Propedeutica della filosofia [2 ed.]
 8877415665, 9788877415660

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Tracce

Collana filosofica diretta da Vittorio Sainati

1/ Martin Heidegger, Filosofia e cibernetica, a cura di A. Fabris 2/ Edmund Husserl, La filosofia come scienza rigoro­ sa, a cura di F. Costa 3/ F. W J S chelling, Propedeutica della filosofia, a cura di F. Palchetti .

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F.W.J. Schelling

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PROPEDEUTICA DELLA FILOSOFIA

a cura di Fabio Palchetti

ETS EDITRICE

Titolo originale: Propadeutik der Philosophie. Tradu­ zione di Fabio Palchetti

©Copyright 1990 ETS EDITRICE, Pisa ISBN 88-7741-566-5

Introduzione

La Propedeutica della filosofia, che qui presentiamo per la prima volta in versione italiana, è del 1804 1• Schelling si è trasferito da poco da Jena a Wiirzburg, chiamato come pro­ fessore di «Naturphilosophie» nell'Università locale2; porta con sé gli esiti del periodo più intenso ed appassionato del suo filosofare, di quella accelerazione teoretica che in breve l. L'edizione curata dal figlio di Schelling (F.W.J. Schelling, Siimmtliche Werke, Stuttgart, Cotta 1856- 186 1 - che citeremo con la sigla SW ) reci­ ta: Propedeutica della filosofia (dali' opus postumum manoscritto). Scritta at­ torno al 1804. Il Vorwort al VI volume ci informa che la Propedeutica con­ -

stava di due parti e che la prima, dedicata al concetto generale della filosofia, non contenendo nulla che non fosse già presel)te in altri scritti del filosofo, non è stata pubblicata. 2. Schelling arrivò a Wi.irzburg il 31 ottobre del 1803 e cominciò la sua attività accademica nel semestre invernale di quello stesso anno. Ad appog­ giare la candidatura di Schelling presso il governo bavarese era stato l'amico A.F. Marcus, professore di medicina a Bamberg, con cui poi Schelling nel 1805 fonderà gli «J ahrbiicher der Medicin als Wissenschaft». Contempora­ neamente a Schelling arrivarono da Jena anche il giurista G. Hufeland e i teologi H.E.G. Paulus e P.l. Niethammer. Per la ricostruzione degli anni di Wi.irzburg (dall'ottobre del 1803 all'aprile del 1806) cfr. K. Fischer, Schelling Leben, Werke, und Lehre, Cari Winter, Heidelberg Universitatsbuchhand­ lung, Heidelberg 19023, pp. 96-107. Notizie dettagliate sull'attività accade­ mica di Schelling le fornisce anche la testimonianza di Karl Philipp Kayser, rettore del Ginnasio di Heidelberg e poi professore presso quell'Università, in visita nel 1804 a Wi.irzburg (cfr. Schelling im Spiegel seiner Zeitgenossen, hrsg. von X. Tilliette, Bottega d'Erasmo, Torino 1974, p. 149).

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spazio di tempo l'ha fatto divenire il nuovo filosofo dell' epo­ ca: la filosofia della natura, la rottura con Fichte, l'idea gran­ diosa di un sistema fondato su un principio nuovo, il proget­ to di un'universale enciclopedia filosofica capace di abbraccia­ re ogni settore del sapere; accelerazione che è stata tanto più forte quanto più sollecitata dalle prospettive che ha essa stes­ sa aperto e dalle conseguenze che ha essa stessa messo in mo­ to. Questa Propedeutica, come pure il coevo e più noto Si­ stema dell'intera filosofia - l'unico «sistema» scritto da Schel­ ling, se si esclude il Sistema dell'idealismo trascendentale, che appartiene ancora ad un periodo di passaggio tra la filosofia trascendentale e quella dell'identità - non vennero dati alle stampe. In quell'anno Schelling pubblicò invece Filosofia e religione, che scrisse rapidissimamente in risposta all'attacco rivoltogli da C.A. Eschenmayer nel suo Die Philosophie in ihrem Ubergang zur Nichtphilosophie. La Propedeutica ed il Sistema (prima nell'esposizione del 1801, poi nella versione complessiva del 1804) accanto alle Lezioni sul metodo dello studio accademico (appena pubblicate un anno prima) e alle lezioni della Filosofia dell'arte (già tenute a Jena nel 1802), rappresentavano i testi su cui Schelling teneva lezione3: la prima - secondo il compito critico, ovvero negativo, asse­ gnatole - doveva servire di avviamento al secondo e si rivol­ geva agli studenti più giovani: un'esposizione· storica, che mettesse in luce i fallimenti e gli errori attraverso cui la filo­ sofia è passata per giungere all'assolutezza. Molto tempo do­ po, nel presentare l'altro corso di lezioni dedicato alla storia 3. Il prospetto delle lezioni per il semestre invernale del 1803 recita: l. Metodologia generale ed enciclopedia delle scienze soprattutto seguendo il suo libro «Sul metodo dello studio accademico» 2. L'intero sistema della filosofia teoretica e pratica nella loro unità seguendo la sua «Esposizione del sistema di filosofia» (F.W.I. Schelling, Briefe und Dokumente, l, hrsg. von H. Fuhrmans, Bouvier, Bonn 1962, p. 301 ). Le lezioni jenesi dedicate alla filosofia dell'arte vennero ripetute due volte nel 1804 e nel 1805 (cfr. K. Fischer, op. ci t., p. 105).

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della filosofia tenuto a Monaco negli anni trenta, Schelling userà quasi le stesse parole: si parlerà di uno «sguardo retro­ spettivo di sistemi precedenti come appendice ad un'introdu­ zione alla filosofia»; della necessità, per il principiante, di ap­ prendere «in modo puramente storico» gli oggetti di cui si occupa la filosofia; della coincidenza tra storia della filosofia e sviluppo concettuale della stessa, per così concludere: «Qui allora sarà cosa sommamente desiderata che questo concetto [della filosofia], anche indipendentemente dalla verità che es­ so possiede in sé originariamente, appaia nello stesso tempo come il risultato storico naturale dei falliti tentativi prece­ denti ... , come un risultato necessario appunto di questa epo­ ca» 4• Che è conclusione che riprende proprio la distinzione con cui si apre già la Propedeutica del1804: la necessità di una presentazione storica della filosofia è una necessità meramen­ te soggettiva (ha senso per chi, prima di accingersi a studiare filosofia, deve affrancarsi dal sapere finito e inadeguato) e non oggettiva. N on la filosofia ha necessità di «apparire» nel suo svolgimento storico: ché per accedervi, per conoscere ciò che la filosofia è in positivo, è indispensabile entrare direttamente nel sistema e presupporre quindi la stessa filosofia ed il suo organo, l'intuizione intellettuale. Certo se riusciremo a de­ scrivere il percorso negativo di liberazione dalla finitezza co­ me coincidente con il percorso della filosofia stessa nel suo sviluppo storico e concettuale, saremo in grado di presentare la verità del sistema- del tutto incondizionata - anche at­ traverso, come dire, una conferma esterna. Ma nulla di più: ogni propedeutica non può che essere negativa e rimanere confinata fuori dal sistema. Ma l'interesse di questo breve testo, come è ovvio, va ben oltre i motivi strettamente «didattici» o i precisi confini in cui viene collocato da Schelling. In realtà esso è il primo 4. SW, X, 3 (tr. it. di G. Durante, Lezioni monachesi sulla storia della filosofia moderna, Giappichelli, T orino 19812, pp. 3-4) .

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scritto schellinghiano interamente dedicato al confronto con il corso dell'intera filosofia ed è l'occasione più adeguata, do­ po che la frattura teorica con Fichte si è oramai consumata (con la Darstellung del 1801), per una generale resa dei conti con le filosofie del passato5• Le esigenze appaiono di due or­ dini diversi: 1) Da una parte Schelling intende mostrare la continuità della propria posizione rispetto alla linea o alle linee dei pre­ cedenti sistemi filosofici: la nuova filosofia sarebbe il naturale punto di approdo di uno sviluppo che affonda le sue radici nel materialismo e giunge fino a Kant e Fichte. Tale sviluppo è pensato come l'intreccio di due movimenti: uno, diciamo così, orizzontale, il cui indice è rappresentato dalla sempre maggiore completezza scientifica (nella tensione tra finito ed infinito), l'altro verticale (raffigurante cioè lo scarto tra due piani), che descrive il passaggio dal realismo all'idealismo, do­ ve non è più in questione la completezza formale, ma la «Ve­ rità» dei sistemi. 2) D'altra parte Schelling mira anche a sancire in modo netto la novità assoluta del sistema dell'identità ed ha biso­ gno di uno schema interpretativo che gli permetta di mettere in luce la discontinuità teorica: questo è il senso del modulo opposizionale riflessione/speculazione6 che Sch�lling intreccia 5. L'attenzione di Schelling verso la storia della filosofia si manifesta in realtà fin dai suoi primi scritti. E già prima della Propedeutica Schelling si premura di tratteggiare abbozzi e schematizzazioni di una «Storia dello spiri­ to». Per la disamina accurata di questi modelli, ma più in generale per la ricostruzione complessiva di Schelling storico della filosofia, è indispensabile il recente studio di G. Riconda, Schelling storico della filosofia (1724-1820), Mursia, Milano 1990. 6. Nella Propedeutica l'opposizione è in realtà tra riflessione e filosofia dell'Assoluto. Ma che il correlativo di «riflessione» sia «speculazione» (pro­ prio con il significato di conoscenza assoluta) ce lo mostrano gli scritti jenesi degli anni 180 1- 1803 (cfr. la Esposizione del mio sistema filosofico IV 136 -, il Bruno IV 326/7 e soprattutto le Ulteriori esposizioni tratte dal sistema di filosofia- IV 36 1-372). Sulla storia dei significati di questa coppia -

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ai primi due. Nel corso della nostra esposiZione sarà fatto chiaro come sia proprio l'intreccio dei tre moduli a far sì che lo schema schellinghiano e la «semplificazione» da esso intro­ dotta risultino di fatto abbastanza produttivi: certo è che at­ traverso questo schema non poche questioni, funzionali al si­ stema stesso, risulteranno illuminate perfino con una certa defini tività. All'inizio della sua argomentazione Schelling utilizza pro­ prio il modulo riflessione/speculazione. La filosofia, si dice, può configurarsi infatti come ambito del non-Assoluto o in genere del finito, ovvero come ambito dell'Assoluto o in ge­ nere dell'infinito. Ed interessante è notare come sia lato il dominio del primo ambito. Esso descrive tanto le posizioni empiristiche in senso stretto (le riflessioni che hanno per og­ getto la semplice esperienza reale)- che sono del tutto auto­ contraddittorie per la loro tendenza a fare dell'esperienza, per sua natura priva di universalità e necessità, un principio (e pertanto del tutto escluse dalla sfera della filosofia) - quanto le posizioni genericamente caratterizzate dalla riflessione sul­ la possibilità dell'esperienza. Prima di impegnarci ad analizza­ re più da vicino questo tipo di concezioni, soffermiamoci brevemente a riprendere il filo della dura critica dell' empiri­ smo. Qui sembrerebbero riecheggiare temi kantiani, se non fosse che l'oggetto su cui si appunta la polemica è proprio la kantiana categoria di causalità, assunta ad emblema dell' at­ teggiamento più autenticamente antifilosofico ed antiscienti­ fico7. Essa, introducendo negli eventi semplici nessi funzionaconcettuale nella filosofia di Schelling, in rapporto allo Hegel degli anni di

] ena, è illuminante il saggio di K. Diising, Spekulation und Reflexion, Zur Zusammenarbeit Schellings und Hegels in Jena, in «Hegel-Studien», Band 5 (1969), pp. 95-128. 7. La polemica contro lo «spiegare» rappresenta uno dei nodi teorici più importanti della filosofia dell'identità. Alla «spiegazione», ovvero al «terreno della finità» - diceva già Fichte, perché spiegare significa «non comprendere in una volta sola ma ascendere da un termine all'altro» Q.G. Fichte, Gesam-

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li, si preclude la possibilità di conoscere che cosa sia in sé la natura e quali siano i principi che la muovono. Ed è la radice di un curioso paradosso dell'età moderna ed illuminata: pro­ prio la tronfia fiducia verso la razionalizzazione causalistica spalanca le porte all'ignoranza e alimenta le ipotesi più fanta­ siose ed oscure. Gli scritti di filosofia della natura che si col­ locano tra gli anni 1797-1802, nei loro motivi più squisita­ mente «epistemologici», avevano del resto ben chiarito come in discussione per Schelling fosse non il rapporto con l' espe­ rienza in genere, non la «verità» dell'evidenza sensibile per una dottrina filosofica della natura, ma proprio il modo di inquadrarla e di organizzarla secondo leggi dell'intelletto8• L'esperienza del resto, si chiariva, è sempre mediata da dati teorici ed interpretativi, così come ogni posizione che vi si richiama presenta sempre un certo quoziente di teoreticità (oltrepassa comunque i fenomeni e li mette in relazione con qualcos'altro, con un infinito): il punto è se questi fenomeni siano coordinati in un'articolazione e in una concatenazione assolutamente necessaria, oppure no. L'empirismo è il grado più basso del sapere proprio perché dell'esperienza ci dà la tausgabe der Bayerischen Akademie der Wissensachaften, hrsg. von R. Lauth und H. Jacob, Frommann-Holzboog, Stuttgart-Bad Cannstatt 1962 ss., l, 2, p. 4 13, tr. it. di A. Tilgher, Fondamenti della dottrina della scienza, Laterza, Roma-Bari 1987, p. 23 1) Schelling contrapponeva la (