Omelia di San Giacomo di Sarugh in Lode di San Simone Stilita 9781463224769

This volume contains an Italian translation of Jacob of Sarug’s eulogy of Simon the Stylite.

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Omelia di San Giacomo di Sarugh in Lode di San Simone Stilita
 9781463224769

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Omelia di San Giacomo di Sarugh in Lode di San Simone Stilita

Analecta Gorgiana

498 Series Editor George Anton Kiraz

Analecta Gorgiana is a collection of long essays and short monographs which are consistently cited by modern scholars but previously difficult to find because of their original appearance in obscure publications. Carefully selected by a team of scholars based on their relevance to modern scholarship, these essays can now be fully utilized by scholars and proudly owned by libraries.

Omelia di San Giacomo di Sarugh in Lode di San Simone Stilita

Translated by Italo P i z z i

1 gorgias press 2010

Gorgias Press LLC, 180 Centennial Ave., Piscataway, NJ, 08854, USA www.gorgiaspress.com Copyright © 2010 by Gorgias Press LLC Originally published in All rights reserved under International and Pan-American Copyright Conventions. No part of this publication may be reproduced, stored in a retrieval system or transmitted in any form or by any means, electronic, mechanical, photocopying, recording, scanning or otherwise without the prior written permission of Gorgias Press LLC. 2010

-X.

%

ISBN 978-1-60724-976-4 Extract from (1907-08)

Printed in the United States of America

ISSN 1935-6854

BESUMONE PUBBLICAZIONE

Mofls.

NICCOLÒ

PERIODICA

01 S T U O I

ORIENTALI

MARINI,

Direttore-Proprietario.

A li u o

XII.

(1907-1998)

INSTITUTE OF CHRISTIAN ORIENTAI RESEARCH IGOR THE CATHOLIC UNIVERSITY OF AMERICA WASHINGTON DC

R O M A DIREZIONE

EI)

AMMINISTRAZIONE

Piazza S. Pantaleo, N. 3.

BBSSARIONE PUBBLICAZIONE PERIODICA DI STUDI ORIENTALI

S E R I E III - V O L U M E IV - ANNO I I I 2" C3- e n n a i o

SEMESTRE - C3- i u g n o

1

0

O

8

INDICI GENERALI —

~





r - INDICE PER FASCICOLO —

NN. 100-102. PAG. PALMIERI PIZZI

prof.

P.

AURELIO,

ITALO,

Il Congresso dell'Unione delle Chiese

1

Omelia di S. Giacomo di Sanigli in lode di S, Simone Stilita

(tradotta dal Siriaco) PALMIERI DE

P.

GRKGORI

AURELIO,

prof.

18

La società dei Pellegrinanti in Terra Santa

LUIGI,

. . .

Il testo (a. 1559). Inedito TURTURRO

prof.

GIUSEPPE,

Il trattato

51 UF.P!

Areopagita nei mss. Laurenziani.

FIMI*

ONOMJ

TSiN dello Pseudo-

Contributo n una futura edizione

critica PALMIERI

P.

93 AURELIO,

Le condizioni attuali delia Chiesa Georgiana e la

politica di russificazione nel Caucaso MARINI

80

Piaggio in Terra Santa di F r a Luca da Gubbio.

Möns.

NICCOLÒ,

Il eattolicismo in Russia

IDEM, Impressioni e ricordi di un viaggio in Oriente IDEM, L'Immacolata Concezione di Maria Vergine e la Chiesa greca ortodossa dissidente (continuazione e fine).

139 155 166

-—IV

— PAG,

CRONACA DELL' UNIONE :

B Pontificale Greco al Vaticano in onore di S, Giovanni Crisostomo,

201

Discorso di Sua Santità

204

L'accademia letteraria del XV centenario del grande Dottore a Costantinopoli del compianto prof. Astorre Pellegrini

NECROLOGIA

BIBLIOGRAFIA INDICI GENERALI

207 219 221 I-YIII

2" - INDICE PER MATERIA Teologia.

PAG

L'Immacolata Concezione «li Maria Vergine e la Chiesa greca Ortodossa dissidente

172

Polemica religiosa. Per l'Unione delle Chiese dissidenti Il cattolicismo in Russia

.

1 139

Patristica. Omelia di S. Giacomo di Sanigli in lode di S, Simone Stilita (tradotta dal Siriaco)

18

Notizie storiche delle Chiese dissidenti. Lo condizioni attuali della Chiesa Georgiana e la politica di russificazione nel Caucaso

189

Critica di codici. Il trattato HEPI 9MI UN ONOM.4TSIN dolio Pseudo-Areopagita nei mss. Lanrenziani. Contributo ad una futura edizione crìtica

93

Terra-Santa ed Oriente. La società dei Pellegrinanti in Terra Santa Viaggio in Terra Santa di Fra Luca da Gubbio (1559). Inedito

30 . . . .

51

Impressioni a ricordi di un viaggio in Oriente

Cronaca dell'Unione. Festeggiamenti religiosi a Roma e Costantinopoli per il XV centenario di S. Giovanni Crisostomo

207

Recensioni libri

221

— vi — Bibliografia. PAG.

San Giuseppe De Vera Religione XPYCOCTOMIKA, Studi e ricerche intorno a S. Giovanni Crisostomo. . . ABD-OUL-BÉHA, Les Leçons de Saint Jean d'Acre SCHBEBIN prof. M. GIUSEPPE, I Misteri del Cristianesimo MARÉCHAUX D. BBMARBO M., Il meraviglioso divino ed il meraviglioso demoniaco T A L A M O Mons. S A L T A T O R E , Il Concetto della Schiavitù . . . . . . . M U R I L L O P . L . , San Juan A L L O E . B E R N A R D , 0 . P . , Foi et Systèmes . Pensieri di un metafisico Annuaire de V Université Catholique de Louvain. 1908 BAZZOCCHINI P. .BENVENUTO, L'Emmaus di S. Luca IVAR HABBRG, L'Extrême Orient dans la littérature et la cartographie de l'Occident dis XIII' XIVe et XV siècles TÔRNE P. 0. V., Ptolémée Gallio Cardinal de Cóme FERRI-MANCINI Mons. P., Pagine vane BIAUDKS HKNRY, Le Saint-Siège et la Suède RBNAUDIN DOM PAUL, 0 . S. B., L'Assomption de la Très-Sainte Vierge exposé et histoire d'une evoyance catholique ' M A C L E R F R É D É R I C , Mosaïque Orientale GIRON NOËL, Légendes Coptes . . CAVALLANTI S. A., 1 pericoli del modernismo in Italia ERMAN ADOLFO, La religione egizia — (L. D.) BIAGIOTTI SCHIFFINI

Sac, Doti.

P.

DANTE,

221

SAUCTES, S . J . (

221

Indici generali

222 222 228

224 224 227 2 2 7

230 230 231

232 232

234 234

235 235

237 237

i-viu

— vu



3' - INDICE PER NOMI D'AUTORI PAG.

De Gregori prof. L Marini Mona, N Palmieri P. A Pizzi prof. I Turturro prof. 0

51 155, 166, 172 SI, 139, 207 18 . 92

O M E L I A DI S A N G I A C O M O D I

SARUGH

IN LODE DI SAN SIMONE 8TILITA (tradotta dal Siriaco}

A quelli dei lettori italiani che non avessero conoscenza dello stile omiletico dei Padri della Chiesa sira, offriamo questa traduzione di u n a delle più belle omelie che vanti la l e t t e r a t u r a siriaca, di quella In lode di San Simone Stilita ( f 4 5 9 d. C.), dovuta a Giacomo di Sài-àgli. Essendo solo nostro scopo quello di far conoscere questo genere letterario, ignoto ai più come a t a n t i è pure ignota la l e t t e r a t u r a siriaca, cosi vasta o i m p o r t a n t e , diamo la sola traduzione, lasciando ogni commento critico ed esegetico. Chi vorrà conoscere le questioni che toccano il testo e l a sua interpretazione, potrà consultare con profitto le opere critiche elle qui sotto citeremo in nota ( ' ) . Diremo invece come t u t t a quanta, l'omelia, anehe con qualche tratto grottesco e barocco, anche con una prolissità che talvolta è soverchia, sia composta in alto e magnifico stile, anche troppo pomposo non di rado, come del resto s'addice ad immaginoso scrittore d'Oriente. E vi sono anche passi affettuosissimi e toccanti, quello in particolare della chiusa, in cui i discepoli parlano dolenti al loro Maestro che è morto di recente. San Giacomo di S a r ù g h , vescovo di B a t n a , morto nel 5 2 1 , fu uno dei più eminenti personaggi della Chiesa sira, e uno dei più i l l u s t r i scrittori siriaci. E r a detto « flauto dello Spirito Santo » e « arpa della Chiesa ortodossa ». « Concedimi tu, o Signore, che io possa t r a t t e g g i a r e u n a i m m a gine t u t t a b e l l a di Simone l'eletto, le cui bellezze superano ogni linguaggio umano. P e r t e soltanto potrò parlare de' suoi prodigi, m e n t r e ne son meravigliato, poiché, se non per te, non può essere t r a t t e g g i a t a (') P. Zingcrle, Proben syrischer Poesie aus /. voti Sarug, in Zeitschrift der DeuL Aforgenl&nd. O'etelltchaft, t. XII, Xlfr, XIV, XV, XX; Ghrestomatluin syr. (Romae 1871} pagg. 360-386. — Encomimi S. Simeonis shjlitae, in Ada Marlyr. 2, 230-44. — I. B. Abbeloos, De vita et !cripti* s. I. Batnarum Saru-ji in Mesopatamìa episcopi eum e/us syriacis carminilms, Lo vanii, 1867. — M. Martin, Un évèque poète au V et ati VP- sténles, ou Jacques de Stiroug, sa vie, son temp», te» o n e r a , se» croyanm, in Reme de» Sciences ecctitiattitjues, 4a sèrie, t. 3, Oct Nov. 1876, ecc. Io ho seguito, per questa mia traduzione, il testo dato dal Brockelmams (Syr. Gramm. Ghrest, 103-123).

-

19 -

la bellezza del tuo serro. Per lui adunque, o Signore, parla tu in me diffusamente, perchè io possa dir di lui, che fu atleta dai molti prodigi. Io sono come la tua zampogna. Infondi perciò in ine, o Figlino! di Dio, il tuo spirito, acciocché io faccia intendere voci pione di meraviglia per ehi fu si leggiadro nelle opere sue. Mi commuove il tuo valore come muove il vento la canna, e nella canna intanto risuona un canto soave con voce alta. Non ha veramente la canna voce piena dì canti; ma si muove al vento, e movendosi muove le voci sue presso chi sta ascoltando. Nè essa può favellare, nò ha parola che essa abbia da dire; nè, se la parola tua nou la movesse, essa potrebbe parlare. Così per te soltanto, o Signore, si muove la bocca dell'uottìo a formar voci novelle, quali son piene di meraviglia, e celebrano senza errare la gloria tua. Venite adunque, o voi che ascoltate; gustate della dolcezza di questo insegnamento. Il frutto ne è dolce, esilarante lo spirito col suo sapore. « Venite adunque, e dilettatevi alla storia di lui, una delle storie leggiadre, chè la gloria sua è ben più grande della pienezza di un gran mare. Venite adunque e ascoltate e udite i prodigi suoi divini, che son ben più alti che lingua d'uomo possa dirli. Venite adunque, salite, sedetevi alla mensa che è colma di beni, poiché il discorso mio è già apprestato in guisa di convito che vi porti diletto. Venite al banchetto in cui nullo è che manchi alla sua imbandigione, e dove l'anima di chi ne gusta, non riceve gravezza da ciò che vi si appresta. Venite e pigliatevi gratuita una ricchezza grande che nou ha misura, prendetela da un tesoro che non s'impoverisce mai perchè altri ne prenda. Venite voi, o avveduti, e porgetemi ascolto con molta quiete, e io vi dirò ad alta voce una parola di vita. ». La gloria di Simone sarà ragione d'ogni bel profitto per me e per voi. Frutto veramente per chi ne ode parlare. Era egli un operaio buono che incominciò e finì felicemente; nè gli rincrebbe mai il lavoro che da Dìo gli veniva. « Raccoglieva Satana le sue schiere e le apprestava, e come capitano d'esercito, aprendo la bocca da parlare, le rincorava. Ecco il tempo! diceva il malvagio alle sue schiere, Leviamoci a battaglia! Non perdiamei d'animo, che non abbiamo a rimaner vinti. Assumete aspetto seduttore, pigliatevi forme diverse; ite contro a lui pur con visioni ingannatrici. Suscitate turbini violenti a guisa di montagne, e monti in alto la polvere, e si veli per essa il colore dell'aria. Spirino venti impetuosi e tremi la terra, e con tremor grande dia strepito in guisa di strepito di mare. Trasformatevi intanto in rettili orrendi, in serpenti ; fatevi come augelli, come insetti che strisciano per terra e » arrampicano alle fondamenta degli edilìzi. Ecco il tempo! Destiamoci,



suvvia! alla b a t t a g l i a ;

20



muovi am guerra,

suvvia!

Non perdiamoci di

animo, che non abbiamo da rimaner v i n t i ! F a c i l e ora per noi il muovergli un assalto mentre si

sta sulla

colonna; o noi

con visioni paurose, per le quali egli si

spaventiamolo

smarrisca!

» Si raccolse allora una legione di demoni, di quelli dalla mano sinistra. Assentiron tutti, e concordi

stesero la mano, e si

levarono

alla battaglia. Si divise allora l a turba dei demoni in diverse schiere per cogliere nelle loro insidie il giovane rampollo delle aquile. I serpenti strisciaron fuori dalle lor tane per ghermir l a semplice colomba elio sull'alto della rupe s'era composto il nido. Vomitarono le ceraste pestifero veleno per uccidere l'allodola che dall'alto del monte faceva intendere i suoi canti soavi. Stormi di sparvieri si raccolsero, per farne preda, contro quest'augello, che intanto si levò a volo per l'aria e li lasciò confusi. Si radunarono là, intorno

al monte, orde di

diavoli e

schiere di demoni, e come un fumo lo cinsero tutto all'intorno tenebraron l'aria. Si oscurò la luce

del sole

in tauta

e in-

tenebrìa, e fu

notte oscura, e ombra uggiosa e tenace. Si levarono turbini, montò in alto la polvere e ingombrò le montagne; soffiarono i venti, si scossero le r u p i ; s'agglomerarono

le nuvole. Avvampò

un fuoco e ne

monta-

rouo alte le fiamme come in una fornace; anzi, come se si appigliasse anche alle pietre, più in alto si mostrava. Vennero impeti di procella e assalirono

la

colonna sì

che ne tremarono

le

fondamenta;

ma il

Giusto vi si reggeva pur sopra come sull'alto d'una rupe che non si scrolla.

Si sprigionarono

venti

impetuosi contro

le commesse pietre

della colonna, e la colonna tremò e accennò a cadere; ma il

Giusto,

allora, imprese a cantare. Parevano i monti commoversi alla sua voce, anche se non v e r a m e n t e ; e l'uom verace intanto, non dimentico di sua verità, stava

a

riguardare ai

demoni

raccolti.

Eransi trasformati in

serpi orridi, in c e r a s t e ; nè egli ne ritraeva le mani, che

anzi erano

levato verso l'alto de' cieli. Cantava egli, nel loro cospetto, ciò ch'egli aveva appreso dal tiglio dì lesse, e con l'arpa di Davide andava modulando canzoni e diceva: « Sì come vespe, veramente mi hanno attorniato maledetto; m a gli empì si son

dileguati d'un

le

schiere del

tratto come

un fuoco

di stoppia. Veramente come un fumo mi hanno attorniato da tutte le parti;

ma

nel

nome

del

Signore

io

li

ho

dispersi,

fuggiti e si son dileguati. Già già io era sospinto

essi

son

e assalito, e

ed

già

stava per cadere e per p e r i r e ; m a il Signore mi aiutò, e io li ho confusi e vinti con la forza di Dìo ! « Vide Sataua che la verità vinceva e che le arti

sue

maligne

erano vinte, e procacciò allora di ritornare all'assalto con inferir suoi colpi.



21

-

« Salì pertanto, egli l'astuto in perdere altrui, accanto al Giusto sulla colonna; ma il Giusto lo scorse e conobbe d'un subito ch'egli era l'avversario suo. Vide che egli era tutto vampo, ohe lo considerava nell'aspetto, e intese che egli, il sire di Giuda, era così venuto dal servo di Gesù per tentarlo. Perciò, come già il Signor nostro all'Iscariota, anch'egli così disse: A che sei tu venuto? A che stai tu qui in quest'ora? Io non fuggo già dalla lotta, ma qui ini vi tengo pronto! A che te ne stai li? Avvicinati come Giuda, e fa ciò che hai in. mente. « Stava Satana presso di lui come un dì Giuda presso il Redentore, e stavano dintorno come crocifissori i demoni e aspettavano. Ben potevasi, per allegoria, paragonare allora l'empio a Golia, e ì demoni ch'erano con lui, ai Filistei, e il giusto a Davide. Stavasi là la masnada di Caifasso e guardava se mai poteva notare che, appunto come Giuda, tradisse Gesù quel servitore di Gesù. Stavasi là Golia, e aveva sguainata la spada; stavasi là Davide, e aveva in mano la fionda; e stavansi là le schiere d'Inferno a contemplar la pugna e chi ne sarebbe stato il vincitore. « S'avvicinò adunque il malvagio e stese la mauo sull'uom leale, e come atleta nella lotta, l'afferrò e si provò ad atterrarlo. Ma il Santo si svincolò dalle mani di lui, e gli si voltò contro e lo ghermì; tenendolo con la mano, l'atterrò e gli montò col piede sulla cervice. Divincolavasi quello, e lo mordeva al piede e dentro vi ficcava le zanne; ma Simona lo respinse come cane e il fe'precipitar dalla colonna. Ne precipitò l'empio come folgore, e ululò alto, e il Giusto udì il fragore della caduta di lui, di Satana, che dileguavasi intanto come turbine di polvere. Cadeva come Golia il sire di Golìa, e ne fu fatto scherno e riso, mentre come Davide rimaneva il Giusto, e come Davide così imprendeva a cantare: » Benedetto il Signore che mi ha dato forza, e l'ha accresciuta Contro il malvagio, e come su d'una rupe ha raffermato il mio tallone ® ha raddrizzato l'incedere mìo, e su di un'altezza sublime, su questa colonna, ha elevato i miei piedi, e alla mano mia ha insegnato come si pugna col proprio nemico! Nuova materia di lode Egli così ha data da proclamare al labbro mio, come già al figliuolo di lesse, che conquise Golia con l'aiuto del Signore. Anche se si raccoglie contro di ffle tutta una schiera di demoni, io non temo, poiché un esercito di Angeli si sta al fianco mio e mi dà valore. » Come così rimase svergognato il malvagio, confuso là, nel cospetto della verità, non però si trasse a dietro da lui sì che non contrastasse con lui ogni momento. Vedeva elio il Giusto non si stava mai dall'inneggiare a Dio predicando il Vangelo, e ch'egli predicava sì che



22

-

le genti, fuggendo l'errore, riparavano a Dio. Vedeva che non si riposava mai, benché stanco, dal lavoro suo il giovenco, e però volle azzopparlo perchè lasciasse il campo, e l'aratura non si compisse. « Contrasse allora il piede di Simone una mala piaga con crampi, onde sorvenne e penetrò per tutta la persona di lui un dolor grave. Spasimi orrendi di morte lo presero, ed egli li sopportò; non se ne lagnò egli, nè ristette dall'opera sua. Come Giobbe, sofferse da parte di Satana i colpi che Satana inferì a Giobbe, e fu compagno ed uguale a Giobbe che trionfò del suo nemico. Due atleti così, in due età e in due assalti, vincevano lottando col malvagio che in ogni età suol vincere! Stava l'uno sulla polvere e l'altro sulla pietra, e combatterono con lui. Essi lo superarono, e vergogna toccò a lui da due che erano nati dalla polvere. A questo Giobbe secondo, la colonna fu come il mondezzaio del primo; ed egli, in luogo della polvere molle, ebbe una dura pietra. Soffriva il Santo dolor ben fiero per qtie' dardi gravi; ma, per quanto il malvagio lo tormentasse, la sua bellezza di tanto s'accresceva. Entrò nel crogiuolo l'oro puro, e manifestò la sua bellezza, e rallegrò il suo Signore, e allontanò da sé il sospetto di rea falsità. Quando poi il tormento era piti fiero e s'aggravava sul Santo, e già a brandelli ne cadeva la carne e denudato egli stava del piede, levò alta la voce sì che di tanta fermezza stupivano gli Angeli, mentre egli là, sulla sua colonna, con l'arpa di Davide imprendeva a cantaro : « Il piede mio si serba ancor ritto e non piega, perchè il Signore lo rafforza sì che regga e sostenga anche il peso che dovrebbe gravar sull'altro. Ecco ch'esso sostiene, come colonna, l'edilizio del corpo, perchè un architetto divino 1' ha rassodato, l ' h a rafforzato in modo che non crolli. Non mi affligge il tuo tormento, o malvagio; anzi mi è dolce! sì bene tu già ti stanchi perchè io non abbandono l'opera mia. Moltiplica adunque i colpi tuoi come fa l'artefice sull'oro puro, che io ne acquisterò bellezza, e tu dovrai desistere dall'arte tua. Non colpirmi soltanto ne' piedi, ma, se tu puoi, flagellami per tutta la persona e puniscimi. Non però potrai aver gran vanto! È qui un destriero che freno non tollera, che domar non si lascia. Prendilo ora tu, e come si fa ai ragazzi indocili, castiga cotesto ribelle. E non ti pensare che io possa essere trattenuto da timor di percosse, chè io non desisto dall'opera mia nella quale è il mio principio ( ' ) . Non si scuotono le fondamenta d'una casa che è stata edificata sulla rupe. Non la scuotono flutti o procelle, chè essa è ben fondata, 1 tu speri di farmi tremare, e tu, in vece mia, sei già stanco. Tu m'intrecci, o (') 0 forse meglio; donde mi verrà

frutto.

svergognato, la corona, e non lo sai! Questa del piede non è forse lina delle tue minaccio ? Colpisci forte come già colpisti Giobbe dì cui sono io i l compagno. Ma deboli sono i colpi tuoi, fiacco l'assalto, facile a ributtare la battaglia. O h ! non è forte, come altri dice, la tua tenzone; debole anzi e sostenibile! Ben è vile clii vinto rimane nel combattere cou te, con te, che non bai potuto vincere nemmeno chi è debole a meno ch'egli non voglia. Un nulla è il tuo colpire per chi lo conosce; e chi l'armi non ti dà io mano, non può esser vinto da te. H a i vinto i codardi, non ì valorosi, sì che non può menarne vanto, chè il valor tuo tien fermo contro i fiacchi, non già contro i forti. Colpisci adunque se puoi colpire, e dilacera questa carne mia e mi discerpi i fianchi; e se io dirò soltanto « A h i m è ! » ovvero « B a s t a ! », io sarò vinto. Ogni atleta debole e fiacco afferra l'avversario ai piedi; e appunto ciò che ora tu hai fatto, non è opera di atleta valente, sì bene di codardo. Vedi ora che tu vai combattendo con chi uon ha più che un sol piede, e che, se tu vinci un uomo che è zoppo, meriti che di te si r i d a ! " Così, mentre quel Giusto era afflitto da spasimi e da dolori, non però la lingua sua cessava dall'inneggiare a Dio. Si stancò Satana, ma non si stancò il Giusto, nè si quietò o fiaccò. Anzi, quanto piii venia crescendo la sua virtù, tanto più grande diventava la sua mercede. Riguardava al suo piede che già si corrompeva e ne cadeva la carne; e pur stava ritto, benché denudato, come albero che fa pompa de' suoi rami. Vedeva che non v'erano più se non tendini soli e ossa. Ne tolse pertanto il suo peso e l'affidò all'altro e su di esso si appoggiò. Vide che il suo giovenco era ornai stanco nè poteva portar più il suo giogo, e però si pensò di doverlo liberar dal suo lavoro e di lavorar egli da solo. « Opera meravigliosa fece allora il Santo, quale non fu mai altra volta, chè egli recise il piede per non essere impedito nell'opera s u a ! Chi è che non si duole quando qualche membro gli è reciso dalla persona ? Ma egli mirava al suo piede reciso come a cosa straniera, nè se ne turbava. E Satana era bagnato di sangue, spruzzato di tabe N'erano pure intrise le pietre, e il Giusto intanto cantava. Mentre, come ramo dall'albero suo, cadeva reciso un membro dal suo corpo, e il volto suo era refrigerato come d'una rugiada desiderabile, 0 la gloria sua si faceva più bella, egli parlava così ai suo piede : Vattene da me in pace fino alla resurrezione dei morti, e non dolertene, poiché la tua speranza si sta custodita nel regno de' cieli. « Vivo adunque era tutto il suo corpo; morto un membro solo, od egli l'aveva gettato dinanzi a sè. Così un solo piede sosteneva il peso di t u t t o il suo corpo. E poiché le sue membra stillavano sudore

-

24 -

ed erano bagnate di sangue, sguainò egli la spada e tese l'arco contro di Satana. Quella parte morta, intanto, del corpo suo gli stava là dinanzi, ed egli si volgeva ad essa cantando, e ad essa parlava toccando la cetra di Davide e la confortava: - Perchè ti crucci? Forse ti duoli mentre la tua speranza ti è pur mantenuta, e all'albero, da cui sei stata recisa, sarai congiunta nuovamente un giorno? Va adunque e attendimi, fin ch'io venga, e non ti turbare per ciò, chè io, al giorno estremo del mondo, non rimarrò senza di te. Sia al Paradiso, sia all'Inferno io verrò con te. « Sia al cielo, sia all'abisso, una e sola è la nostra via. Una sola persona ancora, come prima eravamo, sarem noi quando saremo risuscitati, per la morte e per la vita, per il giudizio estremo, per la luce e per il regno de' cieli. Io non mi leverò dal grembo del sepolcro per lasciarti a dietro, perchè tu sarai risuscitato con me e io con te nella stessa ora. Non ti farà torto Colui che tu hai servito fino dal tempo della fanciullezza nostra, che Egli, per quello che tu hai fatto, ti darà la tua mercede e ti darà letizia. Prega adunque che io ti possa rivedere e mi rallegri con te quando saremo risuscitati a vita, e che noi lodiamo insieme Chi ci avrà dato potere di starci nel suo cospetto. * Ripigliò quindi la sua preghiera, e tra i sospiri così domandava piangendo: Forza concedi, o Signore, a questo piede mio da cui il suo compagno si è separato, Ridona quello alla vita, e fortifica quest'altro finché possa riposarsi, ch'esso, ecco ! deve sopportare il peso per due, e scarso è il suo vigore. Vedi ch'esso sostiene da solo la gravezza di tutta la persona, e che, se il comando tuo non è eseguito, esso non può tanto! Scarsa è la sua forza, e dura e grave è l'opera, e gli sta dinanzi il malvagio! Se la tua grazia non l'aiuta, esso cade prostrato, È solo, e il peso del corpo è troppo grave per esso. Sostienilo tu adunque, stanco qua! è, poiché il peso di due gli sta sulla cervice. Non crolla l'edifizio d'un corpo nel quale tu abiti, o Signore, chè quella sola colonna che lo sostiene, è ben ferma ne' suoi fondamenti. Con un solo giovenco, in luogo d'un giogo di bovi, ecco che io vo lavorando il campo. Aggiungigli tu adunque vigore perchè esso possa lavorare alacremente con te! Deh! ch'io non sia mai, o Signore, cagion di scandalo per il malvagio che agogna la mia sconfitta, nè egli si allieti mai vedendo che ambo i piedi miei cessano dal servirti ! Non possa vantarsi mai d'aver vinto il tuo servitore e d'avergli tolto le armi. Ma porgimi piuttosto uno scudo perch'io possa ributtare i suoi dardi e vinca le sue schiere. Giudica tu, o Signore, la causa mia contro Satana che ora combatte con me. Brandisci un'arma e lévati a battaglia contro il malvagio! È tenebrosa la sua via, piena d'ombre e di luoghi perigliosi, piena d'insidie, ed egli vi ha nascosto dei lacci per

cogliermi in essi. Ma l'anima mia giubila come albero

che si

peggia ne' suoi rami, che produce e manda all'agricoltor del

pomcampo

frutti desiderabili. Io col tuo valore vincerò la forza del nemico, chè non vi è valore d'altro potente con cui io possa afforzarmi. " Rimase lungamente il Santo in

questo

travaglio, e reggevasi

sopra un solo piede, nè si stancava. Meraviglia è a dire come, se pur quello era a modo di colonna, quel piede del Sauto potesse

reggersi

ritto e non tremare! A tal travaglio

avrebbe

qual uomo

tra i savi

sottomesso altrui, se non tale di cui fosse chiusa l'anima ad ogni ragione? Che un uomo, per una sola volta, regga per ore in quello stato, non è possibile; ma q u e l l ' E l e t t o vi stette, con un sol piede, e notte e giorno. Per trentanni e dieci ancora tollerò simile stato come fosse un giorno solo, sopportando il caldo e il freddo, la veglia e il digiuno, il contrasto col reo suo nemico. Da me non fu risaputo mai che qualche altro Giusto si tenesse, come cotesto, in quello, stato, nè lio veduto mai nei libri storia tale che somigliasse

alla sua.

Di

genera-

zione in generazione digiunarmi sempre, ai designati giorni della sett i m a n a , i Santi, trenta o sessanta, ciascuno secondo il poter suo. Ma chi potrebbe computare il digiuno di quest'Angelo in carne, che non somigliava

punto agli altri uomini, sì

bene agli Angeli?

giorni digiunò Mose, nomo di Dio, - anche Elia, come

Quaranta

Mosè,

digiunò

un ugual numero di giorni. Ambedue uguali in ciò, che uno fu glorificato,

esaltato l'altro. Ora chi direbbe che Simone non era uguale a

quei due G i u s t i ? « Che potrei dire io adunque intorno al digiuno di questo digiunatore ? Non posalo formarne una immagine, perchè mi vince. Quale ridirò io delle sue virtù

e quale

la sua bellezza lascierò,

chè cia-

scuna supera l'altra e la vince? Dirò de' suoi digiuni? Ecco che mi vince un altro de' suoi pregi leggiadri. Forse dirò delle sue vigilie? Ecco che io sono inferiore d'assai a tale impresa. Racconterò come egli si stesse su questa terra? Ecco che le opere sue mirifiche non si possono annoverare. Dovrò io far le meraviglie per il suo patire, per il suo soffrire, quanto guerre, terribili giorno

soleva

furono m i r a b i l i ?

assai, misurar

Numererò i suoi

ch'egli sostenne? sè

stosso

col

patimenti, le

perchè, ecco!

malvagio.

mase quel suo piede, nè egli se ne sgomentò?

ch'egli

Dirò

come

si

ovvero, secondo

serzione sua, quanto tempo si affaticò per l ' E v a n g e l o ?

ogni ril'as-

Dirò come le

sue pupille abbiano sparso lagrime dolorose? ovvero quanto perseverò tenendo levate in alto e stese la m a n i ?

Se io intendo

parlare delle

battaglie sue con Satana, non potrei, chè breve, per cotesto, è il tempo, e quelle battaglie

furon

terribili e grande il contrasto.

supera cotesto Illustre, e io

sono da

meno di lui, tanto

Mi

vince e

egli è leg-

-

2f,

-

giadro e bello, ne poss'io ritrarre i pregi suoi quali furono veramente. Come un pittore, desiderai io di dipingere l'immagine sua, ma la bellezza sua mi supera! Corto, come ira pittare, desiderai io di r i t r a i l o ; ma egli s'involò da me, e mentre io lo cercava, ecco ch'egli s'aprì un varco via dalla terra e pervenne al cielo, sì che io mi rimasi a dietro in questo luogo basso, infimo, ed egli intanto si elevava in alto. « Ritorniamo adunque alla colonna, ch'egli è pur là, nè egli l ' h a abbandonata mai anche se nel cielo è ora l'abitazione sua. E intanto, se potrò, dirò del suo transito e della perfezione che indusse in lui, se pure sarò da tanto, il Signore! E mostrerò ai figli suoi di qual guisa egli finì la sua carriera e poi s'addormì, e anche come si riposò lo stanco giovenco dopo il suo lavoro. « ÀI tempo adunque in cui s'avvicinava il suo fine ed era giunta l'ora della sua felicità, gli rivelò il Signore, come già a Mosè, il giorno del transito suo. Come già al figliuolo di Amram, anche a lui fu palesata la sua dipartita, acciocché istruisse, come già Ezechia, i tigliuoli suoi intorno alla sua eredità. Discesero allora gli Angeli e s'intrattennero a parlar con lui, come con Daniele un giorno, e gli affermarono che già s'avvicinava e stava per giungere il tempo in cui avrebbe riposato dall'opera sua, « Ecco! dicevano, è sopraggiunta la sera ed è prossima l'ora che tu cessi dall'opera t u a ! I l tuo denaro ha recato il fratto suo, e quel frutto óra ti aspetta. Ecco! è venuto il tempo in che si riposi l'opera tua da tanto travaglio, e si ripari l ' a n i m a tua là, presso al tesoro della vita, tino al tempo del risorgere dei morti. Ecco! è venuto il giorno in t u cui salirai fra noi per riposarti dal tuo servizio, per venire alla tua ricompensa, per rimanervi quale ehi é felice. E venuto il tempo in cui tu uscirai, e dalla valle del mondo migrerai ad un luogo di luce che fin dal principio ti era apprestato. Suvvia! o agricoltore, sciogli il giogo e ripòsati, chè sei stanco, chè con un solo giovenco lavorasti con zelo il tuo campo. Suvvia! o navigatore, esci dal mare e dalle onde sue, e prendi con te la tua borsa insieme col tuo guadagno e rimani in pace. Non t'incresoa se il tuo corpo f u un nido di dolori, perchè tu, insieme con Lazaro, riposerai lassii al fianco di Àbramo. Non t'increspa se, per una piaga, era fetido il tuo corpo, perchè, invece, era soave come aroma la fragranza sua, e tu te ne devi compiacere. Ma chiama a te piuttosto i discepoli tuoi e mandali attorno co' tuoi precetti, acciocché siano vigili dopo la tua morte come quando eri t u vivo. Di' tu al creato: » Ecco! io per te ho lavorato appo il Signore. Non volgerti ora di nuovo a Satana perchè non ne riceva onta la gloria mia ».

« Come queste parole furon dette là presso il Beato, quella schiera di vigili circondò d a ogni parto la montagna. Discesero allora d a l cielo gli Angeli ad inneggiare al figliuolo della polve per sostenerlo sulle ali m e n t r e egli ascendeva in alto. Discesero anche le schiere dell'ostello di Gabriele per accompagnar la casta spoglia che era s t a t a ricettacolo a quel figliuolo di Dio. Ed egli intanto chiamava a sé i suoi discepoli n e l l ' a t t o del suo d i p a r t i r s i dal mondo, e li ammoniva, come già il Redentore i dodici suoi discepoli p r i m a di ascendere al cielo. E diceva : « lo vi lascio, o discepoli miei, la pace di Gesù, quella ch'egli lasciò a noi quando ascese presso Chi lo aveva m a n d a t o . Rimanete in pace e osservate i p r e c e t t i che i m p a r a s t e d a m e ; non vi d i m e n t i c a t e di me, non de' miei insegnamenti, dopo la m i a morte. R i m a n e t e in pace, o Chiesa, o sacerdoti dì t u t t i i luoghi di qui. L a croce del Signore sia q u a ! b a l u a r d o nelle vostre d i m o r e ! R i m a n e t e in pace, o poverelli che veniste a m e nel nome dì Gesù, e sia ciò, come per chi è preso da morbo, refrigerio al vostro dolore, E tu r i m a n i in pace, o sostegno ('), d i e m i portasti per così lungo tempo. D'ora in poi sarà a te congiunto per sempre i l segno di Gesù. Anche tu rimani in pace, o terra, piena d'ogni affanno. O h ! beato colui che si p a r t e da te e non è macchiato ! Poiché, ecco ! io mi stancai sulla t u a faccia e sopportai t a n t i affanni, oh ! non sia mai che S a t a n a nemico, dopo di me, ti faccia traviare come già fece t r a v i a r la discendenza di G i a c o b b e ; ovvero come già essa fece, quando Mosè si era dilungato, fabbricandosi, per adorarlo, un vitello, non sia mai che tu pure d i c a : « Ora che Simone sì partì da me, m i volgerò a l mìo avversario ». Ma se io parto, vivo è p u r sempre Cristo che tu a m a s t i un giorno, e però rimani ora col tuo fidanzato, poiché a lui appunto, come ad uomo, t i fidanzasti. Nò io m i vergognerò di te m e n t r e ti c h i a m a a sè lo sposo tuo promesso; che anzi per te appunto io m i moverò e vedrò la stanza nuziale e ne prenderò diletto. A l l a sua m e n s a t u ad ogni istante ti ricordavi di m e nel suo cospetto ; ora, quand'egli ti c h i a m e r à perchè tu ascenda a lui, r a m r a è n t a t i allora anche di m e ! G u a r d a però che tu non ti d i m e n t i c h i dei dolori ch'egli già per te sopportava, fiele e aceto croce e chiodi, e lancio acute. Moriva per te quel Dio che non è soggetto a m o r i r e ; non volgerti a d u n q u e di nuovo all'errore degl'idoli eli e sono innanzi m o r t e ! ( ! ).

(') Intendo la colonna sn cui è rimasto per tanti anni. Tutta quest'ultima parte del discorso sembra non poco incerta e oscura e anche alquanto barocca. 0 forse il testo da cui traduco, non è esatto e biso gii crebbe consultar qualche altra edizione o traduzione che ora mi manca.

« M e n t r e il S a n t o a n d a v a dicendo q u e s t e

parole, là

p r e s e n t i si

s t a v a n o g l i A n g e l i e a t t e n d e v a n o i l m o m e n t o del suo t r a p a s s a r e . E g l i a l l o r a volse a l l ' a l t o cielo l e p u p i l l e e l a g r i m ò a l q u a n t o , poi s t e s e le m a n i al modo del Signore s u l G o l g o t a . Stese la d e s t r a e benedisse l a t e r r a e gli a b i t a t o r i suoi, poi si chinò e piegò i n n a n z i il corpo e rese lo spirito. « Accorsero a l l o r a gli A n g e l i e presero con sè q u e l l ' a n i m a , sposa d e l l a luce, e levaron la voce i n n e g g i a n d o , m e n t r e S a t a n a t r e m a v a . L à i n n e g g i a v a n o con g i u b i l o g l i A n g e l i , in voce di l o d e n o v e l l a

I

m o n t i a n c ó r a levarono un canto a l t e r n o ed e c h e g g i a v a n o , e c o m m o v e vasi la t e r r a , e dicevano : E g l i a v e v a invocato i l Signore, e il S i g n o r e 1 ha e s a u d i t o ! —

M a gli Angeli spiegarono le p e n n e , e t r a le loro a l i

raccolsero l ' a n i m a del Santo, essi che avevano v e d u t o il lavorio di lui o le opere sue. N e l m o m e n t o d e l l a m o r t e g l i

mostravano

essi

sorri-

d e n t e il volto, come già sorridevano a D a n i e l e g l i Angeli d a l l ' a l t o de' cieli. E d egli, i n t a n t o , g i u n g e v a a l cielo, e g l i A n g e l i , c a n t a n d o , cotesto G i u s t o d i c e v a n o : Ecco la p o r t a per cui salgono i g i u s t i , e r e d i di u n a v i t a n o v e l l a ! — Così ascendeva l ' a n i m a di lui t r a le schiere celesti, e l e s c h i e r e celesti g r i d a v a n o i n t a n t o : Vieni in pace, o sposa d e l l a — A s c e s e a d u n q u e l ' a n i m a di l u i e a ' i n g i n o c c h i ò

luce!

d i n a n z i al t r i b u n a l e

t e r r i b i l e del F i g l i u o l o di Dio, m e n t r e g r i d a v a n t u t t i : Accoglila, o Signore, che essa con t e o p e r ò ! C o m a n d a or t u

che essa

si

accosti al

tesoro d e l i a v i t a ¡ino a l Lempo d e l l a r i s u r r e z i o n e , q u a n d o il capo suo d i l e t t o si r i l e v e r à d a l l a polvere. » M a i discepoli suoi s t a v a n o p u r r i g u a r d a n d o , i n t a n t o , al loro m a e stro che là si giaceva, e levavano l a voce, e p i a n g e v a n o con loro le p i e t r e t r a le f o n d a m e n t a e t r e m a v a n o i m o n t i . A b b r a c c i a v a n o i discepoli l a colonna, e c o m e sciacalli l e v a v a n o a l t e le voci. B a g n a v a n o d o l o r o s a m e n t e di lor l a g r i m e l a t e r r a . R i m a n e v a i n t a n t o s u l l a colonna l a m o r t a spoglia di di lui, e t u t t a la g e n t e intorno r i g u a r d a v a , e credevasi che il S a n t o si stesse l a s s ù a d d o r m e n t a t o . A n c h e ogni a l t r a c r e a t u r a r e s t a v a s i p u r là d i n t o r n o e r i s p o n d e v a con dolore a l g e m i t o dei discepoli suoi, i quali, i n t a n t o , d i c e v a n o : C o m e orfani, o P a d r e nostro, t u ci h a i a b b a n d o n a t i . Dove ora andrena noi e presso di chi r i p a r e r e m noi in t u a v e c e ? Ohi, come te, p o t r à consolarci nel n o s t r o d o l o r e ? Noi a b b i a m o a b b a n d o n a t o l a g e n t e e presso di te, o b u o n o ! ci s i a m r i f u g i a t i , e t u occupavi p e r noi il posto d e l l a g e n t e nostra, d e l l a f a m i g l i a , del p a d r e ! E r a s i s p a r s a a t t o r n o la t u a f a m a , e noi a v e v a m o u d i t o f a v e l l a r di t e ; m a ecco! c o m e f u m m o g i u n t i presso la t u a fonte, l a m o r t e c h i u s e q u e l l a f o n t e ! V e d e m m o la tua luce s i m i l e ad un faro, e noi ci r a d u n a m m o presso di e s s a ; m a ecco che d ' u u s ù b i t o soffiò l ' a l i t o della m o r t e e ne spense la f i a m m a ! come sotto a d u n a p i a n t a , noi r i p a r a m m o sotto l ' o m b r a t u a ; m a venne

-

20

-

la morte e d'im sùbito ti atterrò, e noi ci siamo dispersi. Nell'arduo tuo castello eravam noi al riparo dai ladroni; ma venne la morte e abbattè quel castello; cadde il castello, e venne per noi la cattività! Tramontò il nostro sole, e si oscurò la luce in cui da noi si dimorava, ed ecco che inciampammo noi in pietre luoghi! Piange ora la

tua greggia da

di scandalo, in

tristezza di

che s'è dilungato da

essa

il

suono della tua voce, e intanto la ricinge dintorno il deserto, ed essa somiglia ad una casa in cui è morto l'erede. Dolgonsi con noi le rupi e i monti e pur anche le alture per la partenza tua, benedetto Padre, piono di grazia, e la

colonna

su cui tu

stavi di notte e di

giorno,

geme di dolore e di tristezza per la tua dipartita. Per la tua dipartita, o Padre

nostro d'elezione,

o Simone

santo, servo

di Gesù, si

duole con noi la terra tutta. Noi siam privi ora della tua cura tutta vitale per noi; perciò tu prega, o Padre nostro, perchè tu in ispìrito possa rimanere ancora con noi. Ma beato il tuo spirito che oggi entrò nell'ostello della vita eterna, e beato il tuo corpo che ora ha pace dalle pene e dall'aspro travaglio! Beato il tuo spirito, o Padre nostro di elezione, pieno di virtù, perchè si è mosso ed è giunto al regno di Dio ! Ma i l Piglinolo di Dio, quello che tu amasti fin dalla tua fanciullezza, ci faccia degni, nella sua misericordia, ehe noi pure, per le preghiere tue, possiam trovare misericordia ! ».

ITALO

PIZZI,

trad.