Piedi nudi. Calcio e sesso, scopate e pallonate 9788879532068, 8879532065

L'altra faccia del calcio: doping diffuso fin dagli anni '60, corruzione, sesso e corna, omosessualità dei ben

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Italian Pages 196 [195] Year 2009

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Piedi nudi. Calcio e sesso, scopate e pallonate
 9788879532068, 8879532065

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Proprietà letteraria riservata Copyright © 2010 Kaos edizioni Prima edizione aprile 2070 ISBN 978-88-7953-206-8 www.kaosedizioni.com

Carlo Petrini PIEDI NUDI

PREMESSA

A richiesta dei miei lettori, con questo libro riprendo il tema del sesso nel calcio. Una questione che i mezzi di comunicazione trat­ tano raramente e solo in termini scandalistici, mistificandola con quintalate di ipocrisia e censure. Per come ho scritto di sesso nei miei precedenti libri, cioè chia­ mando le cose col loro nome, qualcuno mi ha accusato di essere un pornografo. Così voglio accontentare questo qualcuno con un libro "pornografico" per davvero, dove parlo a ruota libera di cazzi e di fiche nel mondo pallonaro. Da spettatore-lettore (sem­ pre più per interposta persona, dato che oramai sono quasi cieco), racconto qui storie pallonare "a luci rosse': alcune delle quali in parte già accennate nei miei libri precedenti. Attraverso i mezzi di comunicazione, il potere continua a spac­ ciare per vera la facciata di comodo dei calciatori maritini mo­ dello, tutti monogami e padri di famiglia esemplari, salvo l'ecce­ zione di qualche isolato Petrini pecora nera. Invece la realtà come dimostrano queste pagine - è l'esatto contrario: quella che viene fatta passare per eccezione è la regola, e viceversa. Infotti il mondo pallonaro è un concentrato di folsità e ipocrisia in tutto, anche in fotto di sesso: sono lì a dimostrarlo i tanti calciatori gay e bisessuali ancora oggi costretti a recitare fidanzamenti, a na­ scondersi dietro matrimoni di facciata. 7

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Certo i moralismi e l'ipocrisia che coprono il sesso nel mondo pallonaro non sono uno specifico Ualiano. Diciamo che (come per la corruzione e la criminalità) nel nostro Paese raggiungono il top. Forse è un primato dovuto al fatto che abbiamo un primo ministro fanatico di calcio, il quale è un monumento vivente al­ la falsità e all'ipocrisia anche nella vita privata. Infatti il Nano di Arcore si dice ultracattolico e cultore della famiglia, ma si è sposato due volte; in pubblico ha sempre recitato la parte del ma­ ritino affèttuoso, ma ha cornificato per anni sia la prima moglie sia la seconda, scopandosi troiette dello spettacolo (dice la moglie numero due) e prostitute che per lui si chiamano escort, pagan­ dole in denaro oppure in natura... In conclusione, devo un ringraziamento particolare agli amici della Kaos edizioni: senza il loro aiuto (archivio e editing) que­ sto libro - così come i precedenti - sarebbe rimasto solo un'idea. C.P.

Il casto di Cristo

II pallonaro juventino Nicola Legrottaglie, atleta di Cri­

sto dalle alterne fortune, all'improvviso ha scoperto Dio («Gesù è un centravanti fortissimo: se ti punta, prima o poi ti fa gol»), e soprattutto è diventato un ultrà della ca­ stità. Niente di male, non è mica obbligatorio fare sesso, si può vivere bene anche senza. Il fatto è che il nostro devoto verginello nel 2009 ha scritto un libro autobiografico (Ho fotto una promessa, Piemme edizioni) per spiegare come è riuscito a diven­ tare felicemente casto dopo una giovinezza scopereccia piena di sensi di colpa, e per incitare i lettori a fare co­ me lui. La lettura fa venire in mente, per associazioni in­ spiegabili, l'abito mentale di un seria! killer: «La prima volta che ho fatto sesso avevo 19 anni e dopo averlo fatto ho cominciato a piangere ... Mi ero sentito dire per anni che a Dio il sesso fuori dal matrimonio dava fastidio, e in me questa consapevolezza era ben radicata». «A una bella donna non ho mai saputo dire di no. Oggi rin­ grazio Dio per avermi lasciato dentro quel seme che non mi ha fatto smarrire del tutto. Andare a letto con molte ragazze ha sempre i suoi rischi, non sai mai che cosa può capitarti. ..». «Sapevo che il sesso era sbagliato, e il rapporto completo, 9

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di conseguenza, l'ho avuto solo con poche. Poche rispetto al numero di quelle che ho frequentato. Mi fermavo sempre un attimo prima, con molte facevo altro, mettiamola così...». «So di avere peccato e, per furore giovanile, di essermi tuf­ fato nella carne allontanandomi così da Dio ... Dio sa che im­ pazzivo per le more». «Non riuscivo a trovare un appagamento spirituale nel fare sesso ... Il mio problema vero era fondamentalmente di elimi­ nare il rapporto sessuale, il vero covo del diavolo ... >>. «Cominciai ad affrancarmi dalla mia schiavitù legata alla sfera sessuale. Sono riuscito a vincere quella dipendenza che avevo dal sesso fine a se stesso. Pensare che fino a quel mo­ mento non avrei mai immaginato di poter stare senza una donna per più di una settimana».

Il pio Legrottaglie non è solo sessuofobo, è anche o­ mofobo. Infatti, al meglio del suo stato confusionale da fanatico integralista, scrive: «Anni fa ho conosciuto un gay che a Napoli si prostituiva per strada. Praticava addirittura il travestitismo, era incerto del suo sesso. Lungo le strade malfamate, pagato per vende­ re il proprio corpo, era in piena crisi interiore. Dio lo ha soc­ corso. Oggi ha moglie e figli, è consapevole di essere un uo­ mo, ama Gesù e prega sulla Bibbia. Rinascere significa anche questo. L'omosessualità è un tema molto dibattuto nella no­ stra società: oggi viene vista come una moda, una maniera co­ me tante per essere contro. Nella Bibbia c'è scritto chiaro e tondo che l'omosessualità, sia maschile che femminile, è pec­ cato. Solo il matrimonio, l'unione tra un uomo e una donna, è benedetto nel nome di Dio. Il matrimonio è infatti consa­ crato nel sacro vincolo».

Nelle sue pagine sbrodolate di fede, gonfie di Bibbia, e tormentate dai sensi di colpa per i peccati scoperecci fi­ no alla pace dei sensi finale, il pallonaro juventino è riu­ scito a infilarci dentro due ruffianate da italiano-medio che con la fede c'entrano molto poco e col Signore pro­ prio niente. Due. ruffianate che in gergo volgare si polO

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TI retrocopertina del libro di Nicola Legrottaglie (Piemme edizioni)

che inneggia alla religione, demonizza il sesso, e santifica gli Agnelli e la società juventina.

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trebbero chiamare pompini. La prima, per i defunti pa­ droni: «Gianni Agnelli era morto pochi mesi prima che io arrivassi [alla]uventus, ndr]. Non ho avuto l'onore di conoscere l'Avvocato, però ho conosciuto Umberto, il fratello ... Poi, poco dopo, anche Umberto se n'è andato e mi ha lasciato dentro un grande dispiacere. Era un uo­ mo buono ... Se dovessi dire che cosa gli Agnelli hanno lasciato a questa squadra senza dubbio penserei alla scia del loro profumo». La seconda per la ditta juventina: «Lo stile Juve era lo stile dell'Avvocato prima e di Um­ berto poi. Un'eredità... piena di fascino e storia, che og­ gi stanno portando egregiamente avanti la nuova società con tutta la dirigenza». Con una leccata finale: «Rimar­ rei volentieri all'interno di una società come la Juven­ tus, che ha prestigio e ha sempre dimostrato una chiara sensibilità verso chi soffre e in particolare verso i bam­ bini, il che fa della Juve non solo una società di calcio ma un gruppo di persone che hanno a cuore il prossimo. Gesù è il motore, noi siamo i veicoli della sua testimo­ nianza». Il fanatismo religioso di frà Legrottaglie è all'italiana, cioè di genere utilitaristico. Infatti racconta che la sua fede è nata in cambio di un "miracolo": «Una sera, pre­ gando Dio, lo pregai più forte: "Signore che dici di esi­ stere, il mio sogno è quello di diventare un calciatore di serie A. Se un giorno lo diventerò, sarò per te un mis­ sionario nel mondo". Fu la mia promessa a Dio. Lui la sua parte l'ha fatta, ora tocca a me». Praticamente, il pal­ lonaro Legrottaglie ha fatto un affare con Dio: in cam­ bio della serie A, è diventato un missionario. Accecato dal fanatismo, il povero Legrottaglie non ha capito che la fede è tale se non ha niente in cambio. Ac­ cecato dalla sessuofobia, non ha capito che il sesso è pia­ cere, gioia e vita, e anche quello - per chi crede senza scambi - ci avvicina a Dio.

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Porci con le ali e senza

Verona, dicembre 1976. Era una prigione a quattro stel­ le, e mi sarebbe piaciuto sapere perché si chiamava riti­ ro. C'era chi giocava a carte, certi stavano chiusi nella cabina del telefono per delle ore a parlare di niente, al­ tri guardavano nel vuoto. Io in quel periodo mi sfogliavo le fregole poetiche del Porcellone: «Una delle faccende più terribili è stare a let­ to, una notte dopo l'altra, con una donna che non hai più voglia di scopare ... Si spogliò davanti a me con la fi­ ca dall'altra parte ... Solo perché t'ho chiavato 144 volte ... II sogno di un uomo è una puttana con un dente d'oro che scopa e fa pompini...». Poi uscivo fuori a fumare senza farmi vedere. Ci trova­ vo S. che fumava pure lui, però lui spesso si fumava un cannone: tanto, da riserva sempre in panchina, era sicu­ ro che l'indomani non avrebbe giocato, così poteva farlo senza menate. Da fumato, S. cominciava a ridere e non la finiva più, continuava a ridere, qualunque cosa gli di­ cevi rideva, e rideva anche se non gli dicevi niente. In quei giorni nel ritiro arrivarono due copie di Porci con le ali, il libretto maiale di cui tutti parlavano. Co­ minciammo a leggerlo, a turno, con gran piacere perché 13

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era pieno di sesso e scopate per tutti i gusti. Partiva con «Cazzo. Cazzo, cazzo, cazzo. Figa.. e non finiva più. A un certo punto quel libretto diventò un gioco antinoia, il gioco consisteva nella lettura di gruppo, a voce alta, dei passi più porcelli: . »,

«Tentazione del primo dopo pranzo: ce la facciamo una se­ ga? La sega digestiva è quasi più importante di quella sopo­ rifera, scaccia il malumore del pranzo familiare, prepara ad affrontare le sofferenze pomeridiane, spesso stimola le atti­ vità intestinali. Inoltre la sega a letto e quella al cesso hanno pregi e gioie diverse. Più tranquilla e dolce la prima, più ses­ suosa e perversa la seconda, con possibilità di seguire in di­ retta le portentose attività della mia colonna di marmo (in realtà continuo a pensare di avercelo piccolo) ... Per la sega pomeridiana di solito uso qualche giornalino, di quelli di cui bisogna sempre dire che sono tanto volgari da diventar fasti­ diosi o che sono la peggior mercificazione della donna fatta dal capitale, ma che secondo me sono estremamente gustosi. Le cose che preferisco sono i primi piani del cazzo che entra nel culo o di lei che gli lecca le palle: queste due cose qui mi fanno proprio impazzire, me ne vengo all'istante ... ». «E ci prendiamo a pecorina. Io con la fronte appoggiata alla vasca, le ginocchia inginocchiate, le caviglie tese, lui che mi in­ fila il cazzo con estrema cura, come una servetta infilerebbe l'ago, tenendolo con la mano (io non lo vedo ma lo sento) e portandolo a tastare il terreno accidentato di tutti questi miei buchi infiniti. Il culo e la figa... Non so come muovermi, se ten­ do il corpo il suo prezioso piccolo coso esce da me, deraglia, schizza fuori, se rimango da brava accovacciata senza stringe­ re né allargare, tutta composta, anche l'amore diventa una gin­ nastica, una specie di tiro alla fune in cui, oltretutto, bisogna vincere in due ... Ma l'orgasmo non viene. Neanche a lui, per­ ché è troppo impegnato, un atleta sudato ... Mi lecca il collo, la nuca spostandomi i capelli, le mani a massaggiarmi i seni che in quella posizione sono due pere che pendono come pendagli. Incominciai a spingere, piano e poi sempre più forte . .». «Ogni tanto mi vengono in mente cose truci, tipo sbatterla sul letto-strapparle le mutande-infilarglielo in culo facendola .

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urlare ... Me la sto inculando, me la sto inculando, me la sto inculando. Sono venuto ...». «Marcello mi tira fuori dai pantaloni la camicia e la ma­ glietta e mi infila una mano sul petto, carez�andomi. Prima dappertutto, poi i capezzoli, poi la pancia. E andato avanti per un po' mentre continuavamo a parlare ... Poi ha tirato fuo­ ri la mano, l'ha posata sul bottone dei jeans ... Quello che mi sconvolgeva di più era che mi si fosse rizzato, e che avrebbe capito che le carezza mi avevano eccitato ... Mi ha sbottonato il bottone, ha tirato giù la lampo, ha fatto scavalcare all'ela­ stico delle mutande il pisello duro e lo ha preso in mano. Lo carezzava da tutte le parti, davanti dietro in punta, poi i peli e le palle fin dove arrivava la mano ... Mi ha tirato giù i pan­ taloni e le mutande e lo ha preso in bocca ... Con una mano mi carezzava le palle, un dito dell'altra me lo ha infilato nel culo, e mi ha fatto un pompino . ». «Quando gli prendo in mano il cazzo è quasi per ricono­ scenza, lo stringo per fargli sentire che sono contenta... Presa, sdraiata e scopata prima che finisse il disco. Le sue dita nel­ la carne umida fra le grandi labbra (per dirla in linguaggio scientifico) ripetono i movimenti della sua lingua nella mia bocca. Così il mio corpo incomincia a sembrare una cosa uni­ ca dalla testa alla figa... ». «Mi sono completamente spogliato, ci siamo stesi su un let­ to e lui mi ha baciato dappertutto, prima davanti i capezzoli l'ombelico la piega delle gambe l'uccello, poi mi ha aperto le cosce e mi ha leccato le palle e sotto, poi mi ha fatto mettere a quattro zampe e mi ha baciato la schiena le chiappe e addi­ rittura mi ha leccato il buco ... ». «Mi sfuggono a grappoli i primi sospiri. Vorrei stare zitta, ma lui mi tiene un dito fermo sulla clitoride, mentre con il cazzo fa il suo dovere di maschio dotato, riuscendo a soddi­ sfare sia la parte vaginale che quell'altra, e l'orgasmo è terri­ bilmente vicino, tanto che devo deglutire per non urlare, e poi urlo per non soffocare ... ». «Lei ha incominciato a masturbarsi, con la mano appog­ giata sul pube e il dito teso a frugarsi dentro. Allora anch'io mi sono accomodata sulla schiena e ho fatto lo stesso ... Allo­ ra Lisa mi ha abbracciata ed è venuta sopra di me, e si stro­ finava come un grosso gatto col corpo uguale al mio . . ». .

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Dopo il gioco della lettura di gruppo mi venne la cu­ riosità di leggere la molla ispirativa dei porci alati, lo psichiatra sudafricano David Cooper (mai sentito nomi­ nare). Mi procurai La morte della famiglia, e mi divertii ancora di più a leggere: «Gli uomini, naturalmente, so­ no dei porci. E le istituzioni umane naturalmente sono porcili, o fattorie per l'allevamento di porci, e mattatoio per porci ... Il porco è l'animale più invitante del mondo dal punto di vista anale e genitale. Offre a chiunque il suo orifizio anale, con lo sporgente labbro inferiore... ». Fino alla festa del suino: «Se i porci avessero le ali, se­ condo il detto inglese, potrebbe accadere qualsiasi cosa. Bene, forse i porci hanno delle misteriose ali invisibili, e forse noi non le vediamo perché abbiamo paura che que­ sto "qualsiasi cosa" possa accadere. In tal caso siamo dei porci con ali o invisibili o rudimentali. Alcuni hanno ali semplicemente invisibili e possono farle apparire in qua­ lunque momento. Ad altri le ali rudimentali non per­ metteranno mai ascesa e volo, neppure in sogno». Pensavo ai porci con le ali rudimentali osservando i tifosi. Ci applaudivano senza motivo, urlavano i nostri cognomi in coro, ci buttavano addosso grida belluine, imprecavano se sbagliavamo un tiro o un passaggio. E quando perdevano la pazienza, liberavano nell'aria cori di buuuuu e selve di fischi e bordate di insulti senza nes­ suna pietà. Guardavo le loro facce paonazze di esalta­ zione, occhi sbarrati e bocche spalancate. La coreografia era manicomiale, un baccano assordante di fischietti e sirene e tamburi, con drappeggio di striscioni e bandie­ re sbandierate ... Erano maiali senza ali, che non poteva­ no alzarsi in volo, neanche per sogno.

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L'intoccabile

Anche nel calcio ci sono gli intoccabili. I pallonari più bravi, i più famosi, quelli più idolatrati dai tifosi e riveri­ ti dai media, possono fare tutto quello che cazzo gli pare, in campo e specialmente fuori, tanto nessuno fiata, l'o­ mertà è garantita - zitte le società, muti i tifosi, e tombe quei servi dei giornalisti. Il più intoccabile di tutti, per anni (cioè fino a quando ha giocato ai massimi livelli), è stato il grande Marado­ na a Napoli. In campo era un mago, così fuori dal cam­ po lui poteva permettersi tutto, comprese piste di cocai­ na lunghe dei metri, senza che nessuno fiatasse. Stavano tutti aggrappati al supercampione (la società per gli af­ fari, i compagni di squadra per i comuni interessi di car­ riera, i tifosi per il fanatismo, i giornalisti per il potere), complici e omertosi come le belle statuine di un presepe napoletano. Anche con il sesso, è chiaro, il superpallonaro argen­ tino ci dava dentro. Benché fosse regolarmente fidanza­ to e poi sposato e padre di famiglia, il Diego Armando non si faceva mancare niente: attricette e signore bene, mignotte singole o in coppia, perfino qualche travestito, negli alberghi oppure nel suo appartamento di Posillipo, 17

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per scopate semplici o complicate, gratis o a pagamento. Spesso lui telefonava alla tenutaria di un casino, e "la merce" gli arrivava a casa come la pizza a domicilio. Ancora oggi c'è chi ricorda di quella volta che Mara­ dona, in un albergo di Roma, vide arrivare nell'hotel u­ na nota cantante piena di curve e appassionata di atle­ ti, Loredana Bertè. Lui salì subito in camera, la chiamò al telefono e senza giri di parole le propose di scopare. Lei gli disse: «Ma come sai che mi piace il cazzo?», e lui le rispose: «L'ho letto sul giornale». Indimenticabile l'intervista che Maradona (fra l'altro padre di almeno un figlio illegittimo) rilasciò a "Playboy" nel marzo del 1987. Qual è l'atteggiamento più eccitan­ te di una donna? «Quando si piega e ti mostra il culo: la prima cosa che ho notato di mia moglie, quando l'ho co­ nosciuta, è che avev� un culo incredibile». Cosa pensa degli omosessuali? «E un bene che ci siano e che si mol­ tiplichino, perché così aumenta nelle donne il bisogno di veri maschi». Ha mai tradito sua moglie? «Mai!».

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Senza pietà

F a pensare la storia del calciatore anglo-nigeriano Ju­ stin Fashanu. Fa pensare parecchio, provoca pena e im­ barazzo, ed è per questo che è stata cancellata. Nato a Londra nel febbraio 1961 da genitori nigeriani, cresciuto con il fratello da genitori adottivi, Justin de­ butta come calciatore ,professionista nelle file del Norwich City nel 1 979. E piuttosto bravo, e ha davanti un bel futuro pallonaro. Nel 1981 passa al Nottingham Forest per un milione di sterline. Nel 1990 Fashanu esagera con la sincerità: dichiara di essere omosessuale. Una pubblica ammissione che sput­ tana il machismo del football di Sua maestà, e che fa ca­ dere in disgraziajustin. La stessa comunità nera britan­ nica lo mette al bando come se fosse un lebbroso. L'o­ mofobia del pubblico e la vigliaccheria degli avversari gli rendono la vita impossibile, con inevitabili ripercus­ sioni negative sul suo rendimento calcistico. Parecchie squadre se lo rimbalzano come se fosse una pallina da tennis: Manchester City, West Ham, Leyron Orient, Newcastle ... Finché nel 1993 un grave infortunio al gi­ nocchio mette fine alla sua carriera pallonara. Nell'autunno del 1995 Fashanu lascia l'Inghilterra e si 19

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trasferisce negli Stati Uniti, a Ellicott City, nel Mary­ land, dove fa l'allenatore del Maryland Mania Club. Poi, nel marzo 1998, un ragazzo diciassettenne lo accusa di stupro: il giovane dichiara alla polizia di essersi sveglia­ to nel letto di Fashanu dopo una serata di alcol e ma­ rijuana, e di avere subìto da lui abusi sessuali, compreso un pompino. Interrogato dalla polizia, Justin conferma di avere pas­ sato la serata col giovane, e di aver avuto con lui un rap­ porto sessuale consenziente. Ma per la sessuofobica giu­ stizia americana, che in molti Stati considera reato per­ fino i rapporti sessuali orali, rischia una condanna a vent'anni di carcere. Allora Fashanu torna in Gran Bre­ tagna, in cerca di soldi e degli aiuti necessari per la pro­ pria difesa legale. Ma trova tutte le porte chiuse: nessu­ no vuole aiutarlo. La mattina del 3 maggio 1998 il corpo di Justin Fa­ shanu viene trovato impiccato in un garage privato, alla periferia di Londra. Ha lasciato un biglietto con scritto: «Non ho stuprato quel ragazzo. Abbiamo avuto un rap­ porto sessuale, e la mattina lui mi ha chiesto dei soldi; quando glieli ho negati ha detto: "Adesso ti faccio vede­ re io!" ... Spero che il Gesù che amo mi accolga: con Lui troverò la pace». La brutta storia di Justin Fashanu, crudele come po­ che, forse non è stata inutile. Una delle sue ex squadre, il Manchester City, nell'estate del 2006 ha detto basta con l'omofobia e col tabù gay nel mondo pallonaro. Ri­ feriscono le cronache: «Uno dei club più prestigiosi d'Inghilterra, il Manchester City, ha deciso di dare un cal�. Mentre in camera si giocava alle luci rosse, io girai un po' per la casa, che era piena di tappeti persiani. C'erano due ba­ gni, uno con la doccia, e uno doppio con due lavabi e due specchi. La cucina era all'americana, con marmo chiaro e un grande frigorifero vuoto (solo una tavoletta di cioccolato e una bottiglia di limoncello). Un poster di calcio attaccato al muro e un libro sulla Juve appoggiato su una mensola mi chiarirono l'identità di Cip e Ciop - ecco perché la loro fac­ cia non mi era sembrata nuova. 1 37

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Si era fatto tardi, e Dino se ne andò dicendo che l'indoma­ ni mattina doveva lavorare. Ciop ci chiese di dormire lì con lo­ ro: «Non vogliamo scopare, vogliamo solo un po' di coccole». Ma anche noi l'indomani "dovevamo lavorare, così preferim­ mo andarcene. A dormire con loro restò il solo Mediterraneo, che in quell'appartamento si muoveva come a casa sua. Di quella seratina mi restò l'impressione che i simpatici Cip e Ciop fossero due giocherelloni un po' esibizionisti, e mi divertivo a immaginare che fossero legati da una segreta pas­ sione gay. Tutto sommato era stata una serata piacevole, tan­ to è vero che fu la prima di una serie. In quel lussuoso ap­ partamento, che era la casa di Cip (ma in pratica ci viveva anche Ciop), ritornai più volte, senza mai dimenticarmi di la­ sciare sul tavolo i bigliettini da visita del "Viva Lain". Quando Mediterraneo non era impegnato con la sua squa­ dra, veniva a Torino e si piazzava in casa di Cip. A volte la se­ ra, anche a tarda ora, mi telefonava invitandomi là. Per lui ero solo un'amica {Mediterraneo non ha mai messo piede al "Viva Lain", nonostante i miei ripetuti inviti), mi chiamava perché sapeva che in quel periodo ero single. La seconda volta che accettai il suo invito, una domenica sera, la passammo tutta davanti alla tv insieme a Cip e Ciop: bevendo birra e limoncello, seguimmo le due trasmissioni sportive della Rai e di Mediaset. Fu uno spasso sentire i loro commenti ai commenti della tv. Conduttori e opinionisti si presero pernacchie, battutacce e fischi. Era la loro rivincita sugli odiati giornalisti, sulle cazzate del calcio parlato. Quan­ do sullo schermo passarono quelle tabelle con le percentua­ li del possesso palla, dei falli fatti o subiti, dei tiri in porta o fuori dalla porta, Cip e Mediterraneo lanciarono verso il televisore una scarica di insulti, il più gentile dei quali fu: «Guarda 'sti coglioni cosa cazzo si inventano!». Cip era un tipo un po' snob, però era simpatico; Ciop, in­ vece, era un ragazzo umile e alla mano. Mi piacevano perché - a differenza di tanti loro colleghi - non se la tiravano da campioni e non erano assatanati di sesso femminile. Non mi vedevano come una da scopare, così mi fu facile diventare lo­ ro amica. Contrariamente a quello che scriveranno i giornali, né Cip 138

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né Ciop vennero mai al "Viva Lain" per farsi massaggiare; Ciop non ci mise mai piede, mentre Cip veniva qualche vol­ ta a trovarmi (ma non si ritirò mai nelle cabine con le nostre ragazze). In compenso, al "Viva Lain" cominciò a venirci qualche loro amico, grazie ai bigliettini da visita del centro­ massaggi che gli seminavo in casa: ricordo che i primi furono un buttafuori di discoteca e un art director, due tizi che ave­ vo visto una sera nella casa dei campioni. Un giovedì sera la casa di Cip era un bordello indescrivibile: eravamo in una dozzina, e ballavamo nel salone con una mu­ sica a volume così alto che tremavano i vetri (i vicini di casa dei campioni di calcio sono pronti a perdonare tutto ai loro idoli ... ) Quella sera Mediterraneo era su di giri come non lo vede­ vo da un pezzo. Prima ci provò con una delle ragazze pre­ senti, ma gli andò buca; poi trovò la tipa disponibile e la portò in bagno: tornò dopo un quarto d'ora tutto scalmanato (Mediterraneo, che è un po' esibizionista, mi sussurrò in un orecchio che avevano scopato in piedi contro il muro senza togliersi di dosso un solo indumento). Non passò mezz'ora che il focoso campione era pronto per un bis, e che bis! Me­ diterraneo si appartò in camera da letto con la stessa tipa e con un ragazzo, e si scatenò in un bel triangolo erotico (a un certo punto, nudo, venne a chiedermi se volevo partecipare, ma gli dissi che ero troppo tradizionale per l'ammucchiata). Cip e Ciop, invece, si comportarono come sempre da veri virtuosi: ballarono e si divertirono nella maniera più casta che si potesse immaginare. A notte fonda, quando quasi tutti gli invitati se n'erano andati, chiacchierammo di rapporti di coppia, amore, sesso e corna. Mediterraneo spiegò che per i calciatori la vita sentimentale è un gran casino pieno di stress e di problemi, che molte donne usano il sesso per accalap­ piargli la notorietà e il conto in banca, che lui comunque tro­ vava assurdo mettersi in coppia da giovani e rinunciare così a tutte le occasioni... Cip e Ciop gli diedero ragione. lo fui sin­ cera e feci la mia solita figura da fotoromanzo: cercavo l'a­ more, volevo l'uomo dei miei sogni, stavo aspettando il Prin­ cipe azzurro, e a quasi trent'anni il sesso senza sentimento or­ mai non mi interessava più. .

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Ricordo una domenica sera passata a casa di Cip aspettando che lui e Ciop tornassero da Firenze, dove avevano giocato e perso contro la Fiorentina. Insieme a me c'erano Mediterra­ neo e due ragazze del "Viva Lain". Pensammo di accogliere i campioni di ritorno dalla sconfitta preparandogli una pasta­ sciutta di consolazione. Cip e Ciop arrivarono a casa che era già notte. Erano così incazzati per la partita persa che si rifiutarono di mangiare, mostrando di non gradire troppo neanche la nostra presenza. E quando io, rimettendo a posto la cucina, senza volere rup­ pi il vetro di un'anta, Cip andò su tutte le furie e si chiuse in camera da letto a farsi sbollire l'ira. Per fortuna l'amico Me­ diterraneo riuscì a fargliela passare, e quando ritornò nel sa­ lone noi ragazze ce ne stavamo andando in punta di piedi. Il primo calciatore juventino che venne al "Viva Lain" come cliente fu un marcantonio alto e possente, un vero stallone. Nessuna di noi l'aveva riconosciuto come un campione di calcio, sembrava piuttosto un playboy internazionale; venne da noi accompagnato da un amico, dissero che di mestiere fa­ cevano i businessman. Lo Stallone era così bello, così gentile e così elegante, che io - non so perché - diventai subito diffidente. Appena si ac­ comodò nella cabina, dissi alla ragazza che lo avrebbe mas­ saggiato, Luna, di fare molta attenzione perché di quel tipo non mi fidavo. (Si fece massaggiare anche il suo amico, in un'altra cabina.) Mi accorsi dopo che si trattava di un campione bianconero, perché sulla scheda che gli avevo dato da compilare aveva scrit­ to il suo vero nome e cognome (non credevo ai miei occhi!). Co­ sì pretesi che Luna mi raccontasse come era andata in cabina. Lo Stallone aveva voluto il massaggio "completo", anzi com­ pletissimo (cioè sia con la mano sia con la bocca), le aveva la­ sciato una mancia generosa, e nudo - diceva Luna, entusiasta - era ancora più bello che vestito, aveva un corpo incredibile. Dopo quella prima volta, lo Stallone diventò un nostro af­ fezionatissimo cliente. E ogni volta che arrivava lui - bello co­ me un adone, elegante e gentile come un lord inglese, gene­ roso come un nababbo - il "Viva Lain" si trasform�va per un'oretta in un club di scatenate tifose juventine... 1 40

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A volte lo Stallone arrivava da noi insieme a un altro gioca­ tore della juve, il Tucano. Un timidone che faceva tenerezza, un tipo dal carattere dolcissimo. Il Tucano si faceva fare sempre e solo il massaggio "sem­ plice". Lo so perché le ragazze, ogni volta, uscivano dalla ca­ bina perplesse oppure incavolate, a molte piaceva parecchio. Ma lui, a quanto pare, voleva solo il relax: senza varianti, ve­ niva al "Viva Lain" solo per il massaggio platonico - e ci tro­ vava un gran gusto, tanto è vero che una volta, durante il trat­ tamento, si addormentò. Marta si invaghì del Tucano, e tentò in tutte le maniere di fargli il massaggio "completo", ma non ci fu verso. «Per me, quello non è normale>), disse, rassegna­ ta, l'ultima volta che ci provò inutilmente. Un bel giorno lo Stallone invitò me e le ragazze del "Viva Lain" a una festa serale in casa sua. A scanso di equivoci, io ci andai in compagnia del mio uomo. Solita via del centro, al­ tro citofono col numero, nuovo appartamento superlusso: sa­ lone con divani in pelle nera, un grande televisore appoggia­ to sul pavimento, un hi-fi modello fantascienza con casse ultrapiatte a pieno volume; poi cucina full-optional, doppi servizi con lavandini rossi, due camere da letto, e un bel ter­ razzo. Insieme allo Stallone c'erano due suoi amici atleti, più tre calciatori: Cip (senza Ciop, che aveva un altro impegno); il Rustico (giocatore di una squadra di serie B); e una delle star juventine, il Divino, un tipo altezzoso con la faccia da capret­ to e l'aria spocchiosa. Del "Viva Lain" c'erano cinque ragaz­ ze, più io col mio uomo. Cenammo tutti insieme - pizza con birra e coca-cola - se­ duti intorno a un grande tavolo. Il clima era leggero, lo Stal­ lone era un amabile padrone di casa che rendeva piacevole la conversazione; l'unica nota stonata era il Divino, sempre chiuso nel suo altezzoso mutismo da divo costretto a stare con i comuni mortali. Dopo la pizza arrivarono in tavola sca­ glie di parmigiano e bottiglie di rum, mentre la musica au­ mentava di volume. L'atmosfera diventò calda quando quel giocherellone di Cip prese sulle sue ginocchia Deborah e cominciò a infilarle le ma­ ni nello spacco della gonna. Fu come un segnale. I due mu­ scolosi amici dello Stallone si imboscarono in bagno con Va141

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nessa, la quale poi mi raccontò di averli sollazzati contempo­ raneamente con una doppia fellatio (giusto per non fare pre­ ferenze}. Lo Stallone allungò le mani su Selene, le abbassò le spalline del vestito, le tirò fuori i seni e cominciò a giocarci a tempo di musica. A quel punto, ecco il colpo di scena: il Divi­ no balzò in piedi come un agile capretto, trascinò Cinzia in mezzo al salotto, e si lanciò in uno show indimenticabile. Dimenandosi a suon di musica appiccicato alla ragazza, il Divino si tolse senza slacciarle le firmatissime scarpe da atle­ tica che calzava, poi, una dopo l'altra, le calze. Sempre muo­ vendosi al ritmo della musica appiccicato a Cinzia, si sfilò la aderentissima maglietta di microfibra grigia che indossava, quindi cominciò a slacciare la camicetta di lei, gliela tolse e la buttò per terra. Cinzia rimase in reggiseno, ma il Divino, sempre muovendosi sinuoso e lascivo al ritmo della musica, la afferrò per i capelli e glielo strappò di dosso ... Poi, lenta­ mente, si sbottonò i jeans neri che fasciavano il suo bel po­ steriore e le sue preziose gambe da gol, se li sfilò, e restò con un paio di slip grigi superfirmati - che fisico bestiale da fo­ tomodello! Il mio uomo cominciò a sbuffare, ma io ero inte­ ressatissima allo spettacolo, che stava entrando nel vivo (assi­ stere allo striptease integrale di un campionissimo di calcio è un privilegio che una donna non può perdere!). Il Divino posò le mani sui pantaloni di pelle di Cinzia, glie­ li slacciò, glieli abbassò, e anche lei restò in mutandine. Con­ tinuavano entrambi a ballare, il campione stava addosso a lei sinuoso come un serpente. Poi caddero gli slip di lui, e il Di­ vino schiacciò il suo batacchio d'oro mezzo sveglio contro il deretano danzante di lei. Mentre stava per sfilarle le mutan­ dine, il Ruspante gli si avvicinò e gli disse qualcosa nell'orec­ chio; visibilmente scocciato, il Divino bofonchiò parole in­ comprensibili. Lo spettacolo finì sul più bello: il Divino, il Ruspante, più uno degli atleti amici dello Stallone, portarono Cinzia in ca­ mera da letto, chiusero la porta, e là si scatenò una furibon­ da ammucchiata 3 a l . Lei, poi, mi raccontò che i campioni andarono in gol tutti e tre, ma che nel groviglio - forse per un errore dovuto alla foga - ci fu anche una autorete ... Che bel­ lo sarebbe stato poter rivedere i gol, e soprattutto l'autorete, alla moviola! 142

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Lo Stallone e il Tucano furono dei portafortuna: dopo di lo­ ro, al "Viva Lain" cominciò ad arrivare qualche altro calcia­ tore della Juventus, ma anche del Torino. Mi procurai un paio di foto di gruppo delle due squadre per poterli ricono­ scere (la curiosità, si sa, è femmina). Diventarono nostri clienti sia lo juventino Azzurro dall'a­ ria malinconica, sia il suo compagno di squadra Timidone. Azzurro era un tipo tranquillo e riservato, pareva un ex chie­ richetto tutto casa e chiesa; quando capitava, mi divertivo a guardare in tv i suoi tiracci sbilenchi - però al "Viva Lain" la mira ce l'aveva giusta. Timidone, invece, era un ragazzone bruno che diventava rosso come niente; ma appena entrava in cabina non arrossiva più, e la sua timidezza perdeva un po' di pudore. Dei granata venivano il bell'Acquario, il compagnone Bion­ do e il libidinoso Indio (ci veniva anche un dirigente della so­ cietà). Loro, anche se erano decisamente meno famosi degli juventini, erano ossessionati dalla riservatezza: quando te­ lefonavano per fissare l'orario volevano parlare solo con me (e se per caso ero assente mi chiamavano sul telefonino), pre­ tendevano che io fossi presente al loro arrivo, mi pregavano di non farli stare in sala d'attesa neanche un minuto, non vo­ levano incontrare nessuno, avevano paura di essere ricono­ sciuti. Erano anche simpatici: un giorno ci portarono foto e gagliardetti del Toro, perché dicevano che al "Viva Lain" c'e­ ra troppa Juventus. A ogni nuovo arrivo di campioni le ragazze squittivano: non solo i giocatori erano gagliardi giovanotti dai corpi bel­ lissimi, ma sapevano essere generosi con le mance - pratica­ mente, per le ragazze era come unire l'utile al dilettevole. E a parte il Tucano, tutti volevano un bel massaggio "completo". Dopo un po' alcuni dei calciatori e qualche ragazza del "Viva Lain" cominciarono a vedersi "fuori orario" la sera. L'indo­ mani le fortunate ci raccontavano la loro serata coi campioni. Non volevo che le ragazze mischiassero lavoro e vita privata, ma nel caso dei calciatori la mia era una battaglia persa in partenza, così non ci provavo neanche. Una mattina Corinne arrivò al lavoro sventolando due paia di slip appartenuti a due fuoriclasse juventini: disse che non 1 43

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glieli aveva sfilati lei, ma li aveva raccolti ai piedi del letto du­ rante una festa con ammucchiata finale. Erano i nuovi trofei dei campioni del pallone: non più le maglie, ma le mutande... Terry aveva tentato di farsi un giocatore bianconero fidan­ zatissimo (uno di quelli che al "Viva Lain" non ci hanno mai messo piede, l'aveva conosciuto a casa dello Stallone), però non ci era riuscita: perché lui voleva farlo solo col preservati­ vo, ma appena si era infilato il guanto il batacchio gli era crol­ lato come per uno svenimento e non c'era più stato verso di risollevarlo. Sul cellulare di Carmen una sera arrivò una strana telefo­ nata. L'uomo le disse di essere il celebre campione juventino di lungo corso (mai visto al "Viva Lain"), disse che con altri due compagni di squadra stavano festeggiando in casa il com­ pleanno di uno di loro, e la invitò ad andare là con due ami­ che: se li avessero fatti divertire, c'erano pronti tre assegni da un milione l'uno. Lei gli domandò come avesse avuto il suo numero di cellulare, lui rispose che glielo aveva dato lo Stal­ lone (che però non partecipava alla festa di compleanno). Carmen declinò l'invito, ma il campione di lungo corso non si rassegnò: disse che se era un problema di soldi, si poteva aumentare la cifra... «Io non sono una puttana!», sbottò lei chiudendo la telefonata. I rapporti "privati" fra le ragazze del "Viva Lain" e vari cam­ pioni della juventus a volte provocavano degli equivoci. Do­ po una serata a base di sesso, Cip mi telefonò per lamentarsi che una delle ragazze aveva piantato una grana a un suo com­ pagno di squadra perché voleva essere pagata. «Cosa c'entro io?», gli risposi. «Le mie collaboratrici, fuori dal locale, sono libere di fare quello che vogliono ... E voi, mi pare, siete per­ sone adulte e vaccinate». Seppi poi che la fanciulla venne "pa­ gata in natura": i campioni le diedero le loro maglie di gioco che - dissero - avevano «un certo valore da collezionisti». Gisella me ne raccontò un'altra. Una sera, dopo una cena di gruppo, sua sorella aveva accettato la corte dello Scate­ nato (altro campionissimo della Juve mai venuto al "Viva Lain"), che l'aveva portata in un albergo extralusso. Lo Sca­ tenato era una furia non solo in campo ma anche a letto: un animale da sesso, un maschione instancabile, ore e ore di am144

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plessi fino alla mattina dopo, quando la povera sorella di Gi­ sella era uscita dal letto con le parti intime infiammate. Lo Scatenato, tutto soddisfatto della sua virilità atomica (chissà se gli avessero fatto l'esame antidoping... ), prima di lasciare l'albergo aveva dato alla stremata fanciulla un assegno di 2 milioni dicendole: «Non ti offendere: è che voglio farti un re­ galo ma non ho tempo di andare a comprarlo>>. Oltre agli equivoci, c'erano anche episodi piacevoli. Un gio­ catore dellajuve, il Tucano, si meritò per esempio l'oscar del­ la gentilezza. Gli chiesi se mi faceva avere due biglietti per as­ sistere al derby Toro:Juve; lui fu così gentile che invece di due biglietti mi regalò due abbonamenti omaggio in tribuna per tutto il Campionato. Un giorno capitò un fatto divertente. Arrivò lo Stallone per farsi fare il solito massaggio "completissimo", era in compa­ gnia di Cip che mi voleva salutare; siccome entrarono riden­ do come dei matti, gli domandai cosa ci fosse di così diver­ tente, e Cip me lo raccontò. In via Antinori avevano visto la macchina di Azzurro par­ cheggiata; e mentre stavano suonando il citofono del "Viva Lain", dal portone era uscito proprio lui. Trovandosi davanti i due compagni di squadra, Azzurro era avvampato come uno scolaro sorpreso a copiare, e aveva balbettato di essere stato dal dentista (nel nostro palazzo c'era infatti anche uno studio dentistico); loro erano scoppiati a ridere, e ridevano ancora. Risi anch'io. Il malinconico Azzurro si era appena fatto fare un bel massaggio "completo" effettivamente attinente qualcosa di orale, ma i denti non c'entravano; e la ragazza che glielo aveva fatto non poteva assolutamente essere scam­ biata per un dentista. Peccato solo che dopo quella volta l'Az­ zurro-paonazzo da noi non si fece mai più vedere. Ricordo una cena organizzata in un locale messicano con quattro campioni juventini e qualche loro amico; c'eravamo io, Vanessa, Deborah, Aie e Tina. Fra birre e tortilla, passammo un paio d'ore piacevoli. A un certo punto lo Scatenato saltò in piedi incazzatissimo: si era accorto che il proprietario del locale, da dietro il banco, sta­ va riprendendo la nostra tavolata con una piccola telecamera 145

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- l'uomo si scusò e consegnò subito il nastro allo Scatenato. Chissà se il filmato aveva colto le scintille erotiche che c'e­ rano nell'aria, specialmente fra lo Stallone e Deborah, che se­ devano vicini. Lei aveva cominciato a tirare cubetti di ghiac­ cio che cadevano sempre sulla patta dei giocatori; e loro ri­ spondevano con lanci di cubetti che cadevano sempre nella generosa scollatura di lei... A un certo punto Deborah si alzò per andare al bagno; un momento dopo lo Stallone la seguì; tornarono dopo una decina di minuti, prima lui, poi lei, e tut­ ti ci stupimmo in silenzio per quel frettoloso ritorno. Più tardi, mentre si tornava a casa, Deborah ci raccontò quello che era successo in bagno. Lei si stava lavando le ma­ ni, e nel grande specchio che c'era sopra il lavabo aveva visto entrare lo Stallone: lui senza parlare le aveva abbassato le mu­ tandine, si era tirato fuori l'arnese e l'aveva presa da dietro, all'impiedi, mentre lei stava appoggiata al lavandino. Il ve­ dersi nello specchio, e il "pericolo" che entrasse qualcuno, li aveva fatti godere entrambi a tempo di record. Spesso il Timidone juventino arrivava al "Viva Lain" per il massaggio in compagnia del suo amico del cuore, un gioca­ tore di serie B che aveva occhi, capelli e carnagione scuri co­ me un corvo. Il Corvo giocava in una squadra del Sud, e dopo qualche massaggio con Ketty la invitò a trascorrere là qualche giorno di vacanza, ospite a casa sua. Lei ci andò, e passò tre giorni da favola: quando non era impegnato con gli allenamenti, lui la accompagnava a fare compere in centro, di sera la portava nei migliori ristoranti della città e a ballare in discoteca, poi di notte la faceva sentire femmina fino in fondo. La mattina che Ketty tornò al lavoro, ci raccontò quella bella vacanza dicendosi invaghita del Corvo, cavaliere di giorno e grande amatore di notte. Quella stessa sera, il Timi­ dane bianconero si mise ad assediarla di telefonate: la invita­ va a casa sua, voleva uscire con lei, voleva fare una vacanza con lei, voleva fare l'amore con lei... Probabilmente, aveva saputo dall'amico Corvo delle belle giornate di vacanza con Ketty, ma soprattutto delle belle nottate, e il Timidone non voleva perdere l'occasione di fare altrettanto. Dopo la decima telefonata, Ketty perse la pazienza e gli disse: «E inutile che 146

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insisti: non voglio venire a letto con te!». Allora il Timidone si rassegnò e non la chiamò più. I calciatori sono convinti di essere uomini irresistibili per qualunque donna, e quando ricevono un rifiuto fanno fatica a capirlo. Dopo averlo massaggiato un po' di volte, Deborah fece l'er­ rore di prendersi una sbandata per lo Stallone. Ce ne accor­ gemmo tutte, e le colleghe cominciarono a prenderla in giro. Ma un bel giorno, all'improvviso, l'idillio finì: Deborah si ri­ fiutava di massaggiare lo Stallone, e quando lui arrivava lei manco lo salutava e evitava di incontrarlo. Le domandai spie­ gazioni. Era successo che lo Stallone, di fronte agli occhi dolci di Deborah, per un po' aveva fatto finta di niente, poi, quando lei era stata cotta al punto giusto, le aveva domandato il nu­ mero del cellulare, e subito dopo, con un sms, l'aveva invita­ ta a casa sua per una serata speciale. Ecco la "serata specia­ le" raccontata da Deborah: «Avevo il cuore in gola all'idea che anche lui, forse, era pre­ so da me ... Dopo il lavoro sono corsa dal parrucchiere, e ho passato un'ora davanti allo specchio a truccarmi e vestirmi da superfiga. Già me la immaginavo la serata: una cenetta inti­ ma con tanto champagne, poi baci e carezze fra le sue brac­ cia davanti alla tv, e alla fine una notte d'amore... Sono arri­ vata a casa sua in taxi, lui mi ha accolto sulla porta come in un film: prima mi ha baciato a lungo, poi mi ha preso in brac­ cio e mi ha portato sul divano. Ma non era da solo: in casa c'erano altri tre atleti, me li ha presentati - uno lo conoscevo già, era un campione di nuoto, gli altri no (mi pare di aver ca­ pito che fossero giocatori di pallavolo, ma loro non parlavano l'italiano)... Beh, ho pensato di essere arrivata troppo in anti­ cipo, e che quei tipi, di li a poco, se ne sarebbero andati }a­ sciandoci soli. Abbiamo cominciato a bere e a chiacchierare del più e del meno; ero a stomaco vuoto, così dopo il primo rum ero già mezza ubriaca ... A un certo punto lui mi ha chie­ sto se potevo fare ai suoi amici un massaggio dei miei, dato che fra tutte le ragazze del "Viva Lain" ero senz'altro la più brava. Mi sono detta: come al solito non hai capito niente, ti ha invitata a casa sua non per una serata romantica ma per 147

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farti fare gli straordinari... Ero un po' delusa, però quel com­ plimento di essere la più brava mi faceva molto piacere; e poi ho pensato che se l'avessi accontentato coi suoi amici gli sa­ rei piaciuta ancora di più... Così ho accettato. Il nuotatore si è spogliato nudo per primo, e si è sdraiato per terra, sul tap­ peto; io mi sono tolta le scarpe, mi sono avvicinata, e ho co­ minciato a massaggiarlo, mentre gli altri tre, seduti sul diva­ no, guardavano. A un certo punto si è spogliato il secondo, che si è sdraiato vicino al primo, e ho cominciato a massag­ giare anche lui. Poi è arrivato il terzo ... Avevano dei corpi in­ credibili, uno più bello dell'altro, muscolosi e lisci come del­ le statue - dopo il massaggio stavano lì per terra sul tappeto, tutti con l'uccello duro ... Per ultimo si è spogliato lui, che si è sdraiato vicino agli altri; ma invece di lasciarsi massaggiare, mi ha tolto tutto quello che avevo indosso, mi ha sdraiato sui corpi dei suoi tre amici e ha cominciato a leccarmi in mezzo alle gambe ... Io non capivo più niente ... Due si sono messi a succhiarmi i capezzoli, il nuotatore mi ha ficcato la lingua in bocca, e mentre loro facevano questo, lui ha cominciato a sco­ parmi lentamente ... E stata una esperienza scioccante, forse perché non avevo mai fatto un'orgia (invece loro erano degli esperti, lo si capiva da come si muovevano) ... Ho perso com­ pletamente il controllo, non ero più io, ho fatto delle cose che non avrei mai immaginato di poter fare - eppure è successo, è successo tutto, dico tutto, quello che può succedere nel ses­ so ... Io da sola con quattro uomini, mi sembrava di essere in un film, specialmente quando sentivo la voce di lui che mi in­ citava dandomi della troia, e io appena sentivo la sua voce go­ devo ... Non so quanto sia durata. So che alla fine sono anda­ ta in bagno e sono rimasta sotto la doccia per mezz'ora: ave­ vo sperma dappertutto, anche nei capelli. Quando sono tor­ nata di là, con indosso un accappatoio che mi arrivava fino ai piedi, due se n'erano già andati, c'erano solo il padrone di ca­ sa e il suo amico nuotatore; ero convinta che mi avrebbe ospi­ tato per la notte,, che avrei dormito con lui, ma appena mi ha vista ha detto: "E ora che vai, è tardi, domani devo fare l'al­ lenamento". Sono rimasta zitta: ho raccolto i miei vestiti, so­ no tornata in bagno a truccarmi, con il mio cellulare ho chia­ mato un tassi, e me ne sono andata senza salutare sbattendo la porta ... È vero: non mi aveva obbligato a fare l'orgia, non 1 48

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mi aveva promesso dei soldi. Ma quel bastardo si era appro­ fittato del fatto che avevo una cotta per lui, mi ha usato per divertirsi insieme ai suoi amici, e alla fine mi ha trattato peg­ gio di una puttana, perché non mi ha neanche pagato ... Sarà un gran figa, sarà un campione, sarà miliardario, ma per me è solo un gran bastardo, e non voglio averci più niente a che fare». Povera Deborah pasticciona! Non aveva capito che lo Stal­ lone, anche se era gentile come un lord, era comunque un maschio, e in più era un calciatore. E in ogni caso, ben le sta­ va: quante volte dicevo alle ragazze che non dovevano asso­ lutamente mischiare il lavoro con la vita privata? Mi dispia­ ceva solo che fra i clienti del "Viva Lain" non ci fosse uno psi­ cologo (almeno, credo che non ci fosse ... ) : gli avrei domanda­ to perché ai campioni gli piacciono così tanto le ammucchia­ te dove ci sono più maschi che femmine ... In base ai racconti che facevano poi le ragazze, nelle cabine del "Viva Lain" i due campioni juventini nostri affezionati clienti non erano precisamente dei fuoriclasse. Il Timidone cominciava la seduta sempre molto imbaraz­ zato, al punto che teneva indosso gli slip; se li toglieva solo quando il massaggio era a buon punto e il batacchio minac­ ciava di saltargli fuori comunque - allora la timidezza gli pas­ sava... La conclusione del trattamento preferita dal Timidone era quella di farselo succhiare, ma gli piaceva anche mastur­ barsi guardando la massaggiatrice in atteggiamenti osceni. Non voleva di più, perché diceva che là dentro non era a suo agio, non c'era l'atmosfera giusta, aveva sempre paura che po­ tesse entrare qualcuno. Era come ossessionato dalla paura di essere sorpreso in quella situazione, ma non si sa da chi (for­ se dall'allenatore?) ... Un vero peccato - dicevano le ragazze sospirando - dato che era dotatissimo, e non solo in fatto di statura! Lo Stallone era tutta un'altra cosa, lui non era mai timido, anzi!, le mutande se le toglieva al volo come prima cosa. Men­ tre la ragazza cominciava il massaggio, lui le mormorava fra­ si sconce, e più il trattamento andava avanti più lui diventa­ va scurrile alzando la voce e allungando le mani. Di solito la conclusione era che la ragazza gli praticava la masturbazione 1 49

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orale mentre lui le dava della troia e le tirava i capelli. Op­ pure voleva che lei si sdraiasse sul lettino e si masturbasse, mentre lui, in piedi, faceva altrettanto venendole addosso. Gli altri giochi erotici preferiti dallo Stallone per il culmine del trattamento erano la masturbazione reciproca, oppure lei che lo faceva venire masturbandolo col seno. A quanto dicevano le ragazze, né il Timidone né lo Stallo­ ne chiedevano mai di fare sesso completo, e se glielo si pro­ poneva loro rifiutavano come se gli si fosse chiesto un azzar­ do troppo pericoloso.

Queste pagine delle "memorie di Tiziana", e i verbali degli interrogatori dei calciatori coinvolti nella faccen­ da, sono stati censurati col silenzio da giornali e tv, cioè da quegli stessi giornali e televisioni che avevano mon­ tato lo scandalo del "Viva Lain". Perché i media italiani, più che informare, pilotano e manipolano e censurano le notizie. Come dimostra la storia del "massaggiato spe­ ciale".

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Il massaggiato speciale

F ra i clienti del centro massaggi presunto bordello "Vi­ va Lain" di Torino, oltre ai giocatori juventini e grana­ ta, c'è anche un altro personaggio supervip del mon­ do pallonaro: nientemeno che il designatore degli arbi­ tri Pier Luigi Pairetto. E questo dovrebbe essere il vero scandalo: il designatore degli arbitri che frequenta in se­ greto una specie di bordello insieme a giocatori di serie A! Eppure di Pairetto al "Viva Lain" giornali e tv non parlano, censura, "La Gazzetta dello sport" zitta e mo­ sca. La consegna della mafia mediatica è il silenzio, que­ sto personaggio non deve assolutamente comparire. Silenzio e censura anche quanto Pairetto, convocato dal magistrato che segue l'inchiesta, dichiara a verbale: «Ho iniziato a frequentare il "Centro Viva Lain" circa tre anni fa in quanto avevo letto un annuncio su un giornale [ ... ]. Le prime volte che mi sono recato al Centro ho effettivamen­ te effettuato massaggi con una ragazza che ricordo chiamarsi Mirella e un'altra della quale non ricordo il nome. Successi­ vamente, in occasione di un massaggio con Marzia, quest'ul­ tima mi ha chiesto se desideravo fare anche un massaggio in­ timo e io ho accettato. Nell'occasione la Marzia mi massaggiò masturbandomi e mi disse se per quel tipo di massaggio ero 151

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disposto a farle un regalo: io le lasciai 50 mila lire all'interno della cabina, e quindi pagai poi normalmente il massaggio al­ la cassa. In seguito mi sono recato qualche altra volta al Centro e ho fatto massaggi intimi con masturbazione manuale con altre ragazze delle quali ricordo Diana e Giorgia; anche in queste occasioni ho sempre lasciato la mancia di 50 mila lire alla ragazza, in cabina, pagando poi il prezzo del massaggio alla cassa [ ... ) Non ho mai sentito, neanche negli ambienti calcistici che pure frequento, che calciatori ovvero altri personaggi parti­ colari frequentassero il Centro. Preciso tuttavia che io non ho mai parlato con nessuno del fatto che frequentavo il Centro, e quindi non ho neanche riscontri circa la frequentazione da parte di altre persone. Preciso, tra l'altro, che non ho mai sa­ puto, né mi è stato riferito, che all'interno del Centro si fa­ cesse uso di sostanza stupefacente». .

Dunque il signor Pier Luigi Pairetto, dal 1999 desi­ gnatore degli arbitri del campionato di serie A, aveva rapporti sessuali con massaggiatrici all'interno di un lo­ cale chiuso dalla polizia con l'accusa di essere un bor­ dello. Un locale pubblico che era frequentato, allo stes­ so scopo, anche da alcuni calciatori dellajuventus (e del Torino). Eccolo il vero scandalo del "Viva Lain", la vera notizia! Il designatore arbitrale e vari giocatori della Juve (e del Torino) si facevano fare pippe e pampini (e forse qualco­ s'altro) dalle stesse fanciulle nello stesso "bordello"! Una notizia che se fosse stata pubblicata avrebbe provocato un puttanaio e costretto Pairetto a dimettersi da desi­ gnatore arbitrale. Ecco perché la mafia pallonara ha cen­ surato tutto col silenzio. Cosi il signor Pairetto, tra un "massaggio" e l'altro, ha potuto continuare a fare il suo mestiere, cioè a manovrare, pilotare, truccare i sorteggi arbitrali nell'interesse della Juventus (e non solo ...) . Non è finita qui. Mentre l'omertà dei pennivendoli e la censura della mafia pallonara lo tenevano fuori dallo 152

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scandalo, il designatore arbitrale Pairetto in quella stessa estate del 2002 metteva il culo su una seconda poltrona, stavolta addirittura internazionale: in agosto veniva no­ minato vice presidente della Commissione arbitrale eu­ ropea (Uefa). Una seconda carica ottenuta proprio grazie al fatto che era stato tenuto fuori dallo scandalo. Nel mio libro Scudetti dopati. La juventus 7994-98: flebo e trofei (Kaos edizioni), pubblicato nel maggio del 2005, ho scritto che Pairetto - designatore arbitrale, nonché vice presidente della Commissione arbitrale Uefa - era stato tra i clienti del "Viva Lain", e ho riprodotto il ver­ bale del suo interrogatorio. Ma tutte le "Gazzette", e i vari pennivendoli delle pagine sportive, hanno conti­ nuato a far finta di niente: censura e silenzio, le cose che gli riescono meglio. Nel frattempo il designatore Pairet­ to, dietro le quinte, ne combinava di cotte e di crude protetto dall'omertà. Per esempio: la Fiat Auto metteva a disposizione del­ la Juventus moggiana decine di automobili nuove con sconti anche del 50 per cento, e il designatore Pairetto ne approfittava a piene mani, per sé e per un tot di a­ mici - decine di milioni di lire risparmiati grazie allo "sconto Juve". Ecco cosa ha testimoniato l'addetto Vit­ torio Pastore: «Nel 2002, su segnalazione di Luciano Moggi, si è presentato da me l'ex arbitro di calcio, allo­ ra designatore arbitrale, Pier Luigi Pairetto, il quale or­ dinava una vettura, credo fosse una Fiat Bravo di colore blu, che gli veniva consegnata con lo sconto Juventus». La prima di una lunga serie: infatti erano seguite una Lancia Thesis, una Lancia Musa per la fidanzata, una Lancia Lybra, due Croma, ben 8 Panda per un amico imprenditore ... L' avvocato 9-el designatore arbitrale am­ metterà davanti alla Caf: «E fuori di dubbio che la com­ pagna del dottor Pairetto o i suoi amici abbiano potu­ to ottenere delle condizioni più favorevoli nell'acquisto di autovetture... Per quanto a sua conoscenza, lo sconto proveniva direttamente da Fiat Auto per intercessione 153

CARLO PETRINI

N.

l O l SJ/02 R.G notizte di reato/Mod

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0007 05

o

Procura della Repubblica presso il Tribunale ordinario di Torino

VERBALE DI ASSUNZIONE DI INFORMAZIONI -art.

362 c.p.p. -

Il giorno I O 06.2002, alle ore 09 00, in Torino - Palazzo di GiUSiizia, piano 6 Scal a D", stanza 62704, in relazione al procedimento penale di cui in epigrafe,

lnnanzi all ' Ulf. di P G.

lsp. Sup

S. U P S.

TEMPO Clwdia,

in

servizio presso

Sezione di P.G. - Polizia di Stato - dellll Procur& della Repubblic& presso il tribunale Torino, su delega del Pubblico M:nistero doli Andrea PADALINO, Sost. della Repubblica presso il Tnòunale ordinario di Torino, Alla presenza dell' Ag.

!'nl>eurlllo.�:: � :i

Se. PARLANGELI Marco della Squadra Mobile di Torino.

i: comparso PAIRETIO Pier Luigi

che, richiesto delle generalita, ha cosi risposto

• ·� ii,Pier Luigi, nato a Torino, il 15.07.52, residente a PAJ R E IÌ TTO Son� o IÌ i!Ij ji vtlerinario, identificato a mezzo passa porto ur. 75011 i rilasciato dalla Questura di Torino, il 07.0�.2000. Il predetto viene avvertito dell'obbligo dt riferire ciò che sa in relazione ai viene seotito, e, preso atto di ciò, dichiara

fatti sui

Sono vetcrinano ed esercito la mia attivita' a Nichelino (TO) Sono altresr' arbitro di calcto in sene A e 8 QUESTIONE çENTRO VIVA LAIN E MODALlTA' DI PAGAMENTO Ho iniziato a frequentare il Centro Viva Lain circa tre aoni in quanto avevo letto un su un giornale. Preciso che io avevo gia • una persona ove mi recavo a fare i massaggi, ma in quel periodo questa era assente e quindi io ho cercato altre soluzioni. Ho frequentato il Centro una dozzina di volte circa cd ho S!IIe$SO, tra l'altro di

annuncio

frequentarlo, sin dallo scorso anoo Le prime volte che mi sono recato al centro ho effeuivamenle effettuato mas58!!8i con una ragazza che ricordo cluamarsi MIRELLA ed un'altra della quale non ricordo il

Il verbale dell'interrogatorio del designatore arbitrale Pairetto, fre­ quentatore dell'eros center "Viva Lain" come alcuni giocatori ju­ ventini, nascosto dai giornali.

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del Moggi, a titolo di mera amicizia e a prescindere dai rispettivi ruoli in ambito Figc. Detto atteggiamento po­ trebbe forse essere criticabile, ma certamente non forie­ ro di tentativi di alterazione del normale andamento del campionato». Davanti ai magistrati di Calciopoli, il secondo desi­ gnatore arbitrale, Paolo Bergamo, a proposito delle sche­ de telefoniche "schermate" fornitegli da Moggi per po­ ter parlare senza essere intercettati dalla magistratura, accennerà anche al collega Pairetto: «Moggi mi consegnò tra dicembre 2004 e gennaio 2005 un apparecchio cellulare contenente una scheda di nazionalità sicuramente non italiana affinché comunicassimo con tale apparecchio. Mi viene chiesto di indicare la marca e il mo­ dello del telefono cellulare, e io rispondo che non lo ricordo. Mi viene chiesto attraverso quale azione materiale io effet­ tuavo la ricarica della scheda telefonica, e rispondo che, su indicazione di Moggi, digitavo un codice numerico sull'uten­ za cellulare sapendo che attraverso questa semplice operazio­ ne la scheda veniva ricaricata ... Ho ricevuto telefonate su questa scheda solo da Luciano Moggi e Pier Luigi Pairetto ... Mi sembra di aver parlato con Pairetto per cui si è deciso di utilizzare l'apparecchio anche per nostre comunicazioni su argomenti più delicati, e cioè re­ lative a commenti più specifici sull'arbitraggio di alcune par­ tite, con particolare riguardo a eventuali errori commessi da­ gli arbitri... Mi viene chiesto se Pairetto si dotò di tale appa­ recchio prima o dopo il momento in cui ebbi la disponibilità dell'utenza da Moggi: probabilmente ciò avvenne dopo. Col­ loco in quel periodo la circostanza in quanto mi sembra di ri­ cordare che ebbi una discussione con Carrara piuttosto ani­ mata e quindi intesi commentarla con Pairetto su un'utenza riservata».

Perché il duo Moggi-Pairetto a un certo punto comin­ cia a utilizzare cellulari non intercettabili? Perché de­ vono nascondere i loro incredibili maneggi basati su telefonate tipo queste. Nella prima, Moggi chiama casa 155

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Agnelli; nella seconda, di qualche minuto dopo, Pairet­ to chiama un suo amico, tale Enzo: Voce maschile: «Casa Agnelli, buongiorno». Moggi: «Sono Moggi, buongiono. Avrei bisogno di Nalla». Nalla: «Ciao Luciano». Moggi: «Io avrei bisogno in tempi rapidi per un amico importante ... di una Maserati». Nalla: «Sì». Moggi: «Quattroporte». Nalla: «Quattroporte?». Moggi: «Sì... Ti diamo tempo una settimana-dieci giorni, va bene?». Nalla: «Va bene». Enzo: «Pronto?». Pairetto: «Enzo?». Enzo: «Ciao Gigi». Pairetto: «Ascolta, volevo dirti: la macchina ce l'ho già pra­ ticamente». Enzo: «Quale?». Pairetto: « ... Quindi quando vogliamo andare poi a prenderla c'è a disposizione praticamente una Maserati». Enzo: «Ma dai!». Pairetto: «Sì, quindi...». Enzo: «Madonna!». Pairetto: «Adesso quando rientro domani chiamo diretta­ mente la Casa Reale».

In un'altra telefonata intercettata dai carabinieri, Ber­ gamo afferma che il collega Pairetto «risponde al Milan, alla Sampdoria, all'Inter, al Verona, al Vicenza, al Pa­ lermo ... A tutti quelli dove ci sono grandi magazzini...». Infatti Pairetto, mentre con una mano fa il designatore arbitrale, con l'altra è impegnatissimo come imprendi­ tore nella grande distribuzione, ha le mani in pasta con varie società commerciali, e traffica con macchine Fiat e Maserati a prezzi superscontati. "Viva Lain", macchine a metà prezzo, affari e maneg156

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gi di vario tipo: tutte faccende che non si potevano rac­ contare, perché il designatore Pairetto era uno dei car­ dini del baraccone pallonaro. E il martedì commentava pubblicamente in forma giornalistica - a quattro mani con l'esimio collega Bergamo - la domenica arbitrale del campionato: naturalmente sulle ospitali pagine della "Gazzetta dello sport", rosa dalla vergogna.

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La censura e l'immagine

l protagonisti di questa storia sono due celebri pallo­

nari degli anni Ottanta e Novanta, Michele Padovano e Gianluca Vialli. Entrambi attaccanti, entrambi per anni con la maglia della juve, i due erano accomunati anche dalla fama di playboy. Negli anni d'oro, Padovano veniva descritto dai gior­ nali sportivi come uno scatenato donnaiolo, un vero col­ lezionista di femmine. La fama di Vialli sul tema era an­ cora più ricca: considerato un sex symbol, gli veniva at­ tribuita una quantità di relazioni scoperecce con attri­ cette e cantantine; lui, esibizionista e narcisista, si cala­ va con gusto nella parte del dongiovanni, e volentieri si calava pure i pantaloni facendosi fotografare in mutan­ de, e spesso anche senza. La fama da playboy di Vialli aveva però qualcosa in più: gli veniva attribuita anche qualche avventura gay. Per quest'ultima voce, riportata da un giornale milane­ se a metà degli anni Novanta, il Gianluca nazionale ave­ va sporto querela per diffamazione, e il tribunale gli ave­ va dato ragione con una sentenza motivata in maniera veramente ridicola: infatti il giudice stabiliva che, sicco1 58

PIEm NUDI

me «Un calciatore è un simbolo per lo sport e per la so­ cietà», dire che un calciatore è gay significa rovinarne gravemente l'immagine e diffamarlo in quanto «essere gay non è consono a un soggetto che viene preso a esem­ pio da migliaia di giovani». Sarà per un'altra coincidenza, oppure perché al sesso spesso si accompagna la droga, fatto sta che il duo Pa­ dovano-Vialli nel 2006 è finito, a diverso titolo, in una vicenda giudiziaria di spaccio internazionale di stupefa­ centi. Il 10 maggio 2006 un'operazione antidroga della magi­ stratura di Torino porta al sequestro di 23 quintali di stupefacenti e all'arresto di 33 persone. Fra loro c'è l'ex giocatore juventino Michele Padovano, 39 anni, incar­ cerato con l'accusa di «associazione a delinquere fina­ lizzata al traffico internazionale di stupefacenti. Secondo gli inquirenti, Padovano (che da gennaio era direttore generale dell'Alessandria, serie D) finanziava a colpi di decine di migliaia di euro i viaggi della banda di trafficanti, specializzata nell'importare in Italia, dal Ma­ rocco via Spagna, hashish e cocaina che poi venivano smistati, da Torino, in tutto il nord Italia. Fra le persone indagate, ma non direttamente coinvolte nell'associazio­ ne criminale, c'è un altro ex pallonaro juventino, Nico­ la Caricola, 43 anni, con l'ipotesi di accusa di cessione di stupefacenti. Nelle intercettazioni telefoniche fatte dagli inquiren­ ti, ce ne sono un paio dalle quali salta fuori il nome di Gianluca Vialli (che però non risulta indagato). Il 28 ot­ tobre 2004, alle ore 14.44, prima di assistere alla partita Juve-Roma al Delle Alpi, e prima di passare la serata in­ sieme, Vialli chiama Padovano utilizzando il telefonino di Caricola: Padovano: «Dopo ti fermi o vai via?». Vialli: «Ci vediamo dopo». 159

CARLO PETRINI

Padovano: «Va bene, va bene». Vt'alli: «Abbondante, eh!». Padovano: «Sarà fatto ... ragazzacciol>». Vialli: «Eh, ragazzaccio ... Perché poi me le porto a Milano, le scarpe!». Padovano: «Va bene, va bene ... »». Il 16 dicembre 2004 «Padovano consegna a Caricala una imprecisata quantità di cocaina, che a sua volta [a­ vrebbe ceduto] a Vialli per uso personale» 1• Padovano telefona a Vialli:

Padovano: «Senti, ho pensato di !asciargli qualcosina in mo­ do tale che quando vai a Genova non rompi più i coglioni e sei a posto»>. Vialli: «Sarebbe perfetto!». Padovano: «Va bene?». Vialli: «Va bene!>». Padovano: «Ho già fatto». Vialli: «A chi, a Nick [Nicola Carico/a, ndr]?». Padovano: « ... (Incomprensibile]». Vialli: «Grande, grandissimo, perfetto!>». Padovano: «Va bene?». Vialli: «Bravo Michele, sei un grande!». Padovano: «Pensatemi, quando siete insieme».

I giornali pubblicano la notizia dell'arresto di Padova­ no per faccende di droga, e riportano i suoi contatti so­ spetti con Caricala e Vialli. Vialli nega tutto: «Non ho mai fatto uso di cocaina in vita mia, e sono estraneo a tutta la vicenda. Le intercettazioni telefoniche hanno un significato completamente diverso ... ». Nega tutto anche l'avvocato di Caricala: «Il mio assistito afferma la sua to­ tale estraneità a qualsivoglia partecipazione a reati in te­ ma di stupefacenti».

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"la Repubblica", 1 1

maggio 2006. 160

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Padovano è un cocco della stampa sportiva, che scri­ ve: «Sui campi di calcio ha fatto fino in fondo il proprio dovere, calciatore di ottimo livello e buono anche per le grandi squadre». Un quotidiano sportivo racconta la sua carriera pallonara titolando: «Due anni alla Juve, e una fama di sciupafemmine». Un altro giornale informa che Padovano è un "atleta di Cristo" perché si è avvicinato alla religione evangelico-battista. Ma tutti i media cen­ surano gli anni di Padovano al Cosenza calcio 1987-90, anni culminati con la morte violenta del suo amico cen­ trocampista Donato Bergamini (18 novembre 1989). Tutti i giornali l' 11 maggio 2006 scrivono dell' arresto di Padovano per fatti di droga, ma tutti nascondono quanto dichiarò il padre di Bergamini nel 2001: «Dona­ to mi aveva confidato che Padovano fumava spinelli... Mi aveva raccontato che Padovano a Cosenza era stato fermato dalla polizia per faccende di droga - non mi ri­ cordo se arrestato o solo fermato - e lo avevano rila­ sciato perché era intervenuta la dirigenza della società, che era riuscita anche a non far finire la faccenda sui giornali ... Sono convinto che Padovano sa tante cose che potrebbero essere collegate alla morte di Donato, ma non le ha volute dire, probabilmente per paura» 2• Per i giornali sportivi basati sulla censura, scritti da pennivendoli che sbrodolano paginate di cazzate, i pre­ cedenti di Padovano non sono gli anni "tossici" di Co­ senza e la morte violenta del suo amico Bergamini, ma sono il fatto che «racconta la leggenda, trovò l'affetto delle tifose: belle donne e macchine potenti».

2 Cfr. C. Petrini, Il calciatore suicidato, Kaos edizioni 2001, pag. 113. Questo libro - nel quale ho ricostruito il delitto Bergamini, dimo­ strando che il povero Donato non si suicidò e neanche morì per una disgrazia (come dice la versione ufficiale della magistratura) ma fu ucciso, probabilmente per faccende di droga è stato censurato da tutta la stampa sportiva. -

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Alcuni degli show di Gianluca Vialli, sex symbol e playboy con e sen­ za mutande.

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Oltre a nascondere con la censura i trascorsi di Pado­ vano, le "Gazzette" si preoccupano di tutelare con forza l'immagine del divo Gianluca Vialli. Lo fanno riportan­ do a caratteri cubitali le solenni parole di smentita del­ l'ex superpallonaro diventato telecronista di Sky: «Non ho mai preso cocaina in vita mia, nel modo più asso­ luto. Non sono un santo: a carriera finita e prima di diventa­ re padre, in qualche serata fra amici mi è capitato di fumare una canna. Ma dalla cocaina sono sempre rimasto distante perché so quanto faccia male... Metto la mano sul fuoco per Caricala, un ragazzo perbene che certamente non ha nulla a che fare con la droga. Quanto a Padovano, lo ritengo un grande amico oggi più di ieri, e spero tanto che riesca a dimos trare la sua innocenza, per lui e per la sua famiglia. Se poi ha sbagliato, ma deve essere di­ mostrato, è giusto che paghi... Questa storia ha messo a dura prova il mio equilibrio di pa­ dre, di figlio e di marito. Nel corso della mia carriera sono stato definito gay, e non lo sono pur non avendo nulla contro gli omosessuali; sono stato definito dopato, e non lo ero; co­ cainomane è stata l'ultima etichetta, e per quanto abbia le spalle larghe questa mi ha fatto vacillare. Mia figlia è ancora piccola, ma con mia moglie e con i miei genitori ho dovuto parlare, rassicurarli ...)).

In pratica Vialli ammette di essersi fatto qualche spi­ nello, però nei tempi "giusti": cioè solo dopo aver smes­ so di giocare, e prima di metter su famiglia (che bel tem­ pismo da piccola borghesia!). Fa finta di non sapere niente dei trascorsi di Padovano con la droga, infatti «la mano sul fuoco» la mette solo per Caricala. E poi fa la vittima alludendo a complotti: «Qualche cattivo pensie­ ro mi è venuto: troppe coincidenze in questa storia!». Resta la domanda delle cento pistole: perché Vialli è fi­ nito in quelle strane intercettazioni dal linguaggio per­ lomeno ambiguo? Risposta: «Ci ho pensato un po' sen­ za trovare una risposta, e dopo un po' ho deciso di non spaccarmi la testa». 164

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Anche Padovano si proclama innocente, dice che ha solo «prestato dei soldi [40 mila euro, ndr] a un vecchio amico: non sapevo cosa volesse farne». Ma resterà in carcere per 3 mesi, più altri 7 agli arresti domiciliari. E quando verrà rimesso in libertà, dirà di avere «capito le cose vere della vita: la famiglia, mia moglie, mio figlio e alcuni amici». L'interrogatorio di Vialli, il 4 ottobre 2006, è parec­ chio divertente: «In effetti, come mi viene chiesto, ho fatto uso di sostanze stupefacenti, ma escludo di avere mai fatto uso di sostanze di­ verse dall'hashish. Quindi è del tutto falso quello che è com­ parso sui giornali. Qualche volta ho fumato spinelli, ma mai cocaina, né eroina né altre sostanze. La mia prima esperienza di spinelli risale a quando avevo 17 anni e abitavo a Cremona. Era l'inizio degli anni Ottanta. La seconda volta è stata a 32 anni, cioè dopo il 1996, quando non svolgevo più l'attività di calciatore in Italia. All'epoca giocavo a Londra nel Chelsea. Mi è capitato qualche volta, durante l'estate, di fumare in Italia e in Inghilterra. Ma fac­ cio fatica a dire le persone da cui ho ricevuto lo stupefacente, nel senso che mi è sempre capitato di farne uso in occasioni sporadiche, come una festa in cui magari qualcuno mi passa­ va una canna. Ho conosciuto Michele Padovano in maniera stabile nel­ l'anno 1995-96, quando giocavamo entrambi nella juventus. Solo dopo il campionato ebbi modo di accorgermi che Pado­ vano faceva uso di hashish in quanto ebbe a offrirmi una can­ na. Eravamo insieme in Costa Smeralda. Preciso che non ri­ cordo se fossimo nello stesso albergo ... Con lui non c'è mai stato alcun rapporto d'affari, quando ci vedevamo a Torino ci incontravamo in vari posti come lo stadio, i ristoranti, ecc. Siamo stati insieme pure nella casa di Riccardo Grande Ste­ vens, che era ed è un mio grandissimo amico. Lì è capitato che io e Padovano fumassimo dell'hashish all'insaputa di Ric­ cardo Grande Stevens, che non ne faceva uso. Lo tenevamo all'oscuro. Richiesto ancora di dire tutta la verità in merito alle perso1 65

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ne con cui ho fatto uso di sostanze stupefacenti, in quanto agli atti risulta qualcosa di meno riduttivo di quanto finora ho esposto, confermo da un Iato che Riccardo Grande Ste­ vens mai ha fatto uso - che io sappia - di sostanze stupefa­ centi e mai ne abbiamo fatto uso in sua presenza... Ho letto sui giornali la trascrizione della telefonata tra me e Padovano e ammetto che, in quell'occasione, a casa di Riccardo Gran­ de Stevens venne anche Nicola Caricala con il quale facem­ mo uso di hashish nel mondo che ho detto. Al riguardo di­ chiaro che io non so se Padovano abbia fatto un regalo a Ca­ ricala, escludo in modo categorico che Caricala mi abbia passato alcunché. [Con la parola intercettata "Abbondante, eh!"] alludevo al­ l'hashish. [Quanto alle "scarpe" da portare a Milano] in que­ sto momento non so spiegare a cosa mi riferissi, quello che so con sicurezza è che io non ho mai portato dell'hashish in gi­ ro, e meno che mai da Torino a Milano» 3•

J Riccardo Grande Stevens {figlio dell'avvocato Franzo Grande Ste­ vens, legale della famiglia Agnelli nonché ex presidente della Ju­ ventus) dichiara ai magistrati: «Conobbi Vialli quando ancora gio­ cava nella Sampdoria. L'occasione fu data dalla necessità di Vialli di trovare un albergo in Sardegna dove trascorrere le vacanze esti­ ve. Si rivolse a Beppe Dossena, ex calciatore del Torino che io co­ noscevo, il quale mi telefonò sapendo che mio padre in quel perio­ do era presidente della società Ciga-Hotel. Mi chiese quindi se po­ tessi interessarmi per risolvere il problema... Quando due anni do­ po Vialli passò alla Juventus ci frequentammo diventando grandi amici. I giocatori che vedevo più spesso erano anche Peruzzi, Pes­ sotto, Torricelli, Conte, Di Livio e Padovano. Spesso andavamo al ristorante insieme ... Quando Vialli iniziò a commentare le partite, se seguiva la Juventus veniva ospite da me. Ricordo che raramente frequentavano la mia abitazione anche Massimo Mauro e Nicola Caricala ... Vialli non mi ha mai detto che a casa mia ha fatto uso di sostanze stupefacenti. Non me lo ha detto neppure dopo lo scanda­ lo connesso all'arresto di Padovano. Fino a questa sera, pur venen­ do qui insieme, non mi ha mai confidato di aver fatto uso di stupe­ facenti nella mia abitazione>>.

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PIF.DI

NUDI

Il 26 febbraio 2009 Padovano viene rinviato a giudi­ zio, mentre Caricola viene prosciolto. La vicenda giudi­ ziaria non riguarda Vialli, che però protesta per la sua "immagine": «La mia immagine è stata sporcata per un fatto che penalmente era comunque irrilevante. Oggi, quando vado al ristorante, evito di andare a fare pipì an­ che se mi scappa, perché ho paura che la gente pensi: "Ecco, Vialli va alla toilette a tirare cocaina" ...

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».

Il potere dell'eros

In ritiro, alla vigilia della partita più importante della stagione (la nostra classifica è disastrosa, siamo arrivati all'ultimo appello), la tensione si respira nell'aria. Ognu­ no ha un proprio modo di calmare il nervosismo. Il mio è la Storia di O, che leggo a singhiozzo, una paginetta per volta a intervalli regolari come una medicina: «. . Lo sconosciuto, dopo averle accarezzato i seni e le nati­ che, le chiese allora di allargare le gambe. "Ubbidisci" le in­ timò René, il quale la sosteneva all'impiedi appoggiandosi contro la sua schiena, e con la mano destra le accarezzava un seno, e con l'altra le stringeva una spalla. Lo sconosciuto, se­ duto sul bordo del letto, tirando il pelo lentamente aprì le labbra che proteggevano l'incavo del ventre. René la spinse in avanti in modo che fosse più accessibile, e le circondò la vita con il braccio destro così da reggerla più saldamente ... Ge­ mette quando quelle labbra e stranee, premendo sulla protu­ beranza di carne, la infiammarono repentinamente; poi si ri­ trassero per consentire che la calda punta della lingua la in­ fiammasse di più; gemette più forte quando le labbra la ri­ presero; sentì indurirsi la punta nascosta che quei denti e quelle labbra aspiravano in un morso interminabile, un mor­ so lungo e dolce che la fece ansimare... Il sesso dell'uomo affondò nella guaina del suo ventre. .. ». .

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«Sempre a legge 'sti cazzo di libri!?» mi interrompe T. Lui, invece, ha sempre nelle mani "La Gazzetta dello sport", "Il Corriere dello sport", "Tuttosport", "Il Gue­ rin sportivo", ce li ha in mano anche quando va al ces­ so. «Già, e senti cosa c'è scritto», gli rispondo, e leggo a voce alta: «Il movimento della bocca, rinchiusa attorno al cazzo che aveva ingoiato, saliva e scendeva, il viso le si inondava di lacrime ogni volta che il cazzo turgido la colpiva nel fondo della gola, respingendole la lingua e provocando le una forte nausea... Sentiva di avere una bocca bella poiché il suo amante si degnava di penetrar­ la, e infine la irrorò: ricevette lo sperma come si riceve una divinità... ». T. spalanca gli occhi. «Però!», dice con stupore since­ ro. «Ma ci sono anche dei libri così?! Cazzo, fammi ve­ dere ... Io pensavo che sui libri ci fosse scritto solo roba da intellettuali che si fanno le seghe mentali... Mi sa che mi metterò anch'io a leggere qualche bel libro!».

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La confessione

Nel febbraio del 2000 la rubrica "Questioni di cuore",

curata dalla giornalista Natalia Aspesi sul supplemento "Venerdì di Repubblica", ospita la lettera di un ex cal­ ciatore. La lettera comincia così: «Ormai sono più vici­ no ai 40 che ai 30, ho una moglie, ho un figlio. Loro mi amano molto e io li amo moltissimo, sono la mia vita. Ho loro, ho un bel lavoro, ma io non so chi sono». Poi la confessione: «Fino a qualche anno fa la mia vita era completamente di­ versa. Facevo il calciatore, giocavo in una squadra di serie A, avevo i soldi, l'attenzione della gente, della televisione, avevo chi mi diceva cosa fare. Non avevo tempo di pensare, di far­ mi le domande che ora invece non mi fanno dormire. Io so che sono omosessuale, anche se questa parola mi fa schifo. Mi hanno insegnato che non si può essere omosessuali, e negli spogliatoi ce lo dicevamo come accusa scherzosa. Avevo il cal­ cio che mi riempiva la vita. La società mi aiutava, mi seguiva passo passo, si preoccupava anche di quel lato della vita. Mi hanno detto che era ora che mi trovassi una moglie. Adesso è tardi, ho fatto delle scelte, ho moglie e figlio. Ma dopo una ce­ na di lavoro, in macchina, sto male perché mi sento solo. E capisco che da quella parola non posso scappare. 1 70

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Ci sono posti in cui ci sono altri come me, che però non han­ no paura di quello che sono. Allora divento anch'io come loro, e faccio tutto quello che mi sembra giusto, ma poi devo torna­ re a casa, da mia moglie, da mio figlio. E torna il sole, e io non so più chi sono. Ho paura di innamorarmi e che una notte non torno più a casa, poi penso a mio figlio e vado avanti. La gente ancora mi ferma per strada, mi chiede autografi, parliamo di calcio, ma se sapessero anche loro mi odiereb­ bero. Hanno ancora i miei poster ma nessuno accetta un cal­ ciatore omosessuale. Se fossi uno scrittore o un attore nessu­ no penserebbe male. Ma nel mio mestiere non si può. A vol­ te ho pensato che altri calciatori avessero il mio stesso pro­ blema, ho anche avuto voglia di confidarmi. Ma poi devo continuare a fingere, di giorno. Cosa posso fare per non sen­ tirmi fuori posto? Devo scappare lontano o essere sempre le­ gato a quello che la gente pensa di me? Loro hanno i miei po­ ster, ma io ho questa parola, omosessuale, che mi tormenta».

Bella la risposta della giornalista: « È vero che lo sport, e soprattutto il calcio, sono simboli di virtù virili, tanto che i tifosi spesso scadono nel virilismo più assurdo e pe­ ricoloso ... Capisco il suo drammatico dilemma, che però dovrebbe riguardare meno i suoi tifosi e più le persone che ama e le sono vicine. Se lei è stato un atleta amato e ammirato, le sue imprese non potranno essere cancella­ te da quello che lei ritiene un marchio _infamante, e che è invece il suo modo di essere uomo. E il sotterfugio, è il silenzio, sono l'ipocrisia e l'inganno a turbarla e ren­ derla infelice».

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Il bellone e la bonazza

Tra la fine del 2006 e l'inizio del 2007 la coppia Marco Borriello-Belén Rodriguez - lui bellone pallonaro, lei bellezza argentina strafica - finiscono alla ribalta delle cronache per una faccenda di doping e sesso. Lui, attaccante del Milan, nel novembre del 2006 è ri­ sultato positivo all'esame antidoping, e si è giustificato dicendo che è colpa di una cura che gli ha prescritto il dentista. Lei, aspirante showgirl televisiva, si è presa la colpa spalancando le gambe davanti ai media: «Marco non prende mai medicine, è sempre molto attento. Gli esami [antidoping, ndr] hanno evidenziato che la sostanza trovata è contenuta in una pomata e negli ovuli che sta­ vo utilizzando io in quei giorni per curare un'infezione vaginale. Lui non l'ha usata, ma noi abbiamo rapporti sessuali non protetti. La ginecologa mi aveva dato anche delle compresse che dovevamo prendere tutti e due ... Credo che presto verrà dimostrato che si è trattato di uno scambio intimo di... cortisone». Già che è in argomento sesso, e dato che ha bisogno di farsi notare, la bellona non si tira indietro e parla vo­ lentieri dei cazzi suoi con la stampa: 1 72

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A proposito di sesso: Marco ama la biancheria intima, le guepiere tan­ to di moda? «Abbiamo solo vent'anni! Lui va subito al dunque, non ve­ de niente: ho provato con le autoreggenti, ma per lui è meglio togliere tutto immediatamente». Quanta schiettezza, Belen! Il vostro è proprio un grande amore... «Quando ho conosciuto Marco ero da pochissimo in Italia. L'ho visto al Billionaire, in Sardegna - una noia! - e subito ho esclamato: "Ma chi è questo, quanto è bello!". Anche lui si stava annoiando, così siamo andati via insieme. Marco non perde tempo e io nemmeno: ci conoscevamo solo da mezzora e già ci stavamo baciando! A me non importava niente del suo giudizio, né di quello degli altri...». Lei è gelosa? E chi dei due è il più vanitoso ? «A periodi, Marco, da buon napoletano, a volte si fa pren­ dere dalla gelosia, mi chiama e mi chiede: "C'è qualcuno che ti dà fastidio? Dimmelo, Belencita". Smettila, tronco subito io ... Il più vanitoso è Marco di sicuro. Si veste alla moda, si informa su tutto, cura i suoi capelli. Erano lunghissimi prima che andasse al Milan, poi li ha dovuti tagliare» 1•

Rotto il ghiaccio mediatico con la faccenda del doping per la pomata vaginale, il bel pallonaro e l'aspirante te­ lefica, coppietta rampante, nell'estate del 200� finiscono in posa sulla copertina del settimanale "Max". Lui mo­ stra con orgoglio i bicipitoni da palestrato; lei indossa solo uno slippino nero, dal quale spunta l'ala di una far­ falla tatuata in zona strategica. Lui, da dietro, tiene la mano destra sulle tette nude di lei come se volesse co­ prirle: invece lascia due dita aperte per mostrare alla plebe il bel capezzolo della morosa bonazza. All'interno c'è da ridere: «Il gran pezzo di bomber e la

1 Anna Maria Di Luca, >. La mente, capito? La bonazza dalle labbra tumide, ac­ coppiata al bomber sciupafiche, è una specie di femmi­ nista all'incontrario: «L'uomo che non è capace di farmi stare zitta in due secondi non lo rispetto, lo mando af­ fanculo in due secondi». Anzi, è una post femminista: «Per me è finito il tempo di mostrare il culetto in giro, mi sento pronta per l'intrattenimento televisivo». Ecco, appunto, lei è proprio pronta come intrattenitrice tv. Le tv del Nano di Arcore, è chiaro. .

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Lo svedese bergamasco

L' ex pallonaro svedese Glenn Peter Stromberg, capita­ no dell'Atalanta negli anni Ottanta ricordato per i lun­ ghi capelli biondi da vichingo, oggi collabora con la tv nazionale svedese come commentatore di calcio. Però vive ancora a Bergamo, città che non ha lasciato nem­ meno quando ha smesso di giocare: «Mi sono sposato e ho tre figli. Dopo vent'anni mi sento italiano. Anzi ber­ gamasco». Stromberg si sente così italiano che durante le sue te­ lecronache gli capita di sbagliare lingua: «Spesso mi suc­ cede che mentre parlo in svedese, involontariamente uso qualche parola italiana: allora, ma và, ecco. Per for­ tuna nessuno se ne accorge - pensano che siano mezze pernacchie». Durante una intervista, Stromberg ha raccontato un episodio di quando giocava nella squadra bergamasca: «Dopo la retrocessione in B dell'Atalanta, alcuni tifosi per punirmi incominciarono a chiamarmi "Marisa". Io non capivo, finché il massaggiatore mi spiegò: "Glenn, ti prendono in giro dicendo che sei omosessuale" ... Io sof­ frivo molto. Mi domandavo: "Possibile che un imbecille dice cose infanganti senza diritto su una cosa assurda e ..

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tutti ci credono?". E la notizia era arrivata anche in Sve­ zia ... Un giorno mi telefona mia madre: "Glenn, qui in paese dicono che ti chiamano Marisa perché sei gay. Mi sa che è meglio che lasci l'Italia, non meriti di essere trattato così" ... » 1 • Effettivamente Stromberg sembra proprio italiano, un italiano medio. Infatti considera l'omosessualità «Una cosa infangante», e considera «Una cosa assurda» l'ipo­ tesi che possa riguardarlo; poi tira in ballo la mamma... E pensare che il popolo svedese è noto da sempre per apertura mentale e liberi costumi sessuali! Forse è tutta colpa del fatto che Stromberg ha vissuto troppi anni a Bergamo.

1

Cfr. "Libero", 7 marzo 2004, intervista di Alessandro Dell'Orto.

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Il trombatore

Aiutato dal telecronista Pierluigi Pardo, il campione pallonaro Antonio Cassano promette di dire tutto in 180 paginette di autobiografia. Incomincia con una negazione rassicurante: «L'unica cosa di cui sono sicuro è che non mi sarei mai rovinato la vita con le droghe. Mi fanno schifo. Tutte. Non fumo e non bevo. Al massimo un dito di vino bianco, annac­ quato. Lo so che non è il massimo per uno che dovreb­ be essere il ribelle del calcio italiano. Ma le cose stanno così. Spero di non avervi deluso» Prosegue con una sbruffonata un po' ridicola: «A uno che mi stava veramente sulle palle dopo l'ennesimo tun­ nel ho detto: "Sei come tua madre, stai sempre con le gambe aperte". Non l'ha presa con ironia... ». Poi racconta che quando giocava nella Roma, lui e il divo Francesco Tatti erano «una coppia straordinaria», amici per la pelle, anzi per la fica, infatti insieme si sco­ pavano «bonazze e donne della tv», una vera strage di fi1•

1

Cfr. Antonio Cassano con Pierluigi Pardo, tutte le successive citazioni.

Ibidem

1 78

Dico tutto,

Rizzoli 2008.

PIEDI NUDI

che: «Due amici single con una filosofia semplice: pren­ diamo tutto e basta... Poi con il passare del tempo lui si è fidanzato e ha lasciato il testimone all'allievo. Ma in quei mesi penso che la strage che abbiamo fatto insieme sia stata pazzesca. Nessuna coppia di amici al mondo ha mai fatto questo». Del resto la scoperta del sesso per Cassano è stata pre­ coce e devastante come una malattia della crescita che non passa più: a 10-1 1 anni «il mio corpo ha cominciato a cambiare e così anche la testa, che inizia seriamente a occuparsi dell'argomento [sesso, ndr]. In poco tempo sono diventato un vero appassionato della materia. Un vero malato. Oggi lo sono ancora, e ho affinato tecnica e stima di me stesso ... ». Certo, ha avuto solo «quattro fidanzate in undici an­ ni», e lo riconosce lui stesso che «sono poche». Però «in compenso ho avuto qualche altra avventura. Diciamo tra seicento e settecento donne, una ventina della quali appartengono al mondo dello spettacolo, ragazze bellis­ sime alle quali sarebbe stato difficilissimo dire di no. In­ fatti io dicevo sì. Nomi non ne faccio, sono un signore ... » - questo è sicuro! Però adesso il buon Cassano ha messo la testa a posto, cioè si è fidanzato, o meglio ha trovato l'amore vero (gli altri erano finti): ·

«Le strafighe sono un motivo per cui vivere, o meglio lo erano fino a quando ho trovato l'amore vero, cosa che mi è successa da poco tempo ma mi ha già cambiato la vita. Pri­ ma, resistere alle tentazioni per uno come me era impossibi­ le. Mi piacciono troppo le belle donne. E io non ho talento so­ lo in campo. Sono bravissimo, perché ci metto la passione e la tecnica. Soprattutto le donne di alto livello, con loro sono perfetto. Con le altre, a volte, posso essere sbrigativo, due se­ condi e via. Non ho mai fatto cilecca, a meno che per cilecca non si intenda appunto essere veloci e pure un po' egoisti. Ma la donna mi piace troppo. Io ho lo stesso vizio di Michael Douglas. L'unica differenza è che lui è stato ricoverato, io an1 79

CARLO PETRINI

cara no, non sono andato in clinica. Il sesso piace a tutti, si sa, ma a qualcuno di più. Ecco, io sono quel qualcuno lì ». ...

Se il lettore non l'avesse ancora capito, a Cassano la fi­ ca piace veramente tanto: «lo ho sempre bisogno delle donne. Ne �o trombate molte, anche in ritiro». E ci spie­ ga come: «E piuttosto facile ... Andavamo negli spoglia­ toi delle giovanili, spesso usavamo i lettini dei massaggi, ogni tanto se ne spaccava uno, e la mattina big surprise . Anche se lo scoprivano non mi dicevano nulla, chiude­ vano un occhio. Anche perché spesso ho giocato grandi partite dopo aver fatto sesso». Ma non si deve pensare che Cassano sia tutto cazzo, ha anche un cuore: «Ho avuto tantissime donne, poche però mi sono rimaste dentro veramente. A livello ses­ suale forse una dozzina ... ». E poi via così, con una raffi­ ca di spunti: «Cosa c'è di meglio di un gol decisivo al derby... dopo che hai passato la notte con una strafiga?». «Il suo compito era portarmi tre o quattro cornetti dopo aver trombato, perché è normale che ti viene fame alle due o alle tre di notte. E allora che fai? Dopo che tram­ bi devi mangiare: e io quello facevo». «Anche [Ronaldo] ha una passione sfrenata per le donne. Da questo punto di vista siamo veramente simili: due malati». «Così in ri­ tiro, prima di un'amichevole, cerco almeno di far frut­ tare la trasferta e tromba tutta la notte con una modella olandese». Basta così... .

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Spionaggio con ricatto

Nel giugno del 2000 l'attaccante Roberto Rambaudi,

ex della Lazio e della Nazionale, in finale di carriera come ala destra del Treviso {serie B), denuncia per ten­ tata estorsione il presidente della società veneta. Secon­ do il giocatore, il Treviso calcio voleva liberarsi di lui, e per costringerlo a rompere il contratto prima della sca­ denza prevista lo ha fatto pedinare da alcuni detective privati armati di macchine fotografiche «per poi ricat­ tarmi con la mia famiglia>>. Inutile precisare che l'obiet­ tivo dello spionaggio erano le eventuali scopate extraco­ niugali dello spiato. «Fra spie, donne, soldi e pettegolezzi, il caso Rambau­ di ha messo in subbuglio tutta Treviso, però anche il mondo del calcio», scrive un giornale. «Nel dossier rac­ colto sul giocatore ci sono venti foto ma, pare, nessuna compromettente. Alcune lo riprendono con un altro cal­ ciatore del Treviso e due donne riprese di spalle... Sesso presunto, sesso immaginato ma usato come arma di ri­ catto». Regolarmente sposato, con dei figli, Rambaudi si di­ ce «umiliato» per lo spionaggio organizzato dalla società sulla sua vita privata. Ma non è certo la prima volta che 181

CARLO PETRINI

una società fa pedinare un proprio giocatore per spiarne la vita privata e le eventuali scappatelle extraconiugali. Il presidente del Treviso replica dando a Rambaudi del bugiardo, e precisando che quei "pedinamenti" era­ no solo controlli sul comportamento extracalcistico del giocatore nell'interesse della squadra e della società. In­ fatti è ben noto che gli "interessi pallonari" arrivano fin dentro le mutande dei giocatori.

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Cazzate fenomenali

Ronaldo detto Fenomeno è venuto in Italia nell'esta­ te del 1997 con quell'aria da chierichetto accompagna­ to dalla mamma e dalla fidanzatina Ronaldinha. Con la mamma è andato dal Papa per far vedere al mondo che lui è tanto religioso; con la Ronaldinha è andato in tele­ visione per far vedere agli italiani che lui è un gran bra­ vo ragazzo tutto mamma, morosa e preghiere. Poi, come tutti i bravi pallonari, si è sposato (con un'altra, perché Ronaldinha non andava d'accordo con la mamma) e ha fatto un bel bambino (chiamato Ronnie). Ma intanto che metteva su la sua bella famigliola in pubblico, il Fenomeno in privato se la spassava: per esem­ pio, con una pornostar ucraina, la slavata bionda-ossige­ nata Oksana Klocko (in arte Axen). Lo ha raccontato la pornodiva a tv e giornali, precisando che lei si faceva sco­ pare da Ronaldo "per amore" {cioè senza farsi pagare) an­ che se il superpallonaro brasiliano, Fenomeno in campo, non lo è certo a letto ... La pornodiva ha aggiunto di non poter essere smentita in quanto sarebbe in grado di esi­ bire "le prove" della sua relazione con Ronaldo, e ha la­ sciato intendere che tra "le prove" ci sarebbe qualche al­ tro giocatore dell'lnter. Nessuno l'ha smentita. 1 83

CARLO PETRINI

Da asso pallonaro conosciuto nel mondo come Fenome­ no, Ronaldo può dire cazzate in libertà, che i giorJ:?-ali so­ no sempre pronti a pubblicare parola per parola. E capi­ tato anche nel 2004, quando il Fenomeno, a Madrid, si è messo a straparlare di sesso con la stampa spagnola. I giornali italiani - anche quelli che di solito fanno i bi­ gotti con la puzza sotto il naso - non si sono lasciati scap­ pare lo scoop senza mutande, e hanno riportato anche loro, con il dovuto risalto, le cazzate dette dal Fenomeno: «La mia donna ideale deve essere bionda e romantica, un po' santa e un po' puttana ... Le donne che preferisco sono quelle con la minigonna e i tacchi a spillo ... Ho già soddisfatto tutte le mie fantasie di sesso: una volta sono andato a letto con due lesbiche che vivevano insieme... Il particolare del corpo femminile che preferisco è il seno, naturale o siliconato fa lo stesso... Faccio sesso tre volte alla settimana, e tutte le volte che mi capita di farlo pri­ ma della partita poi gioco meglio, ma molti allenatori non me lo permettono ... A letto mi è capitato di fare ci­ lecca, ma non voglio dire né dove né con chh>. E pensare che quando il Fenomeno giocava nell'Inter, la tifoseria nerazzurra - sempre troppo generosa - ave­ va confezionato uno striscione con scritto: «Sesso o Ro­ naldo? Ronaldo!». E la sua fidanzata di allora, la bionda Ronaldinha (con minigonna e tacchi a spillo), aveva rac­ contato che a "Ronnie" capitava di fare ancora la pipì a letto, forse perché a volte dormiva ancora con l'orsac­ chiotto di peluche. Che tenero cucciolone! Un ritrattino di Ronaldo senza mutande l'ha fatto l'ex prostituta brasiliana d'alto bordo Lazara de Morais Sou­ za, nel libro Il mio nome è Lara (di Michele Focarete, Ali­ berti editore). Nel libro Lara spiega che la prima volta che ha visto l'uccello di Ronaldo «rimasi alquanto delusa: niente di eccezionale, tutto nella norma. Anzi». Poi racconta che a lui piaceva indossare le mutandine di lei: «Spesso si 1 84

PIEDI NUDI

Il fenomenale Ronaldo con la prima fidanzatina ufficiale, Ronal­ dinha (foto piccola), e con una modella sul settimanale "Sport Week" (giugno 2004, foto C. Carpi).

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CARLO PETRIN!

spogliava completamente e appariva in cucina con le mie mutandine addosso ... Mi ero tolta gli slippini neri, trasparenti, con le piume rosse, e glieli avevo lanciati af­ finché li indossasse. E lui lo fece, venendomi incontro come fosse una vamp ... ». E infine racconta che il Feno­ meno aveva un problemino "tecnico": «Il suo problema maggiore? L'eiaculazione precoce. Anzi precocissima. Appena mi penetrava non riusciva a trattenersi. Allora cercavamo di supplire con dei giochini erotici. Con dei falli finti o con delle zucchine, dei cetrioli ... ». Col passare del tempo, però, il coniglione Ronaldo è diventato porcellone. Infatti Lara racconta di un «mé­ nage à trois che - verso la fine del nostro rapporto - si consumò» tra lei, lui e Carmine, «il factotum onnipre­ sente del campione». Una sera che lei e Ronaldo si era­ no messi a scopare nel lettone, «il fido Carmine [assiste­ va] alla scena spiandoci dalla porta che era rimasta soc­ chiusa», finché «all'improvviso si gettò sopra al bomber nella mischia». Certo, poi Lara è finita nei guai giudiziari per una fac­ cenda di sfruttamento della prostituzione con giro di droga. E a quel punto come si è comportato il campio­ nissimo Ronaldo? Così: «Da buon opportunista, come tradì la sua squadra [l 'lnter, ndr] tradì anche me. Non fu mai convocato per rispondere ufficialmente nell'ambito dell'inchiesta, ma ai giornalisti e agli amici negò persino di avermi conosciuta». La seconda moglie di Ronaldo, la modella brasiliana Daniela Cicarelli, ha resistito a fianco del marito Feno­ menale 86 giorni. Poi, nel dicembre del 2005, è sbotta­ ta: «Nel matrimonio con Ronaldo l'unica cosa che ci ho guadagnato sono delle belle corna». Secondo la fanciul­ la, «Ronaldo ha sempre 200 donne a sua disposizione in qualsiasi momento, pronte a buttarsi nel suo letto», così dopo 86 giorni ha fatto la valigia: «Sono successe cose gravi perché arrivassi a andarmene. Mio padre ha ten186

PIEDI NUDI

tato di farmi cambiare idea ripetendomi che non potevo mollare tutto in quel modo, ma io gli ho risposto che quello che non potevo era dormire con tutte quelle cor­ na in testa». E pensare che una delle 200 amanti a disposizione del Fenomeno, la modella Fabiola Francois, ha dichiarato che dal punto di vista sessuale Ronaldo esprime «la po­ tenza di sette gorilla». Arrivato al crepuscolo, il Fenomeno è stato ingaggia­ to dal Milan, e allora avanti coi miracoli! All'Inter e al Real Madrid era grasso e lento, ma a Milano il potere mediatico del Nano di Arcore lo ha fatto diventare snel­ lo e agile come un gatto selvatico. Imbottito di soldi come un tacchino ripieno a Natale, Ronaldo ha cominciato a dire ai quattro venti di essere innamorato del Milan, che l'ambiente milanista è fanta­ stico, che Milanello è meraviglioso, che Berlusconi è ma­ gico, e così via a colpi di miliardi... Quello che diceva dell'Inter quando incassava i miliardi dell'Inter, e quel­ lo che diceva del Real Madrid quando li incassava dal Re al... Un mercenario fatto e finito. Si è perfino lasciato cre­ scere i capelli per fare contento il Nano pelato di Arco­ re. In fatto di mignotteria, Lazara de Morais Souza in arte Lara era una dilettante.

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Povera Italia

H o già scritto da qualche parte che la differenza tra l'Inghilterra {patria del football) e l'Italia (patria del cal­ cio come furbizia) può essere riassunta da questi due esempi: loro hanno avuto i Beatles, noi i Ricchi e Pove­ ri; loro i Rolling Stones, noi i Pooh. Oppure: loro sono la patria di Oscar Wilde, noi di Alberto Sordi. Le differenze fra britannici e italiani sono di tutti i ge­ neri, e si manifestano in tutti gli ambiti. Quindi vanno dalla musica ai giornali, e arrivano anche nel calcio e tra i pallonari. Ecco un parallelo che dà bene l'idea. Londra, febbraio 2006. Il giornale inglese "News of the World" racconta una vicenda "a luci rosse" con pro­ tagonisti due calciatori: I giocatori - uno dei quali convocato diverse volte nella Na­ zionale inglese - sono stati ripresi con la fotocamera di un te­ lefonino, mentre erano avvinghiati insieme a un amico molto noto nell'industria musicale, intenti a un'orgia omosessuale capace di scioccare l'ambiente del calcio. I tre uomini - la cui identità non può essere rivelata per motivi legali - sono ri­ tratti mentre indossano solo canottiere e boxer e sono im­ pegnati in "contrasti" che i loro tifosi non si sarebbero mai aspettati di vedere. 188

PIEDI NUDI

Nelle sorprendenti fotografie (viste dal titolare della nostra rubrica dedicata allo showhiz Rav Singh) il Giocatore A - un noto campione famoso per i suoi atteggiamenti ribelli e anti­ conformisti - si infila il cellulare nei boxer, e con quello si esibisce in un atto sessuale troppo osceno per essere descrit­ to. Poi il Giocatore B compone il suo numero, in modo che il telefonino vibri. Il Giocatore A è anche ritratto sul letto men­ tre il Giocatore B - un centrocampista-goleador valutato mol­ ti milioni di sterline - si inginocchia per praticargli un coito orale. Nel frattempo, il "musicista" è chino sui due, intento a baciare e accarezzare i due calciatori, che giocano a tutto campo. La fonte che ci ha fornito le immagini ha commentato: «I tifosi resterebbero scioccati, se sapessero chi sono i giocatori. Entrambi hanno avuto delle ragazze, e uno dei due ha anco­ ra una storia in corso. Inoltre sono entrambi noti come play­ boy, sul genere cacciatori di sottane nei locali notturni. So­ no sempre sui giornali con qualche bella ragazza. Nessuno avrebbe mai immaginato che fossero coinvolti in una cosa del genere». Lo scabroso convegno sessuale si è svolto nell'appartamen­ to di uno dei due calciatori. La fonte ha aggiunto: «Si sono spogliati fino a rimanere in canottiera e boxer, che non è esat­ tamente la tenuta adatta a una tranquilla chiacchierata. Poi sono finiti in camera da letto, dove la partita è cominciata; in breve sembrava il set di un film porno. Uno, il Giocatore A, è steso sul letto, mentre il suo amico, il Giocatore B, gli si in­ ginocchia sopra e gli fa un pompino. La faccia del Giocatore A fa smorfie di piacere. Mentre avveniva questo, il tipo del­ l'ambiente musicale stava chinato sui due, baciando e pal­ pando ogni pezzetto di pelle che riusciva a raggiungere. Poi il Giocatore B si è alzato ed è andato dall'altra parte della stan­ za, a cambiare la musica. Mentre lo faceva, l'altro, il Gioca­ tore A, ha preso il cellulare, e lo si vede mentre se lo infila nelle mutande. Allora si vede il primo, Giocatore B, che si af­ fretta a chiamarlo al telefono, attivando la vibrazione. Poi il Giocatore B continua a ripetere la chiamata, mentre il Gio­ catore A chiude gli occhi». Dalle immagini sembra che sia il Giocatore A a condurre il gioco porno-erotico, mentre il "musicista" sembra accon189

CARLO

PETRINI

tentarsi di stare a guardare. «Erano così a loro agio, che non sembrava essere la prima volta che lo facevano», ha com­ mentato la nostra fonte. «Non sarei sorpreso di sapere che hanno già fatto altre volte questo tipo di giochino».

Milano, maggio 2006. Il settimanale italiano "Vanity Fair" intervista Fabio Cannavaro, e il lettore si rotola nell'ipocrisia. Il superpallonaro della Nazionale defini­ sce «Una bufala» il fatto che i giocatori italiani se la spas­ sino con le divette della tv, perché «nella stragrande maggioranza dei casi i calciatori sono fidanzati o sposa­ ti, e fanno una vita assolutamente normale». E a propo­ sito di omosessualità dice: «Io non ho mai visto un cal­ ciatore gay, né ho avuto sospetti su nessuno. Ma prima o poi succederà, ,e bisognerà affrontare anche quello». Alla domanda: «E vero che gli spogliatoi sono pieni c!i prodotti di bellezza?», il prode Cannavaro risponde: «E vero, soprattutto per i ragazzi di colore. Nella juve, per esempio, Thuram e Vieira sono sempre lì a incremarsi e profumarsi» - ma guarda: non viene in mente lo schifo­ so luogo comune razzista che i negri puzzano? Povera Italia!

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Il padre spirituale del baraccone pallonaro

S tavo scrivendo il libro sulla morte del centrocampista Donato Bergamini, così nel maggio del 2001 andai a Cosenza accompagnato dal mio amico Vasco. Dovevo incontrare padre Fedele Bisceglia, il capo degli ultrà del Cosenza che al telefono si era detto disposto a raccon­ tarmi qualcosa di interessante sulla morte di Donato. Di padre Fedele sapevo che era un frate cappuccino missionario, che fin dagli anni Settanta era un fanatico di calcio, che era supertifoso della squadra calabrese di cui faceva l' assistente spirituale, e che il 20 novembre 1989 aveva celebrato la messa funebre, nella chiesa del­ la Madonna di Loreto, per la morte di Bergamini. Sape­ vo anche - me lo aveva riferito una fonte sicura - che il frate aveva un debole per le donne (specialmente per quelle giovani). Quello che invece non sapevo è che nel luglio del 1985 padre Fedele aveva organizzato il primo convegno na­ zionale degli ultrà pallonari dichiarando: «Per vivere da cristiani non occorrono chiese e basiliche. In Africa ho fatto il missionario all'ombra di un albero, qui a Cosen­ za lo faccio alla domenica allo stadio insieme agli ultrà del Cosenza». 191

CARLO PETRJNI

Non sapevo neanche che nel novembre del 1994 padre Fedele era diventato amicissimo della pornostar Luana Borgia, e che andava allo stadio insieme a lei. «Cosa c'è di strano», diceva il frate marpione, «Luana è una star della carne, io dello spirito!». Questa "amicizia" tra il frate pallonaro e la stella dei cazzi aveva fatto scandalo, dato che Luana era una vera porcona. Lei diceva che a tavola il suo piatto preferito era il pesce e il frutto la ba­ nana, e i titoli dei suoi film lasciavano poco spazio alla fantasia: Alcuni cazzi fa, Un culo un mito, Amiche del cazzo, La calda ninfomane, Luana la porcona, Puttana per gusto, Maialate, eccetera. Ma il padre francescano la perdona­ va volentieri: «Luana non è il diavolo, è una sorella pec­ catrice come tutti noi... Nemmeno Gesù Cristo era im­ barazzato dalla Maddalena. . E poi io sono anche medi­ co: una coscia o un seno non mi fanno impressione... ». Luana ricambiava dicendo che gli sarebbe piaciuto fare un film hard col frate intitolato Sotto la tonaca, tanto. Il mio incontro con padre Fedele, nel maggio del 2001, all'Oasi francescana che, il frate aveva messo in piedi, fu una mezza barzelletta. E vero che l'abito non fa il mo­ naco, ma lui sembrava un frate come io assomigliavo a una suora! La nostra chiacchierata su Bergamini durò un paio d'ore, ma pareva un dialogo fra sordi. Lui con­ tinuava a dire che Donato era stato ammazzato, altro che suicidio!, però non spiegava il perché; e invece di rispondere alle mie domande, voleva che rispondessi io alle sue. In pratica, lui voleva sapere se avevo scoperto qualcosa di nuovo sulla morte del giocatore del Cosen­ za, da chi mi stavo informando sulla faccenda, se avevo intervistato qualcuno dei giocatori di allora, e così via... Per la notte, padre Fedele ci ospitò nell'Oasi. Facem­ mo un'ottima cena nel refettorio insieme a lui, al suo se­ gretario e a due gradevoli signorine che ci presentò co­ me sue collaboratrici. Più che un convento, quel posto mi sembrava un ostello. Io e Vasco dormimmo in una cella con due letti gemelli, mi ricordo che feci attenzio.

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PIEDI NUDI

ne a chiudere bene il catenaccio dall'interno. L'indoma­ ni il frate cominciò a dire in giro che io ero là a Cosen­ za perché stavo scrivendo un libro sulla morte di Berga­ mini; questo fatto mi disturbò parecchio, laggiù c'era un clima che non mi piaceva per niente, con Vasco deci­ demmo di andarcene subito. Nel salutarci, padre Fedele si raccomandò con me che lo tenessi al corrente delle mie ricerche per il libro. Quando ho saputo la notizia dell'arresto di padre Fede­ le con l'accusa di avere stuprato una suora, nel gennaio del 2006, non mi sono affatto meravigliato. Certo, può darsi che sia tutto uno sbaglio e che lui sia innocente, può darsi che la suora stuprata si sia inventata tutto. Ma la faccenda non è inverosimile, come dimostrano certe telefonate del frate nel ruolo di seduttore, tipo questa del 19 novembre 2004: Padre Bisceglia: «Ah ... ah ... ah... Digli: "A padre Fedele la co. . t eressa, .. ». SCia gl"1 In . Donna: «Le tiene belle!». Padre Bisceglia: «Ah, le tiene belle! Me le farebbe vedere?, è stuzzicante!». Donna: «Te le fa vedere quando viene... quando viene pri­ mavera, adesso non te le fa vedere». Padre Bisceglia: «E va bene!». Donna: «Quando viene primavera perché d'inverno porta sempre i pantaloni». Padre Bisceglia: «Io me la devo cuocere a questa qua, me la devo cuocere ... » [ ... ]. Donna: «Io ti metto per iscritto che ci sei stato». Padre Bisceglia: «Che ti posso dire? Come ti ho detto di Ma­ ria Assunta, ti dico pure di questa, no? Se Maria me la dà te lo dico subito. Guarda, ha della labbra Maria, sensuali...».

Per non parlare della telefonata del l o dicembre 2004, durante la quale il frate pallonaro immagine di scopare con la sua interlocutrice Milly: «Mi piaci da morire, ti 1 93

CARLO PETRINI

voglio ... Sì che sei vicino a me, forza, ti sto toccando tut­ ta... Sì, forza che ti faccio impazzire, forza... ». La telefo­ nata finisce con lei che dice: «Mi fai impazzire, sei un diavolo!», e lui che risponde: «Non sono un diavolo, so­ no un uomo!... Grida, grida, amore mio, forza... Grida! Dimmi che mi vuoi!». Sentite quest'altra telefonata del frate con una donna, fatta il 6 dicembre: Donna: «Volevo dirti che ho fatto un sogno». Padre Bisceglia: «Dimmelo, descrivimelo ... ». Donna: «Ho sognato che mi avevi versato addosso della cioccolata... ». Padre Bisceglia: «Addosso a te?». Donna: «Eh». Padre Bisceglia: «Bello!». Donna: «Un sogno che mi ha fatto un poco piacere. Non vo­ levo farlo, ma è stato bellissimo!». Padre Bisceglia: «Sei cattiva, sei una birichina Donna: «Stavamo in un albergo, mi hai fatto svestire e mi hai messo addosso questa cioccolata Padre Bisceglia: «Tu sei restia a parlare... Abbiamo fatto tan­ te belle cose, questo voglio sapere! Ti è piaciuto?». Donna: «Molto, però poi ho pensato: sono una zozza». Padre Bisceglia: «Ti piacerebbe fare dal vivo quello che hai visto nel sogno? Se ti è piaciuto molto lo puoi fare... ». ...

».

. . .» .

Secondo la suora stuprata, padre Fedele l'avrebbe vio­ lentata anche insieme al segretario del frate, Antonello Gaudio, e in un'occasione i due avrebbero addirittura filmato lo stupro. Dopodiché, per costringerla al silen­ zio, padre Fedele le avrebbe detto: «A Cosenza conosco tutti: magistrati, politici, giornalisti, poliziotti e carabi­ nieri. E sono amico del mafioso Carmelo De Pasquale. La tua parola non vale niente contro di me>>. Gli sviluppi giudiziari del casino che ha per imputato il "padre spirituale" del Cosenza calcio è una vera com194

PIEDI :-IUDI

media all'italiana: il solito rosario di ricorsi, cavilli, sen­ tenze, controsentenze, tribunali del riesame, e così via, mentre gli anni passano. Non mancano le note di colore, come quella di un mi­ sterioso pornovideo: «Nella vicenda di padre Fedele Bisceglia spunta anche un porno amatoriale intitolato "Il diavolo in convento". Alcuni fotogrammi del film sono fra gli atti depositati dal sostituto procuratore di Cosenza, Claudio Curreli, ai giudici del Tri­ bunale della libertà di Catanzaro che si occupa del caso ... Non è chiaro chi siano i protagonisti del filmato. Gli agen­ ti della polizia di Stato che hanno visionato il film evidenzia­ no nel loro rapporto che la donna avrebbe un saio nero e del­ le calze corte, e che l'uomo avrebbe egli occhiali e la sua im­ magine non sarebbe compatibile con quella di padre Fedele. Gli investigatori, inoltre, evidenziano che il film, di natura amatoriale e della durata di 4 minuti, sarebbe stato girato in una camera di albergo o comunque in un ambiente diverso da quello dell'Oasi francescana. Non sarebbe dunque il video che, secondo la deposizione della suora che li ha accusati, i due fpadre Bisceglia e il suo segretario, ndr] avrebbero girato men­ tre la violentavano. Gli investigatori, però ritengono che la fi­ gura maschile potrebbe essere compatibile con quella di An­ tonio Gaudio » I . ...

Ma padre Bisceglia consegna al giudice per le indagi­ ni preliminari una letterina contenente il giuramento «dinnanzi al mondo intero e con le mani sul Vangelo che il delitto-peccato di stupro, singolo o di gruppo, ascrittomi da suor G.A. non solo non l'ho commesso, ma neanche pensato». A un certo punto i difensori del frate dichiarano che padre Bisceglia non avrebbe potuto commettere la vio­ lenza sessuale di cui è imputato in quanto è affetto da

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''la Repubblica", 27 marzo 2007.

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CARLO PHRINI

una patologia alla prostata che lo renderebbe impoten­ te. Intanto, anche per il frate pallonaro i guai non ven­ gono mai da soli: prima l'Ordine dei cappuccini lo so­ spende a divinis, poi lo espelle. Durante l'udienza processuale a porte chiuse del lu­ glio 2008, suor G.A. racconta che il primo stupro lo a­ vrebbe subito andando nella cella del frate a portargli il pranzo: «Quando entrai nella stanza padre Fedele mi afferrò i polsi, mi scaraventò sul letto e mi violentò per la prima volta. Padre felele si macchiò il saio con il sugo della pasta perché durante la violenza il vassoio con il pranzo cadde a terra». Secondo le cronache giornalisti­ che, «il racconto della suora è proseguito con la descri­ zione degli altri quattro presunti casi di violenza. La re­ ligiosa ha raccontato anche di un episodio durante il quale padre Fedele, tenendola per un braccio, l'avrebbe trascinata nella sua stanza dove successivamente avreb­ be abusato di lei» Il seguito alle prossime puntate. �.

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Ibidem, IO luglio 2008.

l!)(i

INDICE Premessa, 7 I l casto di Cristo, 9 Porci con le a l i e senza, 1 3 L'i ntoccabile, 1 7 Senza pietà, 1 9 Cazzi con l'ani ma, 2 2 Tro ppo bel lo, 2 5 Depravato, 2 7 Amor patrio, 3 3 L'Anatroccolo ig uaiato, 3 5 < < Dove non

è previsto essere gay>>,

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Fantasmi e rimozioni, 47 Il timidone sexy, 5 1 A d ifesa d e l l 'immagi ne, 5 7 La m a lattia c o m e t a b ù , 58 Scopate m i l io n a rie, 61 Pornostar d i provincia, 65 Luci rosse, 68 L'ottavo re di Roma, 72 Pigs without wings, 74 Il ragazzo mode l l o, 77 La positività d i M utu, 82 L'u l t i m o bastione, 85 Sederi n i d'oro, 90 Cazzi, c u l i e seg h e, 93 A fi n d i bene, 96 Ta cchi e tacchetti, 99 I n suffici enza d i p rove, 1 06 L'om ofobo sputta nato, 1 09 La commed i a con i u g a l e, 1 1 4 Zibaldone gay, 1 1 9 I l bord e l l o dei massaggi, 1 22 I l massagg iato speci a l e, 1 5 1 La censura e l'immagine, 1 08 I l potere d e l l 'eros, 1 68 La co nfessio ne, 1 70 I l bel lone e la bonazza, 1 72 Lo svedese berg a masco, 1 76 I l trom batore, 1 78 Spionaggio con ricatto, 1 8 1 Cazzate fenomena l i, 1 83 Povera Ital ia, 1 88 I l padre s p i rituale del baraccone pa l l o n a ro, 1 9 1