Marx, Weber, Schmitt
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Marx, Weber, Schmitt prefazione di Ernst Nolte

Sagittari Laterza

80 Sagittari Laterza

Origina! German language edition: Karl Lowith, Siimtliche Schriften, voi. 5 and 8 (excerpts) published by J.B. Metzlersche Verlagsbuchhandlung Stuttgart, Germany. Copyright © 1994 (voi. 8) and © 1988 (voi. 5) Titoli delle edizioni originali Einleitung zur Textauswahl von Kart Lowith (199 3) © 1994, Gius. Laterza & Figli

Traduzione di Ettore Brissa Max Weber und Kart Marx (1932) Max Webers Stellung zur Wissenschaft (1964) ©1988, VerlagJ.B. Metzler

Traduzione di Anna Kiinkler-Giavotto Der okkasionelle Dezisionismus von Cari Schmitt ( 19 3 5) © 1984, Verlag J.B. Metzler

Traduzione di A.M. Pozzan ©per la raccolta in lingua italiana, 1994, Gius. Laterza & Figli Prima edizione 1994

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Karl Lowith

Marx, Weber, Schmitt Prefazione di Ernst Nolte

Editori Laterza

Proprietà letteraria riservata Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari Finito di stampare nel giugno 1994 nello stabilimento d'arti grafiche Gius. Laterza & Figli, Bari CL 20-4477-3 ISBN 88-420-4477-6

PREFAZIONE

di Ernst No/te

La presente scelta di tre saggi di Karl Lowith può fornire una prima impressione dell'opera del pensatore e dello storico, ma anche stimolare nel lettore il desiderio di venirne a sapere di più sugli scritti e la vita di colui che, per più di un aspetto, è stato in modo esemplare un intellettuale tedesco ed ebreo; al tempo stesso Lowith va considerato alla stregua di una personalità a sé stante che non si lascia ascrivere a nessuna delle grandi tendenze della vita culturale e politica. In quanto allievo di Heidegger, criticò duramente il maestro; da tedesco, trovandosi nel 1941 in esilio negli Stati Uniti, dichiarò che non avrebbe esitato a svolgere missioni militari e politiche, se necessario, dalla parte dei nemici della Germania; e da ebreo non si fece eccessivi scrupoli per aver pronunciato, non di rado nel corso della sua vita, delle battute antisemite 1 • Non era disposto a sacrificare l'indipendenza del suo giudizio a vantaggio di questo o quel 'punto di vista'; la sola etichetta filosofica che era disposto ad accettare per sé fu quella di scettico e in qualche modo, al tempo stesso, di stoico, scevro dal moralismo cristiano e propenso a preferire il suicidio a una diminuzione della propria autostima. La sua opera rivela, pur tuttavia, una grande coerenza interna e ha come oggetto principale quei teologi e filosofi della storia che erano ben lontani dalla 'scepsi'. Con essi Lowith fu impegnato in un perdurante dialogo critico 1 Karl Lowith, Mein Leben in Deutschland vor und nach 1933. Ein Bericht, Metzler, Stuttgart 1986 (manoscritto originale del 1940), pp. 13, 54, 90 [trad. it. La mia vita in Germania prima e dopo il 1933, il Saggiatore, Milano 1988, pp. 33, 83, 123-24).

VII

e al tempo stesso, nei confronti dei pensatori e delle scuole filosofiche di cui si occupò, diede prova di quella elevata disponibilità alla comprensione e alla partecipazione appassionata che contraddistinguono lo storico genuino. L'articolo Max Weber e Karl Marx apparve nel 1932 nello «Archiv ftir Sozialwissenschaften und Sozialpolitik», la rivista di cui Max Weber era stato condirettore fino al 1920, anno della sua morte. Si tratta di uno dei primi studi sui due padri fondatori della sociologia e Lowith fa sua la distinzione fra un ramo «borghese» e uno «marxista» di tale disciplina. In compenso egli mette i due pensatori su uno stesso piano, in quanto individua il loro motivo originario nella «medesima questione centrale della nostra attuale realtà umana» e coglie in entrambi il tratto comune della «acribia scientifica» e della «aggressività personale». Per Lowith la sociologia dei due pensatori non ha il carattere di una scienza speciale ma è invece «espressione del trasformarsi della filosofia hegeliana dello spirito oggettivo in un'analisi della società umana». Tanto Marx quanto Weber sono, così, i pensatori della modernità, di quella formazione sociale «borghese-capitalistica» all'interno della quale l'economia è diventata il destino dell'uomo. Lowith prende l'avvio per la sua interpretazione non già da Marx ma da Weber, considerato alla stregua dell'interprete della «razionalizzazione» moderna, che equivale al «disincanto del mondo», ossia al dissolvimento di tutte le idee di valore che sono ancora riscontrabili presso i predecessori immediati di Weber, come Roscher e Knies, i quali mantengono ferma la fede nella provvidenza e l'idea di un' «anima dei popoli» sostanziale. Max Weber opera una netta distinzione tra fatti e valori, il suo ideale di scienza riposa su una distruzione radicale delle illusioni che postula una decisa «mondanità», tale che il mondo viene affidato alla ricerca scientifica e all'intervento della tecnica senza alcun residuo di una mentalità metafisica o di un fondamento misterioso. Eppure questo fatale disincanto si basa su una valutazione apertamente religiosa quale è l'ethos del puritanesimo, in quanto fede nella ascesi intra-mondana e nel pio assoggettamento del mondo, nel cui segno la borghesia occidentale ha iniziato il suo cammino nella storia. Oggi tale ethos religioso si è per altro irrigidito nella sua diffusione razionalizzante in una «gabbia» di «rapporti» VIII

che minacciano di soffocare la libertà di movimento dell'individuo. Di conseguenza l'elemento derivato ha preso il sopravvento su quello originario; l'intenzione di Max Weber, e con essa il suo ethos, mirano manifestamente a salvare quel resto di libertà individuale che non è ancora andato perduto. Il presupposto consiste per altro nella accettazione proprio di questo mondo «privato dagli dei» della modernità, il quale restituisce all'individuo la facoltà di scelta che consiste nel prendere le proprie decisioni sui valori gettandosi così in quella «lotta degli dei» che richiede da ogni uomo una decisione responsabile sul «bene» e sul «male», dopo che sono venuti meno l'identificazione nelle grandi comunità confessionali e il conseguente senso di protezione. Di qui l'atteggiamento ambivalente di Max Weber nei confronti del processo della razionalizzazione e della «parcellizzazione delle anime» che consegue da esso: egli lo accetta e lo ricusa a un tempo. A questo punto Lowith si propone di mostrare come Marx avesse focalizzato la stessa moderna «alienazione» e «umanità di specialisti» che costituiscono il tema weberiano ma, al tempo stesso, avesse negato radicalmente il rovesciamento dell'elemento originario in quello derivato e previsto una condizione storica, o posteriore alla storia, in cui il carattere mercificato viene riportato al carattere di scambio degli oggetti mentre l'uomo specialistico è reintegrato nell'uomo naturale e universale: il tutto all'interno della polis che si compie come cosmopoli trovando il presupposto fondamentale per la propria affermazione nel processo capitalistico della alienazione. In tal modo l'analisi economica marxiana assume per Lowith un «significato radicalmente umanistico» che si trova a condividere con Max Weber. In ultima istanza Marx è però prigioniero dell'illusione di un superamento nel futuro di tutte le contraddizioni, che per Lowith è l'illusione stessa della filosofia della storia. In questo senso, nella sua assenza di illusioni, Max Weber ha una visione più adeguata e variegata del mondo moderno che deve essere sopportato in quanto mondo disincantato e reificato affinché possano esistere la libertà e la scienza e gli stessi conflitti fra le «visioni del mondo», che non comportano una decisione di tipo scientifico. Lowith si schiera quindi senza mezzi termini dalla parte del pensatore scettico, contro il pensatore dell'attesa carica di speranza e con ciò prende tenden1x

zialmente partito contro una tradizione antica e potente, che è la tradizione della teologia e della filosofia della storia. Il saggio su Max Weber e il disincanto del mondo venne scritto per il centenario della nascita di Max Weber e apparve a più di trent'anni di distanza dal primo. Non contiene nessuna novità di rilievo ma ribadisce una volta di più che per Max Weber la «verità» non consiste nel chiarimento di un essere misterioso, bensì la palese mancanza di segreti di un mondo reso disincantato dal progresso della scienza, e che la scienza, in quanto tale, è