Epistolario

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A cura di Enrico Castiglione

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hi era Wolfgang Amadeus Mozart? A questa domanda si potrebbe rispondere in molti modi. Eppure, nonostante

In que-

st'ultimi anni la figura e l’opera di Mozart abbiano raggiunto una popolarità mai con-

seguita prima, la vita e soprattutto la perso-

nalità di Mozart resta ancora tristemente avvolta da un alone di mistero che se pur rende sempre più intrigante la sua eccezionale produzione

musicale,

in realtà conti-

nua a fornire di Mozart un'immagine del tutto falsa. Di qui, dunque, la necessità di avvicinare, conoscere ed amare Mozart senza intermediari, ma direttamente, attraverso

le sue lettere. E questo volume, che per la prima volta raccoglie numerose lettere inedite tradotte

integralmente,

ne

costituisce

l'edizione italiana più completa, agile e documentata, frutto della passione d'un curatore d'eccezione: il regista Enrico Castiglione, autore di numerose regie delle opere di

Mozart e fine conoscitore della sua musica. Il lettore potrà così ricavare dalla lettura dell'Epistolario gli aspetti più emblematici della straordinaria sensibilità mozartiana. In ogni lettera,

infatti,

emerge,

come

ha

scritto lo stesso Enrico Castiglione, «la grande umanità d'un unomo che ha sempre vissuto nell’avversità con la speranza d'una “condizione migliore” che s’egli ha da un lato sublimato nella purezza della sua musica, dall'altro, nella cruda realtà della vita

quotidiana, non è mai riuscito a raggiungere. Di qui, sia quando il compositore della Jupiter si sofferma sulla descrizione tragicomica di un viaggio e delle qualità pur intime d'una cantante senza voce, sia quando il genio si diverte con incredibili giochi di parole — componendo, si direbbe, anche con le parole! —, sia quando “il compositore di corte” che disdegna l'aristocrazia si appella all'amico “amatissimo” per continuare disperatamente a sopravvivere e ad assaporare il gusto della propria arte, sia quando si esprime con frasi e parole in libertà che il ben-

pensante ancora oggi definirebbe volgari, ecco che dalla penna implacabile di Wolfgang vien immancabilmente fuori la bontà, la schiettezza, l’ingenuità e, a volte, l’arguzia innocente di uno spirito libero, ovvero

l’estrinsecazione di colui che è stato il più sconvolgente “giullare metafisico” della storia della musica».

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MUSICALIA Collana diretta da Enrico Castiglione

di

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Wolfgang Amadeus Mozart

EPISTOLARIO A cura di Enrico Castiglione

EDITORIALE PANTHEON

Nella stessa collana

Leonard Bernstein - Enrico Castiglione UNA VITA PER LA MUSICA

Herbert von Karajan LA MIA VITA Gioachino Rossini LETTERE

Rudolf Nureyev CONFESSIONI Adriano Mazzoletti EDDI LANG, STRINGIN’ THE BLUES

Giancarlo Governi - Leoncarlo Settimelli MISTER VOLARE

Lino Patruno - Francesca Biagi LINO PATRUNO UNA VITA IN JAZZ, E NON SOLO ... Tita Tegano RENATO BRUSON: 40 ANNI DI “RECITAR CANTANDO” (1961-2001)

I edizione Dicembre 2001 II edizione Marzo 2005

© 2005 Editoriale Pantheon srl Via Alatri, 30 - 00171 Roma (Italia) Tel. Fax. +39 06.21.80.96.59

www.editorialepantheon.it Proprietà letteraria riservata - Printed in Italy

Prefazione

La grandezza d’un uomo, si suol dire, è proporzionata all’intensità di quel che suscita e di quel che, di quest’intensità, nel tempo dura. Ebbene, a duecento anni dalla sua scomparsa, l’opera di Wolfgang Amadeus Mozart costituisce uno degli universi più affascinanti che siano mai stati creati dall’uomo e la sua grandezza non è soltanto dovuta a quel che in tutti questi anni, lungo il percorso della storia della musica, e comunque dell’arte, le sue composizioni hanno destato nell’animo di chiunque sia stato e sia tutt'ora dotato d’un briciolo di sensibilità, bensì all’intrinseca profondità della sua purezza metempirica. Di lui, di questo musicista cui ci si affida come fosse un’unica speranza di salvezza dal fardello opprimente della nostra esistenza, di questo compositore la cui musica si rinnova di volta in volta come un’impressionante isola di straordinaria naturalezza, di quest'uomo che la storia ha disumanizzato divinizzandolo come nessun altro, nel corso di tutti questi anni è stato detto e scritto di tutto, ma proprio questo «tutto» non ci rivela ancora chi in realtà sia stato. Eppure, la sua personalità e soprattutto la sua sterminata produzione musicale hanno ormai raggiunto in tutto il mondo una popolarità che, durante la sua travagliata esistenza, Mozart avrebbe potuto invidiare soltanto a Franz Joseph Haydn, certo il più celebre compositore del Settecento illuminista. Ma, in verità, si tratta d’una popolarità che ha poco a che fare con lo spirito di Mozart, la cui sensibilità resta tutt'ora avvolta da un alone di

mistero che, se pur da un lato, rende ancor più intrigante la conoscenza della sua opera, dall’altro continua a fornire di Mozart un’immagine scontata, grossolana, il più delle volte superficiale, se non proprio degradante. Qual è, allora, il Mozart autentico ch’emerge dalla lettura dell’«epistolario»? L'uomo baciato fin dalla nascita dallo sguardo benevolo di Dio o il dio dalle sembianze umane fattosi musicista per donare all’umanità qualcosa di sublime? Il compositore che non è mai riuscito a scrivere un brano scadente o l’eccezionale assimilatore che ha saputo così genialmente riscrivere musica altrui? Lo spirito superiore che ha sublimato l’a-

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PREFAZIONE

more più adamantino o lo scaltro libertino che, pur mascherandosi cantore dell’amore più sincero, era in verità anch’egli uno «spietato e crudele» Don Giovanni? La risposta a queste e ad altre simili domande le troviamo nella stessa musica di Mozart, eppure proprio le sue lettere, attraverso le sue stesse parole, ci permettono di scoprire in modo diretto il suo animo, eliminando quell’alone di mistero che ci nasconde l’essenza di quest'artista «divino». Di lui, infatti, di quest'uomo che scriveva all’«amatissima sorella» con la generosità e l’impertinenza d’un fratello capriccioso, di questo musicista dignitoso che scriveva al «padre carissimo» con la riverenza e il rispetto d’un «figlio devotissimo» (il quale, però, decideva ed operava poi come meglio credeva, certo di far così non solo il proprio bene, ma anche quello della sua famiglia), di questo scellerato che nelle lettere alla cugina sapeva nobilitare come nessun altro piaceri sessuali e fisiologici, abbandonandosi ad ogni sorta di gioco linguistico che avesse a che fare con il desiderio più lascivo e comunque con un erotismo a dir poco sfrenato, le lettere ci forniscono il ritratto più compiuto, al di là di quella pseudo-cultura diffusasi soprattutto in quest’ultimi anni che ha fatto di lui soltanto un genio dissoluto, fondamentalmente ipocrita, triviale, amante del piacere oltre ogni misura, e, perché no?, anche invidioso, ambizioso, nevrotico. Dalle sue lettere emer-

ge invece un Mozart diverso, quello autentico: un uomo semplice, eccezionalmente dotato come compositore e come pianista, attratto dalla vita e dall’arte in modo inebriato e inebriante, il quale, non dimenticando mai di lodare Dio con la propria musica, scriveva ogni giorno almeno una letterà, sempre di fretta e in modo poco comprensibile, per rinchiudervi tutta la propria sensibilità, senza alcuna remora, senza alcuna costrizione, senza alcun falso pudore.

Tuttavia, scrivere una lettera per Mozart non significava altro che utilizzare l’unico e più immediato mezzo di comunicazione del proprio tempo. Di conseguenza, le sue lettere non costituiscono un vero e proprio diario dell’anima, né un manuale di composizione. Mozart, piuttosto, si affida alla lettera per descrivere ai propri interlocutori lo scorrere della propria vita, comunicando ogni nuova conoscenza, i propri contatti, le esperienze, le impressioni, qualche idea sull’arte del cantare e del comporre, senza mai trascurare la propria arte. Dichiara anzi, di tanto in tanto, il proprio amore verso il teatro e il desiderio, vivo e coinvolgente, di dar vita ad un teatro musicale propriamente tedesco, intrecciando, sempre e comunque, il romanzo della propria esistenza attorno al cerchio della propria

PREFAZIONE

vocazione,

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a volte sfiorandolo, a volte entrandovi dentro, a volte

ignorandolo, ed esternando sovente i propri affetti e il proprio amore, come ad esempio nell’unica lettera pervenutaci all’«amata» Aloisia Weber, che Mozart non riuscirà a sposare, portando invece all’altare la sorella Costanze. Di qui, da ognuna di queste lettere, ecco affiorare l’animo d’un uomo vivace e al tempo stesso, come d’incanto, capace della più sottile tristezza, insolente e pur ilare, tremendamente umano nella tumultuosità della vita quotidiana e pur sempre ironico senza cattiveria, sincero senza ipocrisia, generoso senza ambizione, desideroso senza spasimi, orgoglioso senza presunzione, rigoroso senza accademismi, furioso senza violenza, vol-

gare senza compiacimento, teneramente affettuoso senza retorica, malizioso senza cattiveria. Un uomo che si appella continuamente alla «felicità», alla «contentezza», all’«allegria», alla «vita», all’«amore», al «divertimento», così come alla «dignità», alla «serenità», alla «volontà» e alla «grazia di Dio», alla «morte», la nostra «cara e diletta sorella», ovvero a concetti «chiave» che, di lettera in lettera, sembrano rincorrersi come per combinarsi l’un l’altro in temi segreti, tali da rivelarci le vicissitudini dell’uomo ancor prima dell’urgenza creativa del compositore. Di qui il fascino, l’importanza e soprattutto la profondità d’una lettera come quella inviata all’abate Bullinger il 3 luglio del 1778, in cui Mozart annuncia al «caro amico» la morte della madre, o quella, delicatissima e struggente, del 9 luglio del 1778, in cui si decide finalmente a comunicare al padre la morte della madre, o ancora quella del 9 luglio 1781, in cui, con coraggio e determinazione davvero ammirevoli, comunica al padre la sua impossibilità di vivere «come un cameriere» — anche se meglio d’un cuoco! —, presso la corte d’un arcivescovo, quello di Salisburgo, che non lo apprezza abbastanza e che lo ritiene uno schiavo al proprio servizio. D’altro canto, non ci si aspetti di trovare nelle lettere di Mozart considerazioni estetiche tali da poter delineare una sorta di poetica mozartiana, né il linguaggio mozartiano dà mai luogo ad una prosa letteraria tale da poterne ammirare la ricercatezza della forma o la raffinatezza stilistica che qualcuno forse si aspetterebbe dal compositore del Don Giovanni o del Zauberflòte. Fin dal 1769, l’anno con cui si apre l’«epistolario» con la prima lettera pervenutaci ad una «sconosciuta», Mozart elabora piuttosto un proprio originalissimo lessico, vivace, lineare, poliglotta, ch’egli mantiene e rinnova, di volta in volta, secondo i propri destinatari. Ecco quindi che nelle lettere alla sorella Nannerl, quelle dal 1769 al 1777, Mozart sembra

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PREFAZIONE

quasi sperimentare linguaggi ed espressioni che avranno poi la loro compiuta realizzazione soprattutto nelle lettere alla cugina, Maria Anna Thekla, chiamata anche «Bàsle», cui Mozart scrisse con mag-

giore frequenza tra il 1777 e il 1781. Nelle lettere al padre Leopold, il vero interlocutore di quest’intero «epistolario» dal 1777 al 1787, Mozart, pur mantenendo quasi intatto il proprio vocabolario, armonizza invece la propria poliformicità con toni più meditati e rispettosi, anche se egli non trascura mai di adoperare il francese, il latino, l’inglese e l’italiano in un intreccio linguistico che, in realtà, non è altro che l’espressione letteraria del proprio spirito libero e tutt'altro che conformista. E quando poi la sua fantàsia epistolare si sbizzarrisce — e questo accade puntualmente in tutte le lettere alla cugina —, il suo modo di esprimersi, il più delle volte tra il serio e il faceto, diviene estremamente fantasioso, estroverso, assolutamen-

te licenzioso. Di qui il Mozart che si lascia gioiosamente andare a giochi di parole d’ogni genere, variazioni più o meno tendenziose, allitterazioni, sincopi, espressioni popolari, omofonie, rime forzate

e naturali, omografie, doppi sensi, paranomasie, scherzi linguistici, che hanno sempre a che fare con l’esigenza di estraniarsi dalla propria arte per tornare ad aggrapparsi alla vita, nel modo più fisico e terrestre, liberandosi così dalla tensione accumulata per via dei moti creativi del proprio animo. Né questa esuberanza linguistica si perde con il trascorrere degli anni, anche se comunque diviene più attenuata e meno vitale di quella rivelata nelle lettere alla cugina, vero campionario dell’impudicizia mozartiana. Neanche nelle lettere alla moglie, infatti, Mozart si abbandona

più a quella stessa invereconda confidenza che aveva avuto con la cugina. Si direbbe che in queste lettere Mozart torni quasi a scrivere al padre. Certo, Costanze non stimola in Wolfgang il travaglio interiore che il padre Leopold era capace di suscitare nel figlio ribelle. Eppure, proprio con Costanze, Mozart nutre un rinnovato bisogno di spiegare, di giustificare, di sperare e di credere nella vita dovuto anche ad una situazione esistenziale sempre più labile e precaria. E in quest’ultime lettere, quelle per lo più indirizzate alla moglie e all'amico Michael Puchberg, vien fuori una sensibilità più sofferta, tormentata, agitata. Del resto, in questi ultimi anni di vita, il lavoro, che per Mozart è sempre stato intensissimo, diviene fre-

netico. Un’opera è appena finita, ed ecco che se ne presenta un’altra, da comporre subito, in gran fretta, senza potersi permettere di rifiutarla, e poi il Requiem, quest’inno alla morte che sopraggiunge inaspettato per scandire i suoi ultimi febbrili giorni di lavoro. E,

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come se non bastasse, oltre ai problemi economici, a tormentarlo, a sfibrarlo e ad avvilirlo si aggiungono i capricci dell’ «amatissima mogliettina», certamente infedele, sempre più lontana e per lui sempre più irraggiungibile, tanto che l’allievo, Siissmayr, prende sempre più il posto del maestro, come marito di Costanze. Mozart ne è cosciente e soffre in silenzio, anche se, come rivela nelle lettere del-

l’ultimo anno, non può fare a meno di adoperare la sua ironia, inviando all’allievo, tramite le lettere a sua moglie, messaggi grotteschi e, alla moglie, suppliche di fedeltà eterna, per chiudere poi l’«epistolario», proprio nell’ultima lettera del 14 ottobre 1791, con un laconico «Con Siissmayr fa quel che vuoi»: quasi una resa di fronte all’evidente e alla vita che ormai lo sta per abbandonare. È dunque diverso il Mozart ch’emerge dall’«epistolario» dal compositore? No, non è affatto diverso. Attraverso queste lettere, egli ci rivela proprio quella sua sensibilità di uomo e di musicista essenzialmente libero, fantasioso e disponibile alle soluzioni armoniche più audaci così come alle espressioni verbali ed epistolari più colorite, non fanciullesche, ma da «enfant terrible». E si tratta pro-

prio di colui che, figlio della grande tradizione strumentale tedesca e fratello di quella vocale italiana, ha ereditato da Bach l’oggettività più essenziale, divenendo egli stesso oggetto di un’espressività universale e totalizzante, anticipando la positività della vita che esprimerà Beethoven, senza però quell’individualismo trionfante che sarà l’inconfondibile prerogativa del suo degno successore, ed accogliendo dalle mani di Haydn il gusto raffinato dell’artigianalità più nobile, senza mai snaturalizzare se stesso e rendersi così un abile mestierante. Nel suo «epistolario» ritroviamo dunque lo spirito di quel musicista «divino» che, se da un lato, nei suoi ghiribizzi giocosamente bizzarri, nella sua ilarità segretamente dolorosa, nella sua sofferenza consolatrice, ha saputo e ha potuto esprimere, in un mondo di solare contemplazione, l’uomo nella sua interezza e nelle passioni umane più intime, dall’altro, infrangendo la piattezza, la consuetudine, la normalità quotidiana di un’epoca, ha colto proprio nell’oggettività della propria musica l'umanità intera, esprimendola nella sua «essenza» universale, con le sue debolezze, i suoi vagheggiamenti, le sue ambizioni, le sue crudeltà e, nel contempo, con la sua bontà, la sua innocenza, la sua schiettezza, la sua ingenuità. Un

mondo che, però, Mozart osserva proprio con i suoi occhi, gli occhi d’un uomo, ed esprime con l’animo d’un angelo, tanto che la diafa-

na bellezza della sua musica non è altro che la conquista superiore

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PREFAZIONE

verso cui tende costantemente un mondo in cui s’agita un’inquietudine tutta umana. Di qui la grande umanità d’un uomo che ha sempre vissuto con la speranza d’una «condizione migliore», sublimata nella purezza della sua musica e pur mai raggiunta nella cruda realtà della vita quotidiana. Di qui, sia quando Mozart, sì proprio lui, il compositore della «Jupiter», si sofferma sulla descrizione tra-

gicomica d’un viaggio o sulle qualità pur intime d’una cantante senza voce, sia quando il genio si diverte a comporre, si direbbe, anche con le parole, quando «il compositore di corte» che disdegna l’aristocrazia si appella all'amico «amatissimo» per continuare a sopravvivere e ad assaporare il sapore della propria arte, o quando l’uomo si esprime con frasi e parole in libertà che il benpensante ancor oggi definirebbe volgari, ecco che dalla penna implacabile di questo Wolfgang viene immancabilmente fuori tutta la bontà, la schiettezza, l’ingenuità e, a volte, l’arguzia innocente di uno spirito libero, ovvero l’estrinsecazione di colui che resta il più sconvolgente «giullare metafisico» della storia della musica. Enrico Castiglione

NOTA DI EDIZIONE

La traduzione delle lettere contenute in questo volume si basa sull’edizione critica integrale dell’epistolario di Mozart curata da W. A. Bauer, O. E. Deutsche e J. H. Eibl, Mozart. Briefe und Aufzeichnungen. Gesamtausgabe, pubblicata dal Stiftung Mozarteum di Salisburgo tra il 1962 e il 1775, ovvero la monumentale edizione che raccoglie anche tutte le lettere e i documenti dei familiari di Mozart, nonché quelle a lui inerenti di amici, editori, musicisti, collaboratori ed allievi, in un arco di tempo che va dal 1755, un

annò prima della nascita del compositore, fino al 1857, oltre sessant’anni dopo la sua morte. Da questa edizione sono state scelte, per la presente edizione, le duecento lettere più significative scritte da Mozart a partire dal 1769, dalla prima pervenutaci, la breve lettera alla «sconosciuta» del 1769, fino all’ultima lettera, quella del

14 ottobre 1791, tralasciando — in un corpus epistolare di poco superiore a quelle qui tradotte — soltanto alcune lettere di scarso valore storico-biografico e, soprattutto, quelle ripetitive, riproponendoci d’integrare il presente volume in una prossima edizione finalmente completa che vedrà la luce in questa stessa collana. Le lettere che qui presentiamo sono dunque tradotte per la prima volta integralmente, in modo il più possibile fedele all’originale, non solo ovviamente riguardo al contenuto, bensì riguardo anche alla forma e alla punteggiatura, dando al testo omogeneità ed attenendoci comunque ai moderni criteri linguistici e formali, considerando, tra l’altro, che ai tempi di Mozart non esistevano, a tal riguardo, regole ben definite. D’altronde, il linguaggio adoperato da Mozart non ha alcuna pretesa letteraria, anche se Mozart usava a volte le parole come se fossero delle note da intrecciare l’un l’altra alla ricerca d’un tema. Il suo, il più delle volte tra il serio e il faceto, altre sul filo di un’ironia appena graffiante, è piuttosto un linguaggio semplice, immediato e soprattutto poliglotta, nell’accogliere e nell’integrare diverse lingue. Di conseguenza, per quanto riguarda le parole, le frasi o, addirittura, le lettere interamente scritte nella nostra

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NOTA DI EDIZIONE

lingua, l’uso dell’italiano è stato lasciato così come è stato scritto dallo stesso Mozart, evidenziandolo in corsivo solo per distinguerlo dalla traduzione. Non è stato quindi possibile riportare il corsivo originale del testo tedesco. Riguardo alle parole scritte da Mozart in francese, in latino o in inglese, per ragioni di chiarezza e di rispetto al lessico mozartiano, non sono state ovviamente tradotte, là dove

soprattutto l’inserimento di espressioni di lingua diversa dal tedesco non costituisce una scelta soggettiva di Mozart. Due parole, infine, riguardo all’uso dei numeri e dei termini musicali. I numeri, considerando l’attenzione che Mozart ha sempre avuto fin da bambino nei confronti della numerologia, sono stati lasciati talî e quali come li ha scritti Mozart; riguardo invece ai termini musicali (adagio, allegro, sinfonia, sonata, concerto, opera, opera seria, opera buffa...), scritti da Mozart in italiano, non sono stati evidenziati in

corsivo, in quanto l’uso della nostra lingua (in questo caso) non è dovuto ad una scelta soggettiva di Mozart. Infine, riguardo alle date, riportate in numerose lettere tra parentesi quadre, ci si è attenuti all’edizione critica del Mozarteum di Salisburgo.

Vita di Mozart

1756

Settimo ed ultimo figlio di Leopold Mozart, violinista dell’orchestra della corte del principe arcivescovo Siegmund von Schrattenbach ed apprezzato insegnante di violino (suo il Versuch einer griindlichen, ovvero il Metodo per lo studio del violino che divenne uno dei testi di base del genere), e di sua moglie Maria Anna (nata Pertl), il futuro autore del Don Giovanni nasce a Salisburgo il 27 gennaio, alle otto di sera. Il giorno successivo viene battezzato nella cattedrale di Salisburgo con i nomi Johannes Chrysostomus Wolfgangus Theophilus: i primi due nomi per ricordare che il 27 gennaio ricorreva la festa di san Giovanni Crisostomo, il terzo in

onore del nonno materno, mentre il quarto riprendeva quello del padrino, Johannes Theophilus Pergmayr. Il piccolo Mozart, che al momento della sua nascita aveva solo la quartogenita sorella Maria Anna, o «Nannerl», nata il 30 luglio del 1751, preferirà poi Amadè, Amadé, ricorrendo comunque qualche volta anche alla forma tedesca Gottlieb e solo di rado alla forma latina Amadeus. La casa dove nacque è oggi un museo mozartiano. La famiglia da cui discendeva Leopold Mozart, di cui si ha traccia a Fischach fin dal 1331 e poi soprattutto a sud-ovest di Augusta, era costituita in precedenza da numerosi manovali, architetti, costruttori, artigiani, scultori e solo due antenati del tardo Cinquecento si dedicarono all’arte. La stirpe della madre, il cui padre fu un noto funzionario amministrativo, proveniva invece dai dintorni di Salisburgo e comunque se ne hanno traccie sia a Krems-Stein che a Vienna, ed era costituita per lo più da lavoratori di classe media.

VITA DI MOZART

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1760

1761

Il piccolo Wolfgang suona già al clavicembalo i brani 18 e 19-37 dell’antologia «Pour le Clavecin», trascritta dal padre per la figlia Nannerl, la quale si rivela anch’essa un’esecutrice precoce. A cinque anni Wolfgang scrive le sue prime composizioni, annotate dal padre nella suddetta antologia: si tratta di un Andante in do maggiore Kla e di un Allegro in do maggiore K1b. Sono brani molto brevi pervenutici solo nella grafia del padre. Il «Wolfgang Notenbuch», comunque,

è un falso, in quanto raccoglie

anche numerosi brani originari della Germania settentrionale. Il padre inizia ad insegnare a Wolfgang a contare, a leggere e a scrivere, senza che il ragazzo debba così frequentare la scuola, e il 12 gennaio conduce il figlio e la sorella Nannerl davanti al principe elettore di Baviera, Massimiliano III Giuseppe, soggiornando per tre settimane a Monaco, facendoli esibire al cembalo. A

1762

settembre, comunque, avviene la prima apparizione pubblica di Wolfgang, presso l’Università di Salisburgo, in una rappresentazione teatrale con musica di Eberlin. Il 18 settembre l’intera famiglia Mozart parte alla volta di Vienna, dove Wolfgang e Nannerl si esibiscono davanti a Maria Teresa e al suo consorte Schònbrunn,

1763-64

iniziando a suonare qualche concerto anche nelle case private dell’aristocrazia. Il conte Zinzendorf scrive nel suo diario: Mozart «suona meravigliosamente, è un bambino di spirito, vivace ed affascinante». Wolfgang si ammala per la prima volta piuttosto seriamente. In febbraio Wolfgang suona il violino e il cembalo e già i primi resoconti della stampa forniscono di lui l’immagine d’un «bambino che sa suonare come un adulto», e che tra l’altro sapeva accompagnare a prima vista con estrema facilità, improvvisare in vari stili, suonare la tastiera coperta da un drappo e variare su un tema dato. Il 9 giugno l’intera famiglia parte per un lungo viaggio attraverso l’Europa nord-occidentale, durato oltre tre anni, con meta Londra, Parigi, e alcuni dei centri musicali più prestigiosi ed importanti dell’epoca, là dove soprattutto i bambini potevano essere ascoltati e ricevere, presso le varie corti, i doni più generosi. Wolfgang e

VITA DI MOZART

167

Nannerl iniziano a dare concerti pubblici con maggiore frequenza, esibendosi presso le case dei nobili, instaurando contatti, facendo nuove conoscenze e suonando

anche in qualche locanda. Wolfgang suona l’organo in una chiesa della città dove si fermavano per pernottare, senza disdegnare qualche visita «turistica». La prima sosta

d’un

certo

rilievo

avviene

a Monaco,

dove

Wolfgang si esibisce a corte, proseguendo poi per Augusta, città natale del padre Eeopold, per Ludwigsburg, dove conoscono Niccolò Jommelli; per Schwetzingen, dove hanno modo di ascoltare la celebre orchestra

di Mannheim,

conoscendone

il direttore

Cannabich e i vari strumentisti e per Magonza, dove, trovandovi ammalato l’elettore, danno un altro concer-

to pubblico. In agosto si esibiscono varie volte a Francoforte e ad uno di questi concerti assiste Goethe, quattordicenne. Suonano ancora a Magonza, poi a Coblenza e ad Aquisgrana, di fronte alla principessa Anna Maria Amalia di Prussia, fermandosi poi, nei Paesi Bassi, per un mese presso Bruxelles, poiché attendono per cinque settimane l’autorizzazione per suonare davanti al governatore, il principe Carlo di Lorena. Il 18 novembre giungono così a Parigi, dove soggiornano per cinque mesi, comprese le due settimane che trascorrono a Versailles per suonare davanti a Luigi XV il 1° gennaio 1764. A Parigi conoscono Schobert e Eckard, oltre al barone Friedrich Melchior

von Grimm, personaggio di primo piano negli ambienti culturali della città, amico di Rousseau, Diderot e

D’Alembert, il quale contribuisce in maniera attiva nell’inserire i giovani esecutori sia a corte che nelle case dei nobili più in vista. Per la prima volta Wolfgang pubblica a Parigi due coppie di sonate per strumento a tastiera e violino. Dopo aver dato due concerti pubblici la famiglia Mozart parte per l’Inghilterra, dove il padre Leopold ha modo di far conoscere nell'ambiente musicale le doti eccezionali del «bambin prodigio», invitando persino gli amatori di musica a verificare di persona, in privato, «le doti di Mozart con un esame più dettagliato». Il re Giorgio III sottopone Mozart ad alcune prove difficili e così, insieme alla moglie, Sofia

VITA DI MOZART

18

1765

Carlotta, ne diviene un estimatore. La famiglia conosce a Londra Johann Christian Bach, figlio minore di Johann Sebastian Bach ed insegnante di musica della regina, il quale si dimostra molto cordiale nei loro confronti. Improvvisano insieme al cembalo, ma non si ha la certezza che il giovane Mozart abbia preso lezioni da lui. Nell’estate il padre si ammala e la famiglia si trasferisce presso Chelsea, in cui Mozart ha composto quasi certamente le sue prime sinfonie, oltre ad avervi composto anche alcune arie e diverse sonate per clavicembalo e altri strumenti. Il 1° agosto la famiglia Mozart s’imbarca per Calais e dopo vari soggiorni giungono il 10 settembre a L’Aja, dove Wolfgang e Nannerl tengono due concerti pubblici e suonano dinanzi alla principessa Caroline von Nassau-Weilburg, cui il giovane Mozart dedica una raccolta di sei sonate per strumento a tastiera e violino pubblicata a L’Aja, e al principe Guglielmo V di Orange. Nannerl si ammala gravemente di «tifo intestinale», tanto da ricevere l’estrema unzione e alla fine

dell’anno anche Wolfgang se ne ammala gravemente: entrambi, comunque, si ristabiliscono.

1766

In gennaio la famiglia Mozart prosegue il proprio viaggio, fermandosi

1767

ad Amsterdam,

Utrecht,

Anversa,

Bruxelles, per tornare poi per altri due mesi a Parigi. Qui il barone Grimm ha modo di ascoltare ancora gli «straordinari progressi» del giovane Wolfgang. Il viaggio prosegue ancora per. Digione, Lione, Losanna e Zurigo, dove incontrano lo scrittore Salomon Gessner, e in Germania, dove prima trascorrono undici giorni a Donauerschinger, facendo musica con il principe di Fiisternberg, e poi si recano a Dillinger, Augusta e infine a Monaco, dove Wolfgang si esibisce nuovamente di fronte al principe elettore Massimiliano III Giuseppe, per poi tornare a Salisburgo alla fine di settembre. L'attività compositiva di Wolfgang aumenta in modo sempre più considerevole, senza ch’egli abbia svolto regolari studi. Fino all’estate il giovane Mozart si dedica intensamente allo studio e alla composizione, trascrivendo in forma di concerto alcune sonate e dedicandosi per la prima volta al teatro, di cui resterà per

VITA DI MOZART

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sempre affascinato. I suoi primi lavori per il teatro sono la commedia in latino Apollo et Hyacinthus per l’università, il primo atto d’un oratorio a più mani Die Schuldigkeit des ersten Gebots (Michael Haydn scrisse il secondo atto e Adlgasser il terzo) e una sezione della musica per la Passione. Con ogni probabilità è questa la composizione che Mozart scrive in una stanza chiuso a chiave,

1768

1769

in modo

da

convincere

l’arcivescovo

di

Salisburgo d’essere veramente un autore-ragazzo. A settembre la famiglia Mozart si mette di nuovo in viaggio per Vienna, dove vi trascorre circa quindici mesi. Dovrebbero assistere alle nozze dell’arciduchessa Maria Josepha con il re Ferdinando di Napoli, ma l’arciduchessa muore prima di celebrare le nozze in seguito ad un’epidemia di vaiolo. Il 26 ottobre, per sfuggire al contagio, la famiglia Mozart lascia la città alla volta di Briinn, proseguendo per Olmiitz, dove anche Wolfgang e Nannerl vengono colpiti da leggeri attacchi di vaiolo. Il 10 gennaio la famiglia Mozart giunge a Vienna, dove Wolfgang e Nannerl vengono presto ascoltati a corte. L'imperatore Giuseppe II invita Mozart a scrivere un’opera e questi compone, su suggerimento di Gluck, un’opera buffa in tre atti, La finta semplice. Tuttavia, l’opera non sarà rappresentata, a causa dell’invidia e dell’ostilità che l’ambiente musicale viennese dimostra subito nei confronti del giovanissimo compositore. Viene però rappresentato a Vienna, in forma del tutto privata, presso la casa del dottor Franz Anton Mesmer, il singspiel in un atto Bastien und Bastienne, il cui testo era stato tratto dal Devin du villuge di Rousseau. Verso la fine dell’anno la famiglia si mette in viaggio per tornare a Salisburgo e, lungo l’itinerario del rientro, Wolfgang è impegnato in altri concerti. La famiglia Mozart rientra a Salisburgo il 5 gennaio per restarci quasi un anno. Ai primi di maggio, viene rappresentata presso il palazzo arcivescovile La finta semplice, su testo di Carlo Goldoni. Dopo aver composto molta musica di carattere religioso, oltre a quella per alcune manifestazioni universitarie ed anche mondane della corte di Salisburgo, il 27 ottobre viene nominato

VITA DI MOZART

20

1769-71

«Konzertmeister» presso la corte della città, senza però ricevere nessun compenso. Il 13 dicembre, con il permesso dell’arcivescovo, lascia insieme al padre Salisburgo e si mette in viaggio verso l’Italia. In Italia, Mozart si esibisce presso le case dei nobili più in vista, fermandosi in città come Rovereto, Verona, Mantova, Cremona, Milano, Parma, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Torino e Venezia. Mozart ha così modo

di dimostrare ovunque le proprie capacità di esecutore e di improvvisatore. Il 5 luglio 1770, il cardinale Pallavicini gli consegna le insegne dell’Ordine dello Sperone d’Oro conferitogli dal papa Clemente XIV. A Napoli conosce Paisiello. In ottobre viene nominato membro effettivo dell’Accademia Filarmonica di Bologna e a Milano, dove conosce Piccinini e Sammartini, gli viene commissionata la sua prima opera seria Mitridate re di Ponto, che verrà rappresentata il 26 dicembre. Nel gennaio del 1771 diviene maestro di cappella onorario dell’ Accademia Filarmonica di Verona. Con il 1771 si apre così un altro anno ricco di esperienze fondamentali per la sua formazione musicale, in quanto in Italia si trova di fronte ad un panorama

musicale

davvero

stimolante

ed intenso, avendo

l’occasione di avvicinare l’opera seria così come quella buffa, la polifonia e la musica strumentale. E Mozart getta le basi anche per il suo ritorno in Italia, stipulando altri contratti perlacomposizione d’un oratorio per Padova, La Betulia liberata, e di una nuova opera per Milano. Il 28 marzo Leopold e Wolfgang ritornano a Salisburgo, dove Mozart ha modo di comporre in tranquillità. Intraprendono il secondo viaggio in Italia e il 21 agosto padre e figlio sono di nuovo a Milano. Dopo circa una settimana gli viene consegnato il libretto della serenata Ascanio in Alba, su testo di Giuseppe Parini, e il 23 settembre l’opera è già terminata, rappresentata poi il 17 ottobre. In seguito al successo ottenuto dall’opera, Mozart chiede di essere assunto al servizio dell’arciduca Ferdinando, che verrà poi dissuaso da una lettera della madre, l’imperatrice Maria Teresa, che lo

metteva in guardia dall’assumere una persona «inutile» che se ne va in giro «per il mondo come un mendican-

VITA DI MOZART

1772

1773

1774

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te». Il 15 dicembre i Mozatt sono di nuovo a casa. Il 16 dicembre 1771 muore l’arcivescovo di Salisburgo, Siegmund Schrattenbach, il quale aveva dimostrato comprensione nei confronti di Leopold e di suo figlio, lasciandoli viaggiare e tollerando le lunghe assenze del padre, suo dipendente. Il 14 marzò viene incoronato il nuovo arcivescovo di Salisburgo, il principe Hieronymus Colloredo. Mozart compone per i festeggiamenti una serenata, // sogno di Scipione, su testo di Metastasio, che verrà rappresentata a Salisburgo agli inizi di maggio. Il 9 luglio Mozart viene assunto come «Konzertmeister» e percepisce uno stipendio di 150 fiorini, dopo aver occupato lo stesso posto per tre anni a titolo onorario. Il 14 ottobre Leopold e il figlio ottengono il permesso di partire per il loro terzo e ultimo viaggio in Italia. Il 26 dicembre viene rappresentata a Milano la nuova opera Lucio Silla. Lo scopo di questo nuovo viaggio era per il padre quello di trovare una sistemazione definitiva per il figlio presso una corte italiana, dato che ne aveva già fatto richiesta all’arciduca Ferdinando, governatore della Lombardia, e al granduca Leopoldo di Toscana, senza però riuscirvi. Il 13 marzo 1773 padre e figlio ritornano a Salisburgo, ma non vi restano molto, perché il 17 luglio sono già a Vienna, dopo un periodo denso di lavoro per Wolfgang. A Vienna soggiornano per tutta l’estate, facendo nuove conoscenze con diversi personaggi del mondo teatrale e musicale viennese e cercando nuovi contatti con la corte, senza che però Wolfgang riesca a trovare una sistemazione definitiva. Rientrano così nuovamente a

Salisburgo. In estate giunge improvviso da Monaco l’invito a comporre per il carnevale un’opera buffa, La finta giardiniera, che viene rappresentata il 13 gennaio 1775, riscuotendo un notevole successo. Mozart in questa occasione soggiorna a Monaco insieme al padre, il quale dirige in città alcune composizioni liturgiche del figlio. Il 7 marzo ritornano a Salisburgo, dove compone Il re pastore, su testo di Metastasio, per festeggiare la visita dell’arciduca Massimiliano Francesco, che viene

VITA DI MOZART

22

1776

rappresentato presso la corte arcivescovile il 23 aprile L797Se Durante quest'anno l’attività compositiva di Mozart è molto intensa, costituita soprattutto dalla produzione di divertimenti per banda di fiati a coppie (oboe, fagotti e corni) e comunque di gioiose composizioni di dimensioni ridotte, sonate,

variazioni,

serenate,

tra cui la

Serenata notturna K239, musica sacra, richiestagli soprattutto come dipendente della corte di Salisburgo. Mozart non prova più alcun sentimento verso

Salisburgo. 19971

Il disagio di Mozart presso la corte di Salisburgo lo porta a scrivere in agosto una petizione all’arcivescovo Colloredo, in cui chiede l’autorizzazione per intraprendere un nuovo viaggio, ma viene respinta. Mozart chiede allora all’arcivescovo di esser lasciato libero dal servizio a corte e la richiesta questa volta è accolta. Il 23° settembre, in compagnia della madre, parte così alla volta di Monaco, dove offre il proprio servizio all’elettore, senza però ottenere nulla, iniziando a lottare con la vita. Agli occhi del padre il comportamento del figlio è incomprensibile, in quanto per lui farsi mantenere da un sodalizio di amici e di conoscenti è una soluzione assolutamente inaccettabile. L’11 ottobre Mozart lascia dunque Monaco alla volta di Augusta, la città natale del padre, dove è ospite dello zio e farà conoscenza della vivace

cugina

Anna Maria

Thekla

Mozart,

ovvero

Biisle, affettuoso diminuîtivo di Base. L'accoglienza che riceve dai patrizi della città non è quella sperata e così, dopo aver dato due concerti, lascia Augusta il 26 ottobre per giunger poi a Mannheim il 30 ottobre, dove si trattiene per diversi mesi. Questo di Mannheim è un

soggiorno di particolare importanza per la sua formazione musicale, in quanto, innanzitutto, Mozart viene a

contatto con quella che è considerata la migliore orchestra tedesca dell’epoca. Diviene ben presto amico di Cannabich, il «Konzertmeister», e di altre personalità

della città, uno dei centri musicali più importanti del tempo. Ben presto incontra l’elettore, ma, dopo esser Stato costretto a rinviare la partenza per Parigi, non ottiene nulla. A Mannheim si trova a proprio agio,

VITA DI MOZART

23

anche perché l’aria che respira è quella a lui più congeniale: qui, presso la corte, s’inizia ad intuire l’importanza di un’opera nazionale tedesca e Mozart ha modo di assistere alle prove della Rosemunde di Holzbauer. Si mantiene dando lezioni e scrivendo musica su commissione e s'innamora della giovane cantante Aloisia Weber, la quale accetta di buon grado i suoi consigli in campo musicale, ma il padre, con cui Mozart mantiene un rapporto epistolare intensissimo, gli ordina, 1’11 febbraio, di partire alla volta di Parigi, insieme alla madre. Lasciano così Mannheim il 14 marzo e il 23 arrivano a Parigi. A Parigi, Mozart non si trova bene, in quanto

1779

non è contento del modo di far musica dei francesi ed anzi ne disprezza il gusto. Si dedica, ma per poco, all’insegnamento, accettando qualche commissione privata. Il 18 la madre viene colpita da una forte febbre. I metodi tradizionali non riescono a salvarla e il 3 luglio muore. Le lettere di Mozart al padre, di questo periodo, rivelano una maturità profonda. Si trasferisce dal barone Grimm, che tanto aveva fatto per Wolfgang al tempo del primo soggiorno parigino con il padre. Questi scrive al padre circa le scarse possibilità d’inserimento del figlio nella città francese, anche a causa del fatto che la permanenza di Mozart a Parigi coincide, in questo periodo, con la «querelle» tra i sostenitori di Gluck e quelli di Piccinni. Mozart dà qualche lezione senza grande entusiasmo e riesce ad ottenere solo qualche attestazione di gratitudine e di ammirazione, null’altro. ‘ E così, dopo la morte della madre e l’insuccesso del suo soggiorno a Parigi, Mozart, su indicazione del padre, lascia la città il 26 settembre alla volta di Salisburgo. Lungo il percorso verso Salisburgo dà qualche concerto a Strasburgo e si stabilisce per un mese a Mannheim. L’accoglienza di Aloisia Weber è però fredda. Qui ascolta un melologo di Georg Benda e decide di scriverne anche lui uno, Semiramis, di cui non si possiede copia. Continua a illudersi di poter essere assunto presso la corte del principe Carlo Teodoro. Raggiunge Monaco il giorno di Natale. Aloisia Weber lo respinge. A metà gennaio Mozart rientra finalmente a Salisburgo. Chiede di essere assunto di nuovo dall’ar-

VITA DI MOZART

24

civescovo come organista di corte e il 17 gennaio, con decreto arcivescovile, riceve la nomina, per un compenso annuo di 450 fiorini. I suoi doveri consistono ora nel suonare nella cattedrale, .a corte e nella cappella, istruendo i ragazzi del coro e componendo solo su richiesta. Si tratta per lui di «routine», anche se in questo periodo scrive mettendo a frutto l’esperienza e i contatti musicali che aveva precedentemente avuto. Con l’arrivo di Johannes Heinrich Bòhm, Mozart scri-

ve, probabilmente per la sua compagnia, il singspiel in

due atti Zaide.

:

1780

In estate riceve finalmente una nuova commissione di

1781

particolare interesse, dovendo comporre un’opera seria per Monaco, grazie probabilmente a Raaff, basata sul libretto di Danchet l’/domenée. Il 5 novembre parte dunque per Monaco, in modo da completare l’opera lavorando con i cantanti e questa partenza segna il definitivo allontanamento dal padre e dall’arcivescovo di Salisburgo. Il 29 gennaio va in scena per la prima volta l’Idomeneo, che ottiene un successo considerevole. Il

12 marzo Mozart viene chiamato a Vienna dall’arcivescovo di Salisburgo, che nel frattempo aveva stabilito lì la propria residenza in occasione delle celebrazioni dell’ascesa al trono di Giuseppe II. Il 16 marzo è a Vienna, al seguito dell’arcivescovo. Forte del successo di Monaco, Mozart mira subito ad inserirsi stabilmen-

te nella vita musicale delfa- città, riprendendo vecchi contatti e allacciandone di nuovi. Ma a Vienna il suo posto è accanto ai camerieri, anzi, addirittura, il suo

livello è inferiore a quello dei camerieri, anche se «superiore a quello dei cuochi!» Entra in contrasto con l’arcivescovo, il quale gli vieta anche di guadagnare dando concerti privati. Mozart si sente ormai sicuro di sé e del proprio pubblico. L’arcivescovo appare così ai suoi occhi sempre più un tiranno, che gli impedisce di esprimere le proprie capacità musicali. Il 9 maggio la situazione degenera e durante un colloquio piuttosto animato con l’arcivescovo, Mozart chiede nuovamente di lasciarlo libero e, pur avendo inizialmente ricevuto un secco rifiuto, alla fine ottiene la libertà. Un mese

VITA DI MOZART

1782

25

dopo, 1’8 giugno, quando si presenterà davanti al conte Arco per definire la propria situazione, riceve come risposta un calcio nel sedere. Nel frattempo rinnova la conoscenza con lo scrittore Stephanie, che si impegna a scrivergli un libretto, e ciò lo lega ancor di più a Vienna. Sitrasferisce presso la famiglia Weber, la cui signora Maria Càcilia era rimasta vedova ed Aloisia, di cui un tempo se n’era innamorato, si era già sposata con un attore di corte. Di qui il nome di Mozart inizia ad esser in relazione a quello di Costanze, la terza delle quattro sorelle di casa Weber. Il 30 luglio gli viene consegnato il libretto della sua nuova opera, Entfiihrung aus dem Serail, ovvero Il ratto dal serraglio, al quale lavora senza eccessiva fretta. Si dedica all’insegnamento, per il pianoforte, e a qualche esibizione in pubblico. In autunno la relazione con Costanze si fa sempre più seria e, se il 25 luglio Mozart smentisce, il 15 dicembre conferma di amare Costanze in una lettera al padre. In seguito alla situazione che si è creata, Mozart non può più sottrarsi all’impegno di sposarla. Intanto Mozart non perde le speranze riguardo ad un proprio inserimento stabile a Vienna e si offre come insegnante di musica alla principessa Elisabeth Wilhelmine Luise. Anche questa offerta viene però respinta e Mozart punta sulla corte, dove il 24 dicembre si esibisce di fronte all’imperatore Giuseppe II e all’arciduchessa Maria Feodorovna, in una gara musicale con Muzio Clementi. I primi mesi Mozart li dedica per lo più al completamento del Razto dal serraglio, e, tra una cosa e l’altra, tiene vari concerti. Il 3 marzo, infatti, ha luogo il suo

primo grande concerto pubblico a Vienna, presso il Burgtheater. In questo periodo Mozart scopre la musica di Johann Sebastian Bach, presso la casa del barone van Swieten. Il 16 luglio va in scena il singspiel // ratto dal serraglio, che ottiene un gran successo. Alcuni giorni dopo la prima del Ratto, Mozart sposa, il 4 agosto, Costanze Weber: il consenso del padre arriva però a nozze avvenute, il giorno dopo. Mozart ha ventisei anni, Costanze vent’anni. Continua anche ad insegnare e inizia la ricerca d’un nuovo libretto, dopo aver rice-

VITA DI MOZART

1783

vuto l’invito di comporre un’opera italiana da parte del conte Orsini Rosenberg. Conosce durante l’inverno l’abate Da Ponte e stringe amicizia con Gluck. Il 23 marzo Mozart dà un concerto al Burgtheater alla presenza dell’imperatore Giuseppe II. Continua a cercare un nuovo libretto e Da Ponte promette di scrivergliene uno, ma Mozart, non avendone

la certezza, si rivolge all’abate Varesco, il

quale scrive per lui il libretto dell'Oca del Cairo. Mozart vorrebbe portare Costanze a Salisburgo per farla conoscere al padre e alla sorella, ma l'intento non riesce a trasformarsi in realtà, a causa del cattivo tempo e, in genere, al lavoro di Mozart. In realtà, Mozart con-

tinua a rimandare la visita a Salisburgo perché teme d’esser arrestato per conto dell’arcivescovo. Il 17 giugno nasce il primo figlio di Mozart, Raimund Leopold, mentre Mozart lavora al Quartetto per archi in re mino-

re. Il bambino viene subito affidato ad una balia fuori Vienna, come era consuetudine nelle famiglie borghesi del tempo, ma muore il 19 agosto in seguito ad un’infezione intestinale. Il 4 novembre, sulla via del ritorno

per Vienna, Mozart soggiorna a Linz e, dovendo darvi un concerto e non avendo nulla di nuovo con sé, com-

1784

pone velocemente quella che diverrà la Sinfonia n. 36 in do maggiore K._ 425, ovvero la celebre «Linz». Tornato a Vienna, Mozart riprende l’insegnamento, dedicandosi in modo attivo anche alla composizione e vivendo quelli che restano forse i mesi più tranquilli e felici della sua esistenza. In agosto, comunque, viene colpito da una malattia, forse un’infezione renale, che

supera in breve tempo. L'attività concertistica è intensa e in febbraio inizia a redigere un elenco dei suoi nuovi lavori, Verzeichniiss aller meiner Werke, riportandovi di ognuna l’incipit e la data. Il 17, il 24 e il 31 marzo, nella sala privata del Trattnerhof, presenta i suoi nuovi concerti per pianoforte, uno per sera: K 449, 450 e 451. Il 1° aprile vengono eseguite le sinfonie K 385 e 425, ancora due concerti per pianoforte K 450 e K 451, e un quintetto con pianoforte K 452. Il 29 aprile suona, insieme alla violinista Regina Strinasacchi, nel Kéirtnertor-Theater, alla presenza dell’imperatore

VITA DI MOZART

297:

Giuseppe II, la Sonata per violino e pianoforte K_ 454. Si dedica anche ai concerti privati nelle case dell’alta nobiltà viennese, tra cui quelle del principe Galitsin, del conte Esterhazy e del conte Zichy. Il 23 agosto la sorella Nannerl si sposa, presso st. Gilgen, con Johann Baptist von Berchthold zu Sonnenburg. Mozart e Costanze non sono presenti e per riparare Mozart scrive lettere di scusa. Il 21 settembre nasce Carl Thomas, il

1785

secondo figlio di Mozart, l’unico che sopravviverà al padre. L’11 dicembre Mozart entra a far parte della massoneria, iscrivendosi alla loggia «Zur Wohlthàtigkeit», il cui gran maestro era il barone von Gemmingen, conosciuto da Mozart nel 1788. Mozart frequentava già la loggia «Zur wahren Eintracht», cui fu iscritto per breve tempo anche Joseph Haydn. Tuttavia, in seguito la «Zur Wohlthàatigkeit> si fonderà con quella chiamata «Zun gekrònten Hoffnung». La corrispondenza superstite di questo periodo è molto scarsa. Il periodo in cui il padre Leopold si reca a Vienna per far visita al figlio, trattenendosi fino a metà maggio, è il punto più alto del successo raggiunto dal figlio nella città austriaca. Il padre constata così di persona il suo successo, intervenendo egli stesso a qualcuno dei suoi concerti. Il 12 febbraio vengono eseguiti presso la casa di Mozart i tre quartetti per archi K 458, K 464 e K 465 e in questa occasione Joseph Haydn, riconosciuto maestro di musica, si rivolge al padre con parole rimaste celebri: «Le dico dinanzi a Dio, da uomo onesto, che

1786

suo figlio è il più grande compositore che io abbia mai conosciuto, di persona e di nome». L’opera è sempre al centro dell’attenzione di Mozart, che inizia a comporre un breve singspiel, Der Schauspieldirektor, che verrà rappresentato il 7 febbraio a Schònbrun, e inizia anche la collaborazione con Da Ponte. Il soggetto viene scelto con estrema cura e la scelta ricade sulla commedia di Beaumarchais: Da Ponte ne ricava il libretto e inizia così a comporre una nuova opera, Le nozze di Figaro. Dopo un concerto tenuto il 27 aprile, in cui suona il Concerto per pianoforte e orchestra K 491, il 1° maggio, al Burgtheater, viene rappresentata Le nozze di Figaro, che suscita una buona accoglienza. Mozart,

VITA DI MOZART

28

spinto certamente da Haydn, progetta una tournée in Europa, confidando di voler visitare anche l'Inghilterra, ma i figli costituiscono l’impedimento e il progetto non si avvererà

1787

mai.

Tuttavia,-

verso

la fine

dell’anno,

Mozart si mette in viaggio verso Praga, dove Le nozze di Figaro avevano già riscosso un grande successo. A Praga Mozart si trattiene a partire dall’11 gennaio, assiste ad una rappresentazione delle Nozze di Figaro, ne dirige una e tiene un concerto al Teatro Nazionale, dirigendo la nuova Sinfonia K 504, composta per l’occasione. L’impresario dell’opera di Praga gli commissiona una nuova opera, per l’autunno seguente. Tornato a Vienna, Mozart chiede un nuovo Hbretto a Da Ponte,

il quale, nonostante fosse già impegnato in opere di Salieri e Martin y Soler, gli propone come soggetto il Don Giovanni. Mozart resta affascinato dal soggetto e inizia a comporne la musica, seguendo il lavoro del librettista. Intensifica lo studio della lingua inglese, in quanto dimostra di non aver affatto abbandonato l’idea di voler suonare in Inghilterra. In aprile apprende che il padre è gravemente malato. Leopold Mozart muore alla fine di maggio e neanche questa volta Mozart torna a Salisburgo, risolvendo ogni problema per lettera. Le apparizioni pubbliche di Mozart a Vienna iniziano però a diminuire e la sua situazione finanziaria inizia a non esser più sufficiente. Inizia a chiedere soldi in prestito al commerciante Michael Puchberg e prega il cognato di versare i mille fiorini clîe gli spettano dell’eredità del padre direttamente a Puchberg. Il 1° ottobre, avendo scritto una buona parte dell’opera, si rimette in viaggio con Costanze per raggiungere Praga. Lì lo raggiunge anche Da Ponte. Viene così rappresentato il Don Giovanni, il 29 ottobre, dopo esser stato sostituito dalle Nozze di Figaro il 14 ottobre. Anche il Don Giovanni a Praga ottiene successo. Mozart, prima di ritornare a Vienna, dirige personalmente più d’una rappresentazione. Verso la metà di novembre è così di nuovo a Vienna, dove il 7 dicembre viene nominato compositore di corte al posto di Gluck, morto poco tempo prima. Il suo compenso è di 800 fiorini l’anno, rispetto a quello di 2000 fiorini che percepiva Gluck, ma c’era bisogno solo d’un

VITA DI MOZART

DO

musicista che sapesse scrivere la musica per i balli di corte e nient’altro! Mozart accetta, anche se non divie-

1788

ne quel che aveva sempre sperato c cioè un maestro di cappella. Tuttavia, neanche questa nuova fonte di guadagno basta a Mozart per fronteggiare le proprie spese. Trasloca ancora, in un nuovo appartamento, dove il 27 dicembre gli nasce una bambina, Theresia Constanzia Adelheid Friederike Maria Anna. La prima parte dell’anno è poco produttiva. Il 7 maggio il Don Giovanni viene rappresentato per la prima volta a Vienna e qui l’opera non ottiene successo: per lo più viene considerata come un’opera lunga, artificiosa e troppo elaborata. Tra coloro cui l’opera non piacque c’è anche l’imperatore, il quale, pur lodando l’opera come «divina», sostiene che non è adatta al gusto dei viennesi. Aumentano le difficoltà finanziarie e intensifica le richieste d’aiuto all’amico Puchberg. Le esibizioni in pubblico diventano piuttosto rare. Il 29 giugno muore la figlia Theresia. Negli ultimi mesi dell’anno, così come nei primi, torna a scrivere musica da

1789

ballo, tre sinfonie, tra cui la Jupiter e una revisione di Acis and Galatea di Haendel su richiesta del barone van Swieten. All’inizio dell’anno Mozart accetta l’invito del principe Karl Lichnowsky di accompagnarlo a Berlino e 1°8 aprile si mette in viaggio per raggiungere la città tedesca. L’itinerario del viaggio lo porta nuovamente a Praga, poi a Dresda, Lipsia, Postdam c infine Berlino,

dove svolge normale attività concertistica. Il 4 giugno è di nuovo a Vienna c poco dopo Costanze si ammala gravemente in seguito ad un’infezione contratta dalle sanguisughe utilizzate per un salasso. La malattia della moglie aggrava il bilancio familiare c Mozart è di nuovo costretto a ricorrere all’amico e «fratello» Puchberg, anch’egli massone. Il tentativo di trovare sottoscrittori per alcuni concerti non ottiene successo, in quanto la lista, che circola per due settimane, gli ritorna indietro con un unico nome: quello di Swieten. In agosto Costanze si reca a Baden, vicino Vienna, per le cure termali, di nuovo incinta: ma la bambina muore lo stesso giorno che viene alla luce, il 6 novembre. Verso

30

1790

VITA DI MOZART

la fine dell’anno Mozart si concentra su una nuova opera, la terza scritta su libretto di Da Ponte: Così fan tutte, ossia La scuola degli amanti. Il 31 dicembre, a casa, prova la nuova opera, alla presenza di Joseph Haydn. Il 26 gennaio viene rappresentata a Vienna Così fan tutte, che riscuote un successo discreto. L’opera ottiene però solo quattro repliche, interrotta dalla morte, avvenuta il 20 febbraio, dell’imperatore Giuseppe II. Il compenso derivato dall’opera non aiuta quindi a risolvere le condizioni finanziarie di Mozart, le cui entrate sono

sempre più scarse e incerte. Mozart intensifica allora le richieste d’aiuto all'amico Puchberg, che lo aiuta con piccoli prestiti ed omaggi che però non contribuiscono a risollevarlo dalla crisi economica. La vita continua e il necessario in casa Mozart non manca mai. Costanze, alla fine di settembre, conclude a nome del marito un

prestito per mille fiorini, impegnando come garanzia l’intero mobilio di casa. Mozart è partito nel frattempo per Francoforte, per i festeggiamenti dell’incoronazione imperiale del successore di Giuseppe II, Leopoldo II. Il 10 novembre torna a Vienna. Viene invitato a recarsi a Londra, per una serie di concerti e per com-

porvi alcune opere, ma Mozart declina l’invito. Un nuovo invito lo riceve anche da Johann Peter Salomon,

1791

violinista e impresario di concerti, che aveva già convinto Haydn a seguirlo a Londra, ma gli impegni a Vienna gl’impediscono%i partire. Il 14 dicembre vedrà per l’ultima volta Haydn, il quale ritornerà a Vienna solo nel 1792. L’attore-impresario Emmanuel Schikaneder, amico di vecchia data, lo invita a scrivere qualcosa per la sua compagnia. In nome della vecchia amicizia e della comune appartenenza alla massoneria, Mozart accetta di aiutare Schikaneder, il quale stava passando un periodo di difficoltà. Mozart inizia così a lavorare assiduamente al Die Zauberflòte, ovvero Il flauto magico, un singspiel per il suo Theater auf der Wieden, tanto che, nel giro di pochi mesi, l’opera è già terminata. Mentre lavora al Flauto magico riceve una nuova commissione da uno straniero che gli chiede di comporre un

VITA DI MOZART

3?

pl

Requiem in assoluto segreto. Il committente è in realtà il conte Franz von Walsegg-Stuppach, amante della musica ed egli stesso flautista c violoncellista, il quale amava apparire come compositore pagando altri musicisti affinché gli componessero in segreto quel che lui dichiarava poi come proprio. Il Requiem gli serviva per commemorare la morte della moglie. Nasce il sesto figlio, Franx Xaver Wolfgang. Mozart ha sempre più bisogno di soldi ed accetta quel poco che gli viene offerto, anche se in realtà si tratta d’un «poco» che lo assorbe in maniera terribile, di giorno e di notte. Verso la metà di luglio l’impresario di Praga, Guardasconi, lo invita a scrivergli un’opera per l’incoronazione a re di Boemia di Leopoldo II. L’opera, su un libretto di Metastasio, è La clemenza di Tito. Anche quest’opera nasce in fretta e Mozart si mette in viaggio per Praga, già il 25 agosto, con la moglie e l’allievo Siissmayr. Il suo primo biografo, Niemetschek, affermerà poi che Mozart compose quest’opera durante il viaggio verso Praga, in carrozza, in soli diciotto giorni. A_Praga, Mozart ha un periodo di malattia e comunque riesce ad assistere ad una rappresentazione del Don Giovanni. Termina la composizione della Clemenza di Tito il S settembre e dirige la prima rappresentazione il giorno successivo. L’opera ottiene un successo sempre più crescente, così come // Flauto magico, che viene eseguito per la prima volta a Vienna, il 30 settembre, dalla compagnia di Schikaneder, con lo stesso Schikaneder nel ruolo di Papageno. Il Flauto magico inizia però ben presto ad esser una delle opere più popolari di Mozart. A Vienna Mozart si dedica intensamente alla composizione del Requiem. Lavorando al Requiem pensa spesso alla morte, afflitto dalla fretta di concludere il lavo-

ro. La moglie è spesso fuori di casa, a Baden, dove continua la sua cura termale. Lo stato fisico e psichico di Mozart inizia a deteriorarsi e alla fine di novembre è costretto a stare a letto, affidato alle cure di due noti

medici viennesi, Glosset e Sallaba. La moglie lo assiste. Non riesce più a comporre e inizia a perdere conoscenza. Agli inizi di dicembre un gruppo di nobili ungheresi gli offre una sovvenzione annua di mille fiorini. Da

32

VITA DI MOZART

Amsterdam gli giunge un’offerta ancora più alta. Le sue condizioni sembrano migliorare il 3 dicembre e il giorno seguente alcuni amici gli fanno visita per cantare alcuni brani del Requiem, rimasto per altro incompiuto. Mozart stesso canta la parte del contralto. La stessa sera, però, il suo stato peggiora nuovamente. Gli aiuti sono ormai superflui e Mozart non si rende più conto del possibile miglioramento della propria condizione economica. Glosset gli applica impacchi freddi, ma il 5 dicembre, cinque minuti prima dell’una di notte,

Mozart muore. La causa del decesso viene certificata come «hitziges Friesel Fieber», febbre acuta migliare, e

in seguito precisata come «rheumatische Enztziindungsfieber», febbre reumatica infiammatoria. Al suo funerale non partecipa nessuno o quasi, com’era usanza dell’epoca, e il corpo viene sepolto in una fossa comune presso il cimitero di s. Marx, fuori la città, il 7 dicembre, in una giornata serena e mite.

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6

Wolfgang Amadeus Mozart EPISTOLARIO

AD UN’AMICA!

[Salisburgo, 17692] Amica! La prego di scusarmi se mi prendo la libertà di seccarla con? alcune righe; ma dato che ieri ha detto di capire tutto, anche se scrivo quel che voglio in latino, allora il ghiribizzo di scherzare m’ha preso la mano e le scrivo ogni genere di parole e frasi latine: abbia la bontà, appena letto, d’inviarmi la risposta attraverso qualcuno degli Hagenauer, perché la nostra Nandl? non può aspettare (ma anche ]ei deve rispondere con una lettera). Cuperem* scire, de qua causa, a quam plurimus Fade ottium> adeo aestimatur, ut ipsi se nec verbis, nec verberibus, ab

hoc sinant

(1769)9

abduci Wolfgang Mozart

2; ALLA MADRE E ALLA SORELLA!

[Wérg], 14 dicembre 1769] Carissima Mamma.

Il mio cuore è tutto felice, perché questo viaggio è proprio divertente, nella carrozza fa ben caldo e il nostro cocchiere è un giovanotto in gamba che, se la strada appena lo permette, corre via con gran velocità. Il mio papà le avrà fatto la descrizione del viaggio; la ragione per la quale scrivo è per mostrarle che conosco il mio dovere, per cui sono con il più profondo rispetto il suo fedele figlio Wolfgang Mozart

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WOLFGANG AMADEUS

MOZART

Carifima sorella mia.

Siamo arivati à Wirgel grazia iddio feliciBimamente, se devo confeBare la verità, devo dir così, che è si allegro di viagiare, e che non fà freddo niente, e che nella nostra corozza fà si caldo come nella camera. come và col mal di gola? non è venuto il medesimo giorno che siamo partiti il nostro signor seccatore? se tu vedi il signor

de Schidenhofen,

dice,

che

canto

sempre:

Tralaliera,

Tralaliera, e digli, che non è necefario adeBo da cetar dei zuckeri nella suppa, stante non sono à salispurgo. à lover pransemmo e Dormimmo dal sig: de Helmreich, che è prefecto là. la sua moglie è una brava signora, ella è la sorella dell signor moll. egli mi fà famme, ho gran gusto di mangiare, vivi intanto bene, addio: Wolfgang Mozart P.S. — Un complimento à tutti miei buoni amici al signor hagenauer (al mercante) alla sua moglie, ai suoi figli e figlie, alla Signora Rosa e al suo marito, e al sig: adlgafer, spizeder, il sig: hornung dimanda in vece mia se lui non hà creduto una volta ancora che fofti io in letto in vece tua.

3; ALLA SORELLA

Verona il sette di Jenuario

1770

Carissima sorella.

Ho avuto con ragione un muso lungo una spanna, perché ho inutilmente aspettato una risposta; e non avevo ancora ricevuto la tua lettera. Adesso finisce il tedesco balordo c inizia il balordo italiano. Lei è più franco nella langua italiana, di quel che mi hò imaginato. Lei mi Dica la cagione, perché Lei non fù nella Comedia che anno giocato i cavalieri? AdeBo sentiamo sempre opere: che è Titulata: il «Ruggiero»!. Oronte, il padre di bradamento, è un prencipe, (fà

EPISTOLARIO

599

il sig. Afferi) un bravo cantante, un paritono, ma (sforzato quando canta in falsetto, non però così come Tibaldi? a Vienna) Bradamenta, figlia d’oronte, inamorata di Ruggiero, ma, (deve sposare il Leone, ma lei non lo vuole) fà, una povera baronefa, che hà avuto una gran disgratia, mà non sò chè? Recita (sotto un altro nome, non so però quale) hà una voce pafabile, e la Statura non sarebbe male, ma distona come il Diabolo. Ruggiero un Ricco principe, inamorato della bradamenta,

un Musico, canta un poco alla

Manzuoli? ed à una belliBima voce forte, ed è gia Vecchio, hà cinquanta cinque anni, ed à una ugola veloce. Leone deve sposare Bradamenta, ricchissima est (se però fuori dal teatro sia ricca anche questo non lo so) fà una donna, la moglie di afferi, à una belliBima voce, ma c’è tanto suBurro nell theatro, che non si sente niente. Irene, fà una sorella di Lolli, del gran violinisto, che abbiamo sen-

tito à Vienna. à una voce nasale, e canta sempre un quarto troppo tardi, ò troppo à buon ora. Ganno fà, un signor, che non sò come

egli si éhiama, è la prima volta che lui Recita. Fra un atto e l’altro c’è un balet: c’è un bravo ballerino, che si chiama signor Ruesler. È un tedesco e balla molto bene; l’ultima volta che eravamo all’opera abbiamo fatto salire il signor Ruesler nel nostro ba/co (perché abbiamo libero il ba/co del marchese Carlotti, abbiamo la chiave) e abbiamo conversato con lui. Apropos: tutti sono ora in mascara e com’è comodo, perché quando si ha la maschera nel cappello, si ha il privelegium di non togliersi il cappello se qualcuno saluta e di non chiamare

mai per nome, ma soltanto: servitore umilissimo,

giora Mascara. Cospeto di Baco, pizzica: ma quel che è più raro è questo: che verso le 7 e mezzo andiamo già a letto. Se lei indovinafe questo, io dirò certamente, che lei sia la Madre, di tutti indovini. Bacia per me la mano della mamma, e io ti bacio mille volte, e ti assicuro che sarò sempre il tuo sincero fratello Portez vous bien, et aimez moi toujours. Wolfgang Mozart

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WOLFGANG AMADEUS

MOZART

4. ALLA SORELLA

[Milano, 26 gennaio 1770] Il mio cuore è pieno di gioia per esserti tanto divertita nella gita in slitta, di cui mi scrivi, e ti auguro mille occasioni di divertimen-

to, in modo da poter trascorrere allegramente la fua vita. Ma una cosa mi rincresce, ed è che tu abbia fatto tanto sospirare e soffrire il signor von Mélk e che tu non sia andata in slitta con lui, perché ti potesse gettar in terra. Quanti fazzoletti avrà adoperato quel giorno dal gran piangere, per colpa tua. Prima avrà certo preso due once di cremor tartaro per spurgare le crude impurità del suo corpo. Non ho niente di nuovo, solo che il signor Gellet, il poeta di Lipsia, è morto e che dopo la morte non ha più scritto poesie. Guarda, prima d’iniziare questa lettera ho terminato un’aria del Demetrio!, che inizia così: Misero tu non sel: Tu spieghi il tuo Dolore; e se non desti amore; Ritrovi almen pietà. Misera ben son che nel segretto amo, non spero e l’idol mio nol

io laccio e taccio sà.

L’opera a Mantova è stata gradevole, hanno messo in scena il Demetrio?. La prima dona canta bene, ma sotto voce, e se non la si vedesse gesticolare, ma soltanto cantare, si penserebbe che non

canta affatto, perché non sa aprire la bocca e non fa che mugolare; cosa che per noi non è nuova. La seconda dona fa la figura di un granadiere ed ha anche una voce forte; veramente, essendo la prima volta che va in scena, non canta male. // primo uomo il musico canta bene, ma ha una voce ineguale: si chiama Casselli. Il secondo uomo è già vecchio e non mi piace: si chiama Tenore. Uno si chiama Otini, non canta male, ma pesante, come tutti i tenori italiani ed è

un nostro buon amico; l’altro non so come si chiami, è ancora gio-

EPISTOLARIO

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vane, ma non è niente di straordinario. Primo ballerino bene. Prima ballerina bene, e si dice che non sia brutta, ma da vicino io non l'ho vista. Gli altri al solito. C’è stato un crudescer che salta bene, ma

non scrive come me: cioè come pisciano le troie. L'orchestra non è stata cattiva. A Cremona l’orchestra andava bene e il primo violinista si chiama Spagnoletto. Prima dona non c’è male; ma credo che sia più vecchia d’un cane; è più brava nel recitare che nel cantare ed è la moglie d’un violinista, che suona in quest’opera e si chiama Masi. L’opera si chiama La clemenza di Tito. Seconda dona, in teatro non è male; è giovane, ma niente di raro. Primo uomo musico

Cichognani: voce graziosa e un bel cantabile. Gli altri due castrati, giovani e passabili. Il tenore si chiama: non lo so. Ha qualche cosa di gradevole e assomiglia al Lc Roi di Vienna: quello che era venuto dal Leman. Ballerino primo bene; ballerina prima, bene e bruttissima. C’è stata una ballerina che non ha ballato male — e senza esser un capod’opera —; sia fuori che in teatro non è brutta. Gli altri -al solite. Anche là c’è stato un crudescer che ad ogni piroetta lasciava andare una scoreggia. Di Milano non ti posso dir molto davvero, non siamo ancora stati all’opera e abbiamo sentito dire che l’opera non è riuscita bene. Aprile, primo uomo, canta bene, ha una bella voce, omogenea; lo abbiamo sentito in una chiesa dove c’era appunto una gran festa. La signora Piccinelli di Parigi, che ha cantato nel nostro concerto, fa parte dell’opera: il signor Bich, che bal-

lava a Vienna, ora balla qui a Milano. L’opera si chiama Didone abbandonata. Quest'opera cesserà presto e il signor Piccinni, che scriverà la prossima opera?, è qui a Milano. Ho sentito che la sua opera si chiama Cesare in eccito. Qui ci sono anche feste di Ballo: perché non appena cessa l’opera inizia la festa di ballo. La padrona di casa del conte di Firmian è una viennese e venerdì scorso abbiamo pranzato da lei e vi pranzeremo anche domenica prossima. Stammi bene e bacia in vece mia mille volte le mani alla mamma,

visto che io sono fino alla morte il tuo fedele fratello

Wolfgang de Mozart Nobile di Hochenthal amico della combriccola dei mumeri.

26 gennaio 1770.

WOLFGANG AMADEUS MOZART

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S; ALLA SORELLA!

[Milano, 17 febbraio 1770] Eccomi qui con voi, ci sono anch'io. Oh, Mariannina, mi ralle-

gro di cuore che tu sia stata così terribilmente... allegra. Dì a quella sciocca di Orsolina dal sedere freddo, che io sono sicuro di averle

ridato tutti i canti; tuttavia, se tra tanti importanti*e seri miei pensieri, me li fossi portati in Italia, se li trovo, non mancherò

di

inviarli insieme alla lettera a Praga. Addio, bimbe, state bene. Bacio mille volte le mani della mamma e a te mando cento bacetti, ossia

sbaciucchiamenti sul tuo magnifico musino di cavallo. Per far il

fine, sono il tuo3

6. ALLA SORELLA

[Milano, 3 marzo 1770] Cara sorella mia.

.

Mi rallegro di cuore per la tua vita felice. Ma tu credi forse ch’io non abbia modo di divertirmi? Ma figurati! Ecco, non potrei contarli. Siamo già stati 6 o 7 volte all’opera, poi alla festa da ballo, che, come a Vienna, inizia dopo l’opera, con la differenza però che

a Vienna c’è più ordine nelle danze. Abbiamo anche assistito alla facchinad e chicherad, cioè una mascherada, la facchinad, che è bella da vedere perché la gente si veste da servo di casa e c’era una barca in cui ci stavano in molti e molti sono andati anche a piedi, con 4 o 6 trombe e timpani, un gruppo di violini e altri strumenti. La chicherad è anch’essa una mascarad, cui assisteremo oggi; i milanesi, quelli che noi diciamo petits maitre o anche teste vuote, la

chiamano chichera; andavano poi tutti a cavallo ed erano molto carini. Mi fa tanto piacere ora che il signor von Aman stia meglio,

EPISTOLARIO

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così come mi ero rattristato quando ho saputo che gli era toccata una disgrazia. Che maschera aveva la signora Rosa!, quale il signor Mòlk, quale Prinz, quale il signor Schiedenhofen? Ti prego, scrivimelo, se lo sai mi farai un gran piacere. Oggi siamo invitati dal signor maggiordomo del conte Firmian, per onorare l’ultimo giorno, così avremo qualche cosa da discutere. Addio, stammi bene; con

la prossima posta ti scriverò una lettera alla milanese. Sono ecc. Wolfgang Mozart 3 marzo 1770

P.S. — Bacia per me 1000000000000 volte le mani della mamma, a tutti i buoni amici i miei complimenti e a te anche mille complimenti da selohailohai e da Don Cacarella specialmente per di dietro, e... ? vd

di ALLA SORELLA

[Bologna] 24 marzo 1770 O tu, diligente! Dato che sono stato così pigro, ho pensato che non sarebbe male se anch’io diventassi un po’ diligente. Tutti i giorni di posta, quando arrivano le lettere tedesche, mangiare e bere mi piacciono molto di più. Ti prego, scrivimi anche chi canta nell’oratorio. Scrivimi anche il titolo dell’oratorio. Scrivimi anche se ti piacciono i minuetti di Haydn!, se sono meglio dei primi. Che il signor von Aman stia bene mi fa piacere fin nel profondo del cuore: ti prego, digli di aver riguardo per sé, non deve avere nessuna forte commozione. Diglielo, ti prego, ma digli anche quanto io pensi a te e ricordagli quella volta in cui a Triebenbach abbiamo giocato agli artigiani e che a lui era toccato il nome di Schrattenbach. Digli pure che spesso ripenso alle parole che tante volte egli mi ripeteva: «Vogliamo dividerci?» Al che io sempre gli rispondevo: «Che seccatura!» Presto ti invierò un minuetto, che il signor Pick ha ballato in teatro

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MOZART

e che ora tutti a Milano ballano nelle feste da ballo, perché tu veda come la gente balla qui lentamente. In sé è molto bello. Naturalmente è di Vienna, dunque certamente di Teller o di Starzer. Ha molte note. Perché? Perché è un minuetto di teatro, che va adagio. I minuetti però di Milano o gli italiani hanno molte note, vanno adagio e hanno molte battute. Per esempio la prima parte è di 16, la seconda di 20 e anche di 24 battute. A Parma abbiamo conosciuto una cantante e l’abbiamo sentita cantare molto bene anche in casa sua. Si tratta della famosa Bastardella: 1) ha una bella voce, 2) un elegante gorgheggio e 3) degli acuti incredibili. In mia pre senza ha cantato passaggi e note di

questo genere?:

EPISTOLARIO

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8.

d

ALLA MADRE E ALLA SORELLA!

[Roma, 14 aprile 1770] Lodando e ringraziando Dio sono sano insieme alla mia miserabile penna e bacio la mamma e Nannerl? mille oppure 1000 volte. Io non desidererei altro che mia sorella fosse a Roma, perché queSta città le piacerebbe di certo, dato che la chiesa di san Pietro è

regulair e molte altre cose sono regulaire. In questo momento il papà mi dice che sotto le finestre ci sono i fiori più belli. Sono un matto, tutti lo sanno, ah, che miseria, nel nostro alloggio non c’è che un letto. La mamma può ben immaginarsi che io vicino al papà non posso riposare. Quanta gioia avremo per il nuovo alloggio: proprio in questo momento ho disegnato san Pietro con la chiave, san Paolò con la spada e san Luca con mia sorella ecc. ecc. Ho avuto l’onore di baciare il piede di san Pietro in Sanct pietra e dato che ho la disgrazia d’esser così piccolo, allora mi hanno sollevato come un vecchio straccio, cioè come lo stesso

Wolfgang Mozart salito su

gi ALLA SORELLA

[Roma, 25 aprile 1770] Cara sorella mia!

Io vi acerto che io aspetto con una incredibile premura tutte le giornade di posta qualche lettera di Salisburgo. Hieri fùmmo à san Lorenzo, e sentimmo il vespero, e oggi Matina la messa Cantata, e la sera poi il secondo vespero, perchè era la festa della Madonna del buon consiglio. Questi giorni fùimo nel campidolio e viddemmo varie belle cose: se io volessi scrivere tutto, che viddi, non baste-

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MOZART

rebbe quel foglietto. In Due accademioeae sonai, e Domani sonerò anchè in una. Sta sera abbiamo veduti un contra alto un Musico che risemigliò molto al sig. Meisner, che avremo l’onore di vederlo à Napoli: subito dopo pranso giochiamo à potsch, questo è un gioco cke imparai in Roma, quando verò à casa, io vi l’imparerò. Dite al signor Mòlk, che mi rallegro, e mi congratullo con lei, che il suo sig. padre stà meglio di salute, e che lo prego, di farmi quel piacere, di far il mio rispetto in vece di me al suo sig. padre, e signora Madre e signora sorella, e fratello, e cognato, e cucina, e a tutto e tutti. Quello che vi scrissi l’altra volta, vi prego di farmelo, e di rispondermèlo, finita questa lettera, finirò una sinfonia! mia, che cominciai, l’aria è finita, una sinfonia e dal copista (il quale è il mio padre) perchè noi non la vogliamo dar via per copiarla, altrimente ella sarebbe rubata. A tutti i miei amici il mio complimento, e alla mia Madre bacciate da parte mia le mani, perchè sono tralaliera Roma caputmundi il 25 aprile anno 1770. Nell’anno venturo 1771.

Wolfgango in germania e ama deo Mozart in Italia.

Davanti come di dietro e nel mezzo doppio.

10. ALLA SORELLA E ALLA MADRE!

[Roma, 28 aprile 1770] Bacio mia sorella in faccia e alla mamma bacio le mani. Non ho ancora visto nessun scorpione né alcun ragno, non se ne parla e non se ne sente dir nulla. La mamma capirà bene la mia scrittura. Spero che la mamma mi scriva prestissimo. Del resto metto qui sotto il mio nome?.

EPISTOLARIO

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11.

$

ALLA SORELLA E ALLA MADRE!

[Roma, 2 maggio 1770] Ringraziando e lodando Dio sto bene e alla mamma

bacio la

mano come a mia sorella il volto, il naso, la bocca, il collo e la mia

penna cattiva e il culo, se è pulito. Wolfgang Mozart: Roma 1770.

124 ALLA SORELLA!

Napoli, il 19 maggio 1770 Cara sorella mia,

alla vostra lettera non saprei veramente rispondere, perché non avete scritta niente quasi. I Menuetti del sig. Haiden® vi manderò quando avrò più tempo, il primo gia vi Mandai. Ma questa proprio non la capisco. Mi hai scritto che sono minuetti rubati; che vuo! dire, li hai rubati o cosa? Vi prego di scrivermi presto, e tutti i giorni della posta. Io vi ringrazio di avermi mandato questi Rechenhistorien3, e vi prego, sé mai volete aver mal di testa, di

mandarmi ancor un poco di questi Kiinsten. Perdonate mi che scrivo si malamente, ma la ragione è perchè anche io hebbi un poco mal di testa. Il dodicesimo minuetto di Haydn, che mi hai mandato, mi piace moltissimo, il basso continuo poi l’hai composto in modo impareggiabile, senza il più piccolo errore. Ti prego, esercitati più spesso in queste cose. Di° alla mamma di non dimenticarsi di far pulire tutti e due i fucili. Scrivimi come sta il signor canarino. Canta sempre? Fischia ancora? Sai perché penso al canarino? Perché nella nostra anticamera ce n’è uno che fa un gran chiasso, proprio come il nostro. Apropos, il signor Johannes avrà certamente ricevuto la

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nostra lettera di congratulazioni, quella che volevamo scrivergli. Se per caso non l’avesse ricevuta, gli dirò a voce a Salisburgo quel che avrebbe dovuto esserci scritto. Ieri abbiamo indossato per la prima volta i nostri vestiti nuovi; eravamo belli come angeli. Temo però che di bello a casa non porteremo nient’altro. Addio, saluti alla Nandl* e dille di pregare spesso per me, io sono

Wolfgang Mozart Il 30 andrà in scena l’opera che ha composto Jommelli?. Il re e la regina‘ li abbiamo visti durante la messa a Porteci nella cappella di corte. Abbiamo visto anche il Vesuvio: Napoli è bella, ma è popolata come Vienna e Parigi. Riguardo all’impertinenza del popolo, non so se Napoli superi addirittura Londra, visto che qui il popolo, i laceroni?, hanno un loro capo che riceve ogni mese dal re 25 ducati d’argento soltanto per mantenere un certo ordine tra questi /aceroni. Nell’opera canterà la De Amicis. Siamo stati da lei e ci ha subito riconosciuto. La seconda opera la comporrà Cafaro*, la terza Ciccio de Majo?, la quarta ancora non si sa. Vai sempre al Mirawell!® per le litanie, ascolta il Regina coeli o il Salve regina, dormi bene e non sognare niente di brutto. Il mio più crudele saluto al signor von Schiedenhofen, tra/aliera tralaliera, e digli di imparare a suonare al pianoforte il minuetto repetiter, e faccia!! di non dimenticarlo. E faccia presto, perché mi faccia piacere, ch'io faccia in modo di accompagnarlo. A tutti gli altri amici ed alle amiche fa’ i miei complimenti e fa’-di vivere sana e fa’ di non morire, perché tu mi possa fare ancora una lettera ed io ne possa fare ancora una a te e poi facciamo sempre così per sempre, finché non ne avremo fatte un bel po’, ma io sono quello che vuol fare finché alla fine non si può fare nulla. Intanto voglio fare in modo di rimanere il tuo Wolfgang Mozart

EPISTOLARIO

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18:

;

ALLA SORELLA! [Napoli, 29 maggio 1770] Carifima sorella mia. Hieri l’altro fùmmo nella prova dell’opera del signor Jomela®, la quale è un’opera, che è ben scritta, e che mi piace veramente; il signor Jomela ci ha parlati, è era molto civile. E fùmmo anche in una chiesa, à sentir una Musica, la quale fù del signor Cicio Demaio,

ed era una belliBima Musica; anche lui ci parlò, e fù

ànche lui molto compito. La signora De amicis cantò à meraviglio. Stiamo Dio grazia afai bene di salute, particularmente io, quando viene una lettera di Salisburgo. Vi prego di scrivermi tutti i giorni di posta, e se anche non avete niente di scrivere; solamente vorrei

averlo per aver qualche lettera tutti giorni di posta. Spero che ricevèste questa lettera, Dove era dentra un’altra lingua, la quale Voi averete gia intesa, o capita. Egli non sarebbe mal fatto, se voi mi scriveste qualche volta una letterina italiana. Non vi sò più scrivere niente, che voi avete da far i complimenti a tutti i miei amici ed amiche, particularmente al signor Schidenhofen, il quale gia averà sicuramente ricevuto la lettera, che li scrife il mio padre, ed al signor de Aman il mio complimento, e domandatelo, e scrivetemelo poi come stà egli di salute. Addio. 29 maggio anno 1770 bacciate la mano alla mia madre da parte mia.

Wolfgango Amadeo Mozart.

14. ALLA SORELLA! [Napoli, 5 giugno 1770]

Cara sorella mia. Oggi il Vesuvio fuma in modo intenso, accidenti, e non ci posso

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andare. Abbiamo mangiato dal signor Doll, che è un compositeur tedesco e un brav’uomo. Ora inizio a descriverti la mia giornata. Alle 9 ore, qualche volta anche alle Dieci mi sveglio, e poi andia-

mo fuor di casa, e poi pransiamo d’un tratore e Dopo pranzo scriviamo et di poi sortiamo e indi ceniamo, ma che cosa? Al giorno di graBo, un mezzo pullo, overo un piccolo boccone d’un arosto, al giorno di magro, un piccolo pesce, e di poi andiamo à Dormire. Est ce que vous avez compris? Ma parliamo piuttosto in salisburghese, che è meglio. Grazie a Dio siamo in buona salute, papà ed io, e spero che anche tu e la mamma stiate bene. Se viene un altra volta la signora Aloisia de Schiedenhofen fatte da parte mia il mio complimento. Napoli e Roma sono due letti per dormire. Che bella scrittura, non è vero? Scrivimi, non essere così pigra, altrimenti averete

qualche bastonate di me, quel plaisir! Je te casserei la tète. Non vedo l’ora di avere i portrait? e sono curioso di vedere se il tuo ti assomiglia; se mi piacciono, me lo farò fare anch’io, insieme a papà. Ragazzina, dì un po’ dove sei stata, eh! Noi ieri siamo stati con il signor Menricofre, che manda i suoi saluti a te e alla mamma. L’opera che qui si rappresenta l’ha scritta Jommelli®, è bella, ma troppo seria e all’antica per il teatro. La De Amicis canta in modo bellissimo ed anche Aprile, che ha cantato a Milano. I balli sono miserabilmente pomposi. Il teatro è bello. Il re* ha avuto un’educazione grossolana, alla napoletana, e all’opera sta sempre in piedi su uno sgabello per sembrare un po” più alto della regina. La regina? è bella e gentile: sul mo/o (è una passeggiata) mi avrà salutato sicuramente sei volte nel più cortese dei modi. I signori ogni sera ci mettono a disposizione le loro ‘carrozze per andare con loro sul molo. Domenica siamo stati invitatival ballo dato dall’ambasciatore francese. Non posso scriver altro, i miei complimenti a tutti i buoni amici e amiche. State bene.

baciamano

P.S. — Il mio sparamano® alla mamma. Wolfgang Mozart S giugno 1770

EPISTOLARIO

SI

d9, ALLA MADRE!

{Napoli, 16 giugno 1770] Anch'io sono ancora vivo e tuttora vispo come sempre e viaggio con piacere. Ora sono stato anche sul Mediterraneo. Bacio la mano alla mamma, alla Nannerl do 1000 baci e sono

1770

il figlio Stefel e il fratello Hans[el]

16. ALLA SORELLA!

[Roma, 7 luglio 1770] Cara sorella mia!

Sono molto meravigliato che tu sappia comporre così bene. Insomma è bella. Prova spesso a far cose simili, mandami presto gli altri sei, te ne prego. Sta bene. Wolfgang Mozart P.S.— A tutti i buoni amici ed amiche i miei saluti. Il mio baciamano alla mamma: Mademoiselle, Jai l’honneur d’étre votre tres humble serviteur, e frere chevalier de Mozart.

Roma il sette di luglio anno 1770. Addio statevi bene, e cacate nel letto che

egli fà fracasso.

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WOLFGANG AMADEUS MOZART

E ALLA MADRE! [Bologna, 21 luglio 1770] Le mie felicitazioni per l’onomastico della mamma ed auguro che la mamma possa vivere ancora secoli e secoli, sempre in buona salute. È questo che chiedo sempre a Dio e Lo prego ogni giorno, e ogni giorno pregherò per voi due. Non posso servirvi che con alcuni campanelli e ceri e cuffiette e Flor e bende di Loreto?, quando sarò di ritorno. Intanto la mamma si conservi bene. Le bacio 1000 volte le mani e resterò fino alla morte il suo figlio fedele Wolfgang Mozart

Cara sorella mia: i, Io vi auguro che i dio vi dia sempre salute e vi lasci vivere ancora centoanni, e Vi faccia morire quando avrete mille anni. Spero, che voi impariate meglio conoscermi in avvenire, e che poi ne giu-

dicarete, come ch’egli vi piace. Il tempo non mi permette di scriver molto. La penna non vale un corno, ne pure quello che la dirigge. Il titolo dell’opera che hò da comporre à Milano non si sà ancora?. Addio. [Aggiunta nella busta]

Dalla nostra padrona di casa di Roma ho ricevuto in regalo Mille e una notte in italiano; è un divertimento a leggerle.

18. ALLA SORELLA!

[Bologna, 28 luglio 1770]

Carifima sorella mia. Jo vi devo confeBare che hé un grandifimo piacer, che ci avete

EPISTOLARIO

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mandati i ritratti, i quali mi piacciono molto. Nonvi sé piu scrivere niente, bacciate lamano mille volte alla mia madre da parte mia, e io vi baccio un 1000000 volte, e mi dichiaro pi

.

.

.

.

.

.

.

,

.

PO

.

.

vostro umilifimo servitore Wolfgango Amedeo Mozart

19:

ALLA SORELLA!

[Bologna, 4 agosto 1770] Seno veramente dispiaciuto che la giovane Marta sia ammalata,

e prego ogni giorno per lei, perché guarisca. Dille da parte mia che non deve far troppo movimento e di mangiar, da brava, cibi gelatinosi. Apropos! Hai dato a Robinig-Siegerl la mia lettera? Non mi scrivi niente: fammi il favore, quando lo vedi, diglielo che non mi deve dimenticare. Mi è impossibile scriver meglio, perché la mia penna è una penna adatta per scriver musica e non lettere. Ora il mio violino ha di nuovo tutte le corde nuove e suono ogni giorno; questo lo dico solo perché la mamma voleva sapere se suono il violino? Certo, ho avuto più di 6 volte 1’onore di suonare solo nelle chiese e a delle functiones meravigliose. Intanto ho già composto 4 sinfonie? italiane oltre le arie, di cui ne ho già sicuramente scritte 5 0 6,

e anche un mottetto. Viene spesso il signor Deibl? e vi onora ancora con i suoi discours divertenti? E il signor nobile Karl von Vogt, continua a degnarsi di sentire la vostra voce insopportabile? Il signor von Schiedenhofen deve aiutarti a scrivere con cura molti minuetti altrimenti non avrà più zuccherini da me! Sarebbe mio dovere seccare il signor von Mélk e Schiedenhofen con due mie righe, ma dato che mi manca il tempo necessario, prego di perdonare la mia mancanza e di riserbarmi per l’avvenire

questo onore. Inizi di varie cassazioni:

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Con questo ho soddisfatto il tuo desiderio. Ma non credo che una [delle cassazioni da te udite] sia di mia fattura, perché chi mai si attribuirebbe una composizione fatta dal figlio del maestro di cappella, di cui mamma e sorella sono là per riconoscerla? Addio! Sta bene. Il mio unico divertimento ora è di far sempre passi inglesi, capriole e spaccate. L’Italia è un paese del sonno! Vi ci si addormenta sempre! Addio, sta bene!

il 4 agosto 1770.

Wolfgang Mozart =

A tutti gli amici e le amiche i miei complimenti! Il mio baciamano alla mamma!

20. ALLA SORELLA!

[Bologna, 21 agosto 1770] Anch'io sono vivo e vegeto e, per l’esattezza, molto felice. Oggi mi è venuta voglia di cavalcare un somaro, perché in Italia c’è que-

EPISTOLARIO

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sta usanza e così ho pensato che avrei'dovuto provarci anch’io. Abbiamo l’onore di frequentare un certo domenicano considerato un santo, ma io non ci credo molto, perché spesso a colazione prende una faBa ciocolata e subito dopo un buon bicchiere di forte vino spagnolo. Io stesso ho avuto l’onore di pranzare con questo santo, che a tavola si è bevuto per ber® i. suo vino e infine un bicchiere colmo di vino forte, due fétte abbondanti di melone, pesche, pere, 5 lazze di caffè, un piatto intero di uccelli, due piatti colmi di latte e limoni. Si direbbe che lo facesse apposta, ma non credo, perché sarebbe troppo. E poi il pomeriggio a merenda mangia ancora molte altre cose. Addio. Stammi bene. Bacia le mani alla mamma da parte mia. I miei complimenti a tutti quelli che mi conoscono. Wolfgang Mozart, 1770 P.S. — Abbiamo conosciuto un certo domenicano tedesco, che

si chiama pater cantor. Mi ha chiesto di inviare un saluto da parte sua al signor Hagenauer, lo scultore, perché quando era a Bologna si confessava sempre da lui. Addio.

dia ALLA SORELLA!

[Bologna, 8 settembre 1770] Per non mancare al mio dovere scrivo anch’io due parole. Vi prego di scrivermi a quale confraternita appartengo e di farmi sapere quali preghiere debbo fare. Ora leggo appunto il Telemaco, e sono già alla seconda parte. Intanto stammi bene. Wolfgang Mozart Il mio baciamano alla mamma.

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20: A TOMAS LINLEY

[Bologna, 10 settembre 1770] Caro Amico

Finalmente ecco una mia lettera! vengo tardi assai a rispondere alla sua gentilissima mandatami a Napoli, la qual però non ricevei che due mesi dopo che lei me l’aveva scritta. Il disegno dello mio padre fu di prende la strada di Loretto per Bologna; di la di passare per Firenze, Livorno, e Genua, a Milano, e per consecuenza di farli una sorpresa, arrivando a Fiorenza all’improwiso. Ma, avendo avuto il mio Padre la discrazia di farsi una Schinccatura forte alla Gamba, essendo caduto il Cavallo di Stanga della Sedia di Posta, la quale ferita non solamente lo necessitò di stare tre Settimane nel Letto, mà lo fermò 7 Settimane in Bologna, questo brutto accidente ci obbliga di mutar pensiere, e di andare per Parma a Milano. Primo abbiamo perduti il tempo proprio di far quel viaggio, è secondo non v’è adesso il tempo proprio di farlo, essendo tutto il mondo in campagna, e di cavarne anche le spese di viaggio. Lei stia sicuro che questo accidente ci dispiace infinitamente. Farei tutto il possibile di avere il piacere di abracciare il mio caro Amico, ed il mio Padre unito con me avrebbe il più gran desiderio di rivedere il signor Gavard, e la sua carissima %- gentilissima famiglia, come anche la Signora Corinna ed il signor Nardini, e poi di ritornare a Bologna; se fosse se mai speranza di cavare pure le spese del viaggio. Quanto alle stampe perdute, il mio Padre pensò di servirla e ne giunse il suo aviso a tempo di poter ricavarne due. Mi favorisca adunque avisarmi presto qualche modo di poter mandarzgliele. Mi conservi la sua cara amicizia e creda pure che con inalterabile affetto sempre sono e rimango Bologna, 10 settembre 1770

devotiss.mo servitore ed affe.mo amico Amadeo Wolfgango Mozart

EPISTOLARIO

SU

25: ALLA SORELLA!

ì

[Bologna, 22 settembre 1770]

Spero che la mamma stia bene, come pure tu, e mi auguro che tu d’ora in poi risponda meglio alle mie lettere, perché è veramente molto più facile rispondere che trovare noi stessi cosa scrivere. I 6 minuetti di Haydn? non mi piacciono più dei primi 12; abbiamo dovuto suonarli molte volte alla contessa? e speravo di poter-introdurre in Italia il gusto dei minuetti tedeschi, perché i loro minuetti durano quasi quanto un’intera sinfonia. Perdonami se scrivo così male; potrei far meglio, ma ho premura. Per l’anno prossimo vorremmo avere due piccoli calendari. Addio. sf C. W. Mozart Il mio baciamano alla mamma.

24.

ALLA SORELLA!

[Bologna, 29 settembre 1770]

Perché la lettera sia un po’ più lunga voglio aggiungere anch’io qualche parola. Mi rincresce moltissimo della malattia così duratura che quella povera Marta deve soffrire e sopportare con tanta pazienza. Spero che con l’aiuto di Dio starà bene. Se non sarà così non bisogna affliggersi troppo, perché la volontà di Dio è sempre il meglio per noi e Dio saprà bene, meglio di noi, se sia preferibile esser in questo mondo o nell’altro. Ma dille che deve consolarsi, perché si può passare dal brutto al bel tempo. Bacio la mano alla mamma e stammi bene.

Addio. Wolfgang Mozart

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dd ALLA MADRE E ALLA SORELLA!

[Bologna, 6 ottobre 1770] Abbiamo ricevuto troppo tardi questa lettera, ma non importa, perché le poste italiane non sono molto puntuali. Sono felice che tu sia stata tanto allegra; avrei voluto esserci anch’io. Spero che Marta stia meglio. Oggi ho suonato l’organo dai domenicani. Porgi da parte mia gli auguri alla signora Hagenauer e alla vergine Teresia e dì loro che desidero di tutto cuore che possano ancora assistere alla secondiz di padre Domenico, in modo da poter esser di nuovo lietamente riuniti. Mi sembra che tu non abbia avuto la lettera in cui misi quella per il signor Sigmund”, perché non ricevo nessuna risposta. Addio, stammi bene; bacio la mano alla Mamma,

alla Teresa il mio augurio, e il mio saluto a tutti gli altri amici, in casa e fuori. Vorrei poter sentire presto le Pertelzkammersinnien?, magari suonarmi la tromba e il flauto. Ho sentito e veduto la gran festa di san Petronio a Bologna; era bella, ma lunga. Le trombe per la fanfara son dovute venire da Lucca, ma hanno suonato malissimo. Addio,

Wolfg. Mozart

26. ALLA MADRE!

[Milano, 20 ottobre 1770] Mia cara mamma, non posso scriver molto perché mi fanno male le dita per lo scriver tanti recitativi. Prego la mamma di pregare per me, affinché l’opera? vada bene e possiamo viver felici insieme. Bacio mille volte la mano alla mamma. Con mia sorella avrei molto da parlare, ma di che? Lo sa soltanto Dio, e io. Se Dio vuole, glielo potrò comunicare presto a voce, come spero. Intanto la

EPISTOLARIO

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bacio 1000 volte. I miei complimenti a tutti i bravi amici ed amiche. Abbiamo perduto la buona Marta, ma con l’aiuto di Dio la ritrove-

remo in luogo migliore3.

SI ALLA SORELLA!

[Milano, 27 ottobre 1770] Carissima sorella!

Tu sai che sono un gran chiacchierone e che come tale ti ho lasciatà. Ora invece parlo a segni, perché il figlio di casa è sordomuto fin dalla nascita. Adesso devo scrivere l’opera? c mi rincresce immensamente non poterti scrivere i minuetti richiesti, ma, se Dio

vuole, per Pasqua li avrai insieme a me. Non so né posso scriver altro, perché non c’è nulla di nuovo. Sta bene c prega per me. Il mio baciamano alla mamma ed i miei saluti a tutti quelli che mi conoscono. Io sono come sempre tuo fratello Wolfgang Mozart.

28. ALLA SORELLA!

[Milano, 3 novembre 1770] Carissima sorellina del mio cuore.

Ringrazio te e la mamma per gli auguri sinceri e brucio dal desiderio di rivedervi quanto prima a Salisburgo. Riguardo ai tuoi auguri, debbo dirti che quasi quasi mi stava venendo il sospetto che a scriverteli in italiano fosse stato il signor Martinelli. Ma tu sei sem-

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MOZART

pre la mia furba sorella e hai fatto le cose con molto spirito, mettendo sotto ai tuoi auguri in italiano i saluti del signor Martinelli, scritti proprio con la stessa calligrafia, e così non ho potuto accorgermi di nulla e ci sono cascato, dicendo poi subito a papà: «Ah, se potessi diventare anch’io così intelligente e così pieno di spirito!». E papà ha detto: «È vero». Ed io gli ho detto: «Ho sonno». E lui proprio in questo momento mi sta dicendo: «Finiscila». Addio, prega il Signore che l’opera? possa andar bene. Bacio le mani alla mamma, saluti a tutti i conoscenti, sono come sempre

tuo fratello Wolfgang Mozart le cui dita a forza di scrivere sono stanche

stanchhe stanchhe stanche?

20085 ALLA SORELLA! [Milano, 1° dicembre 1770] Non avendoti scritto da molto tempo ho pensato al tuo dispiacere e cerco di riparare con queste righe. Il babbo vi avrà fatto sapere che abbiamo avuto l’onore di conoscere il barone Rietheim. Ora devo scriver molto e devo lavorare alla mia opera”. Spero che ogni cosa vada bene con l’aiuto di Dio: Addio. Sta bene. Sono come sempre il tuo fedele fratello Wolfgang Mozart

P.S. — Bacia le mani alla mamma per me, i miei saluti a tutti i buoni amici ed amiche.

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30. ALLA SORELLA!

[Milano, 12 gennaio 1771] Carissima sorella! Già da tempo non ho più potuto scriverti, perché ero occupato con l’opera”. Ora che ho tempo voglio osservare meglio i miei doveri. L’opera, ringraziando e lodando Dio, piace ogni sera di più; il che desta la meraviglia di tutti, perché molti dicono che da quando sono a Milano non hanno mai visto prima un’opera così frequentata. Io, insieme al mio papà, sto bene, grazie a Dio, e spero che per Pasqua potrò raccontare tutto a voce alla mamma e a te. Addio.41 mio baciamano alla mamma. Appropos. Ieri il copista è stato da noi e diceva che deve trascrivere la mia opera per il teatro di corte di Lisbona. Intanto statemi bene. Mia cara signorina sorella. Ho l’onore di essere e di rimanere da ora fino all’eternità

il fedele vostro fratello?.

SE ALLA SORELLA!

[Venezia, 13 febbraio 1771] Carissima sorella,

ch’io sia sano l’avrai già saputo dal papà. Non so che cosa scrivere, se non il mio baciamano alla mamma. Sta bene?.

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3: A JOHANN BAPTIST HAGENAUR!

[Venezia, 13 febbraio 1771] Al sig. giovanni. la sig'*: perla ricona la riverisce tanto come anche tutte le altre perle, e li aBicuro che tutte sono inamorata di lei, e che sperano che lei prenderà per moglie tutte, come i turchi per contentar tutte sei. Questo scrivo in casa del signor Wider il quale é un galant’uomo come lei melo scrife, ed Jeri abbiamo finito il Carnovale da lui, cenando da lui, e poi ballammo ed andammo Colle perle in compagnia nel ridotto nuovo, che mi piacque afai. Quando stò dal Signor Wider e quardando fuori della finestra la casa dove lei abitò quanto lei fi in Venezia di nuovo non sé niente. Venezia mi piace afai. Il mio complimento al signor suo padre e madre sorelle fratelli e d tutti i miei amici ed amiche. Addio. Wolfgango Amadeo 13 di febbraio 1771. . Mozart

133. .

ALLA SORELLA!

[Venezia, 20 febbraio 1771] Anch’io vivo ancora e lodando e ringraziando Dio sono sano. La De Amicis ha recitato qui al san Benedetto. Dì al signor Johannes che le perle Wider parlano sempre di lui e per prima la signorina Caterina; e che lui ritorni presto a Venezia appunto per farsi dare l’attaca”, cioè per farsi buttare con il culo per terra e diventare così un vero veneziano. Volevano farlo anche a me e ben 7 donne ci hanno provato insieme, ma non sono state capaci di farmi cadere. Addio. Bacio la mano alla mamma e a tutti i buoni amici e alle ami-

che un complimento da noi due. Sta bene. Amen?.

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34. ALLA SORELLA!

[Verona, 18 agosto 1771] Carissima sorella. Non ho dormito più di mezz’ora, perché non mi piace dormire dopo mangiare. Tu puoi sperare, credere, pensare, esser d’avviso, ostinarti nella speranza, trovarti bene, immaginarti, rappresentarti, viver nella fiducia che noi siamo sani; ma certo io devo dartene

notizia. Devo far presto. amici ed amiche. Augura Heffner e chiedigli se ha Addio. Stammi bene. Che bella scrittura!

Addio. I miei complimenti a tutti i buoni un buon viaggio da parte mia al signor von visto 1’ Annamiedl. Il mio baciamano alla mamma. Wolfgang.

35: ALLA SORELLA!

[Milano, 24 agosto 1771] Carissima sorella!

Durante il viaggio abbiamo sofferto un gran caldo e la polvere ci ha inseguito continuamente con molta impeitinenza, al punto che saremmo certo rimasti soffocati o svenuti se non fossimo stati così accorti per esserlo. Qui, sostengono i milanesi, non è piovuto per un intero mese. Oggi ha iniziato a cadere qualche goccia, ma ora è tornato a splendere il sole e fa di nuovo molto caldo. La tua promessa (sai bene quale... tu, o mia cara), ti prego, mantienila veramente, te ne sarò davvero riconoscente. La principessa? ha recentemente avuto la diarrea e la cacarella. Di nuovo non so altro. Scrivimi tu qualche novità. I mici complimenti a tutti i buoni amici e amiche.

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Bacio le mani alla mamma. Sto proprio scoppiando dal caldo. Ora mi tolgo il corpetto. Addio. Stammi bene. Wolfgang

Sopra di noi c’è un violinista, sotto ce n’è un altro, vicino c’è un maestro di canto che dà lezione c nell’ultima stanza, di fronte alla

nostra, un oboista. E così bello per comporre! Ti fa venire tante idee.

36. ALLA SORELLA! [Milano, 31 agosto 1771] Carissima sorella!

x

Grazie a Dio, siamo sani. Ho già mangiato al posto tuo molte squisite pere, pesche e meloni. Il mio unico divertimento è parlare a gesti: lo so fare alla perfezione. Il signor Hasse è arrivato ieri e oggi andremo da lui. Anche il libro della serenata? è arrivato solo giovedì scorso. Non so cos’altro scrivere. Torno a pregarti di quella cosa, anche se non c’è più altro da fare, tu mi capisci bene. Saluti dal signor Germani c soprattutto da sua moglie, che ha un gran desiderio di conoscervi, dalla signora d’Asti e da lui, c poi anche da me. I miei complimenti a tutti i buoni amici e amiche. Il mio baciamano alla mamma. Addio. Wolfgang.

Be ALLA SORELLA! [Milano, 21 settembre 1771] Sono sano, ringraziando e lodando Dio, ma non posso scrivere molto: primo, perché non so che dire; secondo, mi fanno male le dita dal scrivere. Sta bene. Il mio baciamano alla mamma. Fischio

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’ spesso il mio fischio, ma nessuno mi risponde. Ora mancano solo 2 arie alla serenata, poi è finita. Il mio complimento a tutti i buoni amici e amiche. Non ho più nessun interesse per Salisburgo, temo che potrei anche diventar matto. Wolfgang.

38. ALLA SORELLA!

[Milano, 5 ottobre 1771] Anch'io sono, grazie a Dio, sano, ma sempre insonnolito. Siamo stati due volte dal conte Castelbarco, che è stato alla mia prima prova in teatro?. Niente di nuovo, non so altro se non che martedì prossimo vi sarà un’altra prova. Tutto quel che avevo ancora da dire il papà me l’ha portato via dalla penna: l’ha già scritto lui. La signora Gabrielli è qui, presto andremo a farle visita per conoscere tutte le cantanti di valore. Addio, sta bene. Saluti a tutti i buoni amici ed

amiche. Wolfgang.

39; ALLA SORELLA!

[Milano, 26 ottobre 1771] Carissima sorella!

Grazie a Dio anch’io sono sano. Il mio lavoro è finito e così ho più tempo per scrivere, ma non so cosa, il papà ha già scritto tutto. Non so nulla di nuovo se non che nella lotteria sono usciti 35, 59, 60, 61, 62. Se dunque avessimo puntato su questi numeri avremmo vinto, ma non avendo puntato non abbiamo né vinto né perso, anzi

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MOZART

abbiamo deriso la gente. Le 2 arie della serenata sono state cantate una da Manzuoli e l’altra dalla Girelli prima donna?. Spero ti divertirai a sparare a Triebenbach e (se il tempo lo permetterà) ad andare a spasso. Ora andiamo all’opera.. Il mio complimento a tutti i buoni amici e amiche. Il barone Dupin si reca spesso da quella signorina che suona il piano e così, a volte, ci troviamo insieme. Il mio baciamano alla mamma. Sta bene. Io sono sempre il tuo fedele fratello Wolfgang P.S. — Scusami per la scritturaccia, ma ho freita.

40.

ALLA SORELLA!

[Milano, 30 novembre 1771] Vi scrivo queste due righe perché non crediate che stia male. State bene. Bacio le mani alla mamma. I miei saluti a tutti i buoni amici. Qui ho visto impiccare quattro malfattori nella piazza del

duomo. Li impiccano come a Lione?. Wolfgang

41. ALLA SORELLA!

[Bolzano, 28 ottobre 1772] Siamo già a Bolzano. Di già? Ho fame, ho sete, ho sonno, sono pigro, ma sto bene. Ad Hall abbiamo visto il monastero e vi ho suonato l’organo. Se vedi Nader Nanerl dille che ho parlato con il suo amante, il signor Brindl, il quale mi ha fatto un complimento per lei. Spero che avrai mantenuto la tua parola c sarai stata domenica scor-

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sa dalla D.N. Sta bene e scrivimi qualcosa di nuovo. Bolzano, queSta tana di porci. Ecco una poesia di uno arrabbiato e impiperito come un diavolo volpino.

Se dovessi tornare ancora a Bolzano mi butterei piuttosto in una fossa.

42. ALLA MADRE

Milano, 7 novembre 1772

Hi Non si spaventi se invece della scrittura del mio papà legge la mia. La ragione è la seguente: 1) siamo dal signor von Aste e c’è il barone Cristiani; hanno tanto da parlare insieme che è impossibile che il babbo abbia tempo per scrivere; e 2) è troppo pigro. Siamo arrivati felicemente qui il quattro, a mezzogiorno, siamo sani, i nostri amici sono tutti in campagna e a Mantova ci sono soltanto il signor von Taste e la sua signora consorte, per i quali devo porgere a lei e a mia sorella un saluto. Il signor Myslivetek pare sia ancora qui. Della guerra italiana, di cui si parla tanto in Germania e delle fortificazioni qui al castello, non è vero niente. Mi perdoni la brutta scrittura. Se ci scrive, scriva semplicemente a noi: qui non c’è l’uso, come in Germania, di portare in giro le lettere, ma bisogna

andarsele a prendere alla posta c noi le andiamo a prendere ogni giorno di posta. Qui non c’è nulla di nuovo, aspettiamo le novità da Salisburgo. Speriamo che avrà ricevuto la lettera da Bolzano. Non so più cosa dire, perciò chiudo. I nostri saluti a tutti i buoni amici e amiche. Baciamo la mamma 100000 volte (non ho potuto mettere più zeri), ed io bacio le mani alla mamma e abbraccio mia sorella più con piacere fisico che con l'immaginazione.

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43.

ALLA SORELLA!

[Milano, 7 novembre 1772] Carifima sorella.

Spero che voi sarete stata dalla signora che voi già sapete. Vi prego se la vedete di farle un complimento da parte mia. Spero, e non dubito punto che voi starete bene di salute. Mi son scordato di darvi nuova, che qui abbiamo trovato quel sig. Belardo ballerino, che abbiamo conosciuto in Haje ed in Amsterdam quello che attaccò colla spada il ballerino il sig. Neri perchè credeva che lui fofe cagione che non ebbe la permifion di ballar in teatro. Addio. Non scordarvi di me. Io sono sempre il vostro fedele fratello Amadeo Wolfgango Mozart

44. ALLA SORELLA!

=

[Milano, 5 dicembre 1772]

Devo ancora scrivere 14 pezzi? e poi ho finito, però il terzetto e il duetto contano certamente per 4. Non posso scrivere molto, innanzitutto perché non so niente e poi non so nemmeno cosa io scriva, perché ho sempre per la testa la mia opera e invece di parole rischio di scriverti un’intera aria. Saluti alla mamma, a te e al

signor Adlgasser da parte dei signori Germani. Qui a Milano ho imparato un nuovo gioco: si chiama mercante in fiera e così appena torno a casa ci giocheremo. Dalla signora von Taste ho imparato una nuova lingua segreta, facile da parlare, un po’ difficile da scrivere, ma utile: è piuttosto infantile, ma per Salisburgo andrà bene. Addio, stammi bene. Il mio complimento a tutti gli amici e amiche. I miei saluti alla nostra bella

EPISTOLARIO

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Nandl* e al canarino, dato che loro due e tu siete gli esseri più innocenti della nostra casa. Sembra che Fischietti inizierà tra poco a lavorare ad una propria opera buffa (in buon tedesco), a lui tocca lavorare all’opera delle buffonate. Addio. Bacio le mani alla

mamma?.

45. ALLA SORELLA!

[Milano, 23 gennaio 1773] Signor e signora d’Aste sig'° e sig" Germani sig: Misliveck sig" De Amiéis m'hanno imposti di scriver e significarti i di loro complimenti e rispetti. Vi prego di dire al sig. Giovani Hagenauer da parte mia, che non dubiti, che andrò à veder sicuramente in quella bottega delle armi, se ci sono quei nomi che lui desidera, e che senza dubbio doppo averli trovati le porterò meco à Salisburgo. Mi dispiace che il sig: Leitgeb è partito tanto tardi da Salisburgo che non troverà più in scena la mia opera?, e forse non ci troverà nemeno, se non in viaggio.

Hieri sera era la prima prova coi stromenti della seconda opera, ma hò sentito solamente il primo Atto, perchè al secondo mene andiedi efendo già tardi. In quest'opera sarànno sopra il balco 24 cavalli e un mondo di gente, che sarà miracolo se non succede qualche disgrazia. La Musica mi piace, se piace al Peplico non sò, perchè alle prime prove non è lecito l’andarci che alle persone che sono del Teatro. Io spero che domani il mio padre potrà uscir di casa. Stàsera fà cattiviBimo Tempo. La sig" Teiber è adefo a Bologna e il carnevale venturo reciterà à Torino, e l’anno sufiquente poi và à cantare à Napoli. I miei rispetti a tutti i miei amici e amiche. Bacciate da parte mia alla mia madre le mani. Non sò niente più. Addio perdonate la mia cativa scritura, la penna non

vale un comoÌ.

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46. ALLA SORELLA!

[Vienna, 14 agosto 1773] se le condizioni del tempo lo consentiranno? Spero, o mia regina, che tu goda di ottima salute e che tuttavia, di tanto in tanto, 0, piuttosto, di quando in quando, o, meglio, talvolta o, ancor meglio, qualche volta, come dicono gli italiani, tu voglia sacrificarmi qualcuno dei tuoi importantissimi e assillantissimi pensieri, che discendono sempre dal più bello e dal più saldo degli intelletti, che tu possiedi insieme alla bellezza, anche se in così teneri anni e da una donna come te non si pretendi nulla del genere, tu, o regina, che in tal modo la possiedi da confondere ogni uomo e persino 1 vecchi. Sta bene. » (Eccoti qualcosa di serio) Wolfgang Mozart.

47. ALLA SORELLA!

[Monaco, 16 dicembre 1774]

Ho mal di denti. Johannes

Chrisostomus

Wolfgangus

Amadeus

Sigismundus

Mozartus Mariae annae Mozartae matri et sorori, ac amicis omni-

bus, praesertimque pulchris virginibus, ac freillibus, gratiosisque freillibus.

SEDI

EPISTOLARIO

7A

48. ALLA MADRE

h

Monaco, 14 gennaio 1775!

Dio sia lodato! Ieri, il 13, è andata in scena la mia opera? con un

successo tale che mi è impossibile descrivere alla mamma tutto il baccano che hanno fatto. Il teatro era così pieno che molta gente è dovuta restar fuori. Ad ogni aria seguiva° un fracasso terribile, con applausi e grida di viva maestro. Anche Sua Altezza Serenissima la principessa elettrice? e la principessa vedova”, che erano vis à vis a me, mi hanno detto bravo. Quando l’opera è terminata, per tutta la durata della pausa fino all’inizio del balletto? non ci sono stati altro che battimani e bravo; smettevano e subito iniziavano di nuovo e

così viag: Più tardi sono andato con il papà in una certa sala dove sarebbero passati il principe elettore? e la corte intera e ho baciato le mani a Sua Altezza il principe e alla principessa e alle altre Altezze, che sono state tutte molto cortesi. Questa mattina, di buon

ora, Sua Grazia il principe vescovo di Chiemsee ha inviato qualcuno a felicitarsi con me per il successo tanto straordinario che ha avuto l’opera con tutti. Riguardo al nostro ritorno, non potrà aver luogo tanto presto e la mamma non deve neppure desiderarlo, perché la mamma sa quanto fa bene starsene con l’affanno... Arriveremo sempre abbastanza presto. Una ragione seria e importantissima è che la mia opera verrà rappresentata di nuovo venerdì prossimo ed io sono indispensabile alla sua esecuzione, altrimenti non la si riconoscerebbe più, dato che qui fanno delle cose molto strane. Bacio 1000 volte le mani alla mamma. I miei saluti a tutti i buoni amici e amiche. Il mio complimento al signor Antretter, che lo prego di scusarmi se non gli ho ancora risposto, ma non ne ho avuto assolutamente il tempo e lo farò prossimamente. Adieu. Mille bacetti a Bimberl?.

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WOLFGANG AMADEUS

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49. A GIOVANNI

BATTISTA MARTINI

[Salisburgo, 4 settembre 1776]

Molto Rev.°° Pad.° Maestro Padrone mio Stimat.*"° La Venerazione, la Stima ed il Rispetto, che porto verso la di lei degnifima Persona mi spinse di incommodarla colla presente e di mandargli un debole Pezzo di mia Musica, rimettendola alla di lei maestrale Giudicatura. ScriRi l’anno scorso il Carnevale una opera buffa (La finta Giardiniera) à Monaco in Baviera. Pochi giorni avanti la mia partenza di là desiderava S. A. Elettorale! di sentire qualche mia Musica in contrapunto: ero adunque obligato di scriver questo Mottetto® in fretta per dar Tempo à copiar il Spartito per Sua Altezza, ed à cavare le Parti per poter produrlo la profima Domenica sotto la Mefa grande in tempo del Offertorio. Cari.$"° e Stimat.$"° Sgr. P. Maestro! Lei è ardentamente pregato di dirmi francamente, e senza riserva, il di lei parere. Viviamo in

questo mondo per imparare sempre industriosamente, e per mezzo dei raggionamenti di illumminarsi l’un l’altro, e d’affatigarsi di portar via sempre avanti le scienze e le belle arti. Oh quante e quante volte desidero d’esser piu vicino per poter parlar e raggionar con Vostra Paternità molto Rev. Vivo in un Paese dove la Musica fa pochifima Fortuna, bènehe altra di quelli, chi ci hanno abandonati, ne abbiamo ancora bravifimi ProfeBori e particolarmente compositori di gran Fondo, sapere, e gusto. Per il Teatro stiamo male, per mancanza dei Recitanti. Non abbiamo Musici, e

non gli averemo si facilmente, gia che vogliono efer ben pagati: e la Generosità non è il nostro difetto. Io mi diverto intanto à scrivere per la Camera e per la chiesa: e ne son quivi altri due bravifimi Contrapuntisti, cio è il Sgr. Haydn} e Adlgasser. Il mio Padre è Maestro della chiesa Metropolitana, che mi da l’occasione di scrivere per la chiesa, quanto che ne voglio. Per altro essendo il mio Padre già 36 anni di Servizio di questa Corte, e sapendo, che questo Arcivescovo non può e non vuol vedere gente avanzata in Età, non lo se ne prende à Core, si è meo alla Letteratura per altro già suo studio favorito. La nostra Musica di chiesa è afai differente di

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quella d’Italia, e sempre piu, che una mefa con tutto = il Kyrie, Gloria, Credo, la Sonata all’Epistola, l’offettorio ò sia Mottetto, Sanctus ed agnus Dei ed anche la piu Solenne, quando dice la Mega il Principe steBo non ha da durare che al più longo 3 quarti d’ora. Ci vuole un Studio particolare per questa Sorte di Compositione. E che deve però essere una Mefa con tutti Stromenti — Trombe di guerra, Tympani etc: ah! che siamo si lontani Cariss."° Sgr. P. Maestro, quante cose che avrei à dirgli! — — Reverisco devotamente tutti i Sgri Filarmonici*: Mi raccommando via Sempre nelle grazie di lei e non ceBo d’affligermi nel vedermi lontano dalla Persona del Mondo che maggiormente amo, venero e stimo, e di cui inviolabilmente mi protesto

Di. V. P'4 molto R.% umiliss.""° e devotss."° Servitore Pi

Wolfgango Amadeo Mozart.

?

Salisburgo 4 Settembre 1776

Se lei Si degna a Scrivermi, favorisca à mettere per Trento à Salisburgo

50. ALL’ARCIVESCOVO DI SALISBURGO!

[Salisburgo, 1° agosto 1777] Sua Grazia Serenissima Fminentissimo Principe del Sacro Romano Impero Graziosissimo Principe e Signore Signore!

Alla Vostra Grazia Serenissima io non devo esser di peso con il descrivere la nostra triste situazione: mio padre l’ha resa nota

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WOLFGANG AMADEUS

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umilissimamente a Vostra Grazia Serenissima sul suo onore e in coscienza, nel pieno rispetto della verità, nell’umilissima supplica da lui presentata il 14 marzo di quest'anno. Tuttavia, poiché da Vostra Grazia Serenissima non è giunta benevola decisione favorevole da noi sperata, mio padre già a giugno avrebbe umilissimamente pregato Vostra Grazia Serenissima di concederci graziosamente di poter compiere un viaggio di alcuni mesi per risollevare un poco la nostra situazione, se Vostra Grazia non avesse ordinato a tutta l’orchestra di tenersi pronta per l'imminente passaggio di Sua Maestà l’Imperatore?. Mio padre, in seguito, ha chiesto umilissimamente questo permesso, ma Vostra Grazia Serenissima glielo ha negato e si è degnata di esprimere l’opinione che eventualmente avrei potuto viaggiare io da solo, dato che sono a mezzo servizio. La nostra situazione è grave e mio padre si è perciò deciso a lasciarmi partire da solo. Tuttavia, anche a questo Vostra Grazia Serenissima si è compiaciuta di fare alcune osservazioni. Eminentissimo Sovrano e Signore Signore! I genitori si sforzano di mettere i propri figli in grado di guadagnarsi il pane da soli: e lo devono fare nel loro interesse e in quello dello Stato. Quanto più talento i figli hanno ricevuto da Dio, tanto più sono obbligati a farne uso, per migliorare la propria condizione e quella dei propri genitori. Sono tenuti ad assistere i genitori e a provvedere al proprio mantenimento e al loro avvenire. Questa realizzazione dei propri talenti ce l’insegna il Vangelo. Io perciò, in coscienza, devo testimoniare davanti a Dio, per quanto è possibile, la mia gratitudine a mio padre, che ha dedicato instancabilmente il suo tempo alla mia formazione, alleggerèndo il suo fardello e provvedendo ora a me e più tardi anche a mia sorella, che mi dispiacerebbe avesse passato tante ore al pianoforte senza poi poterne trarre una

qualche utilità. Vostra Grazia Serenissima si onori dunque di concedermi umilmente il mio congedo, poiché sono costretto a profittare ancora del prossimo mese autunnale, per non essere esposto ai mesi freddi della brutta stagione, che presto arriveranno. Vostra Grazia Serenissima non prenderà con sfavore questa umilissima supplica, poiché Vostra Grazia già tre anni fa, quando ho chiesto l’autorizzazione per andare a Vienna, mi ha detto che lì non avevo niente da sperare e che avrei fatto meglio a cercare fortuna altrove. Ringrazio Vostra Grazia Serenissima con la più profonda umiltà per tutti gli altissimi favori ricevuti e nella lusinghevole speranza di poter servire sempre di più e meglio Vostra Grazia

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03,

Serenissima nell’età matura, mi raccomando alla durevole, altissi-

ma benevolenza e grazia di Vostra Grazia Serenissima il mio graziosissimo Sovrano e Signore Signore umilissimo e devotissimo Wolfgang Amade Mozart.

DI: AL PADRE!

ri [Monaco, 29 settembre 1777] È vero! Ho molti buoni amici, ma purtroppo la maggior parte di essi può fare ben poco?. Ieri alle dieci e mezza sono stato dal conte Seeau, che mi è parso molto più serio e meno spontaneo della prima volta. Ma solo in apparenza. Oggi, infatti, sono stato dal principe Zeill, che mi ha gentilmente detto: «Credo che qui non faremo molto. A Nymphenburg, durante il pranzo, ho parlato a tu per tu con il principe elettore5, che mi ha detto: «Ora è ancora troppo presto. Deve andare in Italia, deve diventare celebre. Non gli nego nulla, ma ora è ancora troppo presto». La maggior parte di questi gran signori ha una così terribile mania dell’Italia! Comunque mi ha consigliato di andare dal principe elettore e di esporgli le cose come stanno. Oggi a pranzo ho parlato con il signor Woczitka, il quale mi ha dato un appuntamento domani alle 9; mi farà certamente avere un’udienza. Ora siamo buoni amici. Voleva absolument sapere il nome della persona”, ma io gli ho detto: «Stia sicuro che sono e resterò suo amico; da parte mia sono pienamente convinto della sua amicizia, e questo le basti». Ora, torniamo alla mia storia. Il vescovo di Chiemsee ha parlato anch'egli da solo con la principessa?, lei ha alzato le spalle e ha detto che farà il possibile, ma che ha parec-

chi dubbi. E ora veniamo al conte Seeau. Il conte Seeau, dopo che il principe Zeill gli aveva raccontato tutto, ha chiesto: «Non sa se il Mozart possa restar qui con un piccolo aiuto? Mi piacerebbe tratte-

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nerlo qui». Il vescovo gli ha risposto: «Non so, ne dubito molto, comunque può parlargliene». Questo dunque era il motivo per cui il giorno dopo era così preoccupato. Qui ci resto volentieri e insieme a molti dei miei buoni amici sono del parere che restando qui un anno o due potrei, con il mio lavoro, acquisire meriti e stima, e allora non sarei io a cercare la corte, ma la corte a cercare me. Il signor Albert ha in mente, da quando sono arrivato, un progetto che mi sembra fattibile. Vorrebbe cioè riunire 10 buoni amici, ognuno dei quali dovrebbe offrire un ducato al mese, il che fa 10 ducati — 50 fiorini — al mese, ovvero 600 fiorini l’anno. Se poi dal conte Secau avessi anche solo 200 fiorini l’anno, sarebbero 800 fiorini: che gliene pare al papà? Non è una proposta da amico? Non è forse da accettare, se si facesse sul serio? Io ne sono veramente contento,

resterei vicino a Salisburgo e se a lei, carissimo papà, venisse voglia di abbandonare Salisburgo e di venire a vivere a Monaco, il che me lo auguro di tutto cuore, sarebbe una cosa bellissima e facilissima. Perché se a Salisburgo eravamo costretti a vivere con 504 fiorini, potremmo ben vivere a Monaco con 600 o 800 fiorini: no? Ho da trasmetterle 100000 saluti da parte della contessa Larosée. È veramente una signora cortese e un’ottima amica. Il signor von Dufraisne mi ha detto recentemente che loro due hanno spesso litigato con la presidentessa per causa nostra. Papà è in tutto e per tutto nelle buone grazie della contessa Larosée. Raramente, dice, le è accaduto di conoscere un uomo dotato di tanto giudizio e che glielo si legge già dal viso! Io vado da lei ogni giorno. Suo fratello non è qui. Oggi, il 30, alle nove, seno andato a corte con il signor Woczitka, com’era stabilito. Tutti èrano in tenuta da caccia. Il barone Kern era di servizio come ciambellano. Ci sarei andato già ieri sera, ma non potevo rifiutare la gentilezza del signor Woczitka, il quale si era offerto di farmi parlare con il principe elettore. Alle 10 mi ha condotto in una piccola camera, in cui sarebbe dovuto passare Sua Altezza Serenissima il principe elettore per sentire la messa prima della caccia. E passato il conte Seeau e mi ha salutato molto cordialmente: «I miei rispetti, carissimo Mozart». Non appena il principe è giunto vicino a me, ho detto: «Vostra Altezza Serenissima, mi permetta di prostrarmi umilmente ai suoi piedi e di

offrirle i miei servizi». «Così, avete abbandonato Salisburgo per sempre?» «Sî, per sempre, Altezza Serenissima». «Ma perché mai avete litigato?»® «Non proprio, Altezza Serenissima, ho solo chiesto di fare un viaggio, mi è stato negato e così mi sono visto costret-

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dd

to a compiere questo passo, anche se già da qualche tempo avevo intenzione di andarmene. Salisburgo non è posto per me, ne sono certo». «Mio Dio, che ragazzo! Ma vostro padre è ancora a Salisburgo?». «Sì, Altezza Serenissima. Si prostra umilmente, ecc. Sono già stato tre volte in Italia”, ho scritto 3 opere$, sono membro dell’Accademia di Bologna”, ho dovuto sostenere una prova in cui molti maestri hanno lavorato e sudato 4 o 5 ore, ed io ho fatto tutto

in un’ora: questo dimostra che sono in grado di prestare servizio in qualunque corte. Tuttavia, il mio unico desiderio è di servire Vostra Altezza Serenissima, che è un grande». «Sì, mio caro figliolo, ma

non ci sono posti vacanti. Mi rincresce. Se solo ci fosse un posto vacante». «Vi assicuro, Vostra Altezza Serenissima, che farei certa-

mente onore a Monaco». «Sì, ma è tutto inutile. Non ci sono posti vacanti». Queste parole le ha dette mentre se ne andava ed io mi sono raccomandato a Sua Grazia. Il signor Woczitka mi ha consigliato di farmi vedere più spesso dal principe. Oggi pomeriggio sono stato dal conte Salern. La contessa sua figlia èora una dama particolare. È andata anche lei alla partita di caccia. Io e Ravanni eravamo per strada quando è passato l’intero corteo. Il principe e la principessa mi hanno salutato molto cordialmente. La contessa Salern mi ha riconosciuto subito. Mi ha fatto molti saluti con la mano. Il barone Rumling, che avevo visto prima nell’ante camera, non è mai stato tanto gentile con me come questa volta. Come sia andata poi con i Salern lo scriverò la prossima volta. Molto bene, con molta gentilezza e sincerità. La prego ora di stare molto attento alla salute. Le bacio 1000 volte le mani e sono e resto

il suo devotissimo figlio Wolfgang Amadé Mozart

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52: ALLA SORELLA

[Monaco, 30 settembre 1777] P.S. — Ma trés chere soeur,

scriverò prossimamente una lettera tutta per te. I miei saluti ad A.B.C.M.R. e ad altre lettere simili. Addio.

:

Un tale qui ha costruito una casa e ci ha scritto sopra: Costruire è un gran piacere, ma non sapevo ch’era così costoso. E durante la notte qualcuno gli ha scritto sotto: che un tal diletto è caro ben dovevi saperlo, o gran fottuto.

»_

[Monaco, 2 ottobre 1777]

Ieri, il 1° di ottobre, sono stato un’altra volta nella casa del conte

Salern. È oggi, secondo giorno, ho mangiato lì. In questi 3 giorni ho suonato abbastanza, con molto piacere. Però papà non deve pensare che sono stato apposta nella casa di Salern a causa di... , perché disgraziatamente lei è di servizio e di conseguenza non è mai in casa, però domani mattina alle 10 andrò a vederla a corte in compagnia di Mada. Hepp era prima una ragazza del Toffon. Sabato è

partita la corte e torna solo il 20. Domani pranzerò dalle signore di Branca, la signorina è per metà mia allieva, perché Siegl viene rare volte e Beecke, che non è qui, l’aiuta per il flauto. Dal conte Salern ho suonato 3 giorni di seguito improvvisando, poi ho fatto le 2 cas-

sazioni per la contessa e il finale con il Rondeau a memoria. Non

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può immaginarsi quanto piacere abbia provato il conte Salern. Lui capisce bene la musica, perché diceva ogni momento bravo, mentre gli altri cavalieri prendevano tabacco, si soffiavano il naso, si raschiavano la gola o iniziavano a parlare. Io dissi: «Non vorrei altro che il principe fosse qui, così almeno potrebbe sentire qualcosa. Non sa niente di me, non sa quello che posso fare. Questi signori credono a tutto e non vogliono esaminare niente da sé. Sì, è sempre così. Io faccio una prova, faccia venire qui tutti i compositeurs di Monaco e alcuni anche dall’Italia, Francia, Germania, Inghilterra

e Spagna. Sono pronto a gareggiare con chi vuole». Gli ho raccontato tutto quel che mi è accaduto in Italia. L'ho pregato, se mai parlasse di me, di raccontare queste cose e lui ha detto: «Io valgo meno di tutti, ma quello che posso lo farò di tutto cuore». Crede anche lui che se io potessi almeno restar qui, le cose andrebbero poi da sé. Da solo non mi sarebbe impossibile riuscire, perché dal conte potrei ricevere al minimo 300 fiorini; per il mangiare non avrei nessun pensierg, perché sarei sempre invitato e, se non lo fossi, Albert avrebbe un gran piacere d’avermi a tavola con lui. Io mangio poco, bevo acqua e solo alla fine, con la frutta, un piccolo bicchiere di

vino. Con il conte Seeau (per suggerimento dei miei buoni amici) farei così il contratto: ogni anno 4 opere tedesche, in parte buffe, in parte serie; per ognuna avrei una serata oppure un incasso particolare per me, com’è usanza. In questo modo avrei almeno 500 fiorini, che con il mio stipendio farebbero già 800 fiorini: ma certo di più, perché Rainer, comediant e cantante, incassava in una serata

200 fiorini e io qui sono molto ben visto. E non sarei forse amato se contribuissi a rialzare le sorti del teatro musicale nazionale in Germania? E questo accadrebbe certamente per merito mio, perché quando ho sentito l’opera tedesca avevo già una gran voglia di scrivere. La prima cantante si chiama Keyserin, è la figlia del cuoco d’un conte di qui, una ragazzina molto simpatica e di bella presenza in scena. Da vicino, però, non l’ho ancora vista. E nata qui.

Quando l’ho sentita, cantava solo per la terza volta. Ha un bella voce, non forte, ma neanche debole; molto limpida e ha una buona

intonazione. Il suo maestro è Valesi e dal suo modo di cantare si capisce che il maestro sa cantare e sa insegnare. Quando tiene la voce per un paio di battute resto molto meravigliato di come sa far bene il crescendo e il decrescendo. Il suo trillo è ancora lento e mi fa molto piacere, perché è limpido e chiaro, al contrario di come sarebbe se lo facesse più presto; è ben più facile. È la gioia del pubblico e la mia. La mia mamma era nel parterre. Alle quattro e mezzo

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era già in teatro per trovar posto; io ci sono andato solo alle sei e mezzo, perché posso andare nelle loggie così come ovunque; sono molto conosciuto. Sono stato nel palco della famiglia Branca, ho osservato spesso la Keyserin con il cannocchiale e sovente mi ha commosso fino alle lacrime. Io dicevo spesso: brava, bravissima! perché del resto era soltanto la terza volta che cantava in teatro. L’opera si chiamava La Pescatrice, musica di Piccinni, ben tradotta

in tedesco. Di opere originali, tuttavia, non ne hanno ancora. Vorrebbero rappresentare presto un’opera seria tedesca e si desidera che la componga io. Tra le persone che hanno questo desiderio c’è anche il professor Huber. E ora, a letto; non posso far altro. Sono in puncto le 10! Il barone Rumling mi ha fatto recentemente questo complimento: «Gli spettacoli sono la mia gioia: buoni acteurs e buone actrices, bravi cantanti e brave cantanti e per di più un così bravo compositore come lei!» Naturalmente queste non sono altro che parole e se ne possono dire tante. Però non ha mai parlato così con me. Auguro una buona notte. Domani, se Dio vuole, avrò l’onore, dilettissimo

papà, di parlare di nuovo con lei per scritto. Il 2 ottobre, N.4, al 2° piano.

[Monaco, 3 ottobre 1777] se io caco merda o se lei la mangia. Ora, però, qualcosa di più serio. In data 3 ottobre: scrivo questo. Domani la corte parte e non ritornerà prima del 20. Se fosse rimasta avrei fatto i mici passi o forse avrei indugiato ancora un po’, ma stando così le cose spero di poter riprendere il viaggio con la mamma martedì prossimo. Tuttavia, dovrebbe intanto esser organizzato quel gruppo di sostenitori di cui le ho scritto recentemente, in modo da avere un posto sicuro quando non avremo più voglia di viaggiare. Il signor von Grimmel è stato oggi dal vescovo di Chiemsee. Ha molte cose da risolvere con lui, anch’egli per il sale?. È un tipo curioso. Qui lo

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chiamano Vostra Grazia (quanto meno i servitori). Non desidera altro se non che io rimanessi qui e ha parlato di me al principe* con molta accortezza. Mi ha detto: «Lasci che vada io, parlerò con il principe, posso farlo benissimo, gli ho già fatto molti favori». Il principe gli ha promesso di farmi entrare senz'altro al suo servizio, ma la cosa non può avvenire nell’immediato. Quando tornerà la corte, parlerà al principe con tutta serietà e l’accortezza opportune. Oggi alle 8 sono stato dal conte Seeau; ho fatto presto, dicendo soltanto: «Sono qui solo per spiegarmi e per chiarire con Vostra Eccellenza la mia posizione. Mi è stato detto che dovrei fare un viaggio in Italia. Sono stato in Italia 16 mesi, ho scritto 3 opere?,

facendomi in tal modo conoscere abbastanza. Quel che è accaduto dopo, Vostra Eccellenza, può vederlo da questi diplomata®: dico e faccio notare a Vostra Eccellenza tutte queste cose soltanto perché se si parlasse di me e si dicessero delle falsità, Vostra Eccellenza potrà difendermi con buone ragioni». Mi ha domandato se stavo per recarmi,;m Francia. Ho detto che sarei rimasto ancora in Germania. Lui però ha capito a Monaco e, ridendo di gioia, ha detto: «Allora rimanete ancora qui?». Ho risposto: «No, ma sarei rimasto con piacere e in verità l’unico motivo per cui mi avrebbe fatto piacere avere un posto dal principe era perché in tal modo avrei potuto servire Vostra Eccellenza con le mie composizioni e senza alcun interesse. Sarebbe stato per me un vero piacere». A queste parole si è dato persino un colpetto alla berretta da notte. Alle 10 sono andato dalla contessa Salern a corte. Ha già ricevuto le arie”. I Robing dicono la prima cosa che gli viene in mente®. Più tardi sono andato a pranzo in casa Branca. Il consigliere segreto von Branca era invitato dall’ambasciatore francese, per questo non era in casa. Si fa chiamare eccellenza. La moglie è francese. Ho parlato con grande scioltezza. Mi ha detto che non mi esprimo per niente male e che ho un pregio, quello di parlare adagio e di farmi così capire molto bene. È una donna molto per bene, di ottime maniere. La signorina suona bene, ma le manca ancora il senso del tempo. Inizialmente ho pensato che fosse colpa sua o del suo udito, ma poi ho capito che la colpa non può essere attribuita ad altri che al suo maestro. È troppo indulgente, si accontenta subito. Oggi ho voluto provare a suonare con lei. Scommetto che se studiasse 2 mesi con me suonerebbe benissimo, in modo accurato. Mi ha pregato di porgere i suoi saluti a voi e a tutta la famiglia Robing. È stata in convento insieme alla signorina Louise. Una certa signorina Lindnerin, che ora fa da governante alle due contessine in casa del

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conte Salern, mi ha poi pregato a sua volta di scrivere tutto il possibile alla famiglia Robinig e alla signorina Louise von Schiedenhofen, con cui è stata in convento. Alle 4 sono andato dalla signora von Hosson; la mamma era già là e anche la signora von Hepp. Ho suonato fino alle 8 e dopo siamo tornati a casa. Alle nove e mezza ci ha raggiunto un’orchestrina di 5 elementi, 2 clarinetti, 2 corni e un fagotto. Il signor Albert, di cui domani ricorre l’onomastico, l’ha fatta venire in suo ed in mio onore. Non hanno suonato affatto male. Sono gli stessi che suonano da Albert nella sala, ma ci si accorge subito che sono stati istruiti da Fiala, Hanno suonato pezzi suoi e devo dire che sono molto vezzosi. Ha idee ottime. Domani eseguiremo insieme un piccolo concerto, su quel mediocre pianoforte. Nota bene. Ahimè, ahimè, ahimè! Le auguro una tranquillissima notte e mi rimetto una fervida preghiera nel sentire di sperare presto che il papà ristabilito è completamente. Perdonatemi l’orribile scrittura, ma è colpa dell’inchiostro, della fretta, del sonno, del sogno, ecc. Le papà, mio manissimo bacio, 1000 volte le carissime, sorello di tutta il mio caro abbraccio, il cuore, e per sem-

pre, nei secoli dei secoli, amen rimango” Wolfgang il suo devotissimo Amadé Mozart figlio. Monaco, 3 ottobre 1777 A tutti i buoni amici e amiche

cattivi amici c amiche buoni amici c amiche cattivi amici c amiche

tutto il possibile!

x

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AL PADRE

[Monaco, 11 ottobre 1777] Mon trés cher Pére!

Per quale motivo fino ad oggi non le ho scritto nulla di Myslivetek!? Perché ero felice di non dover pensare a lui. Perché ogni volta che si parlava di lui dovevo ascoltare quanto mi loda e che sincero e buon amico? sia nei miei riguardi! E nel frattempo il rincrescimento e la compassione. Mi descrivevano il suo stato ed io ero fuori di me. Dovrei sapere che Myslivetek, un così buon amico, si trova nella stessa città, nello stesso angolo di mondo in cui mi trovo io e non vederlo, non parlargli? Impossibile! Ho dunque deciso di recarmi da lui. Il giorno prima, però, sono andato dall’amministratore dell’ospedale ducale e gli ho chiesto se avesse potuto farmi parlare con Mysliveéek in giardino, perché, anche se tutti, compresi i medici, mi avessero detto che non c’era più pericolo di contagio”, non volevo recarmi nella sua camera, perché è molto piccola e c’è un odore piuttosto fastidioso. Mi ha dato del tutto ragione e mi ha detto che di solito andava a passeggiare in giardino tra le 11 e le 12; se però non l’avessi incontrato, allora l’avrei fatto chiamare giù. Il giorno dopo sono dunque andato all’ospedale ducale con il signor von Hamm,

secretaire dell’ordine, di cui

riferirò dopo, e con la mamma. La mamma è entrata nella chiesa e noi nel giardino. Lui non c’era. Allora l’abbiamo fatto chiamare. L’ho visto venire attraverso il giardino e l’ho riconosciuto subito dal modo di camminare. Devo pur dire che mi aveva mandato a salutare dal signor Heller, il violoncellista, chiedendomi di fargli

visita prima di partire. Quando mi si è avvicinato, ci siamo stretti la mano molto cordialmente. «Vede ora», mi ha detto, «quanto sono infelice». Queste parole e il suo aspetto, che il papà già conosce dalle descrizioni, mi hanno tanto commosso che, quasi piangendo, non ho potuto dire altro se non: «Mio caro amico! La compatisco di tutto cuore». Lui si è accorto che ero commosso e ha iniziato subito a parlare con grande vivacità: «Ma mi dica, dunque, cosa fa. Mi hanno detto che lei era qui e io quasi non riuscivo a crederci. Com'è possibile che Mozart sia qui e che non sia venuto a trovar-

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mi già da qualche tempo?». «La prego vivamente di perdonarmi. Ho avuto tante cose da fare, ho tanti buoni amici qui». «Sono certo

che lei ha qui degli ottimi amici, ma un amico come me non l’ha di certo». Mi ha chiesto se avevo avuto notizia dal papà d’una lettera... Ho detto di sì, che me l’aveva scritto (ero così confuso e tremavo tanto in tutto il corpo che riuscivo appena a parlare), ma senza scender nei particolari. Allora mi ha detto che il signor Gaetano Santoro, impreBario di Napoli, per una faccenda di impegni e di protectione, è costretto ad affidare la composizione dell’opera di questo carnevale ad un certo maestro Valentini, ma che per l’anno prossimo ne ha 3 ancora libere, di cui una è a mia disposizione. «Anche se, per Napoli ho già scritto sei opere’, non m’importa affatto accettare neanche la più sgradevole e di lasciare a lei la migliore, cioè quella di carnevale. Dio solo sa se potrò viaggiare; se non potrò, restituirò la scrittura. La compagnia per l’anno prossimo è buona. Tutta gente che ho raccomandato

io. Vede, a Napoli godo di buona considerazione,

tanto che se dico di prendere quello, lo prendono». Il primo uomo è Marchesi, che lui loda molto, così come Monaco intera. Poi c’è la Maccherini, una buona prima donna, e un tenore di cui non ricordo

più il nome? e che, come lui dice, in questo momento è il migliore d’Italia. «La prego, vada in Italia, là uno viene stimato e apprezzato». Ha veramente ragione; se ci penso bene, in nessun paese ho ricevuto tanti onori, in nessun altro luogo ho avuto tanta considerazione come in Italia; e uno acquisisce prestigio, se ha scritto opere in Italia e soprattutto per Napoli. Mi ha detto che mi avrebbe scritto la lettera per Santoro e che l*indomani dovevo andare da lui per ricopiarla. Io, però, non ho voluto Salire in camera sua anche se, per scrivere, avrei dovuto salirvi, perché in giardino non potevo farlo. Gli ho quindi promesso che vi ci sarei andato, ma il giorno dopo gli ho scritto una lettera in italiano, in cui dicevo con tutta naturalezza

che non sarei potuto andare da lui, dato che non avevo mangiato nulla ed ero riuscito a dormire solo tre ore e che quindi per tutto il giorno mi ero sentito come uno che ha perso la ragione, l’avevo sempre davanti agli occhi, ecc., tutte cose vere quanto è vera la luce del sole. Lui mi ha risposto così: «Lei é troppo sensibile al mio male. Io la ringrazio del suo buon Cuore. Se parte per Praga gli farò una lettra p il Conte Pachta. Non si pigli tanto à Cuore la mia disgrazia. Il Principio fù d’una ribaltata di Calefe, poi sono capitato nelle mani dei Dottori ignoranti, pazienza. Ci sarà quel che

Dio vorrà». E mi ha inviato la bozza della lettera per Santoro.

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«La brama ch’ebbi già da tanto tempo di servir V. S. Ill e cotesto rispettabilissimo Publico di Napoli colle mie debolezze di produrmi in cotesto Real Teatro, è il mottivo ch’io (non riguardando il lungo è dispendioso viaggio) condiscendo e mi Contento di scriver l’anno venturo in cotesto Regio Teatro un opera per 100 gigl?. pregandola però se pofibil fofe che mi foRe Confesta l’ultima, cioè, quella del Carnevale, perché i miei intereRi non mi permetteranno di poter accetar un opera prima di quel tempo. Già tanto spero dalla sua grazia; ed avendo l’approvazione Reale per me, prego di mandar la scrittura al Maestro Misliwececk, che così mi sarà sicu-

ramente ricapitata. Frà tanto anzioso d’imparar à Conoscer Persona di tanto merito mi dò l’onore di protestarmi per sempre Eccel. Mi ha anche mostrato alcune lettere che aveva con sé, in cui ho letto più volte il mio nome. Mi è stato detto che Myslivedek è rimasto molto meravigliato quando gli hanno parlato di Beecke o di

simili pianisti; e diceva sempre che non dovevano illudersi, nessuno suona come Mozart. In Italia, dove vivono i più grandi maestri, non si parla che di Mozart. Quando si nomina lui, tutti gli altri tacciono. Posso scrivere la lettera per Napoli quando voglio, ma prima lo farò meglio sarà. Vorrei però sentire il parere del giudiziosissimo maestro di cappella di corte signor von Mozart. Ho una voglia irresistibile di comporre una nuova opera. La strada sarà lunga, è vero, ma siamo ancora molto lontani dal giorno in cui dovrò scrivere quest’opera; prima di allora possono cambiare molte cose. Credo che si potrebbe accettare. Se intanto non troverò nessun impiego, eh bien, avrò almeno questa resource in Italia. Per carnevale avrei i miei 100 ducati assicurati; quando avrò scritto un’opera per Napoli, sarò certamente richiesto. E poi, come il papà ben sa, a primavera, d’estate e in autunno c’è sempre la possibilità di scrivere da qualche parte un’opera buffa, tanto per tenersi in esercizio e non restare in ozio. È vero, non si guadagna molto, ma è pur sempre qualcosa; e in questo modo si acquisisce più onore e credito che con cento concerti in Germania. Ed io sarei più felice, perché posso così comporre, la mia unica gioia e passione. Se poi riuscissi a trovare un impiego da qualche parte o se avessi speranza di averne uno, la scrittura sarebbe per me un’ottima raccomandazione, fareb-

be un grande effetto e accrescerebbe la mia reputazione. Ma sono solo parole, parlo così secondo il cuore. Se papà con dei buoni motivi mi persuaderà che ho torto, allora, per quanto controvoglia, lascerò perdere. Basta infatti che io senta parlare di un’opera, non appena sono a teatro, che senta cantare... e sono già completamen-

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te fuori di me. La mamma

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ed io andremo domani in giardino da

Myslivetek, per salutarlo. L’altro giorno, infatti, quando ha sentito

che dovevo andare a prendere la mamma in chiesa mi ha detto: «Se non fossi spectacolos, mi farebbe molto piacere conoscere la madre che ha dato alla luce un così grande virtuoso». La prego, carissimo papà, risponda a Mysliveek. Gli scriva ogni volta che le è possibile. Non gli farà piacere più grande, perché quest'uomo è completamente solo e abbandonato. Spesso, per un’intera settimana, nessuno va a trovarlo. Mi ha detto: «Le assicuro che è molto strano per me che venga a farmi visita così poca gente, dato che in Italia avevo ogni giorno gente». Se non fosse per l’aspetto, sarebbe assolutamente quello d’un tempo: pieno di fuoco, di spirito e di vita. Un po” più magro, naturalmente, ma per il resto l’uomo d’un tempo, buono e sveglio. Tutta Monaco parla del suo oratorio, Abramo e Isacco, che ha fatto eseguire qui. Ora ha quasi terminato una cantata o serenata per la quaresima: mancano solo alcune arie. Quando la sua malattia era più grave, ha composto un’opera per Padova. Non c’è nulla da fare, lo dicono anche qui che i dottori e i chirurghi l’hanno rovinato. Ha proprio un cancro alla gamba. Il chirurgo Caco, quel somaro, gli ha bruciato il naso. Può quindi immaginare le sue sofferenze. Il signor Heller è tornato proprio in questo momento dall’avergli fatto visita. Ieri, con la lettera, gli ho inviato la mia

serenata” di Salisburgo per l’arciduca Massimiliano e lui gliel’ha consegnata con la lettera. Ora passiamo ad altro. L’indirizzo del signor von Hamm è il seguente: «à Monsieur de Hamm secretaire de guerre de S.A.E. Serenissime de Baviére. A Mucic». Ieri, subito dopo pranzo, con la mamma sono stato a prendere il caffè dalle due signorine von Freysinger. La mamma non ha bevuto il caffè, ma 2 bottiglie di vino del Tirolo. Alle 3 è tornata a casa per preparare qualche cosa per il viaggio. Io, invece, sono andato con le 2 signorine! dal detto signor von Hamm, dove le 3 signorine!! hanno suonato un concerto ciascuna ed io un

concerto di Bichner, a prima vista, e poi null’altro che ola sazioni. Il maestro della signorina Hamm de’ Sempliciottiè certo ecclesiastico di nome Schreyer. È un buon organista, ma non è cembalista. Mi ha osservato per tutto il tempo attraverso gli occhiali. È un uomo di poche parole. Tuttavia, mi ha battuto sulle spalle, ha sospirato e ha detto: «Sì, sì, lei mi capisce, sì, veramente, lei è un uomo tutto d’un pezzo». Appropos. Papà si ricorda del nome Freysinger? Il papà delle 2 belle signorine di cui sopra dice

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di conoscere benissimo papà e di aver studiato con lui. Si ricorda soprattutto di Messenbrunn!?, dove papà — e questo è stata una sorpresa — ha suonato l’organo in modo incomparabile. Ha detto: «Era incredibile come muoveva le mani e i piedi, contorcendosi tutto, ma era incomparabile. Sì, un uomo tutto d’un pezzo. Mio padre lo stimava molto. E come prendeva in giro i preti, a proposito della sua vocazione!3; lei è proprio tutto suo padre, com’era allora. Lui era solo un po’ più piccolo, quando lo conobbi». Appropos, ancora una cosa. Un certo Ofele, consigliere di corte, invia a papà i suoi più rispettosi saluti. È uno dei migliori consiglieri di qui. Avrebbe potuto esser già da molto tempo cancelliere, se non fosse per un unico ostacolo, e cioè per il fatto che beve. La prima volta che l’ho visto da Albert ho pensato: ecco un eccezionale imbecille. S’immagini un uomo molto alto, forte, piuttosto corpulento, con una faccia ridicola. Quando attraversa la stanza per andare a un altro tavolo, si mette le mani sullo stomaco, ve le comprifhe, si erge in tutta la sua statura, fa un cenno con il capo e alla fine tira velocemente indietro il piede destro e fa così con ogni persona che saluta. Dice di conoscere molto bene papà. Adesso andrò ancora un po’ alla commedia. Presto scriverò di più, oggi non posso scriver altro, perché le dita mi fanno molto male. Monaco, 11 ottobre: alle ore undici e tre quarti, di notte, scrivo

quanto segue. Sono stato alla commedia del Lipperl!*. Ci sono andato solo per vedere il balletto o, a dir meglio, per la pantomima, che non avevo mai visto. S’intitolava «L'uovo fatto dalla fée Girigaricanarimanarischaribari». Era molto gradevole e divertente. Domani andiamo ad Augusta, dato che il principe Taxis non si trova a Ratisbona, bensì a Dischingen. Ad esser precisi, in verità, si trova in una residenza estiva, che non dista comunque più di un’ora da Dischingen. Ad Augusta mi comporterò come mi ha scritto papà. Credo che ora la cosa migliore sia che papà scrivesse una lettera ad Augusta, indicando di consegnarla alla Locanda dell’agnello, fino a quando non avvertirò della partenza. E una buona idea, no? Il signor von Bellvoll, il quale è venuto a farci visita questa sera da Albert, invia mille saluti al papà e a mia sorella 100000 volte. A lei invio qui 4 preludi!5. Vedrà lei in quale tonalità vadino. Spero che abbiate ricevuto puntualmente il duetto di Schuster! I miei saluti a tutti i buoni amici ed amiche, soprattutto al giovane conte Arco!”, alla signorina Sallerl e al mio carissimo amico signor Bullinger. Prego

quest’ultimo di avere la bontà di fare a nome mio, domenica pros-

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sima, al solito concerto delle 11!8, un discorso risoluto e di dare i

miei saluti a tutti imembri dell’accademia, invitandoli alla disciplina, in modo che uno di questi giorni io non sia ritenuto una persona poco seria, dato che ho lodato ovurique quest’accademia e continuerò sempre a farlo. Bacio le mani al papà e sono il suo devotissimo figlio

Wolfgang Mozart

56. AL PADRE

». [Augusta, 16 ottobre 1777] Mon trés cher Pére,

riguardo alla figlia del segretario della guerra Hamm, non posso riferirle altro se non che deve certamente avere molta cura per la musica, dato che studia da soli 3 anni e suona comunque molto bene numerosi pezzi. Non potrei però spiegarle con chiarezza l’impressione che mi suscita quando suona. Mi sembra così stranamente forzata con quel modo così curioso di muovere le lunghe dita ossute su e giù per ta tastiera. Certo, non ha ancora mai avuto un buon maestro e se resta'a Monaco non diventerà mai in vita sua quel che suo padre vorrebbe che diventasse. Egli vorrebbe infatti che lei diventasse una pianista di prim’ordine. Se venisse dal papà a Salisburgo per lei sarebbe un doppio vantaggio, sia per la musica che per il suo giudizio, visto che di questo ne ha veramente poco. Mi ha già fatto ridere molto. Come premio per la sua fatica avrebbe certo molto divertimento. Mangiar molto non può, perché è fin troppo semplice per farlo. Avrei dovuto metterla alla prova? Non ho potuto, dal gran ridere, perché se infatti le facevo sentire qualcosa con la destra, diceva subito braviBimo con quella sua voce da topo! Ebbene, voglio finire il più velocemente possibile la mia storia di Augusta, che avevo già iniziato a raccontarle. Dal signor direttore Graf c’era anche il signor von Fingerlin, cui ho dato i saluti di papà. Ognuno si è

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dimostrato molto cortese e ognuno ha discusso per tutto il tempo riguardo a un concerto. Tutti hanno anche detto: «Sarà uno dei più bei concerti che abbiamo mai avuto ad Augusta. È d’una preziosa utilità per lei conoscere il governatore Langenmantel e poi qui il nome Mozart agevolerebbe ogni cosa». Ci siamo lasciati contenti e soddisfatti. Adesso il papà deve sapere che il giovane signore von Langenmantel ha detto dal signor Stein di volersi impegnare per organizzare un concerto nella Stube! — una cosa rara che mi farebbe onore — solo per i signori patrizi. Non è possibile immaginare con quanto impegno abbia parlato e abbia promesso di occuparsene. Abbiamo stabilito che all’indomani mi sarei recato da lui per avere una risposta. Ci sono andato, il 13, lui è stato molto gentile, dicendomi però che non poteva ancora assicurarmi nulla di positivo. Ho suonato di nuovo per circa un’ora. Mi ha invitato a pranzo per il giorno dopo, il 14. La mattina mi ha comunicato di recarmi alle 11-e di portare qualcosa, dato che avgwa invitato anche qualche musicista dell’orchestra e volevano suonare qualcosa. Ho inviato subito dei pezzi. E mi sono presentato alle 11. Allora ho cercato di farmi perdonare con una miriade di scuse. Mi ha detto con un’aria del tutto indifferente: «Senta, per il concerto non se ne fa nulla. Oh, ieri mi sono preso una gran bella seccatura per causa sua. I signori patrizi mi hanno detto che la loro cafa non è molto fornita e che poi non esiste un virtuoso a cui si possa dare una souvrain d’or». Ho sorriso e ho detto: «Non lo credo neanch’io». N.B. — Alla Stube lui è sovrintendente per la musica e suo padre è governatore! Non me ne sono curato più di tanto. Giunse così il momento di metterci a tavola. Anche il vecchio ha pranzato sopra con noi: è stato molto gentile, ma non ha detto nulla riguardo al concerto. Dopo il pranzo ho suonato 2 concerti, ho improvvisato e poi ho suonato un trio di Hafeneder al violino. Avrei voluto suonare più a lungo il violino, ma ero accompagnato così male che mi è venuto il mal di stomaco. Lui, molto gentilmente, mi ha detto: «Oggi restiamo insieme, andiamo alla commedia e poi lei cena da noi». Ci siamo divertiti molto. Di ritorno dalla commedia ho suonato nuovamente fino al momento di mangiare. Poi siamo andati a cena. Già nella mattinata mi aveva fatto qualche domanda sulla mia croce? e gli avevo spiegato molto bene cosa fosse e come l’avessi avuta. Lui e suo cognato allora hanno spesso detto: «Facciamoci inviare anche noi questa croce, così ci troveremo accomunati al signor Mozart». Io però non ci ho fatto caso. E ancora: «Lei, cavaliere,

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signor sperone». Io non ho detto nulla. Durante la cena però hanno oltrepassato i limiti. «Quanto costerà, 3 ducati? Per portarla bisognerà avere un’autorizzazione? E per questa autorizzazione bisogna pagare? Ma sì, facciamola portare, questa croce». C'era anche un ufficiale, un certo B. Bach, che ha detto «Beh, si

vergognino, che cosa se ne farebbero loro d’una simile croce?». Quel giovane asino dai corti mantelli gli ha strizzato l’occhio. Me ne sono accorto. Lui l’ha notato e c’è stato un momento di silenzio. Allora mi ha offerto del tabacco dicendo: «Beh, prenda un po’ di tabacco». Io non ho risposto. Alla fine ha iniziato di nuovo con un’aria beffarda: «Allora, domani le manderò qualcuno e lei avrà la bontà di prestarmi solo per un momento la croce, gliela rimanderò subito indietro. Solo per farla vedere all’orafo. Sono certo che se gli chiedo quanto vale — è uno che se ne intende — mi dirà: “Un tallero bavarese, circa”. Di più non vale, perché tra l’altro non è d’oro, ma di rame, ah, ah». Ed io dissi: «Dio me ne

guardi. È di latta. Ah, ah». Ero rosso come il fuoco per la rabbia e la collera. «Ma mi dica», ha ripreso lui, «lo sperone posso eventualmente toglierlo?». «Oh, sì», ho risposto, «non ne ha bisogno. Tanto l’ha già in testa. Anch'io ne porto uno in testa, ma c’è differenza. Non vorrei scambiarlo con il suo. Beh, prenda un po’ di tabacco». Gli ho offerto del tabacco. È impallidito un po’, ma ha iniziato di nuovo: «L'altro giorno sul suo bellissimo gilet la decorazione le stava benissimo». Io non ho risposto. Alla fine ha gridato al domestico: «In futuro dovrete avere più rispetto, quando noi due, mio cognato ed io, porteremo la croce del signor Mozart. Beh, ancora un po’ di tabacco». «Com’è strano», ho continuato io, come se non avessi sentito quèél:che aveva detto, «è più facile per me ottenere tutte le docorazioni che può ricevere lei, che non per lei diventare quello che sono io, anche se morisse e resuscitasse 2 volte. Beh, ancora un po’ di tabacco». E mi sono alzato. Si son alzati tutti nel più grande imbarazzo. Ho preso il cappello e la spada e ho detto: «Avrò il piacere di vederla domani». «Oh, ma domani non ci sono». «Allora verrò dopodomani, se sarò ancora qui». «Ah, ma vorrà pure...» «Non voglio nulla. Questo è un nido di pidocchi. Intanto, stiano bene». E me sono andato. Il giorno dopo, il 15, ho raccontato tutto al signor Stein, al signor

Gignoux e al signor direttore Graf: non ho raccontato la storia della croce, bensì il disgusto per quel loro gran ciarlare d’un concerto che poi non s’era fatto. Questo significa prendersi gioco della gente, raggirarla. Mi pento veramente di essere venuto qui.

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Non avrei mai creduto, in vita mia, che ad Augusta, la città nata-

le di mio padre, avrebbero fatto un simile affronto a suo figlio. Papà non può immaginare quanto si siano dispiaciuti e adirati quei 3 signori. «Ah, lei deve dare un concerto. Non abbiamo bisogno dei patrizi». Ma io sono rimasto fermo alla mia decisione e ho detto: «Sì, desidero dare un piccolo concerto di commiato al signor Stein per i pochi buoni amici che ho qui e che sono degli intenditori». Il direttore era molto dispiaciuto. «Questo è disdicevole», ha esclamato, «è una vergogna! Chi avrebbe potuto mai pensare una cosa simile da parte di Langenmantel. Pardieu, se avesse voluto, si sarebbe fatto». Ci siamo lasciati. Il signor direttore mi ha accompagnato giù per le scale in veste da camera fino alla porta di casa. Il signor Stein e Gignoux, che invia i suoi saluti a papà, sono venuti a casa con me. Hanno insistito con noi perché decidessimo di resistere, ma siamo rimasti irremovibili. Adesso papà deve sapere che l’altro giorno il giovane von Langenthantel, quando mi ha balbettato con aria indifferente la bella notizia del concerto, mi ha detto: «I signori patrizi la invitano al loro concerto giovedì prossimo». Io ho risposto: «Verrò a sentire». «Ah, ma deve esser così gentile di suonare!». «Eh, e chi lo sà, perché no?». Ma, a causa dell’affronto, ho deciso di non andarci più, di mandare in culo tutto il patriziato e di partire. Giovedì 16, durante il pranzo, mi hanno chiamato fuori. Era una

domestica di Langenmantel, che l’aveva mandata per chiedermi di passare da lui per accompagnarlo al concerto e che sarei potuto andarci subito dopo aver mangiato. Gli ho inviato i miei rispettosissimi saluti, facendogli dire che non sarei potuto andare al concerto e che non potevo recarmi da lui perché ero già impegnato, come, tra l’altro, era vero. Sarei andato però l’indomani a congedarmi, perché sabato, al più tardi, sarei partito. Intanto il signor Stein si è recato di corsa dagli altri patrizi di parte evangelica e ha parlato con tanta enfasi e con tanto ardore che i signori si sono veramente spaventati. «Cosa?», si son detti tra loro,

«lasciamo partire-senza ascoltarlo un uomo che ci dona così tanto onore? Il signor von Langenmantel pensa forse che, dato che lo ha già sentito lui, può bastare». Insomma, tanto hanno detto e tanto hanno fatto che lo stesso buon giovane signore dal mantello corto è stato costretto a recarsi dal signor Stein, per pregarlo a nome di tutti di fare il possibile per convincermi ad andare al concerto. Non dovevo aspettarmi niente di speciale, ecc. ecc. Dopo molta esitazione l’ho dunque seguito. Erano presenti i

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signori più noti, sempre molto gentili, soprattutto un ufficiale, un certo barone Rehlingen, che è anche lui un direttore o un’animale simile. Ha aperto lui stesso il pacco con i miei spartiti. Ho portato anche una sinfonia. L'hanno cséguita ed io ho suonato il violino. Qui però c’è un’orchestra da far diventare pazzi. Quel leccone von Langenmantel è stato molto gentile. Però ha sempre quella sua faccia beffarda. Mi ha detto: «Ormai credevo veramente che lei ci sarebbe sfuggito. Ho pensato addirittura che lei fosse arrabbiato per lo scherzo dell’altro giorno». «Per carità», ho detto, «lei è davvero ancora giovane. Ma facgia più attenzione, io non sono avvezzo a simili scherzi. E aver preso in giro un tale soggetto non le ha fatto onore; ed è stato anche inutile, dato che ancora porto la mia croce. Avrebbe fatto meglio un altro scherzo». «Le assicuro», ha risposto lui, «è stato mio cognato che...» «Lasciamo perdere», ho ribattuto. «Quasi quasi», ha detto lui, «non avremmo avuto più il piacere di vederla». «Sì, se non fosse stato per il signor Stein non sarei in realtà venuto e a dire la verità sono venuto solo perché negli altri paesi non si ridesse dei cittadini di Augusta, ogni volta che avrei raccontato poi che ero rimasto 8 giorni nella città natale di mio padre senza che avessero voluto sentirmi». Ho suonato un concerto e tutto è andato bene, tranne l’accompagnamento. Alla fine ho eseguito anche una sonata?. Poi il signor barone Rehlingen mi ha ringraziato molto gentilmente a nome di tutta la compagnia e, pregandomi di ritenerlo solo un gesto di buona volontà, mi ha dato 2 ducati. Non mi lasciano ancora in pace, prima di domenica vogliono che suoni un concerto in pubblico. Forse. Ma sono ormai talmente stanco che non posso assicurarlo. Sarò ben contento di tornare in un luogo ove ci sia una corte. Se non ci fossero un signor cugino

e una signora cugina* così buona c una cuginetta? così adorabile, in verità me ne pentirei, tante volte quanti sono i capelli che ho in testa. Ora devo scrivere qualcosa alla mia cara signorina cuginetta. Mi riservo di farlo domani, perché bisogna essere veramente tranquilli, per farne per bene le lodi, come merita. Il 17, di mattina presto, scrivo e affermo che la nostra cuginetta è bella, intelligente, amabile, brava e allegra, soprattutto perché, da brava ragazza, ha molto frequentato gli altri. Per qualche tempo è stata anche a Monaco. E, in verità, stiamo bene insieme, perché anche lei è un po’ furbacchiona. Prendiamo in giro la gente che è una gioia. La prego ora di non dimenticare l’indirizzo del vescovo di Chiemsee. La lettera a Gaetano Santoro la invierò senz'altro oggi

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a Myslivetek, come d’accordo. Mi ha già detto il suo indirizzo. La prego di scrivere al più presto al povero Mysliveéek, perché so che gli farà tanto piacere. Quanto prima le parlerò del piano forte, dell’organo di Stein e, in particolare, del concerto alla Stube. C’era molta

aristocrazia,

la duchessa

Piccoloculo,

la contessa

Pisciabene e poi la principessa Puzzadimerda con le sue 2 figliole, che son però già ammogliate con i 2 principi di Codaporca. Addio a tutti. Bacio centomila volte le mani al papà, abbraccio mia sorella con delicatezza orsina e sono il suo devotissimo figlio

Augusta, 17 ottobre 1777

Wolfgang Amadé Mozart i

[Aggiunta sulla busta]

Il signor Novac, arrivato oggi, porge a tutti i suoi saluti, soprattutto allafsignorina Katherl. La prossima volta scriverò qualcosa di più allegro. Mercoledì prossimo darò uno sconcerto nella sala comitale dei Fugger. I miei saluti anche alla mia cara cugina. Adesso andiamo tutti e 3 dal signor Stein e pranziamo là. L'unica cosa che mi dà preoccupazione è l’accompagnamento per il mio concerto, perché l’orchestra qui è veramente pessima. Ora devo terminare, sono già le 11. Bacio 100000 volte le mani al papà, un forte abbraccio a mia sorella, à tutti tutti tutti

il nostro complimento. e così sono né caldo né freddo

il suo devotissimo figlio W. A. Mozart

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DA AL PADRE

[Augusta, 17 ottobre 1777] Mon trés cher Pére!

Ora inizio subito dai pianoforti di Stein. Prima, d’aver visto i pianoforti prodotti da Stein, i pianoforti di Spath erano i miei favoriti, ora però devo dare la preferenza agli Stein, perché smorzano molto meglio di quelli di Regensburg. Quando colpisco con forza il suono cessa immediatamente appena l’ho fatto sentire, tanto se tengo la nota o se la lascio. Posso toccar la tastiera come voglio e il suono resta sempre lo stesso, non striscia, non è mai più forte o più debole e non è mai mancante; insomma} va sempre bene. È vero ch’egli

non vende un simile piano sotto i 300 fiorini, ma la fatica e la diligenza che ci mette sono impagabili. I suoi strumenti hanno questo speciale vantaggio rispetto agli altri, che sono fatti a smorzatura. Solo un produttore su cento si occupa di questa cosa. Ma senza smorzatura è impossibile che un pianoforte non strascichi o non continui a vibrare. I suoi martelletti scattano indietro appena hanno toccato le corde, tanto se si tiene giù il tasto o se lo si lascia. Quando ha finito un simile pianoforte (come mi ha detto lui stesso) si siede alla tastiera e prova ogni sorta di passaggi, scale, salti e smorza e lavora fino a quando il pianoforte fa tutto quel che vuole; perché lui lavora soltanto per migliorare la musica e non per il suo solo profitto. Altrimenti farebbe presto. Dice spesso: «Se non amassi io stesso così appassionatamente la musica e se io stesso non sapessi un po’ il piano, già da molto tempo avrei perduto la pazienza per il mio lavoro; ma sono un amante di strumenti che non tradiscono il suonatore e sono duraturi». I suoi pianoforti durano davvero. Egli garantisce che la cassa armonica non si spacca né s’incrina. Quando ha pronta una cassa armonica allora l’espone all’aria, alla pioggia, alla neve, all’ardore del sole e a tutti i diavoli perché si spacchi. Poi inserisce dei cunei nelle crepe, le incolla dentro e lo strumento diventa forte e resistente. È contentissimo quando il legno si spacca, dato che poi proprio così è sicuro che non può più accader nulla. È lui stesso che a volte taglia, incolla di nuovo e risalda bene. Ne ha già pronti 3 di questi pianoforti.

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Oggi ho suonato ancora uno di essi. Oggi, 17, abbiamo mangiato nella casa del giovane signor Gassner, il quale è un vedovo, giovane e di buon aspetto, d’una giovane e bella donna. Sono stati sposati solo per 2 anni. È realmente un giovane buono e gentile. Ci ha trattati in modo splendido. Ha mangiato con noi anche un collega del signor abbé Henri, Bullinger e Wishofer, ex gesuista, che è attualmente nella cattedrale il maestro della cappella. Conosce molto bene il signor Schachtner, perché a Ingolstadt è stato il suo direttore del coro. Si chiama Pater Gerbl. Devo inviare al signor Schachtner un complimento da parte sua. Il signor Gassner e una delle sue signorine, mamma, io e la cugina siamo stati dopo mangiare nella casa del signor Stein. Alle 4 sono venuti il maestro della cappella e il signor Schmittbauer, organista a sant’Ulrich, anch’egli un anziano semplice e buono; e in questa occasione ho suonato precisamente a prima vista una sonata di Beecke, che era abbastanza difficile, miserabile al solito; le croci che si fecero il maestro della cappella e l’organi-

sta, non,sono da descrivere. Qui e a Monaco ho già suonato molte volte a memoria le mie 6 sonate; la quinta in sol l’ho suonata nell’accademia. L’ultima in re sul pianoforte di Stein ha un suono magnifico. Anche il meccanismo che si preme con il ginocchio è fatto molto meglio da lui che dagli altri; basta toccarlo che funziona; e appena si scosta un po’ il ginocchio non si sente più nemmeno la minima risonanza. Domani verrò forse al suo organo, cioè, ne scriverò e per ultimo tengo in serbo la sua bambina. Quando ho detto al signor Stein che avrei voluto suonare il suo organo perché l’organo è la mia passione, si è meravigliato molto e ha detto: «Come? Un uomo come lei, un così grande pianista vuol suonare uno strumento dove non c’è nessuna douceur, nessuna espressione,

né un piano, né un forte, ma un tono sempre uguale?» «Tutto questo non vuol dir nulla, l’organo è per i miei occhi e le mie orecchie il re degli strumenti». «Certo, per me!» Ci siamo dunque andati insieme. Capivo già dai suoi occhi che credeva ch’io non avrei cavato molto dal suo organo; che par exemple lo avrei suonato addirittura come un piano. Mi raccontò che aveva portato all’organo anche Schobert, perché lo desiderava. «Ma io ero in pena — disse — perché Schobert lo aveva detto a tutti e la chiesa era piuttosto piena; credevo che quest'uomo fosse pieno d’anima, di fuoco e di agilità,

ma tutto ciò non era adatto per un organo; però, non appena iniziò fui subito di un’altra opinione». Io non gli ho detto altro: «Cosa crede, signor Stein, che io corra su e giù per l’organo?» «Ah, lei è tutt’a'tra cosa». Andammo sul coro, iniziai a preludiare ed ecco che

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già sorrideva. Poi ho suonato una fuga. «Lo credo bene — disse — che lei provi piacere nel suonare l’organo, quando si suona così». In principio il pedale mi era un po’ estraneo, perché non era interrotto. Iniziava con il do, poi re, mi, in fila, invece da noi re e mi sono il

alto, come qui sono il bemolle c fa diesis. Ma in seguito mi ci sono abituato. Sono stato anche a sant’Ulrich, sull’organo antico. La scala è orribile. Ho pregato qualcuno, chiunque fosse, di suonare per ascoltarlo dal basso, perché dall’alto, l'organo non fa nessun effetto. Ma non ho ugualmente capito nulla. Poi il giovane regens chori, un sacerdote, non faceva che delle scale in su c in giù per l’organo e non si capiva niente, e quando voleva mettere insieme delle armonie non erano che disarmonie. Non accordava. Dopo siamo stati in una locanda, c'erano anche la mia mamma,

la cugina ed anche il

signor Stein. Un certo padre Emilian, un asino vanaglorioso, scemo, arido di professione, era veramente cordiale; voleva divertirsi sem-

pre con la quando fu un canone bello. «Mi per natura

cuginetta e lei, comunque, si divertiva con lui. Alla fine, un po’ alticcio (e lo fu presto) iniziò con la musica. Cantò e disse che io in vita mia non avevo sentito nulla di più rincresce — dissi — non posso cantare anch’io, perché non so intonare». «Questo non importa», disse. Iniziò. Io

ero il terzo, ma presi un testo ben diverso, p. es.: «O tu, coda, tu, lec-

cami il culo». Sotto voce: a mia cugina. Poi si rise ancora per mezz’ora. Lui mi diceva: «Se si stesse insieme di più vorrei discutere con lei sull’intonazione». «Allora finiremo presto di discutere», dissi. Prendi, mostro. Il seguito, subito. .

W. A. Mozart

58. A MARIA ANNA THEKLA MOZART!

[Mannheim, 31 ottobre 1777] È strano! Dovrei scrivere qualcosa d’intelligente c non mi vien nulla in mente. Non dimenticarti di ricordare al signor decano di mandarmi presto le musiche. Non dimenticare la tua promessa?. Non la dimentico certo neanch’io. Come avrai già potuto pensare,

EPISTOLARIO

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con la prossima posta ti scriverò una lettera tutta in francese e tu potresti poi farla tradurre in tedesco dal signor ispettore forestale*; hai già iniziato ad aspettare? Ora lo spazio è troppo stretto per scrivere una cosa più intelligente e lo scriver intelligente fa sempre venire il mal di testa. La mia lettera è già piena di cose intelligenti e erudite; se l’hai già letta, dovrai confessarlo, e se non l’hai anco-

ra letta, ti prego leggila subifo, ne avrai molto profitto: alcune righe ti faranno dimenticare molte lacrime amare?.

39:

ALLA CUGINA

Je

[Mannheim, 5 novembre 1777]

Carissima cuginetta cuginina!! La tua cortese lettera mi è puntualmente arrivata piegata e da essa ho ricavato voltato che il signor cugino paladino e tu, signora cugina volpina, state bene cene. Noi, grazie a Dio, siamo pure sani cani. Oggi tra le mie grinfie è arrivata pirata una lettera sguattera dal mio papà, ah, ah. Spero che anche a te sia arrivata grattata la missiva? saliva che ti ho scritto da Mannheim. Tanto meglio, meglio tanto! Adesso, però, siamo seri. Mi rincresce che al signor prelato? salato sia venuto di nuovo un colpo stolto. Spero però che, con l’aiuto dello zio Dio, non gli causerà del male, maiale. Tu mi scrivi che manterrai il tuo delitto, quello

che avevi in mente contro di me prima della mia partenza da Ogusta'*, lo farai presto mesto?. Certo, mi farà certamente piangere. Tu scrivi, inoltre, o, meglio, ti pronunci, guarda un po’, comunichi, mi fai presente, dichiari, desideri, m’informi, m’annunci, riveli, esigi, chiedi, m’accenni, vuoi, ameresti, comandi che anch’io ti invii il mio ritratto tratto. Eh bien, te lo mando fango di sicuro. Qui, par ma la foi, ti caco sul naso in modo che ti coli sul mento. Appropés. Ce l’hai ancora la

cosa spuni cuni fait? Cosa? Se tu mi vuoi ancora del bene, ti credo! Tanto meglio, meglio tanto! Eh sì, così va il mondo, uno ha i soldi e l’altro la borsa. E tu con chi stai? Con me, non è vero? Lo credo bene!

Adesso ne arriva una più grossa. Appropòs.

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WOLFGANG AMADEUS

MOZART

Non vorresti andar presto dal signor Gold-schmid? Ma a che fare? Cosa? Niente! Per chiedere solo dello spuni cuni, null’altro che questo. Null’altro? Insomma, insomma, viva tutti i, i,

i... Com’è che si dice? Buona notte, cara la mia ragazza, caca nel letto in modo da far rumore, stia chiotta chiotta, allunga il culo fino alla bocca; io vado ancora a divertirmi, per fare anch'io un po’ di nanna. Domani parleremo in modo comodo a modo. Ho tante cose da fare, ti dico, che tu neanche te lo immagini. Le sentirai domani, ma intanto stai bene. Ah, il culo mi brucia come il fuoco! Che vorrà dire? Forse è la merda che vuole uscire? Sì, sì, merda io ti conosco, ti vedo, ti sento, ma cos’è? Possibile? O dei! Orecchio miò, non m’inganni?

No, è proprio così. Che suono ampio e triste! Oggi, in data 5, scrivo questo. Ieri ho parlato con la severa consorte del principe elettore” e domani 6 suonerò nel grande concerto di gala. E poi, come mi ha detto la principessa di persona, suonerò ancora extra nel cabinet. Adesso, però, passiamo veramente a qualcosa di più serio. Primo: nelle tue mani giungeranno una lettera o lettere a me dirette, che ti prego di... come? Sì, nessuna volpe non è una lepre”, sì, proprio così. Dov’ero rimasto? Ah, sì, giusto, al fatto che giungeranno... Sì, sì, giungeranno... Sì, chi? Chi giungerà? Sì, ora mi viene in mente. Le lettere, giungeranno le lettere. Ma che tipo di lettere? Ah, sì, lettere a me indirizzate, che ti prego d’inviarmi al più presto. Ti farò certo sapere dove andrò dopo Mannheim. Ora veniamo al numero 2. Ti supplico, e perché no? Ti prego, scema carissima, perché no? se ti capita di scrivere alla signora Tavernier a Monaco, invia un mio complimento alle 2 signorine Freysinger, perché no? Strano, perché no?,E alla più giovane, cioé alla signorina Josepha, le chieda perdono, perché no? Perché non dovrei pregarla di perdonarmi?... Strano! Non saprei proprio perché non dovrei farlo. La prego vivamente di perdonarmi se non le ho ancora inviato la sonata® che le avevo promesso, ma gliela spedirò non appena possibile. Perché no? Cosa? Perché no? Perché non dovrei inviarla? Perché non dovrei spedirla? Perché no? Strano! Non saprei proprio perché non dovrei farlo! Bene, mi farai questo piacere. Perché no? Per quale motivo non devi farmelo? Perché no? Strano! Anche io te lo farò, se lo vuoi, perché no? Perché non devo fartelo? Strano! Perché no? Non saprei proprio perché non dovrei! Non dimenticare di porgere un mio complimento al papà e alla mamma delle 2 signorine, perché sarebbe una grave mancanza dimenticare il padre e la madre. Quando avrò terminato la sonata

gliela invierò con una lettera e tu avrai la bontà d’inviare tutto a

EPISTOLARIO

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Monaco. Adesso devo chiudere in fretta e la cosa mi dispiace. Signor cugino, andiamo di corsa alla Santa Croce? a vedere se c’è ancora qualcuno sveglio? Non ci tratteniamo, suoniamo appena la campanella. Nient'altro. Ora le devo raccontare una storia molto triste, accaduta proprio in questo momento. Mentre sto scrivendo la lettera, sul più bello, sento un rumore provenire dalla strada. Smetto di scrivere, mi alzo, vado alla finestra e non sento più nulla. Mi siedo di nuovo, riprendo a scrivere e non avrò scritto neanche dieci parole che ascolto ancora qualcosa. Mi alzo un’altra volta e appena sono in piedi il rumore diventa debolissimo, ma mi accorgo d’un certo odore di bruciato. Dovunque vada, c’è questa puzza. Se mi affaccio alla finestra l’odore svanisce, se guardo dentro la stanza l’odore si avverte di più. Alla fine la mia mamma mi dice: «Te ne sei lasciato scappare uno?» «Non credo, mamma».

«Sì, sì, sicura-

mente è così». Faccio la prova, m’infilo l’indice nel culo e poi me lo porto fin sotto al naso e... ecce provatum est; la mamma aveva proprio sagione. Ora stai bene, ti mando 10000 baci e sono come sempre il vecchio giovane Codadiporco Wolfgang Amadé Rosadibosco Mille complimenti da noi due viaggiatori al signor cugino e alla signora cugina. 1 A tutti i miei amici cari caconi il mio saluto bruto; addio fesso lesso.

Q 333 fino alla tomba, se il corpo non soccombe. A

Miehnnam, 5 rebocto 7771!9.

59. AL PADRE!

[Mannheim, 8 novembre 1777]

Carissimo papà!

Non so scrivere poeticamente; non sono un poeta. Non posso suddividere così artisticamente le parti del discorso da dare luce

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MOZART

ed ombra; non sono un pittore. Non so esprimere neppure con cenni e pantomime le mie idee e i miei pensieri; non sono un ballerino. Posso però farlo con i suoni; io sono un musicista. Anche domani da Cannabich suonerò sul piano un’intero augurio per il suo onomastico così come per il suo compleanno?. Per oggi non posso far altro, Mon trés cher Pére, che augurarle di tutto cuore

ciò che ogni giorno, mattina e sera, le desidero: salute, lunga vita e un cuore allegro. Spero che adesso avrà meno dispiaceri di quando ero a Salisburgo, perché devo pur confessare che io ero l’unica causa. Mi si trattava male ed io non lo meritavo. Lei naturalmente vi prendeva parte, ma troppo. Vede, questa è stata la ragione più grande e più importante che mi. ha allontanato da Salisburgo. ! Spero che il mio voto venga esaudito. Adesso devo terminare con un augurio musicale. Le auguro che possa vivere tanti anni quanti ce ne vogliono per non poter far più niente di nuovo nella musica. Adesso stia tanto bene. La prego umilmente di volermi ancora un pochino di bene e di accontentarsi di questo cattivo augurio, finché nella mia augusta e piccola cassa intellettiva vengano aperti dei nuovi scrigni dove io possa mettere l’intelletto che ho ancora in programma di acquisire. Bacio 1000 volte le mani al papà e sono fino alla morte

Mon trés cher pére devotissimo figlio Wolfgang Amadé Mozart

61. ALLA CUGINA

[Mannheim, 13 novembre 1777] Adesso le scrivo una lettera come si deve, una buona volta, puoi anche scherzare un po’, in modo però da far capire che hai ricevu-

to tutte le lettere; così lei non ha più motivo di preoccuparsi e di

stare in pena!.

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Ma trés chére Niéce! Cousine! fille! Mére, Soeur, et Epouse!

Colpo di fulmine, per mille sagrestie, croati furfanti, diavoli, fat-

tucchiere, streghe, battaglioni crociati a volontà, colpo di fulmine, aria, acqua, terra e fuoco, Europa, Asia, Africa, America, gesuiti, agostiniani, benedettini, cappuccini, frati minori, francescani, domenicani, certosini, cavalieri della santa croce, canonici regula-

res e irregulares, e tutti i mascalzoni, bricconi, dormiglioni, cazzi e coglioni a cavalcioni, asini, bufali, buoi, buffoni, stupidi e fessi! Ma

che modi, 4 soldati e 3 bandoliere? Un paquet, ma niente portrait? Ero già pieno di curiosità, lo davo per sicuro, poiché tu stessa mi avevi scritto da poco tempo che lo avrei ricevuto presto, anzi prestissimo. Dubiti forse che io non mantenga la parola”? Voglio ben sperare che non sia per questo! Insomma, la supplico, me lo invii, al più presto, al più presto possibile. E spero che sia come l’avevo chiesto efioè con lei vestita alla francese. Se mi piace Mannheim? Mi piace quanto può piacere un luogo senza cuginetta. Scusami per la brutta scrittura, la penna è ormai vecchia. Ma la verità è che sono quasi 22 anni che caco dallo stesso buco e tuttavia non si è ancora consumato! E son tante le volte che ho cacato e che ho mordicchiato la merda con i denti. Spero che anche tu, a tua volta, come è giusto, abbia regolarmente ricevuto le mie lettere: una da Hohenaltheim, 2 da Mannheim? e questa; questa, come è giusto, è la terza da Mannheim, ma la quarta in tutto, come è giusto. Ora devo terminare, come è giusto, perché non sono ancora vestito e tra poco mangiamo, per poter poi cacare, così come dev’esser. Se io ti sarò sempre caro come tu sei cara a me, non cesseremo mai d’amarci, anche se il leone dovesse aggirarsi tra le mura, nonostante la dura vittoria non sia stata ben studiata e la tirannide dei despoti sia scomparsa cautamente, Codro*, saggio philosophus, spesso divora moccio al posto dell’avena e i romani, che mi sorreggono il culo, sono vissuti, vivono e sempre vivranno senza far fatica. adieu, j°espére que vous aurés deja pris quelque lection dans la langue frangaise, et je ne doute point, que... Ecoutés: que vous saurés bientòt mieux le frangais, que moi; car il y a certainement deux ans, que je n’ai pas ecrit un mòt dans cette langue. adieu cependant. je vous baise vos mains, votre visage, vos genoux et votre... afin, tout ce que vous me permettés de baiser. je suis de tout mon

coeur

WOLFGANG AMADEUS MOZART

102 votre

Mannheim le 13 Nomv.

trés affectioné Neveu et Cousin

17007

Wolfg. Amadé Mozart

62. AL PADRE!

[Mannheim, 14-16 novembre 1777] Io, Johannes Chrisostomus Amadeus Wolfgangus Sigismundus Mozart, sono colpevole di non esser venuto a casa ier l’altro e ieri (e anche più sovente) fino a mezzanotte e che dalle 10 fino alla detta ora, da Cannabich, in presenza e enxompagnie dei Cannabich, con

la consorte e sua figlia, con il signor tesoriere Ramm e Lang, spesso e... non difficilmente, anzi molto facilmente, ho fatto dei versi! Sono davvero solo porcherie, cioè di merda, da cacare e leccar culo,

e proprio con pensieri, parole e fatti. Non mi sarei però contenuto senza timor di Dio se non ci fosse stato il perno della ruota, cioè la cosiddetta Lisette (Elisabeth Cannabich), che mi eccitava e pungeva; e devo confessare che ho provato una vera allegria nel farlo. Confesso tutti questi peccati e i miei errori dal profondo del mio cuore e con la speranza di poter confessarli più spesso, mi propongo di perfezionare la vita così peccaminosa che ho iniziato. Perciò invoco la sacra dispensazione se si può averla facilmente; altrimenti, me la do io stesso, perché il gioco avrà il suo seguito. Lusus enim suum habet ambitum, dice il beato cantore Meissner, cap. 9, pag. 24, e così pure dice il santo Ascendito?, patron del caffè zuppardente, della muffosa limonade, del latteamandola senza mandorle e

specialmente del gelato di fragole pieno di ghiaccetti, perché lui stesso è un grande conoscitore e artista in faccende di gelati. Farò copiare al più presto, su carta fina, le piccole sonate:che ho scritto per la signorina Rose e le invierò a mia sorella. Ho iniziato a insegnare le sonate alla signorina Rose 3 giorni fa. Oggi abbiamo finito l’Allegro. L’Andante ci darà più da fare che il resto, perché è pieno di espressione e bisogna suonarlo accuratamente, con gusto, forte e piano come è scritto. È molto abile e impara molto facilmente. La mano destra è molto buona, ma la sinistra purtroppo è

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completamente rovinata. Posso dire che spesso ho pietà di lei quando vedo che s’affanna e non per inabilità, ma perché proprio non può far diversamente, perché è già abituata così e non le hanno insegnato nient’altro. Ho detto anche a sua madre e a lei stessa, che se ora io fossi formalmente il suo maestro le toglierei tutte le partiture, coprirei il suo piano con un grande fazzoletto e le farei fare con la destra e la sinistra solo dei passaggi, trilli, mordanten ecc.: esercizi, finché la mano non sia completamente rimessa e solo dopo queste esercitazioni mi fiderei di far di lei una vera pianista. Perché, dopo tutto, è un peccato. Ha molta genialità, legge davvero paBable; ha molta leggerezza naturale e suona con molto sentimento. Tutte e due mi hanno dato ragione. E ora, riguardo all’opera, poche parole. La musica di Holzbauer è molto bella. La poesia non è degna d’una tal musica. Per lo più mi meraviglio che un uomo così vecchio come Holzbauer abbia ancor tanto spirito; perché non si può immaginare che fuoco c’è nella sua musica. La prima donna era la Seolo Elisabeth:Wendling, non la moglie del flautista, ma del violinista?. È sempre malaticcia e poi l’opera non era scritta per lei ma per una certa Danzi*, che ora si trova in Inghilterra, certo non per la sua voce, dato che èè troppo alta. Il signor Raaff in 4 arie e forse in 450 battute ha cantato solo una volta, in modo tale che si è compreso come la sua voce sia la ragione principale del suo cattivo canto. Chi lo ha sentito intonare un’aria, senza pensare che in quel momento canta Raaff, il famoso vecchio tenore d’una volta, riderebbe di cuore. Certo, l’ho pensato anch’io, e se ora non sapessi che è Raaff, mi torcerei dal ridere; così, invece, prendo il fazzoletto e sorrido.

Però qui si dice che non è mai stato un vero acteur, bisognava sentirlo e non vederlo. Non ha neppure una buona presenza. Nell’opera doveva morire e cantare una lunghissima e lenta aria; lui invece muore ridendo e alla fine dell’aria cantava così forte che non lo si poteva sentire. Io sedevo vicino al flautista Wendling, in orchestra. Siccome lui prima l’aveva criticato e diceva che non era naturale cantare così a lungo quando si muore e non aspettava che quel momento, allora gli ho detto: «Abbia pazienza un po’, presto se ne va, lo sento». «Anch’io» e rise. La seconda cantante è una certa signorina Strasserin (ma non una della strada)”, canta molto bene ed è una perfetta actrice. Qui c’è un teatro nazionale sempre fisso come a Monaco. Vi sono talvolta delle opere tedesche, ma le cantanti e i cantanti sono sempre una miseria. Ieri ho pranzato dalla baronessa e dal barone von Hagen, maestro di caccia. Tre giorni fa ero dal signor Schmalz commerciante, a cui mi avevano presentato

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con una lettera il signor Herzog o piuttosto Nocker e Schild. Pensavo di trovare un uomo simpatico e cortese. Gli ho dato la lettera, l’ha letta, si è contorto con tutto il corpo e poi non ha detto nulla. Finalmente (dopo molte scuse per non avergli fatto visita già molto prima) dissi che mi aveva sentito il principe elettore. «Così?» Altum silentium! Io non ho detto nulla. Lui non ha detto niente. Finalmente ho parlato io: «Non voglio infastidirla di più, è stato un onore». Poi m’interruppe: «Se posso fare qualche cosa per lei...». «Prima di partire mi prenderò la libertà di chiederle...». «Denaro?...». «Sì, se vuole». «Ah, questo non posso farlo. Nella lettera non si parla di denaro. Denaro non glienè posso dare: del resto...». «Ma del resto non può servirmi in niente; non saprei proprio in che cosa. Ho l’onore di riverirla» dissi. Ieri ho scritto tutta la storia del signor Herzog ad Augusta. Ora dobbiamo aspettare una risposta. Intanto il papà può scrivere ancora a Mannheim. E ora prego di dar i saluti da parte mia a tutti i buoni amici ed amiche, bacio 100000 volte le mania papà, abbraccio mia sorella di tutto cuore e sono il giovane fratello e padre

Wolfgang Gottlieb Mozart Poiché papà ha scritto nella sua ultima lettera: sono il vecchio marito e figlio. Oggi è 16, il giorno in cui scrivo, la lettera, però non so quando la invierò, la lettera. L’ho già terminata, la lettera? Sì, mamma, ora

ho terminato la lettera. » .

63. AL PADRE

Mannheim, 29 novembre 1777 sera

Mon trés cher pére!

Questa mattina ho ricevuto puntualmente la sua lettera del 24 e ho capito che lei non sa adattarsi ai colpi della sorte quando capita-

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no all’improvviso. Fino ad oggi, noi quattro, così come siamo, non siamo stati né felici né infelici e di questo ringrazio Dio. Lei fa a noi due molti rimproveri e senza che lo meritiamo. Non facciamo nessuna spesa che non sia necessaria; e quel che ci vuole in viaggio lei lo sa benissimo, anzi meglio di noi. Se ci siamo trattenuti tanto a Monaco è soltanto a causa mia; di nessun altro ed anzi, se fossi stato

solo, sarei rimasto di certo a Monaco. Perché siamo rimasti 14 giorni ad Augusta? Ma, mi vien quasi da pensare, ha ricevuto le mie lettere da Augusta? Volevo dare un concerto, me lo avevano promesso, e così son passati 8 giorni. Volevo partire absoulement. Non mi hanno permesso di partire, volevano ch’io tenessi un concerto. E così è stato. Ho dato un concerto. Ed ecco altri 14 giorni. Perché siamo venuti subito a Mannheim? A questo ho risposto nella mia ultima lettera. Perché siamo ancora qui? Ebbene, può credere che io, senza una vera ragione, resterei in qualche posto? Ma al padre si potrebbe... Bene, lei deve sapere la ragione, anzi, com’è andata tutta la faccenda. Ma, mio Dio, non volevo scrivere niente, perché non so

niente, di certo neanche oggi, e così (la conosco bene!) l’avrei solo impensierita e dispiaciuta con delle notizie incerte. Ho sempre cercato di evitar questo, ma se crede che la ragione sia negligenza, incuranza o pigrizia, allora non posso far altro che ringraziarla della buona opinione che ha di me e rammaricarmi di cuore, dato che lei non conosce ancora suo figlio. Io non sono incurante, sono preparato bene a tutto e per questo motivo so aspettare e sopportare ogni cosa con pazienza, purché però il mio onore e il mio buon nome Mozart non ne siano intaccati. Ma se deve essere così, lo sia. La prego però fin d’ora di non rallegrarsi né di rattristarsi prima del tempo, perché, accada quel che deve accadere, ogni cosa andrà per il verso giusto solo se si è sani; perché la felicità consiste... solo nell’immaginazione. Martedì passato, 8 giorni fa, il 18, il giorno prima di santa Elisabetta, di mattina, sono andato dal conte Savioli per chiedergli se non fosse possibile farmi trattenere qui quest'inverno dal principe!, perché avrei desiderato dar lezione a giovani principi. Lui ha detto: «Sì, voglio proporglielo; certo, se dovesse dipendere da me non ci saranno problemi». Dopo pranzo sono stato da Cannabich e dato che ero andato dal conte su suo suggerimento, mi ha subito domandato se vi ero stato. Gli ho raccontato ogni cosa e lui mi ha detto: «Mi farebbe molto piacere se restasse qui quest'inverno, ma le sarei ancor più grato se lei accettasse di restar qui per sempre e a buon servizio. Io gli ho risposto che non desideravo di meglio se

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non di restare sempre vicino a loro, ma che, in verità, non riuscivo

a capire come sarebbe potuto verificarsi. Loro hanno già due maestri di cappella? e non vedo proprio cosa avrei potuto far io, non volendo, ovviamente, esser da meno di Vogler! «Non lo sarà mai»,

esclamò lui. «Qui nessun membro dell’orchestra è subordinato al maestro di cappella e neanche al direttore3. Il principe elettore potrebbe nominarla compositeur di corte. Se ha pazienza ne parlerò con il conte». Il giovedì seguente c’era poi un gran concerto. Non appena il conte mi ha visto si è scusato per non avergliene ancora parlato, dato che questi erano giorni di gala. Ho lasciato trascorrer così 3 giorni e dato che non ho più avuto notizie da lui sono andato a trovarlo per informarmi. Ha detto: «Mio caro signor Mozart (era venerdì, cioè ieri), oggi c’è la caccia e quindi non posso parlare in nessun modo né domandare nulla al principe. Domani, però, verso quest’ora, potrò senz'altro darle una risposta». L'ho pregato di non dimenticarsene. In verità, ero un po’ irritato quando andai via e così ho deciso di portare al giovane conte* le mie 6 variazioni? più facili sul minuetto di Fischer, che avevo già copiato proprio per lui, per aver l’occasione di poter parlare di persona con il principe. Non può immaginare la gioia della governante nel vedermi arrivare. Sono stato ricevuto con grande gentilezza. Non appena le ho consegnato le variazioni e le ho detto che erano per il conte, lei ha detto: «Bravo, ma ha qualcosa anche per la comtesse®?» « Non ancora», ho risposto, «ma se potessi restare qui per il tempo sufficiente per scrivere qualcosa, certamente». «Appropos», mi ha detto, «mi fa molto piacere che lei resti qui quest'inverno». «Io? non ne sò niente!» «Mi meraviglio, è strano. Me lo ha detto di recente lo stesso principe. “Appropos”, mi ha detto, “il Mozart resta qui quest’inverno”». «Bene, se l’ha detto lui, allora l’ha detto chi poteva dirlo, perché senza il consenso del principe non posso naturalmente restar qui». Così le ho raccontato tutta la storia. Siamo rimasti d’accordo che sarei tornato oggi dopo le 4, portando qualcosa per la comtesse. Intanto, prima che fossi arrivato, avrebbe parlato al principe ed io avrei dovuto incontrarlo mentre lui era ancora lì. Ci sono andato, ma lui non è venuto. Ci

tornerò domani. Per la comtesse ho composto un Rondeau”. Non ho forse abbastanza ragione per restare ancora qui e aspettare come va a finire? Dovrei partire proprio ora, quando è ormai stato fatto il passo più importante? Ora ho l’occasione di parlare di persona con il principe. Credo quindi probabile che trascorrerò qui l’inverno, perché il principe mi vede volentieri, mi stima molto e

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sa quel che valgo. Spero di poterle dare una buona notizia nella prossima lettera. La prego, però, di non rallegrarsi troppo presto, né di rattristarsi subito e di non raccontare la cosa a nessuno, tran-

ne al signor Bullinger e a mia sorella. Per mia sorella invio qui l’allegro e l’andante della sonata8 per la signorina Cannabich. Il Rondeau seguirà quanto prima. Non l’invio oggi perché la lettera sarebbe venuta troppo grossa. Bisogna accontentarsi dell’originale: può farlo copiare più facilmente di me con 6 soldi al foglio, anziché io con 24. Non pensa che sia caro? Adieu. Le bacio 100000 volte le mani, abbraccio mia sorella di tutto cuore e sono

suo figlio devotissimo Wolgang Amadé Mozart Senza dubbio avrà già saputo qualcosa riguardo alla sonata, perché in casa di Cannabich la cantano, la suonano al pianoforte, la suonanozal violino e la fischiano puntualmente tre volte al giorno! Certo, solo sotto voce.

64. ALLA CUGINA

[Mannheim, 3 dicembre 1777] Ma très chère Cousine!

Prima di scriverti devo recarmi al gabinetto... Ecco fatto! Oh! Adesso mi sento più leggero. Mi son tolto un peso dal cuore. Adesso posso tornare a banchettare! Insomma, quando ci si è alleggeriti la vita è sorridente. Avrei ricevuto puntualmente la tua lettera del 25 novembre se tu non mi avessi scritto di aver sofferto di mal di testa, di gola e di braccia, mentre ora, in questo momento,

attualmente, ora come ora, non hai più nessun dolore; e quindi ho ricevuto puntualmente la tua lettera del 26 novembre. Sì, sì, mia carissima vergine cugina, in questo modo va il mondo: uno ha la borsa, l’altro i soldi, e tu con che cosa tieni? Per il pg, vero? Vacca

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d’una puttana, ramaio!, tienimelo, diavolo, non me lo stringere, leccami il culo, ramaio, oh sì, ecco, chi crede sarà felice e chi non

crede andrà in cielo, ma diritto di seguito e non come scrivo io. Vedi che so quindi scrivere come voglio, elegante, chiaro e complicato, dritto e sbilenco. Ultimamente ero di brutt’umore e scrivevo bello chiaro, con ordine e serietà; ora sono di buon umore e quindi scrivo tutto ingarbugliato, storto e scherzoso. Adesso tutto dipende da quello che lei preferisce; deve scegliere tra i due, perché non ho vie di mezzo: elegante, chiaro o ingarbugliato, dritto o storto, serio 0 scherzoso, le prime 3 parole o le ultime 3. Attendo la tua decisione nella prossima lettera. La mia l’ho già presa: quando mi scappa vado, ma, a seconda delle circostanze, se ho la sciolta mi precipito

e se non mi posso proprio più trattenere allora caco nei calzoni. Dio ti salvi, o piede, che già salti per la finestra. Ti sono molto riconoscente, carissima signorina cugina, per i complimenti delle due signorine Freysinger, che la carissima signorina Juliana ha avuto la bontà di porgermi. Tu mi hai scritto.che ne so già abbastanza, ma il troppo è troppo; in una lettera credo che sia troppo, ma un po’ alla volta si potrebbe scrivere molto; mi capisci, per la sonata? bisognerà aspettare ancora un po”. Se fosse stata per la cuginetta, sarebbe già pronta da un bel po’ e chissà poi se la signorina Freysinger ci pensa ancora. Comunque, la farò quanto prima, scriverò una lettera nell’inviarla e pregherò la mia cara cuginetta di far giungere il tutto. Appropos, da quando sono partito da Augusta non ho ancora cambiato i calzoni, tranne la notte prima di andare a dormire. Cosa penserà mai sapendomi a Mannheim, ad ogni ora. Non sono ancora partito, per nessun luogo. Credo però che ora partirò da Mannheim. Da Augusta, però, tù puoi sempre scrivermi, indirizzando la lettera a Mannheim, fino a nuovo avviso. Il signor cugino, la signora cugina e la vergine cuginetta si raccomandano a me e alla mamma. Erano già in pensiero, perché pensavano che fossimo ammalati, visto che non ricevevano nessuna lettera da parte nostra da un po’ di tempo. L'altro ieri hanno finalmente avuto la gioia di ricevere la nostra del 26 novembre ed oggi, il 3 dicembre, tu hai il piacere di rispondermi. Onorerò dunque la mia promessa? Questo ti fa veramente piacere. Non dimenticare però che la sonata per Monaco è ancora da comporre, perché quel che si è mantenuto bisogna prometterlo, dobbiamo essere sempre parola d’uomo. Ma ora siamo seri. Ti devo raccontare velocemente una cosa: oggi non ho pranzato a casa, ma da un certo signor Wendling. Devi ora sapere che costui

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mangia sempre all’una e mezza, è sposato € ha una figlia, che però è sempre piuttosto malata. Sua moglie canterà nella prossima opera? e lui suona il flauto. Ora immaginati la scena: all’una e mezza ci siamo seduti tutti a tavola, tranne la figlia, che è rimasta a

dormire, e abbiamo mangiato. A tutti i buoni amici e amiche un culo intero pieno di saluti da parte nostra. Per i tuoi genitori vedasi a pagina 3, riga 12. Non ho proprio più niente di nuovo da dirti, se non che una vecchia vacca ha cacato nuova merda. E con questo adieu, Anna Maria Chiavaia nata Fabbricachiavi*. Stai bene e voglimi sempre bene. Scrivimi al più presto, perché fa fresco. Mantieni quanto hai promesso, perché altrimenti vomito. Adieu, mon Dieu, ti bacio mille volte e sono di

colpo e di botto Mannheim Ma très chère Cousine senza pappa? è mai stata a Berlino? il giorno 3 dicembre Suo cugino fedele e sincero non è più quatembre sia quando piove, sia quando è sereno del 1777 nel cuore della notte W.A. Mozart ora e sempre in eterno Ca-cacare: questo è duro. Amen.

65. AL PADRE

Mannheim, 10 dicembre 1777 Mon Trés cher Pére!

Ormai con il principe! non c’è più nulla da fare. Ieri l’altro sono stato al concerto a corte per avere una risposta. Il conte Savioli mi ha evitato chiaramente, ma io gli sono andato incontro. Non appena mi ha visto di fronte a lui ha alzato le spalle. «Allora», ho detto io, «ancora nessuna risposta?». «La prego di scusare», ha risposto, «ma purtroppo non c’è nulla da fare». «Eh bien», ho detto, «il principe poteva dirmelo prima». «Sì», ha detto lui, «ma ancora non

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avrebbe preso una decisione se non l’avessi spinto io, facendogli notare che lei era qui già da molto tempo e spendeva tutto il suo denaro alla locanda». «Questo mi rincresce più del resto», ho aggiunto io, «non è affatto bello. Del resto, signor conte (perché non si dice eccellenza) le sono molto riconoscente, per essersi occupato di me con tanto calore e la prego di ringraziare da parte mia il principe per la notizia, anche se è molto tarda, ma gentile; e le assicuro che non si sarebbe di certo mai pentito se mi avesse preso». «Oh» ha risposto, «di ciò sono più sicuro di quanto crede». Dopo ho riferito la decisione al signor Wendling, il quale, tutto rosso, ha esclamato: «Qui dobbiamo trovare il modo, lei deve rima-

nere qui almeno 2 mesi, fino a quando andremo a Parigi insieme e già domani Cannabich torna dalla caccia e:allora ne parleremo». Sono andato via subito dal concerto e diritto verso la casa della signora Cannabich. Al signor tesoriere?, che è venuto via con me, il

quale è un uomo retto, bravo e mio amico, ho raccontato tutto lungo la strada. Non può immaginare come quest’individuo si sia arrabbiato. Non appena siamo entrati nella casa ha iniziato a parlare e ha detto: «Bene, ecco qui uno che a corte ha il solito bellissimo destino». «Che vuol dire?», ha chiesto la signora, «dunque niente?». Allora ho raccontato tutto. Dopo, lei mi ha raccontato mille storielle che eran accadute qui. Quando la signorina Rose (che stava 3 camere lontana ed era occupata in quel momento con il bucato) ha finito, è entrata e ha detto: «Può adesso?». Perché era proprio l’ora della lezione. «Eccomi ai suoi ordini». «Ma», mi ha detto, «vogliamo imparare molto bene». «Lo credo», continuai, «perché

non durerà molto». «Come? Core? Perché®». È corsa subito da sua madre per chieder spiegazioni. «Per quale motivo?», ha esclamato, «ma è sicuro? Non posso crederci». «Sì, sì, è certo!» ho -

risposto. Dopo ha suonato in modo molto serio la mia sonata. Senta, io non potevo trattenere le lacrime. Alla fine anche alla madre, alla figlia e al signor tesoriere gli occhi si son riempiti di lacrime; del resto, lei suonava la sonata preferita da tutta la casa. «Senta», ha detto il tesoriere, «se il signor maestro di cappella (qui mi chiamano solo così) va via, dovremo piangere tutti». Posso dire d’aver qui dei buoni amici, perché è in queste circostanze che si conoscono; non sono amici solo a parole, ma di fatto.

Senta poi cosa è seguito. Il giorno dopo sono andato come al solito da Wendling, a tavo-

la, il quale mi ha detto: «Il nostro indiano (è un olandese che vive

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con le sue sole forze, amatore di tutte le scienze e grande amico e ammiratore mio) è un uomo molto raro, le dà 200 fiorini se gli scrive 3 piccoli concerti, facili e brevi, e un paio di quartetti per flauto. Da Cannabich avrà almeno 2 scolari, che pagano bene. Qui compone qualche duetto per piano e violino per sucription e li fa stampare. La tavola è imbandita giorno e sera da noi. La camera potrebbe averla dal signor consigliere e non le costerebbe niente. Per la signora madre cercheremo una camera a buon mercato per i 2 mesi, finché non scrive a casa di tutto questo e poi sua madre potrebbe tornare a casa e noi andremo a Parigi». La mamma è contenta e quindi ora non occorre che la sua approvazione, di cui sono tanto sicuro, tanto che se ora fosse già il tempo di partire, partirei per Parigi senza aspettare una risposta. Da un padre così giudizioso e così attento per il bene dei suoi figli non ci si può aspettare altro. Il signor Wendling, che la riverisce, è un grande amico del nostro caro amico Grimm. Quando si trovava qui gli ha parlato molto di me, quella volta che partì da Salisburgo e venne qui. Appena avrò la risposta a questa lettera gli scriverò; perché ora è a Parigi, come mi ha detto un forestiero a tavola. La pregherei di farmi avere una lettera per la regina di Francia, se è possibile, attraverso il signor Mesmer a Vienna o qualcun’altro, dato che non partiremo prima del 6 marzo. Se è possibile! In fondo non importa, ma sarebbe una cosa veramente utile. È anche un consiglio che mi ha dato il signor Wendling. M’immagino che le cose che le scrivo le sembreranno strane, perché vive in una città dove si è abituati ad avere dei nemici stupidi e degli amici semplici e deboli, amici dall’oggi al domani, perché il misero pane di Salisburgo è per loro indispensabile e gli altri non fanno che promettere. Vede, questa è proprio la ragione per cui non le ho scritto che delle fanciullaggini e degli scherzi o solo poche cose sensate, perché ho voluto aspettare gli eventi per risparmiarle il dispiacere e difendere i miei buoni amici, cui forse lei ora dà innocentemente la colpa come se avessero cospirato contro di me, il che non è vero. So già chi è la causa di tutto. Sono state però le sue lettere quel che mi hanno costretto a scriverle tutta questa storia. Ma la prego, per tutto al mondo, di non offendersi. Dio ha voluto così. Pensi solo alla verità, certa, che non si può mai far tutto quel che si desidera fare.

Spesso si crede che una cosa dovrebbe esser buona e quell’altra molto ingiusta e cattiva, poi, invece, alla fine è vero il contrario.

Ora devo andare a dormire. Avrò abbastanza da scrivere per due mesi: 3 concerti, 2 quartetti, 4 o 6 duetti per p'ano e poi ho anche

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in mente di scrivere una grande messa per offrirla al principe. Adieu. La prego di rispondermi presto a tutto. Le bacio 100000 volte le mani, abbraccio mia sorella di tutto cuore e sono il suo

figlio obbedientissimo Wolfgang Amadé Mozart Il barone Diirnitz non era a Monaco quando c’ero io. Con la prossima carrozza postale scriverò al principe Zeill per spingere la faccenda di Monaco. Se anche lei gli volesse scrivere lo apprezzerei molto. Ma corto e breve. Per carità, non curvi la schiena, questo non lo posso sopportare. Se lui vuole, certamente, lo può di certo, perché tutta Monaco l’ha detto.

09° AL PADRE!

[Mannheim, 20 dicembre 1777] Le auguro, carissimo Papà, un felicissimo anno nuovo e che la

sua salute, a me così preziosa, sia sempre più buona per il bene e la gioia di sua moglie e dei suoi figli, per il piacere dei suoi veri amici e a dispetto e afflizione dei suoi nemici! La prego anche di volermi

sempre, anche in avvenire, così paternamente bene come ha fatto finora! Io, da parte mia, metterò tutto il mio impegno e il mio zelo per meritare sempre di più l’affetto d’un padre così ottimo. La sua ultima lettera del 15 dicembre mi ha riempito sinceramente di gioia, perché ho visto che lei, per grazia di Dio, sta benissimo. Anche noi due, con l’aiuto di Dio, stiamo assai bene. A me non può andar

male, perché faccio abbastanza movimento. Scrivo questa lettera ora, alle 11 di notte, altrimenti non avrei altro tempo.

Prima delle 8 non possiamo alzarci, perché nella nostra camera (sebbene a pianterreno) non fa giorno che alle otto e mezzo. Poi mi vesto in fretta. Alle 10 mi siedo a comporre, fino alle 12 o alle 12 e mezza. Poi vado da Wendling; là, da lui, scrivo un altro po’ fino all’una e mezza, poi andiamo a tavola. Intanto giungono le 3; allo-

ra devo andare da Mainzi (la locanda), da un ufficiale olandese per

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insegnargli ga/lanterie? c basso generale e, se non erro, mi dà 4 ducati per 12 lezioni. Alle 4 devo andar a casa per la lezione alla figlia; ma non s’inizia mai prima delle quattro e mezzo, perché bisogna aspettare i lumi. Alle 6 vado da Cannabich e do lezione alla signorina Rose. Là resto per la cena, poi si discorre o talvolta si suona; ma tengo sempre un_libro con me e leggo, com’ero solito fare a Salisburgo. Ho scritto che la sua ultima lettera m’ha fatto molto piacere; è vero! Solo una cosa mi ha fatto assai dispiacere; la domanda se avessi forse dimenticato di confessarmi. Qui non ho nulla da aggiungere. Solo mi permetto di pregarla d’una cosa: non pensi proprio così male di me. Ho molto piacere d’essere allegro, ma stia certo che nonostante tutto, so essere anche molto serio. Da quando sono partito da Salisburgo (e anche a Salisburgo) ho incontrato gente cui mi sarei vergognato di assomigliare nel parlare e nell’agire, sebbene siano persone di 10 e 20 e 30 anni maggiori di me! La prego dufique, ancora una volta e molto umilmente, d’aver un’opinione un po’ più buona di me. Dia, per favore, i saluti da parte mia al signor Bullinger, il migliore dei miei amici, c porga un felicissimo anno nuovo realmente amichevole. Saluti a tutti i buoni amici e amiche. N.B. — E al padre Dominicus. Wolfgang Mozart

66. AL PADRE!

Mannheim, 7 febbraio 1778

Il signor von Schiedenhofen? avrebbe potuto dirmi già da molto tempo attraverso di lei che aveva intenzione di sposarsi. Gli avrei composto un nuovo minuetto per la festa. Gli auguro di cuore ogni bene. Ma è un altro matrimonio fatto solo per denaro, nient'altro. Io ‘non vorrei mai sposarmi così. Voglio rendere felice mia moglie, non servirmi di lei per trarne profitto. Per questo motivo, per ora, preferisco non pensarci e godermi la mia libertà, fino a quando non sarò

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in grado di mantenere moglie e figli. Per il signor von Schiedenhofen era necessario scegliersi una moglie ricca, la sua nobiltà glielo imponeva. I nobili non possono mai sposarsi secondo i propri desideri e per amore, bensì solo sempre per interefe o per una serie di altri motivi, e, tra l’altro, sarebbe riprorevole per persone di rango tanto elevato amare la moglie anche dopo che costei abbia compiuto il suo dovere, mettendo al mondo un grassottello erede del patrimonio familiare. Noi, invece, povera gente comune, non solo dobbiamo scegliere una moglie che amiamo e che ci ama, bensì possiamo e vogliamo sceglierla proprio così, perché non siamo né aristocratici né di alto lignaggio, né nobili né ricchi, ma di basso rango, semplici e poveri, e dunque non abbiamo bisogno d’una moglie ricca. La nostra ricchezza muore con noi, perché l’abbiamo tutta nella nostra testa e nessuno può togliercela, tranne che non ci taglino la testa e allora non abbiamo più bisogno di nulla. Abbiamo ricevuto puntualmente la sua lettera del 2 febbraio. Il motivo principale per cui non vado a Parigi con quella gente gliel’ho riferito nella mia precedente lettera. Il secondo motivo è che ho riflettuto bene a quello che devo fare a Parigi. Non avrei altro modo per sopravvivere che cercarmi degli allievi, ma io non sono nato per un lavoro del genere. E posso far un esempio emblematico. Di allievi ne avrei potuti avere 2. Sono stato 3 volte da ognuno: uno, però, non l’ho trovato in casa e così non ci sono più tornato.

Mi fa piacere insegnare, quando si tratta di fare un favore e quando m’accorgo che l’allievo ha talento, gli piace imparare e lo fa volentieri. Ma dover andare in una casa a un’ora stabilita, oppure dover aspettare qualcuno a casa, è una' cosa che proprio non riesco a fare, anche se ci dovessi guadagnare moltissimo. Per me è impossibile. Lo lascio fare a chi non sa far altro che suonare il pianoforte. Io sono un compositore e sono nato per fare il maestro di cappella. Non devo e non posso sacrificare in questo modo il mio talento di compositore, un talento di cui il buon Dio mi ha così generosamente dotato. Lo dico senza orgoglio, perché ora ne sono più che mai certo, e sarebbe questo il mio destino se avessi molti allievi, perché è un lavoro per nulla tranquillo. Tanto per dire, preferirei trascurare il pianoforte piuttosto che la composizione. Il pianoforte, infatti, per me è solo un’attività secondaria, anche se, grazie a Dio, molto importante. Il terzo motivo è che non so con certezza se il nostro amico Grimm sia a Parigi. Se è a Parigi posso sempre partire in qualunque momento con la carrozza, perché da qui ce n’è una molto bella che va a Parigi passando pero Strasburgo.

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Un brano della lettera del 19 maggio 1781

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Avremmo comunque fatto così, perché anche loro viaggiano in questo modo. Il signor Wendling non riesce a consolarsi del fatto che non vado con lui. Ma credo che sia più per interesse che per amicizia. Oltre alla scusa di cui le ho detto nell’ultima lettera, cioè

che in mia assenza sono arrivate 3 lettere per me, ho lasciato perdere quella relativa agli allievi e l’ho pregato di trovarmi qualcosa di stabile, perché così, avendone la possibilità, lo raggiungerei con piacere, soprattutto poi se si trattasse di un’opera. Comporre un’opera è la mia idea fissa: un’opera francese piuttosto che una tedesca e un’opera italiana meglio di qualsiasi altra. Da Wendling sono tutti convinti che a Parigi il mio modo di comporre piacerebbe moltissimo. Certo, questo non mi preoccupa affatto, dato che, come lei sa, ho una notevole capacità di assimilazione e di imitazione nei confronti di qualsiasi stile di composizione. Subito dopo il mio arrivo ho scritto una canzone francese di cui lei? mi aveva dato il testo per la signorina Gustl*, la figlia, la quale canta veramente bene. Ho l’onore di fargliene omaggio. Dai Wendling la cantano ogni giorno. Ne vanno veramente pazzi. Ma ecco ora una satira che hanno scritto

a Monaco. Non so se lei la conosce, comun-

que gliela scrivo. [Sulla busta]

Nella mia ultima lettera non le ho riferito della principale qualità della signorina Weber e cioè che canta in modo veramente superbo il cantabile. Non si dimentichi dell’Italia, la prego. Questa povera ma brava Weber gliela raccomando di tutto cuore. Caldamente, come dicono gli italiani. Le ho datò 3 arie della De Amicis° e quanto prima le scriverò la scena” della Duscheck e 4 arie dal Re pastore. Le ho anche promesso che le avrei fatto inviare alcune arie da casa. Spero che lei vorrà farmi il favore di spedirgliele, ma gratis, la prego, e sarà davvero un’opera meritoria. L’elenco delle arie lo troverà sulla canzone francese, che è stata trascritta da suo padre, e anche la carta è un suo omaggio. Ma non c’è solo questo foglio. Adesso devo terminare. Le bacio 1000 volte le mani, abbraccio mia sorella di tutto cuore, saluti da parte nostra tutti i buoni amici, in par-

ticolare il signor Bullinger. Addio, il suo devotissimo figlio WMZzt

Grazie per le sonate a 4 mani8

e per le variazioni di Fischer®.

EPISTOLARIO

ALZA

67. AL PADRE

Mannheim, 19 febbraio 1778

Monsieur Mon trés cher pére, Spero che avrà ricevuto le mie due ultime lettere: nell’ultima ho pensato tanto al viaggio di ritorno di mia madre, ma dalla sua del 12 vedo che era completamente inutile. Avevo in verità pensato che lei avrebbe disapprovato il mio viaggio con la famiglia Weber, anche perché non lo credevo possibile neanch’io, a causa delle nostre attuali condizioni, s’intende. Ma avevo dato la mia parola d’onore.che le avrei scritto. Il signor Weber non sa come stiamo e non lo dico certamente a nessuno. Dato che desidero veramente vivere in modo da non dover essere legato a nessuno, e che noi tutti stessimo bene, così nella mia ebrezza ho dimenticato l’impossibilità della cosa e con questo anche di comunicarle ciò che avevo fatto. La ragione per cui non vado a Parigi l’avrà saputa abbastanza dalle ultime lettere. Se mia madre stessa non avesse iniziato di nuovo sarei partito sul serio. Ma dopo aver constatato che non le piaceva, allora non piaceva più neanche a me. I tempi in cui io stavo sullo scrannetto e cantavo /’oragna fiagata fa! e la baciavo sulla punta del naso, sono veramente finiti, ma il mio rispetto, il mio amore e la mia obbedienza sono forse diminuiti? Non dico altro. Quel che lei mi rimprovera a causa della piccola cantante di Monaco, devo confessare che sono stato un somaro nel scrivere delle menzogne così grossolane. Non sa neanche cosa sia cantare. Ma è anche vero che, per una persona che stava studiando musica solo da 3 mesi, cantava in modo eccellente e, per di più, aveva una voce gradevolissima e pura. L'ho lodata anche perché dalla mattina alla sera non sentivo altro: «Non c’è una cantante più brava in tutta Europa; chi non l’ha sentita non ha sentito nulla». Io non avevo il coraggio di contraddire, sia perché volevo farmi dei buoni amici, sia perché venivo direttamente da Salisburgo, dove ci hanno disabituati a contraddire. Non appena ero però solo, ridevo di cuore. Perché non ho riso anche nella lettera che le ho scritto? Non capisco.

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WOLFGANG AMADEUS

MOZART

Quel che scrive in modo così mordace, dicendomi che mi diver-

to troppo allegramente con la figlia di suo fratello, m’offende moltissimo, ma dato che non c’è nulla di male, non ho nulla da rispondere. Riguardo a Wallerstein non so cosa dire. Da Beecke sono stato seduto con gran dignità e non ho detto una parola con nessuno. Ma lasciamo perdere tutto questo. Lei ha scritto in quel modo perché ha seguito l’istinto. Quel che scrive sulla signorina Weber è tutto vero e mentre le scrivevo sapevo benissimo quanto lei fosse ancora troppo giovane e avesse bisogno della scena e di recitare spesso in teatro. Tuttavia, a volte, con certa gente bisogna far così, come si può, e andar avanti. Queste buone persone sono stanche di star qui, come lei sa chi e dove. Oltre a questo credono che sia tutto possibile. Avevo promesso di scriver tutto a mio padre. Nel frattempo, mentre la lettera giungeva a Salisburgo, raccomandavo loro di aver ancora un po’ di pazienza, sostenendo ch’essa è ancora troppo giovane, ecc. Da me accettano tutto, perché hanno molta stima. Ora anche il padre, dietro mio consiglio, ha parlato con la signora Toscani (commediante), affinché istruisca sua figlia nell’action. È ben vero tutto quel che lei ha scritto riguardo la Weberin, tranne una cosa, però, e cioè ch’es-

sa canta come la Gabrielli e non mi farebbe nessun piacere se fosse vero. Chi ha sentito la Gabrielli dice e dirà sempre che non era che un’esecutrice di scale e di roulanden, la quale, dato che aveva un’e-

spressione così speciale, ha attirato tanta ammirazione che non le è durata molto, perché bastava che cantasse per la quarta volta e tutti si annoiavano. Non poteva piacere per molto tempo, perché presto ci si stanca delle scale e quindi,aveva la sfortuna di non poter cantare. Non era in grado di tenere uîfa: nota intera come è opportuno, non aveva nessuna mefta di voce, non sapeva nulla del sostenuto: insomma, cantava con arte, ma senza intelligenza. Questa invece

canta con il cuore e con più piacere che mai soprattutto il cantabile. L’ho fatta arrivare alle scale solo con le grandi arie, perché se viene in Italia bisogna che canti delle arie di bravura. Il cantabile non lo dimentica di certo, perché è la sua specialità. Lo stesso Raaff, quando gli hanno chiesto cosa, sinceramente, ne pensasse (e lui certo non lusinga), ha risposto: «Ha cantato non come un’alunna, ma come una profefora». Bene, ora è al corrente di tutto, e la

raccomando di tutto cuore e la prego di non dimenticare le arie, le cadenze, etc. Stia bene. Le bacio 100000 volte le mani e sono suo

figlio devotissimo

Wolfgang Amadé Mozart

EPISTOLARIO

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Non posso scrivere di più per pura fame. Mia madre la metterà al corrente del nostro gran capitale. A mia sorella l'abbraccio di tutto cuore e che non pianga a causa di qualche ca.; altrimenti non ritornerò per tutta la mia vita. Il mio complimento a tutti i buoni amici e amiche, in modo speciale al signor Bullinger.

63. AL PADRE

[Mannheim, 22 febbraio 1778] RT, Monsieur Mon trés cher Pére.

Sono a casa già da 2 giorni e ho preso un po’ di antispasmodici, polvere nera e thé per sudare, perché ho avuto catarro, raffreddore, mal di testa, mal d’occhi, mal di orecchi. Adesso, però, grazie a Dio va meglio e domani, dato che è domenica, spero di poter uscire. Ho ricevuto puntualmente la sua lettera del 16, insieme alle 2 lettere aperte di presentazione per Parigi. Mi fa piacere che l’aria francese le sia piaciuta. La prego di perdonarmi se questa volta non scrivo molto, ma non posso. Ho paura che mi torni il mal di testa e poi oggi non mi sento tanto bene. Non posso neanche scrivere tutto quel penso. È meglio parlare che scrivere. Dall’ultima lettera avrà saputo come stanno le cose. Ma, la prego, pensi pure quel che vuole di me, ma mai nulla di cattivo. C'è della gente che crede che sia impossibile amare una povera ragazza senza avere cattive intenzioni e la bella parola maitresse, in tedesco h... è veramente stupenda! Non sono un Brunetti né un Mysliveéek! Io sono Mozart, ma un Mozart giovane e che pensa per bene. Spero che lei vorrà perdonarmi se mi lascio trasportare dall’entusiasmo, perché devo pur dire così, anche se avrei preferito dirglielo quando scrivo in modo naturale. Avrei altre cose da dirle al riguardo, ma non mi è possibile. Tra i tanti difetti, ho anche questo: credo sempre che i miei amici che mi conoscono, mi conoscano veramente! Non c’è comunque bisogno di tante parole, già è un brutto segno l’aver bisogno di parole e di lettere. Tutto ciò

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MOZART

non è per lei, mio caro papà. No! Lei mi conosce molto bene ed è troppo buono per disonorare la gente! Mi riferisco solo a quelli che sanno quel che dico di loro, gente che credono così... Oggi ho deciso di restarmene ancora in casa, anche se è domenica, sia perché nevica intensamente, sia perché domani devo uscire, dato che la nostra Ninfa domestica, la signorina Pierron, mia

alunna altamente degna di elogio, farà il comitale concerto

di

Litzow nell’abituale concerto francese di tutti i lunedì. Anch’i0, con

gran prostituzione da parte mia, dovrò bastonare qualcosa e dovrò fare in modo di pestarlo a prima fista; io che non sono altro che un tambureggiatore nato e non so far altro che pestare un poco il pianoforte! E ora la prego di permettermi di smettere di scrivere, perché oggi non sono affatto in animo di scrivere lettere e tanto meno di comporre. La prego ancora una volta di non dimenticare ciò che le ho chiesto nella mia lettera precedente, riguardo alle cadenze e all’aria cantabile interrotta, etc.. Le sono anticipatamente grato per aver fatto copiare così in fretta le arie richieste; questo dimostra che ha fiducia in me e che mi crede quando le raccomando qualcosa. Che stia molto bene. Le bacio 1000 volte le mani, abbraccio mia

sorella di tutto cuore e sono il suo figlio devotissimo Wolfgang Amadé Mozart Mannheim, 22 febbraio 1778

I miei saluti a tutti i buoni amici e amiche, soprattutto al mio carissimo amico il signor Bullinger. x .

69. AL PADRE

[Mannheim, 7 marzo 1778] Monsieur, Mon trés cher Pére!

Oggi non abbiamo ricevuto nessuna lettera da parte sua, però siamo certi che non c’è altro motivo se non quello che, a causa del mal tempo, non è stato possibile ricevere la posta con puntualità, o

EPISTOLARIO

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che lei non ha scritto. Ho ricevuto puntualmente la sua del 26 febbraio. Le sono riconoscente.per aver dovuto sopportare tanti fastidi per le arie. Senza dubbio sono esatte in ogni parte. Dopo Dio viene subito il papà; già da bambino era il mio proverbio o afioma e continuo ad attenermi a lui. Ha davvero ragione quando dice: sapere è potere. Certamente, a parte i suoi fastidi e le sue pratiche, non si deve lamentare di niente, perché la signorina Weber se lo merita senza dubbio. Potrei solo desiderare di ascoltarla cantare la mia nuova aria, quella di cui le ho parlato recentemente. Posso dire che è stata scritta totalmente per lei. Un uomo come lei, che sa cosa vuol dire cantare con portamento, avrà certamente un piacere completo. Se sono fortunato a Parigi e le nostre condizioni saranno buone, come spero con l’aiuto di Dio, e stiamo tutti meglio e di buon umore, allora le dirò dettagliatamente tutto quel che penso e la pregherò d’un grandissimo favore. Ma per ora le devo dire che mi sono spaventato e mi son messo a lacrimare quando ho letto nella sua ultima lettera che lei deve andar in giro così mal vestito. Carissimo papà! Non è certo colpa mia. Lei lo sa. Qui risparmio tutto quel che posso. Il mangiare, l’alloggio, la legna e la luce sono costati qui niente ed è ciò che più si desidera. Riguardo al vestiario lei sa che in luoghi stranieri non ci si può vestire male. Bisogna avere sempre una certa apparenza. Ora tutta la mia speranza è in Parigi, perché i principi tedeschi sono tutti avari. Lavorerò con tutte le forze per aver presto il piacere di aiutarla ad uscire da queste tristi condizioni attuali. Riguardo al nostro viaggio, da oggi, il 14, a giorni, partiremo da qui. Riguardo alla vendita della chaise! le cose vanno male. Fino ad ora non è venuto nessuno. Se otterremo 4 louis d’or saremo contenti. La verità è che la gente di qui ci consiglia, se riusciremo a vendere la chaise, di prendere un cocchiere fino a Strasburgo e di viaggiare con la nostra chaise, perché a Strasburgo potremo vederla più facilmente. Altrimenti, siccome la carrozza della posta è meno cara, lascerò qui la chaise e incaricherò persone fidate di vigilarla. Devo però ancora dirle che, dato che questa non è una città di commercio, non ci sono trasporti che vanno a Parigi e tutto viene inviato per mezzo della carrozza della posta. Secondo quanto mi hanno detto, da qui a Strasburgo, si paga per persona mezzo louis d’or e quindi non credo che ci vorranno più di 15 fiorini. Nel frattempo stia molto bene. Confidiamo in Dio, che sicuramente non ci abbandonerà. Prima del mio viaggio le scriverò ancora una o anche 2 lettere. Se potessi già esser a Parigi! Il viaggio fin lì mi è insopportabile. Wendling mi ha scritto che durante il viaggio si è annoia-

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to terribilmente. Ora devo terminare, perché la mamma abbia comunque lo spazio. Adieu. Le bacio 100000 volte le mani e sono il suo figlio devotissimo Wolfgang Mozart Mannheim, 7 Marzo 1778.

70. AL PADRE

Parigi, 24 marzo 1778 Mon Trés cher Pére. Ieri, lunedì, 23, dopo pranzo, alle 4, siamo arrivati grazie a Dio

benissimo; siamo stati dunque 9 giorni e mezzo in viaggio. Credevamo di non resistere più. Mai in vita mia mi sono così annoiato. Può immaginare cosa significhi partire da Mannheim e lasciare tanti cari e buoni amici e poi, per dieci giorni e mezzo, non solo vivere senza questi amici, ma proprio senza nessuno, senza una sola anima con cui star insieme e poter conversare. Ma ora, grazie a Dio, tutto andrà bene. Oggi prenderemo un fiacre e andremo a trovare Grimm e Wendling. Tuttavia, domani, molto presto, andrò a vedere il signor von Siickingen, ministro:del palatinato (che è un gran conoscitore e amante della musica, per il quale ho 2 lettere del signor von Gemmingen e della signora Cannabich). Prima di partire da Mannheim ho fatto copiare per il signor Gemmingen il quartetto che ho composto a Lodi durante la sera, alla locanda, e poi il quintetto e le variazioni di Fischer!. Lui mi ha scritto un biglietto cortesissimo, esprimendomi il suo piacere per il ricordo che gli lasciavo e mi ha inviato una lettera per il suo buon amico von Siickingen, con queste parole: «Sono sicuro che lei sarà più una raccomandazione per la lettera, che la lettera per lei». Per coprire poi le spese della copiatura mi ha inviato 3 louis d’or. Mi ha assicurato la sua amicizia e mi ha pregato riguardo la mia. Devo pur dire che tutti i cavallier che mi hanno conosciuto, i consiglieri di corte, i nobili ed altre persone notabili, e i

musicisti di. corte, sono stati tutti dispiaciuti e afflitti dalla mia partenza. È certamente vero. Siamo partiti sabato 14 e il giovedì prece-

EPISTOLARIO

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dente c’è stato un concerto da Cannabich, durante il quale è stato eseguito il mio concerto per 3 pianoforti. La signorina Rosina Cannabich ha suonato il primo, la signorina Weber il secondo e la signorina Pierron, la nostra ninfa domestica di Serarius, ha suonato il terzo.

Abbiamo fatto 3 prove e tutto è andato bene. La signorina Weber ha cantato 2 mie arie, «L’aer tranquillo» dal Re pastore e la nuova «Non sò d’onde viene». Con quest’ultima la mia cara Weberin ha fatto a sé e a me un onore indescrivibile. Tutti hanno detto che mai nessun’altra aria li aveva tanto commossi come questa. Ma, in verità, l’ha can-

tata proprio come dev”esser cantata. Cannabich, appena finita, ha gridato: «Bravo, bravissimo maestro, veramente scritta da maestro». Qui l’ho sentita per la prima volta con gli strumenti. Avrei voluto che anche lei l’avesse sentita, ma proprio così com’è stata cantata, con questa sensibilità e con questo gusto, piano e forte. Chi sa, forse la sentirà, lo spero. L'orchestra non finiva più di lodarmi e di parlarne. Ho molti amici qui a Mannheim (e tra questi, anche persone ragguardevolf e ricche) che desiderebbero avermi sempre con loro. Eh già, dove pagano bene, io ci stò volentieri. Chi lo sa, forse accade, me

l’auguro; ho buoni motivi per sperare. Cannabich è un brav’uomo, onesto e mio buon amico. Ha solo il difetto di essere un po” superficiale e distratto, sebbene non sia più tanto giovane. Se non si è poi sempre vicini a lui, dimentica ogni cosa. Ma quando si tratta d’un buon amico, allora parla con forza e riesce ad ottenere con fermezza quel che vuole perché ha del credito. Non posso però ancora parlare di cortese riconoscenza, anzi devo riconoscere che i Weber, non-

ostante la miseria e la povertà, sebbene non abbia fatto nulla per loro, si sono mostrati molto più gentili. La signora e il signor Cannabich non mi hanno detto infatti neanche una parola, per non parlare poi di qualche piccolo ricordo, anche se fosse una bagatelle, soltanto per mostrarsi di buon cuore. Niente. E non mi hanno neanche ringraziato, quando ho perso tanto tempo per la loro figlia e mi sono preoccupato per lei. Lei, certamente, può farsi ascoltare ovunquee per esser una donna di 14 anni, ed affezionata, suona molto bene; e questo mi

fa molto piacere e lo sa tutta Mannheim. Lei ora possiede il gusto, il vibrato, il tempo e una pulsazione migliore, che non aveva mai avuto. In modo tale, che nel giro di 3 mesi mi dimenticheranno: temo, infatti, che la rovineranno di nuovo, se non si rovinerà da sola. Se del resto non ha sempre accanto a sé un maestro, che se ne intenda, tutto quel che è stato fatto sarà vanificato. Lei, tra l’altro, è molto infantile e

superficiale per restare in buona forma da sola. La Weberin, di buon cuore, mi ha ricamato 2 paia di polsini a filet e me li ha dati come

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MOZART

ricordo e piccolo segno di gratitudine. Lui, invece, mi ha copiato gratis quel che avevo bisogno e m’ha regalato un po’ di carta rigata e le commedie di Molière (dato che sapeva che non le avevo mai lette), con la dedica: «Ricevi, Amico, le opere del moliere in segno di gratitudine, e qualche volta ricordati di me». E non appena è rimasto solo con la mamma, ha detto: «Adesso se ne va il nostro migliore amico,

il nostro benefattore. Sì, certo, guai se non ci fosse stato suo figlio, che ha fatto tanto bene a mia figlia e si è dato tanta premura per lei. Non gli potrà mai esser abbastanza riconoscente». Il giorno prima ch’io partissi mi hanno voluto a cena, ma dato che son dovuto restare a casa, non ci son potuto andare. Tuttavia, ho dovuto dedicare a

loro 2 ore, fino all’ora di cena. E allora non hanno più finito di ringraziarmi e, certo, avrebbero voluto essere in grado di mostrarmi ancora di più la loro gratitudine. Quando dovetti andarmene hanno pianto. La prego di scusarmi, ma mi vengono le lacrime agli occhi quando ci penso. Lui, poi, è venuto giù per le scale insieme a me ed è rimasto al portone di casa fino a quando non ho svoltato il cantone e ha gridato ancora: «Adieu». Le spese per il viaggio, per mangiare, bere, dormire e le mance ammontano a più di 4 louis d’or, perché tanto più ci addentravamo in Francia, tanto più caro risultava il viaggio. Proprio in questo momento ricevo la sua lettera del 16 e per il resto non abbia timore, perché le cose mi andranno senz'altro bene. La prego solo di mostrarmi nelle sue lettere buon umore; e se la guerra lo avvicina molto, si riunisca con noi. I miei saluti a tutti i buoni amici e ami-

che. Le bacio 1000 volte le mani e abbraccio mia sorella di tutto cuore e sono il suo figlio devotissimo Wolfgang Amadè Mozart

HAR AL PADRE Parigi, 1° maggio 1778 Mon Trés cher Pére!

Abbiamo ricevuto puntualmente la sua lettera del 12 aprile e questo è stato per l’esattezza il motivo per cui non le ho scritto da

EPISTOLARIO

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un po’ di tempo, dato che preferisco aspettare prima una sua lettera. Non deve arrabbiarsi se di tanto in tanto rispondo con un po” di ritardo a qualche lettera. Le lettere sono qui molto costose e se non si ha proprio necessità di scriverle, è meglio non spendere 24 sous o a volte anche di più. Ho quindi preferito aspettare e scriverle ora nuove notizie, soprattutto riguardo alla nostra situazione, ma sono

ancora costretto a riferirle poche cose indecise. Il piccolo violoncellista Zigmontofsky e suo padre, così cattivo, sono qui. Questo forse gliel’ho già scritto. Glielo scrivo in fretta, per iniziare, avendo proprio ora ricordato di averlo visto nel luogo di cui le voglio parlare e cioè nella casa della signora duchesse de Chabot. Il signor Grimm mi ha consegnato una lettera per lei ed io sono andato a farle visita. La lettera non era altro che una raccomandazione per la duchessa de Bourbon, che in quel periodo si trovava in convento, affinché potessi presentarmi di nuovo a lei e lei si ricordasse di me. Sono trascorsi poi almeno 8 giorni senza il minimo aVviso, mi aveva già dato un appuntamento dopo 8 giorni ed io ho mantenuto la parola e ci sono andato. Ho dovuto aspettare circa mezz'ora in una grande stanza gelata, senza possibilità di riscaldarsi e priva di camino. Finalmente venne la duchessa de Chabot, la quale, con grandissima gentilezza, mi ha pregato di accontentarmi del pianoforte che c’era lì, anche perché non ne aveva altri in buono stato, e mi ha chiesto di provarlo. Ho risposto che sarei stato molto contento di suonare qualcosa, ma che in quel momento mi era impossibile, perché non sentivo più le dita dal freddo e così l’ho pregata di farmi condurre in una stanza dove ci fosse un camino acceso. «O oui Monsieur, vous avéz raison», ha

risposto lei. Poi si è seduta e ha iniziato a disegnare per un’ora intera in compagnia di altri signori che formavano un circolo intorno a una grande tavola. Così ho avuto l’onore di aspettare un’ora intera. Le finestre e gli usci erano tutti aperti. Avevo freddo non solo alle mani, ma in tutto il corpo e ai piedi; e in seguito iniziò a duolermi anche la testa. Così regnò un altum silentium e non sapevo che fare, tra il mal di testa e la noia. Spesso pensavo tra me e me: «Se non fosse per il signor Grimm, me ne andrei su due piedi». Finalmente, per esser breve, ho suonato su quel miserabile, pessimo pianoforte. Ma la cosa peggiore fu che la signora e tutti quei signori non hanno smesso neanche per un attimo di disegnare, anzi hanno continuato senza mai fermarsi e così ho suonato per le sedie, la tavola e i muri. In queste pessime condizioni ho perso la pazienza, ho iniziato le variazioni di Fischer!, ne ho suonato

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solo la metà e poi mi sono alzato. Ecco, subito, una gran quantità di elogi. Ho detto comunque quel che dovevo dire, cioé che su quel pianoforte non potevo affatto far onore a me stesso e che mi sarebbe piaciuto tornare un altro giorno. quando ci sarebbe stato un pianoforte migliore. Lei, però, non ha ceduto e son dovuto restare ancora mezz'ora, fino a quando non è giunto suo marito”. Questi però si è seduto vicino a me e mi ha ascoltato con grande attenzione e così ho dimenticato tutto quel freddo, il mal di testa e,

nonostante il pessimo pianoforte, ho suonato come suono quando sono di buon umore. Mi dia pure il miglior pianoforte d’Europa e per uditori gente che non capisce niente o che non vuol capire

niente e che non ascolta insieme a me quel che suono, ed io, allora, perderò qualsiasi piacere di suonare. Ho scritto ogni cosa al signor Grimm. Lei mi scrive di far molte visite, per conoscere più persone e per rivedere vecchie conoscenze. Ma questo non è possibile. A piedi ogni luogo è troppo lontano o troppo sudicio, perché qui a Parigi c’è una sporcizia indescrivibile. Viaggiando in carrozza si ha l’onore di spendere 4 o S livres al giorno, e anche di più. La gente non fa altro che complimenti e questo è tutto. Se ne va e invita per un altro giorno. Poi suono e dicono: «O, c’est un Prodige, c'est inconcevable, c’est étonnant» e con questo adieu. All’inizio ho sprecato abbastanza denaro, e il più delle volte inutilmente, dato che non incontravo le persone in casa. Chi non si trova qui non può immaginare come sia difficile. In fondo, Parigi è molto cambiata. I francesi non hanno più la cortesia di 15 anni fa. Sono facilmente rozzi e sono terribilmente scortesi. Ora desidero descriverle ùn Concert spirituel?. In fretta, le comunico che il mio lavoro nei cori è stato inutile, perché il Miserere di Holzbauer è piuttosto lungo e non è piaciuto: per questo hanno eseguito dei miei 4 cori solo 2. E, per di più, hanno eliminato il meglio*. Ma questo non è importante, dato che la maggior parte delle persone non sapevano che ci fosse stato qualcosa di mio ed altri non mi conoscevano per niente. Durante la prova, comunque, gli applausi sono stati molto intensi ed io stesso, che non do alcuna importanza agli elogi di Parigi, sono molto ‘soddisfatto dei miei cori. Riguardo alla sinfonia concertante? c’è un’altra complicazione. Sono certo che anche altre volte si è interposto qualcosa. La verità è che anche qui ho i miei nemici. Tuttavia, dove non li ho avuti? Ma è buon segno. Ho dovuto scrivere la sinfonia velocemente, ho fatto del mio meglio, e i 4 solisti ne erano e ne sono tuttora innamorati. Le Gros ha a disposizione 4 giorni per copiarla, ma la

EPISTOLARIO

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trovo sempre nello stesso posto. Poi, prima del penultimo giorno, non riesco più a trovarla nel solito posto, la cerco bene tra le partiture e infine la trovo lì nascosta. Faccio finta di niente e chiedo a Le Gros: «Apropòs, ha già iniziato a copiare la mia sinfonia concertante?» «No, l’ho dimenticata», mi ha risposto e dato che non pote-

vo ordinargli di copiarla, né di farla eseguire, non ho obiettato nulla. Sono andato al concerto nei 2 giorni in cui doveva essere eseguita e vennero da me Ramm e Punto, molto eccitati, chiedendomi il moti-

VO per cui non era stata eseguita la mia sinfonia concertante. «Questo non lo so. È la prima volta che lo sento, non so nulla». Ramm era furioso e riprese Le Gros in francese in sala, dicendogli che non era adatto per il suo lavoro, etc. Quel che mi dà più fastidio, in questa storia, è il fatto che Le Gros non mi abbia detto nulla di tutto questo. Solo io non sapevo nulla e non ho avuto neanche una giustificazione, nel caso che non avesse avuto il tempo sufficiente o qualcosa del genere. Niente. Tuttavia, credo che la causa sia stato @ambini, un maestro italiano del luogo, che ho offeso,

innocentemente, durante il nostro primo incontro a casa di Le Gros. Lui ha composto alcuni quartetti, di cui ne ho ascoltato soltanto uno a Mannheim;

e sono molto buoni. Lì si trovavano anche Ritter,

Ramm e Punto, che non mi hanno lasciato in pace, chiedendomi di continuare a suonare e, nel caso che non sapessi altra musica, di inventare. Così ho fatto. Cambini, di conseguenza, si è arrabbiato e

non ha potuto fare a meno di dire: «Questa è una gran Testa!» Evidentemente non gli è piaciuto molto. Se questo fosse un posto dove la gente ha orecchie e cuore per sentire e capire solo un poco di musica e avesse un po’ di gusto, allora riderei allegramente su tutto. Ma credo addirittura di trovarmi tra animali e bestie, riguardo alla musica. E come potrebbe essere diversamente? Del resto, anche nelle loro azioni, nei loro sentimenti, nelle loro passioni non sono

affatto raffinati. Non c’è altro posto al mondo simile a Parigi. Non pensi ch’io esageri se dico così riguardo alla musica di qui. Si rivolga a chi vuole, certo non a un francese di nascita, e le dirà la stessa

cosa, se, per l’appunto, è qualcuno cui ci si può rivolgere. Ora sono qui, devo sopportare e questo per amor suo. Ringrazierò Dio l’Onnipotente se andrò via di qui con il gusto immutato. Ogni giorno prego Dio che mi faccia la grazia di sostenermi con forza, in modo da poter fare onore a me e a tutta la nazione tedesca: e tutto sia per la sua gloria e il suo onore; e che mi permetta però di fare fortuna e di guadagnare molto, per poterla aiutare a risolvere questa triste condizione attuale e per fare in modo di riunirci presto e di

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MOZART

vivere felici e contenti. Per il resto, sia fatta la sua volontà, in cielo

così come in terra. Intanto, caro papà, la prego di sforzarsi affinché presto possa rivedere l’Italia, in modo che così possa risuscitare e ritornare a vivere, la prego. E ora sia contento, io farò come posso e, certo, tornerò tutt’in-

tero. Adieu. Le bacio 1000 volte le mani e abbraccio mia sorella di tutto cuore e sono suo figlio devotissimo Wolfgang Amadè Mozart +.

Te. AL PADRE!

[Parigi, 12 giugno 1778] Adesso, però, è necessario che le scriva qualcosa anche riguardo al signor Raaff. Si ricorderà certamente che da Mannheim non le ho scritto bene di lui, dato che non ero affatto contento di come can-

tava e che, quindi, non mi era affatto piaciuto. Ma, in verità, devo dire che a Mannheim non l’avevo affatto sentito. L'ho ascoltato per la prima volta alla prova del Gùnther di Holzbauder?. Indossava i propri abiti, con il cappello in testa e il bastone in mano. Sembrava che fosse un bambino tra la merda, quando non cantava, e quando ha iniziato a cantare il primo recîtativo sembrava che tutto dovesse andare bene, anche se ogni tanto emetteva un grido che non mi è piaciuto. Le arie le ha cantate con insolenza e alcune note con eccessiva forza. Non era una cosa adatta per me. Credo che sia un’abitudine che ha sempre avuto e che forse gli viene dalla scuola di Bernacchi. Infatti, è un allievo di Bernacchi. Anche a corte ha can-

tato alcune arie, ma secondo me non erano affatto indicate per lui e di conseguenza anche questa volta non mi è piaciuto. Poi, quando ha finalmente debuttato nel Concert spirituel, ha cantato la scena di Bach® «Non sò d’onde viene»* che per l’altro non preferisco: e questa è stata la prima volta che l’ho sentito cantare. È proprio il modo di cantare in se stesso, ovvero la scuola di Bernacchi, che non è di mio gusto. Fa troppe concessioni al cantabile, a mio avviso. Certo, quando era più giovane, ammetto che faceva più effetto, lasciando

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meravigliati. Insomma, piace anche a me, ma credo che esageri e il più delle volte mi sembra persino ridicolo. In lui, quel che mi piace è il suo modo di cantare certe piccole cose, certi andantini. A ciascuno il suo. Credo che il suo punto di forza sia proprio la bravura, il che è ancora evidente in lui, per quanto lo consenta l’età. Buoni polmoni e abbastanza fiato; e poi... questo andantino. La sua voceè bella e molto gradevole. Quando socchiudo gli occhi, mentre l’ascolto, m’accorgo subito che ha molti punti in comune con Meissner, anche se la voce di Raaff mi sembra ancora più piacevole. Certo, mi riferisco ad ora, non avendo potuto ascoltare né l’uno né l’altro ai loro tempi migliori. Di conseguenza, posso solo parlare del modo o del metodo di cantare, perché solo questo resta immutato in ogni cantante. Meissner, come lei sa, ha la brutta abitudine di far vibrare spesso la voce per bellezza. Nella nota tenuta distingue le semiminime e perfino le crome. E questo non l’ho mai potuto sopportare-in lui. È un cosa veramente orribile perché è un modo di cantare completamente contro natura. La voce umana vibra di per sé, in tal maniera che si rende subito affascinante. Questa è la natura. In questo può esser imitata non solo con gli strumenti a fiato, bensì anche con quelli ad arco e addirittura anche con il pianoforte. Tuttavia, basta superare certi limiti e non è più bella, in quanto va contro natura. Anche l’organo mi fa lo stesso effetto, quando si dà fiato al mantice. Raaff non ha questo difetto, perché neanche lui lo sopporta. Ma, per quanto concerne il vero e proprio cantabile, Meissner, anche se non mi piace neanche lui del tutto, perché anch’egli esagera, lo preferisco rispetto a Raaff. Nella bravura invece, nelle fiorettaturee nei gorgheggi, Raaff è un vero maestro. E tra l’altro la sua pronuncia, buona e chiara, è vera-

mente bella. E poi, come ho già detto, l’andantino o le piccole canzonette. Ha composto 4 lieder tedeschi che sono proprio piacevoli. Siamo ottimi amici. Viene da noi quasi ogni giorno. Finora sono stato almeno 6 volte a pranzo dal conte Siickingen, ambasciatore del Palatinato. Ogni volta si resta dall’una alle 10, dato che il tempo, in casa sua, scorre così velocemente che uno non se ne accorge nemmeno. Ha grande simpatia per me. Ma anch’io mi trattengo molto volentieri con lui. È una persona molto cortese e intelligente, il quale ha molto buon senso e s’intende veramente di musica. Oggi sono stato nuovamente da lui insieme a Raaff. Gli ho portato varie mie cose, perché — già da un po’ di tempo — me lo aveva chiesto. Oggi ho anche preso la nuova sinfonia’, che ho appena terminato, con cui inizierà il Concert spirituel il giorno del Corpus Domini. Ad

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entrambi è piaciuta moltissimo e anch’io ne sono molto soddisfatto. Non so se piacerà e, a dire il vero, me ne importa pochissimo. In fin dei conti, a chi non piacerà? A quei pochi francesi di buon senso che saranno presenti posso assicurare che gli piacerà. E non mi sembra una disgrazia grave se non piacerà agli imbecilli. Comunque, io spero che anche gli asini vi trovino qualcosa di loro gusto. Del resto, non ho dimenticato di dar risalto al Premier Coup d’archet°! Tanto quanto basta. Gli animali di qui gli danno così tanta importanza! Diavolo! Io non noto alcuna differenza. Anche loro attaccano insieme, come ovunque. Roba da ridere. Raaff, a tal riguardo, mi ha raccontato una storia che riguarda Abaco. A Monaco, o in qualche altra parte, un francese gli ha chiesto: «Monsieur, vous avés etè à Paris?». «Qui». «Est-ce que vous étiés au Concert spirituel?». «Qui». «Que dites vous du Premier coup d’archet? Avés vous entendu le premier coup d’archet?». «Qui, jai entendu le premier et le dernier». «Comment le dernier? Que veut dire cela?». «Mais oui, le premier et le dernier. Et le dernier méme m’a donnè plus de plaisir». Ora devo terminare. La prego di porgere i miei saluti ad ogni buon amico e amica, in particolare al signor Bullinger. Le bacio 1000 volte le mani, abbraccio mia sorella di tutto cuore € sono il suo devotissimo figlio Wolfgang Amadè Mozart

73:

AL PADRE Paris ce 3 de julliet 1778 Monsieur Mon trés cher Pére!

Le devo dare una notizia molto spiacevole e triste, che è anche la causa per cui non ho potuto rispondere prima alla sua ultima datata 1’11. La mia cara madre è molto malata!: secondo la sua abitudine si è fatta fare un salasso e la verità è che era proprio necessario; dopo, infatti, si è sentita molto bene. Ma alcuni giorni dopo si è lamentata di gelare e nel contempo di ardere, le è venuta la diarrea e il mal

di testa. In principio siamo ricorsi ai nostri soliti rimedi alla polve-

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re antispasmodica; avremmo voluto impiegare anche la polvere nera, ma mancava e non c’è stato modo di trovarla qui, dato che non è conosciuta nemmeno sotto il nome di pulvis epilecticus. Tuttavia, dato che stava sempre peggio, parlava a stento, perdeva l’udito tanto che bisognava gridare, allora il barone Grimm ci ha inviato il suo medico. La mamma è molto debole, ha ancora la febbre e delira. Mi danno speranza, ma io non ne ho molta. Da molto tempo vivo ormài tra il timore e la speranza. Sono completamente nelle mani di Dio e spero che anche lei e la mia cara sorella lo siate. Che altro mezzo c’è del resto per essere tranquilli? Più tranquilli, dico io, perché non si può del tutto essere calmi. Mi sento consolato, accada quel che accada, perché so che è Dio a disporre ogni cosa (per quanto strano possa sembrare) per il nostro bene, anche quando sembra abbandonarci. Credo infatti (e non permetto che mi convincano del contrario) che nessun medico, nessun

uomo, nessuna disgrazia, nessun

caso possa togliere o dare la vita a un individuo, ma solo Dio. Questi soné soltanto gli strumenti dei quali Egli, per lo più, si serve e non sempre: così noi vediamo le persone prendere forza, cadere e morire. Quando l’ora è giunta, nessun mezzo può valere e, piuttosto che allontanare la morte, l’avvicinano. L'abbiamo visto con il

nostro caro amico Heffner. Non dico per questo che la mia cara mamma debba morire, che tutte le speranze siano perdute. Può ritornare sana e vivace, ma solo se Dio lo vuole. Dopo aver pregato Dio con tutte le mie forze per la salute e la vita della mia cara mamma, mi abbandono volentieri a questi pensieri e a questo conforto, perché dopo mi trovo con più forza, più tranquillo e sollevato. E potrà ben immaginarsi se ne ho bisogno! Ed ora un’altra cosa: abbandoniamo questi pensieri tristi. Speriamo, ma non troppo; poniamo la nostra fiducia in Dio e confortiamoci con il pensiero che tutto va bene se va secondo la volontà dell’ Onnipotente, perché Egli sa più di tutti noi quel che è giusto e vantaggioso, sia per la nostra felicità e la nostra salute terrena, sia per quella eterna. Ho dovuto comporre una sinfonia”, per aprire il Concert spirituel. Il giorno del Corpus Domini è stata eseguita con molto applauso. E a quanto mi dicono, è apparsa una notizia al riguardo nel «Courier de l’Europe*». Dunque è piaciuta moltissimo. Durante la prova ero molto preoccupato, perché in vita mia non avevo mai sentito nulla di peggio. Non può immaginarsi come han tirato giù e strimpellato per 2 volte la sinfonia. Io ero proprio afflitto, avrei voluto provarla ancora una volta, ma non c’era più tempo e così ho dovuto dormire con il cuore che mi si stringeva, con l’animo angosciato

.

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e adirato. Il giorno dopo avevo deciso di non andare al concerto, ma la serata si era fatta così invitante che infine ho deciso di andarvi,

certo che, se fosse stata eseguita male come durante la prova, sarei sceso giù in orchestra, avrei preso il primo violino al signor Lahousè e, con lo strumento in mano, avrei diretto io stesso. Ma ho chiesto a

Dio la grazia, dato che ogni cosa è fatta per la sua gloria e il suo eminentissimo onore, ed ecco la sinfonia ha inizio. Raaff è vicino a me

e, già alla metà del primo Allegro, c’era un passaggio che sarebbe certamente piaciuto. Tutti gli ascoltatori si sentirono trasportare e c’è stato un applaudiBement. Sapendo però, quando sgrivevo, che effetto avrebbe fatto, l’ho ripetuto nel finale e così iniziò un’altra volta da capo. L’ Andante è piaciuto, ma è piaciuto soprattutto l’ultimo movimento, l’Allegro, che di solito inizia con tutti gli strumenti allo stesso tempo, per lo più all’unisono: io, invece, l’ho iniziato con due violini soli, piano per otto battute, e poi subito con un forte; e gli uditori (come speravo) al piano hanno fatto sst, al forte... beh, udire il forte e gli applausi è stato tutt'uno.-Subito dopo la sinfonia, per la gioia, sono andato al Palais Royal, ho preso un gelato, ho recitato il rosario che avevo promesso e sono andato a casa, dove mi trovo sempre bene e dove vi starei sempre più volentieri; e così anche in casa di qualche buon tedesco, autentico e sincero, che quando è celibe vive solo come un buon cristiano, mentre quando è sposato ama la moglie e pensa ad educare bene i suoi figli. Ora le comunico una notizia che forse saprà già: quell’ateo ed arcibirbone di Voltaire, è morto* come un cane. Che ricompensa! A Thresel?, come ha scritto lei, le devono 5/4 del salario. Avrà certo notato da tempo che io non sto qui volentieri. Ci sono vari motivi, ma dato che ormai mi trovo qui sono del tutto inutili. Da parte mia, sto facendo e farò sempre tutto quel che posso. Bene, Dio farà tutto per bene. Ho qualcosa in mente per cui prego Dio ogni giorno. Se lo vorrà la sua volontà divina, allora accadrà, altrimenti sarò felice

lo stesso: almeno ho fatto tutto quel che potevo. Se poi è giusto e avverrà, come spero, allora anche lei dovrà fare la sua parte, altri-

menti tutto il lavoro sarebbe inutile. La sua generosità mi fa sperare che lei lo farà. Ma non si metta ora in mente cattivi pensieri. Voglio ora pregarla d’una grazia: innanzitutto, non parli delle mie

idee fino a quando non sarà opportuno. Riguardo all’opera, le cose stanno così: è difficile trovare un

buon libretto. I vecchi, che restano i migliori, non sono adatti per lo stile moderno e i nuovi non valgono niente, perché la poesia, l’unica arte di cui i francesi potevano veramente essere orgogliosi, peg-

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giora di giorno in giorno, dato che la poesia dovrebbe esser qui l’unica cosa buona, visto che non s’intendono di musica. Ci sono solo

2 opere in aria che potrei comporre, una endeuxacts, l’altra en trois. Quella en deux è Alexandre e Roxeane, ma il poeta che le sta scrivendo si trova ancora in campagne. Quella en trois è Demofont (da Metastasio), già tradotta e mischiata insieme a cori e danze, adatta, in genere, proprio al teatro francese’. Ma di quest’ultima non ho ancora potuto veder nulla. Mi scriva se ha i concerti di Schròter” a Salisburgo. E le sonate di Hiillmandel®? Gradirei molto comprarle e inviargliele. Le ouvre sono molto belle. Quanto a Versailles non ne ho avuto voglia”. In merito ho ascoltato anche il consiglio del barone von Grimm e di altri buoni amici ed ognuno è stato d’accordo con me. Del resto, dovrei restare per 6 mesi in un luogo dove non si può guadagnar nulla e dove il proprio talento è limitato, perché a Parigi chi sta al servizio reale è trascurato. E poi organista! Un buon posto mi farebbé molto piacere, ma soltanto come maestro di cappella e ben pagato. Ed ora stia bene. Pensi alla sua salute, abbia fiducia in Dio, solo in lui può trovare conforto. La mia cara mamma è in mano dell’Onnipotente. Se vuol darcela ancora, come spero, Lo ringrazieremo di questa grazia; se vuol prendersela con sé, allora non sono necessarie né lo sconforto, né i pensieri, né la disperazione,

nulla. Mettiamoci coraggiosamente nella sua mano divina, con la piena fiducia che è per il nostro bene, perché Egli non fa nulla senza ragione. Stia bene, carissimo papà, e mi conservi la sua salute. Le bacio 1000 volte le mani e abbraccio mia sorella di tutto cuore e sono il suo figlio devotissimo Wolfgang Amadè Mozart

74. ALL’ABATE JOSEPH BULLINGER Paris, ce 3 julliet 1778

Amico carissimo! Solo per lei. Pianga insieme a me, amico mio! Questo è stato il giorno più triste della mia vita. Scrivo alle 2 di notte. Ed è opportuno che glielo

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comunichi: mia madre, la mia cara madre, non c’è più. Dio l’ha chiamata a sé, l’ho visto bene e di conseguenza mi sono rimesso alla sua volontà. Lui me l’aveva data, solo lui poteva quindi togliermela. S’immagini soltanto l’ansia, la preoccupazione e l'angoscia in cui ho vissuto in questi ultimi 14 giorni. È morta ormai priva di coscienza e si è spenta proprio come si spegne un lume. Si è confessata 3 giorni prima, si è comunicata e ha ricevuto l’estrema unzione. Ma negli ultimi 3 giorni ha delirato continuamente e oggi, alle 5 e 21 minuti, è entrata in agonia, perdendo subito i sensi e la conoscenza. Io le stringevo la mano, le parlavo, ma lei non poteva vedermi, né mi udiva, né poteva sentire qualcosa. In tal modo è rimasta fino a quando non è deceduta, 5 ore dopo, alle 10 e 21 minuti della sera. Oltre

a me, erano presenti un nostro buon amico, il signor Haina, che anche mio padre conosce, e l’infermiera. Oggi non mi è possibile descriverle l’intero decorso della malattia. Credo solo che doveva morire, perché questa era la volontà di Dio. Intanto, la prego soltanto di farmi un sevizio da amico, preparando a poco a poco a questa triste notizia il mio povero padre. Gli ho inviato una lettera con questa stessa posta, dicendogli però solo che è gravemente malata. Aspetto una risposta per poter decidere cosa fare. Che Dio gli dia coraggio! Amico mio! Sono ormai rassegnato, non da ora, bensì da molto tempo. Ho sopportato tutto con animo risoluto e tranquillo per merito d’una particolare grazia di Dio. Quando il suo stato si è aggravato, ho chiesto a Dio solo 2 cose: una morte serena per mia madre e forza e coraggio per me: e il buon Dio mi ha esaudito, concedendomi entrambe le grazie nel modo migliore. La prego, dunque, amico carissimo, di conservarmi mio padre, d’infondergli forza con le sue parole, in modo che il colpo non sia per lui troppo duro quando verrà a conoscenza del peggio. Le raccomando con tutto il mio cuore anche mia sorella. La supplico, si rechi immediatamente a trovarli, non dica loro che è già morta, bensì li prepari solo alla notizia. Faccia quel che ritiene necessario, adoperi ogni mezzo e faccia in modo ch’io possa stare tranquillo e che non debba temere un’altra disgrazia. Abbia cura del padre mio diletto e della mia cara sorella. La prego, mi risponda subito. Adieu. Il suo devotissimo e obbligatissimo servitore Wolfgang Amadè Mozart Per precauzione: Rue du gros chenet

vis à vis celle du croiBant/à l’hòtel des quatre/fils aimont!.

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Paris ce 9 juillet 1778 Monsieur mon Trés cher Pére!

Spero che sarà pronto per accogliere con fermezza la più triste e dolorosa delle notizie. La mia ultima del 3 l’avrà già preparata a non attendersi niente di buono. Quello stesso giorno, il 3, alle 10-e 21 minuti della sera, mia madre ha serenamente reso l’anima a Dio;

quando le ho scritto, essa già godeva le gioie del cielo. Tutto era finito. Le ho scritto nella notte. Spero che lei e la mia cara sorella mi perdoneranno questo piccolo e così necessario inganno. Giudicandb infatti dal mio dolore e dal mio smarrimento quale sarebbe stato il vostro, non ho voluto darvi così d’improvviso questa terribile notizia. Ora però spero che siate entrambi preparati ad accettare il peggio e, dopo il dolore e il pianto, così naturali e così giusti, a rassegnarvi alla volontà di Dio e a venerare la sua imperscrutabile, infinita e sapiente provvidenza. Si può facilmente immaginare quanto abbia sofferto, di quanto coraggio e di quanta fermezza abbia avuto bisogno per accettare con rassegnazione una situazione che andava sempre più aggravandosi di giorno in giorno. Eppure, il buon Dio mi ha concesso questa grazia. Ho sofferto molto, ho pianto molto, ma a cosa poteva servire? Ho dovuto dunque consolarmi; fate anche voi così, mio caro padre e cara sorella! Piangete, piangete fino all’ultima lacrima e infine consolatevi. Pensate che l’onnipotente ha voluto così. Cosa vogliamo fare contro il suo volere? Piuttosto preghiamo e ringraziamolo che tutto sia finito per il meglio, essendo lei morta molto serenamente. In quei terribili momenti tre cose mi hanno dato conforto: la mia completa e totale accettazione della volontà di Dio, l’aver assistito alla sua

morte, così dolce e così bella, che mi ha fatto comprendere quanto fosse stata felice in quell’istante, e quanto più felice sia ora di noi, al punto che ho desiderato di andarmene anch’io con lei in quel momento. E da questo desiderio, da questa brama è nato il mio terzo motivo di conforto: la certezza che non l’abbiamo persa per sempre, ma che la rivedremo ancora, che saremo insieme più lieti e più felici di quanto lo siamo stati in questo mondo. Solo il giorno ci

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è sconosciuto, ma ciò non mi fa paura: quando Dio vorrà, anch'io

vorrò. Ora la santissima volontà divina è compiuta: recitiamo dunque devotamente un padre nostro per la sua anima e passiamo ad altro. Ogni cosa ha il suo tempo. Scrivo questa lettera in casa della signora d’Epinay e del signor Grimm, dove ora alloggio', in una cameretta graziosa, con una vista molto bella e, per quanto me lo permette il mio stato, sono contento. E potrò esserlo ancora di più se potrò sapere che il mio caro papà e la mia cara sorella si sono interamente rassegnati, con serenità e fermezza d’animo, alla volon-

tà del Signore, affidandosi a lui con tutto il loro cuore, certi che egli dispone ogni cosa per il nostro bene. Carissimo padre! abbia cura di sé. Sorella carissima, riguardati. Tu non hai ancora goduto nulla del buoncuore di tuo fratello, perché egli non era del resto in grado di offrirtene. Miei carissimi, abbiate cura della vostra salute. Pensate che avete un figlio, un fratello, che farà di tutto per rendervi felici,

ben sapendo che un giorno non gli negherete un desiderio che certamente gli farà onore e che anche“voi farete di tutto per renderlo felice. Oh! Allora vivremo così tranquilli, onorati e contenti quanto almeno è possibile a questo mondo. E infine, quando Dio vorrà, ci ritroveremo nel luogo a cui siamo destinati e per cui siamo stati creati. Ho ricevuto puntualmente la sua ultima lettera del 29 giugno, da cui ho appreso con gioia che, grazie a Dio, state entrambi bene. Dell’ubriacatura di Haydn? ho riso di cuore: se fossi stato presente, gli avrei certamente sussurrato immediatamente all’orecchio «Adlgasser»*. È una vergogna che un uomo di così grande talento si ponga per propria colpa nèll’impossibilità di compiere il suo dovere, in una funzione che è ad onore di Dio, per di più alla presenza dell’arcivescovo e dell’intera corte e di tutta la chiesa affollata. È vergognoso. Ecco un altro dei principali motivi che mi inducono ad odiare Salisburgo e la sua orchestra di corte, goffa, miserabile e dissoluta. Un uomo stimabile, che ha un’educazione, non può vivere con loro. Deve vergognarsene invece di prendersi cura di loro. E poi, forse proprio per questo motivo, la musica da noi non è amata e non gode di alcuna stima. Certo, se l'orchestra fosse organizzata come a Mannheim! Il rigore che la governa! L'autorità che ha Cannabich! Là si fa tutto con serietà. Cannabich, il miglior direttore che io abbia mai conosciuto, è stimato e temuto dai suoi

subordinati.

E amato anche in città e così i suoi prodi. Questi però

si comportano in modo diverso. Sono educati, sono ben vestiti, non

vanno ad ubriacarsi nelle osterie. Questo lì da lei non è affatto pos-

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sibile, a meno che il principe non si affidi a lei o a me e ci dia pieni poteri, il che per la musica è sempre necessario, altrimenti non c’è niente da fare. A Salisburgo, per quel che riguarda l’orchestra, comandano tutti e... nessuno. Se fossi ad occuparmene, esigerei la massima libertà d’azione. A proposito dell’orchestra, per tutto ciò che le compete, il maggiordomo* non dovrebbe avere nulla da dirmi. Un cavaliere non può fare il maestro di cappella, così come un maestro di cappella può ben fare il cavaliere. A_ proposito, il principe elettore® ora è di nuovo a Mannheim. Anche la signora Cannabich e suo marito: siamo in corespondance. Se non dovesse succedere quello che temo, il che sarebbe un gran peccato, e cioè che l’orchestra venga molto ridotta, avrò qualche speranza. Lei sa che non desidero altro che un buon posto, dignitoso e ben retribuito, dovunque, purché sia in un paese cattolico. Con il conte Strarnbock®, e in genere in tutta la faccenda, si è comportato in modo encomiabile, come un novello Ulisse: continui così, non si

lasci ingaffnare. Stia soprattutto attento se dovesse capitarle di parlare con quell’oca da ingrasso”. Io la conosco, mi creda: ha la bocca ricolma di zucchero e di miele, ma la testa e il cuore colmi

di pepe. Naturalmente, la faccenda è ancora in alto mare e mi dovranno fare molte concessioni prima che mi decida in questo senso, e comunque, anche se tutto andasse per il meglio, preferirei trovarmi da un’altra parte piuttosto che a Salisburgo. Non ho però da preoccuparmi: difficilmente mi concederanno tutto, perché è troppo. Ma nulla è impossibile. Se ogni cosa andasse per il meglio non indugerei, se non altro per avere la gioia di stare vicino a lei. Ma se i salisburghesi mi vogliono, devono soddisfare me e tutti i miei desideri: al contrario, non mi avranno di certo. Anche il prelato di Baumburg$ si è dunque spento, morendo come ogni prelato! Che fosse scomparso il prelato di Santa Croce? non l’avevo mai saputo e me ne rattristo molto, era un uomo molto onesto e per bene. Lei dunque non avrebbe mai immaginato che il decano Zoschinger!® sarebbe diventato prevosto? Io, sul mio onore, non ho mai pensato diversamente e non saprei neanche dire chi avrebbe potuto diventarlo, se non lui. Certo, è un buon prelato per la musica. La passeggiata quotidiana della gentile signorina!! con il suo fedele lacchè non è andata a vuoto? Però sono stati attivi, non sono

rimasti senza far niente: l’ozio è il padre di tutti i vizi. Finalmente una commedia domestica è andata in porto! Ma quanto durerà? Credo che la contessa von Lodron si stancherà presto di ascoltare musica del genere!?. Czernin è un giovane senza cervello e Bru-

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netti uno zotico. Domani partirà di qui il mio amico Raaff, per Bruxelles, andrà ad Aquisgrana e a Spa e infine a Mannheim. Mi avvertirà subito del suo arrivo, perché c’invieremo lettere. Anche se non vi conosce, invia i suoi saluti a lei e a mia sorella. Lei scri-

ve che da tempo non la tengo al corrente circa la mia allieva di composizione!*. Certo: che cosa dovrei dirle? Non è fatta per comporre, è tutta fatica sprecata. In primo luogo è straordinariamente stupida e poi è profondamente pigra. Riguardo all’opera le ho già risposto nella mia ultima lettera!4. Quanto al balletto di Noverre!>, non ho mai scritto altro, se non che forse ne farà un altro. Aveva

bisogno proprio d’un mezzo balletto ed io gli ho scritto la musica. Ci sono, per dire meglio, brani composti da altri, rifacenti vecchie, miserabili arie francesi, mentre

la sinfonia e le contredance,

in

tutto 12 pezzi!°, le ho scritte io. Il balletto è stato già dato quattro volte con grande successo. Ora, però, non voglio dirle altro, se prima non so quale sarà il mio compenso, essendo questo un favore che ho fatto a Noverre. Il signor Wendling è partito di qui l’ultimo giorno di maggio. Per vedere il barone Bagge dovrei avere una vista eccezionale, dato che non si trova qui, ma a Londra. Possibile

che non gliel’abbia scritto? Le prometto che d’ora in poi risponderò in modo scrupoloso a tutte le sue lettere. Si dice che il barone Bagge tornerà presto ed io ne sarei molto contento. Per molti motivi, ma soprattutto perché da lui!” c’è una possibilità di fare delle prove come si deve. Presto sarà qui anche il maestro di cappella Bach!8. Credo che scriverà un’opera!°. I francesi sono e restano dei veri asini, non sanno far niente, devono ricorrere al lavoro degli

stranieri. Con Piccinni ho parlato al Concert spirituel; è molto gentile con me ed io con lui, quando talvolta ci incontriamo. Per il resto non ho rapporti con nessuno, né con lui, né con altri compositori. Io so il fatto mio e loro pure e questo basta. Che la mia sinfonia? al Concert spirituel abbia avuto un successo incomparabile, questo già lho scritto. Se avrò l’incarico di comporre un’opera avrò noie a sufficienza. Ma non ci farei tanto caso, tanto ci sono già abituato. Fosse almeno questa maledetta lingua francese così meno infame per la musica! Quella tedesca al confronto è divina. E poi anche i cantanti e le cantanti! Non bisognerebbe neppure chiamarli così, perché non cantano, ma gridano, abbaiano a squarciagola, dal naso e dal gargarozzo. La prossima quaresima dovrò scrivere un oratorio francese?! per il Concert spirituel. Il signor Le Gros, il direttore, ha per me una simpatia incredibile. Deve sapere che io, sebbene prima andassi a trovarlo ogni giorno, da Pasqua non ci

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sono più andato, perché ero rimasto contrariato nei suoi confronti per il fatto che non aveva eseguito la mia sinfonia concertante??. Mi recavo spesso in quella casa per far visita al signor Raaff e dovevo sempre passare davanti al loro appartamento. I camerieri e le domestiche mi vedevano sempre e ogni volta porgevo loroi miei saluti. È proprio un pesa che non l’abbia eseguita, sarebbe piaciuta molto. Ora un’occasione del genere non si ripresenterà più: come potrà riunire 4 persone come quelle??? Un giorno che volevo recarmi a far visita a Raaff, lui non era in casa e mi hanno assicu-

rato che sarebbe tornato nel giro di poco tempo. Allora ho aspettato. Il signor Le Gros entrò nella stanza. «Che miracolo aver ancora una volta il piacere di rivederla!» «Eh sì, ho così tanto da fare». «Vuol restare a pranzo da noi, oggi?». «La prego di scusarmi, ma ho già un impegno». «Signor Mozart, bisogna che passiamo di nuovo un giorno insieme». «Sarà un piacere per me». Lunga pausa. «A proposito, vorrebbe scrivermi una grande sinfonia per il Corpus Domini?» «Perché n0?». «Ma posso esserne sicuro?». «Oh sì, solo se sarò certo che verrà eseguita e che non finirà come con la sinfonia concertante». Allora è iniziata la parte migliore. Si è scusato come meglio ha potuto, ma non ha saputo dir molto. In breve, la sinfonia ha avuto pieno successo e Le Gros ne è tanto felice che va dicendo che è la sua migliore sinfonia. L’andante non ha però avuto la fortuna di accontentarlo: dice che c’è troppa modulazione e che è troppo lungo. Ma questo dipende dal fatto che il pubblico s’è dimenticato di scatenare, battendo le mani, un clamore forte e

continuo al intenditori, dante piace sostiene Le

termine del primo e dell’ultimo brano. A me, a tutti gli agli amatori e alla maggior parte degli ascoltatori l’anmoltissimo. È esattamente il contraire di quello che Gros: è naturale... e breve. Ma per accontentarlo e, a sentir lui, parecchi altri, ne ho scritto un altro?4. Vanno bene entrambi, ognuno nel suo genere, dato che ognuno ha un caractére differente. L'ultimo, però, mi piace ancora di più. In una prossima occasione le invierò la sinfonia, insieme al Metodo di violino”, ad

alcuni pezzi per pianoforte? e al libro di Vogler Scienza musicale e arte della composizione?’ e voglio poi leggere il suo parere in proposito. Il 15 agosto, giorno dell’ Assunzione, la sinfonia verrà eseguita per la seconda volta, con il nuovo andante. La sinfonia è in re e l’andante in sol. Qui non si può dire D o G. Ora Le Gros è tutto dalla mia parte. È tempo che mi decida a terminare. Se mi scrive, penso sia meglio metta «chez M." Le Baron de grim, chauBèe d’antin prés le Boulevard». Il signor Grimm le scriverà

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con la prossima posta. Lui e la signora d’Epinay vi inviano i loro ossequi e le loro sentite condoglianze, sperando però che sappiate rassegnarvi davanti a un fatto che è impossibile mutare. Fatevi coraggio e pregate fervidamente, è l’unica risorsa che ci resta. Avrei voluto pregarvi di far dire una santa messa a Maria Plain e a Loreto?8: lo faccio adesso. Per la lettera di raccomandazione al signor Beer non credo sia necessario inviarla. Non ho ancora potuto conoscerlo; so però che è un bravo clarinettista, ma un dissolu-

to. Non mi piace frequentare simile gente: è una cosa che non fa onore. E non mi sento di portargli una lettera di raccomandazione, perché me ne vergognerei. Se almeno potesse far qualcosa! Così però non gode di nessuna stima; molti non lo conoscono affatto. Dei due Stamitz è il più giovane. Il più vecchio, un vero compositore alla Hafeneder, si trova a Londra. Sono due miseri insudicia-

tori di spartiti e poi giocatori, ubriaconi e puttanieri. Non è gente per me. Quello di qui possiede a mala pena un abito decente. Apropòs: se mai un giorno si dovesse litigare con Brunetti, sarei contento di raccomandare all’arcivescovo come primo violino un mio caro amico, un uomo probo, onesto e perbene: un uomo a posto (credo di una quarantina d’anni), vedovo. Si chiama Rothfischer, è primo violino a Kircheimbolanden, presso la principessa di Nassau Weilburg. Naturalmente è scontento, perché il principe?? non ha stima per lui, cioé per la sua musica. Mi si è vivamente raccomandato e per me sarebbe un vero piacere poterlo aiutare, perché è l’uomo migliore di questo mondo. Adieu. Le bacio 100000 volte le mani, abbraccio mia sorella di tutto cuore e riman-

go il suo devotissimo figlio

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AL PADRE

[Parigi, 20 luglio 1778]

La prego di perdonarmi se le invio così tardi i miei auguri, ma volevo donare a mia sorella una piccolezza come preambolo. Il modo di suonarlo lo lascio alla sua sensibilità; non è un preludio per passare da un tono all’altro, ma solo un capriccio per provare il pianoforte. Le mie sonate! saranno presto pubblicate. Finora nessuno mi ha dato quello che ho chiesto, ma alla fine dovrò pur cedere e consegnarle per 15 louis d’or. In questo modo sarò conosciuto con maggiore facilità. Non appena saranno pronte gliele invierò con la sua scuola di violino, il libro di Vogler?, le sonate di Hiillmandel8, i concertigi Schròter* e alcune mie sonate per piano solo, la sinfonia del Concert spirituel, la sinfonia concertante? e i 2 quartetti per flauto, un concerto per arpa e flauto e invierò tutto alla prima buona occasione e per quanto possibile economica. Ebbene, cosa si dice riguardo alla guerra? Sono stato così angosciato e così triste per 3 giorni! In verità, non mi riguarda, ma sono troppo sensibile e prendo subito le cose a cuore. Ho sentito che l’imperatore è stato sconfitto. Prima si diceva che il re di Prussia aveva attaccato l’imperatore, cioé le truppe che l’arciduca Massimiliano comandava, e dall’altra parte sarebbero morti 2000 austriaci, ma per fortuna l’imperatore con 40000 uomini era giunto in aiuto. L'imperatore sarebbe però stato costretto a ritirarsi. Secondo altre voci il re di Prussia avrebbe attaccato l’imperatore e l’avrebbe completamente accerchiato e se il generale Laudon non fosse corso in aiuto con 1800 corazzieri, sarebbe caduto prigioniero. Di questi 1800 corazzieri ne sarebbero rimasti solo 1600 e il Laudon sarebbe stato ucciso. Nei giornali non ho letto nulla. Oggi però ho sentito che l’imperatore è entrato nuovamente in Sassonia con 40000 uomini; se questo è vero non so dirlo, ma sarebbe una bella seccatura, vero? Non ho il tempo per scrivere chiaro, ma tanto quanto basta perché lei possa leggermi. Apropés: ho letto nei giornali che negli scontri tra sassoni e creati un capitano sassone granatiere di nome Hofgarten ha perduto la vita e si rimpiange la sua morte. Sarebbe forse il bravo barone Hofgarten che abbiamo conosciuto a Parigi con il signor von Bose®? Mi dispiacerebbe molto, anche se per me sarebbe meglio una morte

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così gloriosa piuttosto che andarsene in un letto a Parigi per via d’una morte vergognosa, come accade qui alla maggior parte dei giovani. Qui non si parla con nessuno che non abbia avuto 2 0 3 volte questa bella malattia, dato che è considerata una grazia. I bambini vengono al mondo già con questa malattia, ma non le scrivo nulla di nuovo: lo sa già da molto tempo. Ma, mi creda, ora è cre-

sciuta. Adieu. W. Mozart

(CP

ALLA SORELLA!

[Parigi, 20 luglio 1778] Carissima sorella!

Ecco il tuo onomastico!

So che tu, come me, non ami molte

parole e sei convinta che io, non solo oggi, ma ogni giorno, ti auguro di tutto cuore la felicità che desideri, così, con sincerità, come solo un caro fratello può augurare a sua sorella. Mi rincresce di non poterti Offrire della musica come facevo gli anni scorsi, ma speriamo che verrà presto il tempo felice in cui un fratello e una sorella così uniti e così affezionati si potranno dire ancora tutto ciò che pensano e che hanno in cuore. Nel frattempo sta bene, voglimi bene come te ne voglio io, ti abbraccio di tutto cuore, con tutta l’anima, e sono eternamente il tuo sincero vero fratello W. Mozart

EPISTOLARIO

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74. AD ALOISIA WEBER

Parigi li 30 di giuglio 1778 Carifima Amica! La prego di pardonarmi che manco questa volta d’inviare le variazioni per l’aria mandatami! — ma stimai tanto necefario il rispondere al più presto alla lettera del suo sig." Padre, che non mi restò poi il Tempo di scriverle, e perciò era impofìibile di mandargliele — ma lei le avrà sicuramente colla profima lettera; Adefo spero che ben Presto saranno Stampate le mie sonate? e con quella occasione avrà anche il Popolo di TeBaglia,} ch'è già mezzé Terminato — se lei ne sarà si contenta — comme lo son io — potrò chiamarmi felice; — intanto, sinché avrò la sodi-

sfazione di sapere di lei stefa l’incontro che avrà avuta questa scena aprefo di lei s'intende, perchè siccome l’ho fatta solamente per lei — così non desidero altra Lode che la sua; — intanto dunque non posso dir altro, che, Trà le mie composizioni di questo genere — devo confeBfare che questa scena è la megliore ch’hò fatto in vita mia — Lei mi farà molto piacere se lei vuol mettersi adefo con Tutto l’impegno sopra la mia scena d’Andromeda «Ah lo previddi!»* perché l’aficuro, che questa scena le starà afai bene — e che lei sene farà molto onore — al più le raccomando l’esprefione — di rifletter bene al senso ed alla forza delle parolle — di mettersi con serietà nello stato e nella situazione d’Andromeda! — e di figurarsi d’efer quella stefa persona; — Caminando in questa quisa (colla sua bellifima voce — col suo bel methodo di cantare) lei diventerà in breve Tempo infalibilmente Eccelente. La maggior parte della lettera ventura ch’avrò l’onore di scriverle, consisterà in una breve

esplicazione sopra il methodo e la maniera come desidererei io che lei cantafe e recitafe quella scena — nulla di meno sono à pregarla di studiarla da se fràtanto — vedendo poi la differenza — sarà questo d’una granutilità per lei — benchè son persvasifimo che non avrà molto à corregere ò à cambiare — e che farà steRfa molte cose così, come lo desidero — sapendo questo per esperienza — à l’ària, «Non sò d’onde viene» che lei hà impa-

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rata da se stefa, non hò trovato niente à criticare o à corregere. Lei me l’hà Cantata con quel gusto, con quel methodo, e con quella espreRione che hò desiderato — dunque hò ragione di avere tutta la fiducia nella di lei virtù e sapere — Basta, lei è Capace — e capacifima — solamente le raccomando (e di ciò la prego caldamente) di aver la bontà di rileggere qualche volta le mie lettere, e di fare come io le hò consigliato — e di efer certa, e persuasa, che per Tutto ch’io le dico, e le hò detto, non hò e non

avrò mai altra intenzione che di farle Tutto il bene che mi sia pofibile — ; CariBima amica! — spero che lei starà d’ottima salute — la prego di averne sempre cura — efendo questa la miglior cosa di questo mondo; io, grazie à Dio stò bene, toccante la mia salute, perchè ne hò cura — mà non hò l’animo quieto — e non l’avrò mai sinché non avrò la consolazione di eflere accertato che una volta si hà reso giustizia al di lei merito — ma lo stato e la situazione più felice per me sarà in queb giorno in cui avrò il sommo piacere di rivederla, e di abbracciarla di Tutto il mio cuore — mà questo è anche Tutto ch’io pofo bramare e desiderare — non Trovo che in questo desiderio ed augurio l’unica mia consolazione, e la mia quiete; — la prego di scrivermi speBo — lei non si può immaginare quanto piacere mi fanno le sue lettere. la prego di scrivermi quante volte che lei và dal sig.'® Marchand — di farmi una piccola dichiarazione dello studio dell’azione — che le raccommando

caldamente



Basta,

lei sà, che tutto quel che

Tocca lei, m’interefa afai. — aproposito: io le hò da fare mille Complimenti d’un signore — ch’è l’unico amico ch’io stimo quì, e ch’amo assai, perché è gran amico della sua casa, ed hà avuto

la fortuna ed il piacere di portarla molte volte sul braccio, e di bacciarla una centinaja di volte quando lei era ancora piccolina — equesto è, il sig."* Kiimli?, pittore dell’Elettore — questa amicizia m’hà procurato il sig. Raaff, il quale è adesso il mio stretto amico, e conciòsiachè anche il di lei — e di Tutta la famiglia Weber — sapendo pur bene il sig." Raaff che non lo può efere, senza di questo; il sig. Kynly®, che riverisce Tutti, non si può stancare di parlare di lei, ed io — non pofo finire — dunque non trovo altro piacere che di far la conversazione con lui — ed egli, ch’è vero amico di Tutta la sua casa, e sapendo dal sig.”* Raaff che non mi può fare più gran piacere che di parlare di lei, non ne manca mai — Addio, fràtanto, CariBima amica! — sono anziosifimo d’avere una lettera di lei, la prego dunque di non farmi

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troppo aspettare, e troppo languire — sperando di aver ben presto delle sue nuove, le baccio le mani, l’abbraccio di core e sono e sarò sempre il di lei vero e sincero amico

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La prego di abbracciare a nome mio la sua Carisima sig."® Madre — e tutte le sue sig."° sorelle.

19 AL PADRE

Paris ce 31 juillet 1778 ui Monsieur mon trés cher Pére!

Spero che abbia ricevuto puntualmente le mie ultime due dell’11 e del 18, credo. Nel frattempo ho ricevuto le sue due del 13 e del 20. La prima mi ha fatto piangere dal dolore, perché m’ha ancora ricordato la triste scomparsa della mia cara e povera mamma: tutto mi è tornato vivamente alla mente e certo non potrò dimenticarlo per tutta la vita. Lei sa che, nonostante lo avessi desiderato, non avevo mai

visto morire nessuno in vita mia: e la prima volta doveva essere proprio di mia madre. Questo era il momento che mi causava maggiore preoccupazione e ho pregato Dio di darmi forza: sono stato ascoltato e me l’ha concessa. Tuttavia, sebbene la sua lettera mi abbia rat-

tristato, ho provato una grande gioia nel veder che lei aveva accolto la notizia così come era opportuno accoglierla e che dunque non devo più preoccuparmi per il mio dilettissimo padre e la mia carissima sorella. Non appena ho finito di leggere la sua lettera, mi sono inginocchiato e ho ringraziato Dio dal profondo del cuore per questa grazia. Adesso sono molto tranquillo, perché so che non ho nulla da temere per le due persone che mi sono più care al mondo: al contrario, sarebbe stata per me la più grave delle disgrazie e sarei caduto preda della più grande tristezza. Abbiate entrambi dunque cura della vostra salute, così preziosa per me, ve ne prego, e concedete a colui che si lusinga di essere quanto di più caro ormai avete al mondo, la felicità, il piacere, l’allegria di potervi presto abbracciare. La sua

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ultima lettera mi ha fatto lacrimare di gioia, perché mi ha veramente confermato il suo vero affetto e la sua cura di padre. Per quanto mi riguarda, cercherò con ogni forza di essere sempre più degno del suo affetto paterno. Per la polvere! la ringrazio baciandole amorevolmente la mano e sono convinto che sarà felice di sapere che non ho bisogno di farne uso. Durante la malattia della mia povera mamma ne ho avuto appena bisogno, ma ora, lodando Dio, sto benissimo. Ogni tanto ho soltanto qualche crisi di malinconia, però le supero con la più grande facilità, grazie alle lettere, quelle che scrivo e quelle che mi arrivano: mi danno ancora cpraggio. Ma stia certo che non succede mai senza un motivo. Desidera sapere quanto ho pagato per la sua ultima lettera, quella in cui c’era la polvere? 45 souls. Desidera una piccola descrizione della malattia e di tutto il resto? È un suo diritto. La prego di permettermi solo di non dilungarmi e di scrivere solo l’essenziale, perché ormai è una cosa passata e non ci si può purtroppo far più nulla. Ho bisogno di spazio per parlarle di ciò che riguarda la nostra-situazione. Innanzitutto, devo dirle che la povera mamma doveva morire: nessun dottore al mondo avrebbe potuto salvarla: evidentemente era questa la volontà di Dio; i suoi giorni erano conclusi e Dio l’ha voluta a sé. Lei pensa che abbia atteso troppo prima di farsi salassare. È possibile: infatti l’ha rimandato più volte. Sono però d’accordo con la gente di qui, che le sconsigliava il salasso e cercava di convincerla a fare un clistere, ma lei non ha voluto e io non osavo contraddirla, non essendo preparato in queste cose e temendo che se non le avesse fatto del bene ne avrei avuto io la responsabilità. Se si fosse trattato della mia pelle avrei accettato subito di farlo, perché qui viene molto usato — quando uno ha un po’ di febbre gli fanno subito un clistere — e la causa della malattia di mia madre era un aumento della temperatura interna o almeno si è pensato che fosse così. Non so dirle con esattezza quanto sangue le sia stato tolto, perché qui non viene misurato in once, ma secondo certi recipienti. Gliene hanno prelevato appena 2: il cerusico ha detto che era assolutamente necessario, ma non ha osato levargliene di più, essendo una giornata terribilmente calda. È stata bene, per alcuni giorni, poi è iniziata la diarrea, ma nessuno vi ha dato importanza, essendo qui una cosa normale per tutti gli stranieri che bevono tanta acqua. Ed è la verità: io stesso l’ho avuta nei primi giorni, ma ora non ne soffro più, perché non bevo più acqua pura e ci metto sempre un poco di vino; ma non potendo non bere acqua pura, per purificarla aggiungo del ghiaccio e la bevo così: ne bevo sempre 2 bicchieri pieni prima di andare a dormire.

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Andiamo però avanti: il 19 le è venuto mal di testa ed è stata costretta per la prima volta a restare a letto per tutto il giorno. Il giorno precedente, il 18, è stato così l’ultimo che ha trascorso alzata. Il 20 ha sofferto brividi e poi è venuta la febbre. Le ho allora dato un po’ di polvere antispasmodica. Nel frattempo avrei voluto chiamare un dottore, ma lei non voleva e alle mie continue insistenze mi ha detto che non si fidava di un medico francese. Ne ho cercato allora uno tedesco. Io, naturalmente, non potevo assen-

tarmi e ho aspettato ansiosamente il signor Haina, che veniva a trovarci sempre ogni giorno, ma proprio quella volta non venne per 2 giorni. Finalmente è venuto, ma il giorno dopo il dottore era occupato e non l’abbiamo potuto avere. E così è venuto solo il 24. Il giorno prima, quando speravo che venisse, ho provato una grande angoscia perché la mamma d’improvviso ha perso l’udito. Il dottore, un tedesco di settant’anni, le ha dato un po’ di rabarbaro

en poudre mescolato con del vino. Questo non riesco a capirlo: si dice cheAl vino riscalda, ma non appena l’ho fatto notare tutti hanno gridato: «Ma che dice, il vino non riscalda affatto; dà solo forza, è l’acqua che riscalda», e intanto la povera malata anelava l’acqua fresca. Come avrei voluto accontentarla! Padre carissimo, non può immaginare quello che ho passato. Eppure, non c’era proprio altro da fare: in nome di Dio, ho dovuto affidarla alle mani del medico. Tutto quello che ho potuto fare in onestà è stato pregare per tutto il tempo Dio di voler disporre ogni cosa secondo la sua volontà. Camminavano ormai senza sapere dove avevano la testa. Avrei avuto tutto il tempo per comporre, però non sarei stato capace di scrivere una nota. Il 25 il dottore non s’è fatto vedere; è tornato a visitarla il 26. S'immagini al mio posto quando costui, improvvisamente, mi ha detto: «Credo che non supererà la notte; potrebbe andarsene da un momento all’altro, su un vaso da notte;

faccia in modo che possa confessarsi». Allora sono corso fino in fondo alla Chaussée d’ Antin?, oltrepassando anche la barriera, per cercare Haina, perché sapevo che era a casa di un conte per un trattenimento musicale. E lui mi ha detto che avrebbe portato da noi un religioso tedesco il giorno seguente. Sulla via del ritorno sono passato un attimo da Grimm e dalla signora d’Epinay, che si sono mostrati dispiaciuti di non aver saputo prima, perché in tal caso mi avrebbero mandato subito il loro dottore. D'altra parte, io non gli avevo detto nulla perché la mamma non voleva un francese. Ma ero già giunto al limite. Mi hanno detto che avrebbero mandato il loro dottore quella stessa sera. Giunto a casa, ho detto

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alla mamma che avevo incontrato il signor Haina in compagnia di un religioso tedesco e che l’indomani sarebbero venuti a farci visita e lei ne è stata molto felice e dato che, pur non essendo un dot-

tore, l’avevo trovata meglio, non lextdissi altro. So che mi è difficile raccontare tutto brevemente. Preferisco scriverle ogni cosa con scrupolo e credo che lo preferisca anche lei. Tuttavia, dovendo scriverle altre cose più urgenti, continuerò il racconto nella prossima lettera. Intanto dalle mie ultime lettere sa dove mi trovo e che tutte le cose mie e della mia povera mamma sono a posto. Quando arriverò a questo punto del racconto, Je spiegherò per bene cosa è accaduto. Abbiamo fatto tutto io e Haina. I vestiti, la

biancheria, i gioielli e tutte le altre cose della mamma le invierò a Salisburgo imballate per bene non appena possibile. Metterò ogni cosa a posto con il signor Gschwendtner. Ma ora veniamo a noi. Devo però innanzitutto chiederle di non preoccuparsi per quello che le ho scritto nella mia lettera del 3, pregandola di non esprimerle i miei pensieri prima del tempo. Glielo chiedo ancora una volta: del resto se non posso dirglielo è perché in realtà non è giunto il momento. Facendolo, invece di migliorare la situazione rovinerei ogni cosa. Sappia però che la cosa riguarda solo me, la sua situazione non sarebbe peggiore né migliore e fin quando non la saprò sistemata in meglio, non voglio neanche pensarci. Se però un giorno vivremo insieme felici e contenti nello stesso luogo — ed è questa l’unica cosa che desidero — se questo felice giorno verrà — e Dio voglia che sia al più presto — allora sarà giunto il momento

e tutto dipenderà solo da lei. Ora dunque non stia in

pensiero e stia certo che in tutto quel che riguarda anche la sua felicità e la sua soddisfazione avrò sempre la massima stima in lei, il mio padre dilettissimo e il mio più vero amico, e le riferirò tutto scrupolosamente. Se finora non è stato a volte così, non sono io l’unico responsabile. Il signor Grimm? mi diceva recentemente: «Cosa devo scrivere a suo padre? Cosa pensa di fare? Rimane qui o va a Mannheim?». Non ho potuto proprio far a meno di ridere. Perché andare a Mannheim ora? Se non fossi mai venuto a Parigi... Ma ora sono qui e devo far di tutto per andar avanti. «Sì», ha risposto lui, «ma non credo che lei qui possa trovarsi bene». «E per quale motivo? Qui ci sono tanti di quei poveri strimpellatori che riescono a campare e non dovrei riuscirci io con il mio talento? Le assicuro che sarei contentissimo di vivere a Mannheim, che desidero molto entrare nelle grazie del principe, però senza recare danno al mio onore e alla mia reputazione. Devo aver sicurez-

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za, altrimenti non muovo un passo». «Sì», ha detto lui, «ma credo

che qui non si dia molto da fare. Non va abbastanza in giro». «È vero», ho risposto io, «questa è la cosa più ardua per me qui a Parigi». D’altronde, a motivo della lunga malattia della mamma, in questo periodo non ho frequentato nessuno, 2 delle mie allieve sono in campagna e la terza, la figlia del duca di Guines, sta per sposarsi e non ha più voglia di continuare, il che non è poi un gran danno per il mio onore. E non ci perdo proprio niente, dato che quello che mi paga il duca qui lo pagano tutti. Pensi che il duca di Guines, da cui dovevo recarmi ogni giorno e restarci 2 ore, mi ha fatto fare 24 lezioni, mentre qui tutti pagano dopo 12 lezioni, se n’è andato in campagna, è tornato 10 giorni dopo senza farmi sapere nulla (e se non fossi stato tanto indelicato da informarmi io stesso, ancora non saprei che è tornato) e alla fine la governante ha tirato fuori una borsa dicendo: «Mi scusi se per questa volta le pago solo 12 lezioni, ma non ho denaro». Che distinzione! E mi ha dato 3’louis d’or aggiungendo: «Spero che lei sia contento, al contrario la prego di dirmelo». Ii signor duca non ha dunque neanche un po’ d’onore e ha pensato: «Costui è un giovanotto e per di più uno studioso tedesco — come tutti i francesi dicono dei tedeschi — sarà quindi più che soddisfatto». Ma lo stupido tedesco non è stato per niente soddisfatto e non l’ha mandata giù. Voleva insomma pagarmi 2 ore come fossero una sola. E questo per riguardo, perché da 4 mesi conserva un mio concerto per flauto e arpa* che ancora non ha pagato. Ma dopo le nozze mi recherò dalla governante ed esigerò i miei soldi. Quello che qui m'’irrita di più è che questi stupidi francesi pensano che io sia ancora un bamboccio di sette anni, dato che mi hanno conosciuto a quell’età. Certo, è vero. La signora d’Epinay me l’ha detto con serietà. Mi trattano quindi da principiante, escludendo le persone del mestiere, che hanno un’altra maniera di pensare; ma è la massa che conta. Dopo questo discours con Grimm, il giorno dopo sono andato subito dal conte Siickingen e lui aveva le mie stesse idee e cioé che devo ancora pazientare, aspettare finché non arriva Raaff, che farà ogni cosa per me. Ma se la cosa non dovesse funzionare, il conte Siickingen si è offerto lui stesso di procurarmi un posto a Magonza. Queste sono dunque le mie prospettive. Farò del mio meglio per tirar avanti con gli scolari e guadagnare il più possibile. Lo faccio però nella speranza che avvenga presto un cambiamento: non posso negare il desiderio; devo piuttosto confessare che sarò felice di non pensare più a simili necessità. Qui dare

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lezioni non è per nulla agevole, è abbastanza faticoso e se non se ne danno molte non si guadagna bene. Non deve credere che sia una questione di svogliatezza, tutt’altro!, ma è una cosa che non mi piace affatto, essendo contraria al mio modo di vivere. Lei sa

bene che io vivo nella musica, che me ne occupo tutto il giorno, che mi piace meditare, studiare, riflettere. Tuttavia, tutto questo mi è spesso impedito dalla vita di qui. Ho, certo, qualche ora libera, ma questo tempo limitato mi serve più per riposarmi che per lavorare. Riguardo all’opera le ho già scritto nella mia ultima lettera5. Non ho scelte: o scriverò una grande opera.o non ne scriverò nessuna; se ne scrivessi una piccola, guadagnerei poco, dato che qui esiste una tariffa per ogni cosa. Se poi non fosse gradita da questi stupidi francesi, sarebbe la fine; non potrei più comporre opere, ne avrei tratto ben poco e per il mio onore sarebbe un errore. Se scrivessi invece una grande opera mi pagherebbero di più, sarei sul mio terreno, il che mi farebbe piacere, e avrei mag-

giori speranze di essere applaudito, poiché in un grande lavoro esistono maggiori possibilità di farsi valere. Le assicuro che se mi dessero da comporre un’opera non avrei alcuna paura. Questa lingua l’ha creata il diavolo, è vero, e mi rendo perfettamente conto di tutte le difficoltà cui hanno a che fare tutti i compositori. Comunque sono sicuro d’essere in grado di superare queste difficoltà così come ogni altra. Anzi, quando, come spesso accade, m’immagino che la mia opera andrà in porto, sento un fuoco ardere in tutto il corpo e mi tremano le mani e le gambe per la voglia di far capire ai francesi come i tedeschi vadino conosciuti, apprezzati e temuti sempre di più. Pérché non affidano mai una grande opera a un francese? Per quale ragione devono essere sempre gli stranieri a comporla? La cosa più inaccettabile per me sarebbero i cantanti. Ma sono pronto. Non voglio dar fastidio, ma se mi provocano so come difendermi. Preferisco però che la cosa si realizzi senza duelli, perché non intendo scontrarmi con dei nani. Voglia Dio che presto le cose cambino! Nel frattempo non verranno certo meno la mia diligenza, la mia accortezza e il mio lavoro. Confido

molto nell’inverno, quando tutti saranno ritornati dalla campagna. Intanto stia in buona salute e mi voglia sempre bene. Il cuore mi balza in petto dalla felicità se penso al lieto giorno in cui avrò ancora il piacere di rivederla e di abbracciarla di tutto cuore. Adieu. Le bacio centomila volte le mani, abbraccio mia sorella con tutto il mio affetto fraterno e sono il suo devotissimo figlio Wolfgang Amadè Mozart

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aisyli

Un po’ di tutto. Lei mi ha fatto sapere che il conte Seeau è stato confermato direttore teatrale sia per Monaco che per Mannheim. La notizia è così incredibile che quasi non potrei crederla se non mi avesse definitivamente convinto una lettera ricevuta da Mannheim. Ier l’altro mi ha scritto il mio caro amico Weber, comunicando-

mi tra l’altro che il giorno dopo l’arrivo del principe elettore? è stato reso noto che quest’ultimo si stabilirà a Monaco, una notizia che in tutta Mannheim è stata come un fulmine a ciel sereno e che per così dire ha del tutto spento la gioia che i suoi cittadini avevano espresso il giorno prima con una grande luminaria. La notizia è stata comunicata anche all’orchestra di corte, con l’aggiunta che ognuno era libero di seguire la corte a Monaco o di restare a Mannheim, conservando la stessa paga e che entro quattro giorni ognuno avrebbe dovuto far conoscere al direttore la propria decisione, scritta e sigillata. Weber che, come lei sa, si trova in una situazione poco felice, ha”risposto così: «Pur desiderandolo, nella mia dissestata

situazione non sono in grado di seguire Sua Grazia a Monaco». Prima di questi avvenimenti c’era stato un grande concerto a corte e nell’occasione la povera Weber” è stata costretta a fare i conti con la forza dei suoi nemici: non ha cantato nulla. Non si sa chi lo abbia voluto. Subito dopo, però, c’è stato un concerto dal signor von Gemmingen, cui era presente anche il conte Seeau: lei ha cantato due mie arie e fortunatamente è piaciuta, alla faccia delle canaglie italiane. Quegli infami coglioni continuano a diffondere la voce che essa stia assolutamente perdendo la voce. Cannabich, però, appena finite le arie, le ha detto: «Signorina, mi auguro che lei continui a regredire sempre di più in questo modo. Domani scriverò al signor Mozart e gli farò le sue lodi». Ma la cosa più importante è che, se non fosse già la guerra8 veramente scoppiata, la corte si sarebbe trasferita a Monaco, e il conte Seeau, che vuole avere a tutti i costi la

Weber, avrebbe fatto di tutto per portarla con sé, e così ci sarebbe stata la speranza di vedere l’intera famiglia sistemata meglio. Adesso, però, nessuno parla più del viaggio a Monaco e questi poveretti dovranno ancora aspettare a lungo. E i loro debiti crescono di giorno in giorno... Se solo potessi aiutarli! Padre carissimo! Glieli raccomando di tutto cuore. Se potessero intanto avere, solo per qualche anno, 1000 fiorini! Parliamo un po’ della guerra! Cosa dire? Dopo quello che le ho scritto nella mia ultima lettera non ho saputo nulla se non che in Prussia il re? è dovuto indietreggiare per sette ore. Si dice persino

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che il generale Wunsch sia stato preso prigioniero insieme a quindicimila uomini. Io però non lo credo, anche se mi auguro di tutto cuore che diano al prussiano il benservito! Qui in casa non posso però dirlo. i Adieu

Saluti a tutta Salisburgo, in particolare al signor Bullinger e a tutta l’eminentissima compagnia dei tiratori!0.

78. ALLA SORELLA!

[Parigi, 31 luglio 1778] Ma Trés chere soeur!

Spero che ti accontenterai del piccolo preludio”. Non è come lo desideravi tu, tale da poter passare da un tono all’altro con la possibilità di interrompere a piacere, ma non avevo abbastanza tempo per scrivere un simile preludio, perché per una cosa del genere ci vuole più lavoro. Appena ne avrò tempo te ne farò omaggio. Quando invierò a casa le nostre cose coglierò l’occasione per mandarvi questo nuovo preludio, i concerti di Schròter?, le sonate di Hiillmandel*, il metodo per lo studio del violino? e qualche altra mia sonata’. Adieu, stai bene. Non voglio ricordarti nulla. Rassegnati alla volontà di Dio, abbi fiducia in essa. Pensa che hai un fratello che ti ama di tutto cuore e che si preoccuperà per sempre del tuo bene e della tua felicità. Adieu, voglimi bene. Ti bacio teneramente e sono il tuo leale e sincero fratello

Wolfgang Mozart Il mio complimento a tutti, soprattutto all’alfiere Antretter, se si

trova ancora a Salisburgo. A Salisburgo si vive certo meglio che in Boemia: ci si può giocare la testa.

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80. ALL’ABATE JOSEPH BULLINGER

Paris ce 7 aoîst 1778 Carissimo amico!

Mi permetta innanzitutto che la ringrazi vivamente per l’amicizia che lei mi ha nuovamente dimostrato, occupandosi con tanta cura del mio carissimo padre, preparandolo così bene e confortandolo così affettuosamente. Ha fatto la sua parte in modo veramente eccellente: queste sono proprio le parole di mio padre. Amico amatissimo! Non potrò mai ringraziarla abbastanza! Mi ha conservato il padre mio amatissimo! È a lei che lo devo. Mi permetta dufique di fermarmi qui, senza neppure provare a ringraziarla, perché mi sento veramente troppo debole, troppo incapace ed inetto per farlo. Amico carissimo! In tal modo resterò sempre in debito con lei. Abbia solo un po’ di pazienza! Sul mio onore, non sono ancora in grado di restituirle quello che lei sa, ma non dubiti, Dio mi darà la grazia di poterle dimostrare con fatti quello che non sono in grado di esprimerle con parole!. Questo è quanto spero! Intanto, però, finché non avrò questa fortuna, mi permetta di chiederle di conservarmi la sua cara e preziosa amicizia e di accettare nel contempo ancora una volta la mia, in eterno, che le

prometto di serbargliela per sempre, con cuore sincero e fedele. Certo, la mia amicizia non le sarà molto utile! Tuttavia, proprio per questo le sarà più sincera e durevole. Lei lo sa bene: i poveri sono gli amici più autentici e leali, i ricchi non sanno neanche cosa sia l’amicizia! Soprattutto coloro che sono nati ricchi. Ma anche coloro cui la ricchezza è donata dal destino spesso si smarriscono nel favore della fortuna. Quando però un uomo raggiunge una posizione favorevole, grazie a una fortuna non cieca ma giusta, per propri meriti personali, un uomo che dinanzi alle prime sfavorevoli evenienze non si è mai perso d’animo, ha continuato ad avere religione e fede in Dio, è stato un buon cristiano e un uomo onesto, ha saputo apprezzare gli amici sinceri: insomma, un uomo che ha veramente meritato un destino migliore, ebbene da una persona così non c’è di che preoccuparsi! E ora rispondo alla sua lettera. Ora, finalmente, voi tutti non sarete più in pena per la

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mia salute, poiché intanto avrete ricevuto le mie 3 lettere. La prima, in cui davo la triste notizia della morte della povera mamma, è quella che avevo accluso per lei. So che lei mi perdonerà se non parlo di tutta questa faccenda, ma vi torno sempre con i miei pensieri. Mi scrive che ora devo pensare solo a mio padre, aprirgli il mio animo con tutta sincerità, riporre in lui la mia fiducia. Come sarei veramente infelice se avessi bisogno che qualcuno me lo ricordasse! È giusto che lei l’abbia fatto, sono contento,

e lo sarà anche lei, del fatto che non ne abbia affatto bisogno. Nell’ultima lettera a mio padre ho scritto tutto quello che io stesso so, assicurandogli che gli riferirò sempre tutto scrupolosamente, che gli esporrò con la massima sincerità quello che penso, proprio perché ho piena fiducia in lui e sono assolutamente certo della sua paterna attenzione, del suo amore e della sua autentica bontà, certo che un giorno non respingerà una mia richiesta da cui dipende la felicità e la gioia della mia vita futura, una richiesta — come è anche naturale che egli si attenda da me — veramente giusta e ragionevole”. Amico carissimo! Non faccia leggere queste righe a mio padre. Lei lo conosce, si farebbe venire chissà quali pensieri e inutilmente. Ed ora veniamo a questa nostra storia di Salisburgo! Lei sa, amico carissimo, quanto io odi Salisburgo, e non solo per tutte le ingiustizie cui il mio caro padre ed io siamo stati sottoposti, il che già sarebbe sufficiente per cancellare dalla memoria un simile luogo, per elimimarlo del tutto dai propri pensieri! Tuttavia, diciamo pure che tutto vada bene, che tutto si risolva in modo tale che vi si possa viver bene. Vivere bene e vivere felici sono però due cose differenti e la seconda, senza qualche magia, non mi riuscirà di certo. Dovrebbe accadere qualcosa veramente al di fuori del naturale! Ma questo non è possibile, non esistendo più streghe ai nostri giorni. Mi viene però in mente una cosa: a Salisburgo ci sono certe persone — nate là, la città ne è piena — che potranno essermi di grande aiuto: basta solo sostituire la prima lettera del loro vero nome}. In breve, qualsiasi cosa succeda, la mia più grande gioia sarà sempre quella di abbracciare il mio padre carissimo e la mia sorella carissima, e quanto prima sarà, tanto meglio sarà. Non posso però negare che la mia gioia e la mia felicità sarebbero ben più grandi se questo potesse avverarsi altrove, dato che da qualunque altra parte ho la certezza di poter vivere felice e soddisfatto! Forse lei mi fraintenderà e crederà che Salisburgo sia troppo piccola per me, ma certo si sbaglierebbe. Alcune delle ragioni le ho già scritte a mio padre; per il

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momento sappia che Salisburgo non è luogo adatto al mio talento! Innanzitutto perché i musicisti non godoro di alcuna stima, in secondo luogo perché non è possibile ascoltare nulla: non c’è un teatro, non si rappresentano opere. E se anche se ne volesse rappresentare una, chi la canterebbe? Da 5 o 6 anni l’orchestra di Salisburgo sguazza nell’inutile e nel superfluo, manca del necessario ed è totalmente priva dell’indispensabile. Ecco come stanno le cose! E colpa dei crudeli francesi se l’orchestra è rimasta tutt'ora senza un maestro di cappella. Ora, ne sono certo, nell’orche-

stra regnerà l’ordine e la tranquillità. Sì! Così vanno le cose quando non si provvede in tempo. Bisogna sempre avere a disposizione una mezza dozzina di maestri di cappella, in modo che se uno viene a mancare, lo si può subito sostituire con un altro. Dove andarne a trovare uno, ora? E con poco tempo da perdere! Non si deve permettere che in orchestra regnino l’ordine, la pace e l’armonia! Al contrario il male avanza e alta fine non vi si può più porre rimedio. Possibile che non vi sia più nessun parruccone d’asino, nessun capoccione pidocchioso che possa rimettere le cose a posto come nel claudicante passato? Per quanto mi riguarda, farò senz'altro tutto quello che posso. Domani prendo subito una vettura per l’intera giornata e me ne vado per tutti gli ospedali e i cronicari a vedere se riesco a trovarne uno. Ma perché si è stati tanto stupidi da lasciarci scappare il Myslivetek? Ed era così vicino! Sarebbe stata una pisciata. Un altro così non lo si trova facilmente, uno che è uscito di fresco dal conservatorio ducale clementi-

no*! Quello sarebbe stato un uomo che avrebbe potuto terrorizzare l’intera orchestra di corte con la sua sola presenza?. Ma non devo proprio preoccuparmi: dove ci sono i soldi, si trova gente in abbondanza. A mio avviso, però, non bisognerebbe lasciarli aspettare per tanto tempo, non certo per il timore, infondato, di non tro-

varne poi nessuno, perché so molto bene che tutti questi signori sono ansiosi come gli ebrei in attesa del Messia, bensì perché non è più possibile restare in questa situazione, tanto che sarebbe ben più utile e necessario cercare qui intorno un maestro di cappella, se veramente non ce n’è più neanche uno, piuttosto che scrivere ovunque, come mi è stato suggerito, per scovare una buona cantante. Non posso crederci! Una cantante! Quando poi ne abbiamo a sufficienza! E tutte bravissime! Capirei tuttavia un tenore, anche se non ci occorre. Ma una cantante, una prima donna! Pur avendo un castrato5! È vero, la Haydn” non sta bene, ha esagerato troppo con quel suo austero regime di vita. Ma ce ne sono poche come

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leil Mi sorprende solo come a forza di avvilirsi, fustigarsi, portar cinture, digiunare oltre il possibile e trascorrere la notte in preghiera non abbia ancora perso la voce! E la conserverà ancora a lungo, anzi invece di peggiorare migliorerà sempre. Se Dio volesse però infine chiamarla tra Je sue sante, ce ne restano ancora Sa

contendersi l’un l’altra il primato®. Vede dunque quanto è superflua una simile ricerca! Ma andiamo oltre. Facciamo l’ipotesi che dopo la Maddalena che piange’ non ne avessimo più nessuna, anche se non è vero; ma poniamo che una all’improvviso avesse le doglie, l’altra venisse imprigionata, la terza venisse magari frustata, la quarta decapitata e la quinta se la prendesse il d..., che cosa accadrebbe? Nulla! Abbiamo pur sempre un castrato. Ma lo sa lei che bestia è? Può cantare le note acute e dunque può ricoprire ottimamente il ruolo di una donna; certo protesterebbe il capitolo del duomo, ma è meglio protestare che lasciar andare. E a questo signore non si farà proprio niente di particolare. Intanto lasciamo pure che il signor Ceccarelli faccia parti da donna e da uomo. Infine, sapendo quanto siano ben accolti da noi i cambiamenti, le variazioni e le innovazioni, vedo aprirsi davanti a me un

vasto campo, e il lavorarlo farà certamente storia. Mia sorella ed i0 vi abbiamo già lavorato da bambini; cosa non faranno le persone adulte? Oh, con un po’ di generosità si può ottenere tutto. Non dubito affatto (ed anzi me ne assumerò io il compito) che si potrà far venire da Vienna Metastasio o almeno che gli si potrà affidare il compito di scrivere qualche dozzina di opere in cui il primo uomo e la prima donna non si incontrino mai. Stando così le cose, il castrato può fare nello stesso‘tempo l’innamorato e l’innamorata e il lavoro risulterà più interessante in quanto si ammirerà la virtù dei due amanti, al punto da far loro evitare con ogni cura l’occasione di parlarsi in pubblico. Ecco l’opinione di un vero patriota! Faccia tutto quel che può affinché l’orchestra abbia al più presto un culo, perché questa è purtroppo la sua sventura!... Finché le cose non saranno cambiate non verrò a Salisburgo, dopo verrò e farò dietro front, ogni volta che ci sarà V.S. Ma ora qualche parola sulla guerra!?. Secondo quel che si dice, anche in

Germania avremo presto la pace. Il signor re di Prussia!! è veramente un po” preoccupato. Ho letto sui giornali che i prussiani hanno attaccato un distaccamento imperiale, ma i croati e 2 reggimenti di corazzieri che erano lor vicino e avevano udito i rumori dello scontro, sono subito accorsi in aiuto, hanno attaccato a loro

volta i prussiani e li hanno presi tra 2 fuochi, sottraendo loro 5

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cannoni. La strada verso la Boemia è ora per i prussiani completamente sbarrata e ostruita da tronchi d’albero e così non possono ritirarsi. I contadini boemi infliggono anch’essi danni enormi ai prussiani e tra i prussiani le diserzioni sono continue. Ma queste cose lei le conoscerà da tempo e meglio di noi. Adesso però voglio dirle qualcosa sulla situazione di qui. I francesi hanno costretto gli inglesi a retrocedere, ma lo scontro non è stato molto cruento. La cosa più insolita è che in generale, tra amici e nemici, sono rimasti in 100. Nonostante questo, qui c’è un’esultanza incredibile e non si sente parlare d’altro. Si dice che presto avremo finalmente la pace, ma pace o guerra qui per me è la stessa cosa. Tuttavia, per diversi motivi sarei molto felice se in Germania tornasse presto la pace. Stia bene, amico carissimo! Mi perdoni la pessima scrittura, ma la penna non vale niente. I miei complimenti a tutta Salisburgo e soprattutto al suo signor conte!?, i miei saluti al conte Leopoldo!3 e alla cara Sallerl un ossequio in versi lungo lungo. E al mio caro padre e alla cara sorella dica tutto quel che direbbe un figlio e un fratello, se potesse fortunatamente parlare loro di persona. Adieu. La prego di concedermi la sua preziosa amicizia e le prometto che sarò eternamente il suo

sincero amico e obbligatissimo servitore Wolfgang Romatz.

81. AL PADRE

Paris ce 11 Sept." 1778 Mon Trés cher Pére!

Ho ricevuto puntalmente le sue 3 lettere del 13, del 27 e del 31 agosto. Ora risponderò soltanto all’ultima, perché è la più importante. Mentre la leggevo (c’era da me il signor Haina, che manda i suoi saluti a entrambi) tremavo di gioia, perché mi vedevo già tra le vostre braccia. Certo, lo riconoscerà anche lei, presso di voi non

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m’attende una grande fortuna, ma quando penso che potrò baciare con tutto il mio affetto il padre carissimo e la mia cara sorella, allora non c’è altra fortuna per me. Questa è anche l’unica cosa che mi scusa agli occhi della gente di qui, che mi grida che devo restare; io infatti ogni volta dico loro: «Ma che volete? Io sono contento e questo è sufficiente. Ho un posto in cui posso considerarmi a casa, vivo in pace e in tranquillità con il mio dilettissimo padre e la mia cara sorella, posso fare quello che desidero, perché quando non si è in servizio non si dipende da nessuno; ho di che vivere per tutta la vita, posso andarmene quando voglio, posso farg un viaggio ogni 2 anni, cosa desiderare di più?». L’unica cosa che mi ripugna a Salisburgo, le parlo con sincerità, è il fatto che non si possono avere rapporti accettabili con la gente, che l’orchestra non goda di buona considerazione e che l’arcivescovo non abbia fiducia nelle persone intelligenti che hanno viaggiato. Le assicuro, infatti, che se non si viaggia — e questo vale sia per gli artisti che per gli uomini di scienza — si resta dei poveri incapaci. E le assicuro che se l’arcivescovo non mi permetterà di fare un viaggio ogni 2 anni, è impossibile ch'io possa accettare 1’impiego. Un uomo d’ingegno mediocre resta sempre un mediocre, che viaggi o no; ma un uomo di ingegno superiore, quale io non posso negare di essere senza esser sacrilego, si rovina se resta sempre nello stesso luogo. Se l’arcivescovo avesse fiducia in me, renderei ben presto famosa la sua orchestra, in verità. Le assicuro che questo viaggio per me non è stato inutile, per la composizione, ovviamente, perché il pianoforte... lo suono come meglio posso. A Salisburgo porrò l’unica condizione di non dover più suonare il violino come in passato. Non farò più il violinista, è al pianoforte che voglio dirigere e accompagnare le arie. Sarebbe stato preferibile se avessi avuto un’assicurazione scritta per il posto di maestro di cappella”, altrimenti avrò forse l’onore di far servizio per due e di essere pagato per uno e di vedermi di nuovo infine messo da parte a favore di uno straniero. Padre carissimo! Devo confessarle che se non fosse per il desiderio di riabbracciare voi due, non mi sarei mai deciso a venire e neanche a lasciare Parigi, che non posso soffrire, anche se ora le mie cose iniziano ad andar meglio a tal punto che, se decidessi di restare qui ancora qualche anno, mi sistemerei sicuramente benissimo. Adesso, infatti, sono abbastanza conosciuto e anche

se non conosco molta gente, la gente conosce me. Mi son fatto molto onore con 2 sinfonie?, di cui l’ultima è stata eseguita 1’8 di questo mese. Adesso, avendo annunciato che parto, avrei davvero

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dovuto scrivere un’opera, ma a Noverre ho detto: «Se lei mi assicura che sarà rappresentata non appena pronta e mi vien detto con sicurezza quanto prenderò, allora resto ancora 3 mesi e la scrivo». Non potevo respingere subito la proposta, altrimenti avrebbero pensato che non me

la sentivo.

Comunque,

non

sono

riusciti a

combinare la cosa come volevo io, ed io lo sapevo fin dall’inizio che non sarebbe stato possibile, perché qui non si usa far così. Qui, come lei forse già sa, ci si regola così: quando l’opera è finita, si fa una prova; se questi stupidi francesi non la trovano buona, non la rappresentano e il compositeur ha lavorato per niente; se la si considera buona, la si mette in scena; e più riscuote applausi, più viene pagata. Non c’è nulla di sicuro. Ma di queste cose preferisco parlare poi a voce. Tra parentesi, le garantisco in tutta sincerità che le mie faccende iniziavano ad andare bene; non si possono precipitare le cose, chi và piano, và sano. Con la mia complaisance ho fatto qualche amicizia e ho ottenuto protezione. Se volessi scriverle tutto mi farebbero male le dita; le dirò tutto a voce e le dimostrerà chiaramente che il signor Grimm è in grado di aiutare i bambini, non le persone adulte e... ma no, non voglio scriver nulla... eppure sì, devo farlo. Non creda che questa persona sia la stessa d’un tempo. Se non fosse per la signora d’Epinay io non sarei in questa casa e di questo lui non deve vantarsi tanto, perché avrei 4 case dove alloggiare e dove mangiare. Il buon uomo non sa che se fossi rimasto qui a Parigi il mese prossimo me ne sarei comunque andato per trasferirmi in una casa dove non ci si comporta tanto da stupidi e da babbei come qui da lui... e dove non si infastidisce una persona mettendogli sempre sotto il naso le cortesie che gli fanno. In questo modo il favore ricevuto potrei veramente finire per dimenticarlo. Ma voglio essere più generoso di lui; solo mi rincresce di non restare qui per dimostrargli che non ho bisogno del suo aiuto e che non sono inferiore al suo Piccinni, sebbene io sia un tedesco. Il maggior favore che m’ha reso consiste in quei 15 louis d’or che m’ha prestato un po’ alla volta in occasione della malattia e della morte della povera mamma. Ha forse paura di non riavere questi soldi? Se ha qualche dubbio in proposito merita davvero un calcio, perché vuol dire che non ha fiducia nella mia onestà (il che è l’unica cosa che possa farmi veramente innervosire) e neppure nel mio ingegno. Ma di quest’ultimo fatto sono certo, avendomi una volta detto di non credere che io sia in grado di comporre un’opera francese.

Quei 15 louis d’or glieli restituirò con tanti ringraziamenti al

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momento di partire, accompagnati da qualche parola molto cortese. La povera mamma ripeteva spesso: «Non so, costui mi sembra tanto cambiato». Io ne ho sempre preso le difese, sebbene anch'io ne fossi segretamente persuaso. Lui non ha parlato di me con nessuno e se l’ha fatto è stato sempre in modo stupido e sgarbato, irriverente. Voleva sempre che corressi da Piccinni e anche da Garibaldi, perché ora c’è una miserabile opera buffa*, ed io ho sempre detto: no, non faccio neppure un passo per andarci, ecc. ecc. Insomma, sta dalla parte degli italiani, è ipocrita e cerca di mettermi da parte. Incredibile, vero? Eppure è proprio così. Ecco la prova: gli ho aperto il mio cuore come ad un amico e lui se n’è fatto uso per darmi sempre pessimi consigli, sapendo che li avrei seguiti. Ma egli è riuscito solo 2 o 3 volte, perché appena me ne sono accorto non gli ho più chiesto nulla e in altre occasioni non ho più seguito i suoi consigli, anche se ho sempre detto di sì, per non ricevere nuove villanie. Ma basta di questo argomento, avremo modo di parlarne ancora a voce. La signora d’Epinay ha invece più onore. La camera in cui mi trovo è sua, non del signor Grimm; è la camera dei malati:

quando in casa c’è un malato lo mettono qui. Non c’è niente di bello, tranne la vista: pareti nude, non un armadio, nulla. Pensi

dunque se ci sarei potuto restare ancora. Da tempo avrei voluto scriverle tutto questo, ma ho temuto che lei non mi credesse. Adesso, però, non posso più tacere, che lei mi creda o no. Ma lei mi crederà, ne sono sicuro; ho ancora abbastanza credito presso di lei da persuaderla che dicola verità. Mangio anche dalla signora d’Epinay. Non deve crederè che lui paghi qualcosa, perché le costo meno di niente. Che io ci siao no, a tavola non cambia; non

sanno mai quando vengo a mangiare, non contano sulla mia presenza e a cena non mangio altro che frutta e bevo un bicchiere di vino. Da quando abito in questa casa, da oltre 2 mesi, avrò mangiato in casa in tutto non più di 14 volte. Dunque, a parte i 15 louis d’or che restituirò con molte grazie, non ha per me nessun’altra spesa, tranne che per le candele; e mi vergognerei veramente per lui se dovessi fargli la proposta di procurarmele io. Non me la sono davvero sentita di dirglielo, parola onore, son fatto così. Quando mi ha recentemente parlato in modo piuttosto duro, stupido e arrogante, non ho osato dirgli che non doveva temere dei 15 louis d’or, perché ho temuto di offenderlo. Ho sopportato, ho chiesto se aveva finito e poi... servitore umilissimo. Pretendeva ch’io partissi tra otto giorni, tanta è la sua fretta. Ho risposto che

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non è possibile, spiegando i motivi. «Sì, sì, ma non c’è niente da

fare, questa è la volontà di suo padre». «Chiedo scusa, mi ha scritto che solo con la prossima lettera saprò quando devo partire». «Si tenga pronto a partire». Devo dirle che non posso assolutamente partire prima dell’inizio del mese prossimo o tutt’al più alla fine di questo mese, perché devo comporre ancora 6 trii, che mi saranno ben pagati. Devo prima essere pagato da Le Gros e dal duca di Guines e poi, dal momento che alla fine del mese la corte si recherà a Monaco, vorrei incontrarla là per poter presentare io

stesso le mie sonate? alla principessa”, il che potrebbe forse procurarmi un regalo. Preparerò i bagagli, parlerò con il signor Gschwendtner e li invierò subito, non appena possibile. Non è consigliabile lasciarli qui, visto poi come vanno le cose con Grimm. Pagandolo in contanti darò all’incisore8 che mi ha inciso le sonate 3 concerti, quello per Jeunehomme, quello per Liitzow e quello in si bemolle?, e lo stesso farò se mi è possibile anche con le 6 sonate difficili!®. Anche se non sarà molto, sarà sempre meglio di niente. In viaggio c’è sempre bisogno di soldi. Per quanto riguarda le sinfonie, la maggior parte non incontrano il favore di qui. Se ho tempo preparerò qualche concerto per violino, abbreviandoli: da noi in Germania infatti si preferiscono lunghi, ma in verità è meglio un pezzo breve e ben fatto. Per il viaggio mi fornirà certamente qualche chiarimento nella sua prossima lettera. Mi auguro solo che lei abbia scritto solo a me, perché con

lui!! non voglio aver più nulla a che fare. Spero che sia così, sarebbe anche meglio. Del resto, un Gschwendtner e un Haina cose del genere le sanno fare meglio di un barone novello!2. In realtà provo più riconoscenza verso Haina che non verso di lui. Rifletta bene la cosa alla luce del sole. Spero in una sua sollecita risposta a questa mia e non partirò prima di averla ricevuta. Ho già fatto i conti: lei riceve questa lettera il 22 settembre, mi risponde subito, la posta parte venerdì 25, il 3 ottobre ricevo la sua risposta e il 6 posso partire. Non ho infatti motivo d’affrettarmi e certo non resto qui inutilmente o senza frutto, perché mi chudo in casa e lavoro per far quanti più soldi è possibile. Ora vorrei chiederle solo una cosa. Non so ancora come vuole ch’io viaggi. Dato che con me non avrò molto bagaglio, in quanto quello di cui non necessito lo invierò alla prima occasione, potrei procurarmi un bel cabriolet, di quelli che vanno di moda, come ha fatto Wendling. Così si può viaggiare come vuole, con la posta 0 con un vetturino. I cabriolet non sono più come quelli d’un

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tempo; cioè aperti: adesso sono chiusi e con i vetri, hanno 2 ruote e possono starci sedute solo 2 persone non troppo grasse. Ma saprò ogni cosa dalla sua risposta a questa lettera. Devo domandarle ancora una cosa, che spero non mi negherà, e cioè: qualora i Weber

non

si siano

recati

a Monaco,

ma

siano

rimasti

a

Mannheim, cosa che per altro non mi auguro e di cui dubito molto, non potrei far loro visita? Certo, non è la strada più diretta, ma non allungherei di molto, almeno non mi pare. Ma non credo che sarà necessario, li incontrerò a Monaco. Spero di averne conferma domani per lettera. Al contrario sono del tutto sicuro, ben conoscendo la sua bontà, che non vorrà negarmi questa gioia. Carissimo padre! Se l’arcivescovo desidera una nuova cantante, in fede mia non ne conosco una migliore!?, perché una Teyber o una De Amicis non la trova e le altre sono certamente meno brave di lei. Mi dispiace solo che se per carnevale verrà a Monaco qualcuno di Salisburgo e verrà data la Rosamunda!4, la povera Weber con ogni probabilità non piacerà o comunque la gente non la giudicherà secondo i suoi meriti, perché ha una parte poco felice, quasi una persona muta. Deve cantare alcune strofe tra i cori; ha un’aria dal cui ritornello si potrebbe trarre qualcosa di buono, ma la parte vocale è alla Schweitzer!?, come se abbaiassero tanti cani; ha solo una specie di Rondeau nel secondo atto, in

cui può dar fiato alla voce e quindi anche metterla in evidenza. Eh sì, mal capita il cantante o la cantante che finisce nelle mani di Schweitzer, perché costui non riuscirà mai, finché campa, a comporre qualcosa di cantabile. A Salisburgo non mancherò certo di parlare con tutta la cura necessaria a favore della mia cara amica. Intanto lo chiedo a lei e non dimentichi anche lei di fare il possibile: non c’è favore più grande che possa fare a suo figlio. Ora non penso ad altro che alla gioia di riabbracciarla presto. La prego, cerchi di ottenere assicurazioni per tutto quel che ha promesso l’arcivescovo e per quello che le ho chiesto, cioè che il mio posto sia al pianoforte. Saluti da parte mia tutti i buoni amici e amiche, soprattutto il signor Bullinger. Oh, quanto saremo felici insieme! Già me l’immagino ed è come se lo vedessi. Adieu. Le bacio centomila volte le mani e abbraccio mia sorella di tutto cuore. Nella speranza di ricevere subito una risposta per poter partire immediatamente, rimango il suo devotissimo figlio Wolfgang Amadè Mozart [Sul retro della busta]

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Apropòs: dalla mia ultima lettera saprà che sono stato a St. Germain e là mi hanno dato una commissione: la signora de Folard, moglie dell’ex ambasciatore! francese a Monaco e amica carissima del vescovo di Chiemsée, desiderebbe sapere se quest’ultimo ha ricevuto le sue lettere, non avendo lei ricevuto alcuna risposta. La prego sinceramente di farmi questa cortesia, che mi è stata chiesta in modo assai pressante. Adieu. Aspetto la sua risposta e non partirò prima di averla ricevuta. Per quel che le ho scritto di questo signore, faccia finta di niente: certa gente mi piace pagarla con la gentilezza; così soffre maggiormente, non potendo dir nulla. Adieu.

82. AL PADRE

Nancy ce 3 octob."® 1778 Mon Trés cher Pére!

La prego di perdonarmi se da Parigi non le ho comunicato la mia partenza, ma la cosa è precipitata al di là delle mie supposizioni, opinioni e desideri, tanto che non ho proprio potuto scriverle. All’ultimo momento ho fatto portare il bagage a casa del conte Siickingen invece che al bureau della diligence e volevo restare ancora alcuni giorni a Parigi e, parola d’onore, l’avrei fatto se non avessi pensato a lei, perché non volevo causarle alcun dispiacere. Di queste cose parleremo a Salisburgo con più tranquillità. Solo una cosa: s’immagini, il signor Grimm ha mentito, dicendo che sarei andato con la diligenza e arrivato a Strasburgo in 5 giorni; invece solo l’ultimo giorno ho saputo che c’era un’altra carrozza, che va al passo, non cambia i cavalli e ci mette 10 giorni. S'immagini la mia collera, il che è facile. L'ho sfogata solo con i miei buoni amici e con lui mi sono dimostrato allegro e tranquillo. Quando ero in carrozza, ho poi saputo la bella notizia che ci sarebbero voluti 12 giorni; ecco, ora, la grande intelligenza del signor barone von Grimm! Mi ha fatto viaggiare con questa lentissima carrozza solo per risparmiare, senza pensare che in fondo le spese sarebbero state le stesse,

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dato che spesso bisogna fermarsi per mangiare in qualche locanda. Bene, ora è passata. Quel che però più di tutto mi è dispiaciuto è che non me l’abbia detto subito; certo, lui ha risparmiato, ma non jo; lui

ha pagato il viaggio — senza vitto —, ma se fossi rimasto a Parigi ancora 8 o 10 giorni sarei stato in grado di pagarmi il viaggio da solo e di farlo nel modo più agevole. Ho sopportato così la carrozza. Ma di più non mi sarebbe stato possibile, non per la fatica, dato che la carrozza è in buono stato, bensì per dormire. Tutti i giorni partiamo alle 4 di mattina e, di conseguenza, ci alziamo alle 3; per 2 volte ho avuto l’onore di alzarmi all’una di notte, perché la carrozza partiva alle 2. Lei sa che io non posso dormire in carrozza. Di conseguenza non potevo più continuare in questo modo, con il rischio di ammalarmi; e poi uno dei nostri compagni di viaggio aveva una grande simpatia per i francesi e non lo nascondeva minimamente. Non ci voleva altro per farmi prendere la carrozza della posta. Tuttavia, non ce n’è stato bisogno, perché ho avuto la fortuna di trovare un uomo che m’ispirava fiducia: un commerciante tedesco che abita a Parigi e vende materiali d’origine inglese. Ci eravamo parlati un po’ già prima di partire e da allora siamo rimasti sempre insieme. Non abbiamo mangiato né dormito con la compagnia, ma da soli, nella nostra camera. Sono molto contento di quest'uomo, perché ha viaggiato molto e comprende bene queste cose. Anche lui si è molto annoiato e abbiamo lasciato insieme la carrozza. Domani mattina, con una buon’occasione che non costa

molto, ci recheremo a Strasburgo. Spero di ricevere lì una sua lettera e di sapere così come proseguirà il mio viaggio. Spero che avrà ricevuto puntualmente le sue. La prego di scusarmi se scrivo così poco, ma quando mi trovo in una città dove non mi conoscono, sono di pessimo umore. Ma credo che se fossi qui conosciuto mi piacerebbe, dato che la città è veramente charmant: belle case, strade

ampie e piazze belle e imponenti. Devo pregarla solo d’una cosa: di mettermi un grande armadio nella mia camera, così potrò tenerci le mie cose; e se poi potessi avere sul mio scrittoio un piccolo piano, come quello che hanno avuto Fischietti e Rust, mi farebbe molto piacere, perché mi è più utile del piccolo Stein. Non porto molte cose nuove di musica mia, perché qui non ho composto molto; i 3 quartetti e il concerto per flauto per il signor De Jean non ce l’ho, perché lui, quando si è recato a Parigi, l’ha messo in un baule che non portava con sé e così è rimasto a Mannheim; ma mi ha assicurato che me lo invierà non appena si recherà a Mannheim; e darò l’incarico a Wendling. Di ultimato, dunque, non porterò altro se non

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le mie sonate, le 2 ouvertures: le sinfonie concertanti me le ha comprate Le Gros. Crede di averle soltanto lui, ma non è affatto vero.

Le ho ancora fresche fresche in testa e appena sarò a casa le annoterò sulla carta. Certamente, i commedianti di Monaco avranno già recitato? Le piacciono? Ci va della gente? Tra i «singspiel», la Pescatrice di Piccinni e La contadina in corte di Sacchini saranno certamente i primi. La prima cantante sarà la Keyserin. È la ragazza di cui le ho scritto da Monaco, non la conosco, l’ho solo ascol-

tata e allora cantava a teatro soltanto per la terza volta e soltanto da 3 settimane aveva imparato la musica. Ebbene, addio. Non sto tranquillo fino a quando non rivedrò ancora coloro che amo. Alla mia cara sorella un abbraccio di tutto cuore e a lei la bacio 1000 volte le mani e sono il suo figlio devotissimo, I miei saluti a tutti i buoni amici e amiche, soprattutto, però, al n@stro vero e caro amico Bullinger.

Wolfgang Amadè Mozart

83. AL PADRE

Strasburgo, 26 ottobre 1778 Mon Trés cher Pére!

Eccomi,

come

vede, ancora

qui, su consiglio, in verità, del

signor Frank e di altri eroi di Strasburgo; ma domani parto. Nella mia ultima lettera, che spero abbia puntualmente ricevuto, le ho scritto che il 17, sabato, avrei dato un piccolo saggio, perché qui riguardo ai concerti si sta ancor peggio che a Salisburgo. Questo, naturalmente, l’ho già tenuto; ho suonato da solo, non ho preso nessuna musica per non perder niente; insomma, ho ricevuto in tutto 3 louis d’or. La cosa più importante sono stati i bravo e i bravissimo che mi giungevano da tutte le parti e anche il principe Max von Zweibriicken ha onorato, veramente, la sala con la sua presenza.

Come tutti siano rimasti soddisfatti non ho bisogno di dirglielo.

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Volevo partire subito, ma mi hanno consigliato di restare fino al l’altro sabato per dare un grande concerto in teatro. Anche per questo ho avuto la stessa somma, meravigliando e lasciando in preda alla vergogna tutti i strasburghesi. Ilxdirettore, il signor Villeneuve, ha maledetto gli abitanti di questa città, davvero orribile, tanto che era degno d’esser visto. Certo, avrei potuto fare un po’ di più, ma le spese per la musica (che è pessima, anche se si fanno pagare bene), l’illuminazione, la stampa, i custodi, le molte persone che son venute, etc., hanno fatto una gran somma; ma devo dire che mi hanno

fatto male le orecchie dagli applausi e dalle ovaziopi, come se il teatro fosse stato pieno. Tutti quelli ch’erano presenti hanno rimproverato e insultato i loro concittadini ed io ho dovuto dire a tutti che se avessi sanamente intuito che sarebbe venuta così poca gente, avrei tenuto gratis il concerto con più piacere, solo per la gioia di vedere il teatro pieno; e veramente lo avrei preferito, perché, parola d’onore, non c’è niente di più triste che vedere una tavola da 18 coperti e solo 3 persone a mangiare. E poi è’era così freddo! Io, però, mi sono riscaldato e per mostrare ai signori di Strasburgo che non me ne fregava niente, ho suonato molto e, tra l’altro, persino un concerto in più di quel che avevo promesso e all’ultimo ho suonato molto a memoria. Adesso, comunque, è tutto passato e ho almeno

avuto onore e gloria. Ho accettato dal signor Schertz 8 louis d’or, solo come aiuto, dato che non si può mai sapere quel che può accadere in viaggio ed è sempre meglio prender di meno anziché aspettare che ti daranno di più. Ho letto la sua lettera, sincera e paternamente ben intenzionata, al signor Franck, in cui scriveva che si preoccupava per me. Evidentemente, non poteva sapere quel che io, quando le ho scritto da Nancy, non sapevo, e del resto avrei dovuto aspettare tanto tempo una buona opportunità. Secondo il commerciante che viaggia con me, non deve affatto preoccuparsi. È l’uomo più onorevole del mondo. Si fida più di me che di se stesso. Verrà per farmi piacere ad Amburgo e a Monaco e forse anche a Salisburgo. Piangiamo, entrambi, non appena pensiamo che un giorno dovremo separarci. Non è un uomo istruito, ma è un uome d'esperienza. Viviamo insieme come bambini. Quando pensa a sua moglie e ai figli, che ha lasciato a Parigi, devo consolarlo; se penso io alla mia famiglia, lui consola me. 2 novembre. Il 31 di ottobre, giorno del mio santo, mi sono divertito qualche ora o, meglio, ho fatto divertire gli altri. Ricevendo molte preghiere dal signor Franck, da Beyer, etc., ho

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tenuto un concerto che, in verità, dopo aver pagato le spese, che questa volta non sono state molto esose, mi ha fatto guadagnare un louis d’or. Ecco cos’è Strasburgo! Le ho scritto più sopra che me ne sarei andato il 27 o il 28, ma non è stato possibile, perché è qui sopraggiunto all’improvviso un acquazzone che ha causato molti danni. Lo leggerà nei giornali. Di conseguenza, non era possibile partire e questa in realtà è stata l’unica cosa che mi ha spinto ad accettare di dar il concerto, perché dovevo comunque aspettare. Domani partirò con la diligence. Riguardo a Mannheim non si arrabbi. Nei paesi stranieri bisogna fare quel che consiglia la gente con maggiore esperienza. La maggior parte della gente che si reca a Stoccarda (N.B.: con la diligence), non tiene conto della pesantezza delle 8 ore, perché il viaggio e la carrozza della posta sono migliori. Carissimo papà! Ora non mi resta altro che farle i più affettuosi auguri per il suo prossimo onomastico. Amatissimo papà! Le auguro di tuttofcuore quel che può desiderare un figlio, che venera ed ama veramente il proprio padre. Ringrazio Dio Onnipotente di averle fatto passare questo giorno in buonissima salute e Lo prego solo della grazia di poterle fare gli stessi auguri per tutta la vita e per tutti gli anni, dato che desidero viverne molti. Per quanto le possa sembrare strano e forse ridicolo questo desiderio in realtà è autentico e sincero. Spero che avrà ricevuto la mia ultima lettera da Strasburgo del 25 ottobre. Non voglio più imprecare contro il signor Grimm, ma non posso trattenermi dal dire che, a causa della sua stupidità, 1avermi fatto partire tanto in fretta non mi ha permesso di scrivere le mie sonate !, cioé non sono state stampate o io ancora non le ho e se le avrà saranno sicuramente piene d’errori. Se fossi rimasto solo 3 giorni in più a Parigi avrei potuto correggerle io stesso e portarle via con me. L’incisore era disperato quando ho detto di non poterle correggere e che comunque avrei incaricato un’altra persona. Perché? Perché il signore, quando gli ho detto che per le sonate volevo andare ad abitare dal conte von Siickingen — dato che da lui non potevo trattenermi altri 3 giorni —, mi ha risposto con gli occhi infuocati dalla rabbia: «Ascolti, se lei va via dalla mia casa senza partire da Parigi non la guarderò più in faccia per tutta la mia vita. Non voglio più vederla davanti ai miei occhi e sarò un suo nemico

implacabile». Ecco, e dovevo restar calmo. Se non fosse stato per lei, che non era informato della situazione, senza dubbio io gli avrei

detto: «E lo sia! Sia mio nemico! Del resto, lo è già, altrimenti non

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MOZART

m’impedirebbe di mettere in ordine qui le mie cose, di mantenere tutto quel che ho promesso, di farmi onore e un nome, di guadagnare e di esser forse anche felice; perché se potessi andare a Monaco e potessi presentare io stesso le mie sonate al principe”, onorerei la mia parola, riceverei un regalo e forse farei la mia fortuna». Non ho invece fatto altro che riverirlo e andarmene senza dir niente. Ma prima di partire gliel’ho detto e lui mi ha risposto come un uomo che non ha senno o come un cattivo che fa finta di non averlo. Ho scritto già due volte a Heina, ma non ho ricevuto ancora nessuna risposta. Alla fine di settembre sarebbero dovute uscire [le sonate], ma il signor Grimm mi ha scritto che non ne sa più niente e che non ha visto nulla; non appena le riceverà, me le invierà. Spero di riceverle al più presto. Strasburgo non può quasi star senza di me! Lei non può credere che onori ho avuto e come mi vuol bene. La gente dice che ogni cosa in me è così nobile, che sono così serio, gentile e che ho un bel modo di fare. Mi conoscono tutti. Quando i 2 signori Silbermann e il signor Hepp (organista), e anche il signor maestro di cappella Richter, hanno udito il mio nome sono venuti subito a vedermi. Quest’ultimo, ora, è più equilibrato e anziché 40

bottiglie di vino ne tracanna solo 20 al giorno. Ho suonato in pubblico sui 2 organi più buoni di qui, di Silbermann, nella chiesa di san Tommaso. Se il cardinale — che era molto malato quando sono arrivato — fosse morto, avrei avuto un buon posto, perché il signor Richter ha settant’otto anni. Spero che stia bene, che sia allegro e di buon umore. Pensi che suo figlio, grazie a Dio, sta bene, è sano ed

è contento, perché ogni volta cerca sempre di più d’esser felice. A tutti i buoni amici saluti da' parte mia, soprattutto al signor Bullinger. Alla mia carissima sorellà un abbraccio di tutto cuore e a lei le bacio 1000 volte le mani e sono il suo figlio devotissimo la scorsa domenica ho ascoltato nella cattedrale una nuova

messa del signor Richter: composta in modo charmant. Wolfgang Mozart

EPISTOLARIO

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84. AL PADRE

Ù

Mannheim le 12 nov.b!© 1778

Mon Trés cher Pére!

Sono qui felicemente giunto il 6 e ho fatto una bella improvvisata a tutti imiei buoni amici. Grazie a Dio, sono di nuovo nella mia

cara Mannheim! Le assicuro che se lei fosse qui direbbe lo stesso. Sono dalla signora Cannabich, che, insieme a tutta la famiglia, quando mi ha visto non stava più nella pelle dalla felicità. Non abbiamo ancora finito di parlare perché mi racconta tutte le storie e i cambiamenti che sono avvenuti da quarido sono andato via. Da quando sonò qui non ho ancora pranzato a casa neppure una volta, perché tutti mi vogliono. Insomma, come io amo Mannheim così Mannheim ama me. E non so, ma credo di poter trovare un posto qui! Qui, non a Monaco; perché il principe, credo, «stabilirà un’altra volta con pia-

cere la sua residenza a Mannheim», ora che è impossibile che «tolleri» per molto tempo «le rozzezze» dei «signori bavaresi»! Lei sa che la compagnia di Mannheim si trova a Monaco? Lì hanno già fischiato le 2 prime attrici: la signora Toscani e la signora Urban e c’è stato tanto chiasso che lo stesso principe! si è sporto dal palco e ha fatto... Tuttavia, dato che nessuno si è lasciato convincere, ha inviato un messaggio e persino il conte di Seeau, quando ha detto a un ufficiale di non far chiasso, perché al principe non piaceva, gli è stato risposto che quelli «avevano pagato in contanti» e che quindi «non avrebbero preso ordini da nessuno». Quanto sono stupido! Lo avrà già saputo da molto tempo. E ora una cosa. Forse potrò guadagnare qui 40 louis d’or! Ma devo allontanarmi per 6 settimane o, al massimo, 2 mesi. La troupe Seyler, che lei già conoscerà per la renomé, è qui. Il signor von Dallberg ne è il direttore. Questi non mi lascia partire fino a quando non gli ho composto un duodrama e, in verità, non sono stato lì a pensarci tanto, perché ho sempre desiderato comporre questa specie di drammi. Non ricordo, quando sono stato qui per la prima volta le ho mai scritto riguardo a questo genere di composizioni? Allora mi aveva fatto tanto piacere veder eseguire 2 volte una simile composi-

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zione. Niente, infatti, mi ha mai sorpreso così, perché ho sempre pensato che una cosa simile non dovesse far nessun effetto. Lei sa, certamente, che non si canta, ma si declama e la musica è come un

recitativo obbligato; sovente si parla anche con la musica e allora l’effetto è bellissimo. Quel che ho visto era la Medea di Benda. Ne ha scritta anche un’altra, Arianna a Nasso e sono entrambi davvero

eccellenti. Lei sa che tra i luterani Benda è sempre stato il mio maestro di cappella preferito. Mi piacciono talmente questi 2 lavori che li ho sempre con me. S’immagini, adesso, che gioia comporre quel che ho sempre desiderato scrivere! Sa quale sarebbe la mia idea? La maggior parte dei recitativi nell’opera dovrebbero esser trattati proprio così e solo qualche volta, quando le parole possono essere ben espresse con la musica, il recitativo può essere cantato. Anche qui stanno organizzando un concerto per affezionati, come a Parigi, in cui il signor Franzel, il violino, dirige ed io sto componendo per l’appunto un concerto per pianoforte e violino. Ho incontrato l’amico Raaff proprio qui e credo che sarà certo partito 1°8. Mi ha parlato molto bene di qui e si è interessato a me e spero che lo farà anche a Monaco. Lei sa cosa ha detto qui «il maledetto di Seeau»? Che hanno fischiato la mia opera buffa a Monaco! Sfortunatamente, lo ha detto in un luogo dove mi conoscono bene! Mi dà solo fastidio la sfacciataggine, perché se la gente va a Monaco, può rendersi conto esattamente del contrario. Qui c’è tutto un reggimento bavarese e con lui sta la signorina de Pauli, qual è il suo nome attuale non lo so e certamente è già stata a casa sua, perché in seguito mi ha fatto cercare. Oh, che differenza c’è tra i palatini e i bavaresi. Che linguaggio! Che pigrizia! E fino allo stesso stile di vita! Mi preoccupo realmente quando andrò ad ascoltare il «hoben» e l’«alles mit einonder; e il gestrenge herr°»! Stia bene e mi scriva presto. Spedisca la lettera direttamente a mio nome, perché alla posta sanno già dove sono. Qui il mio nome è già conosciuto e non è possibile che si perda una lettera indirizzata a me. Mia cugina mi ha scritto e ha indirizzato la lettera presso la corte Palatina (corte francese) il porta lumi ha inviato la lettera di corsa al signor consigliere di camera Serarius, nella cui casa alloggiavo prima. Con questa posta gli scriverò d’inviarmi qui le lettere che mi aspettano nella sua casa. Quel che più mi piace di tutta questa storia di Mannheim e Monaco è che Weber ha fatto molto bene le cose. Ora guadagna

circa 1600 fiorini, perché solo la figlia ne prende 1000, suo padre 400 e i restanti 200 come suggeritore; e in questo Cannabich ha

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fatto di più, ha fatto tutta una storia sul conte di Seeau e se non la sa ancora, gliela scriverò prossimamente. Nel frattempo, stia bene, mio carissimo, amatissimo padre. Le bacio 1000 volte le mani e alla mia cara sorella 1’abbraccio di tutto cuore e sono il suo figlio devotissimo 5 Wolfgang Amadè Mozart Saluti a tutti i buoni amici e amiche, soprattutto al nostro caro amico Bullinger. La prego, caro papà, di portare avanti le cose a Salisburgo e di parlare ad alta voce, in modo che l’arcivescovo creda che forse io non verrò e si decida quindi a darmi un compenso migliore. E poi, mi ascolti, non posso pensare con cuor tranquillo che l’arcivescovo non mi paghi abbastanza per esser schiavo a Salisburgo! Come le dico, provo un immenso piacere se penso di far una visita a lei, ma sento un fortissimo dispiacere e una vera angoscia se mi rivedo ancora in codesta cofte di miracoli. Ma l’arcivescovo non deve venirmi più dinanzi agli occhi per fare il grande com’era abituato: è possibile, veramente, che gli faccia marameo! Anzi, è più che certo e so che lei godrebbe del mio divertimento. Adieu. Come sa, se vuole risparmiare 10 kreutzer, spedisca le sue lettere sempre a Mannheim.

85. ALLA CUGINA

Kaysersheim!, 23 dicembre 1778 Ma trés cher Cousine!

Con grandissima fretta, con il più completo pentimento, con dolore e fermo proposito ti scrivo e ti do la notizia che domani parto per Monaco. Carissima cuginina non esser un’asina. Mi sarebbe piaciuto molto venire ad Augusta, te l’assicuro, ma il signor prelato regio? non mi ha lasciato partire e io non lo posso odiare, perché andrei contro la legge di Dio e della natura, e chi

non lo crede è p-a. Le cose stanno così: forse da Monaco faccio un salto ad Augusta, ma non è sicuro. Se hai tanto piacere di vedermi,

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come io te, allora vieni a Monaco, in questa preziosa città, fa’ in modo d’esserci prima del capodanno ed io t’osserverò davanti e di dietro, ovunque ti accompagnerò e, se necessario, ti farò un clistere. Mi rincresce solo di non poterti però alloggiare, perché non sarò infatti in una locanda, ma presso — dove? — lo vorrei sapere anch’io?. Ora scherrrrrrrrrzi a part appunto per questo m’importa che tu venga. Avrai da fare forse una gran parte nell’affare*, altrimenti sei una merda. Io, allora, avrò l’onore di farti i complimenti e forse di frustarti il culo, ti bacierò la mano, sparerò qualche colpo dall’ano, m’affretterò a baciarti, ti farò un clistere’ davanti e di dietro, e di quel che ti devo ti pagherò tutto e una valida scoreggia lascerò echeggiare dal culo e forse farò uscire.anche qualcos’altro da questo stesso buco. E ora i adieu, angelo del mio cuore votre sincere Co t’aspetto con dolore W.A. scrivimi subito da Monaco poste restante una letterina piccola di 24 foglietti, ma non scrivermi in essa dove alloggerai in modo che non possa incontrarti, né tu me P.S. — Cacadubbi, il parroco di Rodemplo, ha leccato il culo alla sua cuoca, per dare esempio. Vivat, Vivat.

\86. ALL’ARCIVESCOVO

DI SALISBURGO

[Salisburgo, gennaio 1779] Signoria Serenissima! Reverendissimo Principe del Sacro Romano Impero! Clementissimo Sovrano e Signore Signore! Vostra Signoria Serenissima etc. mi ha concesso l'Alta Grazia di

essere clementemente a Vostro Servizio dopo la morte di Cajetan AdIgasser: con la presente la supplico, nella forma più umile, di

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1178)

essere nominato clementemente Vostro Organista di Corte. Nel frattempo, come nel caso di tutti gli altri Alti Favori e Grazie, resto in

attesa con la più profonda umiltà

A Vostra Signoria Serenissima mio clementissimo Sovrano e Signore Signore l’umilissimo e devotissimo Wolfgang Amade Mozart.

87. AL PADRE

Monaco, 8 gennaio 1779 Mon trés cher Pére!

Spero che abbia ricevuto puntualmente la mia ultima lettera, che volevo inviarle tramite il vetturino di corte, ma che poi, non avendo fatto in tempo, ho consegnato alla posta. Attraverso il signor Becke ho ricevuto puntualmente le sue lettere, compresa l’ultima del 31 dicembre. Gli ho fatto leggere la mia lettera e lui mi ha fatto leggere la sua. Le assicuro, padre carissimo, che sono molto contento di poter tornare da lei (non a Salisburgo, però), perché dalla sua ultima lettera ho capito che lei mi conosce meglio d’un tempo. I miei dubbi nel ritornare a casa, la tristezza che alla fine non mi è stato possibile nascondere, essendomi confidato con l’amico Becke, non avevano

altro motivo che questo dubbio. Del resto, quale altro motivo avrebbero mai potuto avere? So di non aver fatto nulla per cui debba temere i suoi rimproveri, non ho commesso nessun errore, se per errore s’intende quello che non si addice a un cristiano e a un uomo onesto. In una parola sono contento e m’attendo fin d’ora giorni più gradevoli e lieti, ma solo con lei e con la mia carissima sorella.

Le giuro sul mio onore che non posso sopportare Salisburgo e i suoi abitanti (parlo dei salisburghesi di nascita), la loro lingua, il loro

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modo di vivere sono insopportabili. Lei non può immaginare ciò che ho sofferto nel fare visita alla signora Robinig: era da tempo che non mi capitava di parlare con una stupida simile. E per di più c’era anche quello stupidissimo idiota di Mosmayer. Ma andiamo avanti. Ieri, con il mio amico Cannabich, sono stato dalla principessa! e le ho presentato le mie sonate?. Il suo alloggio qui è come quello che certamente avrò anch’io un giorno, tranne che per la vista, pessima. Ci siamo trattenuti da lei una buona mezz'ora ed è stata molto cortese. Ho già fatto in modo che le venga comunicata la mia imminente partenza, in modo da poter esser presto congedato. Per il conte Seeau non deve aver timore, perché non credo che la cosa lo riguardi e se anche fosse non può dir nulla. In poche parole, mi creda, brucio dal desiderio di riabbracciare lei e la mia cara sorella... se solo non fosse a Salisburgo! Ma poiché per ora non è possibile vederla senza dovermi recare a Salisburgo, ci verrò con gioia. Devo sbrigarmi, la posta sta per partire. C'è qui la mia cuginetta. Perché? Per far piacere a suo cugino! Questa ovviamente è la ragione ufficiale! Solo... Ne parleremo comunque a Salisburgo. Per questo avrei molto piacere se potesse venire con me a Salisburgo! Alla quarta pagina troverà qualcosa scritto di sua mano. Lei verrebbe volentieri e se dunque ha piacere di vederla a casa sua abbia la bontà di scrivere subito al suo signor fratello, in modo da definire la cosa. Quando la vedrà e la conoscerà, certamente le piacerà. Tutti le vogliono bene. Stia bene, carissimo, amatissimo padre. Le bacio 1000 volte la mano, abbraccio di tutto cuore la mia cara sorella e

sono in eterno La signora Hepp, nata Tosson, è morta ieri per un parto. I medici hanno ammazzato anche lei.

il suo devotissimo figlio W. A. Mozart

88. ALLA CUGINA

Carissima, amatissima,

Salisburgo, 10 maggio 1709!

bellissima, gentilissima, preziosissima, per un indegno cugino

soffiami dentro il culo.

EPISTOLARIO

(7E)

portata all’esasperazione, cuginetta Ovvero violoncelletta! Se io, Johannes

è buono se ben lo prendi.

Chrisostomus

Sigismundus Amadeus

Wolf-

gangus Mozartus, sarò in grado di calmare, mitigare, ammansire

l’ira che certamente innalza d’un buon tacco di pantofola la tua incantevole bellezza — visibilia e invisibilia? — è una domanda a cui senz’altro voglio dare una risposta: mitigare significa rendere comunque qualcuno tenero e gustoso come manzo bollito. Io di natura sono molto mansueto e mi piace anche il manzo, soprattutto con la senape. Dunque ogni cosa è a posto con Lipsia, benché il signor Feigelrapée? si picchi o piuttosto s’impicchi di sapere che del pasticcio non se ne farà nulla, e non ci posso proprio credere a questo. Non sarebbe neanche il caso di chinarsi. Se fosse però una borsa piera di denaro, allora sì che la si potrebbe raccogliere, prenderla su o afferrarla. Per questo, come ho detto, non posso offrirlo a meno, è il prezzo minimo. Non voglio mercanteggiare, visto che non sono una donnetta. E così, ciao ciao! E sì, mia carissima vio-

loncelletta, così va e gira il mondo, uno ha la borsa e l’altro ha il denaro, e c’è chi non ha né l’uno né l’altro, non ha nulla, e il nulla

è molto poco, il poco non è molto, quindi niente è sempre meno di poco, poco sempre più di non molto e molto sempre più di poco e... così è, così è stato e così sarà. Basta con questa lettera, chiudila e inviala a destinazione. Feigele. il tuo devotissimo e umilissimo servitore il mio culo non è di Vienna

Latus di sopra V.S.4 P.S. — La compagnia di Bòhm è già partita? Dimmelo, carissima, ti prego, per l’amor del cielo! Oh! Ormai sarà ad Ulm, no? Oh, convincimi, ti supplico per tutto quel che è sacro, gli dèi sanno che lo dico sinceramente. È ancora intatta la Thiiremichele?? Soffia soffia nel mio buco. Vogt e signora vivono d’accordo? Ancora non si sono presi per il collo?

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Altre domande.

Una tenera ode! La tua dolce immagine, oh Cuginetta,

è sempre davanti ai miei occhi, tra nubi di lacrime,

perché tu non sei qui. Ti vedo quando si oscura la sera, quando la luna su me scintilla, ti vedo e piango, perché tu non sei qui. Con questi fiori della valle, che per te ho raccolto,

con questi rami di mirto, che per te ho intrecciato, io ti supplico, mia chimera, trasformati,

trasformati, chimera,

SV

e diventa la mia cuginetta.

reo

BI

Finis coronat opus, signore di Codadiporco Saluti da parte mia e da parte di tutti noi all’autore dei suoi giorni e alla sua signora, cioè a chi si è dato la pena di farla e a chi se l’è lasciata fare. Adieu, adieu. Angelo. Mio padre ti dà la sua ziesca benedizione, mia sorella ti dà mille baci da cugina e il cugino ti dà quel che non dovrebbe darti.

Adieu, adieu. Angelo. .

.

.

lan»

.

x

.

en

Con la prossima posta ordinaire ti scriverò di più e certo qualcosa di molto serio e di necessario e con questo devo lasciarti fino a nuovo ordine. Adieu, adieu. Angelo. [Nella busta]

Adieu, adieu. Angelo.

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AL PADRE

Monaco ce 8 de 9. 1780 Mon trés cher Pére!

Il mio arrivo è stato allegro e felice. Felice, perché in viaggio non è accaduto nulla di spiacevole, e allegro, perché non vedevamo l’ora di arrivare a destinazione, a causa del viaggio, breve ma molto faticoso; perché, glielo assicuro, nessuno di noi! ha potuto dormire un minuto durante la notte. Questa carrozza ci fa proprio schizzar l’anima dal corpo! E che sedili! Duri come pietre! Da Wasserburg in poi credevo realmente che non sarei riuscito a portare tutt’intero il mio sedere a Monaco; era dolorante e probabilmente rosso come il fuoco” Per due stazioni di seguito sono stato appoggiato con le mani al sedile e ho tenuto il sedere in aria. Basta, ora è tutto passato! Ma mi servirà come lezione per la prossima volta; e andrò a piedi, piuttosto che con la carrozza della posta. E ora a Monaco. Sono stato la sera stessa in casa del conte Seeau (siamo arrivati qui all’una), ma dato ch’egli non si trovava in casa, gli ho lasciato un biglietto. Il giorno dopo vi sono ritornato, con Beecke, il quale invia saluti a tutti voi e ai Fiala e, infine, a tutti i suoi conoscenti di

Salisburgo. Seeau si è sciolto come la cera, di fronte a quelli di Mannheim. Per quanto riguarda il libretto? il conte dice che non è necessario che l’abate Varesco lo scriva di nuovo e lo invii, perché sarà stampato qui. Io comunque ritengo che dovrebbe ricopiarlo subito, senza dimenticare le piccole note ed inviarlo insieme con l’argomento così com’è pronto. Per quanto riguarda l’indicazione dei cantanti, ciò non è necessario e si può fare qui certo molto più facilmente. Qui e lì saranno necessari piccoli cambiamenti e il recitativo dovrà ancora esser accorciato, anche se sarà stampato tutto. E ora ho una preghiera per il signor abate. Vorrei che le arie di Ilia nel secondo atto e la seconda scena fossero un po’ cambiate per quel che bisogna fare. «Se il padre perdei in te lo ritrovo»: questa strofa non potrebbe esser migliore, ma c’è una cosa che non mi sembra naturale in un’aria, cioè il parlare à parte. Nel dialogo queste cose sono molto naturali, due parole si dicono velocemente a

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parte; ma in un’aria, dove le parole vengono ripetute, fa un’effetto poco piacevole. E poi anche se non fosse per questo, in questo punto desiderei un’aria dove io non debba esser tanto condizionato dalle parole, ma, in modo charmant, possa andar avanti nel com-

porre con una certa naturalezza, dato che abbiamo stabilito di met‘ tere in questo punto un’aria Andantino con 4 strumenti a fiato concertanti cioé un flauto, un oboe, un corno e un fagotto, ma cerchi,

la prego, di farmela avere al più presto possibile. E ora una stupidaggine: veramente, non ho ancora avuto l’onore di conoscere

personalmente

l’eroe del Prato; ma, secondo

la

descrizione, quasi quasi mi pare che Ceccarelli sia migliore: perché nel bel mezzo dell’aria resta senza fiato. N.B. — Lui non è stato ancora in nessun teatro e Raaff è una statua. S’immagini cosa può essere la scena del primo atto! Ma ora una buona cosa: la signora Dorothea Wendling è arcicontentifima della sua scena. L’ha voluta sentire 3 volte, una dopo l’altra. Ieri è arrivato il gran maestro tedesco nel teatro di corte: hanno rappresentato Esex e un balletto magnifique. Il teatro era completamente illuminato. Il concerto è iniziato con una ouverture di Cannabisch, che tra l’altro non conoscevo perché si tratta di una delle sue ultime. Le posso assicurare che se lei l’avesse sentita le sarebbe senz'altro piaciuta e sono certo che si sarebbe commosso come me! e se non l’avesse saputo prima, non avrebbe mai pensato che fosse di Cannabisch. Venga dunque e l’ascolti, ammiri l’orchestra. Per oggi non ho più nulla da dire; stasera c’è un grande concerto. Mara? canterà 3 arie. Anche a Salisburgo cade la neve come qui? I miei saluti a Schikaneder e la prego di scusarmi se non le ho ancora potuto inviare le arie, ma non le ho ancora finite del tutto. Le bacio mille volte le mani e abbraccio mia sorella di tutto cuore e sono Mon trés chér Pére

figlio devotissimo Wolf. Amdé Mozart

Da Cannabisch e Wendling mille complimenti, sperano di aver presto il piacere di conoscervi. Adieu.

EPISTOLARIO

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[Nella busta]



Il vostro Figlio Giovane Beckio fa i suoi Comp. con suo sigillo

90. AL PADRE

Monaco ce 15 novembre 1780

Mon trés cher Pére!

Ho rfcevuto puntualissimamente la sua lettera, e più che bene il paquet intero. La ringrazio tanto per il vaglia. Finora non ho mangiato una sola volta a casa ed ora non ho nessuna altra spesa se non quelle per il parrucchiere, balbier, lavandaia e colazione. L’aria! è eccellente così. Ora però c’è bisogno ancora d’un cambiamento, di cui ha colpa Raaff, ma in verità ha ragione; e anche se

non l’avesse, bisognerebbe pur fare qualche concessione ai suoi capelli bianchi. Ieri è stato a casa mia. Gli ho suonato la sua prima aria e gli è piaciuta molto: ora va bene. È un uomo vecchio. In un’aria come quella del secondo atto «Fuor del mar hò un mare in seno», ecc.: non può splendere; per questo, dato che nel terzo atto non c’è comunque nessuna aria, ne desiderava una dopo l’ultimo discorso (e quella del primo atto non può essere sufficientemente cantabile a causa delle parole). «O’ Creta Fortunata! ò me Felice»: bisogna cantare invece del quartetto una buona aria. In questo modo scomparirebbe anche qui un brano inutile e il terzo atto farebbe un effetto migliore. Ora va bene. Nell’ultima scena del secondo atto Idomeneo ha un’aria tra i cori o, meglio, una specie di cavatina, ma

qui ci starebbe meglio un semplice recitativo, con il quale gli strumenti possono lavorar bene, perché questa scena (a causa dell’azione e dei gruppi, così come abbiamo convenuto ultimamente con Le Grand), sarà la più bella di tutta l’opera e farà in teatro un tal rumore e una tale confusione, che un’aria sarebbe a questo punto fuori luogo. Poi c’è il temporale, che senza dubbio non può cessare a

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causa dell’aria del signor Raaff, per l’effetto; credo che un recitativo, tra i cori, sia molto più bello. Lisel Wendling ha già cantato una mezza dozzina di volte le sue due arie; è molto contenta. Ho saputo da un terzo che le 2 Wendling hanno molto lodato le loro arie. In ogni modo, Raaff è davvero il mio più buono e più caro amico! AI mio molto amato Castrato del Prato devo insegnare però l’0pera intera. Non è in grado di fare un’entrata in un’aria che valga qualcosa; ed ha una voce così ineguale! È stato contrattato solo per un anno e appena finito, il prossimo settembre, il conte Seeau ne prenderà un altro. Allora Ceccarelli potrebbe tentar subito fortuna. Serieusement. . Quasi dimenticavo il meglio: il conte Seeau, la scorsa domenica, mi ha presentato en passant dopo l’Officio a Sua Altezza l’elettore?: l’elettore, che è stato con me molto generoso, mi ha detto:

«Mi rallegro molto di rivederla». E quando gli ho detto che avrei fatto di tutto per mantenere l’approvazione di Sua Altezza l’elettore, mi ha dato un colpo sulla spalla e mi ha detto: «Oh, di questo non ho alcun dubbio, tutto andrà benissimo. À piano piano, si và lontano». La prego di non dimenticare di rispondere a tutti i punti relativi all’opera, come per esempio, nella mia precedente lettera, quelli relativi al traduttore. Devo fare un contratto. Diavolo! Ancora una volta non posso scrivere tutto quel che desiderei. Poco fa Raaff è stato qui. Invia saluti. Lo stesso tutti i Cannabisch e le due Wendling. Anche Ramm. E ora stia bene, le bacio mille volte le mani, il

conducteur già va via. Adieu. Un abbraccio a mia sorella. Eternamente i =.

il figlio devotissimo Wolf Am. Mozart Che mia sorella non sia pigra, e che faccia debitamente i suoi esercizi perché stia in attesa anche con allegria. Il mio alloggio è nella Burg gassen, in casa del signor Fiat. Tuttavia non è necessario mettere l’indirizzo, perché alla posta mi conoscono e sanno anche dove abito. Adieu. Eck suo figlio e Beecke inviano saluti.

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9l.

:

AL PADRE

Munic ce 30 decembre 1780

Mon trés cher Pére!

Felice Anno Nuovo! Mi perdoni se le scrivo così poco, ma sono sprofondato nel lavoro fino al collo e non ho ancora finito del tutto il terzo atto. Eppoi, non essendoci un ballet extra, ma solo un divertiBement per l’opera!, ho l’onore di comporre anche questa musica. Mi fa però molto piacere, perché almeno sarà la musica d’un maestro. Il terzo atto sarà buono almeno quanto i primi 2; anzi credo che sarà immensamente migliore e lo si potrà dire a ragione; finis coronat opus. Il principe”, recentemente, è rimasto molto soddisfatto alla prova dell’opera, e, come le ho scritto di recente, l’ha lodata molto al cercle, e ancora a corte la sera. Poi so da fonte sicura che la stessa sera, dopo la prova, a tutti quelli che incontrava parlava della mia musica con questa espressione: «Sono rimasto sorpreso, mai nessuna musica mi ha fatto un tal effetto, è una musica magnifique».

Ierl’altro abbiamo fatto la prova d’un recitativo da Wendling e abbiamo provato insieme anche il quartetto; l’abbiamo ripetuto 6 volte, ora finalmente va. La pietra di paragone è stato del Prato; questo ragazzo non sa ancora niente. La sua voce non sarebbe cattiva se non la prendesse dalla gola e dal collo, ma non ha nessuna intonazione,

nessun

metodo,

nessun

sentimento,

ma

canta così

come uno dei più buoni ragazzotti che si fanno sentire per esser accettati in cappella. Raaff ha constatato con piacere d’essersi ingannato e ora non dubiterà più dell’effetto. Ora, però, a causa dell’ultima aria di Raaff sono in tale imbarazzo che lei mi deve aiutare. Il rinvigorir e il ringiovanir Raaff non li può digerire e per queste due sole parole l’intera aria gli è odiosa. È vero, il Mostrami e il vienmi non sono buoni, ma il peggio è costituito dalle 2 parole finali, per cui al primo rinvigorir, per evitare il trillo sulla «i» devo metterlo sulla «o». Ora credo che Raaff ha trovato nel Nata! di Giove, che evidentemente è poco conosciuto, un’aria che gli sta bene. Credo sia l’aria di licenza:

WOLFGANG AMADEUS

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MOZART

Bell’Alme al Ciel dilette Si Ah! respirate ormai,

già palpitaste afai è tempo di Goder. Creta non oda intorno

non vegga in si Bel Giorno che accenti di Contento,

che oggetti di piacer.

ed è questa l’aria che gli devo scrivere; non si conosce, dice lui, e noi non diremo nulla. Sa, evidentemente, che non si può pretendere dal signor abate? di cambiare per una terza' volta quest’aria e, così com’era, lui non la vuol tuttavia cantare. La prego ora d’una pronta risposta. Spero di averla mercoledì. E allora dovrò scrivere precisamente la sua aria. Ora devo terminare perché ho da scrivere fino al collo e alla testa; è già tutto composto, ma non è ancora

scritto. Per favore invii saluti da parte mia a tutti i buoni amici e amiche. con i miei auguri di Anno Nuovo. Ieri ho ricevuto 15 fiorini, non mi resterà molto, perché ci sono mille piccole cose che fanno andar su la somma, ma non spendo certo per cose inutili: cambiare il vestito nero e metterci una fodera nuova di tamis e aggiustare le maniche del vestito marrone, fanno già 7 fiorini e 24 crazie; così, la prego ancora d’un piccolo vaglia. È bene avere un po’ di scorta; non si può star senza un piccolo fondo. Adieu, le bacio 1000 volte le mani e abbraccio mia sorella di tutto cuore e sono eternamente il suo

figlio devotissimo Wolfgang Amadé Mozart

Saluti da parte mia alla cara Thresel. La ragazzetta che mi serve qui in casa si chiama anche lei Thresel, ma, Dio!, che differenza con la Thresel di Linz! Per bellezza, virtù, incanto e altre mille

qualità! Saprà già che il buon castrato Marchesi, marquesius di Milano, è stato avvelenato a Napoli; ma come! Era innamorato d’una duchessa, ma il suo vero amante era Jaloux, che gli ha poi inviato intorno 3 o 4 giovinotti che lo hanno obbligato a scegliere: bere quel bicchiere o essere massacrato. Scelse il primo, ma essendo un ita-

EPISTOLARIO

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liano, pauroso come una lepre, è morto da *so/o, lasciando andare in pace i suoi assassini. Io, nella mia camera, avrei portato nell’altro mondo insieme a me almeno un paio di loro, dato che si doveva morire. Peccato, era

un cantante così buono! Adieu!

92: AL PADRE

Munic ce 18 du Janvier 1781

Mon trés cher Pére!

Ho ‘ficevuto puntualmente la sua lettera dell’11 e la sua ultima del 13 attraverso il signor Fiala. Mi perdoni se ora le scrivo molto poco, ma devo uscire (tra poco saranno le 10, della mattina, s’intende) per recarmi alla prova. Oggi c’è la prima prova del recitativo in teatro!. Non mi è stato possibile scrivere prima, perché ho dovuto occuparmi anche del maledetto ballo. Laus deo, ora l’ho terminato. Tuttavia, solo il più necessario. La prova del terzo atto è straordinariamente piaciuta. Ritengono che superi di gran lunga i primi 2 atti. Ma la poesia è molto lunga e, di conseguenza, anche la musica (cosa che ho sempre detto). Per questo, ho tolto l’aria di Idamante «Nò la morte io non pavento», che in ogni modo lì non va bene, dato che fa sospirare le persone che hanno ascoltato la musica, ed anche l’ultima di Raaff, di cui si sospira molto di più: ma

bisogna fare di necessità virtù. Il discorso dell’oracolo è tuttavia troppo lungo, l’ho accorciato. Varesco non deve saper nulla di tutto questo, perché tutto sarà stampato come lui lo ha scritto. Gli onorari per lui e Schachtner li ritirerà la signora von Robing. Il signor Gschwendter mi ha detto che non potrà prendere nessun denaro. Dica, nel frattempo, da parte mia, a Varesco che non riceverà un

kreiitzer in più di quanto stabilito, perché i cambi non li ha fatti lui, ma io e in più dovrebbe essermi grato, perché sono stati fatti per il suo onore. Avrei dovuto cambiare molte cose e lo assicuri che con nessun compositore avrebbe avuto un risultato tanto buono come con me; ho dovuto faticare non poco per discolparlo. Per quanto

WOLFGANG AMADEUS

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MOZART

riguarda la stufa, non ho nulla, è molto cara, farò installare un altro

letto nella stanza da letto. Bisogna arrangiarsi come si può. Non si dimentichi di portare il mio orologetto Amalie, speriamo di passare da Amburgo, e forse potremmo farlo aggiustare lì. Mi piacerebbe anche che portasse l’operetta di Schachtner. In casa dei Cannabisch si reca gente, e non viene mal à propos se ascoltassero qualcosa di simile. Ed ora devo proprio andare alla prova. Adieu. Le bacio 1000 volte le mani e abbraccio di cuore mia sorella e sono

suo figlîo devotissimo W. A. Mzt

Con la prossima [lettera] più ed ancora più parole e dalla casa dei Cannabisch tutto l’immaginabile. %

93. AL PADRE

Vienne ce 17 de mars 1781

Mon trés cher amy!

=.

Ieri, giorno 16, grazie a Dio, sono arrivato qui, tutto solo, con un

calesse postale. L’ora stavo quasi per dimenticarla: erano le 9 di mattina. Fino ad Unterhaag ho viaggiato con la carrozza della posta, ma poi il culo con il resto ha iniziato a bruciarmi in modo tale che non ce la facevo più a resistere. Volevo proseguire con la diligenza ordinaria, ma il signor Escherich, un impiegato gentile, non sop-

portava più neanche lui il postale e mi ha fatto compagnia fino a Kemmelbach. A Kemmelbach volevo aspettare la diligenza, ma il signor postiere mi ha detto che non avrebbe potuto permettermi di viaggiarvi, perché lì non c’era una posta centrale. Ho dovuto perciò prendere la posta straordinaria. Sono arrivato stanco morto a St. Pòlten, giovedì 15 alle 7 di sera, ho dormito fino alle 2 di notte e poi

EPISTOLARIO

185

ho continuato per Vienna. Le scrivo, sa ‘dove?, nel giardino dei Mesmer!, nella LandstraBe.

La vecchia signora Mesmer

non è in

casa, ma c’è l’ex signorina Franz”, ora signora von Bosch, che mi ha incaricato e mi incarica ancora di porgere 1000 saluti a lei e a mia sorella. Ascolti, sul mio onore quasi non l’avrei più riconosciuta, tanto si è fatta grande e grassa; ha 3 figli, 2 signorine e un giovanotto; la signorina si chiama Nannerl, ha quattro anni e potrei giudicare che ne ha 6, il giovanotto 3 e giurerei che ne ha 7, e alla bambina di nove mesi si darebbero sicuramente 2 anni, tanto cre-

scono forti e robusti. E ora parliamo dell’arcivescovo: ho una camera charmant nella stessa casa in cui alloggia lui. Brunetti e Ceccarelli alloggiano in un’altra casa. Che distinzione! Il mio vicino è il signor Kleinmayr, che non appena giunto mi ha colmato di cortesie; è veramente un uomo squisito. A mezzogiorno (per me è un po’ troppo presto, purtroppo) andiamo già a tavola; a mangiare ci sono 2 signori camerieri particolari, il signor controllore*, il signor Zetti, il pasticciere, i due signori’ cuochi, Ceccarelli, Brunetti e la mia modesta persona. N.B. — I2 signori camerieri particolari stanno a capotavola. Io ho però l’onore di sedere di fronte ai cuochi. Beh, mi pare di essere proprio a Salisburgo. A tavola si fanno scherzi stupidi e rozzi; con me non scherza nessuno, perché non dico mai una parola e se proprio dico qualcosa lo faccio sempre con la massima serietà. Non appena ho finito di mangiare, me ne vado per i fatti miei. La sera non si mangia, però ognuno riceve 3 ducati. Ci si va lontano. Il signor arcivescovo è così generoso e si fa bello con i suoi dipendenti. Ruba loro ogni possibile guadagno e in cambio non li paga. Ieri alle 4 abbiamo già dovuto suonare. C'erano almeno 20 persone della più alta aristocrazia. Ceccarelli ha dovuto già cantare dal Balfi°. Oggi dobbiamo recarci dal principe Galitsin, che era presente anche ieri. Ora voglio vedere se mi danno qualcosa; se non mi danno niente, vado dall’arcivescovo e gli dico sinceramente che se non vuole che io guadagni qualcosa, allora deve pagarmi lui, in modo tale che io non sia costretto a vivere del mio. Adesso devo terminare, perché passando consegnerò la lettera alla posta e poi andrò subito dal principe Galitsin. Le bacio 1000 volte le mani, abbraccio di cuore mia sorella e sono eternamente il suo

P.S. — Rossi, il buffo, è qui a Vienna.

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WOLFGANG AMADEUS

MOZART

Sono stato dai Fischer®: non posso descrivere la loro gioia nel vedermi, tutta la famiglia vi manda i suoi ossequi. Ho saputo che a Salisburgo danno dei concerti. Cosa mi perdo, è terribile! Adieu!

Il mio indirizzo è: presso la Casa tedesca, nella SingerstraBe.

devotissimo figlio Wolfgang Amadé Mozart

94. AL PADRE

Vienna, 24 marzo 1781 Mon Trés Cher Pére!

Ho ricevuto puntualissimamente la sua lettera del 20 e da essa ho appreso con gioia che siete entrambi felicemente arrivati e che state bene!. Dovrà prendersela con il mio pessimo inchiostro e con la mia penna se questa lettera anziché leggerla dovrà decifrarla. Ma ora basta, perché devo scriverle, anche se il mio signor tagliapenne, il signor von Lierzer, oggi mi hà, abbandonato. Sulla sua reputazione, poiché sicuramente lei lo conoscerà meglio di me, posso dirle solo che è, credo, salisburghese e che non l’ho mai visto solo dai Robinig, al cosidetto concerto delle 11. Tuttavia, lui mi ha fatto subito visita e mi sembra una persona molto ben educata e, poiché mi ha tagliato le penne, gentile. Penso che sia un secretaire. Un altro che mi ha fatto una visita inaspettata è stato Gilowsky, il fratello della Katherl. Perché inaspettata? Perché avevo del tutto dimenticato che si trova a Vienna. Come può cambiare rapidamente una persona un paese straniero! Costui diventerà certamente una persona per bene e capace, sia nel suo lavoro, sia nella sua condotta.

Intanto avrà ricevuto la lettera dell’imperatore e del principe Kaunitz?. Quello che mi scrive riguardo l’arcivescovo, circa il fatto che la mia persona stuzzica la sua ambizione, è vero, ma a che mi

serve? Non si vive di questo e deve credere che lui è per me come

EPISTOLARIO

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un paralume. Quali segni di distinzione mi offre? Il signor von Kleinmayr e Bònike hanno un tavolo a parte con l’illustrissimo signor conte Arco}; questa sarebbe una distinzione, ma non quella di dovermi sedere a tavola con i camerieri, che — pur avendo il primo posto a tavola — accendono le luci, aprono la porta e devono restare in anticamera, quando entro, e con i signori cuochi. E

poi, se siamo chiamati da qualche parte per un concerto, il signor Angelbauer deve aspettare fuori finché non arrivano i signori di Salisburgo e farli annunciare da un lacché perché possano entrare. Quando Brunetti l’ha raccontato, così parlando, ho pensato: «Aspettate pure che arrivi io». Così quando l’ultima volta dovevamo andare dal principe Galitsin, Brunetti mi ha detto, con la sua abituale gentilezza: «Tu, bisogna che sei qui sta sera alle sette, per andare insieme dal Principe gallizin. L’Angelbauer ci condurrà». Hò risposto: «Và bene, ma se in caso mai non fofi qui alle sette in punto: ci andate pure; non serve aspettarmi, sò ben dovè stà, e ci

verrò sicuro». Ci sono andato da solo volutamente, perché mi vergogno ‘di presentarmi con loro, dovunque. Quando sono salito il signor Angelbauer era già là, per ordinare al signor domestico di farmi entrare. Ma io non ho fatto caso né al signor cameriere né al signor domestico e ho attraversato così le stanze fino alla sala da musica, dato che tutte le porte erano aperte, e sono andato diretta-

mente dal principe e gli ho presentato i miei omaggi e là sono poi rimasto parlando sempre con lui. M’ero totalmente dimenticato dei miei Ceccarelli e Brunetti, perché non li vedevo. Erano dietro l’orchestra, appoggiati al muro, e non osavano fare un passo. Se un cavaliere o una dama parla con Ceccarelli, lui ride sempre e se qualcuno parla con Brunetti, lui diventa rosso e risponde con il

tono più secco di questo mondo. Oh, avrei molto da scrivere, se volessi descrivere tutte le scene che sono avvenute con l’arcivescovo, Ceccarelli e Brunetti da quando sono arrivato e prima del mio arrivo. Mi sorprende soltanto il fatto che lui non si vergogni di Brunetti: al suo posto me ne vergognerei. E dato che il giovanotto qui ci sta controvoglia, è una faccenda troppo distinta per lui, credo che le sue ore più tranquille siano quelle che trascorre a tavola. Oggi il principe Galitsin ha fatto chiamare Ceccarelli perché cantasse. La prossima volta sarà sicuramente il mio turno. Stasera andrò con il signor Kleinmayr da uno dei suoi buoni amici, il consigliere aulico Braun, che tutti mi definiscono come il più grande cultore di pianoforte esistente. Sono stato già 2 volte a pranzo dalla contessa Thun e le faccio visita quasi tutti i giorni. E la dama più

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bella e più amabile che abbia conosciuto in vita mia ed anche lei ha grande stima verso di me. Suo marito è sempre il solito cavaliere eccentrico, ma onesto e intelligente. Ho pranzato anche dal conte Cobenzl*, grazie a sua cugina, la contessa von Rumbeke, sorella del Cobenzl? che è nel collegio dei paggi, quella che è stata a Salisburgo con suo marito. Ora il mio scopo principale è di poter giungere in qualche bel modo all’imperatore, perché desidero assolutamente che mi conosca. Sarei ben lieto di dargli un rapido saggio della mia opera e di suonargli poi con bravura qualche fuga, perché ne è un appassionato. Se avessi previsto questa mia venuta a Vienna per la quaresima, avrei composto un piccolo oratorio e l’avrei eseguito in un teatro, a mio beneficio, come fanno tutti da queste parti. Non avrei avuto difficoltà a scriverlo in anticipo, perché conosco tutte le voci. Con quale piacere vorrei dar un concerto pubblico, come si usa qui, ma... non me lo permettono, lo so di certo, perché, s’immagini... Lei sa che qui esiste una società’ che organizza concerti a beneficio delle vedove dei musicisti. Chiunque abbia a che fare con la musica si esibisce gratuitamente. L'orchestra è formata da centottanta persone. Nessun virtuoso che abbia un minimo di amore del prossimo rifiuta di suonare, se la società gli chiede di farlo, perché così ci si fa benvolere sia dall’imperatore che dal pubblico. Starzer è stato incaricato di invitarmi ed io ho accettato subito, dicendo però che avrei dovuto ascoltare prima il parere del mio principe, pur non nutrendo alcun dubbio, trattandosi di una cosa santa, senza guadagno, solo per fare un’opera buona; non me l’ha consentito. Tutta l’aristocrazia.c’è rimasta male con lui. A me rincresce solo perché non avrei suonato un concerto, ma (con l’imperatore seduto nel palco di proscenio e con la contessa Thun che mi avrebbe messo a disposizione per l’occasione il suo bel pianoforte Stein) avrei suonato da solo dei preludi, una fuga e poi le variazioni «Je suis Lindor»?; ovunque l’abbia fatto ho sempre riscosso il più grande successo di pubblico, perché sono pezzi che fanno un bel contrasto e permettono di soddisfare ogni gusto; ma

pazienza. Fiala vale ora 1000 volte di più per me, se non accetta di suonare per meno di un ducato. Mia sorella non è stata ancora invitata? Spero che ne chiederà 2, di ducati. Perché non mi piacerebbe che noi, che dall’orchestra di corte ci distinguiamo in tutto, non lo facessimo anche in questo caso. Se non la vogliono, lascino perdere, ma se la vogliono, che la paghino, per Dio. In questi giorni andrò

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dalla signora Rosa® e lei sarà certamente soddisfatto del suo bravo ministro; desidero portare avanti questa faccenda con la stessa bravura di Weiser, quando hanno suonato la campana a morto per la madre di sua moglie. Il signor von Zetti si è subito offerto perché io gli affidassi le mie lettere. Le spedirà con il pacchetto. I 2 quartetti non mi servono e neanche l’aria della Baumgarten?. Apropos, a che punto siamo con il regalo del principe elettore? Hanno già inviato qualcosa? Si è recato dalla Baumgarten prima di partire? Adesso la prego di porgere i miei saluti a tutti i buoni amici e amiche, soprattutto alla Katherl, a Schachtner e a Fiala. Il signor von Kleinmayr, Zetti, Ceccarelli, Brunetti, il controllore!0, i 2 camerieri!!, Leutgeb, Ramm, che parte domenica, inviano tutti i

loro saluti. SRIOPAS, c’è qui Peter Vogt. Ed ora stia bene, le bacio 1000 volte le/“mani, abbraccio di tutto cuore mia sorella e sono eterna-

mente il suo (C’è qui anche il buffo Rossi). 28 marzo: non ho ancora finito la lettera perché è venuto a prendermi con la carrozza il signor von Kleinmayr, per andare al concerto del barone Braun. Posso così farle sapere che l’arcivescovo mi ha dato il permesso di suonare al concerto per le vedove. Starzer ha assistito al concerto da Galitsin e sia lui che l’intera noblesse l’hanno così tormentato che alla fine ha dato l’autorizzazione. Quanto sono felice! Da quando sono qui ho mangiato in casa 4 volte: è troppo presto per me e si mangia troppo male. Quando il tempo è poco invitante resto in casa, come oggi, par exemple. Mi scriva un po’ cosa accade di nuovo a Salisburgo, perché al riguardo mi hanno posto una tremenda serie di domande. Questi signori hanno molta più curiosità di me nell’aver notizie di Salisburgo.

devotissimo figlio Wolf. Amadè Mozart

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MOZART

Qui c’è la Mara!?. Lo scorso martedì ha tenuto un concerto in teatro. Suo marito! non ha potuto farsi vedere, perché altrimenti l’orchestra non l'avrebbe accompagnata, essendo riuscito a far scrivere nei giornali che in tutta Vienna non esiste nessuno in grado di poterlo fare. Adieu. Oggi è venuto a farmi visita il signor von Moll; domani o dopodomani andrò a colazione da lui e porterò con me l’opera!*. Porge i suoi ossequi ad entrambi. Dal signor von Auernahammer e dalla sua grassa signorina figlia! andrò non appena il tempo sarà migliore. Così ha capito che ho ricevuto anche la sua ultima del 24. Il vecchio principe Colloredo, nella cui casa abbiamo eseguito un concerto, ha dato ad ognuno di noi 5 ducati. La contessa Rumbeke è diventata una mia allieva. Il signor von Mesmer!9, ispettore della scuola normale, vi invia i suoi saluti insieme a quelli della sua gen-

tile signora e del suo figliolo!”. Suo figlio suona stupendamente, ma è svogliato perché pensa di saperne già abbastanza; ha anche molto talento per la composizione, ma è troppo pigro per dedicarvisi. E questo a suo padre non piace affatto” Adieu.

=.

Vienne ce 11 d’avril 1781

Mon trés cher Pére!

Te Deum laudamus, perché finalmente il villano e sporco Brunetti se n’è andato via, dato che era una vergogna per i suoi signori, per se stesso e per la musica intera: così diciamo Ceccarelli e io. Delle novità viennesi tutto è menzogna, tranne che Ceccarelli il carnevale venturo canterà l’opera a Venezia; per tutti i raggi e fulmini, mille diavoli e ancora più diavoli! Spero che non sia una bestemmia dir così, sennò, devo tornar subito a confessarmi, dato che ne vengo ora, perché domani è il giovedì santo e l'arcivescovo darà da mangiare a tutta la corte. Ceccarelli e io, dunque, siamo stati

dopo pranzo, dai teatini a far visita al padre Foschauer, perché sa l’i-

EPISTOLARIO

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taliano. Un pater o un frater che stava all’altare e lustrava i lumi ci ha assicurato tuttavia che né lui né un altro che sa l’italiano mangiano a casa e vengono prima delle 4. Questa volta, allora, ho pensato soltanto a me e mi son fatto condurre in una camera con un signore, mentre Ceccarelli è rimasto giù ad aspettarmi nel cortile. Quel che mi ha fatto più piacere è che quando ho detto al signor sacerdote lustrator di lumi che 8 anni fa avevo suonato un concerto per violino in quel coro, lui pronunciò subito il mio nome. Tuttavia, tornando alla maledizione, è un qualcosa che si riferisce solo alla mia ultima lettera. Spero di aver una risposta con la prossima posta. In poche parole. Otto giorni dopo la prossima domenica, cioè il 22, Ceccarelli ed io torneremo a casa. Se penso di dover venir via da Vienna senza portar a casa almeno 1000 fiorini mi fa male il cuore. Devo dunque calpestare 1000 fiorini per colpa d’un principe che tutti i giorni m’insulta con quattrocento fiorini pidocchiosi? Senza alcun dubbio, questo è quel che guadagnerei se dessi un concerto. Quando abbiamo tenuto, qui in casa, il primo grande concerto l’arcivescovQ ci ha mandato a tutti e tre 4 ducati. Nell’ultimo, per cui avevo composto un Rondeau per Brunetti, per me una nuova sonata e per Ceccarelli un altro Rondeau, non ho ricevuto nulla. Quel che invece mi fa disperare è che la stessa sera, quando è stata eseguita quella musica di merda, ero invitato dalla contessa Thun, e se

ci fossi potuto andare sa chi incontravo? L'imperatore! C'erano anche Adamberger e la Weigl e ognuno ha ricevuto 50 ducati! e che occasione! Naturalmente non posso far dire all’imperatore che se mi vuol sentire dovrà farlo presto, perché tra pochi giorni parto. Bisogna sempre aspettare per una cosa simile; se posso rimanere non sarà che per dare un concerto. Perché mi fermerei davvero se avessi soltanto 2 scolari e starei meglio che da noi. Ma se uno ha 1000 fiorini o 1200 fiorini nel sacco si può far pregare di più e vien pagato meglio. E ciò non lo permette questo nemico pubblico. Spesso devo chiamarlo proprio così perché lo è e anche tutta la noblesse lo chiama così. Basta. Spero di poter leggere nella sua prossima se devo proprio seppellire a Salisburgo la mia gioventù e il mio talento. Oh sì, se posso ottenerlo, farò la mia fortuna. Se devo aspettare, sarà troppo tardi. In quindici giorni o in 3 settimane non posso evidentemente far nulla, tanto poco quanto basta a Salisburgo in mille anni. D'altronde, aspettare l’anno con mille fiorini è per me più confortevole che attendere quello con quattrocento, dato che sin qui ci

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sono già arrivato. Si lo spero! Ho solo bisogno di dire che mi trattengo qui, perché quel che scrivo non risulta adeguato e allora, Vienna, Salisburgo? Quando morirà Bonno, Salieri sarà il maestro di cappella. Dopo, al posto di Salieri, si siederà Starzer e al posto di Starzer chi lo sa, chi? Basta: glielo do’ tutto a lei, amatissimo padre! Se sono stato a casa di Bonno? La verità è che lì ho provato la mia sinfonia per la seconda volta. Ho dimenticato, ultimamente, di scriverle che la sinfonia magnifique è stata eseguita e ha ottenuto successo; hanno suonato 40 violini, gli strumenti a fiato raddoppiati, 10 viole, 10 contrabassi, 8 violoncelli e 6 fagotti. Tutta la famiglia Bonno invia i suoi saluti. Hanno dimostrato una vera gioia nel vedermi. Lui è lo stesso uomo buono e onorevole. La signorina Nanette si è sposata; ho mangiato già 2 volte nella sua casa; vive vicino a me. 1000 complimenti dai Fischer,

quando siamo tornati dai teatini siamo stati a casa sua. Che stia bene e pensi che suo figlio pensa solo, per ora, a stabilirsi, perché quattrocento fiorini li può ottenere ovunque. Adieu, le bacio 1000 volte le mani e abbraccio di tutto cùore la mia cara sorella e sono eternamente il suo figlio devotissimo W. A. Mzt. P.S.— Abbia la cortesia di dire al signor d’Yppold che gli risponderò con la prossima posta e che ho ricevuto la lettera del suo buon amico con la massima puntualità. Adieu. Il mio complimento a tutti quelli che non sono troppo salisburghesi. Il consigliere Gilowsky ha suonato anche con la Khaterl un pezzettino salisburghese.

AL PADRE

Vienne ce9 de maj 1781 Mon trés cher Pére!

Sono ancora pieno di bile! e certo lo sarà anche lei, amatissimo,

carissimo padre mio. La mia pazienza è stata messa alla prova per

EPISTOLARIO

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troppo tempo e alla fine, però, son scoppiato. Non ho più la disgrazia d’esser al servizio di Salisburgo. Oggi per me è il giorno più felice. Mi ascolti. Già due volte quel — non so proprio come devo chiamarlo — mi ha detto in faccia le più grandi villanie e insolenze, che non le ho voluto riferire per riguardo verso la sua persona, di cui non mi sono vendicato subito solo perché davanti agli occhi avevo sempre lei, padre mio carissimo. Mi ha chiamato svergognato, buono a nulla, mi ha detto che dovevo andar via ed io ho sopportato tutto. Sentivo in tal modo che veniva offeso non solo il mio onore, ma anche il suo; ma lei desiderava così e son rimasto zitto. Ma ora basta, ascolti. È venuto da me, inaspettatamente, 8 giorni fa, un servitore, il quale mi ha detto che dovevo andar via subito. Gli altri, tutti quanti, erano stati avvertiti del giorno, solo io no. Ho raccolto dunque in fretta tutte le mie cose nel baule e la vecchia signora Weber! è stata così cortese da offrirmi la sua casa. Qui ho una bella camera; sto da persone gentili, che mi aiutano in tutto quello di cui posso aver bisogno e di cui

si è privi vivendo da soli. Per mercoledì (cioè oggi 9) avevo fissato il mio viaggio con la diligenza ordinaria; ma, non essendo riuscito così in fretta a raccogliere il denaro che ancora mi debbono dare, ho dovuto rimandare la partenza a sabato. Oggi, quando mi sono presentato, i camerieri mi hanno detto che l’arcivescovo voleva darmi un paquet. Ho chiesto se c’era fretta e loro mi hanno detto di sì e che per altro era una faccenda di-grande importanza. «Stando così le cose, mi rincresce di non poter avere l’onore di servire Sua Grazia, perché (per le ragioni di cui sopra) non posso partire prima di sabato; non alloggio più qui, devo vivere a mie spese e s’intende che non posso partire finché non sarò in grado di farlo e d’altra parte non può pretendere che io ci rimetta». Kleinmayr, Moll, Bònicke e i 2 camerieri personali? mi hanno dato pienamente ragione. Quando mi sono presentato a lui (N.B. — Devo prima dirle che Schlauka mi aveva consigliato di avanzare il pretesto che nella diligenza ordinaria non c’era più posto, perché questo per lui sarebbe stata una scusa più plausibile) quando dunque mi sono presentato a lui, la prima cosa che mi ha detto è stata: «Ebbene, quando partite, giovanotto?». Ed io: «Volevo partire stanotte, ma non c’era più posto». A questo punto ha iniziato a gridare a squarcia gola che sono il giovane più sfrontato che lui conosca, che nessuno lo ha mai servito così male

come me, che mi consiglia di andar via lo stesso giorno, perché altrimenti avrebbe ordinato di sospendermi la paga. Non era possi-

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MOZART

bile replicare nulla, perché gridava tutto d’un fiato. Ho ascoltato tutto quanto con la massima pazienza; ha mentito senza ritegno dicendomi che la mia paga è di 500 fiorini3; mi ha chiamato delinquente, insolente, matto, — oh, non posso scriverle veramente tutto. Alla fine, avendomi davvero fatto arrabbiare, ho detto: «Dunque Vostra Grazia non è contenta di me?» «Cosa? Intendete minacciarmi, pazzo che non siete altro? Quella è la porta, ecco, non voglio aver più nulla a che fare con un simile infame stupido...» Alla fine ho detto: «E neanch'io con lei». «Allora se ne vada». Ed io, andan-

domene: «È stabilito senz'altro così; domani l’avrà per iscritto». E ora mi dica, padre carissimo, se non le sembra che io abbia detto queste parole non troppo tardi piuttosto che troppo presto. Stia

ancora a sentire! Per me l’onore viene prima di ogni altra cosa e so che anche per lei è così. Non si preoccupi per me; qui sono così certo di ciò che mi riguarda che mi sarei dimesso anche senza avere un motivo per farlo. Ma dato che il motivo l’ho avuto, e per 3 volte, non ho più niente da guadagnare nell’attesa. O contraire, sono stato per due volte uno stupido: e la terza non potevo più sopportarla. Fino a quando ci sarà l’arcivescovo non darò alcun concerto. Se crede che io mi metta in cattiva luce presso la nobiltà e l’imperatore, si sbaglia. L’arcivescovo qui lo odiano tutti e l’imperatore più di ogni altro. Infatti la sua rabbia è anche dovuta al fatto che l’imperatore non l’ha invitato a Laxenburg*. Con la prossima posta le invierò un po’ di denaro per dimostrarle che qui non sto morendo di fame. Per il resto, la prego di esser allegro, perché sta per iniziare la

mia fortuna ed io spero che la mia fortuna sarà anche la sua. Mi scriva in segreto che è felice della cosa, perché in effetti ho motivo di esserlo, ma in pubblico se la prenda con me come si conviene, in

modo che non la si possa rimproverare. Tuttavia se, nonostante questo, l’arcivescovo dovesse essere insolente nei suoi riguardi, allora venga subito qui da me, con mia sorella, a Vienna. Sono in grado di mantenervi tutti e 3, glielo assicuro sul mio onore; ma preferirei che

lei potesse resistere ancora un anno. Non mi scriva più nessuna lettera alla Casa tedesca”, neppure con il pacquet. Non voglio più saperne di Salisburgo, odio l’arcivescovo fino alla pazzia. Adieu. Le bacio 1000 volte le mani, abbraccio mia sorella di tutto cuore e sono eternamente il suo devotissimo figlio

EPISTOLARIO

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Scriva solo: da consegnare

al Peter im Aug-Gottes$, secondo piano. Mi faccia sapere subito che è felice, dato che questa è l’unica cosa che manca alla mia attuale felicità. Adieu! W. A. Mozart

E PA AL PADRE

o.

Vienne ce 12 de May 1781

Mon trés cher Pére!

Dalla mia ultima lettera avrà saputo che ho chiesto al principe di congedarmi, dato che lui stesso me l’ha ordinato. Già nelle 2 udienze precedenti, infatti, mi aveva detto: «Se non volete servirmi come si deve, andatevene!». Naturalmente lui negherà ogni cosa, ma è

vero, come è vero che Dio sta in cielo. Non c’è dunque da meravigliarsi se io alla fine (del tutto fuori di me a causa di certi epiteti come insolente, delinquente, buffone, sfrontato e simili, espressioni

veramente degne di lode dette da un principe) ho preso atto di questo «andatevene». Il giorno dopo ho consegnato una supplica al conte Arco!, perché la presentasse a Sua Grazia con i soldi per il viaggio, vale a dire 15 fiorini e 40 soldi per la diligence e 2 ducati per i pasti. Lui non ha accettato nulla, sostenendo che non posso licenziarmi senza il benestare del padre mio. «È suo dovere», mi ha detto. Ho replicato subito che il mio dovere verso mio padre lo conosco quanto e forse meglio di lui e che mi dispiacerebbe molto doverlo apprendere da lui. Ha detto: «Bene, se lui è d’accordo, le può chiedere di essere

licenziato, altrimenti... può chiederlo ugualmente». Che bella distinzione! Tutte le cose edificanti che mi ha detto l’arcivescovo nelle tre udienze, soprattutto nell’ultima, e le belle novità che mi ha

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WOLFGANG AMADEUS

MOZART

riferito questo egregio uomo di Dio hanno avuto un effetto così eccellente sulla mia persona che quella sera, all’opera, son dovuto tornare a casa a metà del primo atto per mettermi a letto, perché ero tutto accaldato, tremavo dappertutto e per strada vacillavo come un ubriaco. Anche il giorno successivo, cioè ieri, non sono uscito di

casa, sono rimasto a letto per la mattina, perché ho preso l’acqua di tamarindo. Il signor conte? ha avuto anche la cortesia di scrivere al signor padre tante cose belle sul mio conto, che lei, avrà già dovuto mandar giù, immagino. Naturalmente ci sarà qualche particolare assai fastidioso; ma se si scrive una commedia

e si desidera che abbia

successo, bisogna esagerare un po’, senza preoccuparsi tanto di rimanere fedeli alla verità dei fatti. E deve anche dare atto a questi signori del loro spirito servizievole. Senza angustiarmi troppo, poiché tengo maggiormente alla mia salute e alla mia vita (mi rincresce già abbastanza esservi costretto), desidero solo riferirle il principale rimprovero che mi è stato fatto a proposito del mio servizio. Non sapevo di essere un cameriere e questo è stata la mia rovina. Ogni mattina avrei dovuto sprecare così un paio d’ore in anticamera. È vero, più di una volta mi è stato detto di farmi appena vedere, ma non mi risultava che il mio servizio conSistesse in questo e mi sono sempre puntualmente presentato solo quando l’arcivescovo mi ha fatto chiamare. Ora voglio confidarle, con poche parole, la mia irremovibile decisione, in modo tale però che la possa ascoltare il mondo intero: se dall’arcivescovo di Salisburgo potessi avere 2000 fiorini di stipendio e in un altro posto 1000, sceglierei quest'altro, perché in cambio dei 1000 fiorini di differenza potrei godere della salute e della tranquillità d’animo. Spero dunque che non mi scriva assolutamente nulla su questo argomento e lo seppellisca nel più profondo oblio, se desidera la salute e la felicità di suo figlio, per il suo affetto paterno, che lei mi ha sempre dimostrato fin dall’infanzia e di cui finché avrò vita non potrò mai esserle abbastanza grato (ma men che mai a Salisburgo), perché anche una sola parola basterebbe per avvelenarmi di nuovo il sangue e anche per lei — sì, lo confessi — sarebbe lo stesso. Ora stia bene e sia contento di non avere un figlio vigliacco; le bacio 1000 volte le mani, abbraccio la mia cara sorella di tutto cuore e sono eternamente

il suo devotissimo figlio Wolfgang Amadè Mozart

EPISTOLARIO

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98.

,

AL PADRE

Vienne ce 12 de may 1781

Mon trés cher Pére!! Nella lettera che le ho spedito con la posta? mi sono espresso con lei come se fossimo in presenza dell’arcivescovo. Ora, però, mio carissimo padre, le parlo da solo a solo. Non parliamo dell’ingiustizia che l’arcivescovo mi ha fatto dall’inizio del suo governo fino ad oggi, dei continui rimproveri, di tutte le ingiurie e le villanie che mi ha detto in faccia, del mio diritto ineludibile di lasciare

il suo servizio, perché tra l’altro non c’è nulla da dire. Ora voglio parlare solo di quel che mi avrebbe comunque indotto ad andarmene anche senza la ragione dell’offesa. Qui ho fatto le migliori e le più utili conoscenze al mondo, sono amato e stimato dalle famiglie più importanti, mi vien reso ogni possibile onore e per di più mi pagano. E dovrei languire per 400 fiorini a Salisburgo, senza stima, senza incoraggiamenti, senza esserle utile in alcun modo? Qui posso esserlo senza alcun dubbio! Come andrà a finire? Nello stesso modo: o dovrei lasciarmi offendere a morte o dovrei di nuovo andarmene. Non occorre che le dica altro, lei lo sa benissimo. Ancora una cosa: tutta Vienna conosce già la mia storia, tutta la noblesse mi consiglia di non farmi più ingannare.

Carissimo padre! Qualcuno verrà presto da lei con tante belle parole, ma son serpenti, vipere. Tutte le anime meschine son fatte così: orgogliose e superbe fino alla nausea per poi strisciare. Orribile! I 2 camerieri? particolari sono stati testimoni di questa porcheria; Schlauka, soprattutto, ha detto a qualcuno: «In tutta questa storia non posso certo dar torto a Mozart, perché ha ragione. Avrebbe dovuto farlo con me! L'ha messo alla porta come uno straccione. L’ho sentito io. Infame!». Ammettiamo che l’arcivescovo riconosca il suo torto. Ma non ha già avuto modo di riconoscerlo? Ed è forse divenuto migliore per questo? No! Dunque, via! Se non avessi avuto timore che la vicenda avesse potuto provocare conseguenze poco piacevoli per lei, la situazione sarebbe cambiata già da molto. Ma, venendo al dunque, cosa può farle? Nulla! Non

appena saprà che le cose mi vanno bene, potrà facilmente fare a

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WOLFGANG AMADEUS

MOZART

meno del favore dell’arcivescovo, la paga non gliela può togliere. E del resto lei compie il suo dovere. E che le cose mi andranno bene, glielo posso assicurare. Al contrario, non avrei mai fatto un passo così drastico. Benché debba confessarle che dopo una tale offesa me ne sarei andato comunque, a costo di dover chiedere l’elemosina: chi, infatti, si lascia rompere i coglioni, quando può del resto aver di meglio? Perciò se ha dei timori faccia pure finta di essere in collera con me. Nella sua lettera mi rimproveri pure come si deve, tanto noi due sappiamo come stanno le cose. Ma non si faccia trarre in inganno dalle loro lusinghe! Stia attento! Adieu. Le bacio mille volte le mani, abbraccio la mia cara sorella di tutto cuore. Alla prossima occasione arriveranno anche il ritratto*, i nastri, la mussolina

e tutto il resto. Adieu. Sono eternamente il suo devotissimo figlio Wolfgang Amadè Mozart I miei complimenti a tutta Salisburgo, in particolare

alla Katherl e a Marchand?.

Vienne ce 16 de may 1781 Mon trés cher Pére!

Non potevo immaginare che lei a prima vista, di fronte ad un fatto per lei così improvviso (tanto più che m’attendeva ormai con certezza), avrebbe scritto tutto quel che in realtà ho dovuto leggere. Adesso, però, avrà riflettuto meglio e, da uomo d’onofe qual è, sentirà più grave l’offesa e saprà e vedrà che quel che lei pensava sarebbe accaduto è già accaduto. A Salisburgo è sempre più difficile rendersi liberi; lì è lui che comanda, ma qui... è un buffone, come lo

sono io ai suoi occhi. E poi mi creda! La conosco e conosco i miei buoni sentimenti per lei. L’arcivescovo magari mi avrebbe dato

EPISTOLARIO

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qualche centinaio di fiorini in più ed io... avrei accettato e sarebbe iniziato di nuovo tutto da capo. Mi creda, padre mio carissimo, ho bisogno di tutta la forza che un uomo può avere per scriverle quel che la ragione comanda. Dio sa quanto sia doloroso per me separarmi da lei! Ma a costo di dover mendicare, non voglio più servire un simile signore, perché non potrò mai dimenticare quel che è accaduto e la prego, la prego per tutto quel che esiste al mondo, non cerchi di distogliermi da questa decisione, ma cerchi piuttosto di rafforzarla! Lei vuole costringermi all’inattività. È mio desiderio e mia speranza farmi onore, fama e ricchezza e spero, con tutta sincerità, di esserle più utile a Vienna

che non a Salisburgo. La strada per Praga! è ora per me un po’ più praticabile che se fossi a Salisburgo. Quanto a quel che lei scrive

sulla Weber”, le assicuro che non è così. Con la Lange? sono stato un pazzo, è vero, ma che cosa non si fa quando si è innamorati! Io l’amavo veramente e sento che non mi è ancora indifferente. Ed è una fortuna per me che suo marito sia così geloso e non la lasci andareda nessuna parte e così la vedo di rado. Stia pur certo che la vecchia signora Weber* è una donna molto servizievole, che non posso corrispondere in modo adeguato, à proportion del suo zelo, perché non ne ho il tempo. Ora aspetto con ansia una sua lettera, carissimo, amatissimo

padre mio. Rassereni suo figlio, perché solo il pensiero di dispiacerle può farlo infelice in circostanze così promettenti come quelle attuali. Adieu, 1000 volte addio. Le bacio mille volte le mani e sono

eternamente il suo devotissimo figlio W. A. Mzt

P.S.— Se lei crede veramente che io mi trovo qui solo perché odio Salisburgo e amo irragionevolmente Vienna, s’informi! Il signor von Strack, mio buon amico, da uomo onesto qual è,

le scriverà certo la verità.

WOLFGANG AMADEUS

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MOZART

100. AL PADRE

Vienne ce 19 de may 1781 Mon trés cher Pére!

Non so neppur io come iniziare, padre mio carissimo, perché ancora non riesco a tornare me stesso e non ci riuscirò mai, se lei

continuerà a pensare e a scrivere in questo modo!. Le devo confessare che non c’è nella sua lettera nessun tratto in cui io riconosca mio padre! Sì, un padre, ma non l’amatissimo, l’affettuosissimo padre che ha a cuore il suo onore e quello dei suoi figli, in una parola non mio padre. No, no, non è altro che un sogno. Lei ora si è

destato e non ha bisogno di una mia replica alle sue argomentazioni per essere più che convinto del fatto che io — ora meno che mai — non posso assolutamente recedere dalla mia decisione. Eppure, su alcuni argomenti devo rispondere, perché in alcuni punti il mio onore e il mio carattere vengono offesi nel modo più duro. Lei non potrà mai approvare il fatto che io mi sia licenziato a Vienna. Credo che quando si prende una simile decisione (sebbene io allora non l’avessi presa, perché altrimenti l’avrei già fatto altre volte), la cosa più ragionevole per giustificarla sia quella di lavorare in un luogo in cui ci si trova bene e in cui si hanno le migliori prospettive. Che lei non mi voglia dar ragione per quanto riguarda l’arcivescovo è possibile, ma per quanto riguarda me non può fare altro che approvarlo. Il mio onore può essere salvato solo se recedo dalla mia decisione? Come può venirle in mente una tale contraddizione? Non crede, scrivendolo, che tirandomi indietro farei di me l’essere più vile di questo mondo? Tutta Vienna sa che ho lasciato l’arcivescovo e conosce i motivi! Sa che l’ho fatto perché è stato offeso il mio onore e per ben tre volte. E io dovrei dimostrare davanti a tutti il contrario? Devo fare di me un vigliacco e dell’arcivescovo un bravo principe? Per quanto riguarda la prima cosa non può riuscirci nessuno, e io meno di chiunque altro, riguardo alla seconda può riuscirci solo Dio, se vorrà illuminarlo. Non le ho dunque dimostrato, ancora una volta, nessun affetto? E devo dimostrarglielo ora per la

prima volta? Può affermare una cosa simile? Non ho voluto sacrificarle nulla per il mio piacere?

EPISTOLARIO

201

E che piacere mai ho qui? Quello di faticar continuamente e di angustiarmi per la mia tasca! Lei pensa, sembrerebbe, che io mi perda divertimenti e piaceri. Oh, come si sbaglia! E questo ora! Ora che possiedo proprio ciò di cui ho bisogno. In questo periodo è però in corso una sottoscrizione per 6 sonate? e ricaverò così del denaro. Anche per l’opera è tutto concluso. Durante l'avvento darò un concerto e poi andrà sempre meglio, perché qui in inverno si può guadagnare molto bene. Se per piacere intende l’essermi liberato da un principe che non ti paga, e ti rompe i coglioni a morte, ebbene, allora è vero, vivo nel piacere. E se anche non dovessi far altro che lavorare tutto il giorno, ne sarei felice solo per il fatto di non dover vivere dei favori d’un... non posso proprio chiamarlo con il nome che si merita. Sono stato costretto a prendere questa decisione e ora non posso tornare indietro neppure di un capello, è impossibile. Tutto quel che posso dirle è che mi dispiace molto (per lei, solo per lei, padre mio) d’esser stato costretto a tanto e che avrei desiderato che l’arcivescovo si fosse comportato in modo più ragionevole, solo perché così avrei potuto dedicarle ancora tutta la mia vita. Per farle piacere, padre mio carissimo, sarei pronto a sacrificare la mia felicità, la mia salute e la mia vita, ma il mio onore per me viene prima di tutto e così deve essere anche per lei. Faccia leggere questo al conte Arco? e a tutta Salisburgo. Dopo una simile offesa, dopo questa triplice offesa, l’arcivescovo potrebbe offrirmi di persona 1.200 fiorini e io non li accetterei mai. Non sono un insolente, non sono

un ragazzino e, se non fosse stato per lei, non avrei atteso che mi dicesse una terza volta «andatevene» per farlo sul serio. Che dico «atteso»! Sarei stato io a dirlo, io, e non lui. Mi stupisce solo il fatto

che l’arcivescovo abbia potuto comportarsi in modo così inopportuno in un luogo come Vienna! Si renderà comunque conto di come si è sbagliato. Il principe Breuner e il conte Arco* hanno bisogno dell’arcivescovo, ma io no. E se dovesse accadere il peggio, tanto ch’egli dovesse dimenticare tutti i doveri di principe, e di principe della chiesa, venga qui da me a Vienna: 400 fiorini glieli danno dovunque. E di quale disonore si coprirebbe presso l’imperatore, che già lo odia, se facesse una cosa simile. Anche per mia sorella sarebbe meglio stare qui che non a Salisburgo. In molte case signorili qui non si assumono volentieri gli uomini e una donna è pagata molto bene. Tutto è ancora possibile. Alla prossima occasione, quando il signor von Kleinmayr, Bonike o Zetti verranno a Salisburgo, le invierò qualcosa per paga-

WOLFGANG AMADEUS MOZART

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re quello che sa. La mussolina per mia sorella gliela porterà il signor controllore?, che è partito oggi. Carissimo, amatissimo padre mio, mi chieda quel che vuole,

tutto, ma non questo: il solo pensiero mi fa tremare dalla rabbia. Adieu. Le bacio 1000 volte le mani, abbraccio mia sorella di tutto

cuore e sono in eterno il suo

devotissimo figlio Wolfgang Amadè Mozart

101. AL PADRE

Vienne ce 6! de may 1781 Mon trés cher Pére! Ha veramente ragione, padre mio carissimo, così come ce l’ho io! Conosco bene ogni mio difetto, ma non ci si può forse correggere? E non può essere che in verità mi sia già corretto? Comunque consideri la cosa, vedo che solo restando a Vienna potrò meglio giovare, sotto ogni punto di vista, a me stesso, a lei, padre carissimo, e alla mia dilet-

ta sorella. Mi sembra che qui si concretizzerà la mia fortuna. Sento che devo restare qui per sempre, E questa sensazione l’ho avuta già quando sono partito da Monaco: ere estremamente contento di venire a Vienna e non sapevo perché. Deve aver ancora pazienza e allora le dimostrerò con i fatti quanto possa esser utile Vienna per noi. Io, mi creda, sono cambiato completamente. Oltre alla mia salute, non esiste per me nulla di più indispensabile del denaro. Certo non sono avaro, perché mi riuscirebbe troppo difficile esserlo, nonostante tutti qui mi considerano uno spilorcio, anziché uno spendaccione, il che come inizio è già molto. Di allievi posso averne quanti ne voglio; però non ne voglio molti, voglio essere pagato più degli altri e per questo preferisco averne di meno. All’inizio bisogna darsi un po’ di tono, altrimenti si perde definitivamente la partita e non resta che percorrere la stessa strada di tutti gli altri. Per la sottoscrizione? è tutto a posto e per l’opera? non vedo proprio perché mai dovrei avere delle riserve. Il conte Rosenberg, a cui ho fatto visita 2 volte, mi ha ricevuto con la massi-

EPISTOLARIO

203

ma gentilezza e ha ascoltato la mia opera*dalla contessa Thun insieme a van Swieten e al signor von Sonnenfels. Ed essendo Stephanie un amico vero, ogni cosa procede per il meglio. Mi creda, non amo l’ozio, ma il lavoro. A Salisburgo, è vero, lavorare richiedeva fatica e

quasi non riuscivo a decidermi a farlo. Ma perché? Perché dentro di me non ero felice. Deve pur ammettere che a Salisburgo non avevo la benché minima possibilità di divertirmi. A volte ero io a non voler avere a che fare con essi e la maggior parte non erano degni. Mai che venisse stimolato il mio talento! Se-suono o se viene eseguita una mia composizione è come se ad ascoltare ci fossero solo tavoli e sedie. Se almeno ci fosse un teatro degno di questo nome, perché questo è il mio divertimento, qui a Vienna.

A Monaco, in verità, mi sono messo

involontariamente in cattiva luce ai suoi occhi e ho esagerato con i divertimenti. Posso però giurarle sul mio onore che, prima che la mia opera’ andasse in scena, non sono mai andato a teatro, né da nessun’altra parte, eccetto che dai Cannabich. Che la maggior parte del lavoro, quella più importante, abbia dovuto farla all’ultimo momento, è verd, ma non è dipeso da pigrizia né da trascuratezza: sono stato 14 giorni senza scrivere una nota perché mi era impossibile farlo. Certo qualcosa ho composto, ma non in bella copia e così, dopo, ho perduto ovviamente molto tempo. Ma non me ne pento. E se mi sono concesso troppi divertimenti è stato per leggerezza giovanile. Mi chiedevo: «Dov’è che dovrai tornare? A Salisburgo! Allora ti serve un po” di svago». Ma se a Salisburgo vado sospirando 100 divertimenti, qui non ne desidero nessuno, perché essere a Vienna è già di per sé uno svago. Abbia piena fiducia in me, non sono un pazzo. E certo non penserà veramente che io sia un figlio empio ed ingrato. Abbia dunque piena fiducia nella mia ragione e nel mio sentimento e certo non dovrà pentirsene. Dove avrei del resto imparato ad apprezzare il denaro? Ne ho avuto sempre tanto poco tra le mani. Ricordo che una volta in cui entrai in possesso di 20 ducati mi ritenni già ricco. Solo il bisogno ci induce ad apprezzare il denaro. Stia bene, amatissimo e carissimo padre mio! Il mio dovere ora è quello di risarcire e di riparare con la mia attenzione e il mio lavoro quel che lei pensa di aver perduto in seguito a ciò che è accaduto. E lo farò sicuramente, con 1000 gioie. Adieu. Le bacio 1000 volte le mani, abbraccio la mia cara sorella di tutto cuore e sono in eterno

il suo devotissimo figlio Wolfgang Amadè Mozart

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P.S.— Non

WOLFGANG AMADEUS MOZART

appena qualcuno del seguito dell’arcivescovo

si recherà a Salisburgo, le farò avere il

ritratto”. 7ò fatto fare la sopra scritta d’un altro esprefamente, perchè non si può sapere. Non ci si può fidare di nessun imbroglione. I miei saluti a tutti i conoscenti.

102.

*

AL PADRE

[Vienna, tra il 26 maggio e il 2 giugno 1781] Mon trés cher Pére!

%

L’altro ieri il conte Arco! mi ha fatto dire di recarmi da lui alle 12, perché mi aspettava. Me l’aveva chiesto già altre volte, sia lui che Schlauka, ma poiché detesto i colloqui in cui quasi ogni parola che si deve ascoltare è una bugia, non ci sono mai andato. Avrei fatto così anche questa volta, se non mi avesse fatto dire che aveva ricevuto una sua lettera. Mi sono dunque presentato puntualmente. Non è possibile riferire tutto il colloquio, che si è svolto nella massima tranquillità, senza che nessuno di noi si sia accalorato troppo (è stata questa la prima cosa che ha, chiesto). Insomma, mi ha presentato ogni cosa nel modo più cordiale. Si sarebbe potuto giurare che gli sgorgava tutto dal cuore. Da parte sua non credo che avrebbe potuto giurare altrettanto sul mio conto. Ho risposto alle sue argomentazioni, che sembravano

sincere, dicendo la pura verità,

con tutta la calma e tutta la gentilezza possibili, con il più bel garbo di questo mondo. E non ha potuto ribattere nulla. Alla fine ho voluto dargli il mio memoriale e i soldi del viaggio, che avevo portato con me. Egli però ha aggiunto che sarebbe stato molto triste per lui immischiarsi in questa faccenda e che il memoriale potevo darlo a un cameriere. Quanto ai soldi, li avrebbe presi quando tutto sarebbe finito. L’arcivescovo qui scaglia epiteti contro di me davanti a tutti e non è abbastanza intelligente per capire che la cosa non gli fa affatto onore, perché qui stimano più me che lui. Tutti lo considera-

EPISTOLARIO

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no un prete vanitoso e presuntuoso, che di questa città odia ogni cosa; io invece sono considerato una persona amabile. È vero, sono

orgoglioso quando vedo che qualcuno intende trattarmi con disprezzo e en bagatelle, così come fa l’arcivescovo nei miei confronti. Con le buone, però, avrebbe potuto ottenere da me tutto quel che desiderava. L'ho detto anche al conte, aggiungendo tra l’altro che l’arcivescovo non merita affatto la considerazione che lei nutre per lui. E per ultimo: che cosa ne trarrei da un mio ritorno a casa in questo momento? Tra qualche mese chiederei comunque (senza aver bisogno di una nuova offesa) di essere congedato, perché non posso e non voglio più prestare i miei servizi per un compenso così ridicolo. Ma per quale motivo? Perché — ho detto — non potrei mai vivere felice e soddisfatto in un posto in cui mi pagano così poco da obbligarmi sempre a pensare: «Ah, se fossi lì! Ah, se fossi là!». Se invece sono pagato abbastanza da non essere costretto a pensare ad altri posti, allora posso sentirmi soddisfatto. E se l’arcivescovo mi pagasse così, sarei pronto a partire oggi stesso. Ma {quanto sono contento che l’arcivescovo non mi prenda sul serio. Perché, certamente, è una fortuna per lei e per me che io sia qui, lo vedrà. Ora stia bene, carissimo e amatissimo padre! Ogni cosa andrà bene. Non sto sognando mentre scrivo. Da questo dipende il mio stesso bene. Adieu. Le bacio 1000 volte le mani, abbraccio la mia cara sorella di

tutto cuore e sono in eterno

P.S.— I miei saluti a tutti i buoni amici.

il suo devotissimo figlio Wolfgang Am[a]dè Mozart

103. AL PADRE

Vienne ce 2 de Juin 1781 Mon trés cher Pére!

Dalla mia ultima lettera! avrà saputo che ho potuto parlare con il conte Arco? il persona. Ringraziamo Dio che tutto è andato

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WOLFGANG AMADEUS

bene. Non si preoccupi, dall’arcivescovo non ché minima noia. Il conte Arco, infatti, non una parola per cui si debba pensare che lei quando mi ha detto che lei gli aveva scritto

MOZART

deve temere la benmi ha detto neppure possa aver danno. E lamentandosi molto

sul mio conto, l’ho interrotto subito dicendo:

«E non l’ha fatto

pure con me?» Mi ha scritto tali cose che ho quasi temuto di diventar pazzo. Comunque consideri la cosa, non posso proprio ecc.». Quando mi ha detto: «Mi creda, lei qui si lascia fuorviare troppo; qui la gloria di un uomo dura troppo poco. All’inizio si hanno elogi da tutti e si guadagna anche abbastanza, è vero, ma per quanto tempo? Dopo pochi mesi i viennesi esigono qualcosa di nuovo». «Ha ragione, signor conte», ho detto, «ma pensa forse che io resterò a Vienna? Per carità, so già dove andare. Se questa cosa è accaduta proprio a Vienna, non è per colpa mia, ma dell’arcivescovo. Se lui sapesse trattare con la gente di talento, tutto questo non sarebbe successo. Signor conte, sono la migliore persona di questo mondo, quando però gli altri lo sono come me». «Sì», ha detto lui, «l’arcivescovo la giudica una persona vanagloriosa». «Lo credo», ho detto io, «con lui lo sono di certo. Con gli

altri mi comporto come loro si comportano con me. Quando mi accorgo che qualcuno mi disprezza e non mi stima, so essere orgoglioso come un babbuino». Tra l’altro mi ha chiesto se non pensavo che anch’egli non dovesse mandar giù a volte qualche ingiuria. Ho alzato le spalle e ho risposto: «Lei avrà le sue buone ragioni per sopportarlo, come io le mie per non sopportarlo». Il resto lo saprà dalla mia ultima lettera. Non abbia timore, carissimo e amatissimo padre mio! Tutto è accaduto per il mio e quindi anche per il suo bene. I viennesi saranno anche persone a cui piace dare il benservito, ma solo a teatro! E la mia professione qui è troppo apprezzata perché io rischi di non trovar di che vivere. Questo è davvero il paese del piano{orte! E poi ammettiamo pure il peggio, se ne riparlerebbe comunque tra qualche anno, certo non prima. Intanto mi sarò fatto onore e avrò messo da parte del denaro. Ci sono altri luoghi dove andare e chi può dire quali occasioni possono presentarsi ancora? Le invierò qualcosa attraverso il signor von Zetti, con cui ho già parlato. Questa volta dovrà accontentarsi di poco. Non posso inviarle più di 30 ducati. Se avessi previsto quel che sarebbe accaduto, avrei accettato di prendere gli allievi che mi si erano offerti. Allora, però, credevo di partire entro 8 giorni e loro sono ormai in campagna. Seguirà anche il ritratto?. Se lui non lo può portare con sé,

EPISTOLARIO

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arriverà con la posta. Stia bene, carissimg e amatissimo padre. Le bacio 1000 volte le mani, abbraccio di tutto cuore la mia cara sorella e sono in eterno il suo

devotissimo figlio Wolfgang Amadè Mozart

I miei saluti a tutti i buoni amici ed amiche. A Ceccarelli risponderò quanto prima.

104. AL PADRE

Vienne ce 9 del Juin 1781 Mon trés cher Pére!

Ora sì che il signor conte Arco! ha sistemato le cose! Ecco dunque il modo di persuadere la gente, di attirarla dalla propria parte. Per innata stupidità si rifiutano le suppliche, per mancanza di coraggio e per gusto di leccare i piedi non si dice una parola al signore, si prende in giro qualcuno per quattro settimane e, per finire, quando questo qualcuno è costretto a presentare la sua supplica personalmente, invece di consentirgli almeno l’accesso, lo si mette alla porta con un calcio nel culo. Questo dunque è il conte (stando alla sua ultima lettera)? che mi ha tanto sinceramente a cuore, questa dunque è la corte dove dovrei servire, una corte in cui uno che desidera presentare una supplica per iscritto, invece di essere aiutato nell’inoltrarla, viene trattato così? È accaduto nell’anticamera e a quel punto non c’era altro che togliersi di lì e andarsene di corsa, dato che non volevo mancare di rispetto nei riguardi dell’appartamento del principe3, anche se Arco l’aveva già perso. Ho scritto tre memoriali, li ho consegnati 5 volte ed ogni volta mi sono stati respinti. Li ho conservati con la più grande cura e chi vorrà leggerli potrà farlo e convincersi che non vi era nulla di sconveniente.

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WOLFGANG AMADEUS

MOZART

L’ultima volta, quando alla sera mi son visto riconsegnare il mio memoriale dal signor von Kleinmayr (che qui è adibito a questo), sapendo che l’arcivescovo sarebbe partito il giorno dopo, ero fuori di me dalla rabbia. Non potevo lasciarlo partire senza dirgli nulla e poiché avevo saputo da Arco (almeno così mi aveva detto) che l’arcivescovo non sapeva nulla dell’accaduto e quindi chissà come poteva essere arrabbiato con me, che stava là da tutto quel tempo ed io ero arrivato solo all’ultimo minuto con una richiesta simile, ho

scritto un altro memoriale in cui lo mettevo al corrente che già da quattro settimane avevo preparato una supplica e poiché, per motivi che non conoscevo, avevano trascinato la faccenda per tutto quel tempo, ero ora costretto a consegnarglielo di persona e all’ultimo momento. Per questo memoriale ho ricevuto il mio benservito nel modo più bello di questo mondo. Ma non sarà forse per ordine dell’arcivescovo che le cose siano andate così? Il signor von Kleinmayr, se vuol ancora essere una persona onesta, e i domestici dell’arcivescovo, sono testimoni che l’ordine è stato eseguito. Ora non ho più bisogno di inviare nessuna supplica, essendo la cosa ormai chiusa. Su tutta questa faccenda non voglio più scriver nulla ed anche se ora l’arcivescovo mi pagasse 1.200 fiorini, dopo un trattamento simile proprio non andrei da lui. Quanto sarebbe stato facile persuadermi! Con le buone maniere, però, è senza presunzione e senza villania. Al conte Arco ho fatto sapere che non ho più nulla da dirgli, dopo quella prima volta in cui mi ha aggredito in quel modo, trattandomi come

un delinquente, cosa che non ha alcun

diritto di fare. E, per Dio, gliel’ho già scritto, non mi sarei recato da lui neanche l’ultima volta, se non mi avesse mandato a dire che aveva una sua lettera. E veniamo all’ultima volta. Cosa gl’importa se voglio avere il mio congedo? E se veramente è tanto ben intenzionato nei miei riguardi, cerchi allora di convincermi con dei buoni motivi, oppure lasci che le cose vadano come devono andare. Ma non si permetta di chiamarmi villano e farabutto e non mi metta alla porta con un calcio nel culo, ma, dimenticavo, forse l’ha fatto per

ordine di Sua grazia. Alla sua lettera risponderò solo molto brevemente, perché sono così stanco di tutta questa faccenda che non vorrei sentirne più parlare. Valutando i motivi che m’hanno indotto a lasciare il servizio (motivi che lei ben conosce), a nessun padre verrebbe in mente di infierire contro il figlio, potrebbe piuttosto arrabbiarsi se non l’avesse fatto, dato che sapeva che lo desideravo ancor prima di aver

EPISTOLARIO

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un motivo specifico per farlo. È impossibile che lei faccia sul serio. Deve comportarsi così a causa della corte. Ma la prego, padre mio carissimo, di non strisciare troppo, perché il vescovo non può farle nulla. E magari lo facesse! Quasi me lo auguro! Sarebbe proprio un’azione, una nuova azione che gli darebbe il colpo di grazia definitivo presso l’imperatore*, perché l’imperatore non solo non riesce a sopportarlo, ma lo detesta. Se dopo un trattamento simile lei venisse a Vienna e raccontasse la storia all'imperatore, avrebbe da lui per lo meno lo stesso stipendio, essendo l’imperatore in questi casi degno di ammirazione. Mi sorprende tantissimo che lei mi abbia paragonato alla signora Lange? e ne sono rimasto rattristato per tutto il giorno. Questa ragazza è vissuta a carico dei genitori per tutto il tempo in cui non era ancora in grado di guadagnare e non appena è giunto il momento in cui avrebbe potuto dimostrare loro la sua gratitudine (N.B. — Suo padre è morto quando qui non aveva ancora visto un centesimo) ha abbandonato la sua povera madre, si è messa con un attore, l’ha sposato e non si può dire che sua madre riceva tholto da lei. Dio! Il mio unico scopo, Dio lo sa, è quello di esser di aiuto a lei e a noi tutti. Devo proprio scriverglielo 100 volte che le sono più utile qui che a Salisburgo? La prego, padre mio carissimo e amatissimo, non mi scriva più lettere del genere, la scongiuro, perché non servono ad altro che a esasperarmi e a sconvolgermi il cuore e l’animo. Ed io, ora che compongo di continuo, devo avere la mente serena e l’animo tranquillo. L'imperatore non è qui. Il conte Rosenberg neanche. Quest’ultimo ha incaricato

Schròder (il celebre acteur) di trovare un buon libretto e di farmelo poi mettere in musica. Il signor von Zetti, contro ogni previsione, ha avuto l’ordine di partire così di buon mattino che il ritratto, i nastri per mia sorella e quello che lei sa” mi sarà possibile inviarli solo domani alle 8 con la posta. Ora stia bene, carissimo e amatissimo padre mio! Le bacio 1000 volte le mani, abbraccio di tutto cuore la mia cara sorella e sono in

eterno il suo

devotissimo figlio Wolfgang Amadè Mozart

WOLFGANG AMADEUS

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MOZART

105. AL PADRE

Vienne ce 13 de Juin 1781 Mon Trés Cher Pére!

Ottimo tra tutti i padri! Con quale gioia continuerei ancora a dedicarle i miei anni migliori anche in un posto in cui si è mal pagati, se questo fosse l’unico male! Ma mal pagato e per di più deriso, disprezzato e preso per i coglioni questo è veramente troppo. Per il concerto! dell’arcivescovo qui a Vienna ho composto una sonata? per me, un rondeau? per Brunetti e per Ceccarelli. Ad ogni concerto ho suonato 2 volte e l’ultima volta, quando tutto era finito, ho

suonato ancora per un’ora intera delle variazioni (su un tema datomi dall’arcivescovo) e il successo è stato tanto generale che se l’arcivescovo avesse avuto un minimo di umanità, avrebbe certamente

dovuto provarne piacere. E invece di dimostrarmi almeno la sua benevolenza e la sua soddisfazione o anche, per quel che me ne importa, niente di tutto questo, mi sbatte fuori come un ragazzaccio di strada, mi dice in faccia di andar via e che ne avrebbe trova-

ti altri cento in grado di servirlo meglio di me. E perché? Perché non potevo partire proprio quel giorno che sera messo in testa lui. Sono costretto a lasciare la sua casa, devo vivere a spese mie e non posso avere la libertà di partire quando me lo permette la mia borsa, tanto più che a Salisburgo non c’era alcun bisogno della mia presenza e che avrei ritardato la mia partenza di soli 2 giorni. L’arcivescovo per 2 volte mi ha scagliato contro le più dure insolenze ed io non ho aperto bocca, non solo, ma ho suonato per lui con la stessa cura e con la stessa diligenza di come se non fosse accaduto nulla. E lui invece di riconoscere il mio zelo nel servirlo e i miei sforzi per soddisfarlo, proprio nel momento in cui avrei potuto aspettarmi qualcosa di diverso, per la terza volta mi tratta nel modo più abbietto. Ora, dato che io non mi limito a non avere torto, ma abbia del tutto ragione, sembra che ci si sia voluti liberare di me con la forza. Bene, se non mi si vuole più, è proprio questo che io desidero. Il conte Arco* poteva accettare la mia supplica, procurar-

mi un’udienza, consigliarmi di inviare la supplica direttamente o comunque ditmi di lasciar perdere, di pensarci meglio, afin, tutto

EPISTOLARIO

QI

quel che voleva. Invece no! Mi sbatte fuori dalla porta e mi dà un calcio nel di dietro. Ebbene, a casa mia questo significa che Salisburgo non fa più per me, tranne che non si presenti una buona occasione per restituire al signor conte un calcio nel culo, ma sulla strada pubblica. Non chiedo nessuna satisfaction dall’arcivescovo, perché non sarebbe in grado di darmela nel modo in cui io intendo prendermela. Ma nei prossimi giorni scriverò al signor conte ciò che deve aspettarsi da me con certezza non appena il destino vorrà che lo incontro, ovunque sia, tranne che non sia in un luogo in cui io debba aver rispetto. Stia pure tranquillo per la salute della mia anima, padre mio amatissimo! Sono un giovane peccatore, come tutti, ma per mia consolazione posso dire che magari gli altri sbagliassero così raramente come me. Lei crede forse cose inesatte su di me. Il mio difetto principale è che in apparenza non agisco sempre come dovrei. Non è vero che mi sono vantato di mangiare carne tutti i giorni, di digiuno. Ho detto invece che non ci faccio caso e che non lo reputo un peccato, perché a mio avviso digiunare vuol dire privarsi di qualcosa, mangiare meno del solito. Tutte le domeniche e i giorni festivi ascolto la messa e se è possibile anche i giorni feriali, lo sa bene lei, padre mio! Tutti i miei rapporti con quella persona di cattiva fama si sono limitati al ballo. E questo l’ho fatto già molto prima di sapere che avesse una cattiva reputazione e solo per esser certo di avere una dama con cui ballare la contraddanza. Dopo non potevo rompere all’improvviso senza darle una spiegazione. E chi potrà mai dire in faccia certe cose a qualcuno? E poi non l’ho forse abbandonata più d’una volta per ballare con altre? Questa volta sono stato ben contento che il carnevale terminasse. D’altronde, nessuno potrà dire che l’ho incontrata da qualche altra parte o che mi sia recato a casa sua per esser un bugiardo. E poi stia certo che onoro sinceramente la religione. E se mai mi colpisse la sventura di allontanarmi dalla retta via, a lei, padre mio amatissi-

mo, non potrei rimproverare nulla. Solo io sarei un infame. A lei devo tutto quel che favorisce il mio bene e la mia salute, sia temporale sia spirituale. Ora devo terminare, altrimenti perdo la posta. Le bacio 1000 volte le mani, abbraccio di cuore la mia cara sorella e sono in eter-

no il suo devotissimo figlio Wolfgang Amadè Mozart

WOLFGANG AMADEUS

ZI

MOZART

P.S.— I miei saluti al giovane Marchand, alla Katherl e a tutti i buoni amici ed amiche.

106. AL PADRE .

Vienne ce 16 de Juin 1781 Mon trés cher Pére!

Il ritratto! e i nastri per mia sorella partiranno domani. Non so se i nastri saranno di suo gradimento, ma posso garantirle che sono veramente alla moda. Se ne vuole altri o magari altri non colorati, me lo faccia sapere, e, in genere, se vuole qualcosa che pensa che a Vienna sia più bella, basta che me lo scriva. Spero non avrà pagato il grembiule, perché già l’ho fatto. Ho dimenticato di scriverlo, dovendo sempre riferire di quella vicenda disgraziata. Il denaro glielo invierò come lei mi ha detto. Ora, finalmente, posso scriverle di nuovo qualcosa di Vienna,

dato che fino ad oggi ho sempre dovuto riempire le mie lettere con quella porcata. Sia lodato Dio che è finita. La presente stagione è la più sconveniente per chi vuole guadagnare quattrini, lei d’altronde lo sa. Le famiglie più nobili sono inxcampagna e così non si può far altro che preparare il nuovo lavoro per l’inverno, in cui si ha meno tempo per farlo. Non appena saranno finite le sonate”, cercherò una piccola cantata italiana e la metterò in musica, in modo da farla eseguire in teatro durante l’avvento, a mio beneficio, è evidente?. Ho escogitato una piccola astuzia: potrò infatti utilizzarla due volte, ricavandone lo stesso guadagno, perché la seconda volta suonerò qualcosa al pianoforte. Per ora ho solo un’allieva, la contessa Rumbeke, cugina di Cobenzl. Certamente, potrei averne di più se fossi disposto ad abbassare il prezzo, ma così facendo perderei subito del credito. Io chiedo 6 ducati per dodici lezioni, facendo in modo che pensino che lo faccia per pura cortesia. Preferisco tre lezioni ben pagate piuttosto che sei mal pagate. Con quest’unica allieva riesco a tirare avanti, il che per il momento è sufficiente.

EPISTOLARIO

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Scrivo questo solo perché lei non pensi che se le ho inviato solo 30 ducati sia dipeso da egoismo. Stia certo che mi spoglierei di tutto se solo avessi di che spogliarmi! Ma verrà l’ora! Non bisogna mai far capire alla gente la propria situazione. Ora al teatro. L'ultima volta le ho scritto, se non erro, che il

conte Rosenberg partendo aveva incaricato Schròder di trovare un libretto per me. Ebbene, ora è cosa fatta e ce l’ha Stephanie (il giovane*), nella sua qualità di direttore dell’opera. Bergopzoomer, sincero buon amico di Schròder e del sottoscritto mi ha informato subito. Sono così subito andato da lui en forme de visite. Temevamo che per favorire Umlauf potesse comportarsi con falsità nei miei confronti, ma il sospetto era infondato: ho infatti avuto notizia che aveva incaricato qualcuno per dirmi che mi recassi da lui, avendo qualcosa da dirmi, e, in effetti, non appena sono entrato, mi ha detto: «Oh, arriva proprio a proposito». L’opera comunque ha quattro atti e, secondo quel che dice lui, il primo atto è inarrivabile, ma il resto p di livello molto inferiore. Se Schròder Dori ae che lo si ritocchi” ne può venir fuori un buon libretto. Così com’è, non può presentarlo alla direzione prima di averne parlato con lui, sapendo già fin d’ora che gli verrebbe respinto. Dovranno mettersi d’accordo loro due, su questa cosa. Dopo quello che mi ha detto Stephanie, mi sono ben guardato dal chiedere di leggerlo: se non mi piacessi, infatti dovrei dirlo, altrimenti si arrabbierebbero con me. E non

voglio perdere il favore di Schròder, che mi stima. In tal modo posso sempre avanzare la scusa di non averlo letto. Devo ora spiegarle i motivi per cui avevamo dei sospetti su Stephanie. Costui, e me ne dispiace molto, ha in tutta Vienna la peggiore delle reputazioni, essendo ritenuto un uomo volgare, bugiardo, calunniatore, tale da far ipiù grandiiincresciosi torti alla gente. Io, però, non voglio saperne nulla. È possibile che sia vero, perché dappertutto lo si dice a gran voce. D'altronde, gode del massimo credito presso l’imperatore e nei miei riguardi si è mostrato fin dall’inizio cordialissimo. Mi ha detto: «Siamo ormai vecchi amici? e sarò molto felice di servirla in qualche cosa». Credo, e lo spero molto, che lui stesso scriverà un’opera per me. Che le sue commedie le abbia scritte da solo o con l’aiuto di altri, che si limiti a riscrivere cose altrui o che le crei lui stesso, ciò non significa che se ne intende di teatro e che le sue commedie debbano sempre piacere. Ho appena visto £suoi nuovi lavori, che sono davvero ottimi: Das

Loch in der Ture° e Der Oberamtmann und die Soldaten?. Intanto scriverò una cantata, perché, anche se avessi veramente già un

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libretto, non prenderei comunque la penna in mano, poiché il conte Rosenberg non è qui. Se costui, infatti, non trovasse alla fine buono il libretto, io avrei avuto l’onore di comporre per niente, cosa che vorrei senz'altro evitare. Dell’accoglienza che avrà non mi preoccupo, ma è importante che il libretto sia buono. Crede forse che io possa scrivere un’opera comique nella stessa maniera di un’opera seria? Quanto più l’opera seria deve essere povera di superficialità e ricca di sapienza e di giudizio, tanto più l’opera buffa deve invece esser povera di sapienza e ricca di frivolezze e di gaiezza. Se poi si vuole che in un’opera seria ci sia anche della musica comica, io non posso farci niente. Qui però si opera una distinzione molto netta tra questi due generi. Nella musica mi sembra che il pagliaccio non è stato ancora eliminato8 e su questo punto hanno ragione i francesi. Spero dunque di ricevere puntualmente i miei vestiti con la prossima posta. Non so quando partirà il postale, ma credo che questa lettera le arriverà prima; perciò la prego di tener il bastone per amor mio. Qui si usano i bastoni, ma per far cosa? Per andare a passeggio e per questo è adatto qualsiasi bastoncino. Ci si appoggi dunque lei al mio posto e, se possibile, lo porti sempre con sé. Forse in mano sua non riuscirà a vendicare su Arco? il suo ex padrone? Ma si capisce, accidentaliter o per puro caso. Quel somaro affamato non mancherà di ascoltare il mio discours palpabilmente evidente, anche tra vent'anni, perché il vederlo e il dargli.un calcio nel culo sarà sicuramente tutt'uno, a meno che la prima volta non abbia la sventura d’incontrarlo in qualche luogo sacro. Ora adieu! Stia bene. Le bacio 1000 volte la mano, abbraccio mia sorella di tutto cuore e

sono in eterno

I miei complimenti a tutti.

Lr il suo devotissimo figlio W. A. Mzt

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Vienne ce 20 de Juin 1781

Mon trés cher Pére!

Ho ricevuto puntualmente il pacco! ora ricevuto il ritratto? e i nastri. Non abbia messo subito tutto insieme in una inviano delle cose una per una bisogna

e spero che anche lei abbia riesco a capire perché non valigia o in una cesta. Se si pagare per ogni stupidaggi-

ne, mentre inviando tutto insieme non viene a costare tanto. Che i

cortigiani la guardino male lo credo bene, ma cosa gliene importa di questo meschino servitorame? Quanto più ostile le si mostra questa genfe, tanto più la deve guardare fieramente e con disprezzo. Pet il conte Arco? devo chiedere consiglio solo alla mia ragione e al mio cuore e non ho dunque bisogno di nessuna dama e di nessuna persona di rango per far quel che è giusto e corretto fare, né troppo né poco. È il cuore che nobilita l’uomo e anche se non sono un conte, certo ho più onore in corpo di certi conti e servo o conte che sia, quando m’insulta è una canaglia. Inizierò dimostrandogli, molto ragionevolmente, quanto male e quanto stupidamente si sia comportato in questa faccenda, ma poi dovrò anche avvertirlo per lettera che dovrà attendersi da me un calcio nel culo e un paio di schiaffi in più. Perché se uno mi offende devo vendicarmi e se non rendo più di quanto sia stato fatto a me, non è una punizione, ma solo una restituzione e inoltre resterei al suo livello e ho veramente troppo orgoglio per mettermi alla pari con un simile sciocco. Tranne che non ci sia qualcos’altro di importante da dire, le scriverò solo ogni 8 giorni, perché ora ho troppo da fare. Termino, dovendo ancora finire alcune variazioni per la mia allieva*. Adieu. Le bacio 1000 volte le mani, abbraccio mia sorella di tutto cuore e

sono in eterno).

WOLFGANG AMADEUS

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108. ALLA SORELLA

Vienne ce 4 de Juillet 1781

Ma trés chére Soeur!

Mi fa molto piacere che i nastri ti siano piaciùti; per quanto riguarda il prezzo dei nastri colorati e quelli senza colore, m’informerò, dato che per il momento non lo so, in quanto la signora von Auerhammer, che ha avuto la bontà di trovarmeli, non ha voluto

denaro e mi ha pregato di dirti da parte sua, anche se non ti conosce, che puoi desiderare le cose migliori e di assicurarti che le sarà sempre piacevole poterti fare qualsiasi favore; io gli ho già dato i tuoi saluti. Carissima sorella! Ho già scritto recentemente al nostro padre caro che se desideri qualcosa da Vienna, sia quel che sia, lo cercherei per te senza dubbio alcuno con autentico piacere; e te lo ripeto che mi seccherebbe molto venir a sapere che hai dato un incarico a qualche altra persona qui a Vienna. Mi fa piacere che stai bene; io, grazie a Dio, sto bene e sono sano. Il mio unico diverti-

mento è il teatro. Mi piacerebbe se tu potessi veder qui una tragedia! In generale, non conosco nessun teatro dove non si rappresentino in modo eccellente tutti i tipi di opere. Qui, però, in qualsiasi ruolo — il ruolo più insignificante — il peggiore è buono e ha sempre il sostituto. Ora mi piacerebbe melto sapere come stanno le cose tra te e un certo buon amico. Scrivimi al riguardo! O hai perso la confidenza con queste cose? In genere, ti prego di scrivermi presto, quando non hai nulla da fare, perché a volte mi piace molto legger novità, perché tu scrivi tutto quel che succede e quindi scrivimi ancora per rallegrarmi, ma non devi arrabbiarti se a volte ti faccio aspettare un po” per la risposta. Per quanto riguarda qualcosa di nuovo per il pianoforte, ti dirò che darò alle stampe 4 sonate, e tra queste quella in do e in si, le altre due sono nuove!. Dopo ho scritto 3 arie con variazioni, che potrei senz'altro inviarti, ma non ne vale la pena, e preferisco aspettare fino a quando non riunisco qualcosa. Presto ci sarà la cena dei tiratori? Ti prego solemniter che bevano alla salute di un fedele tiratore. Se risulto un’altra volta graziato, ti prego di scrivermelo, e farò

EPISTOLARIO

ZA

colorare un bianco. Stai bene, carissima, amatissima sorella, e puoi

star certa che sarò sempre il tuo? vero amico e fratello fedele

Wolfgang Amadè Mozart

109. AL PADRE

Vienne ce 25 de Juillet 1781 Mon trés cher Pére!

Leico ancora una volta che da tempo ho deciso di cambiare alloggio, ma solo per le chiacchiere della gente. E mi dispiace di doverlo fare per uno stupido pettegolezzo in cui non c’è assolutamente nulla di vero. Vorrei solo sapere che gusto ci trova certa gente a diffondere delle dicerie prive di qualunque fondamento. Abito a casa loro e quindi devo sposare la figlia!. Del fatto che fossi o meno innamorato non se ne parla affatto, questo aspetto l’hanno dimenticato del tutto, ma dato che alloggio in quella casa, dunque devo sposarmi. Non ho mai pensato così poco al matrimonio in vita mia come in questo momento. Naturalmente non desidero affatto una moglie ricca, ma se potessi fare realmente fortuna con un matrimonio, non sarei assolutamente in grado di corteggiare una donna, avendo ben altri pensieri per la testa. Dio non mi ha dato il mio talento per sprecarlo dietro a una donna, trascinando la mia giovinezza nell’ozio. Inizio appena ora a vivere e devo rovinarmi la vita con le mie stesse mani? Non ho assolutamente nulla contro il matrimonio, ma per me ora sarebbe fuori luogo. Ebbene, non c’è altro da fare e, pur non essendoci nulla di vero, devo evitare almeno l’apparenza, nonostante questa apparenza si fondi solo sul fatto che abito là, perché non entrando in casa non si può neanche dire che io abbia con lei tanti rapporti quanti ne ho con tutte le creature di Dio. Le ragazze? escono raramente, non si recano da nessuna parte, se non alla commedia e io non le accompagno mai perché all’ora della commedia per lo più non sono in casa. Un paio di volte

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siamo stati al Prater3, ma sempre con la madre: dato che ero in casa non potevo rifiutare di andare con loro. A quell’epoca del resto non avevo ancor sentito queste idiozie. Devo poi dire che in quell’occasione non mi è stato permesso di pagare altro se non la mia parte e devo dire che poiché anche la madre ha sentito queste dicerie e ne è stata informata anche da me, lei stessa non vuole più che si vada

insieme da qualche parte e mi ha suggerito di trasferirmi altrove, per evitare noie, perché dice che non vuole essere, neanche senza

colpa, la causa della mia infelicità. Questa dunque è l’unica ragione per cui già da tempo (da quando ci sono queste chiacchiere) pensavo di trasferirmi. E, per come stanno le cose, non avrei in realtà avuto nessun motivo per andar via, ma ora ne ho uno a causa di queste malelingue. Certo, se non ci fossero questi pettegolezzi difficilmente me ne andrei, perché se è facile trovare una camera più bella è ben difficile trovare comoditè e persone così cordiali e gentili! Non voglio però affermare che con la signorina con cui mi considerano già sposato io stia sulle mie o non scambi una parola, ma non ne sono innamorato. Mi divertoe scherzo con lei, se ne ho il tempo, soprattutto di sera, quando ceno in casa. Al mattino, infatti,

resto nella mia stanza per scrivere e nel pomeriggio sto in casa raramente e questo è tutto. Se dovessi sposare tutte le ragazze con cui mi son divertito, dovrei avere almeno 200 mogli. Ora veniamo ai soldi. La mia allieva* è rimasta in campagna per 3 settimane e così non ho incassato più nulla, mentre le spese continuavano. Per questo non ho potuto mandarle

30 ducati, ma solo 20. Ho voluto però

aspettare, perché speravo nelle sottoscrizioni, per poterle inviare la somma promessa?. Ora però la contessa Thun mi ha detto che non è possibile pensare a questa sottoscrizione prima dell’autunno, perché tutte le persone ricche sono in campagna: per ura non ho più di 10 nomi e la mia allieva non ne ha più di sette. Intanto faccio stampare 6 sonate. Artaria (stampatore di musica) ha già parlato con me. Non appena saranno vendute e avrò del denaro, glielo invierò. Ora devo pregare la mia cara sorella di scusarmi se non le ho fatto gli auguri per iscritto in occasione del suo onomastico. La lettera, iniziata, giace nel mio cassetto. Sabato, quando I°ho iniziata, è venuto il domestico della contessa Rumbeke per dirmi che sarebbero andati tutti in campagna e per chiedermi se ci fossi voluto andare anch'io. Ma dato che a Cobenzl non voglio rifiutare nulla, ho lasciato là la lettera, ho riunito in fretta le mie cose e sono partito con lui, pensando che mia sorella non ci sarebbe rimasta male. Una

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settimana dopo la sua festa le auguro dunque tutto quello che di più buono e di più utile può augurarle un fratello sinceramente affezionato e la bacio di tutto cuore. Oggi sono rientrato in città con il conte” e domani riparto con lui. E ora stia bene, carissimo, dilettissimo padre! Abbia fede e fiducia in suo figlio, che è di certo animato dai migliori sentimenti nei riguardi di tutte le persone oneste. E perché mai non dovrebbe essere così verso il suo diletto padre e sua sorella? Abbia più fede e più fiducia in lui anziché in coloro che non sanno far altro che calunniare le persone oneste. Ed ora adieu. Le bacio 1000 volte le mani e sono in eterno il suo devotissimo figlio Wolfgang Amadè Mozart

110. AL PADRE

Vienne ce 1 d’aoùt 1781

Mon trés cher Pére!

Ho raccolto subito le sonate a 4 mani, perché la signora von Schmidt vive per l’esattezza di fronte al aug-gottes. Se la signora Duscheck si trova a Salisburgo, la prego di porgerle i miei saluti più amichevoli e di chiederle se prima di lasciare Praga un signore si è recato da lei e le ha consegnato una lettera da parte mia. Se no, scriverò a lui perché la invii subito a Salisburgo. Si tratta di Rossi di Monaco, il quale mi ha pregato di scrivergli una lettera di raccomandazione. Si è portato da qui a Praga alcune buone lettere. Se la mia lettera si riferisce solo alla mia raccomandazione, se la lascerà senz'altro per lui, ma in essa pregavo anche la signora Duscheck di aiutarmi nella sottoscrizione delle 6 sonate. A Rossi ho fatto questo favore in quanto mi ha preparato la poesia per la cantata che darò nell’avvento a mio beneficio. Ora ier l’altro il giovane Stephanie mi ha dato un libretto da metter in musica. Devo riconoscere che, per quanto cattivo possa

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essere con altra gente, il che non m’importa e non so, con me è sem-

pre stato un buon amico. Il libretto è molto buono. Il soggetto è turco e si chiama Be/lmont e Konstanze o Il ratto dal Serraglio. La sinfonia, il coro del primo atto e il finale del coro li farò con musica turca. Canteranno la signorina Cavalieri, la signorina Teyber, il signor Fischer, il signor Adamberger, il signor Dauer e il signor Walter. Sono stato contento di metter in musica questo soggetto tanto che la prima aria della Cavalieri e quella di Adamberger e il terzetto che chiude il primo atto sono già finiti. Il tempo è breve, è vero, perché l’opera deve esser rappresentata già alla metà di settembre. Ma le circostanze legate al momento in cui si darà l’opera e, in generale, tutte le altre cose, stimolano il mio spirito in modo

tale che corro sempre al tavolo con grande ansia e vi rimango per comporre con la gioia più viva. Il Gran principe di Russia! verrà qui e Stephanie mi ha pregato, se fosse possibile, di scrivere l’opera in questo breve tempo, perché l’imperatore e il conte Rosenberg verranno presto e chiederanno subito se c’è pronto qualcosa di nuovo e allora egli potrà dirgli con gran piacere che Umlauf finirà la sua opera (già da molto tempo in lavorazione) e che io ne sto scrivendo una apposta per l’occasione e sarà certamente un merito per me, per questo motivo, l’impegno a comporla in così breve tempo. Nessuno lo sa, tranne Adamberger e Fischer, perché Stephanie ci ha pregato di non dir nulla, perché il conte Rosenberg non è ancora qui e potrebbero nascere facilmente mille pettegolezzi. Stephanie non vuole mostrare d’essere mio grande amico, ma vorrebbe piuttosto far vedere che chi fa tutto è il conte Rosenberg, il quale prima della partenza gli ha veramente dato l’incarico di trovare un libretto.’ S Ora non so cos’altro posso scriverle, perché non ho nulla di nuovo. La camera dove mi stabilirò è già pronta. Devo ora prendere un pianoforte in affitto, perché non posso rimanere senza piano, dato che ho tanto da scrivere che non posso perdere nemmeno un minuto. Certamente mi mancheranno molte comodità nel nuovo alloggio, specie il vitto; quando ho veramente tanto da scrivere mi aspettano quanto voglio: così continuo a scrivere anche svestito, limitandomi ad entrare dall’altra porta per mangiare. Sia di sera che a mezzogiorno”. Ora, se volessi spendere per far portare il pranzo in camera, perderei almeno un’ora per vestirmi (il che normalmente faccio solo nel pomeriggio) e dovrei uscire, soprattutto per la sera. Lei sa che di solito scrivo finché muoio di fame e i buoni amici con cui potrei cenare mangiano alle 8 o, tutt’al più, alle 9. Là, invece,

EPISTOLARIO

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s’andava a tavola non prima delle 10. Ora adieu. Devo terminare, perché devo andar a trovare un pianoforte. Stia bene, le bacio 1000 volte le mani e abbraccio di tutto cuore la mia cara sorella e sono in eterno il suo

figlio devotissimo Wolf. Amadè Mozart

> P.S.— I miei complimenti a tutta Salisburgo.

db AL PADRE

Vienne ce 22 d’Aofit 1781

Mon trés cher Pére!

Per quanto riguarda l’indirizzo del mio nuovo alloggio non sono in grado di scriverle qualcosa, perché non ne ho ancora uno. Sono in trattativa per due e certamente uno di questi lo prenderò, perché il mese prossimo non posso più stare qui e dovrò quindi andarmene. Sembra che le ha scritto il signor von Auernhammer per dirle che in verità ho un alloggio! In realtà ne ho avuto uno, ma che alloggio! Adatto per ratti e per sorci, non per le persone. Alle 12 occorreva la lanterna per trovare la scala. La stanza più che una camera era un gabinetto. Per entrarci si doveva passare dalla cucina e vicino alla porta c’era una finestrella. Certo, mi permettevano di mettervi una tenda, ma nello stesso tempo mi pregavano di toglierla non appena mi fossi vestito, perché altrimenti non avrebbero avuto più luce né in cucina né nella stanza accanto. La stessa padrona di casa definiva la casa «il nido dei ratti». Insomma, era orribile a vedersi.

Sarebbe stata una meravigliosa dimora per me, per ricevervi le diverse persone per bene che vengono a farmi visita. Il buon uomo ha pensato solo per sé e sua figlia, che è la più grande seccatrice che io abbia conosciuto. Dato che nella sua ultima lettera ho letto un eloge del conte Daun su questa famiglia, al riguardo le scrivo qual-

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cosa anch’io. Avrei pur lasciato perdere quel che ora sta leggendo e l’avrei considerata una cosa senza valore in quanto si tratta di una scocciatura privata che riguarda solo me, ma poiché la sua lettera rivela una certa fiducia in questa famiglia, sono costretto a parlarle sinceramente sia delle cose positive che di quelle negative. Lui è l’uomo migliore di questo mondo, troppo buono forse. In verità è sua moglie, la più idiota e la più sfrontata pettegola del mondo, che porta i calzoni. A tal punto che quando parla lei, lui non osa dire neanche una parola. Mi ha pregato, essendo spesso andati insieme a passeggio, di non dire, in presenza di sua moglie, di aver preso un fiacre o di aver tracannato una birra. In un uomo simile ora non posso aver fiducia, perché mi sembra che conti troppo poco a casa sua. È una persona molto brava e un mio buon amico, potrei pranzare più volte a casa sua a mezzogiorno, ma sono abituato a non

farmi mai pregare per le mie cortesie. Non è certo con una minestra a pranzo che potrebbero essere ripagate. Ma simile gente crede di cavarsela in questo modo. Non mi reco a casa loro per trarci qualcosa, ma per loro. Non vedo propriovalcun vantaggio per me. Non ho incontrato una sola persona, da loro, di cui valga la pena di scriverne il nome su questo foglio. Brave persone, certamente, ma niente di più. Persone che hanno abbastanza giudizio per capire quanto la mia conoscenza sia stata vantaggiosa alla figlia, che, come dice chiunque l’abbia sentita prima, ha fatto progressi incredibili, da quando vado da lei. La madre non voglio neanche descriverla. È sufficiente dire che a tavola si ci deve sforzare per non ridere. Basta. Lei conosce la signora AdIgasser!: ecco, questo tipo di donna è ancora peggio, è addirittura una, malalingua, insomma è idiota e cattiva nello stesso tempo. Ed ora là figlia. Se un pittore volesse ritrarre il diavolo in modo naturale, potrebbe ispirarsi al suo aspetto. È grossa come una contadina, suda da far rigettare e va in giro così nuda che sembra di leggervi chiaramente «vi prego, guardate qua». È vero, comunque, che da vedere ce n’è fin troppo da diventar ciechi. Ma si è puniti a sufficienza per tutto il giorno se gli occhi hanno la sventura di volgersi da quella parte. Occorre il cremortartaro. Così stomachevole, così lercia, così orribile. Mah, al diavolo! Le ho già scrino come suona il piano. Le ho anche scritto:perché mi ha pregato di aiutarla. Mi fa molto piacere essere utile agli altri, basta almeno che poi non m’infastidiscano! Non le sono sufficienti le 2 ore che trascorro insieme a lei ogni giorno, perché mi vorrebbe seduto al suo fianco per tutto il giorno. E poi vuol fare la gentile. Ancor meglio: credo che sia veramente innamorata di me. In un

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primo tempo, credevo che scherzasse, ora però ne sono sicuro. Quando me ne sono accorto — dato che si prendeva certe libertà, ad esempio mi faceva dolci rimproveri se arrivavo un poco più tardi del solito o non potevo restare per molto, e altre cose del genere —, per non prenderla in giro, sono stato costretto a dirle cortesemente la verità. Non è però servito a niente, era sempre più innamorata. Alla fine ho iniziato a trattarla sempre con molta cortesia, tranne quando faceva le sue moine: in questo caso ero scortese. Allora lei, prendendomi per mano, diceva: «Caro Mozart, non sia così cattivo, può

dire quel che vuole, io le voglio sempre bene». In tutta la città si dice che ci sposeremo e ci si stupisce che io possa prendermi in moglie una faccia del genere. Lei mi ha detto che ogni volta che le hanno parlato di queste cose si è sempre messa a ridere. Ma, da una certa persona, ho saputo che lei ha confermato la cosa, aggiungendo che poi avremmo viaggiato insieme. Questo mi ha fatto perdere la calma. Recentemente, dunque, gliele ho dette come si deve, aggiungendo che non doveva più abusare della mia cortesia. Ora non mi reco più da lei ogni giorno, ma a giorni alterni, in modo da far diventare le mie visite sempre meno frequenti. È solo una pazza innamorata. Prima di conoscermi, a teatro, dopo avermi ascoltato,

disse: «Domani verrà da me e io gli suonerò le sue variazioni con lo stesso gusto». E, per questo motivo, non ci sono affatto andato, trattandosi di un discorso pieno di superbia e avendo lei detto una menzogna, perché non era affatto vero che dovessi recarmi a casa sua l’indomani. Ora adieu, il foglio è sazio. Il primo atto dell’opera è finito?. Le bacio 1000 volte le mani, abbraccio di tutto cuore la mia

cara sorella e sono eternamente il suo devotissimo figlio W. A. Mozart

WOLFGANG AMADEUS

224

MOZART

112. AL PADRE

Vienne ce 26 de Septembre 1781 Mon trés cher Pére!

Mi scusi se l’ultima volta la lettera ha superato il peso e ha dovuto pagare qualcosa di più. Ma non avendo»proprio nulla di importante da scriverle, ho pensato di farle piacere dandole un’idea dell’opera!. Poiché l’opera iniziava con un monologo, ho pregato il signor Stephanie di scrivere alcuni versi per un’arietta?, in modo che i due personaggi, dopo la canzoncina di Osmino?, invece di parlare tra loro, potessero cantare un duetto*. La parte di Osmino l’abbiamo destinata al signor Fischer?, che ha davvero una bellissima voce da basso (nonostante l’arcivescovo mi abbia detto che canta con una voce troppo grave per un basso ed io gli abbia allora garantito che la prossima volta avrebbe cantato più alto) e bisognava approfittare d’un uomo del genere, soprattutto perché il pubblico è tutto dalla sua parte. Nel libretto originale questo Osmino canta quell’unica canzoncina e nient’altro, a parte il terzetto® e il finale”, e allora gli ho dato un’aria nel primo atto8 e gliene darò un’altra

anche nel secondo?. L’aria!° al signor Stephanie l’ho suggerita interamente io e la parte più importante della musica era già terminata prima che Stephanie avesse scritto una parola. Qui troverà solo l’inizio e la fine, che devono esserg di buon effetto. La collera di

Osmino in tal modo avrà un risvolto comico, perché la musica turca è adatta allo scopo. Nel scrivere l’aria ho dato particolare risalto ai

bei toni gravi del basso (a dispetto del Mida!! di Salisburgo). Il passaggio «Drum beim Barte des Propheten»!?, ecc., è nello stesso tempo, ma con note più veloci, e poiché la sua collera aumenta sempre di più, l’allegro assai, tutto in un altro tempo e in un altro tono, quando si pensa che l’aria stia per finire, dovrebbe far il miglior effetto. Poi un uomo in preda a una collera violenta oltrepassa ogni norma, ogni misura, ogni limite, non è più in sé e allora anche la musica non deve essere più in sè. Ma dato che le passioni, violente o no, non devono mai essere espresse al punto da suscitare disgusto e la musica, anche nella situazione più terribile, non deve mai offendere l’orecchio, ma sempre dilettarlo e restare pur sempre musica,

EPISTOLARIO

VAS)

non ho scelto un tono estraneo al fa, che è il tono dell’aria, ma un

amico: non quello più vicino, re minore, ma quello più lontano, la minore. E l’aria di Belmonte in la maggiore: «O wie ?ngstlich, o wie feurig» lei sa com’è espressa: il cuore che batte pieno d’amore è già annunciato dai 2 violini in ottava. Questa è l’aria prediletta da tutti quelli che l'hanno ascoltata e anche da me ed è stata scritta solo ‘Si vede il tremore, l’esitazione, si vede per la voce di Adamberger. il petto gonfio che s’innalza, espresso da un crescendo, si sente sussurrare, sospirare, espresso dai primi violini in sordina e da un flauto all’unisono. Il coro dei giannizzeri!*: è tutto quel che si può desiderare per un coro di giannizzeri, breve e allegro, scritto proprio per i viennesi. L’aria di Costanza l’ho un po” sacrificata all’agile gola della signorina Cavalieri. «Trennung war mein banges Los und nun schwimmt mein Aug in Thrànen» ho cercato di esprimerlo come lo permette un’aria di bravura all’italiana. Ho cambiato «Hui» in «schnell» e così risulta «Doch wie schnell schwand meine Freude», ecc. Non so cosa abbiano pensato i nostri poeti tedeschi, dato che di teatro non ne capiscono nulla e per quel che riguarda l’opera almeno non dovrebbero far parlare i personaggi come se badassero ai porci. Hui, porco! Ora veniamo al terzetto!*, cioè al finale del primo atto. Pedrillo ha presentato il suo padrone come un architetto, per offrirgli l’occasione di incontrare nel giardino la sua Costanza. Il pascià l’ha preso al suo servizio, Osmino, come guardiano, all’oscuro di tutto,

essendo un tanghero villano e nemico giurato di tutti gli stranieri, fa l’impertinente e non vuole che loro entrino in giardino. Questo inizio di cui le ho accennato è molto breve e, poiché il testo si prestava, l’ho scritto abbastanza bene per tre voci. Poi inizia subito il tono maggiore, pianissimo, che deve andare avanti molto velocemente, per far alla fine un bel po’ di chiasso e questo è proprio quel che occorre per un finale d’atto. Più chiasso si fa, meglio è, e più breve è, meglio è, così la gente non fa in tempo a raffreddarsi per gli applausi. Dell’ouverture troverà solo 14 battute. È molto breve, con una continua alternanza di forte e di piano e ad ogni forte inizia sempre la musica turca. Cambia così da un tono all’altro e credo che sarà impossibile addormentarsi, anche se si fosse passata un’intera notte in bianco. Ma qui ti voglio: il primo atto è finito da più di tre settimane, è già pronta anche un’aria del secondo atto e il duetto dei

bevitori!° (per li sig.ri vieneri), ma non posso scrivere più nulla per-

226

WOLFGANG AMADEUS

MOZART

ché adesso la storia intera viene interamente rimaneggiata, proprio su mio volere. AI principio del terzo atto c’è un grazioso quintetto!° o, meglio, un finale, che pero preferirei avere al termine del secondo atto. È opportuno operare un grande cambiamento, se non inventare del tutto un nuovo intrigue, e Stephanie è pieno di lavoro fin sopra i capelli. Occorre avere un po’ di pazienza. Arricciano il naso tutti quanti su Stephanie. È possibile che anche con me si comporti da amico solo quando gli sono davanti. Ma mi sta rimaneggiando il libretto proprio come desidero io, a pennello, e, per Dio, altro da lui non pretendo! Ecco dunque che le ho dato un’idea dell’opera, certo non ne potevo fare a meno. La prego, mi mandi la marcia che le ho indicato l’ultima volta. Gilowsky!7 dice che Daubrawaick verrà fra poco. La signorina von Auernhammer ed io aspettiamo con ansia i 2 doppi concerti!8. Spero che la nostra attesa non sarà vana come quella degli ebrei che aspettano il Messia. Ed ora adieu. Stia bene, le bacio 1000 volte le mani, abbraccio di tutto cuore mia

sorella e sono eternamente il suo devotissimo figlio W. A. Mozart

».

Vienne ce 13 d’octobre 1781

Mon trés cher Pére! Anche a nome della signorina von Auernhammer grazie per i concerti!. Ieri mattina il signor Marchand mi ha portato in camera il giovane signor von Mayrn? e nel pomeriggio sono andato fuori e ho ritirato le mie cose. Il signor Marchand spera di diventare maggiordomo presso il conte Jean Esterhzy e il conte Cobenzl gli ha dato una raccomandazione scritta per il conte. Mi ha detto: «Jai donnè une lettre à Monsieur votre protegè». E dopo aver parlato di nuovo con Marchand gli ha detto: «D’abord que J'aurai de reponse, Je le dirai à M." Mozart, votre protecteur». Veniamo adesso al testo dell’opera. Riguardo al lavoro di

EPISTOLARIO

227

Stephanie, lei ha certamente ragione?. Tuttavia, quello che ha scritto è proprio adatto al carattere di Osmino, idiota, rozzo e maligno. So bene che lo stile non è dei migliori, ma si adegua così bene alle mie idee musicali che doveva piacermi per forza e sono pronto a scommettere che alla rappresentazione non si noterà alcun difetto. Riguardo alle parti poetiche del libretto, veramente non mi sento di disprezzarle. L’aria di Belmonte «O wie angstlich»4, riguardo alla musica, non potrebbe esser scritta meglio. A parte lo «hui» e «Kummer ruht in meinem Schoss»? (perché la pena non può riposare), l’aria non è brutta, soprattutto nella prima parte. Non so, ma

in un’opera la poesia deve essere in tutto e per tutto figlia devota della musica. Per quale motivo le opere buffe italiane piacciono ovunque, per quanto miserabile possa esser il libretto? Perfino a Parigi, come ho visto con i miei occhi, la musica domina totalmente e fa dimenticare

tutto il resto. Tanto più, allora, dovrà essere

ammirata un’opera in cui il canovaccio è ben costruito, ma le parole sono sgritte solo in funzione della musica, senza inserire qua e là, per amòre delle rime — che poi, per Dio, non aggiungono proprio nulla all’importanza di una rappresentazione teatrale, piuttosto la impoveriscono — parole o strofe intere che pregiudicano il lavoro del compositore. I versi per la musica sono assolutamente indispensabili, ma le rime fini a se stesse sono quanto di più dannoso ci sia. I signori che procedono in modo così accademico naufragheranno sempre insieme alla musica. L’ideale è quando s’incontrano un buon compositore, che s’intende di teatro ed è in grado di dare un suo contributo, e un poeta intelligente, una vera araba fenice. Allora non si dovrà certo temere l’approvazione degli ignoranti. I poeti mi sembrano quasi dei trombettisti, con quelle loro stupide fissazioni di corporazione. Se noi compositori volessimo attenerci così scrupolosamente alle regole (che allora, quando non si era in grado di fare nulla di meglio, erano più che valide) la musica che scriveremmo varrebbe quanto i loro libretti. Tuttavia, mi sembra di averle già detto stupidaggini quanto basta. Ora vorrei sapere qualcosa su quel che mi sta più a cuore e cioè sulla sua salute, padre dilettissimo! Nella mia ultima lettera le ho consigliato due rimedi per i giramenti di testa che, se non le fossero noti, le sembreranno forse inutili. Ma mi hanno garantito che avranno certamente un buon effetto e il piacere di saperla in buona salute mi ha così convinto della loro efficacia che non ho potuto far a meno di consigliarglieli dal più profondo del cuore, con il più vivo

WOLFGANG AMADEUS MOZART

228

desiderio che lei non ne abbia bisogno e, al contrario, che possano ristabilirla del tutto. Spero che mia sorella si rimetta ogni giorno di più. La bacio di tutto cuore e a lei, carissimo, dilettissimo padre mio, bacio 1000 volte le mani e sono eternamente il suo

Appena avrò ricevuto l’orologio, le invierò in cambio il suo. Adieu.

devotissimo figlio W. A. Mozart

114. Al PADRE

Vienne ce 15 de Dec.d"° 1781 Mon trés cher Pére!

Ho ricevuto proprio ora la sua lettera del 12. Il signor von Daubrawaick le porterà questa mia, l’orologio, l’opera di Monaco!,

le 6 sonate incise”, la sonata per 2 pianoforti? e le cadenze*. La storia con la principessa di Wiirttemberg è andata male?. È stato l’imperatore® che mi ha guastato tutto, per lui c’è solo Salieri. L’arciduca Massimiliano” le ha raccomandato me e la principessa ha risposto che se fosse stato per Jei non avrebbe preso nessun altro, ma l’imperatore le aveva offerto Salieri per via del canto. Ne era molto dispiaciuta. Riguardo a quello che mi ha scritto della casa di Wiirttemberg e della sua persona, non è escluso che possa essermi utile. Padre carissimo! Mi chiede spiegazioni riguardo alle parole che ho scritto alla fine della mia ultima lettera. Oh, già da tempo sarei stato felice di aprirle il cuore, ma il rimprovero che lei avrebbe potuto farmi, di aver scelto un momento poco opportuno per pensare a una cosa del genere, mi ha trattenuto dal farlo, sebbene il

pensare non è mai fuori luogo. Intanto, il mio timore è quello di trovare qui qualcosa che mi dia una certa sicurezza. In tal modo, anche grazie alle entrate poco sicure, qui è possibile vivere molto bene e poi potrò sposarmi! Lei si spaventa all’idea? Ma la prego,

EPISTOLARIO

229

carissimo e amatissimo padre mio, mi stia a sentire! Ho dovuto rilevare i miei desideri e ora mi permetta di esporle anche le mie ragioni, veramente le mie fondate ragioni. La natura si agita in me come in chiunque altro e forse più che in certi colossi. Mi è impossibile vivere come la maggior parte dei giovani d’oggi. Innanzitutto, sono troppo religioso, poi ho troppo amore per il prossimo e sentimenti troppo onesti per poter sedurre una ragazza innocente. In terzo luogo ho troppo orrore e disgusto, paura e ripugnanza delle malattie e troppa cura della mia salute per poter frequentare delle puttane. Di conseguenza, posso giurare di non aver ancora avuto simili rapporti con una donna. Se fosse accaduto non glielo nasconderei, perché per l’uomo è sempre abbastanza naturale sbagliare e sbagliare solo una volta sarebbe una semplice debolezza, sebbene non oserei affatto promettere di limitarmi a quest’unico errore, qualora l’avessi commesso anche una sola volta. Ma posso giurarle per la mia vita e perla mia morte che quanto le ho detto,è vero. So bene che questo motivo (per quanto forte sia) non è comunque una ragione valida. Ma con il mio carattere, che mi rende più incline alla tranquilla vita domestica che alla confusione, io, che fin dalla giovinezza non sono mai stato abituato a

occuparmi delle mie cose, come biancheria, vestiti e cose del genere, non riesco a dirle quante spese superflue sono costretto ad affrontare per questa mia mancanza. Sono veramente sicuro che con una moglie (e con lo stesso guadagno che ho da solo) me la caverei meglio di quanto non faccia ora. E quante spese superflue verrebbero

così

eliminate!

Certo,

ce ne

sono

altre, che sono

comunque prevedibili, ma è possibile regolarsi e, quindi, vivere in modo ordinato. Un uomo celibe secondo me vive solo a metà. Ne sono convinto e non posso far altro. Ho pensato e riflettuto abbastanza, restando sempre di questa idea. Tuttavia, chi è l’oggetto del mio amore? Non si spaventi neanche per questo, la supplico. Non sarà forse una delle Weber? Sì, è una delle Weber, non Josepha, non Sophie, ma Costanze, quella di

mezzo. In nessun’altra famiglia ho constatato tanta diversità di caratteri come in questa. La maggiore è pigra, volgare, ipocrita, una coquette. La Lange® è falsa, cattiva e persino civetta e la più giovane è ancora troppo giovane per essere qualcosa e non è altro che una cara creatura, solo troppo ingenua, che Dio la protegga da qualsiasi raggiro. Ma quella di mezzo, cioè la mia buona, la mia cara Costanze, è la martire della situazione e proprio per questo è

230

WOLFGANG AMADEUS MOZART

forse la più buona, la più brava e, in una parola, la migliore. In casa è lei che bada a tutto, ma non può fare nulla. O padre mio amatissimo, potrei scrivere pagine e pagine se volessi descrivere tutte le cose che sono avvenute in questa casa. Ma se lo desidera, lo farò nella prossima lettera. Prima di smettere di affliggerla con le mie chiacchiere, desidero però farle conoscere un po’ meglio il carattere della mia carissima Costanze. Non è brutta, ma non è certo bella.

Tutta la sua bellezza consiste in due occhietti neri e in una figura graziosa. Non ha spirito, ma è dotata di buon senso per poter adempiere i doveri di una moglie e di una madre. Non è incline allo sperpero, questo è del tutto falso. È invece avvezza ad esser mal vestita, perché quel poco che la madre ha potuto fare per le sue figlie, l’ha riservato alle altre due, non a lei. È verò che vorrebbe esser in

ordine e piacente, ma senza alcuna pretesa di eleganza. Quasi tutto quel di cui ha bisogno una donna sa farselo da sé. E si pettina ogni giorno da sé. Sa tenere la casa, ha il cuore migliore del mondo. Io l’amo e lei mi ama di cuore. Mi dica, potrei forse augurarmi una moglie migliore? Devo ancora dirle che all’epoca delle mie dimissioni l’amore non era ancora nato. È nato solo dopo, dalle sue tenere cure e dai suoi servigi (quando abitavo in quella casa). Adesso dunque spero solo di trovare qualcosa che mi dia un certa sicurezza (e grazie a Dio, ho buone speranze di aver successo) e poi la pregherò sempre di permettermi di salvare questa poveretta, ed io con lei, per la felicità — credo di poterlo dire — di tutti noi, perché sarà certamente felice anche lei, se lo sono io! E la metà

dei miei guadagni sicuri saranno per lei, padre mio carissimo! Ora le ho aperto il mio cuore e le ho spiegato le mie parole. La prego ora di spiegarmi a sua volta quelle della sua ultima lettera: «Non potrai crederci, ma mi son giunte voci di una proposta che ti è stata fatta e alla quale tu, all’epoca in cui ne son venuto a conoscenza, non avevi

risposto». Non capisco cosa voglia dire. Non sono al corrente di nessuna proposta. Ora abbia pietà di suo figlio. Le bacio 1000 volte le mani e sono eternamente il suo devotissimo figlio W. A. Mozart [Aggiunta per la sorella nella parte interna della lettera]

EPISTOLARIO

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Ma trés chère soeur!



Ecco stampate le 6 sonate e la sonata per 2 pianoforti: spero che ti piacciano. Per te solo quattro son nove, le variazioni non ha potuto terminarle il copista e te le invierò con la prossima. Cara sorella! Ho qui vicino a me una lettera iniziata per te, ma avendo scritto così tanto a papà, non ho più potuto scriver altro. Per questo ti prego di accontentarti, per questa volta, di questa busta e ti scriverà con la prossima posta. Addio, stai bene, ti bacio 1000 volte le mani e sono eternamente il tuo fedele fratello W. A. Mozart

si

115. AL PADRE

Vienne ce 22 X.bîe 1781 Mon trés cher Pére!

Sono ancora furiosamente arrabbiato per le vergognose menzogne di quel gran mascalzone di Winter e comunque sono sereno e tranquillo perché non mi toccano, felice e soddisfatto del mio impareggiabile, carissimo e amatissimo padre. Tuttavia, dalla sua intelligenza, dal suo amore e dalla sua bontà verso di me non potrei attendermi altro. Dalla confessione che le ho fatto nella mia ultima lettera avrà già saputo del mio amore e dei miei propositi e avrà compreso che a ventisei anni non sarò così stupido da sposarmi avventatamente e senza sicurezza, che i miei motivi per sposarmi al più presto possibile sono assai fondati e che la mia ragazza, per come gliel’ho descritta, sarà proprio la moglie che mi si addice. Non è diversa da come gliel’ho descritta, né migliore né peggiore. Voglio farle la più sincera confessione anche per quanto riguarda il contratto di matrimonio, certo che lei vorrà perdonarmi questa decisione dato che neanche lei si sarebbe comportato in modo diverso, tro-

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WOLFGANG AMADEUS

MOZART

vandosi nella mia stessa situazione. Le chiedo perdono solo per non averle scritto subito. Ma per questo le ho chiesto scusa nella mia ultima lettera e le ho spiegato i motivi che mi hanno trattenuto dal farlo. Spero quindi che vorrà perdonarmi, poiché nessuno ha sofferto più di me per questo. E pur se lei non mi avesse fornito l’occasione con la sua ultima lettera, le avrei scritto tutto io stesso, rive-

landole ogni cosa, perché, in nome di Dio, non avrei più potuto tacere. Ora riguardo al contratto di matrimonio o, meglio, alla dichia-

razione scritta dei miei buoni propositi nei riguardi della ragazza, lei sa bene che essendo morto il padre (purtroppo per tutta la famiglia ed anche per me e per la mia Costanza), c’è un tutore!. A costui (che non mi conosce affatto) alcuni signori zelanti e pettegoli, come il signor Winter ed altri ancora, devono aver riferito menzogne di ogni tipo sul mio conto: con me bisogna stare in guardia, non ho niente di sicuro, sto tutto il tempo con lei e magari la lascerò e così la ragazza sarà un’infelice, ecc. Tutto questo ha indispettito il tutore, mentre la màdre, che mi conosce e conosce

la mia onestà, non ha dato importanza alla cosa e non gli ha detto nulla. I miei rapporti con lei consistevano solo nel fatto che avevo abitato nella sua casa e che dopo mi recavo a farle visita ogni giorno.

Nessuno,

fuori della sua

casa

mi ha mai

visto

con

lei.

Quell’uomo ha perseguitato in tal modo la madre con i suoi rimproveri, ch’essa alla fine non ha potuto far altro che riferirmi tutto pregandomi di parlare con lui di persona, che sarebbe venuto in quei giorni. È venuto, gli ho parlato, ottenendo come risultato (non essendomi spiegato in modo tanto chiaro quanto avrebbe desiderato) che lui ha chiesto alla madre di proibirmi ogni rapporto con la figlia fino a quando non avessi stipulato un accordo scritto con lui. La madre ha risposto: «Tutti i suoi rapporti con lei si limitano nel venire a casa mia e questo non posso proibirglielo: è veramente un buon amico e un amico nei cui riguardi mi sento molto obbligata. Sono felice, ho fiducia in lui. Se la sbrighi lei con lui». Lui dunque mi ha proibito di frequentarla se non avessi concluso un accordo scritto. Che cosa mi restava da fare a questo punto? Dare una legittimazione scritta o lasciare la ragazza. Chi ama sinceramente e seriamente può forse abbandonare l’amata? La madre, l’amata stessa, non lo interpreterebbero nel modo più terribile? Questa era la mia situazione. Ho scritto l’accordo in questi termini, «impegnandomi a sposare la signorina Costanze Weber

entro

3 anni;

qualora

dovesse

verificarsi

l’impossibile

EPISTOLARIO

233

eventualità che io cambiassi idea, essa ricéverà da me ogni anno 300 fiorini». Niente di più facile da scrivere per me. Del resto, ero

certo che non si sarebbe mai giunti al pagamento di questi 300 fiorini, perché non la abbandonerò mai. E se anche dovessi avere la disgrazia di cambiare idea, sarei ben lieto di potermi liberare da ogni legame con 300 fiorini. E Costanze, per come la conosco, avrebbe troppo orgoglio per farsi mettere in vendita. Ma cosa ha fatto questa splendida ragazza quando il tutore è andato via? Ha chiesto la dichiarazione a sua madre e mi ha detto: «Caro Mozart, non ho bisogno di nessun accordo scritto da parte

sua, credo alle sue parole e basta» e l’ha strappata. Questo atto ha reso ancor più cara la mia Costanze e dato che la scrittura era dunque stata strappata e che il tutore dando la sua parole d’honneur aveva promesso di mantenere la cosa segreta, mi sono tranquillizzato nei suoi confronti, padre mio amatissimo. Circa il suo consenso alle nozze (è una ragazza a cui non manca nulla tranne i soldi), quando fosse giunto il momento, non dubitavo affatto, dato che in merito Conosco le sue idee così ragionevoli. Mi perdonerà? Lo spero. Non ne dubito affatto. E ora (per quanto la cosa mi disgusti) voglio parlarle di quelle canaglie. Sono certo che l’unica malattia che abbia avuto il signor Reiner? sia stata quella di non aver il cervello a posto. L'ho visto casualmente a teatro, dove mi ha dato una lettera di Ramm. Gli ho chiesto dove alloggiasse e mi ha risposto di non esser in grado di indicarmi né la strada né la casa, esprimendomi la sua irritazione per essersi fatto convincere a venire qui. Mi sono offerto di condurlo dalla contessa? e in qualsiasi altro luogo in cui posso e gli ho promesso che se non avesse potuto dare alcun concert l’avrei senz'altro presentato al granduca*, ma ha risposto: «Beh, qui non c’è nulla da fare e ripartirò subito». «Abbia un po’ di pazienza. Dato che lei non sa indicarmi il suo alloggio, le dirò il mio, che è

semplice da trovare». Ma non l’ho visto. Ho chiesto informazioni sul suo conto, ma quando mi son messo a cercarlo era già andato via. Ma ora basta con questo signore. Per quanto riguarda Winter, se meritasse il nome di uomo (dato che è sposato) o tutt’al più di essere umano, potrei dire che è sempre stato il mio più grande nemico e questo a causa di Vogler?. Ma poiché ha le maniere di una bestia e per il resto si comporta e agisce come un bambino, in realtà avrei vergogna a dir una sola parola nei suoi confronti, in quanto merita il più assoluto disprezzo da parte di qualsiasi uomo onesto. Non voglio dunque dire di lui (invece di infami menzogne)

234

WOLFGANG AMADEUS

MOZART

infami verità, ma le racconterò qualcosa di quello che faccio. Tutte le mattine alle 6 viene il mio barbiere e mi sveglia. Alle 7 sono vestito per bene. Poi compongo fino alle 10. Alle dieci ho un’ora di lezione dalla signora von Trattner, alle 11 dalla contessa Rumbeke. Ognuna mi dà 6 ducati per 12 lezioni. Vado da loro tutti i giorni, tranne avviso contrario, il che non mi fa mai piacere. Con la contessa siamo già d’accordo di non farmi mai sapere di non doverci andare, perché anche se non la trovo, ricevo comunque il mio biglietto. La Trattner, invece, è troppo avara per fare lo stesso. Non devo un centesimo a nessuno. Non so niente d’un concerto per dilettanti in cui due partecipanti suonavano bene il piano e le dico sinceramente che non mi sembra utile rispondere a tutte le idiozie che può aver detto un imbroglione e sciocco strimpellatore come lui, perché, così facendo, si rende solo ridicolo. Se pensa che io sia odiato dalla corte e dalla grande e piccola nobiltà, scriva semplicemente al signor von Strack, alla contessa

Thun,

alla

contessa

Rumbeke,

alla

baronessa

Waldstitten, al signor von Sonnenfels, alla signora von Trattner; enfin, a chiunque vuole lei. Intanto le dirò solo che l’imperatore? ha fatto, di recente, durante un pranzo, il più grande eloge nei miei riguardi, accompagnandolo con queste parole: «C'est un talent decidè». L'altro ieri, il 24, ho suonato a corte. È arrivato qui anche

un altro pianista, un italiano di nome Clementi. Era stato invitato anche lui. Ieri mi hanno inviato come ricompensa 50 ducati, che in questo momento mi sono particolarmente utili. Mio carissimo, amatissimo padre, vedrà che i miei affari andranno sempre di bene in meglio. A cosa serve avere un gran nome, una rapida fortuna? Sono cose che non durano. Chè.và piano và sano. Non occorre fare il passo più lungo della gamba. Di tutte le menzogne che ha detto Winter la sola che mi abbia fatto andare in collera è stato l’aver definito la mia Costanze una furbacchiona. Le ho già descritto com'è. Se desidera avere il parere di altre persone, scriva al signor von Auernhammer, da cui si è recata varie volte, e una volta

anche a pranzo. Scriva alla baronessa Waldstàtten, che l’ha avuta con sé (ma solo per un mese, perché la signora si era ammalata, e ora la madre non vuole più lasciarla andare). Voglia Dio che possa sposarla presto! Ceccarelli le invia i suoi saluti. Ieri ha cantato a corte. A proposito di Winter, devo riferirle che una volta, tra le altre cose, mi ha detto: «Lei non è prudente, se si sposa. Guadagna bene, può farlo, si procuri un’amante. Cosa la trattiene? Qualche ridicolo scrupolo religioso?». Ora pensi pure quel che vuole.

EPISTOLARIO

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Adieu. Le bacio 1000 volte le mani, abbraccio di tutto cuore la mia cara sorella e sono eternamente il suo

devotissimo figlio W. A. Mozart

116. AL PADRE

Vienne ce 9 de Janvier 1782

Mon trés cher Pére!

Non”ho ancora ricevuto risposta alla mia ultima e questo è il motivo per cui non le ho scritto con l’ultima posta. Spero però di ricever oggi una sua lettera. Dato che nella mia ultima le ho già anticipatamente risposto, senza saperlo, alla sua del 28 dicembre, devo aspettare prima la sua lettera. Intanto, desidero comunicarle che il Papa sta per venire qui e in tutta la città non si parla altro che di lui. Tuttavia, non lo penso, perché il conte di Cobenzl] mi ha detto che l’imperatore! non accetterà questa visita. Il cinque è stato alla corte russa. Poco fa sono stato a casa di Peisser, per vedere se c’era la sua lettera e son tornato per inviarle il messaggio. Presto saranno le cinque. Non capisco perché non mi arriva nessuna lettera! È lei forse tanto arrabbiato con me? Se è in collera perché io ho taciuto per tanto tempo sul fatto, in questo ha ragione. Ma se ha letto le mie scuse al riguardo, potrebbe perdonarmi. Per il fatto ch’io desideri sposarmi può forse essere in collera? Credo che in questo lei riconoscerà meglio che mai la mia religione e il mio modo di pensare. Senza dubbio potrei rispondere molte cose alla sua ultima lettera e fare molte osservazioni, ma la

mia massima è di non badare a ciò che non mi riguarda, né di parlarne; non posso farci nulla, son fatto così. Mi vergogno davvero di difendermi quando mi vedo falsamente accusato e poi penso sempre che alla fine la verità verrà alla luce. Bene, non le posso scrivere di più su questo argomento non avendo ancora ricevuto una risposta alla mia ultima lettera. Non ho nulla di nuovo. Intanto stia

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WOLFGANG AMADEUS

MOZART

bene e la prego ancora di perdonarmi e di aver condiscendenza e compassione per me. Senza la mia carissima Costanze non posso essere né felice, né contento, e senza la sua soddisfazione lo sarei

soltanto a metà. Mi faccia dunque totalmente felice, carissimo, amatissimo padre! Sono eternamente il suo figlio devotissimo W. A. Mozart P.S.— Alla mia carissima sorella la bacio 1000 volte di tutto cuore. Nella sonata per 2 pianoforti la signora von Auerghammer ha suonato la parte principale.

ITA, AL PADRE

Vienne ce 16 de Janvier 1782 Mon trés cher Pére!

La ringrazio della sua cara lettera, piena di tanto affetto. Se dovessi rispondere a tutto in modo dettagliato, dovrei scrivere un libro intero, ma essendo questo impossibile, risponderò solo alle cose più importanti. Il tutore si chiama signor von Thorwart. È un ispettore del guardaroba del teatro. Detto in poche parole, tutto quel che riguarda il teatro deve passare attraverso le sue mani. Attraverso di lui l’imperatore mi ha fatto avere i 50 ducati ed è con lui che ho dovuto parlare anche riguardo al concerto in teatro, perché la maggior parte delle cose dipendono da lui e perché ha molta influenza sul conte Rosenberg e sul barone Kienmayr. Devo confessarle che avevo pensato che le avrebbe rivelato tutta la faccenda senza dir-

mene una parola, ma non avendolo fatto, anzi avendo (malgrado la sua parola d’onore) sparso ovunque la voce a Vienna, ha veramente perso gran parte della stima che nutrivo per lui. Che la signora Weber! e il signor von Thorwart abbiano sbagliato perché troppo preoccupati della propria sicurezza, posso anche ammetterlo pur se la signora sia più padrona di sé e, soprattutto in simili situazioni

EPISTOLARIO

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dipende completamente dal tutore. Quest)ultimo, anche se (non avendomi mai conosciuto) non ha in me in realtà alcuna fiducia, certo, comunque, è stato troppo precipitoso con la sua richiesta di un accordo scritto. Questo è incontestabile, soprattutto dopo avergli detto che lei non ne sapeva ancora nulla. Gli avevo anche chiesto di aver ancora un po’ di pazienza, finché ia mia situazione non fosse cambiata, perché allora le avrei scritto e tutto si sarebbe sistemato. Ormai, però, le cose sono passate e l’amore deve scusarmi. Il signor von Thorwart ha commesso un errore, non al punto però che lui e la signora Weber debbano essere messi ai ferri e messi a pulire le strade con un cartello al collo con sopra scritto: «Corruttori della gioventù». Sarebbe eccessivo. Pur se fosse vero quello che ha scritto lei, che per aiutarmi mi abbiano aperto le porte, mi abbiano concesso ogni libertà in casa, mi abbiano fornito ogni possibile occasione, ecc. ecc., la pena sarebbe in ogni caso troppo appariscente. Che le cose non siano in questi termini non ho neppure bisogno di dirlo; soffro già quanto basta al pensiero che lei possa credere che suo figHo abbia frequentato una casa del genere, dove ci fosse un tale viavai. Le dirò soltanto che deve pensare proprio il contrario. Basta così! E ora veniamo a Clementi! È un buon cembalista. E con questo ho detto tutto. È molto bravo con la mano destra e i passaggi di terza sono la sua specialità. Per il resto non ha neppure un briciolo di gusto né di sentimento. Un puro mechanius. L’imperatore?, dopo esserci scambiati ogni genere di complimenti, ha deciso che fosse lui ad iniziare a suonare. «La santa chiesa Catholica», ha detto, perché Clementi è romano. Ha suonato dei

preludi e infine ha eseguito una sonata. Allora l’imperatore mi ha detto: «Allons, avanti». Anch’io ho suonato dei preludi e ho eseguito delle variazioni. Poi la granduchessa? ha portato alcune sonate di Paisiello* (scritte di suo pugno in modo miserable). Io ho dovuto suonare l’allegro e lui l’andante e il rondò. Poi ne abbiamo isolato un tema e l’abbiamo variato su 2 piano forte. Si badi che ho preso in prestito il piano forte della contessa Thun?, anche se vi ho suonato soltanto quando ho suonato solo. Perché così ha voluto l’imperatore. E, N.B. — l’altro era scordato e cerano tre tasti bloccati. «Non fa niente», ha detto l’imperatore. Per me va bene così, ed è il modo migliore dato che l’imperatore conosce già la mia arte e la mia scienza musicale e si è voluto godere con attenzione lo

straniero. Del resto so da fonte più che sicura che è stato molto soddisfat-

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MOZART

to. L'imperatore è stato molto cortese con me e mi ha parlato di molte cose prendendomi da parte. Ha anche parlato del mio matrimonio. Forse, magari, lei cosa ne pensa? Si può sempre provare. Scriverò di più nella prossima lettera. Stia bene. Le bacio 1000 volte le mani, abbraccio la mia cara sorella di tutto cuore e sono

eternamente il suo

devotissimo figlio W. A. Mozart

118. AL PADRE

- Vienne ce 30 de Janvier 1782 Mon trés cher Pére!

Le scrivo velocemente e alle dieci e mezza di sera; volevo rimandare la mia lettera a sabato, ma devo chiederle una cosa molto

importante e spero che non se la prenderà a male se le scrivo così poco. La prego dunque di inviarmi, con la prossima lettera, un libretto dell’/domeneo (con o senza traduzione tedesca). Ne avevo prestato uno alla contessa Thun, che ora ha traslocato e non riesce più a trovarlo: certamente l’ha smarrito. Un altro laveva la Auernhammer. L’ha cercatò; ma non l’ha ancora trovato. È

possibile che lei lo ritrovi, ma se poi non lo ritrovasse, proprio ora che ne ho bisogno, sarei a posto. Per non correr rischi, la prego di inviarmelo subito, costi quel che costi. Ne ho bisogno immediatamente, così da mettere tutto in ordine per il mio concerto, che si terrà la terza domenica di quaresima. La prego quindi di spedirlo subito. Le sonate! le spedirò con la prossima posta. L’opera? non dorme, ma è rimasta indietro a causa delle grandi opere di Gluck? e per tutte le modifiche che è stato opportuno appor-

tare al libretto*, ma verrà rappresentata subito dopo Pasquaî. Devo ora chiudere. Una cosa ancora (perché altrimenti non dormirei tranquillo): alla mia Costanze non attribuisca pensieri così

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cattivi. Stia pur sicuro che se avesse simili pensieri non riuscirei ad amarla. Ci siamo da tempo entrambi accorti lei ed io delle intenzioni di sua madre. Ma costei certo si sbaglia di grosso. Vorrebbe infatti che noi, una volta sposati, abitassimo da lei (dato che ha un alloggio da affittare). Non accadrà mai, perché io non lo farei mai e la mia cara Costanze ancor meno di me. O contraire: vuole farsi vedere pochissimo a casa di sua madre ed io farò di tutto perché non ci vada affatto, la conosciamo. Carissimo, amatissimo padre! Altro non mi auguro se non di trovarci presto insieme, perché lei la conosca e l’ami, perché lei ama le persone di buon cuore, ne sono certo. E ora stia bene, carissimo, amatissimo padre! Le bacio 1000 volte

le mani e sono eternamente il suo devotissimo figlio W. A. Mozart

Abbraccio di tutto cuore la mia cara sorella e non mf dimenticherò

le variazioni?.

119; ALLA SORELLA

Vienne ce 13 febrier 1782

Ma trés chére soeur!

Ti ringrazio del libretto che mi hai inviato!, che in realtà ho atteso con la più viva impazienza. Spero che quando riceverai questa lettera avrai nuovamente

vicino a te il nostro caro, dilettissimo

padre?. Non devi pensare che le tue lettere m’infastidiscano, quando non ti rispondo. L’onore di ricevere una tua lettera, cara sorella,

per me è sempre un motivo di grandissimo piacere. Se i miei lavori, così importanti per il mio sostentamento, me lo consentissero, lo

sa Dio se non ti risponderei. Del resto puoi sostenere che non ti ho mai risposto? E allora? Non si tratta né di dimenticanza né di trascuratezza. Null’altro, dunque, se non di un impedimento diretto, di

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una vera impossibilità. Non ho scritto di rado anche a mio padre? È già male abbastanza, dirai tu. Ma, per l’amor del cielo, entrambi conoscete Vienna! Chi non ha un soldo di entrate sicure in una città simile non deve forse pensare a lavorare giorno e notte? Nostro padre, una volta che ha finito di espletare il suo servizio in chiesa), e tu, quando hai terminato con i tuoi pochi allievi, potete fare entrambi tutto il giorno quel che desiderate e scrivere lettere che contengano intere litanie. Non io, però. Ho già scritto ultimamente a mio padre come trascorro le mie giornate e lo rifarò con te. Alle 6 del mattino sono sempre già pettinato. Alle 7 sono vestito di tutto

punto. Poi scrivo fino alle 9. Dalle 9 all’una do le, mie lezioni. Poi mangio, tranne che non sia invitato da qualche parte, e in tal caso si pranza alle 2 e anche alle 3, come oggi e domani dalla contessa Zichy e dalla contessa Thun. Non posso lavorare prima delle 5 o delle 6 di sera. E spesso c’è un concerto ad impedirmelo, altrimenti scrivo fino alle 9. Poi vado a casa della mia cara Costanze, dove

però molte volte il piacere di vederci ci è amareggiato dai pungenti discorsi di sua madre. Di questo ne parlerò nella prossima lettera a mio padre. Ecco perché desidero liberarla e salvarla al più presto. Alle dieci e mezzo o alle 11 torno a casa, secondo i ghiribizzi di sua madre o la forza nel sopportarla. Siccome, a causa di eventuali concerti, e anche perché non sapendo se mi chiameranno da qualche parte, non sono sicuro della sera per poter scrivere, scrivo di solito ancora un po’ prima di andare a letto, soprattutto quando rientro a casa presto. Così il più delle volte scrivo fino all’una. E alle 6 sono di nuovo in piedi.

Carissima sorella! Se credi ch'io possa mai dimenticarmi del mio carissimo, dilettissimo padre e di te, allora, ma che dite! Dio

n’è testimone e questo è sufficientè per confortarmi. Che mi punisca, al contrario! Adieu. Sono eternamente il tuo sincero fratello W. A. Mozart

P.S.— Al mio carissimo padre, se si trova già a Salisburgo, bacio mille volte le mani.

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AL PADRE

Vienne ce 10 d’avril 1782 Mon trés chér Pére!

Dalla sua lettera del 2 vedo che ha puntualmente ricevuto tutto e mi fa piacere che lei sia tanto contento dei nastrini per l’orologio e della tabacchiera e mia sorella delle 2 cuffie. Non ho comprato né la tabacchiera né i nastrini, in quanto li ho ricevuti in dono dal conte Zapara. Alla mia cara Costanze ho trasmesso i vostri saluti. Le bacia le mani, padre mio, e abbraccia di tutto cuore mia sorella, nella speranza che le sia amica. Era così contenta quando le ho detto che mia sorella è stata molto felice delle 2 cuffie, perché questo era quanto desideraYa. L’appendice riguardo a sua madre è vera solo per il fatto che beve volentieri, e in realtà più di quanto non dovrebbe bere una donna. Tuttavia finora non l’ho mai vista ubriaca e direi il falso se dicessi il contrario. Le figlie bevono solo acqua, e nonostante la madre voglia quasi costringerle a bere vino, non riesce a farglielo toccare. A volte, per questo motivo, ci sono grandissime liti. Ci si può immaginare una lite simile con una madre? Riguardo a quel che lei scrive sulle voci secondo cui io dovrei certamente entrare al servizio dell’imperatore!, se non le ho scritto nulla è perché io stesso non ne so nulla. L'unica cosa sicura è che anche qui se ne parla in tutta la città e moltissime persone son già venute da me per farmi i complimenti. Sono certo che se ne sia parlato anche dall’imperatore e che lui forse abbia questa intenzione. Tuttavia, finora non ne so nulla. Siamo arrivati al punto che l’imperatore ha in mente un’idea del genere senza ch’io abbia fatto qualcosa a tal riguardo. Sono stato qualche volta dal signor von Strack (che è certamente un mio ottimo amico) per farmi vedere e perché sto volentieri con lui, ma non spesso, per non disturbarlo, e non dar-

gli occasione di pensare che io abbia dei secondi fini. Se vorrà parlare da uomo d’onore, dovrà dire di non aver sentito da me una sola

parola che avrebbe potuto fargli pensare che io volessi restare qui e tanto meno poi andare dall’imperatore. Non abbiamo parlato altro che di musica. È dunque per sua iniziativa e senza alcun interesse che parla di me in modo così benevolo all’imperatore. Se la cosa è

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andata così bene senza il mio intervento, potrà forse concludersi?. Se uno si dà da fare, infatti, riceve immediatamente una paga inferiore, dato che deve pagarmi, perché l’onore di essere al servizio dell’imperatore non è sufficiente per me. Se l’imperatore mi dà 1000 fiorini e un conte 2000, porgo i miei rispetti all'imperatore e vado dal conte, questo è sicuro. Apropòs, quando mi rispedisce il rondeau?, la pregherei di

inviarmi le 6 fughe di Hiindel* e le toccate e fughe di Eberlin®. Alle 12, ogni domenica, mi reco dal barone van Swieten e là si suona

solo Hàndel e Bach. Sto infatti facendo collezione di fughe dei Bach, sia di Sebastian che di Emanuel e di Friedemann e anche di Handel; mi mancano

solo queste sei. Vorrei far sentire al barone anche quelle di Eberlin. Già saprà che è morto il Bach inglese. Quale perdita per il mondo musicale! Ma ora stia bene. Le bacio 1000 volte le mani, abbraccio

la mia cara sorella di tutto cuore e sono eternamente il suo devotissimo figlio W. A. Mozart P.S.— La prego di inviarmi, non appena possibile — prima è, però, meglio è — il mio concerto in do” per la contessa Liitzow.

121.

ALLA'SORELLA Vienna, 20 aprile 1782 Carissima sorella!

La mia cara Costanze ha finalmente avuto il coraggio di seguire l'impulso del suo buon cuore e di scriverti, cara mia sorella. Se vuoi (e lo spero veramente, per poter veder la gioia sul volto di questa buona creatura), se vuoi dunque onorarla di una risposta, ti prego di mettere la lettera nella stessa busta di quella che mi invierai. Lo scrivo solo per precauzione, perché tu sappia che sua madre e le sue sorelle non sanno che ti ha scritto. Ti mando qui un praelu-

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dio e un fuga a tre voci!. Se non ti ho risposto subito è stato proprio perché non sono riuscito a terminarlo prima, dovendo faticar a trascrivere tutte queste piccole note. Non è scritto bene: il praeludio viene prima, poi segue la fuga. Ma la fuga l’avevo già composta e l’ho trascritta mentre pensavo al preludio. Spero solo che tu riesca a leggerlo, dato che la scrittura è così piccola, e poi spero che sia di tuo gusto. Un’altra volta ti manderò qualcosa di meglio per il pianoforte. In realtà, è proprio per la mia cara Costanze che questa fuga è venuta al mondo. Il barone van Swieten, da cui mi reco ogni domenica, mi ha dato da portare a casa tutte le opere di Hindel e di Sebastian Bach (dopo avergliele suonate tutte). Non appena Costanze ha sentito le fughe, se ne è innamorata immediatamente. Vuol sentire solo fughe e, in questo genere, nient’altro che Handel e Bach. E dato che qualche volta mi ha sentito improvvisare fughe, mi ha chiesto se non ne avessi scritta qualcuna. E non appena le ho detto di no, mi ha rimproverato molto di non voler comporre nella forma musicale più bella e che richiede più arte. E non mi ha dato pace cofi le sue preghiere, finché non gliene ho scritta una. Ed ora eccone il risultato. Ho scritto appositamente Andante Maestoso, in modo che non venga suonata troppo velocemente: se una fuga non viene suonata lentamente, non se ne può riconoscere chiaramente e distintamente il tema appena viene introdotto e così si perde l’effetto. Con il tempo, se avrò una buona occasione, ne scriverò altre 5? e le donerò al barone van Swieten, il cui tesoro di buona musica

è in verità molto grande, se si tien conto della qualità, ma molto piccolo se si considera la quantità. E per questo ti prego di non mancare alla tua promessa e di non farla vedere a nessuno. Imparala a memoria e suonala. Una fuga non può esser riprodotta tanto facilmente dopo averla sentita. Se papà non ha ancora fatto copiare le opere? di Eberlin, per me va benissimo. Le ho avute tra le mani e ho dovuto purtroppo constatare, non ricordandole più, che sono fin troppo mediocri e che veramente non meritano un posto accanto a Hindel e Bach. Tanto di rispetto per le sue composizioni a quattro voci, ma le sue fughe per pianoforte sono solo brani tirati per le lunghe. E ora stai bene. Sono felice che le 2 cuffie siano di tuo gusto. Ti bacio 1000 volte e sono il tuo sincero fratello W. A. Mozart

A papà bacio la mano. Non ho ricevuto nessuna lettera, oggi.

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22) A COSTANZE WEBER!

[Vienna] Il 29 aprile 1782 Carissima, amatissima amica!

Vorrà certo concedermi di chiamarla ancora così? Mi odierà in modo tale da non poter essere più considerato un suo amico e lei una mia amica? E se anche non volesse più esserlo, non può proibirmi di volerle bene, amica mia, come è ormai mia abitudine. Pensi

bene a quel che mi ha detto oggi. Nonostante tutte le mie preghiere, mi ha respinto 3 volte, dicendomi in faccia che non vuole più aver niente a che fare con me. Ma poiché per me non è così indifferente, come per lei, perdere l’oggetto amato, non sono tanto impulsivo, irriflessivo e irragionevote da poter accettare questo benservito. L’amo troppo per fare un passo del genere. La prego dunque di riflettere e di ripensare ancora una volta alla causa di tutta questa spiacevole vicenda, che è consistita nell’averla criticata d’esser stata così sfacciatamente avventata nel dire alle sue sorelle — Nota bene, di dire in mia presenza — di essersi lasciata misurare i polpacci da un chapeaux. Nessuna donna che tenga al proprio onore fa una cosa del genere. La maxime secondo cui in compagnia bisogna uniformarsi a quel che fanno gli altri va benissimo, ma è necessario considerare molte altre circostanze. I presenti sono tutti buoni amici e buoni conoscenti? Soho una bambina o una ragazza da marito e, in particolar modo, sono o non sono una promessa sposa? Ma è necessario considerare soprattutto se tutti i presenti sono della mia stessa condizione, oppure se ci sono persone socialmente inferiori 0, cosa più importante, a me superiori. Ammettiamo anche che la stessa baronessa? si sia comportata così: è tutt'altra cosa, essendo lei una donna già matura, che non può più suscitare desiderio. E poi, soprattutto, è una donna un po’ troppo disinibita nel concedere i suoi favori. Spero che lei, amica carissima, non vorrà condurre un

vita simile, anche se non vorrà diventare mia moglie. Se non poteva resistere alla voglia di fare come gli altri (sebbene non sia sempre bene farlo ad un uomo né tanto meno a una donna), avrebbe dovuto prendere il nastro e misurarsi i polpacci da sola (così come tutte le donne d’onore hanno fatto in mia presenza in casi simili),

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senza permettere che lo facesse un chapeau (io, io non l’avrei mai fatto in presenza di altri e avrei dato il nastro a lei). Tanto meno, dunque, avrebbe dovuto permetterlo a un estraneo che non ha nulla a che vedere con lei. Ora è tutto passato. E un piccolo pentimento, da parte sua, per essersi comportata in quella occasione in modo un po” avventato, avrebbe risolto ogni cosa. E se non la prende a male, amica carissima, sistemerebbe ancora ogni cosa. Di qui può capire come io la ami. Io non vado su tutte le furie, come fa lei, io penso, rifletto e sono sensibile ai sentimenti. Lo sia anche lei, ascolti i suoi

sentimenti e so con sicurezza che oggi stesso potrò dire tranquillamente: Costanze è l’amata virtuosa, gelosa del suo onore, giudiziosa e fedele, del suo onesto e a lei devoto Mozart

+

123. AL PADRE

Vienna, 20 luglio 1782 Mon trés cher Pére!

Spero che avrà ricevuto puntualmente l’ultima lettera in cui la informo del buon successo della mia opera!. Ieri è stata rappresentata per la seconda volta. Avrebbe immaginato che ieri ci sarebbe stata una congiura ancora più grande della prima sera? Tutto il primo atto è stato zittito, ma non hanno potuto impedire le interminabili grida di bravo tra le arie. La mia speranza era dunque il terzetto finale, ma la sfortuna ha voluto che Fischer sbagliasse e così anche Dauer (Pedrillo) e Adamberger da solo non ha potuto rimediare a tutto. Di conseguenza tutto l’effetto è andato perso e questa volta non è stato ripetuto. Io ero così arrabbiato, come pure Adamberger, che ho detto subito che non avrei più permesso che l’opera fosse stata rappresentata senza che i cantanti avessero fatto almeno una piccola prova. Nel secondo atto i due duetti sono stati ripetuti come la prima volta e anche il rondeau di Belmonte: «Wenn deu freude thrinem fliessen». Il teatro era quasi più pieno della

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prima volta. Il giorno prima non si potevano già più avere poltrone nel noble parterre, né al terzo ordine e neppure nei palchi. L’opera ha fatto nei 2 giorni 1200 fiorini. Insieme alla presente le invio l’originale e i 2 libretti. Troverà molte cose cancellate, in quanto sapevo che qui la partitura sarebbe stata copiata subito. Intanto ho lasciato libero corso ai miei pensieri e prima di farla copiare ho fatto qualche cambiamento e abbreviazione. Lei la riceve così come è stata rappresentata. Qui e là mancano trombe, timpani, flauti, clarinetti, musica turca, in

quanto non ho trovato carta con tante righe e quindi ho dovuto scriver su fogli a parte; il copista probabilmente li ha perduti, perché non è riuscito a trovarli. Il primo atto (quando lo volevo portare non so più dove) mi è caduto disgraziatamente nel fango: per questo è così sudicio. i E ora ho non poco lavoro. Per domenica, entro otto giorni, devo

strumentare la mia opera, prima che venga un altro prima di me e abbia lui il profitto anziché io. E ora devo comporre anche la nuova sinfonia. Come sarà possibile? Non può immaginare come sia difficile strumentare una cosa simile per gli strumenti a fiato in modo che non vada perduto nulla dell’effetto. Ebbene, devo utilizzare anche la notte, non c’è altro da fare, e sia fatto per lei, mio carissi-

mo papà! Lei deve ricevere qualche cosa ogni giorno di posta ed io lavorerò più presto che posso e, per quanto lo permetta la fretta, scriverò bene. In questo momento mi arriva un avviso da parte del conte di Zichy, per dirmi che posso andare con lui a Lussemburgo, in modo che possa presentarmi al principe di Kaunitz. Ora però devo terminare, per vestirmi, perché quando non ho voglia di uscire mi chiu-

do tutto il tempo nella mia negligèe. In questo momento il copista mi invia le voci restanti. Adieu. Le bacio 1000 volte le mani e abbraccio di cuore la mia cara sorella e sono eternamente il suo figlio devotissimo W. A. Mozart P.S.— La mia cara Costanze invia saluti a entrambi.

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Vienne ce 27 Jullet 1782

Mon trés cher Pére!

Non crederà ai suoi occhi nel veder soltanto il primo Allegro!, ma non ho potuto far altrimenti. Ho dovuto comporre in tutta fretta una serenata?, ma solo per fiati, in altro modo avrei potuto utilizzarla anche per lei. Mercoledì 31 le invierò i due minuetti, 1’andante e l’ultimo pezzo; potendo, le invierò anche una marcia*, altri-

menti dovrà prendere quella della musica per la Haffner? (che è conosciuta molto poco). Fare:

L'ho scritta in re perché lei lo preferisce. La mia opera è stata rappresentata ieri per la terza volta tra gli applauso generali in onore di tutte le Nannerl®. E il teatro, nonostante il terribile caldo, era

pieno zeppo. Venerdì prossimo dovrebbe esser certamente replicata, ma ho protestato perché non voglio che corra il rischio di logorarsi. Posso veramente dire che la gente impazzisce per quest’opera. È davvero positivo avere un succeso simile. Spero che abbia puntualmente ricevuto l’originale. Carissimo, amatissimo padre! Devo pregarla, in nome di quanto al mondo le è più caro, di concedermi il suo consenso affinché io possa sposare la mia cara Costanza. Non pensi che si tratti solo del matrimonio in sé — per questo sarei disposto ad aspettare ancora — ma credo che sia assolutamente necessario per il mio onore, per l’onore della mia ragazza, per la mia salute e per le mie condizioni di spirito. Il mio cuore è tutt'altro che quieto e la mia mente confusa. In tali condizioni come si può concepire e comporre qualcosa di buono? Qual è il motivo? La maggior parte della gente pensa che siamo già sposati, questo infastidisce la madre e la povera ragazza viene tormentata fino a non poterne più ed io insieme a lei. Eppure, il rimedio è semplice! Vienna, mi creda, è cara, ma ci si può vivere senza problemi

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come in qualunque altro luogo, è solo questione di buona amministrazione e di vita ordinata: cose impossibili per un giovane, soprattutto se è innamorato. Chi ha una moglie come io l’avrò, vivrà certamente in modo felice. Vivremo molto tranquilli e lontano dalla mondanità, ma saremo felici. E se anche dovessi star male, Dio non

lo voglia, non si preoccupi: posso garantirle che le persone più in vista della noblesse mi sarebbero di grande aiuto, soprattutto se sono sposato: posso affermarlo con piena fiducia. So che cosa il principe Kaunitz ha detto di me all’imperatore” e all’arciduca Massimiliano8. Aspetto con ansia il suo consenso, amatissimo padre mio. L’attendo come una cosa sicura, da esso dipendono il mio onore e la mia pace. Non rinvii a lungo il piacere di abbracciare presto suo figlio insieme alla sua sposa. Le bacio:1000 volte le mani e

sono eternamente il suo

: devotissimo figlio W. A. Mozart

P.S.— Abbraccio di tutto cuore la mia cara sorella. La mia Costanze invia i suoi saluti a tutti voi. Adieu.

°

Vienne ce 31 de Julliette 1782

Mon trés cher Pére!

Le mie intenzioni sono buone, mi creda, ma quando non si può,

non si può. Non mi piace scarabocchiare. Potrò inviarle l’intera sinfonia! soltanto con la prossima posta. Avrei potuto inviarle l’ultima parte, ma preferisco inviarle tutto insieme, così la spesa sarà unica, dato che quel che ho già inviato mi è costato 3 ducati. Oggi ho ricevuto la sua del 26, ma una lettera così fredda e indifferente, come risposta alla notizia che le riferivo riguardo alla buona accoglienza riservata alla mia opera, non me la sarei veramente mai aspettata. Credevo, basandomi sui miei stessi sentimenti, che non sarebbe riuscito ad aprire il pacchetto dalla curiosità, per

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vedere l’opera di suo figlio che a Vienna, dungi dal venir dimenticata, fa tanto parlare di sé tanto che la gente non vuole sentir altro e il teatro è sempre stracolmo. Ieri sera è stata rappresentata per la quarta volta e verrà ridata ancora venerdì. Ma lei, lei non ha avuto il tempo di leggerla. Tutto il mondo dice che con le mie smargiassate e le mie critiche mi son fatto nemici i profeBori dell’orchestra e anche altre persone! Che mondo? Forse il mondo di Salisburgo; perché chi vive qui può vedere e sentire abbastanza per convincersi del contrario. E questa sia la mia risposta. Intanto avrà ricevuto la mia ultima lettera e con la sua prossima sono certo di ricevere il suo consenso al mio matrimonio; non potrà aver nulla da obiettare — e in realtà non ne ha nessuna, lo capisco dalle sue lettere —

essendo una brava

ragazza, onesta, di buona famiglia e potendo io mantenerla, e poi ci amiamo e ci desideriamo. Tutto quel che lei mi ha scritto e che potrebbe eventualmente ancora scrivermi sarebbe un semplice benevolo consiglio, ma per quanto bello e buono fosse, non avrebbe più valore per uno che si è tanto compromesso con una ragazza. Non c’è dunque da rimandare. È meglio sistemare per il meglio le proprie faccende e comportarsi da uomo onesto e per questo Dio ci ricompenserà sempre. Non voglio avere nulla da rimproverarmi. E ora stia bene, le bacio 1000 volte le mani e sono eternamente il suo devotissimo figlio W. A. Mozart P.S.— Abbraccio

di tutto cuore la mia cara sorella. Adieu.

126. AL PADRE

Vienne ce 7 d’aoùt 1782

Mon trés cher Pére!

Si sbaglia nei riguardi di suo figlio se crede chio sia capace di commettere una cattiva azione.

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La mia cara Costanze, ora (grazie a Dio) mia vera moglie, conosceva già da molto tempo la mia situazione e tutto quel ch’io debbo aspettarmi da lei. La sua amicizia però e il suo amore erano tanto grandi, che con la più grande gioia ha sacrificato tutta la sua vita avvenire al mio destino. Io le bacio le mani e la ringrazio con tutta l’amorevolezza che un figlio può sentire per il proprio padre per il suo consenso e la sua paterna benedizione che mi ha dato con tanta benevolenza. Potevo fidarmi completamente! Perché lei sa che io stesso dovevo riflettere benissimo riguardo a tutto quel che si può sempre contrapporre a un passo simile; ma anche sapevo che io, senza offendere la mia coscienza e il mio onore,.non potevo agire diversamente, ma ci potevo anche contare con certezza. Per 2 giorni di posta ho dovuto anche aspettare invano una risposta e il matrimonio era fissato per quel giorno (riguardo al quale credevo di sapere già tutto) ed io totalmente sicuro e consolato del suo consenso mi sono sposato con la mia amata. Il giorno dopo ho ricevuto insieme le 2 lettere; ora è passato! La prego solo di perdonare la mia fiducia troppo sollecita per il suo affetto paterno. In questa sincera confessione ha una nuova prova del mio amore per la verità e il mio ribrezzo per la menzogna. La mia cara moglie scriverà con la posta seguente al suo carissimo e ottimo suocero pregandolo della sua benedizione paterna e pregherà la sua cara cognata di continuare a riservarle la sua preziosa amicizia. Al matrimonio non c’era nessuno all’infuori della madre e della minore delle sorelle, il signor von Thorwart e i testimoni di tutti e due: il signor von Zetto (consigliere), testimone della sposa, e Gilowsky, il mio. Non appena eravamo sposati, noi due, mia moglie ed io, abbiamo iniziato a piangere. Tutti erano commossi, compresò il}prete, e tutti, testimoni dei nostri

cuori commossi, piangevano. La nostra festa di nozze è consistita in un soupée che ci ha offerto la signora baronessa von Waldstàtten, che in realtà è stato più principesco che baronale. E ora la mia Costanze ha mille volte più piacere di venire a Salisburgo! E io scommetto — scommetto — che lei si rallegrerà della mia fortuna quando l’avrà conosciuta! Se, tuttavia, ai suoi occhi come ai miei,

una moglie intelligente, onesta, virtuosa e bella è come una fortuna per il marito. Le invio una breve marcia! Spero solo che le possa giungere in tempo e che sia di suo piacere. Il primo Allegro è molto focoso. L'ultimo veloce quanto più si può. La mia opera! è stata rappresentata ancora ieri sera (proprio per desiderio di Gluck) e Gluck mi ha fatto molti complimenti. Domani pranzo da lui. Vede come devo far

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presto. Adieu. La mia cara moglie ed io le baciamo 1000 volte le mani e tutte e due abbracciamo di tutto cuore la nostra cara sorella e sono eternamente il suo

figlio devotissimo W. A. Mozart

AL PADRE

Vienne ce 17 d’Aodt 1782

Mon trés chèr Pére!

Ultimamente ho dimenticato di scriverle che mia moglie ed io, nel giorno della Porziuncola, abbiamo recitato le nostre preghiere dai teatini!. Anche se non ci avesse spinto la nostra autentica devozione, avremmo dovuto farlo comunque per il biglietto di confessione, altrimenti non ci saremmo potuti sposare. Anche prima di sposarci siamo andati insieme, per un lungo periodo, alla santa messa, per confessarci e per prendere la comunione, e ho scoperto di non aver mai pregato con tanta intensità, di non essermi mai confessato e comunicato con tanta devozione come quando l’avevo vicina, e anche per lei è stato così. Insomma siamo fatti l’uno per l’altra, e Dio, che tutto stabilisce e che quindi ha disposto anche questo, non ci abbandonerà. La ringraziamo entrambi in tutta umiltà per la sua paterna benedizione. Intanto spero abbia ricevuto la lettera di mia moglie. Per quanto riguarda Gluck condivido quello che lei mi ha scritto, padre carissimo. Voglio però aggiungere ancora una cosa: i signori viennesi (tra cui l’imperatore?, in modo particolare) non devono pensare ch’io viva solo per Vienna. Non c’è monarca al mondo che io serva più volentieri dell’imperatore, ma non intendo mendicare nessun posto. Credo d’esser capace di onorare qualsiasi corte. Se la Germania non mi vuole, la mia patria amata, di cui

(come lei sa) sono orgoglioso, ebbene, in nome di Dio, che siano allora la Francia o l’Inghilterra ad arricchirsi con un altro tedesco di

DS?

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valore e questo ad onta della nazione tedesca. Lei sa bene che in quasi tutte le arti sono sempre stati i tedeschi ad eccellere. Ma dove hanno conseguito onore e gloria? Non in Germania, certamente. Persino Gluck è stata la Germania a renderlo il grand’uomo che è?? Purtroppo no! La contessa Thun, il conte Zichy, il barone van Swieten, lo stesso principe Kaunitz, sono scontenti dell’imperatore, perché non apprezza sufficientemente gli uomini d’ingegno e lascia che abbandonino il paese. L'ultimo che ho nominato ha di recente detto all’arciduca Massimiliano*, mentre si parlava di me, che «certe persone nascono solo ogni cento anni e che si dovrebbe far di tutto, affinché non abbandonino la Germania, soprattutto quando si ha la possibilità di averle proprio nella capitale». Non può immaginare quanto è stato sincero e cortese con mé il principe Kaunitz, quando sono stato a trovarlo. Alla fine mi ha anche detto: «Le sono obbligato, mio caro Mozart, d’essermi incomodato a rendermi visi-

ta, ecc.». E non può immaginare neppure quanti sforzi facciano la contessa Thun, il barone van Swieten e altri grandi personaggi, perché io resti qui. Ma io non posso aspettare ancora e neanche desidero stare in attesa della carità; anche trattandosi dell’imperatore, non mi sembra proprio di avere tanto bisogno della sua grazia. Il mio proposito è di trasferirmi a Parigi per la prossima quaresima; certo non così all’avventura. Ho già scritto al riguardo a Le Gros e sono in attesa della sua risposta. Ho già accennato qualcosa qui, soprattutto alle persone più eminenti, mentre si parlava del più e del meno. Lei sa bene che a volte una parola lasciata cadere nel discorso produce maggiori risultati che se fosse proclamata in tono perentorio. Mi posso sempre inpegnare con il Concert spirituel? e il Concert des amateurs? e gli allievi certamente non mancheranno; e dato che ora ho una moglie, potrò occuparmi di loro con più facilità e con più frequenza; e poi con la composizione, ecc. Ma quel che m'interessa di più è l’opera. In tutto questo tempo mi sono esercitato ogni giorno nella lingua francese e ho anche preso 3 lezioni di inglese. Fra 3 mesi spero quindi di riuscire a leggere e a capire discretamente 1 libretti inglesi. E ora stia bene. Mia moglie ed io le baciamo mille volte le mani e sono eternamente

il suo devotissimo figlio W. A. Mozart

P.S.— Cosa dice Luigi Gatti?? I miei saluti a Barwein.

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Spero che l’indisposizione di mia sorella non perduri. Mia moglie ed io la baciamo 1000 volte e ci auguriamo che sia ristabilita del tutto. Adieu.

|,

128. ALLA BARONESSA VON WALDSTATTEN

Vienna, 28 settembre 1782

Carissima signora baronessa! Quando ieri Vostra Grazia ha avuto la bontà d’invitarmi a pranzo per domani, domenica, non ho pensato che già otto giorni fa mi ero impegnato per questa stessa data a pranzare all’ Augarten!. Martin il prataiolo?, che per vari motivi si considera debitore nei miei riguardi, desidera assolutamente offrirmi un dinèe. Ieri pensavo ancora di poter sistemare diversamente le cose e di farle andare secondo i miei desideri, ma non è stato possibile, perché il prataiolo aveva già ordinato e disposto tutto e quindi avrebbe dovuto fare una spesa inutile. Per cui Vostra Grazia questa volta mi scuserà e se Vostra Grazia vorrà, martedì prossimo noi due avremo l’onore di ossequiare e di venerare la pregiatissima Sua persona e di far un bel clistere alla signorina von Auernhammer, se non farà chiudere meglio la sua stanza. Ma, scherzi a parte, il concerto che ho suonato a teatro non vorrei cederlo per meno di 6 ducati; in compenso mi accollerei le spese per la copiatura. Riguardo alla bella marsina rossa, che crudelissimamente

stuzzica il mio cuore, la pregherei

tanto di farmi sapere dove sia possibile trovarla e a quale prezzo, perché l’ho completamente dimenticato, avendo considerato soltanto la sua bellezza e non il suo costo. Devo assolutamente avere una marsina simile, per poterla poi adornare con i bottoni che già da tempo vado immaginando nei miei desideri. Li ho visti una volta mentre stavo scegliendo i bottoni per un vestito, al Kohlmarkt, nella fabbrica di Brandau, proprio di fronte al Milano*. Sono di madreperla e al centro hanno una bella pietra di color giallo circondata da alcune piccole pietre bianche. Vorrei avere tutto quel che esiste di

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buono, di autentico e di bello! Per quale motivo chi non è in grado di farlo vorrebbe acquistare cose simili, mentre chi potrebbe non lo fa? Ma penso che già da qualche tempo avrei dovuto smetter i miei scarabocchi. I Kiss your hands and hoping to see you in good health the Tuesday j am your most humble servant Mozart Costanze, il mio alter ego, bacia 1000 volte le mani a Vostra Grazia e alla Auernhammer dà un buffetto,

è

ma io non ne devo saper niente, perché, al contrario, mi vien un accidente.

— *’

129. %

ALLA BARONESSA VON WALDSTATTEN

[Vienna, 2 ottobre 1782] Amatissima, eecellentissima, bellissima, dorata, argentata e zuccherata, stimatissima e onorabilissima

gentile signora

baronessa! Ho l’onore di far avere a Vostra Grazia il rondeau! che lei sa insieme ai due tomi delle commedie e al volumetto di racconti. Ieri ho preso una grossa cantonata. Mi sembrava di doverle sempre dire qualche altra cosa, ma al mio stupido cervello non veniva in mente che cosa. Si trattava di ringraziare Vostra Grazia d’essersi immediatamente presa la briga per la bella marsina e della sua bontà nel promettermene una! Ma come è del resto mia abitudine, non mi è venuto in mente. A volte mi pento di non aver studiato architettura, invece che musica, perché ho sentito dir spesso che i migliori architetti sono quelli a cui non viene in mente nulla?. Posso ben dire che sono un uomo molto contento e molto infelice. Infelice da quando ho visto Vostra Grazia al ballo con una così bella pettinatura, per-

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ché da allora ho smarrito la mia pace. Non faccio altro che gemere e sospirare. Per tutto il tempo che ho passato al ballo non ho potuto più ballare: ho saltato! La cena era già servita, non ho mangiato, ma ho divorato; per tutta la notte, invece di dormire calmo e tran-

quillo, ho dormito come un ghiro e ho russato come un orso! E (senza darmi troppe arie) scommetterei che anche per Vostra Grazia è stato lo stesso, in proporzione. Lei sorride? Arrossisce? Eh sì, sono felice! La mia felicità è completa. Ma, ahi!, chi mi batte sulla spalla? Chi guarda per vedere quello che sto scrivendo? Ahimè, ahimè, ahimè! Mia moglie! Ebbene, in nome di Dio, ora ce l’ho e

me la devo tenere! Che fare? Devo lodarla e immaginare che sia vero! Sono felice di non aver bisogno della Auernhammer per scrivere a Vostra Grazia, come il signor von Taifen o come si chiama (vorrei che non avesse nome), perché io avevo qualcosa da darle di persona. E oltre a questa avrei avuto anche un altro motivo per scrivere a Vostra Grazia, ma davvero non oso confessargliela. Ma perché no? Suvvia, courage! Vorrei chiedere a Vostra Grazia di... Mah! Diavolo? Sarebbe una cosa grossolana. A propos, Vostra Grazia non conosce la canzoncina: Una donna e la birra come fanno a stare insieme? La donna tiene in casa la birra

e me ne porta una pinta, ecco, così stanno insieme.

L’ho sistemata bene, vero? Ma ora senza burle. Se Vostra Grazia

volesse inviarmi stasera una pinta di birra, mi farebbe un gran piacere, perché mia moglie è... è... * e ha certe voglie, ma solo di birra preparata all’inglese! Sù, mia piccola donna! Vedo finalmente che a qualcosa servi. Mia moglie, che è un angelo di donna, ed io, che sono un marito birichino, baciamo 1000 volte le mani a Vostra Grazia e siamo eternamente i suoi fedeli vassalli Mozart magnus, corpore parvus et

Constantia omnium uxorum

pulcherrima et prudentiBima

Vienna 2 ottobre 1782 Il mio complimento, la prego, alla Auernhammer.

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130. AL PADRE

Vienne ce 13 de 9.!"° [1782] Mon trés cher Pére!

Ci troviamo in un certo imbarazzo. Non le ho più potuto scrivere l’ultimo sabato, perché credevamo che il lunedì saremmo certamente partiti, ma domenica c’è stato un tempaccio così orribile che in città si poteva andare solo in carrozza. Volevo partire lunedì dopo pranzo, ma alla posta mi hanno detto che non solo ci avremmo impiegato 4 o 5 ore per giungere alla prima stazione, ma che non si poteva nemmeno continuare né tornar indietro. La carrozza di posta con otto cavalli non è arrivata nemmeno alla prima stazione ed è dovuta ritornare. Allora volevo paîtire l'indomani, ma mia moglie oggi ha un forte mal di testa e sebbene voglia partire di tutta forza, non mi fido ad andar via con questo tempo. Aspetto quindi una sua lettera (e intanto spero che il tempo migliori) e poi partiremo subito, perché il piacere d’abbracciar lei, mio carissimo papà, è per me più importante di tutto. Gli alunni possono aspettarmi anche per 3 o 4 settimane. Ora che la contessa Zichy e di Rombeck è tornata dalla campagna, mi ha fatto cercare. Ma non credo che nel frattempo trovi un altro maestro. Dato che non ho potuto esser così felice di farle a voce i miei auguri per il suo òngmastico, glieli faccio per iscritto insieme a mia moglie e il o la futura nipote o nipotina. Le auguriamo una vita lunga e piacevole, salute, soddisfazione e tutto quel che lei stesso desidera. Le baciamo 1000 volte le mani e abbracciamo la nostra cara sorella di cuore e siamo eternamente i suoi

figli obbedientissimi W. et C. Mozart

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dada AL PADRE

Vienne ce 28 de decembre 1782 Mon trés cher Pére!

Devo scriverle in gran fretta perché son già le cinque e mezza e per le 6 aspetto alcuni musicisti che ho invitato per fare una piccola serenata. In ogni caso sono sempre così occupato che a volte non so più dove ho la testa. Tutta la mattinata fino alle 2 scorre via con le lezioni, poi mangiamo; dopo pranzo devo concedere al mio povero stomaco un’oretta per digerire; poi posso far affidamento solo sulla sera per poter scrivere qualcosa, ma neanche questo è sicuro, perché a volte sono invitato a qualche concerto. Mancano ancora 2

concerti,alla serie per sottoscrizione!. Questi concerti sono veramente una via di mezzo tra il troppo arduo e il troppo semplice: sono molto brillanti, gradevoli all’orecchio e naturali senza cadere nella futilità. In certi punti soltanto gli intenditori possono ricavarne diletto, ma faccio in modo che anche i non intenditori restino

contenti, pur senza sapere il perché. Vendo i biglietti per 6 ducati, in contanti. Adesso sto terminando anche la riduzione per piano della mia opera”, che dovrà essere poi stampata e contemporaneamente sto lavorando a una cosa molto difficile: un canto bardico di Denis su Gibilterra? È un segreto, però, perché la dama ungherese desidera fare questo omaggio a Denis. L’ode è maestosa, bella, tutto quel che vuole, ma troppo farraginosa per le mie delicate orecchie. Ma che vuol farci! Ormai non c’è più nessuno che nelle cose conosca e apprezzi l’equilibrio. Se si vuol essere applauditi bisogna scrivere cose così facili che possa canticchiare un vetturino, oppure così incomprensibili che piacciono proprio perché nessuna persona ragionevole può capirle. Ma non è di questo che volevo parlare con lei; vorrei scrivere un libro, una piccola critica musicale con esempi, ma, N.B. — non con il mio nome*. Troverà qui alcune righe della baronessa Waldstàtten; anche lei teme che una sua seconda lettera possa essersi smarrita per strada; la sua ultima, infatti, non

deve esserle pervenuta, visto che non ne ha fatto cenno. Io l’avevo interrogata al riguardo nella lettera che è andata perduta. Ora adieu. La prossima volta di più. La mia mogliettina ed io le baciamo 1000

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volte le mani, abbracciamo di tutto cuore la nostra cara sorella e siamo eternamente i suoi

devotissimi figli W. et C. Mzt

152 AL PADRE 2

Vienne ce 22 de Janvier 1783 Mon trés cher Pére!

Non si preoccupi che i 3 concerti! siano troppo costosi. Credo bene di meritare un ducato per ognuno di essi e poi vorrei ben vedere se qualcuno riuscisse a copiarli per un ducato. Del resto non possono essere ricopiati poiché non li metterò in vendita se non avrò un certo numero di sottoscrittori. È la terza volta che vengono annunciati nel Wiener Diarium?. I biglietti, per la sottoscrizione, sono disponibili a casa mia dal 20 di questo mese, per 4 ducati, e i concerti potranno essere ritirati a casa mia nel mese di aprile restituendo il biglietto. Le cadenze e le introduzioni? le invierò con la prossima posta alla mia cara sorella. Non ho ancora cambiato le introduzione nel rondeau* perché ogni volta che Suono questo concerto seguo sempre l’ispirazione del momento. La prego di inviarmi al più presto le sinfonie? che le ho chiesto, perché ne ho veramente bisogno. Ora un’altra preghiera, perché mia moglie non mi dà tregua. Sicuramente saprà che ora è carnevale e che qui si balla tanto quanto a Salisburgo e a Monaco. Io vorrei, ma senza che lo sappia nessuno, mascherarmi da Arlecchino, perché qui al ballo ce ne sono tanti, ma sono soltanto degli asini; vorrei così pregarla di inviarrni il suo costume da Arlecchino. Solo che dovrebbe farlo al più presto, perché finché non arriva non andremo al ballo, anche se c’è già un gran movimento. Noi preferiamo i balli privati. Ho dato un ballo nel mio appartamento la settimana scorsa; naturalmente i cavalieri hanno pagato ciascuno 2 fiorini. Abbiamo iniziato alle 6 di sera e

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abbiamo finito alle 7. Come, solo un’ora? No, no, le 7 di mattina.

Lei non potrà però immaginare come abbia trovato lo spazio. Eh. Mi vien ora in mente d’essermi sempre dimenticato di scriverle che da un mese e mezzo ho un altro alloggio, ma sempre sulla Hohenbriicke, a poche case di distanza. Abitiamo dunque nella piccola casa Herberstein, n. 412, al terzo piano, presso il signor von Wetzlar, un ricco ebreo. Qui ho dunque una stanza ampia 1000 passi e larga uno, una camera da letto, un’anticamera e una bella e gran-

de cucina. Vicino a noi ci sono poi altre due grandi, belle stanze che sono ancora vuote. Ho adoperato proprio queste per il ballo. C'erano anche il barone Wetzlar e signora, la baronessa Waldstàtten, il signor von Edlenbach, Gilowsky il fanfarone®, il giovane Stephanie et uxor, Adamberger e signora, il Lange e la Lange, ecc. ecc. Tutti non posso nominarglieli. Ora devo terminare, dovendo scrivere a proposito dei miei concerti un’altra lettera alla signora Wendling a Mannheim. La prego di sollecitare per i libretti il Gatti, questo compositore d’opere $empre disponibile. Vorrei già averli ricevuti. Ora adieu. Le baciamo 1000 volte le mani, abbracciamo di tutto cuore la nostra

cara sorella e siamo eternamente i suoi devotissimi figli W. et C. Mozart

133: AL PADRE

Vienne ce 5 de fevrier 1783 Mon trés cher Pére!

Ho ricevuto regolarmente la sua ultima lettera e spero che anche lei abbia nel frattempo ricevuto la mia con la richiesta del costume da Arlecchino!. Gliela rinnovo ancora una volta, aggiungendo che dovrebbe avere la bontà d’inviarmelo al più presto. Per quanto riguarda le sinfonie”, soprattutto l’ultima, la prego d’inviarmele quanto prima, perché il mio concerto avrà luogo già la terza domenica di quaresima, cioè il 23 marzo, e devo farne ancora diverse copie.

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La prego di rinviarmela semplicemente in partitura se Live è già stata ricopiata come io stesso gliela inviai, ma con i minuetti?.

Ceccarelli non è dunque più a Salisburgo? O non gli hanno dato nessuna parte nella Cantata di Gatti*? Lei non lo include neppure tra i contendenti e i litiganti! Ieri la mia opera? è stata rappresentata per la diciassettesima volta, con il successo abituale e con teatro pieno. Venerdì prossimo, cioè dopodomani, verrà rappresentata una nuova opera”. La musica, un pasticcio, è d’un giovane di qui, allievo di Wagenseil, che si chiama Gallus cantans, in arbore sedens,

gigirigi faciens. Avrà molto successo, con ogni probabilità, ma certo ne riscuoterà più della precedente, una vecchia opera di Gassmann, La notte critica, in tedesco Die unruhige Nachî?, che ha resistito per tre rappresentazioni. E prima di questa è stata rappresentata l’esecrabile opera di Umlauf® di cui le ho riferito, che non è riuscita ad arrivare neanche alla terza rappresentazione. È come se avessero voluto uccidere quest’opera tedesca, che è comunque destinata a morire dopo la Pasqua, prima del tempo, e son proprio tedeschi quelli che lo fanno! Mah! Nella mia ultima lettera l’ho pregata di insistere con forza con Gatti per i libretti d’opera italiani e lo ripeto ancora. Ora però devo dirle cosa ne penso. Non credo che l’opera italiana possa resistere per molto e per quanto mi riguarda preferisco senz'altro l’opera tedesca. La preferisco anche se mi costa più fatica. Ogni nazione deve avere la sua opera: perché noi tedeschi non dovremmo averla? La lingua tedesca non è forse altrettanto buona per il canto quanto il francese e l’inglese? Non è più cantabile del russo? Ebbene, ora sto scrivendo la commedia di Goldoni // servitore di Due Padroni, e il primo atto è già tradotto. Il traduttore è il barone Binder. È però un segreto che manterrò sin quando non avrò terminato. Cosa ne pensa? Non crede che riuscirò a fare un buon lavoro? Ma ora devo terminare. Cè, qui da me, Fischer, il basso. Mi ha pregato di scrivere a Le Gros, a Parigi, per raccomandarlo, dato che giungerà lì già per la quaresima. Qui commettono una follia a privarsi d’un uomo che non potrà mai essere sostituito. Mia moglie ed io le baciamo 1000 volte le mani, abbracciamo di cuore la nostra sorella e siamo

eternamente i suoi devotissimi figli W. et C. Mozart

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AL PADRE

Vienne ce 12 de Mars 1783 Mon trés cher Pére!

Spero che non si sarà preoccupato, bensì avrà compreso la ragione del mio silenzio, in quanto non sapendo quanto tempo lei si sarebbe fermato a Monaco, non sapevo dove scriverle e per questo le scrivo solo ora, perché immagino con sicurezza che riceverà questa lettera a Salisburgo. Ieri mia cognata Lange ha tenuto il suo concerto a teatro e anch’io ho suonato un concerto. Il teatro era molto pieno e io sono stato accolto dal pubblico in tal modo da averne davvero,un gran piacere. Ero già uscito e si sentivano ancora gli applausi tanto che ho dovuto ripetere il Rondeau. Fra un torrente d’applausi. È un buon annuncio per il mio concerto che terrò domenica prossima, il 23 marzo. Ho eseguito anche la mia sinfonia del Concert spirituel. Mia cognata ha cantato l’aria «Non sò d’onde viene». Gluck aveva il suo palco vicino a quello dei Lange, dov’era anche mia moglie. Non finiva più di lodare la sinfonia e l’aria e ci ha invitato tutti e quattro per la domenica successiva a tavola. Che l’opera tedesca debba ancora continuare è possibile, ma non so nulla di certo. Il certo è che Fischer fra 8 giorni va a Parigi. La prego di inviare presto, molto presto il concerto per oboe di Ramm: con quest’occasione potrebbe mandarmi anche qualcos’altro, per esempio: la mia messa in partitura; i miei 2 vespri in partitura; tutto questo mi serve per farlo ascoltare al barone van Swieten. Lui canta come soprano, io come alto (e suono allo stesso tempo), Starzer come tenore, il giovane Teyber d’Italia come basso. E anche il Tres sunt di Haydn, fino a quando non mi può inviare qualcos’altro di suo. Mi piacerebbe moltissimo far ascoltare il Lauda Sion. Il Tres sunt dev’esser scritto lì in partitura di mia mano. La fuga nel te Domine speravi ha ricevuto l’applauso di tutti e così anche /’Ave Maria e le Tenebrae, etc. La prego, rallegri subito con qualcosa di nuovo il nostro esercito musicale delle domeniche. Il lunedì di carnevale

abbiamo rappresentato al Redoute la masquerade della nostra compagnia. C'era una pantomima che è durata precisamente mezz'ora.

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Mia cognata era Colombina, io Arlecchino, mio cognato Piero, un vecchio maestro di ballo (Merk) il Pantalone, un pittore (Grassi) il Dottore.

La pantomima e la musica erano tutte e due mie. Il maestro di ballo Merk ha avuto la bontà di istruirci e le dico che abbiamo suonato molto bene. Le invio l'annuncio che una maschera, vestita da Colonna di annunci, ha distribuito tra le altre maschere alcuni versi, che, nonostante si tratti solo di versacci, sarebbero potuti esser

migliori; non sono prodotto mio, ma li ha scarabocchiati l’attore Miiller. E ora devo terminare, perché devo andare a un concerto in casa del conte di Esterh4zy. Nel frattempo stia bene e la prego di non dimenticare la musica. Mia moglie ed io le baciamo 1000 volte le mani e abbracciamo la nostra cara sorella di tutto cuore e sono eternamente il suo figlio devotissimo W. A. et C. Mozart

AL PADRE

Vienne ce 29 de Mars 1783 Mon Trés cher Peré! ®

Credo che non ci sarà bisogno di scriverle molto riguardo al risultato del mio concerto, l’avrà forse già sentito. Basta dire che il teatro non sarebbe potuto esser più pieno e che tutti i palchi erano occupati. Il più gran piacere per me è stato che c’era anche Sua Maestà l’imperatore! e com'era contento e che applausi m’ha fatto! È sua abitudine inviare denaro alla cassa prima di venire a teatro, altrimenti avrei dovuto, con tutto diritto, sperare di più, tanto la sua

soddisfazione era senza limiti. Ha mandato 25 ducati. I brani erano i seguenti: 1) la nuova sinfonia di Haffner?; 2) la signora Lange ha cantato l’aria a quattro strumenti dalla mia opera di Monaco «Se il padre perdei?»; 3) io ho suonato il terzo dei miei concerti per sottoscrizione; 4) Adamberger ha cantato la scena di Baumgarten4; 5) la piccola sinfonia concertante della mia ultima musica finale; 6) ho

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suonato il concerto favorito in re di cui vi ho, mandato il Rondeau in variazione; 7) la signorina Teyber ha cantato la scena della mia opera di Milano «Parto m’affretto®»; 8) ho suonato da solo una piccola fuga (perché c’era l’imperatore) e ho variato un’aria da un’opera detta // filosofo°. Ho dovuto suonare ancora e allora ho variato l’aria «Unser dummer Pòbel meint», ecc., dal Pellegrino della Mecca”; 9) la Lange ha cantato il mio nuovo Rondeau; 10) l’ultima parte della prima sinfonia. Domani la signorina Teyber darà un concerto dove suonerò anch’io. Il prossimo giovedì andranno a Salisburgo il signor Daubrawaick e Gilowsky, che porteranno l’opera di Monaco, i 2 esemplari delle mie sonate, insieme ad alcune variazioni per mia sorella e quel che devo copiare dell’opera. Ho ricevuto puntualmente il pacchetto con la musica, di cui la ringrazio. La prego di non dimenticare il Lauda sion8; e quel che ci piacerebbe avere è evidentemente alcuni dei suoi migliori pezzi da chiesa, carissimo padre, perché ci piace occuparci di tutti i maestri possibile, degli antichi ebme dei moderni. La prego pure che c’invii al più presto qualcosa di suo. E ora devo chiudere. Mia moglie e io le baciamo 1000 volte le mani e abbracciamo di cuore la nostra cara sorella e siamo eternamente i suoi figli devotissimi W. A. Mozart

136. AL PADRE

[Vienna, 7 maggio 1783] Mon trés cher Pére!

Ecco un’altra letterina! Dato che oggi devo andare a un concerto, volevo rinviare la lettera al prossimo sabato, ma dovendole scrivere una cosa molto importante per me, devo trovare il tempo di scrivere almeno questo. Non ho ancora ricevuto la musica che lei sa. Non so come stiano le cose. Qui ora c’è di nuovo di scena l’opera buffa italiana e ha molto successo. Il buffo è particolarmente bravo.

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Si chiama Benucci. Avrò visto 100 libretti e forse di più, ma non ne ho trovato quasi nessuno che mi soddisfacesse. Per lo meno bisognerebbe apportare modifiche in vari punti. E se un poeta fosse disposto a lavorarvi, sarebbe più semplice che ne scrivesse uno del tutto nuovo. E avere un libretto nuovo è sempre meglio. Qui, come poeta, c’è un certo abate Da Ponte. In questo periodo è terribilmente occupato con le correzioni in teatro e deve scrivere per obligo un libretto completamente nuovo per Salieri che non sarà pronto prima di 2 mesi. Ha promesso che me ne scriverà uno nuovo; ma chissà se potrà — o vorrà! — mantenere la parola. Lo sa bene, lei, gli italiani quanto siano molto amabili. Ma li conpsciamo. Se ha già concluso con Salieri, non avrò mai un libretto finché campo. Io, invece, ho un gran desiderio di esprimermi anche con un’opera italiana. Perciò avrei pensato che Varesco?, se non è ancora arrabbiato per l’opera di Monaco, potrebbe scrivermi un libretto nuovo con 7 personaggi. Basta, lei saprà meglio di chiunque altro se la cosa è possibile. Lui intanto potrebbe stendere le sue idee e poi potremmo svilupparle insieme a Salisburgo. La cosa più importante però è che l’insieme risulti davvero comico e, se fosse poi possibile, sarebbe opportuno includere 2 buone parti femminili dello stesso livello. Una seria, l’altra mezzo carattere. Le due parti, però, dovrebbero

avere lo stesso valore. La terza donna può essere anche completamente buffa, come tutti gli uomini, se è opportuno. Se pensa che con Varesco si possa fare qualcosa, la prego di dirgli presto qualcosa. Non deve però dir niente del fatto che a luglio verrò io stesso, altrimenti non lavora. Sarei infatti molto felice se potessi ricevere qualcosa mentre sono ancora qui ,a Vienna. Certamente, potrebbe prender 400 o 500 fiorini. Qui, infatti, è consuetudine che il poeta riceva sempre il terzo incasso. ” Ora devo terminare, non avendo ancora finito di vestirmi. Nel

frattempo stia bene. Mia moglie ed io le baciamo 1000 volte le mani, abbracciamo di tutto cuore la nostra cara sorella e siamo eter-

namente i suoi :

Vienna 7 maggio 1783.

devotissimi figli W. A. Mozart

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Vienne ce 18 de Juin 1783 Mon trés cher Pére! Le faccio le mie congratulazioni, è diventato nonno! Ieri matti-

na, il 17, alle sei e mezza, la mia cara moglie ha felicemente partorito un maschietto forte, robusto e grassottello!. Le doglie sono iniziate all’una e mezza di notte e così da quel momento non c’è stato più né sonno né riposo per entrambi. Alle 4 ho fatto chiamare mia suocera e poi la levatrice. Alle 6 è stata posta sulla sedia e alle sei e mezza era tutto finito. Mia suocera sta ora rimediando con tutta la bontà ppssibile al male che ha fatto a sua figlia prima che si sposasse: tutto il giorno è vicino a lei. La mia cara moglie, che le bacia le mani e abbraccia di cuore la mia cara sorella, sta molto bene, per quanto glielo possano permettere le circostanze. Le sue condizioni sono buone e spero che grazie a Dio possa superare felicemente anche il puerperio. Temo la febbre del latte! Perché ha un seno considerevole. Il bambino, contro la mia volontà, e comunque per mio volere, ha ora una balia. Ero fermamente del parere che mia moglie, fosse o no in grado di farlo, non avrebbe mai dovuto allattare suo figlio. Mio figlio, però, non avrebbe mai dovuto nutrirsi con il latte di un’altra; volevo allevarlo con l’acqua, come siamo stati allevati mia sorella ed io. La levatrice, però, mia suocera e la maggior parte delle persone di qui mi hanno supplicato di non farlo, perché la maggior parte dei bambini svezzati con l’acqua muoiono, dato che qui non son pratici. Così ho dovuto cedere, perché non voglio avere nulla da rimproverarmi. E ora al padrino! Senta cosa mi è accaduto. Ho fatto immediatamente avvertire del felice parto di mia moglie il barone Wetzlar, com’era opportuno fare con un sincero e buon amico. È venuto subito personalmente e si è offerto come padrino. Non potevo dirgli di no e ho pensato fra me e me che avrei pur sempre potuto chiamarlo Leopold. E mentre facevo questa riflessione, ha esclamato

pieno di gioia: «Ah, ora abbiamo un piccolo Raymund» e ha baciato il bambino. Che si poteva fare? Ho fatto così battezzare il bam-

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bino Raymund Leopold. Le confesso, sinceramente, che se lei in una sua lettera non m’avesse espresso la sua opinione in proposito, mi sarei trovato in grande imbarazzo e non potrei assicurare che non gli avrei magari opposto un netto rifiuto. Dalla sua lettera, però, mi rendo ben conto che lei non sarà mai scontento della mia condotta! E poi si chiama anche Leopold. Ora devo terminare. Insieme alla mia puerpera le bacio 1000 volte le mani, abbracciamo 1000 volte la nostra cara sorella e siamo

eternamente i suoi ' devotissimi figli W. A. C. Mozart

138. AL PADRE

Vienne ce 21 de Juin 1783 Mon trés cher Pére!

Questa volta devo essere molto breve e devo scrivere solo l’essenziale, perché ho veramente troppo da fare. Si sta rappresentando infatti una nuova opera italiana!, in cui, per la prima volta, sono in scena 2 tedeschi, la Lange, rftia cognata, e Adamberger, ed io devo scrivere 2 arie? per la Lange e un Rondeau per Adamberger?. Spero che abbia ricevuto la mia ultima lettera piena di gioia”. Grazie a Dio, mia moglie, ha superato bene i 2 giorni critici, cioè ieri e l’altro ieri, e ora, per quanto lo permetta la situazione, sta benissimo. Speriamo dunque che tutto proceda bene. Anche il bambino è vivace e sano e ha da fare, cioè bere, dormire, strillare,

patio ecci Bacia le mani al nonno e alla zia. E ora a Varesco. Il piano dell’opera mi piace5. È ora opportuno che parli immediatamente con il conte Rosenberg, per assicurare al poeta la sua remunerazione. Il fatto però che il signor Varesco sia scettico riguardo al successo dell’opera mi sembra molto offensivo nei miei confronti. Posso garan-

tirgli che il suo libretto sicuramente non piacerà se la musica non

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sarà buona. La musica è la cosa essenziale in ogni opera e se desidera che il libretto piaccia, così da poter sperare in una ricompensa, dovrà modificare e rifare tutto quel che vorrò, quando vorrò, e non fare di testa sua, poiché non ha la minima esperienza né la minima dimestichezza con il teatro. Gli faccia poi rilevare che dopo tutto non importa molto se vorrà o meno scrivere l’opera. Conosco il piano, ora, e quindi chiunque può scrivermela bene quanto lui. Inoltre sono in attesa, per oggi, di 4 dei migliori e più recenti libretti italiani, tra cui ce ne sarà pure uno buono. C’è tempo quindi. Ora devo terminare. La mia puerpera ed io baciamo 1000 volte le mani al nostro carissimo padre, abbracciamo di cuore la nostra cara sorella e siamo eternamente i suoi devotissimi figli W. A. et C. Mozart

139. AL PADRE

Vienna, 24 aprile 1784. Abbiamo qui la famosa Strinasacchi di Mantova, violinista molto buona. Ha molto gusto e sentimento. Sto appunto componendo una sonata! che suoneremo insieme giovedì a teatro durante il suo concerto. Poi sono usciti dei quartetti d’un certo Pleyel, un alunno di Joseph Haydn. Se non li conosce ancora cerchi di averli, ne vale la pena. Sono scritti molto bene e sono molto piacevoli. Vi riconoscerà subito anche il maestro. Bene e fortuna per la musica se Pleyel è in grado, quando sarà tempo, di rimpiazzare il nostro

Haydn?!

268

WOLFGANG AMADEUS

MOZART

140. AL PADRE

Vienne ce 15 May 1784 Mon trés cher Pére!

Oggi mi è giunta con la carrozza della posta la sinfonia che ho composto a Linz! per il conte di Thun, insieme con 4 concerti. Riguardo alla sinfonia non sono meticoloso, ma la prego di far copiare i 4 concerti (in casa), perché bisogna avere poca fiducia nei copisti di Salisburgo come in quelli di Vienna. So con certezza che Hostetter si è fatto copiare la musica di Haydn?; io ho realmente le sue 3 sinfonie più recenti. Ora questi concerti nuovi in si e in re non li ha nessuno tranne me, quelli in mi bemolle e in sol nient’altri che io e la signorina von Ployer (per là quale furono composti) e non possono giungere ad altre mani se non per inganno. Io li farò così copiare in casa mia e in mia presenza. A Menzl, dopo aver riflettutto, non ho voluto rivelargli la musica. Tuttavia, ho creduto e credo tutt'ora che si può far poco uso di questi, dato che tranne il concerto in mi bemolle, che può esser arrangiato à quattro senza strumenti a fiato, per i 3 restanti non si può fare a meno degli strumenti a fiato, e raramente presentano la stessa musica. Non so comunque quel che lei ha pensato e non ha voluto scrivermi; e per evitare qualsiasi cosa spiacevole, le invio con la presente tutto quel che ho scritto di nuovo. Non so cosa scrivèrle di nuovo, tranne che l’imperatore3 vorrebbe andar oggi a Pest, ma non ha potuto farlo per una risipola a un occhio. Grazie a Dio stiamo entrambi bene e desideriamo che a casa sua lo siate anche voi. Baciamo 1000 volte le mani e abbracciamo la nostra cara sorella di cuore e siamo eternamente i suoi

figli obbedientissimi W. & C. Mozart

per favore invii saluti al signor Menzl: lui conosce i 4 concerti molto bene.

EPISTOLARIO

269

141.



AD ANTON KLEIN

[Vienna, 21 maggio 1785] Pregiatissimo signor consigliere segreto! Ho gravemente mancato, devo riconoscerlo, nel non comunicarle subito d’aver puntualmente ricevuto la sua lettera e il pacquets accluso!. Non ho però nel frattempo ricevuto da lei le altre 2 lettere; già alla prima avrei subito sottratto al sonno il tempo per risponderle, come faccio adesso. Ho ricevuto insieme le sue 2 lettere, l’ultimo

giorno di posta. Ho già riconosciuto io stesso il mio torto per non averle risposto subito, ma riguardo all’opera le avrei potuto scrivere comunque poco, allora come adesso. Caro signor consigliere segreto! Sono'tosì occupato con il lavoro che non riesco a trovar quasi più neanche un minuto per me. Un uomo di tale grande perspicacia e di tale grande esperienza come lei, sa meglio di me che una cosa del genere deve essere letta con tutta l’attenzione e tutta la ponderazione possibile e non una sola volta, ma più volte. Fino ad oggi non ho ancora potuto leggerla una sola volta senza essere interrotto. Tutto quel che al momento posso dire è che non vorrei mi fosse tolto questo lavoro; la prego dunque di volermelo lasciare ancora per un po”. Nell’eventualità che volessi musicarlo, vorrei prima sapere se è realmente destinato ad essere rappresentato da qualche parte, perché un’opera simile, sia per la poesia che per la musica, non meriterebbe di essere composta inutilmente. Spero che lei mi dia dei chiarimenti su questo punto. Non posso darle notizie sul futuro teatro dell’opera tedesco, perché (a parte la realizzazzione del teatro della Kartnertor, destinato a tale scopo) tutto è ancora avvolto dal massimo silenzio. Dovrebbe essere inaugurato ai primi di ottobre. Io, da parte mia, non prevedo per esso una gran fortuna?. Se consideriamo i preparativi già fatti, si sta facendo di tutto per mandare completamente in rovina l’opera tedesca, il cui declino era forse solo momentaneo, piuttosto che aiutarla a risollevarsi e sostenerla. Solo a mia cognata, la Lange, è permesso di cantare il «singspiel» tedesco. La Cavalieri, Adamberger, la Teyber, tutti tedeschi di cui la Germania può essere orgogliosa, devono restare al teatro italiano e lottare contro i propri compatrioti. I cantanti e le cantanti tedesche, in questo

270

WOLFGANG AMADEUS MOZART

momento, ci vuol poco a contarli! E anche se ce ne fossero veramente di altrettanto buoni, ma ne dubito molto, la direzione del tea-

tro di qui mi pare troppo avara e troppo poco patriottica per far venire gente di fuori, pagandola un patrimonio, quando sul posto ha cantanti migliori o quanto meno altrettanto validi e che non le costano nulla. Riguardo alla quantità, infatti, la compagnia italiana non ha bisogno di nessuno, può far tutto da sola. Per l’opera tedesca si pensa ora di rimediare con acteurs e attrici che cantino solo per necessità. Per grandissima sventura sono stati mantenuti al loro posto sia il directeur del teatro che quello dell’orchestra, i quali per la loro ignoranza e per la loro inoperosità hanno contributo: in modo determinante alla rovina della loro propria impresa. Se ci fosse però un solo patriota che avesse voce al riguardo, la situazione sarebbe diversa! Allora forse il teatro nazionale, i cui germogli sono così belli, inizierebbe davvero a fiorire e sarebbe veramente un marchio d’infamia incancellabile per la Germania, se noi tedeschi iniziassimo una buona volta sul serio a pensare in tedesco, ad agire in tedesco, a par-

lare in tedesco e persino a cantare în tedesco!!! Non ci resti male, mio carissimo consigliere segreto, se nel mio zelo sono forse andato troppo oltre! Certo di parlare con un uomo tedesco, mi sono espresso liberamente, cosa che purtroppo in questo periodo si può fare così di rado che dopo uno sfogo simile uno potrebbe coraggiosamente prendersi una sbornia senza correre il rischio di rovinarsi la salute. Resto con la più alta stima pregiatissimo consigliere segreto Vienna, 21 maggio 1785. il suo devotissimo servitore 3 W. A. Mozart

142. A JOSEPH HAYDN

[Vienna, 1° settembre 1785] Al mio caro Amico Haydn

Un Padre, avendo risolto di mandare i suoi figlj nel gran Mondo,

stimò doverli affidare alla protezione,

e condotta d’un

EPISTOLARIO

271

Uomo molto celebre in allora, il quale per ‘buona sorte, era di più il suo migliore Amico. Eccoti dunque del pari, Uom celebre, ed Amico mio carifimo i sei miei figlj!. Efi sono, è vero il frutto di una lunga, e laboriosa fatica, pur la speranza fattami da più Amici di vederla almeno in parte compensata, m’incorraggisce, e mi lusinga, che questi parti siano per efermi un giorno di qualche consolazione. Tu steBo Amico cariBimo, nell’ultimo tuo Soggiorno in questa Capitale, me ne dimostrasti la tua soddisfazione. Questo tuo suffragio mi anima sopra tutto, perchè Jo te li raccommandi, e mi fa sperare, che non ti sembreranno del tutto indegni del tuo favore. Piacciati dunque accoglierli benignamente; ed efer loro Padre, Guida, ed Amico! Da questo momento, Jo ti cedo i miei diritti sopra di efi: ti supplico però di guardare con indulgenza i difetti, che l’occhio parziale di Padre mi può aver celati, e di continuar loro malgrado, la generosa tua Amicizia a chi tanto l’apprezza, mentre sono di tutto Cuore. Amico Garifimo il tuo Sincerifimo Amico W. A. Mozart Vienna il p."° Settembre 1785.

143. A FRANZ ANTON HOFFMEISTER

[Vienna, 20 novembre 1785] Carissimo Hoffmeister!

Mi rifugio in lei e la prego intanto d’aiutarmi con un po’ di denaro, dato che in questo momento ne ho molto bisogno. Poi la prego di fare il possibile per procurarmi quanto sa al più presto. Mi perdoni se la infastidisco sempre, ma dato che mi conosce e sa quanto m’importi che le cose vadano bene, sono veramente convinto che lei non prenderà a male la mia insistenza, anzi avrà piacere d’aiutare me come io aiuterò lei.

20 de Nov. 1785.

Mzt

WOLFGANG AMADEUS MOZART

DR:

144. A SEBASTIAN WINTER

[Vienna, 8 Agosto 1786].

Carissimo amico! Compagno della mia giovinezza! Ho ricevuto la sua lettera con straordinario piacere e solo occupazioni che non potevo rimandare mi hanno impèdito di risponderle prima. Mi piace molto che lei si sia rivolto personalmente a me. Già da molto tempo avrei mandato al suo degnissimo principe (a cui la prego di presentare i miei ossequi e di ringraziarlo in mio nome per il dono che mi ha inviato) qualcosa della mia modesta opera se avessi saputo se e che cosa mio padre avesse forse già mandato. Di conseguenza metto qui sotto una lista delle mie nuove composizioni tra cui Sua Altezza può scegliere iin modo ch’io possa servirla. Se a S. A. piace, potrò sempre presentarle in avvenire tutti i miei lavori. Oltre a ciò mi permetto di fare al suo principe una piccola proposta musicale e la prego, lei, amico mio, di riferirla al principe. Dato che Sua Altezza dispone di un’orchestra sua, potrebbe avere anche dei pezzi composti da me solo per la sua corte, ciò che, a mio parere, sarebbe molto piacevole. Se S. A. volesse concedermi la grazia di ordinarmi un certo numero di sinfonie, quartetti, concerti per diversi strumenti o altri pezzi a suo piacere, con un compenso annuo fisso, S. A. sarebbe servito presto e bene, ed io, trattandosi

d’un lavoro sicuro, lavorerei con più tranquillità. Spero che Sua Grazia non accoglierà senza benevolenza la mia proposta anche se non le convenisse, perché da parte mia essa è suggerita solo dal vero desiderio e dallo zelo di servirlo, ciò che sarebbe possibile solo quando si è aiutati almeno in parte, rinunciando così a lavori di minore importanza. Nell’attesa d’una sollecita risposta e degli ordini del suo stimatissimo principe sono sempre

Vienna, 8 agosto 1786

il suo vero amico e servitore Wolfgang Amadè Mozart

di Wolfgango Amadeo Mozart

EPISTOLARIO

273 Sinfonia.

Concerti per Cembalo.

Sonata per Cembalo con Violino

Terzetto. Cembalo

,

Violino, e Violoncello.

Quartetto. Cembalo, Violino, Viola, e Violoncello.

WOLFGANG AMADEUS

274

MOZART

145.

A GOTTFRIED VON JACQUIN

Praga, 15 gennaio 1787 Carissimo amico!

Trovo finalmente un po’ di tempo per scriverle. Avevo intenzione di spedire al mio arrivo quattro lettere a Vienna, ma invano. Ho potuto scriverne solo una (a mia suocera) e anche questa solo in parte: l’hanno dovuta terminare mia moglie e Hofer. Non appena arrivati (giovedì 11, alle 12) abbiamo avuto da fare fin sopra i capelli, per poter essere pronti per il pranzo all’una. Il vecchio conte Thun dopo mangiato ci ha fatto omaggio di un concerto eseguito dalla sua gente!, cheè durato circa un’ora e mezza. Questo autentico diletto me lo posso godere ogni giorno. Alle 6 sono andato con il conte Canal al cosiddetto ballo di Bretfeld?,

dove di solito si riunisce il fior fiore delle bellezze praghesi. Questa sarebbe stata una cosa per lei, amico mio. Mi sembrava di vederla — correre, pensa? — no, inseguire con fatica tutte le belle ragazze e le belle donne. Io non ho né ballato né mangiato. La prima cosa perché ero stanco, la seconda per la mia stupidità innata. Ma ho osservato con grandissimo piacere tutta questa gente salticchiarmi intorno, piena di vera gioia, sulle note del mio Figaro$, trasformato in contraddanze è in allemande. Non si parla infatti d’altro se non di Figaro, non si suona, intona, canta e fischietta altro se non Figaro. Non si assiste ad altra opera se non a Figaro e

sempre Figaro. Certo, è un grande onore per me. E torniamo ora a come son volate via le mie giornate. Essendo tornato a casa tardi dal ballo ed essendo comunque stanco e assonnato per il viaggio, non ci sarebbe stato nulla di più naturale a questo mondo se avessi dormito ben a lungo, e così è stato. Di conseguenza anche l’intera mattinata del giorno successivo si è svolta sine linea*. Non si può mai perdere la musica di Sua signoria il conte, dopo pranzo, e dato che proprio in questo stesso giorno mi hanno portato in camera un ottimo pianoforte, può facilmente immaginare che alla sera non l’avrei lasciato inattivo, così, senza suonarlo; è ovvio che avremmo fatto tra noi un piccolo quartetto? in caritatis camera? (e

abbiamo anche il bel Bandel”) e che così facendo sarebbe andata

EPISTOLARIO

275

persa l’intera serata sine linea; e così è stato. Ed ora s’arrabbi pure per colpa mia con Morfeo. Questo Dio a Praga è molto favorevole ad entrambi. Non so quale sia il motivo; basta, abbiamo dormi-

to veramente come si deve. Ma già alle 11 eravamo da padre Unger per analizzare in ogni particolare l’imperial-regia biblioteca e il seminario ecclesiastico generale. E dopo, a forza di guardare, gli occhi ci erano quasi usciti dalle orbite, e ci è sembrato scuo-

tersi in noi un certo appetito e quindi ci è sembrato opportuno andare a pranzo dal conte Canal. La sera ci ha sorpreso più di quanto lei forse non immagini; basta, era l’ora di avviarci all’opera. Abbiamo sentito Le gare generose8. Sulla rappresentazione non sono in grado di dirle nulla di preciso, avendo chiacchierato molto, ma il motivo per cui, contro le mie abitudini, ho chiacchierato molto va forse ricercato nella rappresentazione stessa. Basta! Anche questa serata, a/ solito, è stata sprecata. Oggi, finalmente, sono stato così fortunato da trovare un po’ di tempo per informarmi sulla salute dei suoi cari genitori”e di tutta la casa Jacquin. Spero eni auguro di cuore che stiate tutti bene come stiamo bene noi due. Devo confessarle, con sincerità, che (pur avendo qui tutte le cortesie e tutti gli onori possibili e pur essendo Praga in verità un posto molto bello e gradevole) non vedo l’ora di tornare a Vienna; e pensi che l’oggetto principale di questa nostalgia è senza dubbio la sua casa. Quando penso che dopo il mio rientro potrò godere per poco tempo il piacere della sua cara compagnia e che poi per un tempo così lungo (e forse per sempre) dovrò rinunciare a questo piacere!9, solo allora mi rendo conto dell’amicizia e della stima che ho per la sua casa. E ora addio, amico carissimo, carissimo Hinkiti Honky. Ecco il suo nome, tanto per saperlo. Durante il nostro viaggio abbiamo inventato soprannomi: io Punkitititi.

Mia moglie Schabla

Pumfa.

Hofer Rozka Pumpa.

Stadler!!

Natschibinìtschibi. Joseph, il mio servitore, Sagadaratà. Goukerl,

il mio cane, Schamanutzky. La signora Qualenberger!?, Runzifunzi. La signorina Crux Ps. Ramlo, Schurimuri. Freystàdtler, Gaulimauli. A quest’ultimo, abbia la cortesia di dirgli lei il suo nome. E ora addio. Venerdì prossimo, il 19, ci sarà il mio concerto al teatro!3. Forse dovrò darne un secondo, e questo, purtroppo,

prolungherà il mio soggiorno in questa città. La prego di porgere i miei ossequi ai suoi genitori e di abbracciare 1000 volte per me il suo signor fratello!* (che comunque si potrebbe chiamare Blatteririzzi). Alla sua signorina sorella! (la Sig. Dinimininimi) bacio 100000 volte le mani, pregandola di studiare con cura sul

276

WOLFGANG AMADEUS MOZART

suo nuovo piano forte. Ma questa preghiera è inutile, dovendo ammettere che non ho mai avuto un’allieva così diligente e tanto zelante. E veramente mi fa molto piacere continuare a darle lezioni per quel poco che posso. Apropos, se vuole venire domani, alle

11!° sarò certamente a casa. Non sarebbe ora tempo di terminare? Non è vero? Da molto lo starà già pensando. Stia bene, carissimo! Continui ad onorarmi della sua preziosa amicizia. Mi scriva presto, ma presto sul serio. E se fosse troppo pigro per farlo, faccia venire Satmann e gli detti una lettera, anche se non nasce mai direttamente dal cuore, se non la si

scrive personalmente. Ecco, voglio vedere se lei:mi è tanto amico quanto lo sono e sempre lo sarò io per lei. Mozart

P.S. — Nella lettera che probabilmente mi scriverà, metta «al palazzo del conte Thun». Mia moglie invia i suoi saluti a tutta la casa Jacquin e così anche il signor Hofer.

N.B. — Mercoledì vedrò e sentirò qui il Figaro!”, se nel frattempo non sarò diventato cieco e sordo. Lo diventerò, forse, solo dopo l’opera.

*146. AL PADRE [Vienna, 4 aprile 1787] Mon tres cher Père!

Mi dispiace molto che, per la stupidità della Storace!, la mia lettera non sia giunta tra le sue mani, in cui, per altro, le esprimevo la speranza che avesse ricevuto l’ultima mia; ma dato che non ne fa alcun cenno (era la seconda lettera da Praga) non so cosa pensare. È possibilissimo che un domestico del conte Thun abbia pen-

EPISTOLARIO

1)

sato d’intascarsi il denaro della posta; ma io avrei preferito pagare il doppio, piuttosto di saper che le mie lettere sono cadute nelle mani sbagliate. Sono venuti qui Ramm e i 2 Fischer, il basso e l’oboista di Londra, questa quaresima. Quest’ultimo, se quando l’abbiamo conosciuto in Olanda? non suonava meglio di adesso, non merita la renomée di cui gode. Tuttavia, sia detto tra noi, a quell’epoca avevo un’età in cui non ero in grado di giudicare; ricordo solo che mi piaceva moltissimo, come a tutti. Si penserà che è del tutto naturale, essendosi il gusto modificato moltissimo: suonerà secondo una vecchia scuola. E invece no! Per dirla in una parola, suona come un pessimo dilettante. Il giovane André, che ha studiato con Fiala, suona mille volte meglio. E poi i suoi concerti! Da lui composti! Ogni ritornello dura un quarto d’ora, poi fa la sua apparizione l’eroe, solleva uno dopo l’altro i suoi piedi di piombo e bum!, li fa piombare a ritmo alterno a terra. Il suo timbro è del tutto nasale e i suoi legati un tremolo d’organo. Chi se lo sarebbe mai immaginato? Ma è la pura verità; una verità, però, che confesso soltartfo a lei. In questo momento ricevo una notizia che rappresenta per me un colpo durissimo, soprattutto perché dalla sua ultima lettera speravo che lei, grazie a Dio, stesse benissimo. Adesso invece, sento che è seriamente malato. Non c’è certo bisogno che le dica con quanta ansietà attendo da lei una notizia consolante. E vi spero come in una cosa sicura, anche se ormai sono abituato sempre al peggio in ogni situazione. Dato che la morte (ben riflettendo) è l’ultimo, vero fine della nostra vita, da qualche anno sono entrato in tanta familiarità con questa sincera e carissima amica dell’uomo, che la sua immagine non solo non ha per me più nulla di terribile, bensì mi appare persino molto tranquillizzante e consolante! E ringrazio il mio Dio di avermi dato la fortuna di avere l’opportunità (lei mi comprende)? di riconoscere in essa la chiave che apre la porta della nostra autentica felicità. Non mi addormento mai senza pensare che (per quanto giovane sia) l’indomani forse non ci sarò più. Ma nessuno, tra tutti coloro che mi conoscono, potrà dire che in compagnia io sia triste o di pessimo umore. E di questa fortuna ringrazio ogni giorno il mio creatore e l’auguro di tutto cuore ad ognuno dei miei simili. Nella lettera (di cui tanta cura ha avuto la Storace) le ho già espresso il mio pensiero su questo punto (in occasione della triste scomparsa del mio carissimo amico il conte von Hatzfeld). Aveva la mia stessa età, 31 anni. Non rimpiango lui, ma compiango vivamente me e tutti coloro che, come me, l’hanno ben conosciuto. Spero e mi auguro che, mentre

WOLFGANG AMADEUS

278

MOZART

scrivo queste cose, lei stia meglio, ma se, al contrario di ogni aspettativa, non dovesse esser così, la prego per...* di farmelo sapere e di scrivermi o di farmi scrivere la semplice verità, in modo ch’io possa riabbracciarla tanto presto quanto è umanamente possibile. La supplico, per tutto quel che ci.è sacro. Spero però di ricevere presto una sua lettera che mi conforti e con questa lieta speranza le bacio 1000 volte le mani insieme a mia moglie e a Carl? e sono eternamente il suo devotissimo figlio W.A. Mozart Vienna, 4 aprile 1787

147. ALLA SORELLA

[Vienna, 2 giugno 1787] Carissima sorella,

Puoi facilmente immaginare quanto sia stata dolorosa per me la

notizia dell’improvvisa morte del nostro carissimo padre!, dato che la perdita è stata uguale per entrambi. Non potendo per il momento lasciare Vienna? — cosa che farei solo per il piacere di abbracciarti, dato che per quello che ha lasciato il nostro povero padre non ne varrebbe quasi la pena — voglio dirti che sono pienamente d’accordo con te riguardo a un’asta pubblica. Attendo solo di avere prima l’inventario, per poter fare qualche scelta. Ma se, come scrive il signor von d’Yppold, c’è una dispositio paterna inter liberos*, dovrò necessariamente prima conoscerla per poter prendere altre decisioni; attendo dunque una copia accurata e dopo averne preso brevemente visione ti comunicherò subito la mia opinione. Ti prego di far consegnare al nostro sincero amico, il signor von d’Yppold, la lettera qui acclusa; poiché più volte si è già rivelato amico della nostra casa, spero mi farà questa gentilezza accettando di rappre-

EPISTOLARIO

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sentare la mia persona là dove sarà necessario. Addio, carissima sorella! Sono eternamente il tuo fedele fratello Vienna, 2 giugno 1787 W. A. Mozart P.S. — Mia moglie invia i suoi saluti a te e a tuo marito ed io insie-

me a lei.

:

148.

ODE A UN STORNELLO MORTO

[Vienna, 4 giugno 1787]

sà Qui riposa un caro piccolo matto Il mio stornello. Nel meglio della sua vita Ha incontrato Un giorno la morte. Il mio cuore sanguina Quando ci penso. Donagli, o lettore,

Anche tu una piccola lacrima. Non era cattivo,

Ma solo un po’ troppo allegro E di solito anche Un caro e delizioso monello,

E pur mai uno stupido. Certo che sta già in cielo, Per ringraziarmi Di questo saluto da amico, Ancora ignorando Che la morte l’ha rapito E senza pensiero Per colui che sa fare Così bene dei versi.

4 giugno 1787.

Mozart

WOLFGANG AMADEUS MOZART

280

149. ALLA SORELLA

Vienna, 16 giugno 1787 Carissima, amatissima sorella,

Che non sia stata tu a darmi l’annuncio della morte del nostro carissimo padre, così triste e così inattesa per me, non mi ha affatto sorpreso, dato che potevo facilmente intuirne ilmotivo. Dio lo abbia con sé! Sii certa, mia cara, che se desideri un buon fratello, che ti ami e ti protegga, lo troverai certamente in me in qualsiasi momento. Carissima, amatissima sorella mia! Se tu fossi ancora senza una

sistemazione non ci sarebbe bisogno di tutto questo. Come ho pensato e detto già mille volte, ti lascerei tutto con vero piacere. Ma dato che tu adesso non ne hai, per così dire, alcun bisogno, mentre

per me rappresenta un precisa necessità, ritengo mio dovere pensare a mia moglie e a mio figlio”.

150. A GOTTFRIED VON JACQUIN

Praga, 15 ottobre 1787 Carissimo amico!

Lei crederà forse che a quest’ora la mia opera! sia già stata rappresentata e invece si sbaglia, anche se di poco. Innanzitutto il personale teatrale di qui non è abile come quello di Vienna, tanto da imparare in così poco tempo un’opera simile. In secondo luogo, al mio arrivo, ho constatato che le disposizioni e i preparativi erano appena iniziati, tanto che sarebbe stato veramente impossibile rappresentarla il 14, ovvero ieri. Ieri dunque, con tutto il teatro illuminato, è stato rappresentato il mio Figaro, che io stesso ho diretto?. A tal riguardo devo raccontarle un episo-

EPISTOLARIO

281

dio gustoso. Alcune delle signore più in vista della città (appunto una di altissimo rango) si son degnate di trovare molto ridicolo, sgradevole e non so cos”altro ancora, che si volesse offrire alla principessa3 la rappresentazione del Figaro, la folle giornata* (come amavano definirla). Non riflettevano sul fatto che nessun’altra opera al mondo può dirsi adatta a un’occasione simile se non è stata composta appositamente per essa e che era veramente indifferente dare questa o quell’opera, purché fosse un’opera buona e sconosciuta alla principessa. E almeno quest’ultima caratteristica il Figaro l’aveva di sicuro. In breve, colei che ha tramato il complotto con la sua eloquenza ha spinto le cose tanto oltre che quel giorno il governo ha vietato all’impresario” di rappresentare quest'opera. La signora esultava! «Hò vinta», ha esclamato una sera dal palco. Non immaginava certo che un /ò avrebbe potuto trasformarsi in un sono! Il giorno dopo infatti, è venuto Le Noble con l’ordine di Sua Maestà® che se non si poteva rappresentare la nuova opera, si doveva dare Figaro! Se avesse potuto vedere, amico mio, con che bellissimo

palmo di naso è rimasta questa signora! Oh, avrebbe certamente provato un piacere uguale al mio! Ora Don Giovanni è fissato per il 24. 21 — Era fissato per il 24, ma la malattia d’una cantante ha dato luogo ad un nuovo rinvio. La compagnia è piccola e quindi l’Imprefario vive sempre nell’ansia e ha la massima cura possibile della sua gente, per non doversi trovare, a motivo di un’indisposizione inaspettata, nella più critica delle situazioni critiche, in quella cioè di non poter rappresentare alcun spettacolo! Se qui ogni cosa richiede il suo tempo dipende dal fatto che gli interpreti (per negligenza) non vogliono ripetere la parte nei giorni in cui si dà l’opera e l’Entrepreneur (timoroso e ansioso com’è) non vuole obbligarli a farlo. Ma che c’è? È mai possibile? Cosa vedono le mie orecchie, cosa sentono i miei occhi? Una lettera — posso strofinarmi gli occhi fino a farli quasi sanguinare — una lettera — che il diavolo mi porti via (Dio sia con noi) — ecco, una lettera sua. Se l’inverno non fosse alle porte sfonderei la stufa, veramente. Ma poiché adesso mi occorre spesso e ancora più dovrò utilizzarla in futuro, lei mi permetta ch'io moderi il mio stupore e che mi limiti a esprimerle in poche parole il mio meravigloso piacere nell’aver notizie da lei e dalla sua stimata casa. 25 — Con oggi son undici giorni che sto scribacchiando questa lettera. Non è dunque la buona volontà quel che mi manca. Quando trovo un po’ di tempo dipingo un’altra riga, ma non ho tanto tempo

282

WOLFGANG AMADEUS MOZART

per dedicarmici, dato che appartengo troppo agli altri e troppo poco a me stesso. Se questo è il genere di vita che preferisco, non c’è certo bisogno che glielo dica. Lunedì prossimo, il 29, verrà eseguita la prima rappresentazione dell’opera. Il giorno successivo avrà subito, a tal riguardo, la mia relazione. Quanto all’aria” (per motivi che le dirò personalmente) mi è assolutamente impossibile inviargliela. Mi fa molto piacere quando mi scrive della Katherl8, che cioè sta bene, sa farsi rispettare dai gatti, mentre è amichevole con i cani. Se il suo papà (a cui porgo i miei migliori saluti) desidera tenerla, fin d’ora sarà già come se non fosse mai stata mia. E ora stia bene. La prego di baciare le mani alla sua signora mamma, da parte mia, di porgere i miei migliori saluti alla sua signorina sorella e al suo signor fratello e di esser sicuro che sarò sempre il suo sincero amico e servitore W. A. Mozart

151. A GOTTFRIED VON JACQUIN

Praga, 4 novembre 1787 Carissimo, amatissimo amico! » Ù

Spero che abbia ricevuto la mia lettera. Il 29 ottobre è andata in scena la mia opera Don Giovanni e ha riscosso il più vivo entusiasmo. Ieri è stata rappresentata per la quarta volta (a mio favore). Credo che partirò di qui il 12 o il 13. Al mio ritorno, dunque, riceverà subito l’aria da cantare'. N.B. —

Detto fra noi, vorrei che i

miei buoni amici (soprattutto Bridi e lei) potessero essere presenti, anche una sola sera, per prendere parte alla mia» gioia. Forse, comunque, verrà rappresentata anche a Vienna?? Me lo auguro. Qui cercano in ogni modo di convincermi a restare ancora alcuni mesi per scrivere un’altra opera. È una proposta, però, che non posso accettare, per quanto lusinghiera essa sia. Ed ora, amico carissimo, come sta? Spero che stiate tutti bene e in buona salute come noi.

EPISTOLARIO

283

Lei, amico amatissimo, dev'essere soddisfattò, perché possiede proprio quello che può desiderare alla sua età e nella sua situazione, specialmente ora che sembra aver rinunciato alla sua precedente maniera di vivere, piuttosto irrequieta. Non è vero che ogni giorno ci si persuade di più della verità dei miei piccoli avvertimenti? Il piacere di un amore volubile e capriccioso non è forse enormemente diverso da quel che dà un amore vero e serio? In cuor suo mi ringrazierà forse più d’una volta per i miei insegnamenti! E alla fine mi renderà orgoglioso. Ma, a parte gli scherzi, lei mi deve in fin dei conti ringraziare se, diventando diverso, è divenuto degno della signorina N.5, perché nella sua trasformazione o conversione che sia non ho certo avuto la parte più irrilevante. Il mio bisnonno diceva sempre a sua moglie, la mia bisnonna, e questa a sua figlia, mia nonna, e questa a sua volta a sua figlia, mia madre, e questa ancora

a sua figlia, la mia sorella carnale, che parlare bene e in bello stile è un’arte grandissima, ma che forse è un’arte non meno grande quella difinire al momento giusto. Voglio dunque seguire il consiglio di mia sorella, tramandato da nostra madre, da nostra nonna e

dalla nostra bisnonna e porre così fine non solo alle mie divagazioni morali, ma all’intera lettera. 9 — Con inaspettato piacere ricevo la sua seconda lettera. Se ho

ancora bisogno di dimostrarle la mia amicizia con l’aria in questione, non ha più ragione di dubitarne: eccola. Ma mi permetto di sperare che anche senza quest’aria lei sia certo della mia sincera amicizia e in questa speranza sono eternamente il suo sincerissimo amico W. A. Mozart

192! A MICHAEL PUCHBERG

[Vienna, giugno 1788] Carissimo fratello!!

La sua vera amicizia e il suo affetto fraterno m’incoraggiano nel chiederle un grande favore: le sono ancora debitore di 8 ducati e

WOLFGANG AMADEUS

284

MOZART

nonostante sia impossibilitato dal renderglieli ora, la mia fiducia mi spinge a osare di pregarla di prestarmi per la settimana prossima 100 fiorini (fino a quando inizieranno i miei concerti al Casino?). Allora, avrò necessariamente in mano mia il denaro della sottoscri-

zione e potrò rendere facilmente i 136 fiorini con i più caldi ringraziamenti. Mi prendo la libertà di offrirle due biglietti, che la prego (come fratello) di accettarli senza pagamento, perché non sarò mai in grado di corrisponderla abbastanza per l’amicizia che mi ha testimoniato. La prego di perdonarmi di nuovo per la mia insistenza e allo stesso tempo invio i miei saluti per la sua degiìa signora sposa e sono eternamente con tutta l’amicizia e l’affetto fraterno suo affettuosissimo fratello W. A. Mozart

153: A MICHAEL PUCHBERG

[Vienna, prima del 17 giugno 1788] Venerabile fratello, carissimo, amatissimo amico!, Rae .

La certezza che lei mi sia veramente amico e che mi conosca come uomo d’onore mi spinge ad aprirle tutto il mio cuore e a farle ancora una richiesta. Senza tanti preamboli. Con la mia innata sincerità voglio venire subito al dunque. Se lei volesse avere per me tanto affetto e tanta amicizia da soccorrermi per un anno o 2 con mille o duemila fiorini, con il pagamento dei dovuti interessi, mi farebbe un grandissimo favore. Anche lei ammetterà senza alcun dubbio, come cosa certa e vera, che è spiacevole o meglio impossibile vivere dovendo sempre aspettare un’entrata dopo l’altra. Quando non si ha una certa riserva, almeno lo stretto necessario, non è affatto possibile mettere in ordine i propri affari. Con niente non si fa niente. Se mi fa questo favore potrò innanzitutto (trovandomi provvisto di fondi) far fronte

EPISTOLARIO

285

alle spese necessarie a tempo debito e quindi con più agilità, mentre ora devo rimandare i pagamenti, con il risultato che a volte devo versare in una volta tutto quel che ho guadagnato e proprio nel periodo meno propizio. In secondo luogo, potrò lavorare con minore preoccupazione e con il cuore più tranquillo e quindi potrò guadagnare di più. Per le garanzie non credo che lei possa aver dubbi. Lei conosce la mia condizione e il mio modo di pensare. Per la sottoscrizione non deve aver timore!; protrarrò ora il termine di qualche mese, certo di trovare all’estero più amatori di quanti non ne abbia qui. Ecco dunque che le ho aperto tutto il mio cuore in una faccenda della massima importanza, comportandomi dunque come un vero fratello. Perché solo con un vero fratello ci si può confidare liberamente. Attendo ora con ansia una risposta, ma una risposta veramente positiva. Non so, io la considero un uomo che, come me,

avendone la possibiltà, aiuta con sincerità il proprio amico, se è un amico VETO, € il fratello, se è un fratello vero. Se eventualmente non

potesse privarsi subito d’una somma del genere, la prego di prestarmi almeno fino a domani qualche centinaio di fiorini”, perché il mio padrone di casa della LandstraBe® mi ha infastidito a tal punto da costringermi a pagarlo subito (per evitar noie) e questo mi ha messo in grande difficoltà. Per la prima volta, oggi, dormiamo nel nostro nuovo appartamento*, dove resteremo sia d’estate che d’inverno. Dopotutto mi sembra che sia uguale, se non addirittura meglio. Tuttavia, non ho molti impegni in città e, non essendo più disturbato da tante visite, potrò lavorare con più tranquillità. Se devo recarmi in città per lavoro, ma accadrà abbastanza raramente,

ogni fiacre mi ci porta per dieci soldi e in compenso l’alloggio è più economico e più piacevole per la primavera, l’estate e l'autunno, dato che c’è un giardino. Siamo nella Wahringergasse, alle 3 Stelle n435: Accolga adesso questa lettera come un’autentica prova della mia totale fiducia in lei e sia eternamente mio amico e fratello come lo sarò io fino alla tomba il suo vero, sincerissimo amico e fratello W. A. Mozart P.S. — Quando faremo nuovamente

un po’ di musica a casa sua? Ho scritto un nuovo trio5!

WOLFGANG AMADEUS

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MOZART

154. A MICHEAL PUCHBERG

[Vienna, 27 giugno 1788] Venerabilissimo fratello, carissimo, amatissimo amico!

Ho sempre pensato di poter venire in città if questi giorni per poterla ringraziare di persona dell’amicizia che mi ha dimostrato. Ma adesso non avrei il cuore di presentarmi a lei, ‘inquanto devo francamente confessarle che non posso restituirle subito quanto mi ha prestato e che devo pregarla di aver pazienza. Sono molto preoccupato del fatto che attualmente non le sia possibile aiutarmi come avrei desiderato. La mia situazione è tale che sono assolutamente costretto a prendere del denaro a prestito. Mio Dio, ma di chi dovrò fidarmi? Di lei e di nessun altro, carissimo! Se volesse almeno esser così gentile da procurarmi denaro per altra via! Pago volentieri gli interessi e per chi mi facesse un prestito il mio carattere e la mia retribuzione sarebbero una garanzia sufficiente. Per me è molto spiacevole trovarmi in questa condizione ed è proprio per questo che desidererei avere una somma sufficientemente considerevole per un periodo di tempo abbastanza ampio, in modo da poter far fronte ad ogni situazione del genere. Se lei, fratello carissimo, non mi aiuta in questa circostanza,

non avrò più né il credito né l’onore, le uniche cose che desidero conservare. Sono completamente nelle mani della sua sincera amicizia e del suo fraterno affetto e aspetto con fiducia che mi aiuti con le parole e con i fatti. Se il mio desiderio verrà esaudito, riprenderò fiato,

perché così potrò rimettere in ordine i miei affari, e poi tenerli a posto. Dunque venga a farmi visita: sono sempre in casa. Sono dieci giorni che abito qui e ho lavorato più di quanto abbia fatto in due mesi nell’altra casa, e se non fossi spesso braccato da pensieri terribili (che devo combattere con forza) starei molto meglio, essendo la mia abitazione gradevole, agevole ed economica. Non voglio infastidirla ancora con le mie chiacchiere, ma taccio e spero.

27 giugno 1788

Per sempre il suo fedelissimo servitore sincero amico e fratello W. A. Mozart

EPISTOLARIO

287

155:

;

A MICHEAL PUCHBERG

[Vienna, primi di luglio 1788] Carissimo amico e fratello!

I miei affari sono giunti con sforzi e preoccupazioni a tal punto che posso solo chiederle di anticiparmi un po’ di denaro per questi due pegni. La prego, per la nostra amicizia, mi faccia questo favore, ma dovrebbe farlo subito. Perdoni la mia insistenza, ma conosce

la mia situazione. Ah! Avesse fatto allora quello di cui l’avevo pregato! Se lo facesse ancora, tutto sarebbe perfetto. Eternamente il suo Mozart 4

P,

156. ALLA SORELLA

[Vienna, 2 agosto 1788] Carissima sorella!

Hai tutta la ragione per esser in collera con me! Ma lo sarai ancora quando riceverai per posta le mie nuove sonate per piano? Oh no! queste rimetteranno, spero, tutte le cose a posto. Essendo convinta che io ti auguro ogni giorno tutto il bene possibile, mi scuserai anche se sono in ritardo con gli auguri per il tuo onomastico. Carissima sorella! T’auguro con tutto il cuore, con tutta l’anima, tutto quel che credi possa essere più necessario per te, e con ciò punctum. Cara sorella, non dubiterai ch'io abbia molto da fare. Sai anche

molto bene che sono un po’ pigro nel scriver lettere, così non prenderla a male se scrivo raramente; questo però non ti deve trattenere dallo scrivermi più spesso; per quanto io scriva lettere malvolentie-

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WOLFGANG AMADEUS MOZART

ri, tanto più ho piacere di riceverne. Anche tu hai più cose da scrivermi, perché m’interessano molte cose più di quelle che non interessano a te di Vienna. Ora ti devo pregare d’una cosa. Vorrei che Haydn! mi prestasse per un po’ di tempo le 2 sue Tutti-Messe e i Graduali che ha scritto in partitura. Rimanderei tutto con mille grazie. È da un anno che gli ho scritto e l’ho invitato a venir da me, ma non ha risposto. Nel rispondere sembra aver molta somiglianza con me, non è vero? Ti prego dunque caldamente di procurarmi questa cosa in questo modo: invitalo a casa e suonagli le sonate nuove, il trio e il quartetto non gli dispiaceranno. Adieu, carissima sorella! Appena riunisco ancora della nuova musica te la invierò. Sono il tuo sincero fratello W. A. Mozart

P.S. — Mia moglie t’invia i suoi più affettuosi saluti. Ed entrambi li inviamo al nostro caro signor cognato.

»

P.S. — Per risponderti riguardo al mio servizio, l’imperatore m’ha addetto formalmente alla corte. Per ora tuttavia solo con 800 fiorini, ma non c’è nessuno che abbia tanto. Sull’avviso, quando hanno

rappresentato per la prima volta la mia opera Don Giovanni? (la rappresentano precisamente anche oggi), e su cui non era certo scritto molto, hanno messo: «La musica è del signor Mozart, maestro di

cappella al servizio di Sua Maestà Reale». . Lia

19% A FRANZ HOFDEMEL

[Vienna, fine di marzo 1789] Carissimo amico!

Mi prendo la libertà di chiederle senza convenevoli un favore: se mi volesse o mi potesse prestare sino al 20 del mese venturo 100

EPISTOLARIO

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fiorini, gliene sarei molto riconoscente. Il 20, ho il salario del mio trimestre e allora con mille ringraziamenti pagherò i debiti. Ho contato troppo su 100 ducati (che devo ricevere dall’estero); ma non avendoli fino ad ora (li aspetto da un momento all’altro) ho speso troppo, tanto che in questo momento ne ho veramente bisogno: per questo ripongo ora tutta la mia fiducia in lei, perché sono convinto È della sua amicizia. Presto ci chiameremo con un nome più bello. Il suo affare sta

per essere concluso! Mozart

158.

ALLA MOGLIE sf

Budwitz [8 aprile 1789]

Mentre il principe! è occupato con i cavalli colgo l’occasione per scriverti, sposina mia, due parole. Come stai? Pensi spesso a me come io a te? Ogni momento guardo il tuo ritratto e piango, un po’ di gioia, un po’ di dolore! Mantienimi la tua salute così preziosa e stai bene, amore! Non ti preoccupare per me, perché in questo viaggio non ho nessuna seccatura, né dispiaceri, niente, solo la tua assenza che, siccome non la si può rimediare, devo sopportare. Ti scrivo questo con le lacrime agli occhi. Adjeu. Da Praga ti scriverò di più e più leggibilmente, perché non avrò bisogno di far tanto presto. Adjeu, ti bacio milioni di volte nel modo più tenero e sono eternamente il tuo fedelissimo fino alla morte serv? stu - stu - Mozart

P.S. — Bacia Carl per me e tutto l’immaginabile per il signor e la signora Puchberg. Di più in seguito.

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WOLFGANG AMADEUS

MOZART

159; ALLA MOGLIE

Dresda, 13 aprile 1789 alle sette del mattino

Carissima, amatissima mogliettina!

Prevedevamo di arrivare giunti solo ieri, domenica, strade. Ieri stesso sono andato Duschek, per consegnarle

a Dresda sabato dope pranzo, ma siamo alle 6 di sera; sono proprio pessime le i dai Neumann), dove risiede la signora la lettera di suo marito?. È al terzo

piano, sulla strada, e dalla camera si possono osservare tutti i visi-

tatori. Non appena sono arrivato alla porta, il signor Neumann mi aveva già preceduto e mi ha chiesto con chi avesse il piacere di parlare. Io ho risposto: «Le dirò subito chi sono, ma abbia la bontà di chiamare la signora Duschek, in modo che non venga rovinato lo scherzo». Ma proprio in quell’attimo ecco che mi compare di fronte la signora Duschek, che mi aveva già visto dalla finestra e aveva subito esclamato: «Arriva qualcuno che assomiglia a Mozart». La felicità è così divenuta generale. La compagnia era numerosa, composta solo di donne, brutte per lo più, ma che con la loro gentilezza compensavano la mancanza di bellezza. Il principe? ed io andiamo oggi a colazione, poi andiamo da Neumann e infine alla cappella; domani‘o dopodomani partiremo di qui per Lispia. à Non appena ricevuta questa lettera dovrai scrivere a Berlino post restante; spero che avrai ricevuto puntualmente la mia lettera da Praga. I Neumann e la Duschek inviano i loro saluti a te e anche al cognato e alla cognata Lange. Carissima mogliettina, avessi almeno una tua lettera! Se ti potessi raccontare tutto quel che faccio con il tuo’ caro ritratto ti faresti certo un bel po’ di risate. Ad esempio: quando lo tiro fuori dalla sua prigione, dico: «Dio ti benedica, Stanzerl*. Dio ti benedica, Dio ti benedica, birichina, “knallerballer”5, naso a punta, bagatella, “schluck und druck”»f, e nel rimetterlo a posto lo faccio scivolare pian pianino, dicendo sempre «stu! stu! stu!»?, ma con quel-

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la qual certa enfasi che richiede una parola così ricca di significato e, infine, più veloce, «buona notte, topolino, dormi bene». Ecco,

penso proprio di aver scritto qualcosa di molto stupido, certo per il mondo; ma per noi, che ci amiamo tanto profondamente, non è ovviamente stupido. Oggi è il sesto giorne che sono lontano da te e, per Dio, mi sembra già un anno. In molti punti dovrai forse faticare non poco per leggere questa lettera, perché scrivo velocemente e quindi un po’ male. Adieu, cara, unica! Ecco la carrozza; il che non significa «bravo, la car-

rozza è pronta», ma «male». Stai bene e amami eternamente come 10 t'amo; ti bacio un milione di volte nel modo più tenero e sono eternamente il tuo sposo che ti ama teneramente W. A. Mozart P.S. — Come si comporta il nostro Carl? Spero bene. Bacialo da parte mia. Tutto il bene al signor e alla signora von Puchberg®. N.B. — La lunghezza delle tue lettere non deve essere proporzionata a quella delle mie, che riescono un po’ corte perché ho poco tempo, altrimenti scriverei un foglio intero. Tu però hai più tempo. Adieu!

160. ALLA MOGLIE

Dresda, 16 aprile 1789 alle undici e mezza di notte Carissima, amatissima mogliettina! Come? Ancora a Dresda? Sì, amore mio. Ti racconterò tutto per

filo e per segno. Lunedì 13, dopo aver fatto colazione in casa dei Neumann, siamo andati alla cappella di corte. La messa era di

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Neumann (che ha diretto lui stesso), molto mediocre. Ci trovavamo in una cappella di fronte all’orchestra; all’improvviso Neumann mi ha preso per un braccio e mi ha presentato al signor von Kénig, che è il directeur des plaisirs (dei miserabili plaisirs del principe elettore)). È stato meravigliosamente gentile e alla domanda se avessi voluto farmi ascoltare da Sua Altezza Serenissima ho risposto che sarebbe stato certamente un onore per me, ma dato che non dipendeva solo da me, non potevo trattener-

mi?. E la cosa è finita lì. Il mio nobile compagno di viaggio? ha invitato a pranzo i Neumann insieme alla Duschek. Mentre mangiavamo è giunta la notizia che il giorno dopo, martedì 14, alle cinque e mezza di sera, avrei dovuto suonare a corte. È una cosa assolutamente straordinaria da queste parti, perché di solito è molto difficile farsi ascoltare e tu sai che non era nei miei progetti. Avevamo preparato un quartetto qui da noi, all’Hòtel de Boulogne. L'abbiamo suonato nella cappella con Antoine Teyber (che, come sai, è organista qui) e con il signor Kraft (violoncellista del principe Esterhazy), che si trova qui con suo figlio*. In questo piccolo concerto ho presentato il trio® che ho scritto per il signor von Puchberg. È stato eseguito in modo veramente encomiabile. La Duschek ha cantato varie arie dal Figaro e dal Don Giovanni. L’indomani ho suonato a corte il nuovo concerto in ref e il giorno dopo, la mattina di mercoledì 15, ho ricevuto in regalo una bellissima tabacchiera”. Siamo poi stati a pranzo dall’ambasciatore russo8, dove ho suonato molte cose. Dopo aver mangiato si è deciso di andare a vedere un organo e ci siamo andati alle quattro. Anche Neumann era lì. Ora devi sapere che qui c’è un certo Hàssler (un organista di Erfurt)"e anche lui era lì. È allievo d’un allievo di Bach e il suo forte sono l’organo e il piano (clavicorde). Tuttavia, qui la gente è convinta che, venendo da Vienna, io non conosca affatto questo stile e questa maniera di suonare. Così mi sono seduto all’organo e ho suonato. Il principe Lichnowsky (che conosce bene Hîissler) lo ha persuaso con gran fatica a suonare. La force di questo Hàssler all'organo consiste nel gioco dei piedi, il che, però, essendo qui i pedali graduati, non richiede poi una grande bravura; per il resto ha solo imparato a memoria armonia e modulazioni dal vecchio Sebastian Bach?, ma non è capace di eseguire una fuga; il suo modo di suonare manca di sicurezza, per cui non può esser paragonato a un Albrechtsberger. Così si è deciso di tornare dall’ambasciatore russo, perché Hissler potesse sentirmi a/ forte piano. Ha suonato anche Hîissler. A/ forte piano la

EPISTOLARIO

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Auernhammer mi sembra brava come lui.'Immagino come sia diminuita la stima nei suoi confronti. Poi siamo andati all’opera!’, che è veramente scadente. Sai chi ho trovato tra le cantanti? La

Rosa Panservisi!!. Puoi immaginarti la sua felicità. Tra parentesi:

la prima cantante, la Allegrandi, è molto meglio della Ferraresi e, anche se questo non vuol dire molto. Dopo l’opera siamo tornati a casa. E allora giunge il moménto più felice per me, trovando quel che attendevo da tanto tempo con ansia: una tua lettera, carissima! amatissima! La Duschek e i Neumann erano là come sempre e io me ne sono andato immediatamente

in camera

tutto radioso, ho

baciato la lettera infinite volte prima di aprirla e poi più che leggerla l’ho divorata. Sono restato per molto tempo nella mia camera, perché non ero mai sazio di leggerla e di baciarla. Non appena sono

tornato insieme

agli altri,

i Neumann

mi hanno chiesto se

avevo ricevuto una lettera e alla mia risposta affermativa si sono tutti vivamente felicitati con me, dato che ogni giorno mi lagnavo di non avgr avuto ancora notizie. I Neumann sono persone cortesi. E ora veniamo alla tua cara lettera, perché il seguito del resoconto sulla mia permanenza qui fino alla partenza lo farò nella prossima lettera. Cara mogliettina, ho numerose preghiere da farti: 1) ti prego di non essere infelice; 2) di aver riguardo per la tua salute e di non fidarti dell’aria primaverile;

3) di non uscire a piedi da sola e di non uscire possibilmente a piedi per niente; 4) di esser certa del mio amore; non ti ho scritto una sola lettera senza aver avuto di fronte a me il tuo caro ritratto;

5) nel tuo comportamento ti prego di aver rispetto non solo per il tuo e il mio onore, ma anche per le apparenze. Non prendertela per questa preghiera. Devi amarmi ancora di più, proprio per il fatto che tengo all’onore; 6) et ultimo, ti prego di scrivermi lettere più lunghe e dettagliate. Vorrei sapere se tuo cognato Hofer è venuto il giorno dopo la mia partenza e se viene più volte, come mi ha promesso. I Lange vengono ogni tanto? Si continua a lavorare al ritratto!?? Come trascorri le giornate? Sono tutte cose che ovviamente m’interessano molto. E ora stai bene, carissima, amatissima!

Pensa che ogni notte,

prima di andare a dormire, parlo una buona mezz'ora con il tuo ritratto e così anche quando mi sveglio. Partiamo dopodomani, il 18. Scrivi sempre a Berlino poste restante.

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O stru! stri! Ti bacio e ti stringo 1095060437082 volte (ecco per la pronuncia un bell’esercizio) e sono eternamente il tuo fedelissimo sposo ed amico W. A. Mozart S

La fine del mio resoconto sulla permanenza a Dresda la scriverò nella prossima lettera. Buona notte!

161. ALLA MOGLIE

Berlino, 23 maggio 1789 Carissima, amatissima, dilettissima mogliettina!

Con grandissima gioia ho ricevuto qui la tua lettera del 13; soltanto in questo momento ricevo invece la tua precedente del 9, perché da Lipsia è stata rimandata a Berlino. Innanzitutto faccio il conto di tutte le lettere che ti ho scritto e poi di quelle che ho ricevuto da te. Ti ho scritto: 18 aprile dalla stazione di posta di Budwitz; il 10 da Praga, il 13 e il 17 da Dresda%i 22 (in francese) da Lipsia, il 28 e il 5 maggio da Potsdam, il 9 e il 16 da Lipsia, il 19 da Berlino e ora il 23: in tutto sono dunque 11 lettere.

Ho ricevuto da te: la lettera dell’8 aprile il 15 aprile a Dresda, quella del 13 il 21 a Lipsia, quella del 24 1’8 maggio a Lispia, al mio retour, quella del 5 maggio il 14 a Lipsia, quella del 13 il 20 a Berlino, quella del 9 il 22 a Berlino, in tutto dunque sei lettere. Dunque tra il 13 e il 24 aprile, come vedi, c’è un vuoto; una tua

lettera deve essersi persa e così sono rimasto 17 giorni senza lettere! Se anche tu hai dovuto vivere 17 giorni in questa situazione, è ovvio che è andata persa anche una delle mie lettere; grazie a Dio, ben presto lasceremo alle spalle tutti questi disguidi; e quando sarò stretto tra le tue braccia ti racconterò per bene come mi sono sentito allora!

EPISTOLARIO

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Tu però conosci il mio amore per te! Dove pensi che ti stia scrivendo? Nella mia stanza nella locanda? No, al giardino zoologico, in una trattoria, in un padiglione con una bella vista, dove oggi ho mangiato da solo per potermi dedicare a te in tranquillità. La regina! vuole

ascoltarmi

martedì, ma

non

ci ricaverò molto; sono

stato

annunciato, perché qui si usa così, altrimenti si sarebbe offesa. Mia carissima mogliettina, al mio ritorno dovrai esser felice più per me che per il denaro. In primo luogo, 100 federichi d’oro? non sono 900 fiorini, bensì 700, così mi hanno almeno detto. In secondo luogo,

Lichnowsky mi ha lasciato prima, perché aveva fretta e devo dunque vivere a mie spese in una città cara come Potsdam. In terzo luogo,

ho dovuto prestargli 100 fiorini, perché la sua borsa si andava vuotando. Non potevo dirgli di no, sai il perché. In quarto luogo il concerto a Lipsia, come avevo intuito, è andato male e così ho dovuto

fare 32 miglia quasi per niente. E tutto per colpa di Lichnowsky, che non mi ha dato pace. Di conseguenza son dovuto assolutamente tornare a Lipsia. Di questo, comunque, ti parlerò più a lungo di persona. Qui, primo, da un concerto si ricava ben poco; secondo, il re non lo gradisce. Devi accontentarti di questo, come me, che sono così fortunato da essere nelle grazie del re?. Quel che ti ho scritto resti fra noi. Giovedì 28 parto per Dresda, dove trascorrerò la notte; il 1° giugno dormirò a Praga e il 4... il 4? Dalla mia carissima mogliettina. Sistema per bene il tuo caro, bellissimo nido, perché il mio giova-

notto in verità se lo merita; si è comportato molto bene e non desidera altro se non possedere la tua cosa più bella [...]. Pensa che furbacchione, mentre scrivo s’affaccia d’un tratto sul tavolo e mi si

mostra con aria dubbiosa. Ma io gli do svelto un energico colpetto sul naso. Il ragazzo però è solo [...] e il birichino continua di più e quasi non lo si può fermare. Spero che mi verrai davvero incontro alla prima stazione di posta. Vi arriverò il 4 a mezzogiorno; spero che ci sarà anche Hofer, che abbraccio 1000 volte. Se venissero

anche il signore e la signora von Puchberg, si troverebbero là riuniti tutti quelli che vorrei. Non dimenticare neanche Carl. Ma adesso la cosa più importante: devi portare con te un uomo di fiducia, Satmann o qualcun altro, che si rechi poi alla dogana con il mio bagaglio nella mia carrozza, così che io non abbia questa inutile seccatura e possa invece tornare a casa con voi, miei cari. Mi raccomando! Ora adieu.

Ti bacio milioni di volte e sono eternamente il tuo fedelissimo sposo W. A. Mozart.

WOLFGANG AMADEUS

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162 A MICHAEL PUCHBERG

[Vienna] 12 luglio 1789 Carissimo, amatissimo amico

e degnissimo fratello! Dio! Sono in una situazione che non augurerei neanche al mio peggiore nemico e se lei, mio carissimo amico e fratello, mi abbandonasse, io, infelice e innocente, sarei perduto, insieme alla mia

povera moglie ammalata e al mio bambino. Già l’ultima volta che sono stato da lei volevo confidarmi con tutto il cuore, ma non ne ho

avuto il coraggio! E non l’avrei neppure ora — ed infatti tremando oso farlo solo per lettera — e non oserei neppure per lettera, se non sapessi che lei conosce me e la mia condizione ed è veramente convinto che non ho colpa della mia condizione, immensamente infelice. Oh Dio! Invece di ringraziarla, ecco nuove preghiere! Invece di ricambiare, nuove richieste! Se conosce fino in fondo il mio cuore,

deve provare il dolore che sento. Non è certo necessario dirle ancora che a causa di questa disgraziata malattia non mi è possibile guadagnar nulla. Posso solo dirle che, nonostante la mia triste situazione, avevo deciso di dare a casa mia dei concerti su sottoscrizio-

ne, per poter far fronte almeno alle spese più immediate e necessarie, poiché sono convinto della sua amichevole pazienza, ma ho fallito anche in questo. Il destino purtroppo — solo qui a Vienna, però — mi è così avverso, che pet quanto provi, non mi è possibile guadagnare nulla. Ho fatto girare una lista per 14 giorni, ma su di essa vedo solo il nome di Swieten! Poiché ora sembra (oggi è il 13) che di giorno in giorno la mia cara moglie stia migliorando, avrei potuto riprendere a lavorare, se non mi fosse capitato questo nuovo colpo, questo crudele colpo. Cercano di consolarci dicendo che migliorerà, benché ieri sera mi abbia nuovamente gettato nella disperazione e nello sgomento, tanto ancora soffriva, ed io con lei. Questa notte (il 14) ha però dormito così bene ed è rimasta per l’intera mattina d’un umore così buono che nutro buone speranze. Ora mi sta tornando di nuovo la voglia di lavorare, ma mi sento ancora infelice, per un altro motivo, spero solo momentaneo! Carissimo, amatissimo amico e fratello. Lei conosce la mia condizione, ma

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conosce anche quali siano le mie prospettive; quel progetto di cui abbiamo parlato rimane valido, in ogni modo. Nel frattempo sto componendo 6 sonate facili per pianoforte per la principessa Friederike! e 6 quartetti per il re?, che farò stampare a mie spese da Kozeluch; poi anche le 2 dediche mi faranno guadagnare qualcosa?. Tra un paio di mesi il mio futuro sarà deciso per la faccenda che lei sa* e quindi lei, amico carissimo, con me non corre nessun rischio. Tutto dipende quindi solo da lei, mio unico amico, se vuole

può prestarmi altri 500 fiorini. Mi conceda di restituirle 10 fiorini al mese, fino a quando la mia situazione non sarà decisa, e di resti-

tuirle poi (sarà questione di pochi mesi) tutta la somma con gli interessi che lei vorrà e di riconoscermi per tutta la vita come suo debitore, e purtoppo lo sarò sempre, dato che non sarò mai in grado di ringraziarla come merita per la sua amicizia e per il suo affetto. Sia lodato Dio, ora ho scritto tutto, ma non mi rimproveri per le speranze che ho in lei e pensi che senza-il suo aiuto sarebbero in grave pergolo l’onore, la tranquillità e fors’anche la vita del suo amico e fratello. Per sempre suo servitore obbligato, amico sincero e fratello W.A. Mozart

Da casa, 14 luglio 1789 Ah Dio, non riesco a decidermi ad inviare questa lettera! Ma devo farlo! Se non fosse sopraggiunta questa malattia non sarei ora costretto ad esser così impudente con il mio unico amico. Spero però nel suo perdono, perché lei conosce il bene e il male della situazione. Il male è solo momentaneo, mentre il bene, però, una volta eliminato il male del momento,

sarà certamente

duraturo.

Adieu. Mi perdoni, per l’amor di Dio, mi perdoni! E Adieul...

WOLFGANG AMADEUS

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163. A MICHAEL PUCHBERG

[Vienna] 17 luglio 1789 Carissimo, amatissimo amico

:

e degnissimo fratello! è

Lei senz'altro è in collera con me, dato che non ho ricevuto nes-

suna risposta! Se considero le sue dimostrazioni di amicizia e la mia attuale richiesta, devo dire che lei ha completamente ragione. Ma se considero le mie disgrazie (di cui non ho alcuna responsabilità) e i suoi sentimenti di amicizia nei miei riguardi, mi sembra di meritare il perdono. Nella mia ultima lettera, carissimo, le ho sinceramente esposto

tutto quel che mi pesava sul cuore, così oggi non devo far altro che ripetermi. Ma devo aggiungere ancora, in primo luogo, che non avrei bisogno di una somma tanto considerevole se non dovessi sostenere spese tanto terribili per la cura di mia moglie!. In secondo luogo, essendo sicuro di trovarmi tra breve in una situazione migliore, che l’entità della somma da restituire mi è completamente indifferente, ma che del resto sarebbe per me meglio e più sicuro se si trattasse di una grossa somma; in terzo luogo, se le fosse assolutamente impossibile aiutarmi con questa somma, devo supplicarla di aver per me tanta amiciziae tanto amore fraterno da aiutarmi, in questa occasione, con qualsiasî importo di cui possa far a meno, perché ne dipende veramente la mia sorte?. Non può certo dubitare della mia onestà, mi conosce troppo bene. Neppure può diffidare delle mie parole, del mio comportamento e del mio modo di vivere, dato che sa come vivo e quale sia il mio comportamento. Dunque perdoni la mia fiducia in lei, sono del tutto certo che soltanto l’impossibilità materiale potrebbe impedirle di aiutare il suo amico. Se può e se vuole aiutarmi in qualsiasi modo, gliene sarò grato come al mio salvatore, per sempre, perché così mi aiuterà a realizzare la mia fortuna futura. Al contrario, in nome di Dio, la prego e la supplico di darmi un aiuto momentaneo, come meglio potrà, ma anche consiglio e conforto.

Eternamente il suo obbligatissimo servitore.

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P.S. — Ieri mia moglie è stata nuovamente male. Oggi, con le sanguisughe, grazie a Dio, si sente di nuovo meglio. Sono veramente infelicissimo! Sempre in bilico tra timore e speranza. E poi! Ieri è venuto un’altra volta il dottor Closset.

164. A MICHEAL PUCHBERG

[Vienna, seconda metà di luglio 1789] Carissimo amico e fratello!

Da qugindo mi ha fatto un così grande favore da amico sono vissuto nella disperazione, a tal punto che non solo non sono potuto uscire, bensì non sono stato neanche capace di scrivere, tanta era la

mia afflizione. Lei è ora più tranquilla e se non le fossero venute le piaghe da decubito, cosa che le rende assai faticosa la posizione supina, riuscirebbe a dormire. Ci si preoccupa solo che possa essere intaccato l’osso!. Accetta il suo destino con incredibile rassegnazione e aspetta di guarire o la morte con serenità davvero filosofica. Lo scrivo con gli occhi lucidi di lacrime. Se le è possibile, amico carissimo, venga a trovarci e se può, mi sia d’aiuto in quel che sa con le parole e con i fatti. Mozart

300

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165. ALLA MOGLIE

[Vienna, prima metà d’agosto 1789]

Carissima mogliettina! Ho ricevuto con gioia la tua cara lettera. Spero che tu abbia ricevuto ieri la mia seconda lettera, insieme al decotto, all’elettuario e

alle uova di formica. Parto domani alle 5. Se non fosse per il semplice fatto di rivederti e di riabbracciarti non partirei ancora, perché tra poco daranno Figaro e io devo fare ancora qualche modifica e quindi la mia presenza alle prove è necessaria’. Dovrò comunque rientrare per il 19, ma restare qui senza di te fino al 19 non credo mi sarà possibile. Cara mogliettina! Voglio parlarti sinceramente. Non hai alcun motivo per essere triste. Hai un marito che ti ama e che fa per te tutto quel che è capace di fare. Per il piede devi solo aver pazienza, guarirà certamente nel migliore dei modi. Sono felice se ti diverti, certo, ma vorrei che a volte tu non dessi eccessiva confi-

denza. Con N.? mi sembra che ti sia comportata con troppa libertà, e anche con N., quando si trovava a Baden. Considera che gli N. non sono stati così impudenti con nessun’altra donna, che magari conoscono meglio di quanto non conoscano te. Perfino N., che in genere è un uomo gentile, particolarmente rispettoso con le donne, perfino lui è stato indotto in questo modo a scrivere nella sua lettera le più sgradevoli e stupide &rossolanità. Una donna deve sempre farsi rispettare, altrimenti dà luogo a pettegolezzi. Amore mio! Scusami se sono così sincero, ma è necessario per la mia tranquillità e per la nostra comune felicità. Anche tu una volta hai riconosciuto parlando con me di dar troppa confidenza. Le conseguenze le conosci. Ricorda anche la promessa che mi hai fatto. Oh Dio, prova almeno, amore mio! Sii allegra, felice e compiacente con me. Non affliggerti e non tormentarmi con un’inutile gelosia. Abbi fiducia nel mio amore, certo non te ne mancano le prove! E vedrai come saremo. felici. Sii pur sicura che solo una giudiziosa condotta della moglie può imprigionare il marito. Adjeu! Ti bacerò domani con tutto il cuore. Mozart

EPISTOLARIO

301

166.

A MICHAEL PUCHBERG

{[ Vienna, dicembre 1789] Stimatissimo amico e fratello!

Non si spaventi per il contenuto di questa lettera. Solo a lei, amatissimo amico, che conosce me e i miei problemi, posso aprire con tutta fiducia il mio cuore. Il prossimo mese la direzione del teatro mi darà (secondo la nuova sistemazione) 200 ducati per la mia opera: se potesse e volesse prestarmi sino a quel giorno 400 fiorini, lei libererà il suo amico dal più grave imbarazzo ed ha la mia parola d’onore che quel giorno riceverà tutto il denaro con tutti i miei ringraziamenti!. Nonostante le mie grandi spese giornaliere avrei pazientaté fino a quel giorno se non fosse capodanno e non dovesi pagare la farmacia e i doctores (di cui ora non c’è più bisogno) e se non volessi pregiudicare il mio credito. Ci siamo tra l’altro separati da Hundschowsky (per vari motivi) in modo po’ inimichevole, e per questo ho interessi doppi riguardo al pagamento. Carissimo amico e fratello. Che sia tutto quel che le devo! Per quanto riguarda il passato la prego di aver ancora pazienza! Può esser certo del pagamento, perché né rispondo con il mio onore. La prego ancora, mi tolga ancora una volta da questa disperata situazione e appena riceverò il denaro dall’opera avrà i 400 fiorini. E quest'estate spero con il lavoro per il re di Prussia di poterla sicuramente persuadere della mia onestà. Domani la riunione non potrà aver luogo nella nostra casa di notte, perché ho troppo lavoro. In ogni modo se vede Zisler la prego di dirglielo. In cambio, l’invito il giovedì (ma lei solo) alle 10 di mattina a una piccola prova dell’opera. Invito solo lei e Haydn. A voce le racconterò degli intrighi di Salieri, che però sono già tutti andati a monte. Adjeu.

Eternamente il suo apprezzato amico e fratello W. A. Mozart

WOLFGANG AMADEUS

302

MOZART

107. A MICHAEL PUCHBERG

Vienna, 20 gennaio 1790 Carissimo amico!

A suo tempo hanno dimenticato di consegnarmi il suo ultimo biglietto, tanto caro, e di conseguenza non le ho potuto rispondere subito. Sono molto commosso per la sua amicizià e per la bontà. Se può e vuole affidarmi ancora 100 fiorini, le sarò molto riconoscente. Domani c’è la prima prova per orchestra a teatro. Haydn verrà con me. Se i suoi affari glielo permettono e se ha voglia di assistere alla prova, non deve aver che la bontà di trovarsi da me domani mattina alle 10 e così andremo insieme. Suo riconoscentissimo amico » 20 gennaio 1790 W. A. Mozart

168. A MICHAEL PUCHBERG

[Vienna, 20 febbraio 1790] Carissimo amico!

Se avessi saputo che è quasi alla fine della sua birra non mi sarei mai permesso certo di privargliene, così mi prendo la libertà di renderle l’altro «krug» essendo già provvisto di vino. La ringrazio di cuore per il primo e quando sarà di nuovo provvisto di birra, la pregherò di mandarmene un «bliitzerchen». Sa come la bevo volentieri. La prego, carissimo amico, mi mandi per un paio di giorni alcuni ducati se può!, per una cosa che non si può rimandare, anzi che deve esser fatta subito. Perdoni la mia insistenza, che viene dalla

grande fiducia che ho nella sua amicizia e nel suo affetto fraterno. Eternamente il suo Mozart

EPISTOLARIO

303

169.

È

A MICHAEL PUCHBERG

[Vienna, 8 aprile 1790] Ha ragione, carissimo amico, se non mi degna neanche d’una

risposta! La mia insistenza è troppo grande. Tuttavia, la prego di considerare attentamente le mie condizioni e la calda amicizia e la fiducia che ho in lei e mi perdoni! Se potesse e volesse però togliermi da un imbarazzo momentaneo lo faccia per amor di Dio. Ciò che può fare mi farà piacere!. Dimentichi la mia insistenza, se le è possibile, e mi perdoni. Per domani, venerdì, il conte Hadick mi ha pregato di fargli sentire il quintetto e il trio di Stadler, così come l’ho scritto per lei e mi permetto d’invitarla. Lo suonerà Harig. Sarei venuto ig, stesso e le avrei parlato di persona, ma ho la testa tutta fasciata a causa dei dolori reumatici, che la mia situazione rendono

ancora più sensibili. Ancora una volta, mi aiuti se le è possibile e come può, solo per questo momento e mi perdoni. Eternamente il suo Mozart

170. A MICHEAL PUCHBERG

[Vienna, primi di maggio 1790] Carissimo, amatissimo amico e fratello!

Mi rincresce molto di non poter uscire per parlare personalmente con lei, ma il dolore che ho alla testa e ai denti è troppo forte e soprattutto mi sento vicino a una forte alterazione. Il suo pensiero di aver qualche alunno è anche il mio, ma volevo aspettare d’esser in un altro quartiere, perché penso di dar lezione a casa. Intanto la prego di render un po’ nota questa mia intenzione. Penso anche di

WOLFGANG AMADEUS

304

MOZART

dare a casa mia qualche concerto per sottoscrizione per i 3 mesi di luglio, giugno e agosto, perché l’unica cosa che m’affligge è questa situazione. Appena lascio questa casa devo pagare 275 fiorini per il nuovo appartamento; devo pur vivere fino a quando i concerti saranno in ordine e i miei quartetti pronti per esser stampati. Di conseguenza, se potessi avere in mano 600 fiorini potrei almeno comporre in modo più tranquillo, perché, ah, per questo ci vuol pace!! Quel che ora mi tormenta immensamente è un debito in un negozio di galanteria al «Stock im Fisen?» che, sebbene inizialmente, veden-

do la mia impossibilità, stava quieto, ora invece pretende seriamente e con violenza d’esser pagato: si tratta di 100 fiorini. Questa seccatura vorrei togliermela sinceramente e la prego con ansietà di far tutto quel che può secondo i suoi mezzi e il suo vero sentimento di amicizia. Eternamente il suo Mozart

171. A MICHAEL PUCHBERG

[Vienna, 17 maggio 1790] Carissimo amico e fratello,

’, =» .

Senza dubbio avrà saputo dai suoi domestici che ieri sono passato a casa sua (con il suo permesso), con il desiderio di pranzare da lei anche senza essere stato invitato. Lei conosce la mia situazione: in breve, non trovando amici veri sono costretto a farmi prestare soldi dagli usurai. E dato che per cercare e trovare i più cristiani in questo mestiere assai poco cristiano ci vuol del tempo, ora sono rimasto così allo scoperto che devo pregarla, amico carissimo, per tutto quanto esiste al mondo, di aiutarmi con quel di cui può più facilmente privarsi!. Se, come spero, tra 8 o 14 giorni avrò il dena-

ro, le restituirò immediatamente quel che mi presterà adesso. Riguardo alla somma di cui le sono debitore ormai da tanto tempo, devo purtroppo pregarla di avere ancora pazienza. Se sapesse quanti sforzi e quante preoccupazioni mi procura tutto. questo! Mi ha

EPISTOLARIO

305

impedito in tutto questo tempo di terminare imiei quartetti. Ora ho grandissime speranze a corte. So infatti di sicuro che l’imperatore non ha rifiutato la mia supplica, come ha fatto con le altre, accolte o respinte che fossero, ma l’ha messa da parte. È un buon segno! Sabato prossimo eseguo i miei quartetti? a casa mia e la invito vivamente ad essere presente, con sua moglie. Carissimo, amatissimo amico e fratello, non mi privi della sua amicizia per colpa della mia indiscreta insistenza e mi sia d’aiuto. Spero completamente in lei e sono sempre il suo gratissimo Mozart P.S. —

Ora ho due allievi. Sarei felice di arrivare a otto. Cerchi di

spargere la voce che do lezioni!

d724 A MICHEAL PUCHBERG

[Vienna, 12 giugno 1790] Carissimo amico e fratello!

Sono qui per dirigere la mia opera!. Mia moglie sta un po’ meglio. Prova già un certo sollievo, ma dovrà fare 60 bagni e ripeterli in autunno. Voglia Dio che le possano esser utili. Amico carissimo, se può aiutarmi un poco a far fronte alle urgenti spese di questo momento, oh, lo faccia?! Resto a Baden per fare economia e vengo qui solo quando è proprio necessario. Ora sono costretto a svendere i mici quartetti (un lavoro così faticoso) a un prezzo ridicolo, solo per poter avere nelle attuali circostanze in mano qualche soldo. Per questo stesso motivo sto scrivendo delle sonate per pianoforte*. Adjeu! Mi mandi ciò di cui può privarsi con più facilità. Domani a Baden verrà eseguita una mia messa?. Adjeu. (Alle dieci). In eterno il suo Mozart

P.S. — La prego d’inviarmi di nuovo la viola.

WOLFGANG AMADEUS MOZART

306

178: ALLA MOGLIE

[Francoforte, 30 settembre 1790] Carissima mogliettina! Se avessi almeno una tua lettera, allora tutto mi sembrerebbe a

posto. Spero che avrai ricevuto la mia lettera da'Efferding e quella da Francoforte. Nell’ultima lettera ti ho scritto che devi parlare con Facciadiribes!. Mi farebbe molto piacere, per mia sicurezza, poter ottenere 2000 fiorini sul giro di H.?; devi però trovare un’altra scusa, cioè ch’io avrei in mente di fare una speculazione, che non

sai. Amore mio! Senza dubbio qui farò qualche cosa, ma così grande come tu e alcuni amici pensate, certamente no. Qui sono abbastanza conosciuto e stimato, questo è certo. Bene, vedremo. In ogni modo, però, mi piace esser sicuro, perciò vorrei fare l’affare con H., perché così avrei il denaro e non dovrei pagare niente a nessuno, ma solo lavorare; e questo voglio farlo per amore della mia mogliettina. Quando mi scrivi, scrivimi sempre con poste restante. Dove credi ch'io sia? Da B6hm, nella stessa casa con Hofer. Paghiamo trenta fiorini al mese ed è già immensamente poco; andiamo a mangiare anche da loro. Chi credi ch’io abbia incontrato qui? La ragazza che ha giocato tante volte con noi a rimpiattino in Auge gottes?. Credo si chiamasse Buchner, ma ora si chiama signora Porsch, e si

è sposata per la seconda volta. Mî ha incaricato di porgerti tanti cari saluti da parte sua. Non sapendo se sei a Vienna o a Baden invio la lettera un’altra volta agli Hofer. Sono felice come un bambino quando penso di ritornare vicino a te. Se la gente potesse vedere dentro il mio cuore, quasi quasi mi vergognerei; tutto mi sembra freddo, gelato. Sì, se tu fossi con me, allora potrei forse provare più piacere al buon comportamento della gente verso di me, ma è tutto così vuoto intorno a me. Adieu, amore! Sono eternamente

Francoforte sul Meno 30 settembre 1790

il tuo amante con tutta l’anima Mozart

EPISTOLARIO

307

174.

;

ALLA MOGLIE

Francoforte sul Meno, 3 ottobre 1790 Domenica

Carissima, amatissima mogliettina del mio cuore!

Ora sono consolato e contento. Innanzitutto perché ho ricevuto notizie del mio amore, che agognavo; secondo per le buone informazioni dei miei affari. Ho la ferma intenzione di scrivere subito l’Adagio per l’orologiaio! e far comparire in mano alla mia cara moglie alcuni ducati. L’ho anche fatto, ma sono sfortunato, dato che

è un lavoro così odioso e ho avuto la disgrazia di non averlo potuto terminare (vi lavoro tutti i giorni), perché devo sempre interrompermi dafo che mi annoia, e perché senza alcun dubbio, se non dovessi farlo per una ragione così importante, lo lascerei perdere. Spero però di sforzarmi pian piano; già, se fosse un orologio grande e se la cosa suonasse come un organo allora mi farebbe piacere, ma si tratta solo di piccoli sibili che per me hanno un suono troppo stridulo e infantile. Finora qui vivo molto retiré. Non esco tutta la mattina, anzi, mi

chiudo nel mio buco della stanza da letto e scrivo. Il mio solo divertimento è il teatro, dove poi incontro qualche conoscente di Vienna, Monaco, Mannheim e persino di Salisburgo. Franz Lange, il cornista, e Gres, il tesoriere, sono qui; c’è anche il vecchio Wendling con la sua Dorothée, quella dal culo alzato, tanto che preferiva star da parte, ma temo che presto tutto avrà termine e inizi una vita inquieta. Iniziano a volermi dappertutto e, anche se non ho voglia di lasciarmi vedere dappertutto, comprendo che è pur necessario e, in nome di Dio, devo farlo. È possibile che il mio concerto? non andrà male. Vorrei che fosse già passato per essere più vicino all’ora in cui ti potrò riabbracciare, amor mio! Martedì la compagnia degli attori dà in mio onore il Don Giovanni?. Stai bene amore mio. Saluta per me i miei pochi amici fedeli. Pensa alla tua salute così preziosa per me, e sii sempre la mia Costanze, come io sarò eternamente il tuo Mozart

WOLFGANG AMADEUS

308

MOZART

N.B. — Scrivimi spesso, anche poche righe.

P.S. — Ieri ho pranzato dal commerciante più ricco di tutta Francoforte, in casa del signor Schweitzer. Anche la Crux si trova qui. La ragazza non l’ho ancora vista, però la Qualenberg mi ha detto che è diventata tanto grande e grassa, che non la riconoscerei. Adjeu. Domani, lunedì, c’è il cambio e tra otto giorni l’incoronazione.

LS: ALLA MOGLIE

|

[Francoforte, 8 ottobre 1790] Carissima, amatissima mogliettina, Ho ricevuto finora da te, tre lettere, amore mio. Quella del 28

settembre l’ho avuta in questo momento. Non ho però ricevuto quella che mi hai inviato attraverso il signor von Alt, ma andrò immediatamente

a informarmi

da Le Noble. Anche

tu, adesso,

dovresti avere ricevuto quattro lettere. Questa è la quinta. Ora non potrai più scrivermi: quando leggerai questa lettera, infatti, non sarò forse più qui, dato che credo di poter dare il mio concerto mercoledì o giovedì e poi subito venertlì! — tschiri tschitschi — la cosa più bella sarà fuggir via. Carissima mògliettina! Spero che tu ti sia già interessata e ti stia ancora interessando della cosa di cui ti ho scritto?. Qui certamente non guadagnerò così tanto da poter pagare subito al mio ritorno 800 o 1000 fiorini. Se però almeno l’affare con Hoffmeister è giunto al punto in cui si richiede solo la mia presenza, potrò in ogni modo aver subito tra le mani da 2000 a 1600 fiorini (calcolando un interesse di circa il venti per cento). Così potrò poi pagare 1000 fiorini e me ne resteranno ancora 600. Inizierò conunque per l’avvento a dare piccoli concerti di quartetti e prenderò anche degli allievi. Non dovrò mai pagare l’intera somma, perché firmo H. E quindi ogni cosa sarà sistemata. Ti prego soltanto di concludere l’affare con H.3, se vuoi veramente che ritorni. Se tu

potessi leggere nel mio cuore! La nostalgia, il desiderio di riveder-

EPISTOLARIO

309

ti e di abbracciarti si scontrano con il desiderio di riportare a casa molto denaro. Più volte mi è venuta l’idea di proseguire ancora il viaggio, ma ogni volta che ho cercato di costringermi a prendere questa decisione ho pensato che mi sarei pentito di essermi separato per tanto tempo dalla mia cara sposa, senza mete sicure e magari senza nessun risultato. Mi sembra d’esser lontano da anni da te. Credimi, amore mio, se tu fossi vicino a me mi sarebbe forse più

facile prendere una decisione simile. Sono però troppo abituato a te e ti amo troppo per poter stare così a lungo lontano da te. E in fin dei conti tutto quel che si dice sulle città imperiali non è che fantasia. Qui sono certamente famoso, stimato e amato, ma per il resto la gente qui è ancora più avara che a Vienna. Se il concerto avrà un po” di successo, lo dovrò al mio nome, alla contessa Hatzfeld* ed alla casa Schweitzer?, che hanno preso molto a cuore la mia persona. Sarò però felice quando tutto sarà finito. Se a Vienna potrò lavorare con costanza e darò lezioni, potremo vivere felici e contenti e nulla potrà distogliermi da questo progetto, tranne che un buon impiego $resso qualche corte. Cerca solo di metter a posto l’affare con Hoffmeister, con l’aiuto di Facciadiribes? o in qualche altro modo, facendo sapere che ho intenzione di dare lezioni: così è certo che non ci mancherà nulla. Adieu, amore mio. Riceverai ancora mie lettere, ma io, purtroppo, non potrò più averne di tue. Ama sempre il tuo Mozart Francoforte sul Meno, 8 ottobre 1790 Domani c’è l’incoronazione”. Abbi cura della tua salute e stai atten-

ta quando cammini. Adieu.

176. ALLA MOGLIE!

[Magonza, 17 ottobre 1790]

P.S. — Nel scriver la pagina precedente mi son cadute molte lacrime sulla carta, ma ora devo esser allegro. Prendilo, c’è una

WOLFGANG AMADEUS

310

MOZART

quantità sorprendente di baci che volteggiano.... Ma che diavolo! Ne vedo un’infinità. Ah! Ah! Ne ho presi tre, sono preziosi! Puoi rispondermi ancora a questa lettera, ma devi indirizzarla a Linz poste restante. È più sicuro così. Ma dato che non sono certo se andrò a Regensburg o no, non posso dir niente. Scrivi solo nella lettera che la conservino fino a quando non sarà ritirata. Adieu. Carissima, amatissima mogliettina. Abbi cura della tua salute e non andar troppo tempo a piedi per la città. Scrivimi se ti piace il nuovo alloggio. Adieu, ti bacio milioni di volte?.

Lara ALLA MOGLIE

[Monacto, prima del 4 novembre 1790] Carissima, amatissima mogliettina del mio cuore! Quanto mi dispiace dover sperare in Linz per poter avere tue notizie, non puoi immaginarlo. Pazienza, quando non si sa tra quanto si starà in un luogo, non si può sperare di meglio dalle cose (a parte che mi piacerebbe star più tempo con i miei vecchi amici di Mannheim). Vorrei fermarmi qui soltanto un giorno, ma ora devo restare fino al 5 o al 6, perché il principe! mi ha chiesto di tenere un concerto in onore del re di Napoli?. È veramente un onore. Un bell’onore per la corte di Vienna il fattò che il re possa ascoltarmi in un paese straniero. Puoi immaginare molto bene con quale gusto ho conversato con Cannabisch, Lebrum, Ramm, Marchand e Brochard e quanto abbiamo parlato di te, amor mio. Sono felice quando penso a te, perché ho tante cose da raccontarti, ho l'impressione di far con te questo viaggio* alla fine della prossima estate, amore mio, affinché tu possa visitare un altro stabilimento di bagni, e così ti faranno bene la compagnia, la motion e il cambiamento d’aria, lo stesso

che fa a me in modo magnifico; sono felice già pensando e tutti si complimentano con me. Scusami se non ti scrivo tanto come mi piacerebbe, ma immaginare quanta ansia abbia per me. Ora devo andare Cannabich, perché vuole provare un concerto. Adieu, cara

a questo

non puoi a casa di mogliet-

EPISTOLARIO

311

tina; secondo i miei calcoli non posso sperare di aver una risposta a questa lettera. Addio, amore mio, ti bacio milioni di volte e sono per sempre il tuo amante fino alla morte

W. A. Mozart " P.S. — Grethel si è questo si chiama signora e disgraziatamente si è Non si stanca di parlare

sposata con il fratello della Lebrun, e per Danzi. La Annetta Brochard ha ora 16 anni rovinata a causa del vaiolo. Che peccato! di te. Suona molto bene il pianoforte.

178.

ri

ALLO «SCONOSCIUTO»!

[Vienna, febbraio 1791]? [Si conosce solo il contenuto] [Così ha scritto velocemente allo sconosciuto committente che avrebbe composto il Requiem in cambio d’un certo compenso. La data in cui avrebbe finito questo lavoro non avrebbe potuto fissarla con esattezza. Tuttavia, desiderava conoscere il luogo in cui sarebbe stato eseguito il lavoro, quando sarebbe stato completato].

1779; A MICHEAL PUCHBERG

[Vienna, 13 aprile 1791]

Stimatissimo amico e fratello! Il 20 del corrente mese, quindi fra sette giorni, avrò il mio trimestre. Se potesse e volesse prestarmi fino ad allora venti fiorini o

WOLFGANG AMADEUS

512

MOZART

più!, le sarei molto riconoscente, amatissimo amico, e lei li recupererà il 20 (quando riceverò il mio denaro), con ogni genere di ringraziamenti. Fino ad allora sono eternamente il suo riconoscente amico Mozart

Il 13 aprile 1791.

180.

AL CONSIGLIO MUNICIPALE! DI VIENNA

AI Consiglio Municipale! Umile supplica di Wolfgang Amadè Mozart, compositore di corte, affinché sia nominato maestro sosti-

tuto del signor maestro di cappella della città nella cattedrale di st. Stefano. [Vienna, inizi di maggio 1791] Onorabilissimo Sapientissimo Consiglio Municipale di Vienna Degnissimi Signori!

Quando il signor Hoffmann, maestro di cappella, era malato, pensai di prendermi la libertà di sollecitare il suo posto, dato che il mio talento musicale e le mie opere, così come la mia arte musicale, sono conosciuti anche all’estero e dovunque il mio nome gode di considerazione, e dato che già da vari anni ho l’onore d’esser impiegato come compositore presso l’Alta corte di questa città, speravo di non essere indegno di questo posto e di meritare così la benevolenza del Sapientissimo Consiglio Municipale. Tuttavia, il maestro di cappella Hoffmann si è rimesso e allora, dato che con tutto il cuore sono veramente felice e desidero ch’egli abbia lunga vita, ho pensato che sarebbe forse utile per il servizio della cattedrale e dei miei clementi signori, se io, per ora senza compenso alcuno, potessi essere nominato maestro aggiunto del signor maestro di cappella, per altro già di età avanzata; e così di

EPISTOLARIO

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avere l’opportunità di aiutare nel suo servizio questo degno uomo e di meritarmi la stima del Sapientissimo Consiglio Municipale, attraverso un simile servizio, di cui, tra l’altro, per via delle mie conoscenze anche nello stile ecclesiastico, posso considerarmi migliore di altri.

Umilissimo servitore Wolfgang Amadé Mozart compositore di corte

181. ALLA MOGLIE

sf

[Vienna, 5 giugno 1791]

Ma très chère Epouse! Spero posta, ti Sabinde!, la lettera.

che la mia lettera, appena giunta con la carrozza della abbia consegnato la Sabinde e che, dopo aver letto la sarai stata ben felice ch’io abbia fatto giungere a Baden Questa notte la lettera ha dormito con me e ho scritto la

Sabinde questa mattina presto-ss-ss-a?. Tanta gente è stata oggi a santo Stefano3. La Schwingenschuh* e Lisette sono venute da me molto presto, e glielo ho detto io stes-

so, poi ho mandato alla chiesa la Lorl® per dirlo subito a Jacquin® e a Schàfer. Questi sono venuti immediatamente da me. Subito ho poi mandato qualcuno perché egli aveva visto Hoffmann” che andava al COrO. Mercoledì volerò da te in compagnia degli Schwingenschuh. Questa notte dormo da Leutgeb® e non penserò ad altro se non a quella Lorl cui ho dato il consilium abeundi?. Gioisco al pensiero di legger presto qualcosa di tuo. Adieu, amore. Eternamente tuo marito Mozart.

WOLFGANG AMADEUS

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MOZART

182. ALLA MOGLIE

[Vienna, 6 giugno 1791] Ma trés cher Epouse!

J'écris cette lettre dans la petite Chambre au Jardin chez Leitgeb ou j'ai couché cette Nuit excellement et J'espére que ma chere Epouse aura paBée cette Nuit auBi bien ds moi, jy paBerai cette Nuit auBi, puisque J'ai congedié Leonore!, etje serais tout seulà la maison, ce qui n’est pas agreable?. J'attends avec beaucoup d’impatience una lettre qui m’apprendra comme vous avés paBée le Jour d’hier; je tremble quand je pense au baigne du st. Antoin; car je crains toujours le risque de tomber sur l’escalier, en sortant et je me trouve entre l’esperance et la Crainte, une

Situation

bien desegreable!,

si vous

n’etiés pas

groBe? Jen’craignerais moins mais abbandonons cette Jdée triste! Le Ciel aura eu certainement

soin de ma

Chere

Stanzi-Marini*,

Mad."° de Schwingenschu? m’a priée de leur procurer une Loge pour ce soir au theatre de Wieden® ou l’on donnera, la cinquième partie d’Antoin”, et j’etais si heureux de pouvoir les servir; j’aurai donc le plaisir de voir cet Opera dans leur Compagnie. In questo momento ricevo la tua lettera e vedo con piacere che stai bene e sei in buona salute. La signora Leutgeb® mi ha fatto una berretta e una cravatta, ma conte? Santo Dio! Ho avuto un bel dirle

per tutto il tempo: «Lei° fa così!»} ma non è servito a niente. Sono felice che tu abbia un buon appetito, ma chi mangia molto non deve anche c[acare]!® molto? No, intendevo dire camminare molto. Preferisco però che tu non faccia grandi passeggiate senza di me. Fa’, tutto quello che ti consiglio, certo te lo dico pensando al tuo bene. Adieu, cara, unica! Afferrali al volo, nell’aria, ci sono 2.999

bacetti e mezzo che volano via da me e aspettano di essere presi. Ora ti dico una cosa all’orecchio. E tu allora nel mio. Adesso apriamo la bocca, la chiudiamo, sempre di più, di più. Infine diciamo: è per via di Plumpi-Strumpi!!. Ora puoi pensare quel che ti piace. Questa infatti è la comodità!2. Adieu. 1000 baci teneri. Eternamente tuo 6 giugno 791. Mozart

EPISTOLARIO

(90)Han

1'83: ALLA MOGLIE

[Vienna, ? giugno 1791] Ma trés chere Epouse! ...l è partito per Baden proprio in questo momento. Ora sono le 9 di sera e io sono da lui fin dalle 3. Credo che ora manterrà la parola. M’ha promesso di farti visita; ti prego di stimolarlo per bene! Ti prego però di non andare al Casino; innanzitutto questa compagnie? è ... (tu mi capisci bene) e poi non potresti comunque ballare e resteresti solo a guardare? Son cose che è meglio fare quando il maritino sarà accanto a te. Devo terminare perché devo andare ancora da Montecyeuli.

Ho voluto solo darti queste notizie. La lettera vera

arriva domani. Adieu. Fa’, quanto ti ho scritto riguardo ai bagni e amami com’io amo te e come ti amerò per sempre. Eternamente tuo Mozart Salutami il buffone

di corte?.

184. ALLA MOGLIE [Vienna, 7 giugno 1791]

N.B. — Baden!

Baden, 7 giugno 1791. Poiché tu hai scritto Vienna, io devo proprio scrivere

Amatissima, carissima mogliettina!

Con indescrivibile piacere ho ricevuto la tua ultima del 6 e ne ho dedotto che stai bene e sei sana. Hai agito con molta intelligenza facendo i bagni a giorni alternati. Mio Dio! Come sarei stato felice se tu fossi venuta da me insieme ai Wildburg! Ho dovuto combatte-

WOLFGANG AMADEUS

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MOZART

re fin troppo con me stesso per non farti viaggiare fin qui, ma ho dovuto badare alle spese. Eppure, così facendo, tutto sarebbe stato charmant. Domani mattina alle 5 partiamo con tre carrozze piene. E così spero, tra le 9 e le 10, di provare tra le tue braccia tutta la gioia che solo un uomo che ama come me la moglie può provare! Peccato solo ch’io non possa portare con me né il pianoforte né l’uccellino! Per questo avrei preferito venire da solo, ma non posso liberarmi di loro con tanta facilità. Ieri ho pranzato con Siissmayr alla Ungarische Krone! a mezzogiorno, perché già all’1 dovevo sbrigare alcune cose in città. S...? deve pranzare presto e la S...5, che avrebbe desiderato ospitarmi almeno una volta a pranzo, a mezzogiorno, aveva già un impegno a Schénbrunn. Oggi, lo sai già, mangio da Schikaneder, dato che eri

invitata anche tu. Qui non è arrivata ancora nessuna lettera della Duscheck*4, ma

oggi chiederò ancora. Del tuo vestito non posso saper nulla, perché finora non ho veduto il Wildburg. Il tuo cappello, sempre se possibile, lo porterò senz’altro con me. Adieu, tesoruccio! Non ti so dire quanto sono felice per domani! Eternamente tuo Mozart

185: ALLA MOGLIE a

[Vienna, 11 giugno 1791] Ma trés chère Epouse!

Criés avec moi contre mon mauvais sort! Mad.8! Kirchgessner ne donne pas son Academie Lundi!! Par consequent j’aurais pu vous posseder, ma chère, tout ce jour de Dimanche. Mercredì je viendrai sùrement. Devo far in fretta, perché sono già le sei e tre quarti e la vettura parte alle 72. Cerca di non cadere ai bagni e di non restare mai da

sola! Se fossi in te sospenderei il trattamento per un giorno, in modo da non affrontare la cura in modo troppo drastico. Spero che questa

EPISTOLARIO

Zilt7

notte ci sia stato qualcuno a dormire da te! Non posso dirti cosa darei per poter essere da te a Baden, invece di starmene qui seduto. Oggi, per semplice noia, ho composto un’aria dell’opera3. Alle quattro e mezza ero già alzato. Il mio orologio, meravigliati!, ho aperto ma non avevo la chiave e così non ho potuto ricaricarlo. Non è triste? Schlumbla*! Ecco un’altra parola su cui riflettere. Ho comunque caricato l’orologio grande. Adjeu! Amore! Oggi pranzo da Puchberg?. Ti bacio 1.000 volte e nei miei pensieri dico con te: «La morte e la disperazione furono la sua ricompensa». Il tuo marito che ti ama eternamente W. A. Mozart

Che Carl” si comporti bene, Bacialo da parte mia. (Prendi dell’elettuario, se non riesci ad andare di corpo, ma non in altsi casi). (Abbi cura di te la mattina e la sera, quando fa fresco).

186. ALLA MOGLIE

[Vienna, 12 giugno 1791]

Carissima, amatissima mogliettina! Per quale motivo ieri sera non ho ricevuto nessuna lettera? È per farmi preoccupare di più a motivo dei tuoi bagni? Questo ed altro m’ha rovinato l’intera giornata di ieri. Di mattina sono stato da N.N.!, che mi ha promesso, parole d’honneur, di venire da me fra le 12 e 1’1 per metter a posto ogni cosa. Per questo non ho potuto pranzare da Puchberg, ma ho dovuto aspettare. Ho aspettato, sono suonate le due e mezza, lui non è venuto e così ho scritto

un biglietto, mandando la domestica a consegnarglielo da suo padre. Intanto sono andato alla Ungarische Krone?, dato che era troppo tardi per altri posti, e anche lì ho dovuto mangiare da solo, perché i clienti se n’erano già andati via. Tra la preoccupazione per

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te e l’irritazione per N.N., puoi immaginare il mio pranzo. Ci fosse almeno stata un’anima viva a consolarmi un poco! Non mi fa bene star solo quando ho dei pensieri per la testa. Alle 3 e mezza ero nuovamente a casa. La domestica non era ancora tornata. Ho aspettato, aspettato: alle 7 e mezza è arrivata con un biglietto. Certo aspettare è sempre fastidioso, ma ancora più fastidioso quando non si riesce a conseguire ciò che si attende. Nel biglietto di N.N. ho trovato solo scuse, dato che non era riuscito a sapere ancora niente di certo, e promesse che non si sarebbe affatto dimenticato di me e che avrebbe senz'altro mantenuto la parola. Per distrarmi sono poi andato ad ascoltare Kasperl* nella nuova opera // fagottista, di cui si parla tanto, ma che non vale niente. Di passaggio ho visto se Lébel* era al caffè, ma non c’era. La sera, ho mangiato di nuovo alla Krone? (per non esser solo) e lì ho avuto così modo di parlare, poi sono andato subito a dormire. Alle 5 del mattino ero di nuovo alzato. Mi sono vestito subito, mi sono recato da Montecuculi”, che

ho trovato, e poi da N.N., che aveva già preso il volo. Quel che mi dispiace è che, a causa di una cosa che non ho neanche concluso, questa mattina non ho potuto neanche scriverti. L’avrei fatto volentieri! Ora esco e vado dai Rechberg”, alla grande riunione di famiglia. Se non l’avessi promesso in modo così perentorio e non fosse una grave mancanza di cortesia il non andarci, non andrei neanche là. Ma a cosa mi servirebbe? Domani mattina parto di qui per venire da te! Se solo le mie faccende fossero a posto! Chi si occupa di N.N. se non io? E se uno non se ne occupa resta indifferente. Sono andato da lui ogni mattina, altrimenti non avrebbe fatto neppure quello. Ti prego di non andare oggi al Gasino, anche se dovesse uscire la Schwingenschuh8. Vacci quando ci sono anchio. Se solo avessi tue notizie! Ora sono le 10 e mezza e alle 12 già si pranza! Adesso scoccano le 11! Non posso più aspettare! Adieu cara mogliettina, amami quanto io ti amo, ti bacio duemila volte con il pensiero. Domenica Eternamente tuo Mozart.

EPISTOLARIO

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187. ALLA MOGLIE

[Vienna, 24 o 25 giugno 1791] Carissima, amatissima mogliettina! Ti scrivo ora solo poco e di fretta, perché voglio far una sorpresa a Leutgeb recandomi a mangiare da lui. Ora sono le 5 e mezza. Dopo aver mangiato ti scriverò di più. Per allora spero di aver qualcosa da parte tua. Adjeu, vorrei solo augurarti di trascorrere belle giornate, stai attenta, soprattutto nei bagni; quando ti senti un po” debole, interrompili subito. Adjeu, 2000 baci. Mozart. A Snai! un culo pieno di saluti e ricordagli di molestare senza pietà N.N.

188. ALLA MOGLIE

[Vienna, 25 giugno 1791]

Ma trés chere Epouse! In questo momento ricevo la tua lettera, che mi ha fatto immenso piacere. Ora aspetto già con ansia la seconda, per sapere quale effetti ti ha fatto il bagno. Mi dispiace veramente di non aver potuto assistere ieri alla vostra bella musica!, ma non per la musica, bensì perché avrei avuto la fortuna di essere con te. Oggi ho fatto una sorpresa a...; sono andato prima dai Rechberg, e là la signora ha mandato di sopra una figlia a dirgli che c’era un vecchio amico di Roma che l’aveva già cercato in tutte le case senza trovarlo! Lui ha mandato a dire di aspettare solo un po”. Intanto quel povero idiota si è vestito come fosse domenica, indossando il vestito più bello

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WOLFGANG AMADEUS MOZART

e presentandosi pettinato nel modo più splendente. Puoi immaginarti come SDOIAO poi riso di lui. Ho sempre a che fare con dei matti: se non è...5, allora è... oSnai. Dove ho dormito? A casa,

naturalmente. Ho dormito benissimo in buona compagnia dei topi. Ho fatto con loro dei bei colloqui: Prima delle 5 ero già alzato. Apropos. Ti consiglio di non andare alla funzione domani. Questi contadini sono troppo grossolani per i miei gusti. Certo, hai un compagno altrettanto grossolano, ma i contadini non hanno alcun riguardo per lui, perdunt respectum, perché si rendono subito conto che è un avaro. Snai! A Siissmayr risponderò personalmente. Non voglio sprecare carta. A Kriigel o Kligel’ manda a dire che esigi un cibo migliore. Forse è meglio se parli direttamente con lui, di passaggio. Per il resto è una persona cortese e mi stima. Domani, con una candela in mano, parteciperò alla processione 6

a Josephstadt?! Snai8! Non ti dimenticare le mie raccomandazioni circa l’aria del mattino e della sera, ai bagni eccessivamente lunghi, ecc. ecc. I miei ossequi al conte e alla contessa Wagensperg?. Adieu. Ti bacio 1000 volte con il pensiero e sono eternamente il tuo Mozart Vienna, 25 giugno 1791 P.S. — Dai a Carl! un po” di rabarbaro, sarebbe bene. Perché non mi hai inviato quella grande lettera? C’è qui una lettera per lui. Desidero una risposta. Prendi... prendi... Bis, bis, bs, bs, tanti bacetti per te volano nell*varia,i eccone ancora uno che volteggia dietro agli altri. In questo momento ricevo la tua seconda lettera. Non aver fiducia nei bagni. E dormi di più. Non in maniera così irregolare. Altrimenti sto in pensiero, un po’ lo sono già. Adieu.

EPISTOLARIO

SVAI

189.



ALLA MOGLIE

[Vienna, fine giugno o inizio luglio 1791]

Amatissima mogliettina! Giungo proprio ora. Sono già stato da Puchberg e da Montecuculi e quest’ultimo non era in casa. Oggi vado ancora da lui alle 9 e mezza. Adesso vado a trovare N.N.! Avrai già in mano una lettera di Montecuculi per me. Poiché credo che, anziché venire da te, dovrò restare a Vienna tutta la domenica, ti prego di mandarmi due abiti estivi, quello bianco e quello bruno, con i relativi calzoni. Ti prego di fare i bagni solo a giorni alternati e per un’ora sola. Se però vuoi ch’io debba essere del tutto tranquillo, non fare alcun bagno, fino a qufindo non sarò nuovamente vicino a te. Adjeu. Ti bacio 1000 volte e sono eternamente il tuo Mozart. N.B. — Salutami lo Snai, chiedigli da parte mia come sta, certo, come un bue, né più né meno. Deve proseguire a scrivere diligentemente in modo ch’io possa ricevere le mie cose. Adjeu. Sigillo questa lettera alla presenza di quel brav’uomo ch'è

Primus?.

190. ALLA MOGLIE!

[Vienna, 2 luglio 1791] Ma trés chere Epouse!

Spero che tu stia benissimo. Ho pensato che durante le gravidanze raramente hai avuto i soliti disturbi! Ibagni hanno forse effet-

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WOLFGANG AMADEUS MOZART

ti troppo lassativi? Preferirei non aspettarne le prove, sono troppo spiacevoli. Il mio consiglio sarebbe ora sempre quello di lasciar perdere! Allora sarei veramente tranquillo. Oggi è il giorno di riposo, ma scommetterei che la mogliettina è stata ai bagni. Davvero, continuali piuttosto in autunno. Spero che tu abbia conservato la mia prima letterina. Ti prego, di’ a quel ragazzaccio di Siissmayr, che mi deve inviare la mia partitura del primo atto, dalla Introduzione sino al Finale,

in modo ch’io possa orchestrarla?. Sarebbe bene se raccogliesse già ogni cosa, in modo che possa partire tutto domani mattina con la prima carrozza ed io riceva il tutto subito, a mezzogiorno. Proprio adesso erano qui un paio di inglesi che non volevano lasciare Vienna senza conoscermi, ma non è vero, volevano conoscere quel

grand’uomo di Siissmayr, e son venuti da me soltanto per sapere dove abita, perché hanno saputo che ho la fortuna di valer qualcosa presso di lui*. Ho detto che devono andare alla Ungarische Krone* e aspettare lì fino a quando egli non torna da Baden! Snai! Lo vogliono assumere come bestemmiatore. Desidero moltissimo avere tue notizie. Ora sono già le 12 e mezza e non ho ricevuto ancora nulla e non so se almeno tu stai bene e se sei buona con me. Segui il consiglio che t’ho dato all’inizio della lettera, e sta’ bene. Adieu. 1000 baci e al lacci? bacci mille

schiaffi. Eternamente tuo Mozart

Vienna, sabato 2 luglio 791.

191.

ALLA MOGLIE [Vienna, 3 luglio 1791] Carissima, amatissima mogliettina del mio cuore!

Ho ricevuto puntualmente la tua lettera con quella di Montecucoli e ho saputo così con soddisfazione che sei sana e che stai bene. Già avevo immaginato che facevi i bagni 2 volte di seguito, ma non appena sarò al tuo fianco prenderai per bene le tue frustate! Ti ringrazio per il finale! che mi hai inviato e peri vestiti, però

EPISTOLARIO

323

non riesco a capire perché non hai scritto rtessuna lettera nell’inviarmeli: l’ho cercata in tutte le tasche dell’abito e dei pantaloni. È possibile che tuttavia si trovi nelle tasche della diligenza! Mi fa piacere che stai bene, cara mogliettina e spero che seguirai i miei consigli. Così potrò stare un po’ tranquillo! Per quanto riguarda la mia salute sto molto bene. Spero tuttavia che i miei affari andranno bene appena possibile. Certo, non sono del tutto tranquillo fino a quando non si realizzeranno, ma spero che si realizzino presto. Spero che Siissmayer non si dimenticherà di scrivere al più presto quel che gli ho dato, spero anche di ricevere oggi i brani della mia partitura (così come ho chiesto). Dalla lettera in latino di... deduco che non bevete vino e questo non mi sembra positivo. Parla con il Thurnermeister?, certamente avrà piacere di dartelo a mio nome; è

un vino sano e per niente caro. L’acqua è senza dubbio pessima. Ieri ho mangiato con il tenente colonnello (a casa di Schikaneder), il quale si trova anch’egli nello stabilimento balneare di Antoni. Oggi pranzo con Puchberg. Adieu, tesoro, cara Stanzi Marini, devo terminare velocemente, tu sai che a casa di Puchberg

si mangia presto. Adieu. Domenica, 3 luglio 791.

Eternamente tuo Mozart

Bacia molte volte Carl e frusta...

192. ALLA MOGLIE

[Vienna, 4 luglio 1791]

Carissima mogliettina! Devo essere breve. È 1’1 e mezza e non ho ancora mangiato nulla. Avrei voluto scriverti di più. Ecco intanto tre fiorini, domani a mezzogiorno ne riceverai ancora di più. Sii felice, di buon umore e tutto tornerà bene come prima. Ti bacio 1000 volte. Quasi svengo Eternamente tuo per la fame. Adjeu. Mozart.

Ho atteso fino ad ora perché speravo di poterti inviare più denaro!

WOLFGANG AMADEUS MOZART

324

193: ALLA MOGLIE

[Vienna, 5 luglio 1791] Carissima, amatissima mogliettina! Ecco 25 fiorini, paga i tuoi conti ai bagni. Poi, quando verrò, salderemo tutto il resto. Siissmayr mi deve ancora inviare i numeri

4 e 5 del mio manoscritto! e anche le altre cose che gli ho chiesto e mi deve leccare il culo. Devo andar subito.da Wetzlar?, altrimen-

ti non lo incontro più. Adjeu. Ti bacio 1000 volte e sono eternamente tuo Mozart Vienna, 5 luglio 1791. P.S. — Non hai riso quando hai ricevuto tre fiorini? Ma penso che sia sempre meglio di niente! Divertiti assai, tesoruccio! E sii eternamente la mia Stanzi Marini.

194 ALLA MOGLIE ®

[Vienna, 5 luglio 1791] Carissima, amatissima mogliettina!

Non esser triste, ti prego! Spero che tu abbia ricevuto il denaro. A causa del tuo piede, comunque, è preferibile che tu resti ancora a

Baden, perché là puoi uscire con più facilità. Spero di poterti abbracciare sabato e forse prima. Quando il mio lavoro sarà a posto, verrò da te, essendomi ripromesso di riposarmi tra le tue braccia. Ne avrò bisogno: le preoccupazioni interiori, l’ansia e le corse che bisogna fare a motivo di questa storia stancano un po”, alla fine. Ho ricevuto puntualmente anche l’ultimo pacchetto e te ne sono grato! Non so dirti quanto sia felice che tu non faccia più bagni. In una

EPISTOLARIO

325

parola non mi manca altro che... la tua preseriza. Credo di non poter più aspettare. Potrei certamente farti ritornare per sempre quando il mio lavoro sarà ultimato, solo

vorrei trascorrer ancora qualche bella giornata con te a Baden.

N.N.! è qui con me ora e dice che con te dovrei fare in questo

modo?. Ha un vero gusto per te e crede fermamente che debba rendertene conto.

ld

tu

Il mio secondo matto, dun-

que, cosa combina? Tra questi 2 matti? sarà ardua la scelta per me! Ieri sera quando sono andato alla Krone* ho trovato il lord inglese tutto afflitto, perché ancora in attesa di Snai?. Oggi, quando sono andato da Wetzlar, ho visto un paio di buoi aggiogati a un carro, e, quando hanno iniziato a tirare, si son comportati con la testa proprio

come il nostro pazzo N.N. Snai! Sei hai bisogno di qualcosa, amore mio, scrivimelo sinceramente ed io farò di tutto con vero piacere per accontentare la mia Stanzi Marini” eternamente tuo Mozart.

Vienna 5 luglio 1791. Che Carl$ si comporti bene e allora forse risponderò alla sua lettera. Adjeu

1958 ALLA MOGLIE

[Vienna, 6 luglio 1791] Carissima, amatissima mogliettina!

Con piacere indescrivibile ho ricevuto la notizia che hai ricevuto certamente il denaro. Non ricordo di averti scritto che avresti potuto spenderlo tutto! Come avrei potuto scriverti questo, razio-

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WOLFGANG AMADEUS

MOZART

nalmente? Se è così, deve essere stato un sogno! È molto probabile, dato che attualmente ho molte cose importanti per la testa. Era mia intenzione riferirmi solo allo stabilimento balneare. Il resto ora è per te e quello che resta ancora da pagare, che ho già calcolato, lo regolerò personalmente quando arrivo. Ora, per l’esattezza, salirà Blanchard, oppure schernirà i viennesi per la 3 volta!! La storia di Blanchard non mi risulta oggi piacevole, perché non mi permette di terminare il mio lavoro. N.N.? mi ha promesso di venire a casa prima di venire lì, però non è venuto. Forse viene quando termina lo spettacolo, lo aspetto fino alle 2, dopo manderò giù qualcosa e lo cerco dappertutto. Non è affattb una vita piacevole. Pazienza! Migliorerà. Allora riposerò tra le tue braccia! Ti ringrazio per il tuo consiglio di non sperare totalmente in N.N.. Però in una simile situazione devo sperare solo in una persona. Se si ricorre a 2 0 3 persone, e la cosa si diffonde ovunque, e per di più ne vengono a conoscenza tutti gli altri, si resta come uno sciocco o come una persona in cui non si può sperare. Ora mi suscita grande soddisfazione sapere che sei allegra e contenta, perché se so con certezza che non ti accade nulla, tutti i miei sforzi mi risultano cari e piacevoli; anche perché persino la situazione più fatale e disperata in cui potrei trovarmi si trasforma in una piccolezza se so che stai bene e sei contenta. E ora stai bene, approfitta del tuo buffone da pranzo, pensami, parla spesso di me, amami eternamente come io ti amo e sarai eternamente la mia Stanzi Marini, come io sarò eternamente il tuo

è

Stu! - Knaller paller schnip - schnap - schnur Schnepeperl.

Snai! ! Dai a N.N.° uno schiaffo e digli che era per uccidere una mosca che ho visto! Adieu. Prendilo — prendilo — bi bi bi 3 bacetti dolcissimi svolazzano lì! Mercoledì, Vienna 6 luglio 791. 49

EPISTOLARIO

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196.



ALLA MOGLIE

[Vienna, 7 luglio 1791]

Carissima, amatissima mogliettina! Mi scuserai se ora ricevi da me una sola lettera al giorno. Ma devo star attento ad un certo N.N.!, non posso lasciarmelo sfuggire. Ogni gio ‘no alle 7 del mattino sono già da lui. Spero che tu abbia ricevuto la mia lettera di ieri. Non ho visto il ballon?, perché posso immaginarmelo e poi pensavo che anche questa volta non se ne sarebbe fatto nulla. Ma come ora esultano i viennesi! Ora donano elogi tanto quanto hanno inveito. Nella tua lettera c’è qualcosa che non riesco a leggere e qualcosa che nofi riesco a comprendere. C’è scritto: «Il mio... maritino oggi sarà certamente in grande com. al Prater», ecc. ecc. L’aggettivo che precede «maritino» non riesco a leggerlo e «com» credo che stia per compagnie, non so però a quale «grande compagnia» tu ti riferisca. Di’ a Sauermayr? da parte mia che non ho certo il tempo di correre dietro al suo Primus* e che ogni volta che sono andato da lui non era mai in casa. Dagli però i 3 fiorini, almeno non piange. Adesso l’unica cosa che desidero è che le mie cose fossero già a posto, soltanto per esser di nuovo al tuo fianco. Non puoi immaginare quanto sia stato lungo il tempo in tutti questi giorni, a motivo della tua lontananza. Non riuscirei a spiegarti le mie sensazioni, è una sorta di vuoto che mi fa proprio male, un desiderio che non viene mai appagato e quindi non si placa mai. È incessante e cresce, per di più, di giorno in giorno. Quando penso a quanto siamo stati felici insieme, a Baden, proprio come dei bambini, e come sono tristi e noiose le ore che trascorro qui. Neanche il mio lavoro mi dà più gioia, perché ero abituato a smettere ogni tanto e a scambiare qualche parola con te e ora invece questo piacere è divenuto impossibile. Se mi metto al pianoforte e canto qualche brano dell’opera?, devo fermarmi subito. L'emozione è troppo forte. Basta/ Se metto a posto le mie cose in quest'ora che viene, nell’ora che seguirà non sarò ormai più qui. Non so cosa scriverti ancora. Le luminarie a Baden® forse sono un pò precoci, perché la notizia vera è per l’e-

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sattezza il contrario. Chiederò alla farmacia di corte”, probabilmente potranno farmi avere l’elettuario e allora te lo invierò immediatamente. Intanto (se dovesse essere necessario), anziché l’acqua

carminativa8 sarebbe meglio per te il cremortaro?. Adjeu, carissima mogliettina,

eternamente tuo Mozart.

Vienna 7 luglio 1791.

197 ALLA MOGLIE

+ ©

[Vienna, 9 luglio 1791] Carissima, amatissima mogliettina!

Ho ricevuto puntualmente la tua lettera del 7 insieme alla ricevuta dell’avvenuto pagamento!; avrei però preferito, per il tuo bene, che l’avessi fatta firmare anche da un testimone, perché se N.N.?

non volesse comportarsi da persona onesta, potrebbe sempre procurarti delle noie sulla veridicità e sul peso; dato che c’è scritto solo schiaffo, in ogni momento potrebbe inviarti una citazione in giudizio per uno schiaffo forte o vigoroso e persino con aggio, e cosa fai allora? In questi casi bisogna pagare subito e il più delle volte non si ha la possibilità di farlo! IG ti consiglierei di trovare un accordo amichevole con il tuo nemico e di rendergli piuttosto un paio di schiaffi ben forti, tre schiaffi vigorosi e uno schiaffo con aggio, e anche di più caso mai non fosse soddisfatto; perché, dico, con le

buone si sistema tutto: una condotta generosa e mite è spesso riuscita a riconciliare i nemici più acerrimi; e se anche adesso non riuscissi a pagare tutto il tuo debito, hai comunque qualche amicizia. Sono certo che la N.3, se glielo chiedessi, si accollerebbe, se non tutto,

almeno una parte del pagamento in contanti. Carissima mogliettina, spero che avrai ricevuto puntualmente la mia lettera di ieri; adesso si avvicina sempre più il momento, il felice momento in cui potremmo rivederci; devi aver pazienza e fai soltanto in modo di esser tranquilla per quanto ti è possibile. Mi hai proprio afflitto con la lettera di ieri e mi ero quasi deciso a partire

EPISTOLARIO

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senza aver concluso nulla; ma cosa avremmo ottenuto? Sarei dovu-

to ripartire immediatamente o, anziché star quieto, sarei vissuto nell’ansia. Tra qualche giorno questa storia dovrà certo terminare. Z.* me l’ha promesso con troppa tranquillità e maestosità, poi verrò subito da te. Ma se vuoi, t’invio il denaro che serve, paghi tutto e mi raggiungi! Per me va benissimo. Ma credo che Baden in questa bella stagione possa essere ancora molto gradevole per te e vantaggiosa per la tua salute, grazie alle splendide passeggiate. Questo devi accorgertene tu prima di chiunque altro. Se trovi che l’aria e il movimento? ti fanno bene, resta ancora e verrò poi a prenderti o, a tuo piacere, a trascorrere ancora qualche giorno insieme a te. O se vuoi, come t’ho detto, torna domani stesso; scrivi con tutta sinceri-

tà quel che preferisci fare. Ed ora addio, carissima Stanzi Marie®. Ti bacio milioni di volte e sono eternamente il tuo Mozart Vienna 9 luglio 791. Hi P.S.— ANN.’ riferisci quel che segue da parte mia:

Che cosa ne dice? Sarà di suo gusto? Non molto, credo, sono parole troppo difficili da comprendere. Adieu.

198. A LORENZO DA PONTE!

[Vienna, settembre 1791]

Aff"° Signore Vorrei seguire il vostro consiglio, ma come riuscirvi? ho il capo frastornato, conto a forza, e non posso levarmi dagli occhi l’immagine di questo incognito?. Lo vedo di continuo esso mi prega, mi

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sollecita, ed impaziente mi chiede il lavoro. Continuo, perchè il comporre mi stanca meno del riposo. Altronde non ho più da tremare3. Lo sento a quel che provo, che l’ora suona; sono in procinto di spirare; ho finito prima di aver goduto del mio talento. La vita era pur si bella, la carriera s’apriva sotto auspici tanto fortunati, ma non si può cangiar il proprio destino. Nessuno misura i propri giorni, bisogna rassegnarsi, sarà quel che piacerà alla provvidenza, termino, ecco il mio canto funebre, non devo lasciar-

lo imperfetto*. Vienna 7°"© 1791

+

199: ALLA MOGLIE

[Vienna, 7 e 8 ottobre 1791] venerdì alle dieci e mezza di notte

Carissima, amatissima mogliettina! Torno in questo momento dall’opera!. Era pieno come sempre [il teatro]. Il duetto «Mann und Weib»? ecc. e il glockenspiel? del primo atto sono stati ripetuti, come sempre, ed anche il terzetto dei fanciulli nel secondo atto. Quello che però mi fa più piacere è il successo silenzioso! Si vede bene quanto quest’opera stia acquisendo sempre maggiore stima nel pubblico. E passiamo ora alla mia vita quotidiana. Subito dopo la tua partenza ho giocato 2 partite a biliardo con il signor von Mozart (l’autore dell’opera che sta rappresentando adesso Schikaneder). Ho venduto poi il mio ronzino

per 14 ducati”. Ho detto poi a Josephf di chiamarmi Primus? e di far sì che mi portassero un caffè nero, fumando intanto una deliziosa pipa di tabacco. Poi ho strumentato quasi tutto il Rondò di Stadler8. Nel frattempo mi è giunta una lettera di Stadler da Praga. I Duscheck stanno tutti bene, mi sembra però che la signora non abbia ricevuto nessuna tua lettera. Non posso crederci! Basta. Lo sanno già tutti quale straordinaria accoglienza abbia ricevuto la mia

opera tedesca?.

EPISTOLARIO

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La cosa più incredibile è che la stessa sera in cui la mia nuova

opera è stata rappresentata per la prima volta!® con tanto successo a

Praga hanno eseguito l’ultima rappresentazione del Tito!!, che ha riscosso ugualmente un’incredibile successo. Bedini non ha mai cantato meglio. Il piccolo duetto in la delle 2 fanciulle!” è stato ripetuto e se la Marchetti non si fosse voluta risparmiare si sarebbe

dovuto

ripetere persino il Rondò!. A_Stodla!*

(«O miracolo

boemo!», scrive) hanno gridato bravo dalla platea e addirittura dall’orchestra. «Ho fatto però veramente del mio meglio», scrive. Ha scritto poi (Stodla) che egli...!° e adesso vedo bene che è un somaro. Non Stodla, s’intende, lui lo è solo un pochettino, non molto, ma...!° Sì, lui è un vero somaro.

Alle cinque e mezza sono uscito per la Stubenthor e ho fatto la

mia passeggiata preferita per i Glacis!” fino al teatro!8. Cosa vedo? Quale profumo sarà mai questo? È Don Primus con le cotolette! Che gusto! In questo momento mangio alla tua salute. Proprio ora suonano le 11, ma tu sei già a letto? St! St! St! Non ti voglio sve-

gliare!



Sabato 8 — Ieri avresti dovuto vedermi a cena! Non ho trovato le vecchie stoviglie e ne ho usate allora di bianche con fiorellini di elleboro. E di fronte a me il candelabro a due braccia con le cande-

le. Considerando la tua lettera di...!° gli italiani?” di qui devono essere già passati. La Duscheck ha poi certamente ricevuto una tua lettera, dato che scrive: «La signora è stata molto contenta del postscriptum di Mathies; ha detto: il SOMARO — o SOMARO — mi piace tale e quale com'è. Sollecita... di scrivere per... perché mi ha pregato molto»?!. Adesso, mentre scrivo, starai certamente facendo il bagno. Il barbiere è venuto alle 6 precise. Primus ha acceso il fuoco alle cinque e mezza e mi ha svegliato alle cinque e tre quarti. Ma perché deve piovere proprio in questo istante? Spero che il tempo lì sia buono. Stai al caldo, non raffreddarti. Spero che i bagni ti facciano trascorrer un buon inverno, perché solo questo desiderio, che tu possa essere in buona salute, m’ha persuaso a lasciarti andare a Baden. Senza di te il tempo mi sembra interminabile, l’avevo ben intuito. Se non avessi avuto da fare, sarei venuto con te per questi 8 giorni. Ma là non ho nessuna comodità per lavorare ed io, nei limiti del possibile, desidero veramente evitare ogni preoccupazione: non c’è niente di più gradevole che poter vivere un po’ sereni e per questo bisogna lavorare costantemente ed io sono felice di farlo.

Da’, a nome mio, a...?? un paio di schiaffi forti e prego... (che

bacio 1000 volte) di dargliene anche lei un paio. Non glieli fate

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mancare, per amor di Dio! Per nessun motivo vorrei che un giorno o l’altro mi rimproverasse di non averlo servito e trattato come si conviene. Di botte dategliene sempre troppe, anziché troppo poche. Sarebbe bene che gli pizzicaste il naso, gli strappaste un occhio e gli procuraste qualche altra ferita visibile e così il birbante non potrà mai negare quel che gli avete fatto. Adieu, cara mogliettina! La carrozza sta per partire. Oggi spero di poter leggere qualche cosa di tuo e in questa dolce speranza ti bacio 1000 volte e sono eternamente il tuo marito che ti ama W. A. Mozart

200. ALLA MOGLIE %

[Vienna, 8 e 9 ottobre 1791] sabato notte alle dieci e mezza

Carissima, amatissima mogliettina! AI ritorno dall’opera! ho trovato con sommo piacere e gioia la tua lettera. L’opera, nonostante il sabato sia sempre un giorno sfavorevole, a motivo della posta, è stata rappresentata con il teatro pieno e con gli applausi e i bi$ cgnsueti. Domani sarà rappresentata di nuovo, ma lunedì si farà una pausa. Dunque Siissmayr dovrà accompagnare Stoll martedì, il giorno in cui verrà rappresentata nuovamente per la prima volta; dico per la prima volta, perché possibilmente verrà rappresentata ancora altre volte di seguito. Ho appena finito di mangiare un delizioso pezzo di lepre che mi ha portato don Primus, il mio fedele cameriere?. E dato che oggi il mio apetit è abbastanza robusto, l’ho mandato a cercarmi ancora qualcosa, se possibile. Intanto continuo dunque a scriverti. Oggi ho scritto con tanto zelo che ho fatto tardi, fino all’una e mezza?. Sono quindi corso in tutta fretta da Hofer* (unicamente per non mangiare da solo), dove ho trovato anche la mamma?. Dopo pranzo sono subito tornato a casa e ho scritto fino all’ora dell’opera. Leutgeb mi ha pregato di accompagnarlo di nuovo e così ho fatto. Domani ci

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porto la mamma. Il libretto gliel’ha già dato da leggere Hofer. Devo dire che la mamma guarda l’opera, non che sente l’opera,...° oggi avevano un palco,...’ hanno dimostrato il loro vivo consenso per tutto, lui, però, l’onnisciente, ha fatto il bavarese in tal modo che

non son riuscito a restare, altrimenti avrei dovuto dargli dell’asino. Ero là dentro quando, per sfortuna, è iniziato il secondo atto, dunque la scena solenne. Ha preso tutto come fosse uno scherzo ed io, all’inizio, ho pazientato tanto da voler richiamare la sua attenzione su alcune parole, ma ha riso d’ogni cosa. Allora per me è stato troppo; l’ho chiamato Papageno e me ne son andato. Ma non credo che quello stupido abbia capito. Sono dunque andato in un altro palco, dove c’era Flamm® con la moglie e con loro mi sono veramente divertito sino alla fine. Sono solo salito sul palcoscenico al momento dell’aria di Papageno con il glockenspiel, perché oggi avevo voglia di suonarlo io stesso. E così ho fatto uno scherzo: quando Schikaneder? aveva una pausa, ho suonato un arpegio; lui ha avuto paura, ha guardato verso le quinte e mi ha visto. Quando la pausa si è ripetuta’per la seconda volta non l’ho fatto e lui però si è fermato e non voleva più proseguire. Ho intuito il suo pensiero e ho suonato un altro accord; lui, allora, ha dato una botta al glockenspiel e ha detto: «Chiudi il becco», e tutti si son messi a ridere. Penso che

molti, solo a causa di questo scherzo, si siano accorti per la prima volta che non è lui a suonare lo strumento. Per il resto, non puoi immaginare l’effetto squisito prodotto dalla musica in un palco vicino all’orchestra. Molto meglio che in galleria. Appena torni devi provarlo. Domenica, alle 7 del mattino. Ho dormito risolto bene e spero lo stesso per te. Ho gustato con grande soddisfazione il mio mezzo capponcino, che mi ha portato l’amico Primus. Alle 10 mi recherò a messa dai piaristi!”, perché Leutgeb mi ha detto che dopo potrò parlare con il direttore. Li resterò anche a pranzo. Ieri sera Primus mi ha detto che a Baden c’è molta gente ammalata: è vero? Stai attenta, non aver fiducia nel tempo. In questo momento è appena giunto Primus con la balorda notizia che questa mattina la posta è partita già prima delle 7 e che non ne parte più nessun’altra fino ad oggi pomeriggio e così tutto quel che ho scritto di notte e la mattina presto non è servito a niente. Avrai la lettera solo stasera, il che mi dispiace molto. Domenica prossima partirò certamente e allora andremo insieme al Casino e lunedì ritorneremo a casa insieme. Lechleitner è tornato un’altra volta all’opera. Non sarà un inten-

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MOZART

ditore, tuttavia è un buon amatore, cosa che non si può dire di..., che

è una vera nullità. Lui gradisce un dinée. Addio, cara! Ti bacio un milione di volte e sono eternamente il tuo Mozart P.S. — Bacia a nome mio Sophie!!. A Siissmayr invio un paio di buoni buffetti sul naso e una bella tirata di ciuffo; mille saluti a

Stoll. Adieu, l’ora è scoccata. Adieu! Ci rivedremo!?! N.B. — Certamente hai inviato a lavare due paia di calzoni gialli che si portano con gli stivali, dato che io e Joseph li abbiamo cercati senza trovarli. Adieu. è

201.

ALLA MOGLIE!

[Vienna, 14 ottobre 1791] Carissima, amatissima mogliettina! Ieri, giovedì 13, Hofer è venuto con me da Carl. Abbiamo man-

giato lì? e siamo poi rientrati. Alle 6 sono andato a prendere con la carrozza Salieri e la Cavalieri e li ho condotti nel palco. Sono poi corso a prendere la mamma? e Carl, che avevo lasciato intanto da Hofer. Non puoi immaginare come entrambi* siano stati gentili, quanto sia loro piaciuta non solo la mia musica, bensì il libretto e tutto il resto”. Hanno detto che è un’opera degna d’esser rappresentata nelle più solenni festività di fronte ai più grandi principi e che l’avrebbero certo rivista altre volte, non avendo mai assistito a uno

spettacolo più bello e più piacevole. Lui ha ascoltato e osservato con la massima attenzione, e dalla sinfonia fino all’ultimo coro non

c’è stato alcun brano cui egli non abbia reagito con bravo o un bello, senza finir mai di ringraziarmi per il piacere che gli avevo procurato. Avevano sempre pensato di recarsi all’opera, ma sarebbero dovuti entrare e prender posto già alle 4. Invece così hanno potuto vedere e sentire con tranquillità. Dopo il teatro li ho fatti riportare a casa ed io ho cenato con Carl e Hofer. Sono poi tornato a casa con lui e lì abbiamo entrambi dormito splendidamente. Per

EPISTOLARIO

335

Carl è stata una grande gioia che l’abbia portato all’opera. Ha un aspetto bellissimo. Non potrebbe vivere in un posto migliore per la salute, ma il resto è purtroppo veramente meschino. Tutto quel che potrebbe venir fuori dalla loro scuola è un buon contadino! Ma basta, poiché gli studi seri (pietà!) iniziano soltanto lunedì, ho chiesto il permesso di tenerlo con me fino a domenica dopo pranzo; ho detto che tu saresti felice di vederlo”. Domani, domenica, vengo da

te con lui, così potrai tenerlo o, al contrario, domenica dopo pranzo lo riporterò a Heeger®. Del resto, credo che per solo un mese non si rovinerà, mi sembra! Intanto può andare in porto la faccenda con i piaristi, a cui ora si sta lavorando veramente’. In fin dei conti non è peggiorato, ma non è neanche migliorato rispetto a quel che è sempre stato. Ha le solite pessime maniere, si diverte a infastidire, come al solito, e studia forse ancor meno volentieri d’un tempo, perché là

non fa altro che correre in giardino cinque ore al mattino e cinque ore dopo pranzo, come mi ha rivelato lui stesso. Insomma, i bambini non fanno che mangiare, bere, dormire e andare a passeggio.

Adesso $on qui da me Leutgeb e Hofer; il primo resta a pranzo e ho appena inviato il mio fedele compagno Primus! a prendere un pasto al Biirgerspital. Sono molto felice di questo giovanotto; mi ha fatto aspettare una volta sola inutilmente, costringendomi a dormire dagli Hofer, il che mi ha infastidito, perché loro dormono troppo

per i miei gusti. Io preferisco trascorrer sempre la notte in casa mia, essendo abituato a un certo sistema di vita. Quell’unica volta mi ha messo proprio di pessimo umore. Ieri, ho sprecato l’intera giornata nel viaggio a Perchtoldsdorf e per questo non ho potuto scriverti. Che tu però non mi abbia scritto per due giorni è imperdonabile. Ma spero di ricevere almeno oggi tue notizie. E di parlare con te domani stesso e di baciarti di cuore. Addio. Eternamente tuo Mozart

14 ottobre 791

Bacio mille volte Sophie!!, con N.N.!? fa quel che vuoi. Adieu.

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Note

Salisburgo, 1769 (?)

1 Nonsi sa chi sia.

2 Nell’originale «mir» sta per «mit». 3 Domestica di casa Mozart. 4 Il testo latino proviene dalla Bibe/ der Rudimentisten, ovvero Rudimenta gram-

maticae latinae del gesuita Emmanuel Alvarus, testo usato nella prima classe ginnasiale dell’epoca, su cui ha evidentemente studiato lo stesso Wolfgang. 5 S’intenda «otium». ° Data aggiunta da mano estranea: di qui la dubbia collocazione di questa che è la prima lettera pervenutaci di Mozart. Worgl, 14 dicembre 1769.

! Aggiunta alla lettera del padre. Verona, 7 gennaio 1770. 1 Si tratta con ogni probabilità dell’opera di padre Guglielmi rappresentata a Venezia nel 1769 con entrambi gli Afferi.

? Tenore conosciuto a Vienna. 3 Mozart aveva conosciuto il contralto Giovatmi Manzuoli a Londra, come risulta da una lettera del padre datata 1765.

Milano 26 gennaio 1770.

1 Cfr. lettera del 19 maggio 1770, nota 4. 2_Si tratta dell’aria su testo di Metastasio «Misero tu non sei» K 73A (andata persa). 3 L’opera Demetrio di Johann Adolph Hasse, andata in scena a Mantova il 10 gennaio 1770.

Milano, 17 febbraio 1770.

1 Aggiunta alla lettera del padre. 2 Primo viaggio in Italia, Vienna e Monaco (dal 1769 al 1775). 3 Manca la firma. Milano, 3 marzo 1770.

1 Rosa Hagenauer. 2 La lettera s’interrompe qui. Bologna, 24 marzo 1770.

1 Johann Michael Haydn. 2? Manca la firma. Roma, 14 aprile 1770.

1 Aggiunta alla lettera del padre. 2 La sorella.

338

NOTE

Roma, 25 aprile 1770.

! La K95inre maggiore. Roma, 28 aprile 1770.

! Aggiunta alla lettera del padre. ? Manca la firma. Roma, 2 maggio 1770.

Aggiunta alla lettera del padre. Napoli, 19 maggio 1770.

1! Aggiunta alla lettera del padre. 2 Dopo aver sentito una serie di dodici minuetti di Michael Haydn, Nannerl era ri-

uscita a procurarseli di nascosto dall’autore, trascrivendone la parte del primo violino per poi inviarla al fratello con la preghiera di trascriverla per pianoforte. Il basso continuo di cui parla Mozart si riferisce però solo al dodicesimo minuetto. Mozart

ultimò la trascrizione tra maggio e luglio, ma l’originale è andato perduto. 3. Si riferisce ad un libro, Die Kiinste von der Rechenkunst (Le arti dell’aritmetica), da cui Mozart si era fatto copiare ed inviare dalla sorella alcuni brani. Sempre vivo, fin dall’infanzia, l’interesse nei confronti dei numeri.

4 Domestica di casa Mozart. 5 Si tratta di Armida abbandonata. L’opera, composta da Niccolò Jommelli al ritorno da un lungo viaggio in Germania, non'ebbe gran successo. Lo stesso Mozart, dopo questo iniziale favore, avrà una reazione diversa. Cfr. lettere del 26 gennaio e del 5 e del 29 giugno 1770. 6 Ferdinando IV di Borbone, re delle due Sicilie, e Maria Carolina.

? Lazzaroni. Termine d’ascendenza spagnola con cui s’indicava il popolo napoletano del quartiere Mercato, il quale organizzò una rivolta nel 1647. 8_ Si tratta di Antigono, opera su testo di Metastasio.

° L’Eumene, opera incompiuta su testo di Apostolo Zeno.

10 Si riferisce alla cappella della residenza estiva dell’arcivescovo di Salisburgo. 11 In queste ultime righe Mozart dà vita ad un gioco di parole basato sul significato del termine «tun» («fare» e «cacare»), di cui si può solo evidenziare la ricorrenza del verbo (in corsivo) come fosse un tema.

Napoli, 29 maggio 1770.

È

1 Aggiunta alla lettera del padre. 2 Cfr. lettera del 19 maggio 1770, nota 5. Napoli, 5 giugno 1770.

1 Aggiunta alla lettera del padre. 2 I ritratti della madre e della sorella. 3 Cfr. lettera del 19 maggio 1770, nota 5.

4 Lettera del 19 maggio 1770, nota n. 6. 5 Idem. Gioco di parole di pura invenzione mozartiana tra «HandkuB» (baciamano) e «HandscluB» (schuB=sparo). Napoli, 16 giugno 1770.

1 Aggiunta alla lettera del padre. Roma, 7 luglio 1770.

1 Aggiunta alla lettera del padre.

NOTE

Bologna, 21 luglio 1770.

339



! Aggiunta alla lettera del padre. 2 Mozart suonò l’organo presso la Madonna di Loreto. 3 Si tratta del Licio Silla K 335, opera seria in tre atti, rappresentata per la prima volta a Milano il 26 dicembre 1772. Bologna, 28 luglio 1770.

1 Aggiunta alla lettera del padre. Bologna, 4 agosto 1770.

1 Aggiunta alla lettera del padre. 2 Le sinfonie sono probabilmente le tre in re maggiore, K 81, 97 e 95, e quella in

sol maggiore, K 74, che il padre copiava (Cfr. lettera del 25 aprile 1770, nota 1). Tra le arie composte a Milano c’è sicuramente «Se ardire è speranza». Bologna, 21 agosto 1770.

! Aggiunta alla lettera del padre. Bologna, 8 settembre 1770.

1 Aggiunta alla lettera del padre. Bologna, 22ssettembre 1770. 1! Aggiunta alla lettera del padre.

2 Johann Michael Haydn. 3 La contessa Pallavicini. Bologna, 29 settembre 1770. 1 Aggiunta alla lettera del padre. Bologna, 6 ottobre 1770.

1 Aggiunta alla lettera del padre. ? Sigmund von Robinig. 3 Gioco di parole sul nome della madre, Pertel. Milano, 20 ottobre 1770.

1 Aggiunta alla lettera del padre. 2 Mitridate re di Ponto K 87, opera seria in tre atti, rappresentata per la prima volta a Milano il 26 dicembre 1770.

3 Manca la firma. Milano, 27 ottobre 1770.

1 Aggiunta alla lettera del padre. 2 Cfr. lettera del 20 ottobre 1770, nota 2. Milano, 3 novembre 1770.

1 Aggiunta alla lettera del padre. 2? Cfr. lettera 20 ottobre 1770, nota 2. 3 Gioco di parole con il termine «miide» (stanco). Milano, 1° dicembre 1770.

1 Aggiunta alla lettera del padre. 2 Cfr. lettera del 20 ottobre 1770, nota 2.

340

NOTE

Milano, 12 gennaio 1771.

Aggiunta alla lettera del padre. 2 Cfr. lettera del 20 ottobre 1770, nota 2.

3. Manca la firma. Venezia, 13 febbraio 1771.

! Aggiunta alla lettera del padre. 2 Manca la firma. Venezia, 13 febbraio 1771.

1 Aggiunta alla lettera del padre. Venezia, 20 febbraio 1771.

1 Aggiunta alla lettera del padre.

+

? Gioco veneziano. 3. Manca la firma. Verona, 18 agosto 1771. 1 Aggiunta alla lettera del padre. Milano, 24 agosto 1771.

! Aggiunta alla lettera del padre. ? Maria Beatrice d’Este.

x

Milano, 31 agosto 1771.

1 Aggiunta alla lettera del padre. ? Ascanio d’Alba di Parini. Milano, 21 settembre 1771.

1 Cfr. lettera del 31 agosto 1771, nota 2. Milano, 5 ottobre 1771.

1 Aggiunta alla lettera del padre. ? Ascanio in Alba K111, serenata teatrale in due atti, rappresentata per la prima volta a Milano il 17 ottobre 1771. = Milano, 26 ottobre 1771.

1 Aggiunta alla lettera del padre. ? Mozart, quindicenne, fu applaudito intensamente da tutta la nobiltà, accolto con numerosi «Bravissimo maestro», secondo quanto ci riferisce il padre nella stessa let-

tera. Milano, 30 novembre 1771.

1 Aggiunta alla lettera del padre. 2 Si riferisce al suo soggiorno a Lione nell’estate del 1766. Bolzano, 28 ottobre 1772.

1 Aggiunta alla lettera del padre. Milano, 7 novembre 1772.

1! Aggiunta'alla precedente lettera alla madre.

NOTE

341

Milano, 5 dicembre 1772.

! Aggiunta alla lettera del padre. 2 Cfr. lettera del 21 luglio 1770, nota 3. 3 Domestica di casa. 4 Manca la firma. Milano, 23 gennaio 1773.

1 Aggiunta alla lettera del padre. 2 Cfr. lettera del 21 luglio 1770, nota 3. 3. Manca la firma. Vienna, 14 agosto 1773.

1 Aggiunta alla lettera del padre.

2 Inizio scherzoso. Milano, 16 dicembre 1774.

1 Aggiunta alla lettera del padre. ? Manca la firma. Monaco, 14 gennaio 1775.

1 Data scritta dal padre.

a

? La finta giardiniera K 196, opera buffa in tre atti, rappresentata per la prima vol-

ta al teatra4ella corte di Monaco il 13 gennaîo 1775.

3 Maria Anna Sophie. 4 Maria Antonia Valpurgis. 5 L’opera fu seguita dal balletto La Nymphe paryure potegée par l’amour. Massimiliano III Giuseppe. a N La cagnetta di famiglia. Anche in questa lettera manca la firma.

Salisburgo, 4 settembre 1776.

1 Massimiliano III Giuseppe. 2 Misericordias Domini. Offertoriums de tempore in re minore K 222, eseguito a Monaco il 5 marzo 1775.

3 Johann Michael Haydn. 4 Nel 1770 Mozart era stato nominato membro effettivo dell’ Accademia dei filarmonici di Bologna.

Salisburgo, 1° agosto 1777. 1 La lettera è stata certamente scritta dal padre Leopold.

? Giuseppe II d’ Asburgo. Monaco, 29 settembre 1777.

1 Aggiunta alla lettera della madre. 2 Ta lettera della madre si concludeva con un accenno ai «tanti amici» che desideravano trattenere Mozart con loro.

3 Massimiliano II Giuseppe. 4 Il vescovo di Chiemsee.

5 Maria Anna Sophie. 6 In dialetto bavarese.

7 I tre viaggi di Mozart: dal dicembre 1769 al marzo 1771; dall’agosto al dicem-

bre 1771 e dall’ottobre 1772 al marzo 1773. 8 Mitridate re di Ponto, Ascanio in Alba (si tratta in realtà d’una «serenata teatra-

le») e Lucio Silla.

342

NOTE

° T'Accademia Filarmonica di Bologna, di cui dal 1770 era membro effettivo. Cfr. lettera del 4 settembre 1776, nota 4.

Monaco, 2 ottobre 1777.

! Spazio bianco nell’originale. Monaco, 3 ottobre 1777.

! Aggiunta alla lettera precedente. Inizio scherzoso. Si riferisce a Johann von Grimmel, il quale in commercio si occupava del sale.

Massimiliano III Giuseppe. Cfr. lettera del 29 settembre 1771, nota 8.

Si tratta dei diplomi avuti dall’ Accademia Filarmonica di Bologna e dall’ Accademia di Verona. è a Uu WN

7 Nonsi conservano. 8 Si riferisce ad un colloquio riportato dal padre Leopold nella sua ultima lettera. ° Mozart ricorre qui ad uno scherzoso scambio di parole, invertendo di posto a verbi e sostantivi. Monaco, 11 ottobre 1777.

1 Joseph Myslivecek, conosciuto da Mozart a Bologna nel 1770.

? Idem. 3 Era malato di sifilide.

x

4 La lettera conteneva l’invito da parte del teatro di Napoli per comporre un’opera per il carnevale del 1778, per altro mai scritta. 5 Il Bellerofonte (1767), Farnace (1767), Romolo ed Ersilia (1773) Artaserse (1774), Il Demofoonte (1775), Ezio (1775), Merope (1775) e La Calliroe (1778): sette, quindi, e non sei.

6 Si tratta di Giovanni Ansani. 7 Corrisponde a 100 ducati, cioè a 450 fiorini.

8 Atide (1774). ° Il re pastore, composta in onore dell’arciduca Massimiliano Francesco e rappresentata il 23 aprile 1775 a Salisburgo, in occasione della visita alla corte dell’arcive-

scovo Colloredo.

10 !! 1? 13

Le due signorine Freysinger. Le due signorine Freysinger e Maria Anna Josepha Aloisia von Hamm. Antico convento bavarese dei benedettini. Il padre Leopold, pur di continuare gli studi, fece credere di volersi far prete.

14 Lipperl era una specie di Arlecchino e con ogni probabilità la «commedia» cui si riferisce Mozart era una farsa incentrata su di lui.

15 Sono andati persi (K° 284a). 16 Si riferisce ai Sei divertimenti da camera per cembalo e violino composti da Joseph Schuster nel 1777. 17 Leopold Ferdinand, conte di Arco. 18 Ogni domenica Mozart soleva tenere un concerto in casa. Augusta, 16 ottobre 1777.

1 Sala da concerto per le famiglie nobili. 2 Nel luglio del 1770 a Mozart fu conferita la croce dell’Ordine dello Sperone d’Oro da papa Clemente XIV. La croce conferiva privilegi particolari, oltre al titolo di conte palatino e alla nobiltà personale ed ereditaria. Di qui, il Mozart che inizialmente era solito firmare le sue composizioni come «cavaliere». Ma solo per poco tempo.

NOTE

343

3 Si tratta della sonata K 283.



4 Franz Alois Mozart, fratello di Leopold, e sua moglie Maria Viktoria Eschenbach.

5 Maria Anna Thekla Mozart, figlia del fratello di Leopold. Mannheim, 31 ottobre 1777. ! Maria Anna Thekla, figlia di Franz Alois Mozart, fratello del padre Leopold e

quindi cugina del compositore. 2 Si tratta della Missa breves in fa maggiore K 192 [K° 186f] e in do maggiore K

220 3 4 5

[K ° 196b] e dell’offertorio in re minore Misericordis Domini K 222 [K° 205a]. Consisteva in uno scambio di ritratti. S’intenda «ispettore postale». Manca la firma.

Mannheim, 5 novembre 1777.

1 Le lettere alla cugina sono sempre caratterizzate da ogni sorta di giochi linguistici e da una libertà di linguaggio davvero colorita.

2 3 4 5_ °

Lalettera del 31 ottobre 1777. Bartholomius Christa. Augusta. Si riferisce al suo ritratto. Elisabeth Maria Aloisia Auguste.

N Versione tutta mozartiana del detto popolare «Ein Fuchs ist Kein Hare» (una volpe non è una lepre). 8 Probabilmente la sonata per pianoforte in re maggiore K 311.

° Convento di Augusta. 10 Scherzo. Mannheim, 8 novembre 1777.

1! Aggiunta alla lettera della madre. ? L'onomastico di Leopold era il 13 novembre, il compleanno il 14. Mannheim, 13 novembre 1777.

! Sono parole della madre trascritte da Mozart all’inizio della lettera: da «puoi anche scherzare» fino a «stare in pena».

? Il ritratto promesso. 3 La lettera del 31 ottobre 1777. 4 Allusione al dramma Codrus oder Muster der Vatersliebe (Codro ovvero un mo-

dello di amore patrio) di Johann Friedrich von Cronegk. Mannheim, 14-16 novembre 1777.

1 Aggiunta alla lettera della madre. 2 «Ascenditor» è la traduzione latina di «Steiger», nome del proprietario del primo caffè di Salisburgo.

3 Nata Sarzelli. 4 Francesca Danzi. 5 Scherza sul cognome

della cantante, in relazione con «StraBe», ovvero

«strada».

Mannheim, 29 novembre 1777.

1 Carlo Teodoro.

2 Cannabich e Vogler. 3 Louis Aurel Savioli.

344

4 5 6 7

NOTE

Karl August. Le dodici variazioni per pianoforte K 179. Karoline Louise. Il K° 284f andato perso.

CATARIS001 Mannheim, 3 dicembre 1777.

1! Canzone popolare dell’epoca. 2 Si tratta probabilmente della K 311. Cfr. lettera del 5 novembre 1777, nota 8.

3 La Rosemunde di Anton Schweitzer. 4 Gioco di parole sul termine «Schlosserin». 5 Rima intraducibile tra «Mannheim» e «schleim» (pappa). Mannheim, 10 dicembre 1777.

Ù

1! Carlo Teodoro. ? Friedrich Ramm. Mannheim, 20 dicembre 1777.

1 Aggiunta alla lettera della madre.

? Stile galante. Mannheim, 7 febbraio 1778

N

1! Aggiunta alla lettera della madre. ? Johann Baptist Joseph Joachim Ferdinand von Schiedenhofen, il quale il 9 febbraio 1778 si sposò con Anna Daubrawa von Daubrawaick, figlia del consigliere delle finanze e direttore della zecca Virgil Christoph Daubrawa von Daubrawaick.

3 Elisabeth Augusta Wendling. 4 L’Oiseaux si tous les ans K 307, su testo di Antoine Ferrand.

5 Aloisia Weber. 6 Si riferisce alle tre arie del Lucio Silla: «Dalla sponda tenebrosa», «Ah se il crudel periglio» e «Parto, m’affretto». ? Si tratta del recitativo «Ah, lo previdi» e dell’aria «Ah, t’invola agli occhi miei» K 272 su testo tratto dall’Andromeda di Paisiello.

8 K358e K 381. 1 ° Cfr. lettera del 29 novembre 1777, sota 5. =

Mannheim, 19 febbraio 1778.

! Da bambino Mozart soleva cantare insieme al padre, prima di addormentarsi, una sua melodia composta sul testo: «oragna fiagata fa marina gemina fa». Mannheim, 7 marzo 1778.

1 Carrozza. Mannheim, 24 marzo 1778.

1 Cfr. lettera del 29 novembre 1777, nota 5. Parigi, 1° maggio 1778. ! Cfr. lettera del 29 novembre 1777, nota 5.

? Louis-Antoine-Auguste de Rohan, duca di Chabot. 3 Si tratta della prima istituzione musicale concertistica parigina, fondata nel 1725 da Anne Danican-Philidor. 4 Mozart completò il Miserere di Holzbauer con otto brani K 297a andati persi. 5 La KAnh. 9 (K° 297b).

NOTE

345

© Si tratta di Friedrich Ramm, Johann Baptist Wendling, Jan Vaclav Stich (ovvero Punto) e Georg Wenzel Ritter.

Parigi, 12 giugno 1778.

! Aggiunta alla lettera della madre. ? Giinther von Schwarzburg, composto nel 1777.

3 Johann Christian Bach.

4 Dall’opera Ezio, rappresentata per la prima volta il 24 novembre 1764 a Londra: < lo stesso Mozart vi assistette. SL La K:297. 9 Si riferisce all’attacco all’unisono con cui era tradizione iniziare una sinfonia.

Parigi, 3 luglio 1778. 1 In realtà la madre era già deceduta. 2 Si tratta della K 297. Cfr. lettera del 12 giugno, nota 5. 3 Nel «Courrier de l'Europe» di Londra del 26 giugno 1778.

4 Voltaire era morto il 30 maggio. 5 Thresel Pinckl, domestica di casa Mozart.

© Non è rimasto nulla. ? Si tratta dei 6 Concertos for the harpsichord or pianoforte, con accompagnamento di due violini e basso, pubblicati nel 1775 a Parigi, di cui Mozart scrisse le ca-

denze di soli tre concerti. 8 Le Tréîs Sonates pour le Clavecin ou le Pianoforte (1778). ° Ai primi di maggio gli era stato offerto il posto di organista a Versailles, con uno stipendio di 2.000 franchi annui.

Parigi, 3 luglio 1778. 1 Si tratta dell’indirizzo del secondo alloggio in cui Mozart abitò a Parigi insieme alla madre.

Parigi, 9 luglio 1778.

1 In rue de la Chaussée d’Autin. ? Johann Michael Haydn: il padre Leopold, nella sua lettera del 29 giugno, riferisce di aver assistito ad un concerto di Haydn all’organo, suonato in modo pessimo da un Haydn ubriaco. 3 Anton Cajetan Adlgasser morì poco dopo esser stato colpito da un attacco apoplettico mentre stava suonando l’organo. 4 Franz Lactanz, il conte Firmian.

5 Carlo Teodoro. 6 Il conte Franz Joseph Starbemberg.

7 Si riferisce a Maria Franziska Wallis. 8 Si tratta di Quarinus Stein, prevosto del convento di Baumburg. ? L’abate Bartholomàus Christa, del convento di Santa Croce di Augusta. 10 Ludwig Zòschinger, compositore, decano del convento di Santa Croce.

11 Maria Anna Elisabeth von Stockhammer. 12 Il conte Czernin aveva fatto imprudentemente eseguire una serenata per la contessa Lodron, con la partecipazione di Brunetti. 13 La figlia di Adrien-Louis Bounières de Sourastre.

14 Ia lettera precedente, 3 luglio 1778. 15 Il balletto Les petits riens, rappresentato a Parigi 1°11 giugno 1778, insieme all’opera di Piccinni Le finte gemelle.

16 Si tratta delle K Anh. 10 (K° 299b). 17 Karl Ernst Bagge.

NOTE

346

18 Johann Christian Bach. 19 Amadis de Gaule, andata in scena a Parigi il 14 dicembre 1779.

CVTIRI20T: 2! Non risulta che sia mai stato composto.

22 La K Anh. 9 (K° 297b). 23 Si riferisce a Wendling, Ramm, Punto e Ritter.

24 Effettivamente, la prima edizione di questa sinfonia, pubblicata a Parigi nel 1778 dall’editore Jean Georges Sieber, riporta questo secondo andante. 25 Si tratta del Merhode raisonée pour apprendre à jouer du violon (1770), ovve-

ro la traduzione francese del Versuch einer griindlichen Violinschule (1756) del padre Leopold. 26 Leopold, nella sua lettera datata 28 maggio 1778, aveva chiesto al figlio di procurargli un po’ di musica per pianoforte.

27 Pubblicato a Mannheim nel 1776. + 28 Rispettivamente il santuario situato nei pressi di Salisburgo e la Chiesa di Loreto situata nella ParisLodron-StraBe.

a

29 Karl Christian von Nassau-Weilburg. Parigi, 20 luglio 1778. 1 Le sonate per pianoforte e violino K 301, 302, 303, 304, 305 e 306, dedicate alla principessa Elisabeth Maria Aloisia Auguste, moglie del principe Carlo Teodoro. e) Cfr. lettera del 9 luglio 1778, nota 27.

3 Cfr. lettera del 3 luglio 1778, nota 8. 4 Cfr. lettera del 3 luglio 1778, nota 7. 5 Cfr. lettera del 9 1uglio 1778, nota 22. 6 Mozart conobbe entrambi per caso a Monaco di Baviera nel giugno del 1763, insieme al padre. A Parigi, in seguito, la conoscenza divenne amicizia.

Parigi, 20 luglio 1778. 1 Aggiunta alla lettera al padre. Parigi, 30 luglio 1778. 1 L’aria «Non so donde viene» (K 294) composta su testo di Metastasio. ? Cfr. lettera del 20 luglio 1778, nota 1. 3 Si tratta del recitativo K 316 composto su testo di Calzabigi.

4 Il recitativo e aria per soprano «Ah la,previdi» - «Ah, t'invola agli occhi miei» (K 272). } %Franz Peter Joseph Kymli, il quale si trovava a Parigi per una mostra. Idem. Parigi, 31 luglio 1778. ! Sostanza sudorifera adoperata per far diminuire la febbre. 2 Dove era situata la casa della signora d’Epinay. 3 Grimm aveva scritto, qualche giorno prima, il 27 luglio, al padre Leopold, comuniCUMoni DI; ‘altro il suo scetticismo nei confronti d’un inserimento del figlio a Parigi. I K_299.

i

5 La lettera precedente. Cfr. anche la lettera del 3 luglio 1778, nota 6.

6 Carlo Teadoro. 7 Aloisia Weber. 8. Si tratta della guerra di successione bavarese.

? Federico II. 10 Si riferisce ai compagni di gioco d’una specie di tiro al piattello, il cui disco da colpire era disegnato e spiegato in versi secondo l’attualità da uno dei giocatori.

NOTE

347

Parigi, 31 luglio 1778.

! Aggiunta alla lettera al padre. ? 3 4 5 ©

Il K 395, scritto da Mozart per l'onomastico della sorella e inviatole il 20 luglio. Cfr. lettera al padre del 3 luglio 1778, nota 7. Cfr. lettera al padre del 3 luglio 1778, nota 8. Cfîr. lettera del 9 luglio 1778, nota 25. Si tratta quasi certamente delle sonate per pianoforte K 330, 331 e 332.

Parigi, 7 agosto 1778. ! Bullinger gli aveva prestato 300 fiorini per il viaggio a Parigi.

2 Chiaro riferimento al matrimonio. 3 Effettivamente sostituendo la «f» iniziale di «Fexen» (pazzi) si ha «Hexen» (streghe). 4 Allusione all'Ospedale ducale dove Mysliveek era stato da poco dimesso. 5 L'aspetto fisico di Myslivetek non era dei più rassicuranti. Cfr. lettera dell’11 ottobre 1777.

$ Si tratta di Francesco Ceccarelli. ? Maria Magdalena Haydn, donna di facili costumi... 8 Tra questi, Elisabeth Meissner, Anna Braunhofer e Maria Anna AdlIgasser- Fesemayr. -

? Cfr. noja 7. 106Tia guerra di successione bavarese. Cfr. lettera al padre del 31 luglio 1778, nota 7.

11 Federico II. 12 Bullinger era istitutore di Sigmund Lodron. 13 Bullinger era istitutore anche di Leopold Ferdinand III Arco. Parigi, 11 settembre 1778. 1 Il padre Leopold aveva cercato in tutti im di di far tornare il figlio nelle grazie dell’arcivescovo di Salisburgo, Colloredo, e in questa lettera annunciava al figlio di aver concordato con l’arcivescovo la sua riassunzione alla corte di Salisburgo.

? L’arcivescovo di Salisburgo aveva assicurato a voce che il giorno in cui Leopold si fosse ritirato dalla sua carica gli sarebbe succeduto il figlio.

3 La K 297 e la K® 311a, andata persa. 4 Le finte gemelle di Nicola Piccinni. Cfr. lettera del 9 1uglio 1778, nota 15. n

_ ‘0 % a d

La corte di Mannheim. Cfr. lettera del 20 luglio 1778, nota 1. Elisabeth Maria Aloisia Auguste. Jean Georges Sieber. I concerti per pianoforte e orchestra K 271, 246 e 238.

10 Le K 279, 280, 281, 282, 283 e 284.

11 Si tratta naturalmente di Friedrich Melchior von Grimm. 12 Allusione al titolo nobiliare di von Grimm, il quale nel 1775 era divenuto barone, in quanto nominato ambasciatore del casato di Sassonia-Gotha.

13 14 15 16

Si tratta di Aloisia Weber. L’opera di Anton Schweitzer su libretto di Wieland. Anton Schweitzer. Hubert Chavalier de Folard.

Strasburgo, 26 ottobre 1778. ! Cfr. lettera dell’11 settembre 1778, nota 10.

2 Giuseppe II.

348

NOTE

Mannheim, 12 novembre 1778.

! Giuseppe II. 2 Espressione tipicamente austriaca: «haben» vuol dire «tenere», «alles mit einander» significa «tutto insieme» e «gestrenge herr» sarebbe «severo signore». Kaisheim, 23 dicembre 1778.

! Si tratta di Kaisheim. 2 Coelestin II Angelsprugger. 3 Sarà ospitato dalla famiglia Weber.

4 Il fidanzamento con Aloisia Weber. 5 Incrocio sacrilego tra «Cristo» e «clistere». Monaco, 8 gennaio 1779.

! Elisabeth Maria Aloisia Auguste. ? Cfr. lettera del 20 luglio 1778, nota 1.

»

Salisburgo, 10 maggio 1779.

1 Scherzo. Dal «Credo» ...

Karl Bernhard von Feigele. «Vertatur subito».

Statua di san Michele presso Augusta. _ Si tratta dell’Ode an Edone di Klopstock, con alcune piccole variazioni. «Salva verecundia». «Pleno titolo».

UNU N aU

Monaco, 8 novembre 1780. l Lo accompagnavano Wendling, Ramm, Lang e Ritter: Mozart si era recato a

Monaco per comporre l’/domeneo, re di Creta ossia Ilia ed Idamante K_ 366, opera seria in tre atti, rappresentata per la prima volta a Monaco il 29 gennaio 1781. 2 _Si tratta del libretto dell’Idomeneo.

3 Gertrud Elisabeth Mara. Monaco, 15 novembre 1780.

1 L'intera lettera si riferisce all’/dogieneo.

? Giuseppe II.

Se _

Monaco, 30 dicembre 1780.

1 L’Idomeneo.

? Giuseppe II. 3 Giambattista Varesco. Monaco, 18 gennaio 1781.

1 Cfr. lettera del 30 dicembre 1780, nota 1. Vienna, 17 marzo 1781.

! La famiglia di Franz Anton Mesmer. ? Franziska Oesterling. 3 Mozart aveva seguito l’arcivescovo di Salisburgo trasferitosi a Vienna per un breve soggiorno.

4 Emst Maximilian Kéllenberger. 5_Si tratta del conte Pàlffy, marito della sorella dell’arcivescovo Colloredo.

6 Gottlieb Friedrich Fischer.

NOTE

349

Vienna, 24 marzo 1781.

a

! Il padre Leopold e la sorella Nannerl erano giunti a Salisburgo il 14 marzo. 2 Si tratta d’un biglietto scritto dall’imperatore per accompagnare il dono d’una

tabacchiera.

3 4 5 ©

Karl Joseph Felix Arco. Johann Philipp Cobenzl. Franz von Cobenzl. La Ton KRiinstler-Societàt.

? Le 12 variazioni per pianoforte K 354, tratte dal Barbier de Seville di Beaumarchais, musicato da Antoine-Laurent Baudron. 8 Rosa Hagenauer-Barducci, pittrice, aveva ritratto la madre di Mozart.

? «Misera dove son» K 369 dall’Ezio di Metastasio. 10 Ernst Maximilian Kéllenberger. 1! Johann Ulrich Angelbauer e Franz Schlauka.

12 13 14 15 16 17

Gertrud Elisabeth Mara nata Schmehling. Johann Mara. L’Idomeneo. Josepha Barbara Auernhammer. Joseph Conrad Mesmer. Joseph Mesmer.

Vienna, 9 maggio 1781.

1 Maria Cacilia Weber. 2 Johann Ulrich Angelbauer e Franz Schlauka. 3 Il compenso di Mozart come organista di corte a Salisburgo era in realtà di 450 fiorini annui. 4 Residenza estiva dell’imperatore situata a sud di Vienna. 5 Si riferisce alla casa dell’ordine dei cavalieri teutonici situata nelle vicinanze del duomo di Santo Stefano: in questa casa alloggiava l’arcivescovo di Salisburgo.

© L'indirizzo è quello della casa della famiglia Weber. Vienna, 12 maggio 1781.

1 Karl Joseph Felix Arco. ? Georg Anton Felix Arco. Vienna, 12 maggio 1781. 1 Questa lettera, consegnata probabilmente da un dipendente della corte di Salisburgo, è scritta in gran parte in linguaggio cifrato. 2 _Si tratta della lettera precedente.

3 Cfr. lettera del 9 maggio 1781, nota 2. 4 Si tratta del ritratto della madre dipinto da Rosa Hagenauer-Barducci.

5 Heinrich Wilhelm Philipp Marchand. Vienna, 16 maggio 1781. 1 Il riferimento a Praga dimostra come Mozart sperasse ancora di potersi inserire definitivamente a Praga nonostante vivesse a Vienna. 2 Con ogni probabilità il padre Leopold aveva intuito come Wolfgang si stesse legando con la famiglia Weber. 3 Si riferisce a Aloisia Weber, la quale si era già sposata con Joseph Lange il 10 ottobre 1780.

4 Maria Càcilia Weber. Vienna, 19 maggio 1781.

350

NOTE

1 Il padre Leopold non approvava il suo allontanamento da Salisburgo. 2 Le sonate per pianoforte e violino K 296, 376, 377, 378, 379 e 380.

3 Il Ratto dal serraglio K 384, singspiel in tre atti, rappresentato per la prima volta a Vienna il 16 luglio 1782.

4 Georg Anton Felix Arco. 5 Ernst Maximilian Kéllenberger. Vienna, 26 maggio 1781.

1 Si tratta d’una svista nell’originale: sta per 26. 2 Cfr. lettera del 19 maggio 1781, nota 2.

3 Cfr. ibidem, nota 3.

4 Si tratta dell’/domeneo. 5 Idem. 6 Cfr. lettera del 12 maggio 1781, nota 4.

>

Vienna, tra il 26 maggio e il 2 giugno 1781.

1 Karl Joseph Felix Arco. Vienna, 2 giugno 1781.

1 La lettera precedente. 2 Karl Joseph Felix Arco. 3 Cfr. lettera del 12 maggio 1781, nota 4, Vienna, 9 giugno 1781.

1 2 3 4 5

Karl Joseph Felix Arco. Ta lettera è andata persa. Franz Xaver Ludwig Breuner. Giuseppe II. Aloisia Weber.

6 Cfr. lettera del 24 marzo 1781, nota 8. ? Si tratta dei trenta ducati promessi da Wolfgang al padre nella lettera precedente.

Vienna, 13 giugno 1781.

1 Il concerto lo diede 1’8 aprile. 2 La sonata per pianoforte e violin K 379. 3 Il rondò per violino e orchestra in doxmaggiore K 373 e il recitativo K 374.

4 Karl Joseph Felix Arco. Vienna, 16 giugno 1781. 1 Cfr. lettera del 24 marzo 1781, nota 8.

2 Cfr. lettera del 19 maggio 1781, nota 2. 3 Non è rimasto nulla. 4 Johann Gottlieb Stephanie, soprannominato «il giovane» per distinguerlo dal fratello Christian.

5 La loro conoscenza risaliva al 1773. $ Commedia in quattro atti rappresentata per la prima volta ‘a Vienna il 17 febbraio 1781. ? Commedia in cinque atti, rappresentata per la prima volta a Vienna il 29 luglio

1780. 8 Era usanza, al termine d’uno spettacolo comico, cacciare dalla scena il «pagliaccio».

? Karl Joseph Felix Arco. Vienna, 20 giugno 1781.

NOTE.

Il pacco con i vestiti. N

351

d

Cfr. lettera del 24 marzo 1781, nota 8.

3 Karl Joseph Felix Arco. Marie Karoline Thiennes de Rumbeke. La fine della lettera risulta deteriorata.

Vienna, 4 luglio 1781.

1 Si riferisce anche alle sonate di cui alla lettera del 19 maggio 1781, nota 2.

° Rima intraducibile tra «sein» (essere) e «dein» (tuo). Vienna, 25 luglio 1781. 1 Si riferisce alle voci secondo cui Wolfgang avrebbe dovuto sposare Costanze Weber, in quanto abitava presso la famiglia Weber. 2 Si tratta naturalmente di Josepha, Costanze e Sophie. Il grande parco pubblico di Vienna situato alla periferia della città. 4 Marie Karoline Thiennes de Rumbeke.

5 Cfr. lettera del 19 maggio 1781, nota 2. 6 Ricorreva il 26 luglio. ? Johann Nepomuk Cobenzi. Vienna, 1° agosto 1781.

1 Paolo a 2 Si riferisce alla famiglia Weber e alle comodità che aveva vivendo con loro. Vienna, 22 agosto 1781.

1! Maria Anna AdlIgasser. ? Il ratto dal serraglio. Vienna, 26 settembre 1781.

1 Si tratta del Ratto dal serraglio. ? L’aria di Belmonte «Hier soll ich dich deun sehen».

3 «Wer ein Liebchen hat gefunden». 4 Il duetto tra Belmonte e Osmino, che ha inizio con: «Verwiinschtseist du samt

deinem Liede».

5 Johann Ignaz Ludwig Fischer. 6 Il terzetto Osmino-Belmonte-Pedrillo «Marsch, marsch, marsch».

7 8 ° 10

«Nie werd’ich deine Huld verkennen». «Solche hergelaufne Laffen». Non risulta che sia mai stata composta. «Wer ein Liebchen hat gefunden».

11 Si tratta ovviamente dell’arcivescovo Colloredo.

12 Nell’aria «Solche hergelaufne Laffen». 13 «Singt dem grossen Bassa Lieder». 14 «Marsch, marsch, marsch». 15 Si riferisce al duetto tra Pedrillo e Osmino «Vivat Bacchus, Bacchus lebe».

16 «Ach Belmonte, ach mein Leben», al termine del secondo atto.

17 Franz Xaver Wenzel Gilowsky.

18 Il concerto per due pianoforti K 365 e 1’arrangiamento fatto da Mozart stesso

del concerto per tre pianoforti K 242. Vienna, 13 ottobre 1781.

1 Cfr. lettera del 26 settembre 1781, nota 18. 2 Johann Baptist Mayr von Mayra.

352

NOTE

3 La lettera al padre riguardo a quel cui si riferisce Mozart è andata persa. 4 «Kostanze, dich wiederzusehen, dich!», atto primo. 5 È il verso finale dell’aria di Costanze «Ach, ich liebte, war so glicklich». Vienna, 15 dicembre 1781.

|! L’Idomeneo. 2 Cfr. lettera del 19 maggio 1781, nota 2. 3 La sonata K 448. 4 Riguardano il concerto per due pianoforti e orchestra K 365. 5 «La storia» si riferisce al fatto che Mozart aveva cercato di farsi assumere come insegnante dalla principessa Elisabeth Wilhelmine Louise von Wiirttemberg.

6 Giuseppe II. 7 Massimiliano Francesco. 8. Aloisia Weber.

Ù

Vienna, 22 dicembre 1781.

1! Johann Franz Joseph von Thorwart. Franz de Paula Reiner. 3 Marie Karoline Thiennes de Rumbeke. Paolo PetroviÈé.

Georg Joseph Vogler. Giuseppe II. Vienna, 9 gennaio 1782.

1 Giuseppe II. Vienna, 16 gennaio 1782.

! Cicilia Weber.

2 Giuseppe II. 3 Maria Feodorovna.

:

. va:

4 Giovanni Paisiello fu maestro di musica di Maria Feodorovna a Pietroburgo, dal

1776 al 1784. 5 Si tratta d’un pianoforte di Johann Andreas Stein. Vienna, 30 gennaio 1782.

! Cfr. lettera del 19 maggio 1781, nota 2. 2 Il ratto dal serraglio. 3 Si tratta di /figenia in Tauride, Alceste e Orfeo: Mozart, inizialmente, aveva in-

vece sperato di far rappresentare una sua opera.

4 Cfr. lettera del 26 settembre 1781. ° La prima rappresentazione del Ratto dal serraglio è in realtà avvenuta il 7 luglio 1782. 6 Le variazioni per pianoforte K 352, 359 e 360.

NOTE

Vienna, 13 febbraio 1782.

IS

È

1 Si tratta dell’/domeneo. Cfr. lettera precedente. 2 Il padre Leopold si trovava a Monaco per il carnevale. Leopold aveva iniziato ad insegnare pianoforte, violino ed organo fin dal 1777.

Vienna, 10 aprile 1782.

1 Giuseppe II. 2 In realtà non ottenne nulla di ciò che sperava. 3 Il rondò per pianoforte e orchestra K 382. 4 Le sei fughe per clavicembalo composte nel 1735. 5 Si tratta delle Nove toccate e fughe per l’organo di Johann Emst Eberlin. © Johann Christian Bach: Mozart lo aveva conosciuto di persona a Londra nel 1764 e che poi incontrò nuovamente a St. Germain nel 1778. ? Il concerto per pianoforte e orchestra K 246. Vienna, 20 aprile 1782. 1 Si tratta del preludio e fuga per pianoforte in do maggiore K 394. 2 Resta solo un frammento di una fuga per pianoforte, la K 383b.

3 Cfî. lettera del 10 aprile 1782, nota 4. Vienna, 29 aprile 1782.

1 Prima legiera inviata alla futura moglie. 2 Martha Elisabeth von Waldstitten. Vienna, 20 luglio 1782.

1 Il ratto dal serraglio. Vienna, 27 luglio 1782. 1 Si tratta dell’ Allegro della Sinfonia K 385, detta «Haffner».

? La Serenata K 388 composta per il principe Lichtenstein. 3 La Sinfonia K 385.

4 La marcia K 408/12 (385a). 5 La Serenata Haffner K 320 in re maggiore. 6 Il giorno precedente alla data della lettera ricorreva 1’onomastico della sorella.

7 Giuseppe II. 8 Massimiliano Francesco. Vienna, 31 luglio 1782.

1 Cfr. lettera del 27 luglio 1782, nota 3. Vienna, 7 agosto 1782.

1 Il ratto dal serraglio. Vienna, 17 agosto 1782.

ha

1 Papa Gregorio XV aveva concesso nel 1662 un’indulgenza per chi si fosse reca-

to a confessarsi il 2 agosto in una chiesa dei padri francescani.

2 Giuseppe II.

3 Gluck aveva invece vissuto in Italia, a Milano, in Inghilterra, a Londra e in Fran-

cia, a Parigi.

4 Massimiliano Francesco. 5 Cfr. lettera del 1° maggio 1778, nota 3. 6 Era stato creato a Parigi in concorrenza con il «Concert spirituel».

354

NOTE

? Luigi Gatti, che Mozart aveva conosciuto nel 1770 a Mantova, stava per esser

nominato maestro di cappella presso la corte di Salisburgo. Vienna, 28 settembre 1782.

! I giardini di Vienna un tempo riservati.alla corte e poi aperti anche al pubblico

da Giuseppe II.

? Philipp Jacob Martin. 3 Il concerto per pianoforte in re maggiore K 175, che Mozart aveva eseguito il 3 marzo 1782 nel Burgtheater.

4 Il Caffè Milani nel «Kohlmarkt». Vienna, 2 ottobre 1782.

1 Il rondò per pianoforte e orchestra K 382. x 2 Gioco di parole sul duplice significato di «einfallen» («crollare» e «venir in mente»). ;

3 Chiara allusione alla gravidanza di Costanze. Vienna, 28 dicembre 1782.

1 Di questa sottoscrizione facevano parte i concerti per pianoforte K 413, K 414 e K 415, che non ottennero alcun successo.

2 Nel 1785 furono pubblicate due trascfizioni per pianoforte del Ratto dal serraglio, ma non per opera di Mozart, che non riuscì mai a realizzarne personalmente. 3. Si tratta dell’ode scritta da Michael Denis sulla figura dell'ammiraglio Richard Howe, che aveva salvato nel 1782 a Gibilterra gli inglesi assediati dai francesi. Mozart ne iniziò a scrivere un’aria, di cui ci resta solo un frammento K Anh. 2b 386d.

4 Mozart non scrisse mai nulla del genere. Vienna, 22 gennaio 1783. 1 Cfr. lettera del 28 dicembre 1782, nota 1.

2 3 4 5

Si tratta del giornale «Wiener Zeitung». Per il concerto per pianoforte K 414. Il rondò per pianoforte K 382. . La K 320ela K 385. Rie Franz Xaver Wenzel Gilowsky von Ufazowa.

Vienna, 5 febbraio 1783.

! Cfr. lettera del 22 gennaio 1783. 2 Le sinfonie K 320 e K 385. 3 Si tratta della sinfonia K 385, originariamente aperta da una marcia, la K 408/385a, costituita anche da due minuetti.

4 La serenata L'isola disabitata, rappresentata a Salisburgo il 19 gennaio 1783.

5 Il ratto dal serraglio. 6 Si tratta di Rose, oder Pflicht und liebe im Streit, di Johann Mederitsch, detto

Gallus, su testo di Gottlieb Stephanie «il giovane». ? Opera in tre atti di Florian Leopold Gassmann, su testo di Carlo Goldoni, rappresentata per la prima volta a Vienna il 5 gennaio 1768. 8 L’opera Welches ist die beste Nation, su testo di Cornelius Hermann von Ayrenhoff, rappresentata a Vienna il 13 dicembre 1782.

° Non sembra che Mozart sia riuscito a comporla.

NOTE

399

Vienna, 29 marzo 1783.

,

1 Giuseppe II. ? La K 385 in re maggiore, inizialmente concepita come «serenata»: cfr. lettera del 27 luglio 1782, nota 5.

3 Dall’Idomeneo. 4 «Misera, dove son», dall’Ezio di Metastasio. Cfr. lettera del 24 marzo 1781, no-

ta9.

5 Dal Lucio Silla. Cfr. lettera del 21 luglio 1770, nota 3.

© L’aria che inizia con «Salve tu domine» dal Filosofo di Paisiello.

? Il Pellegrino della Mecca di Gluck. 8 Cfr. lettera del 12 marzo 1783. Vienna, 7 maggio 1783. ! L’opera Il ricco d’un giorno, rappresentata a Vienna il 6 dicembre 1784. 2 Varesco aveva scritto per Mozart il libretto dell’Idomeneo, ma tra i due non

scorreva buon sangue. Vienna, 18 giugno 1783. ! Il bambino morì il 21 agosto 1783 in seguito ad un’infezione intestinale.

Vienna, 21 giugno 1783. : II uso) indiscreto, opera buffa di Pasquale Anfossi, rappresentata il 30 giugno

1783.



2 «Vorrei spiegarvi, oh Dio» - «Ah conte, partite» K 418 e «No, no, che non sei

capace» K 419.

3. «Per pietà non ricercate» K 420. 4 Cfîr. la lettera precedente. 5 Si tratta del libretto per L’oca del Cairo K 422. Sembra che l’opera non sia mai stata ultimata. Vienna, 24 aprile 1784.

1 La sonata in si bemolle maggiore K 378. 2 Manca la firma. Vienna, 15 maggio 1784.

1 La K 425 in do maggiore. ? Franz Joseph Haydn. 3 Giuseppe II. Vienna, 21 maggio 1785.

1 Anton Klein aveva inviato a Mozart un suo libretto, Kaiser Rudolf von Hab-

sburg, per un’eventuale opera. 2 Incredibile l’intuizione di Mozart: l'Opera tedesca di Vienna, inaugurata il 16 ottobre 1785, fu costretta a chiudere durante il carnevale del 1788.

3 Aloisia Weber. Vienna, 1° settembre 1785.

1 Mozart dedica qui ad Haydn i sei quartetti per archi K 387, 421, 428, 458, 464 e 465, pubblicati dall’editore Artaria & C. di Vienna nel 1785. Praga, 15 gennaio 1787.

i 1 Mozart, durante la sua permanenza a Praga, fu ospite di Johann Joseph Anton Thun-Hohenstein, il quale disponeva di un’orchestra privata.

356

NOTE

2 Si tratta del ballo organizzato ogni giovedì nella sala del convitto da Johann Bretfeld von Kronenburg. 3 Le nozze di Figaro K 492, opera buffa in quattro atti, rappresentata a Praga nei primi di dicembre del 1786. La «prima» era avvenuta il 1° maggio 1786 a Vienna.

4 Senza scriver nulla. 5 Il quartetto per archi e pianoforte K 493 in mi bemolle maggiore. 6 Nella camera che gli aveva messo a disposizione il conte Thun-Hohenstein nel suo palazzo.

7 Il terzetto K 441. 8 Le gare generose di Giovanni Paisiello, rappresentata per la prima volta a Napoli nella primavera del 1786.

° Nikolaus Joseph e Katarina von Jacquin. 10 Mozart aveva in mente di recarsi in Inghilterra per tenervi alcuni concerti e magari stabilirvisi. Ma il padre Leopold si rifiutò di badare ai A&ipotini Karl e Johann e Mozart fu costretto a restare.

!! Anton Paul Stadler. 12 Elisabeth Barbara Qualenberg. 13 Venne eseguita la Sinfonia in re maggiore K 504 «Praga». !4 Joseph Franz von Jacquin: il soprannome scelto da Mozart è un chiaro riferimento alla sua professione (B/att=foglia).

15 Franziska von Jacquin. 16 Si tratta d’uno scherzo. !7 Il 17 gennaio. Le Nozze di Figaro fufono nuovamente rappresentate il 22 gennaio, dirette dallo stesso Mozart. Vienna, 4 aprile 1787.

1 Mozart aveva affidato alla madre di Anna Selina Storace, di passaggio a Salisburgo, una lettera ch’ella perse.

2 Tra il settembre 1765 e l’aprile 1766. 3 Rarissimo chiaro riferimento alla massoneria. 4 Nell’originale le parole sono state cancellate: si tratta, certamente, d’un secondo più esplicito riferimento alla massoneria.

5 Il figlio primogenito di Mozart. Vienna, 2 giugno 1787.

;

! 11 28 maggio del 1787. ? Mozart in questo periodo stava scriveido il Don Giovanni K_ 527, dramma giocoso in due atti rappresentato per la prima volta a Praga il 29 ottobre 1787. 3 Il padre lasciò 999 fiorini e 42 corone, oltre a vari oggetti personali tra cui un pianoforte e vari strumenti musicali.

4 Non è stato trovato nulla. Vienna, 16 giugno 1787 ! Mozart ne era stato informato da d’Yppold.

2 Manca la firma. Praga, 15 ottobre 1787.

! Si îratta del Don Giovanni, che doveva esser rappresentato il 14 ottobre.

? Cfr. lettera del 15 gennaio 1787, nota 17. 3 Maria Teresa. 4 Il libretto delle Nozze di Figaro fu tratto dalla commedia di Beaumarchais che s’intitolava La folle journée ou Le mariage de Figaro. > Il governo aveva respinto la richiesta di Pasquale Bondini, l’impresario cui fa

NOTE

357

qui riferimento Mozart, di rappresentare Le mariage de»Figaro «come commedia»,

concedendo solo l’autorizzazione per l’«opera italiana così come era stata rappresenDE ° 7 8

al teatro di corte di Vienna». Giuseppe II. Si tratta probabilmente della K 621a: «Io ti lascio, o cara, addio». Una cagnetta affidata da Mozart alla famiglia Jacquin.

Praga, 4 novembre 1787.

! Cfr. lettera del 15 ottobre 1787, rota 7. 2 IlDon Giovanni venne rappresentato il 7 maggio del 1788.

3 Maria Anna von Natorp. Vienna, giugno 1788. 1 Il «fratello» dato da Mozart all’amico deriva con ogni probabilità dall’esser entrambi affiliati alla massoneria. 2 Inviati 100 fiorini. Vienna, prima del 17 giugno 1788. ! La sottoscrizione relativa ai quintetti K 406, 515 e 516: il «timore» cui si riferisce Mozart deriva dal fatto chei biglietti si potevano acquistare presso Puchberg e fino ad allora la richiesta era stata scarsa. :

2 Inviati 200 3 4 si di 5

fiorini.

Ai prirti di dicembre del 1787 Mozart si era trasferito nel centro della città. Il 17 giugno del 1788 Mozart lasciò l’alloggio al centro della città per trasferirnuovo in periferia. Si tratta del trio per pianoforte, violino e violoncello K 542.

Vienna, 2 agosto 1788.

1 Michael Haydn. 2 Cfr. lettera del 4 novembre 1787, nota 2. Budwitz, 8 aprile 1789.

1! Karl Lichnowsky. 2 Abbreviato: «servitore». Dresda, 13 aprile 1789.

1 2 3 4 5

La famiglia di Johann Leopold Neumann. Franz Xaver Duschek. Karl Lichnowsky. Diminutivo di Costanze. Tipico tabacco da pipa.

6 Espressione idiomatica che, letteralmente, significa: «inghiotti e schiaccia».

7 Abbreviazione di «serviteur». 8 Il «von» è scherzoso, in quanto Puchberg diverrà nobile solo nel 1792.

Dresda, 16 aprile 1789.

1 2 3 4

Federico Augusto III. Viaggiava con Karl Lichnowsky. Karl Lichnowsky Nikolaus Kraft.

5 Il divertimento per violino, viola e violoncello in mi bemolle maggiore K 563. 6 Il concerto per pianoforte in re maggiore K 537. 7 Da notare la definizione riguardo ad una tabacchiera che conteneva cento du-

358

NOTE

cati d’un Mozart che prudentemente non riferisce un particolare certo non insignificante. 8 Aleksander Michailovic Beloselskij. 9 Hàssler era stato allievo di Johann Christian Kittel, a sua volta allievo di Johann

Sebastian Bach.

i

10 Venne messa in scena l’opera Le trame deluse ovvero I raggiri scoperti di Do-

menico Cimarosa. 1! Aveva cantato nel 1775 la parte di Sandrina nella prima rappresentazione della Finta giardiniera.

1? Il ritratto incompiuto di Mozart eseguito da Joseph Lange. Berlino, 23 maggio 1789. 1! Federica nata marchesa di Hessen-Darmstadt, moglie del re Federico Guglielmo II. ? Si tratta del compenso per le sei sonate per RIARCERE e i sei quartetti composti

per il re Federico Guglielmo 3 Se, come è stato scritto, nando di Napoli l’offerta di mente avrebbe abbandonato

II Mozart avesse veramente: ricevuto da parte del re Ferdi3.000 talleri annui, come stipendio fisso, Mozart certaVienna.

Vienna, 12 luglio 1789.

! Friederike Charlotte Ulrike Katherine. ? Federico Guglielmo II. 3 I tre quartetti furono poi pubblicati postumi. 4 Mozart si riferisce probabilmente al suo impiego presso la corte. Vienna, 17 luglio 1789. ! Il dottore consigliò a Mozart di far curare la moglie presso le acque termali di Baden.

2 Inviati 150 fiorini. Vienna, seconda metà di luglio 1789.

1 Costanze era stata colpita da un’infezione al piede.

Vienna, prima metà d’agosto 1789. ‘, ! 11 29agosto 1789 andò in scena un nugvo allestimento delle Nozze di Figaro. 2 Cancellato nell’originale e così in seguito. Vienna, dicembre 1789.

! Puchberg inviò 300 fiorini. Vienna, 20 gennaio 1790.

! Inviati 100 fiorini. Vienna, 20 febbraio 1790.

1 Inviati 25 fiorini. Vienna, 8 aprile 1790. 1 Inviati 25 fiorini. Vienna, primi di maggio 1790.

1 Inviati 100 fiorini. 2 Nome del negozio.

NOTE Vienna, 17 maggio 1790.

359 d

! Inviati 150 fiorini. 2 1 quartetti per il re di Prussia K 575 e K 589. Vienna, 12 giugno 1790. 1 Si tratta di Così fan tutte K_ 588, opera buffa in due atti, rappresentata per la prima volta il 26 gennaio 1790.

2 Inviati 25 fiorini. 3 I quartetti per archi K 575, K 589 e K 590, pubblicati poi alla fine del 1791 da

Artaria & C.

4 Non se ne ha l’originale. 5 La Messa dell’incoronazione in do maggiore K 317 del 1779. Francoforte, 30 settembre 1790.

! Soprannome di Anton Stadler. ? Anton Hoffmeister. 3 La casa dove abitava la madre di Costanze, Cicilia Weber. Francoforte, 3 ottobre 1790. 1 L’Adagio e l’Allegro in fa minore K 594 CORIPeSR per Joseph Nepomuk Franz de Paula Deym von Strzitéz.

fr lettgra dell’8 ottobre 1790, nota 1. 3 Non fui poi rappresentato. Francoforte, 8 ottobre 1790. 1 Il concerto fu tenuto venerdì 15 ottobre.

2 È possibile che si tratti d’un prestito di 1.000 fiorini avuto da Heinrich Lackenbacher, in seguito alla garanzia avanzata da Franz Anton Hoffmeister. 3. Franz Anton Hoffmeister.

4 Sophie von Hatzfeld. 5 Franz Maria Schweitzer. 6 Anton Paul Stadler. ? L’incoronazione ad imperatore di Leopoldo II, successore di Giuseppe II, morto il 20 febbraio 1790. Mainz, 17 ottobre 1790.

1 Si conserva probabilmente solo questa aggiunta.

2 Nell’originale la parola è cancellata. 3 Manca la firma. Monaco, prima del 4 novembre 1790.

! Carlo Teodoro.

? Ferdinando di Napoli: in suo onore, in tale occasione, vennero eseguite composizioni di Salieri, Haydn e Weigl, ma niente di Mozart.

3 Mai realizzato. Vienna, febbraio 1791.

1 Si tratta di Franz Conde von Walsegg. 2 Nell’originale l’anno indicato è il 1790: si tratta evidentemente di una distrazione.

Vienna, 13 aprile 1791.

1 Inviati 30 fiorini.

360

NOTE

Vienna, inizi di maggio 1791. ! Ta traduzione letterale di «Stadt Magistrat» sarebbe «Autorità di Stato», ma è evidente come Mozart si rivolga al «Consiglio Municipale della città di Vienna». Vienna, 5 giugno 1791. ! Mozart usa scherzosamente il nome di Sabinde, domestica di casa Mozart, al

posto di «brief» (lettera), dato che la Sabinde aveva consegnato a Costanze una lettera Pe di cui non si possiede l’originale. ? «Nonsense» tutto mozartiano. Si riferisce ai tentativi di discesa della mongolfiera di Jean-Pierre Blanchard. Anna von Schwingenschuh. Domestica di casa Mozart. Gottfried von Jacquin. Leopold Hoffmann. Joseph Leutgeb. 00% Uu cu Y au Il «consiglio di andarsene». Vienna, 6 giugno 1791.

1 Domestica di casa Mozart. 2 «È risaputo che [Wolfgang] era poco pratico nell’uso delle mani (escluso il pianoforte), dato che non sapeva tagliarsi la carne da sé ecc. e che sua moglie gli tagliava la carne come ad un bambino» (nota di Nissen nell’originale). 3 Costanze era incinta, al sesto figlio, che nascerà il 26 luglio e a cui sarà dato il

nome di Franz Xaver Wolfgang.

4 Soprannome di Costanze. 5 Anna von Schwingenschuh. 6 Il Freihaus Theater auf der Wieden, in cui il 30 settembre avrà luogo la prima rappresentazione di Die Zauberiflote (Il flauto magico) K._ 620, singspiel in due atti, rappresentato per la prima volta a Vienna il 30 settembre 1791. ? Si tratta di Anton bei Hofe oder Der Namenfest da Der dumme Gartner aus dem Gebiirge oder Die Zween Anton, opera comica «a puntate» di Emanuel Schikaneder, musicata da Benedikt Schack e Franz Xaver Gerl.

8 Franziska Huber. ° Costanze. | 10 Puntini di sospensione nell’originale. 1! Nomignolo del nascituro: cfr. nota ® . 1? Allusione ai rapporti sessuali mentre Costanze era incinta. Vienna, ? giugno 1791. ! La parola è macchiata: certamente, da Nissen. Cfr. lettera del 12 giugno 1791, nota 1.

2 Allusione agli Schwingenschuh. 3 Si tratta di Sisssmayr, sempre più al posto di Mozart, come marito di Costanze. Vienna, 7 giugno 1791. ! Osteria al centro di Vienna, celebre per esser in seguito frequentata anche da Franz Schubert.

? Benedikt Schack. 3 Elisabeth Schack. 4 Josepha Druschek. Vienna, 11 giugno 1791. ! Per lei Mozart aveva composto l’adagio e rondò per armonica K 617.

NOTE

361

? Mozart avrebbe dovuto assistere, presso il Leopoldstidter Theater, a Kaspar der Fagottist oden Die Zauberzither di Wenzel Miiller, su libretto di Joachim Perinet. Da notare che questo singspiel era tratto da Dschimistan oder auserlesene Freenund Geister-Mùrchen di Christoph Martin Wieland, ovvero la stessa fonte del Flauto ma-

gico. 3 Si riferisce al Flauto magico, ma non è chiaro di quale aria si tratti.

4 Non senso tutto mozartiano. 5 Johann Michael Puchberg.

b

© I versi finali del duetto tra l’oratore e il sacerdote (atto II, scena III) del Flauto

magico. ? Il figlio Carl Thomas. Vienna, 12 giugno 1791.

1 Probabilmente si tratta di Joseph Goldhahn. 2 Cfr. lettera del 7 giugno 1791, nota 1. 3 Diminutivo di Kaspar, il protagonista dell’opera di cui Mozart parla già nella lettera dell’11 giugno 1791. Cfr. nota 2.

4 5 6 ? 8

Johann Manin Lébel. Cfr. lettera del 7 giugno 1791, nota 1. Ludwig Franz Montecuculi. La famiglia von Rechberg. Cfr. lettera del 6 giugno 1791, nota 5.

Vienna, 24 o 25 giugno 1791. 1 Soprannome di Siissmayr. Vienna, 25 giugno 1791.

1 Si tratta di una delle varie serate musicali organizzate in casa di Johann Georg Grundgeyer, sindaco di Baden, presso la cui casa alloggiava Costanze, insieme ai figli Carl e Sophie. ? Si riferisce a Leutgeb: la parola, comunque, appare macchiata nell’originale e certamente è stato Nissen a cancellarla.

3 Idem. 4 Siissmayr. 5 Probabilmente il gestore dell’osteria che provvedeva a portare i pasti a Costan-

Ze; 6 Si tratta della processione del Corpus Domini: Mozart vi avrebbe partecipato per ingraziarsi i Piaristi, presso cui voleva far studiare il figlio Carl.

7 Sobborgo di Vienna.

8 Cfr. nota 4. ? Johann Nepomuk von Wagensperg e la sua seconda moglie Maria Anna von Hackelberg.

10 Carl Thomas, figlio primogenito di Mozart. Vienna, fine giugno o inizio luglio 1791.

1! Cfr. lettera del 12 giugno 1791, nota 1. ? Soprannome di Joseph Deiner. | ap Vienna, 2 luglio 1791. ! «[Questa lettera] non può esser riportata nella vita di Mozart, perché è stata

scritta solo per scherzo» (annotazione di Nissen nell’originale). 2 Si tratta del primo atto del Flauto magico, che l’allievo Sisssmayr stava copiando. i

362

NOTE

3 Tono scherzoso. 4 Cfr. lettera del 7 giugno 1791, nota 1. 5 Altro soprannome di Siissmayr, oltre a quello di «Snai». Vienna, 3 luglio 1791.

! Il finale del F/auto magico. 2 Il maestro del coro e della banda della città. 3 Siissmayr, ovviamente: anche qui il nome è cancellato da Nissen.

Vienna, 5 luglio 1791. 1 Si tratta del recitativo e aria «O zittre nicht, mein lieber Sohn» e del quintetto

«Hm! hm! hm! hm!» del primo atto del Flauto magico. 2 Raimund Wetzlar von Plaukestein. Vienna, 5 luglio 1791.

1 Cfr. lettera del 12 giugno 1791, nota 1. 2_ Si riferisce al disegno. 3 Si tratta certamente di Siissmayr e non di Leutgeb, anche se quest’ultimo potrebbe essere uno dei «due matti».

4 5 6 7 8

Cfr. lettera del 7 giugno 1791, nota 1. Siissmayr. Idem. S Soprannome di Costanze. Il figlio Carl Thomas.

Vienna, 6 luglio 1791. 1 Questa volta il tentativo di Blanchard ebbe successo. Cfr. lettera del 5 giugno 1791, nota 3.

? 3 4 5 6

Siissmayr. Idem. Scherzo tutto mozartiano. Siissmayr. Conti annotati da Costanze.

Vienna, 7 luglio 1791.

ù

1 Siissmayr.

Me,

2 Si riferisce alla mongolfiera di Blanchard: cfr. lettera del 5 giugno 1791, nota 3, e lettera del 6 luglio 1791, nota 1. 3 Trasformazione scherzosa di Siissmayr: «sauer» corrisponde ad «aspro», anziché «siiB», che significa «dolce». 4 Soprannome dei Joseph Deiner, dell’osteria «Zur goldenen Schlange».

5 Si tratta del primo atto del F/auto magico. 9 Costanze le aveva fatte fare perché credeva ormai risolti i problemi finanziari di Mozart.

7 Alla sua morte Mozart lasciò un debito di 139 fiorini e 30 kreutzer. 8 Soluzione di acqua e distillato di menta, camomilla, finocchio, buccie di arancia ed altro, utilizzata contro il meteorismo.

? Sale monopotassico dell’acido tartarico. Vienna, 9 luglio 1791.

E

1 Si tratta dello schiaffo che Costanze doveva dare a Siissmayr da parte di Mozart. Cfr. lettera dél 6 luglio 1791. ? Siissmayr.

NOTE

3 Maria Sophie Weber, sorella di Costanze. 4 Raimund Wetzlar.

363

)

Nell’originale «comotion» (commozione): si tratta certamente di una svista. Variazione di Stanzi Marini, soprannome dato da Mozart a Costanze. Sissmayr.

Vienna, settembre 1791. ! L'autenticità di questa lettera èdubbia, dato che se ne conserva solo una copia. 2 Si riferisce al Requiem K 626; commissionato a Mozart dal conte Franz Walsegg-Stuppach in anonimato, per farlo poi eseguire in memoria della moglie Anna come proprio. Cfr. lettera del febbraio 1791. 3 Sia nel possibile caso di «tremare» o in quello più probabile di «temere», la sostanza di ciò che Mozart vuole esprimere non cambia.

4 Manca la firma. Vienna, 7 e 8 ottobre 1791.

1 Si tratta del F/auto magico. ? Versi finali del duetto tra Pamina e Papageno, atto primo, «Bei Minnem, welch Liebe fiihlen». 3 L’aria «Das Klinget so herrlich, das klinget so schén» cantata da Monostato e dagli schiavi nella sedicesima scena del primo atto.

4 «Seid yns zum zweitenmal willkommen». 5 Mozaft aveva acquistato sei ronzini polacchi su consiglio del medico per fare movimento: ma fu presto costretto a svenderli. 6 Joseph Preisinger proprietario della locanda di cui alla nota successiva.

? Cfîr. lettera del 7 luglio 1791, nota 3. 8 Il terzo movimento del concerto in la maggiore per clarinetto e orchestra K 622.

? Cfr. nota 1. 10 11 30 settembre 1791. 1! La clemenza di Tito K 621, opera seria in due atti, rappresentata per la prima volta a Praga il 6 settembre 1791.

12 Si tratta di «Ah perdona al primo affetto». 13 «Deh per questo istante solo». 14 Anton Paul Stadler. 15 Alcune macchie nell’originale impediscono di leggere varie parole.

16 Idem. 17 Vaste aree verdi situate al di fuori della città. 18 Si tratta del Freihaus Theater auf der Wieden, in cui era in corso la messa in

scena del Flauto magico. Cfr. lettera del 6 giugno 1791, nota 6. 19 Il nome risulta cancellato nell’originale.

20 Una compagnia teatrale. 24 Cir. nota 15. 22 Siissmayr. Vienna, 8 e 9 ottobre 1791.

1 2 3 4 5

6 7 8

Il Flauto magico. Cfr. lettera del 7 luglio 1791, nota 3.

Mozart stava componendo il Requiem. Franz de Paula Hofer. Maria Càcilia Weber, madre di Costanze. Originale macchiato. Idem. Franz Xaver Flamm.

364

NOTE

° Interpretava Papageno nel Flauto magico. 10 Cfr. lettera del 25 giugno 1791, nota 6. 1! La sorella di Costanze. 1? Citazione dal Flauto magico: «Die Stunde schlàgt, wir sehn uns wieder», atto secondo, terzetto Pamina-Sarastro-Tamino. Vienna, 14 ottobre 1791.

! Ultima lettera pervenutaci. 2 Il figlio Carl Thomas studiava presso il collegio dei Piaristi fin dal 1787, a Perchtolsdorf, presso Vienna. Cfr. lettera del 25 giugno 1791, nota 6.

3 Cfr. lettera dell’8 e 9 ottobre 1791, nota 5. 4 Si riferisce, ovviamente, a Salieri e alla Cavalieri.

5 Il Flauto magico. 6 L’ouverture.

+.

7 Da questo punto la lettera fu scritta il giorno successivo, il 15 ottobre 1791. 8 Direttore del collegio di Perchtolsdorf.

? Cfr. lettera del 25 giugno 1791, nota 6. 10 Cfr. lettera del 7 luglio 1791, nota 3.

11 Sorella di Costanze. 12 Siissmayr.

Indice dei nomi (e delle composizioni di Mozart)

Abaco Felice Evaristo dall’(1675-1792), maestro di concerto presso la corte di Monaco, 130. Adamberger Johann Valentin (17401804), tenore, 191, 220, 225, 245,

259, 262, 266, 269. AdIgasser Anton Cajetan (1729-1777), organista e maestro di cappella alla corte di Salisburgo, 38, 68, 72, 136,

172: Adlgasser Maria Anna, moglie del precedente, 222. Afferi, cantafite, 39.

Albert Franz Joseph (1728-1789), padrone della locanda «Zum schwarzen

Asti von Asteburg, Marianne d’, nata Troger, figlia di Leopold Troger, se-

gretario del conte Karl Joseph Firmian, 68, 69. Auernhammer

Elisabeth, nata Timmer

(1724 ca.-1802), moglie di Johann Michael

Auernhammer,

236, 238,

2985 Auernhammer Johann Michael von (1719 ca.-1782), consigliere per gli affari economici presso la corte di

Vienna, 190, 216, 221, 234.

Auernhammer Josepha Barbara (17581820), figlia del precedente, allieva di Mozart, 190, 226, 253, 254, 255.

Adler. di Monaco, 76, 79, 82, 87.

Albrechtsberger Johann Georg (17361809), compositore, organista presso

Bach B., ufficiale, 90.

la corte di Vienna, 292. Allegrandi Maddalena, cantante, 293.

tore musicale, 277. Angelbauer Ulrich, cameriere particolare dell’arcivescovo di Salisburgo,

1788), 242. Bach Johann Christian (1735-1782), 128-138, 242. Bach Johann Sebastian (1685-1750), 242, 243, 292. Bach Wilhelm Friedemann (17101784), 242.

187, 189, 193, 197. Angelsprugger Coelestin II, 171.

Bagge Karl Ernst barone di (1718 ca.1791), musicista, 138.

Ansani Giovanni, cantante, 84.

Bastardella, cantante, 44.

Antretter Siegmund von (1761-1800), ufficiale, 71, 152. Aprile Giuseppe (1732-1813), cantante, 41, 50. Arco Georg Anton Felix conte di (1705-

Baumgarten, nata Lerchenfeld, contes-

Aman, 42, 49. André Johann Anton (1775-1842), edi-

1792), gran ciambellano dell’arcivescovo di Salisburgo, 196, 201.

Arco Karl Joseph Felix conte di (17431830), figlio del precedente, consigliere di guerra e gran maestro di cucina presso la corte dell’arcivescovo di Salisburgo

187, 195, 204, 205,

207, 208, 210, 214, 215. Arco Leopold Ferdinand conte di (17641832), figlio del precedente, allievo di Leopold Mozart, 87, 157. Artaria, editore musicale, 218. »

Bach

Carl Philipp Emanuel

(1714-

sa, 189. Becke Johann Baptist (1743-1817), flautista dell’orchestra di corte di Monaco, 173. Bedini Domenico, cantante, 331.

Beecke Notger Ignaz Franz (17331803), pianista e compositore tedesco, direttore musicale presso la corte

degli Òttingen-Wallerstein, 78, 85, 95, 118, 177, 180. Beer Joseph (1744-1811), clar., 140. Belardo, ballerino, 68.

Bellvoll Johann Nepomuk Sebastian (1734-1794), canonico della chiesa di Nostra Signora a Monaco, 87. Beloselskij, Aleksander Michailovic

INDICE DEI NOMI

366 principe (1757-1809), ambasciatore russo in Sassonia, 292. Benda Georg, compositore,

maestro di

cappella a Gotha, 170. Benucci Francesco (1745-1825), basso, 264. Berchtold zu Sonnenbur, Johann Baptist

von (1736-1801), curatore arcivescovile a st. Gilgen, marito di Maria Anna Mozart dal 1784, 27. Bergopzoomer Johann Baptist (1742-

Bullinger Franz Joseph Johann Nepomuk (1744-1810), ex gesuita, precettore a Salisburgo,

87, 95, 107, 113,

119, 130, 152, 162, 168, 171. Cafaro Pasquale (1706 ca.-1787), compositore, 48. Cambini Giovanni Giuseppe (17461825), violinista, compositore discepolo di Tartini, 127. Canal von Malabayla, Joseph Emanuel

conte (1745-1827), nobile praghese,

1804), attore, 213.

Bernacchi Antonio Maria (1685-1756),

274, 275.

sopranista, 128. Beyer, 166.

Cannabich Elisabgth, moglie del successi-

Bich, ballerino, 41. Binder Johann Nepomuk von, barone di

Cannabich

vo, 102, 110, 122, 123, 137, 180, 184.

Kriigelstein (1758-1790), autore teatrale, 260.

Blanchard

Jean-Pierre

(1738-1809),

acrobata, 326.

Bòhm Johann Heinrich (1740 ca.-1792), comico, 175, 306.

Bònicke Johann Michael, segretario concistoriale e notaio al servizio dell’arcivescovo di Salisburgo, 187, 193,

201. Bonno Giuseppe (1710-1788), direttore d’orchestra, 192. Bourbon, vedi Condé.

Bosch Franz de Paula von, 185. Bose, barone, 144. Branca, Johann Karl von, consigliere se-

greto e medico personale di Massimiliano II Giuseppe di Baviera, 78, 80, 81. \

Johann

Christian

(1731-

1798), compositore, direttore dell’or-

chestra ìÎdi corte

a Mannheim,

100,

1021058 L07110, 11115122, 125, 136; ST 151 CE74 91788180) 184, 203, 310, 311. Cannabich Rosina Theresia Petronella (1764-?), figlia del precedente, allieva di Mozart,

102, 107, 110, 113,

123, 180, 184, 203. Carlo Teodoro (1724-1799), principe elettore del Palatinato e della Baviera,

111, 114, 139, 153. Caroline von Nassau-Weilburg (17431787), figlia del principe Guglielmo IV di Orange, moglie del principe Karl Christian von Nassau-Weilburg, 140. Casselli, cantante, 40. Castelbarco, conte, 65.

Cavalieri Caterina (1755-1801), cantante, 220, 225, 269, 334. Branca Siegl, figlia del precedente, 78, _ Ceccarelli Francesco (1752-1814), so81, 82. pranista, 155, 156, 178, 180, 185, Braun Johann Gottlieb von (?-1788), con187, 189, 190, 191, 207, 210,234, sigliere di corte a Vienna, 187, 189. 260. Brochard Georg Paul, ballerino, 310, 311.

Bretfeld Johann barone (?- 1820), avvocato e professore universitario a Praga, 274.

Breuner Franz Xaver Ludwig (17231797), canonico di Salisburgo, poi principe vescovo di Chiemsee, cugino dell’arcivescovo Colloredo, 201.

Bridi Giuseppe Antonio (1763-1836), banchiere, 282.

Brindl, 66. Brunetti Antonio (?-1786), primo violino dell’orchestra di corte a Salisburgo, 119, 138, 140, 185, 187, 189, 100912101

Chabot, Elisabeth-Louise duchessa di, nata Rochefoacauld, 125.

Chabot, Louis-Antoine- Auguste de Rohan, duca di (1733-1807), 126. Chiemsee, vescovo di, vedi Zeill.

Christa Bartholomaus (1714-1778), prevosto e abate del convento di Santa

Croce presso Augusta, 137. Cicognani, cantante, 41. l Clementi Muzio (1752-1832), 234, 237. Closset Thomas Franz (1754-1813), medico, 299. Cobenzl Franz von, 188. -

Cobenzi Johann Philipp conte di (17411810), vicecancelliere di stato del-

INDICE DEI NOMI l’impero

d’Austria,

367 188, 212, 218,

226, 235.

Duscheck Josepha, nata Hambacher, moglie del precedente, cantante, 116,

Colloredo Hieronimus Franz de Paula (1732-1812), arcivescovo di Sali-

219, 290, 292, 293, 316, 330, 331.

sburgo, 158, 162, 171, 172, 185, 189, 191, 193, 198, 200, 201, 204, 206208, 209, 224. Colloredo-Melz und Wallsee, Rudolph Joseph principe di (1706-1788),-pa-

Eberlin Johann Ernst (1702-1762), compositore tedesco, maestro di cappella

dre del precedente, vicecancelliere imperiale alla corte di Vienna, 190. Condé, Lonis Joseph de Bourbon, prin-

cipe di (1736-1818), 125. Condé, Louise-Marie-Thérèse-Matilde principessa di, nata d'Orléans (17501822), moglie del precedente, 125. Corinna, 56. Cristiani, barone, 67. Crux Maria Anna Antonia (1772-?), cantante, violinista e pianista, 275, 308. Czernin, Johann Rudolf conte di (17571845), nobile di Salisburgo, nipote

dell’arcigescovo Colloredo, 137. Danzi, cantante, 103, 311. Da Ponte Lorenzo (1749-1838), 264, 329. Dauer Ernst Josef, cantante, 220, 245. Daubrawaick Daubrawa von, Johann

Baptist Anton (1731-1810), consigliere aulico alla corte di Salisburgo,

226, 228, 263. De Amicis Anna Lucia (1733-1816), soprano, 48-50, 62, 69, 116, 162. Deibl Franz de Paula (1698-1783), oboista e violinista, 53.

Deiner Joseph, cameriere della locanda «Zur goldenen Schlangen» di Vienna, 321, 327, 330-333, 335. De Jean Ferdinand, 164.

Del Prato Vincenzo (1756-1828), sopranista, 178, 180, 181. s% De Majo Gian Francesco (1732-1770), compositore, 48, 49.

Denis Michael (1729-1800), letterato gesuita, 257. Doll Joseph (?-1774), secondo maestro al conservatorio di sant’Onofrio a Napoli, 50. Dufraisne Franz Ignaz von, consigliere per gli affari finanziari e minerari presso la corte di Monaco, 76. Dupin, barone, 66. Diirnitz, barone, 112.

Duscheck Franz Xaver (1731-1799), compositore, 290, 330.

a Salisburgo, 242, 243.

Edienbach, vedi Schiossgangl. Eck Georg, strumentista di trombe, 180. Eichner Erast (1740-1777), musicista tedesco della scuola di Mannheim, 86.

Elisabeth Maria Aloysia Auguste (17211794), moglie di Carlo Teodoro, principe elettore del Palatinato, 98, 161,

174. Epinay, Louise-Florence-Petronille de la Live, nata Tardieu d’Esclavelles,

marchesa d’ (1726-1783), scrittrice, 136, 140, 147, 149, 159, 160. Esterh4zy, Johann Nepomuk (17541840), 226, 262, 292.

Federico II (1712-1786), re di Prussia,

ISS; Federico Augusto III (1750-1827), principe elettore di Sassonia, 292. Federico Guglielmo Il (1744-1797), re di Prussia, 295, 297.

Feigele Karl Bernhard von, studente di giurisprudenza a Salisburgo, 175. Ferdinando IV di Borbone (1751-1825), re delle Due Sicilie, 48.

Ferraresi del Bene Adriana (Francesca Gabrieli) (1750 ca.-?), cantante, 93.

Fiala Joseph, oboista nell’orchestra di corte a Monaco, 82, 177, 183, 189, 277. Fingerlin Johann Conrad von, fabbricante di specchi e argentiere ad Augusta, 89. Firmian, Franz

Lactanz

(1712-1786),

maggiordomo alla corte di Salisbur-

go, 41, 43, 137. Fischer Gottlieb Friedrich (?-1793), ramaio, 186, 192.

Fischer Johann Christian (1733-1800), oboista, cembalista e compositore,

106, 116, 122, 125, 186, 277. Fischer Johann Ignaz Ludwig (1745-1825),

basso, 220, 224, 245, 260, 261, 277. Fischietti Domenico

(1725 ca.-1810),

compositore, maestro di cappella a Salisburgo dal 1772, 69, 164.

Flamm Franz Xaver (1739-1811), addetto alle spedizioni presso la municipalità di Vienna, 333.

INDICE DEI NOMI

368 Folard, Hubert de, ambasciatore francese in Baviera dal 1756 al 1776, 163.

Graf Friedrich

Hartmann

(1727-1795),

Foschauer, padre teatino, 190.

chiesa evangelica di Augusta, 88, 90. Grimm, Friedrich Melchior barone di

compositore e direttore musicale della

Frank, 165, 166.

Franzel Ignaz (1736-1811), violin., 170. Freysinger Erasmus Franziskus, consigliere aulico alla corte di Monaco, 86. Freysinger Josepha, figlia del precedente 86, 98, 108. Freysinger Juliana, figlia del precedente, 86, 98, 108. Freystàidtler Franz Jakob (1761-1841), organista a Salisburgo, allievo di Mo-

(1723-1807), ambasciatore della casa * di Sassonia-Gotha a Parigi, 111, 114, 122, 125, 126, 131, 133, 136, 140, 147, 148, 149, 159-161, 163, 167, 168. Grimmel Johann von (1738-1794), commer-

zart a Vienna, 275. Friederike Charlotte Ulrike Katherine, prin-

Guines Adrien-Louis de Bonnières, du-

ciante, consigliere per gli affari commerciali del principe elettore di Baviera, 80. Gschwendtner

Vital,

commerciante,

148, 161, 183. ca di (1735-1806), governante dell’Artois, 149, 161. Gustl (detta), vedi Elisabeth Augusta Wendlinig.

cipessa (1767-1820), figlia di Federico Guglieimo II, re di Prussia, 297.

Gabrielli Catarina (1730-1796), cantan-

te, 65, 118. Galitsin Dimitri Michajlovi® (1720-

Hafeneder Joseph, compositore, musicista della corte di Salisburgo, 89, 140. Hagen, barone, maestro di caccia, 103.

1794), ambasciatore russo a Vienna,

185, 187, 189. Garibaldi Gioacchino (1743-1782 ca.),

Hagenaner Johann Baptist (1732-1810), scultore, 37, 55.

Hagenauer Johann Lorenz (1712-1792),

tenore, 160.

Gassmann

Florian

Leepold

(1729-

commerciante, 37, 38, 55, 69. Hagenauer Rosa, nata Barducci, moglie

1774), compositore, 260. Gassner, 95.

di Johann Baptist Hagenauer, pittrice

37, 38, 58, 189.

Gatti Luigi (1740-1817), compositore, maestro di cappella presso la corte di Salisburgo dal 1783, 252, 259, 260.

Haina

Gavard, 56. Gellet, poeta di Lipsia, 40.

Parigi, 134, 147, 148, 157, 161, 168. Hamm Joseph Koerad von (1728-1795),

Gemmingen

Otto von (1755-1836),

guerra del principe elettore di Ba-

Germani Ferdinando maggiordomo del

viera, 83, 86, 88.

conte Karl Joseph Firmian, 64, 68, 69.

Gignoux Anton Cristoph (1720-1795) fabbricante di stoffe ad Augusta, 90,

CHE Gilowsky von Urazowa, Franz Xaver (1757-1816),

della ca-

segretario del supremo consiglio di

drammaturgo, 122, 151.

Wenzel

Frangois, trombettiere

valleria leggera della guardia reale di

medico,

186,

192, 226, 250, 259, 263. Gilowsky Maria Amia Katharina (17501802), sorella del precedente,

186,

189, 192, 198, 212. Girelli, cantante, 66.

Giuseppe II (1741-1790), imperatore d'Austria, 74, 168, 169, 181, 209, 228, 234, 237, 238, 241, 242, 248, 251, 262, 263, 281. Gluck Christoph Willibald (1714-1787) 238, 250, 251, 252, 261. Goldhahn Joseph, 317.

Goldoni Carlo (1707-1793), 260.

be

Hamm Maria Anna Josepha Aloysia (1765-?), figlia del precedente, 86. Handel Georg Friedrich (1685-1759),

242, 243. Hàrig, 303. Hasse Johann Adolph (1699-1783), compositore, 64.

Hàssler Johann Wilhelm (1747-1822), compositore e pianista, 292. Hatzfeld August Clemens Ludwig Maria conte di (1754-1787), canonico di Eichstàtt, 277, 309. Haydn Franz Joseph (1732-1809), 261, 267, 268, 270, 301, 303. Haydn Jonann Michael (1737-1806), fratello del precedente, compositore, maestro di concerto a Salisburgo dal

1763, 43, 47, 57, 72, 136, 288. Haydn Maria Magdalena, nata Lipp

INDICE DEI NOMI

369

(1745-1827), moglie del precedente, cantante, 155, 156. Heeger Wenzel Bernhard, direttore del

collegio di Perchtolsdorf, 375. Heffner Heinrich Wilhelm von (?-1774), consigliere aulico alla corte di Sali-

sburgo, 63, 131.

Helmreich, 38. Hepp Maria Anna von, nata Thumbacher (1757-1779), 78, 82, 174. Hofer Franz de Paula (1755-1796), violinista nell’orchestra di corte a Vienna,

marito di Josepha Weber, 274-276, 293, 295, 306, 332, 333, 334, 335. Leepold (1730-1792),

mae-

stro di cappella, 312, 313. Hoffmeister Franz Anton (1754-1812), compositore ed editore musicale,

271, 306, 308, 309. Hofgarten, barone, 141. Holfdemel#Franz, 288.

Holzbauer Ignaz Jacop (1711-1783), compositore austriaco, direttore dell’orchestra di corte a Mannheim, 103, 126, 128.

Homung, 38. Hosson Maria Barbara, nata Kerres, ve-

dova Thumbacher d’ (1720-1805), 82. Hostetter, 268.

Hiillmandel Nicolas-Joseph (17511823), compositore tedesco, 133, 141. Hundschowsky, 301. Huber Franziska, seconda moglie di Joseph Leutgeb, 80, 314.

Jacquin Emilian Gottfried von (17671792) figlio di Nikolaus Joseph von Jacquin, 274-276, 280-282, 313. Jacquin Franziska von (1769-1850), sorella del precedente, allieva di Mozart, 275, 276, 282. Jacquin Katherl, moglie di Nikolaus Joseph von Jacquin, 275, 282. Jacquin Joseph Franz von (1766-1829), figlio del successivo, botanico, 275,

276, 282. Jacquin Nikolaus Joseph von (17271817), professore di botanica all’ Università di Vienna, 275, 276.

Jeunehomme, pianista francese, 161. Jommelli Niccolò (1714-1774), compositore, 48-50.

Karl August, figlio del principe Carlo Teodoro, conte, 106.

lowsky.

Kauniiz-Rietberg, Wenzel Anton princi-

Heller Gaudenz (1750-?), violoncellista nell’orchestra di corte di Monaco, 83, 86.

Hoffmann

Karl Christian principe di Nassau Weilburg (1735-1788), 140. Karoline Louise, figlia del principe Carlo Teodoro, contessa, 106. Katherl Maria Anna Katharina, vedi Gi-

pe di (1711-1794), cancelliere di sta-

to dell’impero d’Austria, 248, 252.

186, 246,

Kern Anton Joseph barone di, cassiere ed esattore, 76. Kienmayr Johann Michael barone (1727-1792), vicedirettore degli spet-

tacoli a Vienna, 236. Kirchgessner Maria Anna Antonia (17691808), virtuosa di armonica, 316. Klein Anton (1748-1810), scrittore e poeta di corte a Mannheim, 269, 270.

Kleynmayr Franz Thaddàus von (17331805), primo consigliere aulico alla

corte di Salisburgo, 185, 187, 189, 193, 201, 208. Kébllenberger Ernst Maximilian (1733 ca.-1811),

controllore

alla corte di

Salisburgo, 185, 189, 201. Kénig Friedrich August von, 292. Kozeluch Leopold Antonin (1747-1818) compositore, pianista ed editore musicale, 297.

Kraft Anton (1749-1820), primo violon-

cellista nell’orchestra del principe Nikolaus Esterh4zy a Vienna, 292. Kraft Nikolaus (1778-1853), figlio del precedente, 292.

Kymli Franz Peter Joseph (1748 ca.-1813 ca.), pittore di corte a Mannheim, 144. Lahousè, ovvero La Houssaye Pierre (1735-1818), compositore, direttore d’orchestra e violinista, 132.

Lange Aloisia, vedi Weber Aloisia. Lange Franz, cornista, 102, 307. Lange Joseph (1751-1831), marito di Aloisia Weber, attore e pittore, 199,

209, 219, 259, 261, 290. Langenmantel, Jakob Wilhelm Benedikt (1719-1790), borgomastro,

governa-

tore e consigliere imperiale ad Augusta, 89, 91,92. Larosée Maria Joseph Salern, moglie di Joseph Salern, 76, 77, 81. Laudon, generale, 141. Le Grand, 179. Le Gros Joseph (1730-1793), direttore

INDICE DEI NOMI

370 del Concert spirituel di Parigi, 127, 138, 139, 161, 165, 252, 260: Le Noble, attore, 308. Leonore, domestica di casa

Mozart,

313, 314. Leutgeb Joseph (1732-1811), strumentista di corno, 69, 189, 313, 314, 319,

325,139831335: Lichnowsky, Karl principe di (1756 ca.1814), successivamente

conoscente

di Beethoven, 289, 290, 292, 295. Lierzer Ferdinand von Zehenthal (?-

1814), consigliere aulico alla corte di Vienna, 186. Lindnerin, 81. Litzow, 120. Lodron Maria Antonia,

Massimiliano Francesco arciduca (1756-

1801), figlio dell’imperatrice Maria Teresa, dal 1784 principe elettore di Colonia, 86, 141, 228, 248, 252. Massimiliano III Giuseppe (1727‘ 1777), principe elettore di Baviera, TIRIZ,799:S45 Mayr von Mayr, Johann Baptist (17641819), figlio di Joachim Rupert Mayr von Mayrn, 226. Meissner Joseph Nikolaus

(?-1795),

basso, 46, 102, 129.

Menricoffre Jean Georges (1750-1806), banchiere, 50. , Merk, maestro di ballo, 262. Mesmer Franz Anton (1734-1815), me-

nata contessa

Arco (1738-1780), 137. Lodron Sigmund conte, figlio della precedente, 157. Loibel Johann Martin, 318. Luca, san, 45. Liitzow Antonia von, nata

dico austriàco, fautore del mesmerismo, 111, 185. Mesmer Joseph Conrad (1735-1804), parente del precedente, direttore didattico a Vienna, 190.

contessa

Czernin-Chudenitz, nipote dell’arcivescovo Colloredo, allieva di Leopold Mozart, 161, 242. Maccherini-Ansani Giuseppa, cantante, 84 Manservisi Rosa, cantante, 293. Manzuoli, cantante, 39, 66. Mara Gertrud Elisabeth, nata Schmehling, cantante, 178, 190.

Mara Johann, marito della precedente, violoncellista, 190.

Marchand Theobald Hilarius (17411800), direttore del teatro tedesco del

principe elettore di Baviera Mas* similiano III Giuseppe, 144, 198, 21232267310} Marchesi Lodovico (1755-1829), sopranista, al servizio del principe elettore di Baviera Massimiliano III Giuseppe, 84, 182. Marchetti Maria (1767- 1807), cantante,

SBIC Maria Anna Sophie, moglie di Massimiliano III Giuseppe, principe elettore di Baviera, 71, 75.

Maria Carolina arciduchessa (17521814), figlia dell’imperatrice Maria Teresa, moglie di Ferdinando IV, re della Due Sicilie, 48. Martinelli, Antonio, insegnante di italiano alla corte di Salisburgo, 59, 60. Martin Phillipp Jacob, 253.

Mesmer Joseph, figlio di Franz Anton . Mesmer, 190. Mesmer Maria Anna, moglie di Franz Anton Mesmer, 185.

Metastasio Pietro (1698-1782), 133, 156. Mélk, 40, 43, 46, 53. Moll Ludwig Gottfried von (17271804), consigliere segreto alla corte di Salisburgo, 190, 193.

Montecuculi Ludwig Franz marchese, oboista, allievo di Mozart a Vienna, 315331833521,3225 Mosmayer, 174.

Mozart Carl Thomas (1784-1858), figlio di Mozart, 278, 280, 289, 291, 295, 3173203254334; 335?

“Mozart Franz Alois (1727-1791), fratel-

lo di Leepold Mozart, rilegatore di libri ad Augusta, 92. Mozart, Maria Anna Thekla (17561841), figlia del precedente Franz Alois, 92, 170.

Mozart Maria Victoria, nata Eschenbach (1727-1808), moglie di Franz Alois Mozart, 92. Miiller, attore, 262.

Myslivetek Joseph (1737-1781), compositore, 67, 69, 83, 85, 86, 93, 119, 155. Nandl, domestica di casa Mozart, 37,

45, 48, 66, 69. Nardini Pietro, 56.

Natorp Maria Anna von (1766-1791), figlia del banchiere Franz Wilhelm Natorp, 283.

INDICE DEI NOMI

371

Neumann Johann Leepold (1748-?), segretario del consiglio di guerra alla corte di Dresda, 290-293.

Neri, ballerino, 68. Nocker, 104.

Raaff Antén (1714-1797) tenore, 103, 118, 128, 129-132, 139, 144, 149, 170, 178, 179, 180, 181, 183. Ramm Friedrich (1744-1808), oboista nell’orchestra di corte di Mannheim, 102,

Novac, 93.

Noverre Jean Georges (1727-1810), coreografo, direttore del corpo di ballo a Vienna e poi a Parigi, 159.

#

Oesterling Franziska, moglie di Franz

110, 127, 139, 189, 233, 261, 277, 310. Ravanni Gaetano (1744-1815), 77. Rechberg, famiglia viennese, 318, 319.

Regensburg, produttore di pianoforti, 94.

_ de Paula von Bosch, 185.

Rehlingen, barone, 92. Reiner Franz de Paula, attore e cantante,

Ofele Andress Felix (1706-1780), segretario del duca Clemens Franz di Ba-

Rietheim, barone, 60.

233: Ritter Georg Wenzel (1748-1808), fa-

viera, 87.

Orsini-Rosenberg, Franz Xaver Wolfgang conte (1723-1796), direttore generale degli spettacoli e primo cameriere alla corte di Vienna, 202, 209,

213, 214, 220, 233, 266. Pachta von Rajow, Johann Joseph Philipp conte di (?-1822), feldmaresciallo, 84. Pallavicini# contessa, 57.

Pàlffy Leopold, marito della sorella dell’arcivescovo di Colloredo, conte, 185.

gottista nell’orchestra

di corte a

Mannheim, 126, 127, 139. Robinig von Rottenfeld, famiglia di Sa-

lisburgo proprietaria di due industrie locali, 53, 81, 82, 174, 183, 186. Robinig Sigmund von, parente dei precedenti, 53, 58. Rosenberg vedi Orsini-Rosenberg. Rossi Felice, basso, 185, 219.

Rothfischer Paul (1746-1785), violinista, 140.

Paisiello Giovanni (1740-1816), 237. PinckI(in), Theresel (1738-?), domestica della famiglia Mozart a Salisburgo, 132, 182.

Ruesler, 39. Rumbeke, Marie Karoline Thienee con-

Paolo, san, 45. Peisser, 235. Petroviè Paolo, 233. Piccinelli, cantante, 41.

218, 233, 234. Rumling Wilhelm Ernst Sigmund baro-

Piccinni Nicola (1728-1800), composi-

tore, 41, 80, 138, 159, 160, 165. Pierron Therese, figliastra di Serarius, consi-

gliere per gli affari finanziari alla corte di

tessa di, nata Cobenzl (1755-1822), allieva di Mozart, 188, 190, 212, 215,

ne (?-1825), compositore, cameriere

particolare del principe elettore di Baviera, 77, 80.

Sacchini Antonio M.G. (1730-1786) compositore, 165.

Mannheim, allieva di Mozart, 120, 123. Pietro, san, 45

Salern Joseph Ferdinand Maria conte di (1715-1805), ex direttore musicale

Pleyel Ignaz (1757-1831), compositore, maestro di cappella del conte di Erdoedy, 267.

Salern Maria Josepha, moglie del prece-

Ployer Barbara, allieva di Mozart, 268.

Prinz, 43. Puchberg Michael (1741-1822), commerciante,

283-287, 291, 295, 296,

298-301, 302-305, 317, 321, 323. Punto Giovanni (soprannome di Jan Vaclav Stich) (1746-1803), cornista, 1263427139: Qualenberg Elisabeth Barbara, moglie del clarinettista Michael Qualenberg,

275, 308.

alla corte di Monaco, 77, 78, 79, 82. dente, vedi Larosée.

Salieri Antonio (1750-1829), compositore, direttore del teatro di corte di Vien-

na, direttore dell’orchestra imperiale

dal 1788, 192, 228, 264, 301, 334. Santoro Gaetano, impresario, 84, 93.

Savioli Louis Aurel (?-1788), direttore musicale

alla corte di Mannheim,

105, 106, 109. Schachtner Johann Andreas (17311795), trombettiere di corte a Salisburgo, 95, 183, 184, 189. Schiedenhofen Johann Baptist Joseph Joachim Ferdinand von (1747-1823),

;

INDICE DEI NOMI

372 consigliere aulico alla corte di Sali-

sburgo, 38, 43, 48, 49, 53, 113, 114.

Stadler Matthias Franz de Paula (1744 ca.-1827), tenore, 275, 303, 306, 331.

Schiedenhofen Maria Anna Aloisia Antonia Walpurga Thekla von (1760-

Stamitz Jan Vaclav Antonîn (17171757) compositore, violinista e diret-

1831), sorella del precedente, 50, 82.

tore d’orchestra boemo, fondatore della scuola di Mannheim, 140.

Schikaneder Emanuel (1751-1812), impresario, cantante e librettista austria-

cO;31/78,910#323.19304393: Schild, 104.

del precedente,

compositore

e stru-

mentista, 140.

Schobert Johann (1740-1767), 95. Schlauka Franz, cameriere particolare dell’arcivescovo

Stamitz Karel Filip (1745-1801), figlio

di Salisburgo,

189,

193, 197, 204. Schiossgingl von Edlenbach Benedikt (1748-?), amico della famiglia Mo-

Starbemberg Franz Joseph conte (17481819), canonico di Salisburgo, 137.

Starzer Joseph (1726 ca.-1787), compositore e violinista, 44, 188, 189, 192, 261. 5

Schmalz, commerciante, 103.

Stein Johann Andreas (1728-1792), costruttore austriaco di organi e di pianoforti, 89, 91-96, 164, 188.

Schmidt, 219.

Stein Quarinus (?-1778), prevosto del

zart, 259. Schmehling Gertrud Elisabeth, vedi Ma-

1800), attore, regista e autore teatrale,

Schmittbauer, organista, 95.

Schreyer Johann Matthias (?-1808), prete e organista alla chiesa di Santo Spirito a Monaco, 86.

Schròder

convento di Baumburg, 137.

Stephanie Gottlieb il giovane (1741-

ra.

Friedrich

Ludwig

(1744-

1816), attore, 209, 213.

Schròter Johann Samuel (1752-1788),

von, 137. Stoll Anton (1747-1805), insegnante elementare e maestro del coro a Ba-

den, 332, 334.

compositore, 133, 141.

Schuster Joseph (1748-1812), compositore, 89.

Schweitzer Anton (1735- 1787), compositore, 162. Schweitzer Franz Maria, banchiere commerciante, 308, 309.

20334218 21098220) 22462208221, x 259. Stockhammer Maria Anna Elisabeth

e

Schwingenschuh Anna von, 313, 314,

Storace Anna Selina, 276, 277.

Strack Johann Kilian (1724-1793), cameriere personale di Giuseppe II, violoncellista, 234, 241. Strasserin, cantante, 103.

Strzitez Joseph Nepomuk Fran de Paula Deym von, conte, 307.

315, 318. ne Sikingen Karl Heiarich Joseph conte, Seeau Ferdinand conte di (?-1799), di- » ambasciatore del Palatino a Parigi, rettore del Residenztheater di Mona° 122, 129, 149, 163, 167. CONO 79981715 116971704174; Siissmayr Franz Xaver (1766-1803), al177,180. lievo di Mozart, 315, 316, 319-332, Serarius, 170.

Seyler, 169. Sieber Jean Georges, incisore, 161. Silbermann, 168.

Sonnenfels Joseph von (1733-1817), giurista ed economista, professore di scienze politiche e rettore dell’Università di Vienna, 203, 234.

Spagnoletto, primo violino dell’orchestra di Cremona, 41.

Spath, produttore di pianoforti, 94. Spizeder, 38.

Stadler Anton Paul (1735-1812), clarinettista dell’orchestra di corte a Vienna, 331.

334, 335.

Swieten Gottfried Bernhard van (17331803), prefetto della biblioteca di corte a Vienna, 203, 242, 243, 252, 261, 296. Taifen, 255. Teller, compositore, 44. Tenore, cantante, 40. Taste von, vedi d’Asti. Tavernier, 98.

Teyber Anton (1756-1822), organista e compositore alla corte di Dresda, 292. Teyber, Elisabeth (1744-1816), cantante, 69, 162, 220, 261, 263, 269.

INDICE DEI NOMI

Thorwart

Johann

(1737-1813),

ST Franz Joseph von

Weber Aloisia (1760 ca.-1830), cantan-

revisore alla direzione

te, sorella di Costanze, 117, 118, 121,

del teatro di corte di Vienna, tutore di

Costanze Weber, 232, 236, 237, 250.

Thun-Hohenstein Franz Joseph conte (1734-1800), nobile viennese, 268, 274, 276. Thun-Hohenstein,

Franz Joseph Anton

conte (1711-1788), padre del precedente, 188. Thun-Hohenstein, Maria Wilhelmine contessa, nata Ulfeld (1744-1800), moglie del conte Franz Joseph Thun Hohenstein, 188, 191, 203, 234, 237, 238, 240, 252. Tibaldi, 39. Toscani, commediante, 118. Toscani, moglie del precedente, attrice,

169. Trattner, Maria Theresia von (17581793), allieva di Mozart

a Vienna,

234. af

123, 144, 151, 162, 170, 209, 229, 259, 262, 263, 266, 269, 290, 328. Weber Constanze (1762-1842), moglie

di Mozart, 117, 123, 144, 162, 199, DISIN22I232IZIORZ3 823902415 242, 243, 246, 248, 250. Weber Franz Fridolin (1733-1779), basso, suggeritore e copista di musica, padre di Costanze,

117, 123, 144,

TS1-S1L02X17021.08 Weber Josepha (1758-1819), cantante, sorella di Costanza,

117, 123, 144,

1622.172229 241951" Weber Maria Càcilia (1727-1793), moglie di Franz Fridolin Weber, madre di

Costanze, 117, 123, 144, 162, 193, 199, 236, 237, 250, 274, 332, 333, 334. Weber Sophie (1769-1846), sorella di

Costanze, 117, 123, 144, 162, 217, 229, 250, 334, 335. Weigl, cantante, 191.

Umlauf Ignaz (1746-1796), compositoa Vienna,

Weiser Franz Xaver Andreas Athansius (1739-1817), consigliere e commer-

213, 220, 260. Unger Karl Raphael (1743-1807), direttore della biblioteca universitaria di

Wendling Dorothea, nata Spurni (17371811), moglie di Johann Baptist

re e direttore

d’orchestra

Praga, 275. Urban, attrice, 169.

Valentini Giovanni, compositore italiano, 84.

Varesco Giambattista (1736-1805), cappellano di corte a Salisburgo e poeta,

177, 183, 264, 266.

ciante, 189.

Wendling,

cantante,

103, 109, 178,

180, 259, 307. Wendling Elisabeth Augusta (17521794), figlia di Johann Baptist Wendling, cantante alla corte di Mannheim e a Monaco, 103, 109, 116, 180.

Wendling Johann Baptist (1723-1797), flautista nell’orchestra di corte di

Villeneuve, direttore, 166.

Mannheim,

Vogler Georg Joseph (1749-1814), compositore, organista e teorico musicale

126, 138, 139, 161, 164, 181, 307.

tedesco, 106, 139, 141, 233. Vogt Peter, ballerino, 189.

Voltaire (Francois Marie Arouet) (16941778), 132. Wagenseil Georg Cristoph (1715-1777),

103, 109-112, 116, 122,

Wetzlar Raimund, barone di Plankenstern

(1752-1810), banchiere, 259, 265, 324, S2599329: Wider, 62. Wider Caterina, 62.

Wildburg Elisabeth, 316. Wildburg Benedikt Schack, 316.

compositore di corte a Vienna, 260.

Winter Peter von (1754-1825), compo-

Wagensperg Maria Anna von Hackelberg, 320.

Winter Sebastian, valletto del principe

WaldstaAtten, Martha Elisabeth barones-

sitore a Vienna, 231, 232, 233, 234. di Firstemberg, 272.

sa (1744-1811), protettrice di Mozart a Vienna, 234, 244, 250, 259. Wallis Maria Franziska nata Colloredo (1746-1795), sorella dell’arcivescovo

Wishofer, ex gesuita, maestro della cappella della cattedrale di Augusta, 95. Woczitka Franz Xaver (1727-1796), cameriere particolare del principe eletto-

Colloredo, 137. Walter, cantante, 220.

re di Baviera, violoncellista, 75, 76, 77. Wunsch Johann Jakob von, generale

INDICE DELLE COMPOSIZIONI DI MOZART

374

prussiano, 152.

201, 206, 209, 250.

Wiittemberg Elisabeth Wilhelmine Louise, principessa, 228.

Zichy Anna Maria contessa (17591809), allieva di Mozart a Vienna,

Yppold

d’ (1730-

240, 256. Zichy Karl von Vasonyko conte (1753-

ca.1790), direttore del Collegio vis gilianum di Salisburgo, 197208;

1826), marito della precedente, tesoriere e consigliere di corte a Vienna,

Franz Armand

ij

Zapara, conte, 241.

252

240, s2

Zeill Ferdinand Christoph conte (1719-

Zigmonto a

1786), vescovo di Chiemsee, 72, 75,

iol

Ilista.

TO CONCECIEA,

125

dd,

Zéschinger Ludwig (1731-1806), orga-

80, 93, 112, 163. Zetti von, amministratore alla corte del-

nista e prevosto del convento di Santa Croce ad Augusta, 137.

l’arcivescovo di Salisburgo, 185, 189,

Zweibriicken Max von, principe, 165.

Indice delle composizioni di Mozart K 73A «Misero tu non sei», aria (andata persa), 40. K 74 Sinfonia in sol maggiore, 53.

©

—K 246 Concerto per pianoforte e orchestra in do maggiore (Liltzow-Konzert), 161, 242.

K 81 Sinfonia in re maggiore, 53. K 87 Mitridate re di Ponto, opera seria

K 250 Serenata in re maggiore (Haffner), 247.

in tre atti, 58, 59, 60, 61, 77, 81. K 95 Sinfonia in re maggiore, 46, 53.

K 271 Concerto per pianoforte e orchestra in mi bemolle maggiore (Jeune-

K 97 Sinfonia in re maggiore, 53. K 111 Ascanio in Alba, serenata teatrale

homme-Konzert), 161. —272 Recitativo e aria per soprano «Ah

in due atti, 64, 65, 77, 81. K 135 Lucio Silla, opera seria in tre atti,

lo previdi» e «Ah t’invola agli occhi miei», 116, 143.

52, 68, 69, 77, 81, 116, 263. K_ 279 Sonata per pianoforte in do magK 175 Concerto per pianoforte in re giore, 161. maggiore, 253. K._ 280 Sonata per pianoforte in fa magK_ 179 Dodici variazioni per eo »m giore, 161. su un minuetto di Johann Christian K 281 Sonata per pianoforte in si beFischer, 106, 116, 122, 125.

K 192 [K° 186f] Missa breves in fa maggiore, 96. K 196 La finta giardiniera, opera buffa in tre atti, 71.

molle maggiore, 161.

K 282 Sonata per pianoforte in mi bemolle maggiore, 161. —K 283 Sonata per pianoforte in sol maggiore, 92, 161.

K 208 Il re pastore, dramma per musica in due atti, 86. K 220 [K® 196b] Missa breves in do maggiore, 96. K 222 Misericordias Domini. Offertoriums de tempore, 72, 96.

—K 284 Sonata per pianoforte in re maggiore, 161. K 284a Quattro preludi per pianoforte (persi), 87. K284f Rondò per pianoforte (perso), 106. K 294 Recitativo e aria per soprano e or-

K 238 Concerto per pianoforte e orche-

chestra «Alcandro, lo confesso»

stra in si bemolle maggiore, 161. K 242 Concerto per tre pianoforti e or-

«Non so d’onde viene», 143. K 296 Sonata per pianoforte e violino in

chestra in fa maggiore (Lodron-Kon-

do maggiore, 201, 202, 212, 216,

zert), 226.

218,,229-238.

e

INDICE DELLE COMPOSIZIONI DI MOZART K 297 Sinfonia in re maggiore,

129,

131, 138, 158. K° 297a Otto pezzi per il Miserere di Holzbauer (persi), 126. K° 297b Sinfonia concertante in mi bemolle maggiore per flauto, oboe, corno, fagotto, 126, 139, 141.

K 299 Concerto in do maggiore per flauto e arpa, 138, 149.

K° 299b Balletto Les petits riens, 138. K 301 Sonata per pianoforte e violino in sol maggiore, 141, 143, 161, 174.

K 302 Sonata per pianoforte e violino in mi bemolle maggiore, 141, 143, 161,

174.

K 303 Sonata per pianoforte e violino in do maggiore, 141, 143, 161, 174. K 304 Sonata per pianoforte e violino in

mi minore, 141, 143, 161, 174. K 305 Sonata per pianoforte e violino in la maggiore, 141, 143, 161, 174. K 306 Sopàta per pianoforte e violino in re maggiore, 141, 143, 161, 174. K 307 Arietta «Oiseaux, si tous les ans»,

116. K 309 Sonata per pianoforte in do maggiore, 107.

K 311 Sonata per pianoforte in re mag-

giore, 98, 108.

375

K 360 Sei variazioni per pianoforte e violino su Hélas, j'ai perdu mon amant, 239.

K 365 Concerto per due pianoforti e orchestra in mi bemolle maggiore, 226,

228. K 366 Idomeneo re di Creta, ossia Ilia ed Idamante, opera seria in tre atti,

177-183, 190, 203, 228, 239, 262. K 369 Recitativo e aria per soprano e orchestra «Misera, dove son!» e «Ah,

non son’io che parlo», 189. K 373 Rondò per violino e orchestra in do maggiore, 210.

K 374 Recitativo e aria per soprano e orchestra A questo seno deh vieni e Or che il cielo a me ti rende, 210.

K 376 Sonata per pf. e vl. in fa maggioTes20:1202 212210 21892201088. K 377 Sonata per pianoforte e violino in fa inaggiore, 201, 202, 212, 216, 218, P20N288: K 378 Sonata per pianoforte e violino in si bemolle maggiore, 201, 202, 212,

216, 218, 229, 238, 268. K 379 Sonata per pianoforte e violino in sol maggiore,

201, 202, 210, 212,

Dl OR218 92299351 K 380 Sonata per pianoforte e violino in

K6 311a Ouverture in si bemolle mag-

mi bemolle maggiore, 201, 202, 212,

giore (persi), 158. K 316 Recitativo e aria per soprano e orchestra Popoli di Tessaglia e Io non

DloN2:15,2298238% K 381 Sonata a quattro mani in re maggiore, 116. K 382 Rondò per pianoforte e orchestra

chiedo, eterni Dei, 143.

K 317 Messa in do maggiore, 303. K 320 Serenata in re maggiore, 258,

250: K 330 Sonata per pianoforte in do maggiore, 152. K 331 Sonata per pianoforte in la maggiore, 152. K 332 Sonata per pianoforte in fa maggiore, 152.

K 352 Otto variazioni per pianoforte su una marcia da Les mariages samnites

di Grétry, 239. K 354 Dodici variazioni per pianoforte su «Je suis Lindor», dal Barbier de Seville di Aubine-Laurent Baudron, 188.

K 358 Sonata per pianoforte a quattro mani in si bemolle maggiore, 117.

K 359 Dodici variazioni per pianoforte e violino su La Bergère Célimène, 239.

in re maggiore, 242, 254, 258.

K 383b Fuga per pianoforte, 243. K 384 Die Entfiihrung aus dem Serail (11 ratto dal serraglio), singspiel in

tre atti, 201, 223, 224, 238, 245, 250, 257, 260. K 385 Sinfonia in re maggiore (Haff-

ner), 258, 259, 260, 262. K© 386d Sineds’ (Denis’) Rardengesang auf Gibraltar per soprano (frammen-

to), 257. K 387 Quartetto per archi in sol maggioTerzaile

K 388 Serenata per fiati in do minore, 247. K 394 Preludio e fuga per pianoforte in do maggiore, 243. K 395 Capriccio per pianoforte in do maggiore, 152.

376

INDICE DELLE COMPOSIZIONI DI MOZART

K 406 Quintetto per archi in do minore,

285. K 408/2 (385a) Marcia in re maggiore, (Haffner), 247. K 413 Concerto per pianoforte in fa maggiore, 257, 258. K 414 Concerto per pianoforte in la maggiore, 257, 258.

K 415 Concerto per pianoforte in do maggiore, 257, 258. K 418 «Vorrei spiegarvi, oh Dio» e «Ah, conte, partite», aria per soprano e or-

chestra per l’opera // curioso indiscreto di Anfossi, 266.

K 493 Quartetto per archi e pianoforte in mi bemolle maggiore, 274. K 504 Sinfonia in re maggiore, 274. K 515 Quintetto per archi in do maggiore, 285. K 516 Quintetto per archi in sol minore,

285. K. 527 Il dissoluto punito ossia Don Giovanni, dramma giocoso in due at-

ti, 280, 281, 282, 288, 292, 307. K 537 Concerto per pianoforte in re maggiore (Kronungkonzert), 292. K 542 Trio per pianoforte, violino e vio-

loncello in mi rhaggiore, 285.

K 419 «No, no che non sei capace», aria

K 563 Divertimento per violino, viola e

per soprano e orchestra per l’opera //

violoncello:in mi bemolle maggiore, 292: K 575 Quartetto per archi in re maggio-

curioso indiscreto di Anfossi, 266.

K 420 «Per pietà non ricercate», aria per tenore e orchestra per l’opera // curioso indiscreto di Anfossi, 266.

K 421 Quartetto per archi in re minore, DAR K 422 L’oca del Cairo, dramma giocoso

in due atti (brani), 266. K 425 Sinfonia in do maggiore, 268. K 428 Quartetto per archi in mi bemolle maggiore, 271. K 441 Terzetto per soprano, tenore e

re, 305. K 588 Così fan tutte, opera buffa in due

atti, 305. K 589 Quartetto per archi in si bemolle maggiore, 305.

K 590 Quartetto per archi in fa maggioTesX30SÌ

K 594 Adagio ed Allegro, 307. K_ 620 Die Zauberflòte (Il flauto magico), opera tedesca in due atti, 317,

basso «Das Bandel», 274, 282. K 448 Sonata, 228.

322, 324, 327, 330, 332-334. K 621 La clemenza di Tito, opera seria

K 458 Quartetto per archi in si bemolle maggiore, 271. K 464 Quartetto per archi in la maggio-

K° 621a Aria per basso e archi «Io ti la-

Teil

K 465 Quartetto per archi in do maggio; USS EZAa

in due atti, 331.

scio, cara, addio», 282.

K 622 Concerto per clarinetto in la maggiore, 330. »K 626 Requiem, 311, 329, 332.

K 492 Le nozze di Figaro, opera buffa in quattro atti, 274, 276, 280, 292.

N.B.—K = prima edizione del Kéchel Verzeichnis, 1862, K° = sesta edizione del Kéchel Verzeichnis, 1964.

Indice Prefazione di Enrico Castiglione Vita di Mozart Bibliografia essenziale

w (9°)

Wolfgang Amadeus Mozart EPISTOLARIO Ad un’amica, Salisburgo, 1769? Alla madre e alla sorella. Wòrgl, 14 dicembre 1769.

Alla sorella.,Verona, 7 gennaio 1770.

Alla sorellà. Milano, 26 gennaio 1770. Alla sorella. Milano, 17 febbraio 1770.

Alla sorella. Milano, 3 marzo 1770

Alla sorella. Bologna, 24 marzo 1770 Alla madre e alla sorella. Roma, 14 aprile 1770.

Alla sorella. Roma, 25 aprile 1770. Alla sorella e alla madre. Roma, 28 aprile 1770.

Alla Alla Alla Alla Alla Alla Alla Alla Alla Alla

sorella sorella. sorella. sorella. madre. sorella. madre. sorella. sorella. sorella.

e alla madre. Roma, 2 maggio 1770. Napoli, 19 maggio 1770. Napoli, 29 maggio 1770. Napoli, 5 giugno 1770. Napoli, 16 giugno 1770. Roma, 7 luglio 1770. Bologna, 21 luglio 1770. Bologna, 28 luglio 1770. Bologna, 4 agosto 1770. Bologna, 21 agosto 1770.

Alla sorella. Bologna, 8 settembre 1770.

A Tomas Linley. Bologna, 10 settembre 1770. Alla sorella. Bologna, 22 settembre 1770. Alla sorella. Bologna, 29 settembre 1770. Alla madre e alla sorella. Bologna, 6 ottobre 1770. Alla madre. MIlano, 20 ottobre 1770. Alla sorella. Milano, 27 ottobre 1770. Alla sorella. Milano, 3 novembre 1770. Alla sorella. Milano, 1° dicembre 1770.

Alla sorella. Milano, 12 gennaio 1771. Alla sorella. Venezia, 13 febbraio 1771.

A Johann Baptist Hagenaur. Venezia, 13 febbraio 1771. Alla sorella. Venezia, 20 febbraio 1771.

378 Alla sorella. Verona, 18 agosto 1771.

Alla sorella. Milano, 24 agosto 1771. Alla Alla Alla Alla Alla Alla Alla Alla Alla

sorella. sorella. sorella. sorella. sorella. sorella. madre. sorella. sorella.

Milano, 31 agosto 1771. Milano, 21 settembre 1771. Milano, 5 ottobre 1771. Milano, 26 ottobre 1771. Milano, 30 novembre 1771. Bolzano, 28 ottobre 1772. Milano, 7 novembre 1772. Milano, 7 novembre 1772. Milano, 5 dicembre 1772.

Alla sorella. Milano, 23 gennaio 1773. Alla sorella. Vienna, 14 agosto 1773. Alla sorella. Monaco, 16 dicembre 1774.

Alla madre. Monaco, 14 gennaio 1775. A Giovanni Battista Martini. Salisburgo, 4 settembre 1746. All’arcivescovo di Salisburgo. Salisburgo, 1° agosto 1777. AI padre. Monaco, 29 settembre 1777. Alla sorella. Monaco, 30 settembre 1777. Al padre. Monaco, 2 ottobre 1777. Al padre. Monaco, 3 ottobre 1777.

Al padre. Monaco, 11 ottobre 1777. Al padre. Augusta, 16 ottobre 1777. Al padre. Augusta, 17 ottobre 1777. A Maria Anna Thekla Mozart. Mannheim, 31 ottobre 1777. Alla cugina. Mannheim, 5 novembre 1777. Al padre. Mannheim, 8 novembre 1777. Alla cugina. Mannheim, 13 novembre 1777.

AI padre. Mannheim, 14-16 novembre 1777. Al padre. Mannheim, 29 novembre 1777. Alla cugina. Mannheim, 3 dicembre 1777. AI padre. Mannheim, 10 dicembre 1777. AI padre. Mannheim, 20 dicembre 1777. Al padre. Mannheim, 7 febbraio 1778:

AI padre. Mannheim, 19 febbraio 1778. *

AI padre. Mannheim, 22 febbraio 1778. AI padre. Mannheim, 7 marzo 1778. AI padre. Parigi, 24 marzo 1778. Al padre. Parigi, 1° maggio 1778. AI padre. Parigi, 12 giugno 1778. AI padre. Parigi, 3 luglio 1778. All’abate Joseph Bullinger. Parigi, 3 luglio 1778. AI padre. Parigi, 9 luglio 1778. AI padre. Parigi, 20 luglio 1778. Alla sorella. Parigi, 20 luglio 1778. Ad Aloisia Weber. Parigi, 30 luglio 1778.

AI padre. Parigi, 31 luglio 1778. Alla sorella. Parigi, 31 luglio 1778. All’abate Joseph Bullinger. Parigi, 7 agosto 1778. AI padre. Parigi, 11 settembre 1778. Al padre. Nancy, 3 ottobre 1778.

NOTE AI padre. Strasburgo, 26 ottobre 1778. AI padre. Mannheim, 12 novembre 1778. Alla cugina. Kaisheim, 23 dicembre 1778. All’arcivescovo di Salisburgo. Salisburgo, gennaio 1779.

Al padre. Monaco, 8 gennaio 1779. Alla cugina. Salisburgo, 10 maggio 1779. Al padre. Monaco, 8 novembre 1780. Al padre. Monaco, 15 novembre 1780.

AI padre. Monaco, 30 dicembre 1780. AI padre. Monaco, 18 gennaio 1781. Al padre. Vienna, 17 marzo 1781. Al padre. Vienna, 24 marzo 1781.

Al padre. Vienna, 11 aprile 1781. Al padre. Vienna, 9 maggio 1781. Al padre. Vienna, 12 maggio 1781. Al padre. Vienna, 12 maggio 1781. AI padre. Vienna, 16 maggio 1781. Al padre. Vienna, 19 maggio 1781. Al padre. Vienna, 26 maggio 1781. Al padre. Vienna, tra il 26 maggio e il 2 giugno 1781. Al padre. Vienna, 2 giugno 1781. Al padre. Vienna, 9 giugno 1781. Al padre. Vienna, 13 giugno 1781. AI padre. Vienna, 16 giugno 1781. Al padre. Vienna, 20 giugno 1781. Alla sorella. Vienna, 4 luglio 1781.

AI padre. Vienna, 25 luglio 1781. AI padre. Vienna, 1° agosto 1781. AI padre. Vienna, 22 agosto 1781.

AI AI AI AI AI AI AI

padre. padre. padre. padre. padre. padre. padre.

Vienna, Vienna, Vienna, Vienna, Vienna, Vienna, Vienna,

26 settembre 1781. 13 ottobre 1781. 15 dicembre 1781. 22 dicembre 1781. 9 gennaio 1782. 16 gennaio 1782. 30 gennaio 1782.

Alla sorella. Vienna, 13 febbraio 1782. AI padre. Vienna, 10 aprile 1782. Alla sorella. Vienna, 20 aprile 1782.

A Costanze Weber. Vienna, AI padre. Vienna, 20 luglio AI padre. Vienna, 27 luglio AI padre. Vienna, 31 luglio

29 aprile 1782. 1782. 1782. 1782.

AI padre. Vienna, 7 agosto 1782.

AI padre. Vienna, 17 agosto 1782. Alla baronessa von Waldstàtten. Vienna, 28 settembre 1782 Alla baronessa von Waldstàtten. Vienna, 2 ottobre 1782

AI padre. Vienna, 13 novembre 1782. AI padre. Vienna, 28 dicembre 1782.

AI padre. Vienna, 22 gennaio 1783. AI padre. Vienna, 5 febbraio 1783.

380 AI padre. Vienna, 12 marzo 1783. AI padre. Vienna, 29 marzo 1783. AI padre. Vienna, 7 maggio 1783. AI padre. Vienna, 18 giugno 1783. AI padre. Vienna, 21 giugno 1783. AI padre. Vienna, 24 aprile 1784. AI padre. Vienna, 15 maggio 1784. Ad Anton Klein. Vienna, 21 maggio 1785. A Joseph Haydn. Vienna, 1° settembre 1785. A Franz Anton Hoffmeister. Vienna, 20 novembre 1785. A Sebastian Winter. Vienna, 8 agosto 1786. A Gottfried von Jacquin. Praga, 15 gennaio 1787. AI padre. Vienna, 4 aprile 1787. Alla sorella. Vienna, 2 giugno 1787. Ode a un stornello morto. Vienna, 4 giugno 1787.

Alla sorella. Vienna, 16 giugno 1787. A Gottfried von Jacquin. Praga, 15 ottobre 1787.

A A A A A

Gottfried von Jacquin. Praga, 4 novembre 1787. Michael Puchberg. Vienna, giugno 1788. Michael Puchberg. Vienna, prima del 17 giugno 1788. Michael Puchberg. Vienna, 27 giugno 1788. Michael Puchberg. Vienna, primi di lugliò 1788.

Alla sorella. Vienna, 2 agosto 1788. A Franz Hofdemel. Vienna, fine di marzo 1789.

Alla moglie. Budwitz, 8 aprile 1789. Alla moglie. Dresda, 13 aprile 1789.

Alla moglie. Dresda, Alla moglie. Berlino, A Michael Puchberg. A Michael Puchberg.

16 aprile 1789. 23 maggio 1789. Vienna, 12 luglio 1789. Vienna, 17 luglio 1789.

A Michael Puchberg. Vienna, seconda metà di luglio 1789.

Alla moglie. Vienna, prima metà d’agosto 1789. A Michael Puchberg. Vienna, dicembre 1789. A Michael Puchberg. Vienna, 20 genraio 1790. A Michael Puchberg. Vienna, 20 febbraiò"1790.

A Michael Puchberg. Vienna, 8 aprile 1790. A Michael Puchberg. Vienna, primi di maggio 1790. A Michael Puchberg. Vienna, 17 maggio 1790. A Michaei Puchberg. Vienna, 12 giugno 1790. Alla moglie. Francoforte, 30 settembre 1790. Alla moglie. Francoforte sul Meno, 3 ottobre 1790. Alla moglie. Francoforte, 8 ottobre 1790. Alla moglie. Magonza, 17 ottobre 1790. Alla moglie. Monaco, prima del 4 novembre 1790. Allo «sconosciuto». Vienna, febbraio 1791.

A Michael Puchberg. Vienna, 13 aprile 1791. Al Consiglio Alla moglie. Alla moglie. Alla moglie. Alla moglie.

municipale di Vienna. Vienna, inizi di maggio 1791. Vienna, 5 giugno 1791. Vienna, 6 giugno 1791. Vienna, ? giugno 1791. Vienna, 7 giugno 1791.

NOTE

381

Alla moglie. Vienna, 11 giugno 1791. Alla Alla Alla Alla

moglie. moglie. moglie. moglie.

Vienna, Vienna, Vienna, Vienna,

i

12 giugno 1791. 24 o 25 giugno 1791. 25 giugno 1791. fine giugno o inizio luglio 1791.

316 3177 319 319 S21

Alla moglie. Vienna, 2 luglio 1791. Alla moglie. Vienna, 3 luglio 1791.

921 922;

Alla moglie. Vienna, 4 luglio 1791.,

323

Alla moglie. Vienna, 5 luglio 1791. Alla moglie. Vienna, 5 luglio 1791. Alla moglie. Vienna, 6 luglio 1791. Alla moglie. Vienna, 7 luglio 1791. Alla moglie. Vienna, 9 luglio 1791. A Lorenzo Da Ponte. Vienna, settembre 1791. Alla moglie. Vienna, 7 e 8 ottobre 1791. Alla moglie. Vienna 8 e 9 ottobre 1791. Alla moglie. Vienna 14 ottobre 1791.

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Note

Indice dei nomi Indice delle composizioni

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DAL CATALOGO PANTHEON COLLEZIONE “AGORÀ” Gennaro Malgieri, La Destra possibile Gennaro Malgieri, La Destra al tempo dell’Ulivo Riccardo Pedrizi, Edmund Burke. Le radici del conservatorismo

Gianfranco Legitimo - Giovanni Vittorio Pallottino, // filo di Arianna. Un nuovo “metodo” di fare politica per cambiarla sul serio Gennaro Malgieri, Lo Stato necessario Gioacchino Volpe, Origini della nazione italiana Luigi Iannone, Un conservatore atipico. Giuseppe Prezzolini

Andrea Marcigliano, / figli di Don Chisciotte 1, COLLEZIONE “AGORÀ” TASCABILE Autori Vari, La Destra e le istituzioni

Autori Vari, Le nuove frontiere della scienza

COLLEZIONE “I LIBRI DI PERCORSI”

Gioacchino Volpe, Italia ed Europa Domenico Fisichella, La Destra in cammino

Autori Vari, La memoria della Destra Giancristiano Desiderio, Morte (senza nostalgia) dell’Intellettuale

Aldo Di Lello, Lo strappo atlantico Gennaro Malgieri, Alfredo Rocco e le idee del suo tempo Domenico Fisichella, Contro il federalismo Gerardo Picardo-Aldo Di Lello, Giovanni Gentile.

Il pensiero dell’Italia

COLLEZIONE “DOCUMENTI” Adalberto Baldoni, La Destra in Italia (1945-1969)

Finito di stampare nel mese di Marzo 2005 Stampa Editoriale

Enrico Castiglione, nato in Italia,

a Roma, re-

gista, produttore e fondatore di festival e di manifestazioni

musicali,

direttore artistico di

teatri e stagioni operistiche europee, conduttore di programmi televisivi per la diffusione della musica classica ed operistica, ha firmato regie teatrali e cine-televisive trasmesse dalle principali reti televisive internazionali. Attualmente è presidente-direttore artistico del Festival Euro Mediterraneo, Villa Adria-

na, Tivoli (Roma), fondatore e presidente del

Festival di Pasqua di Roma, fondatore e presidente

dell'Orchestra

Nazionale

Italiana Jazz,

nonché membro della giuria del Parlamento Europeo per la scelta delle città capitali della cultura. E direttore artistico del Concorso Lirico Montserrat Caballé, Andorra. Tra i suoi numerosi incarichi, è stato direttore artistico de

“I Concerti del Giubileo” (cinquanta eventi uf-

ficiali di Sua Santità Giovanni Paolo II per il Grande Giubileo dell’Anno 2000), direttore ar-

tistico della Stagione Lirica 2000 del Teatro Petruzzelli di Bari, direttore artistico del Festival

di Pasqua dal 1998 al 2002, presidente del Premio internazionale “Una Vita per la Musica” (assegnato ogni anno “alla carriera” ad una grande personalità del mondo musicale). Ha fondato e diretto per molti anni le riviste “Musicalia”, “Set”, “Ballando” e “Jazz”.

Oltre alle regie televisive di eventi e concerti con i più celebri artisti dei nostri giorni, tra le sue più recenti regie teatrali e televisive,

trasmesse regolarmente in televisione e tutte edite in DVD dalla Pan Dream, ricordiamo: La

Rappresentatione di Anima et di Corpo di Emilio de’ Cavalieri (con Cecilia Gasdia e Furio Zana-

si), Mass/A Theatre Piece for singers, players and dancers di Leonard Bernstein (con Douglas Webster e un cast di sedici solisti del teatro musicale di Broadway, rappresentata nell'Aula Paolo VI in Città del Vaticano), la Tosca del Centenario di Giacomo Puccini (con Francesca Patané, José Cura, Renato Bruson), La Bohéme

di Giacomo Puccini al Teatro Comunale di Jesi (con Cecilia Gasdia e Luca Canonici), nonché La Trilogia dell'Amore,

ovvero

le tre opere di

Mozart/Da Ponte Le nozze di Figaro, Don Giovanni e Così fan tutte rappresentate al Teatro Argentina di Roma, Candide di Leonard Bern-

stein, Cavalleria Rusticana e Nerone di Pietro Mascagni, La Vierge di Jules Massenet, Le Villi

ed Edgar di Giacomo Puccini, e così via.

€ 20,00

“Io uno scellerato?

Oh, padre... lei non mi conosce!”