Cristianesimo primitivo e società 8839403906, 9788839403902

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Cristianesimo primitivo e società
 8839403906, 9788839403902

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Dello stesso autore nelle edizioni Paideia : La formazione del Nuovo Testamento

Robert M. Grant

CRISTIANESIMO PRIMITIVO E SOCIETÀ Edizione italiana a cura di Giulio Firpo

Titolo originale dell'opera : Robert M. Grant Early Christianity and Society. Seven Studies Harper & Row, San Francisco 1977 Traduzione italiana delle Benedettine di Civitella San Paolo Revisione di Giulio Firpo © Robert M. Grant, 1977 © Paideia Editrice, Brescia 1987

ISBN 88.394.0390.6

Premessa

Questo libro è scritto per quei lettori il cui interesse per la vita e il pensiero del cristianesimo primitivo non è di natura esclusiva­ mente accademica. Impegnati come sono nel mondo moderno, tali lettori hanno finito con l'interessarsi agli eventi ed ai nume­ ri, alle questioni demografiche, all'atteggiamento da tenere ver­ so i governanti, alle imposte ed alle detrazioni fiscali, ai pro ed ai contro delle diverse occupazioni, alla proprietà ed alle opere ca­ ritative, alle attività edilizie ed ai capitali in denaro liquido. Non di rado accade che costoro si volgano ad occuparsi di tali proble­ mi non solo per sé o per le loro famiglie, ma anche nell'interesse dei gruppi religiosi a cui essi appartengono. Il volume è stato scritto a Chicago e a Roma, città nelle quali non è agevole dimenticare l'aspetto pratico del cristianesimo. Il capitolo sulla proprietà privata è una versione appena riveduta di una «Andrew W. Mellon Lecture» tenuta a Dumbarton Oaks nelfambito del programma sull'umanesimo cristiano antico della Catholic University of America. Gran parte del capitolo sul la­ voro e sull'etica del lavoro fa parte di una conferenza da me te­ nuta all'Institut for Kirkehistorie dell'Università di Copenhagen. Nel pensiero religioso moderno si salta assai sovente dalla Bibbia al mondo d'oggi senza prestare attenzione ai problemi pratici che gli uomini religiosi del mondo antico si trovarono ad affrontare. Troppo spesso ci accontentiamo di una descrizione mitica o addirittura leggendaria del passato religioso, finendo con l'essere incapaci di metterei in relazione con esso o, vicever­ sa, di mettere in relazione questo con noi. Secondo gli Atti degli Apostoli (cap. I 4), a Lystra, in Asia Minore, l� gente pensava che gli apostoli Barnaba e Paolo fossero Zeus ed Ermes, ma essi smentirono energicamente tale supposizione affermando di non essere altro che uomini come tutti gli altri. Purtroppo, non sem-

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PREME S SA

pre gli scrittori di storia ecclesiastica ne hanno tratto le dovute conseguenze. Gli storici moderni sono di solito affascinati dai numeri e dai rapporti numerici. I primi cristiani avevano senza dubbio a di­ sposizione una serie di cifre più ampia di quella che ci hanno tra­ smesso, ma i predicatori e i teologi dalla mentalità retorica, i cui scritti sono quelli maggiormente apprezzati, parlano abitual­ mente di «miriadi» anziché precisare il numero delle persone o le unità monetarie. Nel primo capitolo ho cercato di ovviare a questa situazione e di esaminare attentamente le testimonianze di cui disponiamo. Dopo aver premesso alcune considerazioni su quello che può essere stato il numero dei cristiani nell'impero ro­ mano, procediamo ad analizzare il loro atteggiamento verso l'im­ pero e l'imperatore. Dobbiamo anche chiederci come i cristiani interpretassero uno dei loro dogmi più antichi, quello riguardan­ te il regno di Dio. Che cosa poteva significare, nella Palestina dei ·tempi di Gesù, il concetto di regno? Che cosa, in tempi più vici­ ni a noi? Come in tutto il resto del libro, anche qui intendo por­ re l'accento sulle conseguenze pratiche della progressiva trasfor­ mazione della chiesa in uno Stato ben organizzato entro lo Sta­ to - l'argomento principale del secondo capitolo. Nel terzo capitolo ci occupiamo di argomenti, per così dire, ancor più «profani», prendendo in esame il contesto in cui Gesù discusse del pagamento del tributo a Cesare. Tali argomenti ven­ gono anche studiati in altri contesti che mettono in relazione il suo pensiero con le varie tasse romane e con le esenzioni assicu­ rate ad alcuni sacerdoti pagani e a tutto il clero ortodosso, come pure ai capi giudei sotto Costantino. Nello stesso filone, il quar­ to capitolo esamina nei particolari il lavoro e le occupazioni nel­ la società ecclesiastica delle origini. Vi era allora una particolare concezione cristiana o giudaica del lavoro, ossia un' «etica del la­ voro»? Vi erano alcune occupazioni vietate solo ai cristiani ed ai giudei? Questo capitolo dimostrerà che i giudei e i cristiani con­ dividevano le idee dei gruppi dominanti nella loro società, senza fare innovazioni. Lo stesso dicasi delle loro idee riguardo alla proprietà privata (capitolo quinto) . Vi è una notevole concordanza tra le mie idee e quelle di G.E. M. de Ste. Croix, il cui saggio sull'atteggiamento del protocristia-

PRE� S SA

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nesimo nei confronti della proprietà e della schiavitù (Early Christian Attitudes to Property and Slavery) è stato pubblicato nel I975· Forse, come marxista, egli non nutre alcun entusiasmo verso l'elemosina e la carità; io invece considero con maggior fa­ vore questa espressione di umana sollecitudine e le ho dedicato il capitolo sesto. L'ultimo capitolo si occupa del risvolto econo­ mico del «trionfo del cristianesimo» nel quarto secolo, e com­ prende la chiusura dei templi pagani, la costruzione o quanto meno il restauro di chiese cristiane e la scomparsa delle dotazio­ ni a favore dei culti pagani a tutto vantaggio delle istituzioni cri­ stiane. In questo libro non mi occupo di tutta la storia del cristianesi­ mo primitivo. Il lettore non troverà qui ampi riferimenti alla storia della dottrina in quanto tale o all'esegesi1 né alle dispute fra ecclesiastici che hanno sì larga parte nella storia della chiesa. Sarebbe al tempo stesso legittimo e necessario tracciare un pano­ rama basato su tali temi: ma non è questo il mio scopo. Consi­ derato in se stesso, questo libro potrebbe a ragione esser giudi­ cato come una drastica risposta al fanatismo religioso di Eusebio di Cesarea, che menzionava gli eventi della vita e della storia del mondo romano quando questi si trovavano in relazione alle per­ secuzioni subite dai cristiani ad opera dello Stato. Una «storia della chiesa» che si rispetti non può non tener conto di tutti que­ sti aspetti. Ma questa non è una storia della chiesa primitiva, ben­ s� un tentativo di ricostruire la vita dei cristiani delle origini nel­ la sua pratica quotidianità. Anni addietro, ad alcuni amici che discutevano della minac­ cia del secolarismo io suggerii che noi potevamo esaminarlo più facilmente tenendo presente in qual modo consideravamo noi stessi, nel nostro pensare ed agire. Ancora oggi ritengo che sia errato separare troppo nettamente il sacro dal secolare. I n que­ sto libro cerco di mostrare come molti cristiani delle origini aves­ sero interessi assai simili ai nostri. Ciononostante, o forse proprio per questo, la chiesa sopravvisse. Desidero ringraziare i miei numerosi colleghi, ed anche gli stu­ denti, che hanno lavorato con me in questi settori, e specialmen­ te il professar R. Krautheimer che mi è stato guida preziosa per i problemi relativi a Roma. È chiaro inoltre il collegamento del

IO

PREMES SA

mio libro allo studio di mio padre su The Economie Background of the Gospels, pubblicato cinquant'anni fa. Molte citazioni neo­ testamentarie sono tratte dalla Revised Standard Version, men­ tre in alcuni casi si tratta di traduzioni mie personali. Chicago, ottobre 1976.

Robert M . Grant

Indice del volume

7 I3

Premessa Abbreviazioni e sigle

17

I. La diffusione del cristianesimo nell'impero romano

29 29 52

2. La devozione cristiana alla monarchia

6o 6o 72

3. Tassazione ed esenzione fiscale Tassazione Esenzione e immunità

83

4. Lavoro e occupazioni

83 97

Chiesa e Stato La chiesa in quanto Stato

Lavoro Classi sociali e occupazioni

I I5

5. La proprietà privata

I44

6. Le istituzioni a fini caritativi

I44 I55

La carità Doni, primizie e decime

I67

7· Templi, chiese e dotazioni

I8 7

Bibliografia

I99

Indice dei nomi e delle cose

20 3

Indice dei passi biblici

206

Indice degli autori e delle fonti antiche

208

Indice degli autori moderni

Abbreviazioni e sigle

AA AB AC AHR AIV AJP AP AS AuC BA BA LAC BGU

CAH CBQ�­ CH

Chrest. CIL CP CSEL CUB DACL DR DTC ESAR ES EVB FIRA

Acta Antiqua Analecta Bollandiana L'Antiquité Classique American Historical Review Atti dell'Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti American Journal of Philology Archiv fiir Papyrusforschung Ancient Society Antike und Christentum Biblica! Archaeologist Bull. d'Ancienne Littérature et d'Archéologie Chrétienne

Aegyptische Urkunden aus den koniglichen Museen zu Berlin herausgegeben von der Generalverwaltung, Grie­ chische U rkunden Cambridge Ancient History Catholic Biblica! Quarterly Church History L. Mitteis- U. Wilcken, Grundzuge und Chrestomatie de,

Papyruskunde Corpus Inscriptionum Latinarum Classica! Philology

Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum Latinorum Catholic University Bulletin Dictionnaire d'Archéologie Chrétienne et de Liturgie Downside Review Dictionnaire de Théologie Catholique T. Frank (ed.) , Oeconomic Survey of Ancient Rome Economia e Storia Exegetische Versuche und Besinnungen S. Riccobono et al. (edd.) , Fontes Iuris Romani Anteiusti­

niani HTR IG

Harvard Theological Review

Inscriptiones Graecae

14 IGRR ILS JAC JBL JRS JRSS JTS MAMA MDAI MEFRA MSNAF NKZ NT NTS OGIS

P. PG PL PS RAC RArchCr RB RE REAug RGG RSR SB SHA SHAW SIG so SPAW SVF

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ABBREVIAZIONI E SIGLE

Inscriptiones Graecae ad Res Romanas Pertinentes Inscriptiones Latinae Selectae Jahrbuch fiir Antike und Christentum Journal of Biblica! Literature Journal of Roman Studies Journal of the Royal Statistical Society Journal of Theological Studi es Monumenta Asiae Minoris Antiqua Mitteilungen des Deutschen Archaologischen Instituts, Rom. Abtl. Mélanges d'Archéologie et d'Histoire. École Française de Rome Mémoires de la société Nation. des Antiquaires de France Neue Kirchliche Zeitschrift Novum Testamentum New Testament Studies

Orientis Graeci Inscriptiones Selectae Papyri: Aberdeen, Cairo Isidore, London, Lund, Oxy­ rhynchus, Tebtunis, Yaie Patrologia Graeca . Patrologia Latina Population Studies Reallexikon fiir Antike und Christentum _Rivista di Archeologia Cristiana Revue Biblique Realencyklopadie der classischen Altertumswissenschaft -Revue des Études Augustiniennes Die Religion in Geschichte und Gegenwart Recherches de Science Religieuse

Sa;nmelbuch griechischer Urkunden aus Aegypten Scriptores Historiae Augustae Sitzungsberichte der Heidelberger Akademie der Wissen­ schaften

Sylloge Inscriptionum Graecarum Symbolae Osloenses Sitzungsberichte der Preussischen Akademie der Wissen­ schaften E. von Arnim (ed.) , Stoicorum Veterum Fragmenta Transactions of the American Philological Association Theologische Quartalschrift Theologische Studien und Kritiken Texte und Untersuchungen (coll.)

ABBREVIAZIONI E S IGLE

TWNT -· Tz ve YCS ZEvEth ZKG ZKTh ZNW ZPE ZThK

Theologisches Worterbuch zum Neuen Testament Theologische Zeitschrift Vigiliae Christianae Yaie Classica! Studies Zeitschrift fiir Evangelische Ethik Zeitschrift fiir Kirchengeschichte Zeitschrift fiir katholische Theologie Zeitschrift fiir die neutestamentliche Wissenschaft Zeitschrift fiir Papyrologie und Epigraphik Zeitschrift fiir Theologie und Kirche

I.

La diffusione del cristianesimo nell'impero romano

Ci volle molto tempo prima che il cristianesimo emergesse come forza dominante nel suo contesto sociale. I «poteri costituiti», che secondo Paolo sono disposti da Dio, non erano molto incli­ ni ad ammettere che stavano per «passare» con «la scena di que­ sto mondo>> . Il loro principale interesse era quello di sostenere e mantenere l'ordine esistente . Uno dei punti basilari è espres­ so nell'osservazione attribuita ai rappresentanti dei Giudei dal vangelo di Giovanni: « Se liberi quest'uomo [ Gesù ] , non sei a­ mico di Cesare ; chiunque si fa re, si pone contro Cesare ... Noi non abbiamo altro re all'infuori di Cesare» .1 Non sappiamo se Pilato avesse realmente diritto al titolo onorifico di «amico di Cesare» , apprezzato tanto dai sovrani orientali quanto dagli am­ ministratori romani. Comunque, Seiano, il protettore di Pilato, era certamente un consigliere dell'imperatore Tiberio fino all'an­ no 3 r, f!uando venne giustiziato per tradimento. Ed è interessan­ te osservare quanto spesso i primi cristiani si siano trovati in con­ tatto con tali «amici» . Il re Agrippa, che mise a morte Giacomo figlio di Zebedeo, era amico e consigliere di Caligola. Suo figlio Agrippa II era amico sia di Claudio che di Vespasiano. Quando l'apostolo Paolo comparve dinanzi a lui era stato già prosciolto a Corinto da Giunio Gallione, chiamato «amico» da Claudio in una iscrizione delfica.2 Fin dai primi tempi, dunque, il movimen­ to cristiano era noto ai consiglieri e agli amici di vari imperatori romani : e il loro giudizio non era sempre negativo. È difficile di­ re che cosa pensassero del cristianesimo i consiglieri di Nerone; molti di loro stavano attivamente tramando contro l'imperatore allorché questi incolpò i cristiani del grande incendio di Roma. I . Rom. 13,1; I Cor. 2,6; Io. 19,12-15. a.]. Crook, Consilium Principis, Cambridge 19''' 148·190 (indice prosopografico), Drr. IO, 168, 169, 18.

18

LA DIFFUSIONE DEL CRISTIANE SIMO

Durante il principato di Traiano, all'inizio del secondo seco­ lo, tre importanti amministratori e scrittori romani rivolsero la loro attenzione ai cristiani. Il primo di essi, Cornelio Tacito, ap­ parteneva ali' aristocrazia senatoria e aveva pochi amici fra gli imperatori, benché il princeps (di estrazione senatoria) Nerva l 'avesse elevato alla carica di consul suffectus nel 9 7 e Traiano ne avesse ratificato la nomina a proconsole d'Asia per il r 12-r 13. Negli Annales, pubblicati , sembra, solo alcuni anni dopo, Tacito descrisse i cristiani come i capri espiatori di Nerone per l'incen­ dio di Roma . Egli non nutriva alcun entusiasmo per loro, come non ne aveva per i Giudei descritti nelle sue Historiae : non riu­ sciva a stabilire se la «superstizione perniciosa» era detestabile soprattutto perché aveva avuto origine in Giudea oppure perché si era affermata a Roma, autentica sentina di iniquità. Egli di­ chiara che una «gran moltitudine» - giustamente odiata per i suoi delitti e per il suo «odio verso il genere umano>> - fu messa a morte, ma non può liberarsi dal sospetto che Nerone avesse in­ giustamente incolpato i cristiani dei propri misfatti personali .3 Plinio il Giovane, anche lui senatore, ma membro del consi­ glio di Traiano,4 fu consul suffectus nel r oo, e nel decennio suc­ cessivo fu inviato in Bitinia e nel Ponto , sulla riva meridionale del Mar Nero, come plenipotenziario imperiale per rinsaldare il governo e risanare le finanze di quelle province. Mentre si tro­ vava là, molte persone vennero accusate di essere cristiani . In­ certo su come regolarsi, dato che non era stato presente alle in­ chieste precedenti , chiese all'imperatore direttive su come pro­ cedere e riferì sui risultati dei suoi interrogatori . Il tipo di do­ mande da lui fatte può esser dipeso da ciò che egli ricordava del racconto liviano sui Baccanali, o anche, come suggerisce Sherwin­ White, dalle relazioni annalistiche sulle «misure adottate per la repressione dei Druidi, dei Maghi, o dei Giudei» .' Plinio, come il suo amico Traiano, considerava il cristianesimo una «supersti­ zione depravata e fanatica» , ma pensava che fosse possibile cir­ coscrivere il contagio . 3·

Tac., ann. I5A4 (cfr. hist. 5,5·9); R. Syme, Tacitus II, Oxford 1958, 467·469. 532 s. Crook, Consilium, cit., 53 e 1 79 (nr. 263). 5· Plin., ep. 10,96 ; A.N. Sherwin·White, The Letters of Pliny, Oxford 1966, 692 . 705



.

LA DIFFU SIONE DEL CRISTIANESIMO

I9

Nello stesso periodo visse Svetonio, un funzionario apparte­ nente all'ordine equestre che poteva accedere liberamente agli archivi ; egli mise a frutto siffatta opportunità per portare a com­ pimento le sue Vite dei XII Cesari, pubblicate all'inizio del re­ gno di Adriano, appena prima che l'imperatore lo rimovesse dal suo ufficio. Egli - un protetto di Plinio - condivideva l'avversio­ ne del gruppo senatorio verso il giudaismo, e forse pensò che Cri­ sto si fosse trovato a Roma ed avesse spinto i Giudei alla rivolta durante il principato di Claudio .6 Certo è che giustificò la con­ danna inflitta da Nerone ai cristiani in quanto seguaci di una su­ perstizione nuova e malefica? Vediamo dunque che all'inizio del secondo secolo autorevoli funzionari governativi nutrivano ostilità verso il cristianesimo . Un atteggiamento siffatto era inevitabilmente fonte di difficoltà per i cristiani, per quanto numerose fossero le difese e le spiega­ zioni che potevano offrire gli apologisti. L'opinione più diffusa e consolidata era che il cristianesimo fosse semplicemente una religione non necessaria e forse nociva ; di più , non era protetta - a differenza del giudaismo - da vecchi trattati, né era assimi­ labile alle altre religioni, come invece lo erano i culti pagani . Non è mia intenzione scrivere una storia del cristianesimo e mi astengo perciò dali'occuparmi della progressiva diffusione delle ccrmunità cristiane nel corso del secondo secolo . Mi limito ad osservare che il «profeta» Alessandro di Abonuteico , un abi­ le e attivo spacciatore di oracoli che operò intorno al r 6o , poté asserire di venire contestato perché «il Ponto era pieno di atei e di cristiani», mentre ancor prima di lui il ciarlatano (così lo defi­ nisce Luciano) Peregrino visse da signore in carcere, grazie a ciò che i cristiani di Palestina e d'Asia gli facevano pervenire.8 Al­ la fine del secolo l'apologeta cartaginese Tertulliano poteva affer­ mare che «benché non siamo che di ieri , abbiamo riempito già la terra e tutti i vostri domini : città, isole, fortezze, n1unicipt, borgate , perfino gli stessi accampamenti , le tribù, le decurie, la corte, il senato, il foro» ; ma, naturalmente, esagera quando so6.

Suet., Claud. 2'A· Anche Svetonio può essere stato un amicus di Traiano; cfr. 7· Suet., Nero 16,2. 8. Lucian., Alex. 2'; de mori. Peregr. II-13. Crook, Consilium, cit., 1 8.5, nr. 31a.

20

LA DIFFU SIONE DEL CRI STIANE SIMO

stiene che «quasi tutti i cittadini di quasi tutte le città sono cri­ stiani» .9 Quasi un secolo prima Plinio aveva riferito a Traiano che il cristianesimo attirava a sé persone appartenenti a tutte le classi sociali; ora Tertulliano affermava che ovunque vi erano cri­ stiani. Nel suo trattatello indirizzato nel 2 r 2 a Scapula, procon­ sole d'Mrica, entrava più nei particolari : i buoni governatori a­ vevano favorito i cristiani, quelli cattivi li avevano perseguitati; un cristiano che viveva alla corte di Settimio Severo aveva cura­ to l 'imperatore usando dell'olio e l'imperatore aveva protetto i cristiani appartenenti all'ordine senatorio, sia uomini che don­ ne, contro la plebaglia; quando Scapula perseguitava i cristiani «decimava» Cartagine. Io Può darsi che, in quel periodo, l'aumento del numero dei cri­ stiani fosse favorito da un incremento della popolazione dell'im­ pero romano, non ancora colpito dalla serie di pestilenze che co­ minciarono verso la fine del secondo secolo. Serivendo dopo il r 8o, Teofilo di Antiochia sosteneva che «il mondo intero è ora pieno di abitanti» , mentre Tertulliano affermava che la popola­ zione stava costantemente aumentando, da quando nuove esten­ sioni venivano messe a coltura per la produzione di cibarie (cio­ nonostante, le carestie erano continue) .n Per questo periodo troviamo attestato che molti erano cristiani più per educazione ricevuta che per conversione e che determinate famiglie cercava­ no di monopolizzare gli uffic i ecclesiastici . I cristiani stessi si lasciavano andare a fantasie discutendo su tali argomenti. Il decremento demografico successivo spiega quanto sostenuto da Eunomio (fine del quarto secolo) , e cioè che il mondo era popolato solo per metà, ma non può valere anche per la sua opinione circa le cinquantamila nascite al giorno.12 Certamente, questa cifra doveva essere ridimensionata dalle tren­ tamila morti giornaliere rivelate da Gesù, secondo il Vangelo di 9 · Tertull . , apol. 374.8; dr. la traduzione di J.E.B. Mayor, Tertulliani Apologeticum, Cambridge I917, I09 . Io. Tertull., ad Scap. 4,3-6 ; 5,2. Cfr. G.W. Clarke, Two Christians in the Familia Cae­ saris : HTR 64 ( 1971 ) 121-124. I I . Teophil., ad Autol. 2,32 ; Tertull., de anima 30,2-4, ton note di J.H. Waszink, Ter­ tulliani De Anima, Amsterdam I947, 370-375 . 12. Eunomio in Nemes., de nat. homin. I7.

2I

LA DIFFUSIONE DEL CRISTIANESIMO

Bartolomeo ; 13 ma anche cosl la popolazione sarebbe cresciuta an­ nualmente di più di sette milioni : una cifra incredibile. A quanto ammontava la popolazione cristiana? Per molto tem­ po gli studiosi si sono posti questo problema e non si può dire di esser vicini a una soluzione. Se prendiamo in esame due gruppi di cifre e cerchiamo di trarne alcune conclusioni, possiamo subi­ to vedere a quali difficoltà si va incontro . Esaminiamo anzi tut­ to alcuni martiri dei tempi protocristiani. Scrivendo verso il 2 4 8 , Origene dice che il numero totale dei martiri fino al suo tempo era abbastanza basso; le esecuzioni furono solo occasionali e fa­ cilmente computabili.14 A questo riguardo consideriamo concre­ tamente due ordini di numeri . Eusebio ci informa sul numero dei martiri di Palestina durante i dieci anni della persecuzione di Diocleziano e Massimiano, e G.E.M. de Ste. Croix si è occupato delle cifre che egli fornisce. Il totale è di novantuno , dei quali quarantaquattro vennero condannati al lavoro coatto nelle minie­ re di rame della Palestina meridionale, verso la fine del decen­ nio suddetto. Degli altri quarantasette, tredici furono volontari, mentre diciotto cercarono di attirare su di sé l'attenzione. Ne ri­ mangono così sedici che furono realmente messi a morte dalle au­ torità, cioè meno di due all'anno .15 Un'altra indicazione ci è for­ nita dai martirologi relativi alla persecuzione nelle Gallie sotto Marco Aurelio. A prima vista si potrebbe supporre che la lista fosse composta da 48 martiri. Ma «in alcuni casi due nomi (no­ men e cognomen) appartengono alla stessa persona» ;16 il nume­ ro dei martiri fu quindi molto inferiore a 4 8 . Ciò però non signi­ fica che, quale sia stato il numero, esso non sia parso elevato .17 Il secondo gruppo di cifre è causa di maggiore perplessità. Es­ so è fornito da una lettera che Cornelio, vescovo di Roma, indi­ rizzò a Fabio, vescovo di Antiochia, nel 251, informandolo che nella chiesa di Roma vi erano «quarantasei presbiteri, sette dia13. E. Hennecke- W. Schneemelcher (trad. R. MeL. Wilson), New Testament ApocryI, Phi ladelph i a 1963, 491. 14. Orig., c. Cels. 3,8.

pha

15. G.E.M.

de Ste. Croix, in: HTR 47 (1954) 101-102.

16. H.J. Lawlor- J.E.L. Oulton, Eusebius II, London 1928, 16o; dr. O. Hirschfeld in: SPAW (1895) 381-409 (seguito da H. Quentin in: AB 39 [1921] 113-138). 17. Avviene

es.

spesso che i calcoli del numero dei martiri pecchino L. Her tling in: Gregorianum 25 (1944) 103·129.

per

eccesso: cfr. ad

22

LA DIFFUSIONE DEL CRISTIANES IMO

coni, sette suddiaconi, quarantadue accoliti, cinquantadue esor­ cisti, lettori, ostiari e più di millecinquecento vedove e poveri, tutti mantenuti dal favore e dalla benevolenza del Signore» . Cor­ nelio parlava di questo gruppo come di > è quella che si trova nel discorso della montagna.93 Beninteso, gli attacchi all'avidità erano talvolta diretti con­ tro persone ben precise : ad esempio, Cicerone, nel criticare «il desiderio illimitato di denaro» subito dopo la morte di Giulio Cesare, aveva certamente in mente quest'ultimo ; e limitando la serie delle sue critiche con questa osservazione: «Non ritengo colpevole l'accumulo della proprietà, se questo non lede nessu­ no, ma bisogna sempre evitare di danneggiare gli altri» .94 91 . I Cor. 16,2 ; dono, per es. in 2 Cor. 9,6-15. 92 . Aeneas Tacticus, ecc. (Loeb Library 1923 ) 377· 383; Onasand. 1 ,8.20. 9.3· Mt. 6,2,-34; Le. 12,22 -J I . 94· Cic., de off. r ,2, .

142

LA PROPRIETÀ PRIVATA

La ricchezza più rispettabile era quella ricevuta in eredità, benché Filone non ne condannasse neppure l'incremento . Cali­ gola fece male a confiscare le proprietà di coloro che le «avevano ereditate dai loro genitori o parenti o amici o che le avevano ac­ cumulate con un duro lavoro dopo essersi dedicati agli affari» .9' Anzi, Filone condannava i cinici che «un po ' sconsideratamente si disinteressavano deli'aspetto finanziario e commerciale della vita cittadina» .96 In sé, la ricchezza è moralmente neutra : ciò che conta è l'uso che se ne fa.97 D'altro canto, nei sermoni - o alme­ no in quelli che ci sono pervenuti - i cristiani dovevano sentire spesso parlare male delle loro attività. Ma c'erano anche parecchi luoghi comuni, come vediamo dalla «denuncia della ricchezza» del retore Libanio, amico di Giuliano e maestro del cristiano Crisostomo : «Penso che madre della ricchezza sia l'avidità e la mancanza di amore per ciò che è equo fra uguali» .98 Giuliano di­ sprezzava ancor più il - una legge «che si compendia in questo solo precetto, 'Amerai il prossimo tuo come te stesso'» . r7 E an­ cora : «Provvedete alle necessità dei santi ; praticate l'ospitalità» . Nella lettera agli Efesini raccomanda al ladro di non rubare più, ma di lavorare per «avere di che darne ai bisognosi» .18 Secondo Paolo, comunque, «se anche distribuissi tutte le mie sostanze ai poveri e dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi la carità, tutto questo non mi gioverebbe a nulla» . Ciò che a lui im­ porta non sono le «opere» , ma la fede, la speranza e l'amore (I Cor. I 3 ,3 - 1 3 ) . Nelle lettere non paoline non c'è granché d i nuo­ vo : vi sono raccomandati la carità e l'amore attivo e s'insiste mol­ to sulla necessità di fare anziché di limitarsi a dire; in particolare, i ricchi sono incitati a dare.19 Nella produzione letteraria giudeo-cristiana della fine del I secolo e degli inizi del 11 secolo è riscontrabile una più intensa ac­ centuazione del valore e dell'importanza dell'elemosina . In 2 Clem. 1 6 ,4 si afferma che «l'elemosina è buona come penitenza del peccato; il digiuno è migliore della preghiera, l'elemosina è migliore dell'una e dell'altro» . Non sorprende che, soprattutto tra i gruppi gnostici, si sia prodotta nei confronti di tale insegna1 6. Act. 20,33-35 ; dr. H. Conzelmann , Die Apostelgeschichte, Tiibingen 1963 , 1 1 9. 17. Gal. 6,9 ; cfr. 5,14 (Rom. 13,8-10). 18. Rom. 12,1 3 ; Eph. 4,28. 19. Hebr. 13 ,1-3 ; I Petr. 4,8 s.; Iac. 2,14-17 ( dr. 4 ,17) ; I Io. 3,17 s.; 4,20 s .

LE ISTITUZIONI A FINI CARITATIVI

1 49

mento una reazione della quale Ignazio di Antiochia si lamenta : 20 Essi non coltivano l'amore, non si preoccupano delle vedove, degli orfani, degli afilitti, dei prigionieri o ex-prigionieri, degli affamati o degli asseta­ ti . Essi si astengono dall'eucarestia e dalla preghiera ...

Ma non abbiamo bisogno di ricorrere alla testimonianza di Igna­ zio, perché il Vangelo di Tommaso ci presenta un quadro del tut­ to analogo . Secondo questo trattato gnostico, i discepoli chiese­ ro a Gesù se dovessero digiunare e come dovessero pregare e fare elemosina. La sua risposta fu che il digiuno genera il pecca­ to, la preghiera genera la condanna e l'elemosina è di danno allo spirito di chi lo fa .21 Clemente di Alessandria attribuisce il rifiu­ to della preghiera all'eresia di Prodico .22 Un certo numero di set­ te gnostiche potrebbe aver respinto l'elemosina . Secondo Orige­ ne coloro che rifiutano la preghiera negano «anche ciò che è per­ cettibile attraverso i sensi e non praticano né il battesimo né l'eucarestia e calunniosamente affermano che quando le Scrittu­ re parlano di 'pregare' non vogliono dir questo, ma insegnano qualche cosa che ha un significato del tutto diverso» .23 Origene pensa probabilmente a interpretazioni filosofiche e teologiche, ma Clemente ci illustra come alcuni gnostici intendessero effet­ tivamente un testo che si riferiva all'elemosina. «Uno di loro si avvicinò a una nostra bella vergine e le disse : 'La Scrittura dice : da' a chiunque ti chieda' . Essa non comprese ciò che l'uomo ha in mente (o forse sì? ) e rispose: 'Se si tratta di matrimonio, par­ lane a mia madre'» .24 In genere, fra i cristiani l'elemosina era senz'altro apprezzata e praticata, anche se talvolta si manifesta qualche esitazione . La Didachè ne offre degli esempi illuminanti . Vi è anzitutto l'ele­ mento prudenziale. « Se qualcuno ti prende ciò che è tuo, non glielo rifiutare - perché non puoi» .2' I problemi pratici sono mol­ to in vista. In secondo luogo, sebbene si debba dare a chiunque ed essere per questo benedetti, su chi riceve l'elemosina senza a­ verne bisogno grava il fardello della colpa e della maledizione . È chiaro che l'ultimo giorno «colui che riceve elemosina senza averlgn ., Smyrn. 6,2 . 2I . Ev. Thom. , log. 6 e 14. 22. Clem., str. 7AI ,I . 24. Clem., str. 3 ,27,3 . Orig., de orat. 5,I . 2 5 . Did. 1 .4; dr. J.P. Audet, La Didaché, Paris 1 958, 268-280. .w.

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ne bisogno dovrà render giustizia del motivo per il quale l'ha presa e come l'ha usata, e in prigione sarà esaminato per quello che ha fatto e non ne uscirà finché non avrà restituito fino all'ul­ timo soldo» . Dobbiamo osservare che mentre la Didachè correla la scena del giudizio di Mt . 5 ,25-26 con il ricevimento dell'ele­ mosina secondo giustizia, gli gnostici carpocraziani sostengono che essa si riferirebbe alla morte e alla reincarnazione.26 Inoltre, anche il donatore è responsabile, perché l'autore della Didachè ha letto da qualche parte - forse in una versione di Sir. I 2 , I che l'elemosina deve sudare nelle mani del donatore finché que­ sti non abbia conosciuto chi dovrà riceverla ( I ,6) . Altrove l'inse­ gnamento è di tipo più tradizionale : non esitate, non borbottate; date, dividete; fate in modo che i bisognosi non se ne vadano.27 A Roma v'era un certo interesse per i vantaggi reciproci che dalla pratica dell 'elemosina potevano derivare tanto ai ricchi quanto ai poveri . Sviluppando l'immagine paolina del corpo e ri­ cordando come le sue membra debbano lavorare insieme, Cle­ mente Romano afferma, riguardo alle opere di carità: «Il ricco provveda ai bisogni del povero e il povero ringrazi Dio di avergli dato qualcuno che provvede a ciò che gli manca>> ( I Clem. 3 7-3 8 , 2 ) . Erma afferma esplicitamente che il ricco e il povero collabo­ rano insieme. «Quando il ricco rimane accanto al povero e lo soc­ corre in ciò di cui ha bisogno, crede che ciò che fa per il povero può trovare ricompensa presso Dio, perché il povero è ricco in intercessione e confessione, e la sua intercessione ha gran potere presso Dio» .28 Come pure l'autore della Didachè, Erma insiste sull'elemosina e su coloro che la ricevono giustamente.29 Partico­ larmente interessanti sono i suoi commenti sulla dieta, sul digiu­ no e sull'elemosina : secondo lui, i ricchi si ammalano per l'ecces­ siva alimentazione, mentre gli altri soffrono per non aver niente da mangiare. «Così questa mancanza di condivisione è dannosa a voi che siete ricchi e che non dividete i vostri beni con i pove· rh> .30 Ma Erma aggiunge alle sue esortazioni anche dei suggeri-

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26. Did. 1 ,5 ; Iren., adv. haer. 1 ,25,-4· 27. Did. 4,5-8; 5,2; dr. I I , r 2 ; 15,4. Analogo consiglio in Barn. 19,8-II . 28 . Herm ., sim. 2,5-7 ; cfr. ad Diogn. Io,,-6. 29 . Herm., mand. 2,4-6. 30. Herm., vis. 3 ,9,2-4; per paralleli stoici cfr. M. Dibelius, Der Hirt des Hermas, Tiibingen 1 9 23 , 475 ·

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menti su come adempierle praticamente. « Quando voi avete com­ piuto ciò che è prescritto [ qualunque cosa sia ] , nel giorno in cui digiunate non assaggerete nulla all'infuori dell'acqua e del pane, calcolerete quanto sarebbero costati i cibi che avreste mangiato nel giorno in cui ve ne siete astenuti e lo darete a una vedova o a un orfano o a qualcuno che sia nel bisogno e digiunerete, sì che grazie al vostro digiuno colui che riceve possa saziare la sua ani­ ma e pregare per voi il Signore» .3 1 Qui il digiuno, l'elemosina e la preghiera sono saldamente collegate tra loro, proprio al contra­ rio di quello che è l'atteggiamento gnostico . L'apologeta romano Giustino ci mostra che verso la metà del II secolo la beneficenza cristiana era piuttosto ben organizzata ed era connessa non al digiuno ma all'eucarestia.32 Egli parla di offerte volontarie che sembra venissero raccolte una volta la set­ timana e fossero affidate al «presidente» o vescovo : è questi che protegge gli orfani e le vedove, quanti sono afflitti da malattie o da altre cause, coloro che si trovano in prigione e gli ospiti fore­ stieri . In una parola, egli è il guardiano di tutti i bisognosi.33 La lista fornita da Ignazio agli Smirnei induce a pensare che questo genere di catalogo risalisse quanto meno alla generazione prece­ dente. Possiamo trovare qualcosa di analogo, senza alcun espli­ cito riferimento alla responsabilità del vescovo, nella Apologia di Aristide (ca. 1 40) . I cristiani , dice Aristide, non dimenticano le vedove e non lasciano gli orfani nel bisogno; colui che ha, provvede ai bisogni di colui che non ha niente, senza malanimo. Se i cristiani incontrano uno straniero, lo conducono sotto il lo­ ro tetto e gioiscono con lui come con un vero fratello.34 Una con­ ferma di questo è fornita da Luciano . Quando Peregrino Proteo, presunto cristiano, venne arrestato e imprigionato in Palestina, i cristiani si affollarono intorno a lui . «Fin dall'alba anziane vedove e bambini orfani potevano essere visti in attesa vicino alla pri­ gione» , forse per unirsi a lui nella preghiera. «Addirittura, [ i cri3 1 . Henn., sim. ,,3,7; cfr. Dibelius, op. cit. , 567. 32. La chiesa romana, effettivamente, soccorreva la povertà dei cristiani in varie comu­ nità e aiutava i condannati al lavoro nelle miniere (Dionigi di Corinto in Eus ., h. e. 4,23 ,10). Per l'assistenza sistematica in Cartagine dr. Cypr., ep. 2,2; 5,1 ; 14,2; 4 1 ,I. 33· lustin., apol. 1 ,67,6; per i contributi mensili, dr. Tertull., apol. 39,, . 34· Aristid., apol. I,,7.

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stiani ] più in vista dormivano in prigione con lui, dopo aver cor­ rotto le guardie; poi venivano portati pasti ben preparati . . . » . Lu­ ciano conclude che qualunque ciarlatano o briccone può diventa­ re presto ricco truffando gente siffatta." Tali condizioni, che già si intravvedevano in tempi più antichi, imponevano una particolare attenzione nel far elemosina. Ter­ tulliano, per esempio, dice : «lo darò a ciascuno che chiede e che è nella condizione di ricevere l'elemosina, non a chi vuole com­ piere un'estorsione» ; e rifiuta di lasciarsi intimorire dalla minac­ cia 36 In tal modo egli si colloca sulla linea della tradizione stoica romana, che insisteva sulla necessità di usare grande cautela nel donare/7 condividendo la raccomandazione di Clemente Alessan­ drino e di Seneca a fare «elemosine equilibrate e caritatevoli» .38 E se andiamo a vedere il commento di Origene a Matteo , scritto a Cesarea non molto prima del 2 5 0 , vi troviamo una significativa citazione del salmo 4 1 , I . Tradotto dall'ebraico, il testo suona co­ sì : «Beato l'uomo che s'interessa del povero e del debole»; in greco però divenne : «Beato l'uomo che ha comprensione per il povero e per l'indigente» . Ciò offrì a Origene l'occasione per ri­ chiedere accurati servizi sociali di informazione su coloro che be­ neficiavano dell'assistenza della chiesa. Bisogna conoscere le cau­ se della loro indigenza; la condizione originaria di ciascuno, il modo in cui è stato allevato, quanto gli abbisogna e perché è sen­ za risorse. Non è giusto trattare nello stesso modo quanti fin dal­ l'infanzia sono stati allevati nelle difficoltà e nella ristrettezza e coloro che, abituati all'abbondanza e al benessere, sono poi an­ dati a finir male. Il trattamento dovrà poi esser diverso a secon­ da che si tratti di uomini o donne, di vecchi o giovani ; quanto ai giovani, si dovrà distinguere tra quanti sono spossati per la man­ canza di cibo e quanti possono, almeno in parte, sopperire a se stessi. Si devono fare attente ricerche sul numero dei bambini . In una parola, dice Origene, l'amministratore dei redditi eccle­ siastici ha bisogno di molta saggezza.39 Quanto a lui , egli forse trae la sua saggezza dai rabbi : nel suo ]udaism, G.F. Moore of.

.35 · Lucian., de mort. Peregr. 12-13. 36. Tertull., de fuga 13,1 . 37· Cic., de ofJ. 1 42 ss. (da Panezio); Sen., de vita beata 24,1-3 . 38. H. Chadwick, Early Christian Thought and the Classica/ Tradition, New York 1966, 61 e n. 152 a p. 147. 39· Orig., in Mt. ser. 6 1 .

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fre un esempio di considerazioni analoghe, sebbene taluni paral­ leli si trovino anche altrove.40 Più di un secolo dopo, ad Antiochia, Giovanni Crisostomo è quasi ossessionato dal problema dell'elemosina . O. Plassmann ci ha offerto un pregevole quadro d'insieme e un'accurata analisi dei passi in cui Giovanni affronta la questione.41 Ci limiteremo qui a due esempi del suo atteggiamento verso i donatori riluttan­ ti . Il primo è basato su considerazioni generali : «Non sei capa­ ce di rinunziare a tutti tuoi beni? Da' una parte dei tuoi beni . Le tue ricchezze ti schiacciano come un peso insopportabile ? Divi­ dile con Cristo. Non vuoi cedere ogni cosa a lui ? Donagli la metà o almeno la terza parte» .42 Il secondo è invece una critica più so­ fisticata. Colui che rifiuta di dare obietta che il beneficiario «ha il fondo comune della chiesa» . Ma voi stessi dovete dare, secondo quanto prescrive la legge di Dio, dice il Crisostomo . Avete so­ spetti sul prete, cioè sulla sua onestà ? Questo, dice il Crisosto­ mo, è un peccato particolarmente grave, ma non intendo perder­ mi in quisquilie; tutto ciò che fai, fallo per te stesso, e cosl otter­ rai una duplice ricompensa. A chi muove delle critiche egli chie­ de di ricordare, nel considerare l'ampiezza delle proprietà eccle­ siastiche, che vi sono « torme» di povera gente iscritte nelle liste assistenziali .43 È anche il caso di menzionare il dialogo immaginario di Gio­ vanni Crisostomo con quelli che, secondo lui, dovevano tener presente la chiesa nel loro testamento. Egli argomenta così : «Al­ lora che cosa erediteranno i nostri figli ? Resta a loro il capitale, e la rendita aumenta poiché i beni sono depositati in cielo per lo­ ro . Non volete far questo ? Date la metà, o la terza parte, o la quarta, o anche la decima dei vostri profitti. Io non dico (infine) di ridurre il capitale, ma di usufruire della rendita. - Ma io pago le tasse -. E tu disprezzi [ la rivendicazione della chiesa] perché nessuno lo esige? » .44 In realtà questo non è qualcosa di più del40. Moore, op. cit. , 166-167 . Non è però specifico dei Giudei; R. Taubenschlag, Opera minora II, Warszawa 1959, 259-260, osserva che �cii livello di assistenza presso le per­ sone libere variava secondo la loro posizione giuridica o sociale». 41. O. Plassmann, Das AJmosen bei ]ohannes Chrysostomus, Miinster 1961. 42 . lo. Chrys ., in Mt. 45,2 (PG 58, 474). 43 · Id., in I Cor. 2 1 ,6 (PG 61, 1 79). 44· Io. Chrys., in Mt. 66.4 (PG ,s, 63o) ; cfr. E.F. Bruck, Kirchenvi:iter und soziales

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l'interesse su un deposito, dice il Crisostomo ; voi dovete questo a Dio.45 Nonostante questi conflitti d'interesse, la chiesa esercitava for­ ti pressioni per ottenere elemosine per i poveri. Tertulliano af­ ferma che il pasto dell'agape, evidentemente separato dall'eu­ carestia all'inizio del 11 secolo, era destinato al nutrimento dei poveri .46 Vi erano poi varie altre occasioni per distribuire cibo o denaro . Cipriano scrive un intero trattato, il de opere et eleemo­ synis, per dimostrare che le elemosine cancellano la corruzione causata dal peccato commesso dopo il battesimo ; a queste argo­ mentazioni l'autore fa seguire molte citazioni bibliche e, infine, si occupa di problemi particolari. Consumerete la ricchezza che ave­ te ereditato ? Certamente no (e seguono molte citazioni) . In real­ tà, l'accumulo della ricchezza è cosa cattiva ; come lo è il fatto stesso d'essere ricco. Se dovete occuparvi di molti figli , date sem­ plicemente di più, date com.e il Cristo ; date come uno che divide tutto. In seguito , in Oriente, l'accento fu maggiormente posto sull'esigenza di dare in maniera ordinata. Nella Didascalia leg­ giamo che le offerte dovevano esser sempre consegnate al vesco­ vo, che avrebbe provveduto a distribuirle secondo giustizia .47 «Perché il vescovo conosce bene chi si trova nell'indigenza e di­ stribuisce e dà a ciascuno ciò che gli necessita, in modo che uno non riceva più volte nello stesso giorno o nella stessa settimana e un altro non riceva nulla» . A una maggiore miseria deve corri­ spondere un aiuto maggiore, dice questo documento. Per essere precisi, qualunque cosa riceva la vedova, il diacono deve avere il doppio, e il vescovo il quadruplo. Questo è, per lo meno, ciò che recita la versione siriaca; quella latina è diversa. Nulla è detto su ciò che è versato alla vedova: la graduatoria si limita ad attribui­ re uno al presbitero , due al diacono, quattro al vescovo .48 Prima di chiudere il discorso sulle elemosine e affrontare le categorie più specifiche dei doni, delle primizie e delle decime, vogliamo semplicemente indicare ciò che il Crisostomo dice nel­ la sua LXVI omelia su Matteo : «lo mi vergogno di parlare anco­ ra di elemosine perché, nonostante mi sia spesso occupato di queErbrecht, Berlin 19.56, 2.5. 4.5· Bruck, op. cit. , 26-27. apostol. p. 88 Connolly. 48. lbid., p. 90.

47· Didasc.

46. Tertull., apol. 39,r6.

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sto argomento, i risultati sono stati inferiori alle mie attese. Qual­ cosa di più, è vero, è pervenuto, ma non quanto desideravo» .49 Così potrebbe parlare, in ogni tempo, chi cerca fondi .

Doni, primizie e decime I più antichi scrittori cristiani insistevano spesso sulla volonta­ rietà dei doni destinati alla chiesa. Paolo dice ai Corinti che «cia­ scuno dia secondo quanto ha deciso in cuor suo; non di mala vo­ glia né solo per non far brutta figura, perché Dio ama chi dona con gioia» ( 2 Cor. 9 ,7 ) . Giustino dice che i doni sono dovuti a libera scelta, e lo ripete per tre volte in una stessa frase .'o Tertul­ liano afferma esplicitamente che fra i cristiani non vi sono tasse religiose : ogni membro fa un modesto dono una volta al mese o quando preferisce. Nessuno è obbligato a dare.'I Queste contri­ buzioni mensili esistevano anche nelle società che provvedevano alle esequie, ma lo statuto di una di tali società, proveniente da Lanuvio e risalente al II secolo, dice chiaramente che se uno mo­ riva e lasciava pagamenti arretrati di alcuni mesi, la società non avrebbe pagato per il suo funerale.'2 La chiesa era più «caritate­ vole» , anche se il clero doveva essere pagato mensilmente , alme­ no a partire dalla metà del III secolo . La maggior parte dei fondi era usata, almeno nel periodo più antico, per «il mantenimento e la sepoltura dei poveri e per i giovani e le giovani orfani e sen­ za risorse e per i servi anziani ormai inabili al lavoro, e anche per i naufraghi; e se qualcuno, solo a causa della nostra religione, sof­ fre nelle miniere, nelle isole o nelle prigioni, diviene il pupillo della religione che ha abbracciato» .'3 Tali doni non erano , naturalmente, raccolti solo fra gli ade­ renti alla religione cristiana. Parecchio denaro era raccolto in va­ ri templi di altre religioni per il mantenimento del culto pubbli­ co e i sacerdoti mendicanti di vari culti orientali erano famosi per questa loro attività.'4 Tertulliano può senz'altro aver avuto ragio49 · PG 58, 629-630. 50. Iustin., apol. 1,67 ,6. 5 1 . Tertull., apol. 39,5. 52. ILS 72 12 . 53 · Tertull ., apol. 39,6. 54 · Hug, in RE IIIA ( 1929) 2538-2540; G. Wissowa, Religion und Kultus der Romer, Miinchen 21912, 428-430; cfr. A.D. Nock, Conversion, Oxford 1933, 82. 286.

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ne neli' affermare che persino i pagani si accorgevano che le en­ trate dei templi diminuivano perché pochissima gente versava contributi ;" ma probabilmente non ha capito che per le organiz­ zazioni religiose si trattava di normali problemi di raccolta del denaro, e ha creduto di scorgere una tendenza là dove invece non c'era. Un'iscrizione dell'acropoli di Lindos (I sec. d.C.) mostra che questo problema è d'ogni tempo e non legato a una confessio­ ne particolare. Il tempio di Atena aveva bisogno di denaro ; per­ ciò si nominò una commissione a cui venne affidato l 'incarico di vendere oggetti di bronzo e di ferro . Si sperava inoltre di vende­ re il diritto a scrivere il proprio nome nel santuario sulle basi del­ le statue prive di iscrizioni . Occorreva andare alla ricerca di doni volontari, e i nomi dei donatori sarebbero stati riportati su di una piastrina. Infine, si dovevano esortare le persone ad assumere l'incarico di sacerdote sacrificatore senza farsi pagare per il ser­ vizio prestato.'6 Ciò che consentiva a molti templi di sopravvivere era una com­ binazione di rendite provenienti da donazioni, diritti vari, tasse locali (oltre ai doni già menzionati) . Tra queste fonti di reddito non veniva tuttavia operata una distinzione ben chiara: è soprat­ tutto il caso di quelle che presso i Greci, i Romani, i Giudei e i cristiani andavano sotto il nome di «decime» e di «primizie>> .'7 Nel mondo antico, il versamento della decima era una prassi universalmente diffusa nell'ambito dei doni a fine religioso. Nils­ son definisce le decime, in modo quanto mai appropriato, come «la decima parte di un reddito offerto come segno di riconoscen­ za a un dio, il cui senso è spesso lo stesso di quello delle offerte votive, à1tcx.pxa! » .'8 Nel mondo romano le decime sul bottino di guerra o sui guadagni ottenute con gli affari erano prassi comu­ ne e venivano abitualmente pagate ad Apollo o a Ercole .'9 Ma non era sempre così. Qualche volta Apollo riceveva appena un 55· Tertull., apol. 42,8 . 56. C. Blinkenberg, Lindos: Fouilles de l'Acropole I902-I904 II, Inscriptions II, Ber­ lin-K0benhavn 1941 , nr. 419. 57· Cfr. F. Sokolowski, in : HTR 47 ( 1954) 153-1 64. Sulle decime cfr. Koch, in RE IV (1901 ) 2423-2424 ; Liebenam, ibid. 2306-23 14; Cic., de nat. deor. 3 ,88, con la nota di A.S. Pease; sui primi frutti dr. Stengel, in RE I ( 1894) 2666-2668 . ,s . M .P. Nilsson, in Oxford Classica! Dictionary, 21970, 1079. '9 · Cfr. Wissowa, op. cit. , 277-278; A.S. Pease su Cic., de nat. deor. 3 ,88 (p. 1207).

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ventesimo;6o talora, poi, anche altri dèi beneficiavano di simili of­ ferte. Il poeta comico Difilo, nella sua commedia Il mercante, a proposito del pesce costoso si rivolge a Poseidone in questi ter­ mini : > mentre trascurano la giustizia, la misericor­ dia e la fede ; ma non è condannato il pagamento delle decime in quanto tale .67 Nonostante i conflitti sorti intorno alle decime fra i sommi sa­ cerdoti - che arrivarono a mandare i loro servi nelle aie per pren­ dere le decime che spettavano ai sacerdoti ordinari - e questi ul­ timi , ai quali appunto esse veniva sottratte/8 non furono mai le­ vate consistenti obiezioni alla legittimità del sistema stesso delle decime. Nei primi anni della rivolta giudaica, Giuseppe andò in Galilea con due altri sacerdoti per raccogliervi le decime . 69 E la terminologia che usa a proposito degli esseni lascia pensare che anch'essi raccogliessero le decime.70 Nel Nuovo Testamento non si fa alcun cenno delle decime cri6o. ILS 321 6. 61 . Athen. 6,226e. 62. Ael. Ar., or. 45,28 (p. 360,2 1-25 Keil). 6J . Cypr., de op. 13. 64. Ios., c. Ap. 1 ,r88. 65 . Ios., ant. 4,68-75 .205.24o-243 · 66. Danby, The Mishnah , London 1933, r-98 . 67. Le. 18,12; Mt. 23 ,23 . 68. los., ant. .zo,179· I 8I . 69 . Ios., vita 29.63 ·73 .80. 70. los., ant. 18,2.2.

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stiane. In verità, il racconto dell'obolo della vedova parrebbe in­ dicare che ognuno è tenuto a dare tutto ciò che ha, fosse anche

chiede denaro o «qualsiasi altra cosa» non si deve dare ascolto, a meno che non chieda per altri che sono nel bisogno. Se gli iti­ neranti si stabiliscono da qualche parte devono «lavorare e man­ giare» (secondo quanto è detto in 2 Thess. 3 , 1 0- 1 2 ) . E l'autore sostiene o concede che i profeti e i maestri veritieri stabilitisi in una comunità «meritano il loro cibo» .83 A questa sezione ne se­ gue un'altra in cui i profeti sono considerati come l'equivalente dei sommi sacerdoti dell'Antico Testamento : Devi prendere le primizie di ogni prodotto - del vino e del grano, dei buoi e delle pecore e darlo ai profeti, perché essi sono i vostri sommi sacerdoti. Se non avete profeti, dallo ai poveri . Se fai il pane, prendi la primizia e offrila secondo il comandamento . Similmente quando apri un orcio di vino o di olio prendi la primizia e dà Ila ai profeti. Prendi la primizia del denaro, del vestiario e di ogni possedimento, se· condo che ti sembra buono, e dàlla secondo il comandamento. -

Queste regole sono basate sui precetti veterotestamentari di Num. 1 5 ; 1 8 e Deut. 1 8 , riepilogati in Nehem. 10 ,3 6-4o e Sir. 7, 3 1 -3 2 (in quest'ultimo passo si fa menzione anche del dono ai po­ veri) . I passi veterotestamentari non dicono nulla sul denaro, su8 1 . Didasc. apost. p. 87 Connolly. 8_3. Did. I I ,6.I2; 1 2,3 ; I,3,I-2 . 82. Apost. const. 7,29 ; 8,_30.

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.gli abiti e su altri beni, ma in Deut. 1 4 ,2 2-2 7 si parla della con­ versione di prodotti in denaro, e questo è probabilmente il pun­ to a cui si riallaccia la Didachè. Non è il caso di aspettarsi di tro­ vare qui un contributo fondamentale alla soluzione del proble­ ma : certo non più di quanto vi sia da attendersi dalle tradizioni giudaiche sull'argomento .84 Con la costituzione di luoghi fissi di culto e di una ben definita gerarchia sacerdotale si pervenne anche a una miglior definizio­ ne degli obblighi finanziari delle comunità nei confronti dei mini­ stri del culto. Nei tempi più antichi, degli apostoli itineranti si poteva dire che erano uomini che non portavano con sé nulla se non un bastone - non pane, non sacco, non denaro nelle cinture (Mc. 6 ,8-9) . «L'operaio merita il suo cibo» (come nella Dida­ chè) o il suo «stipendio» .85 Quando l'itineranza tende a finire, questo rapporto con la comunità - cioè l'accettazione di un com­ penso da essa - rimane invariato. Paolo poteva cosl parlare del­ l' esigenza di non mettere la museruola al bue che trebbia e del comando dato dal Signore «che coloro che annunziano il vange­ lo debbono vivere del vangelo» ( I Cor. 9 , 9 - r 4 ) . Già in I Tim. , come pure nella Didachè, il ministero itinerante non esiste più . I presbiteri che svolgono bene il loro ufficio debbono ricevere doppia paga, soprattutto se insegnano e predicano . L'autore del­ le epistole pastorali cita poi il passo veterotestamentario in cui si dice di non mettere la museruola al bue che trebbia, e il passo di Le. ove si parla delle paghe degli operai ( r Tim . 5 , r 7- r 8 ) . Non abbiamo dati precisi sull'ammontare dello stipendio del ministro del culto cristiano . A Cartagine, fino al III secolo, ve­ scovi e presbiteri erano retribuiti mensilmente in base al «prin­ cipio del dividendo» : 86 i presbiteri si dividevano in parti uguali le offerte dei fedeli, mentre il vescovo riceveva una quota mag­ giore, probabilmente doppia rispetto a quella di un presbitero, secondo quanto è detto in I Tim. 5 , 1 7 . Jones concorda con la «congettura che tale sistema fosse generalmente diffuso nelle chiese primitive» . Dobbiamo ora esaminare i testi che provano 84. Cfr. Danby, op. cit. , 93-98 (primi frutti); E. Schiirer, Geschichte des #id. Volkes im Zeitalter ]esu Christi n, Leipzig 31 898, 248-250. 8 5 . Mt. I O ,I o ; Le. r o ,7 . 86. AR.M. Jones, Tbe Roman Economy, ed. b y P.A. Brunt, Oxford 1974 , 348-349; Cypr., ep. 34.4; 39,5 ·

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l'applicazione del criterio del «dividendo» , ora esposto, e l'in­ troduzione di un altro sistema. A prescindere se la parabola degli operai della vigna abbia a­ vuto o no, in origine, una qualche relazione con il sistema di pa­ gamento dei ministri del culto cristiano, si può notare come nel­ la posizione che essa occupa in Matteo ( 2 o , r - r 6 ) sia preceduta da una discussione su ciò che i discepoli di Gesù potevano aspet­ tarsi di ricevere ; ed entrambe le pericopi terminano con la stessa «conclusione in forma di parabola» ( 1 9 ,3 0 ; 20 , 1 6 ) . La parabola non evidenzia il principio del dividendo in quanto tale, perché gli operai ricevono un denaro a testa; ma vuoi porre l'accento sul­ l'uguaglianza della paga a prescindere dal lavoro prestato. Paolo afferma energicamente che gli apostoli hanno il diritto di essere mantenuti dalle comunità alle quali predicano il vange­ lo. In genere gli esempi che egli adduce a sostegno della sua tesi non indicano come debba essere stabilita la quota di sostentamen... to (I Cor. 9 ,7) , con un'eccezione : «Quelli che servono all'alta­ re» , egli scrive, «hanno parte nelle offerte sacrificati» . Qui il prin­ cipio del dividendo è affermato in modo chiaro, e lo si p u ò inten­ dere come valido anche per la chiesa. Paolo invoca certamente il principio di equità nel chiedere doni per i «santi» poveri di Ge­ rusalemme. «Si tratta di agire con giustizia. Al momento la vo­ stra abbondanza supplisca alla loro indigenza perché anche la lo­ ro abbondanza [ spirituale ] supplisca alla vostra indigenza, e vi �ia pareggio» .87 L'equità generale p u ò implicare l'applicazione del principio del dividendo in ambito locale . Ed a prescindere se il «profeta residente» descritto dalla Didachè debba o no divide­ re ciò che gli vien dato con qualcun altro, è evidente che la sua retribuzione - basata sulle primizie - non è fissa, ma varia a se­ conda dei prodotti del suolo delle diverse stagioni. Tenuto conto di questi precedenti, allora, possiamo compren­ dere meglio le obiezioni mosse intorno alla fine del II secolo ai «salari» fissi previsti per i ministri del culto di alcune sette . Un autore anti-montanista denuncia Montano per « aver stabilito col­ lettori di denaro ed aver anzi organizzato un vero sistema di e­ sazione di tributi, velando la cosa col nome di largizione; è lui che 87.

2

Cor. 8,14; cfr.

9,8-12.

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ha assegnato stipendi ai banditori della sua dottrina» .88 Le tre accuse sono interdipendenti : per poter pagare le retribuzioni era senza dubbio necessario disporre di un certo numero di esattori e incentivare le raccolte sotto forma di «offerte» . Soprattutto sor­ prende che in un movimento millenarista i problemi finanziari venissero affrontati secondo criteri di pratico realismo. Volendo tradurre il tutto in termini moderni, potremmo dire che i «com­ messi viaggiatori» montanisti non erano pagati «a provvigione» come i concorrenti cattolici. Secondo gli antimontanisti, le rimu­ nerazioni dei profeti erano sufficienti per accumulare oro e argen­ to e per prestare denaro a interesse .89 Si deve forse pensare chela quota fosse alta in vista dell'imminente fine dei tempi? Verso la fine del secolo, un banchiere di nome Teodoto era uno dei capi di un piccolo gruppo all'interno della chiesa roma­ na , e insieme ai suoi amici finanziava un certo Natalio quale pro­ prio vescovo personale versandogli un salario di I 5o denari al mese. Un suo avversario cattolico se ne indignò , criticando ovvia­ mente sia l'eccessivo ammontare che la definitiva fissazione della paga .90 Tale protesta sembra provare che nella chiesa romana si seguiva il principio del dividendo . Intorno allo stesso periodo Vittore di Roma assegnò uno sti­ pendio mensile all'ex-banchiere Callisto che s'era ritirato ad An­ zio. Ippolito dice che egli «stabilì per lui una certa somma men­ sile per il suo sostentamento» .91 Sembra che l'espressione indichi una retribuzione fissa determinata con precisazione in anticipo anziché una quota mensile o un dividendo. Da quanto si è visto fin qui risulta che l'idea di una retribuzio­ ne fissa per gli ecclesiastici sorse verso la fine del II secolo , e non in ambiente cattolico. Si diceva che la massima disuguaglianza vi­ gesse nei circoli gnostici, ove i singoli maestri svelavano i misteri a quelli che potevano pagare di più.92 G.E.M . de Ste . Croix lamenta che la critica cristiana dell'ava­ rizia resti nel vago e non ritiene che l'elemosina potesse costitui­ re una soluzione del problema della povertà. Egli non parla dei doni per il sostentamento del clero ma è chiaro che - ove se ne 88 . Apollonio in Eus ., h. e. 5,18,2 . 89. Ibid. 4,7. 90 · Anonimo in Eus ., h. e. 5,28,10. 9 1 . Hippol. ref. 9,12,1 3 . 92. Iren., adv. haer. 1 ,4,3 (p. 36 Harvey); 13,3 (pp. I I8 · I I9).

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occupasse - non potrebbe esprimere al riguardo un giudizio posi­ tivo .93 Attenendoci rigorosamente alla prospettiva storica, per parte nostra possiamo far semplicemente osservare che le idee cristiane sull'avarizia non costituivano una novità, ma erano con­ divise da quasi tutti i moralisti. Quanto all 'accento posto dai cri­ stiani sull'elemosina, disponiamo di un'eccellente testimonian­ za pagana, quella dell'imperatore Giuliano, che non cessò di tac­ comandarne con insistenza la pratica, desiderando inoltre che i suoi sacerdoti pagani si occupassero del benessere altrui in misu­ ra pari alla metà di quanto si occupavano dei propri interessi . Prima di concludere il nostro discorso sull'elemosina dobbia­ mo considerare l'importante settore in cui la funzione economica svolta dalla chiesa coincideva con quella dello Stato e gli eccle­ siastici fungevano da amministratori del programma sociale del­ lo Stato : alludo alle distribuzioni di grano nel IV secolo. Dal II secolo a.C. in poi lo Stato romano aveva provveduto a distribuire grano ai plebei di Roma. Il sussidio in grano, detto frumentum, era spesso percepito abusivamente da persone o gruppi illegalmente iscritti nelle liste di assegnazione. Giulio Cesare, per esempio , nel 46 a.C. ridusse il numero di coloro che fruivano delle distribuzioni di grano da 3 2 o .ooo a 1 5o .ooo , ma la cifra era superiore a quella che conosciamo per l'età augu­ stea.94 Il problema fondamentale, per noi, è questo : la distribu­ zione costituiva un diritto o era concessa a seconda del bisogno ? Appiano pensava chiaramente che ne fruissero solo i poveri e di­ ceva che i fannulloni, i mendicanti e i vagabondi venivano a Ro­ ma da ogni parte d'Italia per fruire di qualche elargizione.9' Per contro, Filone asseriva che i Giudei di Roma godevano della cit­ tadinanza romana e per questo potevano aver parte alla distribu­ zione mensile di «denaro o di grano» . (Filone parla anche di «fa­ vore» imperiale e di «generale benevolenza» , termini che, come vedremo, ricompariranno in relazione alle opere di carità della chiesa romana) . Filone non si riferiva ai Giudei divenuti poveri a Roma e insisteva96 nel dire che della distribuzione di grano frui93 · Church

Society and Ethics, ed. by D. Baker, Oxford 1 975 , 24 ss . Cfr. A.R. Hands, Charities and Social Aid in Greece and Rome, Ithaca (N.Y.) 95 · Appian., b. c. 2,120. 1968 , I OJ-Io6 . 96. Philo, leg. 1'8; per il concetto di «comune benevolenza» cfr. anche P. Oxy. XL 94 ·

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va tutto il popolo romano. Personalmente sono propenso a con­ cordare con quanti negano che il bisogno fosse il criterio secon­ do cui avveniva la distribuzione.97 La distribuzione che veniva effettuata a Roma era la.più im­ portante, ma la pratica era diffusa anche altrove. Un'iscrizione greca dell'età di Claudio o di Nerone menziona un «amministra­ tore bitinico preposto al grano» .98 Alla stessa epoca appartiene la documentazione relativa a fondazioni a capitale privato desti­ nate a provvedere il frumento ai figli dei cittadini di Atina fino al raggiungimento della maggiore età.99 Fondazioni di questo ti­ po fiorirono specialmente sotto Traiano, e soprattutto in Italia. Il capitale era investito in ipoteche su beni immobili; solitamen­ te l'interesse veniva versato alle città o agli amministratori pub­ blici nella misura del 5 o 6 % Sotto Antonino Pio si ebbe certa­ mente una «distribuzione di pani» ad Antinopolis in Egitto, pro­ babilmente in relazione a una lista ufficiale di quanti fruivano del /rumentum e di generi «diversi dal frumentum» . 100 All'inizio del III secolo Settimio Severo aggiunse una razione d'olio a quella di grano, ed Elagabalo , l'imperatore maggiormen­ te imbevuto di cultura siriaca, estese il sussidio ai non cittadi­ ni. 101 Alla metà dello stesso secolo risale - e si riferisce - l'affer­ mazione di Cornelio di Roma sul numero di coloro che nella chie­ sa romana rivestivano un qualche incarico (e cioè I 5 5 ) e delle ve­ dove e dei poveri appartenenti alla stessa comunità ecclesiale (e cioè 1 500), al sostentamento dei quali provvedevano «il favore e la benevolenza del Signore>> . I termini usati da Cornelio erano, come abbiamo indicato in precedenza, gli stessi di quelli usati da Filone riguardo al frumentum. 102 Neanche dieci anni dopo, Dio­ nigi di Alessandria offre una preziosa testimonianza circa le di­ stribuzioni di grano ad Alessandria. Parlando dell'effetto della peste e della fame sulla popolazione, Dionigi afferma che il nu­ mero di coloro che avevano diritto all'assegnazione di frumento, compresi tutti quelli in età dai quattordici agli ottanta anni, era inferiore a quello che in altri tempi era stato il numero degli o.

2918,16; 2919,9-10. 97· Hands, Charities and Social Aid, 103. 98. ILS 1539. 99 · ILS 977· 100. P. Oxy. XL 2941. 101. D . van Berchem, Les distributions de blé et d'argent à la plèbe romaine l'empire, Genève 1939, 98-1oo. 102. Eus., h. e. 6,43,1 1 .

sous

LE I STITUZIONI A FINI CARITATIVI

mogeronti, cioè di coloro la cui età era compresa tra i quaranta e i settanta anni .103 Un'intera raccolta di documenti provenienti da Ossirinco e risalenti agli anni 2 6 8-2 7 2 mostra che i requisiti di coloro che dai tredici anni in poi erano ammessi alle frumenta­ zioni per diritto di cittadinanza o per privilegio speciale veniva­ no determinati in base a un'analisi molto accurata. A tali distri­ buzioni, che venivano effettuate una volta al mese /04 erano am­ messi anche i cittadini di Roma e di Alessandria . Forse, come anche a Roma, verso il 2 7 5 il pane sostituì il gran0 .105 Quando Costantino introdusse il sussidio alimentare a Co­ stantinopoli, nel 3 3 2 , il grano venne sostituito dal pane. In ori­ gine il numero di coloro che ne fruivano era di ottantamila.1o6 Se­ condo il cronografo bizantino Teofane, nel 3 3 3 vi fu una care­ stia e Costantino donò in varie città la razione di grano alle sin­ gole chiese, affinché queste continuassero a provvedere al sosten­ tamento delle vedove, dei forestieri , dei poveri e degli ecclesia· stici . Teofane dice che la chiesa di Antiochia ricevette trentasei­ mila misure di grano - sufficienti, a quanto pare, a mantenere mil­ le persone per circa un anno.107 Naturalmente gli ecclesiastici ad­ detti alla distribuzione stavano ben attenti a far sì che il grano o il pane pervenisse ai cattolici e non agli ariani.108 Ad Atanasio sta­ va più a cuore l'approvvigionamento di cereali dell'Egitto che non quello di Costantinopoli ; e forse ciò è alla base dell'accusa a lui rivolta, secondo cui egli avrebbe minacciato di ostacolare il flusso di grano diretto a Costantinopoli.109 In un'altra occasione i suoi nemici dissero che egli vendeva il grano destinato alle ve­ dove di Siria e d'Egitto e teneva per sé il ricavato.uo Sembrerebbe che i compensi versati agli ecclesiastici per la lo­ ro attività amministrativa fossero proporzionati alla quantità del sussidio di grano che veniva passata ai cristiani. Come sempre accade , tali spese amministrative aumentavano e finivano con il confluire nella parte principale dei fondi . È difficile credere che 104. J. Rea, The Oxyrhynchus Papyri XL, London 1972. 103. Ibid. 7,21,9. 1o6. Jones, Later Roman Empire, 696-698. 105 . Zos. I ,6I,J. 107. Theophan., chron. p. 29 Boor. 108 . Cfr. H.I. Bell, ]ews and Christians in Egypt, London 1924, 69. 109. Athan ., apol. c. Ar. 9,3-4; 87 ,I ; confrontare il caso di Sopatro (Eunap., vit. philos. pp. 462-46.3 Boissonade; Zos. 2.40,,3 ). 1 10. Athan ., apol. c. Ar. x8,2.

1 66

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gli storici ecclesiastici ci offrano resoconti attendibili della gene­ rosità dell'imperatore. Eusebio sostiene che Costantino distribul alle chiese grano per il sostentamento dei poveri, degli orfani e delle donne indigenti (qui non si parla degli ecclesiastici) , 1 1 1 men­ tre Teodoreto afferma che l'imperatore dette istruzioni ai gover­ natori affinché provvedessero alle razioni annuali di grano desti­ nate alle vergini consacrate a Dio, alle vedove ed agli ecclesiasti­ ci a seconda del rango anziché della necessità. 11 2 Ogni autore po­ ne l'accento su ciò che vuole. IJa reazione pagana verificatasi ad Ascalona e a Gaza sotto Giuliano lascia intendere che alcuni pagani si sentivano defrau­ dati di tali donazioni . Cosl uccisero alcuni presbiteri cristiani e alcune vergini , ne riempirono gli stomachi di grano e li dettero in cibo ai porci. 113 Sembrò quasi trattarsi di una protesta simbo­ lica contro il modo in cui veniva amministrato il sussidio .. Come abbiamo già visto, Giuliano tolse l'amministrazione del sussidio agli ecclesiastici cristiani e la affidò ai sacerdoti pagani . Alla mor­ te di Giuliano, il suo successore Gioviano ria:ffidò il sussidio ai funzionari ecclesiastici, ma essendo tempo di carestia ridusse la quota a un terzo. La fine della carestia avrebbe dovuto consen­ tire il ripristino della quota originaria, ma in realtà ciò non av­ venne.114 La chiesa dovette fare assegnamento su donazioni pri­ vate o su altre forme di aiuto statale. Fini cosl un interessante esperimento di economia mista, nel quale, come avviene oggi nelle università e nei colleges, i fondi dello Stato erano amministrati da un gruppo privato a beneficio sia del settore pubblico sia di quello privato. Esso rifletteva la rapida espansione della chiesa agli inizi del IV secolo e l 'inadegua­ tezza della beneficenza privata, che non riusciva a tenere il passo dei crescenti bisogni della chiesa. Una strana dottrina sulla «se­ parazione dei poteri» fu affermata da Costantino nel 3 2 6 : «I ric­ chi debbono assumere obbligazioni secolari e i poveri devono es­ sere mantenuti dalla ricchezza delle chiese» .11' È strana perché, a meno che le chiese fossero divenute eccezionalmente ricche, non erano certo in grado di mantenere tutti i poveri del mondo romano . 1 12. Theodoret., h. e. I , I I ,2. 1 1 3 . Ibid. 3 ,7,1. I I I . Eus., vita Const. 4,28 . 1 14. Ibid. 4A,1-2. 1 15 . C. Th. 16,2,6 ; per il contesto v . sopra, cap . terzo n. 108.

7.

Tempii , chiese e dotazioni

Nella loro fase di sviluppo e di espansione, le religioni hanno bi­ sogno di spazi sempre più grandi per le loro assemblee. Ricordia­ mo «la sala alta>> a Gerusalemme, come pure altre case e sale menzionate negli Atti. Probabilmente anche «l'abitazione in af­ fitto» di Paolo a Roma deve essere inclusa fra queste.1 Le lettere di Paolo parlano dell'esistenza di chiese nelle case di vari priva­ ti .2 In effetti, la casa-chiesa rappresentò il normale luogo di cul­ to durante i due primi secoli dell'espansione cristiana . Persino la chiesa di Dura-Europos sull'Eufrate era una casa-chiesa crea­ ta attraverso la trasformazione di alcune stanze in un unico am­ biente . I cristiani non ebbero fretta di costruire chiese perma­ nenti e chiaramente distinguibili come tali .' Forse ciò era legato ali ' attesa escatologica che caratterizzò i primi tempi : perché co­ struire, se la fine del mondo è così vicina? Ma c'era anche il pro­ blema della mancanza di fondi e dell'incerto status giuridico del­ le comunità cristiane, a cui si aggiungeva il desiderio di spende­ re il denaro disponibile in opere di carità pratica. Ma prima di considerare la loro situazione come un unicum, dovremmo prendere in esame il culto di Serapide praticato nel­ l'isola di Delo. Un'iscrizione della fine del III secolo a.C. reca un inno di sessantacinque righe in cui è narrato il modo in cui il cul­ to di Serapide fu introdotto a Delo; all'inno è unito poi un testo in prosa, redatto da un sacerdote, nel quale si racconta che il non­ no di quest'ultimo, «un egizio della classe sacerdotale» , portò il dio con sé . Il padre del sacerdote «gli succedette e continuò a occuparsi del culto degli dèi» . Ma fu soltanto il sacerdote Apol1 . Act. 1 ,13 ; 12,12; 18,7; 19,9; 20,8 ; 28,30. 2. F.V. Filson, in : JBL 58 ( 1939) Io5- 1 1 2 . 3 · Cfr. A.M. Schneidcr, i n Festschr. zum 2oo;t:ihrigen Bestehen der Akad. der Wiss. in Gottingen I l ( Phi lol .-hist . Kl.) 19, 1 , 166-198 e Peterson : ve 23 ( 1969) 264-272.

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TEMPLI, CHIESE E DOTAZIONI

Ionio che, ricevuto un oracolo in sogno, trasferì il culto in un luogo definitivo. Il dio disse che «egli doveva avere un Sera­ peum suo proprio, a lui dedicato, e che questa volta non doveva essere, come in precedenza, una sistemazione provvisoria in af­ fitto : egli stesso avrebbe trovato il luogo dove essere collocato e ce lo avrebbe mostrato». Sfortunatamente, come ipotizzato dal Nock, è probabile che «Apollonia non abbia ottenuto dall'as­ semblea popolare rautorizzazione necessaria per acquistare il ter­ reno per un culto straniero» : perciò fu intentata causa al nuovo tempio e al suo sacerdote. Il sacerdote e il popolo si difesero e il dio stesso promise, in un altro sogno, che avrebbero vinto; e in­ fatti vinsero.4 Così la famiglia sacerdotale si trasformò - dopo tre generazioni ! - da affittuaria a proprietaria. Un altro esempio è quello di Elio Saraptenos, un dio venera­ to sulla costa di Tiro, che venne per nave da Tiro a Pozzuoli, vi­ cino a Napoli, circa due mesi prima dell'eruzione del Vesuvio nel 7 9 · L'iscrizione, che si trova ora all'Università di Michigan, di­ ce che Elim (probabilmente un sacerdote) trasferl il dio a seguito di un ordine ricevuto. Quasi un secolo più tardi, un'altra iscri­ zione reca una lettera della comunità tiria residente a Pozzuoli, ove si afferma di non poter più provvedere al mantenimento del culto nazionale e si chiede una cifra superiore a quella stanziata per le spese sostenute a Tiro e a Roma.' Emerge dunque ancora una volta il problema dell'affitto . In un primo tempo i Tiri resi­ denti a Pozzuoli erano numerosi e ricchi ; dopo il 174 erano in­ vece pochissimi e affermavano che «poiché paghiamo le spese per i sacrifici e per il culto dei nostri dèi ancestrali qui consacra­ ti nei templi, non disponiamo dei mezzi per pagare ali'agenzia l'affitto annuo di 250 denari» (si allude qui all'agenzia commer­ ciale tiria di Pozzuoli) . Ci si potrebbe chiedere quante fossero le divinità ancestrali, quanti i templi, e di quali dimensioni, e for­ se anche se la comunità tiria fosse proprietaria di alcuni di essi. 4·

Per il testo base cfr. J.U. Powell, Collectanea AJexandria, Oxford 1 925, 68-71 ; tra­ duzione e commento in A.D Nock, Conversion, Oxford 1933, 50-54; dr. H. Engel­ mann , Die delische Serapisaretalogie (Beitrage zur klassischen Philologie 15), 1964 . 5 · OGIS 594· 595 = IGR I 420. 421 . Parte della seconda iscrizione è tradotta in N. Lewis - M. Reinhold, Roman Civilization II, New York 1 955, 196-197. Cfr. Nock, Conversion, cit. 66.

TEMPLI, CHIESE E DOTAZIONI

Abbiamo menzionato le case-chiese cristiane . Bisognerebbe ricordare che anche i concorrenti dei cristiani, gli adoratori di Mitra, avevano dei santuari in case private specialmente a Roma, ma anche a Ostia.6 Dato che, per la loro liturgia, essi avevano bi­ sogno del buio e di una certa intimità e si riunivano solo in pic­ coli gruppi, l'uso di una parte della casa, grande o piccola che fos­ se, era soprattutto una questione di convenienza. Già parecchio tempo fa Cumont s'è occupato di iscrizioni riguardanti la costru­ zione di vari templi di Mitra e la provvisione di vari oggetti sa­ cri : gli adepti dovevano pagare per l 'acquisto del suolo, per lo sterro e per la decorazione dei santuari. Come fra i cristiani in età precostantiniana, non vi era alcuna sovvenzione statale? Maggiori analogie col cristianesimo sono offerte dalla sinago­ ga giudaica , già in sé «casa-comunità» , che si sviluppò in basilica agli inizi dell'età imperiale.8 Krautheimer enumera le sètte reli­ giose che dal II secolo in poi fecero ricorso ad adattamenti della forma basilicale : gli adoratori di I side e Osiride a Pergamo ; i neopitagorici e i dendrofori a Roma; probabilmente anche i Giu­ dei per le sinagoghe della Galilea .9 A questi gruppi religiosi giungevano aiuti da parecchie fonti, nessuna delle quali tuttavia può essere chiaramente individuata separatamente dalle altre. Si può parlare di re e di imperatori : ma sia gli uni che gli altri avevano conti privati e pubblici ed è spesso difficile dire a quali attingessero. C'erano poi elargizioni locali private e pubbliche, o anche miste. E vi erano sovvenzio­ ni che provenivano da fondi messi da parte da donatori ancora in vita o lasciati per testamento. In genere, una religione non fruisce - nelle sue fasi iniziali - di sovvenzioni. Queste erano tuttavia un fenomeno tipico del mondo greco-romano, e ne pos­ siamo trovare parecchi esempi negli studi di B. Laum e di A �R. i

6. Per Roma e Ostia cfr. M.]. Vermaseren, Corpus Inscriptionum et Monumentorum Religionis Mithriacae I, den Haag 1956 ; per Roma, Id., De Mithrasdienst in Rome, Nijmegen 1 95 1 ; Id., Mithras} Tbe Secret God, London 1 963 , 37; su Ostia, S. Laeuchli (ed.), Mithraism in Ostia, Evanston (III.) 1967, 9 1-93 . 7· F. Cumont, Textes et Monuments ftgurés relatifs aux mystères de Mithra II, Bruxel­ les 1898, 536 : Indice, s.v. «temples et mobilier sacre»; Id ., The Mysteries of Mithra, Chicago 1 903 , 169-170. 8. Cfr. W. Rordorf, in : ZNW 55 ( 1964) r ro-12 8 . 9· R. Krautheimer, Early Christian and Byzantine Architecture, Harmondsworth 1975, 42 ; 484 n. 12.

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TEMPLI , CHIE SE E DOTAZIONI

Hands . Laum cita esempi di elargizioni per il mantenimento di sacerdoti e di templi, mentre Hands non le considera come pro­ ve di «beneficenza e di aiuto sociale» .10 Le sovvenzioni per i sa­ cerdoti e per i templi ci interessano in modo particolare poiché costituiscono un precedente delle donazioni fatte alle chiese cri­ stiane da Costantino. Abbiamo poche notizie sicure sulle condizioni economiche dei culti orientali nel mondo romano, ma alcune iscrizioni di Amo­ rion in Frigia (I sec. d.C.) attestano che «iniziati della tribù di Zeus» offrirono vigneti dalla cui rendita annuale venivano pre­ sentate offerte votive a Mitra . 11 Un'iscrizione alessandrina del II secolo parla di un santuario di Afrodite e delle botteghe ad esso connesse, che probabilmente fruttavano rendite regolari. Tale santuario era stato esentato - fin dalla sua fondazione - dagli ob­ blighi fiscali , e ancora nel II secolo godeva di tale privilegio . Un -aspirante donatore è «desideroso di aggiungere una fabbrica di birra per contribuire al sostentamento del santuario» e richiede anche per questo l'esenzione dalle tasse. u Nei primi tempi del cristianesimo non vi erano né sovvenzio­ ni né edifici ecclesiastici, e il maestro orientale Giustino non s'in­ contrava con gli altri cristiani che «sopra il balneum>> di chi lo ospitava . Il nome del balneum è corrotto nei manoscritti ; forse si allude qui a Novaziano e a Timoteo , la cui casa, tradizionalmen­ te aperta ai cristiani che la visitavano, si trovava dove oggi sorge Santa Pudenziana.13 Questa è un'altra chiara prova della presen­ za di obiezioni di carattere filosofico-teologico all'idea di costru­ zioni dalle caratteristiche templari . Il dio non legato a un certo luogo e che non aveva bisogno di sacrifici non poteva essere ado­ rato in un particolare edificio consacrato; e la chiesa era fatta di 10. B. Laum, Stiftungen in der griechischen und romischen Antike, 2 voli., Leipzig­ Be rlin 1914; A.R. Hands, Charities and Social Aid in Greece and Rome, lthaca (N.Y.) 1 968. Prova aggiuntiva: E. Ziebarth, in RE Suppl. VII ( 1940) 1236-1240 ; A. Mannz­ mann, Griechische Stiftungsurkunden , Miinstcr 1962 , specialmente 1 7-18 n. 2; per l'impero, G. Le Bras, in Studi in on. di Salvatore Riccobono 111, Palermo 1936, 23-67. 1 1 . Laum, op. cit., nrr. 1 75-176 (greco); dr. nrr. 5 ob e 1 14 (latino). 1 2 . A.C. Johnson, in ESAR 11, pp. 661 -662 ; testi in: Archiv fiir Papyrologie 2 ( 1902/ 3 ) 565 nr. 121*. Botteghe come dotazione : cfr. Lauro, op. cit. 1, 135. 13. Mart. Iustini 3,3 (Mup··dvou o Map"tivou -tov Tr.p.r.o-t,vou).

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credenti e non di edifici . 14 Probabilmente non si verificò nessun cambiamento rispetto alle originarie case-chiese fino al tempo di Galliena, verso il 26 I , il quale con un editto restituì «luoghi di preghiera» ai vescovi cristiani . Si trattava, probabilmente, di ca­ se-chiese, come le costruzioni restituite ai cristiani da Massimino e Costantino nel 3 I 3 . 1' Ma Eusebio insiste nel dire che prima del 3 0 3 i cristiani erano cosi numerosi che «non si accontentava­ no più degli antichi edifici e in ogni città si elevavano dalle fon· damenta chiese spaziose» .16 Anche concedendo qualcosa all'esa­ gerazione, è chiaro che già prima di Costantino vennero costrui­ te alcune chiese vere e proprie, probabilmente basiliche. Nessu­ na di esse può tuttavia essere identificata con certezza a Roma, e anche altrove mancano prove precise. La distruzione delle case-chiese all'inizio del IV secolo e il con­ seguente bisogno di ricostruirle offrì a Eusebio e ad altri vesco­ vi un 'ottima occasione per sviluppare le loro idee sull' edificazio­ ne della chiesa quale nuovo tempio di Salomone (e sull'impera­ tore o altri donatori quali nuovi Salomoni ) ; pensieri di questo tipo sono espressi nell'orazione di Eusebio per la consacrazione della nuova chiesa cristiana di Tiro , probabilmente nel 3 I 5 .17 Eusebio sostiene che «il tempio di Tiro» - cosi lo chiama - su­ perava per splendore tutti gli altri templi della Fenicia . Esso era stato costruito grazie allo zelo del vescovo locale che «desiderava ardentemente non risparmiare nessuna spesa» .18 A giudicare da un passo analogo della Vita Constantini, le spese non le aveva so­ stenute lui, ma l'imperatore .19 Gli storici ecclesiastici Eusebio e Lattanzio affermano che nel giugno del 3 r 3 Costantino e Licinio assunsero un'iniziativa di grande significato nel restituire alla chiesa cristiana le proprietà confiscate in epoche precedenti. Questo atto, tuttavia, non co­ stituiva una novità assoluta quale invece volevano presentarla questi ammiratori di Costantino : infatti, in molte zone dell'im­ pero altri imperatori avevano già restituito tali proprietà. Cosi, ad esempio, aveva fatto Massenzio nel 3 I O , mentre, sui loro let· 14. Clem., str. 7,28-29 ; Min. Fel., Oct. 32,1 . Per queste e altre fonti cfr. ].G. Davies, The Secular Use of Churches, New York 1 968 , 1-9 . 15. Eus., h. e. l].

Ibid. 10,4.

7,1 3 ;

9,1o,r r ; 10,5,17. 18. /bid. 10.4.42.

16. Ibid. 8,1 ,5.

19.

Eus., vita Const. 1 ,42,2 (cfr. h. e. 10,2,1 ).

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ti di morte, Galerio nel 3 1 1 e Massimino nel 3 1 3 avevano fatto la stessa cosa. Galerio aveva motivato la sua scelta con ragioni di utilità sociale e religiosa : avendo permesso ai cristiani di riunir­ si e di costruire chiese, ci si poteva aspettare che essi pregassero il «loro dio» per gli imperatori, lo Stato e se stessi. Massimino presentò il suo editto come un atto di indulgenza, pretendendo di dar prova, attraverso di esso, della sua pietà religiosa e della sua sollecitudine nei confronti dei sudditi ; e volle accrescere an­ cor più la sua indulgenza aggiungendo che case e terre prima pos­ sedute dai «cristiani» - probabilmente proprietà ecclesiastiche dovevano essere restituite anche se c'erano stati, nel frattempo, altri passaggi di proprietà. Costantino e Licinio sostenevano che sia il culto cristiano sia quello pagano ottenevano il favore di tut­ te divinità che potevano esserci, e che era probabile che la resti­ tuzione delle proprietà ecclesiastiche fosse particolarmente pro­ piziatrice di benevolenza divina. Stavolta fu tenuto presente an­ che il problema dell'indennizzo : il rimborso sarebbe gravato sul­ le casse dello Stato . Gli imperatori scrissero anche al proconsole d'Africa ordinando di restituire alle chiese tutte le loro proprie­ tà, «giardini e fabbricati» inclusi.20 Le terre, i giardini e gli edifici menzionati a varie riprese nelle fonti giuridiche possono ben aver costituito le proprietà delle va­ rie chiese, anche se ci resta difficile comprendere come organiz­ zazioni illegali in linea di principio potessero essere oggetto di donazione. Per contro, osserviamo che talune fondazioni greche possedevano terre, giardini, vigneti e case (specialmente botte­ ghe) , mentre in fonti latine si trovano menzionate rendite pro­ venienti da abitazioni in affitto, giardini, vigneti e costruzioni in genere.21 Inoltre, il governo evidentemente accettava che le chie­ se potessero disporre di proprietà . In un documento egizio del 3 04 si insiste sul fatto che una certa chiesa di villaggio non ha mai posseduto né oro, né argento, né denaro o abiti o animali o schiavi o terre, o altre proprietà derivate da doni o da legati.22 20. Massenzio: August., Brevic. Coll. c. Donat. 34; Galerio: Eus., h. e. 8,17,9; Lact., de mort. persec. 34,5 ; Massimino: Eus h. e. 9,Io,I I ; Costantino e Licinio: Eus., h. e. 10,5,9-I I ; Lact de mort. persec. 48,9; proconsole: Eus., h. e. I0,5,I5-17; campi e giar­ dini : Eus., vita Const. 2,39 (p. 58,Io-14 Heikel). 21 . Laum, op. cit. 1, I34-140. 22. P. Oxy. XXXIII 2673 . .,

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Più importanti erano le nuove costruzioni costantiniane e le dotazioni ad esse assegnate, specialmente a Roma. In questa cit­ tà Costantino e la sua famiglia eressero sette chiese. Vi sono due sistemi per datarne la fondazione: il primo è quello basato sul­ l'analisi del materiale archeologico ; il secondo si fonda sulla di­ slocazione delle proprietà assegnate dall'imperatore in dotazione alle chiese ed elencate nel Liber Pontificalis : le proprietà situate nelle regioni governate da Licinio fra il 3 I 3 e il 3 24 non posso­ no essere state donate alle chiese prima di quest'ultima data.23 La basilica costantiniana più grande e più ricca - quella che si trovava sotto l'attuale San Giovanni in Laterano - dovette la sua dislocazione alla situazione militare e politica degli inizi del IV secolo. Il rivale di Costantino, Massenzio, aveva esercitato il suo potere in Roma da quando vi era stato salutato imperatore dal­ la guardia pretoriana nel 306 ; sei anni dopo, molti pretoriani morirono nel difenderlo. Costantino disperse i superstiti.24 Mol­ to legati ai pretoriani erano gli equites singulares imperatoris, o guardie a cavallo. Una iscrizione proveniente dalle loro caserme, sotto San Giovanni, ci fa sapere che esse erano state inaugurate nel I 97 ·2' Ebbene, questa costruzione - ormai inutile dopo che i pretoriani e gli equites erano stati dispersi - servl come fonda­ zione alla Basilica Costantiniana dell'imperatore.26 Assai vicino a San Giovanni - probabilmente un po' più a nord - si trovava una villa di cui Costantino entrò in possesso . La donò poi a sua moglie Fausta, la quale a sua volta consentì a Milziade vescovo di Roma di usarla per un congresso sulla que­ stione donatista, nell'ottobre del 3 I 3 .27 È poco plausibile che Fausta, che non era cristiana, abbia donato la villa alla chiesa; con ogni probabilità fu Costantino stesso a cederla alla chiesa 23. Ed. Th. Mommsen, Monumenta Germaniae Historica. Gesta Pontificum Romano­ rum, Berlin 1 898 ; L. Duchesne, Liber Pontificalis, 2 voli., Pa ris r886-r892 ; supple­ mento in C. Vogel, 1957; tradotto da L.R. Loomis, The Book of the Popes (Liber Pon­ tificalis) I, New York 1916. 24. Sulla elevazione di Massenzio al trono dr. Lact., de mort. persec. 26,3 ; Aur. Vict. 40,5 ; sulla morte dei pretoriani cfr. Lact., de mort. pers. 44,6 ; Paneg. 9,17,1 ; Zos. 2 , 16,3 ; sull a dispersione dei superstiti cfr. Aur. Vict . 40,25 ; Zos. 2,17, r . .25. E. ]osi, in: RArchCr I I ( 1934 ) 349· 26. Cfr. E. Nash, Pictorial Dictionary of Andent Rome, New York 21968 , 2 14-2 1 8 ; 27. Optat. 1 ,23 (CSEL 26,26) . cfr. S.S. Alexandcr, in : RArchCr 4 7 ( 197 1 ) 284.

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dopo la morte di Fausta. A quanto risulta dal Liber Pontifica­ lis/8 i doni che Costantino fece alla chiesa in ornamenti d'oro e d'argento furono cospicui ; in aggiunta assegnò sia alla basilica sia al battistero ad essa collegato una dotazione di terre in Italia, Africa, Creta e Gallia che rendeva più di quattordicimila solidi all'anno, o più di duecento libbre d'oro. Tutti questi territori vennero sotto il suo controllo nel 3 I 7 . L'altra chiesa costantiniana fu probabilmente la basilica di San Pietro in Vaticano. Essa fu costruita sopra un sacrario risa­ lente al 1 60 circa , che onorava la memoria di Pietro. La costru­ zione cominciò fra il 3 1 9 e il 3 2 2 , perché le iscrizioni in onore del culto della dea frigia, praticato non lontano da lì , cessano nel 3 1 9 , mentre un'epigrafe del 349 afferma che tale culto fu ripreso dopo un intervallo di ventotto anni .29 La dotazione che Costanti­ no le assegnò, tuttavia, fu posteriore di qualche anno alla costru­ zione della chiesa stessa : consisteva infatti in rendite derivanti da proprietà in Antiochia e nei suoi dintorni, in Egitto (si trattava qui in genere di doni fatti a Costantino) e nella provincia dell'Eu­ frate/o territori facenti parte della diocesi d'Oriente, tolta a Li­ cinio nel 3 24 . I nomi di luogo riflettono un duplice processo di confisca : in origine tutto apparteneva a Massimino Daia; poi passò a Licinio e infine a Costantino . Costantino aveva promesso a Silvestro di Roma di erigere una basilica per Pietro e una per Paolo; ma mantenne l'impegno re­ lativo a Paolo soltanto verso il 3 2 6 , e la chiesa che costruì era molto più piccola di quella di San Pietro . Le proprietà ad essa as­ segnate in dotazione erano nel territorio di Tarso in Cilicia : si trattò di una misura opportuna e poco costosa. Come nel caso di San Pietro, tali proprietà avevano appartenuto prima a Massi­ mino (seppellito a Tarso) , poi a Licinio. Il trasferimento della rendita alla chiesa non costò molto all'imperatore La madre di Costantino, Elena, mori nel 3 2 9 , e la sua morte ebbe conseguenze importanti per le chiese e per i mausolei di Roma. Il suo palazzo, il Sessoriano, fu utilizzato per costruirvi la .28. Lib. Pont. 34 (pp. 54-56 Mommsen ) ; sul fastigium d'argento dr. M.T. Smith, in: RArchCr 46 ( I 970) I49- I 7 5.

29. J.M.C. Toynbee - ].W. Perkins The Shrine of St. Peter and the Vatican Excava· tions, New York I956, 6 . I 96-197. 30. Lib. Pont. 34 (pp. 57-60 Mommsen). ,

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basilica Sessoriana. Inoltre la chiesa dei santi Marcellino e Pietro venne eretta vicino al mausoleo di Elena, la Tor Pignattara , e le venne assegnata la rendita di un possedimento imperiale che si estendeva dalla Sessoriana verso nord, oltre il mausoleo . Sem­ bra che, in un primo momento, Costantino avesse destinato a sé il mausoleo unitamente al cimitero di Marcellino e Pietro : la de­ corazione del sarcofago, con le sue scene di guerra (ora in Va ti­ cano) , conviene infatti assai più a Costantino che non a sua ma­ dre. Ma quando ella morì egli aveva quasi terminato la costru­ zione di Costantinopoli . Allora Costantino non volle più essere sepolto a Roma : perciò onorò sua madre rispettando ed eseguen­ do tutti i suoi legati e facendola seppellire nel proprio sarcofago. Infine, allorché era ormai imminente la dedicatio di Costan­ tinopoli, l'imperatore dette un'altra chiesa a Roma : la basilica di San Lorenzo (fuori le mura) in onore di un importante martire del III secolo. La dotazione ad essa assegnata ammontava a una piccola cifra ed era costituita da rendite di proprietà site in Italia, poiché l'attenzione dell'imperatore era ormai rivolta verso l'O­ riente. La famiglia di Costantino eresse un'altra chiesa in Roma : si tratta di Sant'Agnese (fuori le mura) , fatta costruire fra il 3 3 7 e i1 3 50 da Costanza, figlia di Costantino, che provvide anche a for­ nirle una modesta dotazione . Nel 3 5 0 , nelle vicinanze della chie­ sa venne costruito per Costanza un mausoleo di forma circolare; il suo sarcofago, ora in Vaticano, era stato progettato originaria­ mente per Elena.31 In Italia, Costantino assegnò dotazioni a chiese pure a Ostia, ad Alba e a Napoli , e cedette il palazzo di Massimiano ad Aqui­ leia consentendo che fosse trasformato in una chiesa; ed egli stes­ so o i suoi successori adottarono analoghe disposizioni circa il tempio-mausoleo di Galerio a Tessalonica e il mausoleo di Dio­ cleziano a Spalato . La basilica cristiana che Costantino fece erige­ re a Treviri fu costruita sopra un palazzo imperiale : un solo im­ peratore necessitava di un numero di palazzi inferiore a quello di cui avevano avuto bisogno i quattro tetrarchi. In Oriente, dopo il 3 2 5 , l'attività edilizia di Costantino fu al3 1 . Per le «stanze funerarie» cfr. Krautheimer, Architecture, cit., 51-54; Corpus Ba­ IV, Città del Vaticano 1970, 147.

silicarum Christianarum Romae

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trettanto intensa di quella che aveva realizzato in Occidente. Due basiliche abbellivano la nuova città di Costantinopoli : la chiesa dei Dodici Apostoli, nella quale egli doveva essere sepol­ to, e la chiesa della Pace, ancora esistente, pur se sottoposta ad ampi restauri. A Nicomedia, Costantino ricostrul la chiesa di­ strutta sotto Diocleziano ; ad Antiochia, la Chiesa d'Oro, inizia­ ta nel 3 2 7 , non fu completata che nel 3 4 1 . Nella stessa città la cosiddetta «vecchia chiesa» fu restaurata dai vescovi.3 2 Nel 3 2 7 e nel 3 2 8 la madre dell'imperatore andò in pellegrinaggio in O­ riente e varie alte personalità della corte imperiale furono inca­ ricate della costruzione di chiese che commemoravano la nascita, la morte e l'ascensione di Gesù, come pure l'apparizione della Trinità ad Abramo a Mambre. Nella maggior parte dei casi la costruzione delle chiese comportò la distruzione di santuari pa­ gani preesistenti . Secondo Epifania, a un giudeo convertito e a­ mico di Costantino venne assegnato l'incarico di costruire chie­ se a Tiberiade , Diocesarea (Seffori) e Cafarnao in Palestina.33 È evidente che la diffusione del cristianesimo agli inizi del IV secolo non ci sarebbe stata senza l'aiuto dato dall'imperatore. Costantino partecipò alla solenne dedicatio della città di Co­ stantinopoli, avvenuta 1' 1 I maggio 3 30 ; e l'osservanza di taluni costumi religiosi locali svolse un ruolo importante nella sua po­ litica in altre zone dell'impero d'Oriente . Anzitutto, la città fu a­ dornata con i tesori presi dai templi di varie regioni dell'Oriente. Eusebio menziona espressamente l'Apollo Pizio e quello Smin­ teo, il tripode di Delfì e le Muse dell'Elicona.34 Questo trasferi­ mento di tesori templari sembra essere poi stato all'origine del­ la confisca delle rendite di tre templi pagani nella stessa Costan­ tinopolP' e della distruzione di alcuni templi in Oriente : Eusebio cita templi di Afrodite ad Aphaka nel Libano, di Asclepio a Ege in Cilicia e di Afrodite a Eliopoli (Baalbek) in Fenicia .36 Nella sua Cronaca, Girolamo dice che nel 3 3 r «con un editto di Co­ stantino (i) templi dei pagani furono demoliti» . La Chronogra­ phia di Teofane offre maggiori particolari e, possiamo pensare, 32. Per un vescovo sovvenzionatore si veda Eugenio di Laodicea Combusta (MAMA I 170). 33· Epiph., haer. 304,1 . I I ,IO. 34· Eus ., vita Const. 3,54 ,2. 35· Io. Malal., chron. 1 3 (p. 324 Dindorf) : Sole, Luna, Mrodite. 36. Eus., vita Const. 3,55-57. I

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notizie più esatte : «in questo anno Costantino il Pio intraprese la distruzione degli idoli e dei templi, e in vari luoghi essi spari­ rono e le loro rendite vennero date alle chiese di Dio» .37 A parte i templi di cui abbiamo parlato, non vi sono prove che Costanti· no abbia proceduto a demolire sistematicamente i templi pagani, né che li abbia chiusi;38 l'imperatore Giuliano ed il suo amico Li­ banio pensano piuttosto che gli atti di Costantino fossero diretti contro le rendite dei templi.39 Analogamente, l'anonimo autore del de rebus bellicis parla solo delle confisca , da parte di Costan­ tino , dell'oro, dell'argento e delle pietre preziose dei templi .40 È il caso di cominciare a chiedersi se in realtà Costantino non abbia distrutto nessun tempio , specialmente quando osserviamo che i disordini del tempio di Asclepio a Ege sembrano essersi verificati sotto suo figlio Costanzo. La testimonianza su Ege con­ traddice l'affermazione di Eusebio secondo cui il tempio sarebbe stato raso al suolo e, per conseguenza, quell'edificio «che aveva suscitato la meraviglia e l'ammirazione di nobili filosofi» (egli intende parlare di Apollonia di Tyana) sarebbe andato incontro a una misera fine per mano di un soldato .4x Libanio dice che que­ sto tempio fu distrutto da Costanzo : 42 forse ciò avvenne nel 3 5 5 , quando a Epidauro fu compiuta una dedicazione all'Asclepio di Ege « a seguito di un sogno» .43 Gli altri due templi citati da Eusebio offrivano più consistenti pretesti per un intervento riformatore . Luciano aveva narrato che il tempio di Afrodite ad Aphaka nel Libano era stato fondato da un certo Cinyras , a proposito del quale Clemente di Alessan­ dria dice che era famoso per aver introdotto la prostituzione sa­ cra.44 Secondo Eusebio, le prostitute erano maschi castrati che in.. dossavano vesti femminili.4' Anche il tempio di Afrodite a Elio­ poli (Baalbek) in �enicia era assai noto per la prostituzione sa37 · Hieron. , chron. p. 233 Helm; Teophan., chron. p. 28 De Boor. 3 8 . Cfr. Anon. Vales. 6 34 ,

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39· Iulian ., or. 7,228b; Liban ., or. 30,6 (citato da A. AlfOldi, The Conversion of Con­ stantine and Pagan Rome, Oxford 1 948, 1 36). 40. E.A. Thompson, A Roman Reformer and Inventar, Oxford 1952, 94· 1 10. 41 . Eus., vita Const. 3,56 ; dr. E.J. e L. Edelstein, Asclepius I, Baltimore 1945, 419 s. 43 · IG IV2 438 . 42 . Liban., or. 30,39. 4'· Eus., tJita Const. 3 ,,, ,3 . 44· Lucian., de dea Syria 9; Clem., protr. 13,,.

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era. Eusebio sostiene che Costantino fece costruire una grande chiesa, officiata da ecclesiastici fra cui un vescovo, e che stanziò anche dei fondi per il sostentamento dei poveri ; ma niente si di­ ce sulla distruzione del tempio, ·ed Eliopoli divenne più tardi la roccaforte del paganesimo. Chiunque sia stato ad attaccare i templi, non tutti (tanto cri­ stiani quanto pagani) erano d'accordo col programm a imperiale. Giuliano lo dice chiaramente in una lettera in cui descrive la sua visita a Troia nell'autunno del 3 5 5 · Il vescovo cristiano locale gli fece da guida in un giro dei templi chiusi e di sua iniziativa volle mostrare a Giuliano il tempio di Atena di Ilio, aprendo ap­ posta per lui la porta sprangata. « Quasi volesse produrre una prova, mi mostrò tutte le statue in perfetto stato di conservazio­ ne» . Ebbe anche l'accortezza di evitare di fare il segno di croce o di fischiare contro i demoni . In seguito il vescovo asseri che ave­ va soltanto simulato di essere cristiano, sl da poter salvare i tem­ pli degli dèi .46 Probabilmente ve n'erano altri come lui. Quando nel 3 6 1 Giuliano divenne imperatore, in certa misura fece asse­ gnamento su ex-cristiani o cripto-pagani come questo vescovo di Troia per tentar di restaurare il paganesimo. Nel contesto di tale ripresa del paganesimo, Giuliano ordinò di riaprire i templi, di sacrificare sugli altari e di ripristinare il culto degli dèi .47 Naturalmente un'impresa del genere era assai costosa: per procacciarsi il denaro, la prima cosa da fare era re­ stituire ai templi le rendite confiscate da Costantino e Costanzo e trasferire l 'amministrazione del sussidio statale del grano dagli ecclesiastici cristiani ai sacerdoti pagani (cfr. il capitolo sesto) . Inoltre Giuliano abolì i numerosi privilegi di cui godevano gli ec­ clesiastici cristiani e li trasferì ai decurioni, di cui voleva miglio­ rare la condizione .48 Quanto alle costruzioni dei templi, Libanio ci dice che « quanti avevano costruito case con le pietre dei tem­ pli dovettero cominciare a pagare» e aggiunge che «si sarebbe potuto vedere colonne riportate con barconi o con carri agli dèi a cui erano state sottratte» .49 L'imperatore s'interessò personal· mente della restaurazione dei santuari pagani. A Tarso, nel 3 6 3 , 46. Iulian., ep. 79 Bidez-Cumont = ep. 1 9 Wright. Ammian. 22,5,2 ; cfr. ]. Bidez - F. Cumont, Iuliani lmperatoris Bpistulae, Paris 48. Sozomen . ,,,,2 . 49· Liban. , or. 18,126. 1 922, 47-49.

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nel corso della sua marcia verso la Persia, venne a sapere che i cristiani avevano saccheggiato il tempio di Asclepio a Ege usan­ done le colonne per costruire una chiesa ; egli ordinò allora che le colonne fossero restituite al santuario a spese dei cristiani.,o Poco tempo prima aveva approfittato volentieri dell'occasio­ ne che gli si era presentata per agire contro gli ariani di Edessa . In questa città gli ariani avevano attaccato alcuni dei pochi gno­ stici valentiniani sopravvissuti, causando disordini . «Dal mo­ mento che la legge - davvero ammirevole ! - che essi osservano prescrive loro di vendere i propri beni e di darli ai poveri per po­ ter entrare più facilmente nel regno dei cieli, allo scopo di aiuta­ re queste persone abbiamo ordinato che tutto il denaro della chiesa degli Edesseni venga dato ai soldati e che le sue proprietà vengano confiscate e favore della cassa privata [ dell'imperato­ re ] » .' 1 Morto Giuliano nella spedizione persiana, il generale Giovia­ no, che gli succedette e resse l'impero per breve tempo , ripristi­ nò l'assegnazione della razione di pane alle chiese, pur se solo nella misura di un terzo della quota originaria, dichiarando che la carestia gli impediva di ripristinarla per intero ; ma non ritor­ nò mai alla quota stabilita da Costantino .'2 Dopo che, nel 3 64, Valentiniano e Valente ebbero assunto il potere, fecero di tutto per rimettere le mani sulle proprietà dei templi . «Ordiniamo che tutte le proprietà trasferite dal nostro patrimonio e date in pos­ sesso ai templi per autorità del divino Giuliano, vengano resti­ tuite a pieno titolo alla nostra cassa privata» .'3 Valentiniano tol­ lerò il paganesimo, compresa la pratica della divinazione (purché «non dannosa»), tuttavia proibl i riti notturni.'4 Dopo che, nel 3 7 1 -3 72 , Valente ebbe scoperto le congiure tramate a suo danno - e nelle quali, si diceva, la magia aveva più volte avuto un ruo­ lo rilevante - i sacrifici vennero comunque proibiti." I pericoli che correva il paganesimo divennero chiari a tutti 50. Zonar. 13,12; dr. Edelstein, Asclepius 1 , 420-21 . 5 1 . lulian., ep. 1 15 Bidez-Cumont = ep. 40 Wright. Nel 388 la situazione era diversa. Dopo che a Callinico sull'Eufrate i cristiani distrussero col fuoco una cappella valen­ tiniana e una sinagoga giudaica, Teodosio ordinò al vescovo locale di ricostruire la si­ nagoga. Poi, dietro le pressioni di Ambrogio, revocò l'ordine. Cfr. Jones, Later Roman Empire, cit ., 166-167. 52. Theodoret., h. e. 44· 53· C. Th. 5,1 3 ,3 . , , . Ammian. 29,1-2; Liban., or. 30,7. ,.. . Ibid. 9 , 16 ,9 e 7 ·

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quando Graziano, figlio di Valentiniano e coreggente insieme a lui, visitò Roma nel 3 76 . L'anno dopo, il praefectus Urbi Gracco, desideroso di farsi battezzare, fece distruggere un santuario di Mitra a prova della sua devozione .'6 Dopo il 3 64, ma in un anno non precisabile, la vestale Claudia, celebrata in un'iscrizione an­ cora esistente nel Foro, divenne cristiana; a seguito di ciò venne­ ro erase tutte le lettere del suo nome, eccetto due.'7 I pagani de­ voti moltiplicavano i sacrifici e le dediche agli dèi, ma tempi dif­ ficili erano chiaramente alle porte. Quando l'imperatore d'Oriente Teodosio ebbe finalmente rag­ giunto un accordo con i Goti nel 3 8 2 , l'imperatore d'Occidente Graziano, profondamente influenzato da Ambrogio, assunse una iniziativa decisiva contro il paganesimo abolendo i sussidi stata­ li per i riti dei templi e per i sacerdoti pagani . Il senato romano, in gran parte ancora pagano, inviò allora una delegazione alla corte imperiale a Milano nel tentativo di ottenere la reintegra­ zione dei versamenti. Damaso, vescovo di Roma, mandò ad Am­ brogio una petizione firmata dai senatori cristiani , i quali affer­ mavano di non voler aver nulla a che fare con il tentativo di riot­ tenere i versamenti suddetti.'8 Da parte sua, Ambrogio impedì alla delegazione pagana di far conoscere le proprie ragioni al­ l'imperatore, per cui l'atto di Graziano non subì nessun cambia­ mento . Prima di morire (nel 3 8 3 ) Graziano rifiutò anche il tito­ lo di pontefice massimo portato dagli imperatori fin dal tempo di Augusto.'9 A tale controversia fecero seguito due ordini di provvedimen­ ti. Anzitutto, l'altare della Vittoria che si trovava nell'aula sena­ toria - già rimosso quando l'imperatore cristiano Costanzo visi­ tò Roma nel 3 5 7 , ma poi rimesso al suo posto6o - fu adesso defi­ nitivamente tolto. Ciò produsse senza dubbio un grande effetto sul morale dei capi religiosi pagani , paragonabile forse ali' abo­ lizione delle preghiere nelle nostre scuole pubbliche . In secondo luogo, vennero presi provvedimenti contro i diritti e i privilegi dei sacerdoti pagani . Ciò che Simmaco e Ambrogio affermano al riguardo non è del tutto concorde, ma risulta chiaro che lo Stato ,6. Hieron., ep. 107,2. 57· ILS 4938 . 58. Ambros., ep. 17,10 (PL z 6, I004B). 59· A. Cameron, in: JR.S 58 ( 1968) 96-102 . 6o. Cfr. R.O. Edbrooke jr., in: AJP 97 ( 1976) 4o-61, ,s.

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non voleva pagare per sacrifici ed altri riti o per il sostentamen­ to delle vestali e di altri collegi sacerdotali . Tutti i privilegi sa­ cerdotali furono aboliti. Le proprietà fondiarie lasciate per te­ stamento ai collegi sacerdotali dovevano essere confiscate. A parte la questione dell'esenzione dagli obblighi fiscali (si veda il capitolo terzo) , questa legislazione non faceva che porre i pagani sullo stesso piano dei cristiani . Lo Stato, naturalmente, non pagava per la celebrazione dei riti cristiani o per il sostenta­ mento dei sacerdoti cristiani, e dal 3 70 agli ecclesiastici e ai mo­ naci non fu consentito di ricevere legati. Girolamo osservava in una lettera che, a differenza degli ecclesiastici cristiani, «i sacer­ doti degli idoli, gli attori, i cocchieri e le prostitute ricevevano legati» . Ma nel 394, anno in cui scriveva questo, tali osservazio­ ni non erano più del tutto attuali.61 Quando nel 38 4 Simmaco protestò con l'imperatore Valenti­ niano II, insisté sul danno causato alle vestali , che facevano par­ te della tradizione romana da tempo immemorabile. Secondo Li­ via, il sussidio finanziario per le vestali risaliva al leggendario re­ gno di Nurna; 62 e si diceva che lo stesso Augusto avesse destina­ to le rendite di alcuni terreni nel territorio di Lanuvio al loro so­ stentamento .63 Nel sec. III d.C . il culto era ancora diffuso,64 e una anonima Descriptio totius orbis, forse dell'età di Giuliano, dice che le sette vergini erano nobili e illustri e compivano i riti degli dèi a favore dello Stato secondo la tradizione degli antenati .6' Simmaco stesso era quello che potremmo definire un fiduciario delle vestali. Nel 3 8o scriveva al fratello, vicario d' Mrica, di aiutare il tesoriere delle vestali a conservare il possesso di una tenuta a Vacca (odierna Béja) .66 Non conosciamo le date delle sue lettere che contengono i riferimenti più importanti al proble­ ma delle ves tali; in ogni caso esse mostrano che il morale delle vestali era assai basso. Simmaco dovette scrivere a una di loro per informarsi circa le voci che correvano sul suo desiderio di es· sere sciolta dai voti prima dei venti anni necessari; in una secon· da lettera alla stessa vestale egli esprime il suo sollievo per aver 6r . Hieron., ep. 52,6 (PL 22, 532). 62. Liv. 1 ,20,3. 63 . F. Blume (et al.), Die Schriften der romischen Feldmesser 64. Cfr. A.D. Nock, in: HTR 23 (1930) 2-' I-274· 6, . Cfr. Wissowa, op. cit. , 97 n. I. 66. Symm ., ep. x,68.

I,

Berlin I848, 23,,4·8.

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saputo che la voce era falsa. Un altro caso fu più serio : ad Alba, una sacerdotessa di Vesta confessò la propria colpevole relazione con un certo Massimo, e anche Massimo ammise la colpa. Sim­ maco scrisse due lettere ai funzionari negligenti i quali evidente­ mente non avevano intenzione di punire la coppia, mentre egli aveva sperato che la ves tale subisse la pena tradizionale (cioè quella di essere sepolta viva) .67 Queste lettere rispecchiano la to­ tale incapacità di Simmaco di comprendere la (nuova) situazione politica, per non dire quella religiosa . Tre secoli prima, un ponte­ fice che investigava sulla moralità delle vestali ne rimase così sconvolto che mori nell'aula del Senato .68 È improbabile che an­ che Simmaco avrebbe sofferto in questo modo, verso la fine del IV secolo . Ambrogio, vescovo di Milano, seppe che Simmaco s'era rivol­ to con una lettera all'imperatore. Ne ottenne una copia e rispose con due lettere indirizzate all'imperatore e lette nel consisto­ rium. I consiglieri di Valentiniano erano propensi a non assume­ re alcuna iniziativa. Una costituzione imperiale del 2 3 dicembre mette in guardia dal contestare le decisioni dell'imperatore; e forse Simmaco fu espulso da Milano.69 In Oriente il retore Liba­ nio , devoto al paganesimo e alla memoria dell'imperatore Giu­ liano, si rivolse all'imperatore Teodosio verso la fine del 3 8 6 chiedendogli di proteggere i templi contro gli attacchi ad opera di bande di monaci. Egli sosteneva che benché Costantino aves­ se fatto ricorso ai «fondi sacri» , non aveva mai disturbato alcun rito legittimamente riconosciuto . Certo, i templi erano poveri, ma a parte questo tutto procedeva come in precedenza. I succes­ sori di Costantino, ad eccezione di Giuliano, continuarono a e­ sercitare una notevole pressione sui templi pagani , ma persino lo stesso Teodosio «non li aveva chiusi né aveva proibito l'acces­ so ad essi>> , come non aveva vietato «né il fuoco, né l'incenso, né le altre offerte di profumi» . Ma i monaci erano particolarmente inclini alle distruzioni . Essi avevano dimenticato il significato dei sacrifici celebrati per il bene di tutti nei templi di Roma, o dei riti per la piena del Nilo nel Serapeum di Alessandria. Persino 68. D. Ca. 67,3,3· 67. Symm., ep. 9,Io8-I09.147-I48 . 69. Ambros ., ep. 17-18; 57,3 (PL 16, 1225c); C. Th. 1 ,6,9; Prosp. Aquit., d� promiss. Dei 3,38 (PL 51, 834JS).

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Costanzo, pur ostile al paganesimo, aveva protetto i templi; i quali, dopo tutto, erano proprietà degli imperatori . Eretti con duro lavoro protrattosi a lungo, grande abilità e ingenti spese, essi davano splendore alle città, di cui - dopo i palazzi imperiali - costituivano il principale ornamento. Una volta, in Oriente, un grande tempio aveva fatto parte del sistema romano di difesa, ma era stato anch'esso abbattuto. Volendo, l'imperatore avrebbe potuto anche vietare il paganesimo, ma dal momento che non lo aveva vietato doveva proteggere i monumenti antichi.70 La risposta imperiale agli argomenti religiosi addotti da Liba­ nio giunse dopo cinque anni . A Roma, il 24 febbraio 3 9 I il prae­ fectus Urbi ricevette l'ordine di abolire i sacrifici e di proibire l 'accesso ai templi . Il 1 6 giugno lo stesso ordine venne esteso al­ l 'Egitto.71 In Occidente, i senatori romani si affrettarono a far vi­ sita a Valentiniano nelle Gallie, credendo erroneamente di poter adesso riacquistare gli antichi privilegi pagani. Ambrogio non scrisse nemmeno una lettera all'imperatore perché sapeva che questi avrebbe respinto la nuova petizione.72 Valentiniano morì misteriosamente nel 3 9 2 e il suo primo mi­ nistro Arbogaste fece sl che sul trono imperiale d'Occidente sa­ lisse Eugenio, un uomo di corte, cristiano solo di nome e in pre­ cedenza insegnante di retorica . Né Ambrogio né Teodosio desi­ deravano aver a che fare con lui : egli perciò fece buona accoglien­ za alla consueta delegazione inviata dal senato romano. Eugenio riportò l 'altare della Vittoria nell'aula del senato, ma non fu in grado di restituire ai tem.pli le proprietà e le sovvenzioni confi­ scate sotto Graziano . Per cominciare, tuttavia, consentì che ve­ nissero effettuati dei versamenti ai senatori, i quali dovevano poi girarli ai sacerdoti per i templi . Poiché questa procedura era certamente destinata a suscitare l'ira dei cristiani, egli assegnò taluni fondi ai vescovi italiani a fini caritativi . Quando Eugenio 70. Liban., or. 30 (pro templis), in Opera, ed. R. Foerster, 111, Leipzig 1906, 87-1 1 8 ; traduzione francese e note di R. van Loy, in : Byzantion 8 ( 1 933 ) 7-39. 389-404; per la data dr. P. Petit, in: Byzantion 2 1 ( 1951 ) 285-310. 71. C. Th. 16,1o,ro-1 I . È solo per mera coincidenza che ad Apamea, all'inizio del 391, i donatori di un edificio sinagogale non esitano a dichiarare i loro nomi e persino a chiamare tale edificio un tempio? Cfr. B. Lifschitz, Donateurs et fondateurs dans les synagogues iuives, Paris 1967, 38. 40. 72. Ambros., ep. '7•' (PL 16, 1226B) ; cfr. C. Th. x6,1o,1o.

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entrò in Italia dalla Gallia, Ambrogio si ritirò nel Sud e scrisse una lettera in cui faceva il punto sulla situazione religiosa e sco­ municava, almeno implicitamente, il nuovo imperatore, che non era stato riconosciuto da Teodosio .73 La rinascita pagana non du� rò più di un anno. Nel settembre del 3 9 3 Teodosio sconfisse Eu� genio e lo fece decapitare; quindi informò il senato che «l'erario era oppresso dalle spese dei riti e dei sacrifici e che desiderava abolirli; inoltre, la situazione militare richiedeva lo stanziamen� to di fondi supplementari» . Nonostante il contro�reclamo soste� nesse che «le cerimonie non potevano essere compiute in modo appropriato se non con fondi pubblici>> , la religione pagana era ormai virtualmente abolita.74 Non molto tempo dopo, il comandante in capo delle truppe di Teodosio in Occidente visitò Roma. Sua moglie vide una collaM na che ornava la statua della Gran Madre nel tempio sul Palatino e la prese per mettersela al collo. Una vecchia - l'ultima delle ve� stali - la rimproverò e benché fosse stata espulsa dal tempio lanM ciò una maledizione che, secondo Zosimo, si adempl in seguito.n I problemi relativi alle rendite templari furono affidati a una nuova sezione dell'amministrazione finanziaria, che si occupava appunto dei fundi iuris templorum.76 (Un chiaro precedente era stato il trasferimento della tassa del tempio giudaico dopo il 7o) . Durante il v e il VI secolo i cristiani, ormai al sicuro dai tentativi di restaurazione pagana, poterono appropriarsi di molti fabbri­ cati o aree di templi : tra gli esempi più noti si possono ricordare il Partenone di Atene, il Pantheon di Roma, il tempio della Con­ cordia ad Agrigento e il complesso templare di Baalbek. La popolazione cristiana cresceva costantemente e non vi era­ no più persecuzioni da parte dello Stato . Sotto il profilo politico, restava solo da metter d'accordo chiesa e Stato su questioni par­ ticolari : per fare un esempio, sull'incoronazione dell'imperatore da parte del patriarca. I cristiani pagavano lealmente le tasse ed altrettanto lealmente il clero godeva dell'esenzione dagli obbli­ ghi fiscali . 73· Ambros., ep. 57 nel suo complesso. 74· Zos. 4,59 ; cfr. C. Th. r6,ro,r9. 75· Zos. 5,38. 76. Jones, Later Roman Empire, cit., 1 1 67 n. r r ; riferimenti da C.Th. ro,34 (del 383); 10,10,24 (del 405); I0,10,32 (del 425); e C. Iust. 7,37,2 (del 387); ecc.

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Sia lo Stato che la chiesa non cessarono mai di incoraggiare, in egual misura, le occupazioni «non disdicevoli» e il dovere di la· vorare ; da parte sua, lo Stato proteggeva la proprietà privata e specialmente quella della chiesa. La gestione dei sussidi di bene­ ficenza era per lo più affidata ai cristiani e le elemosine private facevano allentare le tensioni sociali . Qualsiasi idea relativa all'utilità sociale del paganesimo era stata rigettata dagli imperatori cristiani allorché essi avevano preso l 'iniziativa di abolire i sacrifici, chiudere i templi e confi­ scarne i beni. Le chiese furono costruite sopra gli antichi templi ; le dotazioni assegnate alle chiese sostituirono le terre e i fondi dei templi. Questa è la storia della più antica economia cristiana prima del suo pieno sviluppo nel Medio Evo.

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Indice dei nomi e delle cose

Adriano ( I I7-I38 ), I9, 44, 74, 79 Alessandro di Abonuteico, 19 Antiochia: cristiani in, 23, 24 ; classi so­ ciali in, xo6, IO], I37; sinodo di, I42 Antonino Pio ( x 38-x 6x), 43 , 72, 164 aristocrazia (oligarchia), atteggiamento verso l'a. nello Stato romano, 29, 39, 40, 42, 43 Augusto (m. 14 ), 37, 42, 50, 5 1 , 66, 72 , 79, 1 63 , I8I basiliche, v. costruzioni di chiese Caligola (37-41 ), 17, 37, 42, 63 , 68, 98, 142 Callisto di Roma, 142, I62 Catone, 92 census, in Giudea, 61-63 ceto medio, v. classi sociali chiesa : come «corpo», 52-54; a Costanti­ nopoli, 136-137; a Corinto, 56-57; a Gerusalemme, 120, 147 ; Gerusalemme come modello della, I36; sua organiz­ zazione (nelle epistole pastorali), 57 cinici, I32-133, I35, I38; condannati da Filone, 142 classi sociali: i ricchi, 66, ]I, 72 , 74 , 9798, I I5·II6, 133-138, 140; i ricchi fa­ voriti da Costantino, 71-72 ; i ricchi fa­ voriti da un praefectus Aegypti, 74; i ricchi a Roma, 97-98, 107; i ricchi in­ vitati ad assumere responsabilità civi­ che, 79 ; l'ideale del «ricco» a Corinto, I 2 I- I22 ; i ricchi attaccati per la loro a­ vidità, 13 1-I 37; i ricchi attaccati da Giovanni Crisostomo, 102, xo6-107, 1 13-I I4; il ricco e la «cruna di un a­ go», x x6 ; le origini della ricchezza , 12 7 128; l'avidità di ricchezza, I41-1 43 (cfr. 152-154); valore della ricchezza se ben -

usata, 127-128; ceto medio, 105-106; i poveri, xo6; atteggiamento di Giovan­ ni Crisostomo verso la povertà, 1 14; relazioni tra ricchi e poveri, 150-I5I ; la stratificazione sociale ad Antiochia, 13 7; difesa della stratificazione sociale da parte di Giovanni Crisostomo, ro6IO], 1 14; l'origine sociale (non infima) dei cristiani, 97 Claudio { 4 1 -54), 17, I9, 63, 74, 79, I64 Cleopatra VII, 73 consensus {anziché elezione), 59 controllo dei prezzi , 68-70 Costantino { 3 06-337) , 51, 7o-72, 78, 79, IO], I I I , I 65, I]O·I]9, 182 Costanzo II (337·361 ), 51, So, 8 1 , 137, I]], I80, 1 8 3 costruzione di chiese e proprietà delle ba­ siliche : t69-171 , 175-176; confische e restituzioni, I]I-172; costruzioni co­ stantiniane, 173-176; casa-chiesa, 1 67 , I69-171 ; vicino a Ossirinco, 172 ; Giu­ stino e Santa Pudenziana, 170 decime : presso i cristiani, 157, I 5 8 ( v. e­ lemosina) ; presso i Greci e i Romani, 156, I 57; presso i Giudei, 157 decurioni (classe curiale): 79, 8 I; e i Pa­ dri cappadoci, 132 ; favoriti da Giulia­ no, 178 democrazia: 37, 38, 42, 47, 49, 50, 58; nello Stato romano, 29, 40; nello Stato giudaico, 37-39 Diocleziano (2�4-305), 51 , 68, 70, I75 Dionigi di Alessandria, 14 3 discorso della montagna, 86, 141 disoccupazione e lavori pubblici, 95, 96 dividendo, principio del, x6o-r63 distribuzioni di cereali, 22, 2 3 , r 64 x66, T ]9 -

200

INDICE DEI NOMI E DELLE COSE

Domiziano (8 1-96 ) , 37, 39, 40, 42 , 45, 68 doni, 155-165 ; v. elemosina dotazioni: 167-1 85 ; per Mrodite, 1 70 ; per Mitra, 1 70; i n Palestina, 176 ; di Costantino, 170, 173-176 ecclesiastici, ministri del culto, 54-59, 7879, 1 54-155, 15 ]· I6J , 1 65-166, 180-181

Elagabalo (218-222), 164 Elena (madre di Costantino), 174, 175 elemosina : 144-166; ed eucarestia, 1 5 1 ; i n riferimento a l /rumentum, 163-166 ; pagamento dei ministri del culto, 159162 ; e le primizie, 157-159 ; pagana, 144-145 ; sue origini giudaiche, 145146; doni, 155-1 56; e le decime, 156158; in Giovanni Crisostomo, 153-154; in Paolo, 147-148 ; in Tertulliano e 0rigene, 152-153; nei vangeli, 145-146 ; nella Didachè, 149-150; a Roma, 15o151

Epifane, I24-126 eredità, 1 8 1 ; v. lasciti esattori d'imposte, 63, 70-72, 98, IOI-I04, I I], I 3 1 , 132

esenzione fiscale : per gli ecclesiastici cri­ stiani, 78-82 ; per i sacerdoti pagani, 73-78, I8I ; da tasse e liturgie, 72-82 ; v. anche imposte ésseni : 35, 157; loro atteggiamento verso la proprietà, I o8 , I I 8-1 19 Eugenio (392-394 ) , 183-184 Fabiano di Roma, 59 Fabio di Antiochia, 21 frumentum, v . distribuzioni di cereali Galerio (293-3 I 1 ), 70, 77, 1 72, 175 Galliena (253-268 ) , 129, 171 Gaza: sue dimensioni, 25-26; pagani e cristiani in, 26-27 Gesù: benedice i poveri, 66; carpentiere, 84; parla di Dio che ama tutti allo stes­ so modo, 125 ; «re dei Giudei», 29-36; e la parabola della dracma perduta, 139 ; contrapposto all'imperatore, 17; e la parabola sull'interesse tratto dal denaro, 101 ; e la parabola sul lavoro, 84; e il pagamento del census, 62-63 ; e il ricco stolto, 140; invita a rinunciare a ogni proprietà, 12S

giocatori di dadi, 100 Giorgio di Cappadocia, So, SI Gioviano ( 363-364), 166 Giudei : e l'elemosina, 145-147; in con­ flitto con i Romani, 1 7-I9; e le primi­ zie, 158; Gesù quale re dei, 29-36; i sovrani dei, 3o-3 2 ; loro attività, 99Ioo; protetti dai trattati, 19; tasse pa­ gate dai, 6o-68 ; e le decime, 157-158; esenzione :fiscale dei loro maggiorenti, 82 n. 121 ; protezione delle loro sina­ goghe, 82 n. 1 2 1 ; loro etica del lavoro, 83-84

Giuliano (361-363 ) , v. indice degli autori pagani Giulio Cesare (m. 44 a.C.), 61 , 141, 163 gnostici, gnosticismo, 64, 85-86, 124-1 25, 148-150

governo, forme di, v. aristocrazia, demo­ crazia, monarchia, tirannia Graziano (367-383), 1 80 imperatori romani : 45, 100 ( v. tirannia); come filosofi, 43-4 5; volgarmente chia­ mati re, 32; e il pontificato massimo, 18o; loro concezione del lavoro, 91-92 ; v. anche i nomi dei singoli imperatori invasioni barbariche: nel Ponto, 48; in Roma, 138 iscrizioni citate (argomenti relativi alle): società di onoranze funebri, 15 5; una fondazione a Roma, 79; distribuzione di cereali, 164; Helios a Pozzuoli, 168 ; guardie a cavallo, 1 73 ; calmiere dei prezzi, 69 ; tivalutazione monetaria, 6869 ; tempio sull'acropoli di Lindos, 156; dea frigia a Roma, 1 74 ; Serapide a Delo, 167-168; dotazioni dei templi, 168-169

lasciti, legati testamentari, 127-1 28, 142, 1 53, 181 ; v. eredità lavoro: 83-97; il lavoro nella concezione dei cristiani, 93-97, degli gnostici, 8 586, di Esiodo e Tacito, 83 , di Gesù, 84, dei Giudei, 83-84, di Paolo, 84-92 , di Platone e dei platonici, 91, 93-94, dei Romani, 92-93 , degli stoici, 9 1 ; il lavoro manuale, 85-95, 98 legge sacra, 57 Licinio ( 308-324 ) , 5 1 , 78, 171-174

201

INDICE DEI NOMI E DELLE COSE

liturgie (servizi pubblici obbligatori), 7273 ; v. esenzione fiscale

Marco Aurelio ( 16I-I8o), v. indice degli autori pagani Marco Diacono, 25 Massenzio (3 06-3 1 2) , 51, 71, I 7 I-I 73 Massimiano (285-3 05 ) , 5 1 Massimino i l Trace (305-3 13), 5 1 , 71, 77, 142, 1 7 1 , 1 72 Massimo di Alessandria (quale agente finanziario), 129 Mitra, mitraisti, 169, 180 monarchia, 29-59 ; v. tirannia Montano, montanisti, 36, roo, 1 6 1 - 1 6 2 Nerone ( 54-68), 17-19, 37, 45, 72, I64 Nilo : crescita del, 75-77 , I82 occupazioni, attività, professioni : 84, 97I I4, I42-I43 ; atteggiamento verso le, 9 5- 99 ; varie professioni dei cristiani, 105-106

Paolo: e i tribunali ecclesiastici, 55-56; e la chiesa come Stato, 52-54; contro la presunzione dei Corinti, I2I-I22 ; con­ tro le distinzioni tra gli uomini, 124125 ; sui doni e sull'equità, 1 2o-12I ; e il regno di Dio, 36; i suoi oppositori quali mercanti, 99; e il pagamento dei ministri del culto, 160, 1 6 1 ; e il paga­ mento delle tasse, 64 ; sui rapporti con lo Stato, I 7-1 8, 37, 46 ; suo silenzio cir­ ca l'avidità, I41 ; e la schiavitù, ro8, I I 3-114; e il lavoro, 85-90 Paolo di Samosata, I42 papiri citati (argomenti relativi ai) : di un vescovo, 79-80; l'immunità fiscale di una provincia, 72-73 ; la distribuzione di cereali, 1 65 ; i proventi e le terre dei templi, 73-74; lettera di imprenditori cristiani, 129 ; petizioni contro i cri­ stiani, 76-77; un medico, 72-73 ; di un sacerdote, So ; per alcuni sacerdoti, 7476 ; resoconto sulla proprietà ecclesia­ stica, 1 72 ; per una società, 79 ; inden­ nità dovute ai soldati, 69 ; sul prezzo del grano, 69 Peregrino Proteo, I9, I20, 15I pitagorici : e i cristiani del sec. IV, 13 9 ;

influenza dei loro ideali ascetici, 1 3 1 ; loro influenza sugli esseni, I I 8-I I9 popolazione cristiana dell'impero : 17-28 ; suo declino, 24-25, 48-49, I64-I65; suo incremento, 19 2 1 , 25 ; in varie città, 21-27; in relazione al numero dei mar­ tiri, 2 1 Porfirio d i Gaza, 25-27 poveri, v. classi sociali primizie : 158-162; giudaiche, 65 , 15816o; cristiane, I58-1 62; pagane, I58I5 9 ; v. anche elemosina proprietà privata : in Agostino, 140; in Clemente e Origene, I26-1 29; in Gre­ gorio di Nazianzo, I33 ; in Ignazio, 123; in Giovanni Crisostomo, I 34-13 8 ; sue origini, I27-128; in Paolo, 12o-I22; nei vangeli sinottici, 1 15- x I 9; in Ter­ tulliano, I 29 -

Qumran, v. esseni re:

asmonei, 30, 6o; erodiani, I7, 3o-32, 35-36, 6o-63 regno ( monarchia) : in Palestina, 30-32 regno di Dio, 32-36, I I 5·I I6; v. monar­ chia ricchi, v. classi sociali =

salari degli ecclesiastici, r6I-I62 schiavi : atteggiamento nei loro confron­ ti, I 07-1 I4; incitati al lavoro, 93 Settimio Severo ( I 9 3-2 I I ) , 20, 22, 48, 79,

I64 Severo Alessandro (222-235), 79 sinodi : organizzati sul modello delle as­ semblee provinciali, 58; di Antiochia, 142 ; di Arles, 103 ; di Elvira, IOI , I I I ; di Gangra, I I I stasis: fra i circumcelliones, r r 2; conside­ rata come un'infezione, .53 ; sedizione e rivolta, 38 tassazione: tasse pagate dai cristiani, 6871 (cfr. esenzione fiscale); tasse, 6o-72 ; tasse pagate dai Giudei, 62-67 ; il tri­ buto nella letteratura neotestamentaria, 6o-62 ; la moneta del tributo pagato in Palestina, 6 1-63 tempio di Gerusalemme: confische, 6667; conflitto riguardo al, 33-36; sue en-

202

INDICE DEI NOMI E DELLE COSE

trate, 65-66; purezza rituale del, 34 templi pagani : di cui si sono impadroni­ ti i cristiani, 1 84; chiusi, 27, So, 1 78179 ; confisca o distruzione di, 73-74, 176-178 ; indigeni, 60-61 , 68; particola­ ri, 155-1 56, r67-169, 1 79-r 8o (v. anche dotazioni) ; pagano tasse, 65-66; restau­ rati da Giuliano, 179 teocrazia, 3 I Teodosio I (379-394), 180, 182-183 Terapeuti, 1 19 , 123 Tiberio (14-37), I], 6 1 tirannia , 37, 40, 46, 48, 50, 5 1 , ] I Tito (79-8 1 ), 40 Traiano (98-11]), r8, 40, 42, 164 tribunali ecclesiastici : loro assenza a Corinto, 56; organizzati su modelli giu­ daici, 54-56; controllati dai vescovi , 57-

58; come luogo di proclamazione del­ la «legge sacra», 57 uguaglianza: 45, 50, 124-125 ; come con­ dizione originaria dell'umanità, 133, 1 35-136; fra i Terapeuti, 120 usura: denunciata, 98, ror , 162 ; tollera­ ta, 101 e n. 68, 162 utopia ed escatologia, I29-130 Valente (364-378), 179 Valentiniano 1 ( 364-375), I79, 180 Valentiniano II (375-392), rSr-183 vescovi : procedure dell'elezione dei, 58 s. Vespasiano (69-79), 40, 67, 72, 95 Vestali, r8o-x82 Vittore di Roma, 162 Vittoria : altare della, 180, 183

Indice dei passi biblici

Genesi 2,22 : 1 2j 2,24 : 1 25 3 ,19 : 89 30A3 : 134

6,6-1 1 : 95 14,21 : 145 19,17: 145 22,8 : 64 3 1 ,20: 145

Esodo 33,1 1 : 121

Geremia 7,1 1 : 34

Levitico 20,1 1 : 55

Daniele 2,3 1-43 : 47

Numeri 15 : 159 x8 : 1 59 18,1 1-19 : So

Zaccaria 9,9: 33 14,21 : 34

Deuteronomio 1o,r 8 : 145 1 4,22-27: r6o 14,28 ss . : 145 15,10-1 1 : 146 15,10 ss . : 145 16,1 8 : 56 1 8 : 159 19,1 5 : 57

Siracide 3 ,3o-4,10: 145 7,ro: 145 7,3 1-32 : 159 7,32-36: 145 1 1 ,3 : 95 12,1 : 150 12,1·7 : 145 17,22 : 145 29,8-1 3 : 145

Neemia 1 0,36-40: 159

2

Giobbe 2,6 (LXX): 56 29 ,12 s. : 145

4 Maccabei 4,2-14 : 66

Salmi 24,1 : 1 35 39,7 = 140 4 1 ,1 : 1 52 Proverbi J,27 s . : 145

Maccabei 3,6-40: 66

Matteo 2,2 : 35 ,,25·26 : 150 5,41-6A: 146 545 = 124 5 ,48 : 1 15 6,19·2 1 : 146

6,25-33 = 86 6,25-34 = 141 8,9 : ro8 9,ID-I I : 63 ro,ro : r6o 10,24: ro8 1 1 ,19 : 63 I2AI·44: 158 I3A4-46: 140 17,24-27: 67 x8,3 : 127 x8,r5-20 : 55 18,16: 57 19,16-22 : 146 19,16-30: 1 1 5 1 9,30: 161 20,1·15: 96 20,1-16: 161 2o,r6 : 161 20,36: 84 21A·7 : 33 2 1 ,31 : 64 2 1 ,31-32 : 63, 101 23,23 : 157 24,45-51 : 108 25,14-30 : 108 25,27 : IOI 25,31-46: 146 26,6-13 : 146 Marco 2,15·16: 63 6,3 : 84 6,8-9 : 160 6,14 : 3 1 6,26: 31 8,15: 35 10,17-22 : 146 10,17·31 : 1 15, 1 27 1 1 ,16: 34

204

12,13-17: 62 1 2,41-44: 36 13,13 : 35 14,2 : 33 14,3-9 : 146 15,2 : 35

Luca 2,1·5 = 62 3,1 1 : 146 5,JO : 63 6,20-25 : 146 6,29·38: 146 7,34 = 63 10,7 : r6o 10,29-37 = 146 12,16-20 : 140 12,22-3 1 : 86, 141 12,33-34 = 146 13,32 : 35 14,33 = 128 15,1 : 63 15,8-10: 139 16,3 : 84 18,1o-13: 63 x8,x2 : 157 1 8,1 8-23 : 146 18,18-30: 1 15 19,1-2 : 61 19,1-10: 63 19,8-9 : 11 7 19,23 : 101 2 1 ,1·4= 158 23,1-4: 62 23,2 : 32 Giovanni 2,1 3 : 33 2,19·20: 34 2,22: 33 4,19-24 : 35 ,,1 7 : 92 6 ,15 : 36 8,3-5 ! 55 8,59 = 55 10,3 1 : 55 1 1 ,8 : 55 1 2,1-8 : 146 12,16: 33 13,16 : 108 15 : 17

INDICE DEI PAS SI BIBLICI

15,14-15 : 122 15,15 : 108 18,31 : 55 19,12-15: 17, 32

Atti 1 ,13 : 167 2,42-47 = 1 17 3,1-10: 147 4,32-35 = 1 17 4,36-37 = 1 17 ,,1-1 1 : 1 1 8 5A: 1 18 ,,37•38: 62 5,40: 55 6,1-6: 11 7, 147 7,58 : 55 9,36 : 147 10,2 : 147 10,4! 147 11,27·30 : 147 12,12: 167 18,3 : 84 18,7: 167 18,14-15 : 54 19,9 : 167 20,8 : 167 20,33-35 = 148 20,34·36: 85 23 ,29 : 54 24,17 : 147 25,19 : 54 28,30: 167 Romani 4,4: 89 7,7·8 : 1 26 12A·5 : 54 12,13 : 148 13 : 57 13,1 : 17 13 ,1-4: 57 13 ,1-7 : 64 13,8-ro: 148 14,17: 36 15,25-27: 147 15,25·28 : 120 15,27 : 121 I

Corinti 1,26-27: 121

2,6: 17 3 ,5 : 90 3,8 : 89 3,10: 90 3,19 : 57 3,21 : 122 3,23 : 122 4,1-2 : 90 4,8: 86, 122 4,8-10 : 121 4,8-13 : 84 4,9-1 3 : 122 4,20 : 36, 122 ,,, : 56 5,7·8 : 1 29 545 : 124 6,4: 56 6,9-10 : 36 7,21 : 108, 1 1 3 7,23 : 123 9 = 86, 90, 92 9A-14: 89 9,6 : 89 9,7: 89, x6x 9,9-14: 160 9,1 1 : 121 9,17·1 8 : 89 10,1 1 : 64 1 1 ,30 : 56 1 2 : 52 13,3-1 3 : 148 14,18 : 90 15,10: 86 15,23·28 : 36 15 ,41 : 124 1 5,50 : 36 15,58 : 89 16,1-4 : 1 20, 147 16,2 : 120, 141 16,15-16: 57

2 Corinti 1 ,1 6 : 147 2,17: 99 2,24 : 55 8-9 : 120, 147 8,14: 1 20, 161 9 ,5 : 120 9,6-1 5: 141 9,7: 120, 155 9,8-12: 161

INDICE DEI PAS S I BIBLICI

9 ,10: 121 1 1 ,_5 : 87 1 1 ,8 : 8 9 1 1 ,23 : 87 1 1 ,24 ! '' 12,1 1-1 2 : 87 12,14: 121, 141 Galati 1 ,13-14: 90 2,10: 1 20, 147 3 ,28 : 12 .5 , ,14: 148 ,,21 : 36 6,1-10: 89 6,9 : 148 Efesini 4,28 : 148 6,.5·9 = 108 Filippesi 1,21 : 8] 3 ,.5· 16: 90 4,10-20 : 86 4,1 1 : 92, 140

Colossesi 3 ,22-24: 93 3 ,22-4,1 : 108 I

Tessalonicesi 2,9 : 87 2,1 2 : 36 3,_5 : 89 4,9-12 : 8] ), 12: .5 7 , ,12-13 : 88 2 Tessalonicesi 2 : 88 J,6-l r : 88 3 , 10: 86, 9.5 3,10-12 : 1.59 I

Timoteo 2,2 : J 2, 46 2,9 : 98 _5,9-1 I : .57 .5 , 17: 160 .5,17-1 8: 160 ,,1]-19: .5 7 6,1-2 : 108 6,2 : 93 6,8 : 1 28

20,

Tito 2,9-10 : 108 Giacomo 2,14-17 : 148 2 ,23 : 122 4,IJ-17 : 140 4,1]: 148 .5,1-6 : 140 .5,4: 9 3 I Pietro 2 ,IJ-14: 32 2,18-2.5 : 108 4,8 s. : 148

Ebrei IJ,I·J : 148 I Giovanni 3,1 7 S.: 148 4,20 s.: 148 , ,19 : 46

Apocalisse 6 ,6 : 41 1 3 ,8 : 4 1 IJ ,I j : 41

Indice degli autori e delle fonti antiche

I.

Giudaiche e cristiane

Acta Martyrum Scillitano- Cornelio di Roma, 2 1 , 22, 84, 95, 102, 106, I l 3 , rum, 68 I64 1 14, I34-138, 142, I,3_ Acta Pionii, 112 15, Decretales Pseudo-1sidoria­ Giovanni Malata, 176 Ad Diognetum, x,o Agostino, 1 12, 132, I39, nae, 1 39 Girolamo, 97, I I I , 1 13, Didachè, 36, 54, 57, ,s, 93, 172 1 77, 18o, I8I Giustino, 43-45, 68, 84, 93, Ambrogio, ,2, 59, 13I, I09, 149, 150, 158-I6I Didascalia apostolorum, 132, ISo, I82-I84 94, I09, 123, I51, 155 Apocalisse di Pietro, IOI 55, , 7, 94, 95, 103, I04, Gregorio Magno, 107 Apollonia, I62 Gregorio di Nazianzo, 1 3 1154, I58, 159 133 Apostolica traditio, I04, Dionigi di Alessandria, 2325, 48-50, I29, 143, I64 Gregorio di Ni ssa , 1 12 I05 (v. lppolito) Dionigi di Corinto, 23, 15I Gregorio il Taumaturgo, 49 Aristide, I 5 r Documento di Damasco, Arnobio J 70 Atanasio, 51, I3I, I6' 1 19 I�o, 57, 58, 93, 109, 1 13 , 123, 149 Atenagora, 45, 46, 93, I09 Atti di Tommaso, I I I, I I2 Egesippo, 67 Ilario di Poitiers, 52 Epifanio, 8 1 , 86, 96, 97, Ippolito, 47, 64, 86, 104, Barnaba, 93, I09, I50 1 19, 129, 130, 142, 158, I76 Eunomio, 20 Basilio di Cesarea, I 3 I 162 Eusebio di Cesarea, 22, 23, Ireneo, 41 , 46, 47, 64, 86, 25, 27, 37, 45, 48-51 , 59, Chronicon Paschale, 69 127, 150, 158, I62 Cipriano, 48, 103, I29, 15I , 68, 70, 71, 76-78, 93, IOO, 106, 109, 1 20, 12,, Lattanzio, 70, 77, 78, 1 30, 154, 157, 160 171-173 Oemente Alessandrino, 9I, 129, 142 , 143, 151, I62, 94, 102 , 103, I06, IlO, I64-I66, 171, I72, 176- Liber Pontificalis, 173, 174 1 78 Liberia di Roma , 52 I22, 124-I28, 149, 1,2, Lucifero di Cagliari , 52 I 58, 171, I77 Clemente di Roma , 37-41 , Filone Ale ssandrino, 37, 42, ,3, 55, 56, 61, 65, Manuale di Disciplina, 1 1 8, 54, 93 , 122, 150 66, 108, 1 19·1 2 1 , 123, 1 19 Pseudo-Clemente, 36, 148 Marco Diacono, 25 (2 Clem. ); 68, 139 (ho­ I24, 142, 163, 164 Martyrium Iustini, 170 miliae ; recognitiones) Clementinae recognitiones, Flavio Giuseppe, 23, 29-3 I , Melitone di Sardi, 50 33-36, 38-40, 53-55, 6x, Minucio Felice, 97, 171 I39 63 , 64, 66, 67, 73 , 83, 96, Constitutiones apostoloC>rigene, 2I , 24, 42, 48, 5o, 100, 108, 1 19, 157 rum, 9,, 104, 10,, I 13, ,5, 67, 84, 86, 91 , IOO, Giovanni Crisostomo, 24, 1 ,9

INDICE DEGLI AUTORI E DELLE FONTI ANTICHE

102, 105, 106, 109, I IO, 1 15, I 16, 128, 129, 149, 152, 158 Osio di Cordova, 51 Ottato di Milevi, 173 Palladio, ro2, 132 Paolino, 132 Pastore di Erma, 140, 150, I5 1 Prospero di Aquitania, 182 Salviano di Marsiglia, 72

Sentenze di Sesio, 1 26 Sinodo di Arles, 103 Sinodo di Elvira, 103, x r x Sinodo di Gangra, x x x Socrate, 102, 1 3 I , 137 Sozomeno, 144, 178 Talmudica, 56, 65, 83, 84, 99, roo, xor, I57 Taziano, 44, 45, 68 Teodoreto, 84, 97, Io5, I 13 , 131, 132, I66, 179 Teodoro di Mops ., 1 13

207

Teofane, 165, I76, I77 Teofilo di Antiochia, 20, 44, 45, 68 T�ano, I9, 20, 47, 48, 62, 68, 77, 84, 85, 94, 99, 103 , I04, I IO, 120, I29, I,5I, 1,52, 1,54-1.56

Vangelo di Bartolomeo, 20, 2I Vangelo di Tommaso, 149 Zonaras, 179

2 . Pagane Ammiano Marcellino, 26, 59, 72, 8x, 178, 179 Anonimo Valesiano, 1 77 Appiano, 38, 6r , x63 Arato, 130 Aristotele, 90, rox, xo6, 124, 130, 139 Arriano, x23 Artemidoro, 51, ro2 Ateneo, 102, 157 Aurelio Vittore, 173 Celso, 84, 91, 100, 102, 105 Cicerone, 53 , 98, 99, xox , 102, 136, 141 , 152, 156 Cleante, 91 Codex Theodosianus, 7882, 10,5, I I I , I66, 179, I 82-184 Crisippo, 123

De rebus bellicis, I77 Descriptio totius orbis, x8I Difilo, 157 Digesta, 73, 184 Diodoro Siculo, 73, x xo, 119 Diogene Laerzio, 12I Dione Cassio, 32, 40, 67, 72-74, 182 Dione Crisostomo, 42, 46, 9I, 93, 99, IOI, I02, I04, 138, 139 Dionigi di Alicarnasso, 53

Ecateo, 1 57 Elio Aristide, 42, 43, 157 Epitteto, 42, 53, 9 1 , 123 Erodiano, 45, I40 Erodoto, 100 Esiodo, 83 Eunapio, I65 Euripide, I09 Filostrato, So, ro2 Gaio, I I I Galeno, I25, 140 Giamblico, 1 19, 125 Giovenale, 99, I04 Giuliano, 23, 7I , 8 I , 102, 142, I44, I4,5, I77-I79 lerocle, 91 Iliade, 42, 50 Libanio, 132, I42, I77-179, I83 Livio, 18, 53, 181 Lucano, 37, 38 Luciano, I9, 120, 122, 1,2, 177 Marco Aut;"elio, 4.5, 92 Massimo di Tiro, 92 . Menandro, 109 Musonio Rufo, 9 1 , 92, IOI , 12.5 Olimpiodoro di Tebe, 107 Onasander, 104, 141

Panegyrici Latini, 7I , 173 Panezio, 98, 99, 136, 152 Pausania, 72 Platone, 43, 44, 52, 9I, 94, 101, 123-I25, 136 Plinio il Giovane, x8, 39, 92, 93, 100, 106 Plinio il Vecchio, 98, x xo Plutarco, 42, 53, 91, 92, 94, 124 Polibio, 29 Posidonio, 98, 99, 102 Res Gestae Divi Augusti, 73 Seneca, 53, 97, 98 , 104, 109, 1 12, I2I, 140, 1,52 Senofon te, x x o Scriptores Historiae Augustae, 44 Simmaco, 1 12, r8x, x82 Stobeo, 9I, 109, 1 23 Strabone, 73, 78, x xo Svetonio, 19, 32, 40, 42, 6 r , 68, 9.5 SVF, 91, I2I, 124 Tacito, x8, 29, 30, 40, 61, 83 Teofrasto, I39 Zenone, 9I Zosimo, 24, 48 , 70, I65, 173, 184

Indice degli autori moderni

Alexander, S.S., 173 AHoldi, A., 48, 177 Alfoldy, G., 129 Andresen, C., 103 Asmus, I.R., 133 Audet, J .P., 149 Baker, D., 163 Bamard, L.W., 131 Barton, B., 1 17 Batiffol, P., 58 Beli, H.l., 165 Berchem, D. van, 164 Bidez, J., 178 Bingen, J ., 69 Blinckenberg, C., 156 Blume, F., r81 Bogaert, R., 129 Bolin, S., 69 Bonneau, D., 76 Bowersock, G.W., 73 Brewster, E.H. 98 Brown, P., 27, 138 Bruck, E.F., 133, 153 Brunt, P., x6o Burck, E., 92 ,

Cadbury, H.J., 1 17 Cadoux, C.]., 6o, 1 10 Cameron, ]., r8o Chadwick, H., 79, 1 26, 152 Oarke, G.W., 20 Conzelmann, H., 85 , x z8, 148 Cramer, J., 84 Crawford, M., 69 Crook, ]., 17, 18, 19 Cross, F.L., 133 Cumont, F., 169, 178 Cureton, W., 68

Daloz, L., 1 14 Danby, H., 56, zoo, 157, z6o Davies, J.G., 171 Dei ss mann , A., 89 Delcor, M., 56 Delling, G., 37 Deubner, L., 1 18 Dibelius, M., 1 30, 131 Dinkler, E., 56 Donahue, ]., 101 Downey, G., 24 Durry, M., 22 Duchesne, L., 173 Edbrooke, R.O. jr., x8o Edelstein, E.J. e L., 177, 179 Eggenberger, C., 39 Engelmann, H., 1 68 Erim, K.T ., 69 Farina, R., 50 Ferguson, E., 59 Filson, F.V., 167 Foerster, R., 183 Fortin, T., 139 Frank R.I., 72, 1 3 1 Fridrichsen, A . , 87 ,

Gaudemet , J., 78 Geffcken, ]., 133 Geoghegan, A.T., 96, 1 14 Georgi, D., 147 Gerkan, A. von, 22 Giet, S., 132, 139 Girardet, K.M., 58 Goodenough, E.R., 55 Grant, F.C., 32 Grégoire, H., 25 Gribomont, J ., 97

Haenchen, E., 147 Hands, A.R., 163 , 164, 1 70 Harnack, A. von, 101 Hatch, E., 58 Heichelheim, F M., 61 Hengel, M., 129 Hennecke, E., 21 Herter, H., 68, 104 Hertling, L. von, 2 1 , 24 Hinschius, P., 139 Hirschfeld, 0., 21 Hug, 155 Hurd, ]., 54 Jacoby, D., 24 Jeremias, J., 99 Johnson, A.C., 69, 71, 170 Jones, A.H.M., 26, 6o, 71 , 77, So, 107, 16o, 165, 179, 184 ]osi, E., 1 73 Jiirgens, H., 103 Kasemann, E., 57 Kalex, H., 1 ro Knox, W.L., 52 Koch, 156 Kopecek, T.A., 132 Krautheimer, R., 9, 169, . 1 75 Kugener, M.A., 25 Laeuchli, S., 169 Lamer, zoo Lauffer, S., 69 Laum, B., 79, 169, 170 , 172 Lawlor, H.]., 21 Le Bras, G., 170 Lehmann, A., 24 Lewis, N., 76, 168

INDICE DEGLI AUTORI MODERNI

Liebenam, W., 1'6 Lietzmann, H., .52 Lifschitz, B., 183 Loewe, H., 62 Loomis, R., 173 Lopuszanski, G., 104 Loy, R. van, 183 MacMullen, R., 39, 41 , 69, 93 , 97, 98, 99 Maes, B., 132 Maloney, R.P., 101 Mannzmann, A., 170 Martroye, F., 133 Mayor, J .E.B., 20 McCracken, G.E., 70 McGeachy, J.A., jr., 1 12 Mikat, P., 38 Millar, F., 6o Miller, W., 102 Monks, G.R., 81 Montefiore, H., 67 Moore, G.F., 14.5, 152, 1.53 Murray, 0., 37 Nagele, A., 133 Nash, E., 173 Nestle, W., 52 Nickle, K.F., 65, r2o, 147 Nikolaou, T., 135 Nilsson, M.P., 1.56 Nock, A.D., 155, x68, 181 Nutton, V., 73

Oliver, J.H., 43 Otto, W., 77 Oulton, J E L 2 1 .

.

.,

Packer, J .E., 22 Palmer, D.W., 87 Pease, A.S., 156 Perkins, J.W., 174 Peterson, E., 50, 122 Peterson, J.M., 167 Petit, P., 183 Plassmann, 0., 13,, I-'3 Poisnel, C., 71 Poulsen, F., 109 Powell, J.U., 168 Quentin, H., 2 1 Rachet, M., 48 Rea, J., 165 Reinhold, M., 168 Reitzenstein, R., 131 Reumann, J ., 90 Reynolds, ]., 69 Rordorf, W., 169 Rostovzev, M.l., 73, 74 Roth, C., 66 Routh, M.J ., 49 Russell, J.C., 25 Salzmann, E., 132 Samuelson, P., 137 Schneemelcher, W., 21 Schneider, A.M., 167

209

Schiirer, E., x6o Seipel, 1., 133 Sevenster, J .N., 52 Sherwin-White, AN., 18, 84 Skeat, T.C., 69 Smith, M. T., 174 Sokolowski, F., 156 Ste. Croix, G.E.M. de, 8, 2 1 , 162 Steinwenter, F., 58 Straub, W., 121 Syme, R., r8, 38 Taubenschlag, R., r 53 TeHer, W., 58 Theissen, G., 86 Thompson, E.A., 71 s., 177 Toynbee, J M. C., 174 Vermaseren, M.J ., 169 Volkmann, H., 73 Wallace, S.L., 158 Waszink, JR., 20 West, L.C., 69 , 71 'Wipszycka, E., 81 Wissowa, G ., 77, 155, 1 ,56, 181 Wolfson, H.A., 37 Yavetz, Z., 97 Youtie, H.C., 101 Ziebarth, E., 170