Sulla questione ebraica 9788845258077

Snodo cruciale nella genesi della ''concezione materialistica della storia'' e del superamento delle

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Sulla questione ebraica
 9788845258077

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KARL MARX SULLA QUESTIONE EBRAICA Testo tedesco a fronte

Saggio introduttivo, traduziÒne, note e apparati di Diego Fusaro

~BOMPTANT

~ TESTT A FRONTE

ISBN 978-88-452-5807-7

© 2007 R.C.S. Libri S.p.A:, Milano T edizione Bompiani Testi a fronte febbraio 2007 TT edizione Bompiani Testi a fronte luglio 2010

A mia madre Francesca

1. (T.W Adorno)

Per noi che veniamo dopo Auschwitz, occuparsi della «questione ebraica>> non significa soltanto riproporre un testo straordinario - per la sorprendente nitidezza di profilo e per la capacità di far luce sui problemi - quale è quello di Marx: vuol dire anche interrogarci, ancora una volta, su Auschwitz, su quel «gigantesco "perché?" che segna come una ferita non rimarginata la storia del XX secolo>>2. Parafrasando Dialettica dell'illuminismo, vuol dire chiedersi perché la cultura occidentale, forte di una tradizione raziona~ listica e apparentemente umanitaria più di ogni altra, sia sprofondata in un nuovo genere di barbarie, anziché giungere a una condizione autenticamente urna1 T.w: Adorno, Erziehung nach Auschwitz (1966), in Stichworte. Kritische Modelle, 1969; tr. it. Educazione dopo Auschwitz, in Parole chiave. Modelli critici, SugarCo, Milano 1974, p. 123. 2 L. Alfieri, Consenso di morte. Il punto di vista dei persecutori, in E. Donaggio - D. Scalzo (a cura di), Sul male. A partire da Hannah Arendt, Meltemi, Roma 2003, p. 181.

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na3. Vuol dire, di conseguenza, mettere in dubbio i conclamati traguardi raggiunti dalla nostra tradizione, le sue realizzazioni culturali, le basi su cui essa poggiava: vuol dire, in ultima analisi, prendere atto che tutto ciò è stato inghiottito da Auschwitz, da quel «buco nero» che 'tutto assorbe e nulla ~estituisce4. Perfino le classiche giustificazioni filosofiche del male prospettate dalla religione - la «nemesi divina>> e la >12, onesti padri di famiglia che, come Eichmann, agivano credendo di fare del bene e inseguendo il sogno del giardiniere che progetta un giardino meraviglioso, per la T.W. Adorno, Dialettica negativa, cit., p. 330. E Kafka, Lettere, Mondadori, Milano 1988, p. 27. l i A. Gramsci, Indifferenti, 1917, in Opere, Editori Riuniti, Roma 1997, p. 23. 12 P Levi, I sommersi e i salvati (1986), Einaudi, Torino 1987, p. 166. 9

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realizzazione del quale è necessaria· l'estirpazione delle erbacce che lo infestano13. La riproposizione delle riflessioni di Marx sulla questione ebraica ha pertanto la duplice valenza di ferire la nostra coscienza affinché essa non dimentichi e non ripeta quanto accaduto e di esaminare una delle vie alternative che la cultura occidentale avrebbe potuto intraprendere: quella dell'emancipazione umana, il sogno che sta al cuore dello scritto marxia- . no e che il Novecento ha spazzato via con violenza, capovolgendolo perversamente nell'incubo del più feroce assoggettamento dell'uomo da parte dell'uomo14: l'antica utopia di un'epoca futura in cui tutto è possibile alt'uomo si è tragicamente trasformata, nella realtà storica, nella distopia per cui tutto è possibile sull'uomo. Di quest'incubo Auschwitz rappresenta il paradigma.

13 Cfr. Z. Bauman, Modernity and the Holocaust, 1989; tr. it. Modernità e olocausto, Il Mulino, Bologna 1992, pp. 135 ss. 14 È tuttavia bene guardarsi dalla cosiddetta teoria dei (l'immagine è di David Friedrich Strauss) che. annuncia un nuovo giorno denso di problemi da risolvere; tema che affiora, pur declinato diversamente, in pressoché tutti i «Giovani hegeliani>>, accomunati dalla convinzione che la filosofia, lungi dall'aver trovato il proprio compimento nel sistema hegeliano, abbia ancora dinanzi a sé un'interminabile serie di problemi e di contraddizioni con cui misurarsi, assumendo la critica del presente come atteggiamento programmatico e in grado di precorrere il futuro («dalla critica del vecchio mondo vogliamo desumere quello nuovo>>21, secondo la felice espressione di Marx); proprio perché convinti che anche il sistema hegeliano sia una filosofia particolare e determinata, legata come ogni altra secondo l'insegnamento di Hegel stesso - al proprio tempo, i «Giovani hegeliani» sono alla costante ricerca di quelli che, per usare un'espressione cara a Feuerbach, possiamo etichettare come i «principì della filosofia dell'avvenire>>22. Il sistema hegeliano, pertanto, viene privato dell'assolutezza conferitagli da Hegel stesso, il quale l'aveva presentato, non senza una certa presunzione, come il compimento decisivo della filosofia: come se lo «Spirito assoluto» si fosse concretizzato sulla cattedra berlinese di Hegel, come amava notare ironicamente S0ren Kierkegaard. 20 «Die Eule der Minerva begiilnt erst mit der einbrechenden Diimmerung ihren Flug>>: G:WF. Hegel, Lineamenti di filosofia del diritto, cit., pp. 64-65. 21 Marx a Ruge, settembre 1843, in Annali franco-tedeschi, cit., p. 72.

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Quanto a Bauer e a Marx, i due avevano stretto un'amicizia che si sostanziava di una profonda condivisione di interessi e di visioni del mondo, ili particolare della convinzione che il principale compito richiesto dalla filosofia fosse l'impegno affinché il razionale potesse trovare cittadinanza ili un reale che, innervato com'era di contraddizioni e di ingiustizie sociali, tutto poteva dirsi fuorché razionale. A Bonn, nel 1841, Bauer non si era limitato a provocare con la sua condotta il perbenismo borghese: aveva anche pubblicato ili forma anonima La tromba del giudizio universale contro Hegel, ateo e anticristo, fingendo che lo scritto fosse opera di un pio credente che denunciava la pericolosità del pensiero di Hegel - «uomo corruttore, pieno di odio per tutto ciò che è divino e sacro>>23 - ili sede teologica, escludendo ili tal maniera ogni possibile conciliazione tra l'hegelismo e la religione cristiana: lo scopo di que5ta divertente trovata era la dimostrazione, condotta ili maniera mediata dietro la maschera di un devoto uomo di fede, dell'im22 Cfr. L. Feuerbach, Grundsiitze einer Philosophie der Zukunft, 1843; tr. it. Principi della filosofia dell'avvenire, Einaudi, Torino 1946, a cura di N. Bobbio. 23 B. Bauer, Die Posaune des jungsten Gerichtes uber Hegel den Atheisten undAntichristen. Ein Ultimatum, 1841; tr. it. La tromba del giudizio universale contro Hegel, ateo e anticristo. Un ultimatum, in K. ·Lowith, La sinistra hegeliana, Laterza, Roma-Bari 1960, p. 106. G. Mayer (Karl Marx und der zweite Teil der «Posaune», in , 1916) ha pensato che l'opera fosse il frutto di un lavoro a quattro mani di Bauer e Marx, tesi che però è stata smentita da numerosi studi successivi. È tuttavia un dato di fatto che, nei primi anni Quaranta, Marx e Bauer volessero fondare una rivista significativamente intitolata , Bd. XLVI, 1928.

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possibilità di una coniugazione della religione col pensiero hegeliano, il quale pertanto - questa la implicita conseguenza del ragionamento baueriano - era legittimo appannaggio della sola «Sinistra»; con ironia spietata, su un giornale di ispirazione hegeliana si disse che ogni Bauer («contadino», in tedesco) avrebbe facilmente compreso il senso di quello scritta24. Lepremesse di questa insanabile frattura con la religione erano già tutte in alcune considerazioni di Bauer risalenti a qualche anno prima. Scrivendo spesso in forma anonima - per cautelarsi dall'occhiuta censura -, egli aveva cominciato ad occuparsi in maniera radicale (e ben poco consona a un docente di teologia) di problemi teologici: e ben presto era pervenuto, in sede teoretica, alla conclusione che filosofia e religione non solo non potevano armonizzarsi (come troppo fiduciosamente sperava Hegel), né tanto meno la filosofia doveva essere degradata ad «ancella della teologia» (secondo la formula medievale che ben si attaglia alla posizione della > videro sfumare il loro sogno di infiltrarsi nel corpo accademico per contrabbandare dalle cattedre la loro filosofia critica; la conseguenza fu che essi scelsero un nuovo strumento per propagandare le loro idee corrosive: le pagine dei giornali e delle riviste, sulle quali fecero apparire feroci critiche contro i conservatori che occupavano le cattedre tedesche e contro le contraddizioni da questi ultimi difese come razionali se contestualizzate nell'economia complessiva del ·sistema. Del resto, Marx aveva già acquisito coscienza del radicale mutamento in senso conservatore della situazione accademica berlinese allorché, presso quell' ateneo, era -stato chiamato Schelling ad insegnare e il nostro autore, pur di evitare il confronto con l' austero professore, aveva rinunciato a laurearsi a Berlino: non stupisce se nella dissertazione, che presentò all'università di Jena, Marx derise Schelling senza .remore, prendendone di mira la scarsa coerenza di principi e la mancanza di fede liberale. Abbandonato il progetto della carriera accademica, Marx comincia a collaborare assiduamente alla Rheinische Zeitung, la rivista di Colonia diretta da

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Moses Hess: essa fu il frutto di un > -, e che essa, lungi dal sorgere casualmente e senza nessi con la realtà «come i funghi>>29, sia l'emanazione della realtà stessa, 30: già Lenin scorgeva nelle acquisizioni di questo periodo «i segni di un trapasso di Marx dall'idealismo al materialismo>>3 1, insistendo tuttavia con enfasi eccessiva su un presunto proto-comunismo marxiano e commettendo il fin troppo comune errore di rileggere il «giovane Marx» in funzione del «Marx maturo» del Capitale32. Infatti verso il comunismo, in quegli anni, Marx nutre sentimenti ambigui, vivendo una sorta di conflitto di coscienza in forza del quale è attratto dagli ideali. comunisti e, al tempo stesso, avverte in sé il rifiuto di quegli ideali dettato dalla ragione, la quale inorridisce dinanzi alla prassi materiale sganciata dalla teoria. Ancora nel settembre del 1843, egli si rivela diffidente verso il comunismo, nel quale scorge un' «astrazione dogmatica>>33 neJ1:a quale 28 «Il filosofizzarsi del mondo è, insieme, il fenomenizzarsi della filosofia, [ ... ] il suo attuarsi è, insieme, il suo perdersi, [ ... ] ciò che essa combatte ali' esterno è la sua stessa deficienza interna>>: K. Marx, Differenz der demokritischen und epikureischen Naturphilosophie, 1841; tr. it. Differenza tra le filosofie della natura di Democrito e di Epicuro, Bompiani, Milano 2004, a cura di D. Fusaro, p. 217. 29 K. Marx, ].;articolo di fondo del n. 79 della Kolnische Zeitung, in Gazzetta Renana, n. 195, 14 luglio 1842, cit. 30 Ibidem. 31 V.I. Lenin, Karl Mar.x, 1914; tr. it. Karl Marx, in Opere complete, Editori Riuniti, Roma 1966, p. 70. 32Del «giovane Marx», del resto, Lenin non poteva conoscere la maggior parte degli scritti, che cominceranno a diffondersi a partire dal 1927. 33 Marx a Ruge, settembre 1843, in Annali franco-tedeschi, cit., p.

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convivono enigmaticamente le due istanze opposte dell'umanismo e del privatismo. Lo stesso Marx, a parecchi anni di distanza, nella celebre prefazione a Per la critica delt economia politica, guardando retrospettivamente al proprio passato, riconoscerà l'importanza dell'attività giornalistica svolta sulle pagine della R.heinische Zeitung, grazie alla quale aveva avuto le prime occasioni di occuparsi di «problemi economici>>34 e di prendere atto dell'inaggi.rabile importanza della sfera materiale; proprio su questo punto, ai tempi della R.heinische Zeitung, Marx era già entrato in contrasto coi liberali borghesi, ai quali rinfacciava l'eccessiva prudenza e la critica meramente verbale- e dunque inutile sul piano pratico - dello status quo: in altri termini, egli era consapevole che la 62 - rispecchia perfettamente l'essenza del cristianesimo .e, in generale, della religione, che divide il mondo intero in due categorie che saranno ben presenti a Carl Schmitt63: gli amici, a cui rivolgere il proprio amore, e i nemici, da combattere senza esclusione di colpi. È dunque soltanto un'illusione quella secondo cui l'amore cristiano sarebbe più universale rispetto a quello ebraico, rivolgendosi in teoria anche al nemico: Bauer metteva in luce come, nella prassi, i nemici sono combattuti mortalmente, secondo il motto «chi non è con Cristo, è contro Cristo»64. E la storia dà una tragica conferma di questa teoria. Pertanto, il vero problema che soggiace alla questione ebraica è l'esistenza della religione, il suo aver conquistato il trono: il tratto distintivo di ogni religione è la sua «esclusività>> (Ausschliefllichkeit), il dividere le genti (nel caso dello Stato monarchico: i sudditi) 62 Bernardo cli Chiaravalle, Liber ad Milites Templi. De laude novae militiae, in Opere, Città Nuova, Roma 1984, pp. 446-447. 63 È del resto documentato l'interesse cli Schmitt per Bauer: una copia della Judenfrage era presente nella biblioteca personale cli Schmitt, il quale ebbe modo cli scrivere che >, Year Book N) parlò di «titolo fuorviante» e denunciò la fin troppo evidente propaganda antisovietica che animava l'operato del tradur tare. 114 M. Rubel, Karl Marx. Essai de biographie intellectuelle, 1957; tr. it. Karl Marx. Saggio di biografia intellettuale. Prolegomeni per una sociologia etica, Colibrì, Milano 2001. 115 M. Lowy, Il giovane Marx, cit., p. 95. 116 E. Sterling, Er ist wie du. Aus der Fruhgeschichte des Antisemitismus in Deutschland (1815-1850), Chr. Kaiser Verlag, Miinchen 1956, p. 112.

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smo (come del resto anche dal cristianesimo), vale a dire che cessi di essere ebreo per passare ad essere uomo. Ma che cosa significa, in concreto, «cessare di essere ebrei»? Non è difficile evincerlo dal testo marxiano: m; e I' ebreo reale è, per l'appunto, quello che si dedica anima e corpo all'attività pratica, al commercio, e che come vero dio ha il denaro; sicché l'emancipazione da questa forma di egoismo pratico diventa un obiettivo non solo per l'ebreo ma anche per tutti i cittadini tedeschi. Se dunque si eliminassero i presupposti del commercio, la sua stessa possibilità, ecco allora che lebreo mondano (non quello astratto e irreale di cui parla Bauer) cesserebbe di esistere e si trasformerebbe in uomo. Pertanto, I' espressione «ebraismo» dev'essere intesa, in Marx, come metafora dell'egoismo borghese: liberarsi dall'ebraismo vuol dire liberarsi dall'egoismo dilagante nella società civile. In questa prospettiva, ben si capisce come il borghese è tanto più borghese quanto più, nella sua attività pratica, assomiglia all'ebreo; questi, a ben vedere, si è già emancipato in modo giudaico nella misura in cui ha fatto dei propri traffici, dell'uso del danaro un metro di misura dell'egoismo della soc1eta borghese, spingendosi addirittura nell'America settentrionale - a fare della religione un oggetto di business. L'asserto marxiano secondo cui «gli ebrei si sono emancipati nella misura in cui i cristiani si sono ebraiciZzati»us deve dunque essere inteso esattamente in questo senso. L'ebreo, allora, è un'incarnazione perfettamente riuscita del bourgeois . Cfr. infra, p. 163. 118 Ivi, p. 165.

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Muovendo dalla polemica antibaueriana inizialmente circoscritta al problema dell'emancipazione religiosa, Marx ha sottoposto a critica l' emancipazione politica propugnata da Bauer e dagli altri «Giovani hegeliani», per poi giungere ad attaccare frontalmente lo Stato, smascherandone la vera natura di strumento di difesa della società civile e dei suoi privilegi. Si tratterà ora di delineare il profilo di una possibile via che porti alla vera emancipazione, che - come è facile intuire - dev'essere un'emancipazione sociale, che coinvolga la sfera dell'esistenza dell'uomo sulla terta della società e non soltanto nei cieli della politica.

9. J;emancipazione umana. «Soltanto quando l'uomo reale, individuale, compendia in sé il cittadino astratto, e come uomo individuale nella sua vita empirica, nel suo lavoro individuale, nei suoi rapporti individuali è diventato ente di genere, soltanto quando l'uomo ha riconosciuto e organizzato le sue "proprie forze" come forze sociali, e per ciò stesso non disgiunge più da sé la forza sociale nella figura della forza politica, soltanto allora l'emancipazione umana è realizzata>>119. (K. Marx)

Dopo aver operato con precisione chirurgica sui concetti e sulle concrete realizzazioni dello Stato e della società civile, mostrandone la limitatezza e le intime contraddizioni, Marx propone la sua soluzione: l' «emancipazione umana» (menschliche Emanzipation ), che per lui coincide con l'emancipazione socia119

Ivi, p. 157.

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le. Va detto che alla straordinaria precisione con cui ha criticato la società e lo Stato esistenti s'accompagna un'imbarazzante astrattezza e àpprossimazione nel delineare in che cosa effettivamente consista e come debba attuarsi tale emancipazione reale. Anche questa, a ben vedere, sarà una costante.del pensiero marxiano, tanto preciso nel descrivere e criticare il presente e il passato quanto vago nel delineare gli sviluppi futuri: ben consapevole di ciò, nel Capitale dirà che non è mai stata sua intenzione prescrivere ricette >129.

In forza di questa alleanza strategica, la filosofia cessa di esistere, si dona al mondo e lo filosoficizza sopprimendo il proletariato e, con ciò stesso, emancipando l'uomo: l'eliminazione della classe proletaria e l'emergenza dell'uomo >: i due non pubblicheranno l'opera, preferendo affidarla alla «critica roditrice dei topi» delle cantine in cui resterà per parecchi anni. Compone le undici Tesi su Feuerbach, opera con la quale chiude i conti con Feuerbach, accusato di aver trascurato la storia e la prassi umana. 1847 Si tiene il primo congresso della Lega dei comunisti, nata dalla Lega dei giusti, che affida a Marx l'incarico di stendere un manifesto programmatico. 1848 L'Europa è scossa dalle rivoluzioni. Marx scrive insieme ad Engels il Manifesto del partito comunista. Per la sua attività politica, riceve I' ordine di abbandonare il Belgio. Visto il clima meno ostile della Germania verso i fuoriusciti, decide di rientrare in patria e fonda la Neue Rheinische Zeitung, che esalta coraggiosamente la rivoluzione parigina di giugno. 1847-1850 Nuovamente espulso dalla Prussia, Marx torna a Parigi, dove lo raggiunge la moglie, che aspetta un quarto bambino. Ma il governo francese gli vieta di rimanere sul suolo della Repubblica e Marx decide di trasferirsi a Londra. Qui, nonostante i costanti aiuti economici di Engels, vive in condizioni molto critiche. Tiene alcune conferenze presso l'Associazione culturale operaia comunista, prima traccia che lo avrebbe condotto alla stesura del Capitale. 1851-1856 Le sue condizioni economiche sono disastrose.

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CRONOLOGIA DELLA VITA E DELLE OPERE

Scrive Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte, opera in cui analizza il colpo di stato del 2 dicembre 1851. Su sua proposta, la Lega dei comunisti viene sciolta. Nonostante i costanti aiuti dell' runico Engels e di altre persone, vive in condizioni di assoluta miseria, a tal punto da dover impegnare i vestiti. Nel 1854 la fatniglia Marx si trasferisce in uno dei quartieri più malsani di Londra, Soho. Muore il piccolo Edgard, affettuosamente chiamato Musch. Per Marx è un dolore terribile. Nel 1856, grazie all'eredità della madre di Jenny, lasciano le due stanze soffocanti di Soho e si trasferiscono in Maintland Park, alla periferia di Londra. 1857 Marx riprende i suoi studi di economia. Inizia la stesura dei Lineamenti fondamentali della critica dell' economia politica, ampio lavoro preparatorio al Capitale. 1859-1863 Nel 1859 termina il manoscritto Per la critica dell'economia politica. Nel 1860, si intensificano i suoi rapporti con Ferdinand Lassalle che, come Marx, era giunto al socialismo attraverso la filosofia hegeliana. Nel 1861 Jenny si ammala di vaiolo; qualche. mese dopo anche Marx contrae e supera la stessa malattia. Per far fronte alla grave situazione economica della famiglia, fa domanda di assunzione nelle Ferrovie dello Stato, ma la richiesta viene respinta per la grafia pressoché illeggibile. Alla fine del novembre .1863, muore sua madre; eredita un piccolo lascito dalla morte della madre che gli consente di superare i momenti peggiori. 1864 Nasce l'Associazione internazionale dei lavoratori (la > (>, quando elimina del tutto il suo ebraismo (p. 65). Così, di conseguenza, il rapporto tra ebrei e cristiani diventa il seguente: il solo interesse del cristiano ali' emancipazione dell'ebreo è un interesse universalmente umano, un interesse teoretico. L'ebraismo è un fatto oltraggioso all'occhio religioso del cristiano. Non appena il suo occhio smette di essere religioso, questo fatto smette di essere oltraggioso. In sé e per sé, l'emancipazione dell'ebreo non è un lavoro per il cristiano. Al contrario, per affrancarsi, l'ebreo deve tollerare non solo il proprio lavoro, ma anche il lavoro del cri-

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des Christen, die »Kritik: der Synoptik:er« und das. »Leben J esu« etc. durchzumachen. »Sie mogen selber zusehen: sie werden sich selber ihr Geschick bestimmen; die Geschichte aber liillt mit sich nicht spotten.« (p. 71). Wir versuchen, die theologische Fassung der Frage zu brechen Die Frage nach der Emanzipationsfahigkeit des Juden verwandelt sich uns indie Frage, welches besondre gesellschaftliche Element zu iiberwinden sei, um das J udentum aufzuheben? Denn die Emanzipationsfahigkeit des heutigen Juden ist das Verhaltnis des Judentums zur Emanzipation der heutigen Welt. Dies Verhaltnis ergibt sich notwendig aus der besondem Stellung des Judentums in der heutigen geknechteten Welt. Betrachten wir den wirklichen weltlichen J uden, nicht den Sabbatsjuden, wie Bauer es tut, sondem den Alltagsjuden. Suchen wir das Geheimnis des· Juden nicht in seiner Religion, sondem suchen wir das Geheimnis der _ Religion im wirklichen Juden, Welches ist der weltliche Grund des Judentums? Das praktische Bediirfnis, der Eigennutz. Welches ist der weltliche Kultus des Juden? Der Schacher. Welches ist sein weltlicher Gott? Das Geld. Nun wohl! Die Ernanzipation vorn Schacher und vorn Geld, also vom praktischen, realen J udentum ware die Selbsternanzipation unsrer Zeit. Eine Organisation der Gesellschaft, welche die Voraussetzungen des Schachers, also die Moglichkeit des Schachers aufhobe, hatte den J uden unrnoglich gemacht. Sein religioses Bewu.Gtsein wùrde wie ein fader Dunst in der wirklichen Lebensluft der Gesellschaft

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stiano, la «Critica dei sinottici>>23, la «Vita di Ges-fo>24, ecc. «Questo è affar loro: essi determineranno autonomamente il proprio destino; tuttavia la storia non si lascia prendere in giro» (p. 71). ·Noi tentiamo di spezzare la formulazione teologica del problema. La questione della capacità dell'ebreo di emanciparsi si traduce per noi nella questione riguardante quale elemento sociale particolare debba essere superato affinché l'ebraismo venga tolto di mezzo. Infatti, la capacità di emanciparsi dell'ebreo del giorno d'oggi risiede nel rapporto dell'ebraismo con l'emancipazione del mondo del giorno d'oggi. Tale rapporto risulta necessariamente dalla particolare posizione dell'ebraismo nell'odierno mondo assoggettato. Esaminiamo l'ebreo reale mondano, non l'ebreo del Sabbath, come fa Bauer, mal' ebreo di tutti i giorni. Non cerchiamo il segreto dell'ebreo nella sua religione, ma cerchiamo il segreto della religione nell' ebreo reale. Qual è il principio mondano dell'ebraismo? Il bisogno pratico, il tornaconto. Qual è il culto mondano dell'ebreo? Il vile commercio. Qual è il suo Dio mondano? Il denaro. Orbene, l'emancipazione dal commercio e dal denaro, quindi dall'ebraismo pratico e reale, sarebbe I' autoemancipazione del nostro tempo. Un'organizzazione della società che rimuovesse i presupposti del traffico, quindi la possibilità del traffico, renderebbe impossibile l'ebreo. La sua coscienza religiosa si dissolverebbe come un vapore privo di consistenza nella vivida atmosfera reale della società.

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sich au:flosen. Andrerseits: wenn der Jude dies sein praktisches Wesen als nichtig erkennt und an seiner Au:fhebung arbeitet, arbeitet er aus seiner bisherigen Entwicklung heraus, an der menschlichen Emanzipation schlechthin und kehrt sich gegen den hachsten praktischen Ausdruck der menschlichen Selbstentfremdung. Wir erkennen also im J udentun ein allgemeines gegenwiirtiges antisoziales Element, welches durch die geschichtliche Entwicklung, an welcher die Juden in dieser schlechten Beziehung eifrig mitgearbeitet, auf seine jetzige Hohe getrieben wurde, auf eme Hohe, auf welcher es sich notwendig auflosen muB. Die ]udenemanzzpation in ihrer letzten Bedeutung ist die Emanzipation der Menschheit vom ]udentum. Der Jude hat sich bereits auf jiidische Weise ernanzipiert. »Der Jude, der in Wien z.B. nur toleriert ist, bestirnmt durch seine Geldmacht das Geschick des ganzen Reichs. Der Jude, der in dem kleinsten deutschen Staat rechtlos sein kann, entscheidet iiber das Schicksal Europas. Wahrend die Korporationen und Ziinfte dern Juden sich verschlie.Ben oder ihm noch nicht geneigt sind, spottet die Kiihnheit der Industrie des Eigensinrts der mittelalterlichen Institute.« (B. Bauer, »Judenfrage«, p. 114). Es ist dies kein vereinzeltes F akturn. Der J ude hat sich auf jiidische Weise emanzipiert, nicht nur, indem er sich die Geldmacht angeeignet, sondem indem durch ihn und ohne ihn das Geld zur Weltmacht und der praktische J udengeist zurn praktischen Geist der christlichen Volker geworden ist. Die J uden haben sich insoweit emanzipiert, als die Christen zù Judep. geworden sind.

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D'altro canto, se l'ebreo riconosce come inconsistente questa sua essenza pratica e si adopera per il superamento di essa, staccandosi dalla sua precedente evoluzione, coopera in vista dell'emancipazione umana in quanto tale e si solleva contro la più alta manifestazione pratica dell'alienazione umana. · Dunque, noi ravvisiamo nell'ebraismo un elemento antisociale, universale e attuale, il quale, tramite lo sviluppo storico al quale gli ebrei, per questo aspetto negativo, hanno lavorato con impegno, venne sospinto fino al suo apice attuale, giunto al quale deve di necessità sgretolarsi. Nel suo significato definitivo, l'emancipazione degli ebrei è l'emancipazione dell'umanità dall'ebraismo. L'ebreo si è emancipato in maniera ebraica. «L'ebreo, il quale per esempio a Vienna è soltanto tollerato, con la sua potenza finanziaria determina il destino di tutto quanto l'impero. L'ebreo, che nel più minuto Stato tedesco può essere privo di diritti, decide le sorti dell'Europa. Mentre le corporazioni e associazioni artigiane sorio chiuse all'ebreo o gli sono ancora avverse, l'audacia dell'industria sbeffeggia l'ostinazione degli istituti medievali» (B. Bauer, >: Costituzione del 1791, Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, art. 2. 19 , Marx è convinto che non si tratti di diminare la religione affinché vengano automaticamente meno anche l'oppressione politica e sociale, come se esse fossero il prodotto della religione stessa. Si tratta piuttosto di rimuovere le contraddizioni politiche e sociali, rimosse le quali verrà anche meno la religione, che è l' «oppio» assumendo il quale ci si sforza di sopportare un mondo capovolto che deve essere raddrizzato. Società civile (burgerliche Gesellschaft): centrale nelle indagini di Adam Smith e degli autori della cosiddetta «Scuola scozzese>> (Dugald Stewart, Thomas Brown, Adam Ferguson), la società civile è il terreno sul quale gli individui conducono un'esistenza reciprocamente antagonistica, mirando ciascuno alla realizzazione dei propri interessi personali. Secondo momento dell' «eticità>>, per Hegel la società citjle si configuc rav~ eminentemente come «sistema dei bisogni>~, rispetto al quale lo Stato viene ad essere un momento ulteriore e più elevato, conciliando le contraddizioni e gli egoismi che innervano la società civile. Stato (Staat): nella prospettiva hegeliana, è il culmine del1' eticità, è lo «Spirito oggettivo» che si incarna in istituzioni concrete, superando tutte le contraddizioni che infettavano la società civile (egoismo, individualismo, interessi meramente economici); al contrario, per Marx, è esso stesso la scaturigine di ogni contraddizione, è esso stesso la contraddizione vivente, nella misura in cui scinde l'uomo in citoyen e in bourgeois, dichiarando politicamente uguali gli uomini e al tempo stesso permettendo che essi siano socialmente disuguali.

BIBLIOGRAFIA

N. B. Essendo la bibliografia marxiana, allo stato attuale degli studi, di proporzioni pressoché sterminate, si è preferito fornire, qui di seguito, alcune indicazioni essenzialissime, relative a opere fondamentali sul «giovane Marx», sul suo testo sulla questione ebraica e sul problema dell'emancipazione ebràica presso la «Sinistra hegeliana». Due eccellenti bibliografie gene. rali su Marx sono le seguenti: E Neubauer, Marx-Engels-Bibliographie, Boldt, Boppard am Rhein 1979. L. Kollner, Bibliographie zur Okonomie van Karl Marx und des Marxismus, Kollner, Miinchen 1975. Opere complete di Karl Marx in lingua originale:

Marx-Engels Werke, · Institut fiir Marxismus-Leninismus, Dietz Verlag, Berlin 1956 ss., 39 voli. Si tratta della raccolta ancora oggi più completa.delle opere di Marx. La nuova Gesamtausgabe, cominciata a partire dai primi anni Settanta ad opera dello stesso Istituto, originariamente prevista in circa cento volumi, non è ad oggi stata portata a termine. Traduzioni delle opere di Marx in lingua italiana:

K. Marx - E Engels, Opere complete, Editori riuniti, Roma 1974 ss.

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