Leggo Marco e imparo il greco 8838419809

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Leggo Marco e imparo il greco
 8838419809

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ROSA CALZECCHI ONESTI ·

LEGGO MARCO E IMPARO IL GRECO

PlEMME

Copertina: Studio Aemme Illustrazione di copertina: Marco scrive il Vangelo (da un manoscritto miniato del sec. XTII del Monastero di Patmos) ·

I edizione 1993

© 1993

EDIZIONI FIEMME S.p.A. 15033 Casale Monferrato (AL) - Via del Carmine 5 Te!. 0142/3361 - Fax 0142n4223

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PREFAZIONE

Questa proposta di lavoro è ambiziosa nella sua modestia: promette a chi l'accetterà di "leggere" direttamente il greco di Marco al più presto! Intendiamoci bene, "al più presto" non vuol dire "d'un colpo", che sarebbé effetto di magia, non di studio. Ci vorrà senza dubbio la pazienza di entrare in possesso degli indispensabili rudimenti iniziali per poter materialmente leggere il greco e poi converrà lasciarsi accompagnare, quasi per mano, a decifrarlo. Ma il "lettore" si accorgerà che, acquistando via via sempre nuovi elementi di conoscenza, diventerà proporzionalmente sempre più autonomo e avrà ben presto la soddisfazione di anticipare sulle note d'aiuto la sua diretta comprensione del testo: invece di aiuto, le note a questo punto gli daranno la con/erma che ha capito bene. 'E verrà il momento che non avrà neppure più bisogno della con/erma. So per prova che per questa strada è possibile arrivare in un tempo ragionevolmente breve - diciamo un anno di lavoro attento e costante - a un grado di conoscenza della lingua tale, da potere, senza obiettive difficoltà, servirsi per conto proprio di tutti gli strumenti disponibili (grammatiche avanzate, dizionar~ testi appositamente preparati eccetera) per approfondire e ampliare le proprie conoscenze linguistiche e affrontare non solo gli altri testi neotestamentari e biblici e patristic~ ma anche i classici. Non si tratta, in/attz; di una capricciosa improvvisazione, ma del /rutto di una lunga e meditata esperienza - nel ginnasio superiore per lunghi annz; e poi nella Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale e per un periodo anche nel Seminario di Saronno. La riuscita di molti alunni adultz; che non avevano mai fatto studi classicz; mi ha incoraggiato a passare dalle dispense, più e più volte sperimentate e rielaborate, alla stampa. Il corso è costituito da venticinque Unità di Lavoro. Le prime tre intendono dare gli strumenti materiali della lettura. Nomi propri, parole isolate, semplicifrasette che tutti conoscono (come «Kyrie, eleison») sono il punto di partenza per apprendere a riconoscere, via via, tutte le lettere dell'alfabeto e tutti gli altri segni necessari: ecco il contenuto della Unità di Lavoro n. l. Nella n. 2 e 3 un testo semplicissimo, perché ripetitivo -la Genealogia di Gesù Cristo secondo Matteo (Mt l, 1-17)- accompagna a riconoscere le parti del discorso (le stesse dell'italiano) e a scoprire che il greco cambia la finale delle parole per indicarne la funzione nella frase.

6 · · PREFAZIONE

Sono 18 le unità in cui è distrzbuito il teJto dei primi dodici capitoli di Marco: il primo da solo se ne prende cinque (l'avvio di ogni percorso è necessariamente lento!); il secondo e il terzo ne occupano due ciascuno; poi ogni unità esaun'sce un capitolo. Il testo è offerto per pericopz; ciaJcuna con il proprio titolo.' sotto il titolo è data l'indicazione dei passi paralleli degli altri evangelistt; che si preJtano molto bene a utili esercitazioni personali. Quattro unità, la 9, la 16, la 21 e la 25 offrono una guida utile a sistemare organicamente e a ft'ssare nella memoria l'appreJo: sono come fermate, offerte a chi studia per diventare conJapevole delle conoscenze e degli Jtrumenti di cui è man mano entrato in poJJeno. Come si vede, il metodo è quello della valorizzazione delle capacità intuitive, che vengono esercitate Jul diretto banco di prova dei teJtz; non Jenza il supporto del ragionamento. In secondo tempo Jubentra la JiJtemazione delle conoscenze, che diventano così pone~·so consapevole. In appendice sono offerte le preghiere e gli inni contenuti nei vangeli: il Padre nostro, la prima parte dell'Ave Maria, il Magni/icat, il Benedictu~~ il Nunc dimittt's e il biblt'co Canto dei tre giovani (Daniele 3, 52-56); inoltre tl Credo e varie preghiere tolte dalla Liturgia di Jan Giovanni CriJostomo, come è in uso nel Mona~'tero di Grottaferrata (Roma). Tutto questo matenàle è offerto con traduzione materiale interlineata, come invito a servirsene subito per pregare. È bello che il greco, la lz'ngua in cui hanno pregato i primi cristiani nel vasto impero di Roma, divenga anche per noi lingua di preghiera. Ce lo fa sentire "noJtro", ci motiva ad apprenderlo. Alla fine, senza più bisogno di "stampelle", gusteremo il nostro pregare in greco. Quanto agli ultimi quattro capitoli del Vangelo di Marco, è inutile dire che chi ha letto, con la guida che gli è Jtata offerta, i primi dodici è certamente in grado di leggerli senza altro aiuto, sul propn'o testo del Nuovo TeJtamento, magari paragonando la propria diretta comprensione con varie traduziom; in latino, in italiano, nelle lingue moderne che conoJce. Il testo consigliato è NESTLE- ALAND, Novum Testamentum, Graece et Latine, Deutsche BibelgeJellschaft, Stuttgart 1991. Si tratta dell'edizione critica più recente, condotta- dopo una amplz'ssima revisione di tutti i codici antichi- da un gruppo di Jtudiosi di varie confessioni cristiane: tra questi, il noJtro Cardinale Carlo Maria Martini.

LA LINGUA DEL NUOVO TESTAMENTO

La lingua in cui fu scritto il Nuovo Testamento è il greco corrente- koinè dialekto~· = «lingua comune» - comunemente parlato nel I secolo dopo Cristo in tutto l'Impero Romano, e in particolare nelle province orientali. Naturalmente, come avviene dell'italiano standard, se ne davano molte varietà regionali, connotate dalla lingua madre e dalla cultura dei parlanti. Sicuramente Gesù stesso la possedeva, anche se non la parlava comunemente, e così tutto il gruppo degli apostoli e dei discepoli: e la coloravano di influenze aramaiche. È del tutto ammissibile - anche se è solo una congettura di studiosi che le prime raccolte di detti e fatti di Gesù, base dell'annuncio, che ogni missionario portava con sé, fossero redatte in aramaico, e certo in aramaico parlavano fra loro i membri della prima Chiesa di Gerusalemme. Ma non appena il comando stesso di Gesù e la spinta delle persecuzioni ebbero ·disseminato i discepoli fuori della città e della Palestina, il greco che tutti parlavano e capivano, si impose da solo come lingua della Chiesa che affrontava il mondo. E tutti i libri del Nuovo Testamento furono scritti e si diffusero in greco, come in greco già da qualche secolo si erano diffusi, nella traduzione dei Settanta, i libri dell'Antico. ll."modello" linguistico del greco comune, come lo troviamo nel Nuovo Testamento, mostra tutti i segni di una lingua parlata, popolare, in evoluzione sulla bocca stessa dei parlanti; ma conserva nelle linee generali le caratteristiche grammaticali e semantiche del cosiddetto greco classico, quello che ancora durava nella lingua colta, letteraria. Un fenomeno del tutto an;uogo al latino parlato dal popolo nel medesimo periodo, in confronto con la lingua delle persone colte. Questo facilitò certamente il primo diffondersi del cristianesimo nelle comunità ebraiche della diaspora e fra gli strati umili della popolazione, dovunque Pietro e Paolo e gli altri apostoli e i loro collaboratori diressero le loro strade, guidati dallo Spirito Santo. Ma vediamole, ora, queste caratteristiche generali della koiné. Si tratta di una lingua flessiva, che cioè "flette", quasi piega la terminazione delle parole appartenenti alla categoria nome all'esigenza di segnalame genere, numero, funzione in rapporto al contesto, e le tenninazioni delle parole della categoria verbo all'esigenza di segnalame modo, tempo, persona.

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LA UNGUA DEL NUOVO TESTAMENTO

Con la categoria comprensiva nome indichiamo l'insieme dei sostantivi, aggettivi, participi, pronomi; la categoria del verbo (o "nomen actionis") comprende tutte le parole che designano azioni e/o modi di essere. Ma il greco - come tutte le lingue flessive - ha anche altri tipi di parole, che non cambiano mai la loro terminazione: le chiamiamo "invariabili" per questa loro caratteristica, e funzionali in quanto servono a indicare o precisare la funzione e il rapporto dei "nomi/verbi" nello strutturarsi del discorso: si tratta delle preposizioni, delle congiunzioni, degli avverbi. Varia e del tutto sui generis è la categoria delle esclamazioni o interiezioni. Nel considerare il modello di una lingua sono importanti due elementi, fra loro collegati funzionalmente: l'elemento "fonetico", l'elemento "semantico". La fonetica del greco, ancora conservata nella koiné, è abbastanza complessa e va conosciuta, sia per rendersi conto della formazione delle parole (che vanno a costituire il "lessico"), sia per capire tutte quelle trasformazioni che sono connesse con la flessione del nome e del verbo. Quanto al lessico della koiné neotestamentaria diciamo che in ogni parlata popolare la costituzione del lessico è specchio fedele della cultura dei parlanti, con tutto il patrimonio ancestrale che convoglia, e con l'apporto più immediato della situazione socioculturale presente. Per la Palestina, quindi, e in particolare per i narratori dei vangeli, si tratta della cultura del Popolo Eletto, formato in prevalenza da non ricchi agricoltori, viticoltori, pastori e da più ricchi mercanti, con una classe colta e dirigente sacerdotale (gli Anziani, i Sacerdoti, gli Scribi e i Farisei) molto ligia all' osservanza materiale della Legge mosaica e ostile ai dominatori Romani; c'era anche una parte di "assimilati" alla cultura dominante, rappresentata dai governatori e dalle guarnigioni romane, ma anche da principotti locali che per conservare o conquistare il potere si erano venduti a Roma, e dagli appaltatori della riscossione delle tasse, categoria quanto altre mai sgradita al resto del popolo: nell'insieme, un popolo sottoposto, ma riottoso e impaziente di libertà, sfondo storico e linguistico vivace, vario, e anche ambiguo, alla figura e alla predicazione di uno straordinario quanto imprevedibile Rabbi, Gesù di N azaret.

IL LIBRETTO DI MARCO

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IL LIBRETTO DI MARCO Su questo sfondo dobbiamo situare gli scritti neotestamentari, quindi i vangeli e in particolare il V angelo di Marco. Dal punto di vista linguistico è naturale che ciascun autore, pur adoperando lo strumento comune, vi si esprima con le proprie caratteristiche di personalità e di stile, ma 'insieme si preoccupi dei suoi destinatari e cerchi di piegare il discorso alle loro esigenze. ~ C'è molta differenza tra il linguaggio ricco, coinvolgente, ·espressivo, a volte impetuoso, di Paolo e lo stile semplice, e tuttavia letterariamente pregevole, di Luca. Pietro e Giacomo scelgono con cura le loro espressioni, Giovanni è attento all'esattezza linguistica non meno che alla precisione documentaria. Marco usa un parlato spontaneo e vivace, che conquista il lettore. Tutti, è ovvio, presentano ebraismi. Gli studi biblici hanno rivalutato il "libretto" di Marco, nettamente il più corto dei quattro vangeli. Anzi, l'autore è considerato l'inventore del genere narrativo "vangelo". Si accreditano anche le notizie che ne fanno la messa per iscritto della catechesi di Pietro ai Romani, dopo che l'apostolo subì il martirio sotto Nerone. Si tratterebbe quindi di un momento posteriore al63 d.C., e tuttavia anteriore al70, dato che- come è stato osservato - la distruzione di Gerusalemme non vi ha lasciato traccia. Per la brevità e per la semplice freschezza del linguaggio, proprio il Vangelo di Marco si presta ad un primo approccio al greco, con il metodo accennato. La Grammatica a cui faremo riferimento è la seguente:

GRAMMATICA GRECA delNuovo Testamento a cura di Rosa Calzecchi Onesti, adattata da New TestamentGreek. Anlntroductory GrammardiEricG.Jay, SPCK,London e pubblicata dalle Edizioni PIEMME, Casale Monf. 1993.

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OBIETITVO E TAPPE DEL PERCORSO

OBIETTIVO E TAPPE DEL PERCORSO Noi vogliamo arrivare a leggere direttamente e immediatamente il greco

in greco, come direttamente e immediatamente leggiamo l'italiano. Questo è l'obiettivo, per ora tanto lontano, che possiamo vederlo solo ... con il cannocchiale! Ma possiamo definire la strada: un percorso con tappe intermedie ci avvicinerà gradualmente al traguardo. Eccolo: PRIMA TAPPA

. Leggere-scrivere ~a lingua- antica o moderna che sia- richiede prima di tutto di conoscerne (sapeme "riconoscere" e saperne tracciare) la scrittura materiale. È il primo livello di dea/razione, che bisogna raggiungere più in fretta che sia possibile. È la prima tappa della nostra strada. Per arrivarci, ci serviranno le prime tre Unità di Lavoro (UdL nn. l, 2, 3). SECONDA TAPPA

Leggere una lingua - non importa se antica o moderna - significa riconoscere subito ogni parola per la sua natura e funzione: un sostantivo, un aggettivo, un pronome, un articolo, un verbo, un awerbio, una preposizione, una congiunzione, una esclamazione. Anche questa "abilità" va acquistata velocemente, perciò viene preparata....: per così dire- già nelle prime tre UdL e poi continuamente esercitata con aiuti vari nelle seguenti. Quando saremo arrivati a renderei immediatamente conto di quale tipo di parola siamo in presenza, avremo guadagnato.la seconda tappa della nostra strada. Possiamo prevedere di arrivarci dopo aver lavorato sul capitolo I di Marco, con le U dL nn. 4, 5, 6, 7, 8, e dopo la sistemazione delle conoscenze acquistate, .suggerita dalla prima Unità di Sistemazione, che porta il n. 9. TERZA TAPPA

Leggere qualunque lingua significa possedere il significato (e spesso "i" significati, dato che ogni parola ne ha più di uno e assume particolari coloriture nel contesto) del maggior numero possibile di parole. Tutto è predisposto- nelle note per la decifrazione e negli aiuti di lavo-

OBIETTIVO E TAPPE DEL PERCORSO

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ro- per fornire e aiutare a memorizzare i significati delle parole. La gram~. matica di riferimento offre un buon lessico del greco neotestamentario e in particolare di Marco e molti esercizi utili anche per memorizzare le parole. Ma vogliamo suggerire una importante attività personale: costruire il prpprio Schedario Lessicale e aggiornarlo continuamente, non solo di nuove parole, ma di nuovi usi e significati delle parole già schedate. Una Nota nella UdL n. 4 darà suggerimenti opportuni. È evidente che più parole si imparano, più velocemente si cammina verso il traguardo del "leggere in lingua", ossia "in greco", direttamente e immediatamente come in italiano. QUARTA TAPPA

Ma i significati non bastano: nel discorso i significati, o meglio, le parole che li portano, si organizzano reciprocamente, influenzandosi a vicenda, e ogni lingua possiede modi propri di indicare tale organizzazione. Leggere, dunque, significa saper cogliere e interpretare immediatamente gli elementi che "segnalano", gli indicatori del collegamento e del rapporto reciproco dei significati, delle "funzioni" di quelle parole, che abbiamo detto "significanti", nel complesso "tessuto" del discorso. Ci sono due tipi di indicatori in una lingua flessiva, e possiamo rendercene conto anche a partire dall'italiano. Consideriamo per primi gli indicatori che potremmo chiamare "organici", cioè le trasformazioni che hanno luogo nella parola stessa, nella sua parte finale: naturalmente si tratta delle parole di tipo nominale (sostantivi, aggettivi, ma anche i pronomi e l'articolo) e dei "verbi", i "nomi delle azioni". Questa serie di indicazioni, date dal cambiamento di forma delle parole, prende il nome di rnorfologia ("significato delle forme"). Acquisire la conoscenza morfologica del greco vuole il suo tempo. Una prima sotto-tappa l'avremo raggiunta con il ripasso e la sistemazione della UdL n. 9: conosceremo allora tutta la declinazione nominale. Le sistemazioni della UdL n. 16 e della UdL n. 21 ci daranno la padronanza della coniugazione verbale. E sarà il momento di tirare un grosso sospiro di sollievo! QUINTA TAPPA

Esiste poi nelle lingue flessive - anche nell'italiano - una seconda categoda di parole, che chiamiamo funzionali, perché assolvono alla funzione di indicare rapporti: dei nomi e dei verbi fra loro e fra i nomi e i verbi, cioè fra le parole portatrici di significati. Prima intuitivamente e con l'aiuto dell'apposita Scheda Mobile, poi sempre più consapevolmente e sistematicamente ci impadroniremo dei significati e delle funzioni delle preposizioni, congiunzioni, avverbi, nonché di

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OBIEITIVO E TAPPE DEL PERCORSO

alcuni pronomi, che hanno appllllto funzione di collegamento (relativo o interrogativo): questo avverrà lllllgo tutte le UdL fino alla ventiquattresima. Fisseremo e sistemeremo finalmente tutto l'appreso nella UdL n. 25, ultima sistemazione suggerita. Allora, lentamente ma sicuramente, saremo arrivati a poter leggere il greco in greco. Non raccomanderemo mai abbastanza di seguire scrupolosamente le indicazioni di lavoro premesse a ciascuna Unità. La fedeltà quotidiana a llll' oretta di attento lavoro costruisce le abilità che vogliamo conquistare: mette in gioco spirito di osservazione, di intuizione, di confronto, con la guida continua dei sussidi offerti. Proprio di questo, di osservazione, intuizione, confronto, verifica, è fatto l'attento lavoro necessario per avere gradatamente -lo constaterete! -la soddisfazione di riuscire. Diciamo infine che le quattro Unità di sistemazione (nn. 9, 16,21,25) sono la migliore guida per preparare l'esame.

UNITÀ DI LAVORO n. l

OBIETTIVO

- Decifrare il greco scritto - Saper riconoscere e tracciare i segni alfabetici e diacritici ITINERARJO

- Primi, facili approcci - L'alfabeto e i segni diacritici - Esercizi di appropriazione DA FARE

- Seguire le indicazioni INFORMAZIONE

- L'uso dei segni diacritici: in particolare l'accento.

RUBRICHE - Noi parliamo greco - Curiosità: la storia dell'alfabeto greco

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UNITÀ DI LAVORO n. l

PRIMI FACILI APPROCCI l. Kyrie, eleison

KYRIE, ELEISON

Signore, abbi pietà

Kupte, ÈÀÉTJcrov KYPIE, EAEHLON XPILTOL CHRISTUS

2.

Xptcrt6ç Cristo

3. I H S =I H L abbr. di I H L O Y L

IESUS

4.~

1TjO'Oi3ç GESÙ

Ix eYL ixOuç (l CH TH Y S)

'I11 croi3ç Xptcrt6ç eeo\3 'Yt6ç I:rotfi p

Iesus Christus Dei Filius Salvator

5. A Q- a ro (lettera iniziale e finale dell'alfabeto, usate per indicare l'inizio e la fine della vita di una persona)

Applicazione a) Raccogliamo tutti i "segni" trovati finora. b) Riscriviamo in maiuscolo quanto è dato in minuscolo e viceversa, tenendo conto che il maiuscolo si scrive senza quei segnetti che troviamo qua e là sulle parole scritte in minuscolo. 6. MAPIAM

Maptall

1'v1ARIA IOLH

al, allo

iJ

1TJV la tftç della tij alla

10 10 100 t Q>

o i i, gli tooç i, gli t&v dei, degli toì'ç ai, agli

aile tac; le t&v delle tai:ç alle

t li ta t&v totç

la

Osservazioni

l. n nom. masch. e femm. è proclitico, sia al singolare che al plurale. Al singolare e al plurale il neutro ha nom. e ace. uguali. Maschile e neutro sono uguali al genitivo e al dativo, sia singolare che plurale. n genitivo plurale è uguale per tutti e tre i generi. L'articolo non ha vocativo. 2. Non abbiamo messo traduzione del neutro, perché l'italiano non ha neutro. Le parole che in greco sono neutre, in italiano possono essere maschili o femminili; del resto questo è vero anche per le parole che in greco sono maschili o femminili. Non si possono indicare "regole", quindi bisogna fare molta attenzione nel tradurre.

b) Natura e funzione l. L'articolo (vale anche per l'italiano) è per natura un pronome. È evidente se lo osserviamo nel dialetto omerico. Successivamente assume sempre più funzione determinativa davanti al nome, senza tuttavia perdere la natura di pronome.

L'ARTICOLO

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· 2. Riappare la natura di pronome ogni volta che l'articolo è usato da solo, nella forma 6 ÒÉ egli (però), o nella contrapposizione 6 jlÉV ... , 6 ÒÉ ... costui... ·colui... , l'uno ... l'altro. 3. La funzione determinativa comporta che ogni elemento del discorso a cui sia premesso l'articolo, venga- come si dice- "sostantivato". Questo avviene anche in italiano, ma in greco. in maniera maggiore: oi 'ton; gli allora (gli uomini di allora) 6 crùv atmp il con lui (il suo compagno) Intere proposizioni, come a~remo modo di vedere, possono essere sostantivate e funzionare da complementi, grazie alla declinazione dell'articolo (neutro), che le determina.

CHE COSA ABBIAMO IMPARATO l. Abbiamo imparato un piccolo gruppo di frasi e di parole. Evidenziamole. Frasi: ~i~A.oç yEvÉm:coç libro di generazione (albero genealogico/genealogia) ~acrtAEuç il re Davide

6 dauìò 6

6 'IT]croùç 6 AEyOjlEVoç Xptcr'toç Gesù detto Cristo Parole: · ~i~A.oç -ou, ~ il libro yÉvwtç -Ecoç, ~ la generazione, l'origine ui6ç -où, 6 · il figlio àòcA.cpoç -où, 6 il fratello àvi]p, avòpoç, 6 l'uomo, lo sposo, il marito ~aO"tAEuç -i:coç, 6 il re jlE'totKEcria -aç, ~ la deportazione YEVEU -uç, ~ la generazione (come insieme dei nati e viventi in un dato periodo) ycvvaco/yEVVUOjlat genero/sono generato (nasco) atnoç -où questo, costui (pron. dimostrativo)

Possiamo provare a reimpiegare questo piccolo gruzzolo di materiale linguistico per formare qualche nostra piccola frase. Diamo due esempi: a) '0 daUÌÒ 6 ~acrtAEÙç ÈyÉVVT]O"EV 'tÒV :EoAojlWVa 'tÒV UtÒV atnoi3 ÈK t~ç wù Oùpiou.

b) 'O 'IT]croi3ç

6 A.qojlEVoç Xptcr'tòç ÈyEvvi]8T] ÈK

Provatene altre!

t~ç

Mapiaç.

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UNITÀ DI LAVORO n. 3

2. Abbiamo imparato varie preposizioni: ÈK, che vuol dire da, fuori da e si accompagna con il genitivo (lo abbiamo dedotto, dopo aver studiato il paradigma della declinazione dell' articolo, dal fatto che l'abbiamo sempre trovato a precedere un articolo al genitivo, come ÈK 'tfjç 8UJ.1Up) bti, che accompagnata al genitivo vuoi dire su, sopra e anche al tempo di ... Jlc't'!i, accompagnata all'accusativo vuol dire dopo àrr6, si accompagna al genitivo e vuol dire da, a partire da, anche in senso temporale cruv, che si accompagna al dativo e significa compagnia, come in crùv

o

atYCQJ il con lui, il suo compagno. 3. Sapere la declinazione dell'articolo ci ha fatto scoprire che sulla base del caso dell'articolo possiamo capire il caso del sostantivo a cui è apposto, anche senza sapere ancora la declinazione dei nomi. Fatta questa scoperta, possiamo applicarla rileggendo tutti i versetti o qualche versetto a caso e individuando il caso delle parole che incontriamo. 4. Abbiamo imparato molte cose sull'accento, sui dittonghi, sulle proclitiche, sulle enclitiche ... Andiamo a rivederle e poi scegliamo qualche versetto per trovare nel testo i fenomeni studiati. In conclusione, ora siamo in grado di leggere e di trascrivere parole greche e siamo pronti per iniziare la lettura di testi meno semplici dell'inizio del Vangelo di Matteo!

l Riflettiamo sulle parole a) Qualcosa sulla formazione delle parole In tutte le lingue troviamo parole formate componendo fra loro vari elementi: per esempio, Jlc'tOtKEcria (deportazione) è formata con Jlc'tét + oÌKEcria In composizione, la preposizione JlE'tét. indica cambiamento, come in latino e italiano trans: per es. nella parola tra(n)s-formazione, cambiamento di forma: A sua volta, oÌKEcria deriva da oÌKÉffi abito, e vuoi dire appunto abitazione: detto di un popolo, insediamento. Ecco perché JlE't-OtKwia significa deportazione, in quanto la deportazione comporta che un popolo sia sradicato dal proprio insediamento· e portato via di (de) là, in altra sede.

LA FORMAZIONE DELLE PAROLE

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b) Parentele fra greco, latino, italiano Osserviamo prima di tutto l_a parentela in greco fra: yÉvEcnç

yEvvaro

yEvEa

In tutte queste parole c'è una identica "radice", yEv-, il sintagma portatore di significato per queste e per molte altre parole. Osserviamo adesso in latino/italiano:

genus genero

generatio

genere genero generazione Qui troviamo in comune l'elemento gen-, sintagma portatore del significato fondamentale. Ma le due "radici" yEv- e gen- sono la stessa cosa, la stessa radice comune a latino (italiano) e greco, una delle spie rivelatrici della comune origine delle due lingue.

l Noi parliamo greco Noi diciamo la Bibbia. Da che cosa deriva questa nostra parola? Non dall'ebraico. E allora da dove? In greco -l'abbiamo visto- T] ~i~ì..oç vuoi dire Ecrtç; -EWç;, ~ perdono UJ.!Up't'ia -aç;, ~ peccato, colpa xmpa -aç, i) regione, contrada 7t:O'tUJ.!6ç; -où, 6 fiume Spii; 't'ptx6ç;, ~ pelo, capello KUJ.!TJAOç; -ou, 6 cammello çffivTJ -TJ ç;, ~ cintura ocrq>oç; -uoç;, i) fianchi, lombi ÙKpiç; -ùoç;, ~ cavalletta, locusta J.!ÉAt -wç;, 't'O miele tJ.!Uç; -vwç;, 6 correggia, legaccio tl1tOOTJ J.!U -'t'oç;, 'tÒ san dalo ulìwp -awç;, "t6 acqua nvEÙJ.!a -'t'oç;, 'tÒ Spirito

Forme verbali yÉypan't'at è scritto, sta scritto ànomÉA.A.w id mando KU'tUO'KEUUO'Et preparerà ~owvwç; di gridante (è un part. pres. in gen.) lhOtJ.!UO'U't'E approntate, preparate (imperativo) notEtn: fate, rendete (imperativo) E"fEVE't'O ci fu, venne ~U7t'tiçwv battezzante (è un part. pres. in nom.) KTJpucrcrwv annunciante, predicante (è un part. pres. in nom.) È/;-E7tOpEUE't'O usciva, andava È~ari't'içov'to

venivano batteuati gç,-oJ.!OAO"(OUJ.!EVot confessanti (è un part. pres. nom.) fiv era ÈVÙEÙUJ.llvoç; vestito, avvolto (part. perfetto passivo nom.) Ècr8iwv mangiante (part. pres. nom.) ÈK~ pucrcrEv annunciava, predicava AÉywv dicente (part. pres. nom.) EpXE't'Ut viene, sta venendo EÌJ.!i (io) sono KU'1fUç; essentemi curvato (part. aoristo nom.) A.ùcrat sciogliere È~a1tncra ho battezzato, battezzai ~a7t'ttO'Et battezzerà

MARCO l, 1-8

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Nomi aggettivi (Sono dati, come sul vocabolario, al nom. masc. femm. e neutro: quelli che si declinano come l'articolo hanno accanto un numero, che indica i tre generi).

Eùeuç Eòeda Eùeu retto, diritto, diretto 1tiiç 1tiicra 1tiiv ogni, pL tutti (è anche pronome) OEpJ.uinvoç (3) di pelle, di pelliccia, di cuoio ayptoç (3) selvatico ìcrxup6cEpoç (3) più /orte (comparativo, il 2° termine va in genitivo) tKav6ç (3) degno, capace, in grado di... liywç (3) santo · Pronomi oç fj o che, il quale (pronome rdativo) atn6ç (3) egli, costui, egli stesso JlOU, crou, di me, di te (forme enclitiche) èyw io UJ.liiç voi (accusativo)

Preposizioni + genitivo davanti a... + accusativo in, dentro (moto a luogo - scopo) + accusativo verso, da (moto verso luogo o persona) + genitivo sotto, da (compL d'agente) + accusativo intÒrno, tutt'intorno a...

7tp6 dç 7tp6ç o1t6 7tEpi

Congiunzioni KaHci:Jç (Kacu + &ç) come, secondo come, secondo che Avverbi ìoou ecco (vedi Osservazionzì Ò1ticrm dietro, dietro di... oÙK non

OSSERVAZIONI 2 iòou, questa forma, molto frequente, usata avverbialmente nel senso del nostro ecco, ve', è in realtà un imperativo di 2" sing. da un radicale ìò-, coincidente con il latino vid- (video vedo). JlOU, crou, aùwù sono genitivi possessivi, che il greco biblico preferisce usare invece dell'aggettivo; noi preferiamo mio, tuo, suo.

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UNITÀ DI LAVORO n. 4

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cpcov~ porovwç, lett.

voce di gridante, ossia ecc.

rcou:"ìn: . /ate, rendete ha per complemento oggetto :ràç :rpipouç a cui si riferisce il predicativo eòeeiaç: «fate diventare diritte le vie di lui». ÈyÉve:ro ... ~amiçcov .... KT]p6crcrcov: i due participi concordano con il sogg. di ÈyÉveco, che è 'IcoavvT]ç. Lett. venne... battezzante... predicante, ossia «venne ... a battezzare ... a predicare». Quando un participio concorda, come qui, col soggetto del verbo (predicato verbale) si chiama predicativo, perché ha con il sogg. la stessa relazione del nome del predicato con il sogg. del verbo «essere» in funzione di copula. Torneremo sull'argomento: intanto indicheremo queste strutture, ogni volta che le incontreremo. Chi vuole subito saperne di più, può consultare la Grammatica, ma forse è meglio andare adagio e lasciar agire i poteri di assimilazione della mente umana! 4

5 èçoJ.loÀ.oyouJ.lEVot è participio predicativo del soggetto di è~arcti­ çono, cioè «tutti gli accorsi da Gerusalemme», i quali, mentre si lln.mergevano nel Giordano, confessavano («erano confessanti>>) i loro peccati. 6 ~v ... ÈvoEOUJ.lÉvoç: Èvouco, da cui viene il participio perfetto della struttura che esaminiamo, vuoi dire letteralmente «avvolgere», quindi oovtat ciç ... cicr-BÀ.8CÌlv dç ... Cfr. v. 16 per la ripetizione della preposizione componente davanti al complemento. Vedi anche al v. 25. Bù8ùç 1oiç crcippacrtv proprio di sabato. wiç crcippacrtv è dati:vo di tempo determinato. La parola è evidentemente un ebraismo: crcippa't -1oç, 16.

oùx roç non come. La negazione ha tre forme, où, OÙK, oùx, adoperate rispettivamente davanti a consonante, a vocale, ad aspirazione. 22

23 Èv rtVBDIJ.U'tt à.Ka8cip1q:> in spirito immondo. La preposizione Èv nel greco biblico assume molti significati del Be ebraico, preposizione di valore assai generico. Qui l'uomo è qualificato dal suo convivere con uno spirito impuro.

24

1i Ttlliv Kaì eroi... che cosa a noi e a te ...

È un'espressione popolare, con molti possibili significati. Qui, «che cosa hai a che fare tu con noi» e simili. Nota che il pronome interrogativo mantiene sempre l'accento acuto. E nota anche eroi accentato qui, benché enclitico, perché posto in rilievo. oì8ci Cl"€ 1iç d conosco te chi sei. La decifrazione materiale mostra come il soggetto di d è stato attratto nella proposizione reggente, diventando oggetto di oì8a. 25 ammutolisci ed esci/ Due imperativi aorisì:i esprimono un comando secco, che vuole immediata esecuzione. 26 crrtapcisav ... > a quello di «riunione>> o «assemblea» riunita per il culto (magari presso una famiglia che poteva ospitarla, come avveniva nelle prime comunità a cui si rivolge Paolo, o nelle catacombe durante le persecuzioni), e infine a quello di specifico edificio · di culto, la nostra chiesa. Perché U1tUKot)ro vuoi dire «obbedire>>? Nel testo l'abbiamo trovato detto del demonio, che obbedisce all'ordine di Gesù; ma il verbo è d'uso normale per indicare l'atteggiamento dell'inferiore che. sta ad ascoltare l'ordine del superiore, di chi ha autorità su di lui. n verbo è infatti composto da U1t6 sotto + àKooro ascolto, quasi «ascolto.stando sotto», o «mi sottometto, mi dispongo già ad eseguire l'ordine mentre lo ascolto».

MARCO l, 29-34

69

l Noi parliamo greco Abbiamo incontrato l'aggettivo J.LÉyaç, w:yclìo.TJ, J.LÉya grande, che ha due temi, w:ya- e J.LEyaÀ.-. Dall'uno e dall'altro abbiamo derivato molte parole in italiano, sia serie, come megafono da J.LÉya e cpcov~, sia scherzose, come megavacanza o megapanino! Provate a cercarne e a riconosceme la composizione. Potete partire dal vocabolario italiano e cercare nella zona in cui le voci iniziano con mega- o con megalo-: megalitico, megalomane, megalomania ...

GUARIGIONI DI INFERMI (Matteo 8, 14-17; Luca 4, 18-41)

(l) 29 Kai sùeùç ÈK Tfjç cruvaycoyfjç è1;sì...86vTEç ~À.8ov dç TTJV oÌKiav

:EiJ.Lcovoç Kaì 'AvòpÉou J.LETà 'laKro~ou Kaì 'Icoavvou. 30 ~ òf: n:sv8spà :EiJ.Lcovoç KaTÉKEno n:upÉcrcroucra, Kaì sùeùç Myoumv m'nQ> m:pì aÙTfjç. 31 KUÌ n;pocrsÀ.8ÒlV fjystpEV aÙTTJV KpaTftcraç Tfjç XEtpoç· KUÌ U!pfjKEV aÙTTJV 6 1TUpEToç, KUÌ Ò1T]KOVE1 aÙToiç. 32 '0\jliaç òf: yEVOJ.LÉVT]ç, OTE f:òu 6 flì...wç, Es9~crf:mt wtç uiotç 'L'àJV àv9pci:mrov, '!Ù U)lUp'L'~)lUlU KaÌ ai ~ÀaY])ltat ocra ÈÙV ~Àacrq>Y])l~(J(!)(JlV' 29 oç 8' uv ~Àacrq>Y]IJ.~GlJ dç '!Ò 7tVBU)lU '!Ò aywv oÙK EXBt aq>smv dç t'ÒV aì.&va, àUà l:vox6ç Ècrnv aìroviou UIJ.UP'!~)lU'!oç 30 o'L't ì:Àsyov IlvBÙ)la àKa9apwv l:xsc Forme verbali non note xputfjcrut inf. aor. att. KpU'tgro èçgcrtT] 3" sing. ind. aor. att. fortiss. èç-icrtT]J..Lt KU'tupav'tEç part. aor. att. fortiss. KUtu-Puivro rcpocrKuÀEcraJ..LEvoç part. aor. medio deb. rcpocrxuÀgro J..LEptcr8ij 3" sing. cong. aor. pass. deb. J..LEpiçro crw8fjvm inf. aor. pass. deb. tcr'tT]J..Lt ouvr'tcrE'tUt 3" sing. ind. futuro medio OUVUJ..LUt àvgcrtT] 3" sing. ind,. aor. fortiss. att. àv-icrtT]J..Lt ÈJ..LEpicr8T] 3" sing. ind. aor. pass. deb. J..LEpiçro crtfjvm inf. aor. fortiss. att. YcrtT]J..Lt ùtapnacrm inf. aor. deb. att. 8t-upnuçro ùi)cr1J 3" sing. cong. aor. deb. att. Mro ùtapnacrEt 3" sing. ind. fut. att. ùt-upnuçro à n:a1:pì fì 1:ij J..I.T]'tpi, 13 ÙKUpOUV'tEç 'tÒV Myov 'tOU ewu 'tij n:apa86crEt OJ..I.cOV ù n:apEOIDKU'tE" KUÌ JtapOJ..I.Ota 'tOtaU'tU 1tOAAÙ 1tOtEl'tE.

Forme verbali cr1:~crrp:E

aor. debole

tcrnu.n

MARCO 7, 8-18

163

OSSERVAZIONI 8

Abbiamo ripetuto qui il v. 8, per maggiore chiarezza.

9 Kaì EÀEyEv ... à8e't'eì''t'E ... l:vu ... cr't'i]crT]'t'E. Abbiamo gtà visto il significato di &8e't'Éffi rendo vano, privo di vigore legale

(6, 26).

10 yàp et1tEV' 't't~U- .. KUÌ... 't'EÀEl)'t'U't'ffi. Semplicissima la struttura, sia dell'introduttoria, sia della citazione. TI verbo KUKoÀoyÉm ha qui valore forte, insulto, maledico. 11 oè ÀÉyE't'E' èàv drru ... o f.àv ... fficpEÀTJ9i]ç ... La frase resta sospesa e continua nei w. 12 e 13a. Da notare of.crnv che è, equivalente del nostro «cioè>>. La formula consacrava a Dio, quindi al Tempio, le cose che venivano indicate, e le rendeva indisponibili per usi wnani. li verbo cOj.1ÉVOUcriv j.lOt Kaì oÙK €xoucrtv -ri cpayrocrtv· 3 Kaì èàv à1toì..ucrro aùwùç vi]crtt:tç dç oÌKov aùt&v, ÈKÀu9~crovtat Èv tij ooq'r Kai ttvt:ç aùt&v Ù1tÒ j.laKp69Ev iiKaow. 4 Kaì U1tEKpi9Tjcrav aùtcp Olj.1U9T]taì aùwù an II69EV 'tOUtOUç ouvi]crEtai nç dioE xoptacrat èiptrov È1t' ÈPTJ!liaç; 5 Kaì Tjpona aùwuç· II6crouç EXEtE èipwuç; o{ oÈ t:Ì1tav·'E1t'ta. 6 KaÌ 1tapayyÉÀÀt:t •

1:iç 1-LEisrov. 35 Kaì Ka8icraç f:cprovT]crEv 1:oùç ÒcOÒEKa Kai ÌI.ÉyEt aùwtç- E'{ nç 8ÉÌI.E17tpéi'noç dvat EO"'Wl1t(lV'tffiV ecrxawç Kaì miv1:rov òuiKovoç. 36 Kaì Ìl.apcùv natòiov EO"'tT]crEv aÙ1:Ò Èv 1-LÉcrq:> at'n&v Kaì ÈvarKaÀtcr~ii-LEvoç aù1:ò dncv aùwtç- 37 "Oç uv Ev 1:&v 'tOlOU'tffiV natòirov MçT]'tUl È1tÌ 1:{{> ÒVOI-LU'tt J-lOU, ÈI-LÈ ÒÉXE'tUl' KUÌ oç av EJ-lÈ ÒÉXTJ'tUt, oÙK ÈJ-lÈ ÒÉXE'tat ÙÀÀ.à 1:òv ànomEiÌI.av'ta 1-LE. OSSERVAZIONI

· Brano misto di narrazione e di dialogo, che nella struttura di sostegno del dialogo alterna ind. aoristi (con varia gradazione nel passato) e imperfetti. Tutti i participi predicativi del sogg. sono aoristi.

182

UNITÀ DI LAVORO n. 20

Da notare: -nel v. 35b un periodo ipotetico misto di realtà e eventualità (d ... ElÉÀEt... EO"'tat: ind. pres. l l futuro); - nel v. 3 7 due periodi con la struttura oç uv + cong. l l ind. pres.; - tòv àrtocr'tciÀavtu ~E, part. aor. sostantivato, che conserva la sua natura di verbo transitivo.

CHI NON È CONTRO È PER NOI (Luca 9, 49-50)

(9) 3B"Eq>T] aùtcp 6 'lffiUVVlK iltoucrKaÀE, doo~Év n va f.v •4'> òv6~ati crou f.KPuUovta Oat~6vta, KUÌ ÈKffiÀUO~EV aùt6v, on oÙK ~KOÀOU9Et {]~tv. 39 6 OÈ 'IT]croi3ç El1tEV" M~ KffiÀUEtE aÙ'tOV, OÙOEÌç yup f.crnv oç 1t0t~O"Et OUVU~tv ÈrtÌ 'tql ÒVO~ati ~OU KUÌ OUV~O"E'tat tUXÙ KUKOÀOyfjcrai ~E· 40 oç yàp OÙK Ecrnv KaEl' {]~&v, tmÈp {]~&v f.crnv. 4t"Oç yàp uv 1tO'ttCJ1] u~aç 1tO't~ptOV uoa•oç f.v òv6~an on Xptcr'tOU ÈCJtE, Ò.~~V ÀÉ)'ffi U~tV Ott OÙ ~~ Ò.1tOÀÉCJ1] tÒV ~tcrElÒV aÙto\3.

OSSERVAZIONI Brano precettistico, che parte dal problema sollevato da Giovanni circa l'uomo che caccia i demoni in nome di Gesù, senza essere del gruppo, e poi segue fino alla fine del capitolo (pericope sullo scandalo, w. 42-50). Da notare: -al v. 38 l'imperfetto ÈKffiÀUO~EV con valore conativo: volevamo impedirglielo; -ai w. 39-40 (risposta al problema di Giovanni) l'imper. pres. ~~ KCùÀUEtE né oggi, né mai; -ancora, oÙOEÌç yup Ècrnv oç ... non c'è nessuno che ... introduce una relativa consec., che ha il futuro ind. (rtot~crEt, ouv~crE'tat); - ancora, taxu neutro awerbiale, lett. in fretta, da un momento all'altro, alla leggera; - al v. 41 (precetto staccato dalla situazione precedente) l'espressione f.v òv6~an o n, in nome del fatto che ... , per il fatto che siete di Cristo; -ancora, où ~~ àrtoÀÉcrl] certamente non perderà. Nell'espressione è sot~inteso où OPTJ•Éov> ~~ non c'è da temere che, dove q>opÉffi è costruito con ~i], con il significato che ha in latino ne con i verba timendi.

MARCO 9, 38-50

183

LO SCANDALO (Matteo 18,6-9; Luca 17, 1-2)

(9) 42 Kaì éìc; èiv crKavòaf.icru !:va 1éùv IJ-tKpéùv w{mov 1éùv mcr-cEuòv'tCDV [dc; Èl-lÉ], KaA6v Ècrnv mhcp IJ-UÀÀ.ov EÌ m:piKEttat IJ-UÀ.oç òvtKòç 1tEpÌ tÒV tpUXTJÀ.OV m'noi) KaÌ ~É~À.T]tat dç TJÌV 9af.acrcrav. 43 Kaì Èàv crKavòaf.içTJ crE ~ xEip crou, ànòKO\j/OV aùt~v- KaMv Ècr-riv crE KUÀÀÒV EÌcrEÀ9Eiv dc; t~V çw~v ~ 'tÙç 8Uo xdpaç EXOvta Ct7tEÀ9é:iv dç t~V yÉEVVaV, dç tÒ 7tUp tÒ acrPEcrtoV. 45 KaÌ ÈÙV 6 1tOUç crOU crKaVÒaf.içTJ crE, ànÒKO\j/OV aùtòv- KaMv Ècr'tiv crE EÌ.crEÀ9Eiv dc; 't~v çw~v XCDÀÒV ~ toùç 80o n68aç exovta ~ÀTJ9fjvm dc; t~V y&cwav. 47 Kai Èàv 6 òcp9aÀI-l6c; crou crKavòaf.içlJ crE, EK~aÀE aùrov· KaMv crf. Ècrnv IJ-OVOcp9aÀ~J-OV EÌcrEÀ9Eiv dç 't~V ~acrtÀEtav tOU ElEOU ~ òUo Òcp9aÀIJ-OÙç exovta--jtXT]9fjvat EÌç t~V yÉEvvav, 48 07tOU O axOJAT}ç avrmv OV rsAsvrij JWÌ rò nvp o CY{3svvvraz- 49 niic; yàp nupi aÀtCY9~CYE'tal. 50 KaÀÒV 'tÒ aÀaç· ÈÙV ÒÈ 'tÒ aÀaç avaÀOV yÉVTj'tat, ÈV 'ttVl aÙ'tÒ àptUcrE'tE; EXEtE Èv Éautoìç aÀa, KaÌ EÌpTJVEUE'tE Èv ÙÀÀTJÀ.Otç.

v

Nota. Si avvertirà la mancanza di un v. 44 e di un v. 46. Essi si trovano in vari codici medievali, come ripetizione del v. 48 con la citazione di Isaia 66, 24, ma non esistono nei manoscritti più antichi e autorevoli. Perciò sono stati espunti, senza cambiare la numeraziOne.

OSSERVAZIONI

I vv. 42-47 hanno tutti la medesima struttura: un periodo ipotetico della eventualità (oç Civ + cong. aor. l l ind. presente nel42; Èàv + cong. pres. l l imper. aor. 2" sing., seguito da una dichiarativa disgiuntiva retta da KaÀ.é>v Ècmv negli altri)_ n v. 49 introduce l'idea del "~alare" (ossia purificare) con il fuoco, da cui le immagini del v. 50. Da notare: ~la formula KaÀÒv ÈCYttv è meglio ___ (il comparativo è pochissimo usato in Marco) introduce al v. 42 una protasi con indicativo EÌ 7tEpiKEl'tat ... xaì Pf.~ÀT]tat..., dove il presente e il perfetto hanno lo stesso significato di definitività. L'idea che si vuole inculcare è che, piuttosto (~J-iiÀÀov) che qualcuno arrivi a scandalizzare uno solo (!:va) dei fedeli dalla fede semplice (piccoli), sarebbe meglio per lui che una volta per sempre fosse gettato in mare con una macina asinaria intorno al collo;

184

UNITÀ DI LAVORO n. 20

- la stessa formula ai vv. 43, 45, 47 è usata dopo l'ipotesi incombente (cong. presente), che l'uomo possa essere inciampo (scandalo) a se stesso, e il comando di eliminare a qualunque prezzo la fonte di inciampo, perché «è meglio» entrare apparentemente menomati nella vita, che cadere apparentemente integri nel fuoco inestinguibile (vv. 43 e 48); -nel v. 50a la formula ipotetica è cong. aor. più ind. futuro; Èv -civt... ; con che cosa ... ?

UNITÀ DI LAVORO

n.

21

(Terza Unità di sistemazione)

J

OBIETTIVO

- Verificare i progres~i fatti nella lettura corrente e sistemare le conoscenze acquisite

DA FARE - Seguire le indicazioni interne

186 . UN1TÀ DI LAVORO n. 21

PRIMO Se abbiamo lavorato fedelmente, ricontrollando tutte le osservazioni, attenti ai rimandi grammaticali e sintattici, prendendo sempre più pratica della coniugazione, dobbiamo aver fatto passi da gigante sulla strada della lettura diretta del greco in greco. · Mettiamoci alla prova, rileggendo· uno al giorno i nove capitoli studiati fin qui, a cominciare dall'ultimo per finire con il primo.

SECONDO Se... (tutto quello che abbiamo detto sopra) sono aumentate come dovevano anche le nostre capacità di affrontare testi nuovi, mettiamoci alla prova scegliendo almeno un passo parallelo per ogni capitolo fra quelli indicati sotto i titoli delle pericopi: almeno un passo, che non abbiamo ancora provato a leggere. Verifichiamo se e come ce la facciamo a riconoscere le strutture grammaticali e sintattiche. Veri.fichiamo la nostra ricchezza di vocaboli.

TERZO

Consolidiamo quello che abbiamo appreso sulla formazione e sulla coniugazione del futuro (tutti i tipi di futuro). a) Serviamoci dei due brani (6, 14-20 e 6, 21-29) in cui è stato diviso il lungo racconto della morte di Giovanni Battista, per: - analizzare tutte le forme verbali; -risalire al semantema (radice o base verbale); - controllare quale futuro possiamo formare; - formare il futuro; - controllare su Grammatica e vocabolario la nostra formazione; - controllare sulla Grammatica la coniugazione. · b) Serviamoci dei tre brani "Gesù cammina sul lago" (6, 45-52), "La donna sirofenicia" (7, 24-30), "ll cieco di Betsaida" (8, 22-26) per fare: - le stesse operazioni fatte sopra; - controllare quale presente (o aoristo, secondo i casi) possiamo formare; - controllare la coniugazione sulla Grammatica.

TERZA UNITÀ DI SISTEMAZIONE

187

QUARTO Consolidiamo quanto abbiamo appreso sulla formazione del passivo (aoristo e futuro). a) Serviamoci della pericope della "Trasfigurazione" (9, 2-13 ), che abbiamo diviso in due passi, per - analizzare tutte le forme di aoristo e futuro passivo che troviamo e risalire al)emantema; - analizzare tutte le altre forme verbali, risalire al semantema, controllare se e quale passivo (aoristo e futuro) se ne può formare; se è il caso, formarlo e controllarlo su Grammatica e vocabolario. b) Serviamoci delle pericopi "La guarigione del sordomuto" (7,31-37), "La seconda moltiplicazione dei pani" (8, 1-10), "I Farisei chiedono un segno" (8, 11-13), per - fare lo stesso lavoro indicato sopra; - formare e controllare la formazione - secondo i casi - del tema del presente, futuro, aoristo, 'e, se è il caso, passivo.

QUINTO Consolidiamo quello che abbiamo appreso sulla formazione e sulla coniugazione del perfetto debole attivo e mediopassivo. a) Serviamoci del passo "Prendere la propria croce" (8, 34 - 9, l) per . - analizzare tutte le forme di perfetto che troviamo; - verificare se sono deboli o forti e risalire al semantema delle deboli; - analizzare tutte le altre forme verbali; - risalire al semantema e verificare quale perfetto se ne può formare; - se debole, formare il perfetto e controllare la formazione fatta su Grammatica e vocabolario. b) Serviamoci delle pericopi "La prima moltiplicazione dei pani" (divisa in 6, 30-34 e 6, 35-44) e "li lievito dei farisei e di Erode" (8, 14-21) per - fare quanto indicato sopra; -formare- secondo i casi- il tema del presente, aoristo, futuro, passivo, perfetto e verificare le formazioni fatte su Grammatica e vocabolario; - consolidare la coniugazione.

188

UNITÀ DI LAVORO n. 21

SESTO Facciamo la conoscenza del piucheperfetto, del futuro perfetto, dell'aggettivo verbale, anche se poco presenti nel greco di Marco. Partendo dalla pericope "li fanciullo indemoniato", divisa in due passi (9, 14-20 e 9,21-29), e dall'analisi consueta di tutte le forme verbali che .troviamo in essa, proviamo a formare, seguendo le spiegazioni della Grammatica, il perfetto (attivo e medio-passivo) e quindi il piucheperfetto ecc., controllando poi le formazioni sul vocabolario.

SETTIMO Serviamoci delle pericopi, già utilizzate fin qui per il ripasso e il consolidamento dei verbi, per rivedere e sistemare le nostre conoscenze e esperienze di analisi testuale e contestuale, rileggendo tutte le informazioni che possiamo trovare sia nelle Unità di Lavoro che nella Grammatica (proposizione, periodo, genitivo assoluto, participio predicativo, attributivo, sostantivato). Facciamo la stessa cosa per quanto riguarda l'uso e il valore dei tempi e dei modi e il significato espressivo dei temi aspettivi.

UNITA' DI LAVORO n. 22 (Marco 10, 1-52)

/

OBIETTIVO - Consolidare nella pratica la rapida lettura della funzione strutturale ed effetto espressivo delle forme nominali del verbo (patticipio e infinito)

ITINERARIO - Saggiare la capacità di percepire a prima lettura a) le forme participiali b) gli infiniti - Sforzarsi di comprendere direttamente, mentre leggiamo, la funzione contestuale-sintattica ed espressiva delle forme verbali infinitive

DA FARE - Pericope per pericope, lettura globale e decifrazione da confrontare con il latino della Nuova Vulgata e con la traduzione CEI - Versetto per versetto, analisi puntuale, guidata dalle Osservazioni .:. Completare e consolidare quanto riguarda il perfetto forte, attivo e mediopassivo

190

UNITÀ DI LAVORO

n.

22

IL DIVORZIO (Matteo 19, 1-12)

(lO) l Kaì ÈKE'WEv avacnàç EPXE'[Qt dç -rà opta -rfjç 'Iouòaiaç [KaÌ] nÉpav 'tOU 'Iopòavou, KUÌ CfUJl11:0pEUOV'tat naÀtV OXÀOl npòç aù-r6v, KUÌ ffiç dffiEIEt miÀtV ÈÒtÒUCfKEV aÙwuç. 2 Kaì npocrEÀEiòv-rEç ci>aptaai'ot ÈmlPffi-rrov aù-ròv d €1;wnv àvòpì yuvai'Ka ànoÀucrat, nEtpaçov-rEç aù-r6v. 3 o 8i: ànoKptEidç dnEv aùwi'ç· Ti UJllV ÈvE-rciÀaw Mroi.iafjç; 4 oi ÒÈ dnav· 'EnÉ-rpE\jfEV Mroi.icrfjç ~t~Àiov ànoa-raaiou ypa\jfat Kaì ànoì...uaat. 5 8è 'ITJcrouç EÌnEv aùwi'ç· Ilpòç -riJv crKÀTJpOKapòiav UJ.l.&v €ypa\j/EV UJ.l.lV -riJv èvwì...iJv 'tUU'tTJV. 6 ànò ÒÈ àpxfiç K'ttCfEffi àva~aivovn;ç ciç 'Icpocr6AUJ.la, Kai ~v npoa:yrov at'noùç 6 'IT]crouç, Kai È9aJ.l~ouvw, o i 8f: àKoA.oueouvtcç È" 'Pappi, tòe 'ft cruKil tìv KU'tl]pcicrffi È/;i]pav'tat. 22 Kaì àrcoKptEleìc; 6 'Il]croi3c; À.Éyr:t aÙ'toic;· Ei EXE'te TCtO"'tlV Eleoti, 23 Ùfl~V À.Éyffi UfllV oc; av EtTClJ 10 opel 'tOU'tCfl"

on

MARCO 11, 20-25

203

'Aperrn Kaì Pì-.~8T]n Eiç 't~v 8 ayiqr E[nev 1C15pwr; -rcp 1Cvpirp J..LOV, Kaeov slC &çzrov pov swr; av ero -roùr; sxepor5r; aov r5no1Ca-rw -rrov 1!oorov aov. 37 aÙ1òç ~auìò ÀÉyEt aÙ1òv Kupwv, Kaì rr69cv aùwu Ècrnv ui6ç; Kaì [6] 1tOÀÙç OXÀOç llKOUEV UÙ'tOU ~ÒÉcoç. OSSERVAZIONI

Anche questo breve episodio è collegato, con la formula consueta del KaÌ ma anche per contenuto, ai precedenti. Lo prova anche la formula àrroKpt9ciç: Gesù «risponde», effettivamente questa volta, agli scribi che hanno parlato contro di lui e non sanno leggere nelle Scritture quanto riguarda, appunto, il Messia, annunciato come della stirpe di Davide, ma non come figlio, bensì come Signore di Davide. La citazione è dal Salmo 110, l. .

Da notare 35 Abbiamo anche qui un altro caso di molteplicità di participi predicativi allo stesso soggetto, ma è importante notare la collocazione: il primo è all'inizio, è aoristo (ingressivo), connota il predicato EÀEYEV in modo diretto; il secondo, presente, è posto dopo il predicato e lo connota come

214

UNITÀ DI LAVORO n. 24

occasione: mentre «sta insegnando» nel tempio, Gesù prende occasione per seguitare ad affermare· di sé quanto diverrà chiaro dopo la sua morte e resurrezione, ma che è detto nelle Scritture e che gli scribi dovrebbero dunque conoscere. rcéòc; À.Éyouow... come possono dire ... 37 aÒ1:òc; Aauìo À.ÉyEt aÙ1:òv ... proprio Davide lo chiama ... È da notare aÙ1:6c; in posizione predicativa rispetto a Aauiò e lo stesso aù!6c; usato come pron. di 3" sing. e che noipossiamo rendere con la parti-

.

cella pronominale ElM't"atç ~J.lffiv· KUÌ J.l~ ElO"EVÉyKl]ç ~11fiç

àcptEJ.!EV

rimettiamo ai

debitori

di noi; e

non indurre

noz

dç TCEtpacrJ.lOV, àf...)...,à pùcrat ~J.laç àrcò "COU TCOVT]pofl.

in tentazione

ma

lt'bera noi

da

il maligno.

(Matteo 6, 9-13)

L'AVE MARIA

o Kupwç J.lE't"à crofl.

Xa'ìpE, nxapmDJ.lÉVTJ,

Ave,

piena di grazia, ilSignore con te.

(Luca l, 28)

EÙÀ.OYTJJ.!ÉVT] crù f:v yuvatl;i v.

benedetta

tu /ra donne.

KUÌ EÙÀ.OYT]J.lÉVoç O Kaprcòç 't"fjç KOtÀ.{aç O"OU.

benedetto . _ il /riitio del seno

e

: '. l

::-.

:""~ ~

...:..

·.~.

......,

: '

di te.

:

(Luca l, 42) '

J.lUKa pia ~ maù:ucracra on f:cr't"at 't"EÀ.Eiwmç ·la ave~te creduto perché sarà compimento

·> ' ,. .': '!

beata

wìç À.EÀ.UÀ.T]J.lÉVotç aÙ't"fj rcapà

alle parole dette '

Kupiou.

a lei da parte di Signore.

(Luca l, 45)


E(i'>, Kaì È1tÌ yfjç dpf1vTt, Gloria in altissimo a Dio, e su terra pace, Èv àv8pci:matç EÙÒoKia. tra uomini buona volontà. 'YJlVOUJlÉV O"E, EÙÀ.O"{OUJlÉV O"E, 1tpOcr1CllVOUJlÉV O"E, oo/;oJ...oyoOJlÉV O"E, Inneggiamo te, benediciamo te, adoriamo te, glorifichiamo te, Eùxaptcr'tOUJlÉV crot òtà 't'fÌv JlEYUATtV crou 86/;av. ringraziamo a te per la grande di te gloria. KuptE, BacrtA.Eii È1toupavtE, E>d: ITénEp ITavwKpa'trop· KuptE Yif: Signore, Re celeste, Dio Padre Onnipotente: Signore Figlio JlOVoyEvÈç, 'ITtcroli Xptcr'tÉ, KUÌ '1\ywv IIvEUJla. unigenito, Gesù Cristo, e Santo Spirito. KuptE 6 E>E6ç, 6 AJlvÒç wu E>wu, 6 Yiòç wu Ila1p6ç, 6 atprov Signore tl Dio, l'Agnello del Dio, il Figlio del Padre, il togliente 1àç CtJlap'tiaç wu KOO"JlOll, ÈAÉTtcrov TtJlfiç, i peccati del mondo, abbi pietà di no~ 6 aì:prov 1àç CtJlap·riaç w\3 KOO"JlOll, 7tp6cr8EI;at 't'fÌV ÒÉT]crtv rtJl&v, zl togliente i peccati del mondo, accoglz' la supplica di no~

PREGARE IN GRECO

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6 KaEliJJlEvoç Èv ÙE/.;u~ 'tOU Ila'tp6ç, KaÌ ÈÀÉTJcrov ~jliiç. il sedente in destra del Padre, e abbi pietà di noi.

crù EÌ Jlovoc; 'Aywc;, crù EÌ J.Lovoç Kupwç,' ITJcrouç Xptcr16ç,

"On

Perché tu sei solo

Santo, tu sei solo

Signore,

Gesù

Cristo,

dc; 06/.;av E>wu Ila'tp6ç. 'AlliJv. a gloria di Dio Padre.

Ka8 'éKaa'tTJV Per

ogni

Amen.

~J.!Épav

giorno

EÙA.oyi]aro crE, Kaì aivéaro 'tÒ ovojla aou benedirò

te, e

loderò

il nome di te

dc; 'tÒV aì.éòva, Kaì dc; 'tÒV aì.éòva wu aì.éòvoç. per l'eternità,

e

per l'eternità

Ka•al.;iroaov, KuptE, Èv 'tij Degnatz~

dell' eternità.

~J.!Ép