Sistema dell'idealismo trascendentale [First ed.]

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FEDERICO OUOLIEIJIO 01[Sf:PPB SOIIELLINU

SISTEMA Dl!lLL'

IDEALISMO TRASCENDENTALE TRADOTTO DA

MICIIELELOSACCO

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PREFAZIONE DEL TRADUTTORE. I. Il posto dell'Idealismo ti-ascendentale nello svolgimento della. filosofia. schellinghfona.. - II. La. prima. e la. seconda. edizione. - m. La. traduzione francese del Grimblot. - IV. Criterii di questa edizione.

I. Il Sistema dell'idealismo t1·ascendentale appartiene al periodo più fecondo della vita di Schelling, al periodo di Jena (ottobre 1798-marzo 1803). Nel 1798, per invito di Goethe, che s'era molto interessato al primo scritto di lui sulla filosofia della natura, lo Schelling fu chiamato come professore straordinario a Jena; e vi lesse, nell'inverno del 1798-99 e nell'estate del 1799, sulla filosofia della natura e sull'idealismo trascendentale. Un anno appresso, mentre scriveva la Deduzione generale del processo dinamico, attendeva cli già alla composizione del Sistema, che fu terminata nel marzo. Quest'opera, che, come nota Kuno Fiscber, è uno degli scritti più riusciti del filosofo, arrotondato e sviluppato, a differenza degl'informi abbozzi di filosofia naturale (i), è in istretta connessione, sia con gli scritti anteriori d'ispirazione fichtiana: - Sulla possibilità di una forma della filosofia in generale (1794), Dell' lo come pdncipio della filosofia (1795), Lettere filosofiche sul dogmat-is-moe criticismo (1795),Nu01,a deduzione del diritto natu1·ale (1796-97), Sguardo gene-

(l) K. F1sOJTER Zw. Aufl, (Reidelberg, 1 .F. W. J. Schelling,

1895), p. 88.

VI

PREFAZIONE

DEL TRADUTTOllllJ

r·ale alla recentissima letteratiwa filosofica (1797), - sia

con gli abbozzi suddetti, pubblicati dal 1797 al 1800 ('). Poichè, se l'autore nell'Idealismo, che è la scienza del subbiettivo, rielabora e svolge la Dottrina della scienza, intende anche porgere un complemento necessario di quella scienza dell'obbiettivo (natura), che costituisce l'altra sezione fondamentale di tutta la :filosofia. Ma se da una parte il Sistema si riallaccia al panteismo naturalistico di quegli abbozzi, dall'altra prelude alla seconda forma, schiettamente religiosa, di filosofia naturale, che è tracciata in alcuni scritti ed aforismi posteriori al 1800: Esposizione del mio sistema di filosofici (1801), Sul vero concetto di filosofia natw·ale e sulla retta maniera d-i risolverne i problemi (1801), Ulter·io?"i esposizioni del sistema di filosofia ( 1802), Aggiunta all'int?·oduzione alle Idee (1803), Aggiunte alla seconda edizione delle Idee (1803), Sistema dell'intera filosofia e della filosofia naturale in particolw·e (1804, dai manoscritti), Aforismi per l'intr·oduzione alla filosofia naturale (1806-7), Designazione p1·ovvisoria del punto di vista della medicina secondo i principii della filosofia natiwale (1806). Tra queste due

forme di filosofia della natura s'interpone l'intero gruppo di scritti, a cui il Sistema propriamente appartiene, e in cui è svolta di proposito la dottrina dell'assoluta identità: l'Esposizione suddetta, il dialogo Bruno o sul divino e naturale principio delle cose (1802), le Prelezioni sul metodo dello studio accademico (1803), il dialogo Sul sistema dell'assoluta identità

e sul suo 1·apporto

(l) Sono, - oltro al gli\ accennato primo scritto Idee pw u11a {l!o.ofla della 11àtura (1797), - I' buroident que s'il n'y a pas une limite absolue de la connaissanc6, il y a quelque chose qui, sans que nous en ayons conscience, nous lie et nous enchafne dans la connaissance absolue, qui ne devient jarnais notre objet, et précisément parce qu' il est le principe de loute connaissance, ne pourrait jamais devenir l'objet de la connaissance. Nello stesso capitolo: « Pure al nostro scopo

presento non fa bisogno di considerazioni cosi larghe, ma solo di una riflessione sul significato del nostro primo problema" (Jedoch bedai·f es zuni gegenwiirtigen Zweck diese1· weitaussicht-igen Gedanken nicht, sonde1·n nu1· der Rejlexion uber den Sinn unse1·er e1·stenAufgalJe); e il G. traduce: Cependant elle [cioò l'autocoscienza] est nécessaù··e,non au but actuel de la pensée, qui n'en a qu' un aperçu eloigné, mais seulement auro 1·é(lexfons spéciales que nous faisons su1· le sens de not1·e p1·emier p,·oùlème. Sch., accennando alla limitatezza del suo c6mpito, dice: « cho mi fa girare all'infinito entro la cerchia del sapere ,. (die mich ins Unendliche zuruck in den Umkreis des Wissens einschliesst); e il G, stranamente: qui, laissant l'infini der?'iere moi, m'enferme dans la cil·conférence de la connaissance). Al

cap. 2°, discutendo se la serio del nostro sapere sia

PREl'AZIONJJl

DEL TRADUTTORE

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in.finita o finita, Sch. dice: • Se essa non è infinita, vuol dire che qualche cosa di assolutamente vero esiste • (Ist sie nioht unendlich, so giebt es etwas Absolutwalu·es); e il G. al contrario: il n'y a 1Jasquelque chose d'absolument m·ai. Più giu, discorrendo della proposizione sintetica: • qui l'oggetto non è determinato semplicemente dal suo pensiero ,. {per Gegenstand ist also hier nicht btos bestimmt du1·ch sein Denken); e il G.: non seulernent l'objet est déterminé par la pensée. Non mi dilungo in altri eaempii per mostrare che questa traduzione, non solo non conserva il colorito dell'originale, ma non ha neppm·e il pregio dell'esattezza. IV. Non mi lusingo di esser riuscito io interamente nell'una e nell'altra prova; nella prima segnatamente, che, trattandosi di un filosofo-artista come Schelling, non era certo agevole a superarsi. Ma ci ho messo buona volontà, badando scrupolosamente, in accordo coi criterii già seguiti dai traduttori precedenti di questa collezione, a rendere con fèdeltà e chiarezza la parola fluida e immaginosa del pensa,tore di Leonberg. Nelle note, che ho aggiunto di mio li dove mi son parse opportune, ho dovuto avve11turarmi in un campo inesplorato, e perciò obbligarmi ad una fatica non lieve, ma pur grata, per i confronti istruttivi e frequenti, che ho potuto stabili.re con altre opere dell'autore: nelle qua.li alcuni punti, che nel presente volume son presentati in iscorcio, ricevono ampio svoJgimento e appaiono meglio lumeggiati. gennaio 1908. ~ilOHELE LOSACCO.

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PREFAZIONE. TI fatto cl10 un sistema, il quale muti radicalmente, anzi rovesci addit"ittw·a la concezione dominante non solo nella vita ordinaria, ma anche nella massima parte delle scienze, incontri, quando già ne sono stati rigorosamente dimostrati i priucipii, ostinata opposizione anche da parte di coloro che souo in grado di sentire o d'intendere davvero l'evidenza delle sue prove, non può spiega,rsi altrimenti se non coll'incapacità di far astrazione dall'infinità dei problemi speciali che, per effetto del mut.1.to punto dì vista, l'attività dell'immaginazione fu sorgere immedìatamente d1ù ricco dominio dell'esperienza, in maniera da confondere e pertmbare il giudizio. Si può non negare la validità degli argomenti, si può anche non avere alcunchè di certo e di evidente da sostituire ai principii; e tuttavia aver paura delle conseguenze inaudite che si suppone debbano uscire da quelli, e disperar cli risolvere tutte le difficoltà che i principii dovranno inevitabilmente trovare nella loro applicazione~ Ma poichè si ha il diritto di esigere, da chi s'interessi vivamente alle indagini specuJative, che egli sia capace di qualunque astrazione e sappia cogliere i principii in quella suprema generalità, in cui il singolo scompare interamente, e in cui, se essa è pervenuta al grado più alto, si trova di sicuro già contenuta in precedenza la soluzione cli tutti i problemi possibili, cosi è naturale che, nel dar inizio alla costruzione di un sistema, si metta da parte ogni ricerca speciale e si badi all'obbietto più importante, cioè a porre in chiara luce e fuori di ogni dubbio i principii. Ogni F. G. G.

SoClEU.lNG

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Sislema dell'Idealismo 1,-astendentale.

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'l'ltASCElNDE.'\'TATJil

sistemii trova la int'allibilo pietra di paragone della strn verità, in quanto, olh·o tù risolvere faoilmonto problemi dioltiarati prima insolubili, no suscita altri del tutto nuovi ed ai quali non s'em mai pensato; e da una critica radicale di ciò che si ammetteva per vero fa nascere un'altra forma di verità.. Il proprio dell'idealismo b·ascendontale :,nntorc 1lcll.n. Wi,sse11schaftslefwe ( zw· 1,rlii?. Dato che qualche cosa designi in genere qualche cosa di reale in contrapposto al semplice immaginato, l'Io dovrà esser bene qualche cosa di reale, come principio di ogni realtà. Ma è altrettanto chiarn che, appunto perchè esso è principio di ogni realtà; non può essere reale nel medesimo senso di ciò a cui spetta la semplice realtà derivata. La realtà che alcuni tengono per l'unica vera, quella delle cose, è una realtà d' imprestito, è soltanto il riflesso di una realtà più elevata. Il dilemma, posto in tutta la sua luce, significa adunque: Tutto è una cosa o nulla; il che subito. appare falso, perchè esiste inclubbiameute un concetto più alto che quello della cosa, cioè il concetto del1' operare, dell'attività. Un tal concetto dev'essere ben più alto che quello della cosa, perchè le cose stesse non devono concepirsi altrimenti che quali modificazioni di un'attività in varie guise limitata. L"essere delle cose non consiste già in una semplice quiete, o inattività. Infatti anche un qualsiasi 1·iempimento dello spazio è ·un grado di attività, ed ogni cosa un determinato grado di attività, col quale è riempito lo spazio. Poichè all'Io non conviene alcuno dei predicati che spettano alle cose, resta spiegato il paradosso, che dell'Io non possa dirsi che è. Invero dell'Io non si può dire che è, percbè è l' esseTe stesso. Quell'atto dell'autocoscienza, atto eterno e non concepito in alcun tempo, che noi chiamiamo Io, è ciò che dà l'esistenza alle cose tutte: ciò, dunque, che non ha bisogno di alcun altro essere che lo porti, ma che, portandosi e sostenendosi da sò medesimo, DJ?parisce obbiettivamente come l' eterno divenire, subbiettivamente come l'infinito produrre,3) Prima di passare all'esposizione del sistema, non è inutile mostrare come il principio valga a fondare iJ1sieme la filosofia teoretica e la pratica, il che s'intende da sè come necessario carattere del principio. Che il principio sia insieme principio della filosofia teoretica e della pratica, non è possibile senza che esso medesimo

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IDEALlSMO

TnASCEND.l!lNTALI!I

sia insieme teoretico e pl'atico. Ora, giacchè un princ1p10 teoretico è uu assioma, un principio pratico un comando, in mezzo ed entrambi dev'esserci qualche cosa: - e questo è il postulato, che confina con la filosofia pratica, perchè è una semplice esistenza; con la, teoretica, perchè esige una costruzione puramente teoretica. Donde il postulato attinga la sua forza coattiva, si mostra col fatto che esso è legato ad esigenze pratiche. L'intuizione intellettuale è qualche cosa, che si può esigere e congetturare; chi non ne ha il potere, dovrebbe almeno averlo. 4) Ohi ci ha seguiti attentamente finora, avrà potuto inten~ere da sè che principio e fine di questa filosofia è la libeTtà, , l !'assolutamente indimostrabile, ciò che si dimostra soltanto c..:r,ll l fif' da sè stesso. Ciò che in tutti gli altri sistemi minaccia di f,{p ~L- rovina la libertà, in questo vien derivato dal seno della me~ ~ 1d. desima. L'essere non è altro in questo sistema che la libertà 1u......,._ ~ppre.s.sa. In un sistema che faccia dell'essere il primo e più a.lto elemento, non solo il sapere deve ridmsi ad una semplice copia di un essere originario, ·ma anche ogni libertà deve ridursi necessariamente ad un' illusione, perchè non si conosce il principio, i cui movimenti sono le sue visibili manifestazioni.

SECONDA SEZIONE DEDUZIONE GENERALE DELL'IDE.A.LlSMO 'l'H..A.SCENDENT.A.LE

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1) L' idealismo è già espresso nel nostro primo principio Poichè l'Io è immediatamente perchè diviene pensato (1>, (non essendo altro che il pensiero di sè stesso), ~a proposizione Io= Io= alla pro~sizi.o.Q.e: lo &.O,U.O;mentre invece la proposfa1one A =A-dice soltanto: se è posto A, è posto come uguale a sè stesso. La domauda: è posto dunque? - non è possibile dell'Io. Or se la proposizione: 9 sono è il principio di tutta la filos~, ~on po à esservi alcun' a tra realtà se non quella che è ugna.Lealla rQaltà di questa pi:Q.posizion.__e,., Maq_uesta P!:QR.OS,izi.one .non.. dice che_io s.ono p..eucualche c';;'sa al di fuori di me, sibbene, e solamente, che io sono per l me stesso. Dunque, tutto ciò che è in_g.e~ potrà essere wo per l'Io i y_n'pJti7°ll. reaitG'n generale non 0.§.iSt.(1. 2) La prova più generale della generale idealità del sapere è perciò quella addotta nella Dottrina della scienza con le immediate conseguenze della proposizione: Io sono. Ma ,un'altra prova è ancora possibile, quella di fatto, che si adduce in un Sistema dell'idealismo trascendentale, perchè l'intero sistema del sapere si deduce effettivamente da quel principio, Poicbè qui non abbiamo a che fare con la Dottriua della scienza, ma col _sistema del sapere giusta i principii dell'idealismo trascendentale; cosi della Dottrina

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IDEALISMO

TllASOENDElN'l'ALE

della scienza possiamo limitarci a esibire il risultato generale, per poter cominciare la nostra deduzione di un tal sistema. del sapere dal punto in quella stabilito. 3) Noi passeremmo direttamente alla costruzione della filosofia teoretica e 1m1tica, se questa medesima divisione non si dovesse dedurre con la Dottrina della scienza, la quale, per sua natura, non è nè teoretica nè pratica, ma l'una e l'altra cosa insieme. Noi dovremo pere¼. al .Jll'ese,nte dar la prova della necessariaopposizione tra la filosofia teoretica e 1r--pratica: la provl!..._chee~mbe sj....presupponganoa vie~ e l'una non sia possiqile senza dell'altra, come vien data dalla Dottrina della scienza, per poter quindi elevare su questi principij generali il sistema di entrambe. La prova, che tutto il sapere debba esser dedotto dall'Io, e che non vi sia alcun altro fondamento della realtà del sapere, lascia pur sempre senz.Ì risposta la domanda: ~ome mai l'intero si~te,!lla del sapere (per es. il mondo obbiettivo con tutte le sue determina.ziom, la storia, ecc.) iria ~tato__posto ~Si può dimostrare anche al più ostinato dogmatico che il mondo 11011 corLsista in altro se non in rappresentazioni; ma il pieno convi11.cimentonasce solo quando si ponga in compiuta evidenza il meccanismo del suo sorgere dall'interno principio dell'attività psichica; giacchè non. vi sari\ alclmo che, mentre vede come il mondo obbiettivo con tutte le su~ §.etEmimtzioni si sviluppi, se_nza la minima affezione e~teriore, cti,-llapura 1;1,utocoscienza,trovi ancor necessario un mondo indipendente da essa, come per avventura intende fau:e l'equivoca armoma prestabilita del Leibniz rosentntlvo (1Yoto, di Schelling).

Sl!lZ. 11 - J)EDUZIOJ:\'E Dllll,T.'lDl!lALIS~ro

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TRASCFlND.

Noi sappiamo che l'Io in origine è solo attività; ma come giungiamo a porlo come attività cieca? Questa determinazione deve aggiungersi al concetto dell'attività. Il richiamarci al sentimento di costrizione che è nel nostro sapere teoretico, e il coucbiudere: poichè l'Io in origine è solo attività, quella costrizione si deve concepire solo come attività cieca (meccanica), non è permesso, come richiamo ad un fatto, in una scienza quale la nostra; che anzi l'esistenza di quella~ necessitazione dev'essere dedotta daJJa medesima nattu·1Ld~J1•fo; ben più, la questione intorno al fondamento !'li_~g_u@i costrizione presuppone un'attiv.it.\ originai'.ia.mente lillen~, ~b..e è una cosa sola con quella legata. ~~sì è. La_li]:>~rtà è l'unico principio al q}.k'Ùesi è riportat4_ .9gaj. cosa; ç noi ] vediamo nel mondo obbiettivo, ng.n già un esisJ;(}..nt;,e fuor~ di noi, ma solamente la limitazione interna della nostra propria attività libera. L~esse~.2_11generale è solo espressione di una libertà impedita. È dunque la nostra propria attività quella che è legata nel sapere. ~_per converso, .wll.,!19.Jlavremmo il concetto di un'attività limitata-:-sejnsieme non ce ne fo.sse in noi w1a illimitata. Qp.es~1J..t:i_g_essa1:.ia cp_~sisteru:adi un•~yiti). libera, ~a limitali,a, e ~i un'attività illimit;ibil,e in, un m~desimo identico soggetto, deve, se in generale è, esser necessaria; e dedurre questa necessità appartiene alla filoso:ija r:iuperiore, che è teoretica e pratica insieme. Se dunque il sistema clelJa filosoiìa si divide in teoretico e pl'atico, si de-ve poter dimostrare in generale che l'Io, già in origine e in forza del suo concetto, :q,,911...:2.uò essere atti~t.il limit~tlJ. (beuchè libera), SJ?,I!Zaessere insieme attività \ illimitata, e vicevers.a. Questa dimostrazione deve precedere la stessa filosofia teoretica e pratica. Che questa dimostrazione della necessaria coesistenza delle } due attivi~\ nell'Io sia insieme una dimostrazione generale dell' idealismo trascendentale iu genere, apparirà chiaro dalla prova stessa. La prova generale dell'idealismo trascendentale è tratta solo 1 dalla proposizione dedotta precedentemente: _w..ediante l'atto t dell'autocoscienza, l;Io diviene obbietto a sè stesso. J

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