rompeva il sabato, ma dicea che Dio era suo padre, e taceasi eguale a Dio. Rispuose Gesù a loro e disse: (19) In verità, in verità vi dico: Non può il Figliuolo dasè fare nulla, s’egli non vede il Padre che fa. Tutte le cose che ’1 Padre fa, simigliantemente e il Figliuolo fa esse cose. (20) Il Pa­ dre ama il Figliuolo e tutte le cose gli dimostra, le quali Egli fa; 3

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t u o , p e r ò c h ’ è s a b a to . E t e l l i r is p u o s e : c o l u i c h e

m i n i re c ie s a n o m i d i s s e : t o l l i i l l e t t o t u o e v a t t e n e H

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267

e maggiori opere di queste dimosterrà, a ciò che voi vi maravi­ gliate. (21) Adunque sì come il Padre suscita i morti e dà loro vita, così il Figliuolo vivifica coloro cui egli vuole. (22) Inperò che il Padre non giudica alcuno, ma ogni giudicio à dato al Figliuolo, (23) acciò che tutti onorino il Figliuolo come onorano il Padre. Chi non onora il Figliuolo non onora il Padre che ’1 mandò. (24) In verità, in verità vi dico, che chi ode la parola mia e crede a Colui che mi mandò, à vita eterna, e non cadrà in giudicio, ma passerà da morte a vita. (25) In verità, in verità vi dico, che viene l’ora, e aguale è, quando i morti udiranno la voce del Figliuolo di Dio, e coloro che l’udiranno viveranno. (26) Sì come il Padre à vita in sè medesimo, così diede al Figliuolo ch’egli avesse vita in sè medesimo; (27) e diedegli podestà e' che facesse giudicio inperò ch’egli è figliuolo della vergine, (28) Non vi maravigliate di ciò, inperò che viene l’ora nella quale tutti coloro che sono ne’ monimenti udiranno la voce del Figliuolo di Dio; (29) e coloro che avranno adoperato bene, andranno in resurrezione di vita; e coloro che avranno adoperato male, andranno in resurrezione di giudicio. (30) Io non posso da me fare nulla; ma io giudico com’io odo, e '1 giudicio mio è giusto. (31) S’io dò testimonanza da me medesimo, la testimonanza mia è vera. (32) Ed altri è che dà te­ stimonanza di me; e io so ch’è verace la testimonanza ch’egli dà di me. (33) Voi andaste a Giovanni, e egli diede testimonanza alla verità. (34) Ma io non prendo testimonanza da uomo; dico a voi, acciò che voi siate salvi. (35) Egli era lucerna ardente e lucente; ma voi non voleste per una ora esultare in sua luce. (36) E ò io maggiore testimonanza di Giovanni; inperò che I’opere che ’ 1 Padre mi diede ch’io le compia, elle dànno testimo­ nanza di me, che ’1 Padre m’à mandato. (37) E il Padre che m’à mandato,Egli dà testimonanza di me; e voi non udiste mai la voce sua nè non vedeste mai la sua imagine, (38) e la sua parola non dimora in voi, inperò che voi non credete a costui ch’egli 16 26 n o n

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268

D IA T E S S A R O N

TOSCANO

«landò. (89) Cercate le Scritture, perciò che pensate d’avere vita in esse; elle sono che danno testimonanza di me. (41) lo non prendo lume dagli uomini; (42) ma ò conosciuto che voi non avete in voi amore di Dio. (43) Io sono venuto nel nome del Padre mio, e non 5 mi avete ricevuto; se un altro verrà nel nome suo, colui riceve­ rete. (44) Come potete voi credere, i quali prendete gloria l’uno da l’altro, e non domandate la gloria ch’è da solo Dio? (45) Non pensate che io v’accusi appo ’1 Padre; inperò che v’accuserà Moisè, nel quale voi sperate. (46) Se voi credeste a Moisè, forse che a me io credereste, inperò ch’egli scrisse di me. Ma se voi non credete alle sue lettere, come crederete alle parole mie? 90. (Matth. 15, 29) Partissi Gesù da lloro (Marc. 8, 1) in quel dì, e con ciò sia cosa ch’egli fosse con molta turba, (Matth. 15, 32) appellò i discepoli suoi e disse: Io ò compassione della turbainis perciò che già sono perseverati meco tre dì, e non ànno che man giare; e non li voglio mandare via digiuni, acciò che non vengano meno nella via. (33) E i discepoli dissero: Dunque donde averemo 11 pane, che noi satolliamo nel diserto tanta gente? (34) E Gesù disse: Quanti pani avete voi? Ed e’ dissero: Sette, e pochi pescio20 lini. (35) E egli comandò alla turba che si ponessero a mangiare in terra. (36) E prendendo quegli sette pani e i pesci e rendendo grazie a Dio, spezzogli e diede a’ discepoli suoi e i discepoli li die­ dero al popolo. (37) E mangiarono tutti e satollaronsi. E quello che soperchiò del rilievo n’empierono sette sporte. (38) E erano 25 coloro che mangiarono quatro milia uomini sanza le femine, e sanza i fanciulli. (Marc. 8, 9) E poi li lasciò; (10) e incontanente salendo in nave co’ discepoli suoi, venne nelle parti Dalmatuta. (Matth. 16, 5) E quando i discepoli vennero a passare, si dimen­ ticarono di torre del pane, (Marc. 8, 14) e non avevano nella nave 2

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209

(1APP. 89-91

se non uno pane. (15) E egli disse loro: Ponete cura e guardatevi dal tormento de’ farisei e de’ saducei, e dal formento di Erode. (16) Ed e’ pensavano infra sè e dicevano: Noi non avemo del pane. (17) E Gesù sapiendolo disse: Uomini di poca fede, pensate voi che non avete pane? Non intendete voi e non vi ricordate? & ancora è cieco il vostro cuore? (18) e avete gli occhi e non ve­ dete, e avete gli orecchi e non udite? nè non vi ramentate, (19) quando spezzai i cinque pani a cinque milia uomini, quanti cuofani pieni ne ricoglieste del rilievo? Ed e’ dissero: dodici. (20) E quante sporte ne ricoglieste de’ sette pani a quatro milia uomini? io E e’ dissero a ilui: sette. ( Matth. 16, 11) Dunque perchè non in­ tendete ch’io non vi dissi del pane, quando vi dissi: Guardatevi dai formento de’ farisei e de’ saducei? (12) Allora intesero ch’egli non disse che si guardassero dal formento del pane, ma dalla dottrina de’ farisei e de’ saducei. ib 91. (Matth. 16, 13) Venne Gesù nelle parti di Cesaria di Filippo, ed egli domandava i discepoli suoi e diceva: Che dicono gli uo­ mini che sia il figliuolo della vergine? (14) E eglino dissero: Altri dicono ch’è Giovanni Battista, altri Elia, altri Geremia, overo uno de’ profeti. (15) E egli disse: Or voi chi dite che io sia? (16) Ri- 20 spuose Simon Pietro, e disse: Tu se’ Cristo,'figliuolo di Dio vivo. (17) Disse a llui Gesù: Beato se’, Simone Bargiona, però che carne nè sangue noi t’à rivelato, ma rivelottelo il Padre mio ch’è ne’ cieli. (18) E io ti dico, che tu se’ Pietro, e sopra questa pietra io edificherò la chiesa mia, e le porte dello ’ nferno non potranno » 5 contra lei. (19) E a te darò le chiavi del regno de’ cieli; e ciò che tu legherai in terra sarà legato ne’ cieli, e ciò che tu scioglierai sopra terra sarà sciolto ne’ cieli. (20) Allora comandò egli a’ disce1 d i s s e lo r o ] p r a e c i p i e b a t sp o n d en s F

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»IA T E S S A R O N

TOSCANO

poli suoi, che a niuno dicessero che fosse Gesù Cristo. (21) E poi cominciò a dimostrare a’ discepoli che a llui conveniva che andasse in Gerusalem e sostenere molto da’ maggiori, da’ principi, da’ sacer­ doti e dagli scribi, e conviene che sia morto e ch’egli risusciti il terzo die. (22) E allora Pietro il menò in disparte e cominciollo a riprendere e disse: Dio ti guardi, messere; non verrà questo sopra te. (23) E Gesù si volse a lui e disse: Va’ dopo me, satanas; tu mi se’ scandalo, imperò che tu non comprendi quelle cose che sono da Dio, ma quelle che sono dagli uomini. (Marc. 8, 34) Allora chiamò la turba co’ discepoli suoi e disse loro: Se alcuno vuole venire dopo me, anieghi sè medesimo e tolga la croce sua e seguitimi. (Matth. 16, 25) inperò che chi vorrà salvare la vita sua, sì la perderà: e chi perderà la vita sua per me, sì la troverà. (26) Che utilità è all’uomo s’egli guadagnasse tutto il mondo e patisca il danno dell’anima sua? Overo che darà l’uomo per l’a­ nima sua? (27) Inperò che ’ l figliuolo della vergine verrà nella gloria del Padre suo cogli angeli suoi; e allora renderà a ciascuno secondo l’opere sue. (28) In verità vi dico, che sono alcuni di quelli che stanno qui, i quali non gusteranno morte, infin a tanto ch’egli vedranno il figliuolo della vergine venire nel regno suo. 92. (Matth. 17, 1) E dopo i sei dì Gesù prese Pietro, e Jacopo, e Giovanni suo fratello, e menogli nell’alto monte in disparte (Lue. 9, 28) ad adorare. (29) E orando lui, (Matth. 17, 2) dinanzi da fioro si trasfigurò. E la faccia sua risprendea come il sole, e le sue vestimenta diventarono splendide e bianche come neve (Marc. 9, 2), intanto che uomo sopra terra non le potrebbe fare sì bianche. (Matth. 17, 3) Ed ecco che apparve loro Moisè e Elia che parlavano co llui (Lue. 9, 31) in maestade. E dicevano della mu­ tazione sua, la quale egli à a compiere in Gerusalem. (Matth. 17, 4) E Pietro rispondendo disse a Gesù: Messere, buona cosa è che noi 15 d a r à l ’ u o m o ] d a b it h o m o c o m m u ta tlo n e m F n im is F

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91-93

271

ci stiamo qui; se ti piace, facciamo qui tre tabernacoli: uno a te, uno a Moisè e uno ad Elia. (5) E parlando lui, venne una nuvola lucente e obunbrolli. E ecco una voce uscì della nuvola e disse: Questi è il mio figliuolo diletto, nei quale a me sono bene piaciuto; udite lui. (6) E udirlo i discepoli, e caddero inanzi e temettono & molto. (7) E Gesù venne a loro, e toccolii e disse: Levate su, e non abbiate paura. (8) E eglino levando gli occhi non videro persona, se non solo Gesù. (9) E discendendo eglino del monte comandò loro Gesù e disse: Non direte la visione a niuno infin a tanto che il figliuolo della vergine risusciti da morte. (10) E i discepoli il io domandarono dicendo: Perchè dicono gli scribi che conviene che Elia venga in prima? (11) E egli disse: Elia è a venire e restituirà tutte le cose. (12) E io vi dico, che Elia è già venuto; e egli noi conobbero, ma fecero in lui ciò che vollero. E così il figliuolo della vergine sarà tormentato da lloro. (13) Allora intesero i disce- io poli, ch’egli aveva detto loro di Giovanni Battista. (14) E venendo lui alla turba, (Marc. 9, 13) vide gli scribi che disputavano con loro. (14) E incontanente che ’1 popolo l’ebbe veduto, diventaro stupefatti e timorosi, e correvano a llui e salutavano. (15) E egli 11 domandò e disse: Di che disputate voi insieme? 20 93. (Lue. 13, 31) E poi vennero a llui alquanti farisei e dissero: Dipartiti quinci, imperò che Erode ti vuole uccidere. (32) E egli disse loro: Andate e dite a quella volpe: Ecco che io caccio le demonia e restituisco le sanitadi oggi e domane dare in alto. (12) La quale quando Gesù la vide, chiamolla a sè, e dissele: Femina, la infermità tua t’à lasciata. (13) E puose la inano sua sopra lei; e incontanente fu dirizzata, e glorificava Dio. (14) Allora indegnò il maggiore della sinagoga, perchè ’1 Signore io aveva curato il dì del sabato, e dicea alla turba: Sei dì sono, ne’ quali si dee operare; dunque in questi dì venite, e fatevi curare, e non nel dì del sabato. (15) Rispuose Gesù e disse: Ipocrita, or non ¡scioglie ciascuno di voi il sabato il bue e l’asino dalla man­ giatoia, e menalo all’acqua il sabato? (16) Or dunque non si con­ io veniva che questa figliuola di Abraam, la quale è stata diciotto anni legata da satanas, ch’ella fosse sciolta da questo legame nel dì del sabato? (17) E dicendo lui queste cose, tutti i suoi aversarii aveano confusione. E tutto il popolo si rallegrava in tutte le cose che egli gloriosamente faceva. 20 105. (Ioh. 7, 2) Tn quel tempo era di presso il dì della festa de’ Giudei, la quale era la festa delle tende. (3) E dissero a Gesù i fratelli suoi : Partiti quinci, e va’ in Giudea, acciò che i tuoi discepoli veggiano l’opere che tu fai. (4) Inperciò che niuno è che faccia alcuna cosa in celato, e dimandi d’ essere in palese; se tu fai queste ¿a cose, manifestati al mondo. (5) Ma i fratelli suoi non credeano in lui. (6) Allora disse Gesù a fioro: 11 tempo mio non è ancora ve­ nuto; ma il vostro tempo è sempre apparecchiato. (7) Il mondo non vi può odiare; mame à in odio, inperò cheio dò testimonanza di lui, che l’opere suesono ree. (8) Voi salitea questa festa, ma so io non vi salgo, inperò che ’1 mio tempo non è ancora adempiuto. 3 A m a e s tr a n d o G e s ù n e lle s in a g o g h e ] e r a t a u te m 14 m e n a lo a l l ’a c q u a i l s a b a to ] d u e it a d a q u a r e F

d o c e n s in

s y n a g o g a e o ru m F

2 taglialo SQ] lo taglia P il taglia L latogla T 3 i(li L )j Sabati P L Q 9 il sabbato S loro nei sabati T 4 e om. T 5 diciotto anni SL riguardare T 6 a sè om. Q 8 sua om. T dinegata SQ] diritta P L T e glori fica va(grol. L) Dio S PLTj glorificando Dio Q 0 10 aveva(avea Q) curato PLTQ ] l’ aveva curata S il dì SQ] nel dì PL in dì T 11 dee operare PLTQ ] diè adoper. S 13 ciascheduno P T dalla TQ da la S] della PL 13 il sabato LQ nel s. P] om. T dopo mangiatoia S 14 nel sabato P L T 16 nel dì del sabato da questo legame Q 20 in quello P 25 Ma SPLQ] impercic che T 26 Allora — ap­ parecchiato SPLTG K] E Ihù disse loro QH 28 odiare... a in odio SPQ] ino­ diare... inodia T innodiare... a in hodio L 30 ci salgo P L T adempiuto Q adempito S] venuto P* empiuto P CL chompiuto T

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c a p p

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(9) Dette ch’ebbe queste cose, stettesi in Galilea. (10) E poi che i suoi fratelli furono iti alla festa, allora egli v’andò non palesemente, ma quasi di nascoso. (11) E i Giudei l’adomandavano il dì della festa, e dicevano: Dove è quegli? (12) E molto mormorio era di lui nella turba. E alcuni dicevano: Egli è buono; e altri dicevano: 5 Non è buono, anzi inganna la gente. (13) E niuno parlava di lui palesemente, per paura de’ Giudei. (14) Ma dopo il dì della festa, salì Gesù al tempio, e amaestrava, (15) E maravigliavansi i Giu­ dei e dicevano: Questi come sa lettera, che non l ’apparò? (16) Ed egli rispuose e disse loro: La mia dottrina non è mia, ma è di io Colui che m’à mandato. (17) E se alcuno vorrà fare la sua volontà, avrà conoscimento della dottrina mia, s’ellja. è da Dio, o se io fa­ vello da me medesimo. (18) Colui che favella da sè medesimo, adomanda la propia gloria. Ma quegli ch’adomanda la gloria di colui che mandò lui, questi è verace, e ingiustizia non è in lui. 15 (19) Or non vi diede Moisè la legge, e niuno di voi l’osserva? (20) 0 perchè mi domandate voi d’ uccidere? Rispuose la turba, e disse: Tu se’ indemoniato; or chi ti domanda d’ uccidere? (21) Ri­ spuose Gesù a loro, e disse: Io feci una opera, e tutti vi maravi­ gliate. (22) E inperò vi diede Moisé la circuncisione, non perch’ella 20 sia da Moisé, ma da’ padri. E voi circumcidete l’uomo nel sabato. (23) Se l’uomo riceve la circuncisione nel sabato e non se ne rompe la legge di Moisè, dunque perchè indegnate inverso di me, perch’io sani tutto l’uomo nel sabato? (24) Non giudicate secondo la fac­ cia, ma giudicate giustamente. (25) Dicevano alcuni di Gerusalem: 25 Or non è questi colui che i Giudei domandavano d’uccidere? (26) Ecco ch’egli parla palesemente, e non gli dicono nulla. 0 avrebbero conosciuto i principi veramente ch’egli fosse Cristo? (27) Inpertanto noi sapemo onde costui è; ma Cristo quand’egli verrà, niuno saprà onde egli si sia. (28) Adunque Gesù amaestrando gridava: E me 30 7 d opo il d ì d e lla fe sta ] d ie te sto m e d ia n te F 12 d e lla d o t tr in a m ia] d e d o e tr in a F 22 e n o n s e n e ro m p e ] u t n o n s o lv a t u r F 30 a m m a e stra n d o ] + in te m p io F

1 dette PLTQ ] detto S3 nascoso PL TQ ] nascosto S 5 alcu ni... al­ tri SPLQ] alcuno... altro T dicevano 2° S PLT] -p di no, cioè Q 0 9 come SPLQ] om. T lapparò L(-oe)Q la aparò 0 lo apparò P] lamparò ST 11 m’a mandato S P L T ] mi mandò Q cfr. lin. 15 12 mia dottrina Q 14 propia P L T Q ] propria S 15 che mandò lui(cholui T ) S P T ] cbel mandò L che l ’a mandato Q verace S P°L T] vero P*Q 16 diede PL TQ ] dié S 17 0 per­ chè STQ] Or perchè P L 20 Moisé vi diede T 22 Se l ’ uomo — nel sa­ bato PTGKIIQH] om. SL 23 inverso di me PTQ ] verso me S verso di me L 24 sani SQ sani a T ] sanai P L 26 ad(#m andavano Q 27 o S PT] or LQ 28 li principi chonosciuto T lnper+ai,to(imp. T) PL TQ ] intanto S 29 il saprà Q onde PLQ ] donde ST 30 amaestrando gridava S P L ] aroae-

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D IA T E S S A R O N

TOSCANO

sapete, e onde sono sapete; e non sono venuto da me medesimo, ma è verace colui che m’à mandato, il quale voi non conoscete. (29) Io conosco lui, inperò ch’io sono da 1lui e egli m’à mandato; e se io dirò che io noi conosca, io sarò mendace come voi. (30) E 5 adomandavano i Giudei di prenderlo; e niuno gli puose mano adosso, inperò che l’ora sua non era ancora venuta. (31) E molti di quella turba credettero in lui, e diceano: Cristo quand’egli verrà, or farà egli più segni che costui? 106. (Lue. 12, 13) Disse alcuno delia turba a Gesù: Maestro, io di’ al fratello mio, che divida meco la eredità. (14) Ed egli disse a llui: Uomo, chi m’à posto giudice o dividitore sopra voi? (15) E anche disse a loro: Ponete cura e guardatevi da ogni avarizia; in­ però che non è la vita dell’uomo neil’abondanzia di queste cose ch’egli possiede. (16) E disse a loro questa similitudine, cioè: Fu io uno uomo che aveva uno campo, il quale fruttificò molto. (17) E quegli fra sè medesimo pensava e diceva: Che farò io, inperò che io non ò dov’io raguni i frutti miei? (18) E poi disse: lo disfarò i granai miei e farogli maggiori; e metterovi dentro tutta la mia ricolta, (19) e dirò all’anima mia: Anima mia, tu ài riposti molti 20 beni per più anni; riposati, e mangia e bei e godi. (20) E Dio gli disse: O matto, in questa notte ti sarà tolta l’anima tua; e le cose che tu ài riposte, di cui saranno? (21) E così adiviene a chi raguna, e non è ricco in Dio. 107. (M arc. 10, 17) Allora Gesù uscì fuori nella via, e venne 25 a llui alcuno uomo, e inginocchiato il pregava e diceva: Maestro buono, che faccio acciò che io abbia vita eterna? (18) E egli disse a lui: Perchè mi di’ tu buono? Niuno è buono, se non solo Dio. (Matth. 19, 17) Ma se tu vuoli andare a vita, serva i comandamenti. 17 d isse ] + h o c fa c ia m F

18 t u t t a la m ia r ic o lt a ] o m n ia q u a e n a t a s u n t m ih i e t

bon a m ea F 22 r a g u n a ] s ib i t h e s a u r iz a t F in t e r r o g a s de b o n o (= : Matth. 19, 17) F

27 P e r c h è m i d i’ tu b u o n o ] Q u id m e

strr ndo dicea e gridava Q amaestrava nel tempio e diciea T l e onde sono PLQ] e donde io sono S 2 il quale voi — egli m’ à mandalo om . L 3 io PTQ ] ma io S 4 noi conosca PLQ(non lo)] noi conosco ST 5 adomandavallo Q 6 addosso P molti SPLQ ] non molti T 10 divida meco la eredità(rcdità Y red'tade L T ) SPLTZllYJ divida rnecoa la heredità(-iade II) meco QH 11 Huomo chi SPLTZn(che)] Or chi QH dividitoreplov. Z) SPL TZn] divisore QH 13 la vita dell’ uomo SLQ] la vita(v;a T ) d’ alcuno PT abondan^e Q queste SPLQ] quelle T 14 chegli LPQ chelli T ] che S cioè SP] giae T om . LQ 15 Uno uomo fu Q che aveva PTQ ] el(il L) quale aveva SL il quaie om. S 16 fra S P L T ] infra Q 18 metlerolli T 20 bei PL TQ ] beve S 22 a chi SPLQ] di chi T 26 faccio PTQ ] fo SL 27 di’ iu PLTQ ] dici S solo Dio PLQ ] prem , il T solo da Dio S 28 serva P L T Q ] osorva S

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(18) E quegli disse: Quali? E Gesù disse: Non ucciderai, non farai avolterio, non farai furto, non dirai falsa testi in onanza, (19) onora il padre tuo e la madre tua, amerai il prossimo tuo come te me­ desimo. (20) E quel giovane gli disse: Tutte queste cose ò fatte insino dalla mia giovinezza; che mi campa più a ffare? {Maro. 10, 21) 5 E Gesù guardò in lui, e amollo, e dissegli: Una cosa ài meno; che se vuoli essere perfetto, va’ e vendi le cose che tu ai e da’ a poveri e averai il tuo tesoro in cielo; e vieni e seguita me. {Matlh. 19, 22) Udendo il giovane quella parola, dipartissi tristo; inperò ch’egli aveva molte possessioni. {Marc. 10, 23) E poi Gesù io raguardò i discepoli suoi e disse: Come è cosa malagevole che colui che à la pecunia entri nel regno di Dio! {Matth. 19, 23) In verità vi dico che il ricco malagevolmente enterrà nel regno de’ cieli; (24) e anche vi dico che più agevole cosa è che ’1 camello entri per la cruna dell’ago che ’1 ricco entri nel regno de’ cieli. 15 (25) Udito ch’ebbero i discepoli queste cose, fortemente si mara­ vigliavano e dicevano: Dunque, chi potrà essere salvo? (26) E Gesù raguardandoli disse: Questa cosa è impossibile appo gli uomini; ma appo Dio ogni cosa è possibile. (27) Allora rispuose Pietro e disse: Ecco che noi che abiamo lasciato ogni cosa e avemti seguitato, 20 che avremo? (28) E Gesù disse a lloro: In verità vi dico, che voi che m’avete seguitato, quando il figliuolo della vergine nella rege­ nerazione sedrà nella sedia della sua maestade, sedrete voi in su dodici sedie a giudicare dodici schiatte d’Israel. (29) In verità vi dico, che ciascuno che lascerà la casa sua o parenti o fratelli o le 25 sirocchie overo il padre o la madre, o la moglie, o figliuoli overo 10 in p e r ò — p o s s e s s io n i] E r a t e n im d iv e s v a ld e e t m u lt a s p o s s e s s io n e s h a b e r.s F

t que disse: Quagli P 2 avolterio L TG K n Q H 0Y ] adulterio SP dirai P L T Q ] farai S 3 tua om. T 4 quel S P L T ] quello Q 5 insino om. S dalia SPLQ] nella T mi campa PLTG K ZQ H G Y] mi manca S 6 guardò (-dando S) in lui e amollo e disselli(disse LZ) SPLTG KZ] guarda in lui e disseli e ammonillo QH 7 che se S P L T ] se Q che tu ai PLTQ ] tue S 8 tuo SQ] om. P L T seguita me PLQ ] seguitami ST 11 suoi om. Q 12 di Dio PLQ 0] di cielo S de cieli T 13 in verità SLTQ ] + in verità F enterrà P entrerrà SL] entra TQ 14 de cieli S P L T ] di cielo Q camello Q chamm. L 15 per la cruna SQ] per lo foro P L T 16 maravigliavano P L T ] -gliano S -gliaro Q 18 raguardandoli SQ] raguardando loro P raguardò laro e T ri­ guardandogli L Questa cosa — Pietro(Piero FQ) disse SPL(Pietro rispuose)Q] om. T 20 che noi che SP] noi che L T che noi QH lasciato P L T lassato S] abandonato QH avemti P] aventi S avemoti T abbianti LQ avianti 0 22 regeneraçione PLQ] gener. ST 23 in su PL TQ ] su S 24 dodici 2° SPT] le dodici LQ in verità S P L T ] + in verità Q 25 ciascheduno PL la casa sua o SPLQ ] la casa osie T i parenti o i fratelli PT(overo)

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D IA T E S S A H O N

TOSCANO

i campi per lo regno de’ cieli e per lo nome mio e per lo vangelio, egli riceverà cento per uno, e nel tempe che dee venire pos­ sederà vita eterna. (30) E molti primai saranno sezzai, e molti sezzai saranno primai. (Lue. 16, 14) E udivano tutte queste cose & i farisei, i quali erano avari; e facevano scherme di lui. (15) E egli disse: Voi siete quelli che vi giustificate dinanzi dagli uomini; ma Idio conosce i cuori vostri; inperò che quello ch’è grande appo gli uomini è abominevole dinanzi da Dio. 108. (Lue. 16, 19) Anche disse Gesù: Alcuno uomo era ricco, « il quale si vestiva di porpore e di bisso e continuamente stava in grandi mangiari dilicati. (20) Ed era un altro uomo il quale era mendico, ch’aveva nome Lazaro, il quale giaceva alla porta del ricco ed era pieno di malori, (21) e desiderava di satollarsi de’ minuzzoli che cadevano della mensa del ricco; e niuna persona 15 gliene dava; ma venivano i cani e leccavano i malori suoi. (22) Addivenne che morì il mendico, e fu portato dagli angeli nel seno di Abraam. E anche morì il ricco e fu sepellito nello ’ nferno. (23) E stando lui ne’ tormenti, levò gli occhi suoi, e vide Abraam da lunga e vide Lazzaro nel seno suo. (24) E riguardò e disse: so Padre Abraam, abbi misericordia di me, e manda Lazaro che in­ tingila la stremità del dito suo nell’acqua e che mi rifrigeri la lin­ gua mia, inperò che io sono cruciato in questa fiamma. (25) E Abraam disse a lui: Figliuolo, ricorditi che tu ricevesti i beni in vita tua, e così Lazzaro ricevette i mali; ora questi è consolato e tu 25 tormentato. (26) E ancora fra voi e noi è fermata una grande valle, intanto che quelli che vogliono passare di quà a voi non possono, e non si può passare di costà qua. (27) E quegli disse: Pregoti, padre, che tu ’1 mandi nella casa del padre mio, (28) che v’à cinque 2 c e n to p e r u n o ] + n u n c in h o c te m p o re d o m o s e t fr a t r e s e t s o r o r e s e t m ad res e t fllio s e t a g r o s e u m p e r s e c u t io n ib u s F 6 d isse ] + illi s F 9 G e sù ] om. F 14 e n iu n a p e r s o n a g lie n e d a v a ] om. F 19 v id e ] om. F r ig u a r d ò e] ip s e c la m a n s F 24 r ic e ­ v e t t e ] om. F 25 a n c o r a ] in h is o m n ib u s F

1 vangelio mio Q 2 egli om. S dee P L T ] de Q dié S 3,4 se^ a i PLTQ ] posciaiS e molti sezzai saranno primai om. QH 5 scherme PQH scherno T ] beffe S L 0 6 vi om. T 7 vostri om. S quello PL TQ ] quelli S 8 da Dio SLTQ ] a ddio P 10 porpore SLQ] porpora P T continuamente PTQ ] continuo S chotidianamente L 13 ed era om. T e ST] il quale PLQ 15 gliene PL TQ ] ne li S 16 avvenne S il mendico morio Q 17 sepolto Q 18 da iongba S da(l)la lungha P L T ] da lungi QH 19 e 2° om. S riguardò e SPZQH guatoe e L ] gridando T K gridò e G 21 la stremità PLTQ ] lestrim. S rafrigeri S 22 mia om. Q 0 cruciato S PL cruce. T eroe. 0 ] abiugiato Q 24 consolato P L T Q 0 ] cruciato S 25 fermata S P L T (-lo )] conferm. Q grande o »i. Q 26 voi T ] noi SPLQ 27 né non T di costà(costae P) qua P L T ] di qua costà SQ 28 mandi PL TQ ] + a dire S che v ’a SPLQ] a T

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p

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miei fratelli, acciò che dia loro testimoni!nza, ch’egli non vengano in questo luogo de’ tormenti. (29) E disse a llui Abraam: Egli anno Moisè e i profeti, odano loro. (30) E quegli disse: Non dire, padre; ma se alcuno de’ morti andrà a doro, egli faranno penitenzia. (31) E Abraam disse: S’egli non odono Moisè e i profeti, simigliantemente 5 non crederanno ad alcuno morto, s’egli risuscitasse. 109. {Lue. 16, 1) Disse Gesù a’ discepoli suoi: Fu alcuno uomo ch’era ricco, il quale aveva uno suo dispensatore; e questi fu in­ famato al signore, che avev.a. distrutti i beni suoi. (2) E quegli il chiamò e dissegli: Che è quello che io odo di te? Rendimi ragione 10 della tua castalderia; e già non sarai più castaido. (3) Allora quelli disse infra sè medesimo. Che farò io da che ’1 signore mi toglie la dispensaria? Inperò che io non so cavare, e vergognomi di men­ dicare. (4) So che farò, sì che, rimosso che io sarò deH’uffioio, io sarò ricevuto nelle case de’ debitori del signore mio. (5) E appel­ 15 lati ch’ebbe tutti i debitori dei signore suo, disse al primaio: Che de’ tu dare al signore mio? (6) E quegli disse: Cento misure d’olio. E egli disse: Togli la testimonanza tua, e siedi avaccio, e scrivi cinquanta. (7) E poi disse all’altro: Or tu quanto dei dare? E quegli disse: Cento misure di grano. E quegli disse: Togli le lettere tue 20 e scrivi ottanta. (8) E fu laudato dal signore.,il dispensatore della iniquitade, perch’egli fece prudentemente; inperò che i figliuoli di questo secolo sono più prudenti che i figliuoli della luce in loro generazione. (9) E io vi dico: Acquistatevi amici colle ricchezze della iniquitade, acciò che quando voi verrete meno egli vi rice­ 25 vano in eterna tabernacula. (10) Colui eh’è fedele in piccole cose, è anche fedele nelle maggiori; e chi in piccola cosa è infedele, nelle 3

n o n d ir e p a d re ] n o n p a t e r A b r a h a m F

15 d e ’ d e b ito r i d e l s ig n o r e m io] s u a s F

t acciò oiw. L T testimonanza PLTQ ] -h di me S 2 Habraam disse a lui S 3 padre SPTQ ] Abraam L 5 e i SPQ] né T e L similemente S 6 ad alcuno SPLQ] d’alcuno T s’ egli(se S) risuscitasse S P L T ] om. Q 8 uuo(un P T ) suo PLTQ ] -f- servo S e questi SPLQ] il quale T 9 al SPLQ] dal T 11 tua PLTQ ] mia S 12 io om. Q da che PL TQ ] poi che S 13 la dispensaria(-eria P T ) S P T 0 ] la chastalderia L prem. la castalderia e QH vergognomi S P L T ] vergogneremi Q 14 sì om. S dall’ ufficio S L T j dell ’ Liff.(oflcio Q) PQ 16 al primaio P L T ] al primo S om. Q 17 de’ PTQ] diei S debbi L quelli S LT] egli Q e’ P 19 quegli L quelli S T] que’ Q egli P 21 laudato SQ] lodato P L T della iniquitade(nequit. L ) PL TQ ] om. S 23 di questo secolo — figliuoli om. T 24 vi dico rip iglia R colle P L T Q ] de ie S 25 ricevano S PL recepano R] conduchano T mettano Q 26 in eterna tabernacula SPLQ] nelli eterni tabernacoli R nelle magioni eterne T piceoie(picciole SL) cose SPLQ] poche cose R pichola cosa T 27 anco è fe­ dele S nelle maggiori — infedele om. L piccola cosa STQ] piccole cose PR nelle grandi SPLQ nella grande T] nelle maggiori R

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D IA T E S S A R O N

TOSCANO

grandi è iniquo. (11) Adunque se nelle ricchezze della iniquitade voi non siete stati fedeli, chi vi crederà quello ch’è vero? (12) E se voi non siete stati fedeli dell’altrui, chi vi darà quello ch’è vostro? (Lue. 12, 47) Quel servo che à conosciuta la volontà del signore e non s’è apparecchiato e non à fatto secondo la volontà sua, avrà molte battiture; (48) ma chi non conosce la volontà del suo si­ gnore e fa cose degne, sarà battuto di poche battiture. Ciascuno a cui è molto dato, molto gli sarà richiesto, e a cui è molto pre­ stato, molto gli sarà domandato. (49) Io sono venuto a mettere fuoco in terra. Dunque che voglio se non che s’accenda? (50) Io sono a battezzare d’uno battesimo; e come sono io costretto infin a tanto che si compia? 110. ( Matth. 20, 1) Simigliante è il regno de’ cieli all’uomo padre della famiglia, il quale uscì la prima mattina a mettere i lavora­ tori nella vigna sua. (2) E fatto ch’ebbe il patto coi lavoratori di dar loro il dì uno denaio, mandogli nella vigna sua. (3) E poi nell’ora della terza uscì, e vide altri uomini nel mercato che sta­ vano oziosi. (4) E disse loro: Andate voi anche nella vigna mia; e quello che sarà giusto io vi darò. (5) E quelli v’andarono. E anche uscì fuori nell’ora della sesta e della nona, e fece il simi­ gliante. (6) E poi uscì nell’ora del vespero e trovò altri che si stavano, e disse loro: Perchè state voi qui tutto dì oziosi? (7) Ed e’ dissero: Perchè niuno ci à menati. E quegli disse: E voi anche andate ne Ila vigna mia. (8) Fatta che fu sera, disse il signore della vigna al procuratore suo: Chiama i lavoratori, e pagali; e comin­ ciati da’ sezzai e vanne infino a’ primai. (9) Adunque venendo a coloro ch’erano venuti nel vespero, ricevette ciascuno il denaio. 7 c o s e d e g n e ] d ig n a p la g is F 9 m o lto ] p lu s F veni F 21 n e l l ’ o r a d e l v e s p e ro ] c ir c a u n d e e im a m F c ir c a u n d e e im a m h o ra m F

Io so n o v e n u t o ] N e s c it is q u ia 24 m ia ] om. F 27 n e l v e s p e ro ]

1 nella ricchezza delle iniquitadi Q voi PLR T flQ ] om. S 2 stati SQ] suti L essuti P visuti T 3 darà PLRTZfT] crederà Q crederebbe S 4 cono­ sciuto S 7 cose degne RTGKZQH] cose indegne S PL ciascheduno P 8 e a cui S P L R T Z ] e a colui a cui Q 10 voglio STQ] -4- io PLR Z che SLQ] chegli P chelli R T 11 sono S P L R T ] + venuto Q 13 simigliante SPTQ] -temente R simile L 14 mettere(-are S) SRQ] menare P L T 15 E om. S coi lavoratori om. S 16 denaio SRQ] danaio P L T 17 uscì SPL TQ] + fore R che stavano PLR T Q ] stare S 18 voi anche PLTQ ] ancora voi S voi R 20 fuori SRQ] om. P L T 21 E poi SQ] poi P L T poi ne R altri PLR TQ ] anco di quelli S 22 disse loro SPLR TG K Zfl] + e voi andate nella vigna, mia. ma intorno a ll’ora undecim a(+ uscì e 1Y + uscì fuori e V) trovò altri stare nel mercato odiosi e disse loro Q H 0IJ V T 25 cominciati SP LQ] comincia R T 26 dal semaio T 27 coloro S P L T ] quelli R ciascuno di coloro Q ciascuno om. Q

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(10) Venendo a’ primai pensavansi di più ricevere; e ricevettero il denaio ciascuno. (11) E ricevendo il denaio mormoravano contra il padre della famiglia, (12) e dicevano: Questi sezzai anno lavorato una ora, et tu gli ài fatti pari di noi, ch’avemo portato il pondo del dì e 1 caldo. (13) E egli rispuose a uno di loro, e disse: Amico, b io non ti fo ingiuria. Or non facestù patto meco d’uno denaio ? (14) Dunque togli quello ch’è tuo e vattene. Piacemi di dare a questo sezzaio quello che io dò a te; (15) or non m’è licito di fare quello che io voglio? Overo è l’occhio tuo reo, per ch’ io sono buono? (16) E così saranno i sezzai primai, e i primai sezzai, in- io perciò che molti sono i chiamati, e pochi sono gli eletti. 111. (Lite. 14, 1) Addivenne che entrando Gesù in casa d’alcuno prencipe de’ farisei nel dì del sabato per mangiare pane, essi farisei guardavano quello ch’egli facesse. (2) E ecco che venne uno uomo ritruopico dinanzi da llui. (3) E Gesù rispuose e disse i» a’ savi della legge e a’ farisei: È licito di curare il sabato? (4) Ed egli tacettero. E Gesù pigliò lo ’nfermo e sanollo e iasciollo an­ dare. (5) E rispondendo a coloro disse: Qual di voi è che se l’asino o il bue cadrà nel pozzo, or noni nel trarrà egli inconta­ nente nel dì del sabato? (6) E non gli potevano rispondere a 2 0 queste cose. (7) E vedendo Gesù come gl’invitati sceglievano i primi luoghi, disse a loro questa similitudine: (8) Quando tu se’ invitato alle nozze, non ti porre nel primo luogo; acciò che se più onorevole uomo di te è invitato, (9) venendo quegli che invitò te e lui non ti dica: Da’ questo luogo a costui; inperò che allora avrai il sezzaio luogo con vergogna. (10) Ma quando tu sei invitato, ponti nel minore luogo; chè venendo colui che t’invitò, ti dica: Amico, sta’ quassù. E allora ti sarà onore dinanzi a tutto ’1 convito; 2 il d e n a io ]

orli.

F

14 q u e llo c h ’ e g li fa c e sse ] e u m F

25 q u e s to ]

om.

F

2 ciascheduno P L R il denaio(dan. L ) PLQ ] il dando R lo S om. T 4 a noi T il pondo PLTG KZQ ] prem. lutto S lattando R 6 io om. S facestu P] facesti tu LTQ facesti S fecisti R 7 quello PLR T Q ] questo S 8 questo sezzaio PLTZIIQQ] quello posciaio S questo che venne dereto R non m’ è licito(lec. L) P L R T ] non è licito SQ 8 fare P L R T ] ■+- a me Q farne S 10 servai PLTZflQHQ ] posciai S li dereto R primai 2° S PL TZ il] + saranno RQH 13 pane SPLQ] del pane R T 14 guardavano S P L R T ] guatavano Q 15 redrohicho R e disse om. S 17 egli(e S eglino L ) tacettero(-ono L T ) SPLTQ ] quelli tacerò R 18 è om. P L se om. S 19 non nel trarrà LQ non ne Ilo tragerao R] non nel trae S noi ne trae P nonne il ne trarà T 23 porre PLTQ ] ponere S(-are)R 24 uomo om. Q è S P L R T ] venisse Q 25 ti dica P L R T ] dica SQ questo SRQ] cotesto P L T allora om. S 26 seg­ galo PLTQ ] posciaio S dereto R sei PQ se L T ] si R sarai S 28 sta quassù(quasuso T ) SPTQJ sta su R sali su L

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288

D IA T E S S A R O N

TOSCANO

(11) inperò che ciascuno che si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato. (12) E anche diceva a colui che l’aveva invitato : Quando tu fai il desinare o sia la cena, non chiamare gli amici, nè i fratelli tuoi, nè i parenti tuoi nè i vicini ricchi, acciò ch’eglino non ti rinvitino e abbine retribuzione. (13) Ma quando tu fai convito, chiama i poveri e i deboli e i zoppi e i ciechi; (14) e sarai beato, inperciò che non anno di che ti guiderdonino; ma saratti guiderdonato nella retri­ buzione de’ giusli. (15) Udendo queste cose uno di quelli ch’erano nel convito, disse a llui: Beato chi mangerà il pane nel regno di Dio. 112. {Lue. 17, 11) Addivenne che andando Gesù in Gerusalem passava per lo miluogo di Samaria e di Galilea. (12) E entrando lui in alcuno castello, gli si fecero incontro diece uomini lebrosi, 1 quali stavano da lungi, (13) e gridavano dicendo: Gesù comandatore, abbi misericordia di noi, (14) Allora Gesù quando li vide disse loro: Andate, e dimostratevi a’ sacerdoti. E andando eglino furono mondati. (15) Ma l’uno di loro, vedendo ch’era mondato, ritornò a Gesù, e con grande voce magnificava Dio; (16) e gittossi a’ piedi di Gesù e ringraziollo; e era questi Samaritano. (17) Rispuose a lui Gesù e disse: Or non furono diece quelli che furono mondati? e i nove dove sono? (18) Non si trovò chi ritornasse e ren­ desse grazie a Dio, se non questo forestiere. (19) E disse Gesù a lui: Leva su e vattene; inperò che la fede tua t’à fatto salvo. 113. {Lue. 18, 31) Anche chiamò Gesù a sè i suoi dodici disce­ poli e disse loro: Ecco che noi saliamo in Gerusalem, e compie7 d i c h e ti g u id e rd o n in o ] om. P 10 A d d iv e n n e ] P o s t h a e c in p r o x im o e r a t p a s c h a d ie s fe s tu s iu d a e o r u m e t fa c t u m e s t F 15 e a n d a n d o e g lin o ] e t fa c t u m e s t dum ir e n t F 17 a G e sù ] om. F 19 a lu i] om. F 23 i — d is c e p o li] d u o d e c im F

1 ciascuno che ssi(se S) esalta(asalta T ass. P) sarà umiliato e SPTQ] ciascheuno serrao immillato e R ciascuno che L chi PRTQ ] ciascuno che S om. L 2 colui che l ’ (om. L ) aveva S P L R T ] coloro che l ’ avevano Q 3 il desinare S PLTQ ] lo pranzo R o sia S PR Tj o fai Q overo L 4 né i parenti tuoi om. S né i parenti — ricchi om. QH 6 deboli PLTQ ] debili SR 7 di che ti guiderdonino(-dar- SL) S P L T 0 di che ti guiderdonare Z] donde li guidardonino QH di che le retribuiscano R retributione P L R Z Q 0] resurretione STK surrexione G 9 di Dio SLRTM Q] del cielo P 11 miluogo P L T K Z 0 ] luogo GQH luoeo R meego SMF1 12 g li(li LTM ) si fecero(-ciono LTM ) PLTM Q ] se li fe­ cero S gessieroli R 13 da llungi Q da(l)la lungi PLTM ] da longa SR 14 disse a lloro allorquando li vide T li SRTM] gli P L egli Q 16 ma — mondato om. R vedendo ch’era PLTM Q] vedendosi S 17 a Gesù SPLTM Q ] + uno di quelli R 18 di Gesù SPRQM] a Gesù T suoi L ringraziavalo M 19 quelli SLRTM ] quegli P coloro Q 19 dove PLR TM ] ove S trovò S PLRTM ] truova Q rilornasse(tornassi R) e rendesse PLR TM ] ritornasse a rendere S rendesse Q 21 grazie SPRQ] laude LTM Ihù disse S 22 leva STMQ beva P L ] levate R 23 discepoli SmsPRTGKMQ] om. SP^fl 24 compieran-

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OAPP.

111-114

289

rannosi tutte quelle cose che sono scritte del figliuolo della ver­ gine per li profeti. ( M n t t h . 20, 18) Inperò ch’egli sarà tradito a’ principi de’ sacerdoti 120-124

297

(20) E poi la mattina, quando passavano, videro il fico ch’era sec­ cato infino alla radice. (21) E Pietro ricordandosi, disse a lui: Maestro, ecco il fico che tu maladicesti, ch’è secco. (22) E Gesù rispondendo disse a loro: Abbiate fede di Dio. (Matth. 21, 21) In verità vi dico, che se· voi avrete fede, e non dubiterete nel cuore, s non solamente farete così del fico, ma se voi direte a questo monte: Levati e gittati in mare, sì fia fatto. (Lue. 17, 5) Allora gli apo­ stoli dissero a llui: Messere, cresci la fede in noi. E Gesù disse: [M arc. 11, 21) Tutte le cose che voi chiederete orando, credete che voi riceverete, e sarannovi date. (25) E quando voi starete ad ado- i» rare, perdonate, se voi avete alcuna cosa contra altrui, acciò che ’1 Padre vostro vi perdoni i vostri peccati. 123. (Lue. 18, 1) E anche dicea loro questa similitudine: Sempre è bisogno d’orare e non ristare. (2) E dicea: In alcuna cittade era uno giudice, il quale non temeva Dio e non faceva riverenza a i& uomo. (3) Ed era una vedova in quella medesima cittade, la quale veniva a llui e dicea: Vendicami dell’aversario mio. (4) Ed egli stette molto tempo che non volle. E poi disse egli fra sè mede­ simo: Se io non temo Dio e non riverisco uomo, (5) inpertanto, perchè questa vedova m’è inportuna, vendicherolla, acciò che ella 20 da sezzo non venga e giudichimi. (6) E disse il Signore: Udite, che dice il giudice della iniquitade; (7) Dio non farà vendetta degli eletti suoi, che gridano a lui dì e notte, e avrà pazienzia in loro? (8) Dicovi che tosto farà vendetta di loro. Inpertanto venendo il figliolo della vergine, pensi tu ch’egli truovi fede sopra terra? 25 124. (Matth. (21, 23). E con ciò fosse cosa che Gesù fosse venuto nel tempio (Lue. 20, 1) addivenne che amaestrando lui il popolo e predicando (Matth. 2!, 23) vennero a lui i principi de’ sacerdoti e i maggiori del popolo e diceano: In che podestade fai tu queste cose? E chi ti diede questa podestade? (24) E egli rispuose e disse: 30 30 disse] + illis F

spero P vesparo S 1 seccato PLRTQ] seccho S 2 alta(alle 0) radice SQ] nelle radici PL nella radice T nella radicina R ricordandosene PLT 4 di Dio SPRTKY] in Dio LGZQ 7 sì SPLRQ] che T apostoli SPRTQj disce­ poli L 8 sì dissero S cresci SQJ accresci PLRT 9 chiederete PLRTQJ cherete S 10 le ricevarete S 12 perdoni ad voi L le vostre peccata Q 13 E anche PLTQ c ancho R] ancho S 17 dicea PRQ diceva LT] dicevali S 18 e poi PLRTQ] poi S egli fra se medesimo PLRTQ] fra sè S 20 per­ chè SQ] Piperò che PLRT 21 da sezzo PLTQ] poi al dietro S dereto R disse SPRT dixe L] dice Q 2-2 giudice SPLRT] signore Q Dio SPLRT] Idio or Q 23 avrà PLRTQ] verrà S 24 dicovi PLRQj diehoivi T dico ad voi S 25 terra SPLRTQ*] la terra Qc 27 addivenne PQ adiv. LT] avenne S advende R 27 lui PRTJ egli LQ » i n . S 29 maggiori PLRTQ] signori S

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298

D IA T E S S A B O N

TOSCANO

Domandovi d’ una parola, la quale se voi me la direte, e io dirò a voi in che podestade io faccio queste cose. (25) Il battesimo di Giovanni onde era? da cielo o dagli uomini? E eglino pensavano fra sè, e dicevano: (26) Se noi diremo da cielo, ed egli dirà a noi: Dunque, perchè non gli credeste? E se noi diremo dagli uomini, avemo paura della turba; inperò che tutti avevano Giovanni sì come profeta. (27) Ed eglino rispuosero a Gesù e dissero: Non sapemo. E egli disse loro: E io non vi dico in che podestà io faccio queste cose. (28) Ma ditemi, che vi pare? Alcuno uomo era che aveva due figliuoli; e andando lui al primo disse: Figliuolo, va’ oggi a lavorare nella vigna mia. (29) Ed egli rispondendo disse: Non voglio; ma poi si penté e andovi. (30) E poi andando lui al­ l’altro figliuolo, disse il simigliante. E quegli rispuose e disse: Vado, messere; e non v’andò. (31) Quale di questi due fece la volontà del padre? Ed eglino rispuosero: Il primo. E Gesù disse a loro: In verità vi dico, che i pubblicani e le meretrici v’avanzeranno nel regno di Dio. (32) Giovanni venne a voi in via di giustizia e non gli credeste; ma credettero in lui i publicani e le meretrici; e voi vedendolo, però non vi pentesle poi acciò che voi gli aveste creduto. 125. (Matth. 21, 33) Udite anche un’altra similitudine: Uno uomo era padre della famiglia, il quale piantò la vigna, e puosevi dintorno la siepe, e fece in essa il canale, e edificovi la torre, e allogolla a’ lavoratori e andò in pellegrinaggio. (34) E approssimandosi il tempo di ricogliere i frutti, il padre della famiglia mandò suoi servi a quelli lavoratori a ricogliere i frutti suoi. (35) Allora quelli lavoratori pigliarono i servi del signore, e alcuno batterono e altro uccisero, e altro lapidarono. (36) E ’ 1 signore mandò anche altri 4 d a c ie lo — e s e n o i d ire m o ] o m . F * ( a g g i u n t o i n m g . d i 3 . m . ) n o v is s im u s F . C fr . U i b l i c a 12 (1931) 344.1

15

il

p rim o ]

1 me la SRT] la ini PLQ dirò a voi SPLRT] vi dirò Q 2 io faccio RTQ] io mi faccia P fo SL 3 dicevano fra sè e pensavano QU 4 a noi om . S 7 ed eglino(e’ P elli TK) PLTGK0] non QH elli R c perciò S 8 dico in che PLRTQ] dirò in cui S io(ow. S) faccio SQ] io faccia L io lascio T io me faccio R io mi faccia P 10 andando lui(egli L)... disse SPL RT] andò... e disse Q 12 andando lui(egli L·)... disse PLRTQ] andò... e disseli S 13 e quegli(que’ PG quello R egli Q0) rispuose e disse PLRTG KQ0] ed e disse S 14 messere(miss. R) SPLRT] o m . Q 15 risposero S rispuosono Q] dissero PR dissono LT 17 di Dio o m . Q 20 un’altra SPL RT] questa Q 22 la siepe SPLTQ] la fratta R el canale S lo canale 0°] li canali(-gli '1') RT0* le canali PLQ hedifìcovi(-ve R) PLRQ] herediflcovi T hedificò S 24 di LT de R] del PQ da S 25 quelli SLR quegli P] quali T quegli suo’ Q a ricogliere PLRTQ] per rie. S 26 pigliarono PLT pigliaro RQ] presero S battetlono Q 27 mandò SPQ] vi(ve R) mandò LRT altri om. T

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CAPP. 124-126

299

servi più che prima; ed e’ fecero loro il simigliante. (37) E final­ mente mandò loro il figliuolo suo, dicendo: Forse che avranno reverenzia al figliuolo mio. (38) Allora quelli lavoratori, vedendo il figliuolo, dissero fra loro: Questi è la. reda; venite e iiccidiallo e avrenci la reditade. (39) E preso che l’ebbero, cacciarlo fuori della vigna, e ucciserlo. (40) Adunque quando verrà il signore della vigna, che farà egli a quelli lavoratori? (41) Ed elli dissero: I rei ma­ lamente ucciderà, e allogherà la vigna sua ad altri lavoratori, che gli rendano il frutto ne’ temporali suoi. (42) Disse Gesù a lloro: Non leggeste voi mai nelle Scritture quello che dice: La pietra che fu riprovata dagli edificatori, è qui allogata in capo di canto· Questo è fatto da Domenedio, ed è mirabile negli occhi vostri. (43) E imperò vi dico, che ’I regno di Dio sarà tolto da voi, e sarà dato a gente che faccia i frutti suoi. (44) Ogni uomo che cadrà sopra questa pietra, sì si romperà; ma sopra cui cadrà questa pietra, ella il triterà. (45) E udendo i principi de’ sacerdoti e farisei queste parole, conobbero ch’egli diceva di loro. (46) E eglino vo­ lendolo pigliare, ebbero paura della turba, inperò ch’eglino l’ave­ vano sì come profeta. 126. [Matth. 22, 1). E rispondendo Gesù disse loro anche similitudine: (2) Il regno de’ cieli è fatto simigliante all’uomo re, il quale fece nozze al figliuolo suo, (Lite. 14, 16) e invitò molti. (17) E nell’ora della cena [Matth. 22, 3) mandò i servi suoi a chiamare coloro ch’erano invitati alle, nozze; e eglino non volevano venire. [Lue. 14, 18) E dissegli il primo: Io ò comperato una villa, e ò necessità d’andarla a vedere; priegoti abbimi per ¡scusato. (19) E l’altro disse: Io ò comperato cinque paia di buoi, e vo a provarli; 10 q u e llo c h e d ice] otti. F 12 v o s tr i] n o s t r is F 22 v e n ir e ] 4- E t c o e p e r u n t s im u l o m n e s e x c u s a r e F 1

»

io

io

in

J5

17 q u e s te p a ro le ] p a r a b o la s e itis F

1 fecero SRTQ feciono L] fece P 2 mandò loro(alloro R) PLRTQ] vi mandò S 3 reverentia(riv. S -nga Q) al figliuolo SPLTQ] in rev. il f. R 4 la reda PLTQ] larede R lo herede S 5 caccia,rlo(~arollo L -a rd o R) SPL RT] mandarono Q 6 Dunque S 7 ed elli(e P) dissero PRTQ et eglino dissono L] o m . S ‘ eliino resposero S"1® 9 rendano PLRT] rendaranno S ren­ deranno Q 11 riprobata PL reprobata R è qui allogata SPR è alloghata qui L] fu all. Q i quali all. T capo SPLRQ] ebampo T di canto SPLT] de cantone R del canto Q 12 Domenedio PLRTQ] Dio S negli SPLRTJ agli Q vostri SLTQ] nostri PR 17 volendolo(esso volevano T) pigliare ( + e T) PLRTQ] volendolo prendare S 18 che eglino L elicgli PQ chelli RT] che S 20 Gesù PLRQJ p r e m . loro S(lo)T 24 venire SPLQ] -+- e insiememente tutti si cominciarono a scusare(se comen

25

D IA T E S S A B .O N

TOSCANO

priegoti abbimi scusato. (20) E l’altro disse: Io ò menato moglie, e però non posso venire. (Matth. 22, 4) E anche mandò gli altri servi dicendo così: Dite agli invitati: Ecco ch’io ò apparecchiato il desinare; e sono morti i tori miei e l’uccellagioni, e tutte le cose sono apparecchiate; venite alle nozze. (5) E eglino s’aneghittirono e andarono l’uno in villa, l’altro alla mercatanzia sua. (6) E gli altri tennero quegli servi, e in vergogna gli afflissero e uccisero. (7) Udendo ciò il re tu adirato; e mandato ch’ebbe i suoi eserciti, uccise quelli micidiali, e arse la città loro. (8) Allora disse il re a’ servi suoi: Le nozze sono apparecchiate; ma coloro che furono invitati non ne furono degni. (9) Andate dunque alle uscite delle vie (Lue. 14, 21) e nelle piazze, e ne’ borghi, e nelle cittadi; (Matth. 22, 9) e qualunque voi troverete, poveri (Lue. 14, 21) e deboli e ciechi e zoppi, chiamategli alle nozze. (22) E ’1 servo disse: Messere, fatto è come tu comandasti; e ancora ci rimane luogo. (23) E ’ 1 signore disse al servo: Esci fuori nelle vie e nelle siepi, e fa’ loro forza che vengano, acciò che la casa mia s’empia. (24) E dicovi che riiuno di quelli uomini, che furono chiamati, non assaggieranno la cena mia. (Matth. 22, 10). E uscirono fuori i servi suoi nelle vie e ragunarono tutti coloro che trovarono, rei e buoni, e empiessi il convito de’ mangiatori. (11). E entrato alle nozze il re acciò ch’egli vedesse i mangiatori, videvi uno uomo che non era vestito di ve­ stimento da nozze. (12) E dissegli: Amico, come ci entrasti non avendo tu vestimento da nozze? Ed egli stette queto. (13) Allora. disse il re a’ ministri: Legategli le mani e i piedi e mettetelo nelle 15 lu o g o ] lo c u t u s F * lo c u s F c

24 E d e g li s t e t t e q u e to ] om. F

parate R a PLRTQ] per S provagli LT 1 priegoti abbimi(abbiemi P) PLRTQ] prego che m’abbi S scusato PTQ esch. R] per isc. SL menato SLQ] menata PRT 5 s’aneghiltirono(annigh. L aueghiett. Q) FLZQ0 s’anegettiro T] si nighittiro S s’anegligaro R 6 andarono PL andaro SO] andarono(-one R) via RT mercatantia PLRTQ] mercantia S 7 quegli PQ quelli SL que T] questi R in PLRTQ] con S 8 udendo Q] vedendo SPLR mandato SPLRT] mandati Q 9 mi­ T 0 V veggendo Z; ved i 301, 14; 302, 18. cidiali PLTQ] bomicidiali SR città SPLTQ] ciptade R 12 nelle pia>

so

«i

io

D IA T E S S A R O N

TOSCANO

è questa ch’egli à detta: voi m’adomanderete e non mi troverete; e dove io sono, voi non potete venire? (37) Nell’ultimo dì della festa, stava Gesù e gridava dicendo: Se alcuno à sete, venga a me e beva. (38) Chi crede in me, sì come dice la Scrittura, l’acque vive del ventre suo rampolleranno fiumi. (39) Questo diss’egli dello Spi­ rito santo, che aveano ad avere coloro che credevano in lui. Non era ancora dato lo Spirito, inperciò che Gesti non era glorificato ancora. (40) Udendo queste parole la turba, dicevano alcuni: Questi è vero profeta. (41). Altri diceano: Questi è Cristo. E altri diceano: Or viene Cristo da Galilea? (42) Or non dice la Scrittura che Cristo de’ venire del seme di David? (43) E così era discordia nella turba di lui. (44) E alcuni di loro il volevano prendere; ma niuno gli pose mano adosso. (45) Poi reddirono i ministri a’ pontefici e a’ farisei; e dissero a’ ministri: Perchè noi ci menaste voi? (46) Rispuosero i ministri e dissero: Niuno uomo parlò mai come parla costui. (47) Allora i farisei rispuosero a boro: Or siete voi ingannati? (48) Or avrebbe creduto in lui alcuno de’ principi de’ farisei? (49) E que­ sta turba che non sa la legge è ingannata. (50) Disse a fioro Niccodemo, quegli il quale venne a lui di notte, e il quale era uno dei loro: (51) Or giudica la legge nostra uomo s’ella prima non ode e non conosce quello ch’egli fa? (52) E eglino rispuosero a Niccodemo e dissero: Or se’ tu Galileo? Cerca le Scritture e vedi che profeta non viene di Galilea. (53) E ciascuno si ritornò a casa sua. 131. (Matth. 22, 41) Ragunati che furono i farisei, Gesù gli domandò (42) e disse: Che vi pare di Cristo? Cui figliuolo è egli? Ed e’ dissero: Di Davit. (43) E Gesù disse: Dunque Davit come il chiama Signore nel libro de’ Salmi, dicendo così: (44) Disse il Signore al Signore mio: siedi dal lato mio diritto infin a tanto che io ponga i nemici tuoi come predella de’ tuoi piedi. (45) E inperò, se David l’appella Signore, come dunque è suo figliuolo? (46) E 2 dì] + m a g n o F 6 s a n to ] om. F 7 d a to ] orti. F 11 D a vid ] + e t d e B e th le e m c a s t e llo u b i e r a t D a v id F 12 E a lc u n i — a d o sso ] om. F 22 le S c r it t u r e ] om. F 23 E c ia s c u n o — s u a ] om. F ; cfr. p . 296, 5 . 30 D a v id ] -f- in s p i r it a F

2 dì SQ] grande die P T dì(die R ) grande LR 6 che aveano — lo Spirito PRT] + sancto SL om. Q 7 ancora glorificato R T 11 discordia SLQ] di­ scordanza (dopo turba R T ) P R T 12 alcuni... volevano PLRQ ] alcuno ... vo­ levano T alcuno... voleva S 13 reddirono(-diro T ) PTQ ] ritornaro(-rono L ret. R) SLR 14 e dissero SPR] et egli(e Q) disseno LQ e dissono elli T noi ci PT nollo ci L ] non ce R non cel Q noi S 10 Allora PLR TQ ] om. S a lloro S P R T loro L ] a costoro Q 17 o R T ] om. SPLQ 19 quegli il quale PL TQ ] quello che S quello lo quale R e il quale PRTQ ] il quale SL 20 s’ ella PLRTQ ] se S 23 di S LT] da PRQ 25 egli om. L 27 nel(-llo R) libro de(delli R) salmi PLRTQ ] ne salmi S 29 inperò PLR TQ ] perciò S

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CAPP.

130-132

305

muno gli poteva rispondere parola. E non fu ardito alcuno in quel dì di più domandarlo. 132. (loh. 8, 12) Anche parlò Gesù loro e disse: Io sono luce del mondo. Chi mi seguita non va in tenebre, ma avrà lume di vita. (13) Allora i Giudei dissero a lui: Tu dai testimonanza di a te medesimo; ma la tua testimonanza non è vera. (14) Rispuose Gesù e disse loro: Se io do testimonanza di me medesimo, vera è la testimonanza mia; inperò che io so donde io sono venuto e dove io vado; ma voi non sapete donde io veglio, overo dov’io vado. (15) Voi giudicate secondo la carne, ma io non giudico al- io cuno. (16) p] se io giudico, il mio giudicio è vero; inperò che io non sono solo, ma sono io e ’1 Padre che m’à mandato. (17) E nella legge vostra è scritto, che la testimonanza di due uomini è vera. (18) Io sono quelli che do testimonanza di me medesimo; e dà testimonanza di me il Padre, che m’à mandato. (19) E eglino 10 dicevano a lui: Dove è il padre tuo? Rispuose Gesù: Nè me cono­ scete, nè il Padre mio conoscete. Se voi conosceste me, forse che conoscereste il Padre mio. (20) Queste parole disse Gesù amaestrando nel tempio, in quel luogo dove si teneva la pecunia per lo tempio. E niuno fu che ’ 1 pigliasse, inperò che non era ancora ve- 20 nuta l’ora sua. (21) E anche disse loro Gesù: Ecco che io vado e domanderetemi, e morrete nel peccato vostro. Dove io vado, voi non potete venire. (22) E li Giudei dicevano: Or ucciderà egli sè medesimo, che dice: Dove io vado voi non potete venire? (23) E anche dicea loro: Voi siete di sotto, ma io sono di sopra; voi ® siete di questo mondo, ma io non sono di questo mondo. (24) lo v ’ò detto che voi morrete ne’ peccati vostri. In verità che, se voi non crederete che io sono, voi morrete nel peccato vostro. (25) Ed e’ dissero a lui': Chi se’ tu? E Gesù disse: Io sono principio, il quale parlo a voi. (26) Molte cose ò di voi a parlare e a giudicare; ma 3 0 Colui che m’à mandato è verace, e io parlo nel mondo quelle cose 5 G iu d e i] p h a r is a e i F

18 Q u e s te — 21 E cco c h e ]

om. F

27 in v e r it à ch e ]

om. F

1 alcuno SPRTQ] niuno L 3 parlò Gesù loro PLQ ] parlò a lloro Ihù R lo parlò Ihu S parlò Giesù T 8 sono SPLTQ ] io vengo R 10 vado PL TQ] vo S vaio R ; veci, sopra p. 303,22 11 e se io S P L R T ] ma s’ io Q giu­ dico PLRTJ prem. il(el) SQ 16 rispuose Gesù P L R T G 9 1] et Ihù rispose S + et disse Q H 9me conoscete om. S 17 non conoscete se voi conoscete me forse che conoscerete Q che SPRQ] + voi L om. T 20 venuta ancora RQ 22 domandatemi L T 23 e li Giudei dicevano(dicono P) — potete venire SPRG] prem. e ancho diciea loro T om. L Q H 9 25 loro P L T a lloro SR] om. Q 27 in verità SPRTQ ] + vi dico L che 2° om. T 28 sono S P L R T ] 4- che Q 29 disse om. S 30 e a P L R T Q ] e S Diatesaaron volgare.

20

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306

D IA t fE S S A R O N

TOSCANO

ch’i’ ò udite da llui. (27) E egli non conobbero che Gesù diceva che Dio era suo padre. (28) E anche disse egli a loro: Quando voi avrete esaltato il figliuolo della vergine, allora conoscerete ch’io sono, e da me medesimo faccio nulla; ma siccome il Padre 5 m’à amaestrato, così parlo. (29) E Colui che m’à mandato è meco, e non mi lascia solo; inperò che io faccio sempre quelle cose che gli piacciono. (30) Parlando lui queste cose, molti credettero in lui. (31) Anche diceva Gesù a quelli Giudei ch’erano convertiti a cre­ dergli: Se voi permarrete nella parola mia, voi sarete miei discepoli, io (32) e conoscerete la verità, e la verità vi liberrà. (33) Rispuosero i Giudei e dissero: Noi siamo seme di Abraam, e mai non servimmo a niuno; dunque come dici: Sarete liberi? (34) E Gesù rispuose loro: In verità, in verità vi dico, che ogni uomo che fa il peccato è servo del peccato. (35) E ’1 servo non dimora nella casa in eterno; ma il 15 figliuolo vi dimora in eterno. (36) E inperò se il figliuolo vi libera, veramente voi sarete liberi. (37) Io so che voi siete figliuoli di Abraam ; ma cercate ¿’ uccidermi, perchè la parola mia non cape in voi. (38) Io parlo quello che io ò veduto appo ’ I Padre mio, e voi fate quello che voi avete veduto appo il padre vostro. (39) Ed e’ rispuosero e dissero: Il padre nostro è Abraam. E Gesù disse: Se voi siete figliuoli di Abraam, fate l’opere di Abraam. (40) Ma voi cercale d’uccidere me, il quale sono uomo che v’ò parlato la verità, che io udii da Dio; questo non fece Abraam. (41) Ma voi fate l’opere del padre vostro. Ed e’ dissero a llui: Noi non siamo nati di fornica25 zione; onde avemo Dio per padre. (42) E Gesù disse loro: Se Dio fosse vostro padre, voi m’amereste; inperò che io sono proceduto e venuto da Dio, e non sono venuto da me medesimo, ma Egli m’à mandato. (43) Perchè non conoscete la favella mia? Inperò che voi non potete udire la parola mia. (44) Voi siete dal padre diavolo, e so volete fare i desideri del padre vostro. Egli fu micidiale dal prin­ cipio, e non permanse in verità, inperò che verità non è in lui. 9

m ia ] + v e r e F

11 i G iu d e i e d isse ro ] e i F

25 o n d e] u n u m F

t dicesse S 2 egli disse L 6 faccio PRTQ ] fo SL 9 mia SPLQ] + ve­ ramente RT 10 liberrà SPLQ] liberarao R dilibbera T 12 dici SPRT] di LQ 15 libera SLRTQ ] liberrà P ved. 1. 10 18 veduto appo S PLTQ ] udito dal R e voi fati (om. PL) quelio(quelle cose Z) che vo i(om. P L ) avete veduto(-te Z) appo il padre vostro P(-(- fate)LTGKZ] e voi tacite quelle cose clic io o vedute appo Ilo padre vostro R e voi fate quelle cose che sono appo il padre vostro QH0 om. S 19 rispuosero e om. Q 0 20 il om. P L R T 21 cercate SPRTQ] ghuardate L 22 uccidermi RTQ v’ò parlalo(-ta Q) SPLTQ ] ve parlo R 27 venuto 2° SPTQ] proceduto LR 29 padre S P L R T ] -f- vostro Q 30 fu SPLTQ ] om. R micidiale PLR T Q ] homie. S ved. sopra p. 300, 9. 31 permanse PLRQ] permase S permisse T

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f 'A P P .

132-133

307

Quand’egli parla, mendacio, egli parla delle sue, inperò che egli è bugiardo e egli e ’1 padre suo. (45) Ma io perchè vi dico la verità, non mi credete. (46) Adunque diceva Gesù alle turbe de’ Giudei e a’ principi de’ sacerdoti: Quale di voi mi riprenderà di. peccato? Se io vi dico la verità, perchè non mi credete? (47) Colui ch’è da Dio, 5 ode la parola di Dio. E inperò voi non l’udite, perchè voi non siete da Dio. (48) Rispuosero i Giudei, e dissero: Noi dicemo noi bene, che tu se’ samaritano, e se’ indemoniato? (49) Rispuose Gesù e disse: Io non sono indemoniato, ma onoro il Padre mio, e voi m’avete disonorato. (50) lo non cerco di mia gloria; inperò che io gli è chi cerchi e chi giudichi. (51) In verità, in verità vi dico Che chiunque serverà la parola mia, non vedrà morte in eterno. (52) Dissero i Giudei: Ora conosciamo noi che tu se’ indemonialo. Abraam è morto, i profeti sono morti; e tu di’ : Chi serverà la parola mia, non vedrà morte in eterno! (53) Or se’ tu maggiore che ’1 padre io nostro Abraam, il quale è morto, e i profeti sono morti ? Chi ti fai tu? (54) Rispuose Gesù: Se io glorifico me medesimo, la gloria mia è nulla. 11 Padre mio è il quale mi glorifica, del quale voi dite ch’è vostro padre. (55) E no U’avete conosciuto; ma io l’ò cono­ sciuto. E se io dirò ch’io noi conosca, sarò bugiardo come voi. Ma io io conosco, e servo la sua parola. (56) Il vostro padre Abraam esultò per vedere il dì mio; e videlo, e rallegrosse ne. (57) Allora dissero i Giudei: Ancora non ài cinquanta anni, e vedesti Abraam? (58) Disse Gesù a fioro: In verità, in verità vi dico, anzi che Abraam fosse io sono. (59) E eglino allora presero le pietre per dargli ; ma 25 Gesù si nascose, e usci del tempio. 133. (Ioli. 9, 1) E andando Gesù vide uno uomo ch’era stato cieco infino dalla natività sua. (2) E i discepoli suoi il domandalo 2 e egli] om. F 3 Adunque diceva — de’ sacerdoti] om. F 14 sono morti] om. F 23 i Giudei] + ad eum F

8 e disse] om. F

1 mendacio P L R T ] mendace SQ egli(elli R T) PL R T Q ] et egli S delle sue PLR TQ ] + opere S 2 bugiadro S busciardo R e egli(elli S) SPT] egli Q esso R et padre di bugia egli L 3 credete S P L R T ] volete credere Q 5 mi S PLT me R] la Q 6 le parole PQ 7 dicemo S PL*] dicemmo R T diciamo L CQ 11 gli è chi cerchi SPLTQ ] chi la cercha R chi giudichi PLR T Q ] chi vi iudichi S 12 serverà(-arà SR) S PR T] osserverà L serva Q veri. 1. 14 mia SP] egli LQ -+- elli R -f- esso T 13 noi SPTQ] om. LR 14 di’ PLTQ ] dici SR 16 chi ti fai tu S P L R 0 ] che tue sai Q om. T 17 Gesù S P L R T ] -f- e disse Q 18 è 1° SLTQ ] non è R om. P 19 ma io Pò cono­ sciuto (el cognobbi S° il conosco TG om. S*K) — bugiardo(mensongniero R) come voi SLRTGK] om. PQH 21 lo(el S il L) conosco SPLR TG K ] l ’ ò cono­ sciuto QH la parola sua Q 22 rallegrossi Q 23 ancora non ai PLR TQ ] tu non ai anco S 24 augi PLTQ ] inani;i S nauti R 25 allora om. T 26 uscio PR] uscìe LQ esci ST 28 sua nativitade Q il(lo R ) doman-

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308

B IA T E S S A R O N

TOSCANO

e dissero: Maestro, chi peccò tra costui o ’1 padre o la madre, perch’egli nacque cieco? (3) Gesù rispuose: Nè per suo peccato nè per quello del padre o della madre nacque cieco, ma acciò che ¡’opere di Dio si manifestino in lui. (4) A me si conviene d’ope­ rare l’opere di Colui che m’à mandato mentre che è dì; inperò che verrà la notte, quando niuno può operare. (5) Mentre io sono nel mondo, io sono la luce del mondo. (6) Dicendo lui queste pa­ role, sputò in terra, e fece loto collo sputo; e poi puose il loto sopra gli occhi del cieco, e dissegli: (7) Va’, e lavati in natatoria Siloe, la quale è interpretata Messo. E egli andò e lavossi, e tornò che vedeva. (8) Allora i vicini e coloro che l’aveano veduto in prima che mendicava, diceano: Or non è costui quegli che sedeva e men­ dicava? Altri diceano che sì; (9) altri diceano che no, ma è simile a llui. E egli dicea: lo sono esso. (10) E coloro dicevano a lui: Or come ti sono aperti gli occhi? (11) E egli disse: Quello uomo ch’à nome Gesù fece loto, e unse gli occhi miei, e dissemi: Va’ a natatoria Siloe e lavati. E io andai, e lavami e vidi. (12) E co­ loro dissero: Ove è egli? Ed e’ disse: Non so. (13) Allora quegli ch’era stato cieco fu menato a’ farisei. (14) Ed era sabato quando Gesù fece il loto e aperse gli occhi del cieco. (15) E anche i farisei il domandavano com’egli avea veduto. E egli disse: Egli mi puose il loto sopra gli occhi, e io mi lavai, e veggo. (16) E alcuni de’ farisei diceano: Questo uomo non è da Dio, che non guarda il sabato. Altri diceano: Come puote uomo peccatore fare questi segni? E era divisione fra loro. (17) E poi anche dissero al cieco: Or tu che ne di’ di colui che t’aperse li occhi? E egli disse: ch’è profeta. (18) Non credettero i Giudei che costui fosse stato cieco e poi avesse veduto, infmo a tanto che egli fecero venire il padre e la madre. (19) E poi li domandarono, e dissero a loro: E questi il figliuolo vostro, che daro(dem. R -roño T ) S P R T ] il domandavano Q l ’adimandavano L 1 madre PLR T Q ] -f- sua S 2 rispuose S P L R T ] -|- e disse Q 3 per quello om. S o S PLTQ ] nè per quello R 4 si S PR T] si ssi L om. Qd’ operare S PR T] adoperare LQ 6 operare S P L R T ] adoperare Q 8 loto... illoto(lotto P) SPTQ ] lo luto... lo luto R fangho... il fangho L 9 natoria P 12 costui quegli(quelli ST quello R) S PR T] questi colui Q questi quello L 13 che no SLTQ] no P R 14 dicea S P L R T ] disse Q desso L a lui 2° S P L T ] om. RQ 16 loto PTQ ] el loto S lo loto R fangho L (similmente lin. 20) unse gli occhi miei PLR T Q ] unsemi gli occhi S dissemi(-me R) LR TQ ] disse SP 17 v ’an­ dai SQ 18 disse S P L R T ] -|- loro Q 20 Gesù om. R 21 domandavano PRTQ dim. L ] domandare S avea PRQ aveva L T] avesse S 22 il om. S veggho L veggio R T vegho SP] vidi Q 24 puote PLTQ ] puòSR segni SPRTQ ] miracholi L 26 d i’ di P L ] di T dici di SR di’ di ehi è Q 27 veduto SPLTQ ] -f- lume R 28 egli P elli R T] eglino L non S om. Q 29 a lloro PRTQ loro L ] om. SG

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c a p

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133

309

voi dite (die nacque cieco? E ora come vede? (20) Allora il padre e la madre rispucsero e dissero: Noi sapeino che questi è nostro figliuolo e ch’egli nacque cieco; (21) ma com’egli veggia ora non saperno chi li aprì li occhi. Domandatene lui; egli è in etade; egli parli di se. (22) Queste paiole dissero eglino, perchè temevano de’ Giudei. Inperò che i Giudei già avevano posto, che se alcuno confessasse ch’egli fosse Cristo, che quel cotale fosse cacciato fuori della sinagoga; (23) e però ¡1 padre e la madre dis­ sero che egli era in etade e che ne domandassero lui. (24) Ancora da capo chiamarono quello uomo ch’era stato cieco, e dissero a llui: Da’ gloria a Dio. Noi saperno che questo uomo è peccatore. (25) E egli disse: S’egli è peccatore non so; ma una cosa so, che 10 era cieco, e ora veggio. (26) E eglino dissero: Egli ch eti fece? come t’apferse gli occhi? (27) E quegli rispuose a Moro e disse: Io ve l’ò detto, e avetelo udito; dunque perchè il volete più udire? Volete voi essere suoi discepoli? (28) Allora eglino il maladissero, e dissero a lui: Tu sii suo discepolo; chè noi siamo discepoli di Moisè. (29) Noi sapem'o che Dio parlò a Moisè; ma costui non sapemo onde egli si sia. (30) E quell’uomo rispuose loro, e disse: Questa è cosa mirabile, che voi non sapete onde egli si sia, e à aperti gli occhi miei. (31) E saperno che Dio non esaudisce i pec­ catori; ma chi è fedele di Dio, e fa la volontà sua, costui esau­ disce. (32) Dal mondo non è udito, che alcuno aprisse gli occhi di colui eh’è nato cieco. (33) Se costui non fosse da Dio, egli non potrebbe fare nulla. (34) Allora coloro rispuosero e dissero a lui: Tu se’ tutto nato in peccato e amaestrici? E cacciarlo fuori.

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16 voi] et vos F t dite S P L T j dicete R diceste Q e ora PL TQ ] ora S -f- mai R 2 e dissero(-ono L T ) PLRTG KZQ ] om. S 4 non saperno nè(e Z) RZ] om. SPLTG KQH 5 egli parli — eglino(elli SR essi T ) perchè S P L R T Z 9 ] et egli parlò queste cose e disse queste parole et dissonle eglino perchè QH 6 temevano SQ0] prem. egli(eglino L elli R T ) P L R T i Giudei già SPRQ] essi Giudei si T giudei L 7 quel cotale PTQ0J quello cot. SLR 9 ne S R T] prem. eglino(egli P ) PLQ © ancora P L R T Q 0 ] anco S 10 cieco om. P 11 pec­ catore S P L R T ] prem. uomo Q 13 egli(esso R om. T ) che ti fece P L R T Q ] che 11 feci, elli S 14 aperse P L R T ] aprì(-ìe Q) SQ 15 ve l ’ò(oe Q aio R) SRQ] il(el L) v ’ò già P L si ve l ’ò già T udito SPRTQJ inteso L il(lo R) volete SRTQ] volete P L 17 a lui om. S sii PLQ] sia S T siey R 19. 30 egli om. S 19 rispuose(-pose a S) loro e disse S P L T j rispuose e disse loro Q disse, a iloro R 20 cosa è Q voi om. Q 23 l ’exaudisce Q 93 dal mondo S PLTQ j al mondo R è S PLTQ ] fuo R 24 egli(el!i T esso R e S) non SP LRTJ nonne Q 25 nulla cosa R rispuosero e dissero a llui P L R T ] gli risp. e dissero SQ 26 in peccati PLQ

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310

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25

D IA T E S S A K O N

TOSCANO

134. (Ioh. 9, 35) E poi udì Gesù che coloro l’aveano cacciato fuori; e trovato che l’ebbe, disse a llui: Credi tu nel figliuolo di Dio? (36) Ed egli rispuose e disse: Messere, chi è desso, acciò che io creda in lui? (37) E Gesù gli disse: Tu l’ài veduto, e colui che parla teco è desso. (38) E egli disse: Credo, Messere. E gittossi in terra e adorollo. (39) E disse a llui Gesù: Io venni in questo mondo in giudicio; acciò che quelli che non veggiono, veggiano; e acciò che quelli che veggiono diventino ciechi. (40). E udita questa paiola alcuni de’ farisei i quali erano co llui, e dissero: Or siamo noi ciechi? (41) E Gesù disse loro: Se voi foste ciechi, voi non avreste peccato. Ma ora che dite: noi vedemo, il vostro peccato per­ mane. (10,1) In verità in verità, vi dico, che chi non entra per l’uscio nel pecorile delle pecore, ma sale altronde, egli è furo e ladrone; (2) ma chi entra per l’uscio, questi è pastore delle pecore. (3) A costui apre il portinaio, e le pecore odono la voce sua ; e chiama le pro­ prie pecore per nome, e trale fuori. (4) E quand’egli à mandate fuori le proprie pecore, sì va dinanzi da lloro; e le pecore gli vanno dietro, inperò che conoscono la voce sua. (5) E non vanno dietro allo strano, ma fuggono da lini; inperò ch’elle non conoscono la voce degli strani. (6 ) Questa similitudine disse Gesù a loro. Ma non conobbero quello che egli parlava loro. (7) Anche disse Gesù a lloro: In verità, in verità vi dico, che io sono l’uscio delle pecore. (8 ) Tutti quelli che sono venuti, sono furi e ladroni, e le pecore non gli ànno uditi. (9) Io sono l’uscio; e chi entra per me sarà salvo, e enterrà e uscirà e troverà pasture.(10) Il la­ drone non viene, se non per furare, e per mattare, e per uccidere. Ma io sono venuto acciò ch’elle abbiano vita e abondantemente l’abbiano. (11) Io sono pastore buono. Il buono pastore dà la vita 1 E poi] om. P

1 e poi PL R T Q ] poi S coloro S PLTQ ] quelli R 3.5 desso ... desso PTQ ] esso... esso SR e g li... desso L 4 gli om. R T 8 udita SPQ] udirono L T * odero R 9 alcuno ST e dissero(-sono L T ) S P L R T ] dissono Q dissoro © 10 voi 2° om. Q 11 noi S P L R T ] no Q permane S PLTK Q ] sta R per male H 12 per l ’uscio dopo pecore QH 13 nel pecorile SPTKQ] del pecorile LG nella stiero R sale(saglie ST + d ’ S) altronde S PLTG K Q 0] entra per lo tecto R furo e ladrone(latr. R ladro 0 ) S P L R T G K 9 ] ladro(laltro H) e furo QH 16 trale SLTQ traile P] cacciale R mandate PTQ] mandato SLR 18 dietro SPL] dlrietro Q drieto T dereto R 19 strano(istr. L) PLTQ ] stranio SR elle SLTQ] egli P om. R conoscono(-seo R) SRQ] cognobbero P chonobbono L T 20 lo disse ihù S 21 conobbero(cogn.PR -bono L T ) S P L R T ] conosceano Q 24 l ’uscio S P L R T ] -|- delle pecore Q0 25 enterrà(-tera T ) PTQ] entrerrà L entrarrà S intrarà R pasture P T ] pastura LQ pastore S pascua R 26 fu­ rare S P L R T ] inbolare Q

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CAPP.

134-135

311

sua per le pecore sue. (12) Ma quegli ch’è mercenuaio, e non è pastore, del quale non sono le pecore proprie, quando vede venire il lupo, lascia le pecore e fuggesi, e il lupo arrappa le pecore e dispergele. (13) Il mercenuaio fugge, perch’egli è mercennaio, e non s’appartiene a lui delle pecore. (14) lo sono buono pastore, e co- » nosco le pecore mie, e le pecore mie conoscono me. (15) Sì come il Padre mi conosce, così io conosco il Padre, e pongo la vita mia per le pecore mie. (16) E ò anche altre pecore che non sono di questo pecorile; e ancora quelle mi conviene menare, e elle udiranno la voce mia, e sarà uno pecorile e uno pastore. (17) E però m’ama io il Padre, perch’io pongo la vita mia e anche la ripiglio. (.18) Niuno la toglie da me, ma io la tolgo da me. Io ò podestà di porre la vita mia, e ò podestà di ripigliarla. Questo comandamento ebbi io dal mio Padre. (19) E anche nacque discordia fra’ Giudei per queste parole; (20) inperò che molti di loro dicevano: Egli è indemoniato *■"> e incitato ad ira; dunque perchè l’ udite? (21) Altri dicevano: Queste non sono parole d’indemoniato; or puote il demonio aprire gli occhi de’ ciechi? 135. (loh. 10, 22) Fatta fu la festa della sacra al tempio in Gerusalem. E era di verno. (23) E andava Gesù nel tempio, nel por- 2 0 tico di Salamoile. (24) E i Giudei lo atorniarono e dissero a lui: Insino a quando ci torrai tu l’aniine nostre? Se tu se’ Cristo, dilloci apertamente. (25) Rispuose Gesù a lloro e disse: Io vi parlo, e non mi credete. L ’opere, che io faccio nel nome del Padre mio, elle danno testimonanza di me; (26) ma voi non mi credete, inperò 2 0 che voi non siete delle pecore mie. (27) Le mie pecore odono la voce mia; e io le conosco, e elle mi seguitano. (28) E io dò loro vita eterna, e non periranno in eterno, e niuno le mi torrà di mano. (29) Il Padre mio, che le mi diede, è maggiore di tutti, e Il e anche la ripiglio] om. F

23 Rispuose — e disse] om. F

3 lascia PLTM Q lassa RJ lassa stare S fuggesi PLTM Q ] fugge S ii s t­ rappa PLGQ arappa TKMH9J aguatta S pilglia R 5 si pertiene P 6 e le pecore mie SPLTGKMJ e le mie pecore QH e esse R conoscono(cogn. Sm« - sco R) me Sm8PRTGKQH mi conoscono L] om. S‘ 9. 10 pecorile SPLTM Q] ovile R m’ama PLTM Q me ama R] m’a mandato S 12 di porre(pore T ponere R) PLR T M ] di portare S di diporre Q 13 ò om. S ebbi io PLMQ ahi io R ebio TJ ò io S 14 per PLR T Q j di SM 17 d’ indemoniati Q 18 a ciechi Q 19 sacra SPR] sagra LMQ sera T 21 i’atorniarono(-aro M) PL TMQ] lo ’ utornearo SR(-niaro) a lui insino a om. S 22 dilloci LM diloci T dilei PQ] diccelo S dillo R 27 e elle(esse PR) mi seguitano SPLRQ] e si mirti seguitano T om. M 28 le mi torrà LQ] me le torrà SR ie(li T ) mi trarrà PT le mi tira M di mano SPLTM Q ] delle mano mei ma R 29 le mi diede PLTM Q] me le diè(deo R) SR

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D IA T E S S A R O N

TOSCANO

niuno le può trarre di mano del Padre mio. (30) lo e ’1 Padre siamo una cosa. (31). Allora li Giudei presero le pietre per lapi­ darlo. (32) E Gesù rispuose loro: Molte buone opere v’ò dimostrate dal Padre mio; dunque quale è quella opera di quelle, per la quale voi mi lapidate? (33) Rispuosero i Giudei e dissero: Noi non ti lapidiamo dell’opera buona, ma della bestemia; inperò che es­ sendo tu uomo, ti fai Dio. (34) Disse Gesù: Or non è scritto questo nella legge vostra, cioè: Io dissi voi siete dii? (35) Dunque s’egli disse ch’erano dii coloro, a’ quali è fatta la parola di Dio, e la Scrittura non può mentire; (36) or dunque voi dite a colui che ’1 Padre à santificato e mandato nel mondo: tu bestemi; perch’ egli disse: io sono figliuolo di Dio? (37) Se io non faccio l’opere del Padre mio, non mi credete. (38) Ma se io le faccio e se non volete credere a me, credete all’opere, acciò che voi conosciate, e cre­ diate che ’1 Padre è in me, e io nel Padre. (39) Adunque i Giudei cercavano di pigliarlo; e egli uscì dalle mani loro. (40) E anche passò il Giordano, a quel luogo dov’era Giovanni a battezzare, e stette ivi. (41) E molti vennero a lui, e diceano che Giovanni non aveva fatto niuno segno; (42) e tutte le cose che Giovanni disse di costui erano vere. E molti credettero in lui. 136. (loh . 11, 1) Era alcuno infermo, il quale aveva nome Laz­ zaro di Bettania, del castello di Maria e di Marta sua sirocchia. (2) Questa era Maria, la quale unse il Signore coll’unguento, e co’ suoi capelli forbì i piedi suoi, il cui fratello era infermato. (3) E mandarono le sirocchie sue a Gesù, dicendo così: Messere, ecco ch’è infermato colui che tu ami. (4) Udendo Gesù questo, disse 5 e dissero] om. F 25 siie] om. F

15 i Giudei] om. F

21 il quale aveva nome] om. F

1 di mano del(allo R) SPLRTM ] delle mani del Q e siamo una cosa io e ’1 Padre TM 3 rispuose(-pose Q) loro PLTMQ] disse a fioro S li respuse a fioro e disse R opere SPLRTQ ] cose M v'ò(oe L ) S PLR ] v ’ò io Q v o i TM 4 per la quale S PLR TQ ] per le quali M delle quali o per le quali Q 5 lapidate SPTGKMQH] allapidate L volete lapidare R e dissero om. S 6 opere buone(bone R) L R 7 disse Gesù S LTQ 9] respuse G. R rispuose G. e disse P scritto questo SRTJ questo scritto PLQ 9 disse S P L R T ] dis­ sono Q coloro SPLTQ ] quelli R 10 scrittura PLR TQ ] scritta S e se PLR ] e voi S e T om. Q 13 volete credere(~are S) a me S PLR T] mi volete credere Q' 15 che T Padre S PLR T] mio Q 16 loro mani S 17 Gior­ dano SPLTQ ] prem. fiume R a quel PLRQ ] in quel ST 18 stette ivi PL TQ ] stette ine S là stette R vennero S P R T vennono L] veniano Q 19 le SR] om. P L T quelle Q 22 Betluuia PR T Q ] Bethania SL 24 forbì ST forlùo.R], forbia PQ forbiva L piedi LR TQ ] pié P piei S infermato SQ] infermo PLRT 25 così om. S 26 infermato SPLTQ ] infermo R ami S L R T ] amavi PQ Gesù questo SPLTQ ] questo Gesù R

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loro: Questa infermità non è a morte, ma per gloria di Dio, acciò che ’1 figliuolo di Dio sia glorificalo per essa. (5) E amava Gesù Marta, e la sua sirocchia Maria, e Lazzaro. (6) Udito che ebbe che Lazzaro era infermo, allora stette in quel luogo due dì. (7) E poi disse a’ discepoli suoi: Andiamo un’altra volta in Giudea. (8) E i discepoli dissero a llui: Maestro, i Giudei t’adomaridavano ora di lapidare, e tu vi torni? (9) E Gesù disse: Or non sono dodici l’oro del dì? Chi va di dì, non offende, inperò che vede la luce di questo mondo; (10) ma s’egli va di notte, offende, però che la luce non è in lui. (11) Queste parole diss’egli, e poi disse loro: Laz­ zaro, l’amico nostro, dorme; e vado per destarlo. (12) Dissero i discepoli: Messere, s’egli dorme, sarà sano. (13) Ma Gesù aveva detto della morte sua, e i discepoli pensavano ch’egli dicesse del dormire del sonno. (14) Allora Gesù apertamente disse loro: Laz­ zaro è morto; (15) e sono lieto per voi, acciò che voi crediate, perciò che io non v’era; ma andiamo a lui. (16) Disse Tommaso, il quale era detto Didimo, agli altri discepoli: Andiamo noi e moriamo co llui. (17) Andò Gesù e trovò che quatro dì era stato nel moni mento. (18) E era Bettania presso a Gerusalem quasi a quindici stadia. (19) E molti Giudei era venuti a Marta e a Maria a con­ solarle del fratello loro. (20) Udendo Marta che Gesù era venuto, andogli incontro; ma Maria si sedeva in casa. (21) Disse Marta a Gesù: Messere, se tu ci fossi stato, non sarebbe morto il fratello mio. (22) Ma io so ora, che ciò che tu adomandarai a Dio, Dio tei darà. (23) Disse Gesù a Ilei: Il fratello tuo risusciterà. (24). E Marta disse a Gesù: So ch’egli risusciterà nella resurrezione nel sezzaio dì. (25) E egli disse: Io sono resurrezione e vita; chi crede in me, 17 a n d ia m o ] -4- e t F

1 da morte R 4 quel(quello P) luogo SPLQ ] -+- medesimo R quel mede­ simo luogo T 6 Maestro om. Q ademandano R domandano T ora om. S 7 torni SPLQ] ritorni T voi tornare R l’ore PRTQ ] ore SL 8 vede STQ] prem. egli(eili R ) P L R 9 s’egli(elli R T ) PLR TQ ] se S 10 diss’ egli(elli ST) S P L T ] li disse R disse Ihu Q Lazzaro om. R 11 vado(vo SQ) per de­ starlo S PLTQ ] andiamolo e svelgliemolo dallo sonno R 12 s’egli(elli RT) P L R T Q ] se S 13 ch’egli PRTQ ] che SL disse loro apertamente Q 15 sono PLTQ ] sonne SR 17 era detto SPLQ ] è detto R T 18 monumento S 19 quasi a PLRQ ] quasi T a S 20 stadia SQ istadi P L stadii T] milglia "R 21 udendo R(od.)GQj vedendo S P L T K H 0 ved. p. 300, 9. 22 incontra S 23 il fratello mio P L R T ] -|- Lazzaro Q H 9 p rim a di non sarebbe morto S 24 ora om. S Dio 2° STQ] che Dio PLR tei ST te Ilo lì] il ti PLQ 25 risusci­ terà SRJ risurgerà P(res.)LTQ Marta PLK T Q ] Maria S 26 a Gesù om. Q so ch’egli(olli T ) P L T Q 0 ] so che G io so che S io so celia elicili R risu­ sciterà SRQ0] risurgerà P(res.)LT nella resurrezione om. S uel(del L) sez­ zaio dì PLQ H 0] nel posciaio di S finale RTG 27 egli LQ elli S e’ P T ] Ihù R

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D IA T E S S A E .O N

TOSCANO

se fosse morto sì viverà; (26) e ogni uomo che vive e crede in me non morrà in elenio. Credi tu questo? (27) Ed ella disse: Sì, mes­ sere; io ò creduto che tu se’ Cristo, figliuolo di Dio vivo, il quale se’ venuto in questo mondo. (28) E dette ch’ebbe queste parole, andò e chiamò Maria sua sirocchia, e quetamente le disse: Il Maestro ci è, e chiamati. (29) E quando quella l’udì, levossi tosto, e andò a Uui. (30) Ancora non era Gesù venuto nel castello, ma era in quel luogo, dove Marta l’aveva trovalo. (31) 1 Giudei ch’erano co Ilei in casa, e che la consolavano, vedendo che Maria si levò così tosto, e uscì fuori, andarle dietro, e dicevano: Ella va al monimento, a piangere ivi. (32) Venuta che fu Maria al luogo dov’era Gesù, e vedendolo, gittossi a’ piedi suoi, e disse: Messere, se tu ci fossi stato, il fratello mio non sarebbe morto. (33) Allora Gesù quando la vide piagnere, e anco i Giudei che piagnevano, turbò se medesimo, (34) e disse: Dove il poneste voi? Ed e’ dissero: Mes­ sere, vieni e vedilo. (35) E lagrimò Gesù. (36) Allora i Giudei dis­ sero: Vedi come l’amava. (37) E alcuni di loro dicevano: Non po­ teva costui, che aperse gli occhi di colui ch’era nato cieco, fare che questi non morisse? (38) E Gesù anche turbandosi in sè me­ desimo, venne al monimento. Ed era ivi una spelonca, ed era posta sopra lui una lapida. (39) E Gesù disse: Levate la lapida. Disse Marta, la sirocchia di colui ch’era morto: Messere, egli già pute, inperò ch’egli è di quatro dì morto. (40) Disse Gesù a Ilei: Non t’ò io detto, che se tu crederai, tu vedrai la gloria di Dio? (41) Allora coloro levarono la lapida E Gesù levò gli occhi in alto, e 3 v iv o ]

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t se S PT] s’egli(elli R) LRQ sì S P L T ] elli R om. Q vive S P L R T ] viene Q 3 il(lo R) quale PL R T Q ] che S 4 dette PLQ ditte R] detto ST 6 ci è S P L T ] è venuto RQ quella PLRQ] ella ST 7 ancora PLR TQ ] e anco S venuto Gesù PQ 8 quel SLTQ] quello PR 9 co Ilei S P L T ] ve­ nuti co Ilei Q om. R 10 uscì LTQ uscio PR] andonne S 11 ivi om. R venuta che fu S PLTQ j poi che fu venuta R 12 piedi PLRTJ pié Q piei S 14 anco SRTQ] anche PL turbò se S P L T Q 0 ] Ihù se mosse a pietate infra sé R 15 dove — dissero om. T ove S e’ S egli P eglino L ] elle Q quelle fì 16 e lagrimò S P L R T ] lagrimando Q 17 di loro S PR T] di co­ loro Q om. L poteva SLT potea PQ] + fare R 19 anche PLQ ] anello R T andò S 20 al monimento PRTQ al monum. S] alla sepoltura L ed era ivi PLQ T] et eravi R ine era S ed era posta(-to L ) sopra ( + a R di Z) lui una lapida(-de L grande preta R) PL R T Z Q H Y ] come v ’era posta una pietra S la pietra posta sopra essa G 21 la lapida S PLTZ Q Y ] questa pietra R 22 colui S PLTQ ] Labaro R 23 egli è di quattro dì(diePR + ch’é QH) morto PRQ H ] egli à(è L ) quatro dì che morì SL egli è ( + già Z) quattro dì ch’egli è morto ZY elli è stalo morto die quatro T 25 coloro S PLTQ ] quelli R in alto S PLTQ ] in cielo R

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c a p

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disse: Padre, io ti faccio grazie, inperò che tu in’ài udito. (42) Io sapeva che tu sempre m’odi; ma ò detto questo per lo popolo che sta d’intorno, acciò ch’egli credano che tu m’ai mandato. (43) Dette ch’ebbe queste parole, con grande voce gridò e disse: Lazzaro, vieni fuori. (44) E incontanente ne fu fuori quegli ch’era stato morto, legate le mani e i piedi colle fascie, e la faccia sua era legata col sudario. E Gesù disse a loro: Scioglietelo e lascia­ telo ire. (45) E molti de’ Giudei, i quali erano venuti a Maria e a Marta, credettero in lui, veduto ch’ebbero questo che Gesù fece. (46) E alcuni di loro andarono a’ farisei, e dissero loro quelle cose ch’aveva fatte Gesù. (47) E i pontefici e i farisei raccolsero il concilio incontro a Gesù, e dissero: Che faremo, inperò che questo uomo fa molti segni? (48) Se noi lo lasciamo‘ così stare, ogni uomo crederà in lui, e poi verranno i Romani e torrannoci il luogo nostro e la gente. (49) Allora uno di loro, ch’aveva nome Caifas, con ciò sia cosa che fosse pontefice in queU’anno, disse loro: Voi non sapete nulla; (50) nè non pensate che ci è bisogno che muoia uno uomo per lo popolo, e non perisca tutta la gente. (51) Queslo non disse egli da sè medesimo; ma inperò ch’era pontefice in quell’anno, profetò che Gesù dovea morire per la gente; (52) e non solamente per la gente, ma acciò che ragunasse in uno i figliuoli di Dio, ¡ quali erano dispersi. (53) E da quel dì innanzi pensarono d’ ucciderlo. (54) E Gesù appo i Giudei già non andava di palese, ma andonne nella contrada ch’è allato al diserto, nella città ch’è chiamata Efrem, e ivi dimorava co’ discepoli suoi. (55) E era di presso la pasqua de’ Giudei; e molti di quella contrada salirono in Gerusalem anzi la pasqua a santificare sè medesimi. (56) E egli 8 e a Marta] om. F

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12 incontro a Gesù] om. F

1 faccio PTQ ] fo SL rendo R 3 egli PQ elli R T eglino L ] om. S 4 detto SL 7 a loro om. S 8 ire SPTQ] gire R andare L a Maria e a Marta SPLRTZGYJ di Ierusalem Q 9 che fece Ititi R 11 e pontefice S raccolsero il concilio SPQ] richolsono(rach. T) il chonsiglio L T fecero consiigliQ R 12 incontro PTQ ] incontraS contro L contra R 13 lo(il L el S) lasciamo(lass. S) così stare SLTG] il lasceremo così stare Q H 0 lo lasciamo (lass. R) così fare PR 15 loro SRT] coloro PLQ 16 con ciò sla(fosse P L T ) cosa che(-f- egli L chelli T R ) fosse(fusse S) S P L R T ] ch’era Q 17 nulla cosa R né non pensate S PLR ] om. T né non sapete quello Q che muoia om. T 18 uomo om. S 21 raghunasse P L T ] raunasse S radunasse R ragunassono Q in uno S PLR ] + tutti Q om. T 22 da queì(quello SP) dì SPLTQ ] anche poi R pensarono(-aro S) SPL] pensavano TQ pendano R 23 già om. L di palese PTQ] palese SR più palese L 21 andava elli T 25 ivi PLTQJ ine S là R di presso PTQ] presso SL appresso R 26 di Quella PLRTQ ] de la S 27 egli om. P

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D IA T E S S A R O N

TOSCANO

domandavano di Gesù, e favellavano insieme, stando nel tempio e diceano: Che vi pare, ch’egli non è venuto al dì della festa? (57) E avevano i pontefici e i farisei fatto comandamento che chi sapesse dove egli fosse, che 1 dicesse loro, acciò ch’egli il piglias5 sero. 137. (Lue. 9, 51) Addivenne che compiti che furono i dì della sua assunzione, egli si fermò d’andare in Gerusalem. (52) E mandò i inessi suoi dinanzi da sè. E andando eglino entrarono nella città de’ Samaritani, acciò che gli aparecchiassero. (53) Coloro non lo io ricevettero, inperò che ’1 proponimento suo era d’andare in Ge­ rusalem. (54) Vedendo questo i discepoli suoi, cioè Iacopo e Gio­ vanni, dissero a Gesù: Messere, vuogli che noi diciamo che vegna fuoco da cielo che consumi coloro? (55) E egli si rivolse a lloro e ripresegli e disse: ¡Non sapete di che spirito voi vi siete. (56) 11 if> figliuolo della vergine non è venuto per dannare l’anime, ma per salvarle. E andò nell’altro castello. 138. (Ioh. 12, 1) Sei dì inanzi la pasqua venne Gesù in Bettania, ove Lazzaro era stato morto, il quale egli risuscitò. (Matth. 26, 6 ) E con ciò sia cosa che Gesù fosse in Bettania in casa di Simone ìo lebroso, (Ioh. 12, 9) molta turba de’ Giudei seppe che egli era ivi; e vennervi non solamente per vedere Gesù, ma per vedere Lazzaro, il quale egli aveva risuscitato da morte. (19) Allora i farisei dissero a sè medesimi: Vedete che noi non facciamo nulla? Ecco che lutto il mondo gli va dietro. (10) E pensavano i principi de’ sacerdoti 25 d’uccidere Lazzaro; inperò che molti de’ Giudei v’andavano e credeano in lui. 139. (Ioh. 12, 2) E cenò allora Gesù in Bettania, e Marta ser­ viva, e Lazzaro era uno di quelli che cenavano con lui. (3) E Maria prese uno vasello (Matth. 26, 7) d’alabastro d’ unguento prezioso; 3« e aperto ch’ebbe il vasello, versollo in sul capo di Gesù stando lui a mensa, (Ioh. 12, 3) e forbì i piedi suoi co’ capelli suoi. E fu la 14 e d is s e — p e r s a lv a r le ] nm . F p ie d i su o i] u n x i t p e d e s e iu s e t e x t e r s it

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2 at(il Q) dì della festa S PLTQ ] alla festa R 4 sapesse S LR T] il sa­ pesse PQ dove egli(elli R) PLRQ dovelli si T j là dove S ch’egli(elli ST) il S P T ] che ’ 1 LRQ 8 eglino LQ ellino SI loro P R T 9 che gli SP chelli LRTJ che Q lo PLiRT] li S gli Q 12 a Gesù SPTQ] ;i llui LR 17 venne Gesù an