Togliatti e Stalin. Contributo alla biografia del segretario del PCI

L'irreversibile processo di chiarificazione sulla cosidetta « età staliniana » , pur procedendo tra contraddizioni

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Togliatti e Stalin. Contributo alla biografia del segretario del PCI

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L'irreversibile processo di chiarificazione sulla cosidetta « età staliniana », pur procedendo tra contraddizioni e hattute d'arresto, ha raggiunto dimensioni che interessano non solo il movimento comunista internazionale e i suoi diretti avversari. Eppure si è ancora molto lontani dal sapere tutta la verità su fatti e persone che tanta importanza hanno avuto nella storia del comunismo dalla Rivoluzione d'Ottobre fino ad oggi. L'uomo della strada si pone quotidianamente interrogativi che rimangono senza risposta; gli stessi comunisti italiani, nei loro documenti ufficiali, chiedonc1 di sapere di più.

Togliatti e Stalin è un contributo, oltre che alla biografia di Palmiro Togliatti, alla ricerca e allo studio sugli avvenimenti storici e politici che hanno maggiormente caratterizzato il periodo messo in discussione da Krusciov e dai comunisti. Il volume è corredato da una serie di documenti inediti o sconosciuti al pubblico e agli stessi comunisti. Gli specialisti e gli studiosi del movimento comunista troveranno interessanti materiali per lo sviluppo di una più approfondita analisi ,della storia del PCI. L'autore ha una conoscenza diretta del PCI e del movimento operaio e comunista internazionale; dalla Resistenza fino al 1954 (anno della sua rottura con i capi del partito) ha svolto attività politica e organizzativa alla base e al vertice del PCI, con incarichi di « particolare fiducia» in Italia e all'esterò. Togliatti e Stalin è la testimonianza della continuità della sua azione critica nei confronti di quello che egli definisce « l'opportunismo dei dirigenti del PCI e il culto della personalità di Togliatti ». Lire 600.

Togliatti e Stalin

Copyrighr per runo il mondo Sagar editore s. r. I. - Galleria del Corso - Milano l• Edizione Novembre 1961 2• Edizione Dicembre 1961

In copertina; Togliatti e Secchia, delegati del PCI ai fe.. steggiamenti per il 70° compleanno di Stalin, in una sosta a Varsavia di ritorno da Mosca. Li accompagna Giulio Seniga che nella foto si vede in terzo piano dietro Togliatti.

Giulio Seniga

Togliatti

e

Stalin

Contributo alla biografia del segretario del PCI

Sugar editore

S

PRESENTAZIONE

Il coraggio consiste nel ricercare la verità e nel dirla. Jean Jaurès

Le testimonianze e i documenti che Giulio Seniga pubblica in questo volume sono la verità. Essa colpisce soprattutto i dirigenti comunisti italiani, ma ad ognuno il suo compito: ai sovietici il compito di spazzar via lo stalinismo, agli italiani il compito di spazzar ·via la versione italiana dello stalinismo. Giulio Seniga conosce bene addentro le cose del PCI per essere stato funzionario del partito, con incarichi di particolare fiducia, a partire dalla sua esperienza partigiana in Val d'Ossola fino al momento della sua rottura con i dirigenti del partito, avvenuta nel 1954. Anche successivamente, con passione di mi· litante, egli ha continuato a seguire da vicino la vita del movimento operaio e comunista internazionale giovandosi della sua larga conoscenza di uomini e di situazioni. L'insistenza polemica di Seniga contro quello che egli chiama il « togliattismo » è pienamente giustificata, perchè Togliatti è da trentacinque anni l'inamovibile capo dei comunisti italiani e perchè il suo lungo governo del partito ha generato un costume, un metodo, un fenomeno non altrimenti definibile che col suo nome. L'abilità e la spregiudicatezza del segretario del PCI, la sua capacità di assorbire i contrasti interni e di dissolvere le opposizioni, la sua destrezza nell'intercambiare le mutevoli e contraddittorie « linee ,. della politica sovietica, la sua adattab.ilità - dolce come il miele e amaro come il fiele, molle come la cera e 7

duro come il marmo - alle varie situazioni, la sua arte nel vestire di motivi teorici e culturali gli espedienti della politica, gli hanno garantito, attraverso alterne vicende, la conservazione del potere. Ma ora che lo stalinismo, in modo aperto e irreversibile, senza alcuna riserva, viene condannato e bandito, ci sembra che anche la posizione di Togliatti sia ormai scossa. Perchè in effetti il togliattismo è il sottoprodotto italiano dello stalinismo, essendo stato Togliatti per anni l'esecutore della politica staliniana, dal Comintern al Cominform, tanto per la parte politica quanto per la parte disciplinare ed epurativa, e avendo Togliatti trasferito nel Partito comunista italiano alcuni dei tratti tipici dello stalinismo come il « culto della personalità » (verso Stalin e verso se stesso), il linciaggio degli oppositori ( i suoi giudizi su Bordiga e su Silane non sfigurerebbero in una requisitoria di Vyscinski), la intolleranza del dissenso e della critica, l'uso della menzogna come normale mezzo di lotta politica, il tenace attaccamento al potere. Ma il togliattismo non è solo questo, non è solo questa specie italiana dello stalinismo. C'è in esso un elemento peggiorativo, derivato dalla natura dell'uomo, particolarmente versato nella mistificazione e nel trasformismo, dal suo ruolo subalterno e servile rispetto al modello sovietico e dal contesto del tradizionale politicantismo italiano in cui esso si è inserito. Il Fouché del comunismo internazionale ha sempre avuta inesauribili risorse tattiche e sofistiche per allinearsi col vincitore di turno, per ricadere sempre al centro dello schieramento, per stare dalla parte di Trotzki, di Bukharin, di Stalin, di Malenkov, di Krusciov. Ma ora che le scelte sembra si facciano dilemmatiche e indifferibili, l'uomo che non ha nè ha mai avuto ancoraggi di coscienza, che non vuole nè sa perdere, si trova schiacciato fra le responsabilità del passato e le difficoltà del presente. A chiarire le ragioni lontane e prossime di questa situazione, il contributo alla biografia del segretario del PCI, pubblicato da Giulio Seniga, arriva al momento giusto. Milano - novembre 1961

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Pier Carlo Masini

Testimonianze

Gian Carlo Paietta disse tempo fa a un comune amico: e Dì n Seniga che dica tutto quello che sa e tiri fuori i documenti che ha. E' necessario che nel partito si sappia che cosa avveniva quando noi non sapevamo e non sem,, pre potevamo parlare >. Sono contento che la pubblicazione di queste pagine, " Contributo alla biografia del segretario del PCI", mi o/fra foccasione di soddisfare anche il desiderio del mio ex compagno di partito Gian Carlo Paietta. G. S.

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LA SVOLTA Tre riunioni segrete - Cambiate anche voi - Un sasso in piccionaia « Lettere ai compagni » - Fermenti critici - I crociani del PCI - La piramide da rovesciare.

Dopo i lavori del XXII congresso del PCUS, conclusisi con il clamoroso seppellimento dell'opera e anche della salma di Stalin, le schegge della destalinizzazione sovietica sembra abbiano finalmente investito anche il PCI, in seno al quale dovrebbe avviarsi il processo della detogliattizzazione. Chi come noi non ha aspettato la morte del « vecchio », nè il XX nè il XXII congresso del PCUS, nè l'VIII, il IX o il X del PCI, per rivelare e condannare le colpe e il satrapismo di Togliatti, lo stalinista bianco, ha fiducia che il travaglio all'in· terno della piramide del PCI debba pure arrivare, anche se molto lentamente, a un inevitabile sbocco (1). « Cambiate anche voi il metodo di direzione, perchè, se il culto della personalità, la direzione personale e la non osservanza delle regole del partito hanno provocato dannose conseguenze da noi nell'Unione Sovietica, ancor più gravi saranno per voi che al potere non siete ancora arrivati ». Con questa precisa raccomandazione, Malenkov, Molotov e (1) Quale funzionarlo della direzione del PCI e nella mia qualità di viceresponsab11e della Commissione nazionale di vigilanza, che allora faceva capo alla segreteria del partito nelle persone di Togliatti e Secchia (dl quest'ultimo fui 11 segretario per 8 anni), ebbi occasione di recarmi più volte in !IRSS e net Paesi del campo sovietico. Da tempo avevo potuto rendermi conto di come stavano le cose in quei paesi e in particolare ero stato colpito dai fatti accaduti dopo la morte di Stalin. Di ritorno dalla prima riunione segreta del Comlnform (Mosca 12-14 luglio 1953), a Praga, Secchia mi lesse 11 verbale della riunione di cui scriverò più avanti. Successivamente, al primi di gennaio 1954, prendevo visione del verbale della seconda riunione del Comlnform svoltasi a Vienna, nella quale furono comunicate la condanna e l'eliminazione di Berla. SI notl che, per la prima volta nella storia del partiti comunisti e dell'Internazionale comunista, la riunione fu presieduta da un generale sovietico, che fu al tempo stesso l'unico relatore. Infine fui Informato sul lavori della terza riunione del Comlnform, convocata a Praga, dal 10 al 15 giugno 1954, In occasione del congresso del Partito comunista cecoslovacco. A questa riunione 11 relatore tu Krusclov: Il PCI era rappresentato da D'Onofrio.

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Krusciov concludevano il loro rapporto di informazione ai rappresentanti dei partiti comunisti francese e italiano convocati a Mosca per una riunione segreta del Cominform svoltasi nei giorni 12-14 luglio 1953 in seguito alla liquidazione di Beria. A quel periodo risale pertanto la decisione del PCUS di iniziare la « svolta » della destalinizzazione.

*** Alla esortazione dei sovietici, « cambiate anche voi, ecc. • formalmente accettata, i dirigenti del PCI non dettero alcun seguito pratico. Convinto com'ero che Togliatti e i suoi non volevano cambiare niente, decisi di andarmene dalla direzione delle Botteghe Oscure (25 luglio 1954) e di agire nel tentativo di sbloccare la situazione stagnante all'interno del partito e di esercitare dal basso una pressione sul vertice (1). Vista la possibilità di tentare un colpo di forza che avrebbe messo in difficoltà i dirigenti del partito, fuori ormai dalla pratica e dal costume del movimento operaio, avrei sentito di mancare al mio dovere di militante se non avessi adoperato tutto il mio coraggio per eseguire l'azione e portarla a buon fine. Debbo aggiungere che, sempre, nella mia vita di militante del movimento operaio, durante e dopo la lotta partigiana, ho assunto responsabilità e portato a termine incarichi e missioni di cui ho sempre risposto direttamente e personalmente. Dopo che la direzione del PCI aveva respinto la richiesta di darmi la parola davanti ad una assemblea qualificata di partito, per spiegare le ragioni del mio gesto e riferire sulle grosse questioni della svolta riguardante la destalinizzazione, la lotta al culto della personalità e i particolari sul costume di direzione personale di Togliatti; dopo avere io respinto un meschino compromesso propostomi da Antonio Cicalini, dirigente della Commissione centrale di controllo, a nome di Togliatti e della Direzione, passai all'azione diretta che culminò con il lancio delle « Lettere ai compagni » alla IV Conferenza nazionale del PCI (Roma, dicembre 1954 - gennaio 1955) (2). Malgrado la mia preoccupazione di evitare i clamori della pubblicità l'azione ebbe una vasta eco di stampa in Italia e al(1) I particolari di questa azione li riferirò In altra occasione. Spiegherò allora, Insieme con tutto Il resto, la storia del mWonl o del miliardi delle casse segrete del PCI. (2) Lo spirito e l'Impostazione politica delle e Lettere al compagni J> 11 riallacciano all'Intervento critico che ebbi occasione di fare all'assemblea generale di cellula della Direzione del PCI Il 5 maggio 1948, a conclusione del dibattito sul risultati delle elezioni del 18 aprile dello stesso anno. L'Intervento e le e Lettere al compagni » si Ispirano alle posizioni classiste, Internazionaliste e libertarie che sono sempre state, e sono, una tipica Istanza del movimento operalo !tallano.

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l'estero. Un sasso in piccionaia comunque era andato a segno e la direzione · del PCI aveva accusato il colpo. Le critiche ai capi erano formulate con questo spirito (tuttora valido) riassunto nei seguenti brani della « 3• Lettera ai compagni » diffusa nel maggio 1955. L'opposizione e la lotta polttica tra opinioni diverse nascono costantemente nel Partito e sono il riflesso delle contraddizioni tra ti vecchio ed fZ nuovo. Se nel Partito non ci fosse la lotta politica, non et fossero le contraddizioni, né i contrasti d'opinione la vita del Partito intisichirebbe e cesaerebbe. Mao Tze-dun

Compagni, Se non vogliamo che tutto il patrimonio storico e politico, fatto di resistenza, di lotte e di sacrifici dei lavoratori italiani venga completamente sprecato dagli attuali dirigenti, assisi nelle loro posizioni di comodo e di comando, è tempo che la base del partito 1·eagisca con una scossa decisa e liberi il partito dal conformismo opportunista che ha profonde radici nella direzione. Sappiamo che la vita del partito non deve essere placida amministrazione di vertice, ma lotta di opinioni tra il nuovo che si sostituisce al vecchio dialetticamente contrastandolo e superandolo nella lotta. Esempi significativi in questo senso ci sono forniti dagli altri partiti nell'URSS, in Ungheria, in Polonia, ecc. La liberazione dei medici sovietici, la revisione dei processi, fatti contro presunti traditori riconosciuti poi innocenti, il riavvicinamento col partito comunista e lo Stato jugoslavo, confermano la validità della revisione e della svolta politica operata nei metodi e nel costume di direzione dei partiti comunisti. Soltanto da noi, invece, non si è voluto cambiare niente, nè riconoscere errori, nè trarre insegnamento. Si è continuato sulla strada più facile della politica dello struzzo e della direzione personale. Soltanto da noi, per esempio, è ancora oggi considerata eresia o grave deviazione, giudicare i fatti storici e politici di questi ultimi dieci anni, dai loro effettivi risultati. E' eresia e deviazione dire ad esempio che alla classe operaia si è fatto « perdere l"autobus », che è stato un errore dare l'amnistia ai fascisti, mentre i partigiani andavano in galera; è peccato dire che il famoso « articolo 7 » sui Patti del Laterano è stato votato dai nostri parlamentari in maniera irresponsabile e poi imposto alla base contro la sua convinzione, come pure l'

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eresia criticare la complice passività con la quale i comunisti si sono fatti cacciare dal Governo; dire che si è fatto del nazionalismo e dello sciovinismo di bassa lega, partecipando alle manifestazioni antititine assieme ai missini per Trieste italiana; richiamare l'attenzione sulla violazione alle regole dello Statuto del partito e chiedere la regolare convocazione del Congresso nazionale del partito, che da quattro anni non si convoca. Molti dei massimi dirigenti del partito hanno avuto un passato onorevole di sacrificio e di lotta, ma tale passato politico è per molti un lontano ricordo, una eredità e una rendita giornalmente sciupate. Tutte queste cose la base del partito le avverte, le va osservando seriamente preoccupata, anche se in buona fede ancora le tollera. I compagni più coraggiosi e senza paraocchi si vanno però sempre più persuadendo che nessun merito del passato esenta i comunisti dalla critica e dalla condanna dei loro errori. Essi vanno dicendo che è ora di parlare, di farsi sentire e discutere sul serio. E' necessario pertanto clte una svolta si verifichi nel partito, svolta nella politica, svolta nel metodo di direzione, svolta nell'applicazione dei principi ideologici e svolta nel costume. Occorre il ricupero di tutte le forze proletarie nell'unità di classe. Occorrono uomini nuovi alla direzione del partito, uomini dall'ineccepibile costume rivoluzionario, fedeli e legati alla ideologia e alla vita della classe operaia, assertori infaticabili ed organizzatori di lotte di massa, schivi dagli espedienti e dai compromessi ingannevoli di vertice (1). * * *

E' bene ricordare che nel periodo del primo « disgelo italiano» - 1955-1956 - sotto la spinta del rapporto Krusciov e delle insurrezioni di Polonia e di Ungheria, anche Togliatti, il microfono di Stalin, diceva: « Noi non sapevamo » oppure « Noi siamo sempre stati ostili al trasporto meccanico delle cose sovietiche nella nostra attività, anche se fra noi vi era stato chi abbia manifestato questa tendenza ». Parve in quegli anni, che gli scossoni del XX Congresso, dei fatti di Polonia e della insurrezione ungherese portassero il processo di rinnovamento e di rigenerazione molto lontano anche nel PCI. Alla base, nelle sezioni e nelle cellule, i compagni, sollecitati anche dalla nostra informazione e dalla nostra azione, arrivarono a porre e sostenere, nelle assemblee precongressuali, domande e critiche come la seguente: « Le corresponsabilità di Togliatti sui fatti accaduti nell'URSS sono gravi: il compagno Togliatti o era a conoscenza dei fatti (1)

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Dalla e 3• Lettera ai Compagni• - 1 maggio 1955.

Nel sessantesimo compleanno di Palmiro Togliatti (marzo 1953) vennero stampate decine di migliaia di questo volume « Vita di un Italiano» con la biografia filmata del segretario del PCI. Questo contributo al culto della pcrsonalili1 costò al PCI decine di milioni.

LETTERA AI COMPAGNI ni,;1.•:GATI ALLA

IV CO!WERE"IZA NAZIONALE DEL P. C. I.

PER UN'AZIONE COMUNISTA

AZIONE COMUNISTA 3• LETIERA AI COMPAGNI MAGGIO 1955

Lettere ai Compagni » diffuse negli anni 1955-56 tra i militanti del Partito Comunista Italiano e del Movimento operaio italiano e internazionale, con la condanna del culto della personalità e del trasformismo imperanti nel PCI. «

avvenuti e li ha taciuti davanti al partito, oppure non era a conoscenza e allora non può dirigere il partito un uomo che in vent'anni di permanenza in URSS non si accorse di niente. Nell'un caso e nell'altro ha gravemente sbagliato e va cambiato dal suo posto» (1). Nel '56 anche gli intellettuali del PCI si sentivano sollecitati a cambiare le cose. « Il Contemporaneo », la rivista culturale del PCI, diretta da Alicata, Salinari e Trombadori, ospitava un articolo del socialista Carlo Cassala che chiamava in causa Togliatti e i suoi crocio-marxisti, con questo acuto e centrato giudizio: « Essi (i crociani del PCI) sono diventati tutti togliattiani, vedendo nel togliattismo l'inserimento del movimento operaio nella tradizione nazionale, cioè la via italiana al socialismo, senza comprendere che il togliattismo era stalinismo puro e che, se in una tradizione psicologica si inseriva, non era certo nella migliore, ma nella deteriore, in quella che si è alimentata dei nostri difetti tradizionali, "il machiavellismo, il gesuitismo, l'ammirazione dell'abilità, della forza, del successo, e il disprezza per le posizioni di coscienza e per i profeti disarmati» (2).

* * *

Se si fosse continuato su questa strada, le cose sarebbero cambiate anche per il PCI, come avvenne per il PSI. Ma la piramide dell'apparato comunista non può consentire la democrazia diretta dal basso all'alto. La democrazia nel PCI, come negli altri partiti che si richiamano al cosiddetto centralismo democratico, può essere solo comandata e controllata dall'alto. Fino a quando questa piramide dell'apparato comunista non verrà capovolta, tutte le crisi e tutti gli scossoni saranno assorbiti e « digeriti ». E i Togliatti, come i Thorez o i Longo, come i Duclos, seduti al vertice dell'apparato, potranno sempre imbrigliare e svuotare le manifestazioni critiche e le insofferenze personali che all'interno della piramide nascono, fermentano e marciscono perchè prive di quel libero sfogo dialettico, rappresentato dalle correnti di pensiero e di azione. Solo attraverso il dibattito e la dialettica delle correnti e delle opposizioni, ancora oggi vietate nel PCI, si potranno eliminare gli errori e le degenerazioni e in particolare si potranno spostare i problemi dal piano dei falsi scopi a quello della realtà che nel nostro caso riguarda gli uomini e il sistema, anzi il sistema prima degli uomini. (1) Dal verbale dell'assemblea precongressuale della Bezlone dl Luzzara (Regglo Emllla), 23 lugllo 1956. (2) Cfr. e Il Contemporaneo• del 12 magglo 1956.

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Solo attraverso un libero dibattito i comunisti potranno incominciare a discutere anche la personalità dell'« uomo Togliatti », tanto più che i testi del PCI identificano la sua biografia, con la storia del partito, del movimento operaio e perfino del Paese. D'altra parte anche Togliatti scrive di se stesso nella prefazione al suo libro "Conversando con Togliatti»: « Ho ceduto alla proposta che venisse scritta e pubblicata una mia biografia per varie ragioni. Prima di tutto perchè ha insistito e deciso così la Direzione del partito [ ... ]. Infine perchè da un racconto della mia vita e del mio lavoro risultano certamente utili elementi di giudizio esatto sulla storia del nostro partito che da più di vent'anni è tanta parte della storia del nostro Paese •Sulla politica personale di Togliatti e sul culto della sua persona citeremo fatti e vicende che dovrebbero servire a portare un contributo costruttivo al dibattito in corso nel partito e nel movimento operaio italiano, e insieme ad aiutare il fa. ticoso lavoro degli storici e degli studiosi dell'opera e della personalità di Togliatti, cosl come è avvenuto per il suo maestro Jossif Vissarionovic Stalin.

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IL CULTO DELLA PERSONALITÀ DI TOGLIATTI • Fondatore e capo amato • - Con i sovietici contro Gramsci - Con Stalin contro Bordiga - Dio vi perdoni, io no! - Le radici dello stalinismo italiano - I cuscini di Trotzki - Epiteti per Zinoviev, Kamenev e Bukharin. « Mazzini, Cavour, Garibaldi! Tutti li riassumi! ». Con queste parole Antonello Trombadori terminava il saluto rivolto a Togliatti in occasione del suo 60° compleanno nella sede del Comitato centrale. Con simili formule il culto della personalità e il metodo della direzione personale sono rapidamente dilagati dal piano strettamente politico a quello del costume. Il PCI è stato chiamato per anni « il partito di Togliatti», mentre tutta l'attività del partito si uniformava ai suoi criteri. Citiamo gli esempi più clamorosi: nei calendari distribuiti dal partito, il giorno della sua nascita è ricordato come una data storica per il movimento operaio italiano; nell'anniversario del suo compleanno si lancia una campagna per il « bollino Togliatti»; in dieci anni non si è trovato il tempo di scrivere una vera storia del PCI, ma in compenso si pubblicano decine di migliaia di lussuosi e costosissimi libri come « La vita di un italiano », biografia illustrata con 134 pagine di fotografie di Togliatti; come « Conversando con Togliatti », che deforma la storia del partito per adattarla alla vita dell'uomo; si coniano medaglioni di bronzo e d'argento con l'effigie di Togliatti; le villeggiature di Togliatti e della Jotti, che al partito sono costate ogni anno diversi milioni, furono oggetto di articoli degli inviati speciali de « L'Unità » e di « Vie Nuove ». Le acclamazioni ritmicamente scandite: To-glia-tti! To-glia-tti! erano accompagnate dal battere delle mani e a volte anche dei piedi. Egli è « il maestro », « il fondatore », « la guida illuminata», « il capo amato ». La formula del « capo amato » era talmente penetrata nella mente dei compagni che, una volta, a Napoli, il segretario federale Cacciapuoti, annunciò un comizio di Secchia, con queste parole: « Cittadini, compagni, lavoratori! Vi presento

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Pietro Secchia, vice capo amato del nostro partito ». Le conseguenze di tutto çiò sono analoghe a quelle denunciate dal XX congresso del PCUS: si falsifica la storia, si viola lo Statuto, e dal 1951 al 1956, non si convoca per cinque anni il congresso del PCI perchè questa era la volontà di Togliatti, ecc.

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Nel 1921, quando nasce il Partito comunista d'Italia, Togliatti è un semplice redattore dell'« Ordine Nuovo» e al congresso di Livorno non partecipa nemmeno come invitato. « Era rimasto a Torino a fare il giornale» (1) si dice nella sua biografia « Conversando con Togliatti»; mentre in un'altra biografia edita anch'essa dal partito nel 1946 è scritto: « Togliatti partecipa con la delegazione di Torino alla fondazione del PCI a Livorno » (2). Queste due contrastanti versioni si commentano da sole. Nell'ottobre del 1926, allorchè infuriava in Italia la reazione fascista, Gramsci, pur tutto preso dalle gravi difficoltà in cui si trovava il partito, seguiva e analizzava anche criticamente le vicende sovietiche. Presago delle tragiche conseguenze che si sarebbero verificate nel Paese dei Soviet a causa dei violenti contrasti esistenti nel partito bolscevico, Gramsci inviava ai compagni russi una coraggiosa lettera, tuttora « ignorata » dal partito, della quale citiamo questa parte centrale: « Voi state distruggendo l'opera vostra, voi degradate la funzione dirigente che il partito comunista russo aveva conquistato per l'impulso di Lenin; i vostri doveri di militanti russi possono e debbono essere adempiuti solo nel quadro degli interessi del proletariato internazionale» (3). I sovietici incaricarono Togliatti, che si trovava allora a (1) Cfr. « Conversando con Togliatti». Roma 1953, pag. 88. (2) Cfr. «Togliatti>, a cura della CommJsslone propaganda del PCI. Roma, 1946, pag. 11. (3) La lettera con la quale Gramsci lanciava nell'ottobre 1926 questo profetico avvertimento al sovietici, s1 trova nell'archivio Tasca. Questo archivio è passato da qualche tempo all'Istituto Gian Giacomo 1''eltr1nell1 di Milano. Angelo Tasca. è stato con Gramsci e Terrac1n1 uno del fondatori del Giornale « Ordine Nuovo» di Torino. Fu Tasca a introdurre Togliatti nel partito soclallsta. Dal 1924 al 1929 Tasca fu uno del massimi dirigenti del partito, e fu anche rappresentante del PCI presso l"Internazionale Comunista. In quegll anni egll fu strettamente legato a Togliatti. I due amici tenevano Il loro collegamento, Mosca-Parigi e viceversa, attraverso corrispondenze cifrate, che I rusal, naturalmente, Intercettarono, decifrarono e fotografarono. Questo fatto preoccupò molto Togliatti anche perché, da buon bukharlnlano, era arrivato a deflnlre Stalln, nel suol cifrati « nuovo Gengis Khan». Il materiale di partito più riservato, come le corrispondenze cifrate, era custodito In archivio a Parigi. Archivio che Tasca prima di essere espulso,

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Mosca, di rispondere a Gramsci, ed egli accettò il compito inviando una lettera datata e partita da Mosca il 26 ottobre 1926, con la quale, in modo poco riguardoso, respingeva la critica di Gramsci giustificando come necessarie le cose che avvenivano in quel partito. « In questo studio delle questioni russe - scrive Togliatti - e non nell'appello all'unità del gruppo dirigente, consiste l'aiuto che devono dare al partito comunista russo gli altri partiti dell'Internazionale» (1). Da ciò la dimostrazione che fin da allora Togliatti si conformava alle posizioni del più forte. Proprio in quel periodo Gramsci veniva arrestato e Togliatti ebbe così spianata la strada al suo dominio personale nel partito. Ma per meglio mettere a fuoco « la personalità staliniana » del segretario del PCI sarà importante meditare sulle pagine seguenti che bene riassumono il pensiero di Togliatti sugli avvenimenti e sulle lotte che si sono scatenate nel partito bolscevico, negli anni seguenti la morte di Lenin: « I compagni non russi che in quel tempo risiedettero a Mosca, dovettero, se vollero potersi orientare giustamente in tutte le questioni che venivano discusse, portare a fondo la loro conoscenza della storia del partito bolscevico, del pensiero e delle opere di Lenin, del pensiero e dell'azione di Stalin. La storia del partito bolscevico insegnava, per esempio, che Trotzki aveva sempre combattuto contro i bolscevichi ed era stato combattuto e bollato da Lenin in modo spietato come un avventuriero piccolo-borghese. Di Zinoviev e di Kamenev, Lenin aveva proposto che fossero cacciati dal partito, nel 1917, per tradimento. La dottrina della possibilità di costruzione del socialismo in un solo paese, contro la quale levavano alte strida in tutto il mondo i socialdemocratici e gli "oppositori ", non solo aveva il suo fondamento teorico sicuro nella concezione leninista della rivoluzione, ma da Lenin stesso era stata formulata nei suoi principi fondamentali. Non ebbero quindi nessuna esitazione nell'appoggiare senza riserve il Comitato centrale del partito bolscevico nella sua lotta intransigente contro l'opposizione tutti coloro che seppero riferirsi, con studiosa attenzione, tanto al-

11el 1929, sl preoccupò dl mettere al sicuro. Angelo Tasca, col quale ebbi la fortuna di parlare molto a lungo sulle vicende del movimento operalo e comunista italiano e internazionale, è. morto lo scorso anno a Parigi dove aveva vissuto e lavorato fino all'ultimo come militante e studioso del movimento operalo e socialista. (1) Dalla lettera di Togliatti a Gramsci, dell'ottobre 1926. Una copia d1 questa lettera sl trova presso l'archivio del CC del PCUS, un'altra, contrassegnata col n. 403 er. m. X, presso l'archivio del PCI (Togliatti) e un'altra ancora presso l'archivio personale dl Pietro Secchia

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la precedente esperienza del movimento marxista e del leninismo. Di questi principi Stalin aveva dato, nel 1924 e all'inizio del 1926, una esposizione classica nei suoi scritti sui Principi e sulle Questioni del leninismo. Quanto agli uomini, Stalin era oramai conosciuto da tutti come colui che aveva assicurato la vittoria, durante la rivoluzione e la guerra civile, nei momenti e nei punti decisivi. Si sapeva, poi, che era l'uomo cui bisognava ricorrere per avere indicai.ioni precise, chiare, semplici per la soluzione delle questioni più difficili. I delegati comunisti italiani, recatisi a Mosca per il V Congresso, nel 1924, avevano avuto in particolare il modo di conoscerlo. Bordiga (1), che era nella delegazione, aveva escogitato una manovretta che, nella sua presunzione di piccolo borghe~e, pensava avrebbe dovuto offrire a lui il destro di "metter a posto le cose ", davanti a tutti i delegati, circa le questioni russe. Aveva proposto che il compagno Stalin fosse invitato a venire nella delegazione italiana a dare spiegazioni circa la sua lotta contro il trotzkismo e circa la politica del Comitato centrale del partito bolscevico. Contava che Stalin non sarebbe venuto e questo sarebbe stato per lui, Bordiga, un argomento decisivo. Ma Stalin, appena seppe la cosa, consentì senz'altro e fissò il giorno e l'ora della riunione. Bordiga si premunì. Si precipitò da Trotzki e passò con questo una domenica intiera e tutta la successiva notte, per farsi preparare le domande " insidiose " che avrebbero dovuto mettere in imbarazzo il capo del partito bolscevico. Ma si trovò subito nei pasticci lui, quando, alla presenza di tutti i delegati e fra la loro attenzione e in certi punti la loro ilarità, Stalin rispose ad ogni domanda con calma, chiarezza, precisione. Stalin disfece tutte le pretese argomentazioni dell'altro, delle la (1) Amadeo Bordiga, é oggi pubblicamente riconosciuto anche da Togliatti, 11 vero animatore e fondatore del PCI. Infatti nel suo scritto « La formazione del gruppo dirigente» apparso negli e Annali 1960 » editi dall'Istl· tuto Feltrinell1, a pagina 393 Togliatti scrive: « Il vero dirigente di tutto 11 lavoro fu Amadeo Bordlga. Questi era dotato di una forte personalità poUtica e di notevoli capacità direttive». Ben altro era 11 giudizio che ftno a ieri s1 é dato di Bordlga. Scriveva Togliatti nel suo articolo in memoria d1 Antonio Gramsci: « Bordiga aveva trasformato 11 centro del partito in una specie di fureria e I quadri d1 partito [ ... ] in semplici esecutori di ordini. [ ... ] Non rifuggendo dai metodi della camorra napoletana egli cercava di isolare Gramsci nel partito. [ ... ] Bordlga vive tranqu1llo in Italia come una cauaglia trotzkista. protetto dalla polizia e dai fascisti, odiato dagli operai come deve essere Odiato un traditore ,._ (Palmiro Togliatti: e Antonio Gramsci, capo della classe operala,. - Ed1z1oni del PCI • Napoli, 1944). Bordiga vive oggi a Napoli, dove fa l'Ingegnere e porta avanti la sua battaglia politica e teorica di elaborazione marxista ad alto livello.

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prova, nel modo piiì semplice, del carattere calunnioso e ridicolo delle affermazioni trotzkiste. Bordiga ne usci annientato. All'ultimo, per tentare di rifarsi di fronte ai delegati che ancora lo seguivano, e che erano esterrefatti per la sua sconfitta, avanzò un'ultima domanda: - Ma insomma, domandò, se scoppierà la rivoluzione in un qualsiasi paese d'Europa, manderete o non manderete l'Esercito rosso a dar man forte ai rivoluzionari? La domanda, si seppe poi, era stata preparata da Trotzki stesso, e qualunque fosse stata la risposta, doveva servire a menar scandalo, avvalorando l'accusa o di deviazione nazionalistica russa o di spirito di avventura. Ma Stalin fissò con tranquillità e sprezzo l'interrogante e replicò: - Dio vi perdoni questa domanda da provocatore: io non ve la posso perdonare! I delegati applaudirono, unanimi. Era inoltre fatta per respingere qualsiasi compagno onesto la condotta di partito dei dirigenti dell'opposizione. Miravano a disgregare i partiti e l'Internazionale, facevano un lavoro di frazione sfacciato, davano un tono di diffamai.ione personale incredibilmente basso alla loro polemica. Ai compagni non russi residenti a Mosca, Trotzki aveva la spudoratezza di far arrivare ogni mattina, nelle prime ore, un suo bollettino personale che avrebbe dovuto servire per orientarli, dar loro argomenti, fissare in anticipo la loro condotta in tutte le riunioni della giornata. E insisteva anche con coloro che, sdegnati, respingevano quell'azione provocatoi-ia. Era poi, d'altra parte, altezzoso, pieno di boria. Di statura media, girava in automobile scoperta e con due grossi cuscini sotto, perchè tutti lo potessero notare (1). Tutto in lui era il contrario della semplice schiettezza dei dirigenti bolscevici. Zinoviev, a sua volta, dava la impressione di un demagogo e si comportava come un intrigante. Per fortuna l'Internazionale era stata diretta, fino alla morte, da Lenin. Con Zinoviev, dei gruppi bolscevici alla testa dei singoli partiti non si sarebbero mai formati. Nelle riunioni pubbliche, criticava. Poi chiamava a sè il compagno cri(1) Come argomento «ideologico,., questo del cuscini, non é certo all'altezza della lntelllgenza che abitualmente distingue 11 segretarlo del PCI. In ogni caso, questa meschina bugia dl Togliatti su Trotzki e 11 piccolo», ml incoraggia a dire, più avanti, la verità sul e chlodo e cornetto» dl Togltattl e 11 grande>.

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ticato, gli diceva che le critiche fatte gli egli non le condivideva, lo adulava, lo lusingava, cercava di reclutarlo per un lavoro dt frazione. E' evidente che questa azione tendeva a disgregare dall'interno, non a rafforzare e consolidare, il movimento comunista mondiale. Bukharin, che passò all'opposizione più tardi, aveva i caratteri di professorino presuntuoso, vanitoso e intrigante. Era in lui, come negli altri, la stoffa del doppiogiochista e del traditore» (1).

(1) Da « Oonversando con Togllattl » pp. 163-166.

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LA LIQUIDAZIONE DELLE OPPOSIZIONI La fine di Tresso biata - L'affare del ne: da radio Mosca zione di Markos -

Il capitolo della Spagna - Una inchiesta insabpartito comunista polacco - La circumnavigazioa ministro del re - Tito si Tito no - La liquidaChiodo e cornetto - Una • vittima " fortunata.

Uno dei meriti di Togliatti sarebbe quello di aver liquidato l'opposizione che si era delineata nell'Ufficio politico del partito a causa delle differenti valutazioni sulla situazione del 192930. In quel periodo egli, che era stato bukhariniano sino al collo, non appena vide certa la vittoria di Stalin su Bukharin, per farsi perdonare i suoi trascorsi bukhariniani, sostenne senza ri· serva la tesi del vincitore, secondo la quale era « matura per la rivoluzione » la situazione nei paesi capitalisti. Queste tesi non potevano essere accettate da Tresso, Leonetti, Ravazzoli, membri dell'Ufficio politico, che bene conoscevano, per esperienza diretta, le difficoltà del lavoro in Italia. Togliatti, forte di una maggioranza fittizia nella segreteria del PCI, ottenuta grazie alla complicità di Secchia, taccia i tre di opportunismo, li fa espellere e scatena contro di loro una lotta sleale, con le più vili calunnie che perseguiteranno il povero Tresso fino alla sua uccisione avvenuta in Francia per mano di stalinisti incaricati di prelevarlo e di farlo sparire. E' così che Togliatti ha praticato anche nel PCI i metodi di direzione che oggi si deplorano nell'URSS. Nel periodo delle grandi purghe Togliatti non ha fatto altro che avallare e plaudire a tutte le montature poliziesche contro autentici rivoluzionari. A lui va imputata la massima responsabilità del complotto ordito contro il partito comunista polacco (1): « Quale responsabile, incaricato dall'Internazionale alla cura e al con(1) Come segretarlo « volante » del Comlntern e responsabile politico delle operazioni In Spagna, dal 1936 al 1939, Togl!attl alterna Il suo soggiorno spagnolo con viaggi a Mosca e a Parigi.

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trollo dei partiti comunisti dell'Europa centrale, seguì le vicende del partito comunista polacco », cosi sta scritto a pagina 249 di e Conversando con Togliatti». e Vicende» che, sotto la sua e cura » e il suo controllo portarono allo scioglimento del Partito comunista polacco e alla eliminazione fisica di quasi tutti i membri del Comitato centrale di quel partito. Naturalmente le vittime di quella strage vennero poi riabilitate dopo il XX Congresso del PCUS. Ma c'è di più: mentre verso le vittime del terrorismo stalinista, Togliatti scagliava le peggiori invettive, « spie fasciste, vipere velenose » ecc., all'indirizzo dei fascisti, quelli veri di Mussolini, lanciava invece quel vile e belante appello nel quale si dice: « Fascisti della vecchia

guardia! Giovani fascisti! Noi proclamiamo che siamo disposti a batterci assieme a voi per la realizzazione del programma fascista del 1919 ... (Il testo integrale di questo documento è qui riportato e riprodotto in fac-simile). Mentre Gramsci e i più devoti militanti comunisti e antifascisti languivano nelle carceri fasciste, Togliatti a Mosca sputava disprezzo contro i veri rivoluzionari, vittime del terrorismo staliniano, e offriva la mano della « fraterna collaborazione » ai fascisti mussoliniani. Anche diversi compagni italiani rifugiatisi nell'URSS durante la dittatura fascista furono vittime di questi procedimenti senza che Togliatti muovesse un dito per difenderli pur conoscendo la loro innocenza.

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La vera storia della sconfitta della rivoluzione spagnola deve essere ancora scritta; è comunque chiaro che gli errori politici e le colpe di Togliatti, massimo rappresentante dell'Internazionale e quindi del governo russo in Spagna, furono determinanti. Egli, che si è fatto definire « il consigliere e l'animatore» della rivoluzione spagnola (1), in realtà ha svolto un ruolo assai importante agli effetti della sconfitta repubblicana. Trincerato negli uffici politici, lontano dal fronte, stava a disquisire sull'organizzazione dell'esercito regolare e a sputare sentenze sull'« infantilismo anarchico» orientando così e alimentando l'odio contro anarchici e trotzkisti che doveva sfociare negli eccidi di Barcellona (2). Eccidi che ebbero come conseguenza, insieme alla disfatta (1) Cfr. e Trent'anni di vita del Partito comunista Italiano», ed. Rinascita, bozze di stampa dell'Archivio del PCI, p. 457. Questo volume preparato per celebrare ll XXX della fondazione del PCI (11151), si trova ancora oggt 1n bozze.

(2) La e Pravda > di Mosca del 10-12-1936 annunciava che e in Catalogna è cominciata la pulizia degli elementi trotzkisti e anarco-eindacallati;

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militare, l'uccisione di tanti rivoluzionari tra i quali uomini di grande valore e prestigio internazionale come lo spagnolo Andrès Nin, segretario del .POUM (Partito operaio di unificazione marxista), l'italiano Camillo Berneri, direttore del giornale anarchico « Guerra di classe », il segretario del Movimento giovanile comunista Davide Maggioni di Milano (1), fratello dell'attuale segretario del sindacato internazionale tessili presso la FSM a Praga, Nando Maggioni. Quando il processo della destalinizzazione aprirà anche il capitolo della guerra di Spagna e insieme alla riabilitazione de). le vittime si riveleranno le cause della sconfitta e i nomi dei responsabili, Palmiro Togliatti (Ercoli-Alfredo), « il consigliere e l'animatore» della rivoluzione spagnola, sarà al centro di questo affare. Negli archivi del CC del PCUS, sezione estera, esiste una dettagliata e voluminosa inchiesta sul comportamento di Togliatti nella guerra di Spagna e in particolare sulle sue complicità nei fatti che riguardano gli ultimi giorni della Repubblica spagnola (febbraio-marzo 1939); è in quel periodo che le armate del centro si ribellano alle ingerenze dei comunisti i quali avevano sovrapposto il loro comando politico alle direttive ufficiali del governo e dell'esercito repubblicano. A capo della ribellione si costituì la giunta Casado-Miaya-Besteiro animata dall'illusione di concludere il meno disastrosamente possibile la tragedia ormai al suo epilogo. Ovviamente la ribellione, per quanto giustificata, accelerò i tempi della disfatta generale e a Madrid, nel marzo 1939, si ripeterono alla rovescia i fatti di Barcellona del maggio 1937; cosi che, mentre allora, nella capitale della Catalogna, furono massacrati migliaia di generosi rivoluzionari, anarchici, trotzkisti, sindacalisti e anche socialisti, a Madrid si conopere. che sarà condotte. con le. stesse. energia con le. quale si conduce In URSS» L'ex comandante di une. formazione di volontari e.ntlfe.sclstl In Spagna, Umberto Marzocchi, esponente della FAI (oggi dirigente nazionale del sindacato Enti locali aderenti alla COIL) dava su « Germinai » di Trieste del luglio 1958 questa precisa testimonianza sul fatti di Barcellona: « Fu proprio In quell'epoca - col maggio 1937 - l'assassinio di Camlllo Bernerl, di Francesco Barbieri, di Pietro Marcon, di Ferrar!, di Domingo Ascaso e del nipote di Francisco Ferrer, con altri 400 compagni nella sola Barcellona che cominciarono gli BSllBSSlnll. le decimazioni, la repressione violenta, totalitaria del governo che aveva. [ ... ] per consiglieri I rappresentanti politici e diplomatici del governo sovietico e del partiti staliniani del differenti paesi ». Anche Nenni, nelle sue note al libro e Spagna», edlz. Avantt, 1958, parla di questi fatti. (1) Sulla morte di Davide Magglonl, suicidatosi per porre ftne alla persecuzione politica e morale cui l'aveva sottoposto direttamente Togliatti, dovrebbero Indagare I giovani comunisti. Anche la FOCI ha le sue vittime de. rtabuttare.

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eludeva la guerra con il massacro di migliaia dei più devoti miliziani comunisti. Mentre Franco e i fascisti portavano a compimento il loro successo, le fazioni dell'esercito repubblicano si dissanguavano nella lotta fratricida. E con questo ultimo atto della tragedia i « capi e strateghi » della rivoluzione consumavano il più grande tradimento ai danni del popolo spagnolo. su questi fatti il Comintem dispose una inchiesta per indagare sulle responsabilità di Togliatti. La commissione preposta all'inchiesta era composta da Manuilski, Stepanov (uomo di fiducia e segretario di Dimitrov), André Marty e un altro dirigente del partito comunista spagnolo il nome del quale non rendo noto perchè ancora vivo. L'inchiesta fu portata a termine, le responsabilità di Togliatti risultarono chiare, ma Stalin insabbiò tutto e impedl che se ne tirassero le conseguenze.

* * * Nel febbraio 1944, Togliatti si trovava ancora a Mosca. Stalin gli fece capire che il suo posto avrebbe dovuto essere in Italia alla testa dei partigiani; iniziò allora il viaggio di ritorno, una vera circumnavigazione che durò circa un mese. Anzichè preoccuparsi di raggiungere le formazioni partigiane, sbarca nell'Italia già liberata con l'aiuto degli angloamericani. Appena giunto a Napoli, nel 1944, senza consultare gli organi del partito, prende decisioni personali che avranno conseguenze negative: impone la partecipazione al governo del re, malgrado le deliberazioni contrarie del Consiglio nazionale del partito prese al convegno di Bari del gennaio 1944, e entra nel governo Badoglio e poi in quello Bonomi. In seguito Togliatti accetta e favorisce la cacciata di Parri dal Governo e la sua sostituzione con De Gasperi. Ai compagni della segreteria che gli chiedevano conto di quel cedimento, egli rispose: « Parri è un fesso ». Scavalcando gli organi del partito Togliatti, con la collaborazione di Caprara, che stilò il documento, promulg·a l'amnistia ai fascisti e permette, quale ministro di Grazia e Giustizia, l'arresto di migliaia di partigiani non coperti dal suo decreto di amnistia. Ha voluto e fatto votare l'articolo 7, strumento della restaurazione clericale, imponendolo alla base che istintivamente ne vedeva i pericoli e consigliò di subire passivamente l'estromissione dei ministri comunisti dal governo, senza chiamare le masse alla lotta.

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Togliatti ha accettato senza riserve lo scioglimento della III Internazionale nel maggio 1943, giudicandolo come un atto di grande importanza politica. Con la stessa superficiale indifferenza si compiaceva dell'avvenuta costituzione del Cominform 28

nel 1947, salvo poi spiegarne l'inutilità e il superamento quando fu sciolto nel maggio del 1956. Naturalmente tutto questo è sempre avvenuto senza che la base venisse consultata. Con la stessa disinvoltura ha avallato la condanna di Tito, collaborando alla stesura della risoluzione di accusa. Ha resistito all'iniziativa presa dai sovietici, sin dal giugno 1954, intesa al riavvicinamento e al riconoscimento degli errori commessi verso la Jugoslavia, per poi applaudire àl comunismo titino dei nostri giorni. Si comprende dunque perchè Togliatti non abbia voluto, otto anni fa, informare e preparare gli organismi dirigenti nè iniziare nel partito il dibattito sui metodi di direzione personale, perchè lo ha soffocato nelle organizzazioni di base. Ma quello che egli temeva, quello che sperava non avvenisse, è invece accaduto: il XX e il XXII Congresso del PCUS, sviluppando la linea inaugurata nel luglio 1953, hanno chiaramente ammesso gli errori e i pericoli derivanti dalla direzione personale e dall'abbandono delle norme che devono regolare l'attività del partito. E quello che vale per i sovietici vale anche per gli italiani. Tutto quello che oggi Togliatti ha ammesso e ammette a mezza voce, lo ha fatto e lo fa perchè superato e travolto dal corso degli avvenimenti. Ma tenta di mentire ancora, quando per esempio afferma nel suo rapporto fatto al Comitato centrale sul XX Congresso: « Noi non sapevamo... Noi siamo sempre

stati ostili al trasporto meccanico delle cose sovietiche nella nostra attività, anche se tra noi vi è stato chi abbia manifestato questa tendenza ». In questa affermazione vi sono due menzogne. In primo luogo, proprio per avallare col cult,o di Stalin quello di se stesso, egli è stato assertore dei metodi di direzione personale. A coloro che volevano una più decisa iniziativa del partito, Togliatti ha fatto sempre capire che ciò non era possibile perchè contrastava con gli interessi internazionali dell'URSS. Di qui ad esempio la sua condanna della lotta dei partigiani greci, che si sono battuti per quattro anni contro l'imperialismo senza la solidarietà operante del proletariato internazionale. Cosl, invece di chiedere spiegazioni sulla sorte toccata a Markos (1), impacchettato dai russi nel 1949, egli praticamente ne disprezza il passato e il valore. In secondo luogo: a chi alludeva quando diceva che ci sarebbero stati tra noi quelli che volevano « il trasporto (1) Un giorno a Mosca, mentre ml recavo In macchina dall'aeroporto di Vnukhovo alla casa del PCUS riservata al dirigenti stranieri, chiesi notizie dJ Markos a Scevllaghln, Il responsabile della sezione Italiana del lavoro Internazionale del CC del PCUS. Egli ml rispose molto laconicamente che U capo partigiano greco era stato Inviato In un e campo :t e -che si trattava ormai di un uomo finito.

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meccanico di cose sovietiche»? Questa accusa-scaricabarile era stata benevolmente diretta a suo cognato Paolo Robotti, ma anche Robotti è un uomo di carne ed ossa ed oggi, dopo tanto stoicismo fisico e morale, non se la sente più di fare la testa di turco per il « bene del partito ». E poi. Chi se non Togliatti, che ha vissuto più di venti anni a Mosca, era in grado di conoscere le cose sovietiche? Chi se non lui aveva sostituito all'esperienza critica l'incondizionato consenso e l'elogio di tutto il sistema sovietico, per cui ogni critica ad esso diventava prova di tradimento? Chi se non lui ha avallato quel sistema con piaggerie e adulazioni smaccate? Solo ora che gli sviluppi della destalinizzazione lo colpiscono personalmente, Togliatti assume felpati atteggiamenti di critica e di riserva. Ma verso chi? Contro Krusciov, responsabile di tutti i suoi guai? Contro Stalin? Ma questo è morto e sepolto. Contro il sistema? Questo è il punto! Togliatti ha tutti i numeri per affrontare anche in sede teorica il grosso problema del sistema. C'è da credere però che da quell'orecchio egli non ci senta. Ma come reagirà il vecchio leader alle bordate che gli verranno portate dai suoi critici e avversari interni ed esterni? Togliatti per sua natura è un abile, un temporeggiatore, un manovriero d'eccezione, un calcolatore freddo e spregiudicato anche se un poco fatalista (1). Non sarà facile metterlo in minoranza. Sicuramente e comunque nei prossimi tempi lo vedremo impegnato in una non facile battaglia per la conservazione del potere (2). Lo vedremo inoltre cimentarsi in una «nuova• (1) Il segretarlo del PCI è pure superstizioso e viaggia sempre armatodi chiodo e cornetto. La concll1az!one tra cabala e marxismo è un fatto interamente scontato negl1 ambienti, specialmente quell1 1ntellettual1, delle Botteghe Oscure. In occasione di un compleanno di Secchia cl trovavamo 1n tredici Intorno ad un tavolo imbandito di un noto ristorante di Trastevere. TogUatti, data un"occhiata circolare al commensaU, prese posto col volto corrucciato. Soltanto una rapida «missione> del suo secondo auttsta, Blstonclnl (fatta su preghiera di Secchia) poté rasserenare 11 capo. Infatti, dopo 10 minuti di sofferente attesa, l'autista tornava al ristorante accompagnando 11 quattordicesimo commensale, 11 f1gl1o di Amades1, segretarlo di Togliatti, prelevato a casa sua mentre stava mangiando. (2) Oggi anche Togliatti afferma di essere stato un oppositore e, 1n certo qual modo, una « vittima» di Stalin. e Una vittima fortunata>, commentano I suol compagni di partito. Egl1 afferma che nel 1951 si oppose alla richiesta del sovietici d1 « trasferirlo » In URSS per dirigere l'Ufficio internazionale di Informazioni (Comlnform). Questo è vero Ma la proposta sovietica, Ispirata da Rakost e da altri dirigenti del partiti e fratelli», non aveva affatto carattere di «persecuzione>. Le cose andarono cosl: dopo 11 grave incidente di macchina occorso a Togliatti nel 1950 durante le vacanze estive In Val d'Aosta, I sovietici credettero - e radio Praga l'affermò - che l'Incidente fosse stato provocato da un attentato. (L'automoblle d1 Togllattl si era invece scontrata, mentre

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messa a punto teorica: « delle ragioni · storiche, obbiettive e soggettive, ricavate da una analisi marxista dei fatti, ecc. »: tutta roba, naturalmente, fatta apposta per dire tutto e niente e soprattutto per girare l'ostacolo della ricerca delle responsabilità, per spostarsi dal piano delle ragioni a quello delle giustificazioni.

viaggia.ve. e. forte velocità, con un carretto agricolo sbucato eia une. vie. laterale). I d1r1gent1 del comunlsmo Internazionale si posero quindi 11 problema. della sicurezze. di Togliatti sostenendo che in un Paese capltallsta, e per di più dominato dagli Imperialisti americani come l'Italia, Il segretarlo del PCI correva. grossi pericoli. La decisione fu quindi quella di dare a Togliatti la direzione del Comlnform, come copertura del suo trasferimento. Naturalmente a Togliatti - recatosi a Mosce. nel dicembre 1950 per curare 1 postumi dell'Incidente e all'on. Jottl, sue. accompagnatrice, questa e attenzione» del partiti «fratelli» non giunse gradite.. Egli, dopo aver formalmente accettato la proposta, mise In atto una serie di espedienti per impedirne l'attuazione. Anch'Io ero a Mosca In quel giorni, e posso dire che furono I pianti e gli svenimenti della Jottl, uniti alla amichevole bonomia dl Stalin, e. liberare Il capo del PCI dall'Impegno. Infatti quando Stalin si accorse che la proposta non ere. affatto gradita, dlsse molto francamente: e Noi non vogliamo tener qui per forza Il compagno Togliatti. Noi slamo preoccupa.ti della sua Incolumità, ma non possiamo tenerlo " prigioniero " 1>. Togliatti, ormai tranquillizzato dalle parole di Stalin, promise che sarebbe venuto In Italia. soltanto per partecipare al lavori del VII Congresso del PCI e che poi sarebbe tornato In URSS, perché cosi aveva declso, all'unanimità, anche la direzione del PCI. Stalin, non meno scaltro del suo compare Italiano, replicò battendogli una mano sulla spalla: « Se Il compagno Togliatti torna In Italia, noi qui non lo vedremo più». Infatti egli tornò In RuS&la soltanto due anni dopo, per partecipare al funerali di Stalin. Comunque, Togliatti sa bene che I più Interessati al suo e trasferimento>, erano allora I suol secondi, Longo e Secchia.

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Seniga sfida Toglia 1 • dire tutta la veri à essun pront..'flitnento dh,ciplinare è stato pre"'o finora on iro ·1 rib,·lle. Un "do.. sier,, . Bapporto di Edoardo D'Onofrio all'attivo della Federazione comunista fiorentina {Pra-

to, 1-10-1953). Edlt. Roma. 1953, pag. 21.

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cavano tutta la loro attenzione non già ai grandi problemi sul tappeto, ma a meschine manovre per eludere i problemi. La discussione « ad alto livello » si ridusse, per tutta l'estate e l'autunno del 1953, ad uno scambio sottobanco di lettere personali tra Secchia e D'Onofrio in merito alla risposta che quest'ultimo aveva inviato ai compagni di Porta a Prato. D'Onofrio, allora membro della Segreteria nazionale e responsabile dell'Ufficio quadri, accusava i compagni fiorentini di mancare di "preparazione ideologica e di subìre l'influenza della propaganda avversaria "; di dare " interpretazioni elementari e anarcoidi della direzione collegiale ", di "praticare la pettegola psicologia del borghese da salotto ", precisando che " non dobbiamo andare a cercare ... quante volte "L'Unità", in un mese, ha scritto Viva Togliatti". E aggiungeva: "Dire che il compagno Togliatti è stato con Gramsci il fondatore del Partito e rappresenta oggi il miglior continuatore dell'opera di Gramsci è riconoscere una realtà. E' perciò giusto dirlo" (1). e E, per completare l'opera, proprio in quelle settimane vemva lanciato, con grande clamore pubblicitario, il famoso libro biografico « Conversando con Togliatti» al quale l'Unità del 13-9-1953 per la penna di Luigi Longo dedicava un articolo il cui titolo è tutto un programma: « L'uomo Togliatti ». Così, quella che doveva essere la lotta contro il culto della personalità nel PCI era praticamente andata trasformandosi in lotta per la continuazione del culto della personalità.

(1) Cfr. e Rinascita•. ottobre-novembre 1953.

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LA SCALATA DI KRUSCIOV Da presidente al funerali a primo segretario del partito - La riunione di Praga - Consideravano Krusciov • un fanfarone • - Un giudizio di Concetto Marchesi.

Krusciov, sul quale i dirigenti del PCI non avrebbero mai puntato un soldo e che, anzi, per le sue pubbliche e clamorose rivelazioni su Stalin e i suoi sconcertanti colpi di scena, si era attirato l'odio e la disistima della maggioranza dei compagni italiani, è diventato l'uomo più potente e più importante del mondo comunista. La cosiddetta « direzione collegiale », suggestivo espediente politico per la conquista della direzione personale, ha sortito il suo effetto ed ha concluso il suo corso. Certo, non deve essere stata cosa da poco liquidare ed abbattere, assieme al mito di Stalin, dei pilastri dello Stato russo quali erano Beria, Molotov, Malenkov, Zukov, Bulganin, Kaganovic, ecc. Il dinamismo, l'empirismo, la spregiudicatezza e l'astuzia di Krusciov hanno avuto la meglio sui filosofi, sui dottrinari, sui diplomatici, sui condottieri, ecc. Le leve di manovra e le forze d'urto delle quali di volta in volta si è servito l'astuto ucraino per realizzare il suo grande piano, sono state principalmente l'apparato del partito e l'esercito. Alla morte di Stalin, Krusciov era semplicemente uno dei dieci membri della Segreteria del Comitato Centrale del PCUS Era cioè, assieme a Suslov, un collaboratore di Malenko,. Per fa. re una analogia, egli occupava allora una posizione gerarchica che si potrebbe paragonare a quella che occupano oggi, nel PCI, Alicata e lngrao. Il primo e simbolico incarico rappresentativo col quale Krusciov interviene sulla scena, al vertice della gerarchia russa, è quello di presidente della Commissione di organizzazione per i funerali a Stalin. A soli cinque giorni dalla sepoltura del vecchio georgiano, però, il congegno della direzione collegiale ope-

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ra il suo primo scatto, ed è Krusciov che ne ottiene il più concreto vantaggio: « La sessione del CC del PCUS del 14-3-1953 decide di sollevare dall'incarico di Segretario del partito il compagno Malenkov e di ridurre da dieci a cinque membri la nuova segreteria, della quale faranno parte Krusciov, Suslov, Pvspielov, Sciatalin, Jgnatiev ». In omaggio alla « direzione collegiale » e alla lotta contro il culto della personalità, i cinque segretari avrebbero dovuto essere gerarchicamente tutti uguali. Ma, dalla disposizione dei nomi nel sopracitato comunicato ufficiale, si vede che Krusciov è già « più uguale degli altri ». Per la prima volta comunque, dopo cinquant'anni di vita, il Partito comunista russo non ha un capo ufficialmente riconosciuto (siamo quindi nel periodo di massima «collegialità»). In realtà, però, Krusciov, mentre lascia agli altri - Malenkov, Molotov - le funzioni rappresentative di Stato e di governo, lavora all'ombra del CC per assicurarsi il controllo dell'apparato del partito, del quale si servirà al momento opportuno. Il nuovo corso post-staliniano, caratterizzato dalla spinta ridimensionatrice della figura di Stalin, alla quale contribuiscono principalmente Krusciov e Zukov, realizza la liquidazione di Berla, (26 giugno 1953), dopo la quale Krusciov si trova già piazzato al terzo posto assoluto nella massima gerarchia sovietica. Alla prima riunione segreta del Cominform, tenuta a Mosca nel luglio 1953, egli partecipa con funzioni di primo piano, assieme a Malenkov e Molotov. Sicuro ormai di avere nelle sue mani il controllo organizzativo del partito, Krusciov si spinge a intervenire sui problemi della politica generale: alla sessione del CC del PCUS del 3 settembre 1953, egli svolge il rapporto sulla svolta nella politica agraria ed in quella stessa sessione del CC viene eletto primo segretario generale del partito. In tal modo, il PCUS ha di nuovo un capo ufficialmente riconosciuto. Le sue prese di posizione nel campo della politica economica (agricoltura) e della politica estera (riconciliazione con Tito) lo portano a misurarsi direttamente con Molotov e Malenkov. Questa era la situazione al vertice della gerarchia sovietica quando fu convocata a Praga la seconda riunione segreta del Cominform (15 giugno 1954), nella quale si assistette al primo sintomatico saggio del metodo kruscioviano dei colpi di scena clamorosi.

*** Il mattino dell'8 giugno 1954 l'ambasciatore sovietico a Ro48

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Brano del'rapporto della riunione di Mosca 12-14 luglio J953J Nei giorni più recenti (n egli ullimi giorni) furono scoperti i progetti criminali di b. (Beria) di stabilire con l'intermediario di suoi agenti il contatto personale con I. (Tito) e rancovic (Rankovic) in ju. (Jugoslavia). E' risultato che nel 19!9, all'epoca dell 'occupazione britannica di Bakù, b. aveva lavoralo nell'Azerbaigjan al servizio di in/orinaz. moussavatista delle guardie bianche ed ha nascosto al p. (partito) la sua allività di traditore». «

Queste sarebbero le prove contro Beria, definito dell 'imperialismo fin dal 1919 » .

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Laurenli Beria, il potente Ministro degli interni e Commissario all'energia atomica. Ucciso nel luglio 1953 dal gruppo dei politici alleati ai militari.

ma Kostiliev invitò Secchia alla sede dell'ambasciata per comunicargli che « da lassù» (cioè da Mosca) convocavano Togliatti a Praga dove (con la copertura del congresso del partito Comunista cecoslovacco del 10-15 giugno) era stata indetta una riunione segreta del Cominform che sarebbe stata presieduta dallo stesso Krusciov. Nella riunione di Segreteria del PCI, che discusse la questione del viaggio a Praga, Togliatti fece capire che non aveva alcuna voglia di muoversi dall'Italia. Gli altri membri della Segreteria lo lusingavano e lo esortavano a farsi valere, affinchè « quelli» (i sovietici) tenessero nel debito conto la sua personalità, in quanto, dicevano: « quando c'era Stalin era un conto ... ma ora non basta che un Krusciov qualsiasi faccia un cenno perchè Togliatti prenda e parta » aggiungendo « anche perchè dopo la morte di Stalin di personalità comuniste sono rimaste solo Togliatti e Rakosi ». Fu quindi deciso che a Praga sarebbe andato D'Onofrio.

* * * Alla riunione di Segreteria del 21 giugno 1954, convocata dopo il suo ritorno da Praga, D'Onofrio scandalizzato riferirà sulla questione all'ordine del giorno: « / nuovi rapporti con Tito », e sul modo in cui si sono svolte le cose. In un primo tempo Krusciov informa personalmente D'Onofrio (il quale conosce bene il russo) delle trattative in corso con Tito; per ragioni di « vigilanza politica » e per evitare gli interpreti, Krusciov incarica D'Onofrio di trasmettere direttamente l'informazione a Duclos, segretario del PC francese. L'importanza e la delicatezza della questione dovevano comportare questa estrema vigilanza e segretezza. Poi il colpo di scena: al brindisi di chiusura, alla presenza di tutte le delegazioni dei partiti presenti a Praga (cioè davanti a un numeroso uditorio che non poteva dare tutte le richieste garanzie di vigilanza e segretezza), Krusciov, tra lo sbalordimento generale e il palese disappunto della stessa delegazione sovietica, parlò chiaramente dei contatti in corso con gli jugoslavi. Krusciov parlò delle responsabilità di Stalin per la rottura avvenuta nel 1948, causata anche dal futto che già in quegli anni « il vecchio non ragionava più tanto bene ». Prendendo quindi lo spunto da questa faccenda, Krusciov si profuse in aneddoti e storielle sulle « pazzie e sugli errori commessi da Stalin ». D'Onofrio riferirà anche che nella sua risposta al brindisi di Krusciov, disse: « Voi, compagno Krusciov, ci avete procurato non poca soddisfazione coll'annuncio del riallacciamento dei 49

rapporti col partito jugoslavo; noi comprendiamo il male e il danno che possono aver procurato gli errori derivanti dalla direzione personale, ma permettete che vi dica che ci avete procurato anche un po' di dolore nel sentire queste cose su Stalin, in quanto noi volevamo bene a Stalin e avevamo imparato anche da voi compagni sovietici ad amarlo e stimarlo ». Concludendo la riunione, la Segreteria del PCI decide: 1) Tenere il massimo riserbo e segretezza sulla questione dei nuovi rapporti con Tito, fino a quando la cosa non fosse stata resa pubblica da altri; 2) inviare alla Segreteria del PCUS una lettera per affermare il pieno accordo del PCI con le proposte fatte dai sovietici relativamente ai rapporti con Tito. In tal modo solo Togliatti, D'Onofrio, Longo, Secchia restavano al corrente di quanto si discuteva e si svolgeva in campo comunista, mentre la Direzione, il Comitato Centrale e i direttori dei giornali erano all'oscuro di tutto. Tanto è vero che la campagna sciovinista contro Tito proseguiva indecorosamente. E' in quel periodo che il Partito invitava i giovani alle manifestazioni per Trieste italiana, fianco a fianco coi fascisti. Gli Ispettori della Commissione Nazionale di Organizzazione, Nocchi e Di Giulio, segnalavano « allegramente » che la ripresa di un certo attivismo nelle Sezioni del Lazio era dovuta all'ondata di odio antititino, e citavano a esempio i partigiani della Garbatella e i compagni del Rietino che chiedevano le armi « pe1· andare a mettere a posto Tito ».

* * * La Segreteria del partito era restia a modificare l'atteggiamento nei confronti di Tito, in quanto il principale propugnatore di quella « svolta » era Krusciov, il quale non dava nessun affidamento di avere saldamente nelle mani la direzione del partito sovietico. Togliatti, che non aveva mai avuto modo di conoscere Krusciov, lo teneva in scarsa considerazione; Secchia e D'Onofrio, che l'avevano conosciuto personalmente, lo consideravano « un f anfarane ». La riprova che Togliatti era estremamente restio a riconoscere il ruolo che Krusciov andava assumendo sta nel fatto che per tutto il 1953-1954, e fino alla destituzione di Malenkov da Presidente del Cçmsiglio (febbraio 1955), la stampa del PCI ha costantemente dato grande risalto agli avvenimenti e alle iniziative che toccavano direttamente le personalità e il prestigio di Malenkov e di Molotov; mentre non dava alcun rilievo ( o ad-

so

dirittura ignorava) l'attività del segretario del PCUS. Nemmeno in occasione del discorso ufficiale pronunciato da Krusciov al Congresso del PC cecoslovacco (giugno 1954), si derogò da tale linea e l'avvenimento venne relegato nell'ottava pagina de « L'Unità » come una qualsiasi notizia di cronaca. Sarà soltanto dopo un altro colpo di scena, e precisamente quando all'aeroporto di Belgrado, nel giugno 1955, Krusciov aprirà le braccia al « caro compagno Tito » che i dirigenti del PCI saranno obbligati a malincuore, tra il disorientamento generale della base e le residuè resistenze di Vidali, responsabile del partito a Trieste, ad adeguarsi alla nuova linea moscovita. I dirigenti del PCI, sempre disposti ad attaccare l'asino dove vuole il padrone di turno, ritenevano Krusciov l'uomo da tenersi in minor conto tra gli eredi di Stalin, ed era tanto il desiderio di vederlo da un giorno all'altro cadere in disgrazia, che non sarebbe loro dispiaciuto che qualcuno gli allungasse la classica zampata (1). Ora che, loro malgrado, Krusciov è risultato vincitore assoluto sui morti e sui vivi, accettano il fatto compiuto, e si accingono a cucinare tutte le spiegazioni dei fatti sovietici e a collezionare citazioni kruscioviane sul comunismo nazionale russo degli anni 80; quando cioè nè Krusciov nè Togliatti nè Longo saranno in condizioni di rendere conto dei risultati di questo nuovo piano ventennale, uscito vittorioso insieme a Kru· sciov dal XXII Congresso del PCUS.

(1) Una conferma della poca simpatia del comunisti Italiani verso Krusclov, risalta anche da questo episodio. All'VIII 0 congresso del PCI del 1956 tutta l'assemblea salutava con calorosi applausi 11 discorso dl Concetto Marchesi, sferzantemente polemico nel confronti dl Krusclov. Togliatti alla flne del discorso si congratulò con l'oratore. Marchesi disse fra l'altro: « Tiberio, uno del più grandi e infamati imperatori dl Roma, trovò 11 suo lmplacablle accusatore in Cornello Tacito, 11 massimo storico del principato. A Stalin, meno fortunato è toccato ... Nlklta Krusclov ». (I congressisti ridono e applaudono). E Marchesi conclude: « All'odio capitalistico mal attenuato contro 1 regimi socialisti non era forse necessario, a guarigione del nostri mali, aggiungere la nostra maledizione. Si possono fare molte più cose con le opere del vivi che non con la condanna del morti 1>. (Da e Atti e risoluzioni» dell'VIII° Congresso del PCI, Rom.a, Editori Riuniti, 1957, pagina 138).

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Documenti

IL TESTAMENTO DI LENIN ll testamento di Lenin, reso noto pubblicamente da Krusciov al XXII Congresso del PCUS, era stato già pubblicato all'estero da gruppi di opposizione, vivente Stalin. Il documento fu allora dichiarato apocrifo da tutta la stampa comunista. Fino al XXII Congresso, anche in Italia da parte del PCI, si è sempre smentita l'esistenza di questo "testamento", come si e sempre smentita la esistenza del rapporto segreto di Krusciov al XX Congresso. Il documento, comunemente chiamato Testamento di Lenin, era la più importante delle lettere che il fondatore dello Stato sovietico aveva inviato ai membri dell'Ufficio politico per suggerire misure atte ad evitare una frattura nel partito dopo la sua morte.

TESTO Per la stabilità del Comitato centrale [del partito comunista] di cui ho parlato prima (1), voglio dire delle misure per prevenire una frattura, affinchè tali misure possano essere adottate. Giacchè, certamente, la Guardia Bianca nella Ruskaya Mysl (io penso fosse S. E. Oldenburg) aveva ragione quando, in primo luogo, nel suo giuoco contro la Russia Sovietica, faceva conto sulla speranza di una frattura all'interno del nostro partito, e quando, in secondo luogo, faceva conto sulla speranza che quella frattura, fosse basata su seri disaccordi del nostro partito. Il nostro partito si fonda su due classi, e per questa ragione la sua instabilità è possibile. Se non potesse esistere un accordo tra queste due classi il declino sarebbe inevitabile. In un tal caso sarebbe inutile prendere una qualsiasi misura o in generale discutere della stabilità del nostro Comitato centrale. In tal caso nessuna misura si mostrerebbe capace di (1) SI tratta della lettera che pubblichiamo di seguito, datata 23 dicembre 1922, con la quale Lenin raccomanda l'allargamento del Comitato centrale del partito.

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evitare una frattura. Ma io confido che questo sia un troppo remoto futuro e un troppo improbabile caso per discorrerne. Io ho in mente la stabilità come garanzia contro una frattura in un prossimo futuro, e intendo esaminare qui una serie di considerazioni di carattere puramente personale. Penso che i fattori fondamentali in fatto di stabilità - da questo punto di vista - siano alcuni membri del Comitato Centrale quali Stalin e Trotsky. I loro rapporti costituiscono, a mio parere, una buona metà del pericolo di quella frattura, che dovrebbe essere evitata. Per evitarla, secondo me, dovrebbe essere promosso l'aumento del numero dei membri del Comitato centrale a cinquanta o cento. Il compagno Stalin, diventando Segretario Generale, ha concentrato nelle sue mani un enorme potere; ed io non sono sicuro che egli sappia usare sempre questo potere con sufficiente cautela. D'altra parte il compagno Trotsky, come è provato dalla sua battaglia contro il Comitato centrale per la questione del Commissariato del Popolo per le vie di comunicazione, si distingue non soltanto per la sua eccezionale abilità - egli è personalmente, per essere precisi, l'uomo più abile dell'attuale Comitato centrale - ma anche per la sua troppo forte fiducia in se stesso e per una tendenza ad essere troppo attratto dal lato puramente amministrativo delle questioni. Queste due qualità dei due più abili leaders dell'attuale Comitato centrale potrebbero, del tutto involontariamente, condurre ad una rottura; se il nostro partito non prende provvedimenti per prevenirla, una frattura potrebbe sorgere inaspettatamente. Non voglio caratterizzare più a lungo gli altri membri del Comitato centrale quanto alle loro qualità personali. Voglio soltanto rammentarvi che l'episodio dell'ottobre di Zinoviev e Kamenev non fu certamente casuale, ma che quell'episodio dovrebbe essere usato contro di essi personalmente tanto poco quanto il non bolscevismo di Trotsky. Dei membri più giovani del Comitato centrale voglio dire alcune parole riguardo a Bukharin e Piatakov. Essi sono, a mio avviso, le foTZe più capaci (tra i giovanissimi), e, quanto ad essi, è necessario tenere in mente questo: Bukharin è non soltanto il teorico di maggior valore e il più importante del partito, ma potrà anche essere considerato legittimamente il favorito dell'intero partito; tuttavia le sue vedute teoriche possono soltanto con grandissima riserva essere ritenute come interamente marxiste, in quanto c'è in esse qualcosa di scola-

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stico (egli non ha mai studiato, e penso che non abbia mai veramente compreso la dialettica). E quindi Piatakov. Un uomo indubbiamente distinto per abilità e volontà, ma troppo preso dall'amministrazione e dalla parte amministrativa delle cose per potersene fidare in una seria questione politica. Certamente, queste due ultime osservazioni le faccio solo in riferimento al tempo presente, supponendo che questi due abili e leali lavoratori potranno trovare occasione di accrescere le loro conoscenze e correggere le loro manchevolezze. 25 dicembre 1922 LENIN

Postscritto. Stalin è troppo rozzo, e questo suo difetto, del tutto sopportabile nei rapporti tra noi comunisti, diventa insopportabile nella carica di Segretario Generale. Perciò, io propongo ai compagni di trovare la maniera di rimuovere Stalin da quel posto e di destinarvi un altro uomo che differisca sotto ogni riguardo da Stalin e che sia a lui superiore, cioè che sia più tollerante, più leale, più cortese e più rispettoso dei compagni, meno capriccioso, ecc. Qut:sta circostanza potrebbe apparire una insignificante inezia, ma io penso che dal punto di vista di prevenire una rottura e dal punto di vista dei rapporti tra Stalin e Trotsky, di cui ho discusso sopra, non è un'inezia, o che una tale inezia potrà assumere importanza decisiva. 4 gennaio 1923 LENIN

Lettera di Lenin che raccomanda l'allargamento del Comitato Centrale. Gradirei molto consigliare che in questo Congresso (1) fossero intraprese alcune modifiche nella nostra organizzazione politica. Gradirei condividere con voi quelle considerazioni che io ritengo essere le più essenziali. Io consiglio, come di primaria importanza, che il numero dei componenti del CC sia ampliato a diverse dozzine, e se possibile anche a cento membri. A me pare che il nostro Co(1) Si tratta del XIII Congresso del Partito bolscevico, maggio 1924.

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mitato centrale si troverebbe esposto ad un grande pericolo qualora i futuri sviluppi non dovessero esserci completamente favorevoli (e noi non possiamo contare su questo), se non avessimo intrapresa una tale riforma. Quindi, gradirei richiamare l'attenzione del congresso sulla proposta che in certi casi alle risoluzioni del Gosplan sia attribuita forza legislativa, a tale riguardo accogliendo le proposte di Trotsky, in un certo grado e a certe condizioni. Riferendomi al primo punto, cioè all'allargamento della composizione numerica del CC, sono dell'opinione che ciò sia necessario per accrescere l'autorità del CC e per un serio lavoro che miri ad accrescere l'efficienza del nostro apparato, come pure per prevenire i conflitti tra piccoli raggruppamenti del C C che influirebbero negativamente sul destino dell"intero partito. Penso che il nostro partito abbia il diritto di esigere da 50 a 100 membri del C C dalla classe operaia, ai quali essa (classe operaia) può rinunciare senza mettere a troppo dura prova la sua forza. La riforma porrebbe le basi per una più grande stabilità del nostro partito e lo aiuterebbe nella sua battaglia nelle condizioni d'accerchiamento da parte di stati ostili, una battaglia che a mio parere può essere e sarà maggiormente acuta . nei prossimi anni. Io penso che grazie ad un tal passo la stabilità del nostro partito aumenterebbe di mille volte. 23 dicembre '22

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LENIN

I PROCESSI DI MOSCA I carnefici del loro vecchi compagni di lotta - La giberna di Stalin Un quadro per Guttuso - Cronologia del processi - Il processo Bukhartn.

Senza pretendere di esaurire l'argomento, ma solo per dare una qualche idea di come furono montati e istruiti i processi di Mosca pubblichiamo di seguito, insieme alla cronologia dei fatti, alcuni estratti giudiziari di uno dei più importanti processi: quello di Bukharin, Rikov, Rakovski e altri. Riproduciamo inoltre una serie di documenti del PCI (risoluzioni, comunicati, ordini del giorno) di adesione e plauso alle condanne. Infine, come documento originale e di notevole interesse per misurare la parte avuta da Togliatti, primo agit-prop del Comintern, in quegli avvenimenti del più fosco e terribile periodo della storia sovietica, diamo il testo integrale di un lungo saggio intitolato: « Gli insegnamenti dei processi di Mosca »: del quale anticipiamo alcuni passi: « In questa situazione internazionale i banditi trotskisti-zino-

vievisti tramano i loro sacrileghi delitti contro la patria socialista, osano alzare le loro mani infami contro i suoi amati dirigenti, contro Stalin, contro Stalin che con mano sicura ha guidato e guida i popoli dell'URSS. I capi dell'Internazionale operaia socialista e dell'Internazionale sindacale si sono incaricati di unire la propria voce a quella della stampa reazionaria e fascista di tutti i paesi. Essi chiedono "garanzie giuridiche"! Il presidente dell'Internazionale operaia socialista De Brouckère afferma: « Mi rifiuto di credere che Trotsky sia un complice diretto di Hitler». E Otto Bauer chiede « delle prove ». Delle prove! Ma tutte le prove che il più scrupoloso dei giudici può esigere sono state fornite durante il processo. Chi può mettere in dubbio fatti confermati da una prova che è sempre stata considerata da quando esistono al mondo una giustizia e dei giudici, come prova decisiva e inconfondibile: la confessione degli accusati? Il fatto che Trotski non abbia osato 59

presentarsi dinanzi all'unico tribunale dotato della necessaria autorità per giudicare i crimini da lui commessi, costituisce ili per se stesso la prova della sua colpevolezza. E' pubblicamente noto che le file dei traditori si compongono di coloro che dentro il movimento operaio hanno manifestato debolezze e vizi, che sviluppandosi, li conducono al servizio del nemico e li trasformano in carnefici dei loro vecchi compagni di lotta». La . storia e Krusciov stanno oggi dicendo chi erano e chi sono i carnefici dei loro vecchi compagni di lotta ... E' dall'arsenale della più raffinata produzione togliattiana che lo stalinismo prendeva le cartucce delle argomentazioni teoriche e pratiche per giustificare i crimini commessi e per sparare a zero sugli oppositori reali o immaginari che fossero. E' in questo senso che si può ben definire Togliatti « la giberna di Stalin». Ma c'è di più. Nell'agosto del 1936, tra la sorpresa e lo sbigottimento degli antifascisti residenti in Italia e all'estero, il PCI lancia un belante appello ai fascisti « Per la riconciliazione del popolo italiano ». La guerra d'Etiopia era finita vittoriosa, il fascismo era al culmine delle sue fortune imperialiste e molti in Italia come all'estero pensavano che il fascismo sarebbe durato parecchi decenni. Fu in quelle circostanze che Togliatti lanciò un appello « Ai fascisti della vecchia guardia e ai giovani fascisti », proclamando che « / comunisti fanno proprio il programma fascista del 1919 che è un programma di libertà». Inutile dire che si tratta di un vero atto di capitolazione, tanto più grave se si pensa che nello stesso momento i fascisti imbaldanziti dal successo africano scatenavano l'attacco contro la Repubblica spagnola. Per lo meno curiosa è l'interpretazione che in questo scritto Togliatti dà alla guerra civile in Spagna come lotta del popolo spagnolo non contro i fascisti, ma « contro coloro che tentavano di dividerlo in fascisti e antifascisti» (sic!). Questi due documenti togliattiani ( « Gli insegnamenti del processo di Mosca» e l'appello ai fascisti) potrebbero insieme ispirare un bel quadro di Guttuso raffigurante il Togliatti che tende una mano ai fascisti mussoliniani, portatori del « programma di libertà del 1919 », e che, con l'altra, lancia la sua invettiva contro i vecchi compagni di lotta diventati « nemici del popolo ». In quegli stessi mesi Togliatti concludeva un importante studio: « Sulle particolarità della rivoluzione spagnola ». Si tratta di un lavoro che i suoi biografi definiscono « uno dei migliori di Togliatti ». E fu proprio su di esso che i russi orientarono la 60

tattica e la strategia della guerra spagnola. Quindi, se ci sono, come ci sono, dei responsabili della sconfitta repubblicana, Togliatti è certamente fra questi e non il minore.

CRONOLOGIA DEI PROCESSI 28-29 dicembre 1934 - Processo contro l'attentatore di Kirov e i suoi pretesi complici. Tredici condanne a morte. Fra i fucilati figurano dirigenti di primo piano del partito a Leningrado. 16-18 gennaio 1935 - Primo processo contro Zinoviev-Kamenev e altri coimputati. Condanne a pene detentive da S a 10 anni di carcere. 19-23 agosto 1936 - Secondo processo contro Zinoviev-Kamenev. Tutti e sedici gli imputati sono condannati a morte e fucilati. 23-30 gennaio 1937 - Processo contro Pyatakov, Serebriakov e altri quindici imputati. Tredici condanne a morte. 11 giugno 1937 - Processo contro Tukhacevski e altri sette generali ed ufficiali superiori. Tutti gli imputati sono condannati a morte e fucilati. 2-13 marzo 1938 - Processo contro Bukharin, Rykov, Rakovski e altri diciotto imputati. Diciotto condanne a morte.

IL PROCESSO CONTRO BUKHARIN contro N. Bukharin, A. Rikov, G. Iagoda, N. Krestinski, C. Rakot•ski, A. Rosengolz, V. Ivanov, M. Cernov, G. Grinko, I. Zelenski, S. Bessonov, A. Ikramov, F. Khodgiaev, V. Sciarangovic, P. Zubarev, P. Bulanov, L. Levin, D. Pletniov, I. Kazakov, V. Maximov-Dikovski e P. Kriutckov. imputati di avere, secondo le direttive di servizi di spionaggio di Stati esteri ostili all'URSS, organizzato un gruppo di cospiratori denominato « Blocco dei destri e dei trotskisti », organizzazione che aveva Io scopo di esercitare lo spionaggio a profitto di Stati esteri; di compiere degli atti di sabotaggio, di diversione e di terrorismo; di minare la potenza militare dell'URSS, di provocare l'aggressione armata di questi Stati contro l'URSS, di smembrare l'URSS e di staccarne l'Ucraina, la Russia Bianca, le Repubbliche d'Asia Centrale, la Geor61

gia, l'Armenia, l'Azerbaigian, la Regione Marittima d'Estremo Oriente a profitto degli Stati esteri suddetti; infine, di rovesciare nell'URSS il regime sociale e statale socialista esistente e di restaurare il capitalismo, di restaurare il potere della borghesia.

SPIONAGGIO CONTRO LO STATO SOVIETICO E TRADIMENTO DELLA PATRIA

L'istruttoria ha stabilito che la maggioranza dei dirigenti del « Blocco dei destri e dei trotskisti » imputati nel presente processo », svolgevano la loro attività criminale sulla base di indicazioni immediate di Trotski e secondo i piani concepiti ed elaborati negli Stati maggiori di certi Stati esteri.

ASSASSINIO DI PERSONALITA' EMINENTI DELLO STATO SOVIETICO: S. KIROV, V. MENGINSKI, V. KUIBISCEV, A. GORKI - COMPLOTTO CONTRO V. LENIN NEL 1918 Perduta la speranza di rovesciare il regime sovietico con il metodo dello spionaggio, del sabotaggio, degli atti di diversione, delle rivolte di kulak, i cospiratori destri e trotskisti, animati di collera e di odio contro l'URSS sono passati alla preparazione di atti terroristici contro i capi del Governo e del Partito comunista (bolscevico) dell'URSS. Come è stato stabilito dall'istruttoria, in seguito ad un accordo diretto con i servizi di spionaggio giapponese e tedesco e per ordine del nemico del popolo Trotski, il « Blocco dei destri e dei trotskisti » ha organizzato e compiuto numerosi atti di terrorismo contro gli uomini migliori della nostra Patria. Dopo essere stato rilevato dalle sue funzioni di Commissario del Popolo agli Affari Interni dell'URSS, l'imputato Iagoda prese egualmente delle misure per fare assassinare il compagno legiov, Commissario del Popolo agli Affari Interni dell'URSS. L'imputato Iagoda, spiega nel modo seguente, nelle sue dichiarazioni, i motivi che lo spinsero ad affrettare l'organizzazione di un atto terroristico contro Nicola Iegiov:

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« Il fatto che ero allontanato dal mio lavoro al Commissariato del popolo degli Affari Interni, e che il mio posto era preso da Iegiov, conduceva al fallimento completo del nostro complotto, poichè diveniva impossibile di impedire la distruzione dei quadri dell'organizzazione antisovietica. Iegiov avrebbe scoperto tutto; bisognava sbarazzarsi di Iegiov. Fu questa la decisione che io presi, e di cui mi misi a preparare risolutamente l'esecuzione [ ... ] ». (V. Il, foglio 141-142)

Iagoda tentò di realizzare questo piano pel tramite dei suoi complici, fra i quali l'imputato Bulanov ebbe la parte più importante. Come risulta dalla confessione dell'imputato lagoda e dell'imputato Bulanov, essi avevano l'intenzione di assassinare il compagno N. Iegiov, facendogli assorbire un veleno specialmente preparato allo scopo. « Allorchè Iagoda fu revocato dal suo posto di Commissario del popolo agli Affari Interni - dichiara l'imputato Bulanov egli diede a me e al suo segretario personale Savolainen la missione formale di avvelenare I egiov ». (V. XVI, foglio 27) Dopo di avere esposto dettagliatamente i procedimenti, per mezzo dei quali l'imputato Iagoda tentò di realizzare l'assassinio del compagno N. Iegiov, l'imputato Bulanov dichiarò che egli, Bulanov, compose di sua mano il miscuglio di veleni destinati all'avvelenamento del compagno Iegiov. Durante il suo interrogatorio di fronte al magistrato inquirente dell'URSS, l'imputato Iagoda ha interamente riconosciuto questo delitto dicendo: « Sì, devo riconoscere che ho preparato questo delitto. Io ho organizzato i preparativi di assassinio di legiov, uomo pericoloso per il complotto controrivoluzionario e che poteva smascherare la nostra organizzazione controrivoluzionaria ». (Voi. Il, foglio 209) Per conseguenza l'istruttoria ritiene stabilito in modo certo il fatto che i membri dirigenti del « Blocco dei destri e dei trotzkisti » giudicati in questo processo penale, hanno eseguito degli atti terroristici contro Kirov, Menginski, Kuibiscev, Gorki, Peskov, e hanno preparato diversi altri atti terroristici che essi non hanno avuto il tempo di eseguire.

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Gli assassini di questi eminenti uomini sovietici hanno chiuso il ciclo dei gravi delitti di Stato a mezzo dei quali una banda di scellerati traditori della nostra Patria, di provocatori dell'Okhrana zarista, di mercenari di servizi di spionaggio stranieri, che vendevano ai capitalisti stranieri la nostra terra e la nostra libertà, ha cercato di realizzare il piano fascista del rovesciamento del regime sovietico e della restaurazione del capitalismo nel nostro paese.

L'ISTRUTTORIA L'istruttoria ha stabilito che già nel 1918, all'indomani stesso della Rivoluzione di Ottobre, al tempo della conclusione della pace di Brest-Litovsk, Bukharin e il suo gruppo di pretesi comunisti di « sinistra » e Trotzki con il suo gruppo, in comune con i socialisti-rivoluzionari di « sinistra », organizzarono un complotto contro Lenin, nella sua qualità di capo del Governo sovietico. Come è dimostrato dai c:rocumenti dell'istruttoria, Bukharin e gli altri cospiratori si proponevano di fare fallire la pace di Brest-Litovsk, di rovesciare il Governo sovietico, di fare arrestare e uccidere Lenin, Stalin e Sverdlov e di costruire un nuovo governo formato di bukhariniani che si attribuivano il titolo di comunisti « di sinistra ». L'istruttoria ritiene stabilito che: 1) Nel 1932-33 per istigazione dei servizi di spionaggio di Stati esteri ostili all'URSS, gli imputati di questo processo costituirono un gruppo di cospiratori chiamato « Blocco dei destri e dei trotskisti », che si proponeva di fare dello spionaggio a profitto degli Stati esteri, del sabotaggio, degli atti di diversione, del terrorismo, che si proponeva di minare la potenza militare dell'URSS, di provocare un'aggressione militare di questi Stati contro l'URSS, di ottenere la disfatta dell'URSS, lo smembramento dell'URSS, di distaccarne l'Ucraina, la Russia Bianca, le Repubbliche d'Asia Centrale, la Georgia, l'Armenia, l'Azerbaigian, la Regione Marittima di Estremo Oriente, a profitto degli Stati esteri suddetti, e infine, di rovesciare il regime sociale e statale socialista esistente nell'URSS e di restaurare nell'URSS il capitalismo e il potere della borghesia. 64

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Testo dello seri t t o di Togliatti su « Gli in se-

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ti del processo di Moca».

Les enseignements du p·rocès de Moscou 1/2~



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Agli impiegati e ai tecnici. A9li intellettuali, Ai giovan.i.. Alle donne. A tutto il popolo italiano l ITALIANI l

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Questi uomini che ieri dirigevano « collegialmente » lo Slato sovietico sono oggi finiti (salvo Beri~, « ~iquidato » fin dal luglio 1953) nel cosidetto gruppo_ ant1part1~0. ~a fotocopia è ripresa da « Vie Nuove», settimanale d1 onentamento e di lotta politica del PCI. (n. del 15 marzo 1953).

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Il«Capo amato» abbraccia A. Trombadori che poco prima lo ave\'a salutato con queste parole: « Afo::.z.i11i, Cm·u11r. Garihaldi, /111/i li riass11111i »!

Il popolo italiano canta odi a Togliatti. (Da « Vie Nuove» del 29-3-1953).

porativo ha assicurato al pugno di parassiti del lavoro nazi~ nale la dominazione su tutta la economia del paese. Tutte le rappresentanze dello Stato e dei Comuni sono nominate dall'alto. L'inferiorità delle donne è stata sanzionata nei principi dello Stato detto Corporativo. Il programma fascista del 1919 diceva: Abolizione del Senato. Ma questa stupida ed inutile incrostazione reazionaria è stata mantenuta in piedi. Il programma del 1919 diceva: Creazione di una milizia nazionale ( al posto dell'esercito attuale) alla quale sarà imposto un servizio cortissimo, dal momento che essa non dovrà avere che uno scopo esclusivamente difensivo. Ma invece si è giunti ad affermare che l'Italia deve essere una nazione guerriera e militarista e che tutti i cittadini maschi sono soldati fin dall'età di 8 anni! Il programma fascista del 1919 diceva; Politica estera che si proponga di valorizzare dappertutto, nelle opere di pace, la Nazione italiana. Invece si è propagandato ed applicato il falso principio che la valorizzazione della Nazione italiana non possa avvenire se non con la guerra! FASCISTI DELLA VECCHIA GUARDIA! GIOVANI FASCISTI !

Niente di quanto fu promesso nel 1919 è stato mantenuto. I sindacati, sottratti alla libera direzione degli operai, sono ridotti alla funzione di impedire agli operai di far pressione sul padronato per difendere i diritti dei lavoratori. L'assemblea parlamentare è comandata dai pescicani e dai loro funzionari, e nessuna voce indipendente vi si leva a difesa degli interessi sacri del popolo. Voi rendete omaggio alla memoria di Filippo Corridoni. Ma l'ideale per il quale Corridoni combattè tutta la vita fu quello di conquistare alla classe operaia il diritto di essere padrona del proprio destino. 11 sindacalismo di Corridoni espresse la lotta degli sfruttati contro gli sfruttatori, e sognò la vittoria degli sfruttati, la loro redenzione dall'oppressione capitalistica. 113

FASCISTI DELLA VECCHIA GUARDIA! GIOVANI FASCISTI!

Noi proclamiamo che siamo disposti a combattere assieme a voi ed a tutto il popolo italiano per la realizzazione del programma fascista del 1919, e per ogni rivendicazione che esprima un interesse immediato, particolare o generale, dei lavoratori e del popolo italiano. Siamo disposti a lottare con chiunque voglia davvero battersi contro il pugno di parassiti che dissangua ed opprime la Nazione e contro quei gerarchi che li servono. Perchè la nostra lotta sia coronata da successo dobbiamo volere la Riconciliazione del popolo italiano ristabilendo la unità della Nazione, per la salvezza della Nazio11e, superando la divisione criminale creata nel nostro popolo da chi aveva interesse a spezzarne la fraternità. Dobbiamo unire la classe operaia e fare attorno a questa la unità del popolo e marciare uniti, come fratelli. Per il pane, per il lavoro, per la terra, per la pace e per la libertà. Dobbiamo ristabilire la fiducia reciproca fra gli italiani; liquidare i rancori passati; smetl.erla con la pratica vergognosa dello spionaggio che aumenta la diffidenza, dobbiamo risuscitare il coraggio civile delle opinioni liberamente espresse: nessuno di 11oi vuol cospirare contro il paese: noi vogliamo tutti difendere gli interessi del nostro paese che amiamo. Amnistia completa per tutti i figli del popolo che furono condannati per delitto d'opinione. Abolizione delle leggi contro la libertà e del Tribunale Speciale, che colpiscono i difensori del popolo, che difendono gli interessi dei nemici del popolo e dell'l talia. Diamoci la mano, figli della Nazione italiana! Diamoci la mano, fascisti e comunisti, cattolici e socialisti, uomini di tutte le opinioni. Diamoci la mano, e marciamo fianco a fianco per strappare il diritto di essere dei cittadini di un paese civile quale è il nostro. Soffriamo le stesse pene. Abbiamo la stessa ambizione: quella di fare l'Italia forte, libera e felice. Ogni sindacato, ogni Dopolavoro, ogni associazione diventi il centro 114

della nostra unità ritrovata ed operante, della nostra volonttl di spezzare la potenza del piccolo gruppo di parassiti capitalisti che ci affamano e ci opprimono. Popolo italiano, la lotta alla quale noi ti chiamiamo è una lotta possibile. POPOLO ITALIANO!

La lotta alla quale ti chiama il Partito Comunista d'Italia è una lotta possibile nella situazione attuale del nostro paese. Molte volte gli operai e i lavoratori si sono trovati uniti, nelle fabbriche, nelle assemblee sindacali, nei Dopolavoro, nelle Mutue, nelle Cooperative, ed in altre associazioni, per opporsi agli attacchi padronali contro i salari, al peggioramento delle condizioni di lavoro, per difendere i diritti dei soci, per svelare le magagne di certi gerarchi indegni e chiederne la sostituzione con della gente onesta e capace di difendere gli interessi del popolo. Laddove furono convocate le assemblee operaie, fu possibile molte volte di eleggere ai posti di fiduciari sindacali, di dirigenti locali, dei lavoratori coscienti degli interessi dei loro compagni e non disposti a farsi intimorire dalle minacce dei padroni e di quei gerarchi che sono ligi ai padroni. Molte volte gli operai, i lavoratori uniti, hanno nominato e nominano delle Commissioni composte di loro compagni, che vanno a trattare con successo coi Sindacati, coi padroni, con le autorità, le question( che interessano le diverse categorie di lavoratori. In molti casi, ed anche recentemente, gli operai hanno sospeso il lavoro per protestare contro la condotta dei padroni che non rispettano i contratti di lavoro e che commettono una quantità di ladrerie ai danni degli operai, - ed hanno ottenuto soddisfazione. Questa esperienza deve essere estesa ed allargata a tutti gli strati della popolazione; ma gli operai, i lavoratori, tutto il popolo non possono limitarsi a queste rivendicazioni: debbono lottare per promuovere delle vaste correnti di opinione popolare e sviluppare dei movimenti di masse per la conquista del pane a tutto il popolo, per la libertà a tutto il popolo e non solo ai capitalisti, per la pace. Unità di tutto il popolo, contro la bardatura di guerra nelle fabbriche, per la smilitarizzazione delle fabbriche ausiliarie, per permettere ai lavoratori di difendere i propri interessi nei Sindacati, Unità di tutto il popolo, per far pagare i ricchi, per esigere 115

che le promesse fatte al popolo siano mantenute, per agitate· e difendere la politica di pace, Unità di tutto il popolo, per imporre la smobilitazione ed il ritorno degli ex-combattenti dall'Africa Orientale, Unità di tutto il popolo, per la libertà, per la realizzazione del programma fascista del 1919, Unità degli operai e dei contadini, del Nord e del Sud, e degli italiani con le minoranze nazionali dell'Alto Adige e della Venezia Giulia, Unità con chiunque difenda realmente, non solo a parole, ma nei fatti, gli interessi del popolo. LARGO Al GIOVANI! GIOVENTU' ITALIANA!

Il canto fascista dice che la giovinezza è la primavera della bellezza. Ma tu sai che non c'è bellezza senza lavoro, senza prospettiva di un certo avvenire, senza svaghi, senza possibilità di poter sviluppare la propria personalità, senza amore e senza gioia. La bellezza è nella vita operosa e serena. L'eroismo vero è nella grande emulazione per accrescere il benessere e la cultura dei popoli. Tu hai diritto alla vita, gioventù d'Italia. Unisciti agli adulti, e lotta per il diritto alla vita, contro quelli che ti negano il lavoro, ti tengono nell'ozio forzato, e ti vogliono mandare al macello per arricchirsi sul tuo sangue. Largo ai giovani! Nelle fabbriche, negli uffici, nelle scuole, dovunque: largo ai giovani! Lavoro a tutti i giovani! A uguale lavoro uguale salario! Largo ai giovani ingegneri e tecnici! Largo ai giovani medici! Largo ai giovani insegnanti! Largo ai giovani scrittori ed artisti! Abbasso le cricche che chiudono le porte alla gioventù! Campi sportivi aperti gratuitamente a tutti i giovani! Abolizione dello sport industrializzato! Diritto ai giovani di libero studio e di libera lettura e pubblicazione di libri, giornali e riviste culturali. Preoccuparsi della vita e dell'avvenire dei giovani, risolvendo ogni giorno un problema che faccia loro largo nella vita: questa è la via principale per difendere la famiglia italiana, che sarà 116

allora costruita su una base materiale certa e nel quadro del benessere crescente di tutto il popolo. A TE, LAVORATORE FASCISTA! Lavoratore fascista, noi ti diamo la mano perchè con te vogliamo costruire l'Italia del lavoro e della pace, ti diamo la mano perchè noi siamo, come te, figli del popolo, siamo tuoi fratelli, abbiamo gli stessi interessi e gli stessi nemici, ti diamo la mano perchè l'ora che viviamo è grave, e se non ci uniamo subito saremo trascinati tutti nella rovina, nella miseria più nera e in una guerra terribile, ti diamo la mano perchè vogliamo f aria finita con la fame e con l'oppressione. E' l'ora di prendere il manganello contro i capitalisti che ci hanno divisi, perchè ci restituiscano quanto ci hanno tolto! Ti diamo la mano perc1iè assieme a te vogliamo fare forte, libera e felice la nostra bella Italia. A TE, LAVORATORE CATTOLICO! Noi comunisti ti diamo la mano, lavoratore cattolico, perchè assieme a te vogliamo lottare per una giustizia più grande, per la pace tra gli uomini, per la libertà. Il Papa Pio XI, nella enciclica « Quadragesimo anno», attaccava fortemente la potenza economica che si è andata concentrando nelle mani di un piccolo numero di uomini, che governano il credito e lo spendono a loro piacere, che tengono nelle mani la vita dei popoli. Contro questa potenza, per abbatterla, noi vogliamo unirci a te. I comunisti sono tuoi fratelli. Essi combattono con coraggio contro i responsabili della miseria del popolo e contro il flagello della guerra. Essi abbandonano tutto, e la stessa famiglia, come i primi apostoli del cristianesimo, per la causa del popolo. I comunisti rispettano e difendono le tue opinioni religiose: Essi le difendono contro il sacrilegio quotidiano dello sfruttamento padronale, dei padroni che si dicono cristiani; essi le difendono contro coloro che insozzano la bandiera di Cristo nella agitazione guerriera; essi le difendono combattendo contro la causa della corruzione dei costumi, che è la miseria, figlia 117

dello sfruttamento a cui sono sottoposti i lavoratori dai ricchi e dai pescicani. Noi ti diamo la mano, lavoratore cattolico, perchè vogliamo che tu sia con noi a combattere la buona e santa battaglia per il pane quotidiano, per la pace fra tutti gli uomini di buona volontà, per la libertà di quelli che soffrono e che non hanno altra ricchezza che le loro braccia e gli alti sentimenti della fraternità. LE FORZE DELLA LIBERTA' E DELLA PACE SI ORGANIZZANO IN TUTTO IL MONDO ITALIANI!

I popoli si uniscono nel mondo per salvare la pace, e passano all'attacco contro la potenza del pugno di parassiti, che in ogni paese sono la causa della miseria delle masse popolari e della guerra. Le vittorie del Fronte popolare nella Spagna e nella Francia, le vittorie che le masse popolari stanno per riportare in altri paesi, dimostrano che i popoli reagiscono contro i loro dominatori attuali, in nome del diritto alla vita, in nome della libertà e della pace. In Ispagna, la lotta per la difesa della libertà e per la conquista del pane e della terra, ha richiesto il sangue generoso di migliaia di combattenti eroici per la causa del popolo. Il popolo spagnolo non ha esitato ad affrontare i maggiori sacrific,, per difendere il grande bene della libertà contro quelli che volevano toglierglielo e che tentavano di dividerlo in fascisti e antifascisti per meglio opprimerlo. Tutto il popolo della Spagna ha preso le armi, i vecchi, i giovani, le donne, i fanciulli, contro le forze bieche dell'oppressione politica e della guerra, per la libertà. In Francia, la vittoria del Fronte popolare ha fatto arretrare i nemici della libertà e della pace, che sono gli stessi che sfruttano i lavoratori e li riducono alla miseria. Il popolo francese unito ha difeso la libertà ed ha strappato delle importanti conquiste economiche ai grossi capitalisti: l'aumento dei salarl, la settimana di 40 ore pagata con il salario di 48 ore, i contratti collettivi controllati dai sindacati liberi, le commissioni di fabbrica nominate da tutta la maestranza a suffragio universale e col 118

voto segreto; ed ora si preoccupa di risollevare le condtztont dei contadini, dei piccoli industriali, dell'artigianato e dei piccoli commercianti. Tutto ciò è stato possibile perchè la classe operaia della Spagna e della Francia si è unita, e perchè attorno alla classe operaia si sono uniti tutti gli strati della popolazione lavoratrice e la parte migliore dell'intellettualità, al di sopra di particolari vedute politiche o relie.iose. Seguiamo l'esempio degli altri popoli fratelli, ed assieme ad essi salveremo l'l talia e il mondo dalla miseria e dalla guerra. UNITA'! LAVORATORI ED UOMINI DI PENSIERO SOCIALISTI, DEMOCRATICI, LIBERALI, CATTOLICI!

Mettete le vostre forze a disposiziohe dell'opera della riconciliazione e dell'unione del popolo italiano, della costituzione del Fronte popolare in Italia. I dominatori attuali del nostro paese vogliono mantenere il popolo italiano diviso in fascisti e non fascisti, Leviamo in alto la bandiera della unità del popolo, per il pane, il lavoro, la libertà e la pace! POPOLO ITALIANO!

Fa che tutti i tuoi figli si diano la mano, si riconoscano fratelli e lottino uniti per esigere che le promesse fatte al popolo siano mantenute, perchè i ricchi, i pescicani, paghino le spese della guerra e della colonizzazione, perchè a tutti gli operai sia assicurato il pane ed il lavoro, perchè i contadini siano salvati dalla miseria, per l'immediato miglioramento delle condizioni degli operai e degli impiegati, per la casa decorosa a tutti i lavoratori, per la difesa e l'avvenire della nostra gioventù, per la pace, per la libertà. Questo è l'appello che ti rivolge il Partito Comunista d'Italia, il Partito che lotta per fare l'Italia forte, libera e felice. Agosto 1936. L'Appello è seguito da un'elenco di firme di comunisti residenti all'estero (a Parigi e a Mosca) con in testa la firma di Palmiro Togliatti (Ercoli), membro del Segretariato dell'Internazionale comunista. 119

IL COMPLEANNO DI STALIN La cerimonia al teatro Bolscioi - L'Alfa 2500 supersport - Stalin capriccioso: atteso alla tribuna scantona dietro le quinte - Si sente l'orma del leone! - L'arte dell'organizzazione.

Pubblichiamo una serie di articoli e risoluzioni che testimoniano a quale grado di piaggeria cortigiana era arrivato, da parte dei dirigenti del PCI, il culto della personalità di Stalin, da vivo e da morto. Indirizzo di saluto di Togliatti pronunciato al Teatro Bolscioi il 21 dicembre 1949 in occasione dei grandi festeggiamenti per il 70° compleanno di Stalin (1).

A nome della classe operaia e di tutti gli italiani nel cuore dei quali è vivo l'amore per il progresso, per la democrazia e per la pace, a nome di più di due milioni di comunisti italiani, esprimo al compagno Stalin un sa(1) Il compleanno di Stalin fu solennemente festeggiato dal partiti comunisti di tutto Il mondo, che Inviarono a Mosca le loro delegazioni, Impegnate In una gara a chi facesse I discorsi e i doni più belli. La delegazione Italiana era composta da. Togliatti e da Secchia. Io li accompagnai, e prima di partire fui Incaricato di acquistare, come dono originale del PCI a Stalin, una Alfa. Romeo 2500 supersport. Tutto Il carico del doni del « popolo Italiano» fu portato a Mosca con una nave sovietica. Della cerimonia al Bolsclol Teatr, svoltasi nel pomeriggio del 21 dicembre 1949, ricordo Il discorso di Togliatti e alcuni particolari. 11 Segretarlo del PCI fu cosi brillante nel pronunciare· Il suo Indirizzo di saluto a Stalin In lingua russa che tutti ne furono visibilmente ammirati e persino Stalin segui la recitazione, attent,llmente, sino In fondo. TogUattl si ebbe dopo Mao Tze Dun, la più grossa porzione di applausi calorosi e prolungati'. Stalin anche in quella occasione seppe essere all'altezza di se stesso. Tutti I presenti si aspettavano, come parte centrale della manifestazione. un discorso politico del festeggiato, ma Stalin proprio mentre Kruscev, allora capo del partito della Repubblica Ucraina, stava terminando di pronunciare Il suo messaggio, si alzava dal suo posto. VI fu un attimo di attesa: cl slamo, pensai. Tutti si aspettavano che Il « Vecchio » si stesse dirigendo verso la tribuna degU oratori per pronunciare l'atteso discorso o quanto meno Il suo ringraziamento. Niente di tutto ciò. Stalin lesto lesto passò oltre la tribuna degli oratori e scomparve oltre le quinte In direzione della toilette. Ritornò al suo posto dopo qualche minuto. Da notare che mentre per tutta la cerimonia Stalin era stato particolarmente vivace, Interrompendo diversi oratori sovietici e correggendo anche In modo sbrigativo Il presidente della assemblea, Svernlk, allora Capo dello Stato, non si curò nemmeno di ringraziare quanti da tutte le parti del mondo erano andati a Mosca per festeggiarlo.

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luto e un augurio pieni di devozione e di affetto. Per lunghi anni il nostro partito ha vissuto nelle condizioni più dure. Siamo riusciti a diventare un grande partito di massa, grazie alla lotta che i comunisti hanno condotto con tutti i mezzi per abbattere il regime fascista. Ma invano avremmo sperato di andare avanti e riportare successi, se non avessimo avuto Voi, dirigente, animatore, capo geniale. Noi sappiamo che senza di Voi, compagno Stalin, il popolo italiano si troverebbe oggi in condizioni incomparabilmente più dure. Grazie a Voi e alla vostra attività, nei momenti decisivi della storia del nostro secolo la lotta è stata decisa a favore della classe operaia, a favore del socialismo. Voi ci avete insegnato a essere comunisti, a lottare in tutte le condizioni, a essere fedeli sino all'ultimo ai principi del marxismo-leninismo, a servire la causa della emancipazione dei lavoratori. Ci impegnamo a esser fedeli al vostro insegnamento, a combattere per l'unità degli operai, per la indipendenza del nostro paese, per la pace, contro i provocatori di una nuova guerra. Il popolo italiano non consentirà mai a essere gettato in una nuova guerra contro l'Unione Sovietica e contro i popoli che hanno preso la via del socialismo. Salutiamo in Voi la forza invincibile del marxismo-leninismo, la forza invincibile della classe operaia, la realizzazione dei più alti ideali dell'umanità. Vi auguriamo lunghi anni di vita e di salute, per il bene dei popoli dell'Unione Sovietica, per il bene della classe operaia e dei popoli del mondo intiero. Gloria a Voi, compagno Stalin! (1) Mosca, 21 dicembre 1949. PALMIRO TOGLIATTI

In occasione del 70" compleanno di Stalin, « Rinascita » (Dicembre 1949) dedicò un numero speciale alla vita e alle opere del « grande Capo ». Pubblichiamo qui di seguito alcuni brani degli articoli di Togliatti e Secchia. (l) Dal numero speciale di e Rinascita», dedicato a Stalin, d1cembre 1949

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SVILUPPO E TRIONFO DEL MARXISMO La parte che Stalin occupa in questo processo di sviluppo del sano pensiero umano è tale che riserva a lui un posto quale sinora pochi hanno occupato nella storia dell'umanità. La sua funzione è stata però diversa da quella avuta da Lenin. Ma appunto in questa diversità sta la sua grandezza, perchè a lui è toccato non già di ricalcare una via battuta o di ripetere pedantescamente formule vecchie, bensì di sviluppare nel pensiero e nell'azione la dottrina marxista in condizioni tali che abbracciano tutta la storia dell'ultimo cinquantennio ... Alla elaborazione della dottrina dell'imperialismo aveva dato un potente contributo, già prima della Rivoluzione di Ottobre, il compagno Stalin, con il suo decisivo lavoro sulla questione nazionale. In tutta la enorme letteratura dedicata a questo tema non esiste nulla di così profondo, e così semplice allo stesso tempo. Si sente l'orma del leone! Se a questo primo studio si aggiungono i successivi lavori dedicati da Stalin a questo tema, le relazioni e i dibattiti ai successivi congressi del partito bolscevico e dell'Internazionale Comunista e la correlativa sua attività concreta, si scopre un primo filo conduttore del pensiero staliniano, che investe uno dei fatti che stanno al centro della storia contemporanea: la lotta tra una minoranza sfruttatrice capitalistica che vuole sottoporre al suo dominio il mondo intiero, e la volontà dei popoli che vogliono la loro indipendenza e libertà. Nel periodo dell'imperialismo questa lotta non è più fonte di episodi isolati: diventa parte integrante della rivoluzione contro l'imperialismo. Di qui il valore della rivendicazione delle libertà nazionali e il modo nuovo di considerarle nel quadro della rivoluzione. A Stalin toccò di essere l'organizzatore dello Stato plurinazionale sovietico, modello di libertà nazionale e di fraterna collaborazione tra i popoli più diversi. A lui toccò in pari tempo, seguendo passo a passo con le sue analisi acute e realistiche lo sviluppo delle relazioni tra le classi e gli Stati nel periodo dell'imperialismo, di fornire una guida sicura alla classe operaia e ai popoli nei momenti più difficili. Lo sviluppo da lui dato alla dottrina di Marx e di Lenin si estende quindi a tutti i campi della dottrina stessa ... La vittoriosa classe operaia russa si trovò, dopo l'Ottobre e per più di vent'anni, ad essere accerchiata da un mondo capitalistico, dove essa aveva, sì, degli amici, ma questi non avevano il potere. Doveva quindi continuare a esistere, nella for123

ma della dittatura proletaria, lo Stato, per la difesa e il consolidamento delle conquiste compiute, per respingere gli attacchi armati del capitalismo, per organizzare la vigilanza e la difesa contro la sua penetrazione aggressiva, contro il sabotaggio, il tradimento. Tutto ciò doveva essere fatto sviluppando in pari tempo lo Stato attraverso l'adesione delle masse popolari. Lo Stato della dittatura proletaria diventa per questa via la vera democrazia socialista, di cui la Costituzione staliniana det 1936 è la Carta fondamentale. Proseguendo la edificazione socialista mentre l'accerchiamento capitalistico, anche se ridotto, sussiste, anche il passaggio alla ulteriore fase comunista non elimina la necessità dello Stato. Chiarendo questa questione, Stalin ha scritto una pagina nuova della nostra dottrina ... Stalin è stato alla testa della umanità progressiva nel prevedere il conflitto tremendo come nuova manifestazione della natura dell'imperialismo, nell'indicare la strada per cui il conflitto avrebbe potuto essere evitato, nel guidare i popoli, nel corso di esso, alla vittoria e nell'indicare le inevitabili conseguenze ulteriori... Conferma del marxismo è ciò che negli ultimi anni abbiamo visto succedere e continua ad accadere sotto i nostri occhi: la nascita di regimi di democrazia popolare che nella marcia al socialismo adempiono la stessa funzione della dittatura proletaria, la vittoria grandiosa del popolo cinese, che realizza quelle che trenta, venti anni fa parvero avventate profezie di Lenin e di Stalin ... A capo di questo fronte vi è chi non solo ha riportato nell'azione le più grandi vittorie per il socialismo, ma ha sviluppato la dottrina rivoluzionaria e creatrice del marxismo facendo di essa la guida di tutto il pensiero progressivo, adeguandola ai compiti di oggi e di domani, dimostrandone passo a passo la inesauribile vitalità. PALMIRO TOGLIATTI

LA COSTITUZIONE DEL PARTITO All'indomani della vittoriosa Rivoluzione d'Ottobre nuovi immensi compiti stavano davanti al Partito bolscevico per risolvere i quali ancora una volta si rendeva necessario un mutamento non solo della tattica, ma una trasformazione - sotto molti 124

aspetti - anche dell'organizzazione del partito, delle sue forme di lavoro e dei suoi quadri. Il compagno Stalin seppe trasformare il Partito bolscevico da arma possente per l'abbattimento del vecchio regime, nel più formidabile strumento per l'edificazione della nuova società, per la costruzione del socialismo. Toccò a Stalin sviluppare la teoria leninista sulla possibilità di costruire il socialismo in un solo paese, toccò a Stalin sviluppare la teoria della funzione dello Stato sovietico arrivando alla conclusione che è possibile costruire il comunismo anche in un solo paese ... Nel corso della lotta gigantesca per l'industrializzazione socialista del paese e per la collettivizzazione dell'economia agricola il Partito bolscevico dovette schiantare la disperata resistenza del nemico di classe e dei suoi agenti. La pressione del nemico e le sue manovre si fecero sentire anche all'interno del partito. Alle difficoltà colossali della lotta per la costruzione del socialismo si aggiunsero gli attacchi lanciati contro il partito dai trotzkisti, dai buchariniani e dagli altri traditori finiti in seguito nel pantano della controrivoluzione. Senza la lotta decisa condotta dal Partito bolscevico, diretto da Stalin, contro questi traditori, il piano di edificazione socialista sarebbe inevitabilmente fallito e il capitalismo avrebbe avuto il sopravvento. Senza la lotta implacabile condotta da Stalin su due fronti, contro i nemici di destra e di sinistra, il Partito bolscevico e l'Unione Sovietica non avrebbero potuto riportare in guerra e in pace le grandi vittorie che nessuno può negare e che hanno avuto ed avranno ancora un'influenza decisiva sulla storia dell'umanità. Nel corso di questo periodo risaltò in misura sempre più grande l'importanza dell'unità di volontà e di azione in seno al partito. Certi metodi di direzione dell'epoca in cui il partito non era ancora un partito di governo risultarono superati e nocivi nella nuova situazione nella quale ogni scossa, ogni indebolimento del partito significava un indebolimento del potere proletario. L'esistenza delle· frazioni all'interno del partito era già ritenuta incompatibile dai bolscevichi prima della rivoluzione, ma « di fronte all'immenso pericolo » che costituiva per il Partito bolscevico e per la dittatura del proletariato l'esistenza dei gruppi frazionisti, il X Congresso del PC (b) dedicò una attenzione particolare al problema dell'unità del partito [ ... ]. 125

Il compagno Stalin ci ha dato la teoria organica del partito del proletariato, ci ha insegnato come dev'essere costruito, come dev'essere organizzato, come deve funzionare un Partito comunista se wole essere un formidabile strumento di lotta per la democrazia e per la pace. I nostri avversari sono portati a vedere la forza del Partito comunista essenzialmente nel suo «apparato» (del quale parlano spesso in modo misterioso e romanzesco) nei suoi « funzionari "• nei suoi metodi di direzione e nella sua disciplina interna che essi ritengono militaresca e coercitiva. Nulla di più ridicolo. Non si possono tenere assieme con la costrizione, con una disciplina imposta degli uomini pensanti e operanti dai quali il partito esige il massimo e la parte migliore delle loro energie, delle loro capacità intellettuali, della loro attività, degli uomini ai quali il partito chiede il sacrificio dei loro interessi personali e quand'è necessario, anche della vita... Stalin ci ha dato una concezione viva, umana, non burocratica del partilo. Per Lenin e per Stalin l'arte dell'organizzazione non consiste in un sistema di uffici, in una serie di formule, di schemi, di regole, ma consiste essenzialmente nella conoscenza, nella cura e nella buona utilizzazione degli uomini... Perchè il compagno Stalin ha costruito e ha insegnato a costruire non solo il partito di tipo nuovo, ma ha formato ed ha insegnato a formare degli uomini nuovi, di una tempra particolare. Seguendo gli insegnamenti del compagno Stalin e sotto la guida del compagno Togliatti i comunisti italiani sono riusciti a creare in Italia un partito cosi forte che non può più essere separato dalla nazione. PIETRO SECCHIA.

126

LA MORTE DI STALIN Comunicato del CC del PCI • • L'indegna condotta di De Gasperi • - • Santini. $llniani - Gloria a Stalin! - Stalin non è morto!

Stalin moriva improvvisamente il 7 marza 1953. Il giorno dopo « L'Unità » pubblicava il seguente comunicato del CC del PCI: Italiani! La sconfitta del fascismo segnò l'inizio del nostro riscatto nazionale. L'amicizia di Stalin e dei popoli dell'Unione Sovietica per il nostro popolo, per la nazione italiana, è di antica data e mai è venuta meno. Anche quando, costretti dalla follia dei capi fascisti, soldati italiani ebbero il tragico destino di aggredire l'indipendenza e la pace dei popoli sovietici, venne da Stalin la saggia e ammonitrice distinzione tra le colpe criminali dei dirigenti e le responsabilità dei popoli. Nel momento in cui, dopo il crollo dell'8 settembre 1943, sembrava profilarsi davanti al nostro Paese un avvenire di servitù e di smembramento nazionale, fu Stalin, primo e solo nel mondo, a mantener fede alle promesse, a riconoscere l'esistenza di un governo nazionale italiano e il diritto dell'Italia a non essere considerata come un popolo vinto. Quando tra le macerie, i lutti, le rappresaglie indiscriminate dei nazifascisti, il nostro popolo seppe accendere la fiamma della resistenza e dell'unità nazionale, venne da Stalin il primo atto concreto di amicizia, la prima offerta di una reciproca fiducia. Nessun italiano onesto può aver dimenticato questi fatti decisivi. Per questo noi denunciamo a tutti i buoni cittadini la condotta indegna del Presidente del Consiglio De Gasperi. Nemmeno davanti alla solennità della morte e al cordoglio espresso unanime in tutto il mondo da tutti, quest'uomo ha saputo 127

far tacere l'odio, il livore dell'animo suo di reazionario, di nemico della fraternità e della pace fra i popoli. Lavoratori! La caduta del fascismo, che noi dobbiamo prima di tutto all'unità nella lotta, proposta e voluta da Stalin, ha dato ai popoli la speranza di una nuova era fondata sulla convivenza pacifica delle nazioni, sulla libertà, sull'indipendenza, sulla pace. Stalin è il simbolo di questa speranza. A Lui l'umanità deve l'affermazione della possibilità di pacifica coesistenza fra sistemi politici ed economici diversi e quindi la concreta prospettiva della pace. A Lui l'umanità deve gli atti continui e concreti di una politica saggia e lungimirante, che smaschera i provocatori di guerra e chiama tutti gli uomini di buona volontà a prendere nelle loro mani e far trionfare la causa della pace. A Lui l'umanità deve la certezza che la causa della pace è e sarà difesa fino all'ultimo dallo Stato socialista che egli ha portato al più alto grado di potenza. Nello sviluppo delle scienze, delle lettere e delle arti, il pensiero di Stalin, ispirato alla grande, immortale dottrina marxista e leninista, ha lasciato una traccia che i secoli non potranno cancellare. L'insegnamento di Stalin dischiude al pensiero umano la strada della conquista del socialismo, del benessere e del progresso. I suoi scritti sono diventati da anni testo fondamentale dell'educazione di tutti gli operai, di tutti i lavoratori coscienti, di tutti gli intellettuali che pongono il loro ingegno al servizio del progresso e della civiltà. Italiani! Stalin è morto ma la Sua opera e il Suo esempio vivono immortali. Egli ci lascia uno strumento invincibile - il Partito comunista - per portare avanti la bandiera della libertà, dell'indipendenza, della pace e del socialismo che già sventola vittoriosa su una terza parte del mondo. Stringefevi attorno a questo partito, rafforzatelo, difendetelo, fatelo diventare il partito di tutti i buoni combattenti per il socialismo e per la pace. A Giuseppe Stalin, al grande partito che Egli ha diretto con mano sicura, ai popoli dell'U.R.S.S. che sotto la Sua guida hanno dato la scalata al cielo, edificando la prima società di uomini veramente liberi, vada, in queste ore tristi e solenni, il pensiero riconoscente di tutti gli italiani onesti, al di sopra di ogni differenza di fede e 4i pensiero. I comunisti italiani si raccolgano, nel nome di Stalin, at-

128

Gloria eterna •

STALIN r Uomo

che più dt tutu ba le1tta per lo liberazione ed .ll progresso dell'umaoìto Nel trigesimo dello morti! del compagno Stalin GORl Federazione Comun1sla Mìlanese

21 dicembre 1879

MOSCA 5 m~rza 1953

STALIN i morto me l'opera Sue, immcrtele, vive • trionfe. Stalin ha liberato I figli della cluL

r~-•,,-/-

~J.apassare speciale per i paesi del campo sovietico rilasciato a Giulio Seniga.

rO

torno al loro partito, al loro Comitato centrale e al compagno Palmiro Togliatti, l'uomo che, alla scuola di Stalin, più ha fatto per la liberazione nazionale e sociale del nostro Paese. Essi chiamano tutti gli italiani a stringersi sempre più numerosi intorno alla loro bandiera, simbolo degli ideali più alti dell'umanità, ai quali Stalin ha consacrato tutta la sua prodigiosa leggen• daria esistenza. Gloria eterna a Giuseppe Stalin! Viva il Partito comunista dell'Unione Sovietica! Viva il Partito comunista italiano! Viva l'indistruttibile amicizia tra il popolo italiano e i popoli dell'Unione Sovietica! Roma, 7 marzo 1953 «

Un articolo di Longo in memoria di Stalin apparso su Rinascita» (Febbraio 1953) (1). GLORIA A STALIN!

Stalin è morto. La sua scomparsa ha colpito gravemente i popoli sovietici ed ha lasciato commossa e attonita l'umanità intiera [ ... ]. La sua opera titanica, il suo genio, la sua vita, per oltre un trentennio, hanno stupìto il mondo e sollevato per la sua persona la riconoscenza e l'amore infinito dei popoli. Un terzo dell'umanità, ottocento milioni di cittadini, grazie, soprattutto alla sua guida ed al suo esempio, hanno liquidato definitivamente lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, si sono liberati da ogni del febbraio 1953, p. 112.

133

NOTE TROTZKY Leone. - Insieme con Lenin fu uno dei principali animatori e organizzatori della Rivoluzione d'Ottobre, fondò l'armata rossa· ed ebbe importantissime cariche nel partito bolscevico, nel Comintern e nello Stato sovietico. Negli anni che seguirono la morte di Lenin, si scatenarono nel partito furibonde lotte di frazione; Trotzki tu battuto, perseguitato e costretto all'esilio. Stalin temeva la forza intellettuale, il grande prestigio e l'affascinante personalità di Trotzki, non si sentì tranquillo fino a quando un suo agente lo assassinò, nel 1940, in Messico. KIROV Serghei. - Militante nel partito bolscevico dal 1904, segretario dell'organizzazione di Leningrado dal 1926 al 1934, agì accanitamente contro gli oppositori di Stalin, di cui fu uno dei più stretti collaboratori insieme con Zdanov e Kaganovic. Fu assassinato nel 1934 da un giovane gregario della polizia politica; la sua morte diede modo a Stalin di aprire un periodo di sanguinosissime purghe. Al XXII congresso del PCUS, Krusciov ha rivelato che fu Stalin stesso a far sopprimere Kirov, per mettere in moto la macchina di repressione delle opposizioni già da tempo predisposta. TUKHACEVSKI Mikhail. - Fu uno dei capi dell'armata rossa, nel 1920 sconfisse le truppe controrivoluzionarie di Denikin. In seguito diventò capo di stato maggiore dell'armata rossa; Stalin lo fece fucilare nel 1937, sotto l'accusa di essere al servizio dei nazisti. IL « RAPPORTO SEGRETO» sui delitti e sui misfatti dell'era staliniana, è stato tenuto da Krusciov ai delegati del PCUS al XX congresso, in una seduta notturna del 24-25 febbraio 1956. La clamorosa notizia filtrò abbastanza presto in occidente, e il 4 giugno 1956 il Dipartimento di Stato americano rese pubblico il testo integrale del documento. Ufficialmente il « rapporto segreto » non è stato ancora pubblicato dalla stampa comunista, nè in URSS nè in Italia, nè altrove; anzi la stampa comunista mise sempre in dubbio l'autenticità del documento e giunse addirittura al punto, come fece « L'Unità », di negarne l'esistenza. Solo recentemente, durante i lavori del XXII congresso del PCUS (ottobre 1961), i sovietici hanno fatto riferimenti al « rapporto segreto » ed esplicite ammissioni sulla sua esistenza.

135

INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI

1. Copertina del volume gliatti. 2. Frontespizi delle

«

«

Vita di un italiano » di Palmiro To-

Lettere ai compagni

».

3. Prima pagina de « Il Corriere d'Informazione » con le notizie dell'azione critica svolta nel PCI. 4. Pagine del rapporto, fatto dai sovietici alla prima riunione segreta del Cominform, trascritte da Pietro Secchia. 5. Brano del rapporto in cui si forniscono « colpe » di Beria.

«

prove » sulle

6. Laurenti Beria. 7. Gheorghi Zukov. 8. Due documenti del PCI; comunicato contro i presunti assassini di Kirov; testo dello scritto di Ercoli (Palmiro Togliatti) intitolato « Gli insegnamenti del processo di Mosca ». 9. Comunicato del PCI sulla condanna di Tukhacevski. 10. Ercoli (Palmiro Togliatti): di Mosca. 11. Frontespizio de

«

«

Gli insegnamenti del processo

Lo Stato Operaio», agosto 1936.

12. Tito sì, Tito no. 13. Come « Vie Nuove » giudicava il della caduta in disgrazia. 14. Dimostrazioni del gliatti. 15.

«

«

«

gruppo antipartito » prima

culto della personalità» di Palmiro To-

Santini »staliniani.

16. Lasciapassare speciale per i Paesi del campo sovietico.

136

INDICE DEI NOMI

A

Agnelli (senatore), 100. Alberti Rafael, 133. Alicata Mario, 17, 47. Amadesi Luigi, 30. Ascaso Domingo, 27.

B Badoglio Pietro, 28. Bandiera (fratelli), 110. Barbieri Francesco, 27. Batner A. A., 68. Bauer Otto, 59, 73, 79. Bei Adele, 111. Beria Laurenti, 13, 14, 33, 34, 35, 37-43, 47, 48. Berneri Camillo, 27. Bessonov Serghei, 61, 65, 67. Besteiro Julian, 27. Bistoncini Sergio, 30. Bonomi Ivanoe, 28. Bordiga Amadeo, 8, 19, 22. Borghese (principi). Borletti (senatore), 100. Bukharin Nikolai, 8, 23, 35, 56, 59, 61, 64, 65, 67, 68. Bulanov P., 61, 63, 65, 68. Bulganin Nikolai, 34, 47.

c Cacciapuoti Salvatore, 19. Cachin Marce!, 87. Cairoli (fratelli), 110.

Cristo, 117. Caprara Massimo, 28. Casado Segismundo, 27. Casati (conti), 100, 103. Cassola Carlo, 17. Cavour Camillo, 19. Cernov Mikhail, 61, 65, 67, 68. Cervenkov Vylko, 39, 42, 43. Cicalini Antonio, 14. Cini Vittorio, 100. Citrine, 73. Clemenceau Georges, 86. Conti Ettore, 100, 103. Corridoni Filippo, 113. Curie Etienne, 40. Curie Joliot, 40.

D De Brouckère, 59, 73, 79. De Gasperi Alcide, 28, 127. De Kérillis, 88. Di Bagno (marchesi), 104. Di Giulio Fernando, 50. Dimitrov Gheorghi, 28, 69, 71, 86. Donegani (famiglia), 100, 102, 103. D'Onofrio Edoardo, 13, 43, 44, 49, 50. Daria (principi), 104. Doriot Jacques, 88, 90. Duclos Jacques, 17, 34. Dzerginski Felix, 95.

E Engels Federico, 131.

137

F Feltrinelli Gian Giacomo, 20. Ferrari, 27. Ferrer Francisco, 27. Fischer Ruth, 87. Fouché Joseph, 8. Franco Francisco, 27. G Gaggia Achille, 100. Gaggia Luigi, 100. Garibaldi Giuseppe, 19, 110. Gengis Khan, 20. Gheorghiu Dei, 35. Gobbels Paul Joseph, 85. Gorki A., 62, 63, 65. Gottwald Clement, 35. Gramsci Antonio, 19-22, 26, 45, 110, 132. Grinko Grigorii, 61, 65, 67, 68. Guttuso Renato, 60. H Hitler Adolf, 59, 73, 79, 84, 85, 94, 107. Hyg Niels, 87. I Iagoda Henich, 61, 62, 63, 65, 67, 68. Iegiov Nikolai, 62, 63, 95. Ignatiev, 48. Ikramov Akmal, 57, 61, 65, 68. Ingrao Pietro, 47. Ivanov Vladimir, 61, 65, 67, 68. J

Jotti Leonilde, 19, 31. Jaurès Jean, 7.

K Kaganovic Lazar, 34, 47.

138

Kamenev Lev, 21, 61. Kaplan Dora, 68. Karwahne, 87. Kasakov I., 61, 65, 68. Kilboom, 87. Khodgiaiev Faizulla, 61, 65, 67, 68. Kirov Serghei, 61, 62, 63, 65, 70, 89, 93. Kostiliev, 49. Kreuger Ivar, 87. Krestinski Nicolai, 61, 65, 67, 68. Kriutckov, 61, 65, 68. Krupskaia Nadiezda, 34. Krusciov Nikita, 8, 13, 14, 30, 33-35, 39, 47-51, 55, 60, 121. Kuibiscev V., 62, 63, 65. L Lanza (principi), 104. Lenin Vladimir, 20, 21, 23, 34, 40, 55, 57, 58, 62, 64, 67, 68, 95, 123, 124, 126, 130, 131, 132, 133. Leonetti Alfonso, 25. Levin L., 61, 65, 68. Li Causi Gerolamo, 110. Longo Luigi, 17, 31, 43, 45, 50. M Mac Donald, 90. Maggioni Davide, 27. Maggioni Nando, 27. Malenkov Gheorghi, 8, 13, 34, 36, 37, 47, 48, 50. Mameli (fratelli), 110. Manuilski Dimitri, 28. Mao Tze-dun, 15, 121. Marchesi Concetto, 47. Marcon Pietro, 27. Markos, 25, 29. Marty André, 28. Marzocchi Umberto, 26. Marx Carlo, 123, 131. Masini Pier Carlo, 8. Maximov-Dikovski V., 61, 65, 68. Mazzini Giuseppe, 19. Mengmski V., 62, 63, 65.

Miajn Menant, 27. Milll'rund Alexandre, 90. Molotov Viaceslav, 13, 33, 34, 35, 47, 48, 50. Montnn11rl Camillo, 87. Morpurgo Edgardo, 100, 102, 103. Motta (senatore), 100. Mussolini Benito, 26, 90, 97, 102.

N Napoleone, 86. Nin Andrés, 27. Nocchi Alberto, 50. Nenni Pietro, rr.

o Oldenburg S. E., 55. Orsi Carlo, 100.

p Paletta Gian Carlo, 11. Pallavicina (marchesi), 104. Farri Ferruccio, 28. Parodi Giovanni, 110. Pavoncelli (conti), 100, 102, 104. Pescov, 63. Piatakov Juri, 56, 57, 61. Pilsudski Giuseppe, 90. Pio XI, 117. Pirelli (famiglia), 100, 102, 103. Pisacane Carlo, 110. Plietniov D., 61, 65. Pontecorvo Bruno, 39, 40. Pospielov, 48. Pattino di Capuana (marchesi), 104.

R Rakosi Mathia, 30, 35, 43, 49, 87. Rakovski Christian, 59, 61, 65. Rankovic Alexander, 41. Ravazzoli Paolo, 25. Rebaudengo (famiglia), 100. Reese Maria, 87.

Rikov Alexei, 59, 61, 65, 67, 68. Robles Gil, 85. Robotti Paolo, 29. Rosengoldz Arcadii, 61, 65, 67, 68 Ruffo (principi), 102, 104.

s Salinari Carlo, 17. Santhià Battista, 110. Savolianen, 63. Scevliaghin D., 29. Schevenels, 73. Sciarangovic V., 61, 65, 68. Sciatalin, 48. Scoccimarro Mauro, 110. Secchia Pietro, 13, 19, 20, 21, 25, 30, 31, 33, 34, 35, 37, 39, 42, 43, 44, 49, 50, 121, 122, 126. Semionov, 67. Serracapriola, 104. Serebriakov, 61. Silane Ignazio, 8. Spada (principi), 104. Stalin Giuseppe, 8, 13, 16, 18, Hl. 21, 22, 25, 28-31, 33-38, 44, 47-51, 55, 56, 57, 59, 60, 64, 66, 67, 70, 71, 74, 75, 81, 86, 89, 93, 94, 95, 121-133. Stepanov, 28. Suslov Mikhaiel, 47, 48. Sverdlov Jacob, 64, 67. Svernik Nikolaj, 121. T Tasca Angelo, 20. Taurnon Adriano, 100, 102, 104. Terracini Umberto, 20, 110. Thorez Maurice, 17, 35, 43. Tito, 25, 28, 37, 42, 49, 50. Togliatti Palmiro (Ercoli), 7, 8, 13, 14, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 25, 26, 27, 28, 29, 30, 31, 39, 43, 44, 45, 49, 50, 51, 59, 60, 69, 94, 97, 121, 122, 124, 126, 132. Torlonia (principi), 104. Tresso Pietro, 25. Trombadori Antonello, 17, 19.

139

Trotzki Leone, 8, 21, 22, 23, 56, 57, 58, 59, 62, 64, 66, 69, 70, 73, 79, 80, 85, 86, 87, 88, 94. Tukhacevski Michail, 61, 94.

Visconti (duca), 104. Volodarski, 67. Volpi (conte), 100, 102, 103. Voroscilov Klementi, 34.

w

u Weishauss, 87.

Ulbricht Walter, 35, 43. Ulrich V., 68.

z Zapotocki Antonin, 43. Zelenski Isaak, 61, 65, 67, 68. Zinoviev Grigori, 21, 23, 56, 61. Zubariev P., 61, 65, 67, 68. Zukov Gheorghi, 33, 37, 47, 48.

V Venerosi (conte), 104. Vidali Vittorio, 51. Viscinski Andrei, 8, 65.

S-1 G LE CC: Comitato centrale. CCC: Commissione centrale di controllo. CGIL: Confederazione generale italiana del lavoro. COMINFORM: Ufficio d'informazione dei partiti comunisti, c