Misteri e teologie. Per la storia dei culti mistici e misterici

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Misteri e teologie. Per la storia dei culti mistici e misterici

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Hiera COLLANA DI STUDI STORICQ-RELIGIOSI a cura di Giulia Sfameni Gasparro

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COLLANA

DI STUDI STORICo-RELIGIOSI

a cura di Giulia Sfameni Gasparro

MICHEL TARDIEU Il manicheismo

Traduzione, introduzione critica e bibliografia a cura di Giulia Sfameni Gasparro 1988- 19962 - 19983 AUTORI VARI

Destino e salvezza TRA CULTI PAGANI E GNOSI CRISTIANA Itinerari storico religiosi sulle orme di Ugo BiJmchi 1998 VITTORIA LUISA GUIDETTI

L'Islam vicino: i Bektashi 2002 AUTORI VARI

Themes and Problems of the History of Religions in Contemporary Europe Proceedings of the InternationJJ l Seminar Messina, March 30-31 2001 Edited by Giulia Sfameni Gasparro 2002

ENNIO SANZI

I Culti orientali nell'Impero romano Un'antologia di fonti Prefazione di Giulia Sfameni Gasparro 2003 MARIANGELA MONACA

La Sibilla a Roma

l Libri Sibillini fra religione e politica in preparazione

AuGusro CosENTINO

Il battesimo gnostico Dottrine, simboli e riti iniziatici nello gnosticismo in preparazione

GIULIA SFAMENI GASPARRO

Misteri e Teologie Per la storia dei culti mistici e misterici nel mondo antico

EDIZIONI LIONELLO G IORDANO

© 2003 Edizioni Lionello Giordano Via Isonzo, 25 - 87100 Cosenza e-mail:[email protected] www.giordanoeditore .it Il volume è pubblicato con il contributo dell'Università di Messina (Fondi per la Ricerca Scientifica)

Alla memoria di Ugo Bianchi e Martino f. Vermaseren

Sommario Pag.

Introduzione Cap. I

Cap. II

Cap. III

Cap. IV

Cap. V

-

-

-

-

-

Dai misteri alla mistica: semantica di una parola

))

Ancora sul termine TEAETH: osservazioni storico-religiose Il mitraismo nell'ambito della fenomenologia misterica

49

99

))

Il mitraismo: una struttura religiosa fra "tradizione" e "invenzione" Riflessioni ulteriori su Mithra "dio mistico"

9

119

161

))

199

Cap. VI

-

Il sangue nei misteri di Mithra

211

Cap. VII

-

I Misteri di Mithra: religione o culto?

233

Cap. VIII - Interpretazioni gnostiche e misteriosofiche del mito di Attis Cap. IX

Cap. X

- Significato e ruolo del sangue nel culto di Cibele e Attis

))

249

))

291

- Connotazioni metroache di Demetra nel coro dell"'Elena" (vv. 1301-1365)

Abbreviazioni

329 ))

7

373

Bibliografia

l) Bibliografia generale

379

2) Bibliografia metroaca

423

3) Bibliografia mitriaca

445

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Introduzione L'opera di W. Burkert, Ancient Mystery Cults (Oxford 1987) 1, maturata nel corso di una serie di conferenze tenute nel 1982 dallo studioso presso la Harvard University, si configura come un punto di arrivo di un percorso lungo e denso di voci su uno dei temi più presenti nella ricerca relativa alle religioni del mondo antico. In pari tempo, per l'impianto generale che riflette una precisa formula esegetica del fenomeno e per l'originalità di alcune proposte interpretative, esso offre stimolo alla rifles­ sione e apre nuove piste d'indagine. Nel riproporre una serie di saggi che riguardano siffatta tematica, in gran parte redatti prima di tale data 2, mi sembra utile esaminare i principali nodi problematici affrontati dallo studioso, considerare da vicino lo sviluppo delle sue argomentazioni e valutare i risultati raggiunti per stabilire una sorta di confronto a distanza che colga analogia di posizioni e differenze di metodo e di opinioni su alcuni dei temi essenziali di un dibattito per molti versi ancora aperto3• 1 Una traduzione italiana è stata pubblicata per i tipi della Editrice Laterza nel 1988 (Antichi culti misterici, Bari-Roma, 1988). Più recente la traduzione tedesca, con aggiunte (19943). La discussione critica di U. BIANCHI (Gnomon 67, 1995, pp. 1 -5) focalizza acutamente alcuni dei nodi problematici dei temi affrontati dall'Autore. ' Ho scelto di pubblicare immutati i contributi che costituiscono il presente volume, sia perché ritengo che essi siano ancora validi nella sostanza sia perché impossibile oltre che inutile sarebbe stato il tentativo di un radicale aggiornamento che ne avrebbe implicato una sorta di riscrittura. È stata mantenuta nelle note anche la forma originaria delle citazioni bibliografiche, variabile secondo le conven­ zioni adottate dagli Editori dei volumi contenenti i diversi saggi. Mi sono pertanto limitata a segnalare nelle note solo alcuni degli studi apparsi nel corso degli anni successivi, quelli che ho ritenuto particolarmente utili al progresso della ricerca, in continuità ovvero in contrasto con alcune delle mie posizioni Tali interventi sono facilmente riconoscibili perché i nuovi contributi sono indicati soltanto con il nome dell'autore e l'anno di pubblicazione. Ho aggiunto una bibliografia finale in cui sono elencati tutti gli studi utilizzati per la redazione originaria dei lavori e quelli successivi di cui ho preso atto, anche se sono stati oggetto solo di rapide osservazioni, nelle note medesime e in questa Introduzione. Mi auguro di aver compiuto un lavoro utile a quanti sono interessati ai temi qui affrontati 3 Un supporto documentario a tale dibattito è fornito dai due volumi di

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Pur ampiamente rielaborata ai firù della pubblicazione, come risulta tra l'altro dalla ricca documentazione bibliografica che include numerosi lavori posteriori a quella data, la redazione finale del testo intende mantenere il carattere originario di un'esposizione agile e discorsiva quale era quella della forma orale. Essa si vuole finalizzata a dare risposte ad alcuni precisi interrogativi che riflettono con immediatezza gli interessi della moderna cultura, attenta alla dimensione insieme individuale e sociale dei fatti religiosi e quindi proclive a richiedere allo studioso del mondo antico non tanto una ricostruzione anti­ quaria dei contesti esaminati ma piuttosto un'immagine artico­ lata di individui e gruppi sociali, delle loro credenze e dei loro comportamenti religiosi. Nell'affrontare quello che è uno dei temi più dibattuti e insieme più avvincenti della storia religiosa del mondo circum­ mediterraneo dall'antichità classica al periodo tardo-antico, Burkert ha scelto un approccio che egli stesso definisce di > ad una divinità ellenica come la Madre degli dèi, per ragioni socio-politiche peculiari del V sec. a.C. 24• Pur apprezzando alcune brillanti intuizioni dello stimato autore e il suo tentativo di inn ovare una problematica impor­ tante quale è quella del processo di accoglimento in Grecia di divinità di origine orientale, mi pare legittimo parlare di una dialettica variamente equilibrata fra ellenizzazione e persistenza di caratteri originariamente orientali nella personalità divina e nel culto di Cibele25, piuttosto che accettare l'ipotesi di una greca di un phantasma esotico, che non trova ade­ guato fondamente nella nostra documentazione. E ciò sia detto senza pregiudizio della questione dell'identità greca della figura di Rhea, «madre>> degli dèi olimpici secondo lo schema teogo­ nico di tipo esiodeo, alla quale spesso la dea orientale fu acco­ stata o francamente identificata. In altri termini, a mio avviso si deve operare con duttilità e corretta strumentazione metodologica per distinguere nella nostra documentazione due sfere distinte, anche se spesso inter­ ferenti, pertinenti rispettivamente a una «Madre degli dèi>> greca da una parte e a una divinità di origine micro-asiatica dall'altra. Quest'ultima a titolo diverso fu accolta dai Greci d'Asia e delle colonie occidentali fin dall'età arcaica 26• La fisionomia di Cibele fu sottoposta ad un processo più o meno intenso di ellenizza­ zione, secondo i tempi e i luoghi della diffusione del suo culto, " BoRGEAUD 1 996. Sul solco delle conclusioni di Borgeaud si veda anche BLOMART 2002. 25 In tal senso si veda l'importante messa a punto d i VERSNEL 1 990, 19982 sulle «regole» che presiedevano all'accoglimento di d ivinità straniere ad Atene (pp. 102- 1 3 1 e in particolare 1 05- 1 1 1 sul caso di Cibele). " Per la relativa documentazione basti rimandare a ]OHANNOWSKY 1961 e soprattutto a GUARDUCCI 1 970 e 1 972-1 973, a DE LA G ENI�RE 1 985 e 1 986, oltre che alla recente monografia di RoLLER 1 999 (cfr. già Ead. 1987, 1991 e 1 996) che illustra l'originaria fisionomia anatolica, e più precisamente frigia di Cibele. La studiosa ripercorre l'intera vicenda storica della dea, dalla sua patria asia­ tica alla Grecia e a Roma. Molto apprezzabili sono l'ampiezza dei materiali documentari e l'equilibrio che solitamente caratterizza la loro esegesi. Tuttavia non mi pare accettabile l'ipotesi di un Attis quale «creazione» mitica greca, già formulata i n un contributo precedente (ROLLER 1994).

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ma pure ne rimasero sempre riconoscibili i peculiari tratti orien­ tali, espressi soprattutto nelle modalità mistico-orgiastiche del rituale e nella connessione con Attis. Tutta la tradizione antica ha sempre percepito quest'ultimo come figura «straniera» e spesso anche «estranea>> ai canoni religiosi greci e poi romani, soprattutto a ragione degli aspetti cruenti della pratica dell'eu­ nuchismo a lui tipicamente connessa. Sotto il profilo iconogra­ fico, la presenza costante del leone a fianco o sulle ginocchia della dea, motivo ricorrente già a partire dal VI sec. a.C., traduce plasticamente la dimensione e della sua sfera di competenza 27• In questo processo di ellenizzazione della figura divina di Cibele si colloca, a mio avviso, la tradizione antica e ricca di voci che legge in chiave demetriaca la sua identità e il suo culto ovvero caratterizza in senso metroaco la dea eleusina. Continuo infatti a ritenere autentica e religiosamente significante l'imma­ gine della Demetra dalle quale è evocata in un singolare canto corale dell'Elena euripidea 28• Di contro all'esegesi del brano proposta recentemente da M.C. Giammarco Razzano (1995) che risolve interamente il tema in una supposta d'ispirazione sincretistica dell'au­ tore, confermo - pur a distanza di molti ann i e nella consape­ volezza che alcune affermazioni del mio saggio potrebbero essere sfumate o modificate - l'interpretazione ivi argomentata. Tutta la documentazione storica addotta, di fatto, smentisce l'ipotesi di una pura e semplice creazione poetica del tema 21 Una dettagliata analisi dell'iconografia metroaca, condotta sulla base di una ricca documentazione, è offerta da NAUMANN 1 983, cui si aggiunge REIN 1996. Per l'illustrazione dell'«arte frigia» e più ampiamente anatolica, cui si collega l'iconografia metroaca, si ricordano le monografie di AKURGAL 1955 e 1961 e di HASPELS 1971 . Sull'ambiente micro-asiatico come referente del culto cfr. Cos1 1 976a e lsiK 1 986-87 e 1 987. Per la presenza di Cibele nelle città greche ed ellenizzate di tale area si ricordano soltanto Km 1 9 1 5 e 1 9 1 6 (Efeso); CADOUX 1 938 (Smirne); 5cHWERTHEIM 1 978 (Misia e Bitinia); HANFMANN-WALD­ BAUM 1 969 e HANFMANN 1 983 (Sardi); fORREST 1 963 e KALETSCH 1 980 (Chios); 0HLEMUTZ 1 940 e NoHLEN·RADT 1 978 (Pergamo); MELLINK 1983 (Gordion). Si vedrà utilmente anche GRAF 1985. "' Cfr. Cap. X.

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delle valenze metroache di Demetra ovvero, se si vuole, di quelle demetriache della Meter frigia. L'appello esclusivo all' > da parte dell'individuo in cui il Burkert riconosce un elemento caratte­ rizzante dei fenomeni in esame si qualifica in relazione al tipo di divinità con cui il fedele si pone in contatto. E ciò in un atteggiamento di intensa partecipazione emotiva, espresso in una nota formula aristotelica pertinente alla sfera misterica eleusina mediante il verbo pat he in («sperimentare», > che non conosce sconfitta e quindi chiaramente si sottrae allo schema degli dèi ••patibili>>, sofferenti e «morenti>> della tipologia mistica e misterica. Tuttavia anche nel caso di Mithra pare che l'assunzione di una struttura rituale misterica, assente dalla sua ••preistoria>> iranica, sia stata contestuale alla creazione di una complessa «storia>> mitica, altrettanto ignota al dio nel suo originario contesto iranico. In tale storia, quale è illustrata nella ricca documentazione iconografica oggetto di un'intensa attività ermeneutica da parte dei moderni studiosi, il personaggio sembra conoscere sforzo, fatica, impegno arduo nella realizzazione di un fondamentale compito di promozione 37 PLUTARCO, De fside 27, ed. CILENTO 1 962, pp. 50 s. L'elemento forte del passo citato appare, oltre l'attribuzione alla dea stessa della «fondazione» cultuale, l'intreccio inestricabile in essa del dato rituale, ripetitivo nell'attua­ lità (le teletai), e di quello mitico dei pathemata divini ( ... tai> per l'individuo e in maniera opportuna percepisce le forti valenze mondane e per certi versi anche utilitaristiche delle garanzie perseguite dall'uomo attraverso la pratica iniziatica. In tal senso egli, cercando di individuare cui l'iniziazione misterica avrebbe dato soddi­ sfacimento, indica nel tipo della un preciso parametro cui riferire gli antichi culti di mistero. In questi ultimi, a suo parere, si realizzerebbe una forma di «consacra­ zione>> del fedele al dio parallela a quella che presiede all'offerta votiva, così ampiamente praticata nel mondo antico. Essa implica insieme la nozione di un rendimento di grazie per il favore ricevuto dal dio e quella di una anticipazione dei futuri benefici e relativo dono votivo da parte dell'uomo, la quale si può esprimere nella formula 38• Si può riconoscere che sussistono delle analogie fra la pratica del voto e l'idea, presente nel contesto iniziatico, dell'ot­ tenimento di concrete garanzie da parte del fedele in virtù della sua alla divinità, quale si può cogliere già nell'Inno pseudo-omerico a Demetra. Qui la dea presenta il rito miste­ rico (gli orgia, i indicibili e venerabili) come un mezzo per l'uomo di «propiziarsi l'animo>> di lei e quindi ottenere l'invio di «ricchezza>> (ploutos) presso il suo focolare. Tuttavia questo parallelismo, se troppo rigidamente inteso, può risultare riduttivo delle valenze religiose dell'esperienza iniziatica, la quale implica un profondo e vitale coinvolgimento dell'uomo nella prassi rituale che, in forme a noi ignote, lo poneva a diretto contatto con la divinità, attraverso un intenso pathein atto a segnare nel profondo la sua stessa vicenda esistenziale. W. Burkert, del resto, illustra efficacemente questo aspetto degli antichi misteri con ampia documentazione nel IV Capitolo dell'opera, inteso appunto a presentare !' vissuta dal fedele durante l'iter iniziatico. " Ancient Mystery Cults,

p. 1 3 .

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L'esistenza di prospettive escatologiche nei misteri risulta più difficile da percepire. Di fronte al caso dei misteri eleusini in cui esse sono attestate fin dall'Inno a Demetra (c. 600 a.C.) che proclama o/bios, religiose ovvero addirittura «chiese>> che sarebbero formate dagli iniziati ai culti di mistero. Lo studioso distingue tre tipi fondamentali di «organizza­ zione>> all'interno di tali culti, ovvero tre categorie di personaggi a vario titolo integrati nella prospettiva misterica. In primo luogo .. Il carattere auto-celebrativo di alcune espressioni artistiche di questo periodo è efficacemente sottolineato, a proposito del noto Dittico dei Simmachi, da C RACCO RUGGINI 1977. " In questa linea interpretativa si situa l'indagine di GRIFFITH 2001 rela­ tiva alla presenza di mitrei presso alcune dimore aristocratiche romane. Si nota in pari tempo che la qualifica di iniziato mitriaco spesso si inserisce nelle sequenze delle cariche sacerdotali e delle qualificazioni religiose registrate nelle iscrizioni dedicatorie degli altari taurobolici. Cfr. GRIFFITH 1994.

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si hanno figure carismatiche di profeti itineranti, personaggi singolari di «operatori del sacro» che, come un Apollonio di Tiana o un Alessandro di Abonotico, percorrono le varie regioni dell'Impero operando prodigi, praticando riti esoterici in nome di un ideale religioso di , in cui potessero convergere le diverse comunità che praticavano i medesimi riti. Tale caratteristica motiva anche la disparizione progressiva e definitiva dei misteri, parallela a quella dell'intera facies religiosa pagana del mondo antico dinnanzi al graduale affermarsi di un nuovo credo reli­ gioso come quello cristiano, dotato di una sostanziale omoge­ neità teologica e capace di darsi una struttura organizzativa unitaria e centralizzata. Legittima appare dunque la conclu­ sione dell'autore secondo la quale > 55• La forte densità ideologica dell'orizzonte mitriaco, di fatto, sembra ipotizzabile con legittimità sulla base della complessa iconografia in cui il fenomeno trova una delle sue più tipiche espressioni e che costituisce per il moderno interprete la via pressoché unica di penetrazione al suo interno. Essa fonda una " Ai numerosi lavori citati nei capitoli pertinenti al m itra ismo si possono aggiungere, a conferma della lunga e proficua «ca rriera mitriaca» d e l l o studioso, i saggi 1976a, 1978, 1988, 1994 e 1998 . .. BECK 2000, P· 564.

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problematica assai specifica dello stesso mitraismo, poco rile­ vante se non del tutto assente in rapporto agli altri culti miste­ rici. Mi riferisco alla questione delle sue origini 56 che, già preminente nella prospettiva cumontiana, dopo essere stata in gran parte rimossa in conseguenza della profonda rivisitazione ovvero della franca contestazione della tesi del grande studioso belga sulla sostanziale consistenza iranica del fenomeno, condotta da R. L. Gordon (1975), è attualmente uno dei temi più presenti all'attenzione degli studiosi del mitraismo. Non è questa la sede per affrontare ex professo una problematica di così ampie dimensioni né in tale direzione erano orientate le indagini condotte nei saggi qui riproposti. Esse tuttavia, dal loro parti­ colare angolo prospettico, si situano in una linea interpretativa, ormai del resto abbastanza consolidata, che privilegia l'aspetto fortemente innovativo del fenomeno rispetto al parametro iranico cui comunque esso si connette, ma non trascura gli elementi di continuità nei confronti di esso e di altri contesti religiosi. In altri termini, proprio la dialettica di si conferma anche nelle più recenti interpretazioni del fenomeno come quella che caratterizza la «specificità>> dei misteri di Mithra. Al di là di tale ampia formulazione del tema, peraltro, ciò che è essenziale per la definizione dell'identità storica del mitraismo è senza dubbio il reperimento dei parametri di rife­ rimento culturali e religiosi da cui si dipartono le linee di continuità tradizionale e in cui si innestano i motivi di novità, capaci di configurare una creazione religiosa nuova, irriduci­ bile a quei parametri medesimi. Come è noto, già nella prospet­ tiva di Martin P. Nilsson si poteva parlare di un «fondatore>> dei misteri mitriaci 57 e la tesi di un geniale individuo di prove,. Minore interesse ha suscitato invece il problema della « fine» del m itraismo, come degli altri culti misterici, coinvolti nel generale collasso del «paganesimo» antico. Comunque recentemente la questione è emersa all'at­ tenzione degli studiosi e si segnalano, oltre il breve intervento di N1cHOLSON 1 995, la monografia di SAUER 1 996, relativa alla scomparsa del fenomeno nelle Provincie nord-occidentali. Si veda la d iscussione critica di GoRooN 1998. 57 NILSSON 1961', 19743, Il, pp. 675 S.

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nienza orientale (Armenia o Ponto), imbevuto di concezioni platoniche, come autore della nuova creazione misterica è stata ampiamente argomentata dal Merkelbach 58• Le obiezioni mosse a questa tesi da R. Beck 59 mi sembrano ampiamente condivisi­ bili né appare necessario confutare in dettaglio una formula che radicalizza il ruolo della componente ideologico-sistema­ tica nell'orizzonte mitriaco e propone una lettura troppo marca­ tamente platonizzante di uno scenario quale è quello emergen­ te dal dato iconografico, così problematico e per molti versi ambiguo, il quale non può dunque essere "ricostruito" in ma­ niera rigorosa se non a prezzo di forzature o di veri e propri fraintendimenti. Le tesi a esclusivo fondamento astronomico-astrologico, egualmente unilaterali e per ciò stesso inadeguate, dello Speidel 1 980 e soprattutto dello Ulansey 1 989, 19 9 J2, non possono essere qui esaminate in dettaglio. Mi limito a rimandare alle osservazioni assai severe di Swerdlow 1991 60 che condivido per la parte relativa alla contestazione della base astronomica della tesi dello studioso, sebbene non ritenga accettabile quella sorta di vanificazione della qualità religiosa del fenomeno ope­ rata dallo stesso Swerdlow quando lo definisce 61• Certamente il mitraismo possedeva una consistenza ben diversa dal parametro di confronto evocato dallo studioso né c 'è alcun bisogno qui di fornirne la dimostra­ zione. Piuttosto mi pare utile la ponderata ricostruzione delle varie posizioni critiche sul problema offerta da R. Beck a premessa della sua nuova proposta interpretativa 62• Limitando all'essen­ ziale la presentazione di tale proposta, basti notare che lo studioso, rimuovendo implicitamente alcune sue precedenti interpretazioni intese a privilegiare la componente astrale nella .. MERkELBACH 1984. 59 BECK 1987. Cfr. anche Tu RCAN in Gnomon 1 986, pp. 394-399. "' Si veda anche CLAUSS 2001 . 61 5 WERDLOW 1991, pp . 62 S. " BECk 1998.

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Jacies del fenomeno e di conseguenza nel processo della sua formazione, valorizza i legami di continuità con il mondo orien­ tale. Posto il referente cronologico più solido costituito dalla testimonianza di Stazio (fine del I sec. d . C . ), si ipotizza la dei misteri in una cerchia di individui socialmente inseriti in ambienti civili e militari di alto livello, ma pure portatori di un ricco patrimonio culturale di marca iranica, dai forti interessi astrologici e non ignari di filosofia greca, in particolare platonica. Questi personaggi, vicini agli ambienti di corte nel regno di Commagene, si sarebbero mossi verso Occi­ dente e qui, probabilmente proprio a Roma, venuti a contatto con la stessa sfera imperiale, avrebbero fondato i misteri 63• Di questi il tema centrale sarebbe quello dell'uccisione del toro da parte del dio, configurata come atto . Questa formula interpretativa, pur ovviamente aperta a varie obiezioni per l'inevitabile parte di ipotesi non dimostrabili su cui si fonda, merita attenzione in quanto cerca di conciliare le due direttrici, orientale (iranico-anatolica) e occidentale (elleni­ stico-romana) lungo le quali il mitraismo risulta indubbiamente modulato. In pari tempo essa riconosce la convergenza nel contesto misterico di una parte non contestabile di dati tradi­ zionali (elementi iranici, astrologici, nozioni platoniche) e di una non meno evidente parte di trasformazione cui quegli stessi dati sono sottoposti e addirittura di di altri ele­ menti, non riconducibili a parametri culturali e religiosi ante­ riori. Più difficilmente sostenibile pare l'affermazione di un ambiente romano, addirittura in stretta prossimità al Palazzo imperiale, cui ricondurre l'attività del dei portatori del messaggio mitriaco. La separatezza fra potere pubblico e culto mitriaco che sembra caratterizzare funziona" Lo studioso, rifiutando l'ipotesi di un singolo autore dei misteri mitriaci secondo la tesi di Nilsson e di Merkelbach, ritiene che «a founding group is a necessary hypothesis» (p. 1 1 7). Egli del resto è pienamente consapevole che la propria proposta di «ricostruzione» delle origini del mitraismo, se per un verso si situa a suo modo in continuità con lo «scenario cumontiano», a sua volta non può essere altro che una ragionevole ipotesi, con le sue parole «only a historically plausible account».

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mento e diffusione del fenomeno lungo il corso della sua storia, e per la quale - fino all'episodio di Carnuntum del 307 d.C. 64 il mitraismo non giunse mai a diventare un culto ufficiale né tantomeno una «religione di stato», nonostante i suoi molteplici e profondi legami con le sfere militari e anche con i livelli alti dell'amministrazione pubblica, milita contro l'ipotesi di un'isti­ tuzione religiosa nata in diretto rapporto con l'ambiente impe­ riale. Più convincente, anche se non priva anch'essa di qualche «buco nero» difficilmente colmabile, mi pare la proposta recente di Richard L. Gordon, la cui conoscenza devo proprio alla grande cortesia e generosità dell'autore 65. Egli stesso del resto giudica solo altamente probabile siffatta tesi, consapevole della grande difficoltà - nell'attuale stato della nostra documenta­ zione - di dimostrare storicamente l'esistenza di alcuni «pas­ saggi» dall'uno all 'altro momento del processo di costituzione del culto misterico di Mithra. Con le parole dello studioso si propone dunque uno schema a tre fasi, che sono insieme tre aspetti del fenomeno, consistenti in > della tesi cumontiana, era stata in passato fortemente marginalizzata o addirittura negata, per affermare di contro l'identità del tutto nuova del fenomeno. In particolare, la tesi di Richard L. Gordon valorizza quell'am­ biente anatolico in cui già Franz Cumont aveva indicato la probabile matrice del fenomeno, pur senza ricadere nella formula della cerchia dei , i , cara allo studioso belga 66• In pari tempo si mantiene saldamente la nozione della novità di un apporto peculiarmente romano nella costituzione dei misteri, per il quale si può continuare a parlare del mitraismo come di una religiosa originale rispetto alla recuperata matrice iranica. "' In proposito si segnala la tesi originale, anche se molto problematica, di A. MASTROCINQUE 1998, che postula forti connessioni tra gli ambienti dei Magi iranici, soprattutto quelli dell' Anatolia, e le origini mitriache. Lo studioso peraltro allarga la prospettiva in direzione del riconoscimento d i peculiari elementi «magici» - nel senso greco-romano del termine - all'interno dei misteri romani. La documentazione discussa dallo studioso e in particolare l'icono­ grafia m itriaca delle cosiddette gemme magiche (cfr. DELATTE 1914), di cui egli è grande specialista, sono meritevoli di attenzione. Tuttavia, pur ammettendo un interesse più o meno forte di alcuni ambienti mitriaci per le concezioni e le prassi magiche assai popolari nel mondo tardo-antico, non posso condivi­ dere la posizione dello stimato collega e amico nel suo attribuire ad esso una cosi decisiva parte nelle origini del fenomeno e nel suo funzionamento all'in· temo dello scenario religioso dell'Impero.

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L'ultima componente del quadro tracciato con equilibrio dal Burkert è costituita, come già anticipato, dalla «esperienza straordinaria» dell'iniziazione 67• Essa rappresenta insieme il focus dell'intero orizzonte religioso degli antichi misteri e il più riposto e segreto nucleo di essi, rimasto celato alla vana curio­ sitas dei profani e solo per qualche tratto violato dalla volontà polemica degli autori cristiani che, disvelandolo, intendevano mostrarne insieme la puerilità e la sconvenienza. Lo studioso procede con la consueta cautela, mostrando come lo schema consolidato che vuole identificare nell'alternanza morte-rina­ scita la peculiarità dell'esperienza misterica non sia sempre chiaro né generalmente diffuso, anche se non mancano tracce significative di esso nei vari contesti. A questo proposito si fa esplicita nelle argomentazioni dello studioso la comparazione, per analogia e più spesso per contrasto, con il cristianesimo che egli stesso aveva riconosciuto come motivo conduttore di molte ricerche sul problema dei misteri, con tutti gli inevitabili rischi inerenti a un tale approccio esegetico. A tali rischi peraltro la sua stessa indagine non si sottrae completamente quando dichiara: 68• Nella stessa ottica comparativa egli sottolinea come sia improprio parlare di un battesimo nei misteri, rito spesso ipo­ tizzato come parallelo ovvero addirittura modello della pratica cristiana. Ampia discussione è dedicata alle «prove di soppor­ tazione>> presenti nella prassi iniziatica, in particolare in quella mitriaca, in conformità ad uno schema noto in numerosi 67

Sul tema si può seg nalare i l recente contributo d i TuRCAN 1 996.

"' Ancient MystNy Cults, p. 1 0 1 .

43

contesti, soprattutto nelle iniziazioni puberali delle culture etnologiche. Spesso peraltro si tratta di un'esperienza di angoscia, sofferenza, smarrimento a livello psicologico, indotta con parti­ colari artifici (apparizioni, voci, alternanza di luce e tenebra etc.) piuttosto che fisico. Un carattere peculiare della prassi misterica, evidente soprattutto in relazione ad Eleusi in cui il grado sommo dell'iter iniziatico era appunto l'epopteia (la «visione>>), è rappresentato dall'elemento visivo. Sembra infatti legittimo riconoscere un posto importante in essa, forse soprat­ tutto nella sua conclusione, alla contemplazione di oggetti simbolici, in un contesto di luminosità che, mentre sancisce il carattere sostanzialmente sperimentale del fenomeno, pone in diretto contatto il fedele con la divinità destinataria del culto. Infine, ultimo elemento abbastanza comune della pratica misterica, il quale risulta centrale soprattutto nel mitraismo, è il sacro banchetto. Senza indulgere a indebite confusioni con il rito sacramentale cristiano, sembra che esso sia riconoscibile come momento culminante di un rito festivo e comunitario, come è definibile lo stesso mistero. In esso esperienza del singolo e sua ricerca di garanzie per la vita presente ma anche in molti casi, sia pure spesso in forme difficili da percepire attraverso la documentazione disponibile, per quella futura, coesistono con una dimensione sociale. Questa peraltro di solito si esaurisce sostanzialmente all'interno della prassi rituale, senza implicare creazione di comunità, movimenti organizzati né chiese. Appare così legittima la conclusione dello studioso che, in conformità ai dati emersi dall'indagine analitica, può dichiarare: 69• Nel clima attuale di rinnovato interesse per la problematica affascinante e complessa delle trasformazioni culturali e reli­ giose che segnarono il passaggio dall'Impero pagano a quello cristiano e che fann o del periodo tardo-antico un momento decisivo di confronto e di scontro ma anche di composizione e di assimilazione di valori diversi, non è forse inutile proporre una raccolta di saggi su alcuni complessi mitico-cultuali dalle dense fisionomie a carattere mistico e misterico, nelle accezioni di questi termini peculiari dell'orizzonte religioso greco in cui s i radicano. Si tratta infatti di fenomeni che hanno profonda­ mente inciso sull'esperienza religiosa e culturale delle popola­ zioni dell' oikoumene mediterranea fin da epoca molto antica e che nel corso del primo e del secondo ellenismo hanno contri­ buito alla convergenza e a una sorta di omogeneizzazione reli­ giosa delle diverse tradizioni di cui quelle erano portatrici. Proprio questi complessi religiosi, i quali fin dalla prima età ellenistica hanno assunto un carattere cosmopolitico offrendosi come nuove opzioni religiose alla scelta personale dell'individuo di ogni stirpe, cultura e nazione, senza tuttavia imporgli una traumatica desolidarizzazione dalle proprie radici etnico-cultu­ rali e religiose, hanno assolto una funzione decisiva, per contrasto ma anche per analogia, nel processo di trasformazione in cui le civiltà del Mediterraneo sono state coinvolte in seguito alla progressiva espansione del messaggio cristiano. Questo infatti, mentre condivideva l'aspetto individualistico proprio dei culti di mistero, conferiva ad esso una dimensione nuova in senso universalistico ma anche imponeva, sulla base del fondamento monoteistico della di cui era sostanziato, una scelta radi­ cale e senza possibilità di compromissioni con altre forme religiose. Riconosciuta tale dialettica di differenza e opposizione da una parte ma anche di analogia per alcuni altri importanti "' Ibid., p. 1 1 4.

45

aspetti dall'altra nei due grandi versanti religiosi che si scon­ trano e si confrontano nel periodo tardo-antico, si giustifica l'importanza che la ricerca sui fenomeni misterici sempre occupa nella problematica storico-religiosa. Infatti questo campo di indagine interessa non solo la specifica dimensione di essa rivolta al mondo antico ma la coinvolge direttamente anche nei suoi fondamenti metodologici, impegnandola in direzione di un'ineludibile comparazione storica dei contesti in esame. Per tale via lo scenario dei culti misterici contribuisce a confermare, ove fosse necessario, che il referente storico-comp arativo continua ad essere necessario e decisivo nella definizione epi­ stemologica della disciplina storico-religiosa, pur nelle utili e fruttuose aperture in direzione antropologica e sociologica, attualmente operate nell'ambito di essa. La redazione dei contributi scelti per comporre questa raccolta si distende in un arco assai ampio di ann i , dal 1 978 per il saggio sulle Connotazioni metroache di Demetra nel coro dell' "Elena " pubblicato negli Hommages à Maarten f. Vermaseren - al 1990, anno dello svolgimento del Timetable f ar the Mithraic sub-section of the IAHR Congress (edito nel 1 994), nel contesto del Congresso dell'Associazione Internazionale di Storia delle religioni (IAHR) tenuto a Roma e organizzato da Ugo Bianchi che ne era allora il Presidente, a coronamento di una lunga e intensa vicenda scientifica. Al di là della coerenza dei temi affrontati in ciascuno dei saggi in questione, i quali riflettono un importante filone del mio itinerario scientifico, mi sia permesso di sottolineare il valore emblematico che le occasioni per l'ideazione e la realizzazione di questi due contributi rivestono nell'economia generale di questo itinerario e si riflettono nella dedica del presente volume. Con essa infatti intendo onorare la memoria dei due studiosi che, a titolo diverso, hann o avuto un ruolo assai importante nell'indirizzare le mie scelte dei campi da esplorare nel corso dell'indagine storico-religiosa. A Ugo Bianchi, mio Maestro negli studi di storia delle religioni, devo infatti, con la stessa > che, soli fra le tenebre dell'Ade illuminati da " luce bellissima", persistono in un'eterna e gioiosa ripeti­ zione delle sacre cerimoni e 30 • La " felicità" dell'iniziato, espressa d a l termine

o/bios

che

" lvi, vv. 476-479. 21 lvi, vv. 480-482; 486-489. "' PINDARO, fr. 1 37 5cHROEDER = TuRCHI, Fontes, p. 97, nr. 151; SoFOCLE, fr. 753 NAUCK = TuRCHI, Fontes, p. 98, nr. 152; IsoCRATE, Paneg. 28 = TuRCHI, Fontes, p. 53, nr. 86; CicERONE, De leg. 2, 14, 36 = TuRCHI, Fontes, p. 98, nr. 1 54; Euo ARISTIDE, E/eus. l, 421 DINOORF = TURCHI, Fontes, p. 99, nr. 1 55. 29 Fr. 753 NAUCK = TURCHI, Fontes, p. 98, nr. 152. "' ARISTOFANE, Rane, vv . 154-163; 3 1 1 -459. Per una recente discussione sul valore della testimonianza aristofanea cfr. DovER 1 99 1 . Un'ampia disamina del rapporto fra !"' invenzione" dell'autore e i parametri mitico-rituali contem­ poranei ai quali egli si collega in BowiE 1993. In particolare, sulle Rane e il contesto eleusino e d ionisiaco-orfico, ibid., pp. 228-253. Lo studioso conferma l'esegesi del passo in questione come pertinente alla sfera dei misteri eleusini.

61

sembra riflettere

un

uso " tecnico" del linguaggio misterico 31, si

configura talora come scaturente da

un

"conoscere" che non

è

di tipo intellettuale e discorsivo, bensì esistenziale, essendo esso pertinente agli stessi fondamenti dell'esistenza, 32•

La partecipazione al culto misterico, tipicamente espressa nell'ambito eleusino dall'esperienza diretta ed immediata del "vedere", fonda pertanto una prospettiva escatologica positiva sulla base di un beneficio goduto già in questa vita dall'iniziato e rispetto al quale essa si pone come un prolungamento oltre la soglia della morte. espressa dal termine

In tal senso, parla di fatto, oltre la nozione olbios che pare riflettere uno stato psicolo­

gico di sicurezza e stabilità fondato sul godimento di certi beni, anche la definizione di tale stato come quello che

è

allietato da

"dolci speranze", le quali illuminano l'esistenza intera del mista eleusino. Esse, come dichiara Isocrate, non valgono soltanto , ma abbracciano tutto l'arco della sua esperienza esistenziale

(ho sympas ai8n),

permettendogli di

guardare alla morte con serenità, nella certezza della "buona parte " a lui garantita 33• Se le fonti non autorizzano alcuna conclus ione su una presunta elevazione al rango d i v i n o del mista, il quale rinascerebbe come " figlio" della dea, come

è

stato supposto,

anche s u l l a b a s e di u n a p a rticolare interpretazione d e l

syn thema

(''formula" e "parola d 'ordine " ) d e i misteri 34, esse

31 Cfr. P. Uv�QUE, "01.. � tO> 40• Al di là dei problemi relativi alla determinazione stagionale del ritorno e della dipartita della dea, anche in rapporto alla periodicità autunnale dei misteri, rimane la precisa connessione fra il ritmo alternante secondo cui è definito il destino di Kore e il ritmo ciclico della vegetazione, essendo contestuale il ritorno della fanciulla presso la madre e il rifiorire della terra. Risulta così affermato il legame imprescindibile fra soluzione positiva della vicenda divina e regolare alternanza dei ritmi agrari, cerealicoli in particolare; tale legame, presentato nell'Inno come restaurazione di un ordine cosmico sconv olto dal lutto di Demetra, in altre fonti apparirà piuttosto nelle forme di una prima istituzione dell'agricoltura ed elargizione del dono del grano all'umanità da parte di Demetra placata dal ritorno della figlia. 40

Vv. 401 -403.

65

Pur nella diversità delle formule ( ripristino dell'agricoltura dopo una sospensione critica della fecondità,

inventio

della

medesima per cui l'umanità passa dalla selvatichezza alla cul­ tura), essenziale e decisivo persiste il riferimento al livello della fecondità agraria. Parimenti comune ad entrambe è la nozione di fondo, secondo la quale gli accadimenti narrati dal mito, mentre hanno impegnato in una situazione dramm a tica di tipo umano (angoscia, lutto, ratto sperimentato come un'assenza irrimediabile, quasi una "morte") dei personaggi divini portan­ doli a solidarizzare con gli uomini, hanno direttamente coinvolto questi ultimi, essendo essi partecipi prima dei rischi mortali della crisi divina e poi degli effetti benefici della soluzione positiva di essa. La specificità del culto misterico di Eleusi, quale è sottoli­ neata nell'In n o

a Demetra

e quale risulta dall 'intera documenta­

zione, emerge in tutta la sua dimensione storico-religiosa dalla sua qualità di complesso rituale direttamente connesso con quella drammatica vicenda divina. Tale connessione va al di là della circostanza affermata nell'Inno, secondo cui la fondazione del culto si pone come l'atto conclusivo degli eventi mitici, allorché la dea, prima di ritornare al suo livello di inattingibile

(deixe) ai regali orgia kalti e lasciò loro il

stabilità olimpica, "mostrò"

rappresentanti del

popolo eleusino gli

sacro deposito che

non è lecito ad alcuno divulgare o trasgredire. A questa moti­ vazione, che potrebbe restare al livello superficiale dell'eziologia del cu lto, si accompagna quella più profonda e strutturale pertinente alla qualità stessa della prassi misterica,

in

quanto

rievocazione rituale degli eventi divini, pateticamente rivissuti e attualizzati dal fedele nella concreta esperienza cultuale. G i à l ' In n o, con alcune allusioni discrete ma abb astanza scoperte nelle intenzioni, rimanda a tale rapporto fra piano mitico e prassi cultuale e varie fonti più tarde lo confermano, soprattutto per quanto riguarda il tema della ricerca di Kore 4 1 • 4 1 Oltre Clemente, n e l passo sopra citato (n. 39), cfr. ArOLLOOORO, fr. 36, C.- TH . MU LLER = TURCHI, fontes, p. 8 1 , nr. 1 1 6; V A R RONE apud AGOSTINO, De civ. Dei, 7, 20 = TuRCHI, Fontes, p . 81, nr. 1 1 7; TAZI Ar-;o, Orat. ad Graecos, 8; LAITANZIO,

66

Tuttavia, l'elemento essenziale alla definizione della specificità dei

mysteria

eleusini non è dato da corrispondenze particolari

dell'azione sacra ai diversi momenti della vicenda mitica sopra evocata.

Se

la reticenza delle fonti impedisce di ricostruire

un'organica sequenza rituale, l'esistenza di particolari mitici riserv ati agli iniziati e quindi diversi rispetto alla

Inno

contenuta nello stesso

r>ulgata

e in altri documenti a beneficio dei

"profani", costituisce un'ulteriore ragione di incertezza nella definizione del rapporto mito-rito 42• Ad un livello mitico di esclusiva pertinenza misterica, allora, potranno riferirsi atti cultuali menzionati da alcuni testimoni, come ad esempio la manipolazione di oggetti sacri contenuti nella "cesta mistica" cui allude il

synthema

addotto da Clemente o, evento ancora

più importante, l'annunzio da parte dello ierofante della nascita di un fanciullo divino,

Brimo,

Brim6s, "il

Forte", da parte di una dea,

" la Forte", nel momento culminante della

qJOpteia 43•

Ciò che allora appare decisivo in questa problematica

è,

piuttosto, nell'indubbia connessione tra prassi cultuale e acca­ dimenti divini del tempo mitico, il configurarsi nei misteri eleusini di un'esperienza religiosa di qualità particolare rispetto a quella del non iniziato. Essa implica una partecipazione diretta e personale del fedele, attraverso una serie di atti rituali di pregnante valore rievocativo, agli eventi originari, decisivi per la definizione del ruolo e del " destino" stesso delle due dee. Tale partecipazione

è

tanto più " simpatetica" in quanto quella

primordiale >

(to didaktik6n kai to telestik6n).

Il primo è percepibile attraverso

l'ascolto, in quanto trasmesso mediante un processo d ' insegna­ mento, mentre il secondo è frutto di un'esperienza diretta di " illuminazione" (ellampsis) da parte dell'intelletto. > 6 1 • rapporto diretto con la divinità:

dichiara

60

61

-

-

lvi, 27 ed. V. CiLENTO, pp. 50 S . Met. Xl, 23 ed. M. P AGLIANO, Apuleio di Madaura, Le Metamorfosi o L'asino

d'oro, Libri VII-Xl, Bologna, 1 967, pp. 268

79

s.

Per un ampio commento al testo

La partecipazione ai misteri isiaci, se conferisce all'eroe del romanzo di Apuleio una sorte felice in questa vita, espressa nelle forme alquanto prosaiche del successo p rofessionale, mantiene una preminente dimensione religiosa nella garanzia di sicurezza e letizia spirituali, scaturenti dall'instaurazione di un rapporto di familiarità con la dea,

il quale ha pure un prolun­

gamento in direzione escatologica. Ciò risulta dalla promessa di lside al suo fedele: « Vivrai felice, vivrai famoso sotto la mia protezione; e quando, avendo compiuto il tuo tempo, discen­ derai agli Inferi, anche qui nel sotterraneo emisfero, divenuto abitatore dei campi Elisi, me, quella che ora qui vedi, conti­ nuerai ad invocare a te propizia, scorgendomi, splendente fra le tenebre dell'Acheronte, regnare nei recessi di Stige>> 62• Come nel contesto eleusino e con una accentuazione scaturente dalle tipiche connotazioni "contemplative" della religiosità egiziana, l'esperienza misterica e la sua proiezione ultraterrena appaiono caratterizzate in primo luogo dall'elemento luminoso, nella cui sfera si realizza il movimento di approccio al livello divino. La presenza di un decisivo elemento "patetico" nei riti iniziatico-esoterici che nei primi secoli d . C . apparivano ampia­ mente diffusi nell'ambito delle religioni politeis tiche, essendo ormai avanzato il processo che, nella persis tenza degli antichi

mystéria

greci di Eleusi e di Samotracia, aveva portato alla

costituzione di strutture misteriche in altri culti, greci ed orien­ tali, è un dato sottolineato con insistenza nella polemica anti­ pagana degli au tori cristiani che spesso si rivolgono ai misteri come agli avversari più pericolosi, per la suggestione eserci­ tata dai riti segreti e le promesse di "salvezza" in essi alimen­ tate. Se Clemente Alessandrino, nel secondo libro del

Protreptico,

modula la sua violenta requisitoria contro i culti misterici e le

teletai

sul tema del

penthos

delle divinità che ne sono protago-

di Apuleio si veda ) . G . G R I FFITHS, Apuleius of Mada u ros . The lsis- Book (Metamorphoses, Book XV!, Leiden, 1975. Sui misteri egiziani si veda anche DuNAND 1975. " Met. Xl, 6, ed . PAGLIANO, pp. 260 s.

80

niste, oltre che sul simbolismo talora crudamente natu ristico dei miti e degli

hierti

relativi 63, Firmico Materno egualmente

insiste su tale peculiare aspetto in tutto il corso della sua opera «Sull'errore delle religioni pagane » . Egli esprime questa nozione di fondo in una formula sintetica ed espressiva, dichiarando che gli egiziani «in sacris suis quae mysteria vocant addunt tragica fu nera et funesta ca/amitatis » ,.. , secondo un procedimento comune ai riti esoterici degli altri popoli, di cui ampiamente discute. Fra i tanti elementi offerti dal polemista cristiano per la conoscenza dei culti misterici in questa fase estrema della loro lunga vicenda storica,

è

particolarmente significativa la vivida

descrizione di una cerimonia segreta compiuta in rapporto ad un'immagine divina la cui identità ci rimane ignota . Osiride,

piu ttosto che Attis 6�, po trebbe essere identificato nel destina­ tario del rito che, evocando in un contesto a carattere funebre una luttuosa " p assione" divina, contempla una pa rtecipata

n . Un più recente esame dell'iscrizione ha sollevato dubbi sulla possibilità di indiv iduare i termini

aetemali e sangu ine 74; rimane tuttavia indubbia la menzione di un sen>are che ha come oggetto i fedeli e come soggetto Mithra alle cui imprese si riferiscono le altre iscrizioni metriche, mentre il termine fuso, chiaramente leggibile, non può che indicare quel sangue del toro che il dio h a "sparso" con la sua impresa tauroctona 75• Ne risulta confermata l 'esistenza di una prospet72 Per le i nterpretazioni "sofiche" del culto met roaco, dr. G . SFAM E " ' GAsrARRO, Interpretazioni gnostiche e misteriosofiche del mito d i Attis, in R. v A ,; D E N 8 ROEK - M . j . VERM ASEREN (ed d . ) , Studies in Gnosticism a n d Hel/enistic Religwns

presented to Gilles Quispel an the Occasion of his 65th Birthday ( É tudes préliminaires aux religions orienta les dans l ' E m p i re roma in 9 1 ) , Leiden, 1 98 1 , pp. 376-4 1 1 [ Cap. VIII ] . 71 M.j. VERM ASEREN - C.C. V A N E ss E � , The Excauations, cit., pp. 2 1 7-22 1 , fi g. 69, P l . LXVIII. " Si vedano, negli Atti del Seminario d i Roma, le tavole su Le iscrizioni metriche del Mìtreo di S. Prisco: stato attuale (Appendice I l ) e le osservazioni d i S. PANCI ERA, I l materiale epigrafico dallo sca1>0 del mitreo d ì S. Stefano Rotondo (con un addendum sul verso terminante sanguine fuso), i1>i, pp. 87- 1 08, in particolare pp. 1 03 ss. nota, e figg. 1 0 - 1 3 . " L'iscrizione fuso, apposta su un v a s o rinvenuto n e l locale ad iacente a l m i t reo egualmente si riferisce a l l o spargimento d e l sangue dell'animale d a parte d e l dio (M.j. V E R M ASEREN - C.C. V A N EsSEN, The Exca!>ations, ci t., p. 409, X , n r . 84 6 fig. 2 04 e P l . XCIX, 1 -3). Sulle d i verse v a lenze della !em a t ica d e l sangue nel m i traismo si potrà vedere più ampia mente G . S F A M E N I GASPARRO, Il sangue =

...

85

tiva soteriologica per l ' uomo, scaturente d a l l ' e fficace azione divina.

Se la d imensione mondana e cosmica di tale " salvezza" è certa, egualmente legittimo sembra ammettere una sua apertura anche in prospettiva extra-mondana ed escatologica, in rapporto all' ascesa dell'anima, sulle orme del dio vittorioso, al d i là delle sfere planetarie fino ad un superiore livello che i monumenti mitriaci mostrano occupato d a personaggi divini rappresentati in figura degli dèi del pan theon greco-romano. La diffusione ampia del fenomeno misterico nei primi secoli d . C . è lo sbocco di un lungo processo storico che, muovendo almeno dalla fine dell'età arcaica in cui il culto di Eleusi si presenta già chiaramente costituito nella sua struttura esoterico­ iniziatica e nei suoi contenuti, a ttraversa la storia religiosa greca, d i cui quel fenomeno risulta una componente peculiare e carat­ teristica, in un quadro ampio di culti definibili "mistici" nella terminologia qui adottata. Tale processo contempla, nella persi­ stenza degli antichi

nz ysteria,

di cui è esempio anche il culto

cabirico d i Samotracia, l 'emergere in fonti più recen ti d i altre formazioni analoghe, con una p recisa sede e organizzazione sacerdotale, quali i misteri di Tebe e d i Andania 76, mentre alcuni complessi mitico-rituali di tipo "mistico" , come il dionisismo e gli

orgia

metroaci, assumono la forma misterica, verisimilmente

per un cosciente a d a ttamento degli schemi rituali del feno­ meno eleusino ad un contesto religioso già per sé affine a quello ed orientato nella medesima direzione. Un movimento analogo è percepibile nell'ambito d i alcuni culti di origine orientale la cui d iffusione in G recia e in tutto nei misteri di Mithra,

in F .

VAmON I

(cur.),

A t ti della seconda Settimana di S t udio

« Sangue e A n t ropologia Biblica nella Patrist ica " , Roma 23-28 novembre 1 98 1 , II,

Roma, 1 982, pp. 853-872 [ = Cap. V I ) . " Cfr. L . Z I E H E" , D e r Mysterien kult mn A n da n ia, " A rchi v f ii r Religionswis­ senschaft", 24 ( 1 926), pp. 29-60; M . G u A RDUCC I , l culti di A ndania, "Studi e M a teria l i di Storia delle Religion i " , 10 ( 1 934), pp. 1 74-204; G EO RGOU NTZOS 1 979. Per il culto cabi rico d i Tebe, oltre al volume di H EM B E RG già citato (pp. 1 84 205), si veda K . K E R � N Y I , Mysterien d e r Kabiren , cit. (trad. i t . , pp. 1 58-1 82). Sulla situazione dei culti m isterici greci in età ellenistico-romana, cfr. M . P . N I LSSON, Geschichte, cit., 112, pp. 90- 1 03.

86

l'Occidente comporta un'ellenizzazione più o meno profonda. Se nel caso del culto egiziano di Iside e Osiride, quel mov imento poggia sulla base di un'originaria ed intrinseca qualità "mistica" delle figure divine e dei loro rituali, il mitraismo pare il frutto di una complessa creazione religiosa che, in una trama artico­ lata in cui convergono elementi tradizionali ed innovazioni radicali n, comporta l'assunzione di una fisionomia "mistica"

da parte di un dio iranico per sua natura lontano dalla tipica pateticità dei personaggi in vicenda, quale specifico fonda­ mento della sua nuova qualità "misterica" 711 •

6. Assunzione della terminologia mist ica in ambito filosofi co: Pla tone I contesti evocati, nella rispettiva irriducibile originalità che non

è

lecito risolvere in schemi rigidamente classificatori, confi­

gurano un quadro sufficientemente omogeneo, di notevole importanza per la valutazione e comprensione della facies reli­ giosa dell'età tardo-antica. Il decisivo ruolo in essa esercitato dà ragione dell'uso frequente di un linguaggio e di un patrimonio di schemi espressivi e di figure mutuati dalla loro sfera seman­ tica e concettuale negli ambienti più diversi, sia all'interno dello stesso paganesimo greco-romano sia in autori di formazione

biblica, come Filone Alessandrino e numerosi scrittori cristiani 79.

n Cfr. G. S F A M E " r G As r A R RO, Il m i t raismo: u n a s t r u t t u ra rel ixiosa fra "tradi­ zione " e "invenzione", i n U . B r A N C H I (ed . ), Mysteria M i t h rae, cit., p p . 349-384 [ = Cap. IV]. " G . SFAMENr GAsrAR RO, Riflessioni ulteriori su Mithra "dio m ist ico ", in U. BIANCHI (ed.), Mysteria Mithrae, ci t., pp. 397-408 [ = Cap. V ] . "' P e r un'esemplificazione d e l l e diverse accezioni del term ine mysterion nella letteratura bibl ica, neotesta mentaria in particolare, le quali costitu iscono uno dei p resupposti dell'uso patristico, basti qui ricord a re G . BoR N K A M M alla voce mysterion i n G . KrTTEL, Theologisches Worterbuch zum Neuen Testament, IV, Stu ttgart, 1 942, coli. 809-834; trad . it., VII, Brescia, 197 1 , coli. 645-716; A. SouGNAC a l la voce Mystère in Dictionnaire de Spiritualité, X, 2, Paris, 1 980, pp. 1 8 6 1 - 1 874. Una più ampia documentazione patristica in G . W . H . LAM rE, A Pa tristic Greek Lexicon, Oxford , 1961 sotto le diverse voci pert inenti a l l a sfera " m isterica " , da epopteuò a myeò, mysterion ecc.

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Non interessa qui analizzare tale uso nella varietà delle sue accezioni, essendo spesso predomin ante la tendenza a d un p ressoché banale riferimento alla terminologia dei misteri per esprimere il carattere segreto d i dottrine e conoscenze d i vario tipo o in genere l'appello ad essa in senso metaforico, in rapporto al p rocesso d i comunicazione di tali conoscenze.

In

tal modo,

il rivelatore d i sapienza, sia esso il maestro o il filosofo che ed uca il d iscepolo, il mago o il teurgo oppure, nei più diversi contesti, dall'ermetismo ai testi filoniani e patristici, la stessa divinità ovvero il suo " p rofeta", v iene presentato nelle forme dello " ierofante" che celebra i misteri ""· Senza alcuna pretesa d i completezza nell ' analisi documen­ taria, ma operando qualche sondaggio nelle diverse direzioni ci chiederemo se

è

dato individu are nell'ambito delle tradizioni

convergenti nel periodo e nell'ambito culturale in questione, una linea d i sviluppo tematico di rilevanza storico-religiosa. Si vuole infatti vedere se, nel ricorso non solo alla terminologia dei misteri ma anche ad alcuni aspetti costitutivi della loro prassi rituale e dell'esperienza religiosa ivi maturata d a parte di vari autori e ambienti religiosi, emerga una qualificata ana­ logia fra elementi specifici, nella struttura e nel contenu to, del fenomeno prevalentemente cultuale dei

mysteria

e le modalità

in cui si atteggia ed esprime l'esigenza spirituale di un contatto ed una comunicabilità p iena con il livello trascendente, sia sotto il profilo intellettuale della conoscenza, sia sotto quello esisten­ ziale del rapporto " unitivo" con la divinità.

Se con il Leisegang si può riconoscere il delinearsi già tra • • Su ll'ampia diffusione d i un l inguaggio misterico nei più d iversi a mbienti cultura l i e religiosi del mondo tardo-antico si veda A.-). FE>rUC I � R E, L'idéal religieu:r des grecs et r t. n:mgile, Paris, 19322, pp. 1 1 6- 152; A.D. Ncn, Hellen istic Mystmes and Christian Sacraments, "M nemosyne", S. IV, 5 ( 1 '152), pp. 1 77-2 1 3 [ Early Gen tile Christian ity and its hellenistic Background, New York-Evanston-London, 1964, pp. 109-145). In particola re per l'ermetismo, dove quel linguaggio talora esprime, a l di là della metafora, a lcuni caratteri struttura l i dell 'esperienza spirituale dello "gnostico", cfr. A.-). FEsruci�RE, Hm11etica, "Harvard Theologica l Review", 31 (1938), pp. 1 -20; G . SFAM ENI GASPA RRO, La gnosi ermetica come in iziazione e mistero, "Studi e Materia li d i Storia delle Religioni", 36 (l %5), pp. 43-61 [Gnostica et hermetica. Saggi sullo gnosticismo e sull 'ermetismo, Roma, 1982, pp. 309-330].

88

i Presocratici di una tendenza a configurare il processo dell'ap­ prendimento filosofico come un mysterion 81, con Platone l'espe­ rienza religiosa misterica, precisamente eleusina, assurge a modulo espressivo di quello che per il filosofo ateniese è il fine precipuo dell'uomo, ossia la percezione della realtà suprema del mondo intelligibile. Al di là dei molteplici riferimenti alla terminologia dei contemporanei culti mistici e misterici 82, è fondamentale in tal senso, oltre a due passi del Convivio e dell' Epinomis, lo svolgi­ mento del "mito" grandioso del Fedro relativo all'esperienza conoscitiva delle anime preesistenti in quel livello definito "iperuranio", con termine che in Platone esprime una nozione di ordine antologico e metafisica, più tardi tradotta in una struttura cosmologica 113• In questo testo famoso, l'autore utilizza a più riprese il linguaggio e la simbologia dei misteri, come, ad esempio, là dove rappresenta l'affannoso accalcarsi delle anime al seguito degli dèi e il loro decadere, per essere rimaste a te/cis (''non iniziate", "non compiute") quanto alla conoscenza della realtà, costrette invece a nutrirsi dell'opinione 84 • Ciò riflette un dato preciso dell'esperienza misterica, emergente da altre fonti Rs, ossia lo status di turbamento, di timore profondo e confusione che segna le prime fasi dell'iter iniziatico. Ma la convergenza tra il piano dell'esperienza cultuale dei mysteria e quello della percezione diretta dell'Intelligibile, qui espresso nella forma privilegiata del Bello, è perfettamente realizzata nel passo relativo all'esperienza di "contemplazione" " H. LE ISEGANG, Griechische Phi/osophie als Mysterio n , " Ph i lo logische Wochenschrilt" 35 / 38 ( 1 932), pp. 245-252. " t DES PLACES, P/a ton et la langue des mystères, " A nnales de la Faculté d es Lettres et Sc iences Humaines d ' A ix" 38 ( 1 964), pp. 9-23. " Per questa evoluzione si veda P. BoYANC�, LA religion astrale de P/a ton à Cicéron , "Revue des f: tudes G recques", 65 ( 1 962), pp. 31 2-350. "' Fedro, 248b ed. L. RoBIN, Paris, 1 96 1 ', pp. 39 s. " Cfr. ad esempio, AR ISTOFANE, Vespe, vv. 1 361 - 1 363 e Schol. in Vesp. v. 1 36 1 ; PLUTARCO, De progr. in viri. 10, 81 D-E; De facie in orbe lunae 943; De anima in 5TOBEO, fior. 4, 1 07 = Tu RCHI, Fontes, pp. 81 s., nr. 1 1 8; P Roe Lo, Com m. in Aie. l ed. C R EUZER, J, p. 6 1 .

89

delle anime, costruito sulla base di un 'osmosi p rofonda di quei piani, nella quale il dato semantico e il suo contenuto concet­ tuale non possono essere separati a l l ' interno della " figura" misterica che intende " tradurre " quella esperienza medesima. > 116• L'importanza decisiva del momento visivo come quello che, in un contesto di luminosità, realizza lo stato di beatitudine attraverso un'esperienza intensa di contatto con l'oggetto della visione e il contestuale riferimento alla "purità " , quale segno distintiv o di siffatto

status,

sono dati peculiari dello schema

rituale eleusino e dell'esperienza religiosa iv i realizzata 87• In quello schema e nei termini di quell'esperienza risulta articolata la vicenda dell 'anima nell'iperuranio, senza che sia possibile separare il piano della " figura" da quello della realtà soggiacente, ossia l'esperienza immediata e beatificante dell'In­ telligibile quale oggetto d i contemplazione 88 . Nel

Convir,io

si delinea un altro elemento essenziale della

trasposizione dei dati relativi all'esperienza iniziatica per rappre­ sentare il movimento di approccio alle realtà intelligibili che,

"" Fedro, 250b-c ed. RosrN, pp. 43 s.

" Il commentatore neoplatonico del Fedro conferma, ove fosse stato neces­ sario, tale specifico riferimento (HERMrAs, Comm. Fedr., 1 78. 25-26 ed. CouvREUR). Sul testo platonico e la sua infl uenza nella tradizione posteriore, cfr. P. BoYANa, Sur /es mystères d' Éleusis. A propos d'un li11re récent, "Revue des É tudes G recques", 75 ( 1 962), pp. 460-473. " Sul tema d e l l a theoria in P l a tone basti ricord a re l ' a n a l i s i di A.-). FESTUGI�RE, Contemplalion el vie contemplative selon Platon, Pa ris, 1 9502 e la più recente indagine di L. PAQUET, Platon. La médialion du regard, Leiden, 1 973, in particolare pp. 296-356 dove si esamina il tema in rapporto a l l a trasposizione dell'esperienza iniziatica sul piano conoscitivo.

90

a v v iata decisamente da Platone, fu volentieri perseguita nella tradizione filosofica pos teriore. La terminologia di riferimento misterico usata nel d iscorso di Diotima a Socrate, per p resen­ tare il p rocesso di istruzione graduale che deve condu rre alla percezione del Bello, rimane sul livello puramente analogico ed esteriore, esprimendo la gradualità tipica di entrambe le

esperienze, iniziatica e conoscitiva 89• Un dato pienamente espres­ sivo delle modalità intrinseche e qualificanti dell'esperienza misterica e della perfetta conoscenza, le quali risultano allora sotto tale profilo omologabili nel p rofondo, emerge invece dal modo con cui Diotima rappresenta il passaggio repentino dalla gradualità del processo didattico alla rivelazione d iretta della Bellezza: improvvisamente si dispie gherà allo sg uardo del­ l'anima qualcosa di meraviglioso, il Bello in se stesso 90• E questa manifestazione improvvisa

è espressa con un linguaggio di

chiara assonanza misterica, con riferimento alla

epopteia

nella

sua qualità di repentino dispiegarsi di una visione in un contesto luminoso. Nell' Epinomis, infine, la terminologia misterica è strumento espressivo di un d iverso tipo di esperienza conoscitiva, ossia quella scaturente dalla contemplazione dell'ordine cosmico che costituisce il fond amento di quella particolare forma di " m isti­ cismo" a riferimento astrale tanto diffusa nel mondo tardo­ antico 91.

A

questa linea si ricollegano autori come Cleante,

"' Conv. 209e-210a ed . L. RoeiN, Paris, 1 9622, p. 67: «Sono, lo riconosco ­ dichiara Diotima - quelle delle cose d'amore ai cui m isteri anche tu Socrate puoi probabilmente essere iniziato. Quanto a l l ' iniziazione perfetta e a l la rive­ lazione, che alla stessa maniera sono lo scopo finale di queste prime istruzioni a cond izione che si segua la buona strada, io non so se esse saranno alla tua porta ta » . � · lvi, 2 1 0e, p . 6 9 : «exaiphnès katopsetai ti thaumaston tèn physin kalon». " Epinomis, 986c-d, ed . É . DES PLACES, Paris, 1956, p. 1 5 1 : «Questo ordine, l'uomo p rivi legiato comincia con l'amm irarlo, dopo di che lo prende il desi­ derio di apprendere a fondo tutto ciò che è accessibile ad una natura mortale, nell ' idea che così condurrà una vita m igl iore e più felice e che dopo la morte giungerà nelle regioni d estinate alla virtù; e iniziato veramente, realmente partecipando nell'unità del suo io ad una saggezza che è una, passa i l resto del tempo a contemplare i più bei spettacoli, per quanto la vista può raggi un-

91

Crisippo, Seneca fino a Dione Crisostomo 92 che esprimono il fine supremo della filosofia, ossia la conoscenza del grande Tutto ordinato, in termini d i contemplazione cosmica in tesa come celebrazione degli unici veri misteri. Più importante ai nostri fini

Fedro

e del

Com>ivio

è la posizione platonica del è assunto a

in c u i il modulo misterico

rappresentare il processo conoscitivo che nel passaggio dal sensi­ bile all ' intelligibile implica una continuità d iscontinua, una volta che, pur nella razionalità del processo stesso, si postula un salto qualitativo dall' uno all'altro livello. Senza poter qui affrontare i complessi problemi ermeneutici connessi con questa posizione platonica, basti notare come il modulo misterico sia appunto una chiave che permette al filosofo d i esprimere con immedia­ tezza quel salto qualitativo attraverso il tema della " visione" , il quale ha una pregnanza notev ole di valenze al d i là del livello del conoscere didattico e razionale, e il tema connesso della " illuminazione" , entrambi qualificati in direzione dell'esperienza diretta, "p artecipativa" e non comunicabile, tutti elementi s tru t­ turali della prassi misterica eleusina.

7.

Assunzione della terminologia misterica in ambito filosofico: L'epoca ta rdo-antica e patristica Non

è possibile seguire nei dettagli le molteplici linee di

s v i l u p p o che si d i p a rtono da quella posizione platonica e, variamente atteggiandosi nei diversi contesti, imp licano un ana-

gerli». Cfr. ivi, 991e, p. 159 dove l'apprend imento definitivo della conoscenza della unità di tutte le cose è descri tto in term ini di illum inazione. Sul tema, oltre agli a rticoli di F. Cu MONT e P. BoYANC� sopra citati (cfr. nn. 70 e 83), si ved rà l'ampia analisi di A.-J . F ESTUGI�RE che il lustra le varie espressioni della " religione cosm ica" (La révélation d'Hermès Trismégiste, II. Le dieu cosmique, Pa ris, 1 949). Per le d iverse forme d i misticismo in età ellenistica, cfr. dello stesso A., Cadre de la mystique hellénistique, in Hermétisme et mystique paiimne, Paris, 1 967, pp. 1 3-27. '' Su queste fonti si veda P. BovANa, Sur /es mystères d' t.leusis, cit., pp. 466-473.

92

logo ricorso al linguaggio dei misteri per esprimere sia il process o conoscitivo a base razionale sia quelle forme di accesso diretto e " sperimentale" al divino che si definiscono mistiche nella moderna accezione del termine. Sarà sufficiente esempli­ ficare il tema attraverso qualche autore e qualche testo che mantengano le connessioni vitali fra linguaggio ed esperienza religiosa relativa, al di là di quel frequente uso di una termino­ logia misterica divenuto già nel tardo periodo ellenistico quasi banale in ambiente pagano, dai platonici agli stoici, alla lette­ ratura ermetica, fino alle " ricette" magiche e teurgiche. Esso, presente in Filone Alessandrino in misura così ampia da aver fatto supporre l'esistenza d i "misteri" giudaici 'J, ricorre come è n o t o in varie forme e diversi significati nella letteratura cristiana, e in Clemente Alessandrino ed Origene offre gli esempi più numerosi per trovare in Gregorio di Nissa e nello Pseudo­ Dionigi Areopagita uno sbocco in senso decisamente mistico " . Di Plotino è ben noto il frequente ricorso ad u n linguaggio di a ssonanza misterica, nel quadro di un'altrettanto peculiare ., Così appunto interpreta E . R . GcxmE,.OUC H, By Light Light. Thc mystic Gospel of Hel/enistic fudaism, New Haven, 1 935, su cui si vedano le osserv azi oni d i A . D. NoCK, "Gnomon" 1 3 ( 1 937), p p . 1 56-1 65. U n ' i nfl uenza d e i m isteri sul g i u d a ismo a lessandrino anteriore a Fi lone era stata già a m m essa d a L. C E R F A UX, Influence des Mystères sur le fudaisme Alexandrin a1•ant Philon, " Le Muséon" 37 ( 1 924), p p . 29-88 [ Recueil Lucien Cerfaux, l, G e m b l o u x , 1 95 4 , pp. 6 5 - 1 1 2 ] . Sull' uso filoniano di una ter m ino l o g i a d i riferimento m i sterico si veda anche t: . B R f H I ER, L es idées philosophiques et religieuses de Philon d'Aiexandrie, Paris, 1 950', pp. 237-249. Si veda ora l ' a m p i a d i s a m i n a di R I E D,Hl . 1987. •• U n'ana lisi del linguaggio " m isterico" d i C lemente in H.G. M A RSH, The Use of M TI:T H P I O N in the Writings of C/ement of Alexa ndria, " j o u rn a l o f The o logical Studies", 37 ( 1 936), p p . 64-80. A n a loghe i n d a g i n i s o n o state cond otte da K. P R O M M per gl i autori «da P a o l o ad Origene» ( "Mysterion " !•an Pau l u s bis Origenes, " Zei tsc h r i ft Hir K i rc h l iche Theolo g i e " , 61 ( 1 93 7 ] . p p . 391 -425), su I ppolito d i Roma ( "Mysterion " und Venuandtes bei Hippolyt, i1•i, 6 3 [ 1 939], pp. 207-225) e su Atanasio ( "Mysterion " und Verwandtes bei Athanasius, ivi, pp. 350-359). J. DANi fLOU ha esa minato l' uso della terminologia m isterica in G regorio d i N issa (Platonisme et théologie mystiquc. Doctrine spiritudle de Saint Grégoire de Nysse, Pa ris, 1 9442, pp. 1 78 - 1 90 ) . Su l tema, con particolare ri g uard o a d Ori ge ne , cfr. SFA M E N I GAsrARRO 1 998, pp. 1 95-236, con la pertinente d ocu m entazio n e. Cfr. EADEM 1 99'! .

93

insistenza sul simbolismo della luce 95, oltre che sul tema della contemplazione, così centrale nella sua spiritualità e nel suo sistema dottrinale 96• Non è utile peraltro ricordare i tanti luoghi in cui quel linguaggio ha valore puramente analogico e meta­ forico, quanto piuttosto un passo come quello del VI libro delle Enneadi in cui il filosofo evoca le modalità peculiari dell'espe­ rienza misterica per esprimere la qualità specifica della contem­ plazione come unica forma di approccio al divino. In essa non c'è distinzione fra soggetto ed oggetto, raggiungendosi uno stato di perfetta unità, là dove lo stesso contemplante persegue l'uni­ ficazione del suo essere, nel completo distacco da ogni forma sensibile e molteplice. Plotino quindi si appella al divieto imposto nei misteri a che non si divulghi il loro contenuto ai non iniziati e conclude: >, quell'apice estremo dell'anima atto a partecipare all'Uno, in un movimento di " unificazione" (henosis) che segna il contatto «da Giambl ico a Proclo», si veda il t. XXI degli Entretiens sur I'Antiquité Classique della Fondation Hard!, dedicato a questo tema (Genève 1975). '"' In Alcib., 244, 1 2-252, 2 ed. W EST E R I N K . I l passo è oggetto d i commento da parte d i A.-J. FESTUGitRE, Con templation philosophique et art théurKique chez Proclus, in Studi di Storia religiosa della tarda antichitii pubblicati d a l la Catted ra di Storia delle rel igioni dell'Università di Messina, Messina, 1 968, pp. 7-18, in particolare pp. 9- 1 3 . ' " ' l!•i, 247, 5 in FESTLIC i tR E, Con templation philosophique, c i t . , p . 1 2 .

96

ultimo con il divino, per il quale l' uomo diviene en theos 10' . È noto come lo schema procliano dei tre gradi sia stato recepito nella grande visione delle "gerarchie ", angelica ed ecclesiastica, dello Pseudo-Dionigi Areopagita che, nei vari livelli d i esse, propone il triplice movimento della purificazione (katha rsis), della illuminazione e contemplazione (ellampsis, theoria) e perfezione (teleiosis), ovvero unione (hen6sis), il tutto espresso in un linguaggio di marca risolutamente misterica. Non è nostro compito trattare qui i temi della mistica dionisiana. Citiamo soltanto un brano del trattato Sui nomi dir•ini in cui Dionigi ricorda l' insegnamento del suo maestro Hierotheos che questo aveva ricevuto in parte dai "santi teologi", in parte appreso attraverso un lungo esercizio esegetico delle Scritture, «in parte perché iniziato da una più divina ispirazione, non solo apprendendo ma anche sperimentando le cose divine; e in pari tempo, per una sorta di "simpatia" verso di esse, se così si può dire, essendo iniziato riguardo alla parte di esse che non può essere insegnata e all' unione mistica e alla fede•• 10'. Questo passo dionisiano, in cui l 'henosis neoplatonica si qualifica come mystiké, essendo così sanzionata l'avvenuta acqui­ sizione di questo termine dalla storia lunga e complessa alla sfera della mistica cristiana, si pone come punto d ' arrivo di quel processo inaugurato da Platone. Esso, nella pregnanza del suo significato scaturente dalla sintesi profonda fra il tipo di esperienza religiosa evocata e la sua formulazione, potrebbe da solo esemplificare il tema "dai misteri alla mistica", sotto il profilo qui considerato. In esso, infatti, il linguaggio misterico aderisce senza scarti al contenuto esperienziale in questione : se la "divina ispirazione" procura una myesis, ciò avviene perché essa realizza non un semplice mathein, un insegnamento razio­ nale a base d imostrativa, ma un pathein, una partecipata espe­ rienza delle "cose divine" . È facile cogliere qui l'eco della defi­ nizione aristotelica dell'esperienza iniziatica, tutta articolata nel diretto contatto con il livello divino sulla base della sympatheia, "" lvi, 247, 1 0 s s . i n FESTUG I � R E, Con tenzp/a tion philosophiquc, c i t . , p . 1 2 . "� De div. nom. IX, PG 3, 648 A · B .

97

la quale per sua natura non può essere oggetto di insegnamento, ma soltanto vissuta in quelle profondità dello spirito dalle quali, in tutt'altro contesto religioso e teologico, per lo stesso Dionigi scaturisce l'esperienza "mistica" cristiana.

98

Capitolo II Ancora sul term ine TEA.ETH Osservazioni s torico-religiose Nel vasto e articolato panorama dei culti greci una sfera particolarmente significativa per varietà e ricchezza di valenze religiose è costituita da una serie di complessi rituali denomi­ nati nelle fonti di età classica 'tEÀEtai, nella quale rientrano a titolo diverso i misteri demetriaci di Eleusi, il culto egualmente demetriaco dei E>EOJ.upopta, il dionisismo dei tiasi bacchici, le cerimonie della frigia Cibele ellenizzata nella figura della MiJ"CTlP òewv, i riti coribantici e orfici, per non ricordare che i più noti fra i culti cui si applica quella denominazione. La varietà dei contesti evocati pone all'indagine storico­ religiosa il problema pregiudiziale di individuare le motivazioni di un uso lessicale che abbraccia fenomeni così numerosi e diversi nei loro contenuti e nelle modalità di manifestazione. Di fatto, la stessa circostanza che culti varii siano accomunati in un'unica sfera semantica induce a sospettare con fondamento l'esistenza di certe analogie fra i medesimi. Senza presumere di risolvere il problema della definizione storico-religiosa di quei diversi complessi cultuali sulla base di un'indagine terminolo­ gica, non sarà superfluo prendere le mosse da essa 1 , per tentare di circoscrivere la specificità di quei fenomeni che il linguaggio religioso greco omologava per certi aspetti sotto la rubrica delle teletai. Diciamo "per certi aspetti ", una volta che la "rubrica" in questione presenta una singolare pregnanza semantica, la quale variamente si dispiega e si definisce in rapporto alle peculiari modalità e ai diversi contenuti dei singoli fatti storici ricondu1 L'opportun i tà d i siffa tta indagine, centrata sul termine �ucrtl\pia che, insieme con iipyta, rientra nella semantica dei culti greci definiti anche tEÀE.tai, è stata a ffermata d a A . B R ELICH nell 'opera sul fenomeno iniziatico in G reci a, la quale - nelle i n tenzioni dell'A. - doveva essere propedeutica ad una ricerca sui misteri (Paides e Parthenoi, Roma, 1 969, rist. 1 98 1 ) .

99

cibili ad essa. Si configura pertanto un movimento dialettico per il quale, se da una parte l'uso del termine tEÀet tl , plur. tEÀEtai , per designare una serie d i realtà religiose sollecita l'interprete a percepire le analogie sussistenti fra di esse, dall'al­ tra la specifica d imensione di ciascun fenomeno, quale risulta dal complesso dei dati documentari che lo riguardano, permette di delineare l'articolazione dell'arco semantico abbracciato da quel termine medesimo, nel pieno rispetto dell'irriducibile d iver­ sità dei varii fenomeni esaminati. Si tratta infatti in primo luogo d i ev itare il rischio di u n indebito appiattimento della prospettiva storica, presumendo una univocità di significati in una terminologia che invece, proprio nel suo coinvolgere realtà religiose diverse, risulta estre­ mamente du ttile e poliv alente sebbene dotata di una sua pecu­ liare omogeneità. Contro la tendenza abbastanza diffusa a rendere nelle lingue moderne tEÀEt rl con " iniziazione" 2 ha reagito H . Bolkestein facendo notare che nel V sec. a.Cr. il termine ha un'accezione ampia ed è spesso usato nel senso di " azione" religiosamente qualificata, "culto". Tale significato peraltro ben presto si specia­ lizza ad indicare rituali di tipo catartico, quali erano presenti in ambiente orfico e nei culti misterici, in cui la purificazione degli iniziandi era uno degli scopi principali dei riti preliminari. Ciò spiegherebbe l'evoluzione semantica del termine, che talora assume il significato di rito m isterico 3• P . Boyancé, mentre ritiene ben fondata la critica alla comune equivalenza tEÀEt t1 -iniziazione 4 e parimenti accetta il rapporto ' I n tal senso cfr. ) . E . H A RRISON, The Meaning of the Word rEM:nf, " C las. Rev . " 28, 1 9 1 4, pp. 36-38. 3 H. BoLKESTEIN, Theophrastos' Charakter der Deisidaimon ia als religionsge­ schichtliche Urkunde, G iessen, 1 929, pp. 52-63. C fr. anche O. KERN, s.v. Telete, R E H b . 58, 1 934, c o l i . 393-397. ' In tal senso si è espresso anche W . K .C . GurH RJE, Orpheus and Greek Retigion, London, 1 952' (trad . fr., Paris, 1 956), pp. 224-227. I n anni recenti, tuttavia, P. BoYANCt ha a ffermato che nei testi pla tonici (cfr. oltre) spesso rEÀ!:'tat equiva rrebbe a " i niziazioni" ( t.leusis et Orphée, " Rev. É t. Gr." 88, 1 975, p. 1 97).

1 00

particolare del termine con i riti di purificazione, modifica le conclusioni di Bolkestein affermando che la ragione dell'uso di tEÀ.Eta.i per definire tali riti, d ivenuti in certo senso "i riti" per antonomasia, non consiste preminentemente nella loro grande diffusione ed importanza nel panorama religioso greco a partire dal V sec. a.Cr. Essa piu ttosto è da vedere nella natura stessa dei rituali catartici, in quanto dotati di un'«efficacia religiosa, di una virtù particolarmente attiva>> �Molto attenta alla specificità dei fenomeni chiamati tEÀ.Etai , fin dalle prime testimonianze dell'uso del termine, è la ricerca di F. Sokolowski che giunge a risultati molto apprezzabili per la chiarificazione del problema. Dopo aver notato che, a parte Pindaro in cui è un uso ampio del termine, gli autori del V sec. definiscono tEÀ.Etai una serie di culti abbastanza omogenea, dal coribantismo al d ionisismo, dal rituale di Cibele alle Tesmoforie, lo studioso ne conclude che i riti detti tEÀ.Etai «sono ricette liturgiche praticate in certi gruppi per ottenere risultati favorevoli>> . L'uso platonico del termine conferma l'apparte­ nenza di esso a speciali ambienti religiosi, orfici in particolare, in cui si praticavano rituali complessi, con purificazioni, d anze, canti, sacrifici. Le tEÀ.Etai sono dunque sistemi rituali riservati ad ambienti particolari; in questa categoria di riti, come risulta da una nota definizione aristotelica, rientrano anche i misteri istituziona­ lizzati e, come quelli eleusini, garantiti dallo stato. In conclu­ sione, piuttosto che " iniziazione ", la tEÀ.Et� è un complesso rituale a carattere catartico e con connotazioni di "riservatezza ", essendo praticato all'interno di gruppi specializzati e talora con una vera e propria prassi iniziatica. In mancanza di un esatto equiv alente nelle lingue moderne, lo studioso prop one d i rendere i l termine greco con l'inglese performance 6• Il carattere ca tartico delle tEÀ.Etai rivelerebbe, a parere di ' Le eu/te des Muses chez /es phi/osophes grecs. É tudes d'histoire et de psychologie religieuses, Pa ris, 1 936 (rist. 1972), pp. 42-48 in particola re p. 44. ' A propos du mal TEA ETH. in Charisteria G. Przychochi a discipu/is oblata, Va rsavia, 1 934, pp. 272-276.

101

C. Zijderveld, soltanto una delle possibili accezioni del termi­ ne, cui si connette la carica di "significato magico" che rifluirebbe su di esso da quella che lo studioso ritiene la sua principale accezione, ossia quella di « atto religioso di una specie parti­ colare» 7• Dopo aver notato che, a parte una sola menzione " profana " , il termine ha sempre valore religioso, Zijderveld distingue un più antico e generico uso di esso per ogni tipo di cerimonia sacra, da quello più specifico per indicare «religious acts of a special kind, which deviated in some way or other from prevailing practice in Greece and hence draw the attention» . L o studioso procede alla classificazione di un'ampia fascia linguistica che farebbe uso del termine per indicare atti religiosi , più o meno caricati di significati ideologici. In essa rientra anche la pertinenza di tEAt 'tll alla sfera dei misteri, quelli eleusini in primo luogo, dei quali il termine indicherebbe sia l'intero complesso cerimoniale sia il principale atto sacro, avvolto nel segreto, che diventa allora la tEA.et r\ Kat' èl;ox r\ v. C . Zijder­ veld sembra dunque ammettere, almeno in relazione ai misteri, l'equivalenza tEA.et r\ -iniziazione, in quanto essa costitu irebbe > . Lo studioso individ ua poi ulteriori, più specifici e limitati sign ificati del termine, come quello di "setta" o comunità religiosa a carattere esclusivo, "misterico" in senso figurato o traslato, ovvero quello di opere letterarie di contenuto reli­ gioso, dette appunto tEÀEta i . In un caso TEAEt r\ è una divi­ nità 8• Nonostante la grande quantità di materiale raccolto e ana­ lizzato da C. Zij derveld, la classificazione proposta rimane ina­ deguata a circoscrivere e definire i fenomeni chiamati tEA.etai a causa dell'uso della categoria generica di > 1 1 • Nell'argomentazione dello studioso persiste tuttavia una notevole oscillazione nell 'uso della terminologia ed una conse­ guente mancanza di chiarezza concettuale, là dove egli non definisce l ' accezione specifica del " mistico" che il rituale bacchico realizza 12• Soprattutto si nota che, pur negando al termine 'tEÀ.é:'tTJ nel linguaggio euripideo un significato univoco e tecnico di " iniziazione" e più ampiamente riconoscendo che ' Penthée et Dionysos. Nouve/ essai d'interprétation des "Bacchantes " d'Euripide, in R. BLOCH, Recherches sur /es religions de / 'antiquité c/assique, Genève-Paris, 1 980, pp. 1 05-257, in particolare pp. 232-250. Si vedano le osservazioni di G . CASADro, Adversaria Dionysiaca, "Stud i e Mat. Stor. Rei . " , SO, 1984, pp. 1 3 1 - 1 37. 1" Op. cit., P· 24 1 . 1 1 Op . cii., p . 235. R . TuRCAN, nel recensire tale lavoro, propone d i intendere il termine nel senso di " consacrazione" ( " Rev. Hist. Rei.", 1 99, 1 982, p. 87) . 1 2 S i vedano in proposito le diverse posizioni s u l problema d i D. SABBATuccr, Saggio sul misticismo greco, Roma, l %5 (seconda ediz. con aggiunte, Roma, 1 979) e di U. BrANCHI, lnitiation, Mystères, Gnose (Pour /'histoire de la mystique dans le paganisme gréco-orienta[), in C.). BLEEKER (ed.), lnitiation, Leiden, 1%5, pp. 1 54 - 1 7 1 ; The Greek Mysteries, Leiden, 1 976; Prolegomena. The Religio-Historical Question of the Mysteries of Mithra, in U . BrANCHI (ed.), Mysteria Mithrae, Roma-Leiden, 1 979, pp. 3-29; Lo studio delle religioni di m istero. L'in tenzione del Colloquio in U . B r ANCHI-M.). V ERMASEREN (edd .), La soteriologia dò culti orientali nell'Impero Romano, Leiden, 1 982, pp. 1 - 1 6.

1 03

l'immagine del dionisismo delineata nelle Baccanti non presenta la struttura esoterico-iniziatica dei "misteri ", nell'interpreta­ zione della vicenda di Agave egli parla di " gioie dell'inizia­ zione" e definisce la madre di Penteo " prima iniziata" 13• Se si viene direttamente alle fonti del V e IV sec. addotte nella discussione sul significato storico-religioso dei complessi cultuali definiti n:A.E1:ai, si constata per un verso che talora si tratta dei medesimi contesti designati anche come llUv ad indicare in esso la compo­ nente cultuale, di cerimonia che ha come destinatario un essere sovrumano 24• Nelle Baccanti la denominazione di 'tEÀE'tal alterna con quella di òpyta per designare il complesso rituale, con danze, canti, s uono di fragorosi strumenti musicali, che il dio impone alla città di Tebe e alla propria famiglia colpevole di negare e respin­ gere la sua divina potenza 25. La tragedia euripidea, che offre uno squarcio vivido di religiosità e prassi dionisiaca, nono­ s tante l'uso di un linguaggio dalle singolari assonanze miste­ riche 26, non permette di concludere sulla presenza d i uno specifico rituale iniziatico nel dionisismo dei tiasi di età classica . Questo si presenta come un fenomeno assai mobile, che percor24 Basti ricorda re, per tutte, l ' espressione euripidea tEÀnàç "Ecilv Ei 8Wç per definire l 'attività del baccante nella celebre Parodos (v. 73) su cui si veda l ' a n a l isi magistrale d i A.-J. FESTUGI�RE, La signification religieuse dc la Parodos des Bacc/umtes, " E ra nos" 54, 1 956, pp. 72-86, rist. in t. tudes de religion grecque et hellénistique, Pa ris, 1 972, pp. 66-80.

" Bacch. 20-34; 258-262; 465-482. '' Tebe, ancora ignara del culto d i o n i s i a c o , è d e t ta dal d io

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àtÉÀEcrtoç

re le città trascinando gli individui, soprattutto le donne 27, in un rituale "orgiastico" ambientato sui monti e in luoghi inculti, a contatto diretto con la natura e gli animali selvatici 28• Se le fonti posteriori continuano a denominare n:M:mi i riti dei baccanti 29, ancora il testo di Euripide accomuna ad essi, sotto la medesima designazione, il culto metroaco confermando l'alter­ nanza del termine con Òpyta, pertinente ad entrambi i contesti religiosi 30• Un terzo complesso rituale, la cui speciale qualità traspare già dalla denominazione di Òpyta, sono le Tesmoforie che quanto ai suoi �aqEUiJata (vs. 40). Una " riserva tezza" sui generis e prat iche rituali d i tipo inizia tico sono individuate da P. BoYANa !Dionysiaca. À propos d'une étude récenle sur l'initiation dionysiaque, "Rev. É t. Lat." 68, 1966, pp. 33-60), in particolare nell 'episodio della vestizione di Penteo. Cfr. a nche C . G A LLINI, Il tra!'estismo rituale di Penteo, "Studi e Mal. Stor. Rei." 34, 1 963, pp. 2 1 1 ·228. Al contrario, M.P. N ! LSSON (The Dionysiac Mysteries of the Hellenistic and Roman Age, Lund, 1 957) ritiene assente un rigoroso esoterismo dagli stessi m isteri dionisiaci d i età ellenistica tarda. Cfr. anche A.·J . FESTUGJ�RE, Les mystères de Dionysos, " Rev. Bibl." 44, 1 935, pp. 1 9 1 -2 1 1 rist. in � tudes, cit., pp. 1 3-32. Fin da età ellenistica, pera ltro, si ha notizia d i numerose comunità a stru ttura esoterico- iniziatica. Cfr. M . P . N!LSSON, op. cii., passi m; ID., New Evidence far the Dionysiac Mysteries, " Eranos" 53, 1955, pp. 28-40; F. MATZ, L1wvooraorrj reM:nf.

A rchaeologische Untersuchungen zum Dionysoskult in hellenistischer und ròmischer Zeit, " Abhand. A kad. Mainz" 15, 1 963; A. H E N R I C H S Greek Maenadism from Olympias lo Messalina, "Harv. St. Clas. P h i l . " 82, 1 978, pp. 1 2 1 - 1 60. I n u l timo, ,

oltre il lavoro d i É . Ccx:: H E DE LA F ERTo, già citato, si vedrà la messa a punto della questione in G. CAsA DIO, Per un 'indagine storico-religiosa sui culti di Dioniso in relazione alla fenomenologia dei misteri, l, "Stud i Stor. Rei." 6, 1981, pp. 209-234; Il, "Stud i e M a l . Stor. Rei." 49 (n.s. 7), 1 983, pp. 1 23-1 49. 27 Per la partecipa zione degli uomini a i tiasi d i età classica, esclusa da Ni lsson (The Bacchic Mysteries of lhe Roman Age, "Harv. Theol. Rev . " 46, 1 953, pp. 1 76 s.), cfr. A.·J. F ESTUGI �RE, Les mystères de Dionysos, p . 1 6; P. BoYANCo, Dionysiaca, pp. 55 s. '' Eur. Bacch. 32-38; 50 ss.; 76; 64- 1 6 7 e passim. '" Cfr. Aristoph. Ran . 357. Basti poi ricorda re Diodoro che nei v a ri capi· toli del III libro della Bibl. a l terna tEÀ.Etai, Òpyt a e IJUCH� pta per definire il culto d ionisiaco. '' Bacch. 72-82. Sui riti metroaci d i età classica, caratterizzati da pec u l i a ri aspetti entusiastico-orgiastici cfr. G. SFAMENJ GASrARRO, Soteriologia e aspetti m istici nel culto di Cibele e A ttis, Palermo, 1 979 e la trad. inglese, a m piamente elabo­ rata, Leiden, 1 985.

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Erodoto definisce tEM:ti] di Demetra dichiarando di dover osser­ vare su di essa un rigoroso riserbo 31 • Il panorama delle tEÀ.€tai si configura come relativo a pratiche rituali riservate ad ambienti specializzati, in cui si compongono elementi catartici ed atteg­ giamenti entusiastico-orgiastici. Ciò appare più distintamente dalla p ertinenza a questo quadro di fenomeni quali il coriban­ tismo e le pratiche orfiche 32, parimenti designati come tEÀ.€tai . L'aspetto catartico dei riti coribantici è sottolineato da Ari­ stofane, là dove con ironia narra il caso del vecchio Filocleone, affe t t o da una s trana malattia che nessun rimedio vale a guarire. Alla fine il figlio lo sottopone al rito coribantico, prati­ cato a l suono del timpano 33 ma, dimostratesi inefficaci anche " Hist. II 1 7 1 . Culto di tipo tesmoforico erano gli orgia di Demetra Achaia riserv a t i in A tene alla s t i rpe dei Gefiri, di origine beotica (Erod . Hist. V 6 1 ) . " La bibliografia s u l fenomeno orfico è notoriamente assai ampia, essendo assai d i v e rse e spesso contrastanti le valutazioni storico-rel igiose di esso. Basti qui ricordare le posizioni equilibra te d i M.P. N 1 LSSON, Early Orphism an d kindred religious movements, " Harv . Theol. Rev ." 28, 1 935, pp. 1 8 1 -230; W.K.C. GuTHRIE, op. cit.; M.J. LAGRANGE, lntroduction à l'étude du Nouveau Testament, I V Critique historique l. !..es mystères: l'orphisme, Paris, 1 937 su cui cfr. P. BcY ANa, Sur /'orphisme. A propos d'un livre récen t, " Rev. É t. Lat." 40, 1 938, pp. 1 63-1 72, e la rassegna critica d i K. PROMM, Die Orphik i m Spiegel der neueren Forschu ng, "Zeit. Kath. Theol." 78, 1 956, pp. 1 -40. Una più recente messa a punto di a lcuni aspetti del problema in U . BIANCHI, Orfeo e / 'orfisnzo nell'epoca classica, "Studi e Mat. Stor. Rei." 28, 1 957, pp. 1 5 1 - 1 56; lA religione greca, Torino, 1 975, pp. 225-239; L'orphisme a existé, in Mélilnges d'histoire des religions offerts à H.-Ch. Puech, Pa ris, 1974, pp. 1 29-1 37; Prometeo, Orfeo, Adamo, Roma, 1 976, pp. 1 29-143. Per la questione complessa dei rapporti orfismo-d ionisismo cfr. W . B u R K E RT, Orphism and Bacchic Mysteries: New Evidence and 0/d Prob/ems of ln terpretation, "The Center of Hermeneutical Studies in Hellenistic and Modem Cultu re" ( Protocol of the Twenty-Eight Colloquy: 1 3 ma rch 1 977) Berkeley, 1 977. A l fine d i un aggiornamento bibl iogra fico s u l l 'orfismo si rimanda a ScARPI 2002, I, pp. LXXVII-LXXXI, che fornisce alcune t ra le più significative fonti. Ci lim itiamo a ricorda re i vari contributi editi da MASARACCH I A 1 993, l ' utile versione italiana di W EST 1 983 ( 1 993) e gli Atti dei Seminari napoletani 1 996-1 999 editi da ToRTO R ELLI G H I DI N I - 5TORON I M A R INO - VISCONTI 2000. Cfr. anche la raccolta di saggi d i BRISSON 1995. " Vesp. 1 1 8- 1 20. C fr. Scho/. in Vespas, v . 8 s. dove si definiscono i Coribanti «demoni che inducono la �avla e la possessione divina» e i l Kopu�avttàv come «l'essere possed u ti dai Coribanti», realizzato nel contesto della tiliti). Lo scoliaste chiama �lXJn\pta i riti coribantici finalizzati alla purificazione dalla man ia.

1 09

queste tEM:tai , il personaggio si reca ad Egina, le cui ceri­ monie, che fonti posteriori rivelerann o pertinenti ad Ecate e chiameranno "misteri ", hanno dunque analoga efficacia catar­ tica :4. La tEÀ.ttTJ dei Coribanti come rituale implicante una l'}povwm.ç, in un'atmosfera di religiosità entusiastica, con danze e " giochi" , è evocata da Platone 3� che frequentemente allude al coriban­ tismo, ponendone in luce le forti componenti catartiche e insieme l'aspetto di sacra possessione ed èvl'}oootaOJlOç 36• Ai fini della valutazione storico-religiosa dei fenomeni desi­ gnati come tEÀ.ttai sono assai utili i molteplici riferimenti ad essi presenti nei dialoghi platonici, che pure suscitano numerosi problemi interpretativi. In un passo del Com•ito le tEÀ.ttai sono enumerate in una serie omogenea di fenomeni comp rendenti, oltre le l'}ooiat, Oiat, anche qui affermandosi un rapporto delle prime con le pratiche mantiche 38• In altri luoghi platonici le teletai, di cui si mette in luce l'aspetto operativo e la finalità catartica 39, oltre ad indicare i rituali degli orfici, sembrano riferirsi anche alla sfera dei misteri eleusini. In un passo famoso della Repubblica Platone descrive, con tinte vivaci, l'attività di quegli ayuptat KUÌ !lclVtEtç che o( al. '" Per l ' i n t ima connessione d i 1Ca13ap�o( e tEÀ!:ta( si veda anche Fedr. 244 d-e, relativo alla �av(a p ro fetica che i nsorge nei membri d i a lcune stirpi u i n conseguenza d i antiche punizioni » . C f r . anche Leg. 7 , 8 1 5c. "' Resp. 2, 364b-e in O. KERN, Orph. Frag., F 3, pp. 8 1 s. Trad uzione secondo P. BoYANct, op . ci/ . , p . 1 1 . U na esa u s t i v a d i s a m i n a del tema " P l a tone l'Orfismo" è condotta da BERNAB� 1 998. " Op. ci/., pp. 9-3 1 . Lo stud ioso ha confermato la propria interpretazione, contro le riserve d i FESTUGr �RE (" Rev. É t. Gr." 51, 1 938, p. 1 97), i n u n success i v o

111

Più oltre il filosofo sembra proporre una connessione fra le

tEÀ.Etai orfiche e i misteri eleusini, cui è propria un'analoga efficacia catartica accompagnata da promesse di felicità escato­ logica. Venuto a discutere sul problema della giustizia e sulla possibilità o meno per i malvagi di placare gli dèi con preghiere e offerte per sfuggire alla punizione, Platone conclude: «Ma, amico mio ... le tEÀ.Etai possono molto in questi casi, e anche gli dèi liberatori, se bisogna credere alle città più grandi e ai figli di dèi, poeti e interpreti dei pensieri divini, che ci attestano queste verità>> 42• Se nei si identificano personaggi quali Orfeo e Museo, la menzione delle "città grandissime" che parimenti riconoscono la capacità delle tEÀ.Etai e degli "dèi liberatori" di garantire all' uomo una buona sorte nell'aldilà, pare contenere un'allusione abbastanza trasparente ad Atene 43• Ne risulta una sostanziale analogia fra i rituali catartici orfici e le cerimonie eleusine, di cui lo stato ateniese era patrocinatore e garante, entrambi situabili nella categoria delle tEÀ.Etai . In pari tempo Platone ammetterebbe l'esistenza di rapporti tra catarti orfici ed Eleusi. Senza entrare nel merito della dibattuta questione della l a voro (Piaton et /es cathartes orphiques, " Re v . t t . Gr." 55, 1 942, pp. 2 1 7235). Lo Pfeiffer non ritiene probabile un'allusione ad Atene nella menzione d e l le poleis che si lasciano persuadere dai calarti orfici in Resp. I l , 364e. Ammette però che più oltre (366a-b) Platone si ri ferisca a lla propria città, i n q u a n t o interessata alle grandi feste eleusine ('' Ber!. Phil. Woch. ", 1 940, pp. 543-546). " Resp. Il, 366a-b; trad. secondo E . C H A M BRY, Platon, Oeuvres complètes. VI, La République. Livres 1- 111, Pa ris, 1 959, p . 6 1 . " Simile riferimento ad Atene e a l le s u e istituzioni religiose sa rebbe p resente, a parere d i P. BoY A NCo (op. cii., p . 22), in un passo di Leg. V 73&, in cui il filosofo d iscute sull 'ordinamento dei culti nelle città. Vi si a fferma che, nel riformare la vita cittadina, non bisogna mod i ficare le istituzioni in vigore, a suo tempo stab ilite in seguito ad un responso oracolare espresso attraverso v isioni, messaggi ispirati ovvero sulla base d i !tUÀat oì Àoyo t . « I n conseguenza d i tali suggerimenti sono stati istituiti sacrifici misti a 'tEÀnai , siano essi nazionali o d i origine locale, siano a ncora importati d a l l 'Etruria, da Cipro o da ogni a l t ro paese>> . Le t'lucriat 'tEÀnaìç cru��Ei K'tat a cara ttere locale (rmxwpto t ) sa rebbero i misteri d i Eleusi.

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presenza o meno di influssi orfici sui misteri eleusini, ricorde­ remo che tutta una tradizione attribuisce ad Orfeo la fondazione di essi o comunque collega ad Eleusi personaggi di estrazione orfica 44• In questa tradizione sembra rientrare lo stesso Platone quando mostra di approvare l'opinione di coloro «che hanno istituito per noi le tEÀI:tai >>, configurando queste ultime come istituzione cittadina ateniese («per noi»), a carattere ufficiale. Nell'enunciare il pensiero dei fondatori di tali riti, di cui si ribadisce il carattere catartico e l'efficacia nel garantire prospet­ tive positive per l'aldilà, si fa uso di una terminologia dalle significative assonanze misteriche 45• Il momento operativo con finalità catartiche e l'interesse per le attese escatologiche dell'in­ dividuo appaiono gli elementi peculiari delle tEÀI:tai, siano esse i rituali degli orfici ovvero l'istituzione misterica di Eleusi. Non risulta invece dai testi platonici che l'aspetto iniziatico costituisca uno specifico elemento caratterizzante l'ampia cate­ goria d i fenomeni definiti tEM:tai . L' immagine del "superstizioso" delineata con ironia da Teofrasto mostra piuttosto il carattere tipicamente ripetitivo dei " Si vedano le fonti raccolte e discusse da F. G R A F, Eleusis und die orphische Dichtung Athens in vorhellen istischer Zeit, Berlin-New York, 1 974 . " Phaed. 69c. Cfr. ibid. 8 1 c dove l'ottenimento di una buona sorte nell'aldilà è p re roga tiva dei IJ.EIJ.UT\IJ.I·u\vot, ossia degli "iniziati" che nell'Atene del IV sec. erano per antonomasia i misti eleusini, a i quali già l'Inno a Demetra prometteva ' un aÌ cra migliore dopo la morte. Se le trkmi orfiche hanno indubbi interessi escatologici, gli stessi ò pyt a d io n i s i a c i , l a cui efficacia sembra l i m i t a t a all 'EuOat�J.OVi a prodotta d a l rituale (cfr. A.-). F EsTUcrtRE, Le s nrystères d e Dionysos, pp. 17 s.), in a lcuni ambienti d e l l ' I talia meridionale davano anche garanzie per la v i ta futura. Ciò pare a ttesta re la nota laminetta da Hipponiunr (G. FoTr - G. PucuEsE C A R R ATELLI, Un sepolcro di Hipponion e un n uovo testo orfico, "Par. Pass. " 1 54- 1 55, 1 974, pp. 1 03-1 26; W . BuRK ERT, Le lanrinette au ree: da Orfeo a Ùlmpone, in Orfisnw in Magna Grecia (Atti del XIV Convegno di studi sulla Magna G recia, Ta ranto, 6- 1 0 ottobre 1 974), Napoli, 1 975, pp. 8 1 - 1 04; G . ZuNTZ, Die Go/dlamelle von Hipponion, "Wien. St." 89, 1 976, pp. 1 29-1 5 1 ) e l ' iscrizione cumana che vieta l a sepoltura nel luogo ind icato a chi non sia baccante (D. CoM r A R ETTI, Iscrizione arcaica cumana, "Ausonia " l, 1 906, pp. 1 3-20). Cfr. M . P . N r LSSON, The Dionysiac Mysteries, p . 1 2. La letteratura s u l l e lam inette auree s i è notevolmente a rricchita negli u l t i m i a n n i , anche p e r la scoperta d i nuovi significativi esemplari. C fr. B E R NAB � - ) I M �N EZ SAN C R rSTOBA L 200 1 .

1 13

rituali catartici praticati da quegli «operatori del sacro>> che erano gli Orfeotelesti. Presso costoro si reca " ogni mese" il OEt>, pensa di fatto alla prassi rituale di Eleusi, anch 'essa dunque tEÀ.Etr\, con i d u e livelli della JlUTJ> 49• I JlUcrtr\pta sono dunque una " Eth. Charak. 1 6, 1 1 . Sulla natura non iniziatica di tali pratiche cfr. anche W.K.C. GuTH RIE, op. cii., p . 225. " Per l'uso d i un linguaggio a carattere m isterico, anche i n relazione a l p rocesso conosci tivo, basti rimandare a Conv. 209e-2 1 0a; Resp. V I I I 560d-e. Si veda É . DES PLACES, P/a ton et la /angue des mystères, "Ann. A ix", 38, 1 964, pp. 9-23 rist. in t. t udes platon iciennes 1 92 9 - 1 979, Leiden, 1 9 8 1 , p p . 83-98; L. PAQUET, Platon. lA ntédiation du régard, Leiden, 1 973, pp. 296-356. La tendenza alla traspo­ sizione d i quel l inguaggio sul piano della conoscenza fi losofica e religiosa si fa ampia e d i ffusa nella trad izione posteriore. C fr. P. BoYANa, Sur /es ntystères d'E/eusis. A propos d'un livre récenl, " Rev. !O t. G r . " 75, 1 962, pp. 460-473. Per la possibi l ità d i individuare qualche linea d i cont inuità, sotto i l p rofilo fenome­ nologico e storico, tra i culti m isterici e alcune forme d i m isticismo neopla to­ nico e cristiano cfr. il Cap. l d i questo volume. " Phaedr. 250b-d . '" Rhet. 1 4 0 1 a , 1 2- 1 5 .

114

"specie" di quell'ampio ma omogeneo e qualificato gen us che sono le 'tEÀ.Emi . La coscienza di ciò era presente in Aristofane che enumera tra «le 'tEÀ.E'tai degli dèi>> che si promettono ad Hermes, i M'uO'tftpta insieme con i nava�itvata, i 6t7tOÀ.Eta e gli ' A owvta 50• Lo stesso autore designa con il singolare 'tEÀ.E'tft il complesso cerimoniale eleusino, confermando che il termine, piuttosto che la nozione di " iniziazione", esprime quella di rituale sacro di un genere particolare. «Astro luminoso della 'tEÀ.E'tft notturna>> è proclamato "laqoç dal coro degli iniziati che, al lume delle torcie, danzano e cantano in un'atmosfera di vivido entusiasmo rievocando, nell'eterna beatitudine dei boschetti inferi, l'ann u ale processione dei misteri 51• In un'iscri­ zione ateniese del V sec. a.Cr. Lisistrata si rivolge alla ltO'tVta Deo cui fu devota in vita, definendosi 7tp07toÀ.Oç «dell ' indicibile 'tEÀ.E'tft tua e della Figlia>> 52. Isocrate, che pure designa come 'tEÀ.E'tft l'istituzione eleusina, largita da Demetra insieme con l'agricoltura al popolo ateniese 53, allude quindi alla 7tpoppTJatç dello ierofante e del Kfjpuç che, in ricordo della profanazione compiuta dai Persiani, dichiara esclusi dai misteri i barbari, oltre agli assassini. Tale proclamazione avviene Èv 'tl] 'tEÀ.E'tl]

't< lbid., 1 57.

1 15

isocratea non potrà dunque significare « durante l'iniziazione dei misteri», esprimendo piuttosto la nozione di " festiv ità", rituale festivo di cui la forma del genitivo precisa la specifica natura 55. Il medesimo uso è attestato in un'iscrizione del III sec. a.Cr., posta a memoria dell'attività di uno stratega in occasione degli ' Eì.Eucri vta e della twv 1-!UOtT]piwv tEÀ.Et� 56• Il significato ampio del termine per indicare l'in tero arco festivo eleusino è confermato dall' lppolito euripideo, che mostra il personaggio venuto nella « terra di Pandione•• Èç Oljll v KaÌ. tÉÀT] 1-!UOtT]piwv (vs. 25 sg.). Questa espressione, in cui ricorre il più generico tÉÀOç ("festa", "rito"), usato peraltro nel linguaggio poetico del V sec. per gli speciali riti eleusini 57, offre ulteriore prova che 1-!Ut7Ses e leo, vi partecipano come "servitori" o comunque portatori di offerte (cfr. il rilievo di Konjic). '"' CIMRM, l, 42, 13 fig. 21; Fo. Cu MO'-'T, Th,• Dura Mithraeum, transla ted and ed ited by E.D. Francis in Mit lr ra 1 c Studies, l, pp. 1 76 s. fig. 29c. 1 '� Sul banchetto mi triaco si veda F o . Cu '!l)NT, Les mystères de Mithra, pp. 163-1 65; Io., Un bas-rrhef mithriaque du Lou pre, in "R.A.", s. VI, 25 ( 1 946), pp. 1 83-195 (cfr. H . -C H . P u EC H , in " R . H . R . " , CXXXI, 1946, pp. 223-226; CXXXIV, 1947-48, pp. 242-244); M . J . V E R M AS E R E N , Mithra, ce dieu m ist er ieu x , pp. 81 -86; J . STEW A R DSON - E. SAUNDERS, R eflc c tions on lhe Mithraic Liturgy, in S. LAEUCH L I (ed.), Mithraism in Oslla, Evanston, 1967, pp. 67-84; MESLIN 1978 c h e i nsiste s u l rapporto fra l 'azione c u l t u a l e del pasto d e g l i i n i z i a t i e i l " modello" d i v i no. Cfr. a nche M ESL I N 1985. '"' ) . P . KANE, The Mithraic eu/t meal in its Greck and Roman em•ironmen/, in Mithraic Studies, Il, pp. 3 1 3-35 1 . Sul cibo "sacramentale" dei m isteri come mezzo per partec i p a re d e l l a forza d i v i n a senza che i n tervenga l'idea d i "divinizzazione" cfr. M . P . N I LS. ).

50 C fr. il rilievo di Efeso con Marco Aurelio vittorioso sulla quadriga di Helios (S. RE I NACH, op. ci t., l, 144). Sul tema dell' apoteosi i mperiale, che peraltro frequentemente si esprime piuttosto col motivo dell'aquila, cfr. G. Bo!SSIER, s . v. Apotheosis, in CH. DAREMBERG - E. SAGLIO - E. Parr ! ER, Dictionnaire des antiquites grecques et romaines, vol . l, Paris, 1877, pp. 323-327; H.P. L'ORANGE, s.v. Apoteosi, in Enciclopedia dell'Arte Antica, classica e orientale, vol . l, Roma, 1958, pp. 489-4 97 .

1 75

e

contemporaneamente

alla tipologia di Sole e Luna sopra descritta.

Tuttavia, in due monumenti della Germania le due tipologie risultano fuse in un'unica rappresentazione . Si tratta dei rilievi d i Heddemheim 5 1 e di Neuenheim 52, che presentano entrambi

sul registro superiore i cocchi di Sole e Luna nella consueta posizione ascendente e discendente ma nel cocchio insieme con

Sol

è anche Mi thra, che con lui ascende verso le sfere superiori

del cielo. Sul significato di questa commistione dei due schemi ico­ nografici si è d iscusso nelle conclusioni del Seminario, mitriaco d i Roma * e si è parlato di un superamento del momento ciclico rappresentato dalle figure alterne di Sole e Luna mediante il defini tivo

ascensus

di Mithra sul cocchio solare. Tale interpre­

tazione è certo suggestiva e aderente al significato dei due distinti schemi iconografici cosmica e

ascensus

(Sole e Luna espressione della ciclicità

di Mithra come momento conclusivo della

vicenda in una direzione "lineare" ) . Tuttavia è più prudente astenersi da un'affermazione troppo decisa in tal senso, una volta che si tratta d i due soli monumenti, nei quali è assente, fra le s c e n e raffi g u r ate n e i r i q u a d ri, q u e l l a " n o r m a l e " dell'ascens us . Si può pensare infatti che l'artista s i a stato indotto ad utilizzare lo schema simmetrico d i Sole e Luna per rappre­ sentare l'episodio conclusivo della vicenda divina, che tanta impo rtanza riveste nel quadro complessivo del mitraismo, senza una chiara consapevolezza del valore che tale raffigura­ zione veniva ad assumere. In ogni caso, quale che sia il signi­ ficato ideologico attribuibile a questa "anomalia" iconografica, essa conferma la dutti lità del linguaggio mitriaco che, nella util izzazione d i tipologie già consacrate dall' uso artistico e religioso del tempo, mantiene la propria libertà espressiva in relazione ai valori religiosi specifici di cui è portatore. Una componente fo ndamentale d e l l ' o ri zzonte mi triaco, come i recenti studi vanno sempre più sottolineando, Cfr. BIANCHI 1 979. CIMRM, Il, 1083, fig. 274. " CIMRM, Il, 1283, fig. 337.

*

51

1 76

è rappre-

sentata dalle vari e e complesse concezioni

astrologiche,

mentisi figurativamente nelle immagini d e i pianeti e dello

espri ­

zodiaco

che spesso si situano nell' arco superiore della tauroctonia 53 ovvero sul campo stesso del rilievo 54• Se talora le entità plane­ tarie appaiono nelle immagini delle relative divinità tutelari 55, più spesso esse sono rappresentate da alcuni simboli caratteri­ stici, quali le stelle, gli al tari, i pugnali, gli alberi in nu mero di sette 56• Il mitraismo si rivela pertanto in vivace si ntonia con

l'ethos

religioso del mondo tardo-antico, cosi profond amente

imbevuto d i specul azioni astrologiche e attento a decifrare il linguaggio misterioso dei corpi celesti, la cui influenza sulla vita umana era ritenuta d ecisiva 57• 53 CIMRM, l, 40 fig. 15; 43; 390 fig. 1 12; 635 fig. 1 76 a; Il, 1054; 1083 fig. 274; 1 137 fig. 296; 1 149 fig. 302; 1292 figg. 340-342: tutte immagini dello zodiaco sull' arco superiore della grotta. Un rilievo frammentario reca, al di sopra dei segni zodiacali nella posizione consueta, i busti delle divinità planetarie sul fregio superiore (II, 1271 fig. 333). Le figure di queste ultime appaiono nel rilievo di Bologna (I, 693 fig. 1 95). " CIMRM, l, 75 fig. 26. " CIMRM, l, 241 (Mitreo delle sette sfere; cfr. G . BECATTJ, op. cit., pp. 47-51 , tavv. VII-VIII); 287 (Mitreo delle sette porte; cfr. G. BEcArn, op. cii., pp. 93-99 tav. XIX, l e XXI, 1-5); 307 (cfr. G. BEcATTJ, op. cii., p. 116 e tav. XXXVIII, 3); 693 fig. 1 95; 677 (?); Il, 1271 fig. 333; 1 727 fig. 448. 56 Altari, alberi e stelle ricorrono insieme in un bassorilievo romano (CIMRM, l, 368 fig. 106); sette stelle nel campo della tauroctonia: Il, 1 206 fig. 316; 1216 fig. 319; 1 727 fig. 448; 2244 fig. 620 (con i sette altari); cfr. I, 310 fig. 84 in cui le sette stelle, con la mezzaluna, ornano il mantello di Mithra. Sette altari : Il, 1275 fig. 334; 1475 fig. 377; 1797 fig. 466; 1815 fig. 469; 1818 fig. 471; 1935 fig. 505; 1 974; 2000 fig. 523 (nove altari); 2085 fig. 561; 2182 fig. 595; 2245 fig. 621; 2264 fig. 628a-B; 2334 fig. 649; 2338 fig. 650. Altari alternanti con alberi e pugnali : Il, 1 973 fig. 514. 57 Fra l ' ampia l etteratura sull' argomento basti ri cord are A. BoucHÉ­ LECLERCQ, L 'astrologie grecque, Paris, 1 899 e, tra i molti lavori di FR. CuMONT, Le mysticisme astrai dans l'antiquité, in "Académie Royale de Belgique Bull. de la Cl. des Lettres et des Sciences mor. et politiques", XI ( 1 909), pp. 256-286; Fatalisme astrai et religions antiques, in "Rev. Hist. et Litt. Rei.", N.S. III ( 1 9 1 2), pp. 513543; Astrology and Religion among the Greeks and the Romans, New York-London, 1912; Les noms des planètes et l'astrolatrie chez /es Grecs, in "L' Antiquité classique", IV ( 1935), pp. 5-43; L'tgypte des astrologues, Bruxelles, 1 937. Più recentemente sul tema cfr. A.-J. FESTUGI�RE, La Révé/ation d'Hermès Trismégiste, l, L'as trologie et /es sciences occu/tes, Paris, 1 950'; M.P. Ni LSSO N , Die astrale Unsterblichkeit und die kosmiscbe Mystik, in "Numen", I ( 1 954), pp. 107- 1 19.

1 77

Sotto il profilo iconografico si nota ancora la capacità di adattamento ai moduli figu rativi più comuni e diffusi, percepi­ bile nella ti pologia delle

divinità planetarie,

caratterizzate dagli

attributi ormai consacrati da una lunga tradizione mitologica. Tuttavia, come è stato opportunamente notato, l e posizioni rispettive dei sette personaggi variano notevolmente, e i n ogni caso non riflettono l'ordine cosiddetto "caldeo" che, a partire da Ipparco, fu ad ottato da astronomi ed astrologi, d ivenendo lo schema comunemente d i ffuso in età ellenistico-romana 58• Cosi, se in relazione alla successione dei gradi iniziatici, quale risulta dai dipi nti d i S . Prisca e dai mosaici del mitreo osti ense di Felicissimo 59, l'ordine delle divinità planetarie sotto la cui

tutela

(corax) a Saturno (pater), (nymphus), Marte (miles), Iupiter (heliodromus), i l KÀ.Ì:f.las bn:ci.mJÀoç di

quelli sono posti va da Mercurio

passando attraverso Venere

(leo),

Luna

(perses),

Sole

Celso-Origene implica la progressione ascensionale d a Kronos ad Helios, a ttraverso A frod ite, Zeus, Hermes, Ares, Selene 60• Nel rili evo d i Bologna è rispettato l ' ordine della setti mana planetaria, sicché, a comi nciare da destra (dell'osservatore) verso sinistra, appare la successione figura di Serapide mod iato),

Luna, Mars, Mercurius, Iupiter (in Venus, Saturnus e Sol 61; questo

ultimo occupa dunque l'ultimo posto nella serie, ossia il più alto in senso ascensionale, parallelamente alla "scala" d i Celso. Infine, due monumenti, rispettivamente da Brigetio 62 e da Ostia 63,

" A. BoucHE-LECLERCQ ap. cit., pp. 106 s. Tale sistema planetario contem­ plava la seguente successione dei corpi celesti a partire dalla terra: Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove e Satumo. 59 S. Prisca: CIMRM, l, 480; M . J . VERM ASEREN - C.C. V A N EssEN, The Excavations in the Mithraeum of the Church of San ta Prisca in Rome, Leiden, 1 %5, pp. 155- 1 60. Mitreo di Felicissimo: CIMRM, I, 299, fig. 83; G. B ECAlTI, ap. cit., pp. 105- 1 1 2, fig. 22, tav. XXIV, 2 e XXV, 1 -4. "' Con tra Ce/sum, VI, 22 in CuMoNT, TMMM, Il, p. 31. 61 C/MRM, l, 693, fig. 1 95. " CIMRM, II, 1727, fig. 448. 63 CIMRM, l, 307; G. BEcAlTI , ap. cit., p. 1 1 6 e tav. XXXVIII, 3. Si tratta di un fregio mutilo, forse proveniente dal cosiddetto Sabazeo, in cui peraltro è abbastanza sicura la successione seguente: Venus, Iupiter, (Mercurius), Mars,

Luna, Sol, (Saturnus). 1 78

presentano una progressione che non ri flette nessuno degli ord ini sopra d escritti (né quello "caldeo" né quello dei giorni della settimana né quello "iniziatico" ), ma che forse obbed isce al p roposito d i s i tuare Saturno al culmine della gerarchia delle divinità planetarie, subito dopo Sole, con ri ferimento alla dignità del

Pater

che appunto dai mitrei di S. Prisca e di Feli­

cissimo risulta come

tutela Saturni.

Più difficile è infine spiegare

il senso del reciproco rapporto delle figure degli dèi planetari rappresentate in mosaico nel Mitreo delle sette porte, in cu i comunque il rango più elevato è occu pato da Saturno, raffigu­ rato i n busto sul pavimento d ietro l'altare, preceduto a breve distanza da

Iupiter

con fulmine e scettro 64, ovvero del Mitreo

delle sette sfere 65 dove, come nel precedente, manca la figura di

Sol

e sui podi laterali appaiono rispettivamente a sinistra Luna,

Mercurio, Giove e a destra Marte, Venere, Saturno, essendo ancora Saturno, parallelamente a Giove, i l personaggio che conclude la serie. Non è questa la sede per d is cu tere il problema posto dalle differenze sopra enunciate; basti ancora una volta constatare l' atteggiamento tipicamente ricettivo per un verso, ma per l'altro l iberamente innovatore, del mitraismo nei confronti del materiale religioso e artistico offerto dall' ambiente contempo­ raneo, e soprattutto l a precisa volontà di piegare gli elementi mutuati da tale ambiente alle proprie, speci fiche esigenze espres­ sive. Ciò è soprattutto evidente nell'ad attamento dello schema planetario alla successione dei gradi inizi atici che, mentre può confermare una stretta connessione fra l' iter religioso compiuto 64 CIMRM, l, 287, fig. 82; G. BEcAm, op. cit., pp. 93-99, fig. 20, tav. XIX, l e XXI, 1-5. Sulle pareti verticali dei podi sono raffigurati rispettivamente Mars e Venus, Luna e Mercurius. 65 CIMRM, l, 241; G. B ECATII, op. cit., pp. 47-51, fig. 10 e tav. VI-VIII. Per una i nterpretazione astrologica dei due monumenti ostiensi si veda R.L. GoRooN, The sacred geography of a Mithraeum: the example of Sette Sfere, in "Joumal of Mithraic Studies", I ( 1976), pp. 1 1 9- 1 65 e la comunicazione di R. BEcK al Seminario romano (Sette Sfere, Sette Porte, and the Spring Equinoxes of A.D. 1 72 and 1 73, in U. BIANCHI 1979, pp. 5 1 5-529). Si veda già l'esegesi dello zodiaco raffigurato nel mitreo di Ponza da parte dello stesso BEcK 1 976 e 1 978.

1 79

dal mista all'interno della comunità e uno schema di

ascensus

attraverso i cieli planetari, nella evidente mancanza d i corri­ spondenza di quest' ultimo alla distanza reale dei corpi celesti dalla terra, quale era stabilita dalle cognizioni scientifiche del tempo, rivela chiaramente di obbedire a u n interesse esclusiva­ mente religioso e d i voler espri mere i valori ideologici propri del mitraismo. La fondamentale struttura misterica del culto mitriaco, impl icante corrispondenza e "simpatia" profonda tra vicenda del dio e vicenda dell'uomo, conferisce infatti impor­ tanza primaria al parallelismo fra i momenti cruciali della prima e della seconda, sicché, più che una "scientifi ca" progressione dei livelli planetari, interessa i l rapporto tra esperienza mistica realizzantesi nella prassi cultuale dell'iniziazione ed esperienza escatologica

dell'ascensus

da parte dell' uomo da una parte, ed

esperienza del dio dall'al tra, matu rata in una serie di atti culminanti nel banchetto con

Sol

e nel viaggio sul cocchio di

questo verso quei livelli superiori ai quali sembra riconnettersi la figura di Saturno

(-Chronos).

Quest' ultimo, divinità tutelare

del più alto grado iniziatico, è forse riconoscibile in quel perso­ naggio variamente raffigurato che a suo luogo abbiamo indicato come probabile punto di riferimento della ascensione del cocchio solare. A questo proposito, e nell' ottica particolare delle argomen­ tazioni che qui andiamo svolgendo, è opportuno notare che lo schema iconog rafico costitu i to d a u n

personaggio mas chile

sdraiato sotto o dinnanzi alla quadriga di Sole è presente in varii monumenti d i età imperiale romana. Basti ricordare un sarcofago da Mantova, in cui la figura dall' aspetto maestoso ha il torso nudo e un velo sul capo 66, e un altro della Collezione Campana dove il personaggio, raffigurato in maniera analoga, protende in avanti il braccio destro 67• Si tratta del gesto tipico 66 S. REINACH, op. cit., vol . III, Paris, 1 9 1 2, p. 54; FR. CuMoNT, Recherches sur le symbolisme funéraire des Romains, Paris, 1 942, Pl. III, 1 . 6 7 S. REI N ACH, op. cii., vol . I I I, p. 5 0 1 ; si veda un altro esemplare a l l a p. 320,

nel quale il personaggio appare sotto il cocchio di Sole. Cfr. FR. CuMONT, Symbolisme, Pl. Il, 2. Un sarcofago da Tivoli (S. REIN ACH, op. cii., vol. Il, p. 451 ) presenta u n a simile fi gura posta a i piedi di Helios seduto, in diversa compo-

180

della figura che abbiamo riconosci uto in numerosi rilievi mitriaci, all' estremo l imite destro del registro inferiore, quasi protesa ad accogliere i l cocchio di Mithra e

Sol.

Tuttavia, in

alcu ni esemplari, essa ci è apparsa caratterizzata da un grande serpente, avvolto in una o più spire, mentre in un caso il perso­ naggio assumeva una fisionomia del tutto particolare, essendo di aspetto giovanile, ritto in posizione frontale, cinto da nume­ rose spire serpentine 68• Anche i n relazione a questo tema sembra d unque di poter cogliere l'accettazione d i uno schema iconografico consacrato dall'uso artistico, il quale peraltro è variamente modificato e adattato alle particolari esigenze religiose del nuovo contesto, fino ad assumere un significato non più semplicemente cosmo­ logico

(Oceanus

o

Caelus)

ma cosmosofico, in una prospetti va

"aionica" alla quale sembrano rimandare le spire dell' animale che cinge i l corpo del personaggio. Ritornando al motivo dei

simboli as trali

nei monu menti

mitriaci, osserveremo che un processo di adattamento alla tipologia comu ne, simile a quello constatato a proposito delle divinità tutelari dei pianeti, si può percepire nella utilizzazione dello schema circolare per rappresentare la successione dei segni zodiaca l i . G l i esemplari di tau rocto nia 69 ovvero d i Mi thra

petrogenes 70

cinti dalla fascia dello zodiaco, anche se non molto

numerosi, richiamano d i fatto un modello abbastanza diffuso nella iconografia ellenistico-romana 71• Di tale modello l' esem-

sizione iconografica. In un sarcofago del Vati cano il gesto del braccio proteso è compiuto da una figura femminile sdraiata sotto la quadriga di Sole, che nella m ano sinistra stringe un serpente. In essa si pub riconoscere Tellus (S. REINACli, op. cit., vol. Ili, p. 370; cfr. FR. CuMONT, Symbolisme, Pl. III, 2). 68 CIMRM, II, 1 958, fig. 512. 6 ' CIMRM, l, 810, fig. 218; II, 1472, fig. 375. 70 CIMRM, l, 860, fig. 226; 985, fig. 237 che presenta, come numerosi altri monumenti mitriaci, ai quattro angoli i busti dei Venti, secondo un simbolismo assai diffuso nell'arte romana, soprattutto nei rilievi funerari . Cfr. FR. CuMONT, Symbolisme, pp. 146-176. 71 S i vedano i numerosi esempi addotti da FR. Cu MoNT, s.v. Zodiacus, in CH. 0AREMBERG - E. 5Acuo-E. PonJER, Dictionnaire des antiquités grecques et romaines, vol. V, Paris, 1919, col!. 1046-1062. Tra le divi nità più frequentemente

181

plificazione forse più famosa è offerta dal ril ievo di Modena n, che, mentre propone una problematica in parte diversa da quella che andiamo affrontando, trattandosi verisimilmente d i un monumento di origine non mitriaca riu til izzato da parte di un

pater 73,

conferma, sia pure come caso-limite, quella capacità

ricettiva che il culto occidentale di Mithra mostra di possedere in alto grado, nella grande disponibilità ad accogliere stimoli e suggestioni dai più diversi ambienti . Se si accetta l'i nterpretazione del Cumont che vede nella figura giovanile con attributi luminosi rappresentata all'interno del cerchio zodiacale un'i mmagine di

Phanes 74,

si avrà nel

monumento d i Modena una sorta d i illustrazione iconografica della nozione espressa dalla comunità mitriaca dell'Aventino o di Via della Marmorata, là dove si rivolge al dio dei misteri come a

ZEÙç "HÀ.LDç MLfrpa av'Y)ç 75•

Si tratta certamente di una

concezione religiosa assai particolare, frutto di un incontro del mitraismo con l e speculazioni orfiche relative al princi p i o divino luminoso del Tutto, d i c u i n o n si potrà fare carico a l mitraismo n e l suo compl esso, essendo essa familiare soprat­ tutto ad alcune comunità della capitale o comunque dell' Italia 76• raffigurate all'interno del cerchio zodi acale ricordiamo Astarte, Artemide, Selene, lsi de, Serapide, Zeus, Helios, tutte caratterizzate da molteplici valenze astrali e cosmi che. 72 CIMRM, l, 695, fig. 1 97. 7 3 Oltre la dedica P(ecunia) p(osuit) l Felix pater il monumento reca, presso le braccia del personaggio, l'iscrizione Euphrosy/n(e) et Felix, nomi di cui il primo è cancellato, probabilmente in rel azione a quella esclusione delle donne dal culto che il complesso della nostra documentazione, salvo qualche caso di dubbia interpretazione, induce a postulare. Ciò rivelerebbe una destinazione originaria del rilievo diversa da quella mitriaca che la menzione del pater sembra indicare. " Mithra et /'orphisme, in "RHR", CIX ( 1 934), pp. 63-72; cfr. anche R. DussAUD, Le dieu mithriaque /éontocéphale, in "Syria", XXVII ( 1 950), pp. 252-260. La letteratura su questo monumento è abbastanza ampia. Ri cordiamo qui M.P. N! LSSON, The syncretistic Relief al Modena, in "Symb. Osi.", XXIV ( 1 945), pp. 98- 1 06. 75 CIMRM, l, 475. " La provenienza del rilievo di Modena non è nota, ma pare probabile un' origine romana (cfr. M.J. VERMASEREN, ad locum). Tuttavia, a rivelare una

1 82

Non si negherà tuttavia il rapporto, sulle cui modalità e limiti non è possibile qui pronunciarsi, di tale concezione con la sfera di speculazioni cosmosofiche e "aioniche" espresse, nel mi­ traismo, oltre che dalla varia simbologia astrale di cui si è detto, dalla figura del

Leontocefalo.

Non verremo ora a discu tere i noti problemi connessi al significato e al "nome" di questo personaggio 77• Ci limitiamo ad osservare come rimanga tuttora aperta la questione dell'ori­ gine e formazione del ti po iconografico. Alle varie ipotesi avan­ zate in proposito da più parti si oppone l' approccio esegetico d e l l o H i n n e l ls, fo n d a to s u u n ' a n a l i s i dei s i n g o l i m o t i v i dell' iconogra fia d e l personaggio, mirante a d individuare, attra­ verso una valutazione della loro frequenza, il valore ideologico e la funzione di esso nell'ambito del culto mitri aco 78• Si coglie qui un esempio particolarmente importante di quella più ampia problematica che investe tutto intero il mitraismo, nella sua qualità di fenomeno scaturente d a una complessa aggrega­ zione d i elementi d i varia origine e natura e insieme fonda­ mentalmente organico e coerente nella interna corrispondenza delle sue componenti . Di fatto, ciascun dato che concorre a comporre la figura a testa leonina, ivi compresi i casi in cui il personaggio presenta volto umano, trova riscontro in analoghi motivi iconografici presenti in varie tradizioni religiose. Ol tre i simboli di immediata ed esplicita espressività, quali le chiavi

certa diffusione di tali speculazioni, éè il rilievo di Borcovicium (Britannia) con figura di Mithra emergente dalle due metà dell'uovo cosmico (CIMRM, l, 860, fig. 226) e l'iscrizione di Camuntum con dedica D(eo) i(nvicto) M(ithrae) ... gen (itori) lum(inis) . . . (CIMRM, Il, 1676; cfr. 2007: Io(vi) S(oli) invi(cto) l dea genitori l r(upe) n (ato) ). n Si veda quanto abbi amo osservato nel precedente contributo (cfr. Cap. III, pp. 141- 146). Ai lavori ivi menzionati aggiungiamo ora i contributi di H.

voN GALL (The Lion-Headed and the Human-Headed God in the Mithraic e di J. HANSMAN (A Suggested Interpretation of the Mithraic Lion-Man

Mysteries) Figure) al secondo Congresso internazionale di Studi mitriaci di Téhéran (in Études Mithriaques, pp. 5 1 1 -525 e pp. 2 1 5-227). 78 Reflections on the Lion-Headed Figure in Mithraism, in Acta !ranica, S. II, Hommages et Opera Minora, Monumentum H. S. Nyberg, l, Téhéran-Liège, 1975, pp. 333-36 9.

1 83

e lo scettro, si constata che il

fulmen,

l'altare su cu i arde la

fi amma e talora le tenaglie di Vulcano sono elementi della più diffusa "i magerie" figurativa per indicare l'elemento igneo, al quale pure si ricollega l'animale di cui spesso i l personaggio riveste l' aspetto . Se l'uso di raffigurare una divinità con testa

animale è ca ratteri stico del mondo egiziano 79, esso non è estraneo ad altre tradizioni religiose orientali 80, mentre sarebbe d i fficile assegnare una "patria" precisa al simboli s m o del serpente che, ampio e complesso in tutte le sue possibili valenze (ctonie, ipoctonie e funerarie, positive o negative), si precisa tuttavia nell'atto di avvolgere il corpo del Leontocefalo. Tale atteggiamento rimanda per un verso al tipo delle d ivi­ nità femminili di cui Macrobio attesta la presenza nel santuario di Hierapolis 81 e al ben noto idoletto del Gianicolo, variamente

interpretato come figura di Atargatis 82, di Adonis 83 o di Aion 84;

nel nostro personaggio esso esprime un indubbio significato astrale e "aionico", dato il numero di sette spire che talora l'animale presenta, l' immagine dei segni zodiacali sul suo corpo ovvero il motivo della sfera cosmica su cui il Leontocefalo in alcuni casi si erge 85• Ciò situa la figura mitriaca nell'ampio contesto della spiri7'1 Cfr. R. P m AZZONI, La figura mostruosa del Tempo nella religione mitriaca, in "L' Antiquité classique", XVIII (1 949), pp. 265-277 (rist. in Essays on the History of Religions, Leiden, 1 967, pp. 1 80- 1 92). lll A.D.H. BIVAR, Mithra and Mesopotamia, in J.R. H I N N ELLS (ed .), Mithraic Studies, Il, pp. 275-289. 81 Sal., l, 1 7, 68: « . . . signa feminarum, ea cingit flexuoso volumi ne draco»; cfr. ibid., 69: «signa duo aeque feminea quibus ambitur hylen naturamque significant

confamulantes, et draconis effigies flexuosum iter sideris monstrat». 82 P. GAUKL ER, La nativité de la déesse Atargatis, in "CRAI", 1 909 rist. i n Le sanctuaire syrien du Janicule, Paris, 1 9 1 2, pp. 209-220. 83 FR. CuMONT, I..es religions orienta/es dans le paganisme romain, Paris, '1 929, Pl. Xl, 3.

84 M . LEGLAY, Sur les dieux syriens du Janicule, in "Mél. d'Arch. et d'Hist.", LX (1948), pp. 129-151. Cfr. sul problema anche B . M . FELLETTI MAJ, Il santuario della triade eliopolitana e dei misteri al Gianicolo, in "Bull. della Comm. arch. Com. di Roma", LXXV ( 1 953-55), pp. 1 37-162 . ., CIMRM, l, 390, fig. 1 1 2; 543, fi g. 152; 545, fig. 1 53; 55 1 , fig . 1 57; 665, fi g . 1 88 dove la base, costituita appunto dal globo, è restaurata.

1 84

tualità del mondo tardo-antico in cui, nel convergere di tradi­ zioni filosofiche greche e dottrine religiose orientali, trovavano ampia diffusione varie speculazioni sul Tempo-destino, su l' Aion e l' Aeternitas 86• Ma, riconosciuto il carattere tipicamente com­ posito e "sincretistico" del tipo iconografico del Leontocefalo, i l quale s fugge ad ogni tentativo di situarlo in esclusiva rela­ zione con un'unica tradizione figurativa e ideologica, e ricono­ sciuta i n pari tempo la sua generica sintonia con figure ana­ loghe e concezioni di ffuse nell' ambiente contemporaneo, nel fond amentale suo significato di personaggio connesso al tempo cosmico, rimane da considerare la speci fica funzione di tale personaggio nel contesto mitriaco, la quale soltanto è atta a qualificare entrambi quegli aspetti che pure sono importanti alla sua definizione storico-religiosa. A quanto già osservato nel nostro precedente contributo sulla nozione di un potere divino per alcuni versi costringente e temibile, ma non certo negativo, esercitantesi sul livello cosmico, quale parrebbe espressa dal Leontocefal o, aggiunge­ remo qualche esemplificazione a conferma del carattere di divi nità cosmica e garante del fu nzionamento ordinato di questo mondo che esso riveste nell' ambito del mitraismo. In alcuni esemplari di tauroctonia, infatti, la scena appare sovra­ stata da una figura più o meno chiaramente id entificabile al personaggio in questi one, ovvero in parte diversa perché non leontocefala. Cosl un bassorilievo romano oggi perduto avrebbe presentato nella parte superiore, al centro di una serie alternante di sette pugnali e sette altari, di evidente simbolismo planetario, una fi gura ignuda che il Vermaseren descrive come dotata di ali, cinta da quattro spire di serpente e armata di una sferza 87, tutti attributi tipici del Leontocefalo. 86 Cfr. D. LEvi, Aion, in "Hesperia", XII I (1 944), pp. 269-314, dove è data la precedente bibliografia. Ad essa aggi ungeremo A.-J. FESTUGI�RE, Le sens philosaphique du mot AHJ N, in "Parol a del Passato", XI ( 1 949), pp. 1 72-1 89; M.P. NILSSON, ENIAYTOl:-ANNUS, in "Eranos", LV ( 1 957), pp. 1 15- 1 1 9; U. BIANCHI, Protogonas, Aspetti dell'idea di dio nelle religioni esoteriche dell'antichità, in "SMSR", XXVIII ( 1 957), pp. 1 1 5- 1 33; M.J. VERM ASEREN, A magica! Time god, in J.R. H I NNE LLS (ed.), Mithraic Studies, Il, pp. 446-456. trJ CIMRM, I, 335.

1 85

Il noto affresco del Mitreo Barberini mostra al centro della

fascia zodiacale che sormonta la tauroctonia un personaggio ignudo, di cui manca la testa, avvolto dalle spire del serpente, ritto sul globo 88; un rilievo frammentario da Petovium avrebbe offerto l'immagine leontocefala cinta dal serpente al centro

dell'arco della grotta 89, mentre la presenza di una testa di leone

al di sopra del dio tauroctono in una lastra marmorea della Mesia superiore 90 sembra ricollegarsi alla medesima tipologia. In questi esemplari il personaggio sovrasta dunque l' evento decisivo della tauroctonia, il quale è ricollegabile agli inizi della vicenda cosmica ma è in pari tempo profond amente connesso all' attualità della vita religiosa della comunità mitriaca e alle prospettive escatologiche dell'iniziato per la somma d i valori "salvifici" che esso esprime. Ma in un altro monumento assai interessante, anche se u nico, u n analogo personaggio appare nel registro inferiore del rilievo, sul lato sinistro rispetto all' os­ servatore, dove esso

precede la scena d i Mithra e Sol

in ginocchio

e la scena del banchetto, che entrambe si svolgono nella cornice della grotta. Sul lato opposto gli corrisponde u n grande leone che volge il dorso alla quadriga d i Sole e Mithra, con la quale si conclude il ciclo iconografico 91 • Tale posizione, presso due raffigurazioni che nell' insieme della vicenda divina illustrano altrettanti atti fra i più strettamente connessi alla prassi cultuale della comu­ nità mitriaca (Sol ingi nocchiato e banchetto) 92, non è forse

" CIMRM, CIMRM, "' CIMRM, 91 CIMRM,

l, 390, fig. 1 12. Il, 1510; cfr. L. CAM PBELL, op. cii., fig. l . Il, 21 98, fig. 605. Il, 2320, fig. 643. 92 Se il rapporto del banchetto prototipico di Mithra e Sole con l'azione liturgica che vede protagonisti il Pater e lo Heliodromus, con la partecipazione degli altri iniziati in funzione di "servitori", non ha bisogno di essere sottoli­ neato, qual che rifl essione merita forse l'episodio spesso definito del "con­ trasto" fra i due personaggi. Esso in alcuni casi si articola nei due momenti della iunctio dextrarum e della genuflessione di Sol dinnanzi a Mithra (CIMRM, l, 350, fig. 98; 390, fig. 1 1 2; 650, fig. 181; Il, 1083, fig. 274; 1430, fig. 366 ; 1584, fig. 403; 1579, fig. 400; Mitreo di Marino in M.J. VERMASEREN, s.v. Mithra e Mitrei, in Enciclopedia dell'Arte Antica, classica ed orientale, vol . V, Roma, 1 963, tav. fra pp. 1 16 e 1 17) ma più spesso conosce solo il secondo momento, subito 89

1 86

priva di significato, rivelando una "presenza" del personaggio leontocefalo non solo a livello delle credenze e della ideologia religiosa, ma anche nella concreta effettualità della vita liturgica e

comunitaria. Ora, siffatta presenza, con ogni verisimiglianza,

si riterrà mediata da quel grado iniziatico del

leo

che una serie

seguito dalla scena del banchetto. L'oggetto che solitamente il dio titolare dei m isteri solleva sul capo di Sole inginocchi a to è variamente interpretato ma, con il conforto di numerosi chiari esemplari, sembra doversi accettare l'identificazione già proposta dal Becatti, che vede in esso la "sacca" del miles raffigurata con le insegne proprie di questo grado (la l anda e l'elmo di M arte) nel mosaico del Mitreo di Felidssimo (op. cii., pp. 1 05-1 12). Tra le rappresen­ tazioni della scena in questione, in cui la forma della "sacca" è ri conosdbile con buona evidenza, si veda CIMRM, l, 390, fig. 1 12; 650, fig. 181; Il, 1430, fig. 366; 1579, fig. 400 e l 'affresco del Mitreo di Marino. Per quest'ultimo monu­ mento si veda H. LAVAGNE, Le mithréum de Marino (Italie), in "CRAI" ( 1 974), pp. 191-201 che descrive l'oggetto come «Un des membres du taureau, avec lequel Mithra pratique une sorte de rite d'adoubement» (ibid., p. 1 97). L'osservazione diretta del dipinto, tuttavi a, mostra chiaramente l'identi tà dell'oggetto in questione con l'emblema del mi/es raffigurato nel Mitreo di Felidssimo. Ancora si confronti CIMRM, Il, 1584, fig. 403, dove la "sacca" è raffigurata a terra, presso l'altare al di sopra del quale Mithra e Sole congiungono le destre. Si noti che i due personaggi nelle mani congiunte stringono l'asticella con pezzi di dbo infilzati, la quale rimanda alla nozione del banchetto. Si veda infatti l'affresco di Dura Europos, dove una analoga asticella appare tra le mani del corax che serve al banchetto di Mithra e Sole (CIMRM, l, 42, 13 fig. 21). Si avrebbe allora in questa scena una raffi gurazione allusiva ai tre momenti del rapporto "rituale" fra le due divinità. Di fatto, il motivo della imposizione della "sacca" sul capo di Sole sembra illustrare un epi sodio connesso alla traditio del grado di mi/es, come parrebbe confermato da una raffigurazione in cui l'oggetto che Mithra sospende sul capo di Sole è una corona (CIMRM, l, 321, fig. 88), per la quale non è illegittimo rimandare al noto passo di Tertulli ano, solitamente interpre­ tato come riferentesi appunto alla iniziazione del "sold ato" mitriaco (De coro­ na, 15). Del resto una connessione dell'episodio in esame con la prassi litur­ gica delle comunità mitriache è proposta dal LAVAGNE (Les reliefs mithriaques à scènes multiples en Italie, in Mélanges de Philosophie, de Littérature et d'Histoire ancienne offerts à Pierre Bayancé, Roma, 1974, pp. 498 s.) che peraltro non stabi­ lisce un rapporto predso con il mi/es, considerandolo illustrazione di un rito iniziatico preparatorio al banchetto. Quanto al signi ficato rituale della iunctio dextrarum, basti ricordare l'appell ativo di cruvM!;Loç (ved. oltre) e la notizia di Firmico Materno relativa alla formula che gli sarebbe stata comunicata da un sacerdote mitriaco (De errar. prof re/., 5, 2 ed. A. PASTORI NO, p. 64: «Mum:a jloo K Ì..Olt LT]> del soma-haoma); I> 33• A queste affermazioni soggiace una serie di riferimenti a dati obiettivi del contesto mi triaco, dei quali peraltro è pro­ posta una particolare i nterpretazione, subito percepibile in relazione ai concetti di "salvezza", di "identificazione rituale" e quindi anche del ruolo salvifico del sangue, a livello mitico e cultuale.

" Art. cit., sopra nella n. 28. Il preminente significato rituale, piuttosto che "mitico", della scena della tauroctonia è stato più recentemente rivendi­ cato anche da MARTIN 1994. 3J Ibid., p. 3 1 1 . 222

Il primo di quei dati è un famoso verso del mitreo di S. Prisca che nella lettura di M.J. Vermaseren suona:

aeternali sanguine fuso>>,

«et nos servasti

da intendere come esclamazione rivolta

dai fedeli al dio 34• A nessuno è sfuggita l'importanza di siffatta dichiarazione che, nella sua densa pregnanza, stabilisce un rapporto diretto fra l'uomo e l'effusione del sangue prodotta dall'impresa di Mithra, rapporto qualificato sotto il segno dell'efficacia salvifica di quel sangue in una prospettiva di

aeternitas.

Si deve tuttavia osservare, per correttezza scientifica, che mentre

l'et nos è abbastanza sicuro e l'espressione sanguine fuso

si legge anche oggi con tutta chiarezza sulla parete del mitreo, i termini

servasti

ed

aeternali

sono frutto di ricostruzione da

parte dell'eminente studioso olandese. Su tale ricostruzione, molto probabile ma non del tutto sicura, sono state avanzate recentemente delle riserve, in parte motivate anche dal note­ vole deterioramento subito dall'iscrizione dagli anni in cui M.J. Vermaseren condusse lo scavo di S. Prisca; ciò infatti rende ancor più difficile oggi l'interpretazione dei segni residui 33• Nonostante le cautele imposte da questa circostanza, la menzione del "sangue versato", la quale non può che riferirsi all'impresa della tauroctonia, e la parallela evocazione del livello umano

(et nos.. . ),

inducono a concludere che il verso

mitriaco stabilisse in ogni modo una profonda connessione fra i due termini, la quale senza dubbio si configurava nel senso di un beneficio goduto dall'uomo in genere e dall'iniziato in particolare in virtù di quell'impresa divina. Non è illegittimo parlare allora di un'efficacia soteriologica della effusione del sangue compiuta da Mithra con l'uccisione dell'animale anche se è difficile decidere sul contenuto specifico della "salvezza" garantita dal dio. 34 M.J. VERMASEREN - C.C. VAN ESSE N , op. cit., pp. 2 17-221, fig. 69 a p. 215 e tav. LXVIII. " Cfr. U. BIANCHI (ed.), Mystma Mithrae, dt., Appendice I. I dipinti del mitreo di S. Prisca: stato attuale, con una rel azione temica di E. PAPAROTT I, pp. 885-913, tavv. l-XII; Il. Le iscrizioni metriche del mitreo di S. Prisca: stato attuale, tavv. XIII-XXV, ibid., figg. 12-13 (fac-simile dell'iscrizione).

223

A limitare il valore di affermazioni come quella di J.R. Hinnells sopra citata, la quale del resto si pone in una linea interpretativa ampiamente consolidata, tendente a proiettare in direzione escatologica e ultra-mondana la salus mitriaca, si è molto insistito di recente sul precipuo interesse della religiosità mitriaca per la vita e l'ordine cosmici, per la salvaguardia di un'armonia biocosmica che, fondata sull'azione divina, implica una salvezza collettiva dell'umanità i n quanto componente del grande Tutto in cui circola un' unica forza vitale 36• Non si negherà certo la centralità della tematica naturistica e l'interesse per l'esistenza mondana, espressi a livello ideolo­ gico in quella che abbiamo definito la fondamentale imposta­ zione cosmosofica del mitraismo . A livello etico essi si tradu­ cono nelle forme di quell'impegno attivo nella vita comunitaria e sociale che caratterizza la religiosità virile e combattiva degli iniziati mitriaci, nell'ambito di un culto riservato ai soli uomini, militari in gran parte, posti al seguito di un dio invitto al quale si accede in una successione di sette gradi, essendo il passaggio dall'uno all'altro segnato da dure e rischiose prove iniziatiche 37• Tuttavia l'universo mitriaco ha una sua struttura articolata e una gradualità di piani (terreno, planetario, astrale) mentre pare riconoscibile una fondamentale distinzione delle regioni 36 R. TuRCAN, Salut mithriaque et sotériologie néoplatonicienne, in U. BIANCHI - M.J. VERMASEREN (ed d.), La soteriologia dei culti orientali nell 'Impero romano, Atti del Colloquio Internazionale su "La soteriologi a dei culti orientali nell'Impero romano, Roma, 24-28 Settembre 1979", (EPRO 92), Leida, 1982, pp. 173-189. 37 Per i problemi attinenti ai sette gradi i niziatid, attestati da fonti lette­ rarie ed epigrafiche, cfr. W.J. PHYniiAN-ADAMS, The Problem of the Mithraic Grades, JRS, 2 (1912), pp. 53-64; C.I.M.I. VAN BEEK, Ostenderunt Cryfios, in Pisciculi Fr. J. Dolger, Mtinster, i .W. 1939, pp. 41-53; B.M. METZGER, St. Jerome's Testimony

concerning the second Grade of Mithraic Initiation, American fournal of Philology, 66 ( 1945 ), pp. 225-233; W. V oLLGRAFP, Les cryfii des inscriptions mithra!ques, Hommages à W. Deonna, Bruxelles-Berchem, 1 957, pp. 517-530; lo., Le role des Lions dans la communauté mithriaque, Hommages à L. Herrmann, Bruxelles­ Berchem, 1 966, pp. 777-785; C. ALO E SPADA, l/ leo nella gerarchia dei gradi mitriaci, in U. BIANCHI (ed .) Mysteria Mithrae, dt., pp. 639-648. Una illustrazione delle diverse modalità dei rito iniziatico è offerta dai noti affreschi del mitreo di S. Maria Capua Vetere. Cfr. M.J. VERMASEREN, Mithriaca l. The Mithraeum at S. Maria Capua Vetere, (EPRO 16), Leida, 1971. 224

inferiori, cosmiche, rispetto a quel livello del supra e del prius da cui lo stesso Mithra è sovrastato nella sua impresa cosmica e al quale egli accede a conclusione delle complesse vicende che lo vedono protagonista . Si avrebbero cosl, nella prospettiva mitriaca, due piani, non certo opposti fra loro ma armonica­ mente connessi ed interferenti, la cui diversità può anche essere espressa in termini di tempo cosmico e di aeternitas e il cui discrimen è segnato dall'enigmatica figura del Leontocefalo che pone i noti problemi interpretativi 38• Non mancano in pari tempo indizi atti a fondare la conclu­ sione che le attese soteriologiche dei mitriasti non si limitassero alla prospettiva infra-cosmica, in una garanzia di benessere all'interno dei processi vitalistici del tempo cosmico e in una stretta solidarietà biologica con i varii elementi mondani, bensl, sull'esempio del dio trasportato dal cocchio di Sole verso l'alto, si rivolgessero ad un superamento del livello cosmico in dire­ zione della aeternitas. Quanto al mezzo atto a garantire o addiri ttura ad anticipare già i n questa vita l'adempimento delle speranze di salvezza dell'iniziato mitriaco, molto spesso si è appellato al "sacro pasto" 38 Alla tesi di F. CuMONT, che vedeva in esso Chronos-Zurvan quale "divinità suprema" del mitraismo (TMMM, I, pp. 74-85; Les mystères de Mithra, d t., pp. 1 06- 1 10. Cfr. anche G. WJOENGREN, Die Religionen Irans, Stoccarda, l %5, trad. fr., Parigi, 1 968, pp. 255 ss., 260 ss.; R. DussAUO, Le dieu mithriaque léontocéphale, Syria, 27, 1 950, pp. 252-260; M.J. VERMASEREN, Mithra, ce dieu mystérieux, Parigi-Bruxelles, 1 %0, pp. 98- 107) si contrappongono più recenti interpretazioni che identificano in esso il deus Arimanius menzionato in alcune i scrizioni (CIMRM, I, 369; Il, 1773, fig. 46 1 ; 1 775; cfr. I, 221 -222: dedica di un signum Arimanium). Cfr. J . DucHESNE GuJLLEMJN, Ahriman et le dieu supreme dans les mystères de Mithra, Numen, 2 ( 1 955), pp. 1 90- 1 95; Io., Aion et le Léontocéphale, Mithra et Ahriman, La Nouvelle Clio, 10 (1 958-62), pp. 91-98; R. C. Z AEHNE R, Zurvan. A zoroastrian Dilemma, Oxford, 1 955, VIII s.; lo., Postscript lo Zurvan, BSOAS, 1 7 ( 1 955), pp. 237-243; The Dawn and Twilight of Zoroastrianism, Londra, 1961, pp. 129 s. Tale i dentificazione, accolta con particolari motivazioni anche da U. BIANCHI, Mithraism and Gnosticism, in J.R. HJNNELLS (ed.), Mithraic Studies, dt. , Il, pp. 457-465, è invece rifiutata da M. BoYcE, Some Reflections on Zurvanism, BSOAS, 19 ( 1 957), pp. 314-316; J.R. HlNNELLS, Reflections an the Lion-Headed Figure in Mithraism, Monumentum H. S. Nyberg, l, Téhéran-Liège, 1 975 (Acta !ranica, IV, S. n•, Hommages et Opera Minora), pp. 333-369.

225

come all'atto religioso fondamentale nel quale, attraverso la manducazione della carne e del sangue dell'animale sacrificato, egli stabiliva un intenso rapporto di partecipazione con il divino tauroctono, essendo messo a parte dei benefici' scaturenti dall'azione salvifica da lui compiuta. J.R. Hinnells, come si

è

visto, parla anzi di una "identificazione rituale" . Si tratta tuttavia di verificare se le fonti autorizzino siffatte conclusioni. L'importanza del "banchetto" nel contesto mitriaco, sia a livello mitico sia a quello rituale, non può certo essere revocata in dubbio. Basti pensare alla posizione privilegiata che la scena di Mithra e

Sol seduti a convito presso una tavola spesso coperta

dalla pelle dell'animale 39 ovvero sostituita dal corpo stesso di quello 40, occupa nei rilievi bifronti, essendo essa la controparte della tauroctonia •1 • La possibilità di far ruotare attorno al suo asse la lastra, sl da mostrare in successione ai fedeli l'uccisione del toro e quindi le due divinità a banchetto, rivela senza equivoci come i due episodi fossero considerati in intima reciproca connessione. Nei rilievi a scene multiple, cosl caratteristici della icono­ grafia mitriaca delle province renane e danubiane, ricorre con significativa frequenza nel registro inferiore della tauroctonia la successione di tre scene raffiguranti rispettivamente quella che si suole definire !'"investitura" di Sole, il banchetto e quindi

!'ascensus

di Mithra sul cocchio di Sole medesimo 42• I due divini

39 C/MRM, I. 641,

fig. 1 80; 798, fig. 2 1 7; Il, 1 1 37, fig. 297. fig. 1 1 3 b; II, 1 083, fig. 275. l, 397, fig. 1 1 3 a-b; 641, fig. 1 79- 1 80; II, 1083, fig. 274-275; 1 1 37, figg. 296-297. Il Mon. 798, fig. 2 1 7 è costituito da una lastra recante sull'uni ca fronte le due scene della tauroctonia e del banchetto. " CIMRM, Il, 835, fig. 254; 1 084, fig. 276; 1 1 28, fig. 294; 1422, fig. 364; 1 475, fig. 377; 1648, fig. 4 1 6; 1 740, fig. 451; 1 935, fig. 505; 1 958, fig. 5 1 2; 1 975, fig. 5 1 5; 2000, fig. 523; 2018, fig. 527; 2046, fig. 539; 2050-52, figg. 541-43; 1 271, fi g. 591; 2181, fig. 594; 2 1 87, fig. 598; 2202, fig. 608; 2214, fig. 6 1 0; 2225, fig. 614; 224:}-44, figg. 6 1 9-20; 2246, fig. 622; 2267, fig . 630; 2320, fig. 643; 2331-32, figg. 647-48; 2338, fig. 650. I n altri monumenti appare la sequenza banchetto-ascensus (Il, 1 247, fig. 323; 1 292, fig. 340) ovvero iunxio dextmrum fra Mithra e Sol e banchetto (II, 1 1 37, fig. 396).

"' Ibid., '1 Ibid.,

l, 397,

226

convitati sono spesso raffigurati con il ry thon per la libagione �; la presenza del grappolo d'uva in alcuni monumenti può indurre a ritenere che, secondo l'uso comune, la bevanda in questione fosse il vino 44• Quanto al cibo, l'elemento che appare più di frequente sul tavolo o sui piatti recati dai "servi tori" '5 è i l pane, spesso accompagnato da diversi tipi d i fru tta . Nella scena dipinta sull'arco di fondo del mitreo di Dura Europos, un personaggio umano a testa di corvo porge ai due dèi un'asticella in cui sono i n fi lzati dei piccoli elementi i d e n t i fi c ab i l i come pezzi di carne 46• Sarebbe allora questo l'unico caso certo in cui è attestata la consumazione di carne nel banchetto mitico mentre non si può affermare con sicurezza che si tratti di parte del corpo dell'animale ucciso da Mithra, la cui spoglia intera, del resto, costituisce la mensa dei convitati nello stesso dipinto . La presenza d e l l a figura a testa di corvo, da identificare senza d ubbio nell'iniziato del primo grado, il corax appunto ", introduce nella scena pertinente al livello mitico degli accad i­ menti divini un chiaro riferimento alla prassi rituale. Questa di fatto contemplava l a celebrazione di un banchetto in cui il Pater e lo Heliodromos fungevano da commensali, in figura rispettiva­ mente di Mithra e Sole. " Cfr. ad esempio, CIMRM, l, 397, fig. 1 13b; 641 fig. 217; Il, 1247, fig. 323. Il, 1083, fig. 274-75. In un rilievo da Ladenburg / Lopodunum (Germania) Mithra e Sol sdraiati su un bancone ricoperto dalla pelle dell' ani­ male hanno entrambi un rython mentre sullo sgabello che sta loro di nnanzi c'è della frutta fra cui un grappolo d'uva (cfr. M.J. VERMASEREN, Der Kult des Mithras im romischen Germanien, Stoccarda, 1974, p. 18 e fig. 26). " Tali sono solitamente, nelle scene "mitiche", due personaggi abbigliati all'orientale del tipo di Cautes e Cautopates (CIMRM, l, 641, fig. 1 80; 798, fig. 217; 988, fig. 238; Il, 1083, fig. 275; 1 1 37, fig. 297). Nelle scene a carattere "rituale" tale funzione è assolta da figure con maschere animali, identificabili con gli iniziati (vedi oltre). 46 CIMRM, l, 42, 1 1-13, fig. 20-21. " Tale personaggio appare presso i due commensali anche nel rilievo del mitreo dei Castra Pretoria (l, 397, 1 1 3a-b) e nell'affresco di Santa Prisca raffigu­ rante i due dèi a banchetto (1, 483, fig. 140; cfr. M.J. VERMASEREN - C. C. VAN EssE N, op. cii., pp. 14S.155, tavv. LV-LVIII). In entrambe queste scene, dunque, come nel caso di Dura Europos, si ha la commistione dei due livelli, mitico e rituale. " Ibid.,

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Nonostante la notizia di Porfiri o 48 che, distinguendo gli iniziati mitriaci nelle due categorie d i " parteci panti" e di "servitori", indicati rispettivamente nei leones e nei "corvi", è stata interpretata nel senso che tutti i membri di rango supe­ riore a questi ultimi o almeno gli iniziati dei quattro gradi dal leo al pater fossero ammessi al convito, infatti, i monumenti figurati mostrano anche il leo e il perses in figura di "servitori" . Tale è il caso d e l celebre rilievo di Konjic, in c u i peraltro è stata riconosciuta una interferenza tra piano mitico e rituale, essendo commensali i due personaggi divini medesimi 49• Un esempio del tutto netto di celebrazione cultuale sarebbe allora solo quello offerto dai dipinti di S. Prisca che vedono fronteggiarsi nelle pareti da una parte le figure di Mithra e Sole a banchetto, oggetto di una serie d i offerte da parte di un gruppo di Leones 5(), e dall'altra il Pater e lo Heliodromos nella medesima posizione e con gli stessi attributi dei due dèi, verso i quali muove il corteo degli altri gradi iniziatici 51 • Le offerte recate dai Leones consistono in pani, frutta, un gallo e un grande cratere, sul cui contenuto ovviamente non è dato pronunciarsi 52• Si può allora affermare che la prassi liturgica m itriaca contemplava una rievocazione rituale di quell'episodio mitico che, nella sequenza degli avvenimenti divini, sancisce il rapporto di amicizia e di familiarità fra i due personaggi, Mithra e Sole, 48 De abstinen tia, IV, 16 ed. NAUCK 254. Su questo passo cfr. R TuRCAN, Mithras Platonicus, cit., pp. 33-38. " CIMRM, Il, 1 8%, fig. 491: gli iniziati chiaramente identificabil i sono il corax e il leo; una terza fi gura è verisimilmente il Perses mentre un quarto

personaggio non è riconoscibile. Per la tipologia delle scene di banchetto cfr. ).P. KANE, The Mithraic eu/t meal in its Greek and Roman environment, in ).R. H I N N E L LS (ed .), Mithraic Studies, dt., Il, pp. 313-351. 50 M.). V E R M ASEREN - C.C. VAN EssEN, ap. cit., pp. 1 48-155, 165 s., tavv. LIII-LVIII. 51

lbid., pp. 155- 160, 167-171, tavv. LIX-LX e LXVI. Sulla parete di destra è raffigurata un'altra processione di Leones recanti offerte (un gallo, un cratere etc.) e conducenti un bue bianco, un ariete e un maiale. Si configura in tal modo un tipico rito di suovetaurilia (M.J. VERMASEREN - C.C. VAN EssEN, ap. cii., pp. 160-164; 166 s., fig. 52 e tavv. LXI-LXV) . 52

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centrali in tutta la vicenda e i cui ruoli e competenze sembrano talora sovrapporsi ed interferire in maniera per noi di fficilmente decifrabile. Quanto alla natura del cibo consumato in tale occasione mentre va esclusa per ragioni ambientali l'eventualità di un'uc­ cisione rituale del toro all'interno del mitreo - si dovrà in pari tempo riconoscere che le affermazioni troppo spesso fatte da autorevoli studiosi intorno alla manducazione della carne dell'ani­ male e su una bevanda di sangue nel corso di tale banchetto, per le quali gli i niziati si identificavano all'animale sacri ficato o addiri ttura alla divinità, non trovano fondamento in alcuna delle testimonianze figurate o letterarie. Delle prime abbiamo già detto. Si può aggiungere che la presenza di un piccolo vaso con iscrizione fuso nel mitreo di S. Prisca, se per un verso certamente si connette con il "sangue versato" di cui è menzione nella citata iscrizione parietale, per l'altro non permette alcuna sicura conclusione sull' uso speci­ fico del sangue i vi contenuto nel contesto rituale 53• Le seconde si riducono a due brevi notazioni, rispettivamente di Giustino e di Tertulliano 54• Giustino, in un contesto apologetico in cui illustra ai suoi interlocutori le modalità e il significato delle adunanze cristiane nel corso delle quali si compie il rito eucaristico, appella ai misteri di Mithra. Alla luce della sua teoria generale dell' azione demoniaca esercitantesi sull'umanità al fine di distoglierla dal culto del vero Dio, egli dichiara allora che i malvagi demoni hanno "imitato" la prassi liturgica cristiana. 55• " lbid., p . 409,

X, n. 846, fig. 204 e tav. X C I X , 1-3. Per questi autori cfr. S. Rossi, Min ucio, Giustino e Tertulliano nei loro rapporti col culto di Mithra, GIF, 16 (l %3), pp. 17-29. Rimangono alla superficie del problema le argomentazioni di LEASE 1980 sugli eventuali rapporti di mutuazione fra cristianesimo e mitraismo. 55 Apologia, I, 66, 4: «"OltEp K aÌ. Èv -,;o"(ç -,;où Méé}pa fLUatT]ptocç napÉiiwKav ycvEcrttm fllfLT]"yEç crÉ�ovtat �òv aù�òv llvm �». Etym . Magnum, 1 63, 54, ibid., p . 76: «"ATilç ò t.t oV\lO" oç i:m9EnKò\ç». AÉI;Elç PTitopt KaÌ ed. l. BEKK ER, A necd. Graeca, l, p. 207, ibid., p. 76. Cfr. F.G. ScHNEIDEWIN, art. cit. , p. 265. Una statuetta di Attis con attributi dionisiaci prov iene dal Metroon ostiense (R. CALZA, art. cit. , p. 218, n. 11 s., fig. 20; cfr. M.). VERMASEREN, The Legend of Attis, p. 30 e Pl. XVIII, 1), che in pari tempo ha dato un'immagine d i Dioniso (R. CALZA, art. cit., pp. 219 s., n. 12, fig. 21). Per la frequente connessione e talora identificazione fra i due personaggi s i veda CH. PICARD, Dionysos-Pais et Attis enfant, in Archaiologiké Ephemeris, 1953 /54 (Eis mnemen C.M. Oikonomou) D (1955), pp. 1 -8. " Cfr. G. SFAMENI G ASPARRO, Connotazioni metroache di Demetra, cit., pp. 1 60- 1 65. " Si veda il responso oracolare dato ai Rodiesi, quale è riferito da 5 61, esemplificano questo assunto fondamentale (dopo la citazione di Phil. 2, 10 che menziona le tre categorie di esseri, celesti, terrestri e sotter­ ranei) evocando il mito di Adone, amato insieme da Afrodite e da Persefone e, in quanto identificato con Endimione, deside­ rato da Selene 62• La prima dea è allora intesa come immagine della sfera della yÉvEcrtç terrena mentre la seconda è piuttosto 63• Interviene qui il riferimento al mito di Attis e precisamente al tema della sua mutilazione, centrale nella cosiddetta "versione frigia" del mito. Tuttavia, mentre il rapporto di Adone­ Endimione con le tre dee menzionate era visto in funzione della discesa del principio divino nei tre livelli cosmici (terreno, infero, celeste) per apportare ad essi la vita, la vicenda di Attis è piuttosto immagine della liberazione di quel principio dal ciclo cosmico e del suo ritorno al mondo superiore cui appartiene: «Se poi la Madre degli dèi mutila Attis pur avendolo per amante, ciò significa che la beata natura superiore degli esseri sopra­ mondani ed eterni chiama a sé la potenza maschile dell'anima . . . L a mutilazione d i Attis significa che egli fu separato dalle parti terrene e basse della creazione, e fu trasferito in alto all'essenza eterna, dove non c'è né femmina né maschio ma nuova creazione, uomo nuovo che è androgino>> 64• L'esegesi naassena dei personaggi del mito frigio instaura uno schema ideologico sostanzialmente analogo a quello che più tardi sarà adottato dai neoplatonici Giuliano e Sallustio. Infatti, a differenza delle figure femminili connesse con Adone­ Endimione, le quali sono assimilate alla natura infra-cosmica nei suoi varii livelli e pertanto coinvolte nel generale deprezza­ mento dei valori mondani tipico della visione naassena, la natura e funzione della Madre degli dèi, come nell'esegesi neoplato­ nica degli autori citati, sono presentate in luce del tutto positiva. Si tratta infatti della "tWV \mepKOç) 75, operando per la salvezza degli gnostici. L'appellativo di "spiga verde mietuta" pare rivelare un influsso eleusino nell'ideologia religiosa frigia, la quale nella comune tradizione collega Attis, piuttosto che con i cereali, con la vegetazione florescente ed arborescente 76; tale appellativo, 70 Oltre che dai particolari m ilici relativi alle modalità della nascita di Attis (ved. sopra n. 27), le connessioni del personaggio con la sfera della fecond ità sono espresse dalle circostanze della morte, avvenuta sotto un a lbero di pino mentre dal sangue versato sulla terra nascono le viole ( A R NOBIO, adv. Nal. V , 7 in H . HEPDING, op. cii., p. 40) . Il culto egualmente sottolinea tali connessioni nel trattamento rituale d e l pino in quanto figura di Attis. " Ref V, 8, 22 in VOLKER, op. cii., p. 20; tra d . SJMONETII, p. 43. 72 Ref V, 8, 24, ibid., p. 20; trad . SIMONETII, p. 44. 73 Ref. V, 8, 31, ibid., p. 21; tra d . SJMONETII, p. 45. 74 In tal senso l'autore naasseno spiega l'a ttributo d i allt()Àoç ( " capra i o " ) c h e definisce la qual i tà pastorale d i Attis n e l l a tradizione mitica c h e lo riguarda (Ref V, 8, pp. 34 s., ibid., p. 22; tra d . SIMONETII, pp. 45 s . ) . " L'esegeta naasseno ha q u i operato W l intervento s u i d a t i offerti d a l l 'inno, sepa rando l ' attributo d i rroÀuKaprroç dal suo contesto, che lo ri feriva a l la " mandorla" da cui Attis ha avuto origine, e attribuend olo ad Attis medesimo. Ta le trasposizione rivela chiaramente l ' interesse speciale dell'autore gnostico per l'opposizione steri l ità-fecond ità che caratterizza la funzione demiurgica dell' Anthropos divino. " Soltanto Firm ico Materno, nel contesto d i u n ' i n terpreta zione " fisica"

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che ribadisce l'ambivalenza intrinseca del personaggio del mito pagano, il quale inclina verso la sterilità e la morte quando l'arco della sua vicenda è giunto nella fase della potenzialità piu vivace e promettente ma non ancora realizzata, di fatto è esemplificato dall'esegeta naasseno con ampi riferimenti alla prassi misterica eleusina 77• Infine, la menzione della "mandorla" che ha generato Attis, il "suonatore di flauto", la quale allude alla complessa vicenda mitica narrata nelle versione frigia, induce il commentatore gnostico a riproporre il tema dei rapporti tra il primo e il secondo principio, da quello misteriosamente prodotto come "figlio" e destinato, dalla sua funzione mediale, alla discesa verso la materia e la generazione; ad essa però segue la libera­ zione e il ritorno al Padre, di cui è segno la salvezza degli spirituali 78. L'interpretazione naassena dell'inno ad Attis si è rivelata interamente orientata alla dimostrazione di quegli assunti fonda­ mentali in cui, con le caratteristiche peculiari del contesto reli­ gioso in questione, si esprime la sua qualità specificamente gnostica. La dottrina dell' Anthropos elaborata nel Trattato riflette i presupposti tipici del dualismo antisomatico ed anticosmico dello gnosticismo, ai quali sono piegati i ricchi materiali, biblici e pagani, addotti al fine di dimostrare una tesi chiaramente formulata. L'attenzione rivolta in maniera privilegiata al culto frigio, oltre che dalle motivazioni già illustrate, può forse scatu­ rire da una particolare situazione storica e culturale se, come vogliono alcuni studiosi, si tratta di una comunità gnostica fiorita in Asia Minore 79• Non ci pare tuttavia sufficientemente del mito e del culto frigio, mentre pone l'equivalenza Gran Mad re-Terra, a fferma il rapporto di Attis con le fru g es (De err. p rof. rei. 3 in H. HEPDING, op . cii., pp. 47 s . ) . n Ref. V , 8, 39-43 i n VOLKER, op. ci i . , pp. 22 s.; trad. SIMONETII, pp. 46 s. " Ref. V, 9, 1 -6, ibid., pp. 24 s.; trad. SIMON ETTI, pp. 48 s. " È doveroso avvertire che questa ipotesi, in mancanza di testimonianze esterne, si fonda proprio sull'interesse speciale mostrato dai Naasseni nei confronti del culto frigio; l'argomentazione rischia dunque di m uoversi in un circolo chiuso. Non va infatti dimenticato che il culto metroaco, per i suoi particolari rapporti con il potere statale, era uno dei più diffusi e fiorenti in tutto l'Impero.

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fondata l'opinione di quanti ritengono di poter attribuire ad ambiente metroaco la dottrina dell' Anthropos qui formulata IKl, avendo gli stessi fedeli di Attis interpretato le vicende del personaggio in chiave antroposofica. Già lo Schenke obiettò a siffatta interpretazione che, a dire degli stessi Naasseni, il citaredo non comprendeva i "grandi misteri" celati nell' inno da lui declamato sulla scena, essendo nascosta a lui, come ai comuni ascoltatori, la verità celata sotto le apparenze del mito 8 1 . Nessun indizio, nella documentazione contemporanea perti­ nente al culto metroaco, inoltre, permette di sospettare che all'in­ terno di esso fosse presente una dottrina antropologica del tipo formulato dal gruppo naasseno. Quest'ultimo si situa nel pano­ rama gnostico, nel quale si distingue per la particolare apertura nei confronti delle tradizioni pagane e la speciale attenzione per le tematiche vitalistiche espresse nei culti mistici e misterici. Questi erano già per loro conto inseriti, nel corso del II sec. d.C., in un processo di trasformazione che, almeno in certi ambienti, implicava l'assunzione di connotazioni astrali e cosmiche da parte dei personaggi divini, senza peraltro che fosse interrotta la continuità con le antiche fondamenta naturi­ stiche dei miti e del rituale. Egualmente dettate da precisi presupposti ideologici che si sovrappongono agli schemi mitici e rituali del complesso religioso frigio, determinandoli in una direzione che certo non riflette la concreta attualità cultuale di esso, sono le interpretazioni di alcuni autori neoplatonici del IV e V sec. d . C . Tra esse emerge, per ampiezza di argomentazioni e sistematicità, l'esegesi elabo­ rata da Giuliano nel noto discorso "Sulla Madre degli dèi" 82, ., C fr. R. REITZENSTEIN, Poimandres, c i t . , pp. 8 1 -83; W. BoLSSET, op. cii . , pp. 1 8 3 s. " Op. cii., p. 59. " Composto di getto in una sola notte (Oral., V, 1 78d - 1 79a) a Costa ntino­ poli, alla vigilia dell'apertura del ciclo festivo di ma rzo (LIBANIO, Disc., XVIII, 157), il d iscorso sulla Madre degli dèi è datato nell'anno 362. Cfr. G. Rcx:HEFORT, L'Empereur fuliro. auvres complèles, II, Discours de fulien Empereur, Paris, 1963, pp. 94-1 02. Per l'analisi delle argomentazioni di Giuliano si vedano anche H . - A . NAVILLE, Julien l 'Aposlat. Philosophie du politheisme, P a r i s , 1 877, p p . 1 1 8- 1 26; G . MAu, D ie Religionsphilosophie Kaiser Julians i n seinen Reden auf Kdn ig Helios und

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dalla quale pare dipendere la sezione dedicata al culto frigio nel m:pì 8Ewv IWÌ JCOO"JlOU di Sallustio 83. La trattazione dell'imperatore-filosofo intende abbracciare il culto metroaco nella sua globalità e, senza limitarsi ai dati mitici, ampiamente discute anche quelli rituali, ritenuti altret­ tanto fondamentali per la comprensione del vero significato di quel culto, di cui illustra le circostanze storiche dell'introduzione ad Atene 84 e a Roma 85• Ma la precisa intenzione esegetica dell'autore è subito annunciata in termini netti con l'identifica­ zione di Attis alla 86 • È così evocata la struttura ideologica propria del sistema die Gottermutter. Mit einer Obersetzung der beiden Reden, Leipzig, 1 908, pp. 901 22; H. BOGNER, Kaiser Julians 5. Rede, in Phi/ologus, LXXIX ( N . F . XXXIII) (1 924), pp. 258-297; ) . G EFFCKEN, op. cit. , pp. 1 33 s.; ) . BIDEZ, Ùl vie de I'Empereur fu/ien, Pa ris, 1 930 ( 1965'), pp. 253-256. C fr. anche l'ed izione, con traduzione italiana, a cura d i FONTAINE-PRATD-MARCONE 1987, pp. 4 1 -93 e l'analisi d i BoUFFARTIGUE 1 992, pp. 359-379. Osservazioni sull'«esegesi dei miti» in Giuliano in VERNI�RE 1 978. U n ' a m p i a e d o c u m e n t a ta d i s a m i n a del problema del r a p porto dell'Apostata con i culti misterici, in particolare quelli d i Cibele e Mithra, è condotta da S M IT H 1 995, pp. 1 1 4- 1 78. Le conclusioni dello studioso sono in larga m isura cond ivisibili. " A . D . NoCK, Sallustius concerning the Gods and the Universe, Cambridge, 1926, pp. 50-55. G . ROCH EFORT, Le n EPI 9ffiN KA I KO:l:MOY de Sa/oustios et l'influence de /'Empereur Julien, in REG, LXIX (1 956), pp. 50-66. Sui problemi relativi all'identificazione dell'autore del trattato "Sugli dèi e sul cosmo" nell'uno o nell'altro dei personaggi di nome Sal lustio (Fiavius Sa/ustius ovvero Saturninus Secundus Sa/ustius) contem poranei di Giuliano e a lui legati da rapporti di amicizia, si veda la rassegna cri tica delle diverse tesi offerta da G. RINAUDI (Sull'identificazione dell 'au tore del n EPI 9ffiN KAI KO:l:MOY, in Koinonia, Il, 1 978, pp. 1 1 7- 1 52). L'opinione p i ù solida ed accred itata, comunque, pare quella che attribuisce l 'opera a Saturninus Secundus, Prefetto d ' Oriente. Utili aggiornamenti sul problema e buona bibliografia in D1 G IUS E PP E 2000. '" Orat. V, 1 58d- 1 69c. " lbid., 1 59c- 1 6 1 b . Vi è na rrato l'episodio d i Claudia Quinta, a testimo­ n i a nza del potere sovrano della dea accolta dal popolo romano. "' Orat. V, 1 6 1 c: « . . . toù yovillO\J ICUÌ §llll l O\JP')'liCOÙ voùv, tftV axpt tl1ç ÈCJ;(Utllç UÀllç anavta ')'EVVcOO U V, oucriav El VUl, E;(O\JCJUV tE EV EU\Jtl] ncivtaç to'Ùç Àoyouç KUÌ tàç al tiaç tWV EvUÀWV EiOWV » .

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neoplatonico, con la sua tipica "processione" dei principii che, a partire dalla causa prima e trascendente, digradano progres­ sivamente verso il basso, fino a giungere a contatto con la materia per imprimere in essa il sigillo delle forme intellettuali. Il sistema di Giuliano, come quello di Giamblico da cui sembra dipendere, contempla tre principii intellettuali di cui il terzo, identificato col sole sensibile, è una potenza demiurgica, il "terzo creatore" . Di quest'ultimo si afferma che ••possiede le ragioni astratte delle forme materiali e le cause connesse>>; Attis è uatç ò ç n to u )lEvoç [anv "A'tnç». Sulle esegesi giulianea, intesa a configurare un " A ttis platonicus" è venuto d i recente TuRCAN 1 996. "' Cfr. anche ibid., 1 59a dove Giuliano, enunciando le fin a l i tà della sua trattazione, a fferma che in primo luogo bisogna chiedersi «chi sia Attis o G a l l o » . Venuto poi a parlare delle circostanze relative a l l a fond azione del Metroon ateniese, chiama ra Uo ç i l personaggio che propagò in G recia il culto della Gran Madre, che le a ltre fonti p resentano come metragirta (S u oDA s. v. Mn•pay\lp•nc;. ed. A . AoLER, III, p . 391 e �apa9pov, ibid., l, p . 453 = Schol. in Plut u m , v . 4 3 1 ; Fozoo, Lexikon, s.v. Mn'tpqlov ed. S.A. NABER, I , p. 422). t: noto che i G a l l i costituivano una particolare ca tegoria di fed eli di Cibele che, a t traverso l a pratica cruenta dell'eunuchismo, si consacravano interamente a l culto della dea. Sul signi fica to originario di tale pratica molto si è d iscusso (cfr. H . HEPDING, op. cit . , pp. 160-1 65, 217 s.; H . GRAILLOT, op. cii . , pp. 128 S . , 290-294; F. CuMONT, s.v. Gallos, in PWRE, X I I I , coli. 675, 681 s.; A . D . Ncx:K, Eun uchs in Ancient Religion, in A R W, XXIII, 1925, pp. 25-33, rist. in Essays on Religion and the A ncient World, l, Oxford, 1 972, pp. 7- 1 5 ) . Per la posi zione dei Galli nel cu l to metroaco si veda H . GRAILLOT, op. cii. , pp. 287-3 19; ) . CARCOPINO, LA réforme romaine du culle de Cybèle et d'Attis, II Galles et Archigalles, i n Aspects myst iques de la Rome pai"enne, Paris, 1942, pp. 76-1 09; G. SANDERS, s.v. Gallos, in RAC, V I I I ( 1972), pp. 993-1 025. I n molte fonti, peraltro, Attis appare come

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presso il fiume Gallos, dove egli fu rinvenuto dalla Gran Madre che lo colmò di doni fra cui il "pileo stellato", è figura della discesa del principio demiurgico fino alla via Lattea mentre quel copricapo è inteso come immagine del cielo visibile, che circonda la terra 89• Ma il movimento verso il basso non si arresta in questa sfera celeste, dove la Madre degli dèi permette al "dio intellet­ tuale" di d anzare e volteggiare; il mito narra infatti che Attis discese in una grotta per coniugarsi con una ninfa 90, la quale, in questa "lettura" filosofica del mito, è identificata al "principio umido della materia". Giuliano precisa che essa «non designa la materia stessa, ma la causa ultima, incorporea, che presiede alla materia 9 1 • Egli quindi viene a precisare la funzione della Grande Dea in questo schema esegetico del mito: essa è «la sorgente degli dèi intellettuali e demiurgici che governano gli dèi visibili, madre e insieme sposa del grande Zeus, grande dea venuta all'esistenza dopo e con il grande creatore, sovrana di ogni vita ••

prototipo del Ga llo, in quanto la sua mutilazione, causa della morte, si presenta come l'ailion mi tico della pratica rituale. Per una d iscussione dei problemi connessi a l rapporto A t t i s - G a l lo, a i fini d i una v a l u t a z ione c o m p l e s s i v a d e l perso n a g g i o , si v e d a G . S F A M E N I GASP A R RO, op. cii . , pp. 53-63. C fr. G I A M M A RCO RAZZANO 1 98 2 ; L A N E 1 99 6 a . Nel senso d i una " ritual izzazione" del corpo dei Galli interp reta la pra tica dell 'eunuchismo S0DERGARD 1 993. " Orat., V, 165b; cfr. anche ibid., 1 7 1 a : Attis possiede «"tflV Katacrn iC"tOV toì ç acJ"tpOlç ttapav » . � � L a versione mitica riferita da Pausania e da A mobio presenta la sposa di Attis come figlia del re di Pessinunte. Giuliano qui si ricollega ad una diversa versione, attestata a nche in Ov idio che conosce la nympha Sangaritis, oggetto dell'amore di Attis (Fasti, IV, 229). Aggiunta specifica di Giuliano è la menzione dell 'avtpov come luogo in cui si compiono le nozze di Attis; essa è chiaramente dettata dai suoi particolari presupposti ideologici, dato il noto simbolismo della grotta come " figura" del cosmo, quale è svolto nel De antro Nympharum porfiriano. '1 Orat., V, 1 65c : « " O oc [se. "Amç] EltElOlÌ rrpoicì:Jv JÌÀ9EV axpl "tCÒV È> 1 17• Alla terra identifica invece la Madre degli dèi Macrobio, nel contesto dell'ampia elaborazione teologica posta in bocca a Vettio Agorio Pretestato nel primo giorno dei Saturnalia 1 1 8 . Nella prospettiva dell'enoteismo solare ivi affermato come unico modulo interpretativo dei più diversi culti, greci, romani ed orientali, Attis appare come figura del Sole; i suoi tipici attributi pastorali (fistula e virga) sono interpretati rispettivamente come immagine dei venti che traggono dal sole la loro sostanza e della stessa potenza dell'astro, il quale governa tutte le cose. L'esegesi di Macrobio, trascurati i contenuti mitici del culto, vede esem­ plificata nelle pratiche rituali del ciclo festivo di marzo la fase equinoziale di primavera. La letizia degli Hilaria, infatti, dopo la catabasi e il lutto, celebra il momento in cui per la prima volta il sole rende il giorno più lungo della notte 1 19• La familiarità dell'ambiente neoplatonico con il complesso mitico-rituale frigio, cui erano applicati peraltro schemi esege­ tici diversi 1 20 , è infine confermata dall'interesse di Porfirio e di 1 17 I n PROCLO, in Crat. p. 8 1 , 6 - 8 P ed . t. DE PLACES, Orac/es chaldaiques. Avec un choix de commentaires anciens, Paris, 1971, p. 81, n. 56:

« ' PEt11 tOl VOEppacrtotç OE/;U1!1!EV11 ')'EVETJ V bn 11ÙV 11POXÉEl tp oxa ovcrav» . 1 1 8 Sa t. l, 21, 7-1 0 ed. N. MA RlNONE, Torino, 1977', p p . 286-289. Sui problemi relativi all'autore e all'opera si veda ora j . fLAMANT, op. cit., dove, alle pp. 652680, è analizzato il tema della " teologia solare" di Macrobio. Su questa tema, nel più ampio contesto del paganesimo romano, è sempre utile il noto lavoro di F. CuMONT (La théologie so/aire du pagan isme romain, in MAI, Xli, 2e partie, 1909, pp. 447-479). ' " Sat. 1, 21, 1 0 ed. MARINONE, p . 288: «Praecipuam au tem solis in his

caerimoniis verti rationem hinc etiam potest colligi, quod ritu eorum catabasi finita simulationeque luctus peracta, cele/rratur laetitiae exordium a.d. octavum kalendas Apri/es. Quem diem H ilaria appellant, qua primum tempore sol diem longiorem nocte protendit».

1 20 Si può ricordare in proposito un breve cenno di Platino che, in dire­ zione opposta alla linea interpretativa di Giuliano e Sal lustio, stabilisce l'equi-

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Proclo. Del primo, infatti, Giuliano dichiara di sapere che si era applicato all'interpretazione degli stessi temi da lui stesso trattati, pur non avendo letto le opere relative 1 2 1 • Un'eco di tali interpretazioni si conserva tuttavia in Eusebio 122 e in Ago­ stino 123, che cita appunto Porphyrius, philosophus nobilis a propo­ sito di un'esegesi "fisica" del personaggio di Attis, identificato ai fiori. La mutilazione sarebbe espressione dell'evento natu­ rale secondo il quale flos decidit ante fructum. Di Proclo, che nel già ricordato Inno ad Helios menziona Attis come una delle molteplici manifestazioni del Sole 1 24, il b iografo Marino sottolinea la scrupolosa osservanza delle pratiche catartiche ed astensionistiche frigie 125• Di lui Marino ricorda l'opera esegetica sul culto metroaco, nella quale proponeva una sua "teologia", interpretando "filovalenza Gran Madre- VÀT]. La presenza d i eunuchi nel culto della dea, infatti, esprimerebbe la sterilità connaturata alla materia, là dove solo la " forma» (Elooç) è produttrice di vita (Enn. !JI, 6, 19 ed. E. BW!IER, Paris, 19632, ill, p. 1 22). 1 2 1 Orat. V, 1 6 1 c: « ' YltÈp Oè wv EÌ7tEÌV brfjÀ6É J.lOt 1tap' atitòv O.pn tòv tfjç aytcrtEiaç �emp6v, atcouw �v �'YOJYE �eaì nopqrupiq> nvà 7tEcptÀoaDq�Tjcr6at 7tEpÌ atitcilv · oti J.11ÌV ol&i yE ou yàp hhuxov, EÌ Kaì auvEvEx6flvai 1tou C1UJ.l�ai l] tql Àéyq>». 122 Praep. evang. lll, 1 1 , 12 in H. HEPDING., op. cii., p. 47: «"A tttç lìf. KUÌ "A &ovtç qj tcilv mp7tcilV EÌGÌ V avaÀoyiq: 7tpoC11\ lCOVtEç. aU.'Ò �v "Atttç tcilv KUtCÌ tÒ Éap 7tp0cpat VOJ.lÉVOlV av6ÉOJV KUÌ 1tpÌ V tEÀEGtyovfjcrat OtUpp€6VtOlV EvtlEV KUÌ tflV tcilv ai ooiwv U1tOlC07tflV autcjl !tpoaavÉtlEaav, J.llÌ cpeaaavtOJV EÀOCÌV tcilv Kup7tcilV EÌç tflV C11tEpJ.1utt 1CflV tEÀEtOJatV, - Ò OC "A&ovtç tfjç tcilV tEÀEiwv tc a p�tcilv É KtOJ.lfjç GUJ.l�OÀO V » . Tale esegesi deriverebbe d a l 7tEpÌ ayaÀJ.latOJV porfiriano. C fr. anche ibid., lll, 1 1 , 15; III, 1 1 , 1 7; lll, 13, 14 in H.

HEPDING, /oc. cii. 123 De civ. Dei VII, 25 in H. HEPDING, op. cii. , p. 69. Dopo aver notato che V arrone non ricorda nei suoi scritti A ttis né si cura di interpretame la vicenda mitica, a fferma: «sed docti Graeci adque Sllp ientes nequaquam rationem tam SJlnctam

praeclaramque tacuerunt. Propter vernalem quippe faciem terrae, quae ceteris est temporibus pulchrior, Porphyrius, philosophus nobilis, Attin flores significare perhibuit, et ideo abscisum, quia flos decidi t ante fructum». 1 " Vv . 24-26 in H. HEPDING, op. cii., p. 73: «GÈ KÀutòv UJ.lvEioum 6twvoooto tO Kfja· / uÀT]ç o' aù VEatotç EVÌ �v6Ecrt v EÙtOV "Attl]V, l clÀÀOt o' a�pòv

• A &ovtv 1 25

E7tEUcpl\J.1T]C1UV aot5aìç».

Vita Procli, c. 19 ibid., p. 73: «tàç Oè J.ll]tpq>atcàç 7tapCÌ ' POlJ.laiotç ii tcaì

1tp6tEp6v 7tOtE 1tapCÌ Cl>pu!;ì a7tou5aa6Eiaaç Kaateiaç EKciatou J.ll]VÒç i\yvEUEv». C fr. ibid. c. 33.

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soficamente" il complesso dei dati mitici e rituali pertinenti alla Gran Madre e ad Attis 1 26 • La perdita di tale scritto ci priva di un testimone senza dubbio significativo di una letteratura che i dati esaminati fanno ritenere assai ricca e varia. Fiorita negli ambienti culturalmente più vivaci del tardo paganesimo, in cui gli interessi speculativi si accompagnavano ad una rinnovata attenzione per i culti tradizionali, essa esemplifica, in relazione al culto mistico e misterico frigio, la tendenza misteriosofica ad una reinterpreta­ zione dei dati mitici e rituali in rapporto alla vicenda dell'anima divina, che in Grecia aveva fatto già le sue prove più rilevanti nell'ambito mosso e vario dell'orfismo 1 27• È peraltro si gnificativo ai fini della storia religiosa del mondo tardo-antico che in alcuni autori, quali un Giuliano e un Proclo, l'esegesi misteriosofica si accompagni ad un reale a profondo impegno nella concreta vita religiosa del culto frigio. L'inda­ gine critica manterrà accuratamente distinto il livello della prassi cultuale, con i connessi contenuti mitici ed ideologici, ricono­ scibile dal complesso della documentazione come patrimonio '" /bid. c. 33: «EÌ OC nç È1tl 1t0 9Eì 1W1lOEÌ V m\-toù KUÌ 1UU1TjV 1 JÌ V Èm1Tj0Cl0 1Tj1U, Àa.flÉ10 d ç );:Et pa.ç 1JÌV IJ.Tj 1pq>a.KJÌV O.Ù10Ù �� �ÀOV. 0 \j/Ela.t yc:ip, 12. Il seguito del discorso appare subito rivolto a definire uno speci­ fico contesto religioso in cui il rapporto del fedele con l'effu­ sione del sangue dell'animale ucciso è immediatamente perso­ nale, anzi fisico. Miseri sunt qui profusione sacrilegi sanguinis cruentantu r - continua Firmico - Taurobolium istud vel criobolium

scelerata te sanguinis labe perfu ndit 13 . ' De rrrore profanarum religionum, 27, 4-8 ed. A . PASTO R INO, F i renze, 1 9691, pp. 261 -265. L'occasione immediata a questa d iscussione è offerta a Firmico da un rituale pagano che contempla l ' u ccisione, nel colmo della notte, di un ariete presso le radici d i un a lbero tagliato (ibid., 27, 4, p . 261 ) . Poiché nei capitoli p recedenti il polemista cristiano aveva evocato d iversi rituali in cui intervengono cerimonie rela tive a l taglio dell'albero e a u n suo trattamento cultua le, ossia quelli d i A t t is, d i Osiride e d i Proserp ina, non è possibile decidere con sicurezza a q u a l i d i t a l i cerimonie i n particolare s i ri ferisca l'im molazione sacrificale dell'ariete. Si veda l ' ed izione com mentata d i T c R c ' " 1 982, p. 342. "' Ibid., 27, 8, p. 265, 1 1 0-1 1 3 . 11 Ibid., p. 265, 1 1 3- 1 1 5. 1 2 Ibid., pp. 264, 1 07-265, 1 1 1 : Pro salute hominum agni istius venerandus sanguis effuditur, ut sanctos suos filius dei profusione pretiosi sanguinis redinUII, u t qui Christi sanguine liberantur, maiestate prius immorta/is sanguinis consecren tu r. 13 Ilrid., pp. 265, 1 1 5-266, 1 1 8.

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È così evocato quel rito che circa un cinquantennio più tardi sarà descritto con vivida dovizia di particolari nel Peristephanon di Prudenzio, dal quale risulterà che l'immolazione del toro costituente il taurobolio (là dove l'uccisione complementare di un ariete costituiva il criobolio) veniva compiuta su un gra­ ticcio sovrastante una fossa in cui stava il fedele per ricevere sopra di sé l'aspersione del sangue dell'animale 1 4 • Le testimonianze congiunte dell' Ambrosiaster e di Firmico Materno ci introducono dunque direttamente nel cuore della problematica relativa al significato e al ruolo del sangue nel culto metroaco 1 5 nel momento stesso in cui presentano due delle componenti fondamentali di esso, ossia il ciclo festivo di marzo e il taurobolio, sotto il profilo di un paragone per contrasto con l'efficacia espiatoria e redentrice del sangue di Cristo sparso sulla croce. La notizia dell' Ambrosiaster è particolarmente significativa per il fatto che sembra riflettere la convinzione dei suoi stessi interlocutori pagani riguardo alla expiatio per sanguinem pre­ sente nel rituale celebrato all'equinozio primaverile. D'altra parte, l'insistenza di Firmico Materno sulla "contaminazione" " PRUDENZIO, Peristephanon, X, 1 006-1050, in H. HEPDING, Attis, seine Mythen und sei n Kult, G iessen, 1 903, pp. 65-67. Cfr. anche R. DuTHOY, The Tauroboliunr. Its evolution and ternrinology, ( E PRO 1 0), LEI DA, l %9, pp. 55 s., B 4. Sulle recenti posizioni d i McLYNN 1996 e d i BoRGEAUD 1 998, a vario titolo fortemente critiche sul va lore della tes t i monianza di Prudenzio, s i veda quanto argomentato nell'I ntrod uzione. 1 5 ì: d i fficile invece adattare all' immagine a noi nota d i questo culto una notizia presente nel Tractatus in fohannenr, VII, 6 d i Agostino, rela tiva a una festivi las sanguinis celebrata a I ppona in onore di una nrulier d i cui l'autore non dà i l nome ( ... qui suni illi qui hodie celebrant festiuitatenr sanguinis nescio cuius nrulieris . . . ). A tale rito si connette la narrazione relativa a un monile d'oro, strappato d a l l ' orecchio della "donna" con rela tiva effusione di sangue. Nella " pesa tura " successiva i l sangue contribuì ad appesa n t i re l 'oro, destinato a l l 'acquisto d i una statua (Raptunr est aurum, dicunt, de aure nrulieris, et cucurrit

sanguis, et positum est aurum in trutina uel statera, et praeponderauit multum de sanguine). Per l'attribuzione di tale notizia al contesto metroaco e i connessi problemi interpreta tivi si veda FR. j . D O LG ER, Pi/leatus oder die Attisfeier bei A ugustin, ThR, 6 ( 1 914), pp. 1 8 1 s.; D. DE BRUYNE, Un texte de S. A ugustin sur le eu/te de Cybèle, ibid., 30 ( 1 9 3 1 ) , pp. 227 s.; j. P�rL'iil kern, Wiesbaden, ! 95 1 , trad. fr., Parigi, 1 954. Un'ampia raccolta d i miti relativi a personaggi del tipo "dem a " anche in J . V A N B A A L, Dema. Descript ion and analysis of Marind-anim culture (South New Guinea), The Hague, 1966. Non è possibile qui entrare in merito alla validità, totale o parziale, della formula in terpretativa d i A . }ENSEN, la quale sembra soffrire d i una eccessiva rigidità nel postulare l 'orga nica e imprescindibile connessione d i tutti gli aspetti, m a teriali e spirituali, delle culture anal izzate e nell ' i nd ica rne l'origine e il p u n to d i forza fond amentale nel rapporto dema-pianta a l imentare . Ricor­ d i a m o soltanto che quella fo rmula è stata app licata anche a l l ' i n terpretazione di complessi mitico-ri tua li greci e rom ani. Così, per il mito d i Kore-Persefone si ved a K. K�RENYI, Kore, Paideuma, l ( 1938- 1940), pp. 341 - 380 ristampato in C . G . j u NG-K. KER�NYI, Einfuhrung in das Wesen der Mythologie, Amsterda m-Lipsia, 1 94 1 , trad. it., Prolegomen i allo st udio scien tifico della mitologia, Torino, 1 948, 2' ed. 1 964, pp. 1 49-220); A. B R E LICH , Nascita di n11ti (due studi mito logici ) . 2. Il mito di fondazione de1 misteri eleusini e miti affini, Religion i e Cmiltà ( = SMSR, N .S.). 2 ( 1 976), pp. 47-80; D. 5ABBATUCCI, Di alcun i sacrifici roman i alla luce del mito di Kore, SMSR, 28 ( 1 957), pp. 53-63. Sulla figura d i Quirinus u n ' indagine a na loga è stata condotta ancora da A. B R E L I C H , Qu irin us. Una divinità romana alla luce della comparazione storica, SMSR, 31 (1960), pp. 63- 1 1 9. Alla individ uazione d i forme cultura l i "pre-cerea li", attraverso l'analisi d i tradizioni mi tiche e pratiche rituali greche è rivolta egua lmente l ' i ndagine d i l . C H I R ASSJ , Elemen ti di culture precereali nei miti e riti grw, lncunabula graeca, 30, Roma, 1 968. Non è questa la sede per una d i scussione dei risultati di si ffa tte indagini che ta lora rivelano qua lche forza t u ra nella rice rca del para llelismo e delle analogie fra le figure t ipo "dema " delle culture etnologiche e i personaggi delle mi tologie cla ssiche. Diciamo so ltanto che l'adattabilità d i questo schema interpretativo alla figura di Kore è com promessa d a l l a ci rcostanza che la figlia di Demetra " ritorna " period icamente, là dove il personaggio "dema" si " risolve" nella pianta a l imen­ tare ovvero si trasferisce in maniera defini tiva nel regno dei morti. Per un'a mpia rassegna d i tradizioni popolari e culti rela tivi alle " nascite mi racolose ", spesso connesse con il tema della trasformazione di un personaggio i n elementi veget a l i , s i veda M . E L I A D E, La mandragore et /es mythes de la "naissance miraculeuse ", Zalmoxis, 3 ( 1 940- 1 942), pp. 3-48.

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mente ucciso, dall'amb iente frigio di età storica, un'alta cultura dalla struttura politeistica, e tanto più dalla multiforme ed ela­ borata civiltà greco-romana, in cui le trad izioni religiose di quell'ambiente sono penetrate subendo varie e profonde trasfor­ mazioni. Si può tuttavia riconoscere che il complesso mitico­ rituale pertinente ad Attis, quale si configura nel ciclo festivo di marzo, esprime una visione religiosa articolata sull'idea della divinità come fondamento e garanzia dell'esistenza cosmica nel quadro d i una struttura ideologica unitaria nella quale le nozioni di vita, generazione e morte sono intimamente connesse ed esemplificate nella vicenda di un personaggio divino che conosce crisi e d ispa rizione 98• Tale vicenda ha un preciso riflesso nella prassi cultuale. Di fatto, ciò che costituisce la peculiarità del ciclo rituale frigio è il suo carattere di rievocazione dei diversi momenti del pathos di Attis, quale è descritto nelle corrispondenti narrazioni mitiche. Le vicissitudini del personaggio divino hanno nella morte la loro conclusione ultima e definitiva. A differenza di una Perse­ fone o di un Adonis, infatti, Attis non " ritorna " periodicamente, non ha una epifania annuale che, miticamente configurata nelle forme di una presenza alternante negli inferi e sulla terra (o fra gli dèi olimpici), trova la sua sanzione rituale nel culto, misterico o pubblico che sia. Attis ci appare piu ttosto "sussistente nella morte" e il pino delle feste di marzo non esprime l ' idea di una manifestazione periodica del dio ma piuttosto, nella sua qualità "' Al di là di un even tuale rapporto tipologico e storico con le !ema tiche d i personaggi tipo "dema", com unque, il motivo delle " connessioni vegetali" del com plesso mitico e rituale pertinente ad Attis ci sembra fondamentale per un'adeguata valutazione storico-rel igiosa d i esso. Non riteniamo dunque accet­ tabile l ' i n terpretazione d i W. B u R K E RT che, rifiutando quelle connessioni come prodotto a rtificiale della interpreta/io naturistica del personaggio da parte di autori antichi e moderni, giudica tale comp lesso interamente riconducibile a una cultura , e relativa ideologia religiosa, di cacciatori primitivi (Struc/ure and History in Greek Mythology and Rit ua/, Sather Classica/ Lect u res, 47, Berkeley-Las Angeles-Lond ra, 1 979, pp. 99-1 22). Per ana loghe ragioni non a ppaiono accet­ tabili le conclusioni d i LANCELLOTTI 200 1 , che collega la figura d i Attis ad un supposto complesso regale e funerario frigio di I mil lennio a . C . , di cui riman­ gono troppo !abili indizi nella documentazione.

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di albero sempre verde, lo rivela quale praesens n u men, pur nel nascondimento e nella fissità della morte, che peraltro è stata produttiva sul piano vegetale, del cui ritmo ciclico egli è ormai il garante e il supporto divino. In questo quadro complesso ma organicamente strutturato attorno alla nozione fondamentale del rapporto necessario e imprescindibile fra il b rusco, cruento e prematuro arrestarsi della vita come premessa del suo nuovo e produ ttivo manife­ starsi in altre forme, ai fini dell' ininterrotto fluire del ciclo della fecondità cosmica, si colloca una pratica rituale come quella dei Galli. L'indubbia connessione di essa con la persona di Attis non si esaurisce nella dimensione banale di una "imitazione" o peggio nel presupposto evemeristico di un Attis-Gallo di Cibele, essendo operata una trasposizione sul piano del mito di una pratica cultuale. La mutilazione di Attis è infatti un momento di passaggio alla conclusione definitiva della morte mentre l'azione cruenta compiuta dal fedele è finalizzata alla sua totale e irrevocabile dedizione al culto della dea. Siffatta azione, che nella sua "barbara" violenza ripugnò sempre alla sensibilità dei G reci e Romani, nonos tante le forti limitazioni imposte dai pubblici poteri che, con Domiziano, vietarono formalmente la pratica dell'eunuchismo, si mantenne sino a epoca assai tarda. Per la comprensione dei suoi valori religiosi originari, è indispensabile situarla nel quadro di note­ vole arcaicità e di particolare consistenza ideologica del culto frigio. L'appello a una esigenza di purità rituale, realizzato nella forma più definitiva attraverso la mutilazione 99, se pure trov a � Cfr. A . D . NoCK, E u n uchs in ancicnt rc/1gion, A R W, 23 ( 1 925), pp. 25-33 ristampato in Essays, cit., I, pp. 7- 1 5 ; P. BoY A,Ct, Une exégèsc stoiCiennc chez Lucrèce, REL, 1 9 ( 1 94 1 ) , pp. 1 47- 1 66 = t t ud es sur la rehg ion romaine, c i t . , p p . 205-225, in pa rticolare p p . 2 1 5 s s . H . G R A I LLOT, se p e r u n verso int erpreta l a m u tilazione come un rito sost itutivo del sacrificio d e l l a v i t a a l l a d ea (op. cii . , p p . 293 s . ) , per l'a ltro dichiara che i n esso è d a vedere « i l sommo grado della catartica frigia» (ibid . , pp. 1 28 s . ) . Questo v a lo re c a t a rtico sa rebbe t u t t a v i a acquisito posteriormente, essen d o originario q u e l l o sos t i t u t i vo, d i "offerta votiva " .

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fondamento negli interessi catartici p resenti nel culto metroaco, non dà una motivazione esauriente d i una p ratica così s ingo­ lare ed estrema. Le sue connessioni con il livello della fecondità, per il rapporto peculiare dell'effusione del sangue e del seppel­ limento delle l'ires con la produzione d i elementi vegetali 00 sottolineata nel mito, non possono essere negate 1 • Tali connes­ sioni sono però da valutare nel contesto di quella struttura organica di cui si è detto, che sola può giustificare la persistenza fino a età tardo-imperiale di una p ratica la cui arcaicità è confermata dall'uso della pietra aguzza ovvero del coccio per la mutilazione 101 • In conclusione si constaterà che la tematica d e l sangue, così centrale nel complesso mitico-rituale metroaco nella varietà delle sue componenti 102, sostanzialmente esprime le originarie valenze '"' Riconoscere tale rapporto, peral tro, non significa ammettere che la pratica sia " finalizzata" alla promozione della fecondità, come vogliono alcuni a utori (cfr. R. PmAZZON I , ap. cii., pp. 1 05 ss.; j.G. F RAZER, ap. cii., IV, l, Londra, 1 9363, pp. 268-271 ; lo., Publii Ovidi Nasonis Fastorum Libri Sex. The Fasti of Ovid, III. Commentary on Book III and IV, Londra, 1 929, pp. 2 1 7-224. Più recen temente M. DELCOUR, Hennaphrodite. Mythes et rites de la bisexualité dans /'antiquité c/assique, Pa rigi, 1 958, pp. 47-50). Si vedano le riserve avanzate contro siffatta interpre­ tazione da A. Lo1sv, ap. cii . , pp. 99 s. Egualmente inadeguata ci sembra l ' inter­ pretazione " funzionale" di W. BuRKERT, secondo la quale la castrazione avrebbe permesso a l l ' in d i v i d u o che v i veva i n una società a rcaica, d o m i n a t a d a l le catastrofi guerresche, di sottrarsi alla morte cui erano destinati i maschi in caso di sconfitta. L'eunuco, essend osi posto al d i fuori d e l l a società con l'acquisizione di uno status irrevocabi le, era interamente votato al culto della d i v inità (Structure and History, p . 1 05). " ' ' CATU LLO mostra Attis nell'at to d i mutilarsi acuto ... si/ice (Ca rme 63, 5 ) e OviDIO ricorda il medesimo evento com piuto saxo ... acuto (Fasti, I V, 237) men tre Marziale ricorda la Samia . . . testa ( Epigramm i, III, 8 1 , 3 in H. H ErDJNG, op. cii . , p. 24). I l Petta zzoni ha opportunamente insistito s u l l ' a rc a i c i tà del rito i n rapporto a l l ' uso della p ietra o del coccio (op. cii . , p. 1 07). '"2 Di esse non abbiamo qui considerato quella propria mente misterica, con ini ziazione ed esoterismo che, pur attestata in epoca ellenistica nel mondo greco e a Roma sotto l'Impero, è tuttavia piuttosto ridotta nelle p roporzioni, limitata ad ambienti particolari e verisimilmente costituita, sulla base degli originari fondamenti " m istici" del culto, per sollecitazione e influsso dei misteri greci. In essa comunque non pare percepibile, da lle poche testimonianze pertinenti, una speciale funzione della !ematica del sangue che non sia quella generale, connessa alle figure e al culto di Cibele e Attis nelle forme pubbliche già d iscusse.

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naturistiche del culto. Esso peraltro non si esaurisce in tali v alenze ma appare saldamente ancorato ad una visione religiosa fondata sull'intreccio inestricabile della vita e della morte, al punto da fare di Attis un « morto vivente » . Le sue indubbie c onnessioni con il livello della fecondità cosmica sono espresse e vissute nel quadro di una religiosità fortemente "mistica" che nella sacra mania, indotta nel fedele attraverso un particolare rituale orgiastico, vede il fondamento del rapporto d iretto dell'uomo con la divinità e crea le condizioni per il compi­ mento d i un 'azione cruenta e definitiva come la mutilazione del Gallo. In questo medesimo quadro s i situa il taurobolio che, verisimilmente introdotto in esso per un atto di politica reli­ giosa tendente ad accrescere il rilievo del culto "nazionale" della Gran Madre degli dèi, nel contesto d i un progressivo emergere di culti esotici sempre più favorevolmente accolti dalle p opolazioni dell'Impero, tuttavia per grad i si trasforma subendo anch'esso l ' influsso del generale mu tamento dei valori reli­ giosi. Dal carattere sacrificale che il rito taurobolico sembra aver avuto in origine, esso si evolve ponendo in primo piano l 'aspetto individuale e caricandosi di connotazioni catartiche per raccogliere quindi attorno a sé una complessità di valori religiosi ed etici. Così il taurobolio, nella sua forma u ltima di catartica aspersione del sangue, si presenta in alcuni ambienti del mondo tardo-antico come un atto cul tuale capace di confe­ rire una qualifica sacrale di tipo iniziatico e di procurare il sentimento di un rinnovamento spirituale sì da porsi, nella coscienza degli ultimi difensori dei valori tradizionali del paga­ nesimo, come baluardo estremo contro l' incalzare vittorioso del nuovo messaggio cristiano.

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Capitolo X Connotazion i metroache di Demetra nel coro dell "'Elena " (vv. 1 301 - 1 365) Nel momento di maggiore tensione drammatica, allorché Elena e Menelao protetti dal comp iacente silenzio della profe­ tessa Teonoe con ardito inganno preparano la fuga dall'Egitto, un lungo squarcio corale spezza il ritmo dell'azione, introdu­ cendo un tema del tutto nuovo e in apparenza privo di legami con la trama fondamentale dell'opera 1• Il gruppo delle donne greche che per i lunghi anni della guerra di Troia hanno dimo­ rato a Pharos insieme con Elena, di cui soltanto l'eidolon ha seguito Paride, causando il tragico conflitto fra greci e troiani, ricorda la "passione" di Demetra alla ricerca della figlia. È la nota vicenda che costituisce il " mito di fondazione" dei misteri eleusini illustrato in numerose fonti, dalla versione ampia e dettagliata dell' Inno omerico A Demetra 2 alle interpretazioni ' Sui problemi esegetici p roposti d a l la tragedia euripidea in relazione alle ci rcostanze storiche della sua composizione si veda H . GRoGOI RE-L. MERIOIER (ed d . ), Euripide, t. V, Hélène - Les Phénicicnnes (Pa ris, 1 950), pp. 9-46. Per il testo del Coro cfr. U . VON WI LAMOW ITZ-MOE LLENDORF, Chorianzbische Dinzeter, in Sitzu ngsberichte der Berliner Akademie, 1 902, pp. 873 ss. = Griechische Verskunst (Berlin, 1 9 2 1 ) , pp. 2 1 5-218; H . G R tGOI R E, Sur un choeur d'Eu ripide, in EtC/, VII, 3 ( 1 938), pp. 321 -330. S i veda inoltre R. KANr-; ICHT, Euripides-Helena (Heidelberg, 1 969), vol. I, pp. 1 72-174 con a lcune vananti d i lettura e il commento ibid., vol. II, pp. 327-359. Letture della traged ia intese a defi n i re la sua peculiare consi­ stenza letteraria e ideologica, come quelle d i B u R R ETI 1 960, d i Zu:>rz 1 960 e d i SEGAL 1 972, n o n inficiano la specifica consistenza storico-religiosa d e l l a prospet­ tiva evocata nel Coro i n esa me. Non poss iamo cond i v i d e re l ' esegesi d e l brano p roposta d a G I A M M A RCO R A Z Z A N O 1 995 che riso l v e i n teramente in un' « i nvenzione" sincretistica dell'autore le va lenze metroache della Demetra euripidea ovvero quelle «demetriache" d e l la Meter. 2 Per le d iverse datazioni proposte cfr. T.W. ALLEN - W.R. HA LLIDAY - E.E. SIKES, The Homeric Hynzns (Oxford, 1 9362 ), pp. 1 1 1 - 1 1 4; }. H u MBERT, Homère, Hynznes (Paris, 1 967'), pp. 38 s.; N.}. RICHARDSON, The Honzeric Hymn lo Demeter (Oxford, 1 974), pp. 5- 1 2. Si veda anche CH. PICA RD, Sur la patrie et /es pérégrinations de

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"sofiche" di ambiente orfico 3 fino alle elaborazioni dei mitografi di età tardo-imperiale '· In questo complesso di testimonianze, tuttavia, il testo euripideo si impone all'attenzione per alcune peculiari caratte­ ristiche nel delineare la fisionomia della dea e lo scenario in cui si svolge l'azione. L'inno ha inizio con l'immagine della "Madre degli dèi montana" (òpEia . . . IJcl"tT)p 8Ewv) la quale «un tempo con celere passo si slanciò attraverso vallate boscose, seguendo la corrente dei fiumi, le onde del mare dal cupo fremito, per l'angoscia d 'aver perduto la figlia dal nome ineffabile>> 5• Se la menzione del rapimento della Km)pT) identifica imme­ diatamente in Demetra la "madre" che in preda al dolore corre alla ricerca della figlia, l' appellativo di òpEia e il titolo teologi­ camente qualificante di IJcl"tT)p 8Ewv non figurano fra i comuni attributi demetriaci. Il coro, del resto, non chiama mai la dea col suo nome usuale ma, mentre conosce la forma "eleusina" di t.T)W 6, preferisce evocare il personaggio come Meter (v. 1 340) ovvero più specificamente Megala Meter (v. 1 355 sg . ) . A questa singolarità d i appellativi si accompagna una non minore peculiarietà degli elementi che, nel testo euripideo, Démétcr, in REG, XL ( 1 927), pp. 320-369; U. voN WILAMOwrrz-MoELLENOORF, Der G/aube der Hcllcnen, vol. II (Berlin, 1 932), p p . 47-52; N I L�.

"' Hist., IV, 76. " Basti ricorda re i carmi dell'Antologia Palatina, dove spesso appa iono le donne cult rici d i Cibele ovvero i G a l l i danzanti al suono d i flauti, cemba li o t i m p ani (VI, 51, 94, 220, 239; VII, 2 1 7-220, 223, 709; IX, 340). Cfr. D IOOORO S i C U LO, Bib/., 111, 58; V, 49; D ION IGI DI A LICARN ASSO, A n i . Ronz . , II, 1 9, 5; L UCIANO, deor. dia/., XII; STRABONE, Geogr., X, 3, 1 7; A rOLLON IO RaDIO, A rgon., I, 1 1 38 s.; C ORN UTO, Theo/. gr. conzp . , 6; NoN NO, Dion . , X, 386 ss. Nell'inno orfico 27, 1 1 la Meter theon riceve l ' a ppellativo d i ru�navorEpnr\ (ed. G . Qu A N DT, Orphei Hynz n i, Berlin, 1 9552, pp. 22 s . ) . " L UCREZIO, De rer. nal . , I I , 6 1 8 s.; S E N ECA, Aganten ., 686-690; V A R RONE, Sal. Men ., XV, XXXII1; C ATULLO, Carnz., LXIII; M ECENATE, fr. 4; O V I DIO, Fast., IV, 1 79 ss.; Ep. ex. Pon to, I, 1 , 39-40; G IOV E N A LE, Sal., VI, 5 1 5; M A R Z I A LE, Epigr., XIV, 204; Incerti Carmen contra paganos, 73; C LAUDIANO XVIII (in Eutropium, 1), 277-280; XX (in Eutropiunr, II), 301 -303. " Sugli aspetti entusiastico-orgiastici dei culti dell'Asia M i nore cfr. FR. C u MONT, Les religions orien ta/es dans le paganisme romain, ( P a r i s, 1 929') , pp. 43-68. "' Sui rapporti fra Dioniso e la Gran Mad re nelle Baccanti, cfr. DoDDS, Bacchae, pp. 76 s.; 83 ss. Per le connessioni dei due culti, in relazione al comune ca ra t tere orgiast ico cfr. A . D I ETERICH, Mutter Erde (Leipzig-Berlin, 1 925'), pp. 82 s.; K ERN, s.v. Dionysos, in PWRE, V, col. 1 026, 1 04 1 ss.; I D., Die Religion der Griechen, vol. l ( Berlin, 1 963 2 ), p. 234; E. M A R BACH, s. v. Mainades, in PWRE, XIV, 1, col. 561 .

344

sacri strumenti da parte dei due personaggi 65 si traduce in un'in t ima fusione dei culti rispettivi nel contesto del makarism6s già ricordato, nel quale si enuncia una concezione mistica di profonda intensità religiosa: «O fortunato, come gli dèi, colui che, d i v inamente favorito da una b uona parte, istruito nei misteri degli dèi, si comporta, col suo modo di vita, da consa­ crato e diventa, quanto all'anima, un vero membro del tiaso, comunicando, sulla montagna, con Bacco mediante sacre puri­ ficazioni. Felice colui che, secondo il rito, celebra i santi misteri di Cibele, la G ran Madre, il quale, brandendo il tirso e coronato d'edera, vive al servizio di Dioniso>> 66• Una analoga profonda connessione del culto, e delle relative dottrine mistiche, gravitante attorno a due figure divine le quali, se pure non identiche rispettivamente a Dioniso e a Cibele, di certo sono a queste parallele, è stabilita nel noto frammento de I Cretesi 67. In un contesto indubbiamente influenzato dalle dottrine orfiche 68 si esalta lo ayvòc; �ioc; di colui che, divenuto mista di Zeus Ideo, ha compiuto i riti omofagici di « Zagreo che vaga di notte>> 69, ha innalzato le fiaccole in onore della Madre '' l timpani, dopo essere stati posti d a i Coribanti nelle mani d i Rhea, furono da costei consegnati a i Sa tiri del corteo bacchico, che ne fecero gli strumenti delle «danze trieteriche d i cui si compiace Dioniso» (vv. 1 30- 1 34). C'è d unque una traditio, che impl ica una certa d ipendenza del rituale d ionisiaco da quello metroaco. "" « W JHlKap, ocrnç EUOaiJ.HùV l TEÌ.Hàç 9EWV EioWç l �lOTÙV àytcrTE\JEl l KaÌ 9t acrEUE1at lji1JXÙV l EV opEcrcrt �a qEUWV l Ò cr i o t ç Ka9apJ.JOÌJUcrt ll l ç l c h e acclama a l l a Meter oreia btt\ Kooç). La grotta c o m e s e d e d i culto d e l l a G rande d e a in Asia M i nore è del resto un fa tto ben noto. Basti menzionare J ' ,. avtpov KaÀOU>JEVOV l:tEùvoç», cui fa riferimento PAUSAN I A (Descr. VIII, 4, 3), p resso i l fiume Penkala in Frigia, identificato dal W i EC A N D ( M HTH P l:TEY N H N H, in AM, XXXVI, 1 9 1 1 , =

p p . 302-307).

Schol. in Apollonium Rhodwnr B , v . 722 ed . C. WENDEL ( Berlin, 1 958 2 ), p . f r . 7 FHG, vol. l , p . 37. '"' /C XII, VII, 75. '" Per lo scolio ad Apollonia Rod io cfr. A . H EC K E R , Conrmentationis criticae de A n thologia Graeca Pars Prior ( Leiden, 1 852), p. 246 che p ropone di leggere ,. ' PÉaç M ll tpòç 'tEpov»; D R EX LER, art. cit . , col. 2895: ·< OpEi aç tll tpoç 't Epov»; K E R N , art. cii., in P WRE, IV, 2, col. 274 s.; ScHwENN, art. cii . , col. 2270. L'iscri­ zione di Amorgo fu pubbl icata da G . RADET, lnscriptions d'Anrorgos, i n BCH XII ( 1 888), p . 236, n . 9, che leggeva >< Ò tl >J ll tpoç ' OpÉllç T\ o't Kl ll " · Cfr. DREX LER, art. cii . , col. 2850; KERN, art. cii . , col. 2722. "•

1 83

=

354

di attrib uti e di caratteristiche che costituiscono la peculiarità dell'immagine di Demetra offerta nel Coro dell' Elena, a sua volta nettamente individuata dalla vicenda "eleusina" d i cui è protagonista. Il riflesso di aspetti " me troaci" su Demetra ovvero l'asso­ ciazione di essa alla Madre degli dèi non è peraltro un fatto limitato al testo euripideo, bensì noto, in forme e sfumature diverse, da numerose testimonianze. Qui interessano anzitutto quelle che presentano una siffatta assimilazione o associazione fra i due personaggi in un contesto eleusino, sia in relazione al culto sia al mito che ne costituisce l'aitio n . In t a l senso il più immediato parallelo al C o r o dell'Elena è offerto - come è noto - dall'inno alla Madre degli dèi contenuto in u n ' i scrizione d i Epidauro d a tabile al III sec. d . C . 1 0 9; la datazione dell'inno stesso è invece molto controversa, attribuen­ dolo alcuni a Telesilla (prima metà del V sec. a . C . ) 1 1 0, mentre altri ne abbassano la datazione al secolo seguente 1 1 1 fino ad affermare, con i l Koster, che esso sia da collocare in età adrianea 1 1 2 • L'autore dell'inno invoca le Muse perché lo soccorrano nel cantare la "Madre degli dèi", allorché essa, nella profonda a g i t a zione d e l l ' animo, > 1 1 3 . A l l a vista della Madre che v a g a in luoghi montani, "" IG I V , I', 1 3 1 . C fr. P . M A AS, Epidau rische Hynmen (Ha Ile, 1 933), II, 3, pp. 1 34 - 1 47; P A c E , op. ci t., pp. 502 ss., n . 935; W . J . W . K05TER, Dc Epidau rischc Hym ne op de Magna Mater ( = Med. Kon . Ned. Ak. Wc t . , Le t t . , N.R., Dee! 2 5 , n . 4; Am­ sterdam, 1 962) (cfr. ree. d i PACE in CR ( N .S.) X I I I , 1 96 3, pp. 220 s.). Cfr. G R tCOI R E, Hélène, p. 14 n. l; A . M . DA LE, Euripides, Helen (Oxford, 1 967), p. 1 47. Si ricor­ dano inol tre l 'edizione di W A C M A N 1 995, pp. 1 05 - 1 4 6 e l ' a na l isi d i P I ZZOC ARO 1991, cui si aggiungono le osservazioni d i F u R LEY- B R E M E R 200 1 , l, p p . 2 1 4-224; Il, pp. 1 67-1 75. "" M A AS, op. cit. , p . 1 4 1 . 111

PACE ritiene che l'inno non possa essere an teriore a l I V sec. (op. cit . , p.

503).

'" Op. cit., p . 20.

1 3 1 , vv. 1 -6: « [ ÒJ M va�ocruvaç .: ] é p m , 1 òeùp ' È:I.Bn ' [ a ] n ' ffip a v !il l .: a i � o t cruvaEicratE l t a v MatÉpa t !il v Becii v , l cix; � ÀBE nÀav� [É)va l KUt' WpEU KUÌ vanaç l crupoucr' app[ét]a[v] KO�av, l KUtwpT]�Éva ( ! ) cppÉ vaç». " ' IG I V , I , '

355

il sovrano degli dèi mette in opera ogni arte per ricondurla fra gli immortali: « scagliò la folgore, prese i timpani>> 1 14 • Quest'ul­ tima notazione a ttribuisce allo stesso Zeus l'atto di placare la dea con i sacri strumenti che, nel testo euripideo, era stato compiuto da A frodite. Si riferisce poi un singolare dialogo: al in the West at the Bloch 1 963 End of the Fourth Cen t u ry, in A. MOMIGLIANO ( e d . ) , The Conflict bet ween Paga n is m and Christian ity in the Fourth Cen t u ry, Oxford 1 963, pp. 1 93 - 2 1 8 ; trad . it., Torino, 1 968, 1 971 2, pp. 1 99-224. A. BOHLIG, D ie griechische Schule und die Bohlig 1 975 Bibliothek von Nag Hammadi, in A. BOHLIG-F. WrssE (edd .), Zum Hellen ismus in den Sch riften .

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Elenco delle pubblicazioni originarie dei saggi costituenti il volume: Dai misteri alla mistica: semantica di una parola, in E. ANCILLI - M . PAPAROZZI (cur.), LA mistica. Fenomenologia e riflessione teolo­ gica, Roma 1 984, I, pp. 73-1 1 3 = Cap. L Ancora sul termine TEA ETH. Osservazioni storict:rreligiose, in C. QUESTA (cur.), Filologia e forme letterarie. Studi offerti a Francesco della Corte, Urbino 1 987, V, pp. 1 37-1 52 Cap. IL =

Il mitrais mo nell'ambito della fenomenologia misterica, in U. BIANCHI (ed . ), M yste r ia Mithrae. Atti del Seminario Internazio­ nale su " La specificità storico-religiosa dei Misteri di Mithra, con particolare riferimento alle fonti documentarie di Roma e Ostia, Roma e Ostia 28-3 1 marzo 1 978", (EPRO 80), Leiden Roma 1 979, pp. 299-337 = Cap. III.

Il mitraismo: una struttura religiosa fra "tradizione " e "inven­ zione", in BIANCHI 1 979, pp. 349-387 = Cap. IV. Riflessioni u lteriori su Mithra "dio m istico ", in BIANC!-U 1 979, pp. 397-408 = Cap. V.

Il sangue nei misteri di Mithra, in F . V ATIIONI (cur . ) , Sangue e ant ropologia biblica . Atti della seconda Settimana di Studio, Roma 23-28 novembre 1981,

II,

Roma 1 982, pp. 853-872 = Cap. VI.

Misteri di Mithra : religione o culto ?, in J.R. HINNELLS (ed . ), Timetable for the Mi th ra ic s ub-section of the IAHR Congress, Rome September 4th-5th 1 990, Roma 1 994, pp. 93-102 = Cap . VII. Interpretazioni gnostiche e m isterio s ofi ch e del m ito di A ttis , in M.J. VERMASEREN - R. VAN DEN BROEK (edd .), Studies in Gnosticism and Hellen istic Relig ions p res e nted lo Gilles Quispel on Occasion of his 65th Birthday, (EPRO 91), Leiden 1 981, pp. 376-41 1 = Cap. VIII. Sigmficato e ruo l o del sang u e nel wlto di Ci bele e A ttis , in F. V ATIIONI (cur.), Sangue e ant rop ologia nella letteratu ra cristiana. l

Atti della terza Settimana di Studio, Roma 29 novembre - 4 dicembre 1 982, Roma 1 983, l, pp. 1 99-232 = Cap. I X .

Con notazion i metroache di Demetra nel coro dell"' Elena " (m>. 1 30 1 - 1 365), in M.B. DE BmR - T.A. EDRIDGE (edd.), Hom mages à Maarten f. Vermaseren, ( EP RO 68), III, Leiden 1978, pp. 1 1 481 1 87 = Cap . X .

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