La piazzaforte di Casale Monferrato durante la Guerra di Successione Spagnola 1701 – 1706 9781407313559, 9781407343181

Archaeological investigations of the early eighteenth century fortifications in Casale Monferrato, northern Italy.

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La piazzaforte di Casale Monferrato durante la Guerra di Successione Spagnola 1701 – 1706
 9781407313559, 9781407343181

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Notebooks on Military Archaeology and Architecture
Indice
Introduzione
CAPITOLO 1: Strategia e caratteri della piazza di Casale Monferrato
CAPITOLO 2: La fortificazione di Casale Monferrato e la successione di Spagna
CAPITOLO 3: Ruoli e vicende della piazzaforte durante le campagne di guerra
Bibliografia

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BAR S2704 2015 SCONFIENZA LA PIAZZAFORTE DI CASALE MONFERRATO 1701–1706

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Notebooks on Military Archaeology and Architecture 10 Edited by Roberto Sconfienza

La piazzaforte di Casale Monferrato durante la Guerra di Successione Spagnola 1701–1706 Roberto Sconfienza

BAR International Series 2704 2015 03/03/2015 14:58:51

Notebooks on Military Archaeology and Architecture 10 Edited by Roberto Sconfienza

La piazzaforte di Casale Monferrato durante la Guerra di Successione Spagnola 1701–1706 Roberto Sconfienza

BAR International Series 2704 2015

ISBN 9781407313559 paperback ISBN 9781407343181 e-format DOI https://doi.org/10.30861/9781407313559 A catalogue record for this book is available from the British Library

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Notebooks on Military Archaeology and Architecture Edited by Roberto Sconfienza La collana promossa dai BAR, di cui questo libro costituisce il decimo volume, nasce in seguito al desiderio di poter aprire uno spazio autonomo per le pubblicazioni di un settore specialistico degli studi archeologici e storico-architettonici, che è quello relativo al più ampio tema della storia militare. Non si danno perciò fin d’ora limiti cronologici o spaziali, volendo fornire al maggior numero di studiosi la possibilità di pubblicare studi inerenti il tema della collana. Per comunicazioni e proposte di pubblicazioni fare riferimento al responsabile: ROBERTO SCONFIENZA

* * * * * La collection lancée par les BAR, dont la présente édition constitue le dixième exemplaire, remonte au désir de faire place aux publications concernant le secteur de l’histoire militaire, un secteur très spécialisé dans le panorama des études d’archéologie et d’histoire de l’architecture. Dans le but d’offrir au plus grand nombre d’auteurs la possibilité de publier leurs ouvrages, on n’a donné aucune limite spatio-temporelle aux sujets traités. Pour tout renseignement et proposition de publication s’adresser au responsable: ROBERTO SCONFIENZA

* * * * * The series, promoted by BAR, of which the present volume is the tenth issue, originates from the desire to open a new, autonomous ground for specialized publications concerning archaeological and historical studies, in particular relating to the wider field of military studies. No boundaries are set, concerning time and space, since the aim is to offer the most scholars the possibility to publish their works relating to the topic of the series. For any further suggestions and proposals of publications please contact the editor: ROBERTO SCONFIENZA

* * * * * Der vorliegende Band stellt die neunte Nummer der zehnte von Bar geförderte Reihe dar. Diese Serie entsteht infolge des Wunsches einen selbständigen Platz zu schaf-fen, der für die Ausgaben eines fachmännischen Gebietes von der archäologischen und architektonisch-geschichtlichen Untersuchungen bestimmt ist. Von jetzt an, setzt man keine chronologischen oder räumlichen Grenzen; auf diese Weise hat ein größer Teil der Gelehrten die Gelegenheit die Untersuchung über den Gegenstand dieser Bücherreihe zu veröffentlichen. Für die Mitteilungen und Veröffentli-chungs-vorschlage darf man sich auf den Verantwortliche beziehen: ROBERTO SCONFIENZA

Roberto Sconfienza, - via Claudio Beaumont n. 28, 10138, Torino, Italia - via per Aglié n. 12, 10090, Cuceglio, (Torino), Italia n. tel. 0039-011-4345944; 0039-0124-492237; 0039-333-4265619 mail: [email protected] sito internet: http://www.archeofortificazioni.org I

NOTEBOOKS ON MILITARY ARCHAEOLOGY AND ARCHITECTURE Edited by Roberto Sconfienza e-mail: [email protected] No 1

ROBERTO SCONFIENZA, F o r t if i ca z ion i t a rdo c l a s s ic h e e e l l e n is t ic h e in Magna Gr ec ia. I cas i es emp la r i nell’ I ta lia de l Sud , Oxfo rd 2005

BAR Int ernat iona l Series 1341 2005

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GIOVANNI CERINO BADONE, La guerra contro Do lcino “perf ido eresiarca” (1305 1307). Descrizione e stud io d i un a ssed io m ed io eva le, Oxfo rd 2005

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BAR Int ernat iona l Series 2282 2011

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ROBERTO SCONFIENZA, Le p ietre del Re . Archeo log ia, tra ttatistica e tipo log ia delle fo rtif ica zio ni campa li mod erne fra P iemo n te , Sa vo ia e D e lf ina to Oxfo rd 2011

BAR Int ernat iona l Series 2303 2011

No 7

R O B E R T O S C O N F I E N Z A (a cu ra d i), La campagna ga llispana d e l 1744. Storia e Archeo log ia Milita re d i un anno d i guerra fra P iemo n te e D e lf ina to Oxfo rd 2012

BAR Int ernat iona l Series 2350 2012

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ROBERTO SCONFIENZA, Le fo rtif ica zio ni ca mpa li dei colli d i Finestre e F a t t iè r e s . A r c h e o log ia e S to r ia d i u n s i to m i l i ta re d’ Età Mod erna sulle Alp i O ccidenta li Oxfo rd 201?

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No 10

ROBERTO SCONFIENZA, La p iaz zafo rte di Cas ale Mo nf er ra to d uran te la Guerra d i Successio ne Spag no la, 1701 - 1706 Oxfo rd 201?

BAR Int ernat iona l Series 2704 2015

II

INDICE INDICE

p. III

I N T R O D U ZI O N E

p. V

CAPITOLO 1 Strategia e caratteri della piazza di Casale Monferrato

p. 1

- La situazione all’inizio della Guerra di Successione Spagnola

p. 1

- Il ruolo strategico di Casale nel XVII secolo § La crisi del controllo spagnolo § Casale piazzaforte francese

p. 5 p. 5 p. 6

- Vauban a Casale

p. 10

- La fine di una grande piazzaforte

p. 19

CAPITOLO 2 La fortificazione di Casale Monferrato e la successione di Spagna

p. 23

- La questione del riarmo e della «fermeture»

p. 23

- Il ritorno dei Francesi e l’attività di Lozières d’Astier § Il Deuis des Ouurages di Lozières d’Astier § La documentazione grafica prodotta dal Lozières d’Astier

p. 26 p. 26 p. 32

- L’aspetto reale della piazzaforte fra il 1703 e il 1706

p. 50

- Appendice 1 - Il preventivo di Lozières d’Astier

p. 61

- Appendice 2 - I disegni di Lozières d’Astier

p. 66

CAPITOLO 3 Ruoli e vicende della piazzaforte durante le campagne di guerra

p. 95

- Il 1703 e il cambio di fronte del Ducato di Savoia

p. 96

- La centralità strategica nell’offensiva francese del 1704

p. 98

- La base di Casale e gli assedi alle piazze sabaude fra il 1704 e il 1705 § Casale e Verrua § 1705, il sistema logistico fra Casale III

p. 102 p. 103

e Chivasso

p. 106

- La piazza di Casale nel 1706, durante e dopo l’assedio di Torino

p. 108

- Assedio e resa di Casale, novembre 1706

p. 111

Bibliografia

p. 117

IV

Introduzione

Il presente volume è il risultato di un ampliamento delle ricerche di natura storico-militare compiute dallo scrivente in occasione di un convegno dedicato a Pietro Secondo Radicati di Cocconato, vescovo di Casale Monferrato durante gli anni della Guerra di Successione Spagnola, e svoltosi a Torino nella primavera del 2013 a cura della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti. In tale contesto la preminente attenzione per le vicende storiche, che coinvolsero la città di Casale durante gli eventi bellici, ha necessariamente imposto la collocazione in secondo piano delle questioni inerenti la fortificazione della piazza in quegli anni, sebbene le notizie presenti nella bibliografia pregressa fossero importanti e decisamente stimolanti. Gli studi presenti in questa sede costituiscono appunto la prosecuzione delle ricerche svolte al fine del convegno e si indirizzano soprattutto verso il tentativo di ricostruire quale fosse verosimilmente l’aspetto della piazzaforte di Casale Monferrato nei primi anni del XVIII secolo. L’argomento affrontato costituisce una sorta di nicchia tematica, un tassello minore, ma non secondario della storia urbanistica e architettonico-militare di Casale, la cui notorietà in seno alla storia moderna e militare dell’Italia padana è indissolubilmente legata alla poderosa cittadella esagonale fatta elevare nel 1591 dai duchi di Mantova a difesa del Monferrato gonzaghesco e demolita nel 1695 dai Francesi per volontà del duca di Savoia Vittorio Amedeo II, sostenuto decisamente dalla Spagna. La funzione preminente della piazzaforte di Casale quale base logistica per le armate europee operanti in Pianura Padana durante tutto il XVII secolo non venne meno negli anni della Guerra di Successione Spagnola, allorché l’Armée d’Italie di Luigi XIV, pur in assenza della cittadella, elesse ancora una volta la città a centro di coordinamento di tutte le operazioni militari, specialmente a partire dal 1703, dopo che la Savoia abbandonò l’alleanza gallispana per passare al campo angloimperiale. Divenne in quel momento fondamentale risolvere il problema del riarmo della piazzaforte e della messa in sicurezza dell’antico fronte urbano volto verso la cittadella, che, venuta meno quest’ultima, era praticamente sguarnito e aperto verso la campagna. Nel nostro volume un primo capitolo chiarisce il significato strategico e l’aspetto della piazzaforte di Casale Monferrato durante il XVII secolo al tramonto dell’egemonia spagnola e al momento dell’affermazione del controllo francese della Pianura Padana occidentale, messa poi in discussione negli anni della Guerra della Lega d’Augusta. Nel secondo capitolo la disamina dei progetti francesi, realizzati per il riarmo della piazzaforte di Casale fra il 1701 e il 1706, e la comprensione di quanto sia stato realizzato in pratica costituiscono propriamente le tematiche principali, nella consapevolezza che la continuità di vita della città fino ai giorni nostri, passando attraverso i decenni delle ristrutturazioni difensive d’età risorgimentale e quelli delle demolizioni di fine ottocento, non permettono attualmente di cogliere risultanze di particolare evidenza nel tessuto urbano, se non i percorsi delle antiche fortificazioni medievali e gonzaghesche segnati V

da alcuni assi viari e la presenza dell’antico castello dei Paleologi. Nulla rimane delle fortificazioni d’età moderna, tranne la porzione di cittadella reimpiegata nel 1851, per rimunire la piazza dopo la Prima Guerra d’Indipendenza del 1848-49; in particolare il tratto di mura ristrutturato durante la Guerra di Successione Spagnola, in corrispondenza del più antico raccordo fra le difese urbane e la cittadella gonzaghesca, scomparve in seguito al disarmo generale delle fortificazioni casalesi nel XIX secolo e i suoi resti sepolti sono oggi obliterati da un giardino urbano, erede di analoghe sistemazioni già risalenti al XVIII secolo all’interno del perimetro fortificato. Il terzo capitolo propone la rassegna dei principali eventi che hanno interessato la piazzaforte di Casale Monferrato durante le campagne militari dal 1703 al 1706. È in special modo messa in evidenza la principale funzione di Casale quale base logistica per l’armata gallispana dei duchi di Vendôme e di La Feuillade, impegnata negli assedi delle piazze sabaude del Piemonte centro-orientale e poi in quello di Torino, la capitale dello stato sabaudo, allorché i comandi delle forze delle due corone integrarono in un unico sistema, lungo il corso del Po, Casale con la più occidentale Chivasso. Questo testo infine, affiancandosi con grande modestia ad opere di ben più ampio respiro e valore sulla storia di Casale, delle sue fortificazioni e del Monferrato d’età moderna, reperibili nella bibliografia in chiusura di volume, vuole ridestare la sensibilità e l’interesse su quello che fu per secoli «l’altro Piemonte» e la sua capitale, prima che fra il 1708 e il 1713 la monarchia sabauda unificasse definitivamente nell’ambito dei suoi domini le ricche terre monferrine a sud del Po, corrispondenti a settori delle attuali province di Alessandria e Asti, e costituisse in buona sostanza l’unità del Piemonte settecentesco, corrispondente ancor oggi alla regione italiana, sita nel nordovest della penisola.  

VI

La ville de Casal capitalle du Monferat est assise sur la riue droite du Po’ a 21 Lieuës francoises de Pignerolle, 25 de Suze 14 de Turin […] Le Païs ou elle est située est plani et uny le climas doux et temperé fertile et assez abondant en toutte sorte de biens, entre Verrüe et Cazal a costé droit du Po’ il est bossillè par des petittes montagnes et fort aggreables collines toutes couertes de maisons, villages, chateaux et de tres excellents vignobles, lesquels coutoyent le Po’ entre les deux places […] Le Païs au de la du Po’ je veux dire du costé de Verseil est aussy plan et uny a perte de veüe mais non tout a fait si bon quoyque tres fertille en bled et bestiaux il est aussi plus coupé de riuieres et canaux dont quelque uns y font souuent bien du mal, on appelle cette contrée du païs le Monferrat bastard a la difference de l’autre qui est exempt de ses disgraces […] Seb astien Le Pr estre de V aub an, Pro ject des refection s plus necessa ires au x fortiffica tion s des villes, citad e lle, et châ teau de Caza l, 1682 (AS.TOCorte, Mat. Mil., Int. Gen. Fabbriche e Fortificazioni, Mazzo 2, Fasc. 2, Quad. 2)

VII

VII I

CAPITOLO 1

Strategia e caratteri della piazza di Casale Monferrato

All’inizio della Guerra di Successione Spagnola, in base alle volontà testamentarie del defunto Carlo II d’Asburgo, Filippo V di Borbone, già duca d’Anjou e nipote di Luigi XIV di Francia, assunse la corona di Spagna, ricevendo con essa la Lombardia e i restanti domini spagnoli d’Italia. L’opposizione di Vienna al passaggio nella sfera d’influenza borbonica dell’intera eredità spagnola fu perentoria, ma in tutti gli stati italiani a causa dell’incombenza diretta delle armi di Spagna e Francia prevalse un clima antiasburgico, sebbene fosse dominante l’orientamento alla neutralità. Inoltre il duca di Modena, Rinaldo d’Este, prese l’impegno palese di impedire il passo agli Imperiali nei suoi stati, mentre il duca di Mantova, Ferdinando Carlo di Gonzaga-Nevers, firmò segretamente il 22 febbraio 1701 un trattato d’alleanza con i Gallispani.

Fig. 1 Vittorio Amedeo II di Savoia, Filippo V di Spagna, Ferdinando Carlo di Mantova

La situazione all’inizio della Guerra di Successione Spagnola Il duca di Savoia, Vittorio Amedeo II, già legato alla Francia con l’alleanza del 1696 fu costretto a rinnovare il trattato di Torino il 6 aprile 1701, non solo trovandosi di punto in bianco stretto nella tenaglia franco-spagnola sui confini occidentale e orientale dei suoi stati, ma vedendo anche vanificati in un soffio tutti gli sforzi faticosamente compiuti durante il decennio precedente per liberare il Piemonte dalla minaccia incombente delle piazze di Pinerolo e Casale, in mano francese rispettivamente dal 1630 e dal 1681 e le cui cittadelle furono demolite alla fine della Guerra della Lega d’Augusta. Le decisioni politico-strategiche delle grandi potenze europee avevano così proiettato su un teatro internazionale, ben più impegnativo di quello padano, la tradizionale rivalità fra i ducati di Mantova e Savoia, vanificandone tuttavia la portata e costringendo nello stesso campo borbonico sia Ferdinando Carlo sia Vittorio Amedeo II, senza alcuna prospettiva di guadagni territoriali. In particolare però all’inizio della primavera del 1701 le armate collegate di Francia, Spagna e Savoia occuparono gli stati del duca di Mantova, che costituivano le chiavi d’accesso alla Lombardia spagnola; il Monferrato passò sotto il diretto controllo dei Gallispani, fiaccando ogni speranza sabauda al riguardo, 1

Fig. 2 Lombadia, Piemonte, Savoia e Delfinato durante la Guerra di Successione Spagnola (da DUFFY 1985)

Casale tornò ad essere la principale base logistica francese in Italia settentrionale e il 5 aprile René de Froulay conte di Tessé prese possesso della capitale del ducato gonzaghesco, Mantova, e di tutto il suo territorio lungo la sponda destra del Mincio, in vista delle future operazioni offensive rivolte verso il cammino del Brennero1. Stringendo il campo visivo su Casale Monferrato, nell’ambito cronologico degli anni iniziali del XVIII secolo, quando fin dai primi mesi del 1701 la città venne occupata da un presidio militare francese al comando del brigadiere generale François Louis d’Hautefort conte di Marquessac2, ci si 1

Un’agile presentazione di sintesi dell’avvio della Guerra di Successione Spagnola sul teatro padano è presentata in ILARI-BOERI-PAOLETTI 1996, pp. 297-302; tutto lo sviluppo delle vicende belliche in Italia è inoltre illustrato nel medesimo volume alle pagine 302-406. Sul ducato di Monferrato durante gli anni a cavallo del XVII e XVIII secolo, prima del definitivo trasferimento alla sovranità sabauda nel 1708 si vedano MAESTRI-RAVIOLA 2010 e RAVIOLA 2003 pp. 415-427, sintesi con nutrita bibliografia pregressa a conclusione di un’opera sul Monferrato gonzaghesco di ben più ampio respiro. Per la Guerra di Successione Spagnola in generale: DUFFY 1985, pp. 33-62; LYNN 2002, pp. 278-369; LYNN 2010, pp. 62-75. 2 Il conte di Marquessac iniziò la sua carriera militare con il grado di sottotenente nel reggimento d’Anjou nel 1680, divenne colonnello del reggimento di Périgueux il 12 dicembre 1693 e del reggimento di Cambrésis il 12 febbraio 1702. La nomina a brigadiere generale di fanteria giunse il 23 dicembre 1702, quando rivestiva il comando della piazza di 2

Fig. 3 Veduta cinquecentesca di Casale che mette in evidenza la mole della nuova cittadella (Casal de Monferrato, s.l., post 1591, in BNF, Département des Cartes et Plans,GE DD 655 [120RES])

Fig. 4 Pianta di Casale all’inizio del XVII secolo (A. de Mori detto il Bagolino, Dissegno della Cittadella, Città, et Castello, con il Compartimento dell’Ala grande, et sito della fera, s.l., s.d. [inizio sec. XVII], in AS.TOCorte, Carte Topografiche e Disegni, Carte Topografiche Serie V, Casale Monferrato, n. 18; da DEVOTI-PERIN 2011) Casale; il 13 dicembre 1710 divenne governatore militare della piazza di Landrecies e il 26 luglio 1712 fu inviato a Charleroi con la medesima carica. Pur avendo richiesto il trasferimento di comando a Gravelines o a Le Quesnoy, si ha notizia della sua presenza a Charleroi fino all’autunno del 1710, ma all’inizio del 1713 tornò a Périgueux in congedo per ragioni di salute. L’ufficiale rimase in servizio fino al 1724, morì senza essersi mai sposato e privo di eredi il 4 aprile 1747, presso il piccolo seminario di Périgueux, da lui donato alla comunità e dove passò il resto dei suoi anni dal congedo definitivo. Le notizie sono tratte da ANONIME, Généalogie de la maison d’Hautefort, Niort 1898, pp. 187-sgg. citato in Correspondance-Fénelon 1999, p. 95, nota 5. 3

Fig. 5 Rappresentazione per filtraggio cartografico della città di Casale d’età gonzaghesca (fine XVI-XVII secolo) sulla planimetria urbana attuale; legenda: A, Ala Grande; B, Ala Piccola; C, Cittadella, in cui: a bastione di Gonzaga-Nevers, b bastione di San Francesco, c bastione di Santa Barbara, d bastione di San Carlo (Austria), e bastione di San Giorgio, f bastione della Madonna, g porta reale verso la città, h porta del soccorso verso la campagna (da CASTELLI-ROGGERO 1986)

4

deve immaginare una città fortificata ben diversa rispetto al passato, quasi il fantasma di se stessa qual era soltanto poco meno di un decennio prima; un testimone oculare del tempo, il cavaliere Joseph Sevin de Quincy, luogotenente nel reggimento di Borgogna e competente di cose di guerra, in occasione di una visita nell’autunno del 1703 ci ha lasciato una breve descrizione di Casale, da cui non emerge certamente la sua rilevanza difensiva: La ville de Casal est capitale du Montferrat; elle étoit une des plus fortes places d’Italie; elle est située sur le Pô. Il y a de belles églises; sa situation est agréable; il y a un évêché suffragant de Milan. Le château, où demeure le duc de Mantoue, est fort commode. Elle appartient présentement, aussi bien que le Montferrat, au roi de Sardaigne, duc de Savoie3

Non è questa la sede per esaminare le tappe storiche dello sviluppo architettonico e difensivo della piazzaforte monferrina, impresa egregiamente compiuta alla fine del secolo scorso e illustrata da una bibliografia altrettanto esauriente4, tuttavia è importante porre l’accento sul fatto che il destino della città durante l’intero XVII secolo fu segnato dalla scelta dei Gonzaga, padroni della marca di Monferrato per investitura imperiale emanata da Carlo V nel 1533, di far costruire la poderosa fortezza esagonale nel 1591, per concentrare in essa il fulcro difensivo di tutto il territorio, divenuto ducato nel 1575, ma separato e lontano dal cuore degli stati di Mantova. Il ruolo strategico di Casale nel XVII secolo § La crisi del controllo spagnolo Alla fine del XVI secolo Casale divenne un centro nodale per la strategia spagnola in Italia e per il controllo non solo della Lombardia e della Pianura Padana, ma anche di uno degli itinerari di collegamento fra la Spagna e le Fiandre, via Genova e il Piemonte orientale, a poca distanza da Milano, il famoso «Camino Espaňol» o Cammino di Fiandra. Questa situazione si modificò in parte nel decennio fra il 1638 e il 1648, ovvero fra la conquista Fig. 6 Il Cammino di Fiandra francese della piazza renana di Breisach nel Baden-Württemberg e il trattato di Münster, afferente alla più nota pace di Westfalia, concluso fra il Sacro Romano Impero e il Regno di Francia, che assegnò a quest’ultima la Lorena e l’Alsazia, tranne Strasburgo, e le confermò il possesso dei 3

LECESTRE 1898, p. 321. La notazione finale sull’appartenenza della città di Casale agli stati del Re di Sardegna, data come contemporanea alla stesura del testo, è motivata dal fatto che le Mèmoires del cavaliere di Quincy furono da lui redatte fra il 1738 e il 1742 (LECESTRE 1898, p. 2, nota 1). 4 Sulla città e piazzaforte di Casale in Età Moderna si vedano GIORCELLI 1905; AMORETTI 1974; SERRALUNGA BARDAZZA 1985; CASTELLI- ROGGERO 1986; BARGHINI 1990; BONARDI 1990; COMOLI MANDRACCI 1990; MAROTTA 1990; MAROTTA 1992; ORESKO-PARROT 1997; MAFFI 2007b; ANGELINO-MOTTA 2009; LUSSO 2010; PERIN 2010; DEVOTI-PERIN 2011; LUSSO 2011. 5

«trois évêchés» di Metz, Toul e Verdun; di fatto i nuovi domini francesi interrompevano il Cammino di Fiandra, cosicché la Spagna si vide costretta a reinterpretare, in seno alla strategia globale dei suoi domini europei, la sua presenza nella Pianura Padana e il ruolo del «Milanesado», per attribuire a quest’ultimo il compito di supporto difensivo della Franca Contea, minacciata dai Francesi e poi invasa nel 1668 e nel 16745.

Fig. 8 Veduta dell’assedio spagnolo di Casale nel 1628 (Eigentlicher Abriβ der starcke Vestung Casal de Monferrato wie Jhre Konigh Maiest.in Hisp. Kriegs volck belagert. A’ 1628 in Apr. angefangen, s.l., s.d., in BNF, Département Estampes et photographie, RESERVE FOL-QB-201 [25])

Fig. 7 Planimetria dell’assedio di Casale del 1628 (Représentation au vray tant de la ville de Casal que du siége commencé le premier avril 1628 par son excellence don Gonzalo, lieutenant général de l’armée d’Espagne, Paris, 1628, in BNF, Département Estampes et photographie, RESERVE FOL-QB-201 [25])

Il ruolo centrale di Casale nel contesto strategico accennato fu d’altro canto la causa degli assedi spagnoli di cui la piazzaforte risultò protagonista nel 1628, 1630, 1640 e 16526, in conseguenza alle successive occupazioni francesi, giustificate dall’unione della casa di Nevers con la famiglia Gonzaga, e miranti ad incuneare nel cuore dell’egemonia padana di Spagna un elemento alieno e ostile, che da un lato riusciva a compromettere l’intera strategia di Madrid e dall’altro teneva sotto scacco il ducato di Savoia in sinergia con la piazza di Pinerolo, conquistata dal cardinale Armand du Plessis duca di Richelieu nel 1630. § Casale piazzaforte francese È da collocare in questo quadro interpretativo la presa di possesso della piazza di Casale nel 1681 da parte di Luigi XIV, in seguito ad un vero e proprio atto d’acquisto, sottoscritto fra il medesimo re di Francia e il duca Ferdinando Carlo di Mantova. Charles de Sevin marchese di Quincy, fratello del predetto cavaliere di Quincy, nella sua Histoire militaire du regne de Louis le Grand illustra con dovizia di particolari l’occupazione francese della capitale del Monferrato, temuta dalla Spagna, dall’Impero e dalla Savoia:

5

Per approfondire queste tematiche si vedano MAFFI 2007a e MAFFI 2010, in cui con dovizia di documentazione e bibliografia pregressa si illustra il significato strategico-militare della Lombardia spagnola e del suo esercito nel corso del XVII secolo. Sul tema della Cammino di Fiandra si veda il recente ed esauriente CERINO BADONE 2012-2013. 6 AMORETTI 1974; BARGHINI 1990, pp. 85-88. 6

Fig. 9 Veduta dell’assedio di Casale da parte ispano-imperiale nel 1630 (Plan releué de la Ville et Citadelle de Cazal auec le Paissage dalentour et l’ordre du camp fait deuant jcelle par le marquis de Spinola le 24 jour de may 1630 et defendue par M.r de Toiras jusque au 18 Octobre a este secourue par les armes du Roy, Paris, 1630, in BNF, Département des Cartes et Plans, GE D 13189)

Fig. 10 Planimetria dell’assedio di Casale del 1630 (Representation nouvelle et veritable, tant de la Ville de Cazal, que du siege commencé par le Marquis de Spinola, Lieutenant general des Armées de l’Empire, et de l’Espagne. Et soustenu par M.r de Toyras, commandant les Armees du Roy pour la defence de la place depuis le 24 May de l’anee present 1630, Paris, 1630, in BNF, Département Estampes et Photographie, RESERVE QB201 [171]-FT 5 [Hennin, 2273]) 7

Fig. 11 Veduta dell’assedio di Casale del 1640 (La Deffaicte de 6000 Espagnols par le comte d’Harcourt an la levée du siége de Cazal aux mois de may 1640, Paris, 1640, in BNF, Département Estampes et Photographie, RESERVE FOL-QB-201 [32]) […] Comme le Roy avoit beaucoup de troupes en Dauphiné, qu’on y avoit mises en quartier d’hyver en vûë de cette entreprise, on les mit en mouvement dans le mois de septembre, sans que l’on pût soupçonner à quoy elles pouvoient être destinées […];

tali reparti furono concentrati a Pinerolo fra il 25 e il 27 settembre e […] Ce même jour le Marquis de Bouflers leur ayant fait distruibuer du pain & de l’avoine pour cinq jours, il se mit en marche le soir avec la Cavalerie & les Dragons, & M. de Catinat, Lieutenant General, le suivit le 28 avec l’Infanterie, les bagages, les vivres & les munitions de guerre. Ces deux corps ayant passé le Pô au pont de bois de Carignan, se rendirent auprès de Casal, la Cavalerie le 29 & l’Infanterie le 30. Ce fut ce jour-là que M. le Marquis de Bouflers prit possession de la Citadelle avec ses dragons, ayant laissé la Cavalerie campée sous la place. Le lendemain 1 Octobre M. de Catinat y entre avec l’Infanterie & releva les Dragons qui retournerent au camp […] M. de Catinat fut laisseé à Casal pour y commander […]7

Fig. 12 Nicolas de Catinat

Nicolas de Catinat aveva ordine di procedere anche all’insediamento di una guarnigione francese nel castello e nella città di Casale, fatto che il duca Ferdinando Carlo preferiva evitare, mantenendo il governatorato mantovano della piazza nelle mani del marchese di Gonzaga. François Michel Le Tellier marchese di Louvois, segretario alla guerra di Luigi XIV, nonostante i primi insuccessi diplomatici del Catinat, non si diede per vinto e nel gennaio del 1682 ordinò al generale di prendere possesso direttamente del castello e di mettere ai quartieri d’inverno nella città le truppe francesi presenti in Monferrato. Venne poi inviata a Casale nel mese di febbraio la «Commission pour le sieur Catinat», con cui l’ufficiale veniva no-

7

DE QUINCY 1726, Vol. II, pp. 2-3. Tratta l’argomento dell’occupazione di Casale parallelamente a quella di Strasburgo LYNN 2010, p. 174.

8

minato «gouverneur des armes dans la citadelle et château de Casal, et sur les troupes étant dans la ville»8. È opportuno, a questo punto, riflettere sul fatto che il passaggio diretto dalla sovranità mantovana a quella francese inquadra più propriamente Casale in seno alla politica delle «Chambres de réunion» attuata da Luigi XIV dopo la pace di Nimega del 1678, sebbene la capitale del Monferrato non sia stata presa in considerazione da nessuna Chambre né appartenesse ad una terra su cui la corona di Francia potesse vantare diritti feudali dai secoli passati, essendo il marchesato fuor d’ogni dubbio giuridico un feudo dell’Impero9.

Fig. 13 La trasformazione delle frontiere francesi di nord e nord-est fra il 1678 e il 1684 (da JEANMOUGIN 2005)

Negli anni fra il 1678 e il 1684 la Francia del Re Sole grazie alle «Chambres de rèunion» incorporò all’interno dei confini del regno una serie di territori e piazzeforti afferenti alla regione renana e prima appartenenti alla corona di Spagna o nell’orbita imperiale, come il ducato di Lussemburgo, rettificando e dilatando ad oriente il confine con il Sacro Romano Impero. Le piazze e i territori acquisiti fra la Mosella, la Mosa e la Sambre furono quelli di Luxembourg, Virton, Arlon, Chiny, Saint-Hubert, Bastogne, Bitbourg, Marche, Charlemont-Givet, Dinant, Bouvignes, Chimay, Beaumont, in aggiunta alle conquiste ratificate a Nimega, ovvero la Franca Contea, Besançon e Belfort, le piazze fiamminghe di Cassel, Bailleul, Ypres, Saint-Omer, Wervick, Maubeuge, Cambrai, Bouchain, Condé-sur-l’Escaut, Bavay, Valenciennes e la contea di Hainaut, tutte lungo l’antica via di collegamento fra i possedimenti spagnoli d’Italia e dei Paesi Bassi. La disattivazione di quanto restava del dispositivo spagnolo sarebbe stata dunque completa per la Francia entrando in possesso anche del suo estremo meridionale, corrispondente a Casale, che pur in ragione delle motivazioni 8

Il Catinat mantenne questa carica fino al 1686, per poi avere il governatorato di Luxembourg il 25 luglio 1687. Si vedano in merito LE BOUYER 1819, pp. 10, 26, 251-253, in cui è trascritta la nomina a governatore di Casale nel febbraio 1682, e DE BROGLIE 1902, pp. 28-36. 9 Sulla politica delle «réunions», le loro motivazioni giuridiche e le procedure operative si veda JEANMOUGIN 2005, pp. 7-88 con esaustiva bibliografia pregressa. 9

Fig. 14 La piazza di Strasburgo nel 1681 (Pieter Schenk, Straatsburg, een vermaarde vestinge ann den Ill, by den Rhyn, in den Elsas. ann de Fransse gekomen, den 30 Sept. 1681 - Argentorum, antiqua et nobilis urbs Alsatiae, ad Elbum Fluv. proximé Rhenum. Die 30 Sept. 1681 à Gallis absque labore capta, Amsterdam, 1681, in Bibliothèque Nationale et Universitaire de Strasbourg, M CARTE 100570)

strategiche più limitatamente padane venne precocemente inserita nella politica delle acquisizioni dirette già nel 1681, quando contemporaneamente Luigi XIV faceva occupare dalle sue truppe la città di Strasburgo, ultima énclave imperiale nelle terre francesi d’Alsazia a cavallo del Reno10. Vauban a Casale È noto che fu Sebastien le Prestre marchese di Vauban, con la sua famosa lettera al ministro Louvois del 20 gennaio 1673 dedicata al tema della razionalizzazione dei confini di Francia e alla celebre metafora del «pré carré»11, ad ispirare la politica delle «réunions» sui confini orientale e settentrionale del regno di Francia, essendo comunque interpretato in maniera forse più radicale ed aggressiva rispetto a quanto egli intendeva. Tuttavia fu lo stesso Vauban a ricevere sistematicamente l’incarico di ammodernare le piazzeforti di nuova acquisizione, rilevandone la condizione d’origine e redigendone i progetti di ristrutturazione; essi tendevano ad inglobare nelle nuove opere le più antiFig. 15 Almanacco per l’anno 1682 con le consegne di Strasburgo e Casale a Luigi XIV (J. Laurent, Les Hommages rendus au Roy à Strasbourg et Cazal Villes soumises a l’obeissance de Sa Ma.té en mesme jour 30 septembre 1681, Paris, 1682) 10

JEANMOUGIN 2005, pp. 123-124, 187-188; LYNN 2010, pp. 173-174. Si fa notare che le truppe francesi entrarono a Strasburgo il 30 settembre 1681, lo stesso giorno in cui il marchese di Bouflers prese quartiere nella cittadella di Casale. 11 BLANCHARD 1996, pp. 199-200. Sul tema del pré carré si vedano FIERRO DOMENECH 1986; SIMONCINI 1987, pp. 114118; PUJO 1991, pp. 59-70, 83; BLANCHARD 1992; ROCOLLE 1993; BLANCHARD 1996, pp. 197-211; BOIS 1996, pp. 213; RORIVE 1998, pp. 36-40; CHAGNIOT 2001, pp. 80-81; KLEIN 2003, pp. 23-24; VIROL 2003, pp. 93-130; GRIFFITHDENNIS 2006, pp. 12-20; BARROS-SALAT-SARMANT, 2006, pp. 75-107; MARY 2007, pp. 75, 97-99, 109-115; MONSAINGEON 2007, p. 9; PETER 2007, pp. 67-93; VIROL 2007, pp. 14-23. 10

che e soprattutto ad ampliare la zona perimetrale delle fortificazioni non solo con l’inserzione o il ripristino di eventuali cittadelle, ma anche e soprattutto con la moltiplicazione verso la campagna Fig. 16 La piazzaforte di Luxembourg nel 1684 all’epoca dell’assedio francese e prima degli interventi di ristrutturazione alle fortificazioni, previsti dal Vauban (Plan de Luxembourg, avec ses attaques du siége de 1684, s.l., 1684, in BNF, Département des Cartes et Plans, GE D 6467)

Fig. 17 Planimetria della piazzaforte di Luxembourg nel 1693, in seguito agli interventi di ristrutturazione vaubaniani (Plan de Luxembourg, in Recueil des plans des places du Royaume, divisées en provinces, faits en l’an 1693, Paris, 1693, in BNF, Département des Cartes et Plans, GE DD 4585 [1, RES])

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circostante delle opere esterne, i cosiddetti «dehors», quali le mezzelune, le controguardie, le opere a corno o a corona, per estendere gli ostacoli fortificati del diaframma difensivo e dilatare notevolmente i tempi d’assedio, nell’attesa dell’arrivo di un’armata di soccorso12. Esempi illustri di tale attività del Vauban sono il rifacimento delle fortificazioni di Strasburgo e di Luxembourg, conquistata quest’ultima nel 1684 dall’armata francese agli ordini del maresciallo di Créquy13, ma può benissimo reggere il confronto il risultato finale degli interventi vaubaniani sulla cinta urbana e sulla cittadella di Casale Monferrato, progettati nel 1682 e sviluppati nel corso del decennio seguente.

Fig. 18 Sebastien Le Prestre de Vauban

Il marchese di Vauban fu in Piemonte per la prima volta nel 1669, quando venne inviato ad ispezionare le fortificazioni di Pinerolo, e nel 1670 a Torino, ospite del duca di Savoia Carlo Emanuele II14; nel 1682, in seguito agli eventi ricordati precedentemente, l’ingegnere soggiornò a Casale dalla fine di gennaio alla metà d’aprile per progettare le «réfections» alle fortificazioni della città e soprintendere all’avvio dei lavori15. A tale argomento, in seno ad un più ampio studio sulla cittadella e piazza di Casale fra XVI e XIX secolo16, Andrea Barghini ha dedicato nel 1990 un esemplare lavoro di ricerca storica e documentaria, completa delle fonti conservate presso gli archivi militari francesi di Vincennes e presso l’Archivio di Stato di Torino, prendendo in esame l’intero testo del Projet des Réfections redatto dal Vauban il 23 febbraio 1682 ed analizzando singolarmente le numerose integrazioni che l’ingegnere militare francese proponeva per l’ammodernamento della piazzaforte, dopo averne prodotto una descrizione generale ed un inquadramento strategico territoriale17. Esiste infine una relazione del 27 gennaio 1695, conservata all’Archivio di Corte di Torino e redatta

12

Come bene esemplificano le Figure 16 e 17; il principio vaubaniano dell’ampliamento dei «dehors» e della ristrutturazione delle opere già esistenti è illustrarto in BARGHINI 1990, p. 91 e BOTTINEAU FUCHS 1993, pp. 49-50. Lo stesso Vauban parla dell’importanza dei «dehors» nel Traité de la défense des places in maniera puntuale dal punto di vista architettonico-descrittivo e planimetrico nella Premiére Partie (DE VAUBAN 1706, pp. 1347-1355) e più diffusamente in merito alla difesa dei medesimi nella Troisiéme Partie (DE VAUBAN 1706, pp. 1444-1475); l’argomento è ripreso in DELAIR 1882, pp. 99-110, mentre toccano il tema dei «dehors» più sinteticamente in seno alla disamina dell’arte fortificatoria di Vauban: HOGG 1982, pp. 125-128; DUFFY 1985, pp. 72-74, 81-84; FAUCHERRE 1991, pp. 56-58; GRIFFITHDENNIS pp. 21-31 passim; Vauban-plume 2007, pp. 125-137; CORVISIER-WARMOËS 2008, pp. 107-112 ; PROST 2008, pp. 31-35, 43-59 passim. 13 Sull’assedio di Luxembourg si veda BRUNS 2005 e JEANMOUGIN 2005, pp. 159-176, 197-200; sul significato attribuito da Vauban al possesso delle piazze renane PETER 2007, pp. 131-139. Sulle fortificazioni di Strasburgo e di Luxembourg: DOLLAR 1993; SKIBBE 1998 (con bibliografia pregressa); JEANMOUGIN 2005, pp. 201-211; BARDE 2006, pp. 85, 94-95; BOUCON 2007, pp. 88-101; Fortifications-Est 2007, pp. 114-120; PETER 2007, pp. 113-119. 14 PUJO 1991, pp. 51-54; BLANCHARD 1996, pp. 143-147; PETER 2007, p. 41. 15 PUJO 1991, pp. 112-113; BLANCHARD 1996, p. 239; PETER 2007, pp. 119-121. 16 MAROTTA 1990. 17 BARGHINI 1990, pp. 88-93. In particolare per i progetti vaubaniani si rinvia a S. Le Prestre de Vauban, Casal. Projet des Réfections plus necessaires aux fortifications de la Ville, Citadelle et Château de Casal. Situation de ces places en général et l’Etat où elles sont preséntement, 23 febbraio 1682 (SHD-Vincennes, Archives du Génie, Places Etrangères [art. 14], CASAL, n. 3), e a S. Le Prestre de Vauban, Mémoire Sur Cazal. La manière dont on peut jugér, qu’une armée se camperoit pour enformer le Siege, 30 settembre 1682 (SHD-Vincennes, Bibliothèque du Génie, Manuscrit [in Fol.] n. 33 a. doc. 2). Presso gli archivi di Torino esiste una copia della prima relazione citata in AS.TOCorte, Materie Militari, Intendenza Generale delle Fabbriche e Fortificazioni, Mazzo 2, Fascicolo 2 [Quaderni 1, 2]) 12

dall’ingegnere militare milanese Gaspare Beretta, che costituisce un agile, ma puntuale commento sullo stato della piazzaforte alla vigilia della demolizione18.

Fig. 19 Raffigurazione planimetrica delle sole fortificazioni della piazzaforte di Casale alla fine del XVII secolo, con gli interventi attuati in seguito alle progettazioni del marchese di Vauban (Cazal, s.l., 1695, in BNF, Département des Cartes et Plans, GE D 16797) 18

G. Beretta, Discorso sopra la città di Casale, suo Castello, é Cittadella per compim.to di quello feci solamente per di grosso sin il giorno 27 Genaro, s.l., maggio 1695, in AS.TOCorte, Materie Militari, Intendenza Generale delle Fabbriche e Fortificazioni, Mazzo 2, Fascicolo 2; una lettura più agevole della memoria è possibile grazie alla sua pubblicazione in SERRALUNGA-BARDAZZA 1985, pp. 163-165 (Doc. 38); su Gaspare Beretta si veda Ingegneri ducali 2007, p. 46. 13

Fig. 20 La piazzaforte di Casale alla fine del XVII secolo con le integrazioni complete alle fortificazioni, attuate in seguito alle progettazioni del marchese di Vauban (Plan de la Ville et Citadelle de Casal, in Cartes des environs de plusieurs places [entre les Alpes et la Méditerranée et sur les côtes de la Méditerranée et de la Manche], Paris, 1700, in BNF, Département des Cartes et Plans, GE DD 4586 [6, RES])

Per un’approfondita disamina delle fonti scritte ed iconografiche degli interventi vaubaniani si rimanda pertanto al testo del Barghini. Chiamando tuttavia in aiuto due carte che, fra le molte raffigu-

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ranti la piazza di Casale alla fine del XVII secolo, illustrano perfettamente e nel loro contesto territoriale gli interventi del celebre ingegnere, è possibile sintetizzare l’assetto delle opere francesi della fine del XVII secolo. La prima carta, Cazal (Fig. 19), è la raffigurazione puntuale dell’intero sistema difensivo della piazza, lo stato effettivo cioè delle fortificazioni di Casale nel 1695, completato dalla ben evidente distinzione fra le opere d’età moderna e le mura della città medievale, nonché di quelle inglobate dall’ampliamento dell’Ala Grande cinquecentesca in direzione della cittadella; la seconda carta, Plan de la Ville et Citadelle de Casal (Fig. 20), rappresenta la piazzaforte nel suo contesto naturalistico, con tutti i meandri del Po sul fronte settentrionale e le caratterizzazioni dell’abitato interno alla cinta muraria e degli edifici della cittadella. I lavori previsti durante il soggiorno casalese di Vauban proseguirono dal 1682 fino al 1695, secondo una precisa scansione cronologica di interventi per portare a compimento il progetto originale dell’ingegnere francese19. È noto dalla relazione del Beretta che il complesso intero dei «dehors» in terra, afferenti alla cinta urbana e alla cittadella fu progettato e realizzato dallo stesso ingegnere milanese entro il 166420. I Francesi intervennero immediatamente trasformando con paramenti in mat-

Fig. 21 Particolare del fronte meridionale da supra Fig. 19 (Cazal, s.l., 1695)

mattoni le fronti esterne delle mezzelune della cittadella e delle controguardie della cinta urbana, alzando i parapetti, ampliando i terrapieni e dotando la linea magistrale dei cammini coperti di gallerie di contromina; i fossati vennero approfonditi, le scarpe e le controscarpe foderate di mattoni, i cammini coperti e gli spalti furono tutti rifatti e ricoperti con nuove zolle erbose, i «gazons», eliminando quelle opere esterne più antiche considerate d’ostacolo. Tali interventi furono sicuramente ben percepibili sul fronte sud della piazzaforte, nel tratto fra il castello paleologo e la cittadella, lungo il quale si trovavano le controguardie 82, 83, 81 (Fig. 21), a potenziamento dell’antica cinta medievale, e un cammino coperto, ripristinato con le sue piazze d’armi, che si raccordava alla controguardia della torre sud del castello e si raddoppiava, per avvolgere la mezzaluna 28 (Fig. 21), in a19 20

Scansione cronologica illustrata in BARGHINI 1990, pp. 92-93. G. Beretta, Discorso sopra la città di Casale … cit., p. 1v. 15

vanti rispetto alla controguardia 83, elevata a difesa del rientrante della cinta antica; il fronte sud si raccordava infine alla cittadella presso la controguardia 78 (Fig. 21), che creava un giunto fra i fiancheggiamenti del bastione della Madonna (48, Fig. 21) e della mezzaluna 49 (Fig. 26) e permetteva il collegamento del cammino coperto del fronte urbano con quello della cittadella. Nel tratto di sud-ovest della cinta urbana si elevava l’antico castello dei marchesi Paleologi, a pianta quadrangolare con quattro torri cilindriche ai vertici e i lati lunghi a saliente21; l’opera, già dotata dai Gonzaga nella seconda metà del XVI secolo di due controguardie simmetriche sui salienti dei lati lunghi e di due mezzelune di fronte ai lati brevi, anch’esse ristrutturate dai Francesi, fu perfettamente avvolta da nuovi cammini coperti, a sud fino alla sponda di un’ansa del Po e tutt’intorno dalla parte dell’abitato cittadino, mentre a nord-ovest, sul prolungamento dell’asse capitale della rispettiva controguardia, il cammino coperto (79, Fig. 21) correva rettilineo lungo la sponda dell’ansa fino al raccordo con la cinta ovest d’epoca medievale. Sulla sponda sinistra dell’ansa furono infine

Fig. 22 Particolare del fronte settentrionale da supra Fig. 19 (Cazal, s.l., 1695)

realizzati, come difese avanzate, il trinceramento a cremagliera 86, la ridotta 85 e la mezzaluna 84 (Fig. 21).

Fig. 23 La «Tour à mâchicoulis», progettata nel 1682 per la difesa del ponte sul Po (da PEYROT 1969) 21

Il fronte settentrionale era costituito dalle opere alla moderna che chiudevano a nord-est l’Ala Grande, raccordate alla città sull’asse capitale della semi-mezzaluna 95 (Fig. 22), appartenente alle difese della cittadella; anche il fossato nord della cittadella continuava in quello della cinta urbana a partire dalla piazza d’armi 1 (Fig. 22) e si sviluppava intorno alla mezzaluna 3 (Fig. 22), anteposta alla porta urbica chiusa fra i due semibastioni 2 e 5 (Fig. 22). Allo sviluppo a cremagliera del tratto centrale del fronte nord fu anteposta un’altra mezzaluna (90, Fig. 22), che obliterava una più antica opera a corno, visibile per esempio nelle carte del-

Sul castello paleologo in sintesi ANGELINO-MOTTA 2009, corredato di bibliografia pregressa completa a cui si rinvia. 16

Fig. 24 Sezioni della cinta urbana raffiguranti gli ampliamenti di terrapieno e i rifacimenti dei paramenti esterni in muratura di mattoni (Profils du rampart necéssaire a éstablir entre le Bastion (44) de la ville et l’angle rantrant (38), Casale, 1692, in SHD-Vincennes, Bibliothéque du Genie, Manuscrit (in Fol.) n. 33a (doc.9/3); edito in MAROTTA 1990)

Fig. 25 Pianta della cittadella con bastioni e mezzelune dotate di «retranchement», ben visibile nel particolare a sinistra della mezzaluna; la sezione illustra il sistema di difesa sotterranea del cammino coperto del fossato magistrale e in particolare la contromina della mezzaluna lungo il suo asse capitale, con ingresso dalla controscarpa del fossato (Plan de la citadelle de Casal avec les contremines, s.l., 1690, in SHD-Vincennes, Archives du Genie, Places étrangéres [art.14], Casal, tablette 45, n. 7/b; edito in MAROTTA 1990)

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l’assedio del 1628 (Figg. 7, 8); il tratto di nord-ovest corrispondeva ancora alla cinta medievale, fino al congiungimento con il castello paleologo, mentre il fossato ripristinato, con il suo spalto raggiungeva il complesso della porta di Po (19, Fig. 22). Nel suo progetto Vauban aveva affrontato anche la ricerca di soluzioni per la valorizzazione pratica dell’efficacia strategica della piazzaforte, in primis il controllo dell’attraversamento del Po; fu così programmata e avviata la realizzazione di un ponte di barche per il passaggio del fiume (31, Fig. 22) e la sostituzione di una ridotta a quadrilatero bastionato sulla sponda sinistra, documentata nelle carte dell’assedio del 1630 (Figg. 9, 10), con una nuova testa di ponte corrispondente ad una «Tour à mâchicoulis», ovvero un’opera a due piani con caditoie, molto diffusa nei progetti e realizzazioni vaubaniani per la difesa minore di siti angusti o d’altura (Fig. 23)22.

Fig. 26 Particolare della cittadella da supra Fig. 19 (Cazal, s.l., 1695)

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Sul ponte e sulla ridotta si dilunga BARGHINI 1990, p. 92 e dà notizia del progetto di un’opera a corno del 1691, in sostituzione alla torre, visibile sulla carta della Fig. 20. In merito alle «Tour à mâchicoulis» si veda CORVISIER-WARMOËS 2008, pp. 117-123, con bibliografia pregressa. 18

Il cuore dei progetti casalesi del 1682, elaborati dal marchese di Vauban, era certamente la cittadella esagonale, l’opera elevata fra il 1591 e il 1612, che rendeva l’intera piazza un irrinunciabile caposaldo strategico per la Francia in Italia settentrionale. Anche in questo caso l’approfondimento del fossato e il rifacimento completo dei cammini coperti e degli spalti segnò l’eliminazione di alcune opere esterne in terra più antiche a sud-ovest e ad ovest; la linea magistrale del cammino coperto fu inoltre dotata di un sistema di contromine. A tutti i bastioni non furono soltanto rialzati i parapetti, ma anche venne realizzato il ridotto interno, il cosiddetto «retranchement», tipico dell’arte vaubaniana23, che raddoppiava i diaframmi difensivi della piazza d’armi del bastione lungo le facce e i fianchi rialzati e talvolta, come nella Fig. 27, chiudeva l’intera opera alla gola con una figura a rientrante rettilineo. Lo stesso genere di integrazione fu attuato a tutte le mezzelune della cittadella e della cinta urbana e nel fossato antistante la cortina mediana fra due bastioni e alla gola della mezzaluna furono elevate le tenaglie, altre opere caratteristiche della fortificazione di Vauban e del cosiddeto primo sistema24 (Fig. 28); in quest’occasione le tenaglie di Casale ripropongono il modello della cosiddetta «tenaille bastionné», con rientrante rettilineo fiancheggiato da due figure di semibastione (93, Fig. 26), le cui facce si allineano a quelle dei bastioni vicini. È da notare inoltre che Vauban volle mantenere il perimetro arrotondato degli orecchioni dei bastioni, definito così fin dall’edificazione della cittadella, essendo una forma da lui stesso apprezzata e spesso usaFig. 27 Bastione di San Giorgio con il «reta. Infine vennero anche riqualificati o edificati ex notranchement» saliente più interno, quello rivo gli edifici interni della cittadella, che contavano, olentrante alla gola e i rami da mina (Plan des Mines du Bastion marqué 52 au Plan, Casatre alle caserme e ai grandi magazzini dei viveri e le, 8 maggio 1683, in SHD-Vincennes, Bidell’artiglieria, una polveriera, elevata presso la gola bliothéque du Genie, Manuscrit [in Fol.] n. del bastione Gonzaga (57, Fig. 26), il più interno verso 33a; edito in MAROTTA 1992) la città, gli edifici per la panificazione e la macelleria, un quartiere del governatore, quelli degli ufficiali, un ospedale e una chiesa castrense. La fine di una grande piazzaforte Furono questi dunque gli anni di maggior espansione della piazzaforte di Casale, che videro il suo ingresso nei programmi di controllo strategico da parte della Francia di quella linea ideale che correva dalla riviera ligure genovese fino all’alto corso del Reno e distingueva la sfera d’egemonia di-

23

L’ingegnere per esempio fa menzione del «retranchement» interno al bastione e alla mezzaluna nel Traité de la défense des places, illustrandone i caratteri formali e l’utilità d’impiego (DE VAUBAN 1706, pp. 1344-1347). Nel Projet des Réfections del febbraio 1682 Vauban inserì un capitolo specifico sul tema, il Discours sur les retranchements, studiato in BARGHINI 1990, p. 91, a cui si rimanda. 24 L’illustrazione dei tre sistemi difensivi elaborati dal marchese di Vauban è un tema topico della ricca bibliografia in materia, nonché la discussione sull’autenticità di una formulazione personale da parte dell’ingegnere di queste suddivisioni accademiche o piuttosto sulla variazione nel tempo e nei luoghi di tre diverse soluzioni planimetriche, che appaiono talvolta contestuali; esulando l’argomento dal contenuto del presente studio si rinvia semplicemente a DELAIR 1882, pp. 94-101, dove si trova l’illustrazione precisa del cosiddetto primo sistema, al quale fanno seguito quelle degli altri due, e viene presentata la posizione e la figura della tenaglia. 19

Fig. 28 Il cosiddetto primo sistema di Vauban (da DELAIR 1882)

retta del Regno di Francia sull’Europa occidentale da quella orientale dei domini imperiali ed ereditari delle case d’Asburgo d’Austria e di Spagna. La piazzaforte di Casale e la sua cittadella vissero dunque gli anni della Guerra della Lega d’Augusta (1688-1696) al centro dell’attenzione di Francia e Spagna, rivali anche su questo quadrante padano dello scacchiere strategico europeo.

Fig. 29 La resa di Casale nel 1695 (Vue de Casal pris par les alliés le 11 juillet 1695, da DUMONT-ROUSSET 1729; edita in PEYROT 1969)

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Il principale obiettivo degli Spagnoli fu la neutralizzazione di Casale e della sua guarnigione francese, per evitare incursioni nel «Milanesado» e dal 1690 negli Stati del duca di Savoia, da quell’anno alleato della Spagna e della coalizione antifrancese. Il capitano generale dell’esercito di Lombardia don Antonio López de Ayala y Velasco conte di Fuensalida non riuscì a mettere sotto assedio la piazza già nel 1689, ma nel 1691 Diego Felipe de Guzmán marchese di Leganés, dopo aver sostituito il Fuensalida, riuscì a bloccare Casale e ogni tentativo francese contro lo Stato di

Milano. Il blocco della piazza si fece più stretto nel 1693, per quanto l’imperatore Leopoldo I si opponesse ad una sua conquista diretta da parte degli Spagnoli, che ne desideravano ormai la completa demolizione; così come Vittorio Amedeo II, che contribuì con il marchese di Leganés a chiuderesempre di più il blocco nel 1694. L’anno successivo i coalizzati riuscirono ad ottenere la capitolazione di Casale, che si arrese l’11 luglio 1695, in seguito all’ultimo grande assedio intrapreso ad opera di un corpo combinato ispano-austro-sabaudo a partire dal 25 giugno25.

Fig. 30 Planimetria delle demolizioni della cittadella di Casale nel 1695 (Plan du razement de la Citadelle de casal leué exactement sur le lieu du 24e 9bre 1695, Casale, 24 novembre 1695, BRT, Stampe, 0.VI. [92]; edita in MAROTTA 1990)

L’appena nominato 1695 fu l’anno fatale per la piazzaforte di Casale. Il duca Vittorio Amedeo II, non sentendo ragioni contrarie, in particolare quelle manifestate dagli Imperiali e dal principe Eugenio, che miravano ad acquisire la città e goderne i vantaggi logistici e strategici fino ad allora sfruttati dai Francesi, forte del sostegno della Spagna pretese l’avvio dei lavori di demolizione delle 25

MAFFI 2010, pp. 34-44 passim. 21

nuove fortificazioni immediatamente dopo la firma della capitolazione della piazza. Il comandante della guarnigione francese, Pierre de Perrien marchese di Crenan26, si impegnò a demolire a spese del suo sovrano la cittadella di Casale e tutte le opere difensive nuove, o i ripristini delle più antiche, risalenti al periodo successivo il 1682, riducendo la difesa della piazza alla sola «muraille telle qu’elle est qui en fera la closture»27, in buona sostanza al concentrico medievale privo di opere sporgenti ed esterne. Entro il 18 settembre 1695 i Francesi evacuavano Casale, dopo aver praticamente eseguito la totalità dei lavori di demolizione; è opportuno considerare che, se Vittorio Amedeo II aveva ottenuto un importante risultato liberando il confine orientale dei suoi stati da una minaccia incombente e costante, fosse essa attuata da una guarnigione francese o spagnola occupante la cittadella di Casale, non bisogna pensare che la demolizione ad opera del marchese di Crenan sia stata compiuta così a cuor leggero, ma secondo una caratteristica possibile opzione perseguita da Luigi XIV, conformemente all’autorevole opinione del Vauban, secondo la quale era talvolta preferibile rinunciare ad una piazzaforte, anche di prim’ordine, purché fosse demolita e non potesse più in ogni caso rappresentare una minaccia o un danno strategico quando fosse sfuggita alle armi di Francia e passata al nemico28. In merito a Casale il marchese di Vauban si espresse proprio in tali termini fin dal 1694, pur avendo seguito anche dalla Francia, per corrispondenza l’avanzamento dei lavori fra gli anni ‘80 e ’90; ma vale la pena di lasciare la parola allo stesso ingegnere, riportando il breve passo dalla memoria appunto intitolata Places dont le Roi pourrait se defaire: Cette place a coûté un million d’achat au roi. Une grosse pension a M. de Mantoue, plus de 600000 écus pour mettre sa fortification en l’état qu’elle est, et lui coûte de l’heure qu’il est plus d’un million par an, tant pour l’entretien de sa garnison que des magasins, hôpitaux, états-majors et artillerie. Elle a tiré plus de six millions hors du royaume, à pure perte, qui n’y rentreront jamais. Depuis qu’elle est à nous, beaucoup d’hommes y ont été perdus par mort ou désertion; et si, pour tout cela, on ne saurait dire à quoi elle a pu nous être bonne, ni à quoi elle le peut être, vu la disposition de nos affaires présentes, qui sont telles qu’il serait à souhaiter que les hommes et les munitions que nous y avons en fussent retirés et la place en l’état qu’elle était il y a vingt ans. L’abandonnant en faveur d’un traité de paix, il faudrait au moins démolir ce que nous y avons fait et la remettre à M. de Mantoue à condition de rembourser le prix de son achat29

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Proveniente da una nobile famiglia bretone, i Perrien de Crenan, il personaggio fu colonnello del reggimento de la Reine nel 1676, alla testa del quale prese parte ai combattimenti davanti a Mons nel 1678; divenne brigadiere di fanteria nel 1683 e prese il comando della piazza di Casale nel 1687 dopo il Catinat. Fu nominato maresciallo di campo nel 1688 e luogotenente generale nel 1693. Dopo gli eventi del 1695 in Italia fu inviato nel 1697 a Condé, dove rivestì la carica di governatore della piazza. Tornò in Italia all’inizio della Guerra di Successione Spagnola e venne ferito gravemente da un colpo di moschetto alla spalla nella giornata di Cremona, l’1 febbraio 1702; fatto prigioniero dagli Imperiali in quell’occasione morì in conseguenza alle ferite il 9 febbraio, senza essersi mai sposato (Histoire genealogique, 1733, p. 586). 27 Dall’Articolo 1° del documento di capitolazione (GIORCELLI 1905, p. 56; BARGHINI 1990, p. 94; testo in francese in SERRALUNGA BARDAZZA 1985, p. 231). 28 Si veda sul tema WARMOES 2007, pp. 193-194. Un esempio tipico è costituito dalle parole dedicate a Pinerolo dallo stesso Vauban nella memoria del 1694 sulle Places dont le Roi pourrait se défaire, in cui si espresse per la demolizione della piazza e di tutte le opere della valle del Chisone a fronte del rischio della loro cessione al duca di Savoia (DE VAUBAN 1694, pp. 466-468) e nella Dissertation sur le projets de la campagne prochaine en Piemont, tutta dedicata alla dimostrazione che «Pignerol, par rapport à la France, est ce corps étranger, à charge à l’Etat, inutile quant à present, et dangereux pour l’avenir, dont le rasement est nécessaire eu égard à l’état présent de nos affaires» (DE VAUBAN 1696, p. 404). 29 DE VAUBAN 1694, pp. 465-466. 22

CAPITOLO 2

La fortificazione di Casale Monferrato e la successione di Spagna

Nel capitolo precedente s’è riferito in apertura quanto la piazzaforte di Casale, dopo le demolizioni del 1695, avesse mutato aspetto, privata della cittadella e dei «dehors» vaubaniani circostanti l’intero sviluppo magistrale delle fortificazioni. Soprattutto è logico immaginare uno scenario in cui le vestigia della cittadella, rasata in superficie dalle mine, ma non eversa dalle fondamenta, occupassero un’estesa area a sud-est dell’abitato, lasciando un inevitabile iato nel circuito fortificato e un terreno agevole per eventuali assalitori, che potevano attestarsi al riparo fra le macerie e le rovine ancora in parte elevate1, come bene illustra la Fig. 30 del Capitolo 1. La questione del riarmo e della «fermeture» All’inizio del 1696 la piazzaforte di Casale, tornata formalmente in possesso del duca di Mantova durante le trattative di pace a Rijswick, si ritrovava praticamente disarmata, nonostante il fatto che la sua posizione strategica continuasse ad essere invariata in vista di futuri sviluppi della politica di confronto fra le grandi potenze europee sul teatro dell’Italia padana. Tant’è che già nello stesso anno il maresciallo di Francia Nicolas de Catinat, responsabile delle forze di Luigi XIV nel settore italiano, si preoccupò di far porre rimedio al grande vuoto causato lungo la linea magistrale del recinto fortificato urbano dall’abbattimento dei bastioni della cittadella, di Gonzaga-Nevers e della Madonna, e della mezzaluna mediana, rivolti verso l’abitato. Testimoniano questa prima fase di progettazione per la ricostruzione del fronte sud-orientale delle mura urbane, la cosiddetta «fermeture», i lavori dell’ingegnere militare francese Nicolas Esprit, responsabile delle fortificazioni della piazza di Casale durante il periodo di governatorato del marchese di Crenan e caduto nel 1697 all’assedio di Barcellona. L’ingegnere si rifece agli studi del Vauban, facendo realizzare una ridotta dove sorgeva poco tempo prima il bastione della Madonna e chiudendo la linea magistrale lungo quella di controscarpa del fossato della cittadella dalla parte del fronte urbano2. La documentazione principale relativa ai progetti e ai lavori del 1696 è conservata presso gli archivi militari francesi di Vincennes e corrispondono ad una memoria autografa dell’Es1

A proposito della demolizione della cittadella va segnalato a margine un fatto non essenziale per l’argomento specifico del presente volume, ma di notevole interesse generale. Presso l’Archivio Storico del Comune di Forno Canavese (ASFC, prov. di Torino) esiste una Delibera per la scelta dei ‘guastatori’ da mandare alla ‘demolizione’ della città di Casale (ASFC, Ordinati dal 1695 al 1719, serie I, cat. 1, classe 5, fasc. 4), datata 10 ottobre 1695, che testimonia un reclutamento di personale civile nelle terre del duca di Savoia, certamente esteso a molteplici comunità simili, essendo Forno un villaggio dell’alto Canavese fuori dalle principali direttrici di comunicazione, ma con una popolazione di montagna avvezza ai lavori pesanti e ad un’attività rurale faticosa, per intervenire a Casale il più efficacemente possibile nei siti della cittadella e delle opere esterne abbattute dai soldati del marchese di Crenan, ma non evidentemente rase al suolo quanto ai rampari e ai corpi di fabbrica in terra. È probabile che Vittorio Amedeo II abbia operato in modo che nell’autunno e inverno del 1695 i suoi paesani completassero le rasature, finché rimanevano di presidio a Casale delle forze piemontesi o spagnole e prima della stesura dei trattati di pace, che avrebbero dato una destinazione finale alla proprietà della piazzaforte. Tali considerazioni, allo stato attuale della ricerca, sebbene siano credibili e suggestive, richiedono altre verifiche e approfondimenti per assumere una validità storica; per ora restano uno spunto di ricerca e l’occasione per ringraziare da parte di chi scrive la collega prof.ssa Alfreda Da Roit, che ha fornito le notizie e la documentazione proveniente dall’Archivio Comunale di Forno. 2 Su questa fase allo scorcio del XVII secolo e sulle sue riflessioni riguardanti il riarmo della piazza di Casale si veda innanzitutto BARGHINI 1990, p. 94. Riguardo all’Esprit, appartenente ad una famiglia parigina che contava un con-

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Fig. 1 Il fronte urbano e l’esplanade della cittadella di Casale nel 1692 con i bastioni di Gonzaga e della Madonna e la mezzaluna della porta reale (Plan d’une partie de la Citadelle pour faire voire les maisons a rasér, s.l. [Casale], 28 settembre 1692, in SHD-Vincennes, Archives du Génie, Places Étrangeres [art. 14], Casal, tablette 45, n. 8; edito in MAROTTA 1990)

prit, datata al 10 settembre 1696, Ouvrages qu’il convient de faire pour la fermeture de la ville de Cazal du côté de la Citadelle de meme qu’au Château et au reduit de l’autre côté du Pô conformement aux ordres de monseigneur le mareschal de Catinat, corredata di tre disegni3, una carta sempre dell’Esprit del 12 settembre 1696, Front de la Citadelle de Casal du côté de la ville4, quattro sezioni dello stesso ingegnere disegnate il 13 settembre 1696, Profils des ouvrages a faire pour la fermeture de la ville de Cazal du costé de la Citadelle5, e un ultimo Plan de Cazal avec un projet pour achever la fermeture de la Ville6 (Fig. 2). Quest’ultima carta, che ancora raffigura le opere dell’assedio alleato del 1695 e la distinzione fra le fortificazioni demolite e quelle conservate, propone, tramite l’uso di un «papillon» mobile applicato all’interno del perimetro delle mura, l’obliterazione dell’intero fronte urbano della cittadella demolita e l’occupazione di circa metà dell’area del suo corpo di piazza con un fronte bastionato semicircolare, completo di mezzelune e cammino cosigliere segretario del re e dei commissari di guerra, mancano dettagliate notizie biografiche, anche in merito al nome di battesimo (Nicolas ?); l’ufficiale divenne probabilmente ingegnere ordinario intorno al 1680 e fu mandato in servizio a Condé. Dopo la presenza a Casale nel 1696 divenne «ingénieur en chef» e fu incaricato della direzione dei lavori presso diverse piazzeforti bretoni, Brest, Concarneau, Port-Louis, Lorient, Belle-Isle, le isole di Houat e Hèdic, a Nantes e alle isole di Indrette e du Pilier. L’anno successivo fu impiegato nella campagna di Catalogna e morì in servizio all’assedio di Barcellona (BLANCHARD 1981, p. 267). 3 SHD-Vincennes, Bibliothéque du Génie, Manuscrit (in Fol.) n. 33 a, doc. 15. 4 SHD-Vincennes, Bibliothéque du Génie, Manuscrit (in Fol.) n. 33 a, doc. 15. 5 SHD-Vincennes, Bibliothéque du Génie, Manuscrit (in Fol.) n. 33 a, doc. 15. 6 SHD-Vincennes, Archives du Génie, Histoire militaire (art. 15), Sièges de places étrangères (sec. 3), Casal, tablette n. 138, n. 5

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Fig. 2 N. Esprit, Plan de Cazal avec un projet pour achever la fermeture de la Ville, s.l. (Casale), 1695 (SHDVincennes, Archives du Génie, Histoite militaire[art. 15], Sièges de places étrangères [sec. 3], Casal, tablette 1328, n. 5; edito in MAROTTA 1990)

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perto, costituito da cinque bastioni pentagonali a partire da quello a sud della porta dell’Ala Grande fino al raccordo con la cinta urbana di sud-ovest prossimo all’origine del grande rientrante delle mura medievali di quel settore. Il ritorno dei Francesi e l’attività di Lozières d’Astier All’inizio della Guerra di Successione Spagnola fu incaricato della direzione delle fortificazioni di Casale Monferrato il brigadiere ingegnere Paul François d’Astier signore di Lozières d’Astier7, già impegnato nei lavori della piazza fin dal 1691 e collaboratore dell’Esprit; l’ufficiale si preoccupò inizialmente di seguire la prosecuzione dei lavori intrapresi sullo scorcio del secolo precedente, ma la svolta del 1703 e il passaggio del duca di Savoia nel campo imperiale, se confermò una volta di più l’importanza strategica della piazzaforte casalese lungo il corso del Po, d’altro canto rendeva quanto mai attuali e impellenti le esigenze di completare la «fermeture» e mettere in stato di difesa la cinta urbana e il vecchio castello.

Fig. 3 Reparto di cavalleria francese in manovra (da BARROS-SALAT-SARMANT 2006)

§ Il Deuis des Ouurages di Lozières d’Astier Riguardo agl’interventi diretti dal Lozières d’Astier esiste una serie di disegni presso gli archivi di Vincennes8, che analizzeremo in seconda istanza, mentre alla sezione di corte dell’Archivio di Stato di Torino è conservata la copia di un altro importante documento, presente comunque nelle stesse raccolte di Vincennes, che dà voce ai disegni suddetti, ovvero il Deuis des Ouurages firmato dallo 7

Paul François d’Astier apparteneva ad un’antica famiglia del Comtat Venaissin, i cui membri fin dal XVI secolo rivestirono per la maggior parte ruoli vari nell’Armée Royale. Il personaggio divenne ingegnere ordinario a sedici anni nel 1679 e fu subito mandato a Casale; nel 1691 oltre che a Casale lavorò a Tolone in collaborazione ad altri ingegneri ed architetti. D’Astier fu nominato «ingénieur en chef» nel 1698 ad Antibes e all’isola di Santa Margherrita. Allo scoppio della Guerra di Successione Spagnola fu nell’Armèe d’Italie fra il 1702 e il 1706, operando a Casale fino al 1704 e prendendo parte nel 1705 all’assedio di Nizza e nel 1706 a quello di Torino; nel 1708 fu inviato a Tolone, nel 1714 ebbe il comando degli ingegneri all’assedio di Barcellona, rimpiazzando il Dupuy-Vauban, nipote del defunto Vauban, e con lo stesso incarico prese parte alla spedizione di Maiorca nel 1715. Già prima del 1714 fu nominato cavaliere di San Luigi e, rivestendo il grado di capitano riformato, divenne direttore delle fortificazioni dell’Alta Provenza con residenza ad Embrun. Il primo febbraio 1719 d’Astier fu nominato brigadiere di fanteria e prese parte alla campagna di Spagna. Nel 1729 l’ingegnere fu trasferito alla direzione delle fortificazioni della Bassa Provenza, ma morì nel 1730 all’età di sessantasette anni senza mai essersi sposato (BLANCHARD 1981, pp. 21-22). 8 Infra p. 34 nota 26.

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stesso ingegnere il 29 maggio 1704; in esso sono trascritte con precisione le istruzioni per procedere nella realizzazione delle strutture della «fermeture»9. L’ingegnere distingue in paragrafi successivi i generi d’opera da realizzare e i materiali con le titolature Terre, Fassines, Gazonnage, Maçonnerie, Pierre de Taille, Fer, Charpente, Palissades, ma sia in apertura sia in chiusura dello scritto egli si preoccupa di mettere bene in evidenza i vincoli da rispettare da parte degli impresari, i quali dovranno attenersi strettamente alle planimetrie e sezioni prodotte dal Vauban, previe eccezioni autorizzate direttamente dall’«ingénieur en chef», cioè dal Lozières stesso, a pena del pagamento personale delle eccedenze di spesa10. Gli impresari inoltre sono tenuti a fornire la totalità della strumentazione necessaria per l’attività di cantiere, dal legname per i ponteggi ai mezzi di trasporto, vetture, carri e battelli, nonché i materiali da costruzione, e devono accollarsi l’ammontare delle spese per il trasporto. Gli impresari hanno d’altro canto il compito di organizzare l’attività di tutti i loro operai e impiegati, e quindi di fornire un’adeguata manodopera per il cantiere, ovviamente a loro spese, e devono infine sottoscrivere la garanzia di un anno dalla fine dei lavori per le opere realizzate, «suivant l’usage accoutumé dans les Travaux du Roy». L’ingegnere in chiusura precisa che gli impresari saranno pagati progressivamente ad avanzamento dei lavori11.

Fig. 4 Disegno che illustra un gruppo di ingegneri militari francesi in cantiere, concentrati sull’esame di un «plan» (da DE BELIDOR 1739)

Per quanto concerne le opere di terra, il Lozières indica che, dopo il tracciamento sul terreno a sua stessa cura delle definizioni perimetrali delle opere e dei loro allineamenti, le maestranze devono iniziare a cavare il terreno per l’intera ampiezza dell’erigendo muro di fortificazione e dei suoi contrafforti, accumulando la terra all’interno della linea magistrale per costituire il corpo di fabbrica del 9

P. F. d’Astier, Deuis des Ouurages de terre Gazon et Maçonnerie que le Roy veut et ordonne estre faits pour la fermeture de Casal du costé de la Citadelle entre le bouts des deux lignes de communications, marquées sur le plan de Monseigneur le Marescal de Vauban A:C avec le chemin couvert vis-à-vis pendant la presente année, Casale, 29 maggio 1704 (SHD-Vincennes, Bibliothéque du Génie, Manuscrit [in Fol.] n. 33 a, doc. 18; ASTOCorte, Materie Militari, Intendenza Generale delle Fabbriche e Fortificazioni, Mazzo 2, Fascicolo 3). 10 P. F. d’Astier, Deuis des Ouurages … cit., p. 1r. Si segnala preliminarmente che il documento utilizzato per il presente studio è quello dell’Archivio di Stato di Torino e conseguentemente è riferita a tale copia la numerazione delle pagine. Si veda il testo integrale infra Appendice 1, pp. 61-64. 11 P. F. d’Astier, Deuis des Ouurages … cit., pp. 6v-7r.

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ramparo; in merito a questo l’ingegnere spiega che la sua elevazione deve procedere per strati, fino all’altezza del cordone, alternando a quelli di terra, inclinati alla gola dell’opera di cinque o sei piedi su una larghezza di dodici, quelli di fascinoni, lunghi dieci o dodici piedi e allineati al muro nel senso della lunghezza. Oltre la linea del cordone, ovvero all’estremità superiore della scarpatura del muro, il Lozières prevede un parapetto realizzato soltanto in terra, ma confezionato con materiale più grasso, setacciato e ripulito da scaglie lapidee e ciottoli di grande pezzatura12.

Fig. 5 Tavola multipartita di Claude Masse, corredante la sua Mémoire ou traité de fortification, conservata alla Bibliothéque du Génie degli archivi di Vincennes; l’illustrazione raffigura a sinistra le fasi costruttive di una fortificazione permanente dallo scavo dei fossati, all’elevazione dei rampari e delle foderature, alla definizione degli spalti; a destra con le tipologie di varie forme di forni da calce e da mattoni sono rappresentate in basso le attività dell’arte della «maçonnerie» in laterizio e in pietra (da Vauban bâtisseur 2007)

Riguardo alle opere da muro il Lozières invita a recuperare il materiale dalle demolizioni della cittadella, antistanti il nuovo cantiere della «fermeture». È interessante notare l’accuratezza delle prescrizioni per la manipolazione di tale materiale, la cui pezzatura non deve superare volumi di muratura trasportabili da quattro persone; ogni «demolition» va allettata su assise regolarizzate in piano e preventivamente la si deve bagnare per bene su ogni lato e assestare a mano o a forza di martellate; la malta, che l’ingegnere dice di comporre con due parti di buona sabbia del Po e una di calce, è il tradizionale «mortier», ma se ne può impiegare un altro tipo, composto con tre parti di calce, quattro di sabbia e una di ghiaia, il cosiddetto «giron»13; qualunque legante venga impiegato, deve risultare un impasto omogeneo in modo che «tout soit confondu dans la masse et parfaitement incorporé», ma a seconda della scelta varia la quantità di malta messa in opera, infatti basta lo spessore di 12 13

P. F. d’Astier, Deuis des Ouurages … cit., p. 1v-2r. P. F. d’Astier, Deuis des Ouurages … cit., p. 3v.

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un pollice di «mortier» fra un frammento di «demolition» e l’altro, ne servono invece ben quattro o cinque, se si impiega il «giron»14. Per la facciavista dell’opera è invece prevista la muratura in mattoni cotti da dodici pollici di lunghezza, sei di larghezza, due di spessore oppure da dieci, cinque e due. Ogni mattone va bagnato nel «mortier» e collocato in opera in modo da creare delle assise regolari, separate da giunti ben stilati; i filari devono essere costituiti alternativamente da mattoni disposti di testa e di taglio, ovvero […] en boutisses [di testa, n.d.a.] et paneresses [di taglio, n.d.a.] seauoir trois rangs de l’une et 3 rangs de l’autre faisants joints sur solide et pour faire bonne liaisons le derriere de paneresses sera garny auec des petittes demolitions baignants dans le mortier ou Giron15

Fig. 6 Tavola raffigurante l’elevazione della struttura muraria di un fronte bastionato antistante i rampari in terra accumulati alle sue spalle; il disegno e l’assonometria in basso del tratto del muro scarpato di fortificazione mettono bene in evidenza l’aspetto e la forma dei contrafforti solidali al paramento e immersi all’interno del ramparo in terra (da DE BELIDOR 1739)

Il Lozières dice poi che i contrafforti, ovvero i muri disposti parallelamente uno all’altro e agganciati ortogolamente alla facciavista interna del muro magistrale di fortificazione, per connettere coerentemente quest’ultimo al ramparo, vanno realizzati sempre con i frammenti delle demolizioni della cittadella, trovandone di provenienti dai paramenti per le facce esterne e di ordinari per il corpo di fabbrica interno, dove è prescritto l’utilizzo del «giron» come legante16. 14

P. F. d’Astier, Deuis des Ouurages … cit., pp. 3v-4r. In merito alle misure antiche del Regno di Francia è noto che la tesa, ovvero la «toise», era una misura lineare equivalente a 6 «pieds-du-roi». 1 «pied-du-roi» corrisponde a cm 32,484 ed era l’unità base delle misure di lunghezza della Francia prerivoluzionaria; la tesa è quindi pari a m 1,949, circa 2 metri. Infine una misura lineare d’uso frequente in architettura militare, arte ossidionale e tecnologia oplologica era il pollice, o «pouce», equivalente a cm 2,707. Per le corrispondenze con il sistema metrico decimale e le informazioni sulle misure di lunghezza in Francia durante l’Ancien Régime vedere PUJO 1991, p. 11 e VIROL 2003, p. 409, nonché la pagina internet: http://fr.wikipedia.org/wiki/Toise. 15 P. F. d’Astier, Deuis des Ouurages … cit., p. 4r. 16 P. F. d’Astier, Deuis des Ouurages … cit., pp. 4r-4v.

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Nel Deuis des Ouurages sono previste anche delle opere in pietra, che il Lozières si raccomanda sia «de la meilleure qui se pourra trouuer dans le païs»17; di materiale lapideo devono essere costituiti il cordone, al raccordo fra la scarpa e il parapetto del muro di fortificazione, tutti gli angoli salienti, ottusi e acuti, a partire fin dall’appoggio dell’elevato del muro sulla platea di fondazione, e, riproducendo la stessa inclinazione della scarpa, i blocchi degli angoli devono seguire l’alternanza della posa in opera di testa e in orizzontale: Chacun angle de pierre de taille sera de cinq pieds de long reduit sur chacune des faces, flancs gorges et autres ouvrages posés par lits de boutisses et paneresses en bonne liaison et bain de mortier reglant leurs allignem.ts et talus en sorte qu’ils fassent aucune difformité18

Riguardo alle opere da muro va infine notato che il Lozières non tocca specificamente il tema delle fondazioni della fortificazione, per quanto sia implicito nelle istruzioni iniziali sulla «maçonnerie» che l’impiego dei grandi frammenti di demolizione, provenienti dal sito della cittadella, sia destinato all’elevazione del corpo di fabbrica nella sua totalità e quindi anche alle fondazioni. È tuttavia nel paragrafo relativo al legname, la «charpente», che compare la considerazione sull’eventualità di dover palificare il piano d’appoggio della fondazione, «s’il faloit piloter», a causa dell’instabilità del terreno o di vene d’acqua, trovandosi Casale in prossimità del Po; in tale situazione il Lozièrs prescrive che i tronchi d’albero destinati alla palificata debbano essere interi, diritti a sezione circolare, «ronds», e non privati della corteccia19.

Fig. 7 Particolare dalla tavola di Claude Masse con la rappresentazione del «glacis», oltre il cammino coperto del fossato, e la picchettatura per la formazione del «gazonnage» (supra Fig. 5, da Vauban bâtisseur 2007) 17

P. F. d’Astier, Deuis des Ouurages … cit., p. 5r. P. F. d’Astier, Deuis des Ouurages … cit., p. 5v. 19 P. F. d’Astier, Deuis des Ouurages … cit., p. 6r. 18

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Passando alle opere esterne, nel Deuis des Ouurages non compaiono notazioni sui veri e proprii «dehors», ossia mezzelune, controguardie, opere a corno o a corona, ma sono piuttosto accennate informazioni sul fossato, cammino coperto e spalto. Il Lozières, nel paragrafo dedicato alla «maçonnerie» dice che […] le fossé et chemin couvert soit en maconnerie ou gazon sera fait et formé ainsi qu’il est marqué sur le dessein de M.gr le mar.al de Vauban […],

mentre si rimandano le istruzioni per i Fig. 8 Immagine di un moderno «gazon», prodotto per il giar«dehors» eventuali ad una futura istrudinaggio e ancora da decorticare dal terreno di coltivazione, ma esemplificativo di quelli antichi zione, «soit qu’on fasse les Demilunes ou ouvrage a corne proposé»20. In vista dei rivestimenti del fossato e del cammino coperto, e di una scelta costruttiva più rapida e meno costosa di eventuali «dehors», il Lozières nel Deuis in esame inserisce il paragrafo sul «gazonna-

Figg. 9 e 10 Il «gazonnage» a copertura del fossato delle fortificazioni di Lille in Fiandra (a sinistra) e di Wesel sul Reno (a destra)

Fig. 11 Fortificazioni di Lille, dove si coglie il «gazonnage» sui parapetti in terra al di sopra del cordone 20

P. F. d’Astier, Deuis des Ouurages … cit., p. 4v. Si veda per il progetto dell’opera a corno della «fermeture» infra p. 39 e Fig. 17.

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ge», ovvero l’opera in zolle erbose di terra e fascinoni21. I «gazons», propriamente i quadrilateri di zolla erbosa, chiamati «teppe» in Piemonte, devono essere tratti secondo l’istruzione dell’ingegnere dalle praterie migliori circostanti la piazza ed essere lunghi tredici o quattordici pollici, larghi sei e spessi cinque. La procedura di costruzione a «gazonnage» è rievocata dal Lozières nel suo Deuis, per vincolare gli impresari ad un intervento corretto, e si dice pertanto che devono essere sovrapposti successivi strati di terra e di zolle, «on fera autant de Lits de terre que de Gazon», ben battuti, disponendo i «gazons» in ranghi paralleli e sfalsati, in modo che i giunti di una fila corrispondano alle superfici della seguente, sottoposta lungo il bordo superiore alla prima nel senso della pendenza di cinque o sei pollici; pendenza che deve assumere l’intero corpo di fabbrica dalla parte esterna. Ogni tre assise di «gazons» si deve allettare uno strato di soli salsiccioni «de bois de bouture», cioè delle fascine di legno da talea, che il Lozières nel paragrafo intitolato specificamente Fassines prescrive di una lunghezza fra i ventiquattro e i venticinque pollici, serrate da tre legami, uno al centro e due simmetrici presso le estremità22. Lo strato superiore del «gazonnage» va realizzato con un’ultima assise di «gazons» ad erba in vista e l’intera opera deve essere sagomata con le pale, seguendo i perimetri e i profili disposti dalla progettazione. Secondo l’istruzione tradizionale di fortificazione permanente è prevista nel Deuis la formazione delle palizzate, composte da elementi in legno di quercia lunghi ciascuno nove piedi, appuntiti di un piede alle estremità, con sezione di quattro pollici quadrati, o di sei pollici lineari per faccia in caso di sezione triangolare23. Nulla dice il Lozières riguardo alla disposizione delle «palissades», che tuttavia è ipotizzabile fosse lungo i margini interni della strada coperta, oltre il fossato, come già indicava una memoria del Vauban, redatta nel 1702, e verosimilmente diffusa negli ambienti militari francesi con precise finalità prescrittive24. Come notazione conclusiva si può segnalare che il Lozières d’Astier, ancora nel paragrafo sulla «maçonnerie», consiglia di realizzare tutte le postierle necessarie, «des portes de sortie», nelle parti della fortificazione che ne abbiano necessità; l’ingegnere prescrive inoltre l’edificazione di una garitta di guardia in pietra sul vertice saliente del bastione denominato B e, in analogia all’intervento di restauro della porta urbica fra i bastioni 2 e 5, voluto dal duca di Mantova, è infine opportuno, secondo l’ingegnere, aprire una porta a metà del nuovo muro di «fermeture», attendendo i disegni del Vauban qualora si decidesse di realizzare un’opera «qui conuien parfaitement tant a la place qu’au reste du païs»25. § La documentazione grafica prodotta dal Lozières d’Astier S’è detto sopra che l’ingegnere francese responsabile di Casale, Paul François d’Astier, accanto al già esaminato Deuis des ouurages, preparò una serie di carte e disegni della quale si sono individuati in questa sede alcuni esemplari significativi al fine di una miglior illustrazione delle soluzioni proposte al problema del riarmo di una piazzaforte effettivamente mutilata, qual era quella di Casale 21

P. F. d’Astier, Deuis des Ouurages … cit., pp. 2v-3r. P. F. d’Astier, Deuis des Ouurages … cit., p. 2r; l’ingegnere dice nel Deuis più in generale che le «fassines» possono anche essere di salice, di vimini o di pioppo; i fascinoni di rivestimento ai parapetti e ai cammini coperti devono essere fatti con «bois de chesne», ovvero di quercia (chêne), vecchio di nove o dieci anni. 23 P. F. d’Astier, Deuis des Ouurages … cit., p. 6r. 24 Fra la documentazione conservata all’Archivio di Corte di Torino nello stesso faldone delle istruzioni per i lavori casalesi del 1704, firmati dal Lozières d’Astier, è presente anche una copia del testo dell’istruzione per l’elevazione della palizzata secondo il nuovo sistema elaborato dal Vauban (Sebastien Le Prestre de Vauban, Memoire touchant la nouuelle methode de planter les palissades, proposée par M. de Vauban et aprouuée par le Roy, Parigi, 15 settembre 1702; ASTOCorte, Materie Militari, Intendenza Generale delle Fabbriche e Fortificazioni, Mazzo 2, Fascicolo 3). 25 P. F. d’Astier, Deuis des Ouurages … cit., pp. 4v-5r. Le indicazioni del bastione B e dei bastioni 2 e 5 della porta dell’Ala Grande trovano riscontro rispettivamente con il primo «papillon» del Plan pour servir a la fermeture de la Ville de Cazal du costé de la Citadelle, 11 avril 1704 (infra p. 41; Fig. 18)e il Plan de Casal dans l’estat ou il est, del 6 febbraio 1704 (infra p. 33; Fig. 12). 22

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Fig. 12 P. F. d’Astier, Plan de Casal dans l’estat ou il est le 6e Fevriere 1704, Casale, 6 febbraio 1704 (©Service Historique de la Défense - Vincennes, Bibliothéque du Génie, Manuscrit [in Fol.] n. 33 a, doc. 18; infra Appendice 2, TAVOLA I)

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nel 1703. Queste carte antiche costituiscono l’unica testimonianza precisa dell’aspetto che assunsero le fortificazioni casalesi durante la successione di Spagna, poiché le vicende urbanistiche successive della città e la continuità di vita fino ad oggi hanno cancellato ogni traccia delle antiche opere. Apre tale documentazione cartografica, conservata presso gli archivi militari francesi di Vincennes1, una raffigurazione di interesse generale, intitolata Plan de Casal dans l’estat ou il est, del 6 febbraio 1704 (Fig. 12), corrispondente al rilevamento compiuto dal Lozières d’Astier preliminarmente ad ogni progettazione di rifacimenti difensivi. Appare effettivamente raffigurata lo stato di fatto delle difese della piazza all’inizio del 1704, la caratterizzazione grafica a puntinatura restituisce l’ingombro delle fortificazioni abbattute nel 1695, ovvero tutti i «dehors» della cinta magistrale, la mezzaluna sud e la controguardia di sud-est del castello paleologo, l’intera cittadella esagonale «rasée comme aussy tous les ouurages exterieurs de la ville». Il settore che desta maggiore attenzione, essendo quello il cuore del problema del riarmo della piazza, è il fronte di mura antistante l’area della cittadella fra i bastioni di San Francesco, di Gonzaga e della Madonna, compresa la mezzaluna della porta reale. La planimetria generale appena citata è corredata da due sezioni presentate su una tavola più ampiamente dedicata al rilevamento del ponte di barche sul Po (Fig. 13), antistante l’omonima porta e il fronte nord delle mura urbane, e della sua testa di ponte sulla riva sinistra del fiume, corrispondente all’opera a corno che aveva sostituito già alla fine del XVII secolo la ridotta a caditoie vaubaniana, progettata nel 16822. Le sezioni corrispondono al Profil passant par la ligne A.B du plan e al Profil passant par la ligne C.D du plan, là dove la «ligne A.B» si trova a cavallo del primo tratto delle fortificazioni urbane a nord della cittadella e a sud della porta dell’Ala Grande, mentre la «ligne C.D» è tracciata attraverso l’ultimo segmento orientale della cinta urbica meridionale prima della cittadella (Fig. 12). Entrambi i «profil» documentano l’approfondimento del fossato, risalente ai lavori vaubaniani, ma anche una precaria conservazione degli elevati, sia delle mura sia dei cammini coperti e degli spalti esterni, soprattutto nel caso della «ligne C.D», fatto che aveva come grave conseguenza la perdita della linea del defilamento dal parapetto magistrale alla sommità del «glacis». Oggetto di altri due disegni particolari (Figg. 14 e 15) è specificamente il settore di raccordo delle mura urbane con la cittadella, vale a dire il punto chiave della «fermeture» già studiata alla fine del secolo precedente dall’Esprit, di cui il Lozières fu assistente. Il disegno realizzato nel marzo del 1704 (Fig. 15), più schematico, porta una titolatura che già da sé fissa i termini della situazione sul terreno, ovvero Plan de la ville de Casal du costè de la Citadelle le fossè de laquelle sert de fermeture a cette partie n’ayant jamais esté razé non plus que le chemin couvert et glacis qui sont restez dans leur entier. È evidente che l’unico diaframma difensivo rimasto e impiegabile al momento era il muro di controscarpa del vecchio fossato del fronte urbano della cittadella con il suo spalto, il 1

Si tratta di piante e sezioni raccolte in SHD-Vincennes, Bibliothéque du Génie, Manuscrit (in Fol.) n. 33 a, doc. 18, le cui singole titolature corrispondono a: - Plan de Casal dans l’estat ou il est le 6e Fevriere 1704, Casale, 6 febbraio 1704; - Plan et profils de l’ouvrage à corne de la teste du pont de Casal, Casale, 15 febbraio 1704; - Front de la Ville du costé de la Citadelle, Casale, 15 fevriere 1704; - Plan de la ville de Casal du costé de la Citadelle, Casale, marzo 1704; - Profil de la fermeture de la Ville de Casal du costé de la Citadelle pris sur la ligne chiffrée au plan (E.F.), Casale, marzo 1704; - Plan du chasteau de Casal, Casale, marzo 1704; - Plan du Château de Casal, Casale, 11 aprile 1704; - Plan pour servir a la fermeture de la Ville de Cazal du costé de la Citadelle, Casale, 11 aprile 1704; - Plan du chateau de Casal mesuré au cordon. Comme il est a present avec le projet de Monseigneur Le mareschal de Vauban, Casale, 20 maggio 1704; - Plan de Cazal avec un projet pour acheuer la fermeture de Cette Place, Casale, 30 maggio 1704. 2 Supra Capitolo 1, p. 18, nota 22, Fig. 23.

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Fig. 13 P. F. d’Astier, Plan et profils de l’ouvrage à corne de la teste du pont de Casal, Casale, 15 febbraio 1704 (©Service Historique de la Défense - Vincennes, Bibliothéque du Génie, Manuscrit [in Fol.] n. 33 a, doc. 18; infra Appendice 2, TAVOLA II)

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Fig. 14 P. F. d’Astier, Front de la Ville du costé de la Citadelle, Casale, 15 fevriere 1704 (©Service Historique de la Défense - Vincennes, Bibliothéque du Génie, Manuscrit [in Fol.] n. 33 a, doc. 18; infra Appendice 2, TAVOLA III)

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Fig. 15 P. F. d’Astier, Plan de la ville de Casal du costé de la Citadelle, Casale, marzo 1704 (©Service Histo]rique de la Défense - Vincennes, Bibliothéque du Génie, Manuscrit [in Fol.) n. 33 a, doc. 18; infra Appendice 2, TAVOLA IV)

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Fig. 16 P. F. d’Astier, Profil de la fermeture de la Ville de Casal du costé de la Citadelle pris sur la ligne chiffrée au plan (E.F.), Casale, marzo 1704 (©Service Historique de la Défense - Vincennes, Bibliothéque du Génie, Manuscrit (in Fol.) n. 33 a, doc. 18infra Appendice 2, TAVOLA V)

quale conservava ancora le piazze d’armi salienti in corrispondenza degli angoli rientranti del vecchio cammino coperto e i cofani di protezione, simmetrici ai limiti d’ogni piazza d’armi. Dalla carta si evince inoltre che già nel tardo inverno del 1704 il Lozières aveva fatto raccomodare tre ridotte, segnate con la lettera A (Fig. 15) e A, B, C sul disegno analogo al precedente, ma dai tratti più naturalistici, del 15 febbraio 1704 (Fig. 14), definite «redouttes plus esleuées que le terrain de la citadelle, percées de crenaux et espaisses d’un pied ½ à deux pieds». La prima delle ridotte, A, si trovava alla gola della semimezzaluna demolita presso il vecchio raccordo fra le opere della cittadella e quelle della cinta urbana di nord-est; la seconda ridotta, B, insisteva sul sito della rasata porta reale della cittadella e la terza, C, occupava l’area di collegamento fra l’estremo sud della controscarpa del fronte urbano della cittadella con il tratto di sud-ovest delle mura urbane. Entrambi i disegni presentano infine altre due ridotte denominate B sulla carta del marzo 1704 (Fig. 15), «faites par ordre de S.A.S. de Mantoüe», e D ed E su quella del febbraio 1704 (Fig. 14), dove si precisa che sono «redouttes de terre esleuées de 6 p.s plus haut que le terrein». Il Lozières produsse ancora nel marzo del 1704 un Profil de la fermeture de la ville de Casal du costé de la Citadelle pris sur la ligne chiffrée au plan, E.F (Fig. 16), dove la «ligne E.F», segnata sulla planimetria generale (Fig. 12) era tracciata dalla piazza alta del demolito bastione Gonzaga della cittadella attraverso la sua faccia ovest, il fossato e fin oltre lo spalto prossimo alla piazza d’armi a nord della mezzaluna della porta reale. Si tratta di una sezione che documenta tutta la difficoltà di dover trasformare in fortificazioni permanenti di una linea magistrale quelle che erano le opere esterne del fronte bastionato della cittadella, che risultava capovolto di 180°; il fatto che si decidesse di impiegare come mura urbiche la controscarpa del fossato della cittadella e il suo cammino coperto non diminuiva la differenza di quota fra il terreno su cui essi sorgevano rispetto a quello della piazza alta del bastione Gonzaga che, seppur rasato, risultava più elevato; inoltre le demolizioni emergenti delle opere della cittadella impedivano la perfetta visuale del terreno antistante la precaria «fermeture» e ne vanificavano praticamente il tiro rasante. Il Lozières aggiunge alcune indicazioni interessanti sul «profil» stesso, infatti segnala che «le reuestement du fossé A n’a jamais esté rasé, ny le glacis B, non plus que son parapet». Sulla sommità della controscarpa fu elevato un parapetto nuovo, C, «exaucem.t sur le reuestement du fossé» e su quella del vecchio parapetto B del cammino coperto fu appoggiato il muro più esterno dell’opera D, il «retranchement sur le sommet du glacis», dotato di banchina di tiro lungo il muro interno e di un parapetto inclinato in direzione del fossato, su una linea di defilamento intercettata dalla sommità del parapetto C.

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La serie di carte conservate al castello di Vincennes contiene poi un interessante documento, intestato «Casal 1704 = mars» e inventariato con la titolatura Plan pour servir a la fermeture de la Ville de Cazal du costé de la Citadelle, 11 avril 1704, diviso in due parti, una superiore e una inferiore con due progetti diversi (Fig. 17). La porzione superiore propone la rappresentazione del fronte urbano antistante la cittadella demolita, analoga a quelle sopra descritte delle carte di febbraio e marzo 1704 (Figg. 14 e 15), ma con l’aggiunta a tratteggio di un fronte fortificato, costituito da tre bastioni, che avrebbero occupato con l’area delimitata dai loro fronti di gola l’ingombro dell’intero cammino coperto della vecchia cittadella, la semimezzaluna a nord del bastione Gonzaga, il bastione Gonzaga stesso, la mezzaluna della porta reale, la cortina della medesima e l’ingombro dei suoi edifici, e circa la metà settentrionale del bastione della Madonna; ovviamente questo ampliamento prevedeva la colmatura del fossato della cittadella e l’allineamento in quota del nuovo piano di vita con quello della spianata dell’Ala Grande, antistante la cittadella del ‘600. Il Lozières definisce il disegno come «premier projet pour la fermeture de la Ville du costé de la citadelle les trois bastions pontués marqués a, b, c, sont a faire»; i tre bastioni, a, b, c, sono infatti del semplice tipo pentagonale, senza fianchi ritirati, il primo a sud, c, come il terzo a nord, a, sono allacciati ai tratti delle mura urbane più antiche che correvano in direzione della cittadella, mentre le cortine progettate a sud-est del bastione c e a sud-ovest del bastione a seguono due percorsi convergenti che intersecano grosso modo l’asse capitale del bastione b, quello centrale, il cui saliente costituisce il vertice estremo sud di questo ampliamento fortificato. La porzione inferiore della carta presenta il secondo progetto, «deuxieme projet, qui couteroit plus que le premier, et qui ne voudroit pas mieux, il conuient meme moine, au reste de la place» (Fig. 19); si tratta di un piano analogo al precedente che ripropone a tratto puntinato una linea di chiusura a tre bastioni, sempre pentagonali, ma con un’area di gola, obliterante le vecchie opere del fronte urbano della cittadella, più angusta a favore dell’ampliamento dimensionale dei bastioni stessi. Ciò che desta maggiore interesse è la presenza di due «papillon», mobili e incollati al di sopra del secondo progetto del Plan appena descritto, che propongono integrazioni e varianti ulteriori al modello progettuale dei tre bastioni disposti lungo un perimetro saliente verso l’opera centrale. Il primo «papillon» (Fig. 18) raffigura un progetto di «fermeture» rettilinea del settore occupato dal fossato della cittadella, costituito da un fronte bastionato i cui estremi corrispondono a due bastioni pentagonali, A e C, sviluppati in modo da raccordarsi con i proprii fianchi ai tratti ancora esistenti delle cortine urbane prossime alla vecchia cittadella; al centro della cortina fra i due bastioni A e C è collocato un terzo bastione, B, sempre di forma pentagonale, ma con il saliente fortemente ottuso per mantenere il fiancheggiamento delle proprie facce, operato dal tiro dei fianchi sud e nord rispettivamente dei bastioni A e C. L’area di gola dell’intero fronte corrisponderebbe in sostanza alla più antica spianata urbana antistante la porta reale della cittadella gonzaghesca, le cui rovine non risultano più raffigurate, evidentemente in conseguenza alla loro prevista rasatura e sostituzione da parte del nuovo fossato, dei nuovi cammini coperti e di tre mezzelune con trinceramento interno, D ed E, antistanti le cortine fra i bastioni A e B e B e C, e la K lungo il tratto settentrionale delle mura urbane fra il bastione A e il primo della fortificazione nord. Il secondo «papillon», visibile se disteso sul supporto cartaceo del disegno originario (Fig. 17), riporta un’ulteriore integrazione del fronte bastionato del primo «papillon», costituita da un’opera a corno, con due semibastioni estremi, F e G, estesa sull’area occupata precedentemente dalla porta reale della cittadella e dalla sua mezzaluna; questo ampio «dehor», simmetrico all’asse capitale del bastione centrale della «fermeture» urbana, sarebbe stato circondato da un fossato e da un cammino coperto in continuità con quelli della «fermeture» stessa e armato ancora sulla fronte esterna da una mezzaluna con trinceramento, anch’essa allineata all’asse capitale del bastione B.

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La serie di carte del Lozières qui selezionate si arricchisce con il Plan de Cazal auec un projet pour acheuer la fermeture de cette Place, datato al 30 maggio 1704 (Fig. 20), il quale riproduce più schematicamente la pianta del circuito fortificato della piazzaforte, analogamente al Plan del 6 feb-

Fig. 17 P. F. d’Astier, Plan pour servir a la fermeture de la Ville de Cazal du costé de la Citadelle, Casale, 11 aprile 1704 (©Service Historique de la Défense - Vincennes, Bibliothéque du Génie, Manuscrit [in Fol.] n. 33 a, doc. 18; infra Appendice 2, TAVOLA VI)

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Fig. 18 P. F. d’Astier, Plan pour servir a la fermeture de la Ville de Cazal du costé de la Citadelle, Casale, 11 aprile 1704 (©Service Historique de la Défense - Vincennes, Bibliothéque du Génie, Manuscrit [in Fol.] n. 33 a, doc. 18; infra Appendice 2, TAVOLA VII)

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Fig. 19 P. F. d’Astier, Plan pour servir a la fermeture de la Ville de Cazal du costé de la Citadelle, Casale, 11 aprile 1704 (©Service Historique de la Défense - Vincennes, Bibliothéque du Génie, Manuscrit [in Fol.] n. 33 a, doc. 18; infra Appendice 2, TAVOLA VIII)

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Fig. 20 P. F. d’Astier, Plan de Cazal avec un projet pour acheuer la fermeture de Cette Place, Casale, 30 maggio 1704 (©Service Historique de la Défense - Vincennes, Bibliothéque du Génie, Manuscrit [in Fol.] n. 33 a, doc. 18; infra Appendice 2, TAVOLA IX)

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Fig. 21 P. F. d’Astier, Plan de Cazal avec un projet pour acheuer la fermeture de Cette Place, Casale, 30 maggio 1704 (©Service Historique de la Défense - Vincennes, Bibliothéque du Génie, Manuscrit [in Fol.] n. 33 a, doc. 18; infra Appendice 2, TAVOLA X)

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braio 1704 (Fig. 12), ma con minor cura per i dettagli e senza la restituzione della planimetria dell’abitato urbano; sono comunque evidenti grazie al tratto netto le fortificazioni esistenti dopo le demolizioni e le opere abbattute grazie alla rappresentazione a tratto tremulo e irregolare, che allude naturalisticamente agli ingombri delle rasature. È inoltre riprodotto a tratto netto il fronte della controscarpa del fossato della cittadella dalla parte della città, così come veniva già presentato nel Plan del 6 febbraio, ma è proprio in quella porzione della carta che l’ingegnere ha incollato un «papillon» sul quale è raffigurato il progetto della «fermeture», che evidentemente il Lozières preferiva e consigliava (Fig. 21). In coerenza con quanto scritto sulla carta dell’11 aprile 1704 in merito al «premier projet», il Lozières propone una «fermeture» a perimetro semicircolare con un fronte bastionato a tre opere pentagonali centrali; il fronte si raccorda con il circuito urbano settentrionale, trasformando in un bastione pentagonale completo il semibastione sud della porta dell’Ala Grande, mentre il raccordo con il fronte urbano meridionale è meno chiaro, essendo raffigurato un semibastione che probabilmente avrebbe dovuto incorporare nella sua faccia di sud-ovest la piccola piattaforma quadrangolare, risalente all’età gonzaghesca, e segnata con il numero 44 sul Plan del 6 febbraio (Fig. 12). I tratti di cortina fra ogni bastione della «fermeture» dovevano essere protetti da mezzalune esterne con trinceramento, denominate sulla carta b, c, d, e; il fossato è raffigurato in continuità con quelli dei fronti urbani settentrionale e meridionale, dalla porta dell’Ala Grande alla piattaforma 44, ed era completato da un cammino coperto dotato di piazze d’armi salienti in corrispondenza di ogni angolo rientrante e di cofani di protezione lungo tutto il suo sviluppo. L’ampiezza dell’area racchiusa da questa nuova «fermeture», infine, avrebbe obliterato l’intero fronte urbano della cittadella demolita e l’estensione completa delle fortificazioni e dei «dehors» avrebbe occupato circa la metà settentrionale del corpo di piazza della vecchia cittadella. Si fa notare infine che il Lozières ripropose praticamente lo stesso progetto elaborato dal suo vecchio superiore, l’Esprit, fatto evidente se si pongono a confronto la carta ora in esame con il Plan de Cazal avec un projet pour achever la fermeture de la Ville (Fig. 2)3, non certamente per un’imitazione pedissequa di quanto già studiato nove anni prima, ma per il fatto che evidentemente la soluzione proposta risultava la più razionale ed economica, fatta salva la sicurezza della piazza, in assenza certa della volontà da parte francese di riedificare la cittadella gonzaghesca. Paul François d’Astier, contemporaneamente agli studi per la «fermeture», si occupò negli stessi mesi del 1704 anche del ripristino del castello paleologo, che, per quanto risalisse all’età medievale, grazie alle opere esterne d’età gonzaghesca costituiva comunque il punto forte del fronte occidentale delle mura urbane, prossimo al Po. Anche quest’opera fu oggetto di demolizioni nel 1695 e il Lozières nel marzo del 1704 preparò un Plan du chasteau de Casal (Fig. 22), per illustrare lo stato di fatto dell’edificio, il cui dongione centrale, pur con qualche danno, risultava intatto insieme alla controguardia nord e alla mezzaluna di nord-est, segnate rispettivamente sul Plan con i numeri 7 e 8; risultavano invece rasate la controguardia sud, la mezzaluna di sud-ovest e la controguardia antistante la torre sud, denominata sul Plan «demilune» e segnata con il numero 9. La carta in esame raffigura con dettaglio naturalistico le parti demolite dei «dehors» del castello, distinguendole dalle opere integre con una puntinatura perimetrale gialla, ma è possibile riportare le brevi note di commento dell’ingegnere, più esaurienti di ogni descrizione: Le ponctué laué de jaune á esté rasé. La Tour, 1, est à moitiè hauteur. Elle doit auoir 46 pieds au dessus de la retraitte. La Tour, 2, est à neuf pied de haut. Les Demylunes, 5 et 6, sont déblayées et dix jours de trauail les mettrons en estat d’estre fondées. Tous les débris des deux tours, 1 et 2, des demylunes, 5 et 6, sont rangés dans le fossé excepté les gorges des deux demylunes ou l’on n’a pas encores touché. Il n’a pas esté touché à la demilune, 9. Ce qui est laué de rouge est en estat et n’a jamais esté ruiné

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Supra p. 24, nota 6.

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Fig. 22 P. F. d’Astier, Plan du chasteau de Casal, Casale, marzo 1704 (©Service Historique de la Défense Vincennes, Bibliothéque du Génie, Manuscrit [in Fol.] n. 33 a, doc. 18; infra Appendice 2, TAVOLA XI)

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L’11 aprile 1704, contemporaneamente alla carta della cittadella riportante i progetti possibili per la «fermeture» (Figg. 17, 18, 19), il nostro ingegnere preparò un Plan du Châsteau de Casal, che nuovamente faceva il punto della situazione dei lavori svolti e proponeva un progetto finale dei rifacimenti, illustrato su un «papillon» sovrapponibile al disegno dello stato di fatto. Di quest’ultimo (Fig. 23) ancora una volta conviene riportare il testo esauriente del Lozières, per essere edotti sui lavori intrapresi fra marzo e aprile del 1704: 1. Tour qui auoit esté rasée elle sera esleuée a son premier estage a la fin du mois. 2. Tour qui auoit esté rasée, on la rétablie elle est eslevée a 8 pieds d’hauteur. 5 et 6. Demilunes rasées des quelles on deblaye les debris, et l’on acheve d’abattre les quilles qui sont restées, cet ouvrage pourra estre fait à la fin de l’année si le temps le permet 9 . Demi-lune rasée à la quelle on ne travaille point. Le pontué marque ce qui a esté raséz. Ce qui est lavé de jaune marque ce qu’il faudroit retablir

Facendo riferimento alla penultima frase della didascalia si segnala che sulla carta sono puntinate le aree d’ingombro delle opere ancora demolite e raffigurate con tratto realistico nella carta del marzo 1704 (Fig. 22), ovvero la controguardia sud, quella di sud-ovest e la mezzaluna ovest, segnate sulla carta in esame rispettivamente con i numeri 5, 9 e 6. Il «papillon» applicato al Plan dell’11 aprile presenta in pianta l’immagine di quello che secondo il Lozières avrebbe dovuto tornate ad essere il castello in seguito agli interventi di ripristino (Fig. 24). La raffigurazione del nucleo quadrilatero più antico illustra le quattro torri circolari, 1, 2, 3, 4, perfettamente rielevate, verosimilmente all’altezza dei parapetti delle cortine, come già avveniva dall’età gonzaghesca alla fine del XVII secolo1; significative sono tuttavia le berme triangolari con saliente sporgente dallo spiccato di ciascuna torre, che il Lozières progettò a protezione della fondazione delle torri e riprodusse graficamente sul Plan, con la reale raffigurazione dello spigolo vivo del loro sviluppo piramidale dalla base al contatto con la superficie convessa delle torri. I «dehors» appaiono tutti con pianta modificata, infatti le mezzelune est ed ovest, 8 e 6, sono ridotte alla gola, quella orientale più affusolata costituisce l’opera esterna d’accesso alla porta reale del castello con ponti levatoio e dormiente, quella occidentale protegge invece la porta del soccorso verso la campagna. Le due controguardie, a forma di freccia prima della demolizione del 1695, sono anch’esse ridimensionate e trasformate praticamente in mezzelune dotate di piccoli fianchi simmetrici in prossimità della gola, come le opere 6 e 8; il disegno a tratteggio del vecchio ingombro perimetrale delle quattro opere descritte permette di apprezzare la variazione formale progettata. La vecchia controguardia di sud-ovest, la numero 9, è trasformata esattamente come le precedenti e per assumere l’aspetto in pianta analogo a queste, come dimostra il disegno puntinato del vecchio perimetro, la sua riplasmazione prevedeva anche il totale rifacimento della faccia sud e l’obliterazione totale della concavità della gola. I cinque «dehors» dovevano anche essere raddoppiati con il «retranchement» vaubaniano, come ben si nota dalla raffigurazione grafica della fascia perimetrale più esterna e dal nucleo interno pentagonale con le rampe d’accesso. Dal disegno si evince infine l’intenzione di integrare il collegamento dei fossati del castello con quelli nord-occidentale e sud-occidentale della fortificazione urbana compatibilmente con l’assetto delle demolizioni ancora presenti, come per esempio la «contregarde razée» a sud della nuova mezzaluna meridionale del castello. Il 20 maggio del 1704 il Lozières produsse un’ultima carta del castello paleologo, Plan du chateau de Casal mesuré au cordon. Comme il est a present avec le projet de Monseigneur le mareschal de Vauban2, documento che testimonia, come dice la titolatura l’assetto effettivo dell’edificio alla conclusione degli interventi di ripristino; i «dehors» 5, 6 e 9 furono effettivamente rifatti come indica il Plan dell’11 aprile (Fig. 24), mentre la mezzaluna orientale della porta reale e la controguardia 1

Si rinvia all’immagine dell’elevato del castello, corrispondente al plastico conservato presso l’ISCAG di Roma, riportata in questa sede nel Capitolo 3, p. 83, Fig. 21. 2 Infra Capitolo 3 p. 84, Fig. 22.

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Fig. 23 P. F. d’Astier, Plan du Château de Casal, Casale, 11 aprile 1704 (©Service Historique de la Défense Vincennes, Bibliothéque du Génie, Manuscrit [in Fol.] n. 33 a, doc. 18; infra Appendice 2, TAVOLA XII)

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Fig. 24 P. F. d’Astier, Plan du Château de Casal, Casale, 11 aprile 1704 (©Service Historique de la Défense Vincennes, Bibliothéque du Génie, Manuscrit (in Fol.) n. 33 a, doc. 18; infra Appendice 2, TAVOLA XIII)

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nord, non danneggiate dalle demolizioni del 1695, furono mantenute, riparate, riplasmate in pianta. L’aspetto reale della piazzaforte fra il 1703 e il 1706 In seguito alla disamina dei progetti elaborati da parte dell’ingegnere responsabile della piazzaforte è opportuno chiedersi quanto effettivamente le forze francesi e monferrine occupanti Casale fra il 1703 e il 1706 fossero riuscite a mettere in opera e quale fosse veramente la consistenza delle strutture difensive di un centro logistico di prim’ordine delle forze gallispane, quale tornò ad essere la città in quegli anni3. È opportuno premettere ad ogni considerazione che lo stato delle fortificazioni casalesi fra il 1703 e il 1704, oltre che dai documenti cartografici francesi, è segnalato sommariamente da due relazioni derivate da informazioni di spie sabaude, conservate presso l’Archivio di Corte di Torino4, la prima delle quali, più ricca di dati, fu redatta il 15 dicembre 1703. In particolare nel testo si nota che: Prima relazione. Dache fù demolito il castello, cittadella e fortificazioni della Città di Casale non ne è stata fatta alcuna riparatione se non che alla Porta castello, ch’è la Porta della Città vicina alla collina si è fatta una mezzaluna di terra, con un piccolo muro, che la sostiene e pallificata ove era la Cittadella vi è una muraglia secca [in opera a secco, n.d.a.] che chiude la Città con specie di fosso, e Ponte levatore, per questa porta nessuno passa senza licenza del Governatore e vi è un corpo di Guardia di 50 o 60 huomini con un capitano: il castello poi si travaglia lentamente; il progetto è di rifarlo come era prima, ad una torre verso il Pò sono già fatti i fondamenti, e l’altra verso la Collina è già alta assai essendo già finita la galleria, che diffende il fosso, et il volto della Casamatta più bassa; il d. Castello è presentemente chiuso dalla campagna da un muro, et in luogo di parapetto hà un semplice Gardafou [corpo di guardia, n.d.a.]. Il maggior travaglio, che vi si faccia si è rompere e sminuzzare con mine le mura già rovinate per nettare il fosso e per servirsi delle medesime nel fabricare le nuove. Non si sa che vi sia progetto di fare altre fortificazioni, e se pure vi è qualche altro progetto non è da eseguirsi così presto [...] il Ponte a Casale è guardato da 45 huomini parte in un Bergantino [brigantino ?, n.d.a.], et altri in una ridotta [...] quanto sopra è stato osservato la sera delli 13 e la mattina del 14 dicembre

La seconda relazione integra le informazioni della prima: Seconda relazione. Persona ritornata da Casale la sera del 14 dicembre, riferisce haver veduto nel passar il Po circa 50 francesi, che montavano di guardia alla Ridotta. Che vicino al Dacito [dazio, n.d.a.] vi saranno circa 300 Pallizzati […] Nel fosso della Porta del Castello esservi una Palizzata, che però la crede vecchia per un giardino, o sia horto. Che si travaglia a romper i pezzi di muraglia esistenti nel fosso del Castello, et che si servono di materiali per fabbricare i Bastioni, ò siano torri. Che nella Cittadella rovinata niuno vi entra essendovi due sentinelle. Et il simile al bastione rovinato verso detta Cittadella […] Che al detto Castello si fabbricano due Bastioni verso il Monferrato, et esser essi in forma rotonda [torri ? n.d.a.] con poca distanza l’uno dall’altro; il primo è di già alzato più d’una Picca con le sue marchese, l’altro poi è all’altezza di un huomo. Che al Bastione verso la Porta di detto Castello vi sono tre Finestre, ò siano intrasure per Canoni. Che si continua a travagliare con calcina alli detti Bastioni, et haver osservato, che la sera dei mastri da muro coprono con sabia le Muraglie […] Questa relazione è d’altro huomo inviato espressamente ma non è huomo, ch’abbia cognizione del militare

È noto dalle indicazioni dell’Histoire militaire del marchese de Quincy che il duca di Vendôme aveva dato ordine di iniziare i lavori di ripristino della piazzaforte nel periodo fra l’inverno e la primavera del 1704, prima dell’inizio delle operazioni d’invasione delle terre sabaude piemontesi, avviata fra il 5 e il 6 maggio5. D’altro canto le relazioni delle spie piemontesi parlano a favore di un assetto ancora del tutto fatiscente delle difese alla fine del 1703, in special modo della «fermeture» in opera a secco; il Deuis des Ouurages del Lozières d’Astier è datato al 29 maggio, quindi è necessario dedurre che mentre l’ingegnere elaborava la programmazione dei lavori, in ottemperanza agli 3

Si veda infra il Capitolo 3 in merito alla funzione logistica di Casale Monferrato durante le campagne dal 1701 al 1706. 4 Entrambi i testi sono raccolti sotto la titolatura: Relatione sullo stato delle fortificazioni della Città, e Castello di Casale, s.l. (Torino ?), 15 dicembre 1703 (AS.TOCorte, Materie Militari, Intendenza Generale delle Fabbriche e Fortificazioni, Mazzo 2, Fascicolo 3; testo edito in SERRALUNGA BARDAZZA 1985, pp. 166-167). 5 Infra Capitolo 3, p. 70 e nota 17.

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ordini del Vendôme, questi fossero già stati avviati, magari contemporaneamente alla produzione dei disegni dello stesso ingegnere sopra esaminati. È verosimile ipotizzare a questo punto che, dopo aver nettato i vecchi fossati della cittadella e del castello nei mesi invernali, come testimoniano le spie piemontesi, si stesse procedendo a consolidare il muro a secco della controscarpa del fossato urbano della cittadella con un’opera in muratura elevata secondo le buone regole della «maçonnerie», riportate poi nel Deuis, traendo il materiale dalle rovine della cittadella6. Le sezioni della fortificazione nella condizione precedente ogni intervento, il Profil passant par la ligne A.B du plan e il Profil passant par la ligne C.D du plan (Fig. 13)7, e quella raffigurante la trasformazione del muro di controscarpa in primo trinceramento verso la campagna e dell’antico spalto in fondazione per il trinceramento a difesa della città, Profil de la fermeture de la ville de Casal du costé de la Citadelle pris sur la ligne chiffrée au plan, E.F (Fig. 16)8, ci propongono evidentemente nel marzo del 1704 quello che doveva essere il vero assetto dell’erigenda «fermeture» dalla parte della cittadella demolita. Sarebbe inoltre suggestivo riferire all’elevazione di queste difese l’intervento di costruzione di un «retranchement» da parte dei soldati del reggimento di Grancey, documentato da un calcolo certificato dal Lozières d’Astier il 7 marzo 17049, ma restano dei dubbi per il fatto che i trinceramenti della «fermeture» non risultavano fresati, stando alla raffigurazione del Profil, mentre l’opera indicata nel calcolo lo era. Un ultimo calcolo sottoscritto da Lozières d’Astier, il primo maggio del 1704, risulta di particolare interesse, perché riguarda l’impianto di una palizzata lungo tutto il perimetro dell’opera a corno, costituente la testa di ponte dell’attraversamento del Po davanti alle fortificazioni settentrionali della piazzaforte10; il duca di Vendôme ediventemente desiderava che tale opera fosse posta in assoluta sicurezza prima di dare avvio al transito del fiume da parte delle sue truppe, destinate ad invadere le terre sabaude piemontesi quattro giorni dopo. La sistemazione in muratura della «fermeture» durò probabilmente ancora nel corso della seconda parte del 1704 e si protrasse forse nel 1705, quando lo sviluppo degli assedi delle piazze piemontesi di Vercelli, Ivrea, Verrua e Chivasso assorbì tutte le energie dell’Armée d’Italie e molto probabilmente le progettazioni del Lozières restarono sulla carta. È interessante collegare tuttavia a questo contesto la notizia fornita dal de Conti riguardante i 2000 paesani inviati a Casale l’8 giugno 1704 e dotati di attrezzi per opere di sterro e da muro in appoggio alle truppe gallispane, appena entrate in campagna, ma probabilmente anche per integrare la manodopera che stava lavorando al cantiere della «fermeture»11. Anche al castello paleologo si fecero gli interventi più necessari e furono impostati i lavori di ripristino dei «dehors» demoliti, inoltre nel dicembre del 1705 il Lozières fu trasferito al campo d’assedio di Nizza per sostituire l’ingegnere in capo Louis Filley, caduto in combattimento l’8 del mese12. In breve il divenire degli eventi fece sì che i lavori provvisori della «fermeture» divenissero definitivi.

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Informazione che, pur indicata nel Deuis, spiegherebbe perché entrambe le spie piemontesi insistano sul fatto che i francesi non permettessero il libero accesso al sito della cittadella demolita e vi avessero posto dei corpi di guardia sotto il comando di ufficiali (supra pp. 28-29) 7 Supra p. 34 8 Supra p. 38, Fig. 16. 9 Si tratta dell’Estat des Ouvrages faites a mon estime par le regiment de Grancey, par ordre de Monseigneur le duc de Vendosme, donnés a m.r de Bragnj lieutenant colonel dudit regiment, Casale, 7 marzo 1704 (AS.TOCorte, Materie Militari, Intendenza Generale delle Fabbriche e Fortificazioni, Mazzo 2, Fascicolo 3); nel testo alla prima voce è segnata la spesa per novatatre tese di «retranchement fraizé deuan et derriere qui a 3 pied d’epaisseur et 4 de hauteur pour la main d’ouvre». 10 Si tratta dell’Estat de la depense faitte pour auoir planté au pourtour de l’ouurage a corne des palissades par ordre de S.A., Casale, 1 Maggio 1704 (AS.TOCorte, Materie Militari, Intendenza Generale delle Fabbriche e Fortificazioni, Mazzo 2, Fascicolo 3). Tale intervento difensivo all’opera a corno va messo in relazione alla costruzione delle due ridotte a difesa dei tre ponti costruiti a cavallo del Po in quei giorni, oggetto anch’essi di calcolo progettuale da parte del Lozières e dei quali si riferisce infra nel Capitolo 3 pp. 70-71. 11 Per la notizia sui 2000 operai si veda infra Capitolo 3, p. 72. 12 BLANCHARD 1981, p. 22; per Filley sempre BLANCHARD 1981, p. 284.

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Fig. 25 Piano delle fortificazioni e della cittadella ora distrutta di Casale, s.l., XVIII secolo (AS.TOCorte, Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete, Casale 45 A I Rosso)

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Le considerazioni appena espresse possono essere sostenute da alcuni documenti cartografici di ambiente piemontese, risalenti al XVIII secolo, ovvero agli anni successivi al 1708, quando la città di Casale venne definitivamente annessa allo stato sabaudo. Una prima rappresentazione della piazzaforte è il Piano delle fortificazioni e della cittadella ora distrutta di Casale13, databile all’inizio del ‘700 (Fig. 25), la cui fattura grafica è decisamente curata, ma considerando per confronto la precisione del Plan de Casal di Lozières d’Astier del 6 febbraio 1704 (Fig. 12) si nota immediatamente la presenza di opere esterne vaubaniane demolite nel 1695 o addirittura più antiche, eliminate dallo stesso Vauban nei progetti del 1682, come l’opera a corno sul fronte urbano settentrionale in prossimità del Po. Il concentrico gonzaghesco della più antica fortificazione urbana è riprodotto in rosso con una certa precisione, seppur l’immagine del castello sia un convenzionale quadrilatero con torri ai vertici e rivellini davanti ai lati, tuttavia il fronte della «fermeture» non corrisponde allo sviluppo della controscarpa del fossato del fronte urbano della cittadella, o meglio è tale davanti al demolito bastione Gonzaga, ma sviluppa poi un ampio saliente ottuso per raccordarsi al tratto orientale delle mura meridionali, come se la mezzaluna della porta reale della cittadella fosse stata inglobata all’interno della città; sappiamo invece dalle carte francesi che la mezzaluna fu mantenuta all’esterno della linea magistrale della «fermeture», la quale presentava tre salienti corrispondenti ai rientranti del vecchio cammino coperto fra il bastione della Madonna e la mezzaluna della porta reale, quello fra la detta mezzaluna e il bastione Gonzaga e quello fra il Gonzaga e la semimezzaluna fra lo stesso e il bastione di San Carlo. Questo primo documento piemontese dunque sembra piuttosto sbrigativo in merito all’aspetto settecentesco della «fermeture», mentre confermerebbe già accanto al Plan de Cazal del Lozières, datato al 30 maggio 1704 (Fig. 20), che la fortificazione urbana della città durante gli anni della Guerra di Successione Spagnola rimase quella più antica gonzaghesca d’impianto medievale e riammodernata nel XVI secolo, priva delle opere esterne costruite dai Francesi fra il 1682 e il 1695 e naturalmente della cittadella esagonale, mai più edificata.

Fig. 26 Casale Monferrato, s.l., 1750 ca. (da collezione privata, edito in PEYROT 1969)

Riguardo all’aspetto della «fermeture» a tre salienti è possibile trovare un riscontro in una veduta di Casale della metà del ‘70014 (Fig. 26), la quale conferma inoltre che tale fu l’assetto del fronte sudorientale delle mura urbane durante il XVIII secolo e che l’edificazione in muratura della più antica 13

Piano delle fortificazioni e della cittadella ora distrutta di Casale, s.l., XVIII secolo (prima metà ?; in AS.TOCorte, Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete, Casale 45 A I Rosso). 14 Casale Monferrato, s.l., 1750 ca. (da collezione privata, edito in PEYROT 1969)

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controscarpa in opera a secco, trasformata in opera magistrale dal Lozières nel 1704, costituì l’impianto strutturale di tale settore della fortificazione urbana, certamente oggetto di manutenzione ordinaria nel corso dei decenni successivi. Di notevole interesse sono poi altri documenti cartografici di natura amministrativa, che confermano comunque lo sviluppo a tre salienti del fronte della vecchia «fermeture», mantenuto tale dopo gli anni della successione di Spagna; si tratta in primo luogo di un Piano di piantamenti d’Olmo15 (Fig. 27), per definire nel 1765 alcuni viali lungo l’area interna al fronte fortificato urbano sud-orientale, ovvero la «fermeture», il quale è corredato di una didascalia che recita: «Cinta della demolita Cittadella il di cui ellem. di controscarpa serve di Cinta della Città».

Fig. 27 G. Baretti, Piano dei piantamenti d’Olmo nella città di Casale in forma di viali doppi o semplici ad uso di pubblico passaggio, stati principali li 12 Gennaio 1765, s.l. (Casale), 7 agosto 1774 (BCCM, Fondo de Conti, XV, 18 i; edito in MAROTTA 1990)

Seguono due carte d’inizio ‘800 che illustrano la pianta topografica della città di Casale, la prima di natura catastale e d’epoca napoleonica (1803; Fig. 28)16, la seconda corrispondente ad un «plan» tradizionale riconducibile al 1815 (Fig. 29)17; entrambi i documenti ripropongono il fronte della «fermeture» settecentesca a tre salienti e una cinta fortificata urbana ancora caratterizzata dalle cortine medievali e dalle integrazioni d’età gonzaghesca, in totale coerenza ancora una volta con i dise15

G. Baretti, Piano dei piantamenti d’Olmo nella città di Casale in forma di viali doppi o semplici ad uso di pubblico passaggio, stati principali li 12 Gennaio 1765, s.l. (Casale), 7 agosto 1774 (BCCM, Fondo de Conti, XV, 18 i; edito in MAROTTA 1990). 16 Dèpartement de Marengo. Arrondissement Comunal de Casal. Levé en execution de l’arreté du Gouvernement on date du 20 8bre 1803 suspendu en Novembre en suite du décés du Geometre Biancardi. Mo.a Tollaro Ing. Gen.le en Chef Me.s Biancardi et Bezzi Ig. Ge.e Secondaire, s.l., 1803 (AS.TORiunite, Finanze, Catasti, CASALE, Allegato A portafoglio 111; edito in MAROTTA 1990) 17 Carte de la ville de Casal, s.l., s.d. (1815; BRT, Stampe, O VI [87]; edito in MAROTTA 1990).

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Fig. 28, Dèpartement de Marengo. Arrondissement Comunal de Casal. Levé en execution de l’arreté du Gouvernement on date du 20 8bre 1803 suspendu en Novembre en suite du décés du Geometre Biancardi. Mo.a Tollaro Ing. Gen.le en Chef Me.s Biancardi et Bezzi Ig. Ge.e Secondaire, s.l., 1803 (AS.TORiunite, Finanze, Catasti, CASALE, Allegato A portafoglio 111; edito in MAROTTA 1990)

Fig. 29 Carte de la ville de Casal, s.l., s.d. (1815; BRT, Stampe, O VI [87]; edito in MAROTTA 1990)

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gni del 1704 di Lozières d’Astier. In particolare la seconda carta illustra la diffusione dei viali alberati lungo il margine interno della «fermeture» e di altri settori della fortificazione urbana, ma soprattutto restituisce l’aspetto del castello paleologo con le quattro opere esterne e le controguardia di sud-ovest complete, così come avrebbero dovuto presentarsi già al compimento degli interventi francesi durante la successione di Spagna e come risultavano durante gli eventi bellici del 1745 e 1746 nel corso della Guerra di Successione Austriaca18. La situazione delle mura di Casale, il loro perimetro e l’aspetto della «fermeture» si mantiene ancora tale e quale a quanto descritto finora in una carta del Genio Militare Sardo del 1848 (Fig. 30)19, in piena età risorgimentale e all’avvio di quei ripensamenti generali del sistemo difensivo della piazzaforte casalese nell’ambito della più ampia strategia del Regno di Sardegna in prossimità del confine con i domini austriaci del Lombardo-Veneto20. Oggi la continuità di vita della città ha eliminato le tracce della fortificazione urbana e della «fermeture», mentre si è conservato il castello paleologo, privo dei tanto curati «dehors», e il fronte meridionale della cittadella, con i perimetri dei bastioni di San Giorgio, San Carlo e Santa Barbara, reimpiegati nel 1851-1853 come opera a corona nel piano difensivo Staglieno-La Marmora; si rinvia alla fotografie aeree successive per una rassegna documentaria dello stato attuale delle consistenze e degli antichi percorsi difensivi

Fig. 30 Capitano Sobrero, Piano della città e dintorni di Casale coll’indicazione del progetto di Testa di Ponte, s.l. (Torino), 5 aprile 1848 (ISCAG, Fortficazioni, XXXII C, n. 2235; edito in MAROTTA 1990)

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Sull’argomento si veda in particolare ANGELINO-MOTTA 2009, in cui sono pubblicate tre carte degli assedi gallispano del 1745 e austro-sardo del 1746 al castello, conservate presso al castelle di Vincennes e all’Archivio di Stato di Torino, che illustrano appunto il fortilizio completo delle opere esterne suddette. 19 Cap. Sobrero, Piano della città e dintorni di Casale coll’indicazione del progetto di Testa di Ponte, s.l. (Torino), 5 aprile 1848 (ISCAG, Fortficazioni, XXXII C, n. 2235; edito in MAROTTA 1990). 20 Per questo argomento esulante dalla presente sede si veda LUSSO 2011 con bibliografia pregressa.

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Fig. 31 Veduta aerea della città di Casale con la rappresentazione del percorso delle fortificazioni urbane nell’assetto riconducibile agli anni fra il 1701 e il 1706 (elaborazione Sconfienza)

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Fig. 32 Veduta aerea dell’area urbana casalese dell’antica cittadella (elaborazione Sconfienza)

Fig. 33 Veduta aerea dell’area urbana casalese della «fermeture» del 1695-1706 (elaborazione Sconfienza)

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Fig. 34 Veduta aerea dell’area urbana casalese del castello Paleologo prossimo al fronte del Po

Fig. 35 Veduta aerea dell’assetto attuale del castello Paleologo

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Fig. 36 Incipit del Deuis des Ouurages redatto da François d’Astier per i lavori della «fermeture» programmati a partire dal 1704 (AS.TOCorte, Materie Militari, Intendenza Generale delle Fabbriche e Fortificazioni, Mazzo 2, Fascicolo 3)

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Appendice 1 - Il preventivo di Lozières d’Astier Si presenta il testo integrale del capitolato dei lavori da compiersi a Casale per ripristinare il fronte delle mura urbane antistante l’area della cittadella demolita nel 1695; il testo è redatto dall’ingegnere Paul François d’Astier, il 29 maggio 1704, e una copia è conservata in AS.TOCorte, Materie Militari, Intendenza Generale delle Fabbriche e Fortificazioni, Mazzo 2, Fascicolo 3. Deuis des ouurages de Terre Gazon et Maconnerie que le Roy veut et ordonne estre faits pour la fermeture de Casal du costé de la Citadelle, entre les bouts de deux Lignes de communication marquées sur le Plan de M.gr le marechal de Vauban A. C. auec les chemin couuert vis à vis pendant la presente année 1

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Premierement Les Entrepreneurs qui seront chargez des ouvrages seront obligez de suivre exactem.t les Plans et profils de M.gr le marechal de Vauban sans qu’il leur soit permis d’y adjouter ou diminuer sous quelque pretexte que ce soit, et en cas qu’ils les excedessent sans un ordre exprez de l’Ingenieur en Chef, il ne leur sera tenu aucun compte du excez, et si au contraire par quelque negligence ou autrement ils diminuoient la force des profils ou faisoient quelqu’autre mal facon, ils seront obligez de demolir a leur frais et depens sans pouvoir pretendre aucun de dommagem.ts de la parte de Sa Majesté.

10 Terre

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Apres que l’Ingenieur qui sera chargé de la conduite de cet ouvrage en aura marqué les allignem.ts aux Entrapreneurs par les Piquetes qui leur seront connsignez et qu’il aura determiné le Niveau de la fondation, ils y feront trauailer et auront soin de ne couper de terre que suiuant l’epaisseur du mur et longuer des contreforts, la quelle sera portée pour former le rempart et glacis des ouvrages. Celle du rempart deuant estre proprement rangée et battue de pied en pied avec des resouloirs tant qu’elle prenne une assiette ferme et solide, obseruant de leur donner de la pente sur le derriere d’enuiron 5 a 6 pouces sur la largeur de 12 pieds. Chaque assize ainsi disposée on en mettra une de fassines de 10 a 12 pieds de long posée brin a brin, bien rangée le gros bout contre le mur, ce qui sera continuée par ordre jusques a parfaitte hauteur. Les terres pour former les Parapets des ouurages seront choisies des plus grosses que se trouveront sans melange d’aucuns cailloux, rangées et dressées come cy dessus. Seront tenues les dits Entrepreneurs a tenir les transports et arrangements de terre qui leur seront marquez par les Ingenieurs sans qu’ils puissent pretendre d’en estre toisé seulement qu’une fois. Fassines

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Le fassines de bois de saute, ozier ou peuplier destinées pour le Gazonnage seront de l’age de 4 jusqua 6 ans de coupe chacun brin de quelles auront toutte leur longuer auec leur branchages coupez joignants le tronc de l’arbre. Chacune des fassines sera liée a trois liens l’un et l’autre serez et entreints autant que de faire se pourra et auront chacune 24 a 25 pouces de pourtour mesurée entre leur liens. Celles destinées pour mettre derriere les reuestements seront de bois de chesne de l’age depuis 9 a10 ans de coupe, chacune de brins coupez proche le tronc de l’arbre ou choc liées a trois liens et auront 25 pouces de pourtour mesurez entre les dits, et ainsy que dessus. Les Entepreneurs seront obligez de les liurer par compte sur le ouvrage a la personne de la part du Roy, qui sera a ce commis qui en tiendra compte et en donnera son receu.

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Gazonnage

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Le Gazon sera coupé dans la meilleure prerie ou pasture choisie bien herbeux et racineux, coupé tout d’une meme main conformement au Talus des ouvrages ou il deura estre employé chaque Gazon sera de 13 a 14 pouces de long 6 de large et 4 a 5 d’epais. Les Gazons ainsi coupez seront posez boutissez en liaison en sorte que tous les joints de chacun lit soient recouuerts par le solide de l’autre, mettant toujours joint sur solide et solide sur joint et tous serrez de la main les uns contre les autres puis battus et pilez avec des resouloirs dam.lles de bois, de poids de 35 a 40 L. [livres, scil.]. On fera autant de lits de terre que de Gazon bien battue et soulée et disposée de maniere que chaque lit ait 5 a 6 pouces de pente sur le derriere sur la largeur de 10 a 12 pieds les terres seront soulées par 7 a 8 batteurs qui souleront tout en même temps et si prez l’un de l’autre que les terres qu’ils presseront a un endroit ne puissent pas leuer a un autre. De trois en trois lits de gazon il en sera posé un de fassines de bois de bouture de 7 a 8 ans des coupe et rangé brin a brin le plus prez qu’il se pourra, sans porter les uns sur les autres, les deux tiers du gros bout seront tournez en dehors du costé du talus exterieur et appuyées sur la queüe du gazon, l’autre tiers aura sa cime tournée du costé interieur ayant 5 a 6 pouces de saillie par estre retaillé avec le gazon. Le gazonnage se leuant ainsy qu’il a esté dit, sera coupé applani et mis parfaittement de niueau auec la pele acherée faitte expres de maniere que touttes les superficies du gazon soient parfaittem.t unies et forment de beaux allignements, conformément aux profils qu’en seront donnez. Maçonnerie

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La Maçonnerie sera composée auec les demolitions prouenants des ruines de la Citadelle qui se trouveront dans les parties ou l’on trauaillera et même ailleurs si les Entrapreneurs veulent s’en servir, les plus grosses ne pouuant estre employées que comme 4 hommes les pourront porter, et du razement du morceau du fossé et chemin couvert du bastion C et partie de sa courtine allant vers B il pourra aussy estre permis aux Entrepreneurs de prendre les materiaux qui forment les retranchements sus le fossé et chemin couvert derriere les d.s ouvrages. Touttes les quelles demolitions seront posées sur leur bon lits et baignants de tous cens dans le mortier pressées de la main et du marteau jusqu’a ce qu’elles demeurent en repos sans plus fuir, composé avec du plus gros et plus purr sable du Po dont il y en aura deux parties et une de chaux, ou bien di Giron composé de 3 parties de chaux sur 4 de gros sable et grauier melé de cailloux tiré du Po, ou de tous autres endroits ou il s’en pourra trouver d’aussy bon pourvou qu’il ne soit point melé de terre ny d’aucune matiere grasse les quelles chaux et grauier seront bien melez ensemble jusqu’a ce qu’on n’en puisse plus distinguer aucune partie separée l’une de l’autre, mais tout soit confondu dans la masse et parfaitement incorporé. Lorsqu’on employera le Giron il faut en mettre 4 a 5 pouces au tour de chaque demolition, a l’egard du mortier un bon pouce sera suffisant. Les parements de la dite maconnerie seront faits de briques bien cuittes et bien choisies, touttes entieres baignant dans le mortier, les joints de 5 a 6 lignes bien polis et allignez par le deuant. Les d. briques de 12 pouces de long 6 de large et deux d’epais, a moins qu’il n’y eut quelque difficulté estant a present de 10 sur 5 et 2 d’epais a moins qu’il n’y eut quelque difficulté estant a preferir de 10 sur 5 et 2 d’epaisseur, et generalment sur un pied et demy reduit faisant liaison excepté aux reuestements du fossé ou 9 pouces suffiront. Il sera obserué de mettre les d. briques en Boutisses te paneresses, scauoir trois rangs de l’une et 3 rangs de l’autre faisant joint sur solide et pour faire bonne liaison de derniere des paneresses sera garny avec des petittes demolitions baignant dans le mortier ou Giron. Les contreforts seront faits et espacez suivant le Plan et eleuez en parement de demolitions les

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plus conuenables, les parements le plus propre qu’il se pourra, le milieu pourra estre melé aussy auec du Giron. La Maconnerie toutte de Brique sera faitte, les dites Briques ayants 12 pouces de long 6 de 95 large et deux d’epais, bien cuittes et bien choisies baignants dans le mortier tour a tour d’enuirons 5 a 6 pouces ainsy qu’il se pratique dans le ouurages du Roy selon la meilleure coutume. Le fossé et chemin couuert soit en maconnerie ou gazon sera fait et formé ainsy qu’il est marqué sur le dessein da M.gr le Mar.al de Vauban auquel on se conformera tres regulierement et 100 pour l’acheuem.t du quel il sera fait un autre Deuis soit qu’on fasse les Demilunes ou ouvrage a corne proposé. Il sera pratiqué des portes de sortie dans les endroits ou elles seront jugées necessaires. Une Gueritte de pierre de Taille a l’angle flanqué du bastion B suivant le dessein qui en sera donné. 105 Comme la Porte neuue qui est entre les bastions 2 et 5 a esté accommodée en manege pour S.A.S. je trouuerois assez necessaire d’en faire une au milieu de la courtine A.B qui conviens parfaitement tant a la place qu’au reste du paiis et supposé qu’on la fasse, on suiura le desseins qui en sera donné par M.gr le Mar.al de Vauban, et fait un Deuis particulier. 110

Pierre de taille

La pierre de taille employée pour les Cordons, angles et autres ouvrages sera de la meilleure qui se pourra trouer dans le paiis. Generalm.t tous les angles saillants obtus et aigus seront faits et eleuez depuis le dessous de 115 touttes les fondations de pierre de Taille jusque au sommet de toutte sorte de Maconnerie d’egale hauter, les parements veus proprement taillez et degouchis du ciseau suivant les differents talus de ouurages. Les Boutisses seront depuis deux jusques a trois pieds de queüe les paneresses de 10 a 12 pouces de lit de la longuer depuis un pied et demy jusques a deux pieds et demy l’un et l’autre 120 bien allignez d’egale hauteur comme dit est du poinçon et ciseaux posez de niveau de touttes manieres. Chacun angle de pierre de taille sera de cinq pieds de long reduit sur chacune des faces, flancs, gorges et autres ouvrages posé par lits de boutisses et paneresses en bon liaison et bain de mortier reglant leurs allignem.ts et talus en sorte qu’ils ne faissant aucune diformité. 125 Suivant les ouvrages qui se feront les d. pierres de taille seront proportionnées pour leur hauteur et longeur. Fer 130 Les Entrepreneurs seront obligez de le liurer façonné mis en oeuure pour touttes sortes d’ouvrages suivant les dimensions prescriptes, soit ancres, tirans, clefs de vouttes, lantures, grand gros clous, les petits estant pris en compte suiuant l’usage du paiis et generalement pour toutte sorte de fer dont le Roy peut auoir besoin tant pour les d. ouurages que pour la ditte porte. 135 Celuy qui sera limé ou pour des ouurages propres sera payé par estimation. Les serrures seront estimées. Il le fournira au poids de marc et au quintal. Le plomb sera fourni aussy au meme poids. 140

Charpente Tous les Bois dont on aura besoin soit de chesne, bois blanc ou autres seront de bon aloy et

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sans aubier, coupez en bonne saison et de la meilleure qualité qu’ils pourront trouver, écarris a une arête dans les ouvrages ou il en sera besoin et s’il faloit de piloter, ils seront ronds avec 145 leur ecorce. Palissades Les palisades seront de 9 pieds de long appointées d’un et au moins de 4 pouces quarrez ou de 150 18 pouces de pourtour si elles sont en trianglre de bon bois de chesne bien choisies et coupée en saison.

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Les entrepreneurs seront obligés de construire tous les d. ouurages portez au present Deuis et suivant le Plan de M.gr le Mar.al de Vauban, et a la meilleure maniere de trauailler qui soit dans les travaux du Roy, suivre exactement ce qui leur sera prescrit par les Ingenieurs, faute de quoy ils seront responsable de la mauuaise fabrique et retardement des ouurages, et si les Entrapreneurs negligeoient de trauailler auec la diligence et exactitude requise, il sera permis aux Ingenieurs de mettre telle quantité d’ouuriers a leur depenses, qu’il sera jugée necessaire. Au cas qu’il soit obmis quelque chose dans le present Deuis, il en sera conuenu par estimation et suiuant la qualité de l’ouurage ou compris au marché suiuant. Les Entrepreneurs acceptans ces conditions se fourniront a leurs depenses de tous les bois, planches, ponts, et echaffoeux necessaires, comm’aussy de toutte sorte d’outils charrettes batteaux voitures, et de tout cequi luy pourra faire besoin pour l’execution des d. ouurages et touttes autres sortes de materiaux, comme Gravier ou Giron du Pô chaux bithume briques sable fin a mortier et touttes les voitures achapts et employes necessaires a cet effect, salaires et pensions d’ouvriers, Gages de Commis, Epuisement des eaux et tous autres frais de quelque nature qu’ils puissent estre, et seront obligez les dits Entrepreneurs de garentir un an entier les d. ouurages a compter du jour qu’ils auront esté finis, lesquels ouvrages seront sujets a visitte et reception au dire des gens experts et a ce connoissants, suiuants l’usage accoutumé dans les Travaux du Roy. Moyennant quoy et les Conditions cy dessus speciffiées il leur sera payé au fur et a mesure de l’auancement des d. ouurages les prix portez par le marché qui suiura le Deuis. Fait a Casal le 29 May 1704

175 Lozieres d’Astier.

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Fig. 37 Raffigurazione di un ingegnere topografo o misuratore del XVIII secolo, a decorazione di una carta di ambiente piemontese (Collezione privata, Torino)

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Appendice 2 - I disegni di Lozières d’Astier In questa parte dedicata alla documentazione grafica, relativa ai lavori svolti dai Francesi a Casale Monferrato durante gli anni della Guerra di Successione Spagnola, sono raccolte le riproduzioni dei disegni realizzati dall’ingegnere Paul François d’Astier nella primavera del 1704. Le immagini dei disegni originali sono riprodotte nel testo del presente Capitolo 2, grazie all’autorizzazione rilasciata dal Service Historique de la Défense1, ma la rilettura filologica del loro contenuto tramite gli attuali mezzi di riproduzione grafica informatica permette di approfondirne lo studio, valorizzando tutte le loro caratteristiche espressive2. § TAVOLA I Riferimento nel testo: Capitolo 2, Fig. 12, p. 33 Collocazione: ©Service Historique de la Défense - Vincennes, Bibliothéque du Génie, Manuscrit (in Fol.) n. 33 a, doc. 18 Titolo: Plan de Casal dans l’estat ou il est. Le 6.e Feurier 1704 Scala: 0:300 Toises Didascalie: ‐ ‐ ‐ ‐

All’interno del perimetro della cittadella: Citadelle rasée comme aussy tous Les ouurages exterieurs de la ville Lungo il pide dello spalto della cittadella dalla parte della città: Retranchem.t qui fait la fermeture de la ville All’interno del perimetro della città: La ville e Chasteau (presso il castello paleologo) Oltre il fronte urbano nord: Le Po

1

Il documento d’autorizzazione è protocollato con il n. 507294 DEF/SGA/DMPA/SHD/ED/PPST/BVC2P e datato al 18 luglio 2014; si vuole ringraziare in proposito per la cortesia la dott.ssa Sylvie Yeomans (chargée d’étude documentaire). 2 Ringrazio in tale occasione l’architetto Francesco Gallarini, autore delle tavole raccolte in quest’Appendice.

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§ TAVOLA II Riferimento nel testo: Capitolo 2, Fig. 13, p. 35 Collocazione: ©Service Historique de la Défense - Vincennes, Bibliothéque du Génie, Manuscrit (in Fol.) n. 33 a, doc. 18 → Esergo superiore Titolo: Casal 1704 Scala: Echelle de quinze toises pour les profils; 0:15 Toises Didascalie: ‐ ‐

Sopra alla prima sezione: Profil passant par la ligne A.B. du plan Sopra alla seconda sezione: Profil passant par la ligne C.D. du plan

→ Area inferiore Titolo: Plan et profils de l’ouurage à corne de la teste du pont de Casal Scala: Echelle de cent cinquante toises pour le plan; 0:150 Toises Didascalie: ‐

Oltre il fronte urbano nord: Le Po

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§ TAVOLA III Riferimento nel testo: Capitolo 2, Fig. 14, p. 36 Collocazione: ©Service Historique de la Défense - Vincennes, Bibliothéque du Génie, Manuscrit (in Fol.) n. 33 a, doc. 18 Titolo: Casal 1704. Front de la ville du costé de la Citadelle Scala: Echelle de deux cent toises; 0:200 Toises Didascalie: ‐ ‐

A.B.C. Redouttes plus esleuèes que le trrein de la citadelle, percées de crenaux et espaisses d’un pied ½ à deux pieds D.E. Redouttes de terre esleuées de 6 p plus haut que le terrein

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§ TAVOLA IV Riferimento nel testo: Capitolo 2, Fig. 15, p. 37 Collocazione: ©Service Historique de la Défense - Vincennes, Bibliothéque du Génie, Manuscrit (in Fol.) n. 33 a, doc. 18 Titolo: Plan de la ville de Casal du costé de la citadelle le fossé de la quelle sert de fermeture a cette partie n’ayant jamais esté razé non plus que leur chemin couuert et glacis qui sont restez dans leur entier. Mars 1704 Scala: 0:300 Toises Didascalie: ‐ ‐

A. Redoutes que j’ay faites raccommoder plus eleuuées que le terrain de la citadelle B. Redoutes de terre faites par ordre de SA.S. de Mantouë

Firma : Lozieres d’Astier

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§ TAVOLA V Riferimento nel testo: Capitolo 2, Fig. 16, p. 38 Collocazione: ©Service Historique de la Défense - Vincennes, Bibliothéque du Génie, Manuscrit (in Fol.) n. 33 a, doc. 18 Titolo: Profil de la ville de Casal du costè de la citadelle pris sur la ligne chiffrée au plan E.F. Mars 1704 Scala: 0:20 Toises Didascalie: ‐ ‐ ‐ ‐

Le reuestement du fossé . n’a jamais esté rasé, n’y le glacis B non plus que son parapet Le jaune marque ce qui à esté fait par ordre de Mg.r le marechal de Catinat auant le siege de Valence C. Exaucem.t sur le reuestement du fossè D. Retrenchement sur le sommet du glacis

Firma : Lozieres d’Astier

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§ TAVOLA VI Riferimento nel testo: Capitolo 2, Fig. 17, p. 40 Collocazione: ©Service Historique de la Défense - Vincennes, Bibliothéque du Génie, Manuscrit (in Fol.) n. 33 a, doc. 18 Titolo: Casal 1704 mars Scala: Echelle de quattre cent toises; 0:400 Toises Didascalie: → Parte superiore ‐ ‐ ‐

Premier projet pour la fermeture de la ville du coste de la citadelle Les trois bastions pontués marqués a, b, c, sont a faire Vous aués reccu Monsieur les trois profil qui conuienne a cette partie

→ Parte inferiore ‐ ‐

Deuxieme projet qui couteroit plus que le premier, et qui ne voudroit pas mieux Jl conuient meme moine ; au reste de la place

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§ TAVOLA VII Riferimento nel testo: Capitolo 2, Fig. 18, p. 41 Collocazione: ©Service Historique de la Défense - Vincennes, Bibliothéque du Génie, Manuscrit (in Fol.) n. 33 a, doc. 18 Titolo: Casal 1704 mars Scala: Echelle de quattre cent toises; 0:400 Toises Didascalie: → Parte superiore Stesse didascalie della Tavola VI interrotte dalla presenza del papillon rivoltato → Parte inferiore ‐ ‐

Deuxieme projet qui couteroit plus que le premier, et qui ne voudroit pas mieux Jl conuient meme moine ; au reste de la place

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§ TAVOLA VIII Riferimento nel testo: Capitolo 2, Fig. 19, p. 42 Collocazione: ©Service Historique de la Défense - Vincennes, Bibliothéque du Génie, Manuscrit (in Fol.) n. 33 a, doc. 18 Titolo: Casal 1704 mars Scala: Echelle de quattre cent toises; 0:400 Toises Didascalie: → Parte superiore Stesse didascalie della Tavola VI interrotte dalla presenza dei due papillon rivoltati → Parte inferiore ‐ ‐

Deuxieme projet qui couteroit plus que le premier, et qui ne voudroit pas mieux Jl conuient meme moine ; au reste de la place

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§ TAVOLA IX Riferimento nel testo: Capitolo 2, Fig. 20, p. 43 Collocazione: ©Service Historique de la Défense - Vincennes, Bibliothéque du Génie, Manuscrit (in Fol.) n. 33 a, doc. 18 Titolo: Plan de Casal auec un projet pour acheuer la fermeture de cette place Scala: 0:400 Toises

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§ TAVOLA X Riferimento nel testo: Capitolo 2, Fig. 21, p. 44 Collocazione: ©Service Historique de la Défense - Vincennes, Bibliothéque du Génie, Manuscrit (in Fol.) n. 33 a, doc. 18 Titolo: Plan de Casal auec un projet pour acheuer la fermeture de cette place Scala: 0:400 Toises

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§ TAVOLA XI Riferimento nel testo: Capitolo 2, Fig. 22, p. 46 Collocazione: ©Service Historique de la Défense - Vincennes, Bibliothéque du Génie, Manuscrit (in Fol.) n. 33 a, doc. 18 Titolo: Plan du chasteau de Casal Mars 1704 Scala: Echelle de cent toises; 0:100 Toises Didascalie: ‐ ‐ ‐ ‐ ‐ ‐ ‐

La ponctué laué de jaune à esté rasè La tour 1 est à moitié hauteur. Elle doit auoir 46 pieds audessus de la retraitte La tour 2 est à neuf pieds de haut Les demylunes 5 et 6 sont dèblayées et dix jours de trauail les mettrons en estat d’estre fondèes Tous les débris des deux tours 1 et 2 des demylunes 5 et 6 sont rangés dans le fossé exepté les gorges des deux demylunes ou l’on n’a pas encores touché Il n’a pas esté touché à la demilune 9 Ce qui est laué§ de rouge est en estat et n’a jamais esté ruiné

Firma: Lozieres d’Astier

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§ TAVOLA XII Riferimento nel testo: Capitolo 2, Fig. 23, p. 48 Collocazione: ©Service Historique de la Défense - Vincennes, Bibliothéque du Génie, Manuscrit (in Fol.) n. 33 a, doc. 18 Titolo: Plan du Château de Casal Scala: Echelle de cent toises; 0:100 Toises Didascalie: Stesse didascalie della Tavola XIII parzialmente coperte sull’allineamento sinistro dal papillon

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§ TAVOLA XIII Riferimento nel testo: Capitolo 2, Fig. 24, p. 49 Collocazione: ©Service Historique de la Défense - Vincennes, Bibliothéque du Génie, Manuscrit (in Fol.) n. 33 a, doc. 18 Titolo: Plan du Château de Casal Scala: Echelle de cent toises; 0:100 Toises Didascalie: ‐ ‐ ‐ ‐ ‐ ‐

1. Tour qui auoit este rasée elle sera esleuée a son premier estage a la fin du mois 2. Tour qui auoit esté rasée, on la rétablie elle est esleuée a 8 pieds d’hauteur 5 et 6. Demilunes rasées des quelles on deblaye les debris, et l’on acheve d’abattre les quilles qui sont restées cet ouvrage pourra estre fait à la fin de l’annèe si le temps le permet 9. Demi lune rasée à la quelle on ne travaille point Le pontué marque ce qui a esté rasé. Ce qui est lavé de jaune marque ce qu’il faudroit retablir

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§ TAVOLA XIV Riferimento nel testo: Capitolo 3, Fig. 24, p. 114 Collocazione: ©Service Historique de la Défense - Vincennes, Bibliothéque du Génie, Manuscrit (in Fol.) n. 33 a, doc. 18 Titolo: Plan du Chateau de Casal mesuré ai cordon comme il est au present auec le projet de mg.r le marechal de Vauban Scala: 0:50 Toises Didascalie: → Nell’esergo del titolo ‐ ‐ ‐ ‐

Le rouge est en estat Le jaune est a retablir 10 Porte du coste de la ville 11 Porte du secours

→ Nella parte inferiore Fait a Casal le 2 maÿ 1704 Firma: Lozieres d’Astier

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CAPITOLO 3

Ruoli e vicende della piazzaforte durante le campagne di guerra

Volgendo ora l’attenzione agli anni della Guerra di Successione Spagnola, fra il 1701 e il 1706, quando Casale fu pienamente coinvolta nelle operazioni militari del fronte padano, è opportuno rammentare che la città venne «eletta per piazza d’armi ed arsenale» delle armate collegate di Francia, Spagna e Savoia fin dal 1701, quando fu nominato governatore per parte del duca di Mantova il conte Antonio Callori di Vignale1, accanto al comandante del presidio militare francese, il già citato brigadiere generale conte di Marquessac, presente dall’8 maggio2. La piazza mantenne la sua funzione di centro di smistamento logistico in retrofronte e di quartiere per le truppe e i feriti durante le prime due campagne italiane della successione di Spagna fra il 1701 e il 1702. Si trattò di un periodo di relativa calma, privo delle tensioni tipiche di un paese occupato da forze militari straniere, tanto che il de Conti nella sua monumentale opera sulla storia di Casale puntualizza che le truppe francesi stanziate in Monferrato si comportavano come in patria, rispettando le popolazioni suddite di un sovrano alleato, e pagavano i prelevamenti del vitto e del foraggio loro necessari3.

Fig. 1 Il teatro delle operazioni in Piemonte fra il 1703 e il 1706. Si possono osservare la contiguità fra Valenza, Alessandria e Casale, e la posizione di quest’ultima allo snodo fra la via proveniente da Genova e il corso del Po; lungo il fiume seguono verso occidente siti e piazze strategiche quali Trino, Crescentino-Verrua, Chivasso e finalmente Torino; a nord di Casale la piazzaforte di Vercelli (elaborazione Sconfienza)

1

Sulla famiglia Callori si veda RAVIOLA 2003, pp. 294-297, in particolare sul conte Antonio in indice analitico di RAVIOLA 2003, p. 461. 2 DE CONTI 1841, pp. 5, 15. Per il Marquessac si veda supra Capitolo 1, p. 2, nota 2. 3 DE CONTI 1841, p. 50.

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Il 1703 e il cambio di fronte del Ducato di Savoia Nel giugno del 1703, per ordine del duca Ferdinando Carlo, l’amministrazione cittadina ridiede l’avvio ai lavori di lastricatura delle strade, interrotti tempo prima4, evidentemente nutrendo fiducia in un lungo lasso di tempo privo di pericoli imminenti d’assedio, quando invece le pavimentazioni stradali erano asportate per evitare le schegge lapidee di rimbalzo durante i bombardamenti attuati dagli assedianti5. Il disarmo del contingente sabaudo a San Benedetto Po, il 30 settembre 1703, ad opera delle truppe di Louis Joseph de Bourbon duca di Vendôme, consapevole delle trattative segrete fra Vittorio Amedeo II e l’imperatore Leopoldo I per il cambio di campo del Ducato di Savoia, segnò un punto di svolta nel contesto delle operazioni belliche nell’Italia padana e costrinse i Gallispani ad aprire necessariamente un nuovo fronte in Piemonte6. La piazza di Casale si trovò quasi di punto in bianco in prima linea, Fig. 2 Fronte di bandiera della fanteria francese, articolato su quatmentre le forze di Vittorio Amedeo tro linee di fuoco, fine XVII - inizio XVIII secolo (da BOERIII si schieravano fra Vercelli e TriCERINO BADONE 2008) no per far fronte ai nuovi nemici presenti in Monferrato sulla sponda destra del Po. Fra l’1 e il 6 ottobre giunsero dunque a Casale i primi rinforzi; 500 miliziani monferrini a supporto della guarnigione del Marquessac, 150 cavalieri da Milano in aggiunta ai 300 già presenti del presidio, un contingente di dragoni e infine, ancora da Milano, sei carri di munizioni da guerra7. Lo stesso duca di Vendôme elesse Casale a sua residenza principale, come ci racconta il cavaliere de Quincy, che in quei giorni visitò la città, trovandosi al campo di Mortara con il suo reggimento di Borgogna8; il 12 ottobre Vendôme relazionava a Luigi XIV lo stato dei preparativi per l’invasione delle terre sabaude9, dicendo che entro la metà del mese Carlo di Lorena principe di Vaudemont, governatore di Milano e fedele a Filippo V, avrebbe concentrato a Casale un primo nucleo del parco d’artiglieria, composto da venti cannoni per batterie d’assedio, verosimilmente da dodici o ventiquattro libbre, con 2000 palle, da sei mortai con altrettante 2000 granate e 300 barili da 1000 libbre di polvere ciascuno. Nel contempo il luogotenente generale Jean François Ravend marchese di Saint Fremont si preoccupava di stringere accordi con gli ufficiali genovesi responsabili delle alture dell’entroterra ligure, per arruolare 1000 miliziani e impiegarli nel controllo dei passi appenninici, come la Bocchetta, attraverso i quali transitava il cammino fra il porto di Genova e le piazze di Casale e Alessandria, «car si la guerre continua en Piémont ce sera par là qu’il faudra que tout nous vienne de France»; infine si era deciso di procedere a Casale con la leva di 1000 uomini della milizia monferrina, particolarmente valida secondo il Vendôme, per difendere il Ducato durante la campagna in Piemonte e l’assenza dei maggiori con4 5

DE CONTI 1841, pp. 34-35.

Provvedimenti presi per esempio a Torino durante l’assedio del 1706 (BALANI 2006, p. 127) ILARI-BOERI-PAOLETTI 1996, pp. 319-326 7 DE CONTI 1841 p. 59. 8 LECESTRE 1898 p. 320, in cui a proposito di Casale il cavaliere dice espressamente che il duca di Vendôme «y faisait sa résidence en attendant les ordres de la cour». Per il cavaliere di Quincy si veda supra Capitolo 1, p. 5, nota 3. 9 PELET-DE VAULT 1835-1862, Vol. III, pp. 283-284, 288 6

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Fig. 3 Il teatro di guerra del Piemonte nord-orientale nell’autunno del 1703. In evidenza il dispositivo difensivo sabaudo lungo il Po, con le piazze di Chivasso, Crescentino-Verrua, Trino, e più a nord Vercelli, con l’avamposto di Villanova Monferrato. Ad est delle posizioni piemontesi si nota il percorso della «ligne» gallispana da Romagnano Sesia a Valenza, con la piazza di Casale in avanfronte (elaborazione Sconfienza)

tingenti gallispani, operazione per la quale giunse in città a metà ottobre il maresciallo di campo Jean Nöel François de Barbèziers conte di Chemerault. A compimento delle operazioni preliminari il duca di Vendôme conquistò Asti l’8 novembre 1703 e poi si spinse fino a Villanova d’Asti per stabilire l’estremità più occidentale dei quartieri d’inverno della sua armata, che seguendo il corso del Po, poco più ad est di Verrua, raggiungevano Asti e Valenza e si estendevano attraverso tutto il Monferrato, tenendo come chiave centrale la piazza di Casale10. In questa porzione di territorio, ricorda il cavaliere de Quincy, erano stanziati cinquantotto battaglioni di fanteria e sessantotto squadroni di cavalleria, che impedirono al duca di Savoia, fra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio del 1704, di prendere Moncalvo e tagliare così le comunicazioni con i quartieri di Casale. Inoltre i Gallispani contavano sempre nello stesso periodo ancora diciotto battaglioni di fanteria e trenta squadroni di cavalleria agli ordini del luogotenente generale Nicolas de Nettancourt-Haussonville conte di Vaubecourt e del maresciallo di campo François d’Estaing marchese di Murole, fra il Novarese e la Lomellina11. 10

SALUZZO 1818, Vol. V, p. 144; LECESTRE 1903-1916, Vol. III, pp. 210-212; per l’assedio e conquista di Asti ILARIBOERI-PAOLETTI 1996, p. 323. 11 LECESTRE 1898, Vol. I, pp. 348-349.

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Fig. 4 Fanteria francese in azione di fuoco alla battaglia di Malplaquet, particolare di un quadro di Ignace Jacques Parrocel (da BOERI-CERINO BADONE 2008)

La centralità strategica di Casale nell’offensiva francese del 1704 Il duca di Vendôme scriveva il 28 febbraio 1704 a Luigi XIV, confermando esplicitamente a proposito di Casale, che la piazza «sera le principal depôt de nos vivres et de nos munitions de guerre, et par consèquant je ne puìs m’en éloigner et le confier à ses propres forces sans y laisser une grosse garnison»12. D’altro canto fin dall’autunno del 1703, come s’è detto, il comandante francese aveva rinforzato il presidio del Marquessac e, a copertura della Lombardia spagnola, fece realizzare una «ligne» di opere campali lungo l’Agogna fino alla confluenza con il Po, le cui piazzeforti di riferimento erano Valenza alla testata meridionale e Casale in avanfronte; lungo tale opera si potevano schierare le truppe gallispane del Novarese e della Lomellina. Le posizioni dei Piemontesi erano tutte concentrate fra il Po, la Sesia e la Dora Baltea e facevano capo alle piazzeforti di Vercelli e Verrua, con avamposti prossimi a Casale e orbitanti intorno al nucleo trincerato principale di Villanova Monferrato, a nord della sponda sinistra del Po e distante circa quattro chilometri dal ponte di Casale. Il principe di Vaudemont, temendo che la «ligne» fosse troppo esposta ad attacchi da parte della guarnigione sabauda di Vercelli, fece indirizzare il tracciato delle opere campali a Romagnano 12

La prospettiva del Vendôme corrisponde perfettamente alla concezione della logistica elaborata da François Michel Le Tellier marchese di Louvois fin dagli anni ’60 del XVII secolo e fondata sulla creazione di magazzini stabili in prossimità delle zone d’operazione, accanto a quelli temporanei in piazzeforti strategiche (VAN CREVELD 2004, pp. 5-39 e in particolare pp. 17-26).

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sulla Sesia e da lì fino alla confluenza con il Po, poco più ad est di Casale, per assicurarsi il controllo della navigazione fluviale, grazie all’impiego delle truppe del d’Estaing, e per trasferire in sicurezza da Milano a Casale il parco d’artiglieria13. Passata la stagione invernale il duca di Vendôme si preparò ad invadere il Piemonte sabaudo, radunando le sue forze a Casale, fra la fine di aprile e l’inizio di maggio del 1704. Il marchese de Quincy nell’Histoire militaire precisa che il Vendôme, «lorsque tous ces magasins firent remplis [a Casale, n.d.a.] et que la plus grande partie de ses recruês fur arrivèes, il resolut d’ouvrir la campagne. Il assembla pour cet effet ses troupes vers Casal dès le commencement de mai»14. La piazzaforte si

Fig. 5 Il teatro di guerra del Piemonte nord-orientale nel maggio del 1704 con le linee dell’avanzata gallispana nelle terre del Ducato di Savoia, appena dopo la partenza da Casale. Il duca di Vendôme occupa Trino (1), Fontaneto Po (2) e i villaggi di Tricerro (3) e Desana (4) verso Vercelli, prima dell’investimento della piazza, dove si ritirano parte delle truppe sabaude in ripiegamento (elaborazione Sconfienza) 13 14

PELET-DE VAULT 1835-1862, Vol. DE QUINCY 1726, p. 344.

III, pp. 357-358.

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trovò così al centro di un grandioso movimento di truppe, coerentemente alla funzione di nodo strategico principale conferitole dallo stesso Vendôme; il cavaliere de Quincy narra di essere giunto con il suo reggimento di Borgogna il 5 maggio 1704 a Casale «où nous trouvâmes l’armèe campée en front de bandière le long de cette riviere [il Po, scil.], faisant face à l’armée du duc de Savoie qui ètoit campèe de l’autre côté à Villanova»15. Effettivamente il raduno si stava svolgendo dal 2 maggio 1704, come informava lo stesso Vendôme nella corrispondenza con il re, ed entro il 5 il corpo d’invasione fu completo di quarantadue battaglioni di fanteria e sessantasei squadroni di cavalleria; il comandante francese si preoccupò inoltre di destinare sei battaglioni di fanteria ad incremento delle guarnigioni di Casale, Asti e Acqui, quindici squadroni di cavalleria spagnola a guardia della linea della Sesia, sei battaglioni di fanteria e sette squadroni di cavalleria al comando del luogotenente generale conte Francesco Zanobi Filippo Albergotti per l’occupazione territoriale del Monferrato mantovano16. Fin dalle settimane precedenti d’altro canto il Vendôme «faisait travailler à Casal», per mettere la piazza in stato di difesa17, e, dopo aver preso la decisione di attaccare il centro delle forze nemiche, schierate fra Villanova Monferrato e Balzola, fece realizzare fra il 4 e il 5 maggio 1704 tre ponti sul Po davanti a Casale, in modo da far transitare le sue truppe il più velocemente possibile sulla sponda sinistra del fiume in terra sabauda. All’Archivio di Stato di Torino contestuali al Deuuis des Ouvrages, redatto dall’ingegnere Paul François de Lozières d’Astier per i lavori di ripristino della piazza18, sono conservati alcuni documenti fra i quali emergono i capitolati dei materiali da costruzione di un ponte di barche, realizzato a cavallo del Po il 4 maggio 1704, e di pali e tavole in legno per il raddoppiamento del ponte già esistente sul fiume19, cosicché risultavano effettivamente tre apprestamenti utilizzabili nello stesso tempo dalle truppe gallispane per l’attraversamento del Po. Il cavaliere di Quincy, ancora una volta prezioso testimone oculare, integra le informazioni a nostra disposizione, spiegando che i tre ponti erano protetti dai

Fig. 6 Rappresentazione schematica delle componenti di un ponte di barche e della tecnica costruttiva, d’inizio XVIII secolo (CHANDLER 1990)

[…] ramparts de Casal» e che «M. de Vendôme avait fait construire deux redoutes à contenir deux cents hommes chacune, sur la rive du Pô, pour appuyer sa droite et sa gauche […]20

Nulla si dice sulla forma e sulla struttura di que-

15

LECESTRE 1898 ,Vol. II, p. 1. SALUZZO 1818, Vol. V, pp. 145-149; DE CONTI 1841, p. 70; PELET-DE VAULT 1835-1862, Vol. IV, pp. 210-215; LECESTRE 1903-1916, Vol. IV, p. 2. 17 DE QUINCY 1726, p. 343 e si rimanda a supra Capitolo 2, pp. 50-51. 18 Supra Capitolo 2, pp. 26-32. 19 Si tratta sempre di documenti conservati in AS.TOCorte, Materie Militari, Intendenza Generale delle Fabbriche e Fortificazioni, Mazzo 2, Fascicolo 3, ovvero: - P. F. d’Astier, Estat de la Depense faite pour planter trois pilotes d’augmentà.on, et et assurer dautres que lo Pô auoit esbranlé, fourny des planches pour doubler le pont et lauoir mis en estat, par ordre de Monseigneur le duc de Vendosme, Casale, 1 maggio 1704; - P. F. d’Astier, Estat des planches et Bois qui ont estez employés a la construction d’un Pont de batteaux faits sur le Pò, Chevallets et Planches portées a l’armée par ordre de Monseigneur le Duc de Vendosme, dont Monsieur l’Intendant m’ordonna par coris le 4.e may 1704 de prendre les dittes planches dans les maisons des particulieres de cette ville là ou on en trouueroit, Casale, 8 maggio 1704. 20 LECESTRE 1898, Vol. II p. 2. 16

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ste due ridotte, ma è verosimile che fossero sviluppate su una pianta quadrata, con corpo di fabbrica in opera di terra battuta, profilo a scarpa sul fronte esterno, con banchina di tiro sul lato interno e forse fresate, secondo le più recenti istruzioni di fortificazione campale studiate dallo stesso marchese di Vauban21. L’armata francese passò dunque il Po fra il 5 e il 6 maggio 1704, puntando direttamente sulle forze nemiche che si ritirarono verso nord e verso ovest. Il Vendôme si impadronì di Trino, muovendo in direzione di Torino e puntando verso la linea di comunicazione piemontese fra Verrua e Vercelli; vennero anche occupati e fortificati i centri di Fontaneto, Tricerro e Desana, collocati su una linea ideale che dal Po, per Trino, saliva in direzione nord-est verso Vercelli, così da coprire il terreno conquistato dopo l’avanzata del 6 maggio e proteggere in avanfronte i ponti di Casale. A questo punto il duca di Vendôme ricevette da Versailles l’ordine di assediare Vercelli, senza procedere oltre verso Torino, e di non lasciare alle proprie spalle alcuna piazzaforte sabauda operativa22.

Fig. 7 Attraversamento di un fiume su ponti di barche da parte di un’armata dell’inizio del XVIII secolo, in questo caso l’armata anglo-imperiale al passaggio della Schelda nel 1708. Si osservino i reparti di fanteria che passano in colonna per compagnia e in fila per due, mentre la cavalleria passa in fila per uno; l’artiglieria, posizionata in batteria lungo la sponda di partenza, copre con il suo tiro il transito delle truppe sui ponti (CHANDLER 1990) 21

Sulle ridotte a pianta quadrata DE VAUBAN 1705, pp. 1518, 1540-1542; sulla fresa DE VAUBAN 1705, p. 1562: la «fraise» era una sorta di palizzata inserita in obliquo nel corpo di fabbrica del trinceramento lungo la scarpatura della facciavista del fronte d’attacco. La collocazione della palizzata tuttavia poteva essere lungo il parapetto interno del trinceramento alla convergenza con la banchina di tiro; si rammenti su quanto detto in merito all’ordinanza del Vauban del 1702 per la collocazione della palizzata lungo i cammini coperti (supra Capitolo 2, p. 32, nota 24). Una scelta simile può anche esser stata praticata per le due ridotte volute dal Vendôme alla destra e alla sinistra dei ponti di Casale. 22 SALUZZO 1818, Vol. V, pp. 145-149; ILARI-BOERI-PAOLETTI 1996, pp. 328-330.

101

La base di Casale e gli assedi alle piazze sabaude fra il 1704 e il 1705 È noto che la campagna del 1704 fu dedicata da parte gallispana agli assedi di Vercelli, fra il 5 e il 20 giugno, e di Ivrea, dal 30 agosto al 18 settembre, e si chiuse con l’avvio di quello di Verrua in autunno23. In tali frangenti la piazza di Casale svolse la sua funzione di base logistica di retroguardia a massimo regime. Il meticoloso de Conti registra infatti che l’8 giugno 1704 arrivarono a Casale 300 carri da Milano per prelevare dai magazzini l’attrezzatura d’assedio e le granate per i mortai da inviare all’armata del Vendôme sotto Vercelli con 100 coppie di buoi, contestualmente giunte nella piazza monferrina dal territorio del ducato; lo stesso 8 giugno fu il giorno del raduno di 2000 paesani delle comunità rurali del Monferrato, dotati di zappe e badili, per mettersi a disposizione dei militari francesi ed essere inviati da Casale nei luoghi in cui fossero necessarie opere di scavo o di terra e verosimilmente anche a Vercelli; il 18 giugno 1704 un secondo convoglio partito da Casale fu al centro di uno scontro fra Fig. 8 Assedio di Vercelli da parte delle truppe del duca le truppe sabaude e francesi, che riuscirono di Vendôme nel giugno del 1704 (Verceil. Attaque de la a recuperare i carri inizialmente catturati Gauche, attaque de la droite, s.l., s.d., in BNF, Dépardalle prime24. Dopo il 20 giugno e con la retement des Cartes et Plans, GE D 15483) sa di Vercelli al duca di Vendôme, Casale iniziò a svolgere nuove funzioni, proprie comunque di un piazza logistica di prima rilevanza e conseguenti alle operazioni militari prossime al suo territorio, allorché vennero concentrati in città i prigionieri piemontesi provenienti dalla guarnigione di Vercelli, per smistarli in seguito nelle piazzeforti gallispane della Pianura Padana, e giunsero ventotto cannoni guasti, rispediti ai magazzini per le riparazioni; anche i convogli di feriti e ammalati erano indirizzati a Casale e nell’estate, mentre il Vendôme proseguiva l’offensiva nel PieFig. 9 Assedio di Ivrea da parte del duca di Vendôme, agosto-settemmonte nord-orientale e nel Canabre 1704 (N. Barbier, Plan et carte particulière des environs d'Yvrée vese, avviando l’assedio di Ilevée et dessinée sur les lieux très exactement par ordre de Monsieur vrea, i Francesi occuparono temle duc de Vendosme, dédiée et présentée à Sa Majesté par son tres poraneamente la chiesa di Santa humble serviteur et fidelle sujet Barbier ingénieur et géographe, s.l., Croce e il seminario metropolis.d., in BNF, Département des Cartes et Plans, GE DD 2987 [5071B]) tano casalese per stabilirvi gli o23 24

ILARI-BOERI-PAOLETTI 1996, pp. DE CONTI 1841 pp. 74-76.

330-332.

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spedali. Fu raggiunta poi la massima concentrazione di prigionieri alla conclusione delle operazioni presso Ivrea con l’arrivo di 1500 soldati imperiali e sabaudi e di cinquanta ufficiali25.

Fig. 10 Il Piemonte nord-orientale nell’estate del 1704 e i capisaldi della rete di controllo territoriale facente perno su Casale e Vercelli, a nord e a sud del Po con la linea avanzata sulla sponda sinistra del Po, articolata su Trino ed estesa ad ovest fino a Fontaneto, a nord fino a Vercelli attraverso Tricerro e Desana (elaborazione Sconfienza)

§ Casale e Verrua In quella stessa estate del 1704, con una lettera datata 29 luglio, il Vendôme, ormai in coerenza all’opinione di Versailles, ribadiva al luogotenente generale Louis d’Aubusson duca di La Feuillade, governatore militare del Delfinato, attestato con le sue truppe a Susa fin dal mese di giugno, che prima di pensare concretamente all’assedio di Torino era necessario essere «maître du Pô», l’unica 25

DE CONTI 1841,

pp. 79-82.

103

Fig. 11 Raffigurazione planimetrica dell’assedio di Verrua da parte delle forze gallispane del duca di Vendôme, dall’autunno 1704 alla primavera del 1705 (Siège de Verrue par Vendôme, s.l., 1705, in BNF, Département des Cartes et Plans, GE D 7400)

via capace di garantire rifornimenti costanti e sicuri, ma nulla poteva avverarsi «sans être assuré auparavant de la navigation du Pô de Casal à Turin»26; dunque, prima ancora di muovere su Ivrea, il duca di Vendôme prendeva in considerazione il più importante obiettivo costituito dalla fortezza di Verrua, a dominio della confluenza fra il Po e la Dora Baltea e vero nodo strategico della pianura piemontese ad ovest di Casale. Dalla metà del mese di ottobre del 1704 la disposizione delle forze in campo confermava a Casale la funzione di nodo strategico centrale, al quale facevano capo tutte le posizioni gallispane conquistate nel Piemonte orientale, contestualmente all’avvio dell’assedio di Verrua; infatti la linea di difesa dei ponti casalesi sul Po, da Trino a Desana via Tricerro, si prolungava fino a Vercelli e ogni sito si raccordava a raggiera con al piazza di Casale in un territorio totalmente controllato dalle truppe delle due corone. In più l’estensione di questa rete di controllo territoriale fino ad Ivrea individuava in quest’ultima piazzaforte un secondo nodo fondamentale allo sbocco del cammino della val d’Aosta e della Savoia nella pianura canavesana in continuità con i territori occupati del biellese e del vercellese, mentre a sud il Monferrato manFig. 12 Treno d’artiglieria francese all’inizio del tovano permetteva al duca di Vendôme di chiuXVIII secolo (TINCEY 2004) dere la tenaglia su Verrua e sulle posizioni sabaude di Crescentino oltre la sponda sinistra del Po, collegate alla fortezza da opere trincerate e dal ponte sul fiume. Ebbe dunque inizio il 14 ottobre 1704 il lungo assedio della fortezza di Verrua, uno dei più difficili e penosi della Guerra di Successione Spagnola in Piemonte sia per gli assedianti sia per gli assedia26

PELET-DE VAULT 1835-1862, Vol. IV, p. 165; nello stesso testo il Vendôme sostiene che in quei giorni molto aveva favorito l’armata alleata in Vallonia per la conquista di Namur il controllo della navigazione sulla Mosa.

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ti, e già all’inizio del mese di novembre arrivarono davanti al fronte fra Verrua e Crescentino venticinque battaglioni francesi di fanteria, ventotto squadroni di cavalleria e quattro reggimenti di dragoni con altri 3000 uomini inviati da Casale27. Nel gennaio 1705 le truppe gallispane furono integrate dai rinforzi di La Feuillade, provenienti dalla Savoia occupata via Ivrea e Vercelli, e «consevoient non seulement une communication avec Casal, dont ils tiraient bien des sources et de la subsistance, unis encore avec Albergotti» in Monferrato28. Tali contingenti furono distribuiti dal duca di Vendôme intorno alla fortezza di Verrua e presso un campo trincerato creato di fronte a Crescentino, in collegamento al di là del Po con le forze francesi sul suolo monferrino tramite il ponte di Trino, sempre facendo capo alla piazza di Casale per la logistica generale. Nella stessa piazzaforte il Vendôme aveva fatto preparare inoltre «des machines flottantes combustibles et remplies d’artifices pour brûler le pont des ennemis» fra Crescentino e Verrua; queste chiatte incendiarie non furono tuttavia mai impiegate a causa del loro peso troppo ingente e incapaci di vincere la reistenza della rapida corrente del Po fra Verrua e Casale29.

Fig. 13 Veduta dell’assedio di Verrua, opera di Gabriel Bodenher, 1735 (da VIGLINO DAVICO 2001)

Non è questa certamente la sede per prendere in esame le vicende dell’assedio di Verrua che ebbe termine il 9 aprile 1705 con la resa del comandante della fortezza, il colonnello Christian Ernst von Fresen, al duca di Vendôme, tuttavia va rilevato che in tale periodo Casale divenne ancora una volta la piazza di concentramento dei prigionieri piemontesi e imperiali, reduci dall’assedio, ma anche il

27

SALUZZO 1818, Vol. V, p. 156; LECESTRE 1903-1916, Vol. IV, p. 156. LECESTRE 1903-1916, Vol. IV, p. 7. 29 LECESTRE 1903-1916, Vol. IV, p. 33; si veda in particolare DE QUINCY 1726, Vol. IV,p. 344, in cui l’autore rammenta che per «arrêter les batteaux chargés d’artifices qu’on faisoit préparer à Casal, pour brûler ce pont [di Verrua, scil.]» il duca Vittorio Amedeo II aveva incrementato le sue forze presso Crescentino con due battaglioni di fanteria. 28

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luogo di ricovero di 400 soldati gallispani ammalatisi nelle trincee di Verrua e dei cavalli degli ufficiali francesi del corpo d’assedio, provati dal lungo impiego nella cattiva stagione30.

Fig. 14 Il teatro di guerra in Piemonte a nord del Po fra Casale e Chivasso alla fine del 1704 e il 1705, durante i mesi dell’assedio di Verrua (elaborazione Sconfienza)

§ 1705, il sistema logistico fra Casale e Chivasso Durante l’estate del 1705 le operazioni militari si concentrarono intorno alla piazzaforte di Chivasso e al sistema difensivo collinare di Castagneto, gli ultimi argini sabaudi lungo il corso del Po ad oriente di Torino che vennero stretti d’assedio e conquistati dall’armata gallispana fra il 24 giugno e il 29 luglio31. In merito all’oggetto della presente sede hanno rilevanza non tanto le vicende che condussero all’occupazione di Chivasso, quanto piuttosto i risultati finali, infatti, se la fortezza di Verrua costituiva uno sbarramento sul Po che impediva concretamente la navigazione fluviale dei rifornimenti gallispani in direzione di Torino, la piazza di Chivasso, una volta conquistata, poteva finalmente essere trasformata in base logistica più avanzata verso occidente rispetto a Casale, in vista ovviamente di quello che i comandi francesi consideravano l’atto finale della guerra in Piemonte, ossia l’assedio della capitale sabauda. A tal proposito è l’Histoire militaire del Quincy ad informarci che il 20 marzo 1706 un primo nucleo del parco d’artiglieria, otto cannoni, cinquanta mortai, le munizioni e gli apparati d’assedio gallispani furono trasferiti da Ca-

Fig. 15 Dettaglio della Wynendael Tapestry, raffigurante un convoglio di rifornimenti, inizio XVIII secolo (da CHANDLER 1990) 30 31

DE CONTI 1841, p. 99. Per l’assedio di Verrua si veda Verrua 2004, contenente la principale bibliografia Si vedano BOSSO 2005 e Chivasso e Castagneto 2007, entrambi con bibliografia completa pregressa.

106

pregressa.

sale a Crescentino e a Chivasso così da creare un sistema più complesso, ma meglio funzionale alla logistica32.

Fig. 16 Raffigurazione planimetrica dell’assedio gallispano di Chivasso nell’estate del 1705 (da Chivasso e Castagneto 2007)

Casale non perdeva affatto la sua funzione di stazione principale per il magazzinaggio dei rifornimenti da guerra e da bocca del contingente d’assedio destinato a Torino e in generale di tutta l’Armée d’Italie, essendo la tappa finale del più sicuro itinerario di collegamento con la Provenza via Genova e il Piemonte sudorientale. Per canto suo Chivasso, di cui fu nominato governatore il colonnello François d’Iverny, era sede di ospedali e soprattutto il centro di coordinamento e organizzazione dei convogli diretti a Torino, programmati in maniera più razionale quanto a tempi e quantità di materiali trasportati, grazie alla prossimità della piazza alla città assediata e al controllo sicuro del Po, delle colline a sud del fiume e della pianura a nord da parte delle truppe gallispane33. In merito alla campagna del 1705 va ancora ricordato il ruolo di Casale nell’autunno, quando il duca di La Feuillade, dopo l’abbozzato primo tentativo d’assedio di Torino nel mese di settembre, concentrò le sue forze nella capitale monferrina entro il 18 ottobre e da lì il 6 novembre dovette muovere su Asti, riconquistata dal generale austriaco Willibald von Staremberg il 21 ottobre; tuttavia il generale francese, pur avendo Fig. 17 Vari sistemi di appretentato un’azione su Asti l’8 novembre, dovette affrettarsi a ristamento per il trasporto dei cannoni d’assedio (da Verrua piegare dinuovo su Casale il 12 in conseguenza all’ingrossamen2004)

32

V, p. 90; sottolinea tale situazione anche SALUZZO 1818, Vol. V, p. 177. Sull’occupazione francese di Chivasso e la funzione logistica della piazza si vedano BOSSO 2005, pp. 234-248 e BOSSO 2007. 33

DE QUINCY 1726, Vol.

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to delle acque del Po, che interruppero la linea dei rifornimenti francesi provenienti in quest’occasione da Alessandria34.

Fig. 18 Il territorio piemontese a nord del Po fra Casale e Chivasso alla fine 1705 con l’asse di collegamento fluviale fra Casale e Chivasso in mano gallispana pronto per le operazioni d’assedio a Torino nell’anno successivo (elaborazione Sconfienza)

La piazza di Casale nel 1706, durante e dopo l’assedio di Torino Nella primavera del 1706, fra la fine di aprile e l’inizio di maggio, la macchina militare francese operante fra Casale e Chivasso si mise in moto; mentre infatti nella capitale monferrina dal 30 aprile il Marquessac poneva un presidio stabile nel vecchio castello paleololgo e si avviavano ulteriori lavori di ripristino del fortilizio nel mese di giugno contestualmente ad un rinforzo del presidio, il 6 maggio La Feuillade giungeva a Chivasso con due reggimenti di cavalleria e uno di fanteria, gli ultimi contingenti dell’armata d’assedio concentrata nella piazza e ammontante a sessantotto battaglioni di fanteria, ottanta squadroni di cavalleria, 128 cannoni d’assedio e cinquanta mortai già in loco dal mese di marzo35. È noto che, dopo il congiungimento del corpo di La Feuillade proveniente da Chivasso con quello del luogotenente generale François de Gévaudan sceso da Susa, l’armata d’assedio iniziò le operazioni di investimento di Torino il 13 maggio schierandosi da Pianezza e Lucento al Po e al Parco Vecchio, lungo il fronte nord delle mura urbane della capitale sabauda36. Da quel momento in poi la logistica dell’assedio di Torino fu in gran parte organizzata sulle piazze di Chivasso e Casale, come s’è detto poco sopra, ma anche sfruttando l’itinerario della valle di Susa, più pericoloso a causa delle incursioni della cavalleria alleata nel tratto fra Susa stessa e il campo gallispano a Torino. D’altro canto la sicurezza dei collegamenti e dei nodi della rete logistica fu assai curata dagli assedianti, infatti già il 20 maggio 1706 venne trasferito da Casale a Chivasso l’intero battaglione di fanteria monferrina Natta, per proteggere il centro di smistamento dei riforni-

34

DE QUINCY 1726, Vol. iv, pp. 625-627; SALUZZO 1818, Vol. V, p. 174; PELET-DE VAULT, 1835-1862, Vol. V, pp. 355364, 745-754, in cui è riportata la corripondenza del La Feuillade in quei giorni; LECESTRE 1903-1916, Vol. IV, pp. 207-208. 35 DE QUINCY 1726, Vol. V, p. 90; SALUZZO 1818, Vol. V, p. 177; DE CONTI 1841, p. 108. 36 SCONFIENZA 2008, pp. 102-103, con la bibliografia pregressa a p. 102, nota 18.

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menti inviati regolarmente da Casale con l’impiego di un’unità completa e destinata a quell’unica funzione37. Dopo il 7 settembre 1706 e la sconfitta gallispana davanti a Torino si creò nel corso di pochi giorni un capovolgimento della situazione strategica delle forze in campo, che vedeva confinati nel territorio alpino delle valli delfinali brianzonesi i resti dell’armata di Philippe de BourFig. 19 Immagine di un treno d’artiglieria e truppe in marcia da un dipinto di bon duca d’Orléans e del inizio ‘700 (da CERINO BADONE 2007) duca di La Feuillade, mentre le guarnigioni francesi e spagnole del Piemonte orientale e del Monferrato, della Lombardia e del Mantovano rimanevano tagliate fuori dai collegamenti con la Francia a causa della presenza presso la capitale sabauda dell’intera armata del principe Eugenio di Savoia e di quanto restava delle forze di Vittorio Amedeo II. La difficile situazione franco-spagnola è testimoniata da una memoria di Jules Louis Bolé de Chamlay, funzionario di fiducia del re presso la Segreteria di Guerra38, datata 17 settembre 1706 e indirizzata al conte Eléonore Rouxel de Grancey conte di Medavy, comandante francese in Lombardia, nella quale si individuava come obiettivo strategico principale il ricongiungimento delle restanti forze dell’Armée d’Italie con quelle del duca d’Orléans, tentando di passare il Po ad Alessandria o a Valenza e di trovarsi così già sulla sponda sinistra per dirigersi verso i valichi alpini39. Casale non è nominata dal Chamlay, la principale piazza logistica delle forze delle due corone in Italia era a quel punto destituita di ogni preminenza strategica, in particolare essendo priva di quella cittadella tanto disputata alla fine del secolo precedente ed unica ragione degli interessi internazionali per la capitale monferrina. Conferma tale situazione il fatto che il duca d’Orléans, scrivendo a sua volta al Medavy il 5 ottobre, ripetendosi il 7 ottobre in una lettera a Luigi XIV e l’8 in una terza al principe di Vaudemont, sostenesse l’importanza strategica di Cremona e Pizzighettone, piazze assolutamente da conservare in Lombardia, e di Alessandria, senza nominare Casale dalla parte del Piemonte, e ritenesse necessario concentrare truppe contemporaneamente a Milano e Mantova40. Un’idea parzialmente diversa pare emergere dalla risposta del Vaudemont ad Orléans, redatta il 22 ottobre 1706, in cui il governatore di Milano rammentava che il valore strategico del ponte di Casale sul Po poteva ancora essere sfrut37

Sulle truppe monferrine regolari e il loro impiego durante la campagna del 1706 si vea BOERI-CERINO BADONE, 2008, pp. 44-45. Nel 1689 Luigi XIV arruolò in Monferrato un reggimento italiano, che prese il nome di Royal Mont-ferrat e, al comando del colonnello marchese Giovanni Giacomo Natta, si distinse in Germania durante la Guerra della Lega d’Augusta; quest’unità passò sotto il comando di Francesco Filippo Albergotti, già tenente colonnello del Royal Italien, nell’anno 1700 e fu dismessa dopo la campagna del 1706 (DE COURCELLES 1820, p. 39; GIORCELLI 2008, p. 4; PARROT 2008, p. 38). Il battaglione Natta, arruolato dal duca di Mantova insieme al Beltrambi e alle Guardie e citato nel testo, era verosimilmente un’unità nuova, non sovrapponibile al Royal Montferrat e affidata al marchese Giovanni Giacomo Natta. 38 Sul personaggio, che fu per tutta la vita una sorta di ministro della guerra occulto e legatissimo a Luigi XIV, ancor più dopo il 1691 e la morte del Luovois, si veda il recentissimo CÉNAT 2011. 39 PELET-DE VAULT 1835-1862, Vol. VI, p. 698. 40 PELET-DE VAULT 1835-1862, Vol. VI, pp. 720-721.

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Fig. 20 Raffigurazione planimetrica dell’assedio di Torino nell’estate del 1706, ad opera delle truppe del duca di La Feuillade, e della battaglia del 7 settembre (da BARROS-SALAT-SARMANT 2006)

tato, se il duca stesso avesse voluto prendere l’iniziativa e, rientrando in Piemonte da Saluzzo per marciare lungo la sponda destra del Po fino a Casale, avesse ivi attraversato il fiume e si fosse posizionato lungo la linea del Ticino, così da incunearsi fra le forze austro-sabaude e ricostituire un nucleo di resistenza gallispana nel cuore della Lombardia spagnola41. In ogni caso da parte alleata, per impedire il ricongiungimento delle forze delle due corone in Lombardia con quelle posizionate oltre il confine occidentale sabaudo, prese avvio una campagna autunnale in vista della sistematica conquista di tutte le piazzeforti padane rimaste sotto il controllo francese o spagnolo. Vennero immediatamente liberate le piazze sabaude di Trino, Chivasso, Crescentino-Verrua e Vercelli, rispettivamente il 13, il 17, il 20 e il 23 settembre; fu poi la volta dell’occupazione della prima piazzaforte spagnola, Novara, e il 26 settembre gli imperiali del prin41

PELET-DE VAULT 1835-1862, Vol. VI, p. 724.

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cipe Eugenio si impadronirono di Milano, mentre resisteva il castello con cinque battaglioni francesi e il già citato battaglione Natta agli ordini del governatore generale Juan Antonio Pimentel de Prado y Olazábal marchese della Florida. Il conte Philipp Lorenz Wierich von Daun pose il blocco al castello di Milano l’1 ottobre, mentre si arrendevano Como e poco dopo Lodi, e il 5 iniziò anche l’assedio di Pizzighettone sull’Adda, quando già il Vaudemont si era ritirato nel Serraglio di Mantova. Il principe Eugenio si volse nuovamente ad occidente, temendo quella stessa manovra di cui parlava il Vaudemont nella sua lettera al duca d’Orléans, lasciò Vittorio Amedeo II ad assediare Pizzighettone e investì Tortona e Alessandria; quest’ultima cadde il 21 ottobre contestualmente alla resa di Pizzighettone, mentre Tortona fu conquistata d’assalto il 29 ottobre a causa dell’ostinata ed eroica resistenza della guarnigione spagnola comandata dal brigadiere Francisco de Ramirez42. Giunse così il momento di Casale, significativamente lasciata per ultima, forse a conferma di quanto detto riguardo al suo declassamento in assenza della cittadella, ma certamente non più così importante neanche per i rifornimenti delle altre piazzeforti cadute nei giorni precedenti.

Fig. 21 Illustrazione di reparti di cavalleria in campagna per la raccolta e la costituzione delle riserve logistiche di foraggio (da TINCEY 2004)

Assedio e resa di Casale, novembre 1706 Entro il 9 novembre 1706 Casale venne circondata e bloccata in ogni direzione dalle forze del duca Vittorio Amedeo II e del principe Eugenio, i quali si stabilirono a Frassineto, poco più ad est della piazzaforte. In città, mentre il conte di Marquessac faceva chiudere tutte le porte e si preoccupava di ultimare l’approvvigionamento del castello in vista dell’assedio e della resistenza finale nel fortilizio, il consiglio urbano fu sciolto e le cariche pubbliche tutte revocate secondo la volontà di Ferdinando Carlo di Mantova, che aveva lasciato istruzioni scritte in tal senso da attuarsi solo in caso d’assedio, dando alla città libertà nelle decisioni e conferendo le responsabilità deliberative alla nobiltà e alla borghesia. Come ultimo atto il consiglio inviò la lettera del duca al vescovo di Casale, Pietro Secondo Radicati di Cocconato e Cella, pregandolo di unirsi ai rappresentanti degli altri due stati, secondo la suggestione trasmessa dallo stesso Ferdinando Carlo insieme alle istruzioni finali. Il Radicati accettò e non solo assunse la funzione di mediatore per conto della cittadinanza con entrambe le forze belligeranti, ma accolse anche nel suo palazzo la sede per la deputazione di nobili e 42

ILARI-BOERI-PAOLETTI 1996, pp. 372-374.

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Fig. 22 Raffigurazione di un reparto di granatieri francesi della fine del ‘600 o inizio del ‘700 all’assalto del cammino coperto di una piazzaforte (da Verrua 2004)

Borghesi, preposta da quel momento al governo della città. Il 12 novembre un’ambasceria di notabili casalesi, dopo aver informato il Marquessac, si recò a parlamentare con i principi sabaudi, i quali furono perentori nelle loro richieste, motivando tale atteggiamento con le decisioni dell’imperatore Giuseppe I riguardo a Casale, ormai dichiarata sotto il diretto dominio imperiale in seguito alla destituzione del duca di Mantova da ogni diritto sulle sue terre per fellonia e passaggio nel campo dei nemici dell’Impero. Gli assedianti imponevano infatti o l’apertura delle porte della città e il ritiro della guarnigione francese nel castello o di assistere alla conquista d’assalto e al saccheggio di Casale. Perfettamente consapevoli dell’impossibilità da parte francese di accettare seduta stante tali condizioni e angosciati dalle conseguenze, i membri della deputazione diedero i pieni poteri negoziali al vescovo Radicati, che si presentò presso i principi sabaudi per ridiscutere la resa; il vescovo tuttavia non ottenne grandi risultati, se non la promessa di una favorevole capitolazione per la guarnigione, che avrebbe avuto il passo libero fino in terra di Francia, consegnando però anche il castello da lì ad un mese, per concedere il tempo d’arrivo di un possibile soccorso, secondo le consuetudini dell’onore di guerra; in caso contrario non solo la piazzaforte, ma anche l’intero ducato di Monferrato e la guarnigione francese avrebbero dovuto arrendersi a discrezione degli alleati, dopo l’apertura della trincea e la conquista di forza della città. Il vescovo riportò tali condizioni alla deputazione e al Marquessac, che dopo circa ventiquattr’ore di discussione decise di accettare la consegna della piazza, previo il permesso del conte di Medavy su richiesta del Radicati stesso in forma epistolare. Quando monsignor Radicati, il 14 novembre, riferì tali decisioni a Vittorio Amedeo II e ad Eugenio di Savoia, essi non vollero sentire altre ragioni d’indugio e ordinarono alle loro truppe di iniziare l’assedio formale; il vescovo non si perse d’animo e ottenne la sospensione dell’apertura della trincea, impegnandosi a convincere il comando francese per consegnare la piazza e ritirarsi nel castello, riconoscendo al Marquessac il diritto di far rientrare sotto l’atto di futura capitolazione del castello stesso il migliaio di soldati feriti e malati radunati in Casale, nonché gli equipaggi e le salmerie non ricoverabili nel fortilizio. All’alba del 15 novembre, mentre la deputazione stava formalizzando con il Radicati il documento di accettazione delle condizioni stabilite, il Marquessac rese noto che egli non lo avrebbe sottoscritto e su richiesta dell’assemblea inviò il suo stato maggiore, i cui ufficiali spiegarono che era per loro disonorevole e rappresentava un pessimo servizio del re la consegna senza colpo ferire di una piazza capace di costringere comunque gli assedianti ad avviare un assedio regolare e investire tempo prezioso della campagna in tale operazione. Il vescovo Radi112

cati, dopo aver rammentato che era altrettanto onorevole per le armi di Francia operare in modo da salvare la capitale e la gente di un ducato rimasto per tanti anni di guerra fedele alle due corone, piuttosto che esporre tutti, compresi i feriti francesi, ai pericoli dell’assedio, e segnalando che la resistenza del castello poteva essere attuata con il vantaggio dell’esposizione del solo fronte esterno, non essendo possibile in caso di resa di Casale compiere attacchi dal fronte urbano, riuscì a convincere i militari francesi, soprattutto con la promessa di garantire sulla parola personale e di tutta la deputazione l’integrità degli equipaggi da guerra di proprietà degli ufficiali e delle salmerie, che sarebbero rimasti in città dopo il ritiro della guarnigione nel castello. A tali patti nel pomeriggio accondiscese anche il Marquessac, che suscitò tuttavia nuove discussioni per ulteriori richieste, prolungando i tempi ancora nella notte fra il 15 e il 16 novembre e nella mattinata del 16. In ogni caso il Radicati riuscì ad ottenere dagli ormai spazientiti principi sabaudi una lettera di rassicurazione per la città e un passaporto di libero transito negli stati sabaudi per 160 impiegati e commessi civili francesi al seguito dell’Armée d’Italie, che poterono così rientrare incolumi in patria, ma d’altro canto Vittorio Amedeo II pretese che entro mezzogiorno del 17 novembre la guarnigione francese fosse completamente rilevata dalle milizie monferrine, considerate dagli alleati forze imperiali in seguito alle suddette determinazioni di Giuseppe I, e che, mentre i Francesi si ritiravano nel castello, una delle porte cittadine fosse immediatamente consegnata agl’Imperiali, volendo egli entrare in Casale nel pomeriggio stesso del 17. In città si moltiplicarono ancora i contenziosi, a causa del Mar-

Fig. 23 Plastico ricostruttivo del castello di Casale nei decenni finali del XVII secolo e in quelli iniziali del XVIII, conservato presso il Mueso dell’Arma del Genio a Roma

quessac e del suo stato maggiore, in merito al tempo necessario per trasferire nel castello alcuni pezzi d’artiglieria e ottenere garanzie più certe sull’incolumità degli equipaggi abbandonati in città, tanto che a mezzogiorno del 17 novembre non fu possibile attuare il cambio di guardia fra Monferrini e Francesi e il Radicati dovette inviare due gentiluomini casalesi a pregare Vittorio Amedeo II di rinviare l’ingresso in Casale il 18. Il duca di Savoia ai limiti della tolleranza accondiscese, ma a tal punto il Radicati pretese di stilare una capitolazione che avrebbe dovuto essere firmata di concerto dalla deputazione casalese e dal Marquessac, per mettere nero su bianco la consistenza delle salmerie ed equipaggi francesi affidati alla cittadinanza e gli accordi in merito, così da chiudere finalmente ogni possibile prolungamento delle querele43. Il 18 novembre la guarnigione francese si ritirò nel castello e contestualmente le forze imperiali entrarono in Casale, ma avendo impedito il Marquessac l’ingresso preventivo dei funzionari sabaudi, che in collaborazione con quelli casalesi avrebbero preparato il piano d’alloggio delle truppe, i reparti imperiali si sistemarono a loro discre43

Tale documento è interamente pubblicato in PELET-DE VAULT 1835-1862, Vol. VI, pp. 743-745.

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zione e saccheggiarono tutto il quartiere cittadino prossimo all’esplanade antistante l’area della vecchia cittadella demolita. Casale venne quindi occupata da venti battaglioni di Imperiali e Piemontesi e il 24 novembre si iniziarono le operazioni d’assedio al castello. In tale occasione monsignor Radicati si impegnò ancora in un negoziato fra Vittorio Amedeo II e il conte di Marquessac, tentando di abbreviare i tempi dell’assedio e sventare ogni genere d’operazione militare che coinvolgesse la città, già molto prova-

Fig. 24 Carta del maggio 1704, realizzata dall’ingegnere francese Lozières d’Astier, raffigurante il castello di Casale con le torri 1 e 2 e le mezzelune 5, 6 e 9 da ripristinare; i lavori furono parzialmente eseguiti negli anni successivi tanto che nel 1706 l’aspetto in pianta dell’opera era prossimo a tale raffigurazione (P. F. d’Astier, Plan du chateau de Casal mesuré au cordon. Comme il est a present avec le projet de Monseigneur Le mareschal de Vauban, Casale, 20 maggio 1704, in ©Service Historique de la Défense - Vincennes, Bibliothéque du Génie, Manuscrit [in Fol.] n. 33 a, doc. 18; supra Capitolo 2, Appendice 2, Tavola XIV)

ta dall’occupazione alleata. Il prelato rinnovò la proposta di resa immediata del castello in cambio del libero passo per la guarnigione fino in Francia, dopo aver atteso sei settimane l’eventuale soccorso, ma il comandante francese rifiutò, sostenendo che il castello, in seguito ai recenti ripristini delle controguardie e delle mezzelune dalla parte esterna, era ben munito, ben approvvigionato nei suoi ampi sotterranei e sicuramente in grado di resistere ad una forza nemica non così preponderante rispetto alla sua di mille uomini, fra cui cinque compagnie di granatieri e sessantacinque ufficiali,

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Fig. 25 Rappresentazione figurata dell’assalto ad una breccia condotto da un reparto di granatieri e di zappatori, all’opera con le corazze da trincea (disegno di Giovanni Cerino Badone, da Verrua 2004)

costituenti un intero battaglione del reggimento di Vivarais44. Date le premesse i Casalesi si aspettavano un assedio sanguinoso e una difesa vigorosa, ma fortunatamente per la città le vicende seguirono altro corso. Il terzo giorno di trincea aperta gli assedianti piazzarono una batteria da otto cannoni, che sparava su una delle due torri del castello e che fu incrementata di altri sette pezzi non appena iniziò ad aprirsi la breccia nelle murature; in seguito all’avanzamento delle trincee verso il castello durante il nono giorno d’assedio fu completata una seconda batteria da sei cannoni, più a ridosso dell’opera e puntata verso l’altra torre esterna. Dopo un giorno di tiro della seconda batteria e i primi cedimenti di breccia, il Marquessac fece battere la chamade per trattare la resa del castello all’undicesimo giorno d’assedio. Durante i giorni d’avanzamento della trincea la guarnigione francese non attuò alcuna azione di disturbo, né si espose troppo al pericolo, tanto meno con le sortite, temute invece dagli assedianti; al contrario questi ultimi lavorarono praticamente indisturbati, sebbene la resistenza formale opposta dalla guarnigione costasse loro settanta morti e 122 feriti, fra cui alcuni ufficiali subalterni, tanto che una relazione anonima di parte monferrina commenta la conduzione della difesa dicendo che «si Sa Majesté [Luigi XIV, scil.] voulait s’en informer, elle trouverait avoir été mal servie»45. Il 6 dicembre 1706 venne infine sottoscritta la capitolazione del castello di Casale da parte del duca di Savoia e del conte di Marquessac, secondo la quale la guarnigione francese aveva tempo un giorno a prepararsi per lasciare il castello, assistendo nel frattempo gli ufficiali 44

L’ultima notizia in particolare è tratta dalle tabelle dei reparti impegnati nell’autunno del 1706 nelle piazze dell’Italia padana, pubblicate in PELET-DE VAULT 1835-1862, Vol. VI, pp. 713, 729 45 PELET-DE VAULT 1835-1862, Vol. VI, p. 741; si veda PELET-DE VAULT 1835-1862, Vol. VI, p. 732 per l’indicazione della relazione monferrina.

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d’artiglieria alleati negli inventari dei materiali da guerra e nella disattivazione di tutte le mine; la stessa guarnigione sarebbe poi uscita in armi dal castello attraverso la breccia più grande e ai piedi di questa avrebbe posato l’armamento individuale, ad esclusione degli ufficiali; sarebbero stati riconsegnati da parte alleata gli equipaggi personali dei soli ufficiali della guarnigione, con la fornitura di vetture per il trasporto degli stessi e di passaporti per la Francia, qualora li si volesse spedire in patria; i soldati francesi fatti prigionieri sarebbero stati accompagnati e assistiti da due ufficiali superiori, non sarebbero stati privati dei loro averi, a condizione che non consegnassero armi manomesse al momento della resa o non avessero prodotto danni all’interno del castello, mentre tutti gli ufficiali, che avevano richiesto di poter dimorare prigionieri a Torino o a Casale, avrebbero dovuto attendere e accettare la destinazione che i comandi austro-piemontesi intendevano loro attribuire; si sarebbero infine concessi i passaporti per la Francia, come già aveva ottenuto il Radicati, al personale civile, ovvero gli «entrapreneurs des bàtiments pour le service du roi, commis des vivres, garde-magasins, chirurgiens des hôpitaux et autres employés», presenti in gran numero ad ulteriore conferma dell’importante funzione logistica svolta dalla piazza di Casale per tutto il periodo delle operazioni militari nell’Italia settentrionale durante la Guerra di Successione Spagnola46.

Fig. 26 Raffigurazione di un grande assalto generale condotto dalla fanteria francese su una postazione piemontese durante le campagne della successione di Spagna (da MELANO 2008)

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Il documento della capitolazione è integralmente pubblicato in PELET-DE VAULT 1835-1862, Vol. VI, pp. 731-732.

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