Sui segni celesti
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Collana Le porpore

29

© 2007

by Edizioni Medusa Viale Abruzzi, 82- 20131 Milano [email protected] ISBN 978-88-7698-115-9

In copertina: Raffaello Sanzio, L 'Astronomia ( 15 09-1511 ), Palazzi Vaticani, Stanza della Segnatura

Giovanni Lido

Sui segni celesti Cura e introduzione Ilaria Domenici Traduzione Erika Madema

medusa



Il 'dtj)EKèç

&v fla9ei &an

L 'evidenza è nel profondo.

(Giovanni Lido, Sui mesi, 4, 1 07)

�eJipul;

llì:

trov dnoppl'Jtcov il >. 6 Rispettivamente: Es 7, 20 (trasformazione dell ' acqua del N ilo in sangue); 8, 9 (ra­ ne); 8, 1 7- 1 8 (tafani); 9, 3-6 (sterminio del bestiame); 9, 8-9 (ulcere e pustole); I O, 1 2- 1 5 (cavallette). I passi si riferiscono alle piaghe d' Egitto: sebbene le piaghe siano simili a fenomeni caratteristici de l i ' Egitto - o connessi con l'annuale inondazione del N ilo -, il tempo, il modo e il loro rapido succedersi con un crescendo di potenza impressionante manifestano chiaramente l ' intervento del potere divino. In particola­ re, la trasformazione dell'acqua del Niio in sangue ricorda un fenomeno legato alla piena annuale del fiume: le acque del N ilo, infatti, durante la crescita, diventano ros­ se, a causa del limo che trascinano con sé. 7 Es 9, 23 -24. 8 Es I O, 22. 9 A t 2, 1 9. 20; G/ 3 , 3. 4. Lo stesso concetto è espresso anche in Le 2 1 , 1 1 .25: «Vi sa­ ranno grandi terremoti e pestilenze e carestie in vari luoghi, e fenomeni terribili, e grandi segni nel cielo». 1 ° Come è evidente già nell 'incipit della narrazione, l ' intento di Lido è quello di di­ mostrare la «verità su questi fatti», seguendo il metodo dell ' inferenza semeiotica. A partire dalla constatazione empirica, l 'autore osserva che alla manifestazione di un segno celeste (in questo caso, il passaggio di una cometa del tipo "cavaliere") corri­ sponde un evento (l'attacco dei persiani), da considerare collegato in base a un rap­ porto di causa/effetto. In tal modo l ' autore intende dimostrare, attraverso la casistica raccolta, che la fede negli astri non è superstizione, ma una vera e propria scienza. 11 L 'aggressività del popolo persiano e il pericolo che esso costituiva per la pace dell 'impero costrinsero per molti anni Giustiniano a un notevole sforzo bellico sul fronte orientale: nel 527 d.C. venne intrapresa una guerra contro il re Kavadh, con­ clusa nel 532 d.C. dal successore Cosroe I mediante la stipulazione della cosiddetta "pace eterna"; il conflitto riprese tuttavia nel 540 d.C., per concludersi, con alterne vicende, solo nel 562 d.C. L 'apparizione della cometa si riferisce a questa seconda fase del conflitto.

1 3 8 / Note 12

Con il ricordo di Zoroastro, forma greca di Zarathustra, Lido traccia un esplicito collegamento con le pratiche divinatorie orientali, in particolare quelle persiane. Sul­ lo zoroastrismo la bibliografia è sterminata; mi limito a ricordare alcuni significativi contributi: R. PETTAZZONI, La religione di Zarathustra nella storia religiosa del/ 'Iran, Bologna 1 920; P. DE BREUIL, Lo Zaroastrismo, Roma 1 993 ; G H . GNOLI, L 'Iran antico e lo Zoroastrismo, in L 'uomo indeuropeo e il Sacro, Milano 1 99 1 , pp. 1 05- 1 47; J . WIÈSEHOFER, Ancient Persia, London - New York 1 996; IDEM, La Per­ sia antica, Bologna 2003 . 13 Sacerdote egiziano, vissuto probabilmente nella prima metà del II secolo a.C., cui viene attribuita un 'autorevole opera di astrologia neo-egizia, scritta in greco. Per i frammenti: E. RIESS, Nechepsonis et Petosiridis fragm. magica, "Philologus" supp l . 6, 1 89 1 -93, p. 329 s. Per indicazioni bibliografiche c fr . W . - H . G . GUNDEL, Astrolo­ gumena, Die Astrologische Literatur in der Antike und ihre Geschichte, Wiesbaden 1 966, p. 32 ss. Cfr. ora in traduzione italiana F. CUMONT, L 'Egitto degli astrologi, Milano 2003, dedicato ai testi astrologici di derivazione mesopotamica, composti da autori egiziani del periodo ellenistico. 14 Si tratta di Antigono di Nicea, astrologo del I I secolo d.C.: di lui ci parla Efestio­ ne T ebano: D. Pingree (a cura di), H EPHIESTIO THEBANUS, Apotelesmatica, Leipzig 1 973, p. 83, 2 ; 1 5 7. 28; 1 63 , l . Il Del filosofo stagirita (Stagira 3 84 a.C. - Calcide 322 a.C.) a Lido dovevano inte­ ressare soprattutto gli scritti di fisica e di astronomia, in particolare i Meteorologici, Sul mondo, Sul cielo, e Sulla generazione e sulla corruzione. Quest'ultima opera è esplicitamente menzionata da Lido (infra cap. 1 6a) come fonte di riferimento. 16 Eliodoro di Emesa, autore greco di origine siriana, di epoca bizantina, noto per i suoi interessi in materia astrologica, citato come autore di un commentario a Paolo Alessandrino, l 'astrologo vissuto ad Alessanndria nel IV secolo d.C. Si tratta di un compendio di materia astrologica: A. Boer (a cura di), HELIODORUS EMESENUS, /n Paulum A lexandrinum commentarium, Leipzig 1 962. Cfr. anche, in traduzione ita­ liana, G. Bezza (a cura di), PAOLO D'ALESSANDRIA, Lineamenti introduttivi alla scienza della previsione astronomica, Milano 1 993 (in cui è riprodotto in traduzione anche il commentario a Paolo d'Alessandria, la cui paternità a Eliodoro è considerata però in maniera dubitativa). L 'autore non è da confondere con l ' omonimo Eliodoro di Emesa, autore del romanzo Le Etiopiche. 17 Asclatione non è altrimenti noto. Forse Lido lo confonde con Ascletarione, astro­ nomo ai tempi di Domiziano, per cui cfr. SVETON IO, Vita Domitiani, 1 5, in cui si nar­ ra che l ' imperatore, turbato da un responso dell 'astrologo Ascletarione, decide di metterlo a morte, «per rendere palese la temerità della sua arte» (ad coarguendam te­

meritatem artis). 18

Il nome Odapso è una congettura (l' iniziale del nome manca nel manoscritto), che riposa sul l 'occorrenza del nome in Efestione. Il tebano Odapso è menzionato da Efestione come autore di scritti di etnologia astronomica: D. Pingree (a cura di), HE­ PHAESTIO THEBANUS, Apotelesmatica, Leipzig 1 973, p. l 0, 26; 1 7, 9; 22, 4; 29, 7. 19 Su Pollete di Egio, tutto ciò che sappiamo, oltre alle citazioni di Lido, è contenuto in: Suida Lexicon, s. v. I!EÀUJ.ll!o uç (448), dove è citato insieme a Melampo come esperto di mantica e fra i migliori a interpretare il futuro; cfr. anche MARINO, Vita Procli, l O, dove è ancora nominato insieme all' indovino Melampo. 2° Claudio Tolomeo, noto semplicemente come Tolomeo, è stato un astronomo gre­ co di epoca imperiale, che visse e lavorò ad Alessandria d' Egitto nel II secolo � Considerato uno dei padri della geografia, fu autore di importanti opere scienu­ Lido lo ricorda soprattutto per il Tetrabiblos, un trattato di astrologia in Q.'lll•••

Note 1 1 39 mi (in italiano: Le previsioni astrologiche). Sempre di materia astronomica è il com­ pendio in tredici libri, la Syntaxis mathematica. meglio conosciuta sono il nome di Almagesto. grazie alla medievale traduzione araba. 1 1 L 'aruspice Tarconte è colui che per primo ascolta la rivelazione di Tages, il pro­

feta della rel igione etrusca. per cui cfr. infra cap. 3 . � Si trana d i quel Tarquitius Priscus (o Tuscus?), che appartenne con tu na probabi­ lità all 'ordine dei sessanta aruspici di Tarquinia; autore importante in materia di divi­ nazione, a lui la tradizione romana anribuiva la composizione, la volgarizzazione e la traduzione in latino di diversi l ibri sacri. Visse nella prima metà del Tarquitius Priscus cfr.

J. HEURGON,

l

secolo a.C. Su

Tarquitius Priscus et l 'organisation de l 'ordre

des haruspices sous l 'empereur Claude, in "Latomus" 1 2 ( 1 95 3 ) , pp. 402-4 1 7 ; cfr.

anche G.

CAPDEVILLE.

Les livres sacrés des Étrusques, in Oracle.1· et

pmphndatotc > (Ecce /evis summo de vertice visus lu/ilfondere /umen apex tactuque in­

noxia mo//isl/ambere fiamma comas et circum tempora pasci). 46 Per il prodigio cfr. PLINIO IL V ECC H IO, Naturalis Historia, 2, 1 1 1 , 24 1 : «A Ser­ vio Tullio, immerso nel sonno, mentre era bambino, una fiamma sprizzò dalla testa>>. Servio Tullio è, secondo il canone tradizionale, il sesto re di Roma. Cfr. anche LIVIO, l , 39: «In quel periodo il palazzo reale assisté a un prodigio notevole per come si ma­ nifestò e per le conseguenze che ebbe. Mentre un bambino di nome Servio Tullio sta­ va dormendo, furono in molti a vedergli la testa avvolta da fiamme. Le urla concitate che gridarono al miracolo attirarono la famiglia reale. Un servitore portò dell'acqua per spegnere le fiamme , ma la regina glielo impedì e fece cessare il chiasso intiman­ do di non toccare il bambino finché non si fosse svegliato da solo. Appena questi aprì gli occhi, contemporaneamente le fiamme si estinsero. E allora Tanaquil, prendendo da parte il marito, gli disse : "Vedi questo bambino che stiamo tirando su in maniera così spartana? Sappi che un giorno sarà la nostra luce nei momenti più bui e il soste­ gno del trono durante i tempi di crisi. Quindi vediamo di allevare con cura chi sarà motivo di lustro per lo Stato tutto e per noi stessi">>. 47 Costantino è imperatore romano dal 303 al 3 3 7 d.C. Si tratta evidentemente del prodigio della croce con la scritta In hoc signo vinces: frase latina, dal significato let­ terale: «con questo segno vincerai>>. Secondo gli storici cristiani il segno in questione è senza alcun dubbio una croce, ma è probabile che nella versione originale della leg­ genda fosse il cerchio raggiato, simbolo del pagano So/ Invictus "il sole mai sconfit­ to". La leggenda si riferirebbe quindi a un racconto nato in ambito pagano, legato al culto solare, praticato, come sembra, anche dallo stesso imperatore: solo dopo la morte di Costantino, la leggenda sarebbe stata interpretata in senso cristiano, adattan­ do l ' episodio ai simboli della nuova religione ormai trionfante. L'episodio segna la vittoria di Costantino contro Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio del 3 1 2 d.C. Le fonti principali sono l ' apologista cristiano LATIANZIO, De mortibus persecuto­ rum, 44 e il vescovo EUSEBIO DI C ES AREA Historia Ecclesiastica, 9, 9. 48 Siamo nel 1 1 4 a.C. : il prodigio è diverso da quelli narra ti, per lo stesso anno, da GIULIO OSSEQUENTE, Prodigiorum liber, 37. Il fenomeno della pioggia di sangue è noto da diverse fonti antiche: CICERON E, De divina/ione, l , 43, 98; PETRONIO, Saty­ ricon, 1 22, 1 40; CASSIO DIONE, Historia romana, 54, 1 7, 4; 60, 35, l ; CLAUDIANO, lnvectiva in Eutropium, 2, 4 1 ; PAOLO DIACONO, Historia Langobardorum 4, 4; GIU,

Note l 1 43

LIO OSSEQUENTE, Prodigiorum liber, 4, 6, 27, 43, 44. Potrebbe trattarsi del fenome­ no atmosferico che fa cadere liquido mescolato a sabbia ferrosa, di provenienza saha­ riana: per un processo di ossidazione, l 'acqua appare di colore rossastro. Il fenomeno è così descritto da Cicerone, che lo spiega in chiave scientifica, confutando la tesi della "pioggia di sangue": CICERONE, De divina/ione, 2, 27, 5 8 : . Si tratta di lpparco di Nicea, astronomo greco del li secolo a.C. Delle sue opere, ci è tramandata direttamente solo l ' esegesi astronomica del poemetto didascalico Feno­ meni di Arato. 59 Cfr. PLINIO IL VECCHIO, Naturalis Historia, 2, 59, 1 50: «Anch' io, con i miei oc­ chi, ne ho vista una nel territorio dei voconzi, caduta poco tempo prima>>. l voconzi sono una popolazione della Gallia Narbonese, sulla riva sinistra del Rodano. Lido in­ vece parla di V oconzio come di una città dell' Italia, sebbene al tempo si trovassse nel regno dei franchi. 60 Lo stoicismo è una corrente filosofica e spirituale fondata nel 308 a.C. ad Atene da Zenone di Cizico, con un forte orientamento etico. In generale, gli stoici - almeno nel periodo della cosiddetta antica Stoà - non furono avversi all' astrologia, inclusa la pratica degli oroscopi. Più tardi, a partire dal l ' introduzione di questa dottrina a Roma da parte di Panezio di Rodi ( 1 85- 1 1 O a.C.), ha inizio il periodo dello stoicismo medio. In questa fase, vennero aggiunti e integrati nella ri flessione teorica di Zenone nuovi elementi. In particolare, a Panezio vanno ascritte la dura critica rivolta all' astrologia e le obiezioni al determinismo stoico. A Panezio si rifà anche Cicerone, nella serrata polemica antidivinatoria del li libro del De divinatione. 61 G. LIDO, Sui mesi, 2, 40; cfr. anche IDEM, Sulle magistrature, l , 50. 62 Cfr. anche le considerazioni di E. VON DoBSCHOTZ, Immagini di Cristo, Milano 2006 (tit. orig. Christusbilder. Untersuchungen zur christlichen Legende, Leipzig 1 899), in cui l 'autore si sofferma a indagare i casi di manifestazioni miracolose relative a statue e icone sacre: «Addirittura si credeva che le immagini sacre a volte piangessero e in alcune circostanze sudassero anche; la scienza dei segni sapeva trame vantaggio ri­ conoscendovi un cattivo presagio di rivolta imminente e guerra civile» (p. 4 1 ). Von Dobschiitz mostra di conoscere il passo di Lido, cui fa riferimento in nota. 63 Si trana della pratica divinatoria dell 'epatoscopia; di origine orientale (un model­ lo in creta di un fegato è stato scoperto nella scuola di un tempio di Babilonia che ri­ sale al XVIII sec . a.C.), era particolarmente diffusa in Etruria, dove veniva praticata dagli aruspici, i quali osservavano le viscere degli animali (e, in particolare, il fega­ to), tenendo conto delle diverse colorazioni delle varie parti, secondo un preciso si­ stema di lettura, di cui rimane traccia nelle incisioni presenti su un modellino bron­ zeo, il cosiddetto fegato di Piacenza (II-l sec. a.C.). La divisione delle parti del fegato aveva stretti rapporti con la partizione del cosmo: sul microcosmo del fegato si proiet­ tava infatti la dottrina cosmologica. Per approfondimenti: A. BOUCHÉ - LECLERQ, Histoire de la divination dans l 'antiquité, lV, Paris 1 882 (ora riedito Grenoble 2003,

Note l 1 45

p. 823 ss.) e di C. THULIN, Die etruskische Disziplin, Giiteborg 1 909; cfr. anche G. FURLANI, Mantica babilonese e mantica etrusca, in Ty"henika, Saggi di studi etru­ schi, Milano 1 957, p. 6 1 ss.; A.J. PFIFFIG, Religio Etrusca, Graz 1 975; A. MAGGIANI - E. SIMON, Il pensiero scientifico e religioso, in M . CRISTOFANI , Etruschi, una nuo­ va immagine, Firenze 1 984, pp. 1 39- 1 68; M. TORELLI, La religione, in AA.VV., Ra­ senna. Storia e Civiltà degli Etruschi, Milano 1 986, p. 1 59 ss.; G. MONTANARI - A. MAGGIANI, l/fegato etrusco di Piacenza, Piacenza 1 989; D. BRIQUEL, Divination

étrusque et mantique greque: la recherche d 'une origine hellénique de l 'Etrusca di­ sciplina, in "Latomus" 49 ( 1 990), pp. 3 2 1 -342.

64 L'osservazione del volo degli uccelli, nota anche come oionoscopia, rientra in una particolare forma mantica, diffusa in Etruria e ben documentata a Roma (basti pensare alla leggenda relativa alla fondazione della città). La stessa parola auspicium deriva da avis (uccello) e spicere (osservare). Questa pratica divinatoria è solo accen­ nata in Lido, perché, come chiarisce lo stesso autore nel proemio, il suo intento è quello di concentrarsi su un particolare gruppo di prodigi, quelli celesti. 65 Con il termine indizione si designa un ciclo di 1 5 anni; l ' uso incominciò nel IV secolo d.C. per indicare le date in atti pubblici; la sua origine sembra collegata a ordi­ namenti fiscali. L ' anno di partenza per il computo delle indizioni cade nel tempo di Costantino e precisamente nel 3 1 3 d.C., che è il primo anno, mentre il 3 1 4 è i l secon­ do anno , e cosi via fino al 327 ( 1 5° anno). Importa avvertire che il giorno da cui si fa­ cevano cominciare le indizioni, e quindi i loro singoli anni, non era sempre il l gen­ naio, bensi un altro giorno, diverso a seconda dei luoghi di riferimento. Nel nostro ca­ so si tratta dell' indizione greca o costantinopolitana, che partiva dal l settembre. Esistevano anche l' indizione senese (dall ' 8 settembre), la bedana (dal 24 settembre) e la romana o pontificia (dal 25 dicembre o più spesso dal l gennaio: quest'ultima è ancora in uso nei computi del calendario ecclesiastico). Cfr. A. CAPPELLI, Cronolo­ gia, Cronografia e Calendario perpetuo, Milano 1 998 (7' ediz.). La nona indizione di cui parla Lido si riferisce al 53 1 d.C. Si tratta di prodigi che sembrano annunciare la rivolta di Nika, dell'anno successivo. 66 Si tratta di Pollete di Egio, per cui cfr. supra nota 1 9. 67 Su Claudio Tolomeo cfr. supra nota 20. 68 La previsione di un'eclissi è fra i meriti scientifici spesso attribuiti al naturalista ionico del VI secolo a.C., Talete di Mileto. Si tratta dell'eclissi di sole del 28 maggio 585, menzionata anche da Cicerone nel De republica, l , 25 (dove però si attribuisce a Talete più la spiegazione del fenomeno che la previsione) e nel De divinatione, l , 49, 1 1 2 : . Su Talete cfr. F. TRABATTONI (a cura di), Talete, Anassimandro. Anassimene: i frammenti, Milano 1 992; da ultimo G. REALE (a cura di), I presocratici, cit., pp. 1 45- 1 75. 69 Sulpicio Gallo, console nel 1 66 a.C., è spesso ricordato come uomo politico colto e amante del sapere (cfr. anche PLINIO IL VECCHIO, Naturalis Historia, 2, 1 9, 83, in cui è menzionato per la sua conoscenza delle teorie pitagoriche). Secondo una diffusa tradizione, egli avrebbe illustrato l'eclissi lunare del 2 1 -22 giugno 1 68 a.C., subito prima della battaglia di Pidna; predicendola o, secondo altre fonti, interpretandola posifactum (CICERONE, De republica, l , 2 3 ; V AL ERI O MASSIMO, Factorum et dico

o

o

1 46 l Note

torum memorabilium libri, 8 I l , l ). Così scrive PLINIO IL VECCHIO, Naturalis Histo­ ria, 2, 9, 5 3 : . Senza dubbio la convinzione affonda le sue radici in un passato assai remoto, connettendosi alla consacrazione del lauro al Sole, dio del fuoco. Dafne, il cui nome in greco significa "alloro", è una ninfa amata da Apollo. Si deve a Ovidio ( 43 a.C.- 1 7 d.C.) la più completa elaborazione letteraria del mito. Per la descrizione della meta­ morfosi di Dafne in alloro cfr. OVIDIO, Metamorfosi, l , vv. 452 ss. 1 1° Cfr. PLINIO IL VECCHIO, Naturalis Historia, 2, 56, 1 46: «La folgore non penetra mai nel terreno per più di cinque piedi ; perciò i paurosi pensano che il più sicuro rifu­ gio siano caverne profondissime. oppure tende fatte di pelle di foca, perché questo sarebbe il solo animale acquatico che non ne è investito, così come, tra gli uccelli, l 'a­ quila, che per tale motivo si immagina portatrice di quest'arma>>. L 'aquila è l ' uccello di Zeus; talvolta è chiamata anche "Uccello del Tuono", perché si riteneva che all'aquila fosse affidato il compito di portare a destinazione le folgori di Zeus e di re­ cuperarle dopo averle scagliate. 111 Su Nigidio Figulo cfr. supra nota 34. L 'opera Sui sogni - di cui ci rimane solo questa citazione - dimostra l ' interesse di Figulo per l ' oniromantica. Per approfondi­ menti sul tema cfr. D. DEL CORNO, Graecorum de re onirocritica scriptorum re­ liquiae, Milano 1 969; D. Del Como (a cura di), ARTEMIDORO, l/ libro dei sogni, M ilano 1 975, in particolare la prefazione (pp. XI-L VIII) dedicata allo studio dell ' in­ terpretazione dei sogni nel l ' antichità. 112 Interessante osservare l a contrapposizione tra i valori simbolici del l 'evento reale

Note / 1 5 1

e di quello sognato. A l contrario, Artemidoro, autore di uno dei pochi trattati del mondo greco a noi pervenutoci sull ' inte�pretazione dei sogni, sostiene l 'esatta equi­ valenza dei messaggi mantici relativi allo stato di veglia e al sogno: ARTEMIDORO, Il libro dei sogni, 3, 28. 1 13 Gli accenni a uno sforzo ancora più duro per pagare le tasse e a leggi tenute in nessun conto sembrerebbero inserirsi perfettamente nel periodo di crisi precedente la rivolta di Nika e con le ferme opinioni di Lido sulla cattiva amministrazione di quel periodo (il termine usato demoi potrebbe inoltre celare il riferimento alle fazioni poli­ tiche di Costantinopoli). 1 14 I l richiamo a u n «giovane impudente» sembra adombrare u n riferimento a Cati­ lina: ciò che mostra in maniera evidente i l processo di attualizzazione in chiave ro­ mana operato da Labeone nei confronti del possibile originale etrusco. Così sostiene P. MASTANDREA, Un neoplatonico latino. Cormelio Labeone, Leiden 1 979, p. 87: «l tentativi di inte�pretazione storica e di fissaggio cronologico suggeriscono la seguen­ te ipotesi : il Fulgurale rimonta ad ambiente etrusco (probabilmente di epoca tarda, IV o I I I secolo a.C., quando la struttura statale conosceva un ' inarrestabile decadenza dell ' aristocrazia); fu tradotto e attualizzato alla fine dell ' epoca repubblicana da ele­ menti del circolo senatorio oligarchico di Nigidio e Cicerone; prima di arrivare a Li­ do (VI secolo d.C.), il testo subì un ulteriore rimaneggiamento a opera di Cornelio Labeone in età inperiale, da lui prese il nome, e in questa forma venne alla fine inseri­ to e tradotto nel De ostentis». 1 15 Probabile accenno alla guerra piratica di Pompeo (67-66 a.C.). 1 16 Filadelfia, città natale di Giovanni Lido, si trova in Lidia: per altri accenni ali ' origine li dia de l i ' autore cfr. supra cap. 2 3 : «saranno assai abbondanti i frutti umi­ di nella Lidia, mia patria» e infra cap. 53: «in Asia costiera la Lidia, mia patria.>>. Ri­ ferimenti alla città natale sono presenti anche nelle altre opere di Lido, cfr. in partico­ lare Sui mesi, 4, 58; Sulle magistrature, 3, 58, 5; 3, 59, 2-8. 1 17 Su Vicellio cfr. supra nota 3 2 . 1 18 Ancora una volta l e parole di Lido tradiscono il riferimento a l modello della teur­ gia caldaica. Le parole pronunciate da Tages diventano lingua poetica, sono definite "versi" (in greco o·t"txot): non a caso, gli oracoli caldaici sono in esametri, una forma metrica che ben si adattava alla cantilena sulla quale veniva pronunciata la rivelazio­ ne del dio. 1 19 Su Apuleio cfr. supra nota 3 1 . 1 20 L'identificazione di C laudio Tusco è tuttora problematica. Si è pensato che si trattasse non di Claudio, ma di Cl odio Tusco, identificato con l ' autore di epoca augu­ stea, menzionato da GELLIO, 5, 20, 2 come destinatario di lettere di Sinnio Capitone. Potrebbe coincidere con il personaggio noto a Servio come autore di commentari ( SERVIO, ad Aeneidem, l , 52; 2, 229; 1 2, 657). Meno probabile che si tratti di un poeta amico di Ovidio, da lui chiamato Tuscus (OVIDIO , Epistulae ex Ponto, 4, 1 6, 20). È stata anche avanzata l ' ipotesi che si tratti in realtà di un nome inventato da Lido, met­ tendo insieme quello de li 'autorevole Tolomeo (Claudio, appunto) con un appellativo (Tusco) riecheggiante gli etruschi (tusci), per conferire maggiore credibilità alla sua dichiarazione di aver riportato alla lettera i testi sacri degli etruschi. Sulla questione cfr. C. Wachsmuth (a cura di), LYDUS, De ostentis, Leipzig 1 897, p. XLII s.; RE IV ( 1 90 1 ), s. v. Clodius Tuscus, coli. 1 03 ; J. CA l M I , Burocrazia e diritto nel ""De magi­ stratibus " di Giovanni Lido, Milano 1 984, p. 78. Il calendario di Tusco presenta no­ tevoli affinità con quello presente nel testo di COLUMELLA, De re rustica, cap. I l , per cui rimando all'edizione a cura di C. Carena (traduzione R. Calzecchi Onesti), Torino 1 977, pp. 749-797.

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Nel calendario di Tusco sono nominate alcune delle 48 costellazioni elencate da Tolomeo nel suo A lmagesto. L ' Aquila si trova vicino all'equatore celeste; al suo in­ temo è contenuta la stella Altair - che in arabo significa "aquila" -, che compone uno dei vertici del cosiddetto Triangolo Estivo. 122 Si tratta della Corona Borea/is (la Corona del Nord); è una piccola costellazione dell ' emisfero nord, le cui stelle principali formano un arco semicircolare. La costel­ lazione rappresenta la corona che Arianna indossava quando sposò Dioniso: mentre la fanciulla era seduta tristemente sulla spiaggia, abbandonata da Teseo, Dioniso la vide e se ne invaghi; dopo le loro nozze, il dio lanciò la corona indossata da Arianna in cielo, dove i gioielli che la abbellivano si tramutarono per sempre in astri . 1 21 Il Delfino è una piccola costellazione settentrionale, collocata a sinistra de l i ' A­ quila: è molto simile a un piccolo aquilone, ed è quindi facilmente riconoscibile. A giustificare la presenza del delfino in cielo esistono due storie. La prima ci viene ri­ portata da Eratostene il quale sostiene che la costellazione rappresenti il delfino che riuscì a riportare la Nereide Anfritite a Poseidone. Secondo Igino e Ovidio, invece, la costellazione raffigurerebbe il delfino che salvò la vita ad Arione, un poeta e musici­ sta realmente vissuto nel VII secolo a.C. 1 24 Si tratta del Canis Major (il Cane Maggiore): si dice che rappresenti uno dei cani che seguono il cacciatore Orione (il quale ha una costellazione a lui dedicata, Orio­ ne), assieme alla costellazione del Canis Minor. Canis Major contiene Sirio, la stella più luminosa del cielo notturno, che fa parte del Triangolo Invernale. 1 25 La Lira (Lyra) è una costellazione del l 'emisfero nord. Lyra non è molto grande, ma può essere trovata facilmente grazie alla sua forma romboidale e alla presenza della stella a, Vega, che è una delle stelle più luminose del cielo e fa parte del Trian­ golo Estivo. La costellazione raffigurerebbe la lira del cantore Orfeo o, secondo un 'altra versione, quella del mitico musico Arione di Lesbo, salvato in mare dai del­ fini, animali cari ad Apollo. Al suo mito è legata anche la costellazione del Delfino. 1 26 Sirio è conosciuta anche come la "Stella del Cane", poiché essa fa parte della co­ stellazione del Cane Maggiore; l'espressione "giorni della canicola" si riferisce proprio a Siri o, la "Stella del Cane", e alla sua associazione con il caldo de li' estate. Sirio è la stella più luminosa del cielo notturno: può essere vista da tutte le regioni abitate della Terra e, nell ' emisfero nord, è uno dei vertici del cosiddetto Triangolo Invernale. In gre­ co è indicata spesso come "astron" (astro), in quanto è la "stella" per antonomasia. 1 27 Sagitta (la Freccia) è una costellazione poco a nord del l ' equatore celeste. Il no­ me non deve farla confondere con la costellazione zodiacale del Sagittario. È compo­ sta da stelle piuttosto deboli. 128 La stella Arturo deriva il suo nome dal greco arctos-oura, cioè "coda dell'orsa": visivamente è il prolungamento de li'arco formato dal Gran Carro de li ' Orsa Maggiore. 1 29 Crater (la Coppa) è una debole costellazione dell ' emisfero australe, a sud del Leone e della Vergine. Si dice che rappresenti la coppa di Apollo. 1 10 I giorni alcionii sono i giorni del solstizio invernale, durante i quali si credeva che una grande bonaccia del mare favorisse il nidi ficare degli alcioni. 111 Il Vendemmiatore è una costellazione antica, la cui traccia è rimasta nella stella Vindemiatrix. Rappresenterebbe Ampelo, figlio di un satiro e di una ninfa, amico d' infanzia e primo amore di Dioniso sui monti Ismari, in Tracia. Secondo Ovidio (Fasti 3 , 407-7 14) Ampelo mori cadendo accidentalmente mentre coglieva grappoli d'uva e venne tramutato da Dioniso nella stella del Vendemmiatore, facente parte della costellazione della Vergine. La stella del Vendemmiatore indicava agli antichi, col suo apparire prima del sorgere del sole, l ' inizio del periodo della vendemmia. 1 32 Pegaso, il cavallo alato, è una costellazione settentrionale. La configurazione

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più appariscente della costellazione è il grande quadrato di Pegaso, i cui vertici sono costituiti dalle tre stelle principali di Pegaso e dalla stella più luminosa della finitima costellazione di Andromeda. I J J Gli Uccelli è il nome dato a un'antica costellazione: si tratta di una vasta zona di cielo, che raggruppa grossomodo le moderne costellazione del Cigno e de l i ' Aquila. I J< I l Nibbio (lat. Milvus) è una stella periferica dell 'Orsa Maggiore. 1 35 Piccola costellazione del cielo australe, situata a sud de l i ' Acquario. Eratostene racconta che la dea siriana Derceto cadde in un lago, dove rischiò di annegare. Ma un grosso pesce intervenne e la portò a riva: per ringraziare il suo salvatore, la dea lo rese sacro e lo pose tra le costellazioni. 1 36 Si tratta di un'enorme costellazione, poi suddivisa per comodità in tre parti (Ca­ rena, Poppa, Vela) dall'astronomo francese N icolas Louis de Lacaille nel XVIII se­ colo; dal 1 930, l 'anno in cui vennero ufficialmente fissati i nuovi confini, questi 3 nuo­ vi nomi hanno quindi rimpiazzato quello unico della mitica nave. 1 37 Le Pleiadi un tempo venivano considerate una costellazione, mentre oggi sono considerate un asterismo all'interno della costellazione del Toro, di cui rappresentano il ciuffo ali ' estremità della coda. Sono state conosciute nella storia come le "sette sorel­ le" o come le "sette vergini", e sono generalmente indicate nel mito come le sette figlie di Atlante e Pleione: Alcyone, Asterope, Celaeno, Electra, Maia, Merope e Taygeta. 1 38 Le Iadi sono un ammasso aperto visibile nella costellazione del Toro. Nel mito greco le Iadi erano le sorelle di Atlante ed Aethra, sorellastre delle Pleiadi . Le Iadi, me­ no appariscenti delle Pleiadi, si trovano vicine alla brillantissima stella Aldebaran. 1 39 Piccola costellazione nel Cancro, così denominata da Ipparco nel I secolo a.C . : due stelle del Presepio furono dette Aselli (Asinelli) d a Plinio. 1 40 Perseo è una costellazione settentrionale, rappresentante l 'eroe greco che uccise il mostro Medusa. Si trova vicina alla costellazione Andromeda. 141 Nella mitologia, Orione era il figlio di Poseidone ed Euriale, figlia del re Minos­ se di Creta. Orione, il Cacciatore, è un 'importante costellazione, forse la più cono­ sciuta del cielo, grazie alle sue stelle brillanti e alla sua posizione vicino all 'equatore celeste, che la rende visibile dalla maggior parte del mondo. 1 42 Fanno parte della costellazione de l i ' Auriga. La costellazione de l i ' Auriga era immaginata dagli antichi come un guidatore di cocchio con in braccio una capra (la stella Capel/a) e due capretti (in latino Haedi), Per i greci queste stelle erano legate al mito di Zeus neonato: le ninfe A ix ed Elice, balie di Zeus, non avevano latte per nu­ trirlo; si servirono allora di quello della capra Amaltea, che da poco aveva partorito due capretti. Il padre degli dèi, poi, riconoscente verso questi animali, pose in cielo Capra e Capretti. Queste stelle erano anticamente associate al maltempo: Virgilio, nelle Georgiche, parla dei dies Haedorum (i giorni dei Capretti) accostandoli al catti­ vo tempo; Orazio si riferisce a questo asterismo come a horrida et insana siderea e insana Caprae siderea; Ovidio chiama questi astri nimbosi, piovosi. In ciò queste stelle dividevano con Capel/a la cattiva fama di cui essa godeva tra i marinai, dato che il suo sorgere nelle sere di ottobre annunciava la stagione delle tempeste nel Me­ diterraneo ed era il segnale della chiusura della navigazione. 1 43 Si tratta di una delle costellazioni più estese del cielo, ed è visibile dali 'emisfero sud. Secondo la mitologia greca, la costellazione rappresenta Chirone, che era un saggio centauro, noto per essere stato precettore di Achille, Eracle e Giasone. 1 44 La costellazione del Serpentario è anche conosciuta come Ophiuchus. Ophiu­ chus è raffigurato come un uomo che porta un serpente. Il suo corpo divide il serpente in due parti, Serpens Caput e Serpes Cauda, che sono comunque considerate una sola costellazione.

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I venti etesii sono venti periodici tipici della stagione estiva, che soffiano regolari da ovest a est, tra gli inizi di luglio e la fine di agosto, rendendo difficile la navigazione dall' Egitto e dalla Siria verso la nostra penisola. Cfr. ARISTOTELE, Metereologici, 2, 5 . 1 46 Cefeo è una costellazione settentrionale. Nella mitologia, Cefeo è il leggendario re del l ' Etiopia, marito di Cassiopea e padre di Andromeda, raffigurate in due costel­ lazioni adiacenti. 1 47 Sono così definiti i venti deboli settentrionali che si instaurano, nel l ' Egeo, per un breve periodo alla fine di maggio e che di solito preannunciano l ' arrivo dei venti etesii. Cfr. ARISTOTELE, Metereologici, 2, 5 . 1 48 Procione è una stella della costellazione del Cane Minore: è l 'ottava stella p i ù lu­ minosa del cielo notturno, e fa parte del Triangolo Invernale. Letteralmente procione in greco significa "prima del cane": infatti la stella sorge prima di Sirio, chiamata an­ che "Stella del Cane". 1 49 L'Albero (o Albero Maestro) faceva parte dell'antica costellazione della Nave Argo. Cfr. anche IGINO, De astronomia, 2, 37: Argo divisa est a puppi usque ad ma­ lum (malus in latino è l 'albero della nave). Quando la Nave Argo fu divisa in più co­ stellazioni a causa della sua eccessiva estensione, la costellazione dell'Albero diven­ ne indipendente e prese il nome di Pyxis (la Bussola). 1 50 La Lepre è una costellazione meridionale, che si trova subito sotto Orione; rap­ presenterebbe la lepre cacciata da Orione e inseguita dal cane Sirio. 151 Nella mitologia, Andromeda è figlia di Cefeo, re dell' Etiopia, e di Cassiopea. La giovane era stata offerta quale vittima espiatoria per i l peccato di vanità commesso dalla madre contro le Nereidi. Ella fu infine salvata da Perseo. La costellazione confi­ na a nord con quelle di Perseo e Cassiopea, con le quali è strettamente collegata in ra­ gione del mito. 1 52 Stella luminosissima, la quarta del cielo dopo Sirio, Canopo e Vega. Fa parte della costellazione dell'Auriga. ! latini la chiamavano Cape/la. 1 53 La stella più prominente della costellazione della Vergine è Spiga (Spica), che rappresenta una spiga di frumento in mano alla dea. 1 54 L'Auriga, detto anche Cocchiere, è una costellazione del cielo boreale, vicina all'Orsa Maggiore; a occhio nudo appare come un pentagono quasi regolare, con i vertici formati da stelle ben visibili di cui la principale è Cape/la; vicino a Cape/la so­ no visibili le stelline chiamate i "Capretti". 1 55 Collocata al di sopra della costellazione Perseo, ha una caratteristica forma a M o W, a seconda della sua posizione rispetto alla Stella Polare, intorno alla quale ruota. Di­ verse leggende collegano la persona di Cassiopea con i paesi nordafii cani; ìn particola­ re la si vuole moglie di Cefeo, re degli etiopi, e vanitosissima madre di Andromeda. 1 56 Si tratta del grande astronomo e matematico Eudosso di Cnido (409-356 a.C.), frequentatore dell ' Accademia platonica e poi fondatore di una scuola scientifica pri­ ma a Cizico poi a Cnido. A Cnido costruì un osservatorio e da lui vennero identificate varie costellazioni. Fu autore di un calendario astronomico. Sulla sua vita cfr. DIOGE­ NE LAERZIO, Vite deifilosofi, VIII, 86, 88, 9 1 , nella recente traduzione a cura di G. Reale, DIOGENE LAERZIO, Vite e dottrine dei più celebri filosofi, Roma-Bari 2005. 1 57 Democrito, filosofo presocratico, nacque ad Abdera, in Tracia, intorno al 460 a.C. e mori assai vecchio, apparentemente centenario, intorno al 360 a.C. Fu allievo di Leucippo, il fondatore dell 'atomismo. Cfr. ora G. REALE (a cura di), l presocrati­ ci, cit., pp. 1 1 89- 1 3 1 9 (vita e dottrina) e 1 320- 1 479 ( frammenti). 1 58 Su Varrone cfr. supra nota 85. 1 59 Su Ipparco cfr. supra nota 58. 1 60 Si tratta probabilmente di uno degli allievi di Democrito, Metrodoro di Chio, il

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cui interesse per i fenomeni metereologici (in particolare ci rimangono osservazioni sui venti, fulmini, terremoti, stelle cadenti, luna) emerge dalla lettura dei frammenti e delle testimonianze indirette. Cfr. ora G. REALE (a cura di), I presocratici, cit., pp. 1 485- 1 49 1 (vita e dottrina) e 1 49 1 - 1 493 (frammenti). 161 Sugli interessi di Giulio Cesare in materia astronomica (e sulla composizione da parte di Cesare dell ' opera astronomica nota come De astris) cfr. P. DoMENICUCCI, Astro Caesarum: Astronomia. astrologia e catasterismo da Cesare a Domiziano , Pi­ sa 1 996, in particolare pp. 89-99. A Giulio Cesare si deve la riforma del calendario, con l ' introduzione del cosiddetto calendario giuliano, basato sul ciclo delle stagioni. Fu elaborato dal l 'astronomo egiziano Sosigene di Alessandria e promulgato da Giu­ lio Cesare (da cui prende il nome), nella sua qualità di Pontefice Massimo, nell 'anno 46 a.C. 1 62 Il capitolo dedicato all'etnografia astrologica riprende le formulazioni presenti nel II libro del Tetrabiblos di Tolomeo. Contrariamente all'astrologia genetliaca, che riguarda i destini dei singoli individui, l'astrologia mondiale si basava su predizioni fatte per le singole regioni in cui - sempre secondo la ripartizione tolemaica - era di­ visa l ' ecumene. Ciascuna regione era posta sotto un segno zodiacale, sulla base di precise relazioni tra zone celesti e zone terrestri. In generale, cfr. B . BAKHOUCHE, L 'astrologie à Rome, Louvain 2002, pp. 85-92; sulla questione rimando all'introdu­ zione (par. 4, Lido e l 'Astrologia Universale).

Appendice Il mito di Tages (capp. 2-3): testo greco Èm:tbi] bÈ iJ!J.iV, ·roùç a'. lmAiaç TJ !l� Tayrw liQXTJYòç mù nQiiwa­ toç yi.yovc.v, aKÒÀoueov toiç aùtoù Qtl!J.aUL XQtraaaeal, !J.aMOv bÈ T(j tOUtWV Èvvo!4· toiç yàQ àQxatOti.QOLç ÒVÒ!J.aULV ÈKr.iva avyKd!J.f.va bvanaQaKo­ AovST]ta nWç Èan Kai où aObQa aafJ. XQT]UÒ!J.f.8a bÈ Kai toiç Aomoiç, TliQXOVtl tf. tcfJ 8uOUKÒmp Kai TaQKVtCf! tcf1 tf.Awt'(i Kai KanitwvL Lf.Qf.i, Wo'tr. ÈK twv nàUL toutotç f.LQT]!J.f.VWV yAaVQiiv tLVa btanAf.E,at tOÙ TtQiiy!J.atoç liQ!J.OVlaV. bc.i tolvvv àTJYtraaaem TtQW't:OV tlç tf. oln:oç 6 TliYTJç Kai tlvc.ç oi Aomo[, Kal onwç yQii!J.!J.aULV ÈVf.mUtf.UST] naQà tò KQatOÙV ÈV toiç iEQOiç tà totaùm. TaQxwv, TaVtlJ exwv ti]v 1tQOUTJYOQlaV, àvi]Q yi.yovc. !J.ÈV 8vo­ UK6noç, Wç aùtòç Èni tf)ç yQafJç E iaEVtlVEKTal, dç twv imò TvQ­ QTJVOÙ toù Auboù btbaxet.v-rwv. Kal yàQ bi] toiç eouUKWv YQii!J.!J.aUL mùta bf]Aoùtal, OV'TtW tf]VL­ Kaùta toiç t6nmç ÈKdvotç EùavbQou toù AQKiiboç Èmavi.vtoç. Tjv bÈ àAAoi6ç ttç 6 twv YQa!J.!J.Iitwv tunoç, Kai oùbÈ OAwç Ka8TJ­ !J.aE,w!J.i.voç iJ!J.iv· T'j yàQ àv twv ànOQQt'rtwv tE Kai àvayKatOti.QWV oùbÈv E!J.ELVEV liXQL toù naQ6vtoç Aav8avov. T]ai tolvvv 6 TétQXWV Èni toù avyyQ cX!J.!J.atoç, om:Q dva [ nvc.ç TétYTJtoç imontEOOVULV, Èm:tbt'rnr.Q ÈKr.i Katét nva btaAaytKi]v 6!J.L­ Aiav ÈQWt� !J.ÈV bfJSc.v 6 TliQXWV, Ò.TtOKQLVf.taL bÈ 6 TliYTJç Wç TtQOUKaQtf.QWV ÉmatOtE toiç Lf.QOiç, wç tuxòv UU!J.(3f.(3T]Kf.V avtcf1 Katét nva xQ6vov Ò.QOtQLWVtL eav!J.étULÒV tl, oiov oùbÈ àKt'rKOi. ttç Èv tcf1 navti XQÒVCf.l yEVO!J.EVov· àvc.b68T] yàQ ÈK tOÙ auAaKoç natblov, UQtl !J.ÈV tq8fJvat boKOÙV, òOOVtWV bÈ Kal tWV aAÀWV tWV ÈV tlÀLK!4 yvWQLU!J.atWV ànQObc.i.ç. 'Ì bÈ UQa tò Ttatblov 6 TétYTJç, OV bi] Kal x86VLOV 'EQ!J.TJV dvat miç ''EMT]ULV eboE,Ev, wç TtOV Kal IlQÒKÀoç T]ULV 6 btaboKoç. toùto bÈ àÀÀTJYOQLKWç naQà tòv Lf.QatLKÒV naQaKEKii"-vntat VÒ!J.OV, È mi où nQOavwç 6 m:Qi 8nOti.QWv nQay!J.Iitwv A6yoç bLà tOÙç Ò.VLf.QOUç, àAAà VÙV !J.ÈV !J.U8LKWç VÙV bÈ TtaQa(30ÀLKWç naQabi.bOtae

1 5 8 l Giovann i Lido

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