Studi sulla tradizione del testo di Isocrate. Papers presented to the seminar, Pisa, 2003. 9788822252807

Nove studi sulla tradizione del testo di Isocrate, uno degli autori più letti nell’antichità, che ha conservato nei seco

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Italian Pages XXIV,332 [339] Year 2003

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Studi sulla tradizione del testo di Isocrate. Papers presented to the seminar, Pisa, 2003.
 9788822252807

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AVVERTENZA I testi accolti in questa collana vengono sottoposti alla lettura preventiva del Comitato scientifico e redazionale del `Corpus'; la loro pubblicazione non comporta peraltro che ne vengano condivisi integralmente i contenuti. Per le immagini riprodotte in questo volume si ringraziano: Bayerische Staatsbibliothek, Munchen; Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano; Biblioteca de la Universidad, Salamanca; Biblioteca Estense Universitaria, Modena; Biblioteca Medicea Laurenziana, Firenze; Biblioteca Riccardiana, Firenze; Bodleian Library, University of Oxford; The British Library, London; Istituto Papirologico `G. Vitelli', Firenze; The Morgan Library, New York; Stadtbibliothek, Schaffausen. L'Istituto Papirologico `G. Vitelli' di Firenze ha per la prima volta promosso la pubblicazione di un papiro contenente un frammento testuale di un autore che rientra nel progetto editoriale e nell'ambito di indagine del CPF, destinandone l' `editio princeps' alla nostra serie: di questo siamo riconoscenti al Presidente, Guido Bastianini. Un particolare ringraziamento a Marco Fassino e Stefano Martinelli Tempesta per la preziosa e competente collaborazione nella fase di revisione redazionale e di preparazione per la stampa.

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PRESENTAZIONE Questa raccolta di studi è frutto di un .incontro seminariale dal titolo «La tradizione del testo di Isocrate» (Pisa, 4 aprile 2003), organizzato da Antonio Carlini del Dipartimento di Filologia Classica dell'Università di Pisa e da Daniela Manetti del Dipartimento di Scienze dell'Antichità `G. Pasquali' dell'Università di Firenze. Il seminario ha costituito il punto di arrivo di una serie di incontri di lavoro nel corso del 2002-2003 nei quali un gruppo di studiosi, che collaborano al Corpus dei Papiri Filosofici Greci e Latini, integrato da altri più giovani filologi, ha discusso í risultati di indagini volte ad approfondire vari aspetti della tradizione ísocratea. L'esigenza di un tale approfondimento è riconosciuta dalla comunità scientifica da lungo tempo, sia perché manca un'edizione critica completa attendibile dell'opera dell'oratore greco (una nuova edizione a cura di B.G. Mandilaras è annunciata presso l'editore K.G. Saur) sia anche perché le scoperte papiracee dell'ultimo trentennio hanno ampliato di molto la documentazione antica sul testo isocrateo. Nel corso delle ricerche sui papin di Isocrate, la cui pubblicazione è prevista nel volume I.2** del Corpus dei Papiri Filosofici, ci si è ben presto accorti che non si poteva fare affidamento sull'informazione fornita dagli apparati critici dell'unica edizione recente completa, quella pubblicata da G. Mathieu e ~. Brémοnd nella Collection Budé (1928-1962). La ben più accurata edizione di E. Dremp (1906) si è interrotta purtroppo dopo il primo volume. Il lavoro di Drerup, ricchissimo di dati, è comunque viziato da un forte pregiudizio a favore del codice Vaticano Urbinate Gr. 111 (r), un pregiudizio che ormai è stato riconosciuto come tale e da più parti sottoposto a critica. Oltre a ridimensionare il ruolo di questo testimone, che resta comunque importante, è necessario approfondire l'esame dei complessi rapporti che legano í portatori di varianti schierati sull'altro fronte tradizionale e cercare di definire meglio il valore della tradizione indiretta. Sulla base di queste considerazioni, si è deciso di avviare, senza aspettare nuovi risultati dall'esterno, una serie di indagini-campione: la proposta di lavoro è stata raccolta da giovani e valenti studiosi, alcuni dei quali si sono impegnati per la prima volta in questo filone di ricerca, altri invece hanno ripreso e approfondito percorsi già da loro precedentemente avviati. Dopo essere stati presentati e discussi nell'incontro pisano, i loro contributi sono ora raccolti in questo volume. L'interesse nei confronti di Isocrate, che ha subito un periodo di stasi, sta di nuovo aumentando: alcuni studi sono usciti di recente, non soltanto —

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sull'impostazione ideologico-politica dell'opera isocratea (basti citare, a solo titolo di esempio, gli atti del colloquio tenutosi a Wuppertal nel 2001: Isokrates - Neue Ansiitze zur Bewertung eines politischen Schriftstellers, hrsg. von W. Orth, Trier, WIT 2003), ma anche su problemi relativi alla composizione e alla trasmissione del testo: è il caso del libro di P.M. Pinto, Per la storia del testo di Isocrate. La testimonianza d'autore, Bari, Dedalo 2003.

Per una coincidenza fortunata, fra il gruppo di lavoro impegnato sul progetto di Isocrate nato all'interno del CPF e questo studio indipendente sono emersi molti punti di contatto, in particolare per quanto riguarda l'analisi dell'orazione Sullq scambio (Antidosis). Ha così avuto inizio anche un rapporto personale, che ha portato Pinto a partecipare al seminario di aprile e a contribuire al volume con un saggio totalmente nuovo: una collaborazione destinata a continuare. Negli ultimi anni, il quadro generale si è molto arricchito con la pubblicazione (1997) del codice ligneo che contiene il testo dei tre discorsi parenetici Ad Demonicum, Ad Nicoclem, Nicocles (PKellis III Gr. 95). Un ulteriore tassello si aggiunge ora grazie ad un frustulo della collezione dei `Papiri della Società Italiana' (PSI inv. 2058), la cui editio princeps viene presentata in questo volume. La necessiti di ampliare 10 studio delle testimonianze manoscritte di Isocrate, per poter valutare í testimoni papiracei sulla base di una visione il pilι possibile aperta e organica, ha dato impulso, come già molte volte accaduto nella storia ormai ventennale del CPF, ad una serie di studi collaterali e complementari al progetto, molti dei quali destinati, probabilmente, ad uno sviluppo autonomo ulteriore: nuove datazioni di papiri; le caratteristiche di una collazione antica; un chiarimento della situazione delle citazioni d'autore nella tradizione dell'Antidosis; una nuova edizione con commento del Panegirico, l'edizione del Plataico, una storia della formazione del Corpus isocrateo e della fortuna di Isocrate in ambito neoplatonico; la selezione del materiale isocrateo nelle fonti di Stobeo; la descrizione di un codice dell'età di Fozio; precisazioni sulla circolazione di Isocrate in ambito umanistico, e così via. Ancora una volta, il progetto di un Corpus dei papiri filosofici ci sembra aver giustificato la propria ragion d'essere e la propria vitalità non solo nei risultati specifici, ma anche nella capacità di incoraggiare e promuovere la ricerca nei più giovani. ΑΝΤΟΝΙΟ CARLINI - DANIELA ΜΑΝΕΤΤI

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ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE

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'Ισοκρ~τους λ~yo ι Κα~~ ~πτστολαι, µετα σχο ~σεις, λ~ων Παλαι~ν. Οτς πpoσετ~θησav σηµει ~ ν περ~~ τ~ ς κα~~τ~ν Avτoσχεδ~ ων στοχασµ Ελληνικ~ς παιδε~ας κα~~γλ~ σσης ~κολουΟ~a, I-II, Paris, F. Didot 1807. '

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ZAJoiz, Helena



XXII



SIGLA CODICUM

Z A

T

Vaticanus Urbinas Graecus 111 Vaticanus Graecus 936 Ambrosianus 0 144 sup. (602 Martini-Bassi) Scaphusianus Msc. Generalia 34 Laurentianus Pluteus 87.14 Vaticanus Graecus 65 Laurentianus Pluteus 58.5 Marcianus Graecus 415 (co11. 859) Laurentianus Pluteus 59.37 Parisinus Graecus 2932 Laurentianus Pluteus 55.7 Parisinus Graecus 2930 Parisinus Graecus 2010 Vaticanus Graecus 64

S (vel Salm) Salmantinus 279 (1-2-15) Tol Toletanus 101-13 Vat Vaticanus Graecus 1383 γ δ ε θ

Γ in oratione De permutatione ∆ in oratione De permutatione S in oratione De permutatione Ο in oratione De permutatione Λ in oratione De permutatione

— XXIII —

ISABELLA ANDORLINI

UN NUOVO FRAMMENTO DELL' «ELENA» DI ISOCRATE

PSI inv. 2058 [fig. 1], reso noto qui per la prima volta nell'ambito dei lavori dedicati agli Studi sulla tradizione del testo isocrateo,t è un papiro di provenienza ignota, appartenente ai fondi dell'Istituto Papirologico «Girolamo Vitelli» di Firenze, dove è stato da me identificato nel 1995 come un passo di Isocrates, Helena 11 e presso la cui sede è conservato. Si tratta del frammento (cm 2,7x7,2) di una colonna di volumen della quale è ancora visibile un margine superiore esteso per cm 1,4. Il frustolo, scritto sul recto lungo le fibre e bianco nel verso, è mutilo in basso e da entrambi í lati, per cui non è possibile risalire con certezza all'originaria divisione delle parole alla fine dei righi, la cui capienza media ricostruibile con buona approssimazione oscilla tra le 17 e le 19 lettere, con un minimo di 14 lettere al r. 6 dove ricorrono in sequenza segni di modulo largo. L'articolazione del brano conservato nell'originaria colonna di scrittura, la cui presumibile configurazione, per un'ampiezza di ca. 6 cm, è proposta exempli gratia nell'edizione che segue la trascrizione diplomatica, è apparsa la píù probabile rispetto al miglior allineamento sulla sinistra delle lettere iniziali e ad una verosimile sequenza degli a capo. La scrittura, ariosa e ordinata, leggermente inclinata a destra, una moderata realizzazione di forme dello `stile severo' (vedi ai rr. 4, 5 e 7 il disegno di omega che mantiene la doppia curva), connotata da lettere di modulo tendenzialmente quadrato, uniformità nello spessore dei tratti, bilinearismo appena infranto in basso da hypsibn, rho e tau. Per la datazione si propone il tornante del II-III secolo, ben individuato da esemplari quali POxy LII 3671 (Pl. La., IIP ex., cfr. CPF IV.2 tav. 215), POxy XXVII 2452 (Soph. ? Thes.,

Una sezione che raccoglie tutti í papiri di Isocrate è prevista nel Corpus dei Papiri Filosofici Greci e Latini, I 2": Cultura e filosofía (in preparazione). —3—

ISABELLA ANDORLINI

II? = GΜAW2, Fig. 27), POxy VII 1017 con Pl. VI (Pl. Phdr., IIIII, cfr. CPF IV.2 ta v . 157-159), e PSI XVII Congr. 12 (Dem. Phil., IIIΠ in., tav. III), tra i quali può collocarsi anche il nostro papiro. Il frammento, che non appartiene ad alcuno dei manufatti noti contenenti questa stessa orazione isocratea, è il quarto testimone papiraceo dell'Elena e riporta un paragrafo di testo finora mai attestato nei papiri: 2 per í papiri di Isocrate è adesso disponibile online l'esaustiva e aggiornata classificazione di Mertens- Ρack3 (vedi già J. LENAERTS - P. MERTENS, Les papyrus d'Isocrate, CE 64, 1989, 216-230). 3 Alcuni papiri isocratei pubblicati in anni recenti sono PHeid ínv. G 2136 (Euag. 80), ed. D. HAGEDORN, ZPE 129 (2000), 274; PBingen 6 (Arch. 35-37); gli inediti da Ossirinco (Ad Dem.; Ad Nic.) segnalati in PKell III, 50-52; F. MITTHOF, Ein neuer Isokratespapyrus aus Wien (Nicocles 1 und 5), WS 113 (2000), 107-111; PSÍ ini. 1925 (Paneg. 58-59), ed. P. PRUNETI, HOIKIAMA. Studi in onore di i. Cataudella, La Spezia, Agorà Edizioni 2001, 1065-1068. 4 L'esiguo testo conservato, e collazionato con le edizioni di E. DRERUP, Isocratis opera omnia, rec. E. D., vol. prius, Lipsiae, Dieterich 1906 e di G. MATHIEU - É. BRÉ ΜΟΝD, Isocrate. Discours, Tome I, Paris, BL 1928, non evidenzia varianti rispetto alla tradizione medievale. Sono indicati di prima mano alcuni segni d'interpunzione (] τιν · r. 2, ano stigme; cfr. r. 8) e l'espunzione con un punto sopra epsilon che al r. 5 corregge verosimilmente la grafia ει per ι. Due minime tracce d'inchiostro sul bordo di fratture, ai rr. 4 (una mese stigme indicante pausa di senso?) e 5 (un accento circonflesso?), se non casuali, rimangono di interpretazione incerta (cfr. ad locc.).

]ΙΜΗΣ[ ΤΙΝ Ο ]

'

[

2 Glí altri sono PYale 11 103 [= MP' 1275.1] Hel. 43-50; Plat. 20-26 (II a.C., Pl. 1IIII), con aggiornamenti sui papiri di Isocrate al 1985; PAnt II 82 [= MP' 1276] Hel. 61-63 (cod. perg., IVP, Pl. IV); M.P.E.R. N.S. III 42 [= MP' 1278] Hel. 23-24; 26 (cod. pap., V-VI). ' All'indirizzo http://www.ulg.ac.be/facphl/services/cedopal/ ΜΡ3/fexp.shtml. 4 Si aggiunga un passo di Ad Nic. 19 [ed. J. LuiDOi - G. MESSER', A Passage of 'si crates on the Back of a Protocol (PVindob G 39977), ΖΡΕ 132, 2000, 125 -131] e J.-L. FOURNET, Un témoin passé inaperçu de l'Ad Demonicum du Pseudo-Isocrate dans le Codex Glazier, ZPE 135 (2001), 150-152.

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PSI 111. 2058: UN NUOVO FRAMMENTO DELL'«ELENA»

5

10

5

10

]ΣΤΟΙ Κ[ ]ΤΩΝ[ ]ΛΩΝ Ε , [ ]Ν ∆ΥΣΚ[ ]ΩΝ ΕΥΡΙΣ[ ]Ι:ΓΟΝΤΑΙ [ ]ΑΛΕΠΩ[ ]1:1Ν Σ[

οiíτε µ]ιµ ~σα[σθαι δ~σκολ~ν ~σ]τιν• g[~~δ~~κοινοì καì πι]στοì κ[aì το~τοις ~µοιοι]τυîν [λ~γων διà πολ]λâν ~ [δε ~ν xaì. καιρ~]ν δνσκ[αταµαθ ~τ]ων ε~ρ~σ[κοντα~~ τε xaì λ] ~γονται, [κα τοσο~τω χ]αλεπω[τ~ ραν ~χονσι τ]~ ν σ[~νθεσιν ~ σω πε

11 (= 210b)

2. Il segno di ano stigme, in coincidenza con una forte pausa di senso, è realizzato come un piccolo tratto obliquo d'inchiostro (cfr. r. 8). 4. Proprio sul bordo della frattura sul lato sinistro del papiro, a media altezza e a ridosso del tau, rimane una minima trac cia d'inchiostro forse casuale o forse parte di un segno di lettura (una mese stigme intesa a distinguere l'unità semantica á µοιοι,in lacuna, rispetto al successivo τ~ν? Cfr. F.G. KElVIN, Classical Texts from Papyri in the British Museum, London, Oxford Clarendon Press 1891, 82). Per l'occorrenza nella copia dei testi prosastici di punti di questo tipo, non sicuramente rapportabili a pause di senso e per lo più ritenuti casuali dagli editori, cfr. POxy L ΙΙ 3659, 18; 27 ( «Trattato filosofico», II-III, Pl. II); POxy XI 1364 (ad es. rr. 152; 193) + L ΙΙ 3647 (Antiph. De ver., IIIP in. = CPF 1.1* 17 1-2, app. ad locc.; cfr. CPF 1V.2 ta v . 165-166). Più in basso, nell'interlineo inferiore, sussiste un'altra traccia d'inchiostro sopra l'omega del r. 5, ma non sembra plausibile ricondurre entrambe le tracce ad un unico segno, .

—5—

ISABELLA ANDORLINI 0 lettera, la cui presenza in questo punto del testo risulterebbe difficile da spiegare. 5. Al di sopra di omega è appena visibile una minima, ma sicura, traccia d'inchiostro di dubbia interpretazione (cfr. supra, n. 4). Un eventuale segno interlineare di correzione non è richiesto in questo punto, e potrebbe invece trattarsi dell'estremità destra di un accento circonflesso: ] λ~ν pap.? 5-6. Con un punto di espunzione sopra epsilon lo scriba ha probabilmente corretto Ε [δεων ml, lege ïδε~ν. La ricostruzione ι[δεων και κcι~ρω]ν, secondo il testo tradito, colma inoltre la lacuna del rigo in modo soddisfacente. La presumibile ampiezza del rigo ammette anche la ricostruzione lunga εY ρισ[κoντaι τε καì (= 19 lettere) con Mathieu - Brémond (sulla base di Γ5 O A). Tralascia il τε Drerup (con ΓΡr.). Prob. λ]gyoντςι. pap. La traccia d'inchiostro che sussiste in alto, sul bordo della frattura destra, considerata la vicinanza alla lettera che la precede, è probabilmente da intendere come quel che resta di una ano stigme (e non come l'asta del kappa seguente), analoga a quella del r. 2 e indicante in questo punto una pausa di senso meno accentuata.

FIG. 1 - PSI INV. 2058 © Istituto Papirologico "G. Vitelli ", Firenze

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PAOLA PRUNETI

NUOVE DATAZIONI DI PAPIRI ISOCRATEI La datazione di un papiro, quando sia basata unicamente sull'aspetto esteriore del manufatto e sulle caratteristiche paleografiche, richiede sempre molta cautela e, soprattutto nel caso di papiri a contenuto letterario che non presentino, sia pure in modo indiretto, alcun indizio significativo, costituisce spesso un difficile problema a cui si rischia di dare soluzioni approssimative se non addirittura inaffidabili e fuorvianti. Non deve quindi destare eccessiva meraviglia il fatto che, esaminando originali o riproduzioni di papiri già editi, in qualche caso si rimanga un po' perplessi di fronte a collocazioni cronologiche che non ci appaiono del tutto coerenti con le caratteristiche paleografiche dei testi che abbiamo sotto gli occhi. Senza alcun dubbio oggi, rispetto al passato, possiamo contare sull'aiuto non trascurabile che ci viene dalla possibilità di accedere agevolmente alla documentazione disponibile, via via accresciuta nel corso degli anni, e di studiarla utilizzando sofisticati strumenti di indagine. Ci troviamo, perciò, nella condizione di avere migliori opportunità per analizzare le scritture, individuarne gli elementi caratterizzanti, coglierne le modificazioni e il percorso evolutivo, aumentando le occasioni di appropriati confronti paleografici ai quali ricorrere per confermare o correggere datazioni non sempre convincenti. Controllando attentamente le riproduzioni di papiri contenenti passi dell'Ad Demonicum e del Panegyricus di Isocrate che dovranno confluire nel Corpus dei Papiri Filosofici, ho potuto constatare come, purtroppo, anche autorevoli studiosi, in mancanza di adeguati aiuti o attendibili punti di riferimento, siano stati talvolta tratti in inganno nella valutazione paleografica di qualche frammento e siano incorsi, di conseguenza, in giustificabili errori di datazione. Un caso particolarmente significativo sembra essere quello di PSI II 120, assegnato da Teresa Lodi, sia pure dubitativamente, al IV

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PAOLA PRUNETI

secolo d.C., 1 ma che, a un più approfondito esame paleografico, e tenendo anche nel dovuto conto il fatto che si tratta di un papiro riutilizzato, 2 deve essere retrodatato di qualche secolo. PSI II 120 recto (= Pack2 1994) è un lungo frammento di rotolo; che conserva, su cinque colonne (di cui la prima mutila a sinistra), un `florilegio' di sentenze derivate, in parte, anche dall'Ad Demonicum di Isocrate. 4 La scrittura di PSI 120 recto [tav. I] non è una libraria . ma, piuttosto, una corsiva accurata, di buon livello. Da notare che la quinta e ultima colonna del lungo frammento, 5 dalla seconda riga in poi (rr. 52 60 del papiro), ha tutta l'apparenza di essere stata scritta da una mano diversa, un po' più rozza, che si muove con minore fluidità e non dà luogo a quella leggera inclinazione che, invece, si può osservare nelle colonne precedenti. Soffermandoci sulle caratteristiche paleografiche di PSI 11 120 recto, dobbiamo giungere alla conclusione che queste ci riconducono a un periodo molto più antico rispetto a quello ipotizzato. Alcune lettere, in particolare, appaiono decisive per una retrodatazione: si veda, ad esempio, tau tracciato in due tempi (il tratto orizzontale, a sinistra, parte quasi sempre con un piccolo uncino rivolto -

I Pubblicando il papiro nel volume I Ι dei PSI (1913), ella proponeva, anche se con riserva, questa datazione, senza tuttavia spiegarne il motivo. 2 Nell'ed.pr. del papiro non si fa alcun cenno alla presenza, sul verso [tav. IΙ], di ben sei colonne di scrittura corsiva (databile al II/I secolo a.C.?) appartenenti, molto probabilmente, a un rotolo amministrativo ancora inedito e attualmente in corso di studio da parte di Gabriella Messen (si veda Aspetti di letteratura gnomica nel mondo antico ΙΙ, Firenze, Olschki, in preparazione). 3 Le misure del papiro sono cm 16,5 di altezza per cm 68 di lunghezza; sono conservati i margini superiore, inferiore e destro: le colonne contengono fra le 10 e le 13 righe. 4 Ai rr. 17-18, nelle parole τovς [~γαθ]oùς µ Y ν ~πα~νει π~Ντας, Χρ~~$[~] το~ς ~ρισ[τoιO] possiamo ravvisare una reminiscenza da Ad Demonicum 20: 0064 µ ~ ν ~χε πρ~ς ~íπαντας, ΧΡ δ ~~ΤO~ς βελτíστoις; ai rr. 25-27 la sentenza τοîς φíλoις π~στεΥε Καì Τ ù [~π]tσΤα, τοîς δ' ~χθροiς ~π~στet καì τ~~πιστ~~richiama προσ~κεLν ~yoû τοîς πονηρo~ς ~π~στετΙ, ~σπερ Τo~ς χρηστo~~πιατεvεtν di Ad Demonicum 22, e, infine, ~πtθvµει ~ν µ κεν ~ς, στ~ργε δ~~τ~~παρ~ντα dei rr. 54-55, è da avvicinare a στ~ργε µ ~ ν τ~~παρ~ντα, ζ~τεt δ~~τ~~jlελτιω di Ad Demonicum 29. Il contenuto del papiro potrebbe adattarsi bene all'ambiente della scuola, o, comunque, a un ambiente in cui si facesse spesso ricorso a sentenze moraleggianti o a consigli ispirati al buon senso. G. ZALΑ'El, Papiri scolastici, Aegyptus 41 (1961), 160-235, registra PSI 11120 nella sezione relativa agli `Scritti di educazione morale' sotto il n° 256, a p. 192 (se ne veda la discussione da parte di M. Serena Funghi in Aspetti di letteratura gnomica nel mondo antico ΙΙ, Firenze, Olschkí, in preparazione). Il margine destro è assai ampio (circa 5 cm) e probabilmente il rotolo, o almeno il testo del fl orilegio, terminava qui.

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NUOVE DATAZIONI DI PAPIRI ISOCRATEI

in basso, poi, a metà del suo percorso, s i piega a formare l'asta verticale: i l segno viene completato con l'aggiunta del tratto orizzontale destro); rho che tende a curvare verso sinistra i l suo lungo tratto verticale; phi con il corpo tondeggiante assai ridotto e una lunga traversa verticale; kappa che mostra la tendenza a porre in orizzontale il tratto obliquo inferiore, oppure si presenta `aperto'; beta `a due pancine' che si alterna con i l beta `a sacchetto'. 6 Chi ha scritto l'ultima colonna [tal. I] (una seconda mano oppure – cosa meno probabile – la stessa mano, ma in tempi diversi?) usa una grafia un po' più rigida e dritta; qui il tratteggio di alcune lettere è condotto in tutt'altra maniera (ad esempio hypsilon, con il calice arrotondato e con una accentuata curvatura del gambo verso destra, oppure tau, la cui base s i arricchisce – come al r. 59 – di un trattino orizzontale) e sono frequenti, oltre a vere legature, i trattini congiuntivi. È proprio questa seconda mano, a mio parere, che si presta meglio a confronti paleografici significativi e, perciò, offre maggiori possibilità di datazione Si tratta, nel complesso, di scritture a prima vista un po' ingannevoli, ma che, esaminate attentamente, 'si prestano a confronti paleografici abbastanza affidabili, in base ai quali sembra giustificata una datazione compresa fra i l II e il I secolo a.C. 7 Per rimanere nell'ambito della collezione fiorentina, si possono notare, ad esempio, somiglianze con due documenti datati, ambedue, al 118 a.C. e 608 PSI III 166 (la cui scrittura, però è dritta e dà anche l'impressione di essere più regolare) e PSI III 168 [tav. III], che presenta molte analogie con la seconda mano di PSI 11 120.8 Fra i papiri pubblicati più di recente, merita di essere segnalato PSI XXI Congr. 6 [tav. IV] (databile fra il 116-107 a.C.). Anche PSI III 173 (datato genericamente al secolo II a.C.) potrebbe costituire un utile confronto, non tanto per i l tratteggio delle lettere (più angoloso e rigido), quanto per la loro leggera inclinazione. 9 Ma le particolarità grafiche sopra descritte, e specialmente quelle più chiaramente evidenti nell'ultima colonna, proseguono anche 01Col. III 28 ~νa(iáλλoυ; 1149 εúizτ~(iολος; 50 ~lι~σασθαι; V 51 βraσaµενος. La leggera inclinazione, riscontrabile nelle prime quattro colonne, non è frequente nelle scritture di questo periodo che, generalmente, appaiono più dritte, dando spesso anche l'impressione di essere più `serrate'. I due papiri fanno parte del carteggio di Ammonios τ~ν πρ~των φ~λων, il `facente funzione' dello στρατηγ~ ς del nòmo Thinite. 9 Le riproduzioni di questi papiri sono reperibili, rispettivamente, in Pap. Flor. XXX [Scrivere libri], tav. XCVII (PSI III 166) e tav. XCVIII (PSI III 173). PSI III 168 è riprodotto in NORSA, Scritt. doc., I, tav. 6; PSI XXI Congr. 6, nell'edizione. 6

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tre la fine ciel II secolo a.C., e mostrano una loro linea di continuità ancora per alcuni decenni, tanto che non è difficile trovarle, sia pure con qualche comprensibile adattamento, in papiri documentari del I secolo a.C. Partendo, ad esempio, da testimonianze come PRyl IV 586, ΠΚöln I 50 e 51 (datati tutti e tre al 99 a.C.), passando attraverso esperienze grafiche come quella attestata in PAmherst 51 (88 a.C.) 10 [tav. V], si può arrivare a Pixy XII 1453 (29/30 a.C.) 11 e alla prima età romana. Un altro papiro, PBodl MS Gr. class. d 163 (P) contenente un ampio brano dell'Ad Demonicum, 12 ha avuto, nell'edpr., una datazione che non risponde alle caratteristiche della sua rea ltà grafica. Sul frammento di rotolo il testo isocrateo corre su tre colonne, di cui la prima e la terza mutile in basso e, rispettivamente, a sinistra e a destra; è conservato il margine superiore e in parte, in corrisροndenza della seconda colonna, anche quello inferiore; l'intercolumnio è sufficientemente ampio; il verso non reca tracce di inchiostro. 13 •L'aspetto del papiro è dunque quello di un manufatto, se non di ottima, almeno di buona qualità, e ciò è confermato anche dalla scrittura, ordinata e regolare, che l'editore del frammento attribuisce al II secolo d.C., senza tuttavia segnalare, a sostegno della sua datazione, eventuali confronti paleografici. 14 La mano che ha scritto PBodl MS Gr. class. d 163 (P) [tal. VI] ha presente realizzazioni grafiche di classi stilistiche diverse ma coeve, 15 che spesso si influenzano reciprocamente, vale a dire le scrit,

10 La somiglianza fra la scrittura di PAmherst 51 e quella dell'ultima colonna di PSI II 120 è molto forte: solo la lettera my si diversifica, poiché in PAmherst 51 non accentua la concavità centrale e non scende quindi, fino all'immaginaria linea di base, come accade invece in PSI II 120. 11 Le riproduzioni dei singoli documenti sono presenti nei rispettivi volumi. 12 Il passo riportato dal frammento va dalla fine del paragrafo 39 alla metà circa del paragrafo 44. Il papiro fu pubblicato, con annessa la riproduzione, da J.C. SHELTON, Isocrates, Ad Demonicum, 39-44, in Scritti in onore di Orsolina Montevecchi (a cura di E. Bresciani, G. Geraci, S. Pernigotti, G. Susini), Bologna, CLUEB 1981, 355-362. Il testo che troviamo sul papiro, pur non discostandosi sostanzialmente e significativamente dalla tradizione manoscritta, presenta tuttavia qualche variante che, secondo l'editore, rivelerebbe un intento di parodia. " Le dimensioni del frammento sono cm 15x20; il margine superiore misura circa 3 cm, di quello inferiore rimane circa 1 cm e l'ampiezza dell'intercolumnio è, píì ι o meno, di 2 cm. 14 A proposito della scrittura si dice solo che il papiro è «written in a competent, unpretentious hand of the second centu ry A.D.». 15 G. CAVALLO, Fenomenologia `libraria' della maiuscola greca: stile, canone, mimesi grafica, BICS 19 (1972), 131-140: in particolare, per le classi stilistiche che si ma-

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ture `ad apici ornamentali' e quelle inquadrabili nello stile 1 epsilontheta'.16 In questo frammento si può rilevare, appunto, una colnmistione di stili: epsilon, una delle lettere connotanti, mostra il trattino mediano staccato dal corpo ricurvo e lo stesso sembra accadere per theta;17 my scende molto in basso con le due oblique interne e divarica (tenendo quasi a c ~nfigurarsi come un doppio lambda) i due tratti laterali che terminano, quasi sempre, con piccoli apici ornamentali disposti orizzontalmente. La presenza di simili trattini aggiunti alla base di linee verticali o oblique è frequente anche in altre lettere: se ne possono trovare esempi nel tratteggio di cx, y, η, t, κ, λ, π, ρ, τ, u. Le suggestioni che lo scriba ha ricevuto dall'una e dall'altra classe stilistica, trovano riscontro in opportuni confronti paleografici, e inducono a retrodatare il papiro assegnandolo, con un prudente margine di tempo, al periodo compreso fra il secolo I a.C. e l'inizio del secolo I d.C. 18 Si veda, ad esempi~, fra i papiri letterari attribuibili a questo periodo, PHerc 1471 o il più `serrato' PHerc 1050. Non manca la possibilità di raffronti con testi documentari datati: da tenere in considerazione le affinità con il già citato Pixy XII 1453 (30/29 a.C.) e, nonostante il modo diverso di tracciare alpha, con PLond II 354 (una istanza al prefetto Gaio Turranio databile agli ultimi anni del secolo I a.C., riprodotta in Roberts, GLH, 9a). già stata spostata in avanti la datazione di PAlex inv. 613, 19 un frammento il cui testo non fu identificato al momento della sommaria descri-

nifestano alla fine del II secolo a.C. per poi declinare all'inizio dell'età romana, si rimanda alle pp. 132-133. 16 Esempi di scritture apicate sono attestati per un lungo arco di tempo, ma è soprattutto nel II e nel I secolo a.C. che l'uso dei trattini ornamentali si fa più frequente e più regolare; si veda in proposito G. MENd, Scritture greche librarie con apici ornamentali (III A.C. - II d.C.), S&C 3 (1979), 23-53. Lo stile `epsilon-theta' è stato trattato da G. CAVALLO, Lo stile di scrittura `'epsilon-theta' nei papiri letterari: dall'Egitto a Ercolano, CronErc 4 (1974), 33-36. Come sottolinea Cavallo (ibid., 36) in area grecoegizia questo stile ha la sua fioritura fra la fine dell'età tolemaica e í primi tempi di quella romana e non sembra oltrepassare di molto l'inizio del I secolo d.C. Per le accurate descrizioni paleografiche e per l'ampia raccolta di tavole, si può utilmente consultare CAVALLO, Scr. Erc. 1 7 Sono proprio queste le due lettere che connotano lo stile a cui danno il nome. Per la verità nel testo conservato la lettera theta ricorre solo 4 volte e in un solo caso (col. III 13: 8 αυµ ~ σ~ς) è visibile chiaramente e per intero. 11 Per le riproduzioni si veda CAVALLO, Scr. Erc., tav. XXXVI e tav. XXVIII. 1 9 Si tratta di un papiro di modeste dimensioni (cm 5 x 12) che conse rv a parte di una colonna di scrittura: è ancora presente il margine superiore (cm 3,5), mentre in basso il frammento si interrompe dopo le minime tracce del r. 24; lateralmente la colonna mutila sia a destra che a sinistra.



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zinne e parziale trascrizione fattane da A. Swiderek, 20 ma nel quale C. Gallazzi ha successivamente riconosciuto un passo di Isocrate (Panegyricus, 139).21 Nella descrizione di PAlex ini. 613 si parlava di «écriture petite, ca!ligraphique» e, quanto alla data, si proponeva «ép. ptolémaïque(?)». L'attenzione che Gallazzi ha dedicato al contenuto del frammento e alle sue caratteristiche paleografiche, gli ha permesso non solo di identificare 1l testo e di analizzarne e valutarne le varianti,Z 2 ma anche di dare una nuova e più accettabile collocazione cronologica al frammento stesso. Nella grafia con la quale è stato scritto il papiro, piuttosto minuta, priva di apici e leggermente inclinata a destra, si può ravvisare una `informale rotonda'. Lettere significative, a questo proposito, appaiono essere alpha, che presenta una sacca tondeggiante a sinistra, epsilon che forma quasi un occhiello nella parte superiore; my con un'ampia curva mediana e i montanti laterali ben divaricati; hypsilon costituito da un profondo calice appuntito; omega alquanto appiattito nella parte centrale. Gallazzi trova notevoli affinità fra la scrittura di PAlex ini. 613 e quella di altri papiri datati, o databili, alla metà del II secolo d.C. e assegna quindi il frammento ai decenni centrali di quel secolo. I papiri con i quali lo studioso istituisce il confronto sono POxy VI 853 (commentario a Tucidide, attribuito alla metà del sec. II d.C.); PPhil 1 (documenti ufficiali relativi a liturgie, scritti poco dopo il 124 d.C.), e SB I 5217 (una epikrisis del 148 d.C.) 23 ma, cercando fra la vasta produzione libraria e la grande quantità dh documenti che ci ,sono giunti dal II secolo d.C., potremmo trovare facilmente, per la scrittura di PAlex inv. 613, anche altri validi paralleli. Non si può infatti trascurare, accanto alle caratteristiche grafiche già messe in evidenza, un'altra particolarità riscontrabile nel frammento isocrateo, vale a dire la notevole riduzione dello spazio interlineare, che determina un effetto ottico, per così dire, di `compressione'. Questa tendenza a `comprimere' l'interlinea (per quanto non sia descritta fra le caratteristiche alle quali Gallazzi fa riferimento per í suoi confronti paleografici) si nota, oltre che nei papiri da

20 Cfr. A. SWIDEREK M. VANDONI, Papyrus grecs du Musée Gréco-Romain d'Alexandrie, Warszawa, PWN - Éditions Scientifiques de Pologne 1964, 18: la descrizione -

del papiro è ridotta alle informazioni indispensabili, del testo vengno trascritti solo i rr. 7-10. 21 Cfr. C. GALLAZZI, P.Alex. inv. 613: frammento non riconosciuto di Isocrate, Paneg. 139, RFIC 120 (1992), 5-9. 22 PAlex ini. 613 non concorda completamente né con la vulgata, né con il cod. Vat. Gr. 111, Γ, che rappresenta la tradizione migliore dell'opera isocratea. Per le argomentazioni in proposito, cfr. GALLAZZI, P.Alex. inv. 613, cit., 6-7. 23 Per le riproduzioni di POxy VI 853 e PPhíl 1 si rimanda alle tavole annesse alle edizioni oppure a ROBERTS, GLH, rispettivamente Pl. 17a e Pl. 13a. La riproduzione di SB I 5217 è posta a corredo dell'ed.pr. di G. LEFEBVRE, in BSAA 14 (1912), 196-198, Pl. XI. ,

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lui citati, 24 anche in altri papiri, sempre riconducibili al II secolo d.C., nei quali la presenza dello `schiacciamento interlineare, insieme ad altri elementi significativi, può costituire un'ulteriore conferma per la datazione proposta. Mi limito a segnalare, fra i testi letterari, POxy XXVI 2441, contenente frammenti dei Peani di Pindaro (assegnato al II secolo d.C.) e, fra i documenti, PBon 19 (ancora una richiesta di epikrisis, del 187/88 d.C.). 25 In Pixy XXVI 2441, anche se il papiro presenta una scrittura in cui le lettere, a stretto contatto fra di loro, risultano leggermente più serrate e dritte, si possono riscontrare alcune ind icative affinità con PAlex inv. 613: in particolare, oltre all'interlinea di modeste dimensioni, i due frammenti mostrano una notevole somiglianza nel modo di tracciare lettere come α, ε, v. In PBon 19, la caratteristica grafica che, a prima vista, attira magµ, giormente l'attenzione, sembrerebbe essere il tratteggio morbidamente arrotondato, fluente, sul quale l'occhio quasi `scivola' senza indugiare troppo, tuttavia, soffermandoci ad esaminare la scrittura un po' più attentamente, non possono sfuggire alcuni particolari che giustificano il confronto con PAlex inv. 613: spazio interlineare ridotto, alpha con il corpo tondeggiante spostato a sinistra, epsilon che spesso mostra la tendenza a chiudersi a calotta, my arrotondato, omega spesso appiattito.

24 La `compressione' risulta abbastanza evidente sia in Pixy VI 853 che in SB I 5217, mentre si avverte meno in PPhíl 1. 25 La riproduzione di Pixy XXVI 2441 è annessa all'edizione, quella di PBon 19 reperibile in MONTEVECCHI, Papirologia, tav. 64.

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Τλν. I PSIII120r, coll. IV-V (©B iblioteca Medicea Laurenziana, Firenze)

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Τλν. III — PSI III 168 (© Biblioteca Medicea Laurenziana, Firenze)

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