Le leggende orientali sui magi evangelici
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E TESTI

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U G O MONNERET DE VILLARD

LE LEGGENDE ORIENTALI SUI

MAGI EVANGELICI

CITTA DEL V A T IC A N O BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA

1952

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STUDI

E TESTI

UGO MONNERET DE VILLARD

LE LEGGENDE ORIENTALI SUI

MAGI EVANGELICI

CITTÀ DEL VATICANO BIBLIOTECA APOSTOLICA V A T IC A N A

1952

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IM P R IM A T U R :

Datum in Civ. Vat. die 7 Octobris 1 9 5 2 .

p. Sua Ree. Mons. Vicario P. G i o v a n n i Β κ ι ,ο τ τ ι S eg r.

R istam pa anastatica

Tipo-Litografia D i n i s.n.c. ■ M o d en a 1990

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PREFAZIONE T r a t ta n d o l 'o m b r e co m e co sa salda .

D ante,

P u r g .,

x x i, v. 1 3 6 .

Il preciso ma laconico racconto di Matteo sulla visita dei Magi a Betlemme e l’adorazione del Salvatore era certo fatto per destare infi­ nite curiosità nelle menti assetate di dettagli su di un così strano ed inquietante avvenimento; ma se i commentatori occidentali, latini e greci, agirono con estrema prudenza per non voler far dire al testo più di quanto esso realmente diceva e solo nel medioevo inoltrato vi rica­ marono intorno dettagli più che tutto esteriori, forse anche in gran parte sotto l’influsso di quelle rappresentazioni artistiche nelle quali i pittori lasciarono la propria fantasia sbrigliarsi liberamente, le comunità cristiane d’Oriente, e più che tutto giacobiti e nestoriani, sviluppatesi ai margini della civiltà mediterranea e in gran parte anche fuori di questa, nelle terre asiatiche sature d’altre tradizioni e fra popoli nuovi, intrecciarono col tema evangelico una serie d’altri motivi che proveni­ vano dal fondo atavico della loro cultura, sì che arrivarono a deformarne completamente e la struttura e le forme. È intorno a queste leggende asiatiche che io intendo qui raccogliere tutti i dati che mi è stato possi­ bile trovare, non solo per l’interesse che esse presentano per la compren­ sione del pensiero di questi gruppi cristiani propagatisi dall’Eufrate sino all’Asia centrale, ma anche perchè una loro non piccola parte è arrivata sino in Europa e molta ne troviamo in quel curioso libretto che Giovanni da Hildesheim doveva scrivere nella seconda metà del X IV secolo, ove narrava quella che possiamo chiamare la sa'a dei Magi di Betlemme. Libro che ebbe una enorme diffusione allo scor­ cio del medioevo, se dobbiamo giudicare dal numero cospicuo di mano­ scritti nei quali è giunto sino a noi e dalle non poche stampe anteriori al 1 5 0 0 che lo hanno riprodotto più o meno alterato e interpolato. I racconti orientali relativi ai Magi possono essere divisi in due cicli completamente distinti. Il primo, che si riattacca al racconto di Matteo, è proprio dell’ambiente siro-irànico e fa venire i Magi, più o meno precisamente, dalla Persia. Il secondo, nato nel medioevo inol-

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Prefazione

trato, non tiene alcun conto dei versetti dell’Evangelista, fa venire i Magi dal Turkistàn e dai popoli di razza turca che lo abitano e si riattacca al ciclo del mitico prete Gianni. Perciò le mie ricerche saranno divise in due parti nettamente distinte e di assai ineguale sviluppo, tenente la prima i primi tre capitoli di questo studio, e la seconda il solo quarto, anche assai breve. Infine, a mo’ di conclusione, vedremo come molti dati dell’uno e dell’altro ciclo confluiscono nell’opera di Giovanni da Hildesheim. Molta riconoscenza debbo all’amico Giorgio Bevi Della Vida che con la sua inesauribile erudizione orientalistica mi ha aiutato a risolvere non pochi dubbi ed incertezze ed a cui debbo inoltre la traduzione di testi siriaci che altrimenti sarebbero per me rimasti inaccessibili o quasi. Nè minor debito di gratitudine debbo al Prefetto della Biblioteca Apo­ stolica Vaticana, padre Anseimo M. Albareda O. S. B., abate mitrato di S. Maria di Ripoll, per aver voluto accogliere questo mio lavoro nella collezione Studi e Testi e per aver facilitato in ogni modo le mie ricerche. So benissimo che con queste mie pagine non ho punto esaurito l’argomento e neppure ho risolto tutti i problemi che presentano i testi che ho riportati, specialmente quello ricavato dalla Cronaca di Zuqnïn iuesplicatamente rimasto ignoto sinora a tutti gli studiosi e che credo di una importanza non trascurabile: non sono nè così ignorante nè così presuntuoso. Ma spero di aver richiamato l’attenzione su delle oscure correnti di pensiero religioso che circolavano fra le comunità viventi agli estremi margini asiatici del cristianesimo, sperando che altri, più di me preparato, voglia riprenderle in esame e chiarirle definitivamente. Roma, luglio 1952 .

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Ca p it o l o

I.

I prim itivi testi siriaci.

Il solo vangelo di Matteo, II. della visita dei Magi a Betlemme:

1 -1 2 ,

ci ha trasmesso il racconto

O r Gesù essendo stato generato in Betlemme nei gio rn i d i Erode i l re, ecco che i M a g i dall’Oriente si presentarono in Gerusalemme, dicendo: Dove è il re dei giudei che è stato dato alla luce ? Perchè vedemmo la sua stella nell’Oriente e siamo venuti ad adorarlo. - Re Erode si turbò udendo ciò e tutta Gerusalemme con lui, e raccolti i pontefici e g li scribi del popolo, domandava ad essi dove Gesù doveva nascere. E quelli g li dissero: I n Bet­ lemme d i Giudea; così è stato scritto dal profeta: « E tu, Betlemme, terra d i Giuda, per nulla sei m inim a fra i duci d i Giudea, che da te uscirà i l condottiero che pascerà i l m io popolo d'Israele ». - A llora Erode nascostamente chiamati i M a gi, si assicurò da loro del tempo nel quale apparve la stella ed inviandoli a Betlemme, disse: Partite, osservate esattamente i l bam­ bino e quando avrete trovato, riferitem i, perchè io venga ed adori. - E quelli udito i l re, partirono. E d ecco, la stella che videro nell’Oriente l i prece­ deva, fino a che si fermò dove era il Bambino. Veduta la stella ebbero gioia grandissima. E d entrati nella casa, videro i l Bambino con la M adre sua M a ria e inginocchiati l ’adorarono; e aperti i loro tesori, presentarono a L u i doni, orò, incenso e m irra (1). E d essendo loro stato rivelato in so­ gno d i non tornare da Erode, per u n ’altra via ritornarono al loro paese.(*)

(*) Naturalmente adotto qui e in tutto il seguito di queste note ! inter­ pretazione tradizionale del nome del primo dono come « oro »; ma però richiamo l ’attenzione sulla acuta nota di G. R yckmans , « De l ’or (?), de l ’encens et de la myrrhe », in R e v u e B ib li q u e , L V I I I ( 1 9 5 1 ), pp. 3 7 2 - 3 7 6 e sulle interpretazioni filologiche del termine che è reso con oro . Secondo il dotto studioso i Magi ven­ gono a Betlemme a portare « du zâ h â bh , de l ’encens et de la myrrhe. Rien ne s’oppose, au point dé vue philologique, à ce que le premier de ces trois termes soit interprété comme le deux suivants, qui sont des aromates. Ils ne sont pas choisis et dosés selon les prescriptions formulées à l ’usage du peuple élu [ E x . X X X , 3 4 - 3 8 ); mais leur nom rappelle celui des essences aromatiques destinées au culte divin dans le pays des Mages, et dont les inscriptions gravées sur les

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Il testo del Vangelo

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I punti fondamentali del testo di Matteo sono assai semplici. I Magi sono detti provenire dall’Oriente (μάγοι από ανατολών) senza nessuna determinazione di una speciale regione o contrada. È solo la spe­ culazione posteriore che vuol determinare con precisione geografica il loro luogo d’origine. In quanto al termine Magi, il Casartelli ha indicato (x) come esso non ricorra mai nell’ebraico della Bibbia e nel greco dei EXX lo si trovi solo in Daniele (2), e nel Vangelo solo in questo passo di Mat­ teo e poi negli Atti degli Apostoli, ma nel suo senso cattivo di stregoni, fattucchieri, facitori di incantesimi. I Magi arrivarono a Gerusalemme alla ricerca del re dei giudei perchè avevano visto la sua stella in Oriente. Essi dunque erano os­ servatori degli astri, astrologi, ed avevano riconosciuto in una stella nuo­ vamente apparsa quella dell’atteso Messia. Era ferma credenza del tem­ po che ogni grande uomo avesse il suo astro particolare, e si ricordano te­ sti relativi alla nascita di Mithridate o a quella di Alessandro Severo e così via, e persino se ne sono citati di ebraici apocrifi per quella di Abramo (3). Ma il testo evangelico non contiene neppure il più vago accenno al problema del rapporto fra l’apparizione del nuovo astro e la nascita di Gesù: problema che, come vedremo in seguito, assillerà gli orientali. Tale concetto di una stella propria ad una singola persona non è iranico per quanto si sia voluto avvicinarlo a quello di fravaH (4), ma ci riconduce piuttosto all'ambiente caldaico ed alla speculazione babilonese, di cui le scuole erano ancora viventi se non fiorentissime alla fine dell’evo anpetits autels à parfum de Saba sont des témoins authentiques: dhb, Ib n y , m rt. On comprend sans peine que, dans le monde hellénistique, le nom du premier des aromates ait été traduit par “ o r ” et que cette confusion soit à l’origine de la trilogie χρυσόν καί λίβανον καί σμύρναν ». (x) «T h e Magi: a Footnote to Matthew II. i », in D u b l i n R e v i e w , C X X X I ( 1 9 0 2 . 2 0), p. 3 6 2 - 3 7 9 ; cf. p. 3 6 4 . (2) I I . 2 , μάγοι . . . τών Χαλδαίων, per rendere ^ΦΧ. Si veda DEICING, in T h e o lo g isc h e s

W ô r te r b u c h z u m N e u e n T e s ta m e n t,

di G. KiTTEE, IV . 6 , Stuttgart

1 9 3 9 . pp· 3 6 0 -3 6 2 .

(3) Si vedano i dati bibliografici citati in H a n d b u c h z u m N e u e n T e s ta m e n t, I I : E . KX o s t e r m a n n und W . B a u e r , D i e E v a n g e li e n , Tübingen 1 9 1 9 , p. 1 6 0 (si trascuri la citazione di Cicerone che non ha valore), e A. D ie t e r ic h , « Die Weisen aus dem Morgenlande », in Z e its c h r ift f. N e u t e s ta m e n tl. W is s e n s c h a ft, I I I ( 1 9 0 2 ), pp. 1 - 1 4 , spec. 5 - 8 . (4) J. M o f f a t t , «Zoroastrianism and primitive Christianity», in T h e H i b b e r t J o u r n a l , I. 3 ( 1 9 0 3 ), pp. 7 7 3 - 7 7 4 . Sul concetto di f r a v a i i si veda il rias­ sunto di tutti i dati, con ampia bibliografia, di L o u is H . G r a y , « The Founda­ tions of the Iranian Religions », in T h e J o u r n a l o f the K . R . C a m a O r ie n t a l I n ­ stitute, n. 1 5 ( 1 9 2 9 ), pp. 7 5 - 7 9 .

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Il testo del Vangelo

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tico i1). Più che non dunque di Magi iranici, si tratta di quei Μαγουσαΐοι (2) di cui la figura storica e filosofica fu così bene studiata da Bidez e Cumont, come già ben videro alcuni scrittori sino dall’antichità. Essi sono detti semplicemente venire dallOriente, senza alcuna preci­ sazione del loro paese, cosa che invece preoccupa subito la massima par­ te degli scrittori cristiani primitivi, che ne danno come origine la Persia, alcuni la Caldea, altri l’Arabia. E sono partiti in seguito all’apparizione di un astro (3) e per una profezia, che è quella di Michea V, 2 , libe­ ramente citata. Dal contesto e dal fatto che l’Evangelista racconta in seguito che Erode, volendo sopprimere il Messia, diede ordine di ucci­ dere i bambini sotto i due anni, si deve ritenere che egli pensasse esser durato il loro viaggio due anni: interpretazione che fu anche di Origene, Eusebio, Epifanio. I Magi riconobbero ed adorarono il Messia, e gli offer­ sero i loro doni, oro, incenso e mirra, senza che per nulla si spieghi la scelta di queste tre materie. Nulla ricevettero in cambio, nè da Gesù nè dalla Vergine Maria. Questi gli scarsi elementi del racconto, a cui nulla aggiungono i più antichi evangeli apocrifi (4); e non potevano essi certo soddisfare la tumultuosa immaginazione degli orientali che sentirono ben presto il bisogno di arricchirlo di particolari e d’intrecciarvi gli elementi di una serie di leggende. Questo è quanto mi propongo di studiare. (*) J. B id e z , « Les écoles chaldéennes sous Alexandre et les Séleucides », in Annuaire de l ’Institut de philologie et d'histoire orientales. Volume offert à Jean Capart. Bruxelles 1 9 3 5 , pp. 4 1 - 8 9 . (2) Μαγουσαϊοι corrisponde all’aramaico Magüsâiâ, plurale di Magüsâ, di cui non è però bene spiegata la derivazione dall’antico persiano magü. Si veda S. TEEEGDI, « Essai sur la phonétique des emprunts iraniens en araméen tal­ mudique », in Journal Asiatique, vol. C C X X V I ( 1 9 3 5 ), p. 2 2 9 . (3) L a questione della stella e tutti i calcoli astronomici per la sua deter­ minazione hanno fatto consumare dei fiumi di inchiostro: si veda ad esempio il farraginoso lavoro di H . G. VoiGT, Die Geschichte Jesu und die Astrologie, Leipzig 1 9 1 1 . Alle sue più modeste proporzioni, e con chiarezza, il pn oleina è ricondotto da P. Boni», « Der Stern der Weisen », in Zeitschrift für die I eûtestamentliche Wissenschaft, X V I I I ( 1 9 1 8 ), pp. 4 0 -4 8 . Di nessuna importanza gli scritti più recenti di J. M. S c h n e id e r , «Stern von Bethlehem», in Schweizerische Kirchen-Zeitung, X C V I I ( 1 9 4 9 ), pp. 7 8 - 7 9 , e G. CALLENDER, «T h e Star of the Epiphany », in Church Quarterly Review, C X L III, n. 2 8 6 , ( 1 9 4 7 ), PP· 1 3 5 161.

(4) II protoevangelo di Giacomo, c. X X I , e l ’evangelo dello pseudo-Matteo, c. X V I , in C. T ischendorf , Evangelia apocrypha2, Leipzig 1 8 7 6 , pp. 4 0 -4 2 e 8 2 - 8 4 . Solo questo ultimo aggiunge ai doni che i Magi offrono a Gesù anche un aureo.

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Il Libro della Caverna dei Tesori

Il più antico racconto orientale relativo al viaggio dei Magi a Bet­ lemme di cui noi disponiamo è contenuto in quell’importantissimo testo chiamato II libro della Caverna dei Tesori, edito (tanto nella redazione siriaca, quanto nella traduzione araba) e tradotto dal Bezold ('). Ritengo che il meglio sia riprodurre qui integralmente la sua traduzione della parte che ci interessa, riassumendo solo alcuni passi secondari. Siehe jetzt, o Liebhaber der (Heils-) Lehre, unser Brader Nemesius, mie im zweiundvierzigsten Jahre der Regierung des Augustus der Messias geboren wurde in Bethlehem in Juda, mie es im heiligen Evangelium geschrieben steht. Zwei Jahre aber, vor der Messias geboren wurde, erschien den Magern der Stern; sie sahen einen Stern am Firmament, welcher in einem helleren Lichte als alle (anderen) Sterne strahlte. Und in seiner Mitte war ein Màdclien, welches einen Knaben trug, und auf lessen Haupt war eine Krone gesetzt. Es war namlich eine Gewohnheit der friiheren Konige und chaldaischen Mager, alle ihre Zustdnde aus den Stenbildern zu erforschen. Und als jene den Stern sahen, da gerieten sie in Verwirrung und Furcht, und ganz Persien ward aufgeregt. Und die Konige und Mager und Chaldaer und Weisen Persiens waren in Bestürzung und fiirchteten sich sehr vor diesem Zeichen, das sie sahen, und sprachen: « Hat etwa der Konig von Niniveh (2) beschlossen, zum Kriege mit dem Lande des Nimrod aufzustehen A». Eilends lasen die Mager und Chaldâer in ihren gelehrten Bûchent, und durcit die Kraft der Weisheit ihrer Schriften erreichten sie ihren Zweck und leniteti und standen auf dent mâchtigen Boden der Wahrheit. Demi in Wahrheit wurde das von den chaldàischen Magern gefunden, dass durch den Lauf derjenigen Sterne, welche sie Tierkreiszeichen nannten, sie die Kraft der Thatsachen voraus erkannten, noch ehe dieselben eintraten. Und diese Erkenntnis wird auch denen, die auf dem Meere fahren, zu teil, sodass sie, bevor ein Wirbelwind eintritt, oder ein Sturm sich gegett sie erhebt, aus dem Lauf der Sterne erkennen, dass eine Gefahr gegen sie im Anzuge ist. So fanden auch diese Mager, als sie zusahen und in dem Orakel des Nimrod lasen, in demselben, dass ein Konig in Juda geboren werden würde; und der ganze Weg der Heilsordnung des Messias wurde ihnen geoffenbart. Und sofort verliessen sie gemâss der Tradition, die sie durch die Überlieferung ihrer Vàter erhalten hatten, den Osten,

(L C. B e z o c d , Die Schatzhôhle. . . in's Deutsche übersetzt, Leipzig 1883; Die Schatzhôhle nach dem syrischen T e x te ... nebst einer arabischen Version, Leipzig 1888.

(2) I codici A (British Museum, add. 25875) e B (British Museum add. 7199) dànno der Griechen.

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Il Libro della Caverna dei Tesori

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stiegen hinauf zu den Bergen von Nod, welche an den Eingàngen zum Os­ ten von den Grenzen des N ordens her sind, und nahmen von dort Gold, Myrrhen und Weihrauch. Und daraus magst du ersehen, o Bruder Nemesius, dass sie das ganze Amt der Heilsordnung unseres Erlosers erkannten, nàmlich aus jenen Opfern, die sie holten: das Gold fiir den Konig, die Myrrhen für den Artz und den Weihrauch für den Priester. Sie erfuhren, wer er sei, und erkannten, dass er ein Konig, Arzt und Priester sèi. Demi ais der Sohn des Kdnigs von Seba ein kleiner Knabe war, da brachte ihn sein Vater zu einem Rabbi, und er lernte das Buch der Hebraer besser, als aile seine Gefàhrten und Volksgenossen; und er sagte seinen Dienern, dass auch in allen Jubilàen-Büchern (?) geschrieben sei, der Konig werde in Bethlehem geboren werden. Die folgenden aber sind diejenigen, welche dem Konig die Opfer darbrachten, Konige und Sôhne von Konigen: Hormizd von Makhôzdî, der Konig von Persien, welcher « Konig der Konige » genannt wurde und in Adhorgîn, unten, wohnte; und Jazdegerd, der Konig von Sâbâ, und Pêrôz, der Konig von Seba', welches im Osten liegt. Und als sie sich anschickten hinaufzusteigen, da wurde aufgeregt und in Unruhe versetz das Reich der Riesen - und es war ein starkes Heer -, sowie auch alle Stàdie des Ostens vor ihnen in Aufregung gerieten. Und auch Jeru­ salem und Herodes wurden erschreckt von ihnen, als sie hinaufstiegen. . . Qui segue un paragrafo relativo al colloquio con Erode, semplice pa­ rafrasi dei testi di Matteo e Luca, e che ha poco interesse per le mie ricerche: perciò lo tralascio. Riprende poi il testo con una interessante descrizione degli usi dei Magi: Sie aber wurden Mager ge­ nannt wegen der Tracht des Magertums, welche die Heidenkonige trugen, die, wenn sie opferten und ihren Gottern Opfer darbrachten, zwei Trachten anlegten, die des Konigstums innen und die des Magertums aiissen. So waren auch jene, als sie zum Messias hinaufzogen, mit zwei Kleidern ausgerüstet, damit sie ihre Opfer brachieri. Riassumendo quanto segue, è detto che i Magi lasciando Gerusalemme ed Erode rividero la stella che mostrava loro il cammino. E la stella li condusse sino ad una: grotta ove trovarono un Bambino in fasce, deposto in una mangiatoi.. Essi pensavano invece di trovare una suntuosa residenza reale, quale si con­ veniva ad un re, che credevano veder vestito di porpora, circondato da un potente esercito e dai grandi del regno. Und obwol sie all diese Niedrigkeit und Armut sahen, zweifelten sie dock nicht in ihrem Herzen, sondern nàherten sich in Furcht, beteten ihn in Verehrung an und brachieri ihm ihre Opfer dar: Gold, Myrrhen und Weihrauch. Und es betrübte Ma­ ria und Joseph sehr, dass sie nichts hatten, um es ihnen vorzusetzen; abet­ àie Mager nàhrten sich von ihrer Wegzehrung. Il Bambino aveva otto gioì-

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Il Libro della Caverna dei Tesori

ni quando i Magi gli offrirono i loro doni. E i Magi rimasero tre giorni e udirono il canto degli angeli che lo osannavano ed essi credettero che egli era veramente il Messia, il re disceso dal cielo e divenuto uomo. Und es erwiderte Pêrôz und sprach zn ihnen: « Jetzt weiss ich, das die Prophezeiung des Jesaias wahr ist: denn als ich in der Schule der Hehràer ■war, da las ich im Jesaias und fand darin folgendes: “ denn uns ist eiu Kind geboren, und ein Sohn ist uns gegeben, und sein Name wird genannt: Wunderbar, Rat, Gott, Ewig-Held” . Und an einer anderen Stelle stehet geschrieben: “ Siehe, eine Jungfrau wird schwanger werden und einen Sohn gebaren, und sein Name wird Immanuel genannt werden, das ist verdolmetschet: Gott mit uns ” . Weil er aber wie ein Mensch war, und die Engel vom Himmel zu ihm herniederstiegen, so ist er in Wahrheit der Herr der Engel und Menschen ». Und es glaubten die Mager alle und sprachen: « Dieser ist in Wahrheit Gott: denn es sind uns auf Erden schon oft Kònige und Helden und Sohne von Helden geboren worden, aber nie hat man gehort, dass die Engel zu ihnen herniedergestiegen seien ». Und alsbald standen sie aile auf und verehrten ihn als Herrn und Kbnig des ganzen Weltalls, und bereiteten ihre Wegzehrung und kehrten auf dem Wiistenwege wieder zurück in ihr Land (l). Vediamo ora, secondo l’ordine del racconto, quali sono i punti im­ portanti sui quali credo necessario arrestarmi. ( ' ) B e z o e d , op. cit., trad., pp. 56-59. In quanto a ll’ultim a frase di questo testo, debbo notare che i testi antichi non danno alcun riferim ento geografico sulla via percorsa dai Magi che, dopo la Persia, troviam o a Gerusalemme. È solo nel X II secolo che troviam o qualche precisazione nella cronaca di M i c h e l e ir, S i r o , trad. C h a b o t , I, pp. 141-142: «-On trouve dans les écrits des Perses une histoire à leur [dei Magi] sujet disant qu’ils avaient avec eux 3000 cavaliers et

5000 fantassins, Étant parvenus à Callinice, qui est Raqah, ils apprirent qu'une grande famine régnait en Judée. Ces princes laissèrent là la plupart [de leurs gens\ et vinrent eux-mêmes à Bethléem avec un m illier d’hommes». È evidente che

si pensava che i Magi fossero ven u ti per la m ezzaluna fertile, secondo la via de­ scritta da Isidoro da Charax. Il dato di Michele il Siro è riprodotto più sem ­ plicem ente ancora ben più tardi; il cod. V aticano Sir. 97 (kar'sûnï, del 1508), fol. 137 V ., scrive: « . . .quando [i Magi] furono giunti all’Eufrate sentirono che vi era carestia a Gerusalemme e in tutto il distretto della S iria : tre di loro, i loro capi, andarono, e gli altri tornarono indietro ai loro paesi»·, e il cod. V aticano Sir. 492 (giacobita, X V I-X V II sec.) fol. 161 v., ha: « Quando ebbero passato i l fiume E u ­ frate udirono che vi era carestia a Gerusalemme, e quei dodici capi andarono con circa mille uomini e portarono i doni a Cristo e tornarono al loro paese ». Il passaggio

d ell’Eufrate corrisponde certam ente al valico di ar-Raqqah per la v ia verso ar-Rusàfah. Per la « via del deserto » tenuta al ritorno, vedrem o in seguito una tradizione (tarda) che ci indica esser quella di B etlem m e - Dayr D òsv - Mar Saba - Gerico.

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Apparizione e forma della stella

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I magi scorgono la stella due anni prima della nascita del Messia, ciò contro lo spirito del racconto di Matteo e i dati dell’antica astrolo­ gia, in quanto la stella di una persona non sorge se non al momento della nascita della persona stessa. Questo evidentemente per far coincidere quasi l’arrivo dei Magi a Betlemme con la nascita di Gesù e nello stesso tempo soddisfare al dato relativo all’età degli innocenti che Erode ordi­ na di uccidere. Da stella ha una forma speciale: porta nel mezzo l’immagine di una fanciulla che tiene in grembo un bambino dal capo coronato^1). Questo tipo di stella, che è descritta in parecchi altri testi, è in rapporto con una profezia che determina il viaggio dei Magi, profezia di cui rimandò lo studio ad un susseguente capitolo. I Magi, che appaiono distinti dai Caldei e dai Saggi della Persia in un primo tempo ma che poi sono chiamati « Magi caldei », conoscono il corso delle stelle e il loro valore ed i prognostici che se ne possono trar­ re: l’apparizione della stella e l’oracolo di Nimrüd dànno loro la certezza che è nato un re di Giuda. Dal contesto del racconto appare che i Magi osservano l’apparire della stella stando in Persia (Pars) senza l’indica­ zione che essi fossero in una speciale località. Nella traduzione araba è detto che i magi ebbero a trovare la profezia della stella 1 , « nel testamento di Adamo a suo figlio Seth ». Si riat­ tacca cioè ad una fonte che troveremo citata in altri testi (2) . Dopo aver scorta la stella, i Magi vanno in Oriente e salgono il monte Nùd { .ic u ΐαΛ^) e prendono i tre doni, oro, incenso e mirra,(*) (*) Vedremo in seguito com e altri te sti orientali diano una descrizione ben diversa della stella; ad ogni m odo il fa tto di descrivere la stella com e una im m agine vivente può esser m esso in rapporto col concetto che ebbe H enânâ d ’Adiabene, il grande m aestro della scuola di N isibi, il quale credeva con Origene che le stelle fossero degli esseri viven ti ed anim ati (έμψυχους) e attribuiva loro u n ’azione intelligente. A H enânâ il suo nem ico Babai attribuisce il concetto che il destino e la fatalità sono causa di tu tto e che tu tto è governato dalle stelle : cf. Synodicon orient, ed. Chabot, p. 626. (2) La biblioteca di testi gnostici trad otti in copto che fu scoperta in questi ultim i anni a Qasr as-S ayyàd (Khenoboskion) contiene uno scritto dal titolo Rivelazioni di Adamo a suo figlio Seth. Esso è indicato col n°. 30 n ell’elenco dei testi del ritrovam ento data da H. C. PUECH « Les nouveaux écrits gnostiques découverts en H au te-É gypte (premier inventaire et essai de classification) », in Coptic Studies in honour of ]V. E. Crum, (The Bulletin of the Byzantine I n ­ stitute, II), Boston 1950, p. 107: si veda inoltre ibid. pp. 137-138. Sarà interes­ sante confrontare questo testo, quando sarà pubblicato od almeno ne avremo più precise indicazioni, con quanto risulta dagli scritti che qui prendiamo a studiare, specialm ente quello tratto dalla Cronaca di Zuqnin.

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I Magi sul monte Nüd

IO

in quella caverna ove Adamo ed Èva li avevano depositati dopo la cacciata dall’Eden e che chiamarono Caverna dei Tesori (l). Quello era il Monte del Paradiso che nel seguito del testo viene chiamato monte Nüd. Esso è detto trovarsi nei passaggi dai confini del Nord verso l’Orien­ te (2), ed era compreso nel territorio dei figli di Japhet: questi presero « die Ende des Ostens vont Berge Nod an den Grenzen des Ostens bis zmn Tigris, und an den Grenzen des Nordens von Baktrien (?) bis zu Gadaràa (3). Ma in altro passo del testo è detto « und Nimrod ging nach ( ' ) B e z o e d , op. cit., traduzione pp. 7-8, testo p. r r , 1. 4 seg. Approfitto di questo punto per ricordare che una Apocalypsis Mosis edita da C. TiSCHEND O R F , Apocalypses apocryphae, Lipsiae 1866, p. 16, analizzata e tradotta da E . K a u T z s c h , Apokryph'n und Pseudepigraphen des Alten Testaments, Tübin­ gen 1900, II, pp. 506-520, lic e che Adam o portò dal paradiso κρόκον καί νάρδον καί κάλαμον καί κινάμωμον. Gli stessi appaiono ricordati da un testo armeno di un codice di Ecm iazin edito da F. C. C o n y b e a r e , « On th e A pocalypse of Moses», in The Jewish Quarterly Review, V II (1894), pp. 228-229, e da E r w i n P r E U S C H E N , « D ie apokryphen g co tischen A dam schriften aus dem Armenischen übersetzt und untersucht », 1.1 Festgruss Bernhard Stade dargebracht, Giessen 1900, p. 17 e com m ento pp. 4-5. Questo testo appartiene a un ciclo di pensiero com pletam ente diverso da quello di cui stiam o occupandoci. Sarà poi bene ricordare che il dono d ’oro, incenso e mirra al Salvatore non è una novità evangelica: già nel 243 a. C. Seleukos II K allinikos e suo fratello avevano offerto al tem pio di Apollo in M ileto vasi d ’oro e d ’argento, io ta len ti d ’argento ed un talen to di mirra. Si veda CIG , n. 2 8 5 2 , 11. 55-59 ( = D i t t e n b e r g e r Syllog1. n. 170). Sarebbe interessante studiare se ciò rientra nelle offerte abituali agli dei salvatori (Soteres), com e i Dioscuri per i quali ta n to Seleukos quanto suo padre, dopo la conquista che questo aveva fatta di Sam otracia. vevano un gran culto, cosi da porne l’im m agine al rovescio delle loro m onete: cf. il. M a T T I n g i .y and E.S.G. R o ­ b i n s o n « The date of the Roman denarius », in Proceed, of the Brit. Acad., 1932, p. 56, n. 15-16. Su Apollo Salvatore vedi A e e i u s A r i s t i d e s , Oratio 50, 32, ediz. Keil. p. 434, 1. 6. ( 2)

B

e z o ij d ,

op. cit.,

t r a d . p . 57; testo, p . r r i .

(3) B ezoeo , op. cit., trad., p. 30; testo, p. iri, 1. 7-9. Per Bactria i codici dànno le form e o o C u O ^ .n .B , O a ftli ^ a a , es CU Ο i 0 .3 , per Gadara ^ ^ Il passo parallelo del Kitâb al-niagàll (edito e tradotto da M. D u n e o p G i b s o n , Apocrypha arabica (Studia Sinaitica V i l i ) , London 1901, trad. p. 34) dà: « from the border of the holy mountain and M ount Nod ( > ρ ricostruito su ^ del codice), which is in the borders of the East, to the Tigris and the side of al-Gauf (vj^ A l, rettificando quindi così la forma della traduzione araba del Libro della Caverna dei Tesori, cod. Parigino 54, ed. B e z o g d cit., p. irv in nota: tenendo conto che al-Gauf significa «il Nord» com e registra il Dozy) and from Bactria to the Island Town, che interpreta com e Gades = Ca­ dice, forse trascinata dall’interpretazione del Bezold. Ora per quanto Gades abbia avuto im portanza anche nei rapporti con l ’Oriente (si veda ultim am ente J. G a g é ,

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Il territorio di Nüd

II

Jokdorà, welches Nod, ist (acu.i re'io.iaciA ) : und als er zum Meere .......(sir. Atràs o Uk(k)ârës; arabo = ^ ^ j ‘1; Clem . Aeth.: Terâwes) kam fand er dort Jonton den Sohn des Noah » (*). Jûqdürâ (nella traduzione araba ^joJIL·) secondo Messina (2) sarebbe da correg­ gersi in Nüdqürâ, per metatesi dalla forma rc'icu.i rVioxncuX data dal codice del British Museum add. 7 1 9 9 . Avremmo dunque non solo un mon­ te ma anche un territorio chiamato Nud, che, riferendosi a Gen., IV. 1 6 (3), si volle una contrada ad oriente del Paradiso Terrestre, dove Caino fuggì quando ebbe ucciso Abele. La profezia dello pseudo-Methodio, opera di un siriaco che ben conosce ed utilizza il Libro della Caverna dei Tesori e scriveva in Siria, forse nell’ultimo terzo del V II secolo (4), e di cui col

« Gadès, l ’Inde et les navigations atlantiques dans l ’antiquité», in Revue historique, avril-juin 1951, pp. 189-216) sarebbe veram ente assurdo dargli la funzione che qui gli si vuole attribuire contro il buon senso. Ma il codice arabo dà chiaramente j4·' . quindi non una città ad ogni m odo, ma una regione ben nota nella geografia islam ica. La correzione è conferm ata dal testo della traduzione araba del Libro della Caverna dei Tesori nel cod. Parigino arabo 54 (ediz. B ezoed , op. cit., p. i rv in nota) che ha la lettura sy, jk l ,J I . Il Qalèmentos (S. Gr Éb a u t in Revue de l ’orient chrétien, II ser., t. V II (X V II), 1912, pp. 26-27) descrive uno solo dei territori, che attribuisce a Sem m entre è evidentem ente quello di Jap liet, che si « stendeva dai lim iti della terra di Persia (Pars) verso la terra d’Oriente dai lim iti della montagna santa e della montagna di N ün (per Nüd, com e n ell’arabo) che si trovano dal lato d'oriente fino al fiume Gèhum e dai lim iti di M e 'taros fino al paese delle isole (hagar yesìt). Questa delim itazione del territorio di Japliet che s ’im pernia sul Libro della Caverna dei Tesori è m olto diversa da quella puram ente ebraica data dalla lista dei popoli in Genesi, X , 1-32 e nel Libro dei G iubilei : su queste si veda G. H o escher, « Drei Erdkarten. Ein Beitrag zur Erdkenntnis des hebrâischen A ltertum s », in Sitzungsber. d. Heidelberger Akad. d. Wissensch. 1944-1948, 3», pp. 53-56 e 71-72. ( 1) B e z o e d , op. cit., t r a d . , p . 3 3 ; t e s t o , p . ιγλ, 1. 4 -6 . (2) G. M e s s i n a , I M agi a Betlemme e una predizione di Zoroastro, Rom a

i 9 3 3 > P· 6 3 . nota 2· (3) I L X X dànno Ν α ΐ δ . Per il passo biblico cf. B e z o e d , op. cit.; trad., p. 8, testo, p. r i . Ora ben sappiam o che il considerare il nód biblico com e un nome proprio di contrada è un errore: già s. Gerolamo ha considerato .il term ine com e un aggettivo, « fuggitivo ». E così appare nella parafrasi caldaica, in Symm acho e Theodotione. Cf. F r . v o n H u m m e e a u E R . Commentarius in Genesim, Parisiis 1908, p. 184. (4) Cf. F. N A U « R évélations et légendes. Méthodius, Clément, Andronicus», in Journal Asiatique, 1917. 1, pp. 414-452; M. K m o s k o . « Das R àtsel des pseudoM ethodius », in B.yzantion, V I (1931), pp. 273-296, Bibliografia in ■ Historiches Jahrbuch, X X , München 1899, pp. 417-427.

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12

.1 CU oppure i CU

testo siriaco (*) abbiamo anche delle traduzioni greche (2) ed una latina (3), ci ha conservato un passaggio interessante, che qui dò secondo tale ultima traduzione: « Jonitus autem, filius Noe, introivit in Eoam usque ad mare, qui vocatur hiliu chora id est regio solis, in quo solis ortum fit et habitavit ibidem » e più avanti precisa: « . . .et a Tigrin usque ad introitum Naod regni Joniti filii Noe ». Jonitus è Jonton e Nüdqürâ deve perciò corri­ spondere ad hiliu chora id est regio solis del testo latino, ήλιου χώρα del greco. Ma il testo siriaco ha rdx^ax. i\Jq . U ^ JlU («)

(*) A. Gòtze, « D ie Schatzhohle. U eberlieferung und Quellen » in Sitzungsber. der Heidelberger Akad. d. Wissensch., 1922, 4».

(2) Il cod. S (Berlino, Sachau 131) dà artV-Saiocn; il cod. V (Vaticano Siriaco 164) dà . (3) Il cod. B (Brit. Mus., add. 7199) dà ç i ^ ^ a o a K ' . (4) Il cod. A (Brit. Mus., add. 25875) dà (5) Il cod. O (Oxford, H unt., 514) dà (*) Cod. O: G -j 1AC0

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1

relira

. ■

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Il K itâb al-Magâll

15

Questi Re-Magi partono dunque alla testa di un grande esercito, come si conviene a così potenti sovrani, e portavano un doppio costume, quello reale sotto e quello dei Magi sopra. E così si presentano al Messia, che riconoscono e che re Përôz dichiara esser quello della profezia di Isaia : « un fanciullo è nato, un figlio ci è dato e il suo nome è Meravi­ glioso, Consiglio, Dio, Eroe-eterno ». E presentati i loro doni, se ne par­ tirono, e per la via del deserto ritornarono ai loro paesi. Il Kitâb al-Magâll, cioè la più antica riduzione araba del Libro della Caverna giunta sino a noi, contenuta nel cod. Sinaitico 5 0 8 (forse del X secolo), edito dalla Dunlop Gibson, contiene (al fol. 1 0 1 b) un solo accenno relativo ai Magi : « Seth took the scroll in which he wrote the Testament of his father Adam into the Cave of Treasures along with the of­ ferings from the land of Paradise, that is to say, gold, myrrh and incense, [about] which Adam taught Seth and his children that they shoidd belong to three Magian Kings, and that they should travel with these things to the Saviour of the world, to be born in a city called Bethlehem, a territory of Judah ». Notiamo che anche qui i Magi sono tre, come tre sono nel Libro della Caverna dei Tesori, che ne dà anche i nomi, diversamente da un’altra (forse meno antica) tradizione siriaca che ne conta dodici e che vedremo ben presto. Ma ciò avviene quando la materia della pri­ mitiva leggenda si unisce con la materia del ciclo di San Tomaso, e allora i Magi diventeranno dodici per le ragioni che esporrò in seguito. Intorno ai Magi abbiamo anche un breve testo siriaco falsamente attribuito ad Eusebio di Cesarea, edito e tradotto dal Wright (1). In esso, dopo aver messo l’apparizione della stella in rapporto con la profe­ zia di Balaam (2), si dice cha ai giorni di Pïrsâbür (ia a L ii& j che fu chiamato Z m r n s (c w is o t) (3) essa apparve ed i persiani ne furono(*) (*) W. W right, « Eusebius of Caesarea on the Star », in The Journal of Sacred Literature, n. s. I X (1866), pp. 117-136 testo, 151-164 traduzione. Cf. E. N esteE, « E ine Verhandlung über M atthâi I und II im Jahre 119 ? », in Zeitschr. f. wissensch. Théologie, X X X V I, n. f. Ï (1893), pp. 435-438); A. H iegenfeld , « D ie Einführung des kanonischen M atthaus - Evangelium s in Rom », stessa rivista X X X V III , n. f. I l i (1895), pp. 447-451; H. U sener , « Geburt und K indheit Christi », in Zeitschr. für die Neutestam. Wissensch., IV (1903), p. 20 nota I . (2) Num eri, X X IV . 17. (3) Ediz. W right cit., p. cu , 1. 8. E inutile avvertire che questi nom i non hanno alcun valore stòrico: al tem po della nascita di Gesù il sovrano dell ’Iràn era Phraataces (Phraate V), 2 a. C. — 4 d. C.; cfr. N eii.SON C. D ebevoise , A Political History of Parthia, Chicago 1938, pp. 143, 147-151. In quanto al nom e zmrns, com unque vocalizzato, è ignoto all’onom astica iranica: crédo che

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ι6

Il testo dello pseudo-Eusebio

molto allarmati e si disse che il re di Persia preparava splendide offerte e doni che avrebbe mandati per mezzo dei Magi, gli adoratori del fuoco; ed egli ordinò loro di andare secondo la via che avrebbe mostrata la stella, seguendola. Essi arrivarono a Betlemme e, aperti i loro tesori, offrirono i doni al Messia e lo adorarono. Il testo, oltre allo stabilire che l’apparizione della stella avvenne in Persia (*) e sotto ad un dato sovrano, indica anche che i Magi sono gli adoratori del fuoco, cioè che questo culto è anteriore all’epoca cristiana. E ciò ha la sua importanza, come vedremo in seguito. Dobbiamo notare inoltre che nè Gesù nè Maria non contraccam­ biano in alcun modo i doni dei Magi : questo è caratteristico del racconto del Libro della Caverna dei Tesori quanto di altri racconti con esso stret­ tamente connessi, come 'o è quello che i Magi sono anche Re, e re di deter­ minati paesi, dei quali si fa il nome. Questo perchè un gruppo di leggende, che studieremo nel prossimo capitolo, anteriori tutte al X secolo certa­ mente, non conoscono questa regalità dei Magi e quindi il nome dei loro regni, e Gesù o Maria invece contraccambiano il dono, e l’importanza di questo, per il suo simbolismo o per i suoi effetti, costituisce direi quasi il nucleo della narrazione. Un gruppo di testi strettamente collegati con quello che abbiamo sommariamente analizzato ci è pervenuto in traduzione etiopica. Il primo che prendo ad esaminare è una vita di Adamo, Gadla Adam (2), la lettura del Bezold vada rettificata in oq_»ì _so i : Zamaris è il nom e portato da un ricco latifondista ebreo di Babilonia che nel 6 a. C. fuggì ad A ntiochia presso il governatore romano, di c u i parla F X . I o s e p h u s , Ant. jud., X V II, 2 3 -2 7 ; cf. D e b e v o i s e , op. cit., pp. 1 4 5 -1 4 6 . (*) Lo stesso è quanto risulta anche dal brevissim o accenno contenuto nella iscrizione nestoriana di Si-ngan-fu, d ell’anno 781. S u ll’ampissima lettera­ tura su questo m onum ento cf. A. C. MouxE, Christians in China before 1550, London 1930, p. 37. I Magi avrebbero offerto dei « doni » [vedi P. H avet , Varié­ tés sinologiques, III, Changhai 1902, p. 20], m entre P. Y . Saeki , The Nestorian Documents and Relics in China, Tokyo 1937, P· 5 5 · interpreta il term ine cinese Kung come « tributi ». (a) E d ito da E. T rump , « Der K am pf Adam s, oder das christliche Adambuch des Morgenlandes », in Abhandl. d. K . Bayerischen Ahad. d. Wissensch., X V , 3 (411), München 1881, pp. 1-172; varianti, specialm ente per il passo rela­ tiv o alla descrizione della stella, sono date da A. GòTze , « D ie Nachwirkung der Schatzhòhle », in Zeitschrift für Semitistik und verwandte Gebiete, II (1924), p. 89. N e abbiam o due traduzioni, im a tedesca di A.. D ixxmann , « D as christliche Adam buch des Morgenlandes, aus dem A ethiopischen m it Bemerkungen uebersetzt », in Jahrbücher der Biblischen Wissenschaft di H. E waxd , V, Gottingen 1853, pp. 1-144, ed una inglese di S. C. Maxan , The Book of Adam and Eve also

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I l Gadla Adam

17

la quale dopo aver narrato la storia dei tre doni, oro, incenso e mirra, che dovranno esser un giorno offerti al Messia e che Adamo consegna a Seth, e dopo avere spiegato che l’oro è dato perchè re, l’incenso perchè Dio e la mirra per la sua passione (x), viene a raccontare l’avventura dei Magi come una narrazione diretta ad un fratello non nominato che deve corrispondere al Nemesius (2) del Libro della Caverna dei Tesori. Riprodu­ co il racconto secondo' la traduzione del Malan. But let me tell thee, 0 my brother, that the five thousand years from [the creation of] Adam, did not end before the days of Cyrus, king of Persia... But 'while they say so, they, of necessity, believe the first statement [of the prophets] to be true and the last to be a lie. If they say “ Christ came ” , believing, as they do, the prophecy of the prophet Daniel, they now see that the prophecy of Daniel ist fulfilled, and that the House of God is laid waste [and taken] from them; that the priesthood is abolished, and that the seven weeks were fulfilled, and that Christ came, and was put to death; and that the Holy City was laid waste by King Vespasian and his son Titus. But let me also tell thee, 0 my brother, that in the thirty-second year of the reign of Augustus Caesar, Christ was born in Bethlehem of Judah, as it is written in the Gospel. And, behold, it is made plain to us, that Christ came when the prophecy was fulfilled. As Micah the prophet said, “ But thou, 0 Bethlehem, [in the] land of Judah, thou art not lower than the Kings of Judah; for from thee shall come a King, that shall feed my people Israel

called the Conflict of Adam and Eve with Satan. London 1882. Su tu tta questa letteratura più o m eno collegata col Libro, della Caverna dei T esori e con la pseu­ do-clem entina si vedano le indicazioni date da G. G r a f , Geschichte der christlichen arabischen Literatur I , Die U ebersetzungen (Studi e T esti, 118), C ittà del V aticano 1944, pp. 198-200, 283-292. (x) DllyMANN, op. cit., p. 81; Μ α ι ,α ν , op. cit, pp. 115-116. Presso a poco la stessa interpretazione è quella data dal Kitûb al-magàll: cf. M. D u n fo p Gib s o n , Apocrypha Arabica (Studia Sinaitica V ili) , London 1901, trad. p. 1: « The gold is the symbol of H is royalty, the incense is to be burn before H im ; and the myrrh is to anoint H is body which He will take from us ». Il testo etiopico del Qalêmentos tradotto da S. Gr Éb a u t , « Littérature éthiopienne pseudo-clém entine. III, Traduction du Qalêm entos », in Revue de l'Orient chrétien, IIe série, tom e V I

(X V I), 1911, p. 170, dice che l ’oro è segno della regalità, l ’incenso della natura della Sua d ivin ità e la mirra è il segno che sarà dato per la sua m orte e per la sepoltura del Suo corpo che E gli prenderà da noi: dipende quindi direttam ente dal testo arabo. (2) Questa è, com e già visto, la traduzione ad ottata dal Bezold: si è fatto osservare che m eglio andrebbe trad otto fratello secondo la legge. 2

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ι8

Il Gadla Adam

Let the Jews now feel ashamed of themselves; for if they make Da­ niel a liar, they cannot again make the prophet Micah a liar; yet if they will make them liars still, behold, Christ ioas born in Bethlehem [in] the land of Jttdah. And when He ivas born at Bethlehem [in] the land of Judah, a star in the East made it known, and was seen by the Magi. That star shone in heaven, amid all the other stars; it flashed and was like the face of a woman, a young virgin, sitting among the stars, flashing, as it were car­ rying a little child of a beautiful countenance. From the beauty of His looks, both heaven and earth shone, and were filled with this beauty and light above and below; and that child was on the virgin woman's arms; and there was a cloud of light around the child's head, like a crown. But it was a custom of the Clialdaeans to observe the stars of heaven; to take counsel from them; and they were numbered by them. So when they saw the star of the figure we have just mentioned, they were greatly troubled, and said among themselves, “ Surely the king of the Heloneans is putting himself in battle array against us ! ” And they inquiredamong soothsayers and philosophers, until they ascertained the fact and discovered that the King of the children of Israel ■was born. As to this matter of the stars, the Chaldaeans used to ivorkit out, and to take counsel from thepower of the stars; so that they knew every event that should be, ere it happened. Likewise the captains of large ships, when they went on a voyage upon the seas, [knew beforehandj the signs of winds, of whirlwind, of gloom, and of thick darkness. Thus the Magi when they read in their books, knew from them, that Christ should be born in the land of Judah. So they went upon a high mountain in the east, while coming west­ ward; and they took with them the presents they had prepared ere they set off on their journey; that is, gold, frankincense and myrrh - that had been with Adam in the Cave of Treasures. Gold, namely as unto a king-, frankincese, as unto God; and myrrh, as for his death. But when Hor, king of IJersia, heard who it was they called King of Kings, he prepared his chariot and mounted it. Basanter also, king of Sa­ ba, came out; and Karsundas, king of the East, got himself ready and came out also. They were all in great tribulation, and also all other kings in the borders of the West trembled with them, and every country in the East was in great alarm at the sight of that glory. Then the Magi while on their journey said: “ This star has not risen

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ID

Il Qalèm entos

but for some great event ”. And they went on their way until they came to Jerusalem. Dopo aver raccontato il colloquio con Erode il testo così con­ chiude: Then the Magi went forthwith to Bethlehem, and found Christ, and offered Him their gifts. But they did not return to Herod; they went back to their own country (*). Debbo notare come in generale questo testo dia poca importanza al vero e proprio racconto dei Magi e si concentri maggiormente sulla questione della stella e della profezia di Daniele: .inoltre la precisa di­ stinzione fra i Magi ed i Re. D'influenza del Libro della Caverna deiTesori, preponderante in tutto il rimanente del testo, è meno grande in questa parte finale. Ancora minore lo è nel Qalèmentos (2) dove la storia dei Magi manca completamente. I soli dati per noi interessanti compresi in quest’opera sono le istruzioni di Adamo a Seth relative all’uso dell’oro, incenso e mirra e la predizione sulla venuta del Messia, istruzioni e pre­ dizioni che Seth scrive in un Libro del Comandamento, che pone, coi tre doni, nella caverna dei tesori. D’autore del Qalèmentos ha avuto tali notizie « dai Magi che sono venuti presso Nostra Signora Maria alla nascita di Nostro Signore e Nostro Salvatore Gesù Cristo », in quanto i Magi portavano con loro il Libro del Comandamento (3). Questo titolo di Libro del Comandamento è ancora ripetuto in altri testi etiopici, mentre non mi risulta che sia dato nei testi siriaci che pure dell’opera descrivono tutta la materia contenuta. Così in quel Testamento di Adamo che ci è pervenuto non solo nell’originale siriaco, ma anche in traduzioni arabe ed etiopiche (4), dove è detto che Seth ( 4)

D

ie m a n n

,

op. cit.,

pp.

1 3 4 -1 3 6 ;

Μ

α ι ,α ν

,

op. cil.,

ρ.

2 0 3 -2 0 6 .

(2) Su questo testo etiopico si veda A. D i ia m a n n , « Bericht ueber das Aethiopische Buch Clem entinische Schriften », in Nachricht. von d. Georg AugttslusUniversitàt und d. K . Gesellsch. d. Wissensch. zu Gottingen, 1858, pp. 185-226. Il testo fu trad otto da S. Grébaut, cit., in Revue de l'Orient- chrétien, ser. II, t. V I (XVI) e seguenti, dal solo codice parigino d ’Abbadie n. 78 (Co n t i I o s s in i , n. 38). (3) GRÉBAUT, op. cit., pp. 172-175, 224, 226. (4) Per il testo siriaco E. R e n a n , « Fragm ents du livre gnostique intitulé A pocalypse d ’Adam ou pénitence d ’Adam ou testam ent d ’Adam », in Journal Asiatique, Ve série, tom e I I (1853), pp. 455-457, e M. K m osko , Testamentum patris nostri Adam, in Patrol. Syr., pars I, tom us II, Paris 1907, pp. 1344-1345 e 1352. Per la redazione araba ed etiopica C. B ezoed , « D as arabisch-athiopische Testam entum A dam i », in Orientalische Studien Theodor Noldeke. . . gewidmet, II, Gieszen 1906, pp. 893-912. — Il testo edito dal Renan nonché altri derivati da questo o direttam ente dal Libro della Caverna dei Tesori (come.

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20

Il Libro di Seth

scrisse le parole di Adamo e pose il libro suggellato nella Caverna dei tesori con l’oro, l’incenso e la mirra che Adamo aveva portati dal Para­ diso e quando i figli dei Re-Magi verranno, li prenderanno e li porteran­ no al Figlio di Dio nella grotta a Betlemme di Giuda. La dicitura coin­ cide quasi esattamente con quella del Kitàb al-Magàll (*). Tutte le leggende che fanno capo al Libro della Caverna dei Tesori od alle sue fonti conoscono dunque l’esistenza di una scrittura redatta da Seth per ordine e secondo le parole di Adamo, ove si racconta la storia dei tre doni, oro, incenso e mirra che il primo uomo aveva presi nel Paradiso e posti nella caverna e trasmessi fino ai Magi perchè un giorno li avessero portati a Gesù nascituro in Betlemme di Giuda. È lo scritto che i testi etiopici chiamano il Libro del Comandamento e che, secondo me, deve identificarsi con quel Libro di Seth citato ed utilizzato dall’anonimo autore àe\YOpus imperfectum in Matthaeum (2). Di questo scritto non abbiamo se non la redazione latina : dapprima ritenuto opera del vescovo goto ariano Maximinus che l’avrebbe composto in greco verso il 3 9 5 (3), sarebbe, secondo altri, una traduzione dal greco ese­ guita a Costalitinopoh verso il 4 0 0 (4). Il Bouvy sostenne che è invece l’opera di un latino ariano che scriveva verso il 5 5 0 - 6 0 0 nella provincia

ad esem pio, quelle Questioni sull’Evangelo benedetto e questioni di ogni genere del ms. Parigino syr. 3 50 da cui il N a u , in Journal Asiatique, 1917, p. 4 24 riporta il paragrafo « Per quale m otivo Caino ha ucciso Abele »), dànno quale nom e del m onte quello di « la m ontagna degli illustri » in luogo di reLÌLu^-ll « delle vittorie ». Per quanto il lieve cam biam ento grafico può fa ­ cilm ente spiegarsi com e errore di am anuense, il nom e sarebbe per se stesso sostenibile com e riferimento ai grandi personaggi sepolti nella Caverna dei T e­ sori che stava su quel m onte. ( 1) Ediz. G i b s o n , cii., trad. p. 17. Per tu tta questa letteratura sulla leg­ genda di Adam o si veda L. T r o j e , « AWM und ΖΩΗ. E ine Szene der altchristliclien K unst in ihrem religionsgeschichtliclien Zusammenhange », in Sitzunsb. d. Heidelberger Akad. d. Wissensch., 1916-17. (2) Si veda il testo, sul quale ritornerò in seguito, in PG , LV I, coll. 6 3 7 -6 3 8 . U n buono studio generale su ll’opera, con larga bibliografia, m a che già data di parecchi anni, è quello di J. St ig e m a y r , « Das opus im perfectum in Matthaeum», in Zeitschrift fur Katholische Théologie, X X X IV (1 9 1 0 ), pp. 1 -3 8 , 4 7 3 -4 9 9 . A m ­ pio studio sui m anoscritti e sulle stam pe è F r . K a u f f m a n n , «Zur T extgeschichte des Opus im perfectum in M atthaeum », in Festschrift der Universitdt K ie l zum Feier des Geburtsfestes S. M . des Kaisers und Kònigs Wilhelm I I , K iel 1909. (3) T h . Z a h n , in Zeitschrift für Kirchengeschichte, X X X V III (1 9 2 0 ), p. 32 3; R a u c h e n - W ITTIG, Grundriss der Patrologie, Freiburg 1921, p . 185. (4)

B

a r d e n iie w e r

,

Geschichte d. altchristl. Lit.,

I l i , p . 5 9 7.

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I/O p u s im perfectum in Matthaeum

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d’Africa (‘J; mentre il Morin, pur accettando in massima tale datazione (epoca di Giustino e di Giustiniano), presenta una significativa analisi filologica per sostenerne la redazione o nell’Illifico o nell’Italia setten­ trionale, senza però escludere la possibilità della Gallia meridionale, cioè la regione Arles-Marsiglia (2). È ad ogni modo un autore ariano, con qualche accenno anche di monofisismo, il quale certo ebbe accesso a delle fonti orientali in parte a noi ignote. Se la mia ipotesi è accettabile, questo Libro di Seth non avrebbe forse nulla a che fare con gli scritti di quella setta gnostica dei sethiani di cui ci istruiscono Ireneo ed Epi­ fanio e dei quali alcuni furono recentemente ritrovati in Egitto in tradu­ zione copta (3). Il breve estratto che l’autore dell Opus imperfectum ci (1) E. B o u v y , « h e pseudo-Chrysostom e sur M atthieu», in Revue Augustinienne, 1903, I I, pp. 289-313. Credo che sia assolutam ente da scartare l ’ipo­ tesi d i STIGEMAYR. « Das Opus im perfectum in M atthaeum . Zur Frage fiber Grundsprache, E nstehungzeit, H eim at und Verfasser des Werkes », in Z eit­ schrift für Kathol. Théologie, X X X I V (1910), pp. 1-38, 473-499, che pensa ad un originale greco dei tem pi di Arcadio (395-408) rim aneggiato in latino nella Galizia da Martino di Braga ( f 580), per quanto nella data concorderebbe ab­ b astan za con B ou vy e Morin. (2) D. G. M o r in . « Quelques aperçus nouveaux sur l ’Opus im perfectum in M atthaeum », in Revue Bénédictine, X X X V II (1925), pp. 239-262. Sulla pro­ venienza d all’Italia settentrionale in siste ancora lo stesso autore nel suo articolo: « Indices de provenence illyrienne du livre d ’E van giles q », in Miscellanea M er­ cati [Studi e T esti 121], Città del V aticano 1946, pp. 99-100. Salvo errore, dopo questo studio io non conosco alcun lavoro in proposito; però penso che F austo N ic o e in i , « Sulle origini del presepe napoletano », in A tti dell’Accademia P o n taniana, n. s., vol. I l i (1950), p. 214, sia ormai il solo a ritenere che l ’Opus imperfectum, del quale riassume il passo da m e preso in considerazione, sia uno scritto di san G iovanni Crysostomo. Sancta sim p licita s... (3) Per ora non se ne hanno se non n otizie volu tam en te fram m entarie: si può vedere TOGO M i n a , « h e papyrus gnostique du Musée Copte », in Vigiliae Christianae, II. 3 (1948), pp. 129-136; J. D oresse , «Trois livres gnostiques in éd its», stessa rivista, II. 3 (1948), pp. 137-160; J. D oresse et H . C. P U E C H ( « N ouveaux écrits gnostiques découverts en É g y p te », in Comptes re· dus de l ’Acad, des Inscr., 1948, pp. 87-95; J. D oresse et T ogo M i n a , « Nouveau c tex tes gnostiques découverts en Égypte: la bibliothèque de Chenoboskion », in Vigiliae Christianae, III. 3 (1949), pp. 130-141; J. D oresse , «N o u v ea u x aperçus h isto­ riques sue les gnostiques coptes: Ophites e t Séthiens », in Bulletin de l'Institut d’Égypte, X X X I (1949), pp. 409-419; m a sopratutto H . C. P U E C H , « h es nou­ veau x écrits gnostiques découverts en H au te-É gypte (premier inventaire et essai d ’identification) », in Coptic studies in honour of Walter Ewing Crum ( = The Bulletin of the Byzantine Institute, II), 1950, pp. 91-154. Su testi particolari J. D oresse . « h es apocalypses de Zoroastre, de Zostrien, de N ic o th é e .. . » n el­ lo stesso volum e pp. 254-263.

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L ’Opus imperfectum in Matthaeum

ha conservato rientra quindi nel ciclo delle leggende orientali sui Magi ed è bene qui riportarlo e commentarlo brevemente. Liber apocryphus nomine Seth. — Mons Victorialis. — Audivi ali­ quos referentes de quadam scriptura, etsi non certa, tamen non destruente fidem, sed potius delectante, quoniam erat quaedam gens situ in ipso prin­ cipio Orientis juxta Oceanum, apud quos ferebatur quaedam scriptura, inscripta nomine Seth, de apparitura hac stella, et muneribus ei huiusmodi afferendis, quae per generationes studiosorum hominum, patribus refe­ rentibus filiis suis, habebatur deducta. Itaque elegerunt seipsos duodecim quidam ex ipsis studiosiores, et amatores mysteriorum coelestium, et po­ suerunt se ipsos ad expectationem stellae illius. Et si quis moriebatur ex eis, filius eius, aut aliqui propinquorum, qui eiusdem voluntatis invenie­ batur, in loco constituebatur defuncti. Dicebantur autem magi lingua eo­ rum, quia in silentio et voce tacita Deum glorificabant. Hi ergo per singulos annos, post messem trituratoriam, ascendebant in montem aliquem posi­ tum ibi, qui vocabatur lingua eorum Mons Victorialis, habens in se quandam speluncam in saxo, fontibus et electis arboribus amoenissimus: in quem ascendentes et lavantes se, orabant et laudabant in silentio Deum tribus diebus, et sic faciebant per singulas generationes, exspectantes semper, ne forte in generatione sua stella illa beatitudinis oriretur, donec apparuit eis descendens super montem illum Victorialem, habens in se formam quasi pueri parvuli et super se similitudinem crucis; et loquuta est eis, et docuit eos, et praecepit eis, ut proficiscerentur in Judaeam. Proficiscentibus autem eis per biennium praecedebat stella, et neque esca neque potus defecit in peris eorum. Caetera autem quae gesta referuntur ab eis in Evangelio com­ pendiose posita sunt. Tamen cum reversi fuissent, manserunt colentes et glorificantes Deus studiosius magis quam primum et praedicarunt omnibus in genere suo et multos erudierunt. Denique cum post resurrectionem Do­ mini Thomas apostolus isset in provinciam illam, adiuncti sunt ei, et baptizati ab eo, facti sunt adiutores praedicationis illius if).(*) (*) N otiam o che il paragrafo dell'Opus imperfectum è sta to am piam ente u tilizzato da A lberto Magno , Enarrationes in Evangelium Matthaei (Opera omnia ediz. A. B ofgnet, X X , Paris 1893, p. 61) che così lo riporta: M a gi. . . de omnibus philosophati sunt et maxime in libris Seth studentes, et doctrinis Ba­ laam inhaerentes, per doctrinas hujusmodi notitiam stellae indicio de Christo nato perceperunt. Unde Chrysostomus dicit quod « ex eo Balaam reliquit discipulos et de stella oritura praedixerat, illi qui Magusei dicti sunt, duodecim inter se eli­ gentes statuerunt peritiores et honestiores per generationes suas: qui singulis annis post messem triticeam secum deferentes necessaria victui, ascenderunt in montem qui lingua eorum Victorialis vocabatur: et ibi observabant ortum stellae versus terram Jacob, quam orituram dixerat Balaam.. . ». Im portante è l ’uso del term ine

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^ fr



Il Mons Victorialis

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Ricordato dunque un libro di Seth come fonte delle sue notizie, l’autore dell’Opus imperfectum fa il nome di un mons Victorialis che sarà il teatro di tutta la scena che si svolgerà poi; ora questo nome, la sua in­ terpretazione e la localizzazione del monte che lo porta ha dato non molti anni or sono origine a tutta una teoria per opera specialmente di E. Herzfeld, nella quale questo tanto notevole e valoroso studioso ha portato al masssimo grado le due caratteristiche fondamentali del suo ingegno, cioè una documentazione germanicamente precisa e serrata che gli serve da trampolino per gettarsi nella interpretazione più fantasticamente sfrenata ed incomposta. Prima di esporre quanto lo Herzfeld, e non lui solo, ha scritto sarà bene precisare il valore del nome. Il nome di Mons Victorialis fu giustamente avvicinato a quello di re'ïty^-i tür neshânë cioè monte delle vittorie, citato nel Libro della Caverna dei Tesori (*). Il nome non appare in questo testo solamente, ma ricorre parecchie volte in un altro che dovremo studiare in seguito, la Cronaca del monastero di Zuqnìn, e anche in un trattateli di astro­ nomia falsamente ascritto a Dionisio l’Areopagita. Questo, che fu edito e tradotto dal Kugener, così dice secondo la sua traduzione (2), parlando

Magusei che non appare n ell’edizione à C I V O p u s im p e r fe c t u m di cui disponiamo: appariva nel codice del testo che egli usava (e ciò m ostra la necessità di una buona edizione, per la quale il lavoro del K auffm ann che ho sopra citato elenca tu tto il m ateriale), oppure è frutto della sua erudizione ? Il term ine Μαγουπαΐυς si trova, per non citare se non alcuni esem pi, nello Ps. C L E M E N T , R e c o g n ., IX . 21, P G , I, col. 1 4 1 0 ; s. B a s i d i o , lettera al vesc. Epiphanius, P G , X X X II , coll. 9 5 2 -9 5 3 ; E p i p h a n i u s , E x p o s i t i o F i d e i , X III, P G , X P II, col. 8 0 4 ; V i t a d i S . E p i ­ p h a n ie , P G , X L E col. 41 C ; M iC H E E E G e y c a s , A n n a l . , pars II, ed. Bonn, 2 4 4, P G . CE V i l i , col. 253 C ; S u i d a , s. v . Γ ο η τ ε ία , ed. G . Bernhardy, col. 1127 e così via. Anche il testo latino sui Magi contenuto n el cod. della B iblioteca di Monaco proveniente da Ebersberg, edito da F r , W i e h e e m , « Zur Dreikônigslegende », in M ü n c h e n e r M u s e u m f ü r P h i lo lo g ie des M it t e la lte r e s u n d d er R e n a is s a n c e , II, I (1 9 1 4 ) che riporta dei passi interi delPO^ws im p e r fe c t u m , scrive (p. 154 ed. eit.): D ic e b a n t u r a u te m li n g u a e o r u m M a g u s e i q u ia i n s ile n c io et voce ta cita de·: m g lo ­

D ebbo osservare che il primo scrittore occidentale che utilizzi largam ente l ’O p u s im p e r fe c t u m è A b e e a r d o , S e r m o I V i n E p i p h a n i a D o m i n i , in P L , C E X X V III, coll. 4 1 3 -4 1 5 , m a egli scrive: D ic e b a n t u r a u tem m a g ic i lin g u a e o r u m . . . E un piccolo problem a che lascio ai filologi. (*) Ediz. B ezold cit., testo p. vr linea 13; trad. p. 17. La traduzione araba dà solo J -y l' · Sul valore del term ine si veda il lessico d e l B r o c k e e m a n n , pp. 442-443. (2) M. A. K u g e n e r , « U n traité astronomique et m étéreologique syriaque attribué à D enys l ’A réopagite », in A c t e s d u X I V e C o n g r è s in t e r n a t io n a l des orien ta listes, Paris 1907, II, p. 53. rific a b a n t d e v o t i . . .

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L ’identificazione del Mons V ictorialis secondo Herzfeld

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della stella che guidò gli Ebrei nel deserto: Et puisque les Chaldéens lui attribuent la royauté, [sachez qu"\un seul roi est né sous elle, le Christ, fils de Dieu. Pour quelle cause lui attribuent-ils la royauté ? Écoutez, amis de la sagesse. C’est cette étoile que voyaient les Mages sur la Montagne des splendeurs, où étaient déposés les présents de l’or, de la myrrhe et de l’en­ cens. Et cette caverne, où se trouvaient ces présents, était appelée « Caverne des trésors ». Cette étoile fut pour eux un guide, quand ils montèrent de la Perse. Voilà pourquoi les' Chaldéens Hui attribuent la royauté, et en ceci ils ne se sont pas trompés. Dunque quel nome che il Bezold traducz Monte dei trionfi e il Kugener Monte degli splendori ma che non è altro se non Monte delle Vittorie, è solamente un sinonimo di Monte Nüd, il monte dove è la caverna dei tesori. È il monte delle vittorie i1), non il monte, del vittorioso, come vorrebbe lo Herzfeld che non ha tenuto conto di nessuno di questi testi e si è limitato alla redazione latina dell 'Opus imperfectum. La teoria che egli ha costruita è la seguente: nsXL’Avesta, Yast X IX , è ricordato in modo speciale il Monte Usidà, nome che vorrebbe dire « Monte della rivelazione », dove è aspettata l’apparizione del Saosyant, il Signore del giudizio universale, il Messia del Mazdeismo, e che sorge presso il lago Kayânsëh formato dal fiume Haitomant. Tale monte Usidà corrisponde­ rebbe al Küh-i-Hwâga, posto sul lago Hâmün formato dal fiume Helmund (2), come fu dimostrato da sir Aurei Stein (3). Ancora oggi è meta di un importante pellegrinaggio e il Hwàga (cioè il « Signore », cioè il Santo) ivi venerato è chiamato Sarà figlio di Ibrâhîm o Sarà figlio di Ishàq figlio di Ibrâhîm. Esso sarebbe stato assimilato a Zoroastro, assi­ milazione che, sempre secondo lo Herzfeld, rimonterebbe alla prima epo­ ca musulmana e il pellegrinaggio odierno sarebbe la continuazione dell’an­ tica andata dei Magi al monte documentata à.&il’Opus imperfectum. Il hwâga Sarâ-i-Ibrâhïm sarebbe il figlio di Ibrâhim-Zoroastro, il signore del giudizio universale e della risurrezione. II. profeta rivivrebbe nel luogo dove ebbe a vivere, quindi il monte sarebbe il luogo ove Vistàspa diede un sicuro asilo a Zoroastro per salvarlo da Gaumàta. Sulle pendici del monte si trovano le rovine di una importantissima costruzione di epoca arsacide, già chiamata Kale-i-Rustam e oggi Kale-i-Kük u(!)

U n ’a l t r a

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1, a l l a p . 20 .

(2) Tale la forma moderna del nom e d ata da G. LE STRANGE, T h e L a n d s Cambridge 1930, pp. 338-339. Y a q c t scrive Hindm and, forse errore per Hirm and indicato da M u s t a w f i . (3) I n n e r m o s t A s i a , Oxford 1928, pp. 909-925. o f the E a s t e r n C a lip h a t e ,

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A nalisi d ell’Opus im perfectum

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Kôhzàd. Rustam, l’eroe dello Sâhnàme, è un re del Sakastàn (Sìstàn) e la sua leggenda è un ringiovanimento dell’antico mito di Krsàspa che non sarebbe se non la versione arachosiana del ben più antico mito di Indra Vrttrahan, l’uccisore di draghi e victorialis, cioè Vrthragna. Du­ rante l’epoca arsacide il Sìstàn fu un feudo dei Sürën, che sotto Gundopharr estesero il loro dominio nell’India del nord-ovest. Gundopharr prese il titolo imperiale di «gran Re dei Re ». Egli appare negli Atti di S. Tomaso come «re dell’India», e il suo nome diede origine a quello di uno dei Magi di Betlemme, Gaspar (*). De rovine della Kale-i-Rustam sono quelle di un castello che contiene un palazzo ed un tempio, una costruzione regale che deve esser attribuita al re di quell’epoca, Gun­ dopharr: noi possiamo quindi chiamarle «il Castello dei Re Magi » (2). Ho voluto, per compiutezza, esporre tutta questa fantasia dello Herzfeld, che parte da un dato completamente arbitrario, l’identificazio­ ne del Monte delle vittorie col monte Usidà e di questo col Küh-i-Hwâga, e si svolge con illazioni veramente fantastiche. Di reale non rimane se non la importantissima costruzione arsacide esistente sulle pendici del Kùh-i-Hwàga: ma essa non ha nulla a che fare coi Magi di Betlemme. E ritorniamo al testo àélYOpus imperfectum, che presenta dei dati finora non riscontrati nei testi studiati. I magi, che vivevano presso questo Monte delle Vittorie, in un paese posto in principio Orientis iuxta Oceanum, conoscendo la profezia contenuta nel libro di Seth avevano eletto dodici di loro, scelti fra i più studiosi e conoscitori dei misteri celesti, perchè osservassero l'apparizione della stella. Ed essi si traman­ davano di padre in figlio tale incombenza, lodando Dio in silenzio o con voce bassa: tratto che ben riproduce il fatto storico del mormorio delle preghiere nei santuari zoroastriani. E i dodici, ogni anno, dopo la rac­ colta delle messi, salivano sul monte dove era una grotta con sorgenti e amenissima di alberi, e si lavavano a quella fonte, e pregavano Dio a bassa voce per tre giorni. E ciò facevano sempre, di generazione in gene­ razione, aspettando l’apparire della stella. Questa data dei tre giorni f1) A questo punto della sua esposizione lo H erzfeed, A r c h a e o lo g ic a l London 1935, p. 65, fa un grave errore quando asserisce: I n the S y r ia c « T r e a s u r e -c a v e » h is n a m e is — w ith ele m e n ts tra n sp o sed , b u t still clo ser to the o r ig in a l — F a r r -w i n d â d h . Ciò è falso: tale nom e non appare asso­ lutam ente nel L i b r o d ella C a v e r n a d e i T e s o r i. ( 2) L o.H erzfeld ha esposto la sua teoria in parecchie pubblicazioni; io mi sono attenu to, per questo riassunto, alla A r c h a e o lo g ic a l H i s t o r y o f I r a n , cit., pp. 59-66. E ssa è sta ta accettata da G. Messina , « U na presunta profezia di Zoroastro » in B ib li c a , X IV (1933), pp. 170-198, e I M a g i a B e t le m m e , Rom a 1933. H is to r y o f Ir a n ,

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La fonte d ell’Opus im perfectum

Post messem tritumtoriam, lo Herzfeld (*) l’ha avvicinata a quella di un pellegrinaggio che ancora oggi si compirebbe sul Küh-i-Hwâga per uno scopo che nessuno sa, nella prima quindicina dopo il principio dell’anno persiano, il nourüz (2), e dice che la quindicina dopo il nourüz segue l’ultima delle antiche iraniane stagioni di due mesi, chiamata nell’Avesta hamaspàdmaidaya e che sarebbe in inverno, epoca nella quale si fa la trebbiatura. Vedremo ben presto, in un testo siriaco, mag­ giori precisazioni su tale data. Finalmente, dopo lunga attesa, la stella appare ai Magi in forma di un piccolo fanciullo, che parla loro e li avvia alla Giudea. E il viaggio dura due anni, nè durante questi mai manca loro nè la guida luminosa nè alcuna provvista per le loro necessità. Ritornati dal loro viaggio (tutti gli avvenimenti interposti sono taciuti nel nostro testo, che si Hmita a rimandare a quanto, come dice, è in riassunto esposto nel Vangelo) i Magi predicarono alle genti quanto avevano appreso; e allorché dopo la resurrezione (del Messia) l’apostolo Tomaso si recò nella loro regione, furono da lui battezzati e lo aiutarono nella sua predicazione. È evidente dunque che l’autore àcAYOpus imperfectum utilizza delle fonti del tutto indipendenti dal ciclo di leggende rappresentate dal Libro della Caverna dei Tesori e dai testi con esso collegati; fonti che dovevano essere note nell’ambiente bizantino alla fine del V I secolo, anche non potendo meglio precisare nè il luogo nè il tempo di redazione dell’O^Ms imperfectum. Nessuno studioso si è posto, per quanto mi sia noto, nè quindi tanto meno ha cercato di risolvere il problema del dove l’anonimo autore dell 'Opus imperfectum abbia attinto le sue notizie. Debbo dire che esse si trovano tutte in un testo siriaco noto ed arcinoto dai tempi dell’Assemani e di cui la parte che ci interessa è stata anche stampata da poco più di un secolo. Ma nessuno fra quanti hanno scritto e dissertato intorno al passo dell’Opus imperfectum relativo ai Magi si è data la pena di fare delle ricerche, di ritrovare l’edizione a stampa di tale testo e di leggerla. Il testo a cui alludo è quella cronaca da lungo tempo detta «dello pseudo-Dionisio di Tell Mahrë» (ma probabilmente opera di un prete e stilita ïéô') e contenuta in un unico manoscritto anteriore all’anno 9 3 2 , il codice Vaticano siriaco 1 6 2 : esso proviene dal fondo (J) A r c h a e o lo g ic a l H i s t o r y o f I r a n , cit., pp. 60-61. (2) S u ll’accettazione della data del n o u r ü z da parte dei cristiani si veda S. H . T aqizadeh , " The Iranian F estivals adopted b y the Christians and condem ned by th e Jew s ” , in B u l l e t i n o f the S c h o o l o f O r ie n t a l a n d A f r i c a n S t u d ie s , X , 3 (1949). PP· 634-637.

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La Cronaca di Zuqnin

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riportato dall’Assemani dal Convento dei Siriani al Wàdï an-Natrün e deve essere di quelli ivi portati da Mosè di Nisibis. Da ciò la data ante quem sovra indicata. La cronaca fu chiusa in data dell’anno 7 7 4 - 7 7 5 e fu scritta nel convento di Zuqnin presso Amida: da ciò il nome con il quale la indico di Cronaca di Zuqnin (*). La prima parte, che contiene il testo relativo ai Magi, fu edita da Tullberg ad Upsala negli anni 1 8 4 8 1 8 5 9 (2). Credo utile riportare qui la traduzione della parte che ci inte­ ressa, traduzione che debbo, alla grande bontà di Giorgio Levi Della Vida. [p. 7 3 ,1. 1 1 ] Sulla rivelazione dei Magi e la loro venuta a Gerusalemme e le offerte che portarono a Cristo. Racconto delle rivelazioni e visioni che raccontarono i re figli dei re dell’Oriente grande, chiamati Magi nella lingua di quel paese. Poiché {prima di ciò) glorificavano e oravano taciturni, senza voce, e in silenzio e nell'intimo della coscienza glorificavano e ora­ vano alla Maestà somma e santa del Signore della Vita, il Padre santo e glorioso, che è celato nel grande splendore della sua essenza ed è più alto e più santo di ogni comprensione, nè lingua [7 4 ] d’uomo è capace di dire di lui come Egli è, se non come, quando e per mezzo di chi Egli vuole, nè i suoi mondi superiori e inferiori sono capaci di parlare della sua mae­ stà, se non come alla volontà della sua maestà piace di rivelarsi ai mondi secondo che essi possono ricevere dal dono della sua maestà, perchè essa è molta. Pertanto quei sapienti chiamati Magi nella lingua del luogo non potevano parlarne poiché in silenzio senza voce glorificavano il Dio dell’uni­ verso, colui per la cui parola e la cui volontà è tutto ciò che esiste e tutto ciò che fu e sussiste e tutto ciò che avverrà, nè alcunché esiste fuori detta sua volontà, nè alcuno può resistere atta volontà del Padre dell’universo. Così erano chiamati i nomi dei sapienti e re : ZHRWNDD figlio di ARTBN, HWRMZD figlio di SNTRWQ, AWSTSP figlio di GWDFR, ARSE figlio di MHRWQ, ZRWND figlio di WDWD, ARYHW figlio di KSRW, ARTHSYST figlio di HWYLT, ASTNBWZN figlio di SYSRWN, MHRWQ figlio di HW MM, AHS r S figlio di SHBN, NSRDYH figlio di BLDN, MRW DK figlio di BYL. Questi erano (b Si veda F. H aase , « U ntersuchungen zur Chronik des P seu d o-D ionysios von Tell-Mahrë », in O r ie n s C h r is t ia n u s , n. f., V I (1916), pp. 65-90; 240-270; B aums Tark , G esch . A er S y r is c h e n L it e r a t u r , Bonn 1922, p. 274. (2) O. F. T uwtberg, D i o n y s i i T e lm a h h a r e n s is C h r o n i c i lib e r p r i m u s e cod. m s . s y r . B i b i . V a tic a n a e t r a n s c r ip tu s n o tis q u e illu s tr ., U psaliae 1848-1851: la parte sui Magi sta alie pp. 73-114. La num erazione delle pagine di questa edi­ zione è riportata fra parentesi quadre nella traduzione che segue. Fra parentesi tonde (—·) sono poste le integrazioni supplite per chiarire il testo, fra parentesi angolari (—) le lacune del testo supplite, in parte, d a ll’editore.

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La Cronaca di Zuqnìn

re figli di re orientali nella terra di $YR, la quale è fuori di tutto l’Oriente del mondo abitato, presso il grande mare Oceano che è fuori del mondo, a oriente della terra di Nüd, dove abitava [7 5 ] il grande Adamo, capostipite di tutte le genti del mondo. E quei figli di re rice­ vettero precetti e leggi e libri dai loro padri, da una generazione all'altra, (1cominciando) da Seth figlio del nostro padre Adamo. Poiché Adamo rivelò a Seth suo figlio e gli mostrò la sua grandezza originaria fino alla trasgressione del comando, e la sua uscita dal Paradiso; e ammonì suo figlio Seth di non trasgredire anch’egli la giustizia come lui Adamo-, e Seth accolse il precetto di suo padre con cuore puro e fu perfettamente guardingo, anche per dono del sommo Padre della Maestà, e gli fu con­ cesso di segnare in un libro e insegnare la sapienza e invocare il nome del Signore, Signore di ogni anima chiedente vita, e da lui per la prima volta fu veduto un libro nel mondo, scritto nel nome dell’Altissimo. E Seth consegnò ai suoi discendenti il libro scritto, ed esso fu trasmesso fino a Noè, colui che poi fu trovato giusto e salvato dalle acque e ( al tempo del diluvio) Noè {prese) con sè i libri dei precetti ( nell’arca e qu)ando uscì dall’arca anch’egli comandò aue generazioni dopo di lui di ripetere le molte cose (l) e i misteri occulti scritti nei libri di Seth intorno alla maestà del Padre e a tutti i misteri. Quindi quei libri e misteri e il racconto furono trasmessi per tradizione fino ai nostri padri, che impararono e accol­ sero con gioia e trasmisero a noi, e anche noi custodimmo [7 6 ] con amore e timore i misteri dei libri e i misteri e le parole (2) ; e pregavano e confes­ savano e glorificavano in silenzio, piegando i ginocchi e alzando le mani verso l’altezza dei cieli al Signore della Maestà che è nascosta agli occhi di ogni vivente. E quei libri dei Misteri occulti furono posti nel Monte delle Vittorie, a oriente del nostro paese Syr, in una caverna, la Caverna dei Tesori detta Vita del silenzio (3). I nostri padri ci avevano poi comandato, secondo anch’essi avevano ricevuto dai loro padri, e detto: « Aspettate una luce che vi sorgerà da oriente, [luce) della Maestà del Padre, una luce che sorgerà in aspetto di stella sopra il Monte delle Vittorie e si fermerà sopra una colonna di luce dentro la Caverna dei Tesori dei (*) Misteri occulti, e raccomandate anche voi ai vostri figli, e i vostri figli ai loro figli, fin quando appaia atta vostra discendenza il mistero detta stella sorgente dalla Maestà somma: una luce come una stella, e illuminerà tutta la creazione e oscurerà la luce del sole e detta luna, nè alcuno di essi potrà esser veduto T esto guasto. (2) Forse i l ra ccon to, leggendo m a m là in luogo di m ellè . (3) Forse i n s ile n z io leggendo b'Setqa in luogo di d 'S etqa . (4) Il codice ha e. l1)

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L a Cronaca di Zuqnïn

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0 potrà sussistere di fronte alla sua luce, poiché essa è il gran mistero del Creatore della Maestà somma: voce del Padre, figlia del suo pensiero oc­ culto, luce dello splendore della sua gloria, volontà e figura del suo se­ greto, parola generatrice di tutto ciò che è il suo pensiero (M, fonte inesau­ sta (;proveniente) dalla sua sorgente, Verbo che ha creato tutto secondo la volontà del suo mandante, figura di cui non vi è l’immagine nè la simiglianza in tutto ciò [7 7 ] che esiste, colei per la cui potenza e la cui parola tutti i mondi vennero ordinati e sorsero. (Essa è) il Figlio dell’amore perfetto, lo splendore della luce della gloria del Padre della Maestà inef­ fabile. Sappiate dunque che quando vi apparirà questa luce (proveniente) da quella Maestà infinita, e vi si mostrerà in aspetto di stella, secondo che vi sarà possibile vederla, attentamente, con gioia, amore e attenzione com­ pleta, avendo preso le pure offerte di lui che furono poste dai vostri padri nella Caverna dei Tesori dei Misteri occulti nel Monte delle Vittorie, do­ vrete andare come la luce della stella vi dirigerà; e vedrete un segno grande e meraviglioso'. Iddio apparso in membra di uomo, vile, povero, umile, debole, abbietto, e anche il segno della croce apparirà su di Lui. Voi andrete davanti a Lui con amore e letizia, recando su di voi le vostre offerte e pro­ strandovi innanzi al Figlio vile, abbietto, mortale (2) e gli presenterete le vostre offerte e riceverete da lui benedizione di vita e parteciperete con lui della letizia per'esser Egli venuto con la sua gloria occulta, la sua divinità completa, la sua ’ricchezza perfetta non transitoria, il suo mondo nuovo, la sua luce ( .......) e la vita completa che egli dà a tutti ( ....... ). Vigi­ late anche voi e comandate ai vostri figli; e se la venuta della luce della stella non avverrà ai vostri giorni, lo dicano i vostri figli ai loro figli finché si compiano [7 8 ] i misteri e le rivelazioni scritte intorno alla sua venuta » (3). E noi ricevemmo dai nostri padri le leggi e i precetti e insegnavamo tutti 1misteri e ammonivamo i nostri figli, (dicendo) : « Forse la venuta della luce di questa stella avverrà ai vostri giorni, come abbiamo ricevuto e impa­ rato dai nostri padri ». E salivamo il Monte delle Vittorie ed essendoci riuniti tutti, ciascuno dalla propria abitazione, ai piedi del monte, rimaneLeggi forse: n e l s u o p e n s ie r o . (2) Letteralm ente: u ccis o. (3) È interessante in tu tto questo testo il continuo ricorrere del concetto e del term ine di « luce ». Senza volere stabilire nè confronti nè richiami ricordo che nella term inologia cinese il m anicheism o è chiam ato « religione della luce » [M ing-kiao] e che nel m anoscritto Stein 5 08 del British Museum (da Tuenhuang) tradotto il 16 luglio 731 d a ll’irànico in cinese, Màni è chiam ato « Il Bud­ dha di Luce ».. I m anichei chiam ano il Gesti trascendente Isò' Zìwa, « Gesù-losplendore », Gesù lum inoso. Si veda C. H. Ch . P uech , L e M a n ic h é is m e , Paris 1949, pp. 28 , 81, note 88 e 23 9. f )

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vanto in un sol luogo, in purificazione, nel 2 5 0 giorno di ogni mese, e ci fermavamo a una fonte che era ai piedi del monte, chiamata Fonte della Purificazione, e intorno ad essa erano sette alberi: olivo, vite, mirto, cipresso, limone, cedro, abete. E tutto quel monte era bello, immensamente più gra­ devole di ogni altro monte che fosse nel nostro paese, e da esso esalava il profumo di tutti gli aromi e la rugiada che stillava da esso era profumo odoroso. E quando era il primo del mese [successivo) salivamo e andavamo sulla cima del monte e ci fermavamo alla porta della Caverna dei Tesori dei Misteri occulti e ci inginocchiavamo e tendevamo le mani al cielo e stavamo e adoravamo in silenzio senza voce il Padre della Maestà somma, che è ineffabile e infinita in eterno. Ai 3 del mese entravamo nella caverna, ai tesori che erano preparati [7 9 ] come offerta alla stella e come venerazione della luce che aspettavamo. E quanto avevamo letto e udito rispetto alla ri­ velazione, quando tornai· imo e scendevamo in letizia, lo dicevamo e insegna­ vamo ai nostri figli e alle nostre famiglie e a tutti quelli che si davano ad imparare con amore. E se avveniva che imo di noi partisse, suo figlio 0 un membro della sua famiglia subentrava al suo posto, come noi eravamo subentrati al posto dei nostri padri, finché si compì il tempo della venuta della stella. Anche istruivamo in letizia gli abitanti di quel paese, coloro che si erano dati all’amore dell’apprendimento della rivelazione e coloro che non volevano imparare e si tenevano lontani dal beneficio perchè vedevano il nostro silenzio in cui oravamo', e con gravità dicevamo loro i misteri, [tolti) dai libri che erano nella Caverna dei Misteri occulti: ogni parola detta dal nostro padre Adamo, gran capo del nostro genere, a suo figlio Seth che egli ebbe dopo la morte di Abele, ucciso da suo fratello Caino e sul quale suo padre Adamo si addolorò; e Adamo spiegò a suo figlio Seth la rivelazione della luce della stella e la sua gloria, perchè l’aveva veduta nel giardino dell'Eden quando discese e si fermò stili’albero di vita e lo illuminò tutto finché Adamo non trasgredì il comando del Padre della Maestà somma. E quando Adamo trasgredì [8 0 ] il comando che gli era stato imposto, la vista della stella gli fu tolta, e [anche) per la sua uscita dal Paradiso; e il nostro padre, Adamo si dolse del peccato, perchè fu deposto dalla sua grandezza, c molto ammoniva suo figlio Seth e lo ammaestrava che cammi­ nasse nella giustizia per trovar grazia innanzi al Padre della Maestà, e gli diceva: « Figlio mio, da me e dai miei figli procederanno generazioni e mondi e riferiranno i miei peccati e si racconteranno l’uno all’altro pa­ rabole a me confacentesi, e diranno'. “ Ogni regno che si scinde da se stesso non sussiste ciò si confà a me, che mi scissi dal mio regno in cui stavo e lo distrussi per me colle mie mani. Figlio mio, la costola che si separò da me fu il mio intoppo e acciecò il mio occhio', io fui profeta quando la

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vidi e dissi: “ Questa volta è mia osso e mia carne ". E bene la chiamai “ volta ” , perchè essa mi fu di scandalo. Figlio mio, guardati da lei nelle parole della tua bocca e non rivelarle tutti i segreti del tuo cuore. Il Signore infatti è misericordioso : la fece mio aiuto per onore è gloria perchè mi amava come figlio diletto, e io me la feci dannosa e distruggitrice dei miei calcagni, finché mi fece uscire dal Paradiso del mio regno. E io non compresi, nel mio orgoglio, ma mi insuperbii nel mio cuore per il consiglio fraudolento che essa mi diede, calice auditivo pieno di amarezze per l’inganno del serpente. E non compresi la mia origine, quando non ero, [8 1 ] nè, quando fui, in quale dignità io ero, nè (compresi) la mia sovranità su tutto il mondo, l’amore di cui godevo presso gli angeli santi, tutta la mia vita nel Paradiso e, più che ogni cosa, l’amore e la benevolenza del Signore santo che mi amava e mi voleva bene come padre benigno. E quando nella mia audacia trasgredii il suo comando, mi giudicò non come un signore irato ma come un padre benevolo, nel quale (*) l’amore è misto al castigo. Se infatti mi avesse giudi­ cato secondo il mio peccato, mi avrebbe annullato come un vapore e mi avrebbe ridotto come se non fossi mai esistito, e chi sarebbe rimasto innanzi a lui a dirgli ciò che aveva fatto ? Invece mi castigò con clemenza e non mi giudicò secondo il mio peccato. Ora vedi, figlio mio, che tutta la creazione è sotto il mio dominio come prima-, e il mio malvagio ingannatore voleva umi­ liarmi con la sua frode e sottrarsi al mio dominio: il benigno Signore nella sua clemenza lo pòse anche più sotto i miei piedi perchè lo schiacciassi, collocando in me timore perchè non ascoltassi più il suo consiglio, e chiuse la sua bocca mendace, secondo il giudizio della sua giustizia, e la riempì di polvere-, e spezzò i suoi piedi perchè non camminasse più su essi, diver­ sificandolo da ogni altro animale creato come lui. Di tutte queste cose, figlio mio, che mi avvennero e della mia deposizione dalla mia grandezza fu causa tua madre Èva che mi fu d’intoppo. Ma tu, figlio mio, guardati dal suo consiglio e non ascoltarla come me; ma ama e onora [8 2 ] il Signore della vita, il Signore benevolo, ed egli ti darà vita e ti sarà misericordioso, e dalia mia stirpe e progenie saranno uomini lodati ed onorati, che diranno i misteri della Maestà e troveranno molta grazia e oreranno e pregheranno e obbediranno ( . . . . ) della Maestà. E negli ultimi tempi di quella gene­ razione (2) saranno di nuovo ribelli e non avranno timore del mio peccato e del giudizio che ebbi] ma oseranno profferire bestemmie persino contro la Maestà somma, e diranno molte cose e faranno immagini e idoli c adore(*) Leggi d in luogo di w, secondo la collazione col codice Vaticano che Ignazio Guidi segnò sul suo esemplare d ell’edizione Tullberg. (2) Testo non sicuro.

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ranno il sole e la luna e diranno parole di bestemmia. E tutte queste cose che saranno in loro faranno parte degli inganni del mentitore che fu mio ingannatore ; perchè egli si avvicinerà ad ogni generazione che verrà dopo di me con l’amore delle sue menzogne e del suo inganno pieno di veleno, e mostrerà (cose vane) e li alletterà con la gloria vana di molta ricchezza, di alte posizioni, di vesti, di possessi e di adulterio e di iattanza e di iniquità e di violenza e di possessi (') di ogni genere, e apparirà loro quale amico e li ecciterà ancora con canti, ebbrezze, feste sordide e immonde che sono deli­ rio della sua vanità', e ancora con molte cose lussuriose di vario genere li prenderà nell’amore della sua menzogna in maniera sconveniente', così come presso di me per mezzo di Èva, con parole di menzogna, aveva agito come se fosse puro e mio soccorritore {dicendo): “ Ora io ti consiglierò qualche co­ sa che a te si conviene e addice: che quando avrai mangiato dell’albero del quale ti è stato comandato di non mangiare [8 3 ] diventerai come il tuo Dio, Signore benigno ”. E io non compresi, misero, nel mio orgoglio, che non era possibile che il suo consiglio falso mi giovasse, e non era possibile che la creta fosse come il suo formatore e il servo come il suo signore. Ma io conosco {ora) il molto amore della maestà del mio Signore, che mi sarà rive­ lato alla fine dei giorni, e in fine mi libererà dal vincolo e mi farà risorgere dalla polvere come mi fece sorgere quando non ero. E il mio nemico, per l’inganno del quale io caddi, si rallegrò ed esultò a proposito di me. Il mio Redentore benigno e Signore pietoso era pronto a sostenermi e a farmi grazia con la sua misericordia ; e quando scesi nella tenebra egli mi confortò con la sua luce e illuminò i miei occhi, come aveva fatto in principio, quando soffiò lo spirito sul mio volto, e io vissi. Ma, 0 mio figlio, è piaciuto al mio Creatore e Vivificatore che tu e anche le tue generazioni dopo di te troviate misericordia innanzi a lui. Infatti non ti punirà per i miei peccati a causa della sua benignità; se mi avesse punito secondo la mia colpa, io non avrei generato frutti nè egli avrebbe accolto il sacrificio da Abele tuo fratello nè avrebbe fatto richiesta del sangue di lui a suo fratello che lo aveva ucciso. Infatti nella sua molta misericordia egli non abbandona chi lo ama e cam­ mina dinnanzi a lui con giustizia, e anche a coloro che errano dinnanzi a lui egli dà luogo a pentimento, e fa loro grazia se si pentono e lo pregano, poiché il suo amore per il mondo è molto ». E Seth ascoltò tutto ciò che suo padre Adamo gli comandò [8 3 ], pre­ cetti anche più numerosi di questi, e li scrisse con cura, ed essi si trovano nei libri posti nella Caverna dei Tesori dei Misteri occulti. E anch’egli diede precetti e vi fece aggiunte', e Seth purificò il proprio cuore per non(*) (*)

F o r s e d a e s p u n g e r s i.

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ascoltare il malvagio ingannatore, e glorificava e chiamava il nome del Padre della Maestà somma. E anche Seth lasciò ai suoi figli questi misteri, ed essi ogni mese invocavano e salivano al monte ed entravano con amore nella Caverna dei Tesori dei Misteri occulti. E anche noi imparavamo e insegnavamo ai nostri figli e alle nostre famiglie. Quando poi venne il tempo e il compimento di ciò che è scritto nei libri intorno alla rivelazione della luce della stella nascosta, fummo degni che essa venisse ai nostri giorni e la ricevessimo in letizia come ci era stato comandato dai nostri padri e come anche noi avevamo letto nei libri; e ciascuno di noi vedeva visioni mirabili e differenti che non avevamo mai vedute, ma i misteri delle quali si trovavano in quei libri che avevamo letti. E ciascuno venne dalla sua abitazione secondo il nostro antico costume per salire al Monte delle Vittorie { .......) alla Fonte della Purificazione per lavarci secondo la nostra abitudine. E vedemmo ( ........ ) simile ad una colonna di luce ineffabile, la quale scese e si fermò sopra { .......) ; e nel vederla tememmo e tremammo ; e al di sopra di essa una stella di luce tale da non potersi dire: la sua luce era molto maggiore del sole, ed [8 5 ] esso non poteva stare innanzi alla luce dei suoi raggi; e come nei giorni di Nìsan la luna è visibile di gior­ no e quando sorge il sole è inghiottita nella luce di esso, così ci appariva il sole quando sorse sopra di noi la stella', a noi e ai figli dei misteri apparve la luce della stella esser maggiore del sole, ma agli altri uomini non apparve, perchè erano lontani dai suoi misteri e dalla sua venuta. E ci rallegrammo e glorificammo e confessammo oltre misura il Padre della Maestà somma. Per vari giorni apparve e continuammo a vederla', e quando ci fummo fermati alla Fonte della Purificazione in letizia e salimmo al Monte delle Vittorie secondo il nostro ■costume, e salimmo e trovammo quella colonna di luce davanti alla caverna, un gran timore scese su di noi, e cademmo in ginocchio e stendemmo le nostre mani secondo il nostro antico costume, e in silenzio glorificavamo la vista dei suoi prodigi. E vedemmo ancora aprirsi il cielo come una gran porta e uomini gloriosi portare sulle loro mani la stella di luce', e scesero, e si fermarono sulla colonna di luce, e tutto il monte fu pieno della sua luce ineffabile a bocca umana. E x?demmo alcunché simile a una mano d’uomo, più piccola ai nostri occhi della colonna e della stella, tale che non potevamo guardarla, e ci rafforzammo (x) e vedemmo la stella che entrava nella Caverna dei Tesori dei Misteri occulti, e la caverna splendeva oltre misura', e fu udita a noi una voce Umile e soave che chiamò e ci disse'. « Entrate dentró senza dubitazione, con amore, e vedete [8 6 ] una vista grande e mirabile ». E ci facemmo cuore e ci raf(x) Leggi

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La Cronaca (li Zuqniu

forzammo per la parola della- voce, ed entrammo timorosi, e piegammo i ginocchi alla porta della caverna per la quantità della luce; ed eseguendo le sua parola gettammo i nostri sguardi c vedemmo quella luce ineffabile a bocca umana che si era concentrata in sè e ci apparve nella corporatura di un uomo piccolo e umile, e ci disse. « Salute a voi, figli dei Misteri oc­ culti ir E ci stupimmo ancora della vista, e ci disse: « Non state in dubbio per la vista che avete veduta, poiché vi è apparsa quella luce ineffabile della Voce del Padre occulto della Maestà somma, e ancora vi è apparso concentrando la sua luce nei sv.oi splendori, è vi è apparso in aspetto di uomo piccolo, umile e vile, perchè gli abitanti del mondo non possono vedere la gloria del Figlio Unigenito del Padre della Maestà a meno che non appaia loro nell’aspetto del loro mondo. E ancora altri segni saranno veduti in lui che sono nascosti e deformi rispetto alla Maestà somma, per la redenzione duella vita degli uomini, perchè mio Padre ha voluto che non periscano per l’errore in cui sono incorsi; e io compirò il volere del Padre fino alla morte della croce, poiché io discendo per la loro vita, per farli ascendere con me in amore e perfezione inscindibile, se crederanno in me inscindibilmente e confesseranno e glorificheranno per mezzo mio il Padre della Maestà gloriosa che mi ha inviato per la loro redenzione ; e non ho voluto che peris­ sero nell’errore in cui sono incorsi. E poiché sono apparso loro, alla fine di tutti i tempi [8 7 ] non avranno castigo delle loro colpe, se si pentiranno e crederanno in me. Anche voi fate tutto ciò che vi è stato comandato dai vo­ stri padri e che avete imparato dai misteri dei libri che avete letti, poiché questi sono i misteri occulti della luce della stella che aspettavate di vedere', essa stessa vi ha dato la spiegazione di sè secondo potete udire e credere senza dubbio di aver veduto in me i segni di molti aspetti. Prendete an­ cora con voi il tesoro che è stato posto in questa caverna dai vostri padri mostrando letizia e prostrandosi a nacquero come ( .......) e pro­ stratevi ancora colà a me con ( gioia (l) ... ); anche ora che io parlo con voi, sono anche colà, perchè anche colà è stato annunziato il mio annunzio per mezzo degli angeli. Io sono anche presso la Maestà di mio Padre, e sono in ogni luogo, perchè io sono il raggio della luce, la cui luce è sorta in questo mondo dalla Maestà di mio Padre che mi ha mandato perchè io compia tutto ciò che è stato detto di me in tutto il mondo e in ogni luogo con misteri ineffabili, e perchè io adempia il comando del mio Padre glorioso che mi ha annunziato per mezzo dei profeti alla casa esaltata, come anche a voi è stata fatta rivelazione intorno a me secondo conveniva alla vostra fede. E io salirò con voi e vi sarò guida in ogni via [8 8 ] per la quale andrete, e

U) Supplito su onilo la collazione di I. Guidi.

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vedrete segni e miracoli gloriosi e vittorie numerose in tutta la terra-; e an­ cora il compimento dei misteri lo vedrete a Gerusalemme, e vi sarà confer­ mato tutto ciò che vi è stato detto. E vedrete ancora segni di umiltà e un portamento basso e misero, così che gli uomini saranno audaci contro di me e vorranno fare contro di me con inganni ciò che mediteranno di fare; ma non potranno avere soddisfazione, e tutto ciò che faranno risulterà nella loro uccisione e consunzione, e la volontà del Padre si compirà per la redenzione della vita di tutto il mondo ». E quando ci ebbe detto tutte queste cose, insieme con molte altre che non possiamo dire per l'eccesso della loro grandezza, ce ne uscimmo tutti dalla caverna gioiosi e lieti di aver meritato che tutti quei misteri di quella Maestà ineffabile ci fossero rivelati- e ci avessero parlato. E prendemmo quel tesoro che era stato posto nella caverna, essendo stati compiuti gli annunzi per causa dei quali era stato posto, c scendemmo dal monte glorificando i misteri della rivelazione della stella che ci era apparsa, e ciascuno ripeteva all’altro le rivelazioni e le visioni che gli erano apparse nella Caverna dei Tesori dei Misteri occulti·, e le visioni non si assomigliavano fra loro, e i prodigi che ci erano apparsi avevano (*) molti aspetti. Cera chi diceva·. « Ho veduto un Bambino che aveva aspetti ineffabili». E chi diceva·. « Ho veduto un Giovane [8 9 ] del quale non vi è il simile in questo mondo ». E chi diceva: « Ho veduto un Uomo umile e brutto e afflitto ». E chi diceva: « Ho veduto una croce e un Uomo di luce pendere da essa portando i pec­ cati di tutto, il mondo ». E chi diceva: « Ho veduto Uno che scendeva all’in­ ferno con potenza, e tutti i morti si alzavano e si prostravano innanzi a lui ». E chi diceva: « Ho veduto Uno che ascendeva in gloria e apriva i sepolcri e risuscitava i morti, mentre essi gridavano e dicevano: “ Santo è il nostro re, santa la sua discesa a noi. Si è umiliato per amor nostro per salvarci ” ». E chi diceva: « Ho veduto che saliva all’altezza eccelsa c gli angeli aprivano le porte del cielo innanzi a lui, e le nuvole (2) e i serafini e gli angeli lo portavano sulle palme delle mani e lo Spirito Paracleto portava un diadema e una corona, e la vittoria rifulgeva innanzi a lui e tutte le schiere alle­ luiavano e cantavano a onore della sua umiltà che aveva vinto atti gli agoni del peccato e della morte ». E mentre, scendendo dal Móittc delle Vittorie, glorificavamo e ripetevamo l’uno all’altro tutte queste cose e molte altre simili a esse intorno a ciò che avevamo udito e veduto colà, stavamo in grande letizia e grande esultanza, perchè eravamo stati degni di vedere tutto questo dono di vita, perchè tutti i re, i giusti, i profeti c i forti avevano (*) Corretto il testo. (2) Leggere forse ' y tirè, i vigilanti ossia angeli, invece di

''n a v e .

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I3 j

e andarono a casa loro,

M a ria entrò e trovò il F ig lio della Luce che rideva e glorificava tutti i gran­ d i e stupendi misteri annunziati da lu i in tutto il mondo dai tempi antichi e che oggi si compivano tutti, e glorificava e confessava i l Padre suo che lo aveva mandato per la redenzione del mondo ; e M a ria e Giuseppe si pro­ strarono a lu i, ed essa gli disse: « M i rallegro di vedere i l tesoro della vita e la m ia luce e i l F ig lio santo dell’obbedienza delle mie orecchie, e colui che ha aperto il m io utero con la sua santa grazia, signore della m ia verginità santa. M i rallegro molto di aver trovato nella m ia casa i l m io tesoro che ho partorito, e la m ia gran luce che è per il mondo. Poiché credevo, 0 m io amato, che gli Orientali ti avessero portato via, per i l grande amore che hanno per te, in cambio delle offerte che ci avevano offerte, che provenivano da te, quando vid i la tua santa figura andare via con loro ». E d egli rispose con voce soave e um ile e disse a M a ria : « Salute a te, 0 m ia madre e mia alle­ vatrice che hai meritato di esser benedetta fra le donne; perchè meritasti

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La.

Cronaca di Zuqnin

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i l frutto della Voce d i V ita che portasti e concepisti con amore, con cono­ scenza e fede senza dubitanza, riceverai i l compenso del tuo ministero e avrai beatitudine e memoria in tutte le generazioni, e nel mondo nuovo riceverai un buon premio, e per causa tua Èva e i suoi figli avranno spe­ ranza e vita, perchè colla tua persona hai abolito la lancia che vietava l ’accesso a ll’Albero della V ita e per la tua persona quiete [104] e pace sono venute a tutti i mondi da ora e in eterno, amen. I o dunque che sono ap­ parso nella vostra casa sono venuto a compiere la volontà del Padre che m i ha mandato e ognuno che m i ascolterà e crederà vivrà. Ecco, hai compiuto i l mistero che è tuo, perfettamente senza macchia, per ricevere per esso buona ricompensa. D ’ora innanzi io sto presso tutti i m iei fratelli che sono in tutto il mondo, per compiere perfettamente tutto ciò che il Padre m i ha comandato per i m iei fedeli, perchè siano fru tti d i vita in eterno, e anche 10 darò loro tutto ciò che ha promesso i l Padre m io, che sarà compiuto, dato e adempiuto per mezzo m io per i m iei fedeli e per ognuno che cre­ derà in me ». E quando venimmo alla prim a stazione di nuovo ci apparve dinnanzi 11 segno della luce, e n oi molto gioim m o e ci rallegrammo e c’inginocchiammo e ci prosternammo a terra innanzi a esso, e glorificammo la sua vista e r i­ spondemmo a una voce, dicendogli'. « Adoriamo e confessiamo la tua bene­ volenza e la tua luce ». E d essa accompagnava i l nostro campo in ogni luo­ go e rispose e ci disse: « / 0 sono in ogni luogo e non v’è luogo dove non sono : io sono dove m i avete lasciato, perchè io sono p iù del sole del quale non vi è luogo del mondo che sia privo, p u r essendo esso uno, e se venisse meno al mondo tutti i suoi abitanti starebbero nella tene­ bra. Quanto p iù sono io, che sono i l Signore del sole [105] e la m ia luce e la mia parola sono m aggiori ( ■· ■ . ) di quelle del sole ». E noi rispon­ demmo e dicemmo innanzi a esso: « N o i sappiamo tutte queste cose, 0 nostra Luce e nostro Vivificatore, ed esse sono vere per noi e noi cre­ diamo che esse sono prodigi che abbiamo veduti insieme con tutti i tuoi fedeli. Esse sono piccole rispetto alla tua grandezza, ma grandi per noi, e la bocca non è capace d i dirle nè di confessare ciascuna di esse ». Ed essendo ora di cena tirammo fu o ri parte delle nostre provviste per risto­ rarci, e vedemmo che essi Q) erano p ien i di provviste, p iù di quelle che erano partite con noi dal nostro paese quando eravamo venuti. Q uindi tememmo anche più, mentre glorificavamo la Maestà che era con noi, che non disde­ gnava la nostra bassezza, e mangiando nella nostra sosta notturna di quel cibo, ciascuno di noi esprimeva letizia e glorificazione come una fonte f1) Cioè

i r e c ip ie n t i

che le contenevano: cf. avanti p. 4 5 , 1. 2 .

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La Cronaca di Zuqnin

abbondante di molte acque', e così a ciascuno avvenivano visioni e prodigi senza pari. N o i parlavamo e glorificavamo la nostra guida, i l nostro con­ duttore, la luce del nostro campo, e le sue apparenze varie e le sue vesti gloriose e le sue forme belle e le sue im m agini perfette che erano con n o i ; e tutte le nostre stazioni si susseguivano col suo segno glorioso, finche a rri­ vammo ai nostri confini e tutte le nostre fam iglie e i nostri figli e m olti abitanti del nostro paese ci uscirono incontro, e quando udirono che era­ vamo arrivati, ci incontrarono con grande letizia, e ci ricevettero lieti [106] e gioiosi e glorificando e meravigliandosi della nostra vista e della salute d i tutto i l nostro campo. E quando entrammo presso di loro, si radunarono e vennero a noi, e cominciammo a dire e a raccontare come era stato i l no­ stro viaggio, e le visioni m ira b ili che ci avevano accompagnati, e i l nostro ingresso a Gerusalemme e tutto quello che ci era stato detto e la nostra andata a Betlemme, e le visioni e rivelazioni meravigliose del Padre della Maestà somma che c i erano apparse nella Caverna : la gran luce e m irabile visione in membra di uomo vile, e la luce della stella che andava innanzi a noi come guida gloriosa ; e quando poi entrammo e vedemmo davanti a noi la Gloria ineffabile, e cademmo e adorammo i l F ig lio divino della gran luce, mentre due angeli e una colonna di nebbia stavano ferm i, così come erano state tutte le visioni che avevamo vedute dapprima sul M onte delle Vittorie netta Caverna dei Tesori dei M is te ri occulti che è nel nostro paese: essi tutti si erano com piuti in verità anche in quella caverna, anche secondo le forme e le vesti del F ig lio glorioso e divino il quale ci apparve nella caverna d i Betlemme e ci parlò e ci istruì'. « Ecco, sono com piuti tutti i misteri e le parabole e le

apparizioni e le rivelazioni,

e tutto

ciò

detto di me per i profeti e in tutto i l mondo dal prim o

che

è stato

giorno

fino

a oggi. D ’ora innanzi la volontà di chi m i ha mandato si compie in me e in tutto ciò che m i ha incaricato d i compiere ». E noi gli offrimmo le offerte che avevamo prese dalla Caverna dei Tesori, che vi erano state poste dai nostri padri, provenendo da lu i [10 7], e adorammo i l Signore dell’adorazione, ed egli aprì la sua bocca magnifica e gloriosa e parlò a n o i vita-, come potevamo ed eravamo capaci di comprenderlo così seminò in noi la parola di vita, e ci disse \e ci rivelò intorno al Paese d i vita e al Regno del Padre detta Maestà, Signore dell’ Universo, che mandò la medi­ cina del mondo per guarire la loro (sic) malattia, perchè non era possibile che fosse guarita da alcuno dei profeti precedenti, ma solo Per mezzo detta volontà del F ig lio dell’Am ore perfetto. E cominciammo a tornare al nostro paese in pace e quando giungemmo atta prim a stazione, essendo stati lieti e gioiosi per tutta la via, di nuovo trovammo la nostra guida e la nostra luce, con tutte le forme che avevamo vedute prim a, e tremammo e tememmo

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L,a

Cronaca di Zuqnin

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molto, -prostrandoci e glorificando la maestà dell’accompagnatore del nostro corteo. E anche le provviste empivano i nostri recipienti e abbondavano delle sue benedizioni ed erano p iù che le provviste che avevamo prese con noi quando eravamo p a rtiti; ed eccole poste avanti ai vostri occhi ancora piene, e i nostri recipienti abbondano di esse, per la potenza delle sue bene­ dizioni che si sono verificate per noi e si verificheranno per voi, e crederete ogni cosa, le visioni e i prodigi che abbiamo veduti, e sarete anche voi degni di essergli fedeli ed eletti, e la sua grande potenza e le sue rivelazioni staranno anche con voi, perchè anche qui egli è in verità presso di noi come ci ha detto, e noi crediamo che quella luce non si separava dal nostro corteo, e p o i anche [108] era iti tutto i l mondo. Prendete perciò la luce che è sufficiente a illum inare tutto col suo amore perfetto, senza scissione, con cuore completo e fede vera, chiunque lo voglia, e mangiate queste provviste che sono venute con noi e siate degni e partecipate anche voi della benedi­ zione che ci ha accompagnati e rim arrà con voi in eterno. E alcuni di essi, lieti con amore, presero di quelle provviste e ne man­ giarono, e rimasero lieti ed esultanti, glorificando e dicendosi l ’uno con l ’altro ciò che appariva loro. E vi era qualcuno di essi che diceva'. « N e l momento in cui mangiavo di quelle provviste ho veduto una gran luce della quale non vi è simile al mondo ». E chi diceva: ·« H o veduto Iddio generare se stesso nel mondo così come voleva ». E chi diceva: « H o veduto una stella di luce che coti la sua luce oscurava il sole». E chi diceva: «.H o veduto un uomo la c u i vista era più brutta che qualunque creatura umana, e vivificava e purificava il mondo col suo sangue e i l suo aspetto umile ». E chi diceva : « H o veduto come un agnello appeso a un legno di vita, e per esso e per i l suo sangue avveniva la redenzione di tutte le creature del mon­ do ». E chi diceva : « H o veduto una colonna di luce che abitava (*) nelle viscere della terra, e i m orti le si levavano incontro e Γadoravano e glori­ ficavano con grande letizia ». E molte altre cose p iù che queste si dicevano l ’un l ’altro quelli che avevano mangiato di quelle provviste, e il loro pensiero divulgava ogni giorno molte glorificazioni, e vi era molta letizia [io g ] in tutto il paese d’Oriente, e grandi e poveri e donne e fanciulli si riunivano insieme da ogni luogo nell’amore di Nostro Signore presso quei grandi che si chiamavano M a gi, e venivano e udivano da loro la dottrina nuova e gloriosa e i misteri e le rivelazioni e tutto ciò che era stato detto loro dal prim o giorno in cui erano usciti dal loro paese fino a quando erano tornati in letizia. E ogni giorno avevano ancora rivelazioni e visioni e ogni sorta di apparizioni potenti in aggiunta alle precedenti', e aumentava la fede (') Oppure

s ’im m e r g e v a ?

leggendo

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invece di

'a m a r .

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46

La Cronaca di Zuqnin

per amore della testimonianza di Nostro Signor Gesù Cristo, per i m ira­ coli che quel F ig lio della luce che era apparso loro faceva per mezzo di essi, finché fu compiuta in ogni cosa la volontà di Colui che l ’aveva inviato ed egli ascese in gloria nella prim itiva altezza somma della sua dimora. E la fede di vita crebbe nel paese d’Oriente in quelli che avevano udito, finché quando scese colà Giuda Tomaso f ) per la

volontà del F ig lio ,

(l) Il nostro testo chiama l'apostolo qui e poche lince sotto col nome di Giuda Tomaso, poi semplicemente Giuda. Notiam o che gli A tti di san Tommaso usano fre­ quentemente ’Ιούδας solo ο Θωμάς solo, e solo due volte ’Ιούδαν τόν καί θωμάν. una ’Ιούδα τού καί Θωμά e due 'Ιούδας ό καί Θωμάς (A d a Thom cu·, ediz. Bonnet 1 8 8 3 , pp. 3 10, ιό 21-22; 4 4 10; i l 5, i 6 2); l a Dottrina degli Apostoli (in W . Cureton . A ncient Syriac Documents, London 1 8 6 4 ) ha sempre rCLsaorç'Ài rcLlOon» ; E usebius . Hist. Eccl., I, 1 3 . i i , citando una lettera scritta in siriaco dell’archivio di Edessa, ha ’Ιούδας ό καί Θωμάς, e la sua traduzione siriaca (\V. Cureton , op. cit., p. ^ , 1. 6, trad. p. 3 14) ha rdj^.scvre'ài reLlOorx»; Ephrem quando deve citare G io ­ v an ni , X X , 2 4 , Θωμάς ό λεγόμενος Δίδυμος, scrive rdSZ30fial hàn Gaihâtü ad im itazione di quanto si faceva in Cina. Ma le conseguenze furono disastrose e condussero ad una vera rivolta del com m ercianti. Si veda D ’O h s s o n H i s t , des M o n g o l s , IV , pp. 101-106; B a r t h o e d s . v . « Gaikhatu », in E n c . de l ’I s I à m , II, p. 135. Ora com e m ai l ’autore del L i b r o d i C o lo n ia nel 1340 ne parla com e di circolazione in funzione m entre, in conseguenza dei disordini e d ell’in ­ surrezione, era già cessata da alm eno una quarantina d ’anni ? H o l ’im pressione che l'autore del L i b r o d i C o lo n ia , ne parli, non com e di una constatazione per­ sonale, m a solo in base a testi narranti l’esordio di un sim ile procedim ento m onetario: m agari in base al testo di Polo relativo alla circolazione del tc h 'a o in Cina. i n d v e d e rs p ra ic h e .

14

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Le diverse provenienze dei Re Magi

210

un segno degli ordini sacri, riservato ai soli sacerdoti e il riferimento al ben noto passo del Vangelo di Matteo sul battesimo in Spiritu Sancto et igne è sostituito da un richiamo alla pentecoste. E il testo continua: Vort alle die Moniche haldent sich na sent Anthonis ind sent Macharius orden, ind dragent lange wyde ruwe peltze, ind gra mentell, ind cleyne kogeln op dente heufde, die sint vur offen. Questo passo è stato da Giovanni da Hildesheim utilizzato nel suo testo più avanti (x), quando parla del gran freddo che soffrono gli indiani. E il Libro di Colonia dà poi la stessa notizia che riporterà Giovanni da Hildesheim: Vort alle priester in India wan die misse willent doin, so komen die priester, dyaken ind subiaken von dryn wegen zosamen ind zo deme altare zo eyme zeichen dat die dry heilige koninckge quamen van dryn wegen ind van dryn landen zo­ samen zo Betlehem zo der kribben. Il passo corrisponde esattamente al testo di Giovanni da Hildesheim : ... et tunc presbiteri, dyaconi et subdyaconi ex tribus vijs separatim ad altare reverenter accedunt, in signum quod tres Reges de tribus regnis et vijs ad [ad]orandum dominum in Bethleem convenerunt (2). Per comprendere questa allusione dobbiamo con­ siderare un altro passo di Giovanni da Hildesheim nel quale descrive un dettaglio del viaggio dei tre Re a Gerusalemme: Cum itaque hij très Reges quivis ex suo itinere civitati Jherusalem ad duo miliaria propinqua­ rent, tunc nebula densa et caligo tenebrosa universam terram cooperuit, et in ipsa caligine stellam amiserunt___ Tunc Malchiar primus cum suis iuxta Jherusalem venit in montem Calvarie, in quo crucifixus est dominus; et in nebula et caligine resedit nutu domini. Et erat tunc mons Calvarie locus in quo scelerati puniebantur, et iuxta hunc montem erat trivium: unde ibidem propter nebulam et vie ignorandam Malchiar remansit; unde postmodum presbiter Johannes et alij principes de Nubia ex hac rupe mon­ tis Calvarie parvam cappellam excuipere fecerunt, quam in honorem Christi et matris eius et trium Regum dedicaverunt, et que dicitur Capella Nubianorum. Et cum ibidem, ut dictum est, Malchiar parum in nebula et cali­ gine resedisset, Balthazar, rex Godolie et Saba, venit cum exercitu suo ex itinere speciali et iuxta montem Oliveti in villa parva [que ibidem Gali­ lea vocabatur] resedit in tenebris. Cum itaque hij duo Reges in locis supradictis in caligine subsistebant, extunc paulatim nebule ascendebant. Sed stella non apparuit; unde dum se prope civitatem esse vidissent, tunc qui­ vis rex, de alio adhuc ignarus, versus civitatem pergebat, et cum venissent ad trivium iuxta montem Calvarie, tunc Jasper [rex] Tharsis et insule ( x)

E d iz .

H

o r stm ann

, c it .,

p.

30 7.

( 2)

E d iz . H

o r stm ann

, c i t ., p .

280.

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Rapporti coi drammi liturgici

2I I

Egriseule cum exercitu suo supervenit: et sic in hoc trivio hij tres Reges convenerunt (1). Non so se questa scena non proviene anch’essa da qual· che altro autore che io non ho saputo ritrovare o di cui l’opera è perduta: ma se anche così fosse bisognerà sempre spiegarne l’origine. Questa, credo, sta nella ipotesi avanzata ma non dimostrata dal Mâle che essa derivi dalla messa in scena dei più antichi drammi liturgici che hanno come soggetto l’adorazione dei Magi (2). Presenterò alcuni dati che mi sembrano interessanti per suffragare l’ipotesi. Infatti se prendiamo in esame YOfficium Regum trium secundum usum Ròthomagensem troviamo una didascalia che ci dice che i tre Magi arrivando alla chiesa ex tribus partibus ante altare conveniant cum suis famulis portantibus Regum oblaciones (3). Un'altro sacro mistero della stessa provenienza di Rouen e anch’esso dell’X I secolo indica la posizione che raggiunge ognuno dei Magi arrivando: Dicat Rex stans post altare maius...', Alter, aliunde veniens ex dextera parte, dicat.. Tercius, a sinistra veniens dicat.. (*). Analoghe indicazioni le troviamo anche in altri testi dell’X I secolo: nel mistero di Compïègne si indicano le direzioni da cui è detto arrivano i Magi, salvo che per il primo di cui non è detto da dove, ma: Secundus veniens a meridie...; Tertius ab australi parte (5) ; in quello del monastero di Saint Benòit-sur-Loire a Fluty più precisamente: Interim Magi pro­ cedentes, quisquam de angulo suo quasi de regione sua, conveniant ante altare vel ad ortum Stellae (’ ) ; e quasi ancor meglio nel Ludus scenicus de nativitate Domini di Benediktbeuem: Qua finita, Stella appareat, qua visa tres Reges a diversis partibus mundi veniant et ammirentur de appa­ ritione talis Stelle (’ ). Dunque dall’origine del dramma liturgico i tre Re sono considerati venire ognuno per conto suo dal suo reame, ognuno da una diversa direzione: è questa una concezione occidentale, in opposi­ zione coi testi orientali, che considerano sempre i Magi partenti ed arri­ vanti assieme. E in Europa, ancora ben più tardi del secolo X I, quando la rappresentazione dei tre Magi non è più un mistero liturgico ma quasi (*) Ediz. H o r s t m a n n , cit., pp. 230-231. (2) É. Mài,E, « Res R ois Mages et le drame liturgique », in Gazette d e . B e a u x A r t s , 5 2 » annata, I I (1 9 1 0 ), pp. 2 6 0 -2 7 0 . N on m i pare che i testi bizantini (sui quali vedi E. WEIAESZ, « The N a tiv ity Drama of the B yzantine Church », in J o u r n a l o f R o m a n S tu d ie s , X X X V I I (1 9 4 7 ), pp. 1 4 5 -1 5 1 ) possano essere di qual­ che sussidio per tale questione. (8) K. Y o u n g , T h e D r a m a o f the m e d ie v a l C h u r c h , Oxford 1933, II, p. 43. (4) K . Y o u n g , o p . cit., I I , ρ . 68. (5) Κ . Y o u n g , o p . c it., I I , p p . 5 3 -5 4 . (*) K . Y o u n g , op . c it., II, p . 85. (7) K . Y o u n g , op . c it., II, p . 1 8 1 ; J. A . S c h m e e E E R , C a r m i n a B u r a n a 2, B re s la u ,

1883, p .

86.

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I tre cortei dei Ite Magi

212

un pretesto per delle suntuose cavalcate svolgentesi per le vie e le piazze della città, vediamo che a Parma nel 1 4 1 4 ognuno dei tre Re alla testa del suo corteo arriva separatamente sulla piazza della cattedrale, pro­ venendo da punti diversi della città, l’uno da San Sepolcro, l’altro da Sant’Ulderico e il terzo da San Gervasio (*). E questo incontro dei tre cor­ tei al trivio, come dice Giovanni da Hildesheim, avrà, credo attraverso il suo scritto, influenza anche nella iconografia pittorica del primo quat­ trocento settentrionale (2). Ma Giovanni da Hildesheim spiega che i tre cortei arrivano separa­ tamente a Gerusalemme perchè i tre Magi si sono sperduti nella nebbia, ha fonte di questo credo si debba cercare in un passo dei Sermones de tempore, de sanctis, de b. Virgine Maria et de diversis di san Bonaventura, che tanta importanza ebbero alla fine del X III e durante il X IV secolo sulla iconografia religiosa. Questi dice (3), parlando proprio dell’arrivo dei Magi a Gerusalemme, che la nebbia è la caligine dell’umana ignoranza, nella quale evidentemente sono i tre Re avanti di arrivare al Salvatore, e aggiunge: Caveamus, quod in nobis non sint ista, quia tunc perderemus lumen sacrae scripturae; quod significatur nobis, quia Magi, quando abie­ runt ad Herodem, perdiderunt ducatum stellae. Mi pare che il passo ben s’attagli al testo di Giovanni da Hildesheim. In tutto questo episodio non vi sarebbe dunque niente altro se non del simbolismo occidentale, senza bisogno alcuno di cercare delle fonti orientali. Ma ritorniamo al testo di Giovanni da Hildesheim ed ai suoi rapporti col Libro di Colonia. E ancora dal Libro di Colonia che Giovanni da Hildesheim prende la notizia, traducendola letteralmente, che gli infedeli in Oriente distrug­ gono tutte le immagini sacre o le deturpano, salvo quelle dei tre Magi (*) : (*) A . d ’A n c o n a , L e o r ig in i del teatro it a lia n o , Torino 1891, p. 2 7 7. Il caso di Parma m i sembra, in Italia, del tu tto isolato. Abbiam o la descrizióne del F e s t u m t r i u m R e g u m del 13 36 a Milano descritto da G a u v a n e o F i a m m a , D e re b u s gestis A z o n i s V ic e c o m it is , in M u r a t o r i . R e r u m It a li c a r u m S c r ip to r e s , X II, M ediolani 17 28 , coll. 1 0 1 7 -1 0 1 8 e nuova edizione di C . C a s t i g u i o n i , R I S , X IV , 4 , Bologna 1938, p. 22, ove ben si vede che il corteo è unico, procedente a San E ustorgio per la contrada di San Lorenzo e ripartente per porta Romana. Anche l ’iconografia pittorica italiana dal Q uattrocento ha un corteo unico di tu tti e tre i Magi. (2) Si veda qui avanti p. 218, in n ota 1, a pag. 219. (s) S. B o n a v e n t u r a , O p e r a o m n ia , vol. IX , Ad Clàras Aquas 1901, p. 150: egli si appoggia sul testo d ell 'E c c le s ia s t. 50. 6 : 'q u a s i stella m a tu tin a in m e d io

n e b u la e .

(4) Ediz.

H

o r stm ann

,

cit., p. 295.

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213

G. da Hildesheim e i Mongoli

infatti il testo basso-tedesco dice: Ouch so haint dye heyden dye helige dry konincge in eren, want in alien kirehen, dye sy van den kirsten haint gewonnen of dye woeste synt, al den heiligen, dye sy da gemailt vyndent, den stechent sy dye ougen uys ind snydent in dye nase af, mer der heliger dryer konincge bilder dye laissent sy gaintz stain (x). Sarebbe tedioso se io moltiplicassi le citazioni: queste che ho date mi sembrano sufficienti per provare che il Libro di Colonia è stata una fonte alla quale Giovanni da Hildesheim ha attinto largamente per tutta la parte relativa alle sette cristiane ed alle popolazioni pagane dell’Oriente, traducendolo letteralmente (2); e per queste parti non solo, ma anche per Tultima del suo scritto, quella relativa ai Tartari (Mongoli). E lo copia anche quando questo sicuramente sbaglia e sarebbe stato facile rettificare l’errore in base ad altri testi. Così quando il Libro di Colonia pone nel 1 2 6 8 l’invasione mongola, e dice che essi koeren eynen smit zu eyme hern, die batte eynen broider, die heisch Halaom (3), evidente­ mente confonde date e persone, ha leggenda che il capo dei mongoli fosse un fabbro è attribuita a Cinggis Hàn. da Rubruk e da Hayton che Giovanni da Hildesheim avrebbe potuto conoscere (4), e Halaom (cioè Hülâgü) era fratello di Môngkâ. E quando Giovanni scrive: et ille Im­ perator Thartarorum qui regnavit anno domini Mcccxlj, fuit homo statura brevis, et multum humilis et devotus, adorans Deum immortalem (6) , copia (salvo l’ultimo dato) il Libro di Colonia (®): Vort na der geburt unss hern 1340 Jair doe liefde der virde keyser die in Tartarien geweyst hatte, ind was eyn kurt diche man ind eyn vroim ind was wyss, oitmodich ind gotvoirtich, die quam do zo der stadt Thauris, da koninck Assuerus woende. Certo si paria di Hasan ibn Timurtâs il Copanida, che aveva conqui­ stato Tabriz nel 1 3 3 8 , sopranominato appunto Kiicük, il piccolo, che (x) E d i z . · E

n n e n

, c it ., p . 4 6 5 ; e d iz . R

o h r ic h t

, c it ., p . 24.

(2) N e lascia naturalm ente m oltissim e parti ed alcune osservazioni curiose; una ne voglio riportare, che m i sem bra notevole: V o r t alle v u r s te n , h e rn , ritter i n d knechte i n a lie n la n d e n b is zo I n d i a , d ie s p re c h en t all F r a n t z o is , b u r e u p d e n d o r p e n d ie s p re c h en t y re

la n t

s p ra ic h e.

Ediz.

R

m ei

die g e -

cit. p . 68 . cit., p. 55. G iovanni da

o h r ic

T,

(8) Ediz. E n n ® n , cit., p. 638; ediz. R o h r i c h t , H ildesheim , ediz. H o R s t m a n n , cit., p . 298. (*) h a leggenda che il prim o im peratore m ongolo sia sta to un fabbro deve esser n ata per l ’equivoco fonetico d i un orecchio europeo m al sperim entato fra il prim itivo nom e di Cinggis hàn, cioè T e m u i i n , ed il vocabolo m ongolo t e m u r ó in , fabbro: ved i il dizionario m ongolo di S c h m i d t , p . 2 4 3, a , e quello di K o v a e e w s k i , p. 1729, b. (6) E d i z . H

o r stm ann

( e)

n n b n

E d iz .

E

, c it ., p . 3 0 0.

, c it ., p .

6 4 3 ; e d iz . R

o h r ic h t

, c it ., p p . 6 0 -6 1 .

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I trenta denari

214

si era tagliato un proprio reame comprendente l’Adarbaigàn e l’ Iraq 'Agami, e non era dunque per nulla l’Imperatore mongolo. Giovanni da Hildesheim non ha mai letto certamente nè Pian del Carpine, nè Rubruk, nè Hayton che pure gli dovevano essere facilmente accessibili. Per altre parti Giovanni da Hildesheim si allontana decisamente da Rudolph. Così quando parla del dono offerto al Salvatore da Melchior, re della Nubia e dell’Arabia: questi presenta un pomo d’oro che fu già di Alessandro Magno e che in India rimase quando fu riportato dalla Persia, e trenta denari e di questi fa la storia, da quando furono coniati da Tarah, padre di Abramo fino a quando furono presi .nel tesoro del tempio di Gerusalemme e vennero in potere del re di Nubia (*). Ma in Rudolph la storia da questo punto è diversa e ben più lunga. Nabucodonosor (nome ignoto a Giovanni da Hildesheim) li prende fra le spoglie del tempio e li dà al re di Godolia, che era nel suo eser­ cito: ora per Giovanni il re di Godolia è Baltazar. Rudolph ag­ giunge: Tunc regnum Godoliae in regnum Nubiae est translatum, e Melchior li dà a Gesù: durante la fuga in Egitto sono perduti, un pastore li trova, li porta a Gerusalemme e li dà al tempio. Questi servono ai sacerdoti per pagare il tradimento di Giuda, che, prima di impiccarsi, li restituisce; quindici servono a comperare Vager figuli (Aceldama) e gli altri quindici furono dati ai custodi del sepolcro, e così sono dispersi (2). Ora Giovanni da Hildesheim dichiara scrivere la stoE d i z . H o r s t m a n n , c it ., p p . 226, 238-239, 248-249. (2) Ediz. D e y c k s , cit., pp. 84-85. Sarebbe un allontanarsi d a ll’argom ento se studiassi qui le fonti della storia dei 30 denari. Mi lim ito a riportare alcune indicazioni bibliografiche per chi volesse occuparsene. T esto di S a l o m o n e d i a e - B a s r a h , ediz. W . B u d g e , T h e B o o k o f the B e e cit., c. XIA.V, pp. 95-97; testo del patriarca M a k a r i u s i b n a z - Z a ' i m nel ms. A. M i n g a n a , C a ta lo g u e o f p)

the M i n g a n a

C o lle c t io n

of

M a n u s c r ip ts

now

in

P o s s e s s io n o f the T r u s te e s o f the

-II, Cambridge 1936, n. 60, fol. 116 r. e V . ; A bc ί ,- F a r a g ' A b d a e e a h i b n a t - T a i y i b , Commentario a M a t t , X X V I, 15, ms. V aticano Borgiano arabo 231, fol. 200 r. T esto siriaco in ms. In dia Office Syr. 9, in P. D E L, A G a r d e . P r a e t e r m i s s o r u m lib r i d u o , G ottingen 1879, p. 94, 1. 20-95, 1· 6 3 ì elenco di testi siriaci dato da A. Baum stark a p. n o n ota i di J . K r e m e r , D i e H ir t e n a lle g o r ie i m B u c h e Z a c h a r ia s , M ünster i. W . , 1930 (Anhang II sulle varie leggende orientali ed occidentali, pp. 106-112); te ­ sto di Goffredo da' V iterbo in E. d u MÉRIE, P o é s i e s p o p u la ir e s la tin e s d u m o y e n âge, Paris 1847, pp. 321-324; C. F. G. H e i n r i c i , G r ie c h is c h -b y z a n t in is c h e G e s p rd c h s b u c h e r u n d V e r w a n d te s , Leipzig 1911, p. 70 sg.; testi di mss. tedeschi del X V sec.; H . W O E E M E R , M a t e r i a l i e n z u r B ib e lg e s c h ic h te u n d r e lig iô s e n V o lk s k u n d e des M it t e l a l t e r s , I, 1, Berlin 1912, pp. 153, 155; I, 2, Berlin 1916, p. 9 sg. e p. 72 sgg.; H . D e e ë H A Y E , L e s lég en d es h a g io g r a p h i q u e s 3, B ruxelles 1927, p. 36. Sullo studio W ood bbrook e

S e ttlem e n t,

S e lly

Oak,

B ir m in g h a m ,

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ha.

tripartizione d ell’India

215

ria dei trenta denari prout in libris Indorum legitur: questi sono i libri portati in San Giovanni d’Acri dai principi di Vaus. Teniamo presente che non è da escludere che Giovanni da Hildesheim abbia preso da I/udolph le notizie sole che lo interessano, lasciando cader le altre: la presenza del nome del territorio di Godolia in entrambi, i testi potrebbe essere un indizio della dipendenza dell’uno dall’altro. Per Giovanni da Hildesheim i Magi non sono più tre re della regione di Tarsa, cioè con reami vicini, bensì sovrani di cui i regni sono separati da una grande distanza e che per miracolo contemporaneamente vedono la stella e dagli astrologi e profeti sono informati della ragione del suo apparire; e allora contemporaneamente partono con tutti gli approvigionamenti, et omnem eorum ex-pedicionem in bubus gregibus et iumentis, lectisternijs et utensilibus et omnibus necessarifs copiose preire fecerunt, in quanto è consuetudine nelle loro regioni di portare in viaggio omnia utensilia ad cameram et [ad] coquinam pertinenda, caricati su muli e cam­ melli (x). Se ciò spiega l’incidente dei ,tre re che arrivano contempora­ neamente a Gerusalemme e non si trovano, a causa della nebbia di cui abbiamo già parlato, è in evidente contrasto con quanto Giovanni da Hildesheim aveva precedentemente narrato, dell’osservazione unica del­ la stella dall’alto del monte Vaus. Questa è l’antica tradizione orientale: la nuova forma che ora espone Giovanni da Hildesheim è divenuta neces­ saria dalla nuova concezione dei regni dei tre re che si era venuta sosti­ tuendo alla prima. Essi non sono più i sovrani del territorio di Tarsa, ma i re delle tre grandi parti dell’India, una India immensa che, va dalla Nubia all’Asia centrale. Perchè, continua il nostro autore, bisogna sapere che tre sono le Indie. Ea prima su cui regnò Melchior fu il regno di Nubia e a lui anche appartenne il regno d’Arabia dove è il monte Sinai e il Mar Rosso per quod de Ciria et Egipto faciliter navigatur. Ed aggiunge che il Soldano non permittit ne quis presbitero Johanni, domino Indorum, litteras de regibus Christianorum deferat, ut conspiraciones eorum vitare possit: si­ mili radone presbiter Johannes cavet ne aliquis de suis transeat ad Soldanum: unde volentes ire ad Indiam circumeunt per Persidem viam longam et laboriosam (a). Riflesso quésto della trasformazione che stava avvenum ism atico delle m onete vedi LEO?. d e F e is . « h e m onete del prezzo di Giuda », in R i v i s t a d i s tu d i r e lig io s i, I I (Firenze 1902), pp. 412-430, 506-521; G. F. H ide , «T he th irty pieces of Silver», in A r c h a e o lo g ia , F IX , II (1905), pp. 235-254. ( x) F d i z . H o r s t m a n n , c it ., p. 225. (2) Ben diversa è la concezione geografica del L i b r o d i C o lo n ia : senza entrare in troppi particolari b asti questa citazione: V o r t in tg a in dat s u y d o e s b y

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2i

6

La tripartizione dell’India

nendo della leggenda del presbiter Johannes, che da un sovrano asiatico stava divenendo un re africano. Nella seconda India fuit regnum Godolie, in quo regnavit Balthazar che recò a Betlemme l’incenso, cuius edam fuit regnum Saba dove cre­ scono molti nobilissimi aromi e l’incenso che stilla dagli alberi al modo della gomma. Il regno di Balthazar dovrebbe dunque essere nell’Arabia meridionale, ma la precisazione di quel termine di Godolia mi sfugge (1). Nella terza India fuit regnum Tharsis in quo regnavit Jaspar... cui edam fuit insula Egriseula (2), in qua: corpus beati Thome quiescit. Sappiamo bene cosa sia Tharsis nella concezione geografica medioevale : più difficile dire a cosa corrisponda il termine Egriseula. Potrebbe anche essere un confuso e deformato ricordo del termine Egrigaia di Marco Polo, che lo applica ad una regione che fa seguito al Tangut, e nella quale il veneziano trovò molti nestoriani e vide tre loro chiese, oppure la contigua provincia che è detta Erginul (s).

I n d i a sta in t d ie k o n in c k ry c h e van, N u b i e n

in

T h a r s is i n d d ie lu d e s in t ou ch k i r -

sten i n d d e n n e n w a ir e n M e l c h i o r i n d B a lt h a s a r , tzw en e d er h e ilig e n d r y e r C o n i n c g en , d ie u n s m e h eren y re offer bra ch ten z u e d iz .

R

o h r ic h t

, c it .,

p.

B e t le h e m . E d i z .

E

n n

E N , c it ., p . 4 5 2 ;

9.

(*) Può anche darsi che il nom e Godolia sia una sem plice invenzione, ed allora è vano cercare il riferim ento ad un term ine geografico noto, in quanto gli scrittori, specialm ente dei dram m i liturgici, del X IV e X V secolo, si sono prese le più grandi libertà coi nom i dei regni dei Magi. Pensiam o che L e G e u des tro is R o y s fa M e l c h i o n r o i de S e z ile , cioè di S icilia ! (Si veda A. J u b i n a g , M y s t è r e s ■inédits d u q u in z iè m e siècle, Paris 1837, p. 85 e sg.). In quanto a nom i fantastici il L e a b h a r B r e a c (E. H o g a n , T h e I r i s h N e u n i u s f r o m L . n a H u i d r e a n d H o m i l i e s a n d L e g e n d s f r o m L e b o r B r e c c (Todd Tecture Series, 6), D ublin 1893, p. 61) fa venire i Magi dalla parte orientale d ell’India e dai paesi d ’Arabia e d i K a l la cd a (?); il P a g e a n t o f the S h e a r m e n a n d T a y l o r s di Coventry ( H a r d i n C r a i g , T w o C o v e n t r y C o r p u s C h r is t i P l a y s (Early E nglish T ex t Society, .87), London 1:931, p. 25, V. 727) dice M e lc h o r , K y n g o f A g i n a r e (?). (2) Il m anoscritto Corpus Christi College, Cambridge 275 scrive G r is c u lla e aggiunge: a lib i s c r ib i t u r E g r i s c u ll a v e l E g r o s i ll a (3) I l M i l i o n e , ediz. B enedetto, pp. 58-60. MOUEE, C h r is t ia n s i n C h in a , cit., p. 133 identificherebbe Egrigaia con C hung-hsing nel K an-su. H . H . H O W O R T H « The N orthern Frontagers o f China, part. V III: The K irais and Prester John », in J o u r n a l o f the R . A s i a t i c S o c ie ty , 1889, pp. 361-431, ne vorrebbe fare la sede prim itiva dei K erait. E vero che questi furono cristianizzati da una m issione in viata da Merv al principio d ell’X I secolo ( B a r h e b r a e u s ,. C h r o n . eccles., III, pp. 280-282) in seguito ad una visione che il loro h à n ebbe di san Sargis (Sergio) e che nel X I I secolo i m em bri della loro fam iglia reale continuavano a portare dei nom i cristiani, m a la loro sede prima è m al precisata e sem bra ad ogni m odo essere nella M ongolia settentrionale. Cf. P. P E E E io T , « Chrétiens d ’A sie Centrale

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Ii’aspetto esteriore dei Magi

217

Come si vede la concezione che Giovanni da Hildesheim ha della provenienza dei Magi è del tutto diversa da quella che ci presentano le fonti orientali. Per queste i Magi vivono vicini, hanno assieme la vi­ sione della stella, partono per Betlemme assieme; quando sono consi­ derati come re, i loro regni sono contigui. Tale concezione è quella dell’Oriente ancora sul finire del X I I I secolo, secondo la leggenda che Marco Polo raccoglie in Persia. Per Giovanni da Hildesheim sono tre sovrani di paesi lontanissimi, uno Africano, uno Arabo ed un altro Asiatico. E questa precisa distinzione è ben nettamente marcata, e spe­ cialmente la presenza dell’africano, quando egli ne descrive l’aspetto esterno: et erat Melchiar minor in persona, Balthazar mediocris, Jaspar maior in persona, et ethiops niger, de quo nulli [dubium] (l). Non è però un concetto nuovo; che fra i Magi ve ne fosse uno scuro di pelle, nero, mi sembra sia dichiarato sino dal momento almeno della redazione del testo Excerptiones Patrum, Collectanea, Flores et diversis, Quaestiones et Parabolae falsamente attribuito a Beda, ove dei tre Magi si descrive non solo l’aspetto fisico, ma anche il colore dei vestiti e dei calzari. Così Melchior è detto senex et canus, barba prolixa et capillis...', Caspar, juvenis imberbis, rubicundus... ; fuscus, integre barbatus, Balthasar no­ mine (2). E più precisa ancora è la redazione che ci ha conservato il codice Vaticano Regin. lat. 4 9 del X secolo, ove Patizara (che è il nome dato a Balthasar) è detto fuscus, niger, integer barbatus: ma la tradizione si spezza (3). In Giovanni da Hildesheim questa si rinnova con le notizie e t d ’Extrèm e-O rient », in T ’o u n g -p a o , 1914, spec. pp. 627 e 629: D. M. D u n e o p , « The Karaits of Eastern A sia », in B u l l . S c h o o l o f O r ie n t a l a n d A f r i c a n S tu d ie s , XI, 2 (1944). PP· 276-289. i1) Ediz. H ors TMANN, cit., p. 237: il cod. ha de q u o n u ll i &·. (2) Vedi il testo in P L , XCIV, col. 541 C-D. (3) Per il cod. V aticano R egin. lat. 49 si veda A. W iia iar T, A n a le c t a R e g i n e n s ia (Studi e T esti, 59), Città del V aticano 1933, p. 73, 1. 63, a p. 74, 1. 73. I testi irlandesi che derivano dallo pseudo-Beda evidentem ente m i sembra inter­ pretino il fu s c u s com e applicato solo al colore della barba : così il poem a contenuto n ell’evangelario di Màel Brigte (cod. Brit. Museum, H arley 1802) datato del 1138, sul quale FbOWER, C a ta lo g u e o f the I r i s h M a n u s c r i p t s i n the B r it i s h M u s e u m , II, pp. 430-431, 487-489, e l ’edizione W. S t o k e s , in R e v u e C e ltiq u e , V i l i (1887), pp. 346-351 e I X (1888), p. 364; la storia dei Druidi (S c é la n a n D r u a d ), cioè dei Magi, contenuta nel ben più recente L e a b h a r B r e a c su cui l ’edizione R. A t k i n ­ s o n , T h e P a s s i o n s a n d the H o m i l i e s f r o m L e a b h a r B r e a c (Todd Lecture Series, 2), D ublin 1887, p. 237, cc. 7024-7034; E. H o g a n , T h e I r i s h N e u n i u s f r o m L . n a H u i d r e a n d H o m i l i e s a n d L e g e n d s f r o m L e b o r B r e c c (Todd Lecture Series, 6), Dublin 1893, pp. 60-73. Inoltre H u i a V e r n a m , «The Middle Irish Apocryphal Account o f The Seventeen Miracles a t Christ’s Birth », in M o d e r n P h ilo lo g y ,

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2 X8

I Magi e il Prete Gianni

che durante il suo secolo erano giunte in Europa di un regno cristiano della Nubia (proprio quando tale regno era stato distrutto dai musul­ mani !) e le vaghe notizie intorno all’esistenza di un altro sovrano cri­ stiano potentissimo, il negus abissino. E così il concetto del mitico prete Gianni andava trasmigrando dall’Asia centrale all’Africa orientale, e collegato con questo spostamento si introduce nell’arte la rappresenta­ zione del Mago nero (l). X L III (1945), p. 35. Questo criterio iconografico del colore dei capelli e della barba dei Magi fu u tilizzato am piam ente da E. W i e g a n d , « Zur Datierung der Kappadokischen Hohlenm alereien », in B y z a n t . Z e its c h r ift, X X X V I (1936), II, pp. 337-397, e M. H a d z i d a k i s , « A propos d ’une nouvelle manière de dater les peintures de Cappadoce », in B y z a n t i o n , X IV (1939), pp. 95-113; m a non m i risulta che le rappresentazioni figurate m ostrino uno dei Magi col tipo etnogra­ fico del negro sino fin verso la fine del X IV secolo. Però già al principio di questo secolo S. E lisabetta d ’Ungheria (o di Turingia) chiam a il patrono del chiostro Schònau « R e x B a lta s a r, q u i n ig e r »; si veda F. W. E. R o T h . D i e V i s i o n e n d er H e i l i g e n E lis a b e th u n d d ie S c h rifte n d e r A e b t e E k b e r t u n d E m e c h o v o n S c h ò n a u ,

Brünn 1884, p. 176. In uno studio d* K. Y o u n g , « La procession des Trois Rois at Besançon », in T h e R o m a n ic R e v ie w , IV (19x3), pp. 76-83, riassunto nel volum e T h e D r a m a of the M e d i e v a l C h u rc h , Oxford 1933, II, pp. 434-435, è stato messo in luce un dato interessante relativo al m istero dei tre R e Magi che si dava a Besan­ çon tolto da un L i b e r C a e r e m o n ia r u m et O ffic io r u m d i v in o r u m qu a e h u n t i n ecclesia S a n c ti S te p h a n i B i s u n t i n i , scritto da Frane. Guenard, prete di Santo Stefano, nel 1629 (Besançon, Bibl. de la Ville, ms. 109, pp. 44-46) ove è detto o n habile tro is p e tits g a rç o n s à la m od e de p a g es de P e r s e s a vec h a b illem e n ts a ce p r o p r e s , l 'u n

; m a questa è certo una m essa in scena t u t t ’altro che antica, forse secentesca. Senza punto approfondire, com e avrebbe dovuto, ’a questione G. C o h e n , H is t o ir e de la m is e e n scène d a n s le théâtre r e lig ie u x fr a n ç a is d u m o y e n âge, Paris 1906, 1906, p. 42, si accontenta di scrivere: A L i m o g e s , les tro is c h a n o in e s q u i r e m p lis s e n t d e sq u e ls o n d o ib t n o i r c ir p a r le visa ge et les m a in s , q u i r ep res en te le R o y m o r e . . .

ces fo n c tio n s s o n t vêtu s de soie et o n t c h a c u n s u r la tête u n a c o u r o n n e d 'o r et, e n m a in , u n sceptre d o ré o u u n a u tre jo y e u x p r é c ie u x . n o ir c it le v isa g e de l ’u n d e u x

(sic)

C e n ’est q u e p lu s ta rd q u ’o n

p a r c e q u e les c o m m e n ta ir e s d e B è d e o n t c o n d u it,

e n v e rtu d u g é n ie s y m b o liq u e d u m o y e n âge, à le u r fa ir e rep rés en ter, dès le X V e siècle, les trois p a r tie s d u m o n d e a lors c o n n u e s . Oltre agli spropositi quanta leggerezza di asserzioni ! Non precisa nessuna data dell'apparizione di uno dei Magi nero nei dram mi liturgici tedeschi neppure G. D u r i e z , L a théologie d a n s le d ra m e r e lig ie u x e n A lle m a g n e a u m o y e n âge (Mémoires et tra v a u x .. . des facultés catholiques de Bille, X I), Bille 19(4, che ne parla in m odo assai generale e vago alle pp. 250-251. (b È difficile stabilire quando la rappresentazione di uno dei Magi negro appaia nelle arti figurative: H . K e h r e r , D i e h e ilig e n d r e i K o n i g e i n L it e r a t u r u n d K u n s t , Beipzig 1909, II, p. 224, indica la lu netta sulla porta occidentale della chiesa di Thann in Alsazia, del 1355 circa, m a dalla sua fig. 211 non riesco a rilevare tali caratteristiche. C . A e d e n h o v e n , G esch ich te d er K ò l n e r M a le r s c h u le ,

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A ntichità della tripartizione dell’India

219

E nemmeno il concetto della tripartizione dell’India era nuovo: esisteva anzi da lunghi anni, sin dal tempo della redazione della Passio Bartholomaei, da dove lo ricopiano ancóra secoli dopo tanto lo pseudo Abdia quanto Orderieus Vitalis e quasi con le stesse parole (l). Giovanni da Hildesheim prende un po’ da tutte le parti quanto può servirgli.

Lübeck 1902, p. 132, indica una tavola della scuola di Colonia al Museo A rcive­ scovile di U trecht : m a di tale pittura non conosco la data. I Magi ed il loro seguito si presentano con decise e precise caratteristiche etniche asiatiche nonché di negri, ed anche con abbigliam enti orientali, nelle m iniature dei fratelli dì Lim ­ burg delle m agnifiche T r è s rich es H e u r e s del duca di Berry, eseguite fra il 1411 ed il 1416. N otiam o che la scena d ell’incontro dei tre cortei guidati dai tre Magi a un trivio in v ista di Gerusalemme non è se non la traduzione grafica di un passo di G iovanni da H ildesheim che sopra abbiamo richiam ato: il che dim ostra la diffusione e l ’influenza del testo in questione e la sua im portanza per la form a­ zione della nuova iconografia quattrocentesca del ciclo dei Magi a Betlem m e. Si veda P. D u r r i e u , L e s très ric h e s H e u r e s de J e a n de F r a n c e , Paris 1904; K e h r e r , o p . cit., II, fig. 235 e in generale m olte altre opere suH'origine d ell’arte fiamminga: per quanto m i risulta, nessuna però rileva la fonte letteraria che ho sopra indicata. D i poco posteriori alle m iniature delle T r è s rich es H e u r e s sono le pitture nel chio­ stro del duom o di Brixen d atate del 1414: cf. J. E . W a r c h e g g e r , D e r K r e u z g a n g a m D o m z u B r i x e n , Brixen, 1895, p. 69, tav. VI; K e h r e r , o p . c it., fig. 239, pp. 200-201. L ’apparire però del tip o etnografico deve risalire alla m età del X IV secolo. P) Per la P a s s i o B a r t h o lo m a e i vedi B H L , n. 1002; ediz. R. A. L i p s i u s et M. B o n n e t , A c t a a p o s t o lo ru m a p o c r y p h a , II, i, Lipsiae 1898, p. 128; ( P s e u d o ) A b d i a , D e h is to ria c e r ta m in is a p o s t o lic i lib . X , nel libro V i l i , ediz. Parisiis 1566, fol. 96 r. : I n d i a s tres esse a b h is to rio g ra p h is a s seru n tu r. P r i m a est I n d i a , q u a e ad A e t h io p ia m

v e r g it ; s e c u n d a q u a e a d M e d o s ; tertia q u a e fin e m fa c it. N a m

latere te n e b r a r u m r e g io n e m g erit, e x a lio latere m a re O c e a n u m ', O

pars I, 1. II, c. 15 ; ediz. A. RE (Société de l ’histoire de France, 6), Paris 1838-1855;

H i s t o r i a ecclesia stica ,

r d e r ic u s

V

ex uno it a r is

,

et L. D E R IS R E CLVIII: I n d i a tres

PRÉVOST, PL,

esse a b h is to rio g ra p h is a s s e ru n tu r, i n q u ib u s t r a d u n tu r fu is s e o p p id o r u m q u in q u e m il ia , p o p u l o r u m

ve ro n o v e m m il ia . P r i m a I n d i a ab A e t h i o p i a m m ittit, sec u n d a

a d M e d o s , tertia fin e m f a c it: q u ia e x u n o latere habet r e g io n e m te n e b r a r u m et e x a lio m a re O c e a n u m . Tale estensione del nom e India, che genera ta n ti equivoci, è di uso esclusivam ente ecclesiastico e si basa su ll’interpretazione di E s t h e r , I, r; V i l i , 9, dove il regno di Assuero è detto contenere 127 provincie, dall’E tio ­ pia a ll’India. Si vedano in fatti i m olti riferim enti che a tale regno ed a proposito d ell’India fa anche G iovanni da H ildesheim . Gli scrittori che hanno formazione scientifica, com e fra i siri Ya'qòbh di Edessa, non conoscono rettam ente se non u n ’India cisgangetica ed u n ’India transgangetica: cf. I a c o b i E d e s s e n i H e x a e ­ m e r o n , trad. A. V a s c h a r d e ( O S C O , S s . S y r i , II, LV I), L ovanii 1932, p. 9 7 · È interessante notare com e anche in epoca posteriore a G iovanni di H ildesheim Indiani, N ubiani e popoli asiatici siano tu tti m essi assiem e alla rinfusa ànche da persone che dovevano avere, per la loro posizione, una più precisa notizia dello

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I Magi e Tom aso apostolo

220

Rimane a considerare tutta la parte che riguarda l’inserzione della storia dei Magi nel ciclo di S. Tomaso. Questo era già stato fatto da secoli nella Cronaca di Zuqnìn, ma non è facile stabilire come tale materia sia giunta in Europa in modo accessibile al nostro compilatore, visto che dopo tale testo nessun altro scritto orientale la riprende. D’altra parte uno

sta to di fatto: il 20 ottobre 1400 Enrico IV d ’Inghilterra affida a Giovanni ordi­ nato dalla Santa Sede arcivescovo d ell’Oriente e d ell’E tiopia (J o h a n n e m A r c h i e p is c o p u m

O r ie n t is ac A e t h io p ia e p e r S e d e m A p o s t o li c a m , P e t r i v id elicet, o r d in a ­

una lettera per il re di Abissinia, cioè il prete Gianni (m a g n ific o et p o te n ti P r i n c i p i , R e g i A b a s s i a e s iv e P r e s b y t e r o J o h a n n i ), lettera edita da F . C. H i n g e STON in R o y a l a n d H i s t o r i c a l L e tte rs d u r in g the R e i g n o f H e n r y the F o u r t h , K i n g of E n g la n d a n d F r a n c e , a n d L o r d o f I r e l a n d , London i8 6 0 , I, p. 421. Tale arci­ vescovo Giovanni sarebbe da identificarsi con G iovanni arcivescovo di Sultàn iyyah inviato in Europa da Tam erlano e che riportò al ritorno la lettera del re inglese, e sarebbe anche l ’autore di un L i b e l lu s de n o t it ia o rb is , edito in parte da A. KERN in A r c h i v u m F r a t r u m P r a e d ic a t o r u m V i l i (1938). Ora questo v e­ scovo di Sultàniyyah, in Persia (a p. 154 della copia com pleta conservata nel­ l ’Archivio V aticano, Cassetta Scarampi X I) scrive: U l t r a P e r s i a m ad O r ie n t e m tu m )

et I n d i a m q u esta n ,

v e rs u s C a t h a y m

S u ria n t,

T a rta ri

s u n t m u lte gen tes et p r o v in c ie , scilicet T h a r ses, qui

a p p e lla n t u r

T a rth a th a y ,

T u r-

gen tes tìdeles T h e m e r l in i

et ip s u m seq u en tes u t M a c e d o n e s A l e x a n d r u m , N u b i a n i , I n d i a n i . . . Così dunque tu tti insiem e senza discrim inazione. Quando uno scrittore ecclesiastico, a tu tto il Trecento, parla di in d i a n i bisogna esser m olto prudenti nel dare a questo ter­ m ine un preciso contenuto geografico e stabilire una corrispondenza con la ter­ m inologia scientifica moderna. N egli scrittori ecclesiatici si arriva al punto che il prete Eliseo (X III see.?) parlando del presunto m iracolo del corpo di S. Tom aso e di un m onte che è p osto c irc a E d is s a m c iv ita t e m lo consideri come circ a m e d ia m I n d i a m , e possa scrivere E x o r d i u m p r im a e I n d i a e est i n S u s is c iv i t a t e . . . I n e a d em I n d i a est m o n s m a g n u s , sc ilic e t C a u c a s u s . Vedi F r . Z a r n c k e , * Der Priester Johannes. Zw eite Abhandl. » cit., §§ 13 e 22, pp. 123, 124. Ma v i è di più: al principio del X V II secolo, a R om a, gli Abissini che vivon o al loro ospizio di S. Stefano presso San Pietro in V aticano sono ancora chiam ati « gli Indiani del Prete G iovanni », Si veda C a m i i a o F a n u c c i , T ra tta to d i tutte le o p ere p ie d e ll’a l­ m a città d i R o m a . In R om a per Lepido Facij et Stefano Paolini 1601, libro 5, C X X X II, p. 104. Mi spiace di non aver p otu to consultare la nota di R. H e n n i g , « Der Begriff “ Indien ” in àlteren Literaturwerken », in G e o g ra p h . W o c h e n s c h r ift, I I I (1935). Per un caso particolare d ell’estensione del term ine India, si veda: T. K . Joseph , « Citerior India c f Rufinus, circa 400 A. D. », in J o u r n a l o f I n ­ d i a n H i s t o r y , X X I I I (1944), pp. 110-115, e la susseguente polem ica A. C. PERtrμ α ι ,Π*, « Citerior India of Rufinus, circa 400 A. D. A R eply », stessa rivista, X X IV (1945)» pp. n o -1 2 3 , e la risposta T. K. Jo seph , « Citerior India and E x ­ tra Indian Indias: a R ejoinder», stessa rivista, X X V I (1947), pp. 175-187. Per una analoga erronea estensione del nom e di Taprobane si veda P. P a r is , « N otes sur d eu x passages de Strabon et de Piine », in J o u r n a l A s ia t iq u e , 1951, pp. 13-27.

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I Magi e Tom aso apostolo

221

scritto orientale sarebbe stato inaccessibile a Giovanni da Hildesheim ed è perciò da fonti latine che egli deve dipendere. Le linee generali del testo siriaco erano passate, come già vedemmo nell ’Opus imperfectum: in questo infatti si legge Denique cum post resurrectionem Domini Thomas apostolus isset in provinciam illam (dei Magi), adiuncti sunt ei, et baptizati ab eo, facti sunt adjutores praedicationis illius (1). È a questo dato che si riferiscono parecchi autori dal X I I I secolo in poi, attribuendo natural­ mente al Crysostomo, ma pur rilevando l’isolamento della notizia: così san Tomaso d’Aqiiino che scrive: Chrysostomus hic dicit, quod isti (i Magi) egerunt sanctam vitam, et postea facti sunt coadjutores s. Thomae apòstoli; tamen nihil de eis invenitur scriptum in sacra Scriptura post recessum eorum (a). Ma senza punto dubitare della sua esattezza il fatto è narrato dalla Legenda Aurea: I sidorus in vita et obitu sanctorum sic de isto apo­ stolo dicit: Thomas discipulus... evangelium praedicavit Parthis, Medis, Persis, Hircanis et Bactrianis, et intrans orientalem plagam et interna gentium penetrans ibi praedicationem suam usque ad titulum suae pas­ sionis perduxit. Hic lanceis transfixus occubit. Haec Isidorus. Chrysos­ tomus quoque ait, quod dum Thomas ad regionem Magorum, qui ad Chris­ tum adorandum venerant, devenisset, eos baptizavit et facti sunt adiutores fidei christianae (3). Ho voluto riportare tutto il passa, compresa la parte attribuita ad Isidoro da Siviglia, in quanto ha dato origine ad un equi­ voco. Verso il Ì 3 0 0 , Goffredo da Busserò scrivendo il suo Liber notitiae Sanctorum Mediolani, alla fine del capitolo di san Tomaso diceva Sidonis et Grisostomus dicunt Thomam baptizasse sanctos Magos (4). Per Criso­ stomo egli si riferisce certo oXLOpus imperfectum, ma per Isidoro non può indicare certo se non il testo De ortu et obitu patrum a lui falsamente attribuito. Ma non può esser risalito al testo direttamente (6) in quanto avrebbe visto che non accenna menomamente ai Magi: ha desunto la(*) (*) P G . LVI, col. 638. A quale d ata possa risalire la falsificazione del ser­ mone pseudo-A gostiniano CI,XI edito in M a i , N o v a P a t r u m B ib lio th e c a , I. i, p. 361, io non lo so nè ho com petenza per stabilirlo. Vi si legge: H a c tide sancta a r m a tu s (Tomaso) a d I n d i a m p e r g it, et ib i d e m tres m a g o s co n vertit, m o rtu o s X X X I

r e s u s c ita v a , p r o v i n c i a m

tota m con vertit.

(2) I n E v a n g e l i a s. M a t t h a e i et s. J o a n n i s c o m m e n tu m , ediz. Torino 1925, I, p. 37: inoltre C a t e n a a u re a i n q u a t u o r E v a n g e li a , Torino 1915, I, p. 35. (3) L e g e n d a a u re a , cap. V: de sancto Thom a apostolo, ediz. Graesse, p. 39. (4) L i b e r n otitia e S a n c t o r u m M e d i o l a n i , ediz. M. M a g i s t r e T T I, e U. M o n N E R E T D E V l I A A R D , M ilano 1917, col. 376 C, (B) P L , L X X X III, coi. 152. II testo è leggerm ente diverso da come lo cita la L e g e n d a a u rea , cioè: E v a n g e l i u m p r a e d ic a v it P a r t h is et M e d i s et P e r s i s , H y r c a n is q u e ac B a c t r ia n i s et

In d i s te n e n tib u s O r ie n t a le m p l a g a m . . .

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I Magi e Tom aso apostolo

222

notizia dalla Legenda aurea, dove la citazione dello (pseudo-) Isidoro è collegata con quella dello (pseudo-)Crysostomo, e leggendola, un po’ distrattamente forse, ha notato che entrambe, e non la sola seconda, parlano della conversione dei Magi e del loro apostolato (l). È certo che un semplice accenno alla conversione dei Magi per opera di san Tomaso e della loro propaganda cristiana non poteva bastare a gran parte degli scrittori e dei lettori medioevali che volevano dettagli, precisazioni, avventure pittoresche, tutti gli elementi di un romanzo. Intanto nel X II secolo si era formata in Europa una strana letteratura intorno a san Tomaso, su cui qui non è il caso di trattenersi perchè non ha nessun rapporto con la storia dei Magi e anzi, possiamo ben dirlo, nessun rapporto con la storia propriamente detta (2). Ma ad ogni modo l’esistenza di questi scritti credo ci autorizzi a ritenere che la connessione Magi-Tomaso fino verso la metà del X II secolo non era entrata nel patri­ monio corrente delle leggende occidentali. Un poeta tedesco, Heinrich von Morungen, che nel 1 1 9 7 fu in oriente al seguito del marchese Dietrich von Meissen e che secondo un tardo testo visitavit Indiam e di cui il viaggio deve aver avuto qualche rapporto con la fondazione del convento di S. Tomaso a Lipsia, non è, secondo me, probabilmente andato se non a Edessa, la città classica del culto di san Tomaso e ad ogni modo non ha riportato nessuna notizia in merito (3). f1) È naturalm ente da escludersi che Goffredo da Busserò sia sta to tratto in errore risalendo direttam ente ai testi greci dello pseudo-E pifanio e dello pseudo-Doroteò, i quali elencando i popoli evangelizzati da Tom aso citano ΠάρϋΌΐς, Μήδοις, Πέρσαις, Γερμανοίς [leggi Καρμανοΐς com e da cod. Matrit. 105], Ύρκανοις, (Τνδοϊς), Βάκτροις, Μάγοις [in luogo di Μάργοις come rettam ente lo pseudo-Ippolito], Si vedano i testi in P r o p h e t a r u m vita e fa b u lo sa e, in d ic e s a p o ­ s to lo ru m d ica ta ,

d is c ip u lo r u m q u e D o m i n i

edid.

T

h

D ie A p o k rip h e n

246;

T

h

. Sc

D o ro th e o ,

E p i p h a n i e , H i p p o l y t o a liis q u e

v in ­

Lipsiae 1907, pp. i n , 155, 166; cf. R . A. L iP S iU S , A p o s te lg es ch ic h te n u n d A p o s te lle g e n d e n , Leipzig 1883, I, pp. 245-

. Sc

h er m ann

h er m ann

,

, P r o p h e t e n -u n d A p o s te lle g e n d e n n eb st J iin g e rk a ta lo g e n des

T e x te (Texte und Untersuchungen, III, 1 [X X X I]), Leipzig. 1907, p. 273. (2) D i questé scritture ebbi già a parlare qui sopra alle pp. 151-155. (3) La notizia è nel codice di Vienna lat. 3004, fol. 36, del X IV secolo. Su Heinrich von Morungen e sul suo presunto viaggio in India si veda H . M e n h a r d t , « Zur Lebensbeschreibung H einrichs von Morungen », in Z e its c h r. f ü r D e u ts c h . A lt e r t u m u n d D e u ts c h e L ite r a tu r , L X X (1933), pp. 209-234, e « Heinrichs von Morungen Indienfahrt », in H is to r is c h e V ie r te lja h r s c h r ift , X X X I, 2 (1937), pp. 251-274; R. H e n n i g , T e r r a e in c o g n ita e, II, Leiden 1937, ΡΡ· 380-384. Si ricordi che Edessa è posta circ a m e d ia m I n d i a m dal racconto del prete Eliseo sul miracolo di S. Tom aso, su cui si veda F r . Z a r n c k e , « Der Priester Johannes. Zweite Abhandl. » cit., § 13, p. 123. D o ro th e u s

und

v e rw a n d te r

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Le reliquie dei Magi a Colonia

223

Le cose cambiano radicalmente nel X I I I secolo, quando ci troviamo in presènza di testi complessi relativi ai tre Magi ed ai loro rapporti con san Tomaso, che formeranno il materiale su cui ha lavorato Giovanni da Hildesheim. Per comprendere il fenomeno di questa improvvisa fio­ ritura dobbiamo ricordare un avvenimento storico importante che ne è la causa: nel 1 1 6 4 Federico Barbarossa, vinta e conquistata la ribelle Milano, avendo preso le reliquie dei Magi che si trovavano nella chiesa di san Eustorgio, le donò a Rainaldo cancelliere deH’Impero ed arcivescovo di Colonia (*), che con grande pompa le trasportò nella sua città e le depose nella cattedrale di san Pietro (2). Il culto di tali reliquie si sviluppò abbastanza rapidamente: Filippo di Heinsberg (1 1 6 7 -1 1 9 1 ) successore di Rainaldo sul trono arcivescovile fece fare la grande arca di oreficeria, monumento di grande importanza artistica, nella quale furono raccolte (3) ; il pellegrinaggio diviene importante alimentato da un’abile propaganda; nel 1 2 2 1 Enrico di Lorena e sua moglie fondano una prebenda in S. Pietro di Colonia in onore dei Magi e nel 1 2 4 7 , il 2 7 marzo, Papa Innocenzo IV stabilisce delle indulgenze a chi visita in pellegrinaggio il corpo dei tre Re. Ma nel 1 2 4 8 brucia l’antico duomo di Colonia e si dà immediata­ mente mano alla costruzione della nuova, magnifica cattedrale : bisogna quindi raccogliere dei fondi per sì gigantesco lavoro e per incrementare il pellegrinaggio, che nel 1 2 4 9 attirerà re Guglielmo d’Olanda e nel 1 3 3 8 Edoardo I I I d’Inghilterra, e per l’un fine e per l’altro bisogna fornire ai pellegrini una storia dei santi venerati, un racconto dei loro fatti che ne magnifichi le glòrie e stimoli lo zelo dei fedeli. Sono questi i fatti che hanno provocato lo sbocciare di tutta la nuova letteratura intorno ai Magi, letteratura che è essenzialmente germanica, anzi renana e possiamo quasi con sicurezza dire coloniense. I primi cronisti conoscono solo la traslazione da Milano a Colonia, qualche volta raccontandola con dettagli nettamente assurdi (4); ma già il testo della vita di s. Eustorgio edito dal Mombritius sa che i corpi (*) Su questo personaggio si veda J. F icker , R e in a l d 115 6 -116 7 . K oln 1850.

v o n D a s s e l R e ic h s -

k a n z le r u n d E r z b is c h o f v o n K ò l n

(2) T u tto il m ateriale docum entario relativo a questa traslazione fu raccolto da H . J. F e o s s , D r e ik o n ig e n b u c h . D i e U e b e r t r a g u n g d er H I . d re i K ò n i g e v o n M a i l a n d n a ch K o l n . K oln 1864. (3)

F

eoss,

op.

cit., p p .

9 4 -9 5 .

(4) Così Guglielm o di N ew bury (f c. 1208) dice che per ritrovare le reliquie a Milano la chiesa di S. P ustorgio fu dem olita u s q u e ad fu n d a m e n tu m . Vedi H i s t o r ia r e r u m A n g l i c a r u m

WlEEEEMi P a r v i

i n c o e n o b io beatae M a r i a e de N e w b u r g h ,

ord. s. A u g u s t i n i c a n o n ic i re g u la r is

recensuit H . Ce . H a Mie TON, I, Tondini

1856, ρ. 105.

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224

L ’imperatrice Elena e la traslazione delle reliquie

dei re Magi de diversis terrarum fartibus olim a beata regina Helena ge­ nitrice Constantini imferatoris in unum studiose collecta sunt (*). E gli an­ nali di Isimgrim abate di Ottenbeuem risportando lo stesso fatto si liferiscono a un testo che lo narra (*). Un testo di questo genere ci è conser­ vato nel manoscritto n. 2 6 9 della biblioteca dell’Aia edito dal Floss (3) e forse della prima metà del X I I I secolo (*). Tale testo sa che i nomi dei tre Magi sono Gasfar, Balthasar, Melchior. Hebraice autem dicuntur: Afellius, Aments, Damascus. Grece vero Galgalat, Magalath, Sarachim, secondo delleforme che già intorno il 1 1 5 0 conosceva Zacharias Chrysopolitanus (5). E poi racconta: Beata Helena mater Constantini imferatoris cum esset cunctis virtutibus ornata et circa religionem Christianam devotissima, maxi­ me in colligendis reliquiis sanctorum eius animus fervebat. Discurrebat in frofria fersona fer latitudinem romani imferii, ad orientem et occiden­ tem, et sufer corfora martirum quos fro Christi nomine trucidaverat tyrannorum inmanitas, honorabiles extruxü memorias. Inter cetera devo­ tionis sue insignia, etiam trium Magorum corfora in diversis quidem locis sefulta in unum congregavit, et sccum Constantinofolim defortavit. Fueruntque in eadem urbe cum maximo honore usque ad temfora f1) BoNiTius M o m b r i t i u s , V it a e et acta s a n c to ru m , I, p. 266: ediz. Parisiis, 1910, I, p. 474: cfr. A a. S s. B o l l . , sept. V, 776 sg., 778 sg. Si deve notare che an­ cora alla m età del X III secolo le notizie delle reliquie dei Magi anteriori alla loro fase bizantina erano poco diffuse. In fatti Alberico da Trois-Fontaines scrive (ad. a. 1163): « S iq u i d e m tra n s la ta f u e r u n t a n tiq u itu s a C o n s ta n tin o p o li M e d i o l a n u m p e r q u e n d a m s a n c tu m e p is c o p u m n o m in e E u s t o r g iu m , et p o s it a extra fossa ta c iv ita t is i n

u n o s a rcofa g o i n

quadam

ecclesia p r o p t e r hereticos, q u ia d icti

m a g i n o n p o s s e n t m o r a r i i n c iv ita t i a liq u a , u b i essen t h eretici. D e P e r s i d e ve ro q u a ­ lite r p r e d ic ta c o r p o r a C o n s t a n t in o p o lim fu is s e n t tra n sla ta h u n c u s q u e n o n r e p p e r i, l b r i c i m o n a c h i T r i u m F o n t i u m , in M G H , Ss., X X III, p. 846. (2) A n n a l . I singrini m a io re s , in M G H , Ss., X V II, p. 314 (ad. a. 1162): i corpi dei re Magi u t h a ben t y s to ria e , ab H e l e n a r e g in a ab o rie n te B i z a n t i u m su n t

C h r o n ic a A

dep orta ta , et i n

t u m b is tr ib u s p lu m b o ,

ne in d e

m o v e r i p o tu is s e n t, p e r fu s is

su n t

Poi un arcivescovo di Milano (innominato) li ottiene e li porta a Milano. R o b e r t x j s de Monte , C h r o n ic a , ad. a. 1164, M G H , Ss., VI, p. 513, f a il nome del­ l ’arcivescovo Eustorgio e racconta il dettaglio che i corpi furono trasportati a Milano c u m q u a d a m m e n s a c u i s u p e r p o s it i era n t, i n q u o d a m v e h ic u lo p a r v o , q u o d d u e vacce d i v in a v irtu te et v o lu n ta te tra heba nt. D ettaglio che diede origine ad una locale leggenda lombarda: lo si trova anche in un testo redatto intorno al 1320, J ordani C h r o n ic o n , in Muratori, A n t i q u i t . l i a i . , IV, p. 981. recon d ita .

( 8) F

loss,

op.

cit.,

pp.

1 1 6 -1 2 2 .

(4) Cf. P E R T z in A r c h i v . V i l i (1843), p. 568. A n a l . B o lla n d ., V I (1887), pp. 200-201. N el nuovo catalogo, C a ta lo g u s codd. m a n u s c r ip t ., 1°, H agae Comi­ tum 1922, p. 264, n. 726, è dato com e del X I I I see. (5) D e c o n c o rd ia E v a n g e lis t ., I, 8, in B i b l . M a x . P a t r . , X IX , p. 758.

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Il testo edito da Fr. W ilhelm

225

Manuelis imperatoris. Poi questi li dà ad Eustorgio, che li porta a Milano (x). Ma tutta questa era più che altro una letteratura diretta allo scopo di autenticare le reliquie: non aveva per nulla i caratteri di una lettera­ tura per pellegrini assetati di dettagli pittoreschi, ricca di elementi stra­ ordinari, fantastici, atti a stimolare lo zelo e le oblazioni. E per questa interviene una nuova produzione che mi sembra ben rappresentata da un testo edito dal Wilhelm (3) da un codice della biblioteca di Monaco n. 5 8 6 6 (XV see.) e un altro della stessa biblioteca n. 1 8 4 2 7 (del 1 4 6 6 ) da Tegemsee. E’ottima edizione mette ben in evidenza come l’introdu­ zione del nuovo testo sia stata tolta letteralmente da quello edito dal Floss, poi come l’inizio della leggenda non sia altro che il testo dell’Opus imperfectum del Liber nomine Seth, cioè il riassunto della Cronaca di Zuqntn (3). Poi l’autore prosegue con le sue sole forze narrando il viag­ gio dei Magi a Gerusalemme, la visita ad Erode, l’andata a Betlemme, ma intercalando però di tempo in tempo nella sua scrittura frasi o para­ grafi presi ancora dsilYOpus imperfectum, ma non da quelle parti che si trovano nel riassunto del Liber nomine Seth. Questo metodo di lavoro continua fino a che l’autore descrive il ritorno dei Magi in patria: ciò che allora scrive è tutta farina del suo sacco, salvo qualche brevissima frase che dipende da fonti banali. I Magi, ritornati nei loro paesi, costrui­ scono una cappella sul monte Victoriale ove salgono ogni anno e propa­ gano la buona novella delle cose straordinarie che avevano viste, sino che arriva presso di loro San Tomaso che per decreto dello Spirito Santo aveva avuto in sorte di evangelizzare Parthis et Medis et Hyrcanis et Barchianìs (= Bactrianis). Assunti come suoi coadiutori essi convertono le genti. Col passare degli anni elegerunt autem locum sepulture sue simul C) Su questo testo si basa G i i , d ’ O r v a i ,, G e sta P o n l i f . L e o d i e n s i u m , c. 45, in C h a p e a V ID E E , G e s ta P o n i . L e o d . , II, p. 114. N on saprei dire dove gli scrittori abbiano attin ta la notizia di un viaggio di E lena oltre i confini dell’impero per portare a Bisanzio le reliquie dei Magi. Il testo che più am piameì te parla d ell’opera d ell’im peratrice in Terra Santa, delle sue cure per i Luoghi Santi e delle Sue costruzioni è quel Βίος καί πολιτεία τών αγίων....... βασιλέων Κωνσταν­ τίνου καί 'Ελένης. . . , d i cui la parte relativa alla Palestina fu già edita dal V a S i e i e v s k i in P r a v o s l . P a l . S b o r n ik , IV , 2 (1886), p. 254 sg. e tradotta da N a u in R e v u e de l 'O r i e n t C h r é tie n , X (1905), pp. 162-168: il testo com pleto fu edito da M. G u i d i , in R e n d ic o n t i d e i L i n c e i , 1907, pp. 304-340, 637-660. Ma non v i si trova alcun accenno nè alla Persia nè tan to m eno ai Magi. (3) F r . W i u h e d m , « Zur Dreikônigslegende », in M ü n c h e n e r M u s e u m f ü r P h i lo lo g ie des M ii t e la l t e r s u n d d e r R e n a is s a n c e , II, 2 (1914), pp. 152-176. (3) Cioè fino alla linea 8 della colonna 638 d ell’edizione P G , LVI.

is

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226

G. da H ildesheim utilizza il testo del W ilhelm

in monte Victoriali et finem vite transitorie ante veneracionem domini expectare in ecclesia principali. E quando il primo muore populos autem fidelis eorum monitu ex insigni eis marmore sepulchrum pretiosum in ec­ clesia construxit, e alia morte del secondo e del terzo anche questi sono coi primo sepolti nello stesso monumento. Ecclesia autem, in qua Magi sunt conditi, mater et prima est omnium ecclesiarum orientalis Provincie et est ibi sedes regalis et sedis dignitas pontificalis et veneratio passionis dominice. Pontifex vero istius loci primus est patrie orientis rex, a regali­ bus honoratur summo privilegio dignitatis. Infine Elena madre di Costan­ tino va al monte Victoriale, si fa donare i corpi dei Magi e li trasporta a Costantinopoli, quivi rimangono sino all’epoca dell’imperatore Manuele che li cede ad Eustorgio, arcivescovo di Milano. Questi li trasporta nella sua città in ecclesia quadam foris murum prope urbem Mediolanensem, que postea consecrata est in honore sancti Eustorij: ubi est fons celebris et sanctissimus, in quo baptizantur venientes ad fidem. Dopo la presa di Milano da parte del Barbarossa le reliquie sono traslate dall’arcivescovo Rainaldo alla sua sede di Colonia. Lo schema del racconto di Giovanni da Hildesheim è dunque tutto racchiuso in questo testo. Giovanni non fa altro se non amplificarlo, aggiungervi dettagli tolti dalle più diverse fonti, arabescarci sopra con vero e proprio spirito propagandistico, ma non vi apporta nessun con­ tributo fondamentale ed essenziale. Questo come contenuto: come forma e redazione il testo edito dal Wilhelm non ha se non una sola fonte, ed è questa l’Opus imperfectum da cui sono prese letteralmente frasi e para­ grafi interi. Altri autori, abbiamo già visto, avevano preso da questo antico testo il solo accenno che San Tomaso aveva battezzato i Magi: così più tardi Herman von Eritzlar (*) o Giovanni di Victring (a). Ma il nuovo testo riprende àaWOpus non solo quanto questo riassume dalla Cronaca di Zuqntn, ma anche da altre parti (*). Un punto però dimostra un apporto del tutto nuovo, quello dove si dice che la città ove sono sepolti i magi è nello stesso tempo sede reale e sede pontificale, residenza della più alta potenza terrena e della più alta potenza spirituale. (1) Sul testo del legendario di Herman von Fritzlar si veda F r . W i i a h e e m , Leipzig 1907, pp. 1 4 6 -1 7 4 ; H . K E H R E R , D i e h eilig en d r e i K o n i g e i n L i t e r a t u r u n d K u n s t , Leipzig 19 09 , I, p. 4 5 . ( 2) J o h a n n i s A b b a t i s V i c T o r i e n s i s L i b e r certa ru m h is to r ia r u m , edid. F e d o r S c h n e i d e r , M G H , R G S i n u s u m s c h o la r u m , IX , Hannoverae e t Lipsiae 1909, p. 162. (3) La tradizione m anoscritta A e W O p u s im p e r fe c tu m è cosi poco chiara che non trovo nessun elem ento per docum entare uno speciale interesse della Ger­ m ania Renana del X I I I secolo per questo testo. D eu tsch e L e g e n d e n u n d L e g e n d a r e ,

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La funzione di Maràgah

227

Possiamo in qualche modo identificare il nome della città di cui l’autore non fa il nome ? A me non sembra possibile^se non una sola ipo­ tesi: la situazione prospettata dal testo di cui stiamo occupandoci di­ pende dalla notizia più b meno confusa della situazione che si era venuta creando con la formazione del hànato mongolo della Persia. I/armata ■ mongola accampava principalmente sulle rive del Kur e del basso Aras, nelle steppe dell’Arràn e del Müqàn, ma sotto Hülâgü la residenza dei capi si spostò specialmente verso l’Àdarbaigàn e Maràgah e Tabriz fecero figura di capitali per quanto questo concetto è applicabile id una corte essenzialmente nomade. Hülâgü elevò parecchi edifìci nella regione del lago di Urmiyah, un palazzo ad Alâtâg, dei templi buddist:. a Hoi (Hawi), un osservatorio a Maràgah, un castello sull’isola di Sâhï (la Qal'ahi-Tüà di Hàfìz Abrü). Fu solamente con l’avvento di Gâzûn al potere (1 2 9 5 ) che Tabriz prese decisamente il sopravvento, e Maràgah passò in secondo piano. Ma prima di allora il patriarca nestoriano, pur conser­ vando come sede ufficiale Seleucia-Ctesiphon, risiedeva a Maràgah per essere più vicino a quei sovrani mongoli di cui le simpatie per ü cristia­ nesimo, malgrado vicissitudini ed alternative, erano spiccate. Tutto ciò risulta chiaramente dalla vita di Yahbhallàhà I I I ( 1 2 4 5 -1 3 1 7 ), quel monaco di origine ôngüt (*) che le più curiose vicissitudini portarono sul trono patriarcale (2). Già ü monaco Markus, prima di divenire il patriarca Yahbhallàhà, nel 1 2 7 8 incontrò il patriarca Denhà a Maràgah; ma quando fu eletto al trono patriarcale eresse una residenza nella città prima pres­ so la chiesa di Màr Maris, poi sotto Gàzàn in quella di S. Giovanni Bat­ tista (3). In questo periodo di tempo si può dire che è realizzata la condip) P. P e e e i o T, « Chrétiens d ’A sie centrale e t d ’Extrêm e-Orient », in T ’o u n g 1914, p. 631. (2) La vita di Y ahbhallâhà I I I fu edita da P. B e d j a n , H is t o ir e de M a r . J a b a la h a , de trois a u tres p a tria rc h e s , d ’u n p rê tre et de d e u x la ïq u e s n esto rien s, Paris 1888; 2a ediz., ibid. 1895. Si vedano le osservazioni di R. D u v a e , in J o u r n a l A s i a t i q u e , 1889, I, pp. 313-354; T h . J. L a m y , in B u lle t , de l ’A c a d . R . de B e l ­ g iq u e , 1889, pp. 223-243, e H . H i e g e n f e e d , T e x tk ritis c h e B e r n e r h u n g e r z u r T e sch ita d M a r J a b a la h a , Jena 1894. U na traduzione francese fu d ata da J.-B . C h a b o t , « H istoire du Patriarche Mar Jabalaha I II et du m oine Rabban Çaum a », in R e v u e de l ’O r ie n t L a t i n , I (1893), pp. 567-610; II (1894), pp. 73-142, 235-304, 630-638; traduzioni inglesi sono quelle di J. A. M o n t g o m e r y , H i s t o r y o f Y a b a lla h a I I I , N ew York 1927 e W . B u d g e , T h e M o n k s o f K û b l â i k h a n , London 1928. Un ottim o riassunto con note preziose in A. C. MoUEE, C h r is t ia n s i n C h i n a before the y e a r 1550, London 1930, pp. 94-127. ( s) C f . C h a b o t , t r a d , c i t a t a , I, p . 5 9 3 ; II, p p . 81, 1 2 7 -1 2 8 , 136, 1 4 0 -1 4 1 , Pao,

2 3 9 -2 4 1 , 2 5 2 -2 5 4 , 2 6 1 .

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Missione di Rabban Saumà

zione espressa dal testo edito dal Wilhelm (*). Ma come l’Europa può aver conosciuto questo dettaglio che non ha un grande rilievo storico ? La stessa vita di Yahbhallàhâ ci dà una risposta esauriente. Markus, poi Yahbhallàhà III, era partito dalla Cina assieme al suo maestro Rab­ ban Saumà figlio di un « visitatore » (periodeuta) della chiesa di Hànbalig e questo fu, nel 1 2 8 7 , inviato in missione in Europa dal hân Argün. La sua ambasceria è raccontata in dettaglio nel prezioso testo e il suo viaggio a Trebisonda, Costantinopoli, Napoli, Roma, Genova, Parigi dove fu ricevuto da Filippo il Bello, Bordeaux dove trattò con Edoardo I d’Inghilterra, e poi il ritorno a Roma, i colloqui con papa Nicolò IV ed il ritorno in Oriente nel 1 2 8 8 . E più che naturale che fra le molte cose che egli raccontò vi fosse anche questo dettaglio. Notiamo che Argun inviò anche parecchie altre ambasciate in Europa, notevole fra le altre quelle dirette dal genovese Buscarello di Ghisolfo (a). I racconti degli ambasciatori mongoli passati di bocca in bocca e certo in parte alterati (s) sono giunti sino alla regiçne renana, dove furono raccolti dall’autore del testo edito dal Wilhelm. Mi pare che questa ipotesi possa spiegare bene l’indicazione che la massima autorità religiosa ed il sovrano risiedevano nella medesima città. Naturalmente non vi è nulla di più di questo, e per quanto le parole di Bar Saumà possano esser state mal tradotte e la noti­ zia sia stata deformata nel passaggio di bocca in bocca, nulla può far pensare che egli abbia messo il fatto in rapporto coi Magi. E ben leggendo il testo si vede come la notizia sia stata inserita senza stretto legame col rimanente della storia. Giovanni da Hildesheim riprende tutta questa letteratura, la ricopia, la sunteggia o l’amplifica aggiungendo una serie di dati presi dalle più (1) H o il sosp etto che il nom e d i Maràgah so tto la forma alterata d i Gamarga, per sbadataggine ed ignoranza dèi copista del m anoscritto di H eiligenkreuz, si trovi nel te sto d i quel racconto d i un prete E liseo ove parla della residenza del prete Gianni. S i ved a l ’edizione in Z a r n c k e , « Der Priester Johannes, Zweite Abhandl. », cit., p. 124, §§ 22-23: E x o r d i u m p r im a e I n d i a e est i n S u s is civita te, fin is a u te m i n G a m a r g a , u b i p a la t iu m p r e s b it e r i I o h a n n i s a ed ifica tu m . - I n ea d em I n d i a est m o n s m a g n u s , s c ilicet C a u c a s u s , e x q u o q u id a m f lu v iu s egred itu r, scilicet I d o n u s . Idonus sta probabilm ente per *Indous; e questo m ostra la tendenza dello scriba alla trasposizione di lettere nell’interno di un nom e che egli non conosceva, il che rende probabile un Gamarga per Maraga (Maràgah). (2) Si veda in generale J .-B . C h a b o t , « N otes sur les relations du roi Argoun avec l ’O ccident », in R e v u e de l ’O r ie n t L a t i n , II (1894), pp. 566-629. (3) D a alcune lettere papali risulta che Bar Saum à era accom pagnato da tre franchi, Sabadinus, Thom as de A nfusis e U guetus in figura di interprete: cf. C h a b o t , * N otes sut les rela tio n * .. » cit., pp. 577, 581, 584: cfr. anche p. 591. Su tali interpreti vedi Μουι,Ε, c p . cit., p. 107, n ota i.

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Milano e le reliquie dei Magi

229

varie parti e ne compone il suo racconto. Dato lo scopo del suo libro, a lui anche premeva tutto quanto servisse all’autenticazione delle reli­ quie coloniensi e quindi svolge ampiamente il racconto della traslazione dei corpi dei re Magi per opera di Elena dalla Persia a Costantinopoli e poi a Milano ed infine a Colonia. E non poteva basarsi su altri testi se non quelli del tipo che abbiamo indicato, in quanto Milano, che purè ne aveva conservato per secoli le reliquie, poco o nulla sapeva di loro; anzi uno dei più seri cronisti milanesi, contemporaneo alla traslazione, l’autore del Libellus tristitiae et doloris, poco era sicuro della loro auten­ ticità. Egli scrive infatti che l’arcivescovo Rainaldo prese i corpi dei santi martiri Naborre e Felice e del confessore Martino et tria alia cor­ pora quae erant condita in archa quae est [variante erat] in ecclesia beati Eustorgii et quae dicebatur [var. dicebantur] esse magorum trium et expor­ tavit Coloniam (*). Quel dicebatur è più che significativo. Milano non cono­ sceva dettagli sulla storia dei Magi anteriori alla loro translazione da Costantinopoli a Milano per opera dell’arcivescovo Eustorgio; nessuno scrittore locale ne ha traccia, nè traccia liturgica alcuna si trova del loro culto, e quando nel X V I secolo il grande giurista ed epigrafista Andrea Alciato volle parlarne non potè far altro se non sunteggiare il testo di Marco Polo che ho ampiamente studiato nel secondo capitolo di queste note (a). Il che dimostra che egli, pur così diligente ricercatore, non aveva trovato altro testo di tradizione locale. Giovanni da Hildesheim (e credo qui utile per il lettore riprendere più ampiamente il suo testo che avevo sommariamente sunteggiato all’inizio di questo capitolo) racconta l’opera compiuta da Elena madre di Costantino in Oriente in pro del culto cristiano, i monumenti che aveva elevati, tutti dettagli estranei al nostro soggetto (3). Poi racconta come essa cominciò ad occuparsi d’ottenere i corpi dei Magi. Cuius desiderium adimplens omnipotens Dominus ipsorum trium Regum corpora sibi de­ monstravit. Quorum duo, scilicet Malchiar et Balthazar, a patriarcha Thoma et domino Indorum presbitero Johanne et alijs principibus et prelatis mira­ culose et studiose impetravit. E li ottenne. Ma gli eretici Nesfi rini de regno ipsius Jaspar, le negarono il corpo di Jaspar e lo trasportarono al(1) M G H , S s ., X V III, p. 3 7 5 (2) Si veda lo scritto d ell’A s c i a t o , d iv o P e tr o

m a rty re , p o r t a

D e te m p io d i v i E u s t o r g ii , tr ib u s M a g i s ,

T ic i n e n s i , d i v i L a u r e n t i i te m p lo et a liis

s c itu d ig n is ,

conservato nei m anoscritti d ell’Ambrosiana A. 136 inf., B. 79 inf., e nel Braidense A E. X III, 15. D a questi fu edito in A n a le c t a B o lla n d ia n a , X I (1892), pp. 207-211. (3) Ediz. H o r s t m a n n , pp. 262-271.

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Le reliquie dei Magi a Costantinopoli

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l ’is o la d i E g r is e u la , e n o n p o t è o tte n e r lo se n o n d a n d o in c a m b io il c o r p o

p). R a d u n a t i i t r e c o r p i, E le n a li t r a s p o r t ò a C o ­

d e ll’ a p o s t o lo T o m a s o

s t a n t in o p o li e li p o s e n e lla c h ie s a d i S a n t a S o fia : d o p o a v e r

d e s c r itto

q u e s t a e d in d ic a t o le r e liq u ie c h e in e ssa si t r o v a v a n o , il n o s tr o s c r itto r e a g g iu n g e : C eteru m in hac ecclesia sancte S o p h ie m agna stat [ v a r ia n te fu it]

co lu m p n a m arm òrea, su p ra qu a m stetit [var. stat] ym ago im p era to ris eques­ tr is enea o p tim e deaurata, et habet p o m u m a u reu m ro tu n d um more im p e­ r ia li i n sin istr a , sed S a rr a cen is rebellib u s contra orientem q u a si m in a n s dextera: et su b tu s h a n c co lu m p n a m ven era b ilis H elen a triu m R eg u m cor­ pora collocavit. G io v a n n i d a H ild e s h e im p u ò a v e r p r e s o la d e sc r iz io n e d e lla c o lo n n a c o n la s t a t u a d a lla r e la z io n e d e l v i a g g i o d i G u g lie lm o d a B o ld e n s e le

f a t t o n e l 13 3 2 e r e d a t t o n e l 1 3 3 6 (2), o m e g lio

an cora d a

E u d o lf (s) c h e è u n a d e lle s u e fo n ti, c o m e g i à a b b ia m o v is t o , e c h e a n c h e lu i p o n e e r r o n e a m e n te la c o lo n n a n e ll’in te r n o d i S a n t a S o fia , m e n tr e ben

s a p p ia m o

ch e s ta v a

c h ie s a (4). E a

s u lla p i a z z a

d e ll’A u g u s t e o n fr o n te g g ia n t e la

c o lo n n a , e s p e c ia lm e n te la s t a t u a , è s t a t a b e n e s t u d i a t a

d a g li a u t o r i m o d e r n i d o p o c h e il D e th ie r e b b e a s c o p r ir n e u n d is e g n o e s e g u it o d a u n N im p h ir iu s c o l c o n co r so d i C ir ia c o d ’ A n c o n a , c o n s e r v a to n e lla B ib lio t e c a d e l S e r r a g lio d i I s t a n b u l (6), c o m e f u s t u d ia t o il n o m e d i A c h ille u s d a t o a lla s t a t u a e il g e s t o d e ll’ I m p e r a to r e (·). M a n e s s u n o s c r it­ t o r e a c c e n n a m e n o m a m e n te a l f a t t o c h e la c o lo n n a s ia in r a p p o r to c o n u n a t o m b a e t a n t o m e n o c o n la t o m b a d e i M a g i. N o n f u t e n u t o c o n to d i

p) Ediz. (2) C. L. d es hist.

H G

o r stm ann

ro

TEFEND,

,

pp. 271-272. « itinerarius Guilielmi de Boldensele », in

V e r e i n s f ü r N ie d e r s a c h s e n ,

(3) Ediz.

D

eyck s

,

cit., p. 4:

Z e its c h r ift

1852, H annover 1855, p. 238. In

m e d io

h u iu s ecclesia stat m a g n a c o lu m n a

m a r m o r e a et d e s u p e r im a g o I u s l i n i a n i im p e r a t o r is eq u e s tris aerea et o p t im e d e a u ­ ra ta , c o r o n a im p e r i a l i et r e g a lib u s v e s tim e n tis

b ene

o r n a ta , h a b en s

pom um

au­

r e u m m o r e im p e r i a l i i n m a n u s in is tr a , et v e r s u s o r ie n te m r e b e llib u s m in a t u r dextra .

(4) E sattam en te davanti alla chiesa la pone il M a n d e v i e e E , ediz. H a m e I, p. 5 , 1. 17 e Z a m b r i n i , I, p . I l , entram be già citate. Però dice che la sta ­ tu a sta sopra un « g r a n sa sso d i m a r m o », nella traduzione italiana; m a n ell'in ­ glese « p y le r e of m a rb le ». (6) Si vedano M o r d T m a n , E s q u is s e to p o g r a p h iq u e de C o n s ta n tin o p le , Lille 1 8 9 2 , ,p. Ó4 s g g . ; Τ η . R e i n a c h , «Comm entaire archéologique sur le poèm e de C onstantin le R hodien », in R e v u e d es étu à es g rec q u e s, I X (1 8 9 6 ), pp. 8 2 -8 5 , con am pia bibliografia relativa alla sua storia. (e) G. D o w n e y , « Justinian as A chilles», in T r a n s a c t io n s o f the A m e r i c a n P h i l o l o g i c a l A s s o c ia t io n , L X X I (1940), pp. 6 8 -7 7 ; M . P. C h a r e e s w o r T H , « P ie­ tas and Victoria: the Emperor and th e Citizen », in J o u r n a l o f R o m a n S tu d ie s , X X X I I I (1943), pp. 1-10. Sulle sue derivazioni P. E. S c h r a m m , D a s H e r r s c h e r b il d i n d e r K u n s t des fr ü h e n M itt e la lte r s . Leipzig 1922-1923, p. 154 sgg. E IN S ,

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Le reliquie dei Magi a Costantinopoli

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u n t e s t o a r a b o c o n te n e n te la d e s c r iz io n e d i C o s ta n t in o p o li f a t t a d a u n m u s u lm a n o , H à r ù n ib n Y a h y à , c h e v i p a s s ò c o m e p r ig io n ie r o Γ in v e r n o d e l 9 1 2 -9 1 3 . I l t e s t o , c h e c i è s t a t o c o n s e r v a to d a l g e o g r a fo I b n

Ro­

s t e ! ^ 1), h a d a to o r ig in e a d u n a a b b o n d a n t e b ib lio g r a fia (s) e d ic e : A

d ie c i f a s s i a ll’ occidente della ch iesa v i è u n a colonn a alta cento cu biti: essa è costruita colonn a su colonn a (cio è a ta m b u r i) ed è circondata da catene d ’argento. I n cim a a lla

colonn a v i è u n a tavola d i m arm o quadrata, d i

quattro c u b iti quadrati. S o p r a v i è u n sarcofago d i m arm o n e l quale è de­ posto A s tily a n o s [== G iu s tin ia n o ] che costru ì questa chiesa. S u lla tomba v i è u n cavallo d i bronzo e s u l cavallo è la sta tua d i G iu s tin ia n o , cha ha su lla testa u n a corona d ’oro ornata d i perle e ru b in i. S i d ice che la corona abbia appartenuto a tale im peratore. L a su a m ano destra è alzata come se ch ia m a sse i l p opolo a C o sta n tin o p o li. C h e la p a r t e a l t a d e lla c o lo n n a s o p r a il c a p ite llo e r e g g e n te la s t a t u a s ia s t a t a p e r s o n a lm e n te in te r p r e t a t a d a H à r ù n c o m e u n s a r c o fa g o , o fo sse q u e s t a u n a le g g e n d a c h e c o r r e v a n el b a s s o p o p o lo c o s t a n t in o p o lita n o , è d ifficile d ir e : a d o g n i m o d o v i è u n a c e r t a d iv e r s it à fr a u n s a r c o fa g o s u lla c im a d i u n a c o lo n n a e d u n a t o m b a s o t t o la s u a b a s e . O r a p e r q u a n to G io v a n n i d a H ild e s h e im a s s e v e r i c h e t a l e s e p o lc r o è s t a t o p e r m o lt o t e m p o v e n e r a t o d a g e n t i v e n e n t i d a o g n i p a r t e d e l m o n d o e c h e s u d i e sso s ia n o a v v e n u t i d e i m ir a c o li, n o n m i è s t a t o p o s s ib ile t r o v a r e a lc u n a t r a c c ia d e l c u lt o d e i M a g i a C o s ta n tin o p o li. C r e d o c h e t u t t o q u e s t o sia s t a t a u n a in v e n z io n e p e r s o n a le d e l n o s tr o a u to r e . I l q u a le p a s s a p o i a r a c c o n ta r e s o m m a r ia m e n te la tr a s la z io n e d e lle r e liq u ie a M ila n o p e r o p e r a d e ll’ a r c iv e s c o v o E u s to r g io e p o i q u e lla a C o lo n ia p e r o p e r a d e ll’a r c iv e s c o v o R a in a ld o . Q u i s o lo in te r v ie n e q u a lc h e d a t o n u o v o c h e n o n t r o v o in n e s s u n o d e g li a n t ic h i c r o n is ti c h e d i q u e s to t r a s p o r t o c i h a n n o la s c ia t o n o tiz ia e s p e c ia lm e n te la p a r t e p r e s a v i d a u n A z z o n e d e lla T o r r e a lt r im e n t i s c o n o s c iu to . P e r q u a n t o la q u e stio n e e s c a c o m p le t a m e n t e d a l n o s tr o a s s u n to e n o n in te r e s si se n o n g li s tu d io s i d i s to r ia lo m b a r d a , c r e d o u tile p e r lo r o q u i r ip o r ta r e il p a s s o d i G io v a n n i da

H ild e s h e im (3):

A n n o vero D o m in i M ° c 0x l i i i j ° civ ita s M e d io la n e n sis

i1) Ediz. D e G o e je , B G A , V II (1893) della fine del X secolo. (2) Si veda J. Ma r q u a r T, O s te u ro p d is c h e u n d osta sia tisch e S treifzü g e, Leipzig 1903, pp. 215-221; A. V a s i u EV, « H ârün-ibn-Y ahyâ and his description of C onstantinople», in S e m in a r iu m K o n d a k o v ia n u m , V (1932), pp. 149-164; G. O sTr o g o r s k y , «Zum R eisebericht des H arun-ibn-Jahja » nella stessa rivista e volum e; H . G r é g o ir e , « U n captif arabe à la cour de l ’empereur Alexandre », in B y z a n t i o n , 1932, p. 666 sg.; M. I z z e d in , « U n prisonnier arabe à Byzance », in R e v u e des études is la m iq u e s , 1941-1946, pp. 41-46. (3) Ediz. H o r s t m a n n cit., pp. 275-276.

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La partenza delle reliquie da M ilano

F r id e r ic o p rim o Im p e r a to r i

(x)

rebellavit: qu a m Im p era to r destruere p ro ­

p o n en s circu m va lla vit; u n d e n o b ilio res et m a io res i n civitate p a u c is s c ie n ­ tib u s ip s a triu m R eg u m corpora secretissim e absconderunt. C u m autem Im p era to r a u x ilio R e y n o ld i a r ch ie p isc o p i c o lo n ie n s is et a lio ru m p r in c ip u m ip s a m exp u g n a sset, tu n c R e y n o ld u s a r ch ie p isc o p u s c o lo n ie n s is p a lla c iu m A s s o n is de T u r r i, qu em Im p er a to r pre o m n ib u s exo su m h a b u it, cep it et en trav it et ad m a n u s s u a s o p tin u it. Q u i d o m in u s

^4 sso

ad archie-

p isc o p u m secrete accedens securita te accepta p r o m isit qu od s i s ib i graciam Im p e r a to r is im p etra ret, corpora tr iu m R eg u m cu m a lijs r e liq u ijs ab scon d ita s ib i vellet dem onstrare. Q u o d cu m a r ch ie p isc o p u s p erfecisset, ip s a s r e li­ q u ia s s ib i dem onstravit, quas cu m habu isset, statim p er su os secreciores et fid elio res C o lo n ia m d ir e x it; quod po stm o d u m Im p e r a to r i in tim a v it, et tu n c p r im u m ip s a s re liq u ia s ab Im p era tore im p etra v it, et d is tu lit Im p e r a to r i p r iu s dicere, q u ia ip s a s re liq u ia s venerand as d u b ita v it im petrare. E t tu n c a r ch ie p isc o p u s ip s a triu m R eg u m corpora cu m a lijs r e liq u ijs

(C o lo n ia m )

p u b lic e et honorifice, tra n stu lit, et ab o m n i p o p u lo cu m y m p n is et la u d ib u s su n t recepta et in ecclesia sa n cti P e t r i reverenter collocata. M o lto p iù in te r e s s a a n o i v e d e r e q u a le c o n c e t t o G io v a n n i d a H ild e s h e im si f a c c ia d e i r a p p o r ti fr a i M a g i e

l ’a p o s to lo T o m a s o . S a r à b e n e

s e g u ir e il s u o r a c c o n to (*). M e n tr e T o m a s o e r a in I n d ia e p r e d ic a v a il v a n g e lo e d o p e ra rla m ir a ­ c o li e d o t t e n e v a m o lt e c o n v e r s io n i, r im a r c a v a in o g n i t e m p io d e g li id o li l ’im m a g in e d e lla s t e lla c o l B a m b in o e il s e g n o d e lla c r o c e e d a i p o n te fic i d i t a l i t e m p li la r a g io n e d i q u e s t o s e g n o e q u a n to e r a a v v e n u t o a i t r e R e . E

d i c iò is t r u it o e g li, p ie n o d i g a u d io , s p ie g a v a a t u t t i il s ig n ific a to d i

q u e s to s e g n o e t r a s f o r m a v a t u t t i i t e m p li in s a n tu a r i d i C r is to e c o n s a ­ c r a v a p r e t i e v e s c o v i. S in o a c h e p e r v e n n e a i r e g n i d e i t r e R e c h e r it r o v ò v i v i e v e c c h i, e li is tr u ì d i q u a n to G e s ù a v e v a f a t t o e d in s e g n a to e s p ie g ò lo r o la p a s s io n e e la risu rre zio n e e li b a t t e z z ò c o n t u t t i i lo r o p o p o li. E t u t t i , T o m a s o i tr e R e e il p o p o lo , s a lir o n o s u l m o n t e V a u s e v i c o n ­ s a c r a r o n o u n a c a p p e lla c o n la s t e lla e il s e g n o d e lla c r o c e . E

i t r e re c o ­

s tr u ir o n o u n a n o b ilis s im a e g r a n d e c i t t à a i p ie d i d e l m o n te , e

la c h ia ­

m a r o n o S e u w a , que est m elio r et d id o r civ ita s i n o m n ib u s p a rtib u s I n d ie

et O r ie n tis u sq u e in prèsentem d iem . I n qua est h abitacio d o m in i In d o r u m , q u i p resb iter J o h a n n e s vocatur, et T h o m a e In d o r u m p a tria rche. E T o m a s o

(x) Strano a dirsi, m a Jacopo da Varazze conosce cosi poco la storia lom ­ barda da sostituire nel suo accenno della traslazione il nom e d ell’im peratore Enrico a quello di Federico: cf. Ja c o b i a V o r a g in e L e g e n d a a u r e a v u lg o h is ­ to ria lo m b a r d ic a d ieta , ediz. T h . G r a e s s e , Leipzig 1850, p. 94. (2) Ediz. H o r s t m a n n , cit., pp. 252-261, 305-306.

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La città di Seuwa e il regno dei Magi co n sa crò i tr e

R e · a r c iv e s c o v i.

233

P o i l ’ a p o s to lo ad su p eriores partes I n d ie

ad p red icà n d u m verbum D e i se tra n stu lit et ib i p o st p lu r a facta m ira cu la p lu r ib u s p o p u lis ad fid em conversis, m a rtirio vita m , s ic u d

in

su a p a s­

sion e legitur, la u d a b iliter co n su m m a v it i1). D o p o la m o r te d i T o m a s o i tr e R e fissaro n o la lo ro d im o r a in S e u w a e i v i c o n v o c a r o n o t u t t i i p r in c ip i, i n o b ili, i v e s c o v i e i p r e t i d e i r e a m i e n o n a v e n d o e r e d i n o n a v e n d o m a i a v u t o n è r e g in e n è c o n c u b in e e s ic c o m e

firm iter cr ed itu r ab o m n ib u s, iu x ta

lib ro s In d o r u m , u sq u e ad m ortem eos

virg in es p erm a n sisse, s ta b ilir o n o c h e a l g o v e r n o d e lle cose re lig io se s a r e b b e s t a t o u n p a t r ia r c a c h e in m e m o r ia d e ll’ a p o s to lo a v r e b b e se m p r e p o r t a t o il n o m e d i T o m a s o , e d o p o la m o r te d i o g n u n o il s u c c e sso r e s a r e b b e s t a t o e le t t o d a t u t t i g l i a r c iv e s c o v i, v e s c o v i e p r e t i c o n v o c a t i a l l ’u o p o . E a lu i a s s e g n a r o n o la d e c im a d i t u t t e le lo ro te r r e . E p e r il p r im o e le s ­ sero G ia c o m o A n t io c h e n o . E p e r le co se m a te r ia li elessero u n illu s tr e e fo r te u o m o c h e d o v e v a g o v e r n a r e e rep rim e re c o l b r a c c io s e co la re og n i, r ib e llio n e o d a p o s t a s ia a lla fe d e . E t a l i g o v e r n a to r i d o v e v a n o s u c c è d e r s i p e r e r e d it à et ta lis gubernator in tem p ora libu s n o n rex vel im perator de­

beret vocari sed presb iter J o h a n n e s deberet a p p e lla r i.. . E t sic h ij duo presbiter J o h a n n e s et p a tria rcha T h o m a s u sq u e i n h o d iern u m d iem

vocantur.

I n o ltr e a s s e g n a r o n o a d a lc u n i p r in c ip i d e l lo ro s a n g u e a lc u n e te r r e e d iso le, e s t a b ilir o n o c h e in p e r p e t u o si d o v e v a n o c h ia m a r e p r in c ip i d i V a u s , e a n c o r o g g i t a l e p r o g e n ie è la p i ù n o b ile e p o t e n t e d e ll’ I n d ia e d e llO r i e n t e . E d o p o d i c h e r ito r n a r o n o n e lla c i t t à d i S e u w a e d u e a n n i d o p o in octavo

n a tiv ita tis d o m in i m o r ì M a lc h ia r , et p o st hec qu in to d ie, q u i est festu m E p ip h a n ie m o r ì B a lt h a z a r , et sexto d ie seq u en ti J a s p a r . E t u t t i e tr e fu ro n o s e p p e lliti a ssie m e , c o n g iu n t i n e lla m o r te c o m e lo e r a n o s t a t i n e lla v i t a . E p i ù a v a n t i G io v a n n i d a H ild e s h e im a g g iu n g e c h e g li I n d ia n i r a c c o n ta n o c h e il s e p o lc r o d e i t r e re n e lla c i t t à d i S e u w a r im a n e a n c o r o g g i i n t a t t o e c h e è v i s i t a t o d a u o m in i d e lle p iù d iv e r s e n a z io n i: e c h e n e lla s te s s a c i t t à d i S e u w a v i s ia n o le r e liq u ie d i B a r la a m e J o s a p h a t et a lio ru m p lu r i­

m orum sa n ctoru m de s e m in i regali re liq u ia s venerandas. U n a d e lle c a r a t t e r is t ic h e d i q u e s to t e s t o è l ’ a p p a r ir e d e i d u e n o m i d i V a u s e d i S e u w a e s tr a n e i a n te c e d e n te m e n te a lle le g g e n d e s u i

M à g i.

D e l p r im o h o g i à p a r la t o a lu n g o , p u r n o n a v e n d o p o t u t o ris o lv e r n e s ic u ­ r a m e n te il p r o b le m a . I n q u a n t o a S e u w a e s s a p r e n d e il p o s t o d e ll’a r c if a n t a s t ic a H u ln a d e lla le t t e r a t u r a o c c id e n t a le d e l X I I s e c o lo r e la t iv a a s a n T o m a s o , s p e c ia lm e n te d e l D e adventu p a triarcha e In d o r u m su b C a-

lix to p a p a secundo e d e lla p r e s u n t a le t t e r a d e l p r e t e G ia n n i a l l ’im p e r a -

i1) Ediz. H o r s t m a n n , cit., p. 2 5 6 .

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Che cosa è Seuwa

234

t o r e E m m a n u e le ; e r ite n g o , c o m e h o g i à d e t t o , c h e S e u w a n o n s ia a ltr o se n o n la S a v a d i M a r c o P o lo (o d iern a S à w a h ) d o v e a p p u n t o il v e n e z ia n o v i d e a n c o r a il s e p o lc r o d e i M a g i, h a t r a d iz io n e a n c o r v i v a n e l X I I I se co lo g iu s t if ic a

l ’u lt im a

a sse rzio n e d i G io v a n n i d a H ild e s h e im e n e llo stes s o

t e m p o n e tr a d is c e la fo n te , c h e n o n è a lt r o se n o n

I I M ilio n e . C h e sia

q u e s to u n o d e i p r e s u n ti lib r i d e g li in d ia n i a c u i si r ic h ia m a ? A m e s e m b r a d i sì, e c h e il r ife r im e n to a t e s t i o r ie n ta li n o n sia se n o n u n e s p e d ie n te p e r a v a lla r e c o l r ic h ia m o a d u n a fo n te c o s ì s tr a o r d in a r ia la s u a a sser­ z io n e . N a t u r a lm e n t e n e l c o n c e t t o c h e G i o v a n n i d i H ild e s h e im s i è fo r ­ m a t o (o h a c o s tr u ito ) d i S e u w a c o n v e r g o n o e s i m e s c o la n o d a t i d i p r o ­ v e n ie n z a b e n d iv e r s a : la t r a d iz io n e d i S à w a h s e c o n d o la le g g e n d a r a c ­ c o lt a d a l P o lo , le n o tiz ie s to r ic h e s u M a r à g a h n e llo s te s s o t e m p o se d e d e l I l-h à n e d e l p a t r ia r c a n e s to r ia n o , e d a ltr e a n c o r a ; t u t t e m a l c o n o ­ s c iu t e e m a l t r a m a n d a t e in O c c id e n t e , e c o n c e n t r a t e in u n a s o la , f a n t a ­ s t i c a c i t t à . S a r e b b e c o s ì q u e s t a l ’u lt im a d e lle n o tiz ie d i o r ig in e o r ie n ­ t a l e a r r iv a t a in O c c id e n t e

n e ll’e la b o r a z io n e

d e lla

le g g e n d a

d e i M a g i.

E in u t ile q u a s i a g g iu n g e r e c h e se a S à w a h la le g g e n d a p o p o la r e lo c a le in d ic a v a la t o m b a d e i M a g i, la c i' t à n o n è s t a t a m a i la se d e d i n e s s u n a a l t a a u t o r it à re lig io s a c r is tia n a c h e p o s s a a v e r d a t o o r ig in e a lla d ic e r ia d i u n p a t r ia r c a T o m a s o n è d i u n q u a ls ia s i s o v r a n o c h e in u n q u a ls ia s i m o d o s i p o s s a r ic o n g iu n g e r e c o n la fig u r a d e l p r e t e G ia n n i. E e v id e n te c h e G io v a n n i d a H ild e s h e im h a p r e s o d a l t e s t o e d it o d a l W ilh e lm , c h e h o in n a n z i in d ic a to , il c o n c e t to d e lla r e s id e n z a c o n te m p o r a n e a d e i d u e p o t e r i in u n a

m e d e s im a

c ittà ,

che

in

q u el te s to

r im a n e v a

a n o n im a ,

in flu e n z a to a n c h e d a v a g h e n o tiz ie in to r n o a lla s itu a z io n e d i M a r à g a h al t e m p o d e g li I l-h à n . E d ’ a lt r a p a r t e le g a t o d a lla fo n t e c h e z a n d o s u lla lo c a lit à d o v e e s is t e v a la t o m b a h a t r a s p o r t a t o il n o m e d i

dei

S à w a h (S eu w a) a lla

s t a v a u t iliz ­

m a g i, c io è

i l M ilio n e ,

in n o m in a ta

c it t à . N e è

r is u lt a t a s e m p lic e m e n te im a a s s u r d ità . I n q u a n to p o i a l n o m e d i G ia c o m o d ’ A n t io c h ia , c h e s a r e b b e s t a t o s c e lto

c o m e p r im o p a t r ia r c a d a i M a g i e a v r e b b e

a s s u n to il n o m e d i

T o m a s o , n o n s o p r o p r io s u q u a le fo n d a m e n to , a n c h e erro n eo , G io v a n n i d a H ild e s h e im lo a v r e b b e r ip o r ta to . N o t ia m o p o i c h e d ’ a lt r a p a r t e n o n è u s o a n tic o d e lle ch iese d ’ O r ie n te q u e llo d i u n p o n te fic e

c h e c a m b i il

s u o n o m e p r im it iv o q u a n d o è a s s u n to a lla n u o v a d ig n ità . V i è, è v e r o , il c a s o p iu t t o s t o d u b b io d i D io s c o r o (I) d ’A le s s a n d r ia c h e , s e c o n d o a l-M a k in e d a l-M a q r iz i p r im a d e ll’e le z io n e a v r e b b e p o r t a t o il n o m e d i G ia c o m o (x)·

(x) Α ι ,-Ma k în , manoscr. Bibl. N at. Parigi, n. 4 5 2 4 , foli. Bulaq, I I , p . 4 8 9 = W Ü s t e n f e c d , G esch

qrìzi , a l -H i t a i , e d iz .

2 1 3 ,2 2 0 ; d.

Α ι ,-Μα -

C o p te n , p . 41.

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I nom i dei patriarchi nestoriani M a t a le

d o c u m e n ta z io n e

è in v e r o a s s a i t a r d a .

235

D iv e r s o

è il

c a s o d e l­

l ’a m b ie n te n e s to r ia n o c h e p i ù d ir e t ta m e n t e c i in te r e s sa . H o g i à r ic o r ­ d a t o c o m e il m o n a c o M a r k u s c a m b ia s s e il s u o n o m e in q u e llo d i Y a h b ha llâ h â

(III)

a llo r c h é f u

n o m in a t o p a t r ia r c a ; e

il n o m e f u

d e t e r m in a to

d a lla s o r te , p o n e n d o n e p a r e c c h i s u ll’ a lt a r e e s c e g lie n d o n e u n o a c a s o (l). P i ù t a r d i, c o n tr a r ia m e n te a t u t t i g li u s i e c a n o n i e c c le s ia s tic i, il p a t r ia r ­ c a t o n e s to r ia n o d iv ie n e e r e d ita r io d a z io a n ip o te o c u g in o , r e g o la s t a ­ b i li t a d o p o il 14 5 0 p e r d e c r e to d e l c a th o lic o s S im o n e I V B a s id i ( a v a n t i 1 4 3 7 - 2 0 fe b b r . 1 4 9 7 ) (2). E

a b b ia m o a llo r a u n a serie d i p a t r ia r c h i c h e

p o r t a n o t u t t i il n o m e d i S im o n e , c o m in c ia n d o .d a u n S im o n e I I p o c o d o p o il 13 6 4 , il c h e v u o l fo rse d ir e c h e il d e c r e to d i S im o n e I V n o n fe ce a lt r o se n o n c o n fe r m a r e u n u so v ig e n t e d a te m p o . I l B a d g e r a ttr ib u is c e t a le u s o e t a l e n o m e a i p a t r ia r c h i d e l g r u p p o n e s to r ia n o d i U r m iy a h , e a g g iu n g e c h e q u e lli d i D i y a b a k r a s s u m o n o t u t t i il n o m e d i G iu s e p p e (3). O s s e r v o p o i ch e v i è u n ’ a lt r a serie d i p a t r ia r c h i c h e si su s s e g u o n o t u t t i p o r t a n d o il n o m e d i E l i a , d a u n E l i a V I d e l 1 5 5 8 -1 5 7 6 a d u n E l i a X I I I I s o 'y a b h d e l 1 7 7 8 -1 8 0 4 . M a a fa r lo a p p o s t a n o n v i è n e s s u n p a t r ia r c a n e s to r ia n o c h e p o r t i il n o m e d i T o m a s o . D ’ a sse rzio n e d i G io v a n n i d a H ild e s h e im r im a n e c a m p a t a in aria . N o n c r e d o il c a s o d i a p p e s a n t ir e a n c o r p iù q u e s te m ie n o te a n a liz ­ z a n d o le f o n ti d e lla s to r ia s u c c e s s iv a c h e G io v a n n i

da

H ild e s h e im

ci

r a c c o n ta , s to r ia c h e d o v r e b b e e sser q u e lla d e lle in v a s io n i m o n g o lic h e , n o n so lo e p r in c ip a lm e n te p e r c h è m i a llo n ta n e r e b b e c o m p le ta m e n te d a l p r o b le m a c h e h o p r e s o a t r a t t a r e , m a a n c h e p e r c h è è u n t a le g u a z z a b u g lio d i d a t i im m a g in a r i e d i f a t t i rea li m o s tr u o s a m e n te a lt e r a t i d a ren d ere il c o m m e n ta r io a s s a i p e s a n t e e m a lg r a d o t u t t o p o c o u tile , p e r q u a n to il t e s t o r a c c h iu d a q u a lc h e d e t t a g lio c u r io so (4). E t u t t o c o n v e r g e e si c h iu d e

Cf. J. M aspero , H i s t o i r e d es P a t r ia r c h e s d 'A l e x a n d r i e (Bibl. de l ’école des H autes études 237), Paris 1923, p. 189. (*) Il nom e corrisponde a D eodato. Cf. la v ita trad. Chabot, in R e v u e de l 'O r i e n t L a t i n , I (1893), p. 601: Μουτ,Ε, o p . cit., p. 102. (2) B. TiSSERANT « N estorienne (église) », in D ic t i o n n a ir e de théologie, c a ­ th oliq u e, (1930), col. 228. ( 3) G. P. B aguer , T h e N e s t o r i a n s a n d th e ir R ituals·, London 1852, I, pp. 146-147. (4) Richiam o, ad esem pio, l ’attenzione sulla leggenda dell’« albero secco » (ediz. H ors TMAn n , pp. 2 9 8 -2 9 9 ) che pone a « T h a u r is ab a n tiq u o S u s is ». Il nom e è già n oto alm eno dal principio del X I I I secolo, essendo citato nel J e u de S a i n t N i c o l a s di Jean Bodel m orto nel 1 210 [ediz. M . M o n m k r q u É e t F. M i ­ c h e l , L e théâtre fr a n ç a is a u m o y e n -â g e , Paris 1 8 3 9 ; A . J e a n r o y , L e théâtre r e li­ g ie u x e n F r a n c e d u X I e a u X I I I e siècle, Paris 1924, p. 82 sgg.). N on ho potuto

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La fine delle tradizioni orientali sui Magi

236

c o n u n a g r a n d e e s a lta z io n e d e lle r e liq u ie d i C o lo n ia (x), il s o lo s c o p o p e r il q u a le il b u o n G io v a n n i d a H ild e s h e im h a c o m p iu to t u t t a la s u a g r a n fa t ic a . È

c o n q u e s t a o p e r a c h e s i c h iu d e il c ic lo d e lle le g g e n d e o r ie n ta li

s u i M a g i d i B e t le m m e e la lo r o r ip e r c u s sio n e in E u r o p a . N o n c h e G io ­ v a n n i d a H ild e s h e im le c o n o s c a d ir e t ta m e n t e e le u t i li z z i d i p r im a m a n o : s ia m o b e n lo n t a n i d a ciò . E g l i n o n n e c o n o s c e se n o n riflessi d i riflessi, r e lit t i a lc u n e v o l t e q u a s i ir r ic o n o s c ib ili. M a a n c o r a in lu i si s e n te rie ­ c h e g g ia r e in fin it a m e n te a ffie v o lit a t u t t a la c o m p le s s it à r e lig io s a c h e h a in s p ir a t o g l i a n t ic h i t e s t i. D i q u e lla p ie n e z z a d i c o n c e z io n e c h e è n e lle p a g in e r a c c o lte d a ll’ a n o n im o c o m p ila to r e d e lla

Cronaca d i Z u q n ìn l ’ E u ­

r o p a n o n h a a v u t o c o n o s c e n z a se n o n n e llo s c a r n o r ia s s u n to d e ll ’Opus

imperfectum in Matthaeum, ig n o r a to p e r s e c o li, r ip o r t a t o a l l ’ a tt e n z io n e d e i t e o lo g i d a A b e la r d o e c h e d e v e a v e r a v u t o n e l X I I I s e c o lo u n r ito r n o d i in te r e s se s u d i esso c o n c e n t r a t o c h e io n o n h o v o lu t o , g ia c c h é q u i n o n e r a il c a s o , e c h e fo r s e n o n a v r e i p o t u t o in d a g a r e . E c o n t a l e r ia s s u n to l ’E u r o p a h a a v u to

s e n to r e d e l c o lle g a m e n to d e lla s to r ia d e i M a g i c o n

q u e lla d i S a n T o m a s o , c io è c o n u n a lt r o c ic lo d i c u i l ’im p o r t a n z a è t a n t o g r a n d e n e lla s to r ia d e ll’a n t ic o c r is tia n e s im o d ’ O r ie n te . A a v e r p o rta to

m e b a sta d i

q u a lc h e e le m e n to a llo s t u d io d e l p r o b le m a e s o p r a t u t t o

d i a v e r r ic h ia m a to l ’ a t t e n z io n e s u l t e s t o

c o n te n u t o

n e lla

Cronaca di

Z u qn ìn , c o s ì c u r io s a m e n te s f u g g it o a t u t t i i d o t t i , a u g u r a n d o m i c h e p r e ­ s t o q u a lc u n o fr a lo r o v o r r à d a m e u n a a c c u r a t a e d e s a u r ie n te a n a lis i.

consultare R . PEEBX.ES, «T he D ry T ree», in V a s s a r M e d i e v a l S tu d ie s , N ew H aven 1928, p. 63 sgg. Interessante anche l ’accenno ai m erca to res de L o m b a r d i a che vivon o nel regno dei tartari, che deve riferirsi ai m olti com m ercianti geno­ vesi specialm ente v iv en ti n el regno degli Il-hàn e di cui qualcuno assurse anche ad alte cariche: si veda G. H . B r a Ti a n u , R e c h e rch e s s u r le c o m m e rc e des G é n o is d a n s la M e r N o i r e a u X I I I e siècle, Paris 1929. Per l ’apparizione in sogno dei re m agi a ll’im peratore tartaro (ediz. H o r s t m a n n , pp. 301-302) si veda il m otivo delle apparizioni in sogno nella storiografia m edioevale studiato da E . M e h e , D i e W e lta n s c h a u n g d es G i o v a n n i V i l l a n i , Leipzig, 1927, pp. 130-132. 0 Quando nel 1474 l ’im peratore Federico I I I diede alla città d i Colonia il diritto di coniare m oneta, su di questa furono p osti i nom i dei tre Magi, Gaspar, Melchior e B althasar patroni e protettori della città, com binati con la form ola XPC: VINCIT: XPC: REG NAT: XPC: IM PE R A T . N ello stesso m odo le due serie appaiono su una incantazione popolare n ota nella Germania occidentale: Gaspar fert mirram φ thu s Melchior φ Balthasar aurum φ Christus vin cit φ Christus regnat φ Christus im perat φ Christe libera fam ulum N . φ ab om ni m alo et periculo. V edi E . H . K a n t o r o w ic z , L a u d e s R e g ia e (U niversity of California Publication in H istory, 33), Berkeley and Los A ngeles 1946, pp. 1-3.

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A D D E N D A

p a g . 4. I l te r m in e m a g u s n o n im p lic a a s s o lu ta m e n t e c h e il p e r s o ­ n a g g io s ia u n s a c e r d o te d e lla r e lig io n e m a z d a ic a , in q u a n to , a lm e n o in un

d o c u m e n to ,

r ife r is c o

a lla

esso

appare

is c r iz io n e

com e

la t in a

del

e n tra to

anche

nel

m ith r a is m o . M i

m ith ra eu m d i D u r a , e d i t a in

The

E x c a v a tio n s a t D u r a - E u r o p os. P r e lim in a r y R ep o r t o f the V I I a n d V I I I S e a so n o f W o r k s, N e w H a v e n 1 9 3 9 , p p . 1 2 0 -1 2 1 : p a g . 5, n o t a 1 . S u l r a p p o r t o fr a l ’ a p p a r ir e d i u n n u o v o a s tr o e la n a s c it a d i u n u o m o si v e d a il r e c e n te s tu d io d i W . K r o g m a n n , « D a s K in d

und

der

K o m e t », in

C la ss ic a

et M e d ia e v a lia

I n d a g a t io n e s a n t i q u i t a t i s .e t m e d ii a e v i) , X I I

(S o c ie ta s

D a n ic a

( 1 9 5 1 ), p p . 5 1 -5 7 .

p a g . 2 7 , n o ta 2. Q u e s t o v o lu m e e r a g i à d e fin itiv a m e n t e c o m p o s to q u a n d o il p r o f. L e v i D e lla V i d a c o n s t a t ò c o n s o m m a d e s o la z io n e c h e il t e s t o s u i M a g i d e lla C ron a ca d i Z u q n ìn e r a s t a t o b e n p iù r e c e n te m e n te e d it o e t r a d o t t o d a J . - B . C h a b o t , n e lla

serie C S C O , S s . sy ri, I I I ,

1,

il t e s t o c o l t it o lo C h ro n ico n a n o n y m u m p s e u d o -D io n y sia n u m vulgo d ic ­

tu m , P a r is iis 1 9 2 7 , p p . 5 7 - 9 1 , e la v e r s io n e c o n q u e llo d i I n c e r ti a u cto ris C h ro n ico n p se u d o -D io n y sia n u m vulgo d ictu m , L o v a n i i 19 4 9 , p p . 4 5 -7 0 . P e r p a r t e m ia , se p u r s o n o b e n m o r tific a to p e r la m ia in c o m p le t a r icerca b ib lio g r a fic a , p e n s o c h e c iò r ito r n i a b e n e fic io d e l le t t o r e

c h e d is p o n e

c o s ì d i d u e tr a d u z io n i c o m p le t a m e n t e in d ip e n d e n ti d o v u t e a d u e g r a n d i o r ie n ta lis ti. p a g . 7 9 in fine. Q u e s t e p a g in e e r a n o g i à c o m p o s te d e fin itiv a m e n t e q u a n d o h o p o t u t o p r e n d e r v is io n e d e l v o lu m e d a l t it o lo A rcha eolog ica

O r ien ta lia in m em oria m E r n s t H erzfe ld , N e w Y o r k 1 9 5 2 , e q u in d i d e llo s tu d io in esso c o n te n u t o d i V . M i n o r s k y , « T w o A b ü - D u l a f s s e c o n d R is à la h », p p .

I r a n ia n L e g e n d s in

1 7 2 - 1 7 8 . Q u i v i lo s tu d io s o ru sso h a

d a t a la tr a d u z io n e d e l t e s t o o r ig in a r io d i A b ü D u la f M is 'a r ib n M u h a lh il (da u n m a n o s c r itto d i M a s h a d ) d e lla le g g e n d a c h e h o r ip o r ta to in b a s e a lla r e d a z io n e d i Y â q ü t . P e r q u a n to si p u ò g iu d ic a r e d a u n a tr a d u z io n e le d iffe r e n z e fr a le d u e r e d a z io n i n o n v e r to n o c h e s u m e r i d e t t a g l i fo r ­ m a li.

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Addenda

238

pag. 112 ,

1.

2 -3 . S e c o n d o M in o r s k y (v e d i l ’ a r tic o lo c it a t o q u i so p ra)

il n o m e d i H o r m u z (H o r m iz d ) b e n U u s r a ü s ïr s a r e b b e d a a v v ic in a r s i a q u e llo c h e p o r t a u n o d e i M a g i n e l L ib r o d ella C a verna d ei T e s o r i, H o r ­ m iz d d e M a k h ô z d ï ( v e d i q u i s o p r a p . 14 ) e , b a s a n d o s i su lle r ic e r c h e d i J . M a x q u a r t , U n tersu chu n g en z u r G eschichte von E r a n , I I , L e i p z i g 19 0 5 , p . 7 , lo v o r r e b b e id e n tific a r e c o n u n H u r m iz à n o d H o r m iiz c i t a t o n e lle g e n e a lo g ie a r a b e d e g li A r s a c id i e c h e si v u o l fa r c o r r isp o n d e r e c o n A r t a ­ b a n o I I (12 -3 8 ? d . C .), c h e m e g lio si d e v e c h ia m a r e A r t a b a n o I I I . M a il p r o b le m a d e l n o m e d e i M a g i e d e lla lo ro id e n tific a z io n e è b e n p i ù c o m ­ p le s s o d i q u a n to p e n s i lo s tu d io s o ru sso. È

a d o g n i m o d o im p o r t a n te

o s s e r v a r e c h e i m ig lio r i s tu d io s i m o d e r n i n e g a n o c h e A r t a b a n o I I I s ia s t a t o in o r ig in e re d e ll’A t r o p a t e n e e lo v o g lio n o in v e c e re d e lla H y r c a n i a e d e lla K a r m a n ia (v e d i U . K a h r s t e d t , A rta b a n o s I I I u n d sein e E rbe. D is s e r ta tio n e s B e m e n s e s , I , 2, B e m a e 19 5 0 , s p e c . p . 14 ) c h e d iv e n n e re d e i re n e ll’ a n n o 1 2 d. C . in s e g u ito a lla s u a v i t t o r i a

M cD

ow ell,

su V o n o n e (R . H .

C o in s fro m S e le u c ia on the T ig r is , A n n A r b o r 1 9 3 5 , p . 18 7 ).

p a g . 1 3 6 , n o t a 6. S u l reale c o n c e t to d i « S a l v a t o r e » n e l c u lto m a z d a ic o v e d i le p o c h e m a p r e c is e fr a s i d i J . d e M e n a s c e , « D e s m y s tè r e s e t la r e lig io n d e l ’ I r a n », in E r a n o s J a h rb u ch 1 9 4 4 , X I , Z ü r ic h , 1 9 4 5 , p . 18 2 , m a c h e forse m e g lio si a t t a g lia n o a l m a z d e is m o p r im it iv o c h e n o n a q u e llo p iù e v o lu t o e p i ù s o t t ile d e l I V - V

seco lo .

p a g . 1 4 7 , n o t a 5. N o n p o t e i c o n s u lta r e l ’ a r tic o lo (in ru sso) d i J a . A.

Man

an d

p e r s ia n a in

Ja n su lle v i e d i m a r c ia d e ll’im p e r a to r e E r a c lio n e lla .g u erra

V iz a n t ijs k ij V r e m e n n ik , I I I (19 5 0 ), ρ ρ . 1 3 3 -1 5 3 .

p . 1 7 7 , n o t a I . A lle in d ic a z io n i b ib lio g r a fic h e a g g iu n g e r e G . S o r a n z o

I l P a p a to , l ’ E u r o p a cristia n a e i T a rta r i, M ü a n o 19 3 0 , p . 5 3 3 -5 3 6 e L ettres closes, p a ten tes et cu ria les se ra pporta nt à la F r a n c e p a r G e o r g e s D

a u m e t , P a r is

19 2 0 , n 1 4 4 8 -4 5 2 , 4 5 7 , 550 , 5 6 1 , p p . 28 0 -28 2, 286, 3 3 7 -3 3 8

c h e p u b b lic a t u t t i i d o c u m e n ti. p a g . 1 8 7 . G io v a n n i d a H ild e s h e im

n o n p a r la p iù d e lla s te lla d o p o

l ’ a r r iv o d e i M a g i a B e tle m m e , m a s o la m e n te d ic e c h e q u a n d o d o p o l ’a d o ­ ra z io n e d e l B a m b in o essi s i rip o s a r o n o , n e l so n n o fu r o n o a v v e r t i t i d i n o n to r n a r e d a

E rode

et tu n c stella ip s is u ltra n o n a p p a r u it ( E d iz . H o r s t -

m a n n , p . 2 4 1 ). D a c iò c r e d o si p u ò d e d u r r e c h e G io v a n n i n o n co n o s ce a n c o r a la le g g e n d a c h e la s t e lla fo sse c a d u t a n e l p o z z o c h e e r a p resso a lla m a n g ia t o ia o v e r ip o s a v a G e s ù . T a l e le g g e n d a è r a c c o lta p e r la p r im a v o l t a d a i d u e p e lle g r in i P a u l S p a r n a u e d U lr ic h v o n T e n n s t a e d t , c h e fu r o n o in

T e rra sa n ta

nel 138 5:

cf. l ’e d iz io n e

d e l lo ro itin e r a r io d a t a

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.« .st;

Addenda da

R.

R



479

sg.

ô h r ic h t

1.

p a g . 19 2 ,

in

Z e itsc h r .

239

f. G esch. d. E r d k u n d e , X X V I

(18 9 1 ),

5. A b c a s d e v e co r r is p o n d e r e a d A b k h a z ia c o n c u i si è

reso n e l m e d io e v o A p 'x a z e t 'i , c h e è il n o m e d e lla p a r t e d e lla G e o r g ia c o r r is p o n d e n te p r e s s o a p o c o a l l ’a n t ic a C o lc h id e .

11.

p . 200,

1 9 -2 1 .

In

r e a ltà C le m e n te V I r ic e v e t t e n e l 1 3 4 0 - 1 3 4 1 ,

u n ’a m b a s c i a t a t a r t a r a , n o n d e l g r a n h à n , m a d a O z b e g h à n d e i T a r t a r i d e ll’ Ó r d a c it .,

d ’O ro

IV , pp.

del Q y p c a q :

2 2 7 -2 2 8 ;

B.

cfr.

G o l u b o v i c h , B ib lio t. b io-biblio graf.,

Sp u l e r , D ie G o ldene H ord e,

L e ip z ig ,

19 4 3 ,

p p . 2 3 8 -2 3 9 . G io v a n n i d a H ild e s h e im c o n fu s e i t a r t a r i d e lla R u s s ia , m e ­ r id io n a le

c o n q u e lli d e ll’A s ia c e n tr o -o r ie n ta le .

p ag. 20 1,

1.

23. S i p o t r e b b e s o s p e tta r e c h e V a u s s ia s e m p lic e m e n te

u n a c a t t i v a le t t u r a d i u n a a b b r e v ia z io n e d i V ic to r ia lis , c io è V a lis , d o v e

l i f u m a l le t t o p e r u e c o s ì se m p r e t r a s c r itt o . M a u n a s im ile s p ie g a z io n e n o n r e g g e in q u a n t o il n o m e d i V a u s si t r o v a , in n a n z i c h e n o n in G io ­ v a n n i d a H ild e s h e im , n e l t e s t o d i L u d o p h ch e ig n o r a q u e llo d i V ic to r ia lis. p a g . 230, n o t a 4. S u lla s t a t u a d i G iu s tin ia n o a c a v a llo .si v e d a r e ce n ­ t e m e n t e R . J a n i n , « C o n s ta n tin o p le B y z a n t in e .

D é v e lo p p e m e n t u r b a in

e t r é p e r to ir e to p p g r a p h iq u e », in A rc h iv e s de l ’ O rien t chrétien, I V , P a r is 1 9 5 ° , p p . 7 8 -8 0 , 9 cf.

B y z a n t. Z e itsc h r ., X I / V (19 5 2 ), p . 85.

F o r s e la

le g g e n d a d e l s e p o lc r o d e i M a g i s o t t o la c o lo n n a p o r t a n t e la s t a t u a G iu s tin ia n o B.

de

K

è n a ta d a l fa tto

h it r o w o ,

di

(rife rito p e r ò s o lo d a p e lle g r in i ru ssi; cf.

Itin é r a ir e s ru sses en O r ien t, G e n è v e 18 8 9 , p p . 202

e 228) c h e d a v a n t i a t a l e s t a t u a v i e r a n o q u e lle d i tr e c a p i s a r a c e n i, ognuna su

u n a c o lo n n a , in g in o c c h ia t i e n e ll’ a t t o d i

p r e s e n ta r e i lo ro

t r i b u t i a H ’im p e r a to r e . C h e s ia n o s t a t i s c a m b i a t i p e r i t r e M a g i ?

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ELENCO DEI

NOMI

E

DEI

T E R M IN I

P R IN C IP A L I

D ò un elenco dei principali nomi storici e geografici e dei termini più significativi. Non tengo conto dei nomi frequentemente citati ed i cui richiami non avrebbero alcun interesse per queste ricerche: così Magi, Gesù, Maria, Gerusalemme, Betlemme, etc. Indico le diverse grafie di uno stesso nome secondo le diverse traduzioni di cui ho fatto uso, ma non le varianti dei manoscritti che m olte volte ho citate nelle note. Per i nomi degli autori richiamo solo quelli che ricorrono nel testo o nelle note e di cui si espongono o si discutono le opi­ nioni; non quelli che vi appaiono solo in indicazioni bibliografiche. Siccome questo non è un libro di consultazione ritengo che l'elenco dato sia più che sufficiente.

A balis, 140. Abàqà, 170, 200. Abardih (porta di — a Siràz), 87. Abcas, regno, 19g, 239. 'Abd Allah ibn al-Muqaffa', 100. 'Abd al-Mun'im, 97. pseudo-Abdia, 219. 'Abdïso', 115. Abelardo, 23, 236. Abele, 11, 20, 32, 76. Abgar (lettera di Gesù a— ), 109. Abgar I X di Edessa, 107. Abissini, Abissinia, 72, 106, 151, 207, 220. Abkhazia, 239. Abramo, 4, 84, 121-124, 133, 214. A bù Hàm id al-Andalusi, 143. A bù ’1-H asan bar Bahlùl, 126. A bù Sàlih, 153. Abu Tâhir al-H àtùni, 87. Accon, 172, 185, 189: V e d i S. Gio­ vanni d ’Acri. Aceldam a, 214. achates, 100. Achilleus, 230. Acri, 203-205; v e d i Accon, S. Gio­ van ni d ’Acri. A d a A r c h e l a i, 53. A d a J o h a n n i s , 94. A d a M a r i s , 149. A d a P h i l i p p i , 94. A d a T h o m a e , 94. Adam o, io , 15-20, 28, 30, 32, 41, _ 4 9 , 5 4 , 5 8. 69, 76, 90, 96, 121. Adarbàd, 140.

Âdarbaigân, 14, 116, 140-143, 146-151, 1 54-157, 214, 227; v e d i Aderbiian. Âdar-i-{mrin, 135. Adarhus, 141. Aderbi] an, 133. Adhorgin, 7; v e d i Adhùrgin. âd h râ , 74. Âdhùr, 114. Àdhur-Gusnasp. 81, 116, 140, 142. Adhùrgin, 14, 146: v e d i Adhorgin. Adiabene, 149. Adonis, 63. Adriatico mare, 158. de

A d v e n t u p a tr ia r c h a e C a lix t o p a p a I I , 151,

In d o r u m

su b

233.

Afràsyâb, 88. Africa (provincia d ’— ), 21. Africa settentrionale, 93. Agapius, 124. a g er fig u li, 214. Aginare, 216. s. A gostino, 93. Ahasvérus, 172 Ahura Mazdah, 55-57, 147. a h i a l-k itâ b , 97. A hsïrâs figlio di Safhàn, 123. A H S r S, 27.

Âhurin, 135, 139. l’Aia, Bibl. cod. 269, 224. Aiche ( = Aachen), 207. 'Ain Ôalüt, 162. *Alâ’ ad-D ïn, 78. A lâche mala, 172. Alàtàg, 227. Albareda A. M., O. S. B., 2. 16

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242

Klenco dei nomi e dei termini principali

Alberico da Trois Fontaines, 152, 224. A lciato Andrea, 229. pseudo-Alcuino, 180. Aleppo, 173. Alessandro Magno, 122, 145, 147, 187, 214. Alessandro Severo, 4. A lexandrova (porta di— ), 64. 'Ali ar-Ridà. 'a l i d i , 84. *.?\2\OveftHC γ ψ ι ο τ ο ο , 138. Allogeno (apocalisse di— ), 138. Alm àlig, 165, 177. Alqos, 121. Amerus, 224. Am eretàt, 57. Ameródat, 57. A m esa-Spentas, 56. Amida, 135. Amm iano Marcellino, 66. 'Amr ibn M atta ibn Bahnàm, 133. A nastasio Persiano, 58. Andes, 88. A n n a l e s C a p i t u l i P o s n a n ie n s is , 159. A n n a le s A n n a le s A n n a le s A n n a le s A n n a le s

F r is a c e n s e s , 1 7 1 . M a n t u a n i , 159. M a r b a c e n s e s , 157, 158. P o l o n o r u m , 169. s. R u d b e r t i S a lis b u r g e n s e s ,

169

176. A n n a le s 171.

W a s s e n a u g ie n s e s

b r e v is s im i,

A ntiochia, 16, 66, 124, 204: — prin­ cipes, 196, 197. A ntioco I della Commagene, 148. s. Antonio, 192, 210. Antonio triunviro, 116. Aorsi, 146. Apellius, 224. Aphrahat, 138. A p o c a l y p s i s M o s i s , 10. s. Apollinare in R avenna, 78. A pollo, 10 A pollonio Rodio, 148. Ap'xazet'i, 239. Arabia, 5, 89, 186, 191, 216. Aracosia, 201. Aral mare, 158. Aras fiume, 227. A raxe fiume, 149. Arcadio im peratore, 21. Ardabil, 141, 142. Ardasir, 112, 114, 134. Ares, 148. Aries (re di— ), 199. Arles-Marsiglia (regione di— ), 21, 68. Argamim regione, 164. Arghonum regione, 164. Argün hân, 175, 228. Ariarathe V di Cappadocia, 61.

Aristokritos, 137. a rk a g ü n , 164. a rk à n ü n , 165. à r k a ü d , 164. a r k d ’ü n , 164, 165. Armarti, 56. Armenia, 75, 169-172, 190; Armeni, 191; Armeniae rex, 198. Arsuf (dominus' de— ), 196. Arra, 139. Arràn, 227. Arsacidi, 238, Arsàk figlio di Mìhròg, 123. A R SK , 27. Artabano II (III), 238. A rtàhsist figlio di Hwalàhàr, 123. A rtàhsist bar Hòlid, 90. Artàs, 122.

ARTBN, 27.

ARTHS y ST, 27: v e d i A rtàhsist. Aryâhü figlio di Nesrü, 123. ARYHW , 27.

Asia centrale, 215. asltàs, 100. A snavand m onte, i n , 116: v e d i Asnavant. Assassini, 78. Assemani, 26, 27. A ssonis de Turre, 190, 232; v e d i Azzone della Torre. Assuero, Assuerus, 213, 219. A stilyanos, 231. 144*

A snavant m onte, i n , 144. Asóqàr, 79. A sa V ahista, 56. A srahist, 140. Asta'bdùn figlio di Sïrünâs, 123. A èT N B W Z N , 27. 'A tà Malik-i òu w ayn i, 99. Atarepàta, 146. Atargatis, 109. À tas, 83. Athos, 109. Atropatene, 238. Atràs mare, n . A t t i d eg li A p o s t o l i , 4. A t t i d i s. T o m a s o , 25, 46, 53, 65, 67. A tür-Farnbag-i Farruhazâtân, 140. A türpat-i Y àvândân, 140. Atürpâtkàn, 144. Auclunlek (manoscritto— ), 177. Augusteon, 230. A ugusto Cesare, 17. Augusto imperatore, 124. Augustus, 6. Aüharamazdah, 128: v e d i Ahura-Mazdah. Aurvat-àspâ, 117.

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Elenco dei nomi e dei termini principali Ava, 8 3 ;

v e d i Àwah. A ve sta , 2 4 , 2 6 , 5 5 , 5 6 ,

12 7 , 128, 130,

1 3 4 , I 35. 1 44, 1 4 7 ; v e d i B a s t a . Avignone, 1 7 7 . 1 8 4 , 2 0 0 . Àwah, 8 3 , 8 6 , 8 7 . a w S t s p , „27. A y a t k a r -i Z a m a s p ik , 8 9 . Azzone della Torre, 2 3 1 : v e d i Assonis de Turre. Azov mare, 1 5 7 .

Ba'albek, i n . Babilonia, i 6 , 1 2 3 , 1 3 8 . Bactria, Bactriana, io, 1 0 0 , 1 8 0 . Badger G. P., 2 3 5 . b a g a d u r, 1 5 7 . Bagdàd, 1 4 0 , 2 0 4 ; v e d i Baldac. Bahïrâ, 7 5 . B a h m a n Y a it, 1 2 8 . Bahràm II, 9 5 . Bahram V, 5 7 , 1 1 4 . I 49· Βάκτροις, 2 2 2 . Balaam profeta e profezia, 1 5 , 2 2 , 5 0 , 9 1 , 1 1 9 , 1 2 5 - 1 2 7 , 1 3 0 - 1 3 2 , 1 8 .5 , 1 8 6 , v e d i Bil'âm . al-Balâdurï, 1 4 1 . Baiai, 9 4 . al-Balâsagan, 1 4 1 . Balàs, 1 3 5 . Baldac, 8 9 , 1 9 3 ; v e d i Bagdad. Baldarân, 1 2 3 . Balkkas lago, 1 6 3 , 1 6 5 . Balthasar, 7 6 , 7 7 , 7 8 , 8 2 , 1 5 9 , 1 6 6 , 18 6, 18 7, 189, 190, 19 4 , 210 , 2 14 , 2 16 , 2 1 7 , 224, 233, 236. Bang W ., 7 0 , 7 1 . Bar Hebraeus, 1 2 6 . B ar Sahdi, 1 3 9 . Bar Saumâ, 1 1 5 , 2 2 8 . Barasa, 2 0 0 . Barbaro Giosaphat, 8 4 . Barbosa Duarte, 1 5 5 . Barchianis ( = Bactrianis), 2 2 5 . Barchinonensis archidiaconus, 1 7 4 . Bardesane, 6 6 , 1 0 7 . Barhadh b