Scoprire l’enneagramma: alla ricerca dei nove volti dell’anima 8821526542, 9788821526541

L'enneagramma è una dottrina antichissima oggi riscoperta da psicologi e teologi. Secondo questo sistema ci sono no

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Scoprire l’enneagramma: alla ricerca dei nove volti dell’anima
 8821526542,  9788821526541

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Richard Rohr - Andreas Ebert •

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, Alla ricerca dei nove volti dell'anima •

Richard Rohr - Andreas Ebert

SCOPRIRE L'ENNEAGRAMMA Alla ricerca dei nove volti dell'anima

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SAN PAOLO

Titolo originale dell'opera:

Das Enneagramm. Diè 9 Gesichter der Seele © Claudius Verlag, Mi\nchen 1989 Traduzione dal tedesco di Michele Gialdroni

Prima edizione giugno 1993 Seconda edizione settembre 1993

©EDIZIONI SAN PAOLO s.r.l., 1993 Piazza Soncino, 5 - 20092 Cinisello Balsamo (Milano)

Distribuzione: Commerciale Edizioni Paoline s.r.l. Corso Regina Margherita, 2 - 10153 Torino

PRESENTAZIONE

Far presentare un libro come questo da uno psicologo forse non è un'idea commercialmente conveniente, ma è sicuramente un atto di lealtà. Il realismo clinico lascia poco spazio a ciò che non è scientificamente dimostrabile e a ciò che non è direttamente utile al benessere psicofisico della persona. Questa è la prospettiva critica con la quale intendo presentare al pubblico italiano il volume di Richard Rohr e Andreas Ebert, Scoprire l'enneagramma, il cui uso in Italia è nuovo e originale, mentre per le popolazioni anglofone e germanofone è disponibile sull'argomento un'ampia letteratura (Enneagram Educator, A Quarterly Publication of Frasor Associates Ruth Creighton, Editor - 2045 W. Morse Avenue Chicago Illinois 60645 - Usa). L' enneagramma è un modo per conoscere se stessi e le novità che propone rispetto ali' antichissimo gnothi se autòn sono le indicazioni pratiche che trasformano queste> imperativo in processo evolutivo: la conoscenza di sé diventa un presupposto per un'evoluzione personale. Anche la psicoanalisi e tutte le varie forme di psicoterapia fanno (o si prefiggono di fare) altrettanto, tuttavia l' enneagramma avrebbe una marcia in più rispetto a esse: offrire la possibilità di conoscersi per un'evoluzione «anche» di tipo spirituale, oltre che psicologica. A questo punto si potrebbe già concludere che l' enneagramma è la vera panacea, perché riuscirebbe a ottenere tutto ciò che ogni psicoterapia e ogni religione si prefiggono di fare. Ma neanche il suo più entusiasta sostenitore farebbe una simile affermazione. L' enneagramma, infatti, è valido solo per chi lo ritiene tale. Finora non esiste una sola impostazione sistematica, psicologica e religiosa, che possa essere condivi.sa da tutti e nella quale ognuno possa riconoscersi. L' enneagramma è uno dei tanti modi per far cadere alcu-

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ne maschere e far aprire i nostri occhi sul proprio futuro e destino attraverso un processo che schematicamente può essere tracciato in cinque tappe: 1) conoscere, i tre centri di base (pancia, testa e cuore) e individuare in uno di questi la propria tendenza o prevalenza; 2) conoscere i tre tipi che si differenziano per ognuno dei centri e riconoscere la propria prevalenza in uno dei nove tipi enumerati; 3) fare i primi tentativi provvisori per verificare le similitudini di massima e le differenze, anche minime, tra sé e il proprio tipo; 4) confrontarsi con« le ali», ossia con i tipi confinanti con i quali si hanno, in alcuni tratti, delle similitudini comportamentali; 5) identificare le linee che collegano la propria tipologia con altre tipologie; infatti, l'equilibrio o l'armonia non sta nel modo di essere limitato e ristretto di un solo tipo, ma nel rapporto con altre tipologie complementari. , In questo modo, l'agire non sarà più un reagire ma una risposta libera e cosciente. Come si potrà notare, la procedura e gli intenti dell' enneagramma sono da ammirare, ma dal punto di vista psicologico è necessario chiedersi se sia realmente efficace. Se lo è per tutti è come una medicina, se lo è per alcuni è come un placebo. Domande di questo tipo non trovano risposta né in una farmacoterapia né in una psicoterapia; tuttavia, simili interrogativi rimangono legittimi nonostante, e questo bisogna riconoscerlo, le testimonianze di efficacia psicologica e religiosa dell' enneagramma siano innumerevoli. Le grandi variabili del successo terapeutico sono: l'operatore, il metodo e il paziente. Credo che l' enneagramma possa aver successo quando chi lo applica lo sa gestire in modo adeguato al soggetto. E proprio da qui nasce un quesito: chi può applicare l'enneagramma? Uno psicologo, anche senza una competenza spirituale, o una guida spirituale, anche senza una competenza psicologica? Oppure sono necessarie una qualifica professionale e un'esperienza in entrambe le competenze? Quest'ultima ipotesi sarebbe l'optimum, ma il più delle volte incontriamo medici o psicologi con la pretesa di essere delle 6

guide spirituali o religiosi con la pretesa di sostituirsi ai clinici. L'enneagramma potrebbe dare adito a questa confusione di ruoli e competenze; sebbene, di fatto, esso possa essere usato efficacemente sia dagli uni sia dagli altri, ma a delle condizioni ben precise. Ritengo sia importantissimo che chiunque usi uno strumento come l' enneagramma abbia l'umiltà di riconoscere e restare nel proprio ambito e la lealtà d'intenti nei confronti dei destinatari, fedeli o pazienti che siano. Resta chiaro che la persona umana è un tutt'uno senza compartimenti stagni; le distinzioni hanno senso solo in vista di una migliore strategia d'intervento, ossia per meglio raggiungere il benessere reale e completo della persona. Il peggior uso dell' enneagramma sarà quello fatto da persone non qualificate né religiosamente né clinicamente. Forse questa prospettiva critica può sembrare eccessiva, ma ritengo importante sottolineare che chi presenta un approccio come quello dell' enneagramma, quando parla di « voci» che si sentono nell'intimo, debba essere ben certo che l'interlocutore non sia schizofrenico o predisposto a delle sindromi dissociative di tipo allucinatorio. Se non si sa differenziare uno psicotico da i.iii nevrotico, uno stato confusionale da una situazione di borderline, una crisi prepsicotica da una crisi mistica, i danni che ne derivano possono essere gravi. Penso, inoltre, che il concetto di« energia», ricorrente in questo testo, dovrebbe essere meglio esplicitato; le interpretazioni di tale termine vanno da quella psicologica a quella parapsicologica. Credo che nel contesto dell'enneagramma, esso sia da intendere come sinonimo di «risorsa personale», ma anche questo dovrebbe essere ulteriormente specificato, come anche le nozioni a esso complementari quali « trappola», «meccanismo di difesa» e «peccato radicale». Altro concetto molto importante è quello di « dono » che ognuno ha a disposizione per il proprio progresso personale; esso è simile alla «medicina»; infatti, è qui che il concetto di «guida spirituale» si avvicina al concetto di «terapia». Nel testo viene evidenziato molto bene che nell'enneagramma, diversamente da ciò che, accade in una terapia, non vi è una « prescrizione » del professionista al paziente, ma è il soggetto stesso che deve scoprire e applicare il proprio « donomedicina ».Altrettanto avviene per l'identificazione del proprio tipo tra i nove proposti dall' enneagramma: non si tratta 7

infatti di una diagnosi del terapeuta, quanto di un personale autoriconoscersi, almeno nelle linee generali, in una delle nove tipologie. E anche qui ci sarebbe da considerare criticamente - dal punto di vista della psicologia clinica - la validità di questo autoriconoscimento. L'enneagramma potrebbe essere come un test proiettivo nel quale ognuno intravede ciò che la sua particolare struttura psichica permette, ma sarebbe necessario verificare se un soggetto appartiene veramente a una determinata tipologia o se sta semplicemente indicando «come vorrebbe essere». Non tutti sono capaci di differenziare la propria realtà dalle proprie proiezioni e dalle aspettative degli altri nei propri confronti: una cosa è come si vorrebbe essere, altra è come si vorrebbe apparire agli altri (o come gli altri vogliono che si sia o si appaia) e altra ancora è come si è· in realtà. Queste difficoltà sono previste e adeguatamente affrontate nel testo; alla base di tutto c'è un'ottimistica fiducia nelle capacità evolutive di ogni persona; perciò la migliore predisposizione ad affrontare lo studio e l'applicazione dell'enneagramma è la sincerità, la lealtà e lonestà verso se stessi. In questa chiave critica, non certo demolitiva ma leale, ulteriori osservazioni possono esse.re fatte sull'utilità e sull' attendibilità dei colori e degli animali associati a ognuno dei nove tipi. Tali associazioni sono fondate sull'analisi statistica di un'adeguata campionatura o sull'intuizione? Per cono-, scersi, accettarsi e migliorarsi (finalità dell' enneagramma) qual è la funzione del colore? Gli studi di Lusher (cfr. Il Test dei colorii Edizioni Astrolabio, Roma 1976) e altre ricerche sulla cromoterapia coincidono o divergono da queste intuizioni? Inoltre, anche il calendario cinese prevede la correlazione di ogni essere umano con un animale, se si tratta di metafore per meglio comunicare un'idea non solo sono d'accordo su tali accostamenti, ma propugnerei un simile linguaggio metaforico che ritengo uno dei più adeguati. Resta comunque il problema dell'adeguatezza o solo soggettività di tali metafore. Altro aspetto critico che potrebbe essere preso in considerazione quando ci si accosta ali' enneagramma è quello del pericolo di incasellare e di etichettare tutti gli esseri umani in schemi limitati. Da tempi immemorabili lo ha fatto I' astrologia con i dodici segni zodiacali; Ippocrate con i quat8

tro temperamenti; E. Kretschmer, C. G. Jung, K. Horney, F. Rieman e tantissimi altri. Perché dunque un altro tentativo di questo genere? La mia risposta a questa obiezione è che se viene rispettata l'unicità e l'irripetibilità di ogni persona umana e se una catalogazione serve a meglio conoscersi, comunicare e migliorarsi, allora anche questa può essere accettata. Altre obiezioni ali' enneagramma sono oggi poco consistenti almeno dal punto di vista strettamente psicologico. Infatti, più nessuno o pochi temono ormai di avvicinarsi all'enneagramma solo per la sua origine sufica, dunque islamica: il pericolo di eresia o di allontanamento dalla propria posizione religiosa o ideologica non può assolutamente venire dall' enneagramma. Inoltre è caduto il sospetto, nutrito in passato, di presunte influenze occulte sull' enneagramma, dal momento che esso si occupava di conoscenze nascoste, ossia della natura specifica del proprio essere interiore. Infatti, oggi bisogna dire che uno dei più grandi valori di tale metodo è proprio quello di permettere lemersione a livello conscio delle moti~ vazioni inconsce dei nostri atteggiamenti. Questa consapevolezza è alla base dell'evoluzione personale. Altre osservazioni mosse ali' enneagramma, alle quali però personalmente non darei molto peso, sono quella dell' appartenenza alla cosiddetta cultura del« New Age »,oppure del1'essere una nuova moda. Ancora una volta, dal punto di vista psicologico-clinico il primo e assoluto criterio di valutazione non è l'antichità o la modernità di un sistema psicoterapico, né la sua episodicità e popolarità maggiore, uguale o minore di una moda. Un sistema di conoscenze e di trattamento che aiuta a riacquistare o a rinsaldare la salute mentale e/o fisica è buono in quanto tale, a prescindere dal contesto nel quale è sorto, dalla sua correlazione a voghe più o meno altalenanti. L' enneagramma è valido nella misura in cui aiuta a cambiare il modo di pensare e di comportarsi in vista di un migliore equilibrio e di una buona armonia psicofisica. Diversamente da molte impostazioni psicoterapiche esso non si dilunga in analisi eziologiche e modalità di sviluppi patologici. Per I' enneagramma non è importante analizzare le cause di un determinato comportamento e come si è sviluppato in direzione disarmonica. Si presuppone che molti nell'infanzia abbiano iniziato ad adottare maggiormente uno dei nove 9

tipi per esprimere se stessi e per interagire con l'ambiente. In seguito, quel tipo è diventato per ognuno di noi un piode sempre più automatico per reagire alle varie situazioni. E possibile che nel tempo questo nostro modo di essere, inizi.almente funzionale, sia diventato pian piano sempre più frequentemente disfunzionale, ovvero non propriamente utile allo sviluppo e al reale benessere. Tuttavia, l'interesse principale dell' enneagramma resta la situazione hic et nunc della persona e il suo processo evolutivo verso un maggiore benese sere psicofisico. Vorrei concludere con una prospettiva che mi è più familiare e che allo stesso tempo ritengo tra le più adeguate al·l' enneagramma: la prevenzione. Al di là degli aspetti critici che qui ho osservato circa l' enneagramma, vorrei anche indicare la sua validità psicologica dal punto di vista preventivo, con particolare riguardo agli adolescenti e a tutti gli adulti che vogliono dare una risposta alle domande: «Chi sono io? »; « Se io sono ciò che sto diventando, come e in che direzione sto camminando?»;« Se non so come e perché finora mi sono evoluto fino ad avere questi miei attuali atteggiamenti, come continuerà la mia evoluzione con una maggiore conoscenza di me?». Come si sa, il processo d'identità è di estrema importanza per l'adolesèente in ordine al suo diventare adulto, ma l'identità si evolve parallelamente alla maturità ed è per questo che in tutti i disturbi della personalità esiste sempre un problema d'identità personale. Se non incentiviamo la prevenzione ci troveremo con l'acqua alla gola. Un metodo che permette una più autentica conoscenza di se stessi è sicuramente, dal punto di vista psicologico, ottimo per la prevenzione e per l'igiene mentale. L' enneagramma non potrà avere gli stessi lusinghieri risultati terapeutici e spirituali su tutti, ma di certo offre a tutti coloro che vogliono avere il coraggio di essere onesti con se stessi delle ottime opportunità preventive. Prof. AURELIANO PACCIOLLA Psicologo e teologo

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Alle nostre madri Eleonore Dreilin-Rohr Renate Apfelgriin-Mayr

PREFAZIONE

Uno specchio dell'anima

Questo libro ha un antefatto insolito. Allorché quattro anni or sono visitai Richard Rohr, che allora era ancora a capo della comunità di famiglie «New Jerusalem » a Cincinnati, Ohio (Usa), egli mi introdusse per la prima volta all'enneagramma, uno strumento antichissimo per la conoscenza di se stessi e per la conduzione spirituale 'degli altri, scoperto in Occidente solo in tempi recenti. Nell'estate del 1988 ho avuto l'opportunità di prendere parte a un workshop di vari giorni sull' enneagramma nella nuova sede di Richard Rohr, il« Centro per l'Azione e la Contemplazione» ad Albuquerque, New Mexico. Nel frattempo la situazione negli Stati Uniti era completamente mutata. A partire dalla metà degli anni ottanta è comparsa tutta una serie di libri sull' enneagramma; molti psicologi e teologi sono dell'opinione che l'enneagramma sia un ottimo strumento per aiutare gli uomini nel loro cammino verso la crescita intellettuale e spirituale. Al mio ritorno daglì Stati Uniti ero indeciso se tradurre uno dei libri già pubblicati da Richard Rohr oppure se rielaborare i suoi workshop tenuti a braccio e registrati su nastro. Molteplici ragioni mi hanno spinto a decidere per la seconda strada. Per comunicare l'enneagramma, che per tanto tempo è stato tramandato solo oralmente, l'esposizione di Rohr, non sempre sistematica e cosl vivace quanto disordinata, è forse più appropriata che una descrizione con ambizioni strettamente scientifiche. Inoltre ho cercato di integrare qui la letteratura pubblicata sino a oggi sull'argomento. Questo riguarda la prima e la terza parte di questo libro. Oltre a ciò, ho avuto nel frattempo l'opportunità di raccogliere una serie di esperienze per-

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sonali con I' enneagramma. Anch'esse sono confluite nel lavoro, cosicché ne è risultato un« prodotto misto». Contributi personali, cambiamenti e integrazioni sono stati concordati con Richard Rohr per lettera o per telefono, un'impresa costosa, ma stimolante. Cosl questo libro è anche, quasi incidentalmente, una testimonianza della collaborazione ecumenica tra un francescano statunitense e un pastore luterano bavarese. Tre regole approssimative permettono di distinguere il contributo di Richard Rohr dalle mie aggiunte: 1) L' «io» narrante - salvo diversa segnalazione - proviene sempre da Richard Rohr. 2) Tutti i paragrafi stampati in piccolo della prima e della seconda parte - salvo diversa segnalazione - e tutte le note provengono da me. 3) La terza parte del libro è stata redatta da me solo. Auguro a questo libro lettori disposti a percorrere un cammino di conoscenza di sé e di conversione emozioriante, ma anche faticoso. Riconosco chiaramente il pericolo che si possa fare di un modello tipologico appassionante come I' enneagramma un uso indebito per inquadrare se stessi e gli altri in maniera piatta e semplicistica in uno schema e quindi non utilizzarlo per crescere, bensl per irrigidirsi. Una reale cono. scenza di sé ha qualcosa a che vedere con il lavoro interiore che è faticoso e doloroso; il cambiamento reale suppone il dolore di un parto. Ci vuole coraggio per percorrere questo cammino. Molti temono il cammino della conoscenza di sé perché hanno paura di essere risucchiati dai loro stessi abissi. I cristiani sanno - anche se spesso solo teoricamente - che Cristo ha vissuto tutti gli abissi dell'essere uomo e che cammina al nostro fianco se rischiamo il confronto sincero con noi stessi. Poiché Dio ci ama incondizionatamente - con i nostri abissi e i nostri lati oscuri - non dobbiamo evitare noi stessi. Alla luce di questo amore, il dolore della conoscenza di sé può essere anche l'inizio della nostra guarigione e del completamento. Dio ci ama anche se non percorriamo questa strada, ma noi ci priviamo in tal modo di molti frutti dell'amore divino. I maestri e le guide dell'anima di tutte le tradizioni spirituali dell'Ovest e dell'Est sapevano che la reale conoscenza

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di sé è la premessa del reale« viaggio interiore». Teresa d' Avila, la grande mistica cristiana, scrive nel suo capolavoro Il

castello interiore: « È causa di non poca pena e vergogna il fatto che, per nostra colpa, non riusciamo a capire noi stessi né a sapere chi siamo. Non sarebbe forse segno di grande ignoranza, se qualcuno, richiesto della sua identità, non sapesse rispondere né potesse dire chi è suo padre, sua madre e quale il suo paese? 'se, dunque, ciò denuncia un'enorme ignoranza, la nostra, quando non cerchiamo di sapere chi siamo e ci fermiamo solo alla considerazione del nostro corpo, è senza confronto maggiore. Sl, a un dipresso sappiamo di avere un'anima, perché lo abbiamo udito dire e perché ce lo insegna la fede, ma i beni che può racchiudere quest' anima o chi abita in essa, o il suo inestimabile pregio, son cose che consideriamo raramente. Di conseguenza, ci si preoccupa poco di adoperarsi con ogni cura a conservarne la bellezza » 1 •

L' enneagramma è un modello della psiche originariamente non cristiano, bensì proveniente dalla tradizione di saggezza orientale dei sufi. Nelle Chiese cristiane si discute attualmente come fronteggiare le correnti spirituali originarie dell'Oriente, che sotto la denominazione di New Age influenzano sempre più la coscienza del mondo occidentale. Non esistono ricette per stabilire quali elementi di esperienze e conoscenze non cristiane possano essere integrati e quali debbano essere respinti. Il« discernimento degli spiriti» (lGv 4,1) è necessario, ma non sempre facile:« Esaminate ogni cosa, ritenete ciò che è buono » (1Ts 5 ,21). Paolo crede che la sua comunità sia in ogni caso capace di decidere cosa può adottare criticamente e cosa no. Tutto il mondo e tutto ciò che di buono, di vero e di bello, si trova in esso, è a disposizione dei cristiani in linea di principio: «Tutto è vostro ... Ma voi siete di Cristo!» (lCor 3,2). Paolo e l'evangelista Giovanni nei loro scritti hanno adottato e «battezzato» 2 senza esitare idee e immagini della fi1 Teresa d'Avila, Cammino di perf~zione, Castello interiore, traduzione di L, Faizone, Edizioni Paoline, Roma 19822 , p. 263. 2 Per « battesimo » intendo che qualcuno o qualcosa viene liberato dal suo contesto originario, offerto a Cristo e messo a sua disposizione. Il cristianesimo non ha una lingua propria. Tutti i tentativi di crearla portano a un'orribile e spesso ca-

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losofia della religione greca corrente. Cosl Giovanni descrive Cristo quale logos incarnato (Gv 1). La nozione di logos implica l'esistenza di una sorta di intelligenza del mondo che si trova dietro ogni cosa visibile e in tutto agisce. Logos definisce abbastanza esattamente ciò che gli esoterici oggi chiamano «coscienza superiore». Giovanni non esita ad adottare questo termine esotericamente «compromesso ». Lo ridefinisce e spiega cosl ai suoi contemporanei il vangelo nella loro lingua. Balza agli occhi quanto l'analisi della «vita interiore» dell'uomo si somigli nei grandi mistici di tutte le religioni, che siano essi di stampo ebraico, buddistico e zen, sufi o cristiano. In maniera semplificata essa si lascia rappresentare così: l'uomo costruisce nella prima metà della sua esistenza il suo «io empirico», che può anche essere inteso quale somma delle sue disposizioni e dei suoi meccanismi di comportamento. L'eccessiva identifica.zione in tali ruoli, abitudini e caratteristiche è il maggiore ostacolo nell'umana ricerca del vero« io» (Dio, redenzione). Tutte le strade mistiche offrono metodi per smascherare questo io Jalso e illusorio e per liberarsi da lui, attraverso la conoscenza, l'ascesi, le opere buone o la meditazione. Un testo del mistico tedesco Johannes T auler centra il punto della questione: «Finché l'uomo dura in questo esercizio (del raccoglimento interiore), la natura resta tanto povera e arida: essa non vi ha nulla di suo ... Essa desidererebbe avere qualcosa, sapere qualcosa e volere qualcosa. Sarà molto duro per la natura prima che questi tre qualcosa muoiano in essa. Ciò non si può fare in un giorno né in breve tempo, ma bisogna spezzare se stessi in tale esercizio e abituarvicisi con assidua diligenza » 3 •

ricaturizzata «lingua di Cana », che ai non credenti risulta ripugnante. Il cristianesimo non ha un proprio « materiale ». Un quadro diventa, ad esempio, « cristiano », non perché il pittore adoperi dei colori diversi, ma attraverso ciò che con i colori ha rappresentato. Allo stesso modo, molte conoscenze scientifiche o esperienze religiose non sono « in sé » cristiane o meno, lo diventano grazie al modo in cui noi le trattiamo. 3 G. Tauler, Opere, traduzione di B. de Blasio, Edizioni Paoline, Roma 1977, p. 523.

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La redenzione dal falso io viene intesa nel cristianesimo quale dono della grazia; viene discusso in quale misura l'uomo possa prepararsi, disporsi, aprirsi od orientarsi verso questa grazia. Questo problema viene risolto di solito dicendo: l'uomo deve agire come se tutto dipendesse da lui. Con il senno di poi capirà che era lo Spirito di Dio - e non lui stesso a motivarlo e a permettergli di cercare, di lottare, di pregare. Già Paolo ha formulato questo paradosso irresolvibile dellà propria lotta e della grazia di_Dio: «Con timore e tremore lavorate alla vostra salvezza. E Dio infatti colui che suscita tra voi il volere e l'agire in vista dei suoi amabili disegni » (Fil 2, 12ss). Nelle religioni orientali, per quanto l'aspetto della grazia - ad esempio in parti del buddismo - sia cértamente presente, la partecipazione dell'uomo alla sua redenzione viene sottolineata con più forza. L'opinione generica di molti cristiani, che le strade orientali non siano altro che autoredenzione, non può essere sostenuta. Vero è che nelle diverse religioni esiste una maggiore concordanza a proposito dell'analisi della situazione umana piuttosto che sulla tèrapia. Ma il testo di Tauler dimostra che anche la prassi mistica si somiglia molto, malgrado le idee di grazia siano diverse. Noi cristiani tendiamo a riempirci la bocca di discorsi sulla grazia che « sola giova », ma rimaniamo senza risposte verso coloro che la cercano, quando chiedono le strade per potere conoscere questa grazia che cambia la vita e redime. Oggi molti raccontano di essere stati aiutati da percorsi orientali a riscoprire la loro fede perduta, oppure ad approfondire la loro vita di preghiera. La diatriba sulla «legittimità» di tutto ciò non può essere riportata qui. Io stesso del resto sono della convinzione che le strade che Dio percorre con gli uomini non corrispondano sempre alle norme e alle leggi del suo «personale di terra». Nel nostro secolo i padri spirituali cristiani hanno « battezzato» soprattutto le scoperte delle scienze umane, poiché queste si sono rivelate d'aiuto per la comprensione dei fenomeni psichici (e sociali). Già nel 1927 il teologo norvegese conservatore Ole Hallesby ha ripreso la concezione dei quattro distinti temperamenti del medico e filosofo greco Ippocrate 17

e l'ha resa fertile per la pastorale cristiana4• Negli ultimi decenni sono state accolte dalla cura spirituale cristiana le « forme basilari di paura» di Fritz Riemann, per quanto Riemann abbia fatto confluire nella sua descrizione dei quattro tipi di paura considerazioni astrologiche. Malgrado la loro origine non cristiana, tali modelli si sono rivelati utili strumenti e spero che l' enneagramma abbia lo stesso destino. Alla fine della Bibbia il veggente Giovanni traccia il quadro della nuova Gerusalemme, la futura città di Dio. In questo contesto descrive come i popoli della terra portano i loro doni in questa città (Ap 21,26). Quest'immagine implica che tutto ciò che nei pensieri e nelle esperienze dei popoli e delle religioni è di valore, appartiene a un unico Dio. Possiamo accogliere grati questi doni, guardare ai doni altrui ci impedisce anche di assolutizzare le nostre proprie conoscenze cristiane e di utilizzarle in modo imperialistico contro tutte le altre. C'è molto da imparare dai saggi orientali. Se li ascoltiamo con modestia e umiltà, invece di avere la pretesa di sapere tutto e meglio in partenza, saranno forse anche disposti a considerare più seriamente la nostra testimonianza di Cristo. Io credo che l' enneagramma ci possa aiutare a trovare una relazione più ptofonda e sincera con Dio, malgrado non sia stato inventato dai cristiani! Chi ha occhi può scoprire in esso contemporaneamente il proprio volto, il volto di Dio e come in una icona - il volto di Cristo. Paolo scrive: «Il Signore èlo Spirito e dove c'è lo Spirito del Signore c'è libertà. Noi, dunque, riflettendo senza veli sul volto la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, conforme all'azione del Signore che è Spirito» (2Cor 3,17ss). Come specchio dell'anima l' enneagramma resta uno strumento-che prima o poi può essere messo da parte. L'enneagramma non è la risposta, bensl un segnavia tra molti. I segnavia indicano il cammino: dobbiamo percorrerlo però da soli. Spero perciò che nessuno stilizzi l' enneagramma quale nuova assoluta dottrina della salvezza. Ogni forma della co-

4 Q, Hallesby, Dein Typ ist gefragt. Unsere Veranlagungen und was wir daraus machen Kiinnen, Wuppertal 1986.

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noscenza di sé, che sia« solo» psicologica oppure« anche» spirituale come l' enneagramma, appartiene a quell'ambito che Dietrich Bonhoeffer ha chiamato « il penultimo » nella sua etica. La nostra conoscenza, come dice Paolo, resta « imperfetta». Ma finché Dio non perfeziona noi e il mondo è meglio riconoscere il lavoro parziale e agire, piuttosto che restare completamente ciechi e paralizzati. ANDREAS EBERT

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PARTE PRIMA

IL GIGANTE ADDORMENTATO

UNA TIPOLOGIA DINAMICA

L' enneagramma è una dottrina dei tipi psicologici molto antica, che descrive nove diversi caratteri. Ha in comune con molte altre tipologie la grossolana riduzione del comportamento umano a un numero limitato di tipi di carattere. L'astrologia descrive dodici tipi di uomo secondo il segno zo-. diacale. Il medico greco Ippocrate (morto nel 377 a.C.) ricondusse i · suoi quattro temperamenti (sanguigno, melanconico, collerico, flemmatico) a diversi« umori» (sangue, atrabile, bile, linfa). Ernest Kretschmer (1888-1964) studiò il rapporto tra la costituzione fisica e la tendenza a determinate malattie mentali. Egli distinse tre tipi fisici: 1. tipo picnico (tarchiato) 2. tipo leptosomico (magro) e 3. tipo atletico e attribul loro altrettanti tratti di carattere: 1. ciclotimici (tendenza alla malattia maniacodepressiva), 2. schizotimici (tendenza alla schizofrenia) e 3. viscosi (tendenza all'epilessia). Carl Gustav Jung (1875-1961) partl dall'idea che esistono tre paia di funzioni, sviluppate in ogni uomo in maniera differente: estroversione-introversione; sensazione-intuizione; pensiero-sentimento. Ogni individuo privilegia di volta in volta una delle due possibilità; di qui si sviluppano otto combinazioni o tipi, ad esempio il pensatore estroverso e intuitivo oppure l'appercettore introverso e sensibile. L'americana Isabel Briggs Myers ha scoperto un ulteriore paio di funzioni, (judging-perceiving: tendenza a giudizi rapidi e chiari e a decisioni in contrapposizione a ricettività per· molte influenze e informazioni) e ha sviluppato in base a Jung il Myers-Briggs Type Indicator, un test che distingue sedici tipi ed è molto diffuso negli Stati Uniti tanto nell'industria quanto in ambienti ecclesiastici. Karen Horney (1885-1952) distingueva originariamente tre

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modi differenti in cui gli uomini tentano di superare la loro paura esistenziale: sottomissione (apertura agli altri); ostilità (aggressione contro gli altri); ritiro (isolamento dagli altri). In seguito sviluppò un modello nel quale mostrava quattro modi principali attraverso i quali gli uomini cercano di proteggersi dalla loro paura di fondo: amore, servilismo, potere e distacco. Quest'ultimo modello corrisponde in una certa misura allo schema sviluppato dallo psicanalista e astrologo Fritz Riemann (1902-1979). Egli prendendo le mosse da quattro paure di fondo dell'uomo: 1. paura della vicinanza, 2. paura della distanza, 3. paura del cambiamento, 4. paura dell'invariabilità, dimostrò che di qui si producono quattro tipi umani di fondo: lo schizoide, il depressivo, il compulsivo e l'isterico 1 • Tutti questi modelli cercano - con presupposti differenti di tener conto del fatto che, per quanto gli uomini siano differenti tra loro, esistono anche individui che si somigliano vistosamente. Ognuna di queste tipologie può essere confrontata con una mappa che ha lo scopo di facilitare la visione del regno del1' anima umana. Come esistono mappe geologiche, politiche o stradali, cosl ognuna delle tipologie nominate segue un interesse specifico e ha quindi i suoi specifici punti di forza e di debolezza. Nessuna di loro è onnicomprensiva; nessuna di loro è la cosa in sé. In astrologia, la più amata delle tipologie, è necessario chiedersi seriamente se la premessa assiomatica, che esista cioè una corrispondenza tra le traiettorie delle costellazioni e l'orientamento dei destini umani, sia sostenibile. In ogni caso: lo studio di una mappa non sostituisce mai l'« esperienza » del territorio stesso.

Tutte le tipologie hanno il difetto di trascurare l'unicità, l'originalità e la particolarità dell'individuo. Per questo molti psicologi le affrontano con notevoli e comprensibili pre-

1 Bibliografia: E. Kretschmer, Korperbau und Charakter. Untersuchung von Konstitutionsproblemen und zur Lehre von den Temperamenten, Berlin 1921; C. G. Jung, Tipi psicologici, in Opere, voi. VI, Bollati Boringhieri, Torino 1969; I. Briggs Myers, Introduction to Type, Gainsville 1976; id., Gifts Differing, Palo Alto 1980; K. Horney, I nostri conflitti interni, Martinelli, Firenze 1975; id., La personalità nevrotica nel nostro tempo, Newton Compton, Roma 1976; id., Nevrosi e sviluppo della personalità. La lotta per l'autoreali:r.:r.a:r.ione, Astrolabio, Roma 1988; E Riemann, Grundformen der Angst, Miinchen 197914 . ·

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venzioni. Non si può trascurare ad esempio il pericolo dicostringere se stessi e gli altri nella casella di un determinato segno zodiacale e di fissarsi cosl una volta per tutte. La scoperta di una «regolarità» nel comportamento umano ha un senso solo quando contempla anche la possibilità del cambiamento e della liberazione dalla pressione della determinazione. L'enneagramma offre questa possibilità. L' enneagramma è una mappa molto antica. Come altre tipologie descrive diversi tipi di carattere. Ma questo è solo l'inizio. Oltre alla descrizione minuziosa delle varie situazioni, l' enneagramma possiede una dinamica interna, che mira al cambiamento. Esige molto ed è estenuante, almeno quando viene insegnato e appreso nella maniera in cui originariamente era inteso. L' enneagramma è più di un divertente gioco per la conoscenza di sé. Si tratta di cambiamento e di inversione, di ciò che le tradizioni religiose chiamano conversione ed espiazione. Ci mette a confronto con le compulsioni e le leggi secondo le quali - di solito inconsciamente - viviamo, per invitarci al loro superamento e a dirigere il passo verso la libertà. Il punto di partenza dell' enneagramma sono i vicoli ciechi nei quali finiamo noi uomini nel tentativo di difendere la nostra vita da minacce interne ed esterne. L'uomo, cosl come .l'ha creato Dio, è molto buono secondo la concezione biblica (Gn 1,31). Questa sua essenza (il suo «vero se stesso») è in balla di forze minacciose già durante la gravidanza, al più tardi nell'attimo della sua nascita. La dottrina cristiana del peccato originale rimanda a questo dato di fatto psicologico, quando sottolinea che l'uomo privo di peccato, libero e molto buono non sussiste realmente in nessun momento della· sua esistenza. Fin dall'inizio siamo esposti a forze distruttive e per questo bisognosi di redenzione. Lo stesso materiale genetico che ci compone contiene già programmazioni che condizionano il nostro modo di essere sin dall'istante del concepimento. Il bambino incontra il mondo esterno innanzitutto attraverso le sembianze dei suoi genitori e dei fratelli, quindi attraverso i compagni, gli insegnanti, i valori e le norme del gruppo e della religione e le « condizioni atmosferiche generali» della società. Molti fattori distinti si uniscono, formano il nostro intimo e si condensano in ciò che in questo libro

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chiamiamo «voci». Queste voci si lasciano sintetizzare solitamente in frasibrevi e pregnanti, ci accompagnano - spesso inconsciamente - per tutta la vita e agiscono in maniera determinante sul nostro comportamento e sul nostro carattere. A volte queste voci ci sono state inculcate verbalmente («Di' sempre grazie!»); a volte si sono formate come reazione al comportamento generale, non espresso verbalmente, del1' ainbiente («Non avvicinarti troppo a me!»). L'uomo che cresce reagisce a queste voci interiorizzando certi ideali («lo sono buono se ... »), sviluppando strategie di omissione per sfuggire a punizioni o ad altre conseguenze sgradevoli del« comportamento errato», e creandosi specifici meccanismi di difesa. Emergono sempre sensi di colpa quando non viene raggiunto o realizzato il proprio ideale. La condotta errata vera e propria, che nell' enneagramma si manifesta in nove peccati radicali, resta invece nascosta. Ciò che noi consideriamo « peccati » appartiene infatti ai mezzi che impieghiamo nell'inseguimento dei nostri falsi ideali. L'enneagramma scopre questi ideali illusori e i falsi sensi di colpa, permettendoci di guardare negli occhi il nostro dilemma reale. Partiamo dall'assunto che siamo segnati sia da indoli« ereditate» sia da influenze dell'ambiente. Più importante della ricerca delle cause (la domanda« da dove?») è la domanda circa la mèta della nostra vita(« verso dove?»). Quando Gesù e i suoi discepoli incontrarono un cieco dalla nascita, essi chiesero al Maestro: «"Chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?". Rispose Gesù: "Né lui ha pec~ cato né i suoi genitori, ma (è nato cieco) perché si manifestassero in lui le opere di Dio"» (Gv 9,lss). L'enneagramma può aiutarci ad aprire gli occhi sul nostro futuro e sul nostro destino, sul volto che ancora non abbiamo.

SAPERE ANTICHISSIMO, OGGI RISCOPERTO

Don Richard Riso chiama l' enneagramma un «gigante addormentato ». La storia della genesi dell' enneagramma è in gran parte ignota e invita quindi facilmente a speculazioni. Probabilmente esso è stato utilizzato per secoli da maestri

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e guide spirituali. Le radici p~ù antiche risalgono, come sostengono alcuni, a più di 2000 anni or sono. E relativamente sicuro che venne sviluppato ulteriormente sul finire del Medioevo da alcune confraternite di sufi.

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Già a circa cento anni dalla morte di Maometto musulmani devoti - influenzati tra laltro dal monachesimo cristiano avevano deciso di condurre una vita semplice. Rinunciavano spesso a ogni possesso e portavano come segno dell'ascesi grezze vesti di lana (in arabo: su/). Alcuni di loro viaggiavano come predicatori nomadi; altri vivevano in confraternite e comunità spirituali. Molto, nel loro modo di vivere, ricordava i futuri francescani, che forse subirono essi stessi l'influenza dei sufi2. Come nella mistica cristiana del Medioevo anche nel movimento del sufismo era coinvolto un numero sorprendentemente alto di donne. I sufi volevano accertarsi dell'amore di Dio attraverso la preghiera e la meditazione. L'amore di Dio era il tema centrale del movimento, come mostra la preghiera della maestra sufi Rabia al-Adawiyya dell'VIII secolo: « O Dio, se ti prego nel timore dell'Inferno, allora bruciami nell'Inferno, e se ti prego nella speranza del Paradiso, non concedermelo, ma se Ti prego per Te stesso, non nascondermi la tua eterna bellezza! >>3.

I sufi furono duramente combattuti da parte dell'Islam ufficiale. Dal popolo semplice però vennero presto adorati come santi. A molti di loro si attribuirono poteri miracolosi e si accumularo~o leggende sulla vita e le opere dei grandi maestri. Agli « ordini » di sufi appartengono anche i dervisci e il movimento dei fachiri (/aqir = povero). Molti di loro esistono a tutt'oggi (soprattutto nel Nordafrica) 4 •

Presso i sufi vigeva una tradizione di guida delle anime che aveva lo scopo di aiutare gli uomini nel loro cammino verso Dio. Nei molti anni in cui i maestri sufi hanno sviluppato 2 Cfr. I. Shah, 3 A. Schimmel,

I Sufi, Edizioni Mediterranee, Roma 1990, pp. 2l'lss. Giirten der Erkenntnis - Das Buch der vierzig Sufi-Meister, Diis-

seldorf und Koln 1982, p. 21. 4 L'opera standard sui sufi è di A. Schimmel, Mystical Dimension of Islam, Chapel Hill 1975. Per una introduzione all'argomento cfr. I. Shah, I Sufi, op. cit.; W. Stoddart, Il sufismo. Dottrina metafisica e via mistica all'Islam, Atanòr, Roma 1985.

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la loro metodologia, hanno scoperto nove modelli per i quali certi uomini non trovano mai Dio, scontrandosi sempre nuovamente con se stessi, con le loro barriere e i loro blocchi interiori. Nel XV secolo, matematici islamici scoprirono il significato del numero zero e svilupparono il sistema decimale. Sperimentarono inoltre che se l' 1 viene diviso per 3 o per 7, ne scaturisce un nuovo tipo di numero (frazioni decimali periodiche). Queste scoperte e il sapere sulla dinamica dell'anima umana, accumulato con l'esperienza, confluirono infine nel simbolo sufico dell' enneagramma, che venne chiamato il « volto di Dio», poiché nei nove punti di energia, che l'enneagramma descrive, i sufi vedevano nove rifrazioni di un unico amore divino. La parola enneagramma, dall'unione dei termini greci ennea (nove) e gramma (lettera, punto), è un'invenzione posteriore. 9

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Figura 1: L'enneagramma

L' enneagramma consta di un cerchio la cui circonferenza è articolata da nove punti, numerati da 1 a 9 in senso orario. I punti 3, 6 e 9 sono uniti da segmenti che formano un triangolo equilatero, mentre i segmenti che toccano i punti 1, 4, 2, 8, 5, 7 - la sequenza periodica che compare ogni qual volta si divide un qualsiasi numero cardinale per 7 (escluso il 7 stesso) - formano un esagono.

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La scienza dell'enneagramma è stata evidentemente tramandata in linea strettamente orale, trasmessa per secoli da maestro a discepoli. Reminiscenze della speculazione matematica della cabala ebraica e della dottrina cabalistica dell'albero della vita non sono un caso; anche la dottrina cristiana degli otto ovvero dei sette peccati capitali o «vizi» (IV secolo) ha chiaramente lasciato le sue tracce: i sette peccati capitali classici della tradizione ecclesiastica si trovano anche tra i nove peccati radicali dell' enneagramma. I nove frutti dello Spirito dell' enneagramma sono quasi identici alla lista dei nove « frutti dello Spirito » che Paolo elenca nella lettera ai Galati 5,22. Il caucaso Georg Ivanovich Gurdjieff (circa 1870-1949) aveva studiato in gioventù, come avventuriero e cercatore, la mistica dei sufi, quelle tibetana, indiana e cristiana e aveva operato poi in Occidente - molto contestato - quale guru e guida spirituale. Secondo le sue indicazioni aveva conosciuto I'enneagramma in Afghanistan e lo aveva descritto come un perpetuum mobile. Una parte delle forme di danza e di movimento che sviluppò erano basate sulla dinamica dell' enneagramma. Gurdjieff comparò l'enneagramma con la leggendaria « pietra filosofale » e sottolineò che nella letteratura segreta non lo si trovava in nessun luogo. Gli veniva inoltre attribuita una tale importanza dai sapienti, che pareva loro necessario mantenerne segreta la conoscenza 5 • Come tipologia psicologica I' enneagramma ha svolto un ruolo secondario in Gurdjieff. Egli non ha mai redatto una descrizione dei nove tipi di personalità. La forma oggi più nota dell' enneagramma quale « specchio del!' anima» va ricondotta principalmente a Oscar Ichazo. Egli sostenne di aver appreso questo sistema da maestri sufi nel Pamir (Afghanistan), prima di imbattersi negli scritti di Gurdjieff. Negli anni cinquanta e sessanta, Ichazo insegnò a La Paz (Bolivia) e ad Arica (Cile). Nel 1971 giunse negli Stati Uniti 6 • Lo psichiatra Claudio Naranjo dell'Esale-Institut a Big Sur, California, si è dedicato al modello di Ichazo e l'ha sviluppato. Alcuni gesuiti statunitensi, in particolare padre Robert Ochs, si sono imbattuti nel modello che Naranjo aveva fatto progredire. Dopo anni di sperimentazione e di esame teologico, la Compagnia di Gesù 5 Citato in P. D. Ouspenskij, Coscienza. La ricerca della verità, Edizioni Mediterranee, Roma 1982. 6 La rappresentazione del metodo di Oscar Ichazo si trova in S. Keen, Oscar Ichazo and the Arica Institute, in Psychology Today, luglio 1973, pp. 66-72.

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si è decisa a fare proprio I' enneagramma come mezzo di direzione spirituale e come modello per lo svolgimento degli esercizi. Dalla metà degli anni ottanta sono comparsi numerosi libri sull'enneagramma, che da un lato sono nati dalla pratica del metodo da parte di ordini religiosi americani e dall'altro provengono dalla psicanalisi o dalla psicologia umanistica.

L' enneagramma ha mostrato di accordarsi con la tradizio~ ne religiosa (e cristiana) della conduzione spirituale e della guida degli uomini. Allo stesso tempo pare «compatibile» con molte scoperte ed esperienze delle moderne scienze umane. Per questo potrebbe fare da tramite tra spiritualità e psicologia. L' enneagramma allo stato attuale non pretende di essere rafforzato« scientificamente»; analisi cliniche, già in corso negli Stati Uniti, sono ancora agli inizi. Finché non ci sarà del materiale statistico, che poggi sui metodi diricerca riconosciuti, vogliamo accontentarci di considerare l' enneagramma come un accesso «saggio» al mondo interiore. La forma nella quale lo comunichiamo al momento attuale rappresenta una sintesi di convinzioni e di conoscenze assai differenti. Esso lavora con associazioni soggettive e riprende una serie di elementi simbolici, la cui « giustezza » non può essere riscontrata con metodi scientifici e può' essere provata solo nella frequentazione pratica. . La commistione di psicologia, spiritualità e teologia infastidirà coloro che insistono su una separazione « metodologicamente pura » di questi approcci alla realtà, apparentemente cosl differenti. Le tradizioni orientali e occidentali di saggezza e di guida delle anime, cui questo libro è debitore, hanno invece sempre sottolineato l'interdipendenza tra la maturazione dell'anima e del carattere e quella religiosa e spirituale. In queste tradizioni sarebbe impensabile ciò che da noi è usuale: persone, analiticamente dotate e psicologicamente« integrate», che però deperiscono spiritualmente, oppure religiosi, la cui mancanza di carattere e instabilità psichica può essere toccata con mano 7• 7 Andreas Ebert. Allorché, durante il mio anno sabbatico, entrai nel coro di una chiesa cattolica a Monaco e mi presentai al direttore del coro come teologo, la sua prima reazione fu: « Con i teologi ho fatto brutte esperienze. Chi si occupa cosl tanto della sua devozione, di solito non ha più tempo per occuparsi dello sviluppo di un carattere normale e decente ». Questo « saluto »mi ha colpito molto e reso pensieroso.

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UNA BRECCIA SUL TOTALMENTE ALTRO

Semplificando, con l' enneagramma la questione è la seguente: perché noi uomini, nel confronto con la vita, ci scontriamo sempre nuovamente con noi stessi, invece di elevarci verso Dio, verso il Totalmente Altro? Nell'egocentrica società odierna, tendiamo in maniera particolare a rimanere fissati ai nostri pensieri e ai nostri sentimenti. Per' tale motivo oggi, per molti occidentali, Dio non è null'altro che una proiezione di se stessi, se non l'hanno addirittura cancellato; è un Dio secondo le esigenze, volontà e gradimento che ci sono propri. L'incontro con il Totalmente Altro, con il non-io non ha luogo. I vecchi maestri e guide spirituali volevano che gli uomini riconoscessero le loro inibizioni e i loro pregiudizi, ovvero la loro maniera di percepire, cioè la loro abitudine di osservare e organizzare la vita da un punto di vista irrigidito. Nel Medioevo queste pulsioni venivano chiamate passioni. Esse inducono a ritenere quella parte della vita, che ho conosciuto e che attualmente domino, come il tutto. Si tratta di superare le passioni e di imparare piuttosto a percepire la realtà più grande in maniera obiettiva. Si tratta di farsi largo fino a Dio, l'essere Totalmente Oggettivo, che per i cristiani è anche quello Totalmente Soggettivo, poiché si è dedicato alla nostra terra e ne è diventato parte. Si tratta di diventare capaci di incontrare qualcosa d'altro, che non sia noi stessi. lo lavoro da anni a contatto con diversi movimenti all'interno della Chiesa e sono giunto alla convinzione che abbiamo urgente bisogno di questo. Molti uomini di Chiesa si presentano con leggerezza nel nome di Dio e credono di averlo compreso. Si può capire subito, allora, che in realtà danno voce solo al loro temperamento e ai loro preconcetti oppure a ciò che comunque già sanno. Questo è uno dei motivi per cui la religione cristiana sta perdendo credibilità. Molti contemporanei .non possono più prenderli sul serio, infatti incontrano religiosi che non sono autentici e che inoltre risultano egocentrici, poiché inseguono evidentemente i loro fini peculiari, pur curando il linguaggio della devozione come se Dio e il regno di Dio fossero l'unica loro preoccupazione. L' enneagramma può aiutarci a purificare la percezione di noi stessi, a diventare spietatamente sincerì verso di noi, a discernere sempre meglio i casi in cui percepiamo solo le no-

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stre voci e impressioni interiori e siamo prigionieri dei nostri pregiudizi dai casi in cui siamo in grado di aprirci a qualcosa di nuovo. Ignazio di Loyola (1491-1556), il fondatore della Compagnia di Gesù, sviluppò una metodologia per la conduzione spirituale molto sensibile alla spiritualità e alla psicologia dell'uomo. I suoi Esercizi spirituali conducono attraverso un cammino di pratiche. Scoprono le trappole nelle quali l'anima è imprigionata e portano al« discernimento degli spiriti», di quelle voci e impulsi interiori ed esteriori che ci influenzano continuativamente. La distinzione si compie in tre passi: si tratta di: 1) «sentire i diversi stimoli, che vengono causati nell'anima»; 2) «riconoscerli», cioè comprendere la loro origine e la loro direzione ed esprimere un giudizio, se mi guidano costruttivamente al senso~mèta della mia vita o se me ne allontanano distruttivamente; 3) prendere una posizione nei confronti di questi stimoli, cioè accettarli o rifiutarli 8 • Scopo degli esercizi spirituali è di trovare strade per la libertà cristiana. Questa viene resa possibile da una relazione personale con Gesù, attraverso la quale siamo tesi capaci di sentire il richiamo di Cristo alla nostra vita, disponendoci a entrare al suo servizio. L'enneagramma è uno strumento connesso a tali esercizi e in qualche misura ancora più mirato ilio scopo. Ecco per. ché molti maestri di esercizi spirituali hanno iniziato a introdurre anche l' enneagramma accanto alle tradizionali pratiche di Ignazio.

UN CARDINALE SI SVEGLIA

Io sono stato « iniziato » a questo sistema da un gesuita nel 1970, anno della mia ordinazione sacerdotale. Allora ci veniva raccomandato di non divulgarlo per iscritto e di non fare sapere a nessuno da dove lo avessimo appreso. Devo riconoscere che più tardi mi sono sentito piuttosto sleale met8 Cfr. C. Wulf, Lebensentscheidung. Entscheidung zum Leben. Exerzitien des Ignatius als Heraus/orderung und Weg, in Korrespondenz zur Spiritualitiit der Exerzitien, quaderno 53, anno 38 1988, pp.' 84ss.

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tendo in pratica queste raccomandazioni. Diverse volte è accaduto che qualcuno venisse da me per consigli spirituali e io dopo un po' - grazie all' enpeagramma - potessi cogliere con una certa precisione la sua energia o il suo «modo di percepire». Mentre applicavo le mie« conoscenze segrete», colui che mi stava di fronte pensava: « Richard Rohr legge nella mia anima come in un libro aperto e coglie il mio problema proprio nel segno! Dove può aver imparato questo?». Cosl ad alcuni sono apparso quasi come un veggente o come se avessi il dono della« visione del cuore», che viene attribuita ad alcuni santi della Chiesa orientale. In questo modo è stato adoperato l' enneagramma originariamente. Si trattava di un sapere esoterico, che i padri spirituali trasmettevano solo all'interno del proprio gruppo. Non l'hanno mai fissato per iscritto, ma l'hanno usato per aiutare gli altri. Quando noi statunitensi l'abbiamo avuto tra le mani, è successo ciò che doveva succedere: abbiamo iniziato a trascriverlo. Da qualche tempo compare un libro dietro l' altro e ciò, soprattutto in ambito cattolico, ha assunto l' aspetto di una vera e propria marcia trionfale. Forse è dovuto al fatto che noi membri di un ordine cattolico abbiamo tempo e case di ritiro per occuparci intensivamente di tali cose. Da qui l' enneagramma viene trasmesso a uomini delle classi più diverse che sono alla ricerca e che sono interessati. Ora che l' enneagramma non è più un segreto, vorrei contribuire a descriverlo in maniera da risultare il più possibile autentico e utile. Forse oggi i tempi sono maturati perché questo « gigante addormentato» si svegli. Questo sapere evidentemente non è stato «inventato» da nessuno, bensl colto intuitivamente e « scoperto » nel corso dei secoli da cercatori e amanti. Io non ho mai trasmesso l' enneagramma a un gruppo che - per qualche motivo __,..;. non lo trovasse interessante. Ciò è sorprendente, poiché il suo approccio è negativo. L'enneagramma non ha intenzione di lusingare o di accarezzare l' « io empirico». Vuole piuttosto aiutare a liberare e a rendere inutile ciò che Thomas Merton 9 ha chiamato il «falso io ». Non conosco nessun altro strumento di ausilio che possa 9 Thomas Merton (1915-1968), monaco trappista e poeta, è ritenuto il più importante mistico ed autore spirituale degli Stati Uniti nel nostro secolo.

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svolgere questo compito in maniera più diretta dell' enneagramma. · Recentemente ho tenuto esercizi spirituali a venti vescovi nel Michigan. Il primo giorno parlai della preghiera contemplativa. I vescovi sedevano e stavano a sentire, in fin dei conti erano vescovi e per educazione dovevano pur stare attenti quando si trattava della preghiera. Si poteva notare che, per quanto fossero presenti, non erano veramente « messi in moto» dall'argomento. Non so più cosa raccontai il secondo giorno, in ogni caso prestarono un po' più attenzione. Il terzo giorno mi presero da parte due vescovi e mi dissero: «Dovete insegnare l' enneagramma a questo gruppo! ». In fondo non avevo quest'intenzione, ma i due vescovi insistettero: « Sl! Ne hanno bisogno!». Cosl il mattino seguente iniziai con questo argomento. Potei notare come alcuni partecipanti, compreso un cardinale fresco di nomina, improvvisamente si svegliarono e furono tutt'orecchi. Da quel momento fino alla fine degli esercizi spirituali rimasero pienamente partecipi. L' enneagramma coglie nel segno la verità sostanziale della nostra vita spirituale e lo fa in un modo che la maggior parte di noi non ha mai sperimentato o solo raramente. Io l'ho esposto a molti gruppi di sacerdoti, tra i quali si trovavano numerosi parroci tradizionalisti e conservatori. Ma non ne ho trovato neìnmeno uno convinto che nell' enneagramma non vi fosse qualcosa di vero. Esso è di una saggezza avvincente, per questo non ho bisogno di lodarlo né di pubblicizzarlo.

UN'ESPERIENZA CHE DISINCANTA

Quando io stesso venni a conoscenza dell' enneagramma nel 1970, fu una delle tre grandi esperienze di conversione della mia vita. Potevo letteralmente sentire che un velo stava cadendo, e in un sol colpo mi diveniva chiaro come avessi agito fino a quel momento: avevo sempre fatto cose giuste (che per noi tipi uno è un'esigenza!), ma per motivi sbagliati. E abbastanza imbarazzante riconoscerlo e ammetterlo! Per questo vale la seguente regola generale: chi non si sente umiliato, non ha ancora trovato il suo «numero»! Infatti quan34

to più ci si sente um,iliati da esso, tanto più ci si avvicina alla verità. Chi dice: «E meraviglioso essere un tipo tre» - o non è un tre oppure non ha capito realmente cosa dico sul tipo tre. Ricordo ancora una volta che è mia intenzione smascherare l'ego e segnalare le sue parti oscure; l' enneagramma svela i giochi nei quali siamo coinvolti. Io credo che questo strumento e le impressioni che provoca mi consentano di procedere cosl. Se ad esempio durante quegli esercizi spirituali per vescovi mi fossi alzato e avessi detto a uno dei vescovi: «Lei è prepotente e dogmatico!», l'uomo si sarebbe probabilmente infuriato. Nessuno si lascia chiamare «prepotente e dogmatico» volentieri. Se affermo: «Gli uno, come me, sono spesso prepotenti e dogmatici», coinvolgo me stesso per primo e posso invitare quindi il pubblico a fare altrettanto. In questa maniera è molto più facile. Io seguo questo approccio perché è molto efficace e spero che l'enneagramma accresca l'arricchimento spirituale e conduca alla forma più alta della consapevolezza spirituale, cui Dio ci invita tutti: liberarci del nostro falso io perché non ne abbiamo più bisogno. Io spero che tutti coloro che guardano negli occhi il loro «lato oscuro» o il loro «peccato radicale», provino una parte della libertà che io ho provato allorché cominciai a rendermi conto di essere un tipo uno. Anche se non ce la farò mai completamente in questa vita, sento tuttavia che da allora essa è divenuta molto più tranquilla. Poiché devo essere io per primo a prendere posiZione · nei confronti della mia menzogna di vita, della mia assurdità, del mio ridicolo, posso pretendere lo stesso anche dagli altri: se altri mi sopportano, allora anche io non ho alcun motivo per non sopportarli. Io ho il mio «lato oscuro », come lo si chiama volentieri oggi, e gli altri hanno il loro. Io so, in ogni caso, che da allora non formulo più tanti giudizi affrettati sugli altri. Molti uominitemono che questi sistemi inducano a incasellarsi e fissarsi reciprocamente. Per essere sinceri con l' enneagramma, almeno all'inizio, avverrà esattamente questo, ma si tratta dell'unica via per impararlo. Chi si è impadronito dell'enneagramma, per un certo periodo, andrà per il mondo cogliendo tutto sotto l'aspetto dell'uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove. In tre quarti dei casi tuttavia al principio non si coglierà nel segno, poiché all'inizio salta-

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no agli occhi solo gli indizi esteriori di un tipo. Bisogna vivere per un certo periodo con I' enneagramma e frequentarlo, fino a giungere ali' energia superando i tratti esteriori. Un ausilio in questa fase è lumorismo: poter ridere di se stessi può essere liberatorio, esattamente come piangere su se stessi. Lavorando con I' enneagramma ho sperimentato le due cose. Una volta giunti a questa profondità della conoscenza di sé, allora possiamo mettere da parte I' enneagramma. Io spero soprattutto che esso ci aiuti a diventare più ricchi d'amore. Se ciò avviene, è raggiunto lo scopo per il quale siamo stati creati. Io spero che ci renda più capaci di amare altre persone, di amare noi stessi e di amare Dio. Questa è stata un'esperienza che allora mi ha disincantato, ma che, allo stesso tempo, mi è apparsa molto bella: Dio sapeva tutto ciò da tempo! Sapeva che io sono un tipo uno. Sapeva che faccio sempre la cosa giusta con moventi sbagliati almeno per motivi assai contrastanti. Sapeva che ero diventato sacerdote, mi ero votato al celibato, avevo fondato la comunità di« New-Jerusalem »ed ero andato ad Albuquerque per motivi assai contraddittori, ma ciò è normale! E umiliante e allo stesso tempo liberatorio sapere che Dio sa e che Dio utilizza persino il nostro peccato per i suoi fini. Chi scopre la forza e la verità dell' enneagramma, giunge inevitabilmente a questo punto: Dio utilizza il nostro peccato! (Utilizzo deliberatamente il termine peccato per quanto sappia che a molte orecchie questa parola suoni come una valutazione qi carattere morale! In seguito tornerò su quest'argomento). E infatti un'esperienza di amore incondizionato, come probabilmente non ne abbiamo mai vissute prima. Soprattutto per dei tipi uno perfezionisti come me è un'esperienza sconvolgente quando si comprende che Dio ama qualcosa di imperfetto: cioè me! Se Dio è capace di amare e di utilizzare qualcosa di impetfetto - non potrebbe fare altro in nessun caso, poiché non c'è niente di perfetto su questa terra - allora ciò apre un immenso spazio di libertà. Utilizzare l' enneagramma significa intraprendere quel lavoro interiore, che può dare sincerità al nostro cammino spirituale. Molti dei nostri assunti non esaminati e delle nostre soluzioni superficiali non funzioneranno più come hanno funzionato fino a ora. L' enneagramma ci mostra infatti il lato oscuro dei nostri doni. 36

PECCATORI DOTATI

I sufi erano dell'opinione - per quanto ciò non suoni molto evidente - che gli uomini vengono distrutti dalle loro qualità o «doni», perché si identificano eccessivamente con ciò che sanno fare bene. Ci è stato insegnato che saremmo stati distrutti dal nostro peccato, e ciò è vero, ma la cosa è un poco più sottile. Nel linguaggio religioso dell'epoca del mio noviziato si sarebbe detto: siamo fissati sui nostri doni! Siamo troppo fissati su ciò che per natura ci tocca in sorte. Abbiamo pregiudizi naturali e un naturale modello di comportamento, un punto di vista naturale e una passione naturale. Tutto ciò lo sviluppiamo soprattutto nei primi trent'anni della nostra vita. Ce lo godiamo e magari ne raccogliamo anche il plauso. Perciò non è molto sensato occuparsi dell' enneagramma già a quest'età. In gioventù si partecipa al grande gioco, cosa giusta e importante. L'enneagramma potrebbe rovinare il gioco troppo presto. Gesù disse una volta a Pietro, senza alcun rimprovero: «Quando eri più giovane ti annodavi da te la cintura, e andavi dove volevi» (Gv 21,18). In gioventù l'io dev'essere formato e rafforzato, bisogna lasciarsi guidare da quell'energia che sembra essere naturale. Ma durante i trent'anni prima o poi, al più tardi quando si hanno quarant'anni, questo gioco diventa sempre più insipido. Finora aveva funzionato così bene, si poteva impressionare la gente, si era « il disinvolto » o «lo spiritoso » oppure «lo studente serio e riflessivo». Ci si è fissati e ci si è lasciati fissare su quest'immagine di sé. Era un aiuto per delimitare il proprio io rispetto all'ambiente. Ma quanto più si irrigidiscono le frontiere dell'io e quanto più qualcuno si identifica con una tale immagine di sé e vuole mantenerla in piedi a qualsiasi prezzo, tanto più chiara si mostra anche laltra faccia della medaglia. Se qualcuno è occupato fino al quarantesimo anno d'età a coltivare questa immagine, gli sarà molto difficile cambiare. Allo stesso tempo diventa sempre più chiaro tutto ciò che non va più bene. Ciò che era un piacere diventa un peso. Questo momento nel mezzo della vita cela quindi in sé la grande opportunità - per quanto difficile -:- di riflettere criticamente su ciò che si è raggiunto e cambiare, diventare più maturo, saggio e profondo. Ora si addice il se37

guito delle parole di Gesù a Pietro: «Ma quando sarai vecchio stenderai le tue mani, e un altro ti annoderà la cintura e ti condurrà dove tu non vuoi» (Gv 21,18). Dopo molti anni spesi in attività pastorali sono convinto che non c'è niente su cui gli uomini siano tanto fissati come sulla propria immagine di sé. Tutti siamo letteralmente pronti ad attraversare l'inferno, pur di non doverla lasciare. Essa determina la maggior parte di ciò che facciamo e che abbandoniamo, diciamo o taciamo, di chi ci occupiamo e di chi no. Ci riguarda tutti. La domanda suona in questi termini: sono libero di essere qualcosa di diverso da questo ruolo e da questa immagine? Quando abbiamo a che fare con Dio, il Grande Amante, allora dobbiamo cambiare. Il Grande Amante infatti ci apre gli occhi, nella sua maniera fantasiosa, su quahto la nostra vita è e potrebbe essere ricca e varia, cosicché il nostro gioco, durato fino a quel momento, improvvisamente diventa noioso. Infatti tali giochi limitano le possibilità dell'amore. Impediscono che il Grande Amore ci raggiunga. L'enneagramma può aiutare gli uomini - secondo le mie esperienze nella pastorale e nella consulenza - a liberarsi della loro immagine di sé.« Lascia perdere! non ne hai bisogno! Non devi rinchiuderti nell'immagine limitata che hai di te stesso. Non importa se sei questo o quello. Sei il caro figlio di Dio, la cara figlia di Dio: questo è determinante». La nostra identità è fondata in primo luogo su una relazione e non è qualcosa che dobbiamo isolare, proteggere, definire e difendere 10 , L'enneagramma può aiutarci a disarmarci interiormente, arinunciare alla difesa di quella immagine di noi stessi che ci siamo creati da soli. In questo senso proprio i nostri doni possono divenire fa10 Dietrich Bonhoe/fer, il teologo e combattente della resistenza contro Hitler, ha scritto nel 1944 nella sua cella nella prigione di Tegel la poesia Chi sono io?, nella quale si chiede: sono quello che gli altri vedono in me, « disteso, lieto e risoluto, ... libero, affabile e chiaro, ... imperturbabile, sorridente e fiero» o piuttosto sono quello che io sento quando sono da solo, « inquieto, pieno di nostalgia, malato, come un uccello in gabbia, bramoso di aria, ... affamato di colori, di fiori, di voci di uccelli, assetato di parole buone, di compagnia, tremante, ... impotente, ... stanco e vuoto .. .? ». Egli infine giunge alla conclusione che né altri né lui stesso possono definire la sua identità, bensl solo Iddio: « Chi sono? Questo porre domande da soli è derisione. Chiunque io sia, tu mi conosci, tuo son io, o ])io! » (Tratta da O. Bonhoeffer, Resistenza e resa, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1988, pp.

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tali. Ci identifichiamo eccessivamente con ciò che sappiamo fare bene. Due anni fa mi sono concesso un anno sabbatico. Dovevo smettere, almeno per un anno, di tenere conferenze. Alcuni dei miei amici mi scherniscono asserendo che non c'è alcun mio pensiero che non sia registrato su nastro. Ed è vero! Mi sono detto allora:« Questo è troppo! Non sei né un retore né un predicatore. Tu sei Richard, lo sai ancora chi è questo Richard? In fondo conosci ancora questo figlio di Dio, questa persona, quest'uomo Richard, senza le maschere e i ruoli che assumi? La gente li conferma e tu danzi con essi. Puoi vivere senza?». Questo vale per noi tutti: possiamo vivere senza i nomi che ci siamo dati? Quanto più diventano ufficiali, tanto più diventa difficile. Noi tutti recitiamo questi ruoli; possiamo difenderli in modo perfettamente uguale sia a casa, nel nostro piccolo mondo, sia sulla scena pubblica, come faccio io. Cosl ogni dono sul quale ci fissiamo eccessivamente diventa paradossalmente il nostro peccato. Il nostro dono e il nostro peccato sono le due facce della stessa medaglia. Per ottenere il tuo dono devi, .per cosl dire, masticare, mangiare, incorporare il tuo peccato. Mangialo, assaporalo, sentilo, lasciati umiliare da lui! Questa è dottrina ecclesiastica molto tradizionale. Ogni funzione religiosa inizia chiamando per nome il peccato. Nella liturgia questo si chiama Confiteor (confessione dei peccati) o confessione di colpa generale (atto di penitenza) e viene eseguito in maniera piuttosto asettica. Prometto che in relazione all' enneagramma non andrà a finire in maniera asettica! Vogliamo sentire, riconoscere e vedere quanto tutto ciò sia esagerato, eccessivo e assurdo. Se assaporiamo e mastichiamo la nostra oscurità, se sentiamo come ha ferito noi e altre persone, come ci ha permesso di non amare e di non . lasciarci amare veramente, se facciamo questo, prometto che renderemo conto dell'altro lato, del nostro talento più grande, o meglio, della vera profondità del nostro dono. Perché ciò sia possibile dobbiamo essere purificati e puri. Il nostro vecchio io, il nostro vecchio Adamo, la nostra vecchia Eva devono morire, ci sembrerà realmente di sentire la morte. Non ci sarà niente da abbellire romanticamente, niente di cui divertirsi. Farà male. Ci si sentirà come se si venisse derisi da tutti gli altri. Si avrà la sensazione di avere rovinato e danneggiato molte relazioni quando divente,rà chiaro 39

quante persone sono state utilizzate esclusivamente per costruire e mantenere in piedi la propria immagine di sé (di solito le persone che non sono state al nostro gioco le abbiamo già escluse dal giro di amicizie). Questo è il motivo per cui nella vita spirituale i nostri nemici sono i nostri migliori amici. Per questo è cosl importante il comandamento di Gesù: «Amate i vostri nemici! ». Se noi non permettiamo al nemico davanti alla porta, a questo non-io, di entrare nel nostro mondo, non saremo mai capaci di guardare in faccia il nostro peccato o il nostro lato oscuro. Persone che non sopporto, che mi minacciano e mi fanno paura, non devono per forza diventare i miei amici del cuore, ma hanno un messaggio importante per me. Io spero che l'en- , neagramma ci aiuti a diventare più sensibili a questo messaggio. Vedremo che esistono alcuni tipi, che possono essere per natura pericolosi per noi, poiché scoprono il nostro gioco o perché non hanno bisogno del nostro gioco: non hanno bisogno di nessuno che abbia sempre ragione, come me. C'è gente che non può soffrire le mie cassette, poiché vi trovano all' opera troppi richiami morali che puntano il dito accusatore contro di loro. E poi viene Richard Rohr e racconta come si può diventare migliori e più perfetti! C'è gente che dice: «Questo è ciò che mia madre ha fatto costantemente con me. Non lo ammetto più!». Quindi non mi può soffrire e ha bisogno di qualcun altro. Questo è il motivo per cui intendiamo la Chiesa come « Corpo di Cristo ». Significa tra l'altro che sopportiamo la verità di certa gente solo in certi periodi. Per alcuni io, con il mio modo di fare, sono addirittura veleno nella loro situazione contingente.

LA VERITÀ È SEMPLICE E BELLA

Ho visto recentemente una videocassetta sulla nascita dell'universo. Vi si affermava, tra laltro, come Einstein fosse costantemente alla ricerca di una teoria sull'energia universale. Era convinto che la spiegazione del mondo e delle sue cause dovesse essere alla fine semplice e bella. Era inoltre del1' opinione che una « formula del mondo » che non fosse sem40

plice e bella non potesse essere nemmeno vera. Questo è, in certo qual modo, il Credo di uno scienziato! E può essere applicato all' enneagramma, il quale comunica un'esperienza che ci spaventa e ci sfida, che però è allo stesso tempo anche semplice e bella. L'enneagramma è bello, perché ci mo~tra come siamo realmente: uomini piccoli, parziali e divisi. E bello finalmente non dover agire come se fossimo più di questo ed è altrettanto bello se ci accorgiamo di essere tutti sulla stessa barca. Tutti giochiamo i nostri giochi, coltiviamo i nostri pregiudizi e la nostra irrisolta visione del mondo. Per questo dobbiamo accettare il nostro dono per vedere il nostro peccato e dobbiamo accettare il nostro peccato per riconoscere di quanti doni siamo stati dotati. Dobbiamo limitare il nostro dono, altrimenti il nostro peccato diventa una trappola, mentre lo definiamo «virtù ». Anche questa è dottrina ecclesiastica tradizionale. Tommaso d'Aquino e molti scolastici hanno affermato che tutti gli uomini scelgono qualcosa che ha un bell' aspetto. Nessuno fa volontariamente il male. Ognuno di noi si è costruito il proprio sistema, grazie al quale spiegare perché ciò che facciamo è giusto o sbagliato. Per questo è necessario «discernere gli spiriti», come sta scritto nella Bibbia. Abbiamo bisogno di un aiuto per smascherare il nostro falso io e per prendere le distanze dalle nostre illusioni. A tal fine è necessario installare in noi una sorta di osservatore interno, alcuni parlano anche di un« testimone leale ». Sulle prime ciò suona piuttosto complicato; ma dopo un po' diventa del tutto naturale. Si tratta in fondo di una parte di noi stessi che è sincera, non solo nel senso negativo, ma anche in quello positivo. Ci dice ad esempio: «Ami veramente Dio e lo desideri ardentemente. Sei buono. Smettila di distruggerti da solo in maniera cosl brutale. Sei una figlia di bio. Puoi provare compassione!». Ci aiuta a distinguere il moralismo dalla vera morale, i sensi di colpa dalla vera colpa; il falso orgoglio dalla vera forza. Nella conoscenza di sé che l' enneagramma procura, non si tratta solo dell' ammissione dei peccati. Si tratta anche, e in fin dei conti soprattutto, di abbandonare tutto ciò che è «buono» solo apparentemente, per scoprire in noi quanto è molto meglio, quanto è veramente buono. Occorrerà un certo periodo prima di poter sentire queste voci positive, soprattutto per quelli che sono cresciuti in un 41

ambiente religioso. Le voci negative interiori danno continuamente giudizi: «Bene, meglio, ottimo, giusto, sbagliato, santo, peccato mortale, peccato veniale, meritevole, indegno, esecrabile», con tutti i passaggi intermedi. In un certo modo non c'è niente di più difficile che lavorare con religiosi. Essi hanno una tale tendenza a moralizzare, da essere incapaci di accettare la realtà e affrontarla per quel che è. Per questo possiamo imparare tanto dalla spiritualità della creazione, dalla spiritualità degli indiani americani e dalla spiritualità francescana (nei loro momenti migliori). Esse lasciano che il creato, la natura, la terra - cioè tutto ciò che è ci parlino. Noi religiosi invece tendiamo a utilizzare soprattutto le nostre conclusioni precostituite, le citazioni della Bibbia e i dogmi, cosicché non abbiamo nemmeno bisogno di percepire la realtà e l'attimo presente. Lo dico in questo contesto perché spero che l'enneagramma ci possa aiutare a cambiare atteggiamento. Esso ci aiuta a liberare la strada da questi giudizi di carattere moralistico, perché ci mostra quanto siamo esagerati. L' enneagramma rende manifesti i pregiudizi che ci impediscono di vivere appieno la realtà.

L'UOMO È UN ANIMALE ABITUDINARIO

Il nostro peccato e la nostra irredenta percezione del mondo rappresentano paradossalmente anche il metodo che ci aiuta a giungere alla nostra forza motrice. Quando commettiamo il nostro «peccato preferito» siamo «pienamente partecipi». Per questo non lo possiamo semplicemente « abbandonare». Appartiene infatti al modo in cui diamo un obiettivo e una direzione alla nostra vita. Appartiene alla strategia di sopravvivenza che abbiamo acquisito da bambini, appartiene allo spazio in cui ci sentiamo a casa. Per questo, Il dov'è il nostro peccato si trova anche il nostro dono. Comincio di nuovo da me stesso. Noi tipi uno siamo idealisti e perfezionisti. Vogliamo rendere perfetto il mondo e ci arrabbiamo - di solito di nascosto - perché il mondo non lo è. Allo stesso tempo siamo geni della percezione: in maniera più precisa di altri vediamo cosa in effetti non è a

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posto. Vivere cosl può essere però l'inferno. Se ci abbandoniamo a noi stessi, diventiamo dei brontoloni ipercritici, gente la cui presenza con il tempo dà fastidio agli altri. Il troppo bene diventa infatti automaticamente qualcosa di male. Questo vale per tutti i nove tipi: il troppo rende tutti i doni una maledizione. Per questo si tratta di domandarsi: come possiamo liberare volta per volta la nostra energia in maniera da servire la vita e la verità? Come tipo uno giungo alla mia personale energia solo arrabbiandomi per la stupidità e l' assurdità di questo mondo. Attraverso la collera (il mio peccato mortale!) spillo in effetti dalla fonte la mia migliore energia. Ma subito dopo essermi adirato, devo avere abbastanza libertà per dirmi: «Adesso basta di nuovo, Richard! ». Devo potermi liberare da me stesso: « Sì, però ... Sl, tutto ciò è vero, ma tu esageri! Sei nel giusto, ma sei anche nel torto». Questa è la funzione dell' «osservatore oggettivo», del «testimone leale»: io posso accogliere qualcosa, ma anche lasciarlo nuovamente. Legame e libertà in tal modo lavorano costruttivamente insieme. Credo che esistano solo pochi uomini in possesso di questa libertà. Soprattutto in ambienti religiosi incontro spesso ideologi: di destra, di sinistra, liberali, conservatori. Osservano la vita da una torre di avorio immaginaria, che si trova nella loro testa, ma prima o poi questo atteggiamento diventa stancante e si incomincia a domandarsi se è possibile una vera comunione tra uomini, se tutti sono cosl attaccati ai loro pregiudizi e si identificano a tal punto con le loro opinioni preconcette e con i loro sentimenti. Proprio questo è divenuto nel frattempo un dogma in ambienti «progressisti »: «Ho il diritto assoluto sui miei sentimenti! ». L' enneagramma dice: «No! I tuoi sentimenti sono troppo numerosi e preponderanti. Devi arrivare al punto in cui puoi liberarti anche di loro, altrimenti alla fine non possiedi più dei sentimenti, bensl i sentimenti possiedono te »• Ho vissuto questa situazione in molti dei gruppi religiosi con i quali ho lavorato: comunità monastiche, vescovi, membri di ordini, membri di consigli parrocchiali, carismatici, tutta gente che pensa di possedere, essa sola, tutta la verità. Se si osserva la cosa più da vicino si nota soprattutto che c'è troppo ego, mentre manca la capacità di separarsi dal proprio io (e dal proprio« piccolo talento») e di relativizzarlo. Ma a volte si incontrano degli 43

uomini che hanno questo libero spazio interiore, che sono liberi da se stessi, sono consci di ciò che li muove e possono quindi, per cosl dire, retrocedere di un passo. Essi intraprendono le cose con entusiasmo, ma si nota che non ritengono di essere depositari della verità. Senza questo tipo di « lavoro interiore», che consiste nel potersi impegnare e relativizzare contemporaneamente, non è possibile una vera comunione. Quante comunità di fedeli falliscono ad esempio a causa dell'incapacità dei loro superiori e dei consiglieri ecclesiastici di trattarsi l'un l'altro in questa maniera! Imparare ciò è un lavoro molto duro! Esige qualcosa da noi ed è più di un divertente gioco di società.

OSSESSIONI

Se, con I' aiuto dell' enneagramma, scopriamo la trappola o il peccato che ci è proprio, noteremo che essa «funziona» in maniera simile a un'ossessione sessuale. Gli uomini giovani hanno, a quanto pare, pensieri e sensazioni sessuali ogni dieci minuti. Lo stesso avviene con I' energia dell' enneagramma che ci condiziona per lo meno ogni dieci minuti. Forse per questo viene chiamata passione. lo sono un tipo uno ogni dieci minuti, probabilmente addirittura ogni cinque o ogni tre minuti. L'uno è nei miei arti, nelle mie ossa, nel mio sangue, nella mia pelle, nel mio respiro, nel mio modo di pensare, nella mia mimica, nella mia gestualità. Per esempio non so parlare senza agitare continuamente l'indice. Questo è l'uno~ Non posso non essere cosl. Rimarrò sempre un tipo uno. ·Alcuni vogliono evitare una reale conversione dicendo: «lo sono un tipo un po' quattro, un po' sei e un po' due». Ciò è vero naturalmente. Noi tutti abbiamo un po' di tutto in noi. Noi tutti prendiamo parte ai giochi di società correnti e commettiamo ognuno dei nove peccati capitali. Ma si tratta di vedere il nostro grande peccato unico. e' è un dilemma fondamentale, una radice principale del male, un vizio prediletto in ognuno di noi, che dà colore e sapore a tutte le sfere della nostra vita. Questa trappola è talmente onnipresente nella nostra vita che noi stessi non la riconosciamo. Siamo sempre stati cosl. Per questo dobbiamo tentare di

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catturarla quasi con astuzia. Ciò di solito, quando avviene,

è collegato con un'esperienza sbalorditiva. In un sol colpo diventa chiaro perché si è agito come si è sempre agito, si comprende come, fin da ragazzi, si sia seguito lo stesso schema comportamentale, che è stato il filo conduttore dell'intera vita .e si spiega tutto: perché si sono scelti certi amici, perché si sono praticati certi sport ecc. Riconoscere e ammettere ciò è effettivamente molto duro. Se ci troviamo nella trappola del nostro « numero » e della nostra energia, non siamo liberi, questo è evidente, allora permettiamo ad avvenimenti esterni e ad altre persone di determinare la nostra energia. Sono essi a decidere se premiarci o punirci per il nostro comportamento e noi, in tal modo, non viviamo realmente dal profondo di noi stessi.

LA STRADA VERSO LA PROPRIA DIGNITÀ

L'incondizionato amore di Dio permette all'uomo di sentirsi« veramente forte». Utilizzo «forza» in questo contesto nel significato intellettuale e spirituale della parola. Una trascrizione biblica dello Spirito Santo è dynamis che significa «forza» é «robustezza». Si tratta di quella forza che ci dona la consapevolezza che Dio ci chiama a sé, che siamo accomunati a lui. Il male, o colui che è malvagio, è interessato a sottrarci lesperienza dei nostri pieni poteri e della nostra dignità. Forse dovremmo parlare solo di dignità, perché si è spesso abusato di tutto ciò che ha a che vedere con potere, robustezza e forza e che quindi può risultare equivoco. L' enbeagramma può condurci a questa esperienza interiore di forza e di dignità. Sì, ci mostra spietatamente i nostri errori! Troppo spesso facciamo ciò che è giusto per motivi sbagliati! Ma se ci « spingiamo attraverso» la nostra trappola ed emergiamo ali' altra parte, allora siamo di fronte alla profondità del nostro io. Lì troviamo una passione pura, una forza depurata, il nostro io migliore, il più vero. La tradizione ha chiamato questo luogo l' « anima», quel punto in cui l'uomo e Dio si incontrano, in cui è possibile l'unione e in cui la religione non consta solo di parole, appelli, norme, dogmi, rituali e frequenza delle funzioni religiose, bensì diventa una 45

vera esperienza d'incontro. lo comunico volentieri l'enneagramma, perché appartiene a quelle poche cose in cui ho visto con i miei occhi come gli uomini riescono a cambiare in questo senso.

STRADE SBAGLIATE E VIE D'USCITA

L' enneagramma definisce i suoi nove tipi di uomini a partire da nove «trappole», «passioni» o «peccati mortali». Questi peccati possono essere intesi quali meccanismi di difesa appresi e rafforzati durante l'evoluzione infantile per giungere a patti con l'ambiente 11 • Accanto a essi anche i doni« innati» hanno un ruolo importante. Né gli uni né gli altri danno carta bianca per danneggiare se stessi o il prossimo. E sorprendente, a proposito dei nove peccati dell' enneagramma, che in primo luogo si tratti dei sette peccati capitali della tradizione scolastica (superbia, invidia, ira, accidia, avarizia, smoderatezza ovvero« gola», lussuria) e che in secondo luogo si aggiungono due ulteriori« peccati» (menzogna e timore) che mancano nella dottrina ecclesiastica tradizionale. Tornerò nuovamente su questo evidente errore di segnalazione e sui suoi retroscena più tardi. Le più antiche liste di « peccati radicali », dai quali i peccati e i vizi « attuali» sorgono come i rami da un albero, risalgono al V secolo. Giovanni Cassiano cita otto «peccati radicali »: smoderatezza, lussuria, avarizia, ira, tristezza, amarezza, vanità, superbia. Gregorio Magno vede la superbia come vero e proprio peccato originale, che s'irradia su sette altri peccati: ambizione, invidia, ira, avarizia, lussuria, smoderatezza e accidia. Infine però il numero « sacro » sette divenne vincolante. Nella letteratura e nella pittura medievale i sette peccati mortali avevano un ruolo importante (il Purgatorio nella Di11 Il teologo statunitense di pastorale, Iionald Capps, ha collegato l'insegnamento cattolico tradizionale dei sette peccati capitali con la teoria psicologica del!' evoli.izione di Erik H. Erikson ed è giunto alla conclusione che in ogni stadio di sviluppo dell'uomo si può fortificare un determinato comportamento sbagliato o un certo blocco. D'altro canto in ogni stjldio si può sviluppare una determinata «virtù» (D. Capps, Deadly Sins and Saving Virtues, Philadelphia 1987).

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vina Commedia di Dante; il Racconto del parroco nei Racconti di Canterbury di Chaucer; la rappresentazione allegorica di Hieronymus Bosch). Interessante è il cambiamento di termini da «peccato radicale » a «peccato mortale ». La locuzione originale « peccato radicale» prende le mosse dall'idea che l' «albero del peccato» ha delle radici principali dalle quali si dipartono tutti gli altri peccati. La concezione scolastica dei « peccati mortali » si occupa invece più delle conseguenze del peccato. Già Paolo definisce la morte quale« ricompensa del peccato» (Rm 6,23). Nella lettera di Giacomo viene seguito il cammino della tentazione attraverso il peccato e verso la morte: . «Nessuno, mentre è tentato dica: "Vengo tentato da Dio". Dio infatti è immune dal male ed egli non tenta nessuno; Ciascuno invece è tentato, adescato e sedotto dalla sua concupiscenza. E allora la concupiscenza concepisce e dà alla luce il peccato, e il peccato, giunto alla sua pienezza, genera la morte» (Gc 1,13-15). Nella prima lettera di Giovanni infine si distingue tra i peccati che portano alla morte e quelli che non vi conducono: « Se uno vede il suo fratello commettere un peccato che non conduce alla morte, preghi, e Dio gli darà la vita (come) a coloro che commettono un peccato che non conduce alla morte ... » (lGv 5,16). Questa distinzione rende ragione del. fatto che esistono piccole mancanze di carattere ed errori che sono tollerabili e forme pesanti di comportamento sbagliato, ovvero di travisamento della vita, che sono altamente distruttive per l'anima di un uomo e per la convivenza interpersonale. Il pericolo di questa dottrina del peccato è che solo infrazioni attestabili della norma possono essere chiamate «peccato », mentre. la dimensione profonda del peccato resta in larga misura inosservata. I riformatori rinunciano quindi alla distinzione tra peccati «veniali» e «mortali». Il problema secondo loro non sono i singoli peccati, ma lo stesso uomo che pecca. Il peccato radicale è la miscredenza. I peccati attuali sono i suoi frutti. Ciò giustifica la critica della concezione cattolica del peccato e le spiacevoli conseguenze nella pratica protestante: i protestanti si re-

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putavano infatti in generale «peccatori », ma questo termine aveva perso ogni contenuto concreto. La confessione personale andava quasi totalmente persa. Ma non è solo il fatto che siamo peccatori ad essere «mortale». Nei comportamenti sbagliati di oggi la morte diventa concreta: essi distruggono la nostra psiche, la nostra relazione con Dio, le nostre relazioni interpersonali, la natura e il mondo. Che il peccato «generi la morte», come si dice nella lettera di Giacomo, è più di un'immagine. La nostra intemperanza uccide boschi e animali, la nostra aggressività e il nostro timore hanno portato a enormi arsenali di armi, l'invidia e l'avarizia dei paesi industrializzati sono stati pagati dai poveri con la vita. Nella nostra generale accidia permettiamo tutto ciò, come se non ci riguardasse affatto. Noi utilizziamo in questo libro il vecchio termine « peccato radicale » per sottolineare che abbiamo bisogno di un radicale rinnovamento (radicale viene dal latino radix = radice).

Il termine « peccato » è diventato di difficile comprensione oggi per molti uomini; la sola parola già mette sulla difensiva. La dottrina ecclesiastica del peccato è stata spesso utilizzata per intimorire la gente. In particolare la morale sessuale ecclesiastica per secoli è stata esposta in una maniera che portava a mille paure, inibizioni e sensi di colpa. Tutto ciò potrebbe indurre a rinunciare completamente a questo termine, ma così si produrrebbe un vuoto che non può essere riempito altrimenti. Più sensato ci sembra imparare a intendere il termine in una maniera nuova. La parola «peccato » significa la nostra separazione da Dio, ma anche dai nostri simili e da noi stessi. I peccati sono irrigidimenti e fissazioni autoiniposti, che impediscono all'energia della vita, all'amore di Dio, di scorrere liberi. Ciò si lascia illustrare in particolare attraverso il timore, il «peccato radicale» del tipo sei. Il timore non è una categoria morale; ma può mettersi tra noi e Dio e impedire cosl l'amore e la vita. Con «peccato » noi intendiamo in questo libro quegli ostacoli e inibizioni autoprodotti che ci separano da Dio e quindi dalla pienezza della vita e dalle nostre stesse potenzialità positive. Per quanto il nostro peccato sia in parte una reazione a una colpa estranea, l'abbiamo « scelto », ci atteniamo ostinatamente a lui e siamo in questo senso responsabili per lui. Da molto tempo, oltre agli elenchi di peccati capitali esi-

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stono « cataloghi di virtù » alcuni dei quali già nella Bibbia. Appartengono a questi l'elenco dei sette doni dello Spirito, che si rifà a Isaia 11,2 (timore del Signore, devozione, conoscenza, fortezza, consiglio, intelligenza, sapienza) 12 , e la lista dei nove frutti dello Spirito in Paolo (Gal 5,22: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé). La più nota e « classica » lista di virtù è la combinazione delle quattro « virtù cardinali » di Aristotele (giustizia, prudenza, temperanza e fortezza) con le tre virtù «teologali» tratte dalla prima lettera ai Corinzi, 13,13 (fede speranza e carità). Queste sono le «sette virtù» che nell' arte sono state spesso rappresentate allegoricamente (ad esempio nella Fontana delle virtù davanti alla chiesa di San Lorenzo di Norimberga). Geoffrey Chaucer (circa 1340-1400), il più grande poeta inglese prima di Shakespeare, offre, nel Racconto del pat't'oco dai suoi Racconti di Canterbury, una lista particolarmente interessante: egli parte dall'idea che esista almeno una virtù specifica quale antidoto contro ogni peccato mortale. Con questo ci troviamo nelle iriimediate vicinanze dell'enneagramma, tanto più che le rispettive coppie di corrispondenza, in Chaucer e nell' enneagramma, sono pressoché identiche. Il Racconto del parroco, nei Racconti di Canterbury di Chaucer, è una sorta di specchio della confessione~ Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi, ma ci sono molte strade per la città celeste. Una di queste è il pentimento, la confessione dei propri peccati e il proposito di non peccare più. Esistono peccati veniali e peccati mortali. Il peccato mortale consiste nell'amare una creatura più di Dio. Per ognuno di questi peccati mortali esiste un rimedio, una virtù salutare. Contro la superbia aiuta l' umi!12 Per i« sette doni dello Spirito» cfr.]. Splett, Zur Antwort berufen, Franlcfurt 1984, pp. 94-110. Splett, rifacendosi a Bonaventura, attribuisce i sette tradizionali doni dello Spirito ai sette peccati capitali, in tal modo si ottengono le sette virtù tradizionali. Ogni singolo versetto del Padre Nostro serve a questo processo. Inoltre viene attribuita ad ogni gruppo una delle beatitudini di Gesù tratte da Mt 5. Così sorgono le seguenti sette serie di cinque: timore del Signore, superbia, temperanza, sia santificato il tuo nome, povertà; devozione, invidia, giustizia, venga il tuo regno, mansuetudine; sapienza, ira, intelligenza, sia fatta la tua volontà, cordoglio; fortezza, accidia, coraggio, il nostro pane quotidiano, fame e sete; consiglio, avidità, speranza, rimetti a noi i nostri peccati, pietà; ragione, intemperanza, fede, non ci indurre in tentazione, purezza di cuore; saggezza, lussuria, amore, liberaci dal male, volontà di pace.

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tà, contro l'invidia il vero amore di Dio, il rimedio contro l'ira si chiama pàzienza, l'accidia viene superata con l'operosità, l'avarizia con la misericordia, la gola con lastinenza e con la temperanza la lussuria con la castità 13 • La confessione e la riparazione della colpa attraverso le elemosine, il digiuno e il dolore fisico portano a eterne gioie celesti. Qui di seguito parliamo di « frutti dello Spirito » quando descriviamo i doni specifici o « virtù » deLnove tipi dell'enneagramma. Questo termine biblico (Gal 5,22) si riallaccia come il termine peccato radicale all'immagine del!' albero della vita. Gesù dice: « Ogni albero buono dà frutti buoni » (Mt 7, 17).

I TRE CENTRI: PANCIA - CUORE - TESTA

I nove tipi dell' enneagramma vengono segnati sulla circònferenza in senso orario e sono riuniti in gruppi di tre. 9

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Cuore (sociale, premuroso)

Figura 2: L'enneagramma e i tre centri

l3 La dottrina ecclesiastica medievale riflette ciò con molta forza. Allo stesso tempo si trovano però nei racconti di Chaucer chiare reminiscenze di testi dei sufi., in particolare della Logica degli uccelli del maestro sufi Attar. Cfr. I. Shah, I Sufz, op. cit., p. 107.

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Il gruppo che comprende i tipi otto, nove e uno, si chiama gruppo dell'uomo di pancia. Il suo centro gravitazionale è nel basso ventre, dove è situata la« materia prima» della nostra esistenza: l'istinto di potenza, la nostra sessualità, gli istinti in generale. In questo senso si parla anche del gruppo dei tipi sessuali. Essi reagiscono in maniera immediata e spontanea a ciò che incontrano e non utilizzano precedentemente il cervello per filtrare la realtà. I tipi due, tre e quattro fanno parte del gruppo dell'uomo di cuore o tipo sociale. I tipi cinque, sei e sette formano infine il gruppo degli uomini di testa ovvero del tipo di autoconservazione. La psicoanalista tedesco-americana Karen Horney è partita originariamente dall'idea che esistono tre tipi di uomini, ovvero tre « soluzioni neurotiche » ai conflitti della vita: un gruppo si separa dagli altri uomini, il secondo gruppo sviluppa uti atteggiamento ostile contro gli uomini, il terzo gruppo si rivolge agli altri uomini 14 • Gurdjieff distingueva tre parti del corpo: testa, èuore e pancia, e vi attribuiva tipi distinti di «intelligenza»: il centro mentale alla testa, il centro emozionale al cuore, quello sessuale, istintivo e motorio alla pancia 15 • In ogni uomo prevale una delle tre parti del corpo. Segue una prima sommaria visione d'insieme dei tre centri. Già a questo punto si chiarisce che gli appartenenti a questi distinti gruppi di uomini necessitano di impulsi differenti per il loro perfezionamento. Diamo perciò fin d'ora brevi proposte della forma di spiritualità che può aiutare i vari gruppi a superare la rispettiva unilateralità. La pancia come centro

I tipi di pancia 16 corrispondono ai « tipi ostili » della Horney. Il centro del corpo, che preferibilmente li guida, è l'ap14 K. Horney, I nostri conflitti, op. cit. Nel suo libro Nevrosi e sviluppo della personalità, op. cit., l'autrice parla di« soluzioni espansive» (pancia), «soluzioni

di abnegazione» (cuore) e «rassegnazione» (testa). 15 Cfr. H. Palmer, The Enneagram: Understanding Yourself and thç Others in Your Li/e, San Francisco 1988, p. 48. . · 16 Per le parti riguardanti i « tre centri » mi sono avvalso, in parte, di una relazione non pubblicata di Hildegard Ehrtmann (dicembre 1988), che utilizzo per gentile concessione dell'autrice.

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parato digerente e il plesso solare. Gli uomini di pancia reagiscono istintivamente. L'orecchio e il naso sono i loro organi di senso più sviluppati. In una situazione nuova dicono come prima cosa: «Qui sono io, occupatevi di me», oppure chiedono: «Come mai io sono qui? ». La vita per loro è una sorta di campo di battaglia. Spesso, inconsciamente, si occupano di potere e di giustizia. Devono sapere chi comanda, solitamente sono diretti, apertamente o segretamente aggressivi e pretendono il proprio« territorio». Gli uomini di pancia vivono nel presente, ricordano il passato e sperano nel futuro. Hanno difficoltà però nel seguire un piano chiaro e rimanervi fedeli. Se le cose vanno male, di solito danno la colpa a loro stessi: «Ho sbagliato tutto. Sono cattivo». Gli uomini di pancia, consapevolmente o inconsapevolmente, vengono dominati dall'aggressione. Di contro hanno scarso accesso al loro timore e paura, che vengono nascosti dietro una facciata di affermazione di sé. Esteriormente risultano di solito sicuridi sé e forti, mentre interiormente possono essere afflitti da dubbi morali su di sé. Il loro primo accesso a Dio è spesso il Padre. Riescono facilmente nelle pratiche di meditazione, con le quali sono completamente immersi in sé e nel proprio corpo (ad esempio zen). Siccome seguono molti impulsi «istintivi », parte del loro compito nella vita è di trasformare i « diversi amori » in amore.

Il cuore come centro L'energia dell'uomo di cuore (i « tipi diretti» della Horney) va incontro agli altri. Il mondo dei sentimenti soggettivi è il loro campo; il loro tema sono le relazioni interpersonali. Il cuore e i sistemi circolatori sono il loro centro del corpo. In loro sono particolarmente sviluppati il tatto e il gusto. Cosl come negli uomini di pancia tutto gira attorno al potere, per costoro gira attorno all'essere per gli altri. Risulta loro difficile rimanere soli con se stessi. In una nuova situazione chiedono in primo luogo: «Vi piacerò?» oppure: «Con chi sto insieme? ». Vedono la vita come un compito da svolgere. Si preoccupano quindi (spesso inconsapevolmente) del prestigio e dell'immagine;l'aspetto positivo di ciò è che spesso hanno un senso di responsabilità sviluppato. Tendono ad adeguarsi,

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a reclamare attenzione e spazio e a essere saccenti. Vengono dominati da ciò che gli altri pensano di loro e ritengono spesso di sapere ciò che è bene per gli altri. Mentre vivono esageratamente la loro preoccupazione, sopprimono le loro aggressioni e si nascondono dietro la facciata di bontà e di attività. Esteriormente risultano sicuri di sé, allegri e armonici, interiormente spesso vuoti, incapaci, tristi e ver. però si sentono . gognosi. Forme di devozione legate a calore sociale e sicurezza (ad esempio comunità di preghiera), attirano gli uomini di cuore in modo particolare. Essi devono però imparare soprattutto a stare da soli e a pregare in una maniera che non viene né notata né premiata dai loro simili. La parola di Gesù: « Ma tu, quando vuoi pregare, entra nella tua camera e, serratone l'uscio, prega il Padre che sta nel segreto» (Mt 6,6) si addice a loro in maniera particolare. Il loro approccio a Dio avviene spesso attraverso un' esperienza di gruppo (Spirito Santo). Prima o poi deve però seguire il passo nel silenzio e nella solitudine perché la vita di preghiera non divenga un'illusione. Dietrich Bonhoeffer dice: « Chi non sa rimanere solo tema la comunità » 17 • Poiché gli uomini di cuore ritengono di saper fare tutto da soli, risulta difficile per loro accettare la redenzione come puro regalo. Il loro compito di vita consiste nel trasformare in vera speranza tutto ciò che costantemente si aspettano. La testa come centro

Il gruppo che comprende i tipi cinque, sei e sette è « cerebrale». Si tratta dei« tipi da conversione» della Horney. L'energia della testa è secondo la Horney un'energia che si ritira dagli altri. Gli appartenenti a questo gruppo fanno in ogni situazione per prima cosa un passo indietro per riflettere. Vengono guidati dal sistema nervoso centrale e sono il) primo luogo uomini di occhi. In una nuova situazione per prima cosa vogliono orientarsi: «Dove sono?» ovvero: «Come si combina tutto ciò?». Vedono la vita prima di tutto come un enigma e un mistero. Hanno il senso dell'ordine e del dove17

D. Bonhoeffer, La vita comune, Queriniana, Brescia 19702 , p. 120.

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re. Il loro atteggiamento è di solito piuttosto impassibile e concreto(« E cosl! »). Sembrano avere poche esigenze e sanno lasciare spazio ad altri. Gli uomini di testa si chiedono spesso: « Sono dipendente? Sono indipendente?». Agiscono solo dopo che hanno riflettuto e proseguono metodicamente. In situazioni di necessità si rinfacciano la propria stupidità e indegnità. Mentre il loro timore è esagerato, celano in particolare i loro sentimenti teneri, spesso dietro una facciata di concretezza e di impassibilità. Ali' esterno risultano spesso chiari, convinti e capaci, interiormente però si sentono spesso isolati, confusi e privi di senso 18 • Il loro approccio a Dio parte spesso dal Figlio, nel quale Dio si è rivelato ed è divenuto visibile. La loro vita di preghiera può sembrare arida, astratta e semplice adempimento di un dovere, ma gli uomini di testa possono poi, seguendo il tortuoso percorso di pensieri lucidi, sviluppare sentimenti caldi. Anche forme oggettive della meditazione (ad esempio la contemplazione di immagini), nelle quali possono apprendere qualcosa, si addicono a questi uomini. Gli uomini di testa devono soprattutto riuscire a compiere il passo dal pensare al fare e il passo dall'isolamento alla comunità. Per loro vale la seconda parte della già citata massima di Bonhoeffer: « Chi non sa vivere nella comunità si guardi dal restare solo» 19 • Il loro compito consiste nel trasformare i molti dubbi e parziali verità in fede, che non resti nella testa ma sia un confidare in se stessi dell'intera persona.

I NOVE VOLTI DELL'ANIMA

La parte principale di questo libro è costituita dai profili dei nove tipi dell' enneagramma. Si tratta qui di schizzi sommari e a volte di caricature. L'esagerazione serve a mettere in rilievo i contorni come in una xilografia. Non tutte le caratteristiche 1?_i addicono a tutti i rappresentanti di un determinato tipo. E un modo per esaminare se stessi allo specchio 18 Cfr. alla nota 10 la poesia di D. Bonhoeffer Chi sono io?. Egli era un« uo· mo di testa ». 19 D. Bonhoeffer, La vita comune, op. cit., p. 120.

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di queste descrizioni. Anche la constatazione: « Cosl non sono!» appartiene alla vera conoscenza di se stessi! Lo stesso obiettivo viene perseguito attraverso la rappresentazione di determinati simboli: a ogni tipo viene attribuita tradizionalmente una serie di animali, i cui tratti caratteristici, reali oppure universalmente riconosciuti,· trovano corrispondenza nella natura del tipo in questione. Anche determinate nazioni rappresentano alcune peculiarità dei tipi. In questo modo non si vogliono fomentare pregiudizi etnici; si tratta piuttosto di un avvicinamento scherzoso all'energia in questione e dovrebbe essere quindi accolto con un pizzico di umorismo. Vengono anche presi in considerazione colori simbolici, figure bibliche, santi e personalità della storia, della letteratura e della scena mondiale, perché l'immagine divenga più colorita e sostanziosa. Questi esempi rispondono in parte all'opinione soggettiva degli autori e non pretendono nessuna qbbligatorietà: vorremmo stimolare la fantasia dei lettori ad affrontare dei viaggi di esplorazione autonomi nel regno dei simboli dai molti significati e a trov~e del materiale didattico appropriato per ogni energia. Sarebbe, ad esempio, interessante denominare le forze che agiscono nelle fiabe con l'aiuto dell' enneagramma oppure attribuire alle nove energie determinati stili musicali e tipi di danza. Inizieremo dal tipo uno - si potrebbe anche cominciare da qualche altro punto - e ci muoveremo lungo tutto il cerchio, notando come i caratteri e le loro qualità peculiari mutino in un/lusso continuo. Ciò comporta che ogni tipo abbia in sé anche caratteristiche dei suoi due vicini, le cosiddette «ali». Sfioreremo occasionalmente questo importante fenomeno; torneremo a parlarne più per esteso nella descrizione dei nove tipi. Fino a ora non esiste nessun test sperimentato a fondo per riconoscere il proprio tipo. Per questo è sensato in primo luogo leggere le nove descrizioni. Ad alcuni apparirà subito chiaro dove collocarsi. Altri avranno bisogno di un po' di tempo. Un buon criterio è il seguente: se durante la descrizione di un tipo provo una «sensazione spiacevole», può darsi che mi trovi sul mio terreno. La vera conoscenza è spesso collegata con un'esperienza chiaramente illuminante, che però si manifesta a volte solo dopo settimane e mesi e dopo discorsi con altre persone. '

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Ognuno dei nove tipi comprende una fascia assai ampia, che possiamo immaginarci come una scala continua, che si estende tra i poli estremi« irredento» (immaturo, malsano) e« redento» (maturo, sano). Una persona irredenta - indipendentemente dal tipo cui appartenga - è imprigionata in se stessa. Lutero parlò dell'homo incurvatus in se ipsum, dell' «uomo ripiegato su se stesso ». Persone di questo tipo si prendono troppo sul serio e ritengono che il loro punto di vista sia tutto. I sufi chiamavano l' enneagramma il« volto di Dio ». Essi immaginavano che nel cammino di redenzione l'uomo divenga sempre più capace di abbandonare la propria posizione per osservare la vita da un altro punto di vista diverso dal proprio ristretto, imparato e fissato. Il passo oltre Ja. propria posizione verso le « ali » o numeri vicini può essere operato con relativa facilità. Quanto più ci si allontana però dal proprio numero, tanto più diventa difficile. Le energie situate sull'altro lato del circolo ci appaiono in prima istanza molto estranee e distanti. Ma quale arricchimento potrebbe essere per noi se interiormente vi potessimo giungere! Se fossimo capaci di indossare tutte le nove paia di scarpe e osservare la realtà da ognuno dei nove punti, allora osserveremmo il mondo quasi come con gli occhi di Dio. La persona rinchiusa in se stessa non ne è capace. . Sulla riva opposta troviamo la personalità redenta. Nessuno di noi vi è ancora giunto. Ci troviamo tutti da qualche parte tra i due poli. Quanto più anziani e maturi diveniamo, e quanto più ci avviciniamo a Dio, il centro al quale tendiamo, tanto più ci muoviamo verso la parte redenta. Per ottenere ciò del resto non è necessario conoscere l' enneagramma e chi lo utilizza per scopi diversi è un nuovo superuomo. L' enneagramma articola qualcosa che gli uomini maturi hanno sempre capito intuitivamente e di conseguenza praticato. Nella mi~ vita ho già incontrato molte persone che si trovano su una strada interiore credibile. Iri particolare, ho trovato molte religiose che avevano realmente eseguito i loro « compiti per casa » spirituali. Si comprende immediatamente quando si incontra una persona liberata e intera di tal fatta. Noi tutti ne siamo capaci e siamo chiamati a compiere questo cammino. Un grande aiuto in questo senso è la comunità. Un combattente solitario quasi non potrà essere ve-

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ramente convertito, poiché si isola dalle altre voci e verità che sfidano e completano le proprie percezioni. La redenzione è opera della grazia di Dio, avviene senza il nostro contributo, quando lasciamo la presa e ci abbandoniamo a una verità più grande, quando ci lasciamo cadere nel centro: in Dio. E se abbiamo fatto questo, ci accorgeremo che anche il lasciare la presa e l'aprirsi a Dio non è stato opera nostra, ma è dovuto all'amore divino nei nostri confronti. Diversamente da altri autori, noi rinunciamo a dare ai nove tipi oltre alle cifre anche nomi determinati. La classificazione per mezzo di numeri evidenzia che non si .tratta di giudizi di valore. In tutti i nove tipi ci sono« uomini caduti» che hanno bisogno di redenzione per diventare sempre più quello che davanti a Dio già sono. Nessun tipo è migliore o peggiore degli altri. Ognuno dei nove tipi ha bisogno di redenzione e ognuno di essi ha doni unici che, solo, può pattare nella comunità. E stato già detto che noi riteniamo sensato il confronto con l' enneagramma soprattutto negli anni di mezzo della nostra vita e in quelli successivi. In quel periodo alcuni hanno già alle spalle tanto «lavoro interiore», che molto di ciò che viene detto nella descrizione dei tipi non si addice più pienamente a loro. Nell'età attorno ai vent'anni viviamo di solito della nostra energia principale in maniera più immediata. Per questo è consigliabile chiedersi ogni tanto durante la lettura delle descrizioni: «Com'ero io quando avevo vent'anni?». · Ognuna delle descrizioni è articolata in quattro paragrafi: dopo un dettagliato profilo del tipo in questione, rappresentiamo il suo dilemma specifico, che comprende la sua tentazione specifica nell'affrontare i conflitti della vita in un modo ben determinato. Di volta in volta vengono poi descritti i «peccati radicali», «ciò che si deve evitare» e i «meccanismi di difesa». Si trovano in questa parte anche i primi indizi sul «dono » o «frutto dello Spirito », che del resto rappresenta l'altra faccia del peccato radicale. Infine viene spiegata la « trappola » o fissazione del tipo in questione. Con ciò si intende il suo radicato modello di percezione e di comportamento, il programma di vita inconscio. Seguono i simboli (animali, paesi, colori) e gli «esempi» tratti dalla let-

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teratura, dalla storia e dalla Bibbia. Alla fine si trovano indicazioni su cosa può aiutare di volta in volta alla conversione e alla redenzione: « vocazione specifica » o « invito al cambiamento», particolari «compiti di vita» e consigli per il rapporto con se stessi. La rappresentazione di un « santo » o di una« santa», ovvero di una persona che, senza rinnegare il proprio tipo, abbia posto il suo dono costruttivamente al servizio della vita, rifinisce di volta in volta quest'ultima parte. Al termine del volume troverete su poche pagine tutti i termini riuniti in una tabella. Potrete separare queste pagine e, piegate come un piccolo quaderno di appunti, utilizzarle quale strumento di aiuto sia nella lettura del libro sia in eventuali gruppi di discussione sull' enneagramma.

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PARTE SECONDA

I NOVE TIPI

TIPI «UNO»

Profilo 1 I tipi uno sono idealisti, spronati da un profondo desiderio di un mondo di verità, giustizia e ordine morale. Sono sinceri e corretti e sanno stimolare altri a lavorare su se stessi per crescere ulteriormente. Sono spesso insegnanti e guide dotate, impegnati a dare il buon esempio. Riesce loro difficile accettare l'imperfezione propria e altrui. Solo se sono completamente in sé possono imparare lentamente a essere di casa in un ambiente imperfetto e a confidare nella lenta crescita del bene (del regno di Dio). Io stesso sono un tipo uno. Fin da piccoli noi uno abbiamo tentato generalmente di essere bambini modello. Già in giovane età abbiamo interiorizzato quelle voci espresse e inespresse che hanno preteso: «Sii bravo! Comportati bene! Sforzati! Non essere infantile! Fallo meglio!». Allora ci siamo decisi a guadagnarci l'amore del nostro ambiente, soddisfacendo le attese ed essendo «buoni». Abbiamo cercato di trovare, sviluppare e mantenere, dei metri secondo i quali si può giudicare cos'è «buono» e «cattivo», «giusto» e «sbagliato ». Questa voce esigente in noi non tace mai. In me viene chiaramente dalla madre. Spesso uno dei genitori di un tipo uno è moralista, perfezionista o eternamente insoddisfatto; si è avidi di elogi, prestazioni al di sopra della media vengo-

1 Parti del « profilo » si basano di volta in volta su materiali inediti dell' « Institute for Spiritual Leadership» di Chicago (1984) elaborati da Hildegard Ehrtmann (cfr. parte prima nota 16).

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no date per sc.ontate. Noi uno abbiamo ottenuto queste prestazioni, perché non volevamo perdere l'amore della persona più importante per noi. Alice Miller ha descritto il « dramma del bambino dotato » nel suo omonimo libro 2 • Molti genitori compensano le loro esperienze mancanti e i loro sogni di vita inespressi, cercando di recuperare e di realizzare ciò che manca loro nei propri figli. Per non perdere lamore dei genitori, il bambino impara a esaudire le esigenze e le aspettative di padre e madre, perdendo però frattanto sempre più laccesso ai propri sentimenti ed esigenze e al proprio vero io. Molti uno sono stati « bambini dotati » di questo tipo. Secondo la concezione di Sigmund Freud in questo contesto ha un ruolo importante leducazione alla pulizia. Il bambino modello è precocemente «pulito ». Riso, che ha cercato di conciliare i tipi dell'enneagramma con le categorie di Freud, descrive l'uno come ritentivo-anale. Con ciò s'intende a livello psicologico il rifiuto di produrre evacuazione. Questo rifiuto segnala un blocco contro la produzione di sporcizia. Il giovane Lutero, un classico tipo uno, ha sofferto continuamente di stitichezza fino alla sua « esperienza della torre » 3 •

Io stesso sono stato il cocco di mia madre. Non volevo perdere questa posizione preferenziale. Per guadagnarmi la sua attenzione ho appagato le sue attese. Prima o poi noi uno facciamo di necessità virtù. Il nostro autocontrollo e la nostra supposta superiorità morale diventano un «piacere sussidiario » per la rinuncia a «piaceri inferiori » che ci neghiamo. Mi ricordo che mia madre un giorno ha detto:« Non sarebbe stupendo avere un figlio prete?». Eccomi qua! Poiché sono un bravo ragazzo, ho fatto ciò che la mamma si è augurata. Il massimo che si potesse fate nel cattolicesimo preconciliare degli anni cinquanta per dimostrare che si « seguiva tutto il cammino» con serietà e coerenza era diventare prete. Noi uno cerchiamo di essere buoni per non essere puniti. Vogliamo evitare a ogni costo che le nostre voci interiori ci A. Miller, Il dramma del bambino dotato, Bollati-Boringhieri, Torino 1985 4 • Cfr. R. Riso, Personality Types: Using the Enneagram /or Self-Discovery, Boston 1987, p. 326. 2 3

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condannino. Nel frattempo non fu più mia madre «realmente esistente » che prese questo ruolo. Io ho piuttosto interiorizzato le richieste di mia madre; lei è diventata io e sta in me. Sono le mie personali voci punitive che mi accusano ora, se non sono abbastanza «pronto al sacrificio», «buono» o «generoso». E non si tratta per forza di disposizione al sacrificio, bontà e generosità oggettive, ma di ciò che io neritengo. Queste voci non tacciono mai e mi tediano giorno e notte con la domanda:« Sei abbastanza buono?». All'interno di noi tipo uno si svolge costantemente un processo; noi siamo i nostri avvocati e contemporaneamente sediamo sul banco degli imputati. Queste voci contrastanti ci assillano permanentemente, si interrompono reciprocamente, si contraddicono, si correggono. Chi non è un uno, non può nem-· meno immaginarsi quanto sia faticoso sopportare questi infiniti processi penali interiori. Qui deve intervenire il mio« testimone a discarico», il mio « osservatore del processo obiettivo » oppure il mio « avvocato» e dire: «Smettila, Richard! Non lasciarti confondere dai tuoi metri esagerati e da! prindpi morali. E pensa che queste sono le tue opinioni soggettive e non la verità og-

gettiva! ».

Il bambino uno ha rinunciato allo sviluppo del suo vero io per piacere agli altri e guadagnarsi l'amore di coloro che gli hanno segnalato: «Sei a posto solo se sei perfetto!». Il., bambino uno è stato privato della propria infanzia; ha dovuto comportarsi troppo presto come un adulto. Spesso ha dovuto assumere assai presto la responsabilità di una famiglia cui è venuto a mancare per qualche motivo un genitore oppure assumere quale figlio maggiore un ruolo di esempio per i fratelli minori. Lo scrittore Erich Kastner (1899-1974), figlio di una madre che lo doveva allevare da sola, «ragazzo modello », « idealista» e «moralista», come egli stesso si definiva, era un . «bambino dotato» di questo tipo. Non si è mai sposato e ha scritto quotidianamente(!) alla madre almeno una cartolina. I suoi libri per l'infanzia sono diventati famosi in tutto il mondo. Kastner incita i suoi giovani lettori dicendo:« Non lasciatevi privare della vostra gioventù! »; contemporaneamente però gli eroi dei suoi libri per l'infanzia (Emilio e i detectives, La classe volante, Punktchen e Anton) agiscono come 63

piccoli adulti e sono enormemente maturi, moralmente superiori e razionali. Nella poesia di Kastner Sulla fotografia di un cresimante si nota l'afflizione per una giovinezza perduta: Eccolo fi, travestito da uomo e non si sente a suo agio. Sembra quasi che soffra. Forse ha un presentimento di ciò che ha perduto. Porta i primi pantaloni lunghi. Sente la prima camicia rigida. Fa la prima posa falsa. Per la prima volta si è estraneo. Sente battere il suo cuore in maniera martellante. Sta fi e sente éhe nulla va bene. Il futuro è nelle sue ossa. Ha un aspetto come se ci fosse stato un lampo. Forse si può spiegare ancora meglio cosa tormenta il ragazzo: L'infanzia è morta; ora si affligge e ha scelto il vestito nero. Sta in mezzo e accanto. Nòn è grande. Non è piccolo. Ciò che comincia ora, viene chiamato vita. E domani mattina vi fa ingresso 4 •

Ciò che è stato descritto fino ad ora riguarda molti uomini. Almeno un poco di questo idealismo, moràlismo e perfezionismo è quasi in tutti, ma soprattutto negli uomini educati religiosamente ..Attraverso un'educazione espressamente religiosa vengono spesso interiorizzate e rafforzate voci moralizzatrici: Io ad esempio ancora oggi ritaglio con passione dai gior-

4 E. Kastner, Gesammelte Schriften fiir Erwachsene, Atrium Verlag, Ziirich 1969, t. I, pp. 283s.

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nali i buoni di acquisto per offerte speciali perché anche mia madre faceva così. Sono costantemente alla ricerca di sconti e mentirei se dovessi sostenere che ciò mi fa sentire male. È una buona sensazione risparmiare denaro! Ma quali misure di valore sono alla base di questo comportamento? Tutto ciò avrebbe un certo senso, se dessi il denaro risparmiato ai poveri. Ma io, il francescano, lo porto in banca. Cos'è buono allora? Tuttavia io mi sento meglio se posso risparmiare. L'impronta infantile della mia coscienza mi dice che sarebbe migliore, più giusto e più santo, risparmiare denaro piuttosto che spenderlo. Mia madre era una buona casalinga tedesca. La pulizia veniva per lei subito dopo la santità. Nella mia attuale casa si riflette questa dispo$izione: da me è pulitissimo, dall'ingresso fino alla porta di servizio e persino nei cantucci e negli angoli nascosti. In casa di Richard Rohr si può mangiare sul pavimento. Pulisco ogni volta prima di lasciare la città. Nel caso in cui muoia in viaggio e qualcuno debba· entrare in casa, tutti devono sapere che ero pulito e ordinato! Naturalmente potrei dire: «Ma fa lo stesso! ». Tuttavia mi sento meglio se tutto è in ordine e pulito. Le voci in me sono convinte che la pulizia è buona mentre la sporcizia è cattiva. Sono un fanatico dell'ordine, vedo subito se qualcosa sta nel posto sbagliato e mi sento meglio se tutto è al posto giusto. I collaboratori del «Centro per l'azione e la contemplazione » possono testimoniare che rassetto continuamente e lavo i piatti sporchi. In fin dei conti oggi ne so ridere; se altri non vuotano il portacenere, non recito più un sermone morale, perché oramai so che in questo campo sono eccentrico e ho delle idee esagerate.

Dilemma La ricerca della perfezione domina la nostra vita ed è la nostra« tentazione». Nella lotta contro l'imperfezione un tipo uno può diventare un Don Chisciotte che combatte contro mulini a vento e sogna l' «impossibile». Se vediamo qualcosa che risponde al nostro ideale di perfezione, possiamo impazzire di gioia e siamo per un attimo gli uomini più felici della terra. Si può trattare di un evento della natura o del65

l'arte (un tramonto perfetto, un quadro perfetto, un pezzo musicale perfetto) oppure dell'incontro con un uomo che per un attimo consideriamo «perfetto». Qualcosa di questo genere ci esalta. Non appena però riconosciamo che anche quest'uomo ha lacune e punti deboli, ne siamo delusi. I tipi uno sono frequentemente frustrati, perché la vita e gli uomini non sono cosl come dovrebbero essere. In particolare gli uno sono delusi dalla propria imperfezione. Per questo il cammino religioso è cosl attraente per loro: almeno Dio è perfetto! Gli uno sono consapevoli delle responsabilità e dei doveri. Io ho l'orologio in testa e non ho bisogno di alcuna sveglia. Se mi do l'ordine: « Richard, svegliati alle tre e un quarto! », allora mi sveglio al più presto alle 15 .14, al più tardi alle 15.16. Di solito abbiamo fretta, redigiamo un calendario preciso degli appuntamenti e spesso un diario esattò. Il tempo scorre, e io a 46 anni non sono ancora perfetto! Noi uno siamo persone serie. Io non racconto mai barzellette; se cerco· di ricordarmi una barzelletta, ne dimentico la battuta finale. Ci concediamo rilassamento e ristoro solo quando abbiamo sbrigato tutti i nostri compiti a fondo e completamente, ma ciò accade raramente. C'è sempre qualcosa dìe può essere migliorato. Nell'impegno per raggiungere il meglio non ci sono vacanze! Se abbiamo un hobby, allora di solito è qualcosa di pratico, che serve agli altri oppure li rende felici. Io ad esempio preparo con enorme piacere delle torte; cosl ho sempre qualcosa a casa da poter offrire ai miei ospiti. · · I tipi uno hanno la tendenza a rinnegare se stessi e a punirsi e sanno reprimere o addirittura sopprimere i loro sentimenti e le loro esigenze. Per natura siamo asceti e puritani e speriamo in fin dei conti che cercando per lo meno di raggiungere l'ideale possiamo redimere noi stessi.« Chi anelante eternamente si sforza, quello lo possiamo redimere » (Goethe), ciò è lampante per un tipo uno. Per questo ci riesce tremendamente difficile lasciar correre e goderci la vita. Noi abbiamo subito la coscienza sporca. Un tempo i puritani americani avevano dichiarato peccato il ballo e il gioco. Calvino, il padre del puritanesimo, era un tipo uno. La maggior parte degli uno hanno una sbandata puritana. Ciò non significa che io sia infelice, posso addirittura gioire se gli altri sono sfrenati, si divertono e fanno stupidaggini, ma rie66

sco a partecipare solo difficilmente: una parte di me si rifiuta decisamente di essere cosl poco seria. Senza l'aiuto della meditazione e della preghiera io stesso non sarei diventato altro che un riprovevole brontolone. Io ho bisogno della preghiera per essere felice in questo mondo imperfetto. I tipi uno devono inoltre superare alcuni ostacoli, per giungere alla pace. Se infatti tentiamo di calmarci, tanto più forte cominciano a parlare le voci interiori. Helen Palmer cita una donna del tipo uno, che descrive cosa le avviene durante la meditazione: .

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«Io siedo Il e medito e mi accorgo subito di quant'è alta la voce critica in me. Non ho nemmeno scoperto un piccolo lembo di pace interiore che la sento: "Non è abbastanza profondo!" oppure: "L'ultima volta è stato più profondo!". Allora comincio a litigare con la voce interiore "Siedi dritta!" dice, oppure: "Non ti sforzi abbastanza" e io: "Ma io mi sforzo!'; » 5 •

Per quanto all'inizio non sia semplice, noi uno dobbiamo imparare a raggiungere la calma per percepire (questo non ci riesce difficile) e per accettare (questo è il vero «compito di vita») il mondo. Io ho visto molte parti del mondo nei miei viaggi per conferenze e tutta la sofferenza, tutta la stupidità, tutto l'inganno, tutta la superficialità. Questo mi rende forse furente? Sl! ma ancora più aggressivo mi rende tutto ciò che io trovo in me stesso. Noi uno siamo adirati con noi stessi. L'ira è il« peccato radicale» del tipo uno. Se qualcuno mi avesse chiesto in gioventù il mio peccato preferito, avrei puntato, come tutti i giovani, sulla lussuria, ma avrei avuto torto. Allora non mi sarebbe venuto in mente nemmeno in sogno di pensare all'ira, anzi probabilmente sarebbe stata addirittura l'ultimo dei sette peccati capita,li classici a passarmi per il capo 6 • 5 6

H. Palmer, The Enneagram, op. cit., p. 91. Andreas Ebert. Una donna che ho conosciuto, che si è riconosciuta come tipo uno - mentre suo marito è un tipo due (il peccato radicale del due è lorgoglio) - mi ha raccontato che per molti anni del matrimonio in caso di discussioni è accaduto spesso quanto segue: lei rinfacciava a' lui la sua ira; lui rinfacciava a lei il suo orgoglio. Questo esempio mostra quant'è difficile ammettere il peccato che ci è proprio, mentre riusciamo subito a scoprirlo nell'altro. Ragionamenti assai utili sul rapporto con la propria ira si trovano in Matthew e Dennis Linn sj, Come guarire le ferite della vita, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1992. ·

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Noi uno ci vergogniamo infatti della nostra ira! Il nostro peccato e «ciò che evitiamo» sono un'unica cosa. Noi evitiamo di accettare la rabbia che ci motiva e ci sprona e non sappiamo ammettere né di fronte a noi né di fronte agli altri di essere aggressivi. Anche la rabbia infatti è per noi qualcosa di imperfetto. I bambini modello non sono furiosi. Questo è il nostro dilemma principale. Interiormente ribolliamo di furia, perché la terra è cosl maledettamente imperfetta, ma non consideriamo le nostre aggressioni come tali, non le possiamo nemmeno percepire e men che mai accettare. Mi ricordo di aver litigato in passato con persone che sostenevano:« Ammettilo, sei furibondo!». Ma io rispondevo:« No, io no di certo ». Solo il sospetto che io potessi essere aggressivo mi colpiva profondamente. Ma chi ci circonda riconosce il nostro peccato solitamente molto prima di noi. Anche questo è un motivo per cui abbiamo bisogno di una comunità che ci leghi ad altri uomini. Se siamo soli, possiamo cedere facilmente all'illusione di essere santi. Dio ci ha messo accanto altri uomini perché ci riportino sempre con i piedi per terra. Noi uno ci vergogniamo della nostra furia. Ci costringiamo a restare « èoncreti » e a esporre i nostri argomenti, anche se internamente ribolliamo: «lo non sono irritato con te, ma in fondo avrei una ragione, per questo motivo e quest'altro ». Il « meccanismo di difesa » che i tipi uno sviluppano per non dover mostrare la loro rabbia si chiama controllo delle reazioni. Invece di agire subito e direttamente, ha luogo al nostro interno, in poche frazioni di secondo, un processo di censura, che decide cosa essere e sotto quale forma. Il fatto che non possiamo ammettere le nostre aggressioni, a volte produce in noi uno un'enorme pressione. Possiamo diventare delle pentole a pressione ambulanti. In noi ribolle l'astio represso, che si condensa sempre di nuovo e si lancia contro le voci, che ci martellano: «Tu sei un bravo ragazzo, una brava ragazza. Un bravo bambino non è aggressivo». La furia lavorativa degli uno è una valvola di sfogo e uno dei tentativi di consumare energia. La spinta a compiere «opere buone», che infine ha portato il tipo uno Martin Lutero alla disperazione, è presente in tutti gli uno. Personalmente mi ha portato a diventare un «notorio miglioratore del mondo ». Come se non fosse ba-

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stato fondare a Cincinnati una mia comunità (la Chiesa comune non era abbastanza buona!), ho dovuto anche chiamarla «New Jerusalem »,la Nuova Gerusalemme! Questo è come dire, la perfezione della perfezione. Dove si trova la nuova Gerusalemme? A Cincinnati, nell'Ohio, naturalmente! Questa è la conseguenza del nostro ideale di perfezione. Ciononostante non siamo mai soddisfatti di ciò che abbiamo già potuto migliorare. La nostra voce interna indaga costantemente sui nostri motivi: «Cosa c'è dietro le tue opere buone? Tu lo fai solo per poter ben figurare di fronte a te, agli altri e a Dio!». Lutero è l'esempio più noto del meccanismo che si muove nel tipo uno. Torneremo più avanti su di lui. Ci sono anche tipi uno assai indecisi, che cercano di risolvere altrimenti il loro dilemma. Possono giungere addirittura a condurre una doppia vita. Nell'ufficialità e laddove sono noti e osservati si comportano sempre in maniera corretta, morale e inappuntabile. Ma se si sentono inosservati o in un ambiente estraneo, può avvenire che sperimentino segretamente tutto ciò che altrimenti negano a sé e agli altri. Ciò vale tra I' altro per i loro desideri sessuali repressi. I tipi uno neurotici possono predicare la morale e vivere in maniera immorale, come ha dimostrato lo scandalo dei predicatori televisivi puritani negli Stati Uniti. Uno malsani sono farisei e ipocriti. Ai farisei che vogliono lapidare una « peccatrice» adultera colta sul fatto, Gesù dice:. «Quello di voi che è senza peccato scagli per primo una pietra contro di lei » (Gv 8, 7). Il dono particolare o «frutto dello Spirito », che contr~d­ distingue i rappresentanti maturi del tipo, è di volta in volta I'« altra faccia dello specifico peccato radicale». Il frutto dello Spirito del tipo uno è la serena tranquillità. Come sono giunto io dal mio peccato radicale a questo dono? Io ho vissuto fin da piccolo con una rabbia sconosciuta e repressa. Quando l'ho scoperta, ne sono diventato così stufo, che infine ho imparato ad affrontare la mia aggressività in maniera migliore e più costruttiva di tutti gli altri tipi. Essa è ancora presente in me e sempre ci sarà, ma non la prendo più tanto sul serio. Mi aiutano tre cose per giungere a questa mèta: la preghiera, l'amore e la natura. Se prego, posso liberarmi sempre più delle voci del dovere e della responsabilità e lasciarmi andare in 69

Dio, il Grande Amante. Ciò mi conduce immediatamente al1'amore, che è il vero «vincolo della perfezione», come dice Paolo (Col 3,14). Per questo devo preoccuparmi ogni giorno di innamorarmi di qualcosa o di qualcuno, che sia solo un albero o lo splendido cielo turchese sul New Mexico. Se non amo, le voci negative prendono immediatamente il sopravvento. Infine mi aiuta la natura: Dio, l'amore e la natura sono perfetti. Per tale ragione quasi tutti i tipi uno sono amici della natura. Raramente ho incontrato un uno che non coltivi volentieri fiori, lavori in giardino e passeggi nei boschi. Molti degli uno si sentono a loro agio nel movimento ecologista. L'uno ha un debole per tutto ciò che verdeggia, cresce e fiorisce. Senza la natura, senza l'amore e senza Dio, noi uno non raggiungiamo nemmeno lo spazio della serena tranquillità e pazienza, ma restiamo piuttosto idealisti e ideologi aggressivi, pieni di pregiudizi sugli altri, dai quali pretendiamo miglioramento e « perfezione » secondo la nostra concezione. Oltre alla tranquillità dell'uno redento, i tipi uno hanno anche altri doni, se hanno raggiunto un certo grado di maturazione interiore. Sono razionali, giusti ed equilibrati. Per questo siamo buoni insegnanti. Gli uno diventano volentieri insegnanti o parroci, se non realizzano il loro amore per l' ordine in mestieri quale il ragioniere 7 • Abbiamo la capacità di essere equilibrati per forza. A «New Jerusalem » si è mormorato che ognuna delle mie prediche sembra sia costituita da due colonne: da una parte e dall'altra. Noi tipi uno infatti non amiamo essere corretti e perciò guardiamo sempre anche all'altro lato. Ciò è contemporaneamente dannazione e grazia e si può spiegare con le tante voci differenti che si trovano nel continuo processo del nostro tribunale interiore. Tipi uno piuttosto maturi danno quasi sempre risposte pensate e razionali. La loro opinione ha già attraversato il fuoco della critica interna, ogni« se» e «ma» è stato già chiarito, pri7 Andreas Ebert. Mia nonna, un tipo uno, era ragioniera. Si realizzava pienamente nel suo lavoro. Pulizia, decenza e ordine erano la sua vita. Il disordine che noi bambini causavamo era un'atrocità per lei. Poco prima della sua morte diceva: « Ho fatto sempre tutto bene e non ho avuto mai debiti! ». Questa donna, apparentemente cosl conformista, durante il terzo Reich, ha nascosto una conoscente a rischio della propria vita. Il suo sistema di valori ed il suo senso di « decenza » erano stati colpiti al punto da essere capace di un'azione valorosa.

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ma di dichiarare qualsiasi cosa. Per questo è difficile contraddire gli uno 8 • Gli uno poco sviluppati sono leggermente pedanti, parlano sempre con l'indice alzato e criticano tutto. Si ritengono identici ai propri ideali e possono risultare assai arroganti e pieni di sé. Tutti gli uno vivono sempre al limite dell'arroganza. Le persone che ci sono vicine ce lo devono ricordare ogni tanto. Per i tipi uno è difficile prendere delle decisioni importanti, perché potrebbero fare un errore, quindi tendono a esitare e a titubare. Spesso anche per questo non riescono a procedere, perché sono occupati a sviscerare ancora vecchi errori. Se il passato non è stato sistemato, non riescono a concentrarsi sull'ordine del giorno. Così diventano la coscienza sporca di una famiglia o di un popolo, mantengono desta la memoria della colpa passata e sono profeti della conversione e del rinnovamento. Questa è una delle loro forze maggiori e può risultare anche penetrante. Riso chiama il tipo uno il riformatore. La «trappola», dalla quale devono essere liberati gli uno irredenti, è la sensibilità. Essi devono imparare ad accettare sé e gli altri, invece di esprimere giudizi su tutto e tutti. Devono imparare a riconoscere la trave nel proprio occhio prima di occuparsi della pagliuzza nell'occhio altrui, che si palesa loro immediatamente (cfr. Mt 7,3-5). Tipi uno immaturi e frustrati risultano repellenti. Gli altri si sentono continuamente criticati da loro, anche quando l'uno non profferisce motto. Gli altri infatti percepiscono il flusso di energia negativa che emanano. Nella mia attività pastorale a volte mi è capitato di sentirmi dire da qualcuno: «Io ho difficoltà ad aprirmi di fronte a te, poiché ho paura che tu in segreto mi giudichi». Malgrado io non lo voglia, pare che questa energia a volte mi sfugga. Come posso liberarmene? Interamente non ci riuscirò mai, probabilmente. Ma posso tentare di costruire una relazione di fiducia con la persona in questione, di ~odo che proprio la mia capacità di critica serva all'il8 Andreas Ebert. Un mio amico, un tipo sette, sposato con una donna uno, si è lamentato recentemente in questo modo : « Se litighiamo, il problema maggiore è che lei ha sempre ragione. Ciò che lei dice è a prova di bomba, mentre le mie argomentazioni sono impulsive e spesso stanno in piedi a fatica. Questo lo so da solo. Ma vorrei avere ragione almeno una volta ».

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luminazione, alla liberazione e alla gioia dell'altro, invece di opprimerlo e di denigrarlo. Senza"una relazione di questo genere i miei giudizi non sono di aiuto e possono risultare in fin dei conti distruttivi. Il tipo uno tende a considerarsi un Cavaliere Bianco, che va nel mondo per salvarlo. Gli uno conoscono il piacere segreto di estirpare il male radicalmente. San Giorgio o l' arcangelo Michele, gli uccisori di draghi nella tradizione cristiana, sono patroni di questa caratteristica del tipo uno. Nelle relazioni, l'energia dell'uno può comportare grandi complicazioni. Un uno si innamora volentieri di una persona che ai suoi occhi è completa. Non appena si mostrano i primi lati deboli e la lacca comincia a screpolarsi, I' uno comincia a criticare l'altro in modo -da cambiarlo. L'uno non ha comprensione se I' altro non si sforza seriamente di diventare «migliore». Se questa persona però ammette sinceramente i propri errori, chiede perdono, promette un miglioramento e prova attraverso i fatti ché vuole cambiare, gli uno sono pronti a perdonare generosamente e a dimenticare, sebbene la remissione di un tipo uno è raramente senza condizioni. Gli uno possono redigere una lista degli errori altrui ed essere permalosi, possono perdonare, ma difficilmente dimenticano. Ciò dipende dal fatto che la nostra rabbia è la nostra vera fonte di energia e ci aiuta a percepire noi stessi. Il potenziale critico che ne deriva è il nostro contributo alla comunità, ma non è tutta la verità. Se mi identifico eccessivamente con la mia ira e rimango imbronciato, pensando che il mio punto di vista sia il contributo decisivo, gli altri smetteranno prima o poi di prendermi sul serio. Simboli ed esempi L' «animale» che si attribuisce al tipo uno irredento è il terrier, che abbaia ed è sempre aggressivo. Le formiche e le api, sempre impegnate a costruire lo stato ideale, invece, simbolizzano la diligenza dell'uno. Le api provano tutti i fiori e trattengono di tutti solo il meglio, il miele. Restano fedeli alla loro arnia e lavorano per la crescita della loro comunità. La« nazione» simbolica dell'uno è l'ex Unione Sovietica. Gli utopisti russi, rivoluzionari e scrittori come Dostoevskij e Tol-

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stoj incarnano il sogno di un mondo più perfetto e di una società più umana. Anche Michail Gorbaciov rappresenta questo ideale riformatore. Gli uno vogliono abbattere il sistema vigente non con la forza, bensl gradualmente. Il« colore» del tipo uno è l'argento, che è un colore freddo, sobrio e chiaro. Rappresenta la luce lunare che prende 10 splendore dal sole (l'ideale supremo). L'uno redento sta per crescita e cambiamento come il mite splendore argenteo della luce lunare. Lucy van Pelt, la controparte di Charlie Brown nella serie di fumetti Peanuts, è la caricatura di un uno redento. È continuamente occupata a cambiare il mondo intero (e in particolare l'eterno perdente Charlie Brown) e si rifiuta di accettare un mondo che non sia perfetto. In una delle strisce vediamo che l'amore incondizionato è l'unica forza che possa redimere un uno come Lucy. Lucy si lamenta di quanto il mondo sia cattivo e quanto infelice si senta. Suo fratello Linus la invita allora a pensare per una volta a tutto ciò per cui lei può essere grata. Questo la fa arrabbiare definitivamente! Non c'è niente per cui valga la pena di ringraziare! Allora Linus dice: «Almeno hai un fratellino che ti vuole bene! ». Lei lo guarda per un momento, poi gli getta le braccia al collo singhiozzando forte. E Linus commenta: «Ogni tanto però la dico la cosa giusta! » 9 ; Il monaco Martin Lutero (1483-1546) era, nel fondo della sua anima, un giovane uomo iracondo che anelava all'amore incondizionato di Dio: « Come posso raggiungere un Dio misericordioso? » era la sua domanda di vita. Giustamente la sua ira si dirigeva contro la Chiesa cattolica di allora, che affermava ci si sarebbe guadagnato quest'amore attraverso indulgenze, funzioni rituali e opere buone. L'uno desidera che qualcuno ponga fine a questo gioco sfiancante. Lutero aveva un padre severo in terra e un Dio.iracondo in cielo e anche la madre Chiesa era austera ed esigente. Era ricolmo delle voci dei genitori. Dal punto di vista strettamente psicologico la Riforma è stata prodotta dall'intreccio delle costrizioni di un tipo uno. Lutero anelava a una grazia, a un amore e a una accettazione incondizionati. Erik H. Erikson ha evinto alcune delle sue più importanti intuizioni psicoanalitiche dal confronto con la storia della vita del giovane Lutero. La relazione ambivalente del riformatore con 9 Riprodotto tra l'altro in R. L. Short, The Gospel according to Peanuts, New York 1964, pp. 15s.

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suo padre è secondo Erikson la causa principale delle costrizioni e delle lotte cui Lutero fu sottoposto per tutta la sua vita. Il padre « dà la prova della più grande furia nei suoi tentativi di impedire alla furia dei figli di esprimersi » 10 • La conseguenza fu, secondo le parole dello stesso Lutero, che « fuggii da lui e divenni tristemente risentito nei suoi confronti fintanto che egli non mi riabituò gradualmente a sé ». Erikson nota a questo proposito: «Anche quando [Lutero] era mortalmente spaventato, non poteva realmente odiare il padre ... ; e Hans [il padre], sebbene non potesse lasciare che il ragazzo gli si avvicinasse e talvolta fosse invaso da un'ira criminale nei suoi confronti, non pote-

va lasciarlo andar via a lungo » 11 • Quando Lutero più tardi riferisce in retrospettiva i propri scrupoli di un tempo nella confessione, denomina la libido (appetito sessuale), l'ira e l'impatientia «sorgenti della tentazione» 12 • Istruttivo a livello di psicologia del profondo è anche il fatto che il giovane Lutero, come già detto, soffriva di stitichezza e di ritenzione idrica. Molte cose sembrano indicare che «la rivelazione nella torre» in realtà ha avuto luogo in bagno. Erikson nota laconicamente a tale proposito: «Gli studiosi preferirebbero che tali esperienze accadessero nelle stesse condizioni in cui essi ottengono le proprie rivelazioni riflesse, cioè a tavolino » e segnala la predilezione del tardo Lutero per un linguaggio di volgarità anale e la sua capacità di scagliare sporcizia quando era adirato 13 • È come se con l'intuizione riformatrice fossero state liberate anche tutta laggressività e la « sporçizia » represse, che erano state le cause principali delle paure patologiche del giovane Lutero. Ringraziando Dio, Lutero si rivolse a Paolo e in lui trovò quello che cercava, poiché anche Paolo è un tipo uno. Non risveglia forse a volte l'apostolo Paolo l'impressione di essere un poco arrogante e autoritario? Era un fariseo; gli uno sono farisei nati. Dio ha mutato il suo peccato radicale e ne ha fatto un dono. Aveva bisogno di un fariseo ardente di fede che potesse trasmettere con fervore il vangelo. Questo è laspetto amabile di Paolo, 10 E. H. Erikson, Il giovane 11 Ibid., p. 74. 12 Ibid., pp. 163s. 13 Ibid., pp. 207-208.

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Lutero, Armando, Roma 19792 , p. 67.

grande Cavaliere Bianco di Cristo, che per il suo Signore fa tutto. Ma ogni tanto ne abbiamo abbastanza e gli diremmo volentieri:« Calmati Paolo! Stai esagerando!». In particolare quando egli viene attaccato e criticato, può reagire in maniera amara, arrogante e prepotente e distruggere i suoi avversari sarcasticamente. Indicativo è l'evento, riportato da Paolo stesso nella lettera ai Galati, in cui racconta come si oppose « a viso aperto » a Pietro (un tipo sei), la burrascosa ma fondamentalmente timorosa guida degli apostoli, « perché si era messo dalla parte del torto » (Gal 2,11). Pietro aveva già oltrepassato i limiti nella comunità di Antiochia mangiando con pagani battezzati, cosa che, quale ebreo strettamente osservante, non gli era concessa. Ma quando da Gerusalemme giungono le « spie » del « cognato » Giacobbe, strettamente giudeo-cristiano, si separa, non resta fedele alla libertà appena dimostrata e comincia a «fingere». La cosa che a Paolo più stava a cuore era di sottolineare che la vecchia frontiera tra giudei e pagani era stata eliminata da Cristo. Per questo mette pubblicamente in discussione il «primo uomo » della Chiesa. Se un tipo uno è convinto di qualcosa, non vacilla neanche davanti ai troni dei principi: « Qui sto io, non posso fare altrimenti! ». Questo avrebbe potuto dire Paolo già 1500 anni prima di Lutero. In entrambi vediamo quanto strettamente siano legati «peccato radicale » e « frutto dello Spirito » e come Dio possa trasformare le nostre ossessioni e utilizzarle per i suoi fini.

Conversione e redenzione

I tipi uno devono imparare che non esiste una sola via giusta, ma che molte sono le « strade che portano a Roma». Per . questo devono scendere a patti con la loro ira e riconoscerla, prima di esprimere dei giudizi su di sé e sugli altri. Gli uno irredenti cercano continuamente qualcuno o qualcosa su cui proiettare i sentimenti e gli umori negativi; nella norma si tratta della prima persona a loro vicina. Se un uno non riconosce la sua ira e « si adatta », la sfogherà sui propri figli, sul proprio coniuge o sulla casa in disordine. Noi uno siamo persone affabili fin quando non ci prendiamo troppo sul serio. La soluzione si trova sempre nel re75

lativizzarsi e.nel liberarsi dal falso io. La libertà più grande consiste nel poter· ridere di se stessi, perché si riconosce che la propria percezione è solo una parte del quadro d'insieme. Nel profondo dell'uno vive l'ideale del bene, del vero e del bello. Io non mi sarei ammazzato di lavoro, non avrei fondato nessuna comunità e non sarei stato presente sette giorni alla settimana per gli altri, se non avessi questa energia diuno. Io non mi scuserò o mi punirò nemmeno a posteriori, perché so che Dio ha pur sempre fatto qualcosa di buono dei miei motivi ambigui. Io so di non aver compiuto le mie prestazioni solo perché amo il Signore Gesù. Una parte di me che agiva era semplicemente Richard che viveva il suo ruolo. Io ho pensato di fare tutto per amore di Gesù, e «in qualche modo e per un certo periodo » - come si dice volentieri oggi - ho amato Gesù in tutto ciò. In questo punto si mostra ancora una volta l'umile realismo di Dio. Egli sa di ricevere da noi tutti al massimo un poco di vera devozione. Facciamo la maggior parte delle cose nella vita soprattutto per noi e combattiamo per la nostra sopravvivenza, ma non appena abbiamo l'umiltà di ammetterlo, la grazia e l'amore di Dio possono diventare potenti. Si può costruire solo sulla verità! Bugie e illusioni prima o poi si smascherano da sole. Nell'enneagramma si tratta di chiamare per nome le nostre illusioni e di smascherarle, per fare posto alla grazia di Dio che può aiutarci a costruire sulla vera vita piuttosto che sull'illusione. Noi tipi uno dobbiamo smettere di volere tutto o niente. Abbiamo bisogno di quella completezza che si può trovare solo in Dio. Non possiamo creare da soli la perfezione: da quando lo so sono più felice e capace di amare· gli altri. Io sono e resto un uno. Le mie caratteristiche mi restano fedeli per tutta la vita e daranno sui nervi agli altri. Per questo mi devo affidare alla pazienza delle persone che mi sono vicine e di Dio. L' «invito » specifico che noi tipi uno sentiamo e dobbiamo accettare è nascosto nella parola crescita. Il nostro amore per la natura è già un indizio di quanto ci fa bene veder crescere le cose. Ciò che cresce non è ancora perfetto. Ma è in viaggio. Gesù ha raccontato molte parabole, in cui la semina e la raccolta, e l'attesa paziente che c'è nel mezzo, indicano l'avvento del regno di Dio. Tali parabole sono raccolte nel 76

vangelo di Marco, al capitolo 4 e fra le altre possiamo ricordare ad esempio questa: « Cosl è il regno di Dio: come un uomo che abbia gettato il seme in terra, e poi dorme e veglia, di notte e di giorno, mentre il seme germina e si sviluppa, senza che egli sappia come. La terra da sé produce prima l'erba, poi la spiga e poi nella spiga il grano pieno. Quando, infine, il frutto lo permette, subito si mette mano alla falce, poiché è giunta la mietitura» (Mc 4,26-29). Lo stesso Dio perfetto ha pazienza e d lascia tempo per crescere. Un tipo uno, che ammette la crescita, prende parte alla tranquillità divina. In questo processo anche l'ira in fin dei conti distruttiva dell'uno può trasformarsi in «ira divina». La Bibbia parla spesso dell'ira di Dio di fronte all'ingiustizia della terra. I profeti dell'Antico Testamento e lo stesso Gesù vennero colti da quest'ira santa (purificazione del tempio). Paolo soffrl una ribellione interiore, quando vide ad Atene i molti idoli, e Lutero si adirò a causa delle indulgenze. L'ira santa è espressione dell'amore e non deve mai essere opposta all'amore. Essa non vuole mai distruggere, bensl restaurare la giustizia originaria. Ignazio di Loyola (1491-1556), fondatore e primo superiore generale della Compagnia di Gesù, appartiene ai santi che erano tipi uno. Il trentenne cavaliere basco, costretto a letto dopo esser stato gravemente ferito nella difesa di Pamplona, visse una completa conversione attraverso la lettura della vita dei santi. Infine consacrò le sue armi alla Madonna, che da allora in poi volle servire quale cavaliere spirituale. Curò malati, andò in pellegrinaggio in Palestina e compl studi approfonditi. Per condividere le sue esperienze con altri, sviluppò i suoi Esercizi spirituali (Exercitia spiritualia), che furono assai osteggiati dall'Inquisizione. Nel 1534 con i suoi amici giurò di operare per la Chiesa in Palestina o di mettersi a disposizione del papa per qualsiasi altro compito. Nel 1540 la Compagnia di Gesù venne riconosciuta. Ogni gesuita compiva una volta ali' anno per quattro settimane gli esercizi spirituali, che servivano alla purificazione attraverso l'osservazione della propria peccaminosità, della vita e della sofferenza di Cristo e del «discernimento degli spiriti», che agiscono al-

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l'interno dell'uomo. L'energia del tipo uno non può essere ignorata nella spiritualità ignaziana: la distinzione delle voci per diventare più perfetti; trenta giorni di duri esercizi per diventare più completi. Come tutti i sistemi unilaterali, questa forma di devozione ha in sé la sua forza e debolezza. La sua forza maggiore è la profondità e la coscienziosità della ricerca su se stessi, e la disponibilità a sottoporsi al faticoso lavoro su di sé e all'esa- me delle proprie motivazioni. Ciò però non avviene in uno spazio vuoto: Cristo, che si è sacrificato per la nostra redenzione, è la controparte costante e la sorgente del rinnovamentò e della conversione.

Tra i «compiti di vita» del tipo uno ci sono lo studio, il dovere, l'ordine, il lasciare per una volta da parte il miglioramento del mondo e piuttosto giocare, festeggiare e godere _la vita. Se l'uno· smantella la sua sensibiltà e la sua iracondia e ritira le loro proiezioni, diventa possibile la misericordia. La serena letizia della vita la può imparare se va a scuola dal gioioso sette 14 • Karl Barth, il teologo svizzero e riformatore della teologia protestante dopo la prima guerra mondiale, era un tipo uno. La sua interpretazione della lettera ai Romani era un' impietoso regolamento di conti con la «teologia liberale », preponderante fino ad allora, che era molto ottimista per quanto riguardava le possibilità dell'uomo. Barth protestava perché gli uomini approfittavano di Dio per i loro-scopi. Per questo predicava un Dio che fosse il Totalmente Altro e che avesse piani e fini _diversi dai nostri. La Dogmatica ecclesiastica in più volumi di Barth è l'opera teologica più completa e ampia di questo secolo. Il combattivo teologo era un ammiratore pressoché fanatico di Mozart (tipico tipo sette!). Thomas Merton descrive, senza conoscere l'enneagramma, come Karl Barth abbia tratto la propria creatività inconsciamente dalla « sorgente di forza» di Mozart, proprio da quel tipo che apparentemente era cosl diverso da lui. 14 Ad ognuno dei nove tipi appartiene un'« energia integrativa » e una « energia di regressione ». Questi collegamenti sono segnalati dalle linee, ovvero dalle frecce che collegano tra loro i numeri dell'enneagramma. L'energia integrativa del tipo uno è il sette, la sua energia di regressione è il quattro. Questa« teoria della freccia » viene spiegata dettagliatamente nella terza parte del presente volume.

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Una notte Karl Barth sognò Mozart. Era sempre stata una sua idea fissa il cattolicesimo di Mozart e il suo abba11dono del protestantesimo. Mozart soleva dire che il «protestantesimo è roba per il cervello soltanto » e che «i protestanti non capiscono che cosa vuol dire Agnus Dei qui tollis peccata mundi ». Nel sogno, Barth era stato nominato esaminatore di Mozart in teologia, e voleva esaminarlo con la massima indulgenza. Per questo volle deliberatamente limitare le sue domande alla messa che Mozart aveva composto. Ma Mozart non gli diede risposta. Profondamente commosso dal racconto che Barth fa di questo suo sogno, fui quasi sul punto di scrivergli una lettera. Il contenuto del sogno era l'idea della sua salvezza personale, e forse Barth sta sforzandosi di riconoscere che si salverà più per il Mozart che è in lui che per la sua teologia. Ogni giorno, per anni, Barth suonava ogni mattina Mozart prima di mettersi a lavorare intorno al suo dogma: forse, inconsciamente, egli cercava di risvegliare il Mozart che si nascondeva in lui, la sapienza centrale che si intona con la musica divina e cosmica ed è salvata dall'amore, anzi dall'eros.L'altra parte del suo io, invece, quella teologica, apparentemente più interessata all'amore, si aggrappa a un'agape più austera e celebrale: un amore che, dopo tutto, non è nel nostro cuore ma solamente in Dio ed è rivelato solo alla nostra intelligenza. Barth dice - e anche questo è significativo - che « nella musica di Mozart è un bambino, anzi un "divino bambino" che ci parla». Alcuni, egli dice, ritenevano Mozart un bambino in tutte le cose pratiche (ma Burckhardt « sollevava serie obiezioni » contro questo modo di vedere). È però vero che all' en/ant prodige Mozart «non fu mai permesso essere un bambino nel senso letterale della parola». A sei anni dava già il suo primo concerto. Ma « nel senso più elevato della parola » egli fu sempre un bambino. Non avere timore, Karl Barth! Confida nella misericordia divina. Anche se sei diventato un grande teologo, dentro di te Cristo è sempre un bambino. I tuoi libri (e i miei) hanno meno importanza di quanto pensiamo noi! Ma c'è in noi un Mozart che ci salverà 15 • 15

T. Merton, Diario di un testimone colpevole, Garzanti, Milano 1968.

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TIPI «DUE»

Profilo Gli appartenenti a questo tipo mettono i loro doni al servizio degli altri e si curano della loro salute, alimentazione, educazione e benessere. Comunicano una quantità di approvazione e di stima tali da aiutare altri a credere nel proprio valore. I tipi due sanno dividere generosamente e dare «la loro ultima camicia » per gli altri. Sanno essere accanto agli altri quando questi devono sopportare dolore, sofferenza o conflitti, e comunicano loro la sensazione che c'è qualcuno lì per loro che li accetta. L'amore per il prossimo e la presenza dei tipi due ha tuttavia anche aspetti negativi, che a prima vista non è facile individuare. I tipi due sono civettuoli e hanno eccessivamente bisogno di riconoscenza. Molti due hanno avuto un'infanzia che sembrava loro grigia e triste; mancavano di una vera sicurezza e della sensazione di avere una casa. Altri riferiscono di aver vissuto solo un amore condizionato. L'amore di persone che ritenevano importanti doveva essere acquisito attraverso un buon comportamento. Quando avevano soddisfatto le condizioni, potevano in qualche caso ottenere molto amore e sicurezza. L'infanzia« bella» che hanno avuto questi tipi due impedisce loro di essere irati o tristi sul fatto che sono stati sempre spinti a un comportamento eccessivamente corretto. Alcuni di loro ricordano anche di aver avuto ben presto la sensazione di dover essere una stampella per le esigenze eh10tive di altri componenti della famiglia. Avevano la sensazione di doversi rendere utili per venire notati e amati. Il messaggio che hanno preso per sé suona più o meno: « Io vengo amato se sono tenero, comprensivo e servizievole e metto da parte le mie esigenze». «Essere buono» non è per i tipi due - diversamente dai tipi uno - una categoria morale. Essi hanno piuttosto la pretesa di essere «cari» e servizievoli e sono convinti di esserlo nella norma. Ciò d'altra parte non corrisponde sempre alla realtà obiettiva e alla percezione delle persone che li circondano. La classica immagine di un tipo due è la caricatura della madre ebrea che protegge i suoi piccoli come una chioccia e fa in modò di essere utilfz-

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zata da loro 1 • Ma guai se non ne consegue un ringraziamento: « Come potete farmi questo, dopo tutto quello che ho fatto per voi!». Innanzi tutto un tipo due irredento vizia e riempie di cure le altre persone senza che ciò sia richiesto né desiderato. Se gli altri invece di contraccambiare questo « amore » prendono le distanze, perché il comportamento dei tipi due è diventato troppo pesante e intimo, allora essi si sentono ingannati e usati. Ci sono molte barzellette sui sacerdoti e sulle loro governanti. La « classica » cuoca del parroco appartiene a questo tipo di persone. C'erano una volta molte parrocchie nelle quali la governante «indossava i pantaloni». Io stesso avevo a «New Jerusalem »una segretaria che era un classico tipo due e dominava me e l'intera comunità attraverso la sua competenza; sapeva tutto e per questo era indispensabile. Io appartengo a quegli uomini che dimenticano immediatamente le piccolezze. Ella ricordava tutti i particolari. Se io dovevo andare a una riunione, mi informava in anticipo sugli aspetti sostanziali. Infine lo sapevano tutti: chi aveva bisogno di informazioni non doveva venire da me, bensl da lei. Si curava di me in maniera toccante, mi serviva con anima e corpo. In questo modo però mi controllava e dirigeva anche la mia vita. I tipi due tengono continuamente il termometro in aria per misurare la temperatura sociale e la direzione del vento, perché costruiscono la loro identità sull'opinione che gli altri hanno su di loro e su come vengono loro incontro. Il livello dell'umore dei tipi due sale e scende a seconda di quanta simpatia o rifiuto incontrano. Recentemente mi ha fatto visita una nipotina che è un tipo due. Da mattina a sera si è presentata come se il mondo fosse stato un palcoscenico. Si è preoccupata di essere notata da noi. Se non veniva notata, era come se fossa stata tolta la benzina a un'automobile. Ha messo in moto l'intero universo per attirare la nostra attenzione su di sé. I« tipi di cuore» due, tre e quattro sono« persone dirette all'esterno», il 1 Cfr. D. Greenburg, How to be a Jewish Mother, Los Angeles 1964. L'autore sottolinea che « una madre ebrea non deve essere per forza né ebrea né madre. Anche una cameriera irlandese o un parrucchiere italiano possono essere una madre ebrea».

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cui benessere dipende in primo luogo dalla reazione del loro ambiente. In un bambino è comprensibile e perdonabile. Si può passare in questa maniera tutta la propria giovinezza. I problemi cominciano se ci si comporta ancora cosl da adulti. Prima o poi questo gioco comincia a irritare gli altri o addirittura a innervosire. Se si passa un certo periodo con un due immaturo, si nota che da lui emana una sottile energia molto particolare. Si ha l'impressione di venir avvinghiati dal due: «Notami! Accarezzami! ». Ma la vera formula magica suona: «Abbi bisogno di me! ». A questo punto i due possono essere manipolati. Essi hanno bisogno di essere usati. A un due bisogna solo dire: «Io ho bisogno di te! » e ogni resistenza svanisce. Si chinano su di te per esserti utili e aiutarti, anche se non hanno né energia né tempo per questo. Non appena sentono la parolina« bisogno», raccolgono l'ultimo resto di energia per correrti in aiuto. Più tardi poi vanno a casa e potrebbero schiaffeggiarsi per essersi lasciati convincere ancora: « Perché mi sono fatto usare ancora una volta? Perché- mi sono unito a questo gruppo di lavoro idiota? Perché ho promesso di fare una torta? Tutto ciò in realtà non lo trovo affatto divertente!». Ma in quel momento è stato cosl bello essere usati, che il due semplicemente non ha potuto resistere e ha detto di sl! I tipi due sono piagnucolosi perché sono sentimentali e sensibili. Sono degli orsacchiotti; amoreggiano e fanno le coccole volentieri; parlano volentieri delle relazioni interpersonali e dell'amore. Desiderano ardentemente essere amati e amare secondo i dettami del cuore e poter vivere per la persona amata. La nostra struttura sociale crollerebbe senza tutti i tipi due che si sacrificano per il benessere degli altri. Sono benefattori, donario se stessi e aiutano. Questo è il loro maggiore dono. Ma devono opporsi alla loro inclinazione, per innalzarsi a santi e martiri. W olfgang Schmidbauer ha · rappresentato questo tipo di persone già anni fa, senza.. conoscere l'enneagramma, nel suo libro Die hilflosen Hel/er. Uber

die seelische Problematik der helfenden Berufe (Gli aiutanti abbandonati. Sulla problematica spirituale dei lavori che aiutano), coniando il termine della « sindrome dell'aiutante » 2 • 2

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Reinbek 1977.

Il tipo due imprigionato in se stesso lotta con problemi di identità. Cambia continuamente, per adeguarsi di volta in volta all'esigenza del suo interlocutore; sorge cosl un« io multiplo» (Palmer). Perciò i due stanno spesso più volentieri insieme a una sola persona. Se più persone, che gli sono vicine, sono presenti contemporaneamente, il due a volte non sa più quale «io» deve attivare. A parte queste situazioni-limite così sconcertanti, il due non sente questi diversi stadi dell'io come un problema, bensì come un arricchimento: «Ognuno dei miei amici porta alla luce un mio aspetto differente. Per questo non vorrei perdere nessuno di loro ». I due hanno spesso un largo giro di amicizie e tendono a definire assai presto le persone loro «amiche». Proteggono gelosamente le loro relazioni e vogliono, per quanto è possibile, essere particolarmente importanti per tutti i loro amici. Sono orgogliosi che così tante persone aprano loro il cuore e sanno provare quasi fisicamente il bisogno altrui. In questo hanno però la tendenza a dare dei buoni consigli e offrire troppo presto delle soluzioni promettenti. Dilemma

. La grande« tentazione» del tipo due consiste nell'aiutare continuamente gli altri e in questo modo sfuggire a se stesso. L'identità del due sta, per così dire, nei desideri e nelle esigenze altrui, cioè al di fuori di se stesso. Questo comporta che la sua vita sentimentale è spesso abbastanza caotica. I due immaturi hanno difficoltà a trovare il proprio centro. Se sono da soli, non sanno più cosa fare. Una lunga meditazione e preghiera « nella cameretta silenziosa » fa loro paura, perché non c'è nessuno che li accoglie e sia loro vicino e perché temono di non trovare nient'altro in se stessi che un buco nero o una paurosa inquietudine. I due hanno la tendenza a sedurre gli altri. In casi totalmente neurotici ciò può portare fino al maltrattamento dei bambini. Infatti proprio il bisogno di aiuto e le necessità tipiche dei bambini possono risultare attraenti per un due. Non si tratta per forza di abuso sessuale spesso infatti i due r.endono il bambino che chiede aiuto oggetto sostitutivo di esigenze proprie. A questo punto, dirigono verso questo oggetto 83

tutto lamore. che si augurano per sé, ma che per qualche motivo non possono ottenere. In questo modo amano in fondo solo se stessi. Il loro altruismo apparente è la maniera «legittima» di vivere il proprio egoismo. I du,e hanno un cuore per orfani abbandonati bisognosi d'aiuto. E così bello essere usati! Questo è il loro dono e allo stesso tempo il loro dilemma: danno agli altri esattamente ciò che si augurano per se stessi. Siccome in loro si cela un bambino senza patria, i bisogni dei bambini abbandonati li toccano profondamente. Persone che sembrano essere ancora più bisognose e deboli di loro danno loro un senso di forza. Chi può aiutare ha potere! I tipi due anelano, almeno superficialmente, all'unione, che a volte vivono più al di fuori di se stessi che nella propria vita: si preoccupano continuamente di chi potrebbe stare bene con chi e accoppiano altre persone tra loro. Non appena nel loro cerchio di conoscenze qualcuno sviluppa sentimenti romantici, i due entrano in azione per stabilire o promuovere una relazione, tuttavia possono anche intraprendere tentativi sottili per impedire dei rapporti, in particolare se loro stessi temono la perdita di una delle persone coinvolte. Molti due · leggono volentieri romanzi rosa, perché la vita senza romanticismo non sarebbe così bella. I tipi due redenti hanno imparato ad.amare incondizionatamente senza secondi fini e resa dei conti. La strada tra il disinteressato amore per il prossimo e il complesso dell' aiutante manipolato si snoda del resto sulla cresta di un monte. L'invito a negare se stessi e a servire gli altri spesso ha generato maltrattamenti, soprattutto nella Chiesa. Ad esempio, il motto che il parroco bavarese Wilhelm Lohe ha. diffuso tra le sue diaconesse luterane: «Cosa voglio? Voglio servire. Chi voglio servire? Il Signore nei suoi poveri e miserabili. E qual è la mia ricompensa? Non servo né per la ricompensa né pèr il ringraziamento, ma per rendere grazie e amore: la mia ricompensa è che io posso!.. » 3, ha pur certo reso alcune di queste donne veramente « sante»; molte di esse però sono state piegate e sfruttate dal giogo di tali pretese. Nel rapporto di coppia i tipi due possono essere molto possessivi. A volte si cercano partner deboli e dipendenti. Una costellazione classica è il rapporto tra un due (solitamente fem3

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Citato secondo l'edizione bavarese del Libro di Chiesa evangelico, p. 469.

minile) e un tossicomane. Il fenomeno della codipendenza (dipendenza dalla mania del partner) è stato chiarito negli ultimi anni: lei lo aiuta, sopporta tutto, perdona, gli offre sempre una nuova possibilità. E lei nemmeno si accorge che questo è veleno per lui, perché gli permette di continuare a (are come sempre. Inconsciamente è proprio questo il loro scopo, anche se non lo ammetterebbero né a sé né agli altri. Se il partner divenisse sano e indipendente, infatti, potrebbe anche non avere più bisogno di lei e potrebbe lasciarla. Se un due immaturo è ferito, può smettere improvvisamente di essere caro e affettuoso e mostrare le unghie. In questi momenti è in grado di ferire terribilmente proprio le persone che suppostamente ama al di sopra di tutto. Il concetto di amore del due irredento è caldo, morbido e delicato. Se un altro non sta al gioco e fa cadere questa concezione, per il tipo due non c'è via d'uscita. Allora può accadere che divenga lui stesso una furia e non abbia più riguardi per nessuno . . I tipi due si interessano ardentemente dei problemi degli altri e si aspettano che ci si affidi a loro senza remore. D' altro canto ai due riesce difficile abbandonare se stessi. Sono sl i «bidoni della spazzatura» del mondo, ma si guardano bene dall'affidare se stessi agli altri. Dietro questo comportamento si cela la vergogna di mostrare i propri bisogni, la paura di non venire capiti o di essere rifiutati e anche la sensazione: «Comunque nessuno mi può sopportare!». Quindi, per loro, la soglia di paura prima di una confessione, di un colloquio pastorale o di una psicoterapia è alta. Sul lettino dovrebbero ammettere i loro immensi bisogni. Contemporaneamente anelano a un posto dove possono fare ciò senza essere rifiutati. Un tipo due si lascia andare solo se è sicuro che l'altro lo accetti; per questo i due hanno bisogno almeno di una persona in cui ripongono una fiducia tale da poterle dire tutto, augurandosi soprattutto approvazione e comprensione per il loro modo di agire. Una critica acuta oppure diretta può togliere loro praticamente il terreno sotto i piedi. Per consigliare un due nella cura dell'anima, bisogna procedere molto cautamente e soprattutto non bisogna mai privarlo della sensazione di essere accettato e amato malgrado tutto. Il due ha bisogno in primo luogo di molta approvazione e di amore «morbido », prima di essere pronto a lasciarsi sfidare dall' «amore duro». 85

Non è un.caso che nel gruppo dei tipi due si possano trovare più donne che uomini. La società ha incoraggiato e permesso alle donne di essere dei due, ad esettipio idealizzando «l'intuizione e la devozione femminili». E stato detto alle donne che la loro possibilità specifica di guadagnare potere e influenza sia costituita dal fatto che« amano». Un paio di donne sono diventate in questo modo sante. Ma molte altre sono diventate manipolatrici, appiccicose, possessive, distruttive e infelici. Il successo del libro di Robin Norwood Donne che amano troppo 4 sembra confermare la tesi che molte donne facciano parte del gruppo dei tipi due. Molte donne si distruggono fino alla rinuncia a se stesse per un uomo, ritengono amore quest'ossessione, si ammalano fisicamente e spiritualmente, riuscendo tuttavia a non lasciare la presa. I tipi due abbondano anche in ambienti cristiani. Nell'ambito della Chiesa è particolarmente difficile per loro uscire dal ruolo giocato. Il vangelo è stato spesso divulgato come se nel cristianesimo si trattasse di far diventare tutti gli uomini dei tipi due. I sufi ritenevano Gesù stesso un« due redento». L'interpretazione cristiana dell'enneagramma è però giunta a un altro giudizio, secondo il quale Gesù Cristo non si lascia inquadrare per niente nell' enneagramma, perché in lui si ~rovano i tratti centrali di ognuno dei nove tipi 5 • Ma è significativo che l'energia del due venga attribuita dai non cristiani al cristianesimo - al contrario dell'Islam ad esempio - e, nonostante la gerarchia nella Chiesa sia maschile la cristianità occidentale è più marcatamente una religione di donne. Due terzi di coloro che frequentano le messe sono donne. Se qualcuno tende naturalmente a determinati meccanismi appartenenti al tipo due e finisce in circoli cristiani, qui la sua indole viene continuamente approvata. I due devono avere il permesso e venire incoraggiati a riconoscere le loro legittime esigenze, che spesso essi stessi non conoscono. I due non riescono altrimenti a uscire dal loro ruolo, che del resto porta con sé anche una serie di vantaggi per il loro ambiente .. Il «peccato radicale» del tipo due è l'orgoglio. A questo punto vediamo quale sottile psicologia del peccato è nascoNorwo~d, Donne.che amano troppo, Lyra Libri, Como 19,87. Cfr. R.]. Nogosek, Nine Portraits of Jesus, Cenville-New Jersey 1987. Nella terza parte di questo libro un'intera sezione è dedicata al rapporto tra Gesù e l'enneagramma. 4 R.

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sta nell' enneagramma. Ci porta dietro le quinte. L'orgoglio è qualcosa di diverso dalla presunzione o dal narcisismo. L' orgoglio è lespressione di un «io gonfiato », di un «ego inflazionato». La percezione di sé del due irredento può acquistare addirittura tratti messianici: «Io sono più buono d_i voi tutti; tutto il mio amore salverà il mondo. Io mi occuperò di salvarvi con il mio amore. Io renderò il mio amore tanto indispensabile per la vostra vita e il vostro sistema, che voi non potrete fare a meno di me». I due immaturi con il loro amore si accattivano le simpatie altrui. La parte problematica di questo atteggiamento è costituita dal fatto che, proprio grazie alla loro dedizione e attenzione, essi finiscono per manipolare gli altri e renderli dipendenti. L'orgoglio rende difficile a un due trovare un accesso incondizionato a se stesso e a Dio. Un vero riconoscimento dei peccati è più difficile per loro che per altri; significherebbe infatti ammettere il proprio orgoglio, che a sua volta impedisce questa percezione. Un pentimento sobrio è soprattutto una questione di percezione « oggettiva » di se stessi. I tipi due devono lavorare duramente all'installazione di un« osservatore interno » che possa tener testa al loro soggettivismo naturale. I due hanno anche difficoltà a costruire una relazione accorata con Dio. In fondo non hanno bisogno di Dio, perché essi stessi sono forti e dinamici. Sono piuttosto convinti che Dio ha bisogno di loro. Come può infatti salvare il mondo senza di loro? L'orgoglio dei due imprigionati in se stessi non si dirige solo contro le persone che sono loro vicine, ma anche contro Dio. Un giovane teologo, che è un tipo due, si esprime così: «Noi due siamo atei pratici. Solo se siamo malati, stremati e giaciamo a letto con un collasso, possiamo pregare di cuore "Signore, abbi pietà.di me!". Una volta mi sono ritrovato a pregare: Signore, io ho pietà di te! ».. I due si aspettano gratitudine da tutti gli altri, compreso Dio. Poiché nel loro orgoglio si sentono anche creatori e reggitori della vita, spesso riesce loro difficile la gratitudine verso lesistenza. Così si ostacolano da soli l'accesso alla vera gioia di vita. L'aspetto oscuro del due irredento è il falso amore; il loro orgoglio consiste nel considerarlo vero e nell'offendersi se altri

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lo rifiutano. Il due redento è invece capace di vero amore, che non è più artificialmente « disinteressato », ma gioca piuttosto a carte scoperte, segnala le proprie esigenze e i limiti e libera quelli altrui. Ciò che il tipo due deve « evitare » è reprimere le proprie esigenze e proiettarle su altri. I due non hanno accesso alle loro vere esigenze, perché per tutta la vita sono presenti alle esigenze degli altri. La parola di Gesù: «Quanto dunque desiderate che gli uomini vi facciano, fatelo anche voi ad essi» (Mt 7, 12) è, se intesa superficialmente in ogni caso, veleno per il due, che in un certo qual modo la fa continuamente propria. La pressione che dirige verso se stesso si comunica all'ambiente e si esplicita in quella sottile pressione sugli altri, che si lascia cogliere con tanta difficoltà. Gli uno nascondono la loro rabbia, i due nascondono il fatto che hanno dei bisogni. Hanno paura di ciò che potrebbe accadere, se la loro enorme esigenza di calore, amore e vicinanza dovesse rendersi autonoma e finire fuori controllo. Le esigenze di un due sono generalmente di natura emotiva: tenerezza, sesso, devozione. Altre esigenze sensibili quali mangiare, comprare fino allo stordimento possono divenire con facilità un sostituto alle prime. Alcuni tipi due sono «cioccolato-dipendenti». Dopo aver soddisfatto le esigenze altrui e aver represso le proprie per tutto il giorno, alla sera i due dicono:« Questo però ora me lo sono guadagnato. Devo premiarmi per aver fatto un mucchio di cose da mattina a sera che in fondo non volevo affatto». Vistosamente molti due hanno problemi di peso. Si tratta spesso di« grasso del dispiacere» provocato da amore non corrisposto. Il «meccanismo di difesa» del due si chiama repressione. I due reprimono - un po' come gli uno - gli impulsi e i sentimenti negativi, soprattutto nel campo dell'aggressività e della sessualità. Ammettere chiaro e tondo: «Tu mi rendi furioso!» oppure:« Tu mi piaci!» riesce loro difficile. Le due cose potrebbero infatti avere come conseguenza il ritiro del1' amore o il rifiuto. Ciononostante di solito si percepisce senza fatica ciò che avviene nei tipi due. Essi non vogliono né nascondere né mostrare chiaramente i propri sentimenti, cosl esprimono gli umori in maniera indiretta e si preoccupano che ciò venga notato senza che loro debbano accollarsene la responsabilità. Un due offeso, senza dire una sola parola cat-

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tiva, può avvelenare latmosfera di un intero gruppo, eppure rispondere su richiesta con espressione innocente: «Cosa dovrebbe esserci che non va con me? Non c'è niente!». La « trappola » del tipo due è la compiacenza o I'adulazione. Nega se stesso per« piacere» agli altri. Si vergogna tanto dei propri bisogni, da dover rendere gli altri dipendenti da sé, per sviluppare un poco di sicurezza di sé. Ciò comporta che i due sviluppano una parte molto indipendente che può allibire il loro ambiente. Un bel giorno dispiace loro di dipendere dall'amore, dall'elogio e dalla tenerezza altrui, e cadono immediatamente nell'estremo opposto. Vogliono dimostrare a tutti quanto sono indipendenti, si ritirano, fanno improvvisamente ciò che vogliono e lottano per la loro «libertà» con i denti e con le unghie. Questo fenomeno può assumere forme grottesche. Ma io non ho ancora mai visto un due nel quale ciò non sia comparso prima o poi come fulmine a ciel sereno. Molti problemi sorgono per i tipi due dal non saper dire di no e per questo promettono più di quanto riescano a mantenere. A posteriori si arrabbiano per la loro accondiscendenza e si sentono inoltre colpevoli per non aver realizzato i loro programmi. Il tipo due irredento è costretto a essere utilizzato, sia dai « poveri » di questo mondo sia anche da persone importanti, che esso può servire e riverire. I due possono essere buone guide, se riescono a limitare il loro partitismo e il loro soggettivismo e a non attorniarsi solo dei preferiti. I due tendono a riunire intorno a sé un gruppo di « giovani » che essi «capiscono». Persone critiche hanno poche possibilità di entrare a far parte di questi circoli interni. Se i « giovani » vogliono liberarsi. dall'influenza del due, si può giungere a complicati processi di separazione. Le paure di perdita del tipo due fanno in modo che le persone che gli sono vicine siano sospese a un« filo» inyisibile. Nella norma però il ruolo di guida infastidisce i due, perché comporta molta responsabilità. Per questo sono più volentieri « numeri due », leminenza grigia dietro le quinte con molto potere e poche responsabilità. Temano le posizioni esposte e solitarie nelle quali si sentono isolati e alla portata di attacchi altrui. Un solo critico, che non «sta al gioco » o «capisce», basta a un due per avere una simile sensazione: « Sono tutti contro di me! ».

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Il« frutto dello Spirito» o dono deldue è l'umiltà, l'altra faccia dell'orgoglio. Se un due arriva al punto in cui riconosce le sue vere motivazioni(« Do per ricevere»), è la disillusione più profonda che si possa immaginare. Se un due si arrischia a tollerare questa scoperta, masticarla, assaporarla e digerirla, allora è possibile il cambiamento e la guarigione. Mi ricordo di cos'è successo a una' donna di« New Jerusalem » quando le cadde la maschera e le divenne improvvisamente chiaro a quale gioco avesse giocato per una vita intera. Si presentò per tre giorni di seguito durante il mio orario di ricevimento e non riuscl a far altro che piangere sfrenatamente. Fu una vera conversione. Piangeva sul suo orgoglio e sul fatto che aveva sempre ritenuto se stessa la persona più amabile del mondo. Aveva riconosciuto improvvisamente la spaventosa discrepanza tra l'ambizione e la realtà. Nella letteratura agiografica si parla spesso di santi che piangono i loro peccati. Nelle Chiese ortodosse orientali le lacrime di vero pentimento sono ritenute un segno infallibile dell'intervento dello Spirito Santo. Da un bagno di lacrime può riemergere un uomo purificato. Le lacrime del tipo due sono normalmente lacrime di autocommiserazione. Se però un due riesce finalmente a piangere lacrime di conoscenza di sé, allora la redenzione è vicina! I due riconoscono in questi momenti di aver nociuto agli altri e di averli feriti, mentre credevano di volere «il meglio per loro». Ciò è umiliante. I due vengono redenti da se stessi quanto più sentono Dio come il Grande Amante e realizzano che il nostro amore può consistere solo nel prendere parte all'amore di Dio. Questa scoperta porta, attraverso un momento di vergogna e umiliazione profonde, alla vera umiltà. Il falso orgoglio e la falsa umiltà sono fratelli. La vera umiltà è basata su una realistica concezione di sé e su un sano senso del proprio valore. L'umiltà non è in fondo altro che orgoglio sanato e «santificato». Un tipo due redento conosce il proprio valore e non ha bisogno quindi di essere continuamente confortato. La sua autonomia ora non è più una reazione di stizza, bensl l'espressione dell'identità raggiunta in sé (e in Dio).

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Simboli ed esempi Gli «animali» simbolici del tipo due sono il gatto, l'asino e il cucciolo suggente. Il gatto simbolizza lambivalenza del due tra la distanza e la vicinanza. I gatti sono affettuosi e si procurano le loro coccole se ne hanno voglia. Quando li si vuole manipolare, si dimostrano improvvisamente liberi e indipendenti. Un gatto non può essere addestrato 6 • L'asino è l'animale da soma apparentemente cosl paziente, che trasporta ciò di cui gli altri lo caricano. È anche il simbolo dell'umiltà. Gesù non entra a Gerusalemme su un cavallo orgoglioso, bensl sull'asino disprezzato. Prima o poi però è troppo anche per l'asino: può diventare improvvisamente cocciuto e ostico, ma se gli va tutto troppo bene finisce sicuramente in pericolo. Il cucciolo suggente simbolizza le insistenti dimostrazioni d'amore dei tipi due immaturi. Dopo un certo tempo risultano appiccicosi, disgustosi e repellenti, perché sono cosl esagerati. Il «paese» del tipo due è l'Italia. La caricatura della grassa mamma italiana, che dirige il clan familiare, non ha bisogno di alcuna spiegazione. Lo sforzo degli uomini per apparire caldi, amabili e affascinanti, lo si incontra in Italia a ogni passo. Se si chiede la strada a qualcuno in Inghilterra, i gentili inglesi fanno di tutto perché si raggiunga la mèta. In caso di necessità essi stessi fanno la strada insieme a te. In Italia, invece, ti prendono per il braccio (il contatto fisico è importante!), indicano con un ampio gesto una direzione e dicono: «Di là!». Se segui le loro in-. dicazioni e i consigli ti accorgi di perderti irrimediabilmente. Presentano un'immagine di dedizione e di disponibilità. L'immagine è più importante dei fatti. Il «colore» del tipo due è il rosso. Segnala la vita, la forza e la passione ed è tradizionalmente un colore maschile! Nell'ebraico le parole sangue (dam), terra (adamah), rosso (adom) e uomo (adam) derivano dalla stessa radice. Rosso· è il colore dell'amore e del martirio. «Il colore rosso della rosa è come il sangue di Cristo ... Simbolo dell'abbandono assoluto alla vita e alla volontà del Padre » 7 • I martiri vennero spesso rappresen6 Andreas Ebert. Una donna della mia cerchia di conoscenti, che è evidentemente un tipo due, nel suo tempo libero modella sempre nuovamente l'immagine di un gatto rannicchiato su se stesso. Ella sa di rappresentare se stessa in questo modo. 7 R E. Benedikt, Die Kabbala als jiidisch-christliche Einweihungsweg, voi. 1: Farbe Zahl, Ton und Wort als Tore zu Seele und Geist, Freiburg im Breisgau 1985, p. 98.

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tati in vesti rosse; come colore del fuoco il rosso rappresenta lo Spirito Santo e, quindi, la Chiesa che è nata dal battesimo dello Spirito nella Pentecoste. Il colore rosso ha anche tratti aggressivi: viene abbinato al dio della guerra; Marte, e alla passione. I toreri mostrano il drappo rosso; la bandiera rossa sventolava in varie rivoluzioni. Il rosso rappresenta anche la parentela del tipo due « devoto » con il tipo otto aggressivo 8 • Maria Maddalena, Marta e Giovanni 9 (il discepolo prediletto) sono le «figure bibliche» che simboleggiano il tipo due. Maria Maddalena, l'ex prostituta, è stata la donna più vicina a Cristo. Forse è lei quella peccatrice che ha lavato i suoi piedi con le lacrime e li ha asciugati con i capelli: una donna che ha spesso amato nella vita, nella speranza di venir amata almeno una volta. Il Cristo risorto le appare per prima. Maria Maddalena lo vuole abbracciare, ma lui la trattiene: «Non mi trattenere!» (Gv 20,17). L'epoca della vicinanza fisica è passata. L'amore di Maria deve liberare la sua stretta per raggiungere una dimensione più profonda e «spirituale». Marta è una delle due sorelle che Gesù visitava regolarmente. Mentre Gesù, ancora una volta, è ospite da loro, Maria siede vicino a lui, lo ascolta e gli parla: cose inconcepibili per una donna nell'Oriente di allora. Marta invece si adatta al tipico ruolo della donna e serve a tavola, per quanto non le piaccia. La irrita che Maria si arrenda alla sua esigenza «egoistica », sieda n, ascolti e parli. Infine Marta si rivolge al suo ospite Gesù, dicendo: «Signore non vedi che mia sorella mi ha lasciata da sola a servire? Dille dunque di aiutarmi! ». Ma Gesù si rifiuta di approvare il ruolo che si è scelta: « Marta, Marta, tu ti affanni e ti preoccupi di troppe cose. Invece una sola è la cosa necessaria. Maria ha scelto la parte migliore, che nessuno le toglierà» (Le 10,38-42).

È indicativo che per il tipo due ci vengano in mente soprattutto figure femminili. Per la maggior parte degli altri tipi è difficile trovare nella Bibbia rappresentanti caratteristiche. La Bibbia rispecchia una cultura patriarcale; i suoi scrittori maschi rappresentano le donne spesso in maniera scialba 8 9

Cfr. la « teoria delle frecce » nella terza parte del volume Sul discepolo preferito Giovanni come figura simbolica di « virilità morbida » cfr. R. Rohr, Der wi!de Mann -geistliche Reden zur Miinnerbefreiung, Miinchen 1986, pp. 38-41.

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e poco delineata. Per il tipo due è il contrario. Tuttavia esiste nella Bibbia un uomo che è un classico due: Giovanni. Giovanni era il discepolo prediletto di Gesù (non è noto se lo fosse stato veramente o se lo sarebbe stato volentieri. In ogni caso viene indicato come tale nel vangelo di Giovanni, e solo Il). È lui che nell'ultima cena è vicino al petto di Gesù e mostra apertamente i suoi sentimenti per il maestro. È anche l'unico uomo che rimane sotto la croce con le donne, mentre tutti gli altri «uomini forti» si sono dileguati. Uno dei temi principali degli scritti di Giovanni è l'amore 10 : «Dio è amore» (lGv 4,16). Le ultime parole del vecchio Giovanni prima della sua morte sarebbero state:« Bambini, amatevi l'un l'altro!». Il suo secondo tema principale è l'incarnazione, il Dio che è diventato carne. Giovanni descrive Gesù nella sua sensibilità (lavanda dei piedi) ed è interessato in generale all'esperibilità fisica della salvezza: « Colui che abbiamo veduto e sentito, lo annunziamo a voi» (lGv 1,3). D'altro canto il suo messaggio è spiritualizzato e mistico in vari punti. Per un tipo due sensibilità e spiritualità non sono contrapposte. L' « amore »di Giovanni ha il tipico sentore di due che si ignora facilmente. Ma diviene chiaramente percepibile nei tre vangeli non suoi: ègli si candida ad esempio (insieme a suo fratello Giacomo) per il miglior posto in cielo, alla «destra del Maestro», che del resto occupa anche nell'ultima cena (la posizione preferita dell'ambizioso due! cfr. Mc 10,37). Se il suo amore non viene corrisposto, diventa estremamente aggressivo. Infatti dopo che Gesù e i suoi discepoli erano stati cacciati da un paese, lui e Giacomo chiedono al Maestro: «Vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li distrugga?» (Le 9,54). L'evangelista Giovanni parla sl più degli altri dell'amore, ma, se si legge con attenzione, si nota che quest'amore è esclusivo e vale solo per i «fratelli». «Fratelli» non sono più per lui i IO La discussione sulla questione della reale paternità del vangelo di Giovanni non può essere affrontata in questa sede. Anche se l'autore del vangelo non è stato Giovanni, si suppone comunemente che esso sia da ricondurre ai suoi discepoli, che hanno visto Gesù con gli occhi di Giovanni. Il procedimento di schizzare dei profili di personalità a partire dalle poche informazioni su determinati personaggi biblici naturalmente non è sostenibile dal punto di vista storico. Questi schizzi dei caratteri non hanno quindi la pretesa di tracciare in modo esaustivo le figure« storiche ». Si tratta piuttosto di dimostrare quei tratti dell'animo che gli autori della Bibbia hanno fissato in determinate figure. Cfr ..a questo proposito anche la nota 8.

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compagni del popolo ebreo, bensl solo coloro che credono in Cristo. Egli tràccia un netto confine tra dentro e fuori. Il termine « amore del nemico » non esiste per lui. Persone che pensano in un'altra maniera vengono presto bollate come anticristiane. In particolare comincia a màledire il popolo degli ebrei, al quàle egli stesso appartiene, che però non ha accettato Cristo. Qui dovrebbe essere reperibile una delle radici dell'antisemitismo cristiano. Giovanni fa dire una volta a Gesù che si rivolgeva agli ebrei: «Il diavolo è il padre da cui voi siete» (Gv 8,44), parole .che sicuramente Gesù non ha pronunciato cosl. Di Il non è molta la distanza fino a quelle terribili frasi di Hitler: «L'ebreo ... non può àffatto essere uomo nel senso della somiglianza a Dio. L'ebreo è l'immagine del demonio» 11 •

Conversione e redenzione

L' «invito » che redime un tipo due è il richiamo della libertà. La vera libertà alla quale egli anela profondamente, che pone fine alla manipolazione e al falso amore, alla dipendenza e ai tentativi violenti di liberazione di sé. Un due trova la strada verso la sua libertà solo se può fare e accettare I' esperienza dell'amore incondizionato, che nelle tradizioni religiose viene chiamato grazia. Un segno che indica l'arrivo della grazia è la vera riconoscenza. Il due redento non aspetta più che Dio e il mondo gli siano grati, perché fa cosl tanto per loro; sa gioire di piccoli segni di attenzione. Un due liberato può anche lasciare libere le altre persone ed essere grato per quel tanto di intimità e di attenzione che è possibile nelle relazioni interpersonali. Un due redento gioisce se persone delle quali si è occupato una volta vanno in libertà per la propria strada. Uno dei« compiti di vita» del tipo due consta nel raggiun~ gere un certo grado di concretezza e liberarsi dalla chiacchiera, dalle adulazioni, dalla falsa vicinanza, dallo stordimento dei sentimenti e dalla ricerca continua di conforto. Il tipo due deve esercitarsi pazientemente nel servire con discrezione: «Posso fare qualcosa per gli altri che non dia nell'occhio e non venga premiato?». Quando Gesù disse: «Mentre fai 11

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Dal discorsq di Hitler del 30.1.1939, citato nel Die Zeitdel 27.1.1989, p. 41.

l'elemosina, non sappia la tua sinistra quello che fa la tua destra» (Mt 6,3), parlava probabilmente a dei tipi due. È qui che si manifesta se qualcuno fa qualcosa veramente « per Dio » oppure solo per essere apprezzato quale altruista e ricco di spirito di sacrificio. I tipi due di solito fanno in modo che gli altri vengano informati delle loro «buone azioni». Per superare la dipendenza dall'approvazione, essi devono provare - e sopravvivere a - profonde e dolorose esperienze di perdita. Il lavoro dell'afflizione, con lo scopo di sciogliere relazioni simbiotiche, può divenire la porta che conduce a una percezione di sé più chiara e alla libertà. Solo dopo l' abbandono i tipi due si accorgono di poter stare sulle proprie gambe e di poterne essere addirittura felici. I due, come tutti i tipi di cuore, hanno bisogno di un luogo di silenzio e di« oggettività», dove, soli, possano fare amicizia con se stessi e riflettere seriamente, ovvero con la testa! I due infatti tendono a pensare con il cuore. Nelle loro fasi aggressive possono addirittura perdere completamente il ben dell'intelletto. In tali situazioni non vogliono saperne niente di logica: «Non snervarmi continuamente con i fatti! Io ora mi sento così e ne ho il diritto!». Un tipo due redento sa essere concreto e sa lasciar parlare i fatti e non sempre e solo le emozioni. La sensibilità dei tipi due per umori e sensazioni ha un aspetto molto positivo: i due possono leggere esattamente qual è l' « atmosfera » da come la loro controparte solleva i sopraccigli. Ciò può diventare un peso per loro, perché sono subito feriti oppure precipitano in uno stato ansioso appena notano un accenno di rifiuto. Devono imparare a vivere con questa ipersensibilità emotiva. Perciò hanno bisogno del loro. ambiente. Altrimenti i due devono essere sempre pregati: «Non confondete sempre i vostri sentimenti con la verità oggettiva! ». I tipi due devono fare attenzione a due moniti: la vergogna e il bisogno di scaricare le colpe. Se si vergognano delle proprie esigenze, i due sono emotivamente in pericolo. Lo stesso vale se cominciano ad accusare gli altri uomini oppure Dio. Non appena hanno la sensazione di avere la peggio, hanno bisogno di un capro espiatorio. Può essere l'inferno attirare su di sé l'odio di un tipo due. I due possono odiare esattamente con la stessa intensità con cui possono amare. Quindi 95

diventano terribilmente crudeli e brutali contro sé e contro chi sta loro accanto. Questa è la peggiore deformazione del due, che in fondo è così amabile e cordiale. I tipi due devono imparare a dire di no e a formulare chiare e tonde le proprie esigenze. Peter Schellenbaum ha analizzato i meccanismi delle relazioni simbiotiche e ha dimostrato come esse possono fallire quando non riservano spazio alla limitazione 12 • All'inizio, se un tipo due pronuncerà un «no», la limitazione e la formulazione di esigenze proprie, sembrerà maldestro e artificioso. Per cominciare esagererà. Così come noi uno dobbiamo imparare faticosamente a mostrare aggressività, così i due devono esercitarsi a esprimere i loro desideri. Per questo all'inizio si presentano così combattivi che anche questo può dare sui nervi. In questo stadio gli altri devono essere pazienti con loro; dopo un po' ne saranno capaci! I tipi due si trovano evidentemente « al meglio » se possono effettivamente amare e servire. Nel servizio e nella dedizione vengono alla luce il loro lato manipolativo e il loro lato migliore. Per questo hanno bisogno proprio in questo campo di aiuto e di supervisione, per sviluppare il loro « osservatore gentile », che chiede: «Perché sei veramente qui? Per gli altri?». Ogni tanto devono chiudere il rubinetto, negarsi alla gente e resistere soli con se stessi. Se si esercitano a fare il bene, senza attendersi né riconoscenza né ricompensa, noteranno in primo luogo che ciò pregiudica notevolmente le loro ambizioni. Sindrome dell'aiutante, complesso del messia, fantasie di martire, mania di relazione, tutti questi tipici giochi del tipo due portano prima o poi alla sensazione di essersi «bruciato », esperienza di cui parlano tanti «professionisti dell'aiuto ». Le autrici svedesi Barbro Bronsberg e Nina Vestlund chiariscono nel loro libro Ausgebrannt (Bruciato) la situazione di donne lavoratrici che crollano sotto le pretese proprie e alt~ui. Indicano tra l'altro diffusi sintomi fisici di questa tipica « malattia dell'aiutante» e forniscono una serie di sollecitazioni, ad esempio come può essere esercitata la «negazione » 13 • Il bru12 P. Schellenbaum, Das nein in der Liebe. Abgrenzung und Hingabe in der erotischen Beziehung, Stuttgart 1985. 13 B. Bronsberg - N. Vestlund, Ausgebrannt: die egoistische Aufopferung, Miinchen 1988.

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dare è un indizio della vendetta delle false motivazioni. Per questo i tipi due devono sempre riesaminare le loro vere motivazioni e liberarsi dalle loro costrizioni.

Un due redento è capace di amore. Chi ha la fortuna di essere amato da un due maturo e integrato, ha un amante eccezionale, un amante stupendo, un amico per il quale lui o lei sono da invidiare. Questa persona prova i tuoi dolori con te e si occupa di te, perché sa cosa si sente quando l' anima duole. I due vogliono a tutti i costi che nessuno si trovi a dover attraversare tutto ciò. Questa è la forza e la bellezza di un due redento ... Un esempio di un due redento è Madre Teresa Calcutta, nata nel 1910 da una famiglia di Skopje, nella quale da sempre venivano apprezzati amore per il prossimo e disponibilità. A 18 anni Agnes Gonxha Bojaxhiu, suo nome di nascita, entrò nelle « Signorine inglesi », un ordine scolastico. Dalla casa madre dublinese venne mandata in un ginnasio a Calcutta, nel quale insegnava geografia a «figlie di buona famiglia ». Alle spalle della scuola si trovavano i bassifondi della città, completamente in rovina. Con alcune scolare, Teresa, che nel frattempo era diventata direttrice e superiora del convento, cominciò ad andare in quei poveri quartieri portando assistenza ai sofferenti. Presto le si chiarl che non bastava aiutare i poveri e poi ritirarsi al chiuso delle proprie mura. Nell'anno 1946 decise:« Devo lasciare il convento e aiutare i poveri vivendo tra loro » 14 • Infine riuscì a scambiare il vestito da suora portato fino ad allora con il sari dei poveri e a trasferirsi in una baracca negli slum. Ll insegnò lalfabeto e le più elementari norme igieniche ai bambini. Ex scolare la seguirono. Cosl sorsero le Missionaries o/ Charity, un ordine cui oggi appartengono oltre duemila suore e trecento frati. Sin dall'inizio Teresa era pazza per i bambini, nati e nascituri. L'affermazione che ci sono troppi bambini è secondo lei cosl assurda quanto laffermazione che ci sono troppe stelle in cielo. Le suore di Teresa raccolgono neonati abbandonati e li nutrono. La cosa peggiore al mondo, secondo Madre Teresa, è la sen14 C. Feldman.n, Triiume beginnen zu Jeben. Grosse christen unseres Jahrhunderts, Freiburg-Basel-Wien 1983, p. 76.

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sazione di essere indesiderati. Per questo insiste sul diritto a vivere dei nàscituri e protesta contro l'aborto:« Non solo si uccide la vita, ma si mette anche il proprio io al di sopra di Dio. A me sembra che si possa sentire il grido di quei bambini che sono stati uccisi prima di essere nati al mondo » 15 • In occasione dell'attribuzione del premio Nobel per la pace a Oslo nel 1979, invitò gli ospiti ad ascoltare il suo appello: «Per me le nazioni che hanno legalizzato l'aborto sono i paesi più poveri. Temono i piccoli, hanno paura della vita che non è ancora nata» 16 • Ben presto le suore cominciarono ad allestire in Calcutta ospizi della morte, in modo che i più poveri fra i poveri, che morivano nelle strade della città, potessero avere almeno una morte degna: « Hanno vissut~ èome animali. Devono almeno morire come uomini» 17 • Tentativi di evangelizzare le persone attraverso le parole, le suote non ne fanno: «L'unica cosa che converte realmente è l'amore ». Nel 1982 Madre Teresa criticò la politica d'asilo politico della ex Germania Federale e invitò pubblicamente il primo ministro del Bade-Wiirttemberg Lothar Spath ad aprire le porte: « Dio la benedirà! ». Il vero amore secondo lei deve far male e richiede sacrificio. Nei reietti incontriamo Cristo: «Nella Santa Comunione abbiamo Cristo sotto forma di pane. Nel nostro lavoro lo troviamo sotto forma di carne e di sangue. È lo stesso Cristo » 18 • Oggi « suore » e « frati dell~ Misericordia » operano in tutto il mondo. Le strutture della società non interessano a Madre Teresa, per quanto riconosca che altri potrebbero avere la vocazione di combattere per cambiamenti strutturali: « Quello che ci interessa è il singolo » 19 • Il motto che comunica alle sue suore suona:« Non chiedete quali siano i costi!». Questo è il dono del tipo due redento: io posso dare qualcosa senza chiedere di ottenere nulla in cambio. Le suore ricevano la loro forza dal silenzio: la meditazione, la preghiera e la festa dell'eucaristia appartengono alla quoti-

15

Ibid., pp. 78s.

16 Ibid., 17 Ibid., 18 Ibid., 19 Ibid.,

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p. p. p. p.

81. 86. 89. 94.

dianità. Ai tipi due I' azione riesce più facilmente della meditazione. Ma solo I' equilibrio di azione e contemplazione li redime dal lato pericoloso del loro dono. In Teresa e nelle sue suore i due poli si sono riuniti.

TIPI «TRE»

Profilo Le particolari attitudini del tipo tre Io conducono a emanare spesso una sicura tranquillità che ispira fiducia e gli permette di diffondere una buona atmosfera. Gli riesce facile assolvere dei compiti in maniera efficiente e competente, porsi ·delle mete personali e raggiungerle, come anche entusiasmare altre persone, motivarle e renderle capaci di procedere allo stesso modo. I tre hanno un « sesto senso» per la valutazione dei compiti e per la dinamica dei gruppi di lavoro. Si identificano con l'azienda (la società, l'organizzazione) per cui agiscono e hanno il dono di creare un buon clima di lavoro e di coordinare gli sforzi. Il collegamento e il « reticolato » dei membri del gruppo gli stanno a cuore. I tipi tre possono diventare molto influenti e portare al successo progetti in cui credono, attraverso la forza dei loro argomenti. Il tre è il tipo centrale del« gruppo di cuore» (due, tre, quattro). Ma questo per l'appunto non significa che i tre siano uomini capaci di gestire al meglio la loro sfera sentimentale. Al contrario: il tipo tre è, fra tutti i tipi dell' enneagramma, quello con le maggiori difficoltà a percepire i propri sentimenti. In maniera analoga al tipo due, anche il tre tiene sempre un termometro immaginario in aria per controllare l'atmosfera. Facendo ciò non chiede come il due: «Mi volete bene? », ma piuttosto: «Ho successo? Vengo notato? ». Da bambini i tipi tre spesso non sono stati amati per se stessi, bensl elogiati e ricompensati se avevano successo eriportavano prestazioni particolari. Se tornavano a casa con buoni voti o se avevano vinto a calcio, il padre o la madre hanno detto: « Tu sei un bravo ragazzo. Siamo orgogliosi di

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te», e sempre di più hanno idealizzato il successo e sviluppato il motto: « Sono bravo se vinco». Il tipo tre ricava le sue energie vitali dai suoi successi. I tre sono esibizionisti, uomini di grandi prestazioni, carrieristi, arrampicatori sociali e di volta in volta si trovano meglio nel ruolo giocato che nel vero io, che nemmeno conoscono. Possono indossare quasi ogni maschera e rappresentarla alla perfezione. Il ruolo li protègge e li motiva. La vita del tre è una lotta di concorrenza; si tratta di vincere o di perdere. I tre vogliono essere vincitori e per questo spesso vanno veramente molto lontano. Una donna di successo nel lavoro e in famiglia, che si è riconosciuta nel tre, si descrive cosl: « Mi ricordo che adoravo quando mio padre giocava con noi al "serpente·mentale di conti" (addizionare e sottrarre mentalmente molte cifre di seguito), perché di solito vincevo io. Non è che amassi i conti mentali, amavo vincere. Mia sorella trovava sempre orribile questo gioco. A scuola tutte le materie mi hanno divertito finché avevo dei buoni voti. Noiose da morire trovavo materie come la musica, nelle quali non avevo alcuna speranza di appartenere un giorno ai migliori, poiché avevamo alcune persone molto dotate in classe. Gli insegnanti di religione, che davano sempre solo dei dieci e dei nove, li trovavo terribili, perché il sistema del controllo delle prestazioni mi serviva per l'autodefinizione. Non mi sono mai vista come una in concorrenza con gli altri, piuttosto come una che emerge volentieri nel gruppo, progredire è importante. Trovo difficile rimanere ferma e aspettare pazientemente i ritardatari. Spesso allora lavoro piuttosto da sola, con un ritmo mio, prima di dover trascinare con me altri che non si lasciano motivare ».

I tre sanno lavorare veramente duro e lasciar confluire tutte le proprie energie in un progetto. Nel loro campo sono spesso assai competenti e visti da fuori risultano ancor più competenti. Si crede che dominino il loro mestiere e che siano convinti delle loro capacità. Molti tipi tre sono anche estremamente attraenti 1• Non 1 Sembra esserci un collegamento tra costituzione fisica e tipo caratteriale, come Ernst Kretschmer aveva già affermato negli anni venti. Varrebbe la pena di seguire metodicamente e sistematicamente questo sospetto sulla scorta dell' enneagramma, cosa che non è ancora avvenuta.

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è raro il caso in cui sin da bambini siano stati di beli' aspetto e « tipi in gamba » e che si siano sentiti sempre dire: « Tu puoi farlo! Ce la fai!». Questa è divenuta in molti casi una «profezia che si realizza da sola». La maggior parte dei tre risulta ottimista, giovanile, intelligente; dinamica e produttiva. Mestieri in cui i tre fanno strada sono il rappresentante, il venditore, il manager, il designer e tutto ciò che ha a che vedere con i mass media. e con la pubblicità. Se un tipo tre è « solo » casalinga e madre, allora è una supercasalinga e una supermadre. Nelle relazioni intime tendono ad adempiere sapientemente al ruolo dell'amante o dell'amata: essere romantici, quando è consigliatò il romanticismo ed essere sensuali, quando è consigliata la sensualità.. Hanno la tendenza a divenire di volta in volta il prototipo del loro gruppo di relazioni e a incarnarne le aspettative e i valori. Uomini e donne tre tendono quindi ad assumere la rispettiva definizione sociale di «virilità» e di «femminilità». Se lo spirito dei tempi permette ad esempio che l'uomo sia« casalingo », morbido e tenero, questi tratti si troveranno quanto prima nel tre. Se sono richieste donne sportive e naturaliste, le tre guideranno presto la squadra di donne sportive e naturaliste. Quelli con cui il tre si identifica non devono essere per forza valori sociali« correnti». Un tre che si unisce a una comunità cristiana o a un gruppo di critica radicale alla società non incarna i valori e l'immagine riconosciuta della società, bensì del suo nuovo gruppo di relazione primario. I problemi sorgono solo quando il tre appartiene a diversi gruppi di relazione con stili di vita differenti. Può accadere in questo caso che muti rapidissimamente immagine e ruolo nel varcare la soglia tra un ambito di vita e l'altro. Un mio buon amico di Cincinnati, che è un tipo tre, ha il nomignolo di Mister Per/ect. Tutto ciò che intraprende sembra riuscirgli e trasformarsi in oro come in una favola. Que· sto amico dice: « Se entro in una sala in cui si trovano molte persone, so in una frazione di secondo come devo comportarmi, come devo apparire e come devo parlare per essere notato dai presenti. Gli altri potrebbero sentire questi cambiamenti del comportamento solo come sfumature: io so immediatamente quale sfumatura è richiesta. Se lascio la stanza e attraverso un'altra porta, posso

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giocare lo stesso gioco ed essere un uomo comp1etamente differente». ·

I tipi tre sono uomini di successo e di beli' aspetto, che girano il mondo sorridendo, ai quali sembra venire incontro tutto ciò che vogliono ottenere. In verità niente capita loro per caso. Lavorano duro per il loro successo e fanno in modo che i loro progetti si realizzino, applicandovi tutta la loro energia. Ma vogliono che tutto appaia facile e senza fatica, e non permettono che i loro sforzi vengano notati. I tre hanno la tendenza a sentire in maniera eccessivamente positiva ciò con cui si identificano, escludendo gli aspetti problematici di un progetto. Se ritengono che qualcosa sia loro riuscito, possono trasmettere «messaggi pubblicitari» per se stessi, per raccogliere lode, riconoscimento e ammirazione. Parlano volentieri dei loro successi, elencano persone influenti, progetti che hanno realizzato, riconoscimenti che hanno ottenuto. I tre non possono mai essere lodati abbastanza; assorbono riconoscimenti come delle spugne. Spesso purtroppo questa lode non giunge, perché i tre danno un' impressione tanto sicura di sé e forte che di solito agli altri non passa nemmeno per la testa che questa persona di successo dipenda dai complimenti. Cosl come un tipo due fa di tutto quando viene usato, un tipo tre fa di tutto per una lode. La lode è la benzina che mette in moto il suo motore. I tipi tre sono ancora più dipendenti dalle reazioni degli altri che i tipi due, per quanto lo lascino trasparire raramente.

Dilemma La bravura (efficienza) è la grande «tentazione» del tipo tre. Il sistema capitalista, che domina l'economia mondiale, si basa sul dogma del tre: « Chi si sforza abbastanza, può arrivare in alto». Il tipo di società degli Stati Uniti, lo stato simbolo del tre (vedi sotto), è l'espressione di questa attitudine. Quello che dico sul tre riguarda tutti gli statunitensi, l'intera società statunitense si identifica infatti con questo pensiero: vi si ammirano i vincitori e si disprezzano i perdenti. Questo lo si nota già da come viene trattato lo stuolo di milioni di poveri. Chi non ce la fa a raggiungere la corren-

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te della classe media statunitense, viene trattato come un appestato, viene visto come un essere. inferiore e moralmente basso. I poveri non meritano di essere notati né considerati. In fin dei conti sono loro i colpevoli del loro stato. Il credo della società statunitense suona più o meno cosl. Il« vangelo ·statunitense» dell'affermazione, del benessere e del successo è talmente dominante e universalmente riconosciuto, che negli Stati Uniti anche una gran parte di coloro che per tutta la vita hanno frequentato la Chiesa non possiede un sistema di valori significativamente divergente. Al contrario: questo atteggiamento si traduce all'ambito spirituale; la religione si trasforma sempre più in consumo spirituale. Ciò si rispecchia nelle storie di successo « spirituale » di predicatori televisivi americani: uomini raggianti, riempiti di vitamine, ricolmi di felicità e di ottimismo e con Gesù nel cuore. Gesù viene venduto quale ricetta per il successo. Non importa più la croce. Quando il simbolo della croce trova ancora utilizzo, viene « agghindato » con gemme, lustrini e neon. La stessa morte di Cristo viene tramutata nella storia di una vittoria, ma non c'è alcuna possibilità di fare del« messaggio della croce» la storia di un successo. La croce significa che Cristo assapora pienamente la sconfitta della morte e beve l'amaro calice fino in fondo. Il calice non passa davanti a Cristo; lui deve assaporare la morte! Ciò non può essere in.teso da una società del successo. La cultura della classe media riesce bene senza sconfitte. Noi siamo probabilmente la prima generazione nella storia del mondo che con l'aiuto del benessere ha ottenuto una via di uscita dall'esperienza del fallimento. Il « meccanismo di difesa » del tipo· tre si chiama identi/ic cazione. Il tre si protegge dalle minacce immergendosi pienamente nel suo lavoro, nel suo ruolo o nei suoi progetti, accettando solo malvolentieri la critica al suo gruppo o alla sua azienda. Nei primi anni di« New Jerusalem »io e un altro francescano, che lavorava lì con me, dovevamo riferire a un consiglio della diocesi cosa avenisse all'interno di questa pazza comunità. Dovevamo rendere conto della legittimità di ogni cosa, della sua affidabilità eccetera. Il mio compagno era un tipo tre. Mise« New: Jerusalem »in una luce tanto buona da mozzare il fiato! Suonava come se« New Jerusalem »fosse il regno di Dio in terra. Un sacerdote mal103

to acuto, che apparteneva a questo consiglio, opinò quindi: «Padre, lei si sforza troppo! Non può essere cosl bello». Se un tipo tre crede in qualcosa, lo fa senza mezzi termini, riuscendo a gettare luce persino sulle parti in ombra, poiché l' «ombra» significa infatti «fallimento ». Fallimento è il termine che descrive ciò che il tipo tre« evita». Non c'è niente di più tragico di un tre senza successo, perché per lui è traumatico dover fare i conti con la sconfitta, il fallimento e la perdita 2 • I tipi tre irredenti evitano, temono e odiano le sconfitte come la peste. Se però avvengono, essi hanno almeno tre metodi standard per districarsi: a volte ripuliscono le sconfitte reinterpretandole come «vittorie parziali »; spesso scaricano la colpa su altri; frequentemente abbandonano i cocci rotti quanto prima per gettarsi-anima e corpo in un nuovo promettente progetto. Il tre irredento è capace di immensa sopravvalutazione di sé. Il suo io spesso è tanto viziato dai successi, che finisce per credere che tutto ciò che fa sia giusto. La pressione del successo, della quale soffrono i tipi tre (e le società di tre) conduce al loro «peccato radicale»: la bugia o linganno. Per vincere i tre tendono a rendere più attraente la verità: costituiscono un'immagine che ha un buon aspetto, si lascia vendere e finirà per vincere. Raramente si tratta di grosse bugie; sono piuttosto sottili abbellimenti, la cancellazione di problematici aspetti in ombra, la sottolineatura eccessiva dei vantaggi.

L'inganno ovvero la menzagna, cosl come il« peccato» del tipo sei, il timore, mancano nel catalogo « classico » dei sette peccati capitali. La loro classificazione come « peccato » deriva dalla tradizione dei sufi. È indicativo come nella tradizione occidentale non abbiamo mai riconosciuto e nominato come tali proprio questi due peccati. Si tratta dei veri peccati mortali della nostra società, che sono tanto più pericolosi perché non li vediamo. I sufi sottolineano che non si può riconoscere il proprio peccato. 2 Il prototipo del tre che non ha successo è Paperino. Il suo sistema di valori è orientato alla fama e al successo, ma qualcosa gli impedisce sempre di raggiungerli: o è il cugino Gastone, il fortunello che ha ottimi risultati senza sforzarsi; oppure i tre nipoti Qui Quo e Qua, giovani tre competenti e di successo, che devono aiu-

tarlo ad uscire dai guai.

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Un'eccezione in Oceidente è costituita da Dante, che nella

Divina commedia attraversa prima l'inferno, poi il purgatorio purificatore e infine il paradiso. Sebbene durante il suo viaggio incontri i rappresentanti dei quattro peccati capitali, già all'entrata dell'inferno si imbatte negli« ignavi» (canto III) e nel punto più profondo dell'inferno trova i« falsari» e i« traditori» (canti dal XXIX al XXXIV). Questi ultimi, tra cui Giuda, il traditore di Gesù, Bruto e Cassio, gli uccisori di Cesare, bruciano nell'ultimo dei gironi infernali (il nono) 3 •

Il tipo tre irredento inganna in primo luogo se stesso. Per questo neanche lui riesc~ a riconoscere facilmente le proprie bugie. All'inizio il tre si convince che la bugia è verità. Ecco come, ad esempio un politico statunitense può apparire franco e raggiante davanti ai microfoni della stampa, spiegare che tutto è in ordine e crederci veramente! I tipi tre irredenti non desiderano un approfondimento. Perché approfondire quando la superficialità funziona e vengono acquistate confezioni senza contenuto? Il tre che si affida a se stesso è estremamente pragmatico: è vero ciò che funziona. La verità oggettiva non è nemmeno lontanamente argomento di discussione. M. Scott Peck ha tracciato nel suo libro People of the Lie (Gente della bugia) una psicologia del male dal punto di vista della bugia. « Uomini cattivi» o « gente della bugia » per lui sono coloro che attaccano gli altri invece di guardare negli occhi il proprio fallimento. Basandosi sullo studio di casi tratti dalla sua esperienza di psicoterapeuta e sulla scorta del massacro di May Lai in Vietnam (1968), descrive in maniera impressionante co-

3 Dante Alighieri era influenzato dall'opera del maestro sufi Ibn Al-Arabi. Secondo Miguel As!n Palacios, nel suo Islam and the Divine Comedy (New York 1926), egli «prese il lavoro letterario di Ibn Al-Arabi e Io cristallizzò all'interno di una cornice allora possibile. Nel fare questo egli privò il messaggio di Ibn Al-Arabi della sua validità sufica e lasciò ... un esempio imbalsamato di quello che alla mente appare quasi come pirateria» (citato da I. Shah, I Sufi, pp. 135-136). Comunque stiano le cose, dà nell'occhio in ogni caso che Inferno, Purgatorio e Paradiso in Dante siano articolati ognuno in nove (!) tappe. Dante stesso interpreta la sua opera come la penosa via di un'anima persa verso la salvezza. La questione, se la Divina Commedia in fin dei conti non rappresenti altro che una versione letteraria dell' enneagramma, meriterebbe un'analisi, dalla quale potrebbe riflettersi anche una nuova luce sull'origine di questo strumento per la conoscenza di se stessi e degli altri.

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me la repressione della propria colpa e l'attribuzione della colpa ad altri finiscano per distruggere gli stessi agenti. Un tipo tre caduto in basso, che non riesce più a liberarsi dall'intrico delle menzogne, appartiene alle personalità più deformate che esistano 4 •

La cosa grave è che spesso noi stessi riponiamo cieca fiducia in un tipo tre veramente disonesto. Il tre appare cosl sicuro di sé; sembra sapére cosa dice e fa. Solo per questo bisogna avere fiducia in lui. I tipi tre sono i proverbiali « venditori di auto usate»: tutto è lucidato e luccica. Parlano come un libro e cosl in fretta che non si fa in tempo a seguirli. Per questo spesso non si possono rifiutare le loro offerte e si finisce per credere che quella che si acquista sia la migliore automobile usata di tutta la città. Possono venderti di tutto, perché prima di tutto ti vendono se stessi. Possono venderti quanto sono capaci e competenti e noi lo compriamo perché è inscenato cosl perfettamente. La « trappola » nella quale cade il tipo tre irredento si chiama vanità. Per vanità intendo quando aspetti esteriori di secondo piano (confezione, vestiario, effetto esterno) sono più importanti dell' «essenziale» (sostanza, persona, contenuto). Finché il tipo tre è imprigionato in sé, quasi non vive nel proprio corpo e nella propria anima, ma si trova accanto a se stesso e si vede agire. I tre sono attori nati: molti diventano buoni attori, ma solo pochi diventano ottimi. Non c'è da meravigliarsi se lattore Ronald Reagan è potuto diventare presidente degli Stati Uniti. Io ritengo che papa Giovanni Paolo II sia un tipo tre. I tipi tre sanno come servire le masse, molti di essi si trovano volentieri di fronte a moltitudini di uomini, a loro piace il« bagno di folla». Nel discorso personale a quattr' occhi di contro molti tipi tre si sentono piuttosto insicuri. Qui, infatti, si richiede sincerità, sensibilità e profondità. 4 M. S. Peck, People of the Lie. The Hope /or Healing Human Evi!, New York 1983. Il riassunto di importanti tesi di Peck si trova in R. Rohr, Der nackte Gott. Pliidoyers fiir ein Christentum aus Fleisch und Blut, Milnchen 1987, pp. 140-150. Il suicidio di alcuni uomini di successo, per i quali tutto è stato lecito pur di conservare la propria situazione privilegiata, interviene nel momento in cui essi si accorgono di non avere via di uscita per riuscire a mantenere il suceesso.

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Anche il dono, il «frutto dello Spirito» del tipo tre è l' altra faccia del peccato radicale: veracità o sincerità. Un tre redento ha trovato la strada della verità. Queste persone sono rare negli Stati Uniti, in particolare nel mondo del lavoro. Mister Perfect, che ho nominato prima, mi chiese una volta in un colloquio personale: « Richard, ti prego di non permettermi mai più di truffare! Io so truffare me e il mondo in una maniera cosl grandiosa. So ingannare chiunque». Egli sapeva di cosà era capace, sapeva di poter dare a intendere agli altri una cosa per un'altra e anelava alla verità. I tipi tre trovano la strada del proprio dono solo quando guardano negli occhi le proprie menzogne, grandi o piccole, non cercando più di coprirle, ma seguendo il doloroso cammino della conoscenza di sé. Ai tipi tre riesce tanto difficile, perché questa scoperta rivela il fallimento. Un tre che ha raggiunto la strada della verità può impegnare i suoi grandiosi doni per aiutare altre persone in maniera competente ed efficace, e motivarle a scoprire i propri potenziali (aiuto altrui e proprio). I tipi tre redenti ottengono che un gruppo o una comunità si organizzi in maniera sensata, che le bugie della società vengano chiamate per nome e che la verità venga propagata « in maniera professionale e secondo lo stile del tempo». Simboli ed esempi Il primo« animale simbolico» del tipo tre è il camaleonte. I tre infatti sanno adattarsi sapie'ntemente alle attese del loro ambiente, ma in tal modo corrono il pericolo di sostituire il proprio io, cui non hanno accesso, con molteplici ruoli e maschere. Un tipo tre irredento, cui si tolgono ruoli e maschere, può finire nel panico, potrebbe letteralmente dissolversi nel nulla. Una donna tre riferisce che ha spesso pensato, quando era innamorata, quale tipo di donna avrebbe dovuto interpretare al prossimo appuntamento per «avere successo». Il secondo animale simbolico è il pavone. Alcuni specialisti del1' enneagramma attribuiscono il pavone anche ai tipi due e quattro. Tutti i tipi del «gruppo di cuore» hanno qualcosa di «pavoneggiante », perché con il loro comportamento mirano a una reazione dell'ambiente e si rappresentano: il tipo due si pro-

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pone amorevole e servizievole, il tipo tre recita la parte che ha più « successo », il tipo quattro si presenta come qualcosa di particolare. Il pavone si mette in mostra. La sua vanitosa toletta attira I' attenzione su di sé. La mèta a lungo termine che la cura delle anime dei « tipi di cuore » deve raggiungere è la cattura del pavone e il taglio della coda, perché divenga chiaro che senza la sua toletta è un pollo brutto esattamente come tutti gli altri. Animale simbolico del tipo tre redento è I'aquila. Del «re dell'aria » si dice che sia l'unico animale a saper guardare direttamente nel sole. È il simbolo della velocità, della forza, della resistenza e del rinnovamento: «Ma quelli che sperano nel Signore rinnovano le loro forze, mettono ali come aquile, corrono senza affaticarsi, camminano senza stancarsi» (Is 40,31). ·

Il «paese» del tipo tre sono gli Stati Uniti; Io, Richard Rohr, come appartenente a questo popolo, vorrei prenderne in esame più approfonditamente la mentalità. Negli Usa non ci sono motivazioni per non essere un tipo tre. Chi negli Usa domina il gioco dei tre; riesce a scalare la vetta del sistema. Da noi i tre diventano manager cl' azienda, vescovi e presidenti. Questo è uno dei motivi per cui cosl spesso siamo delusi dàlle nostre guide. Prima o poi ci appare chiaro quanto superficialmente vengano gestite le cose in alto. Questi uomini sono stati cosl impegnati per tutta la vita a scalare il successo, che questo è divenuto l'essenza stessa della loro vita. Il tipo tre è il prototipo dell'uomo bianco statunitense. Cosl vengono educati i giovani, che diventano dapprima rappresentanti di classe e poi vincono tutte le altre elezioni. Tutti coloro che non corrispondono all'ideale del tipo tre si sentono inferiori e insicuri di fronte a loro, come se essi stessi non fossero a posto. Noi statunitensi abbiamo grandi difficoltà a capire le menzogne del nostro sistema. Dopo labbattimento dell'aereo civile iraniano a opera della flotta di guerra statunitense, da noi circolava la voce che l'Iran avesse fatto mutilare dei cadaveri e li avesse fatti gettare nel Golfo Persico per dimostrare al mondo che noi avevamo abbattuto un velivolo civile. Gli Stati Uniti, il «regno del bene», sono superiori a ogni motivazione sleale e non avrebbero mai potuto fare un errore di questo genere! Questo tipo di inganno è parte dello stile di vita e del sistema statunitense. Il resto del mondo ha

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un'immagine« brutta», superficiale e vuota degli Stati Uniti, l'immagine di un mondo di plastica e di confezioni, senza contenuto sostanziale. Ma noi stessi non possiamo né vogliamo vederci cosl. A questo punto non posso fare a meno di spendere un paio di parole retrospettive sull'era reaganiana. Reagan, come molti altri presidenti americani, è un tipo tre. Era prevedibile che venisse votato e rivotato. Se fosse stato possibile un terzo -mandato, sarebbe divenuto presidente un'altra volta. Egli incarnava lo spirito collettivo degli Stati Uniti pressoché alla perfezione. Reagan era lo statunitense pragmatico, di successo, di bell' aspetto e privo di profondità. Questo risponde alla vanità e alla superficialità del tipo tre irredento. Si gratta via un po' di vernice, e sotto non c'è niente. Il tre è un tipo del benessere. Sono certo che in paesi del Terzo Mondo non si trovi questa percentuale di tre. I poveri devono infatti guardare negli occhi fin dal primo anno di vita la privazione, il fallimento e la sconfitta. Sperimentano che raramente si ottiene ciò che si vuole, che non ci si può liberare dal dolore e dalla sofferenza. Gli Stati Uniti devono percorrere una lunga strada per incontrare il loro falso io collettivo, opporsi a lui e riconoscere la loro inclinazione alle menzogne, agli inganni e alle illusioni. Il« colore» del tre è il giallo del semaforo. Il giallo cattura I' occhio, risulta penetrante e dinamico, eccentrico ed è radioso (luce): tutto ciò descrive il tipo tre redento. · « Come colore più brillante rende trasparente il senso e lo scopo del Creato; si lascia attraversare dalla luce e così illumina gli oggetti. Il giallo diventa quindi lelemento che indica una direzione tra i colori. Indaga, rende visibile e risponde. Conduce e guida la nostra strada e l'illumina con conoscenza, senso e intuizione » 5 •

Il giallo è anche il più vulnerabile tra i colori. La minima sporcizia o il minimo offuscamento lo fanno apparire brutto o velenoso. « Come esiste una sola verità, esiste un solo giallo. La verità offuscata è malata, è il contrario della verità. Il giallo offu5 H.

E. Benedikt, Kabbala, op. cit., p. 101.

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scato suscita l'idea dell'invidia, del tradimento, della falsità, del dubbfo, della diffidenza e della demenza. Nell'Arresto di Cristo di Giotto e nell'Ultima Cena di Holbein, la figura di Giuda è dipinta in un giallo fosco» 6 • L' « antenato biblico » del tipo tre è Giacobbe il truffatore. Già nel ventre materno lottò con il suo fratello gem~llo Esaù, che venne per prinio al mondo. Giacobbe era il prediletto di sua madre Rebecca, un «uomo costumato », mentre il padre Isacco prediligeva il rozzo guerriero Esaù. Una sera Giacobbe sfruttò la stanchezza e la fame di suo fratello per comprargli, per un piatto di lenticchie, il diritto di primogenitura, dal quale nell'Oriente di allora dipendeva tutto. Quando poi suo padre, divenuto cieco, fu sul letto di morte, Giacobbe, in effetti, con l'imbroglio e con l'aiuto della madre Rebecca, si procurò la sua benedizione 7 fingendosi Esaù. Quando il fratello tornò a casa, la benedizione era già stata data. Giacobbe dovette fuggire dall'ira di Esaù presso lo zio Làbano a Carran. Durante la fuga ebbe un sogno nel quale vide apparire nel cielo una rampa e gli angeli di Dio salire e scendere (la scala come simbolo della salita e della discesa dice qualcosa a tutti i tipi tre!). A Carran si innamorò di sua cugina Rachele, che era « bella di forma e bella di aspetto». Servì suo zio per sette anni per averla in sposa. Questa volta fu lui a essereingannato: al mattino dopo la notte di nozze si accorse che gli era stata messa nel letto la donna sbagliata, ovvero la più anziana Lia, i cui occhi erano « smorti ». Servì suo zio per altri sette anni e ottenne infine Rachele. Làbano nel frattempo grazie all'aiuto di Giacobbe era divenuto un uomo ricco. Ma Giacobbe voleva tornare a casa. Malgrado tutti i timori voleva tornare per rappacificarsi con suo fratello (è un segno positivo se il tipo tre affronta il suo passato ed è pronto a sopportare le conseguenze dei suoi errori). Come ricompensa per la lunga servitù ebbe il permesso di prendere con sé una parte delle greggi. Attraverso un altro raffinato trucco « si arricchì in modo strabocchevole e possedette un gregge numeroso, schiave e schiavi, cammelli e asini».

J.

Itten, Arte del colore, Il Saggiatore, Milano 19812 , p. 132. La benedizione è secondo la concezione dell'Antico Testamento forza vitale che comunica lo schalom: salute, vita lunga, benessere, fortuna, successo, quindi tutto ciò cui anela il cuore di un tre. 6 7

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Inviò poi davanti a sé messaggeri con abbondanti regali che dovevano favorire una buona atmosfera con Esaù. Giacobbe trascorse la notte prima dell'incontro da solo sul fiume Iabbok mentre i suoi avevano già superato il guado. Giunse uno sconosciuto e lottò con lui. Ma Giacobbe non si lasciò battere. Solo dopo un colpo scorretto sull'anca, lo sconosciuto riuscl a dargli scacco matto. Ma Giacobbe benché colpito non si diede completamente per vinto. Quando lestraneo all'alba cercò di dileguarsi, lui lo trattenne e disse: «Non ti lascerò partire se non mi avrai benedetto». L'estraneo diede a Giacobbe (truffatore) un nuovo nome: Israele (combattente di Dio).« Perché» dice« hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto ». Alla fine si giunge veramente alla rappacificazione tra i due fratelli (Gen 25-33) 8 •

Quasi nessuna altra figura biblica può essere associata in maniera cosl inequivocabile a un tipo dell' enneagramma come Giacobbe. Egli lotta con Dio e con gli uomini, usando tutti i trucchi possibili. Sorprendentemente Dio non rifiuta la benedizione a questa figura contraddittoria. Il popolo d'Israele si è identificato fino a oggi in questa lotta tra l'uomo e Dio. A prima vista risultano piuttosto antipatici due altri tipi tre della Bibbia: Giuda e Pilato. Essi incarnano il dilemma delle ambizioni irredente. Secondo una teoria diffusa, Giuda ha tradito Gesù per spingerlo ad agire e costringerlo a prendere finalmente il potere come Messia. Quando si accorse che i conti non tornavano, non vide altra soluzione che il suicidio. Anche la sua

8 La storia di Giacobbe si è formata nel corso del tempo con molti elementi, in parte assai antichi. Prendo spunto dalla forma finale che poi divenne canonica. Walter Hollenweger ha tracciato il processo di formazione della storia della lotta di Giacobbe sullo labbok in maniera molto pertinente nel suo libro Geist und Materie (Miinchen 1988, pp. 226-232) e ha mostrato come, già all'interno della Bibbia, questa storia è stata sempre compresa e interpretata in una maniera nuova. Walter Wink sottolinea a ragione: « Sarebbe come fare della psicologia inutile, se in base alla storia di Giacobbe ... si volesse tracciare un profilo della personalità dell'uomo Giacobbe. E semplicemente proprio perché non possiamo dire fino a che punto la tradizione è stata abbellita dalla leggenda e dalla credenza popolare òppure se sorge addirittura dal nulla. D'altro canto è legittimo cercare di elaborare i processi psicodinamici della storia cosl come ce la troviamo davanti: come secondo la sua intenzione gli ascoltatori capiscono questa storia e quanto devono essere scossi da questa storia», in Trans/orming Bible Study: A Leader's Guide, Nashville 1980, p. 163.

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avidità (il denaro come simbolo del successo) combina in questo quadro. Il politico di carriera Pilato era convinto dell'innocenza di Gesù. Un giudizio giusto, però, avrebbe potuto essere dannoso per il suo futuro professionale. Durante l'interrogatorio pone la domanda da tipo tre:« Che cos'è la verità?» (Gv 18,38). Egli capisce esattamente il gioco, ma non vi partecipa, perché non riesce ad aprire una breccia tra la menzogna e la verità che ha incontrato in Gesù di N azaret.

Conversione e redenzione

L'« invito» al tipo tre è il richiamo della speranza. Solo una speranza che oltrepassa i successi superficiali può aiutare un tre a divenire più profondo e a sopportare il fallimento momentaneo. Paolo scrive: «Poiché il minimo di sofferenza attuale ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria, giacché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili. Le cose visibili sono d'un momento, quelle invisibili eterne» (2Cor 4,17--18). Speranza significa anche non fondare la vita sui propri obiettivi, bensl basarsi sulla volontà di Dio e sugli ampi obiettivi del regno di Dio. Think Big! Gesù dice: « Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste altre cose vi saranno date in sovrappiù» (Mt 6,33). I tipi tre devono veramente lavorare per acquisire profondità. Hanno la tendenza a lasciare atrofizzare i loro sentimenti. Mentre i due talvolta si dibattono in una palude di sentimenti, può accadere di chiedere a un tipo tre come si senta ed egli stesso non lo sa. I sentimenti impediscono l'efficienza e l'organizzazione, per questo il tre sospende le sue emozioni quando deve svolgere un compito. Poiché però il classico tre persegue sempre qualche progetto (a volte tre o quattro contemporaneamente), il mondo interiore viene troppo spesso dimenticato. Per essere risanati e redenti, i tipi tre come i due, devono imparare a stare da soli. Ambedue hanno bisogno di un luogo di silenzio e di isolamento, dove non esiste feedback, né applauso, né ammirazione. I «farmaci» appropriati fono la preghiera contemplativa e la meditazione silenziosa. Quan112

do un tre comincia a scoprire il proprio mondo interiore, all'inizio di solito ne fa anche un progetto: vuole meditare con successo. Ciò dura un certo periodo, finché si accorge che si tratta proprio di non fare niente, di non provare niente, semplicemente esserci. Non appena il tipo tre perviene a questa consapevolezza si sforzerà di « esserci semplicemente » e di «non provare niente», possibilmente con successo. Il proficuo cammino verso la profondità esige dal tipo tre molta pazienza e la disponibilità a non provare niente per un bel pezzo. Nel silenzio il tipo tre deve anche affrontare autocriticamente la propria insincerità e I' anelito al successo. I tre devono soprattutto masticare e digerire i propri lati d'ombra, il loro fallimento e le loro sconfitte, invece di sfuggirle. L' ammissione: «lo ho fallito! Ero nel torto! Ho mentito!» costa al tipo tre grossi sforzi di volontà. In più si aggiunga che, come tipo, il tre non viene messo in discussione in nessun luogo nella civiltà occidentale. I nostri criteri per la« salute» sono: capacità di lavoro, di amore e di piacere. Le riviste per donne e per uomini e le pubblicazioni popolari confermano questa sensazione vitale. Ma un tipo tre imprigionato in se stesso ha bisogno di redenzione esattamente come tutti gli altri. Solo che è difficile riconoscere una malattia come tale, se da tutti gli altri viene chiamata« salute». A volte la redenzione di un tre significa anche, nella nostra società, I' addio alla comprensione e all'approvazione dell'ambiente circostante. Isaak B. Singer, il grande scrittore e premio Nobel ebreoamericano, ha tracciato nel suo romanzo Il penitente la confessione fittizia della vita di un tipo tre. La figura principale, un ebreo polacco di nascita, è riuscito a sfuggire all'olocausto. Emigra negli Usa e fa carriera come commerciante. Tutto gli riesce, guadagna molti soldi, sposa una donna attraente. Infine si procura un'amante .che.lascia mantenere sé e le sue figlie da lui. Quando il protagonista viene a sapere di non essere il solo amante, interrompe il rapporto e in tutta fretta si reca a casa, dove coglie anche sua moglie in flagrante. Nel suo disgusto radicale della vita vede solo due possibilità: suicidarsi oppure tentare un nuovo inizio radicale. Malgrado tutti i dubbi di fede, decide di diventare un ebreo ortodosso e di attenersi ai comandamenti. La sua strada lo porta a Mea Schearim, dove gli ebrei stretta-

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mente ortodossi vivono secondo gli antichi costumi. Dopo la separazione sposa una semplice ragazza ebrea. Attraverso il nuovo modo di vivere anche la fede comincia a crescere in lui. Una vita priva di pretese e ligia alle leggi gli permette infine di trovar pace. · Isaac Singer dice a proposito del suo « penitente » che i rimedi che consiglia non possono curare le ferite di chiunque, ma, in tal modo, il tipo di malattia verrà riconosciuto 9 • Nel suo libro Singer attacca il contemporaneo superficiale uomo di successo, che ha una vita familiare in pericolo, e ne depreca lavidità di lusso e di cianfrusaglie tecniche, il disprezzo del vecchio, i salamelecchi di fronte al nuovo, la fede cieca nella psichiatria, la progressiva tolleranza del crimine 10 •

I' tipi tre anelano inoltre, talora senza rendersene conto, non solo alla lode e al riconoscimento, ma anche al vero amore. Ricevono tanti applausi per i loro successi, che alla fine si convincono che ciò sia tutto quello che desiderano, e questa convinzione dura a lungo, finché capiscono che esiste qualcosa di più della riconoscenza guadagnata: l'amore incondizionato, immeritato. Una religiosa che, prima di venire a« New Jerusalem »,era direttrice di un ginnasio, era un tipo tre stupendo e altamente competente. Probabilmente solo pochi uomini hanno conosciuto il suo punto debole. Io l'ho vista qualche rara volta sciolta in lacrime che diceva: «Viene voglia di fuggire, Richard! Tutti mi votano per tutte le posizioni, perché sanno che so fare tutto. Piaècio a chiunque perché faccio tutto cosl bene. Vorrei provare almeno una volta che qualcuno mi amasse per ciò che sono. Ma so di contribuire io stessa affinché non sia cosl. Io do una sensazione di forza e di indipendenza cosl grande e rendo cosl tanto, che la gente reagisce sempre solo a quello che io faccio».

I tipi tre piangono raramente, ma ogni tanto possono scoppiare in pianti sfrenati, cosa che solitamente stupisce com9 10

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I. B. Singer, Il penitente, Longanesi, Milano 1988.

Ibid.

pletamente gli altri. Il loro poco sviluppato lato sentimentale attraverso le lacrime finalmente emerge. «Dopo il pianto sto veramente bene», dice un tre. « Prima di solito ho la sensazione che nessuno mi conosca e mi comprenda. Ma dopo il pianto l'afflizione è scomparsa. Trovo che nello stesso pianto vi sia una consolazione e che solo allora sono consolato da Dio. Cosl tanta consolazione quanta ne necessita un tre, comunque non la può dare nessun altro! ».

Nei suoi momenti migliori ogni tipo tre sa che in verità ha un senso del proprio valore poco sviluppato, se gli vengono tolti i suoi prodotti. Per questo parecchie situazioni a molti di loro paiono minacciose, come la vecchiaia e la malattia, quando non possono offrire più niente, e il loro motto «Produco quindi sono »crolla. « Sopporto con difficoltà la malattia, come il vero far niente. Mio padre ha,addirittura sbrigato delle pratiche a let~o dopo un infarto. E sorprendente che io riconoscessi già allora a quindici anni che si trattava di un falso dovere. Ma ora io reagisco in maniera analoga, se sono malato ». , Appartiene ai « compiti di vita » del tipo tre sentire la malattia come segnale e opportunità di cambiamento. Il tipo tre deve imparare a rimanere fermo ogni tanto e a interrompere la continua caccia a nuovi successi e progetti. Spesso un tre non può rispondere alla domanda: «Come mi sento veramente?». Un ponte verso l'anima può essere costituito da una mirata percezione del proprio corpo come anche dall'occuparsi delle proprie immagini oniriche. Un altro dei «compiti di vita» del tre è quello di sentire sempre più spesso e in maniera sempre più precisa la voce dei propri sentimenti, invece di fare ciò che permette il riconoscimento esterno. I tre devono soprattutto aguzzare la loro coscienza e non si devono concedere nemmeno« irrilevanti» deviazioni dalla verità. Nel« viaggio interiore» il tre deve superare la paura, profonda ma infondata, che dietro ai propri ruoli · e maschere magari non ci sia alcun «vero io». Il tre dovrebbe guardarsi anche da una fantasia iperattiva, occupata continuamente in nuovi progetti e imporsi piuttosto dei compiti per cui sia necessario un lavoro paziente e 115

minuzioso e non ci si possa aspettare risultati rapidi; similmente al due e al quattro, corre il pericolo di immunizzarsi contro la critica, mentre dovrebbe piuttosto imparare a cer· care la briciola di verità presente in ogni critica. Il tipo tre deve affrontare il mistero della croce, che è il mistero del fallimento: Dio fa delle nostre sconfitte le sue - non le nostre! - vittorie. Il tre non lo capisce, ciò non funziona e non può essere integrato in nessuno schema di ascesa. Il tre si libera dalla sua vanità lungo la strada della redenzione e comincia a sperare nell'operato superiore e non manipolabile di Dio. Affronta onestamente il proprio vuoto interiore e il desiderio di amore. Rinuncia alla sicurezza attraverso lo status, il denaro e il potere. Rinuncia a costruire il proprio regno, perché spera nella venuta del regno di Dio. Tipico esempio di un tre red~nto èDorothy Day (1897-1980), la« Santa» statunitense di questo secolo. Nata a Brooklyn, figlia di un giornalista sportivo venne educata in maniera totalmente areligiosa. Ben presto la famiglia si trasferl a Chicago, dove l'interesse sociale di Dorothy si risvegliò, spingendola ad entrare a 16 anni nel partito socialista. Dopo aver interrotto gli studi, lavorò come giornalista nella · testata socialista The Cali e, in seguito a un'intervista a Trotsky, divenne anarchica. La mera teoria non riusd ad avvincere Dorothy, che voleva annunciare pubblicamente la verità una volta riconosciuta, mobilitare le masse e aiutarle praticamente. Venne arrestata per la prima volta durante una dimostrazione (in totale fu messa in carcere sei volte), e in cella si risvegliarono il suo interesse religioso e la sua autocritica. Scoprl quanto desiderio di affermazione si celava dietro il suo impegno per gli oppressi. Dopo la liberazione cominciò a frequentare regolarmente la messa cattolica, mentre viveva di lavoretti come giornalista giudiziaria e come modella di nudo. Dopo il fallimento del suo matrimonio, allacciò una relazione con un ateo, col quale giunse alla rottura perché lei aveva insistito per battezzare la figliaTamara. Il suo partner era« geloso di Cristo » 11 • Il desiderio di comunione spirituale la portò anche al proprio battesimo: « Proprio la mia esperienza di radicale e tutto il mio 11

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C. Fddmann, Triiume, op. cit:, p. 138.

passato politico mi portano ... a volermi unire alle masse per amare e lodare Iddio » 12 • La fede restò per lei, anche in quel momento, qualcosa di faticoso, una fedele resistenza senza coinvolgimento emozionale. Nell'anno della depressione, 1933, fondò insieme a Peter Maurin la rivista The Catholic W orker. Il foglio di estrema sinistra, di tendenze anarchiche, pacifista, cattolico venne venduto (ancora oggi) al costo di un cent. Già nel primo anno la tiratura sall a centomila copie. Allo stesso tempo Dorothy Day cominciò a fondare nelle metropoli degli Stati Uniti mense e case per i senzatetto e a organizzare scioperi. Divenne sempre più «la coscienza della Chiesa cattolica americana e ... di tutta la cristianità americana... Il vangelo prese fuoco in questa donna e diede luogo a una esplosione di amore » 13 • Dorothy non si limitava alle elemosine, bensl combatteva, al contrario di Madre Teresa, per effettivi cambiamenti strutturali. « Questo lo si sarebbe potuto leggere anche nelle encicliche sociali del papa, ma qui veniva praticato, e questo appariva pericoloso » 14 • Anche durante la seconda guerra mondiale restò pacifista. Dopo la guerra l'arcivescovo di New York tentò di vietare alla rivista l'uso dell'aggettivo « cattolico » nel titolo. Dorothy combatté il divieto sottolineando che esisteva persino un' associazione di «Reduci di Guerra Cattolici ». Il cardinale Spellmann, il sostenitore entusiasta della guerra in Vietnam, la definl comunista, perché aveva appoggiato lo sciopero salariale dei necrofori della Chiesa. L'amore cristiano era la prassi per Dorothy Day. Per lungo tempo ebbe delle difficoltà con il lato contemplativo della fede: la lotta per i poveri è stata molto a lungo il suo tipo di preghiera. Solo nella natura, come molti tipi tre, trovava la pace: lanatura non esige e non giudica, non premia alcuna immagine. Nei suoi ultimi anni, però, si dedicò sempre più alla preghiera silenziosa e soffrl del fatto che tanti giovani impegnati socialmente, che lavoravano nel movimento « Catholic W orker », erano così «poco devoti » a causa della delusione ricevuta dalla Chiesa ufficiale. Quando Dorothy Day morì di un colpo apo12 13 14

Ibid., p. 139. Willis, Wiederbelebung. Meine Pilgerreise, Moers 1984, pp. 142; 146. C. Feldmann, Triiume, op. cit., p. 144.

J.

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plettico, masse di poveri vennero « al suo funerale mescolandosi ai grandi della Chiesa e della società: sapevano che Dorothy in fondo apparteneva a loro» 15 • Secondo il Newsweek, al funerale non ci furono «lacrime, solo alleluia per la sua vita lunga e fulgente » 16 •

TIPI « QUATTRO »

Profilo I tipi quattro impegnano i loro doni per risvegliare nell' ambiente che li circonda il senso della bellezza e dell'armonia. Sono altamenté sensibili e quasi sempre artisticamente dotati, cosl da poter esprimere le loro sensazioni nella danza, nella musica, nella pittura, nella recitazione o nella letteratura. Tutto ciò che possiede energia vitale li attira; colgono gli umori e le sensazioni di altre persone e l'atmosfera di luoghi e di avvenimenti con una precisione da sismografo, I tipi quattro sono orientati per natura all' « ecumenismo »; rifiutano la divisione del mondo in «sacro » e «profano»; si trovano più a loro agio nel mondo dell'inconscio, dei simboli e del sogno, che in quello del reale. I simboli li aiutano a restare in sé e a esprimersi, inoltre appartiene loro anche il dono di aiutare gli altri a sviluppare un occhio per il bello e per il mondo dei sogni e dei simboli. Anche il tipo quattro trae la sua energia vitale dagli altri. La sua domanda di vita suona: « Cosa pensate di me? Mi notate? Colpisco?». Il quattro cerca di essere esteticamente attraente, di essere qualcosa di particolare e di creativo oppure in alcuni casi addirittura di apparire esoterico, eccentrico, stravagante o esotico. . Ma lo stile e la « spontaneità » di un tipo quattro irredento hanno qualcosa di artificioso. Un quattro esce dalla sua stanza e dice: «Mi sono messo al volo un paio di stracci». In

15 ]. Wallis, Wiederbelebung, 16 C. Feldmann, Trliume, op.

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op. cit., p. 143. cit., p. 151.

verità si tratta di effetti accuratamente selezionati. Ha creato la combinazione (o non-combinazione!) di vestiti e dicolori in maniera mirata per risaltare rispetto agli altri. La vita del tipo quattro viene regolata in primo luogo dal desiderio struggente: è il desiderio di bellezza e di unione del mondo e della vita in un tutto armonico. Dostoevskij ha detto una volta: «Il mondo verrà salvato dalla bellezza! ». Il tipo quattro crede a questa frase. I quattro hanno spesso provato nella loro infanzia che il presente è insopportabile e insensato. Molto spesso hanno fatto i conti con un'esperienza di perdita molto dolorosa, perdita che può essere stata reale (morte di uno dei genitori; nascita illegittima; trasferimento e sradicamento; uno dei genitori va e viene; un altro figlio nasce o viene preferito ecc.) oppure « solo » sentita emotivamente. In parte sono loro mancati modelli positivi, cosl il bambino, in cerca di un'identità, si è rivolto al proprio mondo interiore. Poiché la sorgente di amore originaria è mancata oppure è stata troppo debole, si sono creati nuove sorgenti di amore nella fantasia. La nostalgia del tipo quattro è rivolta a quell'amore perduto ed è contemporaneamente nostalgia di casa e desiderio di fuga: attende il giorno in cui il grande amore torni e lo convinca che esso lo redimerà. Se l'ira per la perdita subita diventa cosl profonda da non essere tollerata, il quattro la dirige contro se stesso. Si convince di essere l'unico colpevole se ha provato il rifiuto e l'indigenza e si ritiene quindi «cattivo». Molti quattro riferisc;ono di essere retti da una vergogna nascosta. I tipi quattro imprigionati in se stessi sfogheranno ripetutamente la loro « cattiveria » e attraverso ciò creeranno sempre nuove situazioni in cui verranno rifiutati o abbandonati. Un comportamento scandaloso esercita un fascino particolare su di loro; ciò che è oscuro e proibito ha una forza di attrazione particolare. La maggior parte dei tipi quattro è dell'opinione che le norme della società non valgono per loro. In base alla loro sofferenza fuori dal comune~ si sentono degli estranei e degli outsider e come tali accampano il diritto di stabilirsi delle norme personali. Molti quattro hanno una coscienza elitaria, cercano di raggiungere livelli particolari e quando ripetutamente non ci riescono percepiscono ciò come una mancanza. È facile riconoscere i tipi quattro. In primo luogo essi hanno 119

una predilezione per un vestiario insolito. Quasi tutti i quattro mostrano il loro lato melanconico preferendo colori quali il nero e il viola. Alcuni tendono a vestirsi.in maniera disordinata e «pazza ». Molti sono vegetariani, ambientalisti, femministe e seguaci di eccentriche dottrine della salute. Possedere qualcosa rende poco felici i quattro: desiderare è più importante di avere. Non appena infine posseggono l' oggetto dei loro desideri, di solito si sentono delusi. Per questo possono essere dei partner assai complicati in amore. Un quattro mi ha raccontato la sua storia: da ragazza anelava anima e corpo al suo futuro marito. Per ottenerlo aveva mosso cielo e terra. Ma il giorno del suo matrimonio i suoi sentimenti romantici si dissolsero nell'aria. Non passò molto tempo che il marito la lasciò. In quel momento si innamorò nuovamente di lui. Quando egli tornò, avvenne quanto segue: «Non appena fu davanti alla porta, il mio amore morl. Gli mossi dei rimproveri per tutto il dolore che mi aveva arrecato. Non appena fu stufo del mio piagnisteo e fece per andarsene, il mio amore si destò nuovamente ». Questo suona grottesco e quasi ridicolo agli estranei, ma è una parte del terribile dilemma nel quale versa il tipo quattro irredento, che non sa vivere nel presente, sempre pieno di pecche e di mancanze. Quando il suo desiderio si realizza, vi trova tuttavia qualcosa di criticabile. I tipi quattro venerano grandi personaggi: poeti famosi, musicisti, guru, padri spirituali, che hanno qualcosa di « profondo» o rappresentano qualcosa di particolare. Solo questa « autorità interiore » conta. Personaggi autorevoli che non hanno alle spalle una propria personalità, non producono alcuna impressione sul tipo quattro. Il loro senso per I'« autentico» è infallibile. Tutti i tipi di questo gruppo per natura hanno gusto estetico, per questo molti di loro divengono artisti, musicisti, poeti e attori. In ambito ecclesiastico sono patrocinatori e ideatori di cerimonie religiose creative. Hanno il senso della liturgia, del rituale e dell'architettura d'interni. Il loro senso dello stile ci fa impallidire dall'invidia. La maggior parte dei tipi quattro ha un gusto ricercato. Non comprano i loro quadri in gallerie famose e preferiscono acquistare il loro vestiario in« negozi dell'usato» o in boutique piuttosto che comprare abiti confezionati. Morirebbero piuttosto che accontentarsi 120

di articoli dozzinali, ma, come noi tutti, anch'essi tendono a esagerare il loro talento e a far notare agli altri la loro « superiorità estetica » con una certa arroganza. I tipi quattro odiano tutto ciò che è ordinario, tradizionale, casalingo, mediocre, privo di stile e « normale ». Allo stesso tempo sbirciano con segreta invidia noi consumatori senza pretese, che non sappiamo brillare con altrettanta classe e stile . . I quattro hanno la tendenza a idealizzare le « masse sudicie» giungendo, ad esempio, a scrivere lunghi romanzi romantici sui nobili poveri (Victor Hugo!). Lo fanno dall'alto di una torre d'avorio e sicuramente non riuscirebbero a vivere nella reale sporcizia e nella vera miseria. Il programma di vita del tipo quattro potrebbe essere descritto come eterna ricerca del sacro Gral. Il Gral apparve nella poesia provenzale e francese antica alla fine del XII secolo. Secondo la tradizione si trattava del calice in cui bevve Gesù nell'ultima cena, con il quale Giuseppe di Arimatea avrebbe anche raccolto il sangue di Cristo. Il Gral dona al suo proprietario felicità terrena e celeste, ma solo il« puro» destinato a questo compito può trovarlo. Nel Parsifal di Wolframvon Eschenbach (1200 circa) il Gfal è una pietra con poteri eccezionali, protetta dagli angeli e poi conservata nel castello di Munsalvaesche, un misto di « abracadabra » e di feticcio magico sacrale (il Gral riceve la sua forza da un'ostia che gli viene portata da una colomba ogni venerdl santo). Richard W agiler ha utilizzato la leggenda del Gral in una bizzarra trasformazione nei suoi « spettacoli di consacrazione teatrale » 1 Parsifal e Lohengrin 2 • Un motivo analogo è la ricerca di un determinato fiore, che compare per la prima volta nel Romanzo della rosa, il contributo francese all'allegoria dell' «amor cortese», redatto nella sost~nza da Guillaume de Lorris (inizi XIII secolo). Questo romanzo (come i Racconti di Canterbury di Chaucer e la Divina commedia di Dante) è probabilmente influenzato dal sufismo (Uccelli e fiori e la Logica degli uccelli di Fariduddin Attar sembra1 Si tratta della definizione che lo stesso W agner usava riferendosi alle proprie opere: Biihnenweihefestspielen (n.d.t.). . 2 Per il Gral dr. E. Jung - M. Louise von Franz, Die Gralslegende in psychologischer Sicht, Ziirich 1960; Gerhard Wehr, Wiirterbuch der Esoterik, Freihurg im Breisgau 1989, pp. 62s.

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no esserne i padrini) 3 • Descrive il cammino dell'eroe attraverso un paesaggio ideale fino al giardino dell'amore, i cui muri sono affrescati con allegorie dell'odio, del tradimento, dell'avidità, dell'invidia, della melanconia ecc. Anche quando l'eroe ottiene finalmente il bacio con l'aiuto di Venere, risuonano nuovamente le voci dell'invidia, della vergogna, del timore e dell'ira. Ma Donna Compassione e Donna' Bellezza vengono in aiuto del poeta 4 • . Lo stesso motivo ritorna nello struggente desiderio romantico del misterioso fiore azzurro di Novalis, che simboleggia I' anelito dell'animo umano al compimento e al completamento: « Si trovò su un molle prato, alla sponda di una sorgente, che sorgeva nell'aria e sembrava struggersi. Rocce turchine con vene versicolori si levavano a una certa distanza; la luce diurna che lo avvolgeva era più chiara e più dolce del solito, il cielo era turchino e tutto terso. Ma ciò che soprattutto lo attrasse fu un alto fiore azzurro chiaro, che stava presso la . fonte e lo sfiorava con le sue larghe foglie lucenti. .. Lui non vedeva che il fiore azzurro, e a lungo lo contemplò con ineffabile tenerezza » 5 •

Dilemma

. I tipi quattro si trovano esposti alla « tentazione » di sforzarsi terribilmente di essere autentici. I bambini, la natura e tutto ciò che emana un'originalità primitiva, risveglia in loro la nostalgia di quella semplicità e naturalezza che un tempo hanno perso. Quanto più un tipo quattro irredento si sforza di essere autentico, tanto più appare manierato ali' ambiente circostante. Il « meccanismo di difesa » specifico del tipo quattro è la sublimazione artistica. I sentimenti non vengono manifestati Cfr. I. Shah, I Sufi, op. cit., pp. 107s. Cfr. Il romanzo della rosa, traduzione e cura di G. D'Angelo Matassa, Novecento, Palermo 198412 • 5 Novalis, Enrico di Ofterdingen, Guanda, Milano 1978, p. 27. Novalis ha interiorizzato la ricerca dell'adempimento nella vita affermando che la via misteriosa si dipana all'interno dell'animo. L'eternità con i suoi mondi, il passato ed il futuro, sono in noi o in nessun luogo. 3 4

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direttamente, bensl espressi indirettamente attraverso simboli, rituali e raffigurazione drammatica. In tal modo il tipo quattro suppone di attenuare il dolore della vera afflizione e la paura del rifiuto. Il quattro irredento è convinto che: « Chi vedesse me direttamente per quello che sono, non potrebbe resistere alla visione». Questo fa sl che molti quattro si trovano a proprio agio più nella loro arte che in mezzo agli altri. Per questo devono imparare esattamente la vera capacità di amare. L' entusiasmo per altri uomini può andare e venire. E c'è il pericolo che gli altri vengano utilizzati solo come dispositivi di accensione di determinati desideri, ricordi o sogni .• I tipi quattro strutturano la propria vita come un'opera d' arte. Il vestiario, l'architettura d'interni, gli hobby, il giro di amicizie e le abitudini sono organizzati l'uno in relazione al1' altro in un modo che spesso pare casuale, ma in realtà è bene inscenato. Punti di vista estetici, che gli altri spesso possono comprendere solo con difficoltà, hanno grande importanza. Espressione classica di questo atteggiamento è ciò che si chiama bohème o ambiente di artisti: musica melanconica, fiori mezzo appassiti, ad esempio rose e lillà (sull'affinità del tipo quattro con la morte e la caducità si dovrà ancora parlare), bastoncini di incenso, candele, il diario accanto al letto. Molti quattro amano lunghe discussioni notturne davanti a un tè o a un vino rosso. Il «peccato radicale» del tipo quattro è l'invidia. Immediatamente riconoscono chi ha più stile, più classe, più gu. sto, più talento, più idee eccentriche, più genio di loro. Vedono chi è più semplice, più naturale, più normale e «più sano» di loro. Non c'è niente di cui un quattro non possa essere invidioso. Helen Palmer cita un quattro: «Come mai altre persone sanno sempre porgere la mano e sorridere? Cos'hanno in comune, che io non ho? Tu vai in cerca del sacro Gral. Vuoi trovare quello che ti manca. Ti preoccupi di quello che rende felici i tuoi amici e sfugge a te» 6 • L'invidia, non appena si tratta di relazioni, può manifestarsi anche come gelosia. I tipi quattro vivono spesso nel timore che qualcun altro possa essere più attraente, originale e interessante di loro. Per quanto essi appaiano sicuri di sé, 6 H.

Palmer, The Enneagram, ~p. cit., p. 191.

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in loro lotta ancora un bambino con i suoi sensi di inferiorità: «Non mèrito di essere amato. Devo risaltare per non essere ulteriormente negletto e abbandonato». Per questo molti quattro percepiscono la sfera delle relazioni intime come campo di battaglia per la lotta e la concorrenza. I tipi quattro« evitano» l'ordinarietà: tutto ciò che è comune, convenzionale e normale. La pretesa di essere come tutti gli altri può provocare in loro una paura quasi panica. Per questo rifiutano il cambiamento in maniera ancor più ostinata di tutti gli altri tipi. Il quattro dice: « Mi diverto a essere differente! Non voglio adattarmi come tutti gli altri!». Attraverso il comportamento stravagante i quattro conquistano il loro status, il loro giro di amici, il loro ruolo, il loro fascino e l'ammirazione di molte persone. I tipi quattro irredenti non vogliono farsi rovinare questo gioco. A meno che un bel giorno non ne provino il lato oscuro. Allora si accorgono che tutto ciò impedisce loro di amare veramente; vedono quanto sono egocentrici, ma di solito questo processo dura molto a lungo, finché sono pronti a rinunciare alla propria immagine di sé. I tipi quattro possono essere ostinati in questo senso. Sanno sì fare gli spiritosi in maniera ironica o sarcastica sulle loro fissazioni e particolarità, sulle loro smancerie elitarie e sul loro snobismo, ma il passo verso l' autentica autocritica è molto più difficile. Spesso in passato molti tipi quattro sono stati respinti dalle comunità (religiose) perché non si sono adattati. I conventi, fino a poco tempo addietro, davano grande importanza all'uniformità, tutti dovevano portare la stessa tonaca. Quando tenni un seminario sull' enneagramma dai francescani in California, uno di loro mi apparve subito come « quattro ardente». Alla fine dei giorni di meditazione ci siamo incontrati vestendo il nostro abito francescano per concludere la riunione con una concelebrazione eucaristica. Ho pensato subito che quest'uomo avrebbe fatto qualcosa di vistoso. Ed effettivamente: si era fissatq_ al petto una grande rosa rossa! I tipi quattro devono risaltare. E come se pensassero: «Io non mi riconosco se appaio come tutti gli altri. Devo risaltare e ad ogni costo essere diverso». La «trappola» del tipo quattro è la sua melanconia o depressione, la sua« dolce tristezza», che giace come una nebbia su tutta la loro vita. I quattro per essere felici ogni tanto 124

devono sentirsi depressi e soffrire. Helen Palmer li chiama i« romantici tragici». Citazioni del periodo romantico lo provano:« La melanconia ti prende, perché non c'è un mondo in cui tu possa agire » (Bettina von Arnim); « La melanconia è la felicità di essere tristi» (Victor Hugo). Quanto maggiori sono i dolori e la depressione, tanto più creativi possono divenire i tipi quattro. Il piacere che essi provano soffrendo viene evocato e descritto in innumerevoli riflessioni di letterati « romantici » di tutti i tempi. Francesco Petrarca (1304-1374) affermava di provare una falsa dolcezza in tutto ciò per cui soffriva. Il triste stato d'animo in cui versava gli procurava un forte dolore, gettandolo nella miseria, nello sgomento e nella disperazione. Ma il culmine di tutto lo strazio era il provare un certo piacere per quelle lacrime e quel dolore, dai quali si distaccava malvolentieri. Un'espressione tipica dell'epoca tragico-romantica dello « Sturm und Drang » tedesco è lopera di Goethe I dolori del giovane Werther (1774), il cui protagonista influenzò un cosl grande numero di giovani che si giunse a un'ondata di suicidi. I tipi quattro sono spesso attratti dalla morte, forse perché è l'ultimo lamento e il desiderio definitivo, oppure perché solo la morte può eternare la bellezza. Le grandi storie d'amore devono concludersi quasi obbligatoriamente per motivi drammatici con la morte. L'idea che Romeo e Giulietta si sposino, abbiano dei figli e conducano un matrimonio in tutto e per tutto «normale », sarebbe troppo banale e limiterebbe il valore generale e la grandezza del loro amore. Un altro francescano mio amico, che è un tipo quattro, mi ha raccontato che quando era giovane usava fantasticare dettagliatamente sulla sua dipartita. Il. giorno della sua morte avrebbe dovuto essere esteticamente perfetto. Voleva aspettare finché alcune persone che lui amava lo avessero ferito profondamente. In questo modo li avrebbe potuti punire definitivamente. Doveva assolutamente essere primavera! Quindi si sarebbe messo sotto un ciliegio in fiore e avrebbe bevuto · un calice di veleno. Si sarebbe ripiegato su se stesso e i fiori di ciliegio sarebbero piovuti mollemente sul suo corpo. Al mio amico non sarebbe nemmeno venuto in mente di realizzare questo sogno, ma certi morbosi giochi di fantasia non sono per niente inusuali ai tipi quattro. Le poesie romantiche si riconoscono perché trattano di

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amore, bellezza e morte. Tutti gli altri temi non sono abbastanza «nobili»: TRISTANO

Chi ha visto la bellezza con gli occhi, È già rimesso alla morte, Non sarà abile ad alcun servizio terreno, Eppure tremerà di fronte alla morte, Chi ha visto la bellezza con gli occhi. Il dolore dell'amore dura per lui in eterno, Perché solo un pazzo può sperare in terra Di soddisfare un tale istinto: Per chi è stato colpito una volta dalla freccia del bello, Il dolore dell'amore dura per lui in eterno. Ah, vorrebbe esaurirsi come una sorgente, Suggere un veleno a ogni alito di vento, Sentire l'odore della morte in ogni fiore: Chi ha visto la bellezza con gli occhi, Ah, vorrebbe esaurirsi come una sorgente. (August Graf von Platen, 1796-1835)7.

Poiché i tipi quattro di solito dirigono la loro aggressività contro se stessi, avviene frequentemente che provino repulsione per se stessi e per il proprio corpo. Per quanto di solito siano molto snelli e attraenti, tendono a trovarsi troppo grassi e brutti. Sperimentano diete sempre nuove; la tendenza ali' anoressia si presenta con una certa frequenza nelle donne

quattro. I tipi quattro hanno bisogno di amici e di partner che resistano accanto a loro, senza lasciarsi coinvolgere dai cambiamenti d'umore; hanno bisogno di sperimentare una fedeltà che non si lasci tradire. Una relazione con un tipo quattro irredento d'altra parte è irritante e necessita di tolleranza. Poiché il presente è privo di attrattiva, può capitare che an7 Il poeta è stato per tutta la vita in cerca della « redenzione. attraverso la forma » e quindi sulla strada dal romanticismo al classicismo. La famosa poesia Tristano (1825) stilisticamente è un esempio di perfetto classicismo; in questo modo viene rafforzato il tema « romantico » del desiderio irrealizzato.

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che il partner attuàle venga sottoposto a una critica corrosiva, perché è qui ed è quindi facile da possedere. Questo può portare il quattro a diventare impotente oppure a evitare la sessualità. Il partner di un quattro irredento è esposto· a un alternarsi di seduzione e repulsione. Se si dilegua, viene allettato a ritornare con tutti i mezzi. In situazioni estreme ciò può generare azioni drammatiche, che giungono persino alle minacce di morte. Se il partner è disponibile, i suoi errori e le sue mancanze finiscono di nuovo in piena luce. È come una ·danza studiata: « Se fai un passo in avanti, io faccio un passo indietro! Se tu fai un passo indietro, io faccio un passo verso di te!». Il caso amoroso tra il filosofo danese S~ren Kierkegaard (1813-1855) e Regine Olsen rispecchia la natura tragica di questa « attitudine ». Dopo un anno egli sciolse il fidanzamento, perché pensava di non dover gravare su Regine con la sua melanconia. L'elaborazione di questa situazione lo portò alle prime opere letterarie 8 •

La felicità tranquilla e «normale », come evidentemente è assaporata da molti altri, appare a un quattro contemporaneamente ricca di attrattiva e ripugnante. Potrebbe infatti essere la fine di una dolce afflizione, di cui il tipo quattro 4a bisogno per essere se stesso. La ricchezza di sentimenti che la melanconia porta con sé sembra essere più attraente di ciò che gli altri chiamano semplicemente« felicità». Rainer Maria Rilke ad esempio - un tipo quattro - si rifiutava ostinatamente di iniziare una terapia malgrado i pesanti disturbi psichici. Temeva che il suo vero io potesse essere distrutto attraverso il trattamento e che assieme ai demoni potessero abbandonarlo anche gli angeli 9 • Molti tipi quattro alternano fasi di attività esagerata ad altre in cui si ritirano e sono come paralizzati. Questa struttura di fondo «maniaco-depressiva» può diventare nell'insieme depressiva in alcuni soggetti molto introversi (influsso più forte dell'ala cinque); i quattro in cui prevale il lato estroverso e orientato al successo dell'ala tre, sono invece spesso ipe-

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Particolarmente istruttivo è il suo Diario del seduttore, Rizzali, Milano 1990. Cfr. H. Palmer, The Enneagram, op. cit., p. 177.

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rattivi. Questi due « sottotipi » del quattro a prima vista non si somigliano molto 10 • La depressione di un tipo quattro irredento è qualcosa di diverso dalla normale afflizione provata dagli altri. E collegata con il senso dell'unicità e della grandezza della propria sofferenza e con il rifiuto di lasciarsi aiutare. Dietro il pretesto che comunque non si può venire capiti da nessuno, si nasconde il rifiuto di affliggersi 11 • I tipi quattro dunque si aggrappano disperatamente proprio a ciò che stanno per perdere. Molti di essi prendono molto sul serio i propri sentimenti e si sentono profondamente offesi, quando vengono « feriti». La critica delle loro espressioni artistiche può colpirli nel più profondo e spingerli alla ritirata. Di contro hanno però spesso la tendenza a buttarsi giù da soli, ad esempio, il quadro di un quattro pittore, può essere criticato solo dall'autore stesso. Hollywood è un Eldorado per i tipi quattro. Il teatro e il cinema sono il loro campo d'azione prediletto, poiché spesso vedono l'intera vita come un grande palcoscenico. Infatti dividono gli Oscar con un paio di tre di successo. Tra le star . del grande schermo sono famosi quattro Marilyn Monroe, Marlon Brando e James Dean. La biografia diJames Dean (1931-1955), che ha impersonato giovani ribelli, è quasi paradigmatica: a otto anni «Jimmy »perde sua madre, che gli aveva fatto impartire lezioni di danza e di violino. Da giovane fa una rapida carriera teatrale e cinematografica. Dal punto di vista umano diventa un enfant terrible. Sarebbe stato capace di sedersi in pieno giorno su una poltrona nel bel mezzo della strada e assaporare il concerto dei clacson degli automobilisti. Esistono fotografie che lo mostrano seduto in una bara nella camera mortuaria di un'impresa di pompe fu-

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Ibid., p. 178.

E. Kiibler·Ross ha sviluppato in Domande e risposte sulla morte e il morire, Red-Studio Redazionale, Como 19812 , e La morte e il morire, Cittadella, Assisi 1980, cinque fasi del morire: il rifiuto, la collera, il patteggiamento, la depressione e l'accettazione. Il processo necessario per la guarigione dalle perdite della prima infanzia può essere descritto nelle stesse cinque fasi, come hanno mostrato bene i gesuiti americani Matthew e Dennis Linn nel loro libro Come guarire le ferite della vita, op. cit. Il lasciar morire drammatici ricordi può portate alla guarigione interiore.

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nebri. Sempre e dovunque ha con sé i suoi bongos, il cui rumore attira l'attenzione circostante. Usa la sua mancanza di chiarezza, misteriosità e imponderabilità, per creare il proprio mito: « Siamo pesci e affoghiamo. Rimaniamo nel nostro mondo e ci meravigliamo. Alle persone ,felici viene insegnato di chiedere perché nessuno conosca una risposta ». Leggerezza e amore del pericolo - un altro tratto comune a ·molti quattro - si manifestava in lui nella sua predilezione per le motociclette e le macchine veloci. Egli stesso partecipa a gare automobilistiche: «Questo è l'unico momento in cui percepisco me stesso completamente ». A 24 anni muore in un incidente automobilistico provocato dalla velocità esagerata. ·Per quanto abbia girato solo tre film, dopo la sua morte è nato intorno a lui un culto che persiste ancora 12 •

Figure rilucenti come quella di James Dean invitano altri a proiettare in esse i propri sogni. La loro mancanza di chiarezza attira magneticamente le esigenze e i desideri inespressi di altri. La capacità di interpretare molti caratteri, pur rimanendo nella nebbia, rende molti tipi quattro attraenti e pericolosi. Se li si vuole afferrare e toccare personalmente, può accadere di afferrare il nulla. Marilyn Monroe (1926-1962) crebbe orfana, venne violentata a nove anni e a sedici anni per la prima volta, quando era commessa, si voleva togliere la vita. Ernesto Cardenal, il sacerdote dei poeti, spiritualmente imparentato con lei (anch'egli un quattro), descrive nella sua Preghiera per Marilyn Monroe come la ragazza abbia sognato da bambina « di stare nuda in chiesa ... di fronte a una massa in ginocchio, che aveva le teste ripiegate fino a terra, e dover andare in punta di piedi, per non calpestarle». Cardenal prega: « Signore, in questo mondo inquinato dal peccato e dalla radioattività, non giudicare colpevole una piccola commessa che sogna di diventare una star del cinema ... Era affamata di amore e noi le offrimmo tranquillanti. Contro la tristezza di non essere santi, le si consigliò la psicoanalisi... Le sue av12

Cfr. D. Dalton, James Dean: the Mutant King, New York 1974.

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venture sentimentali erano un bacio a occhi chiusi - e se li si apre, ci si accorge che era solo il bacio di un film» 13 •

Il dono o «frutto dello Spirito» del quattro redento si chiama equilibrio. Verso i venticinque anni i tipi quattro hanno già vissuto tutte le sfere emotive e le esperienze dall'agonia fino ali' estasi. Conoscono tutte le sfumature del sentimento e capiscono l'animo umano e i suoi abissi meglio di chiunque altro. Se fanno appello alla disciplina per riportare in equilibrio la lorç vita sentimentale, possono diventare personalità notevoli. E la disciplina che fa la differenza tra un « genio misconosciuto » di seconda categoria e un vero artista. Un grande quattro concentra e disciplina le proprie emozioni, si sa distanziare da loro e interpretarle in modo equilibrato. L'equilibrio indica questa emotività profonda, misurata e sfumata. Un quattro redento sa gestire in maniera sensibile la vita reale 14 , e non solo con drammi immaginati nella fantasia. Non deve più immergersi nei suoi sentimenti e provarli fino all'ultimo. I tipi quattro sani sono capaci di una profondità sentimentale alla quale la maggior parte di noi non ha nessun accesso. Se riescono a rendere fruttuosa questa vera emotività, se riescono a esprimere in maniera concentrata il loro senso del bello e della vera sofferenza, allora nascono vere opere d' arte, che non servono più alla rappresentazione di sé, bensì esprimono cose di portata universale. William Shakespeare e T. S. Eliot sono esempi di poeti che hanno dato forma alle grandi emozioni in maniera così purificata e disciplinata da rimanere « valida » per tutti i tempi. I tipi quattro redenti sanno capire e condurre coloro che hanno necessità spirituali meglio della maggior parte delle altre . persone. Non hanno paura dei sentimenti difficili, complicati e oscuri degli altri, poiché essi stessi hanno vissuto tutto ciò.

13 E. Cardenal 14 Andreas Ebert.

D. Solle, Gebetfiir Marilyn: Meditationen, Wuppertal 1984. Una quattro mi ha raccontato che da bambina, durante i bombardamenti, nel rifugio antiaereo era completamente tranquilla, mentre tutti gli altri avevano paura. Sapeva fuggire dal pericolo reale in un mondo di sogno bello e sicuro.

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Simboli ed esempi Uno degli « animali simbolici » del tipo quattro è la colomba del mattino, con il suo lamentarsi e tubare. Se esiste uno stile di linguaggio dal quale si possono riconoscere i quattro, questo è la « lagna » nostalgica o il lamento 15 • Un altro animale è il basse! hound, quel cane da caccia francese dalle gambe corte con le orecchie pendenti e i tristi occhi cisposi. Gli occhi della maggior parte dei quattro riflettono una tristezza indefinibile, che essi stessi solitamente nemmeno notano più. Anche se sorridono, si tratta spesso di un« sorridere sotto le lacrime». Il cavallo di razza nobile e nero simboleggia la fredda estetica del tipo quattro. I tipi quattro redenti vengono confrontati con lostrica, eh.e fin dall'antichità è simbolo della melanconia. L'ostrica trasforma la sporcizia in perle; allo stesso modo un quattro purificato è in grado di trasformare ciò che è negativo e le esperienze di perdita della vita in qualcosa di bello e di universalmente valido. Lo scrittore Robert Musil lo esprime cosi: «Lo scrivere è come la perla di una malattia ». I quattro sono spesso francofili. La Francia è il loro «paesesimbolo ». Da sempre si rifiuta di essere un paese come tutti gli altri. I francesi sono sempre qualcosa di particolare. La mentalità francese dà agli stranieri l'impressione di essere raffinata, colta ed elitaria. I francesi hanno sviluppato una haute cuisine e una haute couture. Tutto deve essere« alto» ed eccentrico. Sicuramente esistono dei tipi quattro che parlano con un maniera. to accento francese (o magari anche britannico). Il « colore » del quattro è il viola chiaro della malva. Il suo tono non è perfettamente definito, brillante e insolito, melanco. nico e misticamente discordante. Il viola è il colore liturgico della passione, del tempo del digiuno e della penitenza, dell'attraversamento del dolore e della morte. Ad esso Goethe, nella sua dottrina dei colori, collegava addirittura lo spavento per la fine del mondo:« Il viola è anche il simbolo dell'estasi più alta dell'anima ... come anche dei suoi momenti più scuri e dolorosi ... Nelle sue oscillazioni si sfiorano la passione e il rapimento, la liberazione e il deperimento, la visione mistica e la follia » 16 • l5 In 16 H.

italiano nel testo. E. Benedikt, Kabbala, op. cit., pp. 123; 126.

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Il viola è il colore androgino; media tra il rosso (maschile) e il blu (femnìinile). Il tipo quattro redento ne incarna la sintesi, la mediazione e l'equilibrio. Nella Bibbia incontriamo l'energia del tipo quattro in contesti assai differenti: la leggendaria amante del re nel Cantico dei cantici di Salomone rappresenta con efficacia il nostalgico romanticismo dell'amore del quattro: Baciami con i baci della tua bocca: le tue carezze sono migliori del vino (Ct 1,2). Un sacchetto di mirra è per me il mio Diletto pernotta fra i miei seni. Un grappolo di cipro è per me il mio Diletto nelle vigne di Engaddi (Ct 1,13-14). Ecco, sei bello, mio Diletto, anzi, incantevole. Ma anche il nostro letto è florido: cedri, le travi della nostra casa, cipressi, il nostro soffitto! (Ct 1,16-17). Sul mio letto nelle notti, ho cercato colui che il mio cuore ama; l'ho cercato e non l'ho trovato (Ct 3,1). Vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, se troverete il mio Diletto che cosa gli direte? Che son malata d'amore, io! (Ct 5,8). In che cosa il tuo Diletto è migliore di ogni altro diletto? (Ct 5,9).

Il suo capo è oro, oro puro i suoi riccioli sono palme, neri come il corvo. I suoi occhi sono colombe su rivoli d'acqua (Ct 5,11-12). Le sue labbra sono gigli, stillano mirra liquida (Ct 5,13). Il suo ventre un blocco d'avorio incrostato di zaffiri. Le sue gambe sono colonne d'alabastro che poggiano su basi d'oro puro (Ct 5,14-15).

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Il suo palato è la stessa dolcezza ed egli è tutto una delizia. Questo è il mio Diletto e questo è il mio amico, o figlie di Gerusalemme (Ct 5,16). La sua mano sinistra è sotto il mio capo e la sua destra mi abbraccia (Ct 2,6). Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; insaziabile come morte è amore insaziato come sceol è ardore. Le molte acque non possono spegnere l'amore (Ct 8,6-7).

È evidente che nessun uomo realmente esistente, nemmeno il re Salomone, può corrispondere a questo quadro ideale! Giuseppe era il penultimo figlio di Giacobbe e il suo prediletto; per questo il padre gli fece cucire un abito colorato. Cosl fin dall'inizio egli fu «particolare». I suoi fratelli lo invidiavano per la sua speciale posizione. Un giorno Giuseppe sognò che i suoi dodici fratelli erano nei campi e legavano i covoni. Ma solo il covone di Giuseppe restò in piedi, mentre quelli dei fratelli si piegarono davanti a lui. Un'altra volta sognò che undici stelle, il sole e la luna, si prostrarono ai suoi piedi. Raccontò 1 suoi sogni e si rese ancor più impopolare presso i suoi fratelli, tanto che essi decisero di liberarsi di lui. In un primo tempo decisero di ucciderlo, poi decisero di mandarlo in Egitto come schiavo. Stracciarono il suo vestito colorato e ne immersero i brandelli in sangue animale. Al padre raccontarono che una fiera aveva sbranato Giuseppe. In Egitto Giuseppe finl in casa di Potifar, un alto funzionario. Si sottrasse alle avance amorose della padrona di casa ed ella lo fece mettere in carcere. Anche qui ben presto riuscl agodere di un trattamento privilegiato. Quando due impiegati di corte, incarcerati anch'essi, ebbero sogni inquietanti, egli li interpretò 17 • 17 Il quattro appartiene li quei tipi che hanno una particolare disposizione intuitiva. Nel mondo delle immagini e dei simboli onitici i quattro si muovono spesso in maniera più sicura. che nel mondo reale. Sul tema sogni ed interpretazione dei sogni cfr. R. Rohr, Triiume: Gottes ungebetene Boten, in Der nackte Gott, op. cit., pp. 76ss.

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po di un sano realismo e la direzione del proprio desiderio verso mète raggiungibili. I quattro devono lavorare perché la loro attenzione si fissi sul presente e non sfugga perennemente al passato o al futuro. Il tipo quattro deve trovare la sua energia senza cadere sempre da un estremo all'altro, senz13. essere alternativamente esultante di gioia e afflitto a morte, non deve permettere che tutto sia sempre euforia oppure depressione. Il suo« osservatore obiettivo» ha il compito di chiedere:« Non basta un poco di gioia e un poco di tristezza, per lo meno ogni tanto? ». I tipi quattro irredenti amano più i rituali che la realtà. Trasfigurano i loro ricordi, che diventano più belli di quanto fosse stato l'evento che li 4,a prodotti. Per questo è necessario che affrontino la realtà. E consigliata l'incarnazione, ossia il vivere e l'accettare la realtà, anche quando è brutta e sporca. Qui il quattro troverà veramente se stesso. Per questo ai quattro giova l'impegno sociale e l'impegno per la pace e la giustizia. Così facendo devono infatti occuparsi della sporcizia del mondo, che non si lascia abbellire. Per la redenzione è necessario che il tipo quattro affronti le reali esperienze di perdita della propria vita, che ammetta di essere adirato con chi ha perso e smetta di incensarlo a posteriori. L' «incapacità di affliggersi» (Alexander Mitscherlich) impedisce la vera liberazione. Paolo si rivolge in particolare ai melanconici tipi quattro nel versetto che dice: «La tristezza sec.ondo Dio genera ravvedimento che porta a salvezza, ... ma la tristezza del mondo genera la morte » (2Cor 7,10). I tipi quattro che vogliono cambiare rotta, non possono fare a meno di analizzare criticamente il loro snobismo e la loro (nascosta) coscienza elitaria. Invece di confrontarsi con gli altri, dovrebbero prendere coscienza con gratitudine dei propri tesori interiori e dividerli con gli altri. Dovendo fare pratica di ciò, i quattro hanno bisogno di persone che non si lascino manipolare da loro, bensì restino «obiettive» e pretendano comunicazioni «sincere». Senza i tipi quattro il mondo sarebbe privato della maggior parte della sua arte e della sua poesia. Se imparano a servire gli altri con i loro doni, allora forniranno un contributo significativo, affinché questo mondo venga «redento dalla bellezza». ·

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Daniel Berrigan e Thomas Merton sono i nostri «santi», i «patroni» del tipo quattro redento. Il sacerdote gesuita Daniel Berrigan ha ispirato il movimento cristiano per la pace negli Stati Uniti come nessun altro. Le sue azioni erano impostate in maniera tale da dare nell'occhio. Erano sempre simboliche, illegali e pacifiche. Durante la guerra del Vietnam, Berrigan inscenò il rogo pubblico di cartoline di precetto. Un'altra volta il suo gruppo irruppe nel Pentagono: « Alcuni distribuirono volantini e parlarono con gli impiegati del Pentagono. Altri si travestirono e recitarono il ruolo di fantasmi dei morti. Attraversarono le sale di riunione del Pentagono, i negozi, i ristoranti e le stanze delle banche che si trovano tra gli uffici militari. Cantavano: Morte-MorteMorte; la Bomba-la Bomba-la Bomba! Altri ancora versarono del sangue, il nostro stesso sangue, che ci era stato tolto prima in maniera competente da una infermiera del nostro gruppo. Il sangue venne spruzzato sulle colonne, sui muri, sugli ingressi, sul pavimento, un't>rribile quantità di sangue, che gocciolava dappertutto. Spargemmo anche della cenere: la cremazione dei viventi. Alcuni caddero come morti nel sangue e nella cenere. Portammo una croce sulla quale erano scritti i nomi di diverse armi, come Trident, missile Cruise, bomba ai neutroni, Napalm, tutto questo macchinario di. morte » 19 •

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Berrigan ha utilizzato l'energia del tipo quattro per servire l'umanità. A nessun altro sarebbe venuta l'idea di articolare la pro.testa in maniera altrettanto drastica e creativa. Berrigan mette a servizio della pace e della giustizia il suo desiderio di pace e il suo piacere per la messa in scena a servizio della pace e della giustizia, invece di mettere in mostra il proprio io creativo. Il poeta e scrittore Thomas Merton (1915-1968), che divenne monaco trappista, veniva da una famiglia di artisti e nacque a Prades (Francia). A sei anni perse la madre e cominciò a condurre una irrequieta vita di vagabondaggi con il padre: Bermuda, Usa, Francia, Inghilterra. A 16 anni perse anche il padre: « Così divenni un uomo del XX secolo completo » 20 • 19 D. Berrigan, Zebn Gebote Jur den langen Marscb zum Frieden, Stuttgart 1983d pp. 9s. 2 C. Feldmann, Triiume, op. cit., p. 277.

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Dopo la maturità, Merton cominciò a studiare a Cambridge e ben presto divenne noto per la sua frequentazione di locali, le sue caricature irriverenti e le sue« storie di donne» (un figlio illegittimo nato a quei tempi morirà più tardi in un bombardamento a Londra). Allo stesso tempo lo investl un disgusto crescente per la propria persona. Nel 1934 si trasferl negli Stati Uniti, nelle vicinanze di Harlem, si unl al partito comunista e cominciò anche a occuparsi di temi religiosi. Un compagno di studi induista gli ·consigliò di leggere Agostino e Tommaso da Kempis. Nel 1938 Merton ricevette il battesimo cattolico, ai suoi amici sembrò che questa fosse una sua ulteriore stravaganza, ma faceva sul serio e voleva diventare francescano. Quando raccontò ai francescani la storia della sua vita senza abbellirla, venne rifiutato, cosa che lo ferl profondamente. Ma non-rinunciò al suo progetto. Visse come un monaco, smise di fumare, fece gli esercizi nel convento più rigido del paese, labbazia trappista Gethsemani nel Kentucky, in cui, oltre agli altri voti, viene osservato il massimo silenzio. In questo convento nel 1941 venne accettato come novizio. Cinque anni più tardi comparve la sua autobiografia. La montagna dalle sette balze 21 che divenne un best seller. L'opera rispecchiava il radicale disprezzo del mondo di un giovane (e all'inizio assai fanatico) frate e venne confrontata con le Confessioni di Agostino. Nei trent'anni successivi seguirono circa altri sessanta libri. La vita di convento divenne sempre più difficile per Merton. Il suo abate riteneva che il giovane prendesse troppo sul serio i propri sentimenti; infine lordine gli impedl addirittura di scrivere. Divenne comunque maestro dei novizi. I suoi libri hanno spinto centinaia di giovani a provare questa vita radicale di lavoro e di preghiera. Essi amavano e veneravano l'uomo che rifiutava di trasmettere una testarda fedeltà alle regole e incoraggiava la personalità individuale con calore e amore. Ernesto Cardenal è uno dei suoi seguaci. Merton intendeva i frati come uomini che cercano Dio e vogliono superare il « falso io », rinunciando alle menzogne e alle sicurezze artificiali: « Dovremmo lasciarci condurre nudi e inermi nel mezzo di quella paura in cui affrontiamo Dio da soli nella nostra nullità» 22 • 21 22

T. Merton, La montagna dalle sette balze, Garzanti, Milano 1990. C. Feldmann, Triiume, op. cit., p. 294.

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Allo stesso tempo divenne sempre più «politico », scrisse saggi contro la dottrina ecclesiastica della «guerra giusta » e contro il militarismo americano. Quando attaccò la guerra del Vietnam, fu oggetto di un attentato mortale cui sfuggl solo per un soffio. Dopo una lunga lotta col proprio abate riuscl a farsi concedere la possibilità di costruirsi un eremo (piuttosto confortevole) nel bosco. Cominciò a leggere, a scrivere, a ricevere visite. In occasione di una permanenza in ospedale ebbe una relazione amorosa profondamente vissuta con un'infermiera. Ma egli ancora non era soddisfatto. Sognava di un romitaggio ancora più solitario in Alaska e alla fine venne attirato dai paesi orientali, perché la visione della sintesi tra cristianesimo e buddismo non lo abbandonava. Nel 1968 ebbe il permesso di recarsi a Bangkok per una conferenza dell'ordine; durante questo viaggio incontrò dei maestri sufi, buddisti zen e il Dalai Lama, dal quale venne impressionato e che, a sua volta, aveva colpito. Nella stanza del1' albergo nel quale risiedeva, Merton rimase fulminato da una scossa elettrica provocata da un calorifero difettoso. L'ironia del destino volle che proprio un veivolo militare americano riportasse i suoi resti mortali negli Stati Uniti.

TIPI« CINQUE»

Profilo I tipi cinque, sei e sette sono uomini di testa. Pensano prima di agire e posseggono - apparentemente - una certa obiettività. Il talento speciale del tipo cinque consiste nel1' essere aperto e ricettivo per nuovi fatti e impressioni. I cinque sono scopritori di nuove idee, investigatori e inventori, oggettivi, curiosi e interessati a sondare le cose nel dettaglio. Possono essere delle menti originali, provocanti, sorprendenti, non ortodosse e profonde. Sono buoni ascoltatori, perché prestano attenzione. Possono aiutare cosl gli altri a percepire la verità in maniera più sobria e obiettiva. Esistono cinque che posseggono forti doni contemplativi. I cinque redenti collegano il loro sapere con la ricerca della saggezza e della com138

prensione e si sforzano di raggiungere una misericordiosa conoscenza del cuore. Posseggono una tranquilla forza interiore e sono sensibili, amabili, cortesi e teneri. L'esperienza primaria di molti cinque è stata una sorta di vuoto. Per questo essi anelano alfa realizzazione. Alcuni hanno «saputo» fin da quando si trovavano nel ventre materno: «Io non sono desiderato». Ci sono cinque che hanno avuto dei genitori psichicamente o fisicamente invadenti o che sono cresciuti in ambienti molto ristretti. Il loro mondo interiore era l'unico luogo libero nel quale si potevano muovere indisturbati. Alcuni hanno vissuto ciò che apparentemente è il contrario: hanno ricevuto poca tenerezza e accoglienza da piccoli. Cosl le loro stesse capacità di esprimere sentimenti o di manifestarli fisicamente sono rimaste poco sviluppate. Sentono in sé un vuoto abissale. La mancanza di sicurezza, la sensazione di essere senza patria e la solitudine possono condurre il tipo cinque a rintanarsi in se stesso come un animale che in pericolo di vita si finge morto. Molti tipi cinque attraversano la vita raccogliendo ciò che possono, nella speranza di riempire il vuoto interiore. In questo modo i cinque diventano recettivi e sensibili. Se il tipo due soffre di una sorta di costrizione a dare, il cinque irredento è_ posseduto allo stesso modo dal prendere. La passione collezionistica del cinque si dirige spesso su pensieri, idee, sapere, silenzio e spazio. Ma ci sono anche dei cinque la cui mania di possesso si è realizzata e che possone. accatastare le cose più curiose: libri, francobolli, tappi di bottiglia, vecchi giornali, resti di stoffa, tappi di tubetti di dentifricio, confezioni del latte. I tipi cinque hanno bisogno di una sfera privata protetta e chiusa. Anelano a un castello in cui vivere inosservati e poter pensare: «La mia casa è il mio castello!». La maggior parte dei tipi cinque è introversa; le eccezioni confermano la regola. Di natura sono frati, eremiti, eruditi da tavolino, bibliotecari e cavillosi tecnici. I tipi cinque portano spesso gli occhiali. I loro occhi mostrano segni di usura prima di giungere ai vent'anni. Tutta la loro energia è infatti concentrata nel vedere tutto e nel cogliere tutto. I loro occhi sono come degli aspirapolvere. I tipi cinque vedono tutto, sentono tutto e trattengono tutto. Tutte le attività nelle quali si può guardare attraverso vetri, 139

come microscopi o telescopi, per osservare, li attirano. Molti di essi scattano volentieri delle fotografie. A loro piace tutto ciò che permette loro di assumere il ruolo dell'osservatore. Molti inventori, scopritori e scienziati geniali sono dei cinque. Dobbiamo ringraziare Iddio che esistano. I tipi cinque cercano di non lasciarsi trasportare nel vortice dei sentimenti e degli avvenimenti-1 ma di sviluppare piuttosto qualcosa come lobiettività. E importante per loro mantenere la calma, almeno esteriormente, e tenere sotto controllo le proprie emozioni. Nessuno deve notare che sono furiosi, che si sono innamorati o che competono con qualcuno, odiano tutte le « smancerie » ostentate. Spesso giungono ad avere difficoltà a mostrare i sentimenti, anche se lo vorrebbero. Ali' esterno allora spesso pare che siano presuntuosi e freddi, che non abbiano bisogno di nessuno e che si seritano superiori alle persone che sono loro vicine. In realtà la maggior parte dei tipi cinque ha una vita emozionale intensa. Ma nell'istante in cui capita loro qualcosa è come se i sentimenti fossero bloccati e danno l'impressione di rimanere sempre indietro rispetto a quell' avvenimento. Per prima cosa il tipo cinque registra laccaduto con gli occhi, le orecchie e il cervello, atteggiamento che gli consente di affrontarlo, per cosl dire, obiettivamente. Non appena è solo con se stesso comincia a valutarlo, e in effetti, di nuovo a partire dalla testa, ordina e « mette in fila » i sentimenti. Questo è il metodo attraverso il quale i tipi cinque trovano gradualmente l'accesso alle emozioni. Qualcuno ha detto molto giustamente che la pianta simbolo del tipo cinque è l'insalata verde, la piarita che ha il cuore in testa. I tipi cinque - in maniera simile ai quattro - si sentono spesso più vicini agli assenti che ai presenti. Il cinque può nutrire sentimenti molto caldi per persone lontane. Poiché però solo raramente esprime queste emozioni in maniera diretta ma le annuncia piuttosto con piccoli gesti, gli amici o i partner dei tipi cinque possono avere facilmente la sensazione che il cinque stesso non nutra per loro un grande interesse. Un cinque che per la sua sensibiltà soggettiva esce completamente da sé, si mostra pur tuttavia relativamente controllato a chi lo circonda. L'amicizia con un tipo cinque può allora arricchire se non ci si aspettano tre cose: iniziativa, continua vicinanza fisica

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e dedizione totale. Il cinque ha paura di dare il dito mignolo, perché teme che si possa poi desiderare da lui l'intera mano o anche di più. Chi però si accontenta del dito mignolo o di meno, troverà in un amico cinque un fedele compagno di cammino, un ascoltatore paziente e silenzioso e un consigliere corretto. Molti grandi filosofi erano tipi cinque: Plotino, Tommaso d'Aquino, Cartesio, Spinoza, Feuerbach, Heidegger, Popper. Essi hanno vissuto per lo più ritirati, analizzando il mondo dalla proverbiale «torre d'avorio». Il discepolo del filosofo neoplatonico Plotino (ca. 205-270), Porfirio, comincia la biografia del suo maestro con la frase: « Plotino ... era come un uomo che si vergogna di amare» 1• Tutta la filosofia di Plotino è un confronto con il suo disgusto del corpo. Tommaso d'Aquino (1225-1274) veniva chiamato il« bue muto » dai suoi discepoli. Stava zitto perché non voleva richiamare l'attenzione. Solo casualmente si scoprl che in lui c'era un grande filosofo 2 • Un rappresentante particolarmente tipico del tipo cinque filosofeggiante è René Descartes (1596-1650), il« padre della modernità». Da giovane viaggiò molto e diventò ufficiale; non gli importava per cosa combatteva. Non voleva essere un acteur bensl uno spectateur; a lui interessava come le persone si ammazzavano e come erano costruite le macchine che servivano a questo scopo 3 . Dopo aver studiato il «libro del mondo », si ritirò nel silenzio. Scelse come luogo di residenza l'Olanda, perché 11 avrebbe potuto passare tutta la sua vita, senza che nessuno lo notasse 4 • La pubblicazione dei suoi pensieri non lo interessava; al contrario, voleva rimanere nascosto.La famosa frase centrale della sua filosofia: « Cogito quindi sono; penso quindi sono » probabilmente può essere formulata e compresa pienamente solo da ~n tipo cinque.

1 W. Weischedel, Die philosophische Hintertreppe, Miinchen 1975, p. 70. La maggior parte delle informazioni sui filosofi nominati e citati nel corso di questo capitolo sono tratte da questo libro squisito, che introduce in maniera divertente, eppure riflessiva, la vita e il pensiero di trentaquattro grandi filosofi. A mio giudizio da un terzo alla metà di loro può essere inserita nel tipo cinque. 2 Ibid., pp. 90ss. 3 Ibid., p. 116. 4 Ibid., p. 117.

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Ludwig Feuerbach (1804-1872), il fondatore dell'ateismo moderno, descri~se il suo periodo di studente povero a Erlangen, in un appartamento tranquillo e circondato dalla natura, bevendo di mattina un bicchiere d'acqua, consumando a mezzogiorno un pranzo moderato e di sera un boccale di birra e al massimo ancora un ravanello, affermando che se avesse avuto sempre tutto ciò insieme, non si sarebbe augurato mai di più dalla e sulla terra 5 • Martin Heidegger (1889-1976) possedeva un rifugio nella Foresta Nera, arredato poveramente con panche di legno di spartana semplicità ... Qui, su una panca, Heidegger sedeva spesso molto a: lungo e osservava i monti in lontananza e il lento movimento delle nuvole, mentre in lui maturavano i pensieri. La sua caratteristica spirituale è contrassegnata dal «pensare pesante e assennato, dalla riflessione almanaccatrice, dalla solitudine che lo circonda, dalla melanconia silenziosa che si spande da lui » 6 • Dopo la filosofia, il tipo cinque si sente attratto per natura soprattutto dalla mistica religiosa. Tutte le religioni hanno sviluppato un ramo mistko. Ci sono correnti mistiche nell'induismo e nel buddismo e nelle religioni degli indiani d'America; nell'islam è il sufismo, nell'ebraismo è il chassidismo, nel cristianesimo la mistica medievale di Maestro Eckhart e dei suoi discepoli; correnti mistiche si trovano nelle Chiese ortodosse d'Oriente lfilocalià; mistica esicastica dei monaci del Monte Athos) e addirittura nel protestantesimo (ad esempio, Gerhard Tersteegen). Il Dizionario delle religioni definisce la mistica una« consacrazione dell'uomo a Dio o al divino, o forse a qualcosa che è . ancora dietro a Dio, un "vuoto" o un "non essere"» 7• Gerhard Wehr indica« l'esperienza di un contatto intuitivo, immediato, con Dio, ovvero con l'assoluto e l'incondizionato» 8 • Infine, ma non meno importante, esiste un numero notevolmente grande di figure femminili che hanno segnato in particolare la mistica isla~ mica e cristiana. È proprio la « visione » interiore, l' « occhio interiore», al quale i tipi cinque hanno più facilmente di altri accesso.

5 Ibid., p. 238 6 Ibid., p. 274. 7 Wiirterbuch der Religionen, edizione tascabile di Kréiner, p. 125, 8 G. Wehr, Worterbuch der Esoterik, op. cit., p. 100. Il rapporto tra

19763 • movimenti mistici e grandi religioni, dalle quali sono stati spesso giudicati eretici, e le comunanze e le differenze tra le diverse « mistiche », non può venire discusso in questa sede. Un'ottima introduzione alla problematica inJoseph Sudbrack, Mistica, Piemme, Casale Monferrato 1992.

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Conosco molti religiosi che sono dei tipi cinque. Alcuni ·di essi sono più anziani di me, eppure non hanno ancora finito la loro formazione per un qualche servizio. Ci si chiede: quando cominceranno mai queste persone a fare qualcosa per gli altri e a trasformare il loro sapere in prassi? Devono andare prima a Chicago e terminare i loro studi di filosofia. Dopo devono andare a Roma per scrivere un lavoro sulla liturgia. Quindi passano un anno a Gerusalemme e conducono studi biblici e archeologici. Hanno bisogno della sicurezza di aver veramente colto il quadro d'insieme, prima di sentirsi maturi per un qualsiasi compito. Ma ciò non avviene mai; e cosl la loro carne non sfiora mai quella del mondo. Il filosofo viennese Ludwig Wittgenstein (1889-1951), ad esempio, studiò prima ingegneria a Berlino, dopo che da bambino aveva già schizzato un nuovo tipo di macchina per cucire. Quindi si recò a Manchester e si dedicò ali' aeronautica che stava appena sorgendo. Notò allora che in fondo era la matematica a interessarlo. Cosl andò a Cambridge da Bertrand Russell. Ma anche 11 non si trattenne a lungo. Venne attratto da un solitario casale di campagna in Norvegia, finché nel 1914 entrò nell' esercito austro-ungarico come volontario. In guerra e nella prigionia italiana completò il suo Tractatus logico-philosophicus. Dopo la guerra s'imbatté in Tolstoj e si dedicò quindi al vangelo e a una vita misera come paesano nella Bassa Austria. Ma anche questa attività non lo trattenne a lungo. Giocava con l'idea di diventare frate e divenne aiuto giardiniere di un convento. Improvvisamente l'interessò l'architettura. Progettò case, finché infine decise di affrontare ancora il dottorato ... 9 •

Mentre il tipo quattro tende a fare di tutto pur di emergere, il cinque cerca solitamente di evitare tutto ciò che potrebbe attirare l'attenzione su di sé. Anche un cinque può avere una sorta di comportamento « studiato». Segue l'adattamento: «Come mi posso comportare, affinché meno persone possibile si accorgano della mia presenza o pretendano qualcosa da me?». Se il teina nella discussione diventa troppo personale, i tipi cinque sviluppano solitamente una grande abilità 9 Cfr. W. Weischedel, Die philosophische Hintertreppe, op. cit., pp. 291ss; Joachim Schulte, Wittgenstein. Bine Einfiihrung, Stuttgart 1989, in particolare le pp. 9-56.

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nell'allontanare la discussione da sé. Non appena hanno la sensazione che qualcuno li voglia« auscultare», si ritraggono. Molti cinque odiano parole come dividere o condividere. Non appena nel gruppo si verifica l'esortazione. a « scambiarsi » le proprie sensazioni, la maggior parte dei cinque abbassa le serrande e riflette sul modo di cavarsi d'impiccio in maniera elegante e discreta. I tipi cinque non vogliono esporsi e mettere in mostra il loro aspetto più intimo. Se non è possibile evitare di essere «coinvolti», di solito aspettano fino alla fine e allora comunicano il meno possibile. Ma ascoltano bene ciò che dicono gli altri: niente sfugge alla loro attenzione. Molti tipi cinque hanno difficoltà a condurre il ruolo di genitori. Il concetto corrente di « maternità » non è stato certo inventato dai tipi cinque. Ricordo una cinque che venne da me per un consiglio. Io la vedevo come una donna stupenda e una madre eccezionale, ma lei stessa riteneva l'educazione dei bambini un inferno. Essi pretendono contin~amente tempo, spazio ed energia dai loro genitori, mentre i cinque hanno bisogno di un loro spazio privato. Questo è uno dei motivi per cui vistosamente molti tipi cinque indietreggiano di fronte alla prospettiva di sposarsi e di mettere al mondo dei bambini. Hanno paura che prima o poi questi piccoli « mostriciattoli » corrano per casa e possano pretendere in continuazione qualcosa da loro. Nelle comunità conventuali, i tipi cinque vogliono di solito una mansardina, possibilmente in fondo a un corridoio, dove il pericolo che qualcuno penetri nella loro sfera è minore. I tipi cinque odiano l'insistenza e gli invadenti. Se si vuole vedere il cinque, normalmente così contegnoso, andare su tutte le furie, basta entrare e uscire di corsa dalla sua stanza senza bussare. Egli protegge la sua sfera privata come la pupilla dei propri occhi. I tipi cinque che vivono in comunità devono regolarmente isolarsi per rifornirsi di« carburante ». La maggior parte di loro trova faticose e sfiancanti troppe persone e troppa vicinanza. Hanno bisogno di tempo per se stessi, per ordinare i loro pensieri e i loro sentimenti e per prepararsi interiormente a nuovi incontri. Ultimamente ho condotto per una settimana nell'abbazia trappista di Gethsemani nel Kentucky, l'ex convento di Thomas Merton, esercizi spirituali per i monaci e ho fatto conoscere loro l' enneagramma. Dopo tre giorni mi era chiaro che

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la metà di questi monaci faceva parte del gruppo dei tipi cinque. Per provocarli un poco, ho detto loro: « Vi ho sempre ammirato e guardato dal basso. Ho visto come riuscite a sedere immobili per tre ore davanti al Santissimo. Ho pensato che aveste già raggiunto lo stadio più alto della contemplazione, perché io non resisterei mai a sedere fermo per tre ore e non fare niente. Ma ora so che la maggior parte di voi non è altro che cinque».

I monaci sono quasi morti dalle risa. Hanno avuto la libertà di ammetterlo. Molti tipi cinque non conoscono niente di più bello al mondo che stare seduti per tre ore e fissare qualcosa, oppure niente. Se stanno Il seduti cosl, hanno la loro calma, nessuno vuole qualcosa da loro, non devono dare niente. Ciò che è stato detto fino a ora potrebbe indurre al malinteso che tutti i cinque siano monaci intellettuali, profondi e saggi o per lo meno persone particolarmente intelligenti. Purtroppo va detto che esistono anche dei cinque completamente stupidi, ma anche per loro la torre di controllo è la testa, la loro poca comprensione, la loro «logica», qualunque essa sia, e la concezione che hanno del mondo. Non si impegolano in ciò che non capiscono. I tipi cinque irredenti possono assumere dei tratti schizofrenici, sviluppare forme di autismo o finire nel nichilismo, tutte queste sarebbero conseguenze finali del« puro pensare» senza corporeità, emotività, decisioni di valorè e azioni. Il film Rain Man, che nel 1989 è stato coperto di Oscar, tratta di un tipico tre giovane statunitense, dinamico e rampante, che, dopo la morte del padre, scopre di avere un fratello maggiore autistico (Dustin Hoffman). Questo fratello è un genio della matematica, ma per il resto un prigioniero di rituali immutabili. La relazione con il mondo esterno è meccanizzata. Il film descrive gli accenni di una« conversione» che l'estroverso tre vive attraverso l'incontro con il fratello patologicamente introverso. Dall'altra parte l'improvvisa attenzione e la provocazione hanno un effetto terapeutico sull'autistico Raimond. Indimenticabile è la scena in cui egli appoggia teneramente la testa alla spalla del fratello, esprimendo cosl, forse per la prima volta, qualcosa simile all'intimità.

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Dilemma La «tentazione» del tipo cinque è il sapere. Per il cinque il sapere è potere. Il tipo cinque irredento ritiene di poter proteggere la propria vita essendo informato su tutto in maniera possibilmente dettagliata. Le informazioni che prende dal mondo esterno e immagazzina non bastano mai. I tipi cinque hanno sempre bisogno di un altro corso, di un altro seminario, di ancora un semestre, ancora un libro, ancora un ritiro in silenzio. Nei workshop sull' enneagramma sono presenti in quantità sproporzionata. I sistemi spirituali, che spiegano l'universo o l'anima umana, li affascinano: i modelli psicoanalitici, le tipologie, la teoria della relatività di Einstein, i salti dei quanti, la teoria del big bang, la dottrina evoluzionistica, le leggi dell'ereditarietà. Per questo ci sono molti tipi cinque fanatici dell'enneagramma. Ne conosco però anche alcuni che lo rifiutano radicalmente, perché lo ritengono come uno sconvolgimento dei loro piani, .in grado di scoprire il loro programma di vita. Per l'intera esistenza il tipo cinque potrebbe brillare per superiorità intellettuale: « Io so più di altri. Io capisco il mondo meglio di altri. Io sono superiore al rimbambimento sentimentale· e alle smancerie emotive degli altri! ». Improvvisamente risulta che non è altro che un cinque e che la sua forza è anche il suo peccato! La maggior parte dei cinque viaggia volentieri per acquisire impressioni e sapere; viaggiare infatti è formativo. Li diverte studiare inosservati e sconosciuti culture, tradizioni e costumi stranieri. Nel corso di tali viaggi in alcuni casi possono anche vivere «limitate avventure», perché sanno che sono situazioni poco impegnative e possono sempre venire interrotte dalla partenza. L'evento vero e proprio ha luogo più tardi a casa, quando possono incorniciare le fotografie. Piccoli souvenir e ricordi li aiutano come sostegno per la memoria e possono servire più tardi per innescare il ricordo del1' intero evento nella fantasia. Alcuni tipi cinque hanno una collezione di« totem» che copre tutte le fasi e gli eventi importanti della loro vita. Uno dei « meccanismi di difesa » che i tipi cinque praticano con predilezione si chiama ritirata. I cinque non temono nulla quanto l'impegno-emotivo. Quanto più sono irredenti, tanto più rifuggono i sentimenti, il sesso, le relazioni che pro-

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ducono dipendenza. Se si tocca un cinque, di solito si spaventa oppure fa un gran balzo. Per questo molti di loro hanno un'indole celibataria. Per falsi motivi possono scegliere il celibato, diventare degli scapoli stravaganti oppure vecchie zitelle con gli occhiali. La grande attrice Greta Garbo (nata nel 1905) era una tipica

cinque. La sua misantropia era già quasi proverbiale all'epoca del suo splendore. Per non dare nell'occhio, in pubblico si dava degli pseudonimi e si travestiva. Sulla porta della sua casa non si trovava alcuna targhetta con un nome. Odiava vedere i propri film e a posteriori si sentiva sgradevolmente toccata da una tale messa a nudo di sé. Se compariva in ricevimenti pubblici, preferiva parlare di temi astratti e di politica, perché detestava parlare di sé. Non si è mai sposata. Le sue storie d'amore erano di breve durata. In privato preferiva un abbigliamento semplice, quasi monacale; lasciò alcune stanze della sua casa completamente vuote. Dal 1941 si ritirò definitivamente dal mondo del cinema per vivere come un eremita. Nascondeva il suo famoso volto dietro un cappello e degli occhiali da sole 10 •

Il tipo cinque irredento teme il vincolo concreto. l cinque restano volentieri nel mondo astratto della teoria e delle idee; spiegano il mondo, ma raramente fanno qualcosa per migliorarlo. Karl Marx ha mosso ai filosofi in generale il rimprovero di interpretare il mondo, invece di cambiarlo. Abraham Maslow ha indicato i pericoli della « cognizione dell'essere », espressione con la quale intendeva un atteggiamento di vita, che non vuole altro che scorgere in modo più verace la natura dell'oggetto in se stesso: «La cognizione dell'essere è priva di giudizio, priva di confronto o condanna o valutazione. È inoltre priva di decisione, poiché decisione significa esser pronti all'agire ... Finché si contemplano il cancro o i batteri assorbendo passivamente, pieni di reverenza, ammirati, meravigliati il piacere di un ricco intendimento, non vi è nulla di male. La paura, l'ira, il desiderio di migliorare la situazione, di distruggere o uccidere ... sono tutti sospesi ... È un non-essere-nel-mondo nel senso esistenzialista » 11 • Cfr. A. Walker, Greta Garbo. Ein Portriit, Miinchen 1981. A. H. Maslow, Verso una psicologia dell'essere, Ubaldini, Roma 1971, pp. 122-123. IO 11

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Cosl il cinque tende al conservativismo. La spinta alla ricerca suppostamente priva di valori ha comportato che molte scoperte di geniali cinque sono diventate una maledizione dell'umanità. Molti scienziati si sono rifiutati di considerare le implicazioni etiche delle loro scoperte 12 • Friedrich Diirrenmatt ha ripreso questo tema nella sua tragicommedia I fisici (1962). Il fisico atomico Mobius fa il pazzo perché sa che le sue idee possono distruggere il mondo. Nel manicomio incontra due altri fisici, una spia sovietica e una americana, che vogliono ambedue sequestrarlo. Mobius distrugge le sue formule e convince i due a rimanere cori lui in manicomio per il bene dell'umanità. Ma la dottoressa che dirige l'istituto di cura ha copiato segretamente le formule e ha fondato un gruppo industriale per il loro sfruttamento. Lo shock che ne consegue conduce i tre fisici all'effettiva follia.

Se, in giorni di ritiro, lavoro con dei tipi cinque, uso dir loro: «Ogni volta che andate a confessarvi, non dimenticate di ammettere "Sono uno snob intellettuale!"». In conferenze e seminari i cinque siedono di solito nell'ultima fila, per non farsi notare. Se sedessero davanti, potrei infatti porre loro improvvisamente una domanda oppure pregarli di alzarsi, ma essi non vogliono finire in nessuna situazione emotivamente imbarazzante. La loro vita somiglia a una guerra nella giungla: vogliono vedere, ma non essere visti. Sono come il detective del supermercato dietro al falso specchio che ha la visione d'insieme, ma nessun cliente si accorge di essere os-, servato. Helen Palmer ha chiamato il tipo cinque irredento il « Buddha non illuminato » 13 • Il « Buddha illuminato » è capace di staccarsi dal mondo e dalle sue passioni, dopo averle vissute e sofferte. Il« Buddha non illuminato» rinuncia alle sue emo. zioni, perché non può né vuole impelagarvisi. Giunge a delle precoci soluzioni spirituali e sdegna gli « amari frutti del mondo » per i motivi sbagliati. Per questi uomini ad esempio la prassi della meditazione zen può essere pericolosa e servire all'immunizzazione contro il «mondo» e la «carne». 12 13

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F. Diirenmatt, I fisici, Einaudi, Torino 1972. H. Palmer, The Enneagram, op. cit., p. 227.

Il secondo « meccanismo di difesa » del tipo cinque si chiama segmentazione. Molti tipi cinque dividono la loro vita in una quantità di segmenti o di scomparti, eh~ in pratica esistono in maniera indipendente l'uno dall'altro. E possibile ad esempio che in ognuno di questi ambiti loro abbiano amici e conoscenti, che non vengono a sapere mai nulla l'uno dell'altro. Fino a quando coloro che sono stati implicati dal tipo cinque in questa rete di «relazioni parziali» si limitano alla sfera loro assegnata e non si immischiano nella vita complessiva del cinque, possono stare certi di ricevere attenzione e segni di stima nei limiti stabiliti. Limitazione è un'altra voce che, in questo contesto, aiuta a capire la psiche di un tipo cinque. Poiché essi hanno paura del coinvolgimento e della pretesa emotiva eccessiva, molti si sentono sicuri solo se la cornice temporale e spaziale di una relazione è tracciata con precisione. Vorrebbero sapere, quanto dura una manifestazione o un appuntamento, per potervisi preparare internamente e hanno bisogno di tempo per poter essere pronti ad incontri estenuanti. E facile che si sentano minacciati da visite a sorpresa e attacchi inattesi, che li provocano personalmente e rimangono sgradevolmente colpiti quando percepiscono le attese emotive del prossimo. Da un tipo cinque dunque si riceve qualcosa (se lo si riceve) solo quando non lo si attende né pretende. Nel conflitto aperto non hanno a disposizione alcun meccanismo di difesa a parte la ritirata e gli argomenti intellettuali. Il «peccato radicale» del cinque si chiama avidità. I cinque non sono donatori. Tendono piuttosto a tesaurizzare il loro possesso spirituale, ma spesso anche materiale. Questo è il momento in cui tra l'altro hanno bisogno di un provocatorio calcio nel «posteriore »: «Adesso è tempo che tu, per una volta, tiri finalmente fuori qualcosa dai tuoi tesori! ». La «trappola» del tipo cinque si chiama avarizia. In particolare sono avari con se stessi. Spesso hanno paura di potersi perdere, se dovessero comunicare e si isolano. Ciò che posseggono dà loro sicurezza. I cinque possono diventare spilorci come l'Ebeneezer Scrooge del racconto Un canto di Natale di Charles Dickens 14 • I tipi cinque avari non si godono , 14 C. Dickens, Un canto di Natale, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 19874 • Dickens ·descrive la conversione del ricco spilorcio Ebeneezer Scrooge. Scrooge è

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la vita, sono taccagni affinché i beni di loro proprietà possano garantire anche in futuro pace e tranquillità. In alcuni soggetti ciò può assumere aspetti patologici: i miliardari Howard Huges e J. Paul Getty sono entrambi famosi per essere ricchissimi e perché non concedono niente a se stessi. La maggior parte dei tipi cinque in effetti è assai parca nelle proprie pretese e ha una tendenza naturale all'ascesi. I cinque hanno bisogno sempre e solo di un poco di tutto; alcuni calcolano anche la carta igienica per non sprecare niente. Sono orgogliosi di essere cosl modesti. La loro prima esperienza di vita infatti spesso è consistita nel non avere ricevuto ciò di cui in effetti avevano bisogno. Si sono dovuti abituare presto ad accontentarsi di poco. Viste cosl, l'avarizia e la sobrietà del tipo cinque non sono dei veri opposti .. I maggiori doni del cinque sono come sempre l'altra faccia della loro ossessione: sono portati per la contemplazione, capiscono le relazioni, inventano magnifici sistemi spirituali. Il tipo cinque« evita» il vuoto. Mentre gli estranei lo ritengono spesso misterioso e profondo, il tipo cinque teme di solito di valere poco e di avere poca ricchezza reale in sé. La paura del vuoto (horror vacui) è il vero impulso che spinge all'azione il cinque irredento. Il dono o «frutto dello Spirito » del cinque redento è l' obiettività. Vediamo nuovamente come uno stesso tratto del carattere possa contenere la benedizione e la maledizione. Il cinque irredento si deve distanziare; il cinque redento si può distanziare. Questo dono del cinque è di grande valore per ogni comunità. I tipi cinque possono essere ottimi padri spirituali. Sanno seguire i monologhi di altri per ore. Puoi parlare e parlare: e il cinque sembra avere una capacità illimitata di ascoltare e di accettare tutto. La sua capacità di ritirarsi emotivamente può aiutare chi cerca un consiglio a valutare la propria situazione in una maniera più chiara, più sobria e più realistica. I cinque sanno anche osservare molto obiettivamente una situazione emotiva molto tesa in base al loro particolare talento, e dire:« Ora, io penso, la cosa può essere vista da questo o da quel lato! ». diventato per antonomasia, nel mondo anglosassone, la quintessenza dell'avarizia. Anche Zio Paperone, l'« uomo più ricco del mondo» nella serie di fumetti di Walt Disney, si chiama, nell'originale statunitense, Uncle Scrooge.

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L'essere distaccati in effetti è allo stesso tempo il dono e il peccato del cinque. Il cinque è l'unico tipo per il quale pos.siamo adoperare gli stessi termini per descrivere la sua maggiore forza e la sua maggiore debolezza.

Simboli ed esempi «Animali simbolici » del cinque sono la civetta, la volpe e il

criceto. Gli occhi immobili della civetta puntano in avanti, l'udito è molto sviluppato. In Egitto e in India la civetta era un simbolo di morte; in Grecia era sacra ad Atena ed era la protettrice della città di Atene(« portare nottole ad Atene») e di tutte le scienze. Le civette vedono tutto, ma sono di difficile localizzazione. La volpe in quanto rapace è solitaria e ha pupille che si restringono a mandorla. Il suo olfatto e il suo udito sono egregiamente sviluppati. Nella mitologia ·cinese la volpe ha un significato centrale. A 100 anni divenne capace di trasformarsi in qualsiasi aspetto; a 1000 anni il suo vello divenne bianco, aveva nove code ed era onnisciente. Nelle favole e nella poesia la volpe è considerata furba e astuta; nella simbologia cristiana indica tra l'altro malvagità, avidità e disperazione. In molte fiabe invece compare come aiuto nella situazione di bisogno. Il criceto con le sue gote rigonfie rappresenta la passione del tipo cinque per il collezionismo e la sua avidità, l'immagazzinamento di « cibo » per tempi peggiori. Il « paese simbolico » che utilizziamo per il tipo cinque è la Gran Bretagna. Per prima cosa rivive nel cinque l'archetipo del gentleman inglese conservatore, cortese, riservato e distaccato. Inoltre, un altro aspetto del tipo cinque si ritrova nella figura dello scozzese avaro, bersaglio di infinite caricature. Il« colore» simbolo del cinque è il blu. Il blu è il colore dell'introversione, della calma e del distacco, che riceve più di quanto emani. Il blu nella tradizione incarna ciò che è femminile; · il manto di stelle dal fondo blu della Madre di Dio simboleggia la sensibilità umana per il mistero dell'universo. Il cielo e il mare, gli spazi più profondi accessibili alla vista, sono blu. Nelle sue sfumature scure simboleggia passività, osservazione silenziosa e immobilità. Secondo Kandinsky il blu conduce via dagli

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altri e ci dirige verso il nostro centro: « Quanto più profondo, tanto più chiama l'uomo all'infinito, risveglia in lui la nostalgia della purezza e infine del soprasensibile » 15 • I due« patroni biblici» del tipo cinque sono Maria, la Madre di Gesù, e l'apostolo Tommaso. Maria incarna la passività e la sensibilità, laspetto mistico contemplativo del tipo cinque. Ella è in grado di ricevere prima di dare. Alla fine della storia del Natale viene detto che i pastori le raccontano tutto ciò che era stato detto loro. Di Maria 'si dice quindi: « Conservava tutte queste cose meditandole in cuor suo » (Le 2,19). I tipi cinque sono capaci di mantenere le cose per sé; la confidenza riposa nel loro cuore; sanno tacere. Maria è divenuta spesso nel corso della storia della Chiesa un simbolo idealizzato di una verginità « senza carne né sangue », spiritualizzata, asettica, illesa e intoccabile. Contro questa immagine si scaglia tra laltro la teologia della liberazione latinoamericana legata alla terra, che scopre proprio nel Magnificat (Le 1,46-55) una Maria combattiva, nient' affatto «innocua » (la recitazione pubblica del Magnificat è stata vietata per un certo periodo in Argentina). Nel linguaggio dell'enneagramma si potrebbe dire: la teologia della liberazione ha scoperto il lato da otto di Maria (otto - lenergia dell' «azione» - è il punto d'integrazione del

cinque) 16 • L'apostolo Tommaso è entrato nella coscienza della cristianità soprattutto come « dubitatore » postpasquale. Ma già prima di Pasqua compare una volta. Gesù racconta ai suoi discepoli che Lazzaro è morto e che lui vuole andare al sepolcro. Allora Tommaso dice agli altri discepoli:« Andiamo anche noi a morire con lui!» (Gv 11,16). Rassegnazione nichilista e indifferenza sono un pericolo costante per il tipo cinque! Tommaso non è con gli altri discepoli quando il Cristo risorto compare loro. Quando loro glielo raccontano, resta scettico. Crede solo a ciò che ha visto con i propri occhi. Quando Gesù compare un'altra volta ai suoi discepoli, anche Tommaso è con loro. Gesù lo invita: « Metti il tuo dito qui e guarda le mie mani; porgi la tua mano, e mettila nel mio fianco» (Gv 20,27). Lo stesso Gesù che aveva detto a Maria Maddalena, il tipo due: «Non mi tocca15 Citato in I. Riedel, Farben in Religion, Gesellscha/t, Kunst und Psychotherapie, Stuttgart 1983, p. 53. 16 Cfr. R. Rohr, Betrachtungen iiber Maria: « Let it Be! - Maria und die Protestanten », in Der nackte Gott, op. cit., pp. 37-44.

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re!», invita il razionalista Tommaso ad affrontare il contatto fisico! Mentre il due deve liberarsi dalla simbiosi e sviluppare la sua capacità di vero distacco, il cinque deve arrivare dalla testa al corpo, dal pensiero ali' azione. Più tardi secondo la leggenda Tommaso è diventato molto attivo. A quanto pare si recò in India e vi fondò la Chiesa locale .

. Conversione e redenzione

L'« invito» al tipo cinque si chiama saggezza. La saggezza è un sapere profondo delle relazioni del mondo e della vita, che deve essere evinto non solo dal pensiero ma anche dalle reali esperienze. La saggezza è esperienza riflettuta. I cinque tendono alla « preflessione » cioè pensano prima o invece di agire, mentre la riflessione è lelaborazione spirituale successiva della vita vissuta. Alla saggezza cui il tipo cinque è chiamato appartiene anche la fiducia nel volere di Dio. Significa credere Dio capace di cose più grandi di quanto lerudizione scolastica lasci sognare. Significa lasciare i misteri per quello che sono, invece di sezionare tutto con il bisturi della razionalità. Uno dei« compiti di vita» dei tipo cinque è imparare l'impegno e l'azione. I cinque si devono innamorare appassionatamente. L'amore è un dramma per alcuni di loro, perché nella relazione erotica il desiderio di prossimità si scontra con quello altrettanto forte di distanza 17 • Può accadere che un cinque sia perdutamente innamorato, ma che durante l'incontro con la persona amata s'irrigidisca e non sappia come comportarsi. La «vera» sensazione la vive infatti spesso solo successivamente. «Imparare ad amare» è, da questo punto di vista, una delle sue grandi sfide 18 • Un tipo cinque che non ammette alcuna passione, che non si permette di essere« scapestrato » in questo almeno una volta, è una persona molto incompleta. La meditazione e la preghiera sono sorgenti di forza enormemente importanti per il cinque. Un cinque deve coltivare 17 Cfr. sul tema « distanza e vicinanza », che, da poli opposti, interessa in particolare i tipi due e cinque, W. Schmidbauer, Die Angst vor Niihe, Reinbek 1985. 18 M. Kelsey, Lieben lemen, Metzingen 1986.

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la propria vita interiore, per trovare il coraggio di dedicarsi al mondo estèrno. Ciò è possibile solo se il mondo interno viene vissuto in maniera meno minacciosa, se il tipo cinque ha trovato pace e sicurezza in Dio e anche in se stesso. Io incito tutti i cinque a meditare sull'incarnazione, ovvero sull'impegno e sugli atteggiamenti di Cristo: la sua passione per gli uomini, la sua disponibilità a« sporcarsi le mani». Il cristianesimo non si lascia realizzare sedendo da soli con i propri libri in una stanza, anche se questo è ciò che il cinque irredento farebbe più volentieri. In Cristo prende corpo . il Dio tangibile, che cura gli uomini per l'appunto con il contatto. Una mia buona conoscente, che è un tipo cinque, ha trovato una via quasi geniale per arrivare a una maggiore completezza: è diventata massaggiatrice (medica), perché ha sentito inconsciamente di dover toccare i corpi di altre persone e di dover essere pr,esente per gli altri. Cosl si libera dalla gabbia dell'egocentrismo e dell'isolamento ed entra in contatto con la corporeità propria e altrui. Tempo fa ha affermato: « Se faccio il mio lavoro e mi occupo in questo modo dei corpi degli-altri, questa è una parte o la continuazione della mia vita di preghiera». Normalmente un tipo cinque mantiene la sua energia per se stesso; questa donna però fa fino a nove massaggi al giorno,. compiendo ogni volta un passo verso l'integrazione con se stessa. Ella resta un tipo cinque, noi tutti restiamo ciò che siamo, ma lungo la strada della guarigione e della liberazione dobbiamo fare ciò che i latini chiamavano agere contra: dobbiamo agire contro le nostre costrizioni «naturali». Ciò non avviene da sé, esige decisioni chiare ed è in un certo modo « contronatura » o «soprannaturale». I tipi çinque ogni tanto devono semplicemente agire d'impulso e commettere degli errori. Non è un errore fare degli errori! Ma di questo i cinque, come anche altri tipi, hanno paura. Essi temono di fare qualcosa di irrazionale, e in ciò si capisce quanto i tipi cinque e sei siano vicini. La paura, peccato radicale del sei, non è estranea nemmeno al cinque. Per questo il tipo cinque deve osare la strada verso l' esterno. La terapia della Gestalt o il lavoro fisico possono essere di aiuto in ciò. Ma anche qualsiasi altra «esternazione» del mondo interiore è buona, ad esempio nel creativo lavoro ar-

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tistico (suonare, dipingere) - anche se altri possono in que- · sto caso spiare le nostre« carte spirituali» - oppure nell'impegno pratico, politico e sociale. Per quanto il tipo cinque appaia tanto autosufficiente, ha comunque bisogno dell'esperienza dell'amore sicuro sia nel mondo interiore (esperienza di Dio) sia nel mondo esterno (amore del prossimo). Alimento psichico per lui è ogni parola d'incoraggiamento, che risvegli messaggi interiori come: « Tu puoi sentirti sicuro qui. Ci rallegriamo che sei qui. Hai dirittò di stare qui. Sei bene accetto. Appartieni a noi». Il tipo cinque deve guardarsi dall'arroganza e dalla presunzione, sia nei confronti degli uomini sia nei confronti di Dio («Se Dio vuole qualcosa da me, si dovrà pure fare vivo»). Raggiunge il suo più profondo dono di vera saggezza, rinunciando al lavorio segreto e alla mistificazione artificiale, e affrontando il confronto con il mistero di altre persone, donando aria al proprio mistero e mettendo in libertà i propri tesori. Il tipo cinque deve esercitarsi a esprimere le emozioni direttamente invece di conservarle per la «cameretta silenziosa». Se dovessero seguire la loro indole, i cinque sarebbero più volentieri buddisti che cristiani, ma per loro proprio la via orientale del rifiuto del mondo e dell'interiorizzazione può essere una trappola, che impedisce di scoprire e di condividere il mistero dell'incarnazione e il mistero della croce nella propria vita. Una figura rappresentativa fra i « santi contemplativi» è Ildegarda di Bingen (1098-1179). Ella era di un'erudizione universale, pratica di musica, esperta di teologia e medicina e grande viaggiatrice. Divenne famosa però per ildono della visione, che le causava sofferenze e la fece ammalare. Guarl solo quando scrisse tutto e lo comunicò(!). Molti mistici trovano solo dopo pesanti battaglie quel contatto con il mondo, che dalla patologica introspezione li conduce ali' azione. Come tutti i tipi cinque devono compiere il passo dal vedere al fare. In questo caso possono diventare dei visionari addirittura preveggenti in campo spirituale e politico, riuscendo a riconoscere chiàramente e interpretare le connessioni fra le cose. Dietrich Bonhoeffer (1906-1945) ha percorso il cammino del tipo cinque redento dal pensiero all'azione. Nacque a Breslavia

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come sesto di otto fratelli; il nonno e il bisnonno da parte di ·madre erano famosi professori di teologia, il padre uno dei più importanti psichiatri del suo tempo. Nella famiglia alto borghese -Bonhoeffer « autocontrollo » e « obiettività » venivano pretesi sin da piccoli. La madre istruiva i bambini da sola, il che consentl loro di saltare varie classi scolastiche. Il giovane Dietrich era un topo di biblioteca e un giocatore entusiasta di scacchi. A 18 anni fece un viaggio a Roma, dopo aver imparato a memoria la guida turistica già prima della partenza(!). Dietrich divenne uno studente diligente che frequentava le lezioni di molte materie. Già a 19 anni cominciò la sua tesi dottorale sulla Chiesa, nota ancora oggi con il titolo Sanctorum communio e si laureò nel 1927 «summa cum laude». A 22 anni iniziò un periodo di vicariato a Barcellona. In seguito trascorse un anno di studio negli Stati Uniti, dove rimase profondamente impressionato dal razzismo ad Harlem. A 25 anni divenne docente privato. Nel 1933 i nazisti presero il potere; Bonhoeffer aveva riconosciuto perspicacemente fin dall'inizio il pericolo del culto del Fiihrer (egli stesso considerava ripugnante la possibilità di avere potere sulle anime di altre persone); in tale occasione vide e affermò,che la Chiesa avrebbe dovuto affrontare la questione ebrea, destinata a diventare decisiva negli anni a venire. Poco più tardi Bonhoeffer si trasferl a Londra come parroco. Compiuti 29 anni,· venne nominato direttore del seminario di preghiera (illegale) della« Chiesa confessante». Nel 1936 i nazisti gli imposero il divieto d'insegnamento. Da un ulteriore viaggio negli Stati Uniti tornò con l'ultima nave utile prima dello scoppio della guerra, per quanto già avesse presagito che il lavoro in Germania gli sarebbe potuto costare la vita. Nel 1942 si unl a quel circolo che progettava l'omicidio di Hitler; l'intellettuale diventa cospiratore politico! Nell'aprile del 1943 venne arrestato. Trascorse due anni nel carcere di Tegel e progettò il suicidio per evitare, in seguito alle torture fisiche, delle quali aveva una paura immane, di tradire gli altri cospiratori. Poco prima della fine della guerra venne imprigionato nel campo di concentramento di Buchenwald, quindi a Flossenburg, dove il 9 aprile morl sulla forca. In carcere ha scritto: «Fare ed osare non sono cosa qualsiasi, ma il giusto/ non ondeggiare nelle possibilità, ma afferrare coraggiosamente il

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reale/ non nella fuga dei pensieri, solo nell'azione è la libertà. Lascia il pavido esitare ed entra nella tempesta degli eventi / sostenuto solo dal comandamento di Dio e dalla tua fede / e la libertà accoglierà giubilando il tuo spirito » 19 •

TIPI« SEI»

Profilo Chi appartiene al tipo sei ha grandi doni: è cooperativo, ha spirito di gruppo ed è affidabile. Nelle relazioni ci si può fidare della sua fedeltà. Le amicizie dei tipi sei sono segnate da sentimenti calorosi e profondi. Spesso sono molto originali e spiritosi, a volte hanno un umorismo scurrile e si impegnano anima e cuore per le persone che amano. I sei redenti sanno collegare la fedeltà a tradizioni sperimentate conia disponibilità a percorrere nuovi cammini. Hanno un senso per ciò che è possibile e ciò che non lo è. Scoprono ben presto i punti deboli di un progetto: difatti hanno un sesto senso per tutti i pericoli incombenti. Sanno essere previdenti e coraggiosi se si tratta di aprire nuove strade e di tracciare nuovi confini. I tipi tre e sei rivestono per noi una particolare importanza, i loro peccati radicali - il timore 1 (tipo sei) e la menzogna (tipo tre) - infatti non sono stati riconosciuti come tali nel cristianesimo occidentale. Finché questi due peccati non verranno ammessi, essi rappresenteranno un grande pericolo per la nostra società. Molte persone che lavorano con l' enneagramma già da molto tempo sono convinte che nella società occidentale il tipo sei sia di gran lunga il tipo più comune. Io ho fatto la stessa 19 D. Bonhoeffer, Resistenza e resa, op. cit., p. 448. Una biografia di Bonhoeffer breve, ma competente, si trova in E. Bethge, Dietricb Bonboe/fer. Teologo, cristiano, contemporaneo, Queriniana, Brescia 1975. 1 I termini « paura » e « timore » vengono utilizzati nel linguaggio comune quasi come sinonimi. Si è più precisi se si definisce la paura come sentimento indeterminato causato da una minaccia sulla vita, mentre il timore si riferisce all'oggetto. . Nel presente contesto tuttavia utilizziamo i termini paura e timore come sinonimi.

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esperienza e penso che esistano molte ragioni perché si verifichi ciò. · Il tipo sei è facilmente preda dei dubbi su se stesso. Questo lo rende attento, timoroso e diffidente. Fiuta continuamente il pericolo. Nella sua forma psicopatica cade vittima della sua mania di persecuzione. Se si pensa a quante paure e pericoli è esposto un bimbo sin dalla nascita e quindi nelle sue prime settimane e mesi di vita, si può capire che ci sono molte persone che sviluppano il motto: «Il mondo è pericoloso. Bisogna stare in guardia. lo non ho abbastanza autorità interiore per affrontare tutto ciò. Per questo devo cercare sicurezza da qualche parte fuori di me». Richard Riso ha descritto come segue il dissidio dei tipi sei: « Sono emotivi e dipendenti dagli altri, ma evidentemente non cosl tanto da se stessi. Vorrebbero essere vicini agli altri, ma prima li mettono allà prova, per vedere se si può avere fiducia in loro. Venerano l'autorità e contemporaneamente la temono. Sono ubbidienti e anche disubbidienti. Temono le aggressioni altrui eppure a volte sono essi stessi molto aggressivi. Cercano la sicurezza eppure si sentono insicuri. Sono amabili e adeguati ma possono diventare all'improvviso perfidi e malvagi. Credono nei valori tradizionali eppure li sanno fuggire improvvisamente. Vogliono sottrarsi alla punizione e magari lattirano su di sé» 2 •

Alcuni sei riferiscono di non aver potuto sviluppare una fiducia originaria, perché avevano dei genitori incontrollati, imprevedibili, violenti oppure sentimentalmente freddi. Molti sono stati puniti o picchiati senza un motivo tangibile, perché i genitori hanno sfogato in questo modo i loro conflitti. Ciò può aver avuto varie possibili conseguenze: questi bambini o dovevano cercare un difensore in cui riporre fiducia; oppure dovevano ,imparare a fiutare i benché minimi segnali di pericolo, per cercare protezione quanto prima; oppure dovevano prevenire aggressivamente il pericolo incombente. Nel primo caso la mancanza di vera fiducia in se stessi induce il tipo sei a guardarsi intorno in cerca di autorità, di qualcuno che offra sicurezza, sia famoso oppure abbia una 2

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R. Riso, Personality Types, op. cit., p. 163.

posizione di potere e gli possa indicare la direzione giusta. Il tipo sei in questo caso ha bisogno di un'istituzione (ad esempio la Chiesa, il Partito, lo Stato, la scienza) oppure un libro (ad esempio la Bibbia, il Codice di diritto ecclesiastico o penale, il Corano, Mein Kampf, Il capitale) con risposte infallibili. I sei anelano alla sicurezza. Non vogliono affrontare ombre scure e toni grigi; vogliono un mondo suddiviso in bianco e nero e una verità da portare a casa nero su bianco. Nel peggiore dei casi l'energia del sei produce il tipo nazista, colui che pretende in maniera totalitaria e piena di sé che la realtà sia cosl come ne ha bisogno e che è pronto a eseguire qualsiasi ordine gli giunga «dall'alto». Adolf Eichmann nel suo interrogatorio in Israele disse, in linea con tale posizione: «Appartenevo a quegli uomini che non si formavano un proprio giudizio. Le parole del Fiihrer avevano la forza di leggi. Io ho ubbidito. Qualsiasi cosa mi avessero ordinato, io avrei ubbidito, perché il giuramento è giuramento ». Molti tipi sei raccontano di fratture nella storia della loro vita e di non essere riusciti a condurre a termine gli studi o la formazione. Spesso vengono colpiti poco prima di un esame da una paralizzante paura di fallire oppure non procedono nell'apprendimento, perché controllano esattamente ogni dettaglio e devono eliminare tutte le contraddizioni. Mettono in dubbio la propria posizione piuttosto che sostenerla con sicurezza interiore. Il «lavoro di Sisifo», che eseguono per rendere impermeabile la propria opinione, può condurli alla fine al vero fallimento. Molti tipi sei creano situazioni in cui alla fine perdono. Sono pessimisti e hanno paura del successo e se non lo ottengono, allora il pericolo che diventino invidiosi e competitivi non è poi cosl grande. Per questo i sei «sfuggono» i successi, li passano ad altri oppure si pongono mète cosl irraggiungibili ed esagerate che il fallimento è inevitabile. I tipi sei combattono per la loro sopravvivenza, mai per il successo, che comporta infatti solo nuovi pericoli. Nel caso in cui però esso, a un certo punto, giunga non richiesto ugualmente, di solito lo dimenticano subito. Ogni situazione nuova è cosl minacciosa per loro che il ricordo di successi passati è inutile 3 • 3 H. Palmer,

The Enneagram, op. cit., pp. 255-257.

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Se i tipi tre sono notoriamente dei vincenti, i tipi sei sono dei noti perdenti. Questo «piacere della sconfitta » può assumere tratti masochistici. W oody Allen ha impersonato in molti dei suoi film il tipo del laser (perdente). La maggior parte dei sei sa accettare le lodi solo con difficoltà. Vi sospettano un trucco attraverso il quale possono essere adescati. Chi vuole essere accolto favorevolmente da un sei dovrebbe aggiungere alla lode un minimo di critica costruttiva, cosl da renderla più credibile. Per capire il tipo sei, bisogna saper distinguere tra sei fobici (timorosi) e contro/obici. Entrambi hanno aspetti cosl differenti da rendere assai importante questa distinzione. Il sei fobico è attento, tentennante e sospettoso per natura. Ha difficoltà a fidarsi di se stesso e dei propri «istinti». Normalmente evita il pericolo. Uomini di questo tipo sono in un certo qual modo assai « facili da guidare », infatti se s'imbattono in un padre spirituale o in un terapeuta fidato; sono disposti a lasciarsi condurre passo per passo e a guardare lentamente negli occhi le proprie paure, in modo da avere buone possibilità di diventare sempre più sciolti, autonomi e liberi. I sei contro/obici, invece, possono causare grossi danni a sé e agli altri. Nei casi più estremi possono diventare sostenitori del Ku-Klux-Klan, estremisti di destra, neonazisti, o membri di bande di motociclisti e skinheads. I tipi sei controfobici cercano situazioni rischiose e si impegnano in discipline sportive pericolose come l'alpinismo o lautomobilismo, perché preferiscono la «fuga in avanti», invece di tormentarsi con le loro paure 4• Eliminano il timore, che è il vero motore centrale delle loro azioni, e lo compensano con durezza, forza e ardimento imposti. I controfobici non hanno alcun accesso al timore che li domina. 4 K. Ledergerber ha descritto tre modi di fuga dalla paura: 1) fuga in avanti oppure aggressione (propone come esempio il senatore statunitense McCarthy, che negli anni Cinquanta « diffuse un'atmosfera di paura, vedendo nella metà dei politici, degli intellettuali, dei diplomatici e degli impiegati, comunisti fedeli a Mosca mascherati »); 2) fuga all'indietro oppure rinuncia alla vita (ad es. animali in pericolo che si fingono morti; in questo contesto Ledergerber parla di regressione e repressione« volontari»); 3) fuga all'esterno oppure operazioni sostitutive (azioni coatte, manie, paura dello scopo). Tutte queste forme di fuga dall~ paura si ritrovano nel tipo sei. K. Ledergerber, Keine Angst vor der Angst. Ihre Uberwindung durch Einsicht und Vertrauen, Freiburg im Breisgau 1976, pp. 102-115.

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Uomini cosl quasi non hanno bisogno di un motivo per andare su tutte le furie; nel peggiore dei casi possono gridare, imprecare, mentire o diventare maneschi. Sopportano poco la critica o le divergenze da ciò che ritengono giusto e difendono accanitamente e con ogni mezzo i loro interessi. La famosa storia del martello di Watzlawick rappresenta in maniera evidente il meccanismo che si mette in moto nei tipi sei controfobici: un uomo vuole appendere un quadro, ma non ha un martello. Vuole andare dal vicino per prenderne uno in prestito. Ma gli sorgono dei dubbi: forse il vicino non gli presterà il martello. Già ieri l'ha salutato solo di sfuggita. « Probabilmente - pensa - ha qualcosa contro di me! Ma io non gli ho fatto niente! ». L'uomo aumenta sempre più la propria colle" ra nei confronti del vicino ripugnante. Alla fine si precipita dal1' altro, suona e grida al vicino: « Se lo tenga pure, il suo stupido martello! » 5 •

Dilemma La « tentazione » del tipo sei è il suo continuo tendere alla sicurezza. Per questo i sei amano i sistemi ortodqssi e chiusi. Hanno una tendenza al fondamentalismo che sia di stampo islamico, cristiano, scientifico, verde, rosso o nero. Le conseguenze del fondamentalismo islamico hanno segnato l'era di Khomeini. I fondamentalisti cristiani combattono negli Stati Uniti per Dio e la patria brandendo la Bibbia, che è per loro infallibile. Tutti i fondamentalisti hanno bisogno di una sorgente infallibile di verità. Negli Stati Uniti si sono costituiti recentemente gruppi autogestiti di « fondamentalisti anonimi », che si sono organizzati in maniera simile agli « alcolisti anonimi» per liberarsi dalla prigionia spirituale dell'immagine fondam_entalista del mondo. Due secoli fa il fondamentalismo della ragione illuminista erazionalista cominciò la sua marcia trionfale: la scienza divenne la fonte di conoscenza infallibile. Oggi viviamo e soffriamo le catastrofiche conseguenze della mania di progresso. HorstEberhard Richter ha mostrato in un saggio che il mito moderno 5

Cfr. P. Watzlawick, Istruzioni per rendersi infelici, Feltrinelli, Milano 199120 .

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del progresso è conseguenza della paura della morte e del mondo. Quand~ la fede in un Dio che ama perse forza, si verificò il « ribaltamento dalla paura disperata alla furiosa spinta al possesso », dai sensi di impotenza nacquero fantasie di onnipotenza («complesso di Dio»). Sentimenti e affetti vennero sacrificati alla « ragione » onnipotente.

Profilo Dilemma Simboli ed esempi Conversione e redenzione Tipi « nove » Profilo Dilemma Simboli ed esempi Conversione e redenzione

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Parte terza DIMENSIONI PROFONDE Conversione e riorientamento Trappole e inviti « Peccati radicali » e « frutti dello Spirito » Sottotipi: sessuale, sociale e autoconservazione a) sottotipi sessuali b) sottotipi sociali c) sottotipi di autoconservazione Immagine di sé idealizzata e sensi di colpa Tentazione. Ciò che si deve evitare. Difesa Il triplice continuo Irredento. «Normale». Redento Le ali Le frecce (falsa e vera consolazione) Crescere con l' enneagramma Studio individuale Rapporto dì coppia Relazioni di autorità e famiglia Esercizi e guida spirituale Lavoro della comunità. e crescita della comunità Gruppi di discussione Gesù e l' enneagramma

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L' enneagramma e la preghiera Tre maniere di pregare Il Padre Nostro dell'enneagramma La fine della determinazione

Stampa: 1993 Società San Paolo, Alba (Cuneo) Printed in ltaly

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Tutti possediamo qualche la to oscuro che ci condiziona negativamente e che, in un certo senso, è una strategia di autodifesa scelta inconsciamente per ottenere sicurezza e soddisfazioni ed evitare dolori e falliment i. Riconoscere il segreto predominio di queste pulsioni negative è ìl primo passo verso la libertà interiore. L'enneagramma, dottrina antichissima oggi riscoperta e apprezzata da teologi e psicologi, può rappresentare un mezzo efficace per acquisire la necessaria capacità di autocritica in vista di una più armonic~:i'crescita psicologica e spirituale. · , ' E questo il viaggio o.~Jl 'i o che Richard Rohr e Andreas Ebert propongono con Scoprire l 'enneagramma. Alla riUn cammino di conocerca dei nove volti dell'anima. ... scenza di sé e di conversione , faticoso ma emozionante, che , se percorso onestamente e lealmente fino in fondo , consentirà di conoscere la verità su se stessi e condurr.à a una visione completamente nuova del mondo, " ' di Dio e degli altri . &

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