Gadda e Manzoni. Il giallo della «Cognizione del dolore» 8877419210

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Gadda e Manzoni. Il giallo della «Cognizione del dolore»
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Aldo Pecoraro

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GADDA E MANZONI Il giallo della «Cognizione del dolore»

% EDIZIONI ETS

COLLANA. Letteratura italiana

[2]

IN COPERTINA De Chirico, Mélancolie et mystère d'une rue, 1914

[particolare]

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https://archive.org/details/gaddaemanzoniilg0000peco

LETTERATURA ITALIANA

[2]

LETTERATURA

ITALIANA

1. FRANCO ARATO, Letterati e eruditi tra Sei e Ottocento, 1996, PE2I2:

2. ALDO PECORARO, Gadda e Manzoni. Il giallo della «Cognizione del dolore», 1996, pp. 210.

Aldo Pecoraro pn grin

GADDA E MANZONI Pena

Il giallo della «Cognizione del dolore»

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% EDIZIONI ETS

UN LIBRO È UN LIBRO

C'è una legge dello Stato che punisce coloro che fotocopiano o microfilmano i libri senza autorizzazione. Una legge che non è solo italiana. Una legge di cui già molti editori si sono serviti per difendere i propri diritti. Ma al di là di questa legge, anzi al di là di tutte le leggi del diritto, c'è la legge dell’etica. E l'etica comanda di riconoscere che il libro, in quanto frutto di un lavoro comune tra l’autore e l’editore, in quanto patrimonio di una memoria storica e di una cultura sempre viva, non può e non deve morire. Coloro che fotocopiano un libro, ne vogliono la fine. E forse non lo sanno, 0 fingono di non saperlo. Colpevoli, comunque. Colpevoli dinanzi a quel tribunale del mondo che mai ergendosi a giustiziere, e mai utilizzando il diritto come strumento di rivalsa o di rancore, presuppone l’onestà nei costumi e la dignità di ogni lavoratore. Il resto, ancora una volta, è silenzio.

Questo volume è stato pubblicato su consiglio del Prof. Luca Curti

© Copyright 1996 EDIZIONI ETS

Piazza Torricelli 4, 1-56126 Pisa

Distribuzione PDE, Via Tevere 54, I-50019 Sesto Fiorentino [Firenze] ISBN 88-7741-921-0

GADDA E MANZONI

Le citazioni sono precedute, o seguite tra parentesi, dal numero di pagina, con il numero dell'eventuale nota a esponente; i passi gaddiani anche da sigle dei titoli che vengono qui sciolte seguendo un ordine il più possibile vicino a quello di composizione (in fondo tra parentesi l’anno, se diverso, della prima edizione): G. = RI = MM = M. = MF = NS. = CU =

B C.

Giornale di guerra e di prigionia, Einaudi, Torino 1965 [1955]. Racconto italiano di ignoto del novecento, Einaudi, Torino 1974. Meditazione milanese, Einaudi, Torino 1974. La Meccanica, Garzanti, Milano 1970. La Madonna dei Filosofi, Einaudi, Torino 1975 [1931]. Novella seconda, Garzanti, Milano 1971. Il castello di Udine, Einaudi, Torino 1973 [1934].

= Le bizze del capitano în congedo e altri racconti, a cura di D. Isella, Adelphi, Milano 1981, pp. 195-233. = La cognizione del dolore, Einaudi, Torino 1980 [1938-1941: a puntate; 1963: in volume; 1970: con due tratt inediti].

MI A F. P_

=Le meraviglie d’Italia - Gli anni, Einaudi, Torino 1964 [rispettivamente 1939 e 1943]. = L’Adalgisa. Disegni milanesi, Einaudi, Torino 1980 [1944]. = I/primo libro delle favole, Neri Pozza, Venezia 1952. = Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, Garzanti, Milano 1970

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[1957]. = 1 viaggi, la morte, Garzanti, Milano 1977 [1958].

AG = I racconti. Accoppiamenti giudiziosi. 1924-1958, Garzanti, Milano 1963. EP = Eros e Priapo (Da furore a cenere), Garzanti, Milano 1968 [1967]. GAS = Il guerriero, l’amazzone lo spirito della poesia nel verso immortale del Foscolo, Garzanti, Milano 1967.

TO = Il tempo e le opere. Saggi, note e divagazioni, a cura di D. Isella, Adelphi, Milano 1982. Per l’intricata cronologia dei testi che compongono i volumi dello scrittore si rimanda al Saggio di bibliografia gaddiana annesso da D. Isella a C.E. GADDA, Le bizze del capitano, cit., Adelphi, Milano 1981, pp. 195-233.

Per i testi manzoniani si fa riferimento alla collana «I classici Mondadori».

INTRODUZIONE

Ja, was man erkennen heisst! Wer darf das Kind beim rechten Namen nennen? Die wenigen, die was davon erkannt,

Die tòricht gnug ihr volles Herz nicht wahrten, Dem Pòbel ihr Gefihl, ihr Schauen offenbarten, Hat man von je gekreuzigt und verbrannt. GOETHE, Faust

Gadda, anche più di altri, è autore di un unico libro. Ecco la

chiave per la comprensione dei diversi testi gaddiani. Il lettore non può limitarsi a leggere le pagine per contiguità ma deve annodare i fili del messaggio sparsi nelle varie opere. L'operazione consente di afferrare con chiarezza un motivo soltanto accennato in un’opera e ampiamente articolato in una precedente. Il metodo di lettura portato avanti dal presente volume tende alla creazione di un occhio che veda l’opera gaddiana secondo le regole coerenti che la contraddistinguono, per evitare la moltiplicazione delle storture e dei capovolgimenti interpretativi. Se non si parte dai testi per costruire il sistema gaddiano entro cui poi leggere gli stessi testi, la vittima diventa l’assassino, l’assassino compare come vittima, lo sfogo più sofferto si volge in parodia e il sarcasmo più aspro affonda nella palude della serietà. E, se Gonzalo da vittima si trasforma in assassino, l’interpretazione della Cognizione viene capovolta. La scrittura gaddiana presuppone in sommo grado una memoria che tenga presente l’opera nella sua globalità. Sviluppi tematici, nodi narrativi, passaggi argomentativi, giri sintattici han-

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GADDA E MANZONI

no per nota chiarificatrice il resto delle righe gaddiane. La memoria poi degli scrittori più cari, delle pagine in cui è maggiormente avvertita la forza della verità assolve poi la stessa funzione delle righe dello scrittore. Un’espressione di Manzoni, un’invenzione di Dante, un'illuminazione di Shakespeare, un’immagine di Platone, una riflessione di Kant, una descrizione di Li-

vio, quando siano entrate nel circolo della memoria permanente, restano attive tra le pagine e formano tessere ineludibili per la comprensione. Uno scrittore per il quale l’originalità espressiva è sempre accompagnata dalla tensione noetica non avrebbe potuto tollerare la ripetizione invariata di interi segmenti narrativi o argo-

mentativi. Gadda non è Pirandello e poi sapeva benissimo, con il Faust di Goethe, che la conoscenza vera, se divulgata, porta alla croce o al rogo. La densità di pensiero è sempre sorretta da una motivazione etica. La versione di un Gadda giocoliere di parole rappresenta la massima delle incomprensioni, perché la scrittura della Cognizione o del Pasticciaccio è funzione, non specchio, del pensiero. La deformazione gaddiana, integrata lucidamente in una dimensione gnoseologica dagli studi di Gian Carlo Roscioni, acquista nuova luce entro uno spazio etico visto come schermo protettivo delle verità impronunciabili per motivi politici o sociali. Il gioco di specchi della scrittura gaddiana con la memoria letteraria può essere spiegato con le parole di Marguerite Yourcenar nel saggio I sogni e le sorti del 1938: «Lo specchio corregge le immagini, le deforma, o le rovescia: le tre alternative corrispondono ai tre modi del sogno, a seconda che si tratti dei bei sogni che restituiscono alla realtà il suo lustro ideale, degli incubi che ci rimandano della nostra vita un'immagine grottesca quanto spaventosa e spaventosa pro-

prio perché grottesca, e infine quei sogni in cui gli incubi alla rovescia servono a dissimulare verità segrete e pericolose, pressappoco come ia scrittura inversa di Leonardo da Vinci lo aiutava a garantirsi dal rogo» [Opere. Saggi e memorie, Bompiani, Milano 1992, p. 1765]. Una volta divisa la letteratura del Novecento secondo le due linee del simbolo e dell’allegoria, come ha insegnato Romano

INTRODUZIONE

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Luperini, è necessario ascrivere Gadda alla seconda linea. Nel presente volume, in cui si interpreta Gadda attraverso Gadda,

si è preferito seguire il linguaggio gaddiano, che distingue hegelianamente le costruzioni simboliche, la cui componente di mistero riflette l’indecifrabilità della realtà, da quelle allegoriche, in cui alla rigidità dell’impostazione corrisponderebbe una decifrazione scontata da parte del lettore. I simboli rappresentano per Gadda l’allegoria del mistero. Se la ricerca dovesse essere continuata, molto si potrebbe aggiungere sulla base delle indicazioni di Luperini. Secondo la versione che Giordano Bruno dà del mito di Atteone negli Heroici furori, non c’è verità diffusa senza sacrificio. Atteone, mutato in cervo e sbranato dai cani perché aveva visto la dea Artemide che faceva il bagno in un fiume, sarebbe il filofoso che può contemplare la verità in tutta la sua luce solo a prezzo della vita. Il rogo di Bruno suggella il mito con la morte: la letteratura diventa realtà. Unica alternativa, nascondere le

parole nelle catacombe della memoria letteraria o storica, avvolgerle sotto il velo dell’allegoria. È una regola valida per tutti i tempi e per tutti i paesi. La censura politica o sociale si è sem-

pre accanita sulle verità più brucianti: il fascismo ha portato poi all’estremo l'oppressione della parola silenziosa ma vera, inzeppando ogni spazio vocale di parole false, gridate. Il tempo della pubblicazione della Cogrizione rientra nell’era fascista. Una ragione in più per proteggere il messaggio sotto le forme dell’allusione e dell’allegoria. Il titolo del volume sarebbe potuto essere L'alfabeto allusivo della «Cognizione del dolore». Nella scrittura gaddiana è presente un vocabolario criptico basato sulla memoria letteraria o storica, la cui decifrazione consente di comprendere il messaggio della Cognizione 0, che è lo stesso per un libro-tribunale come quello di Gadda, di risolverne il giallo. Fra le tessere cristallizzate dell’alfabeto allusivo si possono ricordare fulmine = ge-

nerale, tempesta = guerra, vate = fantasma, formica = soldato

in marcia etc. La soluzione del giallo della Cognizione è pertet-

tamente in linea con l’interpretazione del Pasticciaccio argo-

mentata nella tesi di perfezionamento discussa presso la Nor-

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GADDA E MANZONI

male di Pisa [Gadda e lo stile della memoria. Il tribunale tragico del «Pasticciaccio»] e ripresentata sinteticamente nel saggio Napoleon ist der Kugelblitz pubblicato sul numero di «Akzente» dell’ottobre 1993. Rispetto al 1985 gli studi gaddiani si sono moltiplicati. Sono comparsi il commento alla Cognizione del dolore di Emilio Manzotti e quello al Prizzo libro delle favole di Claudio Vela. Ci sono stati contributi fondamentali di Luperini e di Roscioni. Raffaele Donnarumma ha dato voce in modo esemplare alla colluttazione di Gadda con la scrittura nel saggio Gadda e il sublime. Sul quinto tratto della «Cognizione del dolore», comparso sul numero di «Italianistica» del gennaio-aprile 1994. La più prestigiosa rivista letteraria tedesca, «Akzente», ha dedicato un numero intero a Gadda [n. 5 dell’ottobre 1993], ospitando, fra l’altro, un brillante contributo di Gustav Seibt. Punto di partenza per gli studi futuri è il saggio di Manzotti sulla Cogrzzione di imminente pubblicazione in Letteratura italiana. Le Opere, IV. Il Novecento, II. La ricerca letteraria, Einaudi, Torino

1996, al quale si può rimandare anche per l’accurata e aggiornata bibliografia. La soluzione del giallo della Cognizione e quindi l’interpretazione stessa dell’opera divergono in misura sostanziale dalle ipotesi interpretative che reggono il commento di Manzotti. Piuttosto che interrompere il filo della lettura con note, si è preferito lasciare il confronto al lettore eventualmente interessato. La riduzione all’essenziale del dialogo fra i critici potrebbe essere uno dei modi per opporsi alla moltiplicazione illimitata della bibliografia in un periodo contrassegnato dalla critica parafrastica di secondo o terzo grado con saggi che ripetono, con variazioni di sfumature, quanto già detto. Se il Gadda agens, rappresentato dai personaggi a carattere autobiografico (primi fra tutti don Gonzalo e il commissario Ingravallo), è segnato definitivamente dalla prima guerra mondiale, per il Gadda auctor il tempo si è fermato con il fascismo e la seconda guerra mondiale: la scrittura della Cogrizione si interrompe sostanzialmente nel 1941 e il Pasticciaccio si svolge ancora sotto lo schermo protettivo dell’allegoria e dell’allusio-

INTRODUZIONE

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ne. Le passioni patriottiche della gioventù sono travolte dalla cognizione del dolore e i risultati finali della scrittura gaddiana si informano a un illuminismo tragico. Sulla linea etica a cui appartiene Gadda non stanno i giocolieri di parole ma coloro per i quali la scrittura è termine medio tra conoscenza e realtà. Fra le voci contemporanee si registrano altissime le testimonianze di Luigi Pintor con Servabo [Bollati Boringhieri, Torino 1991] e di Antonio La Penna con i dialoghi oraziani [Diglogo di Orazio e Voltaire e altri dialoghi teatrali oraziani, Rizzoli, Milano 1995]. I rimproveri che Orazio rivolge a Pascoli in Ur sogno oraziano di Giovanni Pascoli non divergono poi tanto dalle accuse che il messaggio finale di Gadda lancia al patriottismo della propria gioventù e alla genìa dei poeti vati. Un invito alla responsabilità del pensiero e della parola che, alla fine di un secolo straziato dai più diversi nazionalismi, si trasfigura se sogno cosmopolitico della ragione illuminista. Avvertenza. Punti di partenza del presente lavoro sono gli studi manzoniani cominciati alla Scuola Normale Superiore di Pisa con la guida del Prof. Giovanni Nencioni, il contributo gaddiano presentato in sede di colloquio presso la Normale nell’aprile 1984 (relatori i Proff. Davide Conrieri e Piero Cudini), e la tesi

di laurea sulla Cogrizione del dolore discussa nel novembre 1985 presso l’Università degli Studi di Pisa (relatore il Prof. Luca Curti). La tesi di laurea, che il libro ripropone in formula unitaria, è stata pubblicata nella forma dei seguenti saggi: Ur fulmine sulla «Cognizione del dolore», in «Rivista di Letteratura Italiana», VI, 1988, 3, pp. 469-99; Polivocità e simmetrie nella «Cognizione del dolore», in «Rivista di Letteratura Italiana», VII, 1989,

2-3, pp. 349-403; Presenze e voci manzoniane nella «Cognizione

del dolore», in «Giornale Storico della Letteratura Italiana», CLXVI, 1989, 535, pp. 340-91; Il terzo tempo di morte nella

«Cognizione del dolore», in «Annali della Scuola Normale Su-

periore di Pisa», Classe di Lettere e Filosofia, s. III, XX, 1990, 4, pp. 927-68.

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