Problemi e teorie di filosofia [1 ed.] 8834240324

Ajdukiewicz per tutta la vita lottò contro ogni forma di irrazionalismo e di pensiero vago e impreciso. È proprio in que

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Problemi e teorie di filosofia [1 ed.]
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KAZIMIERZ AJDUKIEWICZ

PROBLEMI E TEORIE DI FILOSOFIA a cura d i Francesco Coniglione

LUIG I REVERDITO EDITORE

Tutti i diritti riservati by LUIGI R EVERDITO EDITOR E V i a Bolzano, 34 Gardolo di Trento

© 1989

-

I SBN

88-342-4032-4

La presente traduzione è condotta d irettamente sulla seconda edi­ zione del testo polacco Zagadnienia i kierunki filozofii, pubblicata a Var­ savia nel 1983 dall'editore Czytelnik. Abbiamo anche tenuto presente la traduzione. inglese Problems and Theories of Philosophy, Cambridge U niversity Press, London 1973, dalla quale abbiamo tradotto il Capitolo sesto (parte Il), nOn incluso nell'ed izione in polacco.

KAZ I M I ERZ AJDU K I EWICZ E LA TRADI Z I O N E M ETODO LOG I CA POLACCA

1. Chi ha ucciso il marxismo polacco? I l 28 giugno del 1 982 si svolge nell ' I stituto d i Filosofia dell ' U n iversità di Varsavia, per iniziativa della locale orga­ nizzazione del Partito comunista, un seminario dedicato a problemi di teoria, pratica e didattica del marxismo i n Po­ lonia. Di fronte alla crisi della teoria marxista, ormai ridotta alla giustificazione e allo svil uppo delle parole d 'ordine a priori formulate dai politici d i professione, gli eminenti stu­ diosi marxisti ivi ri uniti si i nterrogano sulle ragioni della sua sterilità teorica e dello scarso prestigio goduto nella comu­ n ità deg l i studiosi. Il filosofo marxista Zbigniew M ajewski non ha dubbi in merito: la ragione della progressiva «scom­ parsa» dei gruppi di studiosi i m pegnati nello svi l uppo del materialismo dialettico viene da lontano. E precisamente ha la sua origine nel 1 956 quando, i n seguito alla destalinizza­ zione, si affermò una n uova «Bibbia filosofica» la cui ottica «ha reso difficile la coltivazione del materialismo dialettico ed ha fatto sì che cominciasse a dominare un modo di far filosofia in stile neutrale, particolarmente in relazione alla lotta tra i l m arxismo e g l i altri indirizzi filosofici». Questo au­ tentico disastro per la g ioventù , che d ' ora i nnanzi avrebbe cominciato a ricercare la sol uzione dei classici problemi fi­ losofici al di fuori del marxismo, facendo così di testa pro­ pria, è stato causato, nel l ' opinione di M ajewski , dal volume che il lettore tiene i n mano. 1 La pubblicazione d i Zagadnie­ nie i kierunki filozofii d i Kazimierz Ajdukiewicz avvenne i n effetti giusto q uarant' anni fa, nel 1 949; ma la sua fruizione

ed uti lizzazione nelle università come i ntroduzione elemen­ tare ai problemi filosofici divenne di fatto possibile solo do­ po la destal in izzazione e l ' avvento di Gomulka al potere. Certamente Ajd ukiewicz non avrebbe mai im magi nato, nel consegnare alla benevolenza del lettore la sua introdu­ zione ai problemi filosofici , che un g iorno sarebbe stato ri­ ten uto l ' assassino del marxismo teorico polacco. E non per modestia o ritrosi a ad esser riten uto pari , nella per fortuna non troppo n utrita schiera dei kil lers filosofici , a K. Popper, «liquidatore» del neopositivismo 2. Né gli sarebbe occorso di certo l ' ausilio del l ' i nterpretazione materialistica della sto­ ria, ma il solo buon senso, per rendersi conto che tale de­ cesso è da attri buire a ben più corpose ragioni che non alla nefasta influenza sulla gioventù d i u n piccolo l ibro che sin dal l ' inizio non aveva avuto altra am bizione se non d i pre­ sentare in modo sereno ed equanime le posizioni fi losofi­ che storicamente succedutesi. Piuttosto è proprio la tesi sostenuta da M ajewski ad essere la spia di tale crisi: è la cecità d i fronte alle rag ioni storico-sociali (e, si bad i , ancora non è passato un ànno dalla dichiarazione dello stato d i guerra fatta d a l generale Jaruzelski p e r spezzare Solidar­ nosé) che stanno alla base dello scred itamento teorico e dell ' i m popolarità nella società civile del marxismo ad esser rivelativa della falsa coscienza e del ruolo puramente ideo­ logico che ormai da tempo ha i l marxismo in Polonia. Se , tuttavia, non può certo essere attribuito a questo li bro tanto merito, nondimeno bisogna pur ammettere che esso è come la punta d i un iceberg che affonda la sua mas­ sa in una corrente d i pensiero radicatesi in Polonia ben pri­ ma dell ' avvento del com un ismo e che ha rappresentato la spina dorsale della tradizione filosofica polacca. Ci riferia­ mo alla Scuola d i Leopoli-Varsavia [Lwéw-Warszawa], la cui concezione della filosofia, del suo oggetto e del suo me­ todo, ha costitu ito sin dall ' i n izio del secolo la prospettiva con la quale og n i filosofo dovette misurarsi e che s ' è rive­ lata una forza intellettuale capace di sopravvivere ad og ni contrarietà ed anche alle critiche che da parte marxista le ven nero mosse con virulenza nel dopoguerra, nel periodo

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dello stalinismo 3. Di questa tradizione, appunto, Ajdukiewicz è uno dei più eminenti rappresentanti ; e questa tradizione, senza dubbio, risultò vincente nello scontro teorico che nel secondo dopoguerra la oppose al marxismo, sicché molti marxisti furono poi costretti ad accettarne alcune delle tesi fondamentali (come ad esempio A. Schaff) od addirittura ne trassero ispirazione per cercare d i rinnovare il marxismo 4 . Di tale tradizione occorre brevemente parlare per me­ glio inquadrare la figura e l 'opera d i Ajdukiewicz.

2. Uno «scandalo» della filosofia polacca Nello scrivere la prefazione alla sua monografia dedica­ ta alla Scuola di Leopoli-Varsavia, Jan Woleriski non può fare a meno d i sottolineare come abbia costituito un vero e proprio «scandalo» della storiografia filosofica polacca il fatto che si sia dovuto aspettare tanto per vedere pubbli­ cata la prima opera com plessiva dedicata a tale Scuola 5. M a anche a non voler limitare l ' attenzione alla sola Polonia, bisogna riconoscere che pure all'estero la Scuola d i Leo­ poli-Varsavia non ha avuto la considerazione e la fortuna di analoghi indirizzi d i pensiero , come ad esempio quello neopositivista. Pochi gli scritti ad essa dedicati , per lo più testimonianza dell' affetto e della stima verso d i essa n utriti da parte di studiosi polacchi formatisi nel suo clima ed emi­ g rati alla fine della seconda guerra mondiale 6, ma grande la considerazione da essa goduta tra gli studiosi che ebbe­ ro la fortuna di entrare in contatto con i suoi esponenti o ne lessero qualche articolo. Tra costoro val la pena ricor­ dare R. Carnap che, recatosi a Varsavia nel novembre del 1 930, discusse con Tarski , Lesniewski e Kotarbiriski. Da questa esp"erienza trasse la convinzione che «i filosofi po­ lacchi avevano compiuto un g rosso lavoro, approfondito e fecondo, nel campo della logica e delle sue applicazioni ai problemi dei fondamenti , i n particolare ai fondamenti della matematica, nella teoria della conoscenza e nella teoria ge­ nerale del linguaggio, i cui risultati erano quasi sconosciuti ai filosofi di altri paesi» 7. E tali rimasero ancora per molti

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anni, ed ancora per lo più rimangono, anche se neg l i ulti m i tempi sempre più evidenti sono i sintomi d i una d iversa at­ tenzione e considerazione. 8 Non sarebbe qui possibile fare una presentazione esau­ stiva d i questa Scuola che, nel periodo tra le due g uerre, comprende più d i 81 studiosi 9. Ne forniamo, pertanto, le coordinate generali che meglio ci permettono d i i nquadrare la figura d i Ajdukiewicz. Da u n punto di vista storico la sua data di nascita può esser fatta risali re alla venuta nel 1 895 d i Kazi mierz Twar­ dowski (1 866- 1 938) � Leopoli, città di l ing_ua p�laçca in ter­ ritorio austriaco (allora la Polonia era d ivista tra Pr uss ìa, Russia ed Austria) che aveva otten uto nel 1 87 1 i l privilegio dalle autorità austriache d i poter i mpiegare la lingua polac­ ca nei corsi ufficiali della locale u niversità. La presenza d i Twardowski a Leopoli rappresenta una svolta decisiva non solo nella storia della filosofia 1 0 ma anche del l ' intera cultura polacca, che d ' al lora i n poi (si può d i re fino ad oggi) sarà segnata sia dalla sua opera d irettamente organizzativa nel­ la creazione del sistema u niversitario polacco (rimasto pra­ ticamente immutato anche nel secondo dopog uerra) sia dal l ' i nfluenza esercitata dal suo i nsegnamento attraverso i n umerosi allievi . Nato a Vienna 1 1 , ebbe come principale maestr�. .!!�!r..u­ nive rsità della capitale austroungarica. Fran�i s z ekB!e !l �� no (maestro anche d i A. Meinong ed E. H u sserl), col quale con­ seguì il dottorato di filosofia nel 1 89 1 ; studiò anche filologia classica, matematica e fisica, i n quell'ambiente i ntellettuale ricco d i stimoli e fermenti tipico della cultura m itteleuropea che poi sarà all'origine anche delle elaborazioni del Circolo di Vienna 1 2. I l seme più fecondo lasciato da Twardowski fu costituito dai numerosi allievi che non solo formarono la più i m por­ tante scuola filosofica polacca d i ogn i tempo, ma anche raggiunsero personalmente fama e rinomanza mondiale. Tra i primi e più anziani è i nnanzi tutto da menzionare Jan Leopold Lukasiewicz, e poi Tadeusz Kotarbiriski, $tanl­ staw Lesniewski (del quale fu a sua volta allievo Alfred Tar:.

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ski), Tadeusz Czezowski, il nostro Kazimierz Ajdukie­ wicz, Wtadistaw Tatarkiewicz e molti altri che sarebbe troppo lungo menzionare. I nsomma, quasi tutti i quadri fi­ losofici della futura Polonia sono direttamente, in quanto allievi, o indirettamente, perché allievi degli allievi, connessi con la figura intellettuale di Twardowski . E proprio la scuola di Leopoli-Varsavia sarà la corrente filosofica per eccellen­ za della Polonia contemporanea con la quale ogni altro in­ dirizzo (quello fenomenologico, rappresentato da Roman I ngarden , e quello cattolico, cui si aggiunse, nel secondo dopoguerra, quello marxista) 13 dovrà fare i conti. Dopo aver inizialmente aderito allo psicologismo di Brentano, Twardowski, ad iniziare dal 1 902, forse per l' in­ fluenza della lettura delle ricerche logiche di H usserl o per la critica allo psicologismo intrapresa da tukasiewicz, ne abbandonò il punto di vista per arrivare a riconoscere, nel 1 9 1 3, che la psicologia è solo una scienza ausiliare sia delle scienze umane che di quelle naturali , le quali ultime sono fondate indipendentemente da essa. In tal modo la psico­ logia non è la scienza fondamentale sulla cui base doveva­ no essere edificate le rimanenti scienze, ma una scienza tra le altre 1 4. Sicché, se la psicologia di Brentano ha costi­ tuito il punto di partenza della scuola di Leopoli-Varsavia, questa tuttavia ha poi intrapreso una strada che la portava sempre più in direzione della logica e della teoria della co­ noscenza. Ciò emerge con chiarezza dagli altri due temi su cui Twardowski ha insistito: la richiesta di uno 'stile filoso­ fico chiaro e non ambiguo e la critica al modo in cui veniva trattata la problematica metafisica. ·- Per quanto riguarda il primo punto�'fwardowski nel sUa importante saggio "O ja­ snym i niejasnym stylu filozoficznym" [Sullo stile filosofico chiaro e non chiaro] ( 1 9 1 9) , afferma decisamente: «sarei propenso a ritenere che la mancanza d i chiarezza nello stile di alcuni filosofi non è il portato ineluttabile di quanto è pro­ prio all'oggetto delle loro argomentazion i , ma ha la sua fonte nella vaghezza e mancanza di chiarezza del loro modo di pensare. Le cose potrebbero dunque stare così: la chiarezza del pensiero e dello stile procedono mano nella mano e quindi chi chiaramente

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pensa chiaramente anche scrive, mentre degli autori che non scri­ vono chiaramente bisognerebbe dire che altrettanto non chiara­ mente pensano» 1 5,

Questa rich iesta avanzata da Twardowski, e poi rimasta com une a tutti i filosofi della scuola, porta con sé la neces­ sità di precisare i caratteri si ntattici , semantici e prag matici che il linguaggio deve possedere per essere intel leggibile ai suoi fruitori . Ciò spiega il grande i nteresse da Twardow­ ski dimostrato per tal i ricerche e la sua costante attività nel­ l ' analisi semantica delle espressioni usate dai d iversi filo­ sofi . È stata proprio la sua grande attenzione al linguaggio, i nteso non solo come strumento d i comunicazione, ma co­ me organo del pensiero, senza il quale non è possibile ne­ anche pensare astrattamente , a farlo considerare uno dei pionieri della sem iotica in Polonia, Ed è proprio q uesto aspetto del suo pensiero a trovare una originale continua­ zione nei suoi d iscepoli , specie nella concezione che del l i nguaggio, del significato e del l 'apparato concettuale ebbe Ajd ukiewicz e che fu alla base del suo convenzionalismo rad icale 16, Circa l ' atteggiamento di Twardowski nei confronti dell� metafi�ica è i mportante notare che la diffidenza per i siste­ mi che volevano d i re l ' u ltima parola sulla realtà, da l u i ac­ cusati di dogmatismo (come i l marxismo, il positivismo e certi tipi d i kantismo), non lo portava ad atteggiamenti liqui­ dazionistici: riteneva piuttosto che vi fosse la possibilità d i risolvere scientificamente i problemi metafisici e c h e ognu­ no fosse libero d i elaborare la sua concezione filosofica sul­ la realtà e sulla vita, purchè questa fosse priy� di cQntrad-:' dizioni interne, conforme .a lla scienza e comprensibile 17, I n tal senso, Twardowski era sì convi nto che le concèzioni metafisiche non contengono conoscenze oggettive , e siano piuttosto espressione dei desideri dei singoli individ u i , ma non per questo riteneva fossero i n util i per la scienza, in quanto spesso «le scienze speciali attingono certe idee, concetti e tesi dai sistemi metafisici e i sistemi metafisici a loro volta ricevono d i ritorno da quelle scienze idee concetti e tesi in stato non �cientifico» 1 8 ,

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pa ,TW�[dow.ski la,scuola .diJ e,QPQli7Vars,a"yj�uiRr�_��J,a concezione della filosofia scientifica come «scienza della séìe'riza», àssùmendo così ùns'caratteri'stics' curv"at"lùi";rTij: nlma�'sta»'19;'per CUI oggetto'cfè"il'lnte'resse-Cief"su-òrr app re­ sentàntrnon saranno tanto i grandi problemi filosofici, quanto piuttosto particolari sfere dell'attività umana, e prin­ cipalmente la scienza. Un'altra importante caratteristica delle concezioni filosofiche di Twardowski fu la sensibilità ereditata dal maestro Brentano per alcuni temi della filoso­ fia aristotelica, in particolar modo 1'�teggi�..!!I_ento ���!l�Jico E!-�g9�.!!!.Ylst�9, !�,,_()_��y.9J.�_�1I� teqf!a del!a Yerjl� .C.Q.m.e..c.Q!­ rl�29.D_çteDza...2o. Ed è proprio la concezione realistica della verità a rappresentare uno degli elementi caratteristici della tradizione analitica polacca e che troviamo presente anche in questo volume di Ajdukiewicz. Concludendo, possiamo dire che la scuola di Leopoli­ Varsavia ereditò da Twardowski, e in via indiretta anche da Brentano, il realismo, l'oggettivismo e. la teoria della verit$i. come corrispondenza, il che portava con sé la tesi dell'e­ sistenza del mondo esterno e quindi il realismo ontologi­ co 2 1, Inoltre ne riprese la valutazione positiva della filosofia quale «scienza della scienza» e quindi il tentativo non tanto di «dissolvere» i problemi metafisici sulla base dell'analisi logica del discorso filosofico (come sarà caratteristico della tendenza sintattica rappresentata nel Circolo di Vienna da Carnap), quanto di «risolverli» ispirandosi a criteri di scien­ tificità, utilizzando e molto spesso inventando gli strumenti logici necessari. Da quest'ultimo punto di vista, i successori di Twardowski accentueranno il punto di vista minimalisti­ co, impegnandosi in sottili analisi logico-semantiche dei concetti filosofici e scientifici, utilizzando le tecniche della logica formale e matematica contemporanea, ma rinuncian­ do alla costruzione di grandi sistemi metafisici (con la sola parziale accezione di T. Kotarbiriski). Gli allievi di Twardowski tennero in gran parte fede a questo indirizzo di fondo, anche se furono diversi gli itine­ rari intellettuali che li caratterizzarono: vi fu chi, dopo un iniziale interesse per la filosofia, sviluppò la sua attività in ..

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jcampo prevalentemente logico (come fZ ukasiewicz e Le­ sniewski), e chi invece continuò a coltivare interessi filoso­ fici, indirizzandosi per lo più alla filosofia della scienza ed alla metodologia (come Ajdukiewicz, Czezowski e Kotarbinski). Ma, indipendentemente dalle biografie dei singoli pen­ satori, vediamo ora di precisare quelle caratteristiche ge­ nerali che ci permettono di parlare di una tradizione anali­ tica polacca. A tal proposito bisogna innanzi tutto notare che la scuola di Leopoli-Varsavia ha conosciuto uno svilup­ po temporale che vede come suoi punti di svolta le due guerre mondiali e che coincide anche con il trasmigrare da Leopoli a Varsavia di molti suoi rappresentanti. Ciò pone il problema della continuità e dell'unitarietà della Scuola. V'è stato infatti chi ha parlato di due scuole, quella di Leopoli e quella di Varsavia, la prima a maggior impronta psicolo­ gistica, la seconda di natura più logica 22 e chi invece ritiene che essa possa essere caratterizzata in senso unitario, co­ me «scuola analitica» e che quindi bisogna piuttosto dire che nel primo dopoguerra vi fu «una nuova tappa nello svi­ luppo della Scuola di Leopoli-Varsavia» 23. Ma se le cose stanno così, in che senso è possibile par­ lare di «una» scuola di Leopoli-Varsavia? Quali ne sono i tratti comuni che la fanno identificare come tale e che, ad un tempo, la differenziano da altri indirizzi che potrebbero essere ritenuti simili ad essa? I caratteri che la fanno iden­ tificare come qualcosa di unitario sono diversi. Innanzi tutto, essa ha una ben identificabile «genealo­ gia» nella quale ad un maestro da tutti riconosciuto (Twar­ dowski) succedono altri maestri che a loro volta hanno degli allievi i quali tutti hanno la consapevolezza dì appartenere ad una comune impresa e di differenziarsi per questo mo­ tivo da altri indirizzi filosofici (non mancando, quando se ne presentava l'occasione, di sottolinearne la peculiarità 24) . Tuttavia, diversamente da altre scuole dove la figura del maestro iniziatore è dominante, in questa i successori eb­ bero anche più importanza di quella del maestro, le cui idee, se ebbero un profondo influsso sullo sviluppo di tutta la scuola, furono nondimeno rielaborate in modo originale

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e creativo. Ciò ci porta ad entrare nel merito dei caratteri filosofici comuni, in quanto, da quanto detto, si capisce fa­ cilmente come tale rielaborazione abbia portato ad un plu­ ralismo teorico che è difficile ridurre ad un comune deno­ minatore. Tuttavia, in generale, si può dire che fondamento comune di tutta la scuola sia stato l'antirrazionalismo su basi logiche 25 e, più precisamente, un complesso di carat­ teri quali: il «postulato della chiarezza, l'intellettualismo, l'in­ teresse per la logica e l'analisi logica, la concezione clas­ sica della verità, il realismo epistemologico, [... ] l'intenzio­ nalità nella concezione della psiche, l'assolutismo episte­ mologico ed assiologico, una concezione delle scienze umane 'comprendente' e un punto di partenza minimalisti­ co in filosofia» 26. Un altro punto importante da considerare è il rapporto tra la scuola di Leopoli-Varsavia ed il Circolo di Vienna e, in genere, il neopositivismo logico 27. A questo, in effetti, essa è stata spesso assimilata, sia in Polonia che altrove, e considerata quasi un suo sviluppo in terra polacca, anche se dotato di una certa originalità. Questa impostazione, che si origina dal giudizio di Roman Ingarden e dall'atteggia­ mento critico che i marxisti polacchi hanno assunto nei suoi confronti nel secondo dopoguerra, è del tutto fuorviante ed ormai tutta la storiografia più importante ha criticato questa assimilazione (le citate opere di Jordan e Skolimowski, co­ me anche la recente storiografia polacca rappresentata principalmente da Zamecki e Wolenski). In effetti così come t.ukasiewicz ha avuto cura di distinguere le sue posizioni da quelle di Carnap 28, anche Ajdukiewicz, che pure colla­ borò con la rivista del circolo dTViennaErkenntnis, esclude si possa parlare di discendenza diretta o mediata dal Cir­ colo di Vienna: «I n Polonia non v'è alcun seguace fedele del Circolo di Vienna; non conosco cioè alcun filosofo polacco che abbia assimilato e accettato le tesi di merito del Circolo di Vienna; l ' affinità tra alcuni filosofi polacchi e i l Circolo di Vie�ln a poggia al più sulla somi­ glianza delle posizionlmétodologlche e sulla similarità dei proble­ m i trattati . Tra i tratti caratteristici di queste pOSizioni si pos�o�o

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nominare: in primo l uogo l ' antirrazionalismo e dunque il postulato dI.accettare solo quegli asserti che sono provabili attraverso un controllo accessibile; poi , il postulato della chiarezza concettuale é- di ìinaliiig ��.preci s.a. Oltre questi due caratteri bisogna in paf­ tfcoiàre·· sottoli neare co·me terzo concehualé dèfla i6gistica e il particolare influsso della logica si m­ Qolica. Per quanto riguarda l'ambito problematico, in primo piano èiTiergono i problemi il cui oggetto è la conoscenza scientifica e quindi la problematica delle cosiddette ricerche metateoriche» 29.

Accanto alle similarità tematiche indicate da Ajdukiewicz sono anche da rilevare alcune considerevoli differenze. In­ nanzi tutto la scuola di Leopoli-Varsavia non accettò mai un criterio di significanza degli asserti fondato sulla verifica; ad es., Ajdukiewicz distingueva il problema del significato da quello della valutazione empirica di un asserto. Inoltre, abbiamo visto, nei confronti della metafisica e della filosofia in generale l'atteggiamento della scuola di Leopoli-Varsavia fu più liberale di quello neopositivista, non suggerendo al­ cuncfiteriò di demarcazione, tanto più se basato sul signi­ ficato, e ritenendo che ogni questione filosofica può essere analizzata scientificamente eliminandone le ambiguità se­ mantiche e linguistiche. Ci sembra pertanto corretto affer­ mare che essa «sin dall'inizio ha rappresentato un atteg­ giamento nei confronti della metafisica simile a quello che l'empirismo logico ha assunto in seguito alla liberalizzazio­ ne dei suoi iniziali e radicali criteri, il che avvenne in parti­ colare dopo la recezione delle idee semantiche di Tarski» 30. Ciò ci porta a considerare un'altra differenza: nella scuola di Leopoli-Varsavia l'analisi del linguaggio fu sì ritenuta molto importante ma non indispensabile al punto da inten­ dere la filosofia come pura analisi del linguaggio scientifico. Sicché non vi fu una pura e semplice riduzione della filoso­ fia alla teoria logica della scienza, quanto piuttosto un ten­ tativo di analizzare questioni di fatto (e non solo il linguag­ gio della scienza) mediante l'analisi semantica (ciò fece in particolare Ajdukiewicz, ad es. nella sua analisi delle con­ cezioni idealistiche). Ed inoltre, questa stessa dimensione semantica dell'analisi non fu mai ritenuta come l'esclusivo

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metodo che la filosofia deve adottare, laddove per il Circolo di Vienna l'analisi sintattica veniva considerata come il solo modo corretto di affrontare le questioni filosofiche. La scuola di Leopoli-Varsavia ha rappresentato un fe­ nomeno culturale importante, e non solo per la filosofia po­ lacca. Tuttavia essa non ha avuto il riconoscimento e la for­ tuna di analoghi indirizzi, come ad es. quello neopositivista. Solo la teoria semantica di Tarski (per non parlare qui dei contributi nel campo della logica, da tutti riconosciuti come fondamentali) è stata tra le sue teorie filosofiche quella che ha avuto più influenza nel resto del mondo, venendo assi­ milata da vari epistemologi (in particolare da Popper) e con­ tribuendo alla formazione della contemporanea filosofia analitica. Per quanto riguarda invece i contributi più filoso­ fici non si va oltre il riconoscimento di specifici meriti ai di­ versi pensatori (ad Ajdukiewicz per il suo convenzionalismo radicale che anticipa le posizioni di Quine e di Feyerabend, ecc.) ed una sommaria citazione nelle storie della filosofia contemporanea che si limitano per lo più a menzionarne i pensatori più significativi. Non si è, cioè, affermata la con­ sapevolezza della sua originalità come movimento com­ plessivo ed è lacunosa e parziale la conoscenza delle nu­ merosissime opere prodotte nel suo seno. Wolenski, nello spiegare questo fenomeno, afferma sì che l'ostacolo della lingua non è stato indifferente, ma ri­ tiene che più importante sia stato il caratteristico modo di filosofare della maggior parte dei componenti della scuola, che rifuggono dalle grandi sintesi concettuali, dalla costru­ zione di grandi sistemi ed evitano quelle interpretazioni ge­ nerali del mondo che diano un quadro unitario e coerente capace, anche se discutibile, di attirare l'attenzione ed esercitare un certo fascino sulla comunità degli studiosi. Essi piuttosto si concentrarono nell'analisi di problemi par­ ticolari, che chiarirono con gli strumenti della semantica e della logica contemporanea, rifuggendo da conclusioni di carattere generale. Scrive Zawirski: «a nostro svantaggio o forse vantaggio bisogna sottolineare

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il fatto che mentre i neopositivisti hanno in genere rappresentato un cam po abbastanza compatto e consolidato, da noi invece fu lanciato un programma, si è lavorato con grande sforzo e suc­ cesso al chiarimento di tutta una serie di q uestioni particolari , ma mai ci si è premurati di erigere grandi sintesi scientifiche, ritenen­ do la cosa ancora prematura; e quando si è tentato di delineare qualche abbozzo di una tale sintesi , immediatamente sono emer­ se le divisioni» 31.

Sicché, la stessa menzionata maggiore apertura rispet­ to a molti problemi si trasformò spesso in debolezza di pro­ spettive generali, mentre nel Circolo di Vienna la radicalità di certe posizioni e la compattezza con cui venivano soste­ nute servì a meglio caratterizzarlo e quindi a farne notare la presenza. Se questo è vero, riteniamo tuttavia che anche la bar­ riera della lingua ha avuto un influsso fondamentale. Infatti sono state accessibili in lingue diverse dal polacco solo po­ che opere, in particolare degli esponenti in vista (tu­ kasiewicz, Ajdukiewicz e Kotarbil1ski), pubblicate in luoghi ed occasioni diverse e pertanto disperse nel gran numero di pubblicazioni su argomenti analoghi che annualmente vede la luce. Ciò ha reso difficile l'identificazione di tali in­ tellettuali come i principali esponenti di una scuola com­ prendente decine di altri filosofi con centinaia di interessan­ ti opere pubblicate in polacco che restavano sconosciute. Inoltre, anche quando si sono apprezzate singole tesi o sin­ goli autori, o da parte di qualche storico si è richiamata l'at­ tenzione su tale scuola (e per lo più questi sono stati po­ lacchi trasferitisi all'estero come Skolimowski, Jordan e più recentemente Giedymin) l'impossibilità di conoscere le altre opere non tradotte ed esistenti solo in polacco ha scorag­ giato ogni tentativo di ulteriore approfondimento critico: in­ somma, è venuta a mancare quella «letteratura secondaria» che normalmente segue ed accompagna una originale in­ dagine filosofica e permette il consolidarsi di una tradizione di studi critici che serve a meglio comprendere, valorizzare e diffondere le concezioni di un filosofo o di una scuola. A sua volta, questa mancanza di tradizione critica ha scorag-

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giato la ulteriore opera di traduzione e conoscenza in un processo a spirale il cui esito finale è stato la insufficiente e lacunosa conoscenza di una delle più interessanti espe­ rienze filosofiche di questo secolo. Non così sono andate le cose, invece, nella cultura filo­ sofica polacca. Non è esagerato affermare che la scuola di Leopoli-Varsavia ha caratterizzato il clima filosofico polac­ co tra le due guerre, oltre a segnare in modo significativo anche l'attività filosofica dopo il secondo conflitto mondiale. Come afferma Jordan «tutti praticamente sentirono i l suo fascino e la sua influenza. La concezione della filosofia, del suo oggetto, com pito e metodo, gli standards di pensiero filosofico stabiliti dagli esponenti princi­ pali della scuola di Varsavia sono stati universalmente accettati . Benché la scuola sia esistita senza interruzione per poco meno di trenta anni, è da essa emersa una tradizione vivente , orale e scritta, che s'è rivelata una forza intellettuale con u n notevole po­ tere di resistenza e di attrazione intel lettuale e che ha superato la prova di catastrofi ed insurrezioni» 32.

Ma questa influenza si estese anche al secondo dopo­ guerra ed ancora oggi essa è evidente in logica, semantica, metodologia della scienza, estetica, etica, prasseologia, storia della filosofia e psicologia. Non v'è studente o stu­ dioso che non si sia formato nella lettura degli Elementi di Kotarbiriski 33, della Storia della filosofia di Tatarkiewicz e dei Problemi e teorie della filosofia di Ajdukiewicz. È con questa vivente tradizione che il marxismo dovette confron­ tarsi nel dopoguerra nel tentativo di elminarne l'influenza. Ma allora, se quanto detto è vero, non ha forse ragione il nostro marxista ad attribuire a questo piccolo libretto così catastrofiche conseguenze per il marxismo teorico polac­ co? No, non ha ragione se si considera isolatamente que­ sto volume dal generale clima che abbiamo cercato di de­ lineare; sì, se invece lo si consideri come l'esempio di un metodo filosofico, di uno stile di pensiero razionalista ad antidogmatico che nel momento in cui il comunismo giunse al potere, dominava largamente le università polacche e la

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coscienza della maggior parte degli studiosi di filosofia. E di questo modo di pensare laico, razionalista ed antidogma­ tico Ajdukiewicz fu il principale alfiere. 3.

Vita e personalità di Kazimierz Ajdukiewicz"',

Generalmente considerato, insieme a Jan tukasiewicz, come la più insigne figura della scuola di Leopoli-Varsavia, Ajdukiewicz nacque a Tarnopol (in Galizia, allora provincia dell'impero austriaco) il 1 2 dicembre 1 89034 e fece gli studi secondari prima a Cracovia e poi a Leopoli, dove frequentò anche l'università seguendo i corsi di filosofia, logica e ma­ tematica (ebbe come maestri rispettivamente Twardowski, tukasiewicz ed il mat(3matico Sierpinskil. Conseguì il dot­ toratoll'diios'ofianel 1 9 1 2 con una tesi sulla filosofia kan­ tiana dello spazio e quindi si recò nel 1 9 1 3 a Got�Ln.9..é! ,dQ'{.e assistette alle lezioni di Hilberfsulfònéfamenti della mate­ matICaedi'Husserfsu'liifilosofia. Chiamato ailearmi, co'm­ batte sul fronte italiano 'e allàfine della guerra sposò la figlia titol9.._Qi,9_0di Twardowski, Maria. Do��_�,��� �9n,�� cente all'università di Varsavia con una dissertazione inti­ tolata-Zmetodoioiiìj-nauk dèCiukcy/nyèh [�ulla metodoi,