Identità e memoria nell'Israele antico. Storiografia e confronto culturale negli scritti biblici e giudaici 9788839407757

All'Israele antico viene di solito riconosciuta una posizione singolare nel contesto storico e culturale dei suoi t

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Identità e memoria nell'Israele antico. Storiografia e confronto culturale negli scritti biblici e giudaici
 9788839407757

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Gian Luigi Prato '

IDENT ITA E MEMORIA NELL'ISRAELE ANTICO Storiografia e confronto culturale negli scritti biblici e giudaici

Tutti i diritti sono riservati © Paideia Editrice, Brescia 20 10

ISBN 978.88.394·0775·7

Premessa

Gli scritti biblici costituiscono soltanto una parte della produzione let­ teraria dell'Israele antico, ma per l'autorità che la tradizione «canoni­ ca» ha loro conferito sono venuti a formare per noi l'immagine quasi esclusiva del mondo storico che li ha creati. Eppure, l'Israele antico può aver tentato in molti modi di configurare una propria identità che lo definisse al suo interno e lo rendesse credibile al suo mondo contem­ poraneo. Si potrà certo discutere se sia ancora possibile ricondurre di­ rettamente queste immagini identitarie alla storia reale dei piccoli re­ gni di Israele e di Giuda, da cui in ultima analisi provengono, o se es­ se siano soltanto il frutto di una visione globale e ideale dell'Israele di cui parlano i testi biblici e che trova una sua configurazione unitaria proprio nel momento in cui è venuto meno l'assetto politico a cui i te­ sti si riferiscono, nel loro tentativo di ricostruire organicamente il loro passato sul piano della memoria collettiva. Se è lecito intendere come una sorta di lavoro storiografico questa creazione di immagini che Israele ha delineato nei confronti di se stesso, è possibile allora distinguere al suo interno almeno due filoni che restano comunque strettamente collegati fra loro: da un lato la de­ scrizione intrinseca della propria identità e dall'altro un ritratto di sé che si protende all'esterno o che dal mondo circostante trae la sua ispi­ razione e la sua impronta essenziale. Si elabora così una storiografia del confronto che spesso negli studi biblici viene giudicata con i cano­ ni dell'originalità, traendo questa valutazione apologetica dai poste­ riori risvolti teologici entro cui la tradizione biblica si è poi inserita. Israele risulta quindi diverso e «originale» ma talvolta sullo sfondo delle culture del suo tempo che in questa lettura non sono più capite a fondo oppure vengono appositamente svalutate per far emergere una controparte che risulta vincente per semplice velleità di rivendicazio­ ne o per una imperscrutabile predeterminazione divina. La storiogra­ fia del confronto è in realtà più complessa e non si esprime sempre at-

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PREMESSA

traverso una contrapposizione dai confini precisi; tutt'al più, il giudi­ zio o l'atteggiamento che si assume nei confronti dell'altro possono es­ sere proporzionali alla coscienza della propria identità o al tentativo di definirla. L 'intreccio con gli elementi religiosi e culturali che proven­ gono dagli altri ambienti- ma sarebbe meglio dire dallo scenario più ampio di un patrimonio storico comune - si snoda su un percorso nel quale la dialettica è spesso molto più intelligente e più fine di quanto si giudichi in base ad una supposta vis polemica sempre soggetta alla tentazione di un latente manicheismo che, nel migliore dei casi, con­ cede benevolmente alla controparte il beneficio della redenzione. È in questa prospettiva del confronto storiografico che possono esse­ re letti i saggi raccolti nel presente volume. Si tratta naturalmente di scritti occasiona/i, nati in contesti eterogenei e con finalità diverse, ma che in un modo o nell'altro lasciano trasparire un intento di fondo ab­ bastanza comune: l'elaborazione di un 'immagine di sé partendo più o meno espressamente da un dato culturale «straniero» e nella misura in cui quest'ultimo può essere definito come tale. Per dare maggiore orga­ nicità all'insieme antologico, questa campionatura storiografica è sta­ ta disposta grosso modo secondo lo schema evolutivo della narrazione biblica, lungo la quale i singoli contributi si collocano come flash esem­ plificativi o come spunti di riflessione per ulteriori ricerche. Alcuni va­ licano tuttavia i confini «canonici» degli scritti biblici e si rivolgono al mondo giudaico-ellenistico posteriore. Il problema di fondo viene affrontato in alcuni saggi iniziali: la col­ locazione della storiografia biblica tra quella greca e quella orientale, il rapporto esplicito e dialettico con le culture coeve, la concezione dello «straniero» fondata sulla mobilità sociale dell'ambiente siro-pa­ lestinese del Tardo Bronzo e della prima età del Ferro. Un secondo gruppo fissa lo sguardo su momenti particolari della storiografia bibli­ ca, a cominciare dai primordi: l'origine del pluralismo socioculturale, giudicato nella sua ambivalenza con la costruzione della cosiddetta «torre di Babele» (Gen. I I,r-9), la visione di un universo geografico polarizzato tacitamente su Israele nella «tavola dei popoli» di Gen. ro, la valutazione dissociata di Babilonia quale «terra d'esilio» e sede privilegiata dell'ebraismo, il confronto tra il piccolo nucleo dello stato maccabaico e la potenza di Roma, il rapporto assimilativo con l'elle­ nismo interpretato come persecuzione dalla storiografia maccabaica. Un terzo gruppo si dedica più espressamente al confronto con la greci-

PRE MESSA

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tà ellenistica, su quattro esempi tratti da ambiti letterari diversi: Ben Sira, gli storiografi giudaico-ellenisti, le istituzioni socio-religiose, i gi­ ganti e Babilonia nella sintesi culturale dello Pseudo-Eupolemo. Ognuno di questi scritti è ovviamente «datato» e necessiterebbe al­ meno di un aggiornamento bibliografico. Ma a ben vedere i supple­ menti bibliografici che si potrebbero allegare a ciascuno di essi, e che per motivi pratici potrebbero consigliare talvolta di rifonderne com­ pletamente la stesura, si ridurrebbero in sostanza a un dialogo su pun­ ti specifici che non ne altererebbero l'impostazione di fondo e i risul­ tati conseguiti. Il lettore interessato potrà facilmente trovare gli ag­ giornamenti necessari, con i comodi strumenti della ricerca bibliogra­ fica oggi facilmente accessibili. Devo infine esprimere il mio più sentito ringraziamento all'editore, Marco Scarpat, per l'invito che mi ha rivolto a ripubblicare questi sag­ gi, a cui ho aderito non senza qualche esitazione.

Sommario

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Premessa

I3

I. La storiografia nella Bibbia

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2. Antico Testamento e culture coeve

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3 · «Straniero»

76

4· La «torre di Babele» e la comunicazione interrotta

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5. Dalla geografia neutrale alla mappa ideologica centralizzata

125

6. Babilonia terra d'«esilio» e centro propulsore dell'ebraismo

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7· Epopea maccabaica e «grandeur» di Roma

I77

8. La persecuzione religiosa nell'ermeneutica maccabaica

206

9· Sapienza e Torah in Ben Sira

e la sua collocazione tra la storiografia greca e la storiografia dell'Oriente antico

232

Io. Cosmopolitismo culturale e autoidentificazione etnica

266

I 1 . Ebrei ed ebraismo nell'ottica storiografica greca

285

I2. Babilonia fondata dai giganti

nella prima storiografia giudaica

3 I3

Indice dei passi

323

Indice del volume

1.

La storiografia nella Bibbia e la sua collocazione tra la storiografia greca e la storiografia d ell'Oriente antico

La nostra ermeneutica degli scritti biblici si esercita su testi che sono in qualche maniera «storici», anche solo per il fatto che essi si collo­ cano rispetto a noi in una distanza cronologica che richiede di essere superata con l'esercizio di un'attività interpretatrice la quale, per quan­ to inquadrata entro più precise impostazioni teologiche, non può trascurare i metodi propri di ogni scienza storica. Pur potendo utiliz­ zare il «dato biblico» in sedi diverse (teologia, scienza delle religioni ecc.), ed anche all'interno di metodi sincronici che tendono a sotto­ valutare, e talvolta a cancellare, il divario temporale e culturale tra il te­ sto e il suo lettore, colui che vuole capire veramente uno scritto biblico non può dimenticare per lo meno un fatto quanto mai ovvio, ossia che questo scritto è opera di un passato. Coscientemente o no, la nostra ermeneutica biblica racchiude quindi un'ermeneutica storica. Ma questa connessione tra le due ermeneutiche, o per lo meno tra due procedimenti tra loro distinti all'interno di un'ermeneutica più generale, pone a sua volta ulteriori problemi. Il dato culturale che emerge dall'ermeneutica storica, pur valutato in sede propria, viene trasferito all'interno dell'ermeneutica biblica per poter funzionare ad un altro livello; anche quando esso viene riconosciuto come frutto di un'evoluzione di pensiero che gli ha fatto acquisire connotazioni non sempre costanti e coerenti, al livello della sua utilizzazione in sede di ermeneutica biblica viene sempre considerato nella sua fase ultima, ritenuta la più perfetta e, per certi aspetti, definitiva. In altri termini, il conflitto tra i due diversi orientamenti ermeneutici si manifesta so­ prattutto là dove, in sede più propriamente teologica, si adotta uno schema evolutivo che fa degli scritti biblici, pur disseminati nel tem­ po, un'opera sistematica e conclusa, che costituisce il fondamento te­ stuale e canonico di una tradizione religiosa (sia essa cristiana, giu[Aa.Vv., La storiografia nella Bibbia. Atti della XXVIII Settimana Biblica, EDB, Bo­ logna 1986, 9- 1 9.]

LA STORIOGRAFIA NELLA BIBBIA daica, islamica ecc.). Dall'altro lato lo scritto biblico, in quanto pro­ dotto di un periodo storico anche abbastanza lungo, riflette un mon­ do e un pensiero che può essere ben diverso da quello supposto nella sua utilizzazione sistematica: se non altro, questo mondo storico può anche non rispettare quella prospettiva evoluzionistica entro la quale esso viene utilizzato appunto in sede sistematica o, se si vuole, ideo­ logica. Infine, tale prospettiva evoluzionistica e tendenzialmente per­ fezionistica (che certo è solo uno dei fattori che legano tra loro le due ermeneutiche, accanto a diversi altri) dovrebbe essere conscia dei suoi stessi presupposti, i quali potrebbero essere semplicemente storia­ grafici: il ritenere che un'istituzione storica o un'idea si evolvano dal peggio al meglio è pur sempre un giudizio generale dato sulla storia. Spostando o precisando meglio quest'interconnessione o questo conflitto, che emerge ogni qualvolta una migliore conoscenza del co­ siddetto ambiente biblico fa constatare sempre di più la distanza di quel mondo dal nostro, col pericolo anche di incomprensioni o di ri­ duzioni della sua ricchezza culturale, si potrebbe affermare che in fon­ do le due ermeneutiche, quella biblica e quella storica, procedono co­ struendo e utilizzando ambedue delle concezioni storiografiche che, quando giungono ad esplicitarsi, possono risultare tra loro diverse e contrastanti. Tuttavia, mentre l'ermeneutica biblica, come ogni erme­ neutica sistematica, dovrebbe procedere ad una sua verifica soprat­ tutto in_base ai criteri ideologici a cui si ispira, un'ermeneutica storica, pur non potendo prescindere anch'essa dai suoi presupposti più ge­ nerali, ha la possibilità di una verifica concreta nell'analoga ermeneu­ tica storica propria del suo oggetto di studio. Un'ermeneutica stori­ ca, infatti, può sempre confrontare la propria concezione storiografi­ ca con quella più o meno implicita nel documento che essa analizza. Ne consegue che questa sequenza di confronti potrebbe essere utile indirettamente anche alla stessa ermeneutica biblica, per lo meno in quanto le potrebbe permettere di chiarire meglio a se stessa i presup­ posti attraverso cui accoglie e sfrutta il dato biblico. Per fare un esempio, nell'ambito della teologia biblica, come si sa, è molto dibattuto il rapporto tra quanto emerge dalla lettura o dallo studio del testo biblico e la sua inserzione in quella panoramica or­ ganica che vorrebbe essere appunto la «teologia biblica». Ciò anche perché il dato biblico non viene sufficientemente valutato anzitutto nel suo proprio contesto storico. In questo senso, quelli che sembre-

LA STORIOG RAFIA NELLA BIBBIA rebbero elementi essenziali e irrinunciabili dei cosiddetti fondamenti biblici di ogni teologia potrebbero essere semplicemente delle conce­ zioni storiografiche di un determinato ambiente culturale. L'applica­ zione più palese di quanto stiamo dicendo si può constatare nella stes­ sa idea della storia come luogo privilegiato di rivelazione divina: a par­ te il fatto che questa non è altro che una concezione storiografica comune nel Vicino Oriente antico, anche in sede teologica essa è pur sempre un giudizio storiografico, prima ancora di essere appunto teo­ logico. In questo caso concreto, la verifica nella storiografia implicita nel testo biblico, ossia quindi un'ermeneutica storica, ha portato a ri­ vedere, anche se solo per una conseguenza necessaria, un'imposta­ zione teologica la cui rilevanza è stata certamente notevole a tutti i li­ velli, compreso quello divulgativo. Scegliere quindi di assumere il testo biblico come documento di una storiografia che esso esprime significa anzitutto rendere un ser­ vizio agli studi biblici, al di là e prima ancora degli orientamenti spe­ cifici entro cui tali studi vengono condotti. Si vuole cioè favorire quel­ l'opera di mediazione culturale indispensabile a chiunque legge un te­ sto del passato, compreso colui che lo legge in quanto testo canoniz­ zato entro una precisa tradizione religiosa che su di esso vuole fon­ darsi e che si autopresenta come suo interprete. Va detto subito, al­ lora, che lo studio della «storiografia nella Bibbia», pur volendo ve­ nire incontro indirettamente a questi scopi più generali, non resta da essi condizionato, ma si attua su un piano nello stesso tempo più neu­ trale e più preciso, quello della storiografia nel mondo antico. Questo assunto, certo, di per sé sarebbe già del tutto legittimo anche al di fuo­ ri della problematica precedente: la Bibbia è pur sempre un testo che ci proviene dal passato, e che può essere studiato solo come fonte sto­ riografica del suo ambiente, anche se tale ambiente ci viene presenta­ to nelle sue caratteristiche religiose. Ma la Bibbia è al tempo stesso un testo che parla di un suo passato, dal quale si distanzia e del quale pre­ senta un'ermeneutica storica. In tal senso, al pari di tanti altri testi del­ l'antichità, essa può essere una testimonianza del come già gli antichi facevano storia. Uno studio della storiografia che la Bibbia pone in atto può quindi rientrare nella disciplina delle scienze storiche in un loro settore particolare, quello della ricerca sulla storiografia antica, le sue premesse e le sue documentazioni, e anche le sue affinità o le sue divergenze da storiografie posteriori, fino a quella moderna.

LA STORIOGRAFIA NELLA BIBBIA

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Indicato così l'intento più remoto e più immediato che ha indotto alla scelta di questa tematica per la presente Settimana biblica, è op­ portuno precisare ulteriormente quale sia la situazione attuale e spe­ cifica della ricerca in questo settore, tenendo presente il mondo israe­ litico, il mondo orientale e quello classico. Per quanto riguarda Israele, non sono mancate nel passato ricer­ che sulla concezione della storia tipiche di quell'ambiente, ma o sono state condotte sulla falsariga di una valutazione contenutistica imme­ diata di natura teologica, o hanno seguito i modelli proposti dalla scienza biblica, soprattutto nel campo della critica letteraria. Sulla base ad esempio della teoria documentaria del Pentateuco, anche se talvolta aggiornata o parzialmente modificata, si sono volute rin­ tracciare le storiografie dei singoli documenti, che in pratica sono ri­ sultate p oi delle parafrasi più o meno analitiche di questi stessi docu­ menti. È molto indicativa a questo proposito l'opera di Hannelies Schulte, che si sofferma in realtà a presentare esclusivamente quanto emerge da un testo «]ahvista» dato come certo e ben definito. Uno sforzo di integrare la storiografia di Israele in una metodologia più adeguata e di illuminarla soprattutto con l'ambiente ittita è stato com­ piuto invece da Hubert Cancik in due lavori, in cui egli cerca soprat­ tutto di scoprire se c'è in Israele una struttura tecnica linguistica ade­ guata ad esprimere ad esempio la verità di un racconto o a distingue­ re tra storia e mito (Metaschichten o «affermazioni metalinguistiche» ). Più recentemente John van Seters ha voluto anch'egli sintetizzare le panoramiche di alcuni ambienti orientali con quella del mondo israe­ litico, dando però ancora troppo peso ad un'analisi letteraria dei te­ sti, e quindi mostrandosi preoccupato soprattutto di definire il gene­ re storico.3 La crisi delle teorie sulla formazione del Pentateuco e l'en­ fasi talvolta eccessiva e totalizzante data alla cosiddetta «storiografia deuteronomistica» hanno indotto certamente a valutare di più alcuni canoni propriamente storiografici che hanno ispirato la formazione definitiva di molti testi dell'Antico Testamento, tuttavia non si è an1

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l H. Schulte, Die Entstehung der Geschichtsschreibung im Alten Israel, Berlin - New York 1 972 (tr. it. L 'origine della storiografia nell'Israele antico, Brescia 1 9 8 2). 2 H. Cancik, Mythische und historische Wahrheit. Interpretationen zu Texten der he­ thitischen, biblischen una griechischen Historiographie, Stuttgart 1970; Grundzuge der hethitischen und alttestamentlichen Geschichtsschreibung, Wiesbaden 1 976. 3 J. van Seters, In Search of History. Historiography in the Ancient World and the Ori­ gins of Biblical History, New Haven - London 1 9 8 3 .

LA STORIOGRAFIA NELLA BIBBIA

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cora giunti ad integrare questi canoni in una disciplina storiografica del tutto aliena da preoccupazioni religiose immediate. Anche quan­ do tale preoccupazione non sembra eccessiva, subentrano ideologie religiose che sono esse stesse, stranamente, il frutto di un certo fon­ damentalismo biblico moderno: tale è il caso della lsraelite and ]ud­ aean History i cui collaboratori, riflettendo aree di ricerca diverse (europee ed americane), sono stati talvolta guidati da modelli socio­ logici (ad esempio statunitensi) affini a quelli degli antichi ebrei, co­ me ha posto in evidenza in un articolo-recensione dell'opera Jack M. Sasson. Ma forse quello che è opportuno porre in più chiara eviden­ za, nel contesto di tutta questa problematica, è la strana situazione in cui potrebbe trovarsi la storiografia israelitica nei confronti di quel­ la classica da un lato e di quella orientalistica dall'altro. Vogliamo il­ lustrare questa situazione con due esempi: la posizione di Arnaldo Momigliano per la storiografia greca e un simposio sulla storiografia orientale tenutosi a Praga nel I 973 · Per la storiografica greca, si ammette talvolta una qualche conver­ genza tra di essa e quella israelitica postesilica, nel senso che ambe­ due si rifarebbero a modelli persiani e tardo-babilonesi. Arnaldo Mo­ migliano ad esempio cerca di provare questa connessione a proposi­ to soprattutto di Esdra-Neemia 3 e di Daniele (e in particolare di Dan. 2).4 Tuttavia lo stesso Momigliano, mentre nel corso di numerose ri­ cerche ha studiato la storiografia greca nei suoi molteplici aspetti, in qualche punto lascia intravedere che forse il metodo usato dai mo­ derni (ed anche da lui stesso) per analizzarla richiede oggi di essere su­ perato. Ci soffermiamo un momento su questo punto, poiché è fon­ damentale per la nostra tematica. 1

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1 Curata da John H. Hayes e J. Maxwell Miller (Philadelphia 1 977). 1.].M. Sasson, On Choosing Models for Recreating Israelite Pre-Monarchic History: JSOT 2 1 ( 1 98 1 ) 3-24. 3 A. Momigliano, Fattori orientali della storiografia ebraica postesilica e della storia­ grafia greca: Rivista storica italiana 77 ( 1 9 6 5 ) 45 6-464 = La storiografia greca, Tori­ no 1982, 1 2 5 - 1 37. 4 A. Momigliano, Daniele e la teoria greca della successione degli imperi: Atti dell' Ac­ cademia Nazionale dei Lincei xxxv/3 -4 ( 1 98o) 1 5 7- 1 62 = La storiografia greca, 2933 0 1 . Si veda anche The Origins of Universal History, in R.E. Friedman (ed.), The Poet and the Historian. Essays in Literary and Biblica/ Criticism, Chico, Cal. 1 9 8 3 , 1 3 3 1 5 4, spec. 1 44- 148.

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LA STORIOGRAFIA NELLA BIBBIA

Secondo Momigliano 1 per Erodoto fare ricerca storica (tcr"t'opta) si­ gnificava trattare di etnografia, istituzioni e guerre, spiegando una di queste tre realtà attraverso le altre. Tutto ciò che non rientrava in es­ se veniva relegato in un ambito che poteva essere chiamato col ter­ mine generico di «antichità» (àpxawÀoyta), come si dedurrebbe an­ che da un testo dell'Ippia maggiore di Platone (28 5d). Inoltre 2 la sto­ riografia greca non sarebbe interessata al presente, ma al futuro, e si proporrebbe di trarre insegnamento dal passato perché ha la certezza che esso è in qualche modo ripetibile e rivelatore, addirittura meglio dei responsi oracolari, se si ricorda quanto dice Tucidide (Guerra del Peloponneso 2,48 ss.). Ma queste affermazioni necessitano di qualche prectsazwne. 1. La delimitazione della storiografia erodotea a etnografia, istitu­ zioni e guerre, lasciando ad un altro genere di ricerca l' «archeologia», non sembra così rigida. La distinzione è piuttosto artificiale anche perché lo stesso Momigliano ammette che già nell'antichità non è os­ servata, e mentre sarebbe stata rinvigorita nel XIV secolo da un uma­ nesimo che tiene distinta erudizione e storiografia, sarebbe finalmen­ te superata dai moderni.3 Addirittura, la ricerca delle fonti da parte di Erodoto sarebbe stata rivalutata dai moderni, che per fare storie­ grafia tengono conto di una documentazione globale, basata anche su fonti orali, per cui, come conclude Momigliano stesso, «Erodoto è diventato veramente il padre della storia solo in tempi moderni».4 Ma è da notare soprattutto che gli antichi non intendevano con àp­ xatoÀoyta solo un cumulo di dati di erudizione, complementari quasi alla vera scienza storica; essi includevano in questo termine quelle che noi chiameremmo appunto le «istituzioni», a cominciare dalla più im­ portante, ossia la «fondazione» non solo di una città, ma anche di un popolo. Infatti: a) Nell'Ippia maggiore (28 5 d-e) lo stesso Ippia, nel rispondere a So1 A. Momigliano, Storiografia greca: Rivista storica italiana 87 ( 1 975) 1 7-46 =La sto­ riografia greca, 3-4 1 . 2 Cf. specialmente A . Momigliano, La tradizione e lo storico classico, or. ingl. in: His­ tory and Theory I I ( 1 972) 279-293; tr. it. in La storiografia greca, 42-63. 3 Cf. A. Momigliano, Storiografia su tradizione scritta e storiografia su tradizione ora­ le. Considerazioni generali sulle origini della storiografia moderna: Atti della Acca­ demia delle Scienze di Torino 96 ( 196 1 -62), 1 86- I97 =La storiografia greca, 9 5 - I 0 5 . 4 A . Momigliano, Il posto di Erodoto nella storia della storiografia, or. ingl. in: His­ tory 43 ( I 9 5 8) I - I 3; tr. it. in La storiografia greca, I 3 8 - 1 5 5: I 5 5 .

LA STORIOGRAFIA NELLA BIBBIA crate che chiede che cosa i lacedemoni accolgano più volentieri tra gli insegnamenti che egli impartisce loro, afferma che essi ascoltano con piacere «le stirpi degli eroi e degli uomini . . . , le fondazioni, cioè come anticamente furono fondate le città e in generale . . . tutta l'ar­ cheologia (àpx.atoÀoyta)».1 L' «archeologia» include genealogie e fon­ dazioni primordiali, ed è quasi un termine riassuntivo ( cruÀÀ��Òl'JV) per le istituzioni delle origini. b) Come fondazione di popolo e di civiltà àpx.atoÀoyta è usato per i romani e le loro presunte origini non illustri da Dionigi di Alicar­ nasso, che intitola quindi significativamente la sua opera 'Pw[J.atx.� àp­ 'X.atoÀoyta (cf. I ,4). '- Lo stesso, e ancor più, vale per gli armeni che al­ cuni, fondandosi su Cirsilo di Farsalo e Medio di Larissa, storici del­ l'esercito di Alessandro, ritengono che derivi da Armeno, uno dei compagni di Giasone nella sua spedizione in quel luogo; lo riferisce Strabone, passando appunto a narrare la àpx.awÀoyta di quella stir­ pe (€-Bvoc;) in Geografia I I , I 4, 1 2.3 Quando perciò Flavio Giuseppe si accinge a scrivere la sua 'Iouòatx.� àpx.atoÀoyta è su questa medesima linea, tanto più che l'opera, al dire del suo autore, intende includere, oltre alla stessa àpx.atoÀoyta, l' «ordinamento della costituzione (òtci­ 't'a�tv 't'ou 7tOÀtnu[J.a't'oc;), tradotto dalle testimonianze ebraiche» ( I , 5 Proem. I ); 4 parlando poi del diluvio, Giuseppe cita analogamente, accanto a Berosso, Mnasea e Nicola di Damasco, un non altrimenti conosciuto Gerolamo Egiziano che ha scritto un'Archeologia fenicia ( I 93 9 4 I,J,6).5 Sembra quindi che !' I 5 -24 è interpolato, e così pure il cap. 8, il quale, per la par­ te relativa al decreto ( vv. 2 3 ss. ), si baserebbe su una Vor/age databile tra il I 14 e il 105 a.C. All'epoca di Giuda il senato romano avrebbe emesso solo una dichiarazione di libertà a favore dei giudei. Questa complessa ricostruzione storica delle relazioni vuoi giungere a dimostrare che le interpolazioni di I Mace. 8 e J 5 , I s -24 rispecchie­ rebbero la situazione creatasi con i1 63 a.C., quando Aristobulo e !reano II lottavano per il trono: un seguace di !reano II cercherebbe di persuadere Aristobulo a non op-

2.

IL M OVIMENTO MACCABAI C O SULLA S C IA DELL ' ISRAELE ANTI C O : EMULAZI ONE E AUT O C O MP REN S I O N E « MESSIANI CA»

In un momento in cui la situazione storica degli antichi ebrei, do­ po alcuni secoli di stasi, dovuta anche alla perduta autonomia politi­ ca, è sembrata tornare, almeno in parte, all'antico splendore naziona­ le, l'autore di I Mace. è stato indotto ad assimilare il movimento mac­ cabaico alle grandi imprese del passato, e a valutario con il metro de­ gli ideali religiosi e nazionalistici di una tradizione ormai codificata negli scritti della Tora e dei Profeti. La lotta contro una potenza stra­ niera - in questo caso la Siria dei Seleucidi è stata descritta perciò con i tratti paradigmatici della contrapposizione netta tra il nemico oppressore d'Israele e un popolo che lotta per una pace universale e durevole, ottenuta però solo con un possesso stabile del territorio. A questa interpretazione complessiva della realtà storica, tra l'altro, si deve attribuire il giudizio negativo che in 1 -2 Macc. viene pronuncia­ to sulla cultura ellenistica qua talis, coprendo o sottovalutando altri fattori politici ed economici che ad esempio possono aver spinto An­ tioco IV a cercare l'appoggio di una parte dei giudei di Gerusalemme e ad impossessarsi dello stesso tesoro del tempio. ' I rapporti tra i -

porsi più alle decisioni di Pompeo (cf. I Macc. 8 , I 3 : i romani fanno regnare chi vo­ gliono). Così, dal lato letterario, per Gauger un I Macc. originale, in ebraico, e una prima versione greca risalirebbero all'inizio del regno di Giovanni !reano ( I 3 4 a.C.), ma una riedizione si sarebbe avuta all'epoca di Aristobulo I ( I 04 a.C.) e finalmente un'ulteriore rielaborazione e l'interpretazione antiasmonaica si collocherebbero nel 63 a.C. (cf. pp. 3 1 8-po). In realtà, Gauger ha dato semplicemente una certa giustifica­ zione più ampia a posizioni già vecchie e superate: cf. ad esempio R. Laqueur, Griechi­ sche Urkunden in der judisch-hellenistischen Literatur: Historische Zeitschrift 1 3 6 ( I 927) 229-2 5 2; B . Niese, Kritik der beiden Makkabiierbucher nebst Beitriigen zur Ge­ schichte der makkabiiischen Erhebung: Hermes 3 5 ( I 9oo) 268-307. 4 5 3 - 5 27; H.W. Et­ telson, The lntegrity of l Maccabees: Transactions of the Connecticut Academy 27 ( I 9 2 5 ) 249-3 84. Anche Dancy (op. cit. , 4-7) aveva ancora tenuti separati i «documen­ ti» di I Macc. dal resto del libro, affermando che la loro inserzione era avvenuta dopo la morte dell'autore, senza però allargare lo spazio cronologico tra i due momenti. 1 Per l'ellenismo di I-2 Macc. , frutto di un giudizio totalizzante di natura prettamen­ te religiosa, in contrasto con una più equa e differenziata valutazione storica della politica di Antioco IV, si veda in particolare K. Bringmann, Hellenistische Reform und Religionsverfolgung in ]udiia. Eine Untersuchung zur judisch-hellenistischen Ge­ schichte (I7J-I6J v. Chr.), Gottingen 1 9 8 3 , spec. 1 2 1 - 1 40 («Ursachen und Hinter­ griinde der Religionsverfolgung») e I 4 1 - I 48 ( «Religionsverfolgung und h ellenisti­ sche Reform in antiker Deutung» ). Per uno studio della politica economica di An­ tioco IV: M. Zambelli, Crisi monetaria e separatismo municipale durante il regno di

EPOPEA MACCABAICA E «GRANDEUR» DI ROMA

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capi maccabei e i popoli stranieri sono perciò collocati dallo storio­ grafo in una prospettiva che lo induce ad interpretarli sullo sfondo delle grandi lotte sostenute in passato dall'Israele antico, e viceversa, p roprio per questo stesso motivo, egli è incline a presentare l'amici­ zia con popoli lontani e potenti, come Roma, in una luce positiva. Ma alla base di una simile valutazione sta soprattutto una concezione generale della storia che vuole inserire il movimento maccabaico nel­ la ideologia «messianica» 1 dell'Israele antico, modificandone alcuni aspetti essenziali e differenziandosi in tal modo da altre concezioni che emergono da scritti coevi (come ad esempio il libro di Daniele). Vogliamo delineare più dettagliatamente questo atteggiamento, sotto­ lineandone le caratteristiche più importanti. a) Il riposo ottenuto con la vittoria di Giuda Maccabeo su Nicano­ re, generale di Demetrio I ( I Macc. 7, 5o), come pure la rimozione del giogo (di Demetrio n) da Israele sotto Simone ( I Macc. I 3,4 1 ) rievo­ cano la pace conseguita con le vittorie su Babilonia e l'Assiria (cf. Is. I J - I 4 e Ger. 50- 5 1 ), celebrate negli oracoli profetici.Z Il motivo del riposo, in particolare, è sottolineato in /s. I 4,7 nel contesto di 1 4, 423 (la fine . del re di Babilonia) e l'immagine del giogo che è rimosso compare in /s. 14,2 5 , in un oracolo sulla caduta dell'Assiria ( I 4, 2427), e ancora in /s. I 0,27, similmente in un'invettiva contro l'Assiria ( I o, 5 - I 9 e 10,24-34). In I Macc. I J,4 I si ha quasi un richiamo verbale ai due testi di Isaia ( b �uy6ç + cdpÉw o un suo composto al passivo). Il brano «messianico» di /s. I I celebra un discendente davidico che porterà una pace universale (vv . 1 -9), la quale significherà nello stes­ so tempo liberazione dai nemici tradizionali, tra cui soprattutto l' As­ Antioco IV Epifane, in U. Cozzoli - L. Gasperini - L. Polverini - M. Raoss - M. Zam­ belli (edd.), Seconda miscellanea greca e romana, Roma 1 968, 293- 3 3 3 (per i giudei: 3 1 0-322 ) . I Pur tenendo conto delle diverse accezioni collegate al termine « messianismo», e an­ che della complessa configurazione che questo fenomeno assume nella storia del po­ polo ebraico e nei testi dell'Antico Testamento in cui essa si riflette, intendiamo qui con «messianico» solo una certa interpretazione escatologica della storia nell'ambito di un'ideologia teocratica: cf. in proposito D. Arenhovel, Die Theokratie nach dem 1. und 2. Makkabiierbuch, Mainz 1 967, 5 8 -69 (= cap. IV [ «Die Vollendung der Theo­ kratie»], § I [«Di e Frage nach dem Messianismus» ]). Alcune precisazioni metodolo­ giche sull'argomento si possono trovare in G.L. Prato, Valori e limiti dei fondamenti biblici del messianismo, in G. De Gennaro (ed.), L 'Antico Testamento interpretato nel Nuovo: il Messia, Napoli 198 5, 3 3 1-3 5 3 · 2 Cf. Arenhovel, op. cit. , 54 s . 61 -64 (soprattutto, per i testi «messianici», 6 3 n. 24 ) ; Goldstein, I Maccabees, cit., 3 5 9 s. 442. 446. 490 s.

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siria e l'Egitto (vv. I o - 1 6, spec. I I e 1 6). Del resto, com'è noto, la se­ quenza lotta-vittoria-riposo caratterizza tutta l'epoca descritta nel li­ bro dei Giudici, fino a trasformarsi in una costante storiografica che vuole tuttavia sottolineare la ricorrente infedeltà d'Israele, a cui però Dio manda un capo carismatico per liberarlo. Può darsi anche che l'autore di I Macc. pensasse a testi profetici in cui la costituzione di un capo restauratore è vista più espressamente in stretto rapporto con il popolo: si può citare in proposito la non meglio precisata «al­ leanza per il popolo» (berit 'am) di cui viene incaricato il «servo di Yhwh» in !s. 49,8, e l'ingresso trionfale in Gerusalemme di un re li­ beratore in Zacc. 9,9- 1 7 (si noti anche il «sangue della tua alleanza» [dam beritek] al v. I I). b) Un altro motivo ispiratore che può aver spinto l'autore di r Mace. a celebrare con magniloquenza le vittorie maccabaiche è il fat­ to che talvolta nei testi più antichi una certa svolta finale, coincidente con la restaurazione piena d'Israele, viene presentata come un accre­ scimento della nazione, con immagini che la rendono simile ad una rinascita e ad un risveglio dalla morte. Tale è il caso di !s. 26, q - I9, un testo ritenuto inserito nella vasta «apocalisse di Isaia» (/s. 24-27), che a sua volta va attribuita ad uno stadio successivo rispetto a quel­ lo dell'opera in cui ora si trova (!s. 1 -39). Vi è stato anzi chi ha volu­ to addirittura rovesciare la prospettiva, ritenendo che l'immagine della risurrezione e dell'ampliamento dei confini territoriali in !s. 26, 1 5 - 1 9 rispecchi proprio l'epoca di Gionata Maccabeo, verso il 1 4 5 a.C., e quindi che il testo sia stato composto in quel periodo, risul­ tando così più o meno omogeneo con le affermazioni sulla risurrezio­ ne che compaiono nel libro di Daniele.1 Benché una simile collocazio­ ne cronologica e ambientale sia piuttosto forzata e difficilmente pro­ ponibile,Z resta vero che i successi militari ottenuti dai Maccabei, con r J. Lindblom, Die ]esaja-Apokalypse. ]es. 2 4 -27, Lund-Leipzig 1 9 3 8 , 47- 5 r . 63 -66; un altro possibile accostamento a testi profetici sarebbe per Lindblom il richiamo alla carestia, che per Flavio Giuseppe è sopravvenuta alla morte di Giuda Maccabeo (cf. Ant. 1 3 ,3) e che rievoca la situazione descritta in Ag. 1 , 5 s. 2 Cf. le critiche mosse a Lindblom e ad altri che hanno proposto date recenti (pre­ maccabaiche o maccabaiche) per !s. 24-27 o alcune sue parti, in H. Wildberger, ]e­ saia IJ -2J, NeukirchenfVluyn 1 978, 90 1 s. 90 5 -9 1 r ; quest'ultimo preferisce datare il testo in epoca più antica, anche se oscillante (in pratica tra il 500 e il 300 a.C., cf. p. 9 n ). Un analogo e poco convincente tentativo di collocare in epoca maccabaica una parte di Ez. 3 7, 1 - 1 4, ossia i vv. 7a. 8b- r oa, poiché interpretano la reintegrazione di Israele, di cui parla il contesto, come risurrezione dai morti, si può vedere in R. Bar-

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la relativa rinascita di speranze nazionalistiche, può aver indotto il nar­ rat ore a dare di quel testo isaiano un'interpretazione attualizzante. c) Ma anche, e soprattutto, sul piano dell'amicizia con popoli stra­ ni eri viene posta in atto una revisione della tradizione che da un lato ne rispetta i dettami fondamentali, e dall'altro non esclude una certa lib ertà di manovra sul piano politico. Bisogna comunque rilevare che anche nella ripetuta proibizione di stringere amicizia con popoli stra­ nieri, che vale soprattutto nel momento in cui l'Israele antico proce­ de alla «conquista» della sua terra (ma è ribadita poi in tutta la tradi­ zione profetica, soprattutto in riferimento alle grandi potenze nemi­ che di Israele), prevalgono motivazioni teologiche, le quali caratte­ rizzano quindi la visione posteriore e storiografica di tutto quel pe­ riodo: l'amicizia con gli stranieri diventa una forma di idolatria, e per­ tanto va assolutamente evitata (si veda in particolare Deut. 7, 1 -6, ma anche Es. 23,32 s. e 34, 1 2- 1 6). Si spiega così perché la proibizione val­ ga per i popoli confinanti o comunque nemici, mentre non interessa quelli lontani: si cita di solito, a questo proposito, il fatto che i ga­ baoniti ingannano Giosuè, stringendo un patto con lui e dicendogli di abitare lontano (Gios. 9,22), e si fa notare tra l'altro che in I Macc. 8 si dice espressamente che la strada per Roma è lunghissima (v. 1 9).1 Ciò non vieta quindi di apprezzare rapporti politici e commerciali, quando essi emanano da una diversa situazione storica e servono ad esaltare la grandezza d 'Israele attraverso il suo re, come nel caso di Salomone che fa amicizia con il re di Tiro (cf. I Re 5 , 1 5-26). In so­ stanza, già la tradizione precedente rivela che la proibizione di strin­ gere amicizia con stranieri non è un assoluto dogmatico, e che la stessa valutazione teologica che vi sta alla base non è univoca: giudi­ care i rapporti tra i Maccabei e Roma da un punto di vista strettamen­ te teologico, per concludere apologeticamente che essa è legittima per­ ché non contraddice ai postulati fondamentali della religione d'Israe­ le, significa non tener conto del fatto che proprio la concezione teo­ cratica dell'autore di I Macc. poteva giustificare bene un comporta­ mento politico apparentemente eccezionale. 2 Infatti è viva in lui sen­ telmus, Ez JJ, I - 14, die Verbform weqatal und die Anfiinge der Auferstehungshoff1 Cf. Goldstein, I Maccabees, cit., 347· nung: ZAW 97 ( 1 9 8 5 ) 3 66-389. 2. Come esempio di studio rigidamente biblico-dogmatico si veda B. Mariani, L 'al­ leanza e l'amicizia dei Maccabei con i romani sotto l'aspetto teocratico: Divinitas 9 (1965) 7 5 - 1 04. Per la natura particolare della teocrazia maccabaica, che rende pos­ sibile anche amicizie con stranieri, cf. Arenhovel, op. cit. , 3 - 3 3 . p - 5 7.

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za dubbio la coscienza di un'alleanza particolare ed esclusiva tra Israe­ le e il suo Dio, designata con il suo termine usuale: Òta-8�x1'J 1 ( I Macc. 1 , 5 7·63; 2,20.27· 50· 54; 4, 1 0, e anche 2 Mace. 1 ,2; 7,36; 8, 1 5 ); in I Macc. 1 , 1 1 . 1 5 emerge anzi chiaramente il contrasto tra la Òta-8�x"fl che gli uomini iniqui vogliono contrarre con le nazioni vicine (p.e:"à 'tWV e-8vwv 'tWV xuxÀcp) e la Òta-8�X1'J ayta da cui costoro, e gli altri che essi riescono a persuadere, si allontanano.2 I rapporti con Roma e con Sparta sono invece di «amicizia» (cptÀta.htÀot: I Macc. 8, 1 2. 1 7 . 20.3 1 ; 1 2, 1 .3.8. 1 o. 1 6; 1 4, 1 8.22; 1 5 , 1 7; 2 Macc. 4, 1 1 ), «alleanza» (cr up. ­ p.a·y.}a.fcrup.p.a.y,.ot: I Macc. 8, 1 7.20.22.24.3 1 ; 1 2,3 . 8 . 1 4. 1 6; 1 4, 1 8; 1 5 , 1 7), «fratellanza» (àòe:Àcponlc;fàòe:Àcpot: I Mace. 1 2,6.7. 10. 1 1 . 1 7.2 1 ; 1 4, 1 7· 1 8 .2o) e «pace» (e:lp�vYj: 1 Macc. 8,20.22 e anche 1 2,22); Demetrio viene a sapere che i giudei erano stati dichiarati dai romani cptÀot xat crup.p.axot xat àòe:ì-cpol ( I Macc. 1 4,40). Benché l'amicizia con Roma non venga giustificata sulla base di un'antica fratellanza e di una co­ mune appartenenza alla stirpe ( yévoc;) di Abramo, come nel caso di Sparta ( I Macc. 1 2,6.2 1 ),3 i rapporti con i lacedemoni sono tuttavia interessanti per capire in qual modo, da parte giudaica, si intendeva I Cf. A. Penna, �ta-.9�xlj e auv·S�xll nei libri dei Maccabei: Biblica 46 ( I 965) I 49- I 8o (spec. I p- I 5 5 per i trattati con Roma e Sparta); Arenhovel, op. cit. , 22-3 3 . 2 Solo una volta Òta-B�xll viene usato, in r -2 Macc. , per designare un'alleanza politi­ ca: quella proposta da Tolomeo VI Filometore a Demetrio I ( r Mace. I I ,9). 3 In passato la ricerca si è spesso dedicata, anche in questo caso, a dimostrare l'auten­ ticità storica delle relazioni tra Maccabei e Sparta, ma probabilmente all'epoca di composizione di r Macc. avevano grande diffusione nell'ambiente giudaico-ellenisti­ co leggende che volevano collegare genealogicamente i giudei con altri popoli, in ba­ se ad una comune discendenza da Abramo: valga per tutti l'esempio spesso citato di Cleodemo Maleo (riportato, tramite Alessandro Polistore, in Ant. 1 ,240-24 I e in Eu­ sebio, Praep. Ev. 9,20,2-4) il quale, anche se non dice nulla direttamente sui rapporti tra giudei e spartani, collega tuttavia i giudei con l'Assiria e l'Africa. Per una discus­ sione, in gran parte condizionata però dal problema della storicità, si veda: Momi­ gliano, Prime linee, cit., I 4 1 - 1 p ; Abel, Les Livres des Maccabées, cit., 2• ediz., 23 1 2 3 3 ; Dancy, op. cit. , 4-7. I 64 s . ; S . Schiiller, Some Problems Connected with the Sup­ posed Common Ancestry of ]ews and Spartans and their Relations during the Last Three Centuries B. C. : JJS I ( I 9 5 6) 2 5 7-268; Goldstein, I Maccabees, cit., 45 5 -463 . Per una trattazione della parentela con Sparta nel contesto della cultura ellenistica del giudaismo palestinese: M. Hengel, judentum und Hellenismus. Studien zu ihrer Begegnung unter besonderer Beriicksichtigung Palastinas bis zur Mitte des 2. jh.s v. Chr. , Tiibingen 1 1 973, I 3 3 ss., e soprattutto: B. Cardauns, juden und Spartaner. Zur hellenistisch-judischen Literatur: Hermes 9 5 ( I 967) 3 I 7-3 24. Fuori di ogni prospetti­ va storica è l 'interpretazione esclusivamente economica delle relazioni con Sparta e con Roma proposta da W. Wirgin, judah Maccabee 's Embassy to Rome and the ]ew­ ish-Roman Treaty: PEQ I O I ( 1 969) I 5 -20 (per Sparta I 5 s.).

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l' «alleanza» con i popoli stranieri. Essa viene fatta risalire fittizia­ mente ad antiche relazioni epistolari, su iniziativa spartana (si veda la lettera di Areo a Onia, riportata in 1 2,20-23 ) , ma all'atto pratico i giudei stessi, assaliti dai nemici, non ritengono opportuno disturbare questi loro «alleati e amici», poiché hanno ricevuto l'aiuto dal cielo, che è stato loro sufficiente ( I 2, 1 3 - 1 5 ) ; anzi, quest'alleanza viene rin­ novata da loro sebbene non ne avvertano il bisogno (à7tpocrÒEEi'c;), in quanto essi trovano consolazione nei «libri sacri» che sono nelle loro mani ( 7tapaxÀ 1Jcrt v exonEc; -rà �t�Àta -rà &yta -rà È v -rai'c; 'X,Epcrt v �1-l-wv: 1 2,9): parole certo poco delicate sul piano diplomatico, e che ma­ nifestano chiaramente l'inverosimiglianza storica di simili trattative, ma utili a capire come per l'autore le alleanze politiche restino comun­ que subordinate a quella sacrale, che caratterizza quindi anche l'Israe­ le maccabaico. 1 d) Un altro adattamento della tradizione delle imprese maccabai­ che si può rilevare, in linea più generale, nella stessa concezione della storia e dei suoi esiti «messianici» ed escatologici. A questo proposi­ to è opportuno ricordare anzitutto che la descrizione delle vittorie e delle conquiste maccabaiche sembra richiamare volutamente le anti­ che imprese dell'epoca davidica, e in particolare le lotte contro i fili­ stei. D'altra parte un procedimento inverso, ma sostanzialmente ana­ logo a quello di r Macc. , è posto in atto più o meno nello stesso pe­ riodo dal libro dei Giubilei, che presenta le antiche battaglie contro gli amorei e gli edomiti con gli stessi tratti delle vittorie di Giuda Mac­ cabeo sul territorio palestinese (capp. 34 e 3 8 ) ; la lotta di Giacobbe contro gli amorei ( 3 4,4-9 ) , per esempio, sembra rievocare quella tra Giuda e Nicanore ( I Macc. 7,39- 5 0 ) : la località è la stessa (Bethoron) e la contesa termina con un esplicito accenno alla pace (Giubilei 3 4,9 e I Macc. 7, 50 ) . In I Macc. 10,72 Apollonia ricorda (indirettamente) a Gionata due sconfitte subite dai padri di quest'ultimo in quel me­ desimo territorio (Iamnia, cf. 1 Macc. 5 , 5 8 e 10,69 ) dove ora si è ac­ campato l'esercito seleucide: una probabile allusione alle due sconfit­ te subite per mano dei filistei, descritte in I Sam. 4, 1 - 1 I e 3 r , r -7; ma dal confronto tra I Sam. 5 .2 e I Macc. 10,83 si constata come il tem­ pio di Dagon ad Azoto, luogo dove un tempo i filistei condussero l'arca catturata, sia ora un vano luogo di rifugio per i Seleucidi scon­ fitti. Gionata è perciò vincitore in territorio filisteo, come già prima 1

Arenhovel, op. cit. , J I - 3 3 .

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di lui Giuda ( I Macc. s,66-68). Lo stabilirsi di Gionata in Gerusalem­ me e i lavori di fortificazione ( I Macc. I O, I O s.) potrebbero richiama­ re l'analogo comportamento di Davide (2 Sam. 5,7- 1 0; cf. I Cron. u ,7-9). La lode tributata a Simone, che riesce ad instaurare la pace nella regione ( I Mace. 1 4,4- 1 5), contiene chiare allusioni alla paralle la esaltazione di Salomone (cf. I Re 5 , 1 -6), per cui il riconoscimento del suo splendore da parte di uno straniero (Atenobio, amico di An­ tioco vn ) quasi rievoca la più famosa ammirazione della regina di Saba (cf. I Mace. 1 5,32 con I Re 1 0,4 s.). Questi sono solo alcuni esem­ pi che intendono illustrare come l'assetto politico ideale cui pensa l'autore di I Mace. sia quello davidico-salomonico; la sua prospettiva è quindi fondata sulla storia nazionale, la cui restaurazione, graduale ma tangibile, si sta attuando con i normali mezzi militari. Si è perciò lontani da una concezione «apocalittica» della storia, basata in qual­ che modo su un mutamento radicale delle varie epoche del mondo, che si succedono e si alternano tra loro secondo un ordine già prefis­ sato. Tale concezione anima invece il contemporaneo libro di Danie­ le, 1 che reagisce in ben altro modo alla politica di Antioco Iv; è inte­ ressante osservare, a questo riguardo, come quanto in Dan. 2,2 1 ; 4 , 14.22.29; 5 ,2 1 si afferma a proposito di Dio, che fa regnare e depone i re a suo piacimento (applicandolo qui sempre al caso di N abuco­ donosor), in I Macc. 8, 1 3 sia detto invece proprio dei romani ! 2 Il ca­ povolgimento delle sorti, che l'apocalittica descrive in termini drasti­ ci e tendenzialmente ultra-storici, in I Mace. è un fenomeno terrestre e geografico, del tutto intra-mondano. Se questa concezione può ri­ entrare in una qualche definizione del «messianismo», allora si può affermare che quest'ultimo assume qui precise connotazioni storiche, fondamentalmente restauratrici.

A. Momigliano, Saggezza straniera. L'Ellenismo e le altre culture, Torino 1 980, I O I 11 26 (= cap. v : «Greci, Ebrei e Romani da Antioco n a Pompeo»), spec. I I J - I I 6; Id.,

Daniele e la teoria greca della successione degli imperi ( 1 9 80), in Id., La storiografia greca, cit., 293 -301; Id., The Origins of Universal History, in R.E. Friedman (ed.), The Poet and the Historian. Essays in Literary and Biblica! Criticism, Chico, Cal. 1 9 8 ) , 1 3 ) - 1 54· 2. Cf. Arenhovel, op. cit. , 5 2; soprattutto, per la questione del messianismo in I Mace. , le pp. 54 s.; 5 8 -66, e per la concezione teologica della storia le pp. 66-69.



PRO PAGANDA RO MANA ASSIMILATA E I NTERPRETATA DALLA STORI O G RAFIA NAZ I O NALE MAC CABAICA

Se le relazioni con Roma vengono studiate alla luce dell'epopea maccabaica che caratterizza il momento in cui I Macc. è stato redat­ to, e se esse vengono inquadrate in un'ermeneutica che intende at­ tualizzare le tradizioni israelitiche, allora si può facilmente constata­ re come questi rapporti diplomatici non si propongano fini pratici immediati, né sul piano politico né su quello militare, ma contribui­ scano anzitutto a definire l'immagine della Palestina maccabaica: fi­ nalmente, dopo secoli di silenzio e di fronte all'oppressione politica e religiosa dall'esterno, Israele risorge e si colloca legittimamente tra le grandi nazioni, dalle quali anzi ottiene un riconoscimento che ga­ rantisce la sua indipendenza. È evidente che questa forma di auto­ legittimazione è proporzionale all'immagine dell'interlocutore chia­ mato in causa e quindi, nel caso presente, alla concezione che poteva avere di Roma l'ambiente giudaico che l'ha utilizzata per i propri sco­ pi storiografici. Inoltre, tale immagine, in un angolo remoto del Me­ diterraneo orientale, era in primo luogo il riflesso di una fama che Roma stessa si era acquistata col tempo, se non addirittura la conse­ guenza di una propaganda romana abilmente gestita.1 I Macc. 8 è l'esempio più chiaro dell'influsso esercitato da questa fama di Roma sulla storiografia maccabaica, dove però essa compare già in forma assimilata e non più allo stato puro o nella sua espressione diretta. 2 x L'esistenza di forme propagandistiche non va giudicata anzitutto sulla base di par­ ticolari istituzioni o di particolari «uffici» a ciò designati, ma piuttosto attraverso le risonanze più o meno remote che la documentano dall'esterno. Ciò va sottolineato contro chi propende a negare una positiva volontà propagandistica in età romana, solo per il fatto che non vi si registrano organi propagandistici istituzionalizzati. Ro­ ma, da questo lato, non fa eccezione nel mondo antico; si veda in proposito: Storiogra­ fia e propaganda (v. sopra, p. I s o n. I ), specialmente l'introduzione (pp. 3 - 5 ) e la con­ clusione (pp. I 84- I 8 8), dove la Sordi delinea gli intenti e i risultati del seminario di ricerca che è all'origine del volume, dedicato in gran parte alla storiografia romana. 2 L'aspetto propagandistico di parte romana è sottolineato in genere sia negli studi sui rapporti tra Maccabei e Roma (cf. sopra, p. I SO n. I) sia nei commentari (cf. so­ pra, p. I 5 1 n. I ), ma minore attenzione viene dedicata alle precise modalità assimila­ tive che caratterizzano i testi di I Macc. , e in particolare di I Macc. 8; un'eccezione è però l'ampio commento al capitolo nel volume di Goldstein (/ Maccabees, cit., 344369) a cui rimandiamo per ogni dettaglio; per una trattazione più sintetica si veda pe­ rò anche Abel-Starcky, op. cit. , I 4 5 - I 49; Bartlett, op. cit. , I o6- I I 3 . Uno studio speci­ fico, che pone in particolare evidenza l'ottica maccabaica e il suo integralismo reli­ gioso, è invece M. Smith, Rome and Maccabean Conversions. Notes on I Mace. 8, in

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Non è quindi possibile delineare l'immagine di Roma, che emerge da questo testo, se non si pongono in evidenza nello stesso tempo gli aspetti o le vie attraverso cui essa viene interpretata da una conce­ zione politico-teocratica che intende anzitutto celebrare se stessa. 1 Macc. 8 fa precedere le trattative con Roma da un «elogio» dei romani (vv r - r 6) in cui si esprime l'ammirazione per questo popolo, elencando le sue imprese militari e le sue virtù morali, con qualche ac­ cenno alle sue istituzioni politiche; nonostante i vari tentativi anali­ tici messi in opera dagli studiosi per spiegare o giustificare apparenti errori ed approssimazioni, resta vero che la conoscenza del mondo romano che qui si manifesta è piuttosto vaga e remota: Giuda infatti «viene a sapere» (�x.ouaEv) della fama romana, «gli vengono narrate» (ÒtYJy�aano aù't'q)) le guerre e le gesta (vv 1 -2).1 La parte seguente riferisce poi sull'invio della delegazione, guidata da Eupolemo figlio di Giovanni 2 e Giasone figlio di Eleazaro (vv 1 7-2 1 ), e riporta il do­ cumento, inciso su tavole di bronzo, che i romani inviano ai giudei, con le clausole relative alla «alleanza ed amicizia» che si instaura (vv. 22-32, cf. v. 2o); molto probabilmente si confonde qui il documento inviato con la copia che di solito veniva incisa su bronzo e conserva­ ta in Campidoglio. Infine, questo documento fa menzione nella par­ te finale (vv 3 1 -3 2) di una lettera inviata in precedenza (èypa�a!J.EV) a Demetrio perché non faccia più pesare il suo giogo sui giudei: si trat­ ta di un'aggiunta spesso ritenuta non autentica in questo contesto, ma che in realtà può rappresentare un'immediata attualizzazione sto.

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E. Bammel - C.K. Barrett - M. Smith (edd.), Donum gentilicium. New Testament Studies in Honour of David Daube, Oxford 1978, 1 -7. 1 «Al pari di tutti gli altri membri della comunità ellenistica, gli ebrei ebbero una co­ noscenza troppo scarsa e troppo tarda dei romani. A giudicare dal panegirico di Ro­ ma contenuto nel I Maccabei, gli ebrei erano vergognosamente male informati perfi­ no sui più chiari dettagli della costituzione romana». Questo giudizio di Momigliano (Saggezza straniera, cit., 1 24 s.) rende superflui gli ingegnosi tentativi di storici ed esegeti di far risultare giustificabili, o addirittura esatti, i dati confusi di I Mace. 8 . 2 Questo Eupolemo inviato a Roma, ricordato ancora i n 2 Macc. 4,1 1 , è stato spesso identificato con l'Eupolemo storiografo giudaico, di cui ci sono conservati brani in Alessandro Polistore, citato da Eusebio (Praep. Ev. 9,2 5 ,4-26, 1 ; 30, 1 -3 4, 1 8 ; 34,20; 39, 1 - 5 ) e in Clemente Alessandrino (Strom. 1 ,2 I , 1 30,3; r , 2 1 , 1 4 1 ,4- 5 ; 1 , 2 3 , 1 5 3 - 1 54) e no­ minato in Flavio Giuseppe (Ap. 1 ,2 1 8). Talvolta, anzi, l'identificazione viene accolta per datare con maggior precisione l'opera di Eupolemo. Non vi sono però argomenti sufficienti per suffragarla, anche se essa compare ancora in alcune trattazioni recenti della storiografia giudaica; cf. per esempio F. Fallon, «Eupolemus», in J.H. Charles­ worth (ed.), The Old Testament Pseudepigrapha n, London 1 98 5 > 861 -872.

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rica dell'amicizia con Roma, sempre dal lato redazionale; com'è no­ to, infatti, dal punto di vista storico, anche nel caso in cui dovesse es­ sere autentica, essa è rimasta del tutto priva di efficacia. La parte del capitolo che più ci interessa è quindi la prima (vv 1 - 1 6), che a sua volta si può suddividere in queste tre sezioni: 1 . le guerre condotte dai romani nella loro lotta vittoriosa contro re e popoli assalitori (vv 2.- 1 1 ); 2. la disponibilità dei romani, viceversa, a stringere e conserva­ re amicizia con i popoli amici, il cui governo essi facilitano con l'isti­ tuzione o la deposizione dei re, a loro piacimento (vv 1 2- 1 3); 3 · le istituzioni romane, ispirate a sobrietà, democrazia e concordia inter­ na (vv 14- 1 6). Se si escludono le istituzioni, le prime due parti sono già enunciate �l v. 1 , quando si sintetizza ciò in cui consiste la fama (ovo�J.a) dei romani: la loro forza (òuva-rot lcrx.ut) e la loro benevolenza (Eùòoxoucrtv) verso gli amici. Su questo testo ristretto dobbiamo per­ ciò soffermare la nostra attenzione, rilevando alcuni aspetti della in­ terpretazione assimilativa che viene posta in atto dall'autore. a) Nella prima parte, come si è detto, si elencano vittorie ottenute dai romani sui galli (v. 2) e sulla Spagna, sebbene questa fosse lonta­ na, sconfiggendo tutti i re che li avevano assaliti fin dall'estremità del­ la terra (vv 3-4). La lista prosegue con la Macedonia (Filippo e Per­ seo, v. 5), la Siria (Antioco III e la battaglia [di Magnesia], vv 6-8) e regioni lontane come l'India, la Media e la Lidia (v. 8), la Grecia (vv 9- 1 0), per terminare con un'affermazione generale concernente i re­ gni e le isole che avevano opposto resistenza (v. 1 1 ): può darsi che ci si riferisca a reminiscenze storiche concrete, ma è più facile che rie­ cheggino qui espressioni iperboliche usuali, che si riscontrano già ad esempio in Ger. 2, 1 o; Ez. 27,6; Num. 24,24; Est. I O, I . Lo scopo del­ l'elenco non è comunque quello di esaltare direttamente la potenza militare di Roma, ma di evidenziare anche la propria, soprattutto se alcune di quelle vittorie possono essere in qualche modo confrontate con i successi ottenuti dagli stessi Maccabei: ciò è chiaro nel caso della Siria, ma forse anche nella vittoria sui galli/galati (èv -roi'c; raÀa­ -ratc;) si potrebbe vedere un'allusione agli 8 ooo giudei che a Babilonia avevano combattuto contro i galati ( 7tpÒc; -roùc; faÀa-rac;), cui si accen­ na in 2 Mace. 8,20. Ma soprattutto queste guerre, in realtà aggressive .

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1 Semplice allusione, possibile anche qui solo a livello redazionale e storiografico; del resto anche questa battaglia contro i galati (2 Macc. 8,20) presenta notevoli difficoltà dal lato storico; per un'esegesi recente v. Goldstein, II Maccabees, cit., 3 3 1 -3 3 4.

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EPOPEA MACCABAICA E «GRANDEUR» DI ROMA

e di conquista, sono qui trasformate in azioni di difesa, con lo scopo anzi di restaurare un'amicizia universale tra i popoli, e pertanto risul­ tano del tutto simili a quelle dei Maccabei, con le quali si respinge l'ag­ gressione seleucide e si ottiene la pace; si veda l'ultima frase del testo, prima dell'inserzione delle trattative con Roma: «per un po' di tem­ po la terra di Giuda godette la pace (�crux.acrev)» ( I Macc. 7, 50). b) Anche nelle parti seguenti, dedicate ali' esaltazione politica dei romani e delle loro istituzioni (vv. r 2 - r 6), perdura il tentativo di as­ similazione con il proprio assetto nazionale. Spesso si è osservato che il consiglio/senato (�ouÀeu-r��nov), formato da 3 20 membri e che tiene riunioni quotidiane (v. I 5), rispecchia la gerusia giudaica, divenuta più tardi il «sinedrio» . 1 La grave imprecisione di attribuire il coman­ do annuale ad un solo (console) (v. I 6) può essere intesa come rifles­ so della leadership maccabaica affidata ad un unico personaggio che riunisce in sé il potere politico, militare e religioso, specialmente da Gionata in poi: per Simone ciò è detto espressamente in I Mace. 1 4,41 5 ·40-47 (spec. 4 I -43 .47: sommo sacerdote, stratega ed etnarca, a ca­ po di tutti); vano è il tentativo di spiegare quello che storicamente re­ sta sempre un errore, ricorrendo per esempio ad un passo di Polibio (6, 1 3,8-9).2 È vero d'altra parte che queste prerogative di Gionata e x Si tenta talvolta dispiegare il numero di 3 20 senatori (contro i 300 abituali) dicendo che si includono in esso anche altri funzionari (per esempio tribuni della plebe, edili, questori, pretori): cf. Sordi, L 'elogio dei Romani, ci t., r o r s. Il senato romano, comun­ que, non teneva riunioni quotidiane; cf. Goldstein, I Maccabees, cit., 3 56 s. Può esse­ re interessante notare come anche Flavio Giuseppe abbia in mente il modello del se­ nato romano quando, esponendo lo stato di decadenza di cui si parla all'inizio del li­ bro dei Giudici (2, 1 4 ) , osserva che allora gli israeliti non pensarono ad eleggersi con­ sigli di anziani ("ttÌÉ petv: Ep. Arist. 3 1 2-3 1 6, spec. 3 1 5 ; cf. anche Ant. 1 2, 1 10- 1 1 3 , spec. 1 1 2). È in­ teressante che Pelletier faccia notare un parallelo tra questa malattia mentale e quella che colpisce Antioco IV (Ant. 1 2,3 5 7 e Polibio, Hist. 3 1 ,9) ! 1 Si ripete sul piano letterario quanto è forse più chiaro su quello delle istituzioni: Flavio Giuseppe sottolinea infatti che coloro i quali hanno conquistato Gerusalemme e sono entrati nel tempio (Antioco vn il Pio/ Pompeo il Grande, Licinio Crasso, Tito), vi hanno trovato purissimam pietatem, de qua nihil nobis est apud alios effabile (Ap. 2,82): l'aggettivo effabile unito a nihil può sembrare strano in un contesto dove ci si aspetterebbe il contrario, ossia che costoro non avrebbero rinvenuto nel tempio nulla di particolarmen­ te strano o esoterico,3 ma di fatto l'equivalente si trova poco dopo: l'uomo trovato da Antioco IV rinchiuso nel temp io afferma di aver udito legem ineffabilem Iudaeorum (Ap. 2,94).4 È legittimo chieder­ si fino a che punto questa e altre apologie sarebbero state necessarie, se una buona parte del mondo giudaico non avesse suscitato attorno a sé una reazione dovuta al rivestimento antiellenico della propria re­ sistenza politico-religiosa. 1 A. Pelletier, Lettre d'Aristée à Philocrate, Paris 1 962, 23 5 s. (n. 4i la citazione di Po­ libio è data ivi erroneamente come 3 1 , 1 1 ). 2 L'identificazione con Antioco vn si fonda solo sulla lettura pius (contro il dius dei manoscritti), interpretata come versione di EÙaE��ç, epiteto di Antioco vn Sidete se­ condo Ant. 7,393 e 1 3,244. 3 Cf. H.St.J. Thackeray, ]osephus 1 (= The Life - Against Apion), Cambridge, Mass. ­ London 1976, 3 26 s. (=n. b, a commento di Ap. 2,82). 4 Si noti che solo quando difende polemicamente le istituzioni giudaiche e il tempio Giuseppe afferma che non vi si trova nulla di occulto: Etenim nihil amplius neque mysteriorum aliquorum ineffabilium agitur, neque intus ulla epulatio ministratur. Haec enim quae praedicta sunt habent totius populi testimonium manifestationem­ que gestorum (Ap. 2,1 07).



C O N CLUSIONE

La storiografia maccabaica ha racchiuso in una prospettiva religio­ sa totalizzante un contrasto che aveva radici sociali e politiche più cir­ costanziate, ed ha interpretato un dialogo culturale secondo i princi­ pi di una ortodossia che noi chiameremmo confessionale. Ciò ha con­ tribuito ad accentuare il separatismo giudaico, ma per conseguenza l'immagine di sé che i giudei hanno divulgato non è stata apprezzata dall'ambiente circostante: alla coscienza di una superiorità religiosa che ha voluto manifestarsi anche con l'isolamento culturale, almeno sul piano teorico, si è contrapposta l'accusa di inciviltà da parte del mondo ellenistico. La figura di un Israele diverso e perciò persegui­ tato è stata certo sfruttata all'interno del giudaismo e più tardi è stata fatta propria anche dal cristianesimo, il quale ha trasformato in «san­ ti» i martiri maccabei: il martirio possiede del resto una grande forza apologetica ed è uno degli argomenti più persuasivi della propaganda sia politica che religiosa. 1 Tuttavia questa diversità, volutamente ac­ centuata, si è fondata su un confronto antitetico che ha svalutato la controparte. Se ci si può richiamare ancora una volta alla terminolo­ gia (cristiana e posteriore) che qualifica tale contrasto, si può consta­ tare come il «paganesimo» non sorga di per se stesso, ma lo crei dia­ letticamente una visione integrista della realtà che fa leva su una tra­ dizione religiosa per interpretare a proprio esclusivo vantaggio feno­ meni culturali assai più complessi e positivi sul piano storico e antro­ pologico. Il «pagano» non è tale finché qualcun altro non lo defini­ sce come tale, ma difficilmente egli riesce a persuadersi di doverlo di­ ventare. 1 In questo senso il movimento maccabaico ha sviluppato una teologia del martirio, che è anzitutto conforme alla sua idea di persecuzione, oltre ad essere mutuata da qualche ideologia contemporanea: W.J. Heard (The Maccabean Martyrs ' Contribu­ tion to the Holy War: The Evangelica! Quarterly 5 8 [ 1 9 8 6], 291-3 1 8) sottolinea l'influsso esercitato su 1-2 Macc. dalla concezione della «guerra santa», ma anche, e soprattutto, dall'apocalittica del libro di Daniele.



Sapienza e Torah in Ben Sira Meccanismi comparativi culturali e conseguenze ideologico-religiose

Poiché il libro di Ben Sira racchiude nei suoi 5 r capitoli, di cui si com­ pone, una serie di insegnamenti sapienziali dal contenuto più vario, tanto che è difficile trovare una suddivisione del materiale che risulti chiara da un qualche punto di vista logico, e anche una sua classifica­ zione dal lato letterario si rivela quanto mai complessa, un raffronto con le culture del suo tempo potrebbe sembrare possibile percorren­ do diversi sentieri esemplificativi. Si tratterebbe di trovare, per cia­ scuno di questi contenuti tematici, delle corrispondenze nelle espres­ sioni delle culture del mondo giudaico-ellenistico (grosso modo del n sec. a.C.), in cui si colloca questo scritto. Si otterrebbe così una som­ ma di elementi comparativi, ciascuno dei quali sarebbe caratterizzato forse da una tendenza assimilatrice più o meno accentuata, o al con­ trario da un prudente atteggiamento di riserva, o addirittura di rifiu­ to, nei confronti di ciò che nell'ambiente culturale coevo si presenta con analoghi connotati tematici. I Difficilmente però si riuscirebbe a cogliere, con questo procedimento a mosaico, quale sia l'interpreta­ zione globale che Ben Sira ci offre nei riguardi della cultura del suo tempo e, nella misura in cui egli rappresenta in maniera significativa [R. Fabris (ed.), Il confronto tra le diverse culture nella Bibbia da Esdra a Paolo. XXXIV Settimana Biblica Nazionale (Roma, 9-13 Settembre 1996), Ricerche Storico Bibliche xj1 - 2 ( 1 998) 1 29- 1 5 1 .] I Benché non prenda in considerazione esplicitamente il confronto con il mondo contemporaneo di Ben Sira, il recente lavoro di Oda Wischmeyer (Die Kultur des Buches ]esus Sirach, Berlin - New York 1995), che intende analizzare i vari elementi che confluiscono nella «cultura» dell'autore di questo scritto biblico, ponendo as­ sieme tutti i fattori (materiali e spirituali) di cui essa sembrerebbe composta, giunge a risultati poco soddisfacenti. Il ritratto del Ben Sira che ne risulta è quello di un per­ sonaggio ricco ma tutto sommato chiuso e arroccato nella sua tradizione, addirittura reazionario sul piano politico («An diesem Punkt ist Sirach reazionar», 299) e senza un domani. Probabilmente questa immagine è dovuta al metodo analitico seguito dall'autrice, che in realtà rielabora e ridistribuisce sotto tematiche distinte il semplice contenuto delle singole affermazioni del testo.

SAPIENZA E TORAH IN BEN SIRA

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il pensiero giudaico di quel periodo, quale sia la situazione in cui la religione d'Israele, con tutte le sue ramificazioni culturali, si è trova­ ta a dialogare o anche a lottare per la propria affermazione o la pro­ pria sopravvivenza. 1 Si può tentare invece di cogliere questa interpretazione di Ben Sira nei confronti del suo passato e del suo mondo culturale individuan­ do le implicazioni più profonde che sono racchiuse nell'assimilazio­ ne tra due realtà, nello stesso tempo culturali e religiose, che in parte sono tipiche e classiche dell'Israele tradizionale e in parte ne valicano i confini spirituali o anche, se così si può dire, confessionali: la sa­ pienza da un lato e la legge dall'altro. Si tratta di due realtà che, al­ meno nel modo con cui si esprimono di fatto negli scritti biblici e an­ che nello stesso Ben Sira, sembrano esclusive d'Israele, ma che poten­ zialmente tendono ad universalizzarsi o a proporsi come ideale anche per altri popoli a cui vengono fatte conoscere. Dalla loro assimilazio­ ne deriva una ermeneutica reciproca che è in grado di farci capire qua­ le sia l'atteggiamento di Ben Sira nel contesto del suo mondo cultu­ rale, il quale a sua volta da un lato gli facilita questo accostamento e dall'altro acquisisce a questo modo gli strumenti adatti per cogliere ciò che Israele rivendica come sua eredità culturale e religiosa peculiare. Questo confronto tra sapienza e legge in Ben Sira è già stato stu­ diato ampiamente, sia pure nell'alveo della più vasta tendenza assimi­ latrice tipica del postesilio, che di per sé coinvolge anche altre realtà istituzionali dell'Israele antico, le quali vengono interpretate l'una in funzione dell'altra; 2 se però si analizza solo il contenuto che viene as1 Talvolta la comparazione (normalmente con il solo mondo ellenistico contempora­ neo) è così frammentaria, che l'atteggiamento di apertura o di chiusura di Ben Sira è definito tramite una specie di bilancio quantitativo delle sue asserzioni più o meno documentabili con altri autori di ambiente greco. L'esempio più vistoso è quello di Th. Middendorp, Die Stellung ]esus Ben Siras zwischen judentum und Hellenismus, Leiden 1 97 3 . Anche se per Middendorp Ben Sira non è proiettato del tutto verso l'ellenismo, da cui però trae il materiale per il suo insegnamento, appare altrettanto unilaterale la conclusione opposta, raggiunta però con lo stesso tipo di analisi, con cui si vuoi difendere l'attaccamento esclusivo di Ben Sira alle sue tradizioni giudai­ che: cf. in quest'ultima direzione H.V. Kieweler, Ben Sira zwischen judentum und Hellenismus. Eine Auseinandersetzung mit Th. Middendorp, Frankfurt a.M. - Bern ­ New York 1 992. 2 Tra i numerosi studi sull'argomento si vedano in particolare M. Limbeck, Die Ord­ nung des Heils. Untersuchungen zum Gesetzesverstandnis des Friihjudentums, Diis­ seldorf 1 9 7 1 ; M. Kiichler, Friihjiidische Weisheitstraditionen. Zum Fortgang weis­ heitlichen Denkens im Bereich des friihjiidischen jahweglaubens, Fribourg-Got-

SAPIENZA E TORAH IN BEN SIRA

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similato, esso si presenta solo come uno dei tanti e possibili elementi tematici che sono in grado di esemplificare il rapporto tra Ben Sira e il suo tempo. Il significato complessivo più profondo non è stato pe­ rò sempre ben evidenziato, ed è quello che distingue questo processo assimilativo, che interessa la sapienza e la legge globalmente intese, da altri presenti in Ben Sira e che riguardano per esempio la conce­ zione sapienziale della storia, della morte, dei rapporti familiari. Possiamo illustrare anzitutto tre aspetti di una tale assimilazione, ciascuno dei quali contribuisce a suo modo ad evidenziare l'ermeneu­ tica che viene poi a funzionare a livello culturale: anzitutto il confron­ to esplicito e formale, che in Ben Sira trova la sua espressione più chia­ ra al cap. 24, e poi le conseguenze che si possono cogliere sul piano dell'antropologia ( I 7, I - I 4) e delle istituzioni sociali e religiose (3 8,24 39, I I ). Una volta individuata l'ermeneutica implicita in questo con­ fronto diretto e nei suoi risvolti antropologici e istituzionali, tentere­ mo poi di vedere quale significato essa racchiuda riguardo all'oggi di Ben Sira (ossia rispetto ad altri processi assimilativi a lui contempo­ ranei), al suo ieri (la natura e l'evoluzione della religione di cui egli vive) e al suo domani (le conseguenze ideologiche che derivano da tale assimilazione e i loro possibili influssi sulla religione posteriore). I . L'ASSIMILAZIONE ESPLICITA E FO RMALE (SIR. 24)

Per quanto riguarda l'assimilazione diretta tra sapienza e legge il testo più chiaro resta quello del cap. 24. Più volte tuttavia Ben Sira ac­ costa tra loro queste due realtà; si possono distinguere anzi, in pro­ posito, testi in cui l'accostamento è deducibile solo indirettamente (ad esempio I,26; 2, 1 5 s.; 6,3 7; I 5 , 1 5 ; I9,24; 24,22.3 2 s.; 36(3 3),2 s.; 3 8,34cd [Ziegler 39, I ab Rahlfs]; 39,8; 44,4c; 5 I , I 5 cd.3o) e testi in cui inve­ ce esso risulta più evidente ( I 5 , I ; I 7, I I ; I 9,2o; 2 I , I I ). N el cap. 24/ =

1

tingen 1 979; J. Blenkinsopp, Wisdom and Law in the Old Testament. The Ordering of Life in lsrael and Early ]udaism, Oxford - New York 1983; Sapienza e Torah. At­ ti della XIX Settimana Biblica, Associazione Biblica Italiana, Bologna 1 9 8 7; J.G. Gammie, The Sage in Sirach, in J.G. Gammie - L. G. Perdue (edd.), The Sage in Is­ rael and the Ancient Near East, Winona Lake, Ind. 1 990, 3 5 5 - 3 72. r Cf. un breve commento di questi brani, così suddivisi, in E.J. Schnabel, Law and Wisdom from Ben Sira to Pau!. A Tradition Historical Enquiry into the Relation of Law, Wisdom, and Ethics, Tubingen 198 5, 73 -77 e 69-73 . z Non essendo necessaria né rilevante una presentazione esegetica di tutto il capito-

SAPIENZA E TORAH IN BEN SIRA dopo la lunga autocelebrazione della sapienza, che descrive se stessa n ella sua presenza cosmica e soprattutto nella sua discesa in Israele, a cui è destinata fin dalla creazione (vv. 3 - I 8), e dopo l'immancabile invito a seguirla (vv. I 9-22), si cambia registro e si passa all'afferma­ zione esplicita non del significato, ma della stessa realtà che in questo processo è racchiusa. Ciò avviene improvvisamente al v. 23, che oc­ corre esaminare più da vicino. Testo greco: Tau't'a mina �i�Àoç òta8�xlJot, 1 2,7-8). In risposta, i giudei affermano ora che sono disposti a rinnovare volentieri i sentimenti di fraternità (àÒEÀ­ q>O'tYJtÀia), pur non avendone bisogno, perché han­ no a loro conforto le Scritture sacre ( 1 2,9- 1 0). Le Scritture vengono qui considerate un bene religioso proprio, che all'occasione funzio­ nano anche sul piano politico, annullando gli effetti di una eventuale alleanza con altri gruppi o popoli. Non è chiaro, allora, perché si in­ vii questa ambasceria a Sparta, nei confronti della quale non si adotta certo un atteggiamento corretto dal lato diplomatico, affermando di non aver bisogno del suo aiuto. Ma una così palese incoerenza può ve­ nire spiegata se si tiene presente che questa ricerca di un contatto con Sparta (di cui non si ha affatto notizia in altre fonti storiche) è dovu­ to anzitutto all'intento di presentare a un pubblico più vasto e famo­ so il proprio assetto politico raggiunto con sforzi eroici: l'altro viene rimodellato in modo da assumere adeguatamente la funzione di con­ troparte politica in questo scambio fittizio di dichiarazioni. 1

1 Cf. il mio Epopea maccabaica e «grandeur» di Roma: persuasività e sfruttamento di un 'immagine, in P. Catalano - P. Siniscalco (edd.), Roma fuori di Roma: istituzioni e immagini, Roma 1 9 8 5 , 1 5 -36 (= sopra, pp. 1 5 0- 1 76).

C O N CLUSIONI

1. Gli esempi a cui ci siamo limitati sono alquanto distanti tra loro nel tempo, ma possono costituire le premesse di fondo per illumina­ re il confronto tra istituzioni religiose e culturali che si operano pres­ so gli autori giudaici, e anche negli scritti biblici, a cominciare dal 300 a.C. Su questa linea si muoveranno in seguito da parte giudaica autori come Eupolemo, il cosiddetto Pseudo-Eupolemo, Artapano, e il più noto di tutti, Flavio Giuseppe, e tra gli scritti biblici soprat­ tutto quelli definiti «sapienziali». Ognuno di questi autori e di questi scritti presenta il mondo giudaico e vede la controparte sotto un pro­ filo particolare, e sarebbe interessante vedere sino a che punto ciascu­ na delle due parti in dialogo è responsabile dell'immagine che l'altra si è formata di lei. 2. Il confronto assimilativo che abbiamo illustrato è positivo e va mantenuto distinto da quello polemico, dovuto anche a reazioni con­ tro affermazioni antigiudaiche, sorte in particolari ambienti e relative quasi sempre alle stesse tematiche. L' antiellenismo globale di parte giudaica è dovuto talvolta al mascheramento, in termini culturali, di una lotta politica combattuta per una liberazione nazionale che ha fatto apparire l'ellenismo come una sorta di paganesimo ante litteram. L'ellenismo è stato pertanto demonizzato per motivi politici, trasfor­ mando in lotta ideologica quella che in realtà era solo una controver­ sia politica. Ma dobbiamo anche rilevare, sul piano opposto, che la cultura greca ha ottenuto una sua piena rivendicazione diffondendo­ si ampiamente in territorio palestinese, come ci attesta anche solo uno sguardo superficiale alla situazione archeologica di quel periodo sto­ rico. Lo splendore architettonico e artistico raggiunto dalla Palestina nella tarda epoca ellenistica, e soprattutto in età erodiana, non si è mai più ripetuto. 3· Le immagini degli ebrei che si deducono dal confronto con il mondo greco sono molteplici. La canonizzazione di alcune testimo­ nianze scritte, trasformate perciò stesso in libri «biblici», ha avuto un'incidenza psicologica sulle generazioni posteriori, che hanno rivi­ sitato il passato della storia ebraica uniformandolo il più possibile al­ la storia biblica, la quale per così dire è divenuta più normativa, sul piano storiografico, di quanto lo sia divenuta legittimamente sul pia­ no teologico. Per la ricostruzione della storia degli ebrei, la Bibbia

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EBREI ED EBRAISMO NELL'OTTICA STORIOGRAFICA GRECA

tende ad assumere di solito una preminenza monopolistica che dal punto di vista storico non è per nulla giustificata. Dal contesto cultu­ rale del raffronto con il mondo greco possiamo concludere che essa va ritenuta semplicemente un'antologia molto selettiva di opere let­ terarie eterogenee, che hanno bisogno di essere situate integralmen­ te nel loro ambiente storico per poter essere capite in se stesse, se si vuole intendere correttamente anche il messaggio teologico a cui so­ no state poi destinate e per il quale sono divenute così famose.

I 2. Babilonia fondata dai giganti Il significato cosmico di Gen. I I , I -9 nella storiografia dello Pseudo-Eupolemo

I.

I FRAMMENTI E L ' O PERA DELLO PSEUD O - EUPOLEMO

Nel libro IX della Praeparatio evangelica Eusebio vuole ricordare una serie di autori greci che, nei loro scritti, hanno fatto menzione del popolo giudaico. Spesso però la citazione che Eusebio fa di que­ sti autori non è diretta, ma è tratta da opere che a loro volta ne han­ no conservato estratti, oppure ne hanno dato in sintesi il contenuto. Pur volendo presentare il materiale con una certa sistematicità, che di fatto ricalca a grandi tratti il testo biblico, cominciando dal diluvio e, attraverso i patriarchi, Mosè, Davide, Salomone, Geremia, giungen­ do fino all'esilio, questo procedimento antologico provoca talvolta degli spostamenti e delle incongruenze nell'esposizione di Eusebio. La citazione indiretta ed il carattere compilatorio del testo eusebiano rendono spesso difficile, quindi, l'analisi del materiale trasmesso, so­ prattutto poi quando lo si voglia sottomettere ad un esame dei mo­ tivi e delle tradizioni culturali ad esso soggiacenti. Infatti il messag­ gio di un testo può emergere talvolta anche solo dall'organizzazione interna delle componenti singole, che l'autore trae da una sua tradi­ zione ed interpreta giustapponendole come meglio crede. Tale orga­ nizzazione va persa, evidentemente, se l'opera non è più letta nella sua integrità, ma ci perviene per estratti a loro volta sistemati secon­ do finalità estrinseche, e nel caso concreto secondo gli intenti apolo­ getici di un autore posteriore. Anche se si deve ammettere una certa omogeneità di intenti tra un Eusebio che cita testimonianze pagane e giudaiche per una sua dimostrazione apologetica cristiana, e gli stessi autori giudaici che egli mediatamente cita e che, analogamente, ten­ devano a mostrare la superiorità della loro religione e della loro civil[V. Collado - E. Zurro (ed.), El misterio de la palabra. Homenaje de sus alumnos al profesor D. Luis Alonso Schokel al cumplir veinticinco aiios de magisterio en el Insti­ tuto Biblico Pontificio, Ediciones Cristiandad, Madrid 1983, 1 2 1 - 1 46.]

BABILONIA FONDATA DAI GIGANTI

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tà sulle altre, resta sempre il fatto che per questi ultimi non è più pos­ sibile cogliere l'estensione semantica del loro argomentare, e quindi la portata storica effettiva del loro lavoro di interpretazione. È bene ricordare queste premesse, soprattutto quando si voglia leg­ gere, sempre nel libro IX della Praeparatio evangelica, il lungo estrat­ to di Alessandro Polistore che Eusebio inserisce nella sua esposizio­ ne (9, I 7-2o, 1 ; 2 I -37; 39)/ in quanto questo autore a sua volta ne cita diversi altri che, prima di lui, hanno parlato dei giudei. È appunto ad uno di questi brani che vogliamo dedicare un qualche commento, poi­ ché esso è particolarmente indicativo del modo con cui un autore di parte giudaica (anche se, probabilmente, di matrice samaritana, come vedremo) assume un patrimonio culturale greco-ellenistico e lo in­ terpreta secondo la propria tradizione religiosa, tenendo conto anche di elementi babilonesi. Sarà anzi proprio la relazione tra queste tre li­ nee convergenti che dovrà essere esaminata in particolare. All'inizio della lunga citazione di Alessandro Polistore, o meglio di una sua opera Ile:pi 'Iouòaiwv, Eusebio (Praep. Ev. 9, 1 7) riporta quan­ to Polistore riferisce a sua volta su un Eupolemo ed una sua opera anch'essa intitolata Ile:pi 'Iouòatwv, il cui contenuto parla della fonda­ zione di Babilonia, della costruzione della torre e della sua distruzio­ ne, di Abramo e del suo soggiorno in Egitto. Ora, lo stesso Eupole­ mo viene citato ancora da Polistore più tardi, ossia in Praep. Ev. 9,26, I e 9,30-34( 1 - 1 8 .2o); 39/ ma in 9,30, 1 compare il titolo di un al­ tro libro di Eupolemo, Ile:pl "t'ijç 'HÀtou 7tpocpl)"t'e:taç, il quale però suo­ nava probabilmente Ile:pi "t'wv èv "t'TJ 'Iouòatq. �acnÀÉwv.3 Siccome il 1 Cf. K. Mras, Eusebius Werke vmj1 : Die Praeparatio evangelica, Berlin 1 9 54, 502507. 508-548 ( F. Jacoby, Die Fragmente der griechischen Historiker I I IA, Leiden 1 9 54, 273 F 19 [pp. I OO- I 02]; Jacoby dà solo l'inizio dei paragrafi: per la ragione di tale scelta cf. FGH IIIA p. 268). 2 Mras, pp. 5 1 9· 5 3 8- 5 4 5 . 548 ( FGH mc 723 F 1a.2b. 3 .* 5 , pp. 672-678). 3 Infatti il brano di Praep. Ev. 9,26 viene riportato quasi per intero anche da Clemen­ te Alessandrino in Strom. 1 ,23, 1 5 3•4 ( FGH mc 723 F 1 b, p. 672), dove si dice con­ tenuto appunto in un'opera presentata con la seconda espressione; lo stesso può ri­ sultare da Strom. I ,2 I , I 4 1 ,4 ( FGH mc 723 F 4, p. 677), dove Clemente cita anco­ ra Eupolemo, assieme a Demetrio (e anche Filone), e riferendosi, per Eupolemo, ad un'opera simile a quella di Demetrio dallo stesso titolo. Per Praep. Ev. 9,30-34 cf. an­ che Strom. I , 2 I , 1 30,3 ( FGH mc 723 F 2a, p. 672). Di Eupolemo si ha anche Praep. Ev. 9,39, su Geremia; il brano appartiene senz'altro ad Eupolemo, stando al titolo del capitolo ( c tali titoli sono da ritenersi autentici, cf. Mras, pp. vm s.), ma da esso non si può desumere nulla sul titolo del libro di Eupolemo (in FGH mc 723 F * 5 , pp. 677 s., i l brano è dato invece come anonimo). Per tutta la questione cf. N . Walter, =

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BABILONIA FONDATA DAI GIGANTI contenuto di Praep. Ev. 9, 1 7 è di diverso tenore rispetto a quello del­ l'altro materiale di Eupolemo, e soprattutto sembra riflettere un'am­ bientazione samaritana, dopo gli studi di J. Freudenthal, risalenti al­ la seconda metà dell'Ottocento, 1 si ritiene di dover attribuire Praep. Ev. 9, 1 7 ad un autore che, in mancanza di meglio, è stato chiamato Pseudo-Eupolemo, o Anonimo samaritano. Inoltre, siccome poco dopo, sempre nel testo di Polistore riportato da Eusebio, si cita un brano di Artapano, ancora su Abramo (= Praep. Ev. 9, I 8, I ), cui si fa seguire un altro breve testo sullo stesso patriarca, ma anonimo (Poli­ stare lo presenta con le parole: è v ÒÈ àòe:cr7to'totc; e:upo�J-e:v ), si suole at­ tribuire anche questo passo (= Praep. Ev. 9, I 8,2) allo Pseudo-Eupo­ lemo, data l'affinità di contenuto con quanto è in Praep. Ev. 9, I 7. Sembra quindi assodato che il materiale di Praep. Ev. 9, I 7 e 9, I 8,2 debba costituire l'estratto di un'opera a parte, la quale da un lato, nel celebrare un personaggio biblico, si allinea con gli scritti di altri au­ tori come Eupolemo, Artap ano, Demetrio, Cleodemo Maleo ecc., tut­ ti più o meno contemporanei tra loro, o per lo meno anteriori a Poli­ stare, vissuto nel I sec. a.C., ma dall'altro si differenzia da essi nella sua celebrazione di Abramo.2 Resta incerto quindi quale fosse il ti­ tolo esatto dell'opera (nonostante il Ile:pt 'Iouòatwv di Praep. Ev. 9, 1 7,2)/ e quale il nome dell'autore, e ciò è dovuto al fatto che lo stesFragmente judisch-hellenisticher Historiker, JSHRZ 1j2, Giitersloh I 976, 9 3- Io8, spcc. 93 n. I . 99 e I 07. 1 J. Freudenthal, Alexander Polyhistor und die von ihm erhaltene Reste judischer und samaritanischer Geschichtswerke, Breslau I 8 7 5 , 8 3 - I03 + 207 s. (si confronti il titolo del capitolo delle pp. 8 3 - I 03 [ «Ein ungenannter samaritanischer Geschichtsschrei­ ber»] con quello delle osservazioni supplementari delle pp. 207 s. [ «Zu Pseudo-Eu­ polemos» ]). 2 Significativa al riguardo è anche la sistemazione del materiale nelle due grandi edi­ zioni dei frammenti degli storici greci. K. Miiller (Fragmenta Historicorum Graeco­ rum 111, Parisiis I 849) nel riportare il materiale di Polistore (pp. 206-244) dà come fr. 3 Praep. Ev. 9, I 7 sotto il titolo con cui il brano compare nell'opera di Eusebio, quindi attribuendolo ad Eupolemo, senza alcuna discussione. Invece Jacoby (FGH mc 724, pp. 678 s.) raccoglie sotto il titolo «Anonymos (Pseudo-Eupolemos)», autore che pone nel n sec. a.C. (pur dubitando), sia Praep. Ev. 9, I 7 ( = F I ) sia Praep. Ev. 9, I 8,2 ( = F 2). 3 L'opera probabilmente non era intitolata llept 'Iouòatw", come quella cioè di Poli­ stare e forse quella di Artapano (cf. Praep. Ev. 9,23 , I , ma cf. anche 9, I 8, I : È" 'toic; 'Iov­ òauwic;) o di Aristea (cf. Praep. Ev. 9,2 5 , I ) o anche di Cleodemo Maleo (cf. Praep. Ev. 9,20,3). Data la sua ambientazione samaritana, essa difficilmente avrebbe trattato di «giudei», ma piuttosto di «ebrei» o di «israeliti» (così in sintesi Walter, JSHRZ 1j2, I 3 7 s.; cf. anche i suoi dubbi sul titolo dell'opera di Artapano, p. I 2 I). Un llept 'E�p!Xtw"

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so Polistore non possedeva più tali notizie oppure le ha maldestra­ mente tralasciate, inserendo il materiale tra quello di Eupolemo e di Artapano. Nelle storie del giudaismo o della religione giudaica l'at­ tribuzione ad Eupolemo è ancora sostenuta da Bousset-Gressmann,1 mentre Schiirer,2 Graetz/ Baron,4 Pfeiffer 5 considerano questo ma­ teriale a parte; strana è invece la posizione di Schlatter/ che non si pone alcun problema al riguardo. Qualche dubbio sorge ancora tal­ volta su Praep. Ev. 9, 1 8,2, considerato in tutto o in parte compila­ zione non ben riuscita di Polistore.l era già stato proposto da Freudenthal (op. cit. , 207), ma su di esso esprime perplessi­ tà B.Z. Wacholder (Pseudo-Eupolemus' Two Greek Fragments on the Life of Abra­ ham: HUCA 34 [ 1 963] 8 3 - 1 1 3 : 8 5 ), il quale ritiene che il IlEpl 'louòaiwv si riferisca qui piuttosto al contenuto dell'opera. In FGH I I I C 724, p. 678, i frammenti sono dati senza titolo. 1 W. Bousset - H. Gressmann, Die Religion des judentums im spathellenistischen Zeitalter, Tiibingen 4 I 966. Tra l'altro si nota nell'opera un'incoerenza tra p. 1 2, ove si parla di un «Bruchstiick des Ps-Eupolemus (Eus. Praep. Ev. 9,1 7,9)» e p. 2 1 n. 2: «Ich sehe keinen Grund, dem Eupolemus auch den anonymen Exzerpt IX 17 abzu­ sprechen. Eupolemus schrieb hier eine Quelle ab, welche auch dem anonymen Ex­ zerpt IX I 8 zugrunde lag. Die Quelle war wahrscheinlich samaritanischer Herkunft». Il materiale è citato sotto Eupolemo anche a p. 74 n. I e p. 494· 2 E. Schiirer, Geschichte des judischen Volles im Zeitalter ]esu Christi, III. Das ]uden­ tum in der Zerstreuung und die jiidiscbe Literatur, Leipzig 4 I 909. Dopo aver espres­ so dubbi sull'appartenenza ad Eupolemo di Praep. Ev. 9, I 7 (p. 475 ), Schiirer, a p. 482, seguendo Freudenthal, attribuisce Praep. Ev. 9, I 7 e 1 8(2) allo scritto anonimo di un samaritano. L'opera di Schiirer è in corso di traduzione in inglese, con oppor­ tuni rifacimenti e adattamenti; finora però sono apparsi solo i primi due volumi. 3 H. Graetz, Geschichte der ]uden, I I I / L Von dem Tode ]uda Makkabis bis zum Un­ tergange des jiidaischen Staates, Leipzig 1 90 5 , 46 s. (anch'egli seguendo Freudenthal). 4 S. W. Baron, A Social and Religious History of the ]ews, I. Ancient Times, New York I 9 5 2; I I . Ancient Times, New York I 9 5 2; cf. vol. I I , I 6. 3 1 e 334 s. n. I 8. 5 R. H. Pfeiffer, History of New Testament Times. With an Introduction to the Apo­ crypha, New York I 949, 202. 6 A. Schlatter, Geschichte Israels von Alexander dem Grossen bis Hadrian, Stuttgart 3 I 92 5 (= rist. 1977). Parla di Abramo astrologo (= Praep. Ev. 9, 1 7) a p. 34 (e cf. n. 48 pp. 397 s.) e a p. 1 2 8 ritiene Eupolemo un Giudeo egiziano del quale si riportano, senza citarli espressamente, sia Praep. Ev. 9, I 7 sia 9,30-34. La stessa confusione ri­ torna nella descrizione del materiale alle pp. 1 87- 1 92, dove anzi si tende a dare una visione sistematica della storia narrata, partendo da Abramo (ossia dal nostro Pseudo­ Eupolemo) e proseguendo poi con Mosè, la costruzione del tempio ecc. (= Eupole­ mo); cf. anche pp. 4 1 9 s. n. 1 69. 7 N. Walter (Zu Pseudo-Eupolemos: Klio 43-4 5 [1965] 28 2-290: 284 e n. 5) vuole so­ stenere ad esempio che la prima parte del testo sia un riassunto di Polistore (senza precisare comunque fin dove esattamente), ed anzi che la notizia secondo cui Abra­ mo risale ai giganti sia dovuta ad un suo malinteso. Cf. anche l'edizione del testo tra-

BABILONIA FONDATA DAI GIGANTI Ai due frammenti sono già stati dedicati lodevoli commenti da par­ te di studiosi che si sono preoccupati soprattutto di evidenziare la fusione tra la cultura greca e quella biblico-giudaica, che si opera in questo breve scritto/ l'ambientazione di esso/ e talvolta anche aspet­ ti più filologici, come le etimologie dei nomi dei personaggi o l'uti­ lizzazione di un testo biblico ebraico o greco.3 Nel riesaminare alcu­ ni dei problemi posti dai frammenti, vorremmo procedere qui tutta­ via in una maniera più sistematica, ossia non solo risalire, per quanto possibile, alle fonti delle varie affermazioni, ma rintracciare le tradi­ zioni culturali in modo tale da far emergere il significato stesso della loro fusione, poiché qui sta il vero atteggiamento ermeneutico del co­ siddetto Pseudo-Eupolemo. Rimandando quindi agli studi già effet­ tuati sul materiale 4 per una prima introduzione ed una documenta­ zione sugli altri autori antichi o le altre testimonianze letterarie che si possono addurre per analizzarlo, affrontiamo qui il testo in base ai due temi fondamentali che lo caratterizzano: la fondazione di Babi­ lonia e della torre «biblica», la figura e l'opera di Abramo. Ci soffer­ miamo però soprattutto sul primo, per mostrare come il valore uni­ versale che assume la costruzione della torre, equivalente alla fonda­ zione di Babilonia e del cosmo, possa avere un qualche significato per dotto (sempre dello stesso Walter) in JSHRZ 1j2, 1 3 7 s. n. 4 e 143. Per un semplice riassunto del primo frammento da parte del secondo si pronuncia anche A.-M. De­ nis, lntroduction aux pseudépigraphes d'Ancien Testament, Leiden 1 970, 261 s.; De­ nis fonda questa dipendenza su dei «rapprochements littéraires» (p. 261) che tuttavia non specifica. 1 Oltre ai già citati studi di Freudenthal (sopra, p. 287 n. 1 ), Wacholder (sopra, pp. 287 s. n. 3) e Walter (sopra, pp. 288 s. n. 7), si veda anche la presentazione assai documenta­ ta di M. Hengel, ]udentum und Hellenismus. Studien zu ihrer Begegnung unter Be­ rucksichtigung Palastinas bis zur Mitte des 2. jh.s v. Chr. , Tiibingen 1 1 973, 1 62- 169. 2 Per l'ambiente samaritano e la posizione dei frammenti nella sua evoluzione storico­ religiosa cf. soprattutto H.G. Kippenberg, Garizim und Synagoge. Traditionsgeschi­ chtliche Untersuchungen zur samaritanischen Religion der aramaischen Periode, Berlin - New York 1971, 74- 8 5 , spec. 8o-8 5 . Piuttosto riassuntivo e senza nuovi ap­ porti è A.-M. Denis, L 'historien anonyme d'Eusèbe (Praep. ev. 9, IJ- I 8) et la crise des Macchabées: JSJ 8 (1 977) 42-49. 3 Sull'utilizzazione dei LXX cf. Freudenthal, op. cit. , 92- 103i contro il tentativo di Wacholder (op. cit. , 87-90. 94 s. roo- 1 07) di far dipendere il testo di Pseudo-Eupole­ mo anche dall'ebraico si pronuncia Walter (op. cit. [pp. 288 s. n. 7], pp. 284-286): «Die Fragmente lassen iiber die (sichere) Benutzung der Septuaginta hinaus eine Heran­ ziehung des hebdiischen Bibeltextes nicht erkennen; eindeutige Riickschliisse auf die Kenntnis des Hebraischen sind nirgends zu ziehen» (p. 286). Conciliante e possibilista è Hengel (op. cit. , p. r 62). 4 Cf. sopra, nn. r e 2.

BABILONIA FONDATA DAI GIGANTI intendere correttamente il secondo; ad un autore giudaico-ellenista, quale è Pseudo-Eupolemo, interessa ovviamente far risaltare l'univer­ salità e la superiorità della tradizione giudaica, qui raffigurata in Abra­ mo, ma il motivo della fondazione di Babilonia e della costruzione della torre potrebbe spiegare ancor meglio questa celebrazione, se col­ to nelle sue molteplici implicazioni. 2 . LA FONDAZIONE DI BABILONIA NELLO PSEUDO -EUP OLEMO

E IN BEROSSO

(ALESSANDRO

P O L I STORE

)

Il tema della fondazione di Babilonia e della torre «biblica» ricorre tre volte nei due frammenti. Anzitutto in Praep. Ev. 9, I 7, 2 : «La città assira di Babilonia fu fondata nei tempi primordiali da coloro che sfuggirono al diluvio. Costoro erano giganti e costruirono la torre di cui si narra; quando essa cadde per l'intervento di Dio, i giganti si di­ spersero su tutta la terra».1 Queste affermazioni vanno completate con l'inizio di I 7,9: «l babilonesi dicono che per primo sorse Belo, che è Crono . . . »/ e con la prima parte di 1 8,2: «In (fonti) anonime troviamo che Abramo risale ai giganti. Questi abitarono nella Babi­ lonia e furono annientati dagli dei per la loro empietà; uno di loro, Belo, sfuggì alla morte e si insediò in Babilonia, costruì una torre nella quale visse, e che fu detta Belo, per via del suo costruttore Be­ lo» .3 Dei tre brani, il più problematico è il terzo, perché è quello che più espressamente collega Belo con i giganti e la costruzione della torre, e inoltre fa risalire Abramo ai giganti. Forse proprio per questi motivi, W alter preferisce tralasciare completamente le affermazioni di 1 8,2 (prima parte), considerando priva di fondamento soprattutto la connessione tra Abramo e i giganti, e ritenendo il brano una con­ fusione di Polistore.'� Prima però di giungere ad una simile conclu­ sione, bisogna esaminare in dettaglio quali siano le tradizioni soggia­ centi al testo, e se la loro fusione non abbia un qualche scopo preci1 Testo in Mras, pp. 502, I9-50J,J = FGH mc 724 I, p. 678, I J - I 7. Il '!ijç 'Acrcrupietç non si riferisce al precedente Ile:pt 'Iouòaiwv, ma al seguente 7tOÀtv Bet�uÀwva.; per questa soluzione, che risolve anche il problema del titolo (errato) dell'opera di Eupo­ lemo (v. sopra, pp. 287 s. n. 3), cf. Wacholder, op. cit. , 84 s. 2 Mras, p. 504.3-4 = FGH mc 724 I, p. 679, I 3 - 14. 3 Mras, pp. 504, I 8 - s o 5 , I = FGH mc 724 2, p. 679,21 -26. 4 Klio 43-45 ( 1 965) 284 c n. 5; } SHRZ I/2, 1 3 7 s. n. 4 e 143 (v. sopra, pp. 288 s. n. 7).

BABILONIA FONDATA DAI GIGANTI so. D'altro lato, anche supponendo che il terzo brano sia di Polisto­ re, il problema resterebbe solo trasferito su di lui, ma non risolto. Come già si è detto a proposito dei rapporti tra Eusebio, Polistore e gli autori citati da quest'ultimo, così anche nella ricerca dei motivi che soggiacciono alle affermazioni dello Pseudo-Eupolemo bisogna tener conto della testimonianza spesso indiretta di opere ed autori più antichi o contemporanei dello stesso Pseudo-Eupolemo (che viene collocato verso la metà del n sec. a.C.), riportati però da autori più recenti. Esaminiamo quindi le testimonianze, ma con la precauzione e le difficoltà metodologiche inerenti alla natura di questa tradizione. Per quanto riguarda Belo e la fondazione di Babilonia, le parole dello Pseudo-Eupolemo possono in qualche modo richiamare anzi­ tutto ciò che è narrato da Berosso. Ma questo vale solo per una parte del testo dello Pseudo-Eupolemo, ed inoltre non significa per nulla dipendenza letteraria del secondo dal primo. 1 Tuttavia Berosso, al­ meno per questa parte, ci è noto soprattutto tramite Polistore, ripor­ tato dalla Cronaca di Eusebio, rimastaci solo in traduzione armena, 2 cui fa da parallelo il testo di Sincello.3 Tralasciando per il momento quest'ultimo, va notato che Eusebio, preoccupato di scrivere una «cro­ nografia», traspone la testimonianza di Polistore su Berosso in modo da dare anzitutto la lista di Berosso sui dieci re pre-diluviani, tratta dal secondo libro dei Ba�uÀw'Vtaxa,4 e poi il contenuto del primo li­ bro, ossia la creazione del mondo/ per poi riprendere il secondo li­ bro e soffermarsi ancora sui re pre-diluviani, e finalmente passare al diluvio. 6 Può darsi che la trasposizione fosse già operata da P o listo1 Per la ricostruzione e lo studio del testo di Berosso resta sempre fondamentale l'ope­ ra di P. Schnabel, Berossos und die babylonisch-hellenistische Literatur, Leipzig-Ber­ lin I 9 2 3 . Significativo è però il fatto che Schnabel, dopo aver tentato un accostamen­ to letterario tra Berosso e lo Pseudo-Eupolemo (pp. 67-69), tra le rettifiche poste in fine al volume ammetta che una eventuale connessione tra i due possa essersi verifi­ cata solo per tradizione orale, in ambiente samaritano (p. 246). l Cf. J. Karst, Eusebius Werke, v. Die Chronik aus dem Armenischen ubersetzt mit textkritischem Commentar, Leipzig I 9 I I . 3 Cf. Corpus scriptorum historiae Byzantinae . . . consilio B. G. Niebuhrii C. F. institu­ ta, opera eiusdem Niebuhrii, Imm. Bekkeri, L. Schopeni et L. Dindorfiorum aliorum­ que philologorum parata: Georgius Syncellus et Nicephorus Cp. , volumen 1, Bonnae I 8 29. Per questa parte pp. so- 56. 4 Karst, pp. 4,8 -6,8 = FGH mc 68o F 3, pp. 3 74,4-3 78,4. 5 Karst, pp. 6,8-9,2 = FGH mc 68o F I, pp. 3 67, I O-J7J,2J. 6 Karst, pp. 9,2- I 2, 5 (da I O, I 7 = FGH mc 68o F 4a, pp. 378,I4-3 8 2,4).

BABILONIA FONDATA DAI GIGANTI re, ma in ogni caso è chiaro che il Berosso che noi possediamo non è quello originario, ed anche se sappiamo che egli parlava anzitutto della creazione del mondo (libro 1) e poi dei re pre-diluviani (libro n), la prospettiva entro cui la sua opera ci è tramandata è genealo­ gica, e in tal senso si accentua forse di più la centralità di Babilonia. È vero che quest'ultima è già evidente nel racconto della creazione del­ l' Enuma elis (specialmente tavv. 4-6), ma Berosso, pur rifacendosi a questa tradizione, in sostanza vuole dare un elenco di re, dal primo (Aloros) all'ultimo (Nabonedo), aggiungendo poi anche una lista di re perstam. In questa prospettiva, che attraverso la lista dei re accentua la po­ sizione di Babilonia e fa convergere maggiormente su di essa tanto la creazione del mondo ad opera di Belo quanto l'episodio del diluvio, può acquistare particolare rilievo il gesto con cui Belo divide in due la «donna» (= il mare = Tiamat dell'Enuma elis), ed anche la strana interpretazione che viene data all'episodio dell'uccisione di Kingu (Enuma elis 5,3 I -34): qui non è il sangue di Kingu che, mescolato al­ la terra, forma l'uomo, ma è il sangue dello stesso Belo, che viene rac­ colto dagli altri dei quando egli si taglia il capo.2 Per quanto riguarda il diluvio, è noto che, sempre nella versione di Berosso, l'eroe Xisu­ tro riceve la rivelazione iniziale da Crono, ma quest'ultimo è intro­ dotto improvvisamente e non ha alcuna relazione con Belo. Inoltre, al termine del diluvio, i sopravvissuti si recano a Babilonia, che rico­ struiscono assieme ad altre città e templi.3 In base alle fonti di Berosso, non si può dire nulla di più sui rappor­ ti tra lo Pseudo-Eupolemo e l'autore babilonese. Infatti, pur concor­ dando con Schnabel che l'eventuale connessione tra i due non è let­ teraria ma si fonda su una tradizione orale, 4 gli argomenti addotti da 1

1 Le ricostruzioni sistematiche del materiale di Berosso operate da Schnabel (op. cit. , 2 5 1 -2 7 5 ) e da Jacoby (FGH mc 68o F 1 - 1 4, pp. 3 67-39 5 ), in base a tutte le testimo­ nianze disponibili, pur essendo necessarie ai fini della documentazione, rendono quin­ di meno evidente la «tradizione» del materiale, la quale costituisce un fattore essen­ ziale della sua interpretazione. FGH mc 68o F 1 a, pp. 3 721 1 0-3 73,2. Dello stesso episodio si dà 2 Karst, p. 8 , 1 3 -24 subito dopo una versione un po' diversa: Belo ordina ad un altro dio di formare uo­ mini ed animali col sangue che sarebbe colato dal suo capo tagliato (Karst, p. 8,2 5 - 3 3 FGH ibid. , p . 373,3 - 1 8); Jacoby (FGH ibid. , p . 373 app. crit.) ritiene però questo secondo passo una elaborazione giudaica. 3 Karst, p. 1 2,2- 5 FGH mc 68o F 1 a, pp. 3 8 1 ,J0- 3 82,4. 4 V. sopra, p. 291 n. 1 . =

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lui a favore di una simile dipendenza non sono accettabili. Schnabel ricorre a Flavio Giuseppe, il quale in Ant. I , I 5 8 (= I , 7 , 2 ) dice che Be­ rosso menziona Abramo, senza citarlo per nome, vissuto tra i caldei nella decima generazione dopo il diluvio (cf. Praep. Ev. 9 , I 7 , 3 ). 1 Ciò varrebbe comunque solo per la parte dello Pseudo-Eupolemo relati­ va ad Abramo, mentre Giuseppe in questo testo non dice nulla su Ba­ bilonia. Il secondo argomento addotto da Schnabel, e cioè che nella genealogia dello Pseudo-Eupolemo (Praep. Ev. 9, I 7,9) Xou!J-, quarto discendente di Belo-Crono (dopo Cam e Canaan) e identificato con ''Acr�oÀoç, sia identico al secondo re post-diluviano di Berosso, ossia Chomasbelo,2 è già stato criticato a sufficienza da Wacholder 3 e non è il caso di riprender! o, se non per aggiungere che Eusebio, nella Cron. arm. , subito dopo fa un riassunto di Polistore dicendo che quest'ul­ timo conta 86 re di Babilonia, dal diluvio ai medi, indicando i loro nomi che prende dal libro di Berosso. 4 Ora, non solo questo brano è un riassunto dello stesso Eusebio, ma il riferimento a Berosso manca sia nel corrispondente testo di Sincello 5 sia nell'estratto siriaco ripor­ tato dallo stesso Schnabel. 6 Soprattutto, non è detto che lo Pseudo-Eupolemo ricorra a Beros­ so per la costruzione della torre; Schnabel rimanda in proposito al rac­ conto della costruzione delle mura di Babilonia in Abideno 7 ed alla finale del racconto del diluvio in Berosso. Ma è dubbio anzitutto che il passo di Abideno risalga a Berosso, e la finale del diluvio, come si è visto, non si esprime in Berosso nei termini dello Pseudo-Eupolemo. 8

1 Schnabel, op. cit. , 68. Il testo di Ant. r , r 5 8 (= 1 ,7,2) è riportato anche da Eusebio in Praep. Ev. 9, 1 6,2 (Mras, p. 5 0 1 ,6-8). 2 Per Chomasbelo cf. Karst, p. 1 2,20 = FGH mc 68o F * s . p. 3 84,6-7. 3 Wacholder, op. cit. , 94 s.; cf. anche Walter, Klio 43-45 ( 1 96 5 ) 2 8 5 . 4 Karst, p . 1 2, 1 7-23 FGH m c 68o F * 5 , pp. 3 8 3 ,26-384, 1 3 . 5 FGH m c 68o F * 5 , pp. 3 84 s . col. b; cf. anche Schnabel, op. cit. , pp. 267 s . (fr. 39b). 6 Schnabel, op. cit. , 267. 7 Schnabel, op. cit. , 68 s. La costruzione delle mura di Babilonia è testimoniata da Abi­ deno, riportato da Eusebio in Cron. arm. (Karst, p. 19,1 8-25) e in Praep. Ev. 9,4 1 (Mras, pp. 5 5 r s.). 8 V. sopra, p. 292 n. 3· Si noti che Sincello dice chiaramente che i superstiti 7taÀtv èm­ X'ttcrat 't�v Ra�uÀwva (cf. FGH mc 68o F 4b, p. 3 8 2, 1 -2).

3 · ALTRE TESTIMONIANZE SULLA FONDAZIONE DI BABILONIA

(CASTORE, CEFALIO, TALLO)

La fondazione di Babilonia viene attribuita allo stesso Belo, o la si suppone dovuta a lui, in una serie di altre testimonianze che ne par­ lano direttamente oppure, volendo dare una lista di re, accennano a Nino, il primo della dinastia, ed alla moglie Semiramide. È ancora Eusebio, nella Cron. arm. , la fonte di queste notizie, sempre con l'in ­ tento di esporre la cronografia caldaica. Dopo la lunga citazione di Polistore, cui segue quella di Abideno, che vedremo in un secondo momento, Eusebio introduce Flavio Giuseppe, e poi ancora Abide­ no, e infine Castore, Diodoro Siculo e Cefalio. Tuttavia in queste te­ stimonianze compaiono altri elementi che, accentuando il valore co­ smico della fondazione di Babilonia, introducono nella narrazione motivi desunti da una tradizione greca. Castore di Rodi, del I sec. a.C., riferisce di Belo, primo re degli as­ siri, sotto il quale i ciclopi aiutarono Aramazd, che lottava contro i titani. Un re dei titani era Ogige. Inoltre (e qui Eusebio omette qual­ cosa, per cui non è più possibile collegare quanto precede con la no­ tizia seguente) i giganti si scagliarono contro gli dei ma furono an­ nientati; gli dei avevano come loro alleati Eracle e Diono, che erano titani. Belo fu poi ritenuto un dio. Gli successe Nino, che regnò 5 2 anni e sposò Semiramide la quale, dopo di lui, regnò per altri 4 2 an­ ni. Poco dopo Castore afferma ancora che la cronologia ufficiale inizia con Nino. 1 Difatti anche in Diodoro Siculo, riportato subito dopo da Eusebio/ la dinastia inizia con Nino, cui succede la moglie Semiramide. Infine, nella citazione di Cefalio si viene a sapere che le stesse cose sono attestate da Ellanico di Lesbo, Ctesia di Cnido ed Erodoto di Alicarnasso; quali siano però in concreto tali cose non è detto: da Cefalio risulta solo che tra i re degli assiri vi era Nino il Be­ lide, sotto il cui regno si compirono azioni portentose,3 e che, secon­ do Ctesia, Zenone, Erodoto ed altri, Semiramide ha circondato di r Karst, pp. 26,8-27,6 = FGH IIB 2 5 0 F I ( I -2), pp. I I J I,28- I I J 2,J9 (p. I I J 2, I I Ja­ coby corregge in Dioniso il Diono dell'ediz. di Karst, p. 26,20). z Karst, p. 27, I 0-2 1 . 3 Karst, p . 28,3 2-3 5 = FGH IIA 9 3 F I , p . 43 8 , I 9-24 (Sincello nel corrispondente te­ sto della 2" col., rr. I 5 - I 6, parla solo di b B�Àou Nivoç).

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29 5

mura Babilonia. L a tradizione di questa fondazione e del primo re (Belo o Nin o) è quindi antica, ma va notato che anche la costruzione delle mura, qui attribuita a Semiramide, può essere considerata un atto di fondazione. Alla fine della cronografia caldaica Eusebio for­ nisce poi delle liste di re assiri, medi, lidi e persiani, e quella dei re assiri inizia con Nino (p anni) cui segue Semiramide (42 anni); è in­ teressante che Abramo venga reso contemporaneo dello stesso Nino, ma l'attribuzione della lista resta dubbia.2 Qualcosa di questa tradizione si ricava ancora da Tallo,3 un autore di data incerta e la cui ambientazione samaritana non è sicura. Egli ci è riportato da Teofilo Antiocheno (Ad Autolycum 3,29), ma, rispetto a Castore, in pratica riferisce solo la parte relativa alla battaglia. Tut­ tavia qui Belo, re degli assiri, è ricordato assieme a Crono e combatte con i titani contro Zeus ed altri dei. Ogige fugge verso l'Attica. 4 Per quanto riguarda la lotta tra i titani e Zeus questa versione è più vici­ na ad Esiodo. 1

I Karst, p. 29,4-7 FGH IlA 93 F I, pp. 43 8,34-439,4 (analogamente Sincello nella 2" col. di p. 43 8 , I 9-2 1 : Bcx�uÀwva l) :Ee[J. tpa(Jotç Èntx.tcre -.p6nov). 2 Karst, pp. 30,27-32, I 5 FGH IIB 2 5 0 F I d, pp. I I 3 3 , 1 2- I I 34,29. Jacoby colloca il frammento tra il materiale di Castore, ma nel commento (FGH no, Berlin I930 [Kommentar zu Nr. I o6-26I , diventato IIB, e quindi confuso con la serie dei testi, nella rist. Leiden I 962], pp. 8 I 8 s.) ritiene che questa lista sia una elaborazione di quella di Ctesia; anche E. Schwartz (Berossos, in Paulys Real-Encyclopadie der classi­ schen Altertumswissenschaft m, I 899, 3 I 4) pensa che Castore abbia riedito la lista di Ctesia senza utilizzare Berosso (resta perciò incomprensibile quanto afferma Wa­ cholder, op. cit. , 90 n. p, riferendosi appunto a Schwartz, e cioè che Castore ha pre­ so Ctesia e vi ha aggiunto Berosso; ciò comunque varrebbe per la lista dei re, e non per la questione della battaglia tra titani e Belo, di cui Wacholder parla a p. 90). L'attribuzione a Castore potrebbe fondarsi su quanto egli afferma nel testo riportato da Eusebio in Cron. arm. (Karst, pp. 26,3 1 -27, 5), ma dopo le inserzioni di Diodoro (Karst, pp. 27,6-2 8,2 5) e di Cefalio (Karst, pp. 28,26-30,26) in Cron. arm. si dice solo che la lista dei re assiri è data secondo «i libri attendibili» (Karst, p. 30,28 FGH IIB 2 5 0 F I d, P· 1 1 3 3, I 3). 3 Tallo è citato anche da Eusebio in Cron. arm. , ma sotto la cronografia romana: cf. Karst, p. 1 2 5 ,22-23 FGH nB 2 5 6 T I , p. 1 1 5 6, 2 5 -27. 4 FGH IIB 2 5 6 F 2 (2), p. I I 57 [cf. anche F 3 (2), p. 1 1 5 7]. Jacoby nel commento al passo (FGH no, Berlin I930 [cf. sopra, n. 2], p. 8 3 7) dubita della qualifica di samari­ tano per Tallo (contro Freudenthal, op. cit. , 92 s.) e come date (p. 8 3 6) propone o do­ po il 2 I 2 a.C. o dopo il 29 d.C. Egli fa osservare inoltre l'affinità tra Tallo e Castore, ma lo Pseudo-Eupolemo, nei confronti di Tallo, manifesta solo una «bekanntschaft . . . mi t 'euhemeristischen' umsetzungen der altesten mythengeschichte; und di e ist verbreitet» (p. 8 3 7). In ogni caso, manca in Tallo la tendenza ad esaltare l'antichità dei giudei (ibid. ). =

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4· ABIDENO E LA C O STRU Z I O N E DELLA TO RRE

Fin qui risulta comunque un certo legame tra la fondazione di Ba­ bilonia, anche se ridotta talvolta solo alla costruzione delle sue mura, ed una lotta primordiale espressa tuttavia nei termini della mitologia greca. N o n compare alcun accenno alla torre di Gen. I I, I -9. Questa componente ulteriore si trova invece ben inserita in tale complesso di motivi nel materiale di Abideno, un autore abbastanza tardivo (pro­ babilmente del n sec. d.C.) ma che può essere introdotto qui, nello studio della tradizione, anche se le sue affermazioni non si capiscono a fondo se non attraverso gli Oracoli Sibillini. Questi ultimi però pos­ sono essere trattati a parte, in quanto spiegano più propriamente il legame tra la torre biblica e la mitologia greca. Ma come presenta Abi­ deno il suo materiale ? Purtroppo esso è disposto da Eusebio, nelle due opere che lo riportano (Praep. Ev. 9 e Cron. arm. ) , secondo lo schema che ognuna di esse si prefigge di seguire per ottenere la dimo­ strazione voluta. In Praep. Ev. 9, infatti, dove Eusebio si propone di citare autori greci che hanno fatto menzione dei giudei, la collezione del materiale segue a grandi linee l'evoluzione del testo biblico, e quindi si va dal diluvio ai patriarchi (Abramo, Giacobbe, ed anche Giuseppe), pro­ seguendo con Mosè, Davide e Salomone, per concludere con Geru­ salemme, l'esilio babilonese e Nabucodonosor. Pertanto la testimo­ nianza di Abideno è inserita in due momenti distinti, quello del di­ luvio e della costruzione della torre da un lato (Praep. Ev. 9, 1 2, I - 5 e 9, I4, I -2/ e qui il materiale è intercalato con quello di Flavio Giu­ seppe sul diluvio ricordato da altri autori [Praep. Ev. 9, I I , I -4 Ant. I ,93-9 5 I,3,6]/ sulla longevità degli uomini antichi [Praep. Ev. 9, I 3 , I - 5 Ant. I , I 0 5 - I08 I,3,9] 3 e sulla costruzione della torre, ma ricordata secondo una sintesi di Or. Sib. 3,97- I 04 [Praep. Ev. 9, I 4,3I 5,I Ant. I,I I 7- I 20 I ,4,3 - 5 , I]),4 e quello di Nabucodonosor dal­ l'altro (Praep. Ev. 9,4 I , I -8).5 Invece in Cron. arm. lo schema crono­ grafico impone di citare re pre-diluviani, il diluvio, la costruzione =

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Mras, rispettivamente pp. 498 e 499 s. Mras, p. 497· Per Flavio Giuseppe: B. Niese, Flavii Iosephi Opera I (Antiquitatum Iudaicarum libri I- V), Berolini 2 I 9 5 5 , pp. 2 I ,22-22, 14· 3 Mras, pp. 498 s. = Niese r, pp. 24, 1 4-2 5 , 1 2. 5 Mras, pp. 5 p - 5 5 3 · 4 Mras, p. 500 = Niese I, pp. 27, 1 6-28, I 3 . 2

BABILONIA FONDATA DAI GIGANTI

297

della torre, altri re tra cui soprattutto Sennacherib e N abucodono­ sor, il tutto secondo la testimonianza di Polistore, che riporta a sua volta, e parzialmente, Berosso, 1 per poi passare alla testimonianza parallela di Abideno, disposta quindi secondo la linea già seguita per Polistore («egli racconta similmente a P olistore»), anche se il mate­ riale è più conciso: re pre-diluviani, diluvio, costruzione della torre, altri re tra cui Sennacherib e soprattutto Nabucodonosor; 3 poco do­ po infine Abideno viene ancora ripreso per una sintesi sui re caldei.4 Già il titolo dell'opera di Abideno (Ile:pt 'tii:rv 'AO"O"upiwv secondo Praep. Ev. 9, I 4, I e 4 I , I ) 5 indica che la sua prospettiva è quella babilonese, e non quella biblica. Ma ciò rende ugualmente problematica una rico­ struzione sistematica del materiale, e perciò i tentativi di Miiller 6 e di Jacoby 7 di raccogliere i frammenti secondo una linea che va dalla creazione (secondo i babilonesi) in poi, può essere discutibile poiché, specialmente in Jacoby, la sequenza porterebbe a leggere ad esempio la creazione secondo i babilonesi fuori del suo contesto effettivo, 8 che è quello di Nabucodonosor, ed inoltre la storia di questo re è riferita in modo asettico, priva di quei fondamenti più remoti che giustifica­ no il giudizio negativo su di lui.9 È vero che Eusebio può aver manipo­ lato i blocchi di materiale secondo le proprie finalità, ma, nonostante questo importante condizionamento ermeneutico, l' Abideno da lui riportato consente ancora di essere inteso secondo una sua logica. Infatti si può notare una certa corrispondenza tra le imprese di Nabucodonosor, come sono inquadrate ed intese da Abideno, e la costruzione della torre dopo il diluvio. Per quanto riguarda Nabu1

1

Karst, pp. 4,9- I 5,2 3. 2 Karst, p. I 5 ,2 5 -26. Karst, pp. I 5,24-2o,p. 4 Karst, pp. 2 5 .26-26,8. 5 Cf. Mras, pp. 499,22 e 5 5 1 , I (il titolo nel secondo passo manca però nella var. B, cf. app. crit. di p. 5 5 1). In Praep. Ev. 9, 1 2 , I ( Mras, p. 498,2) il 't"cX Ml]Òtxà xal 'Aaaupta può riferirsi invece al contenuto complessivo dell'intera opera di Abideno. Per il ti­ tolo cf. anche Cron. arm. in Karst, p. 1 2,2 5 . 6 FGH I V (Parisiis I 8 5 1 ), pp. 279-28 5 ; va notato anche che Abideno è posto d a Miiller tra gli «scriptores aetatis incertae». 7 FGH mc 6 8 5 , pp. 398-4 I o. 8 FGH mc 68 5, p. 399: F I a ( Cron. arm. in Karst, p. I 9, I 8 - 2 5 ) e I b ( Praep. Ev. 9,4 I , 5 -6 Mras, p. 5 5 2,7- I 3). 9 FGH mc 685 F 6, pp. 40 5 -409: in F 6a si riporta Cron. arm. in Karst, pp. I 8,2720,3 2, ma saltando proprio il brano della creazione secondo i babilonesi (p. 406,22), già riportato come F I a; a questo materiale si adatta in parallelo ( F 6b) quello di Praep. Ev. 9,4 I , ma spostandone i blocchi (4 I , I [prima parte] + 7-8 + 9 + I [seconda parte] + 4) per seguire lo sviluppo della narrazione di Cron. arm. e saltando 4 I , 5 -6 (creazione, già dato come F I b). 3

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BABILONIA FONDATA DAI GIGANTI codonosor, inoltre, vi è una certa discordanza nella sistemazione eu­ sebiana del materiale. In Cron. arm. si comincia dall'attività edilizia del re che ha circondato di mura Babilonia, ha costruito ed ab belli­ to altre località, fino a ricordare i «giardini pensili» della capitale. A questo punto si ricorda la creazione del mondo assieme alla costru­ zione di Babilonia da parte di Belo, e si prosegue poi con un accenno a Daniele, per confermare l'orgoglio di Nabucodonosor (Dan. 4,27 TM 4,30 G), riprendendo poi a narrare, secondo Abideno, le con­ quiste del re, per concludere con la sua autoesaltazione e la sua paz­ zia, confermata ancora da Daniele (si ricorda, senza citarlo, Dan. 4, 28-34 TM 4,3 I - 3 7 G Teodoz.). 1 In Praep. Ev. 9,4 I si dà invece un testo che inverte la narrazione delle imprese del re: prima le sue con­ quiste e la sua autoesaltazione farneticante (e qui il discorso dello stesso Nabucodonosor sulle sventure che si abbatteranno su Babi­ lonia è ampliato: 4 1 , 1 -4), poi il ricordo della creazione di Babilonia (4 1 , 5 -6) e infine le imprese edilizie del re (4 1 ,7-8); Daniele (4,30 s. G Teodoz. 4,27 s. TM) viene citato solo alla fine (4 1 ,9). 2 Nei due te­ sti pare che il motivo per cui si insiste così a lungo su Nabucodono­ sor sia proprio la sua attività edilizia in Babilonia: quasi solo alla sua luce si vedono le altre sue imprese ed in base ad essa egli viene giudi­ cato. Si avverte cioè un procedimento a cerchi concentrici che può es­ sere delineato così: r . La costruzione delle mura è il primo dato che viene riferito su Nabucodonosor, appena egli è menzionato secondo lo schema ge­ nealogico di Cron. arm. ; 3 esso viene ripetuto all'inizio del racconto dell'attività edilizia, dove si precisa che si tratta di tre cinte murarie costruite in quindici giorni,4 e viene poi ripreso dopo aver accennato ali'attività fondatrice di Belo. 5 =

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1

Karst, pp. 1 9,2-20,3 2. 2 Mras, pp. 5 5 1 - 5 5 3 . Il titolo dato alla seconda e alla terza parte nella tradizione del testo di Praep. Ev. ( -.ou cxù-.ou 7tepi 76, 77• 78, 82, 86, 90, I I O, I I 3, I 46, 2 8 5 , 296, 300, 308 I I , I : 79 I I ,2: 78 I I ,4: 79, 8o I I , 5 : 79, 8o

I I ,6: 79, 8o u ,7: 79, 8o, 8 I I I,8: 79, 8o, 8 I I I ,9: 32, 3 3 · 78, 79· 300 I I , I 0-26: 92, I 07, I I 3 I I , I O- I 7: I 07 I I, Io: I I 2 I I,I I: I I2 I I , I 2 S.: I I 6 I I, I 2: I I 2 J 4, I 3 : 240, 24 I I 4, J 5 : 2 5 2 I 5: I38 I 5 ,2: 2 5 2 23·3= I 0 5 23· 5 = I 0 5 23,7= I 0 5 2 3 , I O: I 0 5 2 3 , I 6: I 0 5 23, I 8: I 0 5 2 3,20: I 0 5 2 5 , I : 249 2 5 ·4= 249 2 5 , I O: I 0 5 27,46: I05 J 2,2 5-32: I 07 39, I4: 5 7 39, I 7: 5 7 40, I 5 = 5 7 4 I , I 2: 5 7 49.32: I 0 5 Esodo I , I 6: 5 7 I , I9: 5 7 2,6: 5 7 2,7: 5 7

INDICE DEI PASSI

3 I4 [Es.] 3,8: 1 0 5 J,I4-I 5 : 275 J , I 7: I 0 5 J , 1 8: 5 7 4,6: 2 5 7 5,3: 57 7, I 6: 5 7 9, I : 57 9, I J : 5 7 I O,J: 5 7 I 2, I 9: I 74 I 2,49: I 74 I 9-24: 2 I 4 22,20: I 74 23,9= I 74 23,28: I 0 5 23,J2 s.: I 6 5 24,7: 2I I 34, 1 2- I 6: I 6 5

Levitico I 9, I 8 : 2 I 6 I 9,3 3 : I 74 24,22: I 74 26,46: 265 27·34: 265

9,22: 1 6 5 I I,J: I 0 5 Giudici I ,26: I 0 5 2,I 4: I 72 I Samuele 4, I - I I : I 67 4,6: 5 7 4·9: 5 7 4, I I : 200 5,2: I 67 IJ,J: 57 I 3 ,7: 5 7 I 3,9: 5 7 I 4, 1 1 : 5 7 I 4,2 I -22: 57 29,3: 5 7 3 I , I -7: I 67, 200

2 Samuele I , 2 5 -27: I 5 5 I O, I 6: I 3 4 IO, I 7: I 34

Numeri 1 2, 1 : 2 5 3 I 3,29: I 0 5 24,24: I 02, I 7 I 2 5 , I 2 s.: I 89 3 5 , I 5 : I 74 36, I 3 : 265

Re 5 : 67 S , I -6: 200 I 0,22: I O I I4, I 5 : I 34 I 6,24: 262 I 6,J I : 3 8 22,49= I O I

Deuteronomio I , 5 : 42 4· 5-8: 4 I , 42 4·44= 42 5 .4= 42 s ,6: 42 5,8: 42 7, I -6: I 6 5 I O, I 9: I 74 I 7,8- I I : 276 20, I 7: I 0 5 30, I 5 S S . : 2 I 5 3 3 ,4: 4 5 , 209, 2 I O, 2 I I

2 Re S , I -6: I 68 5 , 1 5 -26: I 6 5 6,2: 262 I 0,4 S.: I 68 I 7,6: 98 I 7,24: I 3 5 I 8, 1 1 : 9 8 22,8: 2 I 2 22, 1 1 : 2 I 2 23,2: 2 I I 23, I 9 s: I 3 2 23,2 I : 2 1 1

Giosuè I ,4: I05 9- I 2: 30

I

Cronache I , 5 -23= 90, 9 5 I , 5 : 98, I O I

I

I ,6: 99· I OO I ,7: I O I I , I 7: 95· 1 1 6 I,I8: I 16 I ,J2: 249 I I ,7-9: I68 24, I 4: I 8 8 2 Cronache 2: 67 9,2 I : I O I 20, J 6 s.: I O I J 6,2 J : I 44· 278 Esdra I ,2-4: I 44 I ,2: I 44. 278 4, Io: I 3 5 4, 1 1 : I 3 5 4, I 6: I 3 5 4, I 7: I 3 5 4,20: I 3 5 5.3: I 3 5 5 ,6: I 3 5 5 , I I s: I 44. 278 6,3 : 262 6,6: I 3 5 6,9 s.: I 44· 278 6, I 3 : I 3 5 7, 1 2: I 44. 278 7,2 I : I 3 5 · I 44· 278 7,23 : I 44· 278 7,2 5 : I 3 5

Neemia 2,7: I 3 5 2·9= I 3 5 Giuditta I -2: I I 2 I,I: I I2 I ,7- I O: I I 2 I , I 2: 1 1 2 2,2 5 : I I 2 2,26 s: I I 3 Ester I ,3: 98 I , I 4: 98 I , I 8 s.: 98 8 , I 7: I 99

INDICE DEI PASSI [Est.] 9,27: 1 74 I O, I : I 7 I 1 0,2: 9 8 I

Maccabei I-13: I6I I -7: I 5 2 I , I -9: I 8 I I , I : I 02 I , I 0- 1 5 : I 8 l I , I O: I 54 I,I I : I 66, 20 I 1 , 1 3 - 1 6: 1 9 5 > 1 96 I , I 3 s . : I 96 I , I 5 : I 66 I , I 6- 5 9: 1 8 2 I , I 6-28: I 8 I I , I 6-2o: 1 8 3 1 ,20-24: 1 84 1 ,2 1 -28: 1 8 3 , I 89 I ,29-40: l 84 I ,29 s s . : I 90 I ,29-3 5 : I 8 I , I 89 I , 3 3-36: 198 1 , 3 3 s.: 1 8 1 I ,34: 190 1,41 -49= 1 84 1 ,4 1 -43 = I 8 I 1 ,4 1 s . : 20I I ,4 I : 1 86 I ,44-49= I 8 I I ,44= I96 1 , 5 0: I 8 I I , p S.: 1 8 1 I , 54- 5 6: I 84 I , 54: 1 8 1 , I 8 2 I , 5 5 - 5 7: I 8 I I,56 s.: 2 I 2 1 , 5 7= I 66 I , 59: I 8 I , I 84 I ,6o: I 8 1 1 ,62 s . : I 8 I 1 ,63: 1 66 2, 1 -30: 1 8 I 2,20: 1 66 2,26: I 89 2,27: I 66 2,4 5 s . : 20I 2,4 5 = 1 7 5 2,5o: I 66

2, 54: 1 66 3·9-22: 1 5 7 3,)2: I 3 5 3,38-4,27: r 6o 4, 1 0: 1 66 4,28-3 5 : r 6o 4,36-6 1 : I 8 I , 1 94 S , I - 54: 1 8 2 5 >9: 262 5 , 1 4: 262 5·1 5= I98 5,2 5 : 262 5 , 5 2: 262 5 > 5 5 : 262 5 > 5 8 : I 67 5,66-68: I 68 6, 1 - 1 7: I 82, I93> 1 94 7,8: I 3 5 7,26- 50: I 5 5 7,39- s o: 1 67, 2oo 7, 5o: I 63 , 1 67, I 7 I 8: I 5 7, I 6o, 1 6 1 , I 69, 1 70 8, 1 - 1 6: 1 50, 1 5 2, 1 5 7, 1 70, 8,1 -2: 1 70 I71 8 , 1 : 1 7 1 , 1 73 , 1 74 8,2- 1 1 : 1 7 1 8,2: 1 7 1 8,3 -4= J 7 I 8 , 5 : 1 02, I 7 I 8,6-8: I 7 I 8,6: I 72 8,8: I 7 I 8,9- IO: I 7 I 8,I 1 : 1 7 1 8, 1 2 - 1 6: I 5 7, 1 72, 2 8 I 8, 1 2- I 3 : I 7 I 8, 1 2: I 66 8, I 3 : I 62, I 6 8 8 , I 4- I 6: I 7 I 8 , I 4: I 73 8 , I s : I 72 8 , 1 7-32= 1 5 2 8 , 1 7-2 1 : 1 70 8 , 1 7: I 66 8 , I 9: I 6 5 8,20: I 66, I 70 8,22-p: I 70 8,22: 1 5 7, 1 66 8,23-30: l 5 7 8,23 s s . : 1 6 1

315 8,24-26: I 54 8,24: 1 66 8,3 1 s . : 1 5 7, 1 70 8,3 1 : 1 66 9,1 -22: I 5 5 9>2 I : I 5 5 9,23 - 1 1 : I 5 7 9>3 5 = 262 9, 5 4- 5 6: I 5 7 r o, r o s . : 1 6 8 I 0,20: I 54, I 73 1 0,62: I 54 I 0,69: I 67 1 0,72: 1 67 I 0,76: I 59 I 0, 8 3 : I 67 1 1 ,9: I 66 I I , 5 7- s9: 1 5 5 I I , 5 7 s . : I 54 I I ,60-74: I 5 5 l I ,6o: I 5 5 10,62: 1 73 I 0,64: I 72 1 0,72: 200 1 2: 2 8 2 1 2, 1 - 1 9(23): 1 5 7 1 2, 1 : 1 5 2, 1 66 1 2,3 -4: I 5 2 1 2,3: 1 66 1 2, 5 -2 3 : I p, 249 1 2,6: 1 66 1 2,7-8: 282 1 2,7: I 66 1 2,8: I 66 I 2,9- 1 0: 282 1 2,9: I 69 1 2, I o: I 66 I 2, I I : I 66 1 2, I 3 - I 5 = I 67 1 2, I 4: I 66 1 2, 1 5 : 278 I 2, I 6: I p, q 6, 1 66 1 2 , 1 7: 1 66 1 2, 1 9-23: 1 5 2 1 2,20-37= I 67 I 2,2 I : 1 5 5 , I 66 1 2,22: 1 66 I 2,24- 3 8 : 1 5 5 1 2,24- 1 6: I 5 8 1 2,3 J : 261

3 16 [1 Mace. ] 1 2,39- 5 3 : 1 5 5

I 2, 5 2: I 5 5 1 2, 5 J : I 5 5 I 3 1 I 2-24: I 5 5 I 3 ,26-30: I 5 5 1 3,3 5 -4 1 : I 5 5 I 314I S . : 20 I I 3 ,4 I : I 63 I 3 ,49- 5 3 : I 5 5 I 4- 1 6: 1 5 8, I 6 I I 4·4- 1 5 = I 72, 200 I 4,4: I 5 5 I 4, I 4- 1 5 = 1 5 5 · I 68 I 4, I 6-24: I 5 6 I 4, I 6 s s . : I 6 I I 4, I 6- I 9: I 5 3 1 I 5 5 I 4, I 7: I 66 I 4, I 8: I 66 I 4,20-2 3 : I 5 3 , I 66 I 4,22: I 5 31 I 56, I 66 I 4,24: I S 3, I 5 6, 1 5 8 I 4,25 -46: 1 5 6 I 4,34: I 5 9 I 4,3 8 : I 54 I 4,40-47= I 72 I 4,40: I 5 3 , I 66 I 4,4 I -43= I 72 I 4,4J s . : I 73 1 4,43 : I 54 I 4,47= I 72 I 5 , I 5 -24: 1 5 6, I 5 8, I 5 9> I 5 1 I 5 -2 I : I 5 3 I6I 1 5 , 1 6: 1 5 8 I 5 , I 7: I 66 1 5 ,20: 1 5 6 I 5 ,22-24: 1 5 3 1 5 ,27-36: r 5 6 I 5.32: I 68 I S ,3 8 - I 6, I O: I 5 6 1 6, u - 1 6: 1 5 6

Maccabei 1 -2: I 79 1 12: I 66 1 1 1 3 - I 6: I93 1 ,23: I 5 2 2,2 I : I 99 3 : I 79, I 8 8 3 ,4: I 8 8 3,26-29: 1 9 5

2

INDICE DEI PASSI 3,3 I - 3 3 : I 9 5 3,36-39: I 9 5 4: I 8 2 4, I -20: I 79 4, I -6: I 8o 4,9: I 89 4, I o: I 96 4, 1 1 : I 5 3 . I 66, 20I 4, 1 3 : 1 96, 1 99 4· 1 5 : I 96 4,2 I -22: I 79, I 84 4,23-29: I 8o 4·39- so: I So 4>4 5 = I 9 8 5 = I 87 5 , I - I 4: I 8 3 5 , I - I o: I 8o 5 , I : I 80 5 17- I O: 20 I 5 ,9: I 5 3 > 249 5 1 I I -26: I 89 5 , I I -2 3 : 1 84 5 , 1 1 -20: I 8o 5 , 1 1 - 1 4: 1 8 8 5 · 1 5 -20: I 8 3 S , I 5 : I 89, 20I S , I 7 s . : I 8o S , 2 I -26: I 8o 5 ,24-26: I 84 6, I -7: 1 80 6, I : I 8o 6,2: I 9 8 6,8 s . : I 8o, I 9 8 6,9: I 97· I 99 6, 1 8-3 I : I 80 7: I 8o 7,36: I 66 8 : I 8o 8, 1 : I 99 8,8-29: 1 60 8, 1 5 : 1 66 8, I 7: 280 8,20: 1 7 I 9: I 8o, I 94• I 9 5 9·4- 1 3 : I 94 9,8: 1 9 5 9· 1 3 : 1 94· 1 9 5 9· 1 7: 1 94 9, I 8 : I 9 5 9, I 9-27: I 94. 1 9 5

I O, I -8 : I 80, I 94 I 0,4: I 94 I 0,9: I 94 I I , I - I 5 : 1 60 I I , I 6-2 I : I 54 I I ,22-26: I 54> I 96 1 1 ,24: I 97. I 99 I I ,27- 3 3 : I 54 1 1,33: I 54 1 1 ,34- 3 8 : I 5 J , 1 5 4 1 1 ,3 8 : I 54 1 2,29 s . : 262 I 3,3-8: I 90 I 3,6-8: 20I I 4·3 8 : I 99

Giobbe 20, I 6: 79 26,7: I 07 27,4= 79 2 8 : 43 28,23 -27: 43 28,28: 44 29, I O: 79 3 3 ·2= 79 Salmi 22, I 6: 79 48,8: I O I 5 0, I 9: 79 p , I 6: 79 68,p: 1 04 7 1 ,24: 79 72, I O: I O I 73·9= 79 78, p : 1 04 8 3 : 261 8 3 .9= 26 1 I 0 5 , 2 3 : I04 1 0 5 ,27: I04 1 o6,2 I s . : I 04 I I 9, 1 72= 79 I 2o, 5 : 99 I 3 7= 34 I 3 7,6: 79 Proverbi 1 -9: 3 8 , 43, 7 5 2, I 6: 3 8 5·3= 38

INDICE DEI PASSI [Prov.] 5 ,20: 3 8 7· 5 = 3 8 8 , I ss.: 43 8,22-3 I : 43 I0,3 I : 79 I 2, I 8 : 79 I 5>2: 79 2 5 · 1 5 = 79 26,28 : 79 Siracide 1 , 1 - 1 0: 44 1 , 1 0: 44 I ,26: 208 2,1 5 s.: 208 6,37: 208 I o,6- I 7: I 9 5 1 4,20- I 5, I O: 230 I 5, I : 208 I 5 , I I - I 6, I 4 ( I 6 ) : 2 I 3 1 5,11: 2I3 I S , I 5 : 208 I 6, 1 7- I 8, I 4: 2 I 3 1 6, 1 7: 2 I 3 1 6,20-22: 2 1 3 I 6,24 s.: 2 I 3 1 6,24: 2 1 3 1 6,26-30: 2 I 3, 2 I 4 I 6,26: 2 I 4 1 6,27: 2 1 4 1 6,29 s . : 2 1 4 1 7, I - I4: 208-2 1 3, 230 1 7, 1 - 1 0: 2 1 4 1 7,3: 2 1 4 1 7, 5 : 2 1 6 1 7,6: 2 1 4 1 7,7: 2 1 4, 2 1 5, 2 1 6 1 7, 1 0.9 (Ziegler): 2 1 4 1 7, 1 0 (Rahlfs): 2 1 4 1 7, 1 1 - 1 4: 2 1 4 1 7, 1 1 : 208, 2 1 5 1 7, 1 2 - 1 3 : 2 1 5 1 7, 1 2: 2 1 5 1 7, 1 4: 2 1 5 , 2 1 6 1 8, 1 4: 2 1 3 1 9,20: 208 1 9,24: 208 2 1 , 1 1 : 208 24: 4 5 , 208-2 1 3 , 2 1 9, 220, 224, 229

24, 1 -22: 220 24,3- 1 8: 209 24,3= 2 I 2 24·4= 2 I 2 24, IO s.: 45 24, 1 0: 2 1 2 24, I 9-22: 209 24,22: 208 24,2 3 : 4 5 · 209, 2 I O, 2 1 1 , 2 I 2, 2 I 9 24,30-34: 2 I 9 24,32 s.: 208 24, 3 3 : 2 I 2 27- 5 3 : 230 29, I (Rahlfs): 208 3 6 ( 3 3 ) ,2 s.: 208 36, I 8-2o (Rahlfs): 2 1 7 36,2 I -27 (Rahlfs): 2 I 7 3 6,23-2 5 : (Ziegler): 2 I 7 36,26-3 I (Ziegler): 2 I 7 37, I - 1 5 : 2 1 7 37, I -6: 2 I 7 37, 1 6-26: 2 I 7 3 7,27-3 I : 2 1 7 38,I- 1 5 : 2I7 3 8,4 (Ziegler): 208 3 8 , 1 6-23: 2 1 7 3 8,24-39, I 1 : 208, 2 I 6-220 3 8,24: 2 1 7, 2 I 8 3 8,2 5 -26: 2 1 7 3 8,27: 2 1 7 3 8,28: 2 1 7 3 8,29-30: 2 1 7 3 8,3 2-34: 2 1 7 3 8, 3 3 (Ziegler): 2 1 7 3 8,34-39,1 (Ziegler): 2 1 8 3 8·34= 2 1 7 39, 1 : 2 1 7, 2 1 8 39·3 : 2 1 9 39, 5 -6: 2 1 8 39,8: 208 39, 1 2-3 5: 2 1 7 39, 1 2: 2 1 9 44·4= 208 44, 1 9: J I 2 4 5 ,24: 1 89 p , qc: 208 p ,30: 208

3 17 Isaia 1 -39: 1 64 I ,7: 3 8 2 , I6 : I O I I0, 5 - I9: I 63 I0,24-34: 163 I 0,27: I63 I I , I -9: I63 I I , I O- I 6: I 64 I I , I I : I 67 I I , I 6: I 64 I J - I4: I46, I 63 I 3 , 1 -22: 34 I 3, 1 6: 34 I 3 , I 7: 98 I 4, I : I 74 I 4,4-2 3 : 34, I 63 I 4,7: I 63 I 4, 1 2- I 5 = I 46, I 9 5 I 4, I 3 - I 5 : 3 4 I 4,24-27: I 6 3 I 4,2 5 : I63 20,3: 1 04 2 1 ,2: 98 23, I : I O I , I02 23,6: IOI 2 3 , I 0: 1 0 1 2 3 , 1 2: I02 2 3 , J 4: 1 0 1 24-27: 1 64 26, 1 5 - 1 9: 1 64 2 8 , 1 1 : 79 J 2,4 : 79 J 5 ,6: 79 4 1 , 1 7: 79 43·3: 1 04 4 5 > 1 4: I04 4 5 ,2 3 : 79 46-47: 34 49,8 : 1 64 59.3: 79 6o,9: 1 0 1 66, 1 8 : 79 66, 19: 98,99> 1 0 1 66,24: 1 9 5 Geremia 2,10: 1 02, 1 7 I 2,2 5 : 3 8 1 0,9: 1 0 1

3!8 [Ger.] 2 5 , 2 5 : 98 46-49: 37 46,9: I 04 47•4= r o6 50- p : I 63 5 0, I - 5 J , 5 8 : 37 50,3 : 98 5 1 , 1 1 : 98 5 1 ,27: I OO 5 J ,28: 98 p,p: 38 Lamentazioni 4.4: 79 5,2: 3 8 Baruc 3,9-4,4: 44• 2 I I 3 , I o: 44 3 , 1 2 : 44 3 , I 5-23: 44 3·24-28: 44 3·32-3 8 : 44 3·37= 44 3 , 3 8 : 44 4, 1 : 44, 209, 2 I 0, 2 1 I , 2 I 2 4·3 -4= 4 5 Ezechiele 5 . 5 = I 20 I 6,3: I 0 5 I 6,4 5 : I 0 5 2 5 -3 2 = 3 7 2 5 , I -7: 3 5 2 5 ,8- u : 3 5 2 5 , I 2- I 4: 3 5 2 5 , I 5 - 1 7: 3 5 26, I -2 8 , 1 9: 3 5 27,6: I 02, I 7 I 27,7: I O I 27, I O: I 04 27, 1 2- 1 4: 1 00 27, 1 2: I O I 27, I 3 : 98, 99 27, 1 5 s s . : I OO 27, 1 9: 98 27,2 5 : I O I 2 8 , 1 - IO: 36 28,2: 3 6 28,7: 3 8

INDICE DEI PASSI 2 8 , I o: 38 28,I I - I9: 3 6 28, I 2 - I 3 : 3 6 28,20-26: 3 5 29-32= 3 5 30,4: I 04 30, 5 : 104 30, 1 2: 38 3 I,r-I8: 3 5 3 I ,3: 3 5 3 I , l 2: 3 8 3 2 , I 9-20: 3 5 3 2,26: 98 37, I - I4: 1 64 37.7= I 64 3 7,8- I o: I 64 3 8,2 s s . : I OO 3 8,2 s: 99 3 8,2: 97 3 8,3: r oo 3 8. 5 : 1 04 3 8,6: 97· 98, I OO 38,I3: IOI 3 8 , I 5 : 98 39·2: 98 39.6: 97 40,46: I 89 43, I 9: I 89 48, I I : 1 89

Daniele 2: I 7 2, I 8 s . : I 44· 278 2,2 I : I 6 8 2,37= 1 44· 278 2,44= I 44· 278 4= I 9 5 4, I 4: r 6 8 4,22.: 1 6 8 4·23= 1 44· 278 4,27 s. TM: 298 4,27 TM: 298 4,28-34 TM: 298 4,29: r 68 4,30 s. G Teodoz.: 298 4,3 I - 3 7 G Teodoz.: 298 4·34= 278 S ,2 I : 168 5·23: I 44· 2 7 8 8,20: 9 8

8,2 I : 98 9, I : 98 I 0,20: 98 I I ,2: 98 I I ,2 I -4 5 : 20I I 1 , 2 5 -30: I 84 I 1 , 2 5 -28: 1 84 I I ,29-30: 1 84 I I ,30: 102 I I ,40- 4 5 = 1 9 5

Osea 7,9: 3 8 8,7: 3 8 Gioele 2,20: 1 9 5 4,6: 98 Amos I ,3 - 5 : 37 I ,6-8 : 37 I ,9- I O: 37 I,I 1 - 1 2: 37 1 , I 3 - 1 5 : 37 2, 1 - 3 : 3 7 2,4- 1 6: 37 9·7= I 0 5 Giona I,3: IOI 4,2: I O I Naum 3 ·9= I 04 Aggeo I , 5 s . : I 64 Zaccaria 9,9- I 7: 1 64 9, I I : I 64 9, I 3 : 98 1 4, 1 2: 79. 1 9 5 Matteo 22,37-39= 2 1 6 Marco I 2,29-3 I : 2 I 6

INDICE DEI PASSI Luca 3 · 3 6: 1 1 6 1 0,27: 2 1 6

Atti 1 , 1 8: 1 9 5 1 2,23: 1 9 5

3 19 Apocalisse 14,8: 34 1 6,7- 1 8,3: 34

LETIERATURA GRECA E LATINA

Apollodoro Biblioteca 1 , 1 -2: 306 l , 3 : 3°5 1 ,4: 305 1,34-3 8 : 3 0 1 , 306 Appiano Storia romana I 1 ,46: 1 9 2 I I ,66: 1 9 2 Diodoro Siculo Biblioteca storica I ,22-23: 273 I ,23,4: 273 I,28 ss.: 2 5 5 I ,2 8 : 272 I ,2 8 , I - 3 : 2 5 5 I,5 5>5: 2 5 5 I ,94, I -2: 243 2,46, 5 -6: I 9 5 >4 5 ·4= 276 5 >4 5 · 5 = 277 28,3: 193 29, 5 : 193 34-3 5 . 1 , I - 5 : 203, 2 5 7, 260 Dionigi di Alicarnasso Storia romana I ,4: 1 9 Ecateo d i Abdera in Diodoro Siculo, Biblioteca storica 40,3: 2 5 6 40,3 , 1 -8: 246, 270, 27I 40,3 , I -3 : 2 5 5 , 2 5 6 40,3 , 1 -2: 272 40,3 ,3= 274· 275 40·3 ·4-6: 275 4°·3 ·4= 278 40·3· 5 = 277 40,3,6: 2 5 6, 277 40,3,7= 277 40,3,8: 277

Erodoto Storie 1 ,6: 97 1 , 1 5 : 97 1 , 1 6: 97 1 ·94: 99 1 , 1 03 : 97 1 , 1 0 5 > 1 : 1 3 2, 2 5 1 2,3 5 , 1 : 3 1 2,3 5>2: 40 2,36: 242 2,5o, r : 3 1 2, p , 1 : 3 I 2, I 04: 2 5 I 2, I 04,3 = I 3 2 2, I o6, I : 1 3 2, 2 5 1 2, I 5 9,2: I 3 2 3,5, I : I 3 2 3 . 5 ,2: I 3 I 3 ,9 I : 2 5 1 3 ,9 1 , 1 : 1 3 2 3 >94= 99 4, 1 : 97 4, I I - 1 3 : 97 4, 1 1 ,4: 274 4,2 8: 97 4·39= 2 5 1 4·39,2: I 3 2 4·4 5 = 97 4, 1 00: 97 4, I 44: 1 99 s , s 8 : 242 7,20: 97 7,89: 2 5 1 7,89, I : I 3 2 7,89,2: I 3 2 Esiodo Opere e giorni 1 09: 204 Teogonia so: 306 1 34: 97 1 40. 305

1 84- 1 86: 301 1 8 5 : 306 42 1 ss.: 305 42 1 -427: 305 3 9 1 s.: 305 5 0 1 s.: 305 5 04 s.: 305 5 06 ss.: 97 6 I 7-73 5 : 305 6 1 7-62 3 : 306 629-6 3 8 : 305 7 1 3 -73 5 : 306 8 2o-8 8o: 3o6 Giovenale Satire 6, 5 42- 5 4 5 : 278 Giuliano Contra Galilaeos I46b: 244 1 84b-c: 244 1 90c: 244 2 2 1 e: 2 5 2 Giustino in Pompeo Trogo, Historiae Philippicae 3 6, 1 : 260 3 6,2, 1 -3 : 2 5 2 3 2,2, I -2: I93 36,2, 1 1 - 1 6: 2 5 7 3 6,2, 1 1 : 2 5 2 36,3,9: I 6o Igino Genealogiae (Fabulae) 1 43,2: 8 1 Pseudo-Longino De sublime 9·9= 265 Luciano di Samosata Icaromenippo 1 8: 89

J 20 [Luciano di Samosata] Sul modo di scrivere la storia 9= 20 34= 20 39: 20 4 I -42: 20 47= 20 p : 20 6 I : 20 Nonno di Panopoli Dionisiache 3 ,204 s.: 3 I O 40,43 I -43 3 = 3 6 4 I 1 I 3 - I 6: 3 6 4 I ,3 64-367: 3 6 Omero Iliade I 8 : 89 Odissea I I , I 3 - I 9: 97 Pausania Descrizione della Grecia 9, p : 3 I O Platone Alcibiade I 1 1 20e: 3 I I Ippia maggiore 28 5d: I 8 2 8 5 d-e: 1 8

INDICE DEI PASSI Teeteto I 7 5 a: 3 I I Polibio Storie 3·3= I 84 J I ,9: I92 6, I 3 : 1 72 6, I 3 ,8-9: I 72 6, I J,8: 1 72 I 7 3 26, I : I92 29,23 -27: I 84 29,27: I 84 3 I ,9: 204 3 I , I 1 : 204 Porfirio De abstinentia 2,26: 268 Strabone Geografia I,I,I: 88 91 I 8: 3 I O I I , J 4, 1 2: I 9 I 6, I , I 8: I92 1 6,2,34-40: 244, 2 5 7 1 6,2,34: I 7 S . 2 5 7 I 6,2,3 5 -39: 260 I 6,2,3 5 : 278 I 6,2,3 6: 275 I 6,2,3 8-39: 244 I 6,2,3 8 : 244

I 6,2,39: 244 I 6,2,40: I 73 1 6,2,43: 260 Tacito Storie 5,I-13: 253 5,2, I -3 : 2 5 3 5 ,2,2: 2 5 7 s . 3 , I -2: 2 5 7 5 ,8,2: 203 Tito Livio Storia di Roma 4 S , I I - 1 2: I 86 Periochae I02: 260 Scholia in Lucanum 2, 5 9 3 = 260 Tolomeo Geografia 1 , 1 : 89 Tucidide Guerra del Peloponneso 2, I 7: 2 I 2, I 8: 2 I 2,48 ss.: I 8

LETTERATURA CRISTIANA ANTICA

Agostino De civitate Dei 4,3 1 : 260 Sermones 300: I 8 7 Clemente Alessandrino Stromata 1 , 1 5 ,72, 5 : 2 5 4, 268 I 12 I , I 0 1 ,3-4: 248 1 12 I 1 1 0 1 1 3 : 248 1 , 2 I , I O I , 5 : 247 I 12 1 1 1 3013: I 701 239, 286 I 12 1 1 I 4 I 1 I -2: 249 I ,2 1 , I 4 1 , 3 : 2 J 3

I,2 I , I 4 I ,4- 5 : I 70 I 12 I , I 4 I 14: 2 8 6 1 ,22-29: 240 1 ,22, I 5 0,4: 245 I 1 2 3 1 I 5 3 ,4: 1 70, 240, 24 I 1 286 I 123, I 5 4,2-3: 240 I 126, I 70,3: 245 5 .8,6-7: 236 5 1 I 41 I O I 14: 89 S , I 41 I I 3 1 1 -2: 234 5 1 I 41 I I 3 1 I : 270 Eusebio di Cesarea Praeparatio evangelica I , I o, I - 5 3 : 3 6

I , I O, I o: 37 I 1 I 01 I 4: 3 7 3 , 1 2 , 1 -2: 24 5 9: 28 5 . 286, 296 9,6,9: 245 9.8, I -2: 24 5 91I I , 1 -4: 296 9, 1 2, I - 5 : 296 9, 1 2, 1 : 297, 3 0 I 9, I 3, I - 5 : 296, 302 9. I 4, I -2: 296 9, I 4, I : 297 9, I 4,2: 300, 30I 91 I 413 - 1 5 1 I : 296, 302, 303 9, I 4,3: 300, 303

INDICE DEI PASSI [Eus. Praep. Ev. ] 9,1 5 , 1 : 302 9, 1 7-20, 1 : 2 8 6 9, 1 7: 286, 2 87, 2 8 8 9, 1 7, 1 -9: 240 9· I 7,2-9: 242 9· 1 7,2: 242, 287, 290, 308 9> I 7,3 -9: 3 I I 9> I 7,3 : 249> 2 5 0, 293> 3 07, 308, 3 I 1 9,1 7,9= 2 8 8 , 290, 293· 307, 3 08, 3 09 9, 1 8 : 2 8 8 9, 1 8(2): 2 8 8 9, 1 8, I : 240, 242, 249, 2 5 1 , 287 9, 1 8,2: 240, 242, 287, 28 8, 290, 307, 308, 3 1 I 9· 1 9, I -3 : 2 p 9· 1 9, I : 2 5 1 9, I 9,2: 24 I , 2 5 1 9, 1 9,4= 240 9,20, 1 : 2 3 3 9,20,2-4: 1 66, 249 9,20,3 -4= 249 9,20, 3 : 287 9,2 I -3 7= 2 8 6 9,2 I , I ss.: 2 5 0 9,2 1 , I - I 9: 2 39· 249 9>23 , 1 -4: 239> 242 9,23 , 1 : 287 9,23 ,3 = 2 5 1 9,24, 1 : 2 3 3 9,2 5 , 1 : 287 9,2 5 >4-26, 1 : 1 70, 240 9,26: 286 9,26, I : 240, 24 I , 243, 286 9,27, 1 -3 7= 240 9·27, 1 - 5 : 242 9·27,2-3 : 2 5 5 9·27·3-4= 242 9·27·3= 245 · 249

9·27·4= 240 9·27· 5 = 249 9·27,6: 240, 24 1 , 243 9·27,7- I 6: 2 5 3 9,27,7= 2 5 3 9·27, I O: 242 9·27,20: 2 5 5 9·27,23-3 7= 2 5 5 9·27,23 -2 5 : 240 9·29, 1 - 3 : 240, 249 9,29, 1 5 - I 6: 24o 9·30-34: 2 8 6, 2 8 8 9,30, 1 -3 4,20: 239 9,30, 1 - 34( I - I 8.2o): 286 9>30, 1 -3 4, 1 8 : I 70, 26I 9,30, 1 -2: 263 9,30, 1 : 289 9·30,3 -4= 2 6 1 , 262 9,30,3 : 262 9,30,8: 262, 263 9,3 J , I : 262 9·34·4= 262 9.34.9= 262 9.34, I9: 23 7 9,34,20: I 70 9·3 7, 1 -3 : 23 3 9·39= 2 8 6 9·39, I - 5 : 1 70, 2 39 9·39· S : 262 9·4 1 : 293· 297. 298 9·4 I , I - I 8 : 296 9·4 I , I -4: 298 9·4 I , I : 297· 299 9,4 1 ,4: 297 9,4 1 , 5 -6: 297· 298, 299 9,4 I , f 299 9·4 I ,6: 298 9,4 I ,7-8: 297. 298, 298 9,4 I ,7: 298 9·4 1 ,9: 297. 298 I o, I o, 5 : 247

321 I O, I 0,7- 1 4: 3 I O I O, I 0,7-8: 3 I O I O, I 0,7: 247, 3 I O I O, I O, I 6: 248 I I , I O, 1 4: 24 5 Gerolamo Commento a Daniele I , I 7- I 9: 1 9 3 I I ,36: I93 I I ,44-4 5 : I 93 I 2, I S S . : I 9 3 Pseudo-Giustino Cohortatio ad Graecos 9: 244, 247, 3 I O Lattanzio Divinae lnstitutiones 1,2 3,2: 247, 3 10 Ori gene Contra Celsum I , I s : 245 I , qb : 234 I , l 6: 24 5 I ,2 1 : 24 5 4,2 I : 24 5 5,6: 279 Taziano Oratio ad Graecos 3 8 : 247. 248 Teodoreto di Ciro Graecarum affectionum curatio 2 , I q: 245 Teofilo Antiocheno Ad Autolycum 3·29= 247· 29 5. 3°9

LETTERATURA VARIA

Aretalogie di Iside Aretalogia di Maronea 24-26: 223 Aretalogia di Menfi 1 2 - q : 223 1 6: 223

I 7-20: 22 3 27: 223 2 8 : 22 3 3 1: 41 3 3 -3 7= 223 3 8 : 223

Dante Alighieri De vulgari eloquentia I,7. s - 8 : 84 1 ,7.7= 84

322 Inni di Isidoro (Fayum) 1 ,29-34= 224 Inno ad Aton 9- 10: 40

INDICE DEI PASSI Lettere di Amarna 1 , 3 8 : 98 Testi accadici BM 3 5 603: 1 94 BM 92687: 102

Enuma elis 4-6: 292 s ,J 1 -34: 292

Indice del volume

Premessa

7

Sommario

II I3

I . La storiografia nella Bibbia e la sua collocazione tra la storiografia greca e la storiografia dell'Oriente antico

27

2. Antico Testamento e culture coeve Dal rifiuto illusorio all'assimilazione vitale

49

52 53 54 57 6I 66 67 69 70 73 74 76



«Straniero» Verso una definizione analogica del concetto in riferimento al territorio siro-palestinese del TB - F e ali 'Israele delle origini

1

1 . I fattori innovativi: in che senso stranieri ? I . Il gentilizio «amorreo»

2. La presenza dei babiru

3 · I siswfsasu e il punto d i vista egiziano 4· La teoria dei «popoli del mare»

e gli influssi sul territorio siro-palestinese 5. Irrilevanza d eli' elemento fenicio 6. Deduzioni per una definizione di «straniero»

2. Il sentirsi «straniero » per origini non autoctone I . Il significato del «nomadismo» 2. La coscienza di origini non autoctone 3 · «Straniero» alle origini e «straniero » nel tempo 4· La « torre di Babele» e la comunicazione interrotta Pluralità di lingue o ambiguità del linguaggio ?

88

90

9I

5 . Dalla geografia neutrale alla mappa ideologica centralizzata La «tavola dei popoli» (Gen. I o) da testo delle origini a immagine normativa 1 . Gen. I O, I -3 2 nel contesto originario di Gen. I - I I 1 . L'inadeguata suddivisione critico-letteraria del brano

3 24 95 108 III I I2 I I3 I I4 I I6 I 20 I2I I25

INDICE DEL VOLUME 2. L'identificazione dei nomi e dei gruppi 3 · Conclusioni sulla mappa mentale del testo 2. Gen. I o, I - 3 2 nell'esegesi giudaica antica: alcuni esempi I . Il libro di Giuditta 2. Il Liber Antiquitatum Biblicarum 3 · Flavio Giuseppe 4· Il libro d � i Giubilei 3 · Conclusione Bibliografia

6. Babilonia terra d ' « esilio» e centro propulsore dell'ebraismo Un fenomeno di dissociazione valutativa

I25 1 26 1 26 I 27 I3I I 34 I 34 I4I I45 I48 I48 I 49

r so

o. Il ricupero dell'ebraismo babilonese: le vie della ricerca 1 . Natura e distribuzione delle fonti

r . Le fonti bibliche

2. La storiografia giudaica moderna e le storie di Israele 3 . Documentazione extrabiblica (e babilonese) 2. Ebraismo babilonese: indizi indiretti 1 . L'orientamento valutativo 2 . L a reintegrazione religiosa 3 · L'ideologia del ritorno e Babilonia « cifra» negativa 3 · Deduzioni conclusive 1 . I l riemergere dell'ebraismo babilonese 2. Il merito storico della grande Babilonia

7· Epopea maccabaica e « grandeur»

di Roma Persuasività e sfruttamento di un'immagine

I 52

I . L e relazioni tra Maccabei e Roma

I 62

2. Il movimento maccabaico sulla scia dell'Israele antico:

e la loro dislocazione parallela nel primo libro dei Maccabei emulazione e autocomprensione «messianica»

I 69 I 77

3 · Propaganda romana assimilata e interpretata dalla storiografia nazionale maccabaica

8 . La persecuzione religiosa nell'ermeneutica maccabaica L'ellenismo come paganesimo

I 79 I 79 I8I I 82 I 86 I 86

I . Le fonti divergenti e tendenziose del movimento maccabaico I . 2 Maccabei 2. I Maccabei 3 · Flavio Giuseppe 2. L e cause storiche della persecuzione: alcune ipotesi degli studiosi moderni I. Guerra civile tra riformisti e ortodossi (Bickermann)

INDICE DEL VOLUME I 87 I 88 1 89 I 90 I 92 I 92 I 96 200 205 206

208 2I3 2I6 220 224 228 232

2.

Conflitto sociale interno: la ribe llione causa della persecuzione (Tcherikover) 3 . Il problema del sacerdozio non sadocita e della legge non ezriana (Sacchi) 4· La funzione provocatoria di Menelao (Bringmann) 5 . Imposizione della religione dei giudei dissidenti (Goldstein) 3 · Il contrasto socio-politico e l'ermeneutica religiosa della «persecuzione» I . La morte del persecutore 2. Il contrasto formulato come antitesi tra ellenismo e giudaismo 3· L 'ellenismo inquadrato nella tipologia religiosa del «paganesimo» 4· Conclusione

9 · Sapienza e T orah in Ben Sira Meccanismi comparativi culturali e conseguenze ideologico-religiose I. L'assimilazione esplicita e formale (Sir. 24) 2 . Le conseguenze a livello antropologico (Sir. I 7, I - I 4) 3 · Le implicazioni a livello istituzionale (Sir. 3 8,24-3 9 , I I ) 4· Il binomio sapienza-legge nel mondo culturale di Ben Sira 5. L'analogia con la riduzione «yahwista» della religione dell'Israele antico 6. L e potenziali conseguenze ideologico-religiose dell'assimilazione

I o . Cosmopolitismo culturale e autoidentificazione etnica nella prima storiografia giud aica

232 239 243 247 2 5o

I . La prima storiografia giudaica: prospettive di ricerca 2. Abramo e Mosè fondatori e diffusori dei beni di civiltà 3· Mosè tra i grandi legislatori dell'antichità 4· Cronologie e sincronismi 5 . L a pluralità delle origini dei giudei

26I 263

6 . Ambientazione politica e identità nazionale in Eupolemo 7· Suggerimenti conclusivi

e il problema delle origini egiziane

266 266

I 1 . Ebrei ed ebraismo nell'ottica storiografica greca L'esempio delle istituzioni I . Ebraismo ed ellenismo: possibilità e limiti di un confronto

3 26 267 26 9 27I 272 274 275 277 2 78 279 28 I

INDICE DEL VOLUME 2. Le testimonianze più antiche sugli ebrei 3 . Ecateo di Abdera 4· L'uscita dall'Egitto e la costituzione politico-religiosa

degli ebrei secondo Ecateo 1 . L'espulsione dall'Egitto e le sue cause; l'associazione con i greci 2. L'insediamento nella terra come processo di colonizzazione alla maniera greca 3· I l culto e l e istituzioni religiose e politiche 4· Le istituzioni militari, l'incremento demografico, il matrimonio e gli usi funebri

5. Il significato « ecumenico» del nome divino «cielo» 6. Le possibili interpretazioni globali del testo di Ecateo 7· La prospettiva complementare: gli altri nell'ottica storiografica giudaica

283 285

Conclusioni

1 2. B abilonia fondata dai giganti Il significato cosmico di Gen. I I, I - 9 nella sto rio grafia dello Pseudo-Eupolemo

285 290

1 . I frammenti e l'opera dello Pseudo-Eupolemo

2. La fondazione di Babilonia nello Pseudo-Eupolemo e in Berosso (Alessandro Polistore)

2 94

3 · Altre testimonianze sulla fondazione di Babilonia

296 3oI

4· Abideno e la costruzione della torre 5 . Oracoli Sibillini: torre greca

(Castore, Cefalio, Tallo)

e adattamento della titanomachia greca

308

6. La sintesi dello Pseudo-Eupolemo

3I3

Indice dei passi

PER PAIDEIA EDITRICE STAMPATO DA MONOTIPIA CREMONESE MAGGIO

20 1 0