La scrittura geroglifica minoica sui sigilli. Il messaggio della glittica protopalaziale 9788862278768, 9788862278775, 9788862278782

Da quando Sir Arthur Evans pubblicò, poco più di un secolo fa, le prime osservazioni sui documenti in geroglifico cretes

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La scrittura geroglifica minoica sui sigilli. Il messaggio della glittica protopalaziale
 9788862278768, 9788862278775, 9788862278782

Table of contents :
RINGRAZIAMENTI
INDICE
AVVERTENZA
PREFAZIONE
INTRODUZIONE
Scrittura decorativa vs scrittura fonetica:il geroglifico cretese a un secolo da Scripta Minoa I
Questioni di sintassi e strategie comunicative:cosa leggere e come leggerlo
Segni (tridimensionali e bidimensionali), icone e prestigio
CONCLUSIONE -
W.R.I.T.I.N.G. in geroglifico minoico su sigillo
TAVOLE
APPENDICE I
APPENDICE II
INDICI
BIBLIOGRAFIA

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BIBLIOTECA DI «PASIPHAE» Collana di filologia e antichità egee diretta da Louis Godart e Anna Sacconi * xii.

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BIBLIOTECA DI «PASIPHAE» Collana di filologia e antichità egee diretta da Louis Godart e Anna Sacconi * i. Vassilis L. Aravantinos, Louis Godart, Anna Sacconi, Thèbes. Fouilles de la Cadmée. i. Les tablettes en linéaire B de la Odos Pelopidou. Édition et commentaire, 2001. ii. 1. Vassilis L. Aravantinos, Louis Godart, Anna Sacconi et alii, Thèbes. Fouilles de la Cadmée. ii. 1 Les tablettes en linéaire B de la Odos Pelopidou. Le contexte archéologique, in preparazione. ii. 2. Eleni Andrikou, Vassilis L. Aravantinos, Louis Godart, Anna Sacconi, Joanita Vroom, Thèbes. Fouilles de la Cadmée. ii. 2. Les tablettes en linéaire B de la Odos Pelopidou. Le contexte archéologique, La céramique de la Odos Pelopidou et la chronologie du linéaire B, 2006. iii. Vassilis L. Aravantinos, Louis Godart, Anna Sacconi, Thèbes. Fouilles de la Cadmée. iii. Corpus des documents d’archives en linéaire B de Thèbes (1-433), 2002. iv. Vassilis L. Aravantinos, Maurizio Del Freo, Louis Godart, Anna Sacconi, Thèbes. Fouilles de la Cadmée. iv. Les textes de Thèbes (1-433). Translitération et tableaux des scribes, 2005. v. Maurizio Del Freo, I censimenti di terreni nei testi in lineare B, 2005. vi. Jean-Pierre Olivier, avec la collaboration de Frieda Vandenabeele, Édition holistique des textes chypro-minoens, 2007. vii. Frederik M. J. Waanders, An analytic Study of Mycenaean Compounds. Structure. Types, 2008. viii. Anna Margherita Jasink, Cretan Hieroglyphic Seals. A new Classification of Symbols and ornamental/filling Motifs, 2009. ix. Gaia Servadio, Scritti siriani dell’antichità. Testi preclassici e classici, 2010. x. Études mycéniennes 2010. Actes di xiii e Colloque international sur les texts égéens, Sévres, Paris, Nanterre, 20-23 septembre 2010, édités par Pierre Carlier, Charles de Lamberteire, Markus Egetmeyer, Nicole Guilleux, Françoise Rougemont, Julien Zurbach, 2012. xi. Louis Godart, Anna Sacconi, Supplemento al Corpus delle iscrizioni vascolari in lineare B, in preparazione. xii. Matilde Civitillo, La scrittura geroglifica minoica sui sigilli. Il messaggio della glittica protopalaziale, 2016. xiii. Anastasia Dakouri-Hild, Thèbes. Fouilles de la Cadmée. v. The House of Kadmos at Boeotian Thebes: The Excavations of Antonios D. Keramopoullos (1906-1929), in preparazione. xiv. Ioannis Fappas, Thèbes. Fouilles de la Cadmée. vi. The Trade of the Large Size Stirrup-jars in Boeotia, in preparazione. xv. Ino Nicolaou, Anna Panayotou, Prosopography of Ancient Cyprus, in preparazione.

UN I VE R S I TÀ D E G LI STUDI DI ROMA “ LA SAPIE NZA” UN I VE R S I TÀ D E G L I STUDI DI NAPOLI “ FE DE R IC O II”

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LA S C R I TT U R A G E RO G L I F I C A M I N O I C A SUI SIGILLI Il messaggio della glittica protopalaziale MATILDE CIVITILLO

PISA · ROMA FA B R I Z I O S E RRA E D ITORE MMXVI

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Questo volume è stato pubblicato col sostegno economico dell’Università degli Studi di Enna “KORE”. * A norma del codice civile italiano, è vietata la riproduzione, totale o parziale (compresi estratti, ecc.), di questa pubblicazione in qualsiasi forma e versione (comprese bozze, ecc.), originale o derivata, e con qualsiasi mezzo a stampa o internet (compresi siti web personali e istituzionali, academia.edu, ecc.), elettronico, digitale, meccanico, per mezzo di fotocopie, pdf, microfilm, film, scanner o altro, senza il permesso scritto della casa editrice. Under Italian civil law this publication cannot be reproduced, wholly or in part (included offprints, etc.), in any form (included proofs, etc.), original or derived, or by any means: print, internet (included personal and institutional web sites, academia.edu, etc.), electronic, digital, mechanical, including photocopy, pdf, microfilm, film, scanner or any other medium, without permission in writing from the publisher. Proprietà riservata · All rights reserved © Copyright 2016 by Fabrizio Serra editore®, Pisa · Roma. Fabrizio Serra editore incorporates the Imprints Accademia editoriale, Edizioni dell’Ateneo, Fabrizio Serra editore, Giardini editori e stampatori in Pisa, Gruppo editoriale internazionale and Istituti editoriali e poligrafici internazionali. Stampato in Italia · Printed in Italy www.libraweb.net issn 1828-8685 isbn 978-88-6227-876-8 (brossura) isbn 978-88-6227-877-5 (rilegato) e-isbn 978-88-6227-878-2

In copertina: “Pini-plombe-orig-II2 316d 3.2” by Ingo Pini - Own work. Licensed under Public Domain via Wikimedia Commons. Http://commons.wikimedia.org/wiki/File: Pini-plombe-orig-II2_316d_3.2.jpg#/media/File:Pini-plombe-orig-II2_316d_3.2.jpg.

RINGRAZIAMENTI Il motivo stesso dell’esistenza di questo libro è il mio incontro, ormai molti anni fa, con il Professor Louis Godart, che è stato mio Maestro dallo sbocciare della mia passione per le scritture egee fino ai recenti confronti, dibattiti, suggerimenti, ripensamenti e consigli sul manoscritto del volume che qui si presenta. Punto di riferimento costante, non solo per la mia formazione scientifica, senza quell’incontro, in un pomeriggio d’autunno nelle aule dell’Ateneo Federiciano di Napoli, le pagine che seguono non sarebbero mai state scritte. Un ringraziamento speciale è riservato, inoltre, alla Professoressa Adele Franceschetti, che è stata ed è, oltre a tutto il resto, una grande amica. Desidero, infine, ringraziare il Professor Louis Godart e la Professoressa Anna Sacconi per aver incoraggiato e sostenuto la pubblicazione di questo volume nella collana da loro diretta.

NOTA SU FIGURE E FONT. Le riproduzioni dei sigilli editi nel Corpus der minoischen und mykenischen Siegel si devono alla cortesia del CMS. Si ringrazia, inoltre, il Progetto DBAS Databases about aegean subjects, dell’Università di Firenze, per aver reso disponibile per il download il font del geroglifico minoico elaborato nell’ambito del progetto (http://dbas.sciant.unifi.it/CMpro-vp-8.html) e qui utilizzato.

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INDICE PREFAZIONE .......................................................................................................................... 8 INTRODUZIONE .................................................................................................................... 9 Un segnario per un supporto ................................................................................................. 9 I CAPITOLO ....................................................................................................................... 19 Scrittura decorativa vs scrittura fonetica: il geroglifico cretese a un secolo da Scripta Minoa I ............................................................................................................................................ 19 § 1.1 Sir Arthur Evans ........................................................................................................ 19 § 1.2 Louis Godart, Jean-Pierre Olivier e il Corpus Hieroglyphicarum Inscriptionum Cretae: su cosa sia “scrittura” e decorazione sui sigilli minoici......................................... 29 § 1.2.1. Segni decorativi ................................................................................................. 32 § 1.2.2 Segni complessi .................................................................................................. 35 § 1.3 Riflessioni post-CHIC: Anna Margherita Jasink ....................................................... 52 II CAPITOLO ...................................................................................................................... 56 Questioni di sintassi e strategie comunicative: cosa leggere e come leggerlo.................... 56 § 2.1 La produzione di sigilli iscritti in geroglifico cretese nel contesto della glittica medio minoica................................................................................................................................ 56 § 2.2 Il fattore “genere”: accorgimenti estetici ed espedienti grafici.................................. 60 § 2.2.1. Direzione dell’iscrizione: la tirannia del supporto ............................................. 70 § 2.2.2 Connessioni transfacciali sui prismi e “badge acronymique” ............................ 75 § 2.2.3 Uso misto delle singole facce dei prismi ............................................................ 81 § 2.2.4 Varianti segniche di prestigio? ........................................................................... 83 § 2.3 Questioni di sintassi nelle iscrizioni su sigilli plurifaccia.......................................... 85 § 2.3.1. Le “formule” ...................................................................................................... 86 § 2.3.2. Gli “altri gruppi di segni” ................................................................................ 100 § 2.3.3 Orientamento reciproco delle iscrizioni sui prismi ........................................... 108 § 2.4 La scrittura è materia: gruppi di segni, tipologie glittiche e materiali ..................... 115 § 2.5 Uso sfragistico dei sigilli iscritti in geroglifico minoico ......................................... 119 III CAPITOLO .................................................................................................................. 134 Segni (tridimensionali e bidimensionali), icone e prestigio ............................................. 134 § 3.1 Segni per significare graficamente vs segni per significare linguisticamente ......... 134 § 3.1.1 Segni di scrittura come icone/simboli ............................................................... 137 § 3.1.2 Il condizionamento inverso: motivi decorativi disposti come segni di scrittura? ...................................................................................................................................... 140 § 3.1.3 Uso dei segni “fuori sistema”: circolazione di icone ........................................ 142 § 3.2 Il precedente Antico Minoico: la formazione del patrimonio simbolico della glittica minoica.............................................................................................................................. 159 § 3.2.1 La questione della cosiddetta “scrittura di Archanes” ...................................... 164 § 3.2.2 “Segni di pietra”: dalla tridimensionalità del sigillo/amuleto alla bidimensionalità dei segni grafici ................................................................................. 171 § 3.3 Il sigillo ricomposto: segni di scrittura, icone e motivi figurativi ........................... 176 CONCLUSIONE .................................................................................................................. 187 W.R.I.T.I.N.G. in geroglifico minoico su sigillo .............................................................. 187 TAVOLE .............................................................................................................................. 203 APPENDICE I ...................................................................................................................... 213

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indice

Catalogo sinottico critico delle edizioni dei sigilli iscritti in CHIC e nel CMS ................ 213  APPENDICE II. o o o o o o corpus ............................................. ......................................................... 260 INDICI .................................................................................................................................. 263 A. Indice delle figure nel testo .......................................................................................... 263 B. Indice delle tabelle nel testo ......................................................................................... 264 C. Indice delle tavole ........................................................................................................ 264 BIBLIOGRAFIA ..................................................................................................................265

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AVVERTENZA La decisione di avvalersi, nel presente lavoro, sia dell’edizione del Corpus Hieroglyphicarum Inscriptionum Cretae (d’ora in poi, CHIC) sia di quella del Corpus der minoischen und mykenischen Siegel (da qui in avanti, CMS) e di riportarle entrambe, in Catalogo (Appendice I), per ciascun sigillo, deriva dall’osservazione che il CMS – diversamente da CHIC – offre il disegno anche delle facce prive di segni grafici riconosciuti come segni di scrittura dei sigilli plurifaccia, caratteristica funzionale alla possibilità di una interpretazione complessiva del sigillo anche nelle sue connessioni transfacciali e, perciò, all’analisi che ci si propone di svolgere. Tuttavia, nella presentazione e nell’analisi dei sigilli con più di una faccia si terrà conto della successione di esse come definita da CHIC. Specie nel caso dei prismi a tre e a quattro facce, l’edizione di essi da parte di Godart e Olivier risulta dall’applicazione, a questi manufatti, del tournage standard, senza il quale procedimento gran parte delle domande poste nelle pagine a seguire non avrebbero potuto trovare una risposta. Per completezza, per ciascuna faccia dei prismi verrà indicata sia la nomenclatura usata da CHIC (in lettere dell’alfabeto greco) sia quella adottata da CMS (in caratteri latini). Nel caso in cui, in Appendice I, non sia segnalata la corrispondenza di un sigillo CHIC # con uno edito nel CMS, si tratterà, generalmente, di esemplari riprodotti sulla base di disegni più antichi (segnatamente, di Evans), per le fonti dei quali si rimanda a CHIC. La transnumerazione delle iscrizioni in geroglifico qui adottata è quella di CHIC; nei casi in cui il CMS ne propone una diversa, la si è segnalata in Appendice I, ove è incluso ogni sigillo o impronta iscritti citati nel testo. In nessun caso i sigilli sono presentati in scala. Le datazioni fornite nel testo si riferiscono tutte alla cronologia relativa cretese, laddove AM corrisponde ad Antico Minoico, MM a Medio Minoico e TM a Tardo Minoico, con l’indicazione ulteriore delle sottofasi riconosciute per ciascun periodo come da specchietto qui sotto. Fase ceramica Antico Minoico (AM) I-III Medio Minoico (MM) IA Medio Minoico IB-IIB Medio Minoico III – Tardo Minoico (TM) IA-B

Fase culturale Prepalaziale (Antica) Prepalaziale (Tarda) Protopalaziale Neopalaziale

Date (a.C.), ca. 3100/3000 – 2100/2000 2100/2000 – 1925/1900 1925/1900 – 1750/1720 1750/1720 – 1490/1470

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PREFAZIONE Cosa sappiamo della scrittura geroglifica cretese apparsa nell’isola di Minosse nel periodo protopalaziale all’inizio del secondo millennio a.C.? Poche cose certe: appartiene alla categoria delle scritture egee come la lineare A e la lineare B; non è decifrata; sembra essere stata utilizzata insieme alla lineare A nella cancelleria di uno dei palazzi minoici, quello di Mallia; i documenti di archivio in geroglifico registrano quantitativi di prodotti infinitamente più elevati rispetto a quelli associati ai beni censiti nei documenti in lineare A, il che potrebbe indicare che gli amministratori che usavano il geroglifico avessero il compito di gestire settori più significativi dell’economia palaziale rispetto ai loro colleghi che vergavano i testi in lineare A; essendo il geroglifico, come del resto la lineare A, attestato su documenti di ogni tipo e non solo su documenti di archivio, rinvenuti anche al di fuori della sfera palaziale, è lecito ipotizzare che le popolazioni in grado di leggere e anche probabilmente di scrivere non fossero circoscritte ai soli ambienti di corte; infine, sulla base delle testimonianze sfuggite al grande naufragio della civiltà minoica, sembra di poter affermare che il geroglifico fosse più consono alla scrittura su sigilli che non le lineari A e B. Il libro di Matilde Civitillo affronta la questione complessa delle iscrizioni geroglifiche su sigilli e impronte di sigilli. L’argomento è stato più volte trattato. Alcuni autori hanno ritenuto che i caratteri incisi su questo tipo di supporto fossero semplici decorazioni. La Civitillo, al termine di un’indagine esemplare per rigore e completezza, dimostra invece che le iscrizioni incise sui sigilli sono veri e propri testi destinati ad essere letti e compresi. Si tratta di una conclusione di fondamentale importanza che consente alla ricerca sulle scritture egee di compiere un passo decisivo e di evidenziare una volta in più le similitudini che esistevano tra le civiltà dell’Egeo e le coeve civiltà del Medio e Vicino Oriente o della Valle del Nilo, laddove i segni di scrittura incisi nei sigilli componevano vere iscrizioni destinate a trasmettere nel tempo e nello spazio un messaggio univoco. Louis Godart

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INTRODUZIONE Un segnario per un supporto “La scrittura non nasce partendo da un niente grafico […]. Il sistema di rappresentazioni organizzate in simboli mitici e quello di una contabilità elementare sembrano a un certo punto convergere nella creazione dei sistemi di scrittura sumerici o cinesi primitivi in cui le immagini prese a prestito dal normale repertorio figurativo subiscono una drastica modificazione allineandosi le une alle altre” (Leroi Gourhan [1964] 1977, 

Da quando Sir Arthur Evans pubblicò in Scripta Minoa I (1909) le sue pionieristiche osservazioni sui documenti in geroglifico cretese e la prima identificazione dei segni che componevano quel sistema scrittorio, la discussione relativa alla questione se i sigilli recanti i segni di esso fossero portatori di iscrizioni provviste di un’univoca e normativa esecuzione linguistica o, piuttosto, di segni grafici sprovvisti di una precisa codifica in questo senso è stata affrontata da un gruppo non particolarmente folto di studiosi ed è andata avanti tra accelerazioni, periodi di stagnazione e cesure, né si può dire, ad oggi, definitivamente risolta. La designazione stessa del sistema scrittorio in oggetto (che ne è, di fatto, l’interpretazione e la classificazione) è stata motivo di dibattito fino alle soglie degli anni ’80. La definizione di “geroglifico”, usata accanto a una ulteriore designazione dei segni come “conventionalized pictographs”, risale a Evans, che era convinto di poter individuare alcuni punti di contatto (se non nella lingua notata, almeno nella genesi dei segni grafici) con la scrittura geroglifica egiziana. Nel 1967, in occasione del Primo Congresso Internazionale di Micenologia, Maurice Pope1 propose di definire il sistema scrittorio in oggetto “scrittura dei Primi Palazzi cretesi”, poiché: “to call the script ‘hieroglyphic’ suggests a dubious analogy with Egyptian; to call it ‘pictographic’ may be misleading, and is certainly question-begging”. La proposta di Pope, tuttavia, non è mai entrata stabilmente nella terminologia degli studi sulle scritture egee2 e si è, per di più, rivelata inesatta, laddove la scoperta della cosiddetta “scrittura di Archanes”, considerata – almeno in una fase inziale delle riflessioni in proposito, in maniera generalizzata – come una forma arcaica di geroglifico cretese, ne ha riportato la prima attestazione all’inizio del MM IA. Nel 1989, quindi, Jean-Pierre Olivier 3 propose di continuare ad usare la definizione proposta da Evans (ormai stabilmente entrata nella terminologia degli studi egeistici), fermo restando che quella geroglifica cretese dovesse essere considerata una scrittura fonetica (logo-sillabica), nata e sviluppatosi a Creta senza alcun legame con la scrittura geroglifica egiziana.

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Pope 1968, 461. Chadwick 1987, 44, usa, ad esempio, la definizione “hieroglyphic inVcriptions”. 3 Olivier 1989, 40. 2

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matilde civitillo

Sul totale della documentazione geroglifica minoica a nostra disposizione, la percentuale dei segni attestati sui sigilli è enorme, ovvero il 45% dell’insieme di quelli compresi nel corpus, circostanza che assegna a questa scrittura il primato assoluto di attestazione su supporto glittico rispetto alle altre due scritture lineari egee (75% contro l’1% della lineare A e lo 0,5% della lineare B)4. Tuttavia, la definizione stessa di sigillo “iscritto” in geroglifico cretese non è così immediata ed è anzi stata (e continua ad essere) oggetto di un acceso dibattito. La fondamentale questione se le iscrizioni su glittica fossero vere iscrizioni, concepite per comunicare un preciso e univoco significato alla stregua di quelle vergate su supporti amministrativi (quali tavolette, barre, medaglioni etc.) o se quella riprodotta sui sigilli fosse semplicemente una scrittura “ornamentale” fu posta da Pope nel già citato contributo, in cui lo studioso definiva l’incisione dei segni del geroglifico su supporto glittico una “dubious writing”. Lo studioso pensava ad una scrittura “ornamentale” o “decorativa”, immaginando che la finalità dei sigilli non fosse quella di recare iscrizioni “leggibili”, provviste di un significato “unico” e “unambiguous”, e concludendo che “we cannot tell whether the seal inscriptions communicated awe, prestige, or pleasure, but they are unlikely to have conveyed serious information”. Anche Poursat5, nel 1978, eprimeva forti dubbi che quella attestata sui sigilli fosse una “vera” scrittura (“mais est-ce bien de l’écriture?”) e negava legittimità alla definizione di essa come “pittografica”. Lo studioso che ha consacrato alcuni tra i più importanti contributi mai scritti sull’interpretazione delle caratteristiche e del funzionamento del sistema geroglifico cretese in generale e sul supporto glittico più in particolare è certamente Jean-Pierre Olivier che, alle soglie degli anni ’80, riproponeva la succitata questione concordando, sostanzialmente, con Pope. Le principali tappe che hanno segnato il complesso percorso esegetico dello studioso, che copre l’arco di un trentennio, possono essere individuate6 in alcuni contributi ormai celebri presentati in occasione di altrettanti convegni internazionali sull’argomento. Nel contributo presentato al secondo Marburger Siegel-Symposium del 1978 (“Les sceaux avec des signes hiéroglyphiques. Que lire? Une question de définition”), lo studioso sosteneva che, a suo parare, le iscrizioni su sigillo dovessero essere interpretate come puramente “ornamentali”: “nous n’avons sans doute pas affaire à une écriture sticto sensu, mais à une écriture ornamentale”, per concludere che non era possibile “parler d’inscriptions lisibles (c’est-à-dire destinée à être lues), au sens strict du terme”7. Il problema principale, a suo avviso, risiedeva nella presenza, sui sigilli, sia di segni di scrittura altrimenti attestati su documenti amministrativi (fatto che ne assicurava una “lettura precisa e univoca”), sia di segni decorativi o “emblematici”, rimarcando quanto tale distinzione risultasse problematica a causa dell’esecuzione stessa dei segni sul sigillo, generalmente più “monumentale” rispetto al ductus di essi sui documenti amministrativi su argilla. Di conseguenza, poneva la questione se questi manufatti fossero “vraiment conçus pour être lus, même s’ils portaient des signes de l’écriture au sens où nous l’entendrons”, ovvero se i sigilli fossero “gravés de signes de l’écriture hiéroglyphique crétoise exactement de la même façon qu’ils étaient gravés de représentations réalistes ou de motifs décoratifs et si, finalment, l’étude des sceaux inscrits relève de l’histoire des “écritures ornementales” ou “décoratives” plutôt que de l’histoire des écritures stricto sensu”8. 4

Olivier 2010, 290-291. Poursat 1978, 3. 6 Come fa lo stesso autore: Olivier 2010, 287-288. 7 Olivier 1981, 105, 115. 8 Olivier 1981, 113-114. “Bref, les sceaux de l’époque des Premiers Palais devaient être lisibles dans une large mesure, du moins théoriquement; mais je ne pense pas qu’ils étaient destinés à être vraiment lus, donc ne l’étaient sans doute pas: la face portant un motif figuratif ou un motif décoratif devait avoir ni plus ni moins d’importance que la face portant quelques signes de l’écriture hiéroglyphique crétoise. Donc, si “lecture” il y 5

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la scrittura geroglifica minoica sui sigilli

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Ad Austin, nel 1989 (“The Relationship between Inscriptions on Hieroglyphic Seals and Those Written on Archival Documents”), ponendosi già nell’ottica di un editore di CHIC, Olivier dichiarò di essere diventato più “indulgente” rispetto alla questione, sebbene rimanesse “more strongly convinced than ever that the script on the seals is a decorative one”9. L’affacciarsi di una nuova prospettiva interpretativa derivava dall’osservazione che alcuni gruppi di segni iscritti sui sigilli ricorrevano anche su documenti amministrativi, dove il loro carattere di iscrizioni recanti un messaggio univoco in una lingua precisa era certo10. Si trattava di iscrizioni leggibili, dunque, ma delle quali – si avvertiva – non bisognava mai perdere di vista l’aspetto decorativo: “certains groupes de signes – même s’ils n’étaient pas nécessairement destinés à être lus – étaient néanmoins ‘lisibles’ pour nous (c’est-à-dire identifiables en tant que groupes de signes formant des ‘mots’)” 11 . La posizione dello studioso in merito all’interpretazione delle iscrizioni su sigillo cominciò, poi, a modificarsi sensibilmente verso una loro considerazione come recanti precisi messaggi eseguibili foneticamente a partire dal Colloquio di Clermont-Ferrand del 1992 (“Les sceaux avec des signes hiéroglyphiques. Que lire? Une question de bon sens”), dove si concludeva che “la ‘lecture stricto sensu’ des sceaux avec des signes hiéroglyphiques est, théoriquement (du moins en ce qui nous concerne) une chose relativement simple, gouvernée par le bon sens”. Quanto alle edizioni dei documenti in geroglifico, fino al 1978 le uniche a disposizione degli studiosi erano quella di Evans per Cnosso 12 , di Chapoutier per i rinvenimenti nel palazzo di Mallia13 e di Godart e Olivier per il Quartier Mu14. Ancora nel 1989, Olivier15 lamentava l’impossibilità di lavorare su tale sistema scrittorio sulla base del catalogo di Evans (sebbene corretto e completato da Chapoutier e Godart - Olivier), dove circa 30 dei 135 segni grafici classificati come segni di scrittura dallo studioso britannico erano costituiti da motivi decorativi, una dozzina dei quali espunta perché dimostratasi rappresentare delle varianti di altri segni e in cui mancavano – naturalmente –, gli ulteriori venti nuovi segni individuati nella documentazione maliota. Il compito di creare un corpus completo dei documenti in geroglifico cretese, accompagnato da una univoca tavola dei segni (ovvero di una loro interpretazione e catalogazione) passò, quindi, a J.-P. Olivier, L. Godart e J.-C. Poursat, i quali raccoglievano l’eredità scientifica di Ernst Grumach16, che aveva dedicato alle scritture egee parte dei suoi studi. Partendo dal presupposto che se i sigilli possono recare dei segni di scrittura, tuttavia non li portano necessariamente, e che possono quindi recare anche dei segni di carattere decorativo/emblematico o riempitivo, i lavori per la stesura del Corpus Hieroglyphicarum Inscriptionum Cretae sono stati finalizzati ad operare una distinzione precisa tra segni di scrittura (ovvero, nell’approccio degli autori, segni grafici provvisti di una esecuzione linguistica normativa) e segni puramente “decorativi”, compresenti sui sigilli minoici e suscettibili di ricevere codifiche diverse da parte del fruitore del documento17. Per operare tale distinzione gli autori del Corpus hanno elaborato alcuni criteri stabili che permettano di definire se e in quali condizioni (se co-occorra con “formule” ricorrenti o gruppi di segni avait, ce n’était pas lecture analytique d’un message, mais lecture globale d’une succession de signes plus ou moins jolis, plus ou moins artistiquement disposés”. 9 Olivier 1990, 11-23. 10 Olivier 1990, 15-16. 11 Olivier 1995, 169. 12 SM I, 149-162. 13 Chapoutier 1930, 17-30. 14 Godart - Olivier, 1978. 15 Olivier 1989, 46-47. 16 Si vedano, ad esempio, Grumach 1955-1957; 1958; 1962; 1963-1964; 1969. 17 CHIC, 12-15.

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diversi; se ricorra anche su documenti amministrativi o meno) ciascun segno possa essere attribuito al segnario geroglifico e con quale precisa funzione. Da ciò è derivata una precisa definizione (discussa in § 1.2) di cosa si intenda per “segno di scrittura” nel contesto dei sigilli in geroglifico. Su ciascuno di essi, accanto all’iscrizione propriamente detta, sono stati quindi isolati alcuni segni portatori di un valore non scrittorio, ma di statuto variabile, identificati come decorazione “non signifiante évidente” (ovvero espletiva) o “éventuellement signifiante”, a sua volta distinta in “évidente et non évidente”, laddove nell’ambito della seconda rientrano quattro categorie di casi specifici, come illustrato di seguito. L’“intrusione” di tali segni è stata interpretata dagli autori del Corpus come semplicemente determinata dalla presenza di un eventuale spazio rimasto libero sulla superficie del sigillo, riempito dall’incisore con un motivo di gradimento suo o del suo cliente, senza indagare la possibile motivazione extra scrittoria di essi. Tuttavia, il dibattito sull’interpretazione dello statuto di questi segni “espletivi” è stato riaperto di recente in seguito ad un loro riesame da parte di Anna Margherita Jasink18, che ha incluso parte di essi nel segnario stabile del geroglifico ipotizzandone la natura di ideogrammi, sillabogrammi o determinativi. Non si ritiene, qui, di poter sposare tale posizione, non sembrando, tali segni, compresi stabilmente in un insieme (finito e numerabile) di segni grafici suscettibili di collegarsi ad altri in un sistema di opposizioni, con la capacità di combinarsi con altri segni secondo un ordine identificabile e ricorrente che ne dimostri l’attitudine a costituire un testo. Sentiamo, però, di condividere il presupposto soggiacente al lavoro della studiosa, che almeno alcuni dei succitati segni grafici che accompagnano, su sigillo, le iscrizioni propriamente dette (ovvero suscettibili di ricevere una codifica linguistica normativa) non abbiano avuto semplicemente un valore “decorativo”, ma siano semioticamente motivati. Ovvero, che siano stati preventivamente e convenzionalmente accettati e come tali codificati19, sebbene tale codifica non debba essere immaginata, in ogni contesto e necessariamente, in senso linguistico. La base teorica che ispira l’indagine di seguito proprosta è che se la funzione segnica deriva dalla relazione che si stabilisce tra espressione e contenuto20, ne consegue che tutti questi segni grafici (non – ancora/sempre – segni di scrittura) sono “qualcosa che per qualcuno sta per qualcos’altro secondo un certo aspetto o possibilità”21. Ciò significa che il segno non si trova in una relazione di sostituzione con l’oggetto, ma che di esso seleziona alcuni aspetti da un certo punto di vista e in funzione di certi scopi22. Pertanto, essi danno luogo a significati convenzionali, riproducibili e identificabili dalla comunità sulla scorta di competenze condivise e, grazie ad alcune presupposizioni e agli stimoli surrogati a essi connessi (tipo di supporto, esecuzione, retorica compositiva, materiali, contesto ideologico e/o sociale in cui si colloca il testo) gli utenti potranno immediatamente capire che tipo di relazione instaurano col loro significato. In altre parole, si ritiene che anche tali segni grafici “ambigui”, ricorrenti su glittica congiuntamente a segni di scrittura, rientrino nell’area dei segni che vengono organizzati dalla società a fini comunicativi, dotati di una precisa intenzionalità semiotica. Essa non è, necessariamente, quella scrittoria, tenuto conto che “un solo segno grafico non è ancora scrittura; per questa sono necessari più segni connessi in un sistema di opposizioni. Sarà quindi un sistema grafico ogni insieme (finito e numerabile) di

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Jasink 2009. Eco 2008b, 264. 20 Hjelmslev 1968, 54, 63. 21 Peirce 1932, 228: “something which stands to somebody for something in some respect or capacity”. 22 Zaganelli 2008, 94. Eco 1973, 27. 19

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segni in cui a elementi grafici si associno significati distinti ed esplicitabili linguisticamente dalla comunità” 23. Si tenterà di dimostrare, dunque, che alcuni dei segni grafici che ricorrono congiuntamente alle iscrizioni in geroglifico da leggere foneticamente siano comparabili con icone culturalmente motivate, che riconducono immediatamente a dei tipi culturali precisi in maniera immediata, ovvero senza passare attraverso il medium linguistico, ma attraverso operazioni di pensiero consentite dalla condivisione da parte degli utenti della stessa enciclopedia cognitiva e da tutta una gamma di stimoli surrogati. Rispetto al panorama esegetico tradizionale si tenterà, qui, di presentare un cambio di prospettiva: non chiedersi, passando da un estremo all’altro, se sui sigilli si debbano leggere (foneticamente) tutti i segni che vi ricorrono o nessuno di essi (interpretando quella sui sigilli come una scrittura “ornamentale”), ma interrogarsi su come le diverse categorie segniche compresenti su questo particolare supporto debbano essere decodificate, liberi dal preconcetto che l’unica lettura possibile di essi sia quella fonetica. La presenza congiunta di segni dallo statuto diverso è, anzi, una caratteristica peculiare delle iscrizioni geroglifiche quando ricorrenti su glittica, poiché, su questo supporto e solo su questo, il sistema può indifferentemente passare dal piano della comunicazione visiva a quello della comunicazione linguistica ed è, anzi, in grado di associare i due piani all’interno dello stesso processo di significazione, mettendo in atto contemporaneamente procedimenti comunicativi basati su codici diversi. Il codice scrittura potrà quindi coesistere e accompagnarsi con altre tipologie di modellizzazione del pensiero e il registro visivo e quello scrittorio potranno agire parallelamente anche grazie alla resa più accurata (quasi pittorica) dei segni, che permette che si manifesti pienamente la potente valenza metaforica e la spiccata significatività iconografica del patrimonio segnico del geroglifico minoico. Solo su questo supporto, quindi, i segni di scrittura dimostrano (come messo in luce da CHIC) di poter essere declinati in una molteplicità di usi; alcuni sillabogrammi o logogrammi risultano essere stati impiegati, di volta in volta, con valori e usi differenziati (elementi decorativi/riempitivi, icone, marche/emblemi etc.) oppure, in maniera complementare, ricorrono su sigillo alcuni segni di scrittura mai attestati su documenti d’archivio (i cosiddetti sillabogrammi e logogrammi “potenziali”), ad indicare la grande specializzazione del sistema a livello grafico quando ricorrente su questo supporto e, per converso, la sua alterità rispetto ad ogni sua altra manifestazione su supporti diversi (quali barre, tavolette, medaglioni etc). Sul sigillo, il segnario geroglifico minoico sembra dunque essere stato manipolato fino ad esaurire tutte le sue potenzialità non solo comunicative, ma anche estetiche, quasi come per un senso dell’arte, della forma più ricca ed evocativa. Quindi, poiché sul supporto glittico non è sempre netto lo spartiacque tra funzione iconografica e linguistica come funzioni modellizzanti primarie, è evidente che la comunicazione attraverso una codifica linguistica è solo uno dei codici di comunicazione possibili. Come già detto, se un segno è sempre costituito da uno (o più) elementi di un piano dell’espressione convenzionalmente correlati con uno (o più) elementi di un piano del contenuto, non necessariamente tale codifica deve essere immaginata in senso linguistico, ed è, anzi, erroneo credere che ogni atto comunicativo si debba basare su una “lingua” affine ai codici del linguaggio verbale24. È altamente verosimile che gli utenti del sistema, con l’aiuto di qualche presupposizione e la conoscenza di altri messaggi dello stesso tipo, arrivassero a capire, gestalticamente, ciò che si doveva “leggere” e come doveva leggersi (se attraverso una codifica linguistica normativa o meno) sulla superficie glittica, senza, in alcuni casi, arrivare nemmeno ad una riflessione in termini linguistici. È esperienza comune che in tutte 23 24

Cardona [1981] 2009, 11-12. Eco 1968, 137.

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le società, anche in quelle in cui la scrittura svolge un ruolo fondamentale, alcune rappresentazioni iconografiche non sempre costituenti sistemi chiusi, ma fortemente convenzionali, continuano a svolgere un ruolo di comunicazione alternativa o comunque integrativa della scrittura25; basti pensare all’impiego in araldica di figure astratte o zoomorfe oppure alla simbologia che ricorre sulle bandiere o sulle divise. Tali diverse categorie di segni grafici, sebbene non situabili nel dominio della scrittura, sono ciononostante “risorse flessibili costruite dagli uomini per formulare e comunicare in forme visibili alcune dimensioni del mondo o della vita” 26 e, per questo, altrettanto importanti sul piano comunicativo, oltre che ideologico e culturale. Un interrogativo importante sul quale si intende soffermare l’attenzione è se e come il supporto glittico abbia determinato l’esistenza di una peculiare retorica grafica e quanto e se quest’ultima, associata ai materiali in cui sono lavorati i sigilli e ad uno specifico patrimonio grafico extra-scrittorio, facesse parte di una rete di stimoli surrogati che permettessero l’immediata decodifica del messaggio da parte degli utenti. Generalmente, in letteratura, la presentazione visiva (visual display) delle iscrizioni su sigillo in ambiente minoico non è esaminata se non per dimostrare, ancora una volta, che quelle ricorrenti su questo supporto non sono che notazioni prevalentemente ornamentali dotate di un carattere “bizzarro”, quando confrontate con le iscrizioni su altri supporti. Tuttavia, si ritiene che, per le sue caratteristiche di risuonare anche a livello sociale (essendo il sigillo anche un indicatore di status), l’iscrizione su sigillo fosse concepita anche per essere vista, non solo per essere (se non da un gruppo che possiamo immaginare ristretto) letta (foneticamente, almeno). Come di recente auspicato da G. Flouda, si ritiene che dovrebbe essere rivolta maggiore attenzione agli aspetti fisici dei supporti materiali delle iscrizioni minoiche, come le dimensioni, la forma, il materiale e gli aspetti funzionali di essi, in quanto questi erano verosimilmente percepiti essi stessi come “significanti”, usati e trasmessi secondo precise norme all’interno di diversi contesti ideologici 27. Sarà sufficiente, in apertura, sottolineare il condizionamento reciproco tra le nuove acquisizioni tecniche che permisero, a partire dal MM II, la realizzazione di sigilli in pietra dura, e l’apparizione di forme glittiche più adatte alle nuove esigenze dell’amministrazione palatina (§ 2.1), nonché la correlazione tra forme glittiche, materiali e contenuto delle iscrizioni (§ 2.6). Nella redazione di un prodotto che rappresenta un marchio di garanzia della correttezza delle procedure burocratiche, recando verosimilmente il nome e/o il titolo di un funzionario e/o i “livelli amministrativi” cui aveva accesso, infatti, avranno influito fattori condizionanti assai diversi rispetto a quelli che entravano in gioco all’atto della redazione di una qualunque transazione economica. In senso lato, il sigillo potrebbe essere considerato come un “segno in sé”, laddove la sua forma, il materiale impiegato nella sua realizzazione, la sua particolare tecnica di esecuzione, la retorica nella disposizione dei segni grafici e la dialettica tra le iscrizioni propriamente dette e gli elementi decorativi e iconici costituiscono elementi di per sé significanti, segnalando il ruolo sociale (presumibilmente assai elevato) del suo possessore. Nell’affrontare il tema della retorica delle iscrizioni su sigillo premettiamo di fare nostra la definizione di scrittura enunciata da Marco Mancini, che propone una interpretazione del fenomeno scrittorio in linea con i fondamentali studi di Giorgio 25

Valeri 2001, 20-21. Finnegan 2002, 173. 27 Flouda 2013, 143-144: “recent cross-disciplinary studies on the materiality of writing have demonstrated that attention should be directed not only to the written messages of inscriptions –the signified, but also to the physical aspects of their material supports, such as size, shape, material and functional aspects, as these were probably also perceived by past actors as signifiers employed and transmitted within various material and ideological contexts”. 26

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Raimondo Cardona sull’argomento: “con ‘scrittura’ ci si riferisce sensu strictiore all’insieme delle forme e delle tecniche materiali dello scrivere, studiate sia dal punto di vista strettamente pragmatico sia da quello più propriamente socio-antropologico. Si tratta di codificazioni, spesso assai rigide, che sovrintendono alle regole d’uso delle scritture, all’impiego di specifici supporti, alle prassi organizzative del circuito della comunicazione scritta”29. In questo senso, riteniamo il riferimento ai contesti, al supporto, alle tecniche di esecuzione e ai materiali molto di più che un corredo documentario, ma una delle chiavi per interpretare il fenomeno scrittorio geroglifico su sigillo 30 . Sono esattamente quelli che definiremmo i “contorni” dell’atto scrittorio, infatti, che giustificano l’alterità delle iscrizioni geroglifiche su glittica rispetto all’uso del sistema su supporti naturalmente destinati all’amministrazione e alla contabilità, diversi per finalità (registrazioni di archivio temporanee vs manufatti utilizzati nelle pratiche burocratiche ma anche oggetti personali indicanti lo status sociale, concepiti per durare virtualmente per sempre); materiale (argilla cruda vs pietre morbide o dure); strumenti di esecuzione (stili vs bulino, punte, ruote per incisione); esecutori (scribi/amministratori vs artigiani specializzati – alfabetizzati? –); dimensioni (1.0-1.5 cm di diametro o 1.5 x 0.5 cm. nelle facce rettangolari dei prismi vs ca. 7 x ca. 4 cm. nelle tavolette più grandi); retorica compositiva, norme e ritmo grafico. Il materiale e gli strumenti attraverso i quali i segni sono affidati alla sua superficie scrittoria determinano, com’è ovvio, anche la loro forma e il loro aspetto grafico, che può essere più o meno curato (diremmo, calligrafico). Ciò, tra l’altro, rende possibile declinare, su glittica, i segni grafici in maniera diversa a seconda dei contesti di attestazione degli stessi (in composizione o non con altri segni di scrittura), laddove il referente iconico di ciascuno è così trasparente da permettere l’uso alternativo degli stessi come segni di scrittura o elementi iconici agenti sul piano esclusivamente visivo e comprensibile immediatamente attraverso operazioni di pensiero non mediate dalla lingua. Si potrebbe dire, con Perri31, che, sui sigilli, gli stessi segni grafici sono usati in una continua tensione tra polarità iconica e polarità diagrammatica. È, dunque, evidente che le iscrizioni su sigillo necessitano di una considerazione diversa rispetto alle iscrizioni sviluppate in senso lineare proprie dei documenti amministrativi; ovvero, che i “contorni” dell’atto scrittorio nell’uno e nell’altro caso sono totalmente differenti e, di conseguenza, che hanno influenzato e determinato in maniera diversa la produzione scrittoria nei due diversi ambiti. Infatti, in ogni studio comprensivo su qualunque fenomeno scrittorio si dovranno tenere in conto le condizioni dell’evento scrittorio stesso (che, a sua volta, condizionerà la scelta della varietà grafica più adatta al fine perseguito), nonché il “fattore generi”, laddove la scelta del tipo di testo che si voleva ottenere condizionerà il ritmo grafico (più o meno monumentale/corsivo), il grado di accuratezza e il formato esterno del prodotto32. Il supporto-sigillo risulta portatore di un suo preciso “linguaggio” che determina l’andamento e il ritmo delle iscrizioni, le quali presentano particolari accorgimenti “calligrafici” e una retorica in generale più propria dell’araldica che di qualsiasi altro testo concepito per essere sviluppato e letto su una superficie piana in senso compiutamente “lineare”. Lo studio accurato dei sigilli prismatici 28

“Con scrittura si intenderà l’insieme di operazioni, materiali, prodotti legati alla produzione e all’uso di sistemi grafici”: Cardona [1981] 2009, 15. 29 Mancini 2014, 28. 30 Per citare ancora Mancini (2014, 18): “Uno studio esaustivo del funzionamento e dei processi di significazione delle scritture non può assolutamente fare a meno di uno studio altrettanto accurato dei “contorni” che accompagnano e giustificano ciascun atto scrittorio e che contribuiscono a individuare quella somma di scrizioni che definiamo “domini” di un repertorio, correlati a precise variabili sociali e referenziali”. 31 Perri 2007, 77, 83. 32 Cardona [1981] 2009, 74.

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in base al loro “tournage standard” ha, inoltre, dimostrato l’esistenza di precise connessioni transfacciali e possibili relazioni sintattiche tra i gruppi di segni che ciascuna faccia reca, dimostrando l’esistenza di vere e proprie regole operanti nella redazione dei prismi, che ne rafforzano l’interpretazione come di supporti non solo recanti iscrizioni dall’esecuzione fonetica normativa, ma anche regolate, nella loro successione, da precisi criteri verosimilmente legati al loro significato. Per tutti questi motivi, si ritiene che su questo particolare supporto risulti fondamentale porre l’accento sulle peculiarità di decodifica non solo dei segni di scrittura standard del segnario geroglifico, ma anche dei segni dal valore iconico/emblematico che li accompagnano nell’ambito dello stesso atto comunicativo, nonché sulla dimensione comunitaria della loro trasmissione e ricezione nella cerchia ristretta dei latori e destinatari dell’atto scrittorio/comunicativo. Né si scinderà il fenomeno scrittorio dai contesti sociali ed economici ai quali è, evidentemente, strettamente legato. Si intende, pertanto, tentare di tratteggiare un quadro interpretativo pluridimensionale che tenga conto del ruolo, delle funzioni e delle connotazioni della scrittura secondo un’impostazione teorica quanto più possibile “antropologica”. A questo fine, non si ritiene di poter condurre uno studio completo del fenomeno scrittorio in geroglifico minoico su glittica senza contestualizzare i sigilli portatori di iscrizioni nello sviluppo della glittica minoica protopalaziale. Sarà fondamentale, a questo proposito, ricordare che sui ca. 1600 esemplari catalogati dal CMS per il MM II e III, solo 57 impronte e 136 sigilli (iscritti su 289 facce delle 412 disponibili)33 recano iscrizioni in geroglifico (per lo più estremamente ripetitive) e per un breve lasso di tempo – corrispondente al periodo protopalaziale cretese –, a ribadire la necessità di una interpretazione dei sigilli iscritti nel contesto più vasto della produzione glittica minoica e dei valori simbolici ed ideologici attribuiti ad alcune rappresentazioni emblematiche e/o simboliche sue proprie. L’impiego del codice scrittura su sigillo nel MM I-III è decisamente tardivo rispetto all’imposizione di questo strumento, nei centri dell’Antico Minoico II, come segno della correttezza dello svolgimento delle prime transazioni economiche e portatore di raffigurazioni e icone che ricorreranno in parte in congiunzione con le iscrizioni sillabiche nel Medio Minoico e che sembrano, già in quel contesto, dotate di un significato preciso e condiviso nel rimando a un gruppo sociale, un clan, una famiglia etc. Lo strumento-sigillo, infatti, si impone nella Creta dell’AM II parallelamente allo sviluppo di una società in via di gerarchizzazione con élites locali in forte ascesa, nell’ambito della quale costituisce un potentissimo strumento provvisto di un valore economico e simbolico al tempo stesso. In questo contesto socio-economico, è stato ipotizzato con buona verosimiglianza che la scelta delle rappresentazioni iconografiche (più propriamente definibili icone) che i sigilli recano sulla loro superficie non debba essere interpretata come dettata da una valutazione esclusivamente artistica, ma vi debbano essere riconosciuti i tratti di una consapevole scelta carica di precisi connotati politici e sociali 34 . Esse erano verosimilmente portatrici di informazioni sull’appartenenza ad un preciso gruppo da parte dei loro proprietari, fungendo da emblemi ed identificando l’affiliazione sociale del possessore alla stregua di uno stemma, selezionato espressamente per la costruzione della propria identità culturale da parte di gruppi ed élites in competizione reciproca. Ad esempio, durante l’AM III – MMI 35 , contestualmente alla crescita di insediamenti quali Cnosso, Mallia e Festo, ma prima della fondazione dei Palazzi, si assiste alla definizione, inquadrabile nell’ambito di una produzione ormai specializzata, dei primi gruppi stilistici (soprattutto il Parading LionsSpiral Group e il Border/Leaf Group), in cui la scelta di motivi e materiali risulta 33

Olivier 2000, 141. Karytinos 2000, 123-134. 35 Sbonias 1995, 84-102; Krzyszkowska 2005, 63–68. 34

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verosimilmente concertata consapevolmente in funzione identitaria da clan o gruppi aristocratici emergenti in quella fase. In un momento caratterizzato da grandi cambiamenti socio-politici, tra il MM IA ed il MM IB37, poi, i sigilli cominciano ad ospitare – in congiunzione con emblemi o rappresentazioni iconografiche dal valore non scrittorio –, WUD i primi segni di scrittura (nota come “scrittura di Archanes”) diventando, a partire dal MM II, i principali strumenti della nuova burocrazia basata sui centri palaziali e configurandosi come uno dei principali supporti delle iscrizioni in geroglifico minoico. Nell’avanzato periodo protopalaziale, dal MM II, si osserva un trend di dispersione regionale degli emblemi e delle icone individuati che sembra ben integrarsi con l’incorporazione degli stili sfragistici locali fino a quel momento identificabili a Creta in un più ampio contesto palaziale. Questi, infatti (segnatamente, lo Hieroglyphic Deposit Group e il Malia Workshop Complex), rappresentano nuovi stili glittici la cui iconografia può essere in parte fatta risalire a tradizioni prepalaziali, ma che non sembrano più configurarsi come produzioni distinguibili di workshops locali ed avere una funzione di demarcatori di precisi territori dominati da una o più famiglie emergenti, ma essere stati ormai assorbiti in un più vasto quadro regionale contestualmente alla nuova organizzazione politica e territoriale dell’isola. Appaiono, inoltre, nuove forme di sigilli, soprattutto Petschaft e prismi a tre o quattro facce, e i materiali usati nella loro produzione cominciano a comprendere anche le pietre dure. La linea interpretativa qui seguita intende dimostrare e ribadire che quelle raffigurazioni e quelle icone che, nel MM II e III, compaiono sulla superficie glittica contestualmente alle iscrizioni sillabiche, VRQR il portato di un sistema di simboli ben preciso, tipico della cultura minoica pre- e protopalaziale che, rinviando a contenuti culturali codificati, sono suscettibili di essere interpretati come provvisti di uno statuto diverso dalla semplice “decorazione”. In altre parole, si potrebbe ribaltare l’interpretazione corrente delle iscrizioni su sigillo accompagnate da rappresentazioni iconografiche, nella misura in cui si chiarisca che non sono queste rappresentazioni che si aggiungono all’iscrizione, ma è quest’ultima che subentra in una fase successiva ad un già stabile patrimonio iconografico/simbolico codificato della glittica minoica, laddove alcune di queste icone continuano a comparire su sigilli coevi privi di notazioni scritte. Si potrebbe ipotizzare che esse abbiano “significato” a livello diverso (come a livelli diversi “significa” anche la scelta del materiale e la forma del sigillo stesso) rispetto ai segni di scrittura, ovvero senza doverne necessariamente immaginare un ancoraggio linguistico. Tutti questi elementi grafici contribuivano verosimilmente in maniera sinergica alla veicolazione di un preciso messaggio, evidentemente trasmesso attraverso regole e schemi condivisi, e immediatamente percepibile nei suoi diversi piani dagli utenti del sistema che, si può immaginare, non avessero alcun problema di decodifica del messaggio stesso. In questi termini, l’uso del geroglifico minoico su glittica dimostra di aver potuto veicolare messaggi molto potenti, sia sul piano semiotico sia sul piano ideologico. Ricercando le radici del patrimonio simbolico ricorrente sulla glittica protopalaziale, ci sembra un elemento degno di nota, inoltre, che alcuni dei motivi iconici ricorrenti sui sigilli iscritti del Medio Minoico (quali l’uomo e la donna, la testa di toro, la doppia ascia, l’uccello e il gatto) affondino le loro radici in una classe glittica assai singolare che compare per la prima volta nell’AM II. Si tratta di una serie di sigilli figurati che, di fatto, rappresentano tra le più antiche rappresentazioni provviste di un potente valore simbolico della storia minoica; “segni in sé” concepiti, cioè, col fine di segnalare lo status sociale del 36

Vedi ad esempio, Weingarten 2005 e cfr. Webb and Weingarten 2012, 93-94: “The choice of the lion as the premier emblem of this group was not an artistic choice, but a social and political choice — imagery intentionally adopted from Egypt in order to convey the idea of ‘power’”. 37 Cfr. Webb and Weingarten 2012, 95, per una ipotetica datazione dei sigilli di Archanes al MM IB.

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loro possessore. Tale collegamento, assai suggestivo, potrebbe adombrare che, nella selezione del patrimonio simbolico ricorrente su glittica, alcuni dei segni grafici incontrati nella dimensione bidimensionale durante il Medio Minoico trovino un antecedente tridimensionale nell’Antico Minoico, rispetto a qual sarebbero stati i “simboli dei simboli”. Nella fase più antica, essi, come una sorta di “emblemi oggettuali”, avrebbero rappresentato la forma stessa del sigillo (che, sulla superficie stampabile, era invece percorso generalmente da segni geometrici lineari), per poi essere ricodificati in segni grafici bidimensionali ed essere incisi sulle facce di sigilli intanto prodotti in forme nuove. I segni grafici di cui è parso potersi tracciare la storia, interpretabili come emblemi/ icone/ simboli la cui funzione cognitiva era la stessa di quella dei sigilli figurati antico-minoici (ovvero rimandare immediatamente, in termini di operazion di pensiero e non linguistici, a una informazione che la comunità degli utenti aveva imparato a riconoscere dietro il segno stesso), vengono quindi assunti, in parte, a segni di scrittura standard del sistema geroglifico ma, oltre a poter ricevere una esecuzione linguistica normativa, continuano contemporaneamente a dimostrare di poter essere declinati in una vasta gamma di usi per la loro trasparente iconicità. Iconicità che poteva essere manipolabile solo sul sigillo, per la tradizione iconografica da cui deriva, per le sue funzioni e per le modalità stesse della sua produzione. In definitiva, per il suo “linguaggio”. Tenendo ben presente che il sistema scrittorio geroglifico è indecifrato (il che non consente di entrare nel dettaglio delle precise modalità di codifica linguistica dei segni che lo compongono) e che il materiale epigrafico a nostra disposizione è molto limitato (136 sigilli e 57 impronte editi in CHIC, più pochissimi altri esemplari: Appendice I e II), nelle pagine che seguono si cercherà di applicare un approccio quanto più possibile integrato all’analisi dell’atto scrittorio sui sigilli geroglifici del Medio Minoico, condotto sulla base della trama teorica qui esposta (fortemente indebitata nei confronti dell’approccio allo studio del geoglifico anatolico elaborato da Massimiliano Marazzi38) e delle tendenze sviluppate negli ultimi anni nel contesto degli studi sulla scrittura.

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Si veda Marazzi 1990, 1991, 1992, 1993, 1998[1999].

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I CAPITOLO Scrittura decorativa vs scrittura fonetica: il geroglifico cretese a un secolo da Scripta Minoa I “Svolgo davanti agli occhi tuoi, o Sacratissimo Cesare, il polimorfo regno del Morfeo Geroglifico: dico un teatro disposto in immensa varietà di mostri, e non nudi mostri di natura, ma così adornato delle Chimere enigmatiche di un’antichissima sapienza che qui confido gli ingegni sagaci possano rintracciare smisurati tesori di scienza, non senza vantaggio per le lettere. Qui il Cane di Bubasti, il Leone Saitico, il Capro Mendesio, il Coccodrillo spaventevole per l’orrendo spalancarsi delle fauci scoprono gli occulti significati della divinità, della natura, dello spirito della Sapienza Antica, sotto l’umbratile gioco delle immagini”. Kircher 1655, tomo III.

§ 1.1 Sir Arthur Evans Il primo a occuparsi dei sigilli iscritti in geroglifico cretese e a gettare le basi per il loro studio – nonché per una interpretazione complessiva di questo sistema scrittorio – fu, come già accennato, Sir Arthur John Evans. Ironicamente, dato il tema qui trattato, fu proprio cercando di identificare il luogo di provenienza di un sigillo prismatico di cui era entrato in possesso a Londra, intagliato con caratteri che gli sembravano appartenere a una “scrittura pittografica”, che Sir Arthur giunse a Creta, per poi scoprire le imponenti vestigia della prima civiltà europea. Nel 1889, infatti (nelle sue parole), “a four sided bead-seal of cornelian39, bearing on each facet a series of figures (…) was presented amongst other objects to the Ashmolean Museum by that well-known antiquarian traveler the late Mr. Greville Chester. The stone was stated (erroneously, as it afterwards turned out) to have been found at Sparta. That it represented some conventionalized system of picture-writing could be no doubted”40. Prima ancora di intraprendere gli scavi a Cnosso e rinvenire il cosiddetto “Archivio Geroglifico” del Palazzo, lo studioso riuscì a mettere insieme una piccola collezione di sigilli iscritti che gli consentirono di abbozzare una prima ipotesi interpretativa del sistema scrittorio di cui presentavano i segni, poi completata e dettagliata in Scripta Minoa I. Come lo stesso Evans narra nel suo primo, corposo scritto sulla scoperta di un sistema scrittorio pre-fenicio a Creta41, nel corso di una visita in Grecia nella primavera del 1893 egli venne in possesso di alcuni sigilli prismatici che, immediatamente, interpretò come recanti i segni di un sistema scrittorio definito “geroglifico”: “the symbols occurred in groups on the facets of these stones, and it struck me at once that they belonged to a hieroglyphic system. They were however quite distinct from Egyptian in character, and thought they seemed to show a nearer 39

Oggi classificato come CHIC #296 [5] CR S (4/4) 03 = CMS VI no. 104a-d. SM I, 8. 41 Evans 1894, 274-277. 40

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approach to Hittite forms, it was evident that they belonged to an independent series”. Contestualmente, lo studioso riuscì a venire in possesso anche di una serie di impressioni di manufatti analoghi conservati presso il Museo di Berlino che gli sembrarono subito coerenti con le gemme da lui già osservate: “stones…presenting symbols which fitted on to and supplemented the series that I had already obtained”. Tutti questi manufatti sembravano presentare segni di scrittura appartenenti allo stesso sistema col quale era stato inciso il primo, ormai famigerato, sigillo consegnato all’Ashmolean Museum da Greville Chester, e il luogo di provenienza di tutti poteva essere identificato decisamente con Creta. Giunto sull’isola, lo studioso dichiara di averne percorso tutta la porzione centrale e orientale, inclusi i distretti montuosi dell’Ida e del Dikte e la pianura della Messara. Nella sua fortunata visita, dichiara di aver trovato in situ numerose prove dell’esistenza di quello che chiama un “pre-Phoenician system of writing in the island, of which two distinct phases were perceptible, one pictorial and hieroglyphic, the other linear and quasi-alphabetic”42. Nell’est cretese, Evans riuscì a ottenere anche nuovi sigilli iscritti, la cui conservazione gelosa da parte dei possessori era favorita dalla credenza popolare che tali manufatti fungessero da amuleti che favorissero l’allattamento delle puerpere (erano detti, infatti, γαλόπετρας, lett. “pietre del latte”). A Praisos venne in possesso di quattro tra “three- and four-sided prisms with linear and hieroglyphic symbols” (oggi tutti considerati iscritti in geroglifico cretese)43, così come di uno a Paleokastro (“a four-sided stone presenting no less than fifteen hieroglyphic symbols”)44 di due da Sitia (che identifica come rientranti in “the same pictographic class”45) e di uno da Cnosso46. L’individuazione di due grosse classi di sigilli, una recante simboli “lineari” (definita “alphabetic class”) e l’altra incisa con “pictographic characters”47, evidentemente basata su fatti stilistici relativi all’esecuzione grafica dei segni non ha, alla luce delle attuali conoscenze, alcun motivo di esistere, e i sigilli della presunta classe “alfabetica” sono editi in CHIC come recanti segni (provvisti di diverse funzioni) del geroglifico cretese esattamente come tutti gli altri48. Sicuramente inoppugnabile, invece, sebbene formulata sulla base di un numero assai ridotto di esemplari, è l’immediata distinzione tra segni di diverso statuto compresenti sulla superficie dei sigilli, dei quali alcuni inseriti con funzione puramente ornamentale, laddove altri tendevano ad assumere una ricorsività in associazione reciproca (ad esempio, alcuni di quei gruppi di segni noti poi come “formule”: AF, A#, ;(7)49 che assicurava loro una diversa intenzionalità semantica, probabilmente scrittoria (“certain symbols are continually recurring as certain letters or syllables or words would recur in any form of writing”; “The symbols occur almost exclusively in groups of from two to seven; the most frequent however are of two or of three, which seems to show that the characters thus appearing had a syllabic 42

Evans 1894, 275. Evans 1894, 276. Tali prismi sono oggi classificati, rispettivamente, come CHIC #239 [32] PRAESOS S (1/3) 01 = CMS VI no. 87a-c (Evans 1894, 293 fig. 29); CHIC #249 [8] (Evans 1894, 290 fig. 22); CHIC #241 [34] SITIA S (1/3) = CMS VI no. 96a-c (Evans 1894, fig. 26); CHIC #194 [1] CR S (1/1) = CMS VI no. 146 (Evans 1894, fig. 38). 44 Evans 1894, 290 fig. 35 = CHIC #308 [17] PK S (4/4) 01 = CMS VI no. 103a-d. 45 Evans 1894, 290 fig. 23 = CHIC #255 [5] CR S (3/3) 03 = CMS VI no. 91a-c; Evans 1894, 290 fig. 24 = CHIC #256 [6] CR S (3/3) 04 = CMS VI no. 95a-c. 46 Evans 1894, 293 fig. 30, non compreso in CHIC perché non recante segni del geroglifico. 47 Evans 1894, 276; 290-297, Class I e II. A proposito dei sigilli compresi nella Classe Prima, lo studioso precisa (301): “These more primitive stones, which cannot in fact be separated by any definite line of demarcation from the later series, throw a valuable light on the original elements out of which the more formalized pictographic system finally grew. In some cases the same symbols are actually seen in a more primitive stage of development”. 48 Evans 1894, 290 fig. 29 = CHIC #239 [32] PRESOS S (1/3) 01 = CMS VI no. 87a-c; Evans 1894, 290 fig. 36 = CHIC #279 [2] CR (?) S (1/4) 02. 49 Evans 1894, 301. 43

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value” ). Anzi, la presenza di motivi ornamentali “only bring out more clearly the fact that the signs themselves are introduced with a definite meaning, and are in fact a form of script”51. Alcuni segni identificati dallo studioso come provvisti di uno statuto scrittorio vengono interpretati come provvisti di un valore “ideografico”, fungendo da indicatori, attraverso una lettura “cumulativa”, della professione svolta dal proprietario del sigillo sul quale ricorrono. La faccia α del prisma oggi noto come CHIC #298 = CMS XI no. 14a-d (recante i sillabogrammi CHIC X 056-070-040, X +6), ad esempio, viene interpretata come recante una composizione che avrebbe potuto indicare che il proprietario fosse stato un viaggiatore (“exhibiting at the beginning of one column, a ship with two crescent moons above it, may be reasonably supposed to have been the signet of one who undertook long voyages”). Così CHIC #256, dove, sulla faccia , ricorrono il sillabogramma 038 (riconosciuto come rappresentazione di una porta) e la rappresentazione abbastanza “naturalistica” di un cinghiale (per Evans, un suino), veniva interpretato come il sigillo di qualcuno “who owned herds of swine: in which case the two figures of the axe and kid on the other face may contain the elements of the owner's own name”, ovvero ne esprimessero elementi lessicali attraverso una lettura (occasionalmente?) logogrammatica. Ancora, la faccia del prisma a tre facce oggi edito come CHIC #255 (X !) era riconosciut come pertinente a un membro di una corporazione di carpentieri (“with the adze and other implements - including one in which I have ventured to recognize the template of a decorative artist,- probably belonged to a member of a masons' guild”) e così via52. Come si può vedere, quindi, lo studioso ipotizzava di poter interpretare “cumulativamente” la ricorrenza in associazione reciproca dei segni che definisce ideografici in base ad una sorta di sistema di libere associazioni mentali tra ciò che ciascun segno “evocava” iconicamente53. Già in questa fase, sulla base di uno scarsissimo materiale epigrafico, Evans tentò di redigere un catalogo dei segni “ideografici” ricorrenti sui sigilli (escludendo quelli – giustamente – riconosciuti come decorativi), seguendo una tassonomia che comprendeva segni iconicamente apparentati col corpo umano e le sue parti, con strumenti, parti di costruzioni e utensili, soggetti marini, animali e uccelli, vegetali, elementi celesti, elementi topografici, figure geometriche e simboli dal valore incerto54. Nel tentare di individuare parallelismi grafici tra i segni cretesi e quelli compresi in altri sistemi scrittori noti, lo studioso individuò una serie di confronti sia con il geroglifico egiziano sia con il segnario ittita geroglifico. Sia nel primo sia nel secondo caso, però, sottolineava come tali parallelismi non dovessero essere interpretati come la prova di un qualche rapporto di filiazione né di un processo di mera imitazione da parte del sistema cretese rispetto agli altri due, ma di una possibile ispirazione indipendente da una fonte comune (“the symbolic script with which we have here to deal is essentially in situ. (…) the Cretan system of picture-writing is inseparable from the area dominated by the Mycenaean form of culture. Geographically speaking it belongs to Greece”)55. Che il sistema scrittorio cretese fosse da interpretare nella 50 Evans 1894, 300: “it is impossible to believe that the signs on these stones were simply idle figures carved at random. Had there not been an object in grouping several signs together it would have been far simpler for the designer to have chosen single figures or continuous ornament to fill the space at his disposal. As it is, single figures or continuous ornament are occasionally introduced on the vacant sides of stones where it was not necessary to cover the whole stone with symbolic characters; and in the same way small ornamental forms are found in some cases filling, for decorative purposes, the spaces between the symbols”. 51 Ibidem. 52 Evans 1894, 301. 53 Karnava in corso di stampa. 54 Evans 1894, 302-316. 55 A proposito del segnario egiziano: “such parallelism as does appear is at most the parallelism of an independent system drawn from a common source” (Evans 1894, 316); a proposito di quello ittita: “yet we have not here, any more than in the Egyptian case, to do with the mere servile imitation of foreign symbols. The

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trama della cultura materiale micenea della Grecia sarebbe dimostrato, secondo lo studioso, da una serie di confronti iconografici che gli sembrò di poter instaurare tra alcuni motivi decorativi ricorrenti su glittica e su altri manufatti provenienti dal Continente (dalle tombe a fossa di Micene come da altri siti). Tali confronti gli permisero anche di ipotizzare una datazione per alcuni dei prismi da lui collezionati al XV secolo a.C., mentre i più antichi sarebbero risaliti, in base a una serie di confronti iconografici con i sigilli egiziani e siriani, alla fine del III millennio a.C56. Tra i sigilli più antichi e quelli più recenti, tuttavia, Evans osservò la conservazione di alcuni motivi simbolici ricorrenti, rispetto ai quali i sigilli più “primitivi” (pertinenti ad una “purely linear class”) si presentavano come gli immediati antecedenti dei più tardi esempi “geroglifici” (“pictographic class”). Tuttavia, lo studioso osserva che alcuni sigilli recavano anche contestualmente sia caratteri lineari o “quasi alfabetici”, sia segni di carattere più marcatamente pittografico tipici della classe “pictographic or hieroglyphic” (da lui definita provvisoriamente “Eteocretan”). Ad esempio, il già citato sigillo prismatico a quattro facce in steatite oggi edito come CHIC #279, interpretato dallo studioso come pertinente ad uno stadio di sviluppo antico della classe da lui denominata “conventionalised pictographic class”, reca già dei segni di carattere più lineare (nello specifico, la “formula” ;(7) sulla faccia d, insieme a motivi decorativi sulle facce a e c e alla rappresentazione pittografica di un uomo sulla faccia b (indicante, secondo Evans, il proprietario57 della gemma), a dimostrare che “linear signs had already been evolved from linear drawings in this primitive period”. Tale compresenza di segni dallo statuto diverso sarebbe compatibile, secondo lo studioso, con un uso congiunto di “letters and symbol” utilizzato a fini espressivi per indicare, ad esempio, il nome dei proprietario del sigillo, eventualmente espresso contemporaneamente attraverso segni fonetici lineari (Evans parla di “letters”) e segni di carattere ideografico letti logogrammaticamente58. Tuttavia, oggi appare chiaro che questa compresenza di segni dallo statuto diverso non è interpretabile in termini cronologici (ipotizzando uno sviluppo grafico dei segni da una presunta “classe” di sigilli all’altra), ma nei termini già accennati dell’uso congiunto, tipico dell’atto scrittorio su glittica, di segni grafici provvisti di una diversa intenzionalità semantica e caratterizzati dalla variabile presenza/assenza di codifica linguistica. Ulteriori sigilli raccolti dallo studioso in due successive visite a Creta nel 1895 e nel 189659 gli permisero di sostanziare ulteriormente la sua ipotesi, stabilendo – ancora su base stilistica – una successione cronologica tra quattro classi glittiche; le due più antiche comprenderebbero “Primitive Prism-Seals with Linear Characters and Figures” (in cui sarebbe compreso anche CHIC #279)60 ed “Early Pictographic Prism-Seals” (tutti prismi a tre facce di steatite che oggi sono riconosciuti come pertinenti al Mallia Steatit Group)61. Di una fase più avanzata, che comprenderebbe “Later Seals with Conventionalised Pictographs”, lo studioso pensa di poter distinguere un periodo di transizione (Class A, Transitional), comprendente sigilli in pietra morbida, e una Class B di “Seals with fullycommon elements that are shared with the Hittite characters are in some respect more striking, and there is greater general sympathy in form and arrangement (…). The parallelism, as it seems to me, can best explained by supposing that both systems had grown up in a more or less conterminous area out of still more primitive pictographic elements” (Evans 1894, 317). 56 Evans 1894, 324-335. 57 Per una interpretazione dei segni grafici rappresentanti esseri umani come indicatori dei proprietari dei sigilli e delle loro occupazioni, si veda anche SM I, 131-132. 58 Evans 1894, 362-363; Evans 1897, 330-331. 59 Evans 1897. 60 Evans 1897, 328-331. 61 Evans 1897, 331-334.

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developed conventionalised pictographs”, in pietra dura . Infine, offre una trattazione separata di una serie di Petshafte di cui era venuto in possesso (“Signet-shaped Stones with Conventionalised Pictographs and Other Figures”)63 che, quanto allo sviluppo del sistema scrittorio da lui ipotizzato, rientrerebbero nella “true pictographic class”. Di questi sigilli alcuni, oggi, sono riconosciuti come iscritti e altri recanti esclusivamente elementi iconografici intesi come puramente decorativi o iconici. È noto, ormai, che tra quelli iscritti, si possono notare differenze nell’esecuzione dei segni grafici piuttosto determinate dai materiali in cui erano lavorati i sigilli (l’uso di materiali diversi facilita l’elaborazione e l’adozione di più varianti scrittorie), dalle tecniche di intaglio degli stessi, nonché da un ineludibile “fattore bottega”. Nel 1909, dopo lo scavo del Palazzo di Cnosso e il rinvenimento dello Hieroglyphic Deposit, Sir Arthur pubblicò Scripta Minoa I, che rappresenta sia un catalogo completo delle iscrizioni conosciute fino ad allora sia un ulteriore tentativo di comprensione del funzionamento del particolare sistema grafico a mezzo del quale erano redatte. I nuovi documenti iscritti rinvenuti a Cnosso gli permisero anche di redigere un catalogo aggiornato dei segni del geroglifico. Il primo catalogo, redatto nel 1895, consisteva in 82 segni64, dei quali alcuni furono riconosciuti come varianti di altri e ulteriori considerati puramente decorativi. Nel 1898 vennero aggiunti altri 12 segni65, per un totale di 65 segni diversi censiti prima delle scoperte del 1909. Infine, con la pubblicazione di Scripta Minoa I, il segnario di Evans ammontava a 135 segni (TAVOLA I), organizzati secondo la stessa tassonomia vista sopra66. Sebbene in un continuo, non più sostenibile, rimando a presunti paralleli egizi, continua a farsi strada e a precisarsi, nella interpretazione dello studioso, la convinzione di una differente vocazione tra i segni definiti “simple pictographic” (molti dei quali sono, oggi, generalmente considerati privi di una esecuzione fonetica) e alcuni “characters of the more conventionalized class” (che oggi si riconoscono, in parte, come segni dal valore sillabico) compresenti sugli stessi sigilli. Prendendo come esempio il prisma a tre facce oggi edito come CHIC #214 (= CMS XI 299), compreso nella Class A (si veda sopra), lo studioso ipotizza67 che il cane e il ragno presenti sulle facce b e c del prisma, ricorrenti anche nel repertorio degli “Early Pictographic Prism-Seals”, rimandassero “ideograficamente” all’occupazione del proprietario, mentre i “characters” presenti sulla (odierna) faccia (;(), di cui nota la ricorrenza nello stesso ordine su molti altri esemplari (“the gate and the bent leg”), avrebbero reso (sempre “ideograficamente”) un titolo ufficiale, attraverso l’associazione concettuale dei referenti iconici cui i segni si riferivano. Tuttavia, con la scoperta dei documenti iscritti in geroglifico su supporti profondamente diversi dai sigilli quanto a vocazione e a composizione grafica, la questione si faceva più complessa. La domanda che si pone lo studioso, allora, è se, nel caso dei segni “Conventionalized Pictographic” si avesse a che fare con semplici ideogrammi o “wordsigns” (definizione che sembra implicarne una interpretazione come logogrammi, segni che stanno per una parola), o se il sistema avesse già raggiunto uno stadio fonografico dove ai segni grafici fosse stata assegnata un’esecuzione fonetica normativa come sillabogrammi o 62

Evans 1897, 336-342. Evans 1897, 342-346. 64 Evans 1894, 302-316. 65 Evans 1897, 339-340. 66 SM I, 181-231: 1-11: The human body and its part; 12-35: Arms, implements, and instruments; 36-40: Cult objects and symbol; 41-46: Houses and enclosures; 47-56: Utensils, stores, and treasure; 57-60: Ships and marine objects; 61-84: Animals and their parts; 85, 86: Insects; 87-106: Plants and Trees; 107-114: Sky and Earth; 115-135: Uncertain objects and simple geometrical signs. 67 SM I, 135. 63

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“letters”. Questa seconda ipotesi appariva verosimile almeno per i segni che ricorrevano anche in documenti “altri” rispetto ai sigilli, sebbene tali segni potessero, su sigillo, fungere anche da “word-signs” (“it seems probable that a large number, if not all, of the characters could be used by themselves ideographically as “word-signs”)68. Se questa suggestione non può essere più sostenuta – almeno non nei termini indicati dallo studioso –, risulta evidente che Evans avesse fin da subito messo a fuoco uno dei principali problemi relativi alla variabilità morfologica e semantica dei segni del geroglifico nella loro ricorrenza sul sigillo, laddove gli stessi segni grafici possono essere declinati secondo una varietà di usi e prevedere esecuzioni su piani diversi. Tuttavia, l’uso della definizione “word-signs”, sembra implicare, per tutti i 135 segni da lui individuati come segni stabili del sistema geroglifico, una esecuzione fonetica, ipotesi largamente contestabile. Secondo lo studioso, infatti, tali “word-signs” potevano ricorrere isolatamente sulla faccia di un sigillo, nel qual caso avrebbero indicato parole (ma dice anche “ideas”) separate, laddove gli stessi segni, quando ricorrenti in gruppo, potevano assumere un valore “phonetic or syllabic”. Questo o è pienamente giustificato dal carattere ambiguo dei segni del geroglifico quando attestati su sigillo, ma contestabile è la presupposizione di una loro decodifica, in ogni caso, dal punto di vista linguistico. Piuttosto, sembra provabile (come si cercherà di fare nel corso di questa trattazione) che alcuni, tra i segni stabili del sillabario, abbiano assunto tanto una valenza fonetica, quanto abbiano mediato – grazie al proprio potenziale iconico –, significati (tipi) culturali in forma immediata, senza necessariamente passare per il medio linguistico, fungendo, in sostanza da icone, simboli o indici (si veda il capitolo III) e che alcuni dei segni contemplati da Evans nel suo segnario non rientrassero che in questa ultima tipologia. Tuttavia, lo studioso ammette anche un uso di tali “word-signs” come evocanti immediatamente una “idea”, ovvero come veri e propri ideogrammi. Ad esempio, il segno identificato con una porta (“gate”, Evans 44, CHIC 038), quando usato come ideogramma, avrebbe espresso il “titolo” (o il concetto?) di “Guardiano” o “Custode”. L’occhio umano (“eye”, Evans 5, CHIC 005), viene considerato invece “appropriato” per le funzioni di un “Sorvegliante”. Nella ricorrenza del segno denominato/identificato come “trowel” (Evans 18, CHIC 044) in associazione col segno per “arrow” (Evans 13, CHIC 049) Evans usa nuovamente il termine “titolo”, per indicare l’espressione di un ufficio relativo all’ambito delle costruzioni. In questi casi ci troveremmo di fronte alla disposizione cumulativa di tali “word-signs” in quelli che lo studioso definisce “cumulative ideographic groups”, con una evidente (almeno ai nostri occhi) aporia terminologica, laddove l’ideografia (implicata dalla definizione “ideographic”) è cosa diversa dalla logografia, caratterizzata da segni che stanno per parole (propriamente, logogrammi69, non ideogrammi). Così, la stessa formulazione “characters used by themselves ideographically as “word-signs” sembra un controsenso. Le logografie, infatti, sono fortemente sbilanciate a favore della decodifica fonetica del segno grafico e rappresentano un sistema glottografico perché, per leggerlo, occorre conoscere il preciso aggancio linguistico di ciascun segno (esprimente una parola in una e una sola lingua). Invece, le semasiografie, nel cui dominio rientrano le notazioni grafiche ideogrammatiche, sono prive di alcun aggancio linguistico. Sarà utile, quindi, una precisazione terminologica. La definizione di “pittogramma” (usata, come già visto, da Evans per definire i segni da lui individuati) non prevede, secondo la speculazione corrente, la possibilità che il segno grafico così definito sia soggetto ad una codifica linguistica. Secondo la definizione di Ignace Gelb70: (le pittografie) “rappresentano 68

SM I, 245-250. Cfr. Bloomfield 1935, 285; Gelb 19632, 249 e passim. 70 Gelb 19632, 7. 69

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più o meno fedelmente oggetti ed eventi del mondo circostante in forma indipendente dal linguaggio”. Non è necessario, tuttavia, che un pittogramma sia trasparente: “esso può invece essere già il risultato di una maggiore stilizzazione e rarefazione, ma l’importante è che, quale che sia l’etimologia del segno, l’interpretazione non debba passare per una stabilita forma linguistica ma venga immediatamente decifrata dal cervello”71. Secondo Vallini72, per “pittogramma” si intende una “istituzione comunicativa riconducibile a domini e situazioni scrittorie specifiche e prevedibili”, ove la decodifica del senso specifico cui rimanda il significante avviene mediante regole la cui fruizione è possibile all’interno di un dominio particolare, di cui l’esecutore fa parte. Manifestazione di queste regole sono la ricorsività dei segni ed il loro costituirsi come unità e costanti segniche, che tendono a trovare un ordine”. Queste definizioni, infine, si applicano anche alla “semasiologia” in senso ampio, definita dallo stesso Gelb come un tipo di scrittura in cui i marchi visivi adoperati esprimono significati ma non necessariamente elementi linguistici e perciò nettamente distinta dalla “fonografia”73. Di conseguenza, sebbene li definisca “word-signs”, ai segni grafici ricorrenti su glittica Evans sembra assegnare un valore propriamente pittografico. Secondo lo studioso, alcuni di essi, quando ricorrenti in “gruppi ideografici cumulativi” con segni di “significato” difforme, avrebbero avuto la funzione di esprimere concetti interconnessi a comunicare “compound ideas”. Ad esempio, sulla faccia β del prisma a quattro facce oggi noto come CHIC #310, il segno grafico rappresentante un uomo (non considerato un segno di scrittura con valore sillabico neppure dagli autori di CHIC; si veda § 1.2.2) viene interpretato come determinativo (propriamente, un segno muto usato per segnalare la classe semantica cui appartiene la parola cui è associato) a indicare che il gruppo dei due segni con i quali ricorre (CHIC 017-050) avrebbe rappresentato la notazione di un antroponimo maschile. Lo stesso valore avrebbe avuto questo segno in tutte le sue occorrenze su glittica. Di conseguenza, lo studioso osserva che “the phonographic element (nella notazione degli antroponimi) was also well represented by the Cretan hieroglyphs”, conclusione alla quale lo spinge anche l’osservazione che 135 segni diversi sono troppo pochi per un sistema ideografico 74 . Inoltre, verso la considerazione che “un elemento fonetico sillabico, insieme a uno ideografico, fosse entrato nel sistema geroglifico minoico” lo spingono anche altre due, determinanti, osservazioni: la prima, che spesso ai gruppi di segni (considerati anche quelli ricorrenti su documenti d’argilla) non era possibile riconoscere un “valore ideografico cumulativo” poiché contenutisticamente disparati75. La seconda, che la linearizzazione di alcuni segni, spinta al punto che non se ne potesse più riconoscere il referente iconico, non poteva che essere intesa come prova di un cambiamento d’uso di essi, da quello pittografico a quello fonetico. Per la prima volta, Evans introduce il termine “formula”76 (oggi entrato nell’uso comune; si veda oltre, passim) per gruppi di segni ricorrenti in numerose occorrenze sulla glittica e, in alcuni casi, anche su documenti d’argilla, quali AF “trowel-arrow” (Evans 1813; CHIC 044-049), A# “trowel-eye” (Evans 18-5; CHIC 044-005), ;(7 “gate-leg-flower” 71

Cardona [1981] 2009, 10. Vallini 1981, 295-296. 73 Gelb 1980, 7-24. 74 SM I, 247: “That there was a marked ideographic element in the Minoan hieroglyphic system has been already sufficiently shown. Besides isolated ideograms we have at times to do with groups of kindred objects, such as tools, weapons, human arms and legs, which evidently have a cumulative value”. 75 SM I, 248: “No perceptible connection in ideas seems to be evoked, for instance, by such collocations as following: a fish, the “human eye”, and the “trowel”; The “double axe, a store vessel, and a snake; The “double axe”, “sepia”, and bifoliate figure”, etc. 76 SM I, 260. 72

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(Evans 41-11-92; CHIC 038-010-031), :\7 “throne-horn-flower” (Evans 19-30-92; CHIC 036-092-031) e CA “adze-trowel” (Evans 21-18; CHIC 046-044). Di tali gruppi di segni lo studioso suppone un uso come per identificare titoli ufficiali77. Questi, troppo spesso ricorrenti, in numero troppo limitato e per o o lungo tempo per essere antroponimi, avrebbero rappresentato pittograficamente, per “accumulo ideografico”, titoli quali “Costruttore” (CA “adze+trowel”), “Soprintendente e Costruttore di palazzi” (A# “trowel +eye”), “Guerriero e Fondatore” (AF “trowel+-arrow”), “Guardiano e Leader” (;( “gate +leg”), etc78. In alcuni casi, tali titoli sarebbero stati accompagnati da segni singoli fungenti da “canting badges”79 ovvero da “simboli parlanti” espressivi dei nomi dei proprietari dei sigilli sui quali ricorrono. Infatti, Evans osserva che: “it has indeed been observed, in more than one region, that the need of expressing by a kind of rebus the names of persons, divinities, or places has been one of the earliest operating causes in the development of pictographic writing. (…) It is a highly suggestive phenomenon that we find, especially on the seals, a series of figures, each representing a part, or in some cases the whole animal, which have every appearance of being personal badges or actual names or cognomina”80. Tra questi badges o cognomina, lo studioso segnalava la testa di leone con il giglio sul capo (oggi riconosciuto come variante della testa di gatto), il gatto seduto, il lupo/cane con la lingua protrusa in avanti, il pesce, la colomba, il ragno ed altri segni zoomorfi, ipotizzando che questi (non eseguibili linguisticamente necessariamente né stabilmente ma, a suo parere, solo occasionalmente), potessero indicare cognomina quali “Leone”, “Lupo”, “Gatto”, oppure fungere, con un’ipotizzata lettura logogrammatica, da elementi (in questo caso, parti nominali) di nomi composti81, se non rimandare a blasoni o emblemi di “famiglie” minoiche. Tale suggestione, assai interessante, sarebbe possibile non solo teoricamente, ma anche sulla base di precisi confronti con composizioni su glittica coeve extra cretesi. In base all’assunto che ciascun elemento grafico di ciascun sistema semico può essere linguisticamente esplicitabile, si potrebbe esplorare l’ipotesi (su un piano puramente teorico, almeno) che i segni del geroglifico cretese di cui ci stiamo occupando potessero essere 77

SM I, 265. SM I, 268. 79 SM I, 263-272 80 Evans 1909, 264. 81 A proposito di tali ipotetiche letture “logogrammatiche” postulate da Evans anche sulla base del confronto con i coevi sigilli del Medio Regno, si segnala, per completezza, che anche del segno dell’ape si è riconosciuta una lettura in questo senso nella redazione di titoli ufficiali; cfr. J. Best and F. Woudhuizen 1988, 8, fig. 7; F. Woudhuizen 1997, 97-110. Si ricorda che, secondo Evans, il segno cretese (020, 1) troverebbe un preciso corrispondente nel glifo egiziano L2, raffigurante un’ape vista di profilo, che designava il re del Basso Egitto e compariva in combinazione con il glifo M32, “pianta”, a indicare il titolo composito nswt bi’ty “re dell’Alto e del Basso Egitto” (con bi’ty “custode dell’ape” che normalmente designa il re del Basso Egitto). Di conseguenza, poiché il segno 020 del geroglifico minoico ricorre, in alcuni casi, in associazione con un segno floreale, la sequenza cretese veniva interpretata dallo studioso come una variante di quella egiziana, che sarebbe stata resa sillabicamente da A#, pi-ti. Tuttavia, le osservazioni condotte nel testo nonché il fatto che la formula ricorra sui documenti contabili lo esclude. Un’altra prova a favore di questa lettura sarebbe dimostrata dall’evoluzione del segno 85 di Evans (ape dall’alto, CHIC 021, 2, interpretato come variante di 020) nel segno della lineare A L56 (AB 39; Brice 1991, 47, fig. 3) che avrebbe valore sillabico -pi, regolare per un’abbreviazione acrofonica da bi’ty (se non dalla radice IE *bhei-, ape). Quindi, nei casi menzionati, si suppone che il segno dell’ape (020) in geroglifico cretese potrebbe essere stato impiegato sia come logogramma rappresentante il titolo “re” in egiziano che come sillabogramma, il cui valore dipenderebbe dall’abbreviazione acrofonica sul termine egiziano. Ciò implicherebbe l’esistenza di un bilinguismo minoico-egiziano nella titolatura (dove sia il titolo che il segno che lo esprime sono prestiti dall’egiziano), laddove questa poteva essere espressa “alla maniera egizia” o attraverso la resa sillabica propriamente cretese anche sullo stesso sigillo. Naturalmente, grazie all’avanzamento della comprensione del funzionamento del sistema geroglifico minoico, queste ipotesi risultano ormai del tutto insostenibili. 78

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occasionalmente impiegati in composizioni a rebus nelle quali diventavano suscettibili di ricevere una codifica linguistica. A questo punto è necessaria una precisazione: se ciascun segno di ciascun sistema semico può essere esplicitabile linguisticamente82 e come “sistema grafico” viene definito “ogni insieme (finito e numerabile) di segni in cui a elementi grafici si associno significati distinti ed esplicitabili linguisticamente dalla comunità”83, non ne conseguirà che un segno grafico (anche esplicitabile, occasionalmente, in senso linguistico) sia automaticamente un segno di scrittura, poiché per questa saranno necessari più segni collegati in un sistema di opposizioni. Sebbene la particolare ricorsività contestuale, la mancata corrispondenza precisa con un segno o un gruppo di segni in un ordine ricorrente e l’associazione esclusiva al supporto-sigillo non sembrino fare dei segni zoomorfi oggetto dell’ipotesi di Evans dei segni stabili del sistema geroglifico minoico, il loro ricorrere in associazione a manifestazioni scrittorie potrebbe comunque (sempre teoricamente) dimostrarne un uso peri-scrittorio occasionale, laddove nel loro accompagnarsi all’iscrizione si fossero prestati ad una decodifica nella lingua degli esecutori e dei destinatari dei sigilli. Tale ipotesi, inoltre, non sembra completamente peregrina alla luce di alcune caratteristiche proprie delle iscrizioni minoiche su sigillo; tenendo, infatti, conto del fatto che qui alcuni segni sillabici vengono reinterpretati come rappresentazioni iconiche (si veda oltre), l’ipotesi che alcune rappresentazioni iconografiche si fossero prestate, viceversa, ad una lettura “logogrammatica”, in particolari condizioni in cui intervenga una sorta di gioco linguistico, non può essere esclusa a priori. Su un piano puramente teorico, infatti, le composizioni a rebus possono prevedere l’impiego di rappresentazioni grafiche fuori sistema84. Tali espedienti sono naturalmente possibili anche in sistemi scrittori sillabici, nei quali sarà non solo possibile utilizzare rappresentazioni extra-codice, ma anche ricodificare segni già presenti nel sistema, modificare le regole attraverso le quali avviene la decodifica del significato cui rimandano o attribuire loro una diversa codifica linguistica. In sillabari altamente iconici, anzi, le potenzialità diremmo “evocative” dei segni vengono sfruttate per usi metaforici o analogici degli stessi, rivelando complesse modalità di interazione tra il registro scrittorio e quello visivo. La possibilità che una rappresentazione iconografica o un qualsiasi segno possa essere occasionalmente letto “logogrammaticamente” ne consentirà un impiego a rendere una sequenza fonetica equivalente da inserire in un contesto più lungo, nel qual caso dovrà necessariamente passare attraverso una precisa codifica linguistica. In questa ottica, anche gli studiosi del geroglifico anatolico si sono chiesti entro quali limiti ed in quali casi un segno o un gruppo di segni sillabici potessero assolvere alla funzione di pura rappresentazione iconografica e quando, al contrario, una rappresentazione iconografica potesse assolvere ad una logogrammatica, laddove uno dei due codici, scrittorio o visivo, fosse “dominante” rispetto all’altro. Il verificarsi di quest’ultimo caso, ad esempio, è chiaramente verificabile nelle osservazioni condotte da M. Marazzi 85 sulle modalità attraverso le quali questo sistema scrittorio veicola il messaggio scritto nel suo uso sulle 82

Vallini 1981, 289. Cardona [1981] 2009, 10-11. 84 Riprendendo un famoso esempio di Cardona ([1981] 2009, 11), “al significato “cane” della lingua italiana corrisponderanno, sul piano dell’espressione, [kane] se la materia è la voce, etc. se è carta; tuttavia, sebbene  sia estraneo al codice lingua italiana nella misura in cui quest’ultimo non contempla rappresentazioni grafiche che usino elementi di questo genere, non potremo che leggerlo [kane]. Ovvero, anche se  non è la rappresentazione grafica di “cane” nella lingua italiana, ciononostante potrà essere proficuamente impiegato in un gioco a rebus, non evocando un cane, ma la sequenza [kane], come in [kanestro] etc”. È chiara, in questo caso, la necessità di una precisa codifica linguistica, poiché se [kanestro] è un significante della lingua italiana, non lo sarà [dogstro] (ovvero, con  letto attraverso una codifica normativa in inglese). Con lo stesso procedimento si può ottenere un significante di una data lingua attraverso la lettura di due segni giustapposti da leggere logogrammaticamente; cfr. altri esempi in Frutiger 1998, 98. 85 Marazzi 1990, 26. 83

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iscrizioni monumentali e sulla glittica reale. Prendendo in considerazione le occorrenze dei segni zoomorfi, lo studioso osserva che le rappresentazioni di tori, leoni, cervi e uccelli a corpo intero intrecciano la loro valenza iconografica con quella più specificamente logogrammatica, dando vita a composizioni a rebus dove il segno, letto come logogramma, funge da elemento della titolatura o dell’onomastica. Esempio di questo procedimento è il sigillo reale di Muwatalli, dove la raffigurazione del toro a corpo intero (o dalla sua testa) è accompagnata dal determinatore fonetico “ma/i” a rendere “muwa”, “forza vitale” in hurrita, che, seguito dai due segni sillabici per /ta/ e /li/ fornisce il nome di trono del re. In questo caso, dunque, nella stessa sequenza, a segni con chiara valenza sillabica si aggiunge una rappresentazione iconografica che si presta a una lettura logogrammatica. In altri termini, sebbene sia evidente che il toro a corpo intero sia una rappresentazione iconografica, questa può essere stata usata, ciò nondimeno, in composizioni di carattere ambiguo, potendo essere “significante” sul piano iconografico e simbolico (veicolando tutti i significati aggiuntivi associati al simbolo del toro, quali regalità, forza etc.) e fungendo da elemento onomastico suscettibile di essere interpretato correttamente (e, dal parlante, immediatamente) nel suo contesto specifico. Ciò che però non consente, a nostro parere, di sostenere una ipotesi del genere per la glittica minoica è la particolare associazione delle presunte rappresentazioni iconografiche occasionalmente leggibili logogrammaticamente con altri gruppi di segni. Ci si aspetterebbe, infatti, una ricorrenza di esse con gruppi diversi a formare nuovi significati mentre, invece, ricorrono esclusivamente con “formule” (gruppi di segni che oggi sappiamo sillabici) ricorrenti sempre nella stessa sequenza sia su glittica che su documenti amministrativi. Tale particolare distribuzione dei gruppi di segni suddetti, dunque, ne favorisce l’interpretazione come di “parole” di ricorrenza (appunto) “formulare”, senza alcuna prova di una possibile variazione grammaticale o morfologica delle stesse. Infine, anche in associazione con queste, i segni zoomorfi analizzati da Evans ricorrono in tutte le posizioni relative, a dimostrarne una attitudine non scrittoria stricto sensu. Proseguendo oltre, lo studioso britannico ipotizza che i types parlants zoomorfi da lui individuati fungessero ideograficamente da elementi indicatori di alti ufficiali, tanto da elaborare una sorta di “albero di famiglia” dei titoli minoici in cui certi “personal badges” potevano ricorrere per generazioni86. Sebbene tali ipotesi non siano più sostenibili, non si può negare allo studioso, pioniere iniziatore di una nuova disciplina poco più di un secolo fa, di aver correttamente percepito fin da subito una differenza di statuto tra i segni del geroglifico compresenti sulla superficie glittica e di aver messo in luce, immediatamente, il carattere ambiguo che tale sistema assume su questo supporto, mettendo in atto contemporaneamente diverse modalità di esecuzione di un messaggio comunicante su più piani. Come già accennato, dopo l’edizione dei documenti in geroglifico da parte di Evans, vide la luce quella di Chapoutier per i rinvenimenti del palazzo di Mallia 87 e quella di Godart e Olivier per il Quartier Mu 88 . La pubblicazione di CHIC 89 , nel 1996, ha finalmente compreso tutte le iscrizioni geroglifiche fino ad allora note e ha sancito, infine, che il sistema geroglifico minoico comprende 96 sillabogrammi accompagnati da logogrammi, klasmatogrammi, aritmogrammi e stiktogrammi (TAVOLA II). Si tratta, dunque, di un sistema sillabico che si avvale di segni grafici soggetti a decodifiche diverse (logogrammi,

86

SM I, 266. Chapoutier 1930. 88 Godart - Olivier 1978. 89 CHIC, 17. 87

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klasmatogrammi, aritmogrammi e stiktogrammi, appunto), tra i quali non c’è più spazio, ad esempio, per i presunti determinativi ipotizzati da Evans. § 1.2 Louis Godart, Jean-Pierre Olivier e il Corpus Hieroglyphicarum Inscriptionum Cretae: su cosa sia “scrittura” e decorazione sui sigilli minoici Nel pieno del dibattito sulla natura (fonetica o puramente “ornamentale”) del sistema scrittorio geroglifico cretese, i lunghi lavori preparatori per l’edizione dei sigilli iscritti a mezzo di tale sistema da parte di Godart e Olivier hanno sortito, come si legge in una sorta di dichiarazione di metodo, la seguente definizione di cosa si intenda per “scrittura” su questo particolare supporto. “Une écriture (…) est une technique intellectuelle utilisant un support matériel afin de transmettre, dans l’espace et dans le temps, un message bien précis et univoque. Tout le monde admettra que les documents d’archives comptables portent bien de l’écriture et que tous les signes qu’on y distingue doivent être lus. (…) Par contre, personne ne niera que si des sceaux, dans une civilisation qui utilisait ces objets pur transmettre des messages écrits, peuvent porter de l’écriture, ils n’en présentent pas tous nécessairement, d’une part, et que ceux qui en portent, d’autre part, peuvent présenter des signes qui ne sont pas de l’écriture mais de la décoration (ou des motifs de remplissage, ce qui est la même chose)”90. Questa, dunque, la posizione degli autori, che sentiamo, qui, di condividere. In queste pagine, infatti, si farà sempre attenzione a distinguere tra “segno grafico” e “segno di scrittura”. Si ribadisce che per segno di scrittura, qui, si intende un segno grafico che faccia parte di un sistema chiuso e possegga una esecuzione linguistica normativa assegnatagli in un preciso ambiente linguistico e cristallizzatosi per convenzione e uso. Al segno grafico (che, come un segno di scrittura, possiederà un piano del significante e un piano del significato), invece, mancherà la proprietà articolatoria del primo, non essendo compreso stabilmente in un (per continuare ad usare le parole di Cardona, citato supra) insieme finito e numerabile di segni grafici suscettibili di collegarsi ad altri in un sistema di opposizioni con la capacità di combinarsi con essi secondo un ordine identificabile e ricorrente che ne dimostri l’attitudine a costituire un testo. Ciò non significa, tuttavia, che nel processo di veicolazione del messaggio, su glittica, segni grafici ai quali non si riconosce una esecuzione fonetica normativa non abbiano avuto, parallelamente, una funzione comunicativa altrettanto importante. Si è, qui, ben consci del dibattito estremamente complesso e antico esistente circa il rapporto tra lingua e scrittura e su quanto contributi teorici recenti abbiano permesso di aprire nuove linee di ricerca e innovativi parametri interpretativi della questione. I progressi degli ultimi anni 91 vedono sempre di più messo in dubbio il presupposto che nell’atto scrittorio e nei meccanismi che sovrintendono a un sistema scrittorio “si riflette soltanto (o obbligatoriamente) la necessità di rendere glotticamente una lingua”, ma viene dato uguale rilievo anche ad “un insieme di valori culturali, di conoscenze enciclopediche, di manifestazioni ideologiche (…) che sono alla base stessa della creazione del sistema grafico”92. In una generale riformulazione del rapporto fra segno scrittorio e significati cui esso può rinviare, questo si vede svincolato dalla visione tradizionale, puramente e rigidamente glottica, per vedersi riconosciuti anche ulteriori livelli di significato attribuitigli nell’ambito culturale della sua creazione. Nel caso del geroglifico minoico (come si cercherà, sempre cautamente di dimostrare), è ipotizzabile che alcuni segni possano 90

CHIC, 12. Si veda, per una panoramica critica generale, Marazzi 2014. 92 Marazzi 2014, 127-128. 91

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ricorrere, a seconda dei contesti d’uso, caricati non solo di un valore fonetico, ma anche, immediatamente, dell’enciclopedia delle conoscenze codificata dal popolo che ideò tale sistema. Per questo motivo, si curerà di esplicitare di volta in volta lo specifico piano di significato del segno cui ci si sta riferendo. È un fatto che le caratteristiche peculiari dell’atto scrittorio in geroglifico minoico su glittica determinano una serie di usi “oscillanti” degli stessi segni di scrittura che, in alcuni contesti, possono fungere da icone o emblemi senza prevedere alcuna esecuzione linguistica (si veda, infra, décoration éventuellement signifiante non évidente) mentre, al contrario, alcuni segni non attestati sui documenti amministrativi possono avere, esclusivamente sul sigillo, un valore scrittorio (infra, sillabogrammi e ideogrammi potenziali). Tali specificità del sistema non possono essere intese senza comprendere nell’esame della glittica minoica anche quali siano stati i “contorni” dell’atto scrittorio, che saranno analizzati nel secondo capitolo di questo volume. I segni grafici che non rientrano nella definizione di scrittura riportata nel passo sopra citato di CHIC vengono considerati dagli autori, globalmente, “de la décoration (ou des motifs de remplissage, ce qui est la même chose)”. Tuttavia, Olivier ammette, in più occasioni, che alcuni segni che accompagnano l’iscrizione sillabica propriamente detta, che Evans aveva definito “badges”, potrebbero non aver avuto un valore semplicemente decorativo, ma “peut-être une valeur ‘fonctionelle’, tout en n’étant pas des signes de l’écriture à proprement parler”93. Per le già citate caratteristiche intrinseche del supporto sigillo e per gli schemi compositivi cui è soggetto, frequenti vi ricorrono – come si è già detto – segni a carattere decorativo che fungono da riempimento o da elementi spaziatori tra i motivi principali della composizione, quali racemi, spirali, meandri o cerchi. Tali motivi di riempimento non pongono grossi problemi interpretativi, neppure qualora intervengano nel contesto di una iscrizione geroglifica. Occasionalmente, però, in congiunzione con iscrizioni sillabiche ricorrono segni che, per la loro posizione, il loro stesso ductus e la loro funzione rivelano un carattere “ambiguo” e necessitano di una trattazione dettagliata. &RPH JLj GHWWR Sartendo dal presupposto che se i sigilli possono SRUWDUH segni di scrittura, tuttavia non li UHFDQR necessariamente, JOL VWXGL SUHUDUDWRUL DOOD UHDOL]]D]LRQH del Corpus Hieroglyphicarum Inscriptionum Cretae VL VRQR SRVWL FRPH RELHWWLYR TXHOOR GL operare una distinzione precisa tra segni di scrittura (VLOODERJUDPPL ORJRJUDPPL DULWPRJUDPPL) e segni “altri”, VSHVVR compresenti suOOD VXSHUILFLH VFULWWRULD GHL sigilli minoici94. $ WDOH ILQH *RGDUW H 2OLYLHU hanno LQGLYLGXDWR alcuni criteri che permettRQR di VWDELOLUH se e in quali condizioni GL RFFRUUHQ]D ciascun segno ULFRUUHQWH VX JOLWWLFD SRVVD essere attribuito al segnario geroglifico e con quale funzione. 4XDQWRDO sillabario di base del geroglifico minoico, CHIC LQGLYLGXD 96 diversi sillabogrammi, di cui 55 comuni a tutti i supporti sui quali ricorre questa scrittura, quattro attestati unicamente su glittica e 37 solo sugli “altri documenti”95. Il SURFHGLPHQWR VHJXLWR dDgli autori è stato partire dalle liste dei segni attestati sui documenti d’archivio e su quelle manifestazioni di questa scrittura denominate “altri documenti” (ovvero né su documenti d’archivio né su glittica) e di non interpretare come segni di scrittura, sui sigilli, che quelli attestati anche sulle due precedenti categorie GL GRFXPHQWL. A WDOH principio GL EDVH fanno SHUz eccezione alcuni segni che, sebbene attestati solo su glittica, mostrano unSDUWLFRODUH “atteggiamento scrittorio” che QHsancisce la natura di sillabogrammi, VLD SHULOcontesto diricorrenza relativa all’interno del 93

Olivier 2010, 288. Lo stessa posizione era stata espressa a Clermot-Ferrand nel 1992 (Olivier 1995, 170): “quant è ce qui modifie éventuellement, ou plus exactement précise peut-être la signification ou le ‘champ d’application’ de certains groupe di signes, ce serait, très approximativement, ce qu’Evans a appelé “badge” (terme qui me convient, car il présente l’avantage de ne pas être utilisé en linguistique)”. 94 CHIC, 12-15. 95 Olivier 1995, 169-170.

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gruppo di segni in cui sono attestati (come nel caso di 014 e 076: infra); sia per l’occorrenza sempre nella stessa posizione in una “formula” cristallizzata (095 nella cosiddetta “formula di libagione”); sia, “irrationellement peut-être”, nel caso del terzo segno di un trigramma (048, hapax) che “il n’a pas ‘l’air’ ornementel” in questo caso, tuttavia, gli stessi autori ammettono che la scelta è soggettiva 96. Quanto ai “logogrammi” e le “frazioni”, tali categorie segniche non compaiono che raramente sui sigilli97. Come accennato, nella definizione dei parametri che permettono di definire se un segno grafico attestato sul supporto glittico sia anche un segno di scrittura, un’altra variabile (oltre all’osservazione se un dato segno occorra solo sulla glittica o anche su documenti amministrativi in senso proprio) è costituita dalla tipologia dei gruppi di segni con i quali cooccorre, ovvero se si tratti di “formule” ricorrenti o di gruppi di segni diversi. Il principale gruppo di segni grafici ricorrenti su sigillo ai quali non si riconosce valore scrittorio, infatti, è costituito da quelli che occorrono congiuntamente ad alcuni gruppi di sillabogrammi ricorrenti con alta frequenza tra le iscrizioni geroglifiche sia su sigilli su documenti amministrativi (le cosiddette “formule”, alcune delle quali già individuate da Evans, supra). Ci si riferisce, in particolare, ai già in parte citati gruppi “trowel-arrow” (AF, Evans 18-13; CHIC 044-049), “trowel-eye” (A#, Evans 18-5; CHIC 044-005), “gate-leg-flower” (;(7, Evans 41-11-92; CHIC 038-010-031), “throne-horn-flower” (:\7, Evans 19-30-92; CHIC 036-092-031) e “adze-trowel” (CA, Evans 21-18; CHIC 046-044). Tra questi gruppi di segni, AF e A# ricorrono sia sulla glittica su documenti amministrativi, laddove le loro attestazioni sul primo supporto superano rispettivamente le 60 e le 30 occorrenze; ;(7 (che, invece, è attestato solo sulla glittica) ricorre più di venti volte. A queste “formule” si aggiungono: ;( “gate-leg” (Evans 41-11; CHIC 038-010), :\ “throne-horn” (Evans 19-30; CHIC 036-092) – possibili varianti delle omologhe, col segno 031 (7) finale, citate sopra –, M9L (CHIC 057-034-056) e ?00^I (CHIC 042-019-019-095-052), la cosiddetta “formula di Archanes”. A queste, nel 2000, J.-P. Poursat98 ha aggiunto ?*0 (CHIC 042-054-061) e ?; (CHIC 042-038 >< c 044-049

DNSE 101

assenza

CHIC #266 (non edito in CMS)

assenza

DNSE

044-049

SM I, 229-230: “It must further remarked that (…) other devices are found on the signets, which it seems safe to regard as “fill-up” ornaments due to the horror vacui of engravers rather than as having a true ideographic value”. (…). There are however certain other figures, in the form of scrolls, coils, and sprays, which are so embedded as it were in the hieroglyphic groups that it is difficult, apart from their decorative character, to separate them from the actual signs. In my original list of the conventionalized pictographs I had, under express reserve it is true, inserted several of these devices. But the new material supplied by the graffito inscriptions on the clay documents has provided a useful criterion for determining the true character of these figures. From their non-appearance in association with the linearized inscriptions that appear on the clay bars, labels, and sealings we may justly infer that in the case of the seals they are merely in the nature of superfluous flourishes”. 102 Si ignorano, qui di seguito, in motivi a “S” che “incorniciano” il sillabogramma 044 (“trowel”), cui sono dedicate osservazioni specifiche. Elenchiamo, inoltre, solo i casi in cui tali motivi ricorrono in associazione con gruppi di segni di scrittura, trascurando i casi (invece presi in considerazione da Evans) in cui facciano da “cornice” a rappresentazioni iconografiche o a segni di scrittura ricorrenti isolatamente (cfr., ad esempio, SM I, 150, P5c = CHIC #213 = CMS VI no. 26a, dove due motivi a “S” incorniciano una testa di toro).

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CHIC #242. = CMS III no. 227a DNSE

assenza

056-059 >


< 036-013 >< 011-010 >< 076-013-031 >
< 046-044 042-038 >

< (in #300.d); 029-014-[, 6 , •[ (in #245. ); X 059-057-014-041019-047-070-092-019-044-050-019-028-056, ., $6:!&+ (in #294. ) e 039-056-014, < (in #306. ), tutti hapax. 076 {Z} ricorre nei gruppi X 076-013, Z+ (#312. ); 076-013-031, Z+7 >< (#304. ) e 036-038-076 :;Z >< (#306. ), tutti hapax, e 095 {^} è attestato nella cosiddetta “formula di Archanes” ?00^I/042-019-019-095-052105. Sebbene se ne abbia un solo esempio e sia per di più attestato in associazione con l’hapax bisillabico 012-070-048 *X (in #236. ), anche 048 {E}, viene interpretato dagli autori, ma con un maggiore grado di ipoteticità, come segno fonetico potenziale in virtù del fatto che non ricorre con “formule”. I klasmatogrammi potenziali *308 {g} e *309 {h}, infine, ricorrono su CHIC #206, #291 e #292, che sono definibili “matrici”106 poiché, sulle singole facce di essi, i segni sono separati in maniera inequivocabile l’uno dall’altro (la faccia a di #206 è divisa in quattro sezioni e #291 e #292.b-d sono “step-sided seals”). Nel settore b della “matrice” #291 ricorre anche il logogramma potenziale *157 {b}, mentre *181 {d} è attestato in #305.d nella sequenza bisillabica (hapax) d e107 .

presenza/assenza da documenti contabili

attestazione con/ senza “formula”

senza “formula”

2.2.1. Décoration éventuellement signifiante non évidente (trascrizione in font geroglifico). Sillabogrammi e logogrammi potenziali. Contesto di attestazione: • In associazione con segni di scrittura: sì • Con/senza “formule”: senza • Presenti/assenti dai documenti amministrativi: assenti.

assenza

Tabella I.4. Décoration éventuellement signifiante non évidente (I)

Sillabogramma potenziale 014 {,} CHIC #275

DESNE

a 030-010 b 046-044 c 014-[ >

< 036-038-076 >< 039-056-014 >< 057-018-050 >
< X 076-013

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CHIC #306 = CMS III no. 234a-d

DESNE

052-050-054 >< 036-038-076 >< 039-056-014 >< 057-018-050 >
< 036-013 >< 011-010 >< 076-013-031 >

< 044-049 044-005 X *181 ||* 180

assenza

CHIC #305 = CMS IV no. 136a-d

DESNE

Logogramma potenziale *181 {d}

į

CHIC #206 = CMS III no. 149a-b

DESNE

Klasmatogrammi potenziali 308 {g}, 309 {h}

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matilde civitillo

DESNE

assenza

senza “formula”

assenza

senza “formula”

CHIC #292 = CMS II,2 no. 217a-d

DESNE

CHIC #291 = CMS II,2 no. 315a-d

Sembra quindi evidente che alcuni segni, sebbene attestati solo su sigillo, fossero usati anch’essi come sillabogrammi, alternativi a quelli di solito impiegati sulle tavolette, ma suscettibili di essere letti foneticamente. Quanto alla motivazione della loro scelta (che potrebbe suggerire l’esistenza di omofoni nel geroglifico minoico), sarà possibile attribuirla – almeno teoricamente – a varianti grafiche o all’esistenza di differenti tradizioni scribali funzionali al supporto dell’iscrizione. Non sarebbe neppure impossibile ipotizzare che la scelta di questi particolari tipi grafici fosse stata determinata dal fattore “genere” o dal fatto che si fosse cristallizzato il loro uso per la redazione di una specifica “formula”. A questo proposito, risulta particolarmente interessante il caso del sillabogramma potenziale 095, attestato esclusivamente nella cosiddetta “formula di Archanes” (infra, § 2.2.4). Tuttavia, ci si chiede se un segno come 048 {E}, attestato in #236. con 012-070-048, quindi non in associazione con una “formula” e assente dai documenti amministrativi, non sia funzionalmente assimilabile al segno del giglio (), attestato senza “formula” in #304. e assente dagli “altri documenti”, e se non si possa considerali entrambi come Décoration non signifiante évidente. Nel secondo sotto-gruppo della categoria Décoration éventuellement signifiante non évidente, gli autori di CHIC comprendono i casi in cui alcuni segni di scrittura (nello specifico, sillabogrammi, la cui natura è peraltro accertata dalle attestazioni su documenti contabili con un’alta frequenza assoluta e combinatoria), qualora attestati su sigillo e in particolari contesti, perdono la loro natura di segni fonetici per fungere da elementi puramente “decorativi” (010 in #262. , ;({(}7; 036 in #282. , &0:{:}; 049 in #264. , {+}AF{F}, 092 in #262. , :\{\}7 013 in #264.  G+{"}, . {+}AF{F}, . {+}A#; 070 in #268, .{X}A#, . ;( {X}, . $X, e 092 in #288, . {\};(, . {\} A#, . :\). Tra le occorrenze individuate, sono identificabili delle profonde differenze. Il primo caso (#282. ) si inquadra in una banale esigenza di simmetria e di riempimento dello spazio epigrafico da parte dello scriba, che ripete il sillabogramma 036:esclusivamenteper fini compositivi, non perché intendesse che questo andasse letto due volte. Nel secondo (#262. e ) vengono messi in atto procedimenti propri della composizione araldica nella ripetizione del segno 029 \ e del segno 010 ( che, anche in questo caso, andavano letti solo una volta, ma la cui duplicazione è funzionale ad una più gradevole e simmetrica composizione del testo scritto sulla superficie glittica, ribadendo come l’iscrizione su sigillo fosse regolata da convenzioni completamente diverse da quelle proprie della tradizione pinacologica. Lo stesso caso è osservabile nella ripetizione del sillabogramma 049 (F) in #264. .

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la scrittura geroglifica minoica sui sigilli

43

Molto diversi sembrano invece i casi successivi. In CHIC #268, infatti, il sillabogramma 070 6, in quanto segno di scrittura, andrà letto (ovvero eseguito linguisticamente), solo quando compare sulla faccia in associazione con il segno 006 (), col quale forma un’iscrizione bisillabica006-070, 6Sulle altre due facce, invece, in cui occorre con due delle succitate “formule”, sembra avere la funzione di “badge acronymique” (secondo una fortunata definizione di Olivier)108 , cioè di abbreviazione acrofonica della parola espressa in Lo stesso espediente ricorre su CHIC #288, dove il sillabogramma 092 :andrà lettosolo sulla faccia , in composizione con 036036-092, :), laddove sulle altre due facce, come nell’esempio precedente, fungerà – accompagnando altre due “formule” – da “badge acronymique”. Allo stesso modo, sul prisma CHIC #264, il sillabogramma 013, la testa di mucca  ), forma un’iscrizione da leggere foneticamente solo sulla faccia in congiunzione con il sillabogramma 050 &, mentre viene ripetuto con funzione acrofonica sulle altre due facce.

presenza/assenza da documenti contabili

2.2.2. Décoration éventuellement signifiante non évidente (messa tra {}): Segni reduplicati. Contesto di attestazione: • In associazione con segni di scrittura: sì • Con/senza “formule”: con/senza Presenti/assenti dai documenti amministrativi: SUHVHQWL •

attestazione con/senza “formula”

Tabella I.5. Décoration éventuellement signifiante non évidente (II)

Sillabogrammi 010 {(}; 092 {\}

presenza

con “formula”

presenza

con “formula”

036-092-031 038-010-031 044-005

DESNE

CHIC #262 = CMS XII no. 117ac

β Sillabogrammi 013 {+}; 049 {F}

108

X 013-050 044-049 044-005

DESNE

CHIC #264 = CMS VI no. 92a-c

Olivier 1995, 178-180.

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44

matilde civitillo

presenza

008-019-036 >

< 044-049 044-005 presenza X 044- 005

CHIC #174 = CMS II,6 no. 245

044-005

con “formula” con “formula”

CHIC #278 = CMS XII no. 111a-d

con “formula”

presenza

CHIC #158 = CMS II,8 no. 65

con “formula”

050-019 >< 1 038-008 >< 2 036-010 >< 011-056 >< 1 044-049 2 044-005

con “formula”

presenza

sillabogramma sillabogramma sillabogramma

DESNE DESNE DESNE

sillabogramma

DESNE

CHIC #297 = CMS VI no. 101a

065 {T}

044-005

presenza

061 {Q}

CHIC #147 = CMS II,8 no. 88

presenza

sillabogramma

042 {?}

con “formula”

CHIC #308 = CMS VI no. 103a-d

con “formula”

036-092-031 038-010-031 044-005

sillabogramma

DESNE

031 {7}

DESNE

CHIC #262 = CMS XII no. 117a-c sillabogramma

DESNE

020 {1}

presenza

matilde civitillo

presenza

46

044-049

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la scrittura geroglifica minoica sui sigilli 044-049

con “formula”

CHIC #230 (per i disegni delle altre due facce, si veda l’Appendice I)

presenza

sillabogramma

DESNE

073 {Y}

47

con “formula” con “formula”

logogramma

CHIC #274 = CMS XII no. 105a-c

presenza

*156 {a} DESNE

044-005

logogramma

DESNE

CHIC #145 = CMS II,8 no. 78

presenza

*153 {_}

044-049 038-010 057-034-056 presenza

sillabogramma

DESNE

CHIC #260 = CMS XII no. 89

con “formula”

a

X 044-049 044- 005 038-010 031

Questi esempi chiariscono ulteriormente come il supporto-sigillo esercitasse un potere sull’iscrizione tale da indurre tutta una serie di usi oscillanti e difformi degli stessi segni di scrittura che, impiegati di volta in volta con valore sillabografico o di rappresentazione puramente iconografica, dimostrano di poter essere declinati funzionalmente in una varietà di usi. Quanto al sillabogramma 013 {+}, attestato in CHIC #140 tra i due sillabogrammi 044-005 costituenti la “formula” A#, si segnala il suo disegno completamente diverso nell’edizione dell’impronta del CMS (II,8 no. 64), dove compare un motivo decorativo. L’incertezza nell’identificazione del segno deriva evidentemente dalla difficoltà di una lettura chiara dell’impronta (figura I.1). Figura I.1. CHIC #140 = CMS II,8 no. 64 CHIC #140

CMS II,8 no. 64

Per il sillabogramma 031 (7), vergato sulla faccia del prisma CHIC #308 in associazione con una “formula” (044-049 {031}, AF{7}) e pertanto non suscettibile di ricevere un’esecuzione fonetica, sembra poter essere proposta un’interpretazione diversa dagli altri casi, determinata da precise scelte compositive operate dall’esecutore del sigillo

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48

matilde civitillo

(infra § 2.2 e figura II.8). Quanto a 065 (in #158, #174 e #278: A{T}F) e 073 (in #230. : {Y}AF e #260. : ;{Y}() se ne potrebbe ipotizzare un uso per fini meramente compositivi a meno che, nel primo caso, non si tratti di “badge acronymique” (infra § 2.2.2). Per 001 (in #240. : {!}AFe #310. : .G{!}), 004 (in #264. : +G{"}), 012 (in #253. : {*};(), 013 (in #140: A{+}#), 020 (in #262. : {1}A#) e 042 (in #147: {?}A#) si veda § 3.1.3. Diverso è il caso dei due logogrammi (*153 {=} e *156 {?}) attestati congiuntamente a due “formule” (AF e A#) in CHIC #145 (!{=}) e #274 ( .{?}!%), la cui occorrenza su glittica in congiunzione con “formule” rimane, dato il loro statuto scrittorio per altro verso (su documenti amministrativi) accertato, molto controversa109. Infine, resta da esaminare la categoria dei sei segni definiti dagli autori di CHIC “décoration éventuellement signifiante non pvidente” (“répresentations autres que de signes”). Tali segni ricorrono solo sulla glittica e sempre in associazione con “formule” o con hapax bisillabici, mostrando, anche in questo caso, un’attitudine non scrittoria stricto sensu.

X 019-061

DESNE 109



con “formula” con “formula”

CHIC #196 = CMS VI no. 145

con “formula”

044-049

DESNE

CHIC #157 = CMS II,8 no. 82

assenza

039-013 >< 036-013 >< 011-010 >< 076-013-031 >


< 044-049 044-005

della faccia , invece, come “day star or sun with revolving rays” (SM I, 221, no. 108). Entrambi erano considerati da Evans segni standard del segnario geroglifico, esclusi da CHIC per scarza attitudine combinatoria e assenza dai documenti su supporti “altri” rispetto al sigillo e, di recente, inclusi nuovamente nel segnario geroglifico dalla Jasink (2009), 41, 4243.

Anche il caso del segno 061 (0), attestato sulla faccia del prisma #297 (tabella .6) con ben due “formule”, sembra essere diverso da quello degli altri sillabogrammi e logogrammi “dont nous ne pouvons pas «expliquer mécaniquement» la présence”. Le facce β e del sigillo, infatti, sono entrambe divise in due parti in modo tale che si potesse imprimere alternativamente l’iscrizione vergata sull’una o sull’altra metà di esse (§ 2.2.3). Nel caso della faccia , questa ipotesi è assai verosimile, dato che le due iscrizioni che reca sono le “formule” AF e A#152 . Si potrebbe ipotizzare, quindi, che anche il segno in questione fosse usato come ulteriore elemento separatore senza alcun valore scrittorio stricto sensu. In associazione con le stesse formule ricorrono i segni 065 (2) e 073 (7)153 (dal ductus assai poco diagnostico), anche in questo caso per possibili fini compositivi e senza alcuna esecuzione fonetica normativa, analogamente ad altri segni grafici che ricorrono come elementi spaziatori tra i due sillabogrammi (A+F eA+#) che le compongono. Essendo queste “formule” tra i termini più frequentemente attestati su sigillo e quindi, evidentemente, i più diffusi nel vocabolario burocratico degli utenti dei documenti in geroglifico minoico, non riteniamo che l’intromissione di segni spaziatori e/o decorativi abbia potuto creare alcun problema all’identificazione immediata dei segni da eseguire foneticamente al fruitore dei sigilli (e delle loro impressioni) in questione. In questo caso, dunque (a meno che il primo non funga da “badge acronymique” per gruppi di segni che dovevano essere presenti sulle altre facce; § 2.2.2), anche se 065 (2) e 073 (7) sono per altro verso sillabogrammi stabili del segnario geroglifico che prevedono, quindi, una esecuzione fonetica normativa quando combinati con altri segni a formare testi, il loro valore sembra del tutto assimilabile a quello della voluta in CMS XII, 106a; del fiore in CMS XII, 110b e dei motivi a S in CMS X, 052a e CMS VI, 102g (figura II.9).

152 153

Così anche Olivier 1995, 176. 065 (in #158, #174 e #278: A{T}F), 073 (in #230. : {Y}AF e #260. : ;{Y}().

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la scrittura geroglifica minoica sui sigilli

69

Figura II.9. Elementi grafici usati in associazione con “formule” bisillabiche per esigenze compositive

a

c

b

e d a. CHIC #301. = CMS XII, 106a; b. CHIC #261. = CMS XII, 110b; c. CHIC #263. = CMS XII d010c; d. CMS #300a CMS X, 052a; e. CHIC #314.δ = CMS VI, 102g.

Sul sigillo, diversamente da qualunque altro supporto scrittorio, anche gli stessi segni di scrittura possono essere reduplicati a scopo decorativo (cfr. la categoria denominata Décoration ESNE di CHIC), al fine di raggiungere una più equilibrata composizione grafica. In questi casi, l’esecutore del sigillo non intendeva (naturalmente) che i segni in questione andassero letti foneticamente due volte né (altrettanto naturalmente), questo espediente doveva creare problemi per una corretta lettura all’utente del sigillo o della sua impronta. Un caso evidente di questo procedimento è rappresentato dalla duplicazione del sillabogramma 036 () in CHIC #282. (prisma a quattro facce con questa unica iscritta, figura II.10), la cui giustificazione per scopi compositivi è particolarmente evidente, mentre i tre segni che compongono l’iscrizione sono scanditi da un motivo decorativo semplice. Figura II.10. Sillabogrammi reduplicati per fini compositivi

*

CHIC #282 [5] PYR S (1/4) 01 {} 008-019-036 *. Sillabogrammi reduplicati, nella classificazione di CHIC: Décoration ESNE (sillabogrammi duplicati). *

*

CHIC #262 [12] CR (?) S (3/3) 10 :{:} 36-092-031 {} 038-010-031 {}! 044-005

*

CHIC #264 [14] IRAKLIO S (3/3) 01 X & {} X 013-050 { } !% {%} 044-049 { } ! 044-005

Lo stesso può dirsi per CHIC #262154 dove, sia sulla faccia sia sulla faccia , è ripetuto un sillabogramma (rispettivamente, 092 e 010) per ottenere una composizione grafica più simmetrica e gradevole delle due iscrizioni trisillabiche (: e , entrambe “formule” ricorrenti) sulla superficie glittica circolare, esattamente come sulla faccia del prisma CHIC #264 dove, invece, è reduplicato il sillabogramma 049. Questi esempi 154

Si veda anche Olivier 1981, 110.

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matilde civitillo

chiariscono la complessità intrinseca e l’alterità evidente tra l’uso del sistema geroglifico su glittica e su documenti amministrativi, laddove nel primo caso il sistema scrittorio stesso poteva essere manipolato e la composizione del testo scritto subordinata alla gradevolezza della presentazione grafica. § 2.2.1. Direzione dell’iscrizione: la tirannia del supporto Come già accennato, la percentuale dei segni attestati sui sigilli rispetto alla documentazione geroglifica minoica a nostra disposizione è enorme, ovvero il 45%, il che rende il geroglifico minoico, tra le scritture egee, quella di gran lunga più attestata su supporto glittico (75% contro l’1% della lineare A e lo 0,5% della lineare B)155. Secondo le stime di J.-P. Olivier156 , sui circa 150 gruppi di segni differenti che ricorrono sui sigilli e le impronte di essi, un po’ più di cento non hanno, per noi, un senso di lettura identificabile con certezza e, per alcuni di essi, non è possibile stabilire neppure l’ordine secondo il quale far succedere i segni gli uni agli altri. Gli esecutori dei sigilli in geroglifico usano, a volte, segnalare l’inizio dell’iscrizione con una croce (X), che tuttavia è in alcuni casi assente perché, evidentemente, l’iscrizione era intesa di immediata identificazione e lettura senza l’ausilio di alcuna indicazione grafica che ne indicasse l’incipit. Alcune volte, come nel caso delle “formule” di cui si è parlato, lo stesso vale anche per noi lettori moderni: una volta verificata la corretta successione dei segni che le compongono (in alcuni casi grazie alla loro corrispondete attestazione su documenti amministrativi), queste risultano immediatamente “leggibili” anche senza alcuna indicazione accessoria, pure nei casi in cui i segni che le o o o sono disposti in maniera “anomala” per questioni di armonia grafica e compositiva. Su un buon numero di sigilli, inoltre, l’inserimento della croce iniziale da parte del latore del sigillo sembra disposta in maniera “irrazionale” (“in completely nonsensical position”)157: a volte dopo il primo segno della sequenza oppure ripetuta come se fosse un motivo decorativo. In assenza di croce iniziale e/o di indicazioni accessorie sull’ordine in cui leggere le iscrizioni su glittica, i gruppi di segni ai quali si riconosce un preciso senso di lettura sono solo una cinquantina, di cui 7 (o, forse, 11)158 ricorrono certamente anche su documenti contabili, fornendo, quindi, una chiave di lettura. Circa la difficoltà di lettura dei gruppi di segni ricorrenti sulla superficie glittica si riportano di seguito alcuni esempi, corredati dai diacritici usati da CHIC nella loro edizione (figura II.11). Figura II.11. Diacritici usati da CHIC per segnalare la direzione di lettura delle iscrizioni > ?: la lettura destrorsa dell’iscrizione è solo verosimile (in questo caso, si tratta di una “formula” ricorrente di cui si conosce l’andamento)

155

CHIC #254. = CMS IV no. 137c

Olivier 2010, 290-291. Olivier 1995, 170; Olivier 2010, 289. 157 Karnava 2000, vol. I, 93. Si veda anche Orgeolet 2001, 33. 158 Olivier 2010, 289. 156

036-092-031 >?

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la scrittura geroglifica minoica sui sigilli

71

>
< & 038-010-031 ;(7

CHIC #129 [7] MA/M I (1/1) 04 = CMS II,6 no. 176

042-040-049 0

CHIC #123 [1] KN I (1/1) 01 = CMS II,8 no. 90

092-058 >

< 2 036-010 >< 1 044-049 2 044-005

CHIC #302 [11] CR (?) S (4/4) 09 = CMS XII no. 107a-d

057-034-044-049 >
2; si spiega così che le percentuali indicate sotto non raggiungano il 100) si può osservare, sui prismi a tre facce, che il 75% di quelli con una sola faccia iscritta recano, su questa, una formula (al 67%, AF), mentre nel 18% dei casi vi ricorre un altro gruppo di segni. Il 55% dei prismi con due facce iscritte, invece, porta incise su queste due “formule”, mentre la terza faccia è ancora riempita da un motivo decorativo, e nel 22% dei casi vi ricorre lo schema “formula” + “altro gruppo”. Quanto ai prismi con tutte e tre le facce iscritte, il 41% presenta lo schema “formula” – “formula” – “altro gruppo”, mentre nel 37% dei casi tutte e tre le facce sono ospitate da una “formula”. Solo l’11% reca, su tutte e tre le facce, un gruppo di segni diverso. Tabella II.3. Schemi compositivi (disposizione reciproca di “formule” – altri gruppi di segni – motivi decorativi): prismi a quattro facce Schema

Facce iscritte

1/4 1/4 1/4

2/4 2/4 3/4 3/4 3/4 3/4

Formula Altro gruppo Formula FormulaFormula Formula Formula Altro gruppo Formula Formula M.D.

4/4

Formula

4/4 4/4 4/4 4/4 4/4

2/4

Tot

CHIC #

2/5 2/5 1/5

279; 281 280; 282 278

M.D.

1/4

283

M.D. M.D. /anepigrafe M.D. M.D. M.D. Altro gruppo

1/4 2/4 2/5 1/5 1/5 1/5

284 285; 286 289; 291 288 287 290 292; 296; 298; 300; 301; 305; 312; 303 295; 302; 308; 309; 310; 293 304; 306; 307 297 299 311

M.D. M.D. M.D.

M.D. M.D. Anepigrafe

M.D. M.D. Anepigrafe

M.D.

Altro gruppo

Formula Altro gruppo Altro gruppo Formula Formula Formula

M.D. M.D./anepigrafe Altro gruppo Formula Altro gruppo Altro gruppo

Formula

Altro gruppo

Altro gruppo

8/20

Formula

Formula

Formula

Altro gruppo

6/20

Altro gruppo Formula Formula Formula

Altro gruppo Altro gruppo Formula Formula

Altro gruppo Altro gruppo Formula Formula

Altro gruppo Altro gruppo Formula ?

3/20 1/20 1/20 1/20

Come si vede, a causa del numero limitato dei prismi a quattro facce con 1, 2 e 3 facce iscritte non è semplice individuare pattern affidabili. Solitamente, quando è iscritta solo una faccia (5 sigilli), questa reca una formula (2/5) o un altro gruppo di segni (2/5); se le facce iscritte sono due, in due casi su quattro recano lo schema “formula” + “altro gruppo”

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matilde civitillo

mentre, se queste sono tre, la documentazione a nostra disposizione indica che in due casi su cinque queste ospitano gruppi di segni “altri” rispetto alle formule. Per i prismi con quattro facce iscritte, invece, si può stabilire che il 40% (8/20) presenta lo schema “formula” – “formula” – “altro gruppo” – “altro gruppo” e il 30% (6/20) tre “formule” e un altro gruppo di segni. Tabella II.4. Distribuzione percentuale di “formule” e altri gruppi di segni su prismi a tre e a quattro facce 1 faccia iscritta (33) Prismi a 3F

2 facce iscritte (9) 3 facce iscritte (27)

Prismi a 4F

75% “formula” (25/33) 18% “altro gruppo” (6/33) 55% “formula” + “formula” (5/9) 22% “formula” + “altro gruppo” (2/9) 41% “formula” + “formula” + “altro gruppo” (11/27) 37% “formula” + “formula” + “formula” (10/27) 11% “altro gruppo” + “altro gruppo” + “altro gruppo” (3/27)

1 faccia iscritta (5)

50% “formula” (2/5) 50% “altro gruppo” (2/5)

2 facce iscritte (4)

50% “formula” + “altro gruppo” (2/4)

3 facce iscritte (5)

40% “altro gruppo” + “altro gruppo” + “altro gruppo” (2/5)

4 facce iscritte (20)

40% “formula” + “formula” + “altro gruppo” + “altro gruppo” (8/20) 30% “formula” + “formula” + “formula” + “altro gruppo” (6/20) 15% “altro gruppo” + “altro gruppo” + “altro gruppo” + “altro gruppo” (3/20)

È di certo significativo che il maggior numero di attestazioni delle “formule” ricorra su una precisa tipologia glittica, ovvero i sigilli prismatici a tre e a quattro facce. Infatti, la ricorrenza di “formule” sui sigilli non prismatici a una o a due facce (CHIC #180-207)189 è limitata a 11 casi190 (in quattro dei quali si tratta della “formula di Archanes”) contro i 16 i cui vi sono attestati “altri gruppi”191 a suggerire (ipoteticamente) una differente distribuzione di queste due grandi classi di “gruppi di segni”. Questa suggestione potrebbe essere confermata, sebbene il campione a nostra disposizione sia molto ridotto, dalle impronte provenienti da matrici a una o due facce: sulle 17 impronte totali (CHIC #123-138), infatti, 10 provengono da sigilli recanti “altri gruppi” (CHIC #123-130, #132-133) e sette una “formula” (CHIC #131, :\; #134-137, ; #138, A#), che, in quattro casi, è la prima parte della “formula di Archanes”. Restringendo l’analisi ai soli sigilli con una sola faccia iscritta e alle impronte provenienti da questa tipologia glittica, si ottiene il quadro seguente: sui sigilli a una faccia (Cachets ronds – Petschafte, Cachets elliptiques, Demi-cylindres) editi da CHIC (#180-201), le “formule” sono attestate in sette casi192 e gli “altri gruppi” in 15193. Sulle 11 impronte totali della stessa tipologia glittica (CHIC #123-133) 10 recano un “altro gruppo” di segni e, solo una, la “formula” :\ (CHIC #131). Di conseguenza, si potrebbe dedurre che l’analisi comparata di tipologie glittiche e uso sfragistico di esse punti verso la conclusione che se le “formule” 189

Si escludono, qui, CHIC #206, che è una “matrice” e CHIC #207, cilindro piatto, dove è attestata una “formula” + un “altro gruppo”. 190 CHIC #180, #181, #188, #189, #194, #195, #201, #202, #203, #205, #207. 191 CHIC #182, #183, #184, #185, #186, #187, #190, #191, #192, #193, #196, #197, #198, #199, #200, #204. 192 CHIC #180, #181, #188, #189, #194, #195, #201. 193 CHIC #182, #183, #184, #185, #186, #187, #190, #191, #192, #193, #196, #197, #198, #199, #200. Infine, #180 è stato escluso dal computo perché è dubbio se rechi in associazione un “altro gruppo” e una “formula” o un unico “altro gruppo” di quattro sillabe.

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la scrittura geroglifica minoica sui sigilli

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ricorrono prevalentemente su sigilli prismatici, gli “altri gruppi” sono attestati preferenzialmente soprattutto su sigilli a una faccia o anche a due. Per converso, la caratteristica che sembra prevalente di un prisma è contenere almeno una “formula”, accompagnata o meno da altri gruppi, mentre l’attestazione, su questo supporto, di soli “altri gruppi” è minoritaria: in dieci casi194 sui 70 sigilli prismatici a tre facce e in soli cinque casi195 sui 34 prismi a quattro facce. Seguendo uno spunto analogo, ovvero correlando le attestazioni di ciascuna “formula” su prismi a tre facce con diverso numero di facce iscritte da un punto di vista “qualitativo”, Jean-Claude Poursat196, in uno studio ormai diventato fondamentale per questo soggetto, conclude che le due formule più frequenti (!% e !), spesso associate sullo stesso prisma e addirittura sulla stessa faccia (§ 2.2.3), rivelano un uso molto diverso l’una d ll’altra. La prima, infatti, è attestata prevalentemente su prismi con una sola faccia iscritta (20 occorrenze), contrariamente a !, che non è mai presente su questa tipologia di prismi e appare solo a partire da quelli con due facce iscritte. Alcune formule, poi, appaiono solo su prismi con tutte le facce iscritte (:, #! e :, con una sola eccezione). La conseguenza è che se i sigilli con tutte le facce iscritte possono accogliere ciascuna delle “formule” considerate, le altre tipologie di sigilli ignorano più della metà di queste ultime. Tale quadro trova conferma, secondo lo studioso, nell’analisi dei prismi a quattro facce, supporto di prevalente attestazione delle formule considerate, alcune delle quali compaiono solo sui sigilli con tutte e quattro le facce iscritte (:, CA, ?*0, ?; >< 044-049

#

- 044-049 - 044-005

CHIC #259 [9] CR (?) S (3/3) 07 = CMS VI no. 28a-c

F

CHIC #266 [16]

AF

AF

A#

a 044-005 b 044-025-049>< c 044-049

CHIC #261 [11] CR (?) S (3/3) 09 = CMS XII no. 110a-c

;(7

AF

A#

044-005 038-010-031 044-049

;(7

AF

A#

X 044-049 044- 005 038-010 031

CHIC #253 [3] CR S (3/3) 01 = CMS II,2 no. 296a-c

;(

AF

A#

038-010 044-049 044-005

CHIC #249 [8]

;(

AF

M.D.

038-010-031 057-034-056

:\7

AF

;(

X 038-010 036-092-031 X 044-049

M9L

AF

;(

044-049 038-010 057-034-056

CHIC #244 [3] CR (?) S (2/3) 03 = CMS XII no. 72a-c

M.D.

AF

M9L

044-049 057-034-056

CHIC #276 [26] PINAKIANO S (3/3) 01 = CMS IV no. 135a-c

Altro gruppo

#AF

?;

042-038 031-006-034 005-044-049

CHIC #274 [24] MIRABELO S (3/3) 03 = CMS XII no. 105a-c

CHIC #258 [8] CR S (3/3) 06 = CMS XI no. 13a-c CHIC #260 [10] CR (?) S (3/3) 08 = CMS XII no. 89

A

Prismi a quattro facce CHIC #283 [1] CR S (2/4) 01 = CMS VI no. 100a-d

M.D.

M.D.

A# AF

Altro gruppo

1 X 044-005 | 2 X 044-049 X 056-013-058

CHIC #287 [1] CR (?) S (3/4) 01 = CMS XII no. 112a-d

M.D.

A#

AF

Altro gruppo

044-049 070-061-069 >< 044-005

AF

Altro gruppo

044- 049 X 029-077-049 X 057-034-056 X 044-005

CHIC #295 [4] CR S (4/4) 02 = CMS II,2 no. 316a-d

Altro gruppo

A#

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la scrittura geroglifica minoica sui sigilli CHIC #301 [10] CR (?) S (4/4) 08 = CMS XII no. 106a-d

Altro gruppo

Altro gruppo

CHIC #305 [14] LASTROS S (4/4) 01 = CMS IV no. 136a-d

Altro gruppo

Altro gruppo

CHIC #297 [6] CR S (4/4) 04 = CMS VI no. 101a-d

CHIC #308 [17] PK S (4/4) 01 = CMS VI no. 103a-d

AF

AF

95

A#

X 044-049 X 044-005 X 018-046 X 042-019-031

A#

042-066-016-062 >< 044-049 044-005 X *181 |* 180

Altro gruppo

Altro gruppo

AF

A#

050-019 >< 1 038-008 >< 2 036-010 >< 011-056 >< 1 044-049 2 044-005

Altro gruppo

:\7

AF

A#

036-092-031 034-007 >< 044-049 044-005

CHIC #299 [8] CR (?) S (4/4) 06 = CMS VII no. 40a-d

:\

;(7

AF

A#

X 044-049 X 055-005 X 036-092 038-010-031

CHIC #300 [9] CR (?) S (4/4) 07 = CMS X no. 52a-d

Altro gruppo

Altro gruppo

AF

;(7

a 044-049 b 038-010-031 c X 044-036-018 d 014-050 >
< 038-010-031 042-054-061 044 049

;(

038-010 ?-?-? 044-005 044-049

CHIC #293 [2] ADROMILI S (4/4) 01 = CMS II,2 no. 256a-d

CHIC #311 [20] SITIA S (4/4) 02 = CMS IV no. 138a-d

CHIC #296 [5] CR S (4/4) 03 = CMS VI no. 104a-d

CHIC #303 [12] CR (?) S (4/4) 10 = CMS XII no. 109a-d

CHIC #298 [7] CR S (4/4) 05 = CMS XI no. 14a-d

?

A#

Altro gruppo

Altro gruppo

AF

M9L

028-007-018 >< 053-038-039 >< 044-049 057-034-056

?*0

Altro gruppo

AF

Altro gruppo

X 062-020-028 042-054-061 019-039-038-031 >< 044-049

#AF

Altro gruppo

X 056-070-040 X 070-061-019-045-070 X 038-010-031 1 044-005 2 044-049

Altro gruppo

;(7

AF

Quanto alle associazioni di A# con altre “formule”, omettendo i casi in cui su un’altra faccia sia attestata 044-049, si osserva che il gruppo “trowel-eye” è attestato sempre in associazione con ;(7, che di norma la segue sia sui prismi a tre sia a quattro facce. Nel caso in cui ci sia una terza “formula”, questa è :\7 oppure :\ che, in questo caso, la segue prendendo la posizione di ;(7 che, in tali occasioni, precede A#.

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matilde civitillo

Tabella II.7. Associazioni di A# con altre formule sui prismi (esclusa l’associazione con AF) 044005

È seguita

A#

;(7

Altro gruppo

A#

;(7

010-031 044-005 036-092-031 >?

Altro gruppo

A#

;(

044-005 038-010 006-070 >
? 068?-010-011-020 >
< X 076-013

CA

Altro gruppo

;(7

M9L

057-034-044-049 >< X 046-044 006-062-012 >< 038-010-031

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la scrittura geroglifica minoica sui sigilli

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Sembra, dunque, potersi intravedere una sorta di “gerarchia” nell’apparizione delle suddette formule sulle diverse tipologie di prismi. Se sui prismi a tre facce con una sola faccia iscritta è prevalente una sola “formula”, AF, sui prismi con due o tre facce iscritte questa è associata prevalentemente a A#, che di norma la segue (7 volte su 11). Quando quest’ultima è assente, seguono generalmente AF le “formule” ;(7 e ;(. In assenza di AF, si osserva che A# è attestata sempre in associazione con ;(7 e, quando c’è una terza “formula”, anche a :\7 / :\. Sia sui prismi a tre sia a quattro facce, ;(7 segue A# ma, nel caso in cui ci sia una terza formula (:\7 oppure :\), questa, prendendo la posizione di ;(7, segue A#. Di conseguenza, ;(7 è associata prevalentemente con :\7, che la segue tre volte su cinque, e con CA, che la precede due (o tre) volte su cinque. Naturalmente, “preceduto” e “seguito” sono concetti relativi (ciò che precede è anche ciò segue quel che segue, su un oggetto tridimensionale). Eleggendo a centro ideale dal quale “tourner” il sigillo la faccia con la “formula” presa di volta in volta in esame, si ottiene quanto segue (considerando i prismi che presentano una formula “intera” per faccia ed escludendo, perciò, CHIC #266): Tabella II.9. Pattern di attestazione delle “formule” sui prismi a tre facce Prismi a tre facce (CHIC)

#247 [6] MA S (2/3) 01 = CMS IV no. 156a-c #264 [14] IRAKLIO S (3/3) 01 = CMS VI no. 92a-c #277 [27] ZIROS S (3/3) 01= CMS IV no. D029a-c #266 [16] #261 [11] CR (?) S (3/3) 09 = CMS XII no. 110a-c #274 [24] MIRABELO S (3/3) 03=CMS XII no. 105a-c #253 [3] CR S (3/3) 01 = CMS II,2 no. 296a-c #249 [8] #258 [8] CR S (3/3) 06 = CMS XI no. 13a-c #260 [10] CR (?) S (3/3) 08 = CMS XII no. 89 #244 [3] CR (?) S (2/3) 03 = CMS XII no. 72a-c #276 [26] PINAKIANO S (3/3) 01=CMS IV no. 135a-c

AF AF AF AF AF AF AF AF AF AF AF #AF

A# A# A# A# A# A# A# M.D. ;( ;( M9L ?;

M.D. A.G A.G AF ;(7 ;(7 ;( ;( :\7 M9L M.D. A.G

#250 [9] ZA S (2/3) 01 #254 [4] CR S (3/3) 02 = CMS IV no. 137a-c #268 [18] LAKONIA S (3/3) 01 = CMS III no. 229a-c #262 [12] CR (?) S (3/3) 10 = CMS XII no. 117a-c #263 [13] CR (?) S (3/3) 11 = CMS XII no. D010a-c

A# A# A# A# A#

;(7 ;(7 ;( :\7 :\

? A.G A.G ;(7 ;(7

#272 [22] MIRABELO S (3/3) 01=CMS IX no. D021a-c

;(7 ;(7

#269 [19] LASITHI S (3/3) 01 = CMS III no. 228a-c

;(7[

#248 [7] PK S (2/3) 01 = CMS II,2 no. 259a-c

;(7

:\7 :\7 A.G?/ M.D.? M9L

A.G

#257 [7] CR S (3/3) 05 = CMS VI no. 93a-c

CA ]CA M.D.

Questo ulteriore “sviluppo” conferma il quadro precedente. Sui prismi a tre facce, AF segue (o, semplicemente, è contigua a) A# in più della metà dei casi e, quando c’è un’altra “formula” questa è, nei due terzi dei casi, ;(7/;(. In assenza di A#, AF è associata prevalentemente a ;(. A# è contigua sempre a ;(7/;( e, se c’è una terza “formula”, questa è :\7/:\. Infine, ;(7 presenta un’associazione preferenziale con :\7 e CA.

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Tabella II.10. Pattern di attestazione delle “formule” sui prismi a quattro facce Prismi a quattro facce (CHIC) #283 [1] CR S (2/4) 01 = CMS VI no. 100a-d #287 [1] CR (?) S (3/4) 01=CMS XII no. 112a-d #295 [4] CR S (4/4) 02 = CMS II,2 no. 316a-d #301 [10] CR (?) S (4/4) 08 = CMS XII no. 106a-d #305 [14] LASTROS S (4/4) 01 = CMS IV no. 136a-d #297 [6] CR S (4/4) 04 = CMS VI no. 101a-d #308 [17] PK S (4/4) 01 = CMS VI no. 103a-d #299 [8] CR (?) S (4/4) 06 = CMS VII no. 40a-d #298 [7] CR S (4/4) 05 = CMS XI no. 14a-d #311 [20] SITIA S (4/4) 02 = CMS IV no. 138a-d #300 [9] CR (?) S (4/4) 07 = CMS X no. 52a-d #284 [2] CR (?) S (2/4) 02 = CMS XII no. 70a-d #293 [2] ADROMILI S (4/4) 01 = CMS II,2 no. 256a-d #296 [5] CR S (4/4) 03 = CMS VI no. 104a-d #303 [12] CR (?) S (4/4) 10 = CMS XII no. 109a-d

A#AF AF AF AF AF AF AF AF #AF AF AF AF AF AF AF

A.G. A.G. A.G. A# A# A# A# A# A.G. ;( ;(7 ;(7 A.G. M9L A.G.

M.D. M.D. A.G. A.G. A.G. A.G. A.G. :\ A.G. ? A.G. M.D. ;(7 A.G. ?*0

M.D. A# A# A.G. A.G. A.G. :\7 ;(7 ;(7 A# A.G. M.D. ?*0 A.G. A.G.

#309 [18] PYR S (4/4) 01 #288 [2] MA/V S (3/4) 01 = CMS

A# A#

A.G. :\

:\7 M.D.

;(7 ;(

#312 [21] XIDA S (4/4) 01 = CMS VI no. 105a-d #302 [11] CR (?) S (4/4) 09 = CMS XII no. 107a-d

;(7 ;(7

:\7 M9L

A.G. CA

A.G. A.G.

Sui prismi a quattro facce, con una sola eccezione (CHIC #303), le “formule” sono disposte su facce contigue e confermano i pattern individuati per i prismi a tre facce. Se ne potrebbe dedurre, con la cautela imposta dal fatto che le eccezioni individuate non permettano di definire regole generali, che non solo l’apparizione di un numero crescente di “formule” sia legata ad uno specifico supporto e segua uno schema riconoscibile nella ricorrenza sulle suddette sulle due diverse tipologie di prismi (3 e 4 facce), ma che anche la posizione relativa tra le “formule” stesse sembri seguire dei pattern (generalmente) ricorrenti. Sarebbe, questo, un elemento ulteriore a favore dell’esistenza di una precisa progettazione e pianificazione del prisma da parte del suo autore prima di iscriverlo con gruppi di segni che non solo erano destinati ad essere letti, ma che tra di loro intrattenevano un legame gerarchico e funzionale noto (legato a norme amministrative) e, nella maggior parte dei casi, riprodotto nello stesso modo. Sicuramente, questa analisi tende ad indicare alcune regole generali nell’uso e nella redazione dei prismi a tre o a quattro facce, implicando anche un certo livello di alfabetizzazione degli esecutori di tali manufatti. L’unico sigillo prismatico con una formula incisa su ciascuna delle sue quattro facce è CHIC #299, di diaspro verde, del livello di eccellenza della realizzazione del quale si è già detto (§ 2.1) e il visual display del quale è, verosimilmente, già per sé una indicazione di status del proprietario, ovvero è significativo in sé. “L’ultima frontiera” nella complessità amministrativa sembra, però, rappresentata dal già citato prisma a otto facce siglato CHIC #314 (= CMS VI no. 102), proveniente da Neapolis, che reca ben cinque delle “formule” fin qui analizzate, ovvero AF (in ed 1), CA (in ), ;(7 (in ), :\7 (in ) e # (in 2), accompagnate da tre “altri gruppi” di segni. Significativamente, tra queste è assente la “formula di Archanes”. Di particolare interesse, si segnala che, nello sviluppo delle facce, si alternano, tranne che in un caso, un gruppo di “altri segni” ad una “formula”, precisamente:

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la scrittura geroglifica minoica sui sigilli Facce “altro gruppo” + “formula” X 050-031-034 044-049 (X & + !%)

Facce “altro gruppo” + “formula” X 050-007-018 X 046-044 (X & + X #{!}!)

Facce “formula” + “formula” 038-010-031 X 036-092-031 ( + X :)

Faccia 1- 2 “formula” + “altro gruppo” 1 044-049 2 018-043 (!% +  )

99 Faccia 1- 2 “altro gruppo” + “formula” 1 018-043 2 -005 ( + )

Proponendo un paragone che riteniamo assolutamente illuminante e che condividiamo pienamente, Olivier204 esclude che il prisma in questione fosse una sorta di “antologia” di titoli o formule amministrative minoiche, ma ipotizza che fosse un “super tampon”, confrontandolo con i timbri moderni a più facce che recano termini quali “EXPRÈS / PAYÉ / COPIE / URGENT / POUR ACQUIT / IMPRIMÉS / RECOMMANDÉE / RELEVÉ / ÉCHANTILLON SANS VALEUR / PAR AVION / FACTUREE/ANNULÉ”. In questa ottica, lo studioso ipotizza che la correlazione tra l’uso dei sigilli prismatici a quattro facce e quello della scrittura geroglifica minoica205 possa trovare una nuova luce, laddove “le tampon inscrit – et la forme sphragistique la plus élaborée et la plus efficace qu’il avait engendrée – dispaîtra avec l’habitude de tamponner des choses lisibles”. Il valore preciso di AF e A# rappresenta, tuttavia, un nodo cruciale e lungi dall’essere sciolto dell’epigrafia minoica206 . Olivier207 ritiene che la ricorrenza congiunta delle due “formule” sulla stessa faccia di alcuni sigilli e il fatto che potessero essere scritte addirittura in modo da “condividere un segno” (CHIC #298. 1- 2; #276. e #259. - ; - ), nonché l’osservazione che ricorrono almeno 11 volte su due diverse facce di uno stesso prisma, sia una chiara prova del fatto che fossero collegate per valore e funzione. Secondo lo studioso, il loro “significato” (anche se, in una fase iniziale delle sue riflessioni, si specificava che “nothing was intended to be seriously “read”208 ) dovrebbe essere “absolute” o “self-sufficient”, data la loro impressione isolata rispettivamente sull’ansa di un’anfora proveniente dal Quartier Mu (CHIC #150 = CMS II,6 no. 189) e su un peso da telaio da Palaikastro (CHIC #174 = CMS II,6 no. 245). Inoltre, ipotizza che il loro significato/valore potesse essere ampliato o specificato con un “badge” (“cat mask”, uomo seduto etc., compresi da CHIC nella categoria Décoration éventuellement signifiante non évidente) di cui non è possibile chiarire il significato preciso, oppure da logogrammi “economici”, quali *153 {_} e *156 {a} (per tutti, si veda § 1.2.2). Lo studioso ipotizza, sulla base dei dati a disposizione, che AF e A# potessero indicare due istituzioni estremamente popolari coinvolte nella stessa sfera d’influenza, forse reciprocamente complementari, suggerendone cautamente un’interpretazione come riferentesi, exempli gratia, alle nozioni di tempio/palazzo, certamente parte di una koiné amministrativa diffusa sull’isola di Creta almeno nell’avanzato periodo protopalaziale. La Weingarten, invece, ipotizza che potessero indicare due diversi rami dell’amministrazione palaziale: “two main branches of palatial administration; perhaps one as the royal estate, the other as a department of bureaucracy” 209 , ritenendo il “tempio” indicato dalla cosiddetta “formula di Archanes”.

204

Olivier 1996b, 4. Poursat 1995. 206 Si cita, per dovere di completezza e non perché l’ipotesi goda ancora di qualche verosimiglianza, l’interpretazione di AF come indicante il termine “figlio” da Meriggi 1973. 207 Olivier 1990, 17-18. 208 Olivier 1990, 17 no. 29. 209 Weingarten 1995, 303. 205

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matilde civitillo

Younger210, invece, ipotizza che le due “formule” potessero essere usate come indicazioni complementari relative a transazioni economiche. Osservando alcuni casi in cui A# ricorre come impronta su documenti amministrativi che, a loro volta, recano tale “formula” iscritta, lo studioso ipotizza che quest’ultima potesse avere una funzione più specifica, nelle transazioni economiche, ad indicare qualcosa di “ricevuto”. Sul già citato nodulo a forma di crescente CHIC #018, infatti, sono vergati tre gruppi di segni ( . X 009056-061, ; . X 020-047, , X 044-005, ; . vacat) e questo è sigillato, in , da due impronte di sigillo, precisamente da CHIC #140 e CHIC #158, entrambe recanti la “formula” A#. Tale evidenza suggerisce allo studioso che il gruppo 044-005 significasse qualcosa come “ricevuto”, laddove l’impressione dei sigilli avrebbe verificato e vidimato l’indicazione vergata sul nodulo, confermando la giustezza di ciò che era stato scritto. Poiché lo stesso significato sembra allo studioso ipotizzabile (sebbene, ci sembra, con meno verosimiglianza) anche per AF , ipotizza che le due “formule” rappresentassero la stessa parola, evidentemente flessa (ad esempio, maschile/femminile o singolare/plurale). Sulla possibilità che AF e A# potessero rappresentare due varianti morfologiche dello tesso tema in A- ritorna anche Olivier in un contributo successivo211 , in cui intravede diverse possibilità di flessione: di genere, numero, tempo o modo, tutte verosimili ma nessuna delle quali, tuttavia, può essere verificata. Altre due “formule” che potrebbero essere “suffissate”, secondo lo studioso (col quale, qui, si concorda), sembrerebbero ;( / ;(7 e :\ / :\7, entrambe attestate con e senza la variante col segno 031 (7) finale212 e 12 volte congiuntamente su diverse facce di un prisma. Osservando che, quando ;( o ;(7 e :\ o :\7 sono attestati sullo stesso prisma presentano in nove casi una “flessione” simile (in CHIC #265 e #288 entrambe senza suffissazione; in #254, #257, #262, #272, #309, #312, #314 entrambe con suffisso) ma dissimile in tre casi (#258: ;( / :\7; #263: ;(7 / :\; #299: ;(7 / :\), lo studioso ritiene che, tuttavia, non si possa dedurre alcuna regola generale relativa alla loro interpretazione. Sebbene, come si vede, non ci siano (ancora?) i presupposti documentari per poter dirimere la questione, ci si accontenta, qui, di definire l’ambito semantico di appartenenza delle “formule” (esclusa quella di Archanes”) a quello dell’amministrazione e della burocrazia, rappresentando, verosimilmente (data anche la loro attestazione su documenti amministrativi) termini del vocabolario economico non meglio precisabili. § 2.3.2. Gli “altri gruppi di segni” Più difficili da analizzare per pattern di attestazione e ricerca di significato e funzione sono gli “altri gruppi di segni”, per la maggior parte hapax legomena e, perciò, spesso senza un senso di lettura certo. Ci si propone, qui, di studiarli come “classe”, sebbene essa sia verosimilmente assai disomogenea, per tentare di indagare una possibile funzione complementare, indipendente o contrastiva, di esse, in relazione alle “formule”. I gruppi di segni in esame (TAVOLA VII) sono prevalentemente attestati, in termini assoluti, sui prismi a quattro facce con tutte le facce iscritte (25) e sulle impressioni provenienti da questo tipo di sigillo (12), che rappresenta la tipologia glittica per eccellenza destinata a ospitare il massimo dell’informazione scritta (80% sul totale dei prismi pervenutici)213. La ricorrenza di “altri” gruppi sui sigilli non prismatici a una o a due facce (CHIC #180-207), però, è 210

Younger 1996-1997, 391-392. Olivier 2000, 153-154. 212 Segno rispetto al quale Olivier (1994, 4) dichiara di essere stato fortemente combattuto, nel corso della redazione di CHIC, se inserirlo tra i segni “espletivi”. 213 Olivier 2000, 141 fig. 1. 211

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la scrittura geroglifica minoica sui sigilli

101

214

215

maggioritaria rispetto a quella delle “formule”, ammontando a 16 casi contro gli 11 in cui su questo tipo di supporto compaiano queste ultime (in 4 casi, la “formula di Archanes”). Come si è, in parte, accennato sopra, e si vedrà più nel dettaglio più avanti, tale quadro è confermato dall’analisi dell’uso sfragistico delle due categorie di iscrizioni (§ 2.5). Gli “altri gruppi” di segni non sono mai attestati in combinazione con altri sulla stessa faccia di un prisma, tranne una volta sul Petschaft CHIC #180, dove il gruppo &+ (050-056) è associato alla “formula” !% (044-049) (se non si tratta di un termine di quattro sillabe). Inoltre, sul cilindro piatto CHIC #207, la faccia ospita il gruppo mutilo e di lettura incerta :7[ (x 092-073[) e la faccia di nuovo la “formula” !% (044-049). Osservando i pattern di attestazione degli “altri gruppi” di segni in relazione alle “formule” sui prismi a tre facce (TAVOLA VIII), si osserva che nella maggior parte dei casi ciascuno di tali gruppi è associato a una (sui sigilli con due facce iscritte su tre) o a due (sui prismi con tutte e tre le facce iscritte) “formule”. Solo in un caso, sul sigillo a tre facce CHIC #255, sono attestati due “altri gruppi” e una sola “formula”. Infine, l’associazione di “altri gruppi” senza alcuna “formula” è attestata, in proporzioni minoritarie, in dieci casi216 sui 70 sigilli prismatici a tre facce con un numero variabile di esse iscritte. Sui sigilli prismatici a quattro facce con due facce iscritte il pattern prevalente è costituito dall’associazione di una “formula” e di un “altro gruppo”, con due facce ospitanti un motivo decorativo (#283, #286) o lasciate anepigrafi (#285). Quando le facce iscritte sono tre, invece, in due casi (su quattro) una sola “formula” è associata a uno (#287) o due (#290) gruppi “altri”, mentre in un solo caso sono attestati tre gruppi “altri” con una faccia lasciata alla decorazione (#289)217. Quanto ai prismi con tutte e quattro le facce iscritte, lo schema prevalente consiste in due “formule” associate ad altri due gruppi (#305, #300, #301, #312, #292, #293, #296, #298) o da tre “formule” associate con un gruppo “altro” (#302, #295, #309, #310, #308, #303). Solo in un caso una “formula” è accompagnata da tre gruppi diversi (#297) e in tre le quattro facce iscritte ospitano esclusivamente “altri gruppi” (#304, #306, #307). Quanto alla tipologia delle “formule” con cui sono attestati gli “altri gruppi”, si nota, tra le due grandi classi tipologiche in esame, la più grande indipendenza reciproca. Infatti, i gruppi di segni “altri” sono sempre diversi anche se associati allo stesso pattern di “formule”; ad esempio, in #302 (4/4), le due “formule” M9L e CA sono associate al gruppo 1 >< e X B | A e in #301(4/4) con X # e X . Si veda anche, sui sigilli a tre facce con tutte e tre le facce iscritte, le associazioni con gruppi diversi di AF - A# in #277 e #264; di ;(7 / ;( - :\7 in #272 e #265 e di ;(7 /;( CA in #269 e #275 (tabella .11). Di conseguenza, gli “altri gruppi” si presentano come denotanti termini indipendenti, quanto a significato e uso, rispetto alle “formule”. Tabella II.11. Associazioni di “altri gruppi” e “formule” su prismi a tre e quattro facce CH IC

FI

Materiale

I gruppo

#246 #242

2/3 2/3

Steatite Agata

#243

2/3

Diaspro

 >< +. >< ,: 0

214

II gruppo

, >
3)

A# ;(7 -

CHIC #182, #183, #184, #185, #186, #187, #190, #191, #192, #193, #196, #197, #198, #199, #200, #204. CHIC #180, #181, #188, #189, #194, #195, #201, #202, #203, #205, #207. 216 CHIC #224; 225; 236; 239; 241; 243; 245; 271; 273; 256. 217 L’altro caso, una “matrice” (#291), rientra in una tipologia glittica diversa e non rientra nello spirito dello studio che si sta proponendo. 215

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102

matilde civitillo

#245

2/3

#277 #264 #268 #254 #272 #265

3/3 3/3 3/3 3/3 3/3 3/3

#269 #275 #251 #252 #276

3/3 3/3 3/3 3/3 3/3

#270

3/3

#267 #255

3/3 3/3

#271 #273

3/3 3/3

#285 #286

2/4 2/4

#283 #287 #290 #289 #291 #295 #309 #311

-

Cristallo di rocca Diaspro Diaspro Diaspro Diaspro? Diaspro Agata / Corniola Agata Diaspro Steatite Osso Pseudodiaspro? Steatite? Cristallo di rocca Agata Agata / Corniola Steatite Diaspro

%[

 h $6 >
< ) >
< > | D 1 >< M9L ;(7 CA AF A# x ! x # $% >< < ]1[ ]([ >< C | F ;(7 A# :\7 ?; A# x B | A & >< x  x 8 E | C

9; >< x 1  >< x L6 & ><  {!} >< (&* >< x  F

;(7 ?*0 ) >< x 60"6 ; :( : >< :;8 >< 67 >?

?*0  >< AF ;(7 + >< ( >< + >< 67+ >
< M& >< x 7A x >
?: la lettura destrorsa dell’iscrizione è solo verosimile.

CHIC #254. = CMS IV no. 137c

>

?

X 025-049(?)040(?)

Biblioteca di Pasiphae XI_Impaginato 26/05/16 07:13 Pagina 215

la scrittura geroglifica minoica sui sigilli

215

LEGENDA QM = Quartier Mu HD = Hieroglyphic Deposit - = luogo e/o contesto di rinvenimento sconosciuto Scrittura in combinazione = segni di scrittura in combinazione con segni grafici dal valore non scrittorio

Tipologia

A. Impronte di sigilli Iscrizione normalizzata e transnumerazi one

Impronta da matrice a 1 faccia

092-058 >


































< 038-010-031

b

a

Transnumerazione di CMS: c 044

c Edizione CHIC

CHIC #243 [2] CR S (2/3) 02 = CMS XI no. 12a-c Forma: prisma a tre facce Facce iscritte: 2/3 Materiale: diaspro verde Tecnica di lavorazione: ruota da taglio, punte Tipo di composizione: ornamentale/scrittura in combinazione Datazione stilistica: MM II

Edizione CMS

a

c Edizione CHIC

006-057-092 0 057-023 >


?

b

a

c

Edizione CHIC

CHIC #255 [5] CR S (3/3) 03 = CMS VI no. 91a-c Forma: prisma a tre facce Facce iscritte: 3/3 Materiale: CMS: agata; CHIC: corniola Tecnica di lavorazione: ruota da taglio, punta Tipo di composizione: scrittura in combinazione Datazione stilistica: MM II

Edizione CMS

a

Edizione CHIC

b

c

X 044-036018 X 028-049042-031-056036 >< X 046-044

CHIC #256 [6] CR S (3/3) 04 = CMS VI no. 95a-c Creta orientale? Forma: prisma a tre facce Facce iscritte: 3/3 Materiale: CMS: calcedonio; CHIC: corniola Tecnica di lavorazione: ruota da taglio, punta Tipo di composizione: scrittura in combinazione Datazione stilistica: MM II

Edizione CMS

a

- 038-043-049 0

c b Edizione CHIC

CHIC #257 [7] CR S (3/3) 05 = CMS VI no. 93a-c Lasithiou? Forma: prisma a tre facce Facce iscritte: 3/3 Materiale: corniola Tecnica di lavorazione: ruota da taglio, punta Tipo di composizione: scrittura in combinazione Datazione stilistica: MM II

Edizione CMS

a

b

038-010-031 036-092-031 X 046-044

c

Biblioteca di Pasiphae XI_Impaginato 26/05/16 07:13 Pagina 241

la scrittura geroglifica minoica sui sigilli

241

Edizione CHIC

CHIC# 258 [8] CR S (3/3) 06 = CMS XI no. 13a-c Forma: prisma a tre facce Facce iscritte: 3/3 Materiale: corniola Tecnica di lavorazione: ruota da taglio, punte Tipo di composizione: scrittura in combinazione Datazione stilistica: MM II

Edizione CMS

a

CHIC #259 [9] CR (?) S (3/3) 07 = CMS VI no. 28a-c Forma: prisma a tre facce Facce iscritte: 3/3 Materiale: steatite Tecnica di lavorazione: intaglio, raschiatura Tipo di composizione: scrittura in combinazione Datazione stilistica: MM II Gruppo stilistico: Malia steatit group

CHIC #260 [10] CR (?) S (3/3) 08 = CMS XII no. 89 Forma: prisma a tre facce Facce iscritte: 3/3 Materiale: CMS breccia?; CHIC: diaspro rosso e nero Tecnica di lavorazione: raschiatura Tipo di composizione: scrittura in combinazione Datazione stilistica: MM II

Edizione CHIC

X 038-010 036-092-031 X 044-049

c

b

Edizione CMS

a

Edizione CHIC

- 044-049 - 044-005

b

c

Edizione CMS

044-049 038-010 057-034-056

a

b Edizione CHIC

c

Transnumera one CMS: a 044, 049 b 038, 073, 010 c 057, 034, 056

Biblioteca di Pasiphae XI_Impaginato 26/05/16 07:13 Pagina 242

242

matilde civitillo

CHIC #261 [11] CR (?) S (3/3) 09 = CMS XII no. 110a-c Forma: prisma a tre facce Facce iscritte: 3/3 Materiale: agata Tecnica di lavorazione: ruota da taglio, punte Tipo di composizione: scrittura in combinazione Datazione stilistica: MM II

CHIC #262 [12] CR (?) S (3/3) 10 = CMS XII no. 117a-c Forma: prisma a tre facce Facce iscritte: 3/3 Materiale: CMS: diaspro?; CHIC: basalto? Tecnica di lavorazione: ruota da taglio, punta Tipo di composizione: scrittura Datazione stilistica: MM II

CHIC #263 [13] CR (?) S (3/3) 11 = CMS XII no. D010a-c Forma: prisma a tre facce Facce iscritte: 3/3 Materiale: diaspro verde Tecnica di lavorazione: ruota da taglio, punte Tipo di composizione: scrittura in combinazione Datazione stilistica: MM II

CHIC #264 [14] IRAKLIO S (3/3) 01 = CMS VI no. 92a-c Iraklion Forma: prisma a tre facce Facce iscritte: 3/3 Materiale: diaspro verde Tecnica di lavorazione: ruota da taglio, punta Tipo di composizione: scrittura in combinazione Datazione stilistica: MM II

.

Edizione CMS

a

Edizione CHIC

044-005 038-010-031 044-049

b

c

b

c

Transnumera one CMS: a 044, 005 b 044, 049 c 038, 010, 031

Edizione CMS

a Edizione CHIC

036-092-031 038-010-031 044-005 Transnumera one CMS: a 036, 092, 092, 031 b 038, 010, 010, 031 c 020, 044, 005

Edizione CMS

a

036-092 038-010-031 044-005

b

c

Edizione CHIC

Edizione CMS

a

Edizione CHIC

X 013-050 044-049 044-005

b

c Transnumera one CMS: a X, 013, 050, 004 b 013, 044, 005 c 013, 044, 049, 049

Biblioteca di Pasiphae XI_Impaginato 26/05/16 07:13 Pagina 243

la scrittura geroglifica minoica sui sigilli CHIC #265 [15] KASTELLI S (3/3) 01 = CMS VI no. 94a-c Forma: prisma a tre facce Facce iscritte: 3/3 Materiale: CMS: agata; CHIC: cornalina bianca Tecnica di lavorazione: ruota da taglio, punte Tipo di composizione: scrittura in combinazione Datazione stilistica: MM II

CHIC #266 [16]

Forma: prisma a tre facce Facce iscritte: 3/3 Materiale: diaspro verde Tipo di composizione: scrittura in combinazione Datazione stilistica: MM II CHIC #267 [17] KY S (3/3) 01 = CMS VII no. 36a-c Kythera Forma: prisma a tre facce Facce iscritte: 3/3 Materiale: agata gialla Tecnica di lavorazione: ruota da taglio, punte Tipo di composizione: scrittura Datazione stilistica: MM II

CHIC #268 [18] LAKONIA S (3/3) 01 = CMS III no. 229a-c Lakonia, Mirabelou Forma: prisma a tre facce Facce iscritte: 3/3 Materiale: diaspro verde Tecnica di lavorazione: ruota da taglio, punta Tipo di composizione: scrittura in combinazione Datazione stilistica: MM II

243

Edizione CMS

a

X 038-010 X 043-009 >? X 036-092

Transnumera one CMS: a X, 038, 010 b X, 036, 092 c X, 043, 009

c

b Edizione CHIC

Edizione CHIC

a

a 044-005 b 044-025-049 >< c 044-049

b

c

Edizione CMS

a

Edizione CHIC

054-010-054 X 036-092 X 050-011

c

b

Edizione CMS

a

044-005 038-010 006-070 >
< 044-049 038-031-010061 >
< 041-031-011 >< 060-055-056 >
? 068?-010011-020 >
< 019-031-061 >< X 070-005050 >

< 044-049

Transnumerazio

a

b

c

ne CMS: a 044, 005 b 044, 049 c 092, 019, 013

Biblioteca di Pasiphae XI_Impaginato 26/05/16 07:13 Pagina 246

246

matilde civitillo Edizione CHIC

C2. Sigilli prismatici a quattro facce Iscrizione normalizzata

Edizioni CHIC #278 [1] CR (?) S (1/4) 01 = CMS XII no. 111a-d Forma: prisma a tre facce Facce iscritte: 1/4 Materiale: calcedonio Tecnica di lavorazione: ruota da taglio, punte Tipo di composizione: ornamentale/scrittura in combinazione

CHIC #279 [2] CR (?) S (1/4) 02 = CMS Forma: prisma a quattro facce Facce iscritte: 1/4 Materiale: steatite verde chiaro Tipo di composizione: ornamentale/scrittura Datazione stilistica: MM II CHIC #280 [3] MA S (1/4) 01 = CMS III no. 237a-d Mallia Forma: prisma a quattro facce Facce iscritte: 1/4 Materiale: CMS: agata; CHIC: calcedonio Tecnica di lavorazione: ruota da taglio, punta Tipo di composizione: ornamentale/scrittura Datazione stilistica: MM II

Edizione CMS

044-049

a c, d: anepigrafi Edizione CHIC

b

038-010-031

Edizione CHIC

Edizione CMS

a

042-028-005 >



< 044-005

Edizione CMS

b

a

c Edizione CHIC

CHIC #288 [2] MA/V S (3/4) 01 = CMS Mallia Forma: prisma a quattro facce Facce iscritte: 3/4 Materiale: steatite bianca Tipo di composizione: ornamentale/scrittura in combinazione Datazione stilistica: MM II

Edizione CHIC

CHIC #289 [3] PK S (3/4) 01 = CMS VS1B no. 337a-d Palaikastro Forma: prisma a quattro facce Facce iscritte: 3/4 Materiale: steatite nera Tecnica di lavorazione: raschiatura Tipo di composizione: ornamentale/scrittura Datazione stilistica: MM II Gruppo stilistico: Malia steatit group

Edizione CMS

d

038-010 044-005 036-092

]---056-011-[ >< ] -092-056-034-[ >< ]-062[ ]034-010[ >

< 038-010-031 042-054-061 044 049

Edizione CMS

a

c Edizione CHIC

CHIC #294 [3] CR S (4/4) 01 = CMS Forma: prisma a quattro facce Facce iscritte: 4/4 Materiale: steatite bianca Tipo di composizione: scrittura Datazione stilistica: MM II

Edizione CHIC

CHIC #295 [4] CR S (4/4) 02 = CMS II,2 no. 316a-d Forma: prisma a quattro facce Facce iscritte: 4/4 Materiale: diaspro verde Tecnica di lavorazione: ruota da taglio, punta Tipo di composizione: scrittura in combinazione Datazione stilistica: MM II

Edizione CMS

a

c

b

d

044- 049 X 029-077-049 X 057-034-056 X 044-005

b

d

Biblioteca di Pasiphae XI_Impaginato 26/05/16 07:13 Pagina 252

252

matilde civitillo Edizione CHIC

CHIC #296 [5] CR S (4/4) 03 = CMS VI no. 104a-d Forma: prisma a quattro facce Facce iscritte: 4/4 Materiale: CMS: agata; CHIC: cornalina rossa Tecnica di lavorazione: ruota da taglio, punte Tipo di composizione: scrittura in combinazione Datazione stilistica: MM II

Edizione CMS

a

c

028-007-018 >< 053-038-039 >< 044-049 057-034-056

b

Transnumerazione CMS: a 028, 007, 018 b 044, 049 c 053, 038, 039

d

Edizione CHIC

CHIC #297 [6] CR S (4/4) 04 = CMS VI no. 101a-d Creta centrale Forma: prisma a quattro facce Facce iscritte: 4/4 Materiale: corniola Tecnica di lavorazione: Ruota da taglio, Punta Tipo di composizione: scrittura in combinazione Datazione stilistica: MM II

Edizione CMS

a

c

b

d

Edizione CHIC

CHIC #298 [7] CR S (4/4) 05 = CMS XI no. 14a-d Forma: prisma a quattro facce Facce iscritte: 4/4 Materiale: corniola

Transnumerazione CMS: a 050, 019 b 044, 049, 044, 005, 061 c 011, 056 d 038, 008, 036, 010

Edizione CMS

a

050-019 >< 1 038-008 >< 2 036-010 >< 011-056 >< 1 044-049 2 044-005

b

X 056-070-040 X 070-061-019-045070 X 038-010-031 1 044-005 2 044-049

Biblioteca di Pasiphae XI_Impaginato 26/05/16 07:13 Pagina 253

la scrittura geroglifica minoica sui sigilli Tecnica di lavorazione: ruota da taglio, punte Tipo di composizione: scrittura in combinazione Datazione stilistica: MM II

c Edizione CHIC

253

d Transnumerazione CMS: a X, 056, 070, 040 b 005, 044, 049 c X, 038, 010, 031 d X, 070, 061, 019, 045, 070

CHIC #299 [8] CR (?) S (4/4) 06 = CMS VII no. 40a-d Forma: prisma a quattro facce Facce iscritte: 4/4 Materiale: diaspro verde Tecnica di lavorazione: ruota da taglio, punte Tipo di composizione: scrittura in combinazione Datazione stilistica: MM II

X 044-049 X 055-005 X 036-092 038-010-031

Edizione CMS

a

b

d

c Edizione CHIC

CHIC #300 [9] CR (?) S (4/4) 07 = CMS X no. 52a-d Forma: prisma a quattro facce Facce iscritte: 4/4 Materiale: steatite Tecnica di lavorazione: raschiatura Tipo di composizione: scrittura in combinazione Datazione stilistica: MM II Gruppo stilistico: Malia steatit group

a 044-049 b 038-010-031 c X 044-036-018 d 014-050 >
< X 046-044 006-062-012 >< 038-010-031

d

X 062-020-028 042-054-061 019-039-038-031 >< 044-049

Edizione CMS

a

Transnumerazione CMS: a X, 044, 049 b X, 044, 005 c X, 042, 019, 031 d X, 018, 046

b

d

Transnumerazione CMS: a X, 062, 020, 028 b 019?, 039, 038?, 031 c 042, 054, 061 d 044, 049

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la scrittura geroglifica minoica sui sigilli CHIC #304 [13] CR (?) S (4/4) 11 = CMS XII no. 113a-d Forma: prisma a quattro facce Facce iscritte: 4/4 Materiale: diaspro verde Tecnica di lavorazione: ruota da taglio, punte Tipo di composizione: scrittura in combinazione Datazione stilistica: MM II

255 039-013 >< 036-013 >< 011-010 >< 076-013-031 >
< 044-049 044-005 X *181 |* 180

Edizione CMS

a

b

d

c Edizione CHIC

052-050-054 >< 036-038-076 >< 039-056-014 >< 057-018-050 >
? c 070-031-056 >< d X 041-031-044 X >
< 044-049 044-005

b

d

Transnumerazione CMS: a 044, 005 b 036, 092, 031 c 034, 007 d 044, 049, 031

CHIC #309 [18] PYR S (4/4) 01 Pyrgos Forma: prisma a quattro facce Facce iscritte: 4/4 Materiale: diaspro verde Tipo di composizione: scrittura in combinazione Datazione stilistica: MM II

Edizione CHIC

X 044-005 X 042-040-053-041 038-010-031 X 036-092-031

CHIC #310 [19] SITIA S (4/4) 01 = CMS I no. 425a-d Sitia Forma: prisma a quattro facce Facce iscritte: 4/4 Materiale: corniola Tecnica di lavorazione: ruota da

Edizione CMS

057-034-056 017-050 >< 046-044 042-038 >
< X 076-013

Edizione CMS

a

c Edizione CHIC

b

d

Transnumerazione CMS: a 038, 010, 031 b 047, 049, 013? c X, 076, 013 d 036, 092, 031

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CHIC #313 [1] MONI OD. S (2/6) 01 Moni Odigitria Forma: cubo Facce iscritte: 2/6 Materiale: avorio Tipo di composizione: ornamentale/scrittura Datazione stilistica: MM II CHIC #314 [1] NEAPOLIS S (8/8) 01 = CMS VI no. 102 Neapolis Forma: prisma a otto facce Facce iscritte: 8/8 Materiale: agata Tecnica di lavorazione: ruota da taglio, punte Tipo di composizione: scrittura in combinazione Datazione stilistica: MM II

Edizione CHIC

Transnumerazione CMS: a 018, 043, 005 b 044, 049, 018?, 043 c X, 036, 092, 031 d 038, 010, 031 e X, 046, 044 f X, 050, 007, 018 g 044, 049 h X, 050, 031, 034

Edizione CMS

CHIC #315 [1] ARKH S (2/14) 01 = CMS II,1 no. 391A-N Archanes Forma: barra a quattro facce Facce iscritte: 2/14 Materiale: osso Tecnica di lavorazione: intaglio Tipo di composizione: scrittura in combinazione Datazione stilistica: AM III-MMIA Gruppo stilistico: Archanes Script Group

042-019 019-095-052

X 050-031-034 044-049 X 050-007-018 X 046-044 038-010-031 X 036-092-031 1 044-049 2 018-043 1 018-043 2 -005 Transnumerazione CMS: D 181 H 019, 095?, 052? I 042, 019

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la scrittura geroglifica minoica sui sigilli

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Edizione CHIC

I 042-019 H 019-095-052

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APPENDICE II Catalogo dei sigilli e delle impronte iscritti editi post-CHIC o di successiva inclusione nel corpus AVVERTENZA: si escludono, qui, i 12 sigilli iscritti inclusi nel catalogo dalla Karnava (2000, II, Index II) e accettati dalla Jasink (2009, 193-194), essendo portatori di un solo segno di scrittura (e dunque non di una iscrizione stricto sensu) o di segni dal ductus altamente ipotetico. Dei nuovi documenti provenienti da Petras si includono, qui, due impronte edite in Tsipopoulou - Hallager 2010, 166-168 (cfr. Del Freo 2012, 3-5), le uniche che presentano più di un segno (PE I 01 e PE I 02), due prismi a quattro facce provenienti dalla House Tomb 2, Room 3, e un Petschaft proveniente dalla House Tomb 2 della collina di Kephala editi in Krzyszkowska 2012, 145-160610. Oltre ai nuovi rinvenimenti di Petras, le impronte da aggiungere al corpus di CHIC (cfr. Olivier 2010, 290 n. 13) sono: #150bis [PE I (1/3) 01], impronta sull’ansa di un’anfora da Petras = CMS VS1B no. 329; #133bis [PYR 1 (1/1) 02], impronta su ansa = CMS II,6 no. 230; #137bis [SAM I (1/2) 04], impronta da Samotracia = CMS VS3 no, 343.

A. Impronte Disegno

Segni/manufatto sigillato

#133bis [PYR 1 (1/1) 02] = CMS II,6 no. 230 Myrtos (Westhang, Streufund) Seal form: Materiale: pietra dura Tipo di composizione: scrittura Datazione stilistica: MM II Numero di inventario: Grabungs-Nr. 94/ 2; Museum/Sammlung: GR-Knossos, Stratigraphical Museum

070-019 >< 6 >< (Del Freo 2008, 200) Ansa di vaso

#137bis [SAM I (1/2) 04] = CMS VS3 no. 343 Mikro Vouni, Samothrake (Schnitt Ε2) Seal form: cuscino Materiale: pietra dura Tipo di composizione: scrittura Datazione stilistica: MM II-MM III Numero di inventario: ΕΕ 1001 GR-Samothrake, Archäologisches Museum

042-019  (Olivier 2010, 290 n. 13; Del Freo 2008, 201) Nodulus

610

Quanto a questi due sigilli, Del Freo ne ha dato annuncio nel 2008 (200) stabilendo per essi una numerazione che corrispondesse ai criteri di CHIC, ovvero #286bis [PE S (2/4) 01] e #288bis [PE S (3/4) 01]; tuttavia, nel 2012 (6-7) lo studioso rettifica la loro classificazione in [PE S (3/4) 01] e [PE S (3/4) 02], essendo entrambi prismi a quattro facce con tre facce iscritte, e in quell’occasione ne annuncia la pubblicazione (Krzyszkowska 2012, 145-160). Tuttavia, l’autrice pubblica i due prismi come P.TSK/259 e P.TSK/291, aggiungendo che i numeri #286bis e #288bis devono essere abbandonati (Krzyszkowska 2012, 152 n. 24).

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la scrittura geroglifica minoica sui sigilli

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#150bis [PE I (1/3) 01] = CMS VS1B no. 329 Petras (Haus 1) Seal form: Materiale: Tipo di composizione: scrittura? Datazione stilistica: Stylistic group: Talismanisch Numero di inventario: 8840 Museum/Sammlung: GR-Sitia, Archäologisches Museum

036-042  (Jasink 2009, 194) Ansa di anfora

PE I 01 Petras Seal form: Petschaft? Materiale: Tipo di composizione: scrittura Datazione stilistica: Museum/Sammlung: GR-Sitia, Archäologisches Museum

049-052-044-[] %(![] (Tsipopoulou - Hallager 2010, 166-167; PE 028) Sigillatura diretta

PE I 04 Petras Seal form: prisma Materiale: Tipo di composizione: scrittura Datazione stilistica: Museum/Sammlung: GR-Sitia, Archäologisches Museum

038-[]-[] []-[] 038-010-031? 038-010 (Tsipopoulou - Hallager 2010, 166-168 (PE 029) Combination sealing

B. Sigilli P.TSK06/145 Petras House Tomb 4 Seal form: petschaft Materiale: diaspro verde Tipo di composizione: scrittura in combinazione Datazione: MM II

049-016 >< % >< (Krzyszkowska 2012, 148-150, fig. 4)

P.TSK05/259 [PE S (3/4) 01] Petras House Tomb 2, Room 3 Seal form: prisma a quattro facce Materiale: diaspro verde scuro Tipo di composizione: scrittura in combinazione Datazione: MM II

b : X036-092-031 c  038-010-031 d ,+ 057-034-056 (Krzyszkowska 2012, 151-152, fig. 6 e n. 24)

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262 P.TSK05/291 [PE S (3/4) 02] Petras House Tomb 2, Room 3 Seal form: prisma a quattro facce Materiale: diaspro rosso e giallo Tipo di composizione: scrittura in combinazione Datazione: MM II

matilde civitillo b "+ X 016-045-056 c !% X 028-044-049 >< d 0 031-021-061 >< (Krzyszkowska 2012, 152-153, n. 30, 31 e fig. 7)

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INDICI A. Indice delle figure nel testo Figura I.1. CHIC #140 = CMS II,8 no. 64 ............................................................................................. 47 Figura I.2. Segni di difficile identificazione in CHIC #133 e #141 ...................................................... 50 Figura II.1. Aspetto grafico dei segni del geroglifico quando incisi su sigilli, vergati su argilla morbida e dipinti su vasi............................................................................................................................. 58 Figura II.2. Disposizione dei segni di scrittura in funzione del campo glittico ..................................... 62 Figura II.3. Esempi di composizione grafica della “formula” trowel-arrow, AF ................................. 63 Figura II.4. Composizione grafica su PTSK05 259 / [PE S (3/4) 01] ................................................... 64 Figura II.5. Composizione grafica su CHIC #273 = CMS X no. 312a-c ............................................... 65 Figura II.6. Composizione grafica su CHIC #242 = CMS III no. 227a-c .............................................. 66 Figura II.7. Composizione grafica su CHIC #300 = CMS X no. 52a-d ................................................. 67 Figura II.8. Composizione grafica su CHIC #308 = CMS VI no. 103a-d ............................................. 68 Figura II.9. Elementi grafici usati in associazione con “formule” bisillabiche per esigenze compositive ...................................................................................................................................................... 69 Figura II.10. Sillabogrammi reduplicati per fini compositivi ................................................................ 69 Figura II.11. Diacritici usati da CHIC per segnalare la direzione di lettura delle iscrizioni ................. 70 Figura II.12. Esempi di composizione dell’iscrizione sul campo glittico ............................................. 71 Figura II.13. CHIC #314 = CMS VI no. 102 ......................................................................................... 72 Figura II.14. CHIC #294 ........................................................................................................................ 74 Figura II.15. Connessioni transfacciali sui prismi a tre facce................................................................ 76 Figura II.16. Retorica compositiva della “formula di Archanes” .......................................................... 78 Figura II.17. “Badge acronymique” in CHIC #264 ............................................................................... 79 Figura II.18. “Badge acronymique” in CHIC #288 e #268 ................................................................... 80 Figura II.19. Uso misto delle singole facce dei prismi .......................................................................... 82 Figura II.20. Distribuzione di segni appartenenti alla categoria “Décoration éventuellement signifiante évidente/non évidente” su prismi recanti “formule” su tutte le facce ........................................ 106 Figura II.21. Esempi di orientamento reciproco delle iscrizioni su diverse facce dei prismi.............. 109 Figura II.22. Younger 1990, 90: the Gate & Arrow group.................................................................. 111 Figura II.23. Impressioni di sigilli recanti “formule” su crescenti ...................................................... 125 Figura II.24. Impressioni di sigilli recanti “altri gruppi di segni” su crescenti ................................... 128 Figura II.25. Rondelle sigillate con sigilli iscritti in geroglifico ......................................................... 130 Figura II.26. Nodulo a base piatta HM 132 con sigillature iscritti in geroglifico e non...................... 131 Figura III.1. Funzione scrittoria (piano linguistico) e funzione iconico/simbolica (piano grafico) dei segni di scrittura del geroglifico minoico su glittica .................................................................. 136 Figura III.2. Attestazioni singole di segni di scrittura e ipotetiche pseudo-iscrizioni ......................... 139 Figura III.3. Motivi decorativi disposti come segni di scrittura? ........................................................ 141 Figura III.4. Variabilità morfologia e semantica dei segni del maiale (o cinghiale) e del ragno. ....... 143 Figura III.5. Variabilità morfologia e semantica del segno dell’uomo................................................ 145 Figura III.6. Variabilità morfologia e semantica del segno della donna ............................................. 146 Figura III.7. Variabilità morfologia e semantica del segno del toro, dell’ape e della doppia ascia .... 148 Figura III.8. Variabilità morfologia e semantica del segno dell’uccello accovacciato e del vasetto globulare biansato ...................................................................................................................... 150 Figura III.9. Attestazioni della “cat mask” e di gatti a corpo intero su sigilli in co-occorrenza con “formule” o altre iscrizioni in geroglifico e in associazione indiretta con esse ......................... 151 Figura III.10. Attestazioni isolate della “cat mask” e del felino a corpo intero su sigilli non iscritti.. 152 Figura III.11. CHIC #257 = CMS VI no. 93 ........................................................................................ 157 Figura III.12. Sigilli compresi nell’ “Archanes script group” ............................................................. 167

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Figura III.13. Da Brice 1997, 94, fig. 1 ............................................................................................... 170 Figura III.14. Sigilli figurati. ............................................................................................................... 173 Figura III.15. Prismi a quattro facce (1/4), pietra morbida / dura. Prismi a quattro facce (2/4), pietra morbida / dura. Prismi a quattro facce (3/4), pietra morbida / dura. .......................................... 181 Figura III.16. CHIC #297 = CMS VI no. 101a-d ................................................................................. 183

B. Indice delle tabelle nel testo

Tabella I.1. Décoration non signifiante évidente................................................................................... 33 Tabella I.2. Décoration éventuellement signifiante évidente................................................................. 36 Tabella I.3. Motivi gigliformi presenti sulla glittica minoica ................................................................ 37 Tabella I.4. Décoration éventuellement signifiante non évidente (I)..................................................... 38 Tabella I.5. Décoration éventuellement signifiante non évidente (II) ................................................... 43 Tabella I.6. Décoration éventuellement signifiante non évidente (III) .................................................. 45 Tabella I.7. Décoration éventuellement signifiante non évidente (IV) .................................................. 48 Tabella II.1. Attestazioni di “formule” su glittica: sintesi ..................................................................... 87 Tabella II.2. Schemi compositivi (disposizione reciproca di “formule” – altri gruppi di segni – motivi decorativi): prismi a tre facce ....................................................................................................... 88 Tabella II.3. Schemi compositivi (disposizione reciproca di “formule” – altri gruppi di segni – motivi decorativi): prismi a quattro facce................................................................................................ 89 Tabella II.4. Distribuzione percentuale di “formule” e altri gruppi di segni su prismi a tre e a quattro facce ............................................................................................................................................. 90 Tabella II.5. Modificata da Poursat 2000, tav. 3 prendendo in considerazione solo le impronte di sigilli dalla forma identificabile con certezza e aggiungendo l’impronta su nodulus #137bis .............. 93 Tabella II.6. Associazioni di AF con altre formule sui prismi .............................................................. 94 Tabella II.7. Associazioni di A# con altre formule sui prismi (esclusa l’associazione con AF) ........ 96 Tabella II.8. Associazioni di ;(7 con altre formule sui prismi ............................................................. 96 Tabella II.9. Pattern di attestazione delle “formule” sui prismi a tre facce .......................................... 97 Tabella II.10. Pattern di attestazione delle “formule” sui prismi a quattro facce ................................. 98 Tabella II.11. Associazioni di “altri gruppi” e “formule” su prismi a tre e quattro facce ................... 101 Tabella II.12. “Altri gruppi” attestati anche su documenti amministrativi e/o “autres documents”, nella stessa forma o “flessi” ................................................................................................................ 103 Tabella II.13. Orientamento e senso di lettura reciproci sullo stesso prisma di AF - A# - ;(7 ........ 114 Tabella II.14. Da Karnava 2000, vol. I, tab. 38 ................................................................................... 116 Tabella II.15. Da Karnava 2000, vol. I tab. 39. ................................................................................... 117 Tabella II.16. Attestazioni di “altri gruppi” su sigilli non prismatici a una e due facce ...................... 118 Tabella II.17. Documenti e manufatti sigillati con sigilli geroglifici recanti “formule” ..................... 122 Tabella II.18. Documenti e manufatti sigillati con sigilli geroglifici recanti “altri gruppi” di segni .. 123 Tabella III.1. Prismi a tre facce (1/3), steatite, Mallia steatit group. .................................................. 179 Tabella III.2. Prismi a tre facce (2/3), steatite, Mallia steatit group vs prismi a tre facce (2/3), pietra dura. ............................................................................................................................................ 181

C. Indice delle tavole

TAVOLA I. Cretan hieroglyphs or conventionalized pictographs, da SM I, 246-247. ...................... 203 TAVOLA II. Tableau des signes standardisés (maigres et gras) de l’hiéroglyphique crétois, da CHIC, 17. ............................................................................................................................................... 204 TAVOLA III. “The new symbols”, da Jasink 2009, Appendix B, 189-190. ........................................ 205 TAVOLA IV. Attestazione di “formule” su glittica e documenti amministrativi. .............................. 206 TAVOLA V. Attestazioni di “formule” su glittica. ............................................................................. 207 TAVOLA VI. Attestazioni di “formule” su prismi a tre e quattro facce. ............................................ 209 TAVOLA VII. Attestazioni su glittica di “altri gruppi di segni” (impronte di sigillo e sigilli). ......... 211 TAVOLA VIII. Associazioni di “altri gruppi” e “formule” su sigilli prismatici. ............................... 211

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BIBLIOGRAFIA A. Abbreviazioni bibliografiche ASSA = Th.G. Palaima (Ed.), Aegean Seals, Sealings and Administration, Proceedings of the NEHDickson Conference of the Program in Aegean Scripts and Prehistory of the Department of Classics, University of Texas at Austin, January 11-13, AEGAEUM 5, Liège 1990. CHIC = L. Godart, J.-P. Olivier, Corpus Hiéroghlyphicarum Inscriptionum Cretae, Études Crétoises 31, Paris, 1996. CMS I = A. Sakellariou, Die minoischen und mykenischen Siegel des Nationalmuseums in Athen, Berlin 1964. CMS I Suppl.= J.A. Sakellarakis, Athen, Nationalmuseum, CMS I Supplementum, Berlin 1982. CMS II.1 = N. Platon, Iraklion, Archäologisches Museum. Teil 1. Die Siegel der Vorpalastzeit, Berlin 1969. CMS II.2 = N. Platon, I. Pini, G. Salies, with a contribution from A. Dessenne, Iraklion, Archäologisches Museum. Teil 2. Die Siegel der Altpalastzeit, Berlin 1977. CMS II.3 = N. Platon, I. Pini, Iraklion, Archäologisches Museum. Teil 3. Die Siegel der Neupalastzeit, Berlin 1984. CMS II.4 = N. Platon, I. Pini, Iraklion, Archäologisches Museum. Teil 4. A. Die Siegel der Nachpalastzeit, B. Undatierbare spätminoische Siegel, Berlin 1985. CMS II.5 = I. Pini, Iraklion, Archäologisches Museum. Teil 5. Die Siegelabdrücke von Phästos. Berlin 1970. CMS II.6 = W. Müller, I. Pini, N. Platon, et al., Iraklion, Archäologisches Museum. Teil 6. Die Siegelabdrücke von Aj. Triada und anderen zentral- und ostkretischen Fundorten, unter Einbeziehung von Funden aus anderen Museen, Berlin 1999. CMS II.7 = W. Müller, I. Pini, N. Platon, Iraklion, Archäologisches Museum. Teil 7. Die Siegelabdrücke von Kato Zakros, unter Einbeziehung von Funden aus anderen Museen, Berlin 1998. CMS II.8 = M.A.V. Gill, W. Müller, I. Pini and N. Platon, Iraklion, Archäologisches Museum. Teil 8. Die Siegelabdrücke von Knossos, unter Einbeziehung von Funden aus anderen Museen, Mainz 2002. CMS III = W. Müller, I. Pini, A. Sakellariou, Iraklion, Archäologisches Museum. Sammlung Giamalakis, Mainz 2007. CMS IV = J.A. Sakellarakis, V.E.G. Kenna, Iraklion. Sammlung Metaxas, Berlin 1969. CMS V = I. Pini, et al., Kleinere griechische Sammlungen, Berlin 1975. CMS V Suppl. 1A = I. Pini, et al., Kleinere griechische Sammlungen. Supplementum 1 A. Ägina – Korinth, Berlin 1992. CMS V Suppl. 1B = I. Pini, et al., Kleinere griechische Sammlungen. Supplementum 1 B. Lamia – Zakynthos und weitere Länder des Ostmittelmeerraums, Berlin 1993. CMS V Suppl. 2 = Ph. Dakoronia, S. Deger-Jalkotzy, A. Sakellariou, with the collaboration of I. Pini, Kleinere Griechische Sammlungen. Supplementum 2. Die Siegel aus der Nekropole von Elatia-Alonaki, Berlin 1996. CMS V Suppl. 3 = I. Pini, et al., Kleinere griechische Sammlungen. Supplementum 3. Neufunde aus Griechenland und der westlichen Türkei, Mainz 2004. CMS VI = H. Hughes-Brock, J. Boardman, Oxford. The Ashmolean Museum, Mainz 2009.

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sta m pato e rilegato nella t i p o g r a f i a d i ag na no, ag na no pisa no (pisa ).

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