Castiglione di San Martino, Fortezza di altura (V-II a. C.) isola d'Elba 9788881474547, 9788881474578

Dalla metà del V secolo a. C. all'isola d'Elba venne costruita una rete di piccole fortezze sulle alture, a co

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Castiglione di San Martino, Fortezza di altura (V-II a. C.) isola d'Elba
 9788881474547, 9788881474578

Table of contents :
SOMMARIO
RINGRAZIAMENTI
SIGLE DEGLI AUTORI
NOTA REDAZIONALE (E NON SOLO)
CASTIGLIONE DI SAN MARTINO: UN PERCORSO SCIENTIFICO E PERSONALE
ISOLA D’ELBA: LO SCAVO DI UNA FORTEZZA D’ALTURA, 1978-1988
LA SEQUENZA STRATIGRAFICA
LA COPERTURA DEI TETTI
IL MAGAZZINO E LA DISPENSA
LA PREPARAZIONE DEI CIBI
LA CERAMICA DA CUCINA E DI USO VARIO
LA CERAMICA DA MENSA
LE ATTIVITÀ ARTIGIANALI
OGGETTI VARI E STRUMENTI IN PIETRA
I REPERTI FAUNISTICI
LA CERAMICA POSTCLASSICA
BIBLIOGRAFIA
CONGUAGLI DELLE UNITÀ STRATIGRAFICHE
TAVOLE

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S T U D I A E RU D I TA .

CASTIGLIONE DI SAN MARTINO FORTEZZA DI ALTURA (V-II A. C.)

ISOLA D’ELBA ORLANDA PANCRAZZI

ISTITUTI EDITORIALI E POLIGRAFICI INTERNAZIONALI PISA

·

ROMA

A norma del codice civile italiano, è vietata la riproduzione, totale o parziale (compresi estratti, ecc.), di questa pubblicazione in qualsiasi forma e versione (comprese bozze, ecc.), originale o derivata, e con qualsiasi mezzo a stampa o internet (compresi siti web personali e istituzionali, academia.edu, ecc.), elettronico, digitale, meccanico, per mezzo di fotocopie, pdf, microfilm, film, scanner o altro, senza il permesso scritto della casa editrice. Under Italian civil law this publication cannot be reproduced, wholly or in part (included offprints, etc.), in any form (included proofs, etc.), original or derived, or by any means: print, internet (included personal and institutional web sites, academia.edu, etc.), electronic, digital, mechanical, including photocopy, pdf, microfilm, film, scanner or any other medium, without permission in writing from the publisher. * Proprietà riservata · All rights reserved © Copyright  by Fabrizio Serra editore, Pisa · Roma Fabrizio Serra editore incorporates the Imprints Accademia editoriale, Edizioni dell’Ateneo, Fabrizio Serra editore, Giardini editori e stampatori in Pisa, Gruppo editoriale internazionale and Istituti editoriali e poligrafici internazionali. www.libraweb.net Uffici di Pisa: Via Santa Bibbiana , I  Pisa, tel + , fax +  , [email protected] Uffici di Roma: Via Carlo Emanuele I , I  Roma, tel. +  , fax +  , [email protected] www.libraweb.net  ---- ()  ---- ()  -

  -      .

SOMMARIO Ringraziamenti Sigle degli autori Nota redazionale (e non solo) C ASTIGLI O N E (O. P.) I SOLA

  

D I S A N M A R T I N O : UN PERCORSO SCIENTIFICO E PERSONALE

D ’ E L B A : L O S C AV O D I U N A FORTEZZA D ’ ALTURA ,

-





Le fortezze d’altura (O. P.) I siti (O. P.) Fortezze e viabilità (F. C.) Castiglione di San Martino (O. P.) Nota geologica (V. E.) Le piante della collina (L. B.) Notizie antiquarie (O. P., L. C.) Lo scavo, - (O. P.)

       

LA

SEQUE N Z A S T R AT I G R A F I C A



Le fasi della fortezza (F. F.) Elenco delle unità stratigrafiche (F. F.)

 

C LASSI



LA

DATA N T I



COPER T U R A D E I T E T T I

Tegole e coppi (M. D. I.) Chiodi e lamine (M. D. I.)

 

IL



MAGAZ Z I N O E L A D I S P E N S A

Dolii (P. B., M. D. I.) Anfore (A. C., M. C. D’A., M. D. I.)

 

LA



PREPA R A Z I O N E D E I C I B I

Mortai (P. M., M. D. I.)



LA

CERAM I C A DA C U C I N A E D I U SO VARIO

LA

CERAM I C A DA M E N S A

Ceramica Ceramica Ceramica Ceramica Ceramica Ceramica LE

(P. B., M. D. I.)



attica a figure rosse (N. V., M. D. I.) etrusca a figure rosse (N. V., M. D. I.) sovradipinta (N. V., M. D. I.) a vernice nera (L. C., M. D. I.) semifine (N. V., A. R., M. D. I.) fine (N. V., A. R.)

ATTIV I T À A R T I G I A N A L I

Scorie di fucina (A. C.) Oggetti in piombo (M. D. I.) O GGETTI

VA R I E S T RU M E N T I I N P IETRA



        

(M. B., M. D. I., G. R., B. Z.) 



 I

R E P E R T I FAU N I S T I C I

LA

(M. L. V., M. D. I.)

C E R A M I C A P O S TC L A S S ICA

(M. L. L.)

BIBLIOGRAFIA CONGUAGLI TAVOLE

DELLE UNITÀ STRATIGRAFICHE

  

(O. P.)

 





RINGRAZIAMENTI

L

 scavo e la ricerca sul campo sono stati finanziati dal  (ex ). Il CNR - Istituto per le Tecnologie applicate ai Beni Culturali ci ha offerto un valido aiuto per la documentazione grafica e fotografica e per il rilievo topografico, nelle persone di Renato Caciagli, Gaetano Pappalardo, Mario Mazza. Il supporto logistico e la cifra indispensabile per il vitto degli studenti sono stati forniti dal Comune di Portoferraio (). La Comunità Montana dell’Elba e Capraia ha contribuito, mettendoci a disposizione talvolta un operaio e alcuni strumenti per le misurazioni. Ci ha dato anche la possibilità di effettuare le foto dello scavo dall’elicottero, in collaborazione con il Corpo Forestale locale. I disegni, tranne i rari casi in cui sono stati eseguiti dagli stessi autori (nella parte topografica, Giusto Traina e Franco Cambi), sono dovuti a Mario Epifani, disegnatore e restauratore del Dipartimento di Scienze Archeologiche dell’Università degli Studi di Pisa. Le fotografie sono state eseguite in gran parte da Mario Mazza del  e in parte da Fausto Gabrielli, fotografo del Dipartimento di Scienze Archeologiche dell’Università degli Studi di Pisa. Le piante dello scavo (originariamente  : ) sono state elaborate da Fabio Fabiani con la collaborazione e l’esecuzione di Cristina Panerai. Ringrazio la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, e in particolare Adriano Maggiani (ora professore all’Università degli Studi di Venezia), Silvia Ducci e i Soprintendenti che si sono succeduti negli anni dello scavo, per la disponibilità e la gentilezza dimostrate. Ringrazio inoltre Stefano Bruni, per l’amichevole aiuto di cui è sempre stato generoso.

SIGLE DEGLI AUTORI P. B. (Paola Bennati) M. B. (Massimo Botto) L. B. (Luigi Brambilla) F. C. (Franco Cambi) A. C. (Alessandro Corretti) L. C. (Lucia Corsi) M. C. D’A. (Maria Carmela D’Angelo) M. D. I. (Michele Degl’Innocenti) F. F. (Fabio Fabiani) V. F. (Vincenzo Francaviglia) M. L. L. (Maria Luisa Luisetti) P. M. (Paola Matteucci) O. P. (Orlanda Pancrazzi) G. R. (Giovanna Radi) A. R. (Alessandra Ristori) M. L. V. (Maria Letizia Verola) N. V. (Novella Vismara) B. Z. (Barbara Zamagni)

NOTA REDAZIONALE (E NON SOLO)

O

 ripercorrere brevemente la vicenda di questo volume, affinché se ne possa cogliere al meglio l’utilità. Terminato lo scavo di Castiglione di San Martino, era subito iniziato il lavoro di schedatura e studio del materiale, condotto prima mediante tesi di laurea sulle diverse classi, poi finalizzato alla preparazione della pubblicazione. Tuttavia, mentre per le aree -- i materiali furono assegnati a singole persone, i reperti dell’area  confluirono in un’unica tesi di laurea, col risultato che per ogni classe di materiale abbiamo nel catalogo due distinti autori, a seconda delle aree di provenienza dei reperti schedati. Mentre procedeva il lavoro sui materiali, si affinava la restituzione della sequenza stratigrafica e si definiva la sua periodizzazione. Come talvolta accade, tuttavia, le vicende personali del curatore hanno impedito che il lavoro si completasse, col risultato che il volume iniziava lentamente a invecchiare. Basti dire che tutto era quasi pronto nel , poi venne in parte aggiornato nel , poi sottoposto a una profonda revisione redazionale che si è interrotta in anni recenti, fino all’ultimo sforzo per fare uscire il volume nella forma che vedete, senza quella parte finale di sintesi e ricostruzione storica, prevista fin dall’inizio, ma che per le ragioni di cui darà estesamente conto Orlanda Pancrazzi più avanti, non ha trovato pieno compimento. Questa dilazione quasi ventennale ha certamente lasciato il segno: le bibliografie di confronto dei reperti sono datate, alcune al , altre ancora al . Il modo stesso di organizzare e presentare le classi sarebbe oggi almeno in parte diverso; anche il corredo iconografico rispecchia una sobrietà anteriore all’avvento del digitale. Resta, immutata, la cura che allora fu posta nella catalogazione, descrizione e documentazione dei reperti, nonché nella ricostruzione della sequenza stratigrafica. Il che, a ben vedere, costituisce la qualità maggiore di una pubblicazione di archeologia, quella che meno risente del tempo. Per queste ragioni, come autore e come curatore redazionale, l’invito che rivolgo a chi sfoglierà questo volume è di immaginare di aprire un buon testo degli anni novanta del secolo scorso: cosa ancor oggi tutt’altro che insolita, del resto. A C

C A S T I G L I O N E DI SAN MARTINO: U N P E R C O R S O S C IENTIFICO E PERSONALE

L

 : da qui parte la storia moderna della fortezza di Castiglione di San Martino nel comune di Portoferraio all’isola d’Elba. In quell’estate infatti, con un gruppo di tecnici e studenti dell’Istituto di Archeologia dell’Università di Pisa (così all’epoca si chiamava) e con i colleghi del CNR, iniziammo lo scavo sulla sommità di quella collina leggermente distante dalla costa, da cui però lo sguardo degli antichi, come quello di noi moderni, poteva spaziare verso un orizzonte assai lontano (tav. ; ,). Un orizzonte fisico, certamente, quello che consentiva ai difensori della fortezza d’altura, una delle tante che punteggiavano l’isola, di controllare un ampio braccio di mare e i pericoli che da questo potevano provenire, ma anche un orizzonte mentale per noi che intraprendevamo la ricerca. Ecco una fortificazione eretta a protezione di una delle aree minerarie più ricche dell’antichità e ubicata in un punto centrale del Tirreno, da cui poter osservare, volgendo un immaginario cannocchiale a °, le vicende che coinvolsero le popolazioni che in epoca antica gravitavano su questo mare: l’indagine ci avrebbe auspicabilmente permesso di arricchire la storia dei contatti che produssero quella grande koinè culturale che unì, ahimè un tempo, le genti del Mediterraneo. Un obiettivo scientifico dunque, ma soprattutto, e devo confessare che questa è sempre stata una mia priorità, la possibilità di educare una nuova generazione di archeologi. Educarli a cosa? Certamente alle istanze dell’archeologia stratigrafica che anche in Italia si stava faticosamente affermando. Erano anni di intensa ed entusiasmante riflessione metodologica e il mio desiderio era quello di tuffarmi con i ragazzi in quel bagno di teoria. Ma anche altri bagni, senz’altro più prosaici, ci attendevano nel mare cristallino dell’Elba e poi gli aperitivi, le cene, la convivialità. Anche quella era educazione: all’amicizia, alla libertà del pensiero, alla schiettezza dei rapporti. E poi ancora, anche questa era una delle mie esigenze più pressanti, il rapporto con le popolazioni locali: un coinvolgimento ricercato con mostre, conferenze e chiacchierate che avvicinassero i cittadini al loro patrimonio, che permettessero loro di risalire alle radici più lontane della loro cultura per programmare consapevolmente il futuro e per trasformarli infine negli attori protagonisti di una tutela consapevole del loro patrimonio. Percorsi di visita e un museo archeologico avrebbero contribuito allo scopo, oltre a quello di incentivare un turismo sempre più esigente.

Sono passati molti anni da quel lontano , decisamente troppi. Dopo la conclusione delle ricerche, nel , le mura di quella fortezza sono state ricoperte da una nuova stratificazione che racconta del nostro intervento moderno, mentre la vegetazione le ha ricondotte nel silenzio a cui le vicende umane le avevano già destinate molti secoli prima. L’indagine aveva restituito però una mole impressionante di dati: schede di US, piante, sezioni, foto, diagrammi stratigrafici, quantificazioni dei reperti. Nel tempo, sotto la mia guida, quei dati furono pazientemente elaborati dai più validi studenti che avevano partecipato allo scavo, alcuni dei quali proseguivano il loro percorso formativo e professionale. Nel corso degli anni Novanta la mia attività di ricerca trovò nuovi spunti, sempre in ambito elbano: furono le ville romane dell’isola ad attirare la mia attenzione, e poi la creazione del museo archeologico di Portoferraio; ma Castiglione di San Martino restava comunque il tema di fondo del mio interesse scientifico e affettivo: nuovi studi e nuove elaborazioni si aggiungevano, ma tutto ciò non trovava la forma di una pubblicazione, come quelle tradizionali che presentano ampie sintesi storiche e interpretative. Ciò è dipeso dal fatto che alla storia dello scavo e della sua edizione si sono intrecciate nel tempo altre storie, prima tra tutte quelle personali che per vari motivi, dopo il pensionamento avvenuto nel , mi hanno allontanato dal mondo accademico: altri percorsi di ricerca e di conoscenza, questa volta rivolti verso la mia interiorità, avevano ora assorbito le mie risorse, e la solitudine, come spesso accade in queste circostanze, costituiva un requisito prezioso. Malgrado questo, così come non è mai mancata la coltivazione di alcune amicizie care, non mi ha mai abbandonato del tutto il pensiero di Castiglione di San Martino. Le bozze della sua pubblicazione giacevano fisicamente e psicologicamente accanto a me. Sapevo che prima o poi, dopo aver momentaneamente tacitato le mie altre istanze, Castiglione di San Martino avrebbe richiesto soddisfazione. E ora eccomi qui a tirare un bilancio di quell’avventura e a motivare il perché ho finalmente deciso di pubblicare lo scavo dopo così tanto tempo, e perché in questa forma. Ho già accennato alle aspettative scientifiche dell’indagine: devo innanzitutto spiegare, anche se brevemente, che non furono disattese. Quelle poche tracce affioranti dal terreno, con l’approfondimento dello scavo, si sono ricomposte



   

in una fortezza a pianta quasi rettangolare, cinta da mura con base in pietra ed elevato in mattoni crudi, che presenta due principali fasi edilizie: nell’edificazione del complesso, nella sua distruzione, nella ricostruzione e infine nell’abbandono è possibile cogliere un tassello delle vicende economiche e politiche internazionali che si giocarono sul Tirreno settentrionale tra l’età classica e l’età romana (- secolo a.C.) e di cui riporto qui di seguito una sintetica interpretazione che ebbi già modo di presentare. Ben altro spazio meriterebbe la ricostruzione complessiva del sito e il suo inquadramento storico-archeologico ma, come è possibile osservare, nella pubblicazione non vi è un capitolo specificamente dedicato: e qui vengo all’altro punto che mi interessa precisare e cioè perché ho deciso di pubblicare lo scavo e perché in questa forma. Ovviamente ritengo che le grandi sintesi storiche siano il fine ultimo della ricerca archeologica: ogni ricercatore, sulla base della propria cultura, dei propri interessi e della propria sensibilità può fornirne una, così come ogni generazione può e deve reinterpretare il passato sulla base delle istanze della propria contemporaneità. Ma perché ciò sia possibile è fondamentale che tutti possano accedere ai dati primari della ricerca. Vorrei dunque tornare al tema della centralità del dato archeografico, come base di ogni interpretazione circostanziata. Certamente il tema è già stato ampiamente trattato e sviluppato: ciò su cui intendo focalizzare la mia attenzione riguarda piuttosto un aspetto di carattere deontologico, ovvero l’atteggiamento culturale degli operatori del settore. Si tratta, non sempre ovviamente, anche di un problema di tipo generazionale: ritengo cioè, o meglio, la mia proverbiale fiducia nell’essere umano mi fa ritenere che le nuove generazioni abbiano meglio compreso il valore imprescindibile dei dati archeografici e siano maggiormente disposte a farli circolare e a condividerli, per smontarli, riorganizzarli e gestirli in grandi numeri, trattandoli digitalmente. L’atteggiamento tradizionale legava inscindibilmente alla stessa persona la raccolta e l’interpretazione dei dati: molte pubblicazioni riservavano uno spazio considerevolmente ampio alla parte ‘nobile’ del lavoro, ovvero l’interpretazione, e concedevano assai poco spazio alla presentazione dei dati su cui quell’interpretazione si basava. Nessuno in futuro avrebbe potuto fornire una nuova e diversa lettura. Era predominante un sentimento di possesso nei confronti dei dati da parte di chi li aveva raccolti e non era raro il caso che questi venissero custoditi e difesi nei cassetti delle scrivanie di illustri studiosi per decenni, correndo il rischio di restare inutilizzati e dunque perduti per sempre. Appare evidente che il dato archeografico,

anch’esso tutt’altro che privo di soggettività, sia legato alla persona che l’ha prodotto: è figlio del suo tempo e della sua cultura e per questo stesso motivo è destinato anche ad invecchiare e molto velocemente, ahimè. È normale dunque che sia utilizzato da chi l’ha prodotto, ma non è normale che non possa essere utilizzato da altri in un tempo ragionevole. I percorsi della mia vita, cui accennavo, hanno comportato che i dati che io stessa e i miei collaboratori abbiamo raccolto siano rimasti bloccati troppo a lungo. Ecco dunque il perché di una pubblicazione che se non altro si propone alla fine di liberare i dati di Castiglione di San Martino, dati che andranno a comporre e a vitalizzare il grande archivio a cui altri studiosi potranno attingere per le loro sintesi. O. P. I       ’  La posizione dell’Elba e i suoi scali naturali avrebbero di per sé dato all’isola una notevole importanza, nell’antichità classica, all’interno del circuito delle rotte commerciali: ma ciò che la porta ad una fama leggendaria è la ricchezza dei minerali, e in particolare di quelli del ferro, così abbondanti, ma soprattutto così puri da poter essere ben lavorati anche con conoscenze tecnologiche già avanzate ma non ancora evolute. Gli autori antichi ci danno notizia anche dell’estrazione del rame, ma ci dicono che «poi si esaurì» e si ha l’impressione che parlino di un’attività relegata al passato remoto. Le fonti scritte parlano soprattutto delle inesauste miniere di ferro: secondo Servio «il metallo sembra rigenerarsi e riprodursi negli stessi luoghi di estrazione». Questa fama perdura anche quando Populonia, tramite secolare del commercio del ferro, è ormai abbandonata e deserta. Il nome greco dell’Elba (Aithalìa, la «Fuligginosa») allude forse ai fumi dei forni di riduzione del minerale; il nome attuale deriva dalla denominazione latina Ilva; il tardo Rufa (la «Rossa») richiama di nuovo il colore della terra ricca di ossidi di ferro. Ma se le fonti antiche sono prodighe su questo argomento, ci danno invece pochissime altre notizie utilizzabili per una storia, sia pure scarna, che permetta di seguire nel tempo le sorti dell’Isola. Si conosce il nome greco di Porto Argoo, riferito all’attuale Portoferraio; sembra legato ad un mitico sbarco degli Argonauti, oppure al significato di ‘argós’ (bianco, splendente) che allude alle rive bianche (da Le Ghiaie a Capobianco) che come tanti altri ‘punti bianchi’ (dalle bianche scogliere di Dover a Leuca Leukós, cioè bianco,

     ai vari Capi Bianchi) sono un prezioso riferimento nelle rotte marinare. La notizia, comunque, può solo far supporre una frequentazione marittima dell’isola, di cui sottolinea l’importanza. Sono numerose e significative le testimonianze dei collegamenti con Populonia, punto naturale di relazione con la costa, con cui l’Isola ha rapporti assai stretti. Poiché non siamo informati a sufficienza dagli autori antichi sulla circolazione del metallo elbano, e sulle forze politiche ed economiche che si avvicendano nel goderne i benefici, molte lacune possono essere colmate solo attraverso le informazioni desumibili dalla ricerca archeologica, collocate in un più ampio quadro storico che conosciamo meglio nelle grandi linee. Quattro ‘grandi potenze’, con alterne vicende, si spartiscono lo spazio commerciale della parte del Mediterraneo attraversata dalle rotte mercantili che toccano l’Elba: sono, ovviamente, gli etruschi, i fenicio-punici, i focei di Marsiglia ed i Siracusani. Non tutti sono alla ribalta nello stesso tempo né hanno la stessa capacità di modificare il quadro dell’economia tirrenica. Per un lungo periodo gli etruschi ed i fenicio-punici hanno ottimi rapporti e la loro attività, fino a tutto il  secolo a.C., è estremamente florida. Il ferro, uno dei tanti elementi che costituiscono la base economica di una civiltà i cui splendori sono ben noti, viene presumibilmente distribuito, senza contrasti, dagli etruschi: secondo G. Colonna, si può distinguere chiaramente in questo periodo un’emergenza di potere, ed una maggiore importanza di Caere (Cerveteri), con il suo attivissimo porto di Pyrgi. Dall’Elba, in questa fase, finora sappiamo archeologicamente poco; ma quel poco conferma che culturalmente è ben collegata all’Etruria, e che ne è parte vitale. Molto scarsi sono i materiali relativi agli insediamenti elbani tra  e  sec. a.C.: ma accanto alla capanna indagata nel  nell’ambito dell’insediamento in località Le Mure, e alle anfore e al vasellame recuperati a Monte Moncione di Colle Reciso, maggiori informazioni provengono da aree di sepoltura, individuate per lo più in modo fortuito. Così nella zona di Magazzino fu rinvenuta nel  una ricca necropoli i cui corredi, costituiti da buccheri, ceramica etrusco-corinzia, vasellame bronzeo da mensa, oggetti di ornamento personale (armille, anelli, fibule in bronzo e argento), asce e punte di lancia in bronzo, furono donati dal proprietario dei terreni, Ulisse Foresi, al collezionista livornese Chiellini, che fece poi dono della propria raccolta al Comune di Livorno. Le sepolture, ricche e numerose, sono riferibili ad un periodo compreso tra  e  sec. a.C., stesso arco cronologico cui sono da riferire le aree di



sepoltura che si distribuiscono nella zona occidentale dell’Isola, in una vasta area circostante la località del santuario di Madonna del Monte. Le tombe a inumazione sono ricavate in anguste cavità naturali delle masse granitiche che caratterizzano tutta la zona intorno a Monte Giove, e si distribuiscono ad una altitudine media di ca. m  s.l.m. Gli oggetti di corredo delle sepolture più antiche, alla metà del  sec. a.C., sembrano, in netta prevalenza di produzione populoniese: si assiste dunque alla nascita di stanziamenti etruschi stabili, strettamente collegati con Populonia, in siti che dominano approdi marittimi, come Marciana Marina e Portoferraio. Le tombe elbane, lontane per ricchezza dalle più lussuose tombe populoniesi, sembrano invece assimilabili a quelle più modeste, lasciando intravvedere gruppi umani con un potenziale economico omogeneo, semplici benestanti, il cui lavoro è forse da mettere in relazione con le operazioni di controllo dello sfruttamento minerario. Tra la fine del  secolo e la prima metà del  sec. a.C., vi sono ancora forti analogie con i materiali delle tombe di Populonia, che appare come il tramite per l’arrivo di prodotti dall’Etruria meridionale, in particolare vasellame in bucchero da Caere e ceramica etrusco-corinzia da Vulci. Dei traffici che giungono o che transitano presso l’Isola in questo periodo è testimone un relitto individuato presso il capo Enfola, che trasportava buccheri di fine fattura, anfore etrusche e vasellame bronzeo (piatti bulinati). Ma a partire dalla seconda metà del  sec. a.C., le sepolture presentano corredi più scarsi e meno pregiati, documentando una progressiva perdita di importanza di alcuni siti e necropoli, sino al definitivo abbandono delle ultime aree di sepoltura della zona occidentale dell’isola all’inizio del  sec. a.C. A un luogo di culto, forse da localizzare presso la località Le Trane, è inoltre da riferire il bronzetto rinvenuto nel  sec. ed oggi conservato presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli; la statuetta rappresenta un giovane in piedi, vestito con un pesante mantello aderente che lascia scoperte la spalla destra e le braccia, coi piedi chiusi negli alti calzari a punta, i calcei repandi. Il giovane tende la mano destra, per offrire qualcosa ad una divinità: per questo è stato denominato «l’Offerente». Le caratteristiche tecniche e formali consentono di riconoscervi un prodotto di un’officina populoniese degli ultimi decenni del  sec. a.C. Già durante il  secolo però, si affaccia una terza potenza: gli abitanti di Focea, città greca costiera dell’Asia Minore, fondano Massalia (Marsiglia) circa nel  a.C., e si dedicano al



   

commercio. Poco dopo, fuggiti dalla madre patria, fondano Aleria, in Corsica, ed arrivano ad uno scontro diretto con gli Etruschi. La battaglia di Aleria, del  a.C., ha esito incerto, ma la realtà archeologica in Corsica fa capire che si arriva ad una elastica spartizione di poteri, che non vede certo gli etruschi come perdenti. I massalioti continuano anch’essi i loro traffici, ma gli etruschi si trovano, con il  secolo a.C., ad affrontare altri nemici. I Siracusani, grande potenza emergente, sconfiggono i cartaginesi a Himera nel , e gli etruschi a Cuma nel  a.C. Queste sconfitte segnano una battuta d’arresto che dà origine ad una lenta recessione della potenza etrusca sul mare, anche se le aristocrazie terriere dell’interno si sviluppano prosperamente. Si chiudono i porti dell’Etruria meridionale, scarseggia l’importazione di alcuni prodotti di lusso. Intanto Siracusa tenta l’espansione nel Tirreno settentrionale, e certo non può ignorare quella grande risorsa che è il ferro elbano. Due spedizioni furono organizzate dalla potenza siciliana (una all’Elba e l’altra in Corsica) nel  a.C., ma solo la seconda con buon esito per i siracusani: infatti il comandante della prima incursione (Fayllos) si lasciò corrompere, e venne esiliato. Una terza, nel , è meglio nota perché porta anche alla distruzione di Pyrgi, colpendo Caere, e pone un caposaldo in Corsica. Le fonti in questo caso non parlano dell’Elba, che peraltro sembra quasi sempre coinvolta nei fatti che toccano la Corsica. Esiste però, a suffragio delle ipotesi, una curiosa e significativa notizia: un mercante siracusano acquista ferro per  talenti (rivendendolo a  talenti). La transazione è di grande portata, e sottintende una tale quantità di ferro che, dato il periodo, se ne può legittimamente supporre la provenienza dal distretto minerario del Campigliese, del Massetano, e soprattutto dell’Elba. Il mercante, per una volta, è riuscito ad assicurarsi un monopolio che il tiranno di Siracusa Dionigi non gradisce, soprattutto perché sta preparando la guerra ai Cartaginesi; e il mercante, che ha peccato per eccesso di iniziativa privata, finisce in esilio. Mentre si svolgono queste vicende, e l’Etruria costiera presenta un quadro piuttosto modesto, c’è una città, Populonia, che gode invece di un singolare splendore: si dota di mura imponenti, tra  e  secolo a.C., riceve ancora ceramica attica e bronzi simposiaci, è insomma straordinariamente prospera. È formulabile l’ipotesi che Populonia, naturale tramite del ferro elbano, abbia accettato la ‘protezione’ siciliana e goda dei privilegi della ‘prelazione d’acquisto’ esercitata dai siracusani. Questa prosperità aumenta nella seconda metà

del  secolo, quando la città è bene inserita nel circuito commerciale dei porti del Tirreno settentrionale. Ma, se Populonia gode di un privilegio, lo deve tutelare, e questo significa proteggere le fonti d’estrazione del minerale: all’Elba, in questo periodo (circa la metà del  secolo a.C., almeno nel caso di Castiglione di S. Martino), vengono fortificati una serie di punti strategici. Una rete di piccole fortezze sorge sulle alture che guardano i principali punti di approdo: le rade di Portoferraio, Procchio, Marina di Campo; la ricognizione ha rivelato una dozzina di interessanti località (si vedano i pannelli del Museo Civico Archeologico della Linguella, relativi alle fortezze d’altura) e due di esse -Monte Castello di Procchio e Castiglione di S. Martino- sono state oggetto di scavo. All’interno di queste due strutture solide e modeste (il cui alzato di mattoni crudi si è ‘sciolto’ nel tempo giù per le colline), le suppellettili rivelano un mondo vivacissimo: ceramica da mensa attica, anfore vinarie etrusche, greco-orientali e massaliote. Anche nel  e nei primi decenni del  secolo a.C. c’è una notevole raffinatezza di ceramica da mensa e di uso vario, che rivela contatti con il meridione e con l’Italia centrale. L’abbondanza di anfore è impressionante, l’alimentazione (ricostruibile attraverso lo studio dei resti di pasto) è ricca e variata: suini, ovicaprini (e connessi prodotti lattario-caseari), bovini, e, in minor misura, equini, con una piccola integrazione di caccia e pesca; e il gallo, ancora rarissimo. Ancora una volta, le uniche tracce note degli insediamenti sparsi sul territorio sono i rinvenimenti di sepolture, quasi tutti purtroppo risalenti a tempi lontani e i cui materiali sono oggi spesso irreperibili: tombe a cassa dalla località Le Trane, tombe a inumazione a Casa del Duca e a Monte Orello (Portoferraio) e a Grassera (Rio nell’Elba): fra gli oggetti di corredo, specchi, vasellame bronzeo, ceramiche, ornamenti personali anche in materiali ricercati anche se non sempre preziosi: collane in pasta di vetro, fibule in argento e orecchini in argento e in oro. Nella fortezza di Castiglione di S. Martino, tutta questa fase, con i suoi tetti crollati, gli edifici di legno bruciati, i frammenti anneriti del vasellame, è sepolta e sigillata in uno strato di distruzione violenta conclusa da un incendio. Il materiale permette di datare l’avvenimento, con la normale elasticità, tra il  e il  a.C.; per cercare di capire le motivazioni di questa aggressione, bisogna tornare ad un più generale quadro di eventi. Roma, conquistando spazi sempre più vasti, si sta dirigendo a Nord; con la fine del  secolo

     a.C., completerà la sottomissione dell’Etruria settentrionale. Populonia, che nella dodecapoli etrusca si distingue per una posizione sempre singolare, nel  a.C. non è presente tra le città che combattono i romani, e, con l’inizio del  secolo a.C., comincia a gravitare nella sfera d’influenza romana. Nel  a.C. i romani conducono una spedizione in Corsica e può, anche in questo caso, essere coinvolta l’Elba; ma, soprattutto, sappiamo che Roma è in guerra con Cartagine dal  a.C. e che il ferro, importante per gli strumenti delle attività di pace, diventa protagonista indispensabile in guerra. È possibile che la prima fase delle fortezze si sia conclusa violentemente ad opera dei Romani; è significativo che almeno quella di Castiglione di S. Martino venga subito e più robustamente ricostruita, e che questa seconda fase (gli ultimi materiali sono databili tra il  e il  a.C.) si concluda praticamente insieme alle guerre puniche; inoltre, i dati della ricognizione fanno supporre che la rete delle fortezze di altura si infittisca e si organizzi meglio proprio in questo periodo, anche se solo lo scavo può confermare un tessuto di ipotesi il cui disegno è tracciabile per ora solo attraverso la ricognizione. Populonia, protetta dai Romani, continua ad essere prospera: le fonti scritte ci parlano di una frenetica e disordinata attività di lavorazione del metallo, proprio nel  secolo a.C.: nel  viene fornito ferro a Scipione l’Africano, e il porto viene usato per le operazioni navali; un contingente elbano partecipa alla guerra, orgoglioso (almeno secondo Silio Italico) di usare le armi forgiate nel proprio ferro. Nei secoli  e  a.C., l’attività estrattiva dei minerali del ferro viene sostanzialmente affiancata da quella dei giacimenti in Sardegna, in Spagna e infine nel Norico; il ferro elbano veniva trasportato a Populonia per la riduzione e da lì a Dicearchia (Pozzuoli).



Quando le fortezze di altura vengono abbandonate, la vita continua altrove, anche se sono pressoché inesistenti tracce di abitati di questo periodo; che devono esistere tuttavia, poiché ne sono note le necropoli. In diverse località dell’Isola sono ricordate tombe rinvenute isolatamente o in piccoli gruppi (a Casa del Duca, a Monte Orello, nei pressi della spiaggia di Lacona, a Buraccio), ma la necropoli di epoca ellenistica più importante e meglio nota è quella scavata nel  dal tenente colonnello ingegnere Giacomo Mellini nella località Profico di Capoliveri. Nel corso del  secolo a.C. le tracce archeologiche documentano un cambiamento in atto negli interessi e nei modi che portano a frequentare l’Isola: una cittadina romana nasce in corrispondenza del centro storico di Portoferraio: quando viene costruita Cosmopolis – nel  sec. d.C. – muri e «cantine in volta», mosaici e cisterne vengono scoperti lungo il porto, nel centro e a Forte Stella. Ne resta oggi solo qualche traccia, non facilmente visibile. Non si conosce il nome antico di questo centro, che doveva essere non piccolo, e ben costruito: gli eruditi del  l’hanno battezzato Fabricia. Contemporaneamente a questo abitato, all’Elba e a Pianosa, al Giglio, a Giannutri, a Capraia e a Gorgona fioriscono le «ville per il riposo», la cui fama è ancora ricordata da Solino nel  sec. d.C.; di tutte è relativamente noto ciò che resta, ed in questi anni lo scavo e lo studio hanno permesso, e ancora permettono, conoscenze nuove. (da O P, Il periodo classico e le fortezze d’altura, in R R, M F, Elba, Territorio e Civiltà di un’isola, Genova , pp. -).



Su Castiglione di S. Martino vedi anche P a e P .

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ISOLA D’ELBA: LO SCAVO DI UNA FORTEZZA D’ALTURA, 1978-1988

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L

’E LBA , isola maggiore  dell’Arcipelago Toscano, è divisa dalla costa e dal prospiciente promontorio di Piombino da un breve tratto di mare (ca. km ) ; si colloca quindi di fronte a Piombino e Populonia, facilmente raggiungibili via mare. A Populonia fu a lungo legata da rapporti di produzione e trasformazione dei minerali del ferro. Da un punto di vista geomorfologico (volendone tracciare solo le linee essenziali che facilitino la comprensione delle possibilità e dei condizionamenti che ha potuto presentare all’antropizzazione) può essere divisa in tre settori  (T. ) ; la loro diversa natura e conformazione ha avuto un’influenza, talora determinante, sulle possibili scelte economiche che si sono avvicendate nel tempo. Pur relativamente ricca di acque sorgive, non può contare su corsi d’acqua né di grande né di media potenza ; è tuttavia irrigata da “fossi” e torrentelli che hanno svolto una funzione precisa sia nella scelta dei punti d’insediamento che in quella degli impianti destinati a una prima lavorazione dei minerali del ferro.  Un primo settore, l’occidentale, è formato da un’alta cupola di granito che scende a mare (pur essendo ricoperta alla base da lembi di roccia sedimentaria) con un andamento omogeneo riflesso da quello costiero, privo di insenature profonde o comunque facilmente agibili. Questa roccia pregiata, il granito, avrà il suo apprezzamento e il suo commercio in un periodo relativamente tardo, non anteriore, a quel che appare, al  d.C.  Il confine fra il settore occidentale e quello centrale può essere indicato da una linea sfumata che corre tra il Golfo di Procchio e quello di Marina di Campo ; il settore centrale è delimitato a E dalla strozzatura che si forma tra il Golfo di Portoferraio e il Golfo Stella. In questo secondo settore si trovano le coste più sinuose, le insenature più profonde, gli ap L’isola ha una lunghezza massima di km  e una larghezza massima di km  ; il contorno è però così frastagliato e sinuoso che lo sviluppo della costa è di ca. km  per un’area di ca. kmq . Il punto più alto, Monte Capanne (m ), supera di gran lunga l’altezza media (~ m ) delle colline che caratterizzano tutta la morfologia dell’isola e la cui altitudine va da poco più di m  a ~ .  Per le informazioni in dettaglio sulla tettonica e la geologia dell’isola si veda : Note illustrative della Carta Geologica d’Italia. Foglio . Isola d’Elba, . La Carta è redatta in scala  :. ; la bibliografia specialistica è elencata a p. . L’Elba, data l’importanza geologica, ha anche una delle rare carte geologiche  :, priva però di Note Illustrative (in dettaglio, cfr. infra Nota geologica).  Vedi C, Le attività artigianali: scorie di fucina.  Cfr. Ville e giardini, pp. -.

prodi più agevoli e protetti : a N il Golfo di Procchio, prolungato dal Promontorio dell’Enfola, e il Golfo di Portoferraio. Tra i due golfi si distende l’alta e bianca linea costiera, che, in vicinanza di Portoferraio, prende il nome di Capo Bianco. Nella parte S si distinguono il Golfo di Marina di Campo, quello di Lacona e il Golfo Stella. L’entroterra è disseminato di piccole colline, valli, modesti corsi d’acqua. Sotto l’aspetto geologico e litologico quest’area, costituita soprattutto da rocce sedimentarie, è forse la più banale ; ma i punti d’approdo, le colline che li sovrastano, le valli che li dividono e li collegano, privilegiano la zona alla ricezione, all’accoglienza, ma anche alla sorveglianza di ampi tratti di mare. Un terzo settore, l’orientale, è occupato da tutta la zona estrattiva dei minerali del ferro, tra i quali l’ematite e la magnetite sono i più conosciuti e pregiati.  La linea di costa è frastagliata, ma solo una profonda insenatura, Porto Longo/ Porto Longone (ora Porto Azzurro) ha le caratteristiche di un vero e protetto approdo. Tuttavia anche le insenature di Rio Marina e Cavo possono essere state usate nell’antichità, anche se forse non in misura paragonabile a quella dei tempi recenti. Fra il secondo e il terzo settore è stata individuata una rete di fortezze d’altura di cui parleremo nel prossimo paragrafo. O. P. L   ’  Quando, nel , è iniziato lo scavo a Castiglione di San Martino  si avevano già risultati parziali del lavoro condotto a Monte Castello di Procchio.  La somiglianza della posizione, delle strutture e dei materiali ha indotto a formulare l’ipotesi di una stessa funzione per questi due piccoli insediamenti d’altura. Ma, soprattutto, ha fatto ritenere utile un controllo del territorio elbano attraverso la ricognizione sul terreno. Poiché le risorse finanziarie disponibili  non sono mai state tali da permettere un esame totale del 

Si veda la Carta Geologica, pp. - (cfr. nota ). In seguito . Lo scavo, in concessione da parte della Soprintendenza Archeologica della Toscana al Dipartimento di Scienze Archeologiche dell’Università di Pisa, ha avuto come direttore la prof. Orlanda Pancrazzi, dello stesso Dipartimento.  Lo scavo rientrava nei programmi della SAT ed è stato diretto dall’allora Ispettore di zona, prof. Adriano Maggiani.  Per tale argomento si veda l’Introduzione. 



   

territorio l’approccio al problema è stato tentato secondo una ricognizione “mirata”, e finalizzata alla compilazione di una carta tematica delle fortezze di altura, considerandola come un aspetto particolare di una più generale carta archeologica alla quale potrà successivamente essere ricondotta.  In questa ottica, ipotizzando l’esistenza di un sistema difensivo organico e interdipendente, i dati sufficienti e necessari (corrispondenti a quelli messi in luce dall’evidenza archeologica) rispondono a elementi comuni : posizione altimetrica non elevata ma strategica (con visibilità e possibilità di controllo sui punti d’approdo), mimetizzazione tra le alture circostanti, distribuzione territoriale ragionata. Tale sistema deve rispondere anche a requisiti di rapidità di collegamento e di comunicazione, quindi a distanze relativamente ravvicinate, visibilità ottica fra le fortezze dell’isola, e in qualche caso anche fra isola e terraferma (T. -). Dopo queste considerazioni di tipo teorico, una volta realizzata la fase di documentazione storico-bibliografica, quella dell’acquisizione della cartografia di base e della documentazione aerofotografica (T. ) (quest’ultima peraltro poco produttiva data la caratteristica boschiva dell’isola che nella maggioranza dei casi impedisce l’individuazione delle tracce antropiche), è stato affrontato il lavoro di ricognizione. A tale scopo, basandoci sulle prevedibili e ipotizzate caratteristiche comuni alle fortezze e sulle possibilità individuate dalla cartografia  ( :.)  e dalla carta regionale  :.,  è stata definita a tavolino una “rete” di siti rispondenti a tali caratteristiche, su cui effettuare una ricognizione “mirata”. L’ampiezza della ricognizione ha permesso una verifica anche in negativo : il numero dei luoghi visitati, che non presentano tracce di antropizzazione, valorizza infatti la rete di distribuzione risultata positiva al controllo ; essa non può, comunque, considerarsi esaustiva e dovrebbe essere completata (ove esistano adeguati finanziamenti e interventi) sia attraverso la prosecuzione della ricognizione sul terreno, sia attraverso scavi sistematici che confermino la griglia interpretativa della ricognizione.  O. P. 

Cfr. infra I siti. La copertura dell’isola   :. è formata dalle sette tavolette del foglio  :   (Cavo),   (Capoliveri),   (Marina di Campo),   (Portoferraio),   (Porto Azzurro),   (Marciana),   (Pomonte).  Vedi p.  nota .  Sul piano operativo la campagna di ricognizione ha presentato non poche difficoltà, sia per la morfologia del terreno, sia per la presenza nella maggioranza dei casi di un sottobosco arbustivo intricato e quasi impenetrabile ; in 

I siti La distribuzione dei siti fortificati, sempre di dimensioni modeste, posti su rilievi di quota non particolarmente elevata ma in posizione dominante gli approdi, appare particolarmente concentrata nel settore centrale dell’isola, anche se sembra estendersi, con maglia più larga, nel terzo settore, cioè quello orientale minerario. Il primo settore, quello del granito (T. ), montuoso e impervio (se si esclude l’insenatura di Marciana Marina, ora artificialmente protetta), non ha rivelato alla ricognizione siti caratterizzabili come fortezze di altura, ed era del resto prevedibile. È stato effettuato tuttavia un controllo delle zone da cui provenivano materiali risultanti da ricognizioni di gruppi archeologici locali ;  Le Mure e il complesso Madonna del Monte-L’Aquila hanno rivelato una realtà archeologica di estremo interesse.  Il sistema difensivo individuato partendo dalle ipotesi suddette può essere analizzato secondo la direttrice O-E.  ) Castiglione di Campo (Serra S. Mamiliano) L’altitudine è di m  s.l.m., ma domina a E il Golfo di Campo e gli accessi rappresentati dal Fosso Bovalico e da quello degli Alzi. La sommità pianeggiante è così fitta di vegetazione che non è possibile seguire nella totalità il tracciato dei pur evidenti (fino a m  di percorso) resti di mura. Un piccolo ambiente quadrangolare ha un’ottima visibilità sul golfo. I materiali raccolti (una trentina di frammenti) comprendono anfore etrusche e mortai a macinello, ceramica semifine da mensa, impasti di gabbro e impasti verniciati, qualche raro caso è stato impossibile raggiungere la meta prevista. In altri siti, topograficamente e strategicamente interessanti, la definizione di “terreno archeologico” sarebbe possibile solo tramite lo scavo.  I materiali frutto di queste ricognizioni sono stati rinvenuti nel magazzino di Stato di Portoferraio. Mentre Le Mure (e probabilmente il colle della Grottaccia) è un ampio abitato, la zona dell’Aquila sembra piuttosto un’area di necropoli. I materiali, rinvenuti negli anni Settanta, sono ora oggetto di restauro e di studio. Il materiale da Madonna del Monte è in corso di studio da parte del prof. Maggiani.  I materiali dall’Aquila e zone limitrofe sono ora esposti al Museo Civico di Marciana.  La ricognizione è stata eseguita da Renato Caciagli e Anna Giovannini. Qui si riassume il loro lavoro (Carta tematica delle Fortezze d’altura), commissionato dalla Comunità Montana dell’Elba e Capraia e consegnato alla medesima nel novembre del . Il lavoro non è stato edito e verrà citato in bibliografia. La campionatura dei materiali è sempre stata rigorosamente di superficie e limitata al massimo. Il materiale è stato studiato e attende tuttora la pubblicazione da parte del “Sistema Museale dell’Arcipelago”.

  ’        ’  embrici e coppi, un frammento di refrattario, e due frammenti di ceramica post-classica. La posizione è interessante non solo per la visibilità sul golfo, ma anche per la possibilità di stabilire un contatto visivo con Monte Castello di Procchio, fortezza meglio conosciuta per i già nominati scavi. ) Monte Castello di Procchio Sorge su un rilievo a m  s.l.m., domina il Golfo di Procchio a Nord, e a Sud tutta la zone di Campo fino al mare. Il sito è delimitato da una cinta di contorno a perimetro quadrangolare, ben conservata, in porfido locale. In base al materiale pubblicato la fortezza copre un arco di vita che va dalla metà del  a.C. ca. alla metà del  a.C. È significativa e interessante la riutilizzazione avvenuta durante la Seconda Guerra Mondiale : la parte centrale è occupata da un bunker italiano  (su cui è collocato attualmente un punto trigonometrico) ; è una singolare conferma delle caratteristiche strategiche del rilievo, sede dell’antica fortificazione. Da Monte Castello non è direttamente visibile  ; ma, secondo le direttive metodologiche su cui è stato impostato il lavoro di ricognizione, la ricerca di un contatto visivo fra i diversi punti della maglia difensiva ha portato dopo vari tentativi alla sommità di Monte Pericoli. ) Monte Pericoli Nel sito (altitudine m  s.l.m.) non ci sono tracce delle strutture tipiche delle fortificazioni ; la base circolare (di ca. m  di diam. con alzato di ca. m ) che si trova sul posto sembra corrispondere a caratteristiche strutturali relativamente recenti e a funzioni non precisabili. Ma i frammenti rinvenuti, alcuni di età post-classica, altri pertinenti a grandi contenitori in impasto di gabbro lavorato a mano, del tutto simili a quelli di , consentono di ipotizzare l’esistenza di un punto di controllo posto tra Monte Castello e . Il sito poteva non essere necessariamente dotato di strutture importanti ; la boscaglia della zona è particolarmente fitta e i frammenti citati sono stati rinvenuti grazie al deceppamento di una “cessa” antincendio, peraltro non troppo recente. Monte Pericoli, che impedisce la diretta visibilità tra Monte Castello e , può, se i frammenti rinvenuti avallano l’ipotesi, essere stato non una vera fortezza, ma un punto utilizzato per il raccordo ottico tra le due fortificazioni. 

Durante una sua attività di ricognizione commissionata dal “Sistema Museale dell’Arcipelago”, Franco Cambi ha notato la singolare coincidenza e importanza di strade militari, che corrono fra le fortezze antiche (cfr. infra Fortezze e viabilità).



) Castiglione di S. Martino È oggetto particolare di questo lavoro e la descrizione in esteso può esser letta di seguito. L’altitudine è di m  s.l.m. ; controlla tutta la rada di Portoferraio (T. ) e può mettersi in contatto visivo con Monte Castello attraverso Monte Pericoli. Guardando a E è perfettamente visibile il rilievo di S. Lucia. ) S. Lucia È una collinetta a m  s.l.m., con resti di strutture post-classiche ed edifici di culto tuttora frequentati. Il sito di S. Lucia ha restituito in passato (senza che si possano precisamente localizzare i ritrovamenti) un ripostiglio di piccoli oggetti in bronzo e “dalle pendici” fusaiole e rocchetti. Mentre il ripostiglio è databile all’- a. C.,  fusaiole e rocchetti non sono databili senza associazioni convincenti. Alcune ricognizioni condotte da studiosi locali hanno evidenziato frammenti di incerta cronologia e produzione. Rimane però il fatto che questo sito, sicuramente frequentato dall’- secolo a. C., ha un collegamento ottico con  e stabilisce un contatto visivo con Monte Fabrello e con Monte Moncione. ) Monte Fabrello Si trova a quota m  s.l.m. ed è completamente ricoperto da una fitta vegetazione ; la sommità, raggiungibile dal versante N, è spianata e delimitata da muri ancora ben connessi specialmente a N. La visibilità è ottima su Porto Ferraio e la sua rada ; meno buona e comunque notevole la visibilità sul Golfo di Lacona. I reperti si limitano a embrici, coppi, frammenti di doli di impasto con scisti microclastici. Non è stato rinvenuto materiale post-classico. ) Monte Moncione Il rilievo di m  s.l.m. è fittissimo di vegetazione e apparentemente non dotato di strutture murarie, ad eccezione di un piccolo vano, sicuramente ristrutturato e riutilizzato in tempi recenti. Lungo le pendici sono però visibili crolli consistenti di blocchi di porfido misti a materiale ceramico. Dalla vetta si domina perfettamente la rada di Portoferraio, la Piana di S. Giovanni, e si è in relazione ottica con S. Lucia. Il materiale campionato è costituito da embrici e coppi, pareti di dolio e di ceramica da fuoco in impasto di gabbro, colli e anse di anfore grecoitaliche, un peso tronco piramidale, ciottoli di fiume e un frammento di piattello a vernice nera  D in P , p. , fig.  ; Z , pp. - e Tav. .



   

(Forma Morel d), databile al - a.C. Non è stato rinvenuto materiale post-classico. ) Monte Orello La ricognizione in questo sito, già noto per il ritrovamento di corredi funerari, non ha dato alcun risultato, nonostante possa rappresentare per le caratteristiche favorevoli un tramite visivo fra Monte Moncione e Monte Fabrello. Tuttavia sulla sommità non sono state rinvenute tracce di strutture né di manufatti. L’articolazione degli impianti difensivi nel settore centrale dell’isola termina quindi con Monte Fabrello ; la ricognizione è continuata in direzione della zona mineraria, con risultati che si possono per ora proporre solo come ipotesi di lettura del terreno. ) Località Alberone Al km  della strada provinciale per Rio nell’Elba, in località Alberone è stato individuato un interessante rilievo : sulla sommità (m  s.l.m.) si trova un tratto di muro (lungh. ca. m , largh. ca. m ,-) molto ben conservato. Dalla cima si domina un vastissimo tratto di mare : Rio nell’Elba, Torre del Giove, Santa Caterina, gli isolotti antistanti la costa elbana, il litorale con il porto di Piombino e Scarlino. Il materiale qui rinvenuto è costituito in gran parte da frammenti di ceramica da fuoco in impasto di gabbro, embrici e coppi, mentre una grossa scoria di materiale ferroso è ovviamente non databile ; alcuni frammenti di ceramica postclassica completano l’insieme del sito, che resta di incerta cronologia. In diretto contatto visivo con questa altura si trova quella di S. Quirico. ) S. Quirico Dalla sommità (m  s.l.m.) si domina un panorama piuttosto vasto che comprende l’Alberone, Rio Marina e Torre del Giove, mentre la vista sul mare è decisamente limitata. Il materiale raccolto è esclusivamente di periodo postclassico, mentre scorie di ferro e ciottoli di fiume non sono ovviamente databili. Se l’altura di S. Quirico ha fatto parte della rete difensiva, nell’antichità era probabilmente preposta essenzialmente al controllo della zona mineraria interna più che al controllo della costa. Cercando un eventuale punto di raccordo visivo tra il Monte Fabrello e il settore orientale dell’isola, un pianoro che si eleva nella stessa zona sembra rispondere ai necessari requisiti di “visibilità”, mentre la Cima del Monte  si è rivelata del tutto inadeguata allo scopo. Il sito non ha nome ed è quindi indicato con la sua quota.

) Quota  Si tratta di un pianoro che si eleva a m  s.l.m., circa a metà della direttrice S-SE : Cima del Monte - Monte Castello di Monserrato. Nonostante l’assenza di manufatti, la posizione è estremamente felice : si domina un vasto panorama che va da Portoferraio al Volterraio, Monte Castello di Monserrato, Cima del Monte, Alberone, San Felo, Rio Marina. La posizione è strategicamente ideale, poco individuabile perché incassata tra altri rilievi importanti, che ne rendono quasi inimmaginabile l’ampia possibilità di visione. La relativa altitudine può essere stata però un elemento non rispondente a requisiti necessari a una fortezza d’altura. L’assenza di qualsiasi reperto può solo far ipotizzare che la Quota  rappresenti “l’anello mancante” fra il settore centrale e quello orientale. La ricognizione nell’area a S del settore orientale è comunque proseguita ; due località sembravano particolarmente interessanti : la Madonna del Monserrato e San Felo. Dalla Madonna del Monserrato si ha un’ottima visuale di Porto Azzurro (ex Porto Longone), ma gli interventi radicali che hanno portato nel  alla costruzione del santuario hanno totalmente modificato una situazione di cui rimane solo qualche traccia (alcuni reperti segnalati) a mezza costa del Monte Monserrato. Il rilievo di San Felo,  sulla carta, sembrava corrispondere alle caratteristiche comuni alle fortezze d’altura ; anche se in teoria la felice collocazione del rilievo potrebbe permettere il collegamento tra Alberone e la Quota , una macchia impenetrabile, pur tentata da ogni lato, ha impedito di raggiungere la cima. Per completezza si riferiscono in nota  le località 

Segnalata per ritrovamenti dell’Età del Bronzo e del Ferro. Z , pp. -.  In un punto imprecisato di S. Felo sono state rinvenute nel tardo ‘ due oinochoai (Z , pp. -, figg. - ; M , p. ). Quella del Gruppo Torcop è ora esposta al Museo Civico Archeologico di Portoferraio nella vetrina della seconda sala destinata alla collezione civica Foresi.  Rilievo aereofotogrammetrico in scala  :., ff.  . Località che sono state ricognite : Foglio A : Le Mure (m  s.l.m.), Colle della Grottaccia (m  s.l.m.), Pietra Acuta (m  s.l.m.), Monte Cenno (m  s.l.m.), Madonna del Monte (m  s.l.m.), L’Aquila (m  s.l.m.), Monte Perone (m  s.l.m.), Poggio S. Prospero (m  s.l.m.). Foglio  : Poggio del Mulino a Vento (m  s.l.m.), Capo Poro (m  s.l.m.), Monte Orello (m  s.l.m.). Foglio  : Monte Zuccale (m  s.l.m.), Monte Grasso (m.  s.l.m.), S. Caterina (m  s.l.m.). Foglio  : Gualdo (m  s.l.m.), Capoliveri (m  s.l.m.), Casale Puccini (m  s.l.m.) e, nella stessa zona, il rilievo

  ’        ’  ricognite che non hanno fornito elementi utili a questa ricerca. I pochi casi particolari tipici del settore orientale, che hanno rivelato situazioni archeologicamente interessanti sono stati nominati. Poiché la maggior parte delle località che non hanno restituito dati non vengono segnalate sulle tavolette   :., si fa riferimento ai fogli  :. (). O. P.  Castiglione di Campo Monte Castello di Procchio Monte Pericoli Castiglione di S. Martino S. Lucia Monte Fabrello Monte Moncione Monte Orello Località Alberone S. Quirico Quota  Madonna del Monserrato S. Felo







,

,



, ,

, ,

 

, , , , , , , ,

, , , , , , , ,

       

, ,

, ,

  R. C.

Coordinate cartografiche desunte da posizionamento determinato per intersezione di direzioni a mezzo bussola “Original Wilkie” su tavolette   : e su foglio ,  :. (Carta Topografica da rilievo aerofotogrammetrico edita dalla Regione Toscana).

Fortezze e viabilità Il contesto Lo studio delle aree circostanti la collina di Monte Castello, sulla quale sorge una delle maggiori fortezze d’altura dell’isola, era stato lo scopo primario di una ricognizione condotta in anni lontani.  Ai siti fortificati oggetto di scavo dea quota m  s.l.m., Villa Bacci (m  s.l.m.), Casale Galletti (m  s.l.m.), Madonna del Monserrato (m  s.l.m.) e nella stessa area un pianoro a quota m  s.l.m., Monte Arco (m  s.l.m.), S. Felo (m  s.l.m.), Monte Strega (m  s.l.m.), Poggio Fortino (m  s.l.m.), Monte Volterraio (m  s.l.m.), Cima del Monte (m  s.l.m.), Monte Calamita (m  s.l.m.), località in zona Le Cavallacce (m  s.l.m.), Poggio del Pozzo (m  s.l.m.).  La ricognizione venne effettuata fra il  e il  per l’area di Monte Castello da chi scrive e per quella di Castiglione di San Martino da Giusto Traina. La ricerca era



vono esserne aggiunti altri, oggetto di una ‘ricognizione mirata’ (vedi supra, I siti). Il contesto dell’Elba, dal punto di vista della ricerca di superficie, ha presentato le consuete difficoltà. La collina di Monte Castello ( m s.l.m.) fa parte della dorsale collinare che separa la pianura e il golfo di Marina di Campo dal golfo di Procchio. Visitando il sito della fortezza si è immediatamente colpiti dalla sua importanza strategica : a N si controlla un ampio braccio di mare, compreso fra il golfo di Procchio e la penisola dell’Enfola, a S il golfo di Marina di Campo, con la possibilità di scorgere la sagoma dell’isola di Montecristo ( km di distanza) anche in giornate di media visibilità. Ad E si stende la dorsale montuosa di S. Martino ( metri s.l.m.). Questi rilievi costituiscono il confine fisico fra la zona in questione e l’area controllata da Castiglione di San Martino. Le singolari e reiterate coincidenze fra le linee di spartiacque, le aree di influenza delle antiche fortezze e gli attuali confini amministrativi fra i Comuni di Portoferraio, Capoliveri, Marciana e Campo nell’Elba possono costituire i fossili di una ripartizione più antica. Il pendio digradante verso la costa settentrionale, noto come “Spartaia”, coperto da una fitta vegetazione, appare da subito, per la forte accentuazione, poco adatto alla coltivazione. Spartaia era stata segnalata, oltre che per i ritrovamenti del Paleolitico,  anche come toponimo di ipotetica origine greca.  A SO rispetto a Monte Castello, alcune piccole valli solcate da fossi mediamente ricchi d’acqua confluiscono uniformemente nella pianura di Marina di Campo. A O questo sistema idrologico è chiuso dal massiccio del Monte Perone. La geomorfologia è soggetta a sensibili cambiamenti, tanto che nello spazio di km , si passa da rilievi collinari attorno ai m  ai m  di altitudine del Monte Perone e ancora al monte Capanne (m ), che costituisce di fatto l’estremità occidentale dell’isola. Questa zona montana doveva presumibilmente essere esclusa dall’area controllata dalla fortezza di Monte Castello e la sua importanza, almeno per l’epoca etrusca, doveva essere legata alle opportunità che stata programmata (per il Sistema Museale dell’Arcipelago Toscano) in vista della musealizzazione e come possibile ulteriore sviluppo di campagne di scavo condotte a Monte Castello, a partire dal , da parte della Soprintendenza Archeologica della Toscana, con la direzione dell’ispettore di zona A. Maggiani, e a Castiglione di San Martino, a partire dal , dal Dipartimento di Scienze Archeologiche dell’Università di Pisa, con la direzione di O. P. Cfr. M, P in Fortezze d’altura ; per precedenti notizie su Monte Castello si veda M .  G , pp.  ss.  S ,  ss. , alla voce Spartaia.



   

offriva come bacino di approvvigionamento per il legname e per il pascolo.  La ricognizione nella zona di Procchio-Marina di Campo ha presentato alcune difficoltà, costituite soprattutto dalle opere di terrazzamento dei secoli scorsi, in particolare a partire dal , per l’impianto delle vigne. Sulla sommità della Costa del Gualdarone, a E di Procchio esse possono far pensare, tale è il grado di articolazione, ad un insediamento fortificato.  Gli insediamenti antichi rinvenuti nella zona sono generalmente localizzati presso corsi d’acqua o in pianura. È noto infatti che i forni per la riduzione dei minerali ferrosi, così diffusi nel paesaggio elbano antico, necessitano di acqua in grande quantità.  Insediamenti di tipo diverso, abitazioni ed eventuali necropoli, dovevano comunque trovarsi sulle pendici circostanti le fortezze d’altura. La ricognizione si proponeva, fra gli altri, il fine di individuare le eventuali necropoli connesse alle fortezze di Castiglione di San Martino e di Monte Castello. La folta macchia che caratterizza i pendii collinari ha reso vano lo scopo. Le pianure pongono problemi ancora diversi. Pur non avendo subito arature molto distruttive, sono state tuttavia soggette ad interventi di altro genere, soprattutto negli ultimi decenni. La costruzione di case e dimore di villeggiatura con giardini in molti casi vanifica completamente tanto la pratica della ricognizione di superficie quanto la possibilità di individuare anomalie nelle fotografie aeree. L’allestimento dell’aeroporto di Marina di Campo, effettuato con sbancamenti e grandi riporti di terra, finisce per rendere inattendibile la ricerca su una porzione notevole della pianura di Campo. La bonifica del laghetto litoraneo ha inoltre sconvolto completamente l’assetto ambientale della zona.  Un settore trascurato è costituito dalla ricerca paleoecologica nelle valli non interessate da opere di terrazzamento. La manifattura del ferro comporta infatti un enorme consumo di legname e quindi un continuo ricorso alla vegetazione boschiva che ha lasciato più volte traccia nella storia vegetazionale dell’isola. Il versante settentrionale della Valle di Filetto, verso Marina di Campo, risulta molto più povero di vegetazione rispetto a quello meridionale. Tale differenza, non imputabile esclusivamente alla diversa esposizione geografica, deve essere ricollegata con ogni probabilità ad una fase di intenso sfruttamento delle risorse boschive.

Le fortezze Lungo la costa ad O del golfo di Procchio sorgono due insediamenti riferibili con certezza all’età arcaica : Marciana Marina e Bagno di Marciana Marina,  entrambi apparentemente caratterizzati da una continuità con le precedenti fasi dell’età del Bronzo nell’utilizzazione del suolo e nelle attività economiche connesse. I dati disponibili sono tuttavia al momento troppo scarsi per potersi pronunciare con sicurezza sulle funzioni di questi insediamenti e pare probabile che le fasi orientalizzante e arcaica debbano ancora essere studiate in maniera adeguata.  La vera rottura con il passato è rappresentata, in tutta l’isola, dalla costruzione dei centri fortificati d’altura (cfr. supra, I siti).  La distribuzione di questi siti intorno a Monte Castello e a  rende quantomeno suggestiva l’ipotesi di un rapporto funzionale con le due fortezze. Tale distribuzione dei siti, quale che sia la loro funzione, solleva il problema delle vie di cui si servivano. Non siamo in grado di indicare strade o sentieri antichi. Le ipotesi proposte e registrate nella carta sono formulate sulla base dei sentieri indicati nella cartografia ... (T. ) Un elemento da considerare è la tendenza, manifestata da molti siti, a concentrarsi verso il golfo di Procchio fino a Campo all’Aia attraverso il passo compreso fra Monte Castello e la Costa del Gualdarone. Si può quindi ipotizzare un percorso viario che, scendendo da Monte Castello lungo il versante meridionale (l’unico accessibile), proseguisse verso N passando per Literno fino alla attuale località di Campo all’Aia, dove il golfo di Procchio è più protetto dai venti dei quadranti meridionali e orientali. Pone molti problemi la ricostruzione della viabilità fra Monte Castello e Castiglione di Marina di Campo. È possibile che fra le due fortezze esistesse, per motivi di sicurezza difensiva, più di un sentiero e che, oltre ad una via di fondovalle, più agevole ma anche più esposta e ricalcata genericamente dalla sentieristica attuale, esistesse anche un sentiero passante per le creste delle colline. La carta, comprendente anche le aree di San Martino e di Monte Fabbrello, riporta anche la vecchia strada militare, usata dall’esercito italiano



D , pp. - ; C , pp. -. Cfr. anche T , ms.  M  ; sulle attività connesse con i forni cfr. C in C, T , pp. -.  C , p. . 



Z , pp.  e . Si veda C, P , Bibliografia.  Per Monte Castello e Castiglione di San Martino, cfr. M b; P b. 

  ’        ’  fino all’ultimo conflitto e oltre per le comunicazioni con il versante meridionale dell’Elba.  La strada, partendo da Literno, attraversa e successivamente valica la dorsale rappresentata dal monte di San Martino (vero spartiacque fra i versanti settentrionale e meridionale dell’isola) oltre la quale si scorge, più in basso, la collina del Castiglione omonimo e scende quindi svolgendosi attorno ad un’altra altura importante, detta « Monte Moncione ». Sulla sommità del monte, evidenti tracce di insediamento di età tardo-classica ed ellenistica sembrano alludere ad una postazione militare anche se, forse, non tanto estesa da potere essere assimilata alle altre fortezze d’altura. La strada continua successivamente a scendere lungo le pendici del Colle Reciso e poi lungo quelle della località detta «Le Picchiaie » fino alla valle dell’Acquabona. Ora, tutto questo sarà forse casuale, ma resta il dato di fatto che questa strada, partendo dalle pendici inferiori di una fortezza etrusca, si snoda poi attraverso le sommità centrali dell’isola passando in prossimità di altre importanti fortificazioni coeve e sbocca ancora alle pendici di una ennesima fortezza (Monte Fabbrello). Molti indizi spingono a considerare il tracciato di questa strada militare come il calco, più ovvio e necessario, di uno assai più antico, simile a quello che poteva rispondere alla funzioni delle fortezze d’altura. F. C. C D S M La collinetta di ,  visibile per chi percorra la strada provinciale n.  che va da Portoferraio verso Procchio-Marciana, si raggiunge piegando al Bivio di S. Martino (strada provinciale n. ), la stessa che porta alla villa di S. Martino, voluta ma non goduta da Napoleone,  a ca. km  da Portoferraio.  A Monte Castello, a conferma del ruolo strategico del sito esiste il bunker dell’esercito italiano, costruito durante la Seconda Guerra Mondiale (vd. supra I Siti).  Sembra si tratti di nome dotto, ma come vedremo (infra) bisogna distinguere tra Castiglione sulla sommità della collina e Botro Nero / Negro a valle, ai piedi della collina. Il Botro Nero / Negro è un piccolo corso d’acqua usato come fogna a cielo aperto. La denominazione è vetusta – il nome data almeno dal  (infra, p. ). È facilmente riconoscibile per caratteristiche cromatiche ed olfattive. Si supera dal piano, attraversando un ponticello di malferma ma coraggiosa stabilità ; si arriva subito al sentiero della collina che porta al Castiglione in un quarto d’ora circa. Sul piano, intorno, ogni Valeria o Nasica (infra) o le loro rovine – viste lette immaginate – non ci sono più, oppure producono vino più o meno buono e parcheggi. Il Botro Nero resta un punto di riferimento non ignorabile ; il sentiero ai cui lati le “canalette militari” stanno sprofondando (infra) è un sentiero vicinale, ma non ci abita quasi più nessuno. Sulla cima, il Castiglione, l’erba sta ri-



Dal piazzale di parcheggio sottostante la villa, uno stradello militare che ricalca un sentiero vicinale (o viceversa) porta alla sommità che, come già accennato, si trova a quota m  s.l.m.  La collina,  che domina la via d’accesso all’interno lungo la valle formata dal Fosso della Madonnina, è pressoché conica, con un declivio più esteso e di minore pendenza sul lato S-E ; questo è il lato più brullo perché occupato da coltivi abbandonati solo dagli anni Quaranta, o dall’immediato dopoguerra, con diverse fasi di ripresa e di abbandono. Il resto della collina è ricoperto da una macchia secondaria, costituita sopratutto da lecci, da specie arbustive robuste e da tracce di vecchie coltivazioni. Tutta la collina conserva le tracce, ormai quasi completamente distrutte, di un terrazzamento regolare, di epoca non precisabile, ma ipotizzabile come non anteriore al . Dalla sommità si domina in direzione N-E tutta la rada di Portoferraio e un’ampia zona di mare ; in linea d’aria lo spazio portuale dista ca. km . La struttura litologica della collina non si differenzia molto da quella descritta supra per il secondo settore (centrale) dell’isola. La nota geologica (supra) ne illustra le caratteristiche. O. P. Nota geologica La zona di cui fa parte Castiglione di S. Martino rientra nel quinto dei complessi tettonici in cui si divide l’isola d’Elba.  Dal punto di vista morfologico, il colle fa parte di una serie di alture che risultano isolate l’una dall’altra da una serie di incisioni parallele (T. ). I tipi litologici che costituiscono tali colli sono : - porfidi granodioritici o granitici; - calcari marnosi e marne grigio-scure alternanti con argilloscisti siltosi grigi, e arenarie più o meno calcarifere del Cretaceo Superiore.

crescendo sui muri e fra i muri ; su questa cima gli dei non hanno mai avuto templi.  La villa “napoleonica”, e ora Demidoff, è sede di un Museo Napoleonico di Stato.   (per le coordinate vedi supra, I siti) si trova nella tavoletta  :, foglio    e nella Carta regionale da rilievo aereofotogrammetrico, foglio . La quota risulta di m  s.l.m. nella tavoletta  : e di m  s.l.m. nel rilievo  :. La Planimetria catastale è reperibile al f.  del Comune di Portoferraio, particella  (per intero), particella  (una porzione), particella  (una porzione) ; come comunicato a suo tempo alla . Il decreto di vincolo della  è del  luglio .  T , ms.  Note illustrative della carta geologica d’Italia, foglio , Complesso V,.



   

Il complesso calcareo-marnoso è inclinato verso  da °a °. Il complesso dei porfidi è, invece, interessato da una serie di fratture sub-verticali senza spazio, incrociantisi a °, di cui l’una con andamento -. La morfologia del colle su cui sorge la fortificazione (come del resto anche quella degli altri colli) non è dettata dalla litologia, almeno a grandi linee. Le bancate arenacee del complesso sedimentario, invece, emergono a tratti a causa della loro minore erodibilità. Il contatto tra le assise sedimentarie cretaciche e il complesso igneo dei porfidi ha un andamento all’incirca -, parallelo, in definitiva, all’allineamento dei suddetti colli. Il limite fra i due complessi passa per la cima della collina, sul lato sudorientale ; per cui si può dire che i tre quarti della spianata occupata dalla fortificazione siano costituiti da porfidi, mentre il quarto sudorientale è costituito dal complesso sedimentario (T. ). Come si è già detto il complesso dei porfidi è interessato da una serie di fratture che, dal punto di vista dell’economia umana, sono state vantaggiose, in quanto hanno permesso ai costruttori l’estrazione di blocchi abbastanza regolari, con almeno una faccia naturalmente squadrata. Il materiale litico usato nelle strutture murarie è chiaramente preso sul posto, sia per quanto riguarda calcari e arenarie, sia per quanto riguarda i porfidi. In particolare, le mura che circondano la spianata sono quasi interamente costituite da blocchi di porfido di colore che varia dal giallino al rosso fegato, a seconda del loro grado di alterazione. V. F. Le Piante della collina Le osservazioni che seguono sono state effettuate dal Gruppo archeologico-naturalistico elbano, durante il sopralluogo del //.  Le piante coltivate possono essere resti di vecchie coltivazioni oppure possono essere nate da semi dispersi ; tutte le altre fanno parte delle spontanee della macchia mediterranea. Le erbacee, pur interessanti, non compaiono qui. Piante coltivate • Mandorlo dolce (Prunus Dulcis)  Erano presenti, oltre a L. Brambilla, Gino A. Brambilla e Sergio Polastri. Si ringraziano i signori Ferro per la disponibilità e la cortesia dimostrate.

• Mandorlo amaro (Prunus Amigdalus) • Ulivo (Olea Europaea) • Pero selvatico (Pirus Communis) Piante spontanee della macchia mediterranea • Mirto (Myrtus Communis) • Leccio (Quercus Ilex) • Alloro (Laurus Nobilis) • Lantana (Viburnum Lantana) • Sorbo Montano (Sorbus Aria) • Corbezzolo (Arbutus Unedo) • Prugnolo (Prunus Spinosa) • Ligustro (Ligustrum Ovalifolium) • Biancospino (Crataegus Monogina) • Lentisco (Pistacia Lentiscus) • Sorbo Domestico (Sorbus Domestica) • Sorbo degli Uccellatori (Sorbus Aucuparia) • Robinia (Robinia Pseudoacacia) • Sambuco (Sambucus Nigra) • Ginestra di Spagna (Spartium Junceum) • Ginestra dei Carbonai (Sarothamnus Scoparius) • Ginestrone Spinoso (Ulex Europaeus) • Erica (Erica Arborea) • Alaterno (Rhamnus Alaternus) • Sughera (Quercus Suber) • Roverella (Quercus Pubescens) • Castagno (Castanea Sativa) : si trova ai piedi della collina sul lato O. • Mucchio Rosso (Cistus Incanus) • Mucchio (Cistus Monspeliensis) • Cisto Femmina (Cistus Salvifolius) L. B. Notizie antiquarie Lo scavo ha permesso di constatare che dopo l’abbandono nell’antichità (ca. - a.C.), la sommità della collina non è mai stata interessata da ulteriori interventi edilizi. Anche l’uso agricolo è stato nullo o modesto per molto tempo, se nel  Coresi del Bruno può vedere con facilità e parlare di “abitazioni particolari” (cfr. p. , n. ). Non si può tuttavia ignorare che per molti secoli può essersi insediata, estinta e rinnovata una vegetazione spontanea, anche arborea, probabilmente eliminata in occasione dell’intervento agricolo che non sappiamo ben localizzare nel tempo : la fine del  e la prima metà del  sembrano, indipendentemente dai terrazzamenti, più o meno sicuri per quanto riguarda la sommità ; così come l’abbandono relativamente recente cui si è già accennato. Non è possibile nemmeno collegare il terrazzamento della collina con quello più alto, sede della zona archeologica : infatti proprio questo è stato oggetto nel  (secondo notizie orali) di modesti ma prolungati restauri del terrazzamento che proteggeva que-

  ’        ’  sto piccolo ‘campo’ annesso a una casa colonica sottostante. Anch’essa nel  era abbandonata da tempo e sui resti della fortezza c’era solo un residuo dell’ultima coltivazione di erba medica soffocata da erbe spontanee. O. P. Le notizie antiquarie riguardanti  sono piuttosto scarse  e tutte concentrate nel Settecento e nell’Ottocento, secoli che vedono la nascita di notevoli interessi storici e archeologici negli studiosi elbani e che, dopo un lungo periodo di abbandono, conoscono un nuovo afflusso sull’isola di turisti e viaggiatori stranieri, attratti per lo più dalla presenza di Napoleone, prima, e dai ricordi del suo esilio, dopo. Le prime informazioni risalgono alla metà del Settecento e provengono da uno scrittore elbano, il marchese Giovanni Coresi del Bruno, che fu governatore di Portoferraio tra il  e il , autore di una storia dell’isola molto ampia ma anche, in molte parti, confusa e fantasiosa. Il Coresi ricorda brevemente la collina di San Martino, già segnalata su una carta degli inizi del secolo col nome di Castiglioncello, per la presenza di mura antiche che ne circondano la cima «in forma di Castello », delimitando i resti di alcuni ambienti interni. La datazione delle rovine non è precisata. L’ampiezza del circuito murario (ca. m ) risulta invece molto maggiore di quella odierna, tanto da far pensare che il Coresi avesse presente non il muro antico, oggi messo completamente in luce, ma un muro più basso e più ampio, costruito per terrazzare il pendio e permettervi l’impianto di coltivazioni agricole.  Alcune rovine non meglio specificate, presenti nella vallata sotto la collina, vengono poi interpretate dall’autore come i resti di una città romana, Valeria, distrutta più volte dai Saraceni e definitivamente scomparsa attorno all’anno Mille.  Questa notarella viene ripresa nei primi 

Cfr. anche Z , pp. -. « Castiglioncello - In una gran valle del territorio suddetto di Portoferraio, che in questi tempi vien detta di San Martino, sorge distaccato dagli altri un piccolo monte nella cima del quale si vedono mura antiche in forma di Castello, di circonferenza però di non più di un migliaro di Brac : con vestigia entro di questo di abitazioni particolari, chiamato volgarmente Castiglioncello non accertandosi se questo nome sia il suo vero o datogli da moderni a capriccio ». C  B , p. .  « Questa città era posta nel piano di San Martino, anticamente detto ‘Botro Nero’ ; ma da Sarracini nell’ di nostra salute nel pontificato di Gio. ° fu quasi ridotta a niente, poi che tre volte fu saccheggiata e devastata ; parimente soggiace quel poco che vi era restato al med.o nel , quando tutta l’isola d’Elba fu sottoposta al dominio del Musetto, anzi alla citta di Valeria non vi fu più da far bene, poi che appena non vi restò pietra sopra pietra. Appare qualche sorte delle sue 



anni del secolo successivo da un altro studioso elbano, Giuseppe Ninci, che scrive attorno al  : cambia il nome della città scomparsa, che diviene Nasica, restano le stesse le vicende della sua nascita e della sua fine. Le mura visibili sulla collina sono invece interpretate dal Ninci come i ruderi di un tempio al dio Volturno, luogo di culto per gli elbani e sede di mercati durante le feste del dio. La misura del circuito, meglio precisata dall’autore dell’ottocento rispetto al Coresi (ca. m  × ) appare molto più vicina a quella attuale, segno che i resti a cui il Ninci si riferisce sono all’incirca gli stessi che anche noi oggi vediamo.  Anche il Toscanelli ricorda nella valle di S. Martino (in località detta Castiglione) «numerosi avanzi di stazioni dell’età della pietra ».  La leggenda della città di Nasica e del tempio al dio Volturno viene ripresa, con lievi modifiche, da alcuni viaggiatori stranieri che nel corso dell’Ottocento visitano l’isola : Antoine Claude Pasquin,  noto con lo pseudonimo di M. Valery, autore di un diario nel , e Ferdinand Gregorovius,  studioso tedesco che scrive attorno al . Ambedue parlano delle presenza nella valle di un palazzo appartenuto a Scipione Nasica, ma solo il primo ricorda specificatamente le lunghe mura che circondano la cima della collina di Castiglione, ancora attribuite al tempio. L. C.

fondamenta ancora nei nostri tempi ». C  B , p. .  «Vogliono che il fondatore di Nasica sia stato uno della famiglia degli Scipioni. Narrano inoltre, che presso a quella terra vi fosse un famoso tempio dedicato al dio Volturno ; alla venerazione della quale divinità concorressero gli elbani nelle solenni feste di questa. Di presente nella valle del Botro Negro volgarmente di San Martino, luogo di campagna spettante a S. M. l’Imperatore, non vi si scorge alcuna traccia della posizione di Nasica ; solo vi si vedono alcuni ammassi di pietre di mura rovinate. È osservabile però sulla testa di una vicina collina chiamata dagli isolani Castiglione, un’area lunga braccia sessantatre, larga ventisette, e circondata di fondamenta ; il che pare che segnar possa il luogo del tempio di Volturno ». N , p. .  T  - , , p. .  « La vallèe de saint Martin offre quelques tas de pierres et de pans de murs donnés pour les ruines de la maison d’un Scipion Nasica, de l’ancient bourg Nasica détruit ; une longue enceinte environnée de fondations sur la colline de Castiglione peu éloignée, passe pour les restes d’un temple dédié au dieu Volturne », P , p. .  « La valle dove sta la villa di San Martino, e dove Scipione Nasica prima aveva posseduto un palazzo amenissimo, si apre fra le imponenti montagne che sorgono dal lato prospicente la Corsica. La attraversa un rivo profondamente incassato, sulle sponde del quale crescono numerose e folte piantagioni ; vi si scorgono molte abitazioni nascoste in parte dalle fronde degli alberi, e dove la vista è libera, si vedono lunghi filari di vigne che ricordano la Campania felice di Napoli ». G , p. .



    Lo scavo - Impostazione dello scavo

La zona archeologica occupa la cima pianeggiante dell’altura (T. ,) : i resti delle mura cingono un’area quadrangolare di ca. m x, il cui asse maggiore è orientato in direzione NE-SO ; il lato più breve, che guarda la rada di Portoferraio, è orientato a ° N-NE.  Tutta la sommità e una striscia esterna dei terrazzamenti sono state inserite in una quadrettatura di sei quadrati () per dodici (- ; T. ) ; la parte più esterna dei terrazzamenti a O è stata triangolata a partire dai picchetti esterni O ; la maglia di base della quadrettatura è di m x. La quota zero è stata fissata su un affioramento di roccia della cresta dorsale della collina, che emerge in corrispondenza di un picchetto all’incrocio dei quadrati /, /. Prima dell’inizio dello scavo, dell’impianto della quadrettatura e della scelta del punto di quota zero, è stata effettuata una completa pulitura della copertura erbacea, che costituiva sulla zona archeologica l’unica vegetazione a esclusione di un olivo selvatico, che cresceva nell’angolo NE, distrutto poi dalle gelate dell’inverno . Sulla fascia terrazzata immediatamente sottostante crescono invece lecci, lentischi, cisto, biancospino e, residuo dei momenti di coltivazione, alcuni mandorli. Questo primo intervento di pulitura ha permesso di tracciare la pianta quotata di superficie, ma è rimasto incerto l’andamento a S, la cui situazione è stata chiarita solo dopo l’asportazione del terreno di superficie.  Erano visibili le numerose tracce di interventi precedenti il  : principalmente trincee ad angolo retto contro i muri, ma anche uno sterro molto profondo in quasi tutto l’angolo SO, dove erano in vista affioramenti di muri interni ; presumibilmente i ca.  frr. rinvenuti in sacchetti con scritta «S. Martino » o «Botro Nero » nei magazzini di Portoferraio sono il risultato di 

Il lavoro è iniziato nel Luglio  ; nel  e  sono state effettuate solo alcune verifiche del rilievo e consolidamenti delle strutture. La profonda cisterna   è stata riempita di pietrisco per evitare pericoli a eventuali frequentatori. I letti di palo rivestiti da un foglio di plastica sono stati segnalati mediante l’infissione di bassi paletti di castagno, e sigillati. Dal  al  lo scavo è stato condotto per circa un mese all’anno (in genere in Luglio) : perciò, considerato e detratto il tempo necessario per la pulitura iniziale e per i lavori di conservazione alla fine di ogni campagna, il periodo di scavo di cui si presentano qui i risultati è di poco inferiore agli otto mesi di effettivo intervento.  Cfr. supra, Le piante della collina.  Il perimetro pubblicato in Fortezze d’altura , p.  fig.  è pertanto incompleto.

queste primissime esplorazioni di cui non si ha informazione ufficiale.  I frammenti compaiono, nelle tabelle di ogni classe di pertinenza, nella Fase  e sono relativi alla fase .. Dopo la prima brevissima campagna di scavo del , l’asportazione del terreno di superficie ( ) nella parte centromeridionale ha permesso una più precisa delimitazione : l’interfaccia di distruzione dei muri perimetrali interni era infatti coperta solo da questo primo strato. Sulla base di quanto emerso la zona è stata divisa in cinque Aree numerate progressivamente da S verso N; le Aree sono poi state suddivise in settori di scavo () secondo gli affioramenti dei muri interni. La strategia di scavo adottata è quella ‘per aree aperte’ e la suddivisione in Aree e settori (rispondenti alle ultime attività costruttive del complesso) è stata funzionale all’organizzazione e alla distribuzione degli interventi fra i gruppi di lavoro ; le piccole dimensioni del sito, permettendo una continua comunicazione fra i gruppi, hanno favorito l’andamento omogeneo della rimozione degli strati.   : corrisponde a un triangolo del terrazzamento recente, che ha ampliato la zona coltivabile inglobando il materiale di crollo (per la maggior parte mattone crudo) del lato fortificato meridionale. È esterna ai muri della fortificazione e in particolare al muro di fortificazione costruito durante la Fase . Questo triangolo scaleno (quadrati /-) va dall’angolo SO fino a oltre la metà dell’antico lato S dove si chiude. L’angolo SE esterno della fortificazione, distrutto casualmente o intenzionalmente, era sfruttato come accesso alle coltivazioni più recenti tramite un sentierino che dalla casa colonica posta poco più in basso portava alla sommità dell’altura. Nell’Area  lo scavo è stato assai limitato. L’asportazione del terreno di superficie ha permesso di delimitare il muro perimetrale del triangolo e di distinguerlo dalle strutture antiche (T. ). Un saggio, in corrispondenza dell’angolo  (  ), ha portato a individuare la stratificazione del crollo dell’alzato e il successivo riempimento del terrazzamento. La pulitura dell’angolo  ha rivelato all’esterno una situazione totalmente compromessa fino alla roccia di base.   : corrisponde alla fascia rettangolare (quadrati //-) racchiusa fra gli affioramenti dei muri perimetrali a O-S-E e quelli che verso N delimitano un edificio articolato in più ambienti ; l’Area è stata divisa in tre settori (  ,   ,   ), scanditi dai muri principali interni. 

Z , p. -.

  ’        ’  L’edificio rappresenta l’ultima attività costruttiva di una stratificazione complessa. L’Area è stata completamente scavata ; purtroppo il  , che avrebbe potuto essere quello conservato meglio, era abbondantemente e non a caso compromesso dai pesanti interventi anonimi cui abbiamo accennato. Resta in posto (coperto) il pavimento      .   : corrisponde a un’ampia zona (quadrati //-) racchiusa tra il limite  dell’edificio che occupa l’Area , il proseguimento dei muri perimetrali esterni  e  e un muretto di contenimento (quadrati -//) che corre in direzione - circa alla metà del complesso. Resti di due muretti che corrono in direzione - e dei quali vedremo la probabile funzione ha portato alla suddivisione anche in quest’Area in tre settori (  ,   ,   ). L’Area, completamente scavata, ha una stratificazione di scarsa potenza : la roccia affiora per larghi tratti e ha in genere quote piuttosto alte. Non sono state rinvenute in nessuna fase tracce di costruzioni complesse.   : tutta l’area centrosettentrionale (Area  e Area ) ha una quota media di ca. m , in meno rispetto alla zona centromeridionale (Aree --). La quota massima della cresta dorsale della collina corrisponde circa al centro dell’Area  (dove è stata fissata la quota ) e in quest’Area inizia un leggero declivio verso . L’Area è articolata in modo assai più irregolare delle precedenti e non è completamente scavata : lo scavo è limitato al   e motivato dalla trincea a L (anonima) che asportava in questo punto la  . Così è stata rinvenuta la porta ( ). Lo sperone trapezoidale che corrisponderebbe al   si imposta sul punto di maggiore dislivello rispetto al terrazzamento sottostante (-m ) : questo sperone (quadrati //-/) ha una struttura esterna completamente recente : la cesura tra tecnica antica e tecnica recente è perfettamente individuabile nel quadrato  del lato N. L’allargamento dello scavo in una porzione dei quadrati //- sulla supposta prosecuzione dell’antico muro di cinta O non ha portato ad alcun risultato. Le ultime tracce del muro antico si fermano al quadrato . Non si può escludere che lo sperone ricalchi in qualche modo l’andamento di un antico perimetro articolato ; ma l’ampiezza, l’alzato imponente del terrazzamento (e la difesa che esso offre alle strutture ancora in posto) hanno sconsigliato tale movimento di terra e pietre alla ricerca di eventuali tracce di una struttura originaria. Del resto un’impresa simile non sarebbe stata commisurabile alle nostre disponibilità.



  : corrisponde alla zona N del sito ed è delimitata dai muri perimetrali N, E, da una porzione del muro recente a O e dal lato N della porta . Anch’essa è suddivisa in tre  (  ,   ,  ) corrispondenti a un edificio articolato in due ambienti (  e  ) e ad O a un’area aperta senza tracce di costruzioni in nessuna Fase ( ). Sono ancora in posto il sottile strato di battuto del  ,  , di cui si conservano chiazze sparse sulla roccia e la preparazione in argilla sterile del piano della fucina (   ). Numerazione delle  Dipende da una prima impostazione che si è poi consolidata con leggere modifiche. Fin dall’asportazione dello strato di superficie (conguagliato a   ; vedi anche Conguagli ), per conservare l’impronta della distribuzione topografica dei reperti e per poter numerare gli strati immediatamente individuabili fra quelli coperti soltanto dall’ , sono stati inizialmente assegnati in progressione numerica ‘pacchi’ di cento numeri per ogni quadrato.  Lo scopo era di non avere ripetizioni di numeri e che a ogni numero di  della zona archeologica corrispondesse una precisa posizione in pianta e in quota. La distribuzione per quadrati che rendeva macchinosi i conguagli quando una stessa  si estendeva in quadrati diversi è stata trasformata in distribuzione per  ; i conguagli si limitano a quando una  si estende in più . L’elenco dei conguagli, con i rispettivi numeri di Aree e di  è comunque pubblicato in fondo al volume. Documentazione grafica La documentazione delle singole  è stata effettuata in scala  :. Le piante generali sono state redatte in scala  :. Le successive riduzioni, necessarie tipograficamente, nascono da questi rilievi. Tabelle e grafici dei materiali Tabelle I materiali rinvenuti hanno – quasi tutti – tabelle di quantità numerica divisa per Fasi e Aree, accompagnate in qualche caso da grafici. Le tabelle, nelle quali la percentuale è il dato di maggiore importanza, sono impostate nel modo seguente : . Sulla verticale sono riportate la quantità numerica e la percentuale delle presenze del In parecchi casi molti dei numeri a disposizione non sono stati utilizzati.



   

le varie classi (o Gruppi). Totale e percentuali sono quindi in fondo alle colonne verticali delle Fasi e Aree. . In orizzontale si riporta la quantità numerica della classe (o Gruppo) nelle quattro Fasi e la percentuale relativa. . Il Totale affidabile esclude la Fase , e si riferisce esclusivamente alle presenze di affidabilità, nei limiti del possibile, non sospetta. Alcune classi di materiale (ad esempio la ceramica attica e l’etrusca a figure rosse) non hanno tabelle perché la scarsissima quantità numerica non era sufficiente per percentuali corrette. Il Totale delle tabelle della ceramica postclassica contiene solo la quantità numerica di presenze nelle varie Fasi, in quanto rappresenta il grado di “inaffidabilità” delle medesime, tranne ovviamente per la Fase , non affidabile per sua natura. Per quanto riguarda tegole e coppi, il materiale è stato campionato, contato, restaurato ove possibile ed ha fornito, oltre ai tipi di pasta ceramica, anche dimensioni complete. Per quanto riguarda tutte le classi ceramiche, le percentuali erano state impostate anche per peso, oltre che per quantità numerica. La “forbice” era irrisoria e, in alcuni casi, deviante (un puntale pieno di anfora sposta in alto il peso ma  rimane) ; perciò abbiamo deciso di pubblicare soltanto le percentuali – differenziate da quelle di peso da sporadici decimali – basate sulla quantità numerica. I reperti faunistici riportano per completezza anche quelli della Fase . Ma i lavori sono basati sui reperti delle Fasi affidabili. Infatti, mentre i frammenti – ad esempio – di ceramica attica a figure rosse rinvenuti in Fase , indicano che, al di fuori del contesto di loro iniziale pertinenza,

il frammento è riconoscibile e databile, un femore di ovis o di bos non subisce – in maniera oggi percettibile – cambiamenti dal  a. C. al  d. C. Grafici Alle Tabelle dei materiali sono stati affiancati, in qualche caso, grafici. Spero che, anche se un po’ di vecchio stampo, siano utili. Munsell Soil Color Charts Sono state usate (nell’edizione  della carta) soltanto per la definizione dei colori delle paste della ceramica postclassica, ben netti e omogenei. Per le altre classi, la disomogeneità dei colori derivante sia dagli inclusi che dalle varianti di cottura ha fatto considerare l’uso di questo strumento superfluo e talvolta forviante. Per quanto riguarda i colori delle , le prove sono state insoddisfacenti. In sostanza, sono stati usati con pazienza, e sono inadeguati. Vorrei aggiungere, a questo proposito, che l’archeologo non ha suoi e propri attrezzi e strumenti di lavoro. Si trova di fronte ad un lavoro (lo scavo), ed a questo deve capire quali mezzi adattare : ‘provando e riprovando’, qualcosa di adatto si trova. Ma, parlando di utensili o di strumenti diversi (quali la trowel, in un caso, o la carta Munsell, in un altro) non conta tanto ciò che si usa, ma la mano che sa usare in modo giusto lo strumento, ed il cervello che guida la mano. L’attrezzo più delicato può (e spesso lo è) essere usato in modo rozzo o disattento. Ogni strumento va bene (dal piccone leggero all’ago da lana), purché risponda al ‘tipo’ di lavoro e sia usato in modo intuitivo, intelligente, esperto. O. P.

LA SEQUENZA STRATIGRAFICA

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L    . Fase . La prima fortificazione (ante metà  sec. a.C.)

U

 possente muro fortifica la sommità della collina, fiancheggiandola sul lato Nord. Solo labili tracce documentano la presenza di strutture interne. .. Costruzione e uso (T. ) Dell’impianto originario si conservano poche tracce, tutte nell’Area . Sulla roccia  si imposta il grande muro esterno , obliquo rispetto all’asse del crinale ; l’articolazione interna è suggerita unicamente dal muro , ortogonale al primo, e da alcuni livelli pavimentali : nel  , la preparazione  con relativo piano di calpestio  e, nel  , il piano di calpestio , tutti realizzati con pietrisco compattato ; nel   lo scavo si è fermato al battuto  della Fase ., dal quale in diversi punti affiora la roccia. . Fase . La seconda fortificazione (metà -secondo quarto  sec. a.C.) Una cinta quadrilatera delimita la sommità della collina e crea il terrazzamento che ne amplia la superficie (Tav. 23.1). Un ingresso nell’angolo SO è fiancheggiato da una torretta d’angolo. L’articolazione degli spazi interni è suggerita da poche strutture murarie, da letti di palo e dai crolli di materiali di copertura che indicano almeno alcune delle aree coperte. Complessivamente si possono riconoscere un’area articolata in ambienti a N ed una a S, mentre l’area centrale sembra occupata, almeno in parte, da strutture deperibili. In particolare a N si sviluppa un grande ambiente fiancheggia-to da un porticato; al suo interno è allestita una fucina ed è alloggiata un’anfora etru-sca nel battuto pavimentale. A S è riconoscibile un vano con cisterna, dotato di soppalco. Nel corso della vita del complesso, qui sarà allestito un bancone in pisé in cui è allettato un dolio e che offre un piano di lavoro per attività di cucina. .. Costruzione (T. )

La ristrutturazione del complesso comporta, prima di tutto, l’eliminazione completa o parziale delle strutture murarie e dei pavimenti nell’A L’asterisco nel testo indica le unità stratigrafiche che non compaiono nelle piante di fase. L’unità stratigrafica (US) viene indicata col semplice numero.

rea . Viene abbattuto l’alzato del grande muro obliquo  : sulla rasatura  si imposta parzialmente l’alzato del muro Nord . L’orientamento leggermente divergente di quest’ultimo determina la formazione, tra le due strutture, di una intercapedine colmata dallo strato , che viene a formare un piano alla stessa quota della rasatura del muro e della pavimentazione interna. La costruzione del muro E  comporta, sempre nell’Area , lo scasso *  nella pavimentazione , funzionale alla posa in opera della fondazione : all’interno del taglio * infatti vengono gettate le pietre * ; la fossa di fondazione viene quindi colmata con gli strati argillosi * e *. All’interno dello scasso * sono documentati i resti del focolare * col riempimento *, usato probabilmente durante i lavori di costruzione. A S, nell’Area , la fortezza è delimitata dal muro , che si imposta direttamente sulla roccia  ; ad O, almeno per il tratto centro-meridionale (circa Aree -), è riconoscibile il muro . Come vedremo, questo lato della fortezza è quello che presenta maggiori problemi di ricostruzione ; infatti nelle Aree  e  si conservano solo labili tracce di strutture antiche. Maggiori certezze si possono avere invece per una apertura di ingresso, , in prossimità dell’angolo SO, dove sicuramente il muro  si interrompe per un breve tratto. Il muro ,  che si imposta sulla fondazione , all’interno della trincea di fondazione , costituisce probabilmente il fianco S della porta  e, allo stesso tempo, facendo sistema con i muri  e , forma il lato interno di una torretta d’angolo. Il muro  a O e quello  a E svolgono anche la funzione di muri di terrazzamento ; costruiti ad una quota leggermente inferiore rispetto alla sommità della collina, contengono le gettate di breccia che livellano la sommità : ad O *, che ricopre direttamente il sottile strato di humus antico *, ad E . Nell’Area  si assiste a una completa riorganizzazione degli spazi, che comporta prima di tutto l’abbattimento, , dell’elevato del muro . Sono distinguibili due zone : una, sicuramente aperta, corrispondente al   e una, occupata da un grande ambiente, nei   e . L’ambiente è delimitato a N dal muro  e a E dal muro  ; per i lati O e S la delimitazione è suggerita unicamente dalla trincea di spoliazione della fase successiva, , costituita da due fosse rettilinee che si incontrano ortogonalmente. 

Dell’elevato si conserva solo un diatono (piante  e ).



   

Della struttura muraria spoliata rimane solo una piccola parte, , sul lato O. I limiti della fossa a N e ad E rappresentano anche i limiti della struttura spoliata e quindi i due varchi di accesso all’ambiente (* e *). L’interno è articolato in due parti con funzioni distinte. Il   è pavimentato con un sottile strato di battuto, , che livella le irregolarità della superficie rocciosa. Il battuto risulta tagliato, nella zona centrale, dai letti di palo  e , con le relative inzeppature * e *, pertinenti ai sostegni della copertura di tegole ; abbondanti resti di queste ultime, insieme ai materiali relativi all’uso dell’ambiente, sono stati infatti rinvenuti nello strato di livellamento  della fase successiva. Presso il muro , il battuto e la roccia sottostante risultano invece tagliati dalla buca , funzionale all’alloggiamento dell’anfora etrusca  ; la buca è interamente rivestita da un sottile strato, *, di argilla impermeabilizzante. Nel  , sul fondo dell’ampio scasso *, operato per la realizzazione del muro , viene realizzato il bancone di una fucina : sullo strato preparatorio di argilla * viene steso il piano di mattoni crudi , successivamente concotti dall’uso. L’area circostante viene pavimentata con il battuto , che intorno alla fucina forma una leggera cavità. Anche questa parte dell’ambiente doveva essere ricoperta di tegole, rinvenute in grande quantità nello strato di crollo . Nel  , all’esterno dell’ambiente, si addossa al muro  una piccola tettoia sorretta da una duplice fila di pali, di cui si riconoscono i letti , , ,  e  per quella più esterna ;  e  per quella più interna. A ridosso del muro  si conserva la zona di battuto , delimitata dal cordolo di pietre  e leggermente rialzata rispetto al piano di calpestio dell’area esterna, che continua a essere quello della fase precedente () ; il battuto  è tagliato dal letto di palo . A S, nell’Area , i piani di calpestio sono riconoscibili unicamente negli strati  e  nel  ,  nel  , e  nel tratto NE del  . Tracce di strutture deperibili sono segnalate dai letti di palo , , ,  e . Di difficile interpretazione risulta il grande taglio quadrangolare , praticato nella roccia sul limite N dell’Area . Nell’Area  e in parte nell’Area  sono documentati spazi coperti di uso non precisato ; soltanto in un caso, nell’Area   , sembra di poter identificare un ambiente con peculiari caratteristiche e funzioni. I letti di palo individuati in tutta l’area, se pur numerosi, non sono tuttavia

sufficienti a definire con precisione l’articolazione degli spazi : alcuni letti infatti devono essere stati verosimilmente obliterati dalle numerose strutture murarie della fase successiva. Nell’Area   -, nella zona prossima all’ingresso  e alla torretta d’angolo, la roccia viene livellata con lo spesso strato  di pietrisco compattato la cui superficie costituisce un piano di calpestio. Questo risulta tagliato da alcuni letti di palo (, , , ), mentre il letto di palo , a pianta quadrangolare, taglia direttamente la roccia. Questi alloggiavano i pali relativi ad una struttura lignea con copertura di tegole e coppi di cui rimangono numerosissimi frammenti negli strati di crollo  e di livellamento . La struttura rocciosa della collina digrada bruscamente in corrispondenza dell’Area   , dove il pavimento di pietrisco  viene a trovarsi ad una quota di ca. cm  al di sotto del piano di calpestio del resto dell’area. Nell’angolo NO del  , dove la roccia mantiene ancora una quota piuttosto elevata, viene scavata la cisterna a bottiglia , di non grandi dimensioni. A ca. m , a S di questa si trova il foro , a pianta quadrangolare, con bordo di rincalzo e fortemente inclinato verso la cisterna ; si tratta probabilmente dell’alloggiamento di un palo con funzione di servizio per l’attingimento dell’acqua (T. ,; T. ). I letti di palo , , , e probabilmente il già nominato , dovevano invece sostenere un soppalco che si estendeva almeno su parte del   ; il solaio, come suggerisce il successivo strato di crollo , era costituito da una gettata di pietrisco compattato stesa su un supporto di tavole di legno ; il tetto, ancora una volta, doveva essere rivestito da embrici e coppi rinvenuti nello strato di crollo . .. Uso. Primo momento (T. A) Nell’Area  sono riconoscibili i primi strati di vita : nel   il piano di argilla cotta  è probabilmente interpretabile come base di focolare, mentre nel  , sul pavimento , si forma lo strato . .. Uso. Secondo momento (T. B) Nell’Area ,  , intorno al banco della fucina  si forma un consistente strato di carboni, *, che colma la cavità del pavimento . Nell’Area , tra il   e il  , lungo la linea segnata dalla depressione della roccia già ricordata, sullo strato  si imposta il bancone in pisé , che oblitera il letto di palo  riempiendolo con il *. Una delle tavole della cassaforma è forse da riconoscere nella traccia di legno disfatto *. Il bancone ha la duplice funzione di contenere il dolio  e di offrire un piano di

   lavoro per attività presumibilmente di preparazione e di cottura dei cibi : si notano infatti chiazze arrossate da piccoli fuochi. Si assiste quindi alla formazione di nuovi strati di vita : il  sul pavimento  e, sul pavimento del soppalco, lo strato di cui rimane traccia nel crollo . Nella   il focolare  viene obliterato dallo strato d’uso , sul quale si imposta il nuovo focolare di piccole pietre , col suo riempimento . .. Distruzione (T. ) La seconda fortificazione, come testimonia una significativa quantità di indizi, fu distrutta da un violento incendio. Tale episodio è documentato dal crollo e dalla combustione dei materiali dell’alzato e della copertura, talvolta rinvenuti in posto, più spesso in giacitura secondaria negli strati di livellamento funzionali alla costruzione della terza fortificazione. Tutto il perimetro delle mura sembra subire dei crolli più o meno estesi; risulta tuttavia problematico stabilire quanto le conseguenti interfacce di distruzione siano state regolarizzate da intenzionali interventi di rasatura dell’alzato residuo. Naturalmente, tutte le osservazioni che possiamo fare in merito si limitano ai tratti risparmiati dai crolli o dalle distruzioni che si sono verificate dall’abbandono del sito fino alla sua riconversione agricola in età moderna. Nelle Aree  e  gli effetti del crollo delle strutture sono documentati dal riempimento dei letti di palo (, , , *, *, *, *, * nell’Area  ; , , , ,  nell’Area ). Nell’Area    le distruzioni sono deducibili dalla grande quantità di materiale di crollo contenuta all’interno del successivo strato di livellamento . Nell’Area    alcuni riempimenti dei letti di palo sono immediatamente coperti dal crollo del tetto : si riconoscono le tracce combuste del tavolato in  e della copertura in embrici e coppi in . Nell’Area    sono riconoscibili, stratificati, i crolli del solaio del soppalco, , dello strato d’uso  che lo ricopriva, e infine della copertura in embrici e coppi su travatura lignea, di cui restano tracce combuste,  ; contemporaneamente il dolio  si riempie con lo strato di crollo  (T. .). Nell’Area    si riempiono i letti di palo che sostenevano la piccola tettoia : *, , *, *, , ,  e . Alcuni riempimenti sono coperti dal crollo  del tetto del portichetto. Nel   i due letti di palo sono riempiti dagli strati  e , mentre l’anfora si riempie dello strato di crollo . Nel  , sulla fucina, crolla il tetto .



. Fase . La terza fortificazione (secondo quarto  metà  sec. a.C.) La nuova fortificazione ricalca sostanzialmente il perimetro della precedente. Un accesso è realizzato nel tratto settentrionale del lato E; un altro è forse previsto al centro del lato O. All’interno della fortezza l’area S è occupata da un edificio articolato in un cortile centrale e da due vani laterali. Il cortile, in parte scoperto e in parte coperto, è utilizzato per il seppellimento di rifiuti e per l’accensione di focolari; in un angolo è allettata un’anfora greco italica. .. Costruzione. Primo momento (T. ) Per la costruzione della terza fortificazione, sulle rovine della seconda viene impiantato un vero e proprio cantiere, di cui si possono distinguere tracce di attività e di vita. È ragionevole pensare che una delle prime operazioni compiute sia stata quella di liberare l’area dalle macerie attraverso un parziale asporto e un primo livellamento. Dell’asporto rimane traccia nell’accumulo , che copre direttamente l’humus antico *, nell’Area   , subito all’esterno dell’angolo SO della fortezza. Dei livellamenti rimangono invece tracce più consistenti : nell’Area   , il  copre la rasatura  del muro  ed occupa anche il varco  nel muro  ; nell’Area   , il livellamento è individuabile in  ; nell’Area   , il  ricopre uniformemente i crolli. Nell’Area  (come abbiamo visto occupata solo in minima parte dalle strutture in materiale deperibile che si sviluppavano soprattutto nell’Area ), il livellamento  si coglie solo nel  . Nelle Aree  e  non sono individuabili tracce di queste prime operazioni. La vita del cantiere si coglie soprattutto nella parte centrale delle Aree  e . Nell’Area , nello strato di livellamento , viene praticata la fossa a pianta subcircolare , funzionale all’impianto di una rudimentale fucina di cui si distingue il piano di lavoro *, coperto dallo strato di carboni e scorie  = . La cisterna , verosimilmente sgomberata almeno parzialmente dal crollo, viene ora riutilizzata come immondezzaio : al suo interno si forma infatti lo strato  che contiene i materiali di rifiuto più vari (T. ,). Nell’Area  è invece in funzione il focolare , di grosse pietre disposte in circolo, compattato all’esterno dallo strato  di argilla concotta per l’uso, e riempito dallo strato  di ceneri, carboni e resti di pasto. Sempre nell’Area  è individuabile una



   

più piccola buca per immondizia, , riempita dallo strato di rifiuti . Tutte le tracce relative alla vita del cantiere vengono obliterate dalle strutture della nuova fase. .. Costruzione. Secondo momento (T. -) La costruzione delle strutture, che spesso si impiantano su quelle precedenti, comporta una rasatura di regolarizzazione di queste ultime. Il muro O  subisce la rasatura ; su questa viene edificato il nuovo muro . È possibile seguire tale struttura nelle Aree  e , dove si congiunge col muro interno di contenimento ; un tratto assai deteriorato si trova più a N nell’Area . Per quanto segua il tracciato della struttura precedente, il muro  segna un cambiamento radicale nell’articolazione degli accessi: nel tratto in cui, nella Fase , era previsto l’ingresso , copre direttamente lo strato di livellamento del crollo  e oblitera la porta. È possibile invece che una nuova apertura,  sia stata realizzata, in questo momento, più a N, nel tratto centrale della fortezza, dove il muro di cinta  si congiunge col muretto di contenimento ; da qui inizia tuttavia il punto più deteriorato e lacunoso del muro O. Nell’angolo SO, il muro  si raccorda, con un angolo assai ben rinforzato, al muro S  ; questo, realizzato entro la fossa di fondazione , si addossa al muro  della fase precedente, ora riutilizzato (T. ,). Il muro E  viene rasato su quasi tutta la sua estensione e sulla rasatura  si imposta il nuovo alzato  ; a N viene mantenuto un tratto del vecchio muro , in cui viene aperto un nuovo accesso : all’interno della rasatura verticale  vengono costruite le spallette (o stipiti) , che definiscono lo spazio della porta NE . Nel piano di calpestio della porta, , viene costruita la canaletta di drenaggio . Il lato N della fortezza continua ad essere delimitato dal muro  della fase precedente. Alla ristrutturazione della cinta muraria corrisponde, all’interno, la riorganizzazione delle strutture abitative e di servizio. Ancora una volta la zona che prevalentemente viene destinata a tale funzione è quella a S. Nell’Area ,   e , viene steso l’ulteriore strato di livellamento , mentre nel   la cisterna, ormai colmata, viene sigillata con lo strato di argilla sterile . Viene costruito il muro , parallelo al nuovo muro di cinta S , che si lega ai muri di cinta E  e O , e delimita così un edificio articolato in tre vani. L’ingresso principale , di cui rimangono i letti dei pali che sostenevano la porta,  e  con le inzeppature US * e *, immette in un cortile al centro dell’edificio. Questo è ripartito in una zona aperta a O e in una coperta a

E : le due parti sono divise dal muro  e comunicano attraverso la porta  ; il battuto  costituisce il piano pavimentale di tutto questo ambiente centrale. Dal cortile si accede ai vani laterali ; il vano ad O è delimitato dal muro  in cui si apre la porta  . L’ambiente è servito anche dalla porta , che si apre nel muro  : in questo vano, come vedremo, interventi anonimi avevano asportato tutti gli strati superiori al livellamento  (T. ,). Il vano E è delimitato dal muro  in cui si apre la porta  ed è pavimentato dal battuto  , di cui si conservano solo alcuni lembi che si impostano direttamente sul primo livellamento  ; la profonda rasatura del muro  non permette di stabilire se, in modo analogo al vano O, anche in questo si aprisse una porta. L’Area  rimane, ancor più che nella fase precedente, completamente aperta. Ai lati dell’ingresso  all’edificio che si sviluppa nell’Area , nell’Area  vengono costruiti due muretti senza elevato,  e ; questi, insieme all’analogo muro  , che delimita a N l’Area , svolgono la funzione di muri di contenimento del livellamento . È possibile ipotizzare che tale livellamento sia avvenuto in tempi diversi, durante la fase costruttiva del complesso. Se nei   e  tale sistemazione può essere stata funzionale alla costruzione delle mura di cinta laterali, nel  , dove abbiamo numerose testimonianze della vita e dell’attività del cantiere, tale livellamento deve essere stato effettuato a lavori ultimati. La zona di fronte alla soglia , viene pavimentata con larghe basole, , che si impostano sul livellamento . Nel   il livellamento  copre parzialmente anche la canaletta , che, attraversando il muro E , ha la funzione di drenare, dall’interno all’esterno della fortezza, le acque piovane ; le acque sono probabilmente raccolte da una piccola tettoia che si sviluppava tra i muri  e  ed era sorretta anche da un palo di cui rimane il letto , adiacente all’imbocco della canaletta (T. ,). Riguardo al muro , che chiude a N l’Area , risulta difficile coglierne a pieno la funzione, soprattutto in relazione all’Area  ; si può notare soltanto che il muro regolarizza un brusco passaggio di quota (m , ca.), più elevata nelle Aree  e  rispetto alle Aree  e . È presumibile inoltre che il muro, ben attestato lungo i   e , non chiudesse completamente l’area, ma terminasse in corrispondenza dell’inizio del  . Nell’Area , il muro  della fase precedente viene rasato e parzialmente spoliato () e, al-

  



l’interno della fossa di spoliazione, si deposita lo strato . Alla struttura  della porta  si collega il muro rettilineo  : questo viene costruito entro la fossa di fondazione , riempita dallo strato *, e delimita nell’Area  uno spazio di servizio non meglio precisabile, privo di articolazioni interne e di strutture di copertura. Sugli strati precedenti viene steso il livellamento .

teriorano, lasciando traccia ( e ) di tale processo all’interno dei rispettivi letti. Nell’Area   , il palo di sostegno della piccola tettoia d’angolo si decompone () all’interno del suo foro di alloggiamento e la canaletta di drenaggio  si riempie con lo strato . In modo analogo la canaletta , che attraversa la porta NE nell’Area , si riempie con lo strato .

.. Uso (T. )

Tutto il perimetro delle mura e gli alzati interni in mattone crudo nel tempo degradano e crollano, lasciando come traccia ultima del processo le interfacce di erosione sugli zoccoli in pietra : per il perimetro esterno, , , , , , ,  ; per i muri interni, , , , , . Nel muro  è riscontrabile l’unica traccia del disfacimento del mattone crudo (T. ,), , mentre l’unica traccia del degrado delle strutture è rappresentata da una piccola porzione di crollo del muro , .

Negli ambienti dell’edificio che si sviluppa nell’Area  sono documentati alcuni strati che ne indicano l’uso nel tempo. Nell’ambiente corrispondente al  , come già abbiamo accennato, gli interventi anonimi hanno completamente asportato tali evidenze. Nel cortile in parte coperto, corrispondente al  , sul battuto  si forma lo strato d’uso , che reca le tracce di diverse azioni : le buche , ,  raccolgono i rifiuti delle attività domestiche, rispettivamente ,  e  ; in un angolo del cortile viene alloggiata, all’interno della buca , l’anfora greco italica  ; numerosi fuochi sono evidentemente la causa dell’abbondante quantità di carboni rinvenuti nello strato  e degli arrossamenti presenti sul sottostante battuto , in particolare presso il lato esterno del muro . Nel  , infine, l’uso dell’ambiente è documentato dalla formazione dello strato . Nell’Area , lo strato d’uso  è riscontrabile solo nel   ; nel  , posta ad una quota più elevata, un analogo strato è stato probabilmente sconvolto da attività moderne e coinvolto nella formazione dello strato agricolo . Nell’Area , sul varco della porta NE  si forma il sottile strato . Nell’Area , in modo analogo a quanto abbiamo già visto per l’Area , gli strati d’uso relativi a questa fase sono indistinguibili dallo strato agricolo moderno. .. Abbandono (T. ) La dinamica dei crolli delle coperture e dei muri e l’assenza di tracce di una distruzione violenta (quali ad esempio avrebbe potuto lasciare un incendio) indicano che la fine della terza fortificazione non è dovuta ad un evento improvviso, ma piuttosto ad un lento e graduale degrado successivo all’abbandono del sito. Nell’Area , sugli strati di vita del cortile ( ) crolla, , il tetto della parte coperta e l’anfora  si riempie gradualmente con lo strato . I pali che fiancheggiavano l’entrata  si de-

. Fase . La collina in età moderna (- sec.) .. La sistemazione agricola (T. ) Dopo un lungo, anche se non precisabile, periodo di abbandono, l’area viene riutilizzata, ma esclusivamente a scopi agricoli. A tal fine viene realizzato, sulla cima, il terrazzamento di contorno , che in parte ingloba le strutture antiche ed in piccola parte ne modifica l’andamento (T. ,). Il nuovo assetto del pianoro si inserisce nella riorganizzazione generale della collina, le cui pendici vengono ora terrazzate. L’allineamento delle terrazze è impostato su quello delle due “pietre fitte” di confine, , rinvenute infisse nel terreno, immediatamente a SO della punta dell’Area . In questa area il terrazzamento modifica sensibilmente il vecchio andamento, creando uno spazio triangolare sporgente verso S; tale ampliamento è probabilmente determinato dalla possibilità di estendere la superficie del pianoro sfruttando il terreno accumulatosi in seguito al crollo dei mattoni crudi del muro S; lo spazio acquisito viene suddiviso dal muretto . I lati E, O e N del pianoro rimangono invece sostanzialmente invariati, dato che il terrazzamento moderno ingloba i muri antichi o si imposta su di essi; nell’angolo NO un avancorpo trapezoidale potrebbe forse ricalcare un’analoga struttura antica, di cui tuttavia non rimane alcuna traccia. Il muro di terrazzamento  ha la funzione di contenere la terra di riporto * destinata ad aumentare lo spessore del terreno coltivabile. Su tutto il piano si forma infine lo strato di humus superficiale ; una delle modificazioni più evidenti dello  è dovuta all’azio-



   

ne (*) delle radici dell’ulivo spontaneo che, nell’Area , ha alterato parte della stratificazione del   e, in misura minore, del  . Uno degli ultimi interventi distruttivi del sito è rappresentato dal crollo, *, casuale o procurato dell’angolo SE del terrazzamento , che crea un passaggio tra la sommità della collina e il vicino casale ; sulle macerie * si forma infatti il sentiero *. .. Ultimi interventi (T. ) Appartengono ad un’epoca recentissima e di poco precedente lo scavo una serie di interventi non ufficialmente documentati. Nell’Area  le trincee  e  asportano quasi completamente la stratificazione del   ; parte dei materiali di risulta della fossa  pro-

viene dal cumulo di terra *, lasciato sul bordo. Nell’Area  la larga buca , a ridosso del muro  , svuota completamente anche il taglio della roccia , rendendo impossibile l’interpretazione del taglio. Nell’Area  viene praticata la trincea  sopra la porta  che intacca soltanto buona parte della   di superficie. Nell’Area , infine, vengono praticate due fosse,  e , entrambe nel   : la seconda, praticata per alloggiare un’antenna televisiva in seguito rimossa. Dal luglio  inizia lo scavo del sito da parte del Dipartimento di Scienze Archeologiche dell’Università di Pisa, su concessione della Soprintendenza Archeologica della Toscana.

E    











.

Terreno arativo Roccia

                

              / /

  -   -          

. . . . . . . .





/

.

Disfacimento dell’alzato in mattone crudo del muro 

        

        

        

. . . . . . . . .

Strato d’uso sul battuto  Battuto pavimentale







.

Riempimento della canaletta 

. . . . . . .

Materiale dalla trincea anonima  Strato d’uso sul pavimento  Livellamento del crollo della seconda fortezza Battuto pavimentale Crollo di tetto Pavimento Terreno di riporto entro il terrazzamento  Crollo del muro di cinta S  Humus antico Livellamento del crollo della seconda fortezza Crollo del muro  Strato di calpestio Gettata di breccia Strato di calpestio Inzeppatura di stipite nel letto di palo  Inzeppatura di stipite nel letto di palo 

Residui di attività della fucina  Livellamento del crollo della seconda fortezza Crollo dell’angolo SE della cinta muraria Sentiero recente sul crollo  Strato di uso e calpestio sul livellamento  Strato d’uso sul calpestio  Strato di calpestio interno alla porta 

F. F.

          

       

 /   /-   

 . . . . . . .

 Riempimento tra i muri  e  Crollo della tettoia







.

Rivestimento di argilla della buca , che contiene l’anfora 

       

      - --

     

. . . . . . . .

Inzeppatura del letto di palo  Inzeppatura del letto di palo  Battuto pavimentale Alterazione causata dall’apparato radicale dell’olivo



--

.

                       

--  

Rasatura dell’alzato (tratto centro S) del muro di cinta E  Muro di cinta E

--    / / --          / 



Riempimento del letto di palo  Livellamento del crollo della seconda fortezza Battuto pavimentale (strato in posto) Riempimento dell’anfora  Riempimento della fossa di spoliazione  (strato in posto)

Riempimento della fossa di fondazione  Crollo del tetto della fucina Rasatura dell’alzato del muro di cinta O  Muro di cinta O

  /  --    / / --

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Anfora greco italica alloggiata nella buca  Rasatura dell’alzato del muro interno  Asportazione di una parte del pavimento  Rasatura del muro di sbarramento a N  Anfora etrusca nella buca  Riempimento del letto di palo  Riempimento del letto di palo  Rasatura e spoliazione del muro interno  Rasatura dell’alzato del muro interno  Rasatura dell’alzato del muro di cinta N 





.

Rasatura dell’alzato del tratto N del muro di cinta E 







.

Taglio verticale del muro di cinta E , per la costruzione della porta 

 

 

 

. .

/

 -- -- -- -- / /  / /

Fossa di fondazione del muro di cinta S  Rasatura dell’alzato del muro  Rasatura dell’alzato del muro di cinta S  Rasatura dell’alzato del muro interno  Rasatura del muro di cinta S  Rasatura del muro di cinta O  Rasatura dell’alzato del muro interno  Rasatura dell’alzato del muro interno  Rasatura dell’alzato del muro interno  Riempimento del letto di palo  Riempimento del letto di palo  Rasatura del muro di cinta E  Crollo del tetto

Porta NE della fortezza Rasatura dell’alzato degli stipiti  della porta 





   

                                             

  /     /   --        / - ---- /  / /         / /           

  --  /   / -- /L





-- / / / /       / / /     /      

 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Fondamenta del muro  Trincea per le fondamenta  Muretto interno di contenimento Cisterna Letto di palo Focolare Canaletta Buca per l’impianto di una piccola fucina Letto di palo



.

Letto di palo

 / -   /B  --

 Trincea anonima Muro di contenimento, interno Porta centrale muro O  Muro divisorio interno Buca per l’alloggiamento dell’anfora  Muro divisorio interno Trincea anonima Muro di cinta S Muretto interno al terrazzamento  Muro di cinta E Letto di palo Muretto interno di contenimento Trincea anonima Letto di palo Trincea anonima “Pietre fitte” di confine del terrazzamento  Focolare Muro di cinta S (esterno) Muro di cinta O Muro di terrazzamento Muro divisorio interno Muro divisorio interno Letto di palo Letto di palo Porta del muro  Buca per rifiuti Buca per rifiuti Buca per rifiuti Porta del muro  Buca per rifiuti Buca per rifiuti Porta del muro  Porta nel tratto O del muro  Porta centrale nel muro  Dolio alloggiato nel bancone  Muro divisorio interno

                                                

      -    /                                   

          -    -- /    --  /                        

 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

 Letto di palo Letto di palo Letto di palo Letto di palo







.

Strato di livellamento

Letto di palo (vedi canaletta ) Stipiti della porta NE  Letto di palo Letto di palo Canaletta della porta NE  Muro divisorio interno Letto di palo Letto di palo Letto di palo Muro di cinta N Muro divisorio interno Trincea anonima Buca per l’impianto di antenna TV Alloggiamento per l’anfora etrusca  Muro di sbarramento a N Porta SO della fortezza Muro divisorio interno Letto di palo Trincea di fondazione del muro interno  Letto di palo Letto di palo Letto di palo Banco di fucina Cordolo che delimita il battuto pavimentale  Letto di palo Focolare Letto di palo Letto di palo Letto di palo Letto di palo Letto di palo Taglio per la fondazione  Pietre della fondazione del tratto N del muro di cinta E  Strato di rifiuti che riempie la buca  Riempimento dell’anfora  Strato di rifiuti che riempie la buca  Strato di rifiuti che riempie la buca  Strato d’uso sul battuto pavimentale  Tavola di legno combusta Riempimento del focolare  Focolare





   

                                             

                                             

 / /                                           

 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

 Strato di carboni e scorie sul piano della fucina  Piano di lavoro della fucina

. . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Basolato esterno alla porta  Riempimento del letto di palo  Concotto esterno al focolare  Riempimento del focolare  Riempimento del letto di palo  Riempimento del letto di palo  Piano di calpestio







.

Riempimento del letto di palo 

Riempimento del letto di palo  Crollo di tetto Riempimento del letto di palo  Riempimento del letto di palo  Riempimento del letto di palo  Riempimento del letto di palo  Gettata di bolo che sigilla l’immondezzaio  Crollo del tetto del soppalco Strato d’uso del soppalco Pavimento in pietrisco Strato di crollo all’interno del dolio  Riempimento del letto di palo  Strato di rifiuti che riempie la cisterna  Strato di crollo del pavimento del soppalco Strato d’uso sul pavimento  Riempimento del letto di palo  Riempimento del letto di palo  Riempimento del letto di palo  Bancone in “pisé” Strato d’uso sotto il bancone  Traccia di una tavola in legno sul pavimento  Riempimento del letto di palo  Strato di livellamento Humus antico

Strato di rifiuti che riempie la buca  Gettata di breccia Riempimento del letto di palo  Riempimento della canaletta  Riempimento del letto di palo  Piano di calpestio Battuto pavimentale delimitato dal cordolo  Riempimento del letto di palo  Battuto pavimentale Strato preparatorio per il battuto  Riempimento del letto di palo  Riempimento del letto di palo 

       

    

    

 . . . .

 Riempimento del letto di palo  Riempimento del letto di palo  Riempimento del letto di palo  Battuto pavimentale







.

Strato formato dai residui di attività intorno alla fucina 

    

    

    

. . . . .

Strato argilloso di riempimento del taglio  Riempimento del focolare  Base in argilla del banco di fucina  Strato argilloso di riempimento del taglio  Porta nel muro  (a N)







.

Porta nel muro  (a S)



F. F.



   

  





    C D Aree 1-2-3 Area 5

N: Per la realizzazione della tabella sono state prese in considerazione le seguenti classi di ceramica: c. attica figure rosse, c. a vernice nera, c. sovradipinta; sono stati esclusi frammenti non determinabili (si vedano le singole tabelle). La divisione in gruppi cronologici è quella adottata per la vernice nera.

LA COPERTURA DEI TETTI

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T  

I

. pertinenti a materiale da copertura, tegulae ed imbrices, come è facile immaginare in uno scavo di abitato, sono molto numerosi (si tratta di  reperti, dei quali  riferibili a tegulae,  ad imbrices) e ci permettono di ipotizzare l’uso, per la copertura degli ambienti, del consueto sistema a tegole piane e coppi, ancora oggi utilizzato per la realizzazione di tetti tradizionali.  Da un punto di vista tecnico è stato possibile riconoscere  diversi tipi di impasto :  . Pasta chiara, colore variabile dal grigio verdastro al grigio rosato, friabile e porosa in frattura. Gli inclusi, di colore grigio e bruno, sono di piccole dimensioni ed omogeneamente distribuiti. . Pasta di colore rosso - rosato, dura, con frattura piuttosto netta. Gli inclusi, di colore bianco e brunastro, sono di piccole dimensioni e distribuiti in maniera omogenea. . Pasta di colore rosso arancio, dura, con frattura piuttosto frastagliata. Gli inclusi sono scisti microclastici di notevole dimensione. . Pasta di colore variabile dal grigio al rosso bruno, dura, con frattura netta ed anima grigia. Gli inclusi, di gabbro, sono di piccole dimensioni ed omogeneamente distribuiti. Da un punto di vista quantitativo, le paste di gran lunga più comuni sono quelle del Tipo  e del Tipo  che, assieme, rappresentano circa il % del totale ; tra i due tipi è inoltre rilevabile una certa omogeneità Tutti gli elementi di copertura, realizzati con l’ausilio di casseforme, hanno le superfici inferiori scabre ; evidenti sono i segni lasciati dal suolo sul quale erano posti ad asciugare. La superficie superiore e quelle laterali sono invece lisciate a stecca : questo espediente era comunemente usato, più che per ragioni estetiche, per impermeabilizzare i manufatti e facilitare lo scorrimento dell’acqua. Risultano talvolta presenti, anche se raramente, tracce di una ingubbiatura : di colore bianco avorio, piuttosto densa, su elementi in pasta di Tipo , di colore beige, molto diluita,

 Per la diffusione del tipo, W , pp.  ss. ; per la ricostruzione di un tetto, C , figg. , -.  Questo tipo di materiale è stato conteggiato nella sua totalità, distinguendo solamente tra tegulae ed imbrices ; quindi è stata effettuata una campionatura significativa dei reperti che ha permesso di distinguere le tipologie sotto descritte. Le due tabelle relative alle Aree  -  -  e Area  sono state redatte separatamente per la notevole diversità tra le evidenze archeologiche di Aree e .

su elementi realizzati in pasta di Tipo  ; anche questo trattamento garantiva una impermeabilizzazione migliore.  Le tabelle relative permettono di visualizzare la distribuzione e le percentuali relative dei frr. all’interno delle Fasi. Tegulae Dai frammenti esaminati risulta evidente come le tegulae avessero tutte una forma leggermente trapezoidale, con i margini convergenti rialzati (T. .). Sull’estremità verso il lato minore i margini presentano un restringimento ad angolo retto, o risega ; questo permetteva di sovrapporre ed incastrare le tegole tra loro. Si tratta del Tipo  della classificazione di Wikander,  il più comune, originatosi da esemplari di età arcaica sviluppatisi da un tipo più semplice privo di un sistema di sovrapposizione ed utilizzato in Etruria a partire dalla metà del  a.C. Grazie allo studio di quegli esemplari che risultano più completi, è stato possibile ricavare le dimensioni delle tegulae utilizzate a  : la lunghezza risulta essere di ca. cm ,  la larghezza di cm / ; gli spessori del piatto della tegola sono in media di ca. , cm ; il margine, alto intorno ai  cm, ha normalmente uno spessore che si aggira intorno ai , cm arrivando fino ai  cm nel punto di massimo assottigliamento. Esemplari simili sono documentati ad Acquarossa,  a Poggio Civitate,  a Veio,  a Pyrgi,  a Luni sul Mignone,  a Tarquinia,  a Massa Marittima,  a Marzabotto.  Su alcuni frr. sono presenti dei fori (diametro ca. cm , T.  nrr. - e T.  nr. ), realizzati sull’impasto molle prima della cottura ; lo scopo era quello di ancorare più stabilmente le tegole, specie quelle di gronda, alla sottostante travatura lignea per mezzo di chiodi, come accadeva ad esempio a Poggio Civitate.  Un laterizio di forma grossomodo quadran

Pyrgi , pp.  e  ; Case e Palazzi , p. ,  nr. -. W , pp. -.  AÉ , pp.  ss. ; W , pp. -.  B et alii , p. .  W , p.  ; simili per larghezza (-, cm), risultano più corte (-, cm).  W , p.  ; le dimensioni sono leggermente diverse ( cm di lunghezza ×  cm di larghezza).  Dalla necropoli dei Quattro Fontanili, C B , p.  fig.  ; dall’area del Tempio, S ,  p.  fig. a. M , pp.  e .  Ö , pp. -, fig. .  C , p. .  C , p. .  AÉ , pp. -.  W , p. .



   

golare (T. , nr. ), con uno dei lati minori sagomato a semicerchio e due fori ( di diametri nettamente diversi ; il più piccolo misura , cm, il più grande , cm) in prossimità di questo, deve essere interpretato come elemento mobile, forse il tappo di uno sfiatatoio. Questa elemento permetteva di agire, a seconda delle necessità, su di un’apertura praticata sul piatto di una tegola, della quale purtroppo non rimane traccia, in modo da dare luce agli ambienti chiusi, permettere il ricambio dell’aria e, in presenza di focolari, il passaggio del fumo.  Imbrices Gli imbrices, con sezione ad arco di cerchio, si restringono lievemente, nel senso della lunghezza e dell’altezza, fino a culminare, all’ estremità inferiore, con una linguetta, di forma quadrangolare (T. , nr. ) oppure rotondeggiante (T. , nr. ), per facilitare la sovrapposizione con quello contiguo. Si tratta di quello che Wikander classifica come Tipo .  Essendo piuttosto complesso,  date le difficoltà che poneva sia dal punto di vista della fattura che della messa in opera, venne gradualmente abbandonato a vantaggio di tipi più semplici.  La frammentarietà di questo materiale ha impedito di risalire alle misure complete degli imbrices messi in opera a Castiglione di San Martino. Dal reperto meglio conservato (T. , nr. , T. , nr. ), si ricava che la lunghezza massima conservata è di , cm, la larghezza di ca.  cm ; l’altezza della curvatura, nel punto più alto è pari a ca.  cm, in quello più basso a ca. , cm. Lo spessore medio, molto più sottile rispetto a quello delle tegole, è pari a  cm. Materiale similare è documentato ad Acquarossa,  a Veio,  a Massa Marittima,  a Tarquinia.  Gli imbrices erano utilizzati per ricoprire la giuntura tra due tegulae adiacenti, anche se non è escluso che potessero trovare altri impieghi, come per esempio nella realizzazione di canalette. In periodi recenti, dal Medioevo ad oggi, è documentato un sistema di copertura che prevede l’utilizzo esclusivo di coppi, messi in opera alternativamente con la parte convessa verso l’alto e verso il basso ;  pur non essendo ancora  W , fig. , nr. b, ,  ; D ,  p. , con n. . W , pp. -.  W , pp. -, fig. .  AÉ , pp.  ss.  W , p. .  S , pp. - ; in questo caso la linguetta ha forma semicircolare ed è scanalata.  C , pp. -.  C , p. .  C , p.  con bibliografia.

documentato nel mondo antico, data la semplicità, non è escluso che talvolta potesse aver trovato utilizzo. È forse riferibile ad un columen un fr. di coppo (T. , nr. ) che si differenzia nettamente dagli altri per la sua notevole curvatura. M. D. I. C   Chiodi in ferro Tra i manufatti metallici rinvenuti, il nucleo più consistente è costituito da un piccolo numero di chiodi, sia in ferro che in bronzo.  Sono in ferro  di questi, dei quali  provengono dalle Aree -- ( da Fase ,  da Fase ,  da Fase ),  provengono dall’Area  ( da Fase ,  da Fase ). Sono per la maggior parte più o meno incompleti, tutti ricoperti da uno spesso strato di ossidazione di colore bruno – nerastro, fatto che comunque non impedisce di ricavare qualche interessante indicazione. Lo stelo, massiccio, è sempre a sezione quadrangolare ; la testa, piuttosto grande, può essere rotonda oppure quadrangolare. Ad eccezione di un piccolo chiodo alto cm , (T. , nr.  ), gli altri hanno una notevole altezza, compresa tra , e  cm. Tra le loro funzioni c’era sicuramente quella di unire tra loro le assi di legno che sorreggevano le coperture ; inoltre erano usati per fissare alle travature le tegole di copertura (queste ultime, in alcuni casi, conservano il foro che doveva servire da alloggiamento per il chiodo stesso). Altri utilizzi erano non necessariamente legati alla messa in posto delle strutture edilizie. (T. ). Lamine in ferro Si tratta di  frammenti di lamina (il più grande è di cm , × ,). Da Area , Fase . Chiodi in bronzo I chiodi in bronzo sono  ; di questi  provengono dalle Aree -- (Fasi --) (T. , nr. -),  dall’Area  (da Fase ) (T. , nr. -). Sono ben conservati, interi, ricoperti solo da una sottile pellicola di ossidazione di colore azzurro - verdastro. Lo stelo è a sezione quadrangolare, molto assottigliato verso la punta ; la testa è rotonda, convessa. Tranne che i nrr. -- dalle Aree --, gli altri sono piuttosto lunghi, da , a , cm. È curioso notare come la maggior parte  Si vedano Settefinestre , pp.  ss. ;  ss. ; Case e palazzi , pp. - ; Etruria mineraria , pp. - ; P .

    di essi sia piegata anche fortemente, fino a formare un angolo retto, quasi certamente a causa del fatto che furono divelti dalla loro sede originaria per mezzo di un arnese a tenaglia. La loro sottigliezza fa pensare ad un loro utilizzo in elementi di mobilio, forse anche per fissare decorazioni metalliche o lignee (T. , -).

 Lamine in bronzo

Si tratta di  frammenti (il più grande è di cm , × ,) dall’Area  ;  dalla Fase  e  dalla Fase  (T. ,-). M.D.I.

T  C Aree 1-2-3

Area 5

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IL MAGAZZINO E LA DISPENSA

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D Aree  -  - 

O

 ai vasi da fuoco e da mensa, tra la ceramica in impasto grossolano proveniente dalle Aree  -  -  di , sono presenti anche grossi contenitori destinati alla conservazione di derrate alimentari, liquide e solide  (T. ). Questi contenitori sono realizzati nei due tipi di impasto più comunemente usati per la ceramica da cucina : l’impasto di gabbro e quello con scisti microclastici. La maggior parte degli esemplari sembra realizzata a mano, per quanto per alcuni, e soprattutto per gli orli, quasi sempre realizzati al tornio e applicati successivamente, sussista un certo margine di dubbio. Proprio per questo motivo si potrebbe ipotizzare l’uso contemporaneo delle due tecniche, a mano e al tornio. Talvolta, poi, è facilmente riconoscibile l’uso della tecnica a colombini. Benché piuttosto frammentati, questi recipienti si distinguono in genere con facilità dal resto del materiale. Come accade per la ceramica da cucina in impasto grossolano, anche i dolii sono prodotti in due tipi fondamentali di pasta ceramica : • Impasto di gabbro • Impasto a scisti microclastici L’elemento di maggiore importanza è lo spessore, decisamente superiore rispetto alla ceramica da cucina (nei dolii realizzati in impasto con scisti microclastici varia da cm , a , ; in quelli realizzati con impasto di gabbro da cm , a ,). Altri elementi distintivi sono costituiti dalle dimensioni, dalla grossolanità delle superfici (generalmente ruvide, solo di rado lisciate sommariamente) e dalle caratteristiche morfologiche. È opportuno ricordare, inoltre, che sono stati riuniti in questo gruppo esclusivamente i frammenti relativi a recipienti che per le loro caratteristiche (spessore, dimensioni etc.) rientrano con certezza nella categoria della ceramica da dispensa : questo non esclude, naturalmente, che recipienti inseriti fra la ceramica da cottura possano aver avuto anche le loro stesse funzioni, pur avendo dimensioni minori. Non sono conservate forme intere o ricostruibili. In generale sembra, in base all’andamento della spalla nei pochi casi in cui è conservata, che il corpo dovesse essere tendenzialmente globulare oppure ovoide piuttosto espanso. Gli orli,

 H  : s.v. Dolium. Per la ceramica di impasto grossolano e la suddivisione e descrizione delle paste ceramiche si veda oltre.

a parte rare eccezioni, sono del tipo a tesa orizzontale o leggermente obliqua, mentre il fondo è piano, come dimostrano alcuni frammenti di notevoli dimensioni e spessore. Alcuni di questi recipienti erano dotati di un coperchio ; se ne conserva un solo frammento realizzato con impasto di gabbro. La presenza di decorazioni sui dolii è piuttosto rara. Si conservano tuttavia  pareti in impasto di gabbro che presentano in due casi un cordone digitato ((T. , nr. ), nell’altro un motivo plastico in rilievo non meglio definibile (T. , nr. ). Su due orli, realizzati in impasto con scisti microclastici, compaiono delle incisioni e un bollo ovoidale con al centro un ippocampo. Data la frammentarietà del materiale, la tipologia terrà conto soltanto delle caratteristiche morfologiche degli orli. Tipologia I   All’interno degli orli relativi a dolii in impasto di gabbro è possibile rilevare una certa varietà morfologica. La maggior parte di essi rientrano nel gruppo degli orli a tesa orizzontale ; si possono tuttavia individuare varianti che li differenziano l’uno dall’altro. Soltanto  frammenti di orli sono completamente diversi da tutti gli altri (T. , nr. -). Tipo  : orlo a tesa orizzontale più o meno ampia, con margine superiore piatto o lievemente convesso e margine esterno arrotondato, percorso da una scanalatura più o meno ampia e profonda (T. , nr. ). Tipo : orlo a tesa orizzontale non molto ampia, con margine inferiore arrotondato (T. , nr. ). Tipo  : orlo ad ampia tesa orizzontale con margine superiore piatto e margine esterno leggermente concavo (T. , nr. ). Tipo  : orlo ad ampia tesa leggermente obliqua verso l’esterno ; margine esterno diritto, margine inferiore obliquo (T. , nr. ). Tipo  : orlo obliquo ingrossato con margine esterno percorso da una scanalatura abbastanza profonda ; spalla convessa, corpo tendenzialmente globulare (T. , nr. ). Tipo  : orlo svasato con margine superiore piatto e margine esterno arrotondato (T. , nr. ). Tipo  : orlo a tesa orizzontale con margine superiore piatto e margine inferiore arrotondato, lievemente pendente (T. , nr. ).



   

A causa del cattivo stato di conservazione e della grande frammentarietà del materiale, soltanto in due casi è stato possibile valutare, anche se approssimativamente, il diametro, che oscilla tra i cm  (Tipo ) e i  (Tipo ). Il Tipo  è il più frequente ( frr.) ; gli altri Tipi sono rappresentati da  frr. (Tipo ),  frr. (Tipo ), e da un solo fr. i Tipi , , , . A causa del pessimo stato di conservazione  frr. di orlo non sono classificabili. I    Anche la maggior parte degli orli relativi a dolii realizzati in impasto con scisti microclastici è del tipo a tesa orizzontale o lievemente obliqua. Si distingue in modo evidente soltanto un frammento (T. , nr. ). Per quanto riguarda gli altri, si possono individuare delle varianti nell’ampiezza della tesa, nell’andamento del margine esterno (diritto od obliquo) e nella gola, che può essere più o meno accentuata. Tipo  : orlo a tesa orizzontale con margine esterno diritto e gola piuttosto pronunciata. Sulla superficie esterna di uno dei frammenti sono presenti un’incisione a forma di croce e un bollo ovoide, collocato all’incrocio dei bracci della croce, al cui interno compare un ippocampo (T. , nr. ). Tipo  : orlo a tesa leggermente obliqua verso l’interno ; margine esterno obliquo, sottolineato da una gola molto pronunciata ; corpo espanso, probabilmente tendente al globulare. Sul margine superiore di un orlo è incisa la lettera e (T. , nr. ). Tipo C: orlo a tesa orizzontale con margine esterno diritto e gola poco pronunciata (T. , nr. ). Tipo D : orlo a tesa orizzontale molto ampia. Le caratteristiche morfologiche sono pressoché uguali a quelle del Tipo . Anche in questo caso l’accenno della spalla sembra indicare un corpo espanso (T. , nr. ). Tipo E : orlo a tesa orizzontale con margine esterno obliquo. Gola molto pronunciata ed arcuata (T. , nr. ). Tipo F : orlo orizzontale ingrossato, con margine esterno arrotondato (T. , nr. ). Da quanto si è potuto osservare, sembra che la maggior parte di questi dolii dovesse avere un diam. di m  ca. (m , nel caso del Tipo ). Diametri decisamente inferiori sono da mettere in relazione con orli di Tipo  e di Tipo  (rispettivamente cm  e cm  ca.).

I Tipi , , , sono i più frequenti ( frr. ciascuno) ; segue il Tipo  ( frr.) e infine i Tipi  ed  documentati da un unico frammento. Oltre a questi si conservano altri  frr. di orli non determinabili. Si conservano inoltre  frr. di fondi piani relativi a questi recipienti, più  fondo quasi completo, ricomposto da  frr. (T. , nr.  : diam. cm  ca.). P. B. Area  Tra i materiali dell’Area  non sono presenti orli riferibili alla classe ; questa è tuttavia documentata qui dalla presenza di frammenti di parete di spessore importante, compreso tra i  e i  cm, attribuibili con certezza a dolii. Nella tabella che segue, è possibile leggere la distribuzione di questi reperti all’interno delle varie fasi dell’Area  . Mentre nella Fase  si nota una certa equivalenza tra i dolii realizzati con impasto di gabbro e quelli realizzati con impasto a scisti microclastici, questi ultimi divengono nettamente prevalenti nella Fase .  Le caratteristiche tecnologiche sono identiche a quelle già osservate per le Aree  -  - . Un certo numero di questi contenitori proviene da recuperi subacquei. Dalle acque antistanti le coste toscane sono stati in varie riprese recuperati dolii di datazione più tarda. Erano dunque usati anche sulle navi, al posto di anfore e altri tipi di contenitore da trasporto, o in associazione con essi. M. D. I. Distribuzione cronologica Passando ora a esaminare la distribuzione cronologica dei dolii, è possibile ricavare alcuni dati dalla tabella a essi relativa. Innanzitutto si può osservare che l’impasto con scisti microclastici prevale nettamente (%) sull’impasto di gabbro (%), che lo supera soltanto in Fase  (% sul totale dei dolii di Fase ). È evidente che l’utilizzazione di questa pasta ceramica (che non corrisponde a una tecnica locale particolare), come risulta dalle percentuali è tipica della Fase . Si può notare, inoltre, che la maggiore concentrazione di frammenti si ha 

Lo stesso si può notare nella Fase , non affidabile. Relitti di storia , pp. -, con illustrazioni. Databili alla prima età imperiale, questi dolii servivano a trasportare soprattutto vino (H , pp.  ss. e  ss.), anche se non è escluso che potessero servire in alcuni casi al rifornimento idrico delle piccole isole dell’Arcipelago Toscano. 

     nella Fase . dell’Area  (,%), cioè in quegli strati che, pur con qualche inquinamento, contengono soprattutto materiali di Fase . A questo proposito bisogna sottolineare il fatto che moltissimi provengono dalla us  (   ). Sulla base della grande quantità di materiale e delle condizioni di ritrovamento, sembra possibile supporre la presenza di un dolio in impasto con scisti microclastici in Fase , riempito, in un momento successivo, dallo strato  e da residui di un altro dolio in impasto di gabbro.  Risulta dunque che la maggior parte dei dolii risale alla Fase , mentre si registra una netta flessione durante la Fase  (,%), almeno nell’Area . Anche in questo caso, per quanto concerne la datazione, bisogna basarsi essenzialmente sulle associazioni stratigrafiche con materiali datanti : questi recipienti, infatti, non sembrano offrire



nessun dato di rilievo in tal senso a causa della loro caratteristica fondamentale, la funzionalità, che, come si dirà a proposito della ceramica da cucina, ha determinato un certo immobilismo all’interno del repertorio morfologico, riducendo al minimo le variazioni. I confronti, quindi, perdono in parte funzionalità, perché la stessa forma può essere attestata in luoghi e in periodi molto diversi. Dolii molto simili a quelli di , soprattutto per quanto riguarda le caratteristiche morfologiche degli orli, sono attestati nei centri abitati, raramente nelle necropoli, della Romagna,  dell’Etruria (Artimino, Montereggi, Vicchio di Mugello, Roselle)  e del Lazio (Casale Pian Roseto)  a partire dall’ultimo quarto  a.C. per arrivare alla fine  a.C. P. B. M. D. I.

D Aree 1-2-3

Area 5



Dallo strato  provengono  frr. di dolii di impasto con scisti microclastici (tra cui due grossi frr. di orlo ed un fondo ricomposto quasi per intero) e  frr. di dolii di impasto di gabbro (tra cui un fr. di orlo).  VON E M  : cfr. tav.  nr. . (Casale Valsenio, tomba .. Ultimo quarto  a.C. - prima metà  a.C.) ; tav.  nr. . (Faenza, Persolino. Inizi  a.C. - prima metà  a.C.) ; tav.  nr. . (Cavignano, Seminario ; scavi  sett. A.  a.C.).



B  : cfr. fig.  nr.  (da  quadrato,  strato) ; cfr. fig.  nr.  (Saggio  , in associazione con ceramica campana, frr. di bucchero grigio e nero). C  : cfr. fig.  nr.  (il materiale ceramico copre un arco di tempo che va dal  a.C. all’età ellenistica). Montereggi  : fig. . Artimino  : cfr. fig.  nr.  e fig.  nr. -.  M T  : cfr. fig. , J - (fine  primo quarto  a.C).



    A Anfore etrusche

L’abbondante materiale anforico, con diverse tipologie e in diverse quantità, si scagliona tra la fine del  e la prima metà del  a.C. Particolarmente interessanti i dati sulle anfore etrusche, riguardanti specialmente fasi tardive e ancora relativamente poco studiate della produzione. I materiali etruschi si inquadrano bene nella tipologia elaborata in ultimo da Py,  alla quale lo scavo di  permette tuttavia di aggiungere alcune varianti sulla base della forma e della pasta ceramica. Le paste ceramiche Pasta  È la più comune (oltre il % dei frr. di anfore etrusche) e si trova anche nelle anfore Py . Il colore varia fortemente a seconda della cottura : si va dal nero al marrone cuoio al giallo-arancio, dal viola al rosso vivo al grigio. Presenta quasi sempre un nucleo più scuro in sezione, e talvolta una serie di striature di diverso colore che si dispongono simmetricamente intorno al nucleo più scuro ; il fenomeno è particolarmente visibile nei frr. di anse. Lo sgrassante più evidente è costituito da numerosissimi cristalli neri, augitici, di diverse dimensioni ; presenti, in minor quantità, anche cristalli bianchi e bruni di medie dimensioni. La durezza della pasta varia a seconda degli esemplari. La superficie esterna è molto spesso coperta da un’ingubbiatura biancastra o color crema, che probabilmente rivestiva la totalità degli esemplari ma che non si è conservata dovunque ; in alcuni casi si notano tracce di rivestimento nerastro nella parte interna dell’orlo ; altre volte una spessa ingubbiatura bianco-crema è distesa, in ampie pennellate, sulle pareti interne. Pasta  Costituisce circa il % dei frr. di anfore etrusche. È una pasta bianco-verdastra, che presenta solo in alcuni casi un nucleo poco più scuro in sezione. Lo sgrassante principale è costituito anche qui da numerosi cristalli neri, augitici, di diverse dimensioni, uniformemente distribuiti ; visibili in superficie altri inclusi lamellari, dai riflessi dorati ; presenti anche pochi piccoli nuclei bianchi di calcite. La pasta è generalmente piuttosto dura ; non si notano tracce di ingubbiatura. Ha le medesime caratteristiche delle pelves a pasta bianca provenienti dallo scavo, segno di  P , che riprende e perfeziona la tipologia precedente (P, P ).

una probabile identità di luoghi di produzione ; come la Pasta nr.  è riconducibile alle paste chiare « jaunes ou roses », segnalate a Gravisca e ritenute locali.  Pasta  Vi appartengono solo il % dei frr. di anfore etrusche da . Di colore rosato-crema, senza apparenti variazioni cromatiche nel nucleo, presenta molti inclusi neri, augitici, molti inclusi bruno-rossastri di medie dimensioni, pochi inclusi iridescenti. In alcuni casi si notano tracce di ingubbiatura color crema. La pasta è generalmente piuttosto tenera. Per una possibile origine dall’area di Gravisca vedi supra, la Pasta nr. , dalla quale, in certi casi, è difficile distinguerla. Pasta  Vi appartiene un solo frammento determinabile. La pasta è dura, poco porosa, violaceo-rosata in sezione, tendente al grigio scuro in superficie esterna ; visibili solo diversi piccoli inclusi augitici. Le anfore etrusche Py  Dallo scavo di  proviene un unico fr. riferibile al tipo Py   : presenta un orlo a collarino estroflesso, aggettante, impostato su di un brevissimo collo a profilo concavo (T. , nr. ). La forma e la pasta (Pasta ) corrispondono con il tipo Py  , e del resto anche la probabile collocazione cronologica (la Fase  di vita della fortezza non sembra risalire oltre l’ultimo trentennio del  a.C.) escluderebbe le altre varianti del tipo Py . Dall’Isola d’Elba non sono noti altri frammenti di anfore etrusche Py  ; i pochi resti di anfore etrusche con corpo bombato dal relitto dell’Enfola non possono per ora essere ricondotti ad alcun tipo (almeno sulla base di quanto edito), e comunque la cronologia proposta per il complesso sottomarino – fine  – inizio  a.C. – appare troppo alta per anfore etrusche Py  .  Dalle cave di sabbia di Massaciuccoli (Viareggio - Massarosa) proviene un fr. di orlo di anfora etrusca, apparentemente riferibile al tipo Py   ;  altri frammenti provengono da Pisa.  Nell’ambito generale delle anfore etrusche con 

P , p. . C, F , p.  (con indicazione degli altri pochi esemplari di anfore etrusche Py  dall’arcipelago toscano). Un’ansa di anfora etrusca Py  proviene da Bagno, nell’Elba occidentale (Z , p. ).  V b, pp. - (che vi riconosce invece un’anfora Py ) e p. , fig. . Trattandosi di materiale recuperato da idrovore, non è databile sulla base del contesto.  C in Pisa e il Mediterraneo , p.  schede nrr. - (con altri confronti e discussione del tipo). 

     corpo bombato più o meno affusolato, orlo a collarino e fondo a punta si percepiscono tipi e varianti di cui le tipologie attualmente in uso rendono conto solo in parte (anche perché spesso la classificazione dei reperti avviene sulla base di materiali frammentari, in cui non è possibile cogliere il complesso degli elementi che caratterizzano una forma). Una certa variabilità morfologica può anche essere dovuta alla lunga durata di questa produzione (dalla fine del  all’inizio del  a.C.) nonché, ragionevolmente, alla pluralità dei centri di manifattura di questi contenitori.  I materiali dall’area pisana, ad esempio, oltre a documentare una produzione locale danno un’idea – sia pure ancora forzatamente parziale – della varietà di possibili aree di provenienza delle anfore etrusche importate.  Nell’ambito di questo gruppo, già nel  F. e M. Py  avevano isolato un sottotipo del tipo a (il a) dotato di proprie caratteristiche tecniche e formali, che, sulla base dei dati francesi allora disponibili, appariva posteriore agli esemplari più noti di fine - sec., durando dalla metà del  alla metà del  a.C. Marchand, che accoglie questo tipo, con il   , nella sua Série , gruppi c-d-e, sulla base dei dati di scavo di La Monédiere, propone una datazione che non scende oltre l’inizio del  a.C.  Da ultimo Py ha compreso la Série , gruppi c-d-e di Marchand nel suo tipo  , già   , notando che quest’ultima definizione va adesso riservata agli esemplari più antichi.  Il tipo Py   è largamente attestato in Gallia e viene datato al  -  a.C., ampliando notevolmente il margine inferiore della ‘forchetta’ cronologica, in  Una produzione di anfore commerciali etrusche è documentata da scarti di fornace nel sito di Doganella, in area vulcente (P, W ). L’esame delle paste ceramiche, e il rinvenimento di uno scarto di fornace, hanno poi permesso di identificare una produzione pisana di anfore Py  / (B ). Anche nel caso delle anfore pitecusane (di cui è evidente la parentela formale con le anfore etrusche) l’esame delle paste e la presenza di esemplari malcotti riutilizzati nella necropoli sono indizio di una produzione locale (Pithekoussai  ). Sulle caratteristiche delle paste, e su più generali osservazioni di carattere storico, si basa l’attribuzione a Caere di una parte almeno delle anfore etrusche Py  / (C a, p. ).  Per le produzioni pisane B , nota  ; M d, p.  nr.  (da S. Rocchino, Massarosa) ; M , p.  ; B , pp. , . Si pensi che solo tra le anfore dello scavo di Piazza Dante a Pisa furono individuate ben  paste ceramiche diverse, riconducibili grosso modo a produzioni campane, etrusco meridionali, etrusco settentrionali (M , p. ).  P, P , pp. -,  fig .  M l, p. , figg.  e  ; suscita qualche perplessità l’affermazione « les fragments de ce groupe (cioè il gruppo e, il più tardo) proviennent pour l’essentiel d’horizons remaniées, mais semblent devoir etre datés des debuts  du Veme s. » P , p. .  M , p. , fig.  nr.  (da San Silve-



ciò concordando anche con i dati di Genova.  Un orlo Py   è associato, a Pyrgi, ad anfore Py / negli strati superiori e rimescolati.  Nel recentissimo riesame del materiale anforico etrusco proveniente da Lattes si nota che gli esemplari più recenti dei tipo Py   tendono ad avere orli più aggettanti ed allungati, sì che si suggerisce che le proporzioni dell’orlo possano essere elementi diagnostici per la datazione dei reperti anche frammentari.  Le anfore etrusche Py  Dagli scavi di  provengono solo  frr. di orlo riconducibili al tipo Py , dei quali  pertinenti quasi sicuramente al medesimo contenitore (T. , nrr. -), nella Pasta  ; interessante un fr. di orlo, purtroppo molto danneggiato, che presenterebbe una sezione a mandorla piuttosto spessa, ed è realizzato nella Pasta  : esso trova confronti con un orlo in pasta chiara dal sito francese di Gailhan (seconda metà  a.C.).  Non si sono individuati quei fondi ‘tagliati’, con piccola base piatta del diametro di pochi cm, che compaiono frequentemente nelle anfore etrusche Py . Le anfore Py  di , provenienti da strati della Fase . o della Fase , vanno interpretati come frammenti residuali, pertinenti con ogni probabilità alla Fase , analogamente a quanto vedremo anche per le più numerose anfore etrusche Py /. Anfore etrusche Py  provengono all’Elba da giacimenti terrestri  e da recuperi sottomarini, come l’anfora ripescata a Patresi.  Interessante il fr. di orlo di anfora etrusca Py  rinvenuto a San Piero a Grado, in quanto associato – sia pure nell’ambito di un rinvenimento di superficie – a ematite elbana.  La datazione del tipo Py  ha – come il tipo precedente – ampi margini, dalla fine del  al primo quarto del  a.C. ca., anche se i risultati dello scavo dell’oppidum preromano di Genova porterebbero ad abbassare il termine inferiore almeno al  a.C. ca.  I dati dai siti francesi confermano la presenza di questo tipo anforico ancora in contesti di inizio  a.C.  È nota l’istro, da uno strato databile al  a.C., con reperti residuali del  a.C.) ; p. , fig. , nr. .  Pyrgi , p. , fig. .).  Lattara  , p. -.  D , p.  fig. ,.  Monte Castello di Procchio : Z , p.  e  tav. , . M b.  P , pp. -.  M , p.  (il tipo P , nella fase , datata al / a.C., è considerato forse residuale) ; p. , nr. , p.  nr. .  Lattara  ,  (con elenco delle attestazioni in area francese, in ordine cronologico decrescente).



   

potesi di Marchand,  secondo cui era possibile ricavare indicazioni di cronologia dallo sviluppo verticale degli orli delle anfore etrusche Py  e poi Py  - Py /. Tuttavia, il recente rinvenimento di un relitto con centinaia di anfore Py  nei mari francesi ha dimostrato in modo definitivo come – almeno nel caso delle anfore Py  – anfore con orli di diversa misura potessero essere assolutamente contemporanee.  Le anfore etrusche Py / Per quanto riguarda i materiali da , occuperanno assai più spazio che non i precedenti tipi di anfore etrusche, sia per la loro ben maggiore numerosità, sia perché si tratta delle anfore meno documentate altrove – e ci sembra opportuno offrire un maggior numero di dati – sia infine perché si registra una certa variabilità morfologica e tecnica che merita alcune osservazioni. Dato lo stato di frammentazione, esamineremo separatamente le diverse parti dei contenitori. È doveroso premettere che la maggior parte dei frr. determinabili delle anfore etrusche provengono da strati delle fasi  e  (che non offrono indicazioni cronologiche riguardo a questi reperti, da ritenere residuali). Inoltre, lo scavo non ha dato elementi per operare una suddivisione cronologica nell’ambito della Fase , e quindi ogni tentativo di schema di evoluzione tipologica è privo di supporti cronologici esterni. O È soprattutto negli orli (T. , nrr. -) che è più facile seguire mutamenti progressivi. Ordinando gli orli di tutte le anfore etrusche secondo la loro lunghezza, notiamo subito alcuni esemplari isolati, che corrispondono rispettivamente all’orlo dell’anfora Py   e agli orli Py , e poi una maggiore attestazione di orli compresi tra i  e i  mm. Se poi teniamo conto del rapporto lunghezza/spessore dell’orlo la situazione è analoga : anche qui gli orli Py   e Py  si distinguono dai modelli tardivi, più massicciamente attestati. Tuttavia sembra che anche gli orli Py / conoscano una tendenza all’allungamento e allo snellimento delle proporzioni. I diagrammi delle tabelle relative, illustrano il progressivo



M . Il caso delle anfore etrusche del relitto del Grand Ribaud  ((i cui dati sono disponibili sul sito http//grandribaudf.gamsau.archi.fr/rapports/rapport/fr/GrandRibaudF_ch.html) è a questo proposito esemplare : all’interno di questo lotto omogeneo di anfore l’altezza del labbro varia infatti da , a  cm (inutile dire che, se trovati separatamente, frammenti di orlo di questi contenitori sarebbero forse stati datati differentemente…). 

passaggio tra gli orli delle anfore Py  e Py /, pur con i limiti insiti in statistiche basate su un numero così limitato di esemplari. Gli orli Py / nella Pasta  perdono la sezione a mandorla, sia pure allungata,3 e divengono obliqui tesi (Tav. , -), acquistando un profilo che non compare negli esemplari in Pasta . A Le anse sono in condizioni talmente frammentarie che l’unico dato rilevabile è il diametro, sia pur con gli inconvenienti dovuti al fatto che in alcuni casi esso è misurabile solo in prossimità dell’ansa, in altri casi nel punto di massima curvatura. La maggior parte degli esemplari presenta un diametro compreso tra i  e i  mm ;  presentano un diametro tra  e  mm, mentre solo tre tra i  e i  mm. Non vi sono però elementi per ipotizzare che le anse più piccole appartengano a ‘sottomisure’, come avviene per altre classi anforarie. Ordinando in diagramma il rapporto tra diametro maggiore e diametro minore si nota come esso tenda ad essere compreso tra  e , ; i tre esemplari isolati, con anse più schiacciate, sono in Pasta  o . Poco si può dire sull’andamento delle anse : ci sono sia le anse ‘ad orecchia’, tendenzialmente semicircolari, proprie delle anfore Py  e, forse, di un primo momento della produzione Py /A, sia le anse ‘a maniglia’, che corrispondono alle forme più slanciate delle anfore tardive. F I fondi sono sempre a punta, più o meno arrotondata ; vengono realizzati inspessendo decisamente le pareti del corpo a pochi cm dalla punta ; è incerto se si trattasse o meno di un pezzo aggiunto al corpo del recipiente. Le pareti tendono a convergere secondo un angolo compreso tra i ° e i °, sebbene il fondo vero e proprio tenda ad essere più ottuso. In termini di cronologia occorre osservare che solo il % dei frr. di anfore etrusche proviene da strati di Fase  ; la loro presenza in strati della Fase . o della Fase  deriva da posteriori interventi di spianamento o di livellamento, il che spiega tra l’altro la loro frammentarietà e la frequente scomparsa dell’ingubbiatura. Il deposito di anfore etrusche (e non solo) che troviamo in forma residuale negli strati di fase  e  era verosimilmente tutto pertinente alla Fase , che copre un ampio lasso di tempo, dall’ultimo trentennio del  a tutto il  – primi decenni del  a.C. All’interno di questo corpus, gli orli delle anfore 

Tranne un esemplare frammentario : vedi supra.

     etrusche mostrano un’ampia variabilità nell’allungamento, che – pur con i limiti espressi sopra a proposito delle anfore etrusche Py  – può avere anche un valore cronologico. Così, tenendo per buona la tendenza al progressivo allungamento dell’orlo nelle anfore etrusche, è forse possibile ordinare cronologicamente i materiali a nostra disposizione e proporre una data, sia pur vaga, per il passaggio dal tipo Py al tipo Py /. Se osserviamo i diagrammi relativi agli orli e li confrontiamo con i dati elaborati da Marchand  balza agli occhi come le nostre anfore rappresentino la continuazione del processo evolutivo individuato dallo studioso francese. In particolare, la lunghezza dell’orlo, che nei materiali di La Monediere non oltrepassa i  mm, all’Elba parte da questa misura per raggiungere i  mm ; analogamente il rapporto lunghezza/spessore dell’orlo, che sul sito francese si attesta, con pochissimi esemplari, su -,, a  si pone tra  e . Marchand pone le sue anfore Py /A negli anni finali del  a.C. ;  d’altra parte, vediamo che all’Elba le anfore Py /A costituiscono la quasi totalità dei frammenti di anfore etrusche, segno che dopo un primo momento in cui sono giunte, alla fine del  a.C., le anfore Py  C e le anfore Py , in un periodo abbastanza iniziale della Fase , poniamo tra fine  e inizio  a.C., abbiamo un mutamento che porta alle anfore a orlo allungato,  che hanno continuato ad essere immagazzinate per tutto il  a.C. : quest’ultime costituiscono, infatti, un insieme omogeneo, segno di un’evoluzione continua rappresentata in tutti i suoi momenti. È bene tuttavia richiamare la scarsa consistenza numerica dei diagrammi elaborati, che certo potrebbero perdere valore di fronte a sistemi basati su dati ben più massicci : l’ipotesi formulata rende comunque ragione dei fenomeni osservati sul nostro sito. Nell’ambito delle ricerche sulle anfore commerciali etrusche, che negli ultimi decenni hanno conosciuto un notevolissimo incremento,  i materiali appartenenti alla fase tardiva e finale di questa produzione avevano goduto di un minore interesse. Ciò può solo in parte essere dovuto alla loro 

M , p.  fig. . Ibid., p. .  Se la datazione del deposito di Gravisca ante/ad  a.C. è corretta, ne deriva che il passaggio definitivo all’orlo ben allungato è da considerarsi pressoché concluso già all’inizio del  a.C. (cf. infra, p.  n. ).  Le diverse produzioni anforarie, etrusche e non, ebbero ad esempio un ruolo assolutamente di primo piano nei lavori del convegno sul commercio etrusco arcaico (Commercio etrusco arcaico ) ; purtroppo, niente del genere è stato fatto per il periodo tardoclassico, che qui ci interessa. 



minore ‘numerosità’ rispetto ai materiali più arcaici, che certo si sono diffusi sull’onda di una ben più potente espansione commerciale. Storici e archeologi hanno rivolto un interesse quasi esclusivo alle fasi iniziali e arcaiche degli scambi commerciali nel Mediterraneo occidentale, riallacciandosi da un lato ad una nutritissima tradizione di studi sulla colonizzazione greca, dall’altro ad un ampio e ricco dibattito sulle strutture del commercio arcaico, con particolare riguardo al fenomeno foceo. Anche le produzioni anforiche coinvolte in queste attività commerciali sono state quindi oggetto di specifiche indagini.  Ma scendendo nel tempo fino a tutto il  secolo, le nostre conoscenze scemano e, soprattutto, sembra meno progredito il processo di analisi dei dati archeologici e storici e di confronto con modelli esterni, sia per quanto riguarda la struttura sociale che per i fenomeni economici e i processi produttivi. In questo ambito si colloca la produzione e la diffusione di un tipo anforico che a  costituisce la quasi totalità delle anfore etrusche. Iniziando ad affrontare gli aspetti tipologici, ricordiamo che la classificazione dei Py  non comprendeva le anfore etrusche tardive, in quanto analizzava i materiali di cinque siti francesi di datazione troppo alta. Quando gli scavi di Aleria  portarono alla conoscenza dell’esistenza di questo nuovo tipo anforario, si tendeva a ricondurlo al tipo Py  della classificazione del ,  riconoscendovi una evoluzione tipologica sulla base del processo di allungamento dell’orlo a sezione a mandorla caratteristico del tipo Py .  Il primo che, in una tipologia delle anfore etrusche, dà un posto autonomo agli esemplari tardivi è G. Marchand,  in un articolo piuttosto discusso, e certo da accogliere con cautela in alcune conclusioni,  ma importante per aver ipotizzato una continuità tipologica, e quindi di produzione, tra le anfore etrusche  -,  e / (quest’ultime comprese nella sua Série , gruppi e-f). In forma più sfumata, e basandosi soprattutto sulle caratteristiche tecniche delle paste, altri studiosi giungono, forse indipendentemente, a conclusioni simili.  Si arriva così all’importante 

 Ad esempio G . P, P . J, J .  BÉ b, p.  n. .  M , p.  ; E. , pp. -.  M , pp. ,  fig. , nrr. , ,  (cui va aggiunto anche il nr. , fig. ).  Vd. le osservazioni di P , p.  n. .  Per esempio C , pp. ,  nota la differenza tra l’impasto delle anfore etrusche Py  e Py  di Pyrgi – probabilmente locali – e quello delle anfore Py / e Py  (o ‘del Bon Porté’), più probabilmente vulcente, per accen



   

incontro di studi sul commercio etrusco arcaico (Roma ), in cui viene presentata da Py  una tipologia che, pur basandosi sul ‘vecchio’ lavoro del , vi inserisce anche nuovi tipi messi in luce da scoperte recenti, come il tipo Py  (o del Bon Porté) e, finalmente, il tipo Py /. Si riprende ovviamente l’idea di un’evoluzione tipologica progressiva dal tipo Py , « caracterisée par un allongemente très sensible de la levre qui prend une forme en bandeau ».  Questo ricollega quindi la produzione delle anfore etrusche tardive Py / a quella delle precedenti Py  e Py , ritenute, secondo un’ipotesi che trova sempre più concordi gli studiosi, ceretane ; lo stesso autore, tuttavia, accenna alla possibilità, per le anfore etrusche tardive, di diversi luoghi di produzione, tenendo conto ad esempio di alcuni esemplari con « ... pates claires jaunes ou roses certainement locales à Gravisca,... »,  possibilità confortata anche dal contributo dei materiali elbani, presentati in maniera molto preliminare in quella stessa sede.  L’inquadramento tipologico delle anfore etrusche Py / presenta ancora aspetti non ben definiti. Non si riesce a percepire una puntuale definizione del momento iniziale di questa produzione : non è chiaro se si sia trattato di un’evoluzione meccanica, se vogliamo ‘inconsapevole’, che ha visto l’orlo a mandorla delle anfore Py  allungarsi progressivamente ; o se abbiamo, in un momento ancora da definire – ma da porre probabilmente tra fine  e inizio  a.C. – un preciso salto tipologico, di quelli che M. Py, a proposito del passaggio tra anfore Py  e Py , chiama « palier »,  diremmo quasi ‘volontario’, mirante a creare un’anfora più allungata, più capiente, più solida e più funzionale per lo stivaggio (analogamente a quanto avviene nel passaggio tra anfore greche arcaiche e classiche e anfore ellenistiche),  con un orlo allungato che, pur riprendendo e continuando una precedente tradizione formale, aumenta decisamente la svasatura, forse nare poi, a proposito delle anfore Py , ad un « progressivo allungamento e sfinamento che porta alle forme a colletto » : cf. anche le osservazioni di P , p. , secondo cui « le forme  semble être l’evolution recente de l’une des categories d’amphores a ». 

 P . Ibid., p. .  Ibid., p. . C .  P , p.  n. .  Come suggerito in Lattara  , p.  (in cui si accenna ad una possibile ispirazione alle anfore greco-italiche nell’adozione di un profilo più allungato). Una tendenza all’allungamento è riconoscibile un po’ in tutte le tipologie anforiche che abbraccino l’età classica ed ellenistica. Un esempio, geograficamente vicino, è dato dall’evoluzione formale all’interno delle anfore massaliote, messa in luce anche in un riesame del materiale noto dai siti francesi e da altri centri dell’Alto Tirreno (Amphores de Marseille ). 

per permettere una più facile chiusura con tappi di sughero a pressione ?  Ora, il diagramma del rapporto lunghezza/larghezza dell’orlo, redatto da G. Marchand  indicherebbe una soluzione di continuità tra le proporzioni dell’orlo delle anfore Py  e Py / (série , gruppi e ed f di Marchand). Tuttavia, la recente pubblicazione dei materiali da Lattes,  che si accompagna ad un riesame complessivo della documentazione relativa ad un’ampia area comprendente il Golfo del Leone e il Tirreno settentrionale, spingerebbe invece a ridimensionare questa ‘cesura’ e a vedere un passaggio progressivo, avvenuto nell’arco di più di un secolo, tra le prime anfore Py  con orlo appena più allungato – della metà del  a.C. – e le anfore tardive della metà-fine  a.C., in cui l’evoluzione morfologica si è ormai completata. Occorre comunque ricordare che questa ‘continuità’ tiene necessariamente in poco conto esemplari integri – molto rari –, basandosi piuttosto sui frammenti di orlo, la cui variabilità anche in esemplari assolutamente contemporanei è già stata segnalata.  La forma dell’orlo è uno dei possibili elementi identificativi del processo evolutivo : anche negli esemplari integri databili alla fine del  a.C., pur comparendo un iniziale allungamento dell’orlo, il resto delle caratteristiche morfologiche (piccolo fondo piatto ‘tagliato’, forma ancora ‘schiacciata’, ecc.) non presentano significativi mutamenti rispetto al tipo Py . Ma le anfore etrusche tardive sono connotate non solo dal profilo dell’orlo, ma anche da una sagoma complessiva più allungata, da un puntale relativamente massiccio e non più piatto o ‘tagliato’, come nel tipo Py  ; anche le anse, negli esemplari di Aleria, tendono a diventare ‘a maniglia’. Se, tenendo conto di tutti questi elementi, osserviamo alcuni reperti integri, provenienti da recuperi sottomarini o da corredi tombali, notiamo che alla fine del  a.C. effettivamente esistono anfore che ad un orlo piuttosto allungato uniscono un piccolo fondo piatto o una forma ancora alquanto schiacciata. Se sono poco perspicui alcuni aspetti della fase iniziale di questa produzione anforica, non mancano problemi anche a proposito della fase finale : in particolare, ci si chiede cosa sia sopravissuto di un modello anforico che aveva connotato una classe di contenitori commerciali per almeno due secoli, e dove (ad esempio, molto si deve anco

Per l’utilizzo di tappi in sughero vd. i materiali dal relitto del Grand Ribaud  (vd. supra, p.  n. ).  M , p. .  Lattara  , pp. -.  Vd. supra, p.  nota .

     ra fare nell’ambito della ceramica comune e da dispensa). La difficoltà di percepire il passaggio tra tipo Py  e Py / rende ovviamente difficile precisare la cronologia delle fasi iniziali del tipo Py / ; vedremo sotto che materiali che si scaglionano nella seconda metà del  secolo, particolarmente alla fine, presentano caratteristiche formali che li avvicinano decisamente al tipo Py /. G. Marchand ricorda che i tre colli della sua Série , gruppo f (= Py /) sono stati rinvenuti « dans les couches superficielles en partie remaniées par les labours. Son absence dans tous les horizons antérieur au troisième quart du ème s. invite à dater ces cols en bandeau de l’extreme fin du ème siècle »,  aggiungendo che, sulla base dei rinvenimenti di Lattes  e di Aleria questo gruppo si prolunga ben dentro il  a.C. Per M. Py « la chronologie de la forme / pourrait être comprise entre le milieu du e s. et le milieu du e s. av. n. è. ».  Quest’ultimo margine andrà lievemente rialzato, in quanto le tombe di Aleria, sulle quali si basa la datazione dell’A., sono da porsi tra la fine del  – primo quarto del  a.C. ;  questi dati sono coerenti peraltro con la datazione alla fine  – inizio  a.C. dei materiali rinvenuti in strato nella ‘zona industriale’ di Populonia.  I dati di Pyrgi – dove si dispone di un terminus ante quem intorno al - a.C.  non contraddicono questa ipotesi. Crediamo sia utile adesso tracciare un primo bilancio delle attestazioni di anfore etrusche Py /. Rhode (Roses), Catalogna : diversi frr. di una stessa anfora Py / in uno strato rimescolato. Probabile una datazione avanzata viste le dimensioni del labbro.  

M , p. . A, M, P , p. , fig.  nr. . Per un riesame globale dei materiali da Lattes vedi Lattara   (pp. - per le anfore etrusche Py/).  J, J , tav.  nrr.  e .  P , p. .  J, J , pp. ,  (anfora nr. , T. , con ceramica protocampana e precampana : datata al  -  a.C. in P , p.  nr. ) ; - (anfora nr. , T. , - a.C.) ;  (anfora nr. , T. ,  a.C.) ; - (anfora nr. , T. ,  a.C. ca.). In P ,  n.  le quattro anfore etrusche tardive di Aleria vengono datate una alla seconda metà del  e le tre altre alla prima metà del  a.C.  N, P , p. .  C in Pyrgi -, pp. -. La devastazione dell’abitato etrusco sarebbe da porre in concomitanza della crisi tra Caere e Roma risolta nel  a.C. con la cessione di metà del territorio della città etrusca ; intorno al  avrebbe avuto luogo la « demolizione degli edifici templari ormai danneggiati, ed il seppellimento rituale dei loro resti entro il grande riporto rappresentato dallo strato A.  C R , pp. - fig.  ; MÍ O , p.  ; MÍ , p.  fig. .. 



Puig de Sant Andreu de Ullastret : sporadiche anfore etrusche Py /.  Enserune :  a.C.  Beziers : da livelli della fine del  a.C., anfore etrusche con orlo molto allungato.  La Monédiere, Bessan : da strati sconvolti, ma di fine  a.C.  Lattes : orli di anfore etrusche Py / cominciano ad apparire in strati dell’ultimo quarto del  a.C., divengono più numerosi nel corso della prima metà del  a.C., e si trovano sporadicamente fino all’inizio del  a.C.  Le Marduel: da contesto della seconda metà del  a.C. Arles: da contesti della seconda metà del  a.C. Gailhan: da strati della seconda metà del  a.C. Gaujac: da strati della seconda metà del  a.C. Mauressip : da contesto dell’ultimo quarto del  - primo quarto del  a.C.  Mont Garou : primo quarto del  a.C.  St. Dionisy.  Var (dal tratto di mare antistante).  Marseille : ultimo quarto del  a.C.  Genova : da uno strato datato alla seconda metà del  a.C.  Castellaccio di Strettoia (Pietrasanta, Lucca) : rinvenimento di superficie.  Montecatino in Val Freddana (Lucca) : dai resti di un abitato di fine  - tutto il  a.C., con spo C R , p.  fig.  ; MÍ , pp. , , fig. ..  HÉ , p.  fig. , nr. .  M , p.  ; U et alii , p. , fig. , - (cit. in Lattara  , p. ).  M , p.  fig.  nr.  ; p.  fig.  nrr. , ,  ; P , pp. ,  fig. , nrr. - ; N , p. , fig.  nr.  ; p. , fig.  nr. .  A, M, P , fig.  nr.  (ma anche il nr. , con lo stesso impasto, è molto simile). Gli scavi - hanno consentito di contestualizzare più precisamente i materiali, editi – insieme ai frammenti delle precedenti campagne di ricerche – in Lattara  , pp. -.  P, R , p.  fig. . ; P, L , p. , fig. . (cit. in Lattara  , p. ).  S , pp. , ,  (cit. in Lattara  , p. ).  D , p. , fig. , nr.  (il fr. appare già di tipo Py / e non di tipo Py , come detto nel testo) ; p. , fig. , nr. .  C , p.  fig. , nr.  (cit. in Lattara  , p. ).  P a, p. , fig. ,  (cit. in Lattara  , p. ). P , p.  n.  li considera ancora tipo Py .  A, A P, G , p. , fig. , nr.  (cit. in Lattara  , p. ). P , p.  n.  li considera ancora tipo Py .  P , pp. ,  nr. .  C , p.  ; P , pp. ,  fig.  nr. .  S , p. , fig. , - (cit. in Lattara  , p. ).  M , p. , fig.  nr. .  V a, pp. -.



   

radici materiali pertinenti ad una fase ellenistica, un fr. di orlo obliquo teso  Orentano : da Ponte Gini, anfore etrusche Py / da un contesto di fine  a.C.  Pieve a Ripoli, loc. Casa al Vento (Cerreto Guidi) : da un abitato di fine  -  a.C., scarsi frr. di orli di anfore etrusche « … nelle tarde versioni del tipo Py  ».  Livorno : dal mare antistante, anfora integra forse ricollegabile al tipo per l’orlo pressoché cilindrico, anche se poco leggibile in fotografia.  Populonia : da livelli di - a.C. nell’‘edificio industriale’ ;  dalla necropoli di S. Cerbone,  .  Populonia : dal relitto di Cala del Piccione.  La Puntata, Talamone : da un insediamento fortificato attivo tra « … i decenni finali del  e, al massimo, … i primi anni del  a.C. » provengono anfore etrusche Py / con orlo a mandorla e a imbuto.  La Parrina, Orbetello : da un contesto di inizio  a.C., un orlo a mandorla estremamente allungato.  Aleria : dalla necropoli, da contesti tombali databili tra la fine del  e l’inizio del  a.C.  Regisvilla : da strutture abbandonate « al più tardi alla fine del  secolo a.C. », frr. di anfore Py  e Py / (« ...caratterizzati da un labbro allungato e svasato, ancora leggermente svasato in un caso, a fascia alta e schiacciata nell’altro ») ; questi frr. sembrano costituire i materiali più tardi dello strato.   C, R, W -, p.  fig. , .  Una prima notizia in R , p. . L’insediamento conosce tre fasi di vita (C ) : una nel corso del  a.C. (Ponte Gini ) ; una della seconda metà del  a.C. (Ponte Gini ) – dalla quale provengono le anfore in questione : C , p.  fig. , nrr. ,  – ; e infine intorno alla metà del  a.C. (Ponte Gini- ). Da quest’ultima fase insediativa provengono alcuni orli di anfore etrusche Py  (ibid., p.  fig. , nrr. -) che tuttavia, per le proporzioni poco allungate, sembrano riferibili a forme più antiche e quindi da considerare – forse – residuali.  C , pp. ,  fig. , nr.  ; in realtà l’orlo non sembra presentare l’allungamento e lo sfinamento che sono caratteristici delle ultime produzioni – si tratta forse di un frammento residuale ? Lo stesso sito conosce anche una fase di vita da porre nel  a.C., cui viene riferito un altro orlo di anfora etrusca Py  (ibid., p. , fig.  nr. ) apparentemente simile a quello sopra citato.  Z , p. , tav. ..  M a, p.  ; N, P , pp.  , . S , p.  fig. .  M , p.  n.  ; C, M , p.  n.  ; M , p.  ; E. , pp. -, tav.  nr.  ; E. , p.  n.  ; E. , p.  fig. ,  ; N, P , pp. -, , fig. nrr. - ; G , p. .  C, R , pp. -, tav. ,  -. C , p.  fig. , .  J, J , fig.  nrr. , . Vd. supra p. , nn. -.  M, T , p. .

Tarquinia : dai magazzini del museo di Villa Giulia, « ...Deux exemplaire à fond pointu mais col haut. À comparer avec celle d’Aleria. Type  évolue de F. e M. Py ».  Uno degli esemplari tarquiniesi è visibile in foto come confronto per frammenti di anfore da Gravisca.  Come tipo Py  è presentato poi un frammento dagli scavi alla Civita che nel profilo – reso assai schematicamente nel disegno – ricorda già le anfore a orlo a imbuto, Py /.  Gravisca : «  esemplari del tipo Py /, datate dalla metà del  a.C. ».  Anfore etrusche a pasta chiara sono segnalate già al convegno sul commercio etrusco del .  Recenti scavi nel santuario hanno permesso di recuperare un deposito di anfore etrusche Py /, obliterato da uno strato di crollo databile al  a.C.  Pyrgi : le anfore etrusche Py / provengono soprattutto dagli strati superiori del santuario. Altri esemplari recuperati nel riempimento dei pozzi (eseguito anche con scarti di una fornace da localizzare probabilmente nelle vicinanze) ; tra questi frammenti anche la parte superiore di un’anfora con orlo a imbuto, di dimensioni ridotte, probabilmente una sottomisura o anfora da tavola.  Le stratigrafie di Pyrgi permetterebbero di seguire l’evoluzione dal tipo Py  al tipo Py/.  Ager Caeretanus (Monte Abbadone) : tra i materiali dell’insediamento etrusco di  e  a.C., un fr. di orlo ‘a imbuto’.  Ager Caeretanus (Fiumicino, Ponte del Lupo) : da un’area frequentata tra il  ed il  a.C. un fr. di orlo abbastanza allungato.  Litorale di Civitavecchia : anfora etrusca recuperata in mare in località Borgo Odescalchi ; dalla foto sembra appartenere al tipo Py  con orlo già allungato.  Ischia : dallo ‘scarico Gosetti’,  un contesto rimescolato sulle pendici del Monte di Vico. Calatia : dalla T.  : anfora Py , con piccolo 

G , p. . B, T , p.  e tav. , .  S , pp. ,  fig. , nr. .  S , p.  ; G , p. .  P , p.  ; C , pp. -.  B, T , p. , tav. ,  e . L’evento che ha portato al crollo dell’edificio contenente le anfore viene connesso alla incursione dionigiana contro le coste etrusche nel  a.C. (ibid., p. ).  Tra gli impasti “rosso-bruni” (Pyrgi , fig. , nrr. -,  ); tra gli impasti “chiari-sabbiosi” (ibid., fig.  nr. ).  Pyrgi -, p.  nr. , fig.  ; ..  C , p.  : « gli orli a mandorla del tempio A sono ancora di altezza contenuta, ma quelli degli strati superiori del santuario mostrano in atto il progressivo allungamento e sfinamento che porta alle forme a colletto… ».  E , p.  nr. , tav. .  E , p.  nr. , tav. .  S , p.  fig. .  D S , pp. -, , tav.  (i nrr.  - presentano orli alquanto allungati). 

     fondo piano, ma con processo di allungamento dell’orlo avviato. La tomba è datata alla metà seconda metà del  a.C.  Nocera Alfaterna : T.  Pareti, fine  a.C. ;  T.  Pareti, seconda metà del  a.C. ;  T.  Pareti, prima metà del  a.C. ;  T.  S. Clemente,  a.C.  Castellammare di Stabia : Necropoli Madonna delle Grazie, T.  N. D’Amore, associata a ceramica a vernice nera della fine  - inizio  a.C.  L’anfora presenta un orlo abbastanza allungato, ma mantiene un piccolo fondo piano. Sussistono incertezze sulla datazione. Pompei : forse dall’area sarnese o da Castellammare di Stabia (simile all’esemplare precedentemente descritto).  Cuma : inv. nr. .  Non viene fornito il disegno dell’esemplare, ma la sua descrizione come tipo Py , e il notevole diametro dell’imboccatura (mm ) fanno ritenere che si possa trattare di un esemplare tardivo. A ciò si aggiunga che il disegno riassuntivo dei tipi ceramici da Cuma presente in Stevens,  pur estremamente schematico, mostra un contenitore con un orlo ad imbuto abbastanza pronunciato, pur mantenendo un fondo piano. Le proporzioni generali del recipiente sembrano anch’esse riconducibili alle anfore etrusche tardive. Camarina : dalla necropoli classica di Passo Marinaro, T.  sono state rinvenute due anfore del tipo che qui ci interessa, utilizzate per sepolture infantili ; una era associata ad una moneta di Longane, databile al periodo - a.C. ; la forma dell’orlo, obliquo e abbastanza allungato, prelude al tipo Py /. Sardegna (canale di) : proveniente probabilmente dal golfo di Cagliari.  

A L , p.  n.  (datazione per il corredo alla seconda metà del  a.C.) ; E. , pp. ,  fig.  (metà  a.C.).  A L , p. , figg. - ; E. , p.  : l’anfora presenta già le principali caratteristiche delle anfore etrusche tardive.  A L , p. , fig.  ; E. , p.  : l’anfora ha ancora un accenno di fondo piano ma l’orlo è piuttosto allungato.  A L , p. , fig.  ; E. , p.  : simile all’esemplare della T. , ma con orlo meno allungato.  A L , p.  fig.  ; E. , p.  : l’anfora mantiene un piccolo fondo piano, anche se l’orlo è allungato e la forma piuttosto slanciata.  A L , p.  n.  ; altrove datata alla seconda metà del  a.C. (E. , p.  fig. ,).  A L , p.  n.  ; E., , p.  fig. .  A L , p.  n.  ; E. , p.  ;  G , . S , tav. , fig. .  B, L , p.  ; P , p. , tav. ,  ; E.  ; E. , tav. , d ; G , p. .  U, Z , pp. , , tav. , nr.  ; G , p.  ; Z , fig. .



Cartagine : da un contesto della seconda metà del  a.C.  Alcune osservazioni sull’area di diffusione delle anfore etrusche tardive erano già state fatte da M. Martelli  che, a proposito dei materiali rinvenuti sui due livelli pavimentali di metà e fine  a.C. individuati nell’edificio nell’area ‘industriale’ di Populonia, tra i quali comparivano anche frammenti di anfore etrusche tardive, notava l’esistenza di una facies archeologica ‘dei porti’, principalmente tirrenica ma con collegamenti anche con l’Iberia e la Gallia meridionale. Lo scavo della necropoli di Aleria aveva già dato un’idea dell’intensità degli scambi commerciali nel Tirreno tardo-classico ed ellenistico, paradigmatica al punto che le  anfore etrusche tardive rinvenute nella necropoli corsa erano divenute i reperti eponimi della nuova classe anforaria. Questa ‘proiezione insulare’, documentata dai ritrovamenti populoniesi, elbani, corsi e sardi, coincide, per M. Gras,  con la diffusione prevalentemente etrusco-settentrionale del tipo. Se è ancora presto per una carta di distribuzione del tipo Py / che sia rappresentativa della diffusione reale dei contenitori, occorre ricordare che il convegno sul commercio etrusco del  – pur mirato al periodo arcaico – non solo comportò un riesame del materiale edito ed inedito, ma stimolò anche un maggiore interesse verso le anfore commerciali etrusche, anche tardive. I dati a nostra disposizione sono quindi, da allora, sensibilmente aumentati – sebbene condizionati spesso dallo stato delle ricerche nelle singole zone. Agli esemplari sempre più numerosi dalla Catalogna e dalla Gallia meridionale si aggiunge, all’estremità opposta della rotta, un frammento da Cartagine  ad ampliare l’area di diffusione delle anfore Py /. Abbiamo quindi sufficienti dati per alcune osservazioni di massima. I materiali appartenenti alle fasi iniziali, di passaggio tra tipo Py  e Py /, documentati nella seconda metà-fine  a.C., hanno una diffusione assai ampia, da Lattes, alla Campania, a Camarina, e sembrano seguire gli stessi circuiti delle anfore Py , dalle quali derivano direttamente, nonché delle anfore Py , che però potrebbero essere di produzione vulcente e/o campana e scompaiono dalle rotte tirreniche 

V , pp. ,  fig.  nr. . M c, p. .  G , p. . L’Autore si riferisce in realtà ad anfore Py  (=  della sua classificazione), ma la menzione di Aleria e di Populonia lascia capire che ha in mente anche le anfore Py /.  Che pure non colma il significativo vuoto nella documentazione della Sicilia Occidentale, punto intermedio della rotta. 



   

entro la metà del  a.C. Se noi invece limitiamo la nostra indagine agli esemplari di pieno  a.C., a pasta rosso-bruna o chiara, vediamo una diffusione contenuta nell’area propriamente tirrenica. I dati elaborati a Lattes  mostrano un brusco ridimensionamento delle percentuali di anfore etrusche nell’ultimo quarto del  a.C., in coincidenza quindi con il progressivo passaggio al tipo Py /. Anche nel Tirreno meridionale e in Sicilia le anfore etrusche tardive sembrano sostanzialmente assenti. Occorre tuttavia ricordare che, in diversi siti che avevano restituito materiale anforico di  a.C. (ad es. Pisa, Himera, Camarina) non esistono – o non sono stati ancora individuati con certezza – contesti di pieno  a.C. L’argumentum ex silentio è quindi, in questo caso, particolarmente insidioso. L’osservazione dell’area di diffusione può in parte contribuire a meglio affrontare il problema del o dei centri di produzione. Già nel  G. Marchand  osservava la somiglianza tra l’impasto di terrecotte architettoniche provenienti da Cerveteri e la sua Série A, che comprende, nei suoi gruppi c-e ed f, rispettivamente le anfore Py  e Py /. La possibilità di produzioni campane, prospettata per almeno una parte delle anfore Py , sembra meno probabile per le anfore Py / ; è vero tuttavia che alcuni tra gli esemplari che più precocemente mostrano un accenno del processo di allungamento del labbro, alla fine del  a.C., sono stati rinvenuti nelle necropoli campane (cf. supra). La diffusione ‘settentrionale’ delle anfore etrusche Py /, insieme alla volontà di riconoscere un proprio tipo anforario ad una città che acquista grande importanza in età classica ed ellenistica, hanno spinto alcuni ad attribuire, sia pure in forma ipotetica, le anfore etrusche tardive a Populonia : così fa Albore Livadie  e, in forma molto più sfumata, M. Gras.  Ma nel 

Lattara  , p.  fig. . M , p. .  A L , p.  n. , pp. , . Una frase (« Pres d’un siècle plus tard, c’est Populonia, dont les eaux ont livré une nouvelle épave étrusque, qui domine le marché et commerce jusqu’en Corse » : ibid., ) fa nascere il sospetto che l’ipotesi di una produzione locale di anfore etrusche Py / sia supportata anche dalla presenza di un relitto con anfore di quel tipo nelle acque populoniesi. Ora, tale dato archeologico sembrerebbe semmai andare in senso opposto : appare infatti più probabile che naufraghi vicino a Populonia un natante che vi passa o vi si dirige, che non una nave che da lì salpa, potendo quindi scegliere il momento opportuno (ed evitando – a rigor di logica – condizioni meteorologiche avverse). In ogni caso, quella che a p.  è presentata come un’ipotesi, diviene una certezza poche pagine dopo : nelle necropoli campane, dopo la metà del  a.C., le anfore etrusche Py / « … sont rémplacées par des amphores de Populonia (type )… » (ibid., p. ).  G , p.  : l’A. – che si occupa specificamente 

convegno del  ha prevalso un’altra tendenza. Colonna,  osservando le paste ceramiche delle anfore di Pyrgi, postula una produzione locale per le anfore etrusche Py  e Py  di Pyrgi (dove sono presenti anche anfore etrusche Py /), e estende questa sua attribuzione a tutte le anfore del medesimo tipo. È giocoforza comprendervi anche le anfore etrusche tardive, almeno quelle a pasta rosso-bruna, se è vero che quelle a impasto chiaro sarebbero locali a Gravisca.  Le fonti letterarie documentano la qualità dei vini ceretani,  e tutta la tradizione su Mezenzio, pur riferendosi ad un’epoca assai più alta di quella che qui ci interessa, attesta almeno l’antichità della tradizione vitivinicola ceretana.  Né la diffusione dei reperti osta ad un’attribuzione ceretana : materiali ceriti giungono a Populonia  e si diffondono per tutta la cosiddetta ‘rotta delle isole’ ; anche le iniziative romane verso le isole tirreniche, che si collocano nel  a.C., passano molto probabilmente attraverso Caere.  Un contributo alla problematica dei centri di produzione potrebbe derivarci – oltre che, ovviamente, dall’esame delle paste ceramiche – anche dal raffronto con quei piccoli contenitori di uso domestico che, in piccolo, riprendono alcune caratteristiche formali dei contenitori per il trasporto  – distinguendosene, generalmente, per il fondo piano e non a punta, e per le dimensioni ridotte. Qui di seguito si presentano alcuni casi, solo come suggerimento per una ricerca. Nella pubblicazione dei materiali da Populonia si descrive un’anfora Py / caratterizzata da una pasta « rosso arancio e piccoli inclusi bianchi, neri e bruni medi e molti inclusi micacei, piccolissimi »,  molto simile a quella di un’anforetta a fondo piatto, con orlo a imbuto e anse a bastoncello, « … destinata forse più che al trasporto all’uso domestico ». Anche a Pyrgi, accanto a numerosi frammenti di anfore etrusche da trasporto, compare una ‘sottomisura’ con orlo obliquo teso e anse a bastoncello dal riempimento di un pozzo, insiedelle anfore arcaiche – nota tuttavia che le sue anfore  (= tipo  di P, P ) sono rare nell’Etruria meridionale, mentre abbondano nell’Etruria settentrionale, costituendo a Populonia la totalità delle anfore note dal sito.  C , pp. -.  P , p. .  Sintetica rassegna in C , pp. -,  nn. -.  Si rimanda, per comodità, al lavoro di G ,  passim. M c, p. .  Per i materiali di Aleria J, J  ; anche  T . T .  Per il rapporto tra contenitori da trasporto e piccoli contenitori da mensa e dispensa nel Metapontino cf. ad es. Pomarico , pp. -.  S , pp. -.

     me peraltro a scarti di fornace.  Un’anforetta a fondo piatto e orlo obliquo teso viene anche da Caere.  Un contenitore con « orlo ad alta tesa leggermente obliqua, con labbro distinto, ingrossato, arrotondato … » da interpretarsi come « probabile imitazione locale … del tipo Py … », è stato poi rinvenuto nell’abitato di Bora dei Frati (Pietrasanta) in un contesto databile a partire dagli ultimi decenni del  e per tutto il  a.C. È possibile quindi dire che nel patrimonio morfologico della ceramica comune – probabilmente locale – di questi centri sono presenti caratteristiche proprie della produzione anforica etrusca più tarda. Un ultimo problema riguarda le ragioni della scomparsa di questo tipo anforario nel primo quarto del  a.C. È un’ovvia osservazione che essa si inserisce in una più generale fase di declino politico dell’Etruria, esposta alla conquista romana, ma le modalità andrebbero più profondamente indagate : si cessa di coltivare la vite, in seguito magari a stanziamenti coloniali e requisizioni di terre, con mutamenti di colture (per esempio, passaggio alla cerealicoltura) ? Oppure la produzione continua, ma viene diffusa in nuovi contenitori (ed entra in gioco il rapporto con le prime produzioni di anfore greco-italiche) ? E questo mutamento, se fosse dimostrato, potrebbe essere riconducibile ad un mutamento nelle maestranze impiegate nella manifattura ? Interessante, a questo proposito, l’osservazione di G. Colonna sulla presenza a Pyrgi, tra le ceramiche locali in strati più tardi (seconda metà  - inizio  a.C.) di « sporadiche imitazioni di forme greche, come appare da alcune anse a nastro, da qualche orlo di tipo marsigliese e da qualche piede a bottone pieno (uno già dai terrapieni del tempio A) ».  Sembrerebbe trattarsi di una sorta di ‘sperimentazione’ volta all’elaborazione di un nuovo tipo anforico, ispirato ad altri tipi magnogreci e sicelioti che allora conoscevano una crescente diffusione : un fenomeno analogo a quanto è documentato per il Midi francese.  Quello che è certo è che ad una prima impressione vi è un preciso ‘passaggio delle consegne’

in area centro-tirrenica tra anfore etrusche Py / e anfore greco-italiche intorno al primo quarto del  a.C., in concomitanza con l’espansione romana lungo il litorale tosco-laziale ; impressione confermata peraltro da un attento studio dei materiali da Talamone e dal Giglio.  A. C. Anfore Massaliote Le anfore massaliote costituiscono a  una percentuale minima, circa l’,% rispetto alla totalità del materiale anforico rinvenuto. Sono caratterizzate da una pasta nocciola-rosato, tenera, ricca di inclusi di mica lamellare e di altri inclusi rosso-brunastri in minor quantità. Non compaiono tracce di ingubbiatura. I materiali si presentano generalmente assai fluitati, specialmente quelli reimpiegati in calpestii e livellamenti della Fase . e della Fase . Ciò rende assai difficile trovare confronti puntuali. Dal punto di vista tipologico i materiali di  non aggiungono niente alle tipologie già redatte da Bertucchi  e da Py.  Nel caso specifico, la classificazione di Py, basata sulle distinzioni tra gli orli, è più adatta allo stato frammentario del materiale elbano. Sono presenti gli orli a quarto di cerchio (T. , nrr. -), con o senza modanature all’innesto sul collo (tipi ,  e  di Py ). Le anse sono a sezione ellittica. L’unico puntale rinvenuto è a bottone pieno, con profilo esterno concavo superiormente e convesso inferiormente ; lieve rientranza alla base. Il complesso dei materiali anforici massalioti di  rientra in generale nel tipo Bertucchi  (- a. C). Per la cronologia, un orlo (T. , nr. ), proveniente da un livello d’uso di Fase , trova confronti con analoghi reperti da Regisvilla, da strati del secondo e terzo quarto del  a.C. ;  da La Monédière, dagli strati anteriori alla costruzione dell’edificio C, non prima della fine del  a.C. ;  da Nîmes, da uno strato della fine -inizio  a.C. Per altri confronti con materiali da siti francesi datati tra la metà del  e la metà del  a.C., si rimanda alla messa a punto di Py.  Dalla 

C, R , pp. - ; -. B , figg. -, e soprattutto B  (tipologia basata sugli esemplari interi rinvenuti a Marsiglia e comprendente le produzioni dal  a.C. al -  sec. d. C.). P .  M, T , pp. -, fig. , nrr. - : tipo Py , dagli strati a e b.  N , p.  fig. , nr. .  P , pp. -,  fig. ., dal sondaggio I strato .  P b, fig. , nrr.  e  (Espeyran, sondaggio , strato  : intorno al  a.C.) ; fig. , nrr.  e  (Nîmes, sondaggio /, strato  : prima metà del  a.C.) ; fig. , nr.  (Mauressip, P.C. , strati - : prima metà del  a.C.) ; fig. , nr.  (Ambrussum, settore /-, stra



Pyrgi -, p.  nr. , figg. , .. Tomba  necropoli di Monte Abatone (L , p. ).  S , p. , fig. . L’analisi della pasta ceramica indica una possibile provenienza dall’area dei Monti Pisani o delle coste apuane (M , p. ). Non si deve del resto dimenticare che proprio a Pisa è documentata la produzione di anfore in età arcaica (vd. supra, p.  n. ).  C , p. .  Dagli scavi di Lattes provengono tra l’altro frammenti di anfore greco-italiche antiche, databili intorno al  a.C. ca., realizzate con la tipica pasta ceramica delle anfore massaliote (Lattara  , pp. -). 





   

tavola rotonda del  sulle anfore massaliote si ricava comunque la possibilità di una cronologia appena più bassa per questo tipo anforico,  confermata in sostanza dai dati di Lattes, recentemente editi in forma integrale.  Analogamente un altro orlo (T. , nr. ) è confrontabile anche con un esemplare da Gravisca, datato al  a.C. da Slaska,  e con altri reperti dall’area massaliota in contesti della seconda metà del  a.C.  e oltre.  Un altro orlo poi (T. , nr. ) è collocabile intorno alla metà del  a.C.,  anche se non mancano confronti con esemplari da contesti assai più tardi.  Solo il puntale (T. , nr. ) sembrerebbe più recente, ricordando un analogo reperto da Genova, proveniente da uno strato con materiali del - a.C.  Riassumendo quanto fin qui esposto, il maggiore afflusso di anfore massaliote a  sarebbe da porre in un momento iniziale della Fase , tra fine  e inizio  a.C.  La diffusione delle anfore massaliote nel Tirreno centro-settentrionale  – arricchita da numerosi recenti ritrovamenti – si è to  : intorno al  ; non è chiaro se si tratta di materiale residuo) ; fig. , nr.  (La Redoute, sondaggio , strato  : seconda metà del  a.C.).  L , p. , fig.  nr.  (relitti de l’Ile Verte, prima metà  a.C.) ; M  (che riprende in esame la documentazione dei siti della Gallia meridionale ponendo l’inizio della produzione delle anfore con orlo Py  alla fine  - inizio  a.C.) ; anche MÍ , p.  osserva che in Catalogna gli orli tipo  sono tipici della fine  - inizio  a.C. A Genova (M ) gli orli superiormente piatti sono propri della fase  dell’oppidum, di  a.C.  Lattara  , nr.  (- a.C. ca.), nr.  (- a.C.), nr.  ( ca. a.C.), nr.  (- a.C.).  S , fig.  nr. . La datazione offerta dall’Autrice è basata sulla tipologia di Bertucchi, che aveva visto i materiali. Cf. anche P , pp. -,  fig. ., dal sondaggio I strato  di Nîmes (il profilo è simile ma manca una scanalatura ; fine -inizio  a.C.) ; B , tav. . (dal relitto di Cap Gros d’Antibes).  P b, fig. , nrr. ,  (Nîmes, sondaggio /, strato  : seconda metà del  a.C.).  Lattara  , nr.  (- a.C. ca.), nr.  ( a.C. ca.), nr.  (- a.C.), nr.  (- a.C. ca.).  P b, fig. , nr.  (Congénies, la Chazette : intorno alla metà del  a.C.) ; fig. , nr.  (Espeyran, sondaggio , strato  : intorno alla metà del  a.C.).  Lattara  , nr.  ( ca. a.C.), nr.  (- a.C.). Ovviamente non si può escludere che, specialmente in quest’ultimo caso, si possa trattare di reperti residuali.  M , p. , fig. ,  ; p. . Cf. anche G , pp. , , figg. - ; B , tav. , - (da Marsiglia, Rue Imperial). Poco indicativo il confronto con un puntale da Lattes (Lattara  , nr.  : datazione stratigrafica - a.C.), forse anch’esso residuale.  Diversamente quindi rispetto a quanto osservato a Genova, dove il deciso aumento percentuale delle anfore massaliote si osserverebbe tra seconda metà - inizio  a.C. (M , p.  e fig. ).  Secondo D S , p.  i tipi Bertucchi - sono completamente assenti in Magna Grecia e Sicilia.

venuta via via delineando come un fenomeno non massiccio ma certamente importante, continuo e relativamente capillare.  A. C. Anfore Greco Occidentali ( ) Alcuni frammenti di anfore da  sono riconducibili a produzioni che oggi si ritengono “greco-occidentali” ;  sono realizzati in tre paste ceramiche diverse (Paste -). Pasta  Pasta dura, dal rosso mattone al rosso violaceo, a volte con nucleo interno grigio o con sfumature violacee ; moltissimi inclusi bianchi di piccole dimensioni ; alcuni inclusi rossastri di medie dimensioni ; pochi sparsi inclusi bruni di medie dimensioni. Ingubbiatura bruno-nera, densa, scomparsa in alcuni frr. La superficie esterna è ruvida, granulosa ; quella interna è granulosa, assai scabra specialmente nei frr. di puntale e di orlo. Pasta  Pasta piuttosto dura, tendente al nocciola in superficie esterna, viola rosato in superficie interna ; nucleo grigio, tendente all’arancio verso le superfici. i sono molti piccoli inclusi bianchi di medie dimensioni, e alcuni inclusi bruni di medie/grosse dimensioni. La superficie esterna è piuttosto ruvida, più granulosa quella interna ; tracce di ingubbiatura rosso-violaceo su alcuni frammenti. È possibile che tutti i frr. in questa pasta appartengano al medesimo contenitore. Pasta  Pasta poco dura, color nocciola, più scura, a volte con nucleo grigio, verso l’interno. Presenta  Interessanti valutazioni – anche in ordine al problema dei ‘vettori’ di queste anfore lungo la rotta ‘di ritorno’ dalle coste francesi – in C, R , pp.  (sulla base dei reperti dall’isola del Giglio), con cenno alle altre attestazioni nell’area ; da integrare con R, S, P -, pp. -, dove alla descrizione di un’anfora massaliota arcaica si fa seguire un elenco delle presenze in area centro tirrenica e nell’Etruria meridionale (aggiungere, da Tarquinia, un’anfora dalla T.  fondo Scataglini, con contesto di fine - inizio  a.C. : S R , p. , tav. ).  Nella prima versione di questo testo – redatta nel  – al paragrafo sulle anfore massaliote seguivano i c. d. ‘anforacei’, cioè tutti quei contenitori da trasporto di cui non era nota l’area di provenienza e neppure il possibile inquadramento tipologico. Un gruppo, in particolare, era costituito dalle c.d. ‘pseudo-chiote’, di cui andava allora emergendo la reale relazione con le produzioni vinarie dell’Italia meridionale e della Sicilia. Le ricerche di quest’ultimo decennio hanno imposto di riscrivere questo paragrafo – a partire dal titolo – e rivedere almeno in parte quanto già esposto in altra sede (C  ; I. a, p. ) circa la reale provenienza delle anfore ‘greco-orientali’.

     numerosissimi e finissimi inclusi micacei, uniformemente distribuiti, e pochi inclusi biancastri di piccole e medie dimensioni. Non si notano tracce di ingubbiatura. Appartengono a questa produzione : ) Fr. di orlo ad echino, interiormente appena concavo, esternamente sottolineato da listello ; visibile l’attacco del collo, lievemente bombato (Pasta ) (T. , nr. ). Ricomposto da più frr. Confronti : D S , pp. -, fig.  (a proposito delle anfore ‘chiote’ dalla Campania, osserva che tra il  e il  a.C. c’è un’evoluzione verso forme più slanciate ; anche il labbro trova la massima espansione verso l’alto, e assume la forma ad echino, forse per permettere l’inserimento di un tappo) ; Pyrgi , p. , fig.  nr.  (da Pyrgi, dagli strati superiori e rimescolati della piazza : terminus ante quem  a.C. ca.) ; D S ,  , Tav. , p.  ;  , Tav. , p.  ;  , Tav. , pp. - ; (da Ischia, Scarico Gosetti : tipo , con labbro ripiegato e impasto chiaro) ; G,T , p.  nr. , fig.  (da Paestum, saggio /, livello  an ; piano stradale della metà del  a.C., con materiali dal livello d’uso datati alla prima metà del  a.C.) ; pp. -, nr. , fig.  (ibid., dal riempimento dell’edificio circolare, obliterato in occasione della deduzione coloniale del  a.C.) ; Greci , p.  nr. . (da Eboli, T. , - a.C.) ; Greci , p.  nr. . (dalla necropoli del Gaudo, T. , - a.C.) ; B , p.  nr.  (da masseria Pandolfi, tomba databile verso la fine del  a.C.) ; A , p.  fig. , nrr. ,  (da Roccagloriosa,  a.C. ; possibile produzione locale o regionale, sulla base dell’analisi macroscopica degli impasti) ; A L , p. , nr.  (T.  da Pontecagnano : corredo della prima metà del  a.C.) ; nr.  (con  graffita sul collo, T.  di Pontecagnano, priva di contesto ma datata alla seconda metà - prima metà  a.C.) ; nr.  (con  graffita sul labbro, T.  : corredo della metà  a.C.) ; E , pp. -, fig. , tipo , nr.  (dal relitto di Porticello, fine  - inizio  a.C.) ; C , cat. , Tav. , a, c, fig. , c (da Lipari, T. , prima metà del  a.C.) ; cat. , Tav. , c, d, Tav. , a, fig. , b (T. , senza corredo ; si sovrappone ad una tomba alla cappuccina di  a.C.) ; cat. , Tav. , b, fig. , b (T. , non datata) ; cat. , Tav. , fig. , c, pp. -,  variante (dal bothros di Eolo, complesso di -seconda metà  a.C.) ; Himera  , Tav. , , nr. inv. h.. (da Himera, dalla cisterna dell’ambiente , Quartiere E, con materiali di  a.C.) ; C S, C , p.  fig. ,  fig. ,  figg. -,  fig.  (da Palermo, necropoli punica ; trattandosi di una notizia preliminare, non si espongono compiutamente i corredi ; solo nel caso della Tomba Regina, cui si riferiscono le figg. ,  e , si parla di seconda metà del  a.C., con alcune intrusioni più tarde : per una revisione del materiale anforico dalla necropoli punica di Palermio SÀ a) ; D S , p.  nr.  (da Palermo, tomba a camera, dal pieno  a tutto il  a.C.) ; P , p.  nr. , fig.  (dalla necropoli di Solunto, T. , fine  - inizio



 a.C. ; possibile produzione locale o regionale sulla base dell’esame macroscopico della pasta) ; L , pp. - nr. , fig.  (da Cozzo Sannita - Palermo, rinvenimenti di superficie, massima fioritura del sito fine - a.C.) ; B , p.  nrr. - (da Serra di Puccia, nell’entroterra imerese, centro abbandonato alla fine del  a.C.) ; S. S, M. A. V, in Entella , Tav. , nr.  (da Entella, con orlo maggiormente sviluppato in altezza) ; P et alii , p. , fig.  nr.  (da Entella, edificio ellenistico, fine  - prima metà  a.C., con orlo più allungato) ; C. M in Entella , p. , Tav. a (da Entella, da uno strato con preponderante presenza di materiali di età arcaico-classica ed ellenistica) ; F , pp. ,  fig.  nr. / (da Selinunte, dai livelli punici, possibili produzioni locali in base alle caratteristiche della pasta). ) Fr. di orlo ad echino, poco svasato interiormente, senza traccia di listello all’esterno (Pasta ) (T. , nr. ). Confronti : D S , pp. -, fig.  (Pontecagnano, T.  ; la tomba viene datata, in A L , p.  nr. , alla prima metà del  a.C.) ; A L , p.  nr. , fig.  (da Castellammare di Stabia, necropoli Madonna delle Grazie ; il corredo è della metà del  a.C., ma la foto pubblicata non permette un sicuro confronto). ) Fr. di corpo conico, desinente in un puntale a bottone cilindrico cavo, poco arrotondato esternamente (Pasta ) (T. , nr. ). Ricomposto da più frr. Confronti : B , p. , fig. , - (da Marsiglia, Bassin de la Bourse,  a.C.) ; Pyrgi , fig. . (da Pyrgi, tra gli impasti rossastri granulosi) ; Pyrgi , p.  fig. , nr.  (da Pyrgi, strati superiori e rimescolati : terminus ante quem  a.C. ca.) ; A , fig.  nr.  (da Chio, ma viene collocato tra le « foreign amphorae » e datato tra il  e il  a.C.) ; E , pp. -, fig. , tipo , nr.  (dal relitto di Porticello : fine  - inizio  a.C.) ; D S ,  , Tav. , p.  ;  , Tav. , p.  (da Pitecussa, scarico Gosetti, senza datazione) ; D S , p.  (a proposito delle anfore ‘chiote’, osserva come tra  e  a.C. compaiono forme più slanciate, nelle quali il ventre diventa quasi conico) ; Greci , p.  nr. . (da Eboli, T. , - a.C.) ; Himera  , Tav. , , nr. inv. H.. (da Himera, dalla cisterna nell’ambiente , Quartiere , con materiali di  a.C.) ; C S, C , p.  fig. , p.  fig.  (Palermo, necropoli punica : dalla Tomba Regina, con materiali specialmente della seconda metà del  a.C.) ; C. B, in Segesta , p. , tav.  nr.  (da Segesta, insieme a materiali dal  al  a.C.). ) Fr. di puntale a bottone emisferico molto schiacciato, innestato su un corpo conico (Pasta ) (T. , nr. ). Confronti : Pyrgi -, p.  fig. , nr.  (da Pyrgi, riempimento pozzo , ante  a.C. ca) ; D S , pp. -, fig.  (da Pontecagnano, T. , datata da A L , p.  nr.  alla prima metà del  a.C. ; ibid., T. , datata da



   

A L , p.  nr. , alla metà del  a.C.) ; C , cat. , Tav. , c, d, , a, fig. , b (da Lipari, T.  ; si sovrappone ad una tomba alla cappuccina di  a.C.) ; D S ,  -, Tav. , p.  (da Pitecussa, scarico Gosetti) ; Greci , p.  nr. . (dalla necropoli del Gaudo, T. , - a.C.) ; Armento , p.  nr.  (da Armento, databile tra  e  a.C.) ; C S, C , p.  fig.  (da Palermo, necropoli punica, Tomba Regina, con materiali specialmente della seconda metà del  a.C.) ; D S , p.  nr.  (da Palermo, tomba a camera, dal pieno  a tutto il  a.C.). ) Fr. di spalla poco inclinata, arrotondata, con accenno del collo e attacco anse alla giunzione tra collo e spalla (Pasta ) (T. , nr. ). La forma della spalla, e in parte anche le caratteristiche della pasta, fanno pensare ad un’anfora Greco-occidentale. Confronti : B , p. , fig. , - (da Marsiglia, Bassin de la Bourse,  a.C.) ; L , pp. -, fig. , (relitto di Plane , fine -inizio  a.C.) ; P et alii , p. , fig.  nr.  (da Entella, edificio ellenistico, fine  - prima metà  a.C.) ; D S , p.  nr.  (da Palermo, tomba a camera, dal pieno  a tutto il  a.C.). ) Fr. di puntale simile al nr. , ma assai più espanso (Pasta ) (T. , nr. ). Confronti : Armento , p.  nr.  (da Armento, tra  e  a.C.).

I materiali realizzati nelle paste ceramiche sopra descritte rientrano a pieno titolo in quella ‘famiglia’ di contenitori di cui è ormai stata acquisita l’origine occidentale. Senza ripercorrere qui tutte le tappe di questo percorso, si rimanderà per comodità ai lavori di Van der Mersch,  Barra Bagnasco  e, da ultimo, Campagna.  Abbiamo a che fare con una lunga tradizione formale, che inizia in epoca arcaica con orli ribattuti, generalmente segnati da una doppia scanalatura alla base dell’orlo, strettamente imparentati con classi di contenitori quali le anfore massaliote. Negli esemplari di - a.C. la sezione dell’orlo disegna un semicerchio abbastanza regolare, con o senza fessura interna, e il collo è piuttosto breve e diritto. Dalla metà del  a.C. ca. le anfore tendono ad allungarsi, e presentano spesso il tipico rigonfiamento del collo che spinse in passato a collegarle alle note produzioni chiote.  Per quanto largamente diffusi, sembra

In part. V  M . B B .  C .  In SÀ , nella descrizione dei materiali anforici dalla necropoli di Palermo, i due tipi qui indicati vengono definiti rispettivamente Greco occidentale  e Greco occidentale . Ricordo comunque che in altri Autori rientrano nelle anfore greco-occidentali anche quelle con orlo a echino o a quarto di cerchio, in questa sede raccolte nella famiglia delle greco-italiche. 

no riconducibili soprattutto all’area locrese gli orli con sezione a mandorla verticale, che nel prosieguo del tempo tende ad allungarsi e ad assottigliarsi. Appaiono invece maggiormente diffusi in Sicilia e in Campania orli simili a quelli di , la cui evoluzione formale vede il progressivo innalzamento del punto di massima larghezza – spesso con parete interna dell’orlo concava – ; un listello a rilievo sottolinea la giunzione tra orlo e collo, al posto della doppia scanalatura delle anfore arcaiche e classiche. Questi materiali non sembrano attestati dopo la fine del  a.C.  – se non come residuali – ; la loro scomparsa appare collegata all’avvio delle massicce produzioni di anfore greco-italiche antiche (  e ). La cronologia possibile – su base tipologica – per i frammenti da  oscilla quindi tra la metà del  e la metà del  a.C., anche se una collocazione negli ultimi decenni del - inizi  a.C., quindi sul principio della Fase  di , sembra accettabile. Quanto ai centri di produzione, devono essere stati ovviamente molteplici : se in alcuni casi fortunati disponiamo di scarti di fornace,  solo una campagna sistematica di analisi delle paste ceramiche  può aprire nuove strade. Nel caso di , possiamo comunque ritenere questi materiali ceramici indicatori dell’acquisizione di derrate – diretta o indiretta –  da uno o più centri dell’Italia meridionale o della Sicilia. A. C. Altre produzioni non identificabili (Anforacei) Si sono isolate infine paste ceramiche non ricollegabili a frammenti determinabili e quindi non riconducibili a produzioni note. Sono poi rimasti fuori pochi frr. isolati, che hanno costituito il Gruppo . Pasta  Pasta dura, arancio-rosato in superficie esterna, tendente al violaceo in superficie interna, con  Una delle più tarde attestazioni è a Entella, in Sicilia, in uno strato di distruzione datato nella prima metà del  a.C. (P et alii ) ; certo sono rarissime a Pyrgi (terminus ante/ad quem  a.C. ca.)  Per il caso di Selinunte, in cui si dà notizia di forni per ceramica senza un’attenta edizione degli scarti rinvenuti, l’ipotesi di produzioni anforiche in loco tra  e metà  a.C. si basa solo sull’osservazione autoptica della pasta ceramica (F ). Anfore greco-occidentali antecedenti alle   rinvenute nella necropoli di Pithekoussa (tombe  e ) vengono definite « locali » senz’altra specificazione (Pithekoussa  , pp. ,  e tav. ).  Sul tipo di quella condotta per la determinazione dei centri di produzione delle principali classi di anfore greche :  W . C a, p. .

     nucleo grigio. Presenta numerosi e minutissimi inclusi neri, visibili in superficie esterna, diversi inclusi bianchi di medie dimensioni, pochi inclusi bruni di medie/grosse dimensioni. Sembra che una spessa ingubbiatura arancio sia distribuita su tutta la superficie esterna. Non abbiamo forme determinabili ; la quasi totalità dei frr. proviene dagli strati superficiali dell’area del muro S, come se i resti di un contenitore, estratto magari nel corso di lavori di terrazzamento agricolo, fossero stati lì infranti. Pasta  Pasta dura, arancio-rosato in superficie esterna, rosato-violaceo in superficie interna, con nucleo grigio. Presenta numerosi inclusi bianchi e bruni di piccole dimensioni, alcuni inclusi bruni e grigi di medie e grosse dimensioni. Presente a volte una densa ingubbiatura violacea, a volte coperta da un’altra ingubbiatura biancastra. Gli unici frr. determinabili riferibili a questa pasta sono delle anse a sezione ellittica che ben poco possono dire sulla classe dei contenitori. Pasta  Pasta piuttosto tenera, color camoscio, a volte con nucleo appena più scuro. Presenti numerosi piccolissimi inclusi micacei uniformemente distribuiti, pochi inclusi rosso-marroni di piccole e medie dimensioni, pochi inclusi biancastri di piccole e medie dimensioni. Non si notano tracce di ingubbiatura. Non vi sono frr. determinabili in questa pasta, peraltro vicina alla nr. . Pasta  Pasta dura, tendente al rosa, con nucleo grigiastro. Presenti numerosi piccoli inclusi bianchi e grigi, pochi piccoli inclusi bruni, arrotondati. Densa ingubbiatura biancastra in superficie esterna. Pasta  Pasta molto dura, tendente tuttavia a scagliarsi, dal grigio al nocciola. Presenti numerosi piccoli inclusi dorati (mica lamellare), diversi piccoli inclusi bruni, pochi piccoli inclusi bianchi. Non si notano tracce di ingubbiatura. È probabile che tutti i frr. siano pertinenti ad un unico contenitore, di cui è stato possibile ricostruire solamente la spalla emisferica, con l’attacco del collo cilindrico distinto (T. , nr. ). Questi materiali non permettono, al momento, di proporre identificazioni ; la pasta grigia, se non dovuta a fattori incidentali, potrebbe orientare verso le anfore di Lesbo ; ma un piccolo fr. di ansa, che sembra pertinente al vaso, è a sezione ellittica, il che escluderebbe la classe sopra proposta.



Non è da escludere allora che si tratti di un’anfora corinzia B a corpo affusolato, di - a.C.  Gruppo  Comprende un gruppo di pochi frr. isolati, pertinenti ad anse e pareti. A. C. Anfore “Greco-Italiche” Si tratta della ‘famiglia’ anforica in assoluto più numerosa a . Lo stato di conservazione dei materiali è generalmente scarso : nella maggior parte dei casi, disponiamo di frr. di orli, anse o puntali. Solo nel contesto relativo al riempimento US  della cisterna US  abbiamo alcuni corpi discretamente conservati fino all’altezza della spalla, che permettono di avere un’idea generale sulla forma di questi contenitori. Aree -- Nell’esame dei materiali riconducibili in prima istanza alle “greco-italiche” sono spesso sorti dubbi sull’attribuzione dei frammenti ceramici ad altre classi, come le semifini (per qualità di pasta piuttosto depurata e per colori simili, ma spessori diversi), o le anfore etrusche c. d. bianche (nelle quali è però presente una maggiore quantità di materiali colorati ferro-magnesici). Una seconda difficoltà è sorta al momento di classificare gli impasti, in quanto ad un primo esame macroscopico i loro colori, in superficie e in frattura, e la loro composizione non costituivano elementi validi di discriminazione all’interno di migliaia di frammenti che, pur risultando lievemente differenziati tra loro, sembravano appartenere a un tutto omogeneo ; mancavano infatti degli elementi guida che permettessero di enucleare gruppi ben distinti. È d’altro canto noto il problema relativo alla diversità di colore delle argille dovuta ai fenomeni di cottura ; questo problema risulta tanto più aggravato, nelle anfore, dalle dimensioni delle stesse, per cui il colore dell’argilla nel puntale può benissimo non essere uguale a quello dell’orlo, in alcuni casi anche a causa della scomparsa parziale e casuale dell’ingubbiatura. Il secondo momento dell’osservazione è stato quello dell’analisi sommaria al binoculare, utilizzando una campionatura di  esemplari (che rappresentano le cinque varianti di orlo) e  

Ad esempio, D L D M , p.  tav.  nr.  (dalla necropoli di Spina - Valle Trebba, fine -inizi  a.C.) ; D J , p.  nr. , fig. - (da Arpi, T. ‘del vaso dei Niobidi’, ultimo trentennio  - inizio  a.C.) .



   

di pareti, selezionati in base all’esame autoptico delle paste.  Si presentano qui di seguito i risultati di undici tra le più rappresentative delle analisi effettuate;  i numeri di riferimento alla tavola corrispondono all’esemplare da cui è stato prelevato il campione :

argilla siltosa scarsamente sabbiosa ; la sabbia rappresentata è finissima, se si escludono masserelle argillose incluse che possono raggiungere dimensioni anche di  mm (sabbia medio-grossa). Morfologia : non è valutabile la morfologia per le dimensioni ridotte della frazione sabbiosa (T. , nr. ).

) ingubbiatura colore rosa ; in frattura colore rosso. Struttura : nel complesso omogenea ; si nota solo una tendenza seppure leggera all’isorientamento, secondo la geometria del frammento, dei costituenti sabbiosi allungati e una leggera concentrazione verso la periferia (vicino alle pareti) di grani carbonatici biancastri con struttura di aggregato, teneri. Tessitura : argilla siltosa con sabbia fine e finissima ben rappresentata ; prevalgono i non colorati (%) sui colorati. Morfologia : grado medio di arrotondamento ; sono presenti numerosi noduli e masserelle ferrugginose (T. , nr. ).

) in superficie colore giallo rossastro ; in frattura colore rosso chiaro. Struttura : sottili alternanze rossastre, grigiastre e giallastre nella matrice argillosa. I componenti sabbiosi hanno, nel complesso, la distribuzione statistica ; solo raramente si notano concentrazioni e allineamenti solidali con gli straterelli individuati. Tessitura : argilla siltosa con componente sabbiosa fine e finissima ben rappresentata. I non colorati sono prevalenti sui colorati. Morfologia : medio grado di arrotondamento. Sono presenti numerose masserelle argillose incluse di colore giallastro e dimensioni anche di qualche millimetro e di colorazione analoga a quella di alcuni degli straterelli prima menzionati (T. , nr. ).

) in superficie colore rosa ; in frattura colore giallo rossastro. Struttura : omogenea, nonostante una leggera differenza di colore lungo una fascia periferica di pochi mm di spessore. Tessitura : argilla siltosa con scarsa sabbia finissima ; i costituenti a grana più grossa sono inclusi argillosi e noduli ferrugginosi. Tra i minerali prevalgono di poco i non colorati sui colorati. Morfologia : la grana troppo sottile rende inutile la valutazione sul grado di arrotondamento (T. , nr. ). ) in superficie colore giallo rossastro ; in frattura colore rosso chiaro. Struttura : omogenea in colore e distribuzione dei costituenti. Tessitura :  Occorre premettere che tale analisi non risponde a tutte le domande, ma permette di dare una descrizione più oggettiva dei componenti, che sono pressoché simili in ogni argilla, tranne quando si verifichi la presenza di terre rare ; essa è perciò poco utilizzabile ai fini dell’individuazione sicura dei centri di produzione. È però anche vero che la presentazione di un maggior numero di dati fornisce la possibilità concreta di confrontare esemplari provenienti da varie località, sempre che i confronti vengano istituiti tra analisi assolutamente identiche. Allo stato attuale, l’abbondanza di analisi sulla maggior quantità possibile di materiale è solo un avvio ad un tipo di ricerca più approfondito, dato che l’unica prova inconfutabile per stabilire centri di produzione è il rinvenimento di fornaci.  Le analisi sommarie al binoculare sono state eseguite dal compianto dott. Cesare Pitti del Dipartimento di Scienze Archeologiche dell’Università di Pisa. Insieme abbiamo discusso questi problemi ed eravamo giunti a conclusioni comuni. Infatti, anche l’utilizzazione dei dati di analisi chimiche, fisiche, ecc. va interpretata nella giusta maniera ; le analisi non danno di per se stesse risposte ‘rivelatrici’ e definitive ad un quesito, bensì forniscono solo alcuni dati perspicui, utili alla composizione del ‘puzzle’ finale. Mi preme ancora oggi sottolineare queste osservazioni anche in omaggio all’amico prematuramente scomparso.

) in superficie colore grigio rosato ; in frattura colore rosso. Struttura : omogenea nel complesso ; rare aree di aspetto fibroso mostrano una specie di stiramento grossolanamente solidale con le pareti del frammento. Tessitura : argilla siltosa con componenti di sabbia fine e finissima ben rappresentata ; vi si notano sporadici granuli di sabbia media. Prevalgono i non colorati sui colorati. Morfologia : grado medio di arrotondamento (T. , n. ). ) in superficie colore bianco rosato ; in frattura colore rosso. Struttura : una sezione trasversale all’orlo porta una zona centrale rossastra e una periferica bruno-grigiastra ; la seconda è più ricca di sabbia finissima. Tessitura : argilla sabbiosa con componenti di sabbia finissima diversamente rappresentata secondo quanto prima accennato. Prevalgono i non colorati sui colorati. Sono frequenti i noduli ferruginosi, e numerosissimi i pori tappezzati di materiale biancastro aggregato, presumibilmente secondario, non carbonatico. Morfologia : arrotondamento medio-basso (T. , n. ). ) in superficie colore rosa ; in frattura colore marrone chiaro-rossastro. Struttura : omogenea ; una diffusa porosità con pori stirati solidalmente alle pareti del frammento. Tessitura : argilla sabbiosa-siltosa ; prevalgono di gran lunga, nella sabbia a grana fine, i colorati. Morfologia : arrotondamento medio (T. , nr. ). ) in superficie colore bianco rosato ; in frattura

     colore giallo rossastro. Struttura : omogenea ; un alone periferico più rossastro non si traduce in differenze sostanziali nella matrice. Alcuni pori stirati e solidali con la geometria del frammento. Tessitura : argilla siltosa ; la sabbia, poca, ha grana finissima e fine ; sono presenti masserelle arenacee, argillose e ferruginose. Prevalgono i non colorati sui colorati. Morfologia : arrotondamento medio (T. , nr. ). ) in superficie colore giallo rossastro ; in frattura colore rosa. Struttura : omogenea la distribuzione dei costituenti. Tessitura : argilla siltosa con scarsa componente sabbiosa da finissima a media dove prevalgono i cristallini colorati ; sono presenti masserelle argillose con pori a pareti lucenti come da vetrificazione. Morfologia : grado di arrotondamento medio-basso (T. , nr. ). ) in superficie colore rosa ; in frattura colore rosso chiaro. Struttura : omogenea ; alcuni pori sono stirati solidalmente alla geometria del frammento. Tessitura : argilla siltosa con scarsa componente di sabbia finissima e fine ; sporadici granuli a grana media e grossa. Sono presenti noduli ferruginosi e masserelle argillose giallastre. Prevalgono di gran lunga i non colorati. Morfologia : arrotondamento medio (T. , nr. ). ) in superficie colore giallo rossastro ; in frattura colore rosso. Struttura : omogenea. Tessitura : argilla siltosa con componente di sabbia fine e finissima ben rappresentata ; in queste prevalgono i colorati (% ca) sui non colorati. Morfologia : basso grado di arrotondamento (T. , n. ). Da quanto si può notare da queste analisi, risulta confermata l’idea di omogeneità che si era riscontrata con l’osservazione iniziale del materiale. Struttura, tessitura, morfologia sono molto simili tra i vari campioni e rivelano una composizione banale. Il livello granulometrico è quello delle sabbie fini e finissime ; pochi gli inclusi aggiunti – manca il diaspro e qualsiasi materiale litico – e i materiali colorati ; sono presenti masserelle argillose precotte e primarie, mentre manca il carbonato di calcio, tranne in piccolissimi grani, il che denota l’alta temperatura raggiunta per la cottura di queste anfore.  « In tutti i campioni di anfore greco-italiche,  La rilettura delle analisi il cui testo originale viene qui di seguito riportato è stata effettuata da T. Mannoni, responsabile del  (Laboratorio Analisi Ricerche Archeometriche) operante presso il Settore di Mineralogia applicata all’Archeologia dell’Università degli Studi di Genova, che sentitamente ringrazio.



esaminati allo stereomicroscopio, si è constatato che diversi minerali colorati, in alcuni casi in grande numero (campioni  e ), sono costituiti da pirosseni (cristalli idiomorfi in particolare di augite), con morfologia da angolosa a più o meno arrotondata per trasporto, a indicare la distanza più o meno ampia dal luogo di fabbricazione. In diversi campioni sono presenti anche la mica nera o piccoli lapilli vetrosi. Tra i minerali non colorati si può spesso distinguere qualche cristallo di feldspato limpido e idiomorfo (quasi certamente sanidino). Questi quattro componenti sono tipici delle argille che derivano dalla decomposizione dei tufi vulcanici medio-basici : argille in giacitura primaria sugli stessi tufi sono quelle ricche di minerali colorati angolosi ; in giacitura secondaria sono quelle con minerali arrotondati da trasporto, con diluizione dei componenti primari, ed eventuale associazione con minerali e residui rocciosi provenienti da altri litotipi (quarzo e miche bianche dopo lungo trasporto, calcari, scisti cristallini). Queste associazioni sono in grado di indicare bacini di deposito delle argille comprendenti a monte vulcaniti, rocce sedimentarie e metamorfiche. Tali caratterizzazioni mineralogiche-petrografiche e sedimentologiche possono fornire alcune indicazioni sulle possibili aree di fabbricazione delle anfore greco-italiche di  tenendo conto del bacino del Mediterraneo centrale o orientale sulla base della cartografia geologica, ma soprattutto sul campionario di terre e di scarti di fornace della Sezione di Mineralogia Applicata all’Archeologia dell’Università di Genova. L’area con maggiore corrispondenza di caratteristiche è quella comunemente indicata come “tirrenica”, compresa tra la Toscana meridionale e la Campania centrale, che può essere ulteriormente divisa sulla base della presenza nell’associazione mineralogico-petrografica di calcari o scisti cristallini. Qualche dubbio di una produzione della Puglia settentrionale può esistere per i campioni con rari minerali vulcanici (solo qualche cristallo di augite), che dovrebbero però essere associati con materiali sedimentari geologicamente recenti (calcareniti, marne a microfossili), poco presenti nel campionario di . Caratterizzazioni assai più vicine a quelle osservate sono invece presenti nel Mediterraneo orientale : da Smirne ai Dardanelli e la sponda europea del Mar di Marmara. Anche in quest’area si possono distinguere aree più ristrette in base alla natura dei prodotti vulcanici e alla loro associazione con calcari e/o scisti cristallini, ma non è in genere possibile separare su base mineralogico-petrografica i prodotti di quest’area



   

da quelli dell’area tirrenica :  separazione che viene quindi lasciata soltanto alle tipologie archeologiche, o che potrebbe essere tentata con analisi chimiche su una serie di campioni standard (scarti di fornace o comunque frammenti di sicura provenienza) ». Venendo quindi a considerare gli aspetti morfologici, non essendo stato rinvenuto, o ricostruito con frammenti, nessun esemplare intero, è possibile analizzare tali aspetti solo separatamente, secondo le parti più rappresentative (orli, anse, puntali, corpi) nel tentativo di situare cronologicamente questo tipo di anfore sia su base stratigrafica che dei confronti noti. O Si possono individuare cinque varianti rispetto al tipo di orlo comunemente attribuito alle anfore greco-italiche – estroflesso a sezione triangolare –, secondo un criterio di distinzione esclusivamente morfologico che tiene conto della maggiore o minore obliquità dell’orlo ; tale aspetto infatti non sembra determinante ai fini di una valutazione cronologica, quale fu impostata da N. Lamboglia,  secondo uno schema ancora oggi accettato da molti. Tale affermazione risulta tanto più vera se consideriamo a fondo le osservazioni fatte dallo stesso N. Lamboglia  in merito al principio della fabbricazione artigianale e cioè ai limiti « … alquanto lati ed elastici entro i quali la mano dell’artigiano agisce con libertà e varietà. Bisogna dunque far sempre distinzione (quando ciò è possibile) tra quelli che sono particolari di valore cronologico e le pure e semplici varianti di fabbricazione » ; come vedremo, gli orli, distinti secondo le varianti qui individuate, provengono tutti da  omologhe per definizione e cronologia a confermare una differenziazione puramente formale e, allo stato attuale degli studi, poco significativa da altri punti di vista. La variante  (T. , nrr. -) : si riconosce per avere la tesa meno obliqua di tutte, oltre ad essere quella meno rappresentata fino ad ora (solo  esemplari) ; è importante inoltre notare come la parte interna dell’orlo possa essere più o meno svasata o perpendicolare alla linea di colmo della imboccatura, e ancora come la parte inferiore dell’orlo stesso possa essere leggermente modanata. Dimensioni: diam. interno min. , max. ,; diam. esterno min. , max. ,. 

Per un approfondimento di questa problematica e di alcuni aspetti metodologici, cfr. D’A, M, S , pp. - e note.  L a, pp. -.  L , pp. -.

La variante  (T. , nrr. -) : presenta una tesa leggermente abbassata e più obliqua rispetto alla precedente ; è più rappresentata –  esemplari – ma compare nelle stesse  e  di fase . nelle quali è presente anche la prima variante, oltre che in  dell’Area , fase . Dimensioni : diam. interno min. , max. , ; diam. interno min.  max , . Nella variante  (T. , nrr. -) : si riscontra un ulteriore abbassamento della tesa esterna dell’orlo, corrispondente ad una svasatura più o meno accentuata nella parte interna ; inferiormente si nota una grande varietà di modanature. È la variante più rappresentata –  esemplari – ma la sua distribuzione corrisponde a quella dei tipi precedenti, differenziandosi solo per una prevalenza di presenze in Area , fase . Dimensioni : diam. interno min. , max.  ; diam. esterno min. , max. . Le varianti  (T. , nrr. -) e  (T. , nrr. -) : seguono in progressione la tendenza già riscontrata precedentemente rispetto all’obliquità, alle varietà nella modanatura inferiore e nella svasatura interna. Sono rappresentate da quantità apprezzabili –  per la quarta,  per la quinta – e sono state rinvenute in contesti simili alle precedenti. v.  : Dimensioni : diam. interno min. , max. , ; diam. esterno min. , max. . v.  : Dimensioni : diam. interno min. , max. , ; diam. esterno min. , max. ,. I rimanenti orli, circa / del totale, sono troppo frammentari per poter essere distinti nelle varianti appena enucleate. A Non si riscontrano diversità nella forma delle anse (T. , nr. ). Quelle rinvenute intere hanno andamento dritto e sezione ovale ; partono a distanza variabile dall’orlo – alcune hanno punti di contatto con lo stesso – e si attaccano generalmente sulla parte superiore della spalla. Anche questa variabilità può essere attribuita a fattori artigianali a meno che si dimostri, verificandolo su un numero significativo di esemplari interi e correttamente datati, una loro dipendenza da fattori cronologici. Dimensioni : largh. da cm , a cm , ; lungh. di esemplari interi da cm , a cm . Sono stati rinvenuti anche alcuni frammenti di anse con dimensioni inferiori a quelle ora segnalate, pertinenti probabilmente a demi-am-

     phores o a pezzi ancor più piccoli (T. , nr. ). Sulla parte inferiore di quattro frammenti di anse si notano impressioni circolari la cui funzione è ancora da chiarire. Sicuramente l’attacco dell’ansa al corpo dell’anfora era eseguito con una pressione del pollice (T. , nrr. -), ma la rarità degli esemplari, il fatto che uno di questi sia collocato su una parte più alta dell’ansa e che su un altro si intraveda una impressione a stampo non leggibile (T. , nrr. -), può far ipotizzare la non casualità di questo elemento forse significativo. L’unico bollo presente su un’ansa di grecoitalica non è purtroppo leggibile. P La tipologia dei puntali risulta piuttosto articolata. Si distinguono tre tipi a seconda che il puntale sia cavo – tipo  –, semicavo – tipo  – o pieno – tipo  –, con varianti interne relative all’andamento del fondo. Il tipo a è di forma cilindrica, internamente cavo, e presenta il fondo leggermente arrotondato a differenza dell’b, anch’esso cavo e cilindrico, ma con terminazione a bottone, cioè appiattita nella base di appoggio (Tav. , nrr. -). Il tipo  (T. , nrr. -), a parte il fatto di essere semicavo, presenta le caratteristiche dei suoi omologhi nel tipo . Da notare le linee di tornitura esterna che si riscontrano per esempio su esemplari simili del relitto di Marsala.  Infine, del tipo  rimangono solo esemplari frammentari. Dimensioni : h da cm  a cm  ; diam. da cm  a cm ,. Come per gli orli, le diverse varianti sono presenti nelle  a partire dalla fase . delle varie aree, senza manifestarsi con una prevalenza o distribuzione significativa dal punto di vista della differenziazione cronologica. C Allo stato attuale delle ricerche a , non è stata rinvenuta nessuna anfora greco-italica intera ; l’esame dei frammenti ha portato alla ricostruzione solo parziale di alcuni esemplari riconducibili alla tipologia ora in esame. La parte inferiore del corpo di un’anfora  (dalla spalla al puntale abraso) è stata rinvenuta ancora in situ durante gli scavi del’, nell’Area   , in contesto d’uso pertinente alla fase  (T. , n. ).  

C, C , fig. , m, n, o, q. P a, p. , fig. .



Sempre nell’Area , ma in  relative alla fase ., sono stati ritrovati i corpi (T. , nrr. ), più o meno frammentari, di ben  anfore, di alcune delle quali è stato possibile ricostruire un profilo più completo (h alla spalla cm ). Provengono tutte dal riempimento della cisterna e in particolare due di esse (T. , nrr. -) sono state rinvenute in posizione orizzontale, infilate una dentro l’altra. Infine, è possibile ricostruire, solo a livello ipotetico, un’anfora molto piccola della quale sono stati ritrovati l’orlo, l’ansa, la spalla e il piccolo puntale cavo, a terminazione arrotondata (T. , nr. ). D      Il maggior numero dei frammenti si riscontra nell’ . Le percentuali di distribuzione dei reperti indicano, dal punto di vista della cronologia relativa, una forte presenza a partire dalla fase ., confermata a parità di numerosità nella fase successiva. È importante perciò cercare di stabilire la cronologia dei reperti pertinenti innanzi tutto al periodo della ricostruzione, in quanto appare sufficientemente circoscritto. A questo proposito ci viene in aiuto il fatto che gli unici pezzi quasi interi, o comunque morfologicamente meglio determinabili, provengono dalle   (fase .) e  (fase .), cioè da  sigillate e più affidabili e contenenti materiali tipici della fase .. Questi esemplari, per quanto non interi, non sembrano essere catalogabili tra il tipo più antico, caratterizzato da un collo breve, anse corte e corpo espanso, e datato da E. Lyding Will tra la fine del  – prima metà del  a.C., Tipo ; sembra invece che essi siano già partecipi del processo di snellimento generale del corpo che porterà attraverso il Tipo , c. d. di transizione, alla forma Dressel  tipica del mondo romano di  a.C. Essi possono dunque essere compresi grosso modo nei Tipi  e  della tipologia di . Lyding Will, datati a partire dalla seconda metà del  a.C. Resta comunque da ribadire la difficoltà di inserire in un quadro tipologico generalizzato una classe anforica che soprattutto in questo arco cronologico non appare per nulla standardizzata  

L W , pp. -, Plate  a-b. L W , pp. -, Plate  d-e.  Cfr. supra, p.  nn. -. Proprio per questo motivo, il calcolo anche approssimativo del numero di esemplari interi riscontrabili a , presenta numerose difficoltà. Un numero minimo è dato dagli  puntali, interi o riscontrabili, trovati sulla fortezza. Un’altra stima può essere ricavata confrontando il peso medio di un’anfora greco-italica intera (sono stati pesati numerosi esemplari provenienti dal relitto di Montecristo - Cala del Diavolo, conservati al Museo e Magazzino di Portoferraio, ricavando un peso medio di 



   

a differenza delle Dressel  che, appartenendo storicamente e culturalmente ad un mondo più omogeneo, risulta più chiaramente definito già a livello di archetipo. Infatti, come ha già affermato D. Manacorda « … l’anfora c. d. greco-italica riferibile ai Tipi ---.... segna il sorgere impetuoso dello sviluppo economico italico a partire dalla  guerra punica »,  cioè di uno sviluppo legato a momenti imprenditoriali e a zone geografiche molteplici e diversificate, il che giustifica la grande varietà delle forme e, in ultima analisi, delle produzioni artigianali. La fortezza di  sembra vivere l’età compresa tra la  e la  guerra punica in modo fortemente caratterizzante e ce lo testimoniano la considerevole quantità di frammenti di greco-italiche tra fase . e fase  a  e a Monte Castello di Procchio, e i ritrovamenti sottomarini della stessa classe nell’arcipelago.  Se è vero, come risulta dalle analisi minero-petrografiche, che i frammenti provengono dall’area tirrenica, diventa più chiaro l’ambito dei circuiti produttivi in cui  – ma con essa la costa antistante – si inserisce, non sempre in continuità con l’ambito cronologicamente successivo.  Infatti, altrettanto significativo mi sembra il fatto che la fortezza non partecipi alla fase successiva della piena romanizzazione, visto che non è stato rinvenuto alcun frammento dell’anfora sua tipica, la Dressel  e, come corrispondente nell’area punica, della Maña C .  Quest’ultimo dato può risultare interessante ai fini di una definizione storica del sito nelle dinamiche commerciali e culturali successive al periodo in cui la fortezza risulta utilizzata. M.C.D’A.

Kg , e una capacità media di l ) col peso totale dei frammenti di  (Kg ,). Il numero è decisamente inferiore – risultano infatti circa  anfore – e quindi non significativo ; tale diversità numerica si può imputare sia alla perdita sul terreno di molti frammenti, sia al fatto che evidentemente le anfore di  sono presenti in formati e pesi diversi tra loro che si discostano notevolmente dalla media presa in esame. 

M , pp. - e relative note. M b, pp. -; M , p. , figg. , Punta Ala; p. , Baratti; p. , Livorno; p. , fig. , Cala del Diavolo, Montecristo; p. , fig. , Barbarossa (Elba).  Si osservi invece la situazione di Luni (L S , pp. -) ; area cosana (M , pp. -) ; Ostia (P , p.  sgg.) ; Pompei (B J , pp. - sgg.) ; dove la presenza delle greco-italiche, accompagnate sempre da Maña  , è solo sporadica in rapporto al netto prevalere di Dressel  e, conseguentemente, di Maña  .  Cfr. infra, pp. -, il capitolo sulle anfore puniche. 

Area  I frammenti attribuibili ad anfore ‘greco-italiche’ sono , in maggioranza pertinenti a pareti. Le paste ceramiche ad un esame macroscopico appaiono sostanzialmente simili ; il colore – primo elemento discriminante – risulta particolarmente uniforme, variabile soltanto dall’arancio chiaro al beige-rosato. Le paste risultano altresì piuttosto omogenee e compatte ; rari sono gli inclusi, sempre di piccole o piccolissime dimensioni. Pur con queste evidenti difficoltà, si è tentato di creare una suddivisione sulla base degli impasti : Pasta  Dura e compatta, esternamente beige rosato, rosato più vivo all’interno del nucleo. Piccolissimi inclusi dorati brillanti piuttosto dispersi, con altri neri lucenti delle medesime dimensioni. Pasta  Dura e compatta, rosata, senza variazione cromatica tra interno ed esterno. Piccolissimi inclusi lucenti dorati ben distribuiti. Pasta  Piuttosto dura ma meno compatta delle altre, con diverse bolle sia in superficie che in frattura. Esternamente color arancio chiaro, rosso paonazza all’interno, ha numerosissimi inclusi bianchi di media grandezza. Pasta  Poco dura, farinosa al tatto, di colore arancio chiaro sia all’esterno che all’interno. Rari inclusi dorati brillanti, piccolissimi ed altri più grandi, rarissimi, bruni. Pasta  Durissima, di colore beige scuro all’esterno e nero-grigiastro all’interno, forse per difetto di cottura. Numerosi e piccolissimi inclusi neri lucenti. La pasta di tipo  è quella in assoluto più rappresentata, con una percentuale di quasi quattro volte rispetto alla pasta , seconda per numero di attestazioni. Nella Fase  sono presenti esclusivamente anfore prodotte con la pasta , nella fase  anfore prodotte con paste di tipo  e  (queste due sono oltretutto piuttosto simili tra loro, come è possibile vedere dalla descrizione). Sul totale dei frammenti,  sono orli,  anse e  puntali. O Al di là dell’apparente somiglianza morfologica, gli orli possono essere divisi in due tipi principali :

     tipo  (T. , nn. -) : a sezione triangolare, con la parte superiore leggermente inclinata verso l’esterno e quella inferiore più o meno tondeggiante e rigonfia ; tipo  (T. , nn. -) : a sezione triangolare, mediamente inclinato ed aggettante, talvolta distinto dall’attaccatura del collo mediante un incavo. Al tipo  appartengono  frammenti, dei quali l’unico proveniente dalla fase  (n. ). Questo tipo, prodotto in paste dei tipi ,  e , definito da M. Barra Bagnasco ‘orlo ad echino’, risulta pertinente ad un’anfora che oggi è « … considerata in modo pressoché concorde come appartenente ad una vera e propria famiglia anforica a sé stante, da distinguersi dalle greco italiche per antonomasia, delle quali al contempo si può considerare l’antecedente immediato ».  Largamente diffusa in tutto l’Occidente è databile, sulla base dei contesti nei quali è stata rinvenuta, tra la seconda metà avanzata del  e gli inizi del  a.C. Sicuramente questo tipo era prodotto a Locri, dove è stata trovata una fornace con scarti riferibili ad anfore con orlo ad echino,  ed a Hipponion, visto che sulle monete di questa città è raffigurata un’anfora di questo tipo ;  è facile ipotizzare comunque una pluralità di officine in centri diversi. Gli orli di tipo  hanno il diametro esterno variabile tra i  ed i  cm, mentre quello interno varia da  a , cm. Confronti puntuali, naturalmente per quanto riguarda il solo profilo dell’orlo, possono essere fatti con esemplari dall’Elba,  da Populonia,  dal relitto di Cala del Diavolo all’Isola di Montecristo,  da Pisa,  da Aleria,  da Spina,  da Locri,  da Solunto,  da Oppido Mamertina,  da Gela,  dai relitti della Secca di Capistello e Roghi nelle Eolie.  

B B , p.  ss. ; corrisponde al tipo  (greco-italico antico) della classificazione della Lyding Will.  T , p.  nota , con bibliografia precedente.  B B , p. .  V  M , p.  con figg. a, b.  M b, fig.  nnr.  e  p. , da Monte Castello di Procchio.  B , p.  sgg. ; in particolare vedi le forme . e ., fig.  nnr. - p.  ; S , fig.  nr.  e fig.  nr. .  C in C, F , p. -, con datazione ai primi decenni del  a.C. (ma M in M , - « intorno o poco prima la metà del  sec.  a.C. »). M , p.  nnr. -.  J, J , tav.  nr. .  D L D M , p. , tav. V nr. .  B B , in particolare il tipo B, nnr. - tav. .  T , p. , fig.  nnr. -.  B , p. , fig. .  O , pp. -.  A L in AA. VV. , p.  e pp. -.



Gli orli di tipo  sono , prodotti in paste di tutti i tipi e pertinenti ad anfore greco-italiche propriamente dette, sviluppatesi nel pieno  a.C. ed evolutesi nella caratteristica anfora repubblicana Dressel  (dalla quale spesso, sulla sola base dell’orlo, è difficile distinguerle). All’interno del tipo  si nota una certa articolazione, rilevabile nel fatto che sono presenti orli con la tesa più o meno spiovente ed allungata, inequivocabile segno comunque della loro diretta discendenza dal tipo . Il diametro esterno risulta variabile dai  ai  cm, mentre quello interno dagli  ai  cm. I siti in cui sono state rinvenute anfore di questo tipo sono numerosissimi e risulterebbe quanto mai incompleto e privo di significato proporne qui un elenco ;  numerosi dovevano pure essere i centri di produzione, dislocati in aree geografiche diverse, visto che questo contenitore viene unanimemente messo in relazione con la conservazione ed il trasporto di vino locale nell’intera area del Mediterraneo Occidentale. I rimanenti  frammenti sono troppo malridotti, e non è quindi possibile che assegnarli genericamente alla classe. A Non si riscontrano diversità nella forma, a andamento diritto e sezione ovale. Non è stato possibile misurarne la lunghezza, dato che nessun esemplare risulta intero. La larghezza, piuttosto omogenea lungo tutto il corpo dell’ansa, risulta variabile tra , e , cm. L’ansa, nel suo punto di attacco superiore, può essere aderente alla parte inferiore dell’orlo o esserne più o meno distaccata, mai comunque più di  cm. P I puntali pertinenti alle anfore greco-italiche sono , di forma cilindrica con la parte inferiore appiattita ed arrotondata (T. , nr. ). Solo uno è pieno, gli altri sono cavi. M.D.I. O  La storia degli studi di questa classe di contenitori è ormai ben nota, e non è necessario qui ripercorrerla se non per sommi capi. A F. Benoit si deve l’espressione “greco-italiche”, per indicare quelle anfore con orlo a sez. triangolare che precedevano le già note Dressel  nei relitti dei mari francesi.  Lamboglia, sulla base degli scavi di Albintimilium e di Tindari e dei primi  Vedi a tal proposito R , pp. - ; L  W , pp. -. B .



   

rinvenimenti sottomarini, vide nella crescente inclinazione dell’orlo e nel progressivo allungamento un possibile indicatore cronologico.  La classificazione proposta da Lyding Will nel ,  pur utile per un primo inquadramento della classe, non sembrava soddisfacente.  Un riesame globale dei dati disponibili (archeologici, epigrafici, naturalistici) – pur con i limiti insiti nella scarsa documentazione esistente – è stato alla fine operato da Van der Mersch, con attenzione quasi esclusiva però alle fasi iniziali della produzione.  Sebbene non si tratti di una vera e propria classificazione, ma piuttosto di un primo tentativo di raggruppamento all’interno di un’ampia ed eterogenea famiglia, la proposta di Van der Mersch appare convincente e permette di migliorare l’inquadramento dei materiali elbani – specialmente quelli più antichi –, pur con i limiti che altri hanno riscontrato.  In linea di massima, sebbene i materiali delle aree -- e  siano stati organizzati in maniera diversa dai due Autori dei precedenti capitoli, ambedue hanno distinto tra frammenti di orlo pertinenti ad anfore ‘greco-italiche’ antiche (Variante  per le aree -- ; Tipo  per l’area ) e orli pertinenti a tipi più tardi (Varianti - aree -- ; Tipo  area )

  o   Sono riconducibili a questo gruppo pochi frr. di orlo a sezione triangolare con faccia superiore quasi piana o comunque poco inclinata, e faccia inferiore più inclinata e caratterizzata da un andamento rettilineo, poco rigonfio o sottolineato da una lieve risega (T. . nrr. - ; T.  nrr. -). Il collo – per il breve tratto conservato – appare più o meno svasato. Uno di questi frr. (T. , nr. ) proviene da un contesto di Fase , il che coincide con la datazione generalmente proposta per questo gruppo (decenni finali  - primi decenni  a.C.). I 

 L . L W . Cf. ad es. M  ; V  M .  V  M  ; .  , , , p. . Una prima osservazione riguarda la difficoltà di adattare i raggruppamenti di Van der Mersch al materiale raccolto in contesti terrestri non tombali, generalmente frammentario e non ricostruibile, sì che prevale l’analisi formale di frammenti determinabili, in primo luogo gli orli. In questo senso – ma non era questa, occorre ricordarlo, la finalità primaria del lavoro di Van der Mersch – appare difficile ad esempio distinguere tra orli del gruppo   e , o, in altri casi, dei gruppi   e . Per una recente messa a punto cf. da ultimo C .  Per le generalità dei due gruppi, corrispondenti grosso modo ai tipi Lyding Will  e , cfr. V  M . Occorre ricordare che, sulla base dei soli frr. d’orlo, non è agevole distinguere tra anfore appartenenti al gruppo   e  . 

rimanenti frammenti di anfore  , rinvenuti in contesti di fase  e , saranno quindi da considerarsi residuali. Sulla possibile provenienza dei frammenti elbani niente si può dire in assenza di una campagna di analisi sulle paste ceramiche, se non che si trattava di materiali di cui è riconosciuta la produzione in più luoghi della Sicilia e della Magna Grecia.  Oltre ai confronti indicati dagli AA. dei capitoli precedenti, altri raffronti sono possibili con materiali da località liguri (Genova),  toscane (Pisa,  Bora dei Frati - Pietrasanta),  magnogreche (Pomarico Vecchio,  Ischia)  e siciliane (Segesta,  Lilibeo,  Poggio Marcato di Agnone,  Palermo,  Solunto,  Cozzo Sannita,  Montagnola di Marineo,  Entella,  Cozzo Mususino,  Caracausi,  Terravecchia di Grammichele,  Lipari),  nonché dalla Sar

Per i possibili centri di produzione si rimanda a D, D P  ; B B  ; V  M , da integrare con C . Di grande interesse i dati dal ‘ceramico’ di Ischia, dove è documentata una notevole produzione di anfore   e  tra fine  e metà  a.C. (O, P, T M ).  M , p.  nr. , fig.  nr.  (Genova, San Silvestro, da un contesto databile agli ultimi decenni del  a.C.) ; ibid., p. , fig.  nr.  (Genova, San Silvestro : reperto residuale in contesto di  a.C.).  P, S , p.  nr. , tav. ,  (Pisa, giardino dell’Arcivescovado) ;  S ,  fig. , nr. ,  nr.  (da Bora dei Frati,  a.C.).  Pomarico , tav. , nrr. , - (dalla metà del  alla metà del  a.C.).  O, P, T M , p.  fig. .  Segesta , p. , tav. ,  (ultimo quarto  a.C.) ; p. , tav.  (da uno strato di crollo dell’ultimo quarto del  a.C.) ; p. , tav. , - (fine  - inizio  a.C.). Altri materiali simili, sempre da Segesta, ma da contesti assai più tardi : Segesta , pp. -, tav. ,  ; p. , tav. ,  ; p. , tav. , nr.  ; pp. -, tav. , nr. .  B , p. , tav. , nr.  (dalla necropoli, ultimo decennio del  a.C.) ; B, V , p. , tav. ,  / (da un’area di produzione ceramica, - a.C.)  B B , pp. - (contesto di fine -inizio  a.C.).  D S a, p.  nr.  (seconda metà  a.C.) ; SÀ , p. , R e R (metà -inizi  a.C.).  P , pp. -, nrr. -,  (seconda metà  - inizio  a.C.).  L , fig.  nr. .  T , pp. -, fig. , nrr.  e .  Entella , p.  n. , tav. b ; p. , tav. f (quest’ultimo da un contesto di fine -inizio  a.C.).  E , p.  fig.  (fine  a.C.).  M , p.  nrr. -, fig.  (seconda metà  a.C.)  B B , fig.  nrr. ,  e  (databili tra fine  - inizi  a.C.).  Da ultimo C , p.  fig.  d-i, fig.  a (dalla necropoli in contrada Portinenti, riutilizzate in tombe con corredi del secondo quarto del  a.C., ma tipologicamente databili tra la seconda metà del  - primi decenni del

     degna (Olbia)  e dalla Francia meridionale (Lattes).  Una possibile provenienza o transito dalla Sicilia Occidentale per almeno alcune di queste anfore è indiziata dal graffito punico presente su un orlo.

 v e  Si tratta di due gruppi anforici che già nella proposta di inquadramento di Van der Mersch è talvolta difficile distinguere, tanto più in presenza di materiali molto frammentari come i nostri. D’altra parte all’interno delle anfore riconducibili al gruppo   sono state notate una serie di variazioni nelle proporzioni generali (con tendenza verso un progressivo allungamento e affinamento), che potrebbero avere un valore anche cronologico,  portando senza soluzione di continuità alle anfore  . In presenza di soli frr. di orlo non è quindi possibile operare distinzioni precise. Alcuni degli orli di  – a sezione triangolare poco spiovente – sono comunque confrontabili con anfore   (databili tra la fine del  e i primi decenni del  sec. a.C.), sia dalla Toscana (Follonica, Isola di Montecristo, Punta Ala, Populonia, Secche della Meloria, Pisa, Bora dei Frati - Pietrasanta), che dal Lazio (Marina di Montalto), dalla  a.C. : ibid., pp. - con bibl. e confronti). Da Lipari, dalla T.  della necropoli di contrada Diana, proviene l’esemplare eponimo di un gruppo di anfore rinvenute a Lipari e riconducibili appunto al gruppo   : C , p. -. Cf. anche A L in AA. VV. , p.  fig. b (dal fondale di Capistello).  C a, pp. -, con ampia bibliografia cui si rimanda per ulteriori confronti in Sardegna e altrove.  Lattara  , pp. - (fine  - primo quarto  a.C.) con altre attestazioni nell’area.  Cf. infra, p.  nr. . Ovviamente si tratta solo di un indizio – che trova un parziale conforto nella serie di attestazioni di questo tipo anforico in siti siciliani. Il graffito può infatti significare solamente, ad esempio, che l’oggetto ha fatto parte del carico di una nave punica.  Cfr. C , pp. - con bibliografia precedente.  P in M , p.  fig.  (con lettere graffite in legatura , ductus sinistrorso).  M in M , pp. -, fig.  (dal relitto di Cala Diavolo, « intorno o poco prima della metà del  a.C. »). Per una datazione agli inizi del  a.C. C , pp. -).  C , pp. - (sporadico, tipologicamente databile alla fine -inizio  a.C.).  S , pp. -, figg. nrr.  e  (dalla coll. Gasparri, databili « ai decenni finali del  a.C. »)  B, C , pp. , - (dal relitto , verso la metà del  a.C.).  M , p.  nr.  (da Pisa, Piazza Dante).  S , p.  fig.  nr. , p.  nr.  (da Bora dei Frati, possibile produzione locale in base ad analisi mineropetrografiche).  I in Archeologia Subacquea  , p.  fig.  (generalmente datati alla prima metà del  a.C.).



Sicilia (Lipari, Panarea, Filicudi, Segesta, Lilibeo, Camarina, Monte Saraceno di Ravanusa, Caracausi), per citarne solo alcune. La maggior parte degli orli di  presentano invece caratteristiche morfologiche (faccia inferiore orizzontale o decisamente spiovente) che ne sembrano denotare la recenziorità, trovando confronti in materiali datati al pieno  sec. a.C., sia in Liguria (Genova) che in Toscana (Pisa, San Rocchino, Ponte Gini ad Orentano, Isola del Giglio), in Italia Meridionale (Nocera Terinese) che in Sicilia (Segesta, Lilibeo, Monte Iato, Montagnola di Marineo) e in Francia meridionale (Lattes, con rassegna dei rinvenimenti nell’area).   Dalla necropoli di Contrada Portinenti : C , pp. -, con bibliografia e ampia discussione, riguardante soprattutto la cronologia (che spazia dalla fine del  alla metà del  a.C.). Sono prese ad esempio del tipo   le anfore del relitto della Secca di Capistello (AA. VV. , pp. , - figg. -).  A L in AA. VV. , pp. -, fig.  a-c (anfore simili a quelle della Secca di Capistello, ma di forma ancora poco allungata e quindi presumibilmente anteriori : « ultimi decenni del  a.C.).  A L in AA. VV. , pp. -, fig.  a-b (datazione in base alla forma, più antica di quelle della Secca del Bagno di Panarea : « prima della fine del  a.C. »).  Segesta , pp. -, tav.  (da un contesto del primo trentennio del  a.C., con ampia bibliografia e discussione). Il corpo dell’esemplare segestano appare tuttavia assai meno slanciato dei corpi – già affusolati – della cisterna di . Cf. anche ibid., p. , tav. ,  (da un contesto di fine  - prima metà  a.C.), e p. , tav. , nrr. - (da un contesto di prima metà  a.C.). Molti altri frr. di orli pubblicati nella stessa sede provengono invece da strati rimescolati.  B , tav. , nr.  (primo quarto  a.C.). Non sono datati i frr. rinvenuti in mare davanti Capo Boeo (F, B , pp. ,  fig.  a-b).  P - (contesto di fine -inizio  a.C.).  S , tav. , nr.  (da un piccolo edificio attivo tra la fine del  e l’inizio del  a.C.).  M , p.  nr. , fig.  (inizi  a.C.).  M , p.  fig.  nr.  ; p. , fig.  nr.  (Genova, S. Silvestro,  a.C.).  P, S , p.  nr. -, tav. . (Pisa, giardino dell’Arcivescovado).  P b, pp. ,  fig.  nr.  (da San Rocchino, fase ellenistica, seconda metà  a.C.).  C , pp. ,  fig. , -, da contesti della  fase, circoscritta ai decenni centrali del  a.C.  C, R , pp. -, tav. , - (da Giglio Porto) e , tav. ,  (dal Castellare del Campese).  V M , pp. -, - (datazione generica nel  a.C., produzione locale per la presenza di scarti di fornace).  Segesta , pp.  nnr. -, tav.  (con bibliografia e confronti tra  e  a.C.) ;  B , p.  nr. , fig.  nr. b ; B , pp. -, tav. , tipo  , con bibliografia.  I , pp. -,  fig.  a-b (databili ancora nel  a.C., anche su base epigrafica).  T , pp. -.  Lattara  , pp.  sgg. (questi tipi di orlo iniziano



   

Anche i frammenti di corpi rinvenuti nella cisterna mostrano già in atto la tendenza all’allungamento delle proporzioni che porterà alle Dressel  ; in particolare, i frr. nrr. - sono simili a anfore dall’Elba (Barbarossa)  e dalla Sicilia (Terrasini, Antiquarium,  Lipari).  Il corpus di anfore “greco-italiche” di  si compone quindi di un limitato numero di anfore antiche, databili tra la fine del  e gli inizi  a.C., cui segue una maggiore quantità di anfore di pieno  a.C. Per quanto riguarda la provenienza, le osservazioni mineropetrografiche eseguite su diversi campioni – relativi però solo alle anfore più tarde – dimostrano una generica provenienza “tirrenica” per tutti gli impasti esaminati (senza che al momento sia possibile specificare ulteriormente l’area di produzione). A. C. Le Anfore Puniche Aree -- Nell’ambito del materiale anforico rinvenuto a  è possibile enucleare un gruppo di frammenti riconducibili a produzioni di area punica.  Tale attribuzione, effettuata sulla base di fattori morfologici, risulta confermata da una prima indagine mineralogica  che ha interessato la quasi totalità dei frammenti determinabili appartenenti a questa classe. I risultati dell’esame allo stereomicroscopio  sono qui di seguito riportati. Gruppo  : quarzo eolico a) massa di fondo carbonatico-ferrica b) massa di fondo marnosa c) con inclusi neri ( ?) e massa di fondo carbonatico-ferrica. Gruppo  : quarzo eolico con granuli di calce a) molti granuli di calce e massa di fondo ferrica b) massa di fondo ferrica con molti granuli di calce ad essere attestati dalla seconda meetà del  e soprattutto intorno alla metà del  a.C.).  R in M , p.  fig.  (dal mare antistante la spiaggia del Barbarossa).  P , p.  fig. , c (= tav. , c).  A L in AA. VV. , pp. ,  fig. - (databili solo tipologicamente : forse fine  a.C.)  Vedi anche infra, p. .  Ringrazio il dott. Sergio Sfrecola del  (Laboratorio Analisi Ricerche Archeometriche) operante presso il Settore di Mineralogia applicata all’Archeologia dell’Università degli Studi di Genova, e Tiziano Mannoni, responsabile dello stesso Laboratorio, che hanno eseguito rispettivamente le analisi e le osservazioni di sintesi.  Si rimanda per le osservazioni critiche su questo approccio analitico al capitolo sulle greco-italiche (p. , nn. -), sottoposte allo stesso tipo di esame.

c) pochi inclusi di calce e massa di fondo carbonatico-ferrica. « Quindici campioni di anfore puniche, esaminati allo stereomicroscopio, hanno fornito un carattere mineralogico comune, costituito dalla presenza di quarzo arrotondato da trasporto eolico. Tale carattere stabilisce subito una provenienza delle terre impiegate dalle coste nordafricane e parte di quelle siropalestinesi, con un’interruzione per quanto riguarda la costa libanese. Anche in questo caso all’interno del gruppo sono possibili distinzioni di aree più ristrette sulla base dell’associazione con quarzo eolico di altri componenti mineralogico-petrografici e della composizione della matrice argillosa. Tutti i sottogruppi riscontrati trovano comunque confronti nelle produzioni anforacee di vario periodo identificate a Cartagine ». Il confronto con le analisi pubblicate da D. B. S. Peacock  sulle ceramiche rinvenute a Cartagine conferma l’ipotesi di provenienza metropolitana o costiera dei frammenti di , ma il carattere circoscritto e parziale dell’esame stereoscopico effettuato su detti frammenti non permette di precisare a quale dei gruppi, e quindi delle fabbriche individuate dallo studioso possano essere attribuiti ; l’unico dato certo sul quale è lecito fondare ipotesi concrete, cioè la presenza qualificante del quarzo eolico che non compare mai nelle terre del Mediterraneo non menzionate, ci assicura della pertinenza dei frammenti elbani ad aree di produzione nordafricana. Fin qui l’aspetto analitico ; l’esame autoptico suggerisce ulteriori determinazioni. Si distinguono infatti tre tipi di pasta. Pasta  (corrispondente al gruppo , b delle analisi) argilla bianco giallastra, superficie esterna-interna sabbiosa al tatto, omogenea, compatta, inclusi micacei molto piccoli, uniformemente distribuiti. Pasta  (corrispondente al gruppo , a delle analisi) argilla rosso mattone (il colore è forse dovuto alla massa di fondo ferrica), dura, omogenea, porosa, numerosi inclusi bianchi molto piccoli, uniformemente distribuiti, tracce di inclusi bianchi più grossi (mm ,) più radi. Pasta  (corrispondente ai gruppi , a ; , c ; , b ; , c delle analisi) argilla rosa arancio, dura, omogenea, compatta ; ingubbiatura esterna bianca molto diluita ed evanida in alcuni punti, che  F, P , pp. - : in particolare il  gruppo sembra più facilmente confrontabile con .  Calcitic ware (abundant calcite), p. .

     si riscontra anche all’interno, solo nella parte superiore dell’orlo ; tracce di tornio ; in frattura, il colore della pasta è arancio uniforme ; inclusi bianchi da molto piccoli a medi (mm ,/,), uniformemente distribuiti. La Pasta  è facilmente distinguibile sia per le caratteristiche esterne che per la corrispondenza perfetta riscontrabile tra i risultati dell’analisi mineralogica e l’aspetto morfologico. In questo gruppo si riconoscono pochi frammenti di orlo (frr. ) e di parete (frr. ) ascrivibili ad un tipo non propriamente punico (T. , nn. -), ma trattato in questa sede proprio perché di fabbricazione nordafricana, definito “pseudo-massaliota” per la sua somiglianza con il profilo generale delle massaliote oltre che per la caratteristica dell’orlo a mandorla ribattuto. La sua diffusione è estremamente ampia  ed è frequente constatarne la presenza in ambienti punici o in concomitanza con tipologie ceramiche strettamente puniche, tanto che vengono ipotizzati più centri di fabbricazione, taluni relazionati con il mondo cartaginese.  Anche la datazione è piuttosto ampia (prima meta - a.C.) e ancora poco precisata rispetto ad eventuali varianti morfologiche affermatesi nel corso dei secoli ; nel nostro caso se ne rinvengono frammenti in  diverse, a partire dalla fase ..  Per quanto riguarda le forme più propriamente riferibili ad ambienti culturali punici, il tipo di anfora cosiddetta senza collo è rappresentata da un unico frammento (T. , n. ) classificabile, secondo la tipologia maggiormente in uso, come Maña .  Ma, a proposito della denominazione delle anfore puniche, sarà opportuno fare alcune brevi precisazioni metodologiche,  ai fini di una più corretta utilizzazione dei dati qui presentati. Infatti la classificazione delle anfore commer

B , p. . B, F M , p. .  Non va comunque scartata, per questi frammenti, la diversa collocazione tipologica suggerita dalla dott. ssa A. Rodero Riaza (Conservatore del Museo Arqueologico Nacional di Madrid, e Direttrice del succitato scavo sottomarino di Cales Coves), dopo aver preso visione del materiale. Secondo la studiosa infatti, nei nostri frammenti non sono sufficientemente apprezzabili i particolari relativi alla ribattitura dell’orlo, al contrario molto evidenti negli esemplari iberici ; propenderebbe perciò per la loro appartenenza ad un tipo di ‘Jarra’ (R R , pp. -, tipo . a) noto sia dalle coste nordafricane che dalla Sardegna e Baleari.  Nella recente classificazione di Ramón Torres, il frammento è inseribile nel tipo T-..., di probabile produzione nei centri punici della Sicilia (da ultimo G , da Solunto).  Anche in questo caso le osservazioni metodologiche – valide per l’epoca di redazione del testo – risultano superate quanto meno dalla recente pubblicazione di Ramon Torres , in cui per ogni tipo anforico viene individuata 



ciali fenicie e puniche, sia dal punto di vista cronologico che tipologico, costituisce a tutt’oggi uno dei tanti problemi aperti all’interno della classe dei grandi contenitori da trasporto. Il riferimento frequente al primo tentativo di classificazione di J. M. Maña  che per quanto meritorio e ragguardevole, risulta oggi fortemente incompleto e datato visto che risale agli anni ’, genera spesso inevitabili fraintendimenti quando vi si vogliano inserire a tutti i costi reperti, spesso frammentari, provenienti da qualsiasi regione del Mediterraneo, senza tener conto delle evidenti lacune, a partire dalla esemplificazione grafica in esso proposta. In realtà l’avanzamento degli studi ci orienta verso sempre più specifiche puntualizzazioni giacché, come precisa P. Bartoloni,  « … anche le anfore commerciali, cosi come è stato notato per tutta la ceramica vascolare fenicia di matrice orientale, a partire dalla fine del  sec. a.C., mutano di forma nell’ambito di ciascuna regione di appartenenza, distaccandosi in autonomia dai prototipi comuni, a tal punto da assumere aspetti che, anche nell’ambito della koine punica, formalmente nulla condividono con gli esemplari coevi delle restanti regioni del mondo fenicio e punico d’Occidente ». Già J. M. Maña, classificando il tipo  come iberico o « de la costa catalana », metteva in dubbio l’origine punica del tipo (dove con punica intendeva probabilmente cartaginese) ; più recentemente sia studiosi spagnoli, come M. Pellicer Catalàn e P. Florido Navarro, che italiani, come P. Bartoloni,  ammettono la possibilità di una produzione sia nei centri sud-occidentali della penisola iberica – Pellicer / Florido  / Bartoloni  – sia nella regione catalana e/o nei centri punici di Sicilia – Bartoloni . L’impossibilità temporanea, dovuta a motivi tecnici,  di effettuare analisi mineralogiche sul frammento rinvenuto a  non ci permette di fare ipotesi concrete sulla sua provenienza, mentre le scarse dimensioni dello stesso non consentono di specificarne il sottotipo e la relativa capacità (l  per , l  per ). La diffusione della forma (da non confondere con la  Barun’area di distribuzione dei reperti e proposta una possibile zona di produzione.  MÑ , pp. -.  B , p. .  P C , pp. -, fig. , D ; F N , p.  ; B , p. . Ringrazio tutti e tre gli studiosi che ho avuto occasione di incontrare personalmente, e in particolare il dott. Bartoloni che ha preso visione del materiale, per i preziosi consigli e suggerimenti offertimi durante la stesura del presente lavoro, del quale mi ritengo comunque unica responsabile.  Il frammento si trova esposto al Museo Civico Archeologico di Portoferraio.



   

toloni dalla quale si distingue nettamente per l’andamento dell’orlo superiormente piatto e inferiormente gonfio a causa di una leggera risega esterna) è ampia : dalla costa nordafricana ai giacimenti dell’Andalusia occidentale al Levante iberico, Baleari comprese, fino al Sud della Francia ; sono noti esemplari anche in Sardegna e in Sicilia, soprattutto Mozia.  Piuttosto ampia risulta anche la cronologia che va dal  al  sec. a.C., e il fatto che il nostro frammento tipo Maña  provenga dal Muro , cioè da un contesto stratigrafico non affidabile, non ci permette di precisarne la datazione. I rimanenti frammenti determinabili appartengono al tipo universalmente noto come Maña , la cui scansione cronologica e morfologica è stata ulteriormente precisata, grazie a recenti studi,  attraverso l’individuazione di alcuni sottotipi. Alcuni frammenti di orlo, che presentano le caratteristiche della Pasta , possono essere inquadrati nel sottotipo a di Guerrero/  di Bartoloni,  pur rivelando un profilo meno canonico (T. , n. ) che trova i confronti più prossimi, per esempio, negli esemplari provenienti dal relitto di ‘El Sec’,  caratterizzati da una fisionomia più squadrata che allungata. L’attribuzione a questo sottotipo sarebbe confermata dalla cronologia, fissata dai due autori tra il  e i primi anni del  a.C. ; infatti, mentre un frammento proviene dall’ , l’altro è stato rinvenuto nella   (concotto esterno del focolare ), cioè da uno strato abbastanza affidabile, tipico della fase .. I rimanenti frammenti di orlo disegnabili (T. , nn. -), dei quali tre – nn. , ,  – in Pasta nr.  e due – nn. ,  – in Pasta nr. , appartengono al sottotipo  b Guerrero /   Bartoloni,  caratterizzato da una « bocca strombata, orlo estroflesso e aggettante verso l’esterno talvolta con modanature a becco ».  La cronologia è fissata per il momento al  sec. a.C. con un’incursione ai primi decenni del  a.C. (reperti di Luni, colonia fondata nel  a.C.). 

Cfr. p.  n. 8 per la bibliografia dei reperti citati. In particolare buoni confronti si ritrovano al Cerro Macareno (P C , p. , fig. , laddove si apprezza anche la differenza con il tipo precedente, p. , fig. , per es. nr. ).  G A , pp. - ; B , pp. -.  B , p.  ; G A , p.  [vicino a R T  T- ..].  G A , p. . Anche per questi due esemplari la dott.ssa Rodero Diaza suggerisce una diversa interpretazione tipologica, uguale a quella proposta supra, p.  n. .  G A , p.  ; B , p.  [R T  . ....].  B , p. .

Questa datazione evidenzia un momento di sovrapposizione tra i due sottotipi, individuabile nei primi decenni del  a.C. e che sembrerebbe attestato anche a  dove essi sono presenti in strati contemporanei pertinenti alla fase . ( fr. da   e  fr. da  =) ; il C lb ricompare poi, oltre che nello strato di superficie (T. , nn. -), anche in fase . (fr.  in   e fr.  in  ). La diffusione di ambedue i tipi, anche se documentata da pochi esemplari per sito e in contesti molto diversi – abitati, necropoli, relitti, zone portuali –, è molto ampia e abbraccia tutto l’arco del Mediterraneo occidentale : Sicilia, Sardegna, Baleari, costa catalana e francese, Italia propria (Luni, Ischia, Lucania), Malta, Nord Africa.  Per quanto riguarda l’area più direttamente relazionabile con l’Isola d’Elba, sono noti un esemplare di anfora punica a, dalla fortezza di Monte Castello di Procchio, uno dalla necropoli delle Grotte di Populonia, Tomba n.  o del ‘corridietro’,  e altri da Roselle, Volterra ed Cosa.  L’esemplare di Populonia, rinvenuto intero, sia per la somiglianza con le caratteristiche della pasta già descritte, che per le consonanze riscontrabili con altre tipologie presenti nel corredo (greco-italiche, Atelier des Petites Estampilles, Campana A), rappresenta un’ulteriore prova delle strette relazioni esistenti tra  e Populonia. Proprio prendendo avvio da quest’ultimo confronto, si possono tentare di ricostruire, sulla base di alcune considerazioni preliminari, alcuni tra i filoni di indagine che appaiono più convincenti. Innanzitutto va segnalata l’importanza di un tale tipo di testimonianza archeologica in ambiente non punico, dato che si rivela abbastanza nuovo per l’Arcipelago toscano, relativamente a quest’epoca (fine  - inizio  a.C.). In secondo luogo, occorre notare che le attestazioni sono generalmente ridotte in quantità – si tratta sempre di pochi esemplari –, ma significative per l’esame dei circuiti commerciali in atto in questo periodo storico. Tali circuiti appaiono estremamente variegati e complessi, considerando le vicende relative alla  e  guerra punica che interessano tutto il Mediterraneo. In considerazione del fatto che nel mar Tirreno si svolgono i conflitti tra Roma e Cartagi

Per le referenze bibliografiche ai singoli siti cfr. G A , pp. - ; B , pp. .  R , pp. -. cat.  ; il pezzo da Monte Castello di Procchio, inedito, è conservato al Museo Civico Archeologico di Portoferraio (inv. nr. ).  S , p.  e nota .

     ne, che porteranno alla conquista romana della Sardegna nel  a. C, è possibile che queste anfore, prodotte in Nord Africa come risulta dalle analisi effettuate, giungano all’isola d’Elba attraverso una rotta che percorre le coste nordafricane e poi spagnole seguendo un criterio di ridistribuzione dei materiali in più tappe, tra le quali quelle dei centri costieri dell’Etruria, e in questo caso Populonia.  La compresenza, spesso notata, di anfore greco-italiche e di puniche in tutto il territorio peninsulare  sembra confortare questa ipotesi giacché appare chiaro che i prodotti nordafricani non giungono in prima istanza nella penisola ma attraverso una serie di transazioni, già note per il periodo precedente,  che hanno come protagonisti tra gli altri i negotiatores italici non ancora del tutto romanizzati. M. C. D’A. Area  I frammenti riferibili ad anfore puniche sono , tra i quali  frammenti di orlo. Questi ultimi ci danno modo di inquadrare tipologicamente e cronologicamente questi contenitori. Due frammenti (T. , nrr. -) sono pertinenti ad un’anfora cilindrica ‘a siluro’, prodotta nel Nord Africa e, soprattutto, nelle fornaci di Cartagine, nel corso del  a.C. I due frammenti si avvicinano al tipo Bartoloni   (a sua volta corrispondente al tipo Maña  e Florido ) ed al tipo -... della classificazione di J. Ramon Torres.  Quest’anfora è attestata in Sardegna, nell’arcipelago delle Baleari, sulle coste andaluse e nell’estremo Occidente mediterraneo.  Due frammenti (T. , nrr. -) sono pertinenti ad un’anfora cilindrica, meno slanciata della precedente, confrontabile con la forma Bartoloni H,  prodotta nell’Africa settentrionale, forse a Malta e in Sicilia. Nella classificazione di J. Ramon Torres i due frammenti possono essere avvicinati alle forme T-.../T-....  Que

B , p. . Cfr. supra il paragrafo dedicato alle anfore greco-italiche. Un’anfora punica è presente, ad esempio, nel relitto della Secca di Capistello (A L in AA. VV. , pp. ,  fig.  a-b). Anche nell’abitato ellenistico di Giglio Porto accanto ad una preponderante presenza di anfore greco-italiche troviamo un esemplare di anfora punica (C, R , p. ). Lo stesso dicasi, ad esempio, per Genova, San Silvestro (M , p. -, p.  fig.  nr.  : anfora Maña C  associata ad un’anfora greco-italica di  a.C.).  R , pp. -.  B , fig.  e p. , con bibliografia.  R T , p.  con bibliografia.  Oltre ai repertori in R T , vedi la bibliografia citata in C b, pp. - e note -.  B , fig. , p.  con bibliografia.  R T , pp. - con bibliografia. 



sta anfora, presente in Sardegna, in Sicilia, ad Ischia, nell’arcipelago delle Baleari e sulle coste catalane, è databile nel  a.C., con particolare concentrazione nel primo terzo o nella prima metà del secolo. M.D.I. ISCRIZIONI SU ANFORE Si riportano qui di seguito i graffiti che compaiono su alcuni frr. di anfore etrusche e massaliote.  ) (T. , nr. ) : graffito con strumento a punta fine su un fr. di spalla di anfora etrusca in pasta  ; h cons. cm. , ; Tratto verticale con arco a semicerchio. Può trattarsi sia di un phi che di un rho oppure, meno probabilmente, di un het.  ) (T. , nr. ) : graffito con strumento a punta fine su un fr. di anfora etrusca in pasta  ; h cons. cm , ; tratto verticale con accenno di tratto obliquo. Può trattarsi sia di un epsilon, che di un digamma o di un’alpha ‘a bandiera’.  ) (T. , nr. ) : graffito con strumento a punta fine su fr. di parete di anfora etrusca, pasta  ; h cons. cm , h ricostruib. cm  ; può trattarsi di un lambda sinistrorso. Non è escluso, dato lo stato di conservazione del frammento, che esistesse un altro tratto obliquo sul lato opposto della barra verticale, e che si trattasse quindi di un segno a tridente (chi), eventualmente con valore numerale ().  ) trattino orizzontale graffito alla base di un’ansa di anfora etrusca in pasta  ; lungh. cm , ; probabile valore numerico. ) (T. , nr. ) : graffito sull’ansa di un’anfora etrusca in Pasta  : v h cm , ; si tratta di un digamma (possibile sigla del contenuto ?).  

Ringrazio sentitamente il prof. Carmine Ampolo, che ha gentilmente accettato di esaminare i graffiti fornendomi preziosi suggerimenti ; il prof. Stefano Bruni, che mi ha consigliato nell’edizione dei graffiti etruschi, e il prof. Sandro Filippo Bondì, che ha cortesemente riconosciuto e letto il graffito punico nr. . Mi assumo ovviamente la responsabilità di ogni errore od omissione.  L’indicazione dell’aspirata con cerchiello tagliato – se di questo si trattasse – sarebbe segno peculiare degli alfabeti dell’Etruria settentrionale : cf. M a, p.  fig.  (alfabeto tipo  ) e p. , fig.  (tipo  ). Cf. anche – per le altre lettere proposte – H , nr.  (da Aleria) e R  (da Populonia, prima metà  a.C.).  Per l’alpha ‘a bandiera’ cf. H , nr.  (da Aleria).  H , nr.  (da Aleria, - a.C. ca.). Per il segno a tridente cf. infra, nr. .  Il digamma è un simbolo molto diffuso tra i graffiti vascolari ; cf. B  ; M , pp. - (da Populonia) ; si ritrova, dipinto, su un’ anfora greco-italica da Tarquinia (, , , nr. ) ; si può intendere come abbreviazione di vel (cf., ad es., vel dipinto su un’anfora greco - italica da Tarquinia : , , , nr. ), oppure



   

) (T. , nr. ) : graffito con strumento a punta fine sulla spalla di un’anfora etrusca in Pasta  ; lungh. cons. cm  ; si può trattare sia di un segno a croce in legatura con un altro simbolo (segno a tridente ? tratto verticale ?),  a formare forse una sigla numerica,  o di un alpha di cui manca parte del tratto verticale destro e la metà superiore del tratto curvilineo sinistro.  ) (T. , nr. ) : graffito con strumento a punta fine sulla parete di un’anfora etrusca in Pasta  ; h cons. cm , ; si tratta quasi sicuramente di un segno a croce.  ) (T. , nr. ): graffito sulla parete di un’anfora etrusca in Pasta ; lungh. cons. del tratto obliquo cm ; si può trattare di un rho sinistrorso ovvero di un alpha. ]r[ ) (T. , nr. ) : graffito con strumento a punta fine sull’ansa di un’anfora etrusca in Pasta  ; h cm , ; si tratta di un ypsilon o di un chi, a seconda che vi sia stato o meno il tratto centrale ; in ogni caso è un segno numerico ( o ).  ) trattino orizzontale graffito alla base di un’ansa di anfora etrusca in Pasta  ; lungh. cm , ; probabilmente valore numerico. come abbreviazione di vinum o vinun, termine che ritroviamo graffito su un recipiente per indicarne il contenuto (, , , nr.  da Gravisca) ; cf. per Populonia, M , pp. - (con bibliografia). Il problema rimane comunque aperto. Da punto di vista formale, la brevità del tratto verticale del digamma trova confronto con un graffito da Aleria (H , p. ) e da Populonia (M C , pp. -). 

Quest’ultima lettura mi è stata suggerita dal prof. Bruni.  Segni a croce con altre appendici ad Aleria : H , nr.  (fine  a.C.) ; nrr.  e  (inizio  a. C). Un segno simile – ma da tutt’altro contesto geografico e cronologico – da Camarina (inizi - prima metà  a.C.) : M P , pp. - tav.  .  Per un alpha simile cf., ad esempio, , , , nr. , su peso da telaio, da Volsinii, nonché M , su anfora etrusca da Porto Baratti, e M , da un livello di  a.C. dell’‘edificio industriale’.  Il segno a croce è diffusissimo come sigla su ceramica (G , p. , con disamina dei dati da Marzabotto) ; per Aleria cf. ad esempio H , nrr. -. Altri segni a croce sono graffiti su frammenti ceramici provenienti dall’insediamento ellenistico di Pietra Murata (Z , p.  fig. ).  Per il rho cf. ad esempio M , p.  nr.  (da Populonia, tardo  a.C.).  Cf. H , nrr. -, su tre coppette acrome, e nr. , su un piattello Genucilia (da Aleria), nonché , , , nr.  (da Tarquinia) ; si ricordi anche, sempre da Tarquinia, il segno u sull’ansa di un’anfora punica (, , , nr. ). Il segno chi con valore di  è ad esempio attestato a Volterra, su un coperchio di urna (prima metà  a.C. : M , nr. ), e a Mantova, da Bagnolo di San Vito (D M , p.  nr. ). Una sequenza uc compare in una ciotola a vernice nera da Bora dei Frati (Seravezza) (P a, p.  fig. ,  nr. ) e in tre coppette acrome da Aleria (H , nrr. -). Un segno a tridente all’interno di una coppetta in pasta grigia dall’abitato di Ponte Gini ad Orentano viene interpretato come segno forse apotropaico (C , p. , p.  fig. , ). Per Marzabotto G , p. .

) (T. , nr. ) : graffito con strumento a punta fine sulla parete di un’anfora massaliota ; h cons. cm , ; si può trattare, pur nella frammentarietà del reperto, di parte di una lettera, forse un digamma o – meno probabilmente – di un epsilon.  ) (T. , nr. ) : graffito con strumento a punta fine sulla spalla di un’anfora massaliota : en[ si tratta di un epsilon (h cons. cm ,) e di un ny (h cons. cm ,) sinistrorsi ; non è possibile sapere se si tratta solamente di una sigla o è parte di una iscrizione più ampia. Il ductus sinistrorso e l’epsilon con tratti brevi fortemente obliqui inducono a pensare ad una mano etrusca.  ) (T. , nr. ) : graffito con strumento a punta fine sulla spalla di un’anfora etrusca in Pasta  : ka Ductus destrorso ; si tratterebbe di una sigla ben documentata nel repertorio di graffiti etruschi su ceramica.  Dato il ductus e la forma dell’alpha appare tuttavia più verosimile che si possa trattare di una scritta in greco.  ) (T. , nr. ) : graffito su un’ansa di anfora etrusca in Pasta  : si tratta di un segno a tridente o chi, probabilmente con valore numerale.  ) (T. , nr. ) inciso prima della cottura su un’ansa di anfora etrusca in Pasta  : si tratta di un motivo a zig zag a sei tratti, di significato ignoto. ) graffito sull’ansa di un’anfora etrusca in Pasta  : tre tacche parallele, con valore numerico. ) (T. , nr. ) graffito profondamente sulla parte inferiore dell’orlo di un’anfora   : due tratti paralleli, probabilmente una sigla o un numero. ) (T. , nr. ): graffito con strumento a punta fine sulla parte inferiore dell’orlo di un’anfora  : r[Si tratta di una lettera dell’alfabeto punico, reš, seguita dalla parte superiore di un’altra lettera non identificabile.  

Per il digamma vd. supra, nr. . Per graffiti da Aleria in cui ny ed epsilon presentano caratteristiche simili (in particolare i tratti verticali del ny di uguale lunghezza) cf. ad esempio H , nrr. , , . I tratti verticali non obliqui sarebbero propri di un alfabeto etrusco già ‘capitale’ : cf. M d, p.  fig. .  Un ka (sinistrorso) ricorre sul fondo di una ciotola da S. Rocchino (Massarosa) (M d, pp. ,  fig. ) e su una coppetta a vernice nera da Populonia ( a.C. : M , nr. ), nonché a Lattes (P, G , fig.  nr. ) ; si noti il ca sul collo di un’anfora da Gravisca (, , , nr. ). A Genova le k e le sigle ka sono tutte destrorse, almeno sulla base di M , p.  fig. .  Cf. M , pp.  e  fig. a (da Populonia). Cf. anche M b, da Populonia.  Cf. supra, nr.  e nota .  Sigle di una o due lettere sono comuni nei bolli su anfore puniche : R T , pp. -. 

     I materiali qui elencati trovano confronti assai stretti, come prevedibile, con analoghi reperti da Populonia e da Aleria ; purtroppo la quantità e la lunghezza delle iscrizioni sono talmente ridotte da non permettere interpretazioni. Se pertinente ad un’iscrizione etrusca (ma vd. i dubbi espressi supra), l’uso di k per la gutturale sorda in nr.  rimanderebbe ancora, per questa epoca ( - inizio  a.C.), all’area etrusca settentrionale,  probabilmente Populonia. Poco ci dicono gli altri caratteri, né appare prudente azzardare osservazioni sul tipo di alfabeto, di fronte a iscrizioni così scarne.  Per quanto riguarda poi possibili interpretazioni si ricorda che occorre distinguere tra segni che hanno un valore prettamente numerico (trattini, segni a croce, chi e u), e che potrebbero, ad esempio, riferirsi alla capacità di un dato contenitore,  e segni che invece sono puramente alfabetici : in questo caso possiamo pensare a sigle o abbreviazioni, riferibili, per esempio, al proprietario o al contenuto,4 oppure ad un sistema, basato sulla successione alfabetica, che permetteva di numerare e ordinare i singoli contenitori o ‘partite’ di merce. Questo spiegherebbe la presenza di sigle di una e due lettere, e potrebbe essere funzionale sia alla commercializzazione che all’immagazzinamento delle derrate. Di un certo interesse poi la presenza di iscrizioni apparentemente etrusche su due frr. di anfore massaliote (T. , nrr. -), che potrebbe testimoniare il ruolo di un centro etrusco, vero

M b, p.  ; I. , p. , con cenno sulla data in cui in Etruria settentrionale si diffonde l’uso di c al posto di k.  Per i diversi tipi di alfabeto diffusi nell’Etruria ellenistica si rimanda a M a. Con le necessarie cautele – si tratta sostanzialmente di sigle, e non di testi, per di più graffiti su ceramica – i maggiori riscontri sembrano sussistere con alfabeti capitali dell’Etruria settentrionale tra  e  a.C.  Per rimanere in ambito populoniese, si pensi all’anfora etrusca con sei segni a  sulla spalla (M , nr. ) ; a Volsinii, sull’orlo di un pithos, compare una serie di tre  seguiti da un segno a sei tondelli disposti su due file verticali (, , , nr. ) ; analogamente, su alcune anfore romane recuperate nelle acque elbane, compaiono segni numerici molto probabilmente riferentisi alla capacità del recipiente. Per un tentativo di interpretazione dei graffiti su anfore – quelle da un contesto di  a.C. dell’agora di Atene – cf. L .  Per un possibile uso di v come abbreviazione di vinum, cf. supra, p.  n. . L’ipotesi potrebbe trovare un sostegno nel famoso graffito vinun sul recipiente di Gravisca (T ), ma occorre ricordare che il semplice v si presta anche ad esprimere il praenomen abbreviato Vel.  Si può ancora rimandare al lavoro di D V D A , che prende in esame le lastre di rivestimento fittile del Tempio dell’Apollo a Veio : le lettere, singole o in gruppi di due e di tre, permettevano, nella ricostruzione proposta, di identificare immediatamente il lato del frontone cui era pertinente la lastra, e la successione nella serie completa. Si pensi, solo per raffronto, alle lettere fenicie dipinte sulle tavole della nave di Marsala, che permettevano di ‘guidar-



similmente Populonia, nella commercializzazione del vino provenzale in area tirrenica insulare, e corroborare quindi l’idea di un controllo del sistema - fortezze da parte della città etrusca. Ancora più interessante il graffito probabilmente greco su un frammento di anfora etrusca Py  o Py / : se appare in qualche modo scontato che la redistribuzione all’Elba di questa classe di contenitori passasse per Populonia – come dimostrato tra l’altro dai ritrovamenti terrestri e dal relitto di Cala del Piccione –, meno scontato è il ruolo di Greci in questo traffico. Il graffito può infatti essere stato apposto all’inizio del viaggio del contenitore (probabilmente da un porto dell’Etruria meridionale), e indiziare l’identità dei vettori ; oppure essere relativo a operazioni di smistamento a Populonia stessa, dove una presenza di grecofoni è documentata epigraficamente,  mentre è attestata per l’Elba dalle fonti letterarie.  Analoghi quesiti – al di là dello specifico significato della sigla – pone il graffito sicuramente punico sull’orlo di un’anfora  , un tipo prodotto in Italia Meridionale e anche in Sicilia tra gli ultimi decenni del  e i primi decenni del  a.C. : in questo caso, appare più possibile che i vettori delle anfore puniche (sulle quali vd. supra) abbiano veicolato anche produzioni forse siceliote, sebbene da Populonia non manchino attestazioni di iscrizioni in caratteri e lingua punici.  I dati fin qui esposti permettono di formulare qualche ipotesi riguardo la composizione e i mutamenti nel pur limitato panorama anforario di . Sulla base delle identificazioni e datazioni sopra proposte, avremmo nell’ambito della Fase  un primo momento – tra  e  a.C. – con presenza di anfore massaliote, ‘greco-occidentali’, etrusche (Py , Py  e Py /), cui poi farebbe seguito, nel corso del , una prevalenza di anfore etrusche Py / ; dubito, sia per motivi pertinenti la stratigrafia che per le condizioni ne’ il montaggio. Altri esempi dall’area etrusca sono citati in G , p. . Effettivamente il sistema ‘alfabetico’ qui menzionato è meno funzionale di quello numerico per operazioni aritmetiche, mentre è facilmente utilizzabile in seriazioni e conteggi elementari. Cf. anche la proposta di interpretare come seriazione (annuale, a partire dal  a.C. ca.) i bolli con lettere o coppie di lettere su anfore massaliote in Lattara  , pp. -.  Cf. M , pp. , , e già M b, nr. .  P. A., mir.,  ; C .  Ad una lunga iscrizione neopunica da Populonia si fa cenno in R, F , p.  (segnalatami da S. Bruni). Sui presunti segni punici comparirebbero sul rovescio di monete populoniesi P S , p. . Per due graffiti iberici dall’Isola d’Elba e da Populonia vd. B b, pp. - e - (con un cenno sulle diverse presenze ‘straniere’ documentabili a Populonia e nel resto dell’Etruria mineraria).



   

stesse dei reperti in questione, che anfore massaliote, ‘greco-occidentali’, etrusche siano state utilizzate nella Fase  del complesso se non come materiali residui ; solo i materiali in pasta nr. , peraltro inidentificabili, hanno una collocazione stratigrafica particolare, come indicato. La compresenza di anfore etrusche tardive, greco occidentali ( , -), massaliote è una delle peculiarità della c.d. ‘facies dei porti’  che caratterizza il Tirreno centro-settentrionale nella fase precedente l’espansione romana della prima metà del  a.C. Notiamo una pluralità di centri di produzione e di vettori, questi ultimi indiziati dai graffiti presenti sulle anfore. L’inserimento dell’Elba in questa rete – presumibilmente per il tramite di Populonia – è comprensibile tenuto conto della sua posizione geografica, allo snodo di importanti collegamenti marittimi, e delle miniere di ferro di cui si andava intensificando la produzione nelle officine del quartiere industriale di Populonia. 

M a.

Forse già alla fine della fase , e soprattutto negli strati delle Fasi . e , si assiste ad un radicale cambiamento nel panorama anforario di , composto ora nella sua quasi totalità da anfore “greco-italiche”, prodotte nell’area tirrenica, e da poche anfore puniche. È evidente – anche sulla base di quanto desumibile da altre classi di materiali – l’impatto della romanizzazione, sia nella cessazione di alcune produzioni anforiche (le anfore etrusche Py/) sia nella loro sostituzione con prodotti da aree controllate direttamente o indirettamente da Roma. Un caso esemplare, per la comprensione di queste dinamiche nella loro collocazione cronologica e storica, è quello offerto da alcuni siti dall’isola del Giglio e dal litorale toscano, in cui nei primi decenni del  a.C., in parallelo con l’espansione romana nell’Etruria marittima, si assiste ad un mutamento del panorama anforico e ceramico in genere del tutto analogo a quanto riscontrabile a .  

C, R .

    

A Aree 1-2-3

Area 5





   

A C  F   A Aree 1-2-3

    



A F  Aree 1-2-3  À

A F . Area 2  À



   

A F . Aree 3  À

A F  Area 1-2-3  À

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

A F  Aree 1-2-3  À

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LA PREPARAZIONE DEI CIBI

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M

L

 classe dei mortai è strettamente connessa con la lavorazione di alcuni derivati dai cereali destinati alla preparazione di determinati cibi. Per capire l’uso di un utensile quale il mortaio è perciò necessario analizzare le tecniche stesse di lavorazione del cereale ; oltre alla macinazione infatti (che sembra forse la più ovvia) esistono anche la macerazione e la pestatura. Teoricamente si potrebbe abbinare ad ogni tecnica un utensile diverso : macerazione – mortaio di terracotta ; pestatura – mortaio di pietra o legno ; macinazione – macina. In realtà le varie tecniche sono complementari tra loro ; in particolare la macerazione era talora necessaria a seconda del tipo di cereale da usare nella preparazione dei cibi. Nell’antichità i cereali più diffusi, oltre all’orzo, erano il farro e la zela, entrambi con chicco rivestito da una glumella molto resistente e aderente alla cariosside, mentre i due tipi di grano comparsi in seguito, triticum e siligo, avevano il chicco “nudo”, cioè coperto da tuniche leggere e poco aderenti, e davano una farina di migliore qualità.  Tecniche più energiche occorrevano per macinare e decorticare farro e zela. Il farro, ad esempio, in Etruria si polverizzava dopo la tostatura con un pestello dall’estremità rivestita di ferro (serviva con un mortaio di legno anche per pestare la zela, per la quale non era indicato l’utensile in pietra poiché il chicco non si doveva sbriciolare completamente ma frantumare in modo da ottenere tre tipi di semola di differente qualità),  oppure con un macinino provvisto di una stella dentellata.  La macerazione presso i Greci era indispensabile nel trattamento dell’orzo. Magone, scrittore cartaginese la cui opera è perduta, consigliava anche per il grano un processo di macinazione in cui il frumento doveva essere mondato con molta acqua, fatto seccare al sole e rimesso sotto il pestello.  Il sistema della macerazione risulta quindi  La terminologia scientifica e le corrispondenze con i nomi italiani e latini di ciascun cereale è stata ricavata da una tabella tratta da L , p. .  Plin., n.h., , . In questo stesso passo Plinio specifica la descrizione del procedimento per ottenere l’alica, dicendo che si aggiungeva ad essa una creta particolare che la rendeva candida e che proveniva dal colle detto Leucogeo, tra Napoli e Pozzuoli.  Plin., n.h., , . Anche Catone (De agri cultura ) testimonia l’uso di un pestello apposito per il farro quando parla di “pilum farrearium” e si riferisce probabilmente a quello con capsula di ferro.

usato o nella fase preparatoria alla macinazione oppure, soprattutto per i cereali più morbidi, quale tecnica complementare alla pestatura ; essa infatti, ammorbidendo il cereale, consente, oltre la desquamazione, una più facile riduzione in poltiglia. Questo era utile soprattutto per ottenere le pappe di cereali delle quali conosciamo dalle fonti l’uso, i vari nomi o addirittura la ricetta. Usuale tra i Greci era una pappa d’orzo, per i Romani invece la puls, preparata in un primo tempo con il farro (perciò chiamata anche farrata),  in seguito con la zela. Altri tipi di pappe sono il tragum, polenta di triticum che si consumava in Campania e la granea o graneum di cui Catone descrive il procedimento di preparazione :  il grano è lavato e decorticato con infusione in acqua, dentro un mortaio, quindi cotto nell’acqua e servito con il latte. Simile processo avveniva per la produzione dell’amylum (che significa appunto « ottenuto senza mola »),  sorta di fecola derivata dalla siligo di cui i Greci facevano uso soprattutto per i malati.  Tra le focacce una delle più antiche è forse la placenta, a base di farro macerato in acqua e lavorato insieme al formaggio ; è presente in una cucina di sapore arcaico e popolare come quella descritta da Catone, ma il suo uso è ancora ben conosciuto anche in epoca posteriore.  Focacce e pappe costituiscono perciò la fase iniziale dell’alimentazione, definita infatti da Maurizio « l’età delle pappe e delle gallette di cereali ».  Risulta quindi evidente perché fos-

 Plin., n.h., ,  e  ; Varro, De re rust. ... Anche per fare la falsa alica (quella fatta cioè con la zela oppure con il triticum) il cereale veniva fatto asciugare al sole dopo metà cottura, poi inumidito leggermente ed infine macinato.  La parola è usata da Giovenale (Satura , ). Plinio dice (n.h., , ) che la puls era stato il primo cibo degli antichi abitanti del Lazio, di cui i Romani si erano nutriti per lungo tempo, perché ancora ai suoi giorni chiamavano pulmentaria certi piatti ; ma doveva essere ben conosciuta anche in Etruria perché la più famosa era quella di Chiusi come afferma Marziale (, 8), ed ancora Giovenale, a proposito della farrata parla di tusco catino in cui essa veniva posta. Per la puls di zela cfr. Plin., n.h., , .  Cato, De agri cultura, .  Plin., n.h., , . Tale procedimento ci è noto, oltre che da Plinio, anche da Catone (De agri cultura, ) : la siligo deve macerare nell’acqua per dieci giorni e poi deve essere colata e mescolata bene in una conca fino ad ottenere una fecola ; il tutto viene quindi avvolto in un panno pulito e premuto in un mortaio in modo da ricavarne una crema : si ripete poi l’operazione e si pone il mortaio al sole perché  il ricavato asciughi. Celsus, , , .  Cato, De agri cultura,  ; Isidorus Hispalensis Episcopus, Etym., , , .  M , p. .



   

se diffuso e pressoché indispensabile nell’antichità uno strumento che nel medesimo tempo assolvesse alla funzione di far macerare, lavare, pestare e asciugare al sole i cereali ; non solo, in alcune preparazioni (come la placenta ad esempio), esso serve anche per impastare insieme i vari ingredienti oppure per triturare e mantecare il formaggio. L’utensile più idoneo a questo scopo può essere individuato nel mortaio in terracotta, che va distinto dall’altro strumento cilindrico (definito anch’esso con il termine “mortaio”) fabbricato in pietra o legno con lungo pestello da azionare con movimento dall’alto verso il basso per ottenere la pestatura, il cui nome latino è pila e quello greco olmo" : veniva sfruttato non solo in cucina ma anche in preparazioni farmaceutiche  e nell’edilizia.  L’utensile da noi invece preso in esame è fittile, usato per la preparazione di cibi con l’aiuto di uno o due piccoli oggetti arrotondati di pietra o di terracotta, definibili come “macinelli” e azionati strofinando con movimento circolare. Il nome latino più comune per designare questo recipiente è mortarium (che si può riferire talvolta anche a quelli di pietra), quello greco queiva (anch’esso termine scambievole) oppure iÒgdi", mentre il macinello si chiama pistillum e doi`dux oppure ajletrivbano".  Questi due differenti tipi di mortaio sono meglio identificati se definiti “a pestello” l’uno e “a macinello” l’altro ; pur avendo origine comune,  assolvono differenti funzioni e hanno forma e caratteristiche tecniche diverse. Il mortaio di terracotta a macinello ha caratteristiche costanti che si ripetono pur nella varietà dei tipi : la vasca emisferica osserva sempre la regola di avere l’altezza minore della metà del diametro ;  la parete ha in proporzione un notevole spessore ed è quindi assai resistente ; il fondo ampio, piano o ad anello, conferisce al bacino una notevole stabilità ; l’orlo è ispessito e di frequente dotato di collare o tesa che consentano una solida presa del recipiente ; quasi sempre il mortaio è fornito di un beccuccio e la parete interna è spesso resa ruvida con varie tecniche : aggiunta di  Plin., n.h., ,  e  ; Dioscoride, Materia medica, , .  Vitruvius, De architectura , ,  ; , ,  ; , , .  Tutti i termini greci si trovano in Pollux, Onomasticon , .  L’uso di due pietre primitive, battute una sull’altra, di cui l’una a forma di pera e l’altra piatta o con depressione (originaria o dovuta all’usura). Il tipo di mortaio a macinello sembra provenire da un’originaria forma in pietra poiché sono stati trovati alcuni esemplari in questo materiale ad es. a Motya (W ) o a Olinto (R , fig. ).  Osservazioni confermate da B , .

inclusi quarzosi sul fondo, scanalature orizzontali oppure ingubbiatura ruvida. Bisogna notare che la superficie interna irruvidita favoriva un maggior attrito nello strofinamento, il beccuccio permetteva nella macerazione la fuoriuscita di liquidi durante il ricambio frequente di acqua a cui erano sottoposti i cereali  e inoltre la forma molto aperta e la notevole dimensione assicuravano una più rapida evaporazione. A tal proposito Plinio, spiegando come ottenere l’amylum,  prescrive, al termine del procedimento, di porre al sole la crema perché si addensi, stesa entro alcune tegulae. Il termine tegula, usato anche da Apicio nel significato di casseruola,  risulta perciò sinonimo di mortarium e prova che il recipiente era fittile. L’uso del mortaio a macinello ci è testimoniato da una rappresentazione figurata, nella riproduzione di un affresco della tomba Golini,  rinvenuto a Porano, presso Orvieto (databile agli ultimi decenni del  a.C.) ; in esso compare, all’interno di una scena di banchetto nell’oltretomba, un cuciniere intento a lavorare con un macinello in ciascuna mano all’interno del recipiente provvisto di beccuccio e posato su un treppiede. Il mortaio a macinello poteva essere posto su una base, come appare anche da una bizzarra composizione plastica (thymiaterion), trovato in una tomba presso Todi (del  a.C.) ; qui un Satiro, impugnando due macinelli con forma di presa, macina ed impasta con movimento rotatorio dentro un mortarium collocato su base a sé stante.  Attraverso questi rinvenimenti e raffigurazioni si può quindi risalire con maggior sicurezza all’identità di questo recipiente il cui uso corrente fu senz’altro quello domestico ; bisogna però ricordare anche la funzione funeraria (mortai facenti parte di corredi funebri) e quella sacrale (mortai con dedica alla divinità, connessi con l’offerta di focacce sacre agli dei).  Del mortarium, che varia poco nella forma e rimane in sostanza lo stesso nel corso dei secoli (l’uso persiste costantemente a livello domestico anche dopo la fase delle pappe e delle focacce), si può cogliere tuttavia uno sviluppo morfologico che a noi interessa evidenziare in Etruria nell’epoca compresa tra il  e il  a.C.  Nell’esecuzione della placenta (Cato, De agri cultura ), della granea (Cato, De agri cultura ) dell’amylum (Cato, De agri cultura , Plin., n.h., ,  ). Plin., n.h., , .  Tegula in Plin., n.h., ,  ; Apicius, De re coquinaria  , , . P , p. .  Notizia e descrizione reperita da B , p. .  Il simbolo rituale e sacrale del mortarium dovrà essere oggetto di ulteriori studi.

   



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Puls

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Placenta

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Alica

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Polenta





Amilum, Granea, Farina

mavza

Mortaio a pestello di pietra o legno



Tipologia In base al confronto morfologico di un vasto numero di mortai greci ed etruschi, pubblicati o ancora inediti (provenienti ad esempio da Pisa)  è stato possibile ricavare la tipologia fondamentale che segue.  In Italia lo sviluppo morfologico  dei mortai ha Tipi diversi a seconda delle varianti diatopiche : si distinguono la Magna Grecia, con la presenza di Tipi greci ben riconoscibili, provvisti di varianti locali, e l’Etruria, in cui si diffonde invece una tipologia dalle caratteristiche autonome, pur derivando da un modello greco, quello corinzio a collare. Coesistono dunque una tipologia di mortai greci e una di mortai etruschi. Per convenzione, la denominazione di base dei Tipi è distinta con un numero romano e le varianti interne sono contrassegnate da un numero arabo. I tipi greci fondamentali sono i seguenti : Tipo I : attico, si suddivide in tre sottotipi in relazione a tre forme diverse di orlo. Tipo II : corinzio, con suddivisione in otto sottotipi differenti ; quello che interessa maggiormente la nostra ricerca è il Tipo ,  con orlo a collare nelle varianti schiacciata (a) e spessa (b). Tipo III : è stato definito “di Olinto”,  provenendo da lì tutti gli esemplari ; ha ansa a maniglia orizzontale. Tipo IV : definito “di Eraclea” secondo il con

Per il tipo di ritrovamento cfr. P , pp. -, note , , .  M , pp. -. Nella tav.  di questo articolo c’è però un errore in quanto sono stati scambiati i tipi etruschi  e .  Il confronto si fonda soprattutto sugli orli ; dove non risulta possibile si procede per analogia anche con altre parti del recipiente, ad esempio le impugnature.  M , p. .

Mortaio a macinello di terracotta

Macine (mulini)

fronto che la Zeest istituisce tra l’impasto di un esemplare da Panticapea e quello di certe anfore e tegole marcate provenienti da Eraclea.  Dal Tipo corinzio , , a collare, derivano tutti i tipi etruschi, con questa stessa caratteristica morfologica dell’orlo. Per quanto riguarda la pasta, il Tipo corinzio , è in genere fabbricato con un’argilla chiara brunastra tipica dei laterizi corinzi,  oppure con impasto più leggero, molto chiaro, con sfumatura verdastra e inclusi di sabbia fine. I tipi etruschi fondamentali sono i seguenti : Tipo I : ha collare diritto con o senza scanalature. È il più antico, si trova già nel  a.C., si sviluppa poi nel  fino agli inizi del  a.C. È l’unico ad avere la vasca tronco-conica. Tipo II : formatosi nel corso del  a.C. in tutta l’Etruria, ha collare poco spesso e allungato ed è una produzione più antica di qualche decennio rispetto ai Tipi  e  con collare spesso. Questa priorità cronologica del tipo a collare schiacciato rispetto ai tipi con collare spesso è già riscontrabile tra le due varianti a e b del Tipo corinzio di origine , . Tipi etruschi III e IV: entrambi a collare spesso, si distribuiscono in base al profilo del collare e interessano varianti geografiche non intersecate: Tipo III: a collare spesso con sezione triangolare compare unicamente nell’Etruria centro-settentrionale (Marzabotto, Voghera, Pisa, Roselle); Tipo IV : a collare spesso con sezione rettangolare si diffonde soprattutto nell’Etruria Cen

Z, M , p. . S, T , p. .  M , p. .  BÉ a, p.  Tav.  (Marzabotto) : P U , p. , nr. , fig.  (Voghiera) ; B ,  nr. , fig. , tav.  (Roselle). 



   

tro-meridionale (Pisa, Roselle, Isola d’Elba, Pyrgi, Veio, Roma, Lavinium, Ficana, Gravisca e Minturno).  Questi ultimi due tipi sono cronologicamente contemporanei. La loro produzione ha inizio nel V a.C. e si mantiene fino al  a.C. ; entrambi mostrano inoltre due varianti ciascuno per quanto riguarda il profilo del collare senza che queste indichino una variante cronologica o geografica. Il Tipo  presenta le varianti con sezione triangolare semplice a oppure pendente b ; il Tipo  presenta due varianti con profilo liscio a oppure leggermente concavo b. È forse a imitazione delle paste del Tipo corinzio , che spesso i mortai etruschi (che non differiscono tra loro per l’impasto, come neppure per la forma dell’orlo, sempre a collare) sono rivestiti da un’ingubbiatura bianco verdastra e fabbricati con un « impasto chiaro sabbioso ».  Il collare, a differenza di quello di foggia greca più massiccio, è più finemente modellato, con ricca varietà di profili. La decorazione è costituita spesso da una fascia di pittura rosso-bruna sul collare e sulla superficie interna del beccuccio e della vasca, subito sotto l’orlo. Comune a ogni tipo etrusco è anche la morfologia del beccuccio di versamento, a forma di linguetta con margine arrotondato, diverso da quelli greci. Nei tipi etruschi non compaiono mai impugnature e solo raramente piccole bugne per la presa. Aree  -  -  Da queste aree provengono solo  frammenti di mortaio,  dei quali da strati affidabili (cfr. tabella). I frr. provenienti dalla Fase  sono scarsi ma meglio conservati ; quelli, più numerosi, della Fase , sono molto più frantumati. Nessun fr. con beccuccio ; la superficie non ha ingubbiatura ma solo levigatura. L’impasto, come nella maggior parte dei mortai etruschi, è quello simile ai laterizi, cd. “chiaro sabbioso”. Questi mortai sembrano anche privi di decorazione, non presentando la fascia di pittura rosso-bruna sul collare e sulla superficie interna della vasca subito sotto l’orlo. Questa caratteristica frequente ha portato Colonna in un primo momento a definire questa classe di stile “tardo italo-geometrico”.  

B , p.  nr.  tav.  (Roselle) ; Pyrgi , fig.  nr.  (Pyrgi) ; M T, T , p. , fig D nr.  (Veio) ; C , p.  fig.  nr.  (Roma) ; Lavinium II , p.  nr. , p.  fig.  (Lavinium) ; M , p.  nr.  fig.  (Ficana) ; L , p.  (Gravisca) ; K, L -, p. , Tipo , tavv. / (Minturno).  Pyrgi , p. , S in Pyrgi , p. .  Pyrgi , p. .

I mortai da  rispecchiano bene, pur in ambito ristretto, ciò che è stato detto in precedenza riguardo ai mortai etruschi. Tutti presentano l’orlo a collare e l’impasto è chiaro e sabbioso a eccezione di un unico esemplare (di imitazione locale ?) realizzato con impasto di gabbro ; il frammento è però così piccolo che non si ha la sicurezza che si tratti di un mortaio  (T. , nr. ). Questo esemplare è poi l’unico a mostrare la forma del collare a sezione triangolare, cioè del Tipo etrusco  tipico della zona centro settentrionale. La maggior parte infatti di questi mortai di  (T. , nrr. -) appartiene invece al Tipo , caratteristico della zona centro meridionale, con collare a sezione rettangolare nelle due varianti a profilo liscio (a) e concavo (b) ; quest’ultima variante si presenta in tutta una vasta gamma di sagomature in cui la concavità è più o meno accentuata. Una così ampia varietà di profili si riscontra anche nel materiale ben documentato del sito di Pyrgi  e di Veio.  Queste varianti morfologiche non determinano varianti geografiche o cronologiche. Del Tipo , quello a collare schiacciato, cronologicamente anteriore ai Tipi  e , abbiamo un solo esemplare (T. , nr. ), proveniente dal livellamento della Fase . dell’Area  ; quindi può essere un residuo della Fase . Oltre a frammenti di orlo e pareti abbiamo anche numerosi frammenti di fondo. In particolare si distinguono cinque Tipi. Il Tipo  è costituito da un piede ad anello piuttosto pronunciato, cavo all’interno con profilo obliquo. Sono presenti quattro esempi, compreso il pezzo di cui è stato possibile determinare il profilo completo (T. , nr. ). Il Tipo  è un piede ad anello più basso del precedente, anch’esso cavo all’interno ma con profilo diritto. È rappresentato da un solo esemplare (T. , nr. ). Il Tipo  è un piede ad anello molto basso cavo all’interno e con profilo diritto ; ha però la sezione a forma quasi semicircolare. È rappresentato da  esemplari (T. , nrr. -). Il Tipo  è un fondo a disco piatto. È rappresentato da un solo esemplare T. , nr. ). Il Tipo  è semplicemente appiattito e delimitato da una scanalatura. È rappresentato da un solo esemplare (T. , nr. ). P. M.

 Confrontabile con pezzi provenienti da Marzabotto (BÈ a, p.  tav. ) o da Roselle (B , p.  nr.  fig.  tav. ).  S in Pyrgi , p.  fig. ; Pyrgi , fig. .  M T, T , p.  fig D e T, P , p.  fig. .

    Area  Dall’Area  di  provengono  frammenti di mortaio : di questi  provengono dalla Fase ,  dalla Fase , tutti gli altri dalla Fase . Si ritiene perciò pleonastica la tabella. Le caratteristiche non si differenziano da quelle dei mortai delle Aree  -  - , per le quali si rimanda a M  e alle pagine precedenti. Dei  frammenti dell’Area ,  sono di orlo, caratterizzati da una pasta ceramica dura, di colore beige chiaro o beige grigiastro, con numerosi piccoli inclusi neri, brillanti, di natura augitica, uniformemente distribuiti ; non sono presenti tracce di ingubbiatura. La pasta con la quale sono prodotti questi mortai somiglia, a una analisi macroscopica, alla pasta di Tipo  delle anfore etrusche (cfr. supra, p. ), a testimonianza forse di un comune luogo di origine. Nonostante non sia stato possibile per alcun frammento, a causa della piccola dimensione, ricostruire con relativa precisione il diametro dell’orlo, questo era sicuramente piuttosto ampio. Al di là delle varianti, tutti gli esemplari (T. , nrr. -) possono essere assimilati al Tipo etrusco  della classificazione di P. Matteucci,  imparentato con le forme in genere più piccole dei mortai corinzi con orlo a collare.  Anche questo è caratterizzato da un orlo a collare a sezione 

M , tav. . S, T , p. , nr. - figg.  e , tavv. -, in contesti di fine / a.C. 



rettangolare, nelle due varianti a profilo liscio a e concavo b, da una vasca bassa e ampia di forma troncoconica e, talvolta, da un beccuccio a forma di linguetta con margine arrotondato. Questo tipo di mortaio, piuttosto diffuso, è caratteristico in modo particolare dell’Etruria meridionale e del Lazio, con attestazioni a Roselle,  a Pyrgi,  a Veio,  a Tarquinia,  a Roma,  a Lavinium,  a Gravisca  e a Minturno.  Questa classe, e forma, di materiale è stata oggetto di altre interpretazioni.  Un lavoro recentissimo integra il panorama dei ritrovamenti e a esso si rimanda per l’esaustiva bibliografia.  Il quadro di  non ne viene tuttavia modificato. Sulla base dell’analisi dei contesti nei quali gli esemplari sono stati rinvenuti, tenendo dovutamente conto del conservatorismo della forma, i mortai possono essere datati dal  al  a.C. M. D. I. 

B , p.  nr.  tav. . Pyrgi , p. , fig.  nr. - ; Pyrgi , pp.  e , fig.  nr.  ;  s. fig. , nr. - e - ;  ; Pyrgi -, pp. , fig.  nr.  ;  fig.  nr. - ; , nr.-.  M T, T , p. , fig.  nr.  ; T, P , p. , fig. , , , . , . .  C TÉ , tav.  nr. -.  C , p.  fig. , nr. .  Lavinium II , p. , nr. , , fig. .  L , p. .  K, L -, p. , Tipo , tavv. -.  Per una diversa interpretazione di questa classe di materiali N  ; C TÉ , pp.  sgg.  B, B . 

M Aree 1-2-3

Area 5

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LA CERAMICA DA CUCINA E DI USO VARIO

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S

 questa definizione si comprendono quei frr. in ceramica ricca di inclusi e pertinenti a vasellame destinato ai comuni usi della cucina, della mensa e della dispensa,  rispondente in prima istanza a principi di funzionalità e praticità ; questo spiega il motivo per cui le forme si mantengono pressoché invariate nel corso di molti secoli anche in contesti lontani. La quasi totale assenza di elementi decorativi e di apprezzabili trattamenti delle superfici (se si eccettua una sommaria lisciatura a stecca della parete esterna) è legata allo stretto raggio del mercato che li veicola, estraneo alle esigenze di rinnovamento e alla diffusione delle griffes che interessa il commercio del vasellame di pregio. Lo studio di questa classe è complicato dalla diffusa frammentarietà dei reperti, che costringe ad analizzarne le forme per singole parti (orli, anse, fondi e fondi con piede). Parlando di “ripetitività formale”, ci si riferisce solitamente all’orlo, l’elemento più frequente nella classificazione delle varianti. Difficile la ricostruzione della forma integra e arbitrario creare una sequenza di orli, legandoli alle possibili varianti di una forma, cui assegnare valore cronologico. « Si tratta (…) di tipi di orli funzionali all’uso e in quanto tali poco significativi ai fini di una valutazione cronologica di forme sopravvissute per lunghissimo tempo nell’ambito di produzioni a carattere seriale. » È per questo motivo che i confronti si limitano a reperti provenienti da ambiti geograficamente e cronologicamente prossimi. La classe è stata suddivisa in gruppi, ciascuno analizzato separatamente. Ogni gruppo comprende reperti con caratteristiche omogenee : impasto, lavorazione (mano o tornio) e trattamento delle superfici. Impasto di gabbro : la pasta è piuttosto grossolana, dura e compatta, ricca di inclusi distribuiti in modo omogeneo : nella maggior parte dei casi sono di piccole e medie dimensioni, bianchi o traslucidi, talvolta lucenti, o anche di grandi dimensioni, neri o bruno-rossastri. La colorazione delle superfici varia notevolmente dal rosso chiaro al bruno rossastro, al bruno scuro e al nero, spesso con chiazze e irregolarità dovute alla cottura. Spesso sono evidenti le differenze tra la superficie interna e quella esterna dello stesso vaso, oppure tra le superfici esterne ed il  Ancora dibattuta risulta essere la questione se questi vasi fossero prodotti con argille non depurate, oppure se a queste ultime venissero aggiunti dei degrassanti per permettere agli esemplari, anche di notevoli dimensioni e spessori, di non fratturarsi, durante il processo di cottura.  C TÈ , p. .

nucleo. Con questo tipo di impasto sono realizzati vasi sia a mano che al tornio. Si può supporre che si tratti di produzioni di ambito locale. Impasto a scisti microclastici :  la pasta è molto grossolana, dura, ricca di inclusi di grandi dimensioni, distribuiti in modo omogeneo, e la forma è quella di scaglie a spigoli vivi, in genere di colore rosso paonazzo, raramente crema. Il colore delle superfici interna ed esterna varia dal rosso arancio al bruno o, molto raramente, al nero. La frattura è lamellare ; il colore è uguale a quello delle superfici, pur con piccole venature grigiastre. In genere le superfici sono scabre o granulose ; tracce di levigatura non sono molto frequenti. La tecnica non è uniforme, alternandosi alla lavorazione a mano quella al tornio. Questo tipo di ceramica, che copre un arco cronologico dal  al - a.C., diffusissima a Pisa e nel bacino dell’Arno,  è attestata in una vasta area tra il territorio di Vetulonia a Sud e a Nord la costa ligure centro-orientale e nell’interno i territori volterrano e fiesolano.  S. Bruni ha messo in guardia dalla facilità con cui si sarebbe portati ad attribuire a Pisa, sulla base delle ingenti presenze, la produzione di questa ceramica ; preferisce pensare che sia « (...) un aspetto di quella sorta di koinè che a livello delle più semplici manifestazioni artigianali accomuna, pur nella diversità dei singoli linguaggi, i centri dell’alto Tirreno e del basso e medio Valdarno ».  Internal Slip Ware : con questo nome, usato per la prima volta da L. Murray Threipland nel ,  viene definito un particolare tipo di ceramica, quasi certamente di produzione laziale,  prodotta tra  e  a.C.  La pasta, ancora grossolana, è più fine rispetto a quella delle classi precedenti. Dura e compatta, presenta inclusi di vario genere e dimensioni distribuiti regolarmente ; il loro colore va dal rosa chiaro al rosso arancio e, in misura minore, al bruno, e la frattura è a scaglie e a spigoli vivi. Il colore delle superfici è bruno non molto scuro, senza differenza cromatica con la frattura. La superficie esterna è levigata piuttosto sommariamente ;  Per una definizione di questo impasto, M c, p.  ss., Classe , Tipo .  B a, dallo scavo di piazza Dante ; S , pp. - e n. , , con ulteriore bibliografia, dallo scavo nel giardino dell’Arcivescovado.  B a, p.  con bibliografia.  Ibidem, p. .  M T , pp. -.  T, P , pp. -.  Per i problemi relativi alla cronologia della classe C TÈ , pp. -.

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   

quella interna è levigata in modo più accurato e presenta uno strato di ingubbiatura color crema oppure albicocca che giunge fino all’orlo ; questa è la caratteristica dalla quale prende il nome. Gli esemplari di questa classe sono lavorati esclusivamente al tornio. Impasti a vernice rossa interna : sotto questa denominazione sono stati compresi un piccolissimo gruppo di frammenti che presentano sulla superficie interna uno strato di vernice. La pasta è sempre piuttosto dura e compatta, ricca di inclusi distribuiti in modo omogeneo, bianchi opachi o lucenti, in genere molto piccoli. Il colore delle superfici è camoscio chiaro, con annerimento dovuto all’uso ; le fratture sono compatte, grigio-nerastre o dello stesso colore delle superfici. Queste ultime sono in genere ruvide, coperte da una vernice rosso scuro di media densità e poco lucente, con la funzione di pellicola antiaderente. Tutti i vasi sono lavorati al tornio. Numerosi sono i centri che producono ceramiche di questo tipo, e la forma più rappresentata è la teglia. Nella maggior parte dei casi, viste le caratteristiche degli inclusi all’interno degli impasti, le officine dovevano trovarsi in zone di origine vulcanica dell’Etruria meridionale, del Lazio e della Campania.  Le più antiche attestazioni di questo vasellame provengono da Bolsena e sono databili alla seconda metà del  a.C.,  mentre la produzione conosce il suo apice nel I a.C., momento in cui viene esportata verso l’Italia settentrionale, il limes renano e le province.  Impasti vari : si tratta di un gruppo composito in cui sono compresi impasti con caratteristiche diverse, presenti in scarsissima quantità, accomunati soltanto dal fatto di essere piuttosto “fini”. M. D. I. A  -  -  La ceramica da cottura è stata classificata in gruppi comuni alle Aree  -  - . Alla base di ogni gruppo l’individuazione di insiemi omogenei rispetto a caratteristiche intrinseche o proprietà tecnologiche quali tipo di impasto (individuato attraverso l’esame di durezza) ; colore delle superfici ; tipo di frattura (se antica o recente) e colore ; consistenza delle superfici ; inclusi (quantità, distribuzione, colore, dimensioni, forma, origine) ; lavorazione (a mano o al tornio) e cottura ( , oppure  ) ; morfologia   

B , con bibliografia. Ibidem, p. . G , pp.  ss.; P  .

e decorazione. Nel caso di vasi realizzati con lo stesso tipo di impasto ma con tecnica diversa si è preferito sottolineare le differenze creando due gruppi distinti.  L’esame delle proprietà di questa classe ha portato alla classificazione in  gruppi. Il Gruppo  (gruppo “di comodo”) è formato da pochi frammenti dei quali si sottolinea l’eterogeneità. Per quanto riguarda la tipologia, si è seguito un criterio funzionale, raggruppando prima le forme relative alla ceramica da cucina e/o dispensa, poi quelle relative alla ceramica da mensa. All’interno delle diverse categorie di vasi (olle, coperchi, teglie, ciotole, ecc.) le distinzioni sono state fatte tenendo conto della forma del recipiente nel suo complesso, mentre le differenze di particolari (per esempio dell’orlo) hanno determinato l’articolazione in varianti. Il panorama della ceramica di impasto grossolano proveniente da  si presenta abbastanza vario e articolato e, accanto a ceramiche di produzione locale, compaiono ceramiche che sembrano d’importazione. L’esame del materiale ha permesso di individuare i seguenti gruppi : Gruppo I : impasto di gabbro lavorato a mano (,%) ;  produzione probabilmente locale. Gruppo II : impasto di gabbro lavorato al tornio (quasi ,%) ; produzione forse locale o regionale. Gruppo III : impasto a scisti microclastici (,%) ; produzione : forse agro pisano Gruppo

IIIa :

lavorazione manuale (,%).

Gruppo

IIIb :

lavorazione al tornio (,%).

Gruppo IV : Internal Slip Ware ( frr.) ; produzione : Etruria meridionale. Gruppo V : impasti verniciati (,%) ; produzione probabilmente non locale : Etruria meridionale. Gruppo VI : (gruppo composito “di comodo”) : impasti vari (,%) ; produzioni varie non identificabili. Gruppo  : impasto di gabbro lavorato a mano Pasta piuttosto grossolana, abbastanza compatta e dura, ricca di inclusi di gabbro distribuiti in modo omogeneo, bianchi e opachi (feldspati) o lucenti metallici (diallagio). La colorazione delle superfici interna ed esterna può variare notevolmente, dal rosso chiaro al bruno rossastro al bruno-nero, spesso con chiazze e irrego Per esempio : Gruppo  = impasto di gabbro fatto a mano, con presenza abbastanza frequente di decorazioni ; Gruppo  = impasto di gabbro lavorato al tornio, quasi completamente privo di decorazioni.  Le percentuali riportate si riferiscono al totale della quantità, indipendentemente dalla distribuzione.

        larità. Nella maggior parte dei casi comunque il colore è bruno rossastro o bruno (cottura -). Soltanto un piccolo gruppo di frammenti (,%) presenta superfici completamente nere, a testimonianza di un diverso tipo di cottura (- ; in questo caso infatti l’annerimento non può essere attribuito a cottura difettosa o a successiva esposizione al fuoco). La frattura è di solito irregolare, talvolta porosa e friabile, di colore uguale a quello delle superfici, spesso con venature grigiastre o nere. Le superfici in genere non subiscono alcun trattamento particolare e risultano quindi piuttosto ruvide ; solo raramente vengono levigate a stecca con una certa accuratezza (,%). Il ,% dei frammenti levigati presenta superfici nere. Per lo più si tratta di forme tipiche delle ceramica da mensa realizzate in modo abbastanza accurato, talvolta imitanti produzioni più raffinate. Dal punto di vista tecnico in alcuni casi è facilmente riconoscibile la lavorazione a colombini, soprattutto quando la frattura si è prodotta proprio nel punto di congiunzione dei listelli di argilla. La lavorazione manuale, inoltre, comporta spesso una certa irregolarità nella forma e una serie di varianti piuttosto numerosa. All’interno dell’impasto di gabbro nel suo complesso, quello lavorato a mano costituisce oltre il %. Rispetto all’impasto lavorato al tornio possiamo notare un trattamento delle superfici leggermente più accurato (i frammenti levigati sono più numerosi) e, soprattutto, una maggiore varietà del repertorio morfologico e decorativo (bugne, bolli impressi, incisioni e graffiti). Gruppo  : impasto di gabbro lavorato al tornio Le caratteristiche intrinseche di questo tipo di impasto (natura degli inclusi, colore delle superfici e della frattura) sono uguali a quelle del Gruppo . La differenza essenziale è costituita dalla tecnica di lavorazione : in questo caso i vasi sono stati realizzati con il tornio. Sono stati inseriti qui soltanto quei frammenti per cui non sembravano sussistere dubbi riguardo alla tecnica usata ; spesso infatti si sono incontrate difficoltà, soprattutto quando non compare traccia delle linee del tornio. Da non dimenticare, inoltre, la possibilità che talvolta sia stata usata una ruota lenta, per cui va calcolato un certo margine di errore.  I casi incerti sono stati inseriti tra i vasi fatti a mano. L’impasto di gabbro lavorato al tornio costituisce quasi il % di tutto l’impasto di gabbro. La percentuale dei frr. levigati è più bassa che



nel Gruppo I (,%), così come quella dei frr. con superfici nere (,%). Maggiore è la regolarità e l’uniformità dei vasi : il repertorio morfologico è molto più limitato e il numero delle varianti piuttosto basso. All’interno delle stesse forme, poi, le differenze tra l’impasto lavorato a mano e quello al tornio sono evidenti, soprattutto per gli orli delle olle (che nel Gruppo  sono quasi sempre ingrossati e sagomati con sezione a becco di civetta). I frr. lavorati al tornio non presentano decorazioni ; soltanto di rado compaiono lettere o contrassegni sui fondi all’esterno. Gruppo  : impasto a scisti microclastici Pasta piuttosto grossolana, dura, ricca di inclusi di natura scistosa, distribuiti in modo omogeneo, che hanno forma di scaglie a spigoli vivi, dimensioni variabili e colore in genere rosso paonazzo, raramente crema, spesso grigio in frattura. Il colore delle superfici interna ed esterna varia dal rosso arancio al bruno o, molto raramente, al nero. La frattura, se antica, si presenta erosa, altrimenti lamellare ; il colore è uguale a quello delle superfici, con venature grigiastre, oppure grigio. In genere le superfici sono scabre per cattiva conservazione, o granulose ; tracce di levigatura non sono molto frequenti (i frammenti levigati sono pari al ,%) e compaiono solo su frammenti lavorati a mano. La tecnica non è uniforme e, alla lavorazione a mano, si alterna quella al tornio. Gruppo a : impasto a scisti microclastici lavorato a mano. Anche in questo caso sono presenti irregolarità nella forma. Il repertorio morfologico risulta estremamente limitato, visto che la maggior parte dei frammenti non è determinabile. Gruppo b : impasto a scisti microclastici lavorato al tornio. Dal punto di vista morfologico è molto simile all’impasto di gabbro lavorato al tornio (cfr. olle). Soltanto in un caso è attestato un motivo decorativo inciso sulla spalla di un’olla (cfr. T. , ). Gruppo  : Internal Slip Ware Pasta abbastanza grossolana, compatta, dura, con inclusi di vario genere e dimensioni distribuiti regolarmente ; il loro colore varia dal rosa chiaro al rosso arancio e, in misura minore, al bruno ; hanno forma di scaglie a spigoli vivi e sono piuttosto simili agli scisti rossi e grigi. Il co Per i casi dubbi si è preferito inserire i frr. in questione tra quelli realizzati a mano, dato il loro numero preponderante.



   

lore delle superfici è bruno non molto scuro, così come quello della frattura, di solito irregolare. La superficie esterna è levigata piuttosto sommariamente ; quella interna è levigata in modo più accurato e presenta uno strato di ingubbiatura color albicocca che giunge fino all’orlo. Tutti i frammenti sono lavorati al tornio. Gruppo v : impasti verniciati Pasta piuttosto compatta e dura, con inclusi fitti, distribuiti in modo omogeneo, bianchi opachi o lucenti, in genere molto piccoli. I primi sono spigolosi, gli altri sono talmente minuti da sembrare polverizzati. Il colore delle superfici è di solito camoscio chiaro, con annerimento d’uso. Le fratture sono compatte, grigio-nerastre o dello stesso colore delle superfici. Queste ultime sono in genere ruvide, coperte da una vernice rosso scuro di media densità e poco lucente. La vernice può comparire solo all’interno o su entrambe le superfici. Tutti i vasi sono lavorati al tornio. Fanno parte di questo gruppo le teglie con vernice rossa interna (Pompejanisch-Roten Platten). Gruppo  : impasti vari Si tratta di un gruppo composito in cui sono compresi impasti con caratteristiche diverse, accomunati soltanto dal fatto di essere tutti piuttosto “fini”. Gruppo VI, : pasta compatta, dura, ricca di inclusi, talvolta piuttosto grandi e distribuiti in modo omogeneo. Il loro colore è rosso-arancio, la loro forma a scaglie con spigoli smussati (somigliano agli scisti rossi e grigi). Il colore delle superfici interna ed esterna, sempre ruvide e granulose, è arancio con evidenti tracce di annerimento. La frattura si presenta in genere compatta, dello stesso colore delle superfici, con venature grigiastre. I vasi, di cui si conservano pochi frr., sembrano essere lavorati al tornio. Gruppo VI, : pasta compatta, dura, con numerosi inclusi neri opachi. La superficie esterna ha un colore bruno scuro, mentre quella interna è decisamente più chiara. Sono levigate sommariamente: un trattamento più accurato è stato riservato soltanto alla superficie interna dell’orlo. Le due diverse colorazioni sono chiaramente visibili anche in frattura, compatta e grigia internamente. Questo tipo di impasto è rappresentato da un solo fr., probabilmente lavorato a mano. Gruppo VI,  : pasta omogenea, dura, ricca di piccoli inclusi bacillari neri brillanti. Il colore delle superfici (che sono sempre ruvide) è nerastro ;

solo raramente la superficie interna è di colore arancio o bruno-chiaro. La frattura è compatta, dello stesso colore delle superfici. Caratteristica peculiare di questo tipo di impasto, rappresentato da  frr., è lo spessore estremamente ridotto delle pareti. Gruppo VI, : pasta compatta, dura, con inclusi lucenti metallici e neri opachi, di dimensioni ridotte. Il colore delle superfici (sommariamente levigate) è piuttosto uniforme, bruno-rossastro. La frattura è compatta, di colore nero. Questo tipo di impasto è rappresentato da un fr. (un orlo di teglia) lavorato al tornio. Gruppo VI, : pasta compatta, dura, ricca di inclusi neri, opachi o lucenti e, in misura minore, di inclusi bianchi opachi. Il colore delle superfici (prive di qualsiasi trattamento e ruvide al tatto) è rosa-arancio, con tracce evidenti di annerimento all’esterno e all’interno dell’orlo. La frattura si presenta compatta, dello stesso colore delle superfici oppure grigiastra. Si conservano due frr. di teglie, entrambi lavorati al tornio. Gruppo VI, : pasta compatta, dura, ricca di inclusi di colore rossastro o bruno a forma di scaglie con spigoli in genere smussati. Solo raramente sono presenti anche piccoli inclusi bianchi opachi. Il colore delle superfici (con levigatura sommaria) varia dall’arancio intenso al bruno; frequenti sono le macchie di colore. La frattura è arrotondata e compatta, di colore uguale a quello delle superfici. Questo tipo di impasto è documentato da pochi frr. di coperchi e da un fondo piano pertinente a forma chiusa. Tutti gli esemplari sono lavorati al tornio. Gruppo VI, : pasta omogenea, dura, ricca di inclusi rossastri di forma scagliosa. Più rari sono invece inclusi bruni o bianchi opachi, di forma rotondeggiante. Il colore delle superfici è arancio con tracce di annerimento. La frattura è compatta, di colore arancio. Si conserva un fr. di grosso coperchio lavorato al tornio. Gruppo VI, : pasta omogenea, piuttosto dura, ricca di inclusi bianchi opachi oppure bruni, di dimensioni variabili, distribuiti in modo omogeneo. Il colore delle superfici (estremamente ruvide e granulose) è arancio chiaro, uguale a quello della frattura, che si presenta molto arrotondata e compatta. Questo tipo di impasto è rappresentato da un fr. di coperchio, probabilmente lavorato al tornio. Gruppo VI,  : pasta compatta, dura, con inclusi bianchi opachi e neri lucenti. Il colore delle

        superfici (ruvide) è bruno-arancio, con chiazze più scure. La frattura è compatta (frastagliata se recente), di colore arancio. Si conservano  frr. relativi a coperchi lavorati al tornio. Gruppo VI,  : pasta compatta, dura, con inclusi di colore rosso paonazzo a forma di scaglie con spigoli smussati, neri lucenti e bianchi opachi ; i primi non sono molto frequenti e, rispetto agli altri, sono distribuiti in modo meno omogeneo. Il colore delle superfici (ruvide) è bruno chiaro ; tracce di annerimento sono particolarmente evidenti all’interno. La frattura, arrotondata, è dello stesso colore delle superfici oppure nerastra. Si conserva un fr. relativo a un grosso coperchio lavorato al tornio. Gruppo VI,  : pasta compatta, dura, con inclusi bianchi opachi e lucenti metallici distribuiti in modo piuttosto omogeneo. Le superfici (ruvide) sono di colore arancio più o meno scuro e presentano tracce di annerimento. La frattura è abbastanza compatta, dello stesso colore delle superfici. Questo tipo di impasto è rappresentato da  frr. di coperchi (o ciotole/coperchi) lavorati al tornio. Gruppo VI,  : pasta compatta, dura, ricca di inclusi bianchi opachi e lucenti metallici (questi ultimi di dimensioni ridotte). Le superfici (piuttosto ruvide) sono di colore bruno-rossastro con evidenti tracce di annerimento. La frattura è compatta ed ha lo stesso colore delle superfici ; se recente è frastagliata e può avere colore nero. Si conservano due frr. di coperchi lavorati al tornio. Gruppo VI,  : pasta compatta, dura, ricca di inclusi rossastri, raramente neri, di dimensioni piuttosto grandi. Le superfici (ruvide) sono di colore arancio scuro. La frattura è compatta, arrotondata, di colore più chiaro rispetto alla superficie. Questo tipo di impasto è rappresentato da un fondo piano, appena distinto, dall’incerta tecnica di lavorazione. Tipologia delle forme Il repertorio morfologico della ceramica di impasto grossolano è abbastanza vario e articolato. Questa classe di materiale corrisponde a quella definita “ceramica di uso domestico” che include ceramica da dispensa, ceramica da cucina (per la preparazione e cottura dei cibi) e ceramica da mensa. La percentuale più alta è costituita dalla ceramica da cucina e/o da dispensa (pari al % ca. dei frr. determinabili ; la percentuale sale oltre l’% se aggiungiamo anche i frammenti di orli



pertinenti con ogni probabilità a olle, ma non riconducibili a una forma precisa, e i fondi piani). L’aspetto funzionale è quindi quello che più si è cercato di evidenziare e comprendere, nel tentativo di dare a questo materiale una precisa collocazione. Mancano, del resto, per le produzioni etrusche più grossolane, studi e classificazioni tipologiche che tengano conto della divisione per funzioni ; un tentativo in tal senso è stato fatto per i materiali greci dell’Agora.  Stabilire l’uso specifico di un determinato recipiente non è tuttavia sempre possibile, considerato anche che poteva avere molteplici funzioni. Nel caso delle olle, per esempio, si sa che potevano servire sia alla cottura dei cibi, sia alla loro conservazione. Qualche volta possono essere di aiuto alcune loro caratteristiche morfologiche, quali l’ampiezza dell’imboccatura (se molto stretta difficilmente il vaso sarà stato usato per cuocere) o le dimensioni complessive (se molto grandi con ogni probabilità il vaso sarà stato usato come contenitore da dispensa), senza però essere determinanti. Un altro caso in cui a una forma può corrispondere una duplice funzione è quello delle ciotole/ coperchi (nel nostro caso piuttosto numerose). È molto difficile dar loro una corretta collocazione, soprattutto perché, a seconda dell’uso cui erano destinate, possono rientrare nell’ambito della ceramica da cucina oppure da mensa. In questa classe le forme chiuse sono sempre più numerose rispetto a quelle aperte (in tutti i tipi di impasto, con lavorazione manuale o al tornio) e costituiscono il % ca. dei frammenti determinabili. All’interno delle forme chiuse è compresa soprattutto ceramica da cucina (in particolare olle ; solo una esigua minoranza è costituita da bottiglie e/o brocchette), mentre tra le forme aperte prevale la ceramica da mensa (se si escludono le teglie, i bacini e i coperchi, che talvolta possono avere duplice funzione, tutte le altre sono ciotole) : già questa prima divisione conduce dunque a una prima distinzione funzionale. La forma più rappresentata è l’olla con diverse forme e varianti (% ca.). Sempre tra la ceramica da cucina il ,% ca. è costituito dai coperchi. Il % ca. è costituito dalle teglie (recipienti usati per la cottura dei cibi) e lo ,% dai bacini (recipienti usati per la preparazione dei cibi). All’interno della ceramica da mensa la forma più attestata è la ciotola (diverse forme e varianti) con il ,% circa. Estremamente rare sono le altre 

S, T , pp. -.



   

forme (bottiglie e/o brocchette : ,% ; bicchieri : oltre lo ,%). Assai raramente accade che tutte le forme siano rappresentate in tutti i gruppi d’impasto. Quando poi le stesse forme sono attestate in gruppi diversi (teglie), spesso variano di gruppo in gruppo le caratteristiche morfologiche. Le differenze maggiori sono in genere tra i vasi lavorati a mano e quelli lavorati al tornio. Nella descrizione del materiale viene mantenuta la divisione dei vari gruppi di impasto, per cui dati più precisi verranno indicati di volta in volta, relativamente al tipo esaminato. Gruppo  Impasto di gabbro lavorato a mano. Il repertorio morfologico è piuttosto vario : le forme e (soprattutto) le varianti sono numerose. Queste ultime sono spesso determinate dalla tecnica adottata e, spesso, casuali. Si sono prese in considerazione dunque solo le varianti che appaiono funzionali. All’interno di questo gruppo sono compresi anche pezzi unici. Spesso si tratta di forme che rientrano nell’ambito della ceramica da mensa e presentano un particolare trattamento delle superfici, completamente nere e accuratamente levigate. Talvolta paiono imitazioni di produzioni più raffinate. La ceramica da cucina costituisce il % ca. dei frr. determinabili. La forma più frequente è l’olla (,%), soprattutto quella ovoide (Forma  : ,%) o cilindro-ovoide (Forma  : quasi il %), adibita probabilmente alla cottura dei cibi. In genere questi recipienti sono privi di anse. Soltanto in un caso (Forma b) si conserva l’attacco di un’ansa a bastoncello, verticale, impostata immediatamente sotto l’orlo. Più rara è l’olla con corpo tendente al globulare che, per le proprie caratteristiche morfologiche (imboccatura stretta, spalla ben definita, presenza, in un caso, di anse) sembra un recipiente per liquidi (Forma  : %). A questo proposito deve essere segnalata la presenza di un vaso molto simile ad un’idria (Forma ), caratterizzato da un’imboccatura molto stretta e da un corpo piuttosto espanso sul quale si imposta un’ansa a maniglia obliqua. Le olle con ventre ribassato (Forma  : ,%), con corpo situliforme (Forma  : ,%) o a botticella (Forma  : ,%) costituiscono una minoranza. Pertinenti a questo tipo di recipienti sono numerosi fondi piani o appena distinti (a : ,% ; b : % ca.), come sembrano dimostrare i pochi esempi interamente conservati. Alle olle sono da collegare una serie abbastanza numerosa di coperchi a calotta conica più o meno alta (Forma a : ,% ; Forma b : ,%) oppure

a calotta convessa (Forma a : ,% ; Forma b : ,%). Per questi ultimi si può ipotizzare la duplice funzione, vista la somiglianza con le ciotole. Tra la ceramica da fuoco sono comprese anche le teglie, presenti però in percentuale piuttosto bassa (,%). Ne sono state individuate tre forme. La Forma  è quella meglio documentata (,%) e se ne conserva un esemplare interamente ricostruibile. La Forma  è rappresentata da una serie di fondi con una strozzatura più o meno accentuata nel punto di raccordo tra parete e fondo (,%). La Forma  è documentata da un solo fr., pertinente a un vaso piuttosto ampio e poco profondo che presenta una notevole somiglianza con i testi medievali. A questo proposito bisogna ricordare che, sebbene la funzione di questi vasi fosse la stessa, diverse potevano essere le modalità di cottura (le fonti parlano, nella maggior parte dei casi, di una cottura che avviene “sotto” il testo, cfr. pp. seguenti). Un pezzo unico, infine, è costituito da un fr. di colatoio a imbuto (Forma ). Per quanto riguarda la ceramica da mensa, una minima parte è costituita da forme chiuse, bottiglie e/o brocchette (Forma - : ,%) con caratteristiche morfologiche molto varie, cui possono essere collegati alcuni fondi a disco o basso piede. Con queste forme, inoltre, va messo in relazione un frammento di filtro a disco forato (probabilmente da inserire all’interno di un recipiente chiuso per filtrarne il contenuto : tav. n. ). Per il resto la forma più frequente è la ciotola (oltre il ,%, soprattutto la Forma  (oltre il %), caratterizzata da vasca larga e abbastanza profonda a profilo convesso. A queste forme sono da collegare alcuni fondi a disco o basso piede che conservano una porzione di parete tale da permetterne l’identificazione. In percentuale molto bassa sono attestati anche bicchieri (,%), distinti in due forme (Forma  : ,% ; Forma  : ,%). Tra i pezzi unici realizzati con questo tipo di impasto c’è un attingitoio miniaturistico (Forma ), probabile imitazione di prototipi in bucchero. Si conserva, inoltre, un beccuccio di lucerna (Forma ). Gruppo  Impasto di gabbro lavorato al tornio. Il diverso sistema di lavorazione rispetto al gruppo precedente comporta un’uniformità molto maggiore, quasi una “standardizzazione” del repertorio

        morfologico ; questo aspetto è rilevabile soprattutto negli orli, quasi esclusivamente ingrossati e sagomati a becco di civetta. Le varianti sono poche e la quantità di forme è limitata rispetto a quella del Gruppo I. Anche in questo caso la ceramica da cucina e/o da dispensa rappresenta la percentuale più alta dei frammenti determinabili (quasi il % ; la percentuale sale al % se vi si includono i coperchi e supera l’% aggiungendo orli e fondi relativi a forme chiuse). La Forma più rappresentata è l’olla, soprattutto quella ovoide (Forma  : quasi il % nella variante a ; la variante b, caratterizzata da una spalla ben definita e da un’imboccatura abbastanza stretta, è rappresentata da due frr. soltanto). Le altre olle, con corpo tendente al globulare o cilindro-ovoide, sono attestate in numero minore (Forma  : ,% ; Forma  : ,%), ad esse sono da collegare alcuni fondi piani di varie dimensioni. Solo  frr. di bacino (,%), che non consentono di ricostruirne il profilo, e pochi di grossi contenitori (Forma  e Forma  : %). Per la ceramica da mensa, l’unica forma documentata è la ciotola, piuttosto ampia, con vasca in genere poco profonda e basso piede a profilo spigoloso (%). Le caratteristiche di questo recipiente, comunque, autorizzano a pensare alla duplice funzione di ciotola e/o coperchio (Forma a : ,% ; Forma b : ,%). Gruppo  Gruppo a : impasto a scisti microclastici lavorato a mano. Data la limitata quantità di reperti e il pessimo stato di conservazione, le forme identificate sono pochissime. Si conservano infatti solo alcuni orli pertinenti forse a forme chiuse (non documentati graficamente a causa della loro estrema frammentarietà), pochi fondi piani e pochi frammenti di forme aperte (uno potrebbe essere pertinente a una ciotola con vasca profonda : Forma  ; un altro a una ciotola/coperchio : Forma ). Gruppo b : impasto a scisti microclastici lavorato la tornio. Il materiale è piuttosto limitato e lo stato di conservazione non buono ; non è stato possibile in alcuni casi identificare precisamente le forme. Per quanto riguarda le olle, che costituiscono la percentuale più alta dei frammenti determinabili (oltre il %), se ne nota la somiglianza con quelle del Gruppo , soprattutto per la morfologia degli orli. Sono state individuate tre forme. Forma  : imboccatura stretta e spalla espansa (%). Forma  : è la più diffusa (,%) ; imboccatura ampia (in genere uguale al diametro massimo) e corpo ovoide con spalla convessa. Forma  :



(%), olla con corpo cilindro-ovoide (una delle quali interamente ricostruibile). Gruppo . Internal Slip Ware A questo Gruppo appartengono  frr. di olla ingubbiata internamente.  Questo tipo di recipiente si inscrive tra la ceramica da dispensa, probabilmente usato per la conservazione di alimenti liquidi o solidi immersi in acqua salata o olio. Gruppo  Impasti verniciati. Tra questi si distinguono dei frammenti pertinenti a teglie (quasi il %), tutti con caratteristiche morfologiche molto simili. Si tratta di recipienti piuttosto ampi, in genere non molto profondi, con orlo estroflesso dotato di scanalatura per l’alloggiamento del coperchio, collocabili tra la ceramica da cottura. In base alla profondità della vasca sono state individuate due forme : Forma  (la più diffusa) e Forma  (rappresentata da un solo fr.). Notevole la differenza morfologica con le teglie del Gruppo I, nonostante l’apparente identità di funzione. Si conservano anche un fr. di orlo pertinente a forma chiusa (Forma ) e pochi frr. di fondi di forme aperte. Gruppo  Impasti vari. Essendo il materiale di questo Gruppo poco numeroso e per lo più frammentario, è molto difficile ricostruire con esattezza le forme. Si conservano alcuni frr. relativi a forme chiuse (Forme  e ), ma solo in un caso è possibile riconoscere con sicurezza un’olla cilindro-ovoide (Forma ). Sono presenti, inoltre, frammenti di teglie (Forme  e  ; cfr. Gruppo ), di coperchi a calotta conica e convessa (Forme -) e due fondi piani relativi a forme chiuse (Forme  e ). Decorazioni Questo tipo di ceramica non è ricco di decorazioni : in qualche caso compaiono su frammenti del Gruppo  ; raramente sono attestate su frammenti del Gruppo  ; in un caso sui frammenti del Gruppo b e del Gruppo , . Sono state distinte diverse tecniche di decorazione usate singolarmente o in combinazione tra loro : decorazioni plastiche, decorazioni incise e decorazioni a bolli impressi. Sono inoltre attestati contrassegni, lettere e, più raramente, possibili incisioni o graffiti, interpretabili forse, ma non esclusivamente, come segni di proprietà. 

M T , pp. -.



    Decorazioni plastiche

Sono costituite per lo più da bugne. Tuttavia sporadicamente ne compaiono altre. Sono attestati cordoni incisi a tacche oblique (nr. -), in due casi sulla superficie esterna di teglie ; listelli piatti ( ?) conservati in un caso su un fr. di parete (nr. ) e archetti a cordoncino, che compaiono sopra un fr. di parete (nr. ). Per le bugne, se ne distinguono due piuttosto grandi ed appiattite (nr. , ), mentre le altre sono tutte piccole e rotondeggianti ; in un caso si presentano appuntite e si potrebbero meglio definire come tubercoli (nr. ). Compaiono con una certa frequenza su frammenti di parete pertinenti a forme chiuse ( ?) (nr. , , , ), in due casi identificabili come olle (nr. , ). Spesso accoppiate, in un caso se ne conservano tre allineate orizzontalmente (nr. ). La frammentarietà impedisce di afferrarne la sintassi decorativa. Talvolta le bugne sono accompagnate da decorazioni incise che possono consistere in : linee verticali (nr. ) ; linee incrociate (nr. ) ; rombi e punte ( ?)(nr. ) ; contrassegni non interpretati (nr. ). Questo tipo di decorazione compare quasi esclusivamente su frammenti appartenenti al Gruppo I ; in un caso una bugna compare su un frammento di parete del Gruppo , . Decorazioni incise Tra le decorazioni incise sono stati individuati vari motivi, realizzati con incisione leggera e sottile o profonda. Alcuni sono attestati sulla superficie esterna del corpo di olle. In un caso compaiono tre archetti staccati (nr. ) ; in due casi sono visibili fasci di linee ondulate continue e fasci di linee a forma di mandorla (nr. , ) ; ancora in un caso sono attestate striature verticali (nr. ). Qui l’incisione è leggera e sottile. Incise profondamente sono invece le linee con angoli acuti a lati rettilinei, oppure leggermente convessi, che si conservano sulla superficie esterna di un’olla (nr. ). Lo stesso motivo compare anche sopra una parete pertinente con ogni probabilità a questa stessa forma (nr. ) : questo è l’unico caso in cui si conserva un motivo decorativo graffito. Alcuni frammenti di parete presentano gruppi di linee incomplete non meglio identificati (nr. , , ) e lo stesso vale per i motivi angolari che compaiono su altri (nr. , ) ; in un caso (nr. ) il segno è incompleto e sembra improbabile poterlo leggere come segno r. Linee verticali profondamente incise compaiono sulla

superficie esterna di un bicchiere (nr. ) e di un fr. di fondo (nr. ). In due casi si può riconoscere la sintassi decorativa. Nel primo, è una ciotola con orlo inciso a tacche oblique, che presenta all’esterno linee incise inclinate e all’interno un ramo foliato (nr. ). Lo stesso tipo di decorazione con ramo foliato compare forse su un frammento di parete (nr. ). Nel secondo, è ancora una ciotola sul cui fondo esterno compare una linea angolosa lungo tutta la circonferenza, al centro della quale è graffita la lettera m (nr. =). Queste decorazioni sono attestate quasi tutte su frammenti del Gruppo I. In un caso si conserva un fr. di olla tornita (Gruppo b) che presenta sulla superficie esterna linee arcuate con motivo foliare (nr. ). Decorazioni a bolli impressi Rare sono le decorazioni di questo tipo. Su un fr. di parete compare una bugna accompagnata da bollo ovale non decorato (nr. ). Sotto un fondo piano compare un bollo quadrangolare con sottile “ramo secco” in leggero rilievo (nr. ). Sempre sotto fondi piani compaiono impressioni rotonde a corona dentellata (nr. ) ; questo tipo di bollo è attestato in tre casi, ed in uno è ripetuto tre volte (nr. =). Due bolli circolari compaiono sopra un piccolo frammento di parete. Soltanto uno è interamente conservato e all’interno si riconosce una figura umana (maschile ?) a braccio teso, che cavalca un toro ( ?). Dato lo scarso rilievo, la parte posteriore dell’animale non è chiaramente leggibile (nr. ). Contrassegni Contrassegni di vario genere compaiono su un certo numero di frammenti, sia incisi che graffiti. Il più frequente è a forma di croce, interpretabile come numerale () (incisione : nr.  ; graffito : nr. , =). Sulla superficie esterna dell’orlo di un’olla compaiono tre tacche verticali incise, forse anch’esse interpretabili come numerali (nr. ). Negli altri casi, dato lo stato di conservazione estremamente frammentario, non ne è possibile l’interpretazione (incisione : nr. , ,  ; graffito : nr. ) ; in un caso si suppone una lettera z graffita (nr. ). In due casi, poi, sembra di poter individuare un simbolo a “farfalla” inciso sopra una parete pertinente ad una forma chiusa (nr. ) e graffito sulla superficie esterna di un fondo a disco appartenente forse ad una ciotola (nr. ). Contrassegni di questo tipo compaiono su frammenti del Gruppo I (nr. , , , ,

       



Su alcuni frammenti compaiono incisioni e graffiti in cui si riconoscono lettere e segni, alcuni interpretabili, come già accennato, come indicazioni di proprietà. Spesso però la comprensibilità è limitata. 

• nr.  : tre tacche verticali sulla superficie esterna dell’orlo di un’olla ; • nr.   e  : sulla superficie esterna di una ciotola. L’unico graffito attestato è il segno a croce ( ?), che compare sulla superficie esterna di fondi pertinenti a forme aperte (nr. , =). Questi numerali (o contrassegni che siano) compaiono sempre su frr. appartenenti al Gruppo , tranne in un caso (nr. , Gruppo ).

Per le lettere, tra le incisioni sembra di poter riconoscere : • nr.  : it (destrorso), sulla superficie interna dell’orlo di un’olla ; • nr.  : pf (sinistrorso), sulla superficie interna di un frammento di ciotola ; • nr.  : pe (sinistrorso), sulla superficie esterna di un frammento di parete ; • nr.  se (sinistrorso), sulla superficie esterna di una ciotola ; • nr.  (=nr. ) la (sinistrorso), sul fondo esterno di una ciotola/coperchio ; su questo frammento (sempre sul fondo) compaiono anche due lettere graffite au (destrorso) ; • nr.  (=nr. ) a, oppure contrassegno, sulla superficie esterna di un fondo a disco pertinente a forma chiusa.

Frequentemente dunque le lettere attestate sono incise, ossia praticate prima della cottura. Si riconosce così una precisa volontà di sottolineare l’appartenenza già nella fase produttiva ; nonostante la scarsità dei frr. siglati a incisione, questo particolare potrebbe avallare l’idea di una produzione domestica o paradomestica. A questo proposito l’esempio più interessante è offerto da una ciotola/coperchio del Gruppo  (nr. =), sul cui fondo esterno si conservano quattro lettere, due incise e due graffite. Le due lettere incise (l a sinistrorso) e quelle graffite (a u destrorso) si presentano anche piuttosto diverse dal punto di vista grafico, sottolineando così la diversità della mano che in due momenti diversi ha “siglato” il pezzo : in questo si può forse riconoscere un passaggio dalla proprietà alla proprietà d’uso.

, , =) e del Gruppo  (nr. , , , ). Lettere e numerali

Tra i graffiti invece : • nr.  (=nr. ) m (sinistrorso), sul fondo esterno di una ciotola ; • nr.  a (destrorso ?), sulla superficie interna dell’orlo di un’olla ; • nr.  (=nr. ) ia, sul fondo esterno di una ciotola ; • nr.  l (sinistrorso), oppure x, sulla superficie esterna di un frammento di parete. Lettere incise compaiono sia su frammenti che appartengono al Gruppo  (nr. , , , , ), sia, in misura minore, su frammenti del Gruppo  (nr. =). Lettere graffite compaiono talora su frammenti del Gruppo  (nr. , , ), in altri su frammenti del Gruppo  (nr. =, , ). Si riconosce con certezza un unico numerale. In qualche caso se ne ipotizzano, ma si pensa che in genere questi segni (incisi e graffiti) abbiano valore di contrassegni. Tra le incisioni : • nr.  : contrassegno a croce ( ?), sulla superficie esterna di una parete ; • nr. , ,  : gruppi di linee incomplete su frammenti di parete ;  A questo proposito si può fare riferimento a J, J  e S b (in questo caso l’alfabeto è quello settentrionale).

Nota sulle funzioni dei vasi da cucina Nelle fonti letterarie antiche troviamo con una certa frequenza notizie relative alla preparazione di cibi e al tipo di recipienti usati ; ciononostante rimangono le difficoltà di identificazione dei vasi : non è facile, infatti, cogliere l’esatta corrispondenza tra nome e forma e, molto spesso, termini diversi indicano in realtà recipienti uguali o molto simili, per caratteristiche morfologiche e/o funzionali. Tenendo presente la cronologia della struttura scavata e dei materiali recuperati, la fonte classica più prossima è l’opera di Catone.  Notizie utili si possono ricavare anche da opere di autori più tardi, per esempio dagli Epigrammi di Marziale  o dal trattato sulla cucina attribuito ad Apicio.  Attraverso la lettura del testo catoniano è possibile conoscere quale fosse il “corredo” fittile necessario in una villa rustica. Naturalmente, visto il tipo di economia, fondato sulla coltivazione dell’olivo e della vite, la maggior parte dei recipienti sono contenitori da dispensa o da cantina. Le notizie relative alla ceramica da cucina sono   

Cato, De agri cultura. Martialis, Epigrammaton Libri. Apicius, De re conquinaria.



   

molto più limitate e si riferiscono soltanto a poche forme. Quelli che trovano diretto riscontro nella ceramica di  sono l’olla e il testo, citati abbastanza spesso a proposito della preparazione di alcuni piatti. L’olla (aula oppure olla) è una specie di pentola, in terracotta o metallo,  anche di notevole capacità. Le funzioni tipiche di questo recipiente sono la cottura dei cibi (immersi in genere nell’acqua) oppure la conservazione di alimenti solidi (noci, uva, altri frutti) o liquidi (olio, vino). Catone dice inoltre che poteva essere usata, sempre come vaso da fuoco, anche per la preparazione di medicamenti.  Per quanto riguarda la capacità di questo recipiente, Hilgers riporta Plauto  come fonte che parla di “bilibris aula”e di “quadrilibris aula”, cioè di olle piuttosto piccole, visto che una libbra corrisponde a poco più di ¼ di litro. In genere comunque la capacità poteva essere variabile. Ci sono anche altri termini che, con ogni probabilità, indicano recipienti di terracotta o metallo (in genere per cibi bolliti) molto simili all’olla,  talvolta dotati di piedini o sospesi sul fuoco mediante treppiedi o ansa mobile ; ne conosciamo i nomi, ma non l’esatta morfologia : caccabus, chytropus/chytra, ahenum, lebes. La varietà di termini probabilmente non trova corrispondenza nell’articolazione delle forme, almeno nel periodo in questione. Con certezza però l’olla era un vaso da fuoco (anche se questa non era l’unica funzione) destinato alla cottura di cibi dei quali talvolta è tramandata la ricetta. Da tali ricette sembra che l’olla fosse adibita alla cottura di pappe o farinate a base di cereali (come la puls punica, la puls clusina, la granea triticea e l’amylum),  che per molto tempo costituirono probabilmente il nutrimento principale di Etruschi ed Italici (i Romani ancora al tempo di Plauto erano definiti “pultiphagi”).  Un altro recipiente menzionato più volte da Catone è il testum (o testu). Si tratta di una teglia piuttosto ampia e poco profonda che serviva probabilmente per la cottura di vari tipi di focacce o schiacciate a base di cereali, uniti spes Per le notizie relative a questa forma, H , s.v. aula/olla.  Cato, De agri cultura, .  H , p.  ; Plaut., Mil. , Aul. -.  Per le notizie relative ai recipienti citati, H , s.v. aenum/ahenum, caccabus, chytra/chytropus, lebes.  Puls punica : Cato, De agri cultura, . Puls clusina : Martialis,  ,. Granea triticea : Cato, De agri cultura, . Amylum : Cato, De agri cultura, .  S a, pp. -.  H , pp. -.  Plin., n. h.,  .

so a formaggio e miele.  Le modalità potevano essere diverse : talvolta si parla infatti di cottura che avviene “sotto” il testo, altre volte di cottura “dentro” il testo.  Catone riporta anche in questo caso una serie di ricette, ad esempio quella del panis depsticius,  quella del libum,  quella della placenta,  quella della spira  e del savillum.  Un altro tipo di recipiente spesso menzionato nelle fonti, soprattutto nelle opere di Marziale ed Apicio, è la patella o patina.  Si tratta di una teglia ampia e non molto profonda destinata alla cottura dei cibi, in particolare di pesce.  Il termine patina compare anche in Catone, ma indica un vaso con funzione diversa (vassoio su cui far essiccare gli alimenti attraverso l’esposizione al sole).  Marziale  parla di una patella cumana , cumano rubicondam pulvere testam , cioè di una “rossa padella di terra cumana” di cui però non specifica la funzione. Apicio nomina per sei volte la cumana (scil. patella o patina).  Sembra dunque che indicasse un recipiente preciso da porre direttamente sul fuoco, a volte per cottura a fuoco lento. In base alle notizie ricavate dalle fonti e all’esame di materiali con caratteristiche simili a quelle descritte, Pucci  ha ritenuto opportuno riconoscere le cumanae testae o patellae nei Pompejanisch-roten Platten, già noti da tempo e variamente definiti,  attestati anche tra gli impasti di . Goudineau  elenca tutti i siti in cui compare e ne dà una classificazione tipologica. Il problema che si pone è naturalmente quello della funzione della vernice interna. Secondo Loeschcke  questi recipienti servivano per la cottura di gallette di pasta di pane e la vernice interna aveva una funzione antiaderente. Secondo Goudineau il loro uso doveva essere più diversificato e, visto il ritrovamento di vasi di questo genere in campi militari, pensa che dovessero servire alla cottura 

Cato, De agri cultura, . Cato, De agri cultura, .  Cato, De agri cultura, .  Cato, De agri cultura, .  Cato, De agri cultura, .  Per le notizie relative a questa forma, H , s.v. patella e patina.  H , p. .  Cato, De agri cultura, -.  Martialis, , .  P , p.  n. .  P .  “à engobe interne rouge-pompeién” : G  ; “a vernice rossa interna” : P in Sovana , pp.  ; P in Sovana , pp. - ; C b; Luni   ; Norchia I  ; D, M  ; “con barniz rojo-pompeiano” : V , pp.  . G .  G , p. . 

        del cibo dei soldati,  costituito probabilmente dalla puls, preparata con la razione di grano che spettava loro. All’interno della famiglia, invece, questi recipienti potevano servire per cuocere la placenta. Goudineau, inoltre, in base alle fonti (in particolare Apicio), ritiene di poter avanzare l’ipotesi che questo tipo di vaso sia da identificare con il caccabus (Apicio ne raccomanda l’uso per la cottura di quei cibi che rischiano di attaccarsi al fondo, distinguendolo dalla patella o dalla sartago, anch’essa una specie di teglia, cfr. n. ), che però viene considerato molto simile all’olla, soprattutto dal punto di vista funzionale. Forme Gruppo  : impasto di gabbro

, Forma  (T. ) : vaso con corpo tendente al globulare, profilo continuo e imboccatura stretta, decisamente inferiore al diametro massimo. Orlo estroflesso con margine piatto a taglio obliquo, sottolineato da una gola molto pronunciata. Spalla ampia e convessa, corpo rastremato verso il fondo piano. Ansa a maniglia obliqua con insellatura centrale impostata a circa metà dell’altezza. La forma è documentata da un solo esemplare ; le caratteristiche morfologiche (h, cm  ; diam., bocca cm  ; diam., fondo, cm  ; spessore, da cm , a cm ,) lo fanno classificare come contenitore per liquidi.



superficie interna dell’orlo compare una scanalatura che probabilmente doveva favorire l’alloggiamento del coperchio (T. , nr. ). Dimensioni : non si conservano, come già detto, esemplari interi. Il diam. della bocca varia da cm  a cm  ; l’altezza massima conservata è di cm , mentre quella effettiva doveva aggirarsi intorno ai cm  (negli esemplari medio-grandi) ; lo spessore delle pareti varia da cm , a cm ,. Le dimensioni più frequenti sono diam. bocca cm -. Si tratta quindi, in genere, di olle piuttosto grandi. Decorazione : in genere non sono attestate decorazioni. Soltanto in un caso sulla superficie esterna della spalla compaiono fasci di linee ondulate incisi leggermente (T. , nr. ).

, Forma  (T. ) : olla con corpo tendente al globulare, profilo continuo e imboccatura piuttosto stretta, decisamente inferiore al diametro massimo. Orlo in genere estroflesso, sottolineato da una gola molto pronunciata, solo raramente verticale ; può presentare un margine piatto, piatto a taglio obliquo o arrotondato. Spalla ampia e convessa, corpo rastremato verso il fondo presumibilmente piano (non si conserva nessun esemplare intero). Soltanto in un caso è presente un’ansa a nastro verticale, piuttosto corta e arcuata. Le differenze morfologiche tra gli orli hanno determinato la distinzione di tre varianti.

, Forma  (T. -) : olla con corpo tendenzialmente ovoidale ed imboccatura uguale o appena inferiore al diametro massimo. Orlo più o meno estroflesso oppure obliquo, con margine leggermente ingrossato, assottigliato, arrotondato, piatto smussato o piatto a taglio obliquo. In genere il passaggio dall’orlo alla spalla è sottolineato da una gola più o meno pronunciata, ma in qualche caso si ha un accenno di collo. Spalla di solito poco accentuata. Parete più o meno convessa che determina la distinzione di forme più arrotondate e forme più allungate. Corpo rastremato verso il fondo presumibilmente piano. Non si conservano esemplari interamente ricostruibili ; soltanto in un caso (T. , nr. ) si può supporre con una certa sicurezza (dovuta alle particolari condizioni del ritrovamento) l’appartenenza dell’orlo e del corpo ad uno stesso vaso, anche se tra i due frammenti non vi è attacco.  Questo tipo di olla può essere munito di anse, come risulta da un frammento in cui compare l’attacco di un’ansa a bastoncello impostata immediatamente sotto l’orlo (T. , nr. ). Sono state distinte sette varianti.

Varianti : a) orlo estroflesso con margine piatto a taglio obliquo (T. , nrr. -). In un caso l’orlo si presenta leggermente ingrossato ; in un altro il margine è percorso da una sottile scanalatura ; b) orlo verticale con margine piatto percorso da una sottile scanalatura (T. , nr. ) ; c) orlo estroflesso più o meno corto, ingrossato, con margine arrotondato. In un caso sulla

Varianti : a) orlo più o meno estroflesso con margine assottigliato e arrotondato (T. , nrr. -) ; b) orlo obliquo piuttosto breve (fatta eccezione in un caso) con margine piatto smussato (T. , nr. -). In un caso l’orlo è leggermente ingrossato e la spalla più accentuata ; c) orlo appena estroflesso ingrossato ad anello (T. , nr. ) ;



G , p.  n. .

 L’olla è stata infatti ritrovata all’interno di un’anfora greco-italica ancora nel suo alloggiamento originario.



   

d) orlo obliquo molto aperto con margine piatto a taglio obliquo (T. , nr. ). In un caso il margine è percorso da una lieve scanalatura ; e) orlo obliquo molto aperto con margine piatto a taglio obliquo ; accenno di collo cilindrico (T. , nr. ) ; f) orlo estroflesso leggermente ingrossato con margine superiore piatto (T. , nr. ) ; g) orlo appena estroflesso con margine piatto a taglio obliquo (T. , nrr. -).

con margine superiore convesso e margine esterno piatto, per lo più smussato (T. , nr. ) ; f) orlo obliquo ingrossato a fascia con margine superiore arrotondato ; sulla superficie interna dell’orlo è presente una scanalatura molto pronunciata che doveva favorire l’alloggiamento del coperchio (T. , nr. ) ; g) orlo obliquo molto aperto con margine assottigliato e arrotondato (T. , nr. ).

Dimensioni : non si sono conservati esemplari interi, comunque l’altezza doveva aggirarsi intorno ai cm  ; il diam. della bocca varia da cm  a , mentre lo spessore delle pareti oscilla tra cm , e cm ,. Il diam. più attestato è di cm  ca. Casi isolati sono invece i diam. di cm  e di cm . Questa forma è dunque rappresentata da esemplari molto piccoli (quasi miniaturistici) e da esemplari di dimensioni notevoli con pareti molto spesse (cm ,), che rientrano probabilmente nell’ambito dei contenitori da dispensa.

Dimensioni : il diam. della bocca varia da cm , a cm  ; per l’altezza non possiamo dare alcun valore certo, perché non sono conservati esemplari interi e l’andamento quasi rettilineo della parete impedisce di valutarla anche approssimativamente (h max. conservata cm ) ; lo spessore delle pareti varia da cm , a cm ,. Il diam. più frequente è cm , ma più in generale possiamo dire che la massima concentrazione si ha tra i cm  e i . La forma comprende dunque esemplari piccoli (molto rari), medi (i più frequenti) e grandi (abbastanza rari).

Decorazione : in due casi si conservano decorazioni incise sulla superficie esterna della spalla; in un caso si tratta di tre archetti staccati (T. , nr. ) ; nell’altro di linee con angoli acuti a lati rettilinei, oppure leggermente convessi (T. , nr. ).

Decorazione : di solito non sono attestate decorazioni ; soltanto in un caso, sulla superficie esterna della spalla, compaiono fasci di linee ondulate continue in alto e fasci di linee a forma di mandorla, collocati ca. cm  più in basso (T. , nr. ).

, Forma  (T. ) : olla con corpo cilindro-ovoide, imboccatura piuttosto ampia, uguale o maggiore al diametro massimo. Orlo obliquo (anche molto aperto, quasi orizzontale), o più o meno estroflesso, ingrossato o assottigliato con margine arrotondato, piatto smussato, piatto o piatto a taglio obliquo. Di solito è sottolineato da una gola piuttosto pronunciata (tranne in un caso : T. , nr. ). Spalla praticamente inesistente, parete tesa o appena convessa con andamento tendenzialmente rettilineo. Sembra che il corpo tenda a rastremarsi verso il fondo, presumibilmente piano, ma non ci sono esemplari che ne restituiscano l’intero profilo. Sono state individuate sette varianti sulla base delle differenze tra gli orli.

, Forma  (T. ) : olla a ventre ribassato con orlo leggermente estroflesso oppure obliquo ; margine piatto o piatto a taglio obliquo. Il passaggio tra l’orlo e la spalla è sottolineato da una gola, più evidente quando l’orlo è obliquo. Spalla spiovente, parete convessa. Il corpo raggiunge il punto di massima espansione nella sua parte inferiore e tende poi a rastremarsi verso il fondo, presumibilmente piano. Anche in questo caso non si conservano esemplari interi. Sono state distinte due varianti.

Varianti : a) orlo obliquo con margine piatto smussato (T. , nr. ) ; b) orlo appena estroflesso con margine arrotondato (T. , nr. ) ; c) orlo molto estroflesso, ingrossato, con margine arrotondato (T. , nr. ) ; d) orlo obliquo molto aperto con margine piatto a taglio obliquo, talvolta smussato (T. , nr. ); e) orlo obliquo molto aperto, quasi orizzontale,

Varianti : a) orlo leggermente estroflesso con margine piatto (T. , nr. ) ; b) orlo obliquo molto aperto con margine piatto a taglio obliquo (T. , nr. ). Dimensioni : il diam. della bocca è di cm  ca. ; l’altezza dovrebbe aggirarsi intorno ai cm  ; lo spessore delle pareti è piuttosto uniforme (cm ,/,). Da quanto possiamo osservare sembra che si tratti di una forma non molto profonda, piuttosto aperta.

, Forma  (T. ) : olla con corpo a botticella,

        profilo continuo ed orlo rientrante leggermente assottigliato oppure ingrossato, con margine arrotondato o piatto. In un caso si può supporre la presenza di un’ansa impostata direttamente sull’orlo. Non si conservano esemplari interi. Si sono distinte due varianti in base alla diversa morfologia degli orli. Varianti : a) orlo lievemente rientrante con margine arrotondato (in un caso appena assottigliato, T. , nr. ) ; b) orlo rientrante ingrossato internamente con margine superiore piatto (T. , nr. ). Dimensioni : Visto lo stato dei frammenti conservati è difficile determinare le dimensioni, che, comunque, dovevano essere piuttosto varie. Nei due casi in cui è stato possibile calcolare approssimativamente il diametro si sono ottenute queste misure : cm  e cm . Lo spessore è di cm  ca., tranne nell’esemplare più grande in cui giunge a cm , in prossimità dell’orlo.

, Forma  (T. ) : olla con corpo situliforme. Orlo verticale o appena estroflesso ingrossato a fascia o ad anello, oppure a tesa orizzontale con margine piatto. Questo ultimo tipo di orlo è sottolineato da una gola molto pronunciata. Parete con andamento rettilineo. Non si conservano esemplari interi. Sono state distinte tre varianti in base alle differenze tra gli orli. Varianti : a) orlo verticale ingrossato a fascia (T. , nrr. -) b) orlo appena estroflesso ingrossato ad anello (T. , nr. ) c) orlo a tesa orizzontale con margine piatto (T. , nr. ) Dimensioni : il diam. della bocca è in genere intorno ai / cm. Soltanto in un caso sembra arrivare a cm . Lo spessore varia da cm  a cm , e non varia nemmeno nel recipiente di dimensioni maggiori. Ci sono dunque vasi di dimensioni diverse, anche se quelli molto grandi costituiscono un’eccezione. In genere la forma risulta piuttosto massiccia (soprattutto nei casi di dimensioni medie, che hanno uno spessore notevole).

, Forma  (T. ) : coperchio a calotta conica più o meno alta. Profilo in genere rettilineo, talvolta leggermente concavo in prossimità del margine (T. , nr. ). Margine assottigliato



e arrotondato, oppure piatto, di solito smussato. Maggiore articolazione si individua nei margini di coperchi di dimensioni maggiori, che possono essere : arrotondati, piatti smussati, piatti a taglio obliquo, ingrossati piatti smussati. Sono attestati due tipi di presa : • ad anello (T. , nr. , forse nr. ) • tronco-conica, piuttosto larga e schiacciata, cava superiormente (T. , nr. ) In entrambi i casi i coperchi sono di dimensioni medio-piccole. Tra i coperchi di dimensioni maggiori le prese non sono mai conservate ; si può tuttavia supporre che fossero del tipo cilindrico o tronco-conico cavo superiormente, essendo il più frequente. In base alla maggiore o minore altezza della calotta sono state distinte due varianti. Varianti : a) calotta conica piuttosto larga e bassa (T. , nrr. , , , ). b) calotta conica piuttosto alta (T. , nr. , ). Dimensioni : per il Tipo a l’altezza varia da cm  a cm , (presa esclusa) ; per il Tipo b da cm , a cm ,. Il diam. varia da cm , a cm  ; lo spessore oscilla tra cm , e cm ,. Si distinguono due gruppi di coperchi, medio-piccoli (diam. da cm , a cm ) e grandi (diam. da cm  a cm ). Questi ultimi sono da mettere in relazione con olle di grandi dimensioni o piccoli dolii. Lo spessore è maggiore nella variante b (cm , ca.) e cresce con la dimensione del coperchio. Il diam. più frequente tra i coperchi mediopiccoli si attesta tra cm  e cm . Non si può stabilire la dimensione media dei coperchi più grandi a causa della frammentarietà che consente di conoscere le dimensioni di due soli esemplari (diam. cm  e cm ). Non sembra, infine, che ci siano differenze di dimensioni tra la variante a e la b.

 Forma  (T. ) : coperchio a calotta convessa più o meno alta. Margine in genere arrotondato, assottigliato o meno, talvolta piatto smussato o appena ingrossato. Le prese hanno di solito forma cilindrica. In base alla loro altezza e alla profondità della cavità superiore sono stati individuati tre tipi : a) presa cilindrica abbastanza pronunciata (in un caso soprattutto), cava superiormente ; cavità piuttosto stretta e non molto profonda (T. , nrr. -) ; b) presa cilindrica non molto pronunciata,



   

cava superiormente ; cavità larga e poco profonda (T. , nr. ) ; c) presa cilindrica non molto pronunciata, cava superiormente ; cavità piuttosto larga e profonda (T. , nr. ). Dall’osservazione degli esemplari conservati sembra emergere l’esistenza di un rapporto di proporzionalità diretta tra l’altezza della calotta e quella della presa. In base all’altezza della calotta sono state distinte due varianti : Varianti : a) calotta convessa piuttosto bassa e larga (T. , nrr. -) ; b) calotta convessa piuttosto alta (T. , nrr. -). Dimensioni : nella variante a l’altezza oscilla tra cm , e cm , (esclusa la presa), mentre nella variante b l’unico esempio intero raggiunge cm , (anche in questo caso presa esclusa). Il diam. della calotta varia da cm  a cm , mentre lo spessore oscilla tra cm , e cm ,. Il diam. non sembra legato all’altezza della calotta, mentre lo spessore appare maggiore nella variante a. Le caratteristiche proprie di questa Forma, cioè la calotta a profilo convesso e la presa in genere piuttosto larga e bassa, tale da consentirne l’uso come base d’appoggio, spingono a ipotizzare una duplice funzione, come ciotola e come coperchio. Sulla base degli esemplari conservati possiamo ricostruire una sequenza attraverso la quale seguire i vari passaggi della forma. Da un tipo sicuramente più vicino ai coperchi, caratterizzato da una calotta più alta e da una presa stretta e pronunciata, si giunge a un tipo estremamente simile alle ciotole, caratterizzato da calotta piuttosto bassa e larga e presa poco pronunciata e larga, che può fungere da piede. Prese di coperchi Si legano ai coperchi alcune prese, in genere molto simili dal punto di vista morfologico a quelle descritte precedentemete. Tra quelle che più se ne differenziano sono state distinte : a) presa tronco-conica cava superiormente ; cavità piuttosto ampia e profonda (T. , nr. ) ; b) presa cilindrica con profilo nettamente scandito, cava superiormente ; cavità stretta e non molto profonda (T. , nr. ) ; c) presa cilindrica priva di cavità centrale (T. , nr. ).

, Forma  (T. ) : teglia ansata con vasca tronco-conica. Orlo semplice con margine piatto a taglio obli-

quo interno. Parete piuttosto tesa, fondo piano. Direttamente sul fondo si imposta un’ansa verticale a nastro spesso, corta ed arcuata (T. , nrr. , ). Dimensioni : (si riferiscono all’unico esemplare interamente conservato) h cm , ; diam. bocca cm  ; diam. fondo cm  ; spessore cm  circa Decorazione : cordone in rilievo inciso a tacche oblique che corre lungo la superficie esterna della vasca, più o meno all’altezza dell’attacco superiore dell’ansa. Lo stesso motivo a tacche oblique viene ripetuto lungo tutta la circonferenza del fondo (T. , nr. ). In un caso il cordone in rilievo compare invece intorno al fondo (T. , nr. ).

, Forma  (T. ) : è rappresentata da una serie di fondi di teglia diversi dai precedenti. Sono infatti piani, ma presentano una strozzatura più o meno accentuata nel punto di raccordo tra parete e fondo. Parete tesa, appena inclinata verso l’esterno (T. , nrr. , ). Dimensioni : non sono nemmeno approssimativamente ricostruibili, visto lo stato estremamente frammentario. Doveva trattarsi comunque di recipienti di dimensioni piuttosto grandi. L’unica misura che abbiamo è lo spessore, che va da cm , a cm ,.

, Forma  (T. ) : teglia con vasca poco profonda. Parete molto bassa, tesa, appena inclinata verso l’esterno. Orlo semplice con margine arrotondato, fondo piano (T. , nr. ). Dimensioni : Non si ricostruisce il diam., né della bocca, né del fondo. L’altezza è di cm , ca., mentre lo spessore varia da cm  a cm ,. Anche in questo caso si suppone che si trattasse di un recipiente piuttosto ampio. La forma è documentata soltanto da questo frammento. Nonostante il loro stato di conservazione si può affermare che alcuni frammenti siano da mettere in relazione con forme chiuse quali brocche e bottiglie, ipotesi determinata dall’osservazione di alcune caratteristiche ricorrenti (imboccatura in genere piuttosto stretta, presenza di anse impostate direttamente sull’orlo). In questo ambito si inscrive probabilmente un frammento di filtro circolare che doveva essere collocato all’interno di un vaso per filtrarne il contenuto. Il diametro

        del filtro (T. , nr. ) è di cm , mentre lo spessore è pari a cm , ca. La frammentarietà, la diversità e la scarsa quantità numerica di questo materiale non hanno reso possibile una classificazione tipologica Per questo i frammenti vengono descritti singolarmente. F    ( ?) :

, Forma  (T. ) : orlo orizzontale convesso con margine esterno piatto, sottolineato da una gola molto pronunciata. Collo tronco-conico (T. , nr. ). Dimensioni : h max. conservata cm , ; diam. bocca cm  ca. ; spessore cm , ca.

, Forma  (T. ) : orlo più o meno estroflesso con margine arrotondato, sottolineato da una gola molto pronunciata. Spalla rigida piuttosto espansa (T. , nr. ). In un caso sembra di poter individuare l’attacco dell’ansa direttamente sull’orlo. Dimensioni : h max. conservata cm  ; diam. bocca da cm  a cm  ; spessore cm , ca.

, forma  (T. ) : orlo appena svasato con margine superiore piatto. Collo di forma tronco-conica sul quale si imposta un’ansa verticale a nastro (T. , nr. ). Dimensioni : h max. conservata cm  ; diam. bocca cm  ; spessore cm , ca.

, Forma  (T. ) : orlo semplice con margine assottigliato e arrotondato. Parete piuttosto tesa con andamento tendenzialmente rettilineo. Direttamente sull’orlo si imposta un’ansa verticale a nastro, di cui resta un frammento molto piccolo (T. , nr. ). Dimensioni : h max. conservata cm , ; diam. bocca non calcolabile ; spessore cm ,.

, Forma  (T. ): corpo cilindro-ovoide rastremato verso il fondo. Orlo svasato con margine superiore piatto, sottolineato da una gola abbastanza pronunciata. Sulla superficie esterna del corpo sono presenti i due attacchi di ansa verticale, probabilmente a nastro spesso (T. , nr. ). Dimensioni : h max. conservata cm  ; diam. bocca non calcolabile ; spessore cm , ca.



, Forma  (T. ) : frammento di collo e spalla arrotondata piuttosto espansa (T. , nr. ). , Forma  (T. ) : frammento di collo e spalla piuttosto espansa sottolineata da una carena. Sulla superficie esterna della spalla si conserva l’attacco di un’ansa a bastoncello. Superfici nere levigate (T. , nr. ). F    ( ?)

, Forma  (T. ) : orlo semplice con margine appena assottigliato e arrotondato. Imboccatura non molto stretta, collo cilindrico e spalla spiovente (T. , nr. ). Dimensioni : h max. conservata cm  ; diam. bocca cm , ; spessore cm , ca.

, Forma  (T. ) : orlo verticale ingrossato a fascia con margine superiore convesso. Spalla rigida molto espansa. Imboccatura stretta, decisamente inferiore al diametro massimo ; corpo tendenzialmente globulare (T. , nr. ). Dimensioni : h max. conservata cm , ; diam. bocca cm , ; spessore cm , ca.

, Forma  (T. ) : bicchiere con corpo tronco-conico rastremato verso il fondo. Orlo appena sporgente con margine superiore piatto, obliquo ingrossato ad anello, oppure semplice ingrossato e arrotondato. Parete convessa. Sono state distinte due varianti. Varianti : a) orlo appena svasato e ingrossato con margine superiore piatto (T. , n. ) ; b) orlo obliquo ingrossato ad anello (T. , n. ). Dimensioni : l’altezza, nelle varianti a e b, doveva aggirarsi intorno ai cm -. Il diametro della bocca oscilla tra cm  e cm . Lo spessore varia da cm , a cm . La forma è rappresentata da pochi frammenti ; la variante b da un solo frammento.

, Forma  (T. ) : bicchiere con corpo tronco-conico. Orlo semplice con margine piatto. Parete piuttosto tesa (T , nr. ). Il fondo non è conservato. Dimensioni : h max. conservata cm , ; diam. bocca da cm , a cm , ; spessore da cm , a cm ,.



   

Decorazione : attestata in un solo caso, è costituita da linee verticali profondamente incise sulla superficie esterna del vaso (T. , nr. ). Da mettere in relazione con i bicchieri è probabilmente un fondo a disco con costa arrotondata, appena cavo (T. , nr. ).

, Forma  (T. ) : ciotola con vasca piuttosto larga e profonda, profilo convesso. Orlo molto estroflesso, quasi orizzontale, con margine superiore convesso. Gola molto pronunciata (T. , nr. ). Il fondo non è conservato. Dimensioni : h max. conservata cm , ca. ; diam. bocca cm  ; spessore cm  a cm ,. Questa forma si può considerare, date le sue caratteristiche, intermedia tra l’olla e la ciotola. L’orlo è infatti simile a quelli delle olle, mentre il corpo, molto aperto e poco profondo, si avvicina più a quello delle ciotole.

, Forma  (T. ) : ciotola con vasca carenata (carena arrotondata) larga e piuttosto profonda. Orlo obliquo leggermente ingrossato con margine piatto smussato sottolineato da una gola molto pronunciata (T. , nr. ). Dimensioni : h max. conservata cm , ; diam. bocca cm  ; spessore cm , ca. La forma è documentata soltanto da questo frammento. Anche in questo caso l’orlo è molto simile a quelli delle olle, mentre il corpo, poco profondo, è simile a quello delle ciotole.

, Forma  (T. -) : ciotola con vasca tronco-conica piuttosto profonda e parete leggermente convessa. Orlo semplice oppure più o meno rientrante con margine piatto o arrotondato, lievemente assottigliato o ingrossato. Non sono conservati esemplari interi. Sembra tuttavia di poter collegare a questa forma un basso piede obliquo con fondo esterno cavo (T. , nr. ). In base alle differenze tra gli orli sono state individuate quattro varianti. Varianti : a) orlo semplice con margine arrotondato, che può essere lievemente assottigliato o ingrossato. (T. , nr. ) ; b) orlo semplice con margine piatto (T. , nr. ) ; c) orlo rientrante con margine piatto (T. , nr. ) ;

d) orlo semplice, ingrossato e sagomato internamente con margine superiore piatto a taglio obliquo (T. , nr. ). Dimensioni : il diam. della bocca varia da cm , a cm . Lo spessore oscilla tra cm ,/, e cm , (questo valore viene raggiunto negli esemplari di dimensioni maggiori). Per quanto riguarda l’altezza non abbiamo dati sicuri, poiché la forma non è mai completamente ricostruibile. L’altezza massima conservata è di cm  e si riferisce all’esemplare più piccolo (diam. cm ,). Il piede messo in relazione con ciotole di questa forma ha un diametro esterno di cm . Le dimensioni più frequenti sono diam. cm - e spessore cm ,-,. Più rari sono gli esemplari di ciotole più piccole (diam. cm , ca.) o molto grandi (diam. cm ). Le prime sono attestate nella variante c. L’unica ciotola molto grande è invece attestata nella variante d.

, Forma  (T. ) : ciotola con vasca in genere piuttosto larga e abbastanza profonda a profilo convesso. Orlo leggermente rientrante con margine arrotondato, piatto e piatto a taglio obliquo, talvolta lievemente assottigliato. L’unico esemplare intero presenta un piede obliquo con costa spigolosa e fondo esterno cavo (T. , nr. ). A questa forma sono probabilmente da collegare alcuni fondi a disco, talvolta leggermente cavi, con costa obliqua (T. , nr. ), e un basso piede obliquo (T. , nr. ). Le varianti, individuate in base alle differenze degli orli, sono tre. Varianti : a) orlo lievemente rientrante con margine arrotondato (T. , nrr. -) ; il margine può essere lievemente assottigliato oppure ispessito internamente ; b) orlo rientrante con margine piatto (T. , nr. ) ; c) orlo rientrante con margine piatto a taglio obliquo (T. , nr. ). Dimensioni : (riferite all’unico esemplare intero) h cm , ; diam. bocca cm  ; diam. fondo cm  ; spessore cm , ca. Il diametro della bocca può comunque variare molto : sono infatti attestati frammenti con diam. di cm . Le dimensioni più frequenti sono, tuttavia, diam. di cm -. L’esemplare più grande è attestato nella variante a, così come il più piccolo.

        Incisioni e graffiti : si conservano due lettere graffite (i a) sulla superficie esterna di un basso piede obliquo (T. , nr.  = T. , nr. ).

, Forma  (T. ) : ciotola con vasca piuttosto profonda. Orlo semplice con margine piatto smussato. Parete inizialmente rettilinea ; la parte inferiore della vasca tende ad assumere un profilo ad “s”. Il piede (o fondo) non è conservato (T. , nr. ). Dimensioni : h max. conservata cm , ; diam. bocca cm  ; spessore cm ,. La forma è documentata solo da questo frammento.

, Forma  (T. ) : ciotola con vasca molto aperta e poco profonda, a profilo convesso. Orlo semplice con margine in genere assottigliato (arrotondato, piatto o piatto smussato). Si conservano due esemplari interi che presentano uno un fondo piano (T. , nr. ), l’altro un piede a tromba con margine rialzato (T. , nr. ). A questa forma sono da collegare due bassi piedi obliqui (T. , nrr. -), uno dei quali con costa spigolosa e fondo esterno cavo (T. , nr. ). Sono state distinte tre varianti. Varianti : a) orlo semplice con margine piatto (T. , nr. ) ; b) orlo semplice con margine assottigliato arrotondato (T. , nr.  ; tutti i frammenti di questo tipo presentano superfici nere ben levigate) ; c) orlo semplice con margine piatto smussato (T. , nr. ). Dimensioni : l’altezza, facendo riferimento agli esempi interi, varia da cm , a cm ,. Il diam. può variare molto e oscilla tra cm  e . Lo spessore va da cm , a , negli esemplari più grandi. Le dimensioni più frequenti sono diam. cm - ca., mentre in un solo caso è attestato un diam. di cm . Decorazione : è attestata in un solo caso, ed è costituita da una linea angolosa incisa che corre lungo tutta la circonferenza del piede ; al centro è graffita la lettera m (sinistrorso) (T. , nr. = T. , nr. ).

, Forma  (T. ) : ciotola con vasca larga e piuttosto profonda, a profilo leggermente con-



vesso. Orlo distinto verticale appena ingrossato, con margine arrotondato. Il fondo (o piede) non è conservato (T. , nr. ). Dimensioni : (riferite all’unico frammento disegnabile) h max. conservata cm  ; diam. bocca cm , ; spessore cm , ca.

, Forma  (T. ) : ciotola con vasca larga e assai poco profonda a profilo convesso. Orlo verticale piuttosto breve, con margine arrotondato e appena estroflesso. Il fondo (o piede) non è conservato (T. , nr. ). Dimensioni : h max. conservata cm , ; diam. bocca cm , ; spessore cm , ca. La forma è rappresentata da questo unico frammento che presenta una superficie nera ben levigata.

, Forma  (T. ) : ciotola con vasca piuttosto larga e profonda a profilo convesso. Orlo leggermente svasato, ingrossato, ad anello. Il fondo (o piede) non è conservato (T. , nr. ). Dimensioni : h max. conservata cm , ; diam. bocca cm  ; spessore da cm , a , in prossimità del fondo. La forma anche in questo caso è documentata da questo solo fr. Le superfici sono nere levigate. Incisioni e graffiti : sulla superficie interna della vasca sono graffite alcune linee, interpretabili come lettera z oppure, più genericamente, come contrassegno (T. , nr. ).

, Forma  (T. ) : ciotola con vasca abbastanza larga e non molto profonda a profilo convesso. Orlo più o meno estroflesso con margine piatto a taglio obliquo sottolineato, in qualche caso, da una gola molto pronunciata. Il fondo è conservato soltanto in un caso ed è piano. Sono state distinte due varianti. Varianti : a) orlo estroflesso sottolineato da una gola appena accennata (T. , nr. ) ; b) orlo molto estroflesso, quasi orizzontale, sottolineato da una gola molto pronunciata (T. , nr. ). Dimensioni : h (riferita all’esemplare intero) cm , ; diam. bocca cm  ; spessore cm , ca.



   

Decorazione : in un solo caso compaiono delle incisioni sulla superficie esterna della vasca, che possono essere interpretate come i numerali  e  (T. , nr. ).

, Forma  (T. ) : ciotola con vasca larga e bassa, a profilo leggermente convesso. Orlo leggermente svasato con margine assottigliato e arrotondato, oppure semplice con margine piatto. In base alle differenze tra gli orli sono state individuate due varianti. Varianti : a) orlo svasato con margine assottigliato e arrotondato (T. , nr. ) ; b) orlo semplice con margine piatto (T. , nr. ). Dimensioni : h max. conservata cm  ; diam. bocca cm  (T. , nr.  ; il diam. del nr.  non si può calcolare) ; spessore cm , ca. La forma è documentata soltanto da due frr. Decorazione : compare sulla variante b, che presenta l’orlo inciso a tacche oblique, la superficie esterna decorata con linee incise inclinate e quella interna con un motivo a ramo foliato (T. , nr. ).

, Forma  (T. ) : ciotolina cilindrica con vasca bassa. Orlo semplice con margine piatto smussato a taglio obliquo interno. Fondo piano (T. , nr. ). Dimensioni : h cm , ; diam. bocca cm , ; spessore cm ,. La forma è rappresentata soltanto da questo esemplare. 

, Forma  (T. ) : coppetta con vasca cilindrica assai poco profonda. Orlo semplice con margine assottigliato e arrotondato. Intorno alla vasca ci sono tracce di una fascia in rilievo. Il piede è a tromba, piuttosto basso (T. , nr. ). Dimensioni : h cm , ; diam. bocca cm , ca. (approssimativo) ; spessore cm , (raggiunge cm , nella fascia in rilievo). Anche in questo caso la forma è rappresentata soltanto da questo esemplare.

, Forma  (T. ) : coppa con vasca abbastanza larga e profonda e carena arrotondata.  Anche questa ciotolina è stata ritrovata all’interno dell’anfora greco-italica.

Orlo semplice con margine piatto smussato a taglio obliquo interno (T. , nr. ). Il fondo (o piede) non è conservato. Dimensioni: h max. conservata cm ,; diam. bocca cm ,; spessore cm ,. La forma è documentata da questo solo frammento che presenta superfici ben levigate.

, Forma  (T. ): coppa con vasca abbastanza larga e piuttosto profonda, con carena a spigolo vivo. Parete con andamento leggermente obliquo (al di sopra della carena). Orlo semplice con margine assottigliato e arrotondato. Il fondo (o piede) non è conservato (T. , nr. ). Dimensioni: h max. conservata cm ,; diam. bocca cm ,; spessore cm ,. La forma è rappresentata da questo unico fr.

, Forma  (T. ): fr. dal largo orlo orizzontale con margine esterno piatto, pertinente probabilmente a un piattello. Le dimensioni non sono calcolabili. Non si conservano altri esemplari di questo tipo (T. , nr. ). , Forma  (T. ): fr. di orlo orizzontale con margine assottigliato e arrotondato, pertinente probabilmente a un piattello. Si conserva solo una minima parte della vasca, sul cui interno sembra di vedere una carena arrotondata. Anche in questo caso le dimensioni non sono calcolabili (T. , nr. ). , forma  (T. ): colatoio ad imbuto a profilo appena convesso. Orlo semplice con margine arrotondato sul quale, probabilmente, si impostava un’ansa. Sul fr. conservato compaiono sei fori (T. , nr. ). Dimensioni: h max. conservata cm ,; diam. bocca cm ; spessore cm ,. I fori hanno forma più o meno circolare e il loro diametro è di cm , ca. La forma è documentata da questo fr. e da uno di parete.

, Forma  (T. ): attingitoio miniaturistico con vasca tronco-conica piuttosto profonda. Orlo semplice con margine arrotondato, fondo piano. In prossimità del fondo è impostata un’ansa a bastoncello schiacciato non interamente conservata (T. , nr. ). Dimensioni: h cm ,; diam. bocca cm ,; spessore cm ,, (sul fondo).

        La forma è documentata solo da questo esemplare.

, Forma  (T. ) : beccuccio di lucerna di forma arrotondata (T. , nr. ). Numerosi sono gli orli di forme chiuse (T. ) che presentano caratteristiche morfologiche diverse rispetto a quelli descritti fino a ora. Sono stati quindi esaminati separatamente. Le suddivisioni fanno riferimento alle caratteristiche tipologiche intrinseche, non essendo riconducibili a una forma precisa. Sono stati distinti : a) orlo appena estroflesso, ingrossato, con margine percorso da una scanalatura (T. , nr. ) ; b) orlo obliquo, ingrossato, con profilo esterno molto convesso (T. , nr. ) ; c) orlo a tesa obliqua con margine esterno piatto (T. , nr. ) ; d) orli orizzontali in due varianti : ) orlo ingrossato a fascia (T. , nr. ) ; ) orlo a tesa orizzontale con margine esterno obliquo percorso da una scanalatura (T. , nr. ). Questi orli orizzontali sono pertinenti a grandi contenitori o piccoli dolii. Una serie piuttosto numerosa di fondi (T. ) è da mettere in relazione con forme chiuse (olle) e, forse, brocchette o bottiglie. In alcuni casi, quando è conservata buona parte della parete, si può tentare di risalire alla forma (T. , nr.  : Forma  ; nrr. - : Forma ). Tipologicamente sono stati divisi in questo modo : Fondi piani, in due varianti a) fondo piano con raccordo parete-fondo a profilo continuo (T. , nrr. -) ; b) fondo piano appena distinto con raccordo parete-fondo tendente al profilo ad “s” (T. , nr. ) ; Fondi distinti, in tre varianti a) fondo a disco con costa obliqua (T. , nr. ), in un caso arrotondata (T. , nr. ) ; b) fondo a disco con costa arrotondata, talvolta appena cavo (T. , nr. ) ; c) fondo distinto ad anello con costa obliqua e fondo esterno cavo (T. , nr. ). Dimensioni : il diam. varia da un minimo di cm , a un massimo di . La misura più frequente è cm -. Lo spessore oscilla tra cm , e  (i più spessi sono i fondi a disco).



Sono individuabili anche numerosi fondi e piedi pertinenti a forme aperte (T. ), non riconducibili a nessuna forma precisa. Si sono distinti : a) fondi distinti a disco, in due varianti : ) costa diritta (T. , nr. ) ; ) costa arrotondata (T. , nr. ) ; b) bassi piedi diritti (T. , nr. ) ; c) frammento di piede a tromba con margine esterno arrotondato (T. , nr. ). Dimensioni : il diam. oscilla tra cm  e  ; la maggiore concentrazione si ha intorno a cm . Incisioni e graffiti : in alcuni casi sulla superficie esterna di fondi a disco sono conservati graffiti (lettere, numerali o contrassegni) : nr.  = T. , nr.  : a, oppure contrassegno, graffito sulla superficie esterna del fondo ; T. , nr.  : simbolo “a farfalla”, probabilmente un contrassegno, graffito sulla superficie esterna del fondo ; nr.  = T. , nr.  : simbolo a forma di croce graffito sulla superficie esterna del fondo ; può essere interpretato come numerale (). Gruppo  : Impasto di gabbro lavorato al tornio

, Forma  : grosso contenitore con corpo piuttosto espanso tendente al globulare. Orlo estroflesso leggermente ingrossato con margine piatto smussato. Spalla convessa (T. , nr. ). Dimensioni : h max. conservata cm  ; diam. bocca cm  ; spessore cm , ca.

, Forma  : grosso contenitore con corpo tendente all’ovoide. Orlo estroflesso con margine piatto a taglio obliquo. Spalla appena convessa (T. , nr. ). Dimensioni : h max. conservata cm , ; diam. bocca cm  ca ; spessore cm , ca.

, Forma  : olla con corpo tendente al globulare e imboccatura piuttosto stretta, decisamente inferiore al diam. massimo. Orlo estroflesso, ingrossato e sagomato a becco di civetta, percorso talvolta da una scanalatura e sottolineato da una gola molto pronunciata. Spalla rigida molto espansa (T. , nr. ). Dimensioni : h max. conservata cm  ; diam. bocca cm , ; spessore max. cm , ca.



   

La forma è documentata solo da pochi frr. di orli.

, Forma  : olla con corpo tendente all’ovoide e imboccatura piuttosto ampia, di solito uguale o appena minore del diam. massimo, soltanto in due casi decisamente inferiore. Orlo distinto più o meno svasato, ingrossato e sagomato a becco di civetta, di solito sottolineato da una gola molto pronunciata. Corpo con profilo più o meno convesso, che tende a rastremarsi verso il fondo presumibilmente piano (se ne conserva un solo esemplare intero). All’interno di questa forma sono stati inclusi anche vasi di dimensioni molto grandi, usati probabilmente come contenitori da dispensa che presentano caratteristiche morfologiche uguali a quelle delle olle. In base alla forma del corpo più o meno arrotondata, e soprattutto all’ampiezza dell’imboccatura, sono state individuate due varianti. Varianti : a) bocca uguale o appena inferiore al diametro massimo ; spalla convessa non molto accentuata (T. , nrr. -) ; b) bocca decisamente inferiore al diametro massimo ; spalla convessa piuttosto espansa (T. , nrr. -). Dimensioni : un solo esemplare interamente ricostruibile di questa forma, di dimensioni piuttosto grandi (h cm , ; diam. bocca cm  ; spessore da cm , a , ; diam. fondo cm ). Per il resto il diam. della bocca oscilla tra cm  e  e lo spessore si aggira di solito intorno a cm  (cm ,-, negli esemplari più piccoli), ma raggiunge cm , nei vasi di dimensioni maggiori. Le dimensioni attestate più frequentemente sono diam. bocca cm -, mentre piuttosto rari sono vasi con diam. bocca di cm -. C’è poi il gruppo dei recipienti molto grandi (diam. bocca da cm  a ), nemmeno questo numeroso. In generale si tratta di vasi di forma piuttosto schiacciata in cui l’altezza è di solito inferiore alla larghezza. Decorazioni : sono piuttosto rare su frr. lavorati al tornio. Nonostante ciò, in questo caso, è presente una certa varietà : sono attestati infatti graffiti (a, sulla superficie interna dell’orlo di un’olla : T. , nr. ), incisioni (tre linee sulla superficie esterna dell’orlo di un’olla : T. , nr. ) e impressioni a corona dentellata (tre bolli allineati, impressi sotto il fondo di un’olla : T. , nr.  = T. , nr. ).

, Forma  : olla con corpo tendenzialmente rettilineo e imboccatura uguale o appena inferiore

al diam. massimo. Orlo estroflesso ingrossato ad anello, oppure ingrossato e sagomato a becco di civetta, sottolineato da una gola non molto pronunciata. Spalla praticamente inesistente, parete leggermente convessa. Non si conservano esemplari interi, ma probabilmente anche in questo caso il fondo era piano. Sono state distinte due varianti in base agli orli: Varianti : a) orlo ingrossato e sagomato a becco di civetta (T. , nr. ) ; b) orlo ingrossato ad anello (T. , nr. ). Dimensioni : h max. conservata cm  ; diam. bocca da cm , a  ; spessore da cm , a ,.

, Forma  : bacino con vasca tronco-conica e parete piuttosto tesa o appena convessa. Orlo ingrossato e sagomato a becco di civetta, talvolta arrotondato inferiormente. La forma completa non è documentata (T. , nr. ). Dimensioni : il diam. della bocca oscilla intorno ai cm  ; l’altezza massima conservata è di cm , lo spessore intorno a cm ,. Lo stato di conservazione è estremamente frammentario, ragion per cui i dati sono incompleti, soprattutto per quanto riguarda l’altezza. È probabile che fossero piuttosto profondi.

, Forma  : vasca in genere piuttosto larga, più o meno profonda, con parete lievemente convessa. Orlo semplice con margine di solito piatto a taglio obliquo, raramente smussato o ingrossato, in due casi ingrossato a fascia. Piede ad anello con costa spigolosa. Sono state distinte due varianti in base alla profondità della vasca : Varianti : a) vasca molto larga e poco profonda con profilo leggermete convesso (T. -, nrr. ) ; b) vasca larga più profonda con profilo in genere piuttosto convesso, raramente rettilineo (T. , nr. -). Dimensioni : il diam. della bocca varia da cm  a , mentre quello dei piedi va da cm  a ,. Lo spessore può oscillare tra cm , e , (i valori più alti sono raggiunti nei frr. di dimensioni maggiori). L’altezza varia, negli esemplari interi, da cm , a  (variante a). Non sembrano esserci differenze di dimensioni (diam. bocca) tra la variante a e la variante b, a parte l’altezza.

        Le dimensioni più frequenti sono diam. bocca cm  ca. La forma descritta, nonostante sia stata considerata una ciotola, presenta anche le caratteristiche di un coperchio. La vasca è infatti di solito poco profonda, il piede sagomato in modo da consentire una facile presa. Incisioni e graffiti : in un solo caso sono attestate quattro lettere sul fondo esterno di una ciotola/coperchio. Due lettere sono incise (l a, sinistrorso) e due sono graffite (a u, destrorso) : T. , nr.  = T. , nr. ).

, Forma  : ciotola caratterizzata da imboccatura ampia, appena inferiore al diam. massimo, e da corpo schiacciato a profilo convesso. Orlo estroflesso oppure obliquo molto aperto, ingrossato e sagomato a becco di civetta (talvolta arrotondato inferiormente), sottolineato da una gola molto pronunciata. Il fondo non è conservato in nessun caso, ma si può supporre che fosse piano. Sono state distinte due varianti : Varianti : a) orlo leggermente estroflesso ingrossato e sagomato a becco di civetta ; in un caso il margine è arrotondato inferiormente (T. , nr. ) ; b) orlo obliquo molto aperto ingrossato e sagomato a becco di civetta arrotondato inferiormente (T. , nr. ). Dimensioni : il diam. varia tra cm , e  ; lo spessore invece oscilla tra cm , e , (nell’unico esemplare di dimensioni maggiori). Le dimensioni più frequenti sono, comunque, diam. bocca cm ,- ; sembrano esserci differenze tra la variante a e la variante b. Non si conserva nessun esemplare interamente ricostruibile. Dovevano comunque avere altezza di proporzioni ridotte. Gli orli che, pur essendo pertinenti a forme chiuse, a causa del loro stato estremamente frammentario, non possono essere attribuiti ad una forma determinata (T. ), possono offrire una casistica più ampia dei tipi di orlo attestati negli impasti lavorati al tornio, distinguendosi per forma da quelli sopra descritti : a) orlo svasato leggermente ingrossato con margine piatto a taglio obliquo (T. , nr. ) ; b) orli appena estroflessi in tre varianti : ) orlo estroflesso con margine arrotondato (T. , nr. ) ; ) orlo ingrossato a fascia (T. , nr. ) ; ) orlo ingrossato ad anello (T. , nr. ).



c) Orlo estroflesso ingrossato con margine piatto a taglio obliquo appena concavo (T. , nr. ). Si tratta probabilmente di un orlo da mettere in relazione con grandi contenitori. Un gruppo di numerosi fondi piani è da mettere in relazione con le forme chiuse, cioè le olle e i contenitori di dimensioni maggiori. Si sono distinti : a) fondi piani con raccordo parete-fondo a profilo continuo, talvolta leggermente cavi (T. , nr. -) ; b) fondo a disco appena distinto con costa diritta (T. , nr. ). L’unico fondo che può forse ricondursi a una forma precisa è il nr.  (Forma ). Dimensioni : il diam. di questi fondi si presenta piuttosto uniforme ; infatti nella maggioranza dei casi oscilla tra cm  e . Soltanto in un caso è attestato un fondo con diam. di cm . Decorazioni : sono attestate in pochi casi soltanto e sono costituite da un’impressione a corona dentellata (T. , nr. ) e da una linea incisa (contrassegno ?) (T. , nrr. /) sempre sulla superficie esterna di fondi piani. Le anse (T. ) non sono molto numerose, ed il loro stato è in genere molto frammentario. Essendo impossibile risalire alle forme pertinenti (comunque forme chiuse del Gruppo I e Gruppo ) sono state divise in funzione delle caratteristiche morfologiche. Anse verticali : a) ansa a nastro (T. , nr. ) ; b) ansa a nastro spesso (T. , nr. ) ; c) ansa a nastro spesso con margine rialzato (T. , nr. ) ; d) ansa a bastoncello (T. , nr. ) ; e) ansa a bastoncello con insellatura centrale (T. , nr. ). Anse a maniglia obliqua : a) ansa a bastoncello (T. , nr. ). Si conserva inoltre un fr. di ansa complessa dotata probabilmente di due attacchi e con foro centrale (T. , nr. ). Gruppo a : impasto con scisti rossi e grigi lavorato a mano

 a, Forma  : ciotola con vasca tronco-conica, non molto larga e piuttosto profonda, con profilo leggermente convesso. Orlo semplice con margine piatto a taglio obliquo. Il fondo non è conservato (T. , nr. ).



   

Dimensioni : h max. conservata cm , ; diam. bocca cm  ca. ; spessore cm  La forma è documentata soltanto da questo fr.

 a, Forma  : vasca molto ampia e poco profonda con profilo convesso. Orlo distinto ingrossato ad anello. Il fondo non è conservato (T. , nr. ). Dimensioni : h max. conservata cm , ; diam. bocca cm  ; spessore cm ,. Anche in questo caso la forma è rappresentata soltanto da questo fr. Si tratta probabilmente di una ciotola/coperchio. Si conservano pochissimi frr. di fondi piani pertinenti a forme chiuse, talvolta appena distinti (T. , nr. ). Il loro stato è estremamente frammentario. Gruppo b : impasto con scisti rossi e grigi lavorato al tornio

 b, Forma  : olla con corpo tendente al globulare, imboccatura abbastanza stretta, spalla rigida piuttosto espansa. Orlo ingrossato e sagomato a becco di civetta, sottolineato da una gola molto pronunciata. La parte inferiore del corpo non è conservata in nessun caso (T. , nr. ). Dimensioni : h max. conservata cm , ; diam. bocca cm  ; spessore da cm , a ,. La forma è documentata da pochissimi frr.

 b, Forma  : olla con corpo tendente all’ovoide e imboccatura piuttosto ampia, uguale o appena inferiore al diametro massimo. Orlo più o meno svasato o estroflesso (in un caso soltanto obliquo) ingrossato e sagomato a becco di civetta, sottolineato da una gola molto pronunciata. Spalla appena convessa e corpo che tende a rastremarsi verso il fondo, presumibilmente piano. Non sono conservati esemplari interamente ricostruibili. Sono state distinte due varianti in base alla forma dell’orlo. Varianti : a) orlo in genere svasato, ingrossato e sagomato a becco di civetta. In un caso obliquo, in uno con margine esterno leggermente concavo (T. , nrr. -) ; b) orlo svasato o estroflesso ingrossato e sagomato a becco di civetta, con margine inferiore piatto smussato (T. , nr. ).

Dimensioni : h max. conservata cm  ; diam. bocca da cm  a  ; spessore cm  ca. Le dimensioni più frequenti sono diam. bocca cm -. In questo caso l’altezza dovrebbe essere di cm - ca. Decorazioni : sono attestate soltanto in un caso. Si tratta di linee arcuate con motivo a foglia ( ?) sulla superficie esterna della spalla (T. , nr. ).

 b, Forma  : olla con corpo cilindro-ovoide ed imboccatura piuttosto ampia, maggiore del diam. max. Orlo estroflesso leggermente ingrossato e sagomato a becco di civetta, oppure svasato, ingrossato e arrotondato. Spalla praticamente inesistente, parete con andamento rettilineo. Il corpo si rastrema in prossimità del fondo piano. Sono state distinte due varianti. Varianti : a) orlo estroflesso leggermente ingrossato e sagomato a becco di civetta (T. , nr. ) ; b) orlo svasato, ingrossato e arrotondato (T. , nr. ). Dimensioni : (riferite all’unico esemplare interamente ricostrubile) h cm , ; diam. bocca cm  ; diam. fondo cm  ; spessore da cm , a , (in prossimità del fondo). Le dimensioni sono decisamente inferiori a quelle attestate di solito. Nella variante b invece il diam. della bocca è di cm  e lo spessore di cm  ca.

 b, Forma  : vasca tronco-conica ; orlo semplice con margine piatto a taglio obliquo interno. Presa appiattita, impostata verticalmente sotto l’orlo e sulla vasca (T. , nr. ). Dimensioni : h max. conservata cm , ; diam. bocca cm  ; spessore cm , ca. La forma è rappresentata da questo fr. e da pochi altri molto simili. Alcuni fondi sono da mettere sicuramente in relazione con forme chiuse (probabilmente olle). Si tratta di fondi piani con raccordo parete-fondo a profilo continuo, talvolta appena cavi (T. , nr. ). Soltanto due piedi frammentari sono pertinenti con ogni probabilità a forme aperte : ) frammento di piede ad anello (T. , nr. ) ;

       



) basso piede obliquo con fondo esterno cavo (T. , nr. ).

nr.  (T. ) : orlo appena svasato ingrossato a fascia ; collo cilindrico.

Gruppo  : Internal Slip Ware

Dimensioni : h max. conservata cm , ; diam. bocca cm , ; spessore cm ,. nrr. - (T. ) : frr. di orlo e parete di forma chiusa. Orlo ingrossato e sagomato a becco di civetta. Le dimensioni non sono calcolabili, l’inclinazione è incerta a causa della frammentarietà.

, Forma  : olla con corpo presumibilmente ovoide. Orlo obliquo ingrossato a fascia ; collo tronco-conico (T. , nr. ). Dimensioni : h max. conservata cm , ; diam. bocca cm  ; spessore cm ,-, (collo). Il gruppo è rappresentato soltanto da due frr. Gruppo  : impasti verniciati

, Forma  : si conservano soltanto due frammenti di orli estroflessi pertinenti a forme chiuse non meglio identificabili (T. , nr. ). , Forma  : teglia con vasca larga e molto poco profonda, parete tesa. Orlo estroflesso con margine arrotondato percorso internamente da una scanalatura. Fondo piano (T. , nrr. - ). Dimensioni : il diam. della bocca può variare da cm  a , mentre l’altezza (riferendoci agli esemplari interamente ricostruibili) varia da cm , a ,. Lo spessore è uniforme in tutti i frr. (cm ,-,).

, Forma : teglia con vasca larga non molto profonda; parete tesa, carenata in prossimità del fondo. Orlo estroflesso con margine arrotondato, percorso internamente da una leggera scanalatura. Fondo piano (T. , nr. ).

, Forma  : si tratta di un fr. unico, che non rientra in nessuna delle categorie di impasti individuate. nr.  (T. ) : olla con corpo cilindro-ovoide e imboccatura piuttosto ampia. Orlo estroflesso, quasi orizzontale con margine esterno piatto smussato. Parete con andamento tendenzialmente rettilineo. Dimensioni : h max. conservata cm , ; diam. bocca cm , ; spessore cm .

, Forma  : è costituito da pochissimi frr. caratterizzati da uno spessore estremamente sottile. nr.  (T. ) : fr. di orlo e parete probabilmente di forma chiusa. Orlo semplice appena ingrossato con margine arrotondato ; parete con andamento rettilineo.

Dimensioni : diam. bocca cm  ; h cm  ; spessore cm ,.

Dimensioni : h max. conservata cm , ; diam. bocca (approssimativo) cm  ; spessore cm ,-,.

Relativo a una teglia è un orlo a tesa orizzontale con margine esterno piatto e margine superiore piatto percorso da una lievissima scanalatura (T. , nr. ).

nr.  (T. ) : fr. di orlo svasato con margine piatto a taglio obliquo, pertinente probabilmente a forma chiusa. Le dimensioni non sono calcolabili, l’inclinazione è incerta.

Si conservano alcuni fondi a disco e piedi pertinenti a forme aperte (T. ). Sono stati distinti in questo modo : • fondi a disco : () a costa diritta (nr. ) ; () a costa obliqua (nr. ) ; • bassi piedi diritti, talvolta con fondo esterno cavo (nr. ).

nr.  (T. ) : fr. di collo tronco-conico con orlo ingrossato a fascia (forma chiusa).

Si conserva inoltre un’ansa a nastro spesso con margini rialzati, da collegare probabilmente a una forma chiusa (T. , nr. ). Gruppo  : impasti vari

, Forma  : si conservano alcuni frr. pertinenti a forme chiuse.

Dimensioni : h max. conservata cm  ; diam. bocca (approssimativo) cm  ; spessore cm , (cm , sull’orlo).

, Forma  : si conserva soltanto un fr. probabilmente relativo ad una teglia. Orlo orizzontale con margine piatto, percorso internamente da una leggera scanalatura. Dimensioni : h max. conservata cm , ; diam. bocca (approssimativo) cm , ; spessore cm ,.



   

, Forma  : questo tipo di impasto è rappresentato da due frr. di teglia. nr.  (T. ): teglia con vasca abbastanza ampia, carenata probabilmente in prossimità del fondo. Orlo svasato con margine piatto percorso internamente da una scanalatura piuttosto profonda. Dimensioni : h max. conservata cm , ; diam. bocca cm  ca. ; spessore cm ,.

, Forma  : si conservano pochi frr. di coperchi ed un fondo piano relativo a forma chiusa. nr.  (T. ) : coperchio a calotta leggermente convessa, presumibilmente non molto alta, con margine piatto a taglio obliquo appena ingrossato. La presa non è conservata. Anche in questo caso, data la forma della calotta, è attribuibile duplice funzione. Dimensioni : h max. conservata cm , ; diam. cm  ; spessore cm , ca. Fondo piano con raccordo parete-fondo a profilo continuo. Con ogni probabilità deve essere messo in relazione con un’olla di notevoli dimensioni. Dimensioni : h max. conservata cm , ; diametro cm , ; spessore cm ,.

, Forma  : si conserva soltanto un fr. pertinente ad un grosso coperchio. Fr. di coperchio presumibilmente a calotta conica non molto alta ; margine piatto a taglio obliquo, leggermente ingrossato. La presa non è conservata. Dimensioni : h max. conservata cm  ; spessore cm .

, Forma  : questo tipo di impasto è rappresentato da un solo fr. di coperchio. Fr. di coperchio a calotta conica, con margine piatto a taglio obliquo ingrossato esternamente. La frammentarietà non consente di stabilire l’altezza della calotta. La presa non è conservata. Dimensioni : h max. conservata cm  ; diam. (approssimativo) cm  ; spessore cm ,.

Dimensioni : h max. conservata cm , ; diam. (approssimativo) cm  ; spessore cm ,. Fr. di coperchio a calotta conica piuttosto larga e bassa ; margine ingrossato, piatto a taglio obliquo. La presa non è conservata. Dimensioni : h max. conservata cm  ; diam. (approssimativo) cm , ; spessore cm .

, Forma  : si conserva soltanto un fr. relativo a un grosso coperchio. Fr. di coperchio a calotta conica presumibilmente piuttosto alta ; margine arrotondato. La presa non è conservata. Dimensioni : h max. conservata cm , ; diam. (approssimativo) cm  ; spessore cm .

, Forma  : sono conservati due frr. relativi a coperchi o ciotole/coperchi. Fr. di coperchio a calotta convessa con margine piatto a taglio obliquo. A causa della frammentarietà non è possibile stabilire con certezza l’altezza della calotta ; la presa non è conservata. Dimensioni : h max. conservata cm , ; diam. cm  ca. ; spessore cm ,.

, Forma  : anche in questo caso si conservano soltanto due frr. relativi a coperchi o ciotole/coperchi. Fr. di coperchio a calotta convessa con margine piatto a taglio obliquo leggermente ingrossato. La presa non è conservata. Dimensioni : h max. conservata cm , ; diam. cm  ca. ; spessore cm ,.

, Forma  : questo tipo di impasto è rappresentato da un solo fr. di fondo piano pertinente a forma chiusa. nr.  (T. ) : fr. di fondo piano appena distinto. Dimensioni : h max. conservata cm  ; diam. cm  ; spessore cm ,.

, Forma  : si conservano tre frr. relativi a coperchi.

Distribuzione cronologica dei gruppi ceramici

Fr. di coperchio a calotta conica, con margine piatto a taglio obliquo ingrossato esternamente. La presa non è conservata.

Dai dati in nostro possesso risulta evidente che il più ricco è sempre il Gruppo  (impasto di gabbro lavorato a mano). Il Gruppo  (impasto

        di gabbro lavorato al tornio) è documentato dalla maggior quantità di frr. nella Fase  di occupazione di  : la percentuale, calcolata sul totale complessivo dei frr. è infatti del %. Le presenze attestate nel livello di distruzione dell’Area  (Fase .) costituiscono il ,%. La percentuale, invece, diminuisce sensibilmente nella Fase , scendendo al ,%. Nei risultati ottenuti calcolando le percentuali sul totale dei frammenti dei sei gruppi nelle diverse fasi il Gruppo  rappresenta il ,% del totale dei frr. di Fase , il ,% dei frr. provenienti dal livello di distruzione dell’Area , mentre si riduce al ,% dei frr. della Fase .. Il Gruppo , al contrario, è meno documentato nella Fase  (%  ; ,% Fase ) ; al contrario nel livello di distruzione (,%,  ; % Fase ) e nella Fase  (,%  ; ,% Fase .). I risultati ottenuti calcolando le percentuali all’interno di ogni singolo gruppo mostrano come la ceramica lavorata al tornio, la cui produzione può essere locale o regionale, fosse tipica soprattutto del periodo di vita più antico del sito, e come ad essa si sostituisse quasi completamente quella a lavorazione manuale, produzione domestica o paradomestica. In Fase  è attestato il Gruppo , nelle varianti a (impasto con scisti rossi e grigi lavorato a mano) e b (impasto con scisti rossi e grigi lavorato al tornio), ma in piccole quantità (a : ,% a ; ,% Fase . b : ,% b ; ,% Fase ). Questi dati sono confermati dalle presenze nel livello di distruzione dell’Area  (a : % a, ,% Fase . ; b : ,% b e ,% Fase .). A differenza di quanto accadeva per l’impasto di gabbro, nella Fase  è attestato soprattutto l’impasto lavorato al tornio (% b, ,% Fase .). Bisogna ricordare, però, che si tratta di una produzione non locale, legata quindi a un quadro di mercato e non all’avvicendarsi di tecniche-produzioni locali. Da non sottovalutare inoltre l’incertezza, già evidenziata precedentemente, nella distinzione delle due tecniche, dovuta al cattivo stato di conservazione del materiale. Gli unici due frammenti che documentano il Gruppo  (Internal Slip Ware) provengono uno dall’humus di superficie, l’altro dalla Fase , peraltro da uno strato molto inquinato. Il Gruppo  (impasti verniciati) è scarsamente rappresentato durante la Fase  (,% , ,% Fase ) ; la quantità aumenta negli strati che conservano le poche strutture provvisorie della Fase . (Area  : ,%  ; % Fase .) e nella Fase  di occupazione (,% , ,% Fase ). È interessante notare la concentrazione di teglie () nello stesso strato in cui è stata rinvenuta una delle poche strutture della Fase ., un fo-



colare all’aperto, costruito con un contorno di grosse pietre, che viene poi coperto dal calpestio in Fase .. Il Gruppo  (impasti vari), infine, è attestato in Fase  (,% , ,% Fase ), ma è presente soprattutto nella Fase . (% , ,% Fase ) ; nella Fase , poi, è scarsamente rappresentato (% , ,% Fase ). Considerazioni più precise su questo gruppo “di comodo” sono rese impossibili dalla scarsa rappresentazione e dall’eterogeneità dei materiali in esso compresi. Distribuzione cronologica delle forme  Gruppo  La forma più attestata durante la Fase  è l’olla, soprattutto quella ovoide (,% Forma ) o cilindro-ovoide (,% Forma ) ; in entrambi i casi, però, non sono documentate tutte le varianti : mancano infatti, tra le olle con corpo ovoide, quelle con orlo obliquo molto aperto e margine piatto a taglio obliquo (Forma d), con accenno di collo cilindrico e orlo come il precedente (Forma e) e quelle con orlo appena estroflesso e margine piatto a taglio obliquo (Forma g) ; tra quelle con corpo cilindro-ovoide non compaiono invece le olle con orlo obliquo molto aperto, quasi orizzontale (Forma e), e quelle con orlo obliquo ingrossato a fascia e scanalatura interna per l’alloggiamento del coperchio (Forma f). Decisamente più scarsi sono i frammenti di olle con corpo tendente al globulare (,% Forma ), presenti nelle varianti con orlo estroflesso e margine piatto a taglio obliquo (Forma a) ed orlo verticale (b), delle olle con corpo a botticella e orlo leggermente rientrante (Forma , °,  frr.) e di quelle situliformi con orlo ingrossato ad anello (Forma , b :  frr.). Sono documentati, inoltre, coperchi a calotta conica (,% Forma ) e convessa (,% Forma ), entrambi nella variante a (calotta più bassa), un fr. pertinente a bottiglia o brocchetta (Forma ), bicchieri con corpo tronco-conico a profilo convesso ( frr. Forma , a e b) oppure rettilineo ( fr. Forma ). Tra le ciotole prevale la forma con vasca piuttosto profonda e orlo semplice con margine arrotondato o piatto (,% Forma , a e b) ; più rare sono quelle con vasca larga e abbastanza profonda con orlo più o meno rientrante e margine arrotondato o piatto (,% Forma , a e b) e quelle con vasca molto aperta e poco profonda con orlo semplice e margine piatto o assottigliato e arrotondato  Le percentuali relative alle diverse forme sono state riportate soltanto quando i totali (dei frr. di ciascuna forma) presentano una quantità numerica sufficiente ; altrimenti viene indicato il numero dei frammenti.



   

(,% Forma , a e b). Da un solo fr. sono documentate le coppe con carena arrotondata (Forma ). Conferme della presenza delle forme citate nella Fase  si possono avere in molte occasioni dai materiali provenienti dal livello di distruzione (Fase .) dell’Area . Da uno strato di questo livello proviene l’unico esempio di vaso per liquidi molto simile ad un’hydria (Forma ). Sono attestate inoltre, in tutte le loro varianti, olle con corpo tendente al globulare (,% Forma ), ovoide (,% Forma ) e cilindro-ovoide (% Forma ). Compaiono anche olle con ventre ribassato ( frr. Forma , a e b), olle con corpo a botticella ( frr. Forma ), documentate anche nella variante con orlo rientrante ingrossato internamente (b), e olle con corpo situliforme ( fr. Forma ) nella variante con orlo a tesa orizzontale (c). Sono attestati ancora i coperchi, sia quelli a calotta conica (,% Forma , a e b ; la variante b è rappresentata da un solo fr.), sia quelli a calotta convessa, (,% Forma , a), le teglie ansate ( frr. Forma ) e, in due casi, un fondo di teglia con strozzatura a raccordo con la parete (Forma ) : la Forma  e la Forma  non erano attestate negli strati di Fase , ma i ritrovamenti nel livello di distruzione dell’Area  (Fase .) dimostrano che dovevano essere già in uso a quell’epoca. Da questi strati di distruzione provengono anche alcuni frr. pertinenti a bottiglie e brocchette (Forma , ,  : pezzi unici) e alcuni frr. di bicchieri, che confermano la diffusione della Forma  in Fase  ( frr. Forma a). Vi compaiono inoltre ciotole profonde con orlo estroflesso simile a quello delle olle (Forma  e Forma  : pezzi unici). Sono presenti le ciotole con vasca tronco-conica piuttosto profonda anche nella variante con orlo rientrante e margine piatto (% Forma , a, b, c), quelle con vasca larga e abbastanza profonda (% Forma , a e b), l’unico fr. di ciotola con vasca tendente nella parte inferiore a profilo a “S” (Forma ) e quelle con vasca larga e poco profonda (,% Forma , a b). Compaiono per la prima volta ciotole con orlo verticale ( fr. Forma ), ciotole con orlo svasato ingrossato ad anello ( fr. Forma ) e ciotole con vasca larga e molto poco profonda ed orlo semplice con margine piatto (Forma b). Sono attestate anche ciotole con orlo estroflesso (Forma ). Dagli strati che conservano le strutture provvisorie di Fase . dell’Area  provengono le stesse forme ; soltanto in due casi sono documentate forme che non compaiono altrove : si tratta di un frammento pertinente forse ad una bottiglia (Forma ) e di un attingitoio miniaturistico (Forma ).

Queste forme sono quasi tutte attestate anche nella Fase  di occupazione, quindi, in linea di massima, si può parlare di continuità del repertorio morfologico. È possibile tuttavia fare alcune osservazioni su cambiamenti non macroscopici. Nella Fase  le forme sono spesso presenti in tutte le varianti, mostrando da un lato un legame con il passato (mantenimento delle varianti che compaiono già nella Fase ) e dall’altro piccole variazioni che, anche mantenendo la forma originale, descrivono un pur minimo processo evolutivo. Naturalmente si può obiettare che in una produzione manuale certe differenze possono essere del tutto casuali, ma forse, tentando di distinguere per quanto possibile “casuale” e “volontario”, ed esaminando con attenzione la localizzazione dei particolari che sembrano differenziarsi per una precisa scelta, si potrebbe col tempo sperare in qualche risultato tangibile. Nella Fase  sono documentate, in tutte le varianti, olle con corpo tendente al globulare (Forma  : %) e ovoide (Forma  : %). Sono presenti inoltre olle con ventre ribassato (Forma , a e b :  frr.). Non compaiono invece olle con corpo a botticella e situliformi (Forma  e ). I coperchi a calotta conica (Forma  : % ca.) e convessa (Forma  : % ca.) sono presenti anche nella variante a calotta più alta (Forma b :  fr. ; Forma b :  frr.). Compaiono ancora teglie ansate (Forma  :  frr.) e i fondi di teglie con strozzatura al raccordo con la parete (Forma  :  frr.) e alcuni frr. relativi a brocchette e bottiglie (Forma  e Forma  (solo in Fase ). Tra i bicchieri sono documentati soltanto quelli con corpo tronco-conico a profilo teso (Forma  :  frr.), mentre sono scomparsi del tutto quelli con corpo tronco-conico a profilo convesso (Forma ), che non sono attestati nel periodo successivo alla Fase . Sono presenti ciotole con vasca tronco-conica piuttosto profonda (Forma , a, b e c : ,%), ciotole con vasca larga e abbastanza profonda anche nella variante con orlo rientrato e margine piatto a taglio obliquo interno (Forma , a, b, c : ,%) e ciotole con vasca larga e poco profonda (Forma , a e b : ,%). Altri esemplari di ciotole con orlo verticale : (Forma  :  frr.), con vasca molto larga e poco profonda (Forma a :  fr.) e ciotolina cilindrica (Forma  : pezzo unico). La distribuzione delle forme nelle due fasi di occupazione del sito è dunque in genere piuttosto omogenea, e soltanto in pochi casi (quasi sempre quando si tratta di pezzi unici) una forma non si ripete nel tempo.

        I dati percentuali, indicando le variazioni di frequenza nel tempo, individuano il momento di massima concentrazione di ogni forma : sebbene in un contesto di continuità del repertorio morfologico, si evidenzia di quale fase ciascuna forma sia caratteristica. Le olle con corpo tendente al globulare, per esempio, sono diffuse soprattutto negli strati di distruzione dell’Area  (Forma  : ,%), mentre subiscono una leggera flessione nella Fase  (Forma  : %). Su valori costanti si mantengono le olle con corpo ovoide (Forma ) ; scompaiono invece le olle con corpo a botticella (Forma ) e quelle con corpo situliforme (Forma ). Tra i coperchi, sono più numerosi in Fase  quelli a calotta convessa (Forma  : % ca.). Sempre in Fase  diminuiscono le ciotole con vasca tronco-conica piuttosto profonda (Forma  : ,%) e le teglie ansate (Forma  :  frr.). Gli altri tipi di ciotola si attestano in linea di massima su percentuali omogenee tra fase e fase. L’unica forma della ceramica da mensa che scompare del tutto in Fase , a parte i pezzi unici, è costituita dai bicchieri con corpo tronco-conico a profilo convesso (Forma ). Le decorazioni attestate su frr. di questo gruppo sono da riferirsi soprattutto alla Fase . I confronti reperibili per il Gruppo  in generale si riferiscono a materiali provenienti da centri abitati, aree sacre e necropoli, spesso con cronologia iniziale anteriore a quella di . Alle forme di  si accostano i materiali provenienti dal deposito votivo di Veio,  dall’area sacra di S. Omobono,  dal santuario di Pyrgi,  dagli abitanti di Montereggi,  Murlo,  Marzabotto,  Volterra,  Casale Pian Roseto,  Artimino,  da Roma in genere  e anche da abitati e necropoli della Romagna, tutti compresi cronologicamente tra il  ed il  a.C.  Il vaso somigliante a un’hydria trova un possibile confronto nei recipienti ingubbiati attestati a Casale Pian Roseto  che sembrano continuare la tradizione dell’”impasto rosso” (- a. C.), e anche con il Tipo A realizzato in impasto rosso grossolano proveniente da una sepoltura maschile della necropoli di Montericco.  Confronti con             

M T . C -. S, in Pyrgi , pp. -. Montereggi . BÈ M . S . C b ; M . M T . Artimino . G  ; G .  E M . M T, T , fig.  , nr. -.  E M , tav.  nr. . .



i materiali di Casale Pian Roseto esistono anche per le olle con corpo tendente al globulare (Forma ).  Per le olle con corpo ovoide (Forma ) si vedano invece il deposito votivo di Veio  (fine del primo quarto del  a.C.), il pozzo nr.  sul Campidoglio  (il deposito si è formato probabilmente tra la fine del  e gli inizi del  e la fine del  a.C.), l’area sacra di S. Omobono (Gruppo C, - a.C.),  dell’abitato di Montereggi  e lo strato  del saggio A di Artimino  ( – inizi  a.C.). Nella stessa direzione e nella ceramica acroma di Marzabotto  si trovano confronti per le olle con corpo cilindro-ovoide (Forma ).  Per le olle con corpo a botticella (Forma ) e quelle situliformi (Forma ) si propone il confronto con la Forma L e la Forma N di Murlo  e le olle Tipo  (imp. la), Tipo  (imp. ) e Tipo I (imp. a) di Artimino.  Per le teglie con cordone in rilievo (Forma ) si segnalano confronti con materiali provenienti dall’Italia meridionale : abitato di Cairano,  necropoli di Alfedena  e quella di Gravina di Puglia  ( -  a.C.). I bicchieri con corpo tronco-conico a profilo convesso e orlo ingrossato ad anello trovano confronto nei materiali provenienti dalla necropoli di Montericco, Imola.  Tra le ciotole, quelle con vasca profonda ed orlo estroflesso (Forma ) si confrontano con vasi di “impasto rosso” dal pozzo arcaico vicino al tempio di Vesta a Roma (prima metà  a.C.) ;  quelle con vasca tronco-conica piuttosto profonda (Forma ) con le coppe Tipo  (imp. ) e le coppe Tipo  (imp. ) di Artimino,  provenienti da strati superficiali o da strati con datazione incerta ; quelle con vasca larga e abbastanza pro

M T, T , fig.  , nr. . M T , figg. -.  G , fig. , nr. -: ceramica grossolana.  C -, fig. , nr.  : Gruppo C, frammenti miniaturistici.  Montereggi , p. , Forma , nr. .  Artimino , olle tipo  (impasto ) fig. , nr.  . S , fig. , nr. .  C -, figg. - (nr. -) : Gruppo C, Tipo  ; Montereggi , p. , Forma c, nr.  ; G , fig. , fig.  nr. - : ceramica grossolana ; Artimino , olle Tipo  (impasto ), fig. , nr. .  BÈ M , pl. , ,  : Forma , pl.  nr.  : Forma nr. .  Artimino , olle Tipo  (impasto a) fig.  nr.  ; olle Tipo  (impasto ) fig.  nr.  ; olle Tipo  (impasto a) fig.  nr. .  B M , tav.  nr. .  Alfedena , fig.  nr. .  Gravina di Puglia  , fig. .   E M , tav.  nr. ., ..  G , fig.  nr. - ; G , fig.  nr. -.  Artimino , Coppe Tipo  (impasto ) fig.  nr.  ; Coppe Tipo  (impasto ) fig.  nr. . 



   

fonda (Forma ) con il materiale dall’abitato di Persolino, Faenza (limite cronologico inferiore :  – prima metà  a.C.)  e da Artimino (strati , , ,  del saggio A ; strati , , ,  del saggio B :  -  a.C.),  mentre quelle con vasca larga e molto poco profonda (Forma ) con i materiali provenienti dal territorio di Sovana (seconda metà  a.C. ca.)  e da Casale Pian Roseto (ceramica di impasto levigato databile al  a.C.).  La Forma c (ciotola di dimensioni ridotte con orlo semplice e fondo piano) trova confronti all’interno della ceramica recuperata nella necropoli dei Monterozzi (Tarquinia), collocata tra la fine del  e gli inizi del  a.C.  e quella della necropoli Le Piane (Orte), coeva.  Il fr. di colatoio ad imbuto (Forma ) trova confronto nel materiale proveniente dall’abitato di Piazza d’Armi, Faenza (limite cronologico inferiore : terzo quarto  a.C.).  Gruppo  (impasto di gabbro lavorato al tornio) Come si è già visto, è concentrato particolarmente nella Fase  e nel livello di distruzione dell’Area . Le forme più frequenti durante la Fase  di occupazione sono olle con corpo ovoide e imboccatura ampia (Forma a : %) e olle con corpo cilindro-ovoide (Forma  : ,%), sia nella variante con orlo ingrossato e sagomato a becco di civetta (a), sia nella variante con orlo ingrossato ad anello (b), mentre quelle con corpo tendente al globulare (Forma ) sono rappresentate da un solo fr. Non sono attestati i grandi contenitori. Piuttosto numerose le ciotole/coperchi (Forma  : %) con vasca più o meno profonda (b e a). I bacini (Forma ) sono documentati da un solo fr. La presenza di queste forme durante la Fase  di occupazione viene anche in questo caso riconfermata dai materiali attestati nel livello di distruzione dell’Area . Questo accade per le olle ovoidi (Forma  : % ; documentata da un fr. anche la variante b, con imboccatura stretta e spalla ben definita), per quelle con corpo tendente al globulare (Forma  :  fr.), con corpo cilindro-ovoide (Forma  : %) e per i bacini (Forma  :  frr.). Nella Fase . dell’Area  compaiono anche i grandi contenitori con corpo ovoide (Forma  :  frr.), evidentemente già in uso  

 E M , tav.  nr. ,  : Tipo . Artimino , Coppe Tipo  (impasto ) fig.  nr.

.     

D, M , p.  nr. . M T, T , fig.  nr. . C V , fig.  nr. . N , tav.  nr.  : ceramica depurata.  E M , tav.  nr. . .

durante la Fase . Sono presenti anche le ciotole/ coperchi in entrambe le varianti (Forma , a e b : ,%). Sono documentate inoltre le ciotole con vasca profonda e orlo estroflesso, ingrossato e sagomato a becco di civetta (Forma a :  fr.). Durante la Fase  si ha una netta diminuzione dell’impasto di gabbro lavorato al tornio, ma le forme attestate sono più o meno le stesse. Compaiono ancora i grandi contenitori con corpo ovoide (Forma  :  fr.), le olle con corpo ovoide nella variante a (Forma a : ,%), quelle con corpo cilindro-ovoide ed orlo ingrossato ad anello (Forma b :  fr.). Non compaiono più, invece, le olle con corpo tendente al globulare (Forma ) e i bacini (Forma ). È dunque evidente l’estrema staticità, cui consegue la conservazione del precedente patrimonio morfologico che, con la perdita di alcune varianti, tende a impoverirsi. I confronti relativi alle forme documentate nel Gruppo  si rintracciano nello stesso ambito di quelli del Gruppo . Confronti con le olle con corpo ovoide (Forma ) si trovano tra i materiali provenienti dagli abitati di Marzabotto,  Murlo,  Volterra,  Artimino  e Casale Pian Roseto,  dal deposito votivo di Veio,  dall’area sacra di S. Omobono,  dal territorio di Sovana, da alcune tombe etrusche a Sorano.  La cronologia è in genere piuttosto alta, tra il  e il  a.C. ; soltanto nel caso di Casale Pian Roseto la datazione va dalla fine del  al primo quarto del  a.C. Una serie piuttosto numerosa di confronti si ha anche per le ciotole/coperchi (Forma ), una forma molto diffusa che compare già nel  a.C. e continua senza varianti di rilievo nel  a.C. Questo tipo di recipiente è attestato negli abitanti di Montereggi,  Cosa,  Casale Pian Roseto,  Satricum,  Doganella,  nell’area sud-ovest del Palatino,  in località Monterado



BÈ a, pl.  nr. , Tipo C. BÈ M , pl. , Forma M.  M , fig.  nr. .  Artimino , Olle Tipo  (impasto ) fig.  nr. - ; Olle Tipo  (impasto ) fig.  nr. - ; Olle Tipo  (impasto ) fig.  nr. .  M T, T , fig.  nr. -.  M T , fig. , Tipo .  C -, fig.  nr. - ; fig.  n. - : Gruppo C, olle cilindro-ovoidi Tipo .  M , fig.  nr. - ; D, M , p.  nr. , .  Montereggi , p.  n. .  D , fig.  nr.  ; fig.  nr. .  M T, T , fig. .  B , fig. .  C , fig.  n. .  P , fig. . 

        (Bagnoregio),  nella necropoli Le Piane (Orte)  e nel santuario di Pyrgi.  I confronti che confermano la datazione dei materiali rinvenuti a  sono quelli con la ceramica dell’abitato di Doganella (contesti di -inizi  a.C.) e di Casale Pian Roseto (- a.C.) : tutti gli altri sono precedenti (- a.C.), ad eccezione dei materiali di Cosa (- a.C.), che mostrano il persistere della forma. Gruppo  (impasto con scisti rossi e grigi) Gruppo a (lavorato a mano). È poco numeroso e presenta soltanto due forme identificabili. Nella Fase  è attestata la ciotola/coperchio (Forma  :  fr.) ; nel livello di distruzione dell’Area  la ciotola con vasca tronco-conica abbastanza profonda (Forma  :  fr.). Le attestazioni del Gruppo b (lavorato al tornio) sono più numerose. Durante la Fase  di occupazione sono presenti olle ovoidi (Forma  :  frr.) con orlo ingrossato e sagomato a becco di civetta (a) e olle cilindro-ovoidi con lo stesso tipo di orlo (Forma a :  fr.). Nel livello di distruzione dell’Area  è riconfermata la presenza di olle ovoidi (Forma a) ; compaiono invece per la prima volta l’olla con corpo tendente al globulare (Forma ) e l’olla cilindro-ovoide con orlo ingrossato e arrotondato (Forma b). Nella Fase  di occupazione sono documentate olle con corpo tendente al globulare (Forma  :  frr.), quelle ovoidi (Forma ) anche nella variante b (orlo ingrossato e sagomato a becco di civetta, con margine inferiore piatto) mentre non sono presenti quelle cilindro-ovoidi (Forma ). Anche in questo caso la quantità di materiale è ridotta, ragion per cui non è possibile trarre conclusioni riguardo alla diffusione cronologica delle forme. Materiali di questo tipo sono attestati a Genova e Camogli, ma la maggiore concentrazione si ha nell’agro pisano, che potrebbe esserne l’area di produzione. L’area di diffusione di questi impasti con inclusi scistosi è stata individuata da Maggiani nell’ambito dello studio dei contatti tra Pisa e Spina.  Si tratta comunque di una produzione (o di una tecnica di produzione) diffusa decisamente in area settentrionale.



Q, Q G , fig.  nr. . N , tav.  nr. ,  nr. .  Pyrgi , fig.  nr.  ; Pyrgi , fig.  nr. .  Per i materiali di Genova, M c, - ; per quelli di Camogli, M , fig. - ; per la diffusione degli impasti con inclusi scistosi, M b. In particolare, per le olle ovoidi lavorate al tornio : M , fig.  nr. . 



Gruppo  (Internal Slip Ware) È rappresentato a  da due soli frr., uno rinvenuto nei materiali di magazzino, l’altro proveniente dalla Fase  di occupazione. Anche in questo caso si tratta di una produzione non locale, di cui è nota l’area di diffusione. Questo tipo di olla si confronta con materiali analoghi provenienti da Veio,  Cosa,  S. Giovenale  e dall’area sud-ovest del Palatino.  La datazione proposta è in genere la fine del  o gli inizi del  a.C. ; a Cosa questa ceramica compare in contesti più tardi. La presenza di olle ingubbiate è documentata anche nell’oppidum di Genova,  non essendo, la diffusione di questa classe ceramica, limitata all’Etruria meridionale. Gruppo  (impasti verniciati) Le forme più rappresentate sono le teglie, che non compaiono durante la Fase  di occupazione e raggiungono la massima concentrazione nella Fase . dell’Area , in corrispondenza di un focolare all’aperto. Ancora una volta si tratta di materiale non prodotto localmente e dotato di ampio mercato. I confronti per questa classe si trovano in tutta l’Etruria e nel Lazio : Bolsena,  Cosa  e Artena,  le necropoli di Sovana,  quella dei Monterozzi in località Calvario,  delle Grotte a Populonia  e i saggi di scavo sulla platea dei templi gemelli a Roma.  Questo tipo di teglia sembra diffondersi a partire dalla metà del  a.C. e raggiungere il culmine nel  a.C. : la forma ha una continuità anche in epoca successiva con qualche variazione morfologica, apprezzabile in particolare nell’orlo.  Gruppo  (impasti vari) È l’ultimo tra i gruppi di impasto rappresentati a , di pochi frr. in pessime condizioni, che non  M T , fig. , Gruppo B ; T, P , pp. -.  D ,  Classi , , , .  B, B , pl.  nr. -. pl.  nr. -.  P , pp. -, fig. - ; P , fig. .  M - ; M , pp. -.  G  ; A , pp. ,  nr. ,  nr. , fig. -.  D , fig. nr. , fig.  nr. .  Q , fig.  nr. .  P in Sovana , pp. , , -, fig.  ; P in Sovana , pp. , , , -, fig. .  C V , fig.  nr. .  C , p.  nr. .  M -, tav. , fig.  nr. .  G .



   

è possibile attribuire a nessuna produzione nota. Le forme rintracciate, comunque, sono molto simili a quelle individuate nei gruppi precedenti. I confronti citati hanno spesso una cronologia compresa tra il  ed il  a.C. che corrisponde in parte soltanto alla fase iniziale della vita di  e mostrano una continuità nel patrimonio morfologico ; soltanto in casi piuttosto rari (cfr. Cosa) il limite cronologico si abbassa notevolmente (- a.C.). Trattandosi di produzioni a carattere strettamente locale manca spesso una precisa corrispondenza morfologica. Per questo motivo, in molti casi, i confronti, soprattutto quelli relativi a  (impasto di gabbro lavorato a mano), sono generici e da riferire a un certo tipo di repertorio morfologico più che a una forma specifica. All’interno di  (impasto di gabbro lavorato al tornio), forse in ragione della tecnica di lavorazione, sembra implicita una certa “standardizzazione” delle forme ed è più agile la ricerca del confronto. In questo caso il confronto, data la provenienza, sembra confermare la datazione degli strati in cui il  raggiunge la massima concentrazione (cfr. Casale Pian Roseto : - a.C.). Per queste forme poco caratterizzate non è del tutto corretto citare confronti lontani nel tempo e nello spazio ; l’ambito del “confronto significativo” risulta quindi limitato. Per i tipi di impasto che presentano caratteristiche morfologiche e tecniche ben individuabili i confronti assumono un significato diverso e di portata più ampia : è il caso del Gruppo  (Internal Slip Ware) e del Gruppo  (impasti verniciati : teglie con vernice rossa interna), la cui presenza testimonia la diffusione di classi ceramiche di poco pregio. È significativa la presenza all’Elba di  (impasto con scisti rossi e grigi), che testimonia la circolazione di materiali tipicamente settentrionali. L’area dei confronti possibili individuata per questi materiali in genere comprende l’Etruria e l’alto Lazio. Raramente si estende a zone più settentrionali, occidentali (costa ligure) e orientali (Romagna). In un solo caso a quelle meridionali (Abruzzo, Campania e Puglia). Più in particolare, per  (impasto di gabbro lavorato a mano), l’area dei confronti comprende la Romagna, l’Etruria interna (settentrionale, centrale e meridionale), la costa tirrenica fino a Roma, l’Abruzzo, la Campania e la Puglia ma solo per una forma.  Questo anche quando non è certo che un gruppo sia di produzione locale.

Nel caso di produzioni locali i confronti individuano più l’orizzonte culturale delle morfologie che un contatto o un’influenza diretta.  Più significativi i confronti per i gruppi di materiale ben caratterizzati, non prodotti localmente, prova tangibile dei molteplici contatti dell’Elba.  (impasto con scisti rossi e grigi) è una produzione tipicamente settentrionale, documentata lungo la costa occidentale ligure e, in particolare, nell’agro pisano. Interessante è il raggio di diffusione individuato per  (Internal Slip Ware), attestato soprattutto nell’Etruria meridionale (sia nelle zone interne che lungo la costa), ma anche lungo le coste occidentali liguri (ben documentato a Genova). L’area di diffusione di  (impasti verniciati) è molto più estesa. Di produzione italica (forse originariamente campana, se effettivamente le teglie con vernice rossa interna devono essere identificate con le cumanae testae), appare diffuso nella penisola italiana (anche in questo caso con una particolare concentrazione nell’Etruria meridionale, interna e costiera), ma anche in Europa (Spagna, Germania, Gran Bretagna ecc.). Una certa vivacità di contatti sembra testimoniata anche dalla circolazione di queste produzioni correnti, di poco pregio, che confermano l’inserimento dell’Elba in un vasto circuito marittimo, la cosidetta “facies dei porti”, che comprende Ampurias e altri centri della Penisola Iberica, la Gallia meridionale, Aleria, Genova, Pisa, Populonia, Pyrgi, Ostia, Anzio, e i porti della Campania . P. B. A  La tabella indica come la maggior parte delle forme ceramiche sia realizzata con impasto di gabbro lavorato a mano ; il rapporto tra impasto di gabbro a mano e impasto di gabbro al tornio è di oltre  :. Talvolta, specialmente in presenza di frr. di parete, è pressoché impossibile individuare la tecnica di fabbricazione. In questi casi, che comunque non raggiungono il % del totale, i frr. sono stati conteggiati con quelli prodotti a mano. Modesta la presenza di altri tipi di impasto, quasi certamente provenienti da zone diverse. Per gli impasti rappresentati da meno di  frr. (la cui incidenza complessiva non raggiunge l’%), il valore percentuale è stato omesso. Queste ceramiche di uso comune, visto il loro carattere di estrema funzionalità, non dovevano godere di mercato “allargato”. Venivano certa M c; P , per Pisa ; P .

        mente prodotte e smerciate localmente, ragion per cui in ogni bacino di utenza sono presenti ceramiche di impasto grossolano con caratteristiche proprie. Forme La tipologia delle forme è ridotta, nonostante l’elevato numero di frr. ;  le forme si sono conservate invariate per lunghi periodi, come si evince dall’indagine statistica. La cronologia è quindi dedotta dall’associazione con materiali datanti più che intrinseca ai frr. di questa classe. Si è rilevato comunque che le forma variano con gli impasti : per tale motivo, all’interno di ogni tipo di impasto, sono state distinte le forme peculiari. Impasto di gabbro Forma  (T. , nrr. -) : Olla con orlo inclinato verso l’esterno, margine indistinto o leggermente ingrossato, arrotondato. Spalla a profilo fortemente convesso, corpo globulare. Prodotta esclusivamente a mano. Forma  (T. , nrr. -) : Olla con orlo estroflesso, margine arrotondato, talvolta assottigliato. Corpo a profilo appena convesso. Prodotta esclusivamente a mano. Forma  (T. , nr. -) : Olla con orlo inclinato all’esterno, margine ingrossato e appiattito a sezione variabile (decisamente triangolare oppure arrotondata). Corpo a profilo convesso. Prodotta esclusivamente al tornio. Forma  (T. , nr. )= Bacile con ampio orlo orizzontale a tesa, margine ingrossato. Vasca ampia e profonda. Prodotta al tornio. Forma  (T. , nr. ) = Coppa con orlo rientrante, margine arrotondato. Vasca emisferica poco profonda, piede a disco a profilo pressoché continuo con la parete. Prodotta sia a mano che al tornio. Forma  (T. , nr. )= Coppetta con orlo estroflesso, margine arrotondato e assottigliato. Vasca bassa e poco ampia, fondo piano a profilo continuo con la parete. Prodotta a mano. Forma  (T. , nrr. -)= Coperchio con orlo diritto, margine ingrossato e arrotondato, talora appiattito. Calotta ad andamento troncoconico rovesciato. Prodotto esclusivamente al tornio. Forma  (T. , nrr. -)= Coperchio con orlo diritto, margine assottigliato e arrotondato. Calotta ad andamento troncoconico rovesciato. Prodotto esclusivamente a mano.

La Forma  pare esclusiva della Fase , mentre la Forma  è attestata soltanto in Fase  (la  Pertinenti a vasellame da fuoco e da dispensa, raramente da mensa, come già detto rispondevano a principi di funzionalità (quasi inesistente la presenza di decorazioni).



mancanza di attestazioni della Forma  in Fase  è da ritenersi casuale). Tutte le altre forme, tra l’altro le più numerose, pur se in percentuali diverse, risultano presenti per tutto l’arco di vita della fortezza. Per quanto riguarda la ricerca dei confronti, vista la “banalità” di certe forme, specie di quelle realizzate a mano,  si è preferito indagare, quando possibile, in contesti prossimi. L’olla con orlo inclinato (Forma ) rappresenta oltre il % del totale dei frr. determinabili ed è confrontabile con esemplari da Populonia.  Prodotta esclusivamente a mano, l’esecuzione è in genere piuttosto curata, con le superfici esterne lisciate a stecca ; in un caso si conserva l’attacco dell’ansa, del tipo a maniglia, impostata orizzontalmente poco al di sotto dell’orlo. Il diam. dell’orlo varia tra i  e i  cm. L’olla con orlo estroflesso (Forma ) è prodotta esclusivamente a mano e, tra quelle con questo tipo di lavorazione, è la forma che ha il maggior numero di presenze (oltre il % del totale). L’esecuzione è molto meno curata che nel caso della forma precedente ; le superfici esterne sono piuttosto scabre, raramente lisciate, e spesso presentano evidenti annerimenti provocati dall’esposizione al fuoco. Il diam. dell’orlo varia tra  e  cm. Già ampiamente documentata in questo stesso sito,  trova confronti ulteriori a Populonia.  L’olla con orlo inclinato verso l’esterno (Forma ), prodotta esclusivamente al tornio, conosce un buon numero di varianti, almeno per quanto riguarda la sezione dell’orlo. Con il % del totale, è la forma più comune tra tutte quelle prodotte in impasto grossolano. Le superfici esterne sono spesso lisciate ; scarse le tracce di annerimento. Il diam. conosce una notevole oscillazione, tra i  e i  cm, chiaro indizio di un utilizzo diversificato. Già attestata a ,  può essere confrontata con esemplari da Populonia,  Artimino,  Coltano,  Bora dei Fati (Pietrasanta).  Il bacile con orlo a tesa (Forma ) rappresenta un unicum all’interno del sito. L’esecuzione è  In certi casi mancano assolutamente elementi caratterizzanti ; le varianti riscontrabili nell’andamento degli orli sono senza dubbio da imputare alla manualità degli artigiani che hanno prodotto i vasi ; cercare confronti con forme simili, provenienti da centri diversi, sarebbe per certi versi fuorviante, facendo magari ritenere che potessero esistere rapporti reciproci quando invece le somiglianze sono dettate, appunto, dalla funzionalità e semplicità delle forme stesse.  B , fig. , b, p.  (Tipo ) ; R -, nr.  p.  ; S , p.  nr. - (con bugnette applicate).  R , fig.  p.  nr. - ; fig.  p.  nr. -.  B , fig. , d,  (Tipo ) ; S , p.  nr. .



   

molto curata, le superfici accuratamente lisciate ; il diam. è di  cm. La coppetta con orlo rientrante e margine arrotondato (Forma ), forse unica forma da mensa con la successiva (vedi), è prodotta sia a mano che al tornio, in percentuali analoghe. La forma è presente a  anche in impasti fini e semifini ; per i confronti si rimanda a questi ultimi. La coppetta con orlo estroflesso (Forma ) è presente con un unico esemplare realizzato a mano. Piuttosto grossolana nella realizzazione, presenta sulla superficie esterna della vasca una decorazione a bugne applicate. Il coperchio con margine ingrossato (Forma ), prodotto esclusivamente al tornio, di buona fattura, può certamente essere messo in relazione con le olle a orlo inclinato verso l’esterno (Forma ) ; anche in questo caso il diam. varia notevolmente, dai  ai  cm. Non è escluso che i coperchi più grandi fossero pertinenti a dolii. Per i confronti si rimanda alla Forma  delle semifini. Il coperchio con margine assottigliato (Forma ), è realizzato a mano con un’esecuzione grossolana. A differenza che per la Forma , non si conoscono esemplari con diam. ampio ; in questo caso variano tra i  ed i  cm e sono da mettere in relazione con le olle realizzate a mano, Forme  e . Piedi Piuttosto numerosi, contando  frr., i piedi sono di due tipi : Piede piano a profilo continuo con la parete, pertinente sicuramente a olle ; è realizzato sia a mano che al tornio (T. , nr. ). Piede a disco, a profilo continuo con la parete o lievemente distinto da essa ; pertinente a coppette (Forma ), è realizzato sia a mano che al tornio. Il tipo di piede più attestato è quello piano, a profilo continuo con la parete, pertinente alle olle (Forme -) ; all’interno del tipo, i piedi realizzati a mano sono i più numerosi (% sul totale). Il piede a disco è documentato da soli  frr., uno realizzato a mano, l’altro al tornio ed è certamente pertinente alle coppette con orlo rientrante e margine arrotondato (Forma ).

Anse Presenti con  frr., naturalmente realizzate esclusivamente a mano, sono distinguibili in  tipi : a) Anse verticali a bastoncello. b) Anse verticali a nastro.

    

R , p.  fig.  nr. - B , p.  fig. , c-d, (Tipo ). Artimino , p.  fig.  nr. , e  fig. , . Coltano , p.  fig. , . P a, p.  fig.  nr. -.

c) Anse orizzontali a maniglia. Il tipo più comune è l’ansa verticale a bastoncello, che conosce diverse varianti di dimensione ; insieme all’ansa a nastro può forse, almeno in parte, essere ricondotta a forme da mensa, come le brocchette, delle quali non è stato possibile trovare altra attestazione certa. Il tipo a maniglia è da connettersi con l’olla (Forme --).

Prese dei coperchi Si possono distinguere due tipi di prese di coperchi, ciascuna pertinente a una delle forme sopra descritte : a) Presa troncoconica, con margine ripiegato a uncino. Realizzata al tornio (T. , nr. ). b) Presa troncoconica, con margine arrotondato. Realizzata a mano (T. , nr. ). La presa troncoconica realizzata a mano è pertinente al coperchio, anch’esso realizzato a mano, Forma . Alta in genere attorno ai  cm, ha un diametro massimo variabile tra i  e i  cm. La presa troncoconica realizzata al tornio è pertinente al coperchio Forma . Come quest’ultimo, anche la presa ha una forte variazione del diam., tra i  e i  cm.

Segni graffiti Su un fr. di parete (T. , nr. ) e su due frr. di fondo piano, tutti realizzati a mano, sono graffiti dei contrassegni di incerto significato (per una proposta di interpretazione, vedi quanto detto a riguardo per le anfore e per le ceramiche semifini). Un graffito sulla parete, sulla base di quanto conservato, non permette neppure di stabilire se si tratti o meno di segni alfabetici. Sui due fondi sono invece graffiti segni a croce.

Impasto a scisti microclastici Forma  (T. , nr. ) = Olla con orlo piuttosto inclinato verso l’esterno, distinto dalla parete esterna da uno spigolo ; il margine è molto ingrossato e arrotondato. È realizzata al tornio. Forma  (T. , nr. ) = Coperchio con calotta troncoconica, presa sagomata. È realizzato a mano. La Forma  è rappresentata da  frr., dei quali  provengono dalla Fase  e  dalla Fase . Realizzata con una buona accuratezza, in un caso conserva sulla parete esterna, come decorazione, una grossa bugna. Soltanto nel caso dell’esemplare disegnato è stato possibile calcolare il diam. e ricostruire il profilo dell’orlo ; è sempre però intuibile che si tratta di forme di notevoli dimensioni. La forma è confrontabile con esemplari da Populonia  e da Pisa.  La Forma  è attestata da un solo fr., proveniente dalla Fase . Oltre ai pochi frammenti di orlo sopra descritti, l’impasto a scisti microclastici conta  frr. di fondo piano, realizzati al tornio, provenienti dalla Fase . 

B , p.  fig. , a, (Tipo ). B a, p.  tav.  nr.  ; M , p.  nr. . 

       



Internal Slip Ware

Vernice rossa interna

Soltanto  frr. di orlo sono riferibili a questa produzione (T. , nr. ) ;  proviene dalla Fase , gli altri  dalla Fase . Sono pertinenti a olle con orlo inclinato verso l’esterno, margine ingrossato e arrotondato ; il collo ha profilo troncoconico rovesciato. Esemplari simili sono stati rinvenuti a Populonia,  a Cosa,  a Tarquinia,  a Veio  e a Lavinio. 

Nulla è possibile dire riguardo ai  frr. riferibili a questa produzione, provenienti dalla Fase . Si tratta infatti di pareti, per lo più di piccole dimensioni.



B , p.  fig. , a-b, (Tipo ). D , fig.  CF , fig.  CF , fig.  FG , fig.  , . 

M. D. I.  C TÈ , Tipo , pp. - con tavv. -.  M T, T , tav.  nr.  ; T, P , p.  fig. .  Lavinium II , p. , nr.  e fig. .



    C   Aree 1-2-3

Area 5

        Area 5



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LA CERAMICA DA MENSA

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 i materiali di  sono presenti  frr. ( dei quali dall’Area ) di ceramica attica a figure rosse. Nella maggior parte dei casi lo stato di conservazione lacunoso impedisce un’approfondita valutazione stilistico-cronologica e rende difficoltosa l’attribuzione a un pittore o a una bottega.  L’attribuzione, invece, a produzioni attiche si opera per la maggior parte dei frr. in ragione delle caratteristiche tecniche e intrinseche. Questa ceramica di buon livello esecutivo per corpi ceramici e vernici, pur con le incertezze sopra dette, riveste un ruolo determinante nella ricostruzione di una delle fasi più antiche della fortezza di . Tutti i frr. si datano fra il  e il  a.C. La forma più attestata è la kylix e ciò confermerebbe la tendenza documentata per l’Etruria meridionale nella prima metà del  a.C., che la vede come forma più importata.  M. D. I.

dias Cup, in particolare al Pittore di Londra E  (- a.C).  Il fr.  conserva sul lato esterno parte di una figura femminile nuda, all’interno parte del meandro che delimita il tondo centrale, in un punto in cui esso si presenta ondulato, probabilmente per adattarsi al motivo decorativo principale. Questa caratteristica, insieme alla posizione della mano e al tratteggio molto morbido della linea, permette di attribuire il fr. al Pittore di Jena  o alla sua officina, attivi agli inizi del  a.C. Anche il fr. nr.  può essere attribuito alla stessa mano. I frr. - (T. ) conservano solo parti della decorazione sussidiaria ; la scarsità di indizi permette soltanto una generica attribuzione a officine operanti agli inizi del  a.C. Dei  frr.,  provengono dalla Fase  (Pittore di Codro, Pittore di Jena, officine di tardo  a.C.),  (Pittore di Jena, Pittore di Londra) dalla Fase ., solo  (officine di tardo  a.C.) dalla Fase , e gli ultimi  (Pittore di Jena e officine inizi  a.C.) dalla Fase .

Aree  -  - 

Catalogo

Un gruppo di frr. (T. , nr. ) conserva soltanto parte della decorazione sussidiaria : nonostante questa esile base, pare comunque possibile attribuirli al Pittore di Codro. Tipici di questo Pittore e della sua scuola  sono sia la forma della palmetta sia l’uso, ai lati della palmetta e sotto l’ansa, di puntini o microscopici rombi. L’unica esitazione viene dall’attribuzione di motivi decorativi analoghi anche al Pittore di Eretria ;  entrambi operano tra il  e il  a.C. Forse da mettere in relazione ai frr. sopra descritti, i nr. - vanno più verosimilmente attribuiti a officine operanti nel tardo  a.C. più precisamente tra il  e il  a.C. ; tipici di questo periodo sono la scialbatura nella zona risparmiata sotto le anse (T. , nr. ) e la forma delle palmette.  Il fr.  conserva parte del dorso di una figura femminile con tunica : lo stile della figura, l’uso di bordare il drappo con una fila di puntini neri irregolari e i delicati ritocchi bianchi permettono di attribuire il fr. all’ambito delle Sub-Mei-

. Kylix a calice (T. , nr. a-b):  frr. di parete, uno dei quali con attacco d’ansa a bastoncello ;  fr. di piede pertinente probabilmente allo stesso vaso, sottile, sagomato. Pasta : grigia, probabilmente in seguito a combustione casuale secondaria, dura. Vernice : nera, lucente. Decorazione : fr. A : esterno : parte di una palmetta con volute alla base in ovulo ; sotto l’ansa, palmetta con a lato puntini ; interno : parte di meandro ; fr. B : esterno : parte di una palmetta con cuore a doppio cerchio, in cartiglio ovale. Cronologia : - a.C. Produzione : attica, probabilmente Pittore di Codro o Pittore di Eretria.

C    

T

 In molti casi tutto quello che rimane della decorazione è una piccola parte di motivi accessori, topoi decorativi – meandro o palmetta – nel loro svolgimento generale non attribuibili a una “mano specifica”.  M , p. .  B , pp. - e per la scuola pp. . Inoltre, si veda anche CVA Berlino ,  , tav. .  B , pp. -. Inoltre, si veda anche CVA Berlino ,  , tavv.  e .  B , pp. -.

. Kylix (T. , nr. ) :  fr. di parete con ansa a bastoncello. Pasta : arancione, dura. Vernice : nera. Decorazione : esterno : si conservano le punte di alcune foglie di palmetta a lato dell’ansa. Il lato inferiore della medesima ansa è scialbato di rosso. Cronologia : tardo  a.C. Produzione : attica. . Kylix (T. , nr. ) :  fr. di parete. Pasta : arancione, dura. Decorazione : Esterno : si conservano le punte di alcune foglie di palmetta, in cartiglio ovale. Cronologia : tardo  a.C. Produzione : attica. . Kylix (T. , nr. ) :  fr. di parete. 

B , pp. -. Per ulteriori confronti, si veda CVA Bologna , , tav. .  B , pp. - per il pittore di Jena e per la sua scuola. Per questo si veda CVA Vienna III,, tav. ,. In particolare per la forma della mano e della struttura corporea si veda CVA Vienna III,, tav. , ; inoltre CVA Mouret, France , tavv. -.



   

Pasta : arancione, dura. Vernice : nera. Decorazione : esterno : resta parte di una palmetta, in cartiglio ovale. Cronologia : tardo  a.C. Produzione : attica. . Kylix (T. , nr. ) :  fr. di parete. Pasta : arancione,dura. Vernice : nera, lucente. Decorazione : interno : resta parte di un busto femminile drappeggiato, con collana. Il drappeggio è trasparente, ed è bordato da una balza a puntini neri disposti irregolarmente. La collana è realizzata con piccoli ritocchi bianchi. Cronologia : - a.C. Produzione : attica, probabilmente Pittore di Londra E . . Kylix (T. , nr. ) :  fr. di parete. Pasta : arancione, dura. Vernice : nera, lucente. Decorazione : esterno : si conserva parte di figura femminile nuda, leggermente piegata in avanti, con la mano sinistra mollemente appoggiata sulla coscia. Sullo sfondo un oggetto tondeggiante con un puntino nero in alto (oggetto appeso alla parete tramite foro ?) ; interno : resta parte del meandro che determina la scena del tondo centrale. Cronologia : inizi del  a.C. Produzione : attica, pittore di Jena o sua officina. . Kylix (T. , nr. ) : frr. d’orlo, di parete e di attacco d’ansa pertinenti allo stesso vaso. Orlo diritto ; labbro arrotondato ; parete diritta, appena concava in prossimità dell’orlo ; ansa a bastoncello. Pasta : arancione. Vernice : nera, lucente. Decorazione : fr. A : esterno : parte di una palmetta dal centro a cuspide, circondata da una linea ovale. fr. B : esterno : rimangono le punte di alcune foglie della palmetta, e sotto l’ansa, zona risparmiata. Cronologia : inizi del  a.C. Produzione : attica, pittore di Jena o sua officina. . Kylix (T. , nr. ) : fr. di parete. Pasta : rosata. Vernice : nera, lucidissima. Decorazione : interno : parte di un probabile meandro. Cronologia : inizi del  a.C. Produzione : attica. . Kylix (T. , nr. ) : fr. di parete. Pasta : arancione. Vernice : nera. Decorazione : interno : resta parte di una decorazione sussidiaria, forse di una voluta di una palmetta. Cronologia : inizi del  a.C. Produzione : attica.

N. V. Area  Per un piccolo gruppo di  frr., decorati con la tecnica delle figure rosse, può essere avanzata l’ipotesi di una produzione attica ; ipotesi avallata dalle caratteristiche tecniche più che dai motivi decorativi, dato che le piccole dimensioni dei frr. rendono problematica l’attribuzione a singoli pittori o specifiche botteghe. Di questi,  provengono dalla Fase ,  dalla Fase , i restanti  dalla Fase . La pasta è in genere di colore arancio, dura e omogenea ; la vernice è nera, ben coprente e lucente. Le caratteristiche

tecniche sono le stesse che si riscontrano nella ceramica attica a vernice nera. I frr. sono tutti databili all’ultimo trentennio del  a.C. Per  frr. si propone un’attribuzione sulla base del motivo decorativo ; gli altri sono più genericamente attribuiti a produzione attica.  frr. (T. , nrr. -), di buona qualità, sono quasi certamente pertinenti alla medesima kylix. All’interno della vasca, al centro del medaglione centrale incorniciato da una doppia linea concentrica, è rappresentata una scena della quale si coglie un solo elemento, un pesce, interamente conservato se si esclude la parte centrale del corpo. Il resto della scena non è leggibile a causa della superficie parzialmente abrasa. All’esterno della vasca un motivo a palmette e girali, di gusto piuttosto ridondante. Per la resa di questo motivo, per l’esecuzione della palmetta e in generale per la distribuzione degli elementi, si è accostato l’esemplare alla produzione del Pittore di Eretria, databile con buona approssimazione al - a.C.  Il fr.  pone gli stessi problemi del fr. , in quanto, pur pertinente a un vaso diverso, sembra riproporre sia all’interno che all’esterno la medesima decorazione ; la limitata porzione residua impedisce comunque di approfondire l’analisi. Un orlo diritto con margine assottigliato e arrotondato, pertinente a una kylix (T. , nr. ) conserva all’esterno parte della nuca e della spalla di un personaggio maschile. Il fr.  pertinente alla vasca di una kylix ( ?), conserva all’esterno parte del busto di un personaggio femminile, panneggiato, reso con poche linee ma di esecuzione estremamente curata. Il braccio destro, conservato in minima parte, è sollevato e teso all’altezza della spalla ; quello sinistro invece è lungo il corpo, piegato in avanti all’altezza del gomito. La mano sinistra, non conservata, potrebbe forse sorreggere il panneggio. Per la morbidezza dell’esecuzione, per la resa del seno e della scollatura della veste, il fr. è forse da connettere con il Pittore di Meidias e la sua cerchia.  A quest’ultimo fr. si legano probabilmente i frr. -, conservanti parti di panneggio e di una palmetta a foglie ricadenti. Il fr. , parte della vasca di una forma aperta, forse una kylix, è decorato all’esterno da una figura maschile nuda, di cui si conserva la parte del basso ventre e l’inizio delle gambe, divaricate. Il fr. , parte della vasca vicina al fondo di una forma aperta, è poco decifrabile nella sintassi 

L H , tav. , c , d , e ; lo stesso motivo è presente anche su una kylix, dall’Agora di Atene, databile al tardo  a.C., M , tav.  nr. .  B , tav. , nr.  b-c-d ; B , p. ,  ; B, G , p. .

    decorativa ; sembra di poter distinguere la parte bassa di una figura femminile nuda, con la gamba destra lievemente avanzata. Gli altri elementi sono incomprensibili. Il fr. , anch’esso pertinente alla parete di una forma aperta, conserva all’esterno la parte inferiore delle gambe di un personaggio, dalle ginocchia ai piedi. In questo caso la resa appare piuttosto approssimativa.  frr. (T. , nrr. -) sono pertinenti all’orlo di una cup-skyphos , decorata sul margine interno da foglie d’edera cuoriformi. Con la tecnica della sovradipintura, in vernice bianca, sono aggiunti altri elementi, interpretabili come fiori. Erano forse presenti, ancora realizzati a sovradipintura ma non più leggibili, dei tralci che univano fiori e foglie, come in un esemplare dall’Agora di Atene ;  altri esemplari simili sono attestati a Genova  e a Spina.  Alcuni frr. di orlo diritto, con margine assottigliato e arrotondato, sono pertinenti a kylikes (T. , nrr. -). Sono decorati, all’esterno, da palmette a foglie rigide, inquadrate da un cartiglio ovale. Caratteristica comune è il fatto che il cartiglio è spezzato all’altezza della foglia centrale, impostata verticalmente, che ne fuoriesce. Kylikes decorate con palmette di questo tipo sono attestate sia a Populonia  che ad Aleria  e sono databili, sulla base delle associazioni dei materiali, all’ultimo trentennio del  a.C. Un fr. della vasca di una kylix (nr. ) conserva all’interno la cornice del tondo centrale, decorata a meandro ; un difetto di cottura rende l’insieme piuttosto mal leggibile. All’esterno è decorata con una palmetta a foglie ricadenti, del tutto simile a quella presente sul fr. . Catalogo . (T. , nr. ) Fr. di vasca vicina al fondo pertinente a una forma aperta, probabilmente una kylix. All’esterno si conservano l’inizio del piede e l’attacco dell’ansa, a sezione circolare. Pasta : arancio, dura ed omogenea. Vernice : nera lucente. Decorazione : sulla superficie interna il tondo centrale è incorniciato da una doppia linea concentrica ; si conservano, a destra, la parte inferiore di una figura panneggiata ( ?), a sinistra la coda e parte del corpo di un pesce (per giustificare questa definizione, vedi il fr. ). Sopra il corpo  M , p. , tav. , nr. , datata al tardo  a.C.  M , p. , fig.  nr. , e  fig.  nr. , datato all’inizio del  a.C.  A , tavv. , , , , .  D A , pp. -, cat. n. , fig.  b ; proviene dalla tomba del “Bronzetto di un Offerente” ed è databile al - a.C. ca.  J, J , tav.  n. , dal dromos della tomba  (/), databile alla fine del  a.C. ca.



del pesce una evidente abrasione. Sulla superficie esterna compare una decorazione piuttosto elaborata : rimangono parte di una palmetta con foglie ricadenti, poggiata su di un doppio girale impostato orizzontalmente, e altri elementi non definibili. Produzione : probabilmente attica, vicina allo stile del Pittore di Eretria. Datazione : ultimo quarto del  a.C. ca. Nota : ricomposto da  frr. . (T. , nr. ) Fr. di vasca pertinente a forma aperta, probabilmente una kylix. Pasta : arancio, dura ed omogenea. Vernice : nera lucente. Decorazione : sulla superficie interna il tondo centrale è incorniciato da una doppia linea concentrica ; il motivo decorativo non è determinabile anche a causa dell’abrasione della superficie. Sulla superficie esterna, palmetta con foglie ricadenti e cuore semicircolare, poggiante su un doppio girale impostato orizzontalmente. Produzione : probabilmente attica. Datazione : ultimo quarto del  a.C. ca. Nota : pertinente, con ogni probabilità, al medesimo vaso del fr. . . (T. , nr. ) Fr. di vasca vicina al fondo pertinente ad una forma aperta, probabilmente una kylix. All’esterno si conserva l’inizio del piede. Pasta : arancio, dura ed omogenea. Vernice : nera lucente. Decorazione : sulla superficie interna il tondo centrale è incorniciato da una doppia linea concentrica ; si conserva la testa di un pesce, con tratti caratterizzanti resi in maniera accurata. Al di sopra di questa, parte di un motivo non definibile, forse il corpo squamoso di un secondo pesce. Sulla superficie esterna, parte di un girale, in tutto simile a quello presente sul fr. . Produzione : probabilmente attica. Datazione : ultimo quarto del  a.C. ca. Nota : ricomposto da  frr. Pur in mancanza dell’attacco, è lecito ritenere che i frr. nr.  e  fossero contigui ; il corpo del fr.  e la testa del fr.  erano quasi sicuramente parte di un’unica figura. . (T. , nr. ) Fr. di vasca vicina al fondo pertinente a una forma aperta, probabilmente una kylix. Piede a tromba, esternamente modanato ; all’interno, fascia risparmiata e scialbata in rossastro. Pasta : beige-rosata, molto dura ed omogenea. Vernice : nera coprente e lucente. Decorazione : sulla superficie interna, medaglione centrale incorniciato da almeno due linee concentriche ; parte del corpo e coda di un pesce ( ? ; Per la definizione vedi fr. ) e parte inferiore di una figura panneggiata ( ?). Sulla superficie esterna, palmetta con petali ricadenti poggiante su un doppio girale impostato orizzontalmente. Produzione : probabilmente attica. Datazione : ultimo quarto del  a.C. ca. . (T. , nr. ) Kylix ( ?). Orlo diritto, lievemente svasato ; margine assottigliato e arrotondato. Pasta : arancio, molto dura ed omogenea. Vernice : nera coprente e lucente. Decorazione : sulla superficie esterna, nuca e spalla di un personaggio maschile ( ?). Produzione : probabilmente attica. Datazione : ultimo quarto del  a.C. ca.



   

. (T. , nr. ) Fr. di vasca di una forma aperta, probabilmente una kylix. Pasta : arancio-rosata, molto dura ed omogenea. Vernice : nera coprente e lucente. Decorazione : sulla superficie esterna, busto di una figura femminile panneggiata ; il braccio sinistro è aderente al corpo e piegato in avanti all’altezza del gomito ; il braccio destro, conservato in parte, è portato in avanti all’altezza della spalla. Produzione : probabilmente attica, vicina allo stile del Pittore di Meidias e alla sua cerchia. Datazione : fine del  a.C. ca. . (T. , nr. ) Fr. di vasca di una forma aperta, probabilmente una kylix. Pasta : beige–rosata, dura ed omogenea. Vernice : nera lucente. Decorazione : sulla superficie esterna, parte inferiore di una figura maschile nuda, con le gambe leggermente divaricate. I particolari anatomici sono resi in maniera piuttosto dettagliata. Produzione : probabilmente attica. Datazione : ultimo quarto del  a.C. ca. . (T. , nr. ) Fr. di vasca in prossimità del fondo di una forma aperta, probabilmente una kylix. Pasta : arancio, dura ed omogenea. Vernice : nera lucente. Decorazione : sulla superficie interna, parte inferiore di una figura femminile, nuda ( ?) ; gli altri elementi non sono determinabili. Produzione : probabilmente attica. Datazione : ultimo quarto del  a.C. ca. . (T. , nr. ) Fr. di vasca pertinente ad una forma aperta, probabilmente una kylix. Pasta : arancio, dura ed omogenea. Vernice : nera lucente. Decorazione : sulla superficie esterna, parte inferiore delle gambe, nude, di un personaggio, rese in maniera sommaria. Produzione : probabilmente attica. Datazione : ultimo quarto del  a.C. ca. . (T. , nr. ) Fr. di vasca di una forma aperta. Pasta : arancio, dura ed omogenea. Vernice : nera coprente e lucente. Decorazione : sulla superficie esterna, parte di un panneggio ( ?) e di una palmetta a foglie ricadenti. Produzione : probabilmente attica, da connettere probabilmente con il fr. . Datazione : fine del  a.C. ca. . (T. , nr. ) Fr. analogo al precedente. . (T. , nr. ) Cup-skyphos. Orlo svasato, margine arrotondato con sezione a mandorla. Vasca a profilo inizialmente teso. Pasta arancio, molto dura e omogenea ; vernice nera coprente e lucente. Decorazione : all’interno dell’orlo, foglioline cuoriformi e, in vernice bianca, fiore reso a puntolini. Forma : Agora , nr. . Produzione : attica. Datazione : fine  - inizio  a.C. ca. Nota : ricomposto da  frr. . (T. , nr. ) Fr. analogo al precedente. . (T. , nr. ) Kylix. Orlo diritto, lievemente rientrante ; margine assottigliato e arrotondato. Vasca bassa e poco ampia. Decorazione : sulla superficie esterna, palmetta con petali diritti entro cartiglio ovale, interrotto

all’altezza del petalo centrale che ne fuoriesce. Pasta arancio – rosata, dura e omogenea ; vernice nera lucente. Produzione : probabilmente attica. Datazione : ultimo quarto del  a.C. ca. . (T. , nr. ) Frr.  simili al precedente, almeno in parte pertinenti al medesimo vaso. ) (T. , nr. ) Fr. di vasca di una forma aperta, verosimilmente una kylix. Decorazione : sulla superficie interna, cornice a meandro racchiudente il tondo centrale. Sulla superficie esterna, palmetta con petali ricadenti e cuore semicircolare, poggiante su due girali impostati orizzontalmente. Pasta arancio, dura e omogenea ; vernice nera lucente. Datazione : ultimo quarto del  a.C.ca. Produzione : probabilmente attica. Nota : la palmetta che decora la superficie esterna, è del tutto simile a quella presente sul fr. nr. .

M. D. I. C     La classe conta pochi esemplari ed è rappresentata soprattutto dal Gruppo Genucilia e affini. Aree  -  -  Gruppo Barbarano Oltre ai frr. del Gruppo Genucilia e al fr. affine di piattello con semicerchi, è presente un solo altro fr. a figure rosse di fabbrica etrusca. Questo, relativo a una oinochoe, è attribuibile al Gruppo Barbarano,  di produzione falisca, datato tra il  e il  a.C. N. V. Gruppo Genucilia Il gruppo (T. a) è rappresentato da  frr. di piattello,  alcuni dei quali pertinenti a porzioni dell’orlo (nrr. , -), altri a parti della vasca (nrr. , -). La pasta ceramica è di colore camoscio chiaro, molto dura, con piccolissimi inclusi neri. In due frr. (nr. -), forse relativi allo stesso piattello, la pasta è molto farinosa. La decorazione è, in genere, in vernice nero-bruna : i frr. , ,  hanno conservato unicamente il motivo a onda che corre lungo l’orlo ; è così impossibile ricostruire il motivo decorativo della vasca  e il ramo di appartenenza.  

D C . La forma caratteristica è un piattello, decorato con un motivo a onde lungo l’orlo e, nel tondo centrale della vasca, una testa femminile a sx., oppure un motivo a stella (D C ). Il motivo della testa femminile è presente anche su molte altre produzioni, quali il Gruppo Torcop, il Gruppo Full Sakkos (cfr. D C ).  La decorazione a onde è un motivo decorativo sempre presente sui piattelli, a prescindere dalla decorazione della vasca.  D C , pp. -, sulla base di caratte

    I frr. , -,  sono decorati, all’interno della vasca, con il motivo a stella,  caratteristico del ramo cerita di questa produzione : in particolare i frr. - appartengono al Tipo “stella con puntini”(Del Chiaro ), il fr.  al Tipo Del Chiaro , “stella con motivo a chevrons” ; i frr. rimanenti conservano solo un ramo della stella, senza che siano visibili motivi sussidiari. Forma : i frr. ,  appartengono alla Forma Del Chiaro Tipo , i frr. ,  alla Forma Del Chiaro Tipo , il fr. , data la profondità della vasca, sembra appartenere alla Forma Del Chiaro Tipo C.  Cronologia : tra i frr. dalle Aree --, i nr. - sembrerebbero essere i più antichi. Per la cronologia assoluta è stato possibile circoscrivere la produzione di questo gruppo ceramico al periodo compreso tra il terzo quarto del  a.C. a la prima metà del  a.C.  Tutti i frr. sono verosimilmente pertinenti al ramo cerita del gruppo.  Proprio un piattello ritrovato all’Elba,  proveniente con molta probabilità da Monte Castello di Procchio, ha permesso di attribuire questa produzione a Cerveteri,  smentendo le ipotesi degli ultimi anni che la volevano romana.  Sarebbe difficile e forse di poca utilità esporre in dettaglio la diffusione del gruppo, presente ovunque nel territorio italico  e nel bacino del Mediterraneo :  è talmente ampia che perde ogni preciso riferimento economico e storico, per assumerne caso mai uno di costume, eventualmente, di trasmissione di modelli. Il Gruppo Genucilia, infatti, oltre a essere esportato, venne ristiche stilistiche divide il gruppo in tre rami : quello falisco-cerita, quello falisco e quello cerita. 

Nel classificare i piattelli si è seguito l’ordinamento da D C .  I piattelli sono classificati in un sistema non complesso, articolato in tre tipi privi di varianti : il Tipo A, più antico, i Tipi B (di poco anteriore) e C, grosso modo contemporanei (D C , p. ). La classificazione di Del Chiaro evidenzia l’estrema omogeneità della produzione di questo  gruppo. D C , p. .  Le caratteristiche di pasta, vernice e qualità di realizzazione autorizzano a ricondurre al ramo cerita anche i frr. con il solo motivo ad onde.  C, P , p.  e G .  C, P , p. .  Per la prima volta in T  e più avanti in C, M , p. , in cui si avanza l’ipotesi che tutto il “ramo cerita” fosse romano. In seguito, quest’interpretazione fu ripresa da più parti, in particolare in T , p.  e M , p. .  A questo proposito, è più significativo forse isolare i luoghi in cui i piattelli Genucilia non sembrano essere attestati, come l’Etruria padana. Cfr. M , pp. -.  Per una panoramica delle attestazioni extraitaliche del Gruppo Genucilia cfr. J , pp. - e Z -.



ampiamente imitato nella forma e nei motivi decorativi (vedi infra, p. ). M. D. I. Piattello con i semicerchi Presente a  in un unico fr. relativo all’orlo (T. a, nr. ), che può essere avvicinato al Gruppo dei “Piattelli con Ovuli”,  dal quale pure si distingue per la sintassi decorativa. Lungo l’orlo del fr.  corre una banda risparmiata, riempita con semicerchi concentrici in vernice nera. Al contrario, nel Gruppo “Piattelli con Ovuli”, lo spazio a disposizione del motivo a ovuli nella banda risparmiata è ulteriormente delimitato da una linea in vernice diluita. Tamburini,  che ha condotto uno studio preliminare sul Gruppo, attribuisce questa produzione a fabbrica falisca, sulla base della diffusione dei piattelli, e, sulla base della forma (che caratterizza appunto anche i piattelli a vernice nera di produzione falisca di quest’epoca),  la data tra la fine del  a.C. e l’inizio del  a.C. A quelli indicati da Tamburini si aggiungono altri esemplari : il piattello dalla tomba   di Narce,  quelli dalla tomba di Monte in Mezzo ai Prati e della Banditaccia, a Cerveteri,  l’esemplare da Ghiaccio Forte,  e quello dalla piana della Civita di Tarquinia.  La diffusione di questi prodotti, riporta soprattutto verso l’Etruria interna, piuttosto che verso quella costiera. Nessuno di questi piattelli, pur avendo caratteristiche comuni come forma e decorazione, a ovuli o semicerchi compresa in una banda risparmiata lungo l’orlo, trova confronti strettamente pertinenti. Ad esempio, l’esemplare da Narce è decorato da una fila di ovuli concentrici, legati da ovuli più piccoli ;  quello di Ghiaccio Forte, con ovuli concentrici che, uniti a motivi sussidiari ad angolo, riempiono l’intera banda risparmiata.  Cronologia : l’esemplare della  della necropoli di Monte in Mezzo ai Prati  è associato con materiali della prima metà del  a.C. e quello da Narce di   è databile alla seconda metà del  a.C.  Difficile dire se questi piattelli fossero il prodotto di un’unica officina d’area falisca, oppure il frutto di variazioni sul tema del piattello del           

T . T . S , p.  in particolare n. . Norchia I , p. , tav. . Norchia I , p. . D C , , n. , tav. . T , , n. . Norchia I , tav. . D C , tav. . Norchia I , p. . Norchia I , p. .



   

Gruppo Genucilia, in aree diverse. Stando al pubblicato, le caratteristiche tecniche non impediscono di pensare a una sola officina. Le differenze decorative potrebbero spiegarsi come esito di un modello non completamente standardizzato, ovvero dell’attività di artigiani o botteghe indipendenti nello stesso contesto produttivo. Forse, se analizzato in quest’ottica, anche il fr. proveniente da  potrebbe entrare a far parte di questo gruppo, formatosi in area falisca tra la seconda metà del  a.C. e gli inizi del  a.C. N. V. Catalogo G B . Oinochoe ( ?) (T. a, nr. ):  fr. di collo. Pasta : arancione, dura. Decorazione : in vernice nera molto diluita. Parte terminale di giraglio con puntini. Cronologia : - a.C. G G . Piattello (T. a, nr. ): parte dell’orlo e della vasca, molto profonda. Pasta : chiara, compatta. Decorazione : vernice nero-bruna, rimangono parte della decorazione a onde, lungo l’orlo ; nella vasca punta di stella fiancheggiata da chevrons. Cronologia : seconda metà –primi decenni  a.C. . Piattello (T. a, nr. ): parte dell’orlo, dal labbro teso. Pasta : grigia, dura. Decorazione : in vernice nero-bruna, rimane parte della decorazione a onde. All’esterno linea continua. Cronologia : seconda metà  - primi decenni  a.C. . Piattello (T. a, nr. ) : fr. di vasca. Pasta : chiara, compatta, molto dura. Decorazione : vernice nero-bruna, rimangono parte della decorazione a onde, lungo l’orlo ; nella vasca punta di stella fiancheggiata da tre puntini. Cronologia : seconda metà -primi decenni  a.C. . Piattello : fr. di vasca. Pasta : chiara, compatta, molto dura. Decorazione : vernice nero-bruna, rimangono parte della decorazione ad onde, lungo l’orlo ; nella vasca punta di stella fiancheggiata da tre puntini. Cronologia : seconda metà -primi decenni  a.C. . Piattello (T. a, nr. ): fr. di orlo, con labbro teso. Pasta : chiara, compatta, molto dura. Decorazione : vernice nero-bruna, rimane parte della decorazione a onde. Cronologia : seconda metà -primi decenni  a.C.

. Piattello : fr. di orlo, con labbro teso. Pasta : chiara, compatta, molto dura. Decorazione : vernice nero-bruna, rimane parte della decorazione a onde. Cronologia : seconda metà -primi decenni  a.C. . Piattello (T. a, nr. ) : fr. di orlo con labbro teso e di vasca. Pasta : chiara, compatta, molto dura. Decorazione : vernice nero-bruna, rimangono parte della decorazione a onde e la punta di una stella. Cronologia : seconda metà -primi decenni  a.C. . Piattello (T. a, nr. ): fr. di orlo, con labbro pendente. Pasta : camoscio, con piccoli inclusi neri. Decorazione : vernice nero-bruna, rimangono parte della decorazione ad onde e, all’esterno, una linea continua. Cronologia : seconda metà primi decenni  a.C. P   . Piattello (T. a, nr. ): fr. di orlo, con labbro pendente. Pasta : grigia, dura, con piccoli inclusi neri. Decorazione : vernice nera, all’interno di una banda risparmiata sull’orlo, semicirconferenze concentriche. Cronologia : seconda metà -primi decenni  a.C. N. V. Area  Gruppo Genucilia Il gruppo (T. ) è rappresentato da  frr., tutti provenienti dalla Fase ,  dei quali pertinenti a orli,  alla vasca. La sintassi decorativa del fr.  permette di assegnare il piattello genericamente alla produzione di Caere. Lo stato di conservazione non restituisce che quest’unico dato. I rimanenti  frr., tra i quali  pertinenti a porzioni dell’orlo (nr. ), non conservano traccia della caratteristica sintassi decorativa della vasca. Avendo le stesse caratteristiche di pasta e vernice del fr. precedente, con buona approssimazione è possibile attribuirli alla produzione cerita. Ceramiche riferibili a questo Gruppo hanno avuto vastissima diffusione e sono state rinvenute un po’ su tutto il territorio italico e nel bacino del Mediterraneo,  a testimonianza sia di una larga fortuna della produzione, sia di una notevo Per il territorio italico, D C , carta della distribuzione in seconda pagina di copertina e p.  ; per le attestazioni in territorio extraitalico, J , pp. - e Z -, in genere.

    le imitazione della forma e dei motivi decorativi. Può comunque essere interessante notare come, nella stessa Isola d’Elba, piattelli del gruppo siano stati rinvenuti a Monte Castello di Procchio.  Catalogo . Piattello (T. , nr. ): orlo pendente, margine inferiore lievemente rientrante, arrotondato ; margine superiore orizzontale, a superficie un poco convessa. Vasca poco profonda. Pasta : beige, dura e omogenea. Decorazione : sovradipinta in nero. Sul margine interno, motivo a onda con andamento antiorario, sottolineato da una linea che corre sull’orlo della vasca. All’interno di questa, si conserva un lembo della punta di una stella. Sulla superficie esterna, bande orizzontali in nero. Datazione : fine –inizio  a.C. ca. Produzione : Caere . (T. a, nr. ): frr.  di cui  pertinenti a porzioni dell’orlo,  a porzioni della vasca, riferibili alla medesima produzione. M. D. I. C  Tutti i  frr. con decorazione sovradipinta sono riferibili a produzioni etrusche. Per alcuni, sulla base delle caratteristiche della decorazione (essendo in questo caso le forme incomplete e poco caratterizzanti) è stata possibile l’attribuzione a una specifica produzione. Per i restanti frr., tra cui alcuni orli, a causa delle esigue dimensioni e/o per il cattivo stato di conservazione (in molti casi la decorazione è leggibile solo in traccia opaca), non è stato possibile far altro che attribuirli genericamente a una classe. Nell’ambito della ceramica etrusca sovradipinta di - a.C., periodo al quale si datano i frr. in esame, si fa largo uso di motivi vegetali che si ripetono analoghi su gruppi diversi – su tutti vedi la foglia di olivo. Questo fatto, oltre a rendere arduo e a volte incerto, il tentativo di attribuzione, denuncia senza dubbio l’esistenza di stretti legami tra le diverse “officine”, se non altro anche solo a livello di imitazione, al di là della progressiva standardizzazione dei motivi. I frr. di  sono attribuibili alle seguenti produzioni :

zione delle officine sono state a lungo dibattute e, allo stato attuale, permangono delle discordanze. G. Pianu in diverse occasioni fornisce datazioni differenti ; inizialmente propone di assegnare il Gruppo alla prima metà del  a.C., sulla base dell’utilizzo della linea graffita per la resa dei particolari della decorazione ;  quindi lo restringe al secondo quarto del  a.C., adducendo come motivo la scarsa qualità stilistica di molti esemplari ;  infine abbassa ulteriormente la cronologia fino al - a.C., “…prima del definitivo declino delle fabbriche falische”,  alle quali questa produzione risulta essere strettamente connessa. M. Milanese, analizzando i materiali dello scavo di Genova San Silvestro, assegna a uno skyphos attribuito al Gruppo una datazione compresa tra il secondo quarto e la metà del  a.C. ;  a sua volta S. Bruni, studiando i materiali di Populonia, propone di datare il Gruppo alla seconda metà del  a.C.  Riguardo alla localizzazione delle officine, due risultano essere le ipotesi più accreditate ; all’idea della loro dislocazione in centri diversi dell’Etruria meridionale,  altri contrappongono quella di una origine esclusivamente falisca dell’intero Gruppo, giustificandola sulla base dell’analisi particolareggiata dei singoli vasi.  A una unicità del centro produttivo doveva semmai corrispondere una molteplicità di botteghe.  L’area di diffusione del Gruppo è molto ampia e comprende il Lazio, la Campania, l’Etruria meridionale, l’Etruria interna, la media valle dell’Arno e il Mugello, Genova e alcuni centri del Golfo del Leone.  Gruppo del Fantasma Individuato dal Beazley  prende il nome dal fatto che sui vasi, quasi esclusivamente oinochoai di Forma , è sovradipinta, in maniera sommaria, una figura di defunto ammantato. Evidenti risultano i legami con il Gruppo Sokra,  tanto da aver fatto pensare che i vasi del “Fantasma” fossero realizzati da allievi distaccatisi da quelle botteghe.  Siamo di fronte a una produzione corrente, che presta poca attenzione al risultato del prodotto, fatto testimoniato pure dal totale abbandono dell’uso del graffito. 

Gruppo Sokra Identificato da Beazley  prende il nome dall’iscrizione posta al di sotto di una kylix, proveniente da Falerii Veteres, conservata al Museo di Villa Giulia.  Sia la cronologia che la localizza 

M , p. , tav.  nr. . B , p. .



CVA , tav. , nr. , , .  P , p. . P , pp. -.   P . M , p. .  B a, pp. -.  J , p.  ; M , p. .   B a, p. . Ibidem.  Un elenco dettagliato della distribuzione dei vasi attribuiti al Gruppo è in B a p. , p.  n. .  B , p.   B , p.  ; T , p.  ; P  , p. . P , p. . 



   

Sulla base delle associazioni dei contesti tombali da Populonia,  Tarquinia e Barbarano Romano,  questa produzione è databile tra la fine del  e l’inizio del  a.C. Controversa è invece la questione della localizzazione delle officine : accanto a chi assegna l’intero gruppo a manifattura ceretana,  altri preferiscono pensare a una maggiore articolazione della produzione, confermata sia dalle varianti della forma dei vasi, sia da quelle delle caratteristiche tecniche.  L’area di distribuzione del Gruppo è piuttosto vasta, comprendendo il Lazio, l’Etruria meridionale, l’Etruria centrale sia costiera che interna, la costa ligure fino al Golfo del Leone.  Notevole risulta la concentrazione a Populonia, a dimostrazione del ruolo centrale della città all’interno delle rotte commerciali dell’alto Tirreno.  Gruppo “olivo e ramoscelli” Dallo scavo di Genova San Silvestro sono stati recuperati alcuni skyphoi che, presentando una decorazione sovradipinta non molto comune nell’ambito delle produzioni etrusche, hanno portato M. Milanese a raggrupparli sotto la definizione di “skyphoi decorati ad olivo e ramoscelli”.  La caratteristica degli esemplari è quella di presentare, al di sotto di una fascia a trattini verticali subito sotto l’orlo, accanto alle solite foglie di olivo, una “palmetta” a petali molto corti e sottili, ravvicinati, che digradano verso l’alto, interpretata come un ramoscello. La decorazione può essere o meno suddivisa in riquadri metopali. Skyphoi con questa decorazione sono presenti anche a Populonia, attribuiti a una produzione parallela e concorrenziale rispetto al Gruppo Ferrara   meridionale.  Gruppo Ferrara   meridionale Il Gruppo Ferrara  , identificato da Beazley,  prende il nome da una tomba di Valle Pega, a Spina. Ingloba due nuclei fondamentalmente distinti : il primo di produzione settentrionale, probabilmente volterrana, decorato con un cigno o con un gruppo di palmette sovradipinte in rosso ; il secondo, prodotto sicuramente nell’area etrusco-meridionale nello scorcio del  a.C.,  è decorato con una palmetta a petali digradanti, in genere sovradipinta in bianco, inquadrata da una metopa che è chiusa in alto, subito sotto l’orlo, 

B a, p. . Per Tarquinia C V , pp.  ss. e C V, M , pp.  ss. ; per Barbarano Romano V D’A , pp.  ss.   P , p. . B a, p. .  B a, p.  ; ibidem, n. , .   B a, p. . M , p. .  B a, p. , fig. . 

da una fascia di trattini verticali. Questo secondo nucleo, che ha preso il nome di Gruppo Ferrara   meridionale,  al di là di una apparente omogeneità che deriva dall’adozione di un comune motivo iconografico, la palmetta appunto, è con ogni probabilità espressione di produzioni diversificate tra loro, come sembra emergere dall’analisi degli aspetti tecnici e morfologici dei vasi attribuiti al Gruppo.  M. Milanese ha ulteriormente distinto, all’interno del Gruppo “meridionale”, una serie di skyphoi che, pur presentando gli elementi formali tipici del Gruppo stesso, se ne distingue per alcune precise caratteristiche ; lo ha nominato Gruppo Ferrara T  meridionale/similis.  Gli esemplari pertinenti a questo Gruppo riportano ancora come decorazione principale la palmetta, racchiusa o meno in uno spazio metopale, ma questa ha quasi sempre i petali ripiegati e non rigidi ed è affiancata da rami d’olivo. A questo “sottogruppo” riferisce inoltre uno skyphos che presenta la palmetta a petali ripiegati racchiusa in un ovale a volute.  Sulla base delle associazioni, gli esemplari di Genova si datano al periodo compreso tra  e  a.C. ca.  M. D. I. Aree  -  -  Alcuni frr. (T. b nrr. -), di dimensioni estremamente ridotte, sembrano costituire un insieme omogeneo sulla base delle caratteristiche tecniche e morfologiche. La pasta è di color camoscio, estremamente fine e compatta, la vernice è nera e lucente ; il motivo decorativo, spesso sottolineato dall’uso della linea graffita, è sovradipinto in rosso-arancio. I frr. sono relativi a una forma chiusa, probabilmente una lekythos,  e decorati con girali e fiori a campanula ; uno di essi conserva parte di un motivo figurativo complesso, purtroppo non identificabile. Difficile, date le premesse, individuare l’appartenenza di questi frr. a gruppi noti : l’uso della linea graffita denota una relativa antichità, così come la qualità della vernice, particolarmente buona, e la sovradipintura in rosso-arancio. Sulla base di queste indicazioni sembra possibile legare questi frr. alle prime produzioni sovradipinte etrusche, come per esempio quelle del Gruppo Praxias,  che richiamano le figure rosse attiche. 

 B , p. . B a, p. .  J . B a, p. .  M , pp. -.  M , nr. -.  M , p. .  Sono note, infatti, per un periodo appena più tardo, diverse lekythoi sovradipinte, cfr. M , p. .  B , pp. - ; S , p. . 

    Tali frr. devono essere verosimilmente inseriti nel momento iniziale della produzione etrusca di ceramica sovradipinta, tra le lekythoi più arcaiche studiate da Beazley.  Nel catalogo questi frr. sono raccolti come “Officine di tardo  a.C.”. Gruppo Sokra Il Gruppo Sokra è rappresentato da sei frr., due pertinenti a forme chiuse e quattro a forme aperte. La pasta, piuttosto omogenea, è dura e compatta, di colore variabile tra il camoscio e l’arancio. La vernice, nera e coprente, è spesso lucida. La sovradipintura è in genere di colore arancio crema (T. b, nr. ) ; in un fr., tecnicamente più raffinato, è rossa  (T. , nr. ). Due frr. (T. b, nrr. -) sono pertinenti a skyphoi. Si tratta di orli ingrossati, appartenenti verosimilmente alla variante, tipica del Gruppo, con pareti quasi verticali che confluiscono nel piede ad anello. Il cattivo stato di conservazione dei frr. T. b, nr.  nr. - non permette di assegnarli ad alcuna forma, anche se l’inclinazione e la mancanza di vernice all’interno fanno pensare a un vaso chiuso. Nemmeno per i frr. - è possibile individuare la forma, forse aperta. Gruppo a “olivo e ramoscelli” Accanto agli skyphoi identificati da Milanese, lo scavo ha restituito alcuni frr. di kantharoi  (T. , nrr. , , , e probabilmente nrr. -) con la medesima sintassi decorativa, a conferma che il gruppo non è caratterizzato solo da skyphoi. La pasta è generalmente di colore arancio-beige, dura, tranne che nei frr. , , , -, in cui è grigia, molto dura. La vernice è nera, generalmente lucida. Per la decorazione sovradipinta vengono impiegati il bianco, il crema e il rosa, spesso in combinazione tra di loro. Il motivo decorativo principale è costituito da un ramoscello, inserito tra due rami di olivo tra cui è una doppia linea che partisce lo spazio del vaso in tre metope. In alcuni casi, lungo l’orlo dello skyphos corre una fascia di trattini verticali. Nel caso dei kantharoi questa banda è ripetuta anche sulla carena. Questo tipo di decorazione è comune anche nel Gruppo Fer

B , p. . In P , pare che si possa attribuire valore cronologico alla qualità e all’accuratezza del prodotto : i migliori sarebbero i più antichi. In particolare la sovradipintura cambierebbe dal rosso al crema.  Sebbene io identifichi nel motivo decorativo del diritto delle spighe e non dei ramoscelli, ho mantenuto la denominazione data da Milanese, onde evitare possibili disguidi. Al di là della correttezza di una definizione, conta l’univocità della medesima. 



rara   Meridionale. Il ramoscello è costituito da piccoli tratti obliqui che nascono da una linea verticale. A giudicare dalle tracce della pennellata sembrerebbe che prima sia stata tracciata una serie di trattini a “” e sia stata fatta poi passare una linea continua attraverso il vertice. In alcuni esemplari la parte terminale di questo motivo è caratterizzata da tratti molto ravvicinati e da due puntini a lato. Questa decorazione si ritrova sia in un esemplare da Genova San Silvestro,  sia a  (T. , nr. ). I rami di olivo sono realizzati senza un preciso schema di riferimento : a volte sono simmetrici l’uno all’altro, ma nella maggior parte dei casi nascono indipendentemente dall’asse centrale. In alcuni casi il “ramo” che porta le foglie è dello stesso spessore delle foglie stesse. La raffigurazione vegetale non è, quindi, particolarmente curata. Si richiama, nella realizzazione delle foglie, sia a quelle degli skyphoi del Gruppo del Fantasma, sia a quelli del Gruppo Ferrara  . Questo elemento da un lato conferma la vicinanza tra i gruppi e dall’altro rende estremamente difficile, in certi casi, l’attribuzione certa. Il kantharos (nr. ) ha l’orlo estroflesso, col labbro abbastanza corto ; le pareti scendono quasi verticalmente verso il piede, ad anello ( ?), e la carena, impostata a circa due terzi dell’altezza, non è molto pronunciata. La campionatura dei frr. riconoscibili è troppo esigua per stabilire una tipologia per le forme degli skyphoi : da quanto è dato di vedere, sembrano avere le pareti tendenzialmente verticali. Dei diversi frr. si sono conservati cinque orli (T. , nrr. , , , , ), col labbro arrotondato e pareti diritte. Si conserva anche un fondo (nr. ), probabilmente relativo a questo gruppo : la vasca è larga, il piede ad anello, appena sagomato. Incerta l’attribuzione al Gruppo dei frr. , , . Oltre al materiale sovradipinto chiaramente attribuibile a un’officina, dallo scavo provengono anche due frr., non riconducibili a nessun gruppo noto, ma che possono essere riferiti solo genericamente a officine operanti nella seconda metà del  a.C. (così sono indicati in catalogo). Il primo (T. , nr. ) è un fr. di brocchetta a pasta beige dura e vernice nera lucente. La decorazione è sovradipinta in bianco e arancio : un motivo a “” intervallato da puntini è compreso tra due doppie linee. La sintassi decorativa e la qualità della sovradipintura sembrano ricordare, piuttosto che le sovradipinte etrusche, quelle dell’Italia meridionale.  

M , p. , nr. - tutti verosimilmente appartenenti al Gruppo ad olivo e ramoscelli.  In particolare un confronto, anche se piuttosto generico, può essere trovato in CVA, Napoli III, tav. , nr. , , .



   

Il secondo (T. , nr. ) è un fr. di parete di vaso aperto, forse un cratere. È decorato con una sovradipintura rossa : la lettura della scena risulta però estremamente problematica, prestandosi a diverse interpretazioni. La mano del pittore è estremamente corrente : ad esempio, non ricorre alla linea graffita, ma spesso per sottolineare un particolare interrompe il ductus con esiti molto irregolari. Nella seconda metà del  a.C. erano attive almeno due officine che producevano vasi di grandi dimensioni decorati con scene figurate : il Gruppo Campanizzante  e il cosidetto “Pittore del Sacrificio”.  La dimensione del fr. e la sua possibile pertinenza a un cratere sembrerebbero però non riferirsi a nessuno dei due gruppi, anche se lo stile abbastanza trascurato lo avvicinerebbe soprattutto al Gruppo Campanizzante. Gruppo Ferrara   meridionale Lo scavo ha restituito dieci frr., tutti appartenenti al gruppo meridionale (T. , nr. -) : nove sono relativi a skyphoi o forme aperte e uno, ricomposto da dieci frr., nr. , a un askos. La pasta è color camoscio, molto dura ; la vernice nera, tranne che per il fr. nr. , dove è rossa per difetto di cottura. La sovradipintura è bianca o rosata. Per quanto concerne la sintassi decorativa è presente sia la variante con inquadramento policromo e palmetta bianca (nr. ), sia quella con la sola palmetta (nr. ). Mentre non è possibile ricostruire la forma dell’askos, lo skyphos (nr. ) appartiene al Tipo  Vismara, probabilmente nella variante .  Gruppo del Fantasma Dallo scavo provengono numerosi frr. (T. , nr. -), alcuni dei quali riconducibili a singoli vasi. La pasta è generalmente camoscio, più o meno scura, compatta e dura ; solo un fr. (nr. ) ha la pasta di colore grigio. La vernice è nera, piuttosto compatta, generalmente opaca. In molti casi, probabilmente per incidente di cottura, la vernice assume colorazioni bruno verdastre ; in particolare il catalogo nr.  ha la vernice marrone olivastra. Di questi frammenti, solo i nr. , -,  sono relativi a forme chiuse, verosimilmente oinochoai ; gli altri sono relativi a forme aperte, brobabilmente a skyphoi. In particolare, oltre ai frammenti nr. A- E, pertinenti a uno skyphos lacunoso verso il basso,   

B , pp. -. T , nr. . V , p. , tav. , .

sono orli di skyphoi anche i nrr. , ,  e . Grazie a questi è possibile ricostruire la forma generale dello skyphos : l’orlo è diritto, col labbro arrotondato, talvolta appena estroflesso (nrr. , ). La parete è diritta e comincia a rastremarsi verso il piede da due terzi dell’altezza. Le anse sono manigliette a bastoncello. La decorazione è sovradipinta in rosso arancio (nrr. -, -b, , , -d) in crema o beige (nrr. , -, -b, ) o in bianco (nrr. , ) ; nel caso dei frr. nr. A- E è beige-olivastra. I rimanenti frr. sono per larga parte evanidi. Per quanto riguarda la decorazione, sullo skyphos è raffigurato un personaggio ammantato, reso con poche pennellate, affiancato da due rami di olivo. Il personaggio ammantato rientra nei temi e nella resa iconografica del Gruppo del Fantasma, come, d’altro canto, anche il ramo d’olivo. Nelle oinochoai del Gruppo del Fantasma ha larga diffusione, quale motivo di ripartizione, il girale, mentre i rami d’olivo si alternano al motivo a freccia sul collo dell’oinochoe. Sugli skyphoi, invece, vengono impiegati quali motivi sussidiari. La forma caratterizzante il Gruppo del Fantasma è l’oinochoe.  Gli skyphoi di  costituiscono quindi un elemento di novità e di anomalia nell’ambito di questo gruppo ; vi si aggiungano solo un esemplare proveniente da Populonia,  uno da Artena,  e uno senza provenienza conservato nell’Antiquarium dell’Università di Pisa.  Lo skyphos da Populonia e quello pisano sono simili a quelli rinvenuti a  ; quello da Artena, al contrario, è decorato da una figura ammantata fiancheggiata da girali. La presenza dei girali rende questo skyphos un esemplare del tutto canonico nell’ambito del Gruppo del Fantasma, ma lo allontana dai vasi ritrovati a Populonia e all’Elba ; inoltre lo avvicina ai frr. del Gruppo 

La forma canonica per il Gruppo del Fantasma è l’oinochoe Forma , che copre la maggior parte della produzione nota (cfr. P , pp. -, nr. -). Inoltre si conoscono in letteratura alcune pelikai (cfr. P , p. , nr. -) ; lekythoi (cfr. P , p. , nr. -) ed infine delle hydriai (cfr. P , p. , nr. -). A proposito delle forme diverse all’oinochoe, P , p.  afferma che costituivano un’eccezione nel panorama della produzione del Gruppo, da attribuirsi al periodo iniziale dell’attività, prima che l’oinochoe si affermasse quale unica forma.  F , p. , dalla necropoli populoniese di Poggio Malassarto.  L , p. , nr. .  Potrebbero essere attribuiti al Gruppo del Fantasma, o forse a quello Sokra (mancano infatti in P ) due skyphoi provenienti da Civitavecchia, decorati con figure ammantate sovradipinte in rosso (M , p.  nrr. - fig. ,). Inoltre è forse da avvicinare a questo gruppo (ma potrebbe far parte anche di altri gruppi a motivi vegetali) uno skyphos da Anagni (M , p.  fig. ).

    Ferrara   con palmetta e girali ritrovati a Genova San Sivestro.  Sovradipinte varie Numerosi frammenti, la cui conservazione non permette di individuare il gruppo di appartenenza, per caratteristiche di pasta, vernice e decorazione, sembrano poter essere inseriti in uno dei gruppi rappresentati. Lo scavo ha restituito inoltre un fr. che non sembra appartenere a nessuno dei gruppi sopra indicati. Si tratta del fr. nr. , un orlo di skyphos decorato internamente con linee di vernice color crema. Frammenti non determinabili Dallo scavo provengono numerosi frr. di ceramica sovradipinta, la cui dimensione non permette l’attribuzione ad alcun gruppo. Larga parte (il % ca.) di questi frr. è relativa a forme aperte, probabilmente skyphoi. Tra i motivi decorativi prevalgono quelli vegetali (%), in particolare foglie, conservati in maniera troppo frammentaria per permettere l’attribuzione ad un gruppo. N. V. Catalogo O    .C. . Lekythos( ?) :  fr. di parete. Pasta : camoscio scuro, dura. Vernice : nera, lucente. Decorazione : colore : beige-arancio. Esterno : voluta terminante con un bocciolo, e a destra figura non identificabile. Particolari graffiti. Cronologia : tardo  a.C. . Lekythos( ?) :  fr. di parete. Pasta : grigia. Vernice : nera, argentea. Decorazione : colore : evanido. Esterno : linea ondulata, con girale accanto. Cronologia : tardo  a.C. . Lekythos( ?) :  fr. di parete. Pasta : camoscio. Vernice : nera. Decorazione : Colore : rosso, in larga parte evanido. Esterno : due linee. Cronologia : tardo  a.C.



della veste di un personaggio ammantato, conservato all’altezza del collo ; a destra parte di una foglia di olivo o di alloro. Cronologia : metà  a.C. . Skyphos (T. b, nr. ) :  fr. di orlo, appena ingrossato sotto il labbro ; labbro estroflesso. Pasta : camoscio, molto dura. Vernice : nera, lucente. Decorazione : colore : rosso. Esterno : profilo maschile volto a sinistra. È realizzato con una tecnica piuttosto accurata : gli occhi e la bocca sono evidenziati con il graffito, i capelli sono risparmiati. Cronologia : metà  a.C. . Oinochoe( ?) (T. b, nr. ) :  fr. di parete. Pasta : camoscio, molto dura. Vernice : nera, lucente. Decorazione : colore : arancione. Esterno : profilo di busto maschile volto a sinistra. Le labbra e il panneggio trasversale sulla spalla sono resi tramite una linea graffita. Cronologia : metà  a.C. . Oinochoe( ?) (T. b, nr. ) :  fr. di parete. Pasta : arancione, molto dura. Vernice : nera, lucente. Decorazione : colore : arancio-crema. Esterno : l’intero fr. è occupato da un panneggio reso con la tecnica del graffito. Cronologia : metà  a.C. . Forma aperta :  fr. di parete. Pasta : camoscio, molto dura. Vernice : nera, compatta. Decorazione : colore : arancione chiaro. Esterno : foglia con le nervature rese a graffito. Cronologia : metà  a.C. . Forma aperta :  fr. di parete. Pasta : camoscio, molto dura. Vernice : nera, compatta. Decorazione : colore : rosso. Esterno : foglia con le nervature rese a graffito. Cronologia : metà  a.C. G «  » . Skyphos :  fr. di parete. Pasta : arancione, dura. Vernice : nera, opaca. Decorazione : colore : crema, evanido. Esterno : decorazione a ramoscelli. Cronologia : - a.C. . Skyphos (T. , nr. ):  fr. di parete. Pasta : arancione, dura. Vernice : nera, opaca. Decorazione : colore : tracce opache. Esterno : parte di ramo di olivo con bacche, e, a lato, doppia linea di separazione. Cronologia : - a.C.

G S

. Skyphos (T. , nr. ):  fr. di orlo diritto, con labbro arrotondato. Pasta : camoscio, dura. Vernice : nera. Decorazione : colore : bianco e rosso. Esterno : lungo l’orlo, fascia di trattini verticali chiusa da una linea continua orizzontale (in rosso). Sotto, parte terminale di ramo d’olivo, doppia linea di separazione, rametto, doppia linea di separazione (in bianco). Cronologia : - a.C.

. Skyphos (T. b, nr. ):  fr. di orlo e parete. Orlo ingrossato sotto il labbro ; labbro arrotondato e leggermente estroflesso ; parete diritta. Pasta : camoscio, molto dura. Vernice : nera, compatta. Decorazione : colore : crema. Esterno : parte

. Skyphos (T. , nr. ):  fr. di parete. Pasta : grigia. Vernice : nera. Decorazione : colore : bianco, conservato in tracce opache. Esterno : parte di un probabile motivo a ramoscelli, ed accanto linea di partizione. Cronologia : - a.C.

. Lekythos( ?) :  fr. di parete. Pasta : camoscio. Vernice : nera. Decorazione : colore : evanido. Esterno : volute terminanti in fiori e foglie. Cronologia : tardo  a.C.



M , pp. -, fig. .

. Skyphos (T. , nr. ):  fr. di orlo, diritto, con il labbro leggermente arrotondato.



   

Pasta : arancio. Vernice : nera. Decorazione : colore : nocciola. Esterno : ramo d’olivo e doppia linea di separazione. Cronologia : - a.C. . Skyphos (T. , nr. ):  fr. di parete. Pasta : camoscio-nocciola, con piccoli inclusi neri, molto dura. Vernice : nera. Decorazione : colore : evanido in tracce opache. Esterno : parte di ramoscello. Cronologia : - a.C. . Skyphos :  fr. di orlo diritto, dal labbro arrotondato. Pasta : camoscio-arancio, molto dura. Vernice : nera, opaca, con chiazze marroni (dovute a difetto di cottura), all’interno. Decorazione : colore : rosso e bianco. Esterno : lungo l’orlo, fascia di trattini verticali chiusa da una linea continua verticale, vicino all’ansa, e da una orizzontale (in rosso). Sotto, parte terminale di ramoscello (in bianco). Cronologia : - a.C. . Kantharos :  fr. di parete. Pasta : grigia, molto dura. Vernice : nera, estremamente lucida, interno marrone. Decorazione : colore : evanido. Esterno : fascia di trattini verticali chiusa, in alto, da una linea continua. Sotto, parte terminale di ramoscello (in bianco). Cronologia : - a.C. . Skyphos :  fr. di parete. Pasta : nocciola, molto dura. Vernice : nera, lucida. Decorazione : colore : evanido in tracce opache. Esterno : punto di congiunzione tra foglie. Cronologia : - a.C. . Skyphos (T. , nr. ) :  fr. di orlo diritto, con il labbro leggermente rientrante e arrotondato. Pasta : camoscio, molto dura. Vernice : nera. Decorazione : colore : crema ed avorio. Esterno : lungo l’orlo, fascia di trattini verticali chiusa da una linea continua orizzontale. Sotto, parte terminale di ramo di olivo. Cronologia : - a.C. . Skyphos (T. , nr. ):  fr. di parete. Pasta : camoscio, molto dura, con piccoli inclusi neri. Vernice : nera, compatta. Decorazione : colore : bianco ed arancio, in larga parte evanida. Esterno : frammento di probabile motivo a ramoscello. Cronologia : - a.C. . Skyphos (T. , nr. ) :  fr. di orlo diritto, con il labbro arrotondato. Pasta : camoscio, molto dura. Vernice : nera, opaca. Decorazione : colore : rosso. Esterno : doppia linea di partizione e parte terminale di ramoscello. Cronologia : - a.C. . Kantharos (T. , nr. ):  fr. di parete, all’altezza della carena. Pasta : grigia, molto dura. Vernice : nera, estremamente lucida. Decorazione : colore : crema. Esterno : fascia di trattini verticali chiusa, in basso, da una linea continua orizzontale ; sotto, doppia linea orizzontale. Cronologia : - a.C. . Skyphos (T. , nr. ) :  fr. di orlo diritto, con il labbro leggermente arrotondato ; rimane parte di attacco d’ansa ( ?).

Pasta : camoscio, molto dura. Vernice : nera. Decorazione : colore : crema e bianco. Esterno : lungo l’orlo, fascia di trattini verticali chiusa, ai lati, da linee continue verticali, e, in basso, da una orizzontale (in crema). Sotto, foglia d’olivo, parte terminale di ramoscello, foglia di olivo (in bianco). Cronologia : - a.C. . Skyphos :  fr. di orlo diritto, con il labbro leggermente arrotondato. Pasta : camoscio, molto dura. Vernice : nera, opaca. Decorazione : colore : arancione e bianco. Esterno : lungo l’orlo, fascia di trattini verticali (in arancione) chiusa, in basso, da una linea continua orizzontale (in bianco). Cronologia : - a.C. . Skyphos (T. , nr. ):  fr. di orlo diritto, ingrossato all’interno, con il labbro leggermente arrotondato ed estroflesso. Pasta : beige, dura. Vernice : nera, opaca. Decorazione : colore : evanido. Esterno : doppia linea di partizione e ramoscello. Cronologia : - a.C. . Skyphos :  fr. di parete. Pasta : camoscio, molto dura. Vernice : nera. Decorazione : colore : bianco. Esterno : frammento di probabile motivo a ramoscello. Cronologia :  a.C. . Forma aperta : Kantharos( ?) :  fr. di parete, all’altezza della carena. Pasta : grigia, molto dura. Vernice : nera, compatta. Decorazione : colore : avorio. Esterno : angolo di chiusura della fascia di trattini lungo la carena. Cronologia : - a.C. . Forma aperta : Kantharos( ?) :  fr. di parete, all’altezza della carena( ?). Pasta : grigia, molto dura. Vernice : nera, compatta. Decorazione : colore : avorio. Esterno : angolo di chiusura della fascia di trattini lungo la carena( ?). Cronologia : - a.C. . Skyphos (T. , nr. ):  fr. di orlo diritto, con labbro leggermente arrotondato. Pasta : grigia, molto dura. Vernice : nera, opaca. Decorazione : colore : evanida, con tracce opache. Esterno : lungo l’orlo, fascia di trattini verticali chiusa da linea orizzontale continua. Sotto, parte terminale di ramoscello tra due puntini. Cronologia : - a.C. . Kantharos (T. , nr. ): ricomposto da più frr. ; orlo estroflesso, carena molto accentuata a tre quarti dell’altezza. Pasta : grigia, molto dura. Vernice : nera, compatta. Decorazione : colore : crema ed avorio. Esterno : sotto l’orlo, fascia di trattini verticali chiusa da una linea continua orizzontale, che si interrompe in relazione alle anse, da dove partono due linee verticali che terminano in una fascia analoga che, all’altezza della carena, circonda l’intero diametro. Nello spazio così determinato si alternano : ramo d’olivo, doppia linea verticale, motivo a ramoscello, doppia linea verticale, motivo ad olivo. Cronologia : - a.C.

    Sembrano essere pertinenti a questo vaso anche un’ansa a nastro e un piede ad anello. . Skyphos :  fr. di parete. Pasta : camoscio, molto dura. Vernice : nera, opaca ed esternamente squamata. Decorazione : colore : evanida, con tracce opache. Esterno : parte di motivo a ramoscelli. Cronologia : - a.C. . Skyphos (T. , nr. ): un piede ad anello, con vasca molto profonda. Pasta : camoscio, molto dura. Vernice : nera, opaca ed esternamente desquamata. Decorazione : colore : in parte evanido, rossiccio. Esterno : parte di ramoscello e linea orizzontale. Cronologia :  a.C. . Skyphos (T. , nr. 34):  fr. di orlo diritto, con il labbro leggermente arrotondato. Pasta : camoscio, molto dura. Vernice : nera, opaca ed esternamente desquamata. Decorazione : colore : evanido, con tracce opache. Esterno : lungo l’orlo, fascia di trattini verticali chiusa da linea orizzontale continua. Sotto, ramo di olivo ed una foglia. Cronologia : - a.C. O    .C. . Cratere( ?) (T. , nr. ):  fr. di parete, molto spessa. Pasta : grigia, molto dura. Vernice : nera, opaca. Decorazione : colore : rosso. Esterno : frammento di scena figurata di più ampie dimensioni di difficile interpretazione : forse parte di un altare con vittima sacrificale ovvero omphalos ; a lato, rami( ?), piede di tripode( ?) e foglia di olivo ( ?). Cronologia : tardo  a.C. . Brocchetta (T. , nr. ):  fr. di orlo diritto, dal labbro appena estroflesso. Pasta : beige. Vernice : nera, lucida. Decorazione : colore : bianco puro ed arancio. Esterno : fascia decorativa a motivi a “v”, intervallati da puntini, determinata da due doppie linee arancio. Cronologia : tardo  a.C. G F   M . Skyphos (T. , nr. ): fr. di orlo e di corpo, ricomposto da numerosi frr. ; labbro leggermente ingrossato, orlo estroflesso, parete quasi ovoide. Pasta : beige rosata, molto dura. Vernice : nera, opaca. Decorazione : colore : beige rosato e bianco. Esterno : all’interno di un riquadro di color beige rosato determinato da una banda a trattini verticali, chiusa in basso da una linea continua orizzontale, e da due linee continue verticali, palmetta Tipo V CIc in bianco. Cronologia : seconda metà  a.C.- prima metà  a.C. . Skyphos (T. , nr. ):  fr. di parete. Pasta : camoscio chiaro, dura. Vernice : nera, opaca. Decorazione : colore : avorio. Esterno : si conservano alcune foglie della palmetta. Cronologia : seconda metà  a.C.- prima metà  a.C. . Forma aperta :  fr. di parete. Pasta : grigia. Vernice : nera, opaca. Decorazione :



colore : bianco puro. Esterno : si conservano due foglie della palmetta. Cronologia : seconda metà  a.C.- prima metà  a.C. . Skyphos (T. , nr. ):  fr. di parete. Pasta : camoscio, con piccoli inclusi neri, durissima. Vernice : nera, lucida. Decorazione : colore : bianco. Esterno : si conservano alcune foglie al vertice della palmetta. Cronologia : seconda metà  a.C.- prima metà  a.C. . Skyphos (T. , nr. ):  fr. di parete. Pasta : camoscio chiaro, molto dura. Vernice : nera, compatta. Decorazione : colore : evanido. Esterno : si conservano alcune foglie della palmetta. Cronologia : seconda metà  a.C.- prima metà  a.C. . Skyphos :  fr. di parete. Pasta : camoscio durissima. Vernice : nera, compatta. Decorazione : colore : evanido. Esterno : si conservano alcune foglie della palmetta e della linea verticale del riquadro ; palmetta Tipo V D. Cronologia : seconda metà  a.C.- prima metà  a.C. . Skyphos :  fr. di parete. Pasta : beige, dura. Vernice : nera, opaca, largamente desquamata. Decorazione : colore : bianco, parzialmente evanido. Esterno : si conservano due foglie della palmetta. Cronologia : seconda metà  a.C.- prima metà  a.C. . Forma aperta :  fr. di parete. Pasta : arancione. Vernice : nera. Decorazione : colore : evanido. Esterno : si conservano alcune foglie della palmetta. Cronologia : seconda metà  a.C.prima metà  a.C. . Forma aperta :  fr. di parete. Pasta : camoscio, con piccoli inclusi neri. Vernice : nera, opaca. Decorazione : colore : evanido. Esterno : si conservano alcune foglie della palmetta e parte della linea del riquadro. Cronologia : seconda metà  a.C.- prima metà  a.C. . Askos (T. , nr. ) :  fr. di parete. Pasta : arancione, durissima. Vernice : marrone, per difetto di cottura, ed ampia zona risparmiata. Decorazione : colore : verdastro. Esterno : si conserva la parte sinistra di una palmetta ed in basso, banda di vernice diluita. Cronologia : seconda metà  a.C.- prima metà  a.C. Sono pertinenti allo stesso pezzo numerosi frr. di piccole dimensioni privi di decorazione. G  F . Forma chiusa : oinochoe( ?) (T. , nr. ):  fr. di parete. Pasta : camoscio, molto dura. Vernice : nera, lucida. Decorazione : colore : evanido, in tracce opache. Esterno : si conserva parte della decorazione a lato del personaggio ammantato : parte di girale e puntini. Cronologia : - a.C. . Skyphos (T. , nr. ):  fr. di orlo, diritto, appena ingrossato sotto il labbro ; labbro arrotondato.



   

Pasta : grigia, dura. Vernice : nera, metallica, leggermente desquamata. Decorazione : colore : rossastro. Esterno : parte della testa e delle spalle della figura ammantata ; la nuca è resa con una linea continua e i capelli sono “risparmiati”. Cronologia : - a.C. . Skyphos :  fr. di orlo, diritto, appena ingrossato sotto il labbro ; labbro arrotondato. Pasta : arancio. Vernice : nera. Decorazione : colore : arancio. Esterno : parte della testa ; la nuca è resa con una linea continua ed i capelli sono “risparmiati”. Cronologia : - a.C. . a. Skyphos (T. , nr. ): parzialmente ricostruito, mancante del fondo. Orlo diritto, leggermente ingrossato sotto il labbro, arrotondato. Parete diritta. Anse a bastoncello. Pasta : arancione. Vernice : marrone-olivastra. Decorazione : colore : beige olivastro. Esterno : entro due rami di olivo, testa e spalle di figura ammantata. Cronologia : - a.C. Bibl. : O R , nr.  ; P , nr. . Sembrerebbero pertinenti allo stesso vaso tutti i frr. nr. . . b. Skyphos :  fr. di parete. Pasta : camoscio, dura. Vernice : olivastra chiara, con focature marroni. Decorazione : colore : beige olivastro. Esterno : parte del panneggio relativo alla figura ammantata. Cronologia : - a.C. . c. Skyphos :  fr. di parete. Pasta : camoscio, dura. Vernice : olivastra chiara, con focature marroni. Decorazione : colore : beige olivastro. Esterno : parte del panneggio relativo alla figura ammantata. Cronologia : - a.C. . d. Skyphos :  fr. di parete. Pasta : camoscio, dura. Vernice : olivastra chiara, con focature marroni. Decorazione : colore : beige olivastro. Esterno : parte del panneggio relativo alla figura ammantata. Cronologia : - a.C. . e. Skyphos :  fr. di orlo diritto, labbro rientrante. Pasta : rosso arancio, dura. Vernice : marrone. Decorazione : colore : crema. Esterno : parte terminale di foglia e ramo di olivo. Cronologia: - a.C. . a. Skyphos (T. , nr. ) :  fr. di orlo diritto, appena ingrossato sotto il labbro ; labbro arrotondato. Pasta: camoscio chiaro. Vernice: nera, lucida. Decorazione: colore:rosso-arancio. Esterno: profilo maschile, con il solo naso accennato; la nuca è resa con piccoli tratti arcuati, che rendono, al contempo, anche la capigliatura. Cronologia: - a.C. Sembrerebbero pertinenti allo stesso vaso tutti i frr. nr. . . b. Skyphos:  fr. di orlo diritto, appena ingrossato sotto il labbro; labbro arrotondato. Pasta: camoscio chiaro. Vernice: nera, lucida. Decorazione: colore: arancio-crema. Esterno: parte terminale di ramo di olivo. Cronologia: - a.C. . c. Skyphos :  fr. di parete. Pasta : grigia. Vernice : nera. Decorazione : colore :

rosso-arancio. Esterno : parte del panneggio relativo alla figura ammantata. Cronologia : - a.C. . Oinochoe (T. , nr. 5) :  fr. di collo. Pasta : grigia, dura. Vernice : nera, lucida. Decorazione : Colore : evanido. Esterno : girale. Cronologia : - a.C. . Oinochoe (T. , nr. ):  fr. di parete. Pasta : grigia, dura. Vernice : nera, opaca. Decorazione : colore : avorio, a tratti evanido. Esterno : parte finale inferiore della figura ammantata, con accenno di strascico( ?), su linea di base. Cronologia : - a.C. . Skyphos :  fr. di parete. Pasta : grigia, molto dura. Vernice : nera, lucida. Decorazione : colore : crema. Esterno : linea di base su cui poggia parte della figura ammantata. Cronologia : - a.C. . Skyphos :  fr. di parete. Pasta : camoscio. Vernice : nera, lucida. Decorazione : colore : rosso-arancio. Esterno : parte della figura ammantata. Cronologia : - a.C. . Skyphos :  fr. di orlo diritto, appena ingrossato sotto il labbro ; labbro arrotondato. Pasta : grigia, durissima. Vernice : nera, lucida. Decorazione : colore : crema. Esterno : parte di ramo di olivo con foglie. Cronologia : - a.C. . Skyphos :  fr. di parete. Pasta : grigia, molto dura. Vernice : nera, lucida. Decorazione : colore : crema. Esterno : doppia linea di base dalla quale prende l’avvio un ramo d’olivo o probabilmente una figura ammantata. Cronologia : - a.C. . Skyphos :  fr. di orlo diritto. Pasta : camoscio chiaro, dura. Vernice : nera, opaca. Decorazione : colore : rossastro a vernice densa. Esterno : parte di ramo di olivo con foglie. Cronologia : - a.C. Il fr. non è di certa attribuzione al gruppo. . a. Skyphos (T. , nr. ):  fr. di orlo e di parte della parete diritta, labbro leggermente estroflesso. Pasta : arancio, molto dura. Vernice : marrone. Decorazione : colore : beige. Esterno : tre foglie d’olivo molto allungate. Cronologia : - a.C. Sembrerebbero pertinenti allo stesso vaso tutti i frr. nr. . . b. Skyphos :  fr. di parte diritta. Pasta : arancio, molto dura. Vernice : amaranto, per incidente di cottura. Decorazione : colore : rosa, crema. Esterno : parte di figura ammantata su base. Cronologia : - a.C. . c. Skyphos :  fr. di parte diritta. Pasta : rosso-arancio, molto dura. Vernice : marrone. Decorazione : colore : beige. Esterno : parte di un ramo d’olivo. Cronologia : - a.C. . Oinochoe :  fr. di parete. Pasta : grigia, dura. Vernice : nera, opaca. Deco-

    razione : colore : bianco, a tratti evanido. Esterno : motivi vegetali a girali e puntini relativi alla tipica decorazione sussidiaria del Gruppo del Fantasma. Cronologia : - a.C.. . Skyphos :  fr. di parete. Pasta : rosso-arancio, dura. Vernice : nera, iridescente. Decorazione : colore : crema-arancio. Esterno : parte di personaggio ammantato. Cronologia : - a.C. . Skyphos :  fr. di parete. Pasta : rosso-arancio, dura. Vernice : nera, iridescente. Decorazione : colore : arancio chiaro. Esterno : linea di base dalla quale prende l’avvio un ramo d’olivo. Cronologia : - a.C. . a. Skyphos (T. , nr. a):  fr. di orlo e di parte della parete ; parete diritta, collegata all’orlo tramite una piccola gola ; labbro arrotondato, leggermente estroflesso. Pasta : camoscio, molto dura. Vernice : nera, opaca. Decorazione : colore : arancio chiaro. Esterno : figura ammantata, caratterizzata da una “gobba” sulla schiena. La nuca è resa con una linea continua, ed i capelli sono “risparmiati”. Sembra far parte del Gruppo A di P . Cronologia : - a.C. Sembrerebbero pertinenti allo stesso vaso tutti i frr. nr. . . b. Skyphos (T. , nr. b) :  fr. di parete. Pasta : rosso-arancio, dura. Vernice : nera, opaca. Decorazione : colore : arancio rossastro. Esterno : parte di figura ammantata. Cronologia : - a.C. . c. Skyphos (T. , nr. c):  fr. di parete. Pasta : camoscio, molto dura. Vernice : nera, opaca. Decorazione : colore : rosso-arancio. Esterno : parte bassa di figura ammantata. Cronologia :  a.C. . d. Skyphos (T. , nr. d):  fr. di parete. Pasta : camoscio, molto dura. Vernice : nera, opaca. Decorazione : colore : nocciola, largamente evanido. Esterno : linea di base dalla quale prende l’avvio ramo d’olivo. Cronologia : - a.C. . e. Skyphos :  fr. di parete. Pasta : camoscio, molto dura. Vernice : nera, lucida. Decorazione : colore : rosso-arancio. Esterno : linea di base dalla quale prende l’avvio ramo d’olivo. Cronologia : - a.C. . Skyphos :  fr. di parete. Pasta : rosso-arancione, dura. Vernice : marrone, lucida. Decorazione : colore : beige. Esterno : parte di figura ammantata. Cronologia : - a.C. . Skyphos :  fr. di parete. Pasta : rosso-arancione, dura. Vernice : nera, con focature marroni. Decorazione : colore : crema. Esterno : parte di figura ammantata. Cronologia : - a.C. S  . Skyphos :  fr. di orlo diritto ; labbro arrotonda-



to, leggermente assottigliato ; traccia dell’attacco dell’ansa. Pasta : nocciola, dura. Vernice : nera, lucida. Decorazione : colore : rosso, in parte evanido. Interno : due linee spesse inframezzate da una sottile. Cronologia : - a.C.

N. V. Area  I frr. con decorazione sovradipinta sono , tutti riferibili a produzioni etrusche (T. ). Per , pari al % del totale, sulla base delle caratteristiche della decorazione (essendo in questo caso le forme ben poco caratterizzanti), è stata possibile l’attribuzione a una specifica produzione. Per i restanti , tra cui alcuni orli, a causa delle esigue dimensioni e/o per il cattivo stato di conservazione (in molti casi la decorazione è leggibile solo in traccia opaca), non è stato possibile far altro che attribuirli genericamente alla classe. Gruppo Sokra Sono  i frr. attribuiti al Gruppo, tutti di ottima qualità tecnica ; la pasta, dura e ben depurata varia dall’arancio al beige-rosato ; la vernice di fondo è nera e piuttosto lucente ; la sovradipintura, molto densa, è di colore rosa-arancio. Solamente in un caso (nr. ) la sovradipintura è totalmente deperita e leggibile in traccia opaca. Si riscontra comunemente l’uso della linea graffita per rendere evidenti alcuni particolari delle raffigurazioni (nrr. ---). Un fr. (nr. ) è una piccola porzione di orlo diritto, lievemente svasato verso l’esterno, appartenente a uno skyphos ; la vasca è inizialmente tesa. Sulla superficie esterna, in vernice rosa-arancio, si presenta una decorazione inconsueta e interessante ; subito sotto l’orlo una fascia di ovuli, chiusi inferiormente da una linea continua ; quindi una figura femminile alata, forse una Lasa. Il volto è reso in modo volutamente sgradevole, rappresentato di profilo verso destra ; il petto invece, nudo, è reso con una visione di tre quarti. Il braccio sinistro, non conservato se si eccettua una piccola parte della spalla e dell’avambraccio, è sollevato ; il braccio destro è aderente al corpo, piegato in avanti all’altezza del gomito. I particolari della figura sono resi mediante asportazione di sottili tratti della sovradipintura prima della cottura del vaso, operazione eseguita per mezzo di una punta morbida, in osso o legno, in quanto la vernice di fondo non risulta in alcun modo intaccata, ma anzi coprente e lucente. Con questo sistema sono resi parte della capigliatura, l’occhio, il naso e la bocca, il seno, i muscoli dell’addome, i contorni del braccio destro. È una rappresentazione molto particolare, frutto di una



   

produzione non ancora standardizzata. Si può ipotizzare la vicinanza con una delle officine del Gruppo sulla base di alcune osservazioni, quali il modo con cui è trattata l’acconciatura, resa con un’unica linea continua  e la resa dell’occhio, tagliato e sottolineato superiormente da un sopracciglio marcato, vicino a quello presente su uno stamnos da Tarquinia.  Un gruppo di  frr. (nr. ), pertinenti alla parete, conservano porzioni di girali sovradipinte facenti parte della decorazione accessoria. Hanno le medesime caratteristiche tecniche – pasta, vernice, sovradipintura – del fr. nr.  ; in un caso la sovradipintura è leggibile solamente in traccia. Per questo motivo, ragionevolmente, è assai probabile che tutti e quattro i frr. fossero in origine parte del medesimo vaso. Un fr. (nr. ) è una porzione della vasca vicina al fondo di una kylix, forma peraltro consueta nel Gruppo Sokra. La decorazione sovradipinta, realizzata su ambo i lati, è evanida. All’interno è un medaglione, incorniciato da un meandro spezzato racchiuso, sia sopra che sotto, da una doppia linea ; cornice che si ritrova identica su di una kylix conservata al Museo Archeologico Nazionale di Tarquinia.  Al centro un personaggio rivolto a destra, di cui rimangono parte della nuca e del panneggio. I particolari sono resi con linea graffita. Sulla superficie esterna si conserva la parte inferiore del corpo di una seconda figura, anch’essa panneggiata e volta a destra, come si evince dalla posizione del piede, poggiante su una doppia linea. Rimangono pure parti di altri elementi decorativi non determinabili ; anche nella decorazione esterna è stato fatto uso del graffito. La raffigurazione interna appare più curata, a conferma del fatto che era affidata a pittori diversi. Nonostante le due immagini siano incomplete, l’esemplare si confronta con uno da Populonia,  un altro da Sarteano,  un terzo appartenente alla Collezione Castellani.  Un fr. (nr. ) è pertinente alla parete di una forma aperta, probabilmente uno skyphos ; riporta all’esterno, in vernice rosata, un ramo verticale con almeno quattro foglie di olivo, con la costolatura centrale evidenziata con graffito, da confrontare con esemplari analoghi da Populonia.  

Vedi ad esempio P , pp. -, figg. -. P , p. , fig.  con scheda p.  nr. .  P , pp. -, tav. I a, b, c.  B a, p. , fig. .  M, R , pp. -, nr. ., dalla necropoli della Palazzina ; in questo caso è decorato solo l’interno.  M , p. , tav. , nr. / A è datata al - a.C.  B a, p. , fig. . Dovrebbe trattarsi di una produzione più modesta, che realizzava vasi decorati con la figura di ammantato tra rami di olivo. 

Due frr. (nrr. -) sono pertinenti a pareti di forme non determinabili ; la loro vicinanza al Gruppo è solo ipotizzata e si basa sull’affinità delle caratteristiche tecniche con gli altri frr. Gruppo del Fantasma Al Gruppo del Fantasma afferiscono  frr. (T. ) con caratteristiche tecniche differenti nella pasta ceramica e nella vernice ; in nessun caso si rileva l’uso della linea graffita. Accanto ad alcune pareti di forme non determinabili (nrr. -), sono presenti  frr. di orlo pertinenti a skyphoi. In particolare un fr. (nr. ) trova un confronto diretto con lo skyphos proveniente dallo stesso sito, rinvenuto durante la prima campagna di scavo del  ;  l’identico andamento dell’orlo e la somiglianza delle caratteristiche tecniche, specie per quanto riguarda la vernice, bruna per difetto di cottura, portano a far pensare a una comune appartenenza dei pezzi. I vasi di forma diversa dalla oinochoe V sono piuttosto rari e, presumibilmente, rappresentano i prodotti più antichi, precedenti alla estrema e successiva specializzazione delle officine.  Per gli skyphoi, accanto a un esemplare da Populonia,  se ne possono aggiungere un secondo da Artena  e un terzo conservato nell’Antiquarium dell’Università di Pisa, senza indicazione di provenienza, molto simile a quello da . Gruppo “olivo e ramoscelli” Sono  i frr. avvicinabili al Gruppo (T. ) ; di questi  sono orli di skyphoi (nr. , , -), piuttosto sottili e svasati verso l’esterno ; solamente in un caso (nr. ) l’orlo è massiccio e il margine superiormente appiattito. Tra gli altri, due (nr. , ) sono pertinenti a pareti di forma non determinabile, uno (nr. , ricomposto da  frr.) è pertinente al ventre di una forma chiusa, oinochoe o brocca ; quest’ultimo rappresenta un elemento di novità dal momento che, fino a oggi, si conoscevano esclusivamente skyphoi decorati ad “olivo e ramoscelli”. La pasta è in genere beige o beige-rosata, piuttosto dura ed omogenea ; la vernice è nera, ben coprente e lucente. La decorazione è sovradipinta utilizzando il bianco e il rosa ; in un caso (nr. ) i due colori sono usati in combinazione tra loro. 

O R , p.  fig. , nr.  e pp. -, tav. , nr. .  P , pp. -.  F , p. , dalla necropoli di Poggio Malassarto.  L , p. , nr. ; è decorato con il fantasma fiancheggiato da girali.

    Si possono distinguere almeno due differenti tipologie decorative che, pur presentando i soliti elementi, differiscono per il fatto che lo spazio loro dedicato sia o meno ripartito in metope. Il tipo meglio rappresentato è quello con la decorazione ripartita in metope (nrr. -), mentre solo un fr. (nr. ) riporta la medesima sintassi non inquadrata. S. Bruni inserisce gli skyphoi a “olivo e ramoscelli” all’interno di una produzione che si ispira alla ceramografia di area campana, databile entro l’ultimo quarto del  a.C. e, sulla scorta delle combinazioni tra i diversi elementi della decorazione, ha distinto una serie di tipi.  I frr. da  sono avvicinabili ai Tipi “f” (nr. ) e “h” (nr.  e, probabilmente, nr. ) di quella classificazione ;  gli altri, presentando solamente parte della foglia di olivo inquadrata o del ramoscello e della fascia di trattini, non sono specificabili. Almeno per il fr. nr.  sembra di essere in presenza di un tipo nuovo ; all’interno di una stretta metopa è presente infatti una singola foglia di olivo, lanceolata, coronata da  puntini, forse bacche. La decorazione vegetale, non particolarmente curata, si richiama, nella resa delle foglie, a quella del Gruppo del Fantasma e del Gruppo Ferrara   ; questo fatto, come già notato in precedenza, indica una notevole vicinanza tra i Gruppi e determina una notevole difficoltà nell’attribuzione dei singoli frr. Per quanto riguarda la diffusione, sembra che il Gruppo sia presente esclusivamente a Populonia, all’Elba  e a Genova. Sulla base delle rilevanze dello scavo di Genova San Silvestro, è databile con buona approssimazione al periodo - a.C. ca. Gruppo Ferrara   meridionale/similis Due frr. di parete di forma aperta (T. , nrr. -), presumibilmente skyphoi, sono decorati con una palmetta entro ovale che ricorda quella presente su uno skyphos da Genova San Silvestro.  Nel nostro caso non è visibile l’intero motivo. Ciò impedisce di stabilire se anche questi avessero la palmetta affiancata dai rami d’olivo. 

B a, p. , n. . Da B a, p.  nr.  : “Tipo f = Sotto l’orlo una fascia a trattini verticali paralleli ; nella metopa centrale, distinta dai pannelli laterali da due linee verticali, stretta fascia verticale a spina di pesce ; nei pannelli laterali, ramo verticale con foglie lanceolate e piccole bacche” ; “Tipo h = Sotto l’orlo una fascia a trattini verticali paralleli ; al centro della composizione palmetta a petali digradanti da quello centrale, a lato, rami verticali con foglie lanceolate e piccole bacche (non visibili nel nostro fr., n.d.A.).”  Oltre agli esemplari che qui si presentano, uno skyphos con questa decorazione era già stato rinvenuto a , P , p.  fig. .  M , nr. - 



La palmetta in cartiglio ovale e petali ripiegati si trova, come decorazione accessoria, su vasi attribuiti al Gruppo Sokra ;  la diversità delle caratteristiche tecniche tra questi ultimi e i frr. dell’Area  (pasta grigiastra, vernice nera opaca) porta a preferire la prima ipotesi. M. D. I. G S

Catalogo

. Skyphos (T. , nr. ). Orlo diritto, lievemente svasato verso l’esterno ; margine pressoché piatto, a lieve andamento convesso. Parete inizialmente tesa. Pasta : beige, con sfumatura grigia all’interno, dura ed omogenea. Vernice : nera lucente e coprente. Decorazione : sovradipinta in vernice rosa-arancio ; particolari evidenziati tramite asportazione di porzioni della vernice della sovradipintura con una punta morbida prima della cottura del vaso. Sulla superficie esterna subito sotto l’orlo, fascia di ovuli, chiusi in basso da una linea orizzontale. Al di sotto figura femminile alata, forse una Lasa. Il volto, di profilo verso destra, è reso in maniera caricaturale ; il petto, nudo, è visto di trequarti. Il braccio sinistro, conservato in parte, è sollevato ; quello destro è lungo il corpo, piegato in avanti all’altezza del gomito. Nota : ricostruito da  frr. ; la scarsa dimensione dell’orlo residuo non permette di definire il diam. Si intuisce tuttavia una dimensione non piccola. .  frr. di parete pertinenti a una forma aperta, probabilmente uno skyphos (T. , nr. ; T. , nr. ). Pasta : beige, con sfumatura grigia all’interno, dura ed omogenea. Vernice nera lucente e coprente. Decorazione : sovradipinta in vernice rosa-arancio. Sulla superficie esterna, parti di girali e di altri elementi non determinabili, sicuramente appartenenti alla decorazione accessoria. In un caso la sovradipintura è leggibile soltanto in traccia opaca. Nota : sulla base delle caratteristiche tecniche, identiche per  e , è possibile ritenerli pertinenti al medesimo vaso. . (T. , nr. ) Fr. di parete di una kylix, vicino al fondo. Pasta : beige-rosata, piuttosto tenera e omogenea. Vernice : nera non molto lucente. Decorazione : sovradipinta, evanida. Sulla superficie interna il tondo centrale è incorniciato da un meandro spezzato, sottolineato sia superiormente che inferiormente da due linee parallele. All’interno parte del capo e del busto di una figura umana panneggiata rivolta verso destra. I particolari sono sottolineati con il graffito. Sulla superficie esterna, parte inferiore di una figura umana panneggiata rivolta verso destra, come si evince dalla posizione del  Cfr. B a, p. , fig. , e p.  fig. , da Populonia ; M, R  pp. - nr. ., da Sarteano, necropoli della Palazzina.



   

piede, poggiante su doppia linea orizzontale. Presenti parti di altre decorazioni, non determinabili. Particolari resi con il graffito. . Fr. di parete di forma aperta, probabilmente uno skyphos (T. , nr. ). Pasta: arancio, dura ed omogenea. Vernice: bruna all’esterno per difetto di cottura, nera e lucente all’interno. Decorazione: sovradipinta in vernice rosata. All’esterno ramo verticale con almeno quattro foglie di olivo. La costolatura centrale delle foglie è evidenziata con il graffito. . Fr. di parete di forma non determinabile. Pasta: rosa-arancio, dura ed omogenea. Vernice: nera lucente. Decorazione: sovradipinta in vernice rosa-arancio. Sulla superficie esterna, parte di un motivo non identificabile. Nota: ricostruito da  frr. Sulla base delle caratteristiche tecniche, nonostante il motivo decorativo non sia determinabile, i frr. possono ragionevolmente essere avvicinati alla produzione del Gruppo Sokra. . Fr. di parete di forma non determinabile. Pasta: rosa-arancio, dura ed omogenea. Vernice: nera lucente. Decorazione: sovradipinta in vernice rosata. Dettagli resi con graffiture molto leggere. Motivo decorativo non determinabile. Nota: come per fr. . G  F . Skyphos (T. , nr. ; T. , nr. ). Orlo diritto, appena svasato all’esterno; margine internamente assottigliato e arrotondato. Pasta: beige-rosata, dura ed omogenea. Vernice: bruna per difetto di cottura, opaca. Decorazione: sovradipinta in vernice rosata. Ramo verticale affiancato da due foglie di olivo poste simmetricamente. . Skyphos (T. , nr. ). Orlo diritto piuttosto sottile, lievemente svasato verso l’esterno; margine internamente arrotondato. Parete inizialmente tesa. Pasta: rosata che sfuma al grigio all’interno. Vernice: nero-grigiastra, opaca. Decorazione: sovradipinta, evanida. Ramo verticale affiancato da due foglie di olivo disposte simmetricamente. . Piccolo skyphos (T. , nr. ). Orlo diritto, margine internamente assottigliato. Si conserva in minima parte l’attacco dell’ansa, a sezione rotonda, impostata immediatamente sotto l’orlo. Pasta: beige, anima arancio. Vernice: nera opaca. Decorazione: sovradipinta, evanida. Ramo verticale affiancato da due foglie di olivo disposte simmetricamente. . Fr. di parete di forma non determinabile, probabilmente chiusa (T. , nr. ). Pasta: beige-rosata, dura ed omogenea Vernice: nera lucente. Decorazione: sovradipinta in bianco. Parte del panneggio di un personaggio, reso con pennellate piuttosto affrettate. . Fr. di parete di forma non determinabile (T. , nr. ). Pasta: beige, dura ed omogenea. Vernice: nera opaca.

Decorazione: sovradipinta in bianco-rosato. Parte di panneggio. . Fr. di parete di forma non determinabile (T. , nr. ). Pasta: arancio, tenera ed omogenea. Vernice: nera opaca, con all’esterno minuscole chiazze rosse dovute a difetto di cottura. Decorazione: sovradipinta in bianco rosato. Ramo centrale verticale affiancato da due foglie di olivo, il tutto poggiante su due linee orizzontali parallele. . Fr. di parete di forma non determinabile (T. , nr. ). Pasta: beige-grigiastra. Vernice: nera lucente. Decorazione: sovradipinta in bianco. Due linee orizzontali parallele, parte conclusiva della decorazione. G O  R . Skyphos (T. , nr. ). Orlo diritto, lievemente svasato verso l’esterno. Parete inizialmente tesa. Pasta: beige, dura ed omogenea. Vernice: nera lucente. Decorazione: sovradipinta, evanida. Sulla superficie esterna, subito sotto l’orlo, serie di trattini verticali poggianti su di una linea orizzontalo. Sotto parte di un ramoscello. Nota: parte del margine esterno è abrasa; risulta quindi impossibile ricostruire il profilo del fr. . Fr. di parete pertinente a forma non determinabile, probabilmente chiusa (T. , nr. ). Pasta: beige, dura ed omogenea. Vernice: nera lucente. Decorazione: sovradipinta, evanida. Sulla superficie esterna, a sinistra parte di ramoscello; a destra due foglie di olivo separate da un ramo centrale. . Parte del ventre di una forma chiusa, verosimilmente un’oinochoe o una brocca. Interamente verniciata (T. , nr. ). Pasta: rosa-arancio, dura ed omogenea. Vernice: nera lucente e coprente. Decorazione: sovradipinta, in bianco-rosato per le linee di riquadro, in bianco per le raffigurazioni principali. Sulla superficie esterna, parte di una decorazione divisa in metope; la chiusura verticale è data da una doppia linea, quella orizzontale da una singola linea. Nella metopa centrale, ramoscello; nella metopa laterale, due foglie di olivo separate da un ramo centrale. Nota: ricomposto da  frr. . Skyphos (T. , nr. ; T. , nr. ). Orlo diritto lievemente rientrante, margine internamente ingrossato ed arrotondato. Parete inizialmente tesa. Pasta: beige chiaro, dura ed omogenea. Vernice: nera lucente. Decorazione: sovradipinta in rosato, in parte evanida. Sulla superficie esterna, subito sotto l’orlo, serie di trattini verticali; quindi, all’interno di una stretta metopa chiusa verticalmente da una doppia linea, foglia di olivo coronata da  puntini. . Fr. di parete di forma non determinabile, presumibilmente aperta (T. , nr. , T. , nr. ). Pasta: rosata con anima grigia, dura ed omogenea. Vernice: nero-bruna, opaca, con una piccola macchia rossa dovuta a difetto di cottura. Decorazione: sovradipinta in vernice rosata. Sulla superficie esterna, foglia di olivo all’interno di una metopa, chiusa

    sia orizzontalmente che verticalmente da una singola linea. . Skyphos (T. , nr. ). Orlo diritto, leggermente svasato verso l’esterno; margine internamente assottigliato ed arrotondato. Parete inizialmente diritta. Pasta: beige-rosata, dura ed omogenea. Vernice: nera opaca. Decorazione: sovradipinta in bianco, in parte deperita. Sulla superficie esterna, subito sotto l’orlo, serie di trattini verticali, poggianti sopra l’angolo di una metopa; all’interno foglia di olivo. . Fr. di orlo con il medesimo profilo e caratteristiche del precedente, forse appartenente allo stesso vaso (T. , nr. ). . Skyphos (T. , nr. ). Orlo diritto, massiccio, lievemente svasato verso l’esterno ; margine appiattito. Pasta : rosata, tenera ed omogenea. Vernice : nera opaca. Decorazione : sovradipinta, evanida. Sulla superficie esterna, subito sotto l’orlo, serie di trattini verticali, chiusi in basso da una linea continua.



F   /  . Porzione di parete pertinente a forma aperta, probabilmente uno skyphos (T. , nr. ). Pasta: grigiastra con sfumatura rosa all’interno, dura ed omogenea. Vernice: nera opaca. Decorazione: sovradipinta, evanida. Sulla superficie esterna, palmetta con foglia centrale verticale e foglie laterali ripiegate verso il basso racchiusa in una cornice ovale. Tra la foglia centrale e la prima foglia esterna, cerchietto ad anello. Nota: ricomposto da  frr. . Porzione di parete pertinente a forma aperta, probabilmente uno skyphos (T. , nr. ). Pasta: grigiastra con sfumatura rosa all’interno. Vernice: nera opaca. Decorazione: sovradipinta, evanida. Sulla superficie esterna, palmetta con foglia centrale verticale e foglie laterali ripiegate verso il basso, racchiusa in una cornice ovale. Tra la foglia centrale e la prima foglia esterna, puntini. Nota : ricomposto da  frr. Date le caratteristiche tecniche comuni, nonostante il motivo decorativo non sia identico, i frr. nr. - potrebbero in origine aver fatto parte del medesimo vaso.

C  Aree 1-2-3

Area 5

M. D. I.



    C   

La ceramica a vernice nera ( frr.) permette di seguire e delineare, con le sue varie forme e produzioni, la vita della fortezza quadrangolare lungo le diverse fasi fino al definitivo abbandono. Per la classificazione di questa ceramica, suddivisa in  gruppi cronologici, la base di riferimento è M , affiancato per le produzioni attiche da S, T , per le produzioni di Volterra da P . I frr. non determinabili (=%), in genere pareti, sono stati solamente conteggiati ; per quelli determinabili (orli, anse, piedi o fondi) si è dato il riferimento alla specie e, nei casi di estrema incertezza, ci si è limitati a indicare il genere.

Gruppo  Gruppo  Gruppo  Gruppo  Gruppo  Gruppo  Gruppo  Gruppo  Gruppo  Gruppo 

metà - fine  a.C. prima metà  a.C. seconda metà  a.C. fine  - inizi  a.C. prima metà  a.C.  a.C. seconda metà  a.C. fine  - prima metà  a.C.  a.C. /- a.C.

La maggior parte dei frr. è pertinente a vasellame da mensa, dove più numerose sono le forme aperte. Nel periodo più antico – Gruppi  e  – la forma predominante è la kylix (vedi anche Ceramica attica a figure rosse, infra) ; con la seconda metà del  a.C. – dal Gruppo  in poi – la presenza della coppa, nelle sue molteplici varianti, acquista valore percentuale tra la ceramica a vernice nera di . M. D. I. Aree  -  -  La ceramica a vernice nera è rappresentata da  frr., dei quali  (%) sono determinabili per forma e produzione. Di questi ultimi,  (%) provengono da strati affidabili, il rimanente (%) dalla Fase . Le distribuzioni quantitative, con le relative percentuali, sono evidenziate da tabelle e grafici, ai quali si rimanda nel corso del testo. Per quanto riguarda i frr. non determinabili (/ provenienti da strati affidabili), quantificati nella tabella relativa, si è tentata una semplice divisione basata sulla differenziazione tra forme aperte e forme chiuse.  La maggior parte dei numerosi orli ( frr.)  Per il nr.  cfr. BÒ B, C , tav. b, nr. .

appartiene a coppe. Le forme chiuse sono invece in netta minoranza (=%), rappresentate da un gran numero di pareti ( frr.), mentre il resto, attribuibile a orli e anse e probabilmente pertinente a olpai o/e oinochoai, evidenzia la scarsità di queste forme rispetto a quelle aperte. L’analisi dei vari gruppi è seguita, di volta in volta, dal catalogo dei frr. determinabili. Gruppo  Frr.  = % La prima ceramica a vernice nera importata a  è databile tra il  e il  a.C. Si tratta di una presenza che si rivela, fin dall’inizio, quantitativamente e qualitativamente consistente. Il I prodotti della “Delicate Class” posseggono un’ampia sfera di diffusione, che va dalle città dell’Italia meridionale e della Sicilia fino alle coste tirreniche settentrionali ; per le prime vedi J , tav.  nr. , H. ; E , pp. - (Himera) ; O, A , p.  fig.  E (Gela) e B , tav.  nr. - (Lecce). Per Genova cfr. M , fig.  nr. . Una decorazione simile si ritrova anche su prodotti attici datati al primo quarto del  a.C. di Marsiglia : cfr. V , p. , pl.,  nr. . Per le coppe nr. - ed il bolsal nr.  cfr. BÒ B, C , tav. k, nr.  e tav. c, n.  ; per i nr. - vedi J, J , pl. , nr.  e per gli skyphoi nr. - cfr. BÒ B, C , tav. b, n.  e J, J , pl. , nr. . Infine, riguardo le coppe nr. -, la loro decorazione è presente su prodotti trovati nelle località citate, tutti però datati all’interno del  a.C. : cfr. M V , p. , nr.  (Pyrgi) ; M , fig. , nr. - (Genova) ; J, J , pl. , nr.  (Aleria). 

Nel catalogo sono usate le seguenti abbreviazioni : Athenian Agora  = B. A. S, L. T, The Athenian Agora . Black and Plain Pottery of the th, th and th centuries B.C., Princeton . Meligunìs-Lipára = L. BÒ B, M. C, Meligunìs-Lipára.. La necropoli greca e romana nella contrada Diana, Palermo . M = J. P. M, Ceramique campanienne. Les formes, Rome . M  = M. M, Scavi nell’oppidum preromano di Genova, Roma . J = J. e L. J, La nécropole préromaine d’Aléria, ( suppl. à Gallia), Paris . P= M. M P, La ceramica a vernice nera del museo Guarnacci di Volterra, «  », , , , pp. -. M PE = J. P. M, Etudes de céramique campanienne, I : l’atelier des petites estampilles, « », ,, , pp. -. R  = A. R, Populonia. Necropoli delle Grotte, in G. C (a cura di), Populonia. Necropoli delle Grotte, in L’Etruria mineraria, Milano , pp. -, -. T = D. M. T, Cosa : black-glaze pottery, «  », , , pp. -. P = C. P, Le lucerne nell’Italia romana, in AA.VV., Merci, mercati e scambi nel Mediterraneo, Bari , - M FP = J. P. M, Céramique à vernis noir du Forum Romain et du Palatin, «  », suppl. , Paris .

    vasellame da mensa, composto in prevalenza da kylikes e coppe, è quasi interamente di produzione attica ( frr.). Uno skyphos di tipo corinzio (nr. , Forma Agora , ) trova confronto a Lipari, in un prodotto locale imitante quello attico di seconda metà  a.C. ; numerosi sono i frr. di kylikes appartenenti alla “Delicate Class” (nrr. -, Forma Agora , ), diffuse in Italia meridionale, in Sicilia e a Genova. Buoni i confronti anche per alcune coppe (nrr. -, Forma Agora , ), la cui decorazione interna a palmette si ritrova a Lipari, su kylikes di produzione locale datate nella seconda metà del  a.C. Un bolsal (nr. , Forma Agora , ) trova ancora confronto con un esemplare locale di Lipari, mentre alcune coppe (nrr. -) presentano una decorazione vicina al tipo Agora ,  e simile a quella presente su una coppa protocampana, datata al  a.C., da Aleria. Alcuni skyphoi (nrr. -, Forma Agora , ), con fondo esterno risparmiato e scialbato a cerchi concentrici, sono diffusi anch’essi a Lipari e Aleria, mentre due frr. di coppa (nrr. -, forma vicina a Agora , ), databili attorno al  a.C. ca., per la forma e la disposizione delle palmette sono confrontabili con esemplari presenti a Pyrgi, Genova e Aleria. Di produzione attica, oppure meridionale imitante prodotti attici, sono un bolsal (nr. , Forma Agora , ), alcuni frr. di coppe (nr. , decorazione vicina ad Agora ,  ; n. , forma vicina ad Agora ,  ; nrr. -, decorazione Agora , ), databili fra gli ultimi decenni del  ed i primi del  a.C., la cui forma e decorazione è presente a Pyrgi, Genova, Ensérune e Marsiglia. Due piccoli frr. di skyphoi (nrr.  e , forma vicina ad Agora ,  e /) di fine /inizio  a.C., appartengono anch’essi a una produzione attica o italiota.  Le acquisizioni dall’Italia Meridionale, molto inferiori numericamente rispetto a quelle attiche, sono rappresentate interamente da skyphoi (nrr. -, forma vicina a M  a ) ampiamente diffusi in tutta l’area meridionale. Catalogo . Skyphos con orlo leggermente rientrante a margine assottigliato, vasca profonda con parete sottile

 Per la coppa nr.  cfr. M , fig. , nr.  e per i nr. - ancora M , fig. , nr.  e fig. , nr. - ; vedi anche M V , p. , nr.  (prodotto di metà  a.C.). Per Ensérune vedi CVA Mouret, France 6, tav. , nr.  e tav. , nr. - ; per Marsiglia V , p. , tav. , nr. . Decorazioni molto simili anche ad Himera (cfr. J , p. , tav. , nr. h . ,) su coppe attiche e di imitazione.



a profilo convesso. Verniciato all’esterno ed all’interno. Pasta color beige-rosato, dura ed omogenea ; vernice nera lucente a riflessi iridescenti. Forma : Athenian Agora ,. Cronologia : metà  a.C. ca. Produzione : probabilmente attica (T. , nr. ). . Kylix con orlo svasato a margine assottigliato, ampia vasca poco profonda di forma emisferica ; fondo piano e piede ad anello modanato. Anse a sezione rotonda impostate orizzontalmente sulla parte mediana della vasca. All’interno gradino sotto l’orlo. Interamente verniciata. Sul fondo esterno punto centrale e due cerchi concentrici risparmiati e scialbati in rosso. Decorazione : all’esterno linea incisa intorno al piede. All’interno, sul fondo : piccolo cerchio, serie di raggi incisi in modo irregolare, doppio motivo circolare campito a trattini trasversali. Pasta color grigio-rosato dura ed omogenea ; vernice nera lucente. Forma : Athenian Agora , . Cronologia : - a.C. ca. Produzione : attica (Delicate Class) (T. , nr. ). . Frr.  di orlo,  di vasca,  di piede,  di ansa riferibili alla stessa forma (T. , nr. ). . Coppa con ampia vasca a profilo convesso, fondo piano e piede ad anello con faccia esterna a profilo angoloso. Interamente verniciata. Decorazione: all’esterno serie di tre sottili linee incise sulla parte superiore dal piede. Sul fondo interno palmetta a sette foglie a due volute all’apice di due archetti. Pasta grigia, dura ed omogenea; vernice nera. Forma: Athenian Agora , . Cronologia: - a.C. ca. Produzione: probabilmente attica (T. , nr. ). . Coppa con orlo svasato a margine quasi piatto, leggermente obliquo verso l’interno ; ampia vasca poco profonda a profilo emisferico. Interamente verniciata. Decorazione : sottile fascia impressa sotto l’orlo esterno. Pasta grigia, dura ed omogenea ; vernice nera. Forma : Athenian Agora , . Cronologia : - a.C. ca. Produzione : probabilmente attica. . Frr.  di orlo,  di parete,  di piede riferibili alla stessa forma. . Fr. di fondo decorato all’interno da tre archetti e da un bollo centrale rotondo con motivo illeggibile. Interamente verniciato ( ?). Pasta grigia, dura ed omogenea ; vernice nera. Forma : Athenian Agora , . Cronologia : - a.C. ca. Produzione : probabilmente attica (T. , nr. ). . Coppa con orlo esternamente ingrossato a margine arrotondato ; ampia vasca poco profonda a profilo emisferico. Interamente verniciata. Decorazione : all’esterno, sotto l’orlo, fascia incisa e dipinta in rosso. Pasta beige-rosata, dura ed omogenea ; vernice nera lucente. Forma : Athenian Agora , . Cronologia : - a.C. ca. Produzione : probabilmente attica (T. , nr. ). . Coppa con vasca a profilo convesso, fondo piano e piede ad anello con base di appoggio arrotondata. Sul fondo interno traccia del disco di sovrapposizione. Interamente verniciata, tranne il fondo esterno, risparmiato con cerchio centrale in nero. Deco-



   

razione : sulla parete esterna linea incisa e dipinta in rosso. Pasta rosata, dura ed omogenea ; vernice nera lucente a riflessi iridescenti. Forma : Athenian Agora , . Cronologia : - a.C. ca. Produzione : probabilmente attica (T. , nr. ). . Frr.  di orlo,  di parete riferibili alla stessa forma. . Bolsal con orlo leggermente svasato a margine arrotondato, vasca emisferica abbastanza profonda. Interamente verniciato. Decorazione : sulla parete esterna sottile linea risparmiata vicino all’attacco del piede. Pasta rosata, dura ed omogenea ; vernice nera molto lucente. Forma : Athenian Agora , . Cronologia :  a.C. ca. Produzione : probabilmente attica (T. , nr. ). . Coppa con fondo piano e piede ad anello con fascia esterna modanata da un sottile listello centrale. Interamente verniciata ; disco centrale risparmiato sul fondo esterno. Decorazione : fondo interno : quattro palmette a sette foglie e due volute disposte a croce ed inscritte in una fascia circolare di ovoli ; al di fuori cerchio di palmette dello stesso tipo unite da archetti. Pasta color beige-rosato, dura ed omogenea ; vernice nera olivastra. Decorazione : vicino Athenian Agora , . Cronologia : - a.C. ca. Produzione : probabilmente attica (T. , nr. ). . Fr.  di fondo riferibile allo stesso tipo. . Skyphos con vasca a profilo leggermente convesso e basso piede ad anello. Interamente verniciato, tranne il fondo esterno, risparmiato e scialbato in rosso con piccolo disco centrale e cerchio concentrico in bruno. Pasta color beige-rosato, dura ed omogenea ; vernice nera lucente. Forma : Athenian Agora , . Cronologia : fine  a.C. Produzione : attica (T. , nr. ). . Frr.  di piede riferibili alla stessa forma. . Coppa con ampia vasca emisferica, fondo leggermente concavo e piede ad anello. Interamente verniciata, tranne il fondo esterno, risparmiato con cerchio centrale in nero. Decorazione : sul fondo interno quattro palmette a forma di lira disposte a croce attorno ad un cerchio. Pasta color nocciola chiaro, compatta ed omogenea ; vernice nera lucente. Forma : vicino Athenian Agora , . Cronologia :  a.C. ca. Produzione : probabilmente attica (T. , nr. ). . Fr.  di vasca riferibile alla stessa forma. . Bolsal con orlo diritto a margine piatto e vasca abbastanza profonda a profilo quasi verticale,carenata verso il fondo. Interamente verniciato. Pasta color beige-chiaro, dura ed abbastanza omogenea ; vernice bruna a riflessi iridescenti. Forma : Athenian Agora , . Cronologia :  a.C. ca. Produzione : attica oppure imitazione meridionale (T. , nr. ). . Coppa con fondo leggermente concavo e piede ad anello con faccia esterna a profilo concavo-convesso. Interamente verniciata, tranne una fascia

risparmiata al punto di raccordo fra vasca e piede. Decorazione : sul fondo interno, dal centro : palmetta a sette foglie e due volute, due linee circolari parallele, due palmette dello stesso tipo. Pasta color beige-rosato, dura ed omogenea ; vernice bruna con sfumature olivastre. Decorazione : vicino Athenian Agora , . Cronologia : fine  a.C. Produzione : attica oppure imitazione meridionale (T. , nr. ). . Coppa con ampia vasca emisferica e largo piede ad anello sagomato all’esterno da un listello. Leggero gradino tra la vasca ed il piede. Interamente verniciata. Pasta color beige-rosato, omogenea ; vernice bruna a sfumature verdastre. Forma : vicino Athenian Agora , . Cronologia : fine  a.C. Produzione : attica oppure imitazione meridionale (T. , nr. ). . Fr. pertinente ad ansa di skyphos a sezione rotonda e profilo semicircolare. Interamente verniciato. Pasta color beige-rosato, dura ed abbastanza omogenea ; vernice nera a riflessi olivastri. Forma : vicino Athenian Agora , . Cronologia :  a.C. ca. Produzione : attica oppure imitazione meridionale. . Coppa con fondo leggermente concavo e piede ad anello con faccia esterna arrotondata. Interamente verniciata, tranne una fascia risparmiata e scialbata in rosso all’esterno, al punto di attacco fra vasca e piede. Decorazione : sul fondo interno fascia di ovoli e cerchio di palmette a undici foglie e due volute unite da archetti. Pasta color beige-rosato, dura ed omogenea ; vernice nera molto lucente. Forma : Meligunìs-Lipára d/. Decorazione : Athenian Agora , . Cronologia :  – prima metà  a.C. ca. Produzione : attica oppure imitazione meridionale (T. , nr. ). . Fr. pertinente al fondo di una coppa esternamente risparmiato e scialbato in rosso con fascia circolare in nero. Segno graffito :M. Decorazione : sul fondo interno, dal centro, palmetta a sette foglie e due volute, fascia circolare di ovoli, quattro archetti. Pasta color beige-grigiastro, dura ed omogenea ; vernice nera lucente. Decorazione : Athenian Agora , . Cronologia :  – prima metà  a.C. ca. Produzione : attica oppure imitazione meridionale (T. , nr. ). . Frr.  di fondo e di vasca riferibili allo stesso tipo. . Skyphos con orlo leggermente svasato a margine arrotondato ; anse a bastoncello a profilo triangolare impostate orizzontalmente sotto l’orlo. Interamente verniciato. Pasta color beige-rosato, fine e compatta ; vernice nera abbastanza lucente. Forma : Athenian Agora , /. Cronologia : fine  – inizio  a.C. Produzione : attica oppure imitazione meridionale (T. , nr. ). . Skyphos con orlo diritto a margine leggermente obliquo verso l’interno, vasca ovoide ; anse a bastoncello con profilo a ferro di cavallo impostate orizzontalmente sotto l’orlo ed oblique verso l’al-

    to. Interamente verniciato. Pasta grigia, dura e omogenea ; vernice nera densa e lucente. Forma : vicino M  a  Cronologia : fine  a.C. Produzione : Italia meridionale (T. , nr. ). . Frr.  di ansa ed  di orlo riferibili alla stessa forma.

Gruppo  Fr.  = % Fra il  e il  a.C. le importazioni di ceramica attica conoscono una flessione (frr. ), fino a interrompersi definitivamente attorno alla metà del secolo. Il contemporaneo aumento dei prodotti dell’Italia meridionale, che in questa prima metà del secolo conoscono una delle loro punte massime, non compensa tuttavia una battuta d’arresto nel volume globale delle acquisizioni di vasellame a vernice nera. Alcune coppe, sempre di buona qualità (nr. , forma vicina ad Agora ,  ; nr. , decorazione vicina ad Agora , ) e una kylix (nr. , Forma Agora , ) sono probabilmente da attribuirsi a una produzione attica : materiali simili si ritrovano da un lato in Sicilia, a Imera, e dall’altro a Genova.  Dall’Italia meridionale arrivano una kylix (nr. , forma vicina a Agora , ), la cui decorazione è presente su prodotti di Lipari e di altri centri meridionali ; alcuni frr. di piede, pertinenti probabilmente a coppe decorate con palmette e confrontabili con prodotti sicelioti (nrr. , forma Meligunìs-Lipára d/ ; nr. , forma Meligunìs-Lipára d/) sono diffusi ad Aleria e Genova. Una lekythos (nr. , forma vicina a M ) è databile, più genericamente, nel  a.C. ; alcune coppe (nrr. -, forma M ) sono decorate da una palmetta molto stilizzata che trova confronti con materiale da Gela, Genova ed Ensérune, mentre forme simili sono 

Cfr. M , fig.  nr.  e fig.  nr.  (quest’ultimo identificato come prodotto massaliota). Per la decorazione del nr.  vedi anche J , tav. , nr. , H . ,  (Imera).  Per la decorazione della kylix nr.  cfr. BÒ B, C , tav. k, n.  ; simile su prodotti di Imera (cfr. J , p. , tav. , nr. , H . ) attici o di tradizione attica, e di Locri Epizefiri (cfr. B A , p. , tav. , nr. ) su ceramica datata fra il  e il  a.C. I nr.  e  trovano confronti a Genova (cfr. M , fig. , nr. -), ad Aleria (cfr. J, J , pl. , nr. ). Il loro tipo di decorazione si ritrova, in ambito siceliota, anche su ceramiche prodotte a Siracusa e datate fra  e  a.C. (vedi F , pp. -, fig. , nr. A, A, A). Per la decorazione dei nr. - cfr. O , p. , fig. b (da Gela, su kylix di fine -inizio  a.C.) ; la diffusione del motivo comprende Genova (cfr. M , fig. , nr.  e ) ed Ensérune (cfr. CVA Mouret, France 6, pl.  nr. ) ; per la forma vedi M V , p. , fig.  e  a e J, J , pl. , nr. , .



attestate anche a Pyrgi e Aleria.  Alcuni piedi (nr. , vicino a M serie ) di coppe o kylikes, modanati esternamente da solcature e listelli, sono di sicura origine meridionale. Catalogo . Coppa con ampia vasca emisferica e piede ad anello ; piccolo solco inciso sulla superficie di posa. Interamente verniciata. Decorazione : sottile fascia risparmiata sulla vasca esterna. Sul fondo interno motivo circolare a tratti obliqui e paralleli. Pasta di colore variante dal grigio al beige-rosato, fine e compatta ; vernice nera molto lucente. Forma : vicino Athenian Agora , . Cronologia : prima metà  a.C. Produzione : probabilmente attica (T. , nr. ). . Kylix con orlo diritto a margine arrotondato e vasca emisferica. Anse a bastoncello impostate orizzontalmente sulla zona superiore della vasca e oblique verso l’alto. Interamente verniciata. Pasta color beige-rosato, dura e omogenea ; vernice nera a riflessi bluastri. Forma : Athenian Agora , . Cronologia :  a.C. ca. Produzione : probabilmente attica (T. , nr. ). . Fr. di fondo pertinente a coppa esternamente risparmiato e scialbato in vernice rosata con due cerchi concentrici in vernice bruna diluita. Decorazione : sul fondo interno piccolo cerchio contornato da cinque palmette a otto foglie e due volute disposte a pentagono e unite da archetti. Pasta color camoscio, dura ed omogenea ; vernice nera lucente. Decorazione : vicino ad Athenian Agora , . Cronologia : - a.C. ca. Produzione : probabilmente attica (T. , nr. ). . Kylix con ampia vasca emisferica poco profonda, fondo leggermente concavo e piede ad anello modanato all’esterno da un piccolo solco impresso. Interamente verniciata. Decorazione : sul fondo interno, dal centro : tre piccoli cerchi concentrici contornati da sette palmette a petali incurvati verso l’esterno unite da archetti e inserite in un doppio cerchio. Pasta grigia, fine e compatta ; vernice nera lucente. Forma : vicino ad Athenian Agora , . Decorazione : Meligunìs-Lipára tav. k fig.. Cronologia : prima metà  a.C. Produzione: probabilmente Italia meridionale (T. , nr. ). . Coppa con piede ad anello con faccia esterna a profilo concavo. Interamente verniciata. Decorazione : sul fondo interno tracce di una palmetta e di due archetti. Pasta nocciola, fine e compatta ; vernice nera lucente. Forma : Meligunìs-Lipára d/. Cronologia :  a.C. (probabilmente prima metà). Produzione : probabilmente Italia meridionale (T. , nr. ). . Frr.  di piede riferibili alla stessa forma (T. , nr. ). . Fr. pertinente a coppa con piede ad anello con faccia esterna a profilo concavo-convesso. Interno verniciato. Pasta beige, fine e compatta ; vernice nera molto lucente. Forma : Meligunìs-Lipára



   

d/. Cronologia :  a.C. (probabilmente prima metà). Produzione : probabilmente Italia meridionale (T. , nr. ). . Fr. pertinente a lekythos con orlo a margine piatto e leggermente obliquo verso l’interno ; collo a profilo concavo. Interamente verniciato ( ?) Pasta color beige-rosato, dura ed omogenea ; vernice nera lucente. Forma : vicino a M serie . Cronologia :  a.C. (probabilmente prima metà). Produzione : probabilmente Italia meridionale. . Coppa con ampia vasca emisferica e piede ad anello esternamente modanato da un listello e da un solco inciso. Interamente verniciata. Decorazione : all’esterno, linea incisa sul fondo della vasca, vicino al punto di attacco col piede. Sulla vasca interna cerchio di palmette in rilievo, a sette foglie e due volute, molto stilizzate, unite da archetti. Pasta di colore variante dal grigio al rosso vivo, dura ed omogenea ; vernice nera a riflessi iridescenti. Forma : M serie . Cronologia : metà  a.C. ca. Produzione : probabilmente Italia meridionale (T. , nr. ). . Frr.  di piede e  di vasca attribuibili alla stessa forma (T. , nr. ). . Frr.  pertinenti a coppe con piede ad anello ; due modanati esternamente da solchi incisi e listelli in rilievo. Interamente verniciati. Pasta color beige-rosato e grigiastro compatta ed omogenea ; vernice nera abbastanza lucente. Forma : vicino a M serie . Cronologia : metà  a.C. ca. Produzione : probabilmente Italia meridionale.

Gruppo  Frr.  = ,% Con la metà del  a.C. cessano le importazioni di vasellame attico e, nella seconda metà del secolo, anche quelle dall’Italia meridionale subiscono una flessione. La ceramica a vernice nera risalente a questo periodo consta di pochi pezzi, ancora di buona qualità, tutti di origine meridionale : una brocchetta (nr. , forma vicina a M  a ), una coppa e due kylikes (nr.  ; nr. , , forma vicina a M  a ) che, per decorazione e forma, trovano confronti in esemplari da Genova ; un piccolo skyphos (nr. , forma vicina a M  c ) e una kylix (nr. ) ornata internamente da un tralcio vegetale sovradipinto, forse di produzione apula, avvicinabile a tipi diffusi ad Aleria. 

 La brocchetta nr.  e le due kylikes nr.  e  possono appartenere ad una produzione sia dell’Italia meridionale che siciliana. Per i nr. -- cfr. M , fig. , nr.  (decorazione), e fig. , nr.  e . Per la kylix nr.  cfr. J, J , pl. , nr. .

Catalogo . Brocchetta di spessore sottile, con corpo a profilo arrotondato e fondo piano, sottolineato da un piccolo gradino. Interamente verniciata, tranne l’interno e il fondo esterno, risparmiati. Pasta color camoscio, compatta ed omogenea ; vernice nera molto lucente. Forma : vicino a M  a . Cronologia : seconda metà  a.C. Produzione: probabilmente Italia meridionale (T. , nr. ). . Coppa con ampia vasca emisferica poco profonda, piede ad anello con fondo piano. Interamente verniciata, tranne il fondo esterno, risparmiato, con tracce di vernice rosata. Decorazione : sul fondo interno croce di quattro palmette a nove foglie, due volute e pistillo centrale racchiuse da un cerchio a linea quadruplice. Pasta color beige-rosata compatta ed omogenea ; vernice bruna. Forma : M , tav.  nr. . Cronologia : seconda metà  a.C. Produzione : probabilmente Italia meridionale (T. , nr. ). . Kylix con orlo leggermente svasato a margine arrotondato, vasca emisferica con parete a spessore molto sottile. Interamente verniciata. Pasta color beige-rosato, dura ed omogenea ; vernice nera lucente. Forma : vicino a M  a . Cronologia : seconda metà  a. C. Produzione : Italia meridionale (T. , nr. ). . Fr.  di orlo riferibile alla stessa forma. . Piccolo skyphos con sottile orlo diritto a margine arrotondato ; anse a bastoncello impostate orizzontalmente subito sotto l’orlo. Interamente verniciato. Pasta grigiastra, dura ed omogenea ; vernice nera non molto lucente. Forma : vicino a M  c . Cronologia : ultimo terzo del  a.C. Produzione : Italia meridionale (T. , nr. ). . Kylix con orlo svasato a margine assottigliato, ampia vasca emisferica poco profonda ; anse a bastoncello impostate orizzontalmente sotto l’orlo, oblique verso l’alto e sormontanti. Interamente verniciata. Decorazione : all’interno, sotto l’orlo, tralcio di edera e fiore a cinque punti con bottone centrale. Pasta beige, fine e compatta ; vernice nera lucente ; sovradipintura in bianco. Decorazione : vicino J pl.  n. . Cronologia : ultimo quarto del  a.C. Produzione : Italia meridionale (apula ?) (T. , nr. ).

Gruppo  Frr.  = ,% Alla fine del  a.C. il panorama delle importazioni di ceramica a vernice nera si presenta notevolmente diverso rispetto ai periodi precedenti : accanto ai prodotti dell’Italia meridionale, che proprio in questi anni raggiungono la loro punta massima, ne compaiono numerosi provenienti dall’Etruria settentrionale, meridionale e dall’area laziale ; si evidenziano contatti e rappor-

    ti commerciali di notevole entità specialmente con la regione di Volterra. Questa importazione, che avvia una linea ascendente che culminerà nel corso della prima metà del  a.C., risulta numericamente quasi doppia rispetto a quella registrata nell’arco di tutto il  a.C. Le forme, del tutto nuove, rappresentano in gran parte ceramica da mensa ; solo un askos (nr. ) e un piccolo fr. di lekythos di fabbrica meridionale (nr. ), sono riferibili a ceramiche di uso vario, forse contenitori di olii e profumi. La produzione di area volterrana è la più consistente (circa metà dell’intero gruppo) e di buona qualità : oltre all’askos già ricordato, probabilmente legato, per il tipo di decorazione, alla fabbrica di Malacena, sono presenti alcuni frr. di coppe (nr. -, vicine alla forma M  d ) confrontabili con esemplari di Volterra (P, Forma ) e diffusi in numerosi centri della costa tirrenica, quali Minturno, Tarquinia, Roma e Ventimiglia, fino a Ensérune. Volterrana è una coppa (nr. ), la cui decorazione a fiori di loto e palmette è attestata su patere e kylikes presenti in centri minori dell’Etruria settentrionale (Monteriggioni, Castiglioncello) e ad Aleria. Per alcune brocchette (nr. , , , , vicine a M serie ) i riscontri più aderenti sono ancora a Volterra (P, Forma ) e sempre da Minturno a da Tarquinia provengono materiali dello stesso tipo.  Forse pertinente a prodotti di area padana (Spina) imitanti tipi attici e italioti è un piccolo fr. di coppa (nr. , Forma M  a ) con piede modanato esternamente da una solcatura. Alcuni piatti con orlo pendente (nr. , , 

Per quanto riguarda l’askos nr. , una forma simile si ritrova nella produzione volterrana (cfr. M P , fig. , nr. , ) ; essa corrisponde anche ad un askòs proveniente da Spina e datato alla fine del -inizio  a.C. (cfr. F , fig. , n. = M forma  b). Il Beazley inserisce nel tipo degli askoi profondi con codolo forato (a cui il n.  appartiene) esemplari da Monteriggioni forse appartenenti alla fabbrica di Malacena per il colore nero-blue della vernice (cfr. B , pp. -). uesta caratteristica, comune anche al nostro, fa ipotizzare per esso un tipo di produzione legato alla fabbrica di Malacena, anche se di qualità piuttosto scadente. Per i nn. - cfr. M P , fig. , nr. , pp. - ; K L -, p. , tav. , Tipo  ; C V, M , fig. , nr. , ,  ; M , p. , tav.  nr.  ; L b, p.  ; CVA Mouret, France 6, tav. , nr. , , , . Per la coppa nr.  vedi di nuovo M P , pp. - (Forma ) ; M a, p. , fig. . (sempre da Volterra) ; esemplari e decorazione simili in B , pp. - ; G , pp. - ; B , p. , pl. , nr.  ; J, J , p. , pl. , nr. . Per le brocchette vedi K L -, tav. , Tipo , e C V , p. , fig. , nr. .



Forma M  a ) sono probabilmente di produzione aretina ; esemplari simili sono attestati anche a Populonia, in contesti di fine  - inizio  a.C. Gli apporti dell’Etruria meridionale e del Lazio non sono numerosi : due oinochoai (nr. , , vicine a M serie  e ), la cui forma è attestata a Caere, Veio, Vulci, S. Giuliano e Roma ; due olpai (nr. , , vicine alla Forma M  a ) ; alcuni piatti (nr. , , M serie  e ), diffusi a Roma e Sovana e presenti anche ad Aleria ; una piccola coppa (nr. , M serie ), databile all’inizio del  a.C. e attestata, ancora una volta, ad Aleria.  Probabilmente di fabbrica etrusca è un’oinochoe (nr. , vicina alla Forma M  a ), mentre di probabile produzione sabino-laziale è una piccola coppa (nr. , Forma M  a ) che ha riscontro in materiale dall’area padana e da Aleria, in contesti databili tra la fine del  ed i primi decenni del  a.C.  Le importazioni dall’Italia meridionale, in sostanziale ripresa rispetto agli anni successivi al , consistono in alcune coppe (nr. , , vicine alle Forme M  a  e  d ), analoghe a esemplari provenienti in particolare dalla zona campana (Capua, Teano, Napoli) ; abbastanza numerosi gli skyphoi (nr. , , , M serie ) attestati a Capua, Lecce e diffusi fino a Genova ; esemplari simili sono stati rinvenuti anche nella stessa isola d’Elba, a Monte Castello di Procchio ; un piccolo fr. di coppa (nr. ) presenta infine un tipo di decorazione a palmette ed ovuli, tipico di prodotti italioti, che si ritrova anche su coppe presenti ad Aleria.   Per quanto riguarda i piatti nr. - vedi R , p. , nr. -, e p. , nr.  (M, erie ). Le due oinochoai (nr. , ) sono ampiamente attestate in tutta l’Etruria meridionale e nel Lazio : vedi S , p. , fig. , nr.  ; V , p. , tav.  nr.  ; F , p. , tav. , nr.  ; V D’A , fig. , pl. , nr.  ; M , p. , tav. , nr. . Un esemplare simile anche da Populonia : cfr. D A , p. , fig. . Per i piatti con orlo pendente nr. ,  vedi M , p. , tav. , nr. , tav. , nr.  e tav. ,  ; Sovana , fig. SMR/P ; J, J , tav.  nr. .  F , fig. , nr.  ; J , pl. , nr. .  Per le coppe nr. - vedi CVA Capua III, tav. , nr.  e , tav. , nr.  e  (da Capua) ; JW , p. , fig. , nr. i, n (da Teano) ; G , pp. -, fig. ,  (da Ponticelli, Napoli) ; R , fig. ,  (da Qualiano, Napoli) ; B , tav. , nr.  (da Lecce) ; D J , pp. -, fig. , nr.  (da Ordona) ; SÌ , fig. , nr.  (da Gioia del Colle) ; L C , p. , fig. , nr.  (da Oppido Lucano) ; L P , p. , fig. , nr.  (da Metaponto) ; vedi anche CVA Suisse I, tav. , nr. -. Per gli skyphoi nr. -- cfr. CVA Capua III, tav.  nr. - ; B , tav. , nr. - ; esemplari simili an-



    Catalogo

. Askos con orlo svasato e modanato, breve collo cilindrico, corpo a profilo arrotondato, coda a beccuccio forata, ansa a nastro piuttosto schiacciato. Verniciato all’esterno, con colature all’interno. Decorazione : piccolo solco impresso in senso orizzontale a circa metà della vasca, al di sotto sottili costolature piatte verticali. Pasta rosata, compatta e omogenea ; vernice nera lucente. Forma : vicino a M  b . Cronologia : fine  – inizio  a.C. Probabile produzione Malacena (T. , nr. ). . Piccola coppa con orlo rientrante a margine arrotondato, vasca a profilo convesso rastremata verso il basso. Interamente verniciata, tranne il fondo esterno. Pasta color grigio-rosato, dura ed omogenea ; vernice nera a riflessi marroni. Forma : vicino a M  d . Probabile produzione volterrana (T. , nr. ). . Frr.  di orlo riferibili alla stessa forma (T. , n. ). . Coppa con ampia vasca e fondo piano ; piccola porzione di piede. Interamente verniciata tranne una fascia circolare risparmiata sul fondo esterno vicino all’attacco del piede. Decorazione : sul fondo interno motivo a palmette e fiori di loto alternati racchiuso da semicerchi incisi. Pasta beige, fine e compatta ; vernice nera a riflessi bluastri. Decorazione : Tipo P . Cronologia : fine - a.C. Produzione : volterrana (T. , nr. ). . Brocchetta con corpo a profilo ovoide, fondo esternamente ombelicato e piede ad anello a profilo obliquo. Piccolo listello in rilievo al raccordo tra corpo e piede. Interno del corpo e fondo esterno risparmiati. Pasta color arancio, fine e compatta ; vernice bruna a sfumature rossastre. Forma : M serie . Cronologia : fine  – inizio  a.C. Produzione dell’area etrusca settentrionale, forse volterrana (T. , nr. ). . Fr. di piede riferibile alla stessa forma. . Brocchetta con corpo a profilo ovoide, fondo concavo e piccolo piede ad anello. Superficie interna del corpo e fondo esterno risparmiati. Pasta beige, dura e depurata ; vernice nera lucente con grosse che da Ordona : cfr. D J , pp. -, fig. , nr. -, e fig. , nr. . Per Genova vedi M , fig. , nr. -. Gli esemplari di Monte Castello di Procchio vengono invece avvicinati agli skyphoi etruschi con decorazione sovradipinta raccolti nel gruppo delle glaukes con civetta (M b, fig. , nr. -) ; i frr. provenienti da  non presentano però tracce di sovradipintura, né d’altra parte lo potrebbero, essendo relativi soltanto a parti del fondo o dell’orlo o delle anse : si è preferito perciò inserirli nella produzione a vernice nera ed attribuirli di conseguenza a fabbrica meridionale. Per il nr.  cfr. BÒ B, C , tav. , nr.  ; J, J , pl. , nr. .

macchie rossastre. Forma : vicino a M serie . Cronologia : attorno al  a.C. ca. Produzione : probabilmente area etrusca settentrionale (forse volterrana). . Fr.  di fondo e di piede riferibile alla stessa forma (T. , nr. ). . Fr. di coppa con piede ad anello modanato esternamente da un solco. Interamente verniciato. Decorazione : sul fondo interno serie di trattini obliqui impressi a rotellatura. Pasta color beige-rosato, fine e compatta ; vernice di colore variante dal nero al marrone. Forma : M  a . Cronologia : - a.C. Probabile produzione dell’area etruschizzante settentrionale (T. , nr. ). . Piatto con orlo ripiegato e pendente, ampia vasca poco profonda. Superficie esterna risparmiata, con tracce di ingubbiatura. Decorazione : pennellata bruna sulla parete esterna della vasca, sottili linee risparmiate sopra il margine dell’orlo. Pasta color nocciola, dura e depurata ; vernice nera lucente. Forma : M  a . Cronologia : ± a.C. Produzione : probabilmente aretina (T. , nr. ). . Frr.  di orlo riferibili alla stessa forma. . Oinochoe con parte inferiore del corpo stretta ed a profilo concavo, basso piede ad anello. Interamente verniciata. Pasta color arancio chiaro, compatta e depurata ; vernice bruna opaca a chiazze rossastre. Forma : vicino a M serie . Cronologia : fine  a.C. ca. Probabile produzione dell’Etruria meridionale (T. , nr. ). . Olpe con orlo estroflesso, leggermente ingrossato ed arrotondato, e largo collo cilindrico. Interamente verniciata. Pasta beige, fine e abbastanza compatta ; vernice nera non molto lucente. Forma : vicino a M  a . Cronologia : inizio  a.C. ca. Produzione : Etruria meridionale (T. , nr. ). . Fr.  di orlo riferibile alla stessa forma. . Piatto con orlo ripiegato e pendente a margine piatto ; ampia vasca poco profonda a profilo teso leggermente bombato. Interamente verniciato. Pasta color arancio, fine e compatta ; vernice nera abbastanza lucente. Forma : M serie . Cronologia : ± a.C. Produzione dell’Etruria meridionale-Lazio (T. , nr. ). . Oinochoe con parte inferiore del corpo a profilo concavo e fondo piano. All’interno sono visibili le tracce del tornio. Superficie interna risparmiata, tracce di vernice bruna sul fondo esterno. Pasta color beige chiaro, compatta e depurata ; vernice nera lucente. Forma : vicino a M serie . Cronologia : attorno al  a.C. ca. Produzione : probabilmente Etruria meridionale-Lazio (T. , nr. ). . Piccola coppa con orlo diritto, arrotondato, leggermente ispessito a fascia ; vasca a profilo fortemente convesso. Interamente verniciata. Decorazione : sottile linea incisa sotto l’ispessimento dell’orlo. Pasta color arancio chiaro, fine ed omo-

    genea ; vernice nera poco lucente. Forma : vicino a M serie . Cronologia : inizio  a.C. Produzione : probabilmente Etruria meridionale-Lazio (T. , nr. ). . Oinochoe con parte inferiore del corpo a profilo cilindroide e basso piede ad anello. Interamente verniciata. Pasta grigio-rosata, fine e compatta ; vernice di colore variante dal nero al grigio, opaca. Forma : vicino a M  a . Cronologia : inizio  sec. a.C. ca. Produzione : etrusca (T. , nr. ). . Piattello con largo piede a stelo a margine rialzato e base d’appoggio piatta. Interamente verniciato. Pasta grigia, compatta e depurata ; vernice nera. Forma : M  a . Cronologia : ± a.C. Produzione : probabilmente laziale (T. , nr. ). . Coppa con orlo sporgente a profilo triangolare, vasca profonda a profilo convesso. Interamente verniciata. Pasta grigia, dura ed omogenea ; vernice nera leggermente metallescente. Forma : M  b. Cronologia : inizio  a.C. ca. Produzione : probabilmente dell’area sabina-laziale (T. , nr. ). . Piccola coppa con ampia vasca poco profonda e sottile piede ad anello. Interamente verniciata, tranne il fondo esterno, risparmiato. Pasta grigia, fine e compatta ; vernice nera lucente. Forma : vicino a M  a . Cronologia : fine  a.C. ca. Probabile produzione dell’Italia meridionale (T. , nr. ). . Coppa con orlo rientrante a margine arrotondato, vasca a profilo convesso-concavo. Sottile solco inciso e listello in rilievo al punto di raccordo fra la parete a profilo convesso e quella a profilo concavo. Interamente verniciata. Pasta color beige-arancio, fine e compatta ; vernice nera con sfumature marroni e rossastre. Forma : vicino a M  d . Cronologia : fine  – inizio  a.C. Produzione dell’Italia meridionale (T. , nr. ). . Skyphos con vasca a profilo convesso, fondo concavo e basso piede ad anello. Interamente verniciato, tranne il fondo esterno, risparmiato e scialbato in vernice rosata. Pasta color beige-rosato ; vernice nera con macchie olivastre. Forma : M serie . Cronologia : fine  – inizio  a.C. Produzione dell’Italia meridionale. . Skyphos con orlo leggermente estroflesso a margine arrotondato e vasca a profilo diritto. Ansa a bastoncello impostata orizzontalmente sotto l’orlo. Interamente verniciato. Pasta beige, fine e compatta ; vernice nera, densa e piuttosto opaca. Forma : M serie . Cronologia : fine  – inizio  a.C. Produzione dell’Italia meridionale (T. , nr. ). . Frr.  di piede,  di orlo e ansa,  di fondo riferibili alla stessa forma (T. , nr. ). . Fr. di coppa con fondo interno decorato da una serie di palmette alternate ad ovuli attorno ad un



disco centrale. Fondo esterno risparmiato. Pasta grigia, fine e compatta ; vernice nera abbastanza lucente. Decorazione : vicino Meligunìs-Lipára tav. L nr. . Cronologia : - a.C. Probabile produzione dell’Italia meridionale (T. , nr. ). . Fr. di lekythos con orlo ripiegato all’esterno a margine arrotondato e collo a profilo leggermente concavo. Interamente verniciata. Pasta color nocciola chiaro compatta e omogenea ; vernice nera abbastanza lucente. Forma : M  a ( ?). Cronologia : fine  a.C. ( ?). Produzione : Italia meridionale ( ?) (T. , nr. ).

Gruppo  Frr.  = % Nel corso della prima metà del  a.C. l’importazione di vasellame da mensa a vernice nera raggiunge il suo apice. Un fr. di pelike (nr. , Forma M  a ) e una brocchetta (nr. , Forma M  a ) testimoniano probabilmente il primo arrivo dei prodotti di Minturno, che continueranno a essere presenti in quantità piuttosto modesta per tutto il secolo. Per quanto riguarda invece l’Etruria, si affievoliscono i contatti con la regione volterrana, a cui sono attribuibili solo due pezzi : un orlo di kantharos (nr. , vicino a Forma M  c ) e un bocchello di askòs (nr. , vicino a Forma M  b ) ; il primo, confrontabile anche con la Forma P , è diffuso in centri dell’Etruria settentrionale come Monteriggioni e Castiglioncello, fino a Sovana. Ulteriori frr. di brocchette (nr. , , vicine alle serie M /) sono sicuramente di fabbrica etrusca e trovano convincenti paralleli sia nella zona di Volterra che in quella di Tarquinia.  Notevolissimo è invece l’aumento conosciuto dalle importazioni etrusco-meridionali e laziali che, iniziate negli ultimi anni del  a.C., toccano proprio nella prima metà del  a.C. la punta massima della loro presenza. Oltre a due frr. di stamnos (nr. , , vicini alla Forma M  a ), il cui tipo è presente ad Aleria, si tratta nella maggior parte dei casi di coppe (nr. , , Forma M  b  ; nr. , , M serie  ; nr. , Forma M P.  ; nr. , Forma M  a ) ; sono presenti poi un fr. 

Per i nr. - cfr. K L -, pl. , Tipo , e pl. , Tipo . Per il kantharos, nr.  cfr. M P , pp. -, fig. , nr. - ; B, M , p. , tav.  nr.  ; Sovana , p. , nr. , figg. -, nr. P,  e , nr.  figg. ,, nr.  (da Sovana). Per il nr.  cfr. M P , pp. - (Forma ). Per le due brocchette nr. -, infine, vedi anche F , p. , fig.  (da Volterra).



   

di cratere (nr. , vicino a Forma M  b ) e numerosi frr. di piatti da pesce (nr. , , vicini a M serie ), diffusi soprattutto nella zona di Roma, Veio, Sovana, Pyrgi, ma esportati anche ad Aleria, Genova e Minturno.  All’interno delle importazioni laziali, i prodotti dell’Atelier des Petites Estampilles ( frr., circa i due terzi del gruppo) indicano chiaramente uno spostamento dei rapporti commerciali ed economici verso Roma : il materiale, concentrato cronologicamente fra il  ed il , è composto soprattutto da coppe riferibili alle serie M  e  (nr. , , , , , , , , ) confrontabili con pezzi provenienti da Roma, Populonia, Albintimilium, Genova, Aleria, dal relitto dell’isola di Montecristo e da quello del Grand Congloué, dalla necropoli di Capoliveri e da Monte Castello di Procchio nell’isola d’Elba ; altri due frr. (nr. , , Forma M  a  e  a ) conoscono all’incirca la stessa diffusione : Roma, Populonia e Aleria.  Le tipiche decorazioni a palmette impresse sul fondo interno del vaso (nr. , , , , , , ) trovano confronti, per il tipo, oltre che a Roma, anche a Genova, Aleria e Pyrgi, confermando quindi, per tutta questa serie di prodotti, un’area di circolazione comprendente tutto il bacino dell’Alto Tirreno. La stessa affermazione può esser fatta per quanto riguarda i pezzi decorati con una rosetta centrale o con quattro rosette disposte a schema quadrangolare (nr. , , , ) : il nr.  presenta un tipo di rosetta molto fine, a petali doppi, avvicinabile a esemplari di Minturno ed Ensérune ; il n.  ha uno stampiglio che trova riscontro anche su coppe del relitto dell’isola di Montecristo (prima metà del  a.C.). Due frr. (nr. , ), uno dei quali appartenente ad una coppa di Forma M  a , portano quattro stampigli rappresentanti rane :  I frr. di stamnos nr. -, per alcune caratteristiche (vernice spessa e brillante, pareti sottili, piede sagomato e fondo esterno risparmiato e scialbato a cerchi concentrici), potrebbero però rimandare anche a prodotti della vernice nera italiota ; vedi a proposito CVA Capua III, tav. , nr. - e B , tav. , nr. -. Per i prodotti dell’Etruria meridionale e del Lazio confronti in M , pl.  nr.  ; Sovana , fig.  nr. SMR / e SMR / ; per la loro diffusione vedi J, J , pl. , nr.  ; M , fig. , nr.  ; K L -, pl. , nr. .  Cfr. M , pl. , nr. - ; L , p. , nr.  ; M , fig. , nr.  e fig. , nr.  ; J, J , pll. -, nr. , ,  ; M a, pp. - ; B , pl.  a ; M b, p. , fig. , tav.  ; M , p. . Per i nr. , , cfr. M , pl. , nr.  ; M , pl. , nr.  ; R , p. , nr.  e pp. -, nr. - ; J, J , pl. , nr. , e pl. , nr. .

questo tipo di decorazione, tipico anch’esso dell’Atelier des Petites Estampilles, è presente sia a Roselle che ad Aleria. Un solo fr. di fondo, infine, con quattro profili femminili (nr. ), trova rari confronti : Arezzo e Aleria, quest’ultimo però non molto persuasivo.  Catalogo . Ansa di forma semicircolare a nastro ingrossato, pertinente probabilmente a piccola pelike. Interamente verniciata. Pasta color beige-rosato, fine e compatta ; vernice nera. Forma : M  a . Cronologia : prob. prima metà del  a.C. Produzione : prob. Minturno (T. , nr. ). . Brocchetta con sottile orlo svasato a margine arrotondato. Interamente verniciata. Pasta color nocciola, fine e compatta ; vernice nera abbastanza lucente. Forma : M  a . Cronologia : secondo quarto – metà  a.C. Produzione : probabilmente Minturno (T. , nr. ). . Kantharos con orlo svasato a margine arrotondato e collo cilindroide a profilo concavo. All’interno sono visibili le tracce del tornio. Interamente verniciato. Pasta color arancio, dura e omogenea ; vernice nera opaca a riflessi olivastri. Forma : vicino a M  c . Cronologia : fine  – prima metà  a.C. Produzione : probabilmente volterrana (T. , nr. ). . Bocchello di askos svasato con orlo diritto a margine arrotondato. Interamente verniciato. Pasta color beige-rosato, fine e compatta ; vernice nera abbastanza lucente. Forma : vicino a M  b . Cronologia : prima metà del  a.C. Produzione : prob. volterrana (T. , nr. ). . Brocchetta con orlo diritto a margine arrotondato, breve collo troncoconico, corpo a profilo convesso. Ansa circolare a nastro ingrossato impostata verticalmente sotto l’orlo e sulla spalla. Interamente verniciata. Pasta color beige chiaro, fine e compatta, vernice nera a riflessi olivastri. Forma : vicino a M serie  /. Cronologia : probabilmente prima metà del  a.C. Produzione : etrusca (T. , nr. ).  Decorazioni a palmette impresse sul fondo del vaso si ritrovano simili in M , p. , tav. , nr. ; M , fig. , nr.  ; M , fig. , nr. , e fig. , nr.  ; J, J , pll. , , , nr. , -, , ,  ; M V , p. , nr. . Per quanto riguarda le rosette vedi M , pl. , nr. , pl. , nr.  e pl. , nr.  ; M , fig. , nr. , e fig. , nr. ,  ; M , fig. , nr.  ; J, J , pl. , nr.  ; M V , p. , nr.  ; K L -, pl.  ; CVA Mouret, France 6, pl. - ; M a, p. , nr. . Le coppe decorate con timbri rappresentanti rane (nr. ,) trovano confronti in M , pl. , nr.  ; M, R , fig. , nr.  e in J, JEHASSE , pl. , nr. . Per la forma della vasca nr.  cfr. anche M , fig. , nr. . Per il nr.  vedi infine M , p. , fig. , nr.  e J, J , p. , pl. , nr. .

    . Frr.  di orlo e di collo riferibili alla stessa forma. . Stamnos con corpo a profilo convesso, fondo leggermente concavo e piede ad anello modanato da un solco inciso. Interamente verniciato, tranne il fondo esterno, risparmiato con fascia dipinta in vernice nera diluita. Pasta color grigio-rosato, dura e omogenea; vernice nera lucente a riflessi bluastri. Forma: vicino a M  a . Cronologia: primo quarto del  a.C. Produzione: probabilmente Etruria meridionale (T. , nr. ). . Stamnos con basso orlo diritto a margine arrotondato e larga spalla convessa. Interamente verniciato. Pasta color beige-rosato, dura e compatta ; vernice nera lucente. Forma : vicino a M  a . Cronologia : primo quarto del  a.C. ca. Produzione : probabilmente Etruria meridionale (T. , nr. ). . Coppa con orlo ispessito a margine arrotondato e vasca profonda a profilo troncoconico. Interamente verniciata. Pasta color arancio, dura e omogenea, vernice nera lucente a riflessi iridescenti. Forma : M  b . Cronologia : primo terzo del  a.C. ca. Produzione : probabilmente Etruria meridionale (T. , nr. ). . Frr.  di orlo riferibili alla stessa forma. . Coppa con orlo leggermente svasato e sporgente a margine arrotondato ; vasca abbastanza profonda a profilo pressoché rettilineo e carena arrotondata. Interamente verniciata. Pasta color nocciola, fine e compatta ; vernice nera abbastanza lucente. Forma : M serie . Cronologia : prima metà del  a.C. ca. Produzione : Etruria meridionale (T. , nr. ). . Fr.  di orlo riferibile alla stessa forma. . Fr. di cratere con fondo piano e piede ad alto anello. Fondo esterno risparmiato con scolatura di vernice bruna. Pasta color nocciola, dura ed omogenea ; vernice nera lucente. Forma : vicino a M  b . Cronologia : fine -primi decenni  a.C. Produzione : prob. Etruria meridionale – Lazio (T. , nr. ). . Piatto da pesce con ampia vasca poco profonda a profilo quasi rettilineo e bassa cupella a profilo leggermente angoloso. Interamente verniciato. Sulla parete interna leggero solco inciso intorno alla cupella. Due lettere graffite : A D. Pasta color grigio-rosato, fine e compatta ; vernice nera abbastanza lucente. Forma : vicino a M serie . Cronologia :  ±  a.C. ca. Produzione : Etruria meridionale-Lazio (T. , nr. ). . Frr.  di orlo riferibili alla stessa forma (T. , nr. ). . Coppa con piede ad anello. Interamente verniciata. Pasta grigia, dura e omogenea ; vernice nera lucente con sfumature marroni. Forma : M P. . Cronologia : prima metà del  a.C. Produzione : Etruria meridionale-Lazio (T. , nr. ).



. Coppa con fondo quasi piatto e piede ad anello. Linea incisa al raccordo fra vasca e piede. Interamente verniciata. Decorazione : sul fondo interno quattro palmette a stelo centrale e sei foglie incurvate verso l’esterno disposte secondo assi paralleli e convergenti verso il centro. Linee graffite fra le palmette. Pasta color beige-rosato, fine e compatta ; vernice nera abbastanza lucente. Forma : M P.. Decorazione : tipo J . Cronologia :  a.C. ca. Produzione : prob. Atelier des Petites Estampilles (T. , nr. ). . Piatto da pesce con orlo ripiegato e pendente a margine arrotondato ; ampia vasca poco profonda a profilo diritto. Sottile linea incisa al punto di raccordo fra orlo e vasca. Interamente verniciato. Pasta color arancio vivo, fine e compatta ; vernice nera abbastanza lucente. Forma : M  a . Cronologia :  ±  a.C. ca. Produzione : probabilmente Atelier des Petites Estampilles (T. , nr. ). . Coppa con vasca ampia e profonda a profilo convesso ; piede ad anello. Interamente verniciata. Sul fondo interno leggera traccia del cerchio di sovrapposizione. Pasta di colore variante dal grigio all’arancio, fine e compatta ; vernice nera abbastanza lucente. Forma : M P.  b . Cronologia :  ±  a.C. ca. Produzione : probabilmente Atelier des Petites Estampilles (T. , nr. ). . Coppa con orlo diritto a margine arrotondato, vasca emisferica a profilo convesso, fondo piano e piede ad anello, separato dalla vasca tramite un solco inciso. Interamente verniciata. Decorazione : sul fondo interno quattro timbri, rappresentanti rane, disposti ad assi paralleli ed orientati nella stessa direzione. Pasta color beige-arancio, fine e compatta ; vernice nera lucente con chiazze marroni. Forma : M  a . Decorazione : tipo M, PE, fig.  nr. . Cronologia :  ±  a.C. ca. Produzione : Atelier des Petites Estampilles (T. , nr. ). . Coppa con orlo leggermente rientrante a margine arrotondato e vasca emisferica a profilo convesso. Interamente verniciata. Lettera graffita sulla parete esterna: q. Pasta color beige-arancio, fine e compatta; vernice nera lucente. Forma: M  a l. Cronologia:  ±  a.C. ca. Produzione: Atelier des Petites Estampilles (T. , nr. ). . Frr.  di orlo riferibili alla stessa forma. . Frr.  di orlo riferibili alla stessa serie. . Coppa con fondo piano e piede ad anello. Fondo esterno e piede risparmiati con colature di vernice. Decorazione : sul fondo interno quattro timbri in rilievo rappresentanti rosette a sei petali disposte ad assi paralleli ed orientate nella stessa direzione. Pasta color nocciola chiaro, dura e omogenea ; vernice nera lucente. Decorazione : Tipo M, PE, fig.  nr. . Cronologia :  ±  a.C. Produzione : Atelier des Petites Estampilles (T. , nr. ).



   

. Coppa con orlo leggermente rientrante a margine arrotondato e vasca a profilo convesso. Interamente verniciata. Pasta color grigio-rosato, fine e compatta ; vernice nera molto lucente. Forma : M  h . Cronologia :  ±  a.C. Produzione : prob. Atelier des Petites Estampilles. . Frr.  di orlo riferibili alla stessa forma (T. , nr. ). . Coppa su piede con traccia del disco di sovrapposizione sul fondo interno. Interamente verniciata, tranne il fondo esterno, risparmiato. Decorazione : sul fondo interno due dei quattro timbri rappresentanti rane, disposti secondo assi paralleli ed orientati nella stessa direzione. Pasta di colore variante dal grigio all’arancio, fine e compatta ; vernice nera non molto lucente. Decorazione : Tipo M PE, fig.  nr. . Cronologia : prima metà del  a.C. Produzione : Atelier des Petites Estampilles (T. , nr. ). . Coppa con fondo interno decorato da una rosetta centrale in rilievo a sette petali intercalati da piccoli punti. Interamente verniciata, tranne il fondo esterno, probabilmente risparmiato. Pasta color rosso mattone, dura e omogenea ; vernice nera quasi opaca. Decorazione : Tipo M, PE, fig.  nr. . Cronologia : prima metà del  a.C. Produzione : Atelier des Petites Estampilles (T. , nr. ). . Coppa con fondo piano e piede ad anello. Fondo esterno risparmiato o desquamato. Decorazione : sul fondo interno rosetta centrale a rilievo, probabilmente ad otto petali, intercalati da piccoli punti, e bottone centrale. Pasta di colore variante dal beige all’arancio, fine e compatta ; vernice nera lucente. Decorazione : Tipo M PE, fig.  nr. . Cronologia : prima metà del  a.C. Produzione : Atelier des Petites Estampilles (T. , nr. ). . Coppa con fondo concavo e piede ad anello. Interamente verniciata. Decorazione : sul fondo interno rosetta a rilievo con dodici petali corti e piuttosto squadrati e bottone centrale. Pasta color beige-rosato, fine e compatta ; vernice nera abbastanza lucente. Forma : M P.  Decorazione : tipo M, PE, fig.  nr. l. Cronologia : prima metà del  a.C. Produzione : Atelier des Petites Estampilles (T. , nr. ). . Coppa con fondo leggermente concavo e piede ad anello. Fondo esterno probabilmente risparmiato. Decorazione : sul fondo interno quattro timbri, disposti ad assi paralleli ed orientati nella stessa direzione, rappresentanti un profilo femminile volto a destra, con capelli fasciati da una tenia. Pasta color beige-rosato, fine e compatta ; vernice nera abbastanza lucente. Cronologia : prima metà del  a.C. Produzione :Atelier des Petites Estampilles (T. , nr. ). . Coppa con vasca a profilo quasi diritto, fondo concavo e piede ad anello. Fondo esterno e piede probabilmente risparmiati. Decorazione : sul fondo interno palmetta centrale in rilievo, pro-

babilmente a sette foglie, inserita in un ovale. Pasta di colore variante dal grigio al beige-rosato, fine e compatta ; vernice nera non molto lucente. Forma : M  a . Decorazione : M, PE, fig.  nr. . Cronologia : prima metà del  a.C. Produzione : Atelier des Petites Estampilles (T. , nr. ). . Coppa con fondo concavo e piede ad anello. Interamente verniciata. Decorazione : sul fondo interno palmetta a sette foglie incurvate verso l’esterno, bottone centrale e due grosse volute incurvate verso l’interno. Pasta color beige-rosato, fine e compatta ; vernice nera. Forma : M P.  a . Decorazione : tipo J . Cronologia : prima metà del  a.C. Produzione : prob. Atelier des Petites Estampilles (T. , nr. ). . Coppa con fondo piano e piede ad anello. Fondo esterno risparmiato ; macchie di vernice nera diluita sul piede. Decorazione : sul fondo interno palmetta in rilievo a sette foglie incurvate verso l’esterno, incompleta. Pasta color arancio chiaro, dura e omogenea, vernice nera lucente a riflessi iridescenti. Forma : M P. . Decorazione : Tipo J  Cronologia : prima metà del  a.C. Produzione : prob. Atelier des Petites Estampilles (T. , nr. ). . Coppa con fondo leggermente concavo e piede ad anello. Piccolo gradino al raccordo tra vasca e piede. Fondo esterno e piede risparmiati, con macchie di vernice nera diluita. Decorazione : sul fondo interno due palmette impresse in incavo con sottili foglie ricurve verso l’esterno, pistillo centrale e due volute rivolte in alto. Pasta grigia, dura e omogenea ; vernice nera piuttosto opaca. Forma : M P. . Decorazione : vicino a J . Cronologia : prima metà del  a.C. Produzione : prob. Atelier des Petites Estampilles (T. , nr. ). . Coppa con vasca a profilo pressoché diritto e piede ad anello. Traccia del disco di sovrapposizione sul fondo interno. Interamente verniciata, con colature ed impronte digitali sull’esterno della vasca. Decorazione fondo interno : restano tracce di tre palmette a rilievo, troppo incomplete per permetterne la descrizione. Pasta color beige-rosato, fine e compatta ; vernice di colore variante dal nero al bruno-rossastro, abbastanza lucente. Forma : M P. . Cronologia : prima metà del  a.C. Produzione : prob. Atelier des Petites Estampilles (T. , nr. ). . Coppa con fondo concavo e piede ad anello. Fondo esterno e piede risparmiati. Decorazione : sul fondo interno palmetta a sei foglie oblique inserita in un ovale (incompleta). Pasta beige, fine e compatta ; vernice nera opaca. Forma : M P.. Decorazione : tipo M, PE, fig.  nr. -. Cronologia : prima metà del  a.C. Produzione : prob. Atelier des Petites Estampilles (T. , nr. ). . Coppa con orlo leggermente rientrante a margine arrotondato e vasca a profilo convesso ra-

    stremato verso il fondo. Interamente verniciata. Pasta color camoscio, fine e compatta ; vernice nera lucente. Forma : M serie . Cronologia : prima metà del  a.C. Produzione : prob. Atelier des Petites Estampilles (T. , nr. ). . Frr.  di orlo riferibili alla stessa forma. . Piccola coppa a parete molto spessa con orlo rientrante a margine quasi piatto ; vasca a profilo convesso. Interamente verniciata. Pasta grigia, dura e omogenea ; vernice nera poco lucente. Forma : M  f . Cronologia : primo terzo del  a.C. ca. Produzione : laziale (forse Atelier des Petites Estampilles) (T. , nr. ). . Coppa con piccolo orlo a tesa orizzontale, vasca convessa poco profonda, piede ad anello, incompleto. Interamente verniciata. Pasta di colore variante dal grigio al beige-rosato, fine e compatta ; vernice nera lucente. Forma : M  a . Datazione : probabilmente primo terzo del  a.C. Produzione : probabilmente laziale (T. , nr. ).

Gruppo  Frr.  = ,% Sono stati considerati separatamente alcuni frr., tutti riferiti a ceramica da mensa, la cui datazione è genericamente collocabile all’interno del  a.C., ma non meglio precisabile. Fra essi, le acquisizioni della regione volterrana sono ancora esigue : solo due orli di boccali (nr. , , Forma M  a =P Forma ), il cui tipo non è molto diffuso. Un fr. di olpe (nr.  = M serie ) è attribuibile ad un tipo di produzione dell’Etruria centrale, attestato a Tarquinia, Roselle e Vulci.  Come accade all’interno del gruppo precedente, oltre la metà dei pezzi è importata dall’Etruria meridionale e dal Lazio : si tratta esclusivamente di coppe (nr. , , , , M serie  e ), la cui diffusione, oltre che a Roma, Sovana, Pyrgi e Veio, è attestata anche a Genova ; un fr. di fondo, decorato da una piccola palmetta in rilievo (nr. ), è probabilmente collegato all’Atelier des Petites Estampilles e, per il tipo di palmetta, trova confronti a Cosa ed Ensérune. Sempre scarso il materiale di origine meridionale che, del resto, in questo secolo sembra ridursi quasi del tutto a quello campano, in particolare di Minturno. Una coppa (nr. , Forma M  b), caratterizzata da due piedini applicati a forma di conchiglia e da una deco Per quanto riguarda la produzione volterrana vedi M P , fig. , nr. , pp. - ; Pyrgi , p. , nr. -, tavv. -, nr.  (nr.  e ) ; C V , p. , fig. , nr.  ; B , tav. , nr.  ; B, M , tav. , nr.  (nr. ).



razione lineare interna sovradipinta in bianco e rosso, è assegnabile, più genericamente, ad una produzione dell’Italia meridionale o della Sicilia ; a Minturno un esemplare simile è datato al  circa. È invece probabilmente prodotta nella città campana una coppa (nr. , vicina a Forma M  b), ancora collocabile verso la metà del secolo.  Catalogo . Boccale con orlo svasato a margine arrotondato e corpo cilindroide. Interamente verniciato. Pasta color beige-rosato, dura e omogenea ; vernice di colore variante dal nero al rossastro, opaca. Forma : M  a . Cronologia : prob.  a.C. Produzione : prob. volterrana (T. , nr. ). . Fr.  di orlo e parete riferibile alla stessa forma. . Olpe a corpo pressoché cilindrico a profilo diritto e sottile fondo concavo sottolineato da un profondo solco inciso. Fondo esterno e superficie interna risparmiati. Chiazze di vernice più chiara vicino al piede. Pasta beige, fine e compatta ; vernice nera non molto lucente. Forma : M serie . Cronologia : prob.  a.C. Produzione : prob. Etruria centrale (T. , nr. ). . Piccola coppa con orlo estroflesso orizzontale a margine arrotondato e vasca abbastanza profonda con parete a profilo concavo-convesso. Interamente verniciata. Pasta color grigio-rosato, dura e omogenea ; vernice nera lucente. Forma : M serie . Cronologia : prob.  a.C. Produzione : prob. Etruria meridionale (T. , nr. ). . Coppa con basso orlo obliquo ingrossato a sezione triangolare con spigolo arrotondato e ampia vasca a profilo convesso. Sono evidenti le tracce del tornio. Interamente verniciata. Pasta color beige-rosato, dura e omogenea ; vernice nera abbastanza lucente. Forma : M serie . Cronologia :  a.C. Produzione : prob. Etruria meridionale-Lazio (T. , nr. ). . Frr.  riferibili alla stessa forma (T. , nr. ). . Coppa con orlo obliquo a sezione sub-triangolare e margine arrotondato ; ampia vasca piuttosto profonda a profilo convesso. Interamente verniciata. Pasta color beige-rosato, dura e omogenea ; vernice nera opaca con sfumature rossastre. Forma : M  b . Cronologia :  a.C. Pro Cfr. M , tav. , n. ; Sovana , p. , n. SMR /; , fig. , n. ; M , p. , fig. , n.  (vicino M serie ). Per il nr.  vedi T , T. , n. Ab e CVA Mouret, France 6, pl. , n. . Per la produzione meridionale vedi infine K L -, pl. , n.  e pl. , n.  (vicino L ). Per la coppa nr.  c’è da dire che i supporti a forma di conchiglia sembrano molto frequenti in Sicilia, dove prevalgono su quelli a maschera teatrale (F , pp. -).



    duzione : prob. Etruria meridionale-Lazio (T. , nr. ).

. Coppa con fondo concavo e piede ad anello. Traccia bruna del disco di sovrapposizione sul fondo interno. Piede e fondo esterno risparmiati, con leggera ingubbiatura rosata. Decorazione : sul fondo interno piccola palmetta a rilievo con nove foglie incurvate verso l’esterno. Pasta color beige-rosato, dura e omogenea ; vernice nera a riflessi iridescenti. Forma : M P.. Cronologia :  a.C (Prima metà ?). Produzione : Atelier des Petites Estampilles ( ?) (T. , nr. ). . Coppa con orlo diritto a margine arrotondato e vasca profonda con profilo convesso, caratterizzata da supporti applicati a forma di conchiglia (ne restano due). Interamente verniciata. Decorazione : sulla parete esterna sottile linea incisa ; sulla parete interna solco impresso sotto l’orlo e due doppie fasce sovradipinte in bianco ed in rosso vicino all’orlo e sul fondo. Pasta color arancio chiaro, dura e omogenea ; vernice nera molto lucente. Forma : M  b . Cronologia : prob.  a.C. Produzione : Italia meridionale (T. , nr. ). . Coppa con orlo piatto a taglio obliquo e vasca abbastanza profonda a profilo pressoché rettilineo. Interamente verniciata. Pasta color nocciola-rosato, dura e omogenea ; vernice bruno-verdastra a riflessi iridescenti. Forma : vicino a M  b . Cronologia :  a.C. Produzione : prob. Minturno (T. , nr. ).

Gruppo  Frr.  = ,% Negli anni compresi fra il  e il  a.C. la quantità di ceramica a vernice nera è dimezzata rispetto alla prima metà del secolo. Le acquisizioni dall’Etruria settentrionale, in particolare dalla regione volterrana, anche se modeste (frr. ), sono in leggero aumento, forse casuale : due kantharoi (nr. , , vicini a M serie  = Forma P ), diffusi a Sovana, Bolsena e Populonia ; un bocchello di askos (nr. , M serie ) ; un fr. di patera (nr. , M serie ), anch’essa probabilmente collocabile fra le produzioni della zona etrusca settentrionale (esemplari simili a Volterra e Sovana), benché il tipo sia prodotto anche in Campania.  

Per i kantharoi nr. - vedi M P , fig. , nr. , , -, - ; Sovana , p. , fig. , nr. /P ; B , pp. , nr.  e  ; R , p. , nr. . Per il nr.  cfr. M P , fig. , nr.  (Forma ), pp. - e per il nr.  vedi ancora M P , fig. , nr.  (Forma ), pp. - ; B , pp. - (da Bolsena) ; Sovana , fig. , nr. d/ ; K L -, pl.  nr. .

Negli anni successivi al  a.C. comincia invece ad arrivare vasellame, di qualità modesta, fabbricato a Cosa, a testimonianza di rapporti commerciali fra l’isola e la colonia romana che continueranno fino all’ultimo periodo di vita della fortezza. Alcuni piatti (nr. , , M serie ) e una coppa (nr. , Forma M  a ) sono attribuibili al Tipo  di Cosa, la cui forma è attestata a Volterra, Castiglioncello, Tarquinia (nr. , ) e a Minturno ed Ensérune (nr. ). I manufatti dall’Etruria meridionale e laziale, benché in diminuzione, rappresentano la più importante fetta percentuale di tutta l’importazione, segno che i legami con quest’area, iniziati alla fine del  a.C. e rafforzatisi nella prima metà del secolo seguente, si mantengono ancora intensi. La diminuzione quantitativa dei frr. ritrovati è probabilmente da imputare piuttosto a un generale restringimento del volume globale dei commerci, che inizia proprio in questo periodo. Alcuni orli di piatti (nr. , , , M serie ) conoscono un’area di diffusione piuttosto vasta : Cosa, Populonia, Ventimiglia, Ampurias, Aleria ; se ne trovano di simili nella stessa isola d’Elba, sul Monte Orello, in un contesto datato al  a.C. Alcuni frr. di coppe (nr. , , , M serie  e Forma M  a), oltre a essere presenti in centri come Roma, Castel d’Asso, Norchia e nella zona di Pitigliano-Saturnia, si ritrovano esportati fino ad Ensérune.  Sicuramente attribuibile a officina laziale (forse della stessa Roma) è una coppa appartenente al gruppo delle Heraklesschalen (nr. , Forma M  a), di cui è stato rinvenuto un esemplare anche a Populonia. Per alcune coppe (nr. , , , vicine a M serie ) l’area di produzione è probabilmente individuabile nella regione lazia

Per i nr. -- vedi T , pl. , nr. A e pl. , nr.  a ; K L -, pll. -, nr.  e  ; CVA Mouret, France 6, pl. , nr. , ,  e pl. , nr. -. I piatti nr. -- trovano numerosi confronti ; fra gli altri, T , p. , pl. , nr.   ; R , p. , nr. - (attribuiti però alla serie M ) ; L b, p. , Forma  ; A , p. , fig. , nr.  ; p. , fig. , nr.  ; p. , fig. , nr.  ; e p. , fig. , nr.  ; J, J , pl. , nr. , ,  ; altri esempi da Sovana (Sovana , p. , fig. , nr. SMR /a), da Luni (C M , pp. -, fig. , nr. -), da tombe di Castiglioncello e Vada (M , fig. , nr. ). Per gli esemplari provenienti dall’Elba cfr. M , p.  ; F, G , p. , fig. , nr. ,  (dalla necropoli del Profico-Capoliveri). Per le coppe nr. -- vedi M , pl. , nr. ,  ; Pyrgi , p. , tav.  nr.  ; Norchia I , p. , nr.  e p. , nr. -, tav.  ; D, M , p. , nr. .

    le-campana : trovano confronti a Roma e a Minturno e sono diffuse in centri dell’Etruria propria (es. Sovana), nella stessa isola d’Elba (Monte Orello e Capoliveri : coppe L /), in siti del Mediterraneo settentrionale : Emporion, Maiorca, oppidum di Teste Nègre aux Pennes, vicino Marsiglia ; il nr.  ha sul fondo una decorazione a rosetta che trova confronti a Pyrgi, Aleria e Albintimilium.  La produzione proveniente dall’area meridionale, probabilmente di origine solo campana, è composta poi da un fr. di piede pertinente a una coppa, databile alla fine del secolo, (nr. , vicino a Forma M  b), forse Campana A (che farebbe qui la sua prima apparizione) o di produzione vicina alla Campana A. Le importazioni da Minturno, sempre di modesta entità, sono attestate attorno alla metà del secolo : consistono di due coppe (nr. , ) la cui decorazione a rosetta centrale si ritrova simile a Cosa, su ceramica d’importazione probabilmente campana, e a Minturno. Alla stessa fabbrica rimanda anche un’olpe (nr. , vicina a Forma M  a ) di cui si conserva solo il piede e la parte finale del corpo.  Catalogo . Kantharos con orlo obliquo a margine leggermente assottigliato. Interamente verniciato. Decorazione : sotto l’orlo grossa modanatura sporgente a spigolo vivo. Pasta color beige-rosato, tenera e omogenea ; vernice nera opaca. Forma : vicino a M serie . Cronologia : prob.  a.C. (seconda metà). Produzione : prob. volterrana (T. , nr. ). . Fr.  di orlo riferibile alla stessa forma. . Fr. di bocchello di askos, con orlo leggermente svasato a margine arrotondato. Interno risparmiato. Pasta color beige-rosato, fine e compatta ; vernice nera opaca. Forma : M serie . Cronologia : seconda metà  a.C. Produzione : prob. Etruria settentrionale (Volterra ?) (T. , nr. ).

 Per l’Heraklesschalen nr.  vedi P , pp. - ; M , pp. -, nr.  ; R , pp. -, nr. . Per i nr. -- vedi M , pl. , nr.  e pl. , nr.  ; K L -, pl. , nr.  ; Sovana , p. , fig. , nr. SMR/esterno ; M , pp. - ; L b, , Forma . Per il nr.  vedi : Pyrgi , p. , nr.  ; J, J , p. , nr. L, fig. a ; L , p. , fig. , nr. .  Per il nr.  vedi K L -, pl. , nr. . Per le importazioni da Minturno vedi T , pl. , nr. A ; K L -, pl. , nr.  e  ; M , pl. , nr. ,  ; M a, p. , nr.  (dal relitto di Montecristo). Per il nr.  vedi infine K L -, pl. , nr. -.



. Patera con ombelico a profilo leggermente bombato ; sottile linea impressa e zona risparmiata all’esterno, intorno all’ombelico. Interamente verniciata. Pasta arancio con venature grigie, fine e compatta ; vernice nera lucente. Forma : M serie . Cronologia : attorno alla metà del  a.C. Produzione : prob. Etruria settentrionale (T. , nr. ). . Piatto con orlo spesso leggermente estroflesso a margine arrotondato, sottolineato esternamente da un piccolo listello ; ampia vasca a profilo teso. Interamente verniciato. Decorazione : sotto l’orlo interno fascia di piccole linee oblique a rotella. Pasta di colore beige-rosato, fine e compatta ; vernice nera abbastanza lucente. Forma : M serie . Cronologia : seconda metà del  a.C. Produzione : prob. cosana (T. , nr. ). . Frr.  di orlo riferibili alla stessa forma. . Coppa con orlo diritto a margine arrotondato ; vasca a profilo teso e carena arrotondata. Interamente verniciata. Pasta beige, fine e compatta ; vernice nera lucente. Forma : M  a . Cronologia : seconda metà  a.C. Produzione : prob. cosana (T. , nr. ). . Piatto con largo orlo orizzontale molto convesso a margine arrotondato ; vasca poco profonda a profilo diritto, con raccordo spigoloso tra orlo e vasca. Tre linee graffite incomplete sulla parete interna. Interamente verniciata. Pasta color arancio vivo, fine e compatta ; vernice nera piuttosto opaca. Forma : M serie . Cronologia : -prima metà  a.C. Produzione : prob. Etruria meridionale (T. , nr. ). . Frr.  di orlo e di parete riferibili alla stessa forma. . Piatto con largo orlo orizzontale convesso ed ampia vasca poco profonda a parete diritta, più spessa verso il fondo. Interamente verniciato. Pasta di colore variante dal grigio all’arancio, dura e omogenea ; vernice nera molto lucente. Forma : M  a . Cronologia :  ±  a.C. ca. Produzione : prob. Etruria meridionale-Lazio (T. , nr. ). . Coppa con bassa cupella circondata da un listello e piede ad anello. Segno graffito sul fondo esterno. Interamente verniciata. Pasta colore beige-arancio, fine e compatta ; vernice nera con sfumature marroni. Forma : M serie . Cronologia : seconda metà del  a.C. Produzione : prob. laziale (T. , nr. ). . Coppa con orlo diritto a margine assottigliato e vasca a profilo rettilineo con carena a spigolo vivo. Ansa impostata orizzontalmente sotto l’orlo ed obliqua verso l’alto. Interamente verniciata. Pasta color arancio, fine e compatta ; vernice di colore marrone-rossastro, lucida. Forma : M  a . Cronologia : seconda metà del  a.C. ca. Produzione : prob. laziale (T. , nr. ). . Frr.  di orlo e vasca riferibili alla stessa forma.



   

. Coppa con spesso orlo obliquo a sezione triangolare e margine arrotondato, ampia vasca a profilo convesso, leggermente teso nella parte inferiore, fondo piano e piede ad anello. Ben visibili le tracce del tornio. Fondo esterno risparmiato ; scolatura di vernice più chiara sul piede. Decorazione : sottile linea circolare incisa a metà della vasca interna ; sul fondo interno, al centro, timbro rotondo rappresentante Ercole volto a sinistra, con leontè e clava posata a terra, nell’atto di libare con un kantharos su un piccolo altare. Il timbro è inserito in un’ampia fascia di linee oblique incise a rotella. Pasta di colore variante dal grigio al beige-rosato, dura e omogenea ; vernice nera lucente. Forma : M  a . Decorazione : vicino a R , p.  nr. . Cronologia : - a.C. Produzione : Gruppo Heraklesschalen (produzione laziale) (T. , nr. ). . Coppa con orlo leggermente svasato a margine assottigliato e vasca a profilo rettilineo, fortemente carenata nella parte inferiore. Interamente verniciata. Decorazione : due sottili linee incise sotto l’orlo esterno. Pasta color arancio, fine e compatta ; vernice nera abbastanza lucente. Forma : vicino a M serie . Cronologia : seconda metà  a.C. ca. Produzione : prob. laziale-campana (T. , nr. ). . Coppa con vasca a profilo convesso e piede troncoconico. Interamente verniciata. Pasta color nocciola, dura e omogenea ; vernice nera a sfumature olivastre. Forma : vicino a M  a . Cronologia : seconda metà  a.C. Produzione : prob. laziale-campana (T. , nr. ). . Coppa con vasca a profilo convesso, fondo piano e piede troncoconico. Fondo esterno risparmiato, con scolature di vernice bruna ; macchie rossastre sul piede. Decorazione : sul fondo interno rosetta centrale in rilievo, di cui restano tre petali e il bottone centrale. Pasta color camoscio, dura e omogenea ; vernice nera lucente. Forma : vicino a M  a . Cronologia : seconda metà  a.C. ca. Produzione : prob. laziale-campana (T. , nr. ). . Coppa con alto piede troncoconico cavo, modanato all’esterno da un listello. Interno probabilmente risparmiato. Pasta arancio, fine e compatta ; vernice rossastra, scura. Forma : vicino a M  b . Cronologia : fine  a.C. Produzione : Campana A ? (T. , nr. ). . Coppa con ampia vasca a profilo convesso, fondo piano e piede ad anello. Sul fondo interno traccia del disco di sovrapposizione. Interamente verniciata. Decorazione : sul fondo interno rosetta centrale in rilievo, di cui restano due petali intercalati da due piccoli punti. Due linee graffite incomplete sulla vasca interna. Pasta color arancio chiaro, fine e compatta ; vernice nera a sfumature rossastre, opaca. Forma : vicino a M  a . Decorazione : T  A. Cronologia : metà ca.  a.C. Produzione : prob. campana (Minturno) (T. , nr. ).

. Coppa con piede ad anello. Interamente verniciata. Decorazione : sul fondo interno rosetta centrale in rilievo a sei petali di forma arrotondata e grosso bottone centrale. Pasta color arancio, fine e compatta ; vernice nera poco lucente. Decorazione : T  . Cronologia : metà ca.  a.C. Produzione : prob. campana (Minturno) (T. , nr. ). . Olpe con largo ventre a profilo fortemente convesso e piede ad anello. Superficie interna risparmiata, con evidenti tracce del tornio. Pasta grigia, dura e omogenea ; vernice nera lucente, a riflessi bluastri. Forma : vicino a M  a . Cronologia : metà ca.  a.C. Produzione : prob. Minturno (T. , nr. ).

Gruppo  Frr.  = % Con la fine del  a.C., e per tutta la prima metà del  a.C., le importazioni dall’Etruria settentrionale e dalla regione di Volterra aumentano, segno di rinnovati contatti fra le due aree. Allo stesso tempo le acquisizioni dall’Etruria meridionale e del Lazio diminuiscono, fino a cessare del tutto intorno alla metà del secolo ; solo la produzione di Cosa continuerà a essere presente, senza interruzioni, fino agli ultimi decenni di vita della fortezza, periodo in cui conoscerà il massimo incremento. La produzione della zona volterrana è documentata da due frr. di kylikes (nr. , ) decorate da palmette e fiori di loto alternati, la cui diffusione è riscontrabile in centri quali Monteriggioni, Sovana e, lungo la costa, Populonia e Luni ; da un fr. di kantharos (nr. , vicino a Forma M  c =L/P ) attestato sia nella regione etrusca centrale che nella Valle Padana e Campana.  Numerose coppe (nr. , , , M serie  a ) trovano paralleli sia nella produzione locale di Volterra, sia in coppe Campana B diffuse a Roma, Cosa, Castiglioncello, Ampurias e nei relitti di Spargi e del Titan. Alcuni frr., sempre pertinenti a coppe (nr. , , M serie  ; nr. , , forma M  a ) sono più genericamente attribuibili all’Etruria settentrionale e confrontabili con esemplari provenienti  Per i nr. - cfr. M P , pp. -, fig. , nr.  e fig. , nr.  ; B , p. , nr.  ; Sovana , p. , fig. , nr.  d/ ; C M , pp. -, fig. , nr. - ; F , p. , fig. . Per il nr.  vedi ancora M P , pp. -, fig. , nr. ; C  P, C , p. , tav. , n. ; p. , tav. , nr.  (da Castel d’Asso); F , p. , fig. , nr. ; K L -, p. , tavv.  e , Tipo .

    da Capena, Arezzo, Castiglioncello e Populonia.  L’importazione legata all’Etruria marittima, in particolare alla regione di Cosa, registra invece un leggero e temporaneo calo : essa consiste di tre frr., ancora pertinenti a coppe (nr. , , Forma M  e  ; nr. , Forma M  a ), che trovano il loro più stretto riscontro in esemplari da Populonia e Cosa (Tipo ), e in un fr. di fondo (nr. , vicino a Forma M  c ), il cui tipo e decorazione, una rosetta centrale, sono simili a quelli relativi ad esemplari di Cosa (Tipo ), Aleria, Cagliari ed Ensérune. Di origine forse meridionale resta infine un bocchello di lekythos (nr. , Forma M  b ), unico pezzo non appartenente al vasellame da mensa ; due frr. di patere (nr. , , Forma M  a =L A) continuano la non numerosa importazione di Campana A, che trova confronti con materiali di Populonia e Aleria, diffusi lungo le coste del Mediterraneo occidentale (Albintimilium, Ensérune, Minturno).  Catalogo . Kylix con fondo piano e piede ad anello. Fondo esterno risparmiato, con disco centrale in bruno; piede con macchie rossastre. Decorazione: sul fondo interno, dal centro, piccolo cerchio, due cerchi concentrici più grandi, motivo a palmette e fiori di loto alternati a distanza regolare (palmette a otto foglie e due volute e fiori di loto a quattro petali e stelo centrale). Pasta color beige-rosato, fine e compatta; vernice nera molto lucente. Forma e decorazione: P, Forma . Cronologia: -prima metà  a.C. Produzione: volterrana (T. , nr. ). . Fondo di kylix con esterno risparmiato e disco centrale in nero. Decorazione: sul fondo interno cerchio centrale e motivo a palmette e fiori di loto alternati a distanza regolare. Pasta beige, fine e compatta; vernice nera non molto lucente. Decorazione: P fig.  nr. . Cronologia:  – prima metà  a.C. Produzione: prob. volterrana.

 Per le coppe nr. -- cfr. M P , pp. -, fig. , nr. ; L b, pp. - (Forma b); M , p. , tav. , nr. ; T , p. , pl. , nr. b; M , p. , fig. , nr. ; A , p. , fig. , nr. . Per i nr. - vedi ancora M , p. , fig. , nr.  e M P , p. , fig. , nr.  (Forma c).  Per la produzione dell’Etruria marittima (in particolare della regione di Cosa), nr. ---, cfr. G , p. , nr. . (vicino alla Forma M  d); T , tav. , nr. Cc e tav. , nr. Ab (Tipo ); M , pp. -, fig. , nr. i; M , pl. , nr. . L’importazione di Campana A (nr. -) trova confronti in R , p. , nr. -; J, J , tav. , nr. ; L , fig. , nr. ; fig.  nr. ; fig.  nr. ; fig.  nr. ; CVA Mouret, France 6, tav. , nr. -; K L -, tav. , nr. .



. Kantharos con piede troncoconico esternamente modanato a doppio anello. Superficie esterna risparmiata. Pasta color arancio, fine e compatta; vernice nera opaca. Forma: vicino a M  c . Cronologia: fine  a.C. Produzione: prob. Etruria settentrionale (volterrana) (T. , nr. ). . Coppa con orlo diritto a margine assottigliato e vasca poco profonda a profilo convesso. Interamente verniciata. Pasta color grigio chiaro, fine e compatta; vernice nera opaca con sfumature grigiastre. Forma: vicino a M  a . Cronologia: prima metà  a.C. Produzione: volterrana/ Campana B (T. , nr. ). . Frr.  di orlo e di vasca riferibili alla stessa forma. . Frr.  di orlo e di vasca riferibili alla stessa serie. . Coppa con orlo verticale a  a margine arrotondato; ampia vasca a profilo leggermente concavo. Sulla parete esterna solco impresso e piccolo listello in rilievo; due bassi gradini sulla superficie interna. Interamente verniciata. Pasta color camoscio, dura ed omogenea; vernice nera molto lucente. Forma: M serie . Cronologia: - a.C. Produzione: Etruria settentrionale (T. , nr. ). . Fr.  di orlo pertinente alla stessa forma. . Coppa con orlo esternamente ingrossato a fascia arrotondata; ampia vasca a profilo convesso. Piccolo solco inciso alla base dell’orlo. Interamente verniciata. Pasta color beige-rosato, fine e compatta; vernice nera a riflessi olivastri. Forma: M  a . Cronologia: prob. prima metà  a.C. Produzione: prob. Etruria settentrionale (T. , nr. ). . Frr.  di orlo riferibili alla stessa forma. . Coppa con alto orlo rientrante a margine arrotondato, aggettante in basso sulla vasca a profilo convesso. Interamente verniciata, con difetti di distribuzione della vernice. Pasta color arancio chiaro, fine e compatta; vernice bruna opaca. Forma: M  e . Cronologia: prob. prima metà  a.C. Produzione: prob. cosana (T. , nr. ). . Fr.  di orlo e di vasca riferibile alla stessa forma. . Coppa con orlo diritto a margine assottigliato e vasca a profilo leggermente concavo. Sottile solcatura orizzontale incisa sotto l’orlo esterno. Interamente verniciata. Pasta color nocciola, dura e omogenea; vernice nera lucente a riflessi olivastri. Forma: M  a . Cronologia: prima metà  a.C. Produzione: prob. cosana (T. , nr. ). . Coppa con fondo piano e piede ad anello. Decorazione: sul fondo interno rosetta centrale a sei petali di forma arrotondata e bottone centrale. Graffito incompleto. Interamente verniciata. Pasta color arancio, fine e compatta; vernice ros-



    sastra. Forma: vicino a M  c . Cronologia:  a.C. (prob. prima metà). Produzione: Etruria marittima (prob. cosana) (T. , nr. ).

presente, con un tipo simile anche nella produzione cosana.

. Lekythos con orlo svasato a margine piatto; collo ad imbuto sagomato da un ingrossamento a spigolo. Interamente verniciata. Pasta color grigio, fine e compatta; vernice nera. Forma: M  b . Cronologia: prima metà  a.C. Produzione: Italia meridionale (T. , nr. ).

. Lucerna a beccuccio allungato con estremità leggermente svasata ed arrotondata. Interno risparmiato. Pasta color beige-rosato, fine e compatta ; vernice nera a riflessi olivastri. Forma : P . Cronologia : - a.C. (più probabilmente ). Produzione : Etruria meridionale (T. , nr. ).

. Patera con orlo orizzontale ripiegato verso l’esterno e leggermente bombato; ampia vasca a profilo quasi rettilineo. Interamente verniciata. Pasta color arancio chiaro, dura e omogenea; vernice nera lucente. Forma: M  a . Cronologia: prob. prima metà  a.C. Produzione: Campana A (T. , nr. ). . Fr.  di orlo riferibile alla stessa forma.

Gruppo  Frr.  = ,% Il gruppo comprende i pezzi collocabili comunque nel corso del  a.C. Come sempre, si tratta quasi interamente di vasellame da mensa, tranne un fr. di lucerna (nr. , Forma P ) collegabile con tipi dell’Etruria meridionale e costiera, nati sulla base di prototipi greci. A un’area di produzione etrusco-meridionale o laziale rimanda poi un fondo di coppa (nr. , vicino a Forma M  f ) con bollo centrale a rosetta, che trova riscontri a Roma, su coppe di forma L , a Roselle, su esemplari locali (Tipo , ), e che è diffuso fino ad Aleria. Due olle frammentarie (nr. , , M serie ) sono invece riportabili ad una produzione volterrana, esportata anche nella regione circostante: Castiglioncello, Cortona e il Senese. Gli esemplari prodotti in Campana B sono i più numerosi e rappresentano la metà dell’intero gruppo. Si tratta di coppe (nr. , , Forma M  a ), la cui produzione è localizzata in territorio padano; il tipo, tuttavia, trova numerosi paralleli anche in esemplari rinvenuti a Luni, a Ventimiglia e nel relitto di Spargi, in contesti della seconda metà del - a.C. La Campana A è invece presente con una sola coppa (nr. , Forma M  b ), che trova confronti abbastanza convincenti con la forma L , diffusa a Luni e Ventimiglia e 

Per la lucerna nr.  vedi P , pp. - ; R , pp. -, Tipo B/D ; B , pp. -, pl. , nr. ,  (Tipo ). Per la coppa nr.  vedi invece M , pl. , nr.  ; M, R , pp. - ; J, J , nr. , nr. k e fig. a. Le olle nr. - si ritrovano simili in M P , pp. -, fig. , nr. -,  (Forma ) ; G , p. , fig.  ; G , p. , nr. . e ..

Catalogo

. Coppa con fondo leggermente concavo e piede ad anello. Fondo esterno risparmiato. Decorazione : sul fondo interno rosetta centrale in rilievo a otto petali allungati intercalati da filamenti. Pasta color beige-rosato, fine e compatta ; vernice nera lucente. Forma : vicino a M  f . Decorazione : M, FP, nr. . Cronologia : prob.  a.C. Produzione : Etruria meridionale-Lazio (T. , nr. ). . Piccola olla con orlo rettilineo obliquo a margine arrotondato e corpo globulare ; evidenti le tracce del tornio. Interno risparmiato, tranne l’orlo, con scolature di vernice nera diluita. Pasta color beige-rosato, fine e compatta ; vernice nera a riflessi olivastri. Forma : M serie . Cronologia :  a.C. Produzione : prob. volterrana (T. , nr. ). . Fr.  di orlo riferibile alla stessa forma. . Coppa profonda con orlo leggermente rientrante a margine arrotondato; vasca a profilo convesso. Due solchi e due listelli impressi sotto l’orlo esterno. Interamente verniciata. Pasta color beige-rosato, fine e compatta; vernice bruna opaca. Forma: M  a . Cronologia: prob.  a.C. Produzione: Campana B ( T. , nr. ). . Frr.  di orlo riferibili alla stessa forma (T. , nr. ). . Coppa con orlo diritto a margine assottigliato e vasca profonda a profilo rettilineo. Sottilissima solcatura all’esterno, sotto l’orlo. Interamente verniciata. Pasta color grigio chiaro, fine e compatta; vernice nera abbastanza lucente. Forma: M  b . Cronologia: prob.  a.C. Produzione: Campana A (T. , nr. ).

Gruppo  Frr.  = % Attorno alla metà del  a.C. il volume delle importazioni si fa sempre più esiguo, la qualità del vasellame più scadente ed ordinaria. Gli ultimi decenni 

Le coppe nr. - trovano confronti in F , fig. , nr.  ; M C ,  ; L b, p.  (Forma ) ; L , p. , fig. . Per il nr.  vedi infine C M , p. -, tav. , nr. - ; L , fig. , nr.  ; fig. , nr. - ; fig. , nr.  e fig. , nr.  ; un tipo abbastanza simile anche a Cosa : T , p. , tav.  nr. Cc.

    di vita della fortezza, abbandonata probabilmente poco dopo il  a.C., sono caratterizzati dalla presenza di prodotti appartenenti alla produzione di Cosa ed a quella più tarda della Campana . Cessate le importazioni dall’Etruria settentrionale e meridionale, conclusosi, attorno al  a.C., il rapporto con Roma e l’ambiente laziale, i contatti commerciali si restringono ormai a Cosa, da dove giungono alcune coppe (nr. , , ) decorate all’interno da bolli di qualità piuttosto scadente; la rosetta impressa sul numero  trova riscontri sia a Roma che ad Ensérune e Ampurias, su coppe in Campana  o di imitazione. Le palmette dei nr.  e , impresse con matrice molto stanca, sono anch’esse avvicinabili ad un tipo cosano: esse si ritrovano simili su coppe in Campana A provenienti dal relitto di Punta Scaletta (Isola di Giannutri). Ancora probabilmente di origine cosana sono alcune coppe (nr. , , Forma M  a ; nr. , Forma M  b ); esemplari abbastanza simili sono diffusi a Luni, Aleria e nella stessa isola d’Elba (Casa del Duca), in contesti di metà-seconda metà  a.C. L’importazione dall’Italia meridionale, ristretta alla sola Campana , rappresenta poco più della metà del gruppo ed è composta anch’essa di sole coppe (nr. , , vicine a forma M  c ; nr. , , Forma M  a ; nr. ; vicina a Forma M  d ); esse trovano confronti piuttosto pertinenti, anche se non sempre puntuali, nel territorio dell’Etruria marittima: Populonia, Castiglioncello e Vada, fino a Luni. Catalogo . Coppa con fondo leggermente concavo e piede ad anello. Fondo esterno risparmiato. Decorazione: sul fondo interno rosetta centrale in rilievo di cui restano tre petali di forma arrotondata. Pasta color beige-arancio, fine e compatta; vernice nera a riflessi olivastri. Decorazione: T D a. Cronologia: metà ca.  a.C. Produzione: prob. cosana (T. , nr. ). . Coppa con fondo leggermente concavo e piede ad anello. Fondo esterno risparmiato, con gocciolature di vernice. Decorazione: sul fondo interno due piccole palmette ovali (punzone molto



consunto); intorno: cerchio inciso. Pasta color nocciola, fine e compatta; vernice nera lucente. Decorazione: vicino a T  d. Cronologia: metà  a.C. ca. Produzione: prob. cosana (T. , nr. ). . Frr.  di fondo riferibili allo stesso tipo (T. , nr. ). . Coppa con orlo diritto, internamente ingrossato, a margine arrotondato; vasca profonda a profilo leggermente convesso. Interamente verniciata. Pasta color beige-arancio, fine e compatta; vernice nera a riflessi olivastri. Forma: M  a . Cronologia: attorno alla metà  a.C. Produzione: prob. cosana (T. , nr. ). . Frr.  di orlo e di vasca riferibili alla stessa forma. . Coppa con orlo leggermente svasato ed ispessito a margine arrotondato; vasca profonda a profilo concavo-convesso. Interamente verniciata; macchie più chiare sulla parete esterna. Pasta color beige chiaro, fine e compatta; vernice nera a riflessi olivastri. Forma: M  b . Cronologia: attorno alla metà  a.C. Produzione: prob. cosana (T. , nr. ). . Coppa con orlo diritto a margine ingrossato piatto; vasca profonda a profilo leggermente convesso. Interamente verniciata. Pasta color beige-rosato, fine e compatta; vernice di colore bruno-rossastro, lucente. Forma: vicino a M  c . Cronologia:  a.C. (circa metà). Produzione: Campana  (T. , nr. ). . Frr.  di orlo riferibili alla stessa forma. . Coppa a imbuto con orlo a margine obliquo verso l’interno e vasca profonda a profilo rettilineo. Interamente verniciata. Pasta color nocciola scuro, dura e omogenea; vernice nera lucente. Forma: M  a . Cronologia: attorno alla metà del  a.C. Produzione: Campana  (T. , nr. ). . Frr.  di orlo e di vasca riferibili alla stessa forma (T. , nr. ). . Coppa con fondo piano e piede troncoconico con faccia esterna angolosa. Interamente verniciata. Pasta color rosso vivo, fine e compatta; vernice nera a riflessi bluastri. Forma: vicino a M  d . Cronologia: seconda metà  a.C. Produzione: Campana  (T. , nr. ).

Graffiti 

Per il n.  cfr. T , pl. , n. a ; M , pl. , nn. ,  ; CVA Mouret, France 6, pl. , nn. - ; A , p. , fig. , n. . Per le palmette dei nr. - si veda invece T , pl. , n. Cd e L , p. . Per i nrr. - vedi C M , pp. -, T. , nrr. - ; J, J , pl. , nrr. - ; Z , T. , nr. . Per il nr.  vedi L b, pp. -, Forma .  Per i nnr. - vedi R , pp. -, nrr.  e  ; M , , fig. , nr. . Per i nn. - cfr. C M , pp. -, T. , nr.  e L , pp.  Forma .

Il numero dei frr. graffiti è molto basso: sei in tutto. Un’unica lettera, s´ (h mm ) rimane sul fondo esterno di una coppa, forse attica, datata fra la fine del  e gli inizi del  a.C. (nr. ), mentre il nr. , un piatto da pesce di produzione etrusca meridionale o laziale datato nella prima metà del  a.C., presenta sulla parete interna una scritta destrorsa (h delle lettere mm ), graffita con ductus regolare e ordinato: ar forse inizio del prenome Arnth. Un segno di incerta interpretazione, forse un



   

contrassegno di appartenenza derivato dalla lettera q (h mm ), si trova sulla parete esterna di una coppa (nr. ) appartenente all’Atelier des Petites Estampilles e datata nella prima metà del  a.C. Il nr., un fr. relativo ad una coppetta di produzione laziale datata nella seconda metà del  a.C., presenta un segno a croce (h cons. mm ) graffito sul fondo esterno in posizione decentrata: si tratta probabilmente, anche in questo caso, di un contrassegno di appartenenza. Gli ultimi due frr. (nr. , ) appartengono ambedue a pezzi di incerta datazione, dato il loro cattivo stato di conservazione. Il primo, pertinente ad una forma aperta, presenta sulla parete interna una scritta sinistrorsa incompleta, graffita in modo accurato (h delle lettere mm -): si tratta probabilmente delle lettere etrusche us. Il secondo, un fondo di coppetta, porta ancora un segno a croce sul lato esterno, in posizione centrale (h mm ). All’interno è presente una stampigliatura molto mal conservata (palmetta o rosetta) che fa ipotizzare per esso una datazione fra  e primi decenni del  a.C. Catalogo . Fr. di parete pertinente ad una forma aperta. Interamente verniciata. Sulla parete interna sigla graffita. Pasta color grigio-rosato, fine e compatta; vernice nera lucente. Cronologia: non databile (T. , nr. ). . Fr. di fondo pertinente a coppetta decorato all’interno da una stampigliatura quasi del tutto scomparsa (palmetta o rosetta?). Internamente verniciato. All’esterno segno a croce graffito. Pasta color beige-arancio, compatta e omogenea; vernice nera abbastanza lucente. Cronologia: probabilmente -primi decenni  a.C (T. , nr. ).

L. C. Area  I frr. di ceramica a vernice nera sono . Di questi, , pari al % del totale, sono determinabili per forma, decorazione, o provenienza. Tra i frr. determinabili,  (%) provengono da unità stratigrafiche affidabili. I frr. non determinabili sono , pari al % del totale e, nella maggior parte dei casi, sono pertinenti a pareti; in alcuni, a fondi e anse. Tra i frr. determinabili prevalgono le forme aperte ( frr. = %), probabilmente articolate più complessamente di quanto non si veda. La maggior parte dei frr. è pertinente a vasellame da mensa; nel periodo più antico – Gruppi  e  della suddivisione che segue – la forma predominante è la kylix; con la seconda metà del  a.C. – dal Gruppo  in poi – è la coppa, nelle sue molteplici varianti, ad avere ruolo dominante, segno di specializzazione.

Gruppo  La ceramica a vernice nera più antica si data a partire dal - a.C. Si tratta di  frr. (T. ), pari al % del totale di quelli determinabili, tutti pertinenti a vasellame da mensa, di produzione attica. Caratteristica comune del Gruppo è l’ottima qualità delle paste ceramiche, fini, omogenee, compatte, dure, di colore arancio rosato, e delle vernici, molto brillanti e coprenti. Una kylix del tipo large stemless, Forma Agora  nr.  (nr. ), decorata all’interno della vasca con un motivo a baccellatura impresso, appartiene alla produzione della cosiddetta Delicate class. Anche tre frr. di piede a tromba (nr. a-b), esternamente modanati da due solcature orizzontali, e alcuni frr. di orlo (nr. ) possono essere attribuiti alla medesima forma e produzione. Questa ceramica conosce un notevole successo commerciale e si trova esportata nell’Italia meridionale (Imera, Gela, Lecce, Campania), in Etruria (Populonia, Pisa, Volterra), a Genova, ad Aleria, nella Francia meridionale e in Spagna. Uno skyphos con fondo esterno risparmiato e scialbato con un cerchio in bruno, Forma Agora  nr.  (nr. ), è documentato a Lipari, a Oppido Lucano e ad Aleria. Un fondo con piede ad anello, esternamente modanato da due solcature orizzontali (nr. ), ed alcuni frr. di vasca (nr. -), tutti pertinenti a forme aperte, presentano parte di una decorazione complessa a palmette concatenate, identiche su tutti gli esemplari, confrontabili con Agora  nr.  per l’accurata esecuzione e il cuore centrale a forma di rombo. Nonostante questo genere di motivo sia ricorrente sulle produzioni attiche e sulle imitazioni meridionali, sulla base delle caratteristiche di pasta e vernice è possibile assegnare i pezzi in questione ad una officina attica. Gruppo  Alla prima metà del  a.C. si datano  frr. (T. 

Athenian Agora XII, pp.  ss. Per Imera E , pp. - ; per Gela O, A , p. , fig.  ; per Lecce B , tav. , nr. - ; per la Campania Napoli Antica , tav.  p. , nr. ..  Per Populonia R , pp. -, figg. -; per Pisa R , n. ; per Volterra C b, p. , n. , fig. .  M  p. , nr. -, fig. ; p.  nr. , fig. .  J, J , tav. , nr..  G D S , pp.  ss., con bibliografia.  P , pp. -.  BÒ B, C , tav. b nr. .  L C  p. , fig. , nr. , dalla tomba  ; p.  fig. , nr. , e p.  fig. , nr. , dalla trincea .  J, J , tav.  nr. . 

    ), pari al % del totale. Accanto a prodotti attici di ottimo livello, si notano le prime importazioni, qualitativamente importanti, dall’Italia meridionale. Di produzione attica sono le coppette con orlo ingrossato esternamente e arrotondato del tipo bowl with outturned rim, Forma Agorà  nr. / M  a  (nrr. -). Questa tipologia è ben documentata a Populonia, a Genova, ad Aleria, in Sardegna, e in Sicilia. Le kylikes della serie M  (nr. -), prodotte nell’Italia meridionale, trovano confronti ad Ordona. Gruppo  Alla seconda metà del  a.C. sono assegnabili  frr. (T. ; T. , nn. , ), pari al % del totale. Si allarga il raggio delle importazioni a ; oltre ad alcuni esemplari ancora assegnabili ad officine attiche, aumenta l’apporto dall’Italia meridionale, affiancato dalle produzioni della ceramica “precampana”. A una fase tarda della produzione attica si possono attribuire le coppette con orlo rientrante e margine arrotondato, forma Agora   (nrr. -). Alla ceramica “precampana”, probabilmente a una produzione etrusco-meridionale, appartengono i frr. di coppa, di forma verosimilmente M  d  (nrr. -), decorati all’interno della vasca con quattro palmette tra spirali ad “” impresse: la palmetta si ritrova identica, su coppe della stessa forma, a Populonia; il bollo è attestato pure a Lavinio ed a Pyrgi. Di importazione meridionale è una coppa, riferibile alla serie M  (nr. ), che presenta,  R  p. , fig.  ; per altri esemplari, provenienti dagli edifici cosiddetti industriali, attribuiti alla produzione precampana, C, M , p. .  M , p.  nr. -, fig. .  J, J , tav.  nr. , tav. , nr. -.  B, T , p. , fig. , nr. . . , da Nora, datata tra  e  a.C. ca.  Per Entella Entella , tav. , nr. -- ; per Segesta Segesta , da  ,  , nr. , oppure  -, nr.  ; per Lilibeo, B , tav. , Tipo  A. Tutti i pezzi di origine siciliana sembrano comunque essere imitazioni locali della forma attica.  D J  p. , fig. , nr. , dalla tomba , cella A ; p. , fig. , nr. , dalla tomba . Entrambe le tombe sono datate attorno alla metà del  a.C.  M ,  : all’interno di una breve definizione di alcune classi di ceramica a vernice nera, dice che il termine “ceramique precampanienne” è stato usato, nella tradizione di studi “occidentale”, per indicare le ceramiche a vernice nera greche, soprattutto attiche, e le loro imitazioni occidentali.  R , p. , figg. -.  G , p. , D.  M V , p. , fig., nr.  (il primo in alto a sinistra).



sul fondo esterno, parte di una iscrizione graffita, retrograda, come attestazione di possesso (T. , nn. , ; T. , nr. ). Alla medesima produzione si può riferire, sulla base delle caratteristiche tecniche, un orlo diritto con margine assottigliato ed arrotondato (nr. ), pertinente forse ad una coppa, che non trova convincenti confronti tra le produzioni a vernice nera. Tra le ceramiche non da mensa si segnala, con almeno due esemplari, il guttus con beccuccio conformato a testa di leone, forma M  a (nrr. -), riferibile ad una produzione capuana. Un esemplare forse confrontabile con questi è presente nell’Antiquarium del Dipartimento di Scienze Archeologiche dell’Università di Pisa, purtroppo senza indicazione di provenienza. Ancora di origine meridionale è una lekythos con bocca a trombetta, vicino alla forma M  d  (nr. ). Un esemplare simile è attestato a Populonia nell’ambito di una produzione locale, due esemplari sono documentati all’isola d’Elba. Gruppo  Sono  frr. di di fine  - inizio  a.C. (T. ), pari al % del totale. Si tratta di produzioni di buon livello che comprendono pochi esemplari attribuibili ad area meridionale e i primi arrivi di ceramiche dal Lazio e dal territorio di Volterra. Prodotti meridionali sono alcuni skyphoi con orlo pressoché diritto, anse a bastoncello e piede ad anello, serie M  (nrr. -), comuni tra i materiali della necropoli di Ordona. Dal Lazio (o dall’Etruria meridionale) provengono alcuni piatti ad orlo pendente, serie M  (nrr. -), confrontabili con esemplari da Populonia, da Roma e da Aleria; una oinochoe del tipo con “bocca a cartoccio”, M Forma  d  (nr. ), attestata a Populonia; una seconda oinochoe vicina alla Forma M  a  (nr. ). Di importazione volterrana sono una oinochoe, vicina alla Forma M  a  (nr. ), ed un kantharos, vicino alla forma M  c  (nr. ), comune nei corredi tombali di Populonia, 

R , p. , fig. . Un esemplare viene dalla necropoli del Profico di Capoliveri, F, G , fig. , nr. , . L’altro da una località imprecisata, Z , tav. ,.  D J , fig. , nr.   dalla tomba , cella A ; fig., nr.   dalla tomba .  Etruria Mineraria , p. , figg. -.  B , tav. , nr. - e tav. , nr. -.  J, J , dalle tombe ----, databili al periodo - a.C. ca.  R , p. , fig. .  R -, pp.  ss., dalla tomba  della necropoli delle Grotte ; R , p. , fig. . 



   

a Spina e nell’Italia settentrionale, a Tarquinia e a Tuscania. Gruppo  Alla prima metà del  a.C. si assegna il nucleo più cospicuo di frr. di ceramica a vernice nera; sono  (T. ), pari al % del totale, di produzione quasi esclusivamente laziale. Dalla zona di Minturno proviene una brocchetta di Forma M  a  (nr. ), prima e unica testimonianza di importazione da quest’area. Di area etrusco-laziale è una oinochoe, serie M  (nr. ), poco diffusa al di fuori di Roma e del Lazio ma presente a Populonia. Il resto dei frr. databili a questo periodo si riferisce a forme, quasi esclusivamente coppe, prodotte verosimilmente nell’Atelier des Petites Estampilles, officina attiva a Roma o nel Lazio nella prima metà del  a.C. ca. La kylix a orlo svasato, Forma M  b  (nrr. -), è tra i suoi prodotti più antichi e trova buoni confronti con materiali da Populonia, da Genova, da Barbarano Romano e da Aleria. La forma più frequente è la coppa con orlo leggermente rientrante e vasca emisferica, conosciuta in letteratura come Forma L  A e B, successivamente identificata da M con le serie M  e  (nrr. -). Prodotte in innumerevoli e differenti officine queste coppe sono distinguibili, secondo l’analisi di Morel, sulla base dei rapporti tra il diametro dell’orlo e la profondità della vasca, e tra il diametro dell’orlo e quello del piede; la frammentarietà dei nostri esemplari rende quasi sempre impossibile questa distinzione, ragione per cui si è preferito dare una indicazione di massima riferendoli indistintamente alle due serie citate. Si nota comunque che la misura del diametro superiore dell’orlo è, nella maggior parte dei casi, quello standard rilevato per l’Atelier des Petites Estampilles, compreso tra i  e i  cm. Una piccola coppa con orlo piuttosto ingrossa

P, P , p. , fig. , S RW , p. , nr. .  C , p.  nr. -, dalla tomba  e p.  s. nr. -, dalla tomba .  B , vedi tra le altre tav. , nr. --cc., con l’ipotesi che alcune di esse, sulla base delle caratteristiche tecniche, possano essere attribuite all’Atelier des Petites Estampilles (vedi p. ).  R , p. .  Per l’analisi delle problematiche relative a localizzazione e cronologia, M , pp.  ss.  R , p. , fig. . e p.  fig. .  M -, p.  dalla tomba .  B , p. .  J, J , tav.  nr. , , .  R , p.  e n. .  M , pp. - ; B , p. . 

to è avvicinabile alla serie M  (nr. ), confrontabile con esemplari da Tarquinia; una seconda coppetta con vasca a calotta (nr. ), è forse riferibile alla forma M  a . Ben documentata pure la coppa con orlo ingrossato a mandorla aggettante all’esterno, M serie , anche nella forma  b  (nrr. -), presente a Populonia in diverse varianti, quindi a Sovana, nel Lazio (Tuscania, Tarquinia, Roma) e ad Aleria. Benché la forma non compaia tra quelle inserite a suo tempo da M tra i prodotti dell’Atelier, A. Romualdi propone di avvicinarle a questi ultimi sulla base della somiglianza delle caratteristiche tecniche riscontrate sui materiali di Populonia. Ad una officina affine all’Atelier, localizzata anch’essa nel Lazio o nell’Etruria meridionale, si riferiscono le coppe ad orlo leggermente svasato verso l’esterno e vasca carenata, conosciute come “ciotole del Gruppo ”, M serie  (nrr. -), piuttosto frequenti a Populonia, all’Isola d’Elba e nel Lazio. Alcuni fondi con piede ad anello, pertinenti a forme aperte non determinabili (nrr. -), presentano all’interno della vasca una decorazione a stampiglie multiple, o serie di striature a rotella, comuni tra le produzioni della fabbrica laziale. Gruppo  Il Gruppo  ha il solo scopo di raggruppare i pezzi databili genericamente all’interno del  a.C. I frr. pertinenti al Gruppo sono  (T. ), pari al % del totale, prodotti in Etruria meridionale-Lazio o nel territorio di Volterra. Di produzione volterrana sono un’olla, vicina alla Forma M  b  (nr. ), che trova un confronto in un esemplare da Populonia, e una oinochoe con margine ispessito ed appiattito, vicina alla serie M  (nr. ). 

N G , in particolare tav. , nr.  e tav. , nr. .  R -, p. , fig. , nr.  e , dalla tomba  della necropoli delle Grotte ; R , p. , fig. .-, pp. -, figg. -.  Sovana , p. , fig. , nr. d/.  Per Roma B , p.  tav. , nr. ; per Tarquinia N G , tav. , nr. -- ; per Tuscania Curunas , p. , nr. -.  J, J , tav.  nr. -, tav.   nr. . R , p. -.  M , p.  s. ; M , p.  ; M , p.  s. ; B , p.  s.  R , p. , figg. -.  M b, nr.  Tipo , da Monte Castello di Procchio.  Per Tarquinia N G , tav. , nr.  ; per Pyrgi M V , p. , fig. , nr.  ; per Lavinio P , p. , fig. , nr.  ; per Veio V , p. , tav.  d, nr. -.  R , p. , fig. .

    Dall’Etruria meridionale o dal Lazio provengono invece alcune coppe con orlo a sezione triangolare, M serie  (nrr. -), diffuse in molti centri tra i quali Roma, Sovana e Genova. Gruppo  Solamente  frr., pari al %, attestano la presenza di materiale riferibile alla seconda metà del  a.C. Due sono pertinenti a coppette con orlo obliquo e vasca a parete convessa, M serie  (nrr. -), prodotte in Etruria, molto numerose a Roma in contesti votivi. Tre, invece, a patere con orlo estroflesso riferibili a produzioni dell’Etruria meridionale-Lazio, serie M  (nrr. -), di diffusione piuttosto ampia; si ritrovano infatti a Populonia e lungo la costa toscana, all’isola d’Elba, Sovana, a Tarquinia, a Ventimiglia, ad Aleria. Gruppo  I  frr. (T. ), pari al % databili a fine  - prima metà  a.C. sono pertinenti a vasellame di qualità oramai corrente. Da tutto questo si discosta una kylix di fabbrica volterrana, Forma P  (nr. ), di ottima qualità, decorata all’interno della vasca con una serie di palmette e fiori di loto impressi, diffusa su di un vasto areale da Volterra a Monteriggioni, a Todi, a Bolsena e a Sovana.  Tra le coppe è presente il tipo con orlo leggermente svasato, Forma M  c  (nrr. -), prodotto nell’Etruria marittima, documentato a Tarquinia ;  il tipo con orlo convesso Forma M  e  (nr. ) proveniente dall’Etruria centrale, confrontabile con un esemplare da Sovana ;  quello con orlo esternamente ingrossato e arrotondato, serie M  (nrr. -), prodotto nell’Etruria centro-meridionale, che trova confronti con esemplari da Populonia  e da Sovana.  Due frr. di fondo con piede ad anello, pertinenti 

B , tav. , nr. -. Sovana , p. , nr.  /.  M , p. , fig. , nr. .  B , vedi le tavv. --.  Per Populonia R , p. , nr. -, attribuiti alla serie M . Per le tombe di Castiglioncello e Vada, M , fig. , nr. .  M , p.  ; F, G , p. , fig.  -, dalla necropoli del Profico di Capoliveri.  Sovana , fig. , nr.  /a, .  N G , tav. , nr. .  L b, p. , Forma .  J, J , tav. , nr. --.  M P , p.  con bibliografia.  N G , tav. , nr. .  Sovana , p. , fig. , nr. .  R -, p. , fig. , nr. ,  e fig. , nr. , .  Sovana , fig. , nr.  /, , dalla tomba del Sileno. 



a una forma aperta, verosimilmente a una coppa (nrr. -), presentano sul fondo interno una rosetta a sette petali arrotondati e bottone centrale, caratteristica della Campana A, prodotta nella zona del Golfo di Napoli; trovano un valido parallelo in due esemplari da Populonia. Alla stessa produzione è possibile assegnare la patera con orlo pendente, serie M  (nrr. -), ed ancora alcuni fondi con piede ad anello, pertinenti probabilmente a coppe (nrr. -). Gruppo  Come nel Gruppo , anche in questo Gruppo  ci sono pezzi che si distribuiscono in un arco cronologico piuttosto ampio, comprendente almeno il  a.C., prodotti nell’Etruria settentrionale marittima e nel suo immediato retroterra (ad esempio a Volterra) e noti sotto il nome di Campana . Sono  i frr. (T. ), pari al ,%, attribuibili a questa produzione, a testimonianza di una estrema scarsità di forme: un piede ad anello estremamente ribassato, pertinente ad una coppa, Forma M P. a  (nr. ), cinque frr. di orlo pertinenti a coppe di serie M / (nrr. -). Anche questi esemplari sono di basso livello qualitativo, caratterizzati da paste ceramiche piuttosto tenere e farinose e vernici nere opache oppure brune. Gruppo  Assieme al Gruppo , è quello che assume maggiore importanza per lo studio delle fasi cronologiche del sito di  : mentre quello ne data le prime fasi di vita, questo ci testimonia il periodo immediatamente precedente all’abbandono della fortezza. Al periodo metà  a.C. -/ a.C. si attribuiscono  frr. (T. ), pari al ,%. Cessate del tutto le importazioni dal Lazio, continuano ad arrivare alcune ceramiche prodotte nella zona di Cosa. Unica testimonianza di importazioni dall’area meridionale è rappresentata da alcuni esemplari in Campana . L’unica forma rappresentata è la coppa; quella con orlo indistinto, obliquo verso l’esterno, M Forma  a  (nrr. -) è attestata a Populonia e tra i materiali del carico del relitto di Punta Scaletta, presso l’Isola di Giannutri; quella con orlo obliquo e margine ingrossato e arrotondato, 

P , p.  con bibliografia. R -, fig. , nr. - bis, dalla ne cropoli delle Grotte. M , p. .  R -, p. , fig. , nr. , e p.  fig. , n. .  F , tav.  nr.  ; sulla base dell’analisi del carico, sembra che la nave sia affondata nel decennio  a.C., ibid., p. . 



   

M Forma  b  (nrr. -), trova confronti in esemplari da Tarquinia, da Gravisca e da Lavinio; quella con orlo svasato verso l’esterno, con margine ingrossato ed appiattito, M serie  (nrr. -) è documentata a Populonia. 

N G , tav. , fig. . V , -, tavv. -, Tipo , attribuite però alla serie M .  P , p. ,  . 

Anche due frr. di alto piede troncoconico, cavo internamente, sono attribuibili a coppe, vicine alla serie M  (nrr. -); un esemplare analogo proviene ancora da Populonia. M. D. I.  R -, p. , fig. , nr.  e , dalla tomba  della necropoli delle Grotte.  R -, p. , fig. , nr. , come sopra. Il profilo del pezzo è identico al nostro nr. .

C    Aree 1-2-3

Area 5

   

Aree 1-2-3

Area 1-2-3





   

Aree 1-2-3

C  In questa classe sono compresi i frr. pertinenti a forme soprattutto da mensa ma anche da dispensa o per altri usi, realizzate in impasti piuttosto omogenei, quasi del tutto privi di inclusi grossolani. Questi impasti si classificano in una ricca serie di varianti, distinguibili macroscopicamente sulla base del colore, dell’omogeneità e della tessitura della pasta ceramica, e per la presenza di determinati tipi di inclusi, la cui natura non è precisabile, non essendo stata effettuata l’analisi petrografica. Alla luce di questa variabilità è sembrato opportuno distinguere gruppi di comodo, comprendenti una serie di impasti assimilabili, per evitare la dispersione di dati e creare una suddivisione interna alle forme. Per quanto ciascun gruppo sarebbe ulteriormente suddivisibile,  tale analisi capillare appare di scarsa utilità per questa classe. Non si possono distinguere produzioni diverse sulla base dell’analisi delle qualità intrinseche  Da non dimenticare la soggettività inevitabile insita in ogni valutazione di tipo macroscopico.

degli impasti : il colore stesso è talvolta diverso in parti diverse dello stesso vaso, a causa della cottura non omogenea. Non conoscere la natura degli inclusi impedisce poi ipotesi sulla provenienza delle argille, non essendo certo che se ne utilizzassero esclusivamente di locali. M. D. I. Aree  -  -  I gruppi di paste sono . Gruppo I : Pasta : omogenea, tenera, friabile ; inclusi minuti a eccezione di rari casi. La superficie esterna e interna varia dal colore rosso mattone al bruno e può essere trattata con vernici diluite rosso-brune, nere o bianche. In un solo caso è presente una ingubbiatura rossa interna. La frattura è sempre irregolare e corrosa a causa della friabilità della pasta, cosa che determina anche la ruvidezza delle superfici. In base alle caratteristiche citate si divide in : Gruppo Ia : Superficie esterna e interna di colore rosso mattone. Frattura irregolare, molto

    corrosa, senza variazione di colore rispetto alla superficie. La pasta, molto friabile, determina la ruvidezza delle superfici. Gruppo Ib: Superficie esterna e interna di colore rosso bruno o nero, rese con vernice diluita. Frattura di colore rosso mattone o bruno. Rari casi presentano verniciata la sola superficie esterna. Gruppo Ic : Superficie esterna trattata con vernice diluita di colore biancastro ; superficie interna di colore rosso mattone. Frattura senza variazione di colore rispetto alla superficie. Con queste caratteristiche sono attestati solo pochi frr. di un vaso chiuso. Gruppo Id : Superficie interna trattata con ingubbiatura rossa. Frattura di colore rosso mattone, dello stesso colore della superficie esterna. Il gruppo è attestato solo da pochi frr. pertinenti a forme aperte. Gruppo Ie : Superficie esterna e interna di colore rosso bruno con casi di sfumature di colore più chiaro. Frattura senza variazione di colore rispetto alle superfici. La pasta molto friabile determina una certa ruvidezza delle superfici. Gruppo II : Pasta omogenea, tenera, friabile. Sono presenti inclusi poco numerosi e minuti, a eccezione di rari casi. La superficie esterna e interna può variare dal colore rosso, al rosso chiaro, all’arancio. Frattura irregolare e corrosa, con le stesse variazioni di colore della superficie. La friabilità della pasta determina una certa ruvidezza delle superfici. Gruppo III : Pasta più omogenea delle precedenti, compatta e dura. Presenza, in qualche caso, di inclusi bianchi, numerosi e di piccole dimensioni. Le superfici esterna e interna variano dal rosso chiaro al bruno. Frattura irregolare di colore dal rosso chiaro al rosso ; in qualche caso compaiono striature grige. Gruppo IIIa : Superficie esterna e interna di colore che varia dal rosso chiaro al rosso mattone. Frattura senza variazione di colore rispetto alle superfici. Presenza di numerosi inclusi bianchi di piccole dimensioni. Gruppo IIIb : Superficie esterna e interna di colore che varia dal rosso al rosso bruno. Frattura di colore rosso chiaro. Superfici lisciate. Gruppo IIIc : Superficie esterna e interna di colore rosso bruno. Frattura di colore rosso bruno o grigio. Presenza di numerosi inclusi bianchi di piccole dimensioni. Gruppo IV : Pasta omogenea, compatta e dura ; in qualche caso compaiono inclusi di piccole dimensioni. Le superfici interna ed esterna sono nere ; frattura irregolare, spesso corrosa e dello stesso colore delle superfici, in qualche caso si presenta grigiastra.



Gruppo V : Pasta di varia omogeneità, compattezza e durezza. Presenza di inclusi bianchi di diverse dimensioni. Le superfici esterna e interna sono grige, di diversa intensità di colore. Frattura irregolare e più o meno corrosa con le stesse variazioni di colore della superficie. Gruppo Va : Pasta poco omogenea e friabile. In qualche caso presenza di inclusi bianchi di piccole dimensioni. Superfici esterna e interna variano dal grigio rosato chiaro al grigio scuro. Frattura irregolare e corrosa, dello stesso colore delle superfici. La friabilità della pasta determina la ruvidezza delle superfici. Gruppo Vb: Pasta omogenea, compatta e dura. Presenza di rari inclusi bianchi di varie dimensioni. Superfici esterna e interna di colore grigio più o meno intenso. Frattura poco regolare, dello stesso colore delle superfici. La lavorazione in alcuni casi è molto accurata; le superfici molto lisciate. Gruppo VI : Pasta omogenea, compatta e dura, con inclusi di varia dimensione e colore. Le superfici esterna e interna sono di colore camoscio, di varia tonalità. Frattura irregolare e corrosa dello stesso colore delle superfici o rossastra. Le superfici sono piuttosto liscie. Gruppo VII : Pasta piuttosto omogenea, compatta e dura ; inclusi bianchi o rossastri di varie dimensioni. Le superfici esterna e interna variano dal rosso chiaro al rosso bruno e presentano, in qualche caso, delle chiazze brune. Frattura irregolare e corrosa con striature grigiastre. Le superfici sono piuttosto lisce e in qualche caso accuratamente trattate. Gruppo VIII : Pasta poco omogenea e poco compatta, con numerosi inclusi di varie dimensioni e colori. Le superfici esterna e interna sono di colore rosso bruno o nero. Frattura irregolare e corrosa, di colore rosso scuro o bruno. Le superfici sono molto ruvide a causa della friabilità della pasta. Gruppo IX : Pasta omogenea, poco dura e compatta, con minuti inclusi di colore bianco. La superficie interna può essere di colore rosso bruno o ricoperta, come quella esterna, di una ingubbiatura biancastra più o meno diluita. Frattura irregolare e corrosa, di colore rosso bruno. Gruppo X : Pasta omogenea, compatta e dura, con numerosi inclusi bianchi e rossastri di varia dimensione. Le superfici esterna e interna variano dall’arancio chiaro al rosso. Frattura irregolare, di colore rossastro con striature grige, o grigia. In alcuni casi si nota un accurato trattamento delle superfici. Questo tipo di impasto è noto solo da pochi frr. pertinenti a grandi vasi



   

con decorazione a listelli plastici, a un tipo di ciotola, a un tipo di piattello e inoltre da pochissimi frr. pertinenti a un coperchio a calotta poco convessa. Tra gruppi e forme non c’è corrispondenza biunivoca. Si nota la diversa percentuale di ogni gruppo in ciascuna fase, a conferma di genericità e conservatorismo tipologico e formale. Per forme e pareti, il Gruppo più rappresentato è il  (%), che, nonostante sia attestato in tutto l’arco cronologico, presenta un maggiore addensamento nella Fase , come il Gruppo , rappresentante oltre il % del totale e il Gruppo  che ne rappresenta quasi il %. Il Gruppo  con oltre il % è piuttosto concentrato nella Fase . Le paste dei Gruppi  e  sono le meno attestate con il % ca. ciascuno. Il Gruppo  e il Gruppo , quest’ultimo attestato per quasi l’%, sono stati usati in maggior misura per la realizzazione di materiali di Fase . Inoltre, il Gruppo , pari al %, il Gruppo , oltre il % e il Gruppo , oltre il %, sono caratteristici della Fase . Relativamente alle forme, fra i Gruppi ceramici che hanno il maggior numero di attestazioni, con il Gruppo  sono stati realizzati  esempi, oltre il %, di fattura sia molto accurata, con le pareti particolarmente lisciate, sia di fattura più trascurata, con le superfici lasciate ruvide. Molto rappresentato è il Gruppo  con cui, unificando i sottogruppi, sono stati eseguiti  pezzi, pari al %, tutti di fattura molto accurata ed alcuni presentano le superfici particolarmente lisciate; con pasta di questo Gruppo è stata realizzata un tipo di brocchetta monoansata, forma , nota da frr. ottenuti solo da questo tipo di impasto. Con pasta del Gruppo  sono stati realizzati  elementi, oltre il %, di fattura piuttosto trascurata salvo rare eccezioni.  pezzi sono stati eseguiti con il Gruppo , pari al %, di cui  coppette di forma a ed ancora  coppette della stessa forma sono state eseguite con pasta del Gruppo  usata per  esempi, pari al %. Fra le paste meno rappresentate sono il Gruppo  con cui sono stati realizzati  elementi, l’%: coppette di forma , ciotole  e  e piattelli; con il Gruppo c sono stati eseguiti  esempi di coppetta  e di ciotola; del Gruppo Ie rimane un solo esempio relativo a un orlo di ciotola . Solo  esempi rimangono del Gruppo , il %, e  elementi sono stati realizzati con pasta del Gruppo . I Gruppi ceramici sono tutti rappresentati a eccezione del Gruppo d, attestato solo da un piede di forma aperta indecifrabile e il Gruppo , cui appartengono pochi frr. di orli di forme chiuse, di dimensioni tali da rendere impossibile attribuirli

a una forma e pochi frr. di parete riferibili, con ogni probabilità, allo stesso vaso. Nessuna forma è legata a un’unica pasta. I Gruppi sono accomunati dalle dimensioni dello spessore, sempre compreso tra cm , e ,; unica eccezione il Gruppo , in cui lo spessore può raggiungere anche cm ,, come nel caso dei “Vasi a pasta arancio”. Forme In pasta semifine è realizzato il vasellame da mensa di tipo ordinario. Tra le forme aperte: coppe, ciotole, calici e piattelli; tra le forme chiuse: brocche, anforette e qualche esempio di olla. Le forme aperte sono più numerose e articolate delle forme chiuse: questo anche in relazione al fatto che le prime sono quelle meglio conservate. Troppo frammentari per essere decifrati, ancora riguardo alle forme chiuse, sono i fondi (%) e le anse (%), che, pur non essendo tipologicamente varie, sono presenti con dimensioni e caratteristiche diverse, facendo presumere una certa varietà e articolazione delle forme chiuse, come confermano i diversi tipi di orlo (%). Gli orli aprono un ampio panorama morfologico, ma non è stato possibile specificare le caratteristiche delle forme se non per quelle ricostruite o rese comprensibili da confronti con materiali analoghi provenienti da siti prossimi; sono stati così raggruppati gli orli troppo frammentari, i fondi e le anse in base alle loro intrinseche caratteristiche tipologiche e considerati in funzione di queste. Le forme aperte sono piuttosto articolate e ben definite nei tipi e nelle varianti: al fine di porre in risalto l’evoluzione della forma, anche in relazione alla pasta ceramica in cui è realizzata, sono presentate progressivamente e contrassegnate da numero secondo l’ordine cronologico di distribuzione per Fasi. Lo stesso viene fatto per quegli esemplari la cui appartenenza a una forma è dubbia, come nel caso di certi piedi di forme aperte e degli orli di forma chiusa. Le forme aperte sono presenti in ogni Gruppo ceramico; le coppette con vasca a profilo convesso e orlo rientrante (Forma ) sono quelle che hanno il maggior numero di attestazioni ( esempi, oltre il %). Con  presenze è attestato un tipo di piattello (Forma ) con orlo ribattuto verso l’interno (quasi il %), con  pezzi sono presenti le ciotole (Forma , %) con vasca a profilo convesso; a questo tipo di ciotola appartiene anche un fr. che è l’unico, oltre ad altri pochissimi frr. di parete, realizzato con pasta ceramica del Gruppo e. Numerosi sono ugualmente gli esempi relativi a coperchi (, il %), fra cui due interi, i quali per altro sono indicativi del fatto che la scarsezza

    delle forme chiuse è dovuta solo alla condizione del ritrovamento. Attestato con  frr. (pari al %) è un tipo di piattello con orlo estroflesso e profilo continuo con la parete ; con  frr. (%) è presente un tipo di ciotola con parete distinta internamente. Per le altre forme si tratta di numerosità poco rilevanti a eccezione di due tipi di ciotola, Forma  e , attestate con  frr. (%) ; la Forma  è un tipo di ciotola con vasca sub-cilindrica, fra cui una realizzata con pasta del Gruppo , pasta attestata, come già detto, soprattutto per grandi vasi di forma chiusa con decorazione a listelli plastici. Le ciotole con vasca tronco-conica, Forma , realizzate con pasta dei Gruppi -b-, sono di fattura piuttosto accurata e per altro, attestate solo da frr. di vasca. Solo  frr.(%) sono pertinenti alla Forma , un tipo di ciotola con orlo rientrante, ingrossato esternamente a fascia obliqua, ma interessanti da rilevare in quanto in seguito questa forma sarà ripresa dalla ceramica a vernice nera, Forma M  a-c, datata alla prima metà del  a.C. Dimensioni Le coppette hanno un’altezza compresa fra cm  e , e un diam. che varia fra cm , e  per le più piccole (Forme , , ) e fra cm  e  per le più grandi (Forme , ) : unica eccezione è la Forma  (altezza cm , diam. cm ). Le dimensioni più frequenti sono altezza cm -  e diam. cm -. Le ciotole hanno un’altezza compresa fra cm  (Forma ) e  con diam. fra cm - (Forma ) e - (Forme , , ), in qualche caso si hanno dimensioni di cm  (Forme , ) e  (Forma ). Le dimensioni più frequenti sono altezza intorno a cm  e diam. cm -. I piattelli presentano un’altezza compresa fra cm  e , con diam. fra cm  e  (Forme , , , , ) ; qualche esemplare raggiunge cm  (Forme , , ). Le dimensioni più frequenti sono altezza cm  e diam. cm . I coperchi hanno un’altezza compresa fra cm , e , con diam. compreso fra cm  e . Per le forme chiuse, dato lo stato di frammentarietà, le misure si riferiscono agli esemplari più completi. Altezza fra cm , (anforetta Forma ),  (brocchetta Forma ) e  (stamnos Forma ). Il diam. della bocca per l’anforetta è cm ,, per la brocchetta cm  ; il diam. del fondo è cm  per lo stamnos e  per la brocchetta. Forma  : Orlo diritto, margine ingrossato ed arrotondato ; collo cilindroide ; ansa a nastro, sormontante, impostata verticalmente sull’orlo (nr. ). Gruppi ceramici :  a-b. La forma è realizzata



solo con questo tipo di pasta ; un fr., realizzato con pasta del Gruppo a, presenta l’ansa a nastro con solcatura centrale longitudinale ; il fr. di pasta del Gruppo vb presenta una fattura particolarmente accurata. Confronti, per la forma, con brocchette monoansate provenienti da Casale Pian Roseto  e da Spina  (T. , nr. ). Forma  : Stamnos frammentario di cui si conserva solo parte del corpo con ansa e un fr. del fondo (T. , nr. ). Di probabile pertinenza un fr. di orlo, alto a fascia verticale, distinto (T. , nr. ). Corpo globulare, rastremato verso il basso ; fondo piano ; anse a bastoncello, impostate obliquamente sulla spalla. Ingubbiatura arancio chiaro. Gruppi ceramici : . È possibile risalire alla forma in base a confronti con i tipi noti a Veio fra la fine del  a.C. e gli inizi del  a.C. Forma  : Brocchetta con orlo estroflesso e margine appiattito ; breve collo cilindroide a profilo concavo ; corpo globulare lievemente rastremato verso il basso. Fondo piano. Ansa a nastro spesso, con lieve insellatura centrale longitudinale, sormontante, impostata verticalmente sull’orlo e sulla spalla (T. , nr. ). Gruppi ceramici : . Forma  : Coppetta con vasca emisferica su alto piede a disco con costa arrotondata e base concava. Sagomatura fra vasca e piede (T. , nr. ). Gruppi ceramici : . Sotto il piede incisione.  Forma  : Coppa con vasca larga e poco profonda ; parete convessa ed orlo rientrante ; piede a tromba con basso stelo cavo ; fra vasca e stelo, anello a sezione triangolare (T. , nr. ). Gruppi ceramici : b. Forma  : Ciotola con vasca poco profonda, tronco-conica ; orlo diritto con margine arrotondato e continuo con la parete. Si conservano solo parte dell’orlo e della vasca (T. , nrr. -). Gruppi ceramici : - b- . Forma  : Ciotola con vasca sub-cilindrica ; orlo diritto con margine arrotondato, in un caso ingrossato. Fondo piano (T. , nrr. -). Gruppi ceramici : a-a-b---. Di questo tipo si trovano numerose attestazioni in Romagna  e a Spina. 



M T, T , fig.  K --. P U , fig. e .  M T, T , p. , fig.  E ,  e fig. N -.  Vedi per questo ed altri del catalogo il paragrafo delle decorazioni.  V E M , tomba , Tipo  , , datate fra la metà e la fine del  a.C.  S , p. , nr. , fig.. 



   

Forma  : Coppetta con vasca poco profonda, di piccole dimensioni, parete lievemente convessa con orlo diritto e margine ispessito. Si conservano solo parte dell’orlo e della vasca (T. , nrr. -). Gruppi ceramici : . Forma  : Piattello con ampia vasca tronco-conica ; parete a profilo teso ; orlo con margine appiattito e profilo continuo con la parete. Si conservano solo parte dell’orlo e della vasca (T. , nr. ). Gruppi ceramici : . Il fr. conserva tracce di vernice bruna. Forma  : Piattello con vasca tronco-conica, bassa, molto aperta ; parete lievemente convessa ; orlo ribattuto verso l’interno con una fascia più o meno ampia ; sagomatura fra orlo e vasca. Si conservano solo frr. della vasca (T. , nrr. -). Gruppi ceramici : a- . Forma : Piattello con vasca larga, bassa e parete a profilo convesso ; orlo estroflesso, distinto, margine incurvato esternamente, piede ad anello (T. , nr. ). Gruppi ceramici : a--. Tutti gli esempi presentano una fattura molto accurata. La forma trova confronti con esempi da Marzabotto.  Forma  : Anforetta. Orlo obliquo, lievemente aggettante, margine ingrossato e scanalato ; collo cilindroide a profilo concavo ; corpo ovoide rastremato verso il basso ; fondo piano con base concava. Anse a nastro con costolatura mediana longitudinale, impostate verticalmente sotto l’orlo e al centro del corpo (T. , nr. ). Gruppi ceramici : a Forma  : Coppetta con vasca poco profonda, bombata, orlo fortemente rientrante, piede a disco con depressione centrale circolare (T. , nr. ). Gruppi ceramici : . Forma  : Coperchio (T. , nrr. -), distinto in due varianti in base al profilo della calotta. La presa è in ambedue i casi tronco-conica e può essere internamente cava oppure no, in un solo caso è cilindroide (T. , nr. ) ; a) calotta conica con margine ingrossato e arrotondato ; presa tronco-conica sagomata. Tre frr. hanno margine diritto (T. , nr. ). Gruppi ceramici : b--a-a---- ; b) calotta a profilo convesso, margine distinto, arrotondato e ingrossato, in tre casi profilato da scanalatura ; presa tronco-conica sagomata, cava internamente. Gruppi ceramici : -a-b--. Forma  : Ciotola con vasca larga, poco profonda, parete convessa ; orlo diritto con margine arrotondato. Il piede a disco può avere costa 

BÉ a,  , p. , tav. .

obliqua o arrotondata, la base piana o leggermente concava (C T. , nrr. -). Gruppi ceramici : tutti a eccezione di d--. Gli esempi di fattura più accurata sono realizzati con paste dei Gruppi b e  ; il n.  presenta un graffito sotto il piede. Questa forma appare sia nell’Etruria propria che nell’Etruria padana in un vasto arco di tempo fra il  e il  a.C. Si trovano numerose a Marzabotto  ed a Spina.  Si vedano inoltre le ciotole da Casale Pian Roseto, Veio.  Forma : Ciotola con vasca larga, poco profonda, parete convessa ; orlo diritto con margine arrotondato ; il piede a disco presenta le varianti a costa obliqua o arrotondata e base piana o leggermente concava. La vasca ha parete distinta internamente da risega (T. , nrr. -) o da coppia di solcature (T. , nrr. -). Gruppi ceramici : c--a-b---. Si conserva un fr. con tracce di vernice rossa interna. Le ciotole di fattura più accurata sono quelle realizzate con paste dei Gruppi b e  ; gli esempi con spessore più rilevante sono quelli realizzati con pasta del Gruppo , che presentano anche una fattura più trascurata ; un fr. (T. , nr. ) ha l’orlo profilato da una coppia di sottili solcature parallele. Forma  : Piattello con vasca larga, bassa ; parete a profilo convesso, orlo a tesa orizzontale e margine arrotondato o estroflesso a profilo continuo con la parete (T. , nr. ) o distinto (T. , nr. ). Il piede può essere a disco con costa diritta o ad anello. Gruppi ceramici : tutti a eccezione di c-d-e-c--. Tutti gli esempi presentano una lavorazione piuttosto accurata. Tre frr. hanno tracce di vernice rossa (fra questi il nr. ) ; ci sono anche pochi pezzi con vernice bruna. Il nr.  ha inciso sulla parete, all’esterno. Questa forma trova numerose attestazioni sia nell’Etruria propria  che in quella padana. In Romagna vi sono numerose attestazioni fra la metà e la fine del  a.C. ad Imola, necropoli di Montericco.   BÉ a, tav.  d , Tipo A che si lega a quelle in bucchero da Orvieto, C , p. , fig.. S , p. , fig. -, rileva una maggiore frequenza della forma nell’area padana più che altrove ; si veda anche R -. Inoltre Romagna , Tipo b da Montericco, tombe , , , , , , , , , , , , , , , , . Casola Valsenio, Persolino, Morine, Villanova ; San Martino in Gattara tombe  e , Monte Faggeto.  P U , pp. -, Forme -, fig. datate al terzo quarto del  a.C.  M T, T , p. , fig. D -.  M c, nr. .  Romagna , p.  ; Montericco Tipo , tombe , , ,  ; Persolino ; San Martino in Gattara, tombe  e .

    Il nr.  del catalogo trova confronti molto precisi con esempi di inizio  a.C. da Casola Velsenio,  da Spina  e da Marzabotto.  Inoltre si trovano confronti ad Artimino,  a Roselle,  Saturnia,  S.Giuliano,  Tarquinia,  Veio,  Casale Pian Roseto, dove sono esempi in bucchero e in ceramica acroma;  infine da Cere,  a Vulci,  a Roma  e a Orvieto.  Forma : Piattello con vasca tronco-conica, bassa, molto aperta ; parete leggermente convessa ; orlo ribattuto verso l’interno. Piede a disco (T. , nrr. -). Gruppi ceramici : tutti a eccezione di c-d-e-b-c--. Un fr. conserva tracce di vernice rossa. Numerosità :  - affidabili . Si possono fare confronti con esemplari da Marzabotto  e da Artimino,  di poco precedenti. Il tipo trova numerose attestazioni in Romagna fra la metà e la fine del  a.C.  Forma : Coppetta con vasca larga e poco profonda (T. , nrr. -), parete convessa ; l’orlo, più o meno rientrante a margine arrotondato, può presentarsi anche ingrossato internamente a cordoncino (nrr. -) o con margine ispessito. Cinque frr. hanno un accenno di carena in prossimità dell’orlo (nrr. -). Il piede a disco presenta la costa diritta, obliqua o arrotondata, la base piatta o leggermente concava. Gruppi ceramici : tutti a eccezione di d e -. Questa forma è attestata dal maggiore numero di esempi (), di fattura piuttosto accurata a eccezione



di due pezzi realizzati con pasta del Gruppo b, che per difetto di esecuzione hanno assunto una forma ovale (nr. ). Il n.  ha una incisione sulla parete e il nr.  un graffito sul fondo, all’interno (nr. ). Questo tipo di coppetta è ovunque molto diffuso : all’Elba,  a Populonia,  a Volterra,  a Roselle,  a Veio,  a Cere,  a Tarquinia,  a Pyrgi,  a Norchia,  a Montereggi,  a Artimino,  a Marzabotto,  a Spina,  a Imola.  Forma  : Coppetta con vasca larga e poco profonda ; parete convessa ed orlo a margine appiattito, lievemente rientrante ; si conservano solo frr. dell’orlo e della vasca (T. , nr. ). Gruppi ceramici : - a. Si possono fare confronti con coppette da Spina datate alla fine del  a.C.,  Marzabotto, Imola  ed Artimino.  Forma  : Coppa con larga vasca, poco profonda ; parete convessa ; orlo rientrante, ingrossato esternamente a fascia obliqua. Si conserva solo parte della vasca (T. , nr. ). Gruppi ceramici : - . Forma  : Si conservano frr. riferibili alla bocca, presumibilmente pertinenti a brocchette con bocca trilobata. Il margine della bocca si può presentare appiattito o arrotondato (T. , nr. ). Gruppi ceramici : a- b- . Si possono fare confronti ai fini di una morfologia esplicativa con gli esempi provenienti da



Romagna , nr. . . P U , pp. -, Forma  fig., datata fra  e  a.C. e Forma , fig., di fine  a.C.  S , nr. , fig.  e BÉ a, tav. , D , , K .  Artimino , p. , nr. .  B , p. , fig. , inv.  e p. , inv. , p. , fig. .  Tomba a camera n.  dal primo sepolcreto degli Sterpeti, datati all’ultimo quarto del  a.C., M , col. , fig. .  V D’A , p. , fig. , nr. -, da un contesto di fine  a.C.  C V , tomba  di fine  a.C., p. , nr. ,, fig.  e tomba , nr. , , .  Tomba  da contrada Casalaccio, contesto di  a.C., V , p.  ss. fig. .  M T, T  fig. Q, per il bucchero e fig. G - per la ceramica acroma.  Tomba , necropoli del Laghetto , contesto di metà  a.C. Etruschi a Cerveteri , p. , nr. .  Tomba  necropoli Ponte Rotto, di  a.C., M , p. .  Da una tomba a camera della Circonvallazione Cornelia, che scende non oltre il  a.C., Roma Medio Repubblicana , p. , nr. , tav. .  B , p. , nr. , fig. a.  Tipo B BÉ a, p. , tav.    e M , tav. .  Artimino  p. , nr. --.  Romagna , Necropoli di Montericco, tomba , nr. , e tomba , nr. . 

 Monte Castello, in Fortezze d’altura , saggio  G, nr. , fig. ,  C, nr. ,  B, nr. .  D A , p. , fig.  , p. , fig. , contesto di inizi  a.C.  C b, tomba B, necropoli del Portone, contesto di fine  a.C.  B , p. , -, fig. , , fig. , , p. , fig. , p. , , fig. , del  a.C.  M T , fig. , nr. -.  Tomba , necropoli del Laghetto , p. , nr. , Etruschi a Cerveteri .  Tomba , nr. , , , , , , fig. , tomba , nr. , , fig. , tomba , nr. , fig. , C V, M .  Pyrgi ,  suppl., fig. , nr. -.  Norchia I , tomba A. , tav.  ; tomba A. , tav. , nr. -.  Montereggi , p. , nr. .  Artimino , p. , nr. , p. , nr. -, fig. , nr. -, .  BÉ a, tav.  ; S , pp. -, nr. -, fig. .  P U , Forma  e .  Romagna , p. , necropoli di Montericco Tipo b, tombe , , , , , .  P U , p. , Forma  e Forma a, , fig. .  S , p.  fig,, nr. .  Romagna , necropoli di Montericco, tomba , nr. -, tomba , nr. , Tipi A.  Artimino , p. , nr. .



   

Casale Pian Roseto,  dal deposito votivo di Veio  e da Artimino.  Forma  : Ciotola con vasca larga, poco profonda e parete convessa ; orlo con margine ingrossato internamente e parete distinta internamente da risega. Si conserva solo parte dell’orlo e della vasca (T. , nr. ). Gruppi ceramici : . Forma  : Ciotola con ampia vasca, poco profonda, parete tesa, orlo assottigliato con margine arrotondato ; basso piede a tromba. Si può pensare ad un uso anche come coperchio, come sembra evidenziare la forma del piede con il profilo molto scandito (T. , nr. ). Gruppi ceramici : . Si hanno confronti con esempi in bucchero da Veio  e in ceramica acroma da Casale Pian Roseto  e dalla Romagna.  Forma  : Coppa con vasca larga e poco profonda ; parete convessa ; orlo lievemente rientrante ; piede a disco con costa obliqua e base leggermente concava. Ansa a bastoncello, bifora, sormontante, impostata verticalmente sull’orlo ; attacco inferiore sulla vasca (T. , nr. ). Gruppi ceramici : . Piedi di forme aperte Numerosi sono i frr. di piede (, il %) da riferire a forme aperte, senza che però siano chiaramente attribuibili alle forme, sia perché non hanno conservato una parte sufficiente di parete o, qualora questa sia presente, la curvatura non aiuta a risalire alla forma. La grande maggioranza è rappresentata dai piedi a disco : sono  (%), che in funzione delle varianti sono stati divisi in : a) piede a disco con costa arrotondata (T. , nrr. -) ; Gruppi a-b-a--a- --. b) il piede può presentare una sagomatura sul piano di posa o una costolatura orizzontale (T. , nrr. -) ; Gruppi d--. c) la base del piede può essere concava (T. , nrr. -) ; Gruppi a-b--a---. d) piede a disco con costa diritta (T. , nrr. -), o obliqua ; Gruppi ceramici a--a-a-b-. I piedi ad anello sono  (%, T. , nrr. 

M T , p. , nr. . M T , p. , nr. , fig. ,.  Artimino , p. , nr. .  M T , fig. ,.  M T , fig. , nr. -, da Roselle B , p. , fig. .  Romagna , necropoli di Montericco, tomba  e da Faenza, Piazza d’Armi, settore . 

) realizzati nei Gruppi -a--. Il nr.  presenta costa diritta e sezione triangolare. Rimangono, inoltre,  frr. di piede a tromba (%) (T. , nrr. -), realizzati con paste dei Gruppi c e  ; per questo tipo di piede si trovano confronti con la Forma  (T. , nr. ). Orli di forme chiuse Si conservano  orli (poco più del %), di cui  da contesti affidabili, sicuramente pertinenti a forme chiuse, per i quali non è possibile l’ attribuzione sicura alle singole forme. Sono stati raggruppati e considerati in base alle caratteristiche tipologiche intrinseche. Si tratta di frr. molto piccoli che hanno conservato una minima parte del collo, o frr. che, seppure di maggiori dimensioni, non hanno elementi caratterizzanti. Gli orli considerati sono relativi a vasi ansati, cosa che possiamo dedurre sia dalla presenza di un attacco di ansa, sia da confronti con tipi simili. Fra gli orli svasati,  (T. , nrr. -), si possono distinguere : a) orli estroflessi con margine arrotondato, nrr. - ; Gruppi ceramici : a-c--. Questi conservano parte del collo ; i nr.  e  conservano l’attacco superiore dell’ansa e il nr.  presenta ingubbiatura biancastra. b) orli estroflessi con margine ingrossato esternamente (nr. , Gruppo ). Si conserva solo un fr. di fattura molto accurata. c) orli svasati con margine a fascia obliqua (nr. , Gruppo a). Gli orli a tesa orizzontale sono attestati da  frr. (T. , nr. ), Gruppi -b-. Si presentano sia con il margine a fascia verticale che scanalato (T. , nr. ). Gli orli diritti sono presenti con  frr., realizzati con paste dei Gruppi ceramici a-a-. L’orlo può anche essere ingrossato esternamente a fascia obliqua, arrotondato o lievemente ispessito (T. , nrr. -). A prescindere da  frr. (il %) di Fase  relativi agli orli svasati, un buon % resta indicativo della Fase  provenendo dalla Fase . ; il % è indicativo o pertinente alla Fase . Fra le forme chiuse vi sono due gruppi di orli piuttosto omogenei i cui frr. possono essere riferiti ad una determinata classe : è il caso dei “Vasi a pasta arancio” e delle olle. I frr. relativi ai “Vasi a pasta arancio” sono  (T. , nr. ) e poco esplicativi ai fini di una cronologia relativa in quanto solo uno si colloca nella Fase , gli altri provengono dalla Fase . Sembra trattarsi di una specie di situlae o co-

    munque contenitori di medie dimensioni : l’orlo è a tesa orizzontale, sotto è un listello a sezione triangolare. Il Tipo trova un confronto ad Artimino.  Egualmente  sono i frr. di orlo ricollegabili alle olle, soprattutto in base a confronti con materiali simili provenienti da centri cronologicamente vicini come Spina,  Montereggi  ed anche dal deposito votivo di Veio.  Questi orli sono stati raggruppati in due varianti : a) orlo a tesa orizzontale o obliqua, realizzato con paste dei Gruppi  e  ; in un caso il margine è sagomato (T. , nr. ). Gruppo . b) orlo svasato con margine ingrossato e scanalato (T. , nr. ), realizzato con paste del Gruppo . Orlo attestato solo da due frr. della Fase . Gli orli di olla a) sono attestati da  frr. affidabili dei quali  provengono dalla Fase ., solo un fr. è relativo alla Fase . Nella Fase , inoltre, si collocano gli unici due frr. di orlo di olla b). Le olle, nonostante siano quantitativamente poco rilevanti (neppure il % di tutti gli orli di forma chiusa), si collocano soprattutto nella Fase  : solo due frr. si possono riferire alla Fase . Piedi e fondi di forme chiuse Il panorama dei tipi di piedi e fondi rispecchia, senza molte variazioni sostanziali, i tipi delle forme aperte, non solo dal punto di vista morfologico, ma anche come distribuzione cronologica. In totale sono , il %, di cui  da contesto affidabile. I più numerosi sono i fondi piani,  (%), con tutta probabilità pertinenti ad ollette o brocchette, presenti nelle varianti : a) fondo piano (T. , nr. ). Gruppi ad-----. b) fondo piano distinto (T. , nrr. -). Gruppi a-a-b-a----. In un caso (T. , nr. ) presenta base concava. I piedi a disco sono  (%), nelle varianti di : a) costa diritta (T. , nr. ). Gruppi a-. b) costa arrotondata (T. , nrr. -). Gruppi a- -. Vi sono solo due frr. di piede ad anello (%), (T. , nrr. -). Gruppi a-.  

a.C.  

Artimino , p. , nr. . P U , fig.  e , olle datate al  Montereggi , olle di impasto, pp. -, e . M T , fig. .

 Anse

Le anse sono piuttosto numerose e frammentarie,  (%). Sono tutte del tipo impostato verticalmente a eccezione di due, (T. , nr. ), Gruppo Ia, impostata obliquamente sul tipo di quelle dello stamnos ed una impostata orizzontalmente (T. , nr. ), Gruppo b. Le rimanenti si dividono in : a) ansa a nastro (T. , nrr. -) ; Gruppi a-c--a-a-b--. b) ansa a nastro spesso (T. , nrr. -) ; Gruppi a-b. c) ansa a bastoncello (T. , nrr. -) ; Gruppi a-a-b---. Si conserva anche un attacco di ansa (T. , nr. ), realizzato con pasta ceramica del Gruppo . Le anse a bastoncello ed a nastro sono numericamente presenti in uguale modo, , e quindi con la stessa percentuale, %. Tra le anse a bastoncello ( frr. affidabili), due esempi sono di Fase  ; due di Fase  ; simile è la distribuzione delle anse a nastro. Nessuno dei due tipi sembra, quindi, essere peculiare di una Fase specifica. Decorazioni Il vasellame non presenta particolari qualità estetiche e non compaiono decorazioni, a eccezione di pochi frr. che presentano tracce di vernice rossa o bruna. Una sola volta compare un bollo (T. , nr. ), impresso sul fondo, all’interno di un piede ad anello, proveniente da un contesto di Fase . Si tratta di una rosetta con punti fra i petali ;  una rosetta simile, ma senza i punti fra i petali, compare a Roselle sul fondo esterno di una coppetta di impasto bruno.  Un certo numero di esempi presenta incisioni e graffiti, sulla parete o sul piede, sia internamente che esternamente. La presenza di lettere ed altri segni non alfabetici ha confronti sia con la ceramica di bucchero che con la ceramica a vernice nera, nonché con la ceramica semifine  proveniente da depositi votivi  o contesti abitativi.   Per il bollo a rosetta con piccoli punti fra i petali si veda J, J , tav. , nr. , che pone questo esempio fra le rosette multiple anteriori al  a.C. ed è attestata su coppette a vernice nera.  B , p. , nr. , fig. , e anche sul fondo di una coppetta a vernice nera B , p. , nr. , fig. .  Al proposito vengono citati solo alcuni esempi, come i materiali orvietani della Collezione alla Querce, C , p. .  Veio, M T , p. .  Casale Pian Roseto, M T, T



    Incisioni

Compaiono solo in tre casi : sulla parete di una coppetta (nr. , Forma , T. ) e di un piattello (nr.  Forma , T. , incisione ) e sotto il piede di una coppetta (nr.  Forma , T. , incisione ). Gruppo ceramico . Graffiti Compaiono internamente ed esternamente sul fondo ed alla base di piedi di forme principalmente aperte, solo in due casi sono forme chiuse (nrr.  e ). Un esempio conserva un’iscrizione. I Gruppi ceramici in cui compaiono il maggiore numero di attestazioni sono : c tre esempi ; Va due esempi ;  due esempi. I Compare su un piede a disco eseguito con pasta del Gruppo ceramico a ; altezza delle lettere mm  (T. , nr. ), proveniente dalla Fase . Il prenome Cupes rimanda ad ambito meridionale.  S A AL = la o al- compare una sola volta, sul fondo, all’interno (T. , nr. ); Gruppi ceramici: b. A ? compare una sola volta, sul fondo, all’interno (T. , nr. ), la linea di contorno è incisa ; Gruppi ceramici : . A ? compare una sola volta, sul fondo, esternamente (T. , nr. ) ; Gruppi ceramici : . N ? compare solo una volta, sul fondo, esternamente (T. , nr. ) ; Gruppi ceramici : . S´ compare una sola volta, sul fondo, esternamente, di una forma chiusa, proveniente da Fase  (T. , nr. ) ; Gruppi ceramici : . PH ? compare solo una volta, sul fondo, esternamente (T. , nr. ) ; Gruppi ceramici : a. S   T. , nrr. - : compare due volte, una volta sulla superficie interna ed una volta su quella esterna ; Gruppi ceramici : a. T. , nr.  : compare una sola volta, sul fondo, all’interno ; Gruppi ceramici : . , p. , figg. , , ,  ; S. Martino ai Colli , p.  ; Montereggi , p. .  B . Ad ambito meridionale (Campania) rimanda anche il nr. , se interpretato, come suggerisce Rix, come “S”, cfr. R , p. .

T. , nr.  : compare due volte, sul fondo, esternamente ; Gruppi ceramici : a. T. , nrr. - : compare due volte, sul fondo, esternamente ; Gruppi ceramici : b. T. , nr.  : compare due volte, sul fondo, esternamente ; Gruppi ceramici : b-. T. , nr.  : compare una volta, sul fondo, all’esterno ; Gruppi ceramici : . T. , nr.  : compare una sola volta, sul fondo, esternamente ; Gruppi ceramici : a. T. , nrr. - : compare  volte, sul fondo, sia all’interno che esternamente. Gruppi ceramici : a-b-d-c--a-b---. Distribuzione delle forme Le forme sono state presentate seguendo una progressiva distribuzione cronologica, iniziando con quelle caratteristiche della Fase , passando a quelle presenti in Fase  e in Fase , per le quali è stata data una collocazione in funzione della maggiore percentuale di addensamento dalla Fase  alla Fase , fino a giungere a quelle caratteristiche di quest’ultima ed ai tre esempi unici che provengono dalla Fase . Di tutto il panorama delle forme, numericamente rilevante, l’% proviene da contesti affidabili ed è su questi totali che vengono fornite le percentuali di distribuzione per Fase. Questi materiali non presentano notevoli qualità estetiche : escludendo le incisioni, i graffiti e un unico bollo, non compaiono decorazioni ; pochi frr. (%) che conservano tracce di vernice, si collocano nella Fase . Caratteristiche della Fase  sono alcune forme documentate da pochi esempi : la brocchetta (Forma ), lo stamnos, Forma , la brocchetta Forma , la coppetta su alto piede a disco, Forma , la coppa su alto piede a tromba, Forma , la ciotola tronco-conica, Forma , rappresentata dal % dei materiali che si trovano anche nella Fase ., indicativa ai fini tipologici e cronologici della Fase  stessa. Queste forme sono per lo più realizzate con paste dei Gruppi  e . Il Gruppo , su  frr., presenta il % in Fase  e il % in Fase , il Gruppo  su  frr. colloca il % in Fase  e solo il % in Fase . Le forme sopra citate provengono tutte dagli stessi contesti datanti della Fase . Le ciotole sub-cilindriche, forma , poco più dell’%, collocano nella stessa misura esempi nella Fase  e nella Fase .. Indicative della Fase  sono alcune forme attestate da un numero assai poco rilevante di frr., che non raggiungono in nessun caso l’%, provenienti dalla Fase . : la Forma  (T. , nrr. -), una coppetta con orlo ispessito, presente

    solo con due frr. realizzati con pasta del Gruppo  ; la Forma  (T. , nrr. -), un piattello con orlo ribattuto verso l’interno con una larga fascia piatta e una sagomatura fra orlo e vasca, rappresentato da tre frr. di cui uno da contesto certo ; la Forma  (T. , nr. ), con quattro elementi di cui due da contesto certo e infine le Forme  e  (T. , nr.  e T. , nr. ), un’anforetta ed una coppetta con una sola presenza ciascuna. Le forme documentate dal maggiore numero di esempi sono quelle che compaiono nelle Fasi  e  e che coprono, quindi, un esteso arco cronologico ; queste sono state elencate secondo un progressivo passaggio dalla Fase  alla Fase  per mettere in rilievo, quando esistono, i cambiamenti all’interno di una stessa forma. I coperchi, Forma  (T. , nrr. -), rappresentano il % di cui oltre l’% è pertinente o indicativo della Fase  ; da notare che solo nella Fase  compaiono quelli con margine ingrossato, diritto. Le ciotole, Forma  (T. , nrr. -), sono rappresentate dal % di cui il % da contesto affidabile : queste si collocano per un % in Fase  a cui si aggiunge un buon % indicativo della Fase stessa, solo il % è relativo alla Fase . La percentuale più alta si colloca durante la Fase  con esempi realizzati soprattutto con paste dei Gruppi ,  e , dei quali il Gruppo  quasi caratteristico della Fase . Le ciotole di Forma  sono morfologicamente vicine a quelle di Forma  (T. , nrr. -) che presentano vasca a profilo convesso, distinta internamente da lieve risega o da coppia di solcature. Queste rappresentano il % di cui l’% da contesto affidabile : il % è attestato in Fase  ed a questo si aggiunge ancora un % dalla Fase . ; ancora un % è di Fase . Gli esempi di Fase  sono realizzati principalmente con paste dei Gruppi  e . Il fatto che le ciotole di Forma  presentino gradino interno non costituisce un fattore caratterizzante ai fini cronologici, quanto un aspetto diverso di una forma base accomunata da caratteristiche ricorrenti. La Forma  (T. , nrr. -) è rappresentata da un tipo di piattello con  presenze da contesto affidabile, oltre il %, delle quali il % è attestato in Fase  con un % dalla Fase . e il % è pertinente alla Fase . Da una analisi globale si rileva una certa diversificazione dell’orlo, anche se l’impostazione della forma rimane immutata. Nonostante i Gruppi ceramici siano gli stessi in ambedue le Fasi, notiamo come nella Fase  persista l’orlo estroflesso più o meno distinto ; si vedano al proposito il nr.  e il nr.  ; nella Fase  l’orlo si presenta più propriamente



a tesa orizzontale (nr. ) e, nel caso si conservi l’orlo estroflesso, si nota la tendenza a marcarne la distinzione nei confronti della vasca (nr. ). Riguardo ai Gruppi ceramici è interessante notare come elementi di Fase  e  siano realizzati con le stesse paste, ma soprattutto come un piattello di Fase  sia realizzato con una pasta che pone il maggior numero di attestazioni proprio in Fase . La Forma  (T. , nrr. -) su  esempi affidabili presenta un % in Fase  con un % indicativo della stessa e solo un % pertinente alla Fase . Nella Fase  troviamo piattelli con orlo più piccolo, come il nr. , o la ribattitura dell’orlo più appiattita e la tendenza a eseguire una vasca meno convessa. Nella Fase  si osserva un maggiore arrotondamento dell’orlo ed una maggiore evidenziazione del piede. Le coppette di Forma  (T. , nrr. -) sono attestate dal maggior numero di esempi :  di cui oltre l’% da contesto affidabile ; il % si pone in Fase  (% di Fase più % dalla Fase .) e il % in Fase . L’impostazione base della forma non subisce sostanziali modifiche ma nella Fase  l’orlo è ingrossato internamente a cordoncino (nr. -), e compare un accenno di carena in corrispondenza dell’orlo lievemente rientrante. I Gruppi ceramici sono tutti usati, in particolare modo il Gruppo  che trova la sua maggiore affermazione nella Fase . La Forma  (T. , nr. ) è un tipo di coppa documentata da pochi frr., collocabili nella stessa misura fra le Fasi  e , realizzati con paste ceramiche del Gruppo , che ha maggiori attestazioni nella Fase , e del Gruppo  comune a tutte e due le Fasi. Non si rileva alcuna differenza nella forma fra Fase  e . Caratteristiche della Fase  sono le Forme  e . La Forma  (T. , nr. ) è attestata da tre esempi ; la Forma , una brocchetta con bocca trilobata (T. , nr. ), è realizzata con paste ceramiche dei Gruppi  e  che trovano le maggiori attestazioni proprio in questa Fase. Sono escluse da qualsiasi congettura cronologica le Forme  (T. , nr. ),  (T. , nr. ) e  (nr. ), provenienti da Fase . La ceramica da mensa realizzata in pasta semifine, nonostante copra un arco cronologico piuttosto ampio, trova le sue maggiori attestazioni nella Fase . Infatti i materiali pertinenti alla Fase  rappresentano il % mentre solo il % si riferisce alla Fase . Anche se per alcune di quelle forme che perdurano sia in Fase  che in Fase  si possono rilevare delle varianti, non si può parlare di una vera e propria evoluzione, quanto di leggere modifiche, su forme base. Gli indirizzi e gli studi fino ad ora condotti



   

sulla ceramica acroma hanno cercato soprattutto di inquadrare le forme, specialmente quelle dei vasi aperti, nella classificazione canonica della ceramica a vernice nera, oppure di tentare classificazioni tipologiche su gruppi di materiali unitari per provenienza.  Il richiamo alla ceramica a vernice nera è sempre stato presente ; in alcuni casi certe forme, principalmente i piattelli e certi tipi di coppetta, possono apparire strettamente legati e dipendenti dalla ceramica a vernice nera, ma, nella maggior parte dei casi, sono solo somiglianze generiche e occasionali. Siamo, infatti, di fronte a forme estremamente funzionali e semplici che, dovendo rispondere esclusivamente a esigenze di utilità, senza alcuna ricerca estetica, mantengono a lungo le stesse caratteristiche e perdurano, con minime varianti, fino dal periodo arcaico, per cui non possono essere messe in relazione di dipendenza con la ceramica a vernice nera che invece precedono.  Le forme rimangono pressoché immutate nel corso del tempo e i cambiamenti che si possono registrare sono minimi : sono forme che hanno la caratteristica della produzione di serie o, almeno, orientata verso i tipi di maggiore richiesta. Questo conservatorismo è limitante per una precisa seriazione cronologica. Possiamo dire che tutte le forme prese in esame siano il risultato di un processo di evoluzione e, seppure minima, di modificazione che trova i prototipi nel vasellame di bucchero, salvo qualche eccezione, che dal  al  a.C. ha mantenuto pressoché invariate le caratteristiche morfologiche, anche se dal  a.C. comincia a sentire l’influenza della ceramica a vernice nera attica. Sono forme molto comuni fra i repertori di bucchero fino dagli inizi del  a.C. : esempi che dimostrano come i prototipi siano da ricercare proprio in questo tipo di ceramica provengono dai corredi arcaici di molti centri etruschi, depositi votivi ed anche centri abitati. Trovando il bucchero, per alcuni casi, i suoi archetipi nella ceramica etrusco-corinzia e italogeometrica, per certe forme, di riflesso, possiamo risalire fino a queste ceramiche : è il caso della coppa su piede, Forma ,  della ciotola Forma  Vedi al proposito i lavori sulla ceramica di Spina : P U , e di Marzabotto : S , pp. -.  Si veda al proposito D M , p. .  Cfr. i materiali provenienti dalle tombe di Poggio Buco : tomba ,  e Sporadici B, nr. -, fig. , B . Ancora confronti si hanno con i materiali del territorio di Saturnia e Pitigliano, nr.  e , Coll. Ciacci, Grosseto, Museo Archeologico inv. /C e , e di Castel d’Asso, C D P, C , p. , tav. ,  e .

  e dei piattelli, sia quelli con orlo ribattuto verso l’interno, Forme  e ,  sia quelli con orlo estroflesso, Forma .  Per tutto l’arco del  a.C. da corredi tombali di Poggio Buco,  Magliano,  Narce,  San Giuliano,  Cerveteri,  Orvieto  provengono materiali in bucchero insieme a forme simili in ceramica acroma ; questo dimostra da un lato il parallelismo ed anche la dipendenza delle stesse forme realizzate contemporaneamente in ceramica semifine, dall’altro lato, come proprio questi siano i prototipi di forme più tarde.  Confronti riguardanti in particolar modo i modelli delle coppette Forma  si possono trovare 

Cfr. tombe da Poggio Buco, B , fig. , nr. , fig. , nr. , e fig. , nr. , ,  : tombe , , .  Cfr. Poggio Buco, tomba , B , p.  ss., fig. , nr. -, dove compaiono anche esemplari in bucchero, B . Esempi in bucchero provengono da Populonia, M b, p. , fig. , da Roselle, D -, nr. , fig. , e da Artimino, Artimino , p. , nr. -, fig. .  Cfr. Poggio Buco, materiali Sporadici A, B , fig. , nr. - e anche materiali della tomba  di Narce, D , p. , nr. -, tav. . Il tipo in bucchero ha inizio nella seconda metà del  a.C., vedi Materiali di Antichità Varia II, Scavi di Vulci. Materiale concesso alla Società Hercle, Roma , tomba , nr. - e ancora dal territorio di Poggio Buco, D, M , nr. , p. , nel territorio di Saturnia sono attestati nella ceramica acroma fra la fine del  a.C. e gli inizi del  a.C., D, M , nr.  e  ed ancora D -, p. , nr. /a, fig. , p. , nr. / ill. , p. , nr. /, fig. . Provengono, inoltre da Roselle, B , p. , nr. , fig. , e Roselle , pp.  ss., nr. , fig. ,  ; da Vetulonia, D , p. , nr. , fig. , e dal Lago dell’Accesa, vano , in ceramica figulina.  Tomba , datata alla metà del  a.C., B , p. , nr. - e p. , nr. , in cui sono presenti coppette di bucchero ed etrusco-corinzie ; nella tomba  compaiono numerosi piattelli con orlo ribattuto, in bucchero, datati alla seconda metà del  a.C., B , fig. , p. , nr. -.  Tombe nr.  e  di Poggio Volpaio, M , tavv. -.  Tomba  M, D , p. .  Tomba , V D’A , pp.  ss.  Tomba , necropoli del Laghetto , tomba a camera ; tomba , necropoli di Monte Abatone, tomba a camera, Etruschi a Cerveteri , p. , nr. , p. , nr. , p. , nr. -.  Necropoli del Crocifisso del Tufo, tombe , , , ,  e tombe a cassone , , , , , , B  e B , figg. , , , , .  Confronti si possono fare ancora con i materiali orvietani raccolti nella Collezione alla Querce, a Firenze ; i piattelli con orlo estroflesso su basso piede sono considerati come una esemplificazione dei piatti su alto piede in bucchero, cfr. C , p. , fig. , forma per altro molto comune nei corredi tombali del periodo arcaico ad Orvieto ; negli ultumi tre quarti del  a.C. compare la variante del piattello su basso piede : la forma rimane, però, sostanzialmente invariata, C , pp. -, nn. -. Nella ceramica acroma il piattello con orlo estroflesso inizia nella seconda metà del  a.C. ed ha una durata fino a tutto il  a.C., V D’A , p. , nn. -, fig.  per un contesto di  a.C.

    in grande quantità nei livelli arcaici di Roselle,  di Roma,  dai terrapieni di fondazione del tempio A di Pyrgi  e dal Lago dell’Accesa.  Depositi votivi di  e  a.C. hanno restituito notevoli quantità di coppette ed altri materiali in bucchero che dimostrano la continuità e la immutabilità della forma nel tempo. Da Roselle  provengono circa  coppette di varie dimensioni, dello stesso tipo di quelle Forma  ; nel deposito di Gravisca,  datato alla fine del  a.C., dove non è rappresentata una grande varietà di forme, si trovano per lo più frr. di ciotole e piatti, fra le ciotole ne troviamo alcune del tipo con orlo rientrante e margine appiattito, simili a quelle di Forma . Da Veio, zona Nord,  un deposito votivo fornisce attestazioni di ceramica in bucchero dal  a.C. fino a tutto il  a.C. : vi troviamo le stesse forme prese in considerazione nel presente studio, ma realizzate in bucchero. Per altro è opportuno precisare che alcune forme sono molto vicine, per non dire le stesse, di quelle classificate da Rasmussen:  la Forma  del catalogo è la  delle ciotole classificate da Rasmussen  per cui viene dato un arco cronologico dalla fine del  a.C. a tutto il  a.C., mentre la Forma  si può avvicinare alle piccole coppe di Forma  Rasmussen,  datate fra la fine del  a.C. e il corso del  a.C. Nel corso del  a.C., parallelamente alla produzione in bucchero, assistiamo allo sviluppo di forme strettamente legate a essa, ma realizzate in impasti fini : è il caso, per esempio, dei rinvenimenti effettuati nei complessi di Murlo  e Marzabotto.  Con il  a.C. e soprattutto nel  a.C. le forme cominciano a risentire dell’influenza della ceramica a vernice nera attica che, gradatamente, conquista i mercati. Nel deposito di S. Maria della Vittoria al Quirinale, datato al  a.C., assistiamo alla presenza,  Saggi a fondo valle ed a nord della strada romana, L , p. , fig. .  Domus Augustana, G , p. , fig. .  Fra le forme più comuni sono, oltre alle coppette, le ciotole con orlo appiattito e ingrossato, i piattelli e le oinochoai, Pyrgi , fig. , nrr. , , .  Vano I, complesso , nr. , Etruria Mineraria , esempio per cui Donati trova un protitipo nei modelli di coppe carenate in bucchero.  Collina Sud, versante nord, Roselle , p. , fig. .  R .  M T .  R .  R , p. , nr. .  R , p. , nrr. -.  BÉ M  sottolinea ripetutamente l’influenza chiusina. Vedi anche C , pp. -.  BÉ a, pp.  ss. cita ripetutamente i legami con materiali orvietani.



nello stesso contesto, di coppette emisferiche in bucchero, vernice nera attica e ceramica fine :  si osserva l’influenza della ceramica attica, senza che, però, le forme risultino sostanzialmente modificate. Nel  e  a.C. a Casale Pian Roseto  la ceramica in bucchero è presente soprattutto con forme aperte : contemporaneamente nella ceramica acroma compaiono le stesse forme ma verso la fine del  a.C.  notiamo come questo tipo di ceramica cominci ad avere il sopravvento. Le forme della ceramica fine rimangono pressoché immutate nei confronti di quelli che sono i prototipi in bucchero ; queste ceramiche acrome agli inizi non sono che una produzione parallela al bucchero di cui riproducevano le forme ma, verso la fine del  a.C., cominciano a conquistare il mercato. Le ceramiche acrome, precedenti la produzione della ceramica a vernice nera, forniscono a essa un patrimonio morfologico che sarà recepito e raffinato, con forme che avranno una evoluzione propria e caratteristica che la ceramica fine, con il proprio conservatorismo, non ha mai avuto se non per minimi particolari. La ceramica acroma semifine è ovunque molto diffusa a partire dal  a.C. fino al  a.C. : ciò è attestato dalla quantità dei materiali provenienti sia da contesti tombali, per i quali una sicura cronologia viene fornita dai materiali datanti trovati in associazione nel corredo, sia da centri abitati. Un uguale arco di tempo della ceramica rinvenuta a  viene coperto dallo stesso tipo di ceramica proveniente dal sito di Monte Castello all’isola d’Elba.  Spina  e Casale Pian Roseto  sono i due siti in cui la ceramica semifine è attestata dalla fine del  al  a.C., cronologia confermata dalla ceramica attica precisamente datata, trovata negli stessi contesti. Gli esempi più numerosi sono quelli datati al - a.C., provenienti da contesti tombali o centri abitati. In contesti tombali, questi materiali provengono da Cerveteri,  Vulci,  Tarquinia,  San 

G , fig. ., e p. . M T, TORELLI, , pp. -.  M T, T , pp.  e .  Fortezze d’altura , figg.  e .  P U .  M T, T , pp. -.  Necropoli della Bufolareccia, tombe , , , , ,  ; Necropoli del Laghetto I, tomba a camera  e tomba a fossa  ; Necropoli del Laghetto , tombe , , , Etruschi a Cerveteri .  Tomba  della Necropoli di Ponte Rotto, M , p. .  Monterozzi, tombe , , , C V



   

Giuliano,  Norchia,  Volterra,  Asciano,  Siena,  Populonia  e inoltre dagli strati rimescolati del tempio A di Pyrgi.  Per quanto riguarda i centri abitati esempi provengono da Roselle,  da ritrovamenti effettuati nel territorio di Sovana e di Saturnia,  da Todi,  da Roma-Palatino  e ancora da materiali orvietani conservati nella collezione alla Querce a Firenze.  Ceramica semifine, ma che copre un arco cronologico un poco più ampio, proviene dagli abitati di Montereggi, di San Martino ai Colli,  di Artimino;  altri esempi provengono da Certaldo,  dal territorio di Pisa  e da Pisa stessa.  Una grande quantità di questa ceramica proviene dalla Romagna.  Gli esempi più tardi sono attestati dai materiali provenienti da Doganella,  Cosa,  Minturno  e Sutri.  La ceramica semifine, pur essendo molto diffusa, è sempre datata in base ai contesti in cui è trovata: il conservatorismo delle forme limita una precisa cronologia. Nonostante l’ampio arco cronologico, il momento di maggiore diffusione e produzione è senza dubbio fra il  e  a.C. S. R.

 , p. , nr. , , , , , , fig.  ; nr. , , fig.  ; nr. , fig. .  Tombe  e , V D’A , p.  fig. ,, e ,.  Cfr. Norchia I , tomba PA  tav.  e   tav. , nr. -.  Tomba B, Necropoli del Portone, C b.  Poggio Pinci, tomba , M .  Tombe a camera da Guistrigona e Santa Colomba ; Siena , p. , nr. , e p. , nr. -, Siena Museo Archeologico inv. , , .  D A , fig. , e p. , fig. .  Pyrgi , fig. , nr. ,.  Cfr. B .  Cfr. D, M, , pp. - e nr.  e ,  ; vedi per Saturnia anche tomba a camera nr.  dal primo sepolcreto degli Sterpeti, M , col.  ss. e fig. .  F A , tav. , i.  P , pp. -.  C , pp. -, fig. .  Montereggi , pp. , -, -.  San Martino ai Colli , pp. -.  Artimino , pp. - e -.  D M , pp. -.  C .  Piazza dei Cavalieri, inedita.  Romagna , Imola, necropoli di Montericco, territorio di Imola, di Faenza e di Forlì.  M .  D , pp. - e -.  K L -.  D .

Area  Nelle Aree  -  -  sono stati individuati dieci gruppi di paste caratteristiche ; nell’Area  invece, nonostante la notevole affinità di forme, dimensioni e in genere di caratteristiche tecnologiche, si è preferito limitare la distinzione a soli cinque gruppi di paste ceramiche. Un parallelismo perfetto tra questi materiali, provenienti dalle diverse aree, non è pertanto possibile. Gruppo I : Pasta dura con superfici esterne di colore da grigio a nero, interno color rosso bruno o rosso mattone, piuttosto granulosa. Presenza di rari e piccoli inclusi bianchi, arrotondati ed altri, rari e dispersi, più grandi, bianchi, traslucidi. Frattura irregolare e spigolosa ; i vasi realizzati in questo impasto non risultano essere troppo curati nell’esecuzione. Gruppo II : Pasta dura con superfici esterne color grigio, interno color arancio, omogenea e compatta. Piccolissimi e rari inclusi bianchi. Frattura regolare e tagliente ; i vasi realizzati in questo impasto risultano essere più curati dei precedenti. Gruppo III : Pasta dura di colore variabile dal beige al beige-rosato al beige-arancio, omogenea e compatta. Piccolissimi e rari inclusi bianchi e bruni e frequenti piccolissime lamelle lucenti. Frattura regolare ; i vasi realizzati in questo impasto sono ben curati. Gruppo IV : Pasta dura di colore variabile dal grigio al grigio-nerastro, più o meno omogenea e compatta. Inclusi piccoli e piccolissimi bianchi anche piuttosto diffusi. Frattura regolare, in alcuni casi netta e tagliente ; è utilizzata per produrre anche vasi di estrema accuratezza. Gruppo V : Pasta non molto dura, di colore arancio più o meno carico, granulosa. Numerosi inclusi anche fino a , mm di colore bianco, bruno e rosso, arrotondati. Frattura irregolare e corrosa ; utilizzata per vasi piuttosto grossolani. Si rileva che nessuna pasta ceramica, eccetto la numero  che è esclusiva della Fase , è caratteristica di una determinata Fase, anche se si possono riscontrare percentuali differenti nei vari periodi. Il maggior numero di frr., circa il %, è realizzato con la pasta numero  ; le paste numero  e numero  sono al contrario le meno attestate, rispettivamente con il % ed il %. I frr. considerati sono  ; tra questi  sono pertinenti ad orli ed inquadrabili all’interno di una tipologia di forme (vedi oltre). È stato possibile ricostruire solo una forma, la coppetta con orlo più o meno rientrante, vasca emisferica e piede a disco. Dei rimanenti  frr.,  sono

   



pertinenti ad anse, tutte del tipo a bastoncello, gli altri a fondi piani, a disco e a tronco di cono ; purtroppo la loro genericità rende impossibile l’attribuzione ad una forma specifica. I piedi sono per la maggior parte del tipo a disco, con andamento continuo con la parete o da questa leggermente distinti. Questo è il tipo di piede pertinente, ma non esclusivo, alle coppette ricostruite nella loro interezza ; è possibile affermare ciò sulla base della scarsa presenza numerica di altri tipi, per cui questo piede doveva essere caratteristico anche di altre forme.

Forma  (T. , nr. ) : Coppa con orlo svasato, margine ingrossato ed arrotondato. Vasca piuttosto ampia e profonda che presenta una risega all’interno.

Forme

Forma  (T. , nrr. -) : Piattello o piatto-coperchio con orlo ribattuto internamente, margine arrotondato ; vasca bassa e poco ampia. L’orlo può essere completamente ribattuto ed aderente alla parete (nrr. -) o presentare in sezione, in taluni casi, una camera d’aria (nrr. -) ; oppure molto rientrante, del tipo a uncino (nrr. -).

Sono state distinte  forme ; di queste  sono aperte e relative a vasellame da mensa,  sono chiuse e relative a vasellame da mensa (la brocchetta), da dispensa (l’olla) e per altri usi (l’askos). Anche dal punto di vista numerico le forme aperte sono prevalenti su quelle chiuse ; contano infatti  frr., pari ad oltre il % del totale di quelli determinabili. Si tratta di forme estremamente funzionali, prive o quasi di concessioni all’estetica. Alcune di esse conoscono una continuità di vita veramente notevole all’interno di differenti produzioni. La mancanza di particolari caratterizzanti, quali le decorazioni o le verniciature, impedisce di inquadrarle in un ambito specifico. Altra difficoltà deriva dall’incertezza dell’utilizzo di alcune forme, in particolare di quelle definite come “piattello o piatto – coperchio” ; disponendo solo di una piccola porzione dell’orlo e della vasca e non potendo quindi ricostruire per intero la forma, rimane l’incertezza della loro funzione, accentuata dal fatto che in letteratura pezzi morfologicamente simili sono definiti in maniera diversa. Forma  (T. , nr. ) : Brocchetta con orlo svasato verso l’esterno, margine appiattito. Stretto collo cilindroide con spalla spigolosa a sottolineare l’inizio del ventre. Forma  (T. , nr. ) : Olla con orlo svasato verso l’esterno, margine ingrossato ed arrotondato. Ampio ventre distinto dal breve collo per mezzo di un collarino. Forma  (T. , nr. ) : Askos con bocchello ad orlo svasato, margine assottigliato ed arrotondato. Forma  (T. , nrr. -) : Coppa con orlo più o meno rientrante, margine assottigliato ed arrotondato. Ampia vasca emisferica poco profonda sulla quale talvolta è presente, a varie altezze, una carenatura (n. ). Piede a disco a profilo continuo con la parete e base piatta.

Forma  (T. , nrr. -) : Piattello con orlo estroflesso, talvolta orizzontale a tesa, altre volte ripiegato verso il basso, margine arrotondato. Vasca bassa e non troppo ampia. Forma  (T. , nr. ) : Piatto - coperchio con orlo estroflesso, margine esternamente ingrossato e arrotondato. Ampia e profonda vasca ad andamento troncoconico rovesciato.

Forma  (T. , nr. ) : Piattello con orlo svasato, margine ingrossato ed arrotondato. Vasca poco ampia e poco profonda. La tabella relativa permette di visualizzare, di ciascuna forma, la presenza generale e all’interno delle varie Fasi (cfr. tabella relativa) Nessuna forma risulta esclusiva di una Fase, se si eccettua l’askos attestato solamente in Fase  ; quello che differisce è la percentuale di presenza delle varie forme all’interno delle Fasi. Considerando il fatto che, molto probabilmente, ci troviamo di fronte a produzioni di ambito regionale, per i confronti delle forme si è preferito, quando possibile, operare in ambiti cronologici e geografici vicini. La brocchetta (Forma ) presente con  frr. provenienti dalle Fasi  -  - , rappresenta l’unica forma chiusa certamente da mensa. È prodotta con paste dei Gruppi ,  e . Confronti piuttosto puntuali si possono fare con brocchette da Casale Pian Roseto  e da Spina.  L’olla (Forma ) con orlo estroflesso è sicuramente un contenitore da dispensa ; è rappresentata da  frr. provenienti dalle Fasi  e  ed è prodotta con paste dei Gruppi ,  e . L’orlo è di tipo molto comune, presente in tutte le produzioni di ambito locale in impasti più o meno grossolani. Si confronta con esemplari da Populonia  e da Volterra.  

M T, T , fig. K  -  - . P U , figg. -.  C, T , Forma O , fig. , , in impasti fini e semifini con diam. variabile da  a  cm.  C b, p. , fig. . 



   

L’askos (Forma ) è presente con  frr., entrambi dalla Fase  e realizzati esclusivamente in pasta del Gruppo . La presenza parziale del solo bocchello ci impedisce di precisare la forma e l’eventuale area di produzione. Per un fr. è stato possibile ricostruire il diam. risultato di circa  cm ; questo indica certamente la sua appartenenza a vasi di dimensione non comune. Askoi di grandi dimensioni, con orlo piuttosto svasato, sono documentati nell’Agora di Atene  in contesti di - a.C. In Italia sono attestati askoi, di dimensioni più contenute, a Volterra,  Casole d’Elsa,  Sovana,  Vulci,  Tarquinia  e Corfinum.  La coppa con orlo rientrante, vasca emisferica e piede a disco (Forma ), è certamente la forma meglio rappresentata ( frr. dalle Fasi  -  - ). È prodotta con paste di tutti i Gruppi a eccezione del Gruppo . Interessante notare la grande variabilità delle dimensioni dell’orlo che oscilla tra gli  ed i  cm. Il tipo è molto diffuso ovunque ; esemplari simili a quelli di  sono presenti ancora all’Isola d’Elba,  a Populonia,  a Volterra,  a Roselle, ad Artimino  ed a Montereggi.  La coppa con risega all’interno della vasca (Forma ) è attestata da  frr. provenienti dalle Fasi -- ed è realizzata con paste dei Gruppi , ,  e . Il piattello con orlo a tesa (Forma ) è attestato da  frr. provenienti dalle Fasi --, prodotto con paste dei Gruppi , ,  e . Il diam. massimo dell’orlo varia dai  ai  cm ; in un caso, all’interno della vasca, è presente parte di una iscrizione graffita (nr. ). Si tratta di una forma molto comune che trova confronti con esemplari da Populonia,  dall’Isola d’Elba, 



S, T , fig. , nr.  e .  F , p. .  S , tav. , fig. .  Sovana , pp. - e figg. , .  B , p. .  C V , p. , fig. , nr. , dalla tomba  ; p. , fig. , nr. -, dalla tomba  ; p. , fig. , nr. -, dalla tomba  ; p. , fig. , nr. -, dalla tomba . In genere si tratta dell’askos definito da Beazley () “deep askos type ”, datati tra la metà del  e la metà del  a.C., ibid. .  W , p. .  M b, in particolare p. , fig. , nr. .  S , p. , figg. -, comprese nel Gruppo  di quella classificazione e C, T , p. , Forma , fig. , diversa nel piede.  C b, Necropoli del Portone, tomba B, in contesto datato alla fine del  a.C. ca.  B , fig.  nr. -, fig. , nr. , fig. , nr. , databili al  a.C.  Montereggi , p. , nr. .  C, T , Forme  e , fig. , .  M b, p. , Forma , nr.  e , fig. .

da Roselle,  da Saturnia,  da Artimino,  da Volterra  e da Tarquinia.  Il piatto coperchio (Forma ) è presente con  frr. provenienti dalle Fasi  e , quelle quindi più recenti della vita della fortezza. Prodotto con paste dei Gruppi ,  e  presenta una notevole variazione dimensionale, perlomeno nel diam. massimo dell’orlo : questo infatti varia dai  ai  cm. La forma è confrontabile con esemplari da Populonia,  da Coltano  e da Artimino.  Il piattello (o piatto - coperchio) con orlo ribattuto internamente (Forma ), nelle sue diverse varianti, è attestato da  frr. dalle Fasi -- e rappresenta la seconda forma presente per numerosità. Prodotto con tutti i Gruppi ceramici classificati, varia nel diam. massimo dell’orlo tra i  ed i  cm. Piattelli di questo tipo erano gia noti all’Isola d’Elba da questo stesso sito ;  presenti inoltre a Populonia  e ad Artimino.  Il piattello con orlo svasato, margine ingrossato ed arrotondato (Forma ) è, tra le forme da mensa, la meno attestata con solamente  frr. provenienti dalle Fasi --. Prodotta con paste dei Gruppi ,  e  è confrontabile con un esemplare da Artimino.  Piedi Dato l’elevato numero, nonostante la loro genericità, è parso opportuno creare una tipologia dei piedi. I tipi fondamentali sono  : ) Piede troncoconico con bordo molto svasato ad uncino, pertinente a forme aperte (T. , nr. ). ) Piede a disco, a profilo continuo con la parete o da questa lievemente differenziato ; il piano di appoggio può essere piano o leggermente conca B , p. , fig. , inv.  e p. , fig. , inv. .  M , col. , fig.  dalla tomba a camera nr.  dal primo sepolcreto degli Sterpeti, con datazione all’ultimo quarto del  a.C.  Artimino , p. , nr. , e p. , nr. , in pasta fine.  C b, p. , .  B G , figg. -, tav. .  C, T , p. , Forma , fig.  ; il diam. dell’orlo varia dai  ai  cm.  Coltano , fig. , p. .  Artimino , p. , nr. , fig. , considerato una coppa, in ceramica grigia ; diam. dell’orlo  cm.  R , p. , figg. -, in pasta semifine del tipo c confrontabile con la nostra pasta Tipo .  C, T , p. , forma CP, fig. , interpretata come coperchio.  Artimino , p. , fig. , nr.  ; p. , fig.  nr. - ; p. , fig. , nr. -, tutte interpretate come coppe e prodotte in ceramica acroma grezza. Nel caso del nr.  la forma è interamente ricostruibile e presenta un piede ad anello.  Artimino , p. , fig. , nr. , in ceramica fine.

    vo (T. , nr. ). Pertinente sia a forme aperte che a forme chiuse. ) Piede piano a profilo continuo con la parete, pertinente a forme chiuse (T. , nrr. -). Nella tabella relativa le varie tipologie sono illustrate nella loro valenza numerica all’interno delle Fasi. Il piede troncoconico è attestato soltanto nelle Fasi  e , quelle quindi più recenti, e risulta prodotto con pasta dei Gruppi  e . Il diam. massimo si aggira attorno ai - cm ; verosimilmente pertinente a forme aperte presenta in un caso, nella parte inferiore, il segno a tridente inciso prima della cottura (T. , nr. ). Un segno identico, su un piede del medesimo tipo, è attestato a Montereggi.  La fattura di questa tipologia appare sempre molto curata. Il piede a disco è il tipo di gran lunga più rappresentato e documentato nelle Fasi ,  e . Prodotto con pasta dei Gruppi ---, quasi sempre di fattura piuttosto curata, varia nel diam. tra i  ed i  cm. Sicuramente pertinente alla coppa Forma , doveva comparire anche in altre forme, talora chiuse ; in alcuni casi è infatti presente e ben evidente, sul fondo interno, l’ombelico di tornitura. In  casi la superficie inferiore del piede presenta dei segni : parte di una iscrizione graffita (T. , nr. ), un segno a croce tra  tratti paralleli inciso prima della cottura, (T. , nr. ) ed una linea graffita diagonale (T. , nr. ). Il piede piano è attestato nelle Fasi  e  ed



Montereggi , p. , fig. .



è sicuramente relativo a forme chiuse anche di dimensioni ragguardevoli, visto che il suo diam. varia dai  ai  cm. Prodotto in pasta dei Gruppi -- non presenta mai una fattura particolarmente curata ; inoltre gli spessori sono piuttosto marcati. Anse Le anse realizzate in pasta semifine sono  e tutte del tipo a bastoncello. Variabili nelle dimensioni, sono pertinenti a forme chiuse, probabilmente brocche. Segni incisi e graffiti Sulla superficie esterna di  frr. di parete (T. , nrr. -), all’interno di una vasca (T. , nr. ) e sul piano di posa di  piedi (T. , nrr. -), sono presenti dei segni incisi o graffiti. In  casi si tratta di segni graffiti dopo la cottura (T. , nrr. , , -) mentre in due casi i segni sono incisi a crudo sul vaso (T. , nr. , ). Purtroppo dei segni graffiti rimangono solamente parti di lettere e, in un caso, una linea diagonale non interpretabile ; almeno per quelli sicuramente alfabetici si deve forse pensare che si tratti di una indicazione del possessore del vaso. Per quanto riguarda quelli incisi, essi si presentano nella loro interezza e paiono riprodurre segni alfabetici o di valore numerico. In questo caso, visto che sono stati realizzati in officina, prima della cottura del vaso, potrebbe trattarsi o di un modo di contabilizzare la produzione, oppure di un segno di riconoscimento del vasaio che portava i suoi prodotti in un forno comune per la cottura. M. D. I.



   

C  Aree 1-2-3

Area 5

   



Area 5

Aree 1-2-3

G



    C 

Queste ceramiche possono essere isolate da quelle in pasta non grossolana (qui denominate semifini), per alcune peculiari caratteristiche : la pasta ceramica con la quale sono realizzate è sempre omogenea e presenta, solamente in rari casi, degli inclusi di piccole o piccolissime dimensioni ; tutti i frr. sono pertinenti a vasi realizzati al tornio e le pareti sono di spessore piuttosto sottile, in media , cm. Rispetto alle ceramiche semifini si rileva una maggiore accuratezza esecutiva e una maggiore attenzione verso il risultato estetico : le superfici esterne sono accuratamente lisciate a stecca e in alcuni casi compare un sottile strato di vernice : le rare decorazioni presenti sono assai semplici. Per questa classe si ripresentano le medesime problematiche affrontate per la ceramica in impasto semifine, della quale ricalca talvolta le forme e alla quale si rimanda. Come già fatto per queste ultime si è suddiviso il materiale sulla base di quelle caratteristiche degli impasti che sono rilevabili macroscopicamente.  Questo è certo per l’insieme più eterogeneo ; le cronologie relative, specialmente per forme incerte o di lunga durata, sono date nei testi introduttivi. M. D. I. Aree  - -  Gruppi  -  Gruppo  : Pasta omogenea, tenera, friabile, senza variazione di colore (tra l’arancio e l’arancio rosato) tra le superfici e la frattura. In rari casi sono presenti inclusi minuti. Non è stata rilevata la presenza di superfici trattate con vernici. La frattura è sempre molto irregolare e corrosa a causa della friabilità della pasta, cosa che talvolta ha determinato una certa ruvidezza delle superfici. Gruppo  : Pasta omogenea, tenera, friabile, senza variazione di colore (dal beige al grigio-rosato) tra le superfici e la frattura. Alcune superfici sono state trattate con vernici biancastre molto diluite e, in alcuni casi, presentano una lisciatura. La frattura è poco regolare e corrosa a causa della friabilità della pasta. Gruppo  : Pasta più omogenea e compatta delle precedenti ; in rari casi sono presenti minuti inclusi. Le superfici esterna ed interna hanno colore variabile dal grigio rosato al rosa scuro. In un caso solamente è stata rilevata la presenza  I gruppi, alcuni dei quali “di comodo”, sono otto per le Aree  -  - , quattro per l’Area .

di una vernice biancastra diluita. Frattura irregolare, in alcuni casi di colore grigio, in altri di colore uguale alle superfici. Gruppo  : Pasta omogenea, poco dura e compatta, priva di inclusi. Le superfici esterna ed interna sono ricoperte da una ingubbiatura rossastra. Frattura irregolare e corrosa di colore biancastro. Nessun Gruppo sembra caratteristico di una specifica forma ; inoltre, nessun Gruppo sembra essere pertinente a una determinata Fase cronologica. Il Gruppo I è il più attestato (%). F Questa classe costituisce un aspetto del vasellame da mensa ; presenta, fra le forme aperte, coppette, ciotole e piattelli ; mentre fra quelle chiuse le uniche attestate con certezza sono l’olpe e l’olla. Le forme aperte sono più numerose di quelle chiuse, ma non più articolate, dal momento che se togliamo gli esempi posti nel catalogo delle forme, gli orli rappresentano il %, ma da questi difficilmente possiamo risalire alla forma specifica a causa dello stato di frammentarietà ; per certi tipi di piede è stato impossibile precisare la pertinenza a forme aperte o chiuse. Poco esplicativi, riguardo alle forme chiuse, sono i piedi e le anse che pur non essendo molto vari come tipologia presentano caratteristiche e dimensioni diverse ; le forme chiuse non sono state realizzate con pasta del Gruppo  e sono presenti solo con quattro esempi del Gruppo . Le forme aperte contano una ristretta varietà tipologica e sono state realizzate con paste di ogni Gruppo ceramico. La forma meglio documentata è la nr. , un tipo di piattello con orlo estroflesso (%) ; a questo tipo appartiene uno dei pochi esempi realizzati con pasta del Gruppo , l’unico riferibile ad una forma, essendo gli altri frr. di parete. Con  frr. affidabili sono presenti le coppette, sia quelle con orlo rientrante che quelle con margine appiattito ; con  frr. è attestata un tipo di brocchetta, realizzata con pasta del Gruppo I (Forma ). La Forma  è attestata da  frr., la Forma  da un solo fr. proveniente dalla Fase . Le Forme , ,  e  sono le stesse definite nella tipologia della ceramica semifine e a quelle si rimanda per la problematica della forma stessa, per i confronti e per la distribuzione. D Le dimensioni complete possono essere fornite solo per poche Forme.

    Le coppette, Forme  e , hanno un diametro compreso fra i  e i  cm ; conservandosi solo parte dell’orlo e della vasca, non è possibile rilevare la misura dell’altezza. I piattelli, Forma , hanno un diametro compreso fra i  e i  cm e un’altezza, fornita dall’unico esempio ricostruito, intorno ai  cm. I due tipi di ciotola conservati hanno : la Forma  una larghezza di  cm e una altezza non ricostruibile ; la Forma  una larghezza di  cm e una altezza di , cm. La brocchetta, Forma , ha una altezza di , cm (con ansa) e diametro della bocca di  cm. Forma  : Brocchetta con orlo estroflesso, collo cilindroide a profilo concavo, distinto ; corpo ovoide rastremato verso il basso. Fondo piano appena distinto. Ansa a nastro, sormontante, impostata verticalmente sull’orlo, frammentaria in corrispondenza dell’attacco inferiore (T. , nr. ). Gruppi ceramici : . Vedi semifini Forma . Forma  : Larga vasca tronco-conica ; orlo estroflesso con margine ingrossato ed arrotondato ; piede ad anello ; ansa a bastoncello impostata orizzontalmente sotto l’orlo (T. , nrr. -). Gruppi ceramici : . Forma  : Coppetta con vasca di varia ampiezza, poco profonda, parete a profilo convesso ; orlo lievemente rientrante con margine ispessito ed appiattito. Si conservano solo parte dell’orlo e della vasca (T. , nrr. , ). Gruppi ceramici : , , . Vedi semifini Forma  e in particolare i materiali provenienti da Artimino.  Forma  : Coppetta con vasca di varia ampiezza, poco profonda e parete lievemente convessa ; orlo più o meno rientrante con margine arrotondato o ispessito ; si conservano solo parte dell’orlo e della vasca. (T. , nrr. -). Gruppi ceramici : , . Vedi semifini Forma  e in particolare le coppette provenienti da Artimino.  Forma  : Piattello con ampia vasca poco profonda ; parete a profilo lievemente convesso ; in qualche caso si presenta appena distinto dal fondo. L’orlo estroflesso, con margine più o meno arrotondato, è a profilo continuo con la parete e può essere più o meno incurvato verso l’esterno ; in un caso è distinto da una coppia di solcature. Piede a tromba con basso stelo cilindroide e piano di posa con costa ispessita e diritta (T. , nrr. -). Gruppi ceramici : , , . Il nr.  trova confronti con un esempio proveniente 

Artimino , p. , nr. . Artimino , p. , nr.  e p. , nr. -, inoltre p. , nr. -. 



da Artimino  ed egualmente il nr. .  La forma riconduce ai piattelli in bucchero del Tipo  del Rasmussen,  datati al  a.C. Il tipo del piattello su piede è una forma molto comune in Etruria e copre un vasto arco cronologico, dal periodo arcaico a quello ellenistico ; si vedano in proposito i piattelli provenienti dal territorio orvietano,  da Tarquinia,  da Veio  ed ancora da Spina,  Marzabotto,  dall’area della Romagna,  e dal territorio Reggiano.  Forma  : Ciotola con vasca sub-cilindrica ; orlo diritto con margine arrotondato ; fondo piano. (T. , nr. ). Gruppi ceramici : . Vedi semifini Forma , nr. . Fondi e piedi Un tipo di piede a tromba è da riferire con certezza a forme aperte ; questo è attestato da  frr. relativi alle Fasi  e . e realizzati con pasta ceramica del Gruppo  (T. , nr. ). I piedi, o fondi, pertinenti a forme chiuse rappresentano il % ; per metà sono piedi a disco, l’altra metà fondi piani (T. , nrr. -). I piedi a disco (T. , nrr. -) sono presenti con il tipo a costa arrotondata e realizzati con paste ceramiche dei Gruppi  e  ; si conservano anche tipi con base concava (nr. ). Escludendo i  frr. che provengono dalla Fase , gli altri si collocano tutti nell’arco della Fase . Relativi alla Fase  sono i fondi piani egualmente realizzati con paste ceramiche dei Gruppi  e . I piedi ad anello (T. , nr. -) sono piuttosto numerosi (%) ; lo stato di conservazione è tale da rendere difficoltosa l’attribuzione a una specifica forma : non si è conservata nessuna traccia di parete che ci permetta di risalire alla forma. Orli di forme chiuse Gli orli di forme chiuse rappresentano il % dei materiali presi in esame. Ad eccezione dell’orlo di olla (T. , nr. ), per gli altri è stata eseguita una distinzione in 

Artimino , p.  nr. , . Artimino , p. , nr .  Si veda R , p.  nr. Tipo I, nr. .  Si veda semifini Forma  ed in particolare C , p.  nr. .  C V, M , tav. , fig. , da un contesto del primo quarto del  a.C.  M T, T , fig. , G -, datati al  a.C.  P U , pp.  ss. Forme , , , datate entro l’arco del  a.C.  BÉ a, p. .  Romagna , p. , Tipi -, da Imola, Persolino e Covignano.  «Q  A R», , , p. . 



   

base alle caratteristiche tipologiche. I frr. in questione sono di dimensioni tali da non aver conservato niente di caratterizzante ; non è quindi neppure certo che si tratti di vasi ansati o meno. Fra gli orli svasati (T. , nrr. -), si possono distinguere : a) orli svasati con margine arrotondato (T. , nr. ) realizzati con paste dei Gruppi ceramici  e . b) orli svasati con margine a fascia obliqua (T. , nr. ) realizzati con pasta del Gruppo . c) orli svasati con margine ispessito e scanalato (T. , nr. ) realizzati con pasta del Gruppo . Gli orli relativi alle varianti a) e b) si possono riferire con tutta probabilità a brocchette del tipo di Forma . Fra gli orli estroflessi (T. , nrr. -) si possono distinguere : a) orlo estroflesso con margine ingrossato a fascia obliqua (Tav. , nr. ) realizzato con pasta del Gruppo . b) orlo estroflesso con margine appiattito (T. , nr. ) realizzati con pasta del Gruppo . Fra gli orli diritti (T. , nrr. -) si possono distinguere : a) orlo diritto con margine ingrossato ed appiattito (T. , nr. ) realizzato con pasta del Gruppo . b) orlo diritto con margine rientrante (T. , nr. ) realizzato con pasta del Gruppo . Probabilmente pertinente ad un tipo di olla è l’orlo nr. , lievemente rientrante ed arrotondato, realizzato con pasta del Gruppo . Gli orli di forma chiusa sono per il % relativi alle Fasi  e . ; l’orlo di olla (nr. ) si colloca nella Fase . ; gli orli svasati sono presenti nelle Fasi  e . ; gli orli estroflessi sono presenti nella Fase ., quelli diritti sono relativi alla Fase . Gli orli di forma chiusa rappresentano il % delle fini : di questa percentuale il % è affidabile, ma un buon % è relativo alla Fase . Anse

Gruppi - G  : A    Sotto questa denominazione si raggruppano numerosi frr. di askoi che possono essere ricondotti a forme di area attica. Infatti alcuni confronti con i ritrovamenti dell’Agora,  in particolare per il nr. , ci permettono di avvicinare questi frr. alle produzioni attiche. Molti problemi relativi all’identificazione del luogo di fabbricazione sono legati allo stato frammentario dei reperti ; si sono ritrovati infatti solo due anse e due bocchelli, oltre a frr. di pareti. Fa eccezione il nr.  ; ricomposto parzialmente da numerosissimi frr., tra cui il bocchello e l’ansa, tutti però relativi alla parte superiore dell’askós. Due sono i tipi di paste : una nocciola, molto dura, con piccoli inclusi neri ; l’altra rosata, dura, molto depurata. Sebbene non sia possibile identificare un raggruppamento, né un’area di diffusione di questi prodotti, si possono tuttavia citare i nomi di alcune località dalle quali provengono askoi simili a quelli ritrovati a Castiglione di San Martino : Corfinium,  Vulci,  Capua,  Volterra.  G  : “G” Questo gruppo di askoi ha, sull’ansa, un timbro recante, nella maggior parte dei casi, il nome P.CAIS (la denominazione del gruppo nasce da una lettura erronea di uno di questi bolli).  La pasta è bianca, con piccoli inclusi neri. Gli esemplari sono per la gran parte noti solo grazie al CIL e sono quindi privi dei loro contesti archeologici.  Pochi sono i pezzi che si possono aggiungere all’elenco redatto da J.Beazley : uno da Tarquinia,  uno da Sovana, dalla tomba del Sileno  e altri due da tombe siciliane.  Tutti i contesti sono databili agli ultimi decenni del -primi decenni del  a.C. Un esemplare proviene da una tomba di Spina,  datata  a.C. Mancano studi specifici sul gruppo in questione, 

Le anse rappresentano il % ; di queste il % proviene da strati affidabili (T. , nrr. -). I frr. conservati sono per lo più riferibili ad anse a bastoncello ; l’unico esempio di ansa a nastro proviene da un contesto non affidabile ed è realizzato con pasta del Gruppo . Le anse a bastoncello sono relative alla Fase , Fase . ed Fase . ; sono realizzate con paste ceramiche dei Gruppi  e . S. R.

S, T , pp. -, cat. -, tav. , fig. , nr. -.  W , pp. .  B , p. .  CVA, Capua IV B, tav. , nr. .  F , p. .  B , p. , nr. , ove in luogo di  viene accolta la lettura .  L’elenco redatto di B , p. -, resta a tutt’oggi l’unico in grado di dare a grandi linee un quadro generale della diffusione di questo gruppo.  P .  Sovana , p. .  Per gli esemplari siciliani, da Lilibeo si veda B -, pp. -, D S -, p.  e AC  , p. . B , p. , nr. .

    e l’ultimo lavoro di sintesi è quello di Beazley. Dall’area di diffusione che si può ricavare da questo elenco, la produzione potrebbe essere laziale, o comunque da inserire in ambito romano. Verso questa attribuzione sembrerebbe ricondurre anche il timbro : esso potrebbe essere segno di una lavorazione “protoindustriale”, che sarà favorita nel  a.C. nei territori sotto l’influsso politico o l’amministrazione di Roma.  G : C    È questa una suddivisione di comodo, che ha lo scopo di impedire la dispersione di singoli frr., appartenenti a gruppi diversi. Tutti questi gruppi hanno in comune la decorazione lineare. La tradizione delle decorazioni lineari si perde nell’italo-geometrico, ed è improponibile allo stato attuale delle nostre conoscenze identificare uno sviluppo comune a tutte queste produzioni : durante il periodo ellenistico, in aree geograficamente separate, ritorna questo motivo, dopo la scarsa fortuna durata per tutto il  a.C. Le paste sono più o meno grossolane, mai eccessivamente omogenee. I colori variano dal bruno al grigio, al rosato. La decorazione viene applicata sulla superficie lisciata a stecca. I colori usati sono il bruno, il nero, il bianco, in rari casi il rosso. Oltre ai pezzi descritti, sono presenti numerosi frr., troppo minuti per poter essere presi in considerazione. In particolare un fr. d’ansa, di pasta color camoscio, con una decorazione a lineette brune, che sembra essere avvicinabile ad un pezzo pubblicato dal Colonna relativo ad un gruppo non meglio identificato di ceramica a bande del  a.C. I frr.  e  sono relativi, con molta verosimiglianza, alla produzione ligure di ceramica a bande. Sono caratterizzati dalla pasta camoscio, dura, con qualche incluso di grosse dimensioni, dalla presenza dell’ingubbiatura bianca e della decorazione interna all’orlo. Per quanto riguarda poi il fr. nr. cat.  è tipica anche la forma. Questa produzione comincia verso gli inizi del  a.C. e continua durante tutto il  a.C.  Questa ceramica è diffusa nella Liguria meridionale e nella Toscana settentrionale : si trova, infatti, a Genova S. Silvestro, ad Ameglia, ed in numerose altre località di confine tra l’area ligure e quella etrusca.   Per quanto riguarda il significato che la firma poteva avere in questo periodo si veda M , soprattutto in relazione al gruppo caleno. In questo lavoro si veda anche come l’ambito romano favorisca queste lavorazioni in se rie. C , p. .  M a, fa un quadro della diffusione di questa classe ceramica in ambito nord Etrusco, con particolare riferimento al bacino compreso tra l’Arno ed il Magra.  Il quadro della produzione ligure viene anche ripreso in M , pp. -.



I nrr.  e , con i due frr. di parete, sono relativi al cosiddetto “Gruppo Sovana” : con questo nome, mai meglio definito, si intende un insieme di vasi chiusi, per la maggior parte olle, e di boccalini, decorati con gocce sulla spalla. Scarse sono le notizie in nostro possesso su questo gruppo identificato da Arias nella tomba del Sileno in un contesto di tardo  a.C.  Questi vasi trovano confronto con materiali provenienti dalle necropoli rupestri dell’alta Valle del Fiora. Per quanto riguarda la cronologia, inoltre, recenti lavori pubblicano vasi di questo gruppo provenienti da contesti di fine  a.C., anche se il prestigio della tomba del Sileno fa sì che questi pezzi vengano sistematicamente considerati comunque del  a.C.  La forma prevalente è l’olla con orlo arrotondato, che conosce una certa evoluzione morfologica : le anse, infatti, negli esemplari più recenti sono attorcigliate. Problematica la presenza all’Elba : fino ad ora erano noti solo pezzi dall’Etruria sopra nominata. Questa particolare diffusione del gruppo invita alla prudenza nell’attribuire i frr. dell’Elba al gruppo di Sovana. Il fr.  sembra essere relativo a olle decorate da una banda bruna o nera a metà altezza ; questa forma sembra essere prodotta nella seconda metà del  a.C. a Volterra. È ampiamente diffusa in tutta l’Etruria, tanto è vero che un pezzo di questo tipo è stato ritrovato anche a Spina.  I frr.  e  sembrano avvicinabili tra loro. La classe d’appartenenza del vaso non è stata identificata ; sembra però assimilabile a certe produzioni che riprendono, attardandosi, le imitazioni ceramiche delle Schnabelkanne.  I frr. rimanenti (nrr. -) sono relativi ad un gruppo non meglio identificato in parte caratterizzato dalla pasta bianchissima ; forse si tratta di un askós, il che verrebbe a confermare la tendenza a realizzare questa forma con la ceramica fine. G  :   In questo gruppo sono stati riuniti tutti i frr. di difficile definizione, come alcuni pezzi non altrimenti noti, le pareti sottili, alcune lekythoi attiche. Il fr. nr.  non è affine a nessun altro pezzo e non ha trovato confronti significativi nei repertori consultati. Un fr. sembra appartenere ad una lekythos bianca, di produzione attica : purtroppo la sua natura estremamente frammentaria 

Sovana , p. . Ad esempio si veda M, P , p.  ; T , p. .  Si veda Sovana , p. .  A riguardo di questa classe ceramica, essa è di difficile identificazione, anche se presenta spunti critici di notevole interesse. A questo proposito si veda M b, p. . 



   

non permette la certezza dell’attribuzione. La pasta è arancione. L’ultima classe ceramica da trattare in questa sede è quella delle cosiddette “pareti sottili”. Ne esistono tre varianti : una a pasta completamente grigia ; una a pasta arancio, ingubbiata internamente di nero ; la terza, infine, sempre ingubbiata, verniciata di bianco all’esterno. La frammentarietà degli esemplari conservati non permette il confronto con i repertori noti per questa classe ceramica.  Catalogo G  . Askos : frr. di bocchello, ansa e parete. Grosso askos di forma alta e rigonfia ; bocchello svasato con carenatura sotto l’orlo ; ansa a nastro. Pasta : nocciola, dura, con piccoli inclusi neri (T. , nr. ). . Askòs : fr. di bocchello a tromba. Pasta : camoscio, dura. . Askòs : fr.di bocchello a tromba dal labbro piatto, estroflesso. Pasta : nocciola, dura. (T. , nr. ). . Askos : fr. di ansa a nastro. Pasta : arancio, molto dura. G  . Askos : fr. di ansa dalla sezione ovale molto piatta. Pasta : bianca, con piccoli inclusi neri. Timbro : entro cartiglio rettangolare :   (T. , nr. ). G  Ceramica a bande tipo ligure . Ciotola : fr. di orlo diritto, largo dal labbro piatto. Pasta : beige rosata, dura, ingubbiata di bianco esternamente. Decorazione in rosso e marrone ; all’interno : una striscia rossa sotto l’orlo, sottolineata da doppia fascia marrone (T. , nr. ). . Forma chiusa : fr. di parete. Pasta : scura marroncina. Interno ingubbiato di marrone. Decorazione in rosso e bianco ; all’esterno banda biancastra.

Ceramica di tipo volterrano . Fr. di forma chiusa ( ?), fr. di parete. Pasta : camoscio, dura. Ingubbiatura bianca esterna. Decorazione in colore : rosso ; all’esterno : linea rossa. Ceramica di tipo incerto . Olla, parzialmente ricostruita nella parte superiore da quattro frr. Pasta : camoscio. Decorazione in colore : bruno ; all’esterno, bande. . Forma chiusa : piede ad anello con piano d’appoggio arrotondato e pareti interne quasi perpendicolari alla base esterna. Pasta : nocciola, liscia, compatta. (T. , nr. ). . Olla : collaretto basso impostato verticalmente sulla spalla ; spalla marcata con il punto di massima ampiezza in alto. Le pareti si rastremano diritte verso il piede. Pasta : nocciola, liscia, compatta. Decorazione in nocciola ed avorio ; all’esterno, sulla spalla, tra due linee motivo ondulato ; in corrispondenza di ogni sinuosità, un dischetto. (T. , nr. ). . Forma chiusa( ?) : fr.di spalla, appena arrotondata. Pasta : bianca, fine, molto lisciata. . Forma aperta : piede ad anello liscio, con base esterna piatta, la parete si imposta direttamente sul piede. Pasta : bianca, fine, molto liscia. (T. , nr. ). . Orlo ( ?), base ( ?), piede e tromba ( ?), bocchello a tromba ( ?), probabilmente relativo ad un askos. Pasta bianca, fine, molto liscia. . Boccalino ( ?) : orlo diritto, leggermen-te svasato, labbro estroflesso ed arrotondato ; parete diritta. Pasta : grigio-arancio. Decorazione a leggero rilievo ; all’esterno, palmetta. (T. , nr. ). G  . Forma chiusa ( ?) : parete diritta, da cui si allarga bruscamente l’orlo sagomato, labbro piatto. Pasta : bianca con inclusi neri. Tracce di ingubbiatura biancastra ? Decorazione : applicata( ?). Esterno : rosellina a quattro petali con bottone centrale, posta subito sotto l’orlo ; sul labbro si conservano tracce di colore (T. , nr. ).

N. V.

Ceramica Tipo Sovana . Forma chiusa : fr. di spalla. Pasta : camoscio scura, tendente al nocciola, con inclusi lucenti. Decorazione in bruno-arancione ed arancione ; all’esterno motivo a goccia (bruno-arancione) e sotto larga fascia (arancione)

Dall’area provengono  frr., suddivisibili in quattro Gruppi, le cui caratteristiche non sono identiche a quelli delle Aree  -  -  :

. Forma chiusa : fr. di parete. Pasta : camoscio scuro con piccoli inclusi lucenti. Decorazione : in arancio-brunastro ; all’esterno sotto una linea sottile, larga fascia.

Gruppo  : pasta molto tenera, color beige chiaro, poco compatta, farinosa ; non sono presenti inclusi visibili.



S , pp. -.

Area 

Gruppo  : pasta dura, compatta ed omogenea, di colore arancio più o meno carico ; in rari casi

   



sono visibili in frattura dei piccoli inclusi biancastri.

Forma  (T. , nr. ) : Coperchio. Calotta troncoconica molto ribassata, margine appiattito.

Gruppo  : pasta molto dura, omogenea, di colore variabile dal beige al beige-rosato ; non sono presenti inclusi visibili.

Forma  (T. , nr. ) : Coperchio. Calotta troncoconica piuttosto alta ed ampia, margine ingrossato ed arrotondato.

Gruppo  : piuttosto tenera e farinosa, di colore giallastro, con rari e piccoli inclusi brunastri.

Nella tabella relativa sono inserite le diverse forme sopra descritte con il loro indice di presenza all’interno delle varie Fasi . Il ridotto numero dei frr. determinabili a disposizione rende l’analisi percentuale poco indicativa. Appare comunque evidente come le uniche forme presenti nella Fase  siano la Forma  e la Forma , mentre le forme , , e  sono documentate solo in Fase , quindi potenzialmente provenienti da qualsiasi delle Fasi precedenti.

Nessun gruppo è peculiare di una Fase, anche se le percentuali di presenza sono diverse. Il più numeroso è il Gruppo  con il % delle attestazioni mentre il Gruppo , non attestato in Fase , con l’% del totale rappresenta quello meno documentato. I frr. determinabili sono solamente , pari a ca. il % del totale, nella massima parte rappresentati da orli. Si tratta di forme relative sia a vasellame da mensa che per altri usi : coppe, in diverse varianti, piattelli, coperchi, piatti-coperchi ed askoi. A questi si aggiungono  frr. di piede e  di ansa. I piedi sono sia del tipo a disco, a profilo continuo con la parete, che del tipo ad anello ; le anse sono tutte del tipo a bastoncello. Forme Si sono distinte  diverse forme (T. ) delle quali  sono aperte e riferibili a vasellame da mensa, mentre soltanto una è chiusa e riferibile a vasellame per usi diversi. Si nota anche per questa classe una estrema funzionalità delle forme stesse che in diversi casi, se pur con minime varianti, sono le stesse già viste per la ceramica semifine. Queste in ceramica fine sono sicuramente espressione di un artigianato più qualificato, che si distingue dalle altre produzioni ceramiche acrome per una cura maggiore prestata nella loro esecuzione. Forma  (T. , nr. ) : Askos. Bocchello ad orlo svasato, margine assottigliato ed arrotondato. Forma  (T. , nr. ) : Ciotola. Orlo svasato, margine assottigliato e arrotondato. Ampia e profonda vasca a profilo troncoconico. Forma  (T. , nrr. -) : Coppa. Orlo diritto o lievemente rientrante, margine indistinto superiormente piatto. Vasca emisferica ampia e non molto profonda. Forma  (T. , nrr. -) : Coppa. Orlo lievemente rientrante, margine arrotondato. Vasca a calotta. Forma  (T. , nr. ) : Piattello. Orlo orizzontale a tesa, margine arrotondato. Vasca profonda a profilo troncoconico. Forma  (T. , nrr. -) : Piattello o piatto– coperchio. Orlo ribattuto esternamente, margine arrotondato. Vasca estremamente bassa.

L’askos (Forma ) è attestato da  frr.,  pertinenti all’orlo del bocchello,  alla parte superiore del corpo, vicino all’attacco dell’ansa, di cui in un caso se ne conserva una piccolissima parte; sono realizzati in pasta dei Gruppi  e . È confrontabile con la Forma  delle semifini, presenta le medesime problematiche sulla identificazione del tipo specifico ed a questa si rimanda per i confronti. La ciotola con orlo svasato (Forma ) è attestata da un unico esemplare, ricomposto da  frr., proveniente dalla Fase  e realizzato in pasta del Gruppo . La coppa con orlo diritto e margine appiattito (Forma ) è la forma meglio rappresentata con  frr. dalle Fasi --, ed è prodotta in paste dei Gruppi  e . Un esemplare, realizzato in pasta di Gruppo  e proveniente dalla Fase  conserva, su entrambe le superfici, tracce di un sottile strato di vernice color arancio, stesa a pennello (ne sono visibili le striature). Coppe di questo tipo sono attestate ad Artimino,  a Spina,  a Marzabotto  e a Imola.  La coppa con orlo rientrante e margine arrotondato (Forma ) è presente con  frr. dalle Fasi  e  ed è prodotta in paste dei Gruppi  e  ; di questi  fr. è assimilabile alla produzione della “presigillata” (nr. , vedi oltre). È simile alla Forma  delle semifini alla quale si rimanda. Il piattello con orlo orizzontale (Forma ) è documentato da un solo fr. proveniente dalla Fase , prodotto in pasta del Gruppo . Nella morfologia generale, nonostante la vasca apparentemente più profonda, ricorda la Forma  delle semifini alla quale si rimanda. Il piattello o piatto-coperchio con orlo ribattuto 

Artimino , p. , nr. . P U , p. , Forma  e p.  Forma a, fig. .  S , p.  fig. , nr. .  Romagna , Necropoli di Montericci, tomba , nr. -, tomba , nr. , Tipi . 



   

esternamente (Forma ) è documentato da tre frr. dalle Fasi  e , ed è prodotto in pasta del Gruppo . Due frr. presentano entrambe le superfici verniciate per immersione, uno in colore arancio, uno in colore brunastro. Il coperchio ad orlo indistinto e margine piatto (Forma ) è attestato da  frr. dalle Fasi  e  ed è prodotto con pasta del Gruppo . È confrontabile con esemplari da Populonia  e da Luni.  Il coperchio con calotta troncoconica e margine ingrossato ed arrotondato (Forma ) è presente con  solo fr. dalla Fase  ed è realizzato in pasta del tipo . Trova confronti con esemplari da Populonia.  P I piedi realizzati in pasta fine sono di due tipi : ) Piede a disco, a profilo continuo con la parete (T. , nr. ), o da questa lievemente differenziato (T. , nr. ). Il piano di appoggio ha sempre una concavità più o meno accentuata. Potrebbe essere pertinente a forme sia aperte che chiuse. ) Piede ad anello piuttosto alto, lievemente svasato (T. , nr. ). Sicuramente pertinente, vista l’accuratezza con cui è realizzato il fondo della vasca, a forme aperte. Il piede del tipo a disco è quello meglio rappresentato con  frr. dalle Fasi --. Prodotto con pasta dei Gruppi  e  presenta sensibili variazioni nel diametro, tra i  e i  cm. Questo conferma l’ipotesi che il tipo sia pertinente a forme anche molto diverse tra loro, sia dal punto di vista tipologico che dimensionale. Il piede ad anello è documentato con  frr. dalle Fasi  e  ed è prodotto esclusivamente in pasta del Gruppo . Pertinente a forme aperte, probabilmente coppe, presenta un diam. di  cm, calcolato sull’unico reperto su cui è stato possibile, viste le ridotte dimensioni degli altri. A Le anse prodotte in pasta fine sono , tutte del tipo a bastoncello, di diverse dimensioni. Tutti i  C, T , Forma  , interpretato come un  piatto. Luni II , tav. , nr. .  C, T , p. , Forma Cp , fig. , realizzato in impasti grossolani.

reperti provengono dalla Fase  e sono prodotti in pasta dei Gruppi ,  e . D Non è presente alcun tipo di decorazione, se si eccettua la presenza di una verniciatura su  frr. : su  fr. di Forma , proveniente da Fase  e su  frr. di Forma  provenienti da Fase . Incisioni e graffiti A differenza delle ceramiche semifini, sui reperti attribuiti a questa classe non compaiono segni di alcun genere né incisi, né graffiti. Ceramica “Presigillata”  A questa particolare produzione  si può riferire un fr. di orlo rientrante, a margine arrotondato, pertinente ad una coppa di Forma  (T. , nr. ) e proveniente dalla Fase . Le superfici sono ricoperte da uno strato abbastanza spesso di vernice color arancio carico, piuttosto coprente e brillante. Produzioni incerte Un fr. di fondo con piede ad anello, pertinente ad una forma chiusa (T. , nr. ), proviene dalla Fase  ; è realizzato con una pasta ceramica dura ed omogenea, di colore rosato, con minuti inclusi lucenti visibili in frattura. La superficie esterna, lisciata in maniera molto accurata, è decorata con due bande parallele in vernice color rosso-bruno. Sulla base di queste caratteristiche il fr. in esame potrebbe inserirsi all’interno della cosiddetta “ceramica etrusca a bande”, se non fosse per la particolare resa del piede, solcato da una serie di cerchi concentrici realizzati ancora sul tornio mediante il capovolgimento del vaso. Questa particolarità non trova confronti né in quella né in altre produzioni e forse rappresenta soltanto un fatto occasionale. M. D. I.

 Per una critica nell’utilizzo del termine, W ,  p. . B , p. .  Da ultimo vedi B G , con bibliografia.

   

C  Aree 1-2-3

Area 5





   

Area 5

LE ATTIVITÀ ARTIGIANALI

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C

 già accennato, per attività artigianali si intendono attività sporadiche legate alle esigenze del sito e non esercitate per conto terzi. S   Scorie metalliche (T. -) si rinvengono sporadicamente un po’ in tutte le fasi e in tutte le aree. Lo scavo ha tuttavia permesso di individuare due installazioni per la lavorazione secondaria del ferro, pertinenti rispettivamente alla Fase  (Area  -   -   e ) e alla Fase . (Area  -  / -  /). Le scorie rinvenute nella fucina di Fase  dell’area  sono complessivamente , per un peso di ca. kg , e si possono ricondurre a  tipi, sulla base di un semplice esame autoptico : Tipo  : scorie di piccole dimensioni (da cm  ×  a  ×  ca.), di forma globulare (o risultate dalla fusione di più globuli), leggere, con superfici vetrificate, colore dal grigio al verde marcio. Costituiscono la maggioranza numerica dei frammenti recuperati (circa il %) ; Tipo  : scorie di medie dimensioni (ca. cm  ×  o anche più), di forma schiacciata, lievemente convesse in basso e concave in alto (dove le dimensioni consentivano queste osservazioni), pesanti, con numerosi vacuoli e impronte di carboni, forte presenza di ferro, colore rossastro-marrone, segni di riossidazione secondaria. Sono poco numerose (ca. il -%) ; Tipo  : scorie di dimensioni medie e piccole, con forte presenza di argilla mista a piccole pietre, e caratterizzata dai segni dei diversi gradi di alterazione da calore : dal semplice arrossamento dell’impasto alla vetrificazione superficiale. Anch’esse sono poco numerose (ca. il -%) ; Tipo  : scorie simili al Tipo , ma formate da una notevole agglomerazione di frammenti metallici e scoriacei, disposti a formare una calotta superiormente concava ed inferiormente convessa. Reperti isolati (ca. %). Le scorie raccolte nella piccola fucina della Fase , non sono apparentemente di quantità rilevante (Kg , ; nr. scorie ) ma possono fornire indicazioni sulle procedure di edificazione della fortezza di Fase . Per meglio valutare il grado di concentrazione si pensi che da tutte le restanti US delle Aree / provengono sporadicamente e complessivamente solo nr. scorie per un peso di kg ,. Nell’ambito dei tipi di scorie sopra individuati si è notata la presenza di questi tre tipi : Tipo  in grande maggioranza ; Tipo  più rare ; quanto al Tipo , se ne è recuperato un solo frammento con la tipica forma superiormente

concava, inferiormente convessa, del diametro di ca.  cm. La scoria è pesante, pur presentando diversi vacuoli ; il colore è ferruginoso. Una prima osservazione riguarda la mancanza delle scorie di colata che caratterizzano i centri di riduzione attivi nell’isola in età romana.  Si può quindi dedurre, quanto meno, che le strutture siderurgiche di  non prevedevano la fuoriuscita della scoria allo stato fluido. Le scorie conservate indicano la presenza, nelle Fasi  e ., di punti di fuoco almeno in parte dotati di rivestimento di argilla e pietre (scorie di Tipo ), utilizzati come forgia, per la messa in forma di oggetti in ferro o per la depurazione di blumi o spugne di ferro (scorie di Tipo  e anche di Tipo ). Quanto alle scorie di Tipo  (riconducibili ai laitiers, sebbene questo termine indichi propriamente le scorie prodotte dall’altoforno),  ne è stata recentemente riconosciuta la connessione anche a processi di riduzione del minerale ferroso in area tirrenica in età etrusca, romana e medievale.  Deporrebbe a favore di questa interpretazione la presenza nel medesimo contesto di frammenti di minerale ferroso (ematite quasi certamente proveniente dai giacimenti elbani), sia in frammenti di medie-grosse dimensioni, sia in pezzatura minore (grossezza di una noce), adatta quindi all’utilizzo in fornaci per la riduzione. Tuttavia scorie di questo tipo (vetrose, porose, leggere, di piccole dimensioni), associate a battiture e scaglie metalliche, sono state rinvenute in contesti archeologici certamente pertinenti ad antiche fucine in area alpina,  sia pure in epoca assai più tarda di quella di cui qui ci si occupa. Più vicino nel tempo a  è il caso di Satricum, dove scorie di lavorazione del ferro dei quattro tipi sopra descritti provengono da contesti compresi tra il  ed il  a. C., e sono ricondotte ad attività di fucina.  Se si tiene conto che le strutture metallurgiche impiegate per la riduzione del ferro e quelle utilizzate per i procedimenti successivi (raffinazione 

C b per un primo inventario dei punti di riduzione del ferro attivi in età romana sull’isola d’Elba.  C T, T , pp. - ; definite tipo M nella tipologia elaborata in C T, T , p. . Si noti che le tipologia delle scorie elaborata dagli Autori riguarda espressamente le scorie di riduzione : è possibile quindi che non tutti i tipi di scorie presenti a  siano riconducibili alla loro tipologia.  C T, T , p.  e p. , n.  (con elenco dei siti di riduzione che hanno restituito questo tipo di scorie).  C T, T , pp. -.  N -, pp. -, con bibliografia precedente.



   

del blumo o spugna  e messa in forma dell’oggetto), data la loro semplicità, potevano servire indifferentemente per l’uno o per l’altro dei momenti successivi della catena operativa del ferro,  è ragionevole pensare che anche a , durante la Fase  e poi nella fase ., si attivasse una fucina sia per le prime necessità del cantiere di costruzione della fortezza che, successivamente, per la sua manutenzione e la riparazione di strumenti ed armi. È altresì possibile – e la presenza di minerale lo dimostrerebbe – che occasionalmente si ricavasse la materia prima direttamente dal minerale mediante riduzione.  L’attività siderurgica a , sia nella Fase  che nella Fase ., appare strettamente funzionale alle immediate necessità della fortezza. Se le esigenze del cantiere della Fase . spiegano la fucina temporanea, per l’installazione attiva durante la Fase  occorre ipotizzare che la fortezza fosse stabilmente occupata, o che quanto meno costituisse un punto d’appoggio logistico. La limitata quantità delle scorie raccolte – pur ammettendo che i residui di lavorazione venissero via via eliminati, e che quindi il volume reale della produzione risulti sottostimato – conferma questa ipotesi, e impedisce assolutamente di pensare ad un’attività di produzione per l’esterno. Del resto, scorie di ferro – forse di origine locale – sono addirittura reimpiegate come vespaio nei pavimenti di altre fortezze d’altura,  e una qualche attività siderurgica è documentata nella maggior parte degli insediamenti etruschi di quest’area. Senza ovviamente considerare il caso populoniese e di Follonica - Rondelli (in cui la lavorazione del ferro appare rivolta ad un consumo non solo interno), vale la pena di segnalare solo alcuni casi. A Genova  la presenza di ematite, scorie e di un possibile « forno fusorio » documenterebbero attività di riduzione primaria nella prima metà del  sec. a. C., contempora È immediato il riferimento alle “grandi spugne” di cui parla D., ,  proprio a proposito dell’Elba : tali masse irregolari di ferro (blumi) necessitavano di una seconda lavorazione a caldo, quando erano allo stato pastoso, per l’eliminazione delle scorie rimaste tra le particelle di ferro.  C , con bibliografia precedente.  Lo studio attento dei resti di fornaci pirometallurgiche di Tharros ha appurato l’utilizzo di elementi modulari per il montaggio delle strutture, la cui diversa funzione (riduzione del minerale, depurazione del blumo, forgiatura di oggetti, ecc.) poteva essere di volta in volta determinata dall’impiego ad esempio di diversi tipi di tubiere, e con diversa inclinazione, ecc. (I, B,  C, C ). È del resto noto anche dalla trattatistica della prima età moderna che il minerale elbano, per la sua stessa natura, poteva essere trattato anche in fucine (B , f. r-v).  Ad esempio a Monte Castello di Procchio e a Monte Fabbrello.  M , pp. - (da San Silvestro) ; M

neamente a quanto avviene a Aleria.  Poco si sa purtroppo dei processi metallurgici indiziati dalle scorie ferrose di Pisa, associate comunque a minerale grezzo.  Recentemente è stato fatto un bilancio sulle attività siderurgiche in tre località della Toscana meridionale tra  e  a. C. (Follonica, Fonteblanda, Giglio-Castellare),  da cui emerge una diversità e complementarietà di funzioni : attività di riduzione a Follonica, di raffinazione e di fucina a Fonteblanda, e non determinabile – ma comunque quantitativamente limitata – al Castellare del Campese. A Gravisca sono state recentemente messe in luce numerose fornaci metallurgiche connesse sia alla lavorazione del bronzo che del ferro ; non si specifica tuttavia se si trattava di attività di riduzione o, più probabilmente, di fucina.  Ben poco si può dire invece dei resti di attività metallurgica a Murlo.  A. C. O   Sono stati rinvenuti una trentina di oggetti in piombo (T. ) ; due lingottini, e altri oggetti lavorati. Questi ultimi possono essere stati trattati in loco, dato che la lavorazione del piombo non richiede tecnologie particolari.  La presenza dei lingottini fa supporre almeno in parte una capacità di trasformazione dei medesimi per necessari oggetti d’uso. Niente vieta che una parte di altri oggetti siano arrivati a  già come prodotto finito. A parte i due lingotti, dieci lamine ripiegate sembrano pesi da rete.  Il peso di queste lamine ripiegate varia da g  a g . Per il resto, a parte una piastrina forata, una grappa forse per grossi contenitori  o per edilizia, restano alcune grappette di restauro per piccoli vasi, e impiombature non meglio definibili. Quasi la totalità dei reperti (tranne una impiombatura da Fase ) provengono dalla Fase -, pp. , , e - (da S. Maria della Passione).  JÉ, JÉ .  B , pp. -. Per scorie di fucina dal complesso arcaico e classico di Via S. Apollonia, C in Pisa e il Mediterraneo , p.  nr.  con altra bibliografia. Altre scorie ferrose provengono dall’area di S. Piero a Grado, antico approdo di Pisa (P  ; B , pp. -, figg. -).  AA. VV.  - ringrazio G. Ciampoltrini per avermi segnalato questo lavoro e avermi gentilmente fatto avere  copia del suo contributo. F .  W, M, S .  Il piombo, quando circoli già estratto dai pochi minerali che lo contengono (il principale, la galena), ha un punto di fusione piuttosto basso (°), una buona malleabilità, una discreta duttilità ; è poco tenace.  D , p. , tav. .  FÀ , pp., -, Tav. , fig. .

   ., dalla Fase  e dalla Fase  delle Aree -- (purtroppo da questa inaffidabile fase provengono i due lingotti, uno dall’Area  e uno dall’Area ). Dall’Area  provengono solo sette frammentari residui di lamina e una grossa grappa.  Catalogo Area -- Fase . . Piastrina ovale con foro di sospensione. Dimensioni : cm  × , ; spess. : cm ,. g ,  (T. , nr. ). Fase  . Impiombatura a sezione semilunata. Dimensioni : lungh. cm , ; g ,. (T. , nr. ). . Lamina rettangolare leggermente incurvata e ripiegata a metà. Dimensioni : lungh. totale cm , ; largh. cm , ; g , (T. , nr. ). . Grappetta con testa piatta rotonda e breve “coda” a chiodo. Dimensioni : h cm , ; lungh. cm  ; gr  (T. , nr. ). . Grappa per restauro forse per dolio ; fascia rettangolare con strozzatura e perno a sezione rotonda 



piena. Dimensioni : lungh. cm , ; gr , (T. , nr. ). Fase  . Lingottino; forma piramidale irregolare; Dimensioni: h cm ; largh. cm , × ; g , (T. , nr. ). . Lamina di forma lunata, con apici uncinati. Dimensioni : lungh. cm ,  ; g , (T. , nr. ). . Lamina ripiegata ad anello. Dimensioni: cm  × ,; g  (T. , nr.). . Listello a sezione quadrata piegato a ferro di cavallo. g , (T. , nr. ).

Area  Fase  . Quattro frammenti di lamina. Fase  . Tre frammenti di lamina . Una grappa ( ?) Fase  . Lingottino allungato, a base piana. Dimensioni : h cm , ; largh. cm , × , ; g  (T. , nr. ; T. , nr.  ).

W , p. , Fig. ..

M. D. I.

OGGETTI VARI E STRUMENTI IN PIETRA

A  -  - 

G

 scavi condotti a , dai quali sono emersi pur in modo frammentario grandi quantità di ceramica da mensa, da cucina, per la conservazione dei cibi, ecc., sono stati particolarmente parsimoniosi per quanto riguarda altre categorie di materiali d’uso. Una modesta attività di tessitura e filatura è rappresentata da pesi da telaio, fusaiole e rocchetti. Sono in bronzo una placchetta decorativa e una fibula (per questa vedi Oggetti di ornamento). Si è pensato di riunire sotto l’unica definizione di oggetti di presumibile uso votivo un bacile in marmo, due cippi in serpentino, uno scalpello in pietra verde ed un attingitoio miniaturistico. A questi reperti si aggiunge, infine, l’unica moneta rinvenuta a , facente parte di una serie bronzea di Populonia, databile al  a.C. Strumenti per la filatura e la tessitura Vista la ripetitività delle forme, si daranno di seguito le schede dei reperti con tipologia meglio caratterizzata (T. -). I pezzi sono comunque tutti documentati ed il numero che compare nella scheda corrisponde a quello dell’oggetto rappresentato graficamente. Fusaiole Sono ,  sono in ceramica e  in osso (T. ). Quelli in ceramica presentano tre differenti forme : abbiamo, infatti, fusaiole a ciambella, tronco-coniche e sferoidali. Le prime, ad eccezione di un caso, sono di impasto grossolano, le altre presentano una pasta più fine ; la colorazione varia dal beige-chiaro, al bruno, al nero. I due reperti in osso, più piccoli di quelli in ceramica, hanno una forma che potremmo definire a “ciambella appiattita”. Catalogo

. Fusaiola a ciambella (T. , nr. ) di ceramica a pasta fine, beige-chiaro. Dimensioni : diam. cm . Stato di conservazione : integra. Datazione : Fase . . Fusaiola tronco-conica sagomata (T. , nr. ) di ceramica semifine, nera. Dimensioni : h cm , ; diam. base cm ,. Stato di conservazione : tracce di consunzione. Datazione : Fase . . Fusaiola sferico-schiacciata (T. , nr. ), in ceramica di impasto grossolano, bruno. Dimensioni : h cm , ; diam. cm . Stato di conservazione : scheggiata. Datazione : Fase .. . Fusaiola in osso (T. , nr. ) a ciambella appiattita. Dimensioni : diam. cm ,. Datazione : Fase .

. Fusaiola in osso (T. , nr. ) ad anello con largo foro. Dimensioni : diam. cm ,. Stato di conservazione : integro. Datazione : Fase ..

Gli oggetti descritti possono essere interpretati come fusaiole. Scopo della fusaiola è quello di appesantire una delle estremità del fuso per agevolare la rotazione e la torsione del filo.  Anche se il materiale più utilizzato per la realizzazione di questi oggetti era la terracotta, non mancano nella documentazione archeologica reperti in osso, legno, pietra, metallo e vetro.  I materiali con cui venivano realizzati fusi e fusaiole dovevano essere in relazione con il tipo di fibra utilizzata : è stato osservato  che per filare la lana gli antichi si servivano di strumenti prodotti con materiali più leggeri mentre il lino, generalmente, richiedeva l’utilizzo di materiali pesanti come ad esempio la pietra. Allo stesso modo le dimensioni del fuso e della fusaiola erano proporzionali al tessuto da filare e alla resistenza che da esso si voleva ottenere. La casistica delle forme è estremamente ampia : oltre a quelle canoniche riscontrabili nel tipo sferico, semisferico, discoidale, lenticolare, conico e troncoconico vi sono forme del tutto particolari come, ad esempio, quella a stella o vaso.  Molte fusaiole presentano incisi motivi decorativi che, generalmente, ne evidenziano le caratteristiche formali. Anche per le fusaiole così come per i pesi da telaio è possibile riscontrare un utilizzo secondario. Per la loro particolare forma le fusaiole, infatti, venivano spesso utilizzate come vaghi di collana nei corredi funerari femminili.  Non bisogna dimenticare, comunque, che in alcuni contesti tombali fusaiole, fusi, pesi da telaio e rocchetti, isolati oppure associati fra di loro, risultano esplicativi dello status della donna a cui appartengono, caratterizzandola, all’interno del gruppo come “filatrice” o “tessitrice”.  Pesi da telaio Sono stati rinvenuti  pesi da telaio (T. ) di peso considerevole : essi infatti oscillano fra i g.  (nr. ) e i gr  (nr. ).  Riguardo le fusaiole cf. BÜ , p. , - ; L , s. v. Fusus ; F , pp. -.   F , p. . F , p. .  Anche se l’ambito cronologico si differenzia notevolmente da quello che più direttamente ci riguarda si rimanda a puro titolo esplicativo per una visione delle forme attestate in Dizionari Terminologici , tav. .  Si citano a solo titolo indicativo alcuni lavori inerenti al mondo miceneo : M , p. , fig.  ; D , p. a, tomba O dove si fa riferimento per il corredo a «a neckace of clay and stone whorls». La problematica è ripresa da I .  B S , p. .



   

La forma standard è quella tronco-piramidale che presenta un’unica variante nel nr. , i cui lati frontali risultano più grandi di quelli laterali. Tutti i pesi considerati sono di impasto grossolano, tipico della ceramica da cucina, comunemente definito “impasto di gabbro”, con variazioni di colore, puramente incidentali, che vanno dall’arancio, al bruno scuro al beige. Elementi distintivi risultano l’incisione con croce a quattro punti presente sulla faccia superiore del nr.  (T. , nr. ) e le lettere e v graffite rispettivamente sulla faccia superiore del cat. nr.  e su quella laterale del nr. . Catalogo . Peso di forma tronco-piramidale (T. , nr. ) con facce frontali più larghe delle facce laterali attraversate a circa / dell’altezza da foro passante orizzontale. Sulla faccia superiore è incisa la lettera e. Impasto : grossolano beige-rosato. Dimensioni : h cm , ; faccia sup. cm ,×  ; faccia inf. cm , × ,. Peso : g . Stato di conservazione : scheggiatura su uno degli angoli inferiori. Datazione : Fase . . Peso di forma tronco-piramidale (T. , nr. ) attraversato a circa / dell’altezza da foro passante orizzontale. Sulla faccia laterale è graffita la lettera v. Impasto : grossolano beige-rosato. Dimensioni : h residua cm , ; faccia inf. cm ,× ,. Peso : g . Stato di conservazione : mancante della parte superiore. Datazione : Fase . . Peso ceramico di forma tronco-piramidale (T. , nr. ) con basso foro passante a / dell’altezza. Sulla faccia superiore è presente l’incisione di una croce e quattro punti profondi. Impasto : grossolano, arancio. Dimensioni : h cm , ; faccia sup. cm , × , ; faccia inf. cm ,× ,. Peso : g . Stato di conservazione : mancante di un’ampia parte della base. Datazione : Fase .. . Peso tronco piramidale.  (T. , nr. ) Sulla faccia superiore è inciso rozzamente un pesce. Impasto : grossolano bruno-beige. Dimensioni : h cm , ; faccia inf. cm ,× ,. Peso : g . Stato di conservazione : integro. Datazione : Fase  (nr. ).

La funzione primaria di questi elementi è quella di tendere i fili dell’ordito nel telaio verticale a pesi.  L’esistenza di tali oggetti, quindi, è legata all’utilizzo presso gli antichi di questo particolare strumento di tessitura  la cui invenzione risale all’epoca preistorica. 

Fortezze d’altura , pp. -, nr. , tav. . Sebbene la giusta interpretazione riguardo alla funzione di questi oggetti sia stata stabilita più di un secolo fa da alcuni studiosi fra cui S , p.  e ss., tav. , a, b, non sono mancate nel corso degli studi diverse e spesso fantasiose interpretazioni : cfr. ad esempio D , p.  e ss. Fra i più recenti contributi che ribadiscono la funzione di pesi da telaio di questi reperti si segnala quello di D V . 

Limitando la nostra indagine al bacino del Mediterraneo, si può affermare che a partire dall’Età del Bronzo il telaio verticale con relativi pesi tende a diffondersi ovunque.  Sebbene attestazioni di questo strumento siano documentate nell’Europa settentrionale ancora per l’epoca moderna,  esso fu gradualmente sostituito, fra la fine del  e l’inizio del  sec. d. C., dal telaio verticale a due assi trasversali  e dal telaio orizzontale a pedale.  Da questo periodo storico, quindi, i pesi da telaio si fanno sempre più rari nella documentazione archeologica, anche se non scompaiono completamente :  essi, infatti, come vedremo, potevano essere utilizzati per altri scopi. Concorrono, ad una moderna ricostruzione della forma e del funzionamento del telaio verticale a pesi antico, non solo i rinvenimenti archeologici  ma varie raffigurazioni su vasi greci  e, anche se in modo alquanto difficile da interpretare, le stesse fonti letterarie.  Dall’insieme di questi dati possiamo asserire che un normale telaio poteva avere all’incirca dai  ai  pesi, variabili nel numero e nelle dimensioni secondo la pesantezza del filo e le differenti tecniche di tessitura.  In numerosi pesi si riscontra a / circa dell’altezza un foro orizzontale che permetteva di fissare al peso medesimo un anello metallico al quale venivano legati raggruppamenti di fili.  Il tipo  Sul telaio di tipo verticale cfr. ad esempio C, - e F , p.  e ss.  Dal momento che tale tipologia di oggetti, come osservato, ha una vastissima diffusione, oltre a studi di carattere generale ci siamo preoccupati di dare solo alcuni riferimenti bibliografici dove i pesi da telaio sono oggetto di una più diffusa trattazione : P, R , p. , n.  e ,  ; C -, p. , n. . Per quanto riguarda il continente greco ritrovamenti di pesi da telaio sono stati effettuati ad esempio negli scavi di Malthi ed Asine : V , pp. - ; N , pp. -. Per Creta si segnalano i rinvenimenti di Knossos : cfr. E , p.  e  ss., fig.  a, b ; W , in part. p. , fig. . Per l’Italia si segnalano gli studi di BÒ B, C , tav. ,  ; K , tav. , ,  ; B S , pp. , -.  C -, p. , n.  e  ; W , p. -.  Raffigurazioni di questo telaio si hanno nel fregio del foro di Nerva : cfr. Atlante , tavv. - ; e nell’ipogeo degli Aurelii : cfr. W , fig. .  Cfr. ad esempio C -, p. , ,  ; D, T , p. - ; D V , p. - ; W , pp. -.  Ad esempio pesi da telaio sono stati rinvenuti negli strati relativi ai periodi --- della villa romana di Settefinestre : cfr. C , p. .  Sicuramente uno degli insediamenti antichi che ha fornito numerosi dati in proposito è Olinto : cfr. R, G , p.  ; R , p.  ss.  Un elenco esauriente delle rappresentazioni di telai nel repertorio vascolare greco è dato da D V , p. , n.   e . BÜ , pp. -.  D, T , pp. -.  D, T , p. , fig.  ; D V

      di materiale utilizzato per la realizzazioni dei pesi da telaio era generalmente la terracotta anche se non mancano attestazioni in pietra e piombo ;  le forme differiscono spesso da regione a regione e non presentano un’evoluzione uniforme : è stato segnalato, ad esempio, come «mentre ad Atene in epoca arcaica sono usati solo pesi piramidali, e quelli conici vi appaiono relativamente tardi, a Corinto fin dal  sec. a.C. troviamo in uso il peso a tronco di cono».  Si è precedentemente accennato alla possibilità che i pesi da telaio venissero utilizzati anche per altri scopi che possono definirsi, quindi, secondari. Il rinvenimento di questi oggetti in fondazioni di edifici o in corredi funerari, ad esempio, ci proietta nella sfera sacrale.  Allo stesso modo la scoperta di un numero limitato di questi reperti in strutture abitative non provandoci affatto l’esistenza di un telaio ci porta ad avanzare l’ipotesi, come nel caso di , che essi venissero utilizzati come normali pesi.  Rocchetti Sono  (T. ) ; ad eccezione di uno (nr. ), che presenta un impasto più fine, sono tutti di impasto di gabbro. Molti di questi rocchetti sono frammentari e le dimensioni oscillano, almeno per quelli integri, fra i cm , e , di lunghezza e i cm , e  di larghezza della base. Possono avere forma quasi cilindrica o una strozzatura più o meno accentuata. Nei contesti archeologici i rocchetti compaiono generalmente associati a pesi piramidali e fusaiole.  Questa particolarità ha indotto gli scavatori a considerare tali reperti come strumenti utilizzati dagli antichi nell’ambito delle attività della tessitura e filatura. Lo stesso nome che li definisce è la dimostrazione che la prima e più diffusa corrispondenza che è stata notata dagli studiosi moderni ci riporta agli utensili che a tutt’oggi vengono utilizzati per avvolgere i fili della trama. Personalmente ritengo che, all’interno dell’in, tav. . Non in tutti i pesi da telaio rinvenuti nell’antichità è presente questa soluzione : le possibilità di utilizzo potevano essere varie. Ricordiamo ad esempio come si siano riscontrati casi, soprattutto in epoca preistorica, dove la funzione di tendere i fili nel telaio era espletata da normali fusaiole : cfr. B S , p. -. 

D , pp. -. D V , p. .  Per il rinvenimento di tali oggetti in fondazioni di edifici cfr. O , pp. - ; A , p. . Ritrovamenti in contesti funerari sono riportati da P, R , pp.  e ss. ; M , p.  e ss. ; R , pp.  e ss.  Osservazioni affini si ritrovano in C , p. .  Notizie relative ai rocchetti si ricavano dalla bibliografia utilizzata per pesi da telaio e fusaiole (cfr. n. -). 



gente documentazione che abbiamo a disposizione, numerosissimi sono i reperti che per le loro dimensioni, rapportate anche alla differente natura dei filati dell’antichità, che presentano uno spessore maggiore rispetto agli attuali, non potrebbero assolvere a tale funzione : a mio avviso, quindi, il loro utilizzo rimane incerto. Nei telai leggeri dei nomadi vengono attualmente utilizzati come pesi. Catalogo . Rocchetto (T. , nr. ) con lieve strozzatura centrale, base leggermente concava e l’altra arrotondata. Dimensioni : h cm , ; diam. base cm ,. Peso : g . Stato di conservazione integro. Datazione : Fase . . Rocchetto cilindrico (T. , nr. ) con basi piuttosto allargate e lievemente concave. Dimensioni : h cm  ; diam. base cm ,. Peso : g . Stato di conservazione : integro. Datazione : Fase .. . Rocchetto cilindrico (T. , nr. ) con basi leggermente allargate. Dimensioni : h cm  ; diam. base cm ,. Peso : g . Stato di conservazione : integro. Datazione : Fase . . Rocchetto (T. , nr. ) con strozzatura accentuata e larga base. Dimensioni : h cm , ; diam. base cm ,. Peso : g . Stato di conservazione : integro. Datazione : Fase .

Placchetta in bronzo Placchetta a ventaglio ; copertura decorativa di un attacco di manico di situla o peduccio a ponticello.  Dimensioni : cm , ×  ; spess. cm ,. Datazione : Fase . - a. C. (T. , nr. ). Oggetti d’ornamento Fibula in bronzo È indubbio che la fibula presso gli antichi venisse utilizzata per fermare le vesti ;  l’elemento funzionale, tuttavia, si pone in stretta relazione con quello decorativo. Soggette al gusto delle varie culture di cui sono espressione, le fibule non solo tendono a differenziarsi da regione a regione ma subiscono mutamenti anche all’interno dello stesso ambiente culturale allorquando subentrino dei cambiamenti. Esse, per questo motivo, sono un importante elemento di classificazione cronologica. L’elevato livello tecnico raggiunto nella realizzazione di determinate fibule unito al valore intrinseco del metallo utilizzato, inoltre, risulta indicativo dello status sociale del possessore.  

Sovana , nr. , , fig. . R , s. v. Fibula.



   

Siccome questo aspetto ostentatorio è presente nel rituale funebre, dal momento che assistiamo nell’antichità alla pratica di deporre fibule nei corredi tombali, l’indagine archeologica inerente allo studio di necropoli è in grado di fornire, in relazione a particolari contesti, dati sempre più esaurienti sull’utilizzo delle fibule fra i membri delle società del passato.  Limitando la nostra indagine al mondo etrusco si può affermare, sulla base degli studi di Guzzo,  che sono le donne a fare maggiore sfoggio di fibule anche se non mancano casi che attestino l’utilizzo di questi oggetti da parte dell’elemento maschile.  Riguardo alla tipologia di fibule alla quale appartiene il nostro esemplare (Guzzo , Tipo ) si può asserire che la maggiore frequenza dei ritrovamenti si rinviene nell’Etruria meridionale : il loro utilizzo, tuttavia, si estese ben presto anche verso nord. Questo dato può essere spiegato «con la richiesta, da parte del mercato di Populonia, di tipi meridionali».  Tale tesi appare avvalorata dal fatto che rapporti fra tipi in uso a Populonia e in aree meridionali si erano già notati a proposito della distribuzione di un’altra classe di fibule.  Catalogo . Fibula a molla unilaterale (T. , nr. ), arco angolato e staffa con bottone. L’arco di media altezza è piegato simmetricamente al centro ; il bottone terminale sporge sul davanti della staffa e pare rifinito con la lima. Dimensioni : lungh. complessiva cm , ; h dell’arco cm ,. Stato di conservazione : risultano danneggiati la molla, l’ago, di cui rimangono due frammenti, e il fermaglio. Datazione : Fase . Confronti : Rientra nella tipologia delle “fibule ad arco angolato. Staffa con bottone”, analizzate da G . L’esemplare che più si avvicina al nostro è quello della tav. , classe , Tipo , nr. , proveniente dalla tomba  di Corchiano, databile tra il  ed il  a.C. 

Oggetti di uso votivo Bacile di marmo Il rinvenimento a  di un bacile di marmo pario, vista la rarità di oggetti di tale materiale riscontrabile nell’Etruria propria,  riveste, a mio avviso, grande importanza.  Da un punto di vista metodologico non sempre l’indagine su contesti di necropoli può essere indicativa della società dei vivi. In proposito cf. da ultimo D’A  . G , in particolare p.  e ss.  G , p.  e ss. Un dato del tutto singolare presente in questo studio, che proviene dall’analisi di due bronzetti e di uno specchio figurato, riguarda l’utilizzo della fibula nel costume degli aruspici.   G , p. . G , p. .  G , p. .  S , pp. -,  e ss.

Recentemente Sassatelli  ha condotto una disamina sui reperti marmorei dell’Etruria padana. Fra questi sono presenti sette bacili provenienti da Spina, Bologna e Marzabotto che, sebbene non presentino strette relazioni formali con il nostro, risultano utili non solo per cercare di comprendere l’utilizzo che di questi oggetti veniva fatto in ambito etrusco, ma anche per evidenziarne punti di contatto o eventuali divergenze nell’ambito dei circuiti commerciali che al marmo e ai prodotti artistico-artigianali di questo materiale erano legati. I reperti padani si collocano tutti in un arco di tempo che va dalla fine del  alla fine del  a.C. e si inseriscono nel flusso commerciale che, attraverso l’Adriatico, metteva in contatto l’elemento greco con il continente italico. I blocchi di marmo importati dalla Grecia venivano lavorati localmente da artigiani etruschi, anche se non si può escludere la possibilità di importazioni di prodotti finiti o l’apporto di artisti greci immigrati sul continente italico. I bacili considerati andavano inseriti su supporti lapidei  come risulta chiaramente dal confronto con modelli greci  e sicelioti.  In questi ambiti culturali il bacile con relativo supporto riveste prevalentemente una funzione sacrale, anche se nella sfera privata poteva essere utilizzato come arredo. Quest’ultima funzione appare del resto la più probabile per alcuni reperti etruschi provenienti dagli abitati di Spina e Marzabotto.  Per quanto riguarda l’esemplare di  possiamo asserire che la probabile datazione sul finire del  a.C. colloca il reperto cronologicamente a ridosso dei bacili padani, anche se per esso bisogna sicuramente pensare a circuiti commerciali differenti. Sassatelli  analizzando due supporti a colonnetta del museo di Populonia, dello stesso tipo che nel mondo greco veniva generalmente utilizzato in connessione con bacili e tavole per offerte,  afferma che i reperti furono probabilmente importati a Populonia dalla Grecia fra il  e il  a.C. Ciò appare verosimile dal momento che la città etrusca «in virtù del suo controllo sulle risorse minerarie, mantiene anche nel  sec. stretti contatti commerciali con la Grecia ed una posizione di rilievo nei traffici del Tirreno”.  

S , p.  e ss. S , pp. -, n.  ; -.  D , pp. -, tav. , nr.  ; tav. , nr. , ,  ; tav. , nr. - ; R, G , pp. -, tav.  ; R , pp. -, figg. - ; R , pp. -, tavv. -.  O , p. , fig. .  S , p. .  S , p. .  S , p. .  S , p. . 

      Considerando la dipendenza dell’Elba da Populonia e la datazione del reperto di , che ci riporta nel medesimo ambito culturale di quelli provenienti dalla metropoli etrusca, risulta agevole inserire il nostro bacile nel flusso commerciale che regolava, attraverso lo stretto di Messina, i collegamenti fra il continente greco e le città costiere dell’Italia tirrenica. Di più difficile soluzione appare invece il discorso riguardo alle forme di utilizzo del bacile di  : infatti, non possiamo escludere per il nostro reperto una funzione sacrale, visto che durante gli scavi sono stati rinvenuti altri oggetti riferibili al culto, come un vasetto miniaturistico e una piccola ascia levigata ; essi farebbero pensare alla presenza all’interno della fortezza di uno spazio riservato a funzioni religiose, o ad un momento cultuale. Catalogo . Bacile di marmo (T. , nr. ) di forma larga e poco profonda con orlo ingrossato a collare ; margine superiore arrotondato. Dimensioni : diam. incerto da cm  a  ; spessore medio cm . Stato di conservazione : si conservano due frr. relativi alla vasca uno dei quali completo di orlo. Datazione : Fase . Fine  a. C.

Cippi votivi in serpentino I reperti qui rinvenuti trovano i loro più diretti confronti nei cippi votivi orvietani. Gli studiosi che hanno a più riprese analizzato questa produzione,  infatti, segnalano la presenza nell’area di Orvieto di cippi di pietra di nenfro, trachite e serpentino con forme che vanno dalla sferica, all’ovaleggiante, alla cilindrica e parallelepipeda. Siccome dell’insieme di tale materiale mancano accurate descrizioni correlate da disegni e fotografie risulta disagevole poter stabilire puntuali confronti con il nostro reperto.  Tuttavia dal momento che Camporeale  ha recentemente riaffermato l’esistenza fra i cippi orvietani di esemplari in serpentino di forma ovoide, non vi sono dubbi nell’accomunarli ai cippi di . Tale confronto risulta ancora più interessante dal momento che indagini petrografiche hanno  G , pp. -, tav.  ; P , p.  ; B , p. - ; C , pp. -, tav. , e ; T , p.  e ss.  Fra i pochi esemplari di cui possediamo puntuali descrizioni, sembrerebbe avvicinarsi ai nostri sia per il tipo di pietra,tuttavia di colore turchino, sia per la forma, il cippo rinvenuto dal P , p.  ; bisogna rilevare, comunque, che i reperti di  non presentano come quello orvietano la folgore a rilievo. Sul reperto rinvenuto nel santuario suburbano di Cannicella, cfr. anche K , p. , n. . Per ulteriori confronti si guardi C b, p. , n. .



dimostrato che il serpentino dei cippi di Orvieto proviene o dal monte Argentario o dall’isola d’Elba.  Senza voler dare delle risposte definitive al problema è indubbio che gli esemplari di  rappresentano un nuovo ed importante indizio a favore della maggiore delle isole dell’arcipelago toscano. Catalogo . Cippo sub-ovoide (T. , nr. ) con una faccia appiattita di forma abbastanza regolare e superficie ben levigata ; su un lato sono scalpellate tre cupelle poco profonde (diam. medio cm  a fondo scabro ; profonde cm , ca.). Stato di conservazione : integro. Peso : Kg ,. Datazione : Fase . . Cippo sub-ovoide probabilmente simile al precedente. Lo stato di frammentarietà non permette una ulteriore definizione. Peso : fr. , kg , ; fr. , kg ,. Stato di conservazione :  frr. ; mancano molte grosse schegge al completamento della forma. Datazione : Fase . I cippi compaiono dalla fine del  a.C.

Scalpello in pietra verde . Scalpello a doppio taglio con un lato più convesso e uno più appiattito  (T. , nr. ). Dimensioni : lungh. cm , ; larg. cm , ; spessore medio cm ,. Stato di conservazione : integro. Datazione : riutilizzo di Fase . di uno scalpello neolitico o eneolitico, rinvenuto insieme all’attingitoio miniaturistico nr. .

Attingitoio miniaturistico . Attingitoio miniaturistico monoansato (T. , nr. ), troncoconico ; impasto di gabbro, bruno grossolano. Dimensioni : h cm , ; diam. cm , ; spess. cm ,. Stato di conservazione : manca l’ansa ; lacune sull’orlo. Datazione : Fase .. N.B. Per lo stesso oggetto cfr. infra, Ceramica da cucina.

Moneta  sestante g , diam. mm  / Testa di Atena con elmo corinzio, di profilo a destra. / Civetta a destra con ali chiuse, stante su due globetti ; a sinistra, crescente tra due stelle a sei raggi ; sotto , retrogrado. Cronologia : 

C , pp. -. A . Purtroppo tramite questo tipo di indagine è impossibile stabilire con certezza quale delle due aree sia l’originale centro di provenienza del serpentino di Orvieto : cf. ibid., p. .  Per questo genere di manufatti, cfr. Vie della pietra verde . 



   

Serie bronzea di Populonia, databile al  a.C.  Fase  (T. , nr. ). M. B. A  I manufatti destinati a particolari utilizzazioni sono scarsi. Una modesta attività di filatura e tessitura è documentata dalla presenza di alcune fusaiole e pesi da telaio. Agli oggetti di ornamento personale si possono senza dubbio riferire due vaghi di collana o bracciale, in pasta vitrea, e una testa di spillone in osso ; un oggetto ad anello, in ceramica, può forse essere stato utilizzato come pendaglio. Di probabile uso votivo sono due vasetti miniaturistici. Sono presenti anche due ghiande missili, in piombo. Strumenti per la filatura e la tessitura Connessi con l’attività di filatura e tessitura sono  fusaiole e  pesi da telaio. Fusaiole Le fusaiole sono  (T. ; T. ), tutte in ceramica ; la loro funzione era quella di appesantire una delle estremità del fuso per agevolare la rotazione e la torsione del filo. Una presenta una forma troncoconica (nr. ), una seconda (nr. ) ha una forma pressoché sferica con un allungamento sulla parte superiore a creare un «colletto», mentre le altre (nrr. , -) hanno una forma che può essere definita biconica. . Fusaiola di forma biconica, di diam. max pari a  cm. È realizzata in pasta di colore grigio, omogenea, priva di inclusi evidenti, verosimilmente al tornio. È decorata, su tutta la superficie, da una serie di linee verticali, grossomodo parallele, di forellini praticati a crudo con una punta. Proviene dalla Fase  (T. , nr. ; T. , nr. ). . Fusaiola di forma sferica, di diam. max pari a , cm, con la parte superiore allungata a creare una sorta di colletto. È realizzata in pasta di colore beige-grigiastro, dura, con piccolissimi inclusi bianchi, e modellata a mano. Proviene dalla Fase  (T. , nr. ; T. , nr. ). . Fusaiola di forma troncoconica, di diam. max pari a , cm. È realizzata in pasta di colore grigio, dura e omogenea, priva di inclusi evidenti. La buonissima esecuzione porta a far ritenere che sia stata fabbricata al tornio. La parte inferiore è decorata da tre elementi a spina di pesce, incisi. Proviene  S , p. , n.  ; M , p.  ; P S , p. , tav. , nr. - ; P , p. , nr.  (la figura è erroneamente numerata  a p. ).

dalla Fase  (T. , nr. ; T. , nr. ). Un esemplare, di forma e decorazione simile, attestato a Populonia,  è datato al - a.C. . Gruppo di  fusaiole di forma biconica, con accentuato schiacciamento delle superfici superiore ed inferiore, di diam. max rispettivamente pari a ,,-, cm. Sono realizzate con pasta di gabbro, di colore arancio, con numerosi inclusi bianchi di medie dimensioni. Sono probabilmente modellate a mano. Provengono dalle Fasi  e  (T. , nr. ,; T. , nr. -).

Pesi da telaio Dei pesi (T. ),  sono di forma troncopiramidale,  discoidale ; sono realizzati in impasto di gabbro, tipico della ceramica grossolana da cucina, con colorazioni variabili dal beige all’arancio a causa della cottura ; le superfici sono in genere piuttosto regolari, lisciate a stecca. Tutti presentano un unico foro di sospensione passante, praticato in prossimità della base minore, che aveva lo scopo di permettere il passaggio di un anello metallico al quale erano poi legati raggruppamenti di fili.  Sono tutti di peso rilevante (vedi tabella) ; la difformità ponderale è da attribuirsi non solo alle diverse dimensioni dei telai, ma anche alla tessitura di filati di diverso tipo.  Per quanto riguarda quelli troncopiramidali, la regolarità ed omogeneità della forma, tranne in un caso (nr. ) dove è evidente la realizzazione a mano, tende a far ipotizzare per la fabbricazione l’utilizzo di casseforme. Il peso discoidale è realizzato a mano ed è di fattura piuttosto grossolana ; l’utilizzo di pesi di forma discoidale per tendere i fili dell’ordito è confermato dalla raffigurazione presente su di uno skyphos beotico.  Non si rileva la presenza di alcuna decorazione, tranne su di un esemplare (nr. ) un segno a croce, di fattura grossolana ed inciso prima della cottura sulla base minore. Solamente in un caso il reperto è pressoché integro (nr. ) ; tutti gli altri presentano lacune anche notevoli. Si tratta di oggetti che hanno mantenuto una forma pressoché identica nel corso di molti secoli, fatto dipendente da immutate tecniche di tessitura e dall’uso dello stesso tipo di telaio per un lungo periodo di tempo, a partire almeno dall’Età del Bronzo. Notevole risulta quindi la diffusione e la frequenza dei ritrovamenti.   R , p. , nr. , dalla tomba a camera  della necropoli di San Cerbone.  D, T , p.  ; D V , tav. .  SÌ  ; P c, p. .  C -, fig. .  Per una analisi aggiornata della distribuzione D , p. , n. .

      I pesi troncopiramidali (T. ) sono molto deteriorati (nrr. , ), tranne uno completo (nr. ) di g . Gli altri, incompleti, oscillano fra g  e  ; il peso discoidale incompleto è di g  e proviene dalla Fase . Tutti gli altri provengono dalle Fasi  e . Oggetti di ornamento Pasta vitrea I due vaghi in pasta vitrea (T. ) appartenevano ad una collana o ad un bracciale ; uno è di colore verde-giallastro, di forma circolare con foro passante, di diametro pari a ca.  cm e spessore di ca. , cm (nr. ) ; il secondo, ancora di forma circolare, ma più bombato del precedente, ha misure simili ed è del tipo detto «ad occhi»,  di colore blu con sezioni bianche e gialle (nr. ). Elementi di collana di questo tipo sono stati ritrovati, in contesti tombali, a Saturnia,  nella Valle del Mignone,  a Populonia  e nella stessa Isola d’Elba.  Fase . Osso Un elemento in osso di forma circolare appiattito sulla parte superiore (T. , nr.), rappresenta quasi certamente la testa di uno spillone, utilizzato come elemento di chiusura per una veste, oppure come fermaglio per i capelli. La sua realizzazione è particolarmente curata, con superfici regolari e perfettamente lisciate ; per la sua realizzazione si può ipotizzare l’utilizzo del tornio. Fase . Probabili residui, databili al - a. C. Ceramica Un reperto in ceramica, realizzato con un impasto non omogeneo, ricco di piccoli inclusi bianchi, può forse essere interpretato come pendaglio. Ha una forma ad anello con andamento ovaloide, ed un diametro esterno di  cm ca. Le superfici appaiono estremamente consunte, il che ha fatto pensare che l’oggetto in questione potesse essere stato in origine pertinente ad un vaso (forse a parte del collo di una forma chiusa). Recuperato in qualche modo dopo un periodo piuttosto lungo di permanenza in acqua, il reperto può essere stato trattenuto ed utiliz

E . D , p.  n.  e fig. , tav. , dalla tomba  della Necropoli degli Sterpeti.  R , p. ,  . e tav. , ., dalla Necropoli del Ferrone, datata al  a.C. ca.  M , p. , p.  fig. , , dalla tomba a camera  della necropoli di San Cerbone, datata al - a.C.  Z , p. , e tav. , da una tomba a fossa in località Casa del Duca, di fronte a Portoferraio, databile all’ultimo quarto del  a.C. 



zato per il suo curioso aspetto, del genere “lusus naturae”. Fase . Oggetti di uso votivo Vasetti miniaturistici Due vasetti di piccolissime dimensioni, in ceramica (T. , nrr. -), sono forse da mettere in relazione con una qualche pratica religioso/ rituale che si svolgeva all’interno della fortezza. Il primo vasetto (nr. ) è un attingitoio realizzato al tornio in pasta dura ed omogenea, di colore beige, priva di inclusi. Ha la vasca di forma troncoconica rovesciata ed il fondo piatto ; aveva in origine un’ ansa, forse sormontante, di cui rimane traccia dell’attacco. L’altezza è pari a , cm, il diametro massimo a , cm. Proviene dalla Fase . Il secondo vasetto (nr. ) è realizzato a mano, grossolanamente, in impasto di gabbro, con numerosi inclusi bianchi di medie dimensioni. La vasca è pressoché cilindrica, il fondo è piatto ; anche in questo caso era presente una piccola ansa, forse del tipo a presa, di cui rimane traccia dell’attacco. L’altezza è pari a , cm, il diametro massimo a  cm. Proviene dalla Fase . Pare opportuno rimarcare che in entrambi i casi manca l’ansa ; anche tenendo conto del fatto che questa costituisce l’elemento più debole del vaso, quindi più soggetto a rottura, incuriosisce constatare che, nel caso dell’attingitoio, insieme all’ansa manca anche una parte di parete, come se la rottura fosse stata provocata intenzionalmente. Da rilevare poi, a conferma dell’ipotesi, che l’unico esemplare di attingitoio miniaturistico ritrovato nell’Area  di questo scavo è privo dell’ansa. Ghiande missili Due reperti in piombo, di forma biconica allungata (T. , nrr. -), sono da interpretare come ghiande missili ; la prima, lunga , cm, ha un diametro massimo di , cm, pesa ca.  g e proviene dalla Fase  ; la seconda, lunga , cm, ha un diametro massimo di , cm, pesa ca.  g e proviene dalla Fase . Questi oggetti, veri e propri proiettili, erano scagliati per mezzo di un propulsore, quasi certamente una fionda. Le ghiande missili in piombo furono adottate comunemente in età classica, a sostituzione dei proiettili di fionda in pietra, di gittata assai minore.  Ne sono state ritrovate  durante lo scavo del “Relitto delle Colonne”, affondato a largo di Camarina, dove facevano parte dell’armamento  S , p.  ; D , p. , tav.  nr. -.



   

dei soldati di scorta.  Una proviene dalla Fase , la seconda dalla Fase . M. D. I. S    Sono stati rinvenuti manufatti in pietra scheggiata (T. ), distribuiti in quindici unità stratigrafiche riferibili alle fasi ., ., ., , .. Queste testimonianze attestano una presenza nell’area durante la preistoria. L’insieme ammonta a quattordici elementi realizzati in selce (), diaspro () e ossidiana (), che presentano nel complesso uno stato fisico ben conservato, con patina di alterazione solo in tre casi. Nella selce si osservano quattro varietà quanto a colore e tessitura : selce opaca con superficie ruvida e di colore grigio scuro (), selce omogenea a frattura concoide () sia di colore giallo chiaro con picchiettature bianche (), sia di colore giallo rosso () sia di colore rosso (), una delle quali con picchiettature gialle. Tutti i manufatti in selce sono completamente privi di cortice e solo un frammento di selce conserva un incluso di calcare bianco. Il diaspro è opaco, di colore rosso bruno omogeneo (cd. rosso fegato), e in qualche caso conserva porzioni della superficie naturale della materia prima. L’ossidiana è trasparente, di colore grigio con striature parallele più scure, caratteri che permettono di riferirla al vetro di Lipari ; lo stato fisico è leggermente patinato, forse per l’esposizione ad agenti atmosferici. L’insieme degli oggetti è costituito da schegge (), lame frammentarie (), un frammento e scarti (), distribuiti uniformemente fra le due materie prime principali, la selce e il diaspro ; un frammento di lamella è d’ossidiana. Solo quattro manufatti ed il frammento presentano una successiva trasformazione in strumenti mediante ritocco ; cinque manufatti recano sbrecciature sui margini o alle estremità dovuti verosimilmente ad un utilizzo ; un solo oggetto con patina di alterazione modesta reca ad una estremità scheggiature fresche imputabili ad un reimpiego. Lo stato fisico ben conservato dei manufatti permette di escludere l’ipotesi che siano stati trasportati sul sito insieme ai ciottoli fluviali e marini, e sono piuttosto da interpretare come documentazione di presenze nell’area in epoca precedente agli impianti di età storica. Un unico strumento in diaspro ha margini usurati che

fanno ritenere possibile un suo trasporto, mentre per un manufatto in selce patinato con scheggiatura fresca è verosimile un reimpiego sul posto. Gli strumenti sono rappresentati dai seguenti tipi : un raschiatoio laterale su scheggia, ottenuto con ritocco semplice, due troncature su lamella, di cui una marginale con ritocco inverso e l’altra (su ossidiana) obliqua, realizzata con ritocco parziale profondo, due denticolati consistenti in incavi a ritocco marginale in un caso e profondo nell’altro. I caratteri individuati a livello sia tecnologico sia tipologico sono comuni e non offrono spunti per individuare una fase di appartenenza puntuale all’interno di un arco di tempo dal Paleolitico superiore all’Età dei metalli. Solo per l’ossidiana si può ridurre l’inserimento ad un periodo più limitato, dal Neolitico all’Età del rame, in quanto è materia prima ricercata sulle isole in cui si trova (Lipari, Palmarola, Sardegna e Pantelleria) e distribuita anche fino a distanze considerevoli con lo sviluppo della navigazione a partire dal Neolitico. Con l’Età dei metalli diviene decisamente raro il rinvenimento di oggetti in questa materia prima in località distanti dalle fonti di approvvigionamento. Per quanto riguarda in particolare il traffico di ossidiana di Lipari e di Palmarola si è riscontrato che il percorso da Sud verso Nord segue la costa tirrenica e interessa quindi tutti gli approdi anche insulari. Catalogo L Fase . . Diaspro Lama a sezione triangolare, tallone liscio ; sbrecciature all’estremità distale e al margine sinistro (Tav. , nr. ). Fase . . Selce bionda Lama ? priva delle estremità ; stato fisico patinato ; scheggiature fresche inverse a una estremità. Fase  . Selce Lamella irregolare, sezione triangolare spezzata all’estremità prossimale. Troncatura marginale, a ritocco inverso distale (T. , nr. ). . Diaspro Lamella carenata, conservante distacchi lamellari sul dorso ; spezzata a entrambe le estremità ; un 



D S b, p. , fig. , con bibliografia.



L . R .

      margine corticato, un margine con sbrecciature (T.  nr. ). . Ossidiana (Lipari), colore grigio, trasparente. Frammento di lamella; stato fisico: superficie patinata e con striature oblique parallele. Troncatura: obliqua parziale, ritocco diretto tendente all’erto (scheggiaura fresca su un margine) (T. , nr. ). S Fase . . Diaspro. Scheggia frammentaria, tallone liscio. Fase . . Diaspro. Scheggia, tallone liscio ; stato fisico patinato, margini usurati. Denticolato : incavo a ritocco diretto semplice profondo sul margine destro ; scagliature inverse sul margine sinistro ; sbrecciature all’estremità distale (Tav. , nr. ). Fase  . Selce ? Scheggia, tallone liscio. . Selce. Scheggia, tallone liscio ; sbrecciature distali. . Diaspro. Scheggia carenata, tallone puntiforme ; scheggiaure inverse distali. . Selce. Scheggia, tallone puntiforme, con scagliaure dorsali prossimali. Raschiatoio : ritocco diretto parziale semplice marginale sul margine sinistro. S Fase . . Selce. Frammento con incluso calcareo. Denticolato : ampia scheggiatura e ritocco semplice marginale denticolato. Fase . . Selce Scarto. . Diaspro. Scarto.

G. R. S     I materiali in pietra levigata (T. ) provenienti da  si presentano omogenei, per tipologia e per materia prima, durante le varie fasi individuate nel sito. Si tratta per lo più di stru-

menti riferibili sia ad attività artigianali che ad attività legate alla sfera del quotidiano. Si segnalano infatti sia percussori, coti e brunitoi, sia macinelli, riconducibili non solo a scopi artigianali, ma forse anche ad usi culinari, e ciottoli di medie e piccole dimensioni, senza tracce di lavorazione. Va messo comunque in evidenza come si tratti in alcuni casi di strumenti estemporanei, legati a necessità contingenti, fatto provato anche dalla presenza di strumenti polifunzionali, come i macinelli/percussori o il percussore/cote. Le materie prime usate sono locali, anche se non strettamente reperibili nelle immediate vicinanze del sito : si tratta soprattutto di diaspri e rioliti, seguite da ofioliti, graniti, arenarie e da sporadici ciottoli in calcare, selce e quarzo. Gli strumenti in pietra sono , mentre i ciottoli senza tracce di lavorazione sono . Per quanto riguarda quest’ultimo tipo di reperti, la cui raccolta probabilmente avveniva lungo i piccoli corsi d’acqua della zona, il loro peso indizia una scelta preferenziale verso gli esemplari entro i g . Una loro probabile funzione potrebbe essere legata a giochi che prevedevano l’uso di una scacchiera : infatti alcuni passatempi, dall’età greca a quella etrusca e romana, utilizzavano pedine in vetro e in osso, ma queste potevano essere anche costituite da semplici ciottoli fluviali, in genere di colore bianco e nero. Tale interpretazione sarebbe avvalorata sia da una certa standardizzazione nei criteri di scelta, sia dal fatto che i colori della gran parte dei ciottoli scelti, il bordeaux cupo e il verde scuro di diaspri e ofioliti e il bianco della riolite, sono quelli che più si avvicinano alle tinte canoniche delle pedine. Benché gli strumenti qui esaminati siano ancora poco studiati per quanto riguarda l’epoca classica, si tratta comunque di ritrovamenti non infrequenti : infatti reperti come le coti e i macinelli sono diffusi, per esempio, in siti liguri di età ellenistica della Garfagnana e a Monte Bibele, dove si trovano in altissimo numero sotto forma di ciottoli fluviali lunghi e piatti; percussori litici si riscontrano anche nell’oppium preromano di Genova. Daltronde manufatti litici, legati soprattutto alla metallurgia, continuano a sopravvivere anche in periodo medievale. Non si può certo escludere, però, che alcuni di questi reperti, pur essendo ben attestati anche in piena età storica, fossero in realtà pertinenti ad epoche pre-protostoriche, come attesterebbe la   



Le determinazioni petrografiche autoptiche sono dovute a Giovanni Boschian, che qui si ringrazia.



 

D . C, N . V , p. . M . B MÎ .



   

presenza nel sito di industria in pietra scheggiata (Radi, supra) : sarebbero quindi stati raccolti ed utilizzati, soprattutto per le Fasi  e , mentre la loro presenza nella Fase  potrebbe essere del tutto casuale. In effetti qualche dubbio potrebbe sussistere per quanto riguarda i due brunitoi in ofiolite, attestati durante la fase  : secondo alcuni studi, avvalorati anche da ricerche nel campo dell’archeologia sperimentale, l’uso di questi strumenti è strettamente legato all’attività ceramica piuttosto che a quella metallurgica. Non si esclude neanche un riuso come pedine da gioco. Comunque l’aspetto fresco delle superfici di tutti i manufatti qui esaminati e quindi la buona leggibilità delle tracce d’uso sulle loro superfici, paiono essere a favore di un’attribuzione del complesso litico levigato al periodo storico del sito. Catalogo Fase  Pertinenti a questa fase sono un frammento di ciottolo in arenaria, probabilmente usato come cote e un ciottolo in vulcanite con una superficie lisciata, interpretabile anch’esso come cote o come levigatoio. Sono presenti inoltre  ciottoli non lavorati. Fase . Durante il primo momento della costruzione della terza fortificazione, si segnalano due macinelli : uno in granito di forma ovale, con superficie d’uso picchiettata, così come i margini, probabilmente per regolarizzare la forma dello strumento ; l’altro in vulcanite e di piccole dimensioni, ha forma circolare, con una superficie d’uso liscia. Fase  Riferibili a questo periodo, oltre a  ciottoli non utilizzati, sono un ciottolo circolare in arenaria con coppella centrale, probabilmente formatasi per l’uso di incudine che si faceva del ciottolo stesso; inol-

 

G . D B .

tre questo presenta superfici scabre e non si esclude quindi un suo uso anche come percussore/macinello. Non mancano i ciottoli che presentano una superficie lisciata, uno in arenaria e uno in vulcanite, interpretabili come coti o levigatoi. Sicuramente una cote è invece un frammento di ciottolo in arenaria, a sezione rettangolare, che presenta tutte le superfici lisce e a volte anche concave per l’uso. Citiamo infine due brunitoi ricavati da piccoli ciottoli di serpentinite e gabbro, che presentano spigoli vivi e superfici fortemente striate, caratteristiche entrambe dovute ad un uso molto intenso. Fase  Dalla sistemazione agricola del sito provengono  coti, due frammentarie in arenaria, una in granito e un ciottolo in vulcanite con faccia lisciata. In granito sono invece due percussori : un esemplare è del tipo “macinello-percussore” di forma circolare, conservato circa per metà. Presenta una faccia leggermente appiattita, mentre il margine mostra segni d’uso come percussore. La proposta interpretativa per questo doppio uso è che venisse utilizzato su sostanze che andavano prima frantumate e poi polverizzate. L’altro, sempre circolare, ha i margini che presentano angoli diedri : tali superfici appuntite sono più funzionali nell’azione di percussione. In arenaria ben cementata è invece un percussore di forma oblunga, con tracce di percussione più estesa ad un apice che all’altro ; per la presenza di superfici molto lisce e spigoli vivi si ipotizza anche un suo uso come cote. Sempre in granito sono due ciottoli, interpretati entrambi come pesi, soprattutto quello di maggiori dimensioni che presenta il simbolo  inciso ; quest’ultimo presenta anche una superficie liscia, forse per un uso come macinello. L’altro invece ha superfici scabre, attribuibili forse ad un uso come macinello/ percussore. I ciottoli senza tracce di utilizzo riferibili a questa fase sono .

B. Z.  

D B . D .

     



S    

 



  

,

arenaria

fr. di ciottolo forse utilizzato

. × .

,

vulcanite

lisciatoio? cote?

 × . × .

, ,

vulcanite granito

probabile macinello macinello

. × . . × . × .

, , , , , ,

arenaria arenaria serpentinite gabbro vulcanite arenaria

fr. di cote incudine brunitoio brunitoio lisciatoio/cote (probabile) fr. di probabile cote?

. × . × . . × . × . . × . × . . × . × . . × . × .

    

granito arenaria

fr. di macinello/percussore percussore/cote

granito arenaria arenaria

fr. di percussore lisciatoio/cote fr. di ciottolo: probabile cote?

. × . . × . × . . × . . × . × .



vulcanite

ciottolo utilizzato

 × . × 

 

granito granito

peso-macinello peso? per segno x inciso; macinello

 × . × . . × . × .



granito

percussore circolare

. × . × .

,

granito?

brunitoio o cote

. × . × .

I REPERTI FAUNISTICI

A  -  - 

I

 faunistici raccolti nelle Aree  -  -  di  ammontano a  frr., complessivamente  identificati a livello specifico, pari all’incirca al % sul totale dei resti, e  indeterminati, a cui si aggiungono  frr. di costole e vertebre non identificabili.  La suddivisione dei reperti per fasi, aree di scavo e  è riportata in una tabella a parte. Il materiale osteologico, oltre che quantitativamente scarso, si presenta molto frammentato e spesso in cattivo stato di conservazione ; laddove è stato possibile, sono state rilevate alcune misure secondo lo standard internazionale introdotto dalla A. von den Driesch.  Le tabelle osteometriche ad esse relative sono riportate in appendice (T. ). Per la valutazione delle età di saldatura delle epifisi e delle eruzioni ed usure dentarie si riportano per ciascuna specie i lavori ai quali si è fatto riferimento. Per gli animali domestici il calcolo della loro età di morte può suggerire alcune ipotesi sulla strategia di allevamento del gruppo. Con un campione così esiguo come quello di  però sarebbe stato decisamente poco corretto estrapolare le percentuali di sopravvivenza per classi di età ;  quindi le indicazioni sulla età di morte sono riferite soltanto al numero minimo di individui effettivamente stimato, volta per volta, in ogni fase insediativa esclusa la terza. A parte sono elencate le specie domestiche e selvatiche che sono presenti nell’arco di tempo compreso dall’insediamento classico ; da questo elenco sono state escluse quelle della Fase , che provengono da .. non affidabili. Per quelle domestiche abbiamo riportato, oltre al numero totale dei frr., il numero minimo di individui (), determinato seguendo le indicazioni suggerite a questo proposito dal Bökönyi,  e le percentuali di ogni specie sul totale generale della categoria. Ad un primo sguardo d’insieme emerge chiaramente un carattere fondamentale : è evidente che la maggior parte dei prodotti di origine ani

Voglio ringraziare il sig. Ivano Bigini e il dott. Claudio Sorrentino del Laboratorio di Fauna del Dipartimento di Scienze Archeologiche dell’Università di Pisa : senza il loro aiuto non avrei potuto affrontare e portare a termine questo lavoro. Un ringraziamento particolare va inoltre alla dott. Barbara Wilkens per i suoi preziosi suggerimenti e per gli stimolanti scambi di idee che hanno accompagnato l’elaborazione di questi dati.  I  frr. di costole e vertebre non determinabili, pertinenti a domestici di taglia media e grande, provengono tutti dalla US  (riempimento della cisterna riutilizzata come immondezzaio nella Fase .).  V D D .   P . BÖÖ .

male che ricorrono nella dieta del gruppo sono forniti dagli animali d’allevamento. Ad eccezione del maiale però non tutti gli animali domestici erano destinati esclusivamente al solo consumo di carne : oltre la versatilità produttiva degli ovicaprini ricordiamo la possibilità che offrono bovini ed equini di essere utilizzati nelle attività agricole e nei trasporti. L’incidenza dei prodotti derivati dall’attività venatoria è piuttosto marginale : l’interpretazione delle percentuali dei resti va corretta infatti con la stima della resa alimentare delle specie selvatiche attestate ; fra i resti di  non abbiamo che la lepre e tre specie determinate di uccelli mentre non c’è traccia né del cinghiale né di altri selvatici di taglia media o grande. Evidentemente quindi l’apporto della caccia è trascurabile nell’economia del gruppo. Le due specie di roditori attestate fra i selvatici contano entrambi numerosi esemplari che provengono tutti esclusivamente dal riempimento di un’anfora. La loro presenza in questo contesto si ricollega al momento di abbandono della fortezza : infatti solo in assenza dell’uomo, che in particolare il topo campagnolo tende a sfuggire, i topi possono aver fatto il loro nido indisturbati. La raccolta dei molluschi è ben documentata in tutte le fasi ; il loro valore alimentare è naturalmente scarsissimo. È appena indiziata la pratica della pesca ma a causa della fragilità e delle piccole dimensioni dobbiamo ragionevolmente credere che gran parte dei resti scheletrici dei pesci siano andati persi o distrutti. La sola specie che è stata identificata è quella dell’orata (Sparus aurata). Animali domestici Equus sp.  (Fase ) =   (Fase ) =  Per la valutazione dell’età di saldatura delle epifisi e dell’età di eruzione dentaria si è fatto riferimento al lavoro di Silver.  (Fase ) :  fr. coxale S, con tuberosità ischiatica non fusa appartenente a Equus caballus L., età : <  / -  anni ;  E.D. di femore S, età : > / anni. (Fase ) :  fr. diafisi femore (Fase ) :  M S, età : >anno-// I resti di equini sono troppo frammentari per avere sempre una determinazione specifica sicura. Il cavallo è stato identificato soltanto in 

S .



   

Nella tabella che segue sono conteggiate e ripartite per fasi le ossa craniali e post-craniali di questa specie rinvenute nello scavo.

Habermehl  per le usure dentarie. Possiamo così stabilire che : ) dei  individui “minimi” la cui presenza è stimata in Fase , tutti d’età superiore ai  mesi in base all’avvenuta saldatura delle epifisi delle e falangi, uno di essi può essere stato macellato dai  ai  mesi (grado di usura di un ), mentre un altro è un animale anziano ( usurato fino al colletto) ; ) dei  individui di Fase . :  sono sempre d’età superiore ai  mesi ; uno è un giovane ( Pd poco usurato : corrisponde ai  mesi d’età o poco più) ; un altro è stato ucciso in un’età compresa tra i  e i  mesi e comunque non oltre i  per il grado d’usura degli incisivi nella serie mandibolare quasi completa proveniente dalla  (   ). Quest’ultimo dato sarebbe confermato anche da due vertebre toraciche non fuse (- mesi) =  ) Fase . : nove individui sono conteggiati sulla base di  serie mandibolari sinistre complete, cui aggiungiamo altri  terzi molari inferiori sciolti. Sono tutti suddivisi secondo l’indice di usura corrispondente : • classe  (- anni) =  ( serie mandibolari, MS, M D) • classe  (- anni) =  ( serie mandibolari, MS, M D) • classe  (- anni) =  ( serie mandibolare) • classe  (- anni) =  ( MS) • classe  (- anni) =  ( MD) • A questi aggiungiamo una giovane pecora d’età inferiore agli  mesi (un omero con estremità distale non fusa) per un totale di  individui. Fra gli adulti distinguiamo, sulla base dei frr. di corna presenti, almeno  pecora di sesso femminile (cavicchia vuota, sezione più o meno ovale del corno) e  capre di entrambi i sessi (a sezione ovale quello della femmina, “a scimitarra” quello del maschio). ) Sulla base della presenza di  MD e una serie mandibolare destra abbiamo calcolato un corrispondente numero di individui per la Fase . Questi sono così ripartiti per classi di età : • classe  ( mesi   (Fase ) = , di età >/ mesi. (Fase .)=  Cs D,  fr. di mascellare D con P,  fr. di mascellare D frammentario,  fr. di mandibola S,  fr. di mandibola S (P + P),  C s,  fr. di tibia D con E.P. fusa,  E.D. di ulna. (Fase )=  fr. di mandibola D (M + M) La presenza del cane non è molto consistente numericamente. Essa è documentata indirettamente anche in prima fase da una scapola di maiale che è stata rosicchiata senz’altro da un cane. Gallus Gallus  (Fase ) =   (Fase .) =  latte e formaggio si facesse più affidamento per le capre che sulle pecore considerato che la loro produttività è ben più elevata. » (K, R, R, T , p. ). A differenza di quanto è documentato un po’ ovunque in età classica, l’inversione nelle proporzioni fra pecore e capre, oltre a , è emersa solo negli scavi dell’abitato etrusco di Montecatino dove le capre sono in maggioranza rispetto agli ovini e si conclude quindi che « (...) la produzione di lana doveva essere piuttosto limitata e destinata esclusivamente ad uso locale » (W -, p. ).  In particolare i giovani, che nelle annate cattive possono avere un tasso di mortalità del % (P , p. ).  - « (...) goats are particularly kept by the poorer fami lies. » (P , p. ). S .

(Fase ) =  caracoide,  fr. di ulna E.P. (Fase .) =  fr. di apofisi sternale laterale,  omero,  caracoidi,  fr. di diafisi di femore,  fr. di tarsometatarso E.D. appartenente ad individuo di sesso femminile. La taglia del gallo di  risulta essere la più piccola per l’età classica in Italia, almeno rispetto agli esemplari di Populonia e Settefinestre, i soli siti in cui sono state date le misure osteometriche dell’animale.  A , come è visibile nell’elenco precedente, è attestata la presenza della gallina, che è riconoscibile osteologicamente perchè mancante dello sperone. La produzione altamente redditizia delle loro uova è all’origine della ubiquità nel mondo antico di questo animale, il cui allevamento si diffuse anche nelle famiglie più povere.  Nell’Italia antica la presenza di galli e galline negli scavi è ben documentata in età romana o comunque a partire dal  a.C. in poi. Quello del gallo di Fase  a  costituisce attualmente uno dei più antichi rinvenimenti nella nostra penisola ma questa eccezionalità andrà imputata anche alla scarsità di studi specifici sui reperti faunistici di molti scavi classici. La grande diffusione nel mondo greco di questo animale da cortile di origine orientale viene fatta risalire al  ma soprattutto al  sec. a.C. Prima del  la sua presenza è attestata solo sporadicamente attraverso le fonti letterarie e iconografiche.  L’Asia minore è stata probabilmente  Soltanto nei valori del tarsometatarso ci avviciniamo a quelli che si hanno nel periodo  di Settefinestre (K, R, R, T , fig. ) ; per le altre misure siamo decisamente al di sotto della media di Settefinestre e di Populonia (D G M , in appendice). Due le ragioni possibili : o i nostri esemplari appartengono tutti a individui di sesso femminile oppure la razza allevata a  è ancora primitiva e di piccole dimensioni. I Romani, grazie agli incroci e ad un allevamento più razionale, fecero aumentare la taglia di molte specie domestiche, galli compresi (BÖÖ , p.  ; , p. ), migliorando le razze esistenti.  « It was in all probability the eggs that led to the economic exploitation of the species. (...) For the bird itself as an article of food there appears to have been little economic need. It was an important standby for the poor, but one would have avoided killing the producer of eggs until it had become too old. According to Aristophanes, every Athenian had his hen, even the poorest. Being cheap and easy to rear it became popular as sacrifical animal for all sorts of gods, not Aesculapius only. » (Z , p. ).  « The earliest know pictorial representations from the Mediterranean are found on Proto-Corinthian pottery of the second half of the eight century (...) but it appears not to have been really common before the sixth century. » (Z ) e conclude : « It is frequently illustrated. But the fourth century already accepted its presence as a matter of course, and illustrations became rare. The bird had become part of the equipment of Mediterranean man. » (Z ). Per le fonti letterarie che fanno menzione dell’ “alektor, alektryon”, ovvero del gallo : H , Z , P . Secondo Hehn la voce greca è evidentemente un calco dell’iranico “halka, alka” per gallo ; « La novità del nome e della cosa vien confermata dalla cir-

   la direttrice attraverso cui l’allevamento dell’animale, che ha un areale di origine indiana, è penetrato nel Mediterraneo in seguito all’espansione dell’impero persiano.  Il fatto che in Grecia sia stato chiamato occasionalmente anche “uccello persiano” sembra una conferma.  Secondo alcuni in Europa centro-settentrionale sarebbero esistite delle razze indigene che l’allevamento razionale introdotto dai Romani contribuì a migliorare.  È più probabile però che fra le popolazioni germaniche il gallo già domesticato sia arrivato direttamente dall’Asia attraverso le steppe russe e i Carpazi oppure, addirittura, grazie ai contatti con le colonie greche del Mar Nero.  È stato scritto che, sulla base della documentazione iconografica offerta dai pinakes di Locri, nelle colonie greche d’Occidente la domesticazione del gallo deve essere fatta risalire almeno al  a.C.  A queste si possono aggiungere altre evidenze indirette,  che in alcuni casi sembrano documentare un presenza già in  a.C. Credo che sia opportuno puntualizzare che siamo però sempre nell’ambito della trasmissione del motivo iconografico del gallo e che ben altra cosa è stabilire quando si è effettivamente diffuso l’allevamento di questo animale. I rinvenimenti veri e propri – o meglio dovremmo dire la raccolta e lo studio dei resti faunistici negli scavi classici –, purtroppo sono ancora troppo pochi.  costanza che ai tempi di Aristofane non esisteva ancora una forma stabile per il femminile da contrapporsi al maschile alektryon (...) » (H , p.  ; ). 

H  ; AÉ  ; Z . Nella commedia attica in Cratino, Athen.,  e in Aristofane, Av.,  ;  ; . Le citazioni sono di Hehn e Pollard (H  ; P ).  BÖÖ , p.  ; BÖÖ , p. .  H , p.  ss. L’Autore passa anche in rassegna le voci indoeuropee per designare il gallo.  Z , passim.  Tanto per fare un repertorio veloce, ma senz’altro parziale, ricordo che la monetazione di Himera e alcune emissioni di Selinunte, già citate entrambe nel lavoro dello Zeuner (Z , pp. - ) raffigurano il gallo e che esso ricorre a Locri, oltre che su pinakes ed ex voto, anche su figurine plastiche che furono ritrovate dall’Orsi nel santuario della Mannella (T , p. ). L’iconografia del gallo ricorre anche sulla produzione vascolare. Nei musei dell’Italia meridionale non mancano esemplari in cui è raffigurato il gallo e in alcuni casi la documentazione porterebbe ad alzare la data proposta da Zeuner per il suo arrivo. Su un fr. di ceramica laconica della stipe del santuario di Satyrion a me sembra vi sia raffigurato un gallo (L P , tab.  :) e gran parte del materiale di questa è datato al  a.C. Su un cratere ed un calathos peuceti conservati al Museo Archeologico di Bari (A , figg. ) sono raffigurate teorie di galli ; raffigurazioni simili si ritrovano anche su altri crateri peuceti (F , Tavv. I : ;  :) ed è interessante sapere che questo tipo di produzione è datata da de Juliis al  a.C. (D J ).  Praticamente l’allevamento dell’animale in Magna Grecia è documentato quasi esclusivamente attraverso le uova deposte nel vasellame dei corredi funebri di alcune 



È ancora più difficile stabilire quando e come sia arrivato nel resto della penisola italiana.  Per quanto riguarda il medio e alto Tirreno i più antichi rinvenimenti sono le ossa di gallo in prima fase a , a cui si aggiungono quelle del pozzo nell’area sacra C nel santuario etrusco di Pyrgi;  mancano invece in tutti gli altri siti tirrenici più o meno coevi : nella fase  dell’oppidum di Genova,  nell’abitato di Montecatino,  nell’abitato di Roselle,  a Tarquinia,  a Monte Bibele  e ad Acquarossa.  Nel centro e nel sud della penisola, in definitiva, ad eccezione dei resti di Fase  di , non abbiamo dati su contesti che non siano o rituali o funerari (cfr. nota , ). Anche in Etruria, come già in Magna Grecia (cfr. nota  in questa pagina), il sacrificio funebre contempla la deposizione di uova.  La raffigurazione di un volatile che necropoli. Questo tipo di offerta è deposta in una lekanis della tomba  nella necropoli del Purgatorio di Rutigliano, datata al secondo quarto del  a.C. (L P , p.  e tab. ) e nel vasellame di alcune tombe della necropoli in contrada Diana a Lipari, viste personalmente al Museo Eoliano di Lipari. L’unica segnalazione di resti veri e propri di gallo per ora è solo quella delle ossa rinvenute nel bothros di Eolo sul Castello di Lipari, con materiali del - a.C. (V ). È stato detto da più parti (T  ; L P ) che il sacrificio del gallo, la deposizione di uova in contesti funerari e forse anche la sua iconografia, rimandano ai culti orfici molto diffusi in Magna Grecia ; a questo proposito Lo Porto segnala anche i rilievi tarantini con i defunti banchettanti (L P ).  In un lavoro di sintesi che fa il punto sulla documentazione faunistica negli scavi dal Neolitico all’età storica nell’alto Adriatico, Riedel scrive che nell’Italia settentrionale la gallina domestica è osteologicamente documentata in età del Ferro avanzata (R , p. ).  Oltre ai resti di gallo, appartenenti ad un giovane individuo di sesso maschile, nel riempimento furono rinvenuti, in alto, resti di un bue (la metà sinistra del cranio, una porzione del torace con vertebre e costole e tutta l’arcata anteriore destra), in basso lo scheletro completo di un maialino da latte che non mostrava segni di macellazione ; inoltre ossa di tasso, civetta, taccola e batraci (C ). « Prescindendo dal quarto di bue, che si riferisce eventualmente ad un sacrificio effettuato al momento del definitivo suggellamento, gli animali sicuramente gettati nel pozzo quando il santuario era in vita sono un porcellino, un tasso e una parte di gallo. » (Pyrgi , p. ) L’area C, che – ricordiamo – è quella del recinto delle lamine d’oro bilingui, è usata nel  a.C. Nel riempimento del pozzo è stato rinvenuto anche un tipo di unguentario datato tra la fine del  e il terzo quarto del  a.C. (S , p. ). Un altro bothros fu rinvenuto anche nell’angolo anteriore sinistro del tempio A, che appartiene alla prima metà del  a.C. (P , p. ) ; nel suo riempimento furono rinvenute ossa di maiale, di pecora, uno scheletro di cane, ossa di volpe e gatto oltre a resti di anfibi, testuggine, lucertola, crocidura, arvicola e topo selvatico (C, P ).  B, G . In questo sito resti di gallo si rinvengono solo a partire da un momento successivo.   W -. C -.  S .  D’A, G, G, V .  G .  M N , p. .



   

sia sicuramente interpretabile come gallo ricorre soltanto una volta nelle pitture parietali delle tombe  ma nella produzione artigianale l’animale è riprodotto in altre occasioni :  in particolare ricordiamo un calamos a forma di gallo, che è stato datato fra la fine del  e gli inizi del  a.C., su cui sono incisi i caratteri dell’alfabeto greco. La singolare combinazione di queste due novità, veicolate insieme attraverso lo stesso oggetto, sembrerebbe confermare in modo esemplare la mediazione greca nella diffusione occidentale se non altro della sola iconografia di questo animale. Un canale alternativo, per l’Etruria, potrebbe essere stato però quello fenicio-punico e la presenza dell’animale proprio a Pyrgi, per giunta nell’ area sacra C, può giocare a favore di una ipotesi così suggestiva : non possiamo dimenticare quanto fossero stretti i contatti fra Etruschi e Fenici. D’altra parte resti di gallo si ritrovano nella colonia spagnola di Toscanos addirittura in un contesto di  a.C.  La riproduzione dell’animale all’interno di un repertorio fantastico ancora fra il  e il  a.C., come nel caso dell’hyppalectryon (cfr. in questa pagina nota ), ci sembra che suggerisca comunque una sua acquisizione recente e forse parziale nel mondo etrusco ; evidentemente il gallo viene ancora percepito come animale “esotico” e non è ancora completamente assimilato nel patrimonio zootecnico locale. Animali selvatici L’elenco completo delle specie selvatiche identificate a  è in una tabella a parte (T. ). La stragrande maggioranza dei resti appartiene a conchiglie di molluschi marini contro pochi resti di uccelli (fra i quali sono state determinate tre specie con  fr. per ciascuna), di una specie determinata di pesce (Sparus aurata), di più frr. di testuggine e di alcuni frr. appartenenti alla lepre. Questo non vuol dire che la raccolta dei molluschi fosse preferita a qualsiasi attività di  È chiaramente raffigurato un gallo sotto un triclinio nelle pitture della tomba del Triclinio a Tarquinia, datata al  (B, C , p. -) ; mentre sono raffigurate le uova consumate durante il banchetto funebre nelle pitture della tomba delle Leonesse e degli Scudi sempre a Tarquinia, datate rispettivamente al  a.C. e alla fine del  a.C. (ibidem) e in quelle della tomba Golini ad Orvieto, datata a fine  a.C. (P , p. ).  Un bronzetto raffigurante un gallo è nel materiale della stipe di Arezzo (B P , fig. , nr. ), il cui ambito cronologico è per l’A. la seconda metà del , tra  e  a.C. (ibidem, p. ). Infine ricordiamo la monetazione etrusca con la raffigurazione dell’hyppalectryon o ippogallo (cavallo alato con coda di gallo), « (...) modello iconografico (che) gode di particolare popolarità in Etruria tra la fine del  e la prima metà del  a.C. » (C M ,  p. ). A S , p. .

caccia e pesca. La maggiore fragilità delle ossa dei volatili e dei pesci ci impedisce di assegnare il loro giusto peso a ciascuna delle specie selvatiche attestate nella lista delle presenze. Le fonti iconografiche rimandano all’importanza che la caccia alla lepre e al cervo avevano in Etruria ;  di quest’ultimo però non c’è traccia nella documentazione faunistica di  che, con quella della Populonia di  a.C., costituisce l’unico esempio di uno scavo d’abitato etrusco in cui il cervo non sia presente.  Per quanto riguarda la pesca, illustrata anch’essa nel repertorio figurativo dell’arte etrusca, una notizia curiosa viene da Eliano che ci parla dell’esistenza di un pesce mostruoso, l’ “aulopias”, più piccolo ma anche più forte del tonno, che veniva pescato al largo dell’Arcipelago toscano. Un passo di Strabone documenta l’esistenza di posti di avvistamento del passo dei tonni a Populonia e all’Argentario.  Tutti i molluschi determinati si ritrovano attualmente nei bassi e medi fondali dell’isola d’Elba. Dei tre volatili, il cormorano (Phalacrocorax carbo) è stato ritrovato nella   (cfr. p. , nota ). La presenza della pernice rossa (Alectoris rufa) e del codone (Anas acuta) attesta la caccia agli uccelli stanziali e di passo. Prima di trarre le nostre conclusioni, è opportuno ricordare quanto raramente il semplice conteggio dei frr. o il calcolo del  (che avviene, comunque venga effettuato, partendo dal computo delle ossa più rappresentate della specie) corrispondano alle proporzioni che si verificavano all’interno della popolazione animale. Ovunque, i dati sui “resti di pasto” sono falsati, oltre che dalla frammentazione intenzionale e non delle ossa, sia dalla selezione negativa che sulle parti scheletriche viene operata dall’ambiente in cui avviene la deposizione, sia dalla dispersione dovuta ai fattori atmosferici o all’intervento dei carnivori e dell’uomo stesso. Nel caso degli strati di Fase . e Fase , la scarsità dei resti a disposizione può essere impu « Tra  e prima metà del  a.C. il numero delle rappresentazioni etrusche di caccia è decisamente alto. (...) La caccia più riprodotta è quella della lepre. » (C , p. ). Camporeale sottolinea inoltre la fortissima valenza ideologica di queste raffigurazioni. Più tardi « (...) tra il  e il  secolo le rappresentazioni diventano rare » (ibidem, p. ).  Per l’acropoli di Populonia il contributo più volte citato di De Grossi Mazzorin (D G M ). Oltre che nei siti etruschi già citati (Montecatino, Roselle, Tarquinia) resti di cervo si ritrovano ad Acquarossa (G ) a Monte Bibele (D’A, G, G, V ) e nell’area padana a Forcello (S ).  Ael., NA .; Strabo ..; ... La citazione di entrambe le fonti è di Camporeale (C , p. ).

   tata appunto a fattori post-deposizionali che ne abbiano fortemente ridimensionata la quantità originaria. La situazione dei livelli di Fase  in alcuni ambienti è probabilmente meno compromessa perché il crollo in qualche caso può avere «sigillato» il deposito. Il loro scarso numero si può allora giustificare pensando che l’area abitata fosse mantenuta pulita oppure, ma qui il campo delle ipotesi è più insidioso, che un numero così piccolo di resti faunistici sia il riflesso diretto di una scarsa consistenza numerica del gruppo umano insediato sulla collina. In base allo studio della fauna comunque ci sembra di poter concludere che in tutte le Fasi l’autosufficienza alimentare caratterizza l’assetto economico della comunità. Quali però siano state le strategie di allevamento è invece difficile stabilirlo ; certamente non si trattava di un allevamento specializzato, dal momento che tutte le specie domestiche sono rappresentate in modo equilibrato. L’incidenza dei selvatici sul totale dei resti è praticamente nulla : anche se non possiamo escludere che una discreta parte dei resti più fragili – e pensiamo a quelli dei volatili, dei pesci e dei piccoli mammiferi – non ci sia pervenuta, in nessun momento la caccia e la pesca, per non parlare della raccolta dei molluschi, hanno mai costituito un’alternativa alimentare ai prodotti dell’allevamento. Fra i domestici possiamo seguire (tab. a), contro la stabilità percentuale dei resti degli equini, dei bovini (sempre intorno al %) e del pollame, il progressivo aumento degli ovicaprini a spese dei suini. Mentre i primi arrivano a coprire poco più del % in Fase , i suini raggiungono il %. Successivamente invece la presenza numerica degli ovicaprini registra un incremento del % ca., che corrisponde ad un pari calo percentuale dei suini ; entrambi si assestano intorno al % ca., sul totale dei frr.. Le proporzioni numeriche fra i domestici si potrebbero esprimere anche in questa forma : su  capi di bestiame in Fase  ci saranno stati almeno  bovini,  ovicaprini e  suini, mentre in seguito  o  capi di ovicaprini e altrettanti suini. Un metodo per determinare l’importanza relativa di ogni specie domestica nella dieta del gruppo è quello di evidenziare la resa in carne degli animali d’allevamento. Secondo una stima di Bökönyi  la quantità di carne commestibile di un bue è quantitativamente pari a quella fornita da  pecore mentre un maiale rende approssimativamente quanto una pecora e mezzo : seguendo queste indicazioni ho preferito correggere la stima dimezzando la resa alimentare dei giovani 

Citata in D G M , p. .



compresi nel calcolo del  di ciascuna delle tre specie. Avremmo così : (Fase ) = bovini , %, suini %, ovini ,% (Fase .) = bovini ,%, suini %, ovini ,% (Fase .) = bovini %, suini %, ovini % Naturalmente sono i bovini che, anche con un piccolo numero di capi, hanno il potenziale alimentare maggiore : eppure, dopo la schiacciante maggioranza in corrispondenza della Fase ., nel corso della Fase  abbiamo un loro nettissimo calo percentuale che va a vantaggio delle altre due specie. Anche con questo metodo registriamo un calo percentuale dei suini dopo la Fase  ; la loro presenza in seguito è bilanciata da quella degli ovicaprini. Nelle figg. - sono stati messi a confronto i diagrammi a barre con le percentuali che otteniamo con i tre metodi di conteggio (per frr.,  e resa alimentare). Queste stime vanno naturalmente integrate con le considerazioni già effettuate, per ciascuna delle tre specie, sulle modalità di macellazione e sul loro sfruttamento alternativo al consumo di carne. I bovini sono stati allevati soprattutto per essere utilizzati nei lavori agricoli, come sembra indicare il numero di morti in età adulta ; gli ovicaprini soprattutto per il latte, se è così che si giustifica il numero eccezionalmente alto di caprini in un gregge misto ; soltanto i suini sono stati allevati esclusivamente per il consumo di carne. In tutti i siti protostorici e storici i maiali costituiscono il gruppo numericamente prevalente nella fauna domestica ed è per questo che una loro presenza tutto sommato modesta, come a  in interfase e in seconda fase, risulta strana. Questa circostanza, oltre all’aumento nel tempo degli ovicaprini a spese dei suini, può essere letta forse in chiave ambientale. Nell’antichità il maiale veniva allevato allo stato semibrado e nutrito di sole ghiande, con un alto grado di disimpegno da parte dell’uomo ; il fatto che non fosse necessario integrarne l’alimentazione, oltre alla prolificità dell’animale, rendeva conveniente il suo allevamento anche nelle comunità più povere. Il solo requisito indispensabile era un facile accesso alle risorse naturali di un ambiente ricco di boschi e macchie. In seguito a un ipotetico disboscamento dell’area circostante all’insediamento, allevare il maiale può essere risultato più impegnativo e quindi meno proficuo. D’altra parte questa ipotesi potrebbe trovare conferma anche nel numero eccezionalmente alto di caprini, gli animali più adattabili ad un ambiente in degrado.  

Secondo alcuni è in realtà tutta l’isola ad essere coin-



   

Ricordiamo infine che nelle comunità antiche l’apporto di carne nella dieta era abbastanza contenuto e che il suo consumo era riservato ai “giorni di festa” in cui gli animali venivano sacrificati in occasione di riti e cerimonie. A questo proposito, una situazione particolare è forse quella delle ..  e  (   ). Nel corso della frequentazione di Fase . è stata utilizzata come fossa di scarico una struttura precedente, la cisterna di Fase . Dal suo riempimento provengono ossa di bovini, ovicaprini, suini, lepre, gallo e cormorano  in discreta quantità. Proprio da queste .., che costituiscono una sorta di “complesso chiuso”, provengono il % dei frr. di specie domestiche identificati in Fase . e tutti i frr. di costole e vertebre dei quali a  non è stato possibile risalire alla specie (T. ). Costole e vertebre appartengono al gruppo dei tagli di prima scelta degli animali, che comprende anche scapola, omero, bacino e femore.  Fra le ossa determinate, al primo e al secondo gruppo, che comprende oltre agli elementi anatomici suddetti anche radio, ulna e tibia, appartengono complessivamente il % dei frr. di ovicaprini, quasi il % dei suini, e meno del % dei frr. di bovini. A prima vista può sembrare che dei suini e dei bovini nello scarico ci siano finite soprattutto le parti di scarto ma dal momento che invece una buona parte dei reperti osteologici rinvenuti nelle due .. sono vertebre e costole di taglia media e grande, in realtà dobbiamo ritenere queste percentuali leggermente falsate. La quantità di ossa che appartengono a tagli di volta, nell’antichità, in un generale degrado ambientale a seguito di una plurisecolare attività metallurgica che ne avrebbe compromesso il manto vegetale (G , p. ). La tesi del trasferimento dell’attività metallurgica dall’Elba a Populonia per la mancanza nell’isola di combustibile è stata attualmente ridimensionata. Sarebbe in realtà una misura politica dettata dalla necessità di far fronte alle scorrerie siracusane (C , p. ). Un dato apparentemente trascurabile però ripropone la questione in altri termini : come mai nel campione di  manca il cervo, che è cacciato in tutti i siti etruschi (cfr. p.  n. 5) ? La sua assenza potrebbe costituire un buon argomento a favore della tesi della riduzione del manto forestale dell’isola. Le sole evidenze di  però non bastano e soltanto una buona campionatura di dati paleobotanici e paleofaunistici in altri siti elbani chiarirebbe le cose.  Nella   sono stati rinvenuti  frr. n. det.,  frr. di costole e vertebre n. det. e  frr. det. Ripartiti per specie abbiamo :  di Bos taurus,  di Ovis vel capra,  di Ovis aries, di Capra hircus,  di Sus scrofa,  di Lepus europaeus,  di Aves sp.,  di Gallus gallus,  di Phalacrocorax carbo. La   ha restituito  frr. n. det.,  costole e vertebre n. det. e  frr. det. fra cui  di Bos taurus,  di Ovis vel capra,  di Ovis aries,  di Sus scrofa.  Appartegono al   : scapola, omero, bacino, femore, vertebre e costole ; al   : radio, ulna, tibia ; al   : neurocranio, mandibole e denti sciolti ; al   : metapodi, calcagno, astragalo, carpali e tarsali, falangi (B ).

prima e seconda scelta in queste .. è in ogni caso maggiore che altrove : nelle figg. - queste percentuali sono messe a confronto con quelle che si registrano in Fase , ., . Un’ultima considerazione prima di chiudere : per quanto riguarda il gallo, ricordiamo che, come abbiamo già detto nel corso del paragrafo dedicato a questa specie, a  abbiamo uno dei più antichi rinvenimenti italiani. In particolare abbiamo riproposto la questione del suo arrivo in Etruria. Generalmente si ritiene che nella penisola italiana questo animale orientale sia stato un “acquisto” mediato dalle colonie greche. Nel Tirreno però l’animale potrebbe essere arrivato anche grazie agli strettissimi contatti con i mercanti fenici. Nella penisola iberica infatti, e per la precisione nella colonia di Toscanos, il suo allevamento sembra diffuso in un momento molto più antico rispetto a quello delle poleis greche. Non abbiamo elementi sufficienti per stabilire attraverso quali canali sia avvenuta l’introduzione del gallo in Etruria ma la presenza più o meno contemporanea di questo animale a Pyrgi è una prova suggestiva, certo tutt’altro che definitiva, a favore dell’ultima ipotesi. M. L. V. A  Complessivamente i reperti faunistici sono , di cui  riferibili alla malacofauna. Dei rimanenti , tutti appartenenti a vertebrati,  sono determinabili ;  sono pertinenti a mammiferi,  a rettili. In T.  sono stati analizzati i reperti appartenenti a vertebrati ; la maggior parte appartiene a bestiame domestico di media e grossa taglia, in particolare suini e caprovini ; poco rappresentativi risultano essere quelli riferibili a fauna selvatica, martora, lepre e tartaruga, la cui presenza può anche essere casuale e non voluta, frutto di una loro intrusione all’interno del sito in un periodo non determinabile. Discorso analogo può essere fatto per il cavallo, il cui unico reperto attestato, un frammento di dente, proviene da una unità stratigrafica inaffidabile. La scarsa presenza di reperti attribuibili ad avifauna può essere determinata dall’estrema fragilità di questo genere di ossa. Tra la malacofauna (T. ) si riscontra esclusivamente la presenza di specie edibili, di basso fondale, sia di sabbia che di scogliera, comunque di facile approvvigionamento ; la specie attestata con più reperti è il cardium, mentre le altre sono numericamente trascurabili. Tenendo conto della dispersione e frantumazione di questo materiale, dobbiamo ritenere che esso rappresentasse una voce piuttosto importante nella dieta di coloro i quali abitavano il sito.

   Dei  reperti non determinabili  sono ossa lunghe,  costole,  sono vertebre. Soltanto  di essi, pari a circa il %, presentano sulle superfici segni derivati dalla macellazione o dalla scarnificazione dell’animale. La bassa percentuale sul totale di questi reperti potrebbe forse indicare che le bestie venivano uccise e preparate all’utilizzo alimentare in un luogo diverso dalla fortezza. Analisi delle presenze all’interno delle Fasi La determinazione delle specie è stata fatta sulla base del materiale di confronto conservato presso il Laboratorio di Fauna dell’Università di Pisa.  Data la notevole somiglianza osteologia tra ovis e capra, e tra sus domesticus e sus scrofa, si è preferito studiare insieme i reperti attribuibili ai suddetti generi. Su quei reperti per i quali è stato possibile, si è determinata l’età di morte degli individui utilizzando sia i dati di Silver  che quelli di Wilson.  Fase  Un solo reperto, un frammento di diafisi di metacarpo sinistro riferibile ad un caprovino, è associabile alla più antica fase di occupazione del sito. Da questa base non è quindi possibile avanzare alcuna considerazione in merito. Fase  I reperti provenienti da questa fase sono  e rappresentano in assoluto il gruppo più numeroso. L’animale meglio rappresentato è il suino, con  reperti. Si rileva una forte variabilità nelle età di macellazione dei capi poiché, accanto ad esemplari uccisi attorno ai - mesi di vita, si nota da un lato la presenza di esemplari più giovani, attorno ai - mesi, dall’altro quella di esemplari molto più vecchi, di un’età che si aggira attorno ai  mesi. Tra i reperti determinabili attribuibili alla specie , due frammenti di radio e due di metatarso, presentano segni derivati dalla attività di macellazione o scarnificazione degli animali. Dopo il suino, in ordine di presenza, è la volta dei caprovini che contano  reperti, su  dei quali, una tibia, una scapola ed un corno, sono rilevabili segni di macellazione. Addirittura sia la tibia che il corno presentano, lungo il diametro, una superficie di taglio piuttosto netta. Le bestie erano uccise in età abbastanza giovane, attorno ai - mesi ; si nota comunque 

A tale proposito si ringrazia il responsabile di detto Laboratorio, il dott. Claudio Sorrentino, per la fattiva collaborazione prestata nella determinazione delle specie.  S .  W, G, P .



la presenza di almeno un esemplare più adulto, attorno ai  mesi. Il cane domestico è documentato da  reperti attribuibili, per la presenza di due frammenti di radio sinistro con estremità distale, ad almeno due esemplari differenti. È difficile giustificare la funzione di questo tipo di animale all’interno del sito ; accanto a quella “domestica”, di compagnia e di vigilanza, poteva averne anche una alimentare dal momento che un frammento di scapola presenta un evidente segno di mannaia. Pochi sono comunque gli elementi per avvalorare l’una o l’altra ipotesi ; la presenza del reperto suddetto potrebbe essere anche del tutto casuale. Gli altri animali sono documentati da un numero esiguo di reperti, tra i quali i bovini ne contano  ed il pollame un solo frammento di metatarso attribuibile ad un gallo. Fase  In questa Fase si notano differenze notevoli a livello numerico rispetto alla precedente. I suini, pur rimanendo gli animali con il maggior numero di reperti, vedono dimezzarsi la loro presenza, passando dai  di Fase  ai  di questa. L’età di macellazione dei capi sembra adesso attestarsi attorno ai  mesi, con la presenza di animali anche giovanissimi, di età compresa tra i  ed i  mesi. Tra i reperti solamente , due frammenti di ulna, uno di omero ed uno di femore, presentano segni di macellazione. Resta uniforme il numero di reperti attribuiti a caprovini, tra i quali solamente , un frammento di radio, presenta segni di macellazione. Gli animali erano uccisi attorno ai - mesi ; anche in questa Fase si nota comunque la presenza di bestie notevolmente più giovani, tra le quali si riconosce un esemplare sui - giorni. I reperti relativi al cane domestico quasi scompaiono, essendo solamente  rispetto ai  precedenti, mentre raddoppiano quelli riferibili a bovini, che passano da  ad . Anche in questa Fase, come già detto per la precedente, risultano irrilevanti le presenze di altre specie. Fase  Questa Fase non si presta ad una analisi quantitativa che pretenda di avere un buon grado di affidabilità, in quanto è il frutto di tutte quelle attività che seguirono all’abbandono del sito. La presenza di alcuni reperti, vedi ad esempio quello relativo al cavallo, potrebbe quindi anche non essere assolutamente in rapporto con le fasi di vita della fortezza. M. D. I.



   

R  Aree 1-2-3

Aree 1-2-3

  

Area 5

Area 5



LA CERAMICA POSTCLASSICA

A  -  - 

L

 ceramica postclassica (T. ) proveniente dallo scavo di  si inquadra cronologicamente fra  e  secolo. Nell’affrontare tale studio è stato necessario confrontarsi con l’esiguità e la frammentarietà talora estrema del materiale, specialmente quello più antico. Per l’esame di classi ceramiche così recenti si è seguita l’impostazione proposta dalla pubblicazione del progetto Crypta Balbi.  Nella definizione dei tipi ceramici si è mantenuta una nomenclatura non sempre puntuale, ma già consolidata negli studi antiquari e specialistici ; mentre per le classi si sono adottate discriminanti di natura tecnologica.  Il materiale preso in esame ( fr.) proviene nel complesso ( fr.) dall’ , Fase . Da unità stratigrafiche più antiche provengono  frammenti intrusi. I materiali anteriori al  sono scarsissimi ed estremamente frammentari, al punto che non sempre ne è stata possibile una esauriente valutazione. Per la distribuzione e la quantificazione si veda la tabella relativa. Tutte le forme determinabili e/o ricostruibili sono riprodotte alla T.  ; i numeri corrispondono a quelli di catalogo nel testo. Ceramica Ingobbiata Il materiale, raccolto in questa classe sulla base delle caratteristiche tecniche, risulta profondamente eterogeneo sia per motivi decorativi, sia per cronologia. Tuttavia hanno fornito informazioni quantitative anche quei frammenti “sconosciuti”, o privi di quegli elementi decorativi utili nell’attribuzione ad una determinata tipologia.  Ceramica ingobbiata e graffita  frammenti. L’impasto e il tipo di rivestimento farebbero pensare a produzioni di graffita pisana del - secolo ; in entrambi i casi la tecnica di graffitura è a punta. Si tratta di vasellame non pregiato, ma di buona fattura, che insieme alle ceramiche marmorizzate ebbe un’ampia diffusione al di là dei confini regionali. 

 M , pp. -. Ringrazio per i consigli e l’aiuto Emilio Bellatalla, Giampaolo Graziadio e Laura  Motta. M , p. .  M , pp. -.

Sono queste fra le attestazioni più antiche rinvenute a  dopo la metà del  a.C. S ( ?) . orlo : piccola tesa curva inclinata verso il basso, con leggero solco in prossimità del bordo ; la decorazione del cavetto verso la tesa è costituita da tre cerchi concentrici graffiti a punta ; l’impasto (Tipo ) è rivestito sulla superficie interna da un ingobbio bianco, su ambo le superfici da vetrina trasparente, tendente al giallino.  Diam. cm .

Ceramica marmorizzata  frammento. Questo tipo di ‘ceramica popolare’ di produzione pisana, molto diffuso in Italia e nel Mediterraneo in genere, è databile al - secolo. La decorazione in bicromia della superficie interna, applicata su un impasto (Tipo ) depurato di colore rosso, è stata ottenuta miscelando ingobbi di diverso colore, bianco e rosso.  Ceramica maculata  frammenti di cui uno con profilo interamente ricostruibile. Fra le ceramiche ingobbiate rappresenta una delle produzioni più recenti con una continuità formale e decorativa che si protrae sino ai nostri giorni. Si tratta di grossi recipienti a parete diritta (catini troncoconici), atti ad un utilizzo diversificato : da catino sanitario a recipiente per il bucato.  Le variazioni morfologiche sono avvertibili solo per gli orli. Il materiale esaminato si presenta omogeneo sia nell’impasto (Tipo ) che nel rivestimento costituito da un ingobbio bianco applicato all’interno e sull’orlo, rivestito da vetrina trasparente più o meno paglierina spruzzata di macchie verdastre. C . orlo ripiegato all’esterno, pendente verso il basso, parete troncoconica, fondo piano, apodo. Diam. cm  ; fondo cm  ; h. cm ,. . orlo ingrossato all’esterno, profilo triangolare.  Diam. cm . 

B, T , pp. - ; M a, pp. -.  La forma è confrontabile con un esemplare rinvenuto a Pisa : B, T , fig. /, .  B, T , pp. - ; M a, pp. - ; M , pp. -.  M , pp. - ; D’A , p. .  M , p. , tav. , n. .



   

Il nr.  presenta in prossimità della frattura un piccolo foro (probabilmente di riparazione) e uno strato omogeneo di malta che ricopre la superficie esterna escludendone orlo e fondo. La presenza della malta e la sua distribuzione portano a credere che il catino fosse stato murato altrove, prima di essere impiegato come zeppa nella costruzione a secco del muro recente . ‘Terraglia gialla’  frammenti. Presentano nella decorazione e nell’impasto caratteristiche del tutto simili alla cosiddetta produzione albisolese di ‘Terraglia gialla’. Il termine da un punto di vista tecnico è improprio dal momento che si riferisce ad un prodotto a ‘pasta colorata’ ; si tratta in realtà di una Faenza rivestita da ingobbio bianco (sulla superficie interna) e da una vetrina trasparente gialla (arcifullo), con decorazione impressa a spugnetta in marrone manganese. Cronologicamente si colloca verso la metà del  secolo. La terraglia gialla ebbe larga diffusione negli ambienti contadini come dimostrano, fra l’altro, le raccolte di superficie condotte nella Liguria centrale ed orientale.  C . orlo ingrossato rivolto verso l’esterno, parete diritta ; impasto Tipo  ; l’ingobbio è applicato sulla superficie interna e sull’orlo ; la vetrina trasparente, giallina, interessa ambo le superfici. Diam. non precisabile.

Tipo ‘Alpi Marittime’  frammenti. Presentano caratteristiche del tutto affini al cosiddetto pentolame tipo ‘Alpi Marittime’ prodotto ad Albisola. Su un impasto granuloso, molto duro (Tipo ) i frammenti presentano sulla superficie interna un ingobbio bianco rivestito da vetrina trasparente, giallina ; sulla superficie esterna un denso strato di vetrina nera. Questo genere di stoviglieria, non da fuoco, compare in Liguria verso il  e rappresenta un momento di ripresa nella produzione di ceramiche verniciate in nero, avviatasi ad Albisola all’inizio del  secolo con la cosiddetta ‘terraglia nera’. Anche questo tipo si diffuse essenzialmente in ambito rurale. 

O . orlo ad uncino estroflesso verso l’esterno, superficie esterna con leggera carenatura. Ingobbio omogeneo applicato sulla superficie interna e sull’orlo rivestito da vetrina trasparente, giallina ; questa ricopre anche la fascia priva di ingobbio tra il bordo e l’invetriatura sottostante. Diam. cm . . orlo indistinto, labbro arrotondato scandito da una leggera scanalatura e dal rigonfiamento sottostante, parete verticale ; l’impasto e la vetrina sono di tipo uguale al precedente (Tipo ). Diam. cm  cm.

Non identificata I frammenti di ceramica ingobbiata non identificati sono in tutto sei, di cui due presentano un ingobbio bianco applicato su ambo le superfici con una invetriatura gialla all’interno e verde cupo all’esterno. Il rivestimento è applicato su un impasto nero (Tipo ). Un terzo frammento che reca nel cavetto il segno di un distanziatore di cottura del tipo a zampa di gallo, presenta caratteristiche analoghe a quelle del gruppo precedente (impasto tipo ) ; differisce nel tipo di invetriatura esterna : la vetrina infatti è piuttosto bollosa e di colore verde chiaro. Altri due frammenti di parete relativi a forme aperte, presentano una invetriatura trasparente sopra ingobbio bianco avorio ; impasto (Tipo ). In ambo i casi la superficie esterna è nuda. Un ultimo frammento con rivestimento analogo a quello dei due precedenti presenta invece un impasto differente (Tipo ) ; frammento intruso. Ceramica Invetriata Nell’ambito di questa classe sono comprese tanto le ceramiche invetriate da cucina, quanto quelle da mensa. Tra i frammenti recuperati solo un piccolo nucleo presenta una decorazione (a pennello) se pure di carattere informale.  Su un totale di circa  frammenti due hanno un profilo interamente ricostruibile. I materiali non sono stati sottoposti ad analisi di laboratorio, ma sono stati raggruppati sulla base di un’osservazione macroscopica dell’impasto e della vetrina. Solo per alcuni pezzi riconducibili a tipologie o a forme note si è potuta fornire una datazione che li colloca per lo più in età industriale. Tipo a taches noires



C , p.  ; M b, pp. , .  C , pp. - ; D’A , pp. -.  M b, pp. -, .

 frammenti. 

C , p. .

   La ceramica è del tutto simile a quella prodotta nelle fabbriche albisolesi a partire dal  ca.  È attestato un unico tipo di impasto (Tipo ), ricoperto su ambo le superfici da una vernice piombifera trasparente, corretta con l’aggiunta di ossido di ferro, per creare una colorazione tendente all’arancio ; la decorazione in manganese è applicata a pennello sotto vetrina. I frammenti che è stato possibile ricondurre a una forma, appartengono senza eccezioni a scodelle del diametro di cm - ca., con tesa eseguita al tornio. All’isola d’Elba esemplari analoghi provengono dal Castello del Volterraio  il che non stupisce considerando l’ampia diffusione in Italia e all’estero (Francia, Spagna, Africa e addirittura Canada) di questa semplice terracotta dipinta, che per il suo basso costo, la sua modernità in fatto di forme unita ad un aspetto gradevole riuscì a soddisfare, in un momento di crisi nella produzione italiana della maiolica, le necessità di strati sociali poco abbienti.  S . orlo arrotondato, tesa liscia inclinata verso l’esterno, corpo emisferico, fondo apodo (l’angolo fra parete e fondo è poco avvertibile) ; la vetrina è densa sulla superficie interna, su quella esterna, specie in prossimità del fondo è sottile e poco omogenea. Diam. cm  ; larghezza tesa cm , ; h. cm ,.

‘Terraglia nera’  frammenti. Ancora in ambito ligure ci riporta questa terracotta con semplice invetriatura nera. Le caratteristiche morfologiche e tecniche del materiale trovano infatti un preciso riscontro nelle tipologie albisolesi ; tale produzione, che si definisce ormai convenzionalmente ‘terraglia’, pur essendo a pasta colorata, rientra nell’ambito delle cosiddette ceramiche ‘nere’ largamente diffuse in Italia nel corso del  secolo.  L’impasto (Tipo ) è rivestito su ambo le superfici da una vetrina (contenente galena e manganese) nera e lucida. Questa ceramica in particolare si afferma ad Albisola verso il  soppiantando il tipo a taches noires e declina verso la metà del secolo. È noto come venisse esportata in Toscana per la via di Livorno, e fra l’altro, in Piemonte e in Francia.  All’Elba, ma in quantità minore rispetto alla 

C , p. . B, T , pp. -.  C , pp. - ; A, M , p. .  A, M , p. .  C , pp. -.



taches noires, è presente fra i materiali provenienti dal Castello del Volterraio.  P . orlo arrotondato a tesa liscia inclinata verso l’interno, parete diritta, fondo apodo ; interamente foggiato al tornio. La vetrina riveste ambo le superfici ; impasto Tipo . Diam. cm  ; f. cm  larghezza tesa cm  ; h cm ,.

Invetriata generica verde  frammenti. Analoghi per impasto e vetrina ; impasto Tipo  ; la vetrina non è distribuita in modo uniforme e presenta difetti di cottura. Non databile. Invetriata generica  frammenti. Nella maggior parte dei frammenti il colore in realtà non deriva dalla vetrina che è trasparente, ma dall’impasto sottostante. Sono attestati nel complesso cinque tipi di impasto ; per quanto riguarda le forme, quasi tutte aperte, non ve ne sono di ricostruibili. Non databile. Invetriata da fuoco  frammenti. Oltre al vasellame da mensa sono stati recuperati  frammenti di invetriata da fuoco facilmente riconoscibile per l’annerimento della parete esterna. Si tratta di una produzione a carattere strettamente funzionale di cui (specie per gli ultimi due secoli) mancano studi sistematici. Per le caratteristiche tecniche del pentolame da cucina in grado di resistere agli sbalzi di temperatura, sono utili alcuni studi recenti.  L’invetriatura interessa la sola parete interna ; i colori della vetrina variano dal marrone, al cuoio, all’arancio. Le forme attestate sono le seguenti : P . orlo ripiegato all’esterno scandito da lieve scanalatura, parete convessa. Impasto marrone chiaro ; la vetrina di colore arancio, spessa ed omogenea, interessa la superficie interna e solo parzialmente l’orlo. La superficie esterna si presenta nuda ed annerita. Diam. cm . Databile al . ) orlo ripiegato all’esterno, ma più breve del precedente, corpo globulare ; l’ansa che si imposta in prossimità del bordo, è a nastro. L’impasto di colore beige è granuloso, molto duro.  Il colore



  

B, T , pp. -. A, M , p. . A, M , pp. - ; fig. , p. .



   

della vetrina è marrone chiaro, la superficie esterna è nuda. Diam. cm . Databile al . . orlo indistinto, segnato unicamente da un solco leggero all’esterno ; corpo globulare, spessa invetriatura color cuoio applicata sulla superficie interna ; impasto color arancio cupo, molto duro ; superficie esterna nuda e annerita. Diametro cm . Databile al . O . orlo estroflesso verso l’esterno, corpo globulare ; impasto nerastro, tenero. Un sottile strato trasparente di vetrina è applicato sulla parete interna con colature su quella esterna. Diam. cm . Non databile.

Ceramiche Smaltate  frammenti. Uno di questi presenta sulla superficie interna una decorazione poco leggibile. Data la scarsità, ma soprattutto la cattiva conservazione del materiale, non si sono riconosciute tipologie note. Per taluni frammenti non si può neppure escludere che appartenessero a forme decorate. Smaltata monocroma Si sono distinti due tipi differenti di impasto. Su  frammenti solo due sono significativi : un frammento di beccuccio con impasto Tipo  ; un fondo piano su cui si imposta una parete verticale con impasto Tipo . Non databili. Maiolica  frammento. Interpretabile come tesa ; presenta una decorazione in blu su fondo bianco ; il motivo decorativo è poco leggibile. Non si sono trovati confronti. Terraglia  frammenti. Si tratta, per definizione, di ceramica a pasta bianca e porosa con un rivestimento di tipo vetroso ; un prodotto tipico dell’età industriale. Se molto si è scritto sulle terraglie inglesi, poco si sa della terraglia italiana, anche se non mancano opere di sintesi come quella di Morazzoni,  né pubblicazioni a carattere archeologico come quella della Crypta Balbi.  Sulla base di un esame macroscopico non è stato possibile individuare una tipologia per gli impasti. Fra gli studi a carattere tecnico circa la terra 

M . M , pp. -.

glia si sono adottati quelli della Gavazza e quelli di Aliprandi.  Si è proceduto in una suddivisione del materiale per forme (per lo più aperte) e per decorazioni attestate da un unico esemplare per tipo. In generale i motivi decorativi sono piuttosto semplici, per lo più limitati a fasce colorate in prossimità del bordo. Non si sono trovati confronti fra i materiali editi. Per quanto riguarda la diffusione e la produzione della terraglia nella zona, si sa che già dal  G. Wedgwood aveva fra coloro che diffondevano il suo prodotto un rappresentante che operava a Livorno ; e che le manifatture di Pisa e Livorno (Palme/DeGubernatis /) si approvvigionavano di materie prime all’Elba per realizzare le loro terraglie tenere.  P . Tesa diritta, poco inclinata, di spessore uniforme. Diam. cm  ; larghezza tesa cm ,. Decorazione = d. . Tesa diritta di spessore uniforme maggiormente inclinata rispetto alla precedente. Diam. cm  ; larghezza tesa cm ,. Decorazione = d. . Tesa diritta di spessore uniforme. Diam. cm  ; larghezza tesa cm ,. Decorazione = d. . Tesa. Diam. non precisabile ; larghezza tesa cm . Non decorata. T . orlo indistinto ; la parete convessa tende ad assottigliarsi in prossimità del bordo. Diam. cm . Decorazione = d.

Decorazioni d : su fondo bianco fascia blu di cm , compresa fra due righe azzurre ; decora la tesa (T. , nr. ). d : su fondo bianco fascia azzurra di cm , compresa fra due righe rosa ; decora la tesa (T. , nr. ). d : su fondo bianco a partire dall’orlo : fascia marrone di cm ,, riga marrone su cui si innestano volute e motivi vegetali sempre in marrone ; decora la tesa. (T. , nr. ). d : su fondo bianco fascia nera di cm , in prossimità del bordo ; poco al di sotto è tracciata una sottile riga nera ; decora la tazza (T. , nr. ). d : su fondo bianco foglie e rami in nero : motivo dipinto a mano ; decora la parete di un piatto (T. , nr. ).

 G  ; A, M , pp. -,  -. M , passim.

  



Porcellana

Terraglia nera

 frammenti. Probabilmente riferibili ad un unico piatto. Sono privi sia di marchio di fabbrica, che di decorazione ; non è stata così possibile l’attribuzione ad una determinata produzione.

Tipo ) Colore marrone arancio (. /), tenero, depurato.

P . breve tesa liscia (di cm  ca.) con orlo arrotondato ; inclinata verso l’esterno ; si assottiglia in prossimità del bordo. Diam. cm .

Impasti Ingobbiata e graffita Tipo ) Colore  marrone arancio ( /), duro, depurato. Tipo ) Colore rosso (. /), duro, depurato. Marmorizzata Tipo ) Colore marrone arancio ( /), duro, depurato. Maculata Tipo ) Colore giallo-rossastro ( /), duro, depurato. Terraglia gialla Tipo ) Colore giallo rossastro ( /), duro, granuloso con inclusi non identificati. Tipo ) Colore marrone arancio ( /), tenero, depurato. Tipo Alpi Marittime Tipo ) Colore giallo rossastro ( /), duro, con inclusi non identificati. Ingobbiata non identificata Tipo ) Colore giallo rossastro ( /), tenero, depurato. Tipo ) Colore beige-rosato ( /), molto tenero, depurato. Tipo ) Colore marrone arancio ( /), tenero, depurato. Taches noires Tipo ) Colore marrone arancio (. /), duro, depurato.



Cfr. M .

Invetriata generica verde Tipo ) Colore giallo rossastro ( /), tenero, depurato. Invetriata generica Tipo ) Colore beige rosato ( /), molto duro, granuloso. Tipo ) Colore marrone arancio ( /), tenero, depurato. Tipo ) Colore giallo rossastro ( /), duro, granuloso con inclusi non identificati. Tipo ) Colore beige rosato ( /), tenero, depurato. Tipo ) Colore rosso giallastro ( /), tenero. Invetriata da fuoco Tipo ) Colore rosa ( /), molto duro, granuloso. Tipo ) Colore giallo rossastro ( /), duro, depurato. Tipo ) Colore marrone rossastro ( /), tenero, granuloso. Tipo ) Colore giallo rossastro ( /), duro, con inclusi non identificati. Smaltata monocroma Tipo ) Colore giallo rossastro ( /), duro, depurato. Tipo ) Colore bianco rosato ( /), tenero, depurato. Maiolica Tipo ) Colore rosa ( /), tenero, depurato. Sulla base dei dati sopra esposti si può affermare, in linea generale, che la maggior parte del materiale di sicura datazione si colloca tra la fine del  e il , con una gamma tipologica maggiormente articolata nel corso del  secolo. La ceramica raccolta a , ad eccezione dei due frammenti di porcellana, è rappresentata da produzioni poco pregiate, fortemente standardizzate. Si potrebbe attribuire la presenza di questo materiale ceramico non tanto ad un utilizzo sul posto, che comunque non può essere escluso per parte dei frammenti, quanto ad un apporto di concime raccolto in precedenza fra i rifiuti di una



   

casa rurale, o ad un apporto di terreno prelevato altrove, atto ad aumentare lo spessore di terreno entro il terrazzamento . Il fatto che si tratti in prevalenza di materiale a basso costo pare logico se si considera l’ambito rurale del ritrovamento. Più interessante sarà invece osservare come la presenza di questi materiali trovi un puntuale confronto con i dati emergenti dall’archeologia di superficie della Liguria centrale ed orientale. Taches noires, Terraglia nera, Terraglia gialla sono presenti negli insediamenti rurali liguri (in ambito urbano povero) databili al - secolo. La scarsità del materiale anteriore al  (ed il suo stato di conservazione) non è sufficiente a dimostrare lo sfruttamento agricolo della zona prima della fine del . M. L. L. A  Le classi della ceramica postclassica presen-

ti nell’Area  sono le stesse già analizzate e descritte da M. L. L. per quanto riguarda le Aree  -  - . Per questo motivo, e per il fatto che questo materiale è con ogni probabilità il risultato della deposizione di terra di riporto utilizzata per aumentare lo spessore coltivabile della collina, non si è ritenuto utile approfondire l’indagine. Inoltre, come è evidente dalla tabella, solo cinque frammenti provengono dalla Fase , inquinandola ; i rimanenti  frammenti sono stati invece rinvenuti nelle  della Fase , tutte conguagliate alla . Si ricorda che nell’Area  lo spessore della  era particolarmente consistente (poco meno di m ). Ai materiali postclassici sono da aggiungere inoltre il fornello di una pipetta in terracotta e un bossolo calibro . di fucile, forse un moschetto o fucile italiano mod. . M. D. I.

  

C  Aree 2-3

Area 5



BIBLIOGRAFIA

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

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

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

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

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

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

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

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CONGUAGLI DELLE UNITÀ STRATIGRAFICHE

C

 già accennato (.), al momento dell’impostazione (anno ) dello scavo, e quindi della numerazione delle , venne usata una numerazione doppia e parallela: le Unità Stratigrafiche riferibili a strutture, infatti (muri, letti di palo, porte, focolari, trincee anonime, ecc., denominati allora, non senza incertezze e discussioni, “elementi”) furono distinte e anch’esse numerate, entro cerchio, a partire da . Poiché nelle relazioni e nelle piante annuali inviate alla Soprintendenza Archeologica della Toscana, oltre che in alcune pubblicazioni, compaiono questi numeri in cerchio, si ritiene opportuno effettuare un conguaglio dei numeri vecchi con quelli adottati quando si optò per una numerazione continua delle . L’elenco comprenderà sia il numero nuovo che quello usato in precedenza, indicato con ex. È forse utile anche riportare la collocazione delle  elencate. Alcuni numeri di  (anche questi figurano in elenco) sono stati eliminati: letti di palo rivelatisi forse buchi di vecchie radici di specie arboree e arbustive, che compaiono ora in pianta come caratterizzazione della roccia. L’elenco (.) è preceduto da quello (.) delle  conguagliate a  , divise per Aree,  e muri di cinta, e da quello (.) delle  confluite e quindi conguagliate a un solo numero. L’introduzione di nuovi numeri di alcune interfacce negative non influisce ovviamente sulla numerazione delle  che hanno restituito materiale; per queste è stato usato il primo numero come risulta dai conguagli che seguono (., .). A  sono stati conguagliati tutti gli strati che di seguito si presentano (.) divisi per aree,  e muri di cinta. I reperti sono stati siglati con il numero delle  non ancora conguagliate. . 

C O N G UAGLIATE A UN SOLO NUMERO

.. Conguagli per la  , divisa per Aree (e relative ) e muri di cinta Area  ( )  = , , , , ,  Area  ( )  = ,  Area  ( )  = ,  Area  ( )  = , , , ,  Area  ( )  = , ,  Area  ( )  = , ,  Area  ( )  = ,  Area  (  = porta )  = ,  Area  ( )  = , , ; , , ; ,  Area  ( )  = , , ,  Area  ( )  = , 

Muro Nord Il muro Nord non era coperto da terreno arativo Muro Est (parte centro-meridionale)  = , ,, , , , , , , , ,  Muro Sud (cfr. anche Area ,  )  = , ,  Muro Ovest  = , , , , , , , , , ,  .. Conguagli per le  diverse da    = , , , ,   = , , , , ,   = , , , , ,   = , ,   = , , , , , , , , , ,   = , , , , , , , , , , , , , , ,   = ,   = , , ,   = ,   = ,   = , , , , ,   = ,   = , , ,   = ,   = ,   = , , , , , ,   = ,   = , ,   = ,   = ,   = ,   = ,   = , , ,   = , , , , , , ,   = ,   = , , ,   = , ,   = ,   = ,   = ,   = ,  . . Conguagli              

tra  di “strutture” ed ex “elementi” ex Area -   A S  A/ S--  A--  A S  A S  A S  A S--  q. C /  A- -  A S  A S/  A S-  A S

                        

    

      

    ex                                            

Area -  A S q. B  A S A/ S-- A- () A---- Eliminato A/ S-- A S/ A/ S/ A/ S/ A S/ Eliminato A S A S A S A S A S A S A S/ A/ S/ A/ S/ A S A S A S Eliminato Eliminato Eliminato A S A S/ Eliminato A S A S A S Eliminato Eliminato A S A S Eliminato A S A S A S A S A S

           

        

  

         

ex                                            

Area -  A S A S A S A S A S A S A/ S- Eliminato A S A S Eliminato A S A S-- Eliminato Eliminato A S/ A S A S A S A S-- Eliminato A S/ A S Eliminato A S A S Eliminato Eliminato A S A S A S Eliminato Eliminato Eliminato A S A S A S A S A S A S A S A S A S A S

TAVOLE

INDICE DELLE TAVOLE G     (T. -) – Rettangolo con caratterizzazione e sigla  =  in fase. – Rettangolo con sola caratterizzazione =  in continuità d'uso nel passaggio da una fase all'altra o nell'ambito dei vari momenti della stessa fase.

T. . I tre settori dell’isola.



   

T. . Fortezze d’altura. Carta della ricognizione mirata.



T. . Fortezze d’altura. Schema distanziometrico di intervisibilità.





   

T. . Fortezze di altura. Profili di intervisibilità.



T. . Viabilità.





   

T. . Posizione  (dal  aereofotogrammetrico).



T. . Portoferraio da .





   

T. .  dal volo .



T. . Cartina geologica basata sul  aereofotogrammetrico.





   

T. . Divisione dello scavo in Aree e Settori.



T. . Prima fortificazione. Costruzione e uso.





   

T. . Seconda fortificazione. Costruzione.





A

B

T. . A. Seconda fortificazione. Uso. Primo momento. B. Seconda fortificazione. Uso. Secondo momento.



   

T. . Seconda fortificazione. Distruzione.



T. . Terza fortificazione. Costruzione. Primo momento.





   

T. . Terza fortificazione. Costruzione. Secondo momento.



T. . Terza fortificazione. Costruzione. Secondo momento.





   

T. . Terza fortificazione. Uso.



T. . Terza fortificazione. Abbandono.





   

T. . La collina in età moderna. La risistemazione agricola e le trincee clandestine.



T. . Pianta di fine scavo.





   

T. . Panoramica da sud.

T. . Muro di terrazzamento moderno. Lato E.





. Angolo NE della cinta muraria.

. Area . Il lato meridionale della fortezza.

. Area . T. . Strutture murarie.

SAS

1.



   

. Area ,  : la canaletta .

. Area ,  : buca di pale nr. .

. Area ,  :

US

.

. Area ,  : T. . Particolari di scavo.

US

.



T. . Vaso argivo. Sistema a bilancere per il sollevamento di liquidi.





   

1

2

3

T. . Materiali edilizi.





1

2

3

4

5

T. . Materiale da copertura ( --). Scala :.



   

1

4

3

2

6 5

T. . Materiale da copertura ( ). Scala : (-), scala : (-).



1



2

3

4

6

8 5

9

7

10

11

T. . Chiodi in ferro. Scala :.



   

1

2

3

6

5

8

11

4

7

10

9

12

T. . Chiodi e lamine in bronzo. Scala :.



T. . Dolii ( --).





   

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

11

12

T. . Anfore etrusche ( --).





1

3

4

2

6

7

5

8

9

10

11

T. . Anfore massaliote e greco-occidentali ( --).

12



   

T. . Anfore greco-italiche ( --).



T. . Anfore greco-italiche ( --).





   

T. . Anfore greco-italiche ( --).



T. . Anfore greco-italiche ( --). Scala :.





   

T. . Anfore puniche ( --).





2 1

3

4

5

6

7

8

9

10

11

13

12

14

15

T. . Anfore etrusche e puniche ( ).



   

1

2

3

4

5

6

8

7 7

10

11

T. . Anfore greco-italiche ( ).

9



1



2

5

3 4

8 6

7

9

10

11

T. . Graffiti su anfore etrusche (-) e massaliote (-). ( --).



   

1

2

3

5

4

6

7

8

14

9

10

11

12

13

T. . Mortai ( --).

15

16

17

18





1

2

3

4

5

T. . Mortai ( ). Scala :.



   

T. . Ceramica da cucina ( --).



T. . Ceramica da cucina ( --).





   

T. . Ceramica da cucina ( --).



T. . Ceramica da cucina ( --).





   

T. . Ceramica da cucina ( --).



T. . Ceramica da cucina ( --).





   

T. . Ceramica da cucina ( --).



T. . Ceramica da cucina ( --).





   

T. . Ceramica da cucina ( --).



T. . Ceramica da cucina ( --).





   

T. . Ceramica da cucina ( --).



T. . Ceramica da cucina ( --).





   

6

7

8

9

T. . Ceramica da cucina ( ).





10

11

12 15

13

16

14

17

18

19

T. . Ceramica da cucina ( ).



   

21

20

22

23

24

25 26

27

28

29

T. . Ceramica da cucina ( ).





1 1B 1A

3

5

2

4

6

7

8

9

T. . Ceramica attica a  ( --). Scala :.



   

1

3

2

7 4

5 1 10

6

9 11

T. . Ceramica attica a  ( ). Scala :.

8





12

13 14

5

16

17

18

T. . Ceramica attica a  (nrr. -) e ceramica a vernice nera (nrr. -) ( ). Scala :.



   

1

3 2

4

6

8

9

10

T. a. Ceramica etrusca a  ( --).

6 1

5

8

7

T. b. Ceramica etrusca sovradipinta ( --).



1

2

T. . Ceramica etrusca a  ( ). Scala :.





   

12

13

14

15

20

21

16

22

23

24

26

30

32 31

33

34

T. . Ceramica etrusca sovradipinta ( --).



35



36

37

38

40

47

41

48

46

50

51

52

53

59

63d

63a

63b

T. . Ceramica etrusca sovradipinta ( --).

63c



   

68

69

74

76

75

73

T. . Ceramica etrusca sovradipinta ( ). Scala :.





83

81 85

87

86

80

84

88

89

T. . Ceramica etrusca sovradipinta ( ). Scala :.



   

70 68

67

73

82 78

85

84

T. . Ceramica etrusca sovradipinta ( ). Scala :.

83



T. . Ceramica a vernice nera ( --).





   

T. . Ceramica a vernice nera ( --).



T. . Ceramica a vernice nera ( --).





   

T. . Ceramica a vernice nera ( --).



T. . Ceramica a vernice nera ( --).





   

T. . Ceramica a vernice nera ( --).



T. . Ceramica a vernice nera ( --).





   

1

2

6

5 3a 4

3b

9 8

11

12a

15

18

24

12b

13

16

21

19

17

22

T. . Ceramica a vernice nera ( ).

20





29 25

30 27 32

26

28

33

34

36 38

37 40

42

47

49

50

48

46

55

56

52

43

53

T. . Ceramica a vernice nera ( ).

51



   

61

60 62

63

68 63 72

64 73

69

79

71 70

81

80

84 83

87

88

88

85

89

T. . Ceramica a vernice nera ( ).

90





1

2

3

T. . Ceramica semifine ( --).



   

4

5

6

7

9

T. . Ceramica semifine ( --).

8

10





11

13

12

14

15

16

17

18

19

T. . Ceramica semifine ( --).



   

20

21

22

23

24

26

25

28

27

29

T. . Ceramica semifine ( --).



30



31

32

33

34

35

36

T. . Ceramica semifine ( --).



   

37

38

39

40

41

42

43

45 44

47

46

48

T. . Ceramica semifine ( --).





50

49

51

53

52

54

55

56

57

58

59

60

T. . Ceramica semifine ( --).



   

61

62

63

64

T. . Ceramica semifine ( --).





65

67

66

68

69

70

71

72 73

74

76

75

77

79

T. . Ceramica semifine ( --).

78



   

80

81

82

83

84

85

87 86

88 89

91 90

92 93

T. . Ceramica semifine ( --).





94

95

97

96

98

99

100

102

101

103

104

106

107

109

T. . Ceramica semifine ( --).

105

108

110



   

111

112

113

116

114 115

117

118

119 120

121

123

122

124

125

T. . Ceramica semifine ( --).

126





128

129

127

131

130 132

133

135

134

136

137

138

139 140

141

142

143 144

145

T. . Ceramica semifine ( --).



   

2

1

3

4

5

6

7

9

8

10

11

13

T. . Ceramica semifine ( ).

12

14





15

16

17

18

19

20

21

22 23

24

25

27

26

28

29

30

31 32

T. . Ceramica semifine ( ).



   

2

3 4 1

5

6

7

8

9

10

11

12

13

14

15

T. . Ceramica fine ( --).

16





17

18 19

20

21

22

23

25

28

31

24

26

27

29

30

32

T. . Ceramica fine ( --).

33



   

34

35

36

37

38

42 40

43 50

52

49

54

T. . Ceramica fine ( --).

55





1

2

3

4

5

6

7

8

10

9

12 11

13

14

15

16 17

T. . Ceramica fine ( ).



   

T. . Scorie. (A5).



T. . Fondi di fucina. (A5).





   

9

2

3

10

4

5 8 6

7

T. . Oggetti in piombo.

1





1 2

3

4

5

6

8

9

11

12

13

14

7

10

T. . Oggetti vari: Pesi da telaio. Fusaiole ( --).



   

1

2

3

4

5

6

7

8

12 9

10

13

11

14

T. . Oggetti vari: Rocchetti.

15





1

2

3 1:3

5

4

T. . Oggetti vari: ) Fibula ) Placchetta in bronzo ) Lebete ) Scalpello ) .Vasetto miniaturistico ( --).



   

1

2

T. . Oggetti vari: ) Moneta ) Cippo in serpentino ( --).





5

6

2

8 7

1

9

3

4

T. . Oggetti vari: Pesi da telaio. Fusaiole ( ). Scala :.



   

1

3

2

7 5

6

9 8

10

T. . Oggetti vari: Oggetti di ornamento (-). Fusaiole (-). Scala : (-), scala : (-).





1

2

3

4

5

T. . Oggetti vari: Vasetti miniaturistici (-). Ghiande missili (-). Lingotto di piombo ().



   

T. . Oggetti vari: Strumenti in pietra.



T. . Ceramica post-classica.



,                 ,         ,   ·     .              ,       (  ).

* Dicembre  (/)

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STUDIA ERUDITA . I , Fifteenth-Century Latin Translations of Lucian’s Essay on Slander, . . Castiglione di San Martino, Fortezza di altura (V-II sec. a.C.), Isola d’Elba, a cura di Orlanda Pancrazzi, . . Studi di onomastica e letteratura offerti a Bruno Porcelli, a cura di Davide De Camilli, . . Etruria e Italia preromana. Studi in onore di Giovannangelo Camporeale, a cura di Luciano Agostiniani, Angelo Bottini, Dominique Briquel, Stefano Bruni, Giovanni Colonna, Giuliano De Marinis, Luigi Donati, Sybille Haynes, Fabrizio Serra, Anna Maria Sgubini Moretti, Janos György Szilágyi, . . Napoli è tutto il mondo, International Conference of Studies Naples, July -, , edited by Oreste Ferrari, Livio Pestilli, Ingrid D. Rowland, Sebastian Schütze, . . S S, A Lexicon of Latin Grammatical Terminology, . . M C, Basco ed Etrusco: due isole nel mare indoeuropeo, . . G C, La scrittura greca e latina dei papiri. Una introduzione, . . Unità e frammenti di modernità. Arte e scienza nella Roma di Gregorio XIII Boncompagni (), a cura di Claudia Cieri Via, Ingrid D. Rowland, Marco Ruffini, . . G D S, Cartagine romana e tardo antica, . . Oggetti, uomini, idee. Percorsi multidisciplinari per la storia del collezionismo, Atti della Tavola rotonda, Catania,  dicembre , a cura di Giuseppe Giarrizzo, Stefania Pafumi, . . Studi di onomastica e critica letteraria offerti a Davide De Camilli, a cura di Maria Giovanna Arcamone, Donatella Bremer, Bruno Porcelli, . . La ricezione della Commedia dell’Arte nell’Europa centrale, -. Storia, testi, iconografia, a cura di Alberto Martino, Fausto De Michele. Con una Presentazione di Werner Helmich, . . Corollari. Scritti di antichità etrusche e italiche in omaggio all’opera di Giovanni Colonna, promossi da Gilda Bartoloni, Carmine Ampolo, Maria Paola Baglione, Francesco Roncalli, Giuseppe Sassatelli, a cura di Daniele F. Maras, . . Mario Torelli, ™ËÌ·›ÓÂÈÓ/Significare. Scritti vari di ermeneutica archeologica, . . Letteratura e oltre. Studi in onore di Giorgio Baroni, a cura di Paola Ponti, . . In ricordo di Roberto Gusmani (-), Atti della giornata di studio, Udine,  novembre , a cura di Vincenzo Orioles, , pp. . . T C, Atheismus triumphatus seu reductio ad religionem per scientiarum veritates, , pp. . . M C, La pluralizzazione verbale. Evoluzione e tendenza all’interno di un’analisi: il caso toscano, , pp. .