Civitella d'Arna (Perugia, Italia) e il suo territorio: Carta archeologica 9781407302195, 9781407332901

Carta archeologica.

202 11 20MB

Italian Pages [218] Year 2008

Report DMCA / Copyright

DOWNLOAD FILE

Polecaj historie

Civitella d'Arna (Perugia, Italia) e il suo territorio: Carta archeologica
 9781407302195, 9781407332901

Table of contents :
Cover Page
Title Page
Copyright
NOTEBOOKS ON MEDIEVAL TOPOGRAPHY
RINGRAZIAMENTI
Capitolo I
Capitolo II
Capitolo III
Capitolo IV
Capitolo V
Capitolo VI
Capitolo VII
REPERTORIO BIBLIOGRAFICO

Citation preview

BAR  S1798  2008   DONNINI (ET AL)   CIVITELLA D’ ARNA (PERUGIA, ITALIA) E IL SUO TERRITORIO

NOTEBOOKS ON MEDIEVAL TOPOGRAPHY (Documentary and Field Research) Edited by Stefano Del Lungo No 8

Civitella d’ Arna (Perugia, Italia) e il suo territorio Carta archeologica

Luca Donnini, Lorena Rosi Bonci

BAR International Series 1798 9 781407 302195

B A R

2008

Civitella d’Arna (Perugia, Italia) e il suo territorio

ISBN 9781407302195 paperback ISBN 9781407332901 e-format DOI https://doi.org/10.30861/9781407302195 A catalogue record for this book is available from the British Library

BAR

PUBLISHING

NOTEBOOKS ON MEDIEVAL TOPOGRAPHY L’ottavo volume la collana dei NOTEBOOKS ON MEDIEVAL TOPOGRAPHY (Documentary and field research), compresa nella più ampia produzione dei British Archaeological Reports, è il primo dedicato ad una carta archeologica. La zona indagata è quella ricadente nell’antico municipio di Arna, un piccolo centro presso Perugia (Umbria), divenuto poi sede di diocesi e, secondo la tradizione storiografica, distrutto alla fine del VI secolo dai Longobardi. Gli autori hanno svolto una ricerca minuziosa su tutte le evidenze archeologiche di questa città e del suo territorio, ampliando l’indagine ai secoli dalla preistoria al VI d. C. e ponendo i primi presupposti seri alla definizione e comprensione delle trasformazioni subite da questa zona nell’Alto Medioevo. Sia il marchio sia il titolo sono stati creati appositamente da Stefano Del Lungo, l’editore di questa serie (email: [email protected]; c/o BAR Publishing, 122 Banbury Road, Oxford OX2 7BP, UK Tel: +44 (0)1865 310431, Email: [email protected]) e sono utilizzabili solo in rapporto a questo prodotto. Lo scopo di tali ‘blocchetti per appunti’ è la costituzione di una sede nella quale possano trovare rapida divulgazione i lavori di ricerca (in Italiano, Inglese, Tedesco, Francese e Spagnolo) maggiormente meritevoli sul piano scientifico (siano essi monografie, opere di autori vari e resoconti di convegni), mettendo a punto una serie di strumenti di agevole consultazione ed utilizzo per lo sviluppo degli studi topografici. La Topografia è una disciplina archeologica, che, rispetto allo scavo, si pone in funzione propedeutica, integrando il recupero, la lettura e l’analisi dei documenti d’archivio (pergamene, mappe, note, disegni) alla verifica sul campo dei dati ottenuti. Le sono pertanto complementari la cartografia storica, la toponomastica, l’archeologia del paesaggio nelle sue diverse sfaccettature, la fotointerpretazione e qualunque altro ambito del Sapere aiuti a comprendere i diversi segni ed oggetti lasciatici da uomini e culture del passato. La ricognizione di superficie costituisce un primo strumento di verifica nella realtà di quanto raccolto altrove, con tutti i cambiamenti che il territorio oggetto dell’indagine possa avere conosciuto nel tempo.

This eighth volume in the new series of NOTEBOOKS ON MEDIEVAL TOPOGRAPHY (Documentary and field research), whitin the larger production of British Archaeological Reports, is the first published about a complete archaeological map of a roman municipium, Arna (near Perugia, in Umbria), from Prehistory to Early Middle Age. The historical tradiction tells that the town was destroied by Longobards, after its elevation to episcopal siege. The authors have developed a very interesting research about all archeological remains and help with their book help to understand transformations of this land in the VIth century. Stefano Del Lungo (e-mail: [email protected]) is to be series editor and enquiries about publishing other books in the NOTEBOOKS ON MEDIEVAL TOPOGRAPHY series (in Italian, English, German, French and Spanish). This one can be addressed c/o BAR Publishing, 122 Banbury Road, Oxford OX2 7BP, UK Tel: +44 (0)1865 310431, Email: [email protected]. Topography is an invaluable precursor, indeed sometimes initiator, to archaeological research whereby information about sites is obtained using documentary analysis, historical cartography, toponymy, remote sensing & etc. The intention is that this series will be a route of publication (and quick publication) for research in topographical studies whether eg monographs or conference proceedings.

i

RINGRAZIAMENTI Gli autori desiderano ringraziare il prof. Maurizio Matteini Chiari, cui si deve l’idea originaria di riunificare gli studi sul territorio di Arna, e il sostegno, sin dalle battute iniziali, nel corso delle rispettive ricerche dei due autori. Si ringraziano la prof.ssa Donatella Scortecci per i preziosi consigli e il dott. Stefano Del Lungo, grazie al cui interessamento si deve la pubblicazione del lavoro. Un particolare ringraziamento va alla Soprintendenza ai Beni Archeologici dell’Umbria nelle persone della Soprintendente dott.ssa Mariarosaria Salvatore e dell’Ispettore dott.ssa Luana Cenciaioli. Sincera riconoscenza per la disponibilità e le informazioni fornite va al Presidente della Pro Arna Lamberto Salvatori, agli abitanti di Civitella d’Arna, tra cui, in particolare, Stefano Beati ed Ermanno Bresciani, e infine al prof. Giuseppe Tufo, alla dott.ssa Glenda Giampaoli, al dott. Samuele Ranucci e al dott. Marco Broncoli. Un caro ricordo è, infine, rivolto alla memoria dell’ing. Carlo Baldelli.

ii

INDICE GENERALE Notebooks on Medieval Topography Ringraziamenti Indice generale

i ii iii

Capitolo I – Note antropogeografiche e storiche (Luca Donnini, Lorena Rosi Bonci) I.1 – Premessa I.2 – Caratteri antropogeografici I.3 – L’evoluzione geologica dell’area I.4 – Evoluzione e storia. Dalla preistoria all’alto medioevo I.5 – Breve storia degli studi e delle scoperte archeologiche I.6 – Il toponimo Arna

1 1 2 3 5 8

Capitolo II - La carta archeologica del centro urbano: il catalogo delle evidenze (Lorena Rosi Bonci) II.1 – Premessa II.2 – Catalogo delle evidenze archeologiche

13 13

Capitolo III – La ricognizione del territorio (Luca Donnini) III.1 – La scelta del contesto III.2 – La cartografia III.3 – L’impostazione della ricerca III.4 – La raccolta dei dati III.5 – I criteri di selezione per la raccolta del materiale

39 39 39 40 41

Capitolo IV – La carta archeologica del territorio (Luca Donnini) IV.1 – Catalogo delle evidenze archeologiche IV.2 – Catalogo dei reperti mobili IV.2.1 – Nota introduttiva IV.2.2 – Sezione A IV.2.3 – Sezione B IV.2.4 – Catalogo dei reperti mobili: tabella

43 64 64 64 64 66

Capitolo V – Le necropoli urbane negli scavi del XVIII e XIX secolo. Dati archeologici e topografici (Lorena Rosi Bonci) V.1 – Premessa 113 V.2 – La Madonna 113 V.3 – Pepaja (Pescara) 113 V.4 – Osteria 114 V.5 – Civitella d’Arna (presso il castello) 116 Capitolo VI – Materiali di reimpiego e sporadici dal centro urbano e dal territorio (Lorena Rosi Bonci) VI.1 – Area del castello VI.2 – Almanea VI.2.1 – Materiali conservati presso l’ex residenza dei Padri Filippini, ove sono ubicate le cisterne romane VI.2.2 – Materiali sporadici rinvenuti presso il voc. Almanea, nei pressi dello sterro del serbatoio VI.2.3 – Almanea (poderi nei pressi del serbatoio) VI.3 – San Lorenzo VI.4 – Carpeneto VI.5 – La Palazzetta VI.6 – Fosso del Bagno VI.7 – San Cristoforo VI.8 – La Ginestrella VI.9 – Cimitero di Ripa, chiesa di Santa Maria

129 129 129 130 132 133 135 135 135 135 135 136

Capitolo VII – Sintesi storico-topografica (Luca Donnini, Lorena Rosi Bonci) VII.1 – L’età pre-protostorica VII.2 – Dall’età arcaica al II sec. a. C. VII.3 – Arna tra la tarda età repubblicana e il I sec. d. C. VII.4 – Arna in età medio e tardo-imperiale

147 147 148 150

Repertorio bibliografico

159

Tavole dei materiali per la carta archeologica: I-XLI, XLV (Luca Donnini), XLII-XLIV (Michela D’Alessandro) iii

(fuori testo)

iv

I.1 – Premessa

adiacenti passarono, mediante lascito ereditario, all’Abate Sozio Sozi (l’intero borgo fu, per un certo periodo di tempo, denominato Civitella Sozi). In seguito, il castello, rimaneggiato più volte per ottenere residenze signorili, e i possedimenti di Civitella, passarono agli Azzi (grazie al matrimonio dell’ultima discendente Demetria di Aurelio3 che . sposò il Cav. Stefaniano Cosimo degli Azzi) per giungere infine, dopo esser stati acquisiti dagli Spinola, ai Baldelli

La carta delle emergenze o evidenze archeologiche, relativa ad un ambito territoriale, si presenta come strumento conoscitivo indispensabile nel campo della ricerca, della tutela e della valorizzazione dei beni culturali. Per tutti gli enti e istituzioni legati al territorio, possedere una cartografia archeologica completa, aggiornata e, soprattutto, aperta ai futuri aggiornamenti che si potranno rendere necessari, significa poter disporre di uno strumento indispensabile per lo studio delle realtà storiche locali, per la pianificazione di qualunque intervento sul territorio, per la presa di coscienza e la valorizzazione turistica dei siti archeologici e dei comprensori paesaggistici, oltre che per la salvaguardia del grande patrimonio culturale che l’Umbria, ed in questo caso Civitella d’Arna, possiede.

L’altura, la cui quota non supera i 335 metri sul livello del mare, è orientata Nord-Est – Sud-Ovest e domina un’ampia porzione della valle Tiberina, il tratto iniziale della Via Eugubina compreso tra Bosco e Piccione e la pianura determinata dalla confluenza tra Topino e Chiascio prima e tra Chiascio e Tevere poi. Il versante Nord si presenta in taluni tratti scosceso e, quindi, poco adatto ad insediamenti stabili mentre quello opposto presenta una pendenza più dolce e continua offrendo le condizioni ideali per lo stanziamento umano.

Scopo precipuo della presente pubblicazione è, dunque, quello di voler riordinare e presentare in maniera organica e, per quanto possibile uniforme, le conoscenze relative all’antico centro di Arna ed al territorio ad esso limitrofo, riunendo in un’unica pubblicazione, oltre alle scarne segnalazioni di scavi e rinvenimenti reperibili in bibliografia, i dati topografici ed archeologici sinora raccolti dagli autori nel corso delle rispettive tesi di laurea rimaste sostanzialmente inedite 1 e in alcuni lavori successivi 2 . Nonostante, infatti, non siano mancate pubblicazioni che riguardassero Arna, così come spesso accade, non è mai stata data alla luce una vera e propria carta delle evidenze archeologiche che permettesse una più puntuale descrizione sia della forma urbana sia, soprattutto, di quella del territorio in età antica.

Tra l’area su cui sorge il centro odierno di Civitella e la pianura del Chiascio, corre una lunga cresta che arriva sino al paese di S. Egidio, altro centro di sprone, delimitato a Nord dal Fosso Richiavo, affluente di sinistra del Rio Piccolo e a Nord-Est dal Fosso della Maccara, affluente di destra del Chiascio in cui confluisce all’altezza di Bettona. Ad Est di Civitella, ancora su una piccola cresta che tocca i 314 metri sul livello del mare, troviamo il centro, tipicamente medievale con la sua forma circolare, di Ripa, affacciato a dominare la sottostante pianura del Chiascio nel tratto tra Pianello e Bastia. Attestato a partire dal XIII secolo come Villa Plebis Ripe e successivamente come Castrum Ripe, l’attuale abitato si estende anche ben al di fuori delle mura castellane, fino ad occupare il tratto adiacente della SS 318 Salaria Fabrianese.

Ci si è dunque prefisso come obiettivo, da un lato, la compilazione della carta delle presenze archeologiche, dall’altro, l’esposizione delle metodologie seguite, sia durante la fase della raccolta dei dati sul campo (ricognizione), sia nel corso della sistemazione e dell’elaborazione degli stessi, con particolare riguardo agli applicativi GIS utilizzati nella realizzazione della cartografia e nell’analisi di distribuzione delle presenze insediative e antropiche nel comprensorio in esame.

A Nord di Ripa, lungo la strada che conduce a Piccione, incontriamo il piccolo borgo di Pilonico Paterno posizionato a qualche centinaio di metri dalla viabilità di fondovalle sul versante occidentale di Monte Pilonico, alla quota di 329 metri sul livello del mare, nelle cui vicinanze si possono ancora osservare i resti di un piccolo castello posto a guardia della via sottostante.

I.2 - Caratteri antropogeografici L’odierno abitato di Civitella d’Arna sorge su uno sperone collinare delimitato a Nord e a Ovest dal Rio Piccolo e a Sud dal Fosso del Bagno, affluente di sinistra del Rio Piccolo, in cui confluisce all’altezza del Podere Mulinella (fig. I.1) . Esso sorse come castello perugino verso la fine del XIII secolo e fu, nel tempo, coinvolto numerose volte nelle guerre tra Perugia ed Assisi e a più riprese devastato. All’incirca attorno al 1350 l’intero abitato fu donato al Monastero di Sant’Emiliano, divenuto sede principale di una congregazione poi soppressa. Verso il 1600 la residenza estiva annessa all’Oratorio di San Filippo Neri e i terreni

Altro borgo fortificato, edificato con intenti difensivi e di sorveglianza in età medievale, è Castel d’Arno, che si erge su un piccolo sprone subito ad Est di Monte Pilonico, delimitato ad Ovest dal Fosso della Serrina e ad Est dal Fosso di Beschiriolo, il quale domina con la sua posizione la parte iniziale della pianura del Chiascio, all’altezza di Pianello. Attestato sin dal 1305 come Castrum Arnis, si presenta ai giorni nostri quasi completamente abbandonato. Tutti riconoscibili come centri di ponte e di pianura, sono i paesi di Pianello, Torchiagina e Petrignano d’Assisi, posti a ridosso della riva destra del Chiascio.

1

Rosi Bonci 1975-1976; Donnini 2001-2002. Per un elenco delle pubblicazioni e delle segnalazioni di rinvenimenti archeologici presso Arna e nel suo territorio: infra par. I.5. 2

3

1

Rosi Bonci 2000, p. 11.

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio Centro di pianura è anche il piccolo borgo di Lidarno, a Sud di Civitella, posizionato sulla sponda destra del Rio Piccolo e documentato nelle fonti medievali come Villa Rivi Arnis 4 .

centrale. In particolare le formazioni geologiche lapidee e incoerenti che affiorano nella valle del Tevere e nella piana del Chiascio, testimoniano il susseguirsi, negli ultimi 15 milioni di anni, del ciclo lacustre e fluviale a quello marino.

Il territorio è inoltre interessato da innumerevoli piccoli insediamenti sparsi, di tipo rurale, la cui dislocazione, frutto di una distribuzione rispondente a criteri di suddivisione poderale, è condizionata da un lato dall’esposizione favorevole dei terreni, dall’altro dalla presenza di sorgenti perenni e corsi d’acqua. Ne consegue una fitta articolazione della rete viaria e una profonda penetrazione della viabilità secondaria e interpoderale che costituisce il tessuto connettivo dell’insediamento sparso.

Le formazioni marnose-arenacee, affioranti soprattutto lungo la destra idrografica del Tevere, rappresentano la fase ultima della sedimentazione marina e sono legate alle correnti di torbida, generate dall’apporto di materiali terrigeni continentali trasportati e accumulati lungo le coste emerse dall’opera di erosione dei fiumi. Tale sedimentazione diede così origine a grossi strati sedimentari la cui attuale dislocazione è il frutto di un’intensa attività tettonica protrattasi dal Miocene medio fino al Pliocene-Pleistocene: nel corso di tale attività si è avuto il piegamento e il sollevamento dei terreni con la loro conseguente emersione ed esposizione all’erosione subaerea.

Per quanto concerne la viabilità, l’arteria di maggiore importanza è oggi la SS 318, Via Salaria Fabrianese, il cui tracciato, ad eccezione di piccole modifiche apportate nell’ultimo secolo, tende a ricalcare l’antica via che doveva raccordare la Via Amerina con la Via Flaminia, mettendo in comunicazione tra loro Perusia e Tadinum. Essa si diparte dall’odierno centro di Ponte Valleceppi 5 e prosegue verso Civitella seguendo un percorso rettilineo di circa 2 Km ad una quota compresa tra i 190 e i 210 metri sul livello del mare. Giunta all’altezza delle pendici occidentali del colle su cui sorge Arna, inizia il tratto in salita che oggi aggira da Sud l’antico centro, mentre un tempo proseguiva pressoché diritto attraversando l’abitato per poi tornare a coincidere con il tracciato moderno all’altezza di Osteria (come documentato anche nei catasti antichi; figg. I.2-3).

Questo sollevamento, a partire dal Pliocene superiore, diede vita ad una grossa depressione che venne in poco tempo invasa dalle acque ed in cui prese il via una sedimentazione continentale fluvio-lacustre. Questo processo diede così origine, in corrispondenza della paleovalle del fiume Tevere, al cosiddetto lago Tiberino, al cui margine centro-occidentale si situa la zona su cui poi si sarebbe insediata Perugia. Entro tale contesto lacustre (che si presentava non tanto come un grande lago unitario ma piuttosto come un insieme di bacini collegati da una fitta rete fluviale) si inseriva la peculiarità del delta che riguardava direttamente l’area di Ponte Felcino, Pretola e Ponte Valleceppi. La struttura di quest’area era costituita da un complesso di sedimenti prevalentemente sabbioso-ghiaiosi: tale grosso apporto di materiali era dato da un fiume che si gettava nel lago Tiberino in corrispondenza dell’area stessa. In quell’epoca nacquero così i grandi depositi di Bosco, Piccione e, in parte, quelli di Civitella d’Arna, nonché le aree collinari delle pendici dei monti eugubini ed assisani, i rilievi tra Parlesca e Bosco, le colline di Colombella, Pieve Pagliaccia e quelle di Civitella, Monte Scosso, Ripa, Sant’Egidio, Collestrada e Brufa.

Superati dunque i poderi di Carpeneto e Osteria, la strada moderna prosegue lasciando Ripa sulla destra e ridiscendendo verso Pianello mentre la via antica tagliava diritta attraverso Case La Pieve, all’altezza del cimitero di Ripa, e andava a coincidere di nuovo con quella moderna all’altezza del pod. La Colonnetta, poco prima di giungere a Pianello. Qui scavalcava il Chiascio e proseguiva attraverso Valfabbrica, Casa Castalda, per risalire il Rio Risacco e giungere infine a Gualdo Tadino, correndo parallela al corso del Rasina. Altra via di una certa importanza doveva essere quella che metteva in comunicazione Civitella d’Arna con Bastia, che probabilmente prendeva le mosse nei pressi dell’odierno cimitero di San Cristoforo, poche centinaia di metri a Sud di Civitella, per poi proseguire, lungo parte del percorso di cresta che conduce a Sant’Egidio, diritta verso Petrignano d’Assisi, attraversando il pod. Ginestrella, il pod. San Domenico e il pod. Muletti.

In epoche successive, a causa dell’ulteriore sollevamento tettonico e come ci testimoniano le dislocazioni subite dai depositi fluvio-lacustri, anche l’attività del delta fluviale venne interrotta. In seguito a quest’ultimo evento e al generale sollevamento dell’area si vennnero a creare le condizioni necessarie e sufficienti all’innesco dell’attività erosiva dei fossi che ancor oggi solcano i versanti (Fosso Rio, Fosso il Bulagaio, Fosso di Pretola). Questi ultimi, nel corso del tempo e trasportando a valle ingenti quantitativi di materiali, determinarono a loro volta il riempimento delle zone depresse lacustri e palustri.

I.3 - L’evoluzione geologica dell’area 6 La storia geologica della zona di Civitella è inquadrabile entro il ciclo evolutivo generale che si ebbe in tutta l’Italia

È dunque in questa fase che, al di sopra dei sedimenti lacustri, si è impostato l’attuale sistema fluviale del Tevere, il cui bacino iniziò a separarsi e distinguersi da quello del Chiascio. Questo, terminato il processo di separazione, una volta uscito dalle gole di Pianello, si espandeva libero formando stagni e paludi, perduranti sino in epoca storica, mentre il lago Tiberino andava ritirandosi sempre di più. La deposizione dei sedimenti alluvionali relativi a tale ciclo

4

Per una veloce panoramica sugli antichi borghi e castelli del territorio arnate: infra. Per un maggiore approfondimento circa le dinamiche insediative nel corso del medioevo e nei secoli successivi: Riganelli 1989. 5 Qui l’antico percorso scavalcava il Tevere provenendo da Perugia quasi sicuramente attraverso l’odierno abitato di Casaglia. 6 Per la descrizione della situazione geologica dell’area di Civitella d’Arno e della sua evoluzione nel tempo si è fatto principalmente riferimento ai contributi di Francesco Duranti e di Lorena Rosi Bonci (Duranti 1992; Rosi Bonci 2000).

2

Note antropogeografiche e storiche nei dintorni di Civitella nel corso dell’età del Bronzo 9 , mentre per la prima età del Ferro si conoscono alcune fibule del tipo ad arco semplice ribassato riconducibili al Villanoviano dell’area bolognese 10 .

completa la storia geologica della zona. Si tratta di sabbie, ghiaie ed argille intercalate in vario modo, che affiorano lungo tutto il tratto del Tevere in questione. Tali suoli sono caratterizzati comunque da scarsa estensione nel tratto tra Ponte Felcino e Ponte Valleceppi a causa dell’intensa attività erosiva del fiume, che ha portato a nudo addirittura il substrato marnoso-arenaceo. Questo, assieme alla posizione decisamente asimmetrica del fiume rispetto alla valle, costituisce una peculiarità di tale area dovuta probabilmente all’assetto tettonico che ha guidato in tal senso l’evoluzione fluviale.

Successivamente, a partire dalla seconda metà del VI sec. a. C., la sempre crescente importanza che andava assumendo il centro etrusco di Perusia, la cui posizione strategica a controllo della valle del Tevere le garantiva un ruolo di primo piano in tutta l’area, determinò l’estendersi della sua influenza anche in zone poste alla sinistra del Tevere. Nonostante manchino prove archeologiche sicure per l’età arcaica, vari studiosi sono concordi nel ritenere che anche il piccolo abitato di Arna (almeno per il IV sec. a. C.), così come più a Sud accade per Bettona, rientrasse nell’orbita perugina 11 . I due centri, Arna e Bettona, andrebbero così configurandosi come caposaldi, posti a difesa della riva sinistra del Tevere.

Al contrario, sia a Sud che a Nord, i depositi fluviali hanno una notevole estensione ed il corso del Tevere si trova in posizione più o meno centrale rispetto alla valle. I.4 - Evoluzione e storia. Dalla preistoria all’alto medioevo Sin dall’età preistorica, sia la collina su cui sorge l’attuale centro di Civitella d’Arna che tutto il territorio circostante presentano chiare tracce di frequentazione più o meno sporadica, il cui studio non può essere separato da quello dell’evoluzione idrogeologica dell’area medesima. Infatti, come già detto, almeno durante il Paleolitico inferiore, tutta la zona si configurava come un grande delta fluviale formato dalla confluenza del Tevere nel lago Tiberino 7 . Questo copriva completamente anche la piana del Chiascio almeno fino all’altezza di Pianello, formando un unico, grande, specchio lacustre. Nel corso della fase finale del Paleolitico (tra i 40.000 e i 10.000 anni fa) i due bacini formati rispettivamente dal Tevere e dal Chiascio, si separavano. In quel periodo il lago tendeva sempre più a contrarsi mentre nella piana del Chiascio tra Pianello e Bastia, le acque fluviali, pur iniziando ad incanalarsi lungo un alveo, formavano ancora ampie aree paludose e acquitrinose le quali dovettero, almeno in parte, perdurare fino all’età romana 8 .

Di pari passo con l’ascesa economica e commerciale di Perugia e favorita dalla sua posizione strategica12 , anche Arna andò assumendo un ruolo crescente nell’ambito degli scambi e delle relazioni del territorio perugino orientale. Ruolo, questo, che ci viene confermato anche dalle fonti letterarie d’età classica, in cui il centro di Arna viene menzionato in merito alle vicende belliche di fine IV – inizi III sec. a. C. che videro la potenza romana contrapporsi alla coalizione dei popoli etruschi, italici e dei loro alleati. In particolare l’area perugina viene ricordata in merito al periodo bellico della seconda guerra sannitica (328-302 a. C.) quando il console Fabio Rulliano, nel 310 a. C., nel tentativo di riscattare la sconfitta patita a Lautulae, con una rapida mossa superò i boschi dei Monti Cimini e sorprese sul fianco scoperto un esercito etrusco diretto verso Sud, distruggendolo e mandando in pezzi la lega etrusca13 . In seguito a questo fatto le varie città etrusche furono costrette a chiedere tregue separate. Tra queste vi era anche Perugia la quale, dopo essersi di nuovo ribellata, venne ancora sconfitta e costretta ad ospitare un presidio romano 14 .

Chiare testimonianze di presenze umane nel territorio in esame furono individuate per la prima volta dal Bellucci, il quale raccolse, lungo i terrazzi fluviali del Tevere presenti in zona, numerose amigdale di tipo acheuleano e industria musteriana (Paleolitico inferiore) oltre a vari amuleti in selce e altro materiale litico.

9

Unica testimonianza della frequentazione dell’area tra l’età del Bronzo e quella del Ferro, ci è data dal frammento di cuspide di lancia in bronzo, sinora inedito, segnalata dal Bellucci (inv. Bell. 1589 B). 10 La presenza di queste fibule, unitamente ad altre simili provenienti da Assisi, viene comunemente vista come un chiaro segno dell’influenza culturale e commerciale da un lato dell’Etruria tirrenica e dall’altro dell’area padana: Rosi Bonci 1992, p. 19. 11 A tal proposito si vedano i recenti contributi della Stopponi (Stopponi 2006, pp. 35-36 e Stopponi 2008). Più articolata la posizione di Chiara Berichillo la quale ritiene Arna un “nucleo occupato da popolazioni diverse” in cui l’elemento umbro riveste un ruolo subalterno a quello etrusco (Berichillo, pp. 243-244). 12 Va ricordato come il centro di Arna sorgesse in posizione dominante ad appena 3-4 Km di distanza dal corso del Tevere ed allo stesso tempo controllasse tutto il traffico che transitava lungo quella che è l’attuale via Salaria-Fabrianese, fondamentale via di comunicazione che raccordava Perugia da un lato con Fabriano e Gualdo Tadino (e quindi con l’area adriatica che gravitava su Ancona) dall’altro. Inoltre, l’abbondanza di acqua e la fertilità del terreno, le garantivano con ogni probabilità l’autosufficienza nell’approvvigionamento alimentare. 13 Liv. IX, 37, 11-12. 14 Liv. IX, 40, 18-20.

In seguito, nuove e più chiare tracce di frequentazione umana furono individuate dal Calzoni, sia nell’area compresa tra Bosco e Piccione che nella zona tra Sant’Egidio e Lidarno nei cui giacimenti furono rinvenute numerose punte di lancia e di freccia oltre a numerosi altri utensili ricavati dalla lavorazione della selce, chiara testimonianza di una presenza umana stanziale. Mancano quasi completamente, allo stato dei fatti, testimonianze che possano comprovare la presenza dell’uomo

7

La confluenza doveva trovarsi approssimativamente all’altezza dell’odierno centro di Bosco e il delta era formato dai depositi lacustri di Piccione e, in parte, da quelli di Civitella d’Arna. 8 È probabile che la prima vera bonifica della piana del Chiascio avvenne solo successivamente alla conquista romana (Desplanques 1975, pp. 451453).

3

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio L’unica testimonianza di Arna, la quale ne ribadisce anche il ruolo preminente di controllo delle vie di comunicazione locali 15 , si ha in Livio, in relazione ad eventi bellici pertinenti la lunga guerra tra romani ed italici. Nel passo vengono infatti riportati alcuni eventi precedenti la ben nota battaglia di Sentinum del 295 a. C. dove il centro di Arna, definito come oppidum, viene ubicato nei pressi dell’accampamento romano, non lontano dallo stazionamento della coalizione anti-romana 16 .

ovvero alla tribù cui furono associati i residenti della maggior parte delle città ubicate lungo la sponda sinistra del Tevere, a ridosso del confine con l’Etruria 21 . Nei decenni successivi alla concessione della cittadinanza romana, anche grazie all’avanzato stato di integrazione sia a livello economico che culturale, molti dei centri urbani più importanti dell’Umbria divennero municipia. Tra questi figura anche Arna, la quale viene menzionata in un'iscrizione col titolo di municipium 22 . Pur avendo dunque la certezza della trasformazione del piccolo centro in municipio romano, non appare altrettanto semplice riuscire a stabilire in che periodo tale trasformazione giunse a compimento, tacendo al riguardo ogni notizia che sarebbe potuta provenire dalle fonti classiche23 . Quel che appare certo allo stato attuale degli studi, è che Arna dovette diventare municipio o poco dopo la conclusione del bellum sociale 24 , oppure, più probabilmente, negli anni che ricadono tra il periodo cesariano e l’età augustea, dopo il Bellum Perusinum 25 .

Successivamente alla sconfitta di Sentinum e alla definitiva conquista romana dell’Umbria e dell’Etruria, il piccolo centro dovette mantenere pressoché intatta la sua importanza, almeno nell’ambito commerciale, tanto che quasi un secolo più tardi viene ricordato da Silio Italico tra le città che inviarono contingenti armati a sostegno di Roma nel corso della seconda guerra punica 17 . Per il II sec. a. C. le fonti tacciono circa i destini di Arna e solo a partire dai primi anni del I sec. a. C. troviamo nuovamente alcuni accenni ai popoli Umbri i quali, anche se in un primo momento dovettero rimanere su posizioni neutrali, finirono per prendere parte attiva alla generale sollevazione italica del bellum sociale 18 . Quel che appare tuttavia sicuro è il fatto che, subito dopo la conclusione della guerra e la concessione della cittadinanza, i vari centri urbani vennero iscritti in diverse tribù 19 . In particolare, per quanto concerne il destino degli abitanti di Arna, sembra assai probabile che dovettero essere iscritti alla tribù Clustumina 20 ,

Per quanto concerne l’estensione del territorio amministrato dal municipio di Arna in età imperiale, esso dovrebbe aver avuto come confini: verso Ovest il tratto del corso del Tevere compreso tra la confluenza del Chiascio all’altezza di Torgiano e la confluenza del Rio Grande presso Bosco, a Nord il corso del Rio Grande e la linea immaginaria che collega la testata del fosso del Rio Grande al Chiascio all’altezza di Coccorano, ad Est e a Sud il corso del fiume Chiascio.

15

Durante la terza guerra sannitica i romani, comandati dal pretore Appio Claudio, decidono di accamparsi nel corso dell’inverno tra il 296 ed il 295 a. C. proprio nei pressi di Arna in modo da poter controllare in modo agevole i movimenti e le intenzioni dell’esercito italico comandato da Gellio Egnazio. 16 Liv. X, 25, 4: (Fabius) profectus apto exercitu et eo plus fiduciae ac spei gerente quod non desiderata multitudo erat, ad oppidum Aharnam, unde haud procul hostes erant, ad castra Appi praetoris pergit. 17 Il fatto avvenne poco prima della celebre battaglia di Canne (216 a. C): Sil. It., Pun., II, 456. Di particolare interesse il dato che il poeta, nell’elenco di tutte le più importanti città dell’Umbria, ponga proprio Arna al primo posto, fatto questo cui sono state date varie spiegazioni: l’alto grado di prosperità raggiunto nel corso del III sec. a. C., un larvato tentativo adulatorio nei confronti dell’imperatore Nerone il quale aveva forti legami con Arna oppure un’esigenza metrica (spiegazione questa che sembrerebbe da preferirsi rispetto alle altre due). In merito si veda: Prosperi Valenti 2000, pp. 192 e 219. 18 Nessuna fonte cita specificatamente il nome degli abitanti di Arna tra i partecipanti alla guerra sociale, ma è verosimile che anche questi, al pari di molti centri umbri, dovettero avere un qualche ruolo nel conflitto. Tra gli autori che ricordano gli eventi del bellum sociale vi sono: Appian., Bell. civ., I, 162-163, 211; Oros., V 18, 17. 19 In particolare, se si considera il territorio umbro moderno, si può notare come gli abitanti di Fulginiae vennero ascritti alla Cornelia, quelli di Forum Flaminii e Plestia alla Oufentina, quelli di Spoletium alla Horatia, quelli di Narnia alla Papiria e quelli di Interamna alla Clustumina (probabilmente assieme ai Carsulani e ai Tadinati). 20 L’attribuzione di Arna alla Clustumina è stata possibile sulla base di un’iscrizione funeraria datata al II-III sec. d. C., scoperta nel 1815 presso l’attuale centro di Bastia Umbra in cui viene menzionato un magistrato appartenente alla tribù Clustumina, il quale ricoprì la carica di quaestor reipublicae et alimentorum nel municipio di Arna (CIL XI, 5614). Una conferma a questa attribuzione viene pure dall’iscrizione scoperta nel 1912 in Bulgaria in cui si nomina un soldato la cui origine (Arna) è posta in relazione con la Clustumina (Gerov 1989, p. 147, n. 313). Forti perplessità circa questa attribuzione sono state di recente sollevate dalla Prosperi Valenti sulla base di un frammento di latercolo militare in cui compare il nome di un soldato originario di Arna ma iscritto alla Tromentina (Prosperi Valenti 2000, pp. 199-200). Secondo la studiosa è infatti possibile che in un primo tempo Arna venne iscritta assieme a Perusia nella Tromentina e solo in un secondo momento (forse nel corso del II sec. d. C.), man mano che il piccolo centro

Per la prima età imperiale abbiamo almeno due notizie su Arna, riportate dalle fonti d’età classica. La prima ce la fornisce Plinio il Vecchio il quale, nell’elenco stilato delle città facenti parte della Regio VI Umbria, vi annovera pure Arna 26 .

acquistava sempre maggiore importanza, se ne distaccò e venne iscritto nella Clustumina (Prosperi Valenti 2000, pp. 199-201). 21 Numerose ipotesi sono state avanzate per giustificare una così massiccia concentrazione di centri urbani in un’unica tribù. Tra queste, quelle che appaiono come le più probabili, sono da un lato quella secondo cui la Clustumina è da annoverarsi tra le otto tribù “punitive” in cui furono ascritti tutti gli abitanti dei centri ribelli al potere di Roma (Harris 1971, pp. 217, 238-240), dall’altro l’ipotesi secondo cui la tribù Clustumina ebbe semplicemente il compito di riunire in sè quei popoli umbri accomunati da legami etnici e clientelari (Taylor 1960, pp. 114, 310-311). 22 Nei pressi di Civitella d’Arno venne scoperta un’iscrizione in cui viene riportato tutto il cursus honorum di un magistrato della colonia di Hispellum, il quale rivestì anche la carica di patronus municipi Arnatium (CIL XI, 1937). 23 Neppure l’esame della succitata iscrizione può aiutarci in tal senso, avendo Versenius Granianus rivestito il ruolo di patronus del municipio di Arna nel corso del III sec. d. C. (probabilmente entro la prima metà del secolo). 24 Sostenitori di questa datazione sono studiosi quali Beloch (Beloch, 1926, p. 510), Laffi (Laffi 1973, pp. 48-49) e Forni (Forni 1982, pp. 21-74, p. 26). 25 A questa seconda ipotesi aderiscono invece il Manni (Manni 1947, pp. 149-150), lo Humbert (il quale ritiene che rimase probabilmente una praefectura almeno fino all’età triumvirale: Humbert 1978, pp. 401-402), Gaggiotti e Sensi (i quali sostengono che la nascita dei municipi di Arna e Bettona avvennero su aree occupate da precedenti villaggi in seguito alle confische operate in età triumvirale: Gaggiotti–Sensi 1982, II, p. 250), Gabba (secondo cui è probabile che il municipio di Arna nacque come conseguenza del bellum Perusinum, della drastica riduzione del territorio controllato da Perusia e del probabile esodo di personaggi importanti dalla città sconfitta verso i piccoli centri urbani circostanti: Gabba 1994, p. 208). 26 Plin., Nat. Hist., III, 113.

4

Note antropogeografiche e storiche territorio rimase sotto il controllo dei bizantini 34 . A partire dal VII secolo, dunque, ed almeno per tutto l’VIII e parte del IX secolo, il territorio in questione subì una trasformazione radicale dovuta, in particolar modo, all’esigenza di dover salvaguardare le comunicazioni dirette tra i due centri bizantini di Perugia e Gubbio, garantite dalla via Eugubina, la quale fu decisiva nella determinazione dell’assetto dei confini nell’area.

Altra menzione di Arna si ha anche nell’elenco di pieno II sec. d. C. stilato dal geografo Claudio Tolomeo il quale, tuttavia, nella suddivisione operata tra città umbre settentrionali e meridionali, la colloca erroneamente tra le seconde nonostante Asisium venga messa tra le prime 27 . Sulla base, invece, dei dati offerti sia dall’epigrafia che dall’archeologia, è possibile ipotizzare, almeno per tutto il I sec. d. C., un deciso sviluppo economico del giovane municipio. Ne sono testimoni da un lato le numerose ville rustiche attestate nel territorio circostante 28 e le opere di bonifica realizzate lungo tutta la Valle Umbra e la piccola piana del Chiascio, dall’altro le due iscrizioni rinvenute nei pressi di Civitella d’Arna in cui è nominato uno schiavo di nome Polytimus, dispensator dei possedimenti di Poppea Sabina, moglie di Nerone 29 . Inoltre, presso Assisi, si è rinvenuta un’epigrafe che attesta l’esistenza di un altro dispensator di Poppea di nome Priscus, a dimostrazione dell’esistenza di praedia imperiali nel territorio tra Assisi e Arna 30 .

Mentre verso Ovest Longobardi e Bizantini erano separati dal corso del Tevere, a Nord tale confine si interrompeva all’altezza della confluenza del Rio Grande, presso l’odierna Bosco: da qui il confine virava bruscamente verso Est, risalendo il corso del torrente, al fine di salvaguardare la via Eugubina che da Bosco si dirigeva verso Gubbio risalendo nel suo primo tratto proprio la sponda destra del Rio Grande35 . Ufficialmente tale situazione perdurerà, come già accennato, almeno fino alla fine del XII secolo quando, il 7 agosto del 1186, Enrico VI ratificherà il possesso del territorio arnate (se non tutto, almeno la parte settentrionale in cui era situato Castel d’Arno) da parte della città di Perugia 36 .

Null’altro si sa di certo per i secoli a venire se non che alla fine del III sec. d. C., in seguito alla riforma dell’ordinamento territoriale ed amministrativo dell’impero voluta da Diocleziano, Arna dovette essere inclusa nella provincia della Tuscia et Umbria.

I.5 - Breve storia degli studi e delle scoperte archeologiche La prima menzione d’interesse antiquario circa il centro arnate risale al 1295, in un manoscritto il cui anonimo autore, parlando del tempio di S. Angelo di Perugia, ricorda come parte delle colonne che oggi vi si trovano fossero state prelevate dal tempio pagano dedicato alla dea Flora, sito nel vicino oppidum di Arna 37 .

È verosimile ipotizzare che successivamente la posizione non particolarmente difendibile e la vicinanza con alcuni dei principali assi viari percorsi dai popoli invasori tra V e VI secolo (Goti, Bizantini e Longobardi), ne determinarono il declino in concomitanza con le alterne vicende che caratterizzarono in quel lasso di tempo le sorti della vicina Perugia.

In documenti più tardi compare invece la dicitura “Villa Civitelle Arnis”: così si ritrova infatti negli annali decemvirali del 1380 38 , nella rassegna di castelli e ville del rione di Porta Sole sempre del 1380 39 ed infine nella rassegna successiva del 1429 40 . Viene inoltre ricordata nelle Rationes Decimarum dei secoli XIII e XIV, come “Civitella Argni”, “Civitella Darne”, “Arnis Plebs” 41 .

La progressiva decadenza sarebbe avvenuta, almeno secondo Riganelli, nel periodo compreso tra il 499 (anno in cui è ancora ricordata come sede vescovile 31 ) ed il 568 (anno della discesa dei Longobardi nella regione) 32 . Negli anni successivi allo stanziamento longobardo, le sorti del territorio del piccolo centro urbano, entrato a far parte della Tuscia Lombardorum 33 , vennero disgiunte da quelle di Perugia il cui

In una carta geografica delle chiese, dei monasteri e degli ospedali della diocesi di Perugia è invece attestata come

27

Ptol., Geographia III, 1, 47. Si tratta delle ville attestate rispettivamente: in vocabolo Manzino presso la ex tenuta di Ripa Ginestrella vicino Ripa, in vocabolo Casalino nelle adiacenze di Torchiagina e presso il podere Lidarno a poche centinaia di metri da Civitella (Rosi Bonci 1983, pp. 74-85, nn. 12-14). 29 Si tratta delle due dediche alla Fortuna (CIL XI, 5609, 5610), in cui compare il nome di Poppea Augusta (divenuta tale nel 63 d. C.), databili quindi tra il 63 ed il 65 d. C. 30 CIL XI, 5418. 31 Secondo il Lanzoni si ha testimonianza dell’esistenza di un vescovo arnate chiamato Vitalianus, il quale resse le sorti della diocesi dal 495 al 499. Dopo tale data, la diocesi venne incorporata in quella di Perugia. (Lanzoni 1927, pp. 403, 480). 32 Sempre Riganelli avanza l’ulteriore ipotesi secondo cui la distruzione definitiva di Arna avvenne durante l’assedio dei Goti a Perugia quando, nel 548, Totila, dopo tre anni di assedio infruttuoso, decise di distruggere tutti i ponti sul Tevere e fare terra bruciata attorno alla città umbra (Riganelli 1989, pp. 35-38). 33 A riprova della tesi circa l’annessione del contado arnate al Ducato di Spoleto, il Riganelli riporta la notizia secondo cui nel 995, in un documento dell’abbazia di S. Maria Val di Ponte, si cita la Massa Arnis la quale sarebbe situata presso finis Lambardorum. Inoltre, nel corso del XII secolo, è ancora il rettore del Ducato di Spoleto ad avere diritti sul piccolo centro fortificato di Castel d’Arno. 28

34

Nel corso del VII secolo, Perugia, divenuta oramai una delle principali piazzeforti bizantine dislocate lungo quella striscia di terra detta “corridoio bizantino”, che garantiva i collegamenti tra l’esarcato ravennate e Roma, vide la presenza stabile, dapprima di un magister militum e poi di un duca bizantino, tanto che non si hanno più notizie di sconvolgimenti interni alla città (Riganelli 1989, p. 39). 35 La validità di questa ricostruzione dell’assetto territoriale, sarebbe ulteriormente confermata, almeno a partire dal IX secolo, dalla presenza di varie piazzeforti dislocate lungo i due lati del torrente: Ramazzano e Col d’Albero sulla riva destra, Civitella d’Arna, Pilonico e Castel d’Arno alla sinistra. 36 È assai probabile che la ratifica del 1186 altro non fu che il riconoscimento da parte dell’imperatore di una situazione che di fatto si era andata consolidando già da tempo grazie soprattutto alle numerose donazioni di terreni e proprietà situate nei pressi di Arna a chiese ed enti religiosi perugini (Riganelli 1989, pp. 43-45). 37 In vita Bulgari Montemelini 1295, n. XXX, ricordato da Paoletti (Paoletti 1932, p. 136). 38 G. Belforti, Ms. n. 1939 presso la Biblioteca Augusta di Perugia, p. 24. 39 Fabretti 1887, p. 89. 40 Fabretti 1887, pp. 180-182. 41 Sella 1952, pp. 35-36.

5

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio “Civitella Arni” 42 , mentre nel 1562, nella descrizione delle ville e castelli di Perugia del Piccolpasso, è ricordata come “Castel di Civitella d’Arno” 43 . E ancora come “Castrum Civitelle Arni” è menzionata in un manoscritto relativo alla visita pastorale di Giuliano della Rovere alla cappella di San Germano, sita appunto nel castello di Civitella, nel 1571 44 . Inoltre, Arna, è citata e raffigurata nella carta topografica del territorio perugino, disegnata dal cosmografo Ignazio Danti nel 1577 45 .

irrimediabilmente distrutta durante la seconda guerra mondiale 52 , il cui muro era decorato da marmi antichi 53 . Di nuovo del tempio della dea Flora parla C. Crispolti, asserendo che i resti del santuario ancora si scorgevano al suo tempo e il culto sarebbe stato testimoniato dal rinvenimento di una statuetta in bronzo raffigurante una figura femminile con una ghirlanda di fiori nonché dal ritrovamento di numerosi oggetti e frammenti di cornici marmoree, capitelli, colonne e basi 54 . Infine anche B. Orsini, descrivendo attentamente le colonne del tempio di Sant’Angelo, scrive che esse furono spogliate dal tempio presso Arna, identificandole con precisione55 .

Tra i primi eruditi locali a far menzione di Civitella troviamo G.B. Caporali il quale, nel suo Commento a Vitruvio, nel capitolo in cui tratta dei capitelli corinzi, fa esplicito riferimento allo spoglio delle colonne del tempio della dea Flora situato presso Civitella d’Arna, riutilizzate poi nella chiesa di Sant’Angelo di Perugia, affermando di aver ripreso tale notizia dal capitano di ventura Leandro Signorelli, anche se la fonte originaria deve infine essere ricercata nel già citato manoscritto del 1295 46 .

Grande interesse suscitò nel XVIII secolo lo studio delle iscrizioni provenienti da Arna, poi confluite tutte nel Corpus Inscriptionum Latinarum, di cui si occuparono vari studiosi tra cui A.F. Gori 56 e l’abate Scutillo 57 . Nell’ambito degli studi su Arna è fondamentale l’opera dell’abate G.B. Vermiglioli il quale scrive “Dell’antica città di Arna Umbro-Etrusca”. Nei primi capitoli egli sostiene innanzitutto l’identificazione del sito dell’antico centro con quello dell’attuale Civitella e avanza ipotesi circa la sua origine greca sulla scorta di indizi toponomastici che già B. Vestrini aveva messo in evidenza ricollegandosi alla città di Arna in Beozia58 .

Ancora alla stessa notizia si rifà G. Passeri quando, parlando del tempio di Sant’Angelo e citando come fonte il Caporali, afferma che le sue colonne furono tolte da un tempio pagano presso Civitella d’Arna di cui, al tempo del Caporali, era ancora visibile la pianta 47 . Riguardo all’identificazione del municipio romano con l’odierno centro di Arna e alla sua ubicazione geografica, fa cenno il Cluverius nella sua opera sull’Italia antica, edita nel 1624 48 .

Nei capitoli successivi si dedica allo studio delle iscrizioni provenienti da Arna per dimostrare come in essa fosse presente il culto della Fortuna, nonché l’esistenza di famiglie sin da epoca etrusca 59 .

In maniera assi più ampia e fantasiosa ha scritto F. Ciatti su Arna, il quale ricollega i nomi di vari centri, quali Castel d’Arno, Civitella d’Arna e Lidarno, al cognome libico di Ercole (Arno) ricollegandoli quindi ai popoli arnati 49 ed asserendo poi che ancora al suo tempo erano visibili in Civitella alcuni marmi, pavimenti e opere di grande pregio e antichità 50 . Tuttavia, sempre nella stessa opera, l’autore asserisce che successivamente al bellum perusinum molte famiglie nobili fuggirono da Perugia e si stanziarono nei luoghi circostanti, accrescendone la popolazione ed eleggendo a centro primario la stessa Civitella. Ben più interessante è invece l’elenco dei reperti che ancora al suo tempo si potevano vedere ad Arna: grosse pietre di travertino squadrate, basi di statue, marmi di are, due antichissime cisterne, i resti del tempio della dea Flora 51 .

Si sofferma poi a descrivere i resti antichi ancora visibili a Civitella con particolare riguardo al tempio che qui doveva trovarsi, dando conto nell’ordine: dei resti del santuario, di due cisterne, della scoperta nel 1787 di una tomba a inumazione con ricca suppellettile tra cui quattro piedi bronzei di kline, di un pavimento a mosaico, del rinvenimento di varie urne decorate, di frammenti di marmo, di statue, di monete romane e così via. Successivamente, Vermiglioli torna ad occuparsi di Arna in un articolo del 1819, in occasione della scoperta di una nuova iscrizione in cui si menziona il municipio di Arna 60 ed infine nel 1834 quando inserisce tutto il corpus di iscrizioni relative ad Arna nel suo studio sulle antiche iscrizioni perugine 61 .

Ciatti ricorda la piccola chiesa di Santa Maria di Ripa d’Arno, posta a circa mezzo miglio da Ripa e andata

È del 1824, invece, un concessione di scavo a Don Giovacchino Cotogni per condurre ricerche in loc. Muri Rossi ove, secondo la relazione preliminare ad opera di F. Pecci, si vedevano ancora “i resti di un antico tempio sito al

42

Grhomann 1973, p. 93. Piccolpasso 1575, p. 102. 44 Visite Pastorali, manoscritto presso l’archivio parrocchiale di Civitella d’Arno. 45 La carta, che si configura come una delle più antiche raffigurazioni del territorio perugino, è stata pubblicata nel 1907 (Bellucci 1907, pp. 92-94). 46 Caporali 1536, lib. IV, cap. I, pp. 90-84. 47 Passeri 1764, p. 20. 48 A tal riguardo l’autore situa Arna “infra Fratta atque Iguvium, haud procul ad Tiberi, ex adverso Perusiae est oppidum” e ricorda che ai sui tempi era comunemente chiamata La Civitella d’Arno: Clùver 1624, p. 626. 49 Ciatti 1638, vol. I, lib. VI, p. 203. 50 Ciatti 1638, vol. I, lib. III, p. 407. 51 Ciatti 1638, vol. I, lib. III, pp. 60 e 84. 43

52

Rosi Bonci 1975-1976, p. 16, nota 1. Ciatti 1638, vol. II, lib. II, pp. 92 ss. 54 Crispolti 1648, pp. 203-210. 55 Orsini 1792, pp. 17, 29, 63. 56 Gori 1737, I, p. 69. 57 Scutillo, Ms 1967 (presso Biblioteca Augusta di Perugia), p. 320. 58 Vestrini 1756, VI, pp. 2-3. 59 Vermiglioli 1800, pp. 42, 130-133. 60 Vermiglioli 1819, III, pp. 283-284. 61 Vermiglioli, 183, vol. I, p. 82; vol. II, pp. 284, 364, 369, 370. 53

6

Note antropogeografiche e storiche In seguito a tali rinvenimenti e all’interesse suscitato si diede il via ad una serie di campagne di scavo che portarono al rinvenimento di numerose tombe di cui dettero notizia gli ispettori L. Carattoli e G. Gamurrini: nel 1886 furono scoperte, in località La Madonna, in un podere di proprietà del Marchese G. degli Azzi, oltre a tombe già depredate, Torna ad occuparsi ancora di Civitella uno degli allievi di un’urna semplice in travertino e due coperchi d’urna con Vermiglioli, G. Conestabile della Staffa, a proposito di figure recumbenti 74 ; in località Pepaja (da identificarsi con un’iscrizione rinvenuta presso Arna 64 e più tardi in occasione l’attuale pod. Pescara), sempre in un podere del Marchese G. del rinvenimento di una testa bronzea di Hypnos 65 . degli Azzi, furono rinvenute altre tombe con urne in travertino, resti di almeno cinque scheletri, due orecchini E di origine umbra la considera pure A. Fabretti, terzo d’oro, uno specchio graffito raffigurante il giudizio di Paride, detentore della cattedra di archeologia a Perugia, cui si deve terra sigillata italica, due lucerne fittili e tredici unguentari la compilazione del Corpus Inscriptionum Italicarum, che vitrei, mentre in località Carpaneto si rinvennero un torso attribuisce ad Arna uno scarabeo con iscrizione etrusca 66 . marmoreo di Ercole giovane, uno di statua virile e altri frammenti di statue vari 75 ; in località Orto dell’Osteria e nel Brevi citazioni circa scoperte archeologiche presso Civitella fondo Osteria si rinvennero infine tre tombe a cassa, di cui si ritrovano in vari eruditi e studiosi perugini tra cui A. una già depredata, e le altre due intatte in cui si rinvenne lo Mariotti 67 , L. Bonazzi68 e in particolare M. Guardabassi il scheletro e il corredo tra cui ricordiamo due anelli d’oro, due quale parte dai rinvenimenti di industria litica di età orecchini, vari anelli d’osso e piccoli oggetti d’argento 76 protostorica per giungere ad esaminare reperti di età nonché, durante il prosieguo degli scavi, una sedia di bronzo, romana 69 , dilungandosi in altra sede nell’analisi di alcuni un’anfora fittile, frammenti di avorio, sei urne in travertino e oggetti di corallo che vengono attribuiti al periodo etrusco70. vari coperchi 77 . Nel 1887 si proseguirono gli scavi nel fondo Osteria e si rinvennero altre quattro tombe a cassa (nello Brevi cenni di ordine storico circa lo status giuridico di Arna scavo furono anche distrutte alcune tombe romane verso le durante il periodo romano si ritrovano nell’opera di H. quali si mostrò scarso interesse), di cui la terza in ordine di Nissen, il quale concorda con la localizzazione del sito presso scoperta fu quella che restituì il corredo di maggior pregio: un l’odierna Civitella e afferma che la città romana apparteneva letto funebre ligneo andato distrutto fatta eccezione per le sei alla tribù Clustumina 71 nonché negli scritti di I.W. basi bronzee, un paio di orecchini d’oro a rosetta, un anello Kubitschek, secondo cui Arna fu assegnata alla tribù d’oro, tre unguentari d’argento, una bacinella ed un Clustumina all’atto dell’acquisizione della cittadinanza coperchietto sormontato da un gallo di bronzo, una spatola romana nell’89 a. C. 72 d’osso e un sestante di Todi 78 . Nel 1888 si ripresero gli scavi ma si rinvennero solo pochi oggetti di scarso interesse e Studi più dettagliati vennero condotti da A. Lupattelli il quale alcune povere sepolture, mentre in località La Madonna, “alla giunge a conclusioni assai simili a quelle del Vermiglioli sia profondità di 14 metri” [sic], si rinvennero i resti di mura per quanto concerne le origini umbro-etrusche della città sia attraverso cui si sarebbe potuto accedere ad un grande per quel che riguarda le notizie sul tempio della Fortuna, le acquedotto ricoperto con grossi lastroni fittili uniti da calce, epigrafi, le fonti e la storia dei rinvenimenti. Di grande la cui esplorazione fu rimandata ad altro tempo 79 . interesse è inoltre la notizia da lui riportata circa il rinvenimento nel 1882 di ricca suppellettile sepolcrale, di cui Un discorso a parte merita G. Bellucci il quale, oltre a citare fornisce una particolareggiata descrizione: un anello d'oro, un gran parte dei materiali custoditi nel Museo di Perugia e asse, con la raffigurazione di Giano bifronte da un lato provenienti da Arna nella sua Guida 80 , raccoglie nella sua e una prora di nave dall’altro, due balsamari d'argento, vastissima collezione numerosi materiali di età preistorica ventiquattro balsamari fittili, quattro piedi o balaustre in provenienti dall’area compresa tra Bosco e Sant’Egidio81 . bronzo parti di un bisellio, cinquanta frammenti di lamina di bronzo e venti globetti semisferici a base piana Avvalendosi degli apporti delle campagne di scavo della fine di pietra colorata 73 . del XIX secolo, A. Paoletti tende a considerare Arna una città sorta in epoca etrusca legata a Perugia, le cui necropoli sarebbero da assegnare ad un periodo piuttosto tardo e che 62 poi, sottrattasi all’egemonia perugina e divenuta municipio ASP, Atti della delegazione apostolica, antichità e belle arti, busta n. 2376, autonomo, potè godere di un certo benessere82 . anno 1837. di fuori del castello a destra della strada maestra andando in direzione di Pianello” 62 , mentre è del 1826 la concessione di scavo rilasciata a G. Sorcino per eseguire ricerche in voc. Palazzone le quali, però, non diedero alcun frutto 63 .

63

ASP, Atti della delegazione apostolica, antichità e belle arti, buste nn. 2365-66, anni 1826-1827. 64 Conestabile 1855, p. 50. 65 Il Conestabile riteneva che il reperto fosse etrusco, ponendolo in relazione con la dea Nortia. Lo studioso, infatti, riteneva che il centro fosse di origine Umbra, passato agli Etruschi e infine ai romani: Conestabile 1856, tav. III. 66 CII, 1867, p. CXV, n. 1071. 67 Mariotti 1808, p. 230. 68 Bonazzi 1875, vol. I, pp. 5, 8 e 30. 69 Guardabassi 1872, pp. 3, 244-249. 70 Guardabassi 1876, pp. 92-99. 71 Nissen 1883, vol. II, p. 394. 72 Kubitschek 1889, p. 72. 73 Lupattelli 1885, pp. 2-23.

74

Carattoli 1886, p. 142. Carattoli 1886, p. 287. 76 Carattoli 1886, p. 411. 77 Carattoli 1886, p. 449. 78 Gamurrini 1887, pp. 85-87. 79 Carattoli 1888, pp. 725-726. 80 Bellucci 1921, pp. 12, 14-24. 81 Bellucci 1877, p. 61; Bellucci 1906, p. 151; Bellucci 1914, pp. 12-23, 3032. 82 Paoletti 1932, pp. 126-136. 75

7

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio Assai importante è il contributo di L. Banti, che vede in Civitella un avamposto fortificato di IV sec. a. C. posto in territorio umbro a difesa della Perugia etrusca, con un ruolo simile a quello che svolgeva più a Sud il centro di Bettona 83 . Il Manni colloca la città tra i municipi con duoviri, escludendo che possa mai essere stata federata a Roma fino alla guerra sociale, come aveva invece supposto in precedenza il Beloch 84 . Altri accenni sparsi alla città di Arna si hanno nelle opere di studiosi locali come U. Tarchi 85 e O. Gurrieri 86 .

Tra il 2000 e il 2001 si datano i tre articoli pubblicati nel Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l’Umbria scritti da A.E. Feruglio e G. Prosperi Valenti. Nel saggio di Feruglio si studiano alcuni materiali sinora parzialmente inediti, provenienti dalla collezione Eugeni e da quella Bellucci. Si tratta di una statuetta e di un’iscrizione (già pubblicata a suo tempo dal Vermiglioli) entrambe connesse al culto della Fortuna e di una serie di bronzetti pertinenti ad un culto precedente a quello romano della Fortuna suddivisibili in due gruppi distinti databili l’uno tra la fine del VI e l’inizio del V sec. a. C., l’altro tra la fine del IV e l’inizio del III sec. a. C. 94

Del 1968 è la scoperta di alcune strutture murarie in occasione della costruzione di una cisterna dell’acquedotto Ripa-Ponte San Giovanni che si rivelarono poi essere pertinenti ad un ambiente romano forse di carattere termale 87 .

Nei due saggi di Prosperi Valenti si ricostruiscono invece: nel primo la storia e le istituzioni del municipium di Arna, dando conto del processo di integrazione nello stato romano e della sua municipalizzazione 95 , nel secondo il culto di Fortuna ad Arna attraverso la documentazione epigrafica, la tradizione antiquaria, la ricostruzione storica del santuario e della divinità in esso venerata 96 .

Negli anni settanta del novecento una prima sintesi delle conoscenze su Civitella d’Arna si ha con L. Rosi Bonci la quale, nella sua tesi di laurea, dà conto degli studi pregressi, della topografia urbana e della documentazione archeologica del territorio presentando per la prima volta materiali sinora inediti 88 .

I.6 - Il toponimo Arna

Segue uno studio approfondito sui vari elementi di klinai (piedi e fulcra bronzei) rinvenuti tra le suppellettili di una tomba nel 1787 e nelle campagne di scavo degli anni 18861888 89 . Vengono redatte alcune “schede di sito” relative a tre ville romane ubicate nel territorio di Civitella nelle località di Ripa in voc. Manzino (la villa era conosciuta sin dal 1903 quando fu per la prima volta parzialmente scavata ed infine distrutta perché ritenuta di “infima” importanza), Torchiagina in voc. Casalino e Civitella d’Arna presso il podere Lidarno 90 .

La continuità del toponimo nel territorio arnate dall’antichità ad oggi rappresenta un’ulteriore testimonianza, oltre la documentazione archeologica, per l’identificazione del centro antico di Arna con l’odierna Civitella d’Arna. Infatti, nonostante le modifiche subite nel tempo, il toponimo mantiene una forma pressoché costante che vale la pena di esaminare nei suoi passaggi. L’attestazione più antica è in Livio 97 nella forma Aharna, come viene unanimemente emendata nei vari codici, nei quali compare in redazioni diverse, evidentemente fraintese 98 . Tali redazioni hanno un aspetto comune nel presentare l’aspirata, sia che essa si trovi all’inizio della parola come in Harnam e Haarnam, sia in posizione intervocalica tra le due “a”, come in Adahrnam (probabilmente la lectio giusta) e in Ahaharnam (probabilmente la lectio corrotta). Considerato che la maggior parte dei codici conserva la doppia “a”, è probabile che la forma originaria fosse caratterizzata da un suffisso in -na e dall’aspirata, e dunque sia giusta la forma emendata Aharna.

Del 1989 è una ricerca condotta da G. Riganelli sul territorio dell’allora XII circoscrizione del Comune di Perugia (il cui fulcro è costituito dall’abitato di Civitella d’Arna) di cui l’autore ricostruisce le vicende dall’età preistorica fino ai giorni nostri, apportando numerose e inedite novità soprattutto per quel che concerne il periodo medievale e l’età moderna 91 . Di Rosi Bonci ancora è un contributo sull’organizzazione territoriale antica nel comprensorio di Ponte Felcino, Pretola e Ponte Valleceppi 92 , e un opuscolo, pubblicato dall’associazione ProArna e dal Comune di Perugia, che espone, con finalità divulgative, un quadro generale degli studi e delle scoperte operati sul centro e sul territorio di Arna 93 .

Il testo di Livio è importante anche ai fini della ubicazione di Aharna in Etruria, come si evince dagli antefatti dell’episodio descritto dallo storico. Si tratta delle vicende relative alle azioni militari romane prima della battaglia di Sentinum (296295 a. C.), durante la III guerra sannitica, detta anche guerra italica (298-290 a. C.), allorché, nel 296 a. C., il console Appio Claudio Cieco fu inviato con due legioni in Etruria, dove si accampò non lontano dai nemici 99 e fu raggiunto

83

Banti 1936, pp. 125-126. Manni 1947, pp. 150-152. Il Beloch colloca invece Arna tra i municipi con duoviri escludendo la possibilità che fosse colonia e avanzando l’ipotesi che fosse federata a Roma sino alla guerra sociale: Beloch 1926, pp. 509-510, 642. 85 Pubblica alcuni bronzi provenienti da Arna: Tarchi 1936, tav. CVII. 86 Circa la famosa testa di Hypnos al British Museum: Gurrieri 1961, n. 8. 87 Feruglio 1968, p. 280. 88 Rosi Bonci 1975-1976. 89 Rosi bonci 1979. 90 Rosi Bonci 1983, pp. 74-85. 91 Riganelli 1989. 92 Rosi Bonci 1992, pp. 19-35. 93 Rosi Bonci 2000. 84

94

Feruglio 2001, pp. 225-243. Prosperi Valenti 2000, pp. 185-224. 96 Prosperi Valenti 2001, pp. 197-223. 97 Liv. X,25,4 98 Codici MPFT²DL: harmam; Up: adharnam; T: ahaharnam; T¹ vel T²: haarnam. Tali forme sono state rettificate in aharnam (Walters-Conway 1968, p. 238). 99 Liv. X,18,3-4: “Ap. Claudium primo quoque tempore in Etruriam ire placuit. Duae Romane legiones secutae, prima et quarta, et sociorum duodecim milia; castra haud procul ab hoste posita”. Appio era stato nominato pretore nel 295 a. C. 95

8

Note antropogeografiche e storiche l’anno seguente dal nuovo console Quinto Fabio Rulliano, che “ad oppidum Aharnam, unde haud procul hostes erant, ad castra Appi praetoris pergit. Risulta convincente l’identificazione dell’Aharna liviana con il centro di Arna, sulla riva sinistra del Tevere, sia dal punto di vista delle numerose testimonianze della toponomastica locale che della geografia storica, in relazione anche alla ubicazione di Sentinum presso l’odierna Sassoferrato 100 . Già G. Harris notava che Livio colloca Aharna in Etruria perché non distinguerebbe nettamente i luoghi in Etruria da quelli in Umbria o, più probabilmente, perché lo storico presenta la situazione com’era al tempo della III guerra sannitica, o così come si trovava descritta nella sua fonte 101 .

L’etnico Arnates compare inoltre nel cippo funerario di Versenius Granianus, patronus municipi(i) Arnat(ium) databile al II-III sec. d. C. (CIL XI, 1937). Parimenti Arnati(um) si riscontra a proposito di un Duovir iure dicundo (CIL XI, 5614). Più problematica la citazione domo Crustumiae Arniae in una stele databile al I sec. d.C. rinvenuta a Novae in Bulgaria, la cui forma inesatta Arnia è giustificata da J. Kolendo come errore del lapicida per associazione con la più nota tribù Arniensis, insieme a quella altrettanto inesatta di Crustumiae per Crustuminae, in una situazione marginale dell’impero107 .

Il fatto che Arna sia collocata da molti in Etruria agli inizi del III sec. a. C. pone la questione di quale rapporto esista tra il paleonimo liviano e il suo contesto territoriale, e i motivi del passaggio dalla forma con l’aspirata a quella senza, che comincia ad essere attestata con l’esistenza del municipio (dal 90 o 40 a. C.). È a favore della tesi che Aharna abbia formazione etrusca S. Stopponi, che la colloca in Etruria già dalla fine del VI sec. a. C. 102 , anche se, da un lato, lo stato delle attuali indagini etimologiche, dall’altro, la documentazione archeologica finora conosciuta non permettano di dimostrare con certezza tale tesi a partire dall’epoca arcaica. D’altronde Arna, come tutti i centri di confine, presenta caratteri di promiscuità tra varie culture, che solo dal IV sec. a.C. diventano più evidenti a favore della dominante cultura etrusca. Per quanto riguarda l’etnico Arnates, esso compare in Plinio il Vecchio 103 , nella descrizione della VI Regio augustea, comprendente i popoli dell’Umbria e dell’Ager Gallicus. Arna è quindi menzionata tra le varie città degli Umbri da Silio Italico a proposito della II guerra punica e delle popolazioni italiche partecipanti alla guerra contro Annibale 104 , evidentemente in base alla divisione regionale augustea. Il toponimo Arna, nella versione greca, compare in seguito nella Geografia di Claudio Tolomeo, prima fra le città degli Umbri menzionata tra quelle collocate ad Est degli Etruschi e a Sud di Asisium 105 . È quindi attestato in epigrafi provenienti dal territorio arnate, come nella lapide con iscrizione sacra: Phileros qui praefuit templo Arnae (CIL XI, 5608), databile a fine I- inizi II sec.d. C., dove il genitivo è da considerare un locativo della città di Arna 106 .

È interessante notare che la stessa forma arnia dell’iscrizione di Novae ritorna verso la fine del V sec. d. C. relativamente al vescovo arniensis Vitalianus, che documenta l’esistenza della Diocesi di Arna nel 499 d. C. 108 . A seguito delle tensioni tra la Perugia bizantina e le città longobarde del Ducato di Spoleto nel VI-VII sec., che dovettero coinvolgere il territorio arnate, nel 995 la massa Arnis è attestata accanto ai finis Lambardorum e, sul finire dell’XI sec., risulta che la massa de Arne cum castellis, villis, silvis fa parte del contado perugino 109 . In questa epoca compare come castrum Civitella Arnis, quindi, nei documenti del XIII e XIV sec., come villa Civitelle Arnis 110 . È dal XVI sec. che si afferma come Castello di Civitella d’Arno o, semplicemente, Civitella d’Arno, toponimo che perdura fino al XX sec. Saranno gli eruditi e gli studiosi locali del XVIII e XIX sec., come Vermiglioli ed altri, anche a seguito di scoperte archeologiche, a riscoprire la memoria dell’antica Arna, così che il centro sarà chiamato fino ad oggi indistintamente Civitella d’Arna, nella sua forma erudita e letteraria, e Civitella d’Arno nella sua forma ufficiale, negli atti amministrativi e nella cartografia. Si giunge così agli anni 2000, quando, a seguito di una recuperata memoria storica, sarà l’associazione locale ProArna ad ottenere ufficialmente la denominazione di Civitella d’Arna, come deliberato dal Comune di Perugia nel 2002 111 . Già nel ‘700 gli studiosi avevano indagato sul toponimo piegandolo a interpretazioni etimologiche fantasiose, che lo riconducevano ad un’origine ebraica, celtica o greca, quest’ultima riproposta recentemente 112 . Successivamente G. Micali proponeva “…la terra di Aharna sopra il fiume, oggi Civitella d’Arno...” 113 . Certo è che tutto il territorio compreso tra il Tevere ad Ovest e il Chiascio a Est vede emergere il centro di Arna,

eponima di una fonte arcade, ipotesi sostenuta da G. Prosperi Valenti (Prosperi Valenti 2001, pp. 202-209). 107 Kolendo 1969, pp. 62-67 (e in particolare, pp. 62-64). L’epigrafe presso il Museo Archeologico Nazionale di Sofia, inv. 5249, pone ancora questioni attuali sulla collocazione di Arna nella Regio VII Etruria. A tale proposito si veda il contributo di S. Sisani (Sisani 2004) e S. Stopponi (Stopponi 2006). 108 Fu F. Lanzoni a considerare il vescovo Vitalianus arniensis e non narniensis, attribuendolo alla diocesi di Arna (Lanzoni 1927, p. 480). 109 Riganelli 1989, p. 39. 110 Cfr. spoglio degli Annali decemvirati condotto da G. Belforti, in Ms 1939 presso BAP, p. 24 e Fabretti 1887, cap. 25, pp. 89 e 180. 111 Deliberazione della Giunta Comunale del Comune di Perugia, n. 14 del 18.01.2002 con oggetto: Perimetrazione del centro abitato di Civitella d’Arna ad integrazione della Delibera G.C. n. 1.333 del 21.4.1994. 112 Prosperi Valenti, 2001, p. 206, afferma che “vi è una possibilità che il toponimo Arna risalga al termine greco ’ (= agnella)”, ipotesi a mio parere improponibile. V. anche contra: Stopponi 2006. 113 Micali 1832, I, p. 79.

100

Si concorda in proposito con S. Sisani (Sisani 2004), piuttosto che con l’interpretazione di G. Firpo che colloca Sentino e Arna in Val di Chiana (Firpo 2002, pp. 114-120). 101 Harris 1971, pp. 69 e 147. 102 Stopponi 2006. 103 Plin., Nat. Hist, III, 14. 104 Sil. It., Pun., VIII, v. 456. Poema scritto in età flavia, sulla base della terza decade di Livio. Sul catalogo delle città e dei popoli umbri (Sil. It., Pun., VIII, 446-462) si veda quanto detto da C. Santini che nota “una certa labilità tipologica, di cui è chiaro indice la tendenza a trasferire i dati relativi alla loro localizzazione ed alla origine sugli altri popoli circostanti” (Santini 1996, p. 523). 105 Ptol., Geographia, III, 1, 46-47. Difatti nella carta geografica del II sec. d. C. Arna è posta erroneamente a Sud di Assisi, mentre è situata a Nord. 106 Sembra poco credibile l’ipotesi che Arnae si riferisca ad una divinità locale eponima, collegata alla ninfa Arna ricordata da Pausania come

9

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio eminente anche per la sua posizione (che, se pure a modesta altura - a m. 335 - rappresenta un elemento di scansione rispetto ad altri rilievi), restando legato al suo sviluppo, dall’antichità al Medio Evo, fino ad oggi. Lo evidenzia il configurarsi di una toponomastica di tipo conservativo che riflette una situazione topografica coerente, di cui Arna doveva costituire il punto di emanazione. Il toponimo, nel suo passaggio dalla forma Arna ad Arne, Arno, caratterizza, in forma separata, ville e castelli come Civitella d’Arno, Castel d’Arno e Ripa d’Arno 114 e, in forma suffissale, Lidarno 115 . Dai dizionari etimologici risulta che la voce Arna-Arno, ha larga diffusione in aree del Mediterraneo e in particolare in Italia, in un’area molto ampia, dalla Toscana 116 alla Liguria, al Trentino. Risulta inoltre che è da considerare un idronimo da una base mediterranea con il significato di “acqua corrente, alveo di fiume”, probabilmente preesistente come nome del fiume, da cui deriverebbe quello della città. A tale proposito S. Sisani sostiene che l’idronimo Arnus e il nome della tribus Arnensis è da associare ad un toponimo di area etrusco-falisca e ipotizza un eventuale rapporto tra il poleonimo Arna e il fiume Chiascio, come forma alternativa e concorrente con l’idronimo Clasis 117 . Se tale ipotesi, come sembra, allo stato attuale delle conoscenze, è difficile da sostenere, si può comunque ricordare come il territorio dell’attuale Civitella sia percorso da corsi d’acqua quali il Rio Piccolo (o Rio d’Arno, oggi Rio d’Arna) e dal suo affluente Fosso del Bagno, oltre che da una rete di torrenti, affluenti del Tevere e del Chiascio. D’altronde la pianura sottostante il colle di Arna e tutta l’area circostante risultava emersa dalla bonifica del lacus Umber (o Tiberino) ad opera dei Romani. 118 114

Secondo G. Riganelli, il termine Ripa, di origine latina, legato alla posizione del territorio, designerebbe la riva del lacus Umber in un’area frequentata in età romana, e trova corrispondenti nelle rive del Trasimeno già nel secolo XI e nell’attuale toponomastica della Toscana meridionale e dell’Arcipelago Toscano (Riganelli 1989, p. 80, n. 136). In particolare, per una toponomastica legata alla presenza del lacus Umber, riscontrabile in preesistenti situazioni d’impaludamento e di costa: Camerieri 1996, pp. 394-397. 115 Lidarno, già villa di S. Egidio de Pianaioli, tra i secc. XIV-XV assume il nome di Lidarno, attestato nella toponomastica catastale del XIV e XV secolo con la presenza del toponimo Rivus Arni e Ridarno, in relazione al torrente denominato Rio d’Arno, identificabile con il Rio Piccolo o Rio (Riganelli 1989, p. 69, n. 94). 116 Firpo rileva nel bacino della Chiana toponimi come Arnano, Poggiodarno, Poggio d’Arna a sostegno della sua tesi (Firpo 2002, p. 120). 117 Sisani 2004, note 35 e 37. 118 Il lago doveva occupare la pianura di Assisi, di Spello ed estendersi fino a Bevagna. Bastia, situata in questa pianura, fu chiamata per lungo tempo “Insula Romana”. H. Desplanques nota che “i terreni umidi si evidenziano ancora oggi nella foto aerea, attraverso una grande macchia scura, in cui il letto ghiaioso d’un torrente scomparso si inscrive con una lunga linea biancastra” (Desplanques 1975, p. 452, n. 121). Sulle testimonianze del lacus Umber vedi anche: De Albentiis 1986. In particolare, a proposito della bonifica e della centuriazione romana, che ha interessato anche il territorio di Arna: Camerieri 1997, pp. 411-415. Risulta che nella pianura tra Petrignano d’Assisi e Bettona, segnata dal corso del Chiascio, dominata a Nord-Ovest da Civitella d’Arno, vi sono le tracce di una via che doveva identificarsi con il decumanus maximus, intorno a cui si riconosce una centuriazione piuttosto regolare, costituita da centurie canoniche, comprendenti le anse del Chiascio. Queste si arrestano in corrispondenza delle alture di Arna e dell’apertura sulla valle del Tevere.

10

Note antropogeografiche e storiche

Fig. I.1 – Civitella d’Arna. Panoramica da Sud.

Fig. I.2 – A.S.P., Catasto Gregoriano, mappa n. 14, foglio 7, Civitella d’Arna.

11

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio

Fig. I.3 – A.S.P., Catasto Chiesa (1727), mappa n. 33 di Civitella d’Arna.

12

CAPITOLO II LA CARTA ARCHEOLOGICA DEL CENTRO URBANO: IL CATALOGO DELLE EVIDENZE Lorena Rosi Bonci II.1 - Premessa

la divinità cui era consacrato il tempio, è ipotizzabile che fosse dedicato alla dea Fortuna, considerato che ben cinque epigrafi attestano l’esistenza del culto della Dea Fortuna in Arna 5 (figg. II.3-4), che in un caso compare con l’epiteto di Bona 6 . Non sembra invece credibile quanto tramandato dalla tradizione antiquaria sulla presenza ad Arna di un tempio della dea Flora, supportata dal ritrovamento di statuette femminili inghirlandate da fiori 7 . Nessuna ubicazione topografica precisa del tempio è desumibile dalle testimonianze degli storici locali. Solo il Vermiglioli, citando i resti di edifici in Civitella, scrive 8 che sono “posti dalla parte di oriente, e specialmente per quella parte ove sono le ruine dell’antico tempio” e che “dalla parte sinistra le mura del tempio erano state raddoppiate perché in quel punto il terreno è assai declive e sporge molto in basso”. Ne riporta inoltre una pianta, in cui sono evidenziate in neretto le parti da lui viste direttamente e ricostruite quelle mancanti (fig. II.5). Ne risulta un vano di forma rettangolare, lungo circa m. 15, largo m. 12, cui si aggiunge, su uno dei lati minori, un vano a pianta circolare. Lungo il lato destro sono due piccoli vani, di forma diversa, interpretati come “bagni, favisse o terme”. Quanto alla consistenza dei resti, l’autore precisa 9 che “I pochi ruderi che ancora rimangono di questa fabbrica mostrano essere ella stata fatta di mattoni tenacissimamente tra loro collegati, venendo a formare un consistente masso”. Dalle poche indicazioni di Vermiglioli, si può ipotizzare un’ubicazione dei resti descritti presso il vocabolo chiamato localmente Almanea, nelle proprietà dei Padri Filippini. Tale vocabolo è attestato nella sua forma più antica come “Alma Dea” 10 , forse una ricostruzione dotta del toponimo che, nella tradizione orale, compare anche nella forma “Armanea”. È opportuno ipotizzare che siano stati erroneamente interpretati da Vermiglioli e da altri come resti del tempio quelli che presumibilmente possono interpretarsi come pertinenti ad un edificio termale in vocabolo Almanea 11 . A tale proposito Carattoli 12 ricorda il rinvenimento di “un grande acquedotto o chiusone”, presso voc. La Madonna, non lontano da tali strutture, ed il Crispolti 13 segnala che nei pressi dei resti attribuiti al tempio “ vi fu trovato un condotto di piombo”. In Crispolti è anche la testimonianza della provenienza dal tempio di Arna delle colonne romane confluite nel tempio di S. Michele Arcangelo a Perugia, su cui non esistono prove attendibili 14 .

L’ubicazione di Arna sulla sommità del colle dell’attuale Civitella risulta attestata dai risultati delle ricerche topografiche, che avvalorano la funzione di controllo di importanti vie di comunicazione, svolta da Arna nell’antichità. Essa è inoltre ulteriormente giustificata dalla continuità e dall’evoluzione del toponimo sullo stesso luogo, su cui sorse la diocesi nel V sec. e quindi il castello medievale, da cui si è sviluppato il centro odierno di Civitella. D’altronde la documentazione archeologica dei resti urbani e l’ubicazione delle necropoli indicano che il centro antico di Arna, almeno nella sua fase romana, doveva estendersi dalla sommità del colle verso il versante orientale e meridionale (località Castello, La Madonna, Almanea, S. Lorenzo), con orientamento Est-Ovest. Poco oggi è visibile dell’impianto urbanistico, piuttosto esiguo, considerata la ridotta superficie della sommità del colle. Della sua cinta muraria e del suo tempio restano solo poche testimonianze e nessun resto archeologico. Modesti i resti degli edifici, consistenti in alcuni nuclei in opera cementizia, in qualche blocco erratico in marmo e in travertino ed in alcuni frammenti reinseriti nelle odierne abitazioni. Di contro emergono le cisterne per la loro monumentalità e i resti dell’edificio termale per la ricchezza dei materiali rinvenuti. II.2 - Catalogo delle evidenze archeologiche (fig. II.1) 1. Cinta muraria Niente è più visibile, da tempo, di quanto attestato da Guardabassi e Paoletti. Il primo affermava 1 : “…di Arna …attualmente non resta di vetusto che qualche rudere delle mura di cinta …..” e “dai pochi resti della sua cinta e delle molte pietre che ancora rimangono simili a quelle che la componevano, ci sembra di potere dedurre che Arna fosse edificata alla maniera etrusca, però con massi più larghi di quelli comunemente usati dagli Etruschi….”. Anna Paoletti 2 dichiarava che “…doveva trattarsi di un oppido difeso da una cinta di mura; alcuni tratti sono ancora visibili”. Indagini e sopralluoghi recenti non hanno rivelato tracce dell’esistenza di una cinta muraria. È impossibile pertanto, al momento, avanzare ulteriori ipotesi.

5

CIL XI, 5607, 5608, 5609, 5610, 5611. Rosi Bonci 2000, p. 31, figg. 24-26; Prosperi Valenti 2001, pp. 197-224. 6 Feruglio 2001, pp. 226-233. L'autrice prende in esame l’iscrizione CIL XI, 5611 con la statuetta di Fortuna Bona ad essa relativa. 7 A tale proposito concordo con la Feruglio (Feruglio, 2001, pp. 233, nota 25, con bibl. precedente), che riferisce tali statuette a quelle di offerenti presenti in stipi votive di età ellenistica. Infatti un luogo di culto preromano è attestato ad Arna da una stipe votiva di bronzetti della Collezione Bellucci, databili tra fine VI-inizi V sec.a. C. e fine IV- inizi III sec. a. C.; cfr. Feruglio 2001, pp. 234-243. 8 Vermiglioli 1800, p. 165, tav. 1. 9 Vermiglioli 1800, p. 162. 10 Cfr. Decime parrocchiali di Civitella d’Arno, a cura di Don G. Tomassini, 1694, p. 10. 11 V. infra, sito n. 5, pp. 16-17. 12 Carattoli 1888, pp. 725-726. 13 Crispolti 1597, s.v. Civitella d’Arno. 14 Crispolti 1597, s.v. Civitella d’Arno e nota 145.

2. Tempio di Fortuna L’esistenza di un tempio romano ad Arna è attestata da un’unica epigrafe3 rinvenuta a Civitella, che riferisce di un Phileros “qui praefuit templo Arnae” (fig. II.2), databile alla fine del I - inizi II sec. d. C. 4 . Per quanto riguarda 1

Guardabassi 1876, p. 92. Paoletti 1932, p. 129. 3 CIL XI, 5608. 4 Rosi Bonci 2000, p. 31. Prosperi Valenti ipotizza in Arnae un teonimo, quale divinità locale eponima del centro, ipotesi non condivisibile. (Prosperi Valenti 2001, pp. 202-205) 2

13

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio Anche per Cenciaioli la notizia è tutt’altro che dimostrabile e frutto di erudizione 15 .

della volta. L’altezza da queste al cervello del soffitto è di ca. m 1,50, così da ipotizzare un’altezza presumibile della cisterna tra m. 4,30 e 4,50. L’edificio ha subito modifiche e riutilizzi nel corso del tempo; recentemente lavori di intervento sul castello hanno interessato anche gli interni dei due vani, soprattutto relativamente al pavimento.

3-4. Le cisterne romane A Civitella d’Arna esistono due nuclei di cisterne romane, quelle inglobate nell’ex-Palazzo Sozi, poi Spinola, presso il castello (proprietà privata), e quelle ubicate presso l’exresidenza dei Padri Filippini (proprietà privata). Le cisterne, di fatto, rappresentano la testimonianza più determinante per l’ubicazione di Arna romana sul colle di Civitella. Delle due, la cisterna meglio indagata è quella presso l’ex-residenza dei Padri Filippini, documentata da un rilievo del 1976. La cisterna presso il castello è stata visionata, ma non ne è stato permesso il rilievo da parte dei proprietari. Sarebbero comunque necessarie per entrambe le cisterne ulteriori indagini di ricerca e di studio, per individuare la pavimentazione originaria, attualmente ricoperta da strati di terra battuta o di fango, e per rintracciare i condotti di adduzione e di scarico delle acque.

Il I vano conserva le strutture murarie sostanzialmente in buono stato, anche se con gravi manomissioni per i lavori in corso (fig. II.11). Presenta, da terra, addossato su ciascuno dei due lati lunghi un banchetto rivestito in mattoni (fig. II.10), alto cm. 48 e largo cm. 52, da attribuire ad epoca moderna (intorno al secondo dopoguerra), a quando l’ambiente fu usato come cantina. Sul soffitto sono visibili tre aperture quasi quadrangolari, tamponate da mattoni in epoca moderna. Un’altra apertura è stata invece praticata sul lato corto settentrionale, opposto all’ingresso, in alto (fig. II.12), visibile anche dall’esterno (fig. II.13), risalente forse all’epoca della sistemazione di palazzo Spinola (XIX secolo). Il II vano (fig. II.14) è caratterizzato da una serie di sette grossi pilastri addossati alla parete lunga, di cui il primo conservato parzialmente e l’ultimo incassato per metà nella parete di fondo. Distanti circa m. 2 l’uno dall’altro, larghi m. 0.97, con uno spessore di m. 0,60, alti fino all’imposta delle volte, rivestiti dello stesso intonaco delle pareti, sicuramente posti originariamente con funzione statica (fig. II.15). Furono descritti anche da Vermiglioli 19 .

3. Cisterna presso il castello È identificabile, all’esterno della parte orientale del castello, da un muro lungo m. 24 (fig. II.6), che piega ad angolo sul lato Nord dell’edificio per circa m. 5. Di fatto essa funge da fondamenta nei sotterranei dell’ex-palazzo Sozi (fig. II.7), accessibile attraverso un arco alla destra di chi entra dall’ingresso principale del castello. Fu descritta da Ciatti 16 , da Vermiglioli 17 che nella descrizione riporta una piccola pianta (fig. II.8), da Belforti-Mariotti 18 . L’edificio, orientato Nord-Sud, è costituito da un grande ambiente a pianta rettangolare, diviso da un muro, parallelo ai lati maggiori, dello spessore di m. 1, in due vani rettangolari, lunghi m. 30, larghi ciascuno m. 2,70, alti, attualmente, ca. m. 3 dal soffitto al pavimento in terra battuta, certamente non originario. Infatti è presumibile che il piano originario fosse ad una profondità di almeno m. 1,50 al di sotto dell’attuale, come risulta dalla presenza di una fossa che attraversa i due vani, in corrispondenza di una delle tre aperture di comunicazione (fig. II.9).

Da una fossa scavata in epoca recente in corrispondenza del quarto e quinto pilastro, contenente acqua, forse per la presenza di una sorgente, risulta che il piano originario di entrambi i vani, su cui poggiavano i pilastri, era più profondo, rispetto all’attuale, di almeno m. 1,50. Risulta inoltre che tra la parete di fondo di questo vano e i sotterranei del palazzo vi è una vasca quadrangolare, con il lato di ca. m. 3, profonda ca. m. 3,50 fino alla corrispondente imposta di volta. Essa contiene acqua sorgiva e probabilmente comunica con le cisterne, considerato che il livello d’acqua muta nel tempo; è da considerare originaria, anche se riutilizzata nel tempo. Complessivamente, basandosi sulle misurazioni effettuate all’interno dei due vani della cisterna, è stato possibile stimarne la capienza complessiva 20 in circa 730 m³.

Esse consistono in tre passaggi ad arco, praticati nel setto divisorio, di cui il più grande, il primo a sinistra dopo l’attuale ingresso, risulta modificato in epoca moderna, largo m. 1,60, alto m. 2,20, spesso fino a m. 1; il secondo risulta originario nella forma ad arco e nell’intonaco, alto m. 1,30 dall’attuale pavimento, largo m. 0,85, come il terzo, spesso m. 1 (fig. II.10). Le mura perimetrali, il muro divisorio e la copertura dell’edificio, costituita da volte a botte, impostate sul divisorio, sono in opera cementizia, composta di malta impastata con ciottoli e scapoli di fiume, più grossolana nel soffitto e nella parte dell’edificio visibile esternamente.

4. Cisterna presso l’ex-residenza dei Padri Filippini Per la prima volta fu descritta da Vermiglioli 21 . Esternamente è visibile solo la fronte, facente parte della facciata orientale della residenza estiva dei Padri Filippini, realizzata in opera cementizia. In essa si evidenziano le diverse fasi di colatura della malta, alternate a fasce di ciottoli fluitati con un certo ordine, secondo filari orizzontali. Sulla fronte sono state praticate delle aperture in epoca moderna (figg. II.16-17).

All’interno le pareti sono rivestite da intonaco in cocciopesto, piuttosto spesso, che è conservato attualmente solo per un’altezza di m. 1,50 dall’attuale pavimento alle imposte

La cisterna, per la parte attualmente visibile, è costituita da 6 vani rettangolari (figg. II.19-20), dei quali quattro sono 19

Vermiglioli 1800, pp. 171-173. Per il calcolo si è considerata la capienza di entrambi i vani ed un livello medio dell’acqua situato all’incirca m. 4,50 al di sopra del pavimento, ovvero all’altezza dell’imposta della volta sulle pareti laterali. 21 Vermiglioli 1800, p. 169.

15

20

Cenciaioli 1977-78, pp. 95-96. 16 Ciatti 1638, p. 407. 17 Vermiglioli 1800, pp.171-173., tav.V. 18 Mariotti 1808.

14

Carta archeologica del centro urbano disposti, con i lati corti, sulla fronte attuale e i rimanenti due, aperti nel corso del XX sec., sono posti in maniera simmetrica dietro ai primi due (a cominciare da destra) . Sono stati inoltre ipotizzati altri due vani simmetrici ai due rimanenti ma non ancora scavati, né indagati. Fu infatti G.B. Vermiglioli, cui erano noti solo i quattro ambienti frontali, a scrivere 22 (fig. II.18): “Mi assicurano inoltre gli abitanti più vecchi del luogo che dalla parte opposta in faccia alli moderni ingressi vi sono altre quattro camere della medesima grandezza, le volte delle quali vengono a corrispondere nella via principale di Civitella. Prima che nelle medesime fabbriche si aprissero le porte esteriori e quella interiore, non vi era nelle medesime alcun ingresso e non si conosce esservene stati per l’addietro, avendo avuto solamente un foro riquadrato sulla volta di due piedi incirca di ampiezza per ogni lato, per dove forse veniva l’acqua”.

parzialmente sul lato sinistro. Nell’angolo a sinistra dell’attuale ingresso sono accumulati molti detriti. Sulla parete sinistra restano tracce di un’apertura irregolare tamponata in epoca moderna. Sul soffitto è un foro centrale, chiuso con mattoni, e verso il fondo, sul culmine, a cm. 55 sopra la parete di fondo, è un altro foro, perfettamente circolare, del diametro di cm. 15, costituito da coppi, probabilmente originario, con la probabile funzione di sfiatatoio. Il pavimento si trova ad un livello inferiore di circa cm. 50 rispetto a quello del I vano. Il III vano, accessibile tramite l’apertura moderna praticata sulla fronte, larga m. 1,35, alta m. 2,20, spessa m. 0,64, è anch’esso in buono stato di conservazione. Riutilizzato nel corso del XX sec. come cantina, da tempo non è accessibile. L’intonaco è annerito e lacunoso. Lo zoccolo è conservato solo sul lato destro. Sulla parete sinistra è visibile la stessa apertura tamponata in mattoni, che metteva in comunicazione questo vano con il I ad esso adiacente. Sulla parete di fondo un passaggio immette con il vano ad esso simmetrico. Al centro del soffitto è visibile un foro, attualmente otturato, simile a quello situato in fondo al II vano.

Considerando ammissibile l’ipotesi di Vermiglioli, è ricostruibile l’intera pianta rettangolare di m. 15,49 x 19,63 (figg. II.19-20), divisa in otto vani da setti murari che li dividono in due serie di quattro vani simmetrici. Pertanto è ipotizzabile una capienza idrica complessiva degli eventuali otto vani pari ad una cubatura di circa 800 m³. Sulla fronte, orientata a Sud-Est, i passaggi moderni danno accesso a ciascuno dei quattro primi vani. Sia i muri di tenuta che la copertura, costituita da volte a botte impostate sui muri divisori, sono in opera cementizia, con ciottoli e scapoli di media grandezza, mentre l’impiantito è coperto da uno strato di terra battuta, probabilmente non originario. Ogni vano misura circa m. 7,50 x 4,50, con un’altezza che va dai m. 2,60 ai 2,70, fino all’imposta di volta. Le pareti sono intonacate anche al di sopra della linea d’imposta delle volte, con uno spesso strato d’intonaco in cocciopesto, costituito da molta sabbia, da ghiaietto e mattoni triturati. Solo per alcuni tratti è conservato lo zoccolo, sempre in cocciopesto, di raccordo tra la parete e il pavimento. Sul soffitto sono visibili aperture, disposte in maniera diversa per ogni vano, di cui alcuni richiusi con mattoni in epoca recente.

Il IV vano, in gran parte occupato da materiale di scarico, costituito da terra, ciottoli e grandi massi, risulta interessato da un alto tasso di umidità. L’intonaco è ben conservato. Sul soffitto, verso il fondo, è visibile un foro molto simile a quelli presenti nel II e III vano. Il V vano è stato riutilizzato in epoca moderna con la costruzione di vasche per produrre calce, addossate alla parete di fondo e in parte sulla parete destra (fig. II.24). Le pareti e il soffitto imbiancati impediscono di vedere lo stato dell’intonaco. Il pavimento è stato rialzato e si presenta ad un livello più alto, di circa cm. 25, rispetto a quello degli altri vani. Comunica con il III vano adiacente tramite un’apertura. Sulla parete di fondo, dietro alle vasche, e sul soffitto sono visibili tracce di aperture, richiuse da mattoni.

Il I vano, a partire da destra, sul fronte esterno (fig. II.19) è in buono stato di conservazione. All’interno (fig. II.21) l’intonaco è di colore grigio scuro. Lo zoccolo è conservato solo parzialmente, a destra dell’attuale ingresso. Sul lato sinistro, un banchetto in mattoni, appoggiato alla parete in epoca recente, impedisce di vedere l’esistenza dello zoccolo. Sulla stessa parete è visibile un’apertura, alta m. 2,55, ora tamponata da mattoni, che metteva in comunicazione tale vano con quello adiacente. Sulla volta, nel mezzo, sono tracce di due aperture (II.22), successivamente richiuse da mattoni e, sopra l’attuale ingresso, un foro del diametro di cm. 25, irregolare.

Il VI vano è stato riutilizzato in epoca moderna, intorno alla metà del ‘900, come lavatoio (fig. II.25). Il pavimento attualmente è ricoperto da uno spesso strato di fango e terra. Risulta attraversato da una canaletta scoperta, che sfocia in un catino di decantazione, profondo circa cm. 40, in prossimità dell’attuale ingresso. Sul soffitto è un’apertura tamponata come negli altri vani. Il pavimento è rialzato di circa cm. 30. La parete di fondo è interessata da infiltrazioni di acqua. Accanto all’attuale ingresso, esternamente, si trova una piccola vasca, probabilmente originaria e comunicante con la cisterna, ma riutilizzata nel tempo (fig. II.26).

Tale ambiente comunica con un II vano, ad esso simmetrico, tramite un’apertura larga m. 1,20, alta m. 2,20, spessa m. 0,60, praticata al centro della parete di fondo, in epoca moderna (fig. II.23). Lo spessore del muro divisorio tra i due vani è di m. 0,65. Il II vano presenta un intonaco di colore scuro, ma condizioni generali in buono stato di conservazione. Lo zoccolo è visibile sul lato di fondo e

Cisterne di questo tipo trovano confronti con monumenti simili in Umbria. Tra i più noti sono le cisterne romane di Amelia, ubicate sotto piazza Matteotti, di proprietà comunale, aperte al pubblico e visitabili, dopo essere state sottoposte a lavori di ristrutturazione e agibilità da parte del Comune di Amelia nel 1995 :“Per lo stato di conservazione si possono considerare uno degli esemplari migliori tra tali manufatti romani 23 ”. Sono costruite in tecnica cementizia, costituite da

22

23

Vermiglioli 1800, p.169, tav. 6.

15

Monacchi-Pellegrini 1995.

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio dieci vani paralleli tra di loro e intercomunicanti attraverso passaggi voltati con ghiere di piccoli conci calcarei cuneati, dotate di volte a botte impostate sui muri divisori, con una capacità di contenimento fino a 4400 m² di acqua. Si possono datare alla metà del I sec. a. C. per l’adozione di opus incertum nel paramento interno delle cortine, con fasi successive intorno alla fine del I e inizi II sec d. C. Anche nella cisterna di Amelia sono presenti varie superfetazioni, tamponature, aperture come in quelle di Civitella, e crolli delle volte, eccetto che nel I vano, che risulta integro. Altre grandiose cisterne sono dislocate nell’area urbana di Amelia, come quella in due navate, sotto via Silvestri, che rivestiva anche una funzione sostruttiva, risalente alla metà del I sec. a. C.; quella sotto via Farrattini, via A. da Sangallo e via della Repubblica, consistente in un grandioso complesso sostruttivo articolato in una serie di concamerazioni a tre file parallele di undici camere con volte a botte, disposte su due ordini, databile alla seconda metà del I sec. a. C. 24

realizzata con le stesse tecniche esecutive, mancante della volta e raccordata ad una canalizzazione di scarico in laterizio.

Ancora in Umbria si possono citare le due cisterne di Todi, parallele e simmetriche, collocate circa un metro al di sotto del livello di Piazza del Popolo, l’antica piazza forense. L’una, quella orientale, già nota fin dal Medioevo, si sviluppa per una lunghezza di m. 48, suddivisa in dodici ambienti comunicanti, lunghi tra m. 7,92 e m. 8,20, larghi tra m. 3,10 e 3,70, alti tra m. 3,10 e 6,80. L’altra, occidentale, scoperta casualmente nel 1996, è lunga anch’essa m. 48 e costituita da 12 vani, comunicanti, ciascuno dei quali misura circa m. 7,70 x 3,35 x 6,70. Le cisterne poggiano su una base in opera cementizia spessa circa m. 2, su cui si impostano muri perimetrali e setti divisori, tutti in opera cementizia, coperte da volte a botte, intestate sulle pareti e muri divisori. Presentano fasi di restauro o ripristino successive. Cisterne di questo tipo sono da considerare come uno dei sistemi di approvvigionamento idrico di uso pubblico della città romana, sia per le dimensioni, che per la ubicazione centrale, probabilmente attraverso acque piovane. Infatti sulla superficie delle pareti sono in genere visibili alcuni bocchettoni per l’adduzione delle acque. La costruzione dell’imponente complesso risale al I sec. a. C. 25

Presso Casale S. Fulgenzio di Otricoli è una cisterna romana, recentemente restaurata e consolidata, costituita da un unico ambiente a pianta rettangolare, coperto da volta a botte, lungo m. 28, largo m. 4,30, alto m. 4,25, in opera cementizia, all’interno rivestito da uno spesso strato di malta idraulica fino all’imposta della volta 29 .

A Spello sono attestate alcune cisterne sotto il colle dei Cappuccini 27 , che dovevano servire la parte più alta della città, e un’altra sotto il sagrato della chiesa di S. Maria Maggiore nel centro storico di Spello, probabilmente rimaneggiata posteriormente. Ad Assisi è nota una monumentale cisterna, inserita nel terrapieno retrostante la chiesa di S. Rufino, il cui accesso si apre nel muro all’altezza del campanile della chiesa. Si tratta di una grande sala a volta, realizzata in opera quadrata di notevole regolarità, che presenta caratteristiche tecniche analoghe a quelle dei grandi sepolcri ellenistici dell’area perugina, e che si pone cronologicamente coerente con il progetto urbanistico della città (terzo quarto II sec. a. C.) 28 .

Presso Todi, nel comune di Collazzone, sono due cisterne, relative ad un grande insediamento romano 26 , indagato, rilevato, restaurato e sistemato negli anni 1986-93 a cura della Soprintendenza Archeologica per l’Umbria, ubicato tra il Tevere e la via Amerina, in loc. Le Carceri. La prima cisterna, in opera cementizia, è suddivisa in 4 vani comunicanti tra di loro, coperti da volte a botte, con pareti interne rivestite da uno strato di intonaco in cocciopesto e con il solito bauletto di raccordo, sempre intonacato. Presenta un bel pavimento in opus spicatum. Alla distanza di circa 100 metri dalla prima è una seconda cisterna, scoperta recentemente, di forma rettangolare, simile alla prima,

Nello stesso territorio arnate vi erano sicuramente altre cisterne, probabilmente collegate con insediamenti residenziali e villae rusticae, sparsi nel territorio, come i resti archeologici consistenti in nuclei di opera cementizia, indagati e vincolati dalla Soprintendenza nel podere Lidarno, tra il Rio e il Fosso Richiavo (proprietà Alessandrelli), che sono stati riconosciuti come pertinenti ad una cisterna romana 30 Le cisterne di Arna si collocano a pieno titolo tra i monumenti di approvvigionamento idrico più importanti dell’Umbria, sia per la tecnica, che per lo stato di conservazione. È probabile che, come in molti altri analoghi casi, i due complessi svolgessero anche un’importante funzione sostruttiva nell’ambito della topografia urbana arnate. Per questo sarebbero necessarie ulteriori indagini scientifiche, per permettere studi più approfonditi e accurati riguardo alle tecniche esecutive e per rintracciare i condotti di adduzione e di scarico, non ancora noti. Sulla base delle tecniche costruttive e dei confronti, sono da considerare cisterne romane della prima età imperiale. 5. Resti di edificio termale Durante lo scavo per la costruzione di un serbatoio idraulico dell’acquedotto di Ripa-Ponte S. Giovanni, nel maggio 1968, in vocabolo Almanea (F. n. 225, part. 118, Comune di Perugia) alla profondità di circa m. 4, rispetto al livello dalla strada che conduce al castello, emersero resti di strutture murarie e di pavimenti di un edificio, che le successive esplorazioni rivelarono appartenenti ad un edificio romano,

24

Monacchi 2004, p. 158, n. 14 e p. 189, n. 36. Oltre gli esempi citati per la loro monumentalità, l’Autrice, il cui ricordo è caro a chi l’ha conosciuta ed apprezzata, presenta in questo suo ultimo lavoro i risultati di una ricognizione puntuale nelle cantine del centro storico di Amelia di tutte le evidenze archeologiche. Alle cisterne citate, già edite, si aggiungono quelle, a camera singola, sotto palazzo Geraldini ( ibidem, p. 179, n. 23) e in via Cavour n. 3 (ibidem, p. 183, n. 28). 25 Bruschetti 1991, pp. 128-130; Bruschetti 2007. 26 Bruschetti 1996, pp. 168-170.

27

Manconi-Camerieri-Cruciani 1996, p. 381, fig. 2. Coarelli, pp. 247-248. 29 Cenciaioli 2006, pp. 8-9. 30 V. infra, cap. IV, sito n. 9. 28

16

Carta archeologica del centro urbano probabilmente di carattere termale 31 . Delle strutture, tagliate e distrutte dal mezzo meccanico, che aveva asportato tutto il terreno all’interno dell’area destinata al serbatoio, rimane un rilievo della Soprintendenza ai Beni Archeologici dell’Umbria, relativo alle sezioni delle tre pareti, determinatesi a seguito dello sbancamento (figg. II.27-28).

epoca romana. Si può infatti riconoscere nella parte Nord della sezione B-B un ambiente riscaldato e nella sezione A-A, in prossimità della vasca, una sala non riscaldata, decorata da materiale nobile. Il complesso doveva essere pavimentato con mosaici di vario tipo, tra cui uno a bande bianche, nere e rosse e decorato da pregiate statue marmoree.

Prima sezione (fig. II.28, sezione A-A) Lungo la strada comunale di Civitella d’Arna, verso valle, a cominciare da Ovest dallo scasso si presentava, in modo parallelo alla strada, una sezione di fondamenta, lunga m. 3,60, alta m. 1,70, sulla cui superficie rimanevano impronte di rivestimento marmoreo. Poteva trattarsi di una vasca, limitata ad Est dal muro di un vano che, ad un livello più basso di quello della superficie della c.d. vasca, presentava strati di cocciopesto bruciato e sconvolto. A Est, ad un piano più elevato, erano visibili resti di pavimento in marmo e di un massetto di preparazione per mosaico, chiuso da un muro intonacato e rivestito all’interno da crustae marmoree. Tale muro, alto circa m. 1, poggiava su fondamenta profonde m. 0,80 e presentava esternamente, verso Est, un paramento in opera quadrata, in gran parte crollato, venendosi così ad individuare un nuovo vano, poggiante su un lungo tratto di pavimento in cocciopesto, spesso circa cm. 2.

Va tenuto conto che quanto emerso dallo sbancamento faceva parte di strutture che probabilmente si estendevano per lunghi tratti attorno all’area sterrata, pertinenti quindi ad un complesso piuttosto vasto finora mai interesso da indagini scientifiche di scavo. 6. Resti di pavimentazione Da dichiarazioni del proprietario risulta inoltre che, non molto lontano dal luogo del rinvenimento dell’edificio termale (sito n. 5), vennero alla luce resti di un pavimento in opus spicatum, che rimase interrato. 7. Resti di murature in laterizio Presso lo stesso vocabolo Almanea, nei terreni dell’allora proprietario Gaetano Baldelli, negli anni ’70 del secolo scorso erano ancora visibili resti di murature in laterizio, pertinenti ad un piccolo vano parzialmente scavato, consistenti solo in due pareti interne, tra loro ortogonali, l’una orientata a Nord, l’altra a Ovest, e uno spigolo parallelo alla parete Nord con i lati orientati a Sud e a Est, mentre a Sud era scavata una trincea.

Seconda sezione (fig. II.28, sezione B-B) La sezione, orientata Nord-Sud, comprendeva parte dell’ambiente sopra descritto con pavimento in cocciopesto e rivestito in marmo (lo stesso visibile nel lato Est della sezione A-A). Il vano qui presentava anche una soglia, poggiante su malta. Tale sezione, per tutta la sua lunghezza di m. 30 era interessata da due successive gettate, di cui la prima, profonda m. 4 dal livello del terreno, alta m. 0,70 e la seconda m. 0,50. Un grosso muro rivestito da un paramento in laterizio divideva l’ambiente sopra descritto da quello adiacente, largo m. 5,60, poggiante sulle due gettate e su un massetto di sostegno, sul cui pavimento in bipedali poggiavano resti di suspensurae. Tale vano era interessato verso Sud da un crollo di muro e da resti di mosaico crollato.

- La parete orientata verso Nord (fig. II.29) presentava all’interno del vano un paramento in mattoni (di cm. 21x10x4), alto dal pavimento m. 1,30, con ricorso di bipedali all’altezza di m. 1. Esternamente era visibile un paramento in opus reticulatum, emergente di poco da terra. - La parete orientata verso Ovest, quasi perpendicolare alla parete Nord, lunga m. 3,40, aveva paramento in mattoni e ricorso di bipedali all’altezza di m. 1 dal pavimento.

Terza sezione (fig. II.28, sezione C-C) La sezione, orientata Nord-Sud, come la parallela B-B, era interessata perlopiù da crolli di muri, di cui uno particolarmente alto. Nell’estrema parte Nord ricomparivano resti della stessa vasca, segnalata a Ovest della sezione A-A, chiusa da un grosso muro, forse terminale, che all’interno della vasca presentava intonaco e rivestimento marmoreo, come pure la superficie della vasca stessa.

- I due lati dello spigolo (fig. II.30), orientati a Sud ed a Est, larghi m. 0,78 e m. 0,54, presentavano lo stesso tipo di paramento in laterizio e ricorso di bipedali alla stessa altezza. Uno dei due lati poggiava su un grosso masso in pietra locale. Da testimonianze locali risulta che il vano era riempito di terra frammista a frammenti di tegole, mattoni, marmi e fittili e che, dopo lo svuotamento, si era rinvenuta solo una crusta di marmo con striature rosate (cosi detto “occhio di pavone”).

Testimonianze locali hanno riferito del rinvenimento, conseguentemente allo sterro, di molti materiali, depredati o andati dispersi, tra cui statue in marmo bianco quasi intere, rocchi di colonne scanalate, vari frammenti di statue in marmo, crustae marmoree, frammenti di mosaici in pasta vitrea colorata e in pietruzze di calcare bianche e nere, di varie dimensioni, monete in bronzo.

Il vano potrebbe rapportarsi al vicino edificio termale. Non lontano dal luogo dello sterro sono visibili nuclei in opus reticulatum sporadici (fig. II.31). 8. Nuclei cementizi

In base agli elementi rilevati le strutture sopra menzionate si possono identificare con i resti di un ricco edificio termale, di 31

Si rinvengono su gran parte della superficie del colle. A poca distanza dall’ingresso del castello, sul versante meridionale, emergono dal terreno murature in opera cementizia, orientate

Feruglio 1969, p. 280.

17

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio in senso Est-Ovest, di cui il primo tratto, che attualmente funge da fondamenta a tre piccole costruzioni fatte erigere dagli Spinola, si presenta come una platea, allineata per m. 7,15, che spunta da terra per m. 0,40, di cui non è possibile verificare l’estensione (fig. II.32). Un altro nucleo emerge ugualmente dal terreno, a poca distanza dal primo, verso Ovest, non del tutto allineato con esso, più spostato verso Sud, di circa m. 1 per una lunghezza di m. 4,60, emergente dal terreno per m. 0,25. 9. Pavimento a mosaico Ne dà notizia il solo Vermiglioli, che ne conserva anche un disegno e una descrizione (fig. II.33) affermando che fu rinvenuto verso la fine del ’700 “ in un campo dalla parte che si va a Perugia” 32 , dunque ipotizzabile nell’area Sud-Ovest, forse presso le località La Palazzetta o S. Lorenzo. Successivamente se ne è perduta ogni traccia. Dalla descrizione risulta che il pavimento aveva una forma quadrata, con il lato di circa m. 2,19, e che era costituito di “terrecotte colorate”, disposte a formare una decorazione geometrica, racchiusa entro una linea nera di riquadratura. L’emblema centrale era risolto con un “nodo di Salomone”, circondato da quattro pelte scure, aderenti con una delle due concavità interne ad uno dei lati convessi del nodo. Attorno al quadrato si disponevano quattro grandi stelle, costituite ciascuna da otto losanghe; gli spazi lasciati liberi dalle stelle erano occupati da quadrati, triangoli, rettangoli includenti figure geometriche, pelte e fiori a quattro petali. Allo stato attuale delle conoscenze, il mosaico è databile presumibilmente alla prima età imperiale.

32

Vermiglioli 1800, p. 190, tav. XI.

18

Carta archeologica del centro urbano

Fig. II.1 – Carta di distribuzione delle evidenze archeologiche nell’area urbana di Civitella d’Arna.

19

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio

Fig. II.2 – Epigrafe CIL XI, 5608 con dedica alla Fortuna (Arch. Sopr. b/76.353-354).

Fig. II.3 – Dedica alla Fortuna – CIL XI, 5607 (Arch. Sopr. b\76.408-409). 20

Carta archeologica del centro urbano

Fig. II.4 – Epigrafe CIL XI, 5609 (Arch. Sopr. b\76.406-407).

Fig. II.5 – Pianta dell’ipotetico tempio di Fortuna in Vermiglioli (Vermiglioli 1800; B.A.P.).

21

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio

Figg. II.6-7 – Lato orientale del castello di Civitella d’Arna. Alla base della muratura è ben visibile la struttura in opera cementizia della cisterna romana. 22

Carta archeologica del centro urbano

Fig. II.8 – Pianta della cisterna del castello di Civitella d’Arna in Vermiglioli (Vermiglioli 1800; B.A.P.).

23

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio

Figg. II.9-10 – Cisterna del castello. Due delle tre aperture di comunicazione esistenti tra i due vani. Nella prima figura, in alto, è visibile la profondità dell’attuale interro (circa m. 1,5). 24

Carta archeologica del centro urbano

Fig. II.11 – Cisterna del castello. I vano.

Fig. II.12 – Cisterna del castello. Finestrella ricavata nella parte alta della parete di fondo del I vano.

25

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio

Fig. II.13 – Cisterna del castello. Veduta esterna della medesima finestrella di cui alla fig. 12.

Fig. II.14 – Cisterna del castello. II vano.

26

Carta archeologica del centro urbano

Fig. II.15 – Cisterna del castello. II vano (particolare dei pilastri).

Fig. II.16 – Cisterna ex residenza Padri Filippini. Ingressi praticati in epoca moderna. 27

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio

Fig. II.17 – Cisterna ex residenza Padri Filippini. Sezione in Vermiglioli (Vermiglioli 1800; B.A.P.).

Fig. II.18 - Cisterna ex residenza Padri Filippini. Pianta in Vermiglioli con in quattro vani sulla fronte (Vermiglioli 1800; B.A.P.).

28

Carta archeologica del centro urbano

Fig. II.19 - Cisterna ex residenza Padri Filippini. Pianta della cisterna nella sua sistemazione attuale (rielaborazione dal rilievo Rosi-Vergoni 1976).

29

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio

Fig. II.20 – Cisterna ex residenza Padri Filippini. Sezioni della cisterna nella sua sistemazione attuale (rielaborazione dal rilievo Rosi-Vergoni 1976).

30

Carta archeologica del centro urbano

Fig. II.21 - Cisterna ex residenza Padri Filippini. Vano I (parete di fondo).

Fig. II.22 - Cisterna ex residenza Padri Filippini. Vano I (particolare delle aperture sul soffitto).

31

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio

Fig. II.23 - Cisterna ex residenza Padri Filippini. Vano I-II (apertura di comunicazione).

Fig. II.24 - Cisterna ex residenza Padri Filippini. Vano V.

32

Carta archeologica del centro urbano

Fig. II.25 - Cisterna ex residenza Padri Filippini. Vano VI.

Fig. II.26 - Cisterna ex residenza Padri Filippini. Vasca esterna al vano VI.

33

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio

Fig. II.27 – Voc. Almanea, pianta dello scasso operato per l’interro di un serbatoio (Sopr. Beni Arch. Umbria, rilievo Cenciaioli-Ponzi, disegno Ponzi, maggio 1968).

34

Carta archeologica del centro urbano

Fig. II.28 - Voc. Almanea, sezioni (A-A, B-B, C-C) dello scasso operato per l’interro di un serbatoio (Sopr. Beni Arch. Umbria, rilievo Cenciaioli-Ponzi, disegno Ponzi, maggio 1968).

35

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio

Fig. II.29 – Voc. Almanea. Resti di murature in laterizio (parete Nord).

Fig. II.30 - Voc. Almanea. Resti di murature in laterizio (spigolo Sud-Est). 36

Carta archeologica del centro urbano

Fig. II.31 - Voc. Almanea. Resti di murature in opus reticulatum.

Fig. II.32 – Ad Est del castello. Tratto di muratura in opera cementizia riadoperata come basamento per un casino ottocentesco.

37

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio

Fig. II.33 – Mosaico visto e disegnato da Vermiglioli (Vermiglioli 1800; B.A.P.).

38

CAPITOLO III LA RICOGNIZIONE DEL TERRITORIO Luca Donnini III.1 - La scelta del contesto

- un’ampia zona di basse colline e creste inframmezzate da fossi e rii che copre circa il 70% del territorio, entro cui sorgono anche tutti i principali centri abitati dell’area in esame (Civitella d’Arna, Ripa e S. Egidio) ove, sporadiche, sopravvivono ancora, tra ampie aree coltivate a seminativo, piccoli tratti sporadici di macchia boschiva;

La scelta del contesto territoriale, che comprende un’area di circa 40 Km² indicativamente situata nella metà Ovest della tavoletta IGM F 123 III NO di Petrignano d’Assisi, è stata determinata sia da fattori geografici che, prevalentemente, antropici.

- una piccola area collinare in prossimità di Castel d’Arno (Monte Pilonico) in parte coltivata ed in parte lasciata a pascolo o piantata a vigneto.

Tenendo dunque conto di tali fattori, si è giunti a delimitare un’area ottimale da sottoporre ad indagine, i cui confini vengono così delineati:

Morfologicamente, il territorio, si caratterizza per la sua spiccata uniformità, trattandosi prevalentemente di un’area di basse colline e creste, inframmezzate da fossi e rii, in cui viene praticata l’agricoltura (si tratta quindi in prevalenza di campi sottoposti a regolari arature e destinati alla semina) con tratti di macchia boschiva.

- verso Nord-Ovest si è scelto il corso del Rio Grande nel tratto compreso tra pod. Rio Grande e Bosco; - verso Nord-Est si è individuata una linea immaginaria che da pod. Rio Grande arriva sino a Pianello, punto di comunicazione strategico posto allo sbocco della valle del Chiascio e porta d’ingresso alla Valle Umbra per chi proviene dalla zona appenninica di Gualdo Tadino attraverso l’antica via Salaria Fabrianese, passando per Monte Pilonico;

III.2 - La cartografia Nel corso delle campagne di ricognizione in territorio arnate si è fatto uso del seguente apparato cartografico:

- verso Est, tenendo conto del fatto che in parte la piana del Chiascio è già stata oggetto di ricognizioni da parte della cattedra di Urbanistica del Mondo Classico, soprattutto nelle aree limitrofe al fiume stesso, nell’ambito di un più vasto progetto di ricerca lungo tutta la Valle Umbra, si è scelta la Via Traversa (uno degli assi principali dell’antica centuriazione romana che divide in due l’area tra S. Egidio e Petrignano d’Assisi) nel tratto compreso tra Pianello e l’aeroporto Adamo Giulietti;

- Tavoletta IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi - C.T.R. Sez. n. 311.060, Ponte Felcino - C.T.R. Sez. n. 311.070, Petrignano d’Assisi - Ortofotocarta Sez. n. 311.060, Ponte Felcino - Ortofotocarta Sez. n. 311.070, Petrignano d’Assisi - Planimetria Catastale integrativa della C.T.R. Sez. 311.060, Ponte Felcino - Planimetria Catastale integrativa della C.T.R. Sez. 311.070, Petrignano d’Assisi - Planimetria Catastale integrativa della C.T.R. Elemento 311.061, Bosco - Planimetria Catastale integrativa della C.T.R. Elemento 311.062, Sant’Egidio - Planimetria Catastale integrativa della C.T.R. Elemento 311.073, Petrignano d’Assisi - Planimetria Catastale integrativa della C.T.R. Elemento 311.074, Ripa

- verso Sud e verso Ovest si è infine individuato un confine che corre tra l’aeroporto e S. Egidio per poi ridiscendere fino al tracciato della E 45 e proseguire sino all’altezza di Bosco (ci si è visti purtroppo costretti a scegliere tale soluzione a causa del grande sviluppo industriale ed urbanistico del comprensorio di Ponte Pattoli-Ponte Felcino nonché a causa della costruzione della stessa E 45 e per la presenza dell’aeroporto, che hanno compromesso la possibilità di condurre ricerche sistematiche nel settore in questione impedendo l’accessibilità di vaste aree).

n. n. n. n. n. n.

III.3 - L’impostazione della ricerca

Si è così arrivati a definire un’area piuttosto ristretta ed omogenea con dei confini anche di tipo “artificiale” (a Sud e ad Est) imposti dalle attuali condizioni di occupazione del suolo da parte di strutture sorte negli ultimi decenni. Per quanto riguarda invece le caratteristiche morfologiche del territorio sottoposto ad indagine possiamo distinguere:

Per poter iniziare a lavorare sul terreno si è dovuto tener conto, nella scelta del modus operandi, di vari fattori: - numero delle persone coinvolte nel progetto di ricognizione; - aspettative su ciò che si sarebbe potuto rinvenire nel territorio; - finalità e obiettivi che ci si era prefissati; -condizioni morfologiche del territorio e il suo popolamento 1 ; - estensione dell’area che si sarebbe dovuto sottoporre ad indagine.

- due aree pianeggianti (l’una compresa tra il tratto occidentale della Salaria Fabrianese e Lidarno, l’altra che comprende tutta la zona occidentale della piana del Chiascio al di qua della Via Traversa) che a tutt’oggi risultano prevalentemente coltivate a seminativi con sporadiche sopravvivenze qua e là di quella che invece sino a qualche decennio fa era la principale risorsa del territorio, ovvero la vite sostenuta da alberi a filari (oggi quasi completamente scomparsa dalle campagne umbre);

1

Ben diversa è l’impostazione che si dà ad una ricerca da effettuare in una zona montana da quella che si imposta nel caso si debba operare in un’area pianeggiante, così come differente è il caso di un paesaggio collinare ricco di boschi e torrenti da uno ampiamente antropizzato con fitta presenza di strutture insediative e viarie sia di carattere industriale che di carattere residenziale.

39

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio Per quanto concerne gli ultimi due punti si è già ampiamente detto nel primo paragrafo e abbiamo visto come siano state le stesse caratteristiche dell’area attorno a Civitella d’Arna a determinare spesso i confini entro cui restringere la ricerca.

singola particella ma, a seconda dei casi incontrati di volta in volta, semplicemente una porzione della particella stessa o più particelle (o parti di esse) accorpate. A tal fine, e per evitare errori e confusioni, diviene pressoché fondamentale l’uso in ricognizione, oltre che delle planimetrie catastali e della tavoletta IGM, anche dell’ortofotocarta, adoperata in appoggio alle altre carte al fine di un’individuazione certa e sicura dei confini dell’unità da indagare.

Le stesse caratteristiche geografiche e di popolamento del territorio hanno anche condizionato per buona parte la scelta della metodologia di ricognizione. Infatti, l’area che si è venuta a delineare dopo aver stabilito i confini entro cui operare, presenta una non eccessiva estensione a fronte di un’ampia porzione di territorio sottoposta a regolare coltivazione di tipo seminativo 2 , fatto questo che ha indotto ad optare per un tipo di ricognizione che fosse il più sistematico possibile.

È altresì ovvio che il lavoro di definizione dell’unità minima non può che essere eseguito sul campo subito prima di intraprendere la ricognizione 4 . Una volta individuata l’unità da esaminare sulla base delle possibilità di volta in volta offerte dalla condizione dei campi (i quali devono presentarsi necessariamente arati ma, possibilmente, non ancora seminati) 5 si è provveduto all’individuazione ad alla registrazione sulla planimetria catastale tracciandone i confini ed assegnando un numero in cifre romane 6 .

In definitiva si è dovuto tener conto, oltre che della facile accessibilità dell’area, della buona “leggibilità” del territorio, della relativamente scarsa presenza di costruzioni moderne, delle possibilità di azione che un unico ricognitore poteva avere, del fatto che il territorio di Civitella si presentava piuttosto ricco di insediamenti storici nonché di evidenze risalenti ad età preistoriche praticamente disseminate ovunque con una certa omogeneità. È stata quindi anche la volontà di voler fornire un quadro il più possibile attendibile e completo delle varie realtà che nel tempo si sono susseguite e stratificate sul territorio arnate che hanno convinto della necessità di dover adottare un criterio che fosse il più obiettivo e completo possibile e che potesse fornire dati esaustivi e facilmente accessibili.

Delineati dunque i confini dell’unità minima si è passati alla sua ricognizione sistematica. A tal fine si è cercato di adottare un metodo che conciliasse da un lato il bisogno di coprire visivamente la maggior porzione di superficie possibile, dall’altro la necessità di ottimizzare tempi e modalità d’intervento su ogni unità. Fortunatamente, nella gran maggioranza dei casi, i campi arati presentano dei solchi per la canalizzazione delle acque irrigue più profondi degli altri, che si susseguono a distanze regolari variabili di volta in volta tra i 10 e i 20 metri. Questi, nel caso specifico, presentano ben due vantaggi: fornire un’ottima linea-guida da seguire che possa permettere di coprire visivamente buona parte della superficie dell’unità seguendo un percorso regolare di tipo bustrofedico e, in secondo luogo, hanno la peculiarità di arrivare a lambire sul fondo il terreno sottostante il piano dell’aratura, permettendo così una ricerca più completa ed esaustiva 7 . Una volta terminati i passaggi e raccolti gli eventuali materiali presenti nell’unità si è preso nota delle osservazioni del caso: l’assenza di evidenze archeologiche, la presenza di reperti ceramici sporadici e da quale zona dell’unità provengono, la presenza di industria litica e in che quantità, l’eventuale presenza di siti 8 , ecc.

III.4 - La raccolta dei dati In primo luogo ci si è trovati ad affrontare la necessità di dover suddividere il territorio in tante piccole unità entro cui svolgere di volta in volta specifiche indagini. A tal fine è stato fondamentale l’utilizzo della cartografia catastale (in particolare delle planimetrie catastali alla scala 1:5000). Inizialmente si è considerata la singola particella catastale come l’unità minima entro cui condurre la ricognizione e di cui descrivere le caratteristiche. Purtroppo tale unità presenta una serie di inconvenienti che hanno imposto sin da subito la necessità di dove modificare e rendere più elastico il metodo di individuazione dell’unità medesima. Infatti, mentre sulla carta catastale il territorio appare tutto ben ripartito in tante unità catastali più o meno piccole 3 , nella realtà accade spesso che o a causa dell’aratura (che mentre in alcuni casi confonde ed annulla i confini tra due particelle attigue entrambe arate, in altri riguarda solamente parte della particella stessa lasciando a riposo l’altra parte) o per via di difficoltà che si incontrano sul campo (soprattutto nelle zone collinari) non sempre è possibile o conveniente eseguire la ricognizione della singola particella. Si è reso dunque necessario adattare il metodo alla realtà locale attraverso una ridefinizione più elastica dell’unità minima che non sarà più esclusivamente la

4

A tal proposito diviene essenziale un rapido accenno al materiale che è necessario avere sempre a portata di mano sul campo: planimetrie catastali in scala 1:5000 di tutta l’area per annotarvi di volta in volta i confini dell’unità indagata, tavoletta IGM in scala 1:25000, ortofotocarta in scala 1:10000, macchina fotografica per la documentazione visiva di eventuali siti, un GPS per il posizionamento dei siti ed infine gli strumenti utili alla raccolta ed alla classificazione dei materiali rinvenuti. 5 La condizione ideale di visibilità la offre il campo arato dopo ripetute piogge, quando le zolle sono state erose dall’acqua piovana e i materiali ripuliti dalle incrostazioni di terra. 6 I, II, III, ecc. La numerazione segue l’ordine cronologico in cui le unità sono state definite ed indagate. Ad esempio, l’unità XV corrisponde alla planimetria catastale 311.073, F 262, particelle 55, 46, 27 (parte Sud), il che sta a significare che della particella 27 solo l’area Sud presentava condizioni di visibilità ottimali e che, più in generale, le condizioni incontrate imponevano di accorparvi le particelle 55 e 46. 7 Ad esempio, le due tombe con copertura alla cappuccina individuate nel corso della ricognizione, si trovavano entro tali solchi. 8 Per “siti” si intendono quelle aree le quali presentano una densità di manufatti nettamente superiore alla media osservata nell’unità indagata (Cambi–Terrenato 1994, p. 169).

2

Ad eccezione di un 10% circa di superficie boschiva, un 10-15% occupato da strade e abitazioni ed una minima porzione ancora utilizzata per i vigneti, il restante suolo si caratterizza per la sua facile “leggibilità” nei mesi successivi alle arature. 3 Si tenga in considerazione il fatto che se una particella è troppo piccola appare inutile e dispersivo indagarla a sé risultando più conveniente, ove le condizioni lo permettano, accorparla ad un’altra contigua.

40

La ricognizione del territorio Nel momento in cui si è incontrata una chiara concentrazione di materiali si è passati ad una differente procedura di raccolta, di analisi e di descrizione, interrompendo la normale procedura di ricognizione.

- numero della/e particella/e che compongono l’unità; - note 13 . Complementari al diario di ricognizione sono, inoltre, le planimetrie catastali a scala 1:5000 e 1:10000, ove sono state riportate graficamente tutte le unità ricognite.

Ove ritenuto necessario, l’area del sito è stata suddivisa in due o più parti al fine di differenziare la raccolta ed evidenziare eventuali concentrazioni più o meno significative di materiali nell’una o nell’altra zona 9 . All’interno di ogni zona è stata poi condotta una ricognizione assai particolareggiata eseguita aumentando il numero dei passaggi (condotti sempre per linee parallele ma seguendo ora ogni singolo solco lasciato dall’aratura) a distanze non superiori ai 50-100 centimetri l’uno dall’altro. Terminata la raccolta dei materiali è stata stilata una descrizione del sito e dei reperti in esso presenti (condizione del campo e della visibilità, tipologia della campana di dispersione dei materiali ed eventuali direttrici della dispersione, variazione del colore del terreno al di fuori e all’interno dell’area di dispersione, quantità e qualità dei materiali raccolti e non, ipotesi circa la destinazione d’uso dell’insediamento, impressioni personali).

Le schede di sito: sono state redatte ogni qual volta si sia individuata una concentrazione significativa di materiali archeologici. Vi sono stati riportati i seguenti dati: - numero assegnato al sito; - località presso cui è situato; - riferimenti cartografici (tavoletta IGM e planimetria catastale con indicazione della particella); - coordinate UTM; - andamento del terreno; - utilizzazione del suolo; - accessibilità; - viabilità; - descrizione del sito; - data di ricognizione 14

Successivamente, il sito, viene posizionato in carta 10 (tale operazione è stata condotta sia in maniera empirica 11 che mediante l’utilizzo della strumentazione GPS per il posizionamento satellitare) in maniera non puntiforme, come sarebbe accaduto di necessità se si fosse adoperata solamente la tavoletta IGM a causa della scala eccessivamente piccola, ma riportando il più fedelmente possibile la forma dell’area di dispersione dei materiali ed eventuali altre concentrazioni all’interno di essa 12 . Come si può facilmente immaginare, la massa dei dati risultanti da tali operazioni è risultata essere assai notevole e per questo è stata necessaria un’accurata raccolta e sistemazione la quale tendesse ad evitare l’ingenerarsi di confusioni con l’andar del tempo e la sovrapposizione di dati circa i siti e le unità ricognite. A tal proposito è utile, quindi, un accenno a come si è ritenuto di impostare il diario di ricognizione e le schede di sito.

Vi sono inoltre, ad ulteriore corredo della scheda di sito, la documentazione fotografica, le fotocopie ingrandite in scala 1:1250 della planimetria catastale in cui vengono riportati forma e dimensioni del sito ed eventuali concentrazioni al suo interno e le schede dei materiali raccolti in cui vengono distinte le classi e le forme dei reperti e la loro percentuale di presenza. III.5 - I criteri di selezione per la raccolta del materiale Com’è facile intuire, una raccolta indiscriminata di reperti, oltre che portare ad una sorta di “desertificazione” del sito, sarebbe anche inutile e dannosa al fine dello studio. L’eccessivo numero di materiali porterebbe inevitabilmente ad una generale confusione all’atto dello studio dello stesso (soprattutto, come in questo caso, essendo la ricognizione stata svolta da un’unica persona).

Il diario di ricognizione: qui sono state di volta in volta appuntate le unità sottoposte a ricognizione corredate da una descrizione secondo criteri il più possibile oggettivi, semplici ed esaustivi ai fini della comprensione del lavoro svolto e della sua analisi futura. Questo si configura come un elenco di voci (le unita minime) di cui vengono fornite le seguenti caratteristiche: - numero identificativo; - numero dell’elemento della planimetria catastale entro cui si colloca l’unità;

Inutile sarebbe stato dunque cedere all’abbondanza così come riduttiva sarebbe stata una raccolta la quale avesse teso a privilegiare esclusivamente certe classi di materiali, magari perché ritenuti di maggior pregio e quindi più significativi, a discapito di altre 15 . Nel caso specifico si è ritenuto di dover procedere nel modo seguente. All’interno dell’unità minima di ricognizione, in assenza di siti, si sono raccolti 13

In particolare, nelle note sono riportate le seguenti caratteristiche: data di ricognizione, descrizione dei materiali rinvenuti ed eventuale presenza di siti, quantità dell’industria litica presente nell’unità e non raccolta in rapporto a quella raccolta. 14 In alcuni casi, per il notevole interesse presentato dai materiali rinvenuti, si è proceduto anche a ricognizioni ripetute a distanza di tempo sull’area del medesimo sito. 15 A mio avviso vi sarebbero poi da tener presenti anche altri fattori i quali, a seconda del tipo di ricognizione che si vuole eseguire, possono influire sui criteri di raccolta come, ad esempio, l’ambito cronologico che si vuole indagare, la disponibilità di uomini e mezzi e la tipologia dei materiali oggetto di indagine. Ovviamente, tutti questi ragionamenti, non possono esser fatti in corso di ricognizione ma esclusivamente nella fase preliminare quando il criterio di selezione dei materiali va impostato e definito con la massima chiarezza, pena il rischio di ritrovarsi alla fine del lavoro con dei dati tra loro incompatibili che fotografano parti isolate di una stessa realtà da punti ed angolazioni differenti.

9

Particolarmente significativa, a tal riguardo, la metodologia adottata per la ricognizione condotta entro il sito 10 e l’adiacente sito 9, dove la suddivisione interna e la raccolta differenziata hanno fornito dati molto interessanti circa la destinazione d’uso e la cronologia dei vari settori indagati. 10 In genere si è utilizzata la planimetria catastale in scala 1:5000. 11 Grazie al successivo confronto con i dati forniti dal GPS, si è potuto appurare come, in generale, tale metodo abbia fornito una restituzione grafica dei siti con un ottimo margine di approssimazione (nell’ambito dei 510 metri) grazie all’uso combinato della cartografia catastale, dell’ortofotocarta e dell’individuazione di punti di riferimento sicuri sul terreno quali alberi di grosso fusto, abitazioni, canali, limiti parcellari, ecc. 12 Ad esempio una maggiore concentrazione di tegole e coppi oppure di elementi lapidei quali ciottoli o materiali da costruzione oltre alle eventuali zone in cui fosse stato frazionato il sito.

41

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio esclusivamente l’industria litica che presentava evidenti tracce di lavorazione (annotando a parte la quantità di schegge e frammenti presenti al suolo nonché, qualora se ne fosse reso necessario, una loro maggiore o minore concentrazione in determinate aree dell’unità) e i reperti sporadici (materiali significativi totalmente decontestualizzati di cui viene segnalata la posizione entro l’unità). Nel caso di siti si è invece proceduto come segue: - non si è raccolto alcun frammento di tegole, coppi, mattoni, pietre lavorate o meno, salvo rare eccezioni come nel caso di laterizi bollati o graffiti; - di ceramiche comuni, anfore, doli, ceramiche medievali e moderne, depurate acrome si sono raccolti esclusivamente i pezzi tipici, ovvero quelli che potessero essere documentati, disegnati e studiati mediante confronti tipologici (vale a dire orli, fondi, anse e pareti decorate); - in presenza di abbondanti quantità di tessere di mosaico e mattoncini pavimentali, ci si è limitati a trattenerne un campione annotandone la presenza e la quantità approssimativa sul terreno nella descrizione del sito. Negli altri casi (scarsa concentrazione e minime quantità) si è provveduto ad una raccolta sistematica. Per tutte le altre classi di materiali (vernice nera, terra sigillata, pareti sottili, lucerne, unguentari, ceramiche d’impasto, ceramiche grigie, tubuli, vetri, paste vitree, metalli, reperti osteologici e malacologici, marmi e monete) si è effettuata una raccolta completa e sistematica della generalità dei frammenti individuati in ricognizione.

42

CAPITOLO IV LA CARTA ARCHEOLOGICA DEL TERRITORIO. Luca Donnini IV.1 - Catalogo delle evidenze archeologiche (figg. IV.1-2)

una campana di dispersione regolare e di forma circolare con un diametro di circa m. 6. Il terreno cambia di colore e si fa lievemente più scuro. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di alcuni frammenti di ossa umane. All’interno del sito sono inoltre presenti molti frammenti di tegole.

1. Fattoria Perugia, pod. Casciolano, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.062, Sant’Egidio, F 241, particella 7.

I materiali restituiti dalla concentrazione non permettono di formulare ipotesi circa il periodo di frequentazione dell’area ma ne denunciano senza ombra di dubbio la destinazione d’uso, trattandosi di una o più sepolture, verosimilmente del tipo alla “cappuccina”.

Il sito si trova a metà tra la Strada Comunale di Lidarno e la Superstrada E45 e vi si può accedere direttamente dalla strada. Il terreno si presenta pianeggiante e confina a Nord con la Strada Comunale di Lidarno, ad Est con le particelle 52, 63, 120 e 262, a Sud con la Superstrada E45 e ad Ovest con la particella 6.

In considerazione della sua vicinanza con la concentrazione di materiali del sito n. 1, è possibile ritenere l’area sepolcrale ad esso pertinente.

La concentrazione, evidente a q. 192 nell’area a ridosso della particella 6, presenta una campana di dispersione regolare e di forma circolare con un diametro di circa m. 60. Il terreno cambia di colore e si fa più chiaro. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 36 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti molti frammenti di laterizi, quali tegole, coppi ed elementi laterizi pavimentali e di alzato nonché molte pietre e ciottoli di media e piccola pezzatura che non presentano alcun segno di lavorazione.

3. Fattoria (magazzini) Perugia, loc. Montealcino I, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.062, Sant’Egidio, F 224, particella 18. L’area del sito si trova tra la Via Salaria Fabrianese e la Strada Vicinale di Montealcino e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno pianeggiante, confina a Nord con le particelle 26-27, 35-36, ad Est con la particella 19, a Sud con la Via Salaria Fabrianese e ad Ovest con la particella 17.

Sulla base dei materiali restituiti dalla concentrazione è possibile datare la frequentazione dell’area entro un arco cronologico che va dalla fine del I sec. a. C. fino al II sec. d. C. I reperti mobili individuati documentano la presenza di ceramica fine da mensa (quattro frammenti di terra sigillata e tre di ceramica a pareti sottili) tra cui si evidenziano un frammento di coppetta con bollo in planta pedis ed un discreto numero di frammenti di ceramica comune e di contenitori da trasporto.

La concentrazione, evidente a q. 198 presso lo spigolo di Nord-Ovest della particella, presenta una campana di dispersione assai irregolare, in parte occultata dal parcheggio asfaltato che è stato costruito su tutta l’area della adiacente particella 17 ed in parte sicuramente sconvolta dalla creazione di un piccolo terrazzamento a ridosso della particella 26. Il terreno non cambia di colore. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 149 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti scarsi frammenti di laterizi, quali tegole e coppi.

La presenza di numerosi materiali laterizi da costruzione e di elementi lapidei fanno supporre l’esistenza di strutture di alzato pertinenti ad una piccola unità insediativa rurale. 2. Sepolture

La frequentazione sembra documentata per un periodo che si estenderebbe almeno dalla seconda metà del I sec. a. C. fino al II sec. d. C.

Perugia, pod. Casciolano, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.062, Sant’Egidio, F 241, particella 7.

La classe ceramica che risulta maggiormente documentata è quella dei contenitori da trasporto (ben 111 frammenti individuati) cui si associa una modesta quantità di terra sigillata italica e di ceramica comune. Sono inoltre presenti tre frammenti di tubulo e sei frammenti di ceramica malcotta, mentre risulta scarsamente documentata la presenza di materiali da costruzione. Gli abbondanti frammenti di anfore sono sicuramente da associare alla presenza nell’area di magazzini, probabilmente pertinenti ad una villa che doveva esistere nelle immediate vicinanze e che allo stato attuale potrebbe essere stata occultata al momento della

L’area del sito si trova a metà tra la Strada Comunale di Lidarno e la Superstrada E45 e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno pianeggiante, confina a Nord con la Strada Comunale di Lidarno, ad Est con le particelle 52, 63, 120 e 262, a Sud con la Superstrada E45 e ad Ovest con la particella 6. La concentrazione, evidente a q. 192 nell’area centrale della particella 6 a pochi metri di distanza dal Sito n. 1, presenta 43

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio costruzione del parcheggio, adiacente all’area del sito, con cui la concentrazione confina. Sulla base del rinvenimento dei frammenti di tubuli è inoltre possibile ipotizzare la presenza di ambienti riscaldati.

La frequentazione sembrerebbe documentata per un lungo periodo di tempo che dovrebbe andare almeno dalla fine del I sec. a. C. fino alla tarda età imperiale. Tale cronologia sembra inoltre in parte confermata dagli unici due frammenti rinvenuti di ceramica fine da mensa (un frammento di terra sigillata italica e uno di africana). La scarsissima quantità di ceramica comune rinvenuta, così come quella dei contenitori da trasporto e dei materiali da costruzione, non permettono di formulare alcuna ipotesi circa la destinazione d'uso dell’area, ferma restando la probabile presenza all’interno del sito quantomeno di strutture di alzato.

4. Fattoria Perugia, loc. Montealcino I, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.062, Sant’Egidio, F 224, particella 18. L’area del sito si trova in prossimità della Via Salaria Fabrianese e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno pianeggiante, confina a Nord con le particelle 26-27, 35-36, ad Est con la particella 19, a Sud con la Via Salaria Fabrianese e ad Ovest con la particella 17.

6. Sepolture (?) Perugia, tra La Torre e pod. Pianaiole, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.062, Sant’Egidio, F 242, particelle 58, 61.

La concentrazione, evidente a q. 197 nell’area orientale della particella, presenta una campana di dispersione regolare e di forma circolare avente un diametro di circa m. 40. Il terreno cambia di colore e si fa nettamente più scuro. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 16 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti molti frammenti di laterizi, quali tegole, coppi e mattoni pavimentali e di alzato nonché alcune pietre di media e piccola pezzatura tra cui alcune con evidenti segni di lavorazione.

L’area del sito si trova tra la Strada Vicinale Pianaioli e la Strada Comunale di Lidarno e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno pianeggiante, confina a Nord con le particelle 59-60 e con la Strada Comunale di Lidarno, ad Est con il Rio del Bosco, a Sud con le particelle 75, 79 e 81 e ad Ovest con la Strada Vicinale Pianaioli. La concentrazione, evidente a q. 196 nell’area a cavallo tra due particelle, presenta una campana di dispersione regolare e di forma circolare, con un diametro di circa m. 30. Il terreno cambia di colore e si fa nettamente più scuro. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 26 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti molti frammenti di laterizi, quali tegole e coppi e una scarsa quantità di mattoni pavimentali e di alzato.

La frequentazione sembrerebbe documentata per un arco cronologico compreso tra il I ed il III sec. d. C. La presenza di un solo frammento di terra sigillata italica ed uno di terra sigillata africana, sembra avvalorare l’ipotesi di una frequentazione dell’area almeno nel corso del periodo suddetto, mentre la cospicua presenza di materiali da costruzione potrebbe far pensare all’esistenza di strutture di alzato, forse pertinenti ad una piccola unità insediativa di tipo rustico.

La frequentazione sembra documentata per un periodo che si può racchiudere entro il I sec. d. C. Per quel che riguarda la destinazione d’uso del sito, appare verosimile l’identificazione con una piccola area di necropoli, sia per il colore scuro del terreno, sia per la scarsissima presenza di forme ceramiche (tra cui si sono comunque individuati tre frammenti di terra sigillata italica) a fronte di alcuni reperti osteologici ed un buon numero di elementi laterizi che potevano fungere da copertura per tombe a cassone o del tipo alla “cappuccina”.

5. Area di frammenti fittili Perugia, pod. Montealcino IV, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.062, Sant’Egidio, F 224, particella 21. L’area del sito si trova tra la Strada Vicinale di Montealcino e la Strada Vicinale del Bosco e vi si può accedere dalla strada attraverso la particella 2. Terreno pianeggiante, confina a Nord con la particella 20, ad Est con la Strada Vicinale del Bosco, a Sud con le particelle 28-30 e ad Ovest con le particelle 2 e 22.

7. Muratura e frammenti fittili Perugia, tra Casa Baldelli e loc. Osteriaccia, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.062, Sant’Egidio, F 242, particella 11.

La concentrazione, evidente a q. 235 nell’area Nord-Ovest della particella, presenta una campana di dispersione regolare e di forma pressoché circolare avente un diametro di circa m. 40. Il terreno non cambia di colore. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 12 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti scarsi frammenti di laterizi, quali tegole, coppi e mattoni pavimentali e di alzato.

L’area del sito si trova a ridosso della Strada Vicinale Casella in prossimità della Via Salaria Fabrianese e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno pianeggiante, confina a Nord con la particella 4, ad Est con la particella 12, a Sud con la particella 13 e ad Ovest con la Strada Vicinale Casella. La concentrazione, evidente a q. 205, non è stata rinvenuta lungo 44

La carta archeologica del territorio il piano di campagna ma al di sotto di esso ad una profondità variabile tra i 55 e i 70 centimetri ed è stata evidenziata dallo scavo di una trincea per la posa di una tubatura, la quale corre in prossimità e parallela al confine tra le particelle 11 e 13. Il terreno cambia di colore e si fa più scuro. La ricognizione, eseguita sulla terra scavata e ammucchiata parallelamente alla fossa, ha permesso complessivamente l’individuazione di 40 frammenti oltre ad una struttura muraria a secco realizzata mediante elementi lapidei di media pezzatura e tagliata in due dal mezzo meccanico. All’interno del sito sono anche presenti molti frammenti di laterizi, quali tegole, coppi e mattoni pavimentali e di alzato nonché alcune pietre di media e piccola pezzatura tra cui alcune con evidenti segni di lavorazione.

come un’officina ceramica e/o una fornace specializzata nella produzione di ceramiche di uso comune e di elementi laterizi.

La frequentazione sembra documentata per un arco cronologico che va dalla prima metà del I sec. d. C. fino a tutto il II sec. d. C.

L’area si trova a ridosso della Strada Vicinale di Lupaccione, alla confluenza del Fosso del Rio del Bagno con il Fosso del Bosco, e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno in lieve pendenza in direzione Ovest, confina a Nord con il Fosso del Rio del Bagno, ad Est con la Strada Vicinale del Lupaccione, a Sud con la particella 16 e a Ovest con il Fosso del Bosco.

Singolare la presenza di un peso da telaio il quale potrebbe indicare la presenza in loco di attività legate alla tessitura od essere pertinente al corredo funerario di una sepoltura femminile posta nelle immediate adiacenze del sito. 9. Fornace, villa e nucleo in opera cementizia Perugia, Civitella d’Arna, pod. Lidarno IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.062, Sant’Egidio, F 243, particelle 14-15 e 66.

La maggioranza di reperti rinvenuti è attribuibile a contenitori da trasporto (per lo più piccole anfore vinarie tipo Spello), il che porta ad indicare come destinazione d’uso dell’area quella di magazzino, forse pertinente alla grande villa posta a circa duecento metri di distanza in linea d’aria (siti 9 e 10).

La concentrazione (fig. IV.3), evidente a q. 200 nell’area centrale delle particelle, presenta una campana di dispersione piuttosto irregolare e di forma quasi rettangolare e allungata orientata Nord-Ovest – Sud-Est (circa m. 150 x 60). In considerazione della notevole estensione della zona interessata e della presenza ancora riconoscibile di differenti situazioni insediative evidenziate dalle concentrazioni di materiali, si è preferito suddividere il sito in tre aree numerate rispettivamente 9.1 (area circostante il nucleo in opera cementizia), 9.2 e 9.3 (area presso il Fosso del Bosco). Il terreno cambia di colore e si fa nettamente più scuro, soprattutto nell’area n. 9.1.

8. Fornace Perugia, tra pod. Monterotondo, pod. Cerquetino e pod. Tre Olive, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.061, Bosco, F 200, particella 50. L’area si trova in prossimità della Strada Vicinale dei Pecorari e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno pianeggiante, confina a Nord e a Est con la Strada Vicinale dei Pecorari, a Sud con le particelle 51, 64 e 98 e ad Ovest con la particella 49.

La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 559 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti moltissimi frammenti di laterizi, quali tegole, coppi e mattoni pavimentali e di alzato (alcuni dei quali conservano tracce di malta), numerose pietre e alcuni frammenti di travertino di media e piccola pezzatura di cui alcuni con evidenti segni di lavorazione.

La concentrazione, evidente a q. 245 nell’area occidentale della particella, presenta una campana di dispersione irregolare a forma di “otto” con l’asse maggiore parallelo alla strada e lungo all’incirca m. 60. Il terreno cambia di colore e si fa rossiccio. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 28 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti molti frammenti di laterizi, quali tegole, coppi e mattoni pavimentali e di alzato, tra cui alcuni fittili malcotti e grumi di argilla.

La raccolta differenziata dei materiali entro le tre zone in cui è stato suddiviso il sito ha portato a significative conclusioni circa possibili ripartizioni interne con differenti destinazioni d’uso rispetto all’unità indagata nonché alla definizione di un perimetro piuttosto attendibile di quelle che dovevano essere le aree edificate.

La frequentazione sembrerebbe documentata per un periodo che si estenderebbe almeno a partire dal I sec. d. C. fino al IV sec. d. C., anche se il periodo di maggiore vitalità del sito parrebbe attestarsi tra il I e il II sec. d. C.

In base a tali indicazioni si è dunque deciso di evidenziare la presenza di almeno due zone contraddistinte da una maggiore concentrazione dei reperti (chiamati di seguito sito A e B) le quali insistono all’interno di un’unica area di dispersione dei materiali antichi. A queste due zone dovrebbero inoltre corrispondere, in base alla cronologia dei materiali rinvenuti, almeno due distinte fasi di occupazione dell’area: l’una compresa tra la fine del III sec. a. C. e la tarda età repubblicana (area A), l’altra che è attestata almeno nel corso della prima e media età imperiale (area B).

Assente la ceramica fine da mensa, è invece documentata la presenza di frammenti di ceramica comune e di contenitori da trasporto. Interessante, inoltre, il dato offerto dalla notevole presenza di ceramica e di grumi informi di argilla malcotta la quale, associata al gran numero di materiali laterizi da costruzione (in parte rinvenuti malcotti), porta a ritenere che nell’area indagata fosse presente una struttura identificabile 45

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio In generale la frequentazione dell’area sembra ben documentata per un periodo che va dalla fine del III sec. a. C. fino a tutta l’età imperiale.

Fosso del Rio del Bagno con il Fosso del Bosco e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno pressoché pianeggiante, confina a Nord con la Via Salaria Fabrianese, ad Est con il Fosso del Bosco, a Sud con il Fosso del Rio del Bagno e a Ovest con la Strada Vicinale del Lupaccione.

Zona A (area n. 9.3 e lato Nord-Ovest dell’area n. 9.2) Vi si rinvengono, oltre ad abbondanti materiali da costruzione ed elementi lapidei, innumerevoli frammenti di ceramiche malcotte tra cui, di particolare importanza al fine della datazione del complesso, numerose ceramiche a vernice nera oltre ad undici frammenti di anelli divisori. Il complesso appare, dunque, identificabile come un’officina ceramica di media e tarda età repubblicana. Questa dovette cessare di esistere, con conseguente definitivo abbandono dell’area (entro cui non si rinvengono, per le epoche successive, che due soli frammenti sporadici di terra sigillata italica), verso la metà del I sec. a. C. È inoltre, con ogni probabilità, funzionale alla vita dell’officina anche la struttura che si doveva ubicare a poche diecine di metri in direzione Nord, all’interno del sito n. 10. Per quest’ultima è documentato un identico periodo di frequentazione nonché la presenza di materiali del tutto simili a quelli rinvenuti in quest’area.

La concentrazione (fig. IV.3), evidente a q. 205 praticamente lungo tutta l’area delle particelle, presenta una campana di dispersione piuttosto irregolare e di forma quasi trapezoidale e allungata orientata Nord-Est – Sud-Ovest (circa m. 200 x 80) al cui interno si evidenziano almeno due zone in cui la presenza di reperti tende ad aumentare. In considerazione della notevole estensione della superficie interessata si è preferito suddividere il sito in undici aree, denominate rispettivamente 10.1, 10.2, 10.3, …, 10.11. Il terreno cambia di colore in più punti in maniera disomogenea e tende ad essere generalmente di colore rossiccio o grigio. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 2126 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti moltissimi frammenti di laterizi, quali tegole, coppi e mattoni pavimentali e di alzato (alcuni dei quali conservano tracce di malta), numerose pietre e alcuni frammenti di travertino di media e piccola pezzatura di cui alcuni con evidenti segni di lavorazione nonché innumerevoli tessere di mosaico. La raccolta differenziata dei materiali entro le undici aree in cui è stato suddiviso il sito sembra aver portato a significative conclusioni circa possibili ripartizioni interne con differenti destinazioni d’uso rispetto all’unità indagata, nonché alla definizione di un perimetro piuttosto attendibile di quelle che dovevano essere le superfici entro cui dovevano sussistere strutture in alzato.

Zona B (area n. 9.1 e lato Sud-Est dell’area n. 9.2) Più o meno contemporanea all’abbandono dell’officina dovette essere l’impianto di una grossa villa (a tal proposito si vedano anche le osservazioni fatte per il sito n. 10) di cui verosimilmente si conserva in questa zona la parte residenziale. Questa ipotesi trova conferma, oltre che nella presenza di un grosso nucleo in opera cementizia ancora visibile nell’area, anche nel rinvenimento di numerosi frammenti di terra sigillata italica, tubuli, crustae marmoree e tessere da mosaico oltre ad alcuni mattoncini pavimentali che fanno supporre l’esistenza di ambienti riscaldati e, almeno in parte, mosaicati 1 . Per quanto concerne il periodo entro cui si può attestare la frequentazione della villa, essa sembra cessare di esistere, o almeno parrebbe perdere buona parte delle sue funzioni, entro la fine del II sec. d. C. (è praticamente assente la terra sigillata africana e diminuiscono i reperti datati oltre tale periodo) 2 .

La frequentazione di tutta l’area sembra ben documentata lungo un arco cronologico che va dalla fine del III sec. a. C. a tutta l’età imperiale. In analogia con quanto accade nell’adiacente sito n. 9, è inoltre possibile riconoscere almeno due distinte fasi di occupazione dell’area. L’una compresa tra la fine del III sec. a. C. e la tarda età repubblicana, l’altra prolungata almeno per tutta la prima e media età imperiale. Ciascuna fase, sulla base dei dati forniti dalla raccolta differenziata per aree dei materiali archeologici, sembrerebbe inoltre poter essere riferita ad una specifica zona di maggior concentrazione dei materiali.

10. Villa e unità insediativa Perugia, Civitella d’Arna, loc. Molino del Ponte IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.062, Sant’Egidio, F 243, particelle 10 e 46-47.

Zona A (aree n. 10.9 e 10.10) Identificabile con la prima fase d’occupazione dell’area, cronologicamente databile tra la fine del III ed il I sec. a. C., si può individuare ed ubicare nelle aree 10.9-10.10 ove si rinvengono, oltre ad una quantità non eccessivamente numerosa di materiali di età imperiale che testimoniano della successiva rioccupazione, ingenti quantitativi di ceramica a vernice nera e ceramica a impasto grigio 3 , alcuni frammenti di ceramiche malcotte e numerosi materiali laterizi da

L’area del sito si trova a ridosso della Via Salaria Fabrianese e della Strada Vicinale del Lupaccione, alla confluenza del 1

L’esistenza in loco di una villa d’età romana era già stata postulata nel 1980 dalla Rosi Bonci la quale aveva individuato, nel corso di una campagna di ricognizioni volte a censire la presenza di strutture rustiche romane, la presenza di “estesi nuclei cementizi, di frammenti di opus signinum, di crustae marmoree, oltre a numerosi frammenti di tegole, di anfore, di ceramica comune, e a tessere musive calcaree”. La datazione, fornita in base alle evidenze allora raccolte, rimanda genericamente all’epoca imperiale. (Rosi Bonci 1983, pp. 84-85) 2 A tal proposito è interessante notare come, proprio in coincidenza con questo quantomeno parziale abbandono dei siti 9 e 10, inizi la frequentazione del sito 13, ubicato su di un terrazzamento a mezza costa, in posizione più elevata.

3

Nelle restanti aree del sito, invece, la presenza di materiali di età medio repubblicana si fa del tutto sporadica. Questo che porterebbe ad escluderne l’occupazione in questa fase, da limitare quindi esclusivamente alla parte occidentale dell’area in oggetto.

46

La carta archeologica del territorio costruzione ed elementi lapidei, i quali farebbero supporre l’esistenza di strutture di alzato.

ceramica comune e di contenitori da trasporto e, per contro, una certa abbondanza di materiali laterizi da costruzione ed alcuni elementi lapidei che potrebbero portare ad ipotizzare la presenza di strutture di alzato, forse identificabili con una piccola unità abitativa rustica oppure con dei magazzini.

Per quanto concerne la destinazione d’uso delle strutture ivi ubicate, è assai probabile che fossero funzionali all’officina ceramica in cui si producevano, tra l’altro, ceramiche a vernice nera e che si può con certezza individuare a poche decine di metri in direzione Sud, appena oltre il Fosso del Rio del Bagno, all’interno della zona A del sito n. 9.

12. Pavimento in cocciopesto Perugia, tra pod. Lidarno e pod. Pompegno Grande, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.062, Sant’Egidio, F 243, particella 25.

Zona B (aree n. 10.1-10.3 e 10.6-10.7) Identificabile con la seconda fase di occupazione dell’area, è possibile inquadrarla cronologicamente entro la prima età imperiale quando, pressappoco attorno agli ultimi decenni del I sec. a. C. o, al più, nei primi anni del I sec. d. C., dovette essere edificata su tutta la superficie centro-orientale del sito una grossa struttura abitativa.

Il sito si trova a ridosso di una traversa senza nome della Strada Vicinale di Pompegno a circa m. 200 dopo l’incrocio e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno in forte pendenza in direzione Ovest, confina a Nord con le particelle 4-5, 57, 60-61 e 67, ad Est con le particelle 28, 50 e 69, a Sud con le particelle 21-23 e 63 e ad Ovest con la Strada Vicinale di Lupaccione.

Probabilmente, in considerazione della grandissima quantità di frammenti di contenitori da trasporto rinvenuti (specialmente nelle aree 10.6 e 10.7), tale struttura doveva essere destinata ad ospitare la pars rustica di una grossa villa, la cui area residenziale si può ritenere che fosse ubicata nell’adiacente zona B del sito n. 9 ove resta traccia, tra l’altro, di un grosso nucleo in opera cementizia.

Nel corso della ricognizione è stata rinvenuta esclusivamente una piccola porzione di pavimento realizzato in cocciopesto, situato a mezza costa lungo il fianco del colle che sovrasta il sito n. 9. Nessun materiale è stato raccolto nelle sue vicinanze né sono presenti materiali da costruzione. È sicuramente possibile ipotizzare l’esistenza di uno o più ambienti disposti su di un terrazzamento (forse una cisterna per l’acqua), probabilmente funzionali alla grande villa sottostante.

11. Fattoria Perugia, tra pod. Lidarno, pod. Lupaccione e pod. Montalcino, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.062, Sant’Egidio, F 243, particella 37.

13. Fattoria Perugia, pod. Bagno, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.062, Sant’Egidio, F 225, particelle 74-75.

L’area si trova in prossimità della Strada Vicinale di Lupaccione e vi si può accedere dalla strada attraverso la particella 35. Terreno in forte pendenza in direzione Ovest, confina a Nord con la particella 22, ad Est con le particelle 38 e 42, a Sud con le particelle 4-5 e ad Ovest con la Strada Vicinale di Lupaccione. La concentrazione, evidente a q. 240 nell’area Nord della particella, presenta una campana di dispersione piuttosto irregolare e di forma allungata a causa del progressivo slittamento dei materiali verso il basso (circa m. 60 x 25). Il terreno cambia di colore e si fa rosso scuro.

L’area si trova tra la Strada Vicinale di San Lorenzo e la Via Salaria Fabrianese e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno in pendenza in direzione Sud, confina a Nord e ad Est con la particella 79 e la Strada Vicinale di San Lorenzo, a Sud con le particelle 76-77 e con la ceramica grigia 6%ia Salaria Fabrianese e ad Ovest con la particella 78. La concentrazione, evidente a q. 230 nell’area a cavallo tra due particelle, presenta una campana di dispersione leggermente irregolare e di forma allungata verso Ovest a causa del pendio (circa m. 60 x 30). Il terreno cambia di colore e si fa più scuro. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 65 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti molti frammenti di laterizi, quali tegole, coppi e mattoni pavimentali e di alzato nonché alcune pietre di media e piccola pezzatura, prive di segni di lavorazione.

La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 19 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti molti frammenti di laterizi, quali tegole, coppi e alcuni mattoni pavimentali e di alzato nonché rare pietre di media e piccola pezzatura prive di evidenti segni di lavorazione. La frequentazione sembra documentata per un periodo che si dovrebbe attestare quantomeno tra la prima e media età imperiale, anche se un unico orlo appartenente ad un contenitore da trasporto, potrebbe far pensare ad una continuità di vita del sito fino al V-VI sec. d. C. (o quantomeno ad una sua rioccupazione in età tarda).

La frequentazione sembra documentata per un periodo che va dal I fino a tutto il IV sec. d. C., mentre del tutto sporadico appare il dato cronologico offerto dal frammento di coppa a listello di VI sec. d. C. L’unico tipo di ceramica fine da mensa presente è la terra sigillata africana, attestata con quattro frammenti, che porterebbe a supporre una

I materiali individuati documentano la scarsissima presenza di terra sigillata africana, la scarsa presenza di frammenti di 47

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio frequentazione del sito quantomeno posteriore al I sec. d. C. A favore di tale ipotesi concorre pure la datazione dell’ago crinale al II sec. d. C., mentre nessun elemento cronologico certo offrono i due frammenti di vetro e la tessera in pasta vitrea.

particelle 77 e 81, ad Est con Rio del Bosco, a Sud con la particella 80 e ad Ovest con la Strada Vicinale dei Pecorari. La concentrazione, evidente a q. 210 nel settore orientale della particella subito a ridosso del Rio del Bosco, presenta una campana di dispersione irregolare a forma di “otto” allungato con l’asse maggiore orientato Nord-Ovest – SudEst e lungo all’incirca m. 120. Il terreno cambia di colore e si fa rossiccio per la grande abbondanza di laterizi.

La presenza di numerosi materiali da costruzione, di elementi lapidei, di frammenti di contenitori da trasporto e di ceramica comune, fanno pensare alla presenza di una piccola unità insediativa rustica, quasi certamente sorta in un periodo di poco posteriore allo stanziamento della grande villa sottostante (siti nn. 9 e 10) e, forse, ad essa funzionale.

La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 72 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti moltissimi frammenti di laterizi, quali tegole, coppi e mattoni pavimentali e di alzato, svariate pietre (tra cui anche qualcuna di travertino) di grossa, media e piccola pezzatura di cui alcune con evidenti segni di lavorazione nonché, nella zona orientale del sito, innumerevoli tessere di mosaico.

14. Area di frammenti fittili Perugia, pod. Palazzetta I, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.061, Bosco, F 225, particelle 1 e 3.

La frequentazione dell’area sembrerebbe essere documentata per un periodo che si dovrebbe estendere almeno dalla fine del I sec. a. C. fino a tutto il III sec. d. C. Uniche eccezioni il frammento di olla n. 687 che sembrerebbe potersi datare alla tarda età imperiale, ed il frammento di olla n. 688 che si daterebbe al I sec. a. C.

L’area si trova in prossimità del Fosso di Civitella e vi si può accedere direttamente da una strada bianca senza nome che si diparte dalla Strada Vicinale di San Lorenzo. Terreno in pendenza in direzione Ovest, confina a Nord con il Fosso di Civitella, ad Est con la strada bianca senza nome, a Sud con le particelle 4-5 e ad Ovest con il Rio del Bosco.

I numerosi materiali individuati attestano la scarsissima presenza di ceramiche fini da mensa (documentate da soli tre frammenti: uno di ceramica a vernice nera, uno di terra sigillata italica e uno di africana), una buona presenza di frammenti di ceramica comune e di contenitori da trasporto nonché un discreto numero di elementi di rivestimento. Tra questi ultimi è utile ricordare: quattro frammenti di tubulo, quattro tessere in pasta vitrea, un discreto numero di tessere da mosaico tutte in calcare bianco e di discrete dimensioni nonché sei crustae marmoree ed un frammento di cornice.

La concentrazione, evidente a q. 225 nell’area a cavallo tra due particelle, presenta una campana di dispersione irregolare a forma di “elle” (circa m. 60 x 50). Il terreno non cambia di colore. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 19 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti scarsi frammenti di laterizi, quali tegole, coppi e mattoni pavimentali e di alzato. La frequentazione del sito sembrerebbe essere documentata per un periodo che va quantomeno dal III fino al V-VI sec. d. C.

In considerazione della notevole estensione della concentrazione da un lato, dell’abbondanza di materiali laterizi e lapidei da costruzione rinvenuti dall’altro, si può ipotizzare la presenza nell’area di una villa di notevoli dimensioni con ambienti riscaldati e pavimenti decorati con mosaici e crustae marmoree.

I materiali individuati documentano l’assenza pressoché totale di ceramica fine da mensa (ad eccezione di un unico frammento di terra sigillata africana D1 per cui, tuttavia, non si sono trovati confronti convincenti), una scarsa presenza di frammenti di ceramica comune e di contenitori da trasporto nonché l’assenza pressoché totale di materiali da costruzione.

16. Fattoria Perugia, tra pod. Casella e pod. Palombaia, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.062, Sant’Egidio, F 260, particella 38.

È comunque possibile ipotizzare come destinazione d’uso dell’area, quella di piccolo magazzino o, al più, di uno scarico di materiali ad esso pertinente. 15. Villa Perugia, tra pod. Cerquetino e pod. Campaccio, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.061, Bosco, F 200, particella 87.

L’area del sito si trova in prossimità della Strada Vicinale di Palombaia e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno in leggera pendenza in direzione Nord-Ovest, confina a Nord e ad Ovest con il Fosso del Richiavo, ad Est con le particelle 35 e 37, a Sud con la Strada Vicinale di Palombaia.

L’area del sito si trova in prossimità della Strada Vicinale dei Pecorari e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno in pendenza in direzione Est, confina a Nord con le

La concentrazione, evidente a q. 200 nell’area centrale della particella, presenta una campana di dispersione piuttosto regolare e di forma ovale e allungata (circa m. 150 x 60). Il 48

La carta archeologica del territorio terreno non sembra cambiare di colore. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 70 frammenti.

Non è da escludere, inoltre, che possa sussistere un qualche tipo di rapporto tra tali materiali, che si rinvengono sulla sommità del declivio, e il pavimento rinvenuto a mezza costa a poche decine di metri di distanza (sito n. 12) oltre che con l’officina ceramica prima e la grande villa poi, che si trovano nella piana sottostante (siti nn. 9 e 10).

All’interno del sito sono inoltre presenti moltissimi frammenti di laterizi, quali tegole, coppi e mattoni pavimentali e di alzato (molti dei quali conservano tracce di malta), numerose pietre e alcuni frammenti di travertino di media e piccola pezzatura di cui alcuni con evidenti segni di lavorazione, nonché innumerevoli tessere di mosaico.

18. Area di frammenti fittili Perugia, pod. Campaccio, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.061, Bosco, F 201, particella 52.

La frequentazione sembra documentata per un arco cronologico compreso tra il I ed il II sec. d. C. Quest’impressione parrebbe trovare conferma nel notevole quantitativo di terra sigillata italica rinvenuta nell’area e nell’assenza di altri tipi di ceramiche fini da mensa.

L’area si trova in prossimità della Strada Vicinale di Monte Capanno e vi si può accedere dalla strada attraverso la particella 113. Terreno in pendenza in direzione Sud-Est, confina a Nord con le particelle 51, 113-114, ad Est con le particelle 53 e 55, a Sud con il Fosso del Bosco e ad Ovest con la particella 37.

Sono inoltre stati rinvenuti vari frammenti di ceramica comune e numerosi frammenti di contenitori da trasporto che, anche in considerazione del notevole quantitativo di materiali laterizi da costruzione e di elementi lapidei, fanno supporre l’esistenza di strutture di alzato pertinenti con ogni probabilità ad una struttura insediativa di tipo rustico.

La concentrazione, evidente a q. 225 nell’area Est della particella, presenta una campana di dispersione piuttosto regolare e di forma rettangolare con il lato lungo disposto parallelamente alla linea di confine con le particelle 53 e 55 (circa m. 100 x 40). Il terreno non cambia di colore. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 11 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti vari frammenti di laterizi, quali tegole, coppi e mattoni pavimentali e di alzato nonché alcune pietre di media e piccola pezzatura prive di qualunque segno di lavorazione.

Infine, l’abbondanza di tessere da mosaico, indurrebbe a ritenere che vi fossero anche ambienti di un certo prestigio. 17. Area di frammenti fittili Perugia, tra pod. Lidarno e pod. Pompegno Grande, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.062, Sant’Egidio, F 243, particella 25.

La cospicua presenza di materiali da costruzione, associata alla presenza di vari frammenti di contenitori da trasporto, potrebbe far pensare all’esistenza di strutture di alzato, forse pertinenti ad una piccola unità insediativa di tipo rustico, di cui non è stato possibile determinare la cronologia.

L’area si trova a ridosso di una traversa senza nome della Strada Vicinale di Pompegno a circa m. 200 dopo l’incrocio e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno in forte pendenza in direzione Ovest, confina a Nord con le particelle 4-5, 57, 60-61 e 67, ad Est con le particelle 28, 50 e 69, a Sud con le particelle 21-23 e 63 e ad Ovest con la Strada Vicinale di Lupaccione.

19. Sepoltura Perugia, tra Sant’Egidio e pod. Richiavo I, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.062, Sant’Egidio, F 261, particella 24.

La concentrazione, evidente a q. 300, presenta una campana di dispersione piuttosto regolare e di forma rettangolare con il lato lungo parallelo alla strada (circa m. 60 x 20). Il terreno non cambia di colore. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 11 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti scarsi frammenti di laterizi, quali tegole e coppi.

L’area si trova a ridosso della Strada Vicinale Carbonesca – Sant’Egidio e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno in pendenza in direzione Est, confina a Nord con la particella 75, ad Est con le particelle 17 e 20, a Sud con il paese di Sant’Egidio e ad Ovest con la Strada Vicinale Carbonesca – Sant’Egidio e con la Strada Comunale Ponte Valleceppi – Sant’Egidio.

La frequentazione sembra documentata per un periodo che si estenderebbe almeno dalla prima metà del I sec. a. C. fino al III sec. d. C., anche se la presenza di un frammento di ceramica a vernice nera potrebbe far pensare ad un innalzamento della cronologia fino al III sec. a. C. L’assenza pressoché totale di ceramica comune, l’estrema sporadicità degli altri materiali rinvenuti (tra cui alcuni pertinenti ad elementi di alzato) ed il fatto che non siano riscontrabili cambiamenti cromatici nel terreno, potrebbero far pensare ad un butto di materiali avvenuto in epoca imprecisata.

Si tratta di una singola sepoltura con copertura alla cappuccina (figg. IV.5-6) appena scalfita dalle arature e con ogni probabilità ancora intatta, visibile sul fondo di uno dei solchi particolarmente profondi che vengono lasciati nei campi arati a distanze regolari l’uno dall’altro per il drenaggio delle acque. Il terreno non cambia di colore. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, non ha portato 49

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio all’individuazione di alcun frammento né di alcun altro tipo di materiale.

superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 32 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti molti frammenti di laterizi, quali tegole, coppi e qualche frammento di mattone, nonché varie pietre di media e piccola pezzatura, alcune delle quali recanti evidenti segni di lavorazione.

20. Area di frammenti fittili Perugia, pod. Richiavo Carbonesca, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.062, Sant’Egidio, F 244, particelle 21, 78-79.

La frequentazione dell’area parrebbe ben documentata per un periodo di tempo prolungato che va dal II sec. a. C. fino al II sec. d. C., con la sola eccezione del frammento di coperchio n. 763, che sembrerebbe ascrivibile ad epoca medio-tardo imperiale.

L’area del sito si trova in prossimità della Strada Vicinale di Carbomesca-Lidarno-Petrignano e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno degradante verso Est, confina verso Nord con la particella 20, verso Ovest con la Strada Vicinale di Pompegno, verso Est con la particella 8, verso Sud con le particelle 75, 82-83.

Praticamente assente la ceramica fine da mensa (è stato rinvenuto un solo frammento di terra sigillata italica), si presenta piuttosto scarsa anche la presenza di ceramica comune e di contenitori da trasporto.

La concentrazione, evidente a q. 230 nelle immediate vicinanze della strada e del podere di Richiavo Carbonesca, presenta una campana di dispersione di forma irregolare tagliata all’incirca a metà dalla Strada Vicinale di Carbonesca-Lidarno-Petrignano. Il terreno non sembra cambiare di colore. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 37 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti un buon numero di frammenti laterizi, quali tegole, coppi e scarsi frammenti di mattoni pavimentali e di alzato.

Al contrario, il gran numero di materiali da costruzione, di elementi lapidei e la presenza di un’antefissa fittile, parrebbero indicare l’esistenza in antico di strutture murarie di alzato, pertinenti ad un insediamento rustico realizzato probabilmente su di un terrazzamento a mezza costa, lungo il fianco della collina. Del tutto eccezionale appare invece il rinvenimento di un grosso frammento di lastra marmorea con decorazione a riquadri con cornici modanate che sembrerebbe del tutto estranea, per il suo pregio e la sua qualità, al contesto di rinvenimento.

La presenza di materiali da costruzione, associata alla presenza di vari frammenti di ceramica tardo-medievale e rinascimentale, potrebbe far pensare all’esistenza di strutture di alzato, forse pertinenti ad una casa colonica.

22. Villa (?)

Tale ipotesi trova ulteriore conferma nel fatto che l’unica moneta rinvenuta nell’area, un picciolo della zecca di Perugia, si data approssimativamente al 1470-1490.

Perugia, loc. Pompegno Grande, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.062, Sant’Egidio, F 243, particella 27.

Da notare, inoltre, come dallo spoglio del Catasto Gregoriano, risulti attestato nella particella 21 un edificio segnalato come rudere, di cui viene riportato il toponimo “ospedale”.

L’area del sito si trova in prossimità della Strada Vicinale di Pompegno e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno pianeggiante, confina verso Nord e verso Ovest con le particelle 69, 26, 72, verso Est con la Strada Vicinale di Pompegno, verso Sud con la particella 28.

21. Fattoria Perugia, loc. Carbonesca Alta, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.060, Ponte Felcino, F 244, particella 18.

La concentrazione, evidente a q. 303 nelle immediate vicinanze della strada e del podere di Pompegno Grande, presenta una campana di dispersione di forma allungata e all’incirca triangolare, con il vertice superiore rivolto verso Nord-Est. Il terreno non sembra cambiare di colore. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 22 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti un buon numero di frammenti laterizi, quali tegole, coppi e scarsi frammenti di mattoni pavimentali e di alzato.

L’area si trova in prossimità della Strada Vicinale di Pompegno a poche decine di metri dal Podere Carbonesca Alta e vi si può accedere direttamente dal podere. Terreno pendente in direzione Est, confina a Nord con le particelle 6, 15, 17, 48, ad Est con la 19 e la 37, a Sud con la Strada Vicinale Lidarno-Petrignano e ad Ovest con le particelle 20 e 21.

La frequentazione sembra documentata per un periodo che va dalla seconda metà del II sec. d. C. fino a tutto il IV sec. d. C. anche se, la presenza di tre frammenti di terra sigillata italica, potrebbero far retrocedere di qualche decennio l’inizio della frequentazione dell’area. La presenza di scarsi quantitativi di forme in ceramica comune associata ad un ugual numero di frammenti di contenitori da trasporto e ad un

La concentrazione, evidente a q. 260 nella zona centrale della particella 18, presenta una campana di dispersione regolare di forma pressoché circolare con un raggio di circa m. 20, al cui interno il terreno si fa nettamente più scuro divenendo di colore grigio marrone. La ricognizione, eseguita sulla 50

La carta archeologica del territorio buon quantitativo di ceramica fine da mensa, potrebbero far pensare ad una piccola unità abitativa rurale, vista anche la relativa abbondanza di materiali da costruzione presenti sul terreno.

sottili e il disco di lucerna, mentre il resto dei materiali si compone quasi esclusivamente di ceramica comune e di tre frammenti di anfora. Tenendo conto della scarsa presenza di materiali da costruzione, della collocazione topografica del sito a poche centinaia di metri dall’abitato di Arna lungo una via di comunicazione antica nonché della presenza di un certo quantitativo di reperti osteologici, si potrebbe ipotizzare l’utilizzo dell’area come necropoli.

L’unica tessera musiva rinvenuta, da considerarsi con ogni probabilità sporadica, non autorizza a ipotizzare l’esistenza di pavimenti decorati a mosaico. 23. Area di frammenti fittili (necropoli ?) Perugia, loc. S. Cristoforo, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.060, Ponte Felcino, F 226, particelle 39, 108, 109.

24. Fattoria Perugia, pod. Salaiolo, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.061, Bosco, F 226, particelle 1 e 36.

L’area del sito si trova a cavallo della Strada Comunale della Ginestrella che collega Civitella d’Arna con S. Egidio circa 150 metri a Sud – Sud-Est del cimitero di S. Cristoforo e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno pianeggiante nelle particelle 108-109, in lieve pendenza verso Est in particella 39, confina a Ovest con la particella 112, a Sud con la 78, a Nord con la Strada Vicinale di Pompegno.

L’area del sito si trova in prossimità della Strada Comunale della Ginestrella ed è in parte tagliato dalla Strada Vicinale Campolungo e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno in pendenza in direzione Est, confina a Nord con il Fosso di Carpaneto, ad Est con le particelle 3 e 35, a Sud con le particelle 39-40 e ad Ovest con la Strada Comunale della Ginestrella .

La concentrazione, evidente a q. 295 nell’area Sud delle particelle 108-109 e in una piccolissima porzione a Sud Ovest della particella 39, presenta una campana di dispersione irregolare avente all’incirca la forma di un rettangolo con il lato lungo disposto in parallelo alla Strada Comunale della Ginestrella (circa m. 50 x 25). All’interno di tale zona si possono riconoscere due distinte aree di concentrazione dei materiali molto ravvicinate tra di loro e comprese entro una fascia di materiali più disciolti, poste entrambe, come detto, entro i confini delle particelle 108-109.

La concentrazione, evidente a q. 300 nelle immediate adiacenze del pod. Salaiolo, presenta una campana di dispersione piuttosto irregolare e di forma rettangolare con il lato lungo disposto parallelamente alla strada (circa m. 80 x 30). Il terreno cambia di colore e si fa leggermente più scuro. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 33 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti molti frammenti di laterizi, quali tegole, coppi e alcuni frammenti di mattoni pavimentali e di alzato, nonché alcune pietre di media e piccola pezzatura prive di qualunque segno di lavorazione.

Il terreno cambia di colore e si fa più scuro soprattutto nell’area meridionale laddove, sul fondo di un solco più profondo di aratura, si rinvengono molti residui di carbone. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 189 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti scarse quantità di laterizi, quali tegole e coppi e rari frammenti di mattoni.

La frequentazione sembra documentata per un periodo che si estenderebbe almeno dal II sec. a. C. fino al II sec. d. C. La ceramica individuata documenta da un lato l’esclusiva presenza, per quanto piuttosto ridotta, di terra sigillata italica, dall’altro il prevalere dei frammenti di contenitori da trasporto rispetto alla ceramica comune.

Una preliminare raccolta differenziata dei materiali entro due aree distinte (una ad Ovest e l’altra ad Est della strada Comunale della Ginestrella) in cui è stato suddiviso il sito non sembra aver portato ad alcuna significativa conclusione circa possibili ripartizioni interne con differenti destinazioni d’uso rispetto all’unità indagata 4 .

La notevole quantità di materiali da costruzione e gli elementi lapidei presenti nell’area fanno supporre l’esistenza di strutture di alzato, forse pertinenti ad una piccola unità abitativa.

La frequentazione dell’area sembra ben documentata per un periodo che va dal I sec. a. C. al IV sec. d. C. anche se la datazione di alcuni frammenti parrebbe suggerire la possibilità che l’occupazione possa essere proseguita nel corso del V secolo. Praticamente assente la ceramica fine da mensa, unici elementi di un qualche pregio paiono essere la pedina in pasta vitrea, il frammento di ceramica a pareti

25. Area di frammenti fittili Perugia, tra Palazzetta II e pod. San Lorenzo, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi, mm 182/102. CTR Umbria, Sezione 311.061, Bosco, F 225, particella 17.

4

L’area del sito si trova in prossimità della Strada Vicinale di San Lorenzo e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno in leggera pendenza in direzione Nord-Ovest, si fa

Gli unici dati osservabili sembrerebbero essere che nell’area Sud del sito si rinvengono la maggior parte dei materiali mentre la porzione ad Est, situata a ridosso della strada Comunale della Ginestrella, si presenta come un’area di scivolamento dei medesimi, posta al di là dell’attuale sede stradale.

51

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio via via più scosceso. Confina a Nord con le particelle 16 e 133, ad Est con la particella 18, a Sud con la Strada Vicinale di San Lorenzo e ad Ovest con le particelle 12 e 134.

verosimilmente, riferibili ad un’unica fase di occupazione dell’area. All’interno del sito sono inoltre presenti molti frammenti di laterizi, quali tegole e coppi, pochissimi frammenti di mattoni pavimentali e di alzato, varie pietre di media e piccola pezzatura di cui alcune con evidenti segni di lavorazione.

La concentrazione, evidente a q. 305, presenta una campana di dispersione irregolare di forma pressappoco rettangolare e assi allungata, (circa m. 20 x 100), a causa della forte pendenza del suolo che ha causato un progressivo scivolamento dei materiali lungo il pendio. Il terreno non cambia di colore. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 111 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti vari frammenti di laterizi, quali tegole e coppi e scarsissimi frammenti di mattoni pavimentali e di alzato, di cui ci si limita a segnalare la presenza.

Nel corso della raccolta dei materiali si è potuto anche notare come nell’area più occidentale del sito vi sia una rilevante presenza di materiali di scivolamento di epoca assai più tarda rispetto a quelli presenti nell’area orientale e, in parte, anche nella stessa zona Ovest. Questi ultimi presentano invece spiccati caratteri di omogeneità sia tipologica che cronologica. La frequentazione sembrerebbe dunque documentata per un periodo piuttosto breve di tempo che va dalla fine del IV fino a tutto il III sec. a. C., fatta eccezione per la zona occidentale della campana di dispersione dove si rinvengono anche manufatti di età imperiale, verosimilmente provenienti dall’altura sovrastante.

La frequentazione sembra documentata per un periodo che va dalla seconda metà del IV sec. a. C. fino a circa il IV sec. d. C. La presenza di abbondanti quantitativi di terra sigillata italica a fronte di un solo frammento di africana, possono indurci ad ipotizzare un picco di frequenza tra la seconda metà del I sec. a. C. e tutto il I sec. d. C.

Nel sito sono documentate quasi esclusivamente quattro tipologie di materiali: ceramiche d’impasto sia tornite che non, ceramiche ad impasto grigio e nero, ceramiche a vernice nera e ceramiche comuni con impasti piuttosto depurati e ricchi di quarzite a piccolissima granulometria.

I materiali rinvenuti non appaiono in situ e la situazione si presenta simile a quella riscontrabile nel settore occidentale del sito n. 26, dove si rinviene la stessa tipologia di materiali. In entrambi i casi tali materiali sembrerebbero provenire dall’area del versante più occidentale del colle su cui sorge Civitella, tutti probabilmente pertinenti all’antico centro urbano.

Le forme di ceramica a vernice nera (almeno per quanto concerne quelle che si sono potute studiare), rimandano tutte ad un orizzonte cronologico che si attesta tra la fine del IV e il III sec. a. C. Cronologia simile è pure quella delle ceramiche ad impasto nero e grigio, le cui forme trovano precisi confronti che ne possono far risalire la datazione tra la fine del IV e il III sec. a. C. 5 . La presenza di tali materiali nell’area, in associazione a numerosi reperti osteologici e alla colorazione nettamente più scura che assume il terreno, fa supporre l’esistenza di una necropoli databile alla prima età ellenistica. Pressoché identica situazione si riscontra, inoltre, anche nei siti nn. 30 e 32.

Del tutto simile alle forme in ceramica a impasto grigio rinvenute nella necropoli del sito n. 26, e ad esse riconducibile, è infine un frammento di coppa, unica presenza di fine IV - inizio III sec. a. C., individuata nell’area. 26. Necropoli Perugia, Civitella d’Arna, loc. Palazzetta II IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi, mm 185/107. CTR Umbria, Sezione 311.061, Bosco, F 225, particelle 57 e 81.

27. Area di frammenti fittili

L’area del sito si trova tra la Strada Comunale di Civitella d’Arna e la Via Salaria Fabrianese e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno in forte pendenza in direzione Sud – Sud-Est, confina a Nord con la Strada Comunale di Civitella e le particelle 19-20, ad Est con le particelle 33, 56 e 82-83, a Sud con le particelle 95-97 e ad Ovest con la particella 50 e 88.

Perugia, Civitella d’Arna, loc. Palazzetta II IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi, mm 180/111. CTR Umbria, Sezione 311.061, Bosco, F 225, particelle 33, 35 e 119. L’area del sito si trova tra la Strada Comunale di Civitella d’Arna e la Via Salaria Fabrianese e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno in forte pendenza in direzione Sud, confina a Nord con le particelle 32, 34 e 118, ad Est con la Via Salaria Fabrianese e le particelle 36 e 120, a Sud con la particella 55 e ad Ovest con la particella 81.

La concentrazione, ben evidente a q. 300 grazie al colore del terreno che si fa nettamente più scuro, presenta una campana di dispersione regolare nella particella 81, dove si riscontra una forte presenza di materiali entro un’area pressappoco circolare, avente un diametro di circa m. 60. Al contrario, nella particella limitrofa, l’area di dispersione si amplia e i materiali vi si rinvengono più disciolti. Il terreno cambia di colore e si fa nettamente più scuro. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 2316 frammenti per la massima parte cronologicamente e tipologicamente omogenei e,

La concentrazione, evidente a q. 315, presenta una campana di dispersione assai ampia e irregolare che copre la quasi totalità delle tre particelle. L’area di massima concentrazione si trova alla sommità del campo nell’area di Nord-Ovest e 5

Questa datazione viene peraltro confermata anche dalle poche forme di ceramica comune per cui si sono trovati confronti attendibili.

52

La carta archeologica del territorio diminuisce man mano che si scende lungo il pendio o si procede verso Est. Il terreno cambia di colore e si fa nettamente più scuro.

Fabrianese, a Sud e a Ovest con la Strada Comunale di Civitella. La concentrazione, evidente a q. 310 nell’area occidentale delle particelle, presenta una campana di dispersione piuttosto regolare e di forma rettangolare e allungata con il lato maggiore parallelo e addossato alla strada (circa m. 180 x 40). Il terreno non sembra cambiare di colore. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 192 frammenti.

La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 2081 frammenti. All’interno del sito sono anche presenti moltissimi frammenti di laterizi, quali tegole, coppi e mattoni pavimentali e di alzato nonché molte pietre di media e piccola pezzatura di cui alcune con evidenti segni di lavorazione, di cui ci si limita a segnalare la presenza. La raccolta differenziata dei materiali entro le due zone in cui è stato suddiviso il sito non sembra aver portato ad alcuna significativa conclusione circa possibili ripartizioni interne con differenti destinazioni d’uso rispetto all’unità indagata. L’unico dato osservabile è che nella zona situata nella parte sommitale della costa (e dunque in prossimità del centro di Civitella) si rinvengono la maggior parte dei materiali mentre l’area orientale del sito si presenta di gran lunga più “povera” di presenze archeologiche.

All’interno del sito sono inoltre presenti moltissimi frammenti di laterizi, quali tegole, coppi e mattoni pavimentali e di alzato (alcuni dei quali conservano tracce di malta), numerose pietre e alcuni frammenti di travertino di media e piccola pezzatura di cui alcuni con evidenti segni di lavorazione, di cui ci si limita a segnalare la presenza. La frequentazione dell’area appare ben documentata per un periodo prolungato che sembrerebbe andare dal I sec. a. C. fino a tutta l’età imperiale, seppure con un consistente nucleo di materiali datati tra il I e il II sec. d. C.

La frequentazione dell’area sembra ben documentata per un periodo esteso che va dalla fine del IV sec. a. C. fino a tutta l’età imperiale.

Tra le ceramiche fini da mensa appare ben attestata la terra sigillata italica (diciannove frammenti) rispetto alla ceramica a vernice nera (quattro frammenti) e all’africana (otto frammenti). Si rinvengono anche un buon numero di frammenti di ceramica comune e di contenitori da trasporto, varie crustae marmoree, alcune tessere e una pedina in pasta vitrea e due monete oltre ad un gran numero di materiali laterizi da costruzione ed elementi lapidei. Questi dati farebbero supporre l’esistenza di strutture di alzato, probabilmente ubicate nella parte più elevata dell’area indagata e pertinenti ad un complesso situato nelle immediate vicinanze di Arna in direzione Est, lungo la via Salaria Fabrianese.

La ceramica fine da mensa individuata documenta da un lato la presenza nell’area di un buon numero di frammenti di ceramica a vernice nera e terra sigillata africana, dall’altro l’ingente presenza di terra sigillata italica e di ceramica a pareti sottili di cui si sono rinvenuti rispettivamente seicentosessantasette e duecentocinquantuno frammenti e che sembrerebbero così costituire di gran lunga le due classi ceramiche maggiormente attestate nell’area. In considerazione sia della grandissima quantità di reperti rinvenuti (tra cui innumerevoli materiali da costruzione ed elementi lapidei), che delle caratteristiche dell’area su cui si trova la concentrazione indagata, del tutto inadatta a scopi edilizi, è possibile supporre come tutte queste presenze debbano considerarsi materiali in seconda giacitura provenienti dall’area del centro di Arna direttamente sovrastante il sito.

29. Area di frammenti fittili e strada Perugia, Civitella d’Arna, pod. Spinola, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi, mm 127/198. CTR Umbria, Sezione 311.061, Bosco, F 225, particelle 38 e 114.

Si potrebbe al limite supporre l’esistenza, sulla scorta del rinvenimento, oltre che di ceramiche a vernice nera, anche di ceramiche a impasto grigio e nero del tutto simili a quelle rinvenute nell’adiacente sito n. 26 identificato come area di necropoli, di qualche sepoltura di prima età ellenistica su cui si potrebbe essere impostato in epoca successiva lo scivolamento di materiali dalla zona sovrastante.

L’area del sito si trova tra la Strada Comunale di Civitella e la Via Salaria Fabrianese e vi si può accedere dalla strada attraverso la particella 37. Terreno in pendenza in direzione Est, confina a Nord con le particelle 39-41, ad Est con la particella 43, a Sud e ad Ovest con le particelle 37 e 47.

28. Area di frammenti fittili

La concentrazione, evidente a q. 310 nell’area a cavallo tra due particelle, presenta una campana di dispersione regolare e di forma rettangolare allungata con il lato lungo orientato Nord-Est – Sud-Ovest (circa m. 80 x 30). Il terreno non sembra cambiare di colore. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 91 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti molti frammenti di laterizi, quali tegole e coppi e scarsi frammenti di mattoni pavimentali e di alzato nonché alcune pietre di media e piccola pezzatura che non presentano alcun segno di lavorazione e numerosi ciottoli.

Perugia, Civitella d’Arna, pod. Spinola, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi, mm 124/190. CTR Umbria, Sezione 311.061, Bosco, F 225, particelle 37 e 47. L’area del sito si trova a ridosso della Strada Comunale di Civitella e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno in pendenza in direzione Sud-Est, confina a Nord con le particelle 38-39, 43 3 114, ad Est con la Via Salaria 53

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio La frequentazione dell’area appare comprovata per un periodo che va dal III sec. a. C. al V sec. d. C. 6 Scarsamente attestata si presenta la ceramica fine da mensa rappresentata da pochi frammenti ci ceramica a vernice nera, terra sigillata italica e africana e ceramica a pareti sottili. Maggiormente rappresentate sono invece le forme in ceramica comune e i contenitori da trasporto.

di Perugia. Tale datazione viene peraltro confermata anche dalle poche forme di ceramica comune per cui si sono trovati confronti attendibili. La presenza di tali materiali nell’area, in associazione a numerosi reperti osteologici e alla colorazione nettamente più scura che assume il terreno, fa supporre l’esistenza di una necropoli in uso nel corso della prima età ellenistica.

Si rinvengono, inoltre, notevoli quantitativi di materiali da costruzione e un paio di crustae marmoree, che potrebbero far pensare all’esistenza in zona di un qualche edificio anche se, la presenza a poche decine di metri di una sepoltura con copertura alla cappuccina (sito n. 31), autorizza a pensare ad un uso dell’area come necropoli.

Da notare, infine, come una situazione del tutto analoga sia presente nei siti nn. 26 e 32, in cui si rinviene praticamente lo stesso tipo di materiali in identica contiguità. 31. Tomba Perugia, Civitella d’Arna, pod. Spinola, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi, mm 125/197. CTR Umbria, Sezione 311.061, Bosco, F 225, particella 38.

30. Necropoli Perugia, Civitella d’Arna, pod. Spinola, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi, mm 125/193. CTR Umbria, Sezione 311.061, Bosco, F 225, particella 37.

L’area si trova tra la Strada Comunale di Civitella e la Via Salaria Fabrianese e vi si può accedere dalla strada attraverso la particella 37. Terreno in lieve pendenza in direzione Est, confina a Nord con la particella 39, ad Est con la particella 114, a Sud e ad Ovest con le particelle 37 e 47.

L’area del sito si trova in prossimità della Strada Comunale di Civitella e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno in pendenza in direzione Sud, confina a Nord con le particelle 38-39, ad Est con la particella 47, a Sud e ad Ovest con la Strada Comunale di Civitella.

Si tratta di una singola sepoltura con copertura alla cappuccina, fortemente schiacciata e in parte distrutta dall’aratura, visibile in parete e sul fondo di solco per il drenaggio delle acque.

La concentrazione, evidente a q. 320 nell’area Sud-Est della particella, presenta una campana di dispersione regolare e di forma rettangolare allungata con il lato lungo orientato Nord – Sud (circa m. 60 x 20). Il terreno cambia nettamente di colore e si fa grigio scuro.

I materiali raccolti provengono tutti dalle immediate vicinanze della sepoltura, anche se probabilmente non tutti sono pertinenti ad essa. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 72 frammenti.

La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 1767 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti vari frammenti di laterizi, quali tegole e coppi nonché alcune pietre di media e piccola pezzatura che non presentano alcun segno di lavorazione.

All’interno dell’area sono inoltre presenti vari frammenti di laterizi, pertinenti alla copertura della tomba, quali tegole e coppi.

La frequentazione sembra documentata per un periodo prolungato che va dalla fine del IV fino a tutto il III sec. a. C.

Si tratta di una sepoltura effettuata su allettamento di tegole disposte in piano sul fondo di una fossa con copertura realizzata mediante grosse tegole disposte “alla cappuccina”.

Nell’area indagata si rinvengono quasi esclusivamente quattro principali tipologie di materiali: ceramiche d’impasto sia tornite che non, ceramiche ad impasto grigio e nero, ceramiche a vernice nera e ceramiche comuni con impasti piuttosto depurati e ricchi di quarzite a piccolissima granulometria.

Al momento della scoperta la tomba si presentava con la copertura fortemente schiacciata e parzialmente distrutta sul lato inferiore, in corrispondenza delle gambe del defunto. I materiali raccolti provengono dalle immediate vicinanze della sepoltura e non forniscono alcun aiuto per stabilirne la cronologia (il frammento di ceramica a vernice nera potrebbe non provenire dall’interno del cavo tombale), mentre i numerosi reperti osteologici sono tutti riconducibili alle ossa degli arti inferiori del defunto.

Le forme di ceramica a vernice nera rimandano tutte ad un orizzonte cronologico che si attesta tra la fine del IV e il III sec. a. C. così come le ceramiche ad impasto nero e grigio, le cui forme trovano precisi confronti con analoghi materiali di fine IV–III sec. a. C. provenienti dall’area dell’Etruria interna e settentrionale ed in particolare da varie sepolture della zona

32. Necropoli (?) Perugia, Civitella d’Arna, pod. Spinola, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi, mm 171/115. CTR Umbria, Sezione 311.061, Bosco, F 225, particelle 39, 94-95.

6

Tuttavia, qualora si dovesse rivelare esatta l’attribuzione del gran numero di ciottoli e materiali lapidei presenti nell’area del sito alla presenza dell’antico tracciato della Via Salaria Fabrianese, l’uso di questa zona come via di transito dovrebbe essere fatta risalire molto più indietro nel tempo.

54

La carta archeologica del territorio L’area si trova in prossimità della Strada Comunale di Civitella d’Arna e vi si può accedere, dalla strada, attraverso la particella 102. Terreno in leggera pendenza in direzione Nord-Est, confina verso Nord con le particelle 83,84,86, verso Est con la particella 37-38, verso Sud con le particelle 101-102, verso Ovest con la particella 93.

lapidei nonché un buon numero di tessere musive, che sembrerebbero far parte di un complesso edilizio di un certo prestigio andatosi ad impostare, in epoca successiva alla necropoli, nelle sue immediate vicinanze, in un’area pressappoco compresa tra la zona occidentale del sito e l’odierno castello di Civitella d’Arna.

La concentrazione, evidente a q. 315 nelle immediate vicinanze del podere Spinola, si presenta tagliata in due da una strada bianca in evidente stato di abbandono che corre tra le particelle 95 e 39 e presenta una campana di dispersione dai confini piuttosto incerti a causa delle condizioni di non perfetta visibilità incontrate nel corso delle ripetute ricognizioni (il campo non è mai stato oggetto di alcuna aratura nel corso degli ultimi anni). Il terreno cambia di colore e si fa nettamente più scuro. La ricognizione, eseguita sulla superficie non arata ma lasciata a riposo, ha permesso complessivamente l’individuazione di 496 frammenti.

33. Area di frammenti fittili Perugia, loc. Monte Capanno III, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.061, Bosco, F 201, particelle 57 e 59. L’area si trova tra la Strada Vicinale di Monte Capanno e la Strada Comunale di Monte Capanno, nei pressi dell’incrocio e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno in leggera pendenza in direzione Sud, confina a Nord con la Strada Vicinale di Monte Capanno e la Strada Comunale di Monte Capanno, ad Est con la particella 51, a Sud con la particella 56 ed il Fosso del Bosco e ad Ovest con la particella 56.

All’interno del sito sono inoltre presenti molti frammenti laterizi, quali tegole, coppi e mattoni pavimentali e di alzato, nonché scarse pietre di piccola e media pezzatura di cui alcune con evidenti segni di lavorazione.

La concentrazione, evidente a q. 230 nell’area a cavallo tra due particelle, presenta una campana di dispersione piuttosto regolare e di forma circolare con un diametro di circa m. 25. Il terreno non cambia di colore. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 51 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti scarsi frammenti di laterizi, quali tegole e coppi.

La raccolta dei materiali sembrerebbe aver portato a riscontrare nell’area orientale del sito la presenza pressoché esclusiva di materiali di epoca più tarda, rispetto a quelli presenti nell’area occidentale al cui interno, associati ad un buon numero di reperti databili alla prima età imperiale, se ne rinvengono altrettanti riferibili ad età ellenistica. La frequentazione sembrerebbe dunque documentata per un periodo prolungato di tempo con un picco di frequentazione che va dalla fine del IV al III sec. a. C. per poi diminuire e riprendere verso la fine dell’età repubblicana.

La frequentazione sembrerebbe documentata per un ampio periodo che dovrebbe andare dalla fine del I sec. a. C. alla tarda età imperiale anche se, la forte ed esclusiva presenza di terra sigillata italica (ne sono stati rinvenuti ben quindici frammenti), porta ad indicare nel periodo compreso tra la fine del I sec. a. C. e il I sec. d. C. la fase di maggior vitalità dell’area.

Nell’area occidentale del sito si rinvengono quasi esclusivamente quattro tipologie di materiali: ceramiche d’impasto sia tornite che non, ceramiche ad impasto grigio e nero, ceramiche a vernice nera e ceramiche comuni con impasti piuttosto depurati e ricchi di quarzite a piccolissima granulometria.

La scarsità dei materiali da costruzione rinvenuti, la relativamente scarsa presenza di ceramica comune e la quasi totale assenza di frammenti di contenitori da trasporto, potrebbe portare ad ipotizzare che l’area, la cui estensione è piuttosto limitata, sia stata destinata ad uso funerario. È tuttavia anche necessario tener presente che, oltre al fatto che il terreno non cambia di colore, nelle immediate adiacenze della concentrazione è stato recentemente scavato un lago artificiale e i materiali che oggi si rinvengono potrebbero essere stati in realtà decontestualizzati dai lavori di sbancamento.

Inutili, ai fini di una più precisa datazione, i non numerosi frammenti di ceramica a vernice nera mentre, per quanto concerne le ceramiche ad impasto nero e grigio, le forme studiate trovano precisi confronti che ne possono far risalire la datazione fino alla fine del IV sec. a. C. La presenza di tali materiali nell’area, in associazione a numerosi reperti osteologici e alla colorazione nettamente più scura che assume il terreno, fa supporre l’esistenza di un’area di necropoli databile alla prima età ellenistica.

34. Fattoria

Da notare, infine, come una situazione del tutto analoga sia presente nei siti nn. 26 e 30, in cui si rinviene lo stesso tipo di materiali in identica associazione.

Perugia, tra pod. Monte Capanno III e pod. Passi la Casa, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.061, Bosco, F 202, particelle 51-52.

Presenti, invece, in maggiori quantità i reperti mobili databili all’età imperiale, tra cui si segnalano vari frammenti di terra sigillata italica e africana, alcuni di ceramica a pareti sottili, innumerevoli materiali laterizi da costruzione ed elementi

L’area si trova in prossimità della Strada Comunale di Monte Capanno e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno in leggera pendenza in direzione Sud, confina a Nord 55

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio con la Strada Comunale di Monte Capanno, ad Est con la Strada Vicinale di Campolibero e la particella 53, a Sud con il Fosso del Bosco e ad Ovest con le particelle 57 e 59.

potrebbe far pensare all’esistenza di strutture di alzato, forse pertinenti ad una piccola unità insediativa di tipo rustico. 36. Area di frammenti fittili

La concentrazione, evidente a q. 226 nell’area a cavallo tra due particelle, presenta una campana di dispersione irregolare e di forma allungata e ingrossata verso Nord con l’asse maggiore parallelo alla linea di confine tra le due particelle e lungo circa m. 70. Il terreno non cambia di colore. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 20 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti molti frammenti di laterizi, quali tegole, coppi e mattoni pavimentali e di alzato nonché pietre di media e piccola pezzatura che non presentano alcun segno di lavorazione.

Perugia, loc. Ginestrella Nuova, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.060, Ponte Felcino, F 226, particella 78. L’area si trova a ridosso della Strada Vicinale di Richiavo, poche decine di metri prima dell’incrocio con la Strada Comunale della Ginestrella e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno pendente in direzione Nord – Ovest, confina a Sud – Est con la Strada Vicinale di Richiavo, a Nord con la Strada Comunale della Ginestrella, ad Ovest con le particelle 1, 2, 62, 112, 108 e 109.

La frequentazione sembrerebbe documentata solamente per un periodo che dovrebbe andare dalla fine del I sec. a. C. fino al I sec. d. C., fatto questo avvalorato dalla pur scarsa presenza di alcuni frammenti di terra sigillata italica mentre la cospicua presenza di materiali da costruzione potrebbe far pensare all’esistenza di strutture di alzato, forse pertinenti ad una piccola unità insediativa di tipo rustico.

La concentrazione, evidente a q. 295 nell’area Est della particella, presenta una campana di dispersione regolare di dimensioni assai ridotte e di forma circolare con un raggio di non più di m. 8. Il terreno non cambia di colore. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 39 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti scarse quantità di laterizi, quali tegole e coppi.

35. Fattoria Perugia, loc. Campolibero, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.061, Bosco, F 202, particella 44.

La frequentazione sembrerebbe documentata per un periodo prolungato che va dalla seconda metà del I sec. a. C. fino a circa il IV sec. d. C.

L’area si trova tra la Strada Vicinale di Campolibero e la Strada Comunale di Monte Capanno e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno pianeggiante, confina a Nord con la Strada Vicinale di Campolibero, ad Est con le particelle 45-48, a Sud e a Ovest con la Strada Comunale di Monte Capanno e con particella 43.

Scarsa la presenza di ceramiche fini da mensa, attestate da pochi frammenti di terra sigillata italica e da un solo frammento di ceramica a parerti sottili mentre, ben più numerosa, si rivela essere la presenza di ceramica comune e di contenitori da trasporto. L’estrema esiguità della superficie entro cui si rinviene il materiale, associata alla scarsa presenza di materiali da costruzione, parrebbe far pensare ad una o più sepolture isolate. Tuttavia, l’ampio arco cronologico entro cui posso essere collocati i frammenti studiati, l’assenza di reperti osteologici nonché il fatto che il terreno non presenti alcuna variazione cromatica, porterebbero ad escludere tale attribuzione facendo altresì ritenere probabile trattarsi di un butto di materiali avvenuto lungo il margine della strada in epoca imprecisata.

La concentrazione, evidente a q. 255 nell’area orientale della particella a ridosso del confine con la particella 47, presenta una piccola campana di dispersione regolare e di forma circolare di circa m. 10 di diametro; il terreno non cambia di colore. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 10 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti molti frammenti di laterizi, quali tegole e coppi nonché svariate pietre di media e piccola pezzatura di cui alcune con evidenti segni di lavorazione.

37. Fattoria Perugia, pod. Passi la Casa, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.061, Bosco, F 202, particella 63.

La frequentazione sembrerebbe documentata solamente per un arco cronologico che si estenderebbe dalla fine del I sec. a. C. fino al I sec. d. C., mentre appare improbabile il perdurare della medesima fino al V sec. d. C., come sembrerebbe suggerire la datazione di un frammento di tegame.

L’area si trova in prossimità della Strada Comunale di Monte Capanno e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno in leggera pendenza in direzione Sud-Est, confina a Nord e ad Est con la Strada Comunale di Monte Capanno e le particelle 58 e 66, a Sud con il Fosso del Bosco e ad Ovest con la particella 57.

La scarsa presenza di terra sigillata italica, documentata da due soli frammenti, sembra avvalorare l’ipotesi di una frequentazione dell’area almeno nel corso del I sec. d. C. mentre la cospicua presenza di materiali da costruzione 56

La carta archeologica del territorio La concentrazione, evidente a q. 226 nelle immediate adiacenze della strada, presenta una campana di dispersione piuttosto regolare e di forma ovale con l’asse maggiore disposto parallelamente alla strada (circa m. 60 x 30). Il terreno non cambia di colore. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 11 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti molti frammenti di laterizi, quali tegole, coppi e alcuni frammenti di mattoni pavimentali e di alzato.

particelle 49-50, ad Est con la particella 52, a Sud con le particelle 42 e 54 e ad Ovest con la particella 41. La concentrazione, evidente a q. 280 nell’area a ridosso della strada, presenta una campana di dispersione piuttosto regolare e di forma rettangolare con il lato maggiore parallelo alla linea di confine tra le particelle 25 e 41 (circa m. 60 x 30). Il terreno non cambia di colore. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 6 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti molti frammenti di laterizi, quali tegole, coppi e alcuni mattoni pavimentali e di alzato nonché pietre di media e piccola pezzatura tra cui alcune presentano segni di lavorazione.

La cospicua presenza di materiali da costruzione, associata alla presenza di vari frammenti di contenitori da trasporto e di tre frammenti di terra sigillata italica, potrebbe far pensare all’esistenza di strutture di alzato, forse pertinenti ad una piccola unità insediativa di tipo rustico, la cui esistenza sembrerebbe attestata quantomeno nel corso del I sec. d. C.

La frequentazione dell’area sembrerebbe genericamente attestata per l’età medio e tardo imperiale.

38. Aera di frammenti fittili La cospicua presenza di materiali da costruzione potrebbe far pensare all’esistenza di strutture di alzato, forse pertinenti ad una piccola unità insediativa di tipo rustico.

Perugia, tra loc. Campolibero e pod. Passi la Casa, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.061, Bosco, F 202, particella 50.

40. Fattoria

L’area si trova in prossimità della Strada Vicinale di Campolibero e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno in pendenza in direzione Sud-Est, confina a Nord con la Strada Vicinale di Villa Belvedere e con le particelle 3940, ad Est con la Strada Vicinale di Campolibero, a Sud con la Strada Comunale di Monte Capanno e ad Ovest con la particella 41.

Perugia, loc. Sterpaglie, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.070, Petrignano d’Assisi, F 262, particelle 51, 53. L’area si trova in prossimità della Strada Vicinale del Cerqueto e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno in leggera pendenza in direzione Est, confina a Nord con la particella 50, ad Est con le particelle 52 e 54, a Sud con la particella 60 e ad Ovest con la Strada Vicinale del Cerqueto.

La concentrazione, evidente a q. 254 nell’area centrale della particella, presenta una campana di dispersione piuttosto regolare e di forma circolare con il diametro di circa m. 40. Il terreno non cambia di colore. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 13 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti vari frammenti di laterizi, quali tegole, coppi e mattoni pavimentali e di alzato.

La concentrazione, evidente a q. 215 nell’area a cavallo tra due particelle, presenta una campana di dispersione regolare e di forma allungata (circa m. 65 x 30). Il terreno cambia di colore e si fa più scuro. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 59 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti molti frammenti di laterizi, quali tegole, coppi e mattoni pavimentali e di alzato nonché alcune pietre di media e piccola pezzatura di cui alcune con evidenti segni di lavorazione.

La scarsa presenza di materiali da costruzione, associata al rinvenimento di vari frammenti di contenitori da trasporto e di ceramica comune, difficilmente potrebbe far pensare all’esistenza di strutture di alzato. La destinazione d’uso dell’area rimane incerta anche se l’ampiezza della superficie interessata e la scarsa concentrazione dei materiali, potrebbe indurre a considerarla come un’area di butto.

La frequentazione dell’area parrebbe ben documentata, nonostante il numero ridotto di materiali rinvenuti e studiati, per un periodo prolungato che va dal I sec. a. C. fino a circa il V sec. d. C. mentre il dato suggerito da un unico frammento di tegame, che sembrerebbe innalzare la cronologia fino al VI secolo, può essere considerato poco indicativo per determinare il periodo dell’abbandono dell’area.

39. Fattoria Perugia, tra Casa Rio Grande e pod. Palazzone, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.061, Bosco, F 202, particella 25.

Da notare, inoltre, come entro tale arco di tempo è forse possibile individuare due momenti differenti di vita dell’insediamento: uno pertinente alla sua fondazione e al primo periodo di occupazione tra la fine del I sec. a. C. e il I sec. d. C. cui fa forse seguito una fase di decadenza e, successivamente, un secondo periodo pertinente ad una rioccupazione dell’area attorno al IV sec. d. C.

L’area si trova in prossimità della Strada Vicinale di Villa Belvedere e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno in pendenza in direzione Est - Sud-Est, confina a Nord con la Strada Vicinale di Villa Belvedere e con le 57

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio La ceramica individuata documenta da un lato la scarsa presenza di ceramica fine da mensa (due soli frammenti, uno di terra sigillata italica, l’altro di africana), dall’altro la maggiore presenza di ceramica comune e di contenitori da trasporto.

La concentrazione, evidente a q. 300 nell’area a cavallo tra due particelle, presenta una campana di dispersione piuttosto regolare e di forma allungata con l’asse maggiore orientato Nord – Sud e lungo circa m. 80. Il terreno non sembra cambiare di colore. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 24 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti molti frammenti di laterizi, quali tegole, coppi e mattoni pavimentali e di alzato nonché varie pietre di media e piccola pezzatura di cui alcune con evidenti segni di lavorazione. La frequentazione sembra documentata per tutta l’età imperiale.

La presenza nell’area di un gran numero di materiali da costruzione e di elementi lapidei nonché di un cospicuo nucleo di crustae marmoree e un frammento di cornice, fanno supporre l’esistenza di strutture di alzato con la presenza anche di ambienti dedicati all’otium, così come, del resto, i due frammenti di tubulo rinvenuti, parrebbero documentare l’esistenza di uno o più ambienti riscaldati.

Assente la ceramica fine da mensa, sono scarsamente documentati la ceramica comune e i contenitori da trasporto, mentre si rinvengono alcuni materiali di un certo pregio quali una tessera in pasta vitrea azzurra, un peso da telaio e un probabile frammento di fibula bronzea.

41. Sepoltura Perugia, loc. Le Lame, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.074, Ripa, F 226, particella 24.

La cospicua presenza di materiali da costruzione ed elementi lapidei, alcuni dei quali con evidenti segni di lavorazione, potrebbe far pensare all’esistenza di strutture di alzato, forse pertinenti ad una piccola villa rustica. In alternativa, anche in considerazione dell’andamento del terreno che si presenta con una pendenza rilevante, si potrebbe ipotizzare l’esistenza di un’area di necropoli. Del tutto decontestualizzato appare, infine, il frammento di coperchio d’urna (peraltro con evidenti segni di un suo riutilizzo entro una qualche muratura) 7 che rimanda ad un contesto di II sec. a. C. e sul cui luogo di provenienza originario non si può avanzare alcuna ipotesi.

L’area si trova in prossimità della Strada Vicinale delle Lame e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno in leggera pendenza verso Nord-Ovest, confina a Nord e ad Est con le particelle 7, 107, 115, a Sud e ad Ovest con la Strada Vicinale delle Lame e con la particella 25. La concentrazione, evidente a q. 270, presenta una campana di dispersione pressoché nulla, essendo i pochi materiali compresi nel raggio di pochi metri. Il terreno cambia di colore e si fa nettamente più scuro.

43. Strada e sepolture (?) La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 1 solo frammento: un peso da telaio. All’interno del sito sono inoltre presenti vari frammenti di laterizi, quali tegole e coppi.

Perugia, pod. La Pievuccia, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.074, Ripa, F 204, particella 55.

I materiali restituiti dalla concentrazione non permettono di formulare ipotesi circa il periodo in cui fu effettuata la deposizione ma ne denunciano senza ombra di dubbio la destinazione d’uso. Si tratta di una sepoltura effettuata sul fondo di una fossa terragna con copertura realizzata mediante grosse tegole disposte “alla cappuccina”. Al momento della scoperta la tomba si presentava con la copertura distrutta quantomeno lungo la parte superiore. L’unico reperto raccolto (un peso da telaio a sezione troncoconica) proviene dalle immediate vicinanze della sepoltura e parrebbe far parte di un eventuale corredo funerario, probabilmente riferibile ad una seconda sepoltura andata completamente distrutta.

L’area si trova in prossimità della Via Salaria Fabrianese e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno pianeggiante e in leggera pendenza in direzione Nord, confina a Nord con le particelle 48-49e 64, ad Est con la particella 56, a Sud con la Via Salaria Fabrianese e ad Ovest con le particelle 53-54. La concentrazione, evidente a q. 305 nell’area centrale della particella, presenta una campana di dispersione irregolare e di forma allungata che si configura come un lungo rettangolo orientato Est – Ovest (circa m. 110 x 20) alla cui estremità orientale i materiali si dispongono entro una piccola zona circolare di circa m. 10 di diametro.

42. Fattoria

Il terreno cambia di colore e si fa lievemente più scuro. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 21 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti molti frammenti di laterizi, quali tegole e coppi nonché innumerevoli pietre

Perugia, Cimitero di Ripa, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.074, Ripa, F 203, particelle 53 e 55. L’area si trova a ridosso della Via Salaria Fabrianese e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno in pendenza in direzione Sud-Ovest, confina a Nord e a Est con la Via Salaria Fabrianese, a Sud con le particelle 69-70 e ad Ovest con le particelle 51 e 54.

7

È probabile che l’oggetto sia stato riutilizzato in qualche edificio pertinente alla soprastante pieve di S. Maria, il cui portale di accesso conserva a tutt’oggi vari reimpieghi (cfr. infra, cap. VI.9).

58

La carta archeologica del territorio e ciottoli di media e piccola pezzatura che non presentano alcun segno di lavorazione e concentrati prevalentemente entro l’area rettangolare.

L’area si trova in prossimità della Strada Comunale di Monte Capanno e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno in leggera pendenza in direzione Sud Sud-Est, confina a Nord con la particella 92, ad Est con il Fosso del Bosco, a Sud con la Strada Comunale di Monte Capanno e ad Ovest con la Strada Vicinale di Pilonico.

La frequentazione sembra documentata per un periodo che si estenderebbe almeno dalla fine del IV sec. a. C. fino al III sec. d. C. anche se, in realtà, appare difficile stabilire un orizzonte cronologico attendibile sulla base dei due soli frammenti datati, che sembrano essere piuttosto degli elementi sporadici.

La concentrazione, evidente a q. 235, presenta una campana di dispersione regolare e di forma circolare con un diametro di circa m. 40. Il terreno cambia di colore e si fa più scuro. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 18 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti molti frammenti di laterizi, quali tegole, coppi e mattoni pavimentali e di alzato nonché una scarsa quantità di pietre di media e piccola pezzatura senza alcun segno di lavorazione.

Appare invece possibile riuscire a definire la destinazione d’uso dell’area. Il gran numero di ciottoli e pietrisco distribuiti lungo una fascia di forma rettangolare allungata, sembrerebbe potersi riferire all’antico tracciato della via Salaria Fabrianese il cui percorso, oggigiorno, appare spostato di una ventina di metri circa in direzione Sud. Una situazione del tutto simile la si riscontra anche nel sito n. 32, i cui materiali sembrerebbero disporsi in maniera tale da ricalcare la sede del vecchio tratto viario. Invece, il gran numero di materiali laterizi che si rinvengono concentrati accanto all’area dei ciottoli, da cui proviene tra l’altro anche il fondo di coppa in ceramica a vernice nera con stampiglie, potrebbe far pensare ad una piccola area di necropoli.

La frequentazione sembrerebbe documentata per un esteso periodo che va dal I sec. d. C. fino a circa il V d. C. La presenza di numerosi materiali da costruzione e di elementi lapidei, associata all’assenza di ceramiche fini da mensa, alla scarsità di forme in ceramica comune e ad una relativa abbondanza di contenitori da trasporto e di due frammenti di dolio, potrebbero far pensare all’esistenza nell’area di un piccolo magazzino agricolo o, al più, di una piccola unità abitativa di tipo rustico.

44. Sepolture (?) Perugia, Cimitero di Ripa, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.074, Ripa, F 204, particella 57.

46. Fattoria Perugia, tra pod. Bosco e pod. Paltracca, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.073, Petrignano d’Assisi, F 262, particelle 17 e 21.

L’area si trova tra la Via Salaria Fabrianese e la Strada Vicinale di Selvatico e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno in leggera pendenza verso Nord, confina a Nord con la Strada Vicinale di Selvatico, ad Est con la particella 58, a Sud con la Via Salaria Fabrianese e ad Ovest con le particelle 48 e 56.

L’area si trova tra la Strada Vicinale di Podere Muletti, Strada Vicinale della Corgnola e Strada Vicinale della Maestà e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno pianeggiante, confina a Nord con le particelle 16 e 61, ad Est con le particelle 19-20, a Sud con la Strada Vicinale di Podere Muletti e ad Ovest con la particella 22.

La concentrazione, evidente a q. 305 nell’area a ridosso la Strada Vicinale di Selvatico, presenta una piccola campana di dispersione irregolare e di forma allungata con l’asse maggiore di circa m. 70. Il terreno non cambia di colore. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, non ha permesso l’individuazione di alcun frammento. All’interno del sito sono presenti esclusivamente alcuni grossi frammenti di laterizi, quali tegole e coppi. Si tratta, probabilmente, di una o più sepolture effettuate, in considerazione dei numerosi frammenti di laterizi rinvenuti, entro fossa terragna con foderatura realizzata mediante tegole (tombe a cassone o alla cappuccina). In considerazione della sua vicinanza al tracciato della via Salaria Fabrianese, non appare improbabile che possa trattarsi di una o più sepolture disposte ai margini della principale via di comunicazione del tempo.

La concentrazione, evidente a q. 214 nell’area a cavallo tra due particelle, presenta una campana di dispersione piuttosto regolare di forma quasi circolare, leggermente ingrandita verso Sud (circa m. 60 x 50). Il terreno non cambia di colore. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 16 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti molti frammenti di laterizi, quali tegole, coppi e alcuni mattoni pavimentali e di alzato nonché numerose pietre e ciottoli di media e piccola pezzatura prive di qualunque segno di lavorazione.

45. Fattoria

La frequentazione, documentata da un solo frammento, sembra attestata per un periodo che si estenderebbe almeno nella media e tarda età imperiale.

Perugia, tra pod. Canalicchi e La Casella, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.061, Bosco e Sezione 311.074, Ripa, F 185, particella 46.

Inoltre, l’assenza di ceramiche fini da mensa, la scarsa presenza di ceramica comune e frammenti di contenitori da trasporto nonché la presenza di materiali da costruzione ed elementi lapidei, alcuni recanti segni di lavorazione, farebbero supporre l’esistenza di strutture di alzato 59

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio forse pertinenti ad un piccolo insediamento rustico che andrebbe a collocarsi entro le ampie maglie della centuriazione, in prossimità dell’asse principale (il DM) rappresentato dall’attuale via Traversa.

Sono inoltre attestati nell’area anche vari frammenti di ceramica comune e di contenitori da trasporto, un frammento di tubulo e molti materiali laterizi da costruzione che farebbero supporre l’esistenza di strutture di alzato pertinenti ad un piccolo insediamento agricolo situato entro le maglie della centuriazione, nei pressi del DM.

47. Area di frammenti fittili Perugia, pod. Il Piano I, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.073, Sant’Egidio, F 246, particella 91.

49. Sepolture (?) Perugia, pod. Traversa IV, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.073, Petrignano d’Assisi, F 246, particella 20.

L’area si trova adiacente alla Strada Vicinale del Piano e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno pianeggiante, confina a Nord e ad Ovest con la Strada Vicinale del Piano e con la particella 75, ad Est con le particelle 45-46, a Sud con la particella 44.

L’area si trova in prossimità della Strada Vicinale Traversa e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno pianeggiante, confina a Nord con la Strada Vicinale Traversa e la particella 22, ad Est con le particelle 52-53, 96, 101, a Sud con la particella 50 e ad Ovest con la particella 21.

La concentrazione, evidente a q. 220 nell’area Nord della particella, presenta una campana di dispersione piuttosto regolare e di forma circolare con il diametro di circa m. 70. Il terreno non cambia di colore. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 8 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti scarsi frammenti di laterizi, quali tegole e coppi.

La concentrazione, evidente a q. 220 nell’area a ridosso del pod. Traversa IV, presenta una piccola campana di dispersione regolare e di forma circolare (circa m. 15 di diametro), per buona parte occultata da un edificio di recente costruzione. Il terreno non cambia di colore. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, non ha permesso l’individuazione di alcun frammento utile. All’interno del sito sono presenti esclusivamente numerosi frammenti di laterizi, quali tegole e coppi. Si tratta, probabilmente, di una o più sepolture effettuate, in considerazione dei numerosi frammenti di tegola rinvenuti, entro fossa terragna con rivestimento realizzato mediante tegole.

Assenti le ceramiche fini da mensa, sono attestati nell’area solamente una decina di frammenti di contenitori da trasporto, un frammento di vetro e scarsi materiali laterizi da costruzione che fanno dubitare dell’esistenza di strutture di alzato. L’area si colloca entro le maglie della centuriazione, nei pressi del DM, a poche decine di metri dal sito n. 48. 48. Fattoria

In considerazione della sua collocazione entro le maglie della centuriazione e la sua posizione di vicinanza con i siti nn. 48 e 51, non appare improbabile che possa trattarsi di una piccola area di necropoli pertinente ai piccoli insediamenti agricoli vicini.

Perugia, loc. Il Piano I, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.073, Petrignano d’Assisi, F 246, particelle 25 e 48. L’area si trova in prossimità della Strada Vicinale del Piano e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno pianeggiante, confina a Nord con la Strada Vicinale del Piano e con la particella 4, ad Est con le particella 99, a Sud con la particella 100 e ad Ovest con il Fosso del Piano.

50. Fattoria Perugia, loc. La Traversa, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.073, Petrignano d’Assisi, F 246, particelle 60-61.

La concentrazione, evidente a q. 220 nell’area a cavallo tra due particelle, presenta una campana di dispersione regolare e di forma ovale con l’asse maggiore perpendicolare alla strada (circa m. 80 x 40). Il terreno non cambia di colore. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 24 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti molti frammenti di laterizi, quali tegole e coppi.

L’area si trova a ridosso della Strada Vicinale della Corgnola e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno pianeggiante, confina a Nord con la particella 55, ad Est con le particelle 59 e 62, a Sud con il Fosso del Piano e ad Ovest con la Strada Vicinale della Corgnola. La concentrazione, evidente a q. 217 nell’area a cavallo tra due particelle, presenta una campana di dispersione piuttosto regolare e di forma pressappoco rettangolare con il lato corto adiacente alla strada (circa m. 80 x 30). Il terreno cambia di colore e si fa leggermente più scuro. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso nell’insieme

La frequentazione sembra documentata per un periodo che si estenderebbe almeno dalla fine del I sec. a. C. fino al II sec. d. C. Ad ulteriore sostegno di tale ipotesi si evidenzia anche il rinvenimento di tre frammenti di terra sigillata italica.

60

La carta archeologica del territorio l’individuazione di 46 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti molti frammenti di laterizi, quali tegole, coppi e mattoni pavimentali e di alzato nonché svariate pietre e ciottoli di piccola pezzatura privi di qualunque segno di lavorazione. La frequentazione sembra documentata per un periodo che si estende a tutta l’età imperiale, con maggiori attestazioni tra il I ed il II sec. d. C.

tredici frammenti di ceramica malcotta. Non sembra infine azzardato avanzare l’ipotesi, in considerazione della particolare destinazione d’uso della struttura, circa la pertinenza dell’area alla grande villa romana che sorgeva poco distante (sito n. 53).

Questa impressione è anche confermata dal notevole quantitativo di terra sigillata italica rinvenuta nell’area e dall’assenza di altri tipi di ceramiche fini da mensa.

Perugia, pod. Cerqueto, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.074, Ripa, F 227, particella 173.

52. Area di frammenti fittili

Sono inoltre stati rinvenuti vari frammenti di ceramica comune, di contenitori da trasporto, una tessera in pasta vitrea, una chiave in ferro ed una piccola moneta che, in considerazione anche del notevole quantitativo di materiali laterizi da costruzione e di elementi lapidei, farebbero supporre l’esistenza di strutture di alzato pertinenti con ogni probabilità ad una struttura insediativa di tipo agricolo.

L’area si trova tra la Strada Vicinale di Vagliano e la Strada Vicinale del Piano e vi si può accedere dalla strada attraverso la particella 172. Terreno pianeggiante, confina a Nord con la Strada Vicinale del Piano e la Strada Vicinale di Vagliano, ad Est con le particelle 174-175 e 277, a Sud con le particelle 206-207 e ad Ovest con la particella 172.

Questa andrebbe a collocarsi nelle immediate adiacenze del DM della centuriazione della piana del Chiascio, identificabile nell’attuale via Traversa.

La concentrazione, evidente a q. 222 nell’area Sud-Ovest della particella, presenta una campana di dispersione piuttosto regolare e di forma rettangolare con il lato lungo disposto parallelamente ad una strada bianca che attraversa ortogonalmente la particella (circa m. 40 x 15). Il terreno non cambia di colore. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 2 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti vari frammenti di laterizi, quali tegole e coppi.

51. Fattoria Perugia, tra pod. Cerqueto e pod. Macci, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.073, Petrignano d’Assisi, F 227, particelle 204-205.

La scarsa presenza di materiali da costruzione, associata alla presenza pressoché nulla di frammenti di contenitori da trasporto e di ceramica comune, difficilmente potrebbe far pensare all’esistenza di strutture di alzato. La destinazione d’uso dell’area rimane incerta anche se, l’ampiezza della superficie interessata e la scarsa concentrazione dei materiali, potrebbe indurre a considerarla come un’area di butto.

L’area si trova tra la Strada Vicinale del Piano e la Strada Vicinale dei Macci e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno pianeggiante, confina a Nord con la particella 172, ad Est con la particella 206, a Sud con la Strada Vicinale dei Macci e ad Ovest con la Strada Vicinale del Piano. La concentrazione, evidente a q. 222 nell’area a cavallo tra due particelle, presenta una campana di dispersione regolare e di forma circolare con un diametro di circa m. 80. Il terreno cambia di colore e si fa rossiccio. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 107 frammenti.

53. Villa Perugia, pod. Manzino, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.074, Ripa, F 227, particelle 112-113, 163-164.

All’interno del sito sono inoltre presenti molti frammenti di laterizi, quali tegole, coppi e mattoni pavimentali e di alzato nonché innumerevoli pietre e ciottoli di piccola pezzatura privi di qualsiasi segno di lavorazione. La frequentazione sembra documentata per un periodo che si estenderebbe almeno dal I sec. d. C. fino al IV sec. d. C.

L’area si trova tra la Strada Vicinale delle Case Nuove e la Strada Vicinale di Manzino e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno pianeggiante, confina a Nord con la Strada Vicinale di Manzino, ad Est con le particelle 105-106, a Sud con le particelle 161-164 e ad Ovest con la particella 165.

All’interno della concentrazione si rinvengono, per quanto concerne le ceramiche fini da mensa, solamente cinque frammenti di terra sigillata italica che attestano una frequentazione dell’area almeno nel corso del I sec. d. C.

Il sito, già da tempo noto e pubblicato dalla Soprintendenza Archeologica dell’Umbria (fig. IV.4), appare oggi completamente occultato dal terrapieno su cui è stata costruito il tratto di superstrada Perugia-Ancona. L’impossibilità di reperire materiali 8 obbliga a rifarsi a quelle

L’abbondante presenza di frammenti di contenitori da trasporto associata a numerosi materiali laterizi da costruzione e di elementi lapidei, farebbero supporre l’esistenza di strutture di alzato destinate ad ospitare dei magazzini. È inoltre possibile la presenza nell’area di una piccola fornace che sarebbe attestata dal rinvenimento di ben

8

Nel corso della presente campagna di ricognizione è stato rinvenuto, ai bordi del terrapieno, esclusivamente un unico peso da telaio. Non è stata riscontrata la presenza di nessun altro tipo di materiale archeologico.

61

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio che sono le conoscenze già acquisite a suo tempo in occasione di un sopralluogo nell’area effettuato dalla Rosi Bonci 9 .

piccola pezzatura privi di qualunque segno di lavorazione e innumerevoli ciottoli fluviali. La frequentazione sembra documentata per un periodo che si estenderebbe almeno dalla fine del I sec. a. C. fino al V sec. d. C.

Il sito viene definito come villa suburbana: le sue strutture sono parzialmente note in seguito ad una campagna di scavo promossa nel 1903 dal proprietario della tenuta, su licenza concessa dal Direttore del Regio Museo Archeologico di Firenze e dal Ministro della Pubblica Istruzione.

Questa ipotesi sembrerebbe avvalorata dal rinvenimento di cinque frammenti di ceramica fine da mensa: un frammento di ceramica a vernice nera, tre di terra sigillata italica e uno di terra sigillata africana.

In quell’occasione furono rinvenuti (fig. IV.4): un tratto di muro in opera reticolata databile ad età augustea, un vano (A) di m. 5,30 x 4,80 con pavimento in cocciopesto sostenuto da suspensurae affiancato da una vasca di m. 2 x 1,20, un ambiente (B) di m. 7 x 7 interpretabile come un praefurnium ed un sistema di vasche (C) interpretabili come ambienti di servizio connessi con le terme 10 .

Scarsamente attestata la ceramica comune e i contenitori da trasporto, mentre si rinvengono numerosi frammenti di materiali laterizi che potrebbero far pensare, anche in considerazione della notevole pendenza del terreno che escluderebbe la presenza di edifici, alla presenza di una piccola area di necropoli.

Le strutture di alzato portate alla luce a seguito degli scavi furono, per lo scarso interesse dimostrato, distrutte per farne della calce.

55. Area di frammenti fittili Perugia, tra pod. Le Selvette e pod. La Casella, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.074, Ripa, F 205, particella 5.

Sulla base dei reperti ceramici rinvenuti in occasione della ricognizione del 1980 (ceramiche a vernice nera, grigie, comuni e numerosissimi frammenti di anfore e dolii), la frequentazione dell’area del sito viene datata tra la fine del IV sec. a. C. fino a tutta la tarda età imperiale anche se, stando ai dati forniti dall’unica struttura di cui viene descritta la tecnica costruttiva, la grande villa (la cui costruzione dovette essere commissionata da personaggi locali di un certo prestigio) dovette essere edificata nel corso dell’età augustea.

L’area si trova in prossimità della Strada Vicinale Pilonico Paterno - Ripa e vi si può accedere dalla strada attraverso la particella 112. Terreno in pendenza in direzione Sud-Est, confina a Nord, ad Est e ad Ovest con la particella 112 e a Sud con il Fosso della Casella. La concentrazione, evidente a q. 290 nell’area Ovest della particella, presenta una campana di dispersione piuttosto regolare e di forma rettangolare assai allungata con il lato lungo orientato Nord – Sud (circa m. 80 x 15). Il terreno non cambia di colore.

54. Fattoria Perugia, pod. Case Nuove, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.074, Ripa, F 206, particella 77.

La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 3 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti vari frammenti di laterizi, quali tegole e coppi nonché molte pietre di media e piccola pezzatura prive di qualunque segno di lavorazione.

L’area si trova tra Via Salaria Fabrianese e la Strada Vicinale delle Brecce e vi si può accedere direttamente da una strada bianca senza nome che le collega. Terreno in forte pendenza in direzione Est, confina a Nord con le particelle 65-66, ad Est con la particella 103, a Sud con le particelle 78 e 109 e ad Ovest con la particella 79.

La scarsa presenza di materiali da costruzione, associata alla presenza di pochissimi frammenti di contenitori da trasporto, difficilmente potrebbe far pensare all’esistenza di strutture di alzato. La destinazione d’uso dell’area rimane incerta anche se, l’ampiezza della superficie interessata e la scarsa concentrazione dei materiali, potrebbe indurre a considerarla come un’area di butto.

La concentrazione, evidente a q. 265, presenta una campana di dispersione irregolare condizionata dalla forte pendenza del terreno la cui forma ricalca più o meno quella della particella stessa. Il terreno non cambia di colore. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 17 frammenti.

56. Sepolture Perugia, pod. La Casella, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.074, Ripa, F 187, particelle 10 e 109.

All’interno del sito sono inoltre presenti molti frammenti di laterizi, quali tegole, coppi e alcuni mattoni pavimentali e di alzato, alcune pietre e frammenti di travertino di media e

L’area si trova adiacente alla Strada Vicinale Ripa-Fratticiola Selvatica e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno in pendenza in direzione Sud-Ovest, confina a Nord e a Ovest con il Fosso della Casella e con le particelle 11 e

9

Rosi Bonci 1983, pp. 75-79. È stata avanzata l’ipotesi che tali vasche potessero essere pertinenti ad una piccola fullonica. 10

62

La carta archeologica del territorio 76, ad Est con la Strada Vicinale Ripa–Fratticiola Selvatica e a Sud con le particelle 111 e 147.

58. Area di frammenti fittili Perugia, Monte Pilonico, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.033, Farneto, F 188, particella 7.

La concentrazione, evidente a q. 305 nell’area a cavallo tra due particelle, presenta una campana di dispersione abbastanza regolare e di forma rettangolare con il lato lungo orientato Nord – Sud (circa m. 70 x 20). Il terreno cambia di colore e si fa grigio scuro. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 81 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti scarsi frammenti di laterizi, quali tegole, coppi nonché alcune pietre di piccola pezzatura prive di qualsiasi segno di lavorazione.

L’area si trova in prossimità della Strada Vicinale Ripa – Fratticiola selvatica e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno in forte pendenza in direzione Sud-Est, confina a Nord con le particelle 9, 12, 63 e 66, ad Est con il Fosso delle Balze, a Sud con le particelle 37, 64-65 e ad Ovest con la Strada Vicinale Ripa – Fratticiola Selvatica.

La frequentazione sembra documentata per un periodo che si estenderebbe almeno dalla fine del I sec. a. C. fino al II-III sec. d. C.

La concentrazione, evidente a q. 450 presso l’area sommitale di Monte Pilonico, presenta una campana di dispersione assai irregolare e di forma allungata a causa dello scivolamento dei materiali lungo il pendio (circa m. 120 x 40). Il terreno non sembra cambiare di colore. La ricognizione, eseguita sulla superficie lasciata a pascolo, ha permesso complessivamente l’individuazione di 13 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti scarsi frammenti di laterizi, quali tegole, coppi e mattoni pavimentali.

Completamente assenti le ceramiche fini da mensa, si rinvengono in gran numero la ceramica comune e i reperti osteologici, mentre sono scarsamente attestati i contenitori da trasporto e i materiali laterizi da costruzione. In considerazione anche del colore scuro assunto dal terreno in presenza dell’area di concentrazione, sembrerebbe assai probabile la presenza di una piccola necropoli.

La frequentazione sembra documentata per un periodo che si estenderebbe almeno dal II sec. a. C. fino al IV sec. d. C. Assente la ceramica fine da mensa e attestata in pratica solamente la presenza di ceramica comune, pare di un certo interesse il rinvenimento di un mattone decorato a ditate che doveva essere forse pertinente ad un pavimento o ad una sepoltura ed una piccola moneta illeggibile di IV sec. d. C. Potrebbe infine riconoscersi come un aes rude il frammento di bronzo informe rinvenuto nell’area indagata.

57. Sepolture (?) Perugia, Monte Pilonico, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.033, Farneto, F 188, particella 7. L’area si trova in prossimità della Strada Vicinale Ripa – Fratticiola selvatica e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno in forte pendenza in direzione Sud-Est, confina a Nord con le particelle 9, 12, 63 e 66, ad Est con il Fosso delle Balze, a Sud con le particelle 37, 64-65 e ad Ovest con la Strada Vicinale Ripa – Fratticiola Selvatica.

59. Area di frammenti fittili Perugia, pod. Palazzo II, IGM F 123 III NO, Petrignano d’Assisi. CTR Umbria, Sezione 311.074, Ripa, F 188, particelle 135, (?).

La concentrazione, evidente a q. 425 lungo la cresta meridionale di Monte Pilonico, presenta una campana di dispersione assai irregolare e di forma allungata a causa dello scivolamento dei materiali lungo il pendio (circa m. 100 x 50). Il terreno non sembra cambiare di colore.

L’area si trova tra la Strada Vicinale di Pilonico Paterno e la Strada Vicinale Ripa – Fratticiola Selvatica e vi si può accedere direttamente dalla strada. Terreno pianeggiante sulla sommità del colle e quindi degradante verso Sud, confina a Nord con la particella 5 e la Strada Vicinale Ripa – Fratticiola Selvatica, ad Est con le particelle 15, 16 e 22, a Sud e ad Ovest con le particelle 2, 17-21 e con la Strada Vicinale di Pilonico Paterno.

La ricognizione, eseguita sulla superficie incolta, ha permesso complessivamente l’individuazione di 12 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti vari frammenti di laterizi, quali tegole e coppi.

La concentrazione, evidente tra q. 430 e q. 400, nell’area a cavallo tra due particelle, presenta una campana di dispersione fortemente irregolare e di forma allungata che si espande, a partire dalla sommità, per tutto il pendio meridionale facendosi via via più rarefatta, fino a scomparire del tutto. Il terreno cambia di colore e si fa più scuro, soprattutto nell’area sommitale. La ricognizione, eseguita sulla superficie arata, ha permesso complessivamente l’individuazione di 44 frammenti. All’interno del sito sono inoltre presenti scarsi frammenti di laterizi, quali tegole,

La frequentazione sembra genericamente documentata dall’unico frammento studiato per l’età imperiale e in particolare per il I sec. d. C. per il rinvenimento nell’area di un frammento di terra sigillata italica. Le uniche classi di materiali inoltre attestate sono i contenitori da trasporto e i doli, di cui si rinvengono rispettivamente sei e quattro frammenti. Sulla base del luogo di rinvenimento (lungo un percorso di cresta) e dei pochi materiali rinvenuti, è possibile avanzare l’ipotesi che l’area fosse utilizzata come necropoli. 63

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio coppi e mattoni pavimentali nonché alcune pietre di media e piccola pezzatura di cui alcune con evidenti segni di lavorazione.

ricognizione al fine di permettere una più puntuale interpretazione topografica delle possibili ripartizioni interne del sito stesso 12 .

L’uso dell’area sembra documentato per un periodo prolungato che va dalla fine del IV sec. a. C. fino a circa il III sec. d. C. anche se, tuttavia, la maggior parte dei materiali studiati sembra rimandare ad una fase di più intensa frequentazione tra il II sec. a. C. e il II sec. d. C.

Coord. UTM: in questo campo sono riportate le coordinate che localizzano, con l’approssimazione di qualche metro, il punto centrale della campana di dispersione dei materiali. Dette coordinate, come indicato nel campo, sono riferite al reticolo chilometrico nella proiezione conforme UTM-ED50, fuso 33 Nord.

Tra le ceramiche fini da mensa si riscontra l’assenza di terra sigillata africana e la scarsa attestazione di ceramica a vernice nera, terra sigillata italica e ceramica a pareti sottili.

mq.: sotto questa voce viene indicata l’estensione, ovviamente in via puramente indicativa, dell’area di dispersione dei materiali pertinenti a ciascun sito così come rilevata al momento dell’ultima ricognizione eseguita.

Scarsa la presenza di frammenti di contenitori da trasporto e di doli mentre ben più numerose appaiono le forme in ceramica comune.

visibilità: vi sono indicate le condizioni di visibilità che caratterizzavano il terreno al momento della ricognizione le quali, per ovvi motivi, tendono ad influire e condizionare la raccolta dei reperti 13 .

Nonostante la scarsa presenza di materiali da costruzione, è verosimile ipotizzare l’esistenza di un insediamento di tipo rustico sull’area sommitale del colle e, probabilmente, la presenza, lungo le pendici meridionali, o di una piccola area di necropoli o di una qualche altra struttura d’incerta identificazione di cui restano sporadiche tracce.

densità: si tratta della densità indicativa dei materiali all’interno della relativa campana di dispersione. Viene espressa secondo cinque classi (molto bassa, bassa, media, alta e molto alta) le quali indicano la gradazione della concentrazione dei reperti sul terreno, stabilita al momento della ricognizione.

IV.2 - Catalogo dei reperti mobili IV.2.1 - Nota introduttiva

tot. campioni: espresso mediante un numero intero, il quale indica la somma complessiva di tutti i reperti raccolti all’interno del sito (nel caso di siti ripartiti in più aree, viene indicato per ciascuna il totale dei frammenti rinvenuti al loro interno).

Per quanto concerne la presentazione del catalogo del materiale archeologico mobile raccolto ed inventariato nel corso delle varie campagne di ricognizione di superficie, si è optato per una forma di tipo tabellare al fine di permettere una esposizione che da un lato non fosse eccessivamente impegnativa a livello editoriale ma che al tempo stesso potesse restituire una visione quanto più integrale dei reperti rinvenuti 11 .

IV.2.3 - Sezione B Vi compaiono le seguenti voci, ciascuna riferita ad una delle colonne della tabella dei materiali.

La tabella, a sua volta, è stata suddivisa in due sezioni principali (A e B) che corrispondono a due precise fasi di ordinamento progressivo: per scheda (o sito) e per classe ceramica (con relativa descrizione). Al fine di facilitarne la lettura, inoltre, in entrambe le sezioni , i siti ed i relativi materiali vengono descritti e riportati secondo precise voci catalografiche standardizzate.

n. d’ordine: la sua funzione, lungi dal voler essere quella di un numero di catalogo “ufficiale”, è principalmente quella di indicare i rimandi alle tavole grafiche. asterisco: la sua presenza contraddistingue quei materiali di cui viene presentata la restituzione grafica all’interno delle tavole 14 .

IV.2.2 - Sezione A classe: di ciascun reperto viene indicata l’appartenenza ad una specifica classe di materiali. Le singole voci sono state per lo più mutuale da quelle delle schede di catalogo ufficiali

Vi compaiono le seguenti voci. n. Sito: ogni singolo sito rinvenuto in fase di ricognizione è stato catalogato mediante assegnazione di un numero intero progressivo determinato dalla posizione geografica del sito medesimo (la numerazione è stata infatti assegnata a partire dal sito più ad Ovest e cresce spostandosi verso Est). In alcuni casi, oltre al numero intero, compaiono anche delle cifre decimali (ad es. 10.1, 10.2, 10.3) le quali si riferiscono alla divisione interna del sito in sotto-aree operata in fase di

12

Questo tipo di operazione è stata effetuata per i siti nn. 9 e 10. Per le informazioni fornite da questo tipo di operazione e per l’interpretazione fornita dai dati così ottenuti, si vedano le schede descrittive dei singoli siti. 13 In generale, come si potrà notare scorrendo il catalogo dei materiali, si è cercato di ricognire i vari siti nel momento in cui presentavano una visibilità compresa tra il buono e l’ottimo. 14 Tutti i disegni presentati sono stati riprodotti in scala 1:2 ad eccezione dei nn. 895, 898, 1074, 1268, 1487, 1492, 1504, 1521, 1731, 1741, 1759 che presentano una riduzione in scala 1:3. I disegni delle tavv. I-XLI relativi ai materiali della ricognizione sono stati realizzati e informatizzati da Luca Donnini. I disegni delle tavv. XLII-XLIV relativi ai materiali mobili sporadici dal centro urbano di Arna sono stati realizzati da Michela D’Alessandro e informatizzati da Luca Donnini.

11

Il tipo d’impostazione seguita nel presente catalogo è stata in buona parte ripresa e rielaborata da quella proposta nel volume dedicato al territorio di Venusia della collana Forma Italiae (Marchi – Sabbatini 1996).

64

La carta archeologica del territorio ed il loro numero è ovviamente proporzionato alle esigenze descrittive dei reperti presenti in questo specifico ambito territoriale. Esse sono: 1) 2) 3) 4) 5) 6) 7) 8) 9) 10) 11) 12) 13) 14)

vernice nera depurata acroma ceramica grigia sigillata italica pareti sottili sigillata africana vernice rossa interna ceramica comune anfore pietra ollare ceramica malcotta bacile mortaio dolio

15) 16) 17) 18) 19) 20) 21) 22) 23) 24) 25) 26) 27) 28)

unguentari lucerne vetri pasta vitrea bronzo piombo ferro laterizi materiale edilizio decorazione architettonica macina reperti malacologici reperti osteologici monete

forma: in questo campo viene indicato il nome dell’oggetto catalogato facendo riferimento alla terminologia più comunemente in uso e secondo voci controllate (ad es. coppa, piatto, bicchiere, tegame, pentola, lucerna, ecc.) frammento: dopo aver indicato la forma cui l’oggetto appartiene (se possibile) viene di seguito indicato a quale porzione della forma intera appartiene il reperto (orlo, parete, ansa, fondo, piede, ecc.). n. frammenti: nell’ambito di ogni sito e, più specificatamente, di ogni classe tipologica e frammento, viene indicato il numero complessivo di reperti, siano essi o meno tutti pertinenti ad un unico oggetto (fatto questo che accade assai raramente nell’ambito di una campagna di ricognizione). dati epigrafici, bibliografia e confronti: rientrano sotto questa voce, contraddistinta da una relativa libertà nella compilazione 15 , tutti quegli elementi utili a datare e meglio definire i singoli reperti. datazione: in questo campo si è voluta indicare la datazione dei reperti tendendo a privilegiare alla datazione all’anno (difficilmente ricostruibile nel caso di reperti mobili da ricognizione e utilizzata solamente nei casi di assoluta certezza) quella riferita al secolo o a sue frazioni.

15

Per quanto concerne la trascrizione delle sigle presenti nei bolli su ceramica sigillata italica, si è fatto riferimento alle correnti regole di trascrizione epigrafica. Per quanto riguarda invece le abbreviazioni della bibliografia di confronto si veda il relativo elenco bibliografico.

65

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio IV.2.4 – Catalogo dei reperti mobili: tabella (illustrazioni fuori testo alla fine del volume) Sito: 1 coord. UTM: 293443/4776574

mq: 2350 visibilità: ottima

1

parete

2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19

sigillata italica *

* *

sigillata italica pareti sottili pareti sottili pareti sottili sigillata africana A2 ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune anfora anfora anfora anfora anfora bacile dolio ferro ferro

coppetta

olletta

Sito: 2 coord. UTM: 293515/4776618 20

3

fondo

1

orlo ansa parete orlo orlo ansa fondo fondo orlo orlo ansa fondo fondo fondo orlo

1 1 1 1 3 2 1 5 1 1 7 1 3 1 1 1 1

chiodo chiodo mq: 350

reperti osteologici

seconda metà I a.C.-I d.C. 25-75 d.C.

Hayes 9b

seconda metà II-metà III d.C.

Bergamini 1980, n. 1324

fine I a.C. – I d.C.

tipo “Spello” tipo “Spello”

metà I – II d.C. metà I – II d.C.

tipo “Spello”

metà I – II d.C.

visibilità: ottima

21 22

parete parete

24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49

vernice nera sigillata italica

* * *

* * * *

sigillata italica sigillata italica sigillata italica ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune anfora anfora anfora anfora anfora anfora anfora anfora anfora anfora ceramica malcotta ceramica malcotta ceramica malcotta ceramica malcotta laterizi scoria fusione

densità: media

tot. campioni: 2

2 mq: 2550 visibilità: ottima

*

tot. campioni: 36

bollo in p.p., L.PLO.PO; CVArr 1485

Sito: 3 coord. UTM: 293647/4777144

23

densità: media

coppa

pentola olla olla brocca bacino incensiere olla

tubulo

1 7

fondo

1

fondo

3 2 1 1 1 1 1 6 1 3 1 1 1 1 99 1 1 1 1 4 1 2 1 1 3 1

orlo orlo orlo orlo orlo ansa parete fondo orlo orlo orlo orlo ansa fondo fondo fondo fondo fondo ansa parete fondo grumo

densità: molto alta

tot. campioni: 149 seconda metà I a.C. - I d.C.

bollo in p.p., M.P.A; CVArr 1198 Cipiciani-Donnini 2000, n. 6 bollo in p.p., frammento

età tiberio-claudia età tiberio-claudia seconda metà I a.C. - I d.C. seconda metà I a.C. - I d.C.

Ragni 1997, p. 688, tav. VI, 1 Bergamini 1980, n. 617 Monacchi 1983, sch. 5, tav. 2h

I a.C. - III d.C. fine I a.C. - I d.C. I d.C.

Ercolanelli 1997, sch. 19, fig. 5

I d.C. - prima metà II d.C.

tipo Dressel 2-5 tipo "Spello" tipo "Spello" tipo "Spello"

I a.C. - I d.C. metà I - II d.C. metà I - II d.C. metà I - II d.C.

tipo "Spello" tipo "Spello" tipo "Spello" tipo "Spello" tipo "Spello"

metà I - II d.C. metà I - II d.C. metà I - II d.C. metà I - II d.C. metà I - II d.C.

66

La carta archeologica del territorio

Sito: 4 coord. UTM: 293823/4777144 50

sigillata italica

parete

51

*

sigillata africana D

vaso a listello

52

*

ceramica comune

pentola

ceramica comune ceramica comune anfora dolio laterizi materiale edilizio

olla olla

53 54 55 56 57 58

*

orlo orlo

orlo fondo ansa orlo matt. da colonna lastra granito rosso

Sito: 5 coord. UTM: 293887/4777741 59 60

mq: 1000

mq: 1400

62

*

ceramica comune

coppetta

orlo

ceramica comune ceramica comune anfora

ansa parete ansa

Sito: 6 coord. UTM: 294352/4776485 sigillata italica sigillata italica sigillata italica

mq: 2300 parete fondo piede

69

*

ceramica comune

olla

orlo

70 71 72 73 74 75 76 77

* *

ceramica comune ceramica comune ceramica comune anfora scoria fusione ferro laterizi reperti osteologici

pentola pentola olla

orlo orlo fondo ansa

* * * * * * *

*

chiodo tegola mammata astragalo

coord. UTM: 294352/4777174 ceramica grigia ceramica comune ceramica comune anfora anfora anfora anfora anfora anfora anfora anfora anfora ceramica malcotta ceramica malcotta

92

laterizi

93

laterizi

coperchio pentola

anfora matt. da colonnetta tegola

mq: 10 ansa orlo orlo orlo orlo orlo orlo orlo orlo ansa collo puntale parete ansa

1 1 1 6

Hayes 91

metà IV - inizi VI d.C.

Martin 1983, sch. 55, tav. 38g Ragni 1997, p. 688, tav. VI, 3

50 - 75 d.C. I - inizi III d.C.

Celuzza 1985, p. 59, tipo tav. 11.2

II d.C.

densità: media

Hayes 14 Piraino 1999, p. 293, fig. 213, 9899 Monacchi 1986-87, p. 25, fig. 15, 31

visibilità: ottima

densità: media

1 2 1 1 1 1 1 9 6 1 1 1

tot. campioni: 12 seconda metà I a.C. - I d.C. seconda metà II - inizi III d.C. I a.C. - III d.C. età imperiale

tot. campioni: 26 seconda metà I a.C. - I d.C. seconda metà I a.C. - I d.C. seconda metà I a.C. - I d.C.

Bergamini 1983-84, tomba 31, n. 2 Piraino 1999, p. 296, fig. 225.159 Papi 1985, p. 96, tav. 25.11

visibilità: buona 1 1 1 1 1 1 1 1 1 21 5 1 1 1

tot. campioni: 16 seconda metà I a.C. - I d.C.

visibilità: ottima

1

orlo

78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91

1 3 6 1 1 1

1 1

pentola

Sito: 7

1

parete orlo

ceramica comune

66 67 68

1

coppa

*

densità: media

1

sigillata italica sigilata africana A1/2

61

63 64 65

visibilità: ottima

densità: media

I d.C. I d.C. II - V d.C.

tot. campioni: 40

Martin 1983, sch. 55, tav. 38f tipo "Spello" tipo "Spello" tipo "Spello" tipo "Spello" tipo "Spello" tipo "Spello"

età flavia metà I - II d.C. metà I - II d.C. metà I - II d.C. metà I - II d.C. metà I - II d.C. metà I - II d.C.

Dressel 2-5

I a.C. - I d.C.

2 1

67

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio Sito: 8

coord. UTM: 294285/4778384

94 95 96

pareti sottili * *

ceramica comune ceramica comune

olla olla

mq: 2500

visibilità: ottima

fondo

1

orlo

1

orlo

*

ceramica comune

bacino

orlo

1

98

*

ceramica comune

piatto

orlo

1

99

*

ceramica comune

bacino

orlo

1

100

ceramica comune

orlo

1

ceramica comune

olla stamnoide

ansa

1

*

ceramica comune

piatto

fondo

1

fondo orlo ansa orlo

*

ceramica comune anfora anfora ceramica malcotta ceramica malcotta ceramica malcotta ceramica malcotta ceramica malcotta peso da telaio

1 1 8 1 1 1 2 3 1

101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 Sito: 9

olla mattone coppo tegola grumo

coord. UTM: 294691/4777302

Area: 9.1 mq: 1950 112 vernice nera 113 ceramica grigia 114 ceramica grigia 115 ceramica grigia 116 ceramica grigia

densità: alta ciotola

olla

Mercando 1979, p. 170, n. 5, fig. 85b Bergamini 1980, n. 1290 Mercando 1979, p. 170, n. 5, fig. 85b Bergamini 1980, n. 1290 Piraino 1999, p. 321, fig. 253, 6 Cipollone 1984-85, p. 126, tipo LXVII Mercando 1974, tomba 24, fig. 78e Monacchi 1986-87, p. 29, fig. 18,55

1

97

Oleson-Oleson 1987, p. 253, fig. XI, 89

mq: 6000 visibilità: buona

sigillata italica

piatto

orlo

1

118

*

sigillata italica

coppa carenata

orlo

1

119

*

sigillata italica

coppa

orlo

1

orlo parete fondo fondo fondo piede

2 17 1 1 1 1

126

*

parete sottile

127

*

parete sottile

128

*

parete sottile

*

parete sottile parete sottile sigillata africana A1 vernice rossa interna

129 130 131 132

bicchiere ovoide bicchiere globulare pentolina

età imperiale fine I a.C. – I d.C. età imperiale fine I a.C. – I d.C. età imperiale 50 – 75 d.C. prima metà II d.C. III d.C.

I – II d.C.

densità: alta

tot. campioni: 559

tot. campioni: 162 parete 1 orlo 1 ansa 1 parete 2 fondo 1

*

sigillata italica sigillata italica sigillata italica sigillata italica sigillata italica sigillata italica

tot. campioni: 28

III a.C. – età medio-imperiale

117

120 121 122 123 124 125

densità: media

orlo orlo orlo

1 1

parete fondo

1 1 2

coppa

orlo

1

tegame

fondo

1

68

AFC II, p. 382, tav. CXVII, 12 (tipo Pucci VIII, varietà 1) AFC II, p. 388, tav. CXXIV, 14 (tipo Pucci XIX, varietà 7) AFC II, p. 396, tav. CXXXI, 910 (tipo Pucci XXXVII, var. 56)

fr. Bollo in p.p. fr. Bollo in p.p.

AFC II, p. 266, tav. LXXXIV, 15 (tipo Ricci 1/106) AFC II, p. 277, tav. LXXXIX, 13 (tipo Ricci 1/205) Piraino 1999, p. 300, fig. 235,247

AFC I, p. 27, tav. XIV, 9 (tipo Lamboglia 2a = Hayes 9 A)

15 – 10 a.C. 20-25 – inizi II d.C. 15-20 – inizi II d.C. seconda metà I a.C. – I d.C. seconda metà I a.C. – I d.C. seconda metà I a.C. – I d.C. seconda metà I a.C. – I d.C. seconda metà I a.C. – I d.C. seconda metà I a.C. – I d.C. I d.C. età augustea fine I d.C.

100 - 150 d.C.

La carta archeologica del territorio

133

*

ceramica comune

coperchio

orlo

1

134 135

*

ceramica comune ceramica comune

coperchio olla

presa orlo

1 1

136

*

ceramica comune

olla

orlo

1

137 138 139 140 141

* *

ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune anfora

orlo ansa parete fondo orlo

142

*

anfora

143

*

144 145 146 147

* *

148

età imperiale

4 8 1 7 1

Cappelletti 1983, sch. 17, tav. 10b

I - III d.C.

Dressel 2-5

orlo

1

Van der Werff 2

I a.C - I d.C. seconda metà II a.C. - età flavia

anfora

orlo

1

*

anfora anfora anfora anfora

orlo orlo ansa puntale

1 1 25 1

*

anfora

puntale

1

fondo ansa fondo orlo fondo

1 1 1 2 2 1 1 18 2 3 15 31

anfora ceramica malcotta ceramica malcotta vetro vetro bronzo ferro laterizi laterizi laterizi materiale edilizio materiale edilizio *

162 163

anfora olla lastra

pendaglio chiodo tubulo matt. rettangolare matt. trapezoidale tessere mosaico lastrina marmo

anello separatore

1

reperti osteologici reperti malacologici

Area: 9.2 mq: 2800 164

*

ceramica grigia

165 166 167 168 169 170 171

*

ceramica grigia ceramica grigia ceramica grigia ceramica grigia ceramica grigia depurata acroma sigillata italica

*

denti madreperla

ciotola carenata piatto olla

coppa

orlo

1

orlo orlo ansa parete fondo ansa orlo

1

pentola

orlo

1

173 174 175 176 177 178 179 180 181 182

*

ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune anfora anfora anfora anfora anfora

tegame tegame pentola

orlo orlo orlo ansa fondo orlo orlo ansa fondo puntale

1 1 2 5 5 1 1 36 1 1

ansa

1

ceramica malcotta

Brecciaroli Taborelli 1996-97, n. 698, fig. 123

olla stamnoide

Lippolis 1984, pp. 120, 121, nn. 81, 107, tav. XXXVI cfr. serie Morel 2254

2 4 1 1 1

ceramica comune

*

Dressel 2-4 Faggella 1990, p. 268, n. 133, tav. 66

età imperiale

III - IV d.C. III - IV d.C. metà I - II d.C. I d.C. fine IV - V sec. d.C.

250/240 - 160/150 a.C.

densità: media tot. campioni: 96

*

*

Dressel 41 = Tripolitana III = Keay XI anfora cilindrica del basso impero tipo "Spello"

I d.C.

3 1

172

183

50 - 75 d.C.

Papi 1985, p. 100, tav. 28.2 Barbieri 1989, p. 103, n. 84, fig. 13, 1 Tomei 1983, sch. 54, tav. 38a

149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161

Cipollone 1984-85, p. 138, tipo CXXIV

69

fine III - I a.C. III - I a.C.

seconda metà I a.C. - I d.C. Monacchi 1986-87, p. 23, fig. 14,19 Piraino 1999, p. 290, fig. 199,15

tipo "Spello"

fine II - V d.C. IV d.C.

metà I - II d.C.

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio 184 185 186 187 188 189 190 191 192 193 194 195

*

ceramica malcotta ceramica malcotta ceramica malcotta vetro vetro vetro vetro laterizi laterizi materiale edilizio materiale edilizio materiale edilizio

Area: 9.3 mq: 1250 196 197

* *

ceramica grigia ceramica grigia

parete fondo tegole raggrumate orlo parete unguentario fondo lastra parete tubulo matt. romboidale cocciopesto tessere mosaico lastrina marmo densità: molto alta ciotola carenata

orlo

ciotola carenata

orlo

2 3 2 1 2 1 2 7 1 2 2 2 tot. campioni: 301 1 1

198

*

ceramica grigia

ciotola carenata

orlo

1

199

*

ceramica grigia

olla

orlo

1

200

*

ceramica grigia

olla

orlo

1

201

*

ceramica grigia

olla

orlo

1

202

*

ceramica grigia

olla

orlo

1

203

*

ceramica grigia

ciotola carenata

orlo

1

204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214

*

ceramica grigia ceramica grigia ceramica grigia ceramica grigia ceramica grigia ceramica grigia ceramica grigia ceramica grigia ceramica grigia ceramica grigia sigillata italica

orlo orlo orlo ansa parete fondo fondo fondo fondo fondo parete

1 12 10 9 54 1 1 1 1 16 2

215

*

parete sottile

216

*

parete sottile

217

*

parete sottile

218 219 220

ceramica comune ceramica comune *

ceramica comune

221

*

ceramica comune

222 223 224 225

* * * *

ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune

coppa

coppa coppa coppa coppa

bicchiere ovoide bicchiere ovoide bicchiere ovoide coperchio coperchio olla olla corpo panciuto olla olla olletta olletta

orlo

2

fondo

1

fondo

2

presa orlo

6 1

orlo

1

Lippolis 1984, pp. 120, 122, nn. 81, 107, tav. XXXVI cfr. specie Morel 2254 Lippolis 1984, pp. 120, 122, nn. 81, 107, tav. XXXVI cfr. specie Morel 2254 Lippolis 1984, pp. 120, 122, nn. 81, 107, tav. XXXVI cfr. specie Morel 2254 Monacchi 1996, n. 333 Cipollone 1984-85, p. 132, tipo XCII Cipollone 1984-85, p. 132, tipo XCII Cipollone 1984-85, p. 132, tipo XCII Lippolis 1984, pp. 120, 122, nn. 81, 107, tav. XXXVI cfr. specie Morel 2254 cfr. specie Morel 2286 b 1

fine III – inizi I a.C. III – I a.C. fine III – inizi I a.C. III – I a.C. fine III – inizi I a.C. III – I a.C. II – I a.C. fine III – prima metà I a.C. fine III – prima metà I a.C. fine III – prima metà I a.C. fine III – inizi I a.C. III – I a.C. II – I a.C.

seconda metà I a.C. – I d.C. AFC II, pp. 247-248, tav. LXXIX, 5 (tipo Ricci 1/19) AFC II, pp. 247-248, tav. LXXIX, 5 (tipo Ricci 1/19) AFC II, pp. 247-248, tav. LXXIX, 5 (tipo Ricci 1/19)

Luni I, col. 710-711, tav. 211,1824 Monacchi 1986-87, p. 153, tav. V, 7

metà II – I a.C. metà II – I a.C. metà II – I a.C.

I a.C. prima metà II – I a.C.

orlo

1

Mercando 1979, p. 260, fig. 172s

II – IV d.C.

orlo orlo orlo orlo

1 1 1 1

Olcese 1993, p. 230, fig. 36, n. 49 Carandini 1968, p. 89, fig. 289 Papi 1985, p. 96, tav. 25.9 Mercando 1982, tomba 37, n. 7

età tardo-romana I d.C. età imperiale fine I – inizi II d.C.

70

La carta archeologica del territorio

226

*

ceramica comune

brocca

orlo

1

227

*

ceramica comune

brocca

orlo

1

228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243

* * * * *

brocchetta pentola tegame tegame tegame bacino bacino

* *

ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune anfora anfora anfora anfora

orlo orlo orlo orlo orlo orlo orlo orlo ansa fondo fondo fondo orlo ansa puntale puntale

1 1 1 1 1 1 1 14 10 1 1 12 1 15 1 1

244

*

anfora

fondo

1

245

*

ceramica v.n. malcotta

ciotola

orlo

1

246

*

ceramica v.n. malcotta

piatto

orlo

1

*

ceramica v.n. malcotta

247

*

coppa incensiere

piatto

orlo

1

248

*

ceramica v.n. malcotta

piatto

orlo

1

249

*

ceramica v.n. malcotta

piatto

orlo

1

250

*

ceramica v.n. malcotta

coppa

orlo

1

251

*

ceramica v.n. malcotta

coppa

orlo

1

ceramica v.n. malcotta ceramica v.n. malcotta ceramica v.n. malcotta ceramica malcotta mortaio ceramica malcotta ceramica malcotta ceramica malcotta ceramica malcotta dolio ceramica malcotta matt. triangolare ceramica malcotta ceramica malcotta laterizi

orlo parete fondo orlo ansa parete fondo fondo grumo grumo

8 20 2 2 3 14 5 1 1 13 5

*

dolio

orlo

1

parete parete fondo

*

dolio vetro vetro ferro laterizi laterizi

3 3 1 3 3 1

252 253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269

coppetta scoria tubulo matt. esagonale

71

Olcese 1993, p. 284, fig. 72, nn. 311-312 Olcese 1993, p. 284, fig. 72, nn. 311-313 Martinez 1999, p. 138, fig. 20 Piraino 1999, p. 295, fig. 218,122 Bergamini 1980, n. 554 Bergamini 1980, n. 540 Bergamini 1980, n. 554

I a.C. – I d.C. età imperiale fine I a.C. – I d.C. fine I a.C. – I d.C. fine I a.C. – I d.C.

tipo Schone-Mau XXXV

età flavia – II d.C.

Dressel 2-5 Dressel 2-5 tipo Ostia I, forma T, p. 102, fig. 495 specie Morel 2831 Brecciaroli Taborelli 1996-97, nn. 322-323, fig. 84 specie Morel 2254 Brecciaroli Taborelli 1996-97, n. 190, fig. 72 specie Morel 2283 Brecciaroli Taborelli 1996-97, n. 197, fig. 73 Schippa 1996, nn. 161, 174-175 specie Morel 2250 (?) Brecciaroli Taborelli 1996-97, n. 190, fig. 72 specie Morel 2250 (?) Brecciaroli Taborelli 1996-97, n. 200, fig. 73 specie Morel 2653 Brecciaroli Taborelli 1996-97, nn. 280 e 284, fig. 80 specie Morel 2653 Brecciaroli Taborelli 1996-97, n. 277, fig. 80

I a.C. – I d.C. I a.C. – I d.C.

IV – V d.C. IV – V d.C.

seconda metà III a.C. 250-240 – 50-40 a.C. II – I a.C. 150 – 50-40 a.C. II – I a.C. 120 – 110 a.C. 150 – 50 a.C. 150 – 50-40 a.C. 150-140 – 50-40 a.C. II – I a.C. 150-140 a.C. – età augustea II – I a.C. 150-140 a.C. – età augustea

Moltò Poveda 1999, p. 167, tipo 5, fig. 7

età imperiale

Mercando 1979, p. 95, fig. 5

I d.C.

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio

270

*

anello separatore

1

271

*

anello separatore

1

272

*

anello separatore

1

273

*

anello separatore

1

274

*

anello separatore

1

275

*

anello separatore

1

anello separatore

5

peso da telaio

1

276 277

*

278 279

matrice (?) dec. architettonica

Sito: 10

Area: 10.1 mq: 3900 280 281 282 283 284

*

vernice nera vernice nera ceramica grigia ceramica grigia ceramica grigia

densità: alta piatto

250-240 – 150 a.C. 250-240 – 150 a.C. 250-240 – 150 a.C. 250-240 – 150 a.C. 250-240 – 150 a.C. 250-240 – 160-150 a.C. III a.C. – età medioimperiale

1 1

lastra

coord. UTM: 294719/4777462

Brecciaroli Taborelli 1996-97, nn. 701-703, fig. 123 Brecciaroli Taborelli 1996-97, nn. 701-703, fig. 123 Brecciaroli Taborelli 1996-97, nn. 701-703, fig. 123 Brecciaroli Taborelli 1996-97, nn. 701-703, fig. 123 Brecciaroli Taborelli 1996-97, nn. 701-703, fig. 123 Brecciaroli Taborelli 1996-97, n. 698, fig. 123

mq: 65450

visibilità: ottima

densità: alta

tot. campioni: 2126

tot. campioni: 271 parete fondo orlo ansa fondo

1 1 3 2 1

tipo Morel 172 e1

AFC II, pp. 383-385, tavv. CXIXCXXI (tipo Pucci X) AFC II, p. 396, tav. CXXXI (tipo Pucci XXXVII, varietà 5-6)

fine II a.C.

285

*

sigillata italica

piatto

orlo

1

286

*

sigillata italica

coppa

orlo

1

287 288 289 290 291 292 293 294 295 296 297 298 299 300

* * * *

sigillata italica sigillata italica sigillata italica pareti sottili ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune anfora anfora anfora anfora anfora

orlo parete fondo fondo orlo orlo orlo ansa fondo tappo orlo orlo orlo orlo

2 16 7 1 6 2 13 12 10 1 1 1 1 1

Dressel 2-4 Dressel 2-4 (?) tipo "Spello" tipo "Spello"

301

*

anfora

orlo

1

forma Beltràn II B

302 303 304 305 306 307 308 309 310 311 312 313 314 315 316 317 318

* * *

anfora anfora anfora anfora anfora anfora anfora anfora vetro vetro vetro vetro pasta vitrea pasta vitrea ferro ferro ferro

orlo orlo orlo orlo ansa fondo puntale fondo orlo orlo parete fondo

1 1 1 5 96 1 1 8 1 3 28 2 1 1 1 1 1

Dressel 14 Dressel 7-11 forma Beltràn 59 = Keay LXII

I a.C. - I d.C. I a.C. - I d.C. metà I - II d.C. metà I - II d.C. età tiberio-claudia - metà II d.C. metà I - II d.C. età augustea - I d.C. fine V - VII d.C.

tipo "Spello" Dressel 2-4

metà I - II d.C. I a.C. - I d.C.

forma Isings 42

età flavia - II d.C.

* * *

*

coperchio bacile

coppetta

tessere mosaico castone chiodo chiodo chiodo

72

età augustea - inizi II d.C. 15-20 - inizi II d.C. seconda metà I a.C. - I d.C. seconda metà I a.C. - I d.C. seconda metà I a.C. - I d.C.

La carta archeologica del territorio 319 320 321 322 323 324 325 326 327 328 329 330 331 332 333 334

*

ferro ferro ferro piombo bronzo bronzo bronzo bronzo laterizi laterizi laterizi materiale edilizio materiale edilizio materiale edilizio reperti osteologici moneta bronzo

335

moneta bronzo

336

moneta bronzo

Area: 10.2 337

mq: 5700

gancio lamina scoria lamina ansa lamina lamina lamina tubulo tegola mammata matt. trapezoidale tessere mosaico lastra marmo lastrina marmo

1 1 3 1 1 1 1 1 2 1 1 3 2 1 10 1 1 1

densità: alta

ceramica grigia

ansa

2

*

sigillata italica

coppa

orlo

1

339

*

sigillata italica

coppa

orlo

1

340

*

sigillata italica

coppa emisferica

orlo

1

orlo parete fondo ansa parete

1 5 2 1 1

coppa

orlo

1

coperchio bacile

orlo orlo orlo ansa parete fondo orlo

4 1 12 10 1 7 1

347 348 349 350 351 352 353

*

sigillata italica sigillata italica sigillata italica pareti sottili pareti sottili sigillata africana A2 ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune anfora

354

*

anfora

orlo

1

355 356 357 358 359 360 361 362 363 364 365 366 367 368 369 370 371

* * * * *

anfora anfora anfora anfora anfora anfora anfora anfora anfora anfora dolio dolio vetro vetro vetro vetro pasta vitrea

orlo orlo orlo orlo orlo orlo ansa parete fondo fondo orlo orlo orlo parete fondo fondo

1 1 1 1 1 2 46 8 1 1 1 1 4 40 2 1 4

346

*

*

scoria

AE III

fine IV d.C. 297-298 d.C. seconda metà IV - inizi V d.C.

tot. campioni: 441

338

341 342 343 344 345

AE IV frazione radiata di follis, AE, RIC VI, pp. 359-360, nn. 74-89

73

AFC II, p. 396, tav. CXXXI, 7 (tipo Pucci XXXVII, varietà 3) AFC II, p. 396, tav. CXXXI, 7 (tipo Pucci XXXVII, varietà 3) AFC II, p. 394, tav. CXXIX, 16 (tipo Pucci XXXIV, varietà 4)

età augustea - inizi II d.C. età augustea - inizi II d.C.

seconda metà I a.C. - I d.C. seconda metà I a.C. - I d.C. seconda metà I a.C. - I d.C.

AFC I, p. 26, tav. XIV, 6 (tipo Lamboglia 1c = Hayes 8B)

III d.C.

tipo "Spello" forma Ostia I, forma V A, p. 107, fig. 538 tipo "Spello" Dressel 14 Africana I (o Africana piccola) Dressel 7-11 Dressel 14

metà I - II d.C.

tipo "Spello"

metà I - II d.C.

fine I - III d.C. metà I - II d.C. I - II d.C. seconda metà II - III d.C. età augustea - I d.C. I - II d.C.

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio

372 373 374 375 376 377 378 379 380 381 382 383 384 385

* *

386 387 Area: 10.3 388 389 390 391 392 393 394 395 396 397 398 399 400

ferro ferro ferro laterizi laterizi laterizi laterizi materiale edilizio materiale edilizio materiale edilizio dec. architettonica peso da telaio peso da telaio reperti osteologici reperti malacologici moneta bronzo mq: 8350

chiodo chiodo chiodo matt. trapezoidale matt. rettangolare matt. da colonna tubulo cocciopesto lastrina marmo tessere mosaico lastra forata

1 1 1 33 9 1 2 3 1 210 1 1 1 4

conchiglia

2 1

densità: alta

sigillata italica sigillata italica sigillata italica

AE III, vota

tot. campioni: 134 orlo parete fondo

3 17 10

fondo

1

*

pareti sottili ceramica comune ceramica comune ceramica comune anfora anfora anfora anfora

fondo orlo ansa fondo orlo orlo ansa fondo

1 8 6 4 1 1 24 1

*

anfora

puntale

1

anfora

fondo

1

*

* *

401

pareti sottili

bicchiere ovoide

402

*

vetro

coppa

orlo

1

403 404 405 406 407 408 409 410 411 412 413 414 415 416

*

vetro vetro vetro vetro vetro bronzo ferro ferro materiale edilizio materiale edilizio dec. architettonica dec. architettonica peso da telaio reperti osteologici

coppa

orlo orlo ansa parete fondo

1 2 1 36 4 1 1 1 1 1 1 1 1 2

Area: 10.4 417 418 419 420 421 422

*

mq: 7550 ceramica comune ceramica comune ceramica comune anfora anfora laterizi

informe lamina chiodo lastra lastrina lastra lastra

densità: media

bacile spatheion canaletta

secondo quarto IV d.C.

seconda metà I a.C. - I d.C. seconda metà I a.C. - I d.C. seconda metà I a.C. - I d.C. AFC II, p. 263, tav. LXXXIV, 1 (tipo Ricci 1/91)

età augustea - età flavia

Dressel 14 Dressel 7-11

I - II d.C. età augustea - I d.C.

tipo "Spello" anfora cilindrica del basso impero (?)

metà I - II d.C.

Mercando 1979, p. 201, fig. 119c

IV-V d.C. età imperiale

tot. campioni: 7 ansa fondo orlo orlo ansa

1 1 1 1 2 1

74

IV d.C.

La carta archeologica del territorio

Area: 10.5 423 424 425 426 427 428 429 430 431 432 433 434

*

*

*

Area: 10.6 435 436 437 438 439 440 441 442 443 444 445 446 447 448 449 450 451 452 453 454 455 456 457 458 459 460 461 462 463 464 465 466 467 468 469 470 471 472 473 474

*

* * * * *

* * *

*

Area: 10.7 475

*

mq: 5700 sigillata italica sigillata italica ceramica comune ceramica comune anfora anfora anfora pasta vitrea bronzo ferro laterizi materiale edilizio mq: 5800 vernice nera ceramica grigia sigillata italica sigillata italica sigillata italica pareti sottili

densità: media piatto

tot. campioni: 38 parete fondo orlo ansa orlo ansa fondo

vago lamina scoria matt. trapezoidale tessera mosaico densità: molto alta

1 1 2 2 1 22 2 1 1 1 1 3

coperchio

5 4 2 12 6 1

ceramica comune

coperchio

orlo

1

ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune anfora anfora anfora anfora anfora anfora anfora anfora anfora anfora anfora ceramica malcotta ceramica malcotta ceramica malcotta ceramica malcotta dolio lucerna unguentario vetro vetro ferro laterizi laterizi laterizi materiali edilizi materiali edilizi materiali edilizi reperti osteologici moneta bronzo

coperchio

orlo orlo ansa fondo orlo orlo orlo orlo orlo orlo ansa puntale fondo fondo fondo orlo ansa fondo

vernice nera

grumo orlo spalla parete orlo parete scoria tegola mammata matt. rettangolare matt. trapezoidale tessera mosaico lastra marmo cornice marmo

densità: molto alta piatto

seconda metà I a.C. - I d.C. 30 - 10 a.C.

forma Almagro 51C

III d.C.

tot. campioni: 355

parete fondo orlo parete fondo orlo

mq: 6250

tipo Pucci VII, varietà 6

2 6 2 5 1 1 1 1 1 5 246 1 1 1 5 2 3 2 2 1 1 1 1 11 2 1 1 1 1 1 1 12 1

seconda metà I a.C. - I d.C. seconda metà I a.C. - I d.C. seconda metà I a.C. - I d.C. Bianchi-Gargiani 1990, p. 236, n. 53, tav. 48

fine I - inizi V d.C.

forma Ostia IV, p. 176, fig. 148 Dressel 14 tipo "Spello" tipo "Spello" tipo "Spello"

IV d.C. I - II d.C. metà I - II d.C. metà I - II d.C. metà I - II d.C.

tipo "Spello" tipo "Spello"

metà I - II d.C. metà I - II d.C.

AE IV

fine IV - inizi V d.C.

tot. campioni: 510 orlo

1

75

specie Morel 2273

metà II - metà I a.C.

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio

476 477 478 479

*

vernice nera vernice nera vernice nera ceramica grigia

piattello

orlo parete fondo fondo

1 12 2 1

480

*

sigillata italica

coppa carenata

orlo

1

481

*

sigillata italica

coppa

orlo

1

482 483 484

*

sigillata italica sigillata italica sigillata italica

coppa

orlo orlo parete

1 12 38

485

*

sigillata italica

piatto

fondo

1

486

*

sigillata italica

piatto

fondo

1

fondo

11

487 488

sigillata italica *

489

pareti sottili

bicchiere globulare

pareti sottili

orlo

1

parete

1

490

*

pareti sottili

bicchiere ovoide

fondo

1

491 492

*

ceramica comune ceramica comune

coperchio pentola

orlo orlo

5 1

493

*

ceramica comune

tegame

orlo

1

494 495 496 497 498 499 500 501 502 503 504 505 506 507 508 509 510 511 512 513

* *

ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune anfora anfora anfora anfora anfora anfora anfora anfora anfora anfora anfora anfora anfora anfora anfora

514

*

anfora

puntale

1

515

*

anfora

fondo

1

516

*

anfora

puntale

1

517 518 519 520 521 522 523 524

*

anfora anfora ceramica malcotta ceramica malcotta ceramica malcotta ceramica malcotta vetro vetro

puntale fondo ansa parete fondo orlo parete

1 6 1 1 3 5 2 53

525

*

fondo

1

* * * * * * * * * * *

vetro

bacile

orlo ansa parete fondo fondo orlo orlo orlo orlo orlo orlo orlo orlo orlo orlo orlo orlo ansa fondo fondo

18 9 2 1 9 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 4 264 1 1

grumo

bicchiere

76

AFC II, p. 388, tav. CXXIV, 14 (tipo Pucci XIX, varietà 7) AFC II, p. 393, tav. CXXVIII, 10 (tipo Pucci XXIX, varietà 7)

20-25 - inizi II d.C. I d.C. seconda metà I a.C. - I d.C. seconda metà I a.C. - I d.C. seconda metà I a.C. - I d.C.

AFC II, p. 382, tav. CXVII, 11 (tipo Pucci VII, varietà 10) bollo in p.p., A.M.VR; CVArr 910 Cipiciani-Donnini 2000, n. 5 AFC II, p. 257, tav. LXXXII, 2 (tipo Ricci 1/59) AFC II, p. 257, tav. LXXXII, 4 (tipo Ricci 1/211)

30 - 15 a.C. età tiberio-claudia

età augustea età tiberio-claudia

AFC II, pp. 247-248, tav. LXXIX, 5 (tipo Ricci 1/19)

metà II - I a.C.

Piraino 1999, p. 293, fig. 210,80 Martin 1999, p. 255, fig. 185,60 Piraino 1999, p. 290, fig. 196,4

I d.C. IV - V d.C. prima metà IV d.C.

forma Tripolitana III (?) Dressel 2-4 tipo "Spello" tipo "Spello" tipo "Spello" forma Almagro 50 (?) forma Tripolitana III (?) tipo "Spello" Dressel 14 tipo "Spello" tipo "Spello"

III d.C. I a.C. - I d.C. metà I - II d.C. metà I - II d.C. metà I - II d.C. III - IV d.C. III d.C. metà I - II d.C. I - II d.C. metà I - II d.C. metà I - II d.C.

tipo "Spello" tipo "Spello" Faggella 1990, p. 262, n. 80, tav. 62 Dressel 2-4 (?) Faggella 1990, p. 268, n. 133, tav. 66 Dressel 2-5

metà I - II d.C. metà I - II d.C.

De Tommaso-Poggesi 1985, p. 191, tipo tav. 50.2

I - II d.C. I a.C. - I d.C. fine IV - inizi V d.C. I a.C. - I d.C.

età severiana

La carta archeologica del territorio 526 527 528 529 530 531 532 533 534 535

vetro pasta vitrea ferro ferro ferro ferro ferro laterizi materiali edilizi materiali edilizi macina pietra lavica reperti osteologici

536 537 Area: 10.9 538 539 540 541 542 543 544 545 546 547 548 549

* *

550 551

*

sigillata italica

*

sigillata italica

*

pareti sottili

1 1 2 16 1 1 1 1 1 1 10 48

piatto

fondo

1

piatto

fondo

1

fondo

10

coperchio coppa

bicchiere

*

557

*

* *

* * *

pareti sottili sigillata africana A1/2 ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune anfora anfora anfora anfora anfora vetro vetro vetro vetro bronzo bronzo ferro ferro ferro ferro ferro ferro ferro

orlo orlo ansa

1 1 2

coppa

fondo

1

coppa carenata

fondo

1

coperchio

orlo orlo ansa fondo orlo orlo orlo orlo ansa orlo parete fondo fondo

5 9 9 7 1 1 1 1 16 1 13 1 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1

pareti sottili pareti sottili

556

tot. campioni: 211 orlo orlo orlo parete fondo orlo ansa fondo orlo orlo orlo parete

sigillata italica

554 555

558 559 560 561 562 563 564 565 566 567 568 569 570 571 572 573 574 575 576 577 578 579

densità: alta coppa piatto

*

1 1 1 1 1 1 4 1 1 1 1 7

vernice nera vernice nera vernice nera vernice nera vernice nera ceramica grigia ceramica grigia ceramica grigia depurata acroma sigillata italica sigillata italica sigillata italica

552 553

mq: 7200

fondo tessera mosaico piastra piastra chiodo chiodo scoria matt. Rettangolare malta lastra marmo

tappo

coppa amo fibula chiodo chiodo chiodo chiodo chiodo chiodo chiodo

77

specie Morel 7544 specie Morel 2286

bollo in p.p., C.AVI; CVArr 256 Cipiciani-Donnini 2000, n. 2 bollo in p.p., C. VIBIENI / […]STI; CVArr 2292 Cipiciani-Donnini 2000, n. 10

II – I a.C. metà II – metà I a.C.

seconda metà I a.C. – I d.C. seconda metà I a.C. – I d.C. seconda metà I a.C. – I d.C. età tiberio-claudia media e tarda età augustea seconda metà I a.C. – I d.C.

AFC II, p. 249, tav. LXXIX, 10 (tipo Ricci 1/363)

AFC II, p. 286, tav. XCII, 1 (tipo Ricci 2/344) AFC I, p. 26, tav. XIV, 3-7 (tipo Lamboglia 1°-c)

Dressel 7-11 Dressel 14

Famà 1985, p. 65, tav. 15.2

I a.C.

età augustea – età tiberiana 90 – III d.C.

età augustea – I d.C. I – II d.C.

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio 580 581 582 583 584 585 586 587

ferro ferro ferro ferro ferro laterizi materiali edilizi reperti osteologici reperti malacologici

588 Area: 10.10 589 590 591 592 593 594 595 596 597 598 599 600 601 602 603 604 605 606 607 608 609 610 611 612 613 614 615 616 617

* *

mq: 5450 vernice nera vernice nera vernice nera vernice nera vernice nera ceramica grigia ceramica grigia ceramica grigia ceramica grigia ceramica grigia sigillata italica pareti sottili ceramica comune ceramica comune ceramica comune anfora ceramica malcotta vetro vetro bronzo bronzo ferro laterizi materiali edilizi materiali edilizi materiali edilizi peso da telaio peso da telaio reperti osteologici

* *

*

*

Area: 10.11 618 619 620 621 622 623

*

mq: 3900

chiodo chiodo chiodo lamina ascetta matt. Trapezoidale tessere mosaico

1 1 1 1 1 2 4 18

madreperla

4

densità: alta

tot. campioni: 134

brocchetta piatto

orlo orlo orlo parete fondo orlo fondo fondo fondo fondo parete fondo orlo ansa fondo ansa

coppa bicchiere

grumo bottiglia

orlo parete

lamina chiodo tubulo tessera mosaico lastra travertino cornice travertino

densità: media

sigillata italica sigillata italica anfora anfora anfora vetro

1 1 8 36 7 1 1 1 1 1 14 1 7 4 6 30 1 1 1 1 1 1 1 2 1 1 1 1 2

orlo fondo ansa fondo fondo parete

1 1 16 1 1 2

fondo

1

*

vetro

coppetta

625

*

bronzo

borchia

1

626 627

ferro materiale edilizio

scoria lastra marmo

2 1

Sito: 11

coord. UTM: 294941/4776960

628

ceramica grigia sigillata africana A1/2

629

fine IV – prima metà II a.C. prima metà II – metà I a.C.

seconda metà I a.C. – I d.C.

forma Isings 50-54

I d.C.

aes rude

tot. campioni: 25

624

olla

specie Morel 5223 specie Morel 2286

mq: 2500

seconda metà I a.C. – I d.C. seconda metà I a.C. – I d.C. tipo “Spello”

De Tommaso-Poggesi 1985, p. 203, tipo tav. 52.3 Famà 1985, p. 234, tipo tav. 61.5

visibilità: ottima

fondo

1

parete

1

78

metà I – II d.C.

densità: alta

età traianea – età severiana III – V d.C.

tot. campioni: 19 seconda metà II – inizi III d.C.

La carta archeologica del territorio

630

vernice rossa interna

tegame

fondo

1

631

*

ceramica comune

olpe

orlo

1

632

*

ceramica comune

bacino

orlo

1

633

*

634 635

ceramica comune

ciotola

orlo

ceramica comune ceramica comune

orlo fondo

anfora

orlo

637 638 639 640

anfora anfora dolio reperti osteologici

ansa

Sito: 13

coord. UTM: 295017/4777720

641 642

ceramica grigia depurata acroma sigillata africana A1/2 sigillata africana A1/2 sigillata africana A1/2 sigillata africana A1/2 ceramica comune

636

*

643 644

*

645

*

646

*

647

puntale

orlo

mq: 2100

1 2 1 1 4 1 1 3

1 1

parete

1

piatto

fondo

1

coppa carenata

fondo

1

coppetta

fondo

1

coperchio

orlo

1

648

*

ceramica comune

olla

orlo

1

649

*

ceramica comune

olla

orlo

1

650

*

ceramica comune

olla

orlo

1

651

*

ceramica comune

brocca

orlo

1

652

*

ceramica comune

pentola

orlo

1

653

*

ceramica comune

tegame

orlo

1

654

*

ceramica comune

tegame

orlo

1

655

*

ceramica comune

coppa a listello

orlo

1

656

*

ceramica comune

coppa a listello

orlo

1

orlo ansa parete parete parete fondo orlo ansa puntale

3 5 1 1 1 8 1 15 1

orlo

1

collo

1 1 1

657 658 659 660 661 662 663 664 665 666 667 668 669

*

ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune anfora anfora anfora

*

dolio

* *

*

pasta vitrea vetro vetro

pentola

tessera mosaico unguentario lastra

anfora cilindrica del basso impero

visibilità: ottima

ansa orlo

bacile

Mercando 1974, tomba 29, fig. 89g Piraino 1999, p. 321, fig. 256,25-26 Mercando 1979, p. 255, nn. 78, figg. 162p e 162r Mercando 1982, p. 362, fig. 230d

79

densità: alta

AFC I, p. 31, tav. XVI, 5-6 (tipo Lamboglia 9a e 9a2) AFC I, p. 26, tav. XIV, 3-7 (tipo Lamboglia 1a-c)

età flavia età imperiale età imperiale II - prima metà III d.C.

IV - VI d.C.

tot. Campioni: 65

seconda metà II – inizi III d.C. seconda metà II – inizi III d.C. II – inizi III d.C. seconda metà II – inizi III d.C.

Monacchi 1983, sch. 4, tav. 2e Mercando 1979, p. 131, n. 5, fig. 36g Olcese 1993, p. 285, fig. 73, n. 313 Martin 1983, sch. 55, tav. 38g Olcese 1993, pp. 229-230, fig. 47, nn. 130-131 Bergamini 1988, tomba 3, fig. 4 Piraino 1999, pp. 291-292, fig. 205.52 Olcese 1993, p. 314, fig. 85, n. 377 Olcese 1993, p. 260, fig. 61, n. 225

età tardo-repubblicana – II d.C. età imperiale I – III d.C. 50 – 75 d.C. età imperiale I d.C. IV – V d.C. VI d.C. età augusto-tiberiana

tipo “Spello”

metà I – II d.C.

Moltò Polveda 1999, p. 168, tipo 1, fig. 12

età imperiale

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio 670 671 672 673

*

bronzo ferro ferro reperti osteologici

ago crinale scoria spatola

Sito: 14 coord. UTM: 295000/4778279

testa

mq: 5150

1 5 1 3

visibilità: ottima

674

*

sigillata africana D1

piatto

fondo

1

675

*

ceramica comune

tegame

orlo

1

676

*

ceramica comune

bacino

orlo

1

ansa parete fondo

2 1 2

677 678 679 681 682

ceramica comune ceramica comune ceramica comune acroma depurata med. anfora dolio

Sito: 15

coord. UTM: 294885/4778565

683 684

vernice nera sigillata italica sigillata africana A2 ceramica comune

680

685 686

Ansa ansa orlo mq: 3000

tot. Campioni: 72

1

metà II – prima metà III d.C.

orlo

2

688

*

ceramica comune

olla

orlo

1

689

*

ceramica comune

pentola

orlo

1

690

*

ceramica comune

olletta

orlo

1

691 692

* *

ceramica comune ceramica comune

brocca pentola

orlo orlo

1 1

693

*

ceramica comune

pentola

orlo

1

fondo ansa orlo orlo parete

4 12 1 1 6 4 1 4

laterizi laterizi materiale edilizio materiale edilizio materiale edilizio materiale edilizio materiale edilizio

densità: alta

orlo

1

*

seconda metà IV – metà VI d.C.

seconda metà I a.C. – I d.C.

orlo

703 704 705 706 707 708

III – IV d.C.

1 1

olla

702

Piraino 1999, p. 292, fig. 207,62 Olcese 1993, pp. 258-260, fig. 61, nn. 221-222

fondo fondo

ceramica comune

lastra tessere mosaico lamina tubulo matt. Da colonnetta matt. Esagonale tessere mosaico cocciopesto lastra marmo lastra marmo cornice marmo

tot. campioni: 19 fine III – VII d.C.

visibilità: ottima

*

ceramica comune anfora pietra ollare dolio vetro pasta vitrea ferro laterizi

densità: bassa

II d.C.

1 9 1

687

694 695 696 697 698 699 700 701

Famà 1985, p. 233, tav. 60.3

1 1 16 1 1 6 1

709

moneta bronzo

1

Sito: 16

coord. UTM: 295013/4775398

710

*

parete sottile

bicchiere globulare

orlo

1

711 712

*

parete sottile parete sottile

coppa

orlo parete

1 1

mq: 3400

Olcese 1993, p. 206, fig. 37, n. 54 Papi 1985, p. 102, tav. 28.15 Piraino 1999, pp. 296-297, fig, 228,177 Cipollone 1984-85, p. 132, tipo LXXXIX Ricci 1968, p. 92, fig. 347

I a.C. età flavia – prima metà II d.C. I d.C. I d.C.

Carandini 1970, p. 100, fig. 478

I – metà III d.C.

Mercando 1979, p. 95, fig. 5

I d.C.

Quadrante anonimo, AE, RIC II, p. 218, n. 28

81 – 161 d.C.

visibilità: ottima

80

età tardo-romana

densità: alta

AFC II, p. 277, tav. LXXXIX, 13 (tipo Ricci 1/205)

tot. campioni: 70 età augustea

La carta archeologica del territorio 713 714 715 716 717 718 719 720 721 722 723 724 725 726 727 728 729 730 731

*

Sito: 17 732 733

parete sottile ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune anfora anfora vetro pasta vitrea laterizi laterizi laterizi laterizi materiale edilizio materiale edilizio materiale edilizio materiale edilizio materiale edilizio

fondo presa orlo orlo ansa fondo orlo ansa parete

coperchio bacino pentola

tessera mosaico matt. rettangolare matt. pavimentale matt. da colonna tubulo tessera mosaico lastra marmo lastrina marmo lastra granito rosso

coord. UTM: 295209/4777248

mq: 1000

vernice nera *

ceramica comune

734 735 736 737 738

*

ceramica comune anfora anfora laterizi laterizi

739

*

olletta

744 745 746 747 748 749 750 751 752 753 754 755 756 757 Sito: 21 758

orlo

1

Piraino 1999, p. 301, fig. 240,287

III d.C.

orlo ansa

1 4 1 1 1

Panella 1970, p. 135, fig. 12

prima metà I a.C.

1

bollo circolare

III a.C. – età medioimperiale

acroma depurata maiolica arcaica maiolica bianca maiolica bianca maiolica biancablu maiolica biancablu maiolica biancablu maiolica policroma ceramica popolare ceramica popolare vetro ferro materiale edilizio moneta argento

visibilità: ottima

fondo ansa puntale

mq: 9700

scoria lastra marmo

coord. UTM: 295630/4776722 depurata acroma

mq: 5900

tappo

Sito: 20 coord. UTM: 295628/4776421

tot. campioni: 11

1

puntale

olla

densità: bassa

fine I a.C. - metà I d.C.

fondo

peso da telaio

ceramica comune anfora anfora anfora

Ragni 1997, p. 689, tav. VIII, 1

visibilità: ottima

matt. rettangolare matt. trapezoidale

Sito: 18 coord. UTM: 295071/4778940 740 741 742 743

1 1 1 1 1 4 1 21 3 1 5 1 1 1 19 3 2 1 1

parete parete parete fondo

1 4 4 1

orlo

7

parete

4

fondo

2

fondo orlo fondo orlo

3 5 1 1 2 1 1

mq: 3000 ansa

tot. campioni: 11

densità: molto bassa

tot. campioni: 37

2 6 1 2

visibilità: ottima

orlo

densità: bassa

picciolo, zecca di Perugia

visibilità: buona 1

81

densità: alta

1470-90 tot. campioni: 32

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio 759 760

depurata acroma sigillata italica

fondo parete

1 1

761

*

parete sottile

bicchiere ovoide

fondo

1

762

*

ceramica comune

coperchio

orlo

1

763 764 765 766 767 768 769

* *

coperchio brocca

* *

ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune anfora anfora anfora

orlo orlo ansa fondo ansa fondo puntale

1 1 1 4 5 1 1

770

*

anfora

puntale

1

fondo orlo parete

*

ceramica malcotta dolio vetro piombo laterizi materiale edilizio materiale edilizio materiale edilizio reperti osteologici

1 2 1 2 1 1 1 1 2

771 772 773 774 775 776 777 778 779

*

lastra informe antefissa cocciopesto lastra marmo cornice arenaria

Sito: 22 coord. UTM: 295490/4777363 780 781 782 783

*

784 785 786 787 788

sigillata italica sigillata italica sigillata chiara sigillata africana A2 sigillata africana A2 ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune

mq: 2000

coppa

coperchio

parete fondo fondo

1 1 1

orlo

1

orlo

1

presa ansa parete fondo

1 2 1 3

*

anfora

orlo

1

790

*

anfora

orlo

1

ansa

6 1 1

anfora laterizi materiale edilizio

matt. trapezoidale tessera mosaico

Sito: 23 coord. UTM: 296003/4777618 794 795 796 797 798 799 800 801 802 803 804

*

805

*

vernice nera depurata acroma depurata acroma sigillata italica sigillata italica sigillata italica sigillata sudgallica parete sottile parete sottile parete sottile sigillata africana D sigillata africana A1/2

coppa

piatto

mq: 3200

tipo "Spello" Dressel 1 (?) tipo Oberaden 77 (pertinente alla forma Dressel 1)

I a.C. fine II - inizi I a.C. II - V d.C.

metà I - II d.C. II - I a.C. I d.C.

Ciani 1995, n. 133

visibilità: buona

789

791 792 793

seconda metà I a.C. - I d.C. AFC II, p. 248, tav. LXXIX, 5 (tipo Ricci 1/20, 1/362) Monacchi 1986-87, p. 154, tav. VI, 8 Papi 1985, p. 244, tav. 66.3 Monacchi 1996, p. 161, n. 397

densità: bassa

tot. campioni: 22 seconda metà I a.C. – I d.C. seconda metà I a.C. – I d.C.

AFC I, p. 26, tav. XIV, 5-7 (tipo Lamboglia 1b e 1c)

150 – prima metà III d.C. metà II – prima metà III d.C.

anfora cilindrica del basso impero forma Africana I (o Africana piccola)

visibilità: ottima

densità: alta

IV – V d.C. seconda metà II – III d.C.

tot. campioni: 189

parete ansa fondo orlo parete fondo

2 1 2 1 2 4

seconda metà I a.C. - I d.C. seconda metà I a.C. - I d.C. seconda metà I a.C. - I d.C.

parete

1

fine I a.C. - I d.C.

orlo ansa parete orlo

1 1 3 1

fondo

1

82

fine III - VII d.C. seconda metà II - inizi III d.C.

La carta archeologica del territorio

sigillata africana A2 vernice rossa interna

806 807

fondo

1

tegame

fondo

1

808

*

ceramica comune

coperchio

orlo

1

809 810 811 812

* * *

ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune

coperchio olla olla olla

orlo orlo orlo orlo

2 1 1 1

813

*

ceramica comune

olla

orlo

1

814

*

ceramica comune

olla

orlo

1

815

*

ceramica comune

olla

orlo

1

816

*

ceramica comune

olletta

orlo

1

817

*

ceramica comune

olletta

orlo

1

818

*

ceramica comune

olletta

orlo

1

819

*

ceramica comune

olletta

orlo

1

820

*

ceramica comune

olletta biansata

orlo

1

821

*

ceramica comune

brocca

orlo

1

822

*

ceramica comune

brocca

orlo

1

823

*

ceramica comune

brocca

orlo

1

824

*

ceramica comune

pentola

orlo

1

825

*

ceramica comune

tegame

orlo

1

826

*

ceramica comune

tegame

orlo

1

827

*

ceramica comune

tegame

orlo

1

828

*

ceramica comune

tegame

orlo

1

829

*

ceramica comune

tegame

orlo

1

830

*

ceramica comune

coppa

orlo

1

831

*

ceramica comune

coppa

orlo

1

832

*

ceramica comune

coppa

orlo

1

833

*

ceramica comune

coppetta

orlo

1

834 835 836 837 838 839 840 841 842 843 844 845

*

ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune anfora anfora anfora anfora

ciotola

orlo orlo presa ansa parete parete parete fondo tappo orlo orlo ansa

1 20 1 21 1 1 1 24 1 1 1 25

846

*

anfora

puntale

1

anfora

puntale

1

dolio

presaorlo

1

847 848

*

* *

coperchio

83

metà II - prima metà III d.C.

Bonomi Ponzi 1983, sch. 26, tav. 20b

fine I - IV d.C.

Ragni 1997, p. 688, tav. VI, 1 Papi 1985, p. 102, tav. 29.8 Ragni 1997, p. 688, tav. VI, 1 Monacchi 1986-87, p. 23, fig. 15,26 Mercando 1982, tomba 66, n. 11 Ragni 1997, p. 688, tav. VI, 1 Ragni 1997, p. 688, tav. VI, 1 Cipollone 1984-85, p. 134, tipo XCVIII Mercando 1982, tomba 32, n. 7 Piraino 1999, p. 298, fig. 230,197 Mercando 1982, tomba 62, n. 1 Piraino 1999, p. 299, fig. 232.207 Mercando 1979, p. 100, n. 1, fig. 9o Mercando 1979, p. 97, n. 6, fig. 9n Ricci 1968, p. 92, fig. 347 Piraino 1999, p. 296, fig. 223.153 Piraino 1999, p. 292, fig. 208.72-73 Piraino 1999, p. 291, fig. 204.44 Sensi 1983, sch. 19, tav. 12g Piraino 1999, pp. 291-292, fig. 205.52 Piraino 1999, p. 299, fig. 232.209 Sensi 1983, sch. 19, tav. 12e Oleson-Oleson 1987, p. 254, fig. XI, 97 Ragni 1997, p. 688, tav. VI, 1 Monacchi 1986-87, p. 25, fig. 15,31

I a.C. - I d.C. età traianea - V d.C. I a.C. - I d.C.

tipo "Spello" tipo "Spello"

metà I - II d.C. metà I - II d.C.

forma Africana I (o Africana piccola)

seconda metà II - III d.C.

età flavia - inizi III d.C. inizi II d.C. I a.C. - I d.C. I a.C. - I d.C. età flavia fine I - inizi II d.C. età imperiale II d.C. II - IV d.C. IV d.C. IV d.C. I d.C. inizi V d.C. età imperiale fine IV - inizi V d.C. IV - V d.C. IV - V d.C. età imperiale prima età imperiale I a.C. - I d.C. età imperiale

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio 849 850 851 852 853 854 855 856 857 858 859 860 861 862 863 864

*

*

865

dolio dolio lucerna vetro vetro pasta vitrea pasta vitrea bronzo ferro ferro ferro ferro ferro ferro materiale edilizio reperti osteologici

unguentario pedina tessera mosaico lamina punteruolo chiodo chiodo chiodo chiodo chiodo lastra marmo

orlo parete disco parete collo

moneta bronzo

1

Sito: 24 coord. UTM: 296035/4777916 866

1 1 1 4 1 1 2 1 1 1 1 1 1 1 1 21

mq: 1650

867

*

ceramica comune

olla

868

*

ceramica comune

olletta

orlo

1

869 870 871 872

*

ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune acroma depurata med. acroma depurata med.

coppa

orlo orlo ansa fondo

1 3 1 1

Orlo

1

Fondo

2

875

*

876 877 878

anfora anfora vetro materiale edilizio

unguentario lastrina

Sito: 25 coord. UTM: 295310/4778083 879

frazione radiata di follis, AE, RIC VI, pp. 359-360, nn. 74-89

297-298 d.C.

densità: media

3 orlospalla

874

età imperiale

visibilità: ottima

sigillata italica

873

firmalampe, tipo Buchi Xb-c

orloansa ansa fondo

mq: 3800

vernice nera

1

1

tot. campioni: 32 seconda metà I a.C. – I d.C.

Bonomi Ponzi 1983, sch. 35, tav. 25e Cipollone 1984-85, p. 134, tipo XCIV Sensi 1983, sch. 18, tav. 12a

tipo “Spello”

I a.C. – II d.C. II a.C. età imperiale

metà I – II d.C.

15 1 1

visibilità: ottima parete

1

densità: media

AFC II, p. 383, tav. CXVIII, 11-13 AFC II, p. 388, tav. CXXV, 3 AFC II, p. 396, tav. CXXXI,9-10

tot. campioni: 110

880

*

sigillata italica

piatto

orlo

1

881 882 883 884 885 886 887 888 889 890 891 892 893 894

* *

sigillata italica sigillata italica sigillata italica sigillata italica sigillata italica sigillata italica pareti sottili pareti sottili lucerna ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune

coppa carenata coppa

coperchio coperchio olla olletta olletta

orlo orlo orlo parete fondo fondo parete fondo parete orlo orlo orlo orlo orlo

1 1 3 13 3 11 1 1 1 1 1 1 1 1

895

*

pentola

orlo

1

Piraino 1999, p. 295, fig. 219.128

IV - V d.C.

896

*

ceramica comune vernice rossa interna

tegame

orlo

1

Ragni 1997, p. 688, tav. VII, 6

I a.C. - I d.C.

*

* * * * *

piatto

84

bollo in p.p., M [...]

12-10 a.C. - età flavia 20-25 - inizi II d.C. 15-20 - inizi II d.C. seconda metà I a.C. - I d.C. seconda metà I a.C. - I d.C. seconda metà I a.C. - I d.C. seconda metà I a.C. - I d.C.

La carta archeologica del territorio

897

*

ceramica comune

piatto

orlo

1

898 899 900 901 902 903 904 905 906 907

*

ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune maiolica moderna anfora anfora anfora anfora

bacino

orlo orlo ansa parete fondo orlo orlo orlo orlo ansa

1 6 1 11 3 1 1 1 1 20

anfora

puntale

1

anfora vetro

fondo parete

1 3

orlo

1

orlo orlo parete fondo parete

1 1 1 2 1 1 2 4

908

* * * *

909 910 911

*

ceramica grigia

912 913 914 915 916 917 918 919

ceramica grigia ceramica grigia ceramica grigia ceramica grigia unguentario laterizi ferro elementi edilizi

coppa

matt. pavimentale scoria lastra

Sito: 26 coord. UTM: 295469/4778030 920 921

vernice nera sovradip. vernice nera * sovradip. *

mq: 7000

oinochoe

parete

piatto

fondo

150 - 250 d.C. età augustea - I d.C. III - IV d.C.

forma Maña C2

secondo quarto II - metà I a.C.

Storti-Paribeni 1990, p. 205, n. 42, fig. 114 cfr. tipo Morel 2913 a1

320 - 250-240 a.C.

tot. campioni: 2316

1 1 1 1

specie Morel 2538 Manconi 1990, n. 2.54 specie Morel 2538 specie Morel 2538 specie Morel 2922 specie Morel 2621

seconda metà III a.C. fine IV – inizi III a.C. seconda metà III a.C. seconda metà III a.C. primo terzo III a.C. prima metà III a.C.

1

specie Morel 2923

fine III – prima metà II a.C.

1

specie Morel 4123

III a.C.

Vaggioli 1990, p. 185, n. 29 Storti-Paribeni 1990, pp. 201202, nn. 22-23, fig. 113 Ciampoltrini 1990, p. 274, n. 14, fig. 14 tipo Morel 174 a 1 Storti-Paribeni 1990, p. 200, n. 22, fig. 113

fine IV – metà III a.C. fine IV – prima metà III a.C.

specie Morel 4374

fine IV – inizi III a.C.

orlo

1

923 924 925 926

* * * *

vernice nera vernice nera vernice nera vernice nera

coppa coppa coppa coppa

927

* vernice nera

coppa

928

* vernice nera

skyphos

929 930 931

vernice nera vernice nera vernice nera

orlo orlo orlo orlo orlofondo orloansa orlo ansa parete fondo

fine IV - III a.C.

1

coppa

piatto

Schippa 1995, p. 285, n. 392 Dressel 7-11 forma Almagro 51C

1

* vernice nera

* vernice nera

età tardo-romana

visibilità: ottima densità: molto alta

922

932

Piraino 1999, pp. 318-319, fig. 247.11

36 2 75 1

933

* vernice nera

coppa

fondo

1

934

* vernice nera

coppa

fondo

1

935 936 937 938 939 940

* vernice nera * vernice nera * vernice nera vernice nera depurata acroma pareti sottili

coppa skyphos skyphos

fondo fondo fondo fondo parete parete

1 1 1 47 1 1

941

* ceramica grigia

olla

orlo

1

942

* ceramica grigia

olla

orlo

1

85

Lippolis 1984, p. 58, n. 70, tav. XXI Manconi 1990, p. 156, n. 2.49

fine IV – metà III a.C. seconda metà III a.C. fine IV – prima metà III a.C.

III – I a.C. fine IV – inizi III a.C.

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio 943

* ceramica grigia

olla

orlo

1

944

* ceramica grigia

olla

orlo

1

945

* ceramica grigia

vasetto miniat.

orlo

1

946

* ceramica grigia

ciotola carenata

orlo

1

947 948

949

950

951

952

953

954

955

* ceramica grigia * ceramica grigia

* ceramica grigia

* ceramica grigia

* ceramica grigia

* ceramica grigia

* ceramica grigia

* ceramica grigia

* ceramica grigia

ciotola carenata ciotola carenata

ciotola carenata

ciotola carenata

ciotola carenata

ciotola carenata

ciotola carenata

ciotola carenata

ciotola carenata

orlo orlo

orlo

orlo

orlo

orlo

orlo

orlo

orlo

1

1

1

1

1

1

1

1

* ceramica grigia

ciotolina

orlo

1

957

* ceramica grigia

piatto

orlo

1

958

* ceramica grigia

coppa

orlo

1

959

* ceramica grigia

coppa

orlo

1

960

* ceramica grigia

coppa

orlo

1

962

* ceramica grigia

* ceramica grigia

coppa

coppa

orlo

orlo

fine IV – inizi III a.C. fine IV – III a.C. III – II a.C. fine III – inizi I a.C. fine IV a.C.

1

956

961

Manconi 1990, p. 156, n. 2.49 Vaggioli 1990, p. 180, n. 4, fig. 100 Lippolis 1984, p. 88, n. 251, tav. XXIX; p. 118, n. 76, tav. XXXV Lippolis 1984, p. 122, n. 107, tav. XXXVI Scarpignato 1988-1989, p. 197, tav. V, 4

1

1

86

Lippolis 1984, p. 122, n. 107, tav. XXXVI Scarpignato 1988-1989, p. 197, tav. V, 4 Lippolis 1984, p. 122, n. 107, tav. XXXVI Scarpignato 1988-1989, p. 197, tav. VI, 12 Lippolis 1984, p. 123, n. 117, tav. XXXVII Scarpignato 1988-89, p. 197, tav. VI,6 Lippolis 1984, p. 120, n. 81, tav. XXXVI; p. 122, n. 107, tav. XXXVI cfr. specie Morel 2254 Lippolis 1984, p. 122, n. 107, tav. XXXVI Scarpignato 1988-1989, p. 197, tav. V, 4 Lippolis 1984, p. 123, n. 117, tav. XXXVII Scarpignato 1988-89, p. 199, tav. VI,12 Lippolis 1984, p. 123, n. 117, tav. XXXVII Scarpignato 1988-1989, p. 197, tav. V, 4 Vaggioli 1990, p. 180, n. 1, fig. 100 Lippolis 1984, p. 123, n. 117, tav. XXXVII Scarpignato 1988-1989, p. 197, tav. V, 4 Vaggioli 1990, p. 180, n. 1, fig. 100 Scarpignato 1988-89, p. 202, tav. VIII,23 Storti-Paribeni 1990, p. 205, n. 36, fig. 114 Storti-Paribeni 1990, p. 205, n. 36, fig. 114 Storti-Paribeni 1990, p. 205, n. 36, fig. 114 Cristofani 1973, tomba A, n. 100, fig. 179 Boldrini 1990, pp. 125-126, n. 4, tav. 7 cfr. specie Morel 2783 Storti-Paribeni 1990, p. 205, n. 36, fig. 114

fine III – inizi I a.C. fine IV a.C. fine III – inizi I a.C. fine IV a.C. fine III – inizi I a.C. fine IV a.C. fine III – inizi I a.C. III – I a.C. fine III – inizi I a.C. fine IV a.C. fine III – inizi I a.C. fine IV a.C. fine III – inizi I a.C. fine IV a.C. fine IV – III a.C. fine III – inizi I a.C. fine IV a.C. fine IV – III a.C. fine IV a.C. fine IV – III a.C. fine IV – III a.C. fine IV – III a.C. fine IV – II a.C. seconda metà III – II a.C. prima metà III a.C. fine IV – III a.C.

La carta archeologica del territorio

963

* ceramica grigia

coppa

orlo

1

964

* ceramica grigia

coppetta

orlo

1

965

* ceramica grigia

piattello

orlo

1

966

* ceramica grigia

piattello

967

* ceramica grigia

skyphos

968

* ceramica grigia

ciotolina

969

* ceramica grigia

coppetta biansata

970

* ceramica grigia

piattello

971

* ceramica grigia

972 973 974

ceramica grigia ceramica grigia ceramica grigia

piattello

orlo orloansa orlofondo orlofondo orlofondo orlofondo orlo ansa parete

1

prima età ellenistica fine IV a.C. III – I a.C. fine IV a.C. fine IV – fine III a.C. prima metà III a.C.

1 1 1

1

Scarpignato 1988-89, p. 202, tav. VIII,24 Scarpignato 1988-89, pp. 198200, tavv. VI,9 e VII,15 Scarpignato 1988-89, p. 198, tav. VI, 9 Rosi Bonci 1983, sch. 16, tav. 8a cfr. specie Morel 1323

fine IV metà IV – prima metà III a.C. fine IV – prima metà III a.C. fine IV – inizi III a.C. prima metà III a.C.

1 98 26 242

975

* ceramica grigia

ciotola

fondo

1

976

* ceramica grigia

ciotola

fondo

1

977 978

* ceramica grigia * ceramica grigia

piattello piattello

fondo fondo

1 1

979

* ceramica grigia

ciotola

fondo

1

980

* ceramica grigia

ciotola

fondo

1

981 982 983 984 985 986 987

* * * *

ceramica grigia ceramica grigia ceramica grigia ceramica grigia ceramica grigia * ceramica impasto * ceramica impasto

olla

1 1 1 1 46 1 1

988

* ceramica impasto

ciotola

989

* ceramica impasto

ciotolina

990 991 992 993 994 995 996

ceramica impasto ceramica impasto ceramica impasto * ceramica impasto ceramica impasto sigillata italica sigillata italica

coppa

fondo fondo fondo fondo fondo orlo orlo orlopresa orlopresa orlo ansa parete piede fondo orlo parete

123 29 498 1 60 1 16

997

* sigillata italica

piatto

fondo

1

998

sigillata italica

fondo

4

coperchio olla

Lippolis 1984, p. 125, n. 134, tav. XXXVII Scarpignato 1988-89, pp. 198199, tav. VI,10 Lippolis 1984, p. 125, n. 135, tav. XXXVII Scarpignato 1988-89, p. 199, tav. VI,12 Rendini 1990, p. 276, n. 19, fig. 144 cfr. specie Morel 1323

Scarpignato 1988-89, p. 197, tav. VI,6 Manconi 1990, p. 157, n. 2.50 cfr. tipo Morel 321 c 4 Scarpignato 1988-89, p. 197, tav. VI,6 Manconi 1990, p. 157, n. 2.50 cfr. tipo Morel 321 c 4 Giontella 1996, n. 99 Giontella 1996, n. 99 Lippolis 1984, p. 125, n. 134, tav. XXXVII Lippolis 1984, p. 125, n. 134, tav. XXXVII

fine IV a.C. fine IV – inizi III a.C. 305 – 265 a.C. fine IV a.C. fine IV – inizi III a.C. 305 – 265 a.C. fine V a.C. fine V a.C. prima età ellenistica prima età ellenistica

1 1

87

seconda metà I a.C. – I d.C. seconda metà I a.C. – I d.C. bollo in cart. Rett., APOLL/V[…]; CVArr 2422 Cipiciani-Donnini 2000, n. 9.

prima età augustea prima età augustea seconda metà I a.C. – I d.C.

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio

1001

sigillata africana C2 sigillata africana C2 * ceramica comune

1002

* ceramica comune

999 1000

parete

1

fondo

1

olla

orlo

1

olla

orlo

1

1003

* ceramica comune

olla

orlo

1

1004

* ceramica comune

olla

orlo

1

1005 1006

* ceramica comune * ceramica comune

olla olla

orlo orlo

1 1

1007

* ceramica comune

olla

orlo

1

1008

* ceramica comune

olla

orlo

1

1009

* ceramica comune

olla

orlo

1

1010

* ceramica comune

olla

orlo

1

1011

* ceramica comune

olla

orlo

1

1012

* ceramica comune

olla

orlo

1

1013

* ceramica comune

olla

orlo

1

1014

* ceramica comune

olla

orlo

1

1015

* ceramica comune

olla

orlo

1

1016

* ceramica comune

olla

orlo

1

1017

* ceramica comune

olla

orlo

1

1018 1019 1020 1021 1022 1023

* * * *

ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune * ceramica comune

pentola bicchiere tegame ciotola

1 1 1 1 52 1

1024

* ceramica comune

mortaio

1025 1026 1027 1028 1029 1030 1031 1032 1033 1034 1035

* ceramica comune * ceramica comune ceramica comune * ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune * ceramica comune * ceramica comune * ceramica comune

mortaio mortaio mortaio olla

orlo orlo orlo orlo orlo orlo orlobecco orlo orlo orlo ansa ansa parete parete fondo fondo fondo fondo

bacile

mortaio mortaio

Hayes 50

230/240 – primo quarto IV d.C. III – inizi IV d.C.

Cipiciani 2002, nn. 90-91 Manconi 1990, p. 156, n. 2.48 Meggiani 1990, p. 142, n. 15, fig. 75 Storti-Paribeni 1990, p. 216, n. 129, fig. 117 Storti-Paribeni 1990, p. 216, n. 136, fig. 118; p. 220, n. 190, fig. 120 Scarpignato 1988-89, p. 201, tav. VIII,18 Storti-Paribeni 1990, p. 216, n. 136, fig. 117 Giontella 1996, n. 320 Giontella 1996, n. 326 Scarpignato 1988-89, p. 201, tav. VIII,18 Lippolis 1984, p. 58, n. 70, tav. XXI Manconi 1990, p. 163, n. 2.59 Lippolis 1984, p. 58, n. 70, tav. XXI Manconi 1990, p. 163, n. 2.59 Manconi 1990, p. 163, n. 2.59 cfr. tipo Morel 7212 b 2 Manconi 1990, p. 163, n. 2.59 cfr. tipo Morel 7212 b 2 Lippolis 1984, p. 53, n. 41, tav. XVIII Manconi 1990, p. 163, n. 2.59 Lippolis 1984, p. 57, n. 60, tav. XXI Manconi 1990, p. 163, n. 2.57; p. 174, n. 82 Lippolis 1984, p. 54, n. 46, tav. XIX Lippolis 1984, p. 53, n. 42, tav. XVIII Bergamini 1983-84, tomba 63, n. 2 Papi 1985, p. 98, tav. 26.13

seconda metà V – I a.C. fine IV – inizi III a.C. VI – inizi III a.C. IV – III a.C. fine IV – metà III a.C. fine IV a.C. ultimo quarto IV – metà III a.C. VI – II a.C. V – I a.C. fine IV a.C. III – I a.C. seconda metà III a.C. III – I a.C. seconda metà III a.C. fine III a.C. III a.C. fine III a.C. III a.C. III – II a.C. seconda metà III a.C. seconda metà III – II a.C. seconda metà III – inizi II a.C. inizi II a.C. III – I a.C. seconda metà I d.C. fine I – inizi III d.C.

1 1 1 6 1 60 1 286 5 1 1 1

88

Mariotti 1996, nn. 419-420

inizi VI – V a.C.

La carta archeologica del territorio

1036 1037

* ceramica comune * ceramica comune

fondo fondo

1 1

1038

* ceramica comune

fondo

1

1039 1040 1041 1042 1043 1044 1045 1046 1047 1048 1049 1050 1051 1052 1053 1054 1055 1056 1057 1058 1059 1060 1061 1062 1063 1064 1065 1066 1067 1068 1069 1070 1071 1072 1073 1074

ceramica comune * anfora anfora anfora anfora * anfora anfora * dolio * dolio * dolio * dolio dolio * dolio * dolio lucerna lucerna vetro vetro vetro pasta vitrea * bronzo * bronzo bronzo ferro ferro laterizi laterizi laterizi materiali edilizi * materiali edilizi materiali edilizi materiali edilizi materiali edilizi * peso da telaio * rocchetto * urna reperti malacologici reperti osteologici

fondo orlo orlo ansa parete

47 1 2 27 12 1 1 1 1 1 1 3 1 1 2 1 4 4 2 1 1 1 1 1 2 7 1 1 1 1 1 5 8 1 1 1

1075 1076

puntale

fondo orlo orlo orlo orlo orlo parete parete spalla parete orlo parete fondo

doliolo doliolo

doliolo doliolo

tessere

lamina chiodo scoria fusione tubulo tegola rilavorata matt. Da colonna tessere mosaico tess. Esagonale lastra marmo lastrina marmo malta

grumo

orlo

Cipollone 1984-85, p. 140, tipo CXXXIX forma Dressel 1

sec. quarto II – fine I a.C.

forma Almagro 51C

fine III – V d.C.

Mariotti 1996, n. 431 Mariotti 1996, n. 431

età ellenistica età ellenistica

aes rude (?) aes rude (?)

4 321

Sito: 27 coord. UTM: 295598/4778152

mq: 14700

visibilità: ottima

1077

* vernice nera

scodella

orlo

1

1078

* vernice nera

piatto

orlo

1

1079

* vernice nera

piatto

orlo

1

1080 1081 1082 1083 1084 1085 1086 1087

* vernice nera * vernice nera vernice nera vernice nera * vernice nera vernice nera depurata acroma depurata acroma

piattello coppa

orlo orlo orlo parete fondo fondo orlo ansa

1 1 11 65 1 10 7 5

coppa

89

densità: alta

tot. campioni: 2077

specie Morel 2653 Brecciaroli Taborelli 1996-97, n. 287, fig. 81 specie Morel 2286 Brecciaroli Taborelli 1996-97, n. 204, fig. 73 specie Morel 2245 Brecciaroli Taborelli 1996-97, n. 186, fig. 71 tipo Morel 1131 b 1 tipo Morel 2538 h 1

II – I a.C.

tipo Morel 152 a 1

II a.C.

metà II a.C. – età augustea prima metà II – metà I a.C. metà II – metà I a.C. seconda metà I – I a.C. metà I a.C. fine III – inizi II a.C. seconda metà III a.C.

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio 1088 1089 1090

depurata acroma pareti sottili * pareti sottili

coperchio olletta

fondo orlo orlo

9 1 1

1091

* pareti sottili

bicchiere

orlo

1

1092

* pareti sottili

bicchiere

orlo

1

1093

* pareti sottili

bicchiere

orlo

1

1094

* pareti sottili

bicchiere

orlo

1

1095

* pareti sottili

bicchiere ovoide

orlo

1

1096

* pareti sottili

bicchiere ovoide

orlo

1

1097

* pareti sottili

bicchiere ovoide

orlo

1

1098

* pareti sottili

bicchiere globulare

orlo

1

1099

* pareti sottili

bicchiere troncoconico

orlo

1

1100

* pareti sottili

boccalino

orlo

1

1101

* pareti sottili

boccalino

orlo

1

1102

* pareti sottili

pentolino

orlo

1

1103

* pareti sottili

coppa

orlo

1

1104

* pareti sottili

coppa

orlo

1

1105 1106 1107

pareti sottili pareti sottili pareti sottili

1108

* pareti sottili

1109

* pareti sottili

1110

pareti sottili

1111

* ceramica grigia

1112

bicchiere ovoide

bicchiere ovoide

orlo ansa parete

39 27 141

fondo

1

fondo

1

fondo

26

olla

orlo

1

* ceramica grigia

olla

orlo

1

1113

* ceramica grigia

olletta

orlo

1

1114

* ceramica grigia

pentola

orlo

1

1115

* ceramica grigia

ciotola carenata

orlo

1

1116

* ceramica grigia

coppa

orlo

1

90

Tomei 1983, sch. 83, tav. 30d Cipollone 1984-85, p. 114, tipo XXVII (tipo Ricci 1/211 ) Cipollone 1984-85, p. 114, tipo XXVII (tipo Ricci 1/211 ) Cipollone 1984-85, p. 114, tipo XXVII (tipo Ricci 1/211 ) AFC II, p. 250, tav. LXXIX, 16 (tipo Ricci 1/29 = Mayet II-III) AFC II, p. 273, tav. LXXXVII, 9 (tipo Ricci 1/376) AFC II, p. 256, tav. LXXXII, 1 (tipo Ricci 1/57 = Marabini LX) decorazione: AFC II, p. 317, tav. CII, 5 (Ricci 5 b) AFC II, p. 250, tav. LXXIX, 13 (tipo Ricci 1/26) cfr. Bergamini 1988, tomba 33D-E, fig. 9 AFC II, p. 277, tav. LXXXIX, 13 (tipo Ricci 1/205) AFC II, p. 275, tav. LXXXVIII, 8 (tipo Ricci 1/205 = Marabini XII) AFC II, p. 271, tav. LXXXVI, 6 (tipo Ricci 1/117) AFC II, p. 267, tav. LXXXV, 1 (tipo Ricci 1/116 = Marabini XLVII) cfr. Bergamini 1988, tomba 123, n.2 Piraino 1999, p. 300, fig. 235,247 AFC II, p. 312, tav. C, 6 (tipo Ricci 2/258) AFC II, p. 304, tav. XCVII, 10 (tipo Ricci 2/261)

AFC II, p. 256, tav. LXXXI, 11 (tipo Ricci 1/54 = Mayet III) AFC II, p. 255, tav. LXXXI, 9 (tipo Ricci 1/51 = Mayet II-III) AFC II, p. 249, tav. LXXIX, 9 (tipo Ricci 1/22 = Marabini XVI) Cipollone 1984-85, p. 132, tipo LXXXI Piraino 1999, p. 300, fig. 236,253 Boldrini 1990, p. 126, n. 10, tav. 7 Piraino 1999, p. 293, fig. 211,90 Lippolis 1984, p. 120, n. 81, tav. XXXVI; p. 122, n. 107, tav. XXXVI cfr. specie Morel 2254 cfr. tipo Morel 1262 b 1

I a.C. - III d.C. età tiberiana età tiberiana età tiberiana

fine II - prima metà III d.C. età augustea età augustea - II d.C. seconda metà I d.C. (?) fine I - II d.C. età augustea età augustea età flavia - II d.C. età tiberiana - II d.C. età tiberiana - fine I d.C. fine I a.C.

60/70 d.C.

metà I a.C. - età augustea seconda metà I a.C. terzo quarto I a.C.

seconda metà I d.C. III - IV d.C. II - I a.C. età flavia - II d.C. fine III - inizi I a.C. III - I a.C. prima metà II a.C.

La carta archeologica del territorio 1117

* ceramica grigia

1118

* ceramica grigia

1119

* ceramica grigia

1120 1121 1122 1123 1124

ceramica grigia ceramica grigia ceramica grigia * ceramica grigia * ceramica grigia

1125 1126 1127 1128 1129 1130

1131

coppa coppetta miniaturistica coppetta miniaturistica

orlo

1

orlo

1

orlo

1

olla piattello

orlo ansa parete fondo fondo

36 24 32 1 1

* ceramica grigia

piattello

fondo

1

* ceramica grigia

coppa

fondo

1

fondo parete fondo

12 1 1

orlo

1

ceramica grigia ceramica impasto ceramica impasto * sigillata italica

* sigillata italica

scodella

piatto

orlo

1

1132

* sigillata italica

piatto

orlo

1

1133

* sigillata italica

piatto

orlo

1

1134

* sigillata italica

piatto

orlo

1

1135

* sigillata italica

piatto

orlo

1

1136

* sigillata italica

piatto

orlo

1

1137

* sigillata italica

coppa

orlo

1

1138

* sigillata italica

coppa

orlo

1

1139

* sigillata italica

coppa

orlo

1

1140

* sigillata italica

coppa carenata

orlo

1

1141

* sigillata italica

coppa

orlo

1

1142

* sigillata italica

coppetta

orlo

1

1143

* sigillata italica

piatto

orlo

1

1144 1145

sigillata italica sigillata italica

1146

* sigillata italica

orlo parete piatto

fondo

cfr. specie Morel 1323

prima metà III a.C.

Scarpignato 1988-89, pp. 201202, tav. VIII, 21

fine IV - prima metà III a.C.

Scarpignato 1988-89, p. 202, tav. VIII, 24 Scarpignato 1988-89, p. 197, tav. VI, 6 Manconi 1990, p. 157, n. 2.50 cfr. tipo Morel 321 c 4

AFC II, p. 387, tav. CXXIII, 16 (forma Pucci XIV, varietà 4) cfr. AFC II, p. 295, tav. LVI, 9 (forma Goudineau 5) AFC II, p. 383, tav. CXIX, 1 (forma Pucci IX, varietà 14) AFC II, p. 385, tav. CXXI, 710 (forma Pucci X, varietà 3033) AFC II, p. 380, tav. CXVI, 3 (forma Pucci VI, varietà 3) AFC II, p. 386, tav. CXXIII, 24 (forma Pucci XIII, varietà 13) AFC II, p. 386, tav. CXXIII, 24 (forma Pucci XIII, varietà 13) AFC II, p. 381, tav. CXVI, 8-9 (forma Pucci VI, varietà 8-9) AFC II, p. 384, tav. CXIX, 7-8 (forma Pucci X, var. 4-5) AFC II, p. 389, tav. CXXV, 1114 (forma Pucci XX, varietà 47) AFC II, p. 390, tav. CXXVI, 13 (forma Pucci XXII, varietà 1, 4-8) AFC II, p. 396, tav. CXXXI, 7 (forma Pucci XXXVII, varietà 3) AFC II, p. 388, tav. CXXIV, 14 (forma Pucci XIX, varietà 7) AFC II, p. 391, tav. CXXVII, 13 (forma Pucci XXV, varietà 7) cfr. PAPI 1985, p. 123, tav. 33.10 AFC II, p. 384, tav. CXX, 2 (forma Pucci X, varietà 11)

101 523 1

91

fine IV a.C. fine IV a.C. fine IV - inizi III a.C. 305 - 265 a.C.

20 a.C. - 15 d.C. 20 - 45 d.C. età augustea - inizi II d.C. età augustea - fine I d.C. età tiberiana - metà I d.C. età tiberiana - metà I d.C. età augustea - fine I d.C. età augustea - inizi II d.C. età augustea 10 a.C. - 3 d.C. età augustea - inizi II d.C. 20/25 a.C. - inizi II d.C. metà I a.C. - età tiberiana I - II d.C. età augustea - inizi II d.C. seconda metà I a.C. - I d.C. seconda metà I a.C. - I d.C.

AFC II, p. 383, tav. CXVIII, 5 (forma Pucci IX, varietà 2) AFC II, p. 384, tav. CXXI, 4 (forma Pucci X, varietà 27)

12/10 a.C. - età flavia età augustea - inizi II d.C.

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio

1147 1148 1149

1150

* sigillata italica * sigillata italica * sigillata italica

* sigillata italica

1151 1152

* sigillata italica sigillata italica

1153

*

1154

*

sigillata norditalica

1155

sigillata norditalica sigillata nord* italica

1156

*

1157 1158

sigillata africana C1 sigillata africana * A1/2 *

sigillata africana A 1/2

piatto coppa coppa

coppa emisferica

1160 1161 1162 1163 1164 1165 1166 1167 1168

fondo

1

1

età tiberio-claudia età tiberio-claudia età tiberio-claudia età tiberio-claudia età tiberio-claudia età tiberio-claudia età tiberiana - metà I d.C. 15/20 - inizi II d.C.

1 80

coppetta

orlo

1

coppetta emisferica

orlo

1

coppetta emisferica

orlo

1

AFC II, p. 204, tav. LXIII, 1215 (forma Ritterlin 8)

età augustea - fine II d.C.

piatto

orlo

1

AFC I, p. 61, tav. XXVI (forma Ostia I); tipo C

prima metà III d.C.

coppa

orlo

1

Hayes 3

età flavia - inizi III d.C.

coppa

orlo

1

AFC I, p. 26, tav. XIV, 5-7 (forma Hayes 8A, nn. 3-4); tipo A

metà II - III d.C.

orlo

2

fine I - metà II d.C.

orlo

3

seconda metà II - inizi III d.C.

parete

5

fine I - metà II d.C.

parete

7

parete

1

parete

2

metà II - prima metà III d.C.

parete

4

inizi III - IV d.C.

parete

1

III - inizi IV d.C.

parete

4

inizi IV - metà V d.C.

parete

1

fondo

2

fine I - metà II d.C.

fondo

1

III - inizi IV d.C.

sigillata africana A1 sigillata africana C2

1170

fondo

1

bollo in p.p., P. CLO [---]; CVArr 454 Cipiciani-Donnini 2000, n. 4 bollo in p.p., [ . ] RVF CLA; CVArr 1603 Cipiciani-Donnini 2000, n. 7 bollo in p.p., A.M.VR; CVArr 910 Cipiciani-Donnini 2000, n. 5 AFC II, p. 395, tav. CXXX, 13 (forma Pucci XXXV, varietà 11) AFC II, p. 396, tav. CXXXII, 1 (forma Pucci XXXVII, varietà 12)

fondo fondo

sigillata africana

1169

fondo

1

coppetta

sigillata africana A1 sigillata africana A1/2 sigillata africana A1 sigillata africana A1/2 sigillata africana A1/2 sigillata africana A2 sigillata africana C1 sigillata africana C2 sigillata africana C3

1159

fondo

1171

vernice rossa * interna

tegame

orlo

1

1172

*

vernice rossa interna

tegame

orlo

1

1173

*

vernice rossa interna

tegame

orlo

1

92

seconda metà I a.C. - I d.C. seconda metà I a.C. - I d.C. AFC II, p. 196, tav. LVI, 18; tav. LVII, 1-3 (forma Goudineau 18,24) AFC II, p. 204, tav. LXIII, 1215 (forma Ritterlin 8)

Hayes 3

sigillata africana da cucina (forma Hayes 181)

Brecciaroli Taborelli 1996-97, n. 631, fig. 114 Bianchi 1990, pp. 215-216, nn. 3-4, tav. 41 Piraino 1999, p. 291, fig. 202,31 Brecciaroli Taborelli 1996-97, n. 631, fig. 114 Bianchi 1990, pp. 215-216, nn. 3-4, tav. 41

20 a.C. - 15/20 d.C. età augustea - fine II d.C.

seconda metà II - inizi III d.C. seconda metà II - inizi III d.C.

ultimo quarto II - III d.C.

fine II - I a.C. ultimo quarto I a.C. - metà I d.C.

fine II - I a.C. ultimo quarto I a.C. - metà I d.C.

La carta archeologica del territorio

1174

* ceramica comune

coperchio

orlo

1

1175 1176

ceramica comune * ceramica comune

coperchio bacile

orlo orlo

64 1

1177

* ceramica comune

olla

orlo

1

1178

* ceramica comune

olla

orlo

1

1179

ceramica comune

1180

* ceramica comune

1181 1182 1183

ceramica comune ceramica comune ceramica comune

mortaio

orlo beccuc cio ansa parete fondo orlo

1

1185

* anfora

anfora

orlo

1

1186

* anfora

anfora

orlo

1

1187

* anfora

anfora

orlo

1

1188

* anfora

anfora

orlo

1

1189

* anfora

anfora

orlo

1

1190 1191 1192 1193

* * * *

anfora anfora anfora anfora

anfora anfora anfora anfora

orlo orlo orlo orlo

1 1 1 1

1194

* anfora

anfora

orlo

1

1195

* anfora

anfora

1196

* anfora

anfora

1197 1198 1199 1200

anfora anfora anfora * anfora

1201

anfora

orloansa orloansa orlo ansa parete fondo

2 82 1 1

* anfora

anfora

puntale

1

1202

* anfora

anfora

puntale

1

1203

* anfora

anfora

puntale

1

fondo orlo becco ansa spalla fondo orlo ansa parete fondo

2 1 1 1 4 1 27 2 122 11 37 1 14 1 2 1 5 2

parete fibula lamina chiodo scoria fusione

età imperiale età imperiale

47 3 43

anfora

tessere pedina lamina

età imperiale

1

* anfora

anfora dolio lucerna lucerna lucerna unguentario vetro vetro vetro vetro pasta vitrea pasta vitrea bronzo bronzo bronzo piombo ferro ferro

Piraino 1999, p. 321, fig. 253,9 Piraino 1999, p. 301, fig. 242,294 Monacchi 1983, sch. 4, tav. 2e Piraino 1999, p. 300, fig. 237,258

prima metà I d.C.

131

1184

1204 1205 1206 1207 1208 1209 1210 1211 1212 1213 1214 1215 1216 1217 1218 1219 1220 1221

Bergamini 1983-84, tomba 24, tav. IX, 7

Cambi-Volpe 1985, p. 76, tav. 21.1 tipo "Spello" Cambi-Volpe 1985, p. 74, tav. 20.6 (forma Dressel 2-4) tipo "Spello" Bergamini 1980, pp. 134-136, sch. 804 (forma Dressel 2-4) Luni II, p. 263, tav. 150,14-15 (affine forma Dressel 14) tipo "Spello" tipo "Spello" Luni I, col. 624, tav. 158,394 tipo "Spello" Bergamini 1980, pp. 134-136, sch. 804 (forma Dressel 2-4)

metà I - fine II d.C. metà I - II d.C. fine I a.C. - I d.C. metà I - II d.C. fine I a.C. - I d.C. prima e media età imperiale metà I - II d.C. metà I - II d.C. seconda metà III d.C. metà I - II d.C. fine I a.C. - I d.C.

1

forma Dressel 14

I - II d.C.

1

Ostia III, forma LXI, pp. 519520, fig. 644

I - metà II d.C.

93

tipo "Spello" Ostia II, p. 114, fig. 582 (affine forma Oberaden 77) Ostia II, forma LI, p. 135, fig. 27 (attrib. forma Dressel 2-4) Cambi-Volpe 1985, p. 80, tav. 21.5 (attribuito forma Dressel 17)

metà I - II d.C. I d.C. I d.C. I - inizi II d.C.

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio 1222 1223 1224 1225 1226 1227 1228 1229 1230 1231 1232 1233

laterizi laterizi laterizi materiali edilizi materiali edilizi materiali edilizi materiali edilizi materiali edilizi * materiali edilizi materiali edilizi reperti osteologici

2 2 1 13 2 23 38 11 1 1 2 21

moneta bronzo

1

reperti malacologici

1234 1235

tubulo matt. spicatum matt. pavimentale tessere mosaico lastra travertino lastra marmo lastrina marmo informe marmo cornice marmo cornice marmo

* peso da telaio

peso da telaio

Sito: 28 coord. UTM: 295860/4778287 1236 1237 1238 1239 1240 1241 1242 1243 1244 1245

* * * *

* sigillata italica

1246 1247 1248 1249 1250 1251 1252 1253 1254 1255 1256 1257

vernice nera depurata acroma ceramica grigia ceramica grigia ceramica grigia ceramica grigia ceramica grigia ceramica grigia ceramica grigia

* * * *

sigillata italica sigillata italica sigillata italica sigillata africana A1/2 sigillata africana C3 sigillata africana D ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune

mq: 6200

visibilità: ottima

c. 41 - 50 (?+) d.C.

densità: alta

tot. campioni: 196

parete ansa orlo orlo ansa fondo fondo fondo fondo

4 1 1 1 1 1 1 1 2

orlo

1

orlo parete fondo

2 14 4

parete

3

parete

1

inizi IV – metà V d.C.

parete presa presa orlo orlo orlo presa

4 1 1 1 1 2 1

fine III – VII d.C.

coperchio coperchio coperchio coperchio coperchio coperchio

Papi 1985, p. 242, tav. 65.5

II d.C.

Papi 1985, p. 100, tav. 28.5

età traianea – età tardo antonina

brocchetta olla olla coppa coppa carenata

* ceramica comune

olla

orlo

1

1259

* ceramica comune

olletta

orlo

1

1260

* ceramica comune

olletta

orlo

1

1261

* ceramica comune

olpe

orlo

1

1262

* ceramica comune

tegame

orlo

1

1263

* ceramica comune

tegame

orlo

1

1264

* ceramica comune

tegame

orlo

1

1265

* ceramica comune

coppa carenata

orlo

1

* ceramica comune * ceramica comune

asse di Claudio, AE, RIC I², p. 128, n. 100

1

1258

1266 1267

Ciani 1995, n. 136

bacile olla

orlo orlo

1 1

94

AFC II, p. 388, tav. CXXIV, 16 (forma Pucci XIX, varietà 9)

20/25 – inizi II d.C. seconda metà I a.C. – I d.C. seconda metà I a.C. – I d.C. seconda metà I a.C. – I d.C. seconda metà II – inizi III d.C.

Bergamini 1988, tomba 25, fig. 5,6 Piraino 1999, p. 299, fig. 233,220 Mercando 1974, tomba 29, fig. 89g Piraino 1999, p. 299, fig. 227,170; pp. 320-321, fig. 253,9 Cappelletti 1983, sch. 17, tav. 9g Mercando 1982, tomba 39, n. 1 Piraino 1999, pp. 296-297, fig. 228,177 Lezzi 2000, p. 143, tav. II.12 cfr. tipo Ricci 2/216 = Marabini XXXVI = Mayet XXXVII

I d.C. III d.C. età flavia II d.C. I – III d.C. II – III d.C. età flavia – prima metà II d.C. età augustea – fine I d.C. età augustea – fine I d.C.

La carta archeologica del territorio

1268

* ceramica comune

pentola

orlo

1

1269

* ceramica comune

ciotola

orlo

1

1270

* ceramica comune

olla

orlo

1

1271

* ceramica comune

olla

orlo

1

1272 1273

* ceramica comune * ceramica comune

olletta tegame

orlo orlo

1 1

1274

* ceramica comune

bacile

orlo

1

1275 1276 1277

ceramica comune ceramica comune * ceramica comune

orlo ansa fondo

12 17 1

1278

* ceramica comune

fondo

1

1279 1280

ceramica comune * anfora

fondo orlo

12 1

1281

olletta

* anfora

orlo

1

1282

* anfora

orlo

1

1283

* anfora

orlo

1

1284

* anfora

orlo

1

1285 1286 1287 1288 1289

* anfora * anfora * anfora anfora anfora

orlo orlo orlo orlo ansa

1 1 1 1 28

1290

* anfora

puntale

1

1291

* anfora

puntale

1

1292 1293 1294 1295

anfora * anfora anfora ceramica malcotta

puntale

fondo fondo tegola

2 1 1 1

1296

* dolio

doliolo

orlo

1

1297

* lucerna

lucerna

1298 1299 1300 1301 1302 1303 1304 1305 1306 1307 1308 1309 1310 1311 1312 1313

* vetro * vetro vetro vetro pasta vitrea * pasta vitrea bronzo ferro ferro laterizi materiali edilizi materiali edilizi materiali edilizi materiali edilizi reperti osteologici moneta bronzo

coppa

tessere pedina lamina chiodo scoria fusione tubulo tessere mosaico lastra marmo lastrina marmo cocciopesto

spalladisco orlo orlo orlo parete

Monacchi 1986-87, p. 29, n. 55, fig. 18 Bergamini 1980, n. 1275 Monacchi 1986-87, p. 23, fig. 15,25 Bergamini 1988, tomba B, fig. 59,1 Lezzi 2000, p. 163, tav. VIII.65 Bergamini 1980, n. 1162

III d.C. fine I a.C. – I d.C. prima metà I d.C. III – IV d.C. prima metà I d.C. fine I a.C. – I d.C.

Piraino 1999, p. 321, fig. 253,10

età imperiale

Bergamini 1988, tomba 140, fig. 48,5

secondo quarto I – metà II d.C.

Africana I (o Africana piccola) Ostia II, forma LI, p. 136, fig. 38 Mercando 1982, tomba 80, fig. 90,6 (cfr. forma Dressel 2-5) Mercando 1982, tomba 78, fig. 194,3 forma Keay L Ostia II, forma L, p. 140, fig. 126 anfora cilindrica del basso impero forma Dressel 14 tipo “Spello” tipo “Spello” tipo “Spello”

seconda metà II – III d.C. fine I a.C. – metà I d.C. età flavia inizi II d.C. IV – metà V d.C. metà I – prima metà II d.C. fine III – IV d.C. metà I – II d.C. metà I – II d.C. metà I – II d.C. metà I – II d.C.

Ostia II, forma LI, p. 135, fig. 29 (cfr. forma Dressel 2-5) Ostia I, forma XX, p. 111, fig. 573 forma Maña C1

prima metà II – metà I a.C.

tipo “Spello”

metà I – II d.C.

Moltò Poveda 1999, p. 168, tipo 2, fig. 13

età imperiale

forma Isings 85a

II d.C.

I d.C.

1 1 1 1 3 8 1 1 2 4 1 2 5 1 3 5 1

95

II a.C. – II d.C.

Aureliano, Roma, AE, asse, RIC V.1, p. 275, n. 80

270-275 d.C.

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio 1314 Sito: 29

moneta bronzo

1

coord. UTM: 295977/4778384

mq: 1850

visibilità: ottima

1315 1316 1317

* vernice nera vernice nera depurata acroma

coppa

fondo fondo fondo

1 1 1

1318

* ceramica grigia

olla

orlo

1

1319 1320 1321 1322

ceramica grigia * ceramica grigia ceramica grigia pareti sottili

parete fondo fondo ansa

4 1 1 2

1323

* pareti sottili

fondo

1

fondo parete

2 3

parete

1

coperchio coperchio

orlo presa

2 1

1324 1325

olletta

bicchiere ovoide

1327 1328

pareti sottili sigillata italica sigillata africana A1/2 ceramica comune ceramica comune

1329

* ceramica comune

olla

orlo

1

1330

* ceramica comune

olla

orlo

1

1331

* ceramica comune

olla

orlo

1

1332

* ceramica comune

olla

orlo

1

1333

* ceramica comune

olletta

orlo

1

1334

* ceramica comune

brocca

orlo

1

1335

* ceramica comune

tegame

orlo

1

1336

* ceramica comune

tegame

orlo

1

1337 1338 1339 1340 1341 1342 1343 1344 1345 1346 1347 1348 1349 1350 1351

* ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune * anfora * anfora * anfora anfora anfora ceramica malcotta unguentario vetro ferro materiali edilizi reperti osteologici

bacino a listello

orlo orlo ansa fondo orlo orlo orlo ansa

1 7 14 10 1 1 1 13 1 1 1 1 1 2 3

1326

Sito: 30

parete lastra chiodo lastrina

coord. UTM: 295903/4778300

1352

* vernice nera

1353 1354 1355

vernice nera vernice nera vernice nera

1356

puntale

tegola

* vernice nera

coppa

coppa

mq: 1450

AE III, antoniniano (?)

1

orlo ansa parete

10 5 29

fondo

1

96

densità: alta

tot. campioni: 89

tipo Morel 174 a 1

seconda metà III a.C.

Cipollone 1984-85, p. 132, tipo LXXXVIII

fine II a.C. - prima età augustea

AFC II, pp. 247-248, tav. LXXIX, 5 (tipo Ricci 1/19 = Marabini IV)

metà II - I a.C. seconda metà I a.C. - I d.C. seconda metà II - inizi III d.C.

Olcese 1993, pp. 251-252, fig. 58, nn. 198 e 200 Mercando 1982, tomba 75, n. 5 Monacchi 1986-87, p. 153, tav. VI,2 Cipollone 1984-85, p. 138, tipo CXXI Bergamini 1980, n. 1281 Olcese 1993, p. 284, fig. 72, n. 311 Piraino 1999, p. 291, fig. 204.44 Sensi 1983, sch. 18, tav. 11a

età imperiale seconda metà II d.C. fine II - 70 a.C. I - III d.C. fine I a.C. - I d.C. IV - V d.C. fine IV - inizio V d.C. età imperiale

forma Dressel 20 forma Dressel 14

visibilità: ottima orlo

III d.C.

fine I a.C. - I d.C. prima metà I - II d.C.

densità: molto alta

tot. campioni: 1746

tipo Morel 2563 a 1 Ciampoltrini 1998, p. 180, fig. 3,1-2

IV - III a.C.

decoro: Jehasse 1973, n. 1615 decoro: Fogolari 1965, pp. 292293, tav. LXVb Cederna 1951, pp. 209-210, fig. 15

seconda metà IV a.C

fine IV - inizi III a.C. fine IV a.C. III a.C.

La carta archeologica del territorio 1357 1358

vernice nera pareti sottili

fondo parete

5 3

1359

* ceramica grigia

ciotola carenata

orlo

1

1360

* ceramica grigia

olla

orlo

1

1361

* ceramica grigia

olla

orlo

1

1362

* ceramica grigia

ciotola

orlo

1

1363

* ceramica grigia

ciotolina

orlo

1

1364

* ceramica grigia

piattello

orlo

1

1365

* ceramica grigia

piattello

orlo

1

1366

1367

* ceramica grigia

coppetta

orlo

* ceramica grigia

coppetta

orlo

1368

* ceramica grigia

coppetta miniaturistica

1369 1370 1371

ceramica grigia ceramica grigia ceramica grigia

orlofondo orlo ansa parete

1

1

ciotola

fondo

1

1373 1374 1375 1376 1377 1378 1379

* ceramica grigia * ceramica grigia ceramica grigia ceramica impasto ceramica impasto ceramica impasto sigillata italica

olla bicchiere

fondo fondo fondo orlo parete fondo parete

1 1 63 83 387 43 3

1380

* ceramica comune

olla

orlo

1

1381 1382

* ceramica comune * ceramica comune

olla olla

orlo orlo

1 1

1383

* ceramica comune

olla

orlo

1

1384

* ceramica comune

olla

orlo

1

1385

* ceramica comune

olletta

orlo

1

1386 1387 1388 1389 1390 1391 1392 1393 1394 1395

* ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune anfora dolio dolio vetro bronzo

tegame

orlo orlo ansa parete fondo

informe

fine III a.C. III a.C. fine IV - III a.C. fine IV - inizi III a.C. età ellenistica metà III a.C. metà VI - IV a.C. fine IV - prima metà III a.C. prima metà III a.C. prima metà III a.C. fine IV - metà III a.C. fine III - prima metà II a.C. fine IV - II a.C. seconda metà III - II a.C. prima metà III a.C. fine IV - II a.C. 250 - 180 a.C.

111 12 301

* ceramica grigia

orlo parete parete

fine IV a.C.

1

1372

tappo

Scarpignato 1988-89, p. 197, tav. VI,6 Manconi 1990, p. 163, n. 2.59 cfr. tipo Morel 7212 b 2 Storti-Paribeni 1990, p. 208, n. 66, fig. 115 Bonomi Ponzi 1997, tomba 45, n. 2 Giontella 1996, nn. 123-124 cfr. tipo Morel 2643 b 1 Giontella 1996, n. 126 Scarpignato 1988-89, p. 200, tav. VII,17 tipo Morel 2645 d 1 cfr. specie Morel 1323 Scarpignato 1988-89, p. 199, tav. VI,11 cfr. tipo Morel 1262 a 1 Cristofani 1973, tomba A, n. 100, fig. 179 Boldrini 1990, pp. 125-126, n. 4, tav. 7 cfr. specie Morel 2783 Cristofani 1973, tomba A, n. 98, fig. 179 cfr. tipo Morel 2762 d

1 53 34 471 47 1 2 1 3 1

97

Scarpignato 1988-89, p. 197, tav. VI,6 Giontella 1996, nn. 133-134 cfr. tipo Morel 321 c 4

Manconi 1990, p. 156, n. 2.48 Cristofani 1973, tomba A, n. 104, fig. 183

fine IV a.C. fine V a.C. 305 - 265 a.C.

seconda metà I a.C. - I d.C. fine IV - inizi III a.C. fine IV - II a.C.

Giontella 1996, n. 315

fine VI - secondo quarto IV a.C.

Cristofani 1973, tomba I, n. 4, fig. 183

III - inizi II a.C.

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio 1396 1397 1398 1399 1400

bronzo materiali edilizi materiali edilizi reperti malacologici reperti osteologici

oggetto tessere mosaico lastrina marmo

2 51

Sito: 31 coord. UTM: 295926/4778355 1401 1402 1403 1404 1405 1406 1407 1408 1409

vernice nera ceramica grigia ceramica comune ceramica comune ceramica comune anfora anfora unguentario reperti osteologici

1 1 1

coperchio

Sito: 32 coord. UTM: 295723/4778369

mq: 5

visibilità: ottima orlo parete orlo parete fondo ansa parete parete

mq: 3600

visibilità: ottima

1412 1413 1414 1415 1416

* pareti sottili

olletta

orlo

1

1417

* pareti sottili

olpe

orlo

1

1418 1419 1420 1421

pareti sottili pareti sottili pareti sottili * ceramica grigia

coppetta

orlo parete fondo orlo

5 6 1 1

1422

* ceramica grigia

ciotola

orlo

1

1423

* ceramica grigia

ciotola

orlo

1

1424 1425 1426 1427 1428 1429 1430 1431 1432 1433

ceramica grigia ceramica grigia ceramica grigia * ceramica grigia ceramica grigia ceramica impasto ceramica impasto ceramica impasto ceramica impasto sigillata italica

orlo ansa parete fondo fondo orlo ansa parete fondo parete

33 10 17 1 10 36 3 44 15 8

1411

1434 1435 1436 1437 1438

* sigillata italica sigillata italica sigillata africana A1 sigillata africana A1 sigillata africana D

orlo

1

parete

4

coperchio

orlo parete fondo orlo

4 9 3 1

olla

piatto

tot. campioni: 70

1 3 1 6 1 1 1 1 57

vernice nera sovradip. vernice nera sovradip. vernice nera vernice nera vernice nera pareti sottili

1410

densità: molto alta

densità: alta

tot. campioni: 403

Mercando 1979, p. 233, fig. 148e Olcese 1993, p. 276, fig. 68, n. 123

fine I a.C. – prima metà I d.C.

cfr. tipo Morel 1734 a 1 Bonomi Ponzi 1997, tomba 45, n. 2 Giontella 1996, nn. 123-124 cfr. tipo Morel 2643 b 1 Bonomi Ponzi 1997, tomba 45, n. 2 Giontella 1996, nn. 123-124 cfr. tipo Morel 2643 b 1

IV a.C.

età augustea – IV d.C.

fine IV – inizi III a.C. età ellenistica metà III a.C. fine IV – inizi III a.C. età ellenistica metà III a.C.

seconda metà I a.C. – I d.C. bollo in p.p., [.]. VM; CVArr 2395 Cipiciani-Donnini 2000, n. 8.

età tiberio-claudia

fondo

1

fondo

2

Età tiberio-claudia seconda metà I a.C. – I d.C.

orlo

1

fine I – metà II d.C.

parete

2

fine I – metà II d.C.

parete

1

fine III – VII d.C.

98

La carta archeologica del territorio

1440 1441

sigillata africana C2 * ceramica comune ceramica comune

1442

1439

fondo

1

coperchio coperchio

presa orlo

1 1

* ceramica comune

olla

orlo

1

1443

* ceramica comune

tegame

orlo

1

1444

* ceramica comune

olla

orlo

1

1445

* ceramica comune

olla

orlo

1

1446

* ceramica comune

olletta

orlo

1

1447

* ceramica comune

brocca

orlo

1

1448

* ceramica comune

pentola

orlo

1

1449

* ceramica comune

tegame

orlo

1

1450

* ceramica comune

tegame

orlo

1

1451

* ceramica comune

bacile

orlo

1

1452 1453 1454 1455 1456 1457 1458 1459

* ceramica comune * ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune * ceramica comune ceramica comune

mortaio mortaio mortaio

orlo orlo orlo orlo ansa parete fondo fondo

1 1 1 13 7 4 1 10

1460

* anfora

anfora

orlo

1

1461 1462 1463 1464 1465 1466 1467 1468 1469 1470 1471 1472 1473 1474 1475 1476 1477

* anfora * anfora * anfora anfora anfora unguentario vetro vetro pasta vitrea bronzo ferro laterizi materiali edilizi materiali edilizi materiali edilizi materiali edilizi reperti osteologici

anfora anfora anfora

orlo orlo orlo orlo ansa parete orlo parete

1 1 1 1 13 1 1 1 1 1 2 1 32 1 1 1 69

piatto

tessere lamina scoria fusione matt. Romboidale tessere mosaico intonaco lastra marmo lastrina marmo

Sito: 33 coord. UTM: 295630/4779190 1478 1479 1480 1481 1482 1483 1484 1485 1486

sigillata italica sigillata italica sigillata italica pareti sottili pareti sottili pareti sottili * ceramica comune * ceramica comune * ceramica comune

olla olletta pentola

mq: 1350

III – inizi IV d.C.

Cipollone 1984-85, p. 134, tipo XCIX Cipollone 1984-85, p. 122, tipo LVIII Storti-Paribeni 1990, p. 218, n. 178, fig. 118 Cristofani 1973, tomba C, n. 13, fig. 183 Piraino 1999, p. 301, fig. 239,279 Piraino 1999, p. 299, fig. 233,231 Piraino 1999, p. 293, fig. 212,91 Olcese 1993, p. 228, fig. 46, n. 121 Piraino 1999, p. 299, fig. 253,11 e 254,12

OSTIA II, forma LI, p. 136, fig. 38 (accostabile alla Dressel 2-5) forma Dressel 2-4 tipo “Spello” tipo “Spello”

visibilità: ottima orlo parete fondo orlo ansa parete orlo orlo orlo

1 10 4 2 1 3 1 1 1

99

densità: media

II a.C. – I d.C. fine IV – III a.C. età ellenistica I d.C. età imperiale età flavia – II d.C. prima metà I a.C. età imperiale

fine I a.C. – inizi II d.C. seconda metà I a.C. – I d.C. metà I – II d.C. metà I – II d.C.

tot. campioni: 51 seconda metà I a.C. - I d.C. seconda metà I a.C. - I d.C. seconda metà I a.C. - I d.C.

Papi 1985, p. 100, tav. 28.7 Papi 1985, p. 104, tav. 29.21 Bergamini 1980, n. 710

III - V d.C. tarda età antonina fine I a.C. - I d.C.

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio 1487 1488 1489 1490 1491 1492 1493 1494 1495

* ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune anfora * mortaio dolio vetro reperti osteologici

catino

Sito: 34 coord. UTM: 295811/4779078 1496 1497 1498 1499 1500 1501 Sito: 35

sigillata italica * ceramica comune ceramica comune ceramica comune anfora moneta bronzo

orlo orlo ansa fondo ansa orlo orlo parete

mq: 3650

coord. UTM: 295719/4779458

visibilità: ottima

parete orlo ansa fondo ansa

olla

1 3 3 10 4 1 1 3 1

mq: 400

2 1 1 3 12 1

* sigillata italica sigillata italica

coppa carenata

orlo fondo

1 1

1504

* ceramica comune

tegame

orlo

1

1505 1506 1507 1508

* ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune

coppetta tegame olla

orlo orlo orlo fondo

1 1 1 4

Sito: 36 coord. UTM: 296237/4777320 1509

* sigillata italica

1510

sigillata italica

1511

* pareti sottili

mq: 300

piatto

bicchiere globulare

seconda metà I a.C. - I d.C. fine I a.C. - I d.C.

AE III

IV d.C. (?)

1

parete

3

parete

2

1512

* ceramica comune

olla

orlo

1

1513

* ceramica comune

olla

orlo

1

1514

* ceramica comune

olla

orlo

1

1515

* ceramica comune

olla corpo panciuto

orlo

1

1516

* ceramica comune

olletta

orlo

1

1517

* ceramica comune

olletta

orlo

1

1518

* ceramica comune

olletta

orlo

1

1519 1520

* ceramica comune * ceramica comune

pentola tegame

orlo orlo

1 1

1521

* ceramica comune

tegame

orlo

1

1522

* ceramica comune

tegame

orlo

1

1523

* ceramica comune

tegame

orlo

1

1524

* ceramica comune

tegame

orlo

1

100

densità: alta

tot. Campioni: 10

AFC II, p. 388, tav. CXXIV, 17 Piraino 1999, pp. 318-319, fig. 247,11

visibilità: ottima orlo

tot. campioni: 20

Bergamini 1980, n. 625

visibilità: ottima

1502 1503

densità: bassa

densità: molto alta

AFC II, p. 196, tav. LVII, 6 (tipo Pucci VIII, varietà 4)

20-25 – inizi II d.C. seconda metà I a.C. – I d.C. età imperiale

tot. campioni: 39 20 a.C. - 15 d.C. seconda metà I a.C. - I d.C.

AFC II, p. 263, tav. LXXXIV, 1 (tipo Ricci 1/91) per la decorazione: AFC II, p. 316, tav. CII, 4 (tipo 5m) Mercando 1982, tomba 95, n. 1 Papi 1985, p. 104, tav. 29.18 Barbieri 1989, p. 108, n. 118, fig. 19,3 Bergamini 1983-84, tomba 62, n. 2 Mercando 1979, p. 260, fig. 172s Papi 1985, pp. 105-106, tav. 30.6 Piraino 1999, p. 299, fig. 232,214 Piraino 1999, p. 299, fig. 233,232 Papi 1985, p. 98, tav. 26.9 Martinez 1999, p. 139, fig. 33 Olcese 1993, pp. 227-228, fig. 46, n. 120 Monacchi 1986-87, p. 157, tav. VIII,8 Olcese 1993, p. 228, fig. 46, n. 123 Olcese 1993, p. 228, fig. 46, n. 122

età augustea - età flavia età augustea - II d.C. prima metà II d.C. prima metà I d.C. età imperiale I d.C. II - IV d.C. I - inizi III d.C.

I a.C. - I d.C. fine I d.C. - età antonina metà III - IV d.C. II - I a.C. 90 - 30 a.C. IV - V d.C. età imperiale

La carta archeologica del territorio 1525 1526 1527 1528 1529 1530 1531 1532 1533

ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune anfora anfora anfora anfora

coperchio

Sito: 37 coord. UTM: 296347/4779336 1534 1535 1536 1537 1538 1539 1540

mq: 2800

sigillata italica sigillata italica sigillata italica ceramica comune ceramica comune anfora moneta bronzo

Sito: 39

sigillata italica ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune anfora laterizi

olla stamnoide

* ceramica comune

1549 1550 1551

ceramica comune anfora dolio

orlo orlo ansa ansa fondo ansa

mq: 2000 orlo

1

bacile

orlo ansa orlo

1 3 1

depurata acroma depurata acroma sigillata italica

seconda metà I a.C. – I d.C. seconda metà I a.C. – I d.C. seconda metà I a.C. – I d.C.

AE IV densità: molto bassa

densità: media

Rosi Bonci 1983, sch. 16, tav. 8g

visibilità: ottima orlo fondo fondo

IV – V d.C.

densità: media

2 1 1

1555

* ceramica comune

coperchio

orlo

1

1556

* ceramica comune

olla

orlo

1

1557 1558 1559

* ceramica comune * ceramica comune * ceramica comune

olla pentola tegame

orlo orlo orlo

1 1 1

1560

* ceramica comune

tegame

orlo

1

1561

* ceramica comune

tegame

orlo

1

1562

* ceramica comune

coppa

orlo

1

Papi 1985, p. 123, tav. 33.6

1563

* ceramica comune

coppetta

orlo

1

Olcese 1993, p. 229, fig. 46, n. 125

1564 1565 1566 1567

ceramica comune ceramica comune anfora anfora acroma depurata med.

ansa fondo orlo ansa

3 4 1 13

ansa

1

101

tot. Campioni: 6 metà II – V d.C.

tot. campioni: 59

seconda metà I a.C. - I d.C. Olcese 1993, p. 245, fig. 54, n. 175 Piraino 1999, p. 299, fig. 232,209 Bergamini 1980, n. 725 Bergamini 1980, n. 721 Piraino 1999, p. 290, fig. 196.4 Piraino 1999, p. 291, fig. 205.49 cfr. AFC I, p. 109, tav. LI, 15

1568

tot. campioni: 13 seconda metà I a.C. - I d.C.

visibilità: ottima

mq: 2500

tot. Campioni: 11

1 1 1 2 3 4 1

olla

Sito: 40 coord. UTM: 297011/4776014 1552 1553 1554

1 1 1 1 1 5 1

densità: molto bassa

visibilità: ottima

matt. da colonnetta

coord. UTM: 296044/4779871

1548

mq: 1550

3 4 2 1 4 1 2 6 1

visibilità: ottima orlo parete fondo orlo fondo ansa

Sito: 38 coord. UTM: 296026/4779476 1541 1542 1543 1544 1545 1546 1547

orlo orlo ansa parete fondo orlo collo ansa parete

età flavia - inizi II d.C. età imperiale fine I a.C. - I d.C. fine I a.C. - I d.C. prima metà IV d.C. IV - V d.C. VI d.C. età giulio-claudia - età antonina IV d.C.

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio 1569 1570 1571 1572 1573 1574 1575 1576

vetro vetro piombo laterizi materiale edilizio materiale edilizio materiale edilizio reperti osteologici

orlo ansa lamina tubulo cocciopesto matt. rettangolare lastra

Sito: 41 coord. UTM: 296884/4778133 1577

2 1 1 2 1 1 10 6

mq: 90

visibilità: ottima

peso da telaio

Sito: 42

mq: 2200

visibilità: buona

1578

* ceramica comune

olla

orlo

1

1579

* ceramica comune

piatto carenato

orlo

1

1580 1581 1582 1583

ceramica comune ceramica comune ceramica comune * anfora

orlo ansa fondo orlo

3 4 1 1

1584

* anfora

orlo

1

1585 1586 1587 1588 1589 1590

* anfora anfora maiolica arcaica pasta vitrea ferro * bronzo

orlo ansa fondo tessera mosaico chiodo amo

1 4 1 1 1 1

1591

urna cineraria

coperchio

1

1592

peso da telaio

1593 1594 1595

ceramica grigia ceramica comune

1596

* ceramica comune

1597 1598

ceramica comune ceramica comune

1599

* anfora

1600

*

1601 1602 1603 1604

mq: 1300

coppa

coperchio olla

anfora anfora anfora anfora vetro millefiori

Sito: 45 coord. UTM: 296730/4779700 1605 1606 1607

ceramica grigia * ceramica comune ceramica comune

densità: alta

Piraino 1999, p. 298, fig. 230,196 Piraino 1999, pp. 318-319, fig. 247,10

forma Pelichét 47 / Niedelbieber 76 / OSTA III, forma LX A tipo "Spello"

Famà 1985, p. 65, tav. 15.2 Feruglio 1969, nn. 1-6 Barbanera 1989, nn. 8a, 9a Uncini 1991, nn. 2-4

tot. campioni: 23 età imperiale età imperiale

I - III d.C. metà I - II d.C.

età traianea - età severiana II - inizi I a.C. II - inizi I a.C. II - inizi I a.C.

1

coord. UTM: 296924/4778922

* vernice nera

tot. Campioni: 1

1

coord. UTM: 297096/4778763

Sito: 43

densità: molto alta

olla tegame

mq: 4500

visibilità: ottima

fondo

1

fondo orlo orlospalla ansa fondo

1 1 1

orlo

1

orlocollo orlo ansa fondo parete

1 1 7 4 1

decorazione: Valentini 1993, nn. 375, 377 Schippa 1979, n. 14 Schippa 1996, n. 169

Ragni 1997, p. 688, tav. VI, 1

tot. Campioni: 23 fine IV a.C. metà IV – inizi III a.C. 320 – 280 a.C.

I a.C. – inizi III d.C.

3 1 OSTIA I, forma H, variante 3, p. 101, fig. 464

visibilità: ottima fondo orlo ansa

densità: alta

1 1 1

102

densità: bassa

Ragni 1997, p. 688, tav. VI,5

tot. campioni: 18 I - inizi III d.C.

La carta archeologica del territorio 1608 1609 1610 1611 1612 1613

ceramica comune * anfora anfora anfora dolio ferro

fondo orlo ansa puntale

orlo placca

Sito: 46 coord. UTM: 298075/4776323 1614

ceramica comune

1615

* ceramica comune

1616 1617 1618 1619 1620 1621 1622 1623

ceramica comune ceramica comune anfora dolio ceramica malcotta ferro piombo peso da telaio

Sito: 47 1624 1625 1626 1627 Sito: 48 1628 1629 1630 1631 1632 1633 1634 1635 1636 Sito: 50 1637 1638

presa

1

olla

orlo

1

orlo fondo ansa orlo

1 3 4 1 2 1 1 1

grumo scoria fusione grappa

ceramica comune anfora acroma depurata med. vetro coord. UTM: 297951/4777318

olla

coord. UTM: 298530/4776866 sigillata italica sigillata italica

mq: 4200 orlo ansa

1 5

fondo

1

parete

1

mq: 3700

visibilità: ottima

parete piede orlo orlo ansa fondo orlo ansa orlo mq: 2550

2 1 1 2 4 2 1 10 1

4 6

* pareti sottili

piattello

fondo

1

1640

* ceramica comune

olla

orlo

1

1641

ceramica comune

orlo

2

1642

* ceramica comune

coperchio

orlo

1

1643 1644 1645 1646

ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune

coperchio

presa ansa parete fondo

1 4 1 3

1647

* anfora

orlo

1

1648 1649

* anfora anfora

orlo ansa

1 8

1650

* anfora

puntale

1

orlo

1

ceramica malcotta

103

densità: media

tot. Campioni: 16 età traianea – età tardoantica

densità: bassa

tot. campioni: 8

densità: bassa

tot. Campioni: 24

Bergamini 1980, n. 745

seconda metà I a.C. – I d.C. seconda metà I a.C. – I d.C. fine I a.C. – I d.C.

Monacchi 1983, sch. 3, tav. 1g

fine I – prima metà II d.C.

visibilità: ottima

orlo parete

seconda metà II - III d.C.

Monacchi 1986-87, p. 23, fig. 15,24

visibilità: ottima

1639

1651

Africana I (o Africana piccola)

visibilità: ottima

coperchio

coord. UTM: 297763/4777144

sigillata italica sigillata italica * ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune * anfora anfora ceramica malcotta

mq: 1400

1 1 9 1 2 1

densità: alta

tot. campioni: 43 seconda metà I a.C. - I d.C. seconda metà I a.C. - I d.C.

Bergamini 1988, tomba 44, fig. 19 Piraino 1999, p. 297, fig. 299,185-186 Bergamini 1983-84, tomba 77, n. 9

OSTIA I, forma A, pp. 99-100, fig. 451 LUNI II, p. 546, tav. 281,19 OSTIA II, forma LI, p. 135, fig. 29

seconda metà I - inizi II d.C. prima metà I d.C. seconda metà I d.C.

I-IV d.C. seconda metà IV d.C. (?) 10 - 65 d.C.

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio 1652 1653 1654 1655 1656

ceramica malcotta ceramica malcotta vetro bronzo pasta vitrea

1657

moneta bronzo

parete fondo parete specchio tessera mosaico

1

Sito: 51 coord. UTM: 298273/4777742 1658 1659 1660 1661 1662 1663

* sigillata italica sigillata italica ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune

1 1 2 1 1

mq: 4650

scodella coperchio

visibilità: ottima

orlo

1

parete presa orlo ansa fondo

4 1 2 6 1

orlo

1

1664

* anfora

1665

* anfora

orlo

1

1666

* anfora

orlo

1

1667

* anfora

orlo

1

1668

* anfora

orlo

1

1669

anfora

ansa

69

1670

* anfora

puntale

1

orlo

1

ansa parete

4 8 1 1 1

1671 1672 1673 1674 1675 1676 Sito: 52 1677 1678 Sito: 53 1679 Sito: 54 1680 1681 1682 1683

ceramica v.n. malcotta ceramica malcotta ceramica malcotta ferro materiale edilizio materiale edilizio

chiodo matt. da colonna matt. rettangolare

coord. UTM: 298551/4777813

mq: 480

vernice rossa interna anfora

ansa mq: ?

1686

* ceramica comune

1687 1688 1689 1690 1691

ceramica comune ceramica comune * anfora anfora dolio

seconda metà I a.C. – I d.C.

Mercando 1982, tomba 25, fig. 131,2; tomba 74, fig. 193,3 tipo “Spello” OSTIA I, forma VII, p. 109, fig. 546 Africana I (o Africana piccola) OSTIA I, forma V A, p. 107, fig. 535

seconda metà II – inizi III d.C. metà I – II d.C.

OSTIA III, forma V, p. 602, fig. 192

fine II d.C. – età diocezianea

densità: bassa

III d.C. – età costantiniana seconda metà II – III d.C. I d.C. – età dioclezianea

tot. campioni: 2

1 1 densità: ------

tot. Campioni: 1

1

coord. UTM: 298115/4778469

1685

tot. Campioni: 106

seconda metà I a.C. – I d.C.

visibilità: ottima

peso da telaio

densità: alta

348 - 361 d.C.

AFC II, p. 387, tav. CXXIII, 14 (forma Pucci XIV, varietà 2)

visibilità: ottima

fondo

coord. UTM: 298247/4778165

vernice nera sigillata italica sigillata italica sigillata italica sigillata africana C3-4 (?) ceramica comune

1684

anfora

AE III, follis, felicitas temporum reparatio

mq: 2950

visibilità: ottima

densità: media

tot. campioni: 17

orlo orlo parete piede

1 1 1 1

seconda metà I a.C. - I d.C. seconda metà I a.C. - I d.C. seconda metà I a.C. - I d.C.

fondo

1

inizi IV - metà V d.C.

coperchio

orlo

1

olla

orlo

1

Piraino 1999, p. 301, fig. 238,274

età imperiale

1 4 1 3 1

Africana I (o Africana piccola)

seconda metà II - III d.C.

doliolo

ansa fondo orlo ansa fondo

104

La carta archeologica del territorio Sito: 55 1692 1693 1694 Sito: 56

coord. UTM: 298126/4779873 anfora anfora dolio

mq: 900

visibilità: ottima

ansa puntale

doliolo

coord. UTM: 298506/4780030

orlo mq: 1500

visibilità: ottima

* ceramica comune

coperchio

orlo

1

1696

ceramica comune

coperchio

orlo

1

1697

* ceramica comune

olla

orlo

1

1698 1699

* ceramica comune * ceramica comune

olla olla

orlo orlo

1 1

1700

* ceramica comune

olletta

orlo

1

1701

* ceramica comune

brocca

orlo

1

1702

* ceramica comune

brocca

orlo

1

1703

* ceramica comune

pentola

orlo

1

1704

* ceramica comune

tegame

orlo

1

1705

ceramica comune

12

1706

ceramica comune

1707 1708 1709 1710

ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune

orlo orloansa ansa parete parete fondo

10 1 1 4

orlo

1

ansa

3

orlo

1

1712 1713 1714 1715 1716 1717 1718 1719 Sito: 57 1720 1721 1722 1723

* anfora anfora acroma grezza med. materiale edilizio materiale edilizio reperto malacologico reperto osteologico reperto osteologico reperto osteologico

1725 1726

dolio dolio

tot. campioni: 84

Bergamini 1983-84, tomba 43, n. 2 Monacchi 1986-87, p. 25, fig. 15,28 Bergamini 1980, n. 725 Bergamini 1980, n. 725 Bergamini 1983-84, tomba 33, n. 5 Olcese 1993, pp. 285-286, fig. 73, n. 316 Olcese 1993, p. 285, fig. 73, n. 313 Mercando 1979, p. 179, n. 13, fig. 90h Olcese 1993, p. 228, fig. 46, n. 122

I d.C. età imperiale fine I a.C. - I d.C. fine I a.C. - I d.C. fine I d.C. media età imperiale I - III d.C. I a.C. - II d.C. età imperiale

1

OSTIA I, forma H, variante 3, p. 101, fig. 464

1 1 zanna denti

mq: 3000

sigillata italica ceramica comune anfora bacile * dolio

densità: alta

1

coord. UTM: 298742/4780649

1724

Sito: 58

lastra malta

tot. Campioni: 3

1 1 1

1695

1711

densità: bassa

coord. UTM: 298879/4780779

1 7 29 visibilità: sufficiente

parete fondo ansa fondo

1 1 6 1

orlo

1

orlo parete

1 1

mq: 2500

* ceramica comune

coperchio

presa

1

1728

* ceramica comune

coperchio

orlo

1

1729

* ceramica comune

coperchio

orlo

1

105

tot. campioni: 12 seconda metà I a.C. – I d.C.

Moltò Poveda 1999, p. 167, tipo 5, fig. 7

visibilità: discreta

1727

densità: bassa

densità: bassa

Oleson-Oleson 1987, p. 255, fig. XI,126 Cipollone 1984-85, p. 140, tipo CXXXI

età imperiale

tot. campioni: 13

metà II - fine IV d.C.

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio

1730

*

1731 1732

ceramica comune * ceramica comune ceramica comune

1733

ceramica comune

1734 1735 1736 1737

ceramica comune anfora materiale edilizio bronzo

1738

moneta bronzo

Sito: 59

tegame

orlo presa orlo orloansa ansa ansa

matt. pavimentale

coord. UTM: 299022/4780348

mq: 3450

1 1 1 2 1 1 1

aes rude

1

AE III

visibilità: ottima

* vernice nera vernice nera depurata acroma

coppa

fondo fondo ansa

1 1 1

1742

* pareti sottili

olletta

orlo

1

1743

* pareti sottili

boccalino

orlo

1

1744

* ceramica grigia

bicchiere

orlo

1

1745

* ceramica grigia

piattello

fondo

1

parete

2

sigillata italica

1747

* ceramica comune

coperchio

orlo

1

1748

* ceramica comune

olla

orlo

1

1749

* ceramica comune

olla

orlo

1

1750

* ceramica comune

olla

orlo

1

1751

* ceramica comune

brocca

orlo

1

1752

* ceramica comune

pentola

orlo

1

1753 1754 1755 1756 1757 1758

* ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune ceramica comune anfora

presa orlo orlo ansa fondo ansa

1 1 4 3 12 2

1759

* bacile

orlo

1

1760

* mortaio

orlo

1

1761

* dolio

1762

dolio

1763 1764 1765 1766 1767

dolio dolio vetro piombo materiale edilizio

testo

doliolo coperchio doliolo tondello matt. pavimentale

orlo orlopresa orlo orlo fondo

seconda metà IV - metà V d.C.

1

1739 1740 1741

1746

Piraino 1999, p. 290, fig. 199.19 e fig. 200.21

1 1 3 1 1 1 1

106

secondo-terzo quarto IV d.C. densità: media

Bergamini 1988, tomba 25, fig. 6 AFC II, p. 271, tav. LXXXVI, 6 (tipo Ricci 1/117) Lippolis 1984, p. 130, n. 168, tav. XXXVIII Scarpignato 1988-89, p. 199, tav. VI,13

tot. campioni: 49

I d.C. età flavia - II d.C. II a.C. - età augustea fine IV a.C. seconda metà I a.C. - I d.C.

Papi 1985, pp. 242-244, tav. 65.13-14 Bergamini 1980, n. 1227 Bergamini 1983-84, tomba 28, n. 1 Bergamini 1983-84, tomba 38, n. 1 Giannelli-Ricci 1970, pp. 9495, fig. 399 Papi 1985, p. 96, tav. 24.15

Monacchi 1986-87, p. 29, fig. 18,55 Mariotti 1996, n. 419 Oleson-Oleson 1987, p. 255, fig. XI,103 Bergamini 1988, tomba 8, fig. 6

I d.C. fine I a.C. - I d.C. I d.C. I d.C. I - metà III d.C. età traianea - età tardoantica

fine II - V d.C. VI - II a.C. età claudia I - III d.C.

Carta archeologica del territorio

Fig. IV.1 – Carta di distribuzione dei siti del territorio di Civitella d’Arna su base IGM.

Fig. IV.2 – Carta di distribuzione dei siti del territorio di Civitella d’Arna su base IGM. Particolare.

107

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio

Fig. IV.3 – Siti 9 e 10. Rappresentazione grafica delle superfici di dispersione dei materiali dei due siti e delle aree entro cui è stata operata la raccolta differenziata dei reperti mobili (indicate dai numeri). Le zone tratteggiate (indicate dalle lettere A e B) si riferiscono a differenti concentrazioni pertinenti ad altrettanti fasi insediative.

Fig. IV.4 – Villa romana in loc. Ripa Ginestrella. Pianta redatta in occasione degli scavi del 1903 (edita in Rosi Bonci 1983, pp. 75-79).

108

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio

Figg. IV.7-8 – Sito 23, n. 865. Frazione radiata di follis (R-V).

110

Carta archeologica del territorio

Figg. IV.9-10 – Sito 27, n. 1234. Asse di Claudio (R-V).

111

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio

Fig. IV.11 – Sito 42, n. 1591. Frammento di coperchio di urna in travertino con defunto recumbente (si conserva la gamba sinistra coperta da panneggio).

112

CAPITOLO V LE NECROPOLI URBANE NEGLI SCAVI DEL XVIII E XIX SECOLO. DATI ARCHEOLOGICI E TOPOGRAFICI Lorena Rosi Bonci V.1 - Premessa Le uniche campagne di scavo effettuate presso Civitella d’Arna risalgono agli anni 1886, 1887, 1888, condotte dagli ispettori L. Carattoli e da G.F. Gamurrini, i cui risultati furono pubblicati in “Notizie degli scavi”. Si rinvennero tombe, in parte depredate, situate intorno al colle, precisamente in località La Madonna, sul versante orientale, in località Carpeneto ed Osteria, entrambe allineate lungo l’attuale SS Salaria - Fabrianese, e in località Pepaia (oggi Pescaja) 1 . Le necropoli hanno perlopiù restituito tombe a fossa e, in misura modesta, tombe a incinerazione contenenti urne cinerarie con coperchio a figura recumbente ed urne a coperchio cuspidato. La maggior parte del materiale rinvenuto duranti gli scavi è andato disperso; solo per pochi materiali è possibile una probabile identificazione con reperti conservati presso il Museo Archeologico di Perugia. V.2 - La Madonna Nel maggio 1886, in un podere di proprietà del Marchese Giuseppe degli Azzi, si rinvennero 2 tombe già depredate, che restituirono solo un’urna di travertino, non decorata, senza iscrizione, e due coperchi in travertino con figure recumbenti. Nell’ottobre 1887 si rinvennero 3 tombe ad inumazione, povere, contenenti resti di inumati, frammenti di ceramica comune, specchi metallici frammentati e molto ossidati, che potrebbero identificarsi con i tre specchi lisci in bronzo presso il Museo di Perugia, inv. Bellucci 1133-1134-1135 (fig. V.20), che Briziarelli indica provenienti da “Necropoli di Civitella d’Arna” 4 , descrivendoli singolarmente anche con raffigurazioni. Sono in pessimo stato di conservazione. V.3 - Pepaja (Pescara) Tra maggio e giugno 1886, in un podere del marchese Giuseppe degli Azzi, si rinvennero 5 delle tombe ad incinerazione, depredate, che restituirono, secondo la descrizione di Carattoli: un’urna di travertino di cm. 50 x 23, decorata nel prospetto da una patera ombelicata, con “coperchio triangolare”, alto sino al vertice cm. 42, decorato da un rosone in rilievo; un “coperchio triangolare” con fiore nel prospetto, alto cm. 45 e largo cm. 22 ed un coperchio di urna in travertino a kline, lungo cm. 56, con figura di donna 1

Il toponimo non risulta oggi attestato nell’uso comune, né sembra ricordato dalla tradizione locale. È probabile che, a causa di un’errata lettura, indicasse il podere oggi denominato Pescara o Pescaja, attestato già in documenti del ‘600, come nel Ms. delle Decime, presso l’Archivio Parrocchiale di Civitella d’Arna, ubicato nell’area settentrionale del colle. 2 Carattoli 1886, p. 142. 3 Carattoli 1888, pp. 725-726. 4 Briziarelli 1953-57, p. 34. 5 Carattoli 1886, p. 287.

recumbente con collana pendente, armille, ventaglio nella sinistra e fiore nella destra, della lunghezza di cm 56. Si rinvennero poi tombe ad inumazione, coperte da tegoloni fittili, contenenti, oltre ai resti di inumati, due orecchini d’oro e uno specchio decorato, in buono stato di conservazione, raffigurante il “Giudizio di Paride”. Gli scavi restituirono inoltre “frammenti di ceramica aretina con marchi in planta pedis, tazze con eleganti decorazioni, una fiasca, due vasi semplici, quattro balsamari, due lucerne fittili, tredici balsamari in vetro, mezzo anello, un grosso chiodo di ferro”. Urne con coperchio cuspidato (figg. V.1-3). Nonostante la difficoltà di identificare i materiali sopra descritti, a causa di descrizioni sommarie, nel caso dell’urna e dei due coperchi, è interessante il confronto con urne cuspidate presenti presso il Museo Archeologico di Perugia. Si tratta di tre urne erroneamente attribuite ad una necropoli di Monteluce (Perugia) da H. Brunn 6 e da A. Paoletti 7 , sulla base dell’inventario Bellucci (nn. 231, 232, 233). Da un esame più approfondito si può ipotizzare che le stesse urne rispettivamente registrate con i numeri d’inventario 1966, 1967, 1968 nel Catalogo 1886 (presso il Museo Archeologico di Perugia) provengono invece da Civitella d’Arna. L’errore fu favorito probabilmente dal fatto che in Notizie degli Scavi 1886, nella stessa p. 411, Carattoli descrive sia gli scavi presso Monteluce (in località Boscaccino, che restituirono tre urne in travertino non decorate), sia quelli presso Civitella d’Arna 8 . Pertanto, in base a tale ipotesi, si possono effettuare confronti molto vicini tra l’urna rinvenuta nel 1886 in località Pescaja e una delle tre urne sopra citate, quella ora conservata presso il Museo Archeologico, inv. Comunale 349 (inv. Bellucci 232, Catalogo 1886 n. 1967; fig. V.1). Il Catalogo 1886 la descrive come proveniente da una proprietà di G. degli Azzi in Civitella d’Arna, decorata nella cassa, di cm. 50 x 20, da una patera ombelicata, e nel coperchio triangolare, alto cm 42, da “decorazione ornativa”. Questa, esposta presso il Museo, in travertino molto poroso e fessurato, ha la forma di un parallelepipedo a base rettangolare di cm 45x27, con la fronte alta cm 50, rastremata verso l’alto, di forma trapezoidale, che presenta uno specchio ribassato, racchiuso entro cornice, occupato nel mezzo da una patera ombelicata. Il coperchio, formato da una lastra spessa, a base rettangolare di cm 43x26, culmina a timpano per un’altezza di cm 42. La fronte del coperchio, volta dalla stessa parte della fronte dell’urna, presenta uno specchio ribassato di forma triangolare e racchiuso entro una cornice, decorato nel centro da un fiore a rilievo a quattro petali lisci. Sui fianchi a contatto con l’urna presenta incavi per grappe a coda di rondine, perfettamente corrispondenti sulla parte superiore del fianco della cassa, così da poterla considerare un’urna omogenea. Pertanto gli elementi di somiglianza sopra riportati, dalla forma, alle

6

Brunn 1870, vol. III, p.229, fig.57. Paoletti 1923, pp. 35-36. 8 Carattoli 1887, pp. 167- 170. 7

113

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio decorazioni, alle misure, seppure leggermente discrepanti, possono suggerire una identificazione tra l’urna da Pescaja e l’urna inv. 349 del Museo Archeologico di Perugia. Il secondo coperchio proveniente da Pescaja, a sua volta, trova confronti, per la forma, la decorazione e le misure, con il coperchio dell’urna esposto presso il Museo Archeologico di Perugia, inv. Comunale 351 (inv. Bellucci 233, Catalogo 1866 n. 1968 (fig. V.2). Questo consiste in un blocco a base rettangolare di cm 46x23, che si alza a forma di timpano triangolare per un’altezza di cm 45. Lo specchio ribassato entro la cornice comprende nel mezzo un fiore a rilievo con bottone centrale e otto petali doppi. Nel Catalogo 1886 il coperchio è pertinente ad un’urna decorata sulla fronte da due pelte, così come compare nell’attuale esposizione museale. La cassa dell’urna, a forma di parallelepipedo, anteriormente poggia su due peducci. La fronte, larga cm. 47, alta cm. 35, spessa cm. 32, presenta un campo ribassato e racchiuso entro una cornice, occupato da due pelte a rilievo, terminanti in piccole volute, attraversate longitudinalmente da due foglie di quercia; nel senso della lunghezza le due pelte sono unite da altre due foglie dal margine liscio, tramite un bottone. La decorazione corrisponde a quella descritta piuttosto genericamente da Gamurrini a proposito di un’urna proveniente da una tomba depredata presso località Osteria, decorata da “due pelte amazzoniche legate insieme” 9 . Si ritiene pertanto che possa esserci stata un’associazione erronea, considerata anche la presenza di incavi nel coperchio, che non si riscontrano nell’urna sottostante, per cui esso non sembrerebbe pertinente alla cassa. La terza urna con coperchio cuspidato (inv. Comunale 350, inv. Bellucci 231) esposta presso il Museo Archeologico di Perugia, non corrisponde alla descrizione e all’associazione data dal Catalogo 1886 n. 1966, laddove la cassa, di cm. 50 x 23, risulta decorata da un rombo ombelicato mentre il coperchio, alto cm. 42, è descritto come decorato da un rosone. L’urna, nell’attuale esposizione museale (fig. V.3), ha forma di parallelepipedo rastremato verso l’alto, la cui base misura cm. 52,5 x 28,5. La fronte, di forma trapezoidale, alta cm. 50, presenta un campo effettivamente occupato da una losanga, incavata internamente e segnata da quattro lievi solchi, che dipartono da un umbone centrale, sì da somigliare ad un fiore campanulato a quattro petali, seppure stilizzato. La fronte alla base presenta un leggero ribassamento di preparazione per formare i peducci. Solo il fianco sinistro riporta in alto un incavo con un foro, cui ne corrisponde un altro simile nel coperchio. Il fianco destro porta solo una traccia di scalpellatura, mentre nel coperchio manca ogni traccia di incavo. Questo consiste in una lastra spessa, la cui base rettangolare misura cm. 34,5 x 30. La fronte si alza a timpano per un’altezza di cm. 42, decorata, anziché da un rosone, da due pelte irregolari terminanti alle estremità con due spirali, mentre la parte cuspidale del coperchio è riempita da un elemento vegetale e floreale, come un bocciolo stilizzato. Anche quest’urna, in base alla decorazione della cassa, trova confronti con quella descritta da Carattoli a proposito degli scavi presso la località Osteria 10 , decorata da

9

Gamurrini 1887, p. 85. Carattoli 1886, p. 411.

10

“un cerchiello dentro losanga”, di cui purtroppo non si hanno le misure per una puntuale identificazione. Le urne in travertino con coperchio cuspidato non sono diffuse in genere nel territorio perugino alla destra del Tevere e infatti, se le tre urne sopracitate fossero provenute realmente da Monteluce, allo stato attuale delle conoscenze, sarebbero state un’eccezione. La stessa tipologia e decorazione ornamentale si ritrova in un gruppo di urne, senza iscrizione, inedite, ubicate presso la Villa Piccolomini a Colombella (proprietà privata), nel territorio a sinistra del Tevere, a circa 3 km da Civitella 11 , di cui non si conosce l’esatta provenienza. Trovano inoltre stretti confronti, sia per la forma che per la decorazione, soprattutto per il motivo a pelte spiraliformi e il fiore a doppio petalo, con urne provenienti dal territorio assisiate, conservate presso il Museo Civico di Assisi, che hanno iscrizioni latine sulla base del coperchio e si possono datare tra il I sec. a. C. ed il I sec. d. C. 12 . La stessa tipologia è riscontrabile inoltre tra le urne del territorio mevanate, conservate presso il Museo Civico e l’Antiquarium di Bevagna, e negli esemplari murati in un edificio (già casa Schiavoni) a Montefalco 13 . Si tratta dunque di una produzione diffusa tra molti centri umbri alla sinistra del Tevere, in età ellenistica, di probabile derivazione perugina, che però finisce per assumere una tipologia caratterizzata da una particolare tettonica, come la marcata altezza del coperchio cuspidato (dai 35 ai 42 cm), la cassa con fronte rastremata, la scelta di determinati soggetti figurati schematici con valore ornamentale (perlopiù la rosetta a quattro, sei o otto petali, le pelte terminanti in volute, la patera ombelicata). Si può così essere d’accordo con chi ipotizza una produzione peculiare legata ad un originario sostrato umbro-italico 14 o, comunque, ad un processo di semplificazione e astrazione, che raggiunge risultati diversi dalla coeva produzione ellenistica perugina. La datazione degli esemplari di Arna, per la sommarietà e schematicità iconografica, in mancanza di iscrizioni, è attribuibile al I sec. a. C. – I sec. d. C. V.4 - Osteria Tra il 29 e 30 ottobre 1886 si rinvennero tre tombe a cassa 15 , di cui una già depredata e le altre due intatte, contenenti resti dell’inumato ed il corredo. Nell’una un vaso fittile, frammenti di oggetti d’argento, un piccolo attrezzo rurale. Nell’altra balsamari fittili, un vaso fittile, anelli d’osso, frammenti di avorio figurato (forse del rivestimento di un letto funerario), un bacile e un galletto. Ai piedi dell’inumato, identificabile con una donna, un vasetto frammentato in argento. Sul lato sinistro, in corrispondenza della postura della mano, due anelli d’oro, l’uno intrecciato a cordoncino, l’altro con

11

Da una comunicazione della Prof. ssa Gianna Dareggi. Diebner 1986, pp. 63-68. In particolare Ambrogi identifica in un gruppo di cippi-urne di Assisi quelle ad alto coperchio del tutto assimilabili a quelle da Civitella (Ambrogi 1984, nn. 31-36, pp. 52-53). 13 Manca 2005, pp. 167-190. 14 Ambrogi 1984, p. 37; Manca 2005, p. 167. 15 Carattoli 1886, p. 411. 12

114

Le necropoli urbane castone con “pietra orientale, forse giacinto”. Vicini al cranio, due orecchini d’oro in filigrana e un’anfora fittile. A proposito di quest’anfora, nonostante la mancata descrizione non ne permetta un’identificazione precisa, Paoletti la identifica con la kelebe (inv. Bellucci 95, Lupattelli 1914, Comunale 793), citata quindi nell’inventario di Briziarelli come proveniente da una delle tombe a cassa degli scavi di Osteria, inv. 1886 n. 98 16 (fig. V.4). L’ispettore Carattoli passa quindi a descrivere sommariamente quattro urnette di travertino, provenienti da qualche tomba andata distrutta nei dintorni, che egli vide nel cortile della casa presso cui si era scavato (ipotizzabile dunque, ma non certa, è la provenienza da Osteria). Ne descrive solo l’iconografia: “nella prima una ninfa su ippocampo, nella seconda uno scudo, nella terza due pelte amazzoniche legate insieme (motivo che ricorda quello presente nell’urnetta da Pescaja), nella quarta un cerchiello dentro losanga” 17 . Una di esse aveva un coperchio a kline, su cui giaceva un uomo con patera nella sinistra. Un’altra aveva nel coperchio una figura femminile distesa su cuscini, con ventaglio nella sinistra e un fiore nella destra. L’iconografia di entrambi i due coperchi è molto diffusa tra quelli a kline delle urne perugine. In particolare, la figura femminile che teneva il ventaglio nella sinistra, si può confrontare con la figura giacente descritta da Carattoli come proveniente da località Pescaja, lunga cm. 58, ornata da collana e armille. Questi due coperchi con figura femminile ricordano nei particolari iconografici il coperchio con figura recumbente presso il magazzino del Museo (inv. Lupattelli 432, inv. Bellucci 171), proveniente dagli scavi del 1886 dalle proprietà di Giuseppe degli Azzi 18 (fig. V.5). È ricavato da un unico blocco di travertino molto fessurato, costituito da una lastra piuttosto spessa, a base rettangolare di cm. 62 x 40, alta cm. 40, frammentata in due angoli opposti. La figura della defunta, coricata sul fianco sinistro, poggia il gomito e l’avambraccio sinistro su due cuscini e tiene nella mano sinistra un ventaglio a foglia, volto verso l’alto. Il braccio destro è disteso lungo il corpo e la mano destra stringe un fiore dalla corolla aperta. Veste una tunica cinta sotto il petto da una cintura annodata, sopra cui indossa un mantello che ricopre anche il capo e ricade sulla spalla sinistra, avvolgendosi intorno all’avambraccio sinistro. La donna è ornata da due armille nel braccio destro, da una collana e da orecchini. Tutta la figura, il drappeggio e il volto sono resi molto sommariamente. Un’eventuale identificazione con una delle urne sopra citate non è corroborata pienamente dai dati relativi alle misure, leggermente discrepanti nel caso di Pescaja (tenendo conto però della base frammentata), non espressi nel caso di Osteria.

Nel dicembre 1886 si rinvennero, senza alcuna descrizione del tipo di tomba 19 , un vaso e due balsamari fittili, frammenti di avorio, una sedia in bronzo (la quale, sulla base di altri simili rinvenimenti, si potrebbe identificare con un letto funerario in bronzo). Inoltre sei urne in travertino, di cui tre lisce e tre decorate, di cui la prima “con serpe e putto”, le altre con elementi vegetali e vari coperchi non decorati. Nel marzo 1887 20 gli scavi restituirono quattro tombe a cassa e alcune tombe romane che andarono distrutte. La prima, del tipo a cassa, conteneva uno specchio decorato da quattro figure e due orecchini d’oro, a cerchio aperto con un’estremità a punta e l’altra a testa leonina, del tipo molto diffuso nel territorio perugino e in Etruria dalla seconda metà del IV sec. a. C. alla metà del III sec. a. C. Il motivo dell’orecchino a protome leonina si afferma in maniera preponderante nell’ambito delle oreficerie tarantine, con numerosi esemplari databili tra l’ultimo venticinquennio del IV e la metà del III sec. a. C., molto vicini al tipo descritto da Gamurrini21 . Sia lo specchio figurato che gli orecchini a protome leonina sono coerenti con una datazione della tomba nella seconda metà del IV sec. a. C. Del corredo della seconda tomba si descrive solo un anello d’argento frammentato, “nel cui castone erano incise due teste, maschile e femminile, l’una di fronte all’altra”, poi disperso. Gamurrini riferisce inoltre che durante gli scavi presso la necropoli di Osteria si rinvennero “anche vestigia di edifizio, come lo prova un’antefissa di terracotta con la testa di donna velata” 22 , che potrebbe identificarsi con l’antefissa a testa femminile (inv. Lupattelli 1916, inv. Bellucci 467) (fig. V.6), presso il Museo Archeologico di Perugia. Questa, frammentaria tutto intorno al nimbo e nel coppo, ha un’altezza max. conservata di cm. 19,5 mentre la base, frammentaria anch’essa, è larga cm. 18. L’argilla è arancio, molto depurata. Il volto femminile è ovale con lineamenti molto sommari, la punta del naso è abrasa, il mento rotondo e pieno, il collo carnoso, segnato da “anelli di Venere”. I capelli, mossi e separati da una solcatura, scendono ai lati del collo, raccolti in due coppie di boccoli. Alla base del collo mostra una collana a cordone con pendaglio e il chitone sommariamente pieghettato. Proviene da una matrice stanca del tipo a nimbo foliato e si può avvicinare a quella frammentaria da Bettona 23 . La terza tomba, in ordine di scoperta, conteneva il corredo di maggior pregio. Gamurrini così la descrive: “...La terza tomba compariva piuttosto ricca e vi si trovò pure il letto funebre disciolto, perché di legno. Era sostenuto da sei (sic!) belle basi di bronzo, affusate sopra e sotto con tre cerchi concentrici: agli angoli era poi rinforzato ed ornato da grandi borchie rotonde, parimenti di bronzo, delle quali una sola rimane; strisce di rame insieme rinvenute mostrano che a recingere il letto stesso erano state adoprate” 24 . 19

16

Paoletti 1923, p. 110, nota 3 e p. 495. Paoletti l’attribuisce agli scavi di Osteria (in Carattoli 1886, p. 411), dove, come si è detto, non è giustificabile una precisa identificazione. Il pezzo si ritrova anche nell’inventario di Briziarelli. (Briziarelli 1953-57, p. 76). 17 Motivo poco diffuso che ritorna nell’ urnetta da Civitella presso il Museo Archeologico di Perugia, inv. Comunale 350. 18 Briziarelli 1953-57, p. 14.

Carattoli 1886, p. 449. Gamurrini, 1887, pp. 85-87. 21 De Juliis, 1984. 22 Gamurrini 1887, p. 87. Una prima notizia in Rosi Bonci 2000, p.22, fig. 8. 23 Stopponi 2006, p. 251, nn. 192a e 192c. 24 La descrizione di sei basi di letto si può forse interpretare con il fatto che ciascun piede effettivamente era costituito da sei elementi bronzei, come in genere si può riscontrare nei letti ricomposti. 20

115

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio Il letto, purtroppo non identificabile presso il Museo Archeologico di Perugia, è attribuibile alla tipologia delle klinai in bronzo di età ellenistica di cui sono testimonianza almeno due esemplari rinvenuti casualmente nel territorio arnate nel 1787 e nel 1882, conservati presso il Museo Archeologico di Perugia (inv. 1381 e inv. 1103). Nella tomba, pertinente in base al corredo ad una donna, si rinvennero inoltre un paio di orecchini d’oro a rosetta da cui pendevano un’anforina e dei pendagli a catenella, un anello d’oro del peso di 15 grammi con granato, tre unguentari d’argento, di cui “due a bocciuolo” ed uno di forma globulare decorato a rilievo da festoni pendenti da una testa d’ariete, con coperchio a campanula. Inoltre vaghi di collana e lamine frammentate in argento, una bacinella in bronzo, un coperchietto sormontato da un gallo, una spatola in osso decorata a rilievo da una testa di pellicano ed un sestante di Todi coi tipi dell’ancora e della rana. Tutti i materiali sono riferibili ad ambito ellenistico e la stessa moneta è in uso a Todi dal III sec. a. C. In particolare, gli orecchini a rosetta con pendagli e anforina, trovano i confronti più vicini con una coppia di orecchini dalla necropoli del Palazzone di Perugia e con una coppia da Bettona 25 , databili, come gli unguentari e la kline, intorno al II sec. a. C. La quarta tomba era singolare per ori e vetri. Restituì due orecchini d’oro a rosetta da cui pendeva una serie di pendagli a catenella, chiuse e strette alla base da tre catenelle ondulate, di una tipologia particolarmente diffusa in età ellenistica, simili a quelli della tomba sopra citata, un grosso anello con castone sagomato a piramide che racchiudeva una pastiglia violacea e due unguentari in vetro turchino scuro con striature verdi a onde. Forse ad essa erano pertinenti anche due strigli, specchi lisci, pedine da gioco in osso e vetro. La tipologia dei materiali può datare la tomba con una continuità dal III al I sec. a. C. Nello scavo si distrussero anche tombe romane, da cui provenivano due vasetti di argilla rossa a bicchiere, “con bernoccoletti“ (probabile ceramica romana decorata alla barbotine), un frammento di ceramica aretina con marchio C. CISPI in planta pedis databile ad età tiberio-claudia 26 , un fondo di lucerna con iscrizione STROBILI, due monete in bronzo (una di Domiziano, una di Costantino) ed un’ampollina di vetro, materiali dunque databili a partire dal I sec a. C. V.5 - Civitella d’Arna (presso il castello) L’identità tipologica, così come l’omogeneità dei corredi, di particolare pregio, suggeriscono di collocare nell’area delle necropoli urbane di Arna due tombe a inumazione, rinvenute casualmente durante lavori agricoli presso il castello dell’attuale Civitella d’Arna, di cui non si conosce la precisa ubicazione del rinvenimento. La prima, rinvenuta nel 1787, nella solita forma a fossa coperta di tegoloni fittili, come le tombe in località Pescara e Osteria, conteneva, oltre i resti dell’inumato, una bulla d’oro, 25 26

Scarpignato 2002, p. 53. Per lo studio del bollo si veda: Donnini 2000, n. 3.

scomparsa al momento stesso della scoperta, e alcuni bronzi che sulla base della descrizione e del disegno di Vermiglioli (fig. V.7), sono stati identificati con i bronzi di rivestimento di quattro piedi di letto, conservati presso il Museo Archeologico di Perugia (inv. Bellucci 1381) 27 . Interpretati come “bisellium”, furono ricostruiti e integrati per le parti mancanti con altri bronzi, quindi scomposti e di nuovo ricomposti come sostegni di un tavolinetto, solo recentemente restaurati 28 e ricomposti sotto forma di sgabello (fig. V.8). Risultano costituiti da vari elementi bronzei, resi nella tecnica a fusione cava, separati e saldati, variamente modanati a gole, campanule, dischi, per un’altezza complessiva di cm. 52. La loro successione fa supporre un’appartenenza a mobili diversi e rende difficoltosa, in assenza della conoscenza dei dati del restauro, l’identificazione dei bronzi originari della tomba 29 . Il letto funebre, rivestito di lamine bronzee, comprendeva anche quattro elementi a disco, sporgenti da un corto fusto, posti a coronamento dei piedi. Su due di essi dovevano poggiare i due fulcra, terminanti in protomi di cane e bustini di Eroti, conservati presso il Museo Archeologico di Perugia inv. Bellucci 796, inv. Vermiglioli 215, inv. Comunale 400 (figg. V.10-11) 30 . I fulcra sono stati recentemente restaurati e ricomposti come guarnizioni laterali di una spalliera31 . Sono lunghi cm. 30,6, con un campo di cm. 17 e la cornice di cm. 3. Risultano costituiti ciascuno da una cornice a cassetta ricurva, che poggia su uno sperone per risalire elegantemente verso l’alto, sottolineata da due lievi solcature. Terminano superiormente nella protome a testa di cane, lunga cm. 4,5, fusa in un sol pezzo con la cornice e inferiormente in un medaglione, del diametro di cm. 6,5, entro cui è inserito il bustino di putto, fuso separatamente e saldato entro la cornice. Ciascuna delle due protomi superiori emerge da una specie di arco, imitante una foglia liscia stilizzata, rovesciata nella parte mediana. Le due teste di cane volte verso l’esterno, l’una verso destra, l’altra verso sinistra, si torcono quasi a presentarsi di prospetto, in una resa di grande accuratezza stilistica, con rifiniture a bulino. Inferiormente gli eroti sono volti dalla stessa parte verso cui sono rivolte le protomi superiori. Hanno piccole ali squamate e una ghirlanda di edera e corimbi alla base del collo. La pettinatura si alza in un piccolo ciuffo sulla fronte, mentre dei boccoli incorniciano il volto infantile, la cui resa nel complesso risulta poco gradevole. I due eroti non sono del tutto uguali: quello volto a destra è tecnicamente più accurato di quello volto a sinistra.

27

Vermiglioli 1800, pp. 178-180; Vermiglioli 1830, p. 38, n. 215, descrive i ”sei bronzi, di cui quattro piedi e due sbarre terminanti in teste di cane e di putti”. Il n. 1381 dell’inv. Bellucci compare in una targhetta applicata sul legno del tavolino, ma c’è motivo di credere ad errori e confusioni tra i vari inventari. Nell’inv. del 1886 compaiono con il n. 945; nell’inv. Comunale n. 245, come “parti di bisellio in bronzo ricostruito con 21 elementi e due frammenti” Nell’inventario dei Musei Civici di Perugia compilato da W. Briziarelli (Briziarelli 1953-57, p. 36), sembrerebbe esserci uno scambio tra i piedi di letto inv. Bellucci 1381 ed altri presenti nel museo, come risulta dalla rappresentazione con basette ai piedi. 28 Restauro Carruba, 2004-05, inedito. 29 Per la descrizione dei singoli elementi e lo studio si rinvia a: Rosi Bonci 1979, pp. 183-184. 30 Per la descrizione e lo studio: Rosi Bonci 1990, pp. 290-294. 31 Restauro Carruba, 2004-05, inedito.

116

Le necropoli urbane Anche se non esistono testimonianze sicure per quanto riguarda la loro precisa provenienza, si può ipotizzare l’appartenenza dei fulcra alla stessa tomba in cui si rinvennero i quattro piedi, considerato che furono inventariati da Vermiglioli con lo stesso numero ed usati per la ricostruzione del bisellium , come risulta dal suo disegno (fig. V.7). Sia i piedi che i fulcra sopra descritti appartengono alla tipologia dei letti in bronzo decorato, variamente attestati dalle fonti, come lecti deliaca specie o triclinia aerata 32 , in uso in età ellenistica e romana, quali prodotti di lusso e di prestigio, attribuibili a personaggi di classe sociale elevata. Usati come triclini da banchetto, caratterizzati in genere da decorazioni di tipo dionisiaco, alla morte del proprietario venivano a volte utilizzati come letti di deposizione funeraria. Oltre agli esemplari di Arna 33 , simili letti bronzei sono stati rinvenuti in tombe nel territorio perugino, anche se non sempre riconosciuti o erroneamente interpretati, come sembrerebbe per i frammenti bronzei da un ipogeo della necropoli del Palazzone, interpretati da Vermiglioli come sella curule 34 . Presso il Museo Archeologico di Perugia è conservato un altro letto ricostruito a tavolino, ma con intelaiature in bronzo (inv. Bellucci 1380), inedito, di cui non è indicata la provenienza, i cui piedi sono molto simili, nella successione dei vari elementi, a quelli descritti da Vermiglioli. I confronti più attinenti, sia per i piedi che per i fulcra, sono con la kline in bronzo da Gubbio, località Fontevole 35 , i cui resti, consistenti negli elementi di rivestimento di tre piedi, altre parti di rivestimento in ferro e due fulcra, provengono da una tomba a fossa, in parte distrutta e asportata da mezzo meccanico, da cui si è recuperato anche uno strigile e uno strumento da toletta. I piedi, restaurati e ricomposti, constano ciascuno di sei elementi modanati, molto simili, nella forma e nelle dimensioni, a quelli da Arna. I due fulcra da Gubbio, terminanti superiormente in una protome equina e inferiormente in un bustino di Artemide, lunghi cm 28,5, sono stati ricomposti sulla fronte della kline (in base al loro ritrovamento), come avviene per un triclinio poggiato a parete. Il letto di Gubbio è datato alla prima metà del II sec. a. C. Per la tipologia dei piedi trovano confronti con il letto presso il Museo Archeologico di Ancona, inv. 5729,1, della fine del II - inizi I sec. a. C. 36 e i bronzi di Arna inv. 1381 sono databili intorno alla metà del II sec. a. C. Sempre da Arna, ma senza specificazioni ulteriori, proviene un fulcrum di kline , conservato presso il Museo di Perugia (inv. Bellucci 797, inv. Comunale 402), terminante in una protome equina, volta verso destra, e in un bustino di

Dioniso 37 (fig. V.12). Ha la stessa forma ricurva con il traforo interno e lo sperone dei fulcra inv. 796, da cui si distingue per essere fuso in un sol pezzo e per le minori dimensioni, essendo lungo infatti cm. 26, con il campo di cm. 10 e la cornice alta cm. 1,9. Il bustino di Dioniso, contraddistinto da un’acconciatura legata da una tenia, da cui emergono tralci di edera e corimbi, e la testa equina, il cui collo emerge da una gualdrappa resa da una pelle di pantera stilizzata, definita da lievi punteggiature a bulino, rinviano al tema del banchetto dionisiaco e ai suoi significati simbolici. Presenta alcune differenze tecniche e stilistiche rispetto ai precedenti, che, in base ai confronti, anche con i fulcra da Gubbio, confermano una datazione attorno alla prima metà del II sec. a. C. La seconda tomba a inumazione fu rinvenuta casualmente nel dicembre 1882 in una località non ben determinata, presso l’attuale castello di Civitella d’Arna, “in una specie di camera sepolcrale scavata nel tufo” 38 . Oltre i resti di inumati si rinvenne un ricco corredo, in parte disperso e in parte confluito nel Museo Archeologico di Perugia, identificabile con materiali ivi conservati. Tra questi vi sono quattro piedi in bronzo di letto (inv. Bellucci 1103) 39 i quali, subito dopo il rinvenimento, furono ricomposti in forma di bisellio, successivamente scomposti e ricostruiti nel 1951 nella forma di tavolinetto 40 (figg. V.9 e V.16). Come quelli resi a fusione cava, mostrano una successione di cinque elementi variamente modanati e saldati tra di loro, per un’altezza di cm. 50, mentre parrebbero più coerenti stilisticamente, rispetto ai precedenti, nella resa dell’estremità inferiore. Risultavano in cattivo stato di conservazione, con fratture e lacune, coperti di incrostazioni e recentemente sono stati sottoposti a restauro 41 . Erano associati ad elementi a disco, come completamento superiore dei piedi e come base dei fulcra (andati dispersi), e a cinquanta frammenti di lamina bronzea, anch’essi dispersi, pertinenti probabilmente al rivestimento del mobile. Tipologicamente sono simili sia a quelli da Gubbio che a quelli rinvenuti ad Arna (inv. Bellucci 1381), anche se di dimensioni leggermente superiori nel diametro dell’elemento a campanula e nel coronamento a disco (i primi misurano infatti cm 10 mentre quelli in oggetto cm 11). Fanno parte della stessa classe dei letti in bronzo decorato di età ellenistica. Sono stati inoltre identificati altri materiali dalla tomba con quelli presso il Museo Archeologico di Perugia, grazie alla descrizione dettagliata e ai disegni di Lupattelli: - due balsamari in lamina d’argento (inv. Bellucci 675, inv. Lupattelli 1143), identici per forma e misure (figg. V.15 37

Per la descrizione e lo studio: Rosi Bonci 1990, pp.295-296. Ne parlò per primo Lupattelli (Lupattelli 1885, pp. 21-24), che descrisse accuratamente il corredo ivi rinvenuto, corredato da disegni. Quindi Paoletti (Paoletti 1923, pp. 119-121) che attribuì erroneamente la suppellettile di questa tomba agli scavi del 1886 presso Osteria, forse confondendoli con i resti di letto da Osteria, descritti da Gamurrini negli scavi del 1887. 39 Briziarelli 2003, p. 35. I piedi di letto inv. Bellucci 1103, nuovo inv. 245, hanno come provenienza Civitella d’Arna, vocabolo Osteria, probabilmente a causa dell’errore della Paoletti. Sono descritti come “parti scomposte delle quattro gambe di un bisellio. Sono 21 e due frammenti. Ricostruito nel 1951”. 40 Per la descrizione del corredo, l’identificazione dei materiali e lo studio dei piedi di letto: Rosi Bonci 1979, pp. 184-186. 41 Restauro Carruba 2005, inedito. 38

32

Per le fonti e l’ampia bibliografia sulle klinai ellenistiche e romane: Rosi Bonci 1979, p.189, note 41- 47; Rosi Bonci 1990, pp. 293-294. Per gli studi relativi agli arredi triclinari: Ortalli 1989, pp. 343-356. Più recentemente: Colivicchi 2001, pp. 273-87. 33 Da tenere presente anche quello descritto da Gamurrini nella relazione sulla terza tomba da Osteria, negli scavi del 1887 (Gamurrini 1887) 34 Ms 2386 in Atti della Delegazione Apostolica di Perugia, 28, anno 1846 Archivio di Stato di Perugia. 35 Bonomi Ponzi 1990, pp. 297-321. 36 Colivicchi 2002, pp.321-322.

117

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio e V.17) alti cm. 13,5, costituiti ciascuno da quattro elementi saldati a freddo tra di loro che, al momento della scoperta, risultavano dissaldati e schiacciati nel ventre. Dopo il restauro (Scaleggi 1999), risultano ricomposti tranne che nel collo, staccato a causa di alcune lacune nel bordo. Il ventre ovoliforme, alto cm. 8, presenta in entrambi una piccola lacuna presso l’orlo, decorato da una sottile linea incisa. Esso poggia su un peduccio campanulato, alto cm. 1,4, con base ribattuta esternamente, del diametro di cm. 2, cavo all’interno, superiormente svasato per l’inserimento del ventre. Il collo, alto cm. 2, modanato a due gole separate da un nodo, sottolineato da due sottili linee incise, termina superiormente con un piccolo bordo rialzato, verticale e liscio, decorato dalle stesse linee. Il coperchietto a campanula, alto cm. 1,5, terminante inferiormente con un piccolo bordo rialzato, si conclude superiormente a sezione piana con un piccolo foro centrale, entro cui doveva essere inserito qualche piccolo elemento non più conservato. All’interno di uno di essi, il cui ventre presenta una lacuna, è ancora conservata essenza aromatica solida, di colore giallo, che sottoposta ad analisi di laboratorio (a cura di Arte lab srl, Roma) ha rivelato la presenza di una miscela complessa di cere vegetali (ceresina) ed estratti vegetali più volatili, eugenolo, quale principale componente dell’essenza dei chiodi di garofano. I due eleganti balsamari rientrano nel tipo di vasellame prezioso presente in ricche tombe ellenistiche, come quelle della necropoli ellenistica di Ancona, e trovano stretti confronti in particolare con un alabastron d’argento, alto cm. 16, rinvenuto in una tomba a cassa della stessa necropoli 42 . Il tipo doveva essere diffuso in altri corredi di tombe rinvenute a Civitella, come nel caso della tomba a fossa dalla località Osteria, che restituì i due balsamari “a bocciuolo”, descritti da Gamurrini. Si può datare al II sec. a. C. - Uno stiletto d’argento (inv. Bellucci 672, fig. V.13) a lama piatta, ripiegata in due punti a “S”, lunga cm 25, larga 1,5, che si restringe verso la punta, terminante superiormente con una impugnatura a croce, le cui due facce sono decorate ciascuna da quattro globetti, fissati tramite piccoli perni, a imitazione degli ornamenti ottenuti con perle vere, più un globetto posto alla sommità della testa. Nel tratto del passaggio tra la testa e la lama, il corpo cilindrico è sottolineato da strozzature per poi appiattirsi con una sottolineatura a “V” rovesciata. Lo stiletto che, per la piegatura e le dimensioni, più che un oggetto di uso quotidiano sembrerebbe d’uso rituale, si avvicina ad altri stiletti provenienti da tombe a inumazione della necropoli ellenistica di Ancona con analoghi e ricchi corredi 43 . Il particolare motivo a globetti ricorda ornamenti di lusso di arte celtica del Sud-Ovest della Gallia, databili a partire dal III sec. a. C., a suggerire il persistere di elementi culturali celtici. - un anello d’oro (inv. Lupattelli 1122, inv. Bellucci 707, inv. Comunale 1095; fig. V.13) del diametro interno di cm. 2. Risulta costituito da una verga di lamina aurea ripiegata e ribattuta, ricurva all’esterno e piatta all’interno, che si allarga 42

Mercando 1976, p. 165, tomba XXVI, figg. 42 e 45; Colivicchi 2002, pp. 321-322. 43 Mercando 1976, tomba VIII, fig. 47; tomba LI, fig. 24. Colivicchi 2002.

a formare il castone ovale, del diametro di cm. 1,8, contenente resti di pasta vitrea. Trova uno stretto confronto con un anello dalla tomba con volta a botte di Bettona, loc. Colle, databile al III sec. a. C.44 . - 24 unguentari fittili identificabili in parte con i 10 unguentari inv. Bellucci 461 (figg. V.15 e IV.18). In argilla nocciola chiara, hanno il collo e l’orlo colorati con vernice nera diluita. Nove di essi sono simili tra di loro sia per le dimensioni (altezza compresa tra cm. 14 e 17, diametro orlo tra cm. 2,3 e 2,5, diametro piede tra cm. 2 e 2,2), sia per il ventre fusiforme, leggermente panciuto, il collo allungato e orlo a fascetta, sottolineato da una gola, piede sagomato a base piana. Sono attribuibili al tipo Forti V 45 , databile dal II sec. a. C. fino alla metà del I sec. a. C., tipologia molto diffusa nelle necropoli perugine. In particolare si avvicinano ad un balsamario del Museo Comunale di Bettona, leggermente più alto 46 . Il decimo, frammentato alla base del collo, si distingue dagli altri per il ventre molto panciuto e maggiori dimensioni (altezza conservata cm. 14,5, diametro base cm. 3, circonferenza ventre cm. 20) ed è attribuibile al tipo Forti IV 47 , in uso dalla seconda metà del III alla metà del II sec. a. C. - 20 pedine da gioco o latruncoli (identificabili con le pedine inv. Bellucci 1127; figg. V.16 e V.19) in pietra colorata rosa, bianca e grigia, a forma semisferica con base piana. Hanno un diametro massimo della base di cm. 2, minimo cm. 1,7. Trovano stretti confronti con altre 27 pedine da Arna, ma di provenienza incerta (inv. Bellucci 1128: diametro base cm. 1,7 e 1,5) e in generale con molti altri esemplari sia in pietra che in pasta vitrea dalle necropoli perugine di Monteluce, del Frontone e dello Sperandio. Si ricordano per le eccezionali quantità in particolare la tomba ad inumazione della necropoli di Monterone dove si rinvennero ben 816 pezzi in pasta vitrea della stessa forma, in tre colori, insieme ad altro materiale da gioco e la tomba di Maltignano di Cascia , che ne ha restituite 333 di colore e tipo diversi 48 . Le pedine da gioco, spesso associate ai dadi e realizzate anche in pietra e in marmo oltre che in terracotta, avorio e vetro), sono molto diffuse nelle tombe di età ellenistica e romana. In argilla chiara e scura, simili a queste per forma e dimensione, si sono rinvenute anche in una tomba della necropoli di Bettona 49 . Sono andate invece disperse le laminette in bronzo dorato a forma di foglia, probabilmente pertinenti ad una corona dorata, un’armilla in bronzo fuso frammentaria con chiusura decorata ad un’estremità da una testina figurata (fig. V.14), vari frammenti in bronzo fuso forse pertinenti ad un vasetto e un asse romano con Giano bifronte e la prua di una nave. Dal corredo della tomba risulta una datazione in età ellenistica dal III, non oltre gli inizi del I sec. a. C.

44

Scarpignato 2002, p. 54, n. 3. Forti 1962, p. 153, tavv. VII-VIII. 46 Broncoli 2006, p. 177, n. 91. 47 Forti 1962, p. 153-154, tavv. VII e XI,2. 48 Per Monterone: Paoletti 1923, p. 627. Per Cascia: Costamagna 2004, pp. 43-58. 49 Broncoli 2006, pp. 229-230, nn. 189-190. 45

118

Le necropoli urbane

Figg. V.1-2 – Urne cuspidate probabilmente provenienti dalle sepolture in loc. Pescara (Arch. Sopr. b/64.195-196).

Figg. V.3-4 – Urna cuspidata probabilmente proveniente dalle sepolture in loc. Pescara (Arch. Sopr. b/64.191) e cratere a colonnette, forse dagli scavi di Osteria (Arch. Sopr. b/65.109-110).

119

Le necropoli urbane

Fig. V.7 – Ipotesi di ricostruzione in Vermiglioli con i piedi e i fulcra di una kline, rinvenuti in una tomba nei pressi del castello di Civitella d’Arna (da Vermiglioli 1800, B.A.P.).

121

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio

Fig. V.8 – Piedi di kline inv. Bellucci 1381, prima del restauro (Arch. Sopr. b/76.349-50).

Fig. V.9 – Piedi di kline inv. Bellucci 1103, prima del restauro (Arch. Sopr. b/76.347-48). 122

Le necropoli urbane

Figg. V.10-11 – Coppia di fulcra di kline terminanti in protomi di cane e bustini di Eroti dalla tomba rinvenuta presso il castello di Civitella d’Arna (Arch. Sopr. b/76.412-13 e b/76.414-15).

123

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio

Fig. V.12 – Fulcrum da Arna terminante in protome equina e bustino di Dioniso (Arch. Sopr. b/76.395-96).

Fig. V.13 – Anello d’oro e stiletto d’argento dalla tomba nei pressi di Arna rinvenuta nel 1882 (da Lupattelli 1885, nn. 1-2, B.A.P.).

124

Le necropoli urbane

Fig. V.14 – Armilla in bronzo e laminette in bronzo dorato dalla tomba nei pressi di Arna rinvenuta nel 1882 (da Lupattelli 1885, nn. 3-4, B.A.P.).

Fig. V.15 – Balsamario d’argento e balsamario fittile dalla tomba nei pressi di Arna rinvenuta nel 1882 (da Lupattelli 1885, nn. 56, B.A.P.). 125

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio

Fig. V.16 – Piede in bronzo di kline, pedina da gioco e lamina bronzea dalla tomba nei pressi di Arna rinvenuta nel 1882 (da Lupattelli 1885, nn. 7-9; B.A.P.).

Fig. V.17 – Balsamari in lamina d’argento dalla tomba rinvenuta presso Arna nel 1882 dopo il restauro (foto A. Scaleggi).

126

Le necropoli urbane

Fig. V.18 – Unguentari fittili dalla tomba rinvenuta presso Arna nel 1882 (Arch. Sopr. b/76.325).

127

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio

Fig. V.19 – Pedine in pietra da gioco dalla tomba rinvenuta presso Arna nel 1882 (Arch. Sopr. b/76.334).

Fig. V.20 – Specchi lisci frammentari facenti parte del corredo di tombe site in loc. La Madonna (Arch.Sopr. b/76.330-331).

128

CAPITOLO VI MATERIALI SPORADICI, DI RECUPERO E REIMPIEGO Lorena Rosi Bonci VI.1 - Area del castello * Blocco architettonico con cornice decorata Ubicato nell’area nord del parco del castello, nei pressi del lato corto della cisterna (fig. VI.1). Alt. cm. 43,5; lungh. cm. 64; largh. cm. 52. Ricoperto da abrasioni e da incrostazioni di licheni di colore grigio scuro, per lunga esposizione ad agenti atmosferici. Marmo bianco lunense. Costituito da una base piana rettangolare, a forma di parallelepipedo con le facce dai lati sghembi, incavato superiormente. Nella faccia a vista, sul lato corto, il blocco è decorato da due fregi orizzontali e paralleli. Quello superiore, posto al di sotto di una fascia liscia alta cm. 13,5, è un ornato a kyma lesbio continuo, alto cm. 3,5. Segue una fascia liscia di cm. 13,5 e un ornato ad astragalo; chiude una fascia liscia di cm. 11. Forse pertinente ad un architrave, successivamente reimpiegato . Per il tipo di kyma e di astragalo, sono possibili confronti con simili pezzi architettonici che ripetono schemi augustei 1 . Grande blocco in travertino Nell’area nord del parco del castello, posto casualmente come base del blocco sopra descritto (fig. VI.1). A forma di parallelepipedo. Lungh. cm. 124; largh. cm. 77,9; alt. cm. 35,4. Ricoperto di licheni e incrostazioni. Probabilmente antico, ma reimpiegato, con numerosi incavi sulla superficie. Ara in marmo (fig. VI.2) Situata nell’estremità nord-est del parco del castello. Alt. conservata fuori terra cm. 49. Frammentaria; è conservata solo la parte superiore. Dall’alto: una superficie rettangolare piana di cm. 57 x 68, con listello aggettante e, a seguire, sulla faccia a vista, altri due listelli leggermente aggettanti, una fascia quadrangolare e internamente, entro tre cornici, una specchiatura liscia rettangolare di cm. 13,8 x 11,7, profonda cm. 7. Le facce laterali e quella posteriore sono lisce. Probabile ara o cippo funerario della prima età imperiale. Rocchio di colonna liscia in travertino Ubicato nell’area Sud-Ovest della piazza della chiesa, presso l’ingresso della Canonica. Alt. cm. 44,3; diam. max. cm. 39,8. La superficie è degradata e scabrosa. La circonferenza circolare presenta margini irregolari, per un probabile riutilizzo. Rocchio di colonna liscia in travertino (fig. VI.3) Alt. max. fuori terra cm. 25,4, circonferenza irregolare; diam. max. cm. 49,5; di forma leggermente troncoconica. Ora disperso. Rocchio di colonna in travertino (fig. VI.4) Ubicato in un orto nell’area Sud-Ovest delle mura del castello. Alt. max. fuori terra cm. 55,5; diam. cm. 42. Presenta venti scanalature molto abrase.

Nelle mura del nucleo del castello sono inseriti sporadici blocchi di travertino di varie dimensioni e nel muro esterno della canonica sono visibili due frammenti in marmo bianco scolpito, di cui il più grande rappresenta parte di un busto panneggiato (fig. VI.5), e il più piccolo, non bene identificabile, mostra solcature parallele. Due blocchi in travertino a forma di parallelepipedo, inseriti, l’uno sopra l'altro, nello spigolo Ovest dell’abitazione al civico 35 (fuori delle mura del castello), entrambi omogenei per misure: lungh. cm. 70, alt. cm. 20, spess. cm. 30. Blocco in travertino, sporadico, davanti alla stessa abitazione al n. 35, di cm. 85 x 35 x 20. Presenta incavi su un lato, di probabile riutilizzo. VI.2 - Almanea VI.2.1 - Materiali conservati presso l’ex residenza dei Padri Filippini, ove sono ubicate le cisterne romane. Loricato in marmo bianco (figg. VI.6-7) Rinvenuto nel muro di cinta presso l’ex residenza dei Padri Filippini. Ora disperso. Alt. conservata cm. 57. Il busto frammentato all’altezza delle anche e delle spalle, privo di braccia, con gravi scheggiature, indossa una corazza anatomica liscia con una prima fila di pteryges corte, semicircolari, decorate da protomi leonine, e al di sotto due file di pteryges lunghe a frange, parzialmente sovrapposte, meglio conservate sulla parte posteriore. Nonostante il cattivo stato di conservazione, risulta di buona fattura, vicino al “loricato classicistico” di Stemmer 2 , nella variante anatomica, considerata da Cadario, “con pteryges miste”, indossata, nella gerarchia dei tipi di loricati, da generali e privati 3 . Databile alla tarda repubblica- prima età imperiale. Blocco in pietra locale ( fig. VI.8) Lungh. cm. 75,5; largh.cm. 52; alt. cm. 24. Frammentato in un angolo. A forma di parallelepipedo, la cui faccia superiore è circondata da un listello alto cm. 3. Blocco in pietra locale (fig. VI.9) Lungh. cm. 51,5; largh. cm. 36; alt. cm. 20. Superficie deteriorata. A forma di parallelepipedo; le facce sono levigate, tranne quella posteriore in stato grezzo, che presenta un incavo; sulla faccia superiore si nota una solcatura leggermente obliqua. Rocchio di colonna liscio in arenaria (fig. VI.10) Incassato in parte nel terreno. Cattivo stato di conservazione. Alt. fuori terra cm. 63, diam. cm. 44. Rocchio di colonna liscio in arenaria ( fig. VI.11) Discreto stato di conservazione. Superficie con circonferenza

*

I materiali presentati in questo capitolo non sono attribuibili ad edifici o monumenti individuabili ma si rinvengono per lo più dispersi nell’area urbana di Arna e nel territorio limitrofo. 1 Rossignani 1975, pp. 31-32, tav. III.

2 3

129

Stemmer 1978, pp. 139-140. Cadario 2004, pp. 13-14 e 195-197.

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio dai margini irregolari. Alt. fuori terra cm. 32, diam. max. cm. 47. Rocchio di colonna in travertino Alt. fuori terra cm. 47, diam. cm. 45. Rocchio di colonna in granito (fig. VI.12) Incassato parzialmente nel terreno. Alt. fuori terra cm. 21, diam. cm. 34,5. Rocchio di colonna in calcare rosa Alt. cm. 48, diam. cm. 37. VI.2.2 - Materiali sporadici rinvenuti presso il voc. Almanea, nei pressi dello sterro del serbatoio 4 . Bronzi Piccola fibbia (tav. XLII, n. 1) Diam. cm. 1,5; ardiglione lungo cm. 2. Patina verde. È costituita da un anello circolare, liscio, di spessore costante, aperto, le cui estremità sono ripiegate in piccole volute; l’ardiglione è agganciato al cerchietto tramite una piccola spirale. Auriscalpium (tav. XLII, n. 2) Lungh. cm. 12, ricomposto da due frammenti, ricoperto di patina verde, formato da uno stelo a sezione circolare, leggermente arcuato, affusolato, terminante in un’estremità a punta e nell’altra con una piccola spatola piatta e circolare, dal margine frammentato, del diam. di cm. 0,5; strumento per uso medico o igienico. Si ritrova in Umbria e altrove in molti contesti di età imperiale 5 . Acus (tav. XLII, n. 3) Lungh. cm. 12,5; stelo a sezione circolare affusolata leggermente arcuato, ricomposto da due frammenti, patina verde, appuntito in un’estremità, nell’altra con una cruna frammentata. Spatolina (tav. XLII, n. 4) Lungh. cm. 4,2; patina verde e incrostazioni. Costituita da un cucchiaino rotondo, del diam. di cm. 1,5; targhetta modanata, sottolineata da tre listelli, manico appiattito, frammentato all’altezza dell’attacco. E’ confrontabile con simili strumenti metallici per uso cosmetico o medico 6 . Piccola maniglia in bronzo fuso (tav. XLII, n. 5) Lungh. cm. 3; alt. cm. 1,6; spess. cm. 0,4; modanata, probabilmente pertinente ad una cista o mobile. Piccola ansa in bronzo fuso (tav. XLII, n. 6) Lungh. cm. 3 x1, spess. cm. 0,3, a forma di barretta curvilinea con le estremità incavate.

Ceramica a vernice nera Fr. del piede e parte del corpo di una pisside (tav. XLII, n. 7) Alt. max. cm. 3,5; diam. piede cm.6. Superficie liscia; visibili i segni di tornio. Vernice di colore nero cupo, plumbea, opaca. Argilla dura, di colore rosa pallido scagliata all’interno e sul fondo. Parete a profilo concavo, piede espanso, fondo esterno convesso. Vicina al tipo Morel 7544 f e confrontabile con una simile al Museo di Bettona 7 . Databile al II-I sec. .a. C. Fr. del fondo di una coppa (tav. XLII, n. 8) Alt. cm. 1,5; largh. cm. 4,5; diam. del piede cm. 7. Piede ad anello con listello a sezione circolare. Vernice bruno scuro. Sul fondo esterno risparmiato sono dipinti cerchi concentrici in v. bruna diluita; anche il piede internamente è dipinto ed esternamente rifinito a pennello. Argilla dura, depurata di color camoscio chiaro; frattura netta e regolare. Sul fondo, internamente, racchiuse entro una gamma di striature ottenute a rotella, rimangono tre palmette in impressione, di cui una sola al centro completa, e due ovuli irregolarmente disposti attorno ad una corona e ad un cerchio centrale impressi. Il pezzo trova confronti con un simile fondo rinvenuto tra i materiali del sito n. 30 8 . Databile tra fine IV – III sec. a. C. Fr. di orlo di coppa (tav. XLII, n. 9) Cm. 3 x 7; diam. ricostruito cm. 12,5. Vernice di color bruno, argilla dura di color rosso mattone. Orlo esterno sottolineato da una solcatura. Sulla porzione di fondo, internamente, resti di decorazione a rotella. Vicino alla forma Morel 2537-2538. Databile alla fine III- I sec. a. C. Fr. di orlo di coppa (tav. XLII, n. 10) Alt. cm. 4,5; largh. cm. 4, diam. ricostruito cm. 14. Superficie liscia, esternamente con segni di torchio, vernice nera, lucida. Orlo arrotondato verso l’alto, parete curvilinea. Assimilabile alla forma Morel 2620-2630. Databile agli inizi del III sec. a. C. Fr. di orlo di patera (tav. XLII, n. 11) Alt. cons. cm. 4; largh. cm. 4,5; diam. ricostruito cm. 15,3. Orlo ingrossato e rientrante Superficie liscia. Vernice bruna, tendente al violaceo, scagliata; argilla dura di color nocciola. Vicina alla forma Morel 2720. Databile alla fine III-II sec. a. C. Fr. di fondo e piede intero di una coppa (tav. XLII, n. 12) Alt. cm. 2; largh. cm. 7,5; diam. piede cm. 5,2. Piede ad anello. Superficie ruvida, vernice che si scaglia di colore bruno scuro, opaca, diluita sul fondo esterno con prese digitali. Argilla dura, color camoscio chiaro. Fr. di orlo e di fondo di piatto (tav. XLII, n. 13) Alt. cm. 1,7; largh. cm. 3,5; diam. orlo ricostruito cm. 20. Orlo verticale a sezione triangolare; vasca a pareti tese. Superficie liscia, vernice nero intenso coprente. Sul fondo piatto, esternamente, due sottili linee curve concentriche,

4

Si tratta di reperti mobili (per lo più ceramici) rinvenuti nel corso degli anni e confluiti in una collezione privata, che è stato possibile visionare e studiare. 5 Scarpignato 2002, p. 26, n. 1. 6 Scarpignato 2002, p. 26, nn. 4-5.

7 8

130

Broncoli 2006, pp. 64, 67 e 164-165. V. infra, cap. IV, sito 30, n. 1356.

Materiali sporadici, di recupero e reimpiego incise, di tornio. Argilla dura, di color rosso mattone. Vicina alla forma Morel 2287. Databile al I sec. a. C. Fr. di piede (tav. XLII, n. 14) Diam. piede cm. 6, alt conservata cm. 2,5. Piede alto ad anello, a facce oblique, parallele, con un piccolo listello esterno rispetto al piano di posa; parete inclinata. Vernice nera opaca, applicata per immersione; fondo esterno del piede a risparmio. Superficie liscia. Argilla a pasta grigia, depurata, compatta. Sul fondo interno cerchio inciso. Per il tipo di argilla e vernice è riconducibile ad una produzione locale a pasta grigia, imitante forme della Campana B, ampiamente documentata in Umbria 9 . Ceramica grigia Fr. di orlo (tav. XLII, n. 15) Alt. max. cm. 5; diam. ricostruito cm. 25. Orlo svasato ed estroflesso, con bordo decorato sup. a dentelli ed esternamente a ovuli doppi impressi. Argilla grigia con inclusi di mica brillanti, diffusa in area etrusca. Databile al IV- III sec. a. C. Ceramica sigillata Fr. di fondo di coppa (tav. XLII, n. 16) Cm. 1,7 x 2. Sigillata italica. Argilla chiara rosata; vernice rossa lucida e liscia. Sul fondo, internamente, il bollo di fabbrica P. ATTI, entro rettangolo, racchiuso entro un cerchio, frammentato, a sua volta iscritto entro un altro cerchio, appena accennato. La lettera A e una T formano un nesso. Le lettere, molto regolari, sono alte cm. 0,4 e larghe cm. 0,3: il primo cerchio ha un diam. di cm. 1,6, il secondo cm. 3. P. Attius è noto come vasaio aretino 10 . È attestato in Umbria in tre bolli dalla villa di Plinio a S. Giustino 11 . Prodotto ad Arezzo e nella Valle del Po dal 20 all’1 a. C.

Fr. di fondo di coppa (tav. XLII, n. 19) Cm. 3,3 x 2,5. Sigillata italica. Argilla rosata, vernice rossa, lucida. Bollo in planta pedis che conserva le lettere finali, di cui la prima una T, la seconda una R, la terza, male impressa. Potrebbe leggersi T(iti) R(ufreni), vasaio aretino T(itus) R(ufrenus) C(laudius) 17 . Attestato con due bolli in planta pedis e uno rettangolare nella villa di S.Giustino 18 . Prodotto nel centro Italia e databile al 30 d. C. Fr. di fondo di coppa o piatto (tav. XLII, n. 20) Fratturato su tutti lati, cm. 2 x 3. Sigillata italica. Argilla rosata, vernice rossa lucida. Al centro un bollo in planta pedis a destra, conservato parzialmente, di cui si conservano le lettere finali Q C, alte cm. 0,2. Attribuibile al vasaio Q. CASTR(icius) VE( ) 19 , databile a partire dal 50 d. C. Il bollo è inoltre confrontabile con due marchi su coppe di tipo Consp. B4. 14-17 da Scoppieto 20 . Fr. di orlo di piatto (tav. XLII, n. 21) Alt. cm. 3, diam. ricostruito all’orlo cm. 17. Sigillata italica. Argilla rosata, dura, a frattura netta; vernice rossa opaca. Parete leggermente svasata, labbro profilato a listello, sottolineato da una solcatura sia esternamente che internamente. La decorazione ad applique conserva parte di un festone, terminante superiormente con una palmetta a cinque lobi, volta a sinistra 21 . Databile tra l’età augustea e gli inizi del II sec. d. C. Fr. di orlo di piatto (tav. XLII, n. 22) Fr. comprendente orlo, parete e attacco del fondo con listello piatto. Alt. cm. 3,3, diam. ricostruito all’orlo cm. 23. Sigillata italica. Argilla rosata, dura, a frattura netta; vernice rossa lucida. Decorazione applicata, ottenuta da matrice. Orlo leggermente estroflesso, con solcatura esterna e interna. La decorazione a rilievo conserva un gallinaccio che tiene con il becco l’estremità di un festone 22 . Databile al 20-45 d. C.

Fr. di fondo di coppa (tav. XLII, n. 17) Cm. 3,2 x 2,3. Sigillata italica. Argilla rosata, vernice rossa, lucida e liscia, deteriorata in alcuni punti. Reca internamente un bollo in cartiglio rettangolare, inserito in un cerchio del diam. di cm. 0,6, iscritto in un altro, appena accennato, nel punto di rottura, del diam. di cm. 3. Le lettere, alte cm. 0,5, L. A. sono attribuibili al vasaio aretino L(ucius) A(tilius) (o Avillius?). Nella lettera A la barretta trasversale è parallela al lato destro 12 . Databile al 30-15 a C.

Fr. di orlo di piatto (tav. XLIII, n. 23) Si conserva un frammento di orlo leggermente ingrossato e parete con listello aggettante. Sigillata nord-italica. Alt. cm. 2, largh. cm. 4,5; diam. ricostruito all’orlo cm. 14,5. Sigillata italica. Argilla rosata, vernice rossa opaca. Tra l’orlo e il listello vi è raffigurata ad applique una sfinge volta verso destra, con zampa destra rampante. Vicino alla forma Dragendorf 17B e Goudineau 39 23 . Databile tra il 15 d. C. e la fine del I sec. d. C.

Fr. di fondo di coppa (tav. XLII, n. 18) Si conserva parte del fondo, con piede ad anello, del diam.di cm. 3, alto cm. 0,6 . Sigillata italica. Argilla rosata, vernice rossa, opaca. Sul fondo, internamente, è impresso il bollo in planta pedis, inserito entro un cerchio del diam. di cm. 1,4, frammentato nella prima lettera, leggibile L SAB, attribuibile a ( C)( C)l(odius) Sab(inus) 13 . A Perugia sono documentati due esemplari 14 , due a S. Giustino 15 e ad Otricoli 16 . Il vasaio è attestato ad Arezzo in età Giulio-Claudia (15-35 d. C.).

Fr. di orlo di coppa (tav. XLIII, n. 24) Si conserva un frammento di orlo e parete con listello leggermente aggettante. Alt. cm. 1,7, largh. cm. 3, diam. ricostruito all’orlo cm. 12,5. Sigillata italica. Argilla rosata, vernice rossa lucida scrostata. Vi è raffigurata una maschera

9

Broncoli 2006, pp. 136-137. CVArr², n. 347. 11 San Giustino 1999, p. 85. 12 CVArr², n. 6. 13 CVArr 455; CVArr² 589. 14 CVArr 455, 15-16. 10

15

San Giustino 1999, p. 85. Cenciaioli 2006, p. 74. 17 CVArr², 1615. 18 San Giustino 1999, p. 86. 19 CVArr², 524. 20 Nicoletta 2003, p. 146, fig. 1,6. 21 AFC II, forma X, var. 31, tav. CXXI,8. 22 AFC II, forma IX, var. 14, tav. CXIX,1. 23 AFC II, tav. LXI, 18. 16

131

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio silenica con doppia voluta rovesciata ai lati del capo 24 . Databile tra l’età augustea e gli inizi del II sec. d. C. Fr. di orlo e parete di coppa con listello (tav. XLIII, n. 25) Alt. cm 2,3, largh. cm. 3, diam. ricostruito all’orlo cm. 12,5. Argilla rosa, vernice rossa opaca. Sigillata italica. Orlo tendenzialmente verticale, sottolineato esternamente da una scanalatura prossima al labbro, sotto cui si conserva una rosetta ad appliques a doppia corolla. Segni di tornio sia sull’orlo che sulla fascia decorativa. Coppa Goudineau 38 25 . Databile tra il I e gli inizi del II sec. d. C. Fr. di parete (tav. XLIII, n. 26) Alt. cm. 3, largh. cm. 2,5. Fratturata su tutti i lati. Argilla leggermente aranciata, depurata; vernice rosso scuro, lucente, deperita in alcuni punti. Figurazione in rilievo, ottenuta a matrice, della parte superiore di una figura femminile di profilo, volta a destra, forse una Menade che nella mano tiene un tirso, incompleto superiormente. Sopra la testa un elemento vegetale . Un giro di trattini attraversa la figura sulla linea del collo. Fr. di parete (tav. XLIII, n. 27) Alt. cm. 3, largh. cm. 4,3. Sigillata. Argilla rosata, depurata, vernice rosso corallo. Decorazione a rilievo, ottenuta a matrice, raffigurante la parte inferiore di una figura femminile panneggiata, gradiente verso destra, abbigliata con tunica fino a terra, probabilmente preceduta e seguita da altre simili figure incedenti verso destra. Al di sotto è un festone ad elementi a spina di pesce aperti verso destra. Fr. di parete (tav. XLIII, n. 28) Alt. cm. 2; largh. cm. 2,2. Sigillata. Argilla rosata, depurata; vernice rosso lucente. Della decorazione a rilievo si conserva, sotto un giro di bottoncini, una foglia di felce 26 e resti di elementi vegetali lanceiformi. Fr. di parete (tav. XLIII, n. 29) Alt. cm. 1,5; largh. cm. 2. Sigillata italica. Argilla rosata; vernice rossa deperita; decorazione resa da una serie di ovuli a rilievo, di cui solo due conservati per intero, del tipo a sequenza semplice di tipo omogeneo 27 . Fr. di parete (tav. XLIII, n. 30) Alt. cm. 1,2; largh. cm. 1,5. Sigillata. Argilla rosata; vernice rosso lucente. Decorazione a rilievo resa da un germoglio, accanto a cui è ciò che resta della coda di un volatile.

Fr. di parete (tav. XLIII, n. 32) Alt. cm. 2,5; largh. cm. 4. Sigillata tardo-italica. Argilla rosata, vernice rosso scuro, spessa e densa, tendente a screpolarsi. In rilievo un festone costituito da tre elementi seriali. Fr. di parete (tav. XLIII, n. 33) Alt. cm. 3; largh. cm. 4. Terra sigillata tardo-italica. Argilla rosata; vernice rosso scuro deperita. La decorazione consiste in un personaggio maschile danzante, volto a destra, assimilabile al P.M. danzante in Medri 29 . Al di sotto di esso si nota del fogliame. Fr. parete (tav. XLIII, n. 33) Cm. 2 x 2. Sigillata. Resti di elementi vegetali e forse la coda di un volatile. Fuseruole (tav. XLIII, n. 34) Alt. cm. 2. Impasto bruno con inclusi, superficie porosa, deteriorata. Fuseruola troncoconica (tav. XLIII, n. 35) Alt. cm. 1,2. Impasto rosso con piccoli inclusi, superficie porosa. Base leggermente convessa, decorata da incisioni curvilinee. Fuseruola (tav. XLIII, n. 36) Alt. cm. 0,5, diam. cm. 3,4. Impasto rossastro e grigio, malcotto, con inclusi di calcite e mica; forma appiattita, margini scheggiati. VI.2.3 – Almanea (poderi nei pressi del serbatoio) 30 Epigrafe in calcare (fig. VI.13) Largh. cm. 56, alt. max. cm. 17, spess. cm. 11,5; largh. campo cm. 45,5, lettere alte cm. 5. Era conservata solo la parte superiore, con il campo ribassato e racchiuso entro una cornice alta cm. 8. La superficie non levigata presentava la tipica picchiettatura di preparazione. Dell’iscrizione, inedita, era visibile solo la prima riga, mancante di quasi tutta la lettera iniziale, in cui si leggeva P. Iulio. Ne e pochissimi tratti della parte superiore finale della seconda riga, consistenti in un apex e nella parte superiore di due lettere. Il bordo superiore della lapide, scheggiato, presentava resti della cavità di una grappa. Databile alla prima età imperiale.

Fr. di parete (tav. XLIII, n. 31) Cm. 3 x 3,2. Sigillata tardo-italica. Argilla rosata; vernice rosso scura, opaca e deperita. Decorazione a rilievo raffigurante un personaggio maschile gradiente verso sinistra, abbigliato da un mantello, confrontabile con l’ “Erote con doppio flauto” in Medri 28 .

Fr. di scultura in marmo bianco (fig. VI.14) Consistente in una mano destra che stringe un grappolo di uva, spezzato all’altezza del polso. Lungh. max. cm. 13. Ricoperto di patina gialla, mancante di due dita, il pollice e l’indice. Di buona fattura, con gli acini sferici e uguali, lavorati a trapano. Pertinente ad una figura quasi a grandezza naturale della prima età imperiale, attribuibile ad un Dioniso o un satiro 31 .

24

29

25

30

Si avvicina alla forma: AFC II, forma X, var.31, tav. CXXXI,8. Si avvicina alla forma: AFC II, Forma X, var.33, tav.CXXI,10. 26 Per il tipo: Stenico 1960, tav. 26, n. 129. 27 Medri 1992, p. 78 e 89. 28 Medri 1992, p. 187, 11.3.06, fig.24.

Medri 1992, p. 211, fig. 1.3.6.31. I materiali seguenti, facenti parte di una collezione privata, provengono dai poderi di proprietà di Gaetano Baldelli e risultano attualmente dispersi. 31 Si veda il confronto con una simile mano presso il Museo del Vino di Torgiano (Perugia). Uncini 1991, p. 46, n. 11.

132

Materiali sporadici, di recupero e reimpiego Fr. di statua in marmo bianco Consistente in un braccio, comprendente il gomito e parte dell’avambraccio. Marmo bianco a medi cristalli, probabilmente greco. Lungh. cons. cm. 17; diam. avambraccio cm. 8. Superficie finemente levigata, coperta di patina bruna. Capitello tuscanico Alt. cm. 30, diam. sommoscapo cm. 50. Conserva solo l’echino. In pietra calcare scolpita e levigata, con tracce di scalpello. Superficie abrasa. Ricavato da un unico blocco. L’echino a forma tronco-piramidale rovescia è unito al sommoscapo da tre listelli ad angolo curvo. Un anello, scalpellato, al sommoscapo, segnava il passaggio all’abaco mancante. Il tipo trova confronti con capitelli in travertino presso il museo di Amelia 32 e si riallaccia ad esemplari tuscanici di tarda età repubblicana dell’Italia Centrale, perduranti in età imperiale . Fr. di cornice Lungh. cm. 25, alt. cm. 16. Presenta un listello piatto cui segue una gola diritto-rovescia e un listello piatto in arretrato. Età imperiale. Fr. di colonna in marmo bianco Alt. cm. 13, largh. cm. 17. Presenta due scanalature larghe cm. 7,5 con due spigoli smussati larghi cm. 2,5. Databile al I sec. d. C. Base di colonna in pietra locale grigia Pietra fessurata in alcuni punti. Diam.base cm. 50, diam. superiore cm. 35. Modanata da lievi solcature. Fr. di lastra in marmo Lungh. max. conservata cm. 60, largh. max. cm. 33, spessore cm. 8,5. Di forma rettangolare irregolare, risulta frammentata su tre lati; presenta su un lato resti di un listello e poco sotto resti di un incavo quadrangolare. Liscia su una superficie, grezza su quella inferiore. Fr. di cornice in marmo bianco Lungh. cm. 47, alt. cm. 13, spess. cm. 21. Frammentato nel senso della lunghezza. Ricoperto di patina grigia. Modanato. Fr. di cornice in marmo bianco Lungh. cm. 38,5, alt. cm. 26, spess. max. cm. 17. Frammentato su tutti i lati. Modanato.

Testina scolpita in marmo a tutto tondo, frammentata alla base del collo, piatta nella parte posteriore. Probabile applique di mobile, forse di trapeza. Alt. max. cm. 9, largh. max. cm. 7. Volto: alt. mento-fronte cm. 7, largh. cm. 5,5. Scheggiata in varie parti del volto, mancante del naso, ricoperta di incrostazioni calcaree. I capelli, divisi in due bande da una treccia centrale, ricadono mossi ai lati. Uso del trapano corrente. Età imperiale. Tre frammenti di mosaico probabilmente appartenenti allo stesso pavimento. - Largh. max. cm. 22, spess. cm. 9. Costituito da strati di preparazione con frammenti di intonaco e di pietruzze per circa cm. 3-4 e superiormente da un impasto più fine con malta e tegole triturate. Le tessere in calcare, con lato di circa cm. 1,5, costituiscono due bande parallele nere su fondo bianco, probabile decorazione marginale di un pavimento. - Largh. max. cm. 14, spess. cm. 7. Stessi strati di preparazione del precedente; le tessere in calcare formano lo stesso motivo con due bande parallele in bianco e nero. - Largh. max. cm. 13, spess. cm. 5,5: Stessi strati di preparazione; oltre le tessere bianche e nere, erano presenti anche tessere rosse che formano una banda. Databili al I sec. d. C: Tessere di mosaico in pasta vitrea Rinvenute in gran quantità presso lo sterro del serbatoio. Di forma irregolare, di piccole dimensioni, prevalentemente di colore azzurro, rosso, turchese, verde. Due frr. di lastre marmoree - largh. max. cm. 12, spess. cm. 1,3. Bianco con poche striature grigie, bigio venato. - largh. max. cm. 9 , spess. cm. 1,7. Bianco con molte striature grigie, forse bardiglio. Monete in bronzo, abrase, di cui sono riconoscibili due assi, l’uno, del diam. di cm. 2,3, sul cui verso è la prua di una nave; l’altro del diam. di cm. 2,8, reca sul diritto due teste barbute di profilo, probabile Giano Bifronte; la terza, del diam. di cm. 2,5, reca sul diritto il profilo di un imperatore, forse Marco Aurelio.

Fr. di capitello corinzio in marmo bianco Alt. cm. 31, lato superiore cm. 20, lato inferiore cm. 17, spess. cm. 8. Frammentato su tutti lati, comprendente la parte superiore di un caule, da cui emergono foglie di acanto.

VI.3 - San Lorenzo

Fr. della gamba di una statua in marmo Lungh. conservata cm. 21; diam. presso la caviglia cm. 5,5. Frammentato al di sopra della caviglia e del ginocchio, all’altezza del quale conserva resti dell’attacco per l’appoggio. Ora disperso.

- blocco a forma di parallelepipedo; alt. cm. 75, largh. cm. 59, spess. cm. 35.

32

Cenciaioli 1996, pp. 80-81, nn. 50 e 52.

Blocchi di arenaria ubicati lungo la strada di S. Lorenzo, fuori delle mura del castello, ora dispersi:

- blocco a forma di parallelepipedo, come il precedente, ma di dimensioni inferiori; lungh. cm. 65, largh. cm. 30, spess. cm. 19.

- blocco frammentario e smussato superiormente, alt. cm. 46, largh. cm. 25, spess. cm. 22 133

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio Lastre marmoree - Greco scritto, cm. 16,5 x 11,5 x 3,5 - Pavonazzetto , cm. 13,5 x 8,5 x 2. - Giallo di Numidia, cm. 18,5 x 12,5 x 2 - Bigio venato, cm. 9 x 7,5 x 2. Fr. di cornice in marmo bianco lunense, lungh. cm. 9, largh. cm. 3, spess. cm. 2,3, con listello piatto, sottolineato sulla faccia a vista da una solcatura nel senso della lunghezza. Moneta, diam. cm. 1,6, abbastanza conservata. Sul diritto, al centro, due mani congiunte e forse un caduceo; ben leggibile attorno: Silius Annius Lami(a). Sul verso, nel mezzo, S(enatus) C(onsultum) e attorno III VIR AAAF (F), da leggere: Triumvir auro argento aere flando feriundo. La moneta fa parte di quelle coniate dalla gens Aelia, una delle famiglie dei monetari di Augusto (quadrante, AE, RIC I2, p. 74, n. 420; 9 a. C.) Moneta molto abrasa e appiattita. Diam. cm. 2; sul dritto è appena distinguibile una figura in piedi con lunga tunica e uno scettro nella mano sinistra, nella destra una corona; lettere non leggibili; il verso è completamente abraso. (fraz. radiata di follis di Massimiano Ercole, AE, RIC VI, p. 359, nn. 76b-77b; c. 297-298 d. C.) Moneta, di circonferenza irregolare, molto appiattita, diam. cm. 2. Sul diritto il profilo di un imperatore volto a destra, con testa raggiata; leggibile: Imp Caesar, dai tratti somatici forse Diocleziano; sul verso una corona d’alloro e all’interno due segni a x. Lucerne Frammenti di lucerna a perline (Warzenlampe) (tav. XLIII, n. 37) Lungh. conservata cm. 8. Argilla depurata di colore beige; vernice rossa diluita, molto scrostata. Si conservano disco e spalla ricomposti da quattro frammenti; spalla, leggermente convessa, decorata da quattro file concentriche di perline prominenti sulla superficie. Disco ribassato. Lateralmente una piccola ansa piatta a forma di orecchia e impostazione di un’ansa dalla parte opposta del becco. Questo, frammentato, è decorato a rilievo, da una figura di volatile. Oltre il foro di alimentazione centrale, ne è presente un altro tra la spalla e il disco. Trova affinità con una simile della Collezione Guardabassi (Museo Archeologico di Perugia) e con alcune warzenlampen presso il museo di Amelia 33 . Databile al II-I sec. a. C. Frammento di lucerna con disco figurato (tav. XLIII, n. 38) Largh. conservata cm. 5. Argilla rosso-arancia con piccoli inclusi, tracce di ingubbiatura bruna. Si conserva un frammento costituito da parte del disco e della spalla con ansa ad anello. Sul disco decorazione a matrice raffigurante la parte superiore di una figura maschile di profilo, resa sommariamente.

Lucerna tornita a vernice nera (fig. VI.23) Alt. conservata cm. 3,5; largh. cm. 5,5; lungh. conservata cm. 7. Argilla chiara, depurata, compatta. Vernice bruna, rossastra, a chiazze, deperita. Verniciata per immersione; all’interno vernice rossa. Si conservano 4 frammenti ricomposti pertinenti a parte del corpo tronco-conico, al fondo piatto e a parte del disco depresso con spalla ridotta ad un bordino rilevato e bombato. Modellata al tornio, di cui è evidente sul fondo interno la spirale. Per la forma si avvicina a quella da Todi (Museo Comunale inv. 907), databile alla seconda metà del II sec. a. C. 34 . Ad essa potrebbe essere attribuibile, per lo stesso tipo di argilla e di vernice, un’ansa plastica a pareti spesse (lungh. cm. 4, largh. cm. 3,5), a forma di falce lunare, segnata su una faccia da un’incisione che ne segue il contorno. Un simile esemplare a mezzaluna proviene dalla villa di Plinio a S. Giustino 35 . Il tipo è molto diffuso dalla fine del I sec. a. C. agli inizi del I d. C. 36 Lucerna tornita (tav. XLIII, n. 39) Alt. cm. 3,6; lungh. cm. 10; largh. cm. 5; diam. disco cm. 4,5. Priva dell’ansa e di parte del corpo. Argilla ad impasto grigio, compatto, non verniciata. Sulla superficie tracce di lisciatura eseguita a stecca. Corpo panciuto, leggermente biconico, disco depresso con orlo rilevato che sostituisce la spalla, fondo piatto. Foro di alimentazione centrale. Il rostro allungato termina ad angolo arrotondato. Nella parte posteriore attacco dell’ansa, forse a nastro. Probabile produzione locale imitante modelli ellenistici. Si avvicina nella forma e per il tipo di argilla a quella presso il Museo di Bettona e a molti altri esemplari documentati in Umbria 37 . Databile in un arco cronologico compreso tra l’età flavia e la metà del II sec. d. C., ma sicuramente il tipo compare in un’epoca più antica, sulla base di attestazioni marchigiane databili tra la seconda metà del II sec. a. C. e il terzo quarto del I sec. a. C. Lucerna tornita (fig. VI.24) Alt. conservata cm. 3,8; lungh. conservata cm. 8; largh. cm. 6,5. Frammentaria; si conserva il beccuccio, parte del serbatoio e del fondo. Argilla grigia, compatta, non verniciata. Corpo biconico a profilo arrotondato. Grosso beccuccio allungato e ingrossato all’estremità. Sembra dello stesso tipo descritto nella scheda precedente, ma di dimensioni maggiori e di fattura più grossolana. Lucerna tornita a vernice nera (tav. XLIII, n. 40) Alt. cm. 3,7; lungh. cm. 8,5, largh. cm. 5; diam. disco cm. 4. Integra con qualche scheggiatura sulla spalla e frammentata nell’estremità del beccuccio, completamente aperto. Argilla camoscio chiaro, molto depurata. Verniciata per immersione; vernice nera opaca, di cui restano solo poche tracce. Corpo leggermente tronco-conico, disco depresso con orlo segnato internamente da una scanalatura; foro di alimentazione centrale; fondo appena incavato; rostro allungato ed inclinato

34

Bergamini 1982, p. 119, III.4.28. San Giustino 1999, p. 150. 36 Deneauve 1969, tipo VB, n. 571. 37 Mariotti 2006, p.198, n. 127, con bibl. precedente. 35

33

D’Alascio 1996, p.204, n.486. Per il tipo di lucerna si veda anche: Deneauve 1969, tipo I e II, pp. 103-104, n. 265.

134

Materiali sporadici, di recupero e reimpiego verso l’alto, con largo foro di bruciatura. Si avvicina alla precedente (fig. VI.23). Probabile produzione locale. Lucerna tornita (tav. XLIII, n. 41) Alt. cm. 3,3, lungh. del rostro cm. 2; frammentaria. Si conserva il rostro e parte del corpo; argilla color arancio intenso non depurata; tracce nere di fumo presso il becco; rostro molto breve di forma cilindrica terminante in modo piatto con foro molto grande; visibile il disco assia depresso e liscio.

Denario d’argento di Caius Renius Diam. cm. 1,6, spess. cm. 0,15; stato di conservazione abbastanza buono, margini consunti. Sul dritto testa di Roma di profilo, con lunga chioma coronata, volta a destra e sotto una x. Sul rovescio è riconoscibile una biga di capri, al galoppo a destra, guidata da una figura femminile, identificabile con Iuno Caprotina; sotto: la leggenda C. REN(I) e sull’esergo: ROMA. Trova confronti con un denario del tutto simile da Mevania 39 (RIC I, tav. XXXV,17, 231/1), databile al 138 a. C. Ora disperso.

VI.4 - Carpeneto

Moneta in bronzo di Antonino Pio, non reperita.

Durante lavori agricoli, l’Ispettore L. Carattoli 38 dichiara di aver rinvenuto “un torso marmoreo attribuito a Ercole Giovane, un altro marmoreo di statua virile ed altri pezzi di scultura”. Non reperiti.

Frammenti di lastre marmoree - 4 frammenti Giallo di Numidia - 3 frammenti Pavonazzetto - 1 grammento Greco scritto - 1 frammento Bigio venato - 1 frammnento Breccia rosata - 2 frammenti Bianco greco - 1 frammento Bigio greco

Urna in travertino ubicata presso l’abitazione del Podere Carpeneto, dispersa (fig. VI.15). Alt. cm. 47,50, largh. cm. 40; spess. cm. 26. A forma di parallelepipedo, con un piccolo incavo interno e le tracce degli incavi per il fissaggio del coperchio, secondo la tipologia delle urnette etrusche perugine. La faccia visibile, corrispondente a quella posteriore dell’urna, è lavorata grossolanamente, le facce laterali e quella anteriore risultano lisce. VI.5 – La Palazzetta Lapide con iscrizione (fig. VI.16). Inserita nella facciata della casa colonica al civico n. 12, Strada Fabrianese. In pietra locale, di forma irregolare; largh. max. cm. 28, alt max. cm. 25, alt. lettere cm. 4,5, interlinea cm. 2. Conserva solo tre righe; nella prima si distingue la parte inferiore della lettera R, seguita dalla cifra romana XXIII; nella seconda è conservata la parola MATER, e nella terza solo una S. Può trattarsi della parte inferiore di una iscrizione votiva, secondo la formula sua pecunia o votum solvit. Piccolo blocco in marmo Inserito sul retro della stessa abitazione; è visibile solo la faccia superiore del blocco, di forma rettangolare, con incavo centrale, pure rettangolare, pertinente forse ad una urnetta o ad una base.

VI.7 – San Cristoforo Urna in travertino (fig. VI.17) Asportata e dispersa, era visibile la fronte decorata inserita nel muro ubicato alla sinistra della Strada Comunale della Ginestrella, che da Civitella si dirige a S. Egidio, poco prima del Cimitero di S. Cristoforo. Probabilmente capovolta e rastremata, il lato superiore lungo cm. 49, quello inferiore cm. 45, alt. cm. 38. In cattivo stato di conservazione, mancante del bordo destro e con gli altri tre bordi scheggiati, con abrasioni, coperta di patina verde e grigia per la lunga esposizione. All’interno del campo ribassato, agli angoli, quattro rosette a quattro petali e nel mezzo un rosone a doppi petali con bottone centrale, reso in uno stile molto sommario; il motivo è molto diffuso nell’ambito delle urnette perugine. Databile al II-I sec. a. C. Urna in travertino liscia (fig. VI.18) Rinvenuta presso l’abitazione annessa alla chiesetta di S. Cristoforo, ora dispersa. Lungh. cm. 50, largh. cm. 42, spess. cm. 31; incavo di cm. 23 x 25 x 37. Frammentaria in una delle due facce. Pietra non levigata e molto fessurata.

Blocco in travertino Inserito nello spigolo orientale della stessa abitazione; alt. cm. 30,5, largh. cm. 43, spess. cm. 21.

Nell’abitazione annessa alla chiesa erano inseriti, nella parete nord, due blocchi in travertino e uno in marmo bianco modanato da due incavi su un lato e decorato da un fiore a rilievo, forse di età paleocristiana. Un altro frammento in marmo bianco lavorato era inserito nel muro orientale.

VI.6 – Fosso del Bagno

VI.8 - La Ginestrella

Blocco in travertino, ubicato presso l’abitazione del podere Bagno, cm. 45 x 45 x 20, piuttosto fessurato.

Due rocchi di colonne (fig. VI.19) Situati presso l’ingresso di Villa Spinelli, detta “La Ginestrella”, molto deteriorati e rivestiti di incrostazioni:

Blocchi in travertino, di minori dimensioni, inseriti nella stessa abitazione.

- uno in travertino, alt. max. fuori terra cm. 114, diam. cm. 39

38

39

Carattoli 1886, p. 142-143.

135

Mevania 1991, p. 99, n. 2.166.

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio - l’altro in pietra calcare, alt. max. fuori terra cm. 118, diam. cm. 38. VI.9 – Cimitero di Ripa, chiesa di Santa Maria Fr. di lastra marmorea decorata a bassorilevo (fig. VI.21) Murata lungo la parete di destra dell’accesso alla chiesa si trova un secondo frammento anch’esso verosimilmente pertinente ad una lastra marmorea decorata a bassorilievo di cui si conserva uno degli spigoli. Il lato sinistro presenta inoltre chiari segni di una successiva lavorazione con la conseguente perdita della decorazione lungo il bordo. La figurazione superstite, incorniciata da una fascia piatta e da una serie di raggi a cuore quasi separati alla base tra cui è posta una foglia lanceolata, è costituita da tre foglie lanceolate aventi sezione leggermente concava e margini rialzati. Databile all’età augustea. Fr. di lastra in travertino decorata a bassorilievo (fig. VI.20) Rilavorata e reimpiegata come concio radiale dell’arco d’accesso alla chiesa di Santa Maria presso Ripa, si trova un frammento di lastra in travertino delle dimensioni approssimative di cm. 35 x 40. La superficie a vista presenta parte di una decorazione a bassorilievo raffigurante non meno di due nastri bisolcati i quali vanno ad intrecciarsi tra di loro. Databile approssimativamente tra VIII e IX secolo. Fr. di lastra marmorea decorata a bassorilevo (fig. VI.21) Murata lungo la parete sinistra dell’accesso alla chiesa si trova un frammento di orlo pertinente ad una lastra marmorea decorata a bassorilievo. La figurazione superstite è composta da una fascia piatta che scandisce l’orlo, una treccia composta da due nastri bisolcati resi con i bordi a sezione triangolare, un’ulteriore listello ed infine una decorazione ad onde. Databile all’incirca tra VIII e IX secolo.

136

Materiali sporadici, di recupero e reimpiego

Fig. VI.1 - Blocco architettonico nell’area nord del parco del castello e blocco in travertino sottostante.

Fig. VI.2 – Ara in marmo sita nell’estremità nord-est del parco del castello.

137

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio

Fig. VI.3 - Rocchio di colonna liscia in travertino sito nel parco del castello.

Fig. VI.4 - Rocchio di colonna in travertino nell’area sud-ovest delle mura del castello.

138

Materiali sporadici, di recupero e reimpiego

Fig. VI.5 – Frammento di busto panneggiato, inserito all'interno delle mura del castello.

Figg. VI.6-7 - Busto di guerriero loricato in marmo bianco dall’ex residenza dei Padri Filippini.

139

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio

Figg. VI.8-12 - Materiali lapidei sporadici conservati nel parco dell’ex residenza dei Padri Filippini.

140

Materiali sporadici, di recupero e reimpiego

Fig. VI.13 – Frammento di epigrafe da loc. Almanea.

Fig. VI.14 – Frammento di scultura in marmo bianco da loc. Almanea.

141

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio

Fig. VI.15 – Urna in travertino da pod. Carpeneto.

Fig. VI.16 – Frammento di epigrafe da loc. La Palazzetta.

142

Materiali sporadici, di recupero e reimpiego

Fig. VI.17 – Fronte di urna in travertino da San Cristoforo.

Fig. VI.18 – Urna liscia in travertino da San Cristoforo.

143

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio

Fig. VI.19 – Rocchi di colonna all’ingresso della villa “La Ginestrella”.

Fig. VI.20 – Frammento di scultura altomedievale, reimpiegato nel portale d’ingresso della Pieve di Santa Maria.

144

Materiali sporadici, di recupero e reimpiego

Fig. VI.21 – Frammento di scultura altomedievale reimpiegato nello stipite sinistro dell’ingresso della Pieve di Santa Maria.

Fig. VI.22 – Frammento marmoreo (età augustea) reimpiegato nello stipite destro dell’ingresso della Pieve di Santa Maria.

145

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio

Fig. VI.23 – Lucerna tornita a vernice nera da loc. San Lorenzo.

Fig. VI.24 – Lucerna tornita da loc. San Lorenzo.

146

CAPITOLO VII SINTESI STORICO-TOPOGRAFICA Luca Donnini, Lorena Rosi Bonci VII.1 – L’ età pre-protostorica Poco ci è dato sapere circa il popolamento o, quantomeno, la frequentazione dell’area oggetto dell’indagine nel corso dell’epoca preistorica mentre quasi nulla sappiamo del periodo protostorico. Le scarne notizie a nostra disposizione 1 , infatti, oltre ad essere per lo più segnalazioni di rinvenimenti della fine del XIX secolo, riguardano tutte rinvenimenti di reperti d’industria litica cronologicamente ricadenti tra il paleolitico superiore e l’eneolitico. Sulla base dunque delle notizie disponibili 2 è possibile sostanzialmente individuare due giacimenti principali presenti nell’area: quello settentrionale di Bosco e quello meridionale della piana del Chiascio. Entrambi i giacimenti erano stati individuati già tra la fine del XIX e i primi anni del XX secolo dal Bellucci il quale, in un suo articolo edito nel 1915, oltre ad elencare i materiali ivi rinvenuti, li identificava come due giacimenti di tipo alluvionale (entrambe le località presentano una più o meno ampia fascia di terreno pianeggiante solcato in un caso dal Rio Grande presso la confluenza nel Tevere e nell’altro dal Chiascio) tra i quali si estendeva un vasto giacimento definito “di superficie”, mancando nei reperti rinvenuti chiari segni di fluitamento 3 . E’ dunque probabile che, mentre per i giacimenti alluvionali si può parlare di una frequentazione umana legata alla ricerca e allo sfruttamento della selce grazie all’abbondanza di questo materiale ivi trasportato dall’acqua sotto forma di ciottoli, il giacimento di superficie si può identificare come area di transito legata alla caccia ed alla raccolta 4 . In particolare, per quanto concerne la piana del Chiascio, sono stati recentemente individuate alcune zone particolarmente ricche di materiali da cui provengono numerosi strumenti, nuclei e scarti di lavorazione 5 , 1

Gli unici ad essersi occupati della preistoria del territorio di Arna con articoli e contributi sono principalmente il Bellucci (Bellucci 1877; Bellucci 1906; Bellucci 1915) e l’Andreoni assieme alla Moroni Lanfredini in un loro contributo circa alcuni materiali rinvenuti lungo la piana del Chiascio tra Sant’Egidio e Petrignano d’Assisi (Andreoni-Moroni Lanfredini 1995 e Andreoni 1995). 2 Nel corso delle campagne di ricognizione svolte da chi scrive sono stati rinvenuti numerosi reperti di industria litica i quali, ad una prima analisi, si configurano come indice di una sicura frequentazione dell’area quantomeno nel corso del paleolitico superiore e del neolitico. Tuttavia, a parte questi dati preliminari forniti dall’analisi della loro distribuzione sul territorio e dalla densità con cui le selci sono state rinvenute di volta in volta all’interno delle unità minime secondo cui è stata effettuata la raccolta, poco altro è possibile dire circa i singoli reperti i quali necessitano a tutt’oggi di un accurato studio che ne stabilisca funzione e cronologia in maniera molto più puntuale. 3 Bellucci 1915, pp. 300-304 e 317. Si noti come i rinvenimenti di litica effettuati nel corso delle ricognizioni, vadano a confermare in pieno l’effettiva esistenza di un’ampia area frequentata in epoca preistorica la quale si estende tra i due giacimenti di Bosco e Sant’Egidio, così come segnalato dal Bellucci. 4 Nel corso della ricognizione non è stata individuata alcuna particolare concentrazione di industria litica tale da far pensare ad un insediamento o, comunque, ad un’area di sosta frequentata in maniera assidua. 5 Si tratta dei siti individuati rispettivamente tra Casa Velini e Casa Bambagioni (Sant’Egidio 2 e 3) e Villa Costanzi (Sant’Egidio 4). Un quarto

cronologicamente riconducibili a due distinti periodi: paleolitico superiore ed eneolitico. Inoltre, a conferma di quanto già a suo tempo postulato dal Bellucci circa la destinazione d’uso dell’area, si è notato come il tipo di selce utilizzata sia per lo più lo stesso, così come lo stato fisico dei manufatti. Per quanto riguarda le epoche successive, dall’età del Bronzo fino al VI-V sec. a. C., di Civitella d’Arna e del suo territorio non si conosce praticamente nulla, fatta eccezione per alcuni sporadici rinvenimenti effettuati nelle adiacenze del centro urbano i quali consistono in alcune fibule ad arco semplice ribassato, tipiche del villanoviano bolognese e databili intorno all’VIII sec. a. C. 6 La stessa situazone è ribadita anche dai risultati della ricognizione, nel corso della quale non è stato rinvenuto alcun materiale cronologicamente riconducibile al periodo in questione. Sulla base di tali informazioni, dunque, sia la cresta collinare di Arna sia, in misura verosimilmente maggiore, il territorio limitrofo, appaiono decisamente spopolati. L’unica attestazione di una frequentazione nota per l’età villanoviana, insufficiente per ipotizzare la presenza di un abitato in questo periodo nell’area del successivo agglomerato urbano, potrebbe invece essere una pur flebile attestazione dell’antichità del percorso viario della Salaria-Fabrianese, probabile direttrice di collegamento del comprensorio perugino con il versante adriatico. VII.2 – Dall’età arcaica al II sec. a. C. In epoca storica i reperti più antichi, rappresentati dai vari gruppi di bronzetti votivi, raccolti nella Collezione Bellucci presso il Museo Archeologico di Perugia, databili tra il VI-V ed il IV-III sec. a. C., se possono attestare l’esistenza ad Arna di un luogo di culto, non molto altro possono esprimere sull’esistenza di un eventuale centro di origine umbra o etruschizzato, come d’altronde avviene per altre simili situazioni topografiche di confine tra Umbri ed Etruschi, ed in generale tra civiltà diverse. Dati similari che attestano l’assenza di informazioni circa la frequentazione stabile del territorio in età arcaica, emergono anche dai risultati della ricognizione. La presenza di attestazioni circa la frequentazione dell’attuale sito di Arna (e del territorio circostante) si fa invece improvvisamente massiccia a partire dalla seconda metà del IV sec. a. C. sito (Sant’Egidio 1), individuato in località Casa Lollini nelle immediate adiacenze di Ripa e da cui provengono solo 9 manufatti, si colloca all’interno di quell’area di basse colline che Bellucci definiva come “giacimento di superficie”. Per la bibliografia si veda: Andreoni-Moroni Lanfredini 1995; Andreoni 1995. 6 Si tratta di reperti conservati presso il Museo Archeologico di Perugia di cui si sa che provengono dai dintorni di Assisi e di Civitella. Tali fibule si configurano come un’interessante documentazione per l’attestazione di scambi commerciali tra l’area umbra e quella emiliana, a ulteriore riprova che la valle del Tevere e i valichi dell’Appennino risultavano importanti percorsi di traffico tra l’Etruria interna e l’Etruria settentrionale.

147

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio Ne è prova, a partire dal IV – III sec. a. C., l’attestarsi di necropoli, costituite nella maggior parte dei casi da tombe a fossa, che confermano l’esistenza del rito dell’inumazione, come in altri territori alla sinistra del Tevere (vedi Bettona), ma anche la presenza più o meno coeva dell’incinerazione. Questa è rappresentata dalle urnette tipiche del territorio perugino, sia con coperchio a due spioventi, sia con coperchio a kline con figura recumbente, ma anche dalle urne con coperchio cuspidato, di tipo assisiate, presenti anche a Bevagna e Montefalco, la cui datazione sembra oscillare tra la fine del II e gli inizi del I sec. a. C. Tale produzione, attribuibile ad Assisi, ma forse anche ad altri centri confinanti, dimostra la vicinanza territoriale tra Asisium ed Arna, oltre ad una polivalenza di interessi culturali e di orientamenti nella produzione artigianale del centro, a favore di aspetti autonomi nei confronti di Perugia. Lo stesso processo di etruschizzazione del centro da parte della dominante Perugia non può essere avvalorato, in base alla documentazione archeologica, se non a partire dal IV–III sec. a. C. 7 Va d’altronde qui ricordato che lo stesso Livio cita Arna come un oppidum ubicato in Etruria (o comunque molto prossimo all’Etruria) agli inizi del III sec. a. C. E’ da questa epoca che si può ipotizzare il sorgere di un vero e proprio centro comunitario, definito come modesto agglomerato urbano, limitato a nord-est dalle necropoli di Pescara, Osteria, La Madonna e caratterizzato da commerci fiorenti con il mondo economico ellenistico. Questo lo si desume, oltre che dai siti rinvenuti nel corso delle campagne di ricognizione 8 , soprattutto dalle ricche tombe a inumazione, contenenti le klinai e pregevoli corredi funerari, che denotano livelli economici elevati. Ulteriori conferme risulterebbero dall’eccezionale testa in bronzo di Hypnos (presso il British Museum di Londra) copia di estrema finezza di un originale greco del IV sec. a. C., qualora fosse certa una sua datazione in età ellenistica. Parimenti, a partire dal III sec. a. C., si attestano i primi rapporti con l’orizzonte romano. Il reperto romano più antico è una fibula a cerniera (della metà del III sec. a. C.) con arco semicircolare e iscrizione in caratteri latini arcaici relativa al bronzista celta Atepu 9 . Al III-II sec. a. C. si data una notevole e varia produzione di ceramica a vernice nera e qualche pezzo d’impasto grigio 10 . Della seconda metà del II sec. a. C. è un denario d’argento di C. Renius (console del 138 a. C.). Per quanto riguarda invece il popolamento del territorio nel corso della prima età ellenistica, risulta ben evidente (fig. VII.3) come i siti rinvenuti vadano a distribuirsi per lo più

lungo l’asse viario costituito dalla Salaria-Fabrianese 11 con una forte concentrazione di attestazioni a ridosso del centro urbano 12 costituita in massima parte da aree di necropoli. Uniche eccezioni sono il rinvenimento di ceramiche sulla sommità di Monte Pilonico, la cui frequentazione proseguirà poi anche nel corso delle epoche successive 13 , e la presenza di materiali nell’area della villa di Ripa Ginestrella14 . Ben poco, almeno per quanto concerne la distribuzione del popolamento nel territorio, cambia per la media età ellenistica (II sec. a. C.) nel corso della quale, fatta eccezione per il sito n. 43 la cui frequentazione sembra cessare, si riscontra una sostanziale continuità di vita per gli altri siti (fig. VII.4). VII.3 – Arna tra la tarda età repubblicana e il I sec. d. C. Nonostante non ci siano elementi sicuri per stabilire quando la città divenne municipio romano, sembra comunque avvalorata l’ipotesi che ciò sia avvenuto o conseguentemente alla guerra sociale, oppure dopo il bellum perusinum, con l’assegnazione alla tribù Clustumina che ne sanziona l’attribuzione al territorio umbro. Dall’epigrafe CIL XI, 5614 risulta un municipio retto da duoviri iure dicundo, in cui erano presenti altre istituzioni, quali la quaestura alimentorum e i Seviri Augustales 15 . Per quanto riguarda il popolamento del territorio, sulla base dei rinvenimenti della ricognizione, il periodo che intercorre tra le guerre sociali e l’età augustea, è caratterizzato da un improvviso incremento dei siti. In particolare, mentre ancora nel corso della prima metà del I sec. a. C. sembrerebbe continuare la frequentazione delle aree già abitate in precedenza, cui si aggiunge solamente un nuovo sito ubicato nell’area collinare a sud di Arna interpretabile come un’unità insediativa di tipo rustico, è nel corso della seconda metà del secolo che si ha un vero e proprio exploit. Sia l’area collinare circostante il municipio di Arna che quella pianeggiante situata verso Sud-Est (piana del Chiascio), appaiono ora densamente popolate. Anche i siti che abbiamo già visto esistere nei due secoli precedenti continuano, per lo più, ad essere frequentati anche se, almeno in un caso, è ben evidente come vi sia un deciso mutamento nella destinazione d’uso dell’area. E’ questo il caso dei siti 9 e 10 in cui era stata individuata la presenza di un’officina ceramica di II sec. a. C. ed in cui, a partire almeno dall’età augustea, va ad impiantarsi una grossa villa (sito n. 9) cui 11

7

Attribuibili a questa fase sono, tra l’altro, due kelebai di tipo volterano e un’iscrizione etrusca su uno scarabeo in corniola. 8 Siti nn. 26, 30, 32 di cui due dislocati nell’area nord-est di Civitella (nn. 30 e 32) e uno verso Sud-Ovest (n. 26). Da tutti e tre i siti provengono numerose ceramiche grigie, vernici nere, ceramiche ad impasto e ceramiche comuni rinvenute entro aree ben definite e in associazione tra di loro, fatto questo che ne assicura la contemporaneità cronologica (fine IV-III sec. a. C.) e la stessa destinazione d’uso. 9 Rosi Bonci 1979a. 10 Tale produzione è confermata dal rinvenimento di un’officina ceramica (siti nn. 9-10 della ricognizione) da cui provengono numerosi frammenti di ceramica a vernice nera, comune e alcuni laterizi malcotti, la cui datazione si attesta al II sec. a. C.

Si tratta dei siti nn. 9-10 e 43 (forse un’area di necropoli), i quali si collocano tutti a ridosso della Salaria-Fabrianese. 12 Siti nn. 25-27, 29-30 e 32, interpretabili in tre casi come necropoli (nn. 26, 30, 32) mentre per il resto è probabile trattarsi di aree di scivolamento o di butto di materiali provenienti dal centro urbano di Arna (nn. 25 e 27). 13 Sito n. 59, forse interpretabile in base alla tipologia dei materiali rinvenuti ed alla sua collocazione topografica, almeno per questo periodo, come area di culto. Per i secoli successivi è invece possibile che nell’area si sia impiantata una fattoria o dei magazzini. 14 Sito n. 53. E’ incerta la destinazione d’uso dell’area nel corso dell’età ellenistica (le strutture della villa sono state datate all’età augustea), unica attestazione rinvenuta per questo periodo circa la frequentazione dell’area Nord-Ovest della piana del Chiascio tra Pianello e Sant’Egidio. 15 CIL XI, 5612.

148

Sintesi storico-topografica sono pertinenti pure un’ampia area di magazzini (sito n. 10) ed un lacerto pavimentale forse appartenente ad una cisterna ubicata a mezza costa (sito n. 12). Continuità di vita è pure attestata per le aree necropolari periurbane già precedentemente utilizzate così come continua la frequentazione della villa in loc. Ripa Ginestrella (sito n. 53) che assume una sua fisionomia definitiva con la costruzione delle strutture rinvenute nel corso degli scavi del 1903 databili ad età augustea. Nuovi insediamenti sorgono tutto attorno ad Arna ed in particolare lungo quelle che sembrerebbero essere le principali vie di percorrenza. Partendo dall’area settentrionale si possono notare tutta una serie di siti collocati ad arco lungo l’area basso-collinare sulla destra idrografica del Rio Piccolo tra la via Salaria-Fabrianese e pod. Bonacheto, fino ad arrivare a Monte Pilonico. Tra questi, di particolare rilevanza, sono una piccola villa con annessi magazzini (siti nn. 3-4), una fornace per la produzione di ceramica comune e laterizi (sito n. 8), una seconda villa di notevoli dimesioni (sito n. 15), un cospicuo nucleo di piccole fattorie e, forse, un’area di necropoli concentrate subito ad est di Monte Capanno (siti nn. 33-35, 37-38). Infine è possibile riconoscere un secondo nucleo di tre siti nella zona di Monte Pilonico identificabili come aree di sepolture (siti nn. 56-57) ed un’insediamento (sito n. 59). Lungo la via Salaria, oltre ai già ricordati siti, compaiono a partire dalla seconda metà del I sec. a. C., alcune nuove unità insediative localizzate in prevalenza ad ovest di Arna. Esse sono nell’ordine: una fattoria con annessa area di sepolture (siti nn. 1-2) ed una seconda fattoria (sito n. 13) situata tra l’area urbana di Arna e la grande villa individuata alla pendici occidentali del colle (sito n. 9). Sempre a partire dalla seconda metà del I sec. a. C. si rinvengono tutta una serie di nuovi insediamenti disposti lungo l’arco collinare a sud di Arna, tra questa e l’attuale centro di Sant’Egidio e sui rilievi adiacenti. Si tratta della probabile villa in loc. Pompegno Grande (sito n. 22), della fattoria subito a sud-est di Arna e della vicina area identificabile come possibile necropoli (siti nn. 23-24), dell’area di frequentazione attestata dal butto ceramico presso Palazzo Ginestrella (sito n. 36) ed infine di una possibile villa poco distante dal centro di Sant’Egidio (sito n. 16).

possibile rintracciare la divisione a metà operata per mezzo di rigores orientati Nord-Sud 16 . Di particolare interesse è infine la questione, tutt’ora aperta, circa l’attribuzione di questo territorio. Appare infatti assai probabile come, nonostante la contiguità geografica con Arna, a seguito del bellum perusinum e dell’indebolimento politico di Perusia e di altri centri umbri, tra i vari territori confiscati ed assegnati alla colonia di Hispellum, vi fosse anche quello della piana del Chiascio 17 . Ad ulteriore conferma di tale ipotesi si ricorda il rinvenimento di una “pietra terminale”, oggi perduta, recante l’iscrizione FIN(es) COL(oniae) \ HISPELL(i) rinvenuta “a circa 500 passi ad est del castello” e reimpiegata in una casa colonica di Civitella d’Arna 18 , probabilmente proveniente dalla pianura interessata dalla centuriazione. Successivamente, nel corso del I sec. d. C., quella spinta propulsiva che favorì la crescita esponenziale dei siti presenti sul territorio registrata nel cinquantennio precedente, non sembra ancora essersi esaurita. Come risulta evidente dal confronto tra le due carte di distribuzione (figg. VII.6-7), praticamente tutte le aree precedentemente frequentate risultano avere continuità di vita anche nel corso del I secolo. A queste, inoltre, si aggiungono almeno altri cinque nuovi siti di cui uno (sito n. 7) verosimilmente pertinente al grande complesso periurbano a sud-ovest di Arna (siti nn. 9-10), una probabile fattoria anch’essa ubicata nelle adiacenze della grande villa (sito n. 11), due nuove fattorie ubicate nell’area a nord-est di Arna (siti nn. 42 e 45) ed infine una probabile necropoli ubicata a ridosso del tracciato dell’antica via Salaria-Fabrianese nei pressi dell’attuale cimitero di Ripa (sito n. 43). Alla prima epoca imperiale deve attribuirsi il massimo sviluppo dell’impianto urbanistico del centro e la stessa esistenza del tempio di Fortuna, anche se il forte interro e la distribuzione delle strutture residue non ne permette una lettura, non solo completa, ma neppure settorialmente precisa e puntuale. Molte iscrizioni attestano localmente il culto di Fortuna, almeno nei primi secoli dell’impero. L’esistenza del tempio ad essa dedicato è dimostrata solo dall’epigrafe CIL XI, 5608, visto che, allo stato attuale delle ricerche, non rimangono resti. Le cisterne, di tradizionale ed accurata esecuzione, corrispondenti ad esigenze comunitarie, dovevano svolgere anche un’importante funzione costruttiva nell’ambito della topografia urbana. Esse, insieme all’edificio termale, con il suo ricco impiego di marmi, mosaici, statue marmoree, costituiscono un’ampia prova di disponibilità economiche, e contrappuntano l’espansione dell’area urbana

Un ultimo sguardo, infine, merita la situazione che va delineandosi lungo la piana del Chiascio la quale, seppure indagata in maniera parziale, essendo rimasta esclusa la porzione ad est della via Traversa, presenta alcuni interessanti spunti di riflessione. Appare infatti assai probabile come la comparsa di almeno cinque nuovi siti (tutti identificabili con 16 La centuriazione dell’area è stata studiata da Paolo Camerieri il quale parla fattorie di dimensioni medio-piccole: siti nn. 40, 48, 50-51, di “una centuriazione che potremmo dire di modello padano, ossia piuttosto 54) oltre alla già ricordata villa in località Ripa Ginestrella regolare e con limitatissime pendenze”. Lo stesso studioso propone anche la (sito n. 53, oggetto in questo periodo di intensa attività ricostruzione di alcune centurie di 20 actus di lato, pari a circa 620 metri 1996, p. 411). edilizia), sia da porre in relazione con l’apposizione della (Camerieri 17 Questa assegnazione, secondo Camerieri, sarebbe comprovata centuriazione nell’area. Questa appare ben riconoscibile dall’orientamento della trama catastale tra la centuriazione del territorio in attraverso le tracce superstiti, prima tra tutte quella oggetto e quella spellatina, perfettamente isotropiche. Tale assegnazione rappresentata dall’attuale via Traversa in cui è possibile sarebbe giustificata con la necessità di controllo sulle vie d’accesso alla Valle settentrionale ed alla valle del Tevere (Camerieri 1996, p. 419) riconoscere il DM della centuriazione medesima. Altrettanto Umbra 18 CIL XI, 5291; Vermiglioli 1800, p. 197. Il Vermiglioli la descrive come evidenti sono anche le tracce superstiti di alcune centurie con “una gran pietra rozza a forma di termine con lettere cattive, alte tre once del lati di circa 20 actus ciascuna, in alcune delle quali è ancora piede perugino” (Vermiglioli 1834, p. 284). 149

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio anche nei confronti di preesistenti necropoli, come probabilmente avviene nelle località di La Madonna e, forse, Osteria.

Non vi sono, infine, prove archeologiche che possano confermere o smentire in via definitiva l’eventuale distruzione del centro urbano operata nel corso delle guerre greco-gotiche.

VII.4 – Arna in età medio e tardo-imperiale. Nel corso della media età imperiale, in base ai dati forniti dai reperti rinvenuti in ricognizione, si riscontra, rispetto al I sec. d. C., un’inversione di tendenza circa le dinamiche del popolamento del territorio arnate. Dall’analisi delle carte di distribuzione relative al II e III secolo (figg. VII. 8-9), si evince come la crescita del numero di siti, mentre da un lato tende ad arrestarsi, dall’altro inizia addirittura a contrarsi. Sembrerebbe infatti cessare del tutto la frequentazione di vari siti dislocati in maniera piuttosto omogenea lungo tutto il territorio indagato (siti nn. 3-4, 16, 21, 24, 43, 48, 59), situazione questa in cui spicca per la sua evidenza la progressiva scomparsa degli insediamenti nell’area di Monte Capanno, a nord di Arna (siti nn. 35, 37, 38). A questa tendenza sembrerebbero fare eccezione solamente il sito n. 46, identificabile come un piccolo insediamento rustico che vedrebbe la luce nel II secolo, ed il sito n. 39, altra fattoria documentata a partire dal III secolo. Il processo di contrazione relativo all’occupazione stabile del territorio evidenziatosi nel corso della media età imperiale, subisce nel corso degli ultimi secoli dell’impero una brusca ed inarrestabile accelerazione. Il confronto delle relative carte di distribuzione (figg. VII.10-12) rende perfettamente l’idea di come tutta l’area circostante Arna per un raggio di almeno 3-4 chilometri, vada sempre più spopolandosi a partire dalla periferia. Nel V secolo, infatti, fatta eccezione per la grande villa in loc. Ripa Ginestrella (sito n. 53) e l’insediamento rustico a sud di Sant’Egidio (sito n. 40), tutto il territorio nord-orientale appare completamente abbandonato a favore di una concentrazione delle presenze umane solamente nelle immediate adiacenze dell’area urbana. Desolante è infine il quadro del popolamento nel VI secolo (fig. VII.12), quando sembrerebbero sopravvivere solamente il centro urbano di Arna ed un piccolo sito rustico situato nelle sue immediate adiacenze (sito n. 13) oltre ai siti nn. 40 e 53, ubicati entrambi nell’area della piana del Chiascio 19 . Ulteriori prove circa lo spopolamento dell’area e del suo progressivo abbandono nel corso della tarda antichità, si troverebbero inoltre anche nelle fonti storiche. Da queste si evincerebbe infatti come la diocesi di Arna, di cui si conosce il nome di un unico vescovo, Vitalianus, attestato alla fine del V secolo, ebbe vita assai breve. 19

In proposito sembrerebbe interessante notare come, gli unici due siti attestati nell’area nel corso del V-VI secolo si trovino entrambi ai piedi della fascia collinare, in posizione lievemente rialzata rispetto alla piana del Chiascio. E’ possibile che tale fatto, considerata la concomitante scomparsa di presenze a quote più basse, possa essere indice della cessazione, nel corso del IV secolo, della manutenzione del sistema di bonifica e regimentazione delle acque della zona e di un conseguente impaludamento dei terreni posti alle quote più basse.

150

Sintesi storico-topografica

Fig. VII.1 – Giacimenti preistorici di industria litica noti da bibliografia: Bosco (n. 1), Casa Lollini (n. 2), Casa BambagioniCasa Velini (n. 3), Villa Costanzi (n. 4).

151

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio

Fig. VII.2 – Carta di distribuzione delle quantità di industria litica rinvenuta nel corso della ricognizione in ciascuna unità minima.

152

Sintesi storico-topografica

Fig. VII.3 – Carta di distribuzione dei siti archeologici tra fine IV-III sec. a. C.

Fig. VII.4 – Carta di distribuzione dei siti archeologici del territorio nel II sec. a. C.

153

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio

Fig. VII.5 – Carta di distribuzione dei siti archeologici nella prima metà del I sec. a. C.

Fig. VII.6 – Carta di distribuzione dei siti archeologici nella seconda metà del I sec. a. C.

154

Sintesi storico-topografica

Fig. VII.7 – Carta di distribuzione dei siti archeologici nel I sec. d. C.

Fig. VII.8 – Carta di distribuzione dei siti archeologici nel II sec. d. C.

155

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio

Fig. VII.9 – Carta di distribuzione dei siti archeologici nel III sec. d. C.

Fig. VII.10 – Carta di distribuzione dei siti archeologici nel IV sec. d. C.

156

Sintesi storico-topografica

Fig. VII.11 – Carta di distribuzione dei siti archeologici nel V sec. d. C.

Fig. VII.12 – Carta di distribuzione dei siti archeologici nel VI sec. d. C.

157

Civitella d’Arna (Perugia) e il suo territorio

Fig. VII.13 – Carta di distribuzione dei siti archeologici con ipotesi di ricostruzione della centuriazione lungo la piana del Chiascio.

Fig. VII.14 – Carta di distribuzione dei siti archeologici con ipotesi di ricostruzione della viabilità in età romana. 158

REPERTORIO BIBLIOGRAFICO Sigle e abbreviazioni ACl, Archeologia Classica: rivista della Scuola Nazionale di Archeologia, Roma. AFLPer, Annali della Facoltà di lettere e filosofia, Università degli Studi di Perugia, Perugia. A.S.P., Archivio di Stato di Perugia. Atti Subasio, Atti. Accademia Properziana del Subasio, Assisi. B.A.P., Biblioteca Augusta di Perugia. BDSPU, Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l’Umbria. BEFAR, Bibliothèque des Ecoles Françaises d’Athènes et de Rome, Paris. BPI, Bullettino di Paletnologia Italiana. BSCFoligno, Bollettino Storico della città di Foligno, Foligno. BullInst, Bullettino dell’Instituto di Corrispondenza Archeologica. CIL, Corpus Inscriptionum Latinarum EAA, Enciclopedia dell’Arte Antica Classica e Orientale, Roma 1958 Gallia, Gallia. Fouilles et monuments archéologiques en France métropolitaine, Paris. JAT, Journal of Ancient Topography, Rivista di topografia antica, Roma. MEFRA, Mélanges d’Archéologie et d’Histoire de l’Ecole Française de Rome. Antiquité, Paris. NSA, Notizie degli Scavi di Antichità, Roma. Ostraka, Quaderni di Ostraka, Napoli. RACr, Rivista di Archeologia Cristiana, Roma. RE, Pauly A., Wissowa G., Real Encyclopedie der classichen Altertumswissenschaft. RSL, Rivista di studi Liguri, Bordighera. SEt, Studi etruschi, Firenze. StMisc, Studi Miscellanei. Seminario di archeologia e storia dell’arte greca e romana dell’università di Roma, Roma. Xenia, Roma. Monografie antiquarie Bonazzi, L. 1875, Storia di Perugia dalle origini al 1860, Perugia. Brunn, H. 1870, I rilievi delle urne etrusche. Caporali, G.B. 1536, Commento a Vitruvio, Perugia. Ciatti, F. 1638, Delle memorie annali et istoriche delle cose di Perugia, Perugia. Clüver, Ph. 1624, Italia antiqua, Lugdunum Batavorum. Conestabile Della Staffa, G. 1855, Dei monumenti di Perugia etrusca e romana, Perugia. Conestabile Della Staffa, G. 1856, Di un nuovo bronzo etrusco perugino, in Monumenti e Annali dell’Instituto di Corrispondenza Archeologica, Lipsia. Crispolti, C. 1648, Perugia Augusta, Perugia. Crispolti, C. 1597, Raccolta delle cose segnalate di Pittura, Scoltura, ed Architettura che si ritrovano in Perugia e suo territorio, edito a cura di L. Teza, Firenze 2001. Fabretti, A. 1887, Documenti di storia perugina, Perugia.

Gamurrini, G.F. 1859, Le iscrizioni degli antichi vasi fittili aretini, Roma. Gori, A.F. 1737, Museum Etruscum, I, Florentiae. Guardabassi, M. 1872, Indice-guida dei monumenti pagani e cristiani riguardanti l istoria e l arte esistenti nella Provincia dell Umbria, Perugia. Kubitschek, I.W. 1889, Imperium Romanum tributim descriptum. Lanzoni, F. 1927, Le Diocesi d Italia dalle origini al sec. VII, Faenza 1927. Lupattelli, A. 1885, Dell antica Arna, citt umbro-etrusca poi romana, Firenze. Mariotti, A. 1808, Saggio di memorie istoriche, civili, ed ecclesiastiche della citt di Perugia e suo contado, Perugia. Micali, G. 1832, Storia degli antichi popoli italiani, Firenze 1832. Nissen, F. 1883, Italische Landeskunde. Orsini, B. 1792, Dissertazione sull antico tempio di S. Angelo..., Perugia Piccolpasso, C. 1575, Le piante et i ritratti delle citt e terre dell Umbria sottoposte al governo di Perugia, edito a cura di G. Cecchini, Perugia 1963. Vermiglioli, G.B. 1800, Dell antica citt di Arna umbroetrusca, Perugia. Vermiglioli, G.B. 1819, Del Municipio Arnate nuovamente scoperto in lapide inedita del Museo lapidario dell Universit di Perugia e di altre cinque iscrizioni inedite, in Giornale Arcadico di scienze, Lettere ed archeologia, III. Vermiglioli, G.B. 1830, Indicazione antiquaria per il Gabinetto archeologico dell illustrissimo magistrato di Perugia, Perugia 1830. Vermiglioli, G.B. 1834, Antiche iscrizioni perugine, Perugia. Vestrini, B. 1756, Saggi di Cortona. Bibliografia Ambrogi, A. 1984, Monumenti funerari di Foligno, Spello e Assisi, in Xenia, 8, pp. 27-64. Andreoni, C. 1995, Villa Costanzi (Assisi), in Corciano 1995, pp. 164-167. Andreoni C., Moroni Lanfredini A. 1995, Sant Egidio (Perugia), in Corciano 1995, pp. 155-164. Atlante I, Atlante delle Forme ceramiche, I. Ceramica fine romana del bacino Mediterraneo (medio e tardo impero), in EAA, Roma 1981. Atlante II, Atlante delle Forme ceramiche, II. Ceramica fine romana del bacino Mediterraneo (tardo ellenismo e primo impero), in EAA, Roma 1985. Assisi 1996, Assisi e gli umbri nell antichit , Atti del Convegno Internazionale. Assisi 18-21 dicembre 1991, a cura di G. Bonamente, F. Coarelli, Assisi 1996. Banti, L. 1936, Contributo alla storia e alla topografia del territorio perugino, in SEt, X, 1936. Barbieri, G. 1989, Ceramica romana di un insediamento rustico nei pressi di Viterbo, in RSL, 55, 1989, pp. 79121.

159

Repertorio bibliografico Bellucci, A. 1907, L antico rilievo topografico del territorio perugino misurato e disegnato dal P. Ignazio Danti, in Augusta Perusia, anno II, 1907, pp. 92-100. Bellucci, G. 1877, in BPI, III, 1877, p. 61. Bellucci, G. 1906, in BPI, XXXII, 1906, p. 205. Bellucci, G. 1915, L epoca Paleolitica nell Umbria, in Archivio per l’Antropologia e l’Etnologia, XLIV, 1914, pp. 289-324. Bellucci, G. 1921, Breve guida alle collezioni del Museo etrusco-romano di Perugia, Perugia. Beloch, K.J. 1926, R mische Geschichte bis zum beginn der punischen kriege, Berlin-Leipzig 1926. Bergamini, M. 1980, Centuriato di Bologna. Materiali dallo scavo di tre centurie, Roma. Bergamini, M. 1982, Ceramica a vernice nera, in Verso un museo della citt , pp. 107-124. Bergamini, M. 1983-1984, Necropoli di et romana a Bevagna. Prima campagna di scavo (1977), in AFLPer, XXI, n.s. VII, pp. 53-114. Bergamini, M. (a cura di) 1988, La necropoli di Santa Maria in Campis, Perugia. Berichillo, C. 2004, Studi sul territorio perugino nell antichit , in Ostraka, XIII,2, 2004, pp. 177-276. Bianchi, S. 1990, Ceramica a vernice rossa tarda, in Fiesole 1990, pp. 169-175. Bianchi C., Gargiani B., 1990, Ceramica acroma grezza, in Fiesole 1990, pp. 223-238. Boldrini, F. 1990, Ceramica grigia, in Fiesole 1990, pp. 124128. Bonomi Ponzi, L. 1983, Villa rustica in localit Case Basse a Foligno, in Ville e insediamenti 1983, pp. 141-155. Bonomi Ponzi, L. 1990, Gubbio: loc. Fontevole. Kline in bronzo, in Roncalli 1990, pp. 297-321. Brecciaroli L. e altri, 1996-1997, esi (Ancona) L officina ceramica di Aesis (III sec. a.C. I sec. d.C.), in NSA 1996-1997, pp. 5-278. Briziarelli, W. 1953-57, Appunti di artista. L inventario dei Musei Civici di Perugia compilato da Walter Briziarelli, a cura di M. Saioni, Perugia 2003. Broncoli, M. 2006, Ceramica a vernice nera, in Museo Comunale di Bettona, pp. 135-170. Bruschetti, P. 1991, Uso del sottosuolo per l espansione urbanistica di Todi: sistemi idraulici e strutturali, in Gli Etruschi maestri di idraulica, a cura di M. Bergamini, Perugia 1991, pp. 115-135. Bruschetti, P. 1996, Una villa sul Tevere: insediamenti e vie d acqua, in Assisi 1996, pp. 153-180. Bruschetti, P. 2007, Archeologia della piazza, in P. Bruschetti - M. Mariani, Il progetto dell acqua. Le cisterne di Todi: archeologia, architettura, ingegneria, Perugia 2007, pp. 9-44. Cadario, M. 2004, La corazza di Alessandro. Loricati di tipo ellenistico dal IV sec. al II d.C., Milano 2004. Cambi F., Terrenato N, 1994, Introduzione all archeologia dei paesaggi, Roma. Cambi F., Volpe C. 1985, Contenitori da cantina e da trasporto, in Settefinestre 1985, pp. 72-92. Camerieri, P. 1996, in Manconi, D., Camerieri P., Cruciani V., Hispellum: Pianificazione urbana e territoriale, in Assisi 1996.

Cannara 1992, Raccolta di Cannara. Materiali archeologici. Monete. Dipinti e sculture, a cura di M. Matteini Chiari, Perugia 1992. Cappelletti, M. 1983, Solomeo voc. La Palazza. Corciano, in Ville e insediamenti 1983, pp. 86-90. Carandini, A. 1963, Forme aperte in ceramica comune, in Ostia I, pp. 86-89. Carandini, A. 1970, Rozza terracotta, in Ostia II, pp. 99-101. Carattoli, L. 1886, Tombe etrusche esistenti in Civitella d Arna, in NSA, 1886, pp. 142, 287,411, 449. Carattoli, L. 1887, Scavi nel predio Ara in Monteluce presso Perugia in NSA, 1887, pp. 167-170. Carattoli, L. 1888, Antichit scoperte a Civitella d Arna, in NSA, 1888, pp. 725-726. Cederna, A. 1952, Cars li, scoperta di un deposito votivo del III sec. a.C., in NSA 1951, pp. 169-224. Celuzza, M.G. 1985, Dolio e opus doliare, in Settefinestre 1985, pp. 23, 59-60, 220-221, 242. Cenciaioli, L. 1977-78, I capitelli romani di Perugia, in AFLPer, XI, n.s. vol I, pp. 39-96. Cenciaioli, L. 1996, in Museo Comunale di Amelia . Cenciaioli, L. 2006, Un museo per Otricoli: l'Antiquarium di Casale San Fulgenzio, Perugia 2006. Ciampoltrini, G. 1998, L insediamento etrusco nella valle del Serchio fra il IV e il III secolo a.C.. Considerazioni sull abitato di Ponte Gini di Orentano, in SEt, LXII, pp. 173-210. Ciani, N. 1995, Marmi di rivestimento e di ornato architettonico, in Cannara 1992, pp. 122-146. Cipiciani, M.L. 1995, in Museo Comunale di Gubbio. Cipollone, M. 1984-1985, Gubbio Officina ceramica di et imperiale in loc. Vittorina. Campagna di scavo 1983, in NSA, XXXVIII-XXXIX, pp. 95-167. Coarelli, F. 1996, Da Assisi a Roma. Architettura pubblica e promozione sociale in una citt dell Umbria, in Assisi 1996, pp. 245-264. Colivicchi, F. 2001, Tra banchetto, sonno e morte. Simbologie dionisiache sui letti funebri ellenistici e romani, in Iconografia 2001. Studi sull’immagine, Atti del convegno di studi, Padova, 30-31 maggio / 1 giugno 2001 (Quaderni di Antenor, 1), Roma 2002, pp. 273-287. Colivicchi, F. 2002, La necropoli di Ancona (IV-I sec.a.C.). Un centro italico fra ellenismo e romanizzazione, in Ostraka, 7, pp. 321 ss. Corciano 1995, Corciano. Materiali preistorici e paleontologici, edito a cura di M.C. De Angelis, Perugia 1995. Cosa 1987, The roman port and fishery of Cosa, a cura di A.M. McCann, Princeton 1987. Costamagna, L. 2004, La tomba di Maltignano di Cascia, in Il lusso oltre la morte, a cura di L. Costamagna, Spoleto 2004, pp. 43-58. Cristofani, M. 1973, Tombe ellenistiche nella necropoli del Portone in NSA, XXVII, 1973, suppl., pp. 246-272. CVArr, Oxè A., Comfort H., Corpus Vasorum Arretinorim, Bonn 1968. CVArr , Oxé A., Comfort H., Kernick P., Corpus Vasorum Arretinorim, Bonn 2000. D’Alascio, G. 1996, Lucerne, in Museo Comunale di Amelia,

160

Repertorio bibliografico pp. 202-212. De Albentiis, E. 1986, Brevi note di geografia storica sulle conche intermontane dell Umbria, in Quaderni di Protostoria, 1 - Atti dell’Incontro di Acquasparta 1985, Gli insediamenti perilacustri del Bronzo e della prima et del Ferro: il caso dell antico lacus Velinus, a cura di G.L. Carancini, Perugia 1986, pp. 193-199 (fig. 1) e pp. 415-416. De Juliis, E.M. 1984, Gli ori di Taranto in et ellenistica. Catalogo della mostra, Milano 1984. Deneauve, J. 1969, Lampes de Carthage, Paris 1969. Desplanques, H. 1975, Campagne umbre. Contributo allo studio dei paesaggi rurali dell Italia centrale (trad. di A. Melelli), Perugia 1975. De Tommaso G., Poggesi G. 1985, Vetro, in Settefinestre 1985, pp. 173-210. Devoto, G. 1931, Gli antichi italici, Firenze. Devoto, G. 1966, Avviamento all etimologia italiana: dizionario etimologico, Firenze. Diebner, S. 1986, Reperti funerari in Umbria a sinistra del Tevere, Roma 1986. Di Vita, A. 1956, Sui pesi da telaio: una nota, in ACl, VIII, pp. 40-44. Donnini, L. 2000, Marchi su terra sigillata italica da Aharna, Asisium, Urvinum Hortense, in Atti Subasio, serie VII, n. 2-3, 1997-1998, Assisi 2000, pp. 99-123, schede 110. Donnini, L. 2001-2002, Civitella d Arno e il suo territorio. Indagine topografica e archeologica, Università degli Studi di Perugia fac. di Lettere e Filosofia, 2001-2002. Duranti, F. 1992, Evoluzione geologica dell area, in Ponte Felcino 1992, p. 117. Ercolanelli, T. 1997, Materiali, in Passignano 1997, pp. 2738. Faggella, F. 1990, Contenitori da trasporto, in Fiesole 1990, pp. 249-275. Famà, M.L. 1985, Metallo, in Settefinestre 1985, pp. 60-62. Feruglio, A.E. 1968, Civitella d Arna (Perugia), in SE, XXXVI, pp. 280. Feruglio, A.E. 1969, Coperchi di urne cinerarie a Villa Monti (Perugia), in SE, XXXVII, pp. 487-490. Feruglio, A.E. 2000, La Fortuna di Arna: materiali archeologici dalle collezioni Eugeni e Bellucci, in BDSPU, XCVIII, pp. 225-243. Fiesole 1990, Archeologia urbana a Fiesole. Lo scavo di via Marini via Portigiani, Firenze 1990. Firpo, G. 2002, Quale Sentino?, in La battaglia del Sentino, Atti Camerino – Sassoferrato 1998, Roma 2002, pp. 114-120. Fogolari G., Frey O.H., 1965, Sul II e III periodo Atestino, in SEt 1965, pp. 237-293. Forni, G. 1982, Umbri antichi iscritti in trib romane, in BDSPU, LXXIX (1982), pp. 21-74. Forti, L. 1962, Gli unguentari del primo periodo ellenistico, in Rendiconti dell'Accademia di Archeologia, Lettere e Belle Arti di Napoli, XXXVII, 1962, pp. 143-157. Gabba, E. 1994, L Italia romana, Como. Gaggiotti M., Sensi L. 1982, Ascesa al senato e rapporti con i territori d origine. Italia. Regio VI (Umbria), in Epigrafia e ordine senatorio. Atti del Colloquio Internazionale AIEGL, Roma 14-20 maggio 1981,

Roma 1982, II, p. 250. Gamurrini, G.F. 1887, Antichit scoperte a Civitella d Arna, in NSA, 1887, pp. 85-87. Gerov, B. 1989, Inscriptiones latinae in Bulgaria repertae, Serdicae 1989. Giannelli M., Ricci A. 1970, Ceramica comune, in Ostia II, pp. 90-97. Giontella, C. 1996, Bucchero, in Museo comunale di Amelia, pp. 56-73. Grhomann, A. 1973, In margine ad una carta geografica delle chiese ed i monasteri e degli ospedali della diocesi e del contado di Perugia nel secolo XIV, in Annali della facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Perugia, XI, 1973. Guardabassi, M. 1876, Oggetti di corallo lavorato da Arna, in BullInst, 1876. Guerzoni, P. 1991, Et del ferro in Umbria: la I et del ferro, comunicazione all’XI convegno di studi umbri. Guiducci, S. 1996, Ceramica comune, in Museo Comunale di Amelia, pp. 135-167. Gurrieri, O. 1961, Tesori artistici di Perugia in Italia e nel mondo, 1961. Harris, G. 1971, Rome in Etruria and in Umbria, London 1971. Hülsen, C. 1896, in RE, s.v. Arna, 2. Humbert, M. 1978, Municipium et civitas sine suffragio. L organisation de la conqu te jusqu la guerre sociale, Rome 1978. Isings, C. 1957, Roman Glass, Groningen-Djakarta. Jehasse J., Jehasse L. 1973, La N cropole pr romaine d' Al ria, in Gallia, supplemento XXV, 1973. Kolendo, J. 1969, La fronti re orientale de l Etrurie et la localisation de l un de domaines de Pline le eune. A propos d une inscription de Novae, in Archeologia Polskiej, XX, 1969, pp. 62-67. Laffi, U. 1973, Sull organizzazione amministrativa dell Italia dopo la guerra sociale, in Akten des VI internationalen Kongresses f r grichische und lateinische Epigraphik, M nchen 1972, München 1973. Lezzi, F. 2000, I reperti mobili, in Sternini 2000, pp. 137188. Lippolis, E. 1984, La necropoli del Palazzone di Perugia, Roma. Luni I, Scavi di Luni I. Relazione preliminare delle campagne di scavo 1970-1971, a cura di A. Frova, Roma 1973. Luni II, Scavi di Luni II. Relazione preliminare delle campagne di scavo 1972-1974, a cura di A. Frova, Roma 1977. Manacorda, D. 1977, Le anfore, in Ostia IV, pp. 55-63, 117266, 359-383. Manca, M.L. 2005, Cinerari e stele, in Raccolte comunali di Assisi, pp. 167-190. Manconi, D. 1989, Anfore romane in Umbria alla sinistra del Tevere, in Amphores romaines et histoire conomique. Dix ans de recherches, Actes du Colloque de Sienne 22-24 mai 1988, Roma 1989, pp. 590-593. Manconi, D. 1990, Spello. Via Baldini, in Roncalli 1990, pp. 154-161. Manconi, D. 1990, La necropoli in localit Sant Agostino, vocabolo Pilone, in Mevania, pp. 166-183.

161

Repertorio bibliografico Manconi D., Camerieri P., Cruciani V., Hispellum: la sua Olcese, G. 1993, Le ceramiche comuni di Albintimilium. pianificazione urbana e territoriale, in Assisi 1996, Indagine archeologica e archeometrica sui materiali pp. 375-430. dell area del cardine, Firenze 1995. Mangani, E. 1982, Adria (Rovigo). Necropoli in loc. Ca Oleson M.I., Oleson J.P. 1987, Utilitarian Ware, in Cosa Garzoni. Prima campagna di scavo, in NSA, XXXVI, 1987, pp. 243-264. 1982, pp. 5-108. Ortalli, J. 1989, L arredo bronzeo della domus romana di via Manni, E. 1947, Per la storia dei municipi fino alla guerra dell Universit . Arredo tricliniare, in Mutina. sociale, Roma 1947. Modena. Dalle origini all anno mille, vol. I, Modena, Mariotti, M. 1996, in Museo Comunale di Amelia. pp. 343-346. Mariotti, M. 2006, in Museo Comunale di Bettona. Orvieto. Cannicella 1994, Bonamici M., Stopponi S., Martin, A. 1983, Alviano Scalo, in Ville e insediamenti 1983, Tamburini P, Orvieto. La necropoli di Cannicella. pp. 201-256. Scavi della Fondazione per il Museo C. Faina e Martin, A. 1999, Amphorae, in Roman Villa 1999, pp. 329dell Universit di Perugia (1977), Roma. 363. Ostia I. Le terme del Nuotatore, in StMisc, 13, Roma 1968. Martinez, E.J. 1999, La ceramica comune, in San Giustino Ostia II. Le terme del Nuotatore, in StMisc, 16, Roma 1970. 1999, pp. 135-148. Ostia III. Le terme del Nuotatore, a cura di A. Carandini, C. Medri, M. 1992, Terra sigillata tardo italica decorata, Roma Panella, in StMisc, 21, Roma 1973. 1992. Ostia IV. Le terme del Nuotatore, a cura di A. Carandini, C. Mercando, L. 1974, La necropoli romana di Portorecanati, Panella, in StMisc, 23, Roma 1977, 2 voll. in NSA, XXVIII, pp. 142-430. Palma B., Panella C. 1968, Anfore, in Ostia I, pp. 97-116. Mercando, L. 1976, L'Ellenismo nel Piceno in Hellenismus in Panella, C. 1970, Anfore, in Ostia II, pp. 97-140. Mittelitalien. Kolloquium im Göttingen von 5 bis 9. Panella, C. 1973, Appunti su un gruppo di anfore della Juni 1974, Göttingen 1976, vol. I, pp. 160-218. prima, media e tarda et imperiale, in Ostia III, pp. Mercando, L. 1979, Marche. Rinvenimenti di insediamenti 460-633. rurali, in NSA, XXXIII, pp. 89-296. Paoletti, A. 1923, Studi su Perugia etrusca, Perugia 1923. Mercando L. e altri, 1982, Urbino (Pesaro) Necropoli Paoletti, A. 1932, Perugia. Delimitazioni del territorio romana: tombe al Bivio della Croce dei Missionari e a archeologico, in BDSPU, XXX, pp. 119-141. San Donato, in NSA, XXXVI, 1982, pp. 109-420. Papi, E. 1985, Ceramica comune in Settefinestre 1985, pp. Mevania 1991, Mevania. Da centro umbro a municipio 93-106, 123-128, 216-220, 222, 242-246. romano, catalogo della mostra, a cura di A.E. Pasqui, A. 1890, Nuove esplorazioni in contrada Pagliano Feruglio, L. Bonomi Ponzi, D. Manconi, Perugia dell ex feudo Corbara, in NSA, 1890, pp. 210-212. 1991. Passignano 1997, Passignano sul Trasimeno. Una villa sul Moltò Poveda, F.J. 1999, Opus doliare, in La villa di Plinio il lago. La residenza romana di Quarantaia, a cura di P. Giovane a San Giustino, pp. 165-172. Bruschetti, Perugia 1997. Monacchi, D. 1983, Colle Plinio, in Ville e insediamenti Piraino, C. 1999, Ceramica da cucina, in Roman Villa 1999, 1983, pp. 12-44. pp. 283-316. Monacchi, D. 1986-1987, Lugnano in Teverina (Terni). Loc. Piraino, C. 1999, Ceramica comune, in A Roman Villa and a Poggio Gramignano. Saggi di scavo di una villa late Cimitery, pp. 317-327. rustica romana, in NSA, XL-XLI, pp. 5-35. Ponte Felcino 1992, Ponte felcino, Ponte Valleceppi, Pretola. Monacchi D., Pellegrini E. 1995, Amelia. La cisterna romana da borghi rurali a realt urbane, Perugia 1992. di Piazza G. Matteotti, in JAT, V, 1995, pp. 87-110. Prosperi Valenti, G. 2000, Storia ed istituzioni del Monacchi, D. 1996, Bucchero, in Museo Comunale di Municipum di Arna, in BDSPU, XCVII, pp. 185-224. Amelia, pp. 56-73. Prosperi Valenti, G. 2001, Il culto di Fortuna ad Arna, in Monacchi, D. 2004, Forma e urbanistica di Amelia romana, BDSPU, XCVIII, pp. 197-223. in JAT, XIV, 2004, pp. 149-224. Raccolte comunali di Assisi. Materiali archeologici. Morel, J.P. 1981, C ramique campanienne. Les Formes, in Iscrizioni, sculture, pitture, elementi architettonici, a BEFAR, 244. cura di M. Matteini Chiari, Perugia 2005. Museo Comunale di Amelia. Raccolta archeologica. Cultura Ragni, L. 1997, Scavi di Assisi: cisterna in Via Tiberio materiale, a cura di M. Matteini Chiari, Perugia 1996. d Assisi, in BSCFoligno, 1997, pp. 679-710. Museo Comunale di Amelia . Raccolta archeologica. Rendini, P. 1990, Romito di Pozzuolo (Lucca), in Versilia Iscrizioni, sculture, elementi architettonici e d arredo, Etrusca 1990, pp. 271-288. a cura di M. Matteini Chiari e S. Stopponi, Perugia Ricci, A. 1968, Forme chiuse in ceramica comune, in Ostia I, 1996. pp. 90-92. Museo Comunale di Bettona. Raccolta archeologica, a cura Riganelli, G. 1989, Medioevo rurale perugino, Perugia 1989. di S. Stopponi, Perugia 2006. Roman Villa 1999, A Roman Villa and a late Cimitery, a cura Museo Comunale di Gubbio. Materiali archeologici, a cura di di D. Soren – N. Soren, Roma. M. Matteini Chiari, Perugia 1995. Roncalli, F. 1990, Gens Antiquissima Italiae. Antichit Museo Comunale di Gubbio. Materiali archeologici, a cura di dell Umbria a Leningrado, catalogo della mostra, a M. Matteini Chiari, Perugia 1995. cura di F. Roncalli, Perugia 1990. Nicoletta, N. 2003, I produttori di terra sigillata di Rosi Bonci, L. 1975-1976, Arna: studio archeologico e Scoppieto, in Rei cretariae romanae fautorum Acta, topografico, Università degli studi di Perugia fac. di vol. 38, pp. 145-152. Lettere e filosofia, 1975-1976. 162

Repertorio bibliografico Rosi Bonci, L. 1979, Resti di klinai in bronzo da Arna, in Nuovi Quaderni dell’Istituto di Archeologia, Studi in onore di Filippo Magi, 1, Perugia 1979. Rosi Bonci, L. 1979a, Una fibula romano-repubblicana con l iscrizione di un officinator celta, in La Parola del Passato, CLXXV, 1979. Rosi Bonci, L. 1983, Arna, in Ville e insediamenti 1983, pp. 74-85. Rosi Bonci 1990, Civitella d Arno. Kline in bronzo. Coppia di fulcra, in Roncalli 1990, pp. 290-294. Rosi Bonci, L. 1992, Pone Felcino, Pretola, Ponte Valleceppi nell antichit . L organizzazione del territorio nell area sud-est di Perugia, in Ponte Felcino 1992, pp. 19-35. Rosi Bonci, L. 2000, Arna. Testimonianze storiche ed archeologiche, Perugia 2000. Rossignani, M.P. 1975, La decorazione architettonica di Parma, Roma 1975. San Giustino 1999, La Villa di Plinio il Giovane a San Giustino. Primi risultati di una ricerca in corso, a cura di P. Braconi e J.U. Sàez, Perugia 1999. Santini, C. 1996, L Umbria di Silio Italico, in Assisi 1996, pp. 517-529. Scarpignato, M. 1988-1989, Una tomba etrusca con kelebe dal territorio perugino, in AFLPer XXVI, n.s. XII, 1988-1989, pp. 191-208. Scarpignato, M. 2002, I trucchi e le essenze. Cosmesi e bellezza nell Umbria antica, Perugia 2002. Schippa, F. 1979, Il deposito votivo di Ancarano di Norcia, in studi in onore di Filippo Magi, Perugia, pp. 203211. Schippa, F. 1980, Officine ceramiche falische. Ceramica a vernice nera nel Museo di Civita Castellana, Bari. Schippa, F. 1995, in Museo Comunale di Gubbio. Sella, P. 1952, Rationes decimarum Umbriae, Città del Vaticano 1952. Sensi, L. 1983, Villa suburbana in localit Orticello, casa Silvi, a Spello, in Ville e insediamenti 1983, pp. 109131. Settefinestre 1985, Settefinestre. Una villa schiavistica nell Etruria romana, 2. La villa e i suoi reperti, a cura di A. Ricci, Modena 1985. Sisani, S. 2004, Dirimens Tiberis? I confini tra Etruria e Umbria, in Mercator placidissimus. The Tiber Valley in Antiquity, British School at Rome-Università di Perugia, Atti Roma 2004, c.d.s. Stemmer, K. 1978, Untersuchungen zur Typolgie, Cronologie und Ikonographie der Panzerstatuen, Berlin 1978. Stenico, A. 1960, La ceramica aretina. I. Museo Archeologico di Arezzo. Rasinius I, Varese-Milano 1960. Sternini, M. 2000, La villa romana di Cottanello, a cura di M. Sternini, Bari 2000. Storti S., Paribeni E. 1990, Bora dei Frati (Pietrasanta), in Versilia Etrusca 1990, pp. 187-256. Stopponi, S. 2004, La media valle del Tevere fra Etruschi ed Umbri, in Mercator placidissimus. The Tiber Valley in Antiquity, British School at Rome-Università di Perugia, Atti Roma 2004, c.d.s.

Stopponi, S. 2006, Nuove considerazioni su Bettona preromana, in Museo Comunale di Bettona, pp. 2538. Taylor, L.R. 1960, The voting districts of the roman republic, Rome 1960. Tamburini, P. 1985, Todi. La produzione locale di bucchero grigio, in ACl, XXXVII, 1985, pp. 84-100. Tarchi, U. 1936, L arte etrusco-romana nell Umbria e nella Sabina. Thomsen, R. 1966, The Italic Regions: from August to the lombard invasion, Roma. Tomei, M.A. 1983, Alviano Scalo, in Ville e insediamenti 1983, pp. 201-255. Uncini, A. 1991, Museo del Vino di Torgiano. Materiali Archeologici, Perugia 1991. Valentini, V. 1993, Gravisca. Scavi nel santuario greco. Le ceramiche a vernice nera, Bari 1993. Versilia Etrusca 1990, Etruscorum ante quam Ligurum. La Versilia tra VII e III secolo a.C., a cura di E. Paribeni, Pontedera 1990. Verso un museo della citt . Catalogo della mostra progetto, Todi, Sala delle Pietre. 8 agosto – 31 dicembre 1981, a cura di M. Bergamini, G. Comez, Todi 1982. Ville e insediamenti 1983, Ville e insediamenti rustici di et romana in Umbria, Perugia 1983. Walters C.F., Conway R.S. 1968, Scriptorum Classicorum Biblioteca Oxoniensis, a cura di C. Vitali, 1968. Zamarchi Grassi, P. 1987, Ceramica aretina, in Il Museo Archeologico Nazionale G.C. Mecenate in Arezzo, Firenze 1987, pp. 81-84.

163

164

NOTEBOOKS ON MEDIEVAL TOPOGRAPHY (Documentary and Field Research) Edited by Stefano Del Lungo e-mail: [email protected] No 1 Del Lungo, Stefano 2000 Bahr ‘as Shâm: La Presenza Musulmana nel Tirreno Centrale e Settentrionale nell’Alto Medioevo (= British Archaeological Reports, International Series S898) BAR Publishing, Oxford. ISBN 1 84171 159 4. £33.00. Del Lungo, Stefano 2001 Toponimi in Archeologia: La Provincia di Latina, Italia (= British No 2 Archaeological Reports, International Series S911) BAR Publishing, Oxford. ISBN 184171 164 0. £38.00. No 3 Padovan, Gianluca 2002 Civita di Tarquinia: Indagini Speleologiche. Catalogazione e studio delle cavità artificiali rinvenute presso il Pian di Civita e il Pian della Regina (= British Archaeological Reports, International Series S1039) BAR Publishing, Oxford. ISBN 1 84171 309 0. £38.00.

No. 4 Carità, Paola (a cura di) 2004 Problemi di urbanistica giustinianea: Le città della Siria e della Mesopotamia (= British Archaeological Reports, International Series S1255) BAR Publishing, Oxford. ISBN 1 84171 368 6. £43.00. No 5 Padovan, Gianluca (a cura di) 2005 Archeologia del sottosuolo: Lettura e studio delle cavità artificiali (= British Archaeological Reports, International Series S1416) BAR Publishing, Oxford. ISBN 1 84171 716 9. £55.00. No 6 Benni, Giovanna 2006 Incastellamento e signorie rurali nell’Alta valle del Tevere tra Alto e Basso Medioevo: Il territorio di Umbertide (Perugia, Italia) (= British Archaeological Reports, International Series S1506) BAR Publishing, Oxford. ISBN 1 84171 742 8. £41.00. No 7 Aureli, Patrizia; De Lucia Brolli, Maria Anna, Del Lungo, Stefano 2006 (a cura di) Orte (Viterbo) e il suo territorio: Scavi e recherche in Etruria Meridionale fra Antichità e Medioevo (= British Archaeological Reports, International Series S1545) BAR Publishing, Oxford. ISBN 1 84171 758 4. £49.00. Donnini, Luca & Rosi Bonci, Lorena 2008 Civitella d’Arna (Perugia, Italia) e il suo No 8 territorio: Carta archeologica (= British Archaeological Reports, International Series S1798) BAR Publishing, Oxford. ISBN 978 1 4073 0219 5. £45.00.