Fenomenologia dell'omicidio
 8814006431, 9788814006432

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MEDI CI NALEGALE CRI MI NOLOGI AEDEONTOLOGI AMEDI CA Co l l a nadi r e t t adaGI ACOMO CANEPA eANGELO FI ORI

FENOMENOLOGI A DELL ’ OMI CI DI O ac ur adi

GI ACOMO CANEPA

MI LANO -DOTT.A.GI UFFRÈ EDI TORE -1985

MEDICINA LEGALE CRIMINOLOGIA E DEONTOLOGIA MEDICA Collana diretta da GIACOMO CANEPA e ANGELO FIORI

La

SANTos uos so, p. VIII-150.

FERNANDO

fecondazione

artificiale

umana,

so,

GIUSEPPE DELL'Osso, Capacità a delinquere e pericolosità sociale,

so, p. XII-158.

FERDINANDO ANTONIOTTI - OSVALDO DE TULLIO - NATALE MARIO DI Luc A , La causa di servizio, l'equo indennizzo e l'azione di risarci­

mento dei pubblici dipendenti, 8°, p. IV-470, Fenomenologia dell'omicidio, a cura di GIACOMO CANEPA, 8°, p. IV-42S. Le piccole invalidità permanenti in responsabilità civile: valutazione medico-legale e costo economico, a cura di FRANCESCO INTRONA e DANIELE Ro DR IGU EZ 8°, p. IV-480. ,

MEDICINA LEGALE CRIMINOLOGIA E DEONTOLOGIA MEDICA Collana diretta da GIACOMO CANEPA e ANGELO FIORI

FENOMENOLOGIA DELL'OMICIDIO a cura

di

GIACOMO CANEPA

MILANO - DOTT. A. GIUFFR� EDITORE

-

198.5

ISBN 88-14-00643-1

TUTTE LE COPIE DEVONO RECARE IL CONTRASSEGNO DELLA S.l.A.E.

© Dott. A. Giuffrè Editore, S.p.A., Milano La traduzione, l'adattamento totale o parziale, la riproduzione con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm, i film, le fotocopie), sono riservati per tutti i Paesi.

(1985) Tipografia

MORI & C. S.p.A.



21100 VAJlE.SE.



VIA F. GuicciAllDINI 66

INDICE

Capitolo Primo

pag.

NUOVE PROSPE'ITIVE NELLE RICERCHE SULL'OMICIDIO Giacomo Canepa . .. . .. . . .. . . . .. . . ... . . . . .. . .. . . .' . . . . . . . .

l

Capitolo Secondo I COMPORTAMENTI VIOLENTI IN AMBIENTE URBANO. RICERCA SUGLI AUTORI E SULLE VI'ITIME DI 202 CASI DI OMICIDIO E DI TENTATO OMICIDIO NELLA CITTÀ DI GENOVA (1961-1975)

Tullio Bandini, Uberto Gatti, Giovanni B. Traverso . . . . . . . . . . . .

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Capitolo Terzo LA RECIDIVA NELL'OMICIDIO Gianluigi Ponti, Piera Gallina Fiorentini

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Capitolo Quarto IL RUOLO CRIMINOGENETICO E CRIMINODINAMICO DELLE ARMI DA FUOCO NELL'OMICIDIO Francesco De Fazio, Salvatore Luberto, Ivan Galliani . . . . . . . . . . .

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Capitolo Quinto CRIMINALITÀ FEMMINILE ED OMICIDIO Francesco Ctirrieri, Oronzo Greco, Laura Amerio . . . . . . . . . . . . . . .

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Capitolo Sesto L'OMICIDA MINORENNE Mario Portigliatti Barbos, Duccio Scatolero

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Capitolo Settimo CATAMNESI SUICIDIARIA DI UN MINORENNE CINQUE VOLTE OMICIDA, CONDANNATO ALL'ERGASTOLO Aldo Franchini

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CAPITOLO I

NUOVE PROSPETTIVE NELLE RICERCHE SULL' OMICIDIO GIACOMO CANEPA

l. Violenza ed omicidio in ambiente urbano. - 2. La recidiva nel­ l'omicidio. - 3. Criminogenesi e criminodinamica delle armi da fuoco nell'omicidio. - 4. Criminalità femminile ed omicidio. 5. Delinquenza minorile ed omicidio. - 6. Catamnesi suicidiaria di un minorenne cinque volte omicida. - 7. Conclusioni.

La ricerca crirninologica sulla violenza, ed in particolare sul­ l' omicidio, ,è ricchissima di dati e contributi di particolare interesse. Risulta tuttavia che tali contributi presentano spesso aspet­ ti ed orientamenti « settoriali » che denunciano specificamente la particolare matrice culturale d'origine, relativa al tipo di « di­ sciplina » nell' ambito della quale una data ricerca è maturata, è stata programmata ed infine è stata realizzata. E significativo, al riguardo, il contributo critico di Ferracu­ ti e Wolfgang che, nella loro ben nota e fondamentale opera de­ dicata al comportamento violento, pongono le basi per la fonda­ zione di uno studio interdisciplinare, auspicando il futuro svilup­ po di teorie scientifiche e di ricerche integrate. Analogamente Portigliatti Barbos, dopo aver esposto i vari modelli interpretativi della violenza in criminologia (modello biologico, psicologico e sociologico) , segnala la necessità di un coordinamento interdisciplinare che non significhi l'abolizione

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degli approcci unidisciplinari, ma consenta invece una tra­ sformazione del loro apparato teorico e metodologico, tale da consentire la raccolta e l'integrazione dei risultati, senza distorsioni né impoverimenti, in vista di una globale com­ prensione della realtà. Uno degli aspetti più critici della ricerca « integrata », in criminologia, è costituito dall'esigenza di coordinamento interdisciplinare fra indagini ad orientamento clinico e inda­ gini ad orientamento sociologico. Come ho avuto modo di rilevare in altra occasione ( 1974), nel campo della ricerca criminologica i rapporti fra clinica e sociologia si costituiscono a due distinti livelli: l) l' indagine sociologica, applicata alla valutazione dei fenomeni criminosi, fornisce delle ipotesi di lavoro alla cli­ nica, che le controlla sul terreno concreto dei casi indivi­ duali; 2) l'indagine sociologica può anche svilupparsi succes­ sivamente, e cioè dopo l'indagine clinica, in modo da svol­ gere la sua attività di ricerca scientifica su casi esaminati a livello individuale, in modo globale ed esauriente. In questa prospettiva, che aspira all'integrazione inter­ disciplinare, presento i sei contributi sulla « fenomenologia dell'omicidio », che costituiscono altrettanti capitoli del pre­ sente volume. Ciascuno di essi è il risultato della rielabora­ zione di relazioni tenute al VII Congresso Nazionale di Cri­ minologia (2 1-24 settembre 1 981): un congresso monotema­ tico dedicato appunto alla « fenomenologia del' omicidio », svolto a Siracusa presso la sede dell'Istituto Superiore Interna­ :donale di Scienze Criminali, che tanto efficacemente ha con­ tribuito alla realizzazione ed al successo di tale manifestazio­ ne, con la collaborazione della Società Italiana di Crimino­ logia. Esporrò in sintesi i dati salienti emersi da tali contribu­ ti, che tutti perseguono, anche se non raggiungono, la meta dell' integrazione interdisciplinare in criminologia.

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Violenza ed omicidio in ambiente urbano.

È indubbio che il fenomeno dell'omicidio suscita nel pubblico profonde emozioni, psicologicamente correlate a problematiche ed a situazioni conflittuali in gran parte in­ conscie, per cui la percezione di tale reato, come della vio­ lenza in genere, si realizza attraverso non poche distorsioni. Tali distorsioni sono inoltre favorite dalle modalità di informazione attraverso i mezzi di comunicazione di massa, che spesso trasmettono al pubblico informazioni al fine di suscitare emozioni o morboso interessamento, distorcendo così la realtà dei fenomeni. Ciò vale in particolare per l'immagine dell'omicidio, che nella pubblica opinione si trasforma in uno « stereotipo », in quanto diverge dalla realtà, sia quantitativamente che quali­ tativamente. Risulta ad esempio dalle statistiche ISTAT, in contrasto con una convinzione radicata nel pubblico, che il reato di omicidio dal 1901 al 197 1 è notevolmente diminuito, al punto da ridursi alla metà da .3168 nel 190 l, in cifre assolu­ te, a 1497 nell97 1 . Tenendo presenti questi e molti altri dati, relativi allo « stereotipo » dell'omicidio, Bandini, Gatti e Traverso han­ no giustamente avvertito la necessità di impostare una ricer­ ca sulla violenza, ed in particolare sull'omicidio, fondata su una corretta ed aggiornata metodologica scientifica, tale da garantire la coerenza dei risultati con la realtà obiettiva del fenomeno indagato. La ricerca si basa sull'analisi dei dati giudiziari concer­ nenti i 23 7 casi di « omicidio » (reati di omicidio volontario, tentato omicidio ed infanticidio), verificatisi nella città di Geno'va nei quindici anni compresi fra il 1961 ed il 1975 . Tutti i dati, trasferiti in dettagliate schede analitiche, sono stati sottoposti a valutazione statistica delle principali variabili relative alle caratteristiche degli autori e delle vit-

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time, alla situazione e all'iter giudiziario, alle relazioni fra autore e vittima. Sono stati considerati tre tipi di omicidio (all'interno della famiglia, tra conoscenti, tra sconosciuti) , che i risultati ottenuti consentono di configurare in relazione a varie carat­ teristiche riguardanti l' autore, la vittima e la situazione. Risulta inoltre che l'omicidio, come il tentato omicidio, è fenomeno non omogeneo, scomponibile in diversi tipi di comportamento violento. Il che va tenuto presente anche sotto il profilo etiologi­ co, per cui discutere sulle cause dell'omicidio in generale ri­ sulta alquanto improprio, prospettandosi l'eventualità di fat­ tori causali diversi a seconda delle forme diverse di compor­ tamento in cui il fenomeno dell'omicidio può manifestarsi. Un ulteriore approfondimento dei dati è stato infine realizzato per meglio comprendere quali variabili siano all'o­ rigine delle differenze riscontrate fra i tre tipi d'omicidio (all'interno della famiglia, tra conoscenti e tra sconosciuti) , nonché fra omicidio e tentato omicidio. A tale scopo è stata realizzata una analisi multivariata mediante una particolare tecnica statistica (« Path Ana­ lysis ») . Ne sono emersi molteplici ed interessanti risultati, spes­ so contrastanti con quanto abitualmente indicato dalla tradi­ zionale letteratura criminologica. Risulta ad esempio che l'omicidio nell'ambito della famiglia appare direttamente correlato con il sesso femminile, con l'ori­ gine non meridionale, con il fatto di essere coniugati e con la mancanza di precedenti penali; mentre l'omicidio al di fuori del­ la famiglia è collegato con il sesso maschile, l'immigrazione dal meridione, il fatto di essere celibi e di avere precedenti penali. La ricerca ha inoltre dimostrato che l'esito di un com­ portamento violento in omicidio o in tentato omicidio non può essere attribuito soltanto a fattori casuali, come ipotiz­ zato dalla legge.

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Al riguardo altri fattori, come la reazione della vittima, possono entrare in gioco. Infine Bandini e coli. considerano l'influenza esercitata dall' azione discrezionale messa in atto dagli organi di con­ trollo sociale, per cui esiste la possibilità che Polizia e Magi­ stratura attribuiscano il reato di tentato omicidio (anziché di lesioni personali) a soggetti che corrispondono allo stereotipo del delinquente, e quindi considerati maggiormente perico­ losi. Tali risultano, secondo i dati della ricerca, i soggetti im­ ' migrati dal meridione, caratterizzati dal fatto di essere gio­ vani, di commettere una aggressione al di fuori della fami­ glia e particolarmente nel corso di un altro reato. Secondo tale orientamento interpretativo, in sostanza, la reazione sociale dimostrerebbe un peso preponderante nel « definire » le caratteristiche dell'autore di un tentato omici­ dio. È evidente che questa prospettiva di interpretazione, in sede di indagine sociologico-statistica, tende a valorizzare le interrelazioni fra le variabili (dell' autore, della vittima, della situazione) , mentre i dati del comportamento passano in se­ conda linea. 2.

La recidiva dell'omicidio.

In una prospettiva molto diversa, ma altrettanto valida, Ponti e Fiorentini affrontano il problema della recidiva nel­ l' omicidio e basano la loro indagine sull'analisi epicritica di 18 casi, osservati personalmente in sede di perizia psichiatri­ ca, relativi a soggetti recidivi nel reato di omicidio volon­ tario. Per tali soggetti quindi la « pericolosità sociale » ai sensi di legge, in quanto probabilità di futura recidiva, era certa­ mente presente all'epoca del primo omicidio. L' analisi della casistica, condotta secondo un orienta­ mento clinico allargato, permette di proporre una criteriolo-

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gia per il giudizio di pericolosità, dal punto di vista crimine­ logico e psichiatrico, in una dimensione rigorosamente empi­ rica. I soggetti dell'intera casistica risultano raccolti, in base alle tematiche comuni osservate, nei seguenti quattro gruppi : l) Il primo gruppo comprende i casi in cui l'indagine non ha dimostrato patologia mentale. I dati di rilievo psico­ logico sono cosl aspecifici, e facilmente riscontrabili in sog­ getti di normale condotta, da non assumere alcun valore allo scopo di poter ragionevolmente formulare la prognosi di re­ cidiva. A tali fini acquista un peso determinante la valutazione del comportamento pregresso: il fatto di aver compiuto più omicidi, i precedenti personali, la sottocultura di apparte­ nenza, le circostanze del delitto, ecc. 2) Il secondo gruppo comprende i casi in cui, sempre in assenza di patologia mentale, l'indagine ha dimostrato tratti di personalità chiaramente abnormi. Anche in questi casi la constatazione di tali tratti ab­ normi (ad esempio spiccata aggressività, elementi sadici o re­ lativi ad altre perversioni, elevata impulsività reattiva) non consente di formulare un motivato giudizio di pericolosità, se si prescinde dai dati comportamentali. In sostanza i tratti abnormi, di per sé soli, possono co­ stituire semplici indici di potenzialità, e non indici di proba­ bilità. 3) Il terzo gruppo comprende i casi in cui si riscontra­ no chiari segni di patologia mentale (ad esempio schizofre­ nia, struttura paranoicale, debolezza mentale, etilismo, per­ sonalità psicopatica) . Anche in questi casi risulta che il da­ to psichiatrico non assume un valore genericamente predit­ tivo di pericolosità e che su questo giudizio, nei casi in cui fu formulato, fortemente pesava il dato del comporta­ mento, ossia l' omicidio già compiuto o altri dati della con­ dotta.

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Ne deriva che, come per i soggetti indenni da patolo­ gia mentale, anche le connotazioni psicopatologiche costi­ tuiscono al più, di per sé sole, generici indici di pura po­ tenzialità; 4) Il quarto gruppo comprende i casi in cui la patologia mentale è non solo presente ma di per sé sola consente, in una prospettiva strettamente psichiatrica, di formulare il giudizio di pericolosità. Esistono dunque situazioni psicopatologiche, anche se costituienti il gruppo meno numeroso della casistica conside­ rata, in cui l'estrema specificità della sintomatologia psichia­ trica acquista un valore di « coattività imperativa », ai fini del passaggio all ' atto. In tali casi, innegabilmente esistenti anche se rari, il giudizio di pericolosità può essere formulato anche prescin­ dendo dal riscontro comportamentale. Sulla base dell'esperienza emersa dall' analisi dell'intera casistica Ponti e Fiorentini osserv àno, in sede conclusiva, che il giudizio di pericolosità sociale, quando non sussista in­ fermità di mente, può essere formulato dal giudice, senza coinvolgere il criminologo in un giudizio che non è scientifi­ camente effettuabile. Mentre nei casi di infermità mentale il giudizio di peri­ colosità deve rimanere di competenza del tecnico, criminolo­ go o psichiatra, che lo formulerà con estrema prudenza, nel­ la consapevolezza che le situazioni psicopatologiche acquista­ no valore predittivo solo quando sono confortate dai dati del comportamento. Solo in casi particolari, e presumibilmente rari, taluni sintomi psichiatrici possono giustificare il giudizio di perico­ losità senza tener conto della condotta. In sostanza si tratta di identificare, concludono gli au­ tori, « quei malati, pochissimi ma pur sempre esistenti, dalla cui pericolosità oggi la legge 180 lascia la società del tutto indifesa ».

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3.

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Criminogenesi e criminodinamica delle armi da fuoco nel­ l'omicidio.

Nel suo saggio sull' aggressività Lorenz afferma che nel­ l' evoluzione umana non furono inizialmente « necessari mec­ canismi inibitori che impedissero improvvisi omicidi, perché una uccisione veloce era in ogni caso impossibile: la vittima potenziale aveva innumerevoli opportunità di suscitare la pietà dell' aggressore con gesti di sottomissione e atteggia­ menti pacificatori ». Ma successivamente, continua Lorenz, l'invasione di armi artificiali « portò lo squilibrio fra la capa­ cità omicidiale e le inibizioni sociali ». In particolare, per quanto riguarda le armi da fuoco, l'importanza del loro effetto a distanza fu tale da modificare la situazione-stimolo ed a precipitarne l'esito, senza lasciare il tempo necessario per l'attivazione di meccanismi inibitori. Su quest'ultimo punto Fornari, nel suo saggio sulla psi­ coanalisi della guerra atomica ( 1 966) , sottolinea che le armi, da oggetti penetranti usati nella lotta corpo a corpo, sono di­ ventati oggetti che si staccano per colpire a distanza e poi ordigni dissolventi e disgreganti ad altissima potenzialità of­ fensiva. Partendo da queste premesse, relative alla concezione etologica (Lorenz) e psicoanalitica (Fornari), De Fazio, Lu­ berto e Galliani affrontano il problema delle armi da fuoco e del loro possesso ed uso nell' ambito dei comportamenti vio­ lenti in genere, con speciale riferimento all'omicidio. Riferiscono innanzitutto gli aspetti statistici del proble­ ma, con particolare riguardo agli USA, ad altri Stati ex­ tra-europei ed europei ed anche all'Italia (ISTAT ed altre fonti), elaborando questi ultimi dati, incompleti e parziali, in modo da ricavarne conclusioni attendibili . Ne risulta l' atten­ dibilità dell'ipotesi, già provata in USA, di un incremento degli omicidi parallelo all'incremento della diffusione delle armi da fuoco.

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Sono quindi trattati gli aspetti fenomenologici, con det­ tagliati riferimenti alla letteratura mondiale sull' argomento, ed anche ai dati relativi ad una casistica di osservazione per­ sonale. Risulta fra l' altro che l'uso di un'arma da fuoco in aggressioni ad esito letale non sempre è dimostrazione della intenzionalità omicidiaria, come a prima vista la scelta del­ l' arma potrebbe suggerire. Dai dati acquisiti risultano, nel complesso, elementi tali da sottolineare l'esigenza di approndire anche gli aspetti cri­ minodinamici del problema. Tale approfondimento è realiz­ zato, innanzitutto, con l' analisi bibliografica delle ricerche sul tema, che risultano realizzate secondo due approcci: a) quello empirico-sperimentale, fondato sulla riproduzione si­ mulata di situazioni, al fine di verificare se l'arma da fuoco possa costituire uno stimolo in grado di suscitare una rispo­ sta aggressiva; b) l'esame di casi individuali, anche al fine di verificare quali rapporti esistano fra caratteristiche perso­ nologiche e l'aspirazione al possesso ed uso delle armi da fuoco. Quest'ultimo aspetto è ulteriormente approfondito in base all' analisi di una casistica psichiatrico-forense originale. L'insieme dei dati acquisiti, bibliografici e di osserva­ zione personale, consente a De Fazio e coli., integrando la prospettiva di indagine psico-motivazionale con quella socio­ logica, di formulare le seguenti conclusioni: a) è dimostrato l'incremento parallelo della diffusione delle armi da fuoco e dei reati violenti, specie dell' omicidio; b) l'uso dell'arma da fuoco per commettere omicidio non sempre esprime una « predeterminazione » in tale senso, essendo frequenti i casi in cui l'effetto letale, realizzato nel corso di una azione aggressiva di tale genere, si verifica in modo « casuale »; c) la presenza di un' arma da fuoco nel corso di un' azio­ ne aggressiva aumenta la probabilità di un esito più grave, spesso letale;

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d) la disponibilità di un'arma da fuoco può incentivare

l' aggressività e predisporre quindi ad azioni aggressive; e) ai fini della prevenzione dei reati violenti una legisla­ zione sulle armi da fuoco genericamente restrittiva non ha alcuna efficacia. Sarebbe invece necessaria una regolamenta­ zione, coordinata fra le leggi dei diversi Stati, che tenga conto dei >: metodologia generale, la ricostruzione del fatto, la situazione-azione, teorie di inter­ pretazione (teoria della catastrofe, interazione secondo Goff­ man, modello drammaturgico, teoria dei giochi, analisi dei sistemi, pragmatica della comunicazione, analisi situazionale secondo Shoham) . Queste diverse teorie, o « griglie di lettu­ ra » della situazione omicidiaria minorile, sono documentate ed esemplificate con I' esposizione di casi di osservazione personale. Dal complesso dei dati acquisiti Portigliatti Barbos e Scatolero ricavano alcune considerazioni conclusive che, sin­ teticamente, si possono esprimere nei seguenti punti: l) Il fenomeno dell'omicidio minorile è rimasto abba­ stanza stabile nel tempo, salvo due accentuazioni: l'una nel periodo bellico e post-bellico, l'altra iniziata negli anni ' 70 ed accentuatasi all'inizio degli anni ' 80. 2) Tale fenomeno è un « sottoprodotto » non caratteri­ stico della violenza giovanile, dalla quale si differenzia so­ prattutto nelle motivazioni profonde, spesso ignote anche al­ lo stesso giovane autore, che non sa esprimerle perché non ne ha consapevolezza. 3) Le gravi carenze socio-ambientali, di cui l'omicidio minorile viene ritenuto la conseguenza, nel complesso risul­ tano meno frequenti nel giovane omicida rispetto al giovane delinquente non omicida.

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4) Il profilo psicologico dell'omicida minorenne si iden­ tifica spesso in una condizione medio-normale rispetto all'in­ telligenza ed alle caratteristiche di personalità: analoga a quella che comunemente si riscontra in un qualunque adole­ scente non omicida (delinquente o non delinquente) . 5) Non risulta giustificata la tendenza ad interpretare in chiave psicopatologica i casi complessi, difficili, apparen­ temente immotivati o caratterizzati da particolare efferatez­ za. In realtà l' indagine dimostra che il riferimento alla pato­ logia mentale è stato prospettato come ipotesi in un certo numero di casi; ma tale riferimento risulta effettivamente di­ mostrato in ben pochi casi di omicidio minorile (nel com­ plesso, in misura inferiore rispetto a quanto risulta per l'a­ dulto omicida) . 6) L'approccio vittimologico permette di approfondire l' indagine della relazione interpersonale soprattutto nell'am­ bito dell'omicidio intrafamiliare (specie in riferimento all'in­ dirizzo psicoanalitico) . Negli altri casi di omicidio pare si imponga l'esigenza di estendere l'attenzione anche ai >, non potrà mai consentire l'acquisi­ zione di risultati concreti se si prescinderà dalle complesse problematiche individuali, che solo una indagine clinica ap­ profondita può rivelare. Da tale indagine può derivare un'enorme massa di dati per ogni soggetto (nel campo individuale, familiare e socia­ le) , che si distribuiscono nel corso della sua vita e della sua carnera. La metodologia interdisciplinare idonea a valutare la mas­ sa enorme di questi dati interessa, in modo evidente, la colla­ borazione scientifica fra clinici e sociologi (Canepa, 1978) . In questa prospettiva di collaborazione mi sia consenti­ to di concludere rilevando che gli autori dei contributi con­ tenuti in questo volume, di provenienza clinico-criminologica e medico-legale, dimostrano la concreta aspirazione ad aprir­ si verso la criteriologia e la metodologia della ricerca sociolo­ gica. Ritengo pertanto di concludere auspicando che anche i sociologi sappiano, in un prossimo futuro, manifestare un'a­ naloga apertura verso la criteriologia e la metodologia della ricerca clinica. Bibliografia C ANEPA G., La concezione antropo-criminologica del suicidio, in Suicidio e tentato suicidio in Italia, p. 307 , Ed. Giuffrè, Milano, 1967.

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Sugli effetti criminogeni della rappresentazione cinematografica della vio­ lenza, in Rassegna di Criminologia, vol. 3, p. l, 1972. Personalità e delinquenza, p. 2 1 , Ed. Giuffrè, Milano, 1974. Problèmes de criminogenèse en perspective clinique, in Rassegna di cri­ minologia, vol. 9, p. 435, 1 978. DE FAZIO F., La diffusione delle licenze di porto d'armi per difesa persona­ le. Contributo statistico e considerazioni criminologiche, Atti II Conve­

gno Nazionale di Antropologia criminale, p. 1225, Trieste, 1 966. FERRACUTI F., WoLFGANG M., Il comportamento violento, p. 372, Ed. Giuffrè, Milano, 1966. FoRNARI F., Psicoanalisi della guerra atomica, Ed. Feltrinelli, Milano, 1966. FRANCHINI A., Studio medico-legale sulla personalità di un minorenne cin­ que volte omicida, Zacchia, vol. 5, p. 34, 1941. - Nuovi rilievi sulla personalità di Giorgio William Vizzardelli, in La Scuola Positiva, vol. 3 (nuova serie), p. 2 3 1 , 1949. FRANCHINI A . , lNTRONA F., Delinquenza minori/e, pp. 735-8 15, I Ed., CEDAM, Padova, 196 1 . LoRENZ K . , L 'aggressività, p. 304, Ed. I l Saggiatore, Milano, 1969. PoRTIGUATTI BARBOS M., Le interpretazioni della violenza in criminologia, in La violenza interpretata, p. 53, Ed. Il Mulino, Bologna, 1979.

CAPITOLO II

I COMPORTAMENTI VIOLENTI IN AMBIENTE URBANO Ricerca sugli autori e sulle vittime di 202 casi di omicidio e di tentato omicidio nella città di Genova (1961-1975) T. BANDINI - U. GATTI - GIOVANNI B . TRAVERSO

l. Premesse. 2. Metodologia della ricerca. 3 . Caratteristiche degli autori e delle vittime di omicidio e di tentato omicidio. 4. Una classificazione basata sulla relazione autore-vittima. 5 . In­ terpretazioni sulla fenomenologia dell'omicidio. -

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l.

Premesse.

I comportamenti violenti suscitano profonde emozioni, collegate psicologicamente con problematiche in gran parte inconsce, che rendono estremamente difficile una analisi ra­ zionale dei fenomeni. È di comune osservazione il fatto che il tema della violenza spesso è usato strumentalmente, a fini sociali e politici, con conseguente manipolazione delle infor­ mazioni. I mezzi di comunicazione di massa agiscono pesante­ mente sulla percezione dell'omicidio, emettendo, con grande intensità e frequenza, messaggi e rappresentazioni concer­ nenti i comportamenti violenti, messaggi che sono maggior­ mente legati alla possibilità di suscitare emozioni intense e curiosità morbosa, piuttosto che alla capacità di far riflettere in modo razionale. L'azione di enfatizzazione, di selezione e di distorsione operata dai mezzi di comunicazione di massa, accompagna-

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dall'alto grado di emotività e di irrazionalità che caratte­ rizza la reazione sociale di fronte alla perdita di una vita umana, fa sì che risultino estremamente diffuse le distorsio­ ni del fenomeno, sia di ordine quantitativo, sia di ordine qualitativo. In primo luogo è infatti di comune osservazione che nell'ambito dell'opinione pubblica vi è una notevole sovra­ rappresentazione del fenomeno . In una ricerca condotta a Genova nel 1979, si è potuto verificare che in contrasto con il dato reale di una decina di omicidi all'anno, è diffusa la convinzione che ogni anno si verifichi un numero di omicidi sette volte superiore al nume­ ro reale. Altro tipo di distorsione quantitativa è quello relativo all'andamento del fenomeno negli anni. Provoca sempre resi­ stenza ed incredulità il fatto che vi sia stato un impressio­ nante decremento dell'omicidio volontario dall'inizio del se­ colo ai nostri giorni. Si è passati, infatti, da 3.168 casi di omicidio e tentato omicidio nel 190 1 a 2.260 nel 1931 ed a meno di 1500 casi nel 1971 . Il decremento è ancor più con­ sistente se si tiene conto dell'aumento della popolazione che si è verificato in questo secolo. Altrettanto rilevanti sono le distorsioni di tipo qualitati­ vo delle prevalenti immagini sociali della violenza, distorsio­ ni che riguardano le caratteristiche degli autori di omicidio, i rapporti tra omicida e vittima e le circostanze nelle quali questi reati si verificano. Da questo punto di vista la fenomenologia dell'omicidio è percepita in modo contraddittorio. Da un lato l'omicidio evoca immagini che provengono dalla letteratura, ed in par­ ticolare dai libri gialli (uno dei settori dell'editoria con mag­ gior diffusione) , e si configura come un reato a lungo prepa­ rato e premeditato. Dall'altro lato vi è l'immagine dell'omi­ cidio legata alla cronaca presentata dai mezzi di comunica­ zione di massa, ed all'allarme sociale concernente i reati vio-

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lenti, immagine che porta a considerare l'omicidio come un reato del quale tutti possono divenire vittime, da parte di autori sconosciuti, che aggrediscono per derubare o per usa­ re violenza sessuale. È interessante rilevare che questi due modelli di omici­ dio sono, in realtà, tra i meno frequenti. L' omicidio premeditato, secondo la stima di Ferracuti e Wolfgang, non raggiunge il 5% del totale degli omicidi noti. D'altra parte le probabilità di essere uccisi da uno sco­ nosciuto sono piuttosto rare, tanto che in una città come Genova soltanto due persone in media ogni anno vengono uccise con tali modalità, comprendendo in tale cifra gli agen­ ti dell'ordine che rimangono vittima di omicidio nel corso delle loro funzioni. La notevole divergenza tra entità reale del fenomeno e rappresentazione sociale dello stesso incide sul sentimento di sicurezza e sulla vita sociale dei cittadini . La paura di essere violentemente aggrediti conduce ad una limitazione della vita sociale, ad una chiusura in se stes­ si o nell'ambito di gruppi ristretti, ad una richiesta di misure repressive e punitive, quali ad esempio la pena di morte, nei confronti di un fenomeno che si ritiene estremamente diffu­ so, ma che in realtà è molto limitato, specie rispetto ad altri Paesi e ad altre epoche. Una miglior conoscenza del fenomeno può quindi con­ sentire di superare pregiudizi e timori, che spesso incidono negativamente sia sulla vita dei singoli, sia sulla intera col­ lettività. La presente ricerca si propone di fornire un contributo ad una migliore conoscenza del fenomeno dell'omicidio, prendendo come campo di indagine la città di Genova, negli anni compresi tra il 196 1 e il 1975. La ricerca non si propone di convalidare in modo glo­ bale una specifica teoria etiologica dell'omicidio, ma si pone

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U. GATTI



G.B. TRAVERSO

l'obiettivo di descrivere in modo analitico la fenomenologia dell'omicidio a Genova e di verificare alcune ipotesi parziali, concernenti specifici problemi, che appaiono di maggiore in­ teresse nel particolare contesto preso in esame. L' oggetto della presente relazione utilizza soltanto una parte dei dati e delle elaborazioni che sono state condotte nell'ambito della ricerca più globale, ed è centrato soprattut­ to sul confronto tra il reato di omicidio volontario ed il rea­ to di tentato omicidio, nonché sulla differenziazione dei rea­ ti violenti in diversi tipi, a seconda dell'intensità del vincolo esistente tra autore e vittima. In primo luogo si è voluto accertare se l'omicidio e il tentato omicidio siano due fenomeni in qualche modo so­ vrapponibili, come affermato da numerosi autori, ovvero se questi due reati si caratterizzino in modo significativamente diverso . Dal punto di vista fenomenologico, inoltre, è stata co­ struita una classificazione composta da tre principali catego­ rie (omicidio all'interno della famiglia; omicidio tra persone legate da un vincolo di conoscenza; omicidio tra sconosciu­ ti), ognuna delle quali è stata confrontata con tutte le varia­ bili rilevate. 2.

Metodologia della ricerca.

La ricerca ha preso in considerazione il territorio urba­ no costituito dal comune di Genova, ed il territorio di alcu­ ni piccoli comuni limitrofi, con caratteristiche prevalente­ mente rurali . L'area presa in considerazione rappresenta la quasi totalità della provincia di Genova, con esclusione di alcuni comuni che fanno parte di un altro Distretto di Corte di Assise. L' esclusione di questi comuni ha permesso di ottenere un'area più omogenea, avendo consentito di non considerare alcune città quali Chiavari, Rapallo e S . Margherita, che

I COMPORTAMENTI VIOLENTI IN AMBIENTE URBANO

25

hanno caratteristiche particolari e sono località turistiche che negli anni presi in considerazione hanno avuto un notevole sviluppo, molto diverso da quello genovese. Su 1 .087. 973 abitanti della Provincia di Genova sono stati presi in considerazione 94 1 .5 1 1 abitanti. La grande maggioranza di questi ultimi (8 16.872 abitanti) abita nel ter­ ritorio urbano del comune di Genova, mentre una quota mi­ nore ( 124.639 abitanti) abita nei piccoli comuni limitrofi. Nel corso dell'ultimo secolo la popolazione di Genova ha subìto un notevole incremento, passando da 260 .983 abi­ tanti nel 1 8 7 1 a 8 1 6. 872 abitanti nel 197 1 . Un particolare incremento della popolazione si è avuto nel decennio tra il 1952 e il 1962, dovuto soprattutto ad una situazione di accelerato sviluppo economico, che ha atti­ rato lavoratori principalmente dall'Italia meridionale ed in­ sulare e dalle campagne. In quegli anni la popolazione di Genova è aumentata di 1 1 4 .400 unità ( 1 6,6%), 69. 000 delle quali provenienti dalle regioni del Sud Italia e dalle Isole (Cifatte e Pedemonte) , mentre dal 1961 al 1975 la popolazione residente a Genova è aumentata soltanto del 2,42 % . Dopo il 1975 si è giunti ad una analoga percentuale di immigrati e di emigrati per ogni anno, con una stabilizzazio­ ne della popolazione intorno agli 800. 000 abitanti. Ai fini della presente ricerca l'area urbana di Genova è stata suddivisa, da un punto di vista geografico, in sei gran­ di zone, ognuna comprendente diversi quartieri. I quartieri sono 25 e vanno da un minimo di 12.549 abitanti (Struppa) ad un massimo di 64.325 (Sestri) , secondo i rilevamenti del censimento del 197 1 . Le sei zone sono costruite mediante l'aggregazione di quartieri, in base ad un criterio prevalentemente geografico ed anche, ove è stato possibile, rispettando una certa omoge­ neità per quanto riguarda le caratteristiche della popolazione e del tessuto urbano.

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T. BANDINI - U. GATTI - G . B . TRAVERSO

Questa suddivisione ha portato alla definizione di due aree immediatamente adiacenti al porto, di altre due aree sul mare, più periferiche, e di due zone interne, che si estendo­ no lungo le vallate dei fiumi Polcevera e Bisagno, che attra­ versano la città di Genova. Le sei zone, che permettono una analisi differenziata ed articolata dalla città, sono le seguenti: l) Centro città, costituito dai quartieri del centro della città di Genova e della zona portuale (S. Teodoro, Oregina, Castelletto, Centro Storico, Portoria) ; 2) Zona industriale, comprendente i maggiori insedia­ menti industriali limitrofi al porto (Sestri, Cornigliano, Sam­ pierdarena) ; 3) Val Polcevera, una vallata di periferia urbana, carat­ terizzata da molteplici insediamenti industriali ed in partico­ lare da raffinerie e depositi di prodotti petroliferi (Rivarolo, Bolzaneto, Pon tedecimo); 4) Val Bisagno, formata dai quartieri che si estendono lungo una vallata di periferia urbana, caratterizzata da picco­ li insediamenti industriali e da servizi (S. Fruttuoso,. Maras­ si, Staglieno, Molassana, Struppa) ; 5) Periferia ovest, che si affaccia sul mare ed .è costituita da zone residenziali, sia agiate, sia operaie (Voltri, Prà, Pe­ gli) ; 6) Periferia est, costituita da quartieri residenziali in prevalenza agiati (Foce, Albaro, S . Martino, Valle Sturla, Quarto, Nervi). Alcune di queste zone sono molto omogenee dal punto di vista socio-urbanistico, mentre altre possiedono una note­ vole eterogeneità. La periferia est è piuttosto omogenea e costituisce la zona privilegiata della città; è formata in buona parte da costruzioni recenti, di tipo residenziale, ed è abitata, in prevalenza, dalla media e dalla alta borghesia. In questa zona sono presenti spa­ zi verdi, impianti balneari e attrezzature sportive e turistiche.

I COMPORTAMENTI VIOLENTI IN AMBIENTE URBANO

27

Le due vallate e la zona industriale, anch'esse abbastan­ za omogenee, sono prevalentemente abitate da operai, in gran parte immigrati, e sono scarsamente dotate di servizi sociali e ricreativi e di vie di comunicazione. In queste zone esistono fonti industriali di inquinamento atmosferico, che hanno degradato notevolmente l'ambiente. La periferia ovest appare maggiormente differenziata, in quanto comprende sia zone residenziali agiate, sia zone operaie, sia insediamenti industriali . Il centro città è la zona più eterogenea, in quanto com­ prende il centro degli affari, abitazioni di lusso ed antiche abitazioni, fisicamente deteriorate e destinate agli strati più poveri. Fa parte di tale zona il Centro storico, caratterizzato da abitazioni molto antiche, prive di riscaldamento e di ade­ guati servizi igienici. In genere si tratta di edifici di notevoli dimensioni, piuttosto sviluppati in altezza, che si affacciano su vicoli molto stretti (cosiddetti caruggi), dove il sole non arriva quasi mai e dove non è possibile il passaggio di auto­ veicoli. Pare che tale tipo di urbanizzazione con edifici alti e strade strette, sia derivata, nei secoli passati, dalla necessità di contenere tutte le abitazioni entro la cinta muraria, per la difesa della città nei confronti delle incursioni dal mare. I piccoli comuni circostanti, compresi nell'area della ri­ cerca, sono in gran parte costituiti da comunità di tipo rura­ le, con l'eccezione di alcuni comuni che si affacciano sul ma­ re, di tipo residenziale o turistico. La ricerca si basa su 23 7 casi di omicidio, verificatisi nella città di Genova nei quindici anni compresi tra il 1961 e il 1975 . Sono stati considerati tutti i casi di omicidio volontario, di tentato omicidio e di infanticidio, mentre sono stati esclu­ si gli omicidi preterintenzionali e quelli colposi. Questa scelta, analoga a quella fatta da Simondi nella sua ricerca su 80 casi di omicidio verificatisi nella città di

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T. BANDINI

-

U. GATTI

··

G . B . TRAVERSO

Firenze tra il 195 1 e il 1 963, assume come criterio discrimi­ nante il dolo, ed ha lo scopo di ottenere un materiale relati­ vamente omogeneo. I reati sono stati rilevati utilizzando la sentenza istrut­ toria, e cioè un parametro di tipo legale. Il momento della sentenza istruttoria, a differenza del momento della denuncia, presuppone una indagine suffi­ cientemente ampia ed approfondita, e permette di esclude­ re tutti i casi per i quali è stata attivata una azione giudi­ ziaria, ma che sono decaduti per mancanza di prove suffi­ cienti. A differenza della impostazione di Simondi, sono state prese in considerazione, oltre alle sentenze di rinvio a giudi­ zio, anche i casi di archiviazione per autore ignoto e di pro­ scioglimento per vizio totale di mente dell'autore in fase istruttoria. Ciò ha permesso di valutare alcuni importanti fenomeni riguardanti l'omicidio, quali i rapporti tra omicidio e malat­ tia mentale, e la percentuale e il tipo dei casi in cui l' autore rimane ignoto. La scelta di acquisire soltanto le sentenze di rinvio a giudizio comporta alcune gravi distorsioni del fenomeno, e fa ad esempio apparire estremamente limitato il numero dei casi con autore prosciolto per vizio di mente, in quanto con­ sidera soltanto gli autori per i quali la non imputabilità do­ vuta ad infermità è stata accertata in sede dibattimentale (come nella ricerca Simondi), trascurando quelli, ben più nu­ merosi, per i quali l'accertamento è avvenuto in sede istrut­ toria. Al fine di ottenere una visione più ampia e completa possibile del fenomeno dell'omicidio a Genova, sono stati, infine, rilevati i casi di omicidio seguiti dalla immediata morte dell' autore, in tutti i casi avvenuta per suicidio. Que­ sti casi non sono compresi nei registri giudiziari soprade­ scritti, data la mancata imputazione dell'autore.

N .162

N.7

Minori Genova

di

N. 237

di infant i c i d io

d i tentato omicidio e

N.3 6

Genova (casi archivia­ ti per autore ignoto)

Ufficio Istruz ione

Fascicoli

Tot ale casi di omicidio

N.21

mente)

tore per vizio totale

scioglimento dell'ay

Genova (casi di pro.

Tribunale

. Genova

Fascicoli Ufficio Istruzione

Fascicoli

Fonti di reperimento dei casi di omicidio veri/icatisi in Genova da/ 1 961 a/ 1 9 75.

Corte Assise

l.

Fascicoli

Diagramma

N.12

suicidio)

Obitorio Comunale (cas i di om icidio ­

OuE!stura Genova e

Fascicoli

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30

T . BANDINI

-

U . GATTI - G . B . TRAVERSO

Per tale motivo tali casi sono stati individuati attraver­ so la consultazione dei fascicoli della Questura di Genova relativi ai casi di suicidio, nonché dell' archivio dell' obitorio comunale, e sono stati inseriti nel materiale della ricerca sul­ la base delle conclusioni della perizia medico legale. Per fornire una immagine analitica delle modalità di re­ perimento dei nostri dati, nel diagramma l viene riportato il numero di casi reperito attraverso le differenti fonti sopra­ descritte. Come si può osservare, sono stati reperiti 162 casi di omicidio giudicati dalla Corte di Assise di Genova, 7 casi giudicati dal Tribunale per i minorenni, 2 1 casi i cui autori sono stati prosciolti in fase istruttoria per vizio totale di mente, 35 casi in cui si è giunti all' archiviazione a causa del fatto che l' autore è rimasto ignoto, pur essendosi con­ fermato il sospetto di omicidio nel corso delle indagini istruttorie, 12 casi di omicidio seguito da suicidio dell' au­ tore. Il numero di 23 7 casi si riferisce al totale dei singoli eventi giudiziari. Circa il numero dei casi si fa presente che il totale riportato è superiore di due entità rispetto al nume­ ro degli effettivi eventi che si sono verificati, in quanto, per ragioni metodologiche, due casi di tentato omicidio sono sta­ ti sdoppiati poiché le due persone coinvolte erano contempo­ raneamente autore e vittima del reato. Bisogna considerare che all'interno dei singoli casi pos­ sono essere presenti più di un autore e più di una vittima. Per tale motivo nella esposizione dei dati della ricerca ci si trova di fronte a tre tipi di dati e di totali, non coincidenti tra di loro, relativi ai casi, agli autori ed alle vittime, come risulta dal diagramma 2 . Nel diagramma 3 il numero dei casi, degli autori e delle vittime è suddiviso in relazione al reato di omicidio e di ten­ tato omicidio.

l COMPORTAMENTI VIOLENTI IN AMBIENTE URBANO

31

Diagramma 2 .

Casi, autori e vittime di omicidio e di tentato omicidio. Genova, 1 961 - 1 9 75.

Casi di om1cidio e di tentato omicidio con autore noto ( • l N. 202

Autori M. 237 Tot . 261

V i t t i me F. 2 4

....._-----4 M. 176

F 86

Tot . 2 62

Questo diagramma prende in considerazione tutti i casi nei quali l' autore è conosciuto, e suddivide gli autori e le vittime a seconda del sesso. Si fa presente che nel diagramma 3 i casi che compren­ dono contemporaneamente vittime decedute e vittime so­ pravvissute sono stati classificati, in base al reato più grave, nel reato di omicidio. Gli autori di questi casi misti sono stati inseriti tra gli autori di omicidio, sulla base della loro principale im­ putazione, le vittime dei casi misti, se decedute sono state inserite nei casi di omicidio, se sopravvissute (n. 18 glo­ balmente) sono state inserite tra le vittime dei casi di ten­ tato omicidio.

Autor i



Tot . 1 2 4

M . 1 06

F. 1 8

N. 91

Casi. di omicidio

Tot . 101

Vitt i m e M . 61 F.40

N. 202

con autore noto

Tot .137

Au tor i M . 131

Casi d i omi cidio e di t e n t ato omic i d io

F. 6

N. 111

Casi di tentato omic i d i o

Tot .161

V ittinoe F . 46 M .115

Casi, autori e vittime di omicidio e di tentato omicidio, in relazione al tipo di reato. Genova, 1 96 1 - 1 975.

Diagramma 3.

o

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l

33

COMPORTAMENTI VIOLENTI IN AMBIENTE URBANO

Tabella l .

Distribuzione per anno del numero dei casi di omicidio e di tentato omicidio con autore noto, del numero degli autori e del numero delle vittime, in valori assoluti. Genova, 1 961-1 975. Casi Anni

1961 1 962 1963 1964 1965 1966 1967 1968 1969 1970 1971 1972 1973 1974 1975

. . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . .

Vittime

Autori

Tentato Tentato Tentato Omicidio Omicidio Omicidio omicidio omicidio omicidio . . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . .

6 8 4 5 6 6 5 3 6 6 13 10 6 3 4

6 7 3 6 3 5 4 2 8 6 19 13 10 9 10

6 13 5 5 6 6 6 5 12 10 22 11 6 4 7

10 10 3 6 3 5 5 2 9 9 23 20 11 9 12

Totale . . . . . . . . . . .

91

111

124

137

7 10 4 4 6. 6 6 3 8 6 16 8 8 2 7 101

7 12 3 10 6 8 7 2 8 7 29 26 11 11 14 161

A fini descrittivi, nella tabella n. l viene riportata la di­ stribuzione, negli anni presi in considerazione, dei casi di omicidio e di tentato omicidio con autore noto, e degli auto­ ri e delle vittime di entrambi i reati. Per valutare l' andamento dell'omicidio a Genova, in re­ lazione alle modificazioni del numero degli abitanti, nella ta­ bella n. 2 , viene riportato il tasso di omicidio e di tentato omicidio per 100.000 abitanti. Come si può osservare sono presenti negli anni alcune oscillazioni, mentre non è presente né un sostanziale incre­ mento, né un sostanziale decremento.

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T . BANDINI -

V.

GATTI - G . B . TRAVERSO

Tabella 2.

Distribuzione, per anno, dei tassi di omicidio e di tentato omi­ cidio a Genova (*).

Anni 1961 1962 1963 1964 1 965 1966 1967 1968 1969 1970 1971 1972 1973 1974 1 975

. . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . .

. . . . .

. .

. .

. . . . .

.

Autori di omicidio per 100.000 abitanti

Autori di tentato omicidio per 100.000 abitanti

0,6 1,4 0,5 0,5 0,6 0,6 0,6 0,5 1 ,3 1,1 2,3 1,2 0,6 0,4 0,7

1,1 1,1 0,3 0,6 0,3 0,5 0,5 0,2 0,9 1,0 2,4 2,1 1 ,2 0,9 1 ,3

(*) Dal 1961 al 1975 la popolazione residente a Genova è aumentata del 2,42%. In questa tabella il tasso per 100.000 abitanti è calcolato su una popolazione di 94 1 . 5 1 1 unità (popolazione residente nel Comune di Genova e nei comuni limitrofi inclusi nella ricerca) alla data del 24 ottobre 197 1 .

Al fine di conoscere la diversa presenza di omicidi con un solo autore e con una sola vittima, e di omicidi all'inter­ no dei quali sono presenti più persone, in qualità di autori o di vittime, nelle tabelle 3, 4 e 5 vengono riportati tutti i casi con autore noto, suddivisi a seconda del numero di autori e del numero di vittime presenti in ogni singolo caso. La situazione più frequente, di un autore ed una vitti­ ma, rappresenta il 70% dei casi, sia nell'omicidio, sia nel tentato omicidio. I casi con un solo autore ed una o più vittime rappre­ sentano 1'84% dei casi di omicidio e 1'85% dei casi di tenta­ to omicidio.

l

COMPORTAMENTI VIOLENTI IN AMBIENTE URBANO

35

Una sola vittima è presente nell'82% dei casi di omici­ dio e nell'BO% dei casi di tentato omicidio. Tra i casi di omicidio è presente un numero massimo di 10 autori e un numero massimo di 7 vittime. Tra i casi di tentato omicidio è presente un numero massimo di 5 autori e di 5 vittime. Il numero relativamente alto di omicidi con più di un autore e più di una vittima, fa comprendere come sia estre­ mamente impreciso, nelle statistiche e nelle valutazioni del fenomeno, parlare genericamente di omicidio senza precisare se si fa riferimento al numero dei casi, al numero degli auto­ ri e al numero delle vittime. Utilizzando queste tabelle si può giungere al numero to­ tale delle relazioni omicida-vittima, e cioè alla somma dei singoli rapporti tra ogni autore ed ogni vittima. È chiaro che mentre nei casi con un autore ed una vit­ tima è presente una sola relazione, negli altri casi è presente un numero superiore di relazioni, determinato dal prodotto del numero degli autori per il numero delle vittime . I dati della ricerca sono stati reperiti attraverso la con­ sultazione dei fascicoli archiviati nelle diverse sedi giudizia­ rie (Ufficio Istruzione Penale, Corte di Assise, Tribunale per i Minorenni) e attraverso la consultazione dei fascicoli della Questura di Genova e delle perizie medico-legali in casi di omicidio seguito da immediato suicidio dell'autore. Soprattutto per questi ultimi casi le necessarie informazioni sono risultate incomplete, e per tale motivo sono stati consultati al­ cuni quotidiani cittadini, dai quali sono state attinte altre notizie. I dati rilevati riguardano alcune caratteristiche dell' omi­ cida, alcune caratteristiche della vittima, la relazione esisten­ te tra l' omicida e la vittima, alcune circostanze riguardanti il delitto e l' iter giudiziario. Se l'autore del reato è stato sottoposto a perizia psi­ chiatrica, oltre alla conclusione della perizia, sono stati rile­ vati alcuni dati anamnestici di interesse clinico.

T. BANDINI -

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U. GATTI

- G . B . TRAVERSO

Tabella 3.

Numero delle vittime e numero degli autori di omicidio per ogni singolo caso.

2 68

3

8

4

Numero di vittime per 5

6

7

caso

8

9

10

TOT. 78

2

7

3

4

4

1

1

5

1

1

10

1

1

TOT.

82

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8.

i

'ti e .. E ::J z

7 1

5

6 7 8 9

8

1

91

Per ogni caso esaminato sono state compilate una o più schede di rilevazione dei dati, a seconda del numero di per­ sone coinvolte nel caso. Buona parte dei dati rilevati non hanno posto problemi di interpretazione. Alcuni dati, invece, come ad esempio quelli relativi alla professione dell' autore del reato, risentono del tipo di mate­ riale usato per la ricerca. I fascicoli penali, infatti, non vengono compilati con finalità scientifica, ma unicamente a fini giudiziari, e per­ tanto non sono per nulla accurati circa i dati non rilevanti a questo proposito.

37

I COMPORTAMENTI VIOLENTI IN AMBIENTE URBANO

Tabella 4.

Numero delle vittime e numero degli autori di tentato omicidio per ogni singolo caso (*).

Numero di vittime per

5I 3

i -� 5 ..

'6 � ..

E ::J z

caso

9

10

TOT.

2

3

4

5

80

10

2

1

1

94

2

6

4

1

11

3

4

4

4

1

1 1

6

8

7

8

1

6 7 8 9 10

TOT

91

16

2

1

2

111

(*) Nella tabella non sono state comprese 8 vittime sopravvissute, di pertinenza di casi comprendenti contemporaneamente omicidi e tentati omicidi, definiti dalla ricerca come casi di omicidio.

L'utilizzazione di un materiale precostituito ha, inoltre, comportato la mancanza di alcuni dati, anche se si è cercato di sopperire a questo problema utilizzando diverse vie di ri­ levazione. Molti dati riguardanti le vittime e le circostanze del reato, ad esempio, sono stati reperiti consultando le perizie medico legali sulle vittime.

T. BANDINI - U . GATTI - G . B . TRAVERSO

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Tabella 5.

Numero delle vittime e numero degli autori del totale dei 202 casi di omicidio e di tentato omicidio per ogni singolo caso .

Numero do vittime per caso 8

9

10

TOT.

2

3

4

5

144

17

6

1

1

2

12

4

1

3

8

4

1

1

2

SI � 5

1

1

2

CD o. �



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6

7 1

170 18

1

9

1

6

..

'6 7 e CD



z

8 9 1

10 TOT

166

23

9

1 1

2

1

202

Dopo la raccolta dei dati siamo stati costretti ad elimi­ nare alcune variabili, per le quali non è stato possibile racco­ gliere un numero sufficiente di informazioni. Importanti variabili, quale quella relativa ai precedenti penali della vittima, non hanno potuto essere considerate, per carenza di informazioni. Per altre variabili si è giunti ad una parziale rinuncia, come ad esempio per quanto riguarda la motivazione del de­ litto, che in molti casi è risultata interpretata in modo piut­ tosto soggettivo ed a volte contraddittorio nelle sentenze.

I COMPORTAMENTI VIOLENTI IN AMBIENTE URBANO

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Per tali motivi si è preferito utilizzare, al proposito, unicamente le informazioni fornite dalla relazione omici­ da-vittima, che pur esprimendo indicazioni più generiche, godono di una maggior certezza ed obiettività. Per tale ragione la scheda di rilevazione definitiva è meno ampia di quella elaborata inizialmente e contiene sol­ tanto le voci per le quali è stata reperita una quantità di in­ formazioni sufficiente per le elaborazioni statistiche . 3.

Caratteristiche degli autori e delle vittime di omicidio e di tentato omicidio.

I dati riguardanti le caratteristiche degli autori e delle vittime dei reati, sono organizzati in modo tale da eviden­ ziare in che modo ogni variabile considerata è legata al feno­ meno dell'omicidio, ed inoltre in che modo le diverse carat­ teristiche si distribuiscono in maniera differenziata all' inter­ no dei due diversi reati, di omicidio e di tentato omicidio. Questa differenziazione, che ha una finalità prevalente­ mente descrittiva, permette di mettere in luce alcuni aspetti del tentato omicidio, reato che generalmente è stato poco studiato, e di fornire alcuni elementi sui rapporti esistenti tra i reati di omicidio e di tentato omicidio. Ciò appare indispensabile in quanto il tentato omicidio generalmente non è stato considerato degno di studi autono­ mi, ma è stato analizzato unitamente all'omicidio, partendq dal presupposto che i due reati sono sovrapponibili e che la sopravvivenza o la morte della vittima è dovuta al caso, al tipo di cure mediche disponibili, o comunque a fattori che non riguardano le caratteristiche dell' autore e della vittima di questi reati. La mancanza di differenze significative tra i due tipi di reato, è stata anche affermata da uno dei rari studi empirici sull'argomento, condotto da Branton a Birmingham ( 1968) . Questo studioso, dopo aver confrontato 23 autori di emici-

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T.

BANDINI



U. GATI'I



G . B . TRAVERSO

dio e 9 autori di tentato omicidio, afferma che i due reati, salvo che per l'esito finale, non si discostano in modo rile­ vante, risultando quindi sovrapponibili. In generale si può comunque affermare che l' argomento dei rapporti tra omicidio e tentato omicidio è stato pressoc­ ché ignorato dalla ricerca empirica, in quanto la maggior parte degli autori, come ricordato da Ferracuti e Wolfgang, ritiene che le differenze psicologiche tra autori di omicidio e di tentato omicidio siano minime, mentre ciò che cambia in modo notevole è sopprattutto l' atteggiamento della società nei confronti dell' individuo che è riuscito ad uccidere un suo simile, rispetto a quello che ha fallito in questo tenta­ tivo. Questi presupposti, del tutto indimostrati, hanno con­ dizionato gli studi criminologici, determinando da un lato una scarsa conoscenza del fenomeno del tentato omicidio, e dall'altro lato, nei casi in cui questo reato è stato studia­ to insieme con l'omicidi, un possibile inquinamento dei ri­ sultati. Riteniamo, quindi, molto importante, da un punto di vista criminologico, il confronto tra omicidi e tentati omicidi avvenuti in uno stesso periodo e in uno stesso ambiente, per verificare se questi due fenomeni sono realmente sovrappo­ nibili, ovvero per rilevare le diff�renze esistenti. Si fa presente che il confronto tra omicidio e tentato omicidio rappresenta una fase preliminare della ricerca, in quanto le conclusioni relative a questo rapporto appa10no condizionanti rispetto alle fasi successive.

Si ricorda, inoltre, che a causa del tipo di dati utilizzati al fine della presente indagine, tra gli autori di omicidio sono stati considerati sia i soggetti che hanno compiuto uno o più omicidi, sia quelli che han­ no compiuto contemporaneamente omicidio e tentato omicidio. Anche gli autori di infanticidio sono stati inseriti nel gruppo degli omicidi.

I COMPORTAMENTI VIOLENTI IN AMBIENTE URBANO

41

Dalla categoria degli autori di tentato omicidio sono stati quindi esclusi i soggetti che hanno compiuto, oltre a questo reato, anche un omicidio. Questo problema non si è posto per le categorie riguardanti le vittime, in quanto nel gruppo delle vittime di omicidio sono state inserite tutte le vittime che a causa del reato sono decedute, mentre nel gruppo delle vittime di tentato omicidio sono rimaste inserite le vittime sopravvissute.

Nella tabella 6 sono riportati i dati relativi al sesso de­ gli autori di omicidio e di tentato omicidio . Come si può osservare, l'omicidio, sia consumato che tentato, è commesso in grande prevalenza da uomini, e ciò coincide con le statistiche di tutte le ricerche compiute su questo argomento: Wolfgang ( 1 958), nella sua ricerca sull'o­ micidio a Filadelfia negli anni 1948- 19 52, riferisce che tra i 62 1 autori di omicidio 1'82,4% è costituito da maschi e il 17, 6% da femmine; Curtis ( 1 974) analizza i dati relativi ad omicidi compiuti nel 1 96 7 in 1 7 città degli USA, riportando che gli autori sono maschi nel 79,8% e femmine nel 20,2%; nel distretto di Corte di Assise di Firenze, Simondi ( 1 970) trova che su 94 autori di omicidio e di tentato omicidio i maschi sono 1'82% e le femmine 1 8 % . Circa il sesso degli autori di omicidio, Simondi riferisce che in Italia si sono ve­ rificate, nel tempo, notevoli variazioni. Ad esempio dal 1957 al 1963 si è passati dal 20,4% all' H % di femmine. L' autore ritiene che tale diminuzione sia dovuta soprattutto al calo degli infanticidi, determinato dalla sempre migliore informazione sessuale e dall'incremento dell'uso di contrac­ cettivi. Una percentuale di autori maschi di omicidio compresa tra il 70 e il 90% è stata trovata in ricerche condotte in Ca­ nada (Ciale e Jayewardene, 1966) , in India (Rao, 1968) , in Danimarca (Svalastoga, 1 956), in Finlandia (Verkko, 1967), in Polonia (Holyst, 1 969), in Russia (Connor, 1 973) e in al­ tri paesi. La grande predominanza di maschi tra gli autori di

42

T. BANDINI



U. GATTI



G . B . TRAVERSO

omicidio sembra essere presente in tutti i tipi di società, e ciò è ribadito da uno studio di Palmer ( 1 960) , il quale con­ ferma tale dato attraverso l' analisi di 40 società non alfabe­ tizzate. Nel nostro campione i maschi costituiscono il 90, 8% degli autori, ma esiste una differenza significativa tra omici­ dio e tentato omicidio, in quanto nell'ambito del primo rea­ to i soggetti di sesso maschile sono 1'85,5% mentre nel se­ condo sono il 95,6% (tabella 6) . Anche se globalmente i maschi prevalgono nei due tipi di reato, esistono quindi notevoli differenze in quanto i sog­ getti di sesso femminile sono notevolmente meno rappresen­ tati nel reato di tentato omicidio (4,4%) che in quello di omicidio (14,5%).

Tabella 6 .

Distribuzione degli autori di omicidio e tentato omicidio secon­ do il sesso. Genova, 1 961 - 1 9 75. Autori omicidio

Autori tentato omicidio

Totale

Maschi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

85,5

95,6

90,8

Femmine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

14,5

4 ,4

9,2

47,5

.52,5 (1 37)

100,0 (261)

ToTALE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

( 1 24) x2

=

7,99

g.!. l

p < 01 .

Nella tabella 7 si osserva che anche le vittime di omici­ dio sono in prevalenza di sesso maschile, pur se le differenze tra i due sessi risultano inferiori rispetto a quelle che si ri­ scontrano tra gli autori di tale reato.

I COMPORTAMENTI VIOLENTI IN AMBIENTE URBANO

43

Tabella 7.

Distribuzione delle vittime di omicidio e tentato omicidio se­ condo il sesso . Genova 1 961-1 975.

Maschi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Femmine ToTALE . x2

=

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

2,94

g.l. l

Vittime omicidio

Vittime tentato omicidio

Totale

60,4

71,4

67,2

39,6

28,6

32,8

38.6 (101)

6 1 .4 (161)

100,0 (262)

Associazione statisticamente non significa tiva (p < . 1 0)

Risultati molto simili sono riferiti nella ricerca di Si­ mondi ( 1 970), nel cui campione le vittime di sesso maschile ammontano al 6 1 ,6% . D' altra parte la percentuale di vittime secondo il sesso varia in modo consistente nei diversi paesi e nelle diverse epoche. Attraverso i dati riportati da Curtis ( 1 974), si osser­ va che la percentuale di maschi tra le vittime di omicidio va dal 44% della ricerca di Von Hentig ( 1 948), riguardante la Germania tra il 1928 ed il 1930, al 90% riportato da Verkko ( 196 7) per la Serbia e la Bulgaria. Percentuali intermedie di vittime maschi si osservano nelle statistiche di Wolfgang ( 1 95 8) (76,4%) e di Harlan ( 1 950) (73 ,6%) negli USA, di Tardiff ( 1 966) (7 1 % ) in Canada, di Holyst ( 1 969) (69%) in Polonia, di Ting e Tan (50%) in Svizzera. Nel nostro campione la percentuale di maschi vittime è del 6 7,2 % . Vi è una leggera prevalenza di soggetti di sesso maschile tra le vittime di tentato omicidio, ma la differenza tra omicidio e tentato omicidio non è significativa. Circa il sesso degli autori e delle vittime di omicidio so­ no state formulate alcune ipotesi. Verkko ( 1 96 7) , in un suo classico studio, sostiene che la percentuale di donne autori e vittime di omicidio è minore

44

T. BANDINI

-

U.

GATI'I - G . B . TRAVERSO

nei paesi ad alta frequenza di crimini contro la vita e, vice­ versa, tende ad essere più alta nei paesi a basso tasso di omi­ cidio. Oltre a questa « legge statica », Verkko formula anche una « legge dinamica », la quale afferma che se in un paese gli omicidi tendono ad aumentare o a diminuire, l'incremen­ to o la diminuzione riguarda soprattutto il numero di autori di sesso maschile, mentre la percentuale di femmine risulta maggiormente stabile. Altra ipotesi, relativa al fatto che l'omicidio femminile aumenti nei paesi in cui le donne si trovano in una posi­ zione di maggior emancipazione, viene considerata erronea da Ferracuti e Wolfgang (1966) , i quali osservano che l'ac­ quisizione del diritto di voto da parte delle donne e la loro maggior partecipazione alla vita sociale non hanno elevato in modo significativo la percentuale di crimini violenti da loro commessi, e che non si riscontra una maggior aggressi­ vità criminale da parte della donna delle comunità nelle quali è maggiore il grado della loro responsabilità, anche economica. D'altra parte la partecipazione differenziale dei due ses­ si all'omicidio corrisponde sostanzialmente a ciò che si ri­ scontra anche per la globalità dei reati. In una ricerca condotta a Genova su l . 000 soggetti adulti entrati nelle carceri giudiziarie negli anni 1976 e 1977, si è rilevato che i soggetti di sesso femminile rappre­ sentano 1'8,9% (Gatti, Traverso e Bottardi, 1978) . Tale per­ centuale è analoga a quella relativa all'omicidio e al tentato omicidio, considerati congiuntamente. La ridotta partecipazione delle donne ai reati violenti non sembra quindi richiedere spiegazioni specifiche, poten­ dosi fare riferimento alle abituali teorie sulla partecipazione dei due sessi al crimine in generale. Nella tabella 8 viene riportata la distribuzione degli au­ tori di omicidio e di tentato omicidio secondo l'età.

I

COMPORTAMENTI VIOLENTI IN AMBIENTE URBANO

45

Confrontando i dati con quelli della popolazione geno­ vese, riportati nella tabella 9, e tenendo presente che gli au­ tori di omicidio e tentato omicidio di età inferiore ai 1 8 an­ ni sono soltanto il 4% (8 tentati omicidi e 3 omicidi), risulta evidente che, globalmente, l'omicidio è compiuto soprattutto da soggetti di età compresa tra i 18 ed i 44 anni, con una prevalenza, per entrambi i tipi di reato, del gruppo di età dai 25 ai 3 4 anni .

Tabella 8.

Distribuzione degli autori di omicidio e tentato om'icidio secon­ do l'età. Genova, 1 96 1 - 1 9 75.

< 25 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Autori omicidio

Autori tentato omicidio

Totale

2 1 ,0

34,3

28,0

25 - 34 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

33,0

35,8

34,5

35 - 44 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

22,6

13,9

18,0

45 - 54 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

8,9

7,3

8,0

55 - 64 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

6,4

6,5

6,5

> 64 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

8, 1

2,2

5,0

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

36,6

31,7

34,1

TOTALE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

47,5 ( 1 24)

52,5 ( 1 3 7)

100,0 (26 1 )

Età media

x2

=

1 1 ,70

.

g.l. 5

p < .05

Soltanto una piccola parte di questi reati è quindi com­ messa da soggetti molto giovani e da soggetti di età avan­ zata. È interessante notare che per quanto riguarda l'età del­ l' autore vi sono differenze significative tra l' omicidio e il tentato omicidio, in quanto il tentato omicidio è commesso da soggetti più giovani.

T. BANDINI - U. GATTI - G.B. TRAVERSO

46

Tabella 9.

Distribuzione percentuale della popolazione residente nel Co­ mune di Genova e negli altri comuni limitrofi secondo l'età (censi­ mento 24 ottobre 1 9 71).

Età < 25 25 . 34 3 5 . 44 45 . 54 55 . 64 > 64

















o































o

















































o





































o







o































o

















o





o

o















o













o









o































o













ToTALE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Comune di Genova

comuni

30,3

27, 1

29,8

1 3 ,5

12,3

13,3

14,4

13,7

14,4

Altri

Totale

13,7

12,4

13 ,5

1 3 ,5

14,2

1 3,6

14,6

20,3

15,3

(816.872)

( 1 24.639)

(941 . 5 1 1 )

L'età media degli autori di tentato omicidio si avvici­ na maggiormente a quella degli autori di tutti i tipi di rea­ to piuttosto che a quella degli autori di omicidio. Ciò sem­ bra suggerire che l'omicidio sia da considerare come un reato particolare, mentre il tentato omicidio sia maggior­ mente sovrapponibile agli altri tipi di reato. Nella tabella 1 0 sono riportati i dati relativi all'età delle vittime. Come si può osservare un'alta percentuale di soggetti si trova nei gruppi di età inferiori ai 44 anni, con una maggior incidenza nel gruppo tra i 3 5 ed i 44 anni di età. Estremamente significative sono le differenze tra le vittime di omicidio e di tentato omicidio, in quanto alle estremità della scala delle età (inferiore a 25 e superiore a 54 anni) la percentuale è superiore nell'ambito dell'omici­ dio, mentre nelle classi intermedie di età (dai 25 ai 54 an­ ni) le percentuali sono superiori nell'ambito del tentato omicidio.

I COMPORTAMENTI VIOLENTI IN AMBIENTE URBANO

47

Tabella 10.

Distribuzione delle vittime di omicidio e tentato omicidio se­ condo l'età. Genova, 1 96 1 - 1 9 75. Vittime omicidio

< 25 25 . 34 35 . 44 45

54

o

55 . 64 >

64

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

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o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

o

Età media . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . TOTALE . .

o

o

o

o



o

o

o



o







o

o





o

o

o

o

o

=

26,58

g.!. 5

Totale

28,7

19,2

22,9

1 7,8

27,9

24,0

22,8

34,2 12,4

29,8

6,9 14,9

5,6

9,2

8,9

0,7

3,8

38,3

35,4

36,5

6 1 ,4

100,0

38,6

( 1 01) x2

Vittime tentato omicidio

( 161)

10,3

(262)

p < .001

Analoghi dati sono stati riscontrati m molte ricerche sull'omicidio condotte in diversi paesi del mondo, anche se un certo numero di autori ha rilevato un'età degli imputati di omicidio leggermente più bassa (Curtis, 1974; Gibson e Klein, 1969; Holyst, 1969; Ciale e Jayewardene, 1979; Lan­ dau e Drapkin, 1968; Tardiff, 1966) . Simondi ( 1 970) ha trovato la maggior frequenza di au­ tori tra i 2 1 ed i 30 anni di età e di vittime tra i 45 ed i 60 anni. Barnett et al. ( 1975), in uno studio che confronta le tra­ sformazioni demografiche della popolazione degli USA con il tasso di omicidi negli anni 1964- 197 1 , giungono alla conclu­ sione che meno del 10% dell'incremento di questo reato può essere spiegato dalla trasformazione dell'età della popo­ lazione. Tra i dati di questa ricerca si può osservare che la fascia di età nella quale è maggiore il rischio di divenire au­ tori o vittime di omicidio è compresa tra i 25 e i 29 anm,

48

T. BANDINI - U. GATTI

-

G . B . TRAVERSO

anche se l'età media delle vittime è leggermente superiore a quella degli autori. Nella tabella 1 1 viene riportata la distribuzione degli autori di omicidio e di tentato omicidio in relazione al luogo di nascita. Come si può osservare gli autori di omicidio e di tenta­ to omicidio differiscono in modo significativo per quanto ri­ guarda il luogo di nascita, in quanto i soggetti provenienti dal Sud e dalle Isole commettono con maggior frequenza il tentato omicidio rispetto all'omicidio, mentre per i nati a Genova e per gli immigrati dalle altre parti d'Italia e dal­ l'Estero il rapporto è invertito.

Tabella 1 1 .

Distribuzione degli autori di omicidio e tentato omicidio se· condo il luogo di nascita. Genova, 1 96 1 - 1 9 75. Autori omicidio

Autori tentato omicidio

Totale

Genova . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

38,2

19,7

28,5

Nord . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

9,7

5,1

7,3

Centro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

3,3

2,9

3,1

Sud/Isole . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

35,8

65,0

51,1

Estero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

13,0

7,3

10,0

47, 3

52, 7

100,0

( 123)

( 1 37)

(260)

ToTALE . N.R.

x2

=

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

l = 22,59

g.l. 4

p < .001

Per verificare la diversa incidenza dell'omicidio e del tentato omicidio in relazione alla provenienza regionale degli

49

I COMPORTAMENTI VIOLENTI IN AMBIENTE URBANO

autori, nella tabella 12 abbiamo confrontato i dati relativi ai due reati con i dati demografici della popolazione genovese.

Tabella 12.

Distribuzione degli autori di omicidio e tentato omicidio se­ condo il luogo di nascita, in tasso percentuale annuale su l 00. 000 abitanti. Genova, 1 96 1 - 1 975. Abitanti del comune Abitanti in rischio di Genova (1976) (età > 14 anni)

Luogo di nascita

Tasso annuale di Tasso annuale di tenta· omicidio su 100.000 to omicidio su 100.000 abitanti in rischio abitanti in rischio

Genova . . . .

55,2

47,7

1 ,0

Nord . . . . . .

20,8

24,4

0,5

0,3

Centro . . . . .

5,1

6,0

1 ,0

0,7

Sud/Isole . . .

16,6

19,3

2,3

4,7

Estero . . . . .

2,3

2,6

6,2

3,9

TOTALE . . . .

0,6

100,0

100,0

1,2

1 ,4

(798.348)

(65 7. 352)

( 1 23)

( 1 3 7)

T abella 1 3 .

Distribuzione delle vittime di omicidio e tentato omicidio se­ condo il luogo di nascita. Genova, 1 961-1 975. Vittime omicidio

Vittime tentato omicidio

Totale

Genova . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

47,9

33,6

39, 1

Nord . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

9,4

7,2

8, 1

Centro

o



Sud/Isole



o











































































o









Estero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ToTALE . . . . . . N.R. x2

=

14 7,94

.

.............

. .

..

4,2

3,9

4, 1

33,3

5 1 ,4

44,3

5,2

3,9

4,4

38 , 7

61,3

100,0

(96)

( 1 52)

(248)

=

g.l. 4

Associazione statisticamente non significativa (p < . 10)

50

T. BANDINI -

U.

GATTI - G.B. TRAVERSO

Per quanto riguarda l'omicidio, il maggior tasso annuo di autori è presente tra i soggetti nati all'estero (6,2 per 100.000 abitanti in rischio); seguono i soggetti provenienti dal Sud e dalle Isole (2 ,3) e i soggetti nati a Genova, ovvero immigrati dalle regioni dell'Italia centrale ( 1 , 0) . Il tasso più basso si riscontra tra gli immigrati dal Nord Italia (0,5). Più accentuate risultano le differenze tra i tassi relativi al tentato omicidio nei diversi gruppi di popolazione . Il tasso maggiore si ha tra gli immigrati dal Sud e dalle Isole (4,7 per 1 00. 000 abitanti in rischio), seguito dal tasso relativo ai soggetti nati all'estero. Per quanto riguarda la provenienza regionale delle vitti­ me (tabella 13), si osserva che non esistono differenze signi­ ficative tra omicidio e tentato omicidio, pur essendovi una prevalenza di genovesi tra le vittime di omicidio, ed una prevalenza di immigrati dal Sud e dalle Isole tra le vittime di tentato omkidio. Circa lo stato civile dei soggetti del nostro campione si può rilevare che, sia per quanto riguarda gli autori, sia per Tabella 14.

Distribuzione degli autori di omicidio e tentato omicidio se­ condo lo stato civile. Genova, 1 961-1 975. Autori omicidio

Autori tentato omicidio

Totale

49,5

58,3

54,4

37,1

32,6

34,6

.

10,5

6,1

8,0

Vedovo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

2,9

3,0

3,0

54, 9

100,0

Celibe/Nubile



Coniugato

.

. . .



























... ... . .. ....



o

. .





. .

Separato/Divorziato . . . . . . . . . . . .

ToTALE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

45 , 1

( 1 05) N.R.

x2

=

24 2,58

( 1 32)

(237)

=

g.!. 3

Associazione statisticamente non significativa (p < . 50)

l COMPORTAMENTI VIOLENTI IN AMBIENTE URBANO

51

quanto riguarda le vittime, non esistono differenze significa­ tive tra omicidio e tentato omicidio (tabelle 14 e 15). Considerando il fenomeno in generale, si può osservare che i dati riguardanti lo stato civile degli autori indicano una prevalenza di celibi/nubili rispetto ai dati della popolazione genovese (tabella 1 6). Tabella 15.

Distribuzione delle vittime di omicidio e tentato omicidio se­ condo lo stato civile. Genova, 1 961-1 975. Vittime omicidio

Vittime tentato omicidio

Totale

40,5

40,2

40,2

46,8

50,7

49,2

.

7,4

6,3

6,8

Vedovo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

5 ,3

2,8

3,8

ToTALE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

19,8

60,2

100,0

(94)

( 1 42)

(236)

Celibe/Nubile Coniugato











.

.

.

.

.

.

.





.

.

.

.

.

o

.



o













o















o

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

Separato/Divorziato

N.R.

x2

=

26 1 ,20

.

=

g.!. 3

Associazione statisticamente non significativa (p < .80)

Tabella 16.

Distribuzione percentuale della popolazione residente nel Co­ mune di Genova ed in altri comuni limitrofi secondo lo stato civile (censimento 24 ottobre 1 971). Comune di Genova

Stato civile Celibi/Nubili . . . . . . . . . . . . . . . . . . Coniugati (*) . . . . . . . . . . . . . . . . . . Vedovi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

.

.

.

TOTALE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

(*)

Altri comuni

Totale

39,9

4 1 ,9

40,2

5 1 ,4

49,4

51,1

8,7

8,7

8,7

100,0

100,0

100,0

(8 16.872)

( 124.639)

(94 1 . 5 1 1 )

Comprendono anche i separati e i divorziati.

52

T. BANDINI

-

U.

GATTI - G . B . TRAVERSO

Tra le vittime la categoria più rappresentata è quella dei coniugati, senza particolari differenze rispetto allo stato civi­ le della popolazione genovese. È interessante rilevare che circa lo stato civile i dati della nostra ricerca si discostano notevolmente da quelli de­ scritti da Simondi ( 1 970) , il quale ha trovato un parallelismo tra i dati riguardanti gli autori e quelli riguardanti le vitti­ me, ed ha trovato una percentuale di celibi/nubili analoga a quella della popolazione toscana. Sono presenti differenze significative tra il livello di scolarità degli autori di omicidio e di tentato omicidio. Tra gli autori di omicidio sono relativamente più fre­ quenti soggetti con licenza media inferiore o con istruzione superiore, mentre tra gli autori di tentato omicidio sono più frequenti soggetti che non hanno comunque terminato la scuola dell' obbligo (tabella 1 7) . Confrontando i dati della nostra ricerca con quelli della popolazione in generale si può rilevare che i soggetti del no-

Tabella 17.

Distribuzione degli autori di omicidio e tentato omicidio se­ condo il grado di istruzione. Genova, 1 961-1 9 75. Autori omicidio

Autori tentato omicidio

Totale

Soggetti privi di titolo di studio o con diploma elementare . . . . . . . . . . .

74,0

87,0

81,3

Soggetti con licenza media inferiore .

17,7

1 1,4

14, 1

Soggetti con istruzione superiore . . .

8,3

1,6

4,6

ToTALE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

43 , 8

56,2 ( 123)

100,0 (2 19)

(96)

N.R.

x2

=

42 7,95 =

g.l. 2

p < .05

53

I COMPORTAMENTI VIOLENTI IN AMBIENTE URBANO

Tabella 1 8 .

Distribuzione percentuale della popolazione residente (dai 6 anni in poi) nel comune di Genova ed in altri comuni limitrofi secon­ do la scolarità (censimento 24 ottobre 1 971). %

Scolarità Soggetti privi di titolo di studio o con diploma elementare . . . . . . . . . .

66,8

Soggetti con licenza media inferiore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

20,8

Soggetti con diploma di scuola media superiore e/o laureati . . . . . . . . .

12,4

ToTALE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

100,0

(869.022)

T abella 19.

Distribuzione delle vittime di omicidio e tentato omicidio se­ condo il grado di istruzione. Genova, 1 961, 1 9 75. Vittime omicidio

Vittime tentato omicidio

Totale

Soggetti privi di titolo di studio o con diploma elementare . . . . . . . . . . .

78,7

67,8

71,6

Soggetti con licenza media inferiore .

12,0

24, 5

20,2

Soggetti con istruzione superiore . . .

9,3

7,7

8,2

ToTALE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

34,4

65,6

100,0

(75)

(1 43)

(2 1 8)

N.R.

x2

=

44 4,73 =

g.l. 2

Associazione statisticamente non significativa (p < . 10)

stro campione hanno una scolarità notevolmente inferiore al­ la media. T ale differenza è maggiore di quanto appare dal confronto delle cifre, se si tiene presente che i dati generali comprendono anche i soggetti dai 6 ai 1 4 anni, non compre­ si nel nostro campione, che si collocano, evidentemente, nel­ le fasce a più bassa scolarità (tabella 18).

54

T.

BANDINI

-

GATTI - G.B. TRAVERSO

U.

I dati relativi all'istruzione ci consentono di affermare, con una certa sicurezza, che gli autori dei reati considerati sono di condizione socio-economica inferiore a quella della popolazione in generale, e che gli autori di tentato omi­ cidio sono in condizion� ancor più bassa di quelli di omi­ cidio. Per quanto riguarda la scolarità delle vlttlme non emergono differenze significative tra i due tipi di reato (ta­ bella 19) . Anche le vittime, considerate globalmente, sembrano essere di scolarità inferiore alla media, ma la differenza è meno rilevante che per gli autori. Per quanto riguarda la condizione professionale esistono differenze significative tra gli autori di omicidio e gli autori di tentato omicidio (tabella 20) .

Tabella 20.

Distribuzione degli autori di omicidio e tentato omicidio se­ condo l'occupazione. Genova, 1 961-1 9 75 . Autori omicidio

Autori tentato omicidio

Totale

Disoccupati o in cerca d i l • occupazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

19,8

35,6

28,5

Occupati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

60,4

56, 1

58,0

.

19,8

8,3

13,5

ToTALE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

44,5 ( 106)

55 , 5 ( 1 32)

100,0 (238)

In condizione

N.R. 23 x2 1 1 ,05

non

professionale (*)

=

=

g.!. 2

p < .01

(*) I 21 giudicati per omicidio in condizione non professionale sono: 9 pensionati, 7 casalinghe, 2 studenti, 3 altro. Gli 1 1 giudicati per tentato omicidio in condizione non professionale sono: 4 casalinghe, 4 pensionati, l studente, 2 altro.

I COMPORTAMENTI VIOLENTI IN AMBIENTE URBANO

55

n. 2 1 . Distribuzione delle vittime di omicidio e tentato omicidio secondo l'occupazione. Genova, 1 96 1 - 1 975.

Tabella

Vittime omicidio

Vittime tentato omicidio

Disoccupati o in cerca di l • occupa· z10ne . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

8,1

9,6

9,0

Totale

Occupati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

36,8

65 , 1

53,7

In condizione non professionale (*) .

55,1

25,3

37,3

ToTALE .

40,2

59,8 (1 46)

100,0

N.R.

x2

=

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

18 22,82

(98)

(244)

=

g.!. 2

p
< I:T1

;;l

t,

Cl



>

Cl

::::

o



tl

tll > z

;l

VI 00

3

16

(GE V)

(GE VI)

Periferia Ovest

Periferia Est

N . R . = 14 Non applicabile

TorALE . . . . . . .

=

21

lO

(GE IV)

Val Bisagno

1 44

24

8

22 (reati verificatisi nei comuni limitrofi a Genova) .

82

5

9

(GE III)

V al Polcevera

17

17

Zona Industriale (GE Il)

Centro città 69

N . vittime tentato omicidio

27

N . \'itri me omicidio

(GE Il

Zone della città

8 16.562

1 74.693

73.610

183.016

75 .597

149.332

160. 3 1 4

N. abitanti su

0,7

0,6

0,3

0,4

0,8

0,8

1,1

100.000 abitanti

N. vittime omicidio

ve·

1,2

0,9

0,7

0,8

0,4

0,8

2,9

N. vittime tentato omicidio su 100.000 abitanti

Distribuzione delle vittime di omicidio e di tentato omicidio, secondo la zona della città nella quale si è rificato il delitto, in numero assoluto e percentuale, rispetto agli abitanti in rischio.

Tabella 24.

Vt 'D

z >-1 trl c: :: 44 vittima vittima vittima

x2

=

4 1 ,27

(*) (**) ( * * *)

< 25 25 - 44 > 44

g.l. 16

p < .00 1

Tipo l : Omicidio nell'ambito della famiglia. Tipo II: Omicidio tra conoscenti. Tipo III: Omicidio tra sconosciuti.

28

138

80

T. BANDJNI - U . GATTI - G .B . TRAVERSO

Se un maschio uccide un maschio è più frequente che ciò avvenga in un omicidio tra sconosciuti. L'omicidio tra maschi decresce a mano a mano che si passa dal terzo tipo di omicidio al primo. Al contrario, se un maschio uccide una femmina è più frequente che ciò avvenga nell'ambito della famiglia, e la frequenza decresce dal primo al terzo tipo considerato. Gli omicidi tra sconosciuti sono commessi esclusivamen­ te da autori di sesso maschile. Le donne, che come abbiamo già osservato commettono omicidi in prevalenza all'interno della famiglia e non attuano mai omicidi tra sconosciuti, uccidono con maggior frequenza soggetti di sesso maschile. I dati sul sesso degli autori e delle vittime di omicidio appaiono estremamente interessanti, in quanto fortemente correlati con le diverse categorie di omicidio previste dalla tipologia. Da questi dati emerge il ruolo subalterno della donna, che si trova coinvolta nell' omicidio molto più spesso come vittima che come autore. Si osserva, inoltre, che l'omicidio della donna è tipicamente collegato con problematiche fami­ liari, mentre motivazioni di altro tipo sono estremamente in­ frequenti . Per quanto riguarda la variabile età si può osservare (ta­ bella 3 3) che in generale l'omicidio è commesso da soggetti di media età, che uccidono con maggiore frequenza persone dello stesso gruppo di età. Circa le differenze tra i diversi tipi di omicidio si può osservare che gli autori giovani uccidono soprattutto nel gruppo dei conoscenti, gli autori di media età commettono indifferentemente i tre tipi di omicidio, mentre gli autori di età maggiore uccidono più frequentemente nell' ambito della famiglia. Considerando il rapporto autore-vittima, si può osserva­ re che se l' autore è di età superiore alla vittima è più fre-

I COMPORTAMENTI VIOLENTI

IN

81

AMBIENTE URBANO

quente l'omicidio nell' ambito della famiglia, mentre s e l ' au­ tore è di età inferiore alla vittima è più frequente l'omicidio tra conoscenti. Anche la variabile età è quindi risultata estremamente significativa ed importante per differenziare i tre tipi di omicidio. Tabella 34.

Distribuzione dei tre tipi di omicidio, secondo il luogo di nascita degli autori e delle vittime. Genova, 1 961-1 975. I (*)

II (**)

III (***)

50,0 5,8 1,9

10,0 6,0 2,0

29,2 12,5

30,2 7,1 1 ,6

7,7 9,6 3,8

8,0 28,0 14,0

16,7 25,0

9,6 19,8 7,1

vittima nata a Genova vittima nata Sud/Isole vittima nata altrove . . . .

12,0 4,0 16,0

8,3

1,9 19,3

8,3

6,3 2,4 15,9

Autori nati a Genova . . . .

47,8

18,0

4 1 ,7

38,9

Autori nati Sud/Isole . . . .

21,1

50,0

41,7

36,5

Autori nati altrove . . . . . .

21,1

32,0

16,6

24,6

Totale

Autore nato a Genova

vittima nata a Genova vittima nata Sud/Isole . vittima nata altrove . . . . Autore nato Sud/Isole

vittima nata a Genova vittima nata Sud/Isole vittima nata altrove . . . . Autore nato altrove

Vittime nate a Genova . . .

57,7

30,0

54,2

46,0

Vittime nate Sud/Isole . . .

17,3

38,0

37,5

29,4

Vittime nate altrove . . . . .

25,0

32,0

8,3

24,6

ToTALE RELAZIONI OMICIDIO

52

50

24

Omicidi tra persone della stessa origine . . . . . . . . . . .

78,8

54,0

62,5

12 N.R. )(2 35,69 =

=

(*) (**)

(***)

g.l. 16

p < .01

Tipo 1: Omicidio nell'ambito della famiglia. Tipo Il: Omicidio tra conoscenti. Tipo III: Omicidio tra sconosciuti.

126

65,9

82

T . BANDINI - U . GATTI - G . B . TRAVERSO

Nella tabella 3 4 sono riportati i dati relativi al luogo di nascita degli autori e delle vittime. Questi dati assumono particolare importanza in quanto la variabile collegata con i processi migratori può fornire utili indicazioni al fine di co­ gliere gli aspetti culturali dell'omicidio. Il confronto tra i diversi tipi di omicidio dimostra che tra gli autori nati a Genova prevale l'omicidio all'interno della famiglia, mentre tra gli autori immigrati prevale l'omi­ cidio tra conoscenti. Per quanto riguarda le vittime, si può osservare che vi è uno scarso numero di soggetti nati nel Meridione d'Italia tra gli omicidi del tipo I (nell'ambito della famiglia) . In generale l'omicidio è commesso in alta percentuale da soggetti che appartengono allo stesso gruppo per quanto riguar­ da il luogo di nascita. Ciò è naturalmente più frequente nell'o­ micidio intrafamiliare, nel cui ambito quasi 1'80% dei reati è commesso da persone della stessa origine; in particolare il 50% di tali omicidi hanno autore e vittima nati a Genova. Tra gli omicidi con autore e vittima di origine meridio­ nale la categoria più frequente è quella dell'omicidio tra co­ noscenti, seguita a breve dall' omicidio tra sconosciuti. In generale si può osservare che l'omicidio è un reato che si realizza prevalentemente tra persone che provengono dalle stesse aree geografiche; che i genovesi sono coinvolti maggiormente sia come autori, sia come vittime, nell'omici­ dio all'interno della famiglia; che gli immigrati dal Sud e dalle Isole sono coinvolti più frequentemente in omicidi tra conoscenti o tra sconosciuti. Gli immigrati da altre regioni si differenziano soprattut­ to per la loro partecipazione all'omicidio tra sconosciuti. Per quanto riguarda lo stato civile (tabella 35), si può osservare che i celibi uccidono soprattutto soggetti scono­ sciuti, mentre i coniugati commettono prevalentemente omi­ cidi all'interno della famiglia.

l COMPORTAMENTI VIOLENTI IN AMBIENTE URBANO

83

La percentuale di autori celibi, infatti, cresce nettamen­ te passando dal tipo I al tipo III, mentre la percentuale dei coniugati ha un andamento opposto. Più sfumate appaiono le differenze tra le vittime dei tre tipi di omicidio, con eccezione delle vittime « separate », che prevalgono nell'omicidio di tipo L Tabella 35.

Distribuzione dei tre tipi di omicidio secondo lo stato civile degli autori e delle vittime. Genova, 1 961 · 1 975. I (*)

II (**)

III (***)

Totale

17,3 9,6 5,8

28,3 2 3 ,9 4,3

33,3 46,7

23,9 20,4 4,4

17,3 36,6

6,5 19,6 2,2

Autore celibe/nubile

vittima celibe/nubile . . . vittima coniugata . . . . . . vittima separata (****) . Autore coniugato

vittima celibe/nubile . . . vittima coniugata . . . . . . vittima separata . . . . . . .

6,7

1 0,6 25,7 0,9

Autore separato

vittima celibe/ nubile . . . vittima coniugata . . . . . . vittima separata . . . . . . .

1,9 1 1 ,5

8,7 4,3 2,2

1 3 ,3

5,3 2,6 6,2

Autori celibi/ nubili . . . . . .

32,7

56,5

80,0

48,7

Autori coniugati . . . . . . . .

53,8

28,3

6,7

37,2

13,5

15,2

13,3

14,1

Autori separati



o















Vittime celibi/nubili . . . . .

34,6

43,5

46,7

39,8

Vittime coniugate . . . . . . .

48,1

47,8

53,3

48,7

Vittime separate . . . . . . . .

17,3

8,7

TOTALE RELAZIONI OMICIDIO

52

N . R. J(2

25 33,32

46

1 1 ,5 15

=

g.l. 16

p < .01

(*) Tipo I: Omicidio nell'ambito della famiglia. (**) Tipo II: Omicidio tra conoscenti. (***) Tipo III: Omicidio tra sconosciuti. ( * * * * ) Tale categoria comprende i soggetti se par a t i o divorziati.

113

84

T.

BANDINI



U. GATTI



G . B . TRAVEJtSO

Nell'omicidio tra familiari prevale la sottocategoria che prevede autore e vittima coniugati; nell'omicidio tra cono­ scenti prevale il reato con autore celibe e vittima celibe; nel­ l' omicidio tra sconosciuti si confrontano con maggior fre­ quenza un autore celibe con una vittima coniugata.

Tabella 36.

Distribuzione dei tre tipi di omicidio secondo la scolarità degli autori e delle vittime. Genova, 1 961 - 1 975. I (*)

II (**)

III (***)

Totale

66,6 4,8

72,3 4,3

53,3 13,3 6,7

67,3 3,8 2,9

10,6 2,1 4,3

6,7 20,0

10,6 2,9 5,8

Autore con scolaritìi elementare

vittima con sco!. elem . . . vittima con sco!. media vittima con sco!. super. Autore con scolarità mediJJ

vittima con sco!. elem. . . vittima con sco!. media vittima con sco!. super.

14,3 2,4 2,4

Autore con scolaritìi superiore

vittima con sco!. elem . . . vittima con sco!. media . vittima con sco!. super.

7, 1

2,9 1,9 1,9

2,4

4,3 2,1

Autori con sco!. elem. . . . .

71,4

76,6

73, 3

74,0

Autori con sco!. media . . . .

19,0

17,0

26,7

19,2

Autori con sco!. super. . . . .

9,6

6,4

Vittime con scol. elem. . .

6,7

.

88, 1

83,0

53,3

80,8

Vittime con sco!. media . . .

7, 1

6,4

20,0

8,6

Vittime con scol. super . . . .

4,8

10,6

26,7

10,6

47

15

TOTALE RELAZIONI OMICIDIO N.R.

x2

=

34 24,78

42

104

=

(*) (**) ( * **)

g.l. 16

Associazione statisticamente non significativa (p < . 10)

Tipo I: Omicidio nell'ambito della famiglia. Tipo II: Omicidio tra conoscenti. Tipo III: Omicidio tra sconosciuti.

I COMPORTAMENTI VIOLENTI

IN

85

AMBIENTE URBANO

Distribuzione dei tre tipi di omicidio secondo l'occupazione degli autori e delle vittime. Genova, 1 961 -1 975.

Tabella 3 7 .

I (*)

II

(**)

III

(***)

Totale

Autore disoccupato o in cerca di prima occupazione

vittima disoccupata o in cerca di prima occupazo o vittima in condizione la­ vorativa oo o. o vittima in condizione non lavorativa oo..ooo o

o .

o

o

o

o

o

o

o

o

o

19,6

9,4

2,2

1,8

6,7

2,6

4,3

7,1

13,3

6,8

2,2

5,4

1 5,2

42,9

46, 7

32,5

43,5

10,7

20,0

24,8

Autore in condizione lavorativa

vittima disoccupata o in cerca di prima occupazo vittima in condizione la­ vorativa oo. oo o.oo vittima in condizione non lavorativa o o o o o

o

o

o

o

o

.

o

o

o

o

o

3,4

Autore in condizione non lavorativa

vittima disoccupata o in cerca di prima occupazo vittima in condizione la­ vorativa o ooo oo vittima in condizione non lavorativa o o o o o o oo

1,8

0,9

8,7

7,1

6,8

23,9

3,6

1 3 ,3

12,8

Autori disoccupati o in cer­ ca di prima occupazo o o o o

6,5

28,6

20,0

18,8

Autori in condizione lavo­ rativa o o . o o o o o

60,9

58,9

66,7

60,7

Autori in condizione non lavorativa o o . o o o o o o o

32,6

12,5

13,3

20,5

Vittime disoccupate o in cerca di prima occupazo o .

2,2

26,8

Vittime in condizione lavorativa o o o o

26,1

5 1 ,8

53,3

4 1 ,9

Vittime in condizione non lavorativa o o oo

71,7

2 1 ,4

46,7

44,4

o

o

o

o

o

o

o

o

.

o

.

o

o

o

o

o

o

o

o

o

.

o

o

.

o

o

o

o

.

.

o

o

o

o

o

.

.

.

o

.

o

o

o

o

o

o

o

13,7

segue

T. BANDINI -

86

U.

GATTI - G . B . TRAVERSO

Segue: Tabella 3 7 .

I (*) TOTALE RELAZIONI OMICIDIO N.R. x2

=

21 44,43

46

II (**) 56

III (***) Ì5

Totale

1 17

=

p < .001

g.l. 16

Tipo I: Omicidio nell'ambito della famiglia. Tipo II: Omicidio tra conoscenti. Tipo III: Omicidio tra sconosciuti.

(*) (* * ) (***)

La scolarità degli autori e delle vittime non appare correlata in modo significativo con i tre tipi di omicidio (tabella 36) . Nell'ambito dei tre tipi di reato l a sottocategoria più frequente è sempre quella di autore e vittima con scolarità elementare.

Tabella 38.

Distribuzione dei tre tipi di omicidio secondo il luogo del de­ litto. Genova, 1 961-1 975. Tot ale

I (*)

II (**)

Residenza autore e vittima

53,8

3,4

Residenza autore . . . . . . . .

5,8

3,4

10,7

5,8

Residenza vittima . . . . . . .

5,8

13,8

3,6

8,7 2,9

46,6

64,3

39,1

21,4

Altra abitazioue .

Strada

















. ....... •













o

Locali pubblici . . . . . . . . . .

1,9

8,6

7, 7

24,2

x,

=

8 1 ,00

(* ) (**) (*** )

g.!. 12

2,7

7,7

17,3

Altro . . . . . . . . . . . . . . . . .

ToTALE RELAZIONI OMICIDIO

III (***)

52

58

p < .001

Tipo I: Omicidio nell'ambito della famiglia. Tipo II: Omicidio tra conoscenti. Tipo III: Omicidio tra sconosciuti.

8,7 13, 1

28

138

l

COMPÒRTAMENTI VIOLENTI IN AMBIENTE URBANO

87

Tra i dati relativi agli autori appare di un certo interes­ se il fatto che gli autori con scolarità superiore commettono in prevalenza omicidi all'interno della famiglia e non uccido­ no mai vittime sconosciute. Per quanto riguarda, invece, l'occupazione degli autori e delle vittime esistono differenze significative tra i tre tipi di reato (tabella 3 7) . Tra gli autori disoccupati è più frequente l'omicidio tra conoscenti, seguito da quello tra sconosciuti, mentre piutto­ sto raro è l'omicidio all'interno della famiglia. Tra gli autori occupati i tre tipi di reato sono presenti in percentuali simili. All'interno degli autori in condizione non professionale, sono di gran lunga più frequenti gli omicidi nell' ambito della famiglia. Quest'ultima correlazione, che è valida anche per le vittime in condizione non professionale, è spiegata dalla presenza in questa categoria di casalinghe e pensionati, che più raramente sono coinvolti in omicidi extrafamiliari. Per quanto riguarda il luogo nel quale il reato è stato commesso (tabella 38), si può osservare che esistono notevoli differenze tra i tre tipi di reato. L' abitazione nella quale autore e vittima vivono insieme è sede di gran lunga più frequente dell'omicidio nell'ambito della famiglia, mentre l'omicidio tra sconosciuti avviene con maggiore frequenza per la strada o in locali pubblici . Nella strada si verificano anche frequentemente gli omi­ cidi tra conoscenti, che avvengono raramente nelle abitazio­ ni dell' autore o della vittima del reato. I dati relativi al mezzo del delitto evidenziano (tabella 3 9) che sono presenti differenze significative tra i tre tipi di omicidio, in quanto le armi da fuoco vengono impiegate con maggior frequenza negli omicidi extrafamiliari, mentre le ar­ mi da punta e taglio, usate in circa un quarto dei casi nel-

88

T. BANDINI

U. GATTI - G . B . TRAVERSO

-

Tabella 39.

Distribuzione dei tre tipi di omicidio secondo il mezzo del reato. Genova, 1 961-1 975. I (*)

II (**)

III (***)

Totale

Arma da fuoco . . . . . . . . .

32,7

56,9

57,2

47,9

Arma da punta e taglio . . .

23,2

27,6

7,1

2 1 ,7

Corpo contundente . . . . . .

21,4

15,2

19,2

8,6

Strozzamento, strangola· mento, ecc. . . . . . . . . . . . .

7, 7

6,9

Veleno . . . . . . . . . . . . . . . .

9,6

Mezzi combinati . . . . . . . .

3,8

3,6

2,2

Altro . . . . . . . . . . . . . . . . .

3,8

10,7

3,6

TOTALE RELAZIONI OMICIDIO x2

=

29, 1 3

(*) (**) (***)

g.l. 1 2

52

5,8 3,6

58

28

138

p < .01

Tipo I: Omicidio nell'ambito della famiglia. Tipo Il: Omicidio tra conoscenti. Tipo III: Omicidio tra sconosciuti.

Tabella 40.

Distribuzione dei tre tipi di omicidio secondo il comportamen­ to dell'autore immediatamente dopo il reato. Genova, 1 961- 1 975. I (*)

II (**)

III (***)

Totale

Tenta di evitare la cattura

29,4

45,4

78,6

46,3

Si costituisce . . . . . . . . . . .

23,5

16,4

3,6

16,4

Tenta il suicidio . . . . . . . .

7,9

1,8

3,6

4,5

Si suicida . . . . . . . . . . . . . .

19,6

7,3

3,6

1 1 ,2

Altro (****) . . . . . . . . . . . .

19,6

29, 1

10,7

2 1 ,6

TOTALE RELAZIONI OMICIDIO

51

55

28

N.R.

x2

=

4 24,53

134

=

(*) (**) (***) (****)

del delitto.

g.l. 8

p < .01

Tipo I : Omicidio nell'ambito della famiglia. Tipo II: Omicidio tra conoscenti. Tipo III: Omicidio tra sconosciuti. S i tratta prevalentemente d i casi nei quali l'autore del reato rimane sul luogo

I COMPORTAMENTI VIOLENTI

IN

89

AMBIENTE URBANO

l'ambito della famiglia e tra conoscenti, vengono impiegate raramente nell'omicidio tra sconosciuti. Nella tabella 40 vengono riportati i dati relativi al com­ portamento che l' autore di omicidio mette in atto immedia­ tamente dopo il reato. Le differenze tra i tre tipi di reato sono ben evidenti, in quanto gli autori fuggono in una percentuale molto alta

Tabella 4 1 . Distribuzione dei tre tipi di omicidio secondo i l CçJmportamento dell'autore durante l'iter giudiziario. Genova, 1 96 1 - 1 975.

Confessa in via definitiva .

I (*)

II (**)

III (***)

Totale

67,5

50,0

33,3

54,6

In un primo tempo confessa e solo successivamente ritratta . . . . . . . . . . . . . . . .

2,4

1 ,0

In un primo tempo si di· chiara estraneo al fatto e successivamente confessa .

7,1

3,1

Attribuisce il reato ad al. tre persone . . . . . . .

4,8

2,1

.

. .

.

totalmente Si dichiara estraneo al fatto . . . . . . . .

12,5

2 1 ,4

46,7

2 1 ,6

Dichiara di aver commesso il fatto per legittima difesa o disgrazia . . . . . . . . . . . . .

7,5

14,3

20,0

12,4

Altro . . . . . . . . . . . . . . . . .

12,5

TOTALE RELAZIONI OMICIDIO

40

N.R. 41 x2 25,09

5,2 42

=

=

(* ) ( ** ) (***)

g.l. 12

p < .05

Tipo l: Omicidio nell'ambito della famiglia. Tipo Il: Omicidio tra conoscenti. Tipo III: Omicidio tra sconosciuti.

15

97

90

T . BANDINI

-

V.

GATTI - G . B . TRAVERSO

Tabella 42.

Distribuzione dei tre tipi di omicidio secondo i precedenti pe­ nali degli autori. Genova, 1 961 - 1 9 75 . I (*)

II (**)

III (***)

12,8

25,0

25,0

19,6

Precedenti penali non spec.

12,8

22,7

50,0

22,4

Nessun precedente . . . . . . .

74,4

52,3

25,0

58,0

ToTALE RELAZIONI OMICIDIO

47

44

16

Precedenti penali specifici .

N.R. 31 x2 14,85

Totale

107

=

=

(*) (**)

(***)

g.l. 4

p < .01

Tipo I: Omicidio nell'ambito della famiglia. Tipo Il: Omicidio tra conoscenti. Tipo III: Omicidio tra sconosciuti.

nell'omicidio tra sconosciuti, percentuale che descresce nel­ l' omicidio tra conoscenti ed è ancora inferiore nell'omicidio nell' ambito della famiglia. La frequenza degli autori che si costituiscono ha una tendenza inversa, in quanto decresce passando dal I al Il, al III tipo di omicidio. Anche il suicidio degli autori dopo il delitto differenzia nettamente i tre tipi di omicidio. Circa un quinto dei casi di omicidio nell' ambito della famiglia è seguito da suicidio del­ l' autore, mentre tale percentuale è nettamente più bassa nel­ l' omicidio tra sconosciuti. Anche il comportamento dell' autore durante l' iter giu­ diziario è notevolmente diverso nei tre tipi di omicidio (tabella 4 1) , in quanto l'autore di omicidio nell'ambito della famiglia confessa il reato con maggior frequenza, mentre diminuendo il vincolo tra autore e vittima vi è una maggior tendenza dell'autore a dichiararsi estraneo al fatto, ovvero ad attribuire il fatto a legittima difesa od a disgrazia.

I COMPORTAMENTI VIOLENTI IN AMBIENTE URBANO

91

Di notevole interesse appaiono i dati relativi alle carrie­ re criminali degli autori dei tre tipi di omicidio. Come si può osservare nella tabella 42, tra gli omicidi nell' ambito della famiglia sono di gran lunga più frequenti gli autori senza alcun precedente penale, mentre nei tre quarti dei casi di omicidio tra sconosciuti gli autori hanno precedenti penali. In posizione intermedia si trovano gli autori di omicidi tra conoscenti, che hanno precedenti penali in circa la metà dei casi. Considerando separatamente i precedenti penali specifici, che consistono in reati contro la persona, ed i precedenti pena­ li non specifici, si può osservare che questi ultimi sono mag­ giormente frequenti negli autori di omicidio tra sconosciuti. Nell'ambito di chi ha precedenti penali si osserva che i precedenti di violenza sono più rilevanti. nel primo e secon­ do tipo di omicidio, mentre i reati contro la proprietà carat­ terizzano maggiormente la carriera criminale degli autori di omicidio tra sconosciuti. L'insieme dei dati conferma l' ipotesi che a diversi tipi di relazione autore-vittima di omicidio corrispondono diversi tipi di carriera criminale dell'autore, il quale ultimo risulta maggiormente coinvolto nel mondo criminale quanto meno intenso è il suo rapporto con la vittima. b) Tre tipi di tentato omicidio. In analogia all'analisi condotta per l'omicidio riportia­ mo, in corrispondenti tabelle, i dati relativi ai tre tipi di rea­ to per quanto riguarda le relazioni di tentato omicidio. I dati relativi al sesso (tabella 43) ed all'età (tabella 44) dimostrano differenze tra i tre tipi di reato analoghe a quel­ le riscontrate nel reato di omicidio. Anche nel tentato omicidio, infatti, le donne sono mag­ giormente coinvolte nei reati all'interno della famiglia, men­ tre raramente partecipano a tentati omicidi tra sconosciuti.

92

T. BANDINI

-

U. GATTI - G . B . TRAVERSO

Per quanto riguarda l'età, le differenze che sono state segnalate per l'omicidio tra i tre tipi di reato risultano ancor più accentuate nel tentato omicidio. Nella tabella 45 vengono riportati i dati relativi al luogo di nascita degli autori e delle vittime di tentato omi­ cidio. Tra gli autori nati a Genova prevale leggermente il ten­ tato omicidio tra sconosciuti, seguito da quello che si realiz­ za nell'ambito della famiglia; più rari risultano i tentati omi­ cidi tra conoscenti. Tra gli autori nati nel Sud Italia o nelle Isole prevalgo­ no, invece, i tentati omicidi tra conoscenti, seguiti da quelli

Tabella 43.

Distribuzione dei tre tipi di tentato omicidio secondo il sesso degli autori e delle vittime. Genova, 1 96 1 - 1 9 75. I

(*)

Il

(**)

III

(***)

Totale

Autore maschio

vittima maschio . . . . . . . vittima femmina . . . . . .

27,6 62, 1

67,0 30,8

vittima maschio . . . . . . vittima femmina . . . . . .

6,9 3,4

2,2

Maschi autori . . . . . . . . . .

89,7

Femmine autori . . . . . . . .

10,3

Maschi vittime . . . . . . . . . Femmine vittime . . . . . . .

90,2 8,8

72,5 24,8

1,0

1 ,3 1 ,4

97,8

99,0

97,3

2,2

1,0

2,7

34,5

67,0

9 1,2

73,9

65,5

33,0

8,8

26, 1

29

91

Autore femmina .

.

.

ToTALE RELAZIONI TENTATO OMICIDIO X2

=

5 1 ,66

(*) (**) (H * )

g.l. 6

p < .001

Tipo I: Tentato omicidio nell'ambito della famiglia. Tipo II: Tentato omicidio tra conoscenti. Tipo III: Tentato omicidio tra sconosciuti.

102

222

93

I COMPORTAMENTI VIOLENTI IN AMBIENTE URBANO

che avvengono nell' ambito della famiglia, ed infine da quelli tra sconosciuti. Le vittime di tentato omicidio, per quanto riguarda la provenienza regionale, dimostrano una tendenza analoga a quella degli autori. In generale il tentato omicidio tra conoscenti è un feno­ meno che coinvolge soprattutto persone provenienti dal Sud Tabella 44.

Distribuzione dei tre tipi di tentato omicidio secondo l'età degli autori e delle vittime. Genova, 1 96 1 - 1 9 75. III (***)

I (*)

II (**)

3,5 3,5

7,7 9,9 2,2

4,9 35,3 5,9

5,8 20,7 3,6

6,9 37,9 10,3

8,8 45,0 8,8

6,9 34,3 2,0

7,7 39,2 5,8

< 25 . . . . . . 25 - 44 . . . . . . > 44 . . . . . .

10,3 20,7 6,9

6,6 1 1 ,0

7,8 2,9

1,4 9,0 6,8

Autore di età superiore alla vittima . . . . . . . . . . . . . .

37,9

15,4

14,7

1 8,0

Autore e vittima appartenenti allo stesso gruppo di età . . . . . . . . . . . . . . . . . - .

48,3

63,7

42,2

5 1 ,8

Autore di età inferiore alla vittima . . . . . . . . . . . . . . . .

13,8

20,9

43,1

30,2

29

91

Totale

Autare < 25

vittima vittima vittima

< 25 25 - 44 > 44

Autore 25 - 44

vittima vittima vittima

< 25 25 - 44 . . . . . . > 44 . . . . . .

Autare > 44

vittima vittima vittima

ToTALE

RELAZIONI

TENTA-

TO OMICIDIO

x2

=

60, 14

(* ) (**)

(***)

g.l. 16

p < .00 1

Tipo I: Tentato omicidio nell'ambito della famiglia. Tipo II: Tentato omicidio tra conoscenti. Tipo III: Tentato omicidio tra sconosciuti.

102

222

94

T. BANDINI

-

U. GATTI - G.B. TRAVERSO

o dalle Isole, mentre in tale tipo di reato vi è una scarsa par­ tecipazione di genovesi. È interessante rilevare che il tentato omicidio, come l' omicidio, in larga misura è un fenomeno che avviene tra persone aventi la stessa origine regionale. Tabella 45.

Distribuzione dei tre tipi di tentato omicidio secondo il luogo di nascita degli autori e delle vittime. Genova, 1 961 - 1 9 75. I (*) "

II (**)

III (***)

1 1,5 1 1 ,5

9, 1 2,3

17,5 1 1, 3

13,3 7,6

23, l 46,2

1 1 ,4 67,0

27,8 33,0 2,1

20,4 48,8 0,9

46,2 7,7

4,5 67,0 5,7

6,2 33,0 2,1

4,7 48,8 4,3

23,1

1 1 ,4

28,9

20,9 70, 1

Totale

Autore nato a Genova

vittima nata a Genova vittima nata Sud/Isole . vittima nata altrove . . . . Autore nato Sud/Isole

vittima nata a Genova vittima nata Sud/Isole vittima nata altrove . . . . Autore nato altrove

vittima nata a Genova vittima nata Sud/Isole vittima nata altrove . . . . Autori nati a Genova . . .

.

Autori nati Sud/Isole . . . .

69,2

78,4

62,9

Autori nati altrove . . . . . .

7,7

10,2

8,2

9,0

Vittime nate a Genova . . .

34,6

25,0

5 1 ,5

38,4

Vittime nate Sud/Isole . . .

57,7

69 ,3

44,3

56,4

Vittime nate altrove . . . . .

7,7

5,7

4,2

5,2

TOTALE

RELAZIONI

TENTA­

TO OMICIDIO

26

88

97

Tentato omicidio tra per­ sone della stessa origine

65,4

81,8

52,6

N.R.

x2

=

11 3 1,66 =

(*) (**) (***)

g.l. 14

p < .05

Tipo I: Tentato omicidio nell'ambito della famiglia. Tipo Il: Tentato omicidio tra conoscenti. Tipo III: Tentato omicidio tra sconosciuti.

211 66,4

95

I COMPORTAMENTI VIOLENTI IN AMBIENTE URBANO

Tabella 46.

Distribuzione dei tre tipi di tentato omicidio secondo lo stato civile degli autori e delle vittime. Genova, 1 961-1 975. I (*)

II (**)

III (***)

Totale

10,4 3,4 6,9

34,1 7,0 8,2

25,8 45 ,2 1 .6

27,3 19,9 5,7

13,8 48,3

10,6 3 1 ,8 1,2

1 1 ,3 9,7

1 1 ,4 26,7 0,5

vittima celibe/nubile . . . vittima coniugata . . . . . . vittima separata . . . . . . .

3,4 3,4 10,4

3,5 2,4 1,2

1,6 4,8

2,8 3,4 2,3

Autori celibi/ nubili . . . . . .

20,7

49,4

72,6

52,8

Autori coniugati . . . . . . . .

62 , 1

43,5

2 1 ,0

38,6

... .....

1 7,2

7,1

6,4

8,6

Vittime celibi/ nubili . . . . .

27,6

48,2

38,7

4 1 ,5

Vittime coniugate . . . . . . .

55,2

59,7

50,0

Vittime separate . . . . . . . .

1 7,2

4 1,2 10,6

1,6

8,5

ToTALE RELAZIONI TENTATO OMICIDIO

29

Autore celibe/nubile

vittima celibe/ nubile . . . vittima coniugata . . . . . .

vittima separata (* ***) .

Autore coniugato

vittima celibe/nubile . . . vittima coniugata . . . . . . vittima separata . . . . . . . Autore separato

Autori separati

N .R.

x2

=

46 63,50

.

85

62

1 76

=

(*) (**) (***) (* ***)

g.l. 16

p < .001

Tipo 1 : Tentato omicidio nell'ambito della famiglia. Tipo II: Tentato omicidio tra conoscenti. Tipo III: Tentato omicidio tra sconosciuti. Tale categoria comprende i soggetti separati o divorziati.

Per quanto riguarda lo stato civile, nella tabella 46 si può osservare che gli autori di tentato omicidio seguono la stessa tendenza degli autori di omicidio, e cioè risultano maggiormente coniugati nel reato intrafamiliare ed in preva­ lenza celibi nel reato tra sconosciuti.

98

T . BANDINI - U . GATTI - G . B .

TRAVERSO

Segue: Tabella 48. I

(*)

II (**)

III (***)

Totale

Autore in condizione non lavorativa

vittima disoccupata o in cerca di prima occupaz. vittima in condizione lavorativa . . . . . . . . . . . . vittima in condizione non lavorativa . . . . . . . .

7,3

6,1

17,9

1,1

7,1

3,4

Autori disoccupati o in cerca di prima occupaz. . .

3,6

39, 1

44, 1

35,6

Autori in condizione lavorativa . . . . . . . . . . . . . . . .

7 1 ,4

56,3

48,5

55,7

Autori in condizione non lavorativa . . . . . . . . . . . . . .

25,0

4,6

7,4

8,7

15,0

7,4

9,8

Vittime disoccupate o in cerca di prima occupaz. . .

2,7

Vittime in condizione lavorativa . . . . . . . . . . . . . .

53,6

54,0

79,4

63,4

Vittime in condizione non lavorativa . . . . . . . . . . . . . .

46,4

3 1 ,0

13,2

26,8

28

87

68

ToTALE

RELAZIONI

TENTA­

TO OMICIDIO

N.R. 39 x2 48,80

183

=

=

(*)

(**)

(***)

g.!. 14

p < .00 1

Tipo 1: Tentato omicidio nell'ambito della famiglia. Tipo Il: Tentato omicidio tra conoscenti. Tipo III: Tentato omicidio tra sconosciuti.

Nel tentato omicidio all'interno della famiglia sono net­ tamente infrequenti gli autori disoccupati, mentre appaiono più frequenti gli autori occupati. Nel tentato omicidio tra conoscenti e tra sconosciuti so­ no molto rari gli autori in condizione non professionale, rap­ presentati in buona parte da casalinghe e da pensionati, che

l

99

COMPORTAMENTI VIOLENTI IN AMBIENTE URBANO

difficilmente commettono reati violenti per motivazioni estranee all' ambito familiare. Analizzando le differenti sottocategorie si può osservare che nei tre tipi di reato la situazione più frequente è quella che comporta la presenza di un autore e di una vittima in condizione lavorativa. Nel tentato omicidio intrafamiliare, tuttavia, è molto frequente anche la situazione di un autore in condizione la­ vorativa che uccide una vittima in condizione non professio­ nale, mentre nel tentato omicidio tra sconosciuti vi è una percentuale relativamente alta di autori disoccupati che ucci­ de una vittima in condizione lavorativa.

Tabella 49.

Distribuzione dei tre tipi di tentato omicidio secondo il luogo del delitto. Genova, 1 96 1 - 1 975. I

(*)

II (**)

Residenza autore e vittima

38,0

Residenza autore . . . . . . . .

10,3

3,3 7,7

Residenza vittima . . . . . . .

24,2

Altra abitazione . . . . . . . . .

3,4

Strada . . . . . . . . . . . . . . . .

24, 1

III

(***) 1,0

Totale 5,4 2,7

4,9 14,7

8,6 7,2

43,9

59,8

48,6

Locali pubblici . . . . . . . . . .

36,3

17,6

23,0

Altro . . . . . . . . . . . . . . . . .

8,8

2,0

4,5

TOTALE RELAZIONI TENTA­ TO OMICIDIO x2

=

127,50

(*) (**) (***)

g.!. 12

29

91

102

222

p < .001

Tipo I : Tentato omicidio nell'ambito della famiglia. Tipo II: Tentato omicidio tra conoscenti. Tipo III: Tentato omicidio tra sconosciuti.

Nella tabella 49 vengono riportati i dati relativi al luogo nel quale il reato è stato commesso.

100

T. BANDINI - U. GATTI - G . B. TRAVERSO

Tabella 50.

Distribuzione dei tre tipi di tentato omicidio secondo il mezzo del reato. Genova, 1 961 - 1 9 75.

Arma da fuoco . . . . . . . . . Arma da punta e taglio . . . Corpo contundente . . . . . . Strozzamento, strangolamento, ecc . . . . . . . . . . . . . Veleno . . . . . . . . . . . . . . . . Mezzi combinati . . . . . . . . Altro . . . . . . . . . . . . . . . . . TOTALE

RELAZIONI

=

48,45

( *) (**) (***)

II (**)

37,9 44,8 6,9

60,4 22,0 5,5

72,6 9,8 12,7

63, 1 19,4 9,0

1 1,0 1 ,0

1,0 3,9

0,9 4,9 2,7

6,9 3,5

Totale

TENTA­

29

TO OMICIDIO

x2

III (***)

I (*)

91

102

222

p < .001

g.l. 10

Tipo I : Tentato omicidio nell'ambito della famiglia. Tipo Il: Tentato omicidio tra conoscenti. Tipo III: Tentato omicidio tra sconosciuti.

Tabella 5 1 .

Distribuzione dei tre tipi di tentato omicidio secondo il com­ portamento dell'autore immediatamente dopo il reato. Genova, 1 96 1 - 1 9 75.

Tenta di evitare la cattura Si costituisce . . . . . . . . . . . Tenta il suicidio . . . . . . . . Si suicida . . . . . . . . . . . . . . Altro ( * * * * ) . . . . . . . . . . . . TOTALE

RELAZIONI

xz

=

l

54,05

II (**)

III (***)

27,6 27,6

73,6 6,6 1,1

89, 1 1 ,0

74,7 6,3 0,9

44,8

1 8,7

9,9

18,1

29

91

Totale

TENTA-

TO OMICIDIO

N.R.

I (*)

g.l. 6

101

22 1

p < .00 1

( *) Tipo 1: Tentato omicidio nell'ambito della famiglia. (*") Tipo Il: Tentato omicidio tra conoscenti. (***) Tipo III: Tentato omicidio tra sconosciuti. (* ** *) Si tratta prevalentemente di casi nei quali l' autore del reato rimane sul luogo del delitto.

I

101

COMPORTAMENTI VIOLENTI IN AMBIENTE URBANO

Come già rilevato nelle specifiche tabelle di confronto, a differenza dell'omicidio, che avviene più frequentemente in abitazioni private, il tentato omicidio viene attuato con maggior frequenza per la strada ed in locali pubblici. Anche per il tentato omicidio esistono notevoli diffe­ renze tra i tre tipi di reato. Le abitazioni private sono più frequentemente sede di tentati omicidi nell' ambito della fa­ miglia, la strada è il luogo ove più spesso avvengono tentati omicidi tra sconosciuti, mentre i locali pubblici sono più spesso teatro di tentati omicidi tra conoscenti.

Tabella 52.

Distribuzione dei tre tipi di tentato omicidio secondo il com­ portamento dell'autore durante l'iter giudiziario. Genova, 1 961- 1 9 75 . I (*)

II (**)

III (***)

Totale

Confessa i n via definitiva .

51,8

19,8

34,2

30,0

In un primo tempo confes­ sa c solo successivamente ritratta . . . . . . . . . . . . . . . .

3,4

0,5

In un primo tempo si di­ chiara estraneo al fatto e successivamente confessa .

3,3

1,4

2,1

Attribuisce il reato ad altre persone . . . . . . . . . . . .

6,6

15,1

8,8 21,8

Si dichiara totalmente estraneo al fatto . . . . . . . .

20,7

25,3

1 7,8

Dichiara di aver commesso il fatto per legittima difesa o disgrazia . . . . . . . . . . . . .

3,4

23, 1

12,3

16,1

Altro . . . . . . . . . . . . . . . . .

20,7

2 1 ,9

19,2

20,7

TOTALE RELAZIONI TENTA· TO OMICIDIO

29

91

73

N.R. 29 x2 29,05 =

=

(*) (**) ( * **)

g.l. 12

p < .01

Tipo 1 : Tentato omicidio nell'ambito della famiglia. Tipo Il: Tentato omicidio tra conoscenti. Tipo III: Tentato omicidio tra sconosciuti.

193

1 02

T. BANDINI - U. GATTI - G . B . TRAVERSO

I dati relativi all'arma del delitto di tentato omicidio (tabella 50) dimostrano l'esistenza di significative differenze tra i tre tipi di reato, che rispecchiano in buona parte le stesse tendenze riscontrate per l'omicidio (decremento delle armi da punta e taglio ed aumento proporzionale delle armi da fuoco, a partire dal primo fino al terzo tipo di delitto) . Dalla tabella 5 1 emergono significative differenze per quanto riguarda il comportamento dell'autore immediata­ mente dopo il delitto nei tre differenti tipi di tentato omi­ cidio. Come per l'omicidio, la percentuale di autori che fugge è di gran lunga maggiore nel reato tra sconosciuti, decre­ scendo progressivamente mano a mano che il vincolo tra au­ tore e vittima diviene più intenso. D'altra parte gli autori si costituiscono o restano sul luogo del delitto con maggior frequenza se hanno compiuto un reato nell'ambito della famiglia. Per quanto riguarda il comportamento dell' autore di tentato omicidio durante l'iter giudiziario, si osserva (tabel-

Tabella 53.

Distribuzione dei tre tipi di tentato omicidio secondo i prece­ denti penali degli autori. Genova, 1 96 1 - 1 975. I (*)

II (**)

III (***)

Precedenti penali specifici .

13,8

25,0

14,3

19,1

Totale

Precedenti penali non spec.

27,6

44,3

45,5

42,3

Nessun precedente . . . . . . .

58,6

30,7

40,2

38,6

ToTALE RELAZIONI TENTATO OMICIDIO

29

88

77

N.R.

)(2

=

28 9,2 1

194

=

(*)

(**) (***)

g.l. 4

Associazione statisticamente non significativa (p < . l O)

Tipo I: Tentato omicidio nell' ambito della famiglia. Tipo II: Tentato omicidio tra conoscenti. Tipo III: Tentato omicidio tra sconosciuti.

I COMPORTAMENTI VIOLENTI IN AMBIENTE URBANO

103

la 52) che la confessione è di gran lunga più frequente tra gli autori che commettono il reato nell' ambito della famiglia, mentre per gli altri tipi di comportamento non si individua­ no differenze facilmente interpretabili. I dati riguardanti i precedenti penali degli autori di ten­ tato omicidio non evidenziano differenze statisticamente si­ gnificative tra i tre tipi di reato, anche se viene confermata la tendenza rilevata per l' omicidio, secondo la quale gli auto­ ri che agiscono all'interno della famiglia sono più frequente­ mente privi di precedenti penali (tabella 53). c)

La fenomenologia

dei reati violenti.

I risultati che sono stati esposti nei precedenti paragrafi hanno evidenziato che l'omicidio non può essere considerato come un fenomeno omogeneo, potendo essere scomposto in eventi molto differenti tra di loro dal punto di vista fenome­ nolog_ico. E stata infatti dimostrata l'ipotesi . che ognuno dei tre tipi di omicidio che sono stati considerati (omicidio all'inter­ no della famiglia, omicidio tra conoscenti, omicidio tra sco­ nosciuti) si configura in modo particolare in relazione a tutta una serie di caratteristiche, riguardanti l' autore, la vittima e la situazione. Più il reato è caratterizzato da un forte vincolo affetti­ vo, maggiore è il numero delle donne implicate nell'evento omicidario. Se l' autore è di età superiore alla vittima è più probabi­ le che si verifichi un omicidio all'interno della famiglia, mentre nel caso contrario è più frequente l'omicidio al di fuori della famiglia. L'omicidio all'interno della famiglia coinvolge con mag­ gior frequenza autori e vittime nati a Genova, mentre nel­ l' omicidio tra conoscenti prevalgono i soggetti immigrati. La frequenza di autori e vittime celibi o nubili cresce progressivamente dal I al III tipo di omicidio.

104

T. BANDINI - U . GATI'I - G.B. TRAVERSO

Nell' omicidio nell'ambito della famiglia è più frequente la situazione in cui un autore in condizione lavorativa si confronta con una vittima in condizione non lavorativa. Ne­ gli omicidi tra conoscenti e tra sconosciuti autore e vittima sono più frequentemente in condizione lavorativa. Più stretto è il vincolo tra autore e vittima, più fre­ quente è il fatto che l'omicida si consegni alla giustizia e confessi il reato. Più intenso è il vincolo tra autore e vittima, meno fre­ quenti sono gli autori caratterizzati da precedenti carriere criminali. Pur avendo già evidenziato che l'omicidio si differenzia notevolmente dal tentato omicidio per diverse caratteristiche degli autori, delle vittime e dei fatti, è interessante rilevare che scomponendo anche quest'ultimo reato, a seconda del­ l'intensità del vincolo tra autore e vittima, permangono le più importanti tendenze osservate nell'omicidio. Si può quindi affermare che sia l'omicidio sia il tentato omicidio sono nettamente scomponibili in diversi tipi di comportamento violento, e che l'intensità del vincolo tra au­ tore e vittima è l'elemento condizionante una notevole serie di interazioni e di situazioni particolari. La suddivisione di un evento delittuoso abitualmente considerato omogeneo in fenomeni particolari, distinti tra di loro, ha una notevole importanza in quanto permette di evi­ tare generalizzazioni che possono condurre a considerazioni e ad interpretazioni del tutto erronee. L'andamento dell'omicidio nel tempo, ad esempio, può essere collegato con eventi e situazioni sociali che riguardano soltanto un tipo di omicidio e che non influenzano gli altri tipi. È del tutto evidente che la mancata suddivisione in di­ versi e particolari tipi di omicidio non permette di cogliere in che modo determinate leggi, quali ad esempio quella sul

I COMPORTAMENTI VIOLENTI IN AMBIENTE URBANO

105

divorzio o sul diritto di famiglia, ovvero la più recente legge sulla cosiddetta « causa d'onore », incidano sul fenomeno dell'omicidio stesso. Inoltre la non omogeneità del fenomeno dell'omicidio va tenuta presente nel contesto di ogni considerazione o teo­ ria di tipo etiologico, in quanto appare del tutto improprio argomentare circa le cause dell'omicidio in generale, allor­ quando vengono riconosciute realtà cosl diverse, alle quali è indispensabile fare riferimento in modo specifico. 5.

Interpretazioni sulla fenomenologia dell'omicidio.

Nell' analisi che è stata condotta sono state evidenziate le differenze tra omicidio e tentato omicidio, nonché le dif­ ferenze tra omicidio all'interno della famiglia, omicidio tra conoscenti e omicidio tra sconosciuti, considerando di volta in volta le singole variabili rilevate. Ciò ha permesso di verificare l'ipotesi che omicidio e tentato omicidio sono due reati notevolmente diversi e che all'interno di questi reati si situano comportamenti violenti qualitativamente molto differenti. Ma per meglio comprendere quali variabili siano all'ori­ gine di queste differenze e per proporre alcune ipotesi inter­ pretative è necessario stabilire il tipo di relazione esistente tra le variabili stesse. Alcune variabili, infatti, possono risultare correlate tra loro in modo diretto, mentre altre possono essere correlate indirettamente, attraverso l' effetto di variabili intermedie. Per dirimere questi interrogativi è stata introdotta una ana­ lisi multivariata, che prende in considerazione contemporanea­ mente le diverse variabili, mettendo in luce tutte le interrelazioni. A tal fine è stata scelta una tecnica statistica (path ana­ lysis) che permette di analizzare gli effetti diretti ed indiretti e le intercorrelazioni tra diverse variabili disposte in ordine

Etàb . . . . . . . . . . . . . .

a b c d e

**

*

N

l

- .04 1

l l

- . 065

.228**

Istruzione

maschi/ femmine < 25 anni/altre categorie Sud-I sole/ altre categorie diploma elementare o scolarità inf./altre categorie disoccupati - in condiz. non profess . /altre categorie

261 p. < .05 p. < .01

Reatoi . . . . . . . . . . . .

Mezzo delittoh . . . . .

Tipo omicidios . . . . .

Precedenti penali! . . .

Occupazione• . . . . . .

Istruzioned . . . . . . . . .

Luogo nascita< . . . . . .

Età

Sesso

l

g h

.285**

- . 0 16

.045

Luogo nascita

Matrice di correlazione tra le variabili considerate.

Sesso• . . . . . . . . . . . .

Tabella 54.

.088 l

- . 1 72**

. 165**

.050

l

- .290* *

- .088

-.072

- . 1 89**

,

. 182**

03 9

-.343**

Tipo omicidio

.250**

Precedenti penali

l

-.207**

. 13 1*

.088

.111

. 173**

-.010

. 155 *

Mezzo delitto

precedenti penali/nessun precedente penale ambito familiare/ altre ca tegorie arma da fuoco/altre categorie omicidio/tentato omicidio

l

.030

.092

-.207**

Occupaz10ne

l

-.020

.260 **

-. 1 19

.016

-. 1 16

-.278**

- . 158*

- . 1 75**

Reato

:>:1 Cll o

� � tT1

C:l

Gl



Gl >

c:

z .....

� C:l > z o

..._. o o--

107

I COMPORTAMENTI VIOLENTI IN AMBIENTE URBANO

temporale ed in certo senso « causale » . In tal modo, dopo aver collocato le variabili in un sistema che tiene conto della loro priorità causale, si possono calcolare, utilizzando equa­ zioni di correlazione multipla, coefficienti che misurano sia gli effetti diretti di alcune variabili su altre (dipendenti ri­ spetto alle prime), sia gli effetti indiretti ottenuti dal com­ plesso degli effetti diretti. Attraverso l'utilizzazione di tale tecnica, sono state in­ dagate le relazioni tra alcune caratteristiche sociali degli au­ tori di omicidio e tentato omicidio, alcune modalità del rea­ to e l'imputazione (omicidio o tentato omicidio) . Nella formulazione del modello causale analizzato sono state incluse soltanto quelle variabili che, sia dal punto di vi­ sta teorico, sia dal punto di vista empirico, sembravano mag­ giormente utili ai fini della nostra indagine. Si è costruita una matrice di correlazione tra le variabili incluse nell'analisi (tabella 54) e si è quindi proceduto alla identificazione di un completo recursive path mode!. I path coefficients statisticamente non significativi sono stati eliminati. Essi compaiono tra parentesi nelle tabelle 55-57, ma non compaiono sotto forma di freccia nel grafico riportato nella figura l. L' assenza della freccia indica la mancanza di una relazione significativa diretta tra le due va­ riabili considerate. Al fine di permettere l'utilizzazione delle tecniche di regressione, tutte le variabili utilizzate sono state dicotomiz­ zate, come indicato in nota ad ogni singola tabella. Nella tabella 55 vengono riportate le correlazioni ed i coefficienti parziali riguardanti gli effetti di alcune caratteri­ stiche dell'autore sui precedenti penali. La relazione tra caratteristiche quali il sesso, l'età, il luogo di nascita ed il livello sociale e la presenza di prece­ denti penali è stata oggetto di numerosi studi e di numerose considerazioni teoriche, che hanno accertato legami tra le basse condizioni sociali e la presenza di carriere criminali. ·

T . BANDINI - U. GA'I"TI - G . B . TRAVERSO

108

I nostri dati mettono in evidenza che vi è una correla­ zione diretta tra il sesso, il luogo di nascita, l'occupazione ed i precedenti penali.

Tabella 55.

Precedenti penali in relazione ad alcune caratteristiche sociali deg# autori. Genova, 1 961-1 975. Precedenti penali! r {j

Sesso• . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

.250

.268

Etàb . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

.039

(.038)

Luogo nascita< . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

.

. 182

. 1 20

Istruzione

Cl





tll > z t:l



,_.

-1>-

,_.

l COMPORTAMENTI VIOLENTI IN AMBIENTE URBANO

115

È interessante rilevare che non esiste alcun rapporto tra il mezzo del delitto usato dall'autore e il r eato (omicidio o ten­ tato omicidio) . Il problema della diffusione delle armi, ed in particolare delle ar­ mi da fuoco, è oggetto di discussioni e di controversie. Secondo alcuni autori (Tinklenberg e Ochberg, 1979; Sellin, 1953; Zimring, 1968), il facile accesso alle armi da fuoco porterebbe ad un notevole aumento dei casi di omicidio. Sellin (1953), ad esempio, a sostegno di questa tesi, riporta il fatto che gli irlandesi immigrati negli Usa, pur essendo molto litigiosi, giungono raramente all'omicida in quanto tendono a risolvere la loro conflittualità utilizzando la forza fi­ sica, senza il ricorso alle armi. Di differente opinione si dichiara Wolfgang ( 1958) , il quale so­ stiene l'ipotesi della sostituzione del mezzo, e cioè l'assunto che una ri­ dotta accessibilità alle armi da fuoco non conduce ad una riduzione de­ gli omicidi, in quanto gli autori porterebbero comunque a termine tale reato con altri mezzi. Wolfgang, a sostegno dell'ipotesi della sostituzione, afferma che l'omicida ha quasi sempre una precisa intenzione di uccidere e che quasi tutti i mezzi che possono sostituire le armi da fuoco sono altrettanto le­ tali. Uno dei maggiori oppositori della ipotesi della sostituzione è Zim­ ring ( 1 958) il quale ha rilevato, in una sua ricerca, che qualora in un conflitto violento vengano usate le armi da fuoco le probabilità di giun­ gere ad un omicidio sono cinque volte maggiori rispetto all 'uso delle ar­ mi da taglio. In una recente ricerca Seitz (1972), dopo aver preso in considera­ zione le diverse opinioni, giunge alla conclusione che una legislazione restrittiva nei confronti delle armi da fuoco potrebbe ridurre l'inciden­ za dell'omicidio, soprattutto nell'ambito della popolazione americana bianca, mentre nell'ambito delle minoranze di colore, qualora conno­ tate da una sottocultura violenta, l'efficacia sarebbe minore. Jayewardene e Ranasinghe ( 1 963) osservano che a Ceylon la relativa difficoltà di ottenere armi da fuoco non ha ridotto i tassi di omicidio. I dati relativi agli autori dei reati presi in considerazione dalla nostra ricerca sembrano sostenere l'ipotesi che il mezzo usa­ to è ininfluente rispetto alla esecuzione alternativa di un omicidio o di un tentato omicidio.

116

T. BANDINI - U. GATTI - G . B . TRAVERSO

In generale l'analisi multivariata ha confermato che i reati di omicidio e di tentato omicidio, notevolmente diversi tra loro, si differenziano al loro interno in sottocategorie che spiegano i rap­ porti tra le caratteristiche dell'autore e il reato commesso. L'analisi multivariata ha inoltre permesso di analizzare al­ cuni importanti rapporti tra le principali variabili e di far emergere la presenza di effetti indiretti o di componenti spu­ rie, che ad una analisi più superficiale potevano condurre a considerazioni erronee. La ricerca ha dimostrato che l'esito di un comportamento violento in omicidio o in tentato omicidio non può essere attri­ buito soltanto a fattori casuali, come ipotizzato dalla legge. Le differenze riscontrate non possono neppure essere at­ tribuite ad una maggior abilità degli autori di omicidio, in quanto non è accettabile che soggetti più giovani, immigrati e che compiono l'aggressione al di fuori dell'ambito familiare sia­ no meno abili nel condurre a termine il reato di omicidio. Più plausibile appare la possibilità che il risultato del reato sia influenzato dalla reazione della vittima, che potrebbe essere diversa nell'omicidio all'interno della famiglia e nell'omicidio al di fuori della famiglia. L'interpretazione più convincente appare, comunque, le­ gata all'azione discrezionale messa in atto dagli organi di con­ trollo sociale. Nel fenomeno da noi preso in considerazione la polizia e la magistratura hanno notevoli margini di scelta nelle decisioni circa la definizione e la punizione dei delitti. Questa discrezionalità è diversa nei confronti dei due reati presi in considerazione. Infatti, mentre per quanto ri­ guarda l'omicidio lo spazio discrezionale appare piuttosto li­ mitato (colpa, preterintenzione, legittima difesa, ecc.) i con­ fini tra tentato omicidio e lesioni volontarie spesso sono sfu­ mati e dipendenti da una serie di variabili soggette ad inter­ pretazione (intenzionalità, idoneità dell'arma e degli atti, ecc.).

l COMPORTAMENTI VIOLENTI IN AMBIENTE URBANO

117

Il reato di tentato omicidio potrebbe quindi essere più facilmente attribuito, da parte della Polizia e della Magistra­ tura, a soggetti che corrispondono allo stereotipo del delin­ quente e che vengono considerati maggiormente pericolosi. Nella città di Genova il fatto di essere immigrato dal Sud o dalle Isole, di essere giovane e di commettere un'ag­ gressione al di fuori dell'ambito familiare, ed in particolare nel corso di un altro reato, sembra costituire un fattore di pesante discriminazione, che facilita la classificazione in ten­ tato omicidio di un comportamento violento che in realtà non è sotteso dalla volontà di uccidere. Bibliografia BARNETI A. , KL EITMAN D.J., LARSON R.C. , On Urban Homicide: A Stati­ stica! Analysis, in Journal of Criminal Justice, 3 , 85, 1975 .

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