Eraclito: Questioni omeriche - sulle allegorie di Omero in merito agli dèi
 9788846712028, 8846712021

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Eraclito

Questioni omeriche sulle allegorie di Omero in merito agli dèi a cura di Filippomaria Pontani

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Distribuzione POE, Via Tevere .54,1-.50019Sesto Fiorentino [Firenze] ISBN 88-467-1202-1

Introduzione Depuis longtemps déjà je préférais les fables concemant les amours et les querelles des dieux aux commentaires maladroits des philosophes sur la nature divine

M. YOURCENAR,Mémoiresd'Hadrien L'autoree l'opera:notizie Croiez vous en vostre foy qu'oncques Homere, escrivent l'Iliade et Odyssée, pensast es allegories lesquelles de luy ont beluté Plutarche, Heraclides Ponticq, Eustatie, et Phomute, et ce que d'iceulx Politian a desrobé? 1

L'atteggiamento di rigido rifiuto dell'allegoria esibito da François Rabdais al principio dd suo capolavoro non era isolato: basti ricordare, più o meno negli stessi anni, la lunga filippica di Mdantone, il «praeceptor Germaniae», contro gli allegoristi antichi e in favore dello studio stilistico e grammaticale dei poemi omerici: Saepe ridere soleo Graecorum grammaticorum vulgus, qui ad physiologian totum Homeri carmen referunt mireque sibi placent, cum nova metamorphosi belli nugatores ex love aethera, ex Iunone aerem faciunt, guae ne per febrim quidem unquam somniaturus erat Homerus 2 •

Ma, come spesso avviene, le critiche più forti ed autorevoli sono in realtà la spia di un diffuso interesse per quanto si censura: nella fattispecie il procedimento allegorico, e in partico1

F. RABELAIS,Gargantua,Prologuede l'Auteur, 11.87-90 (ed. R Calder,

Genève1970, 1.5). 2

Cito il passo dall'Encomioneloquentiaedel 1.523,che leggo in MELANCHIHONS Werke, hrsg. R Niirnberger, Giitersloh 1%1, .51.Si badi che l'ostilità all'allegoria non impediva però a Melantone di professare una grande ammirazione per il valore etico ed educativo dell'Odissea:ne tratto in Sguardi,.511-.512.

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lare quello relativo ai poemi omerici3. Basterà citare qui, tra gli esempi più insigni, le lezioni dedicate daJean Dorat (Auratus) al significato allegorico dei canti x-µ. dell'Odissea4 e le edizioni di opuscoli allegorici antichi e bizantini allestite a Zurigo fra il 1542 e il 1544 da Konrad Gessner, illustre erudito e allievo di Ulrico Zwingli5• Il libro edito da Gessner nel '44 contiene l'edizione e la prima (e tuttora unica) traduzione latina delle QuaestionesHomericaeascritte al filosofo peripatetico Eraclide Pontico (seconda metà del IV sec. a.C.), il medesimo «Heraclides Ponticq» censurato da Rabelais assieme a Plutarco, Cornuto, Eustazio e Poliziano6. Questa attribuzione, che Gessner ereditò dalla princeps aldina e che quest'ultima a sua volta mutuò da una parte poco fededegna della tradizione manoscritta 7, con l'andar del 3

Sul tema cfr. A. GRAFTON,RenaissanceReaderso/ Homer's Ancient ReaHomer's Ancient Readers,149-172: 155-164 e ID., ders, in LAMBERTON-KEANEY, Commerce,150-151 e 167. 4 J. DoRAT, Mythologicumou interprétationallégoriquede /'Odyssée X-XII et de /'Hymne à Aphrodite, ed. Ph. Ford, Genève 2000 (una buona introduzione in PH. FORD,Jean Doratand the Receptiono/ Homer in RenaissanceFrance,«lnternational Journal of the Classica! Tradition» 2, 1995, 265-274;cfr. anche S. D'AMICO,Heureuxqui comme Ulysse,Milano 2002, 96-97). 5 PH. FORD,ConradGesneret le /abuleuxmanteau,«Bibliothèque d'Humanisme et Renaissance» 47, 1985, 305-320. T. BLEICHER, Homerin der deutschenLiteratur,Stuttgart 1972, 96-98. P0NTANI,Sguardi,515. Cfr. anche infrala Notaal testo. 6 Per Plutarco si dovrà pensare agli spunti allegorici del De Homero oggi ritenuto spurio (spec. §§ 92-150, cfr. infra);Cornuto, l'autore del Manualedi teologia di età neroniana, era noto nel Rinascimento come "Phornutus / Phrunutus" a causa di un diffuso errore della tradizione manoscritta (CORNUTITheologiae Graecaecompendium,ree. C. Lang, Lipsiae 1881, v-vi; P. KRAFFT,Die handschri/tliche Oberlie/erungvon Cornutus' TheologiaGraeca,Heidelberg 1975); Eustazio è naturalmente Eustazio di Tessalonica, il dotto del XII secolo autore di monumentali commentari a Iliade e Odissea,nei quali l'istanza allegorica ha un ruolo certo non preminente, ma nemmeno trascurabile (cfr. CESARETTI, Allegoristi,207-274). Per quanto riguarda Angelo Poliziano, infine, Rabelais allude all'accusa di plagio (dal De Homero e da altre fonti) mossa alla sua Prae/atioin Homerum dal contemporaneo e rivale Giano Laskaris, seguito poi da Guillaume Budé e da altri: cfr. N.G. WILSON,FromBy1.antiumto Italy. Greek Studiesin the ItalianRenaissance,London 1992, 101-104; GRAFrON,Commerce,162. 7 Di'Hpctxì..d3ou -roù Ilovnxoù parla solo il codice B CXIVsec.), ma si tratta di una mano più tarda di quella del testo. L'attribuzione'Hpctxì..e:L-rou oòx.t-roù axo-re:Lvoù (cfr. per un'analoga distinzione in Eustazio infra nota 45)

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tempo venne messa in forse su base storica, filologica, e filosofica. Sappiamo infatti bensì da Diogene Laerzio (5, 86) che Eraclide Pontico scrisse opere di critica omerica, e fra l'altro in particolare due libri di ÀuaeLc;'Oµl)pLKOCL riconducibili nell' alveo della critica "zetematica" praticata con gran profitto dal maestro Aristotele 8 • Tuttavia, da un lato non abbiamo prove che egli si sia mai dedicato all'esegesi allegorica propriamente detta (e anzi la questione dell'uso dell'allegoria nello stesso Aristotele è assai spinosa, giacché ne conosciamo una sola applicazione, quella relativa all'interpretazione delle vacche del Sole come i giorni dell'anno inµ 128-129: fr. 175 Rose= 398 Gigon) 9 ; dall'altro (e questo è l'argomento decisivo), nell'opera trasmessa sotto il titolo di QuaestionesHomericaevengono citati autori sicuramente posteriori a Eraclide: Apollodoro di Atene (7, 1), Ipparco di Nicea (75, 5), Cratete di Mallo (27, 2) e il suo discepolo Erodico di Babilonia (11, 2), tutti vissuti nel II sec. a.C., e soprattutto Alessandro di Efeso (12, 8), poeta probabilmente contemporaneo di Cicerone 10; vi è poi motivo di ritenere, come si mostrerà infra, che il nostro autore abbia largamente attinto a una fonte posteriore a Posidonio (t 51 a.C.). Nonostante queste evidenti difficoltà, l'attribuzione a Eraclide Pontico fu solo blandamente contestata da Nathanael Mazerius nel 158611, e - sia pur tra mille incertezze 12 - un "Heraclides" continuò a figurare come autore dell'opera fino alla rivalutazione del codice M da parte di Mehler alla metà dell'Ottocompare invece nel codice G (XV sec. ex.). Solo un eraso' Hpcx si legge nel codice A, mentre la subscriptiodi M parla di'HpcxxÀ~L-rou. Cfr. anche infra nota 14. 8 Se ne conservano cinque frammenti (171-175 Wehrli): cfr. F. WEHRLI, Die Schuledes Aristoteles,VII, HerakleidesPontikos,Basel 1953. 9 M. SANZMoRALES,El Homero de Aristate/es, Amsterdam 1994, 39-46. RAMELLI, Cornuto,434-437. BUFFIÈRE, Mythes, 243-245. 10 Per Erodico seguo la datazione di DORING, Herodicus,analoga a quella già sostenuta da GUDEMANin RE VIWl, 973-978. 11 A p. 956 della sua edizione Mazerius si serve di ragioni cronologiche e di argomenti filosofici (l'autore della nostra opera sarebbe troppo antiplatonico). Inoltre egli è il primo a rilevare analogie con il De Homero dello Ps.-Plutarco. 12 J.A.FABRICIUS(- CHR.HARLES),BibliothecaGraecasive notitia scriptorum Graecorum..., I, Hamburg 1790, 193-196 si mostra incerto fra "Heraclitus" e "Heraclides". MATRANGA, Anecdota, I, 17, propende apertamente per il nome "Eraclito" allaluce delle citazioni in Giovanni Tzetze (per le quali cfr. in/ra).

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cento: ecco perché in tutti i riferimenti alle QuaestionesHomericaenella letteratura anteriore, da Rabelais a Natale Conti, da Celio Rodigino alla prima pagina del Versucheiner Allegorie besonders/ùr die Kunst di J.J.Winckelmann 13, figura il nome «Heraclides», e solo dal 1851 in poi, sulla scorta di M (ma anche delle citazioni bizantine di cui infra), si parla invece di un 14• Eraclito e di un'opera dal titoloOµYjpt.xà 1tpo~À~µcx't'cx Questo Eraclito sembra del tutto sconosciuto alla tradizione erudita e biografica antica (in Suida l'unica entry per questo nome, YJ472 Adler, è relativa al filosofo presocratico), ma il nome era abbastanza diffuso perché si possa ammettere l'eventualità di una semplice omonimia con il più noto pensatore di Efeso, oltre che con vari altri autori e personaggi storici 15• D'altra parte, nonostante l'indubbia presenza di qualche cenno di interpretazione storica "palefatea" nel nostro scritto (cfr. infra), sembra esclusa l'identità dell'autore con l'Eraclito cui vieu J.J.WINCKELMANN, Kleine Schri/ten und Brie/e, Weimar 1960, 178: «In solchem Verstande hat Heraclides Ponticus in der Aufschrift seiner Abhandlung von den Allegorien des Homer dieses Wort genommen, und dieser Bedeutung zufolge ist die Abhandlung einer Allegorieeben das, was andere Ikonologie nennen». Sul concetto di allegoria in Winckelmann cfr. M. l; 26, 15 &e:of3ÀTJ't'Oç / &e:01tpo{3ÀlJ't'Oç (cfr. p. 200, nota 86); 29, 1 U1to8LClXOVfo!LClL; 40, 2 Èx&e:oÀoyéw; 40, 14 auvoxup6oµClL;43, 1 (e 65, 4) xoaµo.6xoi;; 48, 6 È1topocp6w; 52, 61tpoae:~u(3pl~w; 63, 6 ÈVplJ't'Ope:uw; 66, 7 e:t8wÀ07tÀCl(J"C'éw; 67, 4 ciÀ1J&oUpy1ji;; 69, 3 (cfr. 76, 11 e 14) ȵ1tOÀL't'EU6> e 71, 9 ocppe:vow in senso attivo; 70, 5 U7tOXÀ6>7tw; 71, 3 YClÀTJVOW; 73, 9 OCVClXClÀLV06>. 24 Cito qui a titolo di esempio: 1, 2 e 60, 3 e 76, 12 awµcxnov (nel senso di

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Sul piano sintattico i tratti della xot.v~ sono evidenti: aoristo e perfetto sono interscambiabili (per es. 21, 5; 58, 2; 72, 3; 78, 6 etc.), il predicato verbale è molto spesso in posizione mediana anziché finale25, i verbi composti con preposizioni sono numerosi (in specie quelli costruiti con u1to-) 26 e talora configurano veri giochi 8• lessicali27; non mancano infine casi di consapevole variatia2 "poema"); 1, 3 e 17, 3 e 41, 12 uqie:8pe:uw; 1, 5 "t"01t1XY7Jt; (nel senso di "primigenio"); 25, 8 iiv&.xpllaLç;29, 4 u1te:; 26 Si veda supranota 23 la lista degli hapax.Tra i verbi "tecnici" che ricorrono più spesso, quelli che indicano che il poeta "rappresenta", "indica" o "vuol dire", sono - con l'eccezione di 1t0Léwe 8l)ÀOw- praticamente tutti composti:«l 8wµ.L, 1t1Xpe:Laa. yw, 1tpoae:Lxa.~w, 1toqi1XlVOl,LIXL,e:lad.yw, 1t1Xp1X8 ( Ò1t)ottvt't'tOµ.rLL, Ò1t0Gl)µ.«L voµ.«Le soprattutto l'onnipresente uqila'tll!J.(LL. 27 6, 2 È1tLG'tl)IJ.l)', È1tL8e:LXVUV'tL; 8, 5 ucpLG'tllµ.rLL I auvlG'tl)!J.LI ÈcplG'tl)l,LL; 8, 7-8 Èx'te:lvoµ.«L/ 1t1Xp1X'te:lvoµ.«L; 11, 1 auvla'tllV'tllL/ 1tpoa't«'tl)1,;20, 10-11 èxxo1t'tw / ix1tox61t'tw;25, 5 tre volte Èx-; 39, 16 Ò1toax,L~ov'toc; / Ò1toa1te:lpe:'t1XL; 41, 3 1t1Xpl,8oxe1 µ.oL), che ribadisce la vis dell'argomentazione, dall'altro la cospicua presenza di domande retoriche (ben 50 in 79 paragrafi)3°, che soprattutto nella prima parte dell'opera scandiscono l'andamento del testo e rappresentano un vero e proprio Stilmittel. Anche le esclamazioni e gli imperativi (diretti ai nemici)31 , così come l'uso sporadico di figure retoriche come l'iteratio o l'anafora 32, contribuiscono a trasmettere un'impressione di vivacità, quasi di actio,di perorazione di una causa. La stessa chiusa non assomiglia al tipico finale di un trattato, ma + gen. 34, 1 iv cruvTOIJAt> e poi 34, 4 8L«auvToµ.ou;49, 2 «1t'«Uou nvoç ~ mxp'

'Oµ.T)pou;52, 4 due 1tpo