Il ponte di Londra 9788806323752, 880632375X

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Una folla già lì davanti alla porta... Con tutto che c’eravam spic­ ciati... davanti al cancello... sul marciapiede... il «Times» spalan­ cato a piena pagina... Sicuro venivan tutti per quell’annuncio... Una bella casa come si presenta... di lusso... gran giardino tutt’intorno... tante aiuole, rose, una magata... un galuppo teneva a bada la gente... esortava alla pazienza. In cima alla scalinata, li che an­ nunciava: - The Colonel if not ready!... Il Colonnello non è pronto! Ah! porca paletta! non ci voleva proprio! Eh! siam mica gente che aspetta noi!... Issofatto, strilla Sosthène come un’aquila sopra le teste... - Il Colonnello! Il Colonnello! quick! quick! War Office... Ur­ gente! Urgente... Brandiva il suo grosso rotolo che lo sventola sopra la folla come uno stendardo, l’agita in cima all'ombrello.., -La Cina! La Cina! che reclama. Tutti si sganassano... lo lascian passare. «The fool! The fool!» Mi precipito con lui, eccoci dentro, sulla moquette, una magni­ fica anticamera di quelle vere! Ci asciughiamo i piedi per bene... Grandi quadri, arazzi antichi... Io me ne intendo... Un sito togo... Altri domestici che arrivano, sbucan fuori... Vuoi vedere che ci cacciano? Ma subito li arringa Sosthène: -War Office! Uar Offis! Mask! Mask! Fa smorfiacce, si impone, è così che li frega. Si bloccan secchi loro davanti a sto Cinese. Ci girano intorno al vestito, per guardargli un po’ i ricami, il didietro... Lui gli fa vedere il drago... tutto azzurro che sputa fiamme! Successo imme­ diato! -Speak cnglish! mi fa, speak english. Però c’è neanche bisogno, è arrivata una ragazza, ma così bella, una biondina, una maliarda... Ah! un incanto!... Ah! io l’amo im­ mediatamente!... Colpo di fulmine!... Ah! quei begli occhi azzur­

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ri!... il sorriso!... questa musmè io l’adoro!... Chi l’ascolta piu quell’altro scazzone?... Ascolto piu niente, resto sospeso, riesco piu ad aprir bocca!... Se non fossi scalcagnato a sto modo da far paura... mi vien ver­ gogna... Fossi un pochino rasato... no cosi tutto lercio... glielo di­ rei seduta stante... No! niente le direi!... starei li buono buono uguale... commosso... con la bava.., disgraziato... Oh! ma che gioia che provo!... io non oso!... Ah! ma com’è bel­ la!... favolosa!... I domestici si scostano, è la padroncina... com’è fine!... Sorride a quel ceffo di Sosthène... Una fata!... — Uncle! Uncle! chiama... E che voce! un cristallo!... Ahl son preso d’amor! Sosthène mi fa l’occhietto. -Ottimo! Ottimo!... mi bisbiglia! Il filibustiere!... Lui ci gode del suo effetto. -The Colonel is coming! annuncia una cameriera. Eccolo il Colonnello. Scende la scala lentamente. -Virginia!... Virginia! Parla a sua nipote. Ah! lei si chiama Virginia!... Virginia! che bel nome! Il Colonnello vien verso di noi. È un tipo pienotto, piuttosto gonfio, fatto a mucchio, ci ha un gran deretano, una testa piccola, è una palla nella vestaglia, con due occhietti acuti, una smorfia, un tic che gli va e viene di con­ tinuo, da una guancia all’altra, attraverso il naso, un tic da coni­ glio... Cranio calvo... uno specchio... l’occhio che gli piange... uno solo, che se l’asciuga col dito. Contempla Sosthène. Guarda Virginia severo. -Questi che ci fanno qui? le domanda. Subito intervengo io. -The War Office! annuncio con fermezza. Faccia di bronzo... mi assumo ogni responsabilità. Aggiungo: — The engeneer speaks jrench! -Oh! Oh! but it's a Chinaman, che si stupisce, ma è un Cinese! Si che lo diverte allora sto fatto! squadra dalla testa ai piedi il merlo che si agita li davanti a lui... che squaderna i suoi piani... i rotoli... col suo bel vestito verde... Ah! comincia a interessarlo... Lascia baccagliare Sosthène, lo incoraggia anche con gesto corte­ se... Ci invita in salotto da vero gentleman. Ci precede... Non oso

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sedermi e poi oso. Che poltrone! Ci sprofondo! Capitali pazzeschi, colossi di spugna, fatica succhiata... Sosthène imbonisce sempre, si agita in mezzo alla stanza, gesti­ cola, arringa. Brandisce il «Times» adesso, pagina degli annunci. — Mi comprende, Colonnello? Guardi, la sua offerta fa proprio al caso mio! Io competente al cento per cento! Io! Io!... Si batte il petto e fané. Ci ha paura di non farsi capire! Poi va a guardare alla finestra, mostra al Colonnello quella gente, tutta quella folla dabbasso che scalpiccia... pieno il marciapiede... Ah no! questo lui non lo può sopportare! -Signor Colonnello! lasciamo perdere! tutta questa gente! tut­ ta questa concorrenza!... Ali! sul serio, preferisce andarsene!... Mi tira via. -Su, muoviamoci!... La dignità! È trattenuto. -No! No! Sii! Ha vinto!... Si rimette a sedere. E poi sto Colonnello lo fa rialzare, uscire e ritornare nel salot­ to... levarsi e rimettersi il cappello. Una commedia. Adesso sf che attaccano a ridere sul serio tutti, anche i domestici nel corridoio. La bimba pure si diverte... senza cattiveria però, non vuole che si ecceda, che non diventi una burattinata! - Sit down, Sir! Sit down! Ma lo zio vuol più che quell’altro si sieda, vuol vederlo agitarsi, prillare col suo vestito, che faccia il giro del salotto... Sosthène non se la prende... gli conta tutta la sua storia, e poi di nuovo e di nuovo, sempre scarpinando a sto modo... Strabucca nei mobili, le sue prodezze nelle Indie, i tesori che lui ha scoperto, le sue disav­ venture con la «Gem C°» e un mucchio d’altre robe, le sue innova­ zioni tecniche, le vere rivoluzioni nel campo dei flussi caltodici, che a lui si dovevano, il suo oscillatore a pirete fatto apposta per i gas, rivelatore di tracce al millesimo di tutti i composti arseniti, che ci aveva il brevetto, preso a Berlino, con tutte le carte in re­ gola, fin dal 1902. -Drinks! ordina il Colonnello. Scatta un galuppo, porta una cantina intera, bottiglie, botti­ gliette, fiaschi, whisky, cognac, champagne, cherry. Si riempie un bicchiere il Colonnello, due bicchieri per sé... Be­ ve da solo! E poi un altro!... -Buahl fa... È forte. Si risprofonda nella gran poltrona, fa «Ooh!... Ooh!» ogni

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tanto... a sto modo tipo risata... mentre l’altro continua a batter la ribongia... bada a niente, parla di sé... si dà delle arie, vanta di qua, vanta di là,,. Io mi vergogno, soprattutto davanti alla ragaz­ za, ci faccio dei segni a Sosthène.,. Vaffanculo! È invasalo! - Posso vantarmi, signor Colonnello, di essere proprio Tuomo che fa per lei!.,. L'affermo senz’alcun timore! Ci porti nel labora­ torio!.,. E poi mi saprà dire!... Ah! Ah! adesso siamo proprio in giorgina, e di quelle grasse anche! Il Colonnello lui è contentis­ simo. Si batte le cosce, esultai Sosthène in mezzo al salotto non perde una battuta, riattacca la sua dimostrazione... È interrotto dalle risate, niente paura, ride anche lui! Bella so­ luzione!... Il Colonnello gli offre da bere... lui rifiuta l’alcool. Sol­ tanto soda per lui con un goccetto di menta... Adesso guardo anch’io in strada... i candidati son If ancora che scalpicciano... È tuia folla sempre più fitta, l’annuncio ci ha avuto successo!... Si son messi il «Times» in testa! Ci piove sopra ades­ so, vien giù di brutto, niente che riesce a smontarli!... Ci vorrebbe che qualcuno li mandi via, ci vorrebbe, ci vorrebbe un po’ di deci­ sione. Il ColonnelloO’ColIoghan sembra non ancora deciso... Vuo­ ta un altro fondo di whisky! Aooouh!... dà una fiatata cosi, poten­ tissima, Ci deve bruciare la glottide... Però non ci caccia ancora vial... e la min bimba neanche lei! Io non do fastidio... E quel sa­ cramento di Sosthène che abbaia e poi fa una moresca!... vorrei essere un topolino... resterei sempre qui! La pioggia aumenta,., si apron le cateratte laggiù... sul marcia­ piede... che dacquata i candidati!... Sale un brusio da sta folla... È seccante... Ma il Colonnello imperturbabile... Batte le mani,,, I lacchè portan vassoi, tutta una tavola imbandita... coperta di piat­ ti, di cibi!... che parata di meraviglie!,., che succulenza!... Ah! me mi viene la bava alla bocca! Faccio le bolle!... Mi vengon le verti­ gini!... Animelle! Acciughe! Prosciutti assortiti! bistecche! gor­ gonzola! a fiumi!,.. Ah! scelta di sogno!... tra fiocchi... sciabordìi di burro!... Ah! vedo doppio! vedo triplo! tutto triplo! decuplo! Davanti a me Sosthène traballa, si raddrizza, si alza sulle punte dei piedi un momento, resta fermo costi... e pflof in pieno si sgnacca su un vassoio!... di botto là a quattro zampe! pancia a terra! si ab­ boffa! addenta, manda giù tutto!... un cane!... una roba tremenda... Non so più dove nascondermi!... Ma il Colonnello lui è contentis­ simo! ... Se ne ha mica a male! anzi! Mai stato cosi cordiale! Esul­ ta!... Ah! Comesi diverte questo quii... Gli infila dentro altra roba a Sosthène!... Lo rimpinza di piatti!... di salame... di animelle! e dài ancora! e ancora! gli riempie la bocca... L’altro divora... ne

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rivuole... Ah! che figura davanti alla ragazza!... È diventato un bulldog sto Cinese! ingordo che slappa a tutta pancia! Che spetta­ colo!,,. Me ne offre anche a me di animelle il Colonnello O’Colloghan, ma io no che non mi metto a quattro zampe!... con rutto che ci ho anch’io una sghissa!... che mi gira la testa! momenti casco per ter­ ra! Ma mi tengo stretto! toccherò niente! né per terra, né seduto, né in piedi! Non voglio mangiare davanti al mio splendore! al mio irreale! alla mia animai... Palpito! tremo!... paralizzato rimango... di ardore... di gioia inebriante... son folgorato... mangerò mai piùl L’amo! Mai più volgare davanti a lei!... smorfire come quell’altro là... che rumore, sto porco!... come osa?... Ebbene morirò!... mo­ rirò per lei!... ma, o creatura celeste, è lei che mi porge il pastone... insiste... mi prega... mi sorride... sto per cedere... son senza for­ ze... cedo!... Ah! son vinto!... ingoio!... adesso ci do anch’io una bella tafiatal... Il Colonnello si congratula con noi... l’atnor m’ha vinto... Ci siam ripuliti i vassoi... -Bravi, boys\ bravi! È contento che non lasciam li niente... che facciamo onore ai suoi sandwich, al suo montone, al suo caviale, alle sue leccornie, ai suoi bonbon, ai suoi marron glacé... tutto nella corbola!... È Sosthène il più ingordo!... Smorfisce per otto giorni minimo... Ci ha paura che magari ci spediscon presto... Quando poi tira il fiato, subito che riattacca lo strombazzo! e dài con le sue storie balenghe!... tra un boccone e l’altro ci dà den­ tro ancora... con la grancassa delle spacconate!... sulle sue doti, niente che lo ferma... Su come lui è meraviglioso!... ci ricama... si aumenta di prezzo!... E via con un altro episodio!... che lui ha in­ ventato questo e quest’altro!... il suo grande schermo spettrosco­ pico che rivela gli effluvi gassosi... brevetto Liverpool... Al Colonnello ci fa da ninnananna... sprofondato nella poltro­ na gli crolla il capo.., sbadiglia discretamente dietro la mano.,. Ah! finalmente posso buttare un ocdùo sulla mia adorabile bambina... Dio santo! quant'è bella!... Che angelo!... che grazia e che dolcez­ za!... quale gentil malizia anche!... Le faccio segno che Sosthène parla davvero troppo!... Risponde a piccoli gesti... «Lo lasci fare... lo zio si sta addormentando!,..» Difatti lo zio si assopisce... Anch’io riesco mica tanto a tener gli occhi aperti... ce la faccio più... Sosthène parla c parla... Oh! vorrei aprir gli occhi!... Guardarla ancora Virginia!... guardarla sempre!... adorarla... ma le mie palpebre non ne posson più!... Ci



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ho gli occhi pesanti, mi bruciano... Eh! non ci riesco ad esser gran­ ché gentile... vispo... elettrizzante... come vorrei... come mi sento dentro... come palpita il mio cuore... Sono pesante... son pieno di piombo... negli occhi e nella testa... Ci ho del piombo nell’ala... Ah! cedo... Son tutto piombo... tutto il corpo!... Solo il cuore ho leggero... che mi palpita ovunque... dormo cosi, la testa fra le ma­ ni... gomiti sulle ginocchia... non voglio... ma cedo... non voglio tonfare... mi domino... Virginia è qua... vicinissima... Voglio far l’educato... dormo a metà... lo sento sempre... «Signor Colonnel­ lo!...» quell’altro bazoffio là... mi culla... mi culla... non so piu cosa dice...

La mattina dopo ci siam svegliati sulle sei... in fondo alle pol­ trone... tutti erano andati a letto... ci avevano lasciato dormire. Ai primi rumori nella casa, Sosthène s’è messo a fiutare a de­ stra e a sinistra. È andato nell’office a far bollire un po’ d’acqua per il tè. £ tornato in salotto, abbiam finito il cosciotto e il paté di cam­ pagna... gli avanzi... Sosthène si sentiva in forma... È andato a sgurarsi... Ritornato con un ferro... Ha stirato con cura il suo vestito sul grande tavolo del salotto... c poi ci ha detto al galuppo: -Voglio rivedere Mr O’Colloghan, il signor Colonnello, e alla svelta!... Gli devo parlare!... Mi è toccato tradurre. Poi abbiamo guardato dalla finestra, c’erano sempre dei candi­ dati, dovevano esser tornati all’alba, o avevano dormito 11... come niente fosse sotto il diluvio!... Erano pallidi da far spavento... i galuppi gli facevano segni che era inutile aspettare ancora... Anche noi ci facevamo dei segni, che si cavassero dai piedi, che non stessero a insistere. D’un tratto qualcuno dietro di noi che ci interpella. — Shake hand! Shake hand!... Il Colonnello!... Era lui... e cordialissimo... in vestaglia come la sera prima... d’umore ottimo... — Boys!... Boys!... ci prende sottobraccio, ci trascina via... Ehi! che fretta!... svelti svelti corriamo. Eccoci in fondo al giardino... tra due macchie... una baracchina coperta, mimetizzata tra l’ede­ ra... l’erba, i detriti... il tetto dappertutto... variopinto... tra i ra­ moscelli... — Ssst! Ssst!... ci fa... poi tossisce... gli prende un convulso... Allora si succhia un leccalecca, un giuggiolone, e non lo molla più...

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- Good sleep? ci chiede... Good sleep?... If davanti alla porta... Dormito bene?... Poi entriamo nella capanna. Chiude la porta con cura... -Do you know the gas?... altra domanda. Conoscete i gas?... - Oh! yes! yes! Volevamo no contrariarlo... Lui tràcchete si china e: -There!... There!... grida... Apre un grosso rubinetto... schizza... fsssssstt!... con violenza! Neanche tempo di capire cosa!... L’abbiam cuccato tutto sulla ghi­ gna!... Tempo di buttarci sulla porta... pista!... Ah! col gas dietro al culo!... filando a tutto vapore... lo sentiamo... che si sganassa... si spancia di risate dietro di noi, il Col... ggmmuum!... facciam tre volte il giro del prato... tossendo... spolmonandoci... Ah! che tiro bertoldo!... Lo faceva neanche per cattiveria magari! sta gattamortal... Ci molliamo giu sull’erba. Osavo piu neanche respirare, dal tanto che ci avevo la gola in fiamme... C’era mica da stupirsi che quello stronzo tossiva costi... Anche noialtri due tossiamo, Sosthè­ ne più di me!... To’ uno scaracchio pieno di sangue... canchero!... mi sbrago dalle convulsioni!... Me ne son capitati già bastanza tra i piedi di tangheri! Anche questo ci voleva! Mi salvo più dai balenghi!... Ahi qua io taglio... Ce lo dico a Sosthène... -Arrangiati te con quel caio! lui e il suo rubinetto! a rane! Ci vediamo eh! E tanti saluti a casa! -Ah! no! Mi farai mica questo... strilla... mi salta al collo... mi abbraccia... farmi questo.., mi uccidi! Mi supplica... implora... che era soltanto una burla, uno scherzuccio... una quisquilia... Io mi lascio giuntare di nuovo. Il Co­ lonnello ci porta più in là... ci spinge verso un’altra baracca, an­ cora un'altra capanna d’edera. Ah! mi fido mica,Cristo d’un Dio!... Stavolta ci lasciamo la ghirba... Io non entro!... guardo da fuori... ammenicoli... cinghie... piccole dinamo, pieni i tavoli... un vero bazar... mucchi di martelli, di lime, streccinole d'ogni specie! -Qui! io lavoro, gentlemen'.... Work! Work! I and my engeneers! Io e i miei ingegneri... Ce lo annuncia solenne. Ingegneri un’ostia!... Non c'è un cane nel locale... Si china di nuovo... Pffffttt! ci risiamo... ale... ce l’ha fatta an­ cora... L'n getto tutto giallo! Nelle gambe! Di nuovo! Neanche tempo di vederlo... Ah! sta mignatta! Come si sganassa! balla... sobbalza dalla tosse... sgambetta dal matto divertimento!... È un

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vizio! Ah! brutta cloaca balenga! Ce li faccio ingoiare i suoi mar­ telli!... vado sempre a capitare con dei birboni... -Silenzio 11, scriteriato... È l’inizio degli esperimenti!... Sosthène mi aggrinzava... Gli occhiacci che mi faceva, che sopjxartassi, che capissi le cose... -Ah! È l’inizio!... siamo a posto! Grazie tante!... Staga! Poi mi racconti la fine!... Tossisco da crepare... Mi vieti fuori del giallo e del sangue, dai buchi... dal naso... dal­ le orecchie... Buonasera!... sai che riderci Ma quell’altro ci dà mica tregua! Ci porta piu in là ancora... «Smff! Smffl...» che fa... Ci mostra com’è che si espira... basta soffiare... in gola un'atrocità di fetore... roba che ti brucia den­ tro... ti scortica... tra un po’ io vomito i polmoni!... «Smmuuff! Smmuufff! » Un vero fanatico... E succhia sempre il giuggiolone... Ah! io me la sarei filata! a culo Sosthène!... Ma c’era la bam­ bina!... Se filavo via a sto modo... tutto finito!... potevo piu tor­ nare!... era troppo villano,., era terribile! Ah! resisto ancora per un po’... tossisco!... mi tappo la bocca... Seguo gli spostamenti... seguo lo zio... seguo il maniaco... infila la scala... un piano... 11 ci blocca... -Wait! ci fa... Aspettate!... Vuoi vedere che adesso riattacca... sicuro!... è fatale!... sta gat­ tamorta!... -Sarai contento adesso! ci faccio a Sosthène... siam morti! Quello ci ammazza... Ah! ma io vi pianto voi due! Lui è di là che tampella... Lo sento... -Wait!... Wait!... ci grida dall’altra camera. Ci aveva paura che scappassimo. -Lo senti?... Prepara i tubi!... Sicuro di nuovo. -No! No! Aspetta un momento! Vabbè! Il muro laggiù to’ che si muove... un arazzo... nello stesso istante... si alza... si apre... come a teatro... c chi è che ti ve­ do?... chi ti appare?... il nostro berlicche!... tutto in gran mafia!... alta uniforme! spalline! tutto quanto!... da cerimonia... Alamari! Stivali! speroni!... Tirato in kaki con risvolti in rosso... Ah! ci ha una ghigna che è uno splendore!... con lo sciaccò piumato, se vo­ lete saperlo... Un fregoli!... Eh! Sosthène col suo vestito ci fa una magra figura a paragone!... Col suo draghetto da buco del culo!... le passamanerie mimosa! Ah! si! si!... c’è da ridere!... Lui resta un

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momento a farsi ammirare... là sulla predella! Il Colonnello d’Arte!.,. L’effetto!... Ci lascia neanche tempo di tirar il fiato!.., Op! Ci ripiomba ad­ dosso!... Ci trascina... mai respirare! sempre di corsa!... un piccolo corridoio... un piano... una scala... un’altra... Uffa! finalmente!... siam sotto il tetto. Ci mostra il locale... La «Hall degli Experi­ ments»... per quant’è lungo... per quant’è alto... sotto i tetti... una specie di enorme bazar... gli experiments, constato, non sono che altre carabattole... a mucchi come da Claben... Non mi cavo più dal disordine!... dai tipi da babele!... Son sicuro che adesso ci chiu­ de dentro... È una mania. Cos’è che ci parecchia adesso? dove ha messo i rubinetti?... cerco nel muro... là dappertutto... raso terra... -Ssst! Ssst!... Sempre segreti... Ci ha seguito nessuno?... domanda, è preoc­ cupato... poi si affaccia... chiama... in fondo alle scale: -Virginia!... Virginia! E di nuovo due volte... Nessuno risponde. Si gira verso di noi. -She is shrewd! è furba!... Eccoci avvertiti!... E succhia il suo leccalecca. Ne sa di belle su Virginia... Ah! si! si! sapeste! ... Ascolta ancora... No... niente!... Chiude la porta adagio ada­ gio... E dopo in gran segreto... Quasi nell’orecchio, ci bisbiglia : -Io! Colloghan! Colonnello! Royal Engeneer! E si saluta militarmente. -Trentadue anni di servizio! India! Here! Nelle Indie! Qua là!... The Empire is in danger! Grave pericolo! Il gas! L’avete sen­ tito, gentlemeni -Si! Si!... ci facciamo... Se l’abbiam sentito!... -The devii! Il diavolo! Gentlemen! Ecco qua, gentlemen1 , il peccato! Lucifero! Zolfo! Sentito? Mi capite? Allora bisogna pre­ gare Dio! PrayGod! Subito!... Là che grida a sto modo: — Pray God! Subito!... un ordine terribile!... - Pray God! Ci resto sbasito! NE prende le mani... me le giunge, vuole che dico la preghiera... Ma serissimo... -Ecco! cosi! in ginocchio!...

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Anche lui si inginocchia... In ginocchio tutti tre adesso... -Pray God! sbraita... Pray God!... di nuovo fortissimo... biso­ gna proprio obbedire. Io so solo il Padre nostro... glielo recito... Issofatto si avvici­ na... Lo commuovo per il mio fervore... Mi abbraccia... mi dà un bacio in fronte... Si rialza proprio estasiato!... -Oh! You understand!... O you understand!... my dear invin­ cible! in... vin... ciboll! allais! magg-nifisent allais!... La Cina! La Fraons!... In ginocchio!... L’investitura!... Com’è contento!... Qua che non ci scappi da ridere... Cava la spada dal fodero... mi colpisce... una pacca sulla spalla... Fatto!... Siamo investiti!... -England rule the World!... urla... England guida il mondo!... Aspetta che urliamo con lui. -Hip! Hip! Hurrah!... Fatto... urliamo!... Ah! si rimette a quattro zampe!... Esulta!... -Gentlemen! ci avverte... adesso siamo dentro ai suoi segreti... e si vede, ci prende per un braccio... -Tognini caput! Gas! Caput!... Finish!... E giù a smorpiarel... e soffiare!... Robe mai possibili... -Occhio!... ci grido a Sosthène... questo ce ne apre un altro... il rubinetto là! sotto il bancone... Macché!... sono due enormi aggeggi che cava fuori dallo sca­ rnito... due affari tipo maschere... come elmi con occhiali... enor­ mi... ma però col tubo e tanti tubini tutt’intomo... un po’ come i palombari... delle copiglie di qua c di là... valvole... serpentine... Pesanti da portare... -Gentlemen! Safety first! Ce li presenta,.. -Guglielmo il Conquistatore 1917! A Berlino! A Berlino! Modem! Modern!... Si leva lo sciaccò... adesso ci mostra l’aggeggio sulla sua testa... Che cos'ha, intenzione di sfilare a Berlino conciato così?... Ah! Siamo a nozze!... Ci mostra i due arnesi, prima l’uno poi l’altro, sulla testa... So­ no bastanza diversi... ci fa notare... l’uno valvole!... questo qui!... l’altro niente valvole!... questo qui a damigiana!... il piu peso,., con un gran tubo di piombo... dalla panza al muso... Quell’altro che sarebbe «valvole», tipo coperchio come un sottomano sulla lesta... e un gran cappuccio di rame che si ribalta sugli occhi con

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lenti rosse e azzurre... Adesso tocca a Sosthène provarlo... che snif­ fi un po' nelle valvole... Adesso si diverte luil... bisogna provarlo tutti beninteso!... Si mettono a discutere tecnico... Sosthène da Cinese... L’altro da Colonnello... Si scaldano.., Io rifletto... Io non c’entro... Volevano spiegarmi il sistema di sniffamento nella da­ migiana... Volevano conquistarmi, l’ho capito... Ah! un bello schi­ fo tutto quanto!... To’ cosa ne penso io... D’un tratto in un raptus, attacca a sgolarsi entusiastico il Col a sto modo... -Tutti tre! Noi in guerra! War! Uar! Uar!... pari pari incapucciato nella maschera... Capito dov'è che voleva arrivare?... Voleva respingere i tede­ schi con sti grugni a valvola... Seeh domani!... Canchero! tanti sa­ luti! Me l’aspettavo... Faccio segno a Sosthène che è ora di muo­ versi... che adesso basta. Ma loro se la prendevano calda i due... si eccitavano come matti su quello sfattume... Ci avrebbero fatto paura ai tedeschi.., altro! che ghigne, signore e signori! due oc­ chiacci enormi rossi e azzurri, tubi dappertutto... Ah! intanto io non ci vado... campana antigas o no!... Ti saluto! Poteva tenerselo Sosthène con le sue arie ingegneresche... glielo portavo no via si­ curo!... Perché non si tiravan dietro anche l’antenato che mi aveva detto Sosthène?... Ne avevo portato di elmi io, col pennacchio ciuffo e tutto... Riflettevo,,. Pesavnn meno di questi... e però!... anche quelli belle stronzate!... Adesso andavan a smicciare le zaf­ fate d’iprite con sti occhi da rospo!... Ah! madonna di Dio santis­ sima! No! No! proprio no! Filavano che era un piacere!... Si capivano a meraviglia!... Là che si mettono a smontare... a sparpagliare tutto il cosistà... tutti i sistemi... a sbragare tutte le ghiere... col martello... col caccia­ vite!... tutte le copiglie!... le membra nelle... e ci armeggiano in mezzo che è uno schifo!... Demoliscono tutto... e si scompisciano intanto!... la gioia!... Estasiati!... Di me si occupan piu!... La frenesia distruttrice! a quattro zampe tra i trabiccoli!... spartingaglia di carabattole!... Ci si mettono in due per storcere la maschera... per disossare la dami­ giana... uno di qua l'altro di là... Oh! issa!... e poi si sgnaccano sui rottami... Vedo soltanto i loro culi... il Cinese ricamato... il Colon­ nello in bazana... sparpagliano l’armamentario... springano tutto all'aria! A manciate!... tutto che ricade... piove... i chiodi... le vi­ ti... le molle... Che bella festa!... i pazze celioni!... Ah! io sarei an­ dato via... ne avevo a basta... Neanche una piega! Tanti saluti e tenga il resto!... Assorti mi vedevan neanche piu!... Dàil Avanti!... mi decido! e poi, plof! esito! La bambina perbacco no?... Com’è

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che facevo a salutarla?... Qua finisce male! io volevo squagliar­ mela senza fiatare... lei che era stata tanto carina... tanto buona con noi... e poi cosi gentile... Ahi però volevo rivederla,., prima di andarmene.,, un salutino... mica spesar via cosi pari pari... cafone, sbafatore senza creanza... Ah! troppo da vergognarsi!... La smet­ teranno pure un momento quei due befanoni là per terra... di straffugnarc i loro meccanismi... Ci andremo giu a mangiare... Allora la saluto come si deve... e con tutto il mio cuore, se cosi posso di­ re... sicuro ci sarà, Virginia...

Si divertivano un mondo assieme, non c’è dubbio... Sono re­ stati là minimo tre ore a smontare le maschere, buttarle per aria, riprenderle, rimetterle, sparpagliarle di nuovo, riaggiustarsele sul­ la balenga. Tutti presi dalla meccanica, si facevan venir la febbre, la rabbia... Badavano piu a niente, solo a straffugnare quei trabic­ coli, rimescolare tutta la batteria, i rottami... Sosthène s’era tirato su la sottana, puntata con spille tipo mas­ saia. Il Colonnello non la smetteva piu di dimostrare e ridimostrare l'astuzia delle valvole... la sua grande invenzione... come si chiu­ devano l’una nell’altra... per mezzo d’un genialissimo congegno.,. — One wealed embryoun! e poi il trucco della damigiana, quel­ la che uno si attaccava alla panza, che «umidiava» il gas, che Io distillava goccia a goccia!... Ah! «liquefazione» dei veleni! So­ sthène ammirava tutto e non si perdeva una parola, ripeteva tutti i gesti. D’un tratto il Colonnello si interrompe... Resta fermo immo­ bile col dito per aria... -Piss! Piss! si mette a gridare... la mia prostata!... Gli occhi imbambolati come se sentisse delle voci,.. Poi di bot­ to s’agguanta il culo, si cincischia la sacca... scappa!... Fila a piscia­ re da basso... a palla per tutte le scale.,. Dopo ci abbiamo fatto l’abitudine, gli veniva cinque o sei volte al giorno minimo... sta specie di panico, a tavola, per strada, in macchina... dappertutto... non c’era CristoProfitto che siamo soli un momento. — Sosthène! Sosthène! lo aggrinfio... Sosthène! deve durar mol­ to sta storia?... eh caro Maestro?... Sa! Io ci sto mica!... Tornare in guerra? un accidente!... Ma cos’è che ci avete in testa?... Ah! giuro che gli prende un colpo... -Come! Lei che parlava solo di morire! di suicidio! delitti ecc... adesso le è venuto lo spaghetto eh?

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Ahi lo sconcertavo. -Credevo che sarebbe stato con tento I... che avrebbe colto al volo l’occasione!... Sta cavata non la mando giù. -E lei caro il mio rufidore? la magia dei miei coglioni! dov’è che se l’è messa la voglia delle Indie? Allora si parte o non si par­ te?... Bisognerebbe che mi chiarisse le ideel... vecchio salassadore baldovino cornuto!... Gliele ho cantate sul musol... -Vecchio saraffo!... vecchio Zanzibar!... Mi fa girar la merda questo qui!... -Oh! perbacco! che mi fa... Oh! perbacco! senti che maledu­ cazione! Fa il contrariato... lo scandalizzo. — Chi le ha insegnato questi modi?... -E a lei? vecchio puffarolo! Qua diventava brutta... Ce lo ripeto di nuovo chiaro c tondo. -Ci vado no a crepare per la sua ghigna! -Ma come? povero grullo, come? Ci capita una bazza! Un’oc­ casione insperata! Una bazza su un milione! Non si rende conto delle condizioni?... Qui ci scappano 1500 sterline!... -Le ha viste lei? - Ma ce le offre il Colonnello! -Ah! ce le offre? dov’è che sono? Se è cosi io mi voglio rifare il guardaroba! Voglio una giacca seduta stante! nuova di zecca! E mica una gran pretesa!... Là, lo prendo in parola. Perché proprio mi aveva fatto venir vergogna... lui mi aveva fatto notare che ero conciato indecente! -Dunque! Dunque, va bene 12 sterline? Lo stigo, voglio veder la pila. Mica ne chiedo 1500! 12!... - Su, coraggio! che mi vesto! che la faccio più sfigurare... Io ce l’ho mica il vestito cinese, caro lei! - Oh! ma com'è precipitoso! brutale... Beccato in dispari. — Lei finirà per compromettere tutto! Il Colonnello è ben di­ sposto! molto favorevole!... Ma cosi di punto in bianco! Quello ci caccia come due cialtroni!... — Forza su! un piccolo anticipo: non posso restar tutto scalci­ nato cosi!... Guardi un po’ qua cosa sembro! Faccio spavento! Le par bello star cosi in sta casa?... Lei stesso m’ha spiegato! È lei che mi tira fuori le apparenze! Pensi un po’ alla signorina! Che



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idea si può fare di me!... Le apparenze! due barboni che sbarcano qual Lei da Cinese! io in sbrendoli!... Ali! non c’è male!... Ho dor­ mito dappertutto! lei lo sa!... — Ah! le interessa la signorina? -Questo non la riguarda, brutto porco! -Ah! sentilo il birbantello che arrizza! - Attizzo!... Attizzo!... andiamoci piano! Di che s’impiccia!... -Ma il ministero della Uard! War! Non ha sentito? l’ordina­ zione è pronta... Ripartiva a scazzate... Me erano i2 sterline che mi servivano per tapparmi tutto nuo­ vo... all’istante! E poi ne parliamo!... - Il Colonnello ci ha certe idee... -Ma tutti ce n’hanno di idee! intronato della Madonna!... Il mondo è marcio di idee!... Per me la questione son le scarpe! Bat­ tevo il chiodo! 12 sterline! 12 sterline!... un anticipo! Gli stavo addosso! -È l’amore che l’ossessiona?... Ci ritorna sulla solfa. -Amore un’ostia! le mie scarpe fanno acqua! Locapisce nonno? -Che cosa deve fame con quei soldi? — Rivestirmi, Maestro!... tutto in ghingheri! Farle far bella fi­ gura! Farle venir le traveggole! -Ci ha la febbre, sicuro... Ci ha la febbre! -Ne ho a basta di star tutto sbrendolato! -Allora, guardi, faccia un salto a casa mia, chieda a Pépé un bel vestito... Uno dei miei... uno tutto a fiori! - Un Cinese è anche troppo... — La sua precipitazione ci rovina! Devo proprio dirglielo... È follia pura! Lei dà uno schiaffo alla fortuna! Cerchi di pazientare fino a domani... Le prometto di parlargliene stasera... In francese la cosa è molto delicata... bussare a soldi cosi a bruciapelo... -No! No e poi no! Non aspetto!... Ci imberta... gli rispondo... ci trufiola... Abbiam già aspettato troppo!... Maestro! Bisogna agi­ re... Bisogna agire! Ah! sono intrattabile! Mi smiccia con due occhi! —Ma si! Ma si! Son cocciuto io! 6 sterline... senta, 6 sterline subito!... La tira ancora per le lunghe.

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M’accontento 6 sterline vabbè. -Senta domani! Domattina!... -No! Noe no! Subito o taglio!... Vedeva che scherzavo mica. Si rivolta le tasche... tutto il vestito... manco uno spillo nelle fodere... proprio niente di niente... Io pensavo dentro di me... un completo decente... faceva alme­ no 1 sterlina e 5... un impermeabilino almeno 12 scellini... e non che cercassi l’eleganza, solo l’urgente, l’immediato... - Ieri si trovava mica cosi malvestito!... Si lamentava di niente ieri!... - Si, ma oggi ho cambiato... -Ah! poveri noi! ma guarda un po’ sti giovani! Ah! mi trovava capriccioso. Soffia, brontola, si tasta ancora... Riflette... butta un occhio sul­ l’armadio a muro... gli scaffali... gli ammenicoli... una sfilza di bot­ tigliette... Mi fa: -Mi passi quella là... quella grande che brilla! Gliela passo. - Alè, rauss! Si cavi dai piedi! prenda qua e via! Me la spinge in saccoccia. -Andiamo! Andiamo! Si muova! ce l'ha 11 il foraggio! Lo guardo. -Passi dal Lane a Petticoat! Sa dov’è il mercato? Lo sapevo. -È mercurio per termometri... ci caverà almeno tre sterline... tre sterline e mezza... che non la freghino eh?... è di quello puris­ simo... di quello extra!... Là!... m’ha imbastito! È spicciativo! Ci avevo mica pensato! -Su, sveglia!... mi scossa... adesso ce l'ha il suo tappo nuovo! il suo raglan! il suo coso 11! Mi caccia fuori: -E tutto a nuovo! un damerino! Lana scozzese per il signore!... Ah! la peppia!... mi chiava... che sfacciato! — Si può sapere cos’è che vuole?... Già! Proprio! Sono io che la tiro in lungo adesso. — Forza, via! accidenti! quello sta tornando! Vabbè! d’accordo! Gamba! — Ciao! gli faccio... ci vediamo! Prendo il bus eh?... Faccio in

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un lampo... torno subito... ci avevo in mente un completo... l’ave­ vo visto in una vetrina... angolo Tottenham Euston... grigino a scacchi, l’ultimo grido d’allora... me lo ricordo ancora... avevo pau­ ra che non ci fosse più...

Non ci ho messo tanto per le compere... Ero di ritorno prima delle sei, tappato da vasco uno splendore... una vera occasione... non dove pensavo io in Tottenham... ma da «Sùss» nello Strand, quasi nuovo... il mercurio l’avevo sbolognato bene... tre sterline e mezza preciso... niente male... Non avevo fatto brutti incontri... avevo pedalato a tutta birra... sguillato da un sarto all'altro... Ero no tranquillo fuori, lontano cosi da quei compari... in mia assenza eran capaci di tutto... Ho comperato il « Mirror» a scappa e fuggi... parlava più niente di Greenwich... come ci avessero dimenticato... Però non mi mettevo il cuore in pace... Ah! i pensieri!... Non sta­ vo tanto a strombo per le strade... quantunque bello come il sole... Una sterlina e mezza il completo rifinito... lana scozzese proprio Home-spun... Osteria che gagà! Pedalare... Willesden a palla... eccola la casa... il cancello... manco più un concorrente, manco più un cane... Alla fine s’eran scoraggiati... Infilo la porticina del giardino... eccomi nella grande hall... in­ filo le scale... un galuppo m’abborda... Mi dirotta in salotto... Mi dico: «Catastrofe!...» Tempo di sedermi si apre un’altra porta... Il Colonnello e la bimba... Neanche bisogno di dir beo... già lo sapevo!... - O there you are?... Come fossero contenti di rivedermi... cortesissimi, lui succhia il giuggiolone... l’enorme leccalecca... Mi squadra da capo a piedi! - O isn't he smart? che eleganza! Che giovanotto! Tutto qua. E poi mi fa a bruciapelo: -È il mercury? Ci siamo!... Lo sapevo!... E ride... gli scappa la ridatola... Ah! benissimo! si diverte!... /\h! che tiro birbone! Anche la bambina... Sono al settimo cielo questi... S’accontentan di poco! Ah! penso a Sostitene!... Ah! il barabba!... Si! quella brutta cloaca! Vorrei proprio vederlo!...



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Lui non c’è... Divento rosso... verde... attacco a scazzare... Cos’è che voglion farmi?.,. Ci devo chiedere scusa?... Strisciare ai loro piedi?.., sup­ plicare!... E va bene! canchero!... — Posso andarmene? chiedo... Go out? cosi... -Sit down! sit down! Si sieda! Buono li! non fiato I Non vogliono che vado via... troppo che si divertono a guardarmi... Sembrano niente arrabbiati... Ma non vuol dire... Gli inglesi sono di quei lorgnoni fottuti falsoni... ven­ derebbero la madre e il padre... Per me era tutto combinato, nean­ che una piega... Adesso piomban qui le pule... Qua le zampe, ami­ co, delitto flagrante! si divertivano un pochino... «Vieni giù di bocca!... Alè, raussl... In gabbia bel tomo! Sei mesi tondi...» In più l’altro conto! Facile immaginarselo! Ce l’avevo fino al nero... M’avevan fabbricato bene! Mi ero messo su un piatto... un agnel­ lino! Sci mesi secchi.,. Dove poteva essere quell’altro furfante? In soffitta ci scommetto.,. E se salissi un po’? Capace di tutto, quel­ lo.., Se glielo spiegassi a loro qui?... In borghese adesso il vecchio patocco!... Era più Colonnello allora!... Ah! canchero! ci avevo male dappertutto!... Ah! sempre baccagliare!... sbignarel... gesti­ colare !... gli imbonimen ti I... Ah ! mi ubriacavano 1... ma poi ostia !... pensassero quel che volevano!... Buono! Buono! Resta li seduto!... Alt! voglio farli divertire an­ cora! Non son poi più stronzo di loro!... - Allora è Matthew che deve arrivare? Ce lo chiedo cosi in tutta franchezza. La conosco la musica. -Matthew l’ispettore?... Inspector? Loro san niente!... sanno niente... capiscono niente!... Roba da pazzi!... -Tea? Tea? mi offrono, sempre gentili. - Vada per il tèi Cristo d’un Dio! Li diverte vedermi a sto modo...intrappolato,stralunato...confusionato... Un diversivo. Proprio in carattere con questi sempronì. — Forza col tè!... Dato che aspettiamo la polizia... la flemma ipocrita... Voglio mica far vedere che sono più nervoso di loro!... Dopotutto che co­ sa me ne fotte?... Forza!... Forza pure!... Sotto con le danze. La piccola è ciarliera... allegra... vispa... va e viene per la stanza... Tie­ ne su la conversazione! Sveglia per la sua età... ci parla di cinema... di crickett... nessuno parla più del mercurio,.. Il Colonnello si asciuga la bocca... tra un po’ si alza... se ne va... ci lascia a sto mo-

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do noi due... Ecco che se ne va col suo giuggiolone... Ahi però ben strano... Si scusa educatamente... Va su a lavorare... Va a rag­ giungere Sosthène con le maschere! Bene... Benissimo!... Comodo, comodo!... Io per me, ci penso più... dato che si usa cosi... m’importa nien­ te... in un modo... in un altro... resto seduto... riprendo del tè!... la bambina mi serve... Ah! com’è biella!... deliziosa!... che sorri­ so!.., tutto questo per me!... eccoci noi due... È strambo lo zio... rifletto... Ah! che birbantella scatenata.., e maliziosa ci scommetto! Vor­ rei riparlarne del mercurio... mi ruga sta faccenda... ma poi non oso... Lei sta mai ferma... si muove, piroetta come un folletto... nella stanza intorno a me... che capelli deliziosi!... che oro!... che bimba!... Se dico qualcosa mi guarda... mi sfotte un po’... vedo... una malizia nei begli occhi azzurri... Vorrei che sorridesse sem­ pre!... anche della mia stoltezza... della mia vergogna... Ci ho l’aria da scemo col mio completo... Dire che ero uscito apposta!... col mercurio! bel risultato!... Mi parla... un fringuello... non capisco tutto... Parla un po’ svelta... è bizzarro l’inglese giocherellone, quello delle ragazzine... rimbalza... tintinna... danza nell’aria... caprioleggia... palpita... Che gioia!... Che riflessi celesti e malva... i suoi ocelli mi prendono... È fatta! mi dimentico... vedo piu niente... è un fiore troppo gentile, fiore si fiore... io aspiro... un fiordaliso!... Sono stregato... peggio per mel... Una biba!... gonne corte... i biondi capelli sparsi... Ah! che amore!... È adorabile!... Ah! mi metto tranquillo!... orcocane m’importa niente!... Non dovrei... Ci lascia soli quell'altro sbalestrato!... Che infatti siam qui da soli!... Ah! mi riposo per bene nella poltrona... mi fa un bene da matti... Palpito!... Ah! questa bibacom’è bella!... Ah! come l’adoro!... che età avrà? Vuoi vedere che glielo chiedo?.,. Ah! ma no! non oso!.., prendo dell’altro tè... mangio niente sempre per discrezione... È brutto masticarle sotto gli occhi... là macinare, sbavare sotto i suoi begli occhi adorabili... potrei mai... ne morrei!... Ah! la delicatez­ za adesso!... non ne posso più, morto per morto... non mangeròl... morirò delicato!... solo di ardore per Virginia!... È il suo nome Virginia no?... Glielo chiedo... oso!... -Virginia?... —Yes! Ycs!... una capinera! Ah! mi tiene compagnia proprio bene... Mi sorveglia ecco cosa! Bisogna che non scappo... Ah! ne ho mica voglia... Sono preso!... lei mi ha preso!... Ah! oso neanche muovermi... Magari si sarebbe messa a chiamare «Aiuto!...» che duetto il

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□ostro! Io continuo a fare il giorgio.,. Mi lascio ammaliare dalle sue paroline, dai suoi discorsini meravigliosi su tutto... su niente... Rifiuto i dolcetti... Ero già suo prigioniero... nella prigione più bella del mondo!... Ah! restavo là fermo immobile... Gli faccio: -Si! Si!... Yes' Yes!... Solo per riprender del tè... Mi riempivo di tè... È lei die mi ha fatto muovere... venire alla persiana... Voleva farmi vedere una cosa... là nella persiana... tra l’edera...Ah! si! vedo nello spiraglio!... nell'interstizio... l’occhietto d'un passero... Eh! spiava bene lui... cuiiii!... cuiiii!... Proprio ve lo dico straordinario! un passerotto arruffato e sveglio, insomma come lei!... aspettava!... occhieggia­ va!... Ci dava il suo occhietto rotondo traverso la fessura... minu­ scolo occhietto la testa d’uno spillo... nero brillante e cuic cufc!... -Aspetta anche lui... Eh! era per me l’osservazione... Lei ride. Ah! ce l’ho ancora in mente quell’uccello... Lei che me l’ha fat­ to vedere... Eh! non ci resta mica granché, quando uno ci pensa, di tutta una vita scarognata da ricordarsi, voglio dire cose piacevoli da ricordarsi... insomma quasi zero... non è che brulichino le occa­ sioni... Se ne possono accorger tutti. Io quell’uccello là è una cosa che mi tengo in mente ancora... Quando vedo una persiana, del­ l’edera, penso sempre a quell’occhietto... Lei mi intrattiene... mi vede sensibile, attratto... mi racconta anche dei segreti, a un certo punto sul suo spaniel!... eccolo là... grande... che tossisce, trottan­ do come il Colonnello... come lo zio... È un animale un bel po’ f>ataffione, un bel po’ vecchio ormai, bolso, bavoso, lei pensa per ui, parla per lui... al posto suo... mi fa vedere come pensa... cosa ti racconta sto spaniel... questa si cheèmagia... io li che trasecolo... l'adoro... mi rimescola tutto il petto... mi solletica tutto dentro... ascoltare ste confidenze... sto cinguettio... birichino d’un segreto... Ah! io non ne sapevo niente... che sagoma sto cane!... Ah! chiedo il bis!... Ah! ne voglio ancora!... è una delizia! è sublime!... Ma è una fata! sta bambina! ah! l’adoro... Anche il cane la capisce... si parlano loro due di me, del mio completo, dei mici modi... lui gli risponde con la coda, batte ribatte il tappeto... Proprio vero.,. Si vede che si capiscono... Ah! lei come capisce bene le cose... Ah! d’un tratto è un altro mondo!... Io la seguo... passeggiamo tra le delizie... col vecchio spaniel... noi tre a sto modo... lei mi mostra la strada... ci precede tra le meraviglie... da una parolina all’altra... su una zolletta di zucchero... la zuppa nella scodella... Ah! la ma­ gica commedia! Ah! questo sf che mi piace!.., Ah! lei come mi pia­

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ce!... passeggiamo nel regno delle fate... Ecco ci siamo... Tutto il salotto intorno è un mondo di fate... io non lo sapevo... lei mi spie­ ga... Ah! come l’adoro!... Tutto si anima... parla... ride... il grande cuscino tombolotto... anche la poltrona... la teiera col collo lun­ go!... tutti i mobili si metton a parlare!... la mimano... a modo lo­ ro... la commedia del miracolo... il tavolo tondo a tre gambe... traversa la stanza col suo pancione... un po’ come Boro... questo tutto da una parola all’altra, da una parolina della mia fata... e io capisco tutto! capisco tutto al volo... Un sorriso mi fa capire... e l’enorme lampadario al soffitto... l’immensa crinolina piena di can­ dele... le lacrime di cristallo che colano... scendon giù a fiotti dap­ pertutto!... dondola l’enorme falpalà!... Ah! anche questo com’è buffo! Vedo doppio!... Son coperto di lacrime... lacrime di lampa­ dario! Un grosso micio mi salta addosso... vien su dalla cantina... tutto velluto e tepore... e mi brrru... brrrua... all’orecchio! Ah! fa anche lui delle confidenze!.., Ci capiamo al volo!... Ah! io non son più io... Ah! mi vedo dentro al cuore!... dentro nel mio cuore... tutto rosso... Ah! faccio le fusa col gatto... brrru!.., brrru!... ugua­ le come lui!... si gratta le unghie sulla mia spalla... Ah! lei è con­ tenta! di vederci cosf, la bambina... Dolce Virginia!... Sono in cielo sono! né più né meno!... Tutto è successo da solo! il suo sorriso!... Si mostra sul serio tanto carina... Sempre più faccio brrruu... brrrut!... sono il suo cuore!... il mio cuore... il suo cuore!... Ah! straparlo... Ah! l'adoro troppo!... Cosf è una meraviglia... dico io... non mi resta che dormire... addormentarmi... dolcemente... brrrut!... prrruut!... brrut!... sbavando... senza difesa nella malia... Non faccio resistenza... mi lascio giustiziare!... le orecchie mi ron­ zano! Si capisce!... plaf! Paf!... Là di botto salto in piedi,., i ner­ vi... l’elettrico... Mi risiedo... Se ci tengono buonanotte! due oc­ chi... i suoi capelli... Bimba! ma prima! Ah! la bacerel ancora lucido! prima di farla finita!... Ahi l’incantesimo meraviglia! gli occhi aperti... Ma, fermi tutti! Dio Cristo!... là che mi viene un colpo... che sia la figlia di quel macaco? magari neanche un po’ sua nipote?... Ah! sta domanda mi scombussola!... Ancora men­ zogne?.., La sua amante?... che ne so?... Un satiro!... vedo rosso! brucio dalla gelosia! Avvampo! Ce lo chiedo di brutto.,. -Suo padre il Colonnello?... Your father? Ah! sapere sapere! — Oh! No/ No/ father! Uncle! Mio zio! Che brutale! Che domande! -Father no more!... papà non c’è più! Il suo visino... gli ho fatto dispiacere!... Ah! s’è rotto l’incan-

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to... Ah! l’ho ferita!... Ah! l’ho rattristata!... Ci chiedo scusai... sono desolato!... sprofondo!... se lei piange io muoio... Qua, glielo dico subito!... La minaccio... Ah! mi perdona!... alza un po’ le spalle... Cane che sono... un cane! nient'altro!... -Io dog! dog! abbaio... abbaio... gli dimostro che l'amo... che l’adoro!... però gli sembro un po’ troppo esuberante. Gesticolo... abbaio... tanto che mi ronza la testa... e poi dei fischi... faccio il carillon... la caldaia... palpito... scoppio... mi rotolo pancia a ter­ ra!... gemo... mi contorco sui cuscini!... come sono ancora inde­ gno... sbogliento d’amore... sul serio!... Ah! ci ho certi trasporti!... e sinceri!... Voglio che mi capisca!... Forse è ancora troppo gio­ vane!... cos’è, la spavento?... a gesticolare a sto modo?... gli cac­ cio una botta al mio braccio disgraziato!... mi contorco... mi fa urlare per davvero!... -Virginia!... Virginia!... imploro... È troppa... è troppa la mia felicità!... Le chiedo scusa... mi tiro su in ginocchio... adesso le dico la mia preghiera... voglio adorarla fino alla morte... Capito com’è il mio cuore?... e ce n’è ancora!... La morte è niente... solo un sospiro!... Io sospiro come cento buoi... l’adoro cinquecento volte di più!... capito come sono io? Lei ride a veder come mi agito.,, Ah! se son divertente!... È If davanti al mio naso... rannicchiata nella poltro­ na!... ride... gambe accavallate... ah! mi vergogno!,,. Ah! l'adorol porta certe calzettine... Ah! è una biba... ah! come l’adoro!... Per­ ché ci lasciano soli?... Perché lo zio è andato via cost in fretta?... Ali! il trabocchetto!... Ah! mi ribranca una fifa carogna!... Mat­ thew! Matthew scommetto!... Ah! rido più!... palpito! Ah! sono ossessionato da sto giannizzero!,.. -Scusi! scusi, signorina! Lei è troppo bella!... muoio dal fuoco che ci ho in cuore!... Fire there!... Pire!... Fuoco qual... Gli faccio vedere il mio cuore... Mi tocca il petto!... Ah! la faccio ridere la mia bimba... Mi conosce no ancora!... Se ride... gli caccio un bel morso!... Ah! non so più... guardo le sue gambe asciutte, musco­ lose, meravigliose, rosa, eccole li... lunghe... le sue coscie, adesso gliele bacio... non oso! Se mi respinge?... Se chiama lo zio?... Che porco che sono!... ah! me la mangereil... ah! l’adorol... Tutto o niente!... Lei si confonde mica, non mi prende sul serio... mi parla ancora di cinema... sempre di cinema... Regent Street, il suo cine­ ma!... Ilo mica visto i Misteri?... Misteri... Che? misteri? Ah! questa provoca... esaspera!... Misteri. Ne conosco certuni di Mi­ steri, che non son mica in film... Che sin un po' svampita sin pie-

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cola strega? coi suoi misteri Misteri di New York. Ah! orpo! si! Ne so qualcosa di misteri io, il piu disgraziato dei misteri!... lo disgraziato?... la stupisco! Ah! sfottei... ride in estasi... la diverto da matti!... Adesso ti faccio vedere io!... è ora di finirla!... Gliene dico quattro a sta troietta. Vuole tutti i particolari... e com’è che sono disgraziato!... Ma l’ha guardato un po’ il mio braccio?... apposta mi spoglio, gli mo­ stro... Lei tocca... fa «Ah! ahi...» tutto quii... E poi la testai... l’orecchio!... Macché non si spaventa... mi crede no!... neanche le cicatrici.., crede che sian stupidaggini... tutto! fantasimel... Ah! mi fa uscir dal manico!... Ah! vuol degli orrori?... Ce la posso con­ tar lunga sugli orrori in battaglia... sangue che piscia dappertutto! Ah! cara mia, te ne accorgi!... Io in persona e fin che ne vuoi!... Te ne accorgi te la mitraglia... l’inferno della lottai le pance che si aprono! che si chiudono! le teste che scoppiano! budelle dap­ pertutto!... giughi... Ah! massacri in due e due quattro... Figlia mia, te ne accorgi!... Scannamenti ma cosi rossi, cosi fitti che dopo per terra è tutta una poltiglia, pieni i solchi, di carne da cannone, di ossa maciullate, e piene le scarpate piene di cadaveri, neanche ancora morti del tutto, coi cannoni che ci passan sopra all’attacco, si proprio se vuoi sapere!... in tromba, precisamente! gli obici! e che ci ripassa tutta la cavalleria!... stendardi spiegati al vento... Ci imito le grida del carnaio... i rantoli, gli urrà... Non si scom­ pone ancora... Non gli sembro il più grande degli eroi?... il ferito più fantastico?... Con tutto che mi spolmono... blatero... Le ca­ riche che non ho fatto!... Glòppete glopl... alla testa dei più squa­ droni... dei più terribili... dei più feroci... Qua supero me stesso... È tutta un’altra roba però, almeno dalle fandonie del cinema!... le pagliacciate, la tremarella!... Ah! te lo dico iol... trema tutta la ter­ ra sotto la spinta delle divisioni! Questa è serietà! Dacci addosso alle batterie! per la Madonna!... Ecco la stura!... Mitraglia a ze­ ro!... l’ondata delle cavallerie,.. Si scopron le tombe!... Ste robe la facevano ancora ridere!... Ah! l’ochetta!... io sproiondavo, com’è vero Iddio!... ricadevo nella poltrona!...steso com­ pletamente... messo in buca!... Fatica sprecata!.., la cattiveria!,,. L’incanto era morto!.,. In seguito uno si rassegna... si adatta a tutto... si contenta, si sgola neanche più,,, vaneggia... poi bisbiglia... poi sta zitto... Ma quando si è giovani... è duro! Ti serve un po’ di gas!... di baldo­ ria!... di grancassa c oplà! di fulmini c saette!... La Verità è la morir!... loci ho lottato come si conviene, finché ho|xjtuto... l'ho mazurcnta, hingaUi, imbaldoriata, rimpolpata parecchio c anche ili

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più!... agghindata, impepata con la farandola trallallero... Ahimè! So bene che tutto si sfascia, cede, molla a un certo punto... So bene che un giorno la mano cade, ricade, lungo il corpo... L’ho visto sto gesto mille e mille volte... l’ombra... il peso del morto!... E tutte le menzogne son dette! tutte le partecipazioni spedite, i tre colpi adesso li battono altrove!... altre commedie!... Brufoloso marmoc­ chio mi capisci? guarda me!... Ti convinco io, ti canto il trallallallero!... No, meglio ancora! il gioco delle dita!... le avventure del­ l’ultimo ditino... il più furbo... il piccolino!... il più in gamba,., il mignolino!... quello che non sa niente!... A quel tempo ne avevo di pretese io!... volevo fare dei figuroni, quando mi prendeva la foia!... però veniva mica sempre bene!... Mi trovava buffo da ascoltare, il mio amore bello, ma coi mi­ steri non c’ero proprio... Io è nel mistero che volevo stare!... che mi ammiri e mi tema... mica comico... neanche buffone!... Avevo un bel mostrarle daccapo il braccio, il buco nella testa, le cicatrici, quelle grandi, quelle piccole, farle tastare la mia crapa, ma spaven­ tarla nisba... Ah! è una biba insensibile!... Un cinismo al fondo!... Io si che ero preso dall’incanto, steso! estasiato!... Ah! gli carezzo i capelli! peggio per me!... Gli passo la mano tra i boccoli, lo spes­ sore, la profondità!... Ah! l’elettricità dell’anima! Ce lo dico! Me la sento sotto le dita! Gli metterei la mano sulle gambe, gli terrei stretta l’anima, com’è vero Iddio... Ci dico anche questo... L'ani­ ma è roba che ci penso... Una fata pimpante, stupenda, cosi lumi­ nosa davanti a me!... e sfotte tanto!... Ci resisto no!... Ali! ora di finirla!... Voglio che mi ammiri... che mi ami sul serio!... Ripiom­ bo nelle mie epopee!... Ah! ce n’ho ancora di riserva!... Come ho salvato il capitano! trascinandolo per i capelli attraverso tutto il campo di battaglia... mica biondo coi boccoli lui! macché! nero nero! tra nugoli di proiettili, un nuvolone vero e proprio! che il cielo era oscurato, tanto fitta cioccava la mitraglia... sopra di noi... Imito la mitraglia, faccio i rumori... Sfotte ancora! Sono grotte­ sco! Parlo al vento!... E però mi arrabatto!... Gesticolo! Sono ridi­ colo!... E mi faccio male!... Sono un bel gonzo, ecco cosai La sfioro neanche! Cilecca!...Non la faccio tremare,fremere,implorare mer­ cè e perdono perdono! Aiuto! gettarsi tra le mie braccia! Ah! te­ soro mio! ah! pietà! Sta troia!... Fatto è che mi sorveglia... è un giannizzero per giunta, ecco cos’è!... che stupenda e stupenda! la diverto? Seeh! m’imberta! aspettando le pule!... Ah! signorina, com’è graziosa! Maliarda i miei zebedei! Ah! gli uccellini... In combutta la bimba! Ma sicuro! ma sicuro: acquacheta mi mena per il naso!,.. Coglionaccio! mi agito... Pelabrocchi che non son

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altro, ce ne metton le pule a venire! Se la pigliano comoda ecco!... chiacchiera chiacchiera te burattino! To’! Adesso piomba qua il Matthew ! ? Scherzo più... chiedo: -Matthew?... Matthew? Non capisce. -Non capisce!... Non capisce?... la manigolda!... Ah! se mi dà sui nervi! Bisogna che me la bacio prima d’andar via. Me ne vado... Non era poi tanto meglio della Finette... alla fin fine... a conti fatti. Mabrucche squaquere idem precise!... Ah! si! si! mi sarei messo a urlare!... Ah! lo stesso volevo esser sicuro... ancora un dubbietto... È lei allora che mi dice cosa pensa... Neanche bisogno che fac­ cio domande: -Lei è come il cinema! È triste! e poi è allegro!... Voleva mica averla persa... Come il cinema o niente!... Cinema o merlo?... Ah! ci avevo niente da rispondere! Potevo andarme­ ne... Ma come facevo senza di lei? Nonostante tutto, di colpo li che l’adoravo!... Non potevo proprio lasciarla!... neanche cavarmi fuori dalla poltrona!... stregato... inchiodato dalla malia, rimba, non vedevo più che i suoi occhi... Come farò fuori di qua? Andrei a inzuccarmi dappertutto!... E gli altri? quei due sganapini!?... d’un tratto mi rincannava st’idea! che cazzo facevano? scendevan no!... che catastrofe preparavano?... lassù sotto i tetti?... Due bei Pantaloni anche quelli!... Ah! sorprese in vista!... -Scriteriata!... gli faccio... sventata! Don't you know? Non lo sa? Stasera mi suicido!... Là, ho trovato! - You?... You?... È carina... ma non mi crede... Cosa non farei per sbalordirla?... sta marmocchia impossibile! Tento ancora!... Le mie pene stan per finire tutte!,.. Come la farò gemere, contorcersi, voltolarsi, brami­ re in lacrime la troieria! Ah! Lei aspetta le pule?... Adesso gliene faccio veder di belle alle pule! Io! Adesso stendo secco Sosthène! Capito? quel pagliaccio! d’un bandito! d’un dela! Schiacciarlo! Sarebbe più forte che nei film. E anche lo zio idem... canchero!... intanto che ci sono!... sto intronato d’un Colonnel mignatta! L’e­ catombe! Sangue dappertutto! là, un massacro!... a pozze!... a sta­ gni!... da scompisciarsi! sbrago dappertutto!... Ah! si! si! Come successo da Prosper!... Come da Claben!... e poi ci attacco fuoco !... sangue del canchero! Vedrete voi se ho sognato!... Se ne accorgono tutti se ho sognato! Ah! ma prima me la bacio!... prima che scoppi

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la buriana!... mi respinge ancora... mi scansa!... si rifiutai... Ah! combino niente!... Il cielo nei suoi occhi!... La troiettal... Ahi co­ rn’è miracolosamente bella!... Ah! mi dimentico tutto a guardar­ la!... Ah! perdo la bussola! la memoria! ah! ripiombo in ginoc­ chio... Non rifiuta la mia testa sulle sue ginocchia... Ah! la cara meraviglia!... Ah! Le cose da stronzo che non ho detto!... Ahi le chiedo scusa! scusa scusa! me la taglio la lingua un giorno o l’al­ tro!... Mi rotolo ai suoi piedi!... stropiccio... straffugno il mio com­ pleto!... Ah! mi rialzo... Lei ride ancora... Ah! non combino nien­ te!... Ecco i domestici che arrivano... apparecchiano.., tra poco c’è il pranzo.,, vanno... vengono... Si portan dietro un odor di cucina... Ah! è montone!... non c’è dubbio... Annuso... è piu forte di me!... Vergogna!... che adesso mi venga fame?... Si!... Più forte di tutto? si!... Prima di morire!... SI! si! Ah! che orrore! villanzone! ci ho il gorgoglio!... -ou stay with us? M’invita. E il mercurio?... Dimenticato? Ci si pensa più?... Adesso mi ritrovo con lo zio, Sosthène! Tutti a tavola? Cordialmente?... Cor­ tesemente?... come niente fosse!...Che orrore!,..Mi sbalordisce!... Il mio dramma!... Il mio dramma! Lei ride la birichina!... Lo vede che ci ho fame! Io che non volevo più mangiare... che l’avevo giu­ rato!... Arrivan dalla cucina certe zaffate di montone... avevo fatto giuramento di morirei di fuggire!... Già che son cosi stanco... la testa che mi ronza. È la fame!... resto III... crepare?... sbafare?... sporcare questo amore tanto tragico?... Lei non mi capirà mai!... È un’insensibile!... Carina... una fata,., una frivola, capricciosa, so­ no incompreso!.,. Ucciderla? o amarla?... La uccido un’altra vol­ ta!... smorfire! tafiarel che porcello! L’odore che vien su!.., dalla porta!,,, invade,,, penetra... annuso!... sbavo!,.. Amore fatale!... Com’è difficile!.,. Come mi comporto male... il montone!... Ah! i coltelli che si agitano... le posate... i cristalli... e adesso le coppe... lo champagne!... tutto preparato... gli antipasti... fasci di rose!... Ohè, è proprio una festa!... Che sia per noi?... Eh! ma la bottiglietta? proprio in mezzo? Il mercurio!... una bottiglietta come quell’altra! come quella che ho venduto... La riconosco... da ornamento... sul vassoio... Festeggiano il mio mercurio!... Ah! che spirito!... che astuzia!... Ahi benissimo!... Ah! proprio fini!... Ca­ pisco perché mi invitano!... perché contan su di me!... perdinci! Ah! adesso scendono!,.. Un po' d’amor proprio! Filatone!... Devi

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scappare!.., Scappa! L’onore!... Arrossisco... tartaglio... mostro la bottiglia alla bambina!... Li sul piatto d’argento. -0 it’s funny!.., è buffo!... Lei trova. Mi rassicura. -Don’t mind!... Don't mind!... Sono un vigliacco abominevole!... Non chiedo che di arren­ dermi!... Succede che rimango li!... rammollito... fiacco... fino che arri­ vano i polismani... che mi portino via!... Il tranello è ordito!... si capisce!... Tutti d’accordo!... è un bel quadro... un cablò!... il mer­ curio sul tavolo! La bottiglietta! il cinema!... Il signore è servi­ to!... Sosthène quella brutta sagomai... Sta pelle!... Vorrei vederlo sto brigante... E quell’altra, la cocca!... bellina! Eh? la piccola ma­ liarda!... il musino! a che gioco giochiamo?... coi micini, gli uccel­ lini?... Tutta la smorfieria... la ribongia?... dove vuole arrivare?... le simonate, gli stratagemmi?... Se ti mettessi anche te a culo nu­ do?... Seti rifilassi una sculacciata di quelle brutte?... spudorata!... Eh che ne diresti, la musica?... Ah! ci ho la testa che è un cala­ brone! Quante gliene voglio fare, so piu neanch’io!... né che! né cosa!... minacce,., minacce dappertutto!... Dov’è che andavo a sbattere?... difatti?.,, e poi il montone che sta per arrivare!... lo sento!... tutto l’odore!... sale... sale dalla porta.,, i galoppi che si agitano... mi stordiscono a furia di agitarsi... Mi ricaccio nella pol­ trona! Chiudo gli occhi. -Oh! chi si vede!... Apro gli occhi... Sosthène!... -Ah! proprio te, brutta ghirba!... soffoco... Come?... Come?... come osi, rocchettone?... -Suvvia! Suvvia! che carattere! Si scombussola neanche un po’ lui. -Signorina! Lo scusi! E lui die mi scusa me!... Sono io la canaglia! il mecco!... -Figlio di puttana! Mi senti, infame? Ah! son cattivo! -Ti faccio veder io come butta quando piove! -Su! Su! Un po’ di contegno!... davanti alla fanciulla!... Questo qui mi giunta, com'è vero Iddio!... mi offre il braccio!... Prende il braccio della bambina... Ah! è proprio come Boro!... uno sfacciato... identico!... due cinici!... Il pranzo è servito. Ecco il Colonnello. Sosthène non ce l’ha più il suo vestito... Si

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è messo in tenuta da fuochista, stivaletti alti di gomma, il Colon­ nello tappato uguale... seri tutti due... assolutamente «Experi­ ments» gran laboratorio! Ah! se son toghi!... Ci faccio notare: -Com’è bello! Ha rubato anche lei? -Mai quanto lei, bel tomo! Questo che mi rifila nell’orecchio, ci sussurriamo cortesie... Non smettiamo un momento... La bambina non sente... Il Colonnello neanche... Lui zitto... sorride a sto modo davanti a sé... Si occupa no di noi!... È un uo­ mo immerso nelle riflessioni!... Ogni tanto... brontola appena un «Hum! hum! » poi si riserve una bella fetta... prosciutto, montone, tutto quanto... È un gran mangiatore... C’è di che... Servito! biso­ gna vedere!... Ci bisbiglio ancora a Sosthène: -Ti faccio smorfire io come si deve, figlio di puttana!... Te lo faccio gustare io il saltimbocca, sai, caro Maestro della mia mer­ da?... Mi faceva ribrezzo. E la bottiglietta di mercurio, là davanti a noi in mezzo ai fio­ ri? Era proprio anche, e d’intenzione, una bella tavolata di gatte­ morte. Con tutto io sorridevo alla mia bella, non potevo farmi vedere troppo arcigno... -Senti un po’, che gli annuncio ancora a sto modo nell’orec­ chio... sentimi un po’ schifoso... Se arrivan quegli altri... i tuoi so­ ci... le pule tue amiche... te, fogna... bè io non mi muovo senza di te!... Guardache te l'ho detto eh?... sbirro! sbirro! ti avverto!.., -Ssst! Ssst! contegno, miserabile! Si adonta... mi trova spaventoso!... -Che modi!... Ah! lo mando fuori dai gangheri! Troppo male mi comporto... -Attento! Andiamo! Si comporti decentemente! È mica piu al reggimento! Fa dei tali rumori con la bocca! mangi come si deve! Mi comportavo male, sul serio, ma ero nervoso.., colpa sua... la piccola ci vedeva bisbigliare... fortuna che lo zio non guardava niente... ci aveva gli occhi a sto modo sempre fissi davanti a sé... meditabondo... si fermava mai di mangiare.,, buttava giu tutto senza guardare... cosi un po' a casaccio... del sedano... una grande sardina, e poi del roquefort, un bel pezzo tutto intero... E poi bon­ bon... una manciata... ripranzava alTindietro... ricominciava da

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dessert... e faceva un rumore masticando.,, dieci volte più di me perbacco!.., E questo lo faceva ridere, a Sosthène? Del Colonnel­ lo mica ride lui!... Ci avevamo di fronte un automa? Macché, neca!... rispettosissimo!... Ah! era meglio se stavo zitto... se non mi tornava la rufalda! Serviva niente!... Seccare la gente!... Chi se ne frega, canchero! Allora mi metto a sorridere a tutti!... Sto buono e tranquillo, mangio come si deve, sono educato, son tutto... le pule posson anche venire!... mi troveranno proprio a modo! in fa­ miglia e tutto, il mercurio, i fiori...

I bardassoni tipo Sosthène montano subito di grado... -Caro amico! adesso mi fa, veda di rendersi un po’ utile... Eccolo che mi mette al passo... che mi dava le «direttive», co­ me le hanno chiamate in seguito. -Faccia una scappata a Rotherhite! Salga dalla Pépe! Gli dica che tutto va bene, che sono soddisfatto del Colonnello, che abbia la bontà di pazientare, che non mangi troppa cioccolata! che non faccia stupidaggini... Che non maneggi troppo Achille Norbert... tei sa cosa voglio dire!... Si faccia dare le mie pipe!... che se non sta buona non mi vedrà mai piu!... Che forse gli farò visita pre­ sto... Ecco fatto, intesi?... Poi vada in centro... Adesso è vestito come si deve!... E controlli il suo linguaggio!... Mi considerava... mi faceva mille raccomandazioni... -Va bene... si sorvegli!... Vada a Whitehall... vedrà subito i palazzoni... tutti i ministeri... sui due lati del corso... la sfilza... vedrà subito... son tutti uguali... Attenzione!... Il «Secretary for War»... S’informi... Sezione Invenzioni!... Entri nel palazzo, chie­ da dell'Uflicio «Special» per i concorsi per maschere antigas, gli estremi... l’ora, la data, mi porterà il bando... non lo perda!... Sem­ bra che abbian cambiato tutto!... che abbiano anticipato la data... Si sbrighi! Sia di ritorno prima di notte!.,. Non stia a ciondolare per Rotherhite,.. Non mi torni ubriaco! Faccia le commissioni con criterio!... Fili! e sia discreto! Non lasci a nessuno il nostro indi­ rizzo!... Eh? non lo lasci a nessuno! Men che meno a Pépé!... -Conti su di me, gli rispondo, son mica un ciangola come cer­ tuni!... Mi dava un po’ sui nervi... Il Colonnello ascoltava, approvava... pendolava con la testa... Bruscamente si tira su... At-tenti! così di botto! -England.1 England! rule the Gas, gli riprende, sbraita... Si risiede... Nient’altrol... Ripiomba nel suo torpore. La nipote gli sorride.

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-Uncle!... Uncle!... Io invoca... tutta carina... dolce dolce...giu­ diziosa. Ma Sosthène incita all’azione! Esige energia, sforzi. -Al lavoro!... esorta... Al lavoro!... Ha brancato lo zio per un braccio, se lo trascina, porta via... È una roba disgustosa! Un forlano di quella fatta! Che faccia di bron­ zo! Che arroganza!... Non lo sopporto... Posso piantare baracca e burattini... Mica lasciarmi improsare!... Filare! pedalare! mollar tutto!... ci penso... ci penso!... E la bambina allora?... La bambi­ na?... chiuso li?... Lascio perdere per colpa di sto loflasso! sandro­ ne schifoso?... Lui costringere me a cavarmi dai piedi?... Canche­ ro, mai piu! Ah! piuttosto lo saccagnol... e se la rapissi la picco­ la?... meraviglia delle meraviglie! Questa si che è intelligenza... sistemerebbe tutto!... Adesso glielo chiedo... Mi entusiasmo... ah! m'infervoro issofatto!... -Signorina!... Signorina!... Mi faccio avanti... adesso glielo dico... non ci riesco... tarta­ glio... m’impappino!... -Vado!... le annuncio... Vado!... Ma ritorno!... -D’accordo!... a stasera!... Bene!... Educata, cosi, naturale. «È un angelo!... È tutto!... È un angelo!..,» Son fuori, sulla strada di Willesden, tutto congestionato, esal­ tato, preso, scombussolato dall’improvvisa felicità ancora una vol­ ta!... da un sorriso!... Correndo verso l’autobus, ripensavo che però ci avevo avuto una bella pedrina a incontrare un gioiellino come la mia Virgi­ nia!... che era proprio un talismano del cielo una bimba cosi! un idolo di bellezza radiosa!... che il suo fascino mi salverà!... che ero un fortunello in amore!... che se la guerra non tirava tanto per le lunghe, potevamo magari sposarci! Allora, follie!... Insomma mi lanciavo per mari c per monti... e andavo ancora più in là nel di­ vago... com’è come non è, amnistiato... in un modo o nell’altro... arricchito non so come!... mi prendono tanto la mano le mie rifles­ sioni, ì mici miraggi infuocati, bollenti di felicità per l’amata Vir­ ginia, che perdo di vista il percorso, le strade, i passanti, l’autobus! mi lascio prendere dalla passione, dalla fede,dalla gioia che mi sboglienta... Vado... vengo per la via di Rotherhite... mi ritrovo nel posto giusto! caso vuole!... A razzo per le scale... slumo... una por­ ta!.,. un’altra!... Ecco qua!... Pépé... Pépé Rodiencourt!... Busso... Ce ne mette!... ribusso.,. Sento parlare... Ce ne mette per aprire! Aprono!... E lei... tutti i capelli sul naso... Nel disordine piu to-

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tale.., Ci ha del rossetto dappertutto, dentro le orecchie persino... impiastricciata... sudata... -Signora, gli faccio... Signora!... Suo marito le manda a dire tante cose!... -Come gli butta a quel maiale? Dov’è? Fuori l’indirizzo!... Subito con le domande. -Ma signora!... Signora!... £ impossibile!... Manco mi lascia finire. -Lo so com’è la storia! Lo so io! grida... vuol farmi morire di crepacuore! E via con le lacrime... singhiozzi spaventosi.,. Si torce dal do­ lore contro la porta... Adesso metto a posto le cose io... -Signora! Signora! Ma no! Solo che vede è il segreto... Là che faccio tutto il possibile. Ah! miseria! Cos’ho mai detto!... Riattacca dieci volte più forte!... -Mi farà morire!... Ecco!... Vuole che muoio!... Lo conosco!... Puzza un bel po’ di rhum a dire il vero... me lo fiata tutto sul naso... «Poep! Poep! Poep!...» Voce dal fondo.,, voce d’uomo... in fondo alla tana... Non vedo il tipo... Lei fa l’indiana... È una voce vinosa! «Poep!... Poep!...» ricomincia. Ah! momento! Poep! Poep!... me mi dice qualcosa. Sentilo il grido di guerra!... Vorrei vederlo il mecco... L’ho già sentito da qualche parte... -Chi è che c’è? -Oh! un amico!... E poi risinghiozzn di quel po’... -Com’è che si chiama? -Nelson!... -Nelson chi?.., Nelson delle pitture? Nelson Trafalgar?.., Ci sono, Vedo che gli secca la domanda... Si è messa di traver­ so... Voglio passare... Lei tira la buia, lascia giusto uno spiraglio.., mi guarda torva adesso... Vabbè! Resto qua... però... Restiamo a sto modo a guardarci in faccia. Nelson io lo conoscevo, se era quello che penso... quel saraffo dei disegni... marciapiedaio... quello delle patacche davanti alla vasca... proprio sui gradini della Nazionale... per me un ragazzo mica interessante... un aborto tipo il Mille Pattes, neanche più simpatico, storpio nato, e cattivo, carogna, astioso, quelli del Lei­ cester non si fidavano, allumacato nella giacca, mucciava svelto pe­

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rò... ciancagliava bisogna vederlo... penzolava tutto sbiobbo come un granchio intorno ai disegni... Sempre ad agitarsi intorno alle sue opere... a tutto marciapiede spiegava ai Vincenzi le Piramidi, il Niagara... tutto il suo repertorio... e la torre Eiffel, il Cremlino! e il Crystal Palace! e per giunta un sei alberi quadrato! c le rapide del fiume a Epsom... poi una scena d’orgia romana nel suo catalo­ go, diciotto donne con tutto di fuori... tutto coi gessetti, sta roba qui si capisce riservata agli intenditori... e solo per i momenti in­ timi!... dopo le sgavazzate... Le mostrava per tutta Londra col suo imbratto, tra Charing Cross e Chelsea, ma la sua galleria principale erano i lastroni di Trafalgar proprio sotto il monumento... Lo tro­ vavi sempre li, tra i piccioni e la vasca... Io quello che non potevo mandar giti in lui era l’impostura... Si vantava mutilato della guer­ ra boera... Roba da chiodi! «Ex Service Man» sul suo cartello... Vero niente.., Un facciatosta abbietto a mio parere... Che natural­ mente mi rivoltava me che ci avevo dei titoli sul serio... Allegge­ riva un po’ le borsette per dirvi il resto... se la cavava non solo co­ me artista,come imbratta-marciapiedi... All’uscita dal «Museum», le signore spesso si soffermano a riposarsi un po’, ammirano la bella prospettiva, lascian la loro roba su una panchina, sono sventate, le signorine soprattutto, e Nelson lui s’annoiava mica, li teneva d’occhio i pesciolini, pupille sempre all’erta... io non mi sarei fida­ to. Ma dove era proprio drago sul serio è quando c’era nebbia, che veniva giù d’un botto su Londra il piumone gigante in pieno gior­ no, soprattutto a partire dall’autunno, la brodaglia nebbiosa, dico a mezzogiorno!,.. Non ce n'era un altro per guidar la gente bloc­ cata... quelli che si trovavano incastrati, piantati in piena piazza a sto modo, in mezzo al fog senza sapere perché né percome, spersi nelle brume... Qua lui era un asso a soccorrere i turisti... Un’inva­ sione di nuvole in piena passeggiata dopo la visita al museo. Tra­ falgar è sempre un rimescolo di gente o quasi, inverno come esta­ te... tutto l’impero che ci passa... sfido,,, tutti i dominions in gita, e i fessacchiotti dell’universo mondo... Metti che un bel banco si sposta su dal fiume, di colpo che tutto è soffocato, tutto bianco, tutto opaco, uno scombussolo extra, quelli si vedon manco più la punta dei piedi! Bisogna guidarli come i ciechi... Per il gran viale di Westminster, la nebbia copre tutta la città, neanche cinque mi­ nuti... Capita spesso da ottobre, novembre,,, sepoltura nel bian­ co... Allora là era il suo momento! la grande occasione per Nelson, via con le zampetto, correva dietro i turisti persi tra le nubi... che brancolavano intorno ai lampioni a gas... raccattava tutti gli stra­ volti, i vegliardi, gli sgomenti, le signorine in preda al panico che

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non distinguevan più destra da sinistra... che andavano a sbazzuccare dappertutto... Li riuniva rutti, raggruppava, trottava da un gruppo all’altrol te li portava tutti per mano «Poep! Poep! » a sto modo fino al primo metrò... a casa loro, anche in periferia... Non appena veniva giù il nebbione, lanciava stridulo il suo «Poep! Poep!» senza mai smettere, ogni cinque sei passi... Era utile biso­ gna riconoscere, i suoi servigi eran preziosi quando tutto si bloc­ ca... che il traffico si interrompe, e tutto diventa d’un opaco, per­ fino in centro, persino dalle parti dei teatri, che nessuno osa più andar avanti, stop tutto, anche le piccole auto, anche i cab a Picca­ dilly, che i coaches voglion più caricar nessuno, che tutta la folla inciampa nei marciapiedi, incoccia nei muri... È tremendo!... Ce l’aveva d’istinto e Poep! Poep! quel modo di ritrovare la strada tra spessori di bambagia, a occhio, da navigatore, mai un dubbio, uno svarione, proprio nei momenti di cosi fitto che ti sof­ foca i grandi bengala, le lampade dei saldatori negli incroci, che si sentono fin a tre quattrocento yarde, che di giorno ti accechereb­ bero! Il nebbione è più forte! sembra che i vapori ti stian per prendere la città e portarsela via.,. Nelson lui trovava tutto... con qualsiasi tempo, nella brodaglia, con pioggia, cicloni, qualunque angolo di Londra... qualunque bischero, qualunque cosa... Mai che sbagliasse un indirizzo, una piazzetta, un vicolo, ti avrebbe ritro­ vato il tal fantasma dentro una nuvoletta non sua... anche un topo­ lino nel suo buco, a richiesta. E le strade di Londra sono una roba da rompersi la testa, con tutti quei numeri, vaffanculo! all’indietro e poi di traverso, un ghettume schifoso! E lui mai che si impanta­ nasse, piombava sparato sull’obbiettivo, campanello! Poep! Poep! La signora è servita!... Tirava su facile anche cinque sei sterline a sto modo in un po­ meriggio, con un’uscita nella nebbia... imbarcava dal peristilio tut­ to il codazzo e: «Poep! Poep! any direction! Tutte le direzioni! Avanti marsch...» Ne aveva guidati cosi di tutti i colori, per tutti gli angoli di Londra, Miss spilungone, signori ciccioni, afgani, pe­ ruviani, cinesi, panamensi, svedesi... Intere collezioni di gente sba­ sita, acciocchita, in quella subita nebbia. Li alleggeriva un po’?... sciarpe, occhiali, borse, qualcosina ci spariva ogni tanto... però in­ somma mica abusava... Come guida poi, impeccabile! tutti li por­ tava in salvo, Poep! Poep! all’indirizzo giusto! Si rimediava un extra mica male coi colpi di nebbia. Quando il tempo girava a ovat­ ta, le mollava subito le sue patacche... Si annoiava no, Trafalgar è un posto buono, la nuvolaglia ci arriva dappertutto, mareggian­ do 11 giorni interi, raso terra, a sto modo come a casa sua... Sul far

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d’ottobre, che arriva l’umido. Si lasciava mai scappare un cliente... Faceva traversare la strada, mano nella mano, la banda Pocp! Poep! in carovana, e poi accosto alle vetrine... «Lady be care­ ful!...» era uno spasso, e che facezie che battute! Il rassicuratore in persona... Ecco qua il Poep! Poep!... -Dunque, gli faccio alla Pépé... Entro?... Entro o non entro?... lo voglio vedere! Son brutale. -No! lei non entra!... -Ma lo conosco il suo ospite! Geme di nuovo ma piu piano, fa la santarellina adesso che la strapazzo. - Lo conosce? mi chiede. -Ma sicuro! Poep Poep! come no?... Poep Poep! -Poep! Poep! che mi risponde lui da là dentro. -Mica dirgli niente eh?... -No! No! Prometto... ma com’è ch’è capitato qui?... -Cercava lei mi ha detto,.. -Come ha fatto a trovarla? Anche questo è un bel rebus. Mi lascia entrare, mi infilo... Poep Poep mi fa le feste tutto contento... bicchiere in mano, sbracato, svaccato sul letto a muro, io del suo numero mi fidavo poco... -Ehilà! Poep Poep! Ci hai la ciucca? Vero si?... Comincio senza tanti complimenti. Non batte ciglio. -Si vede no?... Si vede? -Che cazzo ci fai qui?... -Mi godo, to’! Sei orbo? Mi godo! e ti cerco te gaggio! Poep! Poep! Compare! Ah! come son contento... - Perché che sei contento? -Che adesso mi rifili due sterline! -Due sterline sarebbe? -Se vuoi che moscheggio! Qua ci voleva una spiegazione. Si tira su in un angolo del lettino e attacca a cantare: Salve, o mia bella sconosciuta! Salvce! Salvee!

Poi ricasca indietro, si affloscia. -Drink! Drink! Darling! Son già cotti a quanto vedo... Arriva lei col rhum. Versa... mi



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fa i musi da imbarazzata... lui te l’aggrinza... te la sbatte giù a se­ dere... la smanazza... la rovescia... lei protesta... -Poep! Poep! ma insomma!... La bacia... carambolano assieme. -Darling.1 Darling! I love you! E via tutti due di ridatola... Sparito l’imbarazzo... Lei ripesca una bottiglia sotto il tettuccio... Si servon di quei gotti... Nello stesso bicchiere alla mia salute!... C’è pieno di foglie di rose per terra, petali, pioggia dai cestini... Lei gli fa anche la scena! Ah! la conosco! La seduzione! La manfrina delle foto!... se la piglian cal­ da non c’è dubbio... Orpo che peppal Mi fa un’osservazione scon­ cia, se non trovo che gli s’arrizzi come a un cavallo? siccome suo padre faceva il palafrenierel che è vero del resto... a Maisons-Lafitte... Si sganassa tei di quel po’! si torciglia tutta!... se li scorda i suoi guail... e poi che riattacca... smiagola in modo spaventoso... - Su! Zitta! Dài! lui la consola... Mai visto un saraffo cosf... La coccola sulle sue ginocchia... Ci risiamo con te carezze!... Ah! sa­ cramento! basta! Voglio parlargli! Lo tiro per i piedi!... -Chi è che mi cerca? Adesso che è di buon umore. -Momento, vecchio! Aspetta! adesso ti dico.,. Muore dalla voglia di contarmi. Si rimette la Pépé sulle ginocchia. -Ecco! Ecco! Un bel rutto!... Cosf va meglio! -Ecco! Ecco! Allora ti arriva... Angèle, la moglie! insomma Madama Cascade!... mi becca proprio mentre sono allo sgobbo... là proprio coi miei gessetti, non so se mi spiego... Mi parla... Mi fa: «Neanche un minuto da perdere! Nelson! Nelson! Urgentissi­ mo!» Son te sue parole... «Cascade ti cerca! Presto, Leicester! Svelto su op!...» Te mi conosci, vero? Non so se afferri! C’era un fitto cosf intorno ai miei schizzi, dei turisti! cascava bene!... Ave­ vo appena finito la torre Eiffel!... Pianto tutto... è un ordine! Be­ nissimo! Lo conosci Cascade! Un rufaldo che niente! Non voglio puzze! Ci tengo no a urtarlo!... E poi lo sai con Cascade ci rimetti mai... Sua moglie è diverso!... Appunto gli chiedo all’Angèle: «È per suo marito?» «Sf», mi fa, «a due sterline l’ora! Ricerca diffi­ cilissima!...» Oh! allora, gamba! mi precipito!... Capito com’è an­ data?... Oh! Oh! Oh!... E si spancia a pensarci... come è scattato alla svelta!... Poi si rismaneggiano un pochette lui e Pépé... mai basta di li­ monarsi, paipazza rsi... Mi badan più!...

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-Dài! Andiamo!... li scuoto... -Ah! si! si! Ti dicevo... «Cascade t’aspetta! sempre meglio che i tuoi scarabocchi!... sbigna svelto alla carbona...» Io galoppo... ci arrivo, lui è là... Attacca subito: «Mio caro Nelson, il Cinese? L’hai visto in Trafalgar? Non l’hai docchiato? Cinese? Cinese?» - «Cinese? Cinese? dipende... Non mancan sicuro i cinesi... Ne ho visti una maraia... Cinesi di tutti i colori! dei battaglioni! da­ vanti ai miei quadri! dipende dai giorni... dalle stagioni! Si spieghi un pochino le pare?... É mica una rarità un cinese! » -Allora mi dà un po’ di particolari... che insomma è un finto cinese!... che ci ha un dragone sul culo... ma che in fondo è un francese francese... capisco l’astuzia... e conciato cosi colà... il suo ombrello e tutto... la sua grinta... Ah! è un altro paio di maniche! Poep! Poep!... Intesi! Capito! che passa quasi tutti i giorni da Bond Street-Dover... che pascola intorno alle donne... ci pizzica il proso... un maniaco... Finette me ne aveva parlato... Si! Si! ci sono... Lei ti ha visto con quello là... «Mica è rccchione?...» ci faccio. «No, non è il tipo...» mi risponde... «Altra roba... è uno Zanzibar...» Tràcchete che s’incagna di brutto... Credevo che an­ dava fuori di testa... «È lui che mi tira lo sgambetto!» ci aggiun­ ge... Ah! ecco com’è la storiai... era piuttosto seria e grave... Un ragazzo che aveva raccolto... Ah! ostia però... era un po’ grossa... -«Pizzicami sto Cina! Rauss!...» Benissimo! Benissimo! Per­ fetto, Cascade!...Niente condizioni con lui...lo so come fa... Via!... Che diventava interessante!... Suonano alla porta... Pépé salta dal letto, corre, il lattaio... ci lascia... -Allora? Allora? lo pungolo, racconta Poep! Poep! adesso! orcocane! Com’è che sei arrivato qua? che i’hai trovato il sito? -Eh! cavolo! Eh! cavolo! Credi che non conosco nessuno? Ah! l’offendevo. -Un Cinese, testolina! si ritrova facile! Soprattutto i falsi! ca­ pito?... Ce ne son mica tanti a sfrombo!... Te l’avrei ritrovato io guarda, quel sempronio li, anche travestito da merda di topo ! Ci­ nese e Cinese! tra i peli del culo del Lord Sindaco! Eh! pensa un po’... per dirti! Cocciuto!... Ah! mi conosci no!... testolina! quan­ do ho deciso una cosa!... Mi squadrava furbacchio, arrogante, che ci aveva una presun­ zione terribile, di trovare qualsiasi poldo per le strade di Londra, quanti ne voleva, Lince come lui non c’è!... -Guardaqua neanche un giorno... Poep! riacciuffata la lepre!.., Vnbbè che era bel tempo!... d'accordo! Ma ci fosse stata anche



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l’ovatta, fitta cosf to’... la caligine, il nebbione da mettere in sca­ tola! Non importa! Quando cerco... Io trovo! puoi star sicuro!... Sputa da lontano sulla stufa vloff!... -Ecco com’è andata... testolina!... Mi considerava dall’alto, dalla sponda del letto, che gli dava vantaggio. La Pépe, fuori sul pianerottolo, ci badava piu niente a noi... Chiocciava in gran stropiccio col fattorino, dietro la porta... che li sentivamo i loro succhiotti! Perdeva mica un minuto... Le nostre discussioni la seccavano. Poep! Poep! ricomincia la solfa, vuole impapocchiarmi di prepo, mi vedeva scettico. -Sono io! Capisci, testolina, il piu gran pilota di Londra! Im­ para, pistola! Io Nelson, il re delle nebbie! Poep! Poep! Faccio spavento ai piccioni! Guardami. Baum! Bauml... Faceva finta di sparar fuori dal finestrino, di abbattere stormi in lontananza... Che l’ammirassi... -Allora, cos’è che decidi? alla fine ci chiedo... -Bè tutto qual Ho trovato. -Ehi! di’ un po’! i miei coglioni! Hai trovato buschia! La vec­ chia! Li ci vai liscio! Bella forza! Ma il Cinese! quello ti caga in mano... Caro mio!... Tocca a me godermela... Dovevo sbassargli la cresta. -Di’ un po’! Di’ un po’, testolina! Bada come parli! S’aspettava mica. -Vabbè! Vabbè! ripiego... si scherzai... Si fa per riderei Che non lo urtassi troppo! Mi ripizzica. -Ti vuol vedere, Cascade! Ahi bisogna! assolutamente! Se gli racconto che ti ho trovato e te non sei voluto venire! Stai a vedere te! che sorbe!... Lo conosci mica!... -Se gli dici niente? -Allora ci vado di mezzo io! Bel topo!... Me le unge a me le suole! Caro mio! mi tosa a zerol... - Non vuoi fare qualcosa per me?... Sai come sono impegolato! Gli vado sotto. -Su! Su! testolina! Sii un po’ serio... Cosa ci rischi a presen­ tarti?... Ti mangia mica, Cascade! Chiede altro che di capirti!... Te l’ha dimostrato! Da amico! Ecco! Non vuole ci si dimentichi di lui... Conosce Londra un po’ meglio di te!... -Si! Ma digli un po’ che non voglio vederlo... ci ho un colpo per le mani... ti spiegherò... un affare... -Ah! ah! Vedi che è per un colpo? Ce l'ha fatta la lince! Confesso!

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Nego niente! Al contrario! -Sul serio! Sul serio! ti dico!... Gli mostro il sacco... faccio il gesto cioè... dei chili d’oro! -Ah! Poep! Poep! Non so se mi spiego! Voglio che ci sbavi. —Non puoi avere idea! Scuote la balenga... mi smiccia... si chiede se non è tutto un puffo... per caso una scappatoia!... — No! No! che insisto... cosi! Ci rifaccio il gesto... la quantità!... -Un colpo! Un colpo! Vai, gaggio! Ce l’hai mica in saccoccia, ancora! Io, sentimi, cucco sicuro con Cascade! Qua sull’unghia, caro amico! 5 sterline! io sterline! Là! Ecco! Fatto! Mai una pa­ rola! Un pensiero! E buonasera! Ci vediamo! Questo è lavoro!... Sto colpo qui, guarda minimo io sterline! per averti pizzicato! Tranquillo! Mi vien sotto per vedere cos’è che potevo fare. — Si ma, Poep! Poep! Ti rendi mica conto! È mica solo un af­ fare incredibile, con tanto di sacchi cosi!... Gli rifaccio il gesto!... Ah! le tue io sterline!... povero micco! Mi faceva ridere! — È anche un affare d’onore! Te capisci l’onore? E poi senti, vieni qua! Si accosta. Gli sussurro nell’orecchio: — Segreto militare. Ah! S’aspettava mica! Ci resta con gli occhi a ciambella, si risiede. -Non posso dirti di più! Adesso fai quel che ti pare. Si sdondolava sulla sponda, avanti e indietro, poteva mica cre­ dere... -Te mi impapocchi, gaggio! Tiri a giobbarmi, per giunta... — Macché! Macché! Te no, Poep! Poep! Vale no con te! Te sei lince! Se non ci credi vieni con me! Non potevo dir meglio!... — Mi meni per il naso, ti dico! — Ma no! Restava scettico. Lo tocco nel vivo. -È un colpo da vincere la guerra! To', adesso lo sai! Sei a po­ sto! Non vuoi te che la vince l’Inghilterra? tc ne fai un baffo? Te ne freghi?...

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Restava sbasito. -Adesso, Poep! Poep! sei responsabile! Saboti! Benissimo! In­ tesi! come vuoi te! ti ho avvertito! Ah! se gli dava sui nervi il baccaglio! Salta su tremendo. -Ma scemo! È cosa fatta! Ah! ma senti un po’ questo! Ma è già tutta vinta, la guerra! Che cazzo c’entra? England win the war! E la Francia anche! A culo la Francia! Era in collera. - Lo dici te!... Lo dici te!... caro il mio Poep! Poep! — What idea? Che cos’è? -È che dipende da te, Poep, semplice! Chiaro! -Come dipende? Non si capacitava. Ci spiego. -Te non stai zitto, te scappelli! te vai in giro a squaquerare! Perso!... -Perso che? -Ma il segreto! la guerra! Il baitol Vai a baccagliare da Ca­ scade! Vien giù tutto! -Ah! ma no, gaggio, è vinta! -È vinta a sto modo è vinta! col pinco! Ci faccio manichette. Cominciavo a scaldarlo col mio zigozago. -Mica come credi te!... insisto... Teneva duro lui, friggendo tutto... Ah! se mi diverto!... -La vinceremo... Ce l’abbiamo in saccoccia! Insisteva,.. Urlava. — Ah! Ma manco per niente! Insistevo anch’io. -Long live England! Health for England! A culo i francesi! Health to you! E tràcchete, giù una botta di bumba, a garganella, dall’alto... a collo.., giu... giu... Poi riattacca a strabiliarmi... farmi vedere come tira ai piccioni... quelli di fantasia... dal finestrino... «Bum! Bum! » Si scalda! Ne vede dappertutto di piccioni come sulla piazza di Trafalgar. E poi intona il suo inno. Vuole mica lasciarsi abbacchia­ re! dalle mie borniole!... - Health for England! Victor.,.iou...s! Rious!... and Glori...ous! Che gli fa un gran bene... Ricomincia due tre volte ancora... Si sente molto meglio!... Ringalluzzito... in piena forma... Su! adesso mi dà il la!... -Gaggio! Gaggio! ti ascolto!...

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Gli ripeto tutto un'altra volta, com’è che vinceremo la guer­ ra... grazie alla meravigliosa invenzione... Riflette. -D'accordo! D’accordo! Vabbè!... capito! Segreto militare!... Ammette. - Si! Ma allora mi dici tutto! Là, subito pretese... -Dirò niente a nessuno,,. Te lo giuro! E sputa. -Ssst! Ssst! Lo blocco subito... e la Pépé là col maschietto?... Li vede mica dalla porta? Che stronzo cagone!... -Ho già parlato troppo gli faccio. Ah! gli veniva un colpo a star zitto... gli seccava... gli dava sui nervi d’un tremendo... ci crepava dalla voglia di squaquerare... Si caccia un’altra botta di bumba... Sbolla... mi soffia sul naso... Mi guarda... resta imberlocchito... Capisce più niente... - È una gran stronzata la tua storia! To’ cosa va a concludere. -Allora, vieni a vedere, ci andiamo... -Ci andiamo dove? -A trovare Kitchener! Conosci? -Dov’è sto Kitchener? - Al War Office! -Ti arruoli? -Macché! Crapal A vedere il ministro! -Cioè gli vai a dire?... -Non tutto! Non tutto! -Ah! Ali! di’ un po’! Lo rode che son tanto discreto... -Sei dritto te, gaggio! Sei dritto! Sei una sagoma! Sei una ca­ naglia! Mi mira nella pancia... a sto modo 11... Bum! Bum! in pieno cuore..» Ridacchio con lui, -Vieni al ministero a vedrai! Insisto. -Cos’altro posso dirti? Ti farò vedere Kitchener! in persona! -Sei spia, allora? Sei spia? Gli viene in mente di botto che magari sono spia... Mi guarda tutto strambo... Qua devo discolparmi.

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-Macché! sambuco! È l’invenzione.,, È personale capisci?... È per il ministro. - Hai mica inventato la polvere da sparo? -Meglio, Poep! Poep! Mille volte meglio... Ahi mi dirai poi! Non hai idea... vieni con me... Ti dirò tutto quando siam là,.. -Ah! Prometti? -Promesso! Giurato!... Si caccia giu, via dal poltro. Adesso è tutto incuriosito. -Allora muoviamoci!... vengo con te!... -D’accordo, marschl Vado avanti!... Urtiamo la Pépé nella fretta... Lei non ci bada a noi... È in pie­ no smanazzamento... Ah! Cristo d’un Dio! dimenticavo le pipel Eh! tornerò un altro giorno! Abbiamo troppa fretta! Ah! ero con­ tento che si muovesse! Sospettava niente... Ci avevo un piccolo piano... Fuori l’avrei seminato... Ce l’avevo la mia idea... il tempo che ci ritrovi... comunque un po’ di respiro, due o tre giorni... ma però mica tanto... il tempo che ci ripizzichi... certe volte è molto!... do­ vevo distanziarlo abilmente... basta con le violenze!... d’astuzia! Al momento di traversare Aidgate... l’incrocio dei tramvai... ci ripensa... si ferma di botto. -Di’, smerlo! che mi fa... te mi vuoi far fesso! Non so piu dove vado dov’è che mi porti?... Gli vien lo spaghetto. -Tutto un barattino ehi... Che ministero dei miei zebedei! -Ma va! stronzaccio! Dài muoversi!... Lo scuoto, alle brusche. -Dài ale!... Che non si rincanni, Cristo d’un Dio! -Niente scandali... capito... per la stradai... Ah! son cattivo!... Mugugna, cammina. Passando da Trafalgar ancora si vedono i suoi disegni a gesso per terra... il suo Crystal... la sua torre Eiffel... Nonostante tutta la pioggia han tenuto botta... hanno i colori ancora belli vivi... Si gonfia lui subito, -Vedi, smerlo! Vedi! Mica patacche! È giusto... mi congratulo. Arriviamo davanti Whitehall. I lunghi edifici... è qua! Mi fer­ mo di colpo sotto il lampadario... -M’aspetti, Poep! Poep! M’aspetti? -Ah! mi fa sta zucca.

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Insisto. -Resti qua, capito?... neanche un minuto!... Vado su per pri­ mo... torno a prenderti! Soprattutto non muoverti... Lui ciangotta... l’ascolto neanche... via!... la porta... girevole... infilo il corridoio!... galoppo!... Svelto la scalai... L’usciere mi blocca... -Le Invenzioni? If you please... Son io che chiedo. — Inventors? Porta 72!... Gloppete! Glop! Incoccio in qualcuno! Mi riprendo! Op! 72! Bing! Bang! Busso! Ufi! In... Ci sono!... I muri pieni di cartelli... grandi cosi... «gas masks trials»... Difficile no da capire... Ciò che fa al caso mio!... L’usciere barbuto mi passa un foglio: «gas masks trials» le condizioni.,, caratteri minuscoli... Si vedrà a casa. £ tutto scritto. -'Thank you! Thank you! Gloppete! Glop! Saluti ci vediamo! Se quell’altro mi segue! al retro! passaggi! corridoi! all’opposto di dove son venuto!... le sca­ le in picchiata, brucio la moquette!.., Deve dare su St James’s Park,,. Vedo gli alberi in capo all’infilata... di porte e porte!... An­ cora una corsa! due piani!... in tromba!... la porta girevole... emer­ go!... schizzo non esagero sotto gli alberi... Uff! Nessuno!... Nien­ te! Libero! Ostia, quell’altro stronzo Poep! Poep! alla faccia sua! Volteggio!... Ah! come son contento! Ah! la canaglia improsata!... La lince!... Tiro il fiato!...Ciao!...ehi momento!... L’autobus 17!... Ci salto dentro!... Ah! il Poep! Poep! respiro! Ah! quel cammel­ lo!... quella zucca!... ci penso!... Mi godo nel vento dell’imperiale!... Ah! quel maledetto presuntuoso! Ah! proprio maledetto!... Lo devo più vedere! Respiro! A pensarci!... quella peppia!... Mica divertente, canchero! È stata dura!...

-Maestro! gli faccio, qua butta male!... siamo braccati, Nelson è sulle nostre tracce... - Chi è sto Nelson? Gli spiego: -Quel saraffo che... -Bella gente che conosce!,.. To’ cosa mi va a concludere!... Smetta di frequentare simile gentaglia! Allora gli conto un pochettino... Come avevo trovato sua mo­ glie... mica i particolari... le gambe all’aria... si capisce!... Non è il caso... soltanto che stava bene... e poi la sorpresa nella stanza... Come avevo trovato il Poep! Poep!... e poi com’è che lo avevo se­ minato... con che astuzia terribile!... che ci avrebbe certamente ritrovato, da quel tipaccio che era. Mi ascoltava... mica tanto pe­ rò... cosf nel vago... Credo che ce l’aveva con me... mica me lo so­ gnavo... Con tutto che ero tornato in orario... proprio all'ora esat­ ta... che gli avevo fatto tutte le commissioni salvo le pipe... Non me ne parlava... Avevo portato il bando... la data... il luogo delle prove... La fabbrica, il posto dove le facevano... Sta cosa aveva luo­ go inizio giugno... Eravamo alla fine d’aprile.., c’era un bel margi­ ne... il tempo di respirare... e manco si rallegrava lui... Lasciava cadere le mie domande... Alla fine ne avevo a basta!... -Senti un po’! Mi stai a sentire? l’attacco... Parlo mica al vento! Volevo notizie sul contratto. - Si decide? o non si decide? Cos’è che dice il Col? L’anticipo? Te l’ha versato?... Lo scuoto... questo si che lo sveglia. -L’a... l’a... l’anticipo! che balbetta... Casca dalle nuvole... — Ma... Ma lei non ha bisogno di nulla!... È vestito!... un Lo... Lord!...

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Ahl troia d’un ciaventano! adesso capisco! Lui è servito e me mi fa ballare!... -Eccol Ecco! Ma sicuro! come no?... Mi ribello... Ma non può andare avanti cosi! Io mi faccio in quattro per dirglielo... Poep! Poep! è sulle sue tracce... Lei la conoscono, il mio Cina patoccol Aspetti un po’ che il Nelson piombi qua lui e tutta la ghenga! Se ne pentirà! L’avverto!... nero su bianco!... Io li conosco un po­ chino... Qua butta male, Maestro! glielo garantisco io!... Sembra roba da niente!... può portarla in galera!... -Galera?... La galera?... Ah! gli sembra abominevole! Sì, ci ha un sussulto! Che è colpa mia in tutto per tutto! s’arrabbia nero! M’insulta! dice che gli ho fatto le castagne! -Che cosa c’entro io coi suoi compari della leggera? Io! Mi dica un po’!... Lestofante! Mi spieghi dunque! -E io allora, caro Maestro? Cosa c’entro io? capita cosi, ecco tutto!... La fatalità della vita! La guerra!... L'orrore abominevole! Ah! se potessi essere altrove!... Ah! lo sa lei?... Anch’io, sacramento, ci avrei da protestare! Glielo mando mica a dire!... -Lei mi aveva promesso la Cina! Il Tibet! Signor Sosthène! Le isole della Sonda!... Le piante magiche e meravigliose! Dov’è tutta sta roba?... Zan! Zan! Zan! ratamtam! Lo beccavo sulle sue frottole!... Andava a finir male!... Mi guardava tuttodì traverso!... Ma mai cattivo come me, che stavo per fare uno sproposito!... Ti vengon certe abitudini... di andar subito alle brusche... davvero stavo per saccagnarlo!... anche con un braccio solo!... La cattiva fede ti rivoltai... ti fa uscire dai sentimenti!... Ecco!... mi butto!... Prodigio! Un lucore che tutto m’abbaglia!... mi riempie la testa... il cuore!... Un lucore... un’aurora!... È lei!... Là così!... Sì, lei!... il suo divin sorriso!... Magia! L’adoro!,.. Ah! palpito! è entrata!... Il cuore mi batte più forte!.., È lei!... da rompersi! Il suo adorabile visino!... Io barbuglio!... Non so più niente... Resto lì tremante!... tremante di paura sotto il suo sguardo... Ah! se la perdessi un giorno!... Oso muovermi neanche un po’!... Vorrei baciare il mon­ do e persino Sosthène dalla gioia!... Miracolo! Tutta la collera è svanita!... tutte le cattiverie!... sono estasiato!... felice! È tutto!... -A tavola! A tavola!... Anche Sosthène è felice!... Giubila, saltella, il gong suona. Ah! si va a smorfire... Ci siamo! Ricomincia!... Il pranzo è servito!... Volevo chieder scusa alla mia adorabile!... Vorrei vivere soltanto

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della sua luce!... dell’aureola dei suoi capelli! Scusa! Scusa! Scu­ sa!... Bong! Bong!... Resto là interdetto, preso, paralizzato d’ammirazione... di fer­ vore... Lei mi sorride di nuovo... Quell’altro bruto mi sta alle costole... mi scuote per mettersi a tavola... -Su! Su! che diventa freddo!... Non le piace la minestra?... Ah! il filibustiere! Ah! vivere di fervore!... di luce!... di gentilezza, una parolina all’ora dei pasti!... Tutto qui!... deliziosità!... Se lei mi dicesse «Io l’amo!»... È troppo giovane, troppo sensibile!... Ah! il porco!... mi spinge... -A tavola! A tavola!... Il Colonnello l’aspetta!... Lui salta, va, si precipita... Si butta a tavola... sui piatti... at­ tacca subito... balza sui carciofi... Scrocchia con tutti i denti come un asino... Fa un rumore con la bocca... mastica tre torsoli alla vol­ ta... E poi attacca il prosciutto,., ci ficca i denti a sto modo! Un orco!... con tutto che non è mica un armadio!... È uno smilzino!... un mingherlino!... un uragano sugli antipasti... roba da farti venir vergogna di mangiare... Oso più guardar Virginia... Il Colonnello recita il «gratias»... abbassa gli occhi... Con raccoglimento per giunta... Ever and Ever... il loro Paterl...

Meno male dopo pranzo si decide a parlare un po’ d’affari... Branca il Colonnello, che era ben satollo, cordiale di viso e tutto, gli sgaruglia un po’ la noce. «Che non può mica durare per sempre il nostro accampamento volante nel salotto. Che se d’altra parte usciamo... se andiamo a dormire in città, diventa una perdita di tempo a detrimento degli esperimenti!...» Discorsi molto seri in­ somma... che sarebbe meglio a conti fatti che dormissimo nel labo­ ratorio... che non avremmo avuto bisogno di granché... bastava un pagliericcio... una coperta... lui si piazzava 11 stabile... Ah! si, era proprio diplomatico!... Ah! me mi impapocchiava mica... L’astu­ zia!... l’ambizione!.,. Però il Col... un singulto! Nasava la man­ frina!... Macché!... Fa: -Hum! Hum!... ci sta... Yes! Yes! certainly!,.. Segno ai lac­ chè... Ci portano... Ci precedono... Un’ala al secondo piano... che riguardi!... Una camera magnifica a due letti... Non vi dico... il lusso!... e la seta!... tendaggi di broccato!... dei piumini alti cosi!... doppio tappeto... da non crederci!... nella medesima casa della mia fata!... sotto il suo stesso tetto!... il mio cuore!... in sogno... Ci credo no.., È impossibile!... Tocchiamo... palpiamo tutti e due!... È proprio vero!... mica una messa in scena!... e scaldati anche e tutto... Ah! ma Cristo d’un Dio! c in più la pappatola!... e il servi­ zio!... -Di'! gli faccio! Ci hai la pianta magica? cosi per ridere. Lui si siede... risponde neanche... Ci fa rimbalzi sul materas­ so! ... è d’un elastico perfetto, una lana da non crederci d’un mor­ bido!... Ah! sul serio c’è emozione! Ci si trova avvolti... È tutto preso lui... lo vedo... sdondola a sto modo... È confuso... ci ha gli occhi umidi... Ah! sta per piangere... Singhiozza!... lancia occhiate verso la finestra... -Cos’è che ci hai? gli faccio... Cos’è che ci hai? Ti piace mi­ ca?...

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È sopraffatto... Ce la fa più!... -Povero ragazzo mio!... Povero ragazzo!... si scioglie in la­ crime. -Cos’è che c’è, nonno? Cos’è che c’è?... -Adesso ti dico!... No non ti dico!.., -Ma sì!... Ma sì!... -È un ginepraio!.., È un ginepraio!... Tutto quel che ci cavo!... Cosa mi risponde... -Perché?.., Perché un ginepraio?... Voglio particolari!... S’è afflosciato tutto di colpo, ha perduto la sua faccia di bron­ zo, uno straccio!... Resta lì rimbambito!... Castella un po’ c poi ripiange... -Po... po... poovero figliolo!... Noi... Noi non sappiamo!... dove andiamo? Farfuglia.,. Smergola così forte che smuove tutto il poltro, i montanti di rame cigolano... Ali! lo brutalizzo... Poche storie!... -Ma è per il Tibet! che partiamo, nonno!... Ma per il Tibet! si capisce!... L’abbiam detto cento volte!... Adesso è quella buona!... appena cucchiamo il premio! Trac! Si taglia la corda! Barra! Ero energico. -Oh! Oh! caro figliolo... Oh! caro figliolo!... Se sapesse! Non sa dir altro. - Se sapessi che? Riparte a calde lacrime!... Si tiene piu... Si alza,.. Mi si getta al collo... Mi bacia... Mi bagna tutto di pianto!... Mi lascio fare... Mi affligge!... -Le maschere!.., le ma... maschere, figliolo!... . Geme... tira su col naso... singhiozza... -Le maschere cosa? -Non a punto, ragazzo mio!... Non a punto! -Ma lo saranno!... lo rassicuro... Ne ha ancora del tempo!... Più d’un mese davanti... Smergola come un vitello!... L'ho mica rassicurato!,.. Siamo a posto!... Si smonta!... Finito Tibet!... Finiti i giochetti!... Finito sbignare!... Bisogna trovar qualcos’altro! Quelli ci piombano ad­ dosso in forze! Ecco cosa succede!... e non ci vuol molto!... -Sul Su!... ribatto.., E lei molla così del tutto?... a cosa serve piangete?.,. Lo vede lei il Colonnello che faccia ci fa!... che gli scombicchera tutto in pieno lavoro! in piena foia! che son cattivi

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gli eccentrici!... Ah! sì! sì! caro mio la polizia!... Come ci fa arre­ stare!... È questo che vuole eh? Lo faccio vergognare parecchio!... -Non so se potrò!... -Potrò che? - Metterle I... Metterle !... Mostra le maschere sulla sua testa. Fa il gesto. Batte i denti, ci ha la tremarella... proprio una crisi che lo prende, è verde dal pa­ nico... Si scompone... strabuzza gli occhi... si risiede!... farfuglia... Ah! è orribile! -Be... be... be... mi prende le mani... Si perde d’animo! Solo a pensarci alle prove! Lo raddolcisco... lo sprimaccio come un cuscino... -C’è ancora tempo, nonno!... C’è ancora tempo!... Cerco di confortarlo... fargli passare lo spavento! — C'è ancora tempo... insisto... E poi scherzo un po’, ci vado sotto... -Non è buona l’apparecchiatura? La camma non è buona? Non è ima bella scoperta? So neanch’io... domando... -Ma sì!,.. Ma sì!... Credo... senz’altro... La tremarella lo riprende... Sul serio è mica convinto!.., Mi chiede a me cosa ne penso... Ah! siamo a nozze! -Lei lo trova strambo eh il Colonnello?... -Strambo!... Strambo!... Dipende dai giorni!... Siamo spesso strambi anche noi! Non voglio disgustarlo, che me mi sembra un pagliaccio!... Vo­ glio calmarlo... anzi... ridargli coraggio!... e fiducial... Mica il mo­ mento di sputtanare il Coll Gli dico: -Su! Ti stai consumando!... Ti rodi il fegato!... Non c’è mo­ tivo!.., Leggi un pochetto!... L’hai mica guardato il bando?... Ci guardiamo allora assieme... Glielo sillabo... Capirebbe un’ac­ ca da solo!... Per l’inglese sul serio ottuso!... Le condizioni... Nien­ te da dire proprio severe!... «Tutti gli inventori insieme, protetti dalle rispettive maschere, in una sola casamatta, due gas uno die­ tro l’altro! arsina e un altro gas sconosciuto!,.. 1’8 luglio ore nove del mattino esattamente, alle fabbriche Wickman, Kers and Strong, Beetlam Green». L’indomani ancora due gas di prova, dieci mi­ nuti ciascun gas, sotto stretto controllo ufficiale, «cascmatte erme­ tiche blindate». Era impegnativo!

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E poi i membri della giuria. i ammiraglio, 2 generali, 3 ingegneri, 2 medici, 3 chimici, 1 ve­ terinario. Proprio una cosa serissima. Tutto sembrava previsto secondo programma. La gamma dei premi e ricompense. In caso di asfissia leggera, un piccolo premio di 25 sterline. In caso di malore abbastanza grave 40 sterline e mezza. In caso di morte niente del tutto!... Ma in caso di successo, di trionfo in tutte le prove.,, allora, salamelecchi magnifici!... la gloria!... i milioni!... Ordinazione enorme immediata!... 100000 maschere al mese!... Era interessante!... la grande tombola favo­ losa! I tamburi del Domineddio!... Cercavo di eccitarlo con la cosa... -Alt! Vedi? Guarda un po’... Interessati... Impara! Lo ravvivava mica!... Restava li tutto inebetito!... con certi ge­ miti che cacciava!... da can bastonato... -Ah! sacramento! Te mi fai cascar le braccia!... Mi faceva uscir dal manico... a furia di smergolare a sto modo spczzacuore!... Mi disgustava... Cos’è che potevo fare?... Lo prendo per le spalle!... ci do una scrollata... -Allora?... Allora?... hai finito?... Le mie scosse lo ninnano... lo cullano... Crolla, s’indormenta secco... teneramente... Subito là che tonfa! Son servito! Mi siedo di fronte... Lo contemplo... La fatica mi arriva anche a me, un torpore di quelli, per forzai... È una camera troppo mor­ bida... son giorni e giorni che pertichiamo!... Ah! sto patocco!... comunque adesso lo smuovo!... È l’ultima carta!... Mi drizzo... mi rialzo... Vacillo... neanch’io ci ho più forza... Ho troppo male al braccio... alla testa... il letto che è troppo morbido... troppo tradi­ tore... che è troppo imbolsente... imbottito... conto i fiori sulla cretonne del muro... sul soffitto... Mi svacco anch’io, orcocane!... Ricasco... ce la faccio più... Ci ho troppo male agli occhi... alle pal­ pebre... alla bischera... alla maschera... al cosistà, orcocane!... a tutto!... La gavotta della ninna... piena la cretonne, pieni i muri... pastori e pastorelle... pecore tutt'intomo... balla tutto... le bar­ chette... le pecorelle... il piumino tanto morbido!... L’altro stronzo che tonfa... le mie ossa... il mio poltro cosi leggero... una nuvolet­ ta!... una nuvoletta perle mie ossa!... pastorelle... ce n’ho tutti gli occhi rossi!... sicuro!... No noi tutti neri... tutti azzurri... pastorel­ le e Sacconi... cretonne!...

L’indomani ancora peggio... voleva più alzarsi del tutto... Fa­ ceva sciopero... non voleva tornarci lassù nell'altana del Colon­ nello... Voleva più vederlo del tutto... Io gli ho ragionato un po­ chette... Abbiamo discusso garbatamente.., Naturale non voleva morirei... Soprattutto soffocato col gas... era un rischio dei più tragici... Neanche me mi sarebbe piaciuto! Già le ferite mica sono uno scherzo!... ma almeno quello ti capita all’aria aperta!... senza tante schifoserie puzzolenti, supplizi da topi... C’era di che far ri­ flettere!... non si poteva negare!... che anche un tipo deciso doveva pensarci su due volte... le capivo le sue esitazioni... Si può essere svitati fin che si vuole ma però tenersele certe preferenze, mandar­ le giù poco certe prodezze... Sta storia di ingozzarsi di gas, sembra­ va mica entusiasmarlo... E poi le maschere del Colonnello non gli sembravano tanto a punto... Il che faceva un altro rischio in più... Faceva un bel po’ di cose! Io so che io, che me ne intendevo dei pericoli della guerra, che l’avevo passata brutta nei macellamenti, che mi portavo del piombo dentro l’ala... che strascicavo una per­ tica bilancina, che ci avevo dei buchi in tutta la carrozzeria... Il gas, tutto sommato, a pensarci, mi dava la stipa al culo!... Lo capi­ vo che tergiversasse... Io mai l’avrei tentato il colpo!... Con tutto che non son fifone! Le mandruccate del Colonnello io non m’im­ picciavo!... L’avevo avvertito! Avevo bruciato il paglione a nessu­ no io! Prima di tutto non mi chiedevano niente! Dovevo fare solo delle pratiche, delle commissioni, dei traffici in centro,.. E cuccavo neanche niente!... È lui che si trovava a nuotar nell’oro al momen­ to buono!... se salvava la ghirba!... Naturale, chiaro e lampante!... se ne veniva fuori sano e salvo! Io, per me, arrivavo solo al secon­ do atto!... per la carovana del Tibet!... la caccia al fiore in questio­ ne, il colpo di magia Tara-Tohè!... Il programma non era male... Intanto stavo a guardare... Mi tiravo da parte... Una volta tanto no? -Lei se l’è sgavagnata la naja, ci facevo notare... A lei le pro-

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dezze adesso! A lei di salvare l’Inghilterra! la Francia! gli Stati Uniti! Faccia contento il Colonnello! È cosi buono con lei... La tratta da pari a pari!... Ma lo facevan mica ridere le mie trovate facete. S’aggrottava tetro e subdolo, mi sluniava in cagnesco, testadura, cattivo, marmognone... Non ci aveva piti voglia di ritrattarsi!... Il caso diven­ tava dei più tragici!... E se si metteva in sciopero sul serio?... Fa­ cevo un bel Flotto!... Ero sul poltro vicino al suo, svaccato, a sto modo lo guardavo... Forse ci ero andato un po’ forte!... soprattut­ to cosi dopo il risveglio!... Mi facevo dei rimproveri... Il galoppo arriva col tè... Il breakfast completo, dei dolci, ricolmi i piattini, tipo savoiardi, bignè, marmellate, sandwich, uova alla coque... Ah! lo ringalluzzisce di colpo sta roba!... Gli vien l’acquolina in bocca... e anche le bolle, che sbava a vederle... tante abbondanti leccornie!... Se lo scorda tutto il suo dispiacere!... Vuole tutto il vassoio sul suo letto... Si precipita sulle tartine... Se ne prepara certe meravigliose a triplo burro marmellata... Se ne caccia dapper­ tutto... si fa i baffi e spadella le lenzuola, che è un bello schifoso da vedere... gli faccio notare... Va a finire che i domestici ci conside­ rano male... Lo fa ridere questo, il secchiaio!... Giubila di sbafare cosf... Però, come gode... sussulta, si dimena sul poltro dal tanto che è buono!... delizioso!.. .Ah! le idee che gli rivengono in testa!... Gliene viene una maraia tutt’insieme... Ah! si tasta la balenga!... -Giovanotto!.,, Giovanotto!... che mi chiama... Una lumino­ sa!... Una luminosa!... Ecco! Ecco!... lo so dov’è che si trova!... -Si trova che?... Ah! no... Non lo sa più... Miseria!... -SII Si! SI!... Nel valigione!... No! Nel comò di Pépe!... Si corregge di nuovo. Ah! è mica serio!... Ah! è ug pasticcio! Resta If stralunato!... tutto ansimante!... Ah! che strazio!... Gli sforzi che fa... cercare lo stesso di ricordarsi!... Un vero pensa­ tore!... Capivo mica che cosa c’entrava!... Capivo niente! -Il Vega, perdinci!... Il Vega delle Stanze*.... Ci sono! Vedia­ mo un po’, pivello... È restato a Rotherhite... il libro da Pépe!... Il libro!... Non capisce?,.. Non l’ha visto?... Ah! ostia! era un dramma! Riattaccava a dar i numeri!... Mi sputacchiava marmellata... negli occhi... nelle guance... dal tanto che si innervosiva... che bolliva... Sapevo piu cosa dire!.,. -Andiamo!... Andiamo! Si svegli!... Mi stiga... Il Libro dei

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Seguii Vega, giovanotto!... La nostra salvezza! Ci pensa lei man­ giapane a tradimento?... Che m’insultava per giunta... -Zuzzurellone! beccafico! che mi chiamava... Noi non resiste­ remmo due minuti ai gas asfissianti!... Noi?... Noi?... ma perché sempre noi?... È lui!... - Neanche due minuti!... neanche tre secondi! Mi sente? Ci siamo, gli riprende il terrore!... — Ci ha la strizza, Sosthène?... Questo io deduco. -Ah! la strizza!... Ah! disgraziato! Cos’ho mai detto!... Gli faccio venir le furie!... -E il cianuro? dove lo mette il cianuro?... e le arsine?... e le arsoli ti? S’imbestia com’è vero Iddio... Ah! lui conosce le varietà!... -E i peroli!... e gli xileni!.., bastano e avanzano!... Di lungo cosi per un quarto d’ora... Mi enumera i supplizi!... Io ridacchio lo stesso... resto II come uno stronzo... Lui rincara la dose. — Le sue budelle grosse tanto!... me le mostra!... le sue male­ dette budelle!... Ce l’ha con me!... Lo slappone!... che sgranocchia dei pezzi di ciccioli là dai piattini... - I suoi brunetti, i suoi begli occhi dolci... Me li mostra an­ che... due prugne!... Lei diverrà pappetta!... Vuole togliermi l’ap­ petito... Ah! io ci rido, va là!... -Allora è finita? Caro Sosthène?... Caput? Caput? Lo prendo per il sedere. - Finish! Finish! Ah! rimette su cresta... Per chi lo prendo?... Una mammoletta?... Ah! senti questa!... Si rivolta, basta colle lacrime... i sospi­ ri... Sono io la lagna, la strizza!... Son io che faccio pietà... Adesso mi tira su me di morale!... — Ce l’ha la fede?... mi domanda. — La fede di che? Sospira... alza le spalle. -Ah! se fosse venuto con me prima... come gli dispiace... Avrebbe avuto tempo d’imparare!... di fare un po’ di sillabario... — Sillabario?,., sillabario?... mi stende sto qui!... Cos’è che vuole da me ancora?.,. -Prima io ero all’ospedale! Il mio signor Marmellata!... per curarmi le ferite! prima io ero un giovanotto... se non le dispiace...

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nel commercio della seta... e poi brigadiere al i6D per servirla!... Il mio signor Rugaruga... Mai avuto bisogno del sillabario io!... -Su! Su!,., bofonchia. L'indispongo... lo snervo... Mi trova maleducato... Ci fa il bron­ cio!... Ah! il broncio... il broncio... le smorfiacce!... Ah! risalto su!... Mi piaccion mica ste cose!... da un babbuino di sta fatta!... -Può far l’offeso lei!... Bene... Adesso le dico un’altra cosa... Che non ci resti neanche un mezzo dubbio!... È lei caro signor Mar­ mellata quello degli esperimenti!.., Mica iol... Mica io!... ripeto... Io sono fuori concorso! Ecco tutto!... Mica storie!... Gliel’ho det­ to cento volte!.,. Chiaro e tondo!... Vega!... o non Vega!... Fe­ de!... o non fede!... Non imbroglio nessuno io!... Poche squaquole!... Chiaro e netto!... -Oh! lei ma sicuro! mi fa, piccato, lei è in amore! Ecco tut­ to!... Heml Heml... Un’allusione. Furbastro. -In amore il mio culo!... ci rispondo... Son mica cavoli suoi!... Che la pianti!... -Son assunto per il viaggio io, la corsa al tesoro cinese! mica per altro!... Sul suo ronzino ci monto anche, ma le annuso no le sue sporcherie!... Sono stato operato quattro volte io! Non mi fac­ cio addormentare un’altra volta!... Mi guarda... davvero lo sconforto... Mi vede tutto ingrugnato... tutto ostinato!... - E il suo Vega? che cazzo c’entra?... Volevo un po’ sentirla la sua cuenta!... Mi prende le mani d’emozione!... -Lei mi è amico?... comincia... - Ma sicuro che discorsi Sosthène!... • -Posso davvero confidare in lei?... -Ah! per questo... stia tranquillo!... Mi stringe le mani ancora più forte!... Me le scuote! caloroso, ardente, vibra tutto. -Figliolo!... Non un minuto!... Si sbrighi! Corra svelto! Tomi a Rotherhite! La prego! Frughi dappertutto! Bisogna trovarlo!... il libro!... il libro! Butti tutto all’aria se c’è bisogno!... Mi porti quell’opera! Il Vega delle Stanze... Fondamentale... Senza quello fottuti!... Ci ha piu fiato dal tanto che la fa tragica!... Mi spedisce...

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-Non vengo con lei... che aggiunge... Posso mica lasciar il Co­ lonnello!... Mi comprende? -No! Certo che no! Oh! son d’accordo. Mi guarda profondo negli occhi... Mi fascina... m’ipnotizza per mandarmi in missione... Calca bene le parole... - Lo-cer-chi-be-ne !... Lo-tro-ve-rà !... E poi subito dopo ghigna, si batte il petto magrino e poi la fronte ancora... -Oh! la mia testa!... la mia povera testa!... Dove avevo la te­ sta! figliolo!... Ah! si trova imperdonabile! - Dove andremo a finire? Ah! si trova abominevole che si era dimenticato del Vega! Non volevo ridere!... Volevo veder tutto fin dove arrivava... -Si sbrighi... Lo trovi!... Ricordi bene... Vega delle Stanze. Tutto bolso a sto modo bisbigliando ancora raccomandazioni... -E non stia a ciondolare!... Abbracci la Pépé da parte mia! Io l’amo! l’adoro! Lei lo sa... Ma niente indirizzo!... Eh? niente in­ dirizzo!... Non lo dica assolutamente!... Sarebbe qua entro un’o­ ra!... -Ah! il Nelson! il Nelson! Ah! lo seccavo... -Ma se la sbrighi un po’ lei!... quante storie!... Lo semini!... A ciascuno i suoi problemi!... Lui poteva parlare, sto fenomeno! La faceva facile!... Lo cono­ sceva mica il Poep! Poep! Una bella lepre anche quella! Ah! il figlio di puttanai... Già lo vedevo combinarmene qualcuna!... Già me l’aveva fatto il tiro bertoldo... L’ascoltavo il signor Marmella­ ta... me lo vedevo sto vaso di coccio al momento buono... Parla parla caro Maestro!... vedrai come butta quando piove!... Ma come niente fosse mi tengo serio... -Benissimo! Benissimo! Corro! Volo!... Sarà fatto secondo i suoi desideri, signor di Rodiencourt! Mi vesto a razzo, anche lui mi trova gentilissimo tutto d’un tratto, cortese, zelante. Ci precipitiamo in basso di furia. In fondo alle scale incocciamo nel Colonnello, aveva appena finito il suo breakfast, gaio, fischiettante, un allegro usignolo... tappato uno splendore, vestaglia di mollettone di seta, trapunto a fiori, me lo vedo ancora. Mollaccione, rotondetto, profumato, gli occhiucci vi­ spi da arzillo. Ci guarda... lo divertiamo ogni volta... Ben lavato, roseo, sorridente, tutto... Ci ha il cranio che brilla di salute...

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Ci inchiniamo profondamente e lui: -Hello! Hello! Gentlemen! Good day! Good day! Glorious weather! D’umore eccellente. Vero che faceva un tempo splendido. Su ciò dietrofront... ci lascia... sale lentamente le scale... Sosthène torna alla carica... -Su! Su! caro figliolo!.,. Si spicci! la prego!... Scappa amerigo!... che ci corrono dietro!... — E va bene! Va bene! salto su! Fa lo stesso!... mi rassegno! Avrei voluto riveder Virginia... dirle due paroline... Niente da fare!... Sosthène scalpita... Mi assilla... mi riempie di raccomandazio­ ni... che non me la prenda calma per strada... che gli porti in fretta quel benedetto libro! -Benissimo! Benissimo! signor Sosthène! Cariicaa!.., Filo! Faccio in un lampo! Mi precipito... trovo il tramvai alla porta... Blop! Blop! Blop! traballa!... Eccomi! Rotherhite! Finecorsa!... la carbona... mi lan­ cio su! Suono! Rispondono... m'aprono issofatto! È leil... -Ah! Buongiorno! Buongiorno! mi riceve... Ah! è ancora lei... Una sninfia piu che altro, niente arrapante di primo acchito... -Si, eccomi qua! La informo. Il signor Sosthène l’abbraccia... Dice di stare piti die tranquilla!... Ecco quindici scellini da parte sua... Cerchi di non sperperarli... Ecco le sue raccomandazioni... Lasci stare Achille Norbert... Verrà a trovarla uno di questi gior­ ni!... È occupatissimo... E mi dia il Vega delle Stanze, lo vuole subito assolutamente!... Recito tutto questo d’un fiato... -Ah! è cosi, quel Pulcinella!... Ah! quel cialtrone!... Di brutto mi salta su tremenda! sbraitai... -Ah! bella la sua commissione! Ah! lei, bel campione! Ah! teppista che non è altro!... Può esserne fiero!... Vifne a spogliare una donna solai... Bel lavoro il suo!... Vigliacco come il suo com­ plice!... Ah! fate un bel paio!... Tutti e due contro una debole don­ na!... Ah! mi abbandona, quel ladro!... Ladro!... Si, ladro! Lo ripetol Thief! Truffatore! Maniaco! Satiro! Camorrista! M’ha preso tutto! Ciarlatano!... La mia giovinezza!... la mia vita!... tutti i ca­ pelli gli venivan sul naso... Nella rabbia mi cacciava certe zaffate di sputacchi, che ero tutto bagnato, accecato, come con quell’altro, dal sugo delle parole. Erano dei gran ciangole tutti e due. Lei per giunta con l’accento... -Ma non è finita, moscardino!... Mi vuol far crepare di mise­

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ria, la morte del topo... di miseria in sto lercio batagozzo! Mi vuoi vedere in mezzo a una stradai Ah! il babbione porco!... Ha finito di succhiarmi il sangue!... Adesso glielo dico, son venticinque anni che mi succhia il sangue!... La bestia si ribella... basta!... Basta! basta!... sono libera!... È la grande rivolta!... casco bene!... Si dimena... Fa dei salti!... scuote la criniera, una leonessa!... — È per via del Vega delle Stanze... azzardo... Gli interrompo l’esibizione... Vorrei andarmene... - Vega?... Vega! Vega! un canchero... To’ cosa mi risponde... Devo ascoltarla fino in fondo, sorbirmi tutta la serenata... non mi lascia andar via! -Ah! lui mi crede finish', vecchio cornuto!... babbuino! baboon! trampano! Ce lo dica da parte di Pépe!... La Pépe si rifa una vita! proprio bellimbusto! New life! Ricomincia si! Ricomin­ cia... Ricomincia da zero! E ufi! Sborra un sospirone di quelli, braccia al cielo! Ride! Attacca a sganassarsil Che sollievo! Che mo­ mento! Che esaltazione!... tra cielo e terra! Com’è felice! La gioia! la felicità!... La nuova vital Ah! casco a proposito! Faccio: «Ah! ah!...» Rido con lei... È talmente esaltata che mi lascia entrare nel bazar... Ah! vado a cercare il mio libro. -Dov’è ch’è il libro?,., tomo alla carica... Andiam bene! faccio. Tutto lo scarciume ehilal patapumf! Giubilo anch’io... m’intono alla musica... -Ma si, sbarbatello!... Sicuro!... Basta malinconie!... La mia vita!... la mia giovinezza!... Di nuovo partita... -Tiranno! Tiranno, mi senti? Gli parla traverso lo spazio. -È finita! È proprio finita!... Eccolo informato. — Ufia! Uffa! Uffa! Le braccia mandan tutto all’aria... È sul serio una donna che si sottrae agli esecrati vincoli! Si ve­ de i sospiri che manda! i modi bruschi che ha preso, la riconosco più. Non faccio osservazioni, se no mi risacramenta dietro... Son qua per il libro, che lo devo trovare, no altro... Son qua con un compito... Resto calmo.,. Faccio: «Hem! hem! heml...» disecca che non rispondo più!... Si rigetta sui fagotti, si tira su tutta la sot­ tana per poter lavorare meglio, meglio aiutarlo il suo piccioncino. Adesso ribaltano tutto sottosopra. La saccheggiano la catapecchia.



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Volan le valige, le ceste, tutto che vien giù pieno di carabattole, di accessori, di costumi, di vestiti cinesi come quelli del poldo, dei capi superbi, degli scampoli... Il ragazzino scarcaglia nella polvere, lei gli rifila certi linguinbocca, tra una fatica e l’altra! Pronto un altro pacco legato!... Si rivolge a me. -Si liquida!... Si liquida, cosacco!... È la guerra! E noi andiam via!... More! More! young man! Go west!... La facezia!... Ah! è invasata dal diavolo. Adesso aggraffano i valigioni... il rimescolo!... -E il mio libro? protesto io allora... Mi preoccupo... Arriva? Signora! Signora, il Vegal Sa... Lo vuole subito!... -Subito!.,. Subito!... trent’anni! trent’anni ho aspettato io! Cos’è che vuol dire?... subito? Farà come gli altri il cialtrone! Tutto ho sacrificato io! Subito! Ah! canchero! Ah! canchero! Ri­ comincia... si tira su in ginocchio da terra! per meglio spiegarmi tutto a tu per tu!... -Quel Zanzibar! Quel vampiro! Ah! questa è bella! L'indignazione la risoffoca... E poi mgnam! mgnam! mgnam! al suo pulcino, lo rimangia di bacetti... E giù a solleticarsi, saltel­ lare, chiocciare. Slumo intorno nella camerosa, vedo che son già venuti a portar via, c’era più roba l’altro giorno.., C’è già stato un trasloco... -Dov’è che va?... richiedo. -Oh! sentilo! Com’è curioso! Vuol saper tutto!... E lei, bel­ l’uccellino? Lei dice mica niente mi pare?... Dov’è il vostro gra­ zioso nido? Potevo mica rispondere. -Crepai Crepai e stagal fa lei... Mi voleva far schiattare... - Su, signora! la prego! Mi dia il libro! Tolgo il disturbo! Scap­ po!... -Lui l’aspetta?... Si fa cattivo sangue? Ah! Ah! Ah! carino!... Ah! quello sporcaccione! Non si vergogna? E a me le dice ste ro­ be?... Perbacco! Perbacco! Non è possibile! Lei non è cosf sempli­ cione! ometto! Semplice idiota!... si dice in inglese... Lei viene qui a trovarmi?... È lei che si accosta... Mi coccola... -Vieni con noi!... mi invita, gli occhioni neri, il decolté... -Le pipe e il libro, che mi ostino. -Somaro! che mi risponde. S’offende. — Quello ti strega! Lo sai?... Mi avverte, è gentile. Ti farà per-

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der tutto! Capisci?... Anche te! Capisci, ti metterà all’asta! Ti svaligerà!... Ti cuccherà tutto! Ah! me più! Te lo dico io! Me più... Gran ghignata. -Me più! Ah! il muflone! Me più! La vita, pivello! La vita!... Si scaraventa su noi due! insieme! ci dà bacetti, carezzini... ci vuol coccolare insieme, e poi si rimette a gemere... -La schiava! la schiavai... Sarebbe lei! Si sfrega gli occhi di stupore... che ritorna da un altro mondo!... dal tanto che ha su­ bito... emerge da un sogno!... Si sbabbia tutta la faccia!... gli cola tutto il trucco... lo spitturacchio rosso e nero... dal tanto che ha po­ tuto sopportare... con quell’or rare !... Ah! non se ne capacita!... Ah! ma è finita!... proprio finita!... S’invola adesso... Rinasce!... Non lo manda mica a dire !... lo grida !... -Ecco! Ecco! e baciucchiamenti... e risbaciucchiamenti... Il ragazzo si prende un altro po’ carezze... -C'è bisogno d’una mano!... Mi sollecita lei... Ci ha la sua idea... che li aiuto... che sfacchi­ no... tutti in banda!... che ci dia di piglio con loro alle valige... È tutto uno scaruffo!... ceni pesi terribili!... -Chi vi fa il trasporto? che ci chiedo. Risponde no. -Vi portate via tutto allora? -Vedremo!... Laconica! Ammucchiamo tutto sul pianerottolo, le casse, le sedie, gli utensili. Ripongo la domanda. —Tornate più? Finito? -Che io sfiorisca qua vero?... È questo che vorrebbe... il mo­ stro!... Che mi ritrovi in mezzo a una strada? Ahi cos’ho mai detto!... Ghignate a non finire!... Per lei sono ignobile... infernale, complice cento per cento... ringhia... là di nuovo infiammata!... -Per chi mi prende? per Achille Norbert? Vede tutti quanti come suoi manichini!... È questo che gli serve!... l’egoismo. Infa­ me!... tutto per le sue ubbie!... Mi vuole assassinare!... per giun­ ta!... Ah! è finita!... Glielo dica... Finita! Finish!... Me ne vado stasera! Sono libera! Vero ciccino mio? Deary! Deary!... Si riprecipita sul ragazzo... Lo stringe, lo slinguazza, l’abbrac­ cia, le valige piantate li in dispari... -Senta, signora! Adesso il libro!... che me la squaglio anch’io! Son cocciuto... Ne ho a basta della baldoria...

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Che ne ha fatta un bel po'!... Baciucchiamenti... risbaciucchiamenti!... -Benissimo!... Lo cerco io!... Sollevo i copere!ù... -Non è li !... Non è li! ... Mi vede ravanare... sfotte... -Saprà mai dove l’ho messo!... Crepa! Crepai e staga! -E le pipe?... -Ah! le pipe!... le pipe! sentilo! Sgrignano alle mie spalle tutti due... Cerco lo stesso, m’arrabbio. Che gli viene un’idea carogna, a vedermi cercar con tanto ar­ dore... - Lo tengo io il libro, non glielo do!... E questo che vuole eh? il suo bandito!... Vuole spogliarmi completamente! Ah! l'avvolto­ io! Quando penso a tutto quello che mi ha ciuffato!... Il ragazzo!... guarda, sulla tua testai... Me lo giura sulla testa del ragazzo!... - Adesso io sarei una maharagiana! SI! proprio, ha capito? Maharagianal Fossi stata meno gonza! Non avessi ascoltato quello sporco vampiro, quel sandronc! quel vigliacco! quell’acchiappamosche! Ah! i rimorsi non servono... Però senta qui lei! lo potevo sposare ufficialmente! I notai, il palazzo! tutto!... Lo sa anche lui!... Sua moglie maharahani sarei! del maharajah!... Che mi fa­ ceva un tempio di opale! di giada se l’avessi voluto!... L’aveva già ordinato! Si riprecipita sul ragazzo nel convulso... del dolore!... Ancora palpate e linguinbocca!... Ci aveva l’arrabbiatura tenera! -Chi è che vi trasporta le casse? Ripongo la domanda. -Ma Nelson! Nelson!... Adesso viene! Ah! eccomi edotto! Eran diventati amici in due q due quat­ tro!... di bene in meglio! vedo... La grande famigliai... Il lattaio, tutto, erano andati per le spicce!... Perdeva mica tempo Nelson... Dov’è che li scarrozzava? Ah! proprio bella la prospettiva!... Se ne riparlerà di sicuro, promet­ teva... Cascavo bene io, morale della favolai... Dovevo sbignare... Me l’avrebbe dato lui, il mio libro! se l’incontravo! quel teppi­ sta! ...rovistavo forte nelle casse. Dovevo spostarmi quelle pesanti. -Quando torna il Nelson? domando. -Fra un’orettal fa lei.

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E a sto punto... allegria, cuor leggero, là che si mette a cantare una canzonetta... Ma bene!... -Buenitas! Buenitas! Yup hi! Yup hi! yél... Dimena il culo!... fa la marionetta... si mangia il ciuffo dal ri­ dere... Io batto l’antifona. -È mica qua dentro Pépe?... Smuovo la cassa più grande... -Macché! Macché! acqua, acqua!... A quanto vedo si fanno i giochi... -Crepa! Crepa! e stagal La bell’età! gioco a moscacieca anch'io! Chiudo gli occhi, cerco a tastoni... -Qui?... Qui?... Qui?... ne scuoto un’altra!... -Macché! Macché!... mi fa il ragazzino. Gli sembro bastanza divertente... Ah! che brighella che sono! -Quella 11? Quella là? scuoto... ribalto... rovisto tra i fafiotti... gli accessori giavanesi... rimesto i petali di rosa... Tutto vien su!.., ma dov’è che si nasconde sto maledetto zubbo? Sollevo certe nuvole!... Ci si vede più!... Lei gli prende la tosse, il ragazzino sof­ foca! ma però che ridere!... ci strangozziamo!... Caccio tutto all’a­ ria!... fa lo stesso, orcocane! Adesso metto sottosopra tutto il ba­ zar... -Ah! Ah! Fuoco!... Fuoco!... miagola lei... Son ceste come le altre... Ah! saltellano! squittiscono! -Fuoco!.., Fuoco!... Paipazzo, ribalto... Ah! questo qui è legato... lo forzo, sollevo il coperchio... un manichino! Guardo. -Questo? Sbottano a ridere quei cretini!... M’arrabbio!... -Non è questo?... Guardo... tocco... È uno scheletro!... delle ossa... poi dei panni... Ah! che bello scherzo!... Ahi c’è da riderei Ve lo dico io!... Mi sganasso come loro, uah! uah! uah!... idioti!... Dentro al coperchio c’è scritto a grandi lettere... in rosso... un cartellino... ci leggo in gotico «Achille Norbert»... È lui!... Proprio quello! Ah! capi­ sco!... Questa la finezza!... Ah! cari miei! Che spirito!... Mi spancio! -Uaah! Uaah! Uaahl come loro! Com’è divertente!

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Poveri merdaioli! glielo dico, son piu stronzi d’uno stronzo che fuma!,.. Io non son mica allegro!,.. -Ebbe? e con questo? È uno scheletro vestito!... con le calze, scarpe, tutto! E con ciò? La testa di osso, i grandi buchi d’occhi... -È tanto da ridere? Tanto straordinario? Ne avete mai visti, no? Ostia, che imbranati!... -Non ci vuol molto a voialtri!... Scarpine di vernice, se volete saperlo, con grandi fibbie dora­ te... brache di raso rosso... abito a risvolti argentati... budriere az­ zurro, spadino da cerimonia... Gilè a fiorellini... È una persona di riguardo!... Niente da direi... Ah! Ali! lei mi guarda... sluma se ammiro. -È il nonno di Sosthène!... M’informa... Ne va fiera, vedo. -Lui qua?... -Morde mica!... mi fa lei... Morde mica. Vuole incantarmi. — Ah! burlona! -No! Non morde! No, non morde... Tant’è che me lo porto via!... —Ali! Ahi... Mi viene un’idea!... -Ah! figlio di puttana!... venduto!... fa una camorra!... la fac­ cio saltare... Vuole lasciar stare Achille?... Ho pagato io per aver­ lo! M’è costato abbastanza caro!... Ale, fuori dai piedi! Mi caccia. -Cos’è che volete fame? - Non la riguarda. - Allora me lo porto! Sosthène ci dene moltissimo! È roba sua! È suo, ostia!... E il suo grimo,.. -Roba sua?... E se io non voglio? S’oppone... mi sbarra la strada! Fa un badanai tremendo! S’at­ tacca a me... mi tira per la manica, vuol più che tocco.... La mando a spasso... Ci tengo al coso! Voglio le ossa, io!... Vo­ glio le ossa! Voglio la zucca! il tricorno! Ci ha il tricorno e tutto! Una piuma persino! Gli manca niente!... Bastone in mano, se vo­ lete saperlo, di quelli sottili col pomo! e come brilla di preziosi!... le dita tutte d'osso!... riappiccicate, legate al bastone! curato, lec­ cato! Com’è vero Iddio! AH! ci mollo anch’io una risata, la faccia che non fa lei!... -Ce n’è mica tanti a sto modo! insisto. Come l’apprezzo!

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-È una persona di riguardo eh? Di riguardo!... È un perso­ naggio!... È togo con quegli occhioni!... Girti buchi enormi... piccole voragini! E niente sporco eh! Gli faccio notare... appena un po’ di polvere! Gli manca niente. È un oggetto artistico! Ah! io me l’imballo!... Sono entusiasta. Chiudo il coperchio, lego! Ride bene chi ride ultimo! Faccio il nodo! Non volevo che s’aprisse!... un colpo per strada!... Mica robusta sta cesta e neanche pesante!... era un tizio di statura bas­ sa... senz’altro s’era insaccato!... Che si arrunchiano gli scheletri!... Insomma impeccabile in tutto... un pezzo da museo... solo per i vestiti, tutti di seta, valeva un occhio!... sarebbe stato uno spasso per il Colonnello!... Ecco cosa pensavo. -Ale!... Io sbigno! Annuncio. -Ah! non mi faccia questo! Le dirò tutto!... Don't be a cad!... Sussulta lei... In inglese adesso che mi supplica. -Don't be mean! Don't be so atojtd! I'll tell you all! Le dirò tutto... -Dica pure... Però io me ne vado... Ridevo più. Si riaggrappa a me... mi si attacca al collo. -No! No! hto! Ritroverò quel libro! Ah! questo si che si chiama parlare! -D’accordo! D’accordo! Vabbè... ma fuori subito il libro! Sono intrattabile. Poche manfrine. Era chiaro e tondo, regolare... Presto il li­ bro!... Ci rendevo gli ossi!... Che era meglio cosi, a conti fatti. Sa­ rebbe stata capace di andare a spiagnucolare in giro che gli avevo cacciato per aria la baracca. Svaligiatore numero uno. Squaquerona gazzettino e tiri e tità! Il libro, ale op! che speso via!... Parte a rimescolare in cucina... La sento che scuote i tegami... Ah! là che era nascosto? Ah! ci avrei avuto da cercare!... Ritorna di corsa... Oh! fermi tutti! È una sleppa! Un malloppo grande co­ me un’enciclopedia... Fa fatica a portarlo... Più pesante del pacco d’ossa! nonostante spada e parrucca...Lo guardo il libro...che non m’improsi, questa... È proprio orientale!... Vedo subito i caratteri e poi l'etichetta Vega delle Stanze... Mi aveva spiegato tutto... sul­ la rilegatura cuoio a fiorami... mastodontico... E tutto lavorato... e miniature!... Sicuro costa un occhio anche cosi com’è, senza con­ tare la magia che c’è dentro... il taglio tutto oro e verde... un fer­

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maglio imitazione rubino... ci butta uno sguardo anche Pépe in mezzo ai fogli, come se non l’avesse mai visto!... È una meraviglia pagina per pagina... tutto in pergamena con illustrazioni... dei disegnini per quant’è lunga la pagina... tutte le tinte... dei budda... dei guerrieri a cavallo... cacce alla tigre... degli acquarelli a doppia pagina... degli elefanti oro e azzurro... dragoni alati... un magotto cinese madreperla in rilievo... chimere con fiamme, e poi danze!... altre danze!... baiadere e fanciullini... tutto un balletto in minia­ tura... roba da pelo di mosca... ballerine come rondini... tutti i mo­ stri che sputan fuoco... un lavoro magnifico proprio... in tutto il testo geroglifici a margine... tra filetti oro e rosso,., e poi altre figu­ rine... lucertole, tulipani... grande sfilata di eserciti di diavoli!... di code a tortiglione... e poi ancora altri balli di bonzi... contorsio­ ni a non finire!... maschere di mostri!... -Ah! però, gli faccio... È un pezzo raro eh?... Soldi ben spe­ si!... -Me lo lasci!... Me lo lasci!... Vuole piu lasciarmelo adesso! Però era stabilito! Che è cattiva fede disgustosa!... -Ah!... ci dico... È il colmo! Lei mi ripropone Achille Norbert! Sa neanche lei quel che vuole!... -Prenda quello piuttosto!... Preferisco!... Mi supplica,., vuole rifilarmelo... Ma io non voglio!.,. Ci ho il libro! non voglio altro!... ma si! Può tenerselo Achille Norbert! -Cos’è che vuol fame? gli chiedo. Magari vuol vendersi anche quello! Ahi esito ancora... forse sarebbe meglio che me lo tengo?... Se poi si mettono a portarlo in giro?.., offrirlo a Petticoat? Ne viene fuori uno scandalo!... Allora sf che Sosthène me ne dice!,.. Dirà che avrei dovuto rendermi conto! che ho pisciato fuori dal vaso!... -Farne?... Fame?... questo non la riguarda! Mi manda a quel paese!... • -Allora lo porto via! Intesi... Mm! hum!... vuole no... capricciosa la berta!... civetta tutte moine... vuol farmi venir la voglia!.,. Lo scuoto.,. Un due tre! Me lo porto!,.. - No! È per Nelson! S’oppone. -Ah! quella peppia lofia! Ne farà un macello!... che cazzo se ne fa? Non vuol dirlo, tergiversa... Ah! l’acciuffo, te lo do io!...

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-Di’ un po’! Vaccona! Ti puzza la vita? Va a finire che me lo dice... confessa. — Gli farà mettere delle lampadine... gli occhi luminosi... shin­ ing eyes... negli occhi... che fa un grand’effetto. Afferro mica bene. -Ah! si, si capisce! un numero!... Ingegnoso. -Si, un numero! Io son pratica! Nelson gli ripassa le guance... a colori cosi... e poi gli occhi con le lampade... e poi dei tiranti nel­ le gambe! Io son pratica! che si muove tutto! La fa ridere questo. Di bene in meglio!... mi spiega dell’altro... un fonografo all’in­ terno perché parli... e si metta a ridere... L’illusione completa... Ce n’era uno a Vancouver!... saprò tutto, che faceva fortuna... combinato uguale!... solo che non era autentico!... tutta qua la dif­ ferenza!... The fun of the Past!... cosi che si chiama!... Diverti­ menti del passato... un’attrazione meravigliosa... soprattutto con «Achille Norbert», si scalda a spiegarmi che aveva le vere perga­ mene di marchese... di siniscalco... Gli piace sta roba agli ameri­ cani, che sia autentico sul serio... Non sopportano le contraffazio­ ni!... real curious! Son piu difficili che non si creda... Sosthène ci aveva fatto un cartello... Ci aveva avuto l’idea... -Guardi un po', è là dentro!... Va a prenderlo... Tutti i titoli... i nomi di battesimo... tutta la pappardella... La sapevo per filo e per segno... Adesso devo cercar di ricordarmela! £ tanto tempo... ma era bella!... « Hercule-Achille-Norbert de Rodiencourt Gran Maestro delle Artiglierie Reali Maresciallo di Francia Marchese d’Apremont Siniscalco d’Epòne Grand’Ufficiale della Croce di San Luigi». Una roba da recitare... Evidentemente era un tizio di riguar­ do!... Che avrebbe fatto un numero coi fiocchi, coi suoi occhi fiam­ meggianti!... le lampade speciali, e poi i discorsi dell’aldilà! e la risata dell’aldilà!... Era fenomenale però! Ah! me mi sembrava meraviglioso... Ma lei non era più tanto sicura... a conti fatti!... ci stava a ponzare an­ cora un po’!... era ripresa dal dubbio... avrebbe preferito magari che gli restituivo il libro... Ali! ostia! lo mollo più!... Aveva scelto

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lei, chiaro c tondo!,.. Non ne volevo più sapere della mummia... anche con l'elettrico!... L’avevo sottobraccio il capolavoro!... e pesava! La magia e tut­ to!... valeva la pena! Neanche per sogno che glielo do adesso!... -Lui me l’ha chiesto... io glielo porto! È giusto, no? Ci spiegavo garbatamente, Non volevo venir giù pesante con lei... ma era tigna!... -Senta, ci faccio, glielo domando! Faccio un salto e torno!... Se lui vuol renderlo... si scambia! Non posso dirle di più! Lei resta sbasita... capisce male; è troppo complicato... Pro­ fitto che è li inlocchita, bacetto e via! Scappo! -Su! Pépé!... ci grido. Calmai Schizzo giù per le scale, due piani, i miei scartabelli sottobrac­ cio... Lei non ci ha tempo di dir beo! Che già son lontano!... Pista! L’autobus! In carrozza! Opl Al volo! Ci sto neanche un quarto d’ora... Arrivo. Lui spiava dalla finestra. -Fatto! Fatto! Ci facevo dei segni. -Ce l’ha?... domanda. Ce l’ha? inquieto al massimo. Lo vedeva mica il fagotto? Ostia!... -Lo porti su subito in camera nostra! Che nessuno Io tocchi! Lo nasconda sotto il letto! Subito con gli ordini... coll’arroganza... Adesso gli tappo la bocca io. - Senta un po’ lei Sandrone! L’educazione! Stia un po’ attento eh! con chi parla? Vuole notizie? Ci vada un po’ lei dalla sua pa­ storella! Quella taglia la corda col Nelson! Fan società ecco tutto! S’imbarcan via l’AchilleI Non voglio perdonargliene neanche una. Voglio spiattellargli tutto a valanga. - Lo mettono a lavorare l'Achille! Ci fan sopra un numero! Ci metton delle lampade negli occhi! Voglion che frutti parecchio! una sensescionl... Lo faranno parlare! Gli mettono un grammofo­ no... Lo faran ridere a crepapelle... Si faranno su cento dollari al giorno!... Se lo portano dietro... Ci han già il contratto! Ah!... Son dei birbanti, glielo dico io!.,. Lei ci ha un pischerlo per giunta, un bamboccio.,. Non gli si dàn quindici anni!... gliel’ha fatta bella, dirci!... Che combriccola!.., Ah! lo compiango!... Ah! è un’indecenza!... - Le bastan le notizie? Gli chiedo un po’.

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Lui non batte ciglio, ci ha il naso nel libro... Risponde niente... Come s’interessa!... Devo ricominciare?.., -Lo faranno parlare, le dico... Ridere... Spanciarsi... Fun of the Past, che si chiama... Niente lo turba. -Vuol rifarsi una vita!... gli urlo. E poi lei la manda affanculol Mi dà sui nervi... Adesso gliene dico ancora... Mi interrompe. -Pa! Pa! Pa! Che bambino che è lei! Mi lasci in pace! Ogni cosa a suo tempo! Irritato, sdegnato. - Porti su il Vega piuttosto! Come le ho detto! Se lo porti su lei, signor Tumistufi! che non è mica tanto stanco lei!.., Tra un po’ passava tutti i limiti questo qui! M'avrebbe fatto lustrargli le scarpeI... Ah! sto pescemorto... lesso!... È l’ambiente che lo rendeva cosi, i domestici, i campanelli, ro­ ba che ti fa imporchire, che basta poco per montarsi la testa!... e quell’altra là, col suo tempio! i suoi opali! i suoi amichetti! Dov'è che andava a sbatter la testa? Ci vuol mica molto alla sua bussola, perché tutto rolli, beccheggi, vortichi! la signora Bailamme!... un piccolo complimento, tre soldi di fasto! e oplàl Partenza! «Issa! Abbriva! DÙng-dling! Si salpai...»

Si sentivan le loro smartellate, sembrava che spaccassero tutto, si capiva che stavano impazzendo con quelle maschere, le calibra­ vano a viva forza proprio... Era Sosthène e il Col lassù accaniti nell’impresa... Che fracassano, una roba incredibile!... un baccano della Madonna!... Facevano un buridone d’un tremendo che mi sono rivestito in fretta in fretta, mi terrorizzavano quelli... Piombo giù in salotto. La mia adorabile era li, vicino al pianoforte, più bel­ la ancora del giorno prima, se è possibile... Me la vedo ancora in liberty, quel vestitino cosi pimpante, cosi vivo di colori... a grandi fiori rosa e azzurro. Ah! com’era adorabile!... Respiro!... non ce la faccio più!... ci ho il fiato mozzo... Ah! è troppo!... Non son più io!... Svengo! AH! rivivo!... Ah! i suoi capelli... biondi quei suoi boccoli!... Bionda la mia gioia!... Bionda la mia preghiera!... Bion­ da che suona!... Bionda la mia fata!... Bionda voglio!... Ah! come l’amo!... Ali! non so più!... Son io!... Si son io!... Ah! come son felice accanto a lei!... Abbagliato!!! Mi rianimo! mi aggrappo al pianoforte!... Li per li dimentico tutto!... a vederla!... ammirar­ la!... Adesso abbaio di felicità!... il biondo! l’oro dei suoi capelli! I suoi begli occhi di cielo!... Il suo sorriso! Ah! preoccupazioni, ferite! Pensieri neri! Tutto se’n va! ondeggia! vola! li per li! eva­ porato!... Non mi conosco più, dalla gioia!... stupefatto dal piace­ re!... Volteggio intorno a lei! Non peso più niente! Son piuma! tutto alleviato! piroettante! intorno al mio idolo!... Come son fe­ lice! E poi m’abbatto ai suoi piedi... tutto cane di felicità!... voglio leccarla dappertutto, e lappo! salto di nuovo! caracollo! mando gridolini!... le mordicchio un po' le dita... le sue dita di luce. Brrrong!... Brrrong!...Grugnisco!...sbuffo di delizia!...Lei ride!... Lei ride!,., come si diverte a vedermi tutto capriole!... tutto folle a sto modo delirante... di gioia... d'amore scatenato... scappare, rimbalzare ancora, galoppare tra i mobili, i tappeti! ribalto la gran­ de poltrona! prendo l’aire, al di sopra di tutto nello slancio!... Piombo per terra, mi tiro dietro tutto!... cado lungo disteso con

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un fracasso!... che sbotta a ridere il mio angelo adorato... Lei ri­ de!... Lei ride!... Il suo riso tintinna!... Una sorgente di viva feli­ cità!... sgorga dal suo riso... crepita! Cascata nell’aria tutt’intorno!... capriccio!... Gioia!... Non ce la faccio piu! Mi rigetto ai suoi piedi!... Abbraccio i suoi scarpini, le punte!... Ah! son proprio ca­ ne del tutto!... Ahi come l’adoro!... Lei mi carezza la testa!... mi calma con tanto garbo!... le sue mani passan tra i miei capelli!... Ah! voglio morir per lei!... Sono ripreso dalla febbre!... voglio piu abbandonarla! Grugni­ sco... sbuffo ancora più forte... lei mi dà delle pacchette... m’ar­ ruffa un po’ la zazzera!... sfotte un po’... birbante deliziosa!... che angelo!... che bontà per me!... Voglio urlare d’adorazione... ruggir come un leone pieno d’amore!... tremo di passione... di paura!... di timore die mi abbandoni un secondo... la sua dolce mano mi rassicura. -What is your name? lei mi domanda, qual è il suo nome? - Ferdinand. La diverto. Tutta la mia vita per lei... tutta la mia morte!... tutto quello che vuole!... Gli bacio le ginocchia,., la stoffa del vestito!... Lei mi respinge un pochino... Ah! che dolore!... che strazio!... Gli chiedo scusa... Gli tiro su tutta la sottana! gli mordo le cosce lo stesso!... Gnam! Gnam! Gnaml... La mangerei!... la divorerei!... Così cru­ da al sangue!... L’adoro troppo!... Si dibatte... la spavento! -Dunque non ha niente da fare lei? -Oh! sf... la supplico! Oh! Mi ascolti!... Non rida... Io Ta­ mol... -Suvvia! Non è molto serio!... Se i domestici... Se mio zio la vedesse!... Lei non conosce mio zio! Sospira... -Suo zio l’ama forse?.,, Il sospetto orribile m’afferra... il dubbio mi prende... mi scon­ volge... -Lui l’ama forse? Lo ripeto. Ansimo... non ci vedo più... mi manca di nuovo il respiro... Ah! che babbeo!... che cieco!... che zuccone!... vedevo niente io!... -Lui l'ama vero?... La prende?... Voglio sapere tutto... i particolari... l’afferro... la scrollo!... Ri­ de!... Ride!... Ah! fuori subito i particolari!,.. Subito!... Oh! che dubbio!... Che supplizio il mio!... Voglio rivelato tutto... Mi scàr-

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dino! Ah! il mostro! Lullo zio!... Mica lei!... mica!... Lui il mostro voglio ammazzare!... la mia domanda è offensiva?... Fa lo stesso!... Fa Io stesso!... La mia domanda è abominevole? Oh! voglio am­ mazzarlo!... Lo urlo: - Io l’ammazzo!... Lo dichiaro... ride... ride... Si spancia... In fondo è possibilis­ simo! Anzi probabile!... È sicuro!... Chi è die non la brama? Non l’adora?... Zio o non zio!... Sta perfida, astuta birbante! -Lui l’ama, vero? L’ama? Lo ripeto, lo proclamo... Lei ancora che mi prende in giro. Sono farsesco, grottesco, idiota! Colpa sua!... tutta colpa sua!... Rompiscatole, ripugnante, maleducato! Sicuro! ma sicuro! voglio esserlo!... E poi cedo! Piango!... mollo!... Mi va via tutta l'ira!... Non oso pili!... M’aflloscio! Che bella figura!... m’abbatto ai suoi piedi!... Ridomando mille volte scusa!... Invoco la grazia!... Mi prosterno!... l'imploro!... gli abbraccio le cosce!... le mordo!... Ah! me la mangerei!... non sb piti dove nascondermi!... -Signorina! Sono un infame!... Lei è una bambina, Virginia! Come mi vergogno!... Lei non sa!... Io tiro gli ultimi!... Soccombo al mio segreto!... Ardo e queste ferite m’uccidono!... Il grande dramma!... tutte le mie disgrazie! Lei mi guardava maliziosa... mi credeva neanche un po'!... Lo zio lassù assieme a Sosthène, erano proprio occupatissimi... i do­ mestici gironzolavano. -Signorina! io la prego!... una parola!... Le dirò tutto! Ma non qui!... Se mi udissero!... Faccio il misterioso. Lei acconsente a far quattro passi... Siamo in giardino. Ahi che fine portamento!... Ah! che dolce maestà!... nei più minimi gesti!... creatura tra terra e cielol... Nel mio limo il tuo amor mi moke!... Sotto l’orme tue striscio!... Ah! voglio nel supplizio perir!... Tra­ figgimi il cuor ti prego!... il mio cuor che trasale!... palpitai sangui­ na solo per te!... Atrocemente voglio soffrire!... Ah! calpestalo pe’l tuo diletto!... mio martirio!... Voglio morir squartato sotto i tuoi occhi!... dannato!... mendico e sottomesso!... E però!... no!... Cristo d'un Dio, sacramento! no!... voglio vivere Invece!... Vivere dieci, cento, mille volte per te!... Sotto i tuoi occhi!... per i tuoi occhi!... Voglio esser gentile, felice!... glorioso!... eterno!... Dicci, cento esistenze!... per adorarti! Ma l’atterrisco con le mie grida!... adorabile fata!... Ch’essa se'n fugge!... Ch'essa mi lascia!... Voglio adorarla in tutta dolcezza... Ah! mai più spaventarla, comportarmi bene!... però devo dire tutto!... tutto dirle!... tutto fino infondo!...

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Lei deve sapere!... tutto il mio segreto!... più di tutto deve amar­ mi! ... benché tutto offerto il mio cuore! più smarrito, sconvolto in questo giardino di tenerezze... che in mezzo alle bufere delle Fian­ dre!... sotto il tiro dei mortai furiosi!... Capito come sono io?,.. Non so più a che cosa aggrapparmi!... Tutto cede d’intorno a mel... il mio cuore si lancia!... galoppa!... s’imbizzarrisce!... la vertigine, le nubi m’avvolgono!... i brividi m’afferrano!... l’amato sguardo si vela!... non so piùl... Ah! m’aggrappavo al suo braccio... delicata­ mente, delicatamente... la sfioravo appena!... tutto fremente di devozione!... Ce n'andavamo da un vialetto all’altro, io vacillante molto di felicità!... di fervore, di timore!... Gli uccelletti di passag­ gio ci stordivano coi loro gridi!... ebbri di primavera!... nel prato le giunchiglie tremolavano ai salti di brezzai... La primavera a Londra è fragile, il sole bagnato piange e ride!... i peschi in fiore fiammeggian di rosa!... Un coniglietto tra l’erba si mette a saltarci innanzi... Virginia lo prende in braccio... lo bacia... lo porta con sé... Come son geloso!... Di nuovo!... dello zio! del coniglio! di tutto!... dell’albero!... del prato!... dell’aura che gioca tra i suoi capelli... Lei mi ascolta appena!... non mi sente più!... Vorrei che baciasse anche me!.., Vorrei riposarmi qui sulla pan­ china... sulle sue ginocchia... un momento!... In effetti non ce la faccio più!... Arranco!... Son proprio molto stanco... L’orecchio mi tormenta... mi ronza, certi fischi!... tamburi, ottoni, sirene, cam­ panelli, la mia orchestrina segreta...Sono vittima della mia testa!... del mio braccio!... della mia gamba anche!... Quando ho tenuto botta per due o tre ore... sono spompato!... Lo confesso! Bel ca­ valiere... Menomato a vent’anni... son cose che pesano!... sono sempre a rimorchio, io.,, sono a rimorchio... m’aggrappo come pos­ so!... piagnucolo un po’... Cedo... mi mollo giù... a cuccia!... La panchina sotto gli alberi!... Virginia al mio fianco... C’è un po’ di fresco... Il vento umidiccio frulla su di noi... Voglio proteggerla dal freddo... Voglio prestarle la mia giacca... alla mia adorata... io scoprirmi!... riscaldarla del mio calore!... non vuole... rifiuta... ma con garbo!... con tanto garbo che quel sorriso mi porta al settimo cielo!... tutto estasiato!... Vedo gli angeli!... Vedo il Padreterno sulla sua nuvoletta... che mi vuol bene!... anzi mi adora!... gli vo­ glio bene anch’io, è un’estasi!... Mi vedo pieno di gioia!,., beato.,. Bello con lui in cielo!... Là noi due!... il Padreterno!... Io... Faccia a faccia!... e noi tre, Virginia, da una nuvola all’altra!... la faran­ dola!... Ci vogliamo tutti bene!... son ebbro!... m’innalzo... vado più su... ancora più su... sempre più su nei cieli!... svolazzo come un uccello... intorno a Virginia!... Partiamo insieme? Siam vestiti

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per il cielo... tutti d’azzurro... dalla testa ai piedi!... con guarni­ zioni rosa aurora... cosi svolazziamo... scarpe azzurre... soprabito azzurro... guanti rosa... Filiamo cosi nell’azzurro, e poi ci vien freddo... batto i denti... Finisci miraggio! Il Padreterno volato vial... Mi gira la testa... Ricasco, crollato... -Virginia!... la chiamo... Ah! eccola qui... Aiuto! la tenevo sempre per mano... che febbre!... che intronato!... Subito l’idea mi fa ripartire... -Virginia!... Virginia!... Però devo parlarle... che mi ascolti in confidenza... che prenda parte alle mie disgrazie!... a tutte le mie disgrazie!... tutti i parti­ colari!... le circostanze!... non le risparmierò niente!... voglio divi­ derli con lei i miei segreti!... -Signorina!... Lei non sa!... Comincio cosi... Ho commesso dei crimini... dei bei crimini!... senza farlo apposta!... Oh! mi cacci!... lo merito!... Mi son comportato cosi male... e poi farfuglio.., non dico tutto! mi cerco delle scuse!... Capirete, ferito a sto modo... con la testa che ho così fragile!... faccio fatica a riflettere!... Mi chiedo, dove mi trovo?... dove sono?... Mi sono comportato trop­ po male!... Scena madre,.. -Ho dei rimorsi da morirne!... Se conoscesse mio padre e mia madre!... Dio mio, è mai possibile!.., io non son piu foro figlio!... Il dispiacere mi ucciderà!... e anche loro li ucciderà!... Hi! Hi! Mi creda se vuole! Signorina!... Non mi capiva proprio... Bimba meravigliosa!... Mi guardava tutta stupita, coi suoi oc­ chi azzurri!... -Perché rimorsi? Ah! cambio il lamento!... dei crimini meno difficili da credere... — Perché ho derubato suo zio!... suo zio, così buono con noi!... Virginia!... sono infame, abominevole! tanto colpevole!... colpe­ vole mille volte di pili!... -Ma che cosa ha fatto insomma? La interesso un tantino. Io non dico tutto,., preferisco tacere... Rinuncio... Tiro fuori la faccenda del mercurio?... Davvero ce l’Ao mica il coraggio!... M’imbarazzo!... barbuglio!... Cambio argomento!... -Le maschere? Signorina! suo zio ci pensa sul serio? Gli piac­ ciono le invenzioni, vero?.., I gas?... l’iprite?... l’iprite suo zio la ficca dappertutto... l’ha sentita?... Sosthène si chiede... M’ha det-

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to! Parlavo a casaccio... Non osavo dire, delle maschere... dello zio... di tutto... ci avevo paura di fare un altro svarione... -Oh! mio zio, sa, lui si diverte!... Ha sempre amato le inven­ zioni!... Lei prendeva tutto quanto di buon animo... come tanti giochi senza malizia... ci doveva aver l’abitudine ai ghiribizzi dello zio... doveva averne viste di belle!... di tutti i colori!... Cosi piccolina! e già con tanta esperienza!... Dovevo sembrarle un citrullo, con le mie domande!... M’ascoltava distrattamente... Si divertiva un sac­ co con quel coniglio che musottava sulle sue ginocchia... con la sua minuscola mimica... Lei gli diceva un’infinità di cose carine... Lui muoveva le orecchie in risposta.., e la punta del naso... tutta un fremito... eran proprio in intimità... Raccolgo tutte le mie ener­ gie. Bisogna che gli faccio la domanda!... -Virginia!.,. Virginia!... Mi vuole sposare? Io l’amo! Cosf di punto in bianco... che ci resto tutto sbasito!... rimba!... riconosco neanch’io la mia voce... ci ho gli occhi sgranati... aspet­ to... Niente... M'imbaldanzisco... riattacco... -Voglio sapere, Virginia!... Io l’adoro!... Gli prendo la mano con fermezza... E stavolta la vedo la feli­ cità... che mi fiammeggia davanti! Là tra gli alberi... E un enorme cespuglio di bagliori! di rosei chiarori, tutti frementi!... con qual­ che fiore di luce, qua e là... tra i rami... tutto il cespuglio di fuoco palpita, il cielo s’imbruna.., Anch’io palpito... palpito assieme alle rose!... e che profumo!.., Una specie di spirito di fiorii... di dol­ cezza!... d'incanto!.., la parte piu tenera delle rose!.., che ci arriva a ondate!.., Che estasi!... estasiato... abbagliato!... tutto sperduto di felicità!... Affascinato al chiaror di questo fuoco!...di questo ce­ spuglio d’ardenze magiche!... Le fiamme mi circondano, mi trasci­ nano, mi sollevano teneramente in vortici... Son di fuoco!... Son luce!... Son miracolo!... Sento più niente!... M’innalzo!.., prendo Taire!... Ah! è troppo!... Sono uccello!.., Svolazzo! Uccello di fuo­ co!... non so più... Urlo!... Ho visto la felicità davanti a me nel giardino del Colonnello!... è cosf, lo giuro!... L’ho visto il cespu­ glio tutto in fiamme!... Lo ripeto!... Lo so bene!... emozione so­ prannaturale!... E poi non so più niente!... Allungo un po’ le ma­ ni... Oso!.., Verso destra!... tocco, sfioro le dita della mia fata!... della adorata meraviglia... Virginia!... Non oso più, ovunque d’in­ torno a noi... volano... volteggino mille faville... gentili bande­ ruole di fuoco, torno torno agli alberi!... d’un ramo all'altro... Ga­ ie margheritine di scintille, corolle al vivo... camelie ardenti... gli-

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cini di fiamme... che dondolano nell'aria!... tra i soffi di musica... il coro delle fate... l’immenso mormorio delle lor voci... il segreto incanto dei sorrisi... È cosi la festa del fuoco in Paradiso!... Felicità perfettal... Ah! mi coglievo in si intensa meraviglia, che non osavo più muovermi commosso... felice fino alle lacrime... felice da mo­ rirne... Io palpito... palpito... che il cuor mi si gonfia... brucio... son fiamma anch’io! sono nello spazio... m’attacco a Virginia... -Virginia! cuor mio!... la chiamo, Virginia! pietà! io l’amo!... cuoricino mio!... mio cuoricino!... Lei è il mio cuore per entrambi!... mi palpita tra le dita!... La stringo forte forte... Come son felice!... Il giardino è chiuso per sempre!... Siam chiusi dentro per sempre!... prigionieri dei lillà e delle rose!... i cespugli incantati ci tengono!... ci trattengono! Ali! felicità grandissima!... -Virginia! Virginia!... bimba mia!... mio sogno... voglio cul­ larla che s’addormenti!... che chiuda gli occhi!... «Baradabum!...» tremendo! un fracasso da lassù!... atroce! centomila calderoni! tutti d’un colpo solo! L’ignobile buridone! che scroscia di brutto!... martelli!... una forgia!... ferraglia che ma­ ciulla le mie povere orecchie! Virginia ha paura! la bacio! l’acca­ rezzo, la rassicuro, mi getto ai suoi piedi... che ti arrivano i fulmini da lassù! l’infernale moresca!... dal tetto, dagli abbaini, un bacca­ nale di diavoli!... Sono lassù!... Sono pazzi!... Lo urlo!... Perdo la testa!... Dalla rabbia tiro su le sottane di Virginia, ci mordo le co­ sce... Ah! le carni divine meravigliose!... luce!... luce!... Baradabum!... che continua. S'eccitano i mostri! Devastan tut­ to!... Dev’essere una scoperta immensa, perché fracassino con tan­ ta furia!... Ah! c fantastico!... Lecco Virginia, linguazzo rutto, dap­ pertutto! È la verità!... Lei ride!... ride!... Gli tasto le cosce!... ci ha paura dime... lo so che ci ha paura!.,. Ride... s’irrigidisce... Ha paura di me cagnolino!... il mio cuoricino! mio cuoricino!... -What is it?... What is it?... domanda. La rassicuro. Ma «BaradabumI...» ancora di più! Risbattc!... smartella... tutto lassù... più terribile... È una musica da finimondo! Gli uccelli fuggono!... ad ali battenti! Devono spappolarle le loro maschere!... ciancicarle tutte!... Gli ha dato di voltail cervello!... sono invasati, i due ostrogoti! sbatton giù il laboratorio, a tappeto... Ecco che effetto mi fa... un baccante spaventoso!... mica una roba possibi­ le!... ci si sente neanche più nel giardino!.., Ci cascan dei pezzi d’ardesia... delle schegge di zinco, dei frammenti di vetro, tutta sta roba ci piomba sulla testa... Ah! sti cani arrabbiati! ...Sti sinistri!...

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Sicuro che han bevuto come secchisi nell’intimità, a porte chiuse... Devono essere in traversina per l’alcool... a meno che non sia per i gas?... Che li abbian fatti diventar rabbiosi?... una boccata via F altra. Sarebbe proprio il colmo!... Ah! Cristo d’un Dio!... Mi par di vedere la scena... sbaraccano tutto all’aria... com’è vero Iddio!,.. Sfascian tutto di sgarro!... Ci resterà più niente dal tanto che pic­ chiano!... Che si ripercuote sotto gli alberi... riempie lo spazio... la natura!... Han fatto fuggir via gli angeli!... soffocato le voci cele­ sti, spento l’incanto delle luci, della girandola rosa e azzurro... i serafini sono spariti, la loro processione magica... che venivan pro­ prio verso di noi, li vedevo in sontuosi velluti, in diademi regali... avanzare dalla nostra parte, scendere dalle nubi poco a poco per bisbigliarci i segreti.., Ali! era sulla buona strada la nostra felici­ tà... Tutto avevan fatto fuggir via!... quei due schifosi!... Ed era mica finita!... Smettevano no di martellare: sfondare, spappolare tutto!... adesso era il turno delle marmitte! I forsennati!... un po’ alla volta tutto il materiale!... che facevan un rumore cupo tremen­ do, una buriana proprio infame!... Ero imbarazzato, intontito... tutte le mie effusioni marcia indietro... Osavo più guardarla Virgi­ nia!... osavo neanche baciarla!... Magari se le davano nel laborato­ rio?... Magari non era solo sui calderoni? Magari lottavano all’ul­ timo sangue?... Capacissimi!... Ma doveva essere soprattutto So­ sthène, sempre arrogante!... Mi sarei sotterrato dalla vergogna!... Io che stavo andando nel sentimentale, nell’ideale di pura bellez­ za!... Sapevo più dove ficcarmi dalla vergogna, con due inconsulti simili, due vandali cosi schifosi!... Virginia il fatto non la intristiva, gli sembrava tutto cosi comi­ co!... Rideva di cuore!... Sotto i colpi terribili, scuoteva la casa dappertutto, le finestre scoppiavano... il tetto partiva a pezzi... Ah! impossibile soppor­ tarlo!... io scappo!... me la svigno... corro! Mi faccio male a sfor­ zarmi la gamba... Faccio due volte il giro della casa... un’altra volta ancora!... tre volte!... cinque volte!... «Scazzone, mi urlo corren­ do,,. Te qui ci metti più piede!... Ci metti più!... Ti prendon trop­ po per il culo!... al tempo!... di corsa!... Sosthène, la bambina, il balengo! tutti! T’infinocchiano! eh merdonel... Si spanciano! Po­ vero lofiasso! te non sai!... la biba come si diverte! la furbetta!... rivedila no! Rivedila mai più, Ferdinand!...» Capito come mi parlo mentre corro?... Ma potevo mica andar via però!... senza dirle il fatto suo alla troiettal... Due paroline!... Che lo sappia chi sono io!... Sarebbe troppo comodo!... che io ci abbia delle visioni è pos­ sibile!... chi è che non ne ha?... Un po’ nervosetto, d’accordo!...

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Ognuno ha il suo carattere!... Ma con i soprusi è ben diverso!... Mentre caracollavo furioso pensavo a voce alta... circuito intorno al praticello! gambe in spalla... anche quella trabucca, quella che zoppica... nella spinta dell’ira.., taglio a destra... parto in quarta bella... carica!... È proprio il caso di dirlo!... il vialetto di mezzo!... mugugnando orribile... la scalinata in un salto... Uffa! Rieccomi dentro, nella grande hall, come niente fosse!... Cerco dappertutto la mia Virginia! È sparita!... seguo la scia del suo profumo, il suo odore divino. Galoppo attraverso le stanze... ribalto la cameriera... fremente che sono come un cane,., l’ho perduta la mia padroncina!... Ansimando! ci sbavo!... mi vien fuori la schiuma!... Faccio il matto per le scale con la mia gamba traballona, casco all’indietro... Rimonto di sbieco... Alla fine sbatto di culo!... Son spompato a zero!... Lei non è da nessuna parte, il mio idolo!... Non nel sa­ lotto!.., Non nel giardino! Magari in camera sua?.,. Dovevo aspet­ tarla buono buono, che non mi trovi in questo stato!... Se gli fac­ cio poi ancora paura!... Resto seduto sul gradino!... Lassù, quelli stozzano ancora a tutto spiano, i due specialisti!... a tutta ferraglia!... se ci dànno sottol... la Festa continua!... E «Bang» e «Bang!...» Non c’è dubbio che rallentino... Ci van più forte!... Vogliono prender sotto tutto!... E «Bing!» e «Baum!...» Sfracassano tutto alla brutto boia!... Il convulso dei Ciclopi! ma­ remoto di metalli all’aria!... Niente che possa fermarli!... Tutto il casamento traballava!... il soffitto!... l’armadione!... il lampada­ rio!... una carambola dell’altro mondo!... i muri che suonavano fessi!... crollanti!... E giù a più non posso!... Il martello pneuma­ tico!... la forgia impazzita!... la grancassa de Domineddio!... Si scalmananoe giù di lungo! e «Brung!...» e «Brung!...» l’incudine rossa rossa che ti perfora il tetto!.., un fracasso orrendo! che sale al cielo!... turbina nell’atmosfera! che ti sbraga il coperchio del baragozzo! te lo manda in briciole!... le fiamme che scappan fuo­ ri!... azzurre!... gialle!... verdi!... che partono dappertutto!... che schizza vapore e fischia!... Il coniglietto caccia un gridolino! Ah! io sono terrorizzato! agghiacciato! Afferro Virginia per le brac­ cia!... la trascino... la trascino... Voglio più che si sospetti di me!

È proprio come pensavo... Avevano aperto un serbatoio di gas assolutamente speciale, che li aveva resi malati, pazzi furiosi, su­ bito If per li.., come bestie affumicate in gabbia! da rantolare e mordere!... e cacciarsi contro qualsiasi cosa!... in atto di mostri umani!... il trasporto terribile del cervello! Ne avevano nasato un bel po’ di sto gas straordinario, il «Fero­ cious 92», tutta la damigiana, per essere esatti.,, più un flacone si­ gillato col vetro, l’estratto di «Ferocious». Sto gas metilometico distillato a tredici atmosfere era roba veramente da prodigio, per l’infernale tossicità. Quello che l’aveva inventato, un dolce sogna­ tore, insegnava al Dorchester botanica e arpicordo. Si dedicava al­ la chimica nel tempo libero!... Aveva trovato il modo di superdistillare l’iprolo in una serpentina filigena, che da una tonnellata ce ne saltava fuori un ditale... Cioè capite che intensità!,.. Loro ave­ vano sniffato tutto in un colpo solo! S'erano buttati allora uno sul­ l’altro, Sosthène e il Col, s’eran saltati addosso, saccagnati prima a pugni e poi con gli strumenti, tutti gli apparecchi di fisica, tutto quello che c’era in giro, tutto il materiale. Un rataplan dell’altro mondo. Il Col lui voleva mica crederci prima al «Ferocious», re­ stava scettico, adesso si era persuaso... Ma le due maschere erano in briciole... il laboratorio in uno stato orribile, il tetto sfondato nella camerosa, più una finestra, più una pipetta, tutti gli apparec­ chi polverizzati, spiacciccati per terra... Uno spettacolo ignobile. Loro s’eran mollati certe tambussate che non si possono immagi­ nare, una cosa proprio fantastica, senza saper perché, né perco­ me!... nel loro delirio assassino! Si erano sbragati, stagliuzzati in lungo e in largo la faccia, dalla punta del naso al coppino, la pelle, la ciccia, sbranandosi tutto, a colpi di cesoie, con lo stozzo, dei brandelli sanguinanti, c poi dopo, con la raspa, dei bei pezzi d’o­ recchio. Superata la crisi, schifosi vomitevoli, tutti traballanti, sgocciolanti, gli occhi fuori dalla testa, nessuno che osasse andar­ gli intorno,.. I cani scappavano via urlando, riconosceva» più il

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loro padrone, i domestici ci avevano una gran fifa, temevano che li accusassero d’aver tentato alla pelle del principale, d’avergi! com­ plottato un’imboscata. Volevano avvertire la polizia, che sia fatta subito luce completa, che la cosa non mettesse in giro chiacchiere per tutta Willesden Avenue. 11 Colonnello li ha impediti, aveva ritrovato la ragione, tutto il suo sangue freddo, tutta la padronan­ za di sé e anche il suo tic originale, di sbottare all'improvviso col suo grido, senza avvertire minimamente, il suo ottimistico chicchi­ richì; England rule the Gases! col braccio destro alzato a sto mo­ do, rigido sull’at-tenti! Che ci stava come i cavoli a merenda, e poi tre volte di seguito Hip! Hurray! Il Sosthène, che era tutto viola di bozze, che ce ne aveva piena la balenga, a parte gli sfregi e la bocca rossa rossa di grumi di sangue, lui mica vuol essere da meno, ci ha fatto subito eco: « Hip! Hip! Hurray!»... a squarciagola e poi tre voltel... Non se ne volevano neanche un po’... che anzi li aveva stretti in calorosa unione... la furiosa ramengata. Si sentivano più amici die mai, hanno bevuto alla loro salute almeno tre bocce di whisky. Sosthène poi che beveva solo acqua, era proprio una gran­ de occasione. Il Col ha alzato il bicchiere altre cinque o sei volte minimo, alla salute del prode Sosthène, the Gallant Frenchman, che lo chiamava... e poi al re Giorgio V, c poi al magnificent Joìlre! poi alla Great Sarah Bernhardt! E poi a re Pietro di Serbia! poi alla Signora delle Camelie!... Era cosi la storia, chiaro, che erano pienamente d’accordo lui e Sosthène, che tutto andava ricominciato daccapo, tutti i loro espe­ rimenti da cima a fondo.., che eran contentissimi di aver sfasciato tutto il balatrone, i filtri, le miche, la ferraglia, nell’accesso furio­ so, persino i pennacchi, le cose mimetiche, rutto ridotto in polve­ re, che in realtà questa era una buona cosa, sacrosantamente utile, un’opera di purificazione, che loro poi avrebbero rifatto tutto quan­ to, tutto in un altro modo, secondo tutt’altri procedimenti, dei brevetti molto più astuti, che non cran neanche immaginabili, in quanto a perfezione straordinaria, che si torcevano rutti e due dal­ le intense perverse risate, solo a pensarci... Il gas omicida «Fero­ cious» gli aveva insegnato un sacco di cose, le cose più decisive, questo l’aminettevano in tutta franchezza. Che li aveva come risve­ gliati, quel colossale cancan, erano usciti dal loro torpore, dalla loro fiducia idiota. Tutto era rimesso in questione. Le maschere erano insufiicienti, era stato dimostrato, tutto l’attuale materiale da rinnovare a neanche quattro settimane dalle prove!... Non un giorno! un minuto da perderei Si davano gran pacche amichevoli, roba da stenderti un bue... le pacche del Colonnello soprattutto,

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che erano sul serio tamagne... per un ometto cosf, un vigore da sportivo terribile. Sosthène a ogni sleppa faceva un volo, andava a sgnaccarsi contro i muri, spiacciccato, spataccato come una mo­ sca. C’è da meravigliarsi che quell’altro non l’abbia ammazzato, durante l'ubriacatura dei gas! Io ci pensavo vedendoli... Quello che li aveva salvati, salvati dal lasciarci la ghirba, erano stati cioè i fregi, tutti gli ornamenti delle maschere, i cimieri con pennacchio a spazzola, belli folti, prominenti, tipo greco «batta­ glia del Peloponneso». Il Col ci aveva un debole per gli ornamenti, ce ne metteva sempre di più, persino nelle valvole d’ingresso, quel­ le pneumatiche, niente che non sia rabescato, contornato, orlato d’argento puro... A lui gli sembravano più che indispensabili gli abbellimenti, le piume di struzzo, gli alteri pennacchi che ricade­ vano sulle visiere, alla bersaglierà. Tutto per il decorativo! la mec­ canica elegante!... era il suo slogan. -Smart! Smart! we will be smart!.,. Saremo i più eleganti! Era il suo motto. Secondo lui la presentazione era la chiave dei concorsi... Impressionare la giuria!... Aveva ragione in un certo senso!... -Smart and efficient... and different!... aggiungeva. Ci teneva a questo different nell’accezione originale, all’inglese. Siccome avevan distrutto tutto nella loro tonificante rabbia, che tutto il piano era un quarantotto, il laboratorio a pezzi, l’urgenza era assoluta! Non un secondo da perdere! A me mi affidavano le commissioni, rimettere insieme l’assortimento di materiali, scavallare da un ca­ po all’altro della città, dietro la chincaglieria, le ghiere, i prodotti chimici, tutto quello che loro avevano fracassato, schiantato, spar­ so. Fino a Soho, Tottenham, fino alla City per le tubature, le teste di valvola, alle fabbriche ultraspecializzate, ancora più in là di Shislerhurst, dove ci calibravano le miche per tutta Londra e i Dominions. Qua io dovevo stare molto in campana, neanche sba­ gliarmi d'un millicron, d’un quarto di pelo, d’una virgola, in nien­ te! Era d’importanza tremenda la mica a protezione degli occhi!... Nella pazzia del pugilato s’eran tirate via le piume, tutti i vezzi delle loro maschere, tutte le decorazioni di contorno, il cimiero, la celata, il coprinuca. Dovevo ritrovare tutto, sollecitare i fornitori, stimolarli con la storia del concorso, e che me la sbrogli da solo, e che non dimentichi niente!... Il Colonnello era un uomo tutto d’un pezzo, tollerava no il pressapochismo. — Gas masks! Gas birds! Uccelli da gas! Non vedeva altro... Sosthène ci aveva niente da dire.

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Si sono fatti un po' di conti, quello che sarebbe costato il rin­ novo, quanto mi ci voleva come minimo per mettere insieme tutto il materiale, ammesso che i fornitori non avessero esaurito tutto, tutti gli stock... Era il grande rischio, era la guerra!... Vendevano tutto un’enormità... Abbiamo esaminato la cosai... Mi ci volevano almeno due, tre settimane a correre da un quartiere all’altro, a sco­ vare i piccoli fabbricanti, a piedi, in autobus, in taxi, per riportare gli oggetti più grandi, le piastre di metallo soprattutto, e le storte cosi fragili... Se non stavo a contarmi le dita, se ci davo della pelle da mat­ tina a sera, notte compresa, e perticavo come un dromedario, do­ vevo farcela magari in quindici venti giorni. Cioè a dire, giusto in tempo per le prove!... Che questo mi faceva pensare a Nelson, lui si che era un asso nelle commissioni... Quello là la conosceva la sua Londra! Di si­ curo doveva arrivarmi alle costole al momento buono! Dopo che gli avevo dato quella strinata! Buttava meglio se non 1‘incontravo, nei miei tragitti. Ma Londra è una roba enorme, una maraia di gen­ te da non crederei... A meno che non passo da Trafalgar!...che non mi diverto al rischio... È stata fatta anche una botta di conti, quan­ to all’incirca sarebbe costato rimpiazzare il materiale, gli utensili, le cianfrusaglie, tutto quanto era scombiccherato, polverizzato nel frenetico, non si poteva saperlo al centesimo, ma pressapoco quat­ tro cinquecento sterline. Era una bella somma ai tempi, io me ne sentivo già un po’ in saccoccia! Il tetto era distrutto, doveva sgra­ nar giù forte il Colonnello O’Colloghan... per almeno una quindi­ cina di metri, tutte le tegole che cran scoppiate nell’abominevole battaglia... Avevan sfasciato tutto a colpi di mulinello, col manico d’una zappa... E poi intaccato il muro più grosso con un picchetto da minatore, a sto modo nella pazzia furiosa. Era mica uno scherzo fiutare il «Ferocious»!... che cosi imparavano come si fa. Sosthène si applicava delle compresse con acqua e cognac su tutti i tagli e le bozze, che ce ne aveva il cuoio capelluto pieno. Son andato con lui nell’office a fargli colar l’acqua sul capo, a tutto rubinetto... -Come sto male!... Come sto male!... Piagnucolava forte adesso, voleva no ricominciare!... -Piantala, va! scemo! che gli spiegavo... Vuoi mangiare sta­ sera? -La fai facile tei... La fai facile! mica le annusi te le porche­ rie! ... Mi risponde a sto modo... Se gli altri crepano, tc ne fotti!... Ne parliamo poi stasera, imbranato! Due paroline che saranno tutta salute...

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Cattivo c brontolone... Passiamo a tavola in fretta... Il Colon­ nello voleva andar a dormire, ci sollecitava un po’... ho appena il tempo di sussurrare di passaggio a Virginia: — Io l’amo, Miss!... Io l’adoro!... Allora noi due andiam di sopra... Sosthène claudica... arranca, è peggio di me adesso... mica cammina, striscia... Appena chiusa la nostra buia, lui tira un bel respiro, poi si mol­ la giu, si svacca, è meno che uno straccio, un disastro! -No, amico mio!... No! No! No! Non fa che dire... «No! No! No!...» -Non ne posso più!... si scioglie in lacrime. Mi si getta al collo, mi bacia, belando sempre sto suo «No! No! No!...» Lo capisco che è finita la pedrina, tutto a carte quarantotto... -Su! Pianga mica! ci faccio... Adesso ce ne andiamo... partia­ mo, visto che non può più darla a bere!... Di colpo là che si rintigna lui, mi squadra, mi aggredisce più cattivo che mai... -Andarmene? Io? Per far che? Per chi mi prende? lasagnone? Adesso mi strapazza anche! L’ho punto nel vivo!... spaccamonti, cattabrighe... cattiva fede!... —Non è ancora detta l’ultima parola!.,. Dove le ha sentite ste novità?... Mi prende per qualcun altro lei!... Ah! questa è bella! Ah! ma guarda un po’! Ah! che faccia tosta!... Ma per chi mi ha preso?..- mi chiamo mica Ferdinand Fifoia io! Sarcastico e beffardo. -Hee! Hee! Hee!... come smorpia!... Son contento! Non ci ho paura dei gas io! Giovanotto!... Mi piace il rischio, a me! Io ri­ schio! ... Mi gioco la vita se c’è bisogno!... Faccio mica il mutilato, io! Non mi trovo degli alibi! Quando devo annusare!... annuso!... Quando devo picchiare!... picchio!... Quando devo soffrire!... sof­ fro!... Quando devo morire! muoio!... Sosthène! una parola!... Presente! Ecco qua!... Era ringalluzzito!... sicuro di sé!... -Scusi, Maestro!... Scusi!... Là che mi sprofondo in scuse!... Ma lui voleva neanche più ascoltarmi, era lui che aveva la parola!... Mi trattava come una pezza da piedi!... -Lei non ha il senso delle sfumature, Ferdinand... Glielo devo proprio dire!... Lei non è che un primate!... Si affini un po’, per­ dio!... Si affini! Mi guardi vivere! Apprezzi un po’! Impari! Colga le sfumature!... Le sfumature!... Lei mi vede sconvolto! E va be­

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ne! Cosa vuole che sia?... Io lotto! Io lotto! Ecco il punto!... Io combatto! Io mi spreco!... Io sono espansivo per natura!... Ammi­ ri! Ne tragga una lezione! Invece di spandere i suoi veleni, di ali­ mentare le sue infamie! D’un tratto mi vede caduto in basso! La mia rovina! Lo urla ai quattro venti! Vinto! Sgonfiato! Guardalo Sosthène! Nel calderone il vecchio rospo! Ah! grazie tante, il mio giovane grullo! Ah! grazie tante! Ne ho viste ben altre, se Dio vuole! ben altre! Ah! perbacco! E poi giù una diarrea di sospiri... Un sacco e una sporta di sot­ tintesi!... Una commedia! La troiai... Capivo benissimo com’è che migiobbaval... Mi lavorava nell'amor proprio, che mi decidessi un pochettino... Che li sniffassi anch’io quei buoni gas! Ti saluto bel topo!... Va là! Ho già capito tutto!... Lo scanto subito: - Le maschere, signor mio? Ma neanche per idea!... A lei, Mae­ stro! a lei! Solo a lei!... È lei l'ingegnere tecnico! È lei che ci ha tutta la fiducia! Glielo ripeto!.,. Era vero!... Esatto al cento per cento! Ha dovuto convenirne... che non serviva niente smadonnare!... Che io non ci avevo il mi­ nimo credito, dato che avevo fatto passar in cavalleria il mercu­ rio... che avevo ingannato il Col!... che ero del tutto disonorato!... del tutto indegno ormai... che dovevo restar nell’ombra... Ha do­ vuto convenirne, che ero un povero disgraziato anche peggio di lui... Ancora un po’ c piangeva sulla mia sorte... E là che ci siamo riconciliati! Lui è ridiventato ragionevolissimo! Va bene i bistic­ ci... ma erano stronzate! proprio di quelle... che ci impelagavano ancora di più!... e nient’altrol... era il momento invece di unirsi per la vita, per la morte!... e di pensare alla nostra salvezza!... Si è riparlalo del Vega, del Libro sacro!... Che cazzo ce ne facevamo? Era sotto il letto sto mattone di libro, nascosto come m’aveva det­ to... Adesso ce ne saremmo serviti per scongiurare i malefizil... Renderci il destino favorevole!... Non ci aveva il minimo dub­ bio!... A mio modesto avviso, siccome conoscevo il mio cammello, era siano un’altra trovata per tettare un po’ di ghelli... non capivo ancora proprio bene... Un gioco di prestigio?... Voleva farmi cre­ dere che si trattava d’un incanto, una specie d’ipnotismo, un tali­ smano per le prove che dovevamo affrontare, per non soffocare sotto i gas. Era affai- suo dopotutto!... Io lo conoscevo cosf gabba­ tore, cosi morettaro, cosf puffarolo che non bevevo un’acca di quel che mi contava!... Ma ero curioso... L’abbiam tirato fuori da sotto il letto il libro del Vega... Pesava un fracasso... minimo dieci chi­ li!... Io me l’ero portato e lo sapevo. Lui mi fa: -Ecco qua, son delle danze!...

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Credevo che attaccasse subito...che mi mostrasse un pochctto... ma era mica ancora il momento... Per cominciare, un sacco di sala­ melecchi!... Prima tirare tutte le tende, chiudere minuziosamente le persia­ ne, le doppie finestre, che c’era già il coprifuoco, e poi illuminare tutta la camerosa... ma mica completamente, luci velate con fazzo­ letti. S’è rimesso il vestito da Cinese, a quanto pare era necessa­ rio... altrimenti niente incantesimo... Ci avevo anch’io una parte da fare... mi spiega... mica troppo chiaro! Mi spiega soltanto in parte... capisco solo un po’... Devo far l’accompagnamento... È lui col suo vestito che gesticola... È lui il mago danzatore... Me mi toc­ ca battere sul bordo del poltro, sulla sbarra d’ottone... Io do pac­ che a sto modo... tac! tac! taci... Comincio a capire!.., senza smet­ terla... a cadenza vivace... e poi più lenta... mentre che lui ci fa le contorsioni... i movimenti della danza... le figure... Ma bisognava mettere tutto a punto!... Capivo poco alla volta... ta! ta! ta! tap! in fretta... una gragnuola... che crepiti!... senza sbalzi!... Mica cosi facile!... con due manici di coltello... Dovevo darci dei colpacci fu­ riosi!... Il mio braccio mi faceva un bel male, si capisce... era que­ sto il fatto... glielo spiego... però tenevo lo stesso la cadenza, secca e nervosa... ma preferivo lo spazzolino da denti... più leggero... Cominciavo a ticchettare a meraviglia!... e poi ancora più svelto con due cucchiai!... Era divertente in un certo senso, diventavo un artista completo... Però lui doveva spiegarmi a che mossa di gambe attaccare... quand'è il momento buono?... rallentare quan­ do lui picchiava coi piedi.., Tutto questo c’era nel librone... ma io mica sapevo leggerci... era scritto in geroglifici... lui invece Io deci­ frava man mano!... Insomma mi sembrava... me le commentava per immagini... le posizioni della danza sacra, spitturacchiace per il lungo d’ogni pagina... in piena pergamena, a fronte del testo, con figurine, con personaggi, i bramini in convulsioni... tutti intorci­ gliati col tronco, con le braccia, un piede in aria... da un piede al­ l’altro,.. le smorfiaccc orrende, le boccacce da mostri... in seguito ci saremmo truccati minuziosamente pari pari come nelle figure... dalla testa ai piedi... si capisce!... L'illusione perfetta!... Sosthène era un perfezionista... maniaco, incaponico, un pignolo... Mi sba­ gliavo spesso,,. il Rito d’incantesimo,.. Facevo fatica a capire!... Dovevo accompagnare con finezza... immerso nella musica degli spiriti... il mio top! top! tac! sulla sbarra!.,, In fondo era una bam­ binata... Alzava un piede e poi l’altro... top! top! tac! taci... Rigi­ rava cosi il braccio, top! top! tac! tac!... faceva la ghigna terroriz­ zata, e poi gli occhi da pesce morto, tag! tag! pif !... ero io che ci

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facevo pif ! lui si contorsionava le mani al rovescio, dietro la testa... uno sforzo terribile!... scialuppando... vogando di zucca!... insie­ me a dei bei rond de jambe... e io tag! tag! da! ga! dag! ga! dami... Alt!... Uffa! si sedeva... riposo!... Questo l’adagio di preambolo... ripeto le sue parole... doveva metter lo Spirito d’umore... secondo lui... sono sue parole... si scrollava un po’... e poi via col seguito... altra pagina... altra figura... esattamente come sul libro... altra con­ vulsione... ondeggiamento della parte superiore del corpo avanti indietro, con fremiti di spalle e punte delle dita... tipo nacchere... scandito dalla musica... colpettini leggerissimi... quasi impercetti­ bili... la finezza colata... tac! tac! taci Skotakà!... per la pace delle anime!... che è cosi che si chiama, sempre secondo il testo indù... e non era che l’inizio! Adesso veniva il bello! Adesso vedi cosa suc­ cede! Si entrava nell'incantesimo! Nel vivo, nel cuore della sedu­ ta!... Ed era solo una prova! Prima di tutto lui deve tirarsi su il vestito... per la questione dell’ardore... la frenesia dei salti!... tutta roba che era spiegata... disegnata a puntino!... Ah! non bleffava manco per niente!... Prende lo slancio dal capo estremo della stan­ za... parte a razzo... salta in pieno centro!... Che fa squassare tut­ to, tremendo!... Una scossa che per poco non vien giù il lampada­ rio!... Fortuna lui non è granché pesante!... È l’imitazione della folgore!... Tale quale... Ve lo dico io!... È magia inatto! Io rido al gran botto!... Meno male che non mi sente... Ritorna dal fondo, le mani giunte a ghirlanda sopra la testa... un bras en anse molto ag­ graziato... avanza a passettini... sulle punte quasi... elegante odali­ sca... scialuppa con le anche, strabuzza gli occhi... e poi ridiventa furioso... terribile con le sopracciglia!... le aggrotta... mi mostra il disegno... È la mimica esattissima... deve fare il drago di fuoco... sputare fiamme... itù!... itti!... come quello che si porta sulla schie­ na... ricamato nella seta!... Ah! si dimena... si dà da fare... Si di­ rebbe mica a vederlo... mingherlino c malingamba... bisogna ve­ dere che resistenza... il modo die ci dà sotto, che è dovunque nello stesso tempo... Che tourbillon'..., la trottola!... Faccio fatica ad an­ dargli dietro, col tac! tac! tac! dal tanto che è vispo e pieno d'ar­ dore... Non ce la faccio col mio braccio! resto indietro,.. Lui mi sollecita... mi aizzai... bisogna che mi agiti... Fa due mostri alla volta...È nella leggenda...È il gran momento! È tutto il dramma!... Me lo urla saltellando!... Devo capire tutto al volo!... Lui ci ha un drago alle chiappe.., sempre per finta... e l’altro proprio in faccia!.,. S’avvinghiano... lottano tutti e due!... s’ingaggia il combattimen­ to... Prima è indeciso... Una mischia spaventosa!... succede tutto quanto in Sosthène cioè... nel suo corpo di lui!... E ti manda poi

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degli «hixI » degli «huà! » e dei ruggiti atroci... È lui tutta la batta­ glia... Fa i due mostri insieme... scalpita... salta... rantola... muo­ re... si riprende!... dà in convulsi sul tappeto!... Si morde le gam­ be... si batte spaventoso contro se stesso!... Adesso si divora tutt’intero!... È la mischia dei draghi!... Che spettacolo d’inferno!... Non basta che io tictacchi!... devo scandire cosi a mano aperta sul­ la sbarra... la grande batosta dei draghi!... Devo eccitare i mostri... io pure!... devo gridare «Huah! huah! »... ogni volta che si contorce sul tappeto!... in convulsioni!... Ce la metto tutta per forza! mi ha attaccato la sua febbre!... E questa è solo la prova!... Mi grida... — È solo la prova!... Ha giusto il tempo di saltare dal centro della stanza al libro, e rimettersi subito in azione... per una nuova figura dell’incantesi­ mo... -Riattacca! Riattacca! Mi stimola!... È sconvolgente d'entusia­ smo... Proprio preso dalla magia... mi accanisco... raddoppio il tac tac!... ma sono handicappato dal braccio!... son sempre in ritar­ do!... Mica per cattiva volontà... Io speso sulle mie cicatrici!... nel­ la folle agitazione... il dimenamento... mi vedo piò le mani, dal tanto che mi agito, che faccio un tic tac fantastico! Ma però le ossa me le sento... e il nervo intorno... che mi folgora!... che mi rifila certe scariche atroci... certe scosse fulminanti che urlo!... Lui là, questo lo stimola che è una meraviglia... lo entusiasma ancora di piu! a sentirmi scalmanate... -Bravo! Bravo! mi grida!... Ci avevo la mano come nel fuoco a furia di sbattere i manici delle spazzole!... tanto svelto... a picchiare cosi forte!... ma mi ac­ canivo... ero posseduto, com’è vero Iddio!... diventavo balengo come il mio maestro!... La vera danza sacra però!... Me lo spiegava chiaro e tondo, mentre si contorsionava terribile! sarebbe venuta dopo!... quella vera, l’autenticai... questo è solo il Chiaro di Lu­ na!... Lo spettacolo sarà per un’altra voltai... Mica uno scherzo i riti del Vega degli Incanti... i Sortilegi di Goà!... che non è da chiunque l’Armoid, Sòr di quarta potenza! Che non crediate basti far quattro mosse! qualche cavata da illusionista! Un tale scombussolamentod’animo...un tale tornado atomico... ti annienta l’uo­ mo, steso sbaiato!... La vedevo la bravura magistrale! lo scatto! una tempra di quelle! per sostenere la prova! non mollare sotto i fluidi, l’uragano dei cosmici! Ah! i rischi erano grossissimi... una volta scatenati i «cyron», che si chiamavano cosi! ci si poteva aspettar di tutto!... era tutto descritto nel Libro, insieme alle pre­ cauzioni da prendere... Mi leggeva ogni cosa... stronfiando... Ci si

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è riposati un minuto cosi crollati al tappeto... poi s’è rilanciato nel convulso... ma non veniva più cosi bene!... Si è sforzato un po’ di ritrovare l’ispirazione... di riagguantare il sortilegio... ma più con lo stesso slancio... finite le lente torsioni di braccia tanto orientali, gli occhi strabuzzati, i sospironil... invece con certe sgambettate, e poi una specie di giga briosa, allegretta, saltellante, ma la faccia, la faccia da seduttrice folle, occhiate dappertutto, femmina incen­ diaria... tipo, sapete, rubacuori [...Pare che anche questa, con quel­ le mosse di deretano, era magia molto sacra, più ancora magari di quell’altra!... L’astuzia, stando al Vega, era di divertire i demoni, d’abbagliarli, di stordirli, di catturarli con Io scherzo, e poi quando erano belli allegri, tutti squassati dal riso, di prenderli alle spalle, di suo­ narli l'un dopo l’altro, a gran colpi di bambù! toc! sul cranio!... L£ che entravo in ballo io!... Io approfittavo della circostanza che i demoni se la godevano tanto, cosi perdutamente, che facevano at­ tenzione a niente, li prendevo alle spalle, li stendevo uno dopo l’altro... Mi veniva facile!... I colpi di bambù li mimavo soltanto... ci avevo mica il bastone... ma però dovevo lo stesso saltare intorno ai letti... Ce la mettevo tutta... Secondo le scritture del Libro do­ vevo suonare i dieci demoni... Lui mi spiegava per bene la mi­ mica, com’è che dovevo saltare, Sosthène... tirargli la botta... per­ fetto!... -Io l’ho fatta per dieci anni la danza dei bambù!... T’immagini che sei il principe Gorlor... li suoni di manico tutti in fila... Mi mostrava lo stile... io prendevo il volo, puoi credermi!... non stri­ sciavo mica come te... La cosa gli faceva venire su i ricordi. -Anni 94, 94, il Prodigio del Pacifico!... Pépe la «Celeste», che la chiamavano... nel suo vestito bianco lame azzurro... La vedo ancora! Te puoi mica farti un’idea! Un’orchestra Bramaputra al completo! tutta la musica! tre fachiri birmani ai titubali! più tredi­ ci pifferi negri di Ceylon!... Era più un numero! Era la grande fan­ tasmagoria mistical cosi riportavano i giornali... Dovevi vederla la Pépé planare sopra i demoni! La musica cosi bella che ti sollevava nei fluidi, tanto per darti un’idea... ma non puoi immaginarti!... Una tempesta d'onde che ti prendevano al punto che non sapevi più dov’eri... T’involavi, garantito!... E me l’imita la Pépé, com’è che remava nell'aria... per farmi capir bene!... lo sbattere delle braccia e tre metri da terra... «Pépé la Celeste» adesso va a fare lo spettacolo all'Empirc... Ma che roba è sto «Variety»? Sono i sogni d’Oriente che si portan dietro... È

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una vergogna!... Una pagliacciata... un carnevale!... Ecco cos’è che olirono al pubblico... E applaudono per giuntai... E il colmo! Non ci son più spettatori!... D’altronde me ne frego! Sacramento! Che vergogna! Sono opachi, ecco cos’è!... Capisci? Opachi!... beota! Mi capirai col tempo! Su, alè! flanellone! Cos’è, sei tu che sei stanco? Pronto a provocare. Io andavo molto bene a dire il vero... Ottenevo già delle raffi­ che, delle ondate di tac tac tac proprio carine... Lui non faceva me­ glio... Mi difendevo abbastanza... anzi perfettamente, e questo no­ nostante il braccio patocco, i crampi da urlare... Saltavo neanch’io tanto male... nonostante la gamba con cicatrici... che mi tirava nel­ le ricuciture... stendevo i miei dieci demoni molto disinvolto, a tutta velocità... Dove facevo un po’ di fatica, dove lo seguivo piut­ tosto maluccio, è quando attaccava il salto del gatto... Me mi toc­ cava fare Ciù! Ciù!... come il gatto che sputa... non ero tanto buo­ no!... e poi ero trafelato!... Ci ho chiesto che si smettesse un po’... che si tiri il fiato un minuto... Per prima cosa lui teneva duro me­ glio di me, nonostante l’unzione che s’era cuccato! la smerigliata del mattino! con il Col. Tutto quello che gli era arrivato sul gru­ gno.., Era maciullato dappertutto, gli occhi pesti... sembrava aver­ gli fatto bene... intraprendente, smargiasso... Voleva spiegarmi ancora, -Guarda! Guarda bene!... Non tralasciava un’immagine... mi diceva tutti i dettagli... — Bisognerebbe che ti ricordassi le parole... me le reciteresti se­ guendo il ritmo... tutta la frase... e l’acconipagnamento... Eh! faceva presto lui!... dovevo impararmi l’indù seduta stan­ te!... cercavo di pronunciare io... era impossibile! - A ognuno il suo mestiere!... ci faccio... Lei non è forte in in­ glese, io per l’indù non ci son portato!... Ci siamo seduti un momentino... Ci tenevamo il broncio... For­ tuna che era dappertutto imbottito con la moquette, tutto avrem­ mo demolito con la nostra pantomima... il nostro ballo birmano... -Lo vedi!... daccapo che m’assalta... sembra facile... però è ar­ duo.., Io sto 1( come uno stronzo, occhi bassi... nevvero, bambino mio?... Nevvero? — Oh! certamente, Maestro!... Certamente!... -Se lei non fosse cosi distratto... Se non avesse altre cose per la testa!... quelle storie di fregole, quei suoi grilli viziosi... forse sarebbe in grado di aiutarmi almeno un pochino... -Oh! certamente, Maestro!... certamente...

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Lo lascio baccagliare. -Stiamo celebrando una messa, ragazzo mio!... questo che de­ ve mettersi in testa!... Chiaro che lei è ben lungi da ciò!... con le baggianate che ci ha in mente!... Una messa per gli spiriti di Goà!... II Sar della terza Impresa!... Ne dubitava forse?... Il mio signor Vestibene?... Ah! sentilo quant’è perfido!... -Maestro mio! No! lo giuro!... - Mette in dubbio niente lei!... ingoia tutto lei!... come il pub­ blico britannico! Ahi lo disgustavo!... -Si spogli, amico... Decisamente lei è opaco... Un’altra delle sue idee luminose!... -Su! Su! poche storie!...Mi passi quell’accappatoio... Via quel­ le braghe schifose... Sta giacca che oscura!... Ci ha un’aria insop­ portabile!... Lei perdude l'animo!... Mi capisce?... perclude l’a­ nimo!... Nudo, andiamo! nudo, ragazzo!... Non aveva limiti! Volevo no contrariarlo, contuttociò... E poi si bolliva nella ca­ mera, Però l’astuzia la capivo mica troppo bene, che fossi nudo o vestito cosa c’entrava coi miei tic-tac!... Ce l’ho fatto notare... Era di bastoncini d’ebano che avevo bisogno, di vere bacchette al po­ sto di ste miserabili forchette e spazzolini da denti!... ci avrei fatto rumori sicuro meglio! -Ce li avrà domani. Che razza di risposta! E dài che si riparte in frenesia... la prima danza e poi la secon­ da... S’è messo completamente nudo nato per danzare proprio nel­ lo Spirito... Adesso è il numero dei Diavoli... Deve dimenarsi co­ me un demone!... C’è scritto nel testo, a tutte lettere, con una bella pittura in margine. Con un insieme di gesti terribili, deve attirare i suoi colleghi! Stregarli pari pari tutti quanti!... accattivarseli di soppiatto... e poi dopo, in un godo dolcissimo, d’umore magnifico, insomma proprio ammattiti davvero dai passi di danza!... vorticosi!... strabiliarli a tappeto mentre che io suonavo coi bastoncini, che ti eccitavo tutta la consorteria... facendoli sdilinquire, andare in calore... Quando poi erano presi come si deve nell’incantesimo, a punto e a pennel­ lo, rimbambiti di piacere, allora veniva la Fantasia, entravo an­ ch'io in convulso, il cavaliere Cwandor in carne e ossa! Passavo dietro ai miei babbei, e te li stendevo colpo su colpo... Plop! Plop! Plop!... Dovevo far svelto! dodici volte di seguito!... E op! risai-

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tavo ai bastoncini! Neanche una pausa perduta!... via subito con la danza d'Apoteosi!... -Caldo!.,, mi faceva... Piu caldo!... Andiamo! Siamo al trion­ fo!... E là, a incalzare, vorticare!... Lui andava a ruota libera!... Era il gran momento! Doveva passar sopra le teste!... di scatto... tra­ scinato in velocità!... Innalzarsi pari pari!... a furia di piroette in­ tensissime... filare sulle onde... derviscio prillatole che decollai... Io dovevo stimolare i movimenti coi miei tac! tac! da vertigine!... che giri in folle... vortichi vortichi sempre più!... sempre più svelto e più ardente... Mi toccava fare anche suoni di bocca...Brrruuum!... Bruum!... Bruuum!... a sto modo rotante, che lo slancio sia terri­ bile... un finimondo... una saetta!... La Trottola delle Onde!... che si ritrovi sparato allo zenith! dalla magia vorticante! Si che era il successo massimo! entrava nella Dimensione!... Capivo mano ma­ no, sparivo nelle Vertigini!... Poteva mica lamentarsi del mio chias­ so... Avevo ingranato quasi subito!... Ma non ero tanto bravo nei suoni di bocca... che lo confesso! Ne convengo sii... raschiavo un po’... i Brrruu! Brru!... Li facevo non tanto vertiginosi... però l'es­ senziale c'era... li facevo no strascicati!... C’è toccato riattaccare minimo dieci quindici volte!... Questione di sfumature... Lui ri­ cominciava con gran pazienza... Sudava sangue e acqua!... Un giro, Tundicesimo, crolla... canchero! Ne può più!... Ran­ tola come una foca... è steso... Lf... sbava sul tappeto... lingua fuo­ ri!... -Vabbè! ci faccio!... Vabbè! Riprendiamo domani... Ah! avrei mica continuato io.

-Ah! Io l’adoro!... Io l'amo, signorina!... Non riuscivo a dir altro!... Mi riprendevano le smanie... tutto per la felicità!... Ah! volevo baciarla!... Farle male!... morderla... strapazzarla un pochino... Tutto avrei fatto... tutto tentato purché mi dicesse: «Si! Ferdinand! Si! Lei! Lei solo!...» Ah! la violenterei senza tanto né quanto!.., la minima resisten­ za! Neanche tempo di dir beo!... Da un’ora l’aspettavo, doveva ve­ nir giù... Non ne potevo più d’aspettare,.. Oh! la mia capricciosa adorata!... Ah! morivo d’impazienza!... Dovevamo andarci assie­ me... cioè a far le commissioni... alla ricerca dei fabbricanti... se­ condo gli ordini del Colonnello... Io Londra la conoscevo mica tanto... E lui non si fidava!... Ci aveva le sue ragioni dopo la storia del mercurio... che non me la svignassi e chi s’è visto s’è visto!... con le due o trecento sterline, senza riportare a casa un bel nien­ te... l'aveva mangiata la foglia... Mi metteva una sorvegliante... me la dovevo portare in groppa io la ribongia, tutte le strocchiole... caricalasino!.,. Virginia m’accompagnava! Che gioia! che ebbrezza!... Ah! sol­ tanto a sentir il suo dolce nome, il suo nome adorato... che estasi,.. Obbedirò a tutti i suoi ordini... Rincretinito volevo solo obbedi­ re!... Doveva comandare lei!... Dovevamo uscir presto!... Non era pronta!... L’aspettavo... Finalmente! la sua voce!... i suoi passet­ tini... È lei! la mia meraviglia!... La mia incredibile!... Ancor più adorabile! più bella, più raggiante di luce, di fascino, di sorriso che l’al tra sera !... Che sera ?... Ieri ?... che mattina ?... Non so più I... Divago!... tutto mi si confonde, s’annebbian i miei occhi!... La ve­ do! La vedo!,.. L’amo troppol Mi manca il respiro!... la vita mi fugge via... mi ritrovo!... Muoio dieci volte al secondo!,., che gio­ ia!... do le onde!... Son tra le nuvole!... -Ferdinand!... Ferdinand!... Andiamo!... Sta voce d’angelo!... Son perduto nel mio sogno!...

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-Andiamo, Ferdinand!... Cado giù dalle nuvole... che sfortuna!... che spavento!... Ritro­ vo tutti i miei brutti pensieri!... Che brulichio... caterva d’odio?... di minacce! Ah! son proprio serpenti! Ah! mi circondano!... mi stringono!.,. Ahi devo vederci!... Ah! mi costringono!... mi tartas­ sano nella testa!... È un cinema!... Vedo!... vedo tutto'... vedo di nuovo! Ah! È il Mille Patte» che vien fuori dai binari!... Ah! sto figlio di troiai È in poltiglia!... come me in poltiglia!... Mi sgoc­ ciola addosso!... piena la faccia!... ce n’ho dappertutto!... Gli cerco la sua, la faccia!... La trovo più!... Ci corro dietro!... Salto... parto in tromba... il Nelson anche lui che mi dà dietro! E poi altri!.,, altri!... tipacci con certe grinte!... c Van Claben che mi acciuffa... mi salta sulla corbola... là in pieno!... Mi spacca in due!... mi sma­ nica nella pancia! sternuta! mi rimescola le busecche!... E il Boro, quello con la sua musica, Cosa sta a strampignare nel nero? Lo sento che trimpella... il suo piano che cigola... il piano del Vaillance... il Valzer delle Rose. Ah! posso mica uscir di casal... Io crollo!... Ah! faccio dei segni... «Virginia!...» So che è li... spari­ ta!... È una vertigineI... Un malessere!... Son in preda alla feb­ bre!... Mi siedo!... stringo gli occhi forte!... Vedo lo stesso... rosso su bianco... il Colonnello desEntrayes!... dritto sulle staffe!... Uno spettacolo di ricordi I... Ci ri-sonoin guerra!... canchero!... Ri-sono un eroe!... Lui pure!... Belli i ricordi!... Qua mi distendo sul di­ vano... me la faccio la mia crisi!... Rivedo des Entrayes, il mio ama­ tissimo Colonnello!... Mica matto lui!... Dritto sulle staffe!... la spada sfoderata... in aria!... dardeggiarne nel sole!... Agosto 1914! Grido! Agosto 1914!... L’ho riconosciuto!... «In alto i cuori!...» ruggisce il capo... il capo degli squadroni d’acciaio!... Lo conosco il suo grido!... L’ho sentito nelle Fiandre... coi miei orecchi!... Nel mio sogno vedo i ricordi... il reggimento!... il dodicesimo!... Dov’è che sarà impegnato?... in quali battaglie ancora furibonde?...Magari 1’han trovato il mio braccio?...E Raoul che è morto fucilato?... e gli altri allora?... tutti quegli altri!... So più niente!... Ma è il Mille Pattes che mi perseguita!... subito che mi saltava sulla testa... Dov’è che mi salta adesso?... con tutta la sua cattiveria?... Mi domando?... Ah! che supplizio i ricordi!... So più niente!... È Virginia!... Colpa di Virginia!... Tutta colpa sua!... Mi dà le allucinazioni'... È lei che mi turba!... Mi sconvolge l’animo!... la ragione!... tutto quanto!... Sento gli angeli!... Le loro trombe!... le trombe d'argentol... Vedo le stelle!... Vedo la mia divina Virginia!... Vedo le luci intorno a lei!... là sulla scalai... Ci ho la bava alla bocca!... Urlerei dalla felicità! e poi subito dalle

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pene!... Mi risveglio.., vengo fuori dall’incubo!... tutti i dolori che mi tornano... da parte a parte mi trapassano!... la fronte le braccia le orecchie... sento i treni che mi corrono addosso!.,, mi fischiano, mi ronzano dentro tutta la testa!... Voglio più saper niente, san­ gue del canchero!... Traballo!... M’attacco alla ringhiera... Piccola vertigine... Mi ritrovo tutto tremante davanti a lei... Ahi che spa­ vento!... che emozione!... Andiamo, su!... Cerco di darmi un to­ no: «Su! bambina!...*» Proprio vero che è giovane!... una bimba!... Son io che ci ho l’età e l’esperienza!... Ne ho già viste di tutti i co­ lori!... Sono veterano di fatto... coi miei ventidue anni!... tant’è vero... le mie ferite e le mie tremende peripezie!... Su! andiamo! Dio cane!... Basta simonare!... Finito lo stordimento!... Cammino alla bell’e meglio!... Mi sfrego gli occhi!... Per un istante ho so­ gnato... perdita di coscienza... Cose che capitano!... tant’è vero!... la botta in testa appunto!... Un’altra squassata della guerra!... Po­ vero il mio cervello!... Eccoci in strada!... Ah! sospiro!... Ah! re­ spiro!... Parlo ad alta voce!.,, esuberante!,.. Andiamo verso l’auto­ bus,..angolo viale Mount-PIeasant...Passa un quarto d’ora circa!... Voglio farle impressione... parlo... parlo... che non mi prenda per un mezzasega!... un malingamba, malaticcio faccia da morto!... senza la minima importanza!... Ah! l’avrei mai tollerato!... Ce lo dico chiaro e tondo!... Innanzi tutto mi ama?... Mi ama un po’?... Mi pongo la domanda... La rimugino accanto a lei... son cosi com­ mosso!... Non so più bene dove metto i piedi!... strabucco dapper­ tutto... vedo più niente davanti a me... né vetrine né persone... neanche i marciapiedi, sbatto, m’inzucco... mi do una drizzata, so­ no in estasi... nell’incantesimo della sua presenza... Vedo niente neanche sull’autobus, dal tanto che sono in meravigliai per la sua cara presenza!... non lo vedo il soldato che mi sacramenta perché ci ho pestato le piote... né il bigliettaio che mi scrolla... che viene a tafanarmi nel mio sogno... -Dov’è che andate?... -Marble Arch!... Niente vero... Prima di tutto dobbiamo passare da «Stream» Oxford Man­ sion, il negozio di frufrù, che forse li ci troviamo le nostre piume, i nostri cimieri da elleni, le nostre cianfrusaglie da ornamento, c poi via di corsa dopo da «Gospel», un’ora di strada minimo, il «124» per le forniture di metallo, i paiolini, le valvole a ventosa, la stoppa... Sicuro che non trovavamo tutto da «Gospel and C°», ce l’ho detto subito a Virginia... che mi aveva sfottuto per le mie apprensioni, lei niente che l’inquietava la bambina!... Per lei era

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solo andare a strombo, un gioco da una bottega all’altra! uno sporti... Tutto si sarebbe portata via, qualsiasi marciumaria, per far contento lo zietto!... Prendeva niente sul serio!... tutto la di­ vertiva la marmocchia!... specie se mi facevo trattar male!... se mi facevo strapazzare di brutto!... se ci restavo come un idiota... an­ dava in brodo di giuggiole!... Una natura birichina, deliziosa, di­ spettosa, una spensieratezza angelica!... lei ci giocava con le cose serie!... Avevo paura che mi abbandonasse, se mandavo un sospi­ ro... che scappasse... che tornasse in cielo!... Avemmo, debbo dire, una bella fortuna da Gospel, la loro fabbrica non mancava di nul­ la... I nostri due paioli, tutta la stoppa, e persino le aste a ghiera!... Ci diedero tutto quanto su due piedi!... tutto l’assortimento... Ac­ quisti pagati sull’unghia beninteso... ma che ribongia!... Il Colon­ nello O’Colloghan ci avrebbe avuto una piacevole sorpresa, il piti grande dei disastri riparato!... Restavano centocinquanta sterli­ ne!... Via per le altre strocchiole!... La lista era ancora lunga!... Direzione Soho, per la chimica!... i piccoli prodotti verdi, azzurri, gialli, il cloruro di zinco, l’allumina e lo zafferano!... la gomma ara­ bica... Di qua! di qua! attenzione!... pericolo!... diventava piti cri­ tica la zona... pericolosa al massimo!... Potevo incontrare della gen­ te, degli abitué del Leicester, tipi sbrodoloni, curiosi e malinten­ zionati, certi orrori!,., battone soprattutto!... Ah! dovevo drizzar gli orecchi!,.. Mica uno scherzo! Ma però ero curioso!... attirato a rivedere i luoghi, un po’ le grinte, le conoscenze.., tutta la ghenga... le mine.., i rochet toni!... Ero in preda a un sogno?... una ma­ lattia? un miraggio?... C’era da chiedersi!... Ci avvicinavamo, sul­ l’imperiale tenevo gli occhi aperti... smicciavo gli angoli delle strade... i punti dove le donne fanno il cambio della guardia... ac­ costano... taroccano... sempre in due o tre!... Davanti a St Matthew the Field, credo che ho visto la Nénette... non son sicuro... ma ho docchiato manco un uomo!... manco una mina della batteria per tutto il percorso Edgwin Road, Dott Street... Shaftesbury... che Invece son posti bellamente frequen­ tati... Il Nastro delle Dame!... Siam scesi dall’autobus.., mi tiro dietro Virginia in direzione Trafalgar... volevo veder Nelson!... Non c’è da sbagliarsi... Era là!... In pieno imbonimento.., sopra le sue patacche... Spiegava le cose ai passanti... «La torre Eiffel»... «Le Piramidi», lo sentivo berlingare... Ce lo mostro di lontano il merlo... ma non vorrei avvicinarmi troppo... Ah! se la diverto la mia musmè!... con le mie arie!... i miei misteri!... tutto sto gioco a nascondino!... -You are funny!... You are funny!... French are little that!...

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Si domandava se magati non è un gioco dei francesi? Se erano tutti cosi?... a spiarsi per le strade a sto modo?.,. Gli rispondo neanche!... Ci ho altro da farei... parto in quarta bella!... a tutta birrai... una lepre!... fendo gli spazi...gli ingorghi... filo tra i cabs... credo che ho visto un giustino di «Scot»... mi viene il fuoco al culo!... avrei preso il volo!,.. Ci fermiamo, gli spiego il mio timo­ re!... E lei tràcchete là a saltare di gioia, a giubilare!... la tengo più!... vuol vederne dappertutto di pule... Vuol che gliene mostri dovunque!... senza mai smetterei... delle piu terribili... a tutti gli angoli di strada!... e dei basistil... dei veri banditi... che io devo conoscerei... dei fuorilegge!... Si eccita!... -Show me, Ferdinand!... Show me! Ah! mica finita!... mi molla piu!... degli assassini, dei setaccia­ li, degli anarchici spaventosi, io devo vederne dappertutto!... che ci godiamo per bene!.,, che si palpitiI come in Nick Carter}... Poi subito voleva parlargli a quelli... di punto in bianco... che facciatosta!... Una piccola sfegatata!... Ci divertivamo da matti nelle no­ stre commissioni! Ma io però sudavo!... Ci cambiavo di spalla alla mercel il pacchetto delle chinchaglie!... Dovevo mai smettere un secondo di contar storie per strada... delle peripezie senza fine... mi sforzavo... mi esaurivo!... Avremmo potuto andarci a sedere nella chiesa vicina... St Martin, o alla National Gallery... o risalire al Leicester, cioè allo Square... Era bel tempo... splendido... Era una matta imprudenza... temerarietà da rompicollo... a due passi dal baitol... e però ci schioppavo dalla voglia... di smicciare un po’ le loro grinte... i loro maneggi!... i loro abbordaggi saraffil... Ma se c’era cagona in giro?... le entrate e le uscite?.., Se la gaffa ti cala in spiazzosa?...Dài! Mi scuoto!... mi decido!... m’installo con Vir­ ginia sotto l’albero davanti alla statua... all’angolo di Shakespeare... di là potevo smicciare tutto per bene!... non perdevo una virgola dei loro barattini... vedevo tutto il lavoro delle signorine... tutta l’attività del Leicester... Le riconoscevo benissimo di lontano... Petit-Coeur, Gertrude,., la Finette,.. Mireille la donna di Gendremer col vestito rosso... Ci davan della gran pelle svolazzando in caccia ai coscritti... «Le cinque!» momento di punta!... la febbre del business... Quasi tutte le conoscevo!... C’era Hortense, Ni­ nette... Maryse.,. Resèda... e poi altre due o tre!... le donne d’occa­ sione... tranquillo come pochi sto piccolo mondo!... Con del mor­ dente al massimo!,,, niente da segnalare! Angolo del bar dcll’Empire perfettamente a posto quanto sembra... Solo «Boby-Coq», come lo chiamavano il giustino del District, che stanziava davanti al Lyon’s... Faceva male a nessuno.,. Insomma del business a gon-

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fie vele... una gioia, una musica per gli occhi... Gli girava bene ni Cascade!... Potevo mica spiegargli tutto... contargli lutto a Virgi­ nia, il perché e percome... Non era roba per la sua età, una bam­ bina, per quanto sveglia, smagata e tutto... Non era possibile... Ma questo l’incuriosiva ancora di piu... Voleva sapere cosa succede tra le signore e i passanti... tutti quei militari... Perché m’interes­ savano tanto?... I nomi di quelle signore... e tutto quanto!... Io gli ho detto erano francesi che incontravano dei loro amici... Vi­ stose come francesi... Passavan no inosservate!... Spiccavano sul kaki militare con quei vestiti a colori vivacissimi... dieci... venti farfalle... tutta la mussola che svolazzava da un marciapiede all’al­ tro... Le fiamme del marciapiede!... l’esplosione delle cinque di sera!... il va e vieni.., e una maraia di gente... sorrisi alla felici­ tà!... Il grande Godard davanti al Pub-Queen, con bombetta grigia e un bel garofano doppio, smicciava la mischia... Un vasco della pila era il grande Godard... che faceva battere, per quel che mi ri­ sulta, almeno dodici mine... tra Tottenham e Cecil!... e montava la guardia... Anche peggio del Cascade, quanto profitti... Con tut­ to ciò stava per arruolarsi... lo sapevo, me l'avevan detto...Mi chie­ devo cosa cazzo ci faceva 11... che avrebbe dovuto esser dietro far fagotto... Quando si è schiavi delle abitudini!... Ci avevo paura che mi vedesse... Giro un po’ la testa... A un certo momento... tut­ to un rataplan... un’emozione tra le donne... Una pula dei paraggi in vista!... ma di quelle cattive!... Pedro la Fisarmonica, che è in combutta e fa il lisca all’angolo del Bragance... attacca allora come un matto... spara il tiro col suo strumento... vuol dire che c’è cagona!... il Tipperary a tutto volume... La stroppia la musica... le donne allora saltano, caricano, sgambettano da ogni parte!... cam­ bio di piede!... cambio di marciapiede!... Le cacciapila si lanciano, s’incrociano, se la svignano... tutta una quadriglia dei «lancieri» sull’asfalto... tutto il balletto della stradai... giravolta... si sparpa­ glia... Il giustino vien avanti... occhio di vitello... passa placido placido nel rimescolo... tutto bene... tutto a posto... tutto combi­ nato!... È il rito... il rispetto delle leggi!... la commedia del più forte!... Virginia vuol che gli spieghi... si domanda cos’è che mi fa sgranar tanto d’occhi... quelle persone che filano cosf svelte... i loro nomi?... Cerco di ricordarmi! La Flora... Raymonde!... Ginette Bobichon... Mouche la Sognatrice... Occhio di vetro... Più o meno le conoscevo... Ma c’è qualcuno che m’ha sorpreso, Arnold il Ta­ tuato... cioè Belle-Bise!... credevo mica di trovarlo ancora li!... Era sul marciapiede di fronte, parlava con la pula... Lo facevo par­ tito da un bel pezzo... arruolato a Dunkerque... secondo il bacca-

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gliol... Aveva messo su la paglietta Belle-Bise... una novità,.. I macro a quell'epoca portavan tutti la bombetta grigia... — Alè! bastai... decido.,. Adesso allo sgobbo, bimba!... ci sia­ mo gingillati abbastanza!... loafing! A noi due!... Alle commissio­ ni! che lo sente lei dopo suo zio!... Ma lei voleva mica obbedire!... Voleva star ancora a sfrombo! Non voleva andar via da quel posto... la giostra delle signore... che l’interessava... Voleva ancora vedere!... che gli conti un po’ di più!... sui misteri dei basisti!... Con chi è che stavano quelle perso­ ne?... quanti insieme?... Come? La incuriosivano ste robe!... Una marmocchia simile! Curiosa! Una gattina!... Era proprio bel tem­ po!... Il Leicester Square non è un paradiso terrestre!... ma è un pic­ colo riquadro di verde in mezzo al traffico assordante... che ti ri­ posa proprio, specie d'estate... proprio il posto dove s’incrociano, dove s’aggrovigliano d’un terribile... folla... cavalli... veicoli... bi­ ci... da dove sfiondano verso il Circus, nel vortice Piccadilly!... Rallegra, un angolino d’erba con degli uccellini!... La mia adorabile Virginia lei era brava con gli uccelli, li incan­ tava quasi subito!... arrivavano a stormi... Un pezzettino di pane... volteggiavano... venivano nella sua mano,.. Gli scolari a fianco, del pensionato Sant’Agostina, eran dei veri scapestrati, passavano la ricreazione a lanciar sassi... A tirar le trecce delle bambine... Le bambine del pensionato, marmocchie piti o meno come Virginia... vestite corte uguali... ma forse mica smagate tanto!... Dappertutto le panchine occupate... le dattilografe che fanno lo spuntino... le mamme con i loro babies a dondolar le carrozzelle... i vecchietti guardoni all'erta... che facevan finta di leggere il giornale... tre, quattro marmittoni che dormono... Voleva che ne contassi ancora... Mi lasciava piu tranquillo la mia dolcezza!... L’avevo stuzzicata... che gli dicessi tutto e mai basta... che ne inventassi se c’è bisogno! Era un romanzo per lei!... precoce la biba!... gli andava a ruota libera l’immaginazione... Alla fine era troppo!... ne potevo piti... prima di tutto lei non mi cre­ deva tanto... si divertiva con le mie storie!... Volevo parlarci d’al­ tro... delle mie apprensioni per l’avvenire... faccende un po’ più serie... smascherato... io rischiavo... piccola allusione... Che So­ sthène era proprio coraggioso, che sicuro ci dava sotto... ma Io stes­ so era un rischio sto gran concorso!... che può darsi andava a finir niente bene!... che l’alea era terribile... Non volevo parlargli della danza... dell’incantesimo di Goà... della quarta Dimensione!... ci avrebbe capito niente... povero tesorino... ci avrebbe riso come

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una matta... una bambina, sicuro!... però ce n’avevo una voglia! Era troppo balengo per la verità!... Non ho fiatato neanche sullo zio!... die lo trovavo pericoloso con le sue fisse da gattamorta... i suoi rubinetti di gas assassini! osavo piu dir niente!... Riflettevo!... cosi meditabondo sulla panchina... al culmine delle mie riflessio­ ni!... Sento: «Psst! Psst! Psst!..,» A me ch'era rivolto... Inebetito faccio anch’io: «Psst! Psst! Psst!...» E chi mi trovo là davanti? la Bigoudi!... La donna del Canard!... -Ehilal che mi fa, di’ un po’, bellezza! Cos’è, metti in pista le bambine adesso?... -Io?... Son sorpreso! -E questa? Mi mostra Virginia. Ci aveva la gonna corta, vero... quasi alle cosce, ben fatta, muscolosa, dorata, tutto... Roba che si nota per forza!... Lei aveva notato!... Cambio argomento... Domando: -E il Canard? -È nella naja... sapevi?... Da otto giorni! Di’ te, maschio!... Te l'immaginavi te?... Un fiacca uguale! che s’alzava alle cinque dopopranzo!... L'aveva trovata l’America... te lo dico io!... tran­ quillo come pochi!... Ci aveva una sberla di coglione grande tan­ to!... Vuoi saperlo, tanto cosi di varicocele!... due volte riforma­ to!... Mi mostra il pacco di roba, le due mani... che gli faceva come un cavolfiore... -Il maggiore del Consiglio voleva no!... «Resti qua, amico mio!... Ma resti! Aspetti il suo turno!... è mica finita la guerra!» Necal... neca! Il signorino ci resisteva più!... Gli veniva un colpo a veder gli altri far fagotto! Tatave! Gigot! Francois e La Tron­ che! Se la sarebbe sbranata la sua balla! Non ti dico d’un furioso! se la palpazzava notte e giorno... che ce l'ha fatta ingrossare di più, per forza!... ci riusciva più a infilarsi le bigonze!... mi faceva cagar sangue alla fine!... «Parti! » gli faccio... «Parti, testa di cazzo! » Un saganato ti dico!... un rompiballe!... Ce l’ha fatta al Consolato! ti dico io, alla fine!... a forza di spaccare i coglioni!... Volevan pili vederlo... «Parti!» che ci han detto!... «Parti e non tornar mai più!... Qua il tuo biglietto per Boulogne... Ciao! ci vediamo! vai sulla forca!...» Io te lo sai che non son brutale, ci ho avuto un papà malato e tutto, curare un uomo lo so cos'è... e i coltelli mi piacciono neanche, ma ce l’avrei tagliata la sua balla, che cosi non seccava più!... E mai una buona parola, nota bene! una parola dì gentilezza macché quand’è partito!... Come un maiale che è par-

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titol... grugnendo, to* cosi.., «Rrrong!,.. rrrong!...» un vero ani­ male!... Al macello la carogna saganata!... Potevo no trovarne un altro! Manco ci ha detto «Arrivederci»... «Son in ritardo, Goudi!... Son in ritardo!...» Altro non gli è venuto in bocca... anche alla stazione eh?... Charing Cross,... Lascia pure che uno dia i nu­ meri!... il motivo, la Patria!...la Francia... il Comenel, e titi e tità... Ma noialtrc, orcocane, l’Inghilterra, è qua che ci guadagnarne la pagnotta!,.. E son briscole che vengon giù!... te lo dico io... Ne prendo di cazzi io sai?... Che lui ci ha vivolato su me, quel figlio di vacca... per un bel pezzo!... sono piazzata... mica me lo sogno... Li conosco i Tommy... basta darsi un occhio intorno... Da papi in tut­ to e per tutto... C’è manco uno su cento che parte!... per cosa deve andar a far lo stronzo? Sto fenomeno!... Chiedigli a lui, al Canard! chiedigli, quel culanol... Ci van mica i miscioni... mica fessi, loro! Va là! Allora perché lui?... Li conosce neanche!... Che roba è?... dimmelo tei... Più imbranato d’un cliente, sacramento!... È du­ ra!... Bisogna vederli come tramescano sti inglis! Basta che vedi i pullman al sabato!... Crickett! Crickettl misceronil... È tutto col­ mo, stracolmo di atleti... Buoni no però quelli per il tapùm!... Con tutto che ci han neanche le balle come lui!... Ci mostravo ogni vol­ tai... Ci mostravo: «Quando ci vanno loro, capito berlocco? ci vai anche te!...» Quante volte non ce l’ho detto!... Vaffanculo saga­ nato!... Sto manfano!... Manco detto «arrivederci»! Cosa sono io? una merda? Partito a sto modo!... Pfft!... Ah! che non la mandava giù! La partenza cafona!... Dava nell’occhio Bigoudi con tutti i suoi colori! e le piume!... il pennacchio azzurro, bianco, giallo!... borsetta tutta d’oro!... un cacatoa!... si vedeva lontano un chilometro!.,, da Portland Place a Tottenham... era la sua zona!... A Londra conosceva tre strade in croce, da sette anni che ci viveva... Non era sola nel suo tratto da Portland Place a Tottenham, una smannata di troie dentro ogni porta a taroccare notte e giorno... Pensavano altro che a maligna­ re... Ah! coglione che ero stato a venirmi a cacciar nelle loro graf­ fe... Che mi scaravoltava tutto... Chissà adesso come andava a squaquerare sta qui! ai quattro venti! destra e sinistra!... che mi aveva riconosciuto! Dov’è che m’ero ficcato!... Ah! sacramento d’uno scavezzo! In che merdaio vado a mettermi!... Ahi l’imbranatol... Ci avrei dato di testa in un albero dal tanto ch’ero furibon­ do di vergogna!... contro me stesso, stronzaccio che sono!.., Ades­ so se gli chiedevo di mangiare il mammone, che non parlasse di me con nessuno... sicuro che andava a tartire dieci volte peggio!... -Ci passi no dal Leicester? mi fa lei, ingenua.

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III

-Va là! Ix> sai benissimo che non posso! Ceravamo arrivati alla castagna. Mi faceva girar l'uovo.., Lei non insiste... parla d’altro... Si interessa a Virginia... gli manda de­ gli sguardi... dei sorrisi. -Allora, Miss, come va? che ci domanda. Virginia è per niente impacciata, risponde con bella cortesia. Si parla del più c del meno... Di colpo gli viene un’idea, cosi, una parola tira l’altra. Guarda Virginia fissa fissa... Mi azzafla il braccio. - Senti un po’, se mi prendessi una bambina? Ah! to’ senza tanti preamboli!... E trac che si siede vicino a lei, me la tocca, me la liscia... ci ha gli occhi che le brillano. Occupia­ mo tutta la panchina... come dico, a sto modo noi tre, proprio sot­ to Shakespeare... la statua. - How do you do Miss? si lancia. Tentativo d’inglese... si diverte anche lei del suo accento.., non ci riesce a fare gli how... li aspira da strangozzarsi... riattacca. - Hou>! How! How! Allora ridono, tutte due!... -I speak english? cosa ti credi? La voce vinosa. Gli prende il braccio a Virginia, cosi in pieno giorno sulla pan­ china, gli passa la mano sul vestito, cosi di prepo... sulle cosce, paipazza, una sfrontataggine pazzesca... tira un sospiro... cian­ gotta... -Di’ un po’, ma è bella la Miss! tu me la tieni nascosta, di’ un po’ Ferdinand? Me la dài? Dillo che me la dài! Quanto vuoi?... S’imbarazza mica, dice franco... -Sarà mai più fetente di un uomo!... La rinchiudo io, sai? La rinchiudo... Piena di idee!... -Te ti faccio andar in guerra! Io, sai, le belle cosce!... E giù che l’abbraccia, che la morsicchia... Ah! è proprio il colmo! - Belle cosce che ci hanno gli inglis... è papà che gioca al fotbai! le gambe del paparino! Eh? che è papà che gioca al fotbai? Guar­ da qua, te! te n’intendi no, te!... Capirai mai le donne... sei uguale al Gros-Lard te!... TI disprezzo. E là che gli tira su le sottane, che tasta, le belle cosce dorate... Una facciatosta da incosciente, a sto modo sulla panchina da­ vanti a tutti... La crisi che gli viene... Ci squassano le piume di pa-

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radiso dal tanto che sboglienta sulla piccola, cosi all’aperto. È tut­ ta rossa d’entusiasmo. -È muscolosa eh? È muscolosa... Guardalo sto musetto! Ah! Ferdinand! io me la porto via!... L’affare era già combinato... Per scherzo, credevo io. — Dài! Mòcchela Bigoudi! rispondo. Stava esagerando... -Un corno! la mocco no testa di cavolo! No che non la mocco!... S’arrabbiava. Credevo che la marmocchia mi desse una mano, che si cavasse d’impiccio da sola... Neanche per idea! Lei si lasciava fare, ridac­ chiando e basta... Non potevo tirarla via dalla piazza, sarebbe sta­ to subito lo scandalo, potevo no rischiare... Cosi andava di lungo la cosa!... Loro ne profittavano delle circostanze!... a sto modo da­ vanti a tutti... Se la godevano come matte, poco ma sicuro!... la giovincella e la ciospa! Ah! ero sbalordito! ...Ero giovane anch'io... ci avevo mica dubbi sulla natura!... Credevo che la marmocchia si mettesse a recalcitrare, tirarsi indietro, a correre... Manco per so­ gno!... Si contorceva, solleticata!... Roba dell’altro mondo!... Rideva­ no assieme. Ci facevo la figura dell’idiota. -Non vuoi, di’ un po’?... Non vuoi?... Ribatte la sua solfa... la proposta di comprarmela... - Che età ha? -Dodici anni e mezzo... Credevo di fargli paura. La gente ci guardava... sapevo più cosa fare... Diventavo cre­ misi pure io... Forse la gente non si rendeva conto... che era un bel po’ ciucca la Bigoudi... insomma in chiarina... e mica di slenza!... che eran gesti da ubriaca... Insomma non sapevo più cosa fare!... La Virginia lei faceva la bambina, tutta moine, la squinzia... Mi prendeva per il sedere... Adesso sta ciospa provocava... -Ferdinand!... Ferdinand! Che goduria! Mordi qua!... Ci tengon d’occhio le madame!... Ai cancelli è vero, i polismani che s’interessavano... starnavano tutti dalla nostra parte... Si che era criminale da parte sua, che tirava cemento ai giustini! E la bimba anche lei si divertiva... Elettrizzate tutte due! e io che figura ci facevo?... Ah! ste troie!... Mi meraviglio di Virgi­ nia!... la cosa diventava insostenibile con tutta quella gente d’in­

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tomo!... Facevo delle proposte, che magari ci cercassimo un altro posto... volevo che si separassero... Che commedia!... Ci ho dovuto promettere alla fascinosa che gli riportavo Virgi­ nia la sera stessa, non più tardi delle undici all’Empire, sulla pas­ seggiata!... D’accordissimo!... Promesso!... Che era un vero ap­ puntamento! D’accordo!... Perfetto!... Che si andava a godere assieme!... Ci ho promesso tutto quello che voleva per cavarmi d’impiccio... Avevo paura che si cacciasse a gridare... credo che era imbottita di macuba oltre che d’alcool... -Sei pura!... Sei pura!... che gli mormorava da appassionata sbaciucchiandola a Virginia!... Ci si separava... E nell’attimo che mi strinse la mano, ecco che impallidì... pallida pallida!... livida... occhi spalancati... si alza... se ne va via dritta dritta... un automa... ci lascia... ci pianta di col­ po... -Buon viaggio!... Bellezza!... Tutte le piume gli fluttuan dietro, le sue paradiso, il suo boa... Passa impettita davanti alle pule... gli dicon niente... «Aspetta un po’ te bambina!... penso tra me e me... Adesso che è andata! Ades­ so vedi te!... Adesso te lo do io!...» Ah! se m’ha fatto arrabbiare!... Ah! sta puttana d’una piscialetto! Senti te che sculacciate!... Ah! non riuscivo a dir niente!... Adesso che mi son ripreso! Ah! come te la concio!... La vergogna che non gli faccio venire... che lezio­ ne!... Che quella donna era solo un rifiuto! Un abominio di balenga!„. una vecchia drogata schifosa! un’immondizia, un’abbietta! Che è atroce per una giovinetta frequentare donne di quello stam­ po... Voglio offenderla... umiliarla!... Voglio farla piangere calde lacrime!... Piange neanche un po’!... mi ascolta... rialza il nasino, riabbassa la sottanina... la secco!... Già tutti i vizi in corpo... Mi fa il broncio... mi trova noioso e brutale!... Ah! è il colmo!... Ci resto steso!... Posso mica rimettermi a discutere!... lascia pure che met­ ta su il muso!... Ah! canchero! ne ho a bastai... Avanti!... Non ci cavo più i piedi!... — Su, signorina! le commissioni!... Mi carico... -Andiamo!... Mi carico il mio materiale, la paccottiglia op! in spalla... e avan­ ti! Cristo d’un Dio!... Con tutto però ero in dura... Mi veniva su la gelosia, mentre costeggiavo le vetrine, mi rivoltava nell’amor proprio il modo che s’era comportata la mia adorata Virginia, l'angelo del mio sogno,

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il mio fervore, la mia bambina, la mia pura! con quella spudorata gimbarda... Il mio tesoro!... il mio cuoricino!... Ah! posso ben dire che ero rimescolato, vedevo le mille luccio­ le... e poi anche certe visioni maialesche, fantasie sporcaccione... che erano da urlare...ruggire...dal tanto che mi prendevano all’im­ provviso, mi conturbavano l’uccello... Ah! il pepe in culo!... -Ma non le è parsa ripugnante? abominevole? Disgusting? Puzzolente?... l’interrogavo a sto modo a ogni angolo di strada... Volevo che mi rispondesse... e poi i particolari... Ci avevo la gola secca... m’assassinava sto vizio! Il dispiacere!... L'ardore!... Ah! era troppo... troppo crudele!... Ah! la piccola mostro!.., la guar­ davo... lei pure mi guardava... sfottente... sfottente sf!... l’acquacheta!... dei begli occhi azzurri che ridevano, faceva l’innocente!... non mi capiva... menava il sederino... il vestito a piegoline! mi esa­ sperava... saltellava vicino a me... mi lasciava bafugliare... Ah! non vedevo più il marciapiede... i lampioni... i passanti, dal tanto che ero fuori dai mici sentimenti!.., tutto per colpa di quella vecchia recchiona!... avanzavo come a tentoni col mio fagotto in groppa... penavo.,, non ci vedevo più bene... Ce le avevo sempre davanti agli occhi, quella là insieme alla bambina... Ah! è atroce sta gelosia... die si divoravano a morte... e io sotto che leccavo... che gli morde­ vo le cosce!... loro mi strappavano le mie cose, impazzite com'e­ rano... Ecco cos’è che vedevo... camminavo a zigzag per la strada! Ah! ero rogo. Una gelosia da fuoco d’inferno che ti distrugge, ti rovina, ti stende con la lingua fuori, ti pianta un coltello nella te­ sta, l’idea fissa che osi più far niente!... che ti fa ragliare come un somaro!... -Ah! Ah!,., supplicavo vacillando... Ah! mia piccola Virginia! non mi abbandoni!... Non la sgriderò mai più!... Dica che mi ama un tantino... che non c’è solo Bigoudi... che anch’io conto un pò” per lei... Ah! m’attaccavo a tutto... la brutalità non rendeva... Vo­ levo entrarci anch’io nella festa! Le visioni mi possedevano trop­ po!... affanculo! La gelosia... Ah! la supplicavo belando... che non scappasse... che mi perdoni! dirò mai più niente!... più un rim­ provero!... più un sospiro! porterò il mio pacco come si deve... Trascinavo la mia gamba trabucca preso da folli visioni... Bollivo, com’è vero Iddio!... Volevo saperne di più!... mi accanivo... Era troppo per la mia salute... mi buttavo a testa bassa... con le mie domande sporcaccione!.., visigotiche!... lei mi rispondeva nien­ te... Saltellava al mio fianco, tutta vispa, tutta spippolai...Non osa­ vo metterla alle strette la mia adorabile Virginia, il mio idolo... la mia madonnina brighella.., Mi teneva con dei sorrisi... ero svuo­

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tato, da autentico debosciato proprio... sarei svenuto sul marcia­ piede... Non era il momento... Ah! però ste ingle sine... cosi pim­ panti... cosi bambine... cosi fresche... il cielo negli occhi... è la per­ versità degli angeli!... Volevo trascinarla dentro una porta in Buckingham Road, lei lasciava fare, poi d’un guizzo mi scappava... vispo folletto!... la baciavo nel buio... la spingevo in un angolo... mandava certi grido­ lini!... Oh! piacere!... piacere!... che paura d avevo che mi scap­ passe! Gli facevo un po’ male!... La pizzicavo... volevo sapere!... per Bigoudi... per tutto quanto... che mi confessasse un po’... Ah! l’amavo!... ancora di più proprio era una tortura dieci volte peg­ gio dopo Bigoudi!... Abbaiavo di gioia, dentro il portone a ciuc­ ciarle la faccia... e con la mano sinistra, quella robusta, gli smanazzavo il corpicino, la pancia, il dilettino cosi nervoso, cosi duro, fre­ mente, l’animaletto... l’argentovivo... la tenevo ferma, la spreme­ vo, la manipolavo... Ci avrei fatto venir fuori lutto il sugo... tutto il sugo della sua malizia, la puttanella!... tutto il sangue, tutta la ciccia!... sacramento!... e venivo!... venivo!... Giu le mani!... Vacillo... m’aggrappo... Mi mordo la lingua! Haggn!... in pieno collo,.. Pflac! mi molla una sberla sul naso... Non è carino!... Pflac! Gliene mollo una anch’io! Servita!... Gli prendo i polsi e forte... la inchiodo... ci rifilo uno di quei succhiotti ingordi, cosi dentro un portone... et vlan!... dà l’aria di sentirsi male... Bel lavoro!... La scuoto!... la friziono!... la tengo dritta... ritorna in sé... Questo succedeva angolo di Wickham Gate davanti al mercato delle pri­ mizie... -Su! gli sussurro... Andiamo via!... Mi segue... ma l'avevo scossa troppo... mi osservava grimalda... eravamo pari... Acceleravo il passo... Basta prendersela comoda!... Io portavo tutta la ghisa... le chincaglie... un peso da orbi... Sudavo sette camice a trascinare il carico... Un dato momento.„ eccola che mi aiuta... si mostra gentile... Portiamo il sacco in due, ognuno il suo lato...e pfloc!...lei mi molla tutto sulle piote... tutto il sacco!... tutto si sparpaglia, ruzzola... pieno il marciapiede... piena la car­ reggiata... ho dovuto correre... raccattare, saltare nel rigagnolo, ricaricarmi tutto... Lei si gode di sto tiro bertoldo... che io trotti dietro il materiale, mi intrufoli tra i piedi dei passanti... una tro­ ieria di quelle!... Volevo più che mi aiutasse, preferivo sorbirmelo tutto io... Mi trascinavo con la mia ribongia... Preferivo fermarmi dappertutto... mi fermavo quasi ogni angolo... era una cosa meno

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svelta... però preferivo. Tra Wardor Street e Guilford avevo sco­ vato, tempo prima, nei primi mesi che ero a Londra, tutto un balatrone in uno di quei vicoli chiusi, a vetrine, vietati alle macchine, un po’ come i nostri Passage a Parigi, tutto di botteghe d’antiqua­ riato, di curiosità, mappamondi, patacche, i centomila ricordi di viaggio... Là ci facevo sempre lunghe soste, ore intere... a incantar­ mi.., Guardavo tutto... roba che fa galoppare la fantasia, che ti fa venire una disperazione... che non vivrai bastanza tempo per viag­ giare, per andare dappertutto... per conoscere tutti i paesi dove succedono cose esaltanti, avventure mirabolanti... tutte quelle ve­ trine, quei ninnoli... roba che ti sconcerta, che ti suscita centomila domande!... Ero infelice... troppo curioso del mondo... troppo avi­ do... mi sarei portato dietro tutta la bottega, oltre al mio cargobisaccia, perché Sosthène mi spiegasse un po’ i piccoli insetti nelle scatole... gli uccelli tra il loro falso fogliame, i vasi con dentro le salamandre... Tutte robe che doveva conoscere Sosthène... se no che sapiente era? Avrei voluto leggere tutti i libri... Ce l'ho detto alla bambina... Lei mi chiedeva cos’è che volevo... perché mi fer­ mavo davanti alle vetrine... Mi sarebbe piaciuto essere un sapien­ te!... Lo ero no, Cristo d’un Dio boia!... Giusto la licenza elemen­ tare!... Minimo venti negozi di meraviglie a sto modo l'uno attac­ cato all’altro, curiosità botaniche di tutti i paesi... colonie... una pianta carnivora.,, l’astrobalo... un «iguanodonte a testa piumata» come sui caschi del Colonnello... l’ho fatto notare a Virginia, che ci ha riso di gusto... Ah! anch’io ero tutto contento... carte di esplo­ razioni lontane, polari, con orsi, foche, mostri... piena la banchi­ sa... Ma tutta sta roba mi confondeva la testa... ero stanco... Ce l’avevo piu la testa... Ci avevo più forza... troppe emozioni una via l’altra!... Virginia mi faceva girare come una marionetta... sapevo piu neanche cosa guardavo,.. Mi sono seduto sulla mia ribongia... tutto vacillava... la testa annebbiata... che mi capitava due o tre volte al giorno... vedevo confuso... la fatica... le ferite e poi le emo­ zioni dello Square... che mi tornavano in mente in un vortice... Ri­ vedevo anche des Pereires, quel povero des Pereires steso nella carriola, non so perché... Era un dispiacere vorticante, le farfalle dell’infelicità. Adesso la gelosia... mi accartocciavo piantato 11 sul mio sacco... in preda all’ossessione... seduto contro una porta,., certi dubbi atroci... Lo zio?... il Colonnello?... Perché no?... quel Pantalone anche lui sicuro!.,. Sicuro che la smanazzava... Sacra­ mento e anche peggio... Si fosse comportata un po’ meglio con Bi­ goudi, non ci avrei avuto simili sospetti... Non potevo pensare di­ versamente... Mi tirava cemento con quella guanguanal... Quella

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cariatide marcia! A sto modo in pieno Square... mi fa saltare d’in­ dignazione!... Mi alzo... scappo... porto piu lontano la mia Virgi­ nia... Mi risiedo di nuovo... non ne posso più!... Sono proprio os­ sessionato! ci ho il malocchio!... Sosthène lui pensa un po’!... lui cerca il diavolo... Ah! il saraffo!... Ahi il pagliaccio!... Il diavolo! ma ce l’ho io il diavolo! E la smette no parola mia!... Mi torce e contorce notte e giorno! Perché non se lo prende lui? perché non se lo porta via? Pegola! Pegola! sono io il diavolo!... che non la smette mail... Tant’è che ce l’ho dappertutto! ce l’ho nel garga­ rozzo! il diavolo lo vomito io! to’! ce l’ho nella balenga!... Io che ho già tanto sofferto, battagliato a destra e a manca! maledetto del buco del culo che sono! per giunta il diavolo che mi improsa !... È lui che me l’ha messo dentro! Il figlio di puttana, Sosthène! con le sue mene magiche!... i suoi gesticolamenti pestiferi... Lo capisco questo! lo afferro, accucciato là sul mio carico! Vado a cascare su una demonicttal... per forza, naturale!... piccola meraviglia tamugna perversa!... Ah! cos’è che faccio adesso?... Non son piu io! Son pronto per la camicia di forza!... La fata del mio cuore! Cosi spippola! birba, che me la fa con Bigoudi! Pensavo a tutto questo sul mio mucchio!... sui miei utensili... contro la vetrina... si capiva bene che non ne potevo più.,, dovevo averci una faccia!... Dispe­ rato... pronto a tutto!... Era l’ora dell’uscita dagli uffici... Passava gente... Bisognava però stare un po’ in campana... che i giustini non mi impacchettino come mendicante... che non mi trovino trop­ po svaccato sulla pubblica via... Faccio uno sforzo... Mi do una snebbiata... Avanti!... Torniamo alle cose serie!... Si era a due pas­ si da «Gangoff» Colori e Mastici «Gangoff Company»... Ci pas­ siamo davanti... non mi fermo... Ero assorto nelle mie riflessioni... Andavo come un sonnambulo, tenevo Virginia per mano... volevo che mi lasciasse più... Volevo tenermela con me una volta per tut­ te! Volevo rinchiuderla... preservarla come un gioiello... Come i gioielli della Torre di Londra!... Ecco cos’è che ho pensato d’im­ provviso... Ma però per nessun pubblico, solo per me!... che me I’ammiri!... che me la beva con gli occhi!... se tanto mi dà tanto... Una fortezza imprendibile!... con torrioni... feritoie,., ponti leva­ toi giganti!... olio bollente per Bigoudi... la pentola sempre pron­ ta... sempre bollente... sempre sul fuoco... per la sua ghigna da sbornia!... che non si rifaccia viva!... -1 put you in! ci faccio... I put you in Virginia!... La rinchiu­ derò nella Torre!... - Where is the Torre?

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-Nel mio grande castello! mia bella bionda!... La mia for­ tezza!... Lei ci credeva mica... mi guardava divagare... Mi faceva «Cu­ cii»... col dito sulla mia tempia!... -SI, tesorino!... a doppio giro!... a tripla mandata!... Come no?,.. Quante gliene promettevo... Più insistevo... più la facevo ride­ re! Gli sembravo troppo buffo!... Ci avrei pianto!... Carina!... Il fiore del mio sogno!... che se la faceva alle mie spalle con Bigoudi! Cosi in pieno Square!... Roba che mi stendeva secco!... mi toglieva il fiato!... Un’inglesina di sto stampo che ti pianta degli scandali orrendi per un niente!... Eccola li in pieno giorno die fa la svergo­ gnata davanti a tutti!... con una ciospa!... Ah! Era ora di finirla!... A cuccia mocciosa! a cuccia! Ah! non scherzavo no!... Avevo vi­ sto!... Ah! attizzavo in modo tremendo!... Ah! l’effetto feroce!... Allucinato! che camminavo a casaccio!... Pensavo più che a Bi­ goudi!... Andavo via tutto di traverso... sbazzuccavo nella gente... Pazzia del cazzo! Ero matto!... Volevo!... Non volevo!... maiale squartato furibondo!... al supplizio lubrico!... di passione, adorata porca!... Lei mi vedeva tormentato a sto modo... Ah! si commo­ veva no!... Si divertiva e basta!... Ero il citrullo d’amore!... Su, avanti grottesco! Porta la bisaccia!... la tua gobba!... la tua pena!... povero giucco... Ci ritrovavamo pressapoco al punto da dove s’era partiti la mattina... davanti alla Librairìe franfaise... Ali! ero agli sgoccioli!... stremato!... Dovevo fermarmi un momento!... Po­ so il mio rottume alla porta... Devo divertirla la bambina... legge bene il francese Virginia... Eccola tra le illustrazioni... il reparto per bambine... le Semaines ile Suzette... io cerco libri sporcaccio­ ni... vado a capitare di nuovo su delle avventure... la scoperta del Polo Nord... Roba che mi fascina anche quella... collezioni di tutti gli aerei, le macchine da corsa, le motociclette!.., la mia follia!... Tutte le invenzioni a petrolio!.., Ah! mi ritrovo con des Pereires! Ah! eran bei tempi quelli, ostia però!.., Ci avevo già dei ricordi!... La guerra ti invecchia presto! Potevamo guardar tutto... girare, il gestore si mostrava cortesissimo... ti lasciava toccar tutto... Credo che era miope come una talpa... Lasciava mai la cassa. Me lo vedo ancora... e i suoi occhialini, il colletto di celluloide, tre peli di baf­ fi... Proprio all’incrocio di Wardor Gate, dopo il «Palladium», c’era anche la collezione di navi... eccezionali. Le Imbarcazioni at­ traverso i Secoli... tutto il glorioso assortimento Draggors fino alle lungo corso... e i piroscafi misti, vele e ruote sull’oceano azzurro!... poi l’oceano grigio... grigio furiosissimo... Avrei acquistato tutto,

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portato via tutto coi soldi del Colonnello!... Gliel’ho detto subito a Virginia... tutte le tre alberi... tutte le golette!... tutte le navi d’alto bordo impavesate!... per adornare la nostra cameretta... ce l’avrei tappezzata... -Dàil mi sfida!... -Vuoi vedere?... -Go,'... Mi prendeva in parola. - Affare fatto!... Ne scelgo venti... ne scelgo trenta!... Le più belle navi a colo­ ri!... con le onde!... i pennoni!... le nubi! tempeste!... Il vento fu­ rioso nelle vele!... faccio un carico di 45 sterline! Altro rotolo da portare oltre la ribongia... Magari era un po' insensato... Volevo acquistarne ancora!.,, ci avevo più limiti!... Tutto per il sogno e per Virginia!... Gliele commentavo un po’ le cose!... le antiche carte... con grandi squadre tutte mischiate furibonde in piena bat­ tagliai... bordate scannonanti e mostri marini, balene con froge dell’altro mondo... vascelli tutti infiorati di vele... tutti variopinti da poppa a prua... dritti a squarciare l’oceano... furibondi tra i marosi... smaglianti di spuma e pulviscolo... e altre carte ancora più allettanti... con lunghi tracciati nello smeraldo!... Pernambuco 3000 miglia... Yokohama 10500... Tahiti, le isole Sottovento 14 060... e poi laggiù altre minuscole, un seminato d’isole al ven­ to!... con mille e mille e mille sponde... Oh! la felicità di rapirla, di portarla via la mia Virginia, laggiù cosi vispa! di tenermela tutta per me!... tra mare e cielo!... Una buona volta!... eternamente!... un’isola deserta agli antipodi!... nelle Americhe!... Più lontano an­ cora!... L’imbarazzo della scelta!... La sollecitavo a scegliere... Que­ sta solitudine 0 quell’altra? Mar dei Caraibi? Mar di Corallo? a suo piacimento!... le isole della Sonda!... tanto minuscole che pun­ teggiano la carta... polvere di mare... -Domani! Partiamo! Isola di Rosa? Isola di Zaffiro?.., Scel­ ga! Decida! meraviglia mia! «anima mia! L’isola che vuole!... Mi metto a scazzare a sto modo in piena bottega... Voglio che ci resti a bocca larga il colletto celluloide!... a veder che tipo sono io!... Globe-trotter!.,, intransigente!... Purché l'accesso sia molto difficile... a tripla scogliera!... -Mi indichi, caro signore!... Voglio la felicità sotto gli albe­ ri!... Voglio la miabiba adorata sulle ginocchia... sotto gli alberi!... alberi tutti carichi di frutta!... di aranci, di melograni, piegantisi sotto il loro fardello... più nessuna preoccupazione a tavola... verzura, tovaglia, coperto assicurati!... Clima di tenerezza, camaleonti

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incredibili... pesci rubino che guizzan fuori dal mare, che volano intorno all’isola... Scazzo per bene... sono lanciato... La magia qua è di casaleterna beninteso!... l’eternità naturale!... fedeltà, delizie, tenerez­ za— Guarirebbero lentamente... il mio braccio... le mie ferite, an­ che la testa... Mi riposerei finalmente!.,. Leggerei... diventerei sa­ piente... rutti i libri... biblioteche intere!... Saprei tutto!... Impa­ rerei tutto!... Ne saprei più di Sosthène... Virginia dolcezza mia... anima mia!... lei si occuperebbe degli uccellini!... dei fiori!... fiori sempre più belli! dei loro profumi incantati!... Guarirebbe le mie emicranie... Basta guerra! basta Consolato!... Basta dolori al brac­ cio!... Basta fischi nelle orecchie!... Basta maschere!... basta Co­ lonnelli!... Basta incubi notte e giorno!,., Basta fantasmi... basta con Matthew!... La bella vita ai Caraibi! alle Esperidi!... La vita d’incanto!... Un'isola per noi duel... con le brezze degli alisei!... nelle zone dei grandi monsoni!.,, sul mar Adragante... Ah! che idea rilassante!... Basta con Sosthène!,., basta col Pantalone! Fi­ nito con le Indie!... i Bramimi... il Colonnello!... le maschere fe­ tenti! gli orrori! e quell’altro con i suoi Budda! la sua Pépél... i suoi torcicolli!... Addio!... noialtri partiamo!... Partiamo d’amore per gli Oceani Lapislazzuli... da noi soli conosciuti! portati dalle caravelle! La felicità ci aspetta al largo... dall’altra parte del mon­ do!... nei mari Adragante!... Virginia mi guardava. Finalmente che la sbalordivo un po’!... Bollivo al progetto... Nitrivo di passione... Gli riafferro un braccio... la trascino via!,.. Presto! Presto!... verso Regent Street... Marble Arch... al galoppo per le strade... fendendo la folla nello slancio!.,. Ecco la felicità!... l'entusiasmo...Tutto il mio armamentario squassante... che mi suo­ nava dietro il culo... La cosa non è ancora a punto per bene!... Vo­ glio riflettere con comodo... Voglio respirare sotto gli alberi! Hyde Park!... È là che voglio meditare!... raccogliermi!... Voglio far ca­ pire a Virginia... lei è un po’ giovane per capire... Bisogna che Sosthènc si cavi dai piedi... Che vada dai suoi diavoli!... laggiù nelle Indie!... Il vecchio pilatonel... lui e la sua Pépè! e il suo antena­ to!... Che è tutto un ciulerò stramaledetto! ... un abominevole malefizio!... Al diavolo! il manigoldo!... Che se lo trovi lui il suo TaraTohè! e quell’altrn i suoi Templi di Giada!... Che gliela cucchino ai lama tutu sta roba!... e buon pro gli faccia!... Io porto con me una magia!... Un idolo ben piu magnifico!... non invidio nessu­ no!... all’altro capo del mondo!... Adoro Virginia... la rapisco!...

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Eccolo il mio totem!.., la mia animai la mia salvezza! il mar Adragante!... Soli soli noi due!... Issiamo il gran pavese!... Salpiamo dai brutti pensieri... Ci porteremo i nostri segreti... Solo noi due!... due anni!... Dieci anni!... Il tempo che si stanchino della guerra!... Che s’addormentino sulle loro battaglie i guerrieri merdosi!,.. Ah! io sono entusiasta, risoluto!... - Hurrah! Follow me Virginia! Come oh! Safety first!... Mi riconosco piu!... folgorante di gioia!... ebbro dazione! Sal­ to! Filo in quarta bella! decuplo l’ardore! la velocità! l’amore! Mi sollevo da terra! Non sento piu le gambe!... le ossa!... Son tutto bollente d’ardore! Non corro piu!... Sorvolo! sfiorano il marcia­ piede le mie gambe! Tutta Oxford Street in un solo slancio! tra­ scinando la mia fata per mano! la mia scia benedetta! Aspirati da Hyde Park!,., la freschezza!... il fogliame!... l'incanto!... l’avven­ tura ci trasporta... vedo più niente... né la calca... né le macchine... appena appena «Selfridge» passando... le banderuole... tutta la pappardella... Vedo i Leoni britannici in cima al negozio... Più presto... più presto!,,. Marble Arch!... il grand'incrocio! i cancelli... il parco!...Eccoci! con la lingua fuori!... una panchina!... Ci siamo!... Uffa!... Riposo!... Più lontano laggiù... c’è la Parata, gli oratori al vento! che urlan sotto gli alberi!... gli spolmonati!... minimo una dozzina che squittiscono!... Si sente a pezzi e bocco­ ni!... La folla gli taglia la parola... ooh!... ooh!.., aah!... rauca... Son mica presi sul serio!... È come me con Virginia, li sberleffano... li ironizzano... La capisco la loro rabbia... le parole ruggite che il vento porta via... «I say the rich must pay!» Quello là grida proprio terribile... Vuol far pagare ai ricchi!... Là che ci dà sotto come un ossesso! Si strangozza d’intransigenza!... Ci tiene moltissimo! L’uditorio giù a ridere!... Hoo!.., hool... haa!... tutti gli echi delle sganassatel... «Chrìstus is at War! We bleed with him!...» Non vedo chi è che bela... È un altro podio... Una voce di vecchia... «Il Cristo è in guerra!» Lei sanguina con lui vuol dar a intendere... Tutti che si godono... Si mette un po’ a piovere... di lassù... s’apron gli om­ brelli... Lei s’asciuga gli spruzzi, si sgola che cantino l’inno 304! Scongiura, supplica assistenza, implora il cielo che non piova più!... Va proprio male!... Vien giù uno sguazzo da cateratte... son tutti arrocchiti sti tizi... Non posso cambiar posto... Virginia adesso rabbrividisce nel vestitino, camicetta inzuppata... La stringo tra le braccia... Le arringhe traversano il diluvio... Sono sermoni vocife­

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rati, ce n’è per tutte le razze, per tutti i gusti... la dacquata li cal­ ma no!... «Women of Britain win the War!» Una conferenziera strigolonal Una dizione cosi aspra che ti fa stringere i denti, in aggiunta ai brividi di freddo!... Questa qui vuol far vincere la guerra alle suffragette... L'idea è mica male mi pare'... Son d’accordissimo!... Altri scrosci... rovesci!... Dal podio più lontano laggiù... un appel­ lo rauco che arriva... «Accordeon! for the Army!...» Questo qui è categorico, perentorio... Esige delle fisarmoniche per il tempo li­ bero dei soldati... Te lo strapazza un bel po’ 1’uditorio,.. poi gli suona il suo strumento... un’arietta di giga... In più ci canta un cake-walk... Spossesso ballerino!... balla da fermo... tutto col suo strumento... Si vede dalla nostra panchina... che sobbalza al di so­ pra della folla... ci ha il cilindro tutto rosso... «Tig gg ge ding! dg! dg! dg!...» Balla su una cassa di sapone. Se ne frega lui della pioggia!... del temporale!... dei cicloni! del resto!... Ci ha uno scopo nella vita lui!... «Accordeon! for the Army...» Ci dà dentro!... L’applaudono... Lo trovano ardente!... affascinante... Lui non è come me, respinto,., torturato dal suo idolo!.., — 1 love you!.,, I love you!... ci mormoro a Virginia, come uno stronzo, pressante, supplicante!... Cosi marmocchia... ma però in carne... Virginia!.,. Profitto del­ le circostanze che la tengo cosi sotto la pioggia, che può mica tanto scappare, per via del vestito gocciolante, la copro di carezze, la lec­ co come un cane... la slinguazzo... ci succhio l’acqua sulla punta del naso... gli lecco il tenero visino... i suoi delicati bei tratti divini!... di nuovo il nasino!... Ali! che fervore che ci ho!.,. Brucio, ardo da ogni parte!...sotto i rovesci,sotto le raffiche,di stringerla tanto fra le braccia, le mie braccia doloranti, la mia piccola musmè cosi cattivona!... Che non me la rapiscano!... tutti sti bazoffi... sti mostri!... Ah! che paura ci avevo di perderla!... Benedetta d’una mocciosa!... Ah! sgambo un po’... Vado in osservazione... Me lo sento... Che questi ricordi troppo personali mi sciupino il racconto?... Non son tranquillo... Io li do per quello che valgono!.., bambinate!... capriccetti da narciso... relf complacency, dolci momenti... confes­ sioni!... e poi ostia! sia come sia!... Vorrei vedervi io, Cristo d’una Madonna!... di tanto in tanto orribile gusto! Costumi da segaiolil mercanzie da bruti, oscenità!... fuori l’uccello! L’avrei chiavata la mia Virginia! là sulla panchina, inzuppata, congelata, tutta un bri­ vido, là davanti a tutti!... puttana del canchero!... minorenne e tutto, servita al sangue...

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Se ci avessi avuto il coraggio!... Ma non ce l’avevo!... Ve lo di­ co francamente... Ma però sfido io!... che posto!... Catinelle... scro­ sci!... impetuose raffiche!... un diluvio!... sugli alberi!... -You come with me Virginia?... You come sul mare laggiù? Lontano! Lontano! vuole?... A dire il vero nuotavamo già... dal tanto ch’eravamo inzuppa­ ti! Lei mi rovina l’effetto!... -Swim! Swim! che m’invita!... Nuoti! Nuoti! Su!... E ridere! Insisto... sono il più forte! -Non mi lascerà mai?... Che prospettiva!... che ideale!... Insieme per la vita! Le batte­ vo un po’ la ribongia!... La tenevo delicatamente tra le braccia!... la baciavo... molto molto teneramente... la testa cosf contro la mia spalla... se avesse voluto fuggire, andarsene... scappare... avrei po­ tuto benissimo trattenerla... stringendole un po’ il gargarozzo... da quando la mia destra è invalida... la sinistra che ha preso tutta la forza... stringevo un po’ le dita... il suo collo tanto leggiadro, tanto sensibile, una pelle vellutata... l’avrei strangolata come un tordo!... cuic! fatto!... tutta palpitante... la carezzavo.,, la carezzavo... la baciavo In mia colombella... il suo beccuccio... la bella bocca... Mordo... sanguina!... non grida... non dà sberle... l’amo... l’ado­ ro!... Voglio morire subito per lei! subito! Senza aspettare!... La mordo ancora una volta in piene labbra!... La mangerei tutta! Ma Bigoudi!... Ma Bigoudi!... sono ossessionato... Se rispuntasse qua d’improvviso?... tutto è possibile!... Mi guardo attorno... mi os­ sessiona... Ah! la vecchia marcolfa!... la stregai... di siano che mi ha gettato il malocchio!... una fissazione!... Attizzo come un so­ maro!.,. Ci ho delle visioni diaboliche!... La vedo saltare sul mio angelo!... l’ingorda bavosa!... sgoduriarla selvaggiamente!... Le ho viste prima tutte due!.,, die filavano... Ah! non mi si venga a di­ re!... Che si limonavano in allegria! Liscio come l’olio!... Ma dico io! la mia meraviglia! la mia bimba! la mia vita! il mio amore! È fatta!... Ah! arrizzo troppo!... mi tira, mi contorce, mi tortura l’ar­ dore! Purezza! Un’ostia!... Meno male clic siamo soli sulla pan­ china!... sotto i rami!... che vien giù a secchi su di noi!... Mai pio­ vuto tanto credo!... La gente alla fine se n’è andata!... Gli urlatori pubblici hanno rinunciato!... Hanno finito per star zitti!... Deserti adesso i violetti!... tutto Hyde Park più nessuno!... La pioggia vit­ toriosa!... Siamo davvero soli! Io l’adoro!... Saremo sempre cosf noi due d’ora innanzi!.., i giorni e le notti!... nell’isola incantatri­ ce!... sotto le costellazioni del sud!... Ah! m’inebrio in anticipo!...

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Ahl lo vedo chiaro il paesaggio,., i centomila uccelli chiacchierini,., gli alberi dieci volte quelli di Hyde Park... Pioverà si capisce... Ce ne vuole di pioggia per la natura!... ma piacevole profumata... e solo due volte la settimana... la sentiremo ruscellare gentilmente sul pergolato... la nostra capanna tutta ornata di villucchi rossi e verdi!... di eliotropi giganti... il nostro rifugio... la nostra felicità I... in riva al mare... i marosi si spandono... si frangono!... il parapetto di scogliere schiumeggianti, il nostro parapetto!... Ah! saremo ben protetti! Vedo tutto!... Vedo!... Vedo!... Abbraccio di nuovo Vir­ ginia!... la coccolo... la carezzo!... Ma lei ci ha freddo!... batte i denti!... creaturina adorata... Che cazzo stavo a divagare?,.. Andiamo a mangiare!... È l’ora!... le sei! Dio Cristo!... Ah! mi scuoto!... mi sveglio!... bel fratellino che sono!... che lascia morir di fame la sua piccola! e di freddo!... Vieni stella che la pappa è pronta!... Ma la bambina non può più muoversi... Si rifiuta di la­ sciare la panchina... d’alzarsi persino... vuol restar If intirizzita... Ah! che visino pallido!... Virginia! Virginia!... -Virginia! Cosa guarda laggiù?... È vero... guarda... gli occhi spalancati... fissi fissi... Non c’è niente nel giardino, i prati verde grigio.., tutta la distesa Hyde Park.., solo pioggia... raffiche!,.. Prendiamoci freddo allora!... che capricci!... Guardo anch’io da quella parte... cosa vede?... Ah! si! là!... in mezzo ai vapori... quella forma?... un uomo... un uomo che si muove... uno che passeggia ancora? Va lento lento... Viene ver­ so di noi, mi pare... a piccoli passi... Costeggia il prato... passa sul­ l'erba... adesso traversa il prato... cosi solo solo... i vapori gli bal­ lano intorno... Avanza tranquillo un passo dopo l’altro... Una raf­ fica di pioggia ci acceca... forte in piena faccia!.,. Virginia alza un po’ il capo... Manda un grido !.. .di terrore !... « Haah ! » È l’uomo I... Le ha fatto paura... Richina il capo tra le mie braccia... gli occhi fissi!... svenuta appena un secondo... si risveglia... guarda.., L’uo­ mo è davanti a noi!... lì!... Virginia ha ripreso i sensi!... si sfrega gli occhi... guarda l’uomo piantato li davanti a noi!... non ci ha più paura di lui... Finita la paura 1... L’uomo ci parla... Adesso siamo noi tre nel parco tutto deserto... tutto vuoto... Virginia non ci ha più paura... Si mostra gentile con l’intruso... Lui ci interroga in francese,.. Virginia gli risponde... gentile niente sorpresa... con gran naturalezza.., Io sono più sulla difensiva... Da dove sbuca sto mollusco?... quando tutti gli altri sono andati via... a sto modo sotto il diluvio?... Cos’è che gli salta di venir verso di noi?... Parla con una voce bianca... in falsetto... Lo guardo da vicino... Mi ri­ corda qualcosa... a pensarci bene... Lo riconosco,,, non lo ricono-

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sco?... Mi dà un malessere... Mi guarda anche lui... Non so piu... È li in piedi!... davanti a noi sorto la pioggia... che vien giù forte su di lui!... roba da cascate... Sembra non accorgersene... -Allora!.,, Mi parla... Allora dici niente, Ferdinand?... Ci resto come un idiota... Lui ghigna. -Cos’è die dici? Io non ho detto niente... tartaglio... e basta, bafuglio... Cos’è che posso dire?... È mica possibile!... che sia lui?... Mi tende la mano... Non devo urlare... mandare degli urli... Gli prendo la ma­ no... è fredda... gelata persino... e dura... sembra legno... trema nella mia... E calmissimo... Vestito tutto di nero... Io ci ho la tre­ marella... Voglio dirgli due parole!... -Che c’è?... mi strangozzo... la mia voce suona come la sua... bianca... bianca... falsetto, una voce da morto... è cosi una voce morta!... Lui parla con voce alta tutta bianca... Parla di testa... La guardo la sua testa... la guardo bene e poi i suoi stracci... ci ho del coraggio... guardo ancora...È tutto rammendato... vedo la sua giac­ ca... le sue braghe... un grande strappo... di traverso sul ventre... il gilè... ricucito con filo bianco... era vestito a sto modo... Sta li cosi sotto il diluvio... Li davanti a noi... in piedi... Ah! si può mica rac­ contare!... Non dico altro... Restavo là impalato come lui... in pie­ di... Sorridevo anche immagino. Ricomincia. -Allora, Ferdinand? Vuole assolutamente parlarmi... -Si!... Si!... allora rispondo... Si!... Si!... Mi tende la mano... «Mille Pattes» che mi fa... Si presenta. — Mille Pattes, vero? Sei riapparso?... Sei riapparso?... Tutto quello che trovo da dirgli. Strascico le parole... canto quasi... Sprofonderei... Guardo la sabbia... la pozza d’acqua... guardo Virginia... cerco un contegno,.. -Allora sei riapparso?... Sei riapparso?... riesco più a fer­ marmi. -Come vedi!... Come vedi!... mi risponde. Virginia!... Virgi­ nia!... Me la mostra col dito. Come fa a conoscerla? L’ha mai vista!... Ma lei è per niente sorpresa!... Sembra che trovi tutto naturale... il Mille Pattes in persona... Io qua non facevo tanto il furbo... posso ben dirlo... Io che ci ho già il cuore agitato... batte tanto in fretta che non lo sento più...

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È un orologio pazzo... e il buco del culo che mi palpita... che si stringe.,, il proso con la strizza... Non voglio far domande... Cerco di aver l’aria indifferente... Si doveva andare a mangiare... uscire dal giardino... Andiamoci... Benissimo... Cos’è, lui mangia come gli altri? Ci chiedo... oso mica chiedergli... È Virginia che rompe il ghiaccio. -Shall we go to lunch? propone. Batte i demi... ride dai brividi... dal tanto che trema forte!... Tutto la diverte. — Con sto convitato?... Vabbè andiamo!... In quel momento preciso... «Baum! Baum! Baum! » Battono le sei al Big Ben... Rimbomba attraverso la foschia!... a ogni «Baum» il Mille Pattes... là piantato davanti a noi... squassa dalla testa ai piedi... là dritto com’è... vacilla... Gli deve far male... si capisce... Chiude gli occhi a ogni «Bauml»... Ogni colpo di campana per poco non cade... Va bene che è forte... rimbombante... però mica vicinoI... è sordo... è lontano... il suono dell’eco appena... Lei gli viene ancora la ridarola a Virginia guardando Mille Pattes come sbattacchia a ogni colpo... quando il «baum!» lo scossa... Sembra inciucchito dai rintocchi... Lei ride... ride... si ferma più... lo trova buffo da morirei... strambo... mattacchione... ride anche lui... stri­ dulo... tutto stridentel... Ahi è schifoso sentirlo!... Canchero! esa­ gera il fantoccio... Mi drizzo... lo squadro... Gli faccio alla brutta: -Senti un po’, sei tu? Non dico altro... basta cosi... Mi sono spompato a fondo... co­ me svuotato da dentro... tutto svuotato... mi risiedo... Lo guardo più... È stato troppo al di sopra delle mie forze... veramente trop­ po!... Casco giù sfinito... Virginia se ne accorge nemmeno... lei gli sembra per niente sinistro!... al contrario divertente... impagabile, tanto divertente che è pazza di gioia... affamata anche devo direi.,, -Chop! Chop!... esige... Pranzo!... Tutto la diverte! la pioggia! Il Mille Pattes! Balla davanti a noi sul vialetto! caprioleggia, salta, saltella, nelle pozze, ridendo... ci inzacchera.., Benissimo!... deciso... portiamo con noi il Mille Pattes? ma dove portarlo? Che ristorante? Me mi fa cadere le braccia! Me le fa cadere! Magari ci avrei anche famel... ma non con sto saltim­ banco!... Lo lascio passare avanti... Li sento parlare... Lui gli fa un po’ di imbonimento... -Piccola Miss, la sua beltà è una rosa sotto la pioggia... Lei ha tutta la freschezza... lasci a noi il freddo!... Ce Fho io il freddo!... Allegro!... Hi! Hi! Hi!

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Sentilo come parla... Virginia civetta e mocciosa... gli saltella a fianco... si lascia corteggiare da sto arnese da cimitero... Io che sto di dietro li sento... lui clicchiola... sdondola... con la sua carcassa ad ogni passo... fa uno di quei rumori!... di! cche! te!.,, cling!... Mi accosto... lo guardo più da vicino,.. È proprio lui non c’è er­ rore... e poi non è lui... È sf la faccia di Mille Pattes... ma con un luccicore sottopelle... Proprio cosi... un luccicore!... specie quando passa sotto gli alberi, in ombra... allora sbalucica come di gialla­ stro... con tutta la testa... tutto un luccicore giallo che traspare... che lo traversa... sotto la pelle... che emana da lui... Capito co­ m’è?... Non riesco a farmi una ragione... Non riesco a decidermi... Mi trattenga... adesso gli domando... Sicuro mi dirà qualcosa... qualsiasi cosa... Cos’è che mi dirà? Che ci ho le traveggole!... Che vedo storto?... Che ha freddo?... Che ha caldo?... Che tutto va bene?... Che mi cercava?... Che eccolo qua?... Che io l’ho sbattuto sotto il treno?... Che s’è fatto sbraghi dappertutto?... Che è morto per le ferite?... affettato vivo?... squarciato?... Che l’ho visto be­ ne! non c’è da sbagliarsi!... Se ve Iodico!... Me lo guardo ancora!... e bravo lui!... col suo rumorino!... di! cche! te! cline! Ah! sono invasato!... senza scherzi!... Sono attirato... fascinato!... arranco dietro di loro col mio carico... Mi badan più a me... Lui la diverte proprio la marmocchia... Cos’è che posso fare?... Lo smiccio an­ cora di lato cosi camminando... andando verso il cancello... Mi ven­ gono i sudori a riconoscerlo... È lui tale quale... che mi viene un colpo al cuore,.. È un'emozione... ma non palpito più del solito... posso mica palpitar più di cost... Non posso aver paura piu di tan­ to.., Cammino stronfiando sotto le mie strocchiole... Che ce n’ho un bel peso sulla groppa,.. La sento la mia gamba... Sacramento! avrei sf di che lamentarmi... soffro come un cane!... zoppico... bec­ cheggio... rollo... Loro due conversano... Filano, se posso dire!... Li raggiungo!... Mi metto apposta tra loro due... La più carina è Virginia... mi dà il braccio... ci dà il braccio a tutti e due... Voglio che mi sorregga me più di lui... Mi ci appoggio sopra apposta... Traballo... Son geloso... beccheggio... le mie carabattole mi casca­ no... devo issarle in spalla di nuovol Virginia mi aiuta... mi abbas­ so apposta... annuso il Mille Pattes... lo annuso ancora... Ci ha un odore... Non si può negare... un odore da decomposto.., Puzza da svenirci bisogna dirlo... Lo faccio notare a voce alta... non mi fac­ cio scrupoli... Che lo fa ridere la cosa il Mille Pattes.,. lo fa ride­ re!... stride lui!... bela, non si offende per niente... sdondola... Lo divertiamo... lo diverte che lo annuso!... Si lascia annusare com­ piacente... Resta fermo... Si muove più!... Lo fiuta anche Virgi-

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nia... Sente un bel niente! Roba dell’altro mondo!.., Ricomincio. Lo fiuto lo stesso... Ci ho mica il naso tappato io... Puzza!... puzza ecco com’è il discorso'... Loro mi prendono per il culo!... Forse dico delle cazzate... È mica un uomo normale però, canchero!... Da dov’è che viene?... Si mettono a ridere ancora piti forte... Mi trovano impagabile con i miei scherzi da svitato... Ah! sono agli sgoccioli!... Canchero, arrischio tutto!... Ne ho a basta!... — Senti un po’, Mille Panes!... Senti un po’, bello!... Mòcchela. Lui mi appoggia la mano sul braccio... la sua mano come tanti pezzetti di legno... Io ritiro tutto!... vabbè,.. davvero non ce la faccio più!,.. Ci ho niente da dire... Ripartiamo... avanziamo... Ah! io mi scoraggio! caccerei tutto all’aria.., la mercanzia! tutte le cara­ battole!... rinuncio,., non ci ho appetito... se l’intenderebbero be­ ne quei due, dato che van matti l’un dell'altro... sta puttanella! sto picchiato in testa! Sacramento, che si sposino!... che vadano tutti due sulla forca!... sulla forca!... Ah! la forca! la forca!... sta parola mi resta attaccata all'orecchio!... Parlo da solo ad alta voce!... Ah! la forcai... la forca!... non mi molla più sta parolina!... la grido alla folla per tutto il marciapiede! La forca! La forca! Mi caccio a sganassarmi da solo!... so più trattenermi! Si girano tutti a guardar­ mi!... tutti quanti!... La forca!.., La forca!... mi godo!... sgrigno! È una crisi che passa!,.. Riprendiamo il cammino... È mica cattivo il Mille Pattes... Mi prende gentile per il braccio, indica la mia te­ sta alla gente intorno, che sono un po’ squilibrato... li rassicura... Riprendo la mia ribongia... Cammino tra loro due!... Penso alle mie storie però... M’impedirà mica... st’immondo!... C’è solo Mat­ thew che può mandarmi sulla forca a me!... Ah! com’è vero Id­ dio!.., Lui solo ci ha la forza!... sto fetente battacchiarolo con le sue luci... Va là!... Ah! voglio proprio vedere io!... fantasma dei miei fetori,.. Voglio vedere io!... C’è niente da vedere!... C’è solo Matthew che mi fa paura a me!... è lui la peggiore troia del siste­ ma!... Ce n’è mica uno peggio al Yard. Lo so!... È lui che mi man­ derà sulla forca!... sarà più schifo della guerra!... della Corte mar­ ziale!... il più canchero, il più cane arrabbiato di tutta la consorte­ ria dei giustini!... È il presentimento delle pule che mi gela... solo loro mi fan paura!... son lorgnoni, son educati, son feroci!... Non peli prugne se t’incatoiano... Seeh, col fischio!... Mi fanno spari­ re!... Ah! loro conoscon mica i miei genitori!... Ali! ci penso si a loro!... là di colpo!... Mi lascerebbcto in pace... se conoscessero i miei genitori... rispettabili... coscienziosi... mai male a una mo­ sca!... Ci penso a questo... ciondolando... tra i miei due attor co­ mici... li ascolto no... penso ai miei vecchi tanto onesti... che non

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farebbero male a imo scheletro... Io è un bel pezzo che ho chiu­ so!... che faccio del male a tutti!... niente piu che mi arresti!... mi arresti!... Ah! la parola daccapo!... sta parola!... Ali! m’arresto... soffoco!... son tutto preso tutto scaravoltato! Il lampo!... Urlo: «Arrestare! arrestarmi!... m’arresta!...» Ah! si! sf! che è troppo togo!... Poi mi ci spancio! mi ci soffoco!... smorpio! Esclamo for­ tissimo... Ah! si! sf! Arrestarmi me!... strabucco... dalla ridarel­ la!... crollo! Mi stendo là sul marciapiede... sulla mia ribongia... -Di’ un po’! che m’interroga allora Mille Pattes, a sto modo la voce bianca... Vuoi mica prendere la sotterranea?... Ci hai l’aria sbattuta il mio tritto!... -La sotterranea?... Ah! sborro uno di quegli urli!... la sotterranea!... Lui? la sot­ terranea?... Ah! si che vado nei matti!,„ Scalmano!... Lui osa parlareamedi sotterranea! Ahi sotterranea!... sotterranea!... Questo è il colmo!... Cos’è che sta dicendo?... Ah! ci pianto un bordello per la strada!... La gente fa crocchio... «All’assassino!... All’assas­ sino...» sbraito, gesticolo... Uno scandalo! Il Mille Pattes là... lo turba mica! Ah! per niente!... Mi sberleffal... Sempre col suo sor­ risino... tutto un ghigno delle ossa... delle sue mascelle a sto mo­ do... l’una sull’altra... Una smorbacela tutta sua... e poi mi branca la mano, me la stringe forte... mi tiene... mi trascina... ci fa uscire tranquillamente dalla confusione... ci porta verso un ristorante... qua vicino... di fronte... The Corridor,,, una sala per il lungo... la porta piena di fiori... -Entriamo!... ordina. Eccoci al sicuro... Il padrone ci guida al nostro tavolo... I camerieri son premurosi, il maitre... La gente resta davanti alla porta a bocca larga... Ci trattan coi guanti... ci fan sedere... Se­ die ai velluto rosso,..appena seduti,un odore vien su.., Io sento!... sento!... è suo!... è il suo odore di lui... Annuso svelto... Qua è chiarissimo cosf nel locale... Anche Virginia nasa un po’... il suo nasino che s’arriccia... che la infastidisce per forza... E un odore speciale... una cera marcia, indefinibile... dolciastro... bisogna sen­ tirlo... Lei non lo riconosce Virginia, ci ha mai avuto occasione... non si rende conto... cerca, guarda dappertutto... Sente un po’ tutt’attorno... i clienti, la gente... c’è una slandra... io sono... Mille Pattes ci guarda... che lo annusiamo... ha capito... sgrigna... stri­ de...mi fa l’occhietto!...burlone!...Ah! che spettacolo! Ho fame... cioè avevo fame... lo fiuto ancora... non ne posso piu!... Guardo il memi... mi vien su tutto... Non posso mandarlo a spasso! La gente fuori fa crocchio... ci spiano sempre attraverso le tendine... Vorrei

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che spesasse via da solo... Insemina io mi capisco... È lui che fa sta pestel... Ci faccio dei segni... «No!... No!...» Che mi risponde con la testa... £ uno di quegli ostinati!... Mi sporgo vicino al suo orecchio... adesso lo vedo bene il lucci­ core!... vicinissimo... proprio contro... la fosforescenza della pel­ le... anche il tanfo me lo sorbisco... tutto il marcio dell'orecchio... la ventola grigia... il lardo carognesco... Ah! è uno schifo!... -Carogna!... che ci bisbiglio... Carogna!... a sto modo forte nel timpano. Mi fa segno: «Ma si!... Ma sì!...» Ne conviene, è d’accordissimo!... mi sberleffa altroché... mi sberleffa... bela... stride... è il suo ridere,., tutti i suoi denti che cioccano... le mascelle che sbat­ tono... come un tic che lo prende... una crisi... e poi si ferma... par­ la d’altro... del menu... degli antipasti assortiti... là in mezzo al ristorante su una mensola ammucchiati... le cose che adesso ci or­ dina... pesce freddo alla maionese... Intanto che lui scherza così... guardo ancora da vicino... i grandi buchi delle sue orbite... i suoi occhi... una lueina minuscola... che s'accende... si spegne... devo tapparmela un po’ sta bocca!!... Cos’è che potrei dire?... Sono in suo potere non c’è altro!... Si vendica... Approfitta... Sfrutta ogni occasione lui... insulso e acido... è riapparso per questo... la pan­ tegana marcia... la salma che sbattacchia... è sfilosa un po’ andata a male... Sbattacchia grimaklo... non è sfilosa precisamente incaro­ gnita... come ce n'era a mucchi nelle Fiandre... fosse intere... ven­ ti... cento cristi... un autentico sfattume con tanto di sugo... e ver­ mi... tutto... e persino serpi... Là sì che era violento sul serio!... ti prendeva alle narici, le frattaglie con gli odori, chilometri e chilo­ metri!... Non si discute!... Lui il macaco invece lavorava sott’ac­ qua... roba che non te la cavi piu di dosso... roba che ti corrode... Lo naso a pili non posso... Lui mi guardava far smorfie... che non si scomponeva niente... Faceva il gentile... il galante con la mia biba... Raccomandava gli antipasti.,, i gamberetti soprattutto... i granchietti a sto modo noncurante... mondano... si faceva in quat­ tro su quel memi. Ah! mi soffoca... Ah! lo riacciuffo... — Dica un po’, lei Mille Pattes!... Lei è strano... Voglio vedere come reagisce... Ci do del lei, non voglio più dar­ gli del tu... -Le pare?... che mi fa... Le pare?... molto distrattamente... non raccoglie l’impertinenza. Parla, belando ad alta voce... per farsi sentir da tutti.., vuol far figura... Allora parlano di cinema... d’attori... così in grande fami­ liarità... appartati... Sembra molto bene informato... tira fuori dei

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giudizi sui film, i successi recenti... Attira l’attenzione dei tavoli... tutta la gente guarda verso di noi... restan cosi con le forchette per aria... Allora si che si agita lui... si esalta... vuole brillare... -Son tutti fantasmi!... hi! hi! hi!... Son tutti fantasmi!... Gli sembra molto buona... Vuole che si rida... La ripete... la sua facezia... poi riparte con aneddoti su Max Linder, su Pearl White, le grandi vedettes dell’epoca... e poi stride sul teatro... Ti­ ra in ballo Bas Hallam, il dandy, l’idolo del momento, furore del «Pavilion»... all's Gilbert the Filfert!...» E là che lo imita... bi­ sciola...il refrain,il trionfo della stagione...scandisce col coltello... Tutto il ristorante lo ascolta stridere... Adesso tira in ballo l’«Empire», la strofa di Ethel Levy, la fa­ mosa vedette d’operetta... Watch your step! Watch your step! She is an' adventure!...

Decisamente sapeva tutto... doveva andar a tutti gli spettaco­ li... Ci fa accostare... che lo sentiamo bene... che lo ascoltiamo me­ glio... Ci bisbiglia... -Gloria Day? Gloria Day, vero?...Noi No! Mistake! errore!... errore!... Non Gloria Day!... Gaby Deslys! Ah! Gaby Deslys!... S’è sbagliato... Si picchia la balenga, toc! toc! toc... suona vuoto d’ossa... Dov’è che ci aveva la testa?... Adesso ci racconta qualcosa... una confidenza... - Gaby Deslys la danzatrice di Harry Pilcer! vero?... ebbene, è morta stamattina!... hi! hi!... creaturina incantevole! proprio sta­ mattina... Capito?,,. Nessuno ne sapeva niente... Smorpia dentro la minestra... Ci schizza tutti di sorpresa... tut­ to felice... esultante... alle stelle... -Fantasmi!... Fantasmi! stride ancora... E poi mille rumori d’ossa... dicchiola... tutto quanto... -Vero, Ferdinand? Vero? Fantasmi?... Fantasmi? Nient’altro che fantasmi?... -Ah! lei ha proprio ragione!... La cosa migliore da dire... -Cameriere! Cameriere!... Waiter! Pistolfol... Lo chiamava con tutti i nomi!... Nervoso!... Compagnone... Mattacchione!... -Ci porti un pollo!... Un bel pollastro alla panna!... alla panna si ricordi!...

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Ha scelto quel che c’è di più caro... — Succulento!... ci bisbiglia... Succulento!,., amorini miei!... Vuol farci leccare i baffi. -Caviale!.,, che ordina inoltre... Caviale! Aragosta! Granchi assortiti... Maitre!... Pistolfo!... Oberst!... tutto quel che c’è di più succulento!... gamberetti fragranti al vino, al vino di champagne... -È ricco lei?... osservo io ad alta voce... non posso trattener­ mi... Lei è ricco?... Signor de Mille Pattes?... Mi sbalordisce però... - Solo un tantinello Tampusse!... Un tantinello!... eredito ecco cosa!... eredito tutti i giorni, vero?... Me ne arrivano a tutti i mo­ menti!... Capirete, tesorucci, di qual... Di là!... hi! hi! hi!... che fa un gruzzolo!... E il suo spirito!... il suo stile!... i rebus faceti... -Denaro che va... denaro che viene... aggiunge... è sempre aperto.'... È il conto corrente... E fa il filo!... stuzzica la piccola, avvenente da morire, ridono tutti due per delle schiocchezze... stride con tutta la testa piena di riflesso... La gente intorno annusa un po’... il fetorino li inquieta... Lo so io... Lo so... Si domandano da dove può mai venire... quest'odorino?... Fiutano un po’ le loro bistecche, che non ci sia qual­ cosa?... Allora me mi viene la ridatola... Riesco più a guardarli... mi dimeno sulla sedia... Virginia lei non sente niente... percepisce mica sto odore fetido... lei se la gode un mondo... tutta estasiata della scappatella... Lei l’adora sto ristorante... tutto la diverte... suo zio lasagnone non deve portarla fuori spesso... fa domande... Domanda a Mille Pattes se siamo amici da molto... da sempre?... Abbiamo fatto la guerra assieme?... È curiosa, sfrontata... — Nobody knows him better!... Nessuno lo conosce meglio di me!... Ah! si! si! Se ci conosciamo!?... Ah! lei non ha idea!... Pro­ vi un po’ a chiedergli!... E là una crisi di ghignate che credo stavolta ci rimette i denti!... se li frantuma dal ridere!... credo!... è orrendo da ascoltare!... E poi anche l’odore terribile!,., a sto modo quando si muove... Gli vengon su certe zaffate dal corpo... dalle ossa insomma... dalla car­ cassa... ciocca dappertutto... una roba da non crederci... Invece mi guardan me fare smorfie. Mi trovano sbalorditivo... - Isn't he funny? don't you think? Non è vero che è diver­ tente?... S’interrogano al mio riguardo... mi trovan strambo... Lui con­ viene che sono divertente sì, ma mai quanto lui!... Questo l’offen­ de, gli dà fastidio... vuole tutto il successo!

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-Lei non sa, signorina, quanto son divertente io!... Ne ha di pretese!,.. -Conosco di quegli scherzi che non si vedono spesso!... Si dà delle arie. -Senza vantarmi affatto, signorina!... Senza vantarmi affatto! Li ho imparati tempo fa! In un altro mondo!... -In America?... lei interroga. -No! a Parigi!... -Parigi!.,. Parigi!... Ah! ci andai con mia zia... due volte quand’ero molto piccola!... con mio zio!... Sempre a Parigi! Always! Cappelli per mia zia!... Dresses!... Dresses!... Per me pure dres­ ses1 .... è tutta gaia... poi tutta triste... da un momento all’altro... - Lei non ha conosciuto mia zia? Gli domanda cosi gentilmente... ingenuamente proprio... cre­ de che lui conosce tutti. Effettivamente lui conosce tutti. - Io conosco tutti, signorina! Lo ha urtato... Si formalizza per un niente! Non riluce piu... stride più... rimane spento a sto modo incaponito, non manda più bagliori,,, fa il muso. -Ma è morta! sa, mia zia!... era tanto buona... buona... Che la rende tutta triste la piccola. -Nessuno l'ha ammazzata sua zia?... che gli domanda allora lui brutale. - Nobody killed her?... Ah! perbacco, le dà dispiacere... Perché parla così? ci è rimasta male... -Ammazzata? Ammazzata?... Murdered you mean?.,. Assas­ sinata? Oh! oh! poor auntie! of course not! Killed! accident! in the street! the bus! 1’autobus!... È infelice... lo guarda con due occhioni!... — Poor auntie!... O poor auntie!... mormora lei cosi... non sa più che dire... -Un incidente!... Un incidente!... Ah! se sobbalza lui!... che fracasso!... tutte le sue ossa che clicchiano... si contorce... ghigna!... una capra matta!... Ah! cos’è mai che gli ha detto?... - Io non credo agli incidenti!... Oh! sì! si! Gli incidenti!... hi! hil hi!... Si sganghera dal ridere... qua sbalestra la tavola... 1 bicchieri cioccano... dal tanto che lui scampana d'ossa... con tutto il suo scheletro... E l'odorel... che monta a scuotersi cosi! Intorno a noi

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la gente si domanda... si chiede... capiscon mica cosa gli è succes­ so... Restano là forchette in aria... L'altro tira su, sbolla nella mi­ nestra... sempre nella crisi... - Incidente!... ah! l’incidente, che strigola... cigolando da ogni parte a sto modo... Ah! lo digerisce no l’incidente!... Ah! non gli va giù l'incidente! Ah! è troppo divertente!... troppo impossibi­ le!... lo manda in visibilio!... Siam proprio in giorgina!... Sareb­ be meglio uscire magari... se non la smette?... Il povero tesoro... il suo tenero visino... tutto afflitto... tutto dispiacere!... Ah! mi fa pena... Vorrei die i polismani l’arrestassero... che il padrone li chiamasse... sgrignerei un po' anch'io... In un certo senso... in fondo non nuoce... era in pieno vantag­ gio... un minuto fa... Adesso ha perso terreno... Coi suoi modi estrosi questo me la soffiava... Adesso l’ha addolorata... e moltissi­ mo... che cafone!... è difficile che gliela perdoni... ha pisciato fuori dal vaso la nostra Salma. Ali! il bambaccione!... Ah! me la godo!... proprio un bello scherzo!... Può anche soffiar nella minestra... Ah! ci fa una bella figura!... Ah! il gaio convitato!,.. Virginia non lo guarda più niente!... Lui vuol rientrare nelle sue grazie... e simona, la troia... stride... manda certi bagliori!... s’illumina intorno al­ la testa... come d’un leggero vapor giallo... lei l’ascolta più... lo guarda più... vedo lacrime nei suoi begli occhi... Io gongolo sotto i baffi... Raddrizzo la gobba... Ah! non le sembra più tanto buffo!... Ah! lo Sganapino dell’aldilà!.,. Mi ringalluzzisco un po’... Prendo un’aria disinvolta... Ahi è un piacere!... I camerieri portano il sedano, i condimenti.,, c poi gli antipa­ sti assortiti... tutto un carrello di vivande... torte nuziali... un tac­ chino farcito... Ah! qua ci viziano! Ci vogliono far stare buoni... che la beatitudine ci calmi... ci si mettono in due per portare il coso... due camerieri in frac... c poi un sacco di carne fredda... di gelatine... Ah! ci avrei anche fame... è vero... Ma d’un tratto il vol­ tastomaco... Voglio più mangiare! basta cosi!... Annuso!... fa puz­ zai... Quell’altro osserva... annuncia ad alta voce: -I familiari!... canzona... è il suo stile... die senso dell’oppor­ tunità!... Ingoio di nuovo il rospo... È lui adesso che se la gode... Si di­ verte da solo!.., Il gerente ci guarda... Mi sforzo.,, assaggio... che mi resta in bocca... il sapore è strano... fatale! Non è marcio... è amaro.,, curioso no?... Come rancido... mi riempio di pane... mi faccio passare il sapore. Non voglio vomitare.

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Virginia è meno sensibile, attacca l’assortimento. Vorrei che ne prendesse anche lui, vorrei un po’ vedere com’è che mangia... -Lei non mangia? che lo punzecchio... Lei non mangia, mio caro signor coso?... C’è neanche bisogno che mi risponde. Via vial... noi ci capia­ mo!... Per superare il disagio... io tarocco... parlo a vanvera.,. Vir­ ginia fa ancora un po' il muso... e poi le passa... è finito... L’allegria la riprende... non è che una bimba! e indisciplinata!... e turbolen­ ta!... Mille Pattes gli versa del «banyuls»... è squisito... che gli pia­ ce a lei il «banyuls»... una novità per lei!... se ne riversa da sola... parla... parla... che scilinguagnolo!... si ferma piu... è lanciata!... racconta tutto... qualsiasi cosa!... E via cosi!.,, tutti i nostri pro­ getti!... tutù i nostri segreti!... tutti i nostri viaggi... che noi par­ tiamo per l’America!... che io laggiù cambierò nome!... che non mi chiamerò più Ferdinand... e tid... e tira!... Tutta la gente in­ torno che sghignarla... Lei racconta mezzo inglese, mezzo fran­ cese!.,. Arrossisco, so più dove nascondermi!,.. Mille Pattes si appas­ siona subito... -iMe l’aspettavoI... Me l’aspettavo!... che stride, la raganella. Scuote tutte le ossa... nello stesso tempo... ride acido, strigolone... Si congratula... -Benissimo! Ferdinand!... Benissimo!... Ah! non me ne vuole affatto che l'ho trattato brutalmente... che ho fatto delle osservazioni sui suoi modi... Insomma noi ci ca­ piamo... bisogna inaffiare... Mi batte sulla schiena... delle grandi pacche... secche... Com’è buffo... Non ci capisco più... Finito!... Tutto gira... vacilla,.. la gente... le sedie... chi è che si diverte?... Alza il bicchiere alla nostra felicità... Si preoccupa assai del no­ stro avvenire!... Ah! che piega prenderà?... -E lo zietto eh cosa dice?... Si preoccupa anche di lui!... Addirittura gli dà dei pensieri.., tanto che crocchia in tutta la persona... con tutte le ossa!... Ma an­ diamo piano... come fa a conoscerlo lo zio?... questo si che è straor­ dinario!... -Avrete bisogno di molti soldi! Oh! molti soldi!... capito che scoperta?... Ci pensa alle nostre difficoltà!... Trema per la nostra felicità!... Trema è esatto!... fa «Cll d! eli...» in tutte le giuntu­ re!... - Vedo che cominciate male, ragazzi miei!... cominciate male!... Caccia una specie di sospiro. -È lontano il Pacifico!... È lontano!... costano un occhio i viag-

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gii... come minimo ecco cinquecento sterline!... amici miei! la na­ ve... gli imprevisti!... -È meno caro del Tibet!... Andiamo!... Mi lascio mica impapocchiare... Me n’intendo anch'io di viag­ gi!... le memorie, i preventivi e tutto, -Il Tibet!... Il Tibet!... si rimette a belare... fa voltar tutto il ristorante dal tanto che bela acido strigolone... Rieccolo in crisi!... schiamazza... si dimena... scuote... Sdondola tutte le ossa!... sob­ balza d’un metro ogni voltai... ogni grido che caccia... Ah! siam serviti!... Ah! cos’ho mai detto ancora? Tibet! Ti­ bet!... Ah! mi trova d’un comico impagabile!... Ci sguazza!... Mi picchia sulle cosce!... Mi fa male!... È duro!... è un bacchetto!... Urlo!... raglio! lo diverto ancora di più!... A furia di scarreggiarsi cosf... di sobbalzare... rimbalzare sulla sedia... ventila in modo tremendo... a zaffate... raddoppia il feto­ re!... Ci restituisco le pacche, una botta cosf nel culo!... mi storco il pugno... urlo... è di legno!... solo ossa... pezzetti d’osso... dei brandelli... dei bricioli di ciccia attaccati!... Lo vedo quando alza il braccio... la manica... che gli si apre la giacca... gli vedo la carne attaccata alle costole!... bricioli verdi... lo sento, canchero! Lo sen­ to!... Ah! mi lascio no metter sotto! Vedi te! Maledetta carogna!... Ne ho viste di peggio!... Ah! d’un bel po’!... mica una ragazzina io!... -Hai finito? che l’attacco. Ah! non lo sopporto più... Mi son caricato, superata la sor­ presa! -Tibet!... Tibet!... sf, Tibet!... ripeto. Voglio vedere adesso cosa dice... se si ribella... Lo guardo drit­ to nei buchi!... nelle sue grandi orbite... Chissà i luccicori che mi manda adesso!... Ci ho mica paura!... lo fisso ben bene... È sbalor­ dito dal mio sangue freddo!... Bela... Singhiozza... Poi si ripren­ de... mi riattacca... -Non ci va nessuno nel Tibet!... Non ci va nessuno, gonzo!... Non trova altro da stridermi... È seccato però... Mi riprende con la storia dei filussi... È la sua fissa... -Ah! sf! sf! poveri amici miei!... Voi non pensate alla pila!... Non è tutto l’amore!... A sto punto canticchia: E il sole attraverso 11 tetto Scaldava il misero letto... Parapà!... Parapài.,. Trallalla-a-a-a-lero...

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-Ma le navi son prezzi pazzeschi!... sventatelli che siete!,.. Ma è un occhio della testai... Ohi perdincibacco!... Cinquecento ster­ line!... ma è niente!... Cinquecento sterline!... Ma proprio nien­ te!... Ah! non potete partire!... Bisogna metter su casa, il ménage... I piatti!... Si, esattamente, i piatti agli Antipodi!... un battello... Un pianoforte per andar sul mare, fratello!... Per andar sul mare, fratello)... Per andar sul mare, fratello!...

È il suo refrain... Fa segno ai tavoli... che attacchino, che ri­ prendano tutti in coro... Una culla! Un battello! Per andar sul mare, fratello!...

Questa poi... e adesso la ninnananna... Fai la nanna cocco bello della mamma!...

Ce la canta tutta... Si batte la fronte, Ha trovato... -Ma anch’io ci ho una culla... Ah! però!... però!... Si esalta... giubila... gongola d’aver trovato!... con tutta la testa... getta dei bagliori in tutto il ristorante... tartaglia... si dimena in crisi... scroc­ chia orribile!... -Cu-cuculla!... Cu-cuculla!... che bela!... E poi slandra odori a tutto spiano!... ancora delle zaffate, ogni volta che si mette a scarreggiarsi a sto modo... Una peste!... Cerco di calmarlo... -D’accordo!... D’accordo!... gli faccio... D’accordo... Va a fini­ re che le fu male... -iMalel... Oh! Male?... Si scompiscia. Virginia si diverte anche lei, gode a piu non posso... È come una gita scolastica!... Porta pili rancore per niente... Siamo alle fragole alla panna... Mille Pattcs vuol servirla lui... Gliene versa delle grandi cucchiaiate... e poi lo zucchero... fiotti di zucchero... che gentilezza... ciangottano... - What is a «ménage»?... Lei vuol sapere, non sa la parola in­ glese... Lui ha detto ménage poco fa... -Home! Sweet home! che ci risponde lui... Eccola informata... E ridere per cosi poco!... Non son seri né l'una né l’altro... S’intendon a meraviglia... Lui ghigna, pazzerel­ lo, s’agita con tutto lo scheletro e poi i suoi occhi sfarfalleggian verdastri!... e poi violetti!... Si rende irresistibile... Tranquillo lui... Lei si lascia incantare...

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Si mette a strillare. -Money!... Money!... Fuori il money\... Money for the Kids! Moneta per i mocciosil... E di noi che si tratta... Cosf gli riprende frenetico... scossa la tavola a furia di agitarsi, di fare la marionetta!... niente gli sembra più divertente... la sua vocetta fessa... -Money!... Money!... È contento dei suoi orrendi modi! Gioi­ sce è evidente... Giubila nel suo marciume... Vede che mi disgu­ sta... Mi fa sentir tutte le sue dita... Me le passa sotto il naso una a una... -La fragola!... annuncia... La fragola, Ferdinand... Finita l’agape... Non ho preso granché... chiede il conto... Vuol pagare... che cosf ce ne andiamo... È salato vedo... Non batte ci­ glio... Mica un posto popolare sto qui... Io si può dire non ho mangiato niente... Lui non ha toccato cibo... Cava fuori un rotolo di banconote, tutte spiegazzate... tutte umidicce... dai calzoni... se le strappa fuori... Sembra che gli vengon fuori dalla pancia... dal buco... dal fondo... si rovista... tira fuori i dollari... dei duros... un sacco di biglietti da mille fuori dal suo enorme buco... -Son pieno!... che strilla... che annuncia... Son pieno!... Son grasso, ragazzi miei!... Ecco come sono io!... Ecco come sono io!... Ah! com’è contento!... Riempie tutto un piatto di rotoli di banconote... ammucchia... quelle umidicce... e poi là sopra degli scellini c poi giù con l’oro... roba tutta attinta direttamente dal ventre... dalla cavità... e poi la mancia, tutto un piattino... un pu­ gno di luigi... Capito com’è lui? Tutti ci guardano... tutto il ristorante... Abbiamo bevuto vini speciali... Virginia ci ha un po’ di sborgnolite... Vedo che ci ha le guance rosse la bambina... Vedo che è partita!... Ride forte... bafuglia... traballa all’impiedi... si attacca a Mille Pattes... Ah! come si adorano... lei lo stuzzica, non gli dà tregua al baccalà!... Quasi qua­ si che si abbraccerebbero!... Quant’è filone... quant’è drago!... La smette no di far burattinate... La bambina bafuglia. -Io la chiamo Pulcinella!... Signor Gollywogl... Signor Mille Pattes! If you please! Ecco, Lord Mille Fattesi Ah! che spasso... È inciuccata... parola mia... inciuccata la pic­ cola!,.. È una vergogna!... - Lord Mille Pattes! Don't care!... Lei imita i suoi modi da prodigo, i suoi gesti come getta i sol-

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di... i suoi grandi gesti... semina gli scellini lei... li lancia in alto... il diavoletto... -Look at Ferdinand! Funeral!.,. Funeral!... Indica la mia faccia da funerale... che ci ho il muso... Sono de­ solante... Guastafeste!... so più dove nascondermi, confuso si il rompiballe!... Ah! non devo far vedere che son geloso... prender­ mela per questa latrina!... sto baiabiotto da cimitero!... Ah! questa poi no!... Ah! può illuminarsi finche gli pare!... fare il grandioso in eterno!... Ah! chi se ne frega!... Ah! dài pure!... Lascia pure che lei se lo faccia, il Lord Vermocane!... Gli sta a pennello!... Gli pia­ ce il marcio, alla pupa!... Candore dell’ostia, purezza dei miei co­ glioni!... smagata al biberon!... Dico io!... Tastapiselli! Ho già vi­ sto abbastanza!... La commedia!... Bigoudi!... Bigoudi!... L’orren­ da guanguana! S’era bagnata tutta! Come ci marciava, l’innocente! Il mio angiolino! da andar nei matti! squassare mordere! il suo culaccino! via nel vizio! nella sua sottanina! a quadri!,.. Oh! Si­ gnorina! è di guazzetto che è bagnata... di cariatide!... Siamo a po­ sto... lei va nei matti! Non dico altro! I gusti son gusti! Che faccia pur bisboccia! Non voglio intromettermi! Io getto il guanto! che faccia tutti i colpi di vita che vuole! Bisognerebbe essere sonnam­ buli! Io non lo sono!... cioè credo... Non so molto!... C’è niente di sicuro!... Ci va giù forte il mio angelo!... è più neanche smania!... È malefizio questo!... In una foia da osanna, la mia bambina!... Il mio sogno!... È la fine del mondo!... Soffro... mi cocca nel vivo! Una tortura che mi toglie tutte le forze! sono agghiacciato... ste­ so!,.. Ce la farei più ad arrabbiarmi... Loro chiacchierano chiac­ chierano! Si scambian complimenti... Finiscono adagio il caffè... nel modo più delizioso del mondo! Mi sfottono un po’... son di­ strutto... annientato!... Devo aver una faccia!... d’un lofio!... che magari sono io il più brutto dei duel... Sicuro che puzzo anche di cadavere!... a forza di stargli cosi vicino!... di sfiorarlo tutti i mo­ menti!... Me la fanno in barba... questo è un fatto!... Lei lo trova carino... s’invaghisce... se lo cova con gli occhi... sto pezzo di sfi­ losa putrefatta... le ossa che scrocchiano... la puzza c tutto... Non perde neanche un suo gesto lei... è affascinata... Lui fa il bambino... l’insopportabile!... schiaccia le fragole!... Gioca a sto modo... la diverte... Ci fa delle pappette tutte rosse... -Io schiaccio Ferdinand!... Io schiaccio!... Non la capisco subito l’allusione. Punzecchia di nuovo. -Ho capito, Salma... che ci faccio, ho capito... Tac nei denti!...

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Ah! eccolo servito!... Mi sluma... Ci crede no ai suoi occhi... che ho osato!... fa faville... s’iilumina... Menefotto!... io lo mando affanculol me non mi frega!... Ci guardiamo... Lui fischietta, sdon­ dola... parla d’altro... Riporta il discorso sul viaggio... sul nostro viaggio... -Allora? Partite tutti e due? Che gli secca si vede proprio!... - In capo al mondo! l’avete detto voi!... Io tengo duro. Davvero adesso son deciso piti che mai!... Mi riprendo!... E co­ rnei... Tutto per salvare Virginia! la mia adorabile! il mio tesoro! il mio sogno!... Tutto per strapparla a sto mostro!... sto satiro fan­ tasma! Oh! Non vivo piu!... Qualsiasi prova, son pronto! tempra­ to! a me i mostri! Voglio rapirgli il mio idolo li!... calda calda sul mio cuore, la mia adorata... sul mio petto... la porto via... la solle­ vo tra le nuvole!.., che viva, il mio angelo! l’anima mia!... -Virginia, è giurato vero che partiamo? Tutti e due?... Noi due?... La supplico!... l’imploro!... Voglio che mi prometta di nuovo qua subito... davanti a tutti... in pieno ristorante... Lo esigei... Mi riconosco più! Io ordino! Son anch’io posseduto stavolta da un’e­ nergia sovrumana... Ingiungo!.., che si pronunci... Basta coi dub­ bi... - Glielo dica, Virginia!... Glielo dica che si cavi dai piedi!... La supplico! che vada all’inferno!... a fare i suoi musi... che mi lasci in pace... Che l’abbiam visto bastanza!... ch’è orrendo!... che dà il voltastomaco!...che ci avvelena!...Glielo dica presto! Su! subito... -Piano!... Piano!... gonzo!... Mi blocca!... -Oh! senti sentii Ma cosa ti salta in mente?... Calma! Calma! Un po’ di sangue freddo!... Sangue freddo! Oh! perbacco!.., Ancora dimenamenti... e cigolìi!... -Vi ho incontrato, miei carissimi!... miei tesori!,.. Voglio far­ vi un regalo... Spero mi lascerete fare! Un regalino, d’accordo?... Alla vostra inaudita prosperità! Poi mi direte cosa ve ne pare!... Superbo!... Il più bel viaggio della Terra!... E s’illumina adesso dappertutto!... in tutti i suoi cenci... tutta la testa... daccapo tutto sbalucigante, cigolante... si scarreggia... si dimena! -Della Terra!,.. SI, della Terra!.., Ne so qualcosa io della Ter­ ra! ... Tutta la Terra!... Ah! prendete mai più la sotterranea!... Mi

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ha capitol Ferdinand!... Più una sola volta la sotterranea in vita vostra!... Mai più!... Se è contento! - Solo la nave!... Altro che la navel... Tutti e due! In certi pae­ si, non vi dico altro!... Dove si fa festa mattina e sera, e la notte poi!... Ah! la notte!... Ali! non ne parliamo!... La notte, vero, è ovvio!... È ovvio... I sottintesi... — Ah! io capisco al volo le cose!... ve lo dico... al volo! Ho del buon tabacco nella tabacchiera!

L’arietta... Canticchia... Offre sigarette in giro... a tutti... ai ta­ voli... Si china... si sdondola... Si bisbigliano con Virginia... Sento qualcosa che si muove sotto il tavolo... Ah! se è felice, contento!... Sta già godendo per la nostra grande felicità!... -Solo la navel... avete capito?... Altro che la nave!... Tutti e due!... In certi paesi che non vi dico altro! Dove si fa festa matti­ na e sera!... Si alza un po’ dalla sedia. Guarda tutt’intorno i clienti... i ta­ voli... offre a tutti... in giro... sigarette... frutta!... elettrizzato co­ me pochi... Si china ancora su Virginia... Si bisbigliano... scoppia­ no a ridere!... Ah! ci faccio una bella figura io, il reggimoccolo!... Parola mia... tasta sotto il tavolo... È lui, Cristo d’un Dio!... Mi palpa!... Si è sbagliato!... è lei che cerca... La tasta anche... mi ab­ basso... vedo... guardo da sotto... Lei si lascia fare... non s’indi­ gna... si lascia carezzare da sotto... È un po’ rossa... mi guarda... -Allora? Andiamo?... che domando... — Andiamo dove ?... -Ma fuori! Caspita!... Fuori!... Ne ho a basta... soffoco. -Fuori?... Ma, mio caro Ferdinand, fuori? Ma io mi sciolgo!... Fa caldo fuori!... Lei non ci pensai... Posso resistere solo dentro!... vero, mia cara? E l’abbraccia. Stiamo freschi, scende nei particolari.,, Insiste. -Solo in locali molto chiusi! umidi! proprio molto umidi!... Mi capisce?... Sono fatto cosi!... Lei lo sa bene, Ferdinand!... Lei è senza cuore, Ferdinand! Per non dir altro!... Mi prende per il sedere adesso... sgrigna!... puzza atroce!... a furia di riderei... storcono il naso anche i camerieri... fiutano... fan le boccacce.., Ma lui non vuole andarsene, si abbarbica, si blocca.

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-CameriereI Cameriere!.,, «Benedettino»... E poi a me... -Tenebre!... Tenebre! Perbacco, Ferdinand!... Tenebre!... Ce la vede la morte in pieno giorno?... Seduto! Seduto! Impetuoso, ardente Ferdinand! Ascolti la voce del maestro! Mi doma. -Vuole la fortuna giovanotto? Vuole essere adulato?... temu­ to?... odiato?... Benissimo!... Benissimo!... Mi ascolti! Le darò tutti i mezzi,., Cosa posso dirle di piti?... Oppure vuole essere di­ menticato? tranquillo? sconosciuto? che il tempo scorra sulle sue storie? che la gente parli d’altro? che la lascino in pace per sem­ pre?... Allora benissimo. Perfetto!... Perfetto!.., Come preferi­ sce! ... Anche di ciò io sono il gran Detentore! del piu potente oblio del mondo!... della più totale indifferenza!... Ah! sono al suo ser­ vizio!... Non mi lasci mai!... Né per amore né per denaro!... Mi stia vicino!... Sentila che idea brillante! E poi là che ci fa un gesto, a sto modo per aria col braccio tutto alzato!... e «Brum!» un colpo terribile scoppia!... Il tuono... una fumata rossa! un’enorme nuvola! in pieno ristorante a sto modo... Una fiamma immensa da mille parti... proprio con la sua mano! Braum di gesto!... Tutti ai tavoli tossiscono... starnutiscono... si strangozzano... -Ma così la spaventa, mostro!... Non penso ad altro... Salto su subito... penso alla piccola... non penso che a lei... L’abbraccio! La stringo al cuore!... Loro sputano, la gente... le donne schiamaz­ zano... C’è il panico!... L’uscita!... Un’esplosione formidabile!... Un attacco a bomba armata! dal cielo!... «Una bomba di Zeppe­ lin!...» Urlano! La guerra! Inumana!.., «Sono i terroristi!» una che raglia! C’è la carica verso le uscite... La gente si scaraventa, si spintona, casca... Ci sballottano, ci trascinano, ci fan trottolarci... Vortici!... Ah! m’attacco al nostro funambolo... Passa dappertutto lui come d’incanto!... Nessuna fatica!... Ah! tutto maciullato che sbavo!... Bisogna vedere come si appiattisce lui!... Si fa lamella... parola mia!... Ci ha più spessore per niente!... S’è assottigliato a zero!... non più spesso d’una cartavelina!... e poi riprende tutta la sua carcassa!... ridiventa tutto ossa, tutto verdastro e poi tutto col­ loso uno schifo!... là davanti ai miei occhi!... Riprende tutto il suo marciume e l’odore!... Virginia ci ha paura neanche un po’, nean­ che un attimo! Il tuono, il panico, per lei è tutto un divertimen­ to!... una distrazione meravigliosa!... Come il cacio la magicheria!... Mai s’è divertita tanto!... saltella... è al settimo cielo!... Dà

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il braccio a Mille Pattes... Ci han maciullato... mica troppo però!... Ci ritroviamo sul marciapiede... tutti tre cosi per la strada... Io sono ancora d’umor nero, cattivo, luna storta... Loro mi scuoto­ no... Giubilano loro due!... che razza di sport!... -Su! Avanti! Io faccio il muso, zoppico, sono orrendo! - Look at Ferdinand!... Look at him! Sono l’oggetto delle loro burle!... -Come on all! and play with me!... Lui riprende in mano le cose di prepo e di spinta!... Raduna! Parla inglese! arringa la folla, dà Riori la voce, stride forte... Vuole il successo!... Vuole che si goda!... Propone! È la sua mania il di­ vertimento!... a tutti!... Ai polismani... alla gente... alle ombre del marciapiede... -Giocare a che? l’altra che chiede. Play at what? Where? Non ha senso! -Big game! Big game! gli risponde... Grande gioco!... Grande gioco! Strombazza alla folla, le mani a sto modo a megafono... Nessuno ci sta, la folla si disperde. Ci trascina nell’altro senso Virginia e me!... Si sgaggial Chincaglia, zoppica... -Dov’è che ci porta? Sfiora i negozi... Bela, si ferma no!... Ci ha un’idea in testa... poi complimenti alla piccola... Li sento nel buio... -Bellezza stupenda!... Cielo!... Tesoro!... E poi a me. -La Terra! capito, amico?... La Terra!... Mi branca la mano, me In scossa!... Mi fa male. - Il re dei veri tesori della Terra!... chi è, ragazzo mio? Mi rende edotto. -Adesso vedrete voi... Tutti e duel... Avvertiti!... -Sentitemi! Il re, ho detto!... È no sbronzo... Sa quel che vuole... scavallando a sto modo rasente i negozi, mi getta dei bagliori, mi abbaglia c poi in aggiun­ ta delle zaffate del suo odore abominevole... Sa che non tengo bot­ ta... che mi sgonfio... Vuole sfinirmi! nausearmi... che li molli... che li lasci correre... che gli lasci la Miss... tutto d’astuzia... Ah! m’ostino io... non vomiterò!... Gli vengon fuori un fracco di fuochi fatui... Fa lo spregiudica­ to... il grandioso, la Salma terrorista! fenomeno!... Va là!... Me ne

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fotto io!... m’aggancio... e a braccetto, Cristo d’una Madonna!... gli sto a ruota!... sono deciso!... — Touit-Touit Club! stride lui... Touit-Touit Club! strilla co­ me un'aquila... per la strada... A sto modo d'improvviso... che gli è venuta di colpo nel buio... in piena Rowney Street!... una sma­ nia furiosa! Touit-Touit Club, Com’è entusiasta la mocciosa!... Batte le mani... Saltella, sgambetta tutt’intorno a noi... Ah! il di­ vertimento continua!... Ah! la festa non è finita!... Ah! orcocane! la min ribongia! dimenticata nel guardaroba! andrò a cercarla do­ po!... Su adesso, op! in marcia! -Night Club boys! Night Club!... Alè a sfrombo!... in giorgina!... la nostra Salma si conosce più!... Gioca nel buio con la biba!... Le dà dietro... Mi saltano intorno! la farandola!... Voglion che salti con loro!... Io faccio un cristo per terra... mi rialzo... -Come on, children!... Ci stiga... bisogna sgaggiarsi. Crepita con le dita...fa nacchere... presto... Va a scosse! tutti i suoi ossicini!... -Come on, enfants de la patrie!... £ di nuovo su di giri... il canto lo anima... Io forzo... negli odori dietro di lui... Scavallo... Son leggero adesso senza sacca... Alt! andrei in capo al mondo!... Prima di tutto è il destino!... Inu­ tile far marcia indietro!... Ci trascina lui beninteso!... Touit-Touit! Dài, miserabile! Salta!... Fatalità!... Se non puzzasse!... Ah! mi ac­ canisco! Dolori! Orecchie! Braccio! Cicatrici! Forzo! Forzo! Son l’eroe. A tastoni rasente le vetrine... Sbazzucco dappertutto... l’o­ dore mi guida... rincara la dose... imbonisce!,.. -Le profondità della Terrai... tutto al Touit-Touit Club... il cuore della Terra!... Capito cos’è che cigola?... cosa raganella, cosa crepita?... si ripercuote dappertutto l’eco... dappertutto nella strada buia... «Touit-Touit.., Tonit-T... Touit!...» Virginia mi risponde piu... ci ho un bel chiamarla per nome... nell’orecchio, cosf a passo di corsa... al galoppo... - Virginia!... Virginia!... Lei va... va... sente niente... corre con noi, e basta. La tengo per mano... Ci si può mica perdere con l'odore. Io lo naso... non voglio perderlo... zoppico... anche lui!... Trottiamo pe­ rò... Big! daga ban!.., Big! da ga ban!... si sente bene nella notte... tutta la sua carcassa che sbaccana... Accelera. Prendiamo per Standwell Road... Poi Briars... Passiamo Cla-

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penham... Riconosco il posto... e poi anche fino ad Acton Vale... Poi non riconosco più... È tutta una svolta... vicoli ciechi,., giria­ mo in tondo sembra quasi... viuzze come tutte accavallate... solo case basse... andiamo a zonzo! Ci si ferma più... guardo il cielo... il grigio lassù!... I caminetti... seguo... seguo... cedo no, peno ma forzo... Non mi prenderà per fatica... Non mi prenderà per nau­ sea... mai vomiterò... Può puzzare anche dieci volte tanto... La marmocchia mi stringe forte la mano... però è mica tran­ quilla, cosi per le viuzze tanto buie... Si senton di lontano le si­ rene... i richiami sul fiume... allora qua comincio a orientarmi... -Ti ritroverai mai!... che mi bela lui. -Dài pure, bellezza... butto la cosa in ridere... già che è lo stile della serata... Zoppico io... zoppica lui... Barra!... La piccola fa do­ mande... gli dà il braccio... -Dov’è il Touit-Touit Club? Lord Mille Pattes? -Per di qua! Darling.1 Per di qua!... Ah! non dobbiamo esser lontani però... Lo vedo che cerca... È una viuzza rutta buia come le altre... Ah! si ferma!...Finalmente!... Scuote... Batte... Calci! Pugni!... Sbenga forte... con tutte le os­ sa... Scuote la buia!... Nessuno arriva... c’è che aspettare... Piove adesso!... Diventa lunga... risbenga... La porta si socchiude... rag­ gio di luce... Dentro lui... lo seguiamo... noialtri... Restiamo abba­ gliati... E sto rumore poi nel locale... sto gnaulerio!... sti ottoni! Una fiera!... il baccanale!... Mi sfrego gli ocelli... li sgrano... prima non vedo buschia! Ci ho la testa inscimmiata dal tanto che romba­ no... che rimbombano... La testa mi salta al suono della batteria... una grancassa gigante... «Brum! Brum! Ding!...» Sono tra le nu­ vole... Distinguo niente!... Sghignazzano da orbi al Touit-Touitl Si scompisciano! dei matti! Uomini e donne!... S’è mica sbagliato Mille Pattes!... È un godo terribile!... Se sguazzano!... È un catino tutto illuminato... specchi... specchi girevoli!... Ci precipitiamo giù... ruzzoliamo... noialtri tre!... Arrivano i rinforzi!... una tinoz­ za che bolle di godo... certi urli!... e cantano al ritornello tutti in coro!... gridano rauchi... un negro sul piano che ancheggia, che ge­ sticola al vederci... Ci saluta... Vedo la sua bocca... come l’apre il suo forno... dei denti bianchi... dei seramenti enormi!... Ah! sto coccodrillo!... Come sculetta! muggisce! convulsa! Lancia gambe c braccia dappertutto!... Acchiappa le mosche... Rotea gli occhioni neri... «Si!... Si!... raglia... Touit-Touit! il ritmo... Touit-Touit e Brum! » La grancassa tuona e «Brump» di nuovo!... Tutta la baita sussulta.., È il trasporto! la vita sincopata!... La pista stracolma di gente, che proprio ci si muove più, brulicano, si dimenano, guiz-

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zano da fermi... È piena di specchi di sopra, di sotto, che brilla, balla... palpita nei nervi... È un enorme deposito di argentine... un tocca-tocca a mucchio... «Braum! » Colpo di tamburo! A sto modo in tutto il baragozzo, tutto il bassofondo... se riluce!... Gran lusso a colori cangianti... girandola di vestiti a paillettes... gioielli saltel­ lanti... tutto a fremere... ballonzolare... È la calda danza del ventre a duel... a dieci!... a cinquecento!... è il gran nicche-nicche folle!... quello rauco... quello brutale... del ritornello... il Touit-Touit urla tutti in coro... è un’orgiabolgia... assatanata! Ah! seh, c’è da diva­ garsi fortel... mica perdere un secondo, saltar dentro al godo scon­ volgente... 11 nostro sciantosiere ci dà sotto a tutto spiano!... Salta nella tinozza dei mondani!... Piomba là dentro... Rimbalza fino al soffitto,., sbazucca negli specchi! Combina marachelle ovunque!... Ci ha piu peso!... piti pesantezza!... È leggero, fluttua nell’aria... Ah! è un fenomeno!... Va a tastare la gente... e poi con gran sal­ to scappa via... È l’allegra Salma compagnone !... e Dziml Bing! Bong!... Lo capiscon bene questo al Touit-Touitl Tutto il pubblico rapè-scie!... Ci si divertono... dei dementi!... Passa danzando so­ pra la ressa... Caracolla sulle teste!... Ci rimonta sopra ballando il tip-tap sugli eleganti... tutte le ossa che crepitano!... Fa il rumo­ raccio di pezzi di legno... anche più forte del rumore di tamburo... Sborra gridolini di gioia!... Cigola al di sopra dei ballerini... Si uni­ sce a loro nel ritornello... «Touit-Touit! If you please.1...» ecc. Canta più acuto di tutti... Risalta in cima alla scala... d’un sol bal­ zo!... a palla!... caprioleggia... Ci mima un piccolo rigodone!.,, cosi scendendo le scalei... Ali! è un giamburrasca... un fanfarone!... Ci dà sotto senza risparmio il nostro putrido... Adesso sgambetta a quattro zampe... Yuppe! là! Giravolta!... saltolino!... leggero... leggero... d’atmosfera! Un soffio!... S’invola!... È il valzer: aerea danza!... Guardalo com’è!... sossopra appeso al soffitto!... sospeso a un filo!.., s’altalena a sto modo... fluttua da ragno... sospeso a niente... Ah! È inaudito!... Sfiora le teste!... altalenandosi,.. Che ridarola... che ammirazione!... si dondola con la musica... cosi te­ sta in giù... roba mai vista!... e insieme caccia dei singhiozzi!... Ah! come ride il pubblico!... si scompiscia... va in deliquio... Ci son bal­ lerine che si senton male, sicuro!... Per forza!... e giù che colano rigagnoli, pozze di pipi... nessuno riesce a trattenersi!... è troppo ilarante!... soprattutto i negri della jazz-band, loro muggiscono, si strangozzano dalle matte risate... Ce la fanno più... vanno in con­ vulso... si rotolano per terra... Un vero ragno gambettante!... si può mica resistere! cosi sottosopra sul soffitto!... Mai l’ho visto un lavoro simile! che devo dirlo personalmente... Sbattacchia nei

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muri... rimbalza... prilla al di sopra della sala!... che prodigio! lo scheletro volante!... Ah! meraviglioso lo slancio!... Se Sosthène fosse stato li!... Avrebbe imparato qualcosa! in fatto di slancio!... Questa qui è roba di magia! Ah! scusate se è poco!... Virginia, |>overa biba, lei non ci ha piu parole... resta 11 trasecolata!... mai avrebbe creduto che Mille Pattes sapesse far ste giravoltole da ver­ tigine!... resta li ansimante... con tanto d’occhi... io le lascio piu la mano! Guarda Mille Pattes nell’aere!... folle insetto al di sopra di tutti... lui sdondola con la musica!... fa quel che gli pare al Touit-Touit Club, testa in basso... Ah! la mia stella!... la mia bim­ ba... ci resta sbalordita!... c’è di che!... Lei sta roba la rende cosi nervosa che trema come una foglia!... è cosi commossa che mi piz­ zica!... fa dei sobbalzi ogni volta che lui fluttua sopra le nostre te­ ste!... Ah! è favoloso!... come turbina!... si solleva come una piu­ ma!.., un soffio!... Ah! piroetta... resta in aria!... A sto modo su niente!... Ci guarda!... Ah! me l’ipnotizza la mia bimba!... — Then?... Then?... le domando... La scuoto... — Isn't he wonderful dear?... Vero, caro, che è meraviglioso?... È tutto quel che sa dire!...Lui plana...oscilla ancora...Ci sguaz­ za lassù... Si permette rutto!... Ondeggia... bordeggiai... sfiora il piano... rasenta il negro... casca a pera sul tamburo! Bum!... a quattro zampe adesso sui tasti...caracolla, scalpiccia là sopra... suo­ na un’aria da tam-tam... un’ipnosi da selvaggi... Spande bagliori dalle membra... dalla testa... dalle orbite... il verde, l’azzurro, il giallo... è avvolto da bagliori!... Ostia che effetto!... Adesso sgam­ ba... sobbalza negli arpeggi... stecchetti capriolista... rimbalza sui musicanti!... Come l’applaudono i Touit-Touit!... Con tutto che devono essere smagati... Han visto mai cose simili... cose da pro­ digio... Velocità... eclissa tutti... Mica finita!... Di passaggio sospe­ so volteggia, soffia nel flauto... a scappa e fuggi... Tiuit! Tiuit! Tiuit!... cosf, tre piccoli trilli!... capite che roba?... Poi afferra il 1 amburo al volo.., scappa con quello, lo fa rullare due o tre volte con le dita secche, una gragnuola... Oplàl lancia lo strumento... lo riacchiappa sul piano, ci suona sopra a sto modo fendendo l’aria!... l'uno e l’altro insieme!... Ah! è un fenomeno... poi piomba giu sulla batteria... ci rintocca sopra... con tutte le sue ossa... la sua carcassa... una cosa tremenda!... i gomiti.., i ginocchi... tutti sec­ chi spigolosi... a balzelloni... l’epilettico... Bzim! Ding! Ding! Tut­ ta la carcassa rimbalza in pieno sul metallo... fa tremare tutto... tutto il pacchetto d’ossa... è il grande gioco!... due volte... tre vol­ te... lo scampanamento dei cembali... e delle ossa,.. Applaudono... ovazionano... è la vertigine del virtuoso... I ballerini... le canzoni

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smettono!... Touit-Touit di sfregare... muggire... è la Salma che li affascina... dal modo come piroetta... trottola... ronza nell’aria... getta bagliori ovunque... aureole di luce azzurra... ricasca al tam­ buro... Bum!... riparte!... più svelto!... più svelto!... Rotativo!... Palla matta... piu svelto ancora! sopra i Touit-Touit schiamazzan­ ti!... E bang! Zim! Bang!... stop la palla... Mille Pattes, oplà! si tuffa, giù a razzo... Bzim! Piaci... daccapo sulla pancia del tambu­ ro!... sulla pelle,.. Secco! là! piantato!... Piaci Ride più!... il dito alzato... il braccio tutt’ossa!... S’imponc!... -Ladies! nasalizza... Gentlemen!... Here lo present you! Vir­ ginia the virgin Beauty! and Ferdinand the jealous!... ci annuncia cosf... naseggia il grande imbonimento... intanto manda bagliori gialli... rossi... dagli occhi soprattutto... dalle orbite... ci ha baglio­ ri fin sulla punta delle dita!.., Ripete «Virginia la vergine»... e «Ferdinand il geloso!...» Ahi se è comico!... E gli altri là giù a bramirei Touit-Touit!... Touit-Touit... Ci han bisogno d’altro. È la febbre... si sgolano... fuori di sé... le ovazioni a più non posso!... Siamo, Virginia ed io, ghermiti, sollevati, imbarcati nel turbine, la farandola!... Tutta la calca riattacca lo squasso... tutto il balatrone scuote.,, vibra... sballotta... è il gran furor di baccanale... la sarabanda toc­ ca-tocca... che mareggia... vocifera da ogni parte... Dài! sgamba!... ballonzola... ingroviglia!... Rinciucchimento!...Tuit! Tuit! Tuit!... La furia allegrona!... E tutto che ricomincia spaventoso!... in quat­ tro, sei, dieci che si ingrappolano... gli uni sugli altri attorcigliati... Questo è il sabba!... chiaro e lampante!... La musica miagola... a tutta orchestra... Tuil Tui! Tui! Tua! Tual Tua!... Bisogna sen­ tirlo sto lamento a ogni colpo di banjo sofferente... che rantola... si sgola... Che è lo stupro chimerico a non finire!... e Tuit! Tuie! come si stracciano... come si sbranano in fondo alla tinozza... muo­ iono di goduria... dàn le onde... svengono... si strapazzano i sederi ballerini!... si succhiano le bocche con gran chiasso... slinguate da deliquio... Si pompano... si cavano il sangue, v’assicuro!... Crudel­ tà da vampiri!... Se l’intendono paurosamente... Ogni volta che la musica s’interrompe anche per l’intervallo d’un secondo, se mai capita la sfortuna, subito che scoppia un pu­ tiferio di minacce! a morte!... vogliono sfasciare tutto... distrug­ gere, tutto massacrare... immediatamente... i negri... i timbali... la pedana!... e tutto il resto!.., il balatrone!... La rivolta brontola... scoppia... ruggisce... Subito si scannano negli angoli... issofatto si vogliono sbudellare... cosf in abito da sera... Fortuna che la mu­ sica riattaccai... rabbonisce la pazzia guizzarda!... Un gran uff! e

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via si riparte!... tutti infregolati in un fortissimo!... scalpicciano, ruggiscono contenti!... due 0 tre sciamannati svengono! boccheg­ gi uno sotto i piedi!... tutta la sarabanda ci passa sopra... La gran danza Touit-Touit ribolle in pieno!... Son scatenati garantito! fe­ staioli contro tutto e tutti!... Noi siamo, Virginia ed io, di nuovo ghermiti, sollevati, separati... Tre donne mi accroccan per il col­ lo... mi smanazzano da capo a piedi... Ahi le sfrontate!... Sono Diavolesse del piacere! Il mio fiuto non m’inganna!... mi forzano a bere lo champagne... nelle loro coppe!... labbra a labbra! vogliono avermi... tutto sbronzo!... tutto ciucco!... discerno le loro perfide mene!... il gioco infame di queste baccanti!... Io non arrizzo che per Virginia!... È giurato la mano nel mio sangue!... ostia rossa!... Ste matte mi manipolano di carezze... Me la fanno mica!... Io le cuccio... le tratto malissimo!... Niente lisciamenti... niente solletichini... Qualcosa di sostanzioso!... di adeguato!... Esigo dei sand­ wich!.,, Eccone di straordinari... son servito all’istante!... al pollo c al caviale! Smorfisco tutto il piatto... m’abboffo... adesso esigo Virginia, voglio rivederla!... voglio che me la portino... Lo urlo... domino tutto il frastuono... Copro il trombone, la musica... tutta la batteria... che si frastorna... i cembali del sacramento!... il ne­ gro che sfonda il piano!... -Virginia!... Virginia!... Aiuto!... Voglio anche che assaggi sti cibi rari!... marmellate di guiave!... Ma le baccanti mi prendono la testa... Mi costringono a guardarmi negli specchi... il gioco degli specchi!... Vedo Virginia là... lonta­ na!... in capo alla sala... Ah! cosa succede?... La vedo occupatissi­ ma!... Val no la pena che la scomodi!... L’ho ritrovata, basta!... Come si diverte!... È coperta di signori, gli uni sugli altri!... Si sollazzano su di lei! Ali! voglio più guardare!... Ma insistono le mie baccanti!... mi costringono!... Ste furibonde non perdonano niente!... Sono delle carnefici d’amore!... La parola è per nulla esa­ gerata! Devo guardare tutto... mi obbligano... mi torturano... suc­ cede in una sala rosa, lo stnanazzamento di Virginia!... Forse an­ che peggio del mio!... Lei ci ha dei signori dappertutto... e poi ec­ coli che le vanno sotto... sotto la mia adorata!... Come una gallina sui pulcini! Lei si dimena... chioccia... È nell’estasi del piacere!... Sento tutto traverso l’orchestra!... per dirvi come strilla!... che caccia dei gridi supcrvoluttuosi!...che è il supplizio della felicità!... Me la devastano la mia Virginia!... Se la godono tutta!... una laida imboscata!... il pullulare dei lubrichi!... La poltrecca del vizio!... Ah! troppo orribile da subire!... Io qua salto in mezzo all’orchestra!.., Adesso ci do un taglio a sta roba subito!... Il trombone.,, i

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musicanti e tutto!... Tutto massacrare! Su due piedi!... Tento... Mi sollevo... Le gambuzze fan giacomo... cedono... addio pinco!... Ho bevuto, ecco cosa, del veleno!... lo champagne dei malcfizi!... Sono ciucco e affatturato!... Ah! lo temevo!... Mi risiedo... rinuncio!... Intorno a me la calca ribolle!... è il torcigliamento del delirio!... gli uni che si dimenan negli altri! amalgama al guazzabuglio di culi!.., Sul ritornello batton bene il ritmo: Touit-Touit Misteri Touit-Touit Sister! Youpi Master! Couacl Couac! Couacl

Si conoscon piu dalla libidine!... Ancheggianti, vociferanti... Si saltan gli uni sugli altri!... mareggiano... il ritornello li rende eb­ bri!... Ricascan nella tinozza di luce... S’ammucchiano, s’accatasta­ no sulla pista... cumuli di mondani in estasi... la musica li rimesta, li stende sbaiati!.., È l’ardore del Touit-Touit! Mica un club per debolucci!... C’è l’onda di passione dovunque... Che ti rendono belva tuo malgrado... urlo anch’io!... raglio come un somaro!... Son preso dall’atmosfera... son ravanato!... Quegli angeli mi rovistan le mutande!... Le loro ali sbattacchian tra i miei zebedei... Che ci posso?... È la magia irrefrenabile!... I Touit-Touit muggi­ scono in mio onore!.., -Dannati! Dannati!... urlano in coro! Damn it! Damn it! all! che son tutti fieri!... E poi sborrano un grido atroce, un grido che squarcia la musica, smorza le note... Ah! finita la ridatola!... Si precipitano da matti selvaggi! Si gettano gli uni sugli altri... Cerco Mille Pattes... Io vedo piu!... Si strappim le sottane... smanazzo generale... gran manomorta sul parquet... si frugano tutti enorme­ mente... rantolando a sto modo tutti in mucchio... gli uni infor­ cati sugli altri... È il baccanale degli energumeni!... Ecco dove sia­ mo arrivati!... Lo schiacciamento delle signore! Gli uomini che ci saltan sopra a piedi uniti!... calpestano i loro corpi adorabili... tut­ ti gli istinti son permessi... a gran colpi di tacco pcstnn la ciccia... a piedi uniti rimbalzano ancora!... lo spianamento massiccio!... quelle urlano nel martirio!... Spremuta di beltà in tutto il par­ quet,.. pressata ferocemente..,È il trionfo del gentleman... «TouitTouit!» non smetton di gemere le cerbiatte spianate... Anch’io vorrei provarci un po'... sbucargli anch’io qualcosa... le chiappe, una tetta, gli occhidolci... Gli uomini mi invitano... mi tendon le braccia... Posso più muovermi!.., Posso proprio piu!.,. Si sganassan tutti delle mie disgrazie... della min impotenza,., della mia an­ gosciai... Sicuro che ste femmine m’han fatto qualche tiro, m’han

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Litio bere una droga maledetta!... Che m’inchioda al suolo!... qual­ che filtro dì strega!... il mio braccio già tanto invalido si alza più nlentel... Ah! son rovinato al massimo!... vorrei che mi lasciassero un po’ tirare il fiato... riprendere il mio sangue freddo!... Ah! vafI(inculo!... Son brancate... riafferrato, assuccato, ricoperto di ca­ rezze dalla testa ai piedi!... Sono alla loro mercè! Mi violentano!.., Sono lo zimbello di queste messaline!,., le femmine stralunate mi Incerano... mi mordono... mi divorano... ci ho dappertutto i loro denti!... va a finire che mi distruggono!... ci ho più niente forza... ini dibatto!... mollo... non son più niente... più niente forza.., il Male trionfa!... soccombo!... Mando fuori tre begli urli però... gli ultimi sobbalzi!... cencio briaco, colo a picco... In che posto ci ha portato quell’alno sacrilego!... Loro li senton mica, loro no, gli odori!... il fetore di tomba!... Se ne strafottono loro!.., si appassio­ nano troppo a manipolarmi, a devastarmi!... Chiamo Virginia!... supplico! imploro! la rivedo laggiù... negli specchi in piena inde­ cenza!... Si butta via dal godo, la troieria!... fa delle acrobazie!... contorsioni da puttanaccia!... gli vedo il culo nel soffitto per il gio­ co di specchi!... La sento strillare di piacete!.., geme!... ci ha dei singhiozzi!.,, « Ah! cagna, godi! Ci sguazzi! Mi dici niente a me! Ti farò man­ giar merda cruda!... ecco cos’è che ti faccio!... Ti pesterò a mor­ te!» Intanto... lei bacia, lei bacia gli uomini e avida. Ah! è una vergogna! Le rifilano certe linguale alla brutta... che si strangola lei ogni voltai... È una sfilata sul suo ventre... Adesso un barbu­ to... due barbuti... insieme! e poi una vecchia con cappello e oc­ chialino! e riccioletti! li fa godere tutti la mia musmè!... La mia viin!... Ah! è il peggio del peggio!... Vedo tutto! Può mica ingan­ narmi!... Mi suppUzia non c’è Cristo! Bafuglio... ci ho i brividi... balbetterei sangue!... orrore! Son fatto cosi!... Ah! mando un gri­ do!... l’atroce lamento! come il cuore trafitto netto! Ali! crollo! non mando che sospiri adesso!... degli esili rantoli... son morto... spiro!... un soffio! ancora! dissanguato d’amore!... E op! op! mica finita! Le mie matte mi rimettono in squadra! mi rispingono in vita! mi massaggiano ferocemente!... mi torcono il coso! Ho mica finito!... La pista in delirio muggisce... ovazioni per me... «Anco­ ra! Ancorai... Poche storie!» Bisogna che io rivivo il mio marti­ rio... che li manda al settimo cielo! Mi fan riaprire gli occhi di for­ zi)... Là in fondo vedo Virginia fluttuare tutta nuda Sopra le te­ ste!... se la buttan da un capo all’altro... E un giochino!... i gran libidinosi, i satiri del salto mortale... Loro trincano, ragliano alla mia salute! Roba che va oltre le forze umane!... È la sfida agli eie-

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menti! Mi rintronano... Vogliono anche che Virginia cantil... Vo­ ciferano... tempestano!... La voce del mio angelo gli risponde! l’eco del cristallo prodigioso... l’abominevole ritornello... il ver­ setto canaglia; Touit-Touit! That’s the Way to be!

11 ritornello delle darnel... Tutte le lordure sulla mia colomba!... Ah! rivivrò giammai!... Un formidabile suono di corno stridei tuonai rantola! suona falso st’accidcnte... È il segnale!... Baraccai... Le coppie, i gruppi giu a scozzonarsi... -Liberate la pista! I negri ruggiscono, schizzano nel mucchio... Liberate!... Un idrante scoppietta, scoreggia, sprizzai... Ah! s’è sgombrata! Una radica nelle chiappe! Accipicchia! Il vuoto!... Ah! la ressa si squaglia!... Un rullio di grancassa... un valletto sbuca fuori dalle quinte... trasporta un gran pacco di carte, giganti, più alte di lui di molto... tutto il gioco sulla sua groppa... Stende le carte per terra... un altro valletto porta una roulette... «Ler jeuxsoni faits!.,.'» C’è di nuovo il furore!... Tutti i Touit-Touit voglion subito giocare! Pugilato issofatto... Nessuno che voglia aspettare un secondo... Si saltan addosso... Si saccagnano per prender le carte... i valletti portan via due massacrati... lo champagne spetarda... inonda... «Ler jeux soni faits!...» Mille Pattcs si piazza... prende il posto del crou­ pier!... Ah! rieccolo il nostro disperso!... Sempre verde e grigio!... Subito allo sgobbo! Brandisce il rastrello!... M’invitai... che mi ac­ costi!... Mi fa un cigolo al di sopra della mischiai... - Ohe, Ferdinand, la fortuna!.. Che vada là un pochettino... Il gioco è fatto!... Ah! posso più spostarmid’un passo!.,, lemattem’han riabbrancato in forze! giac­ cio sommerso dalle carezze!... le mie ultime energie scemano... mi scorticano ste profumate... s’inebriano della mia disperazione!... abusando atrocemente del mio corpo, delle mie cicatrici, del mio braccio soprattutto... che contorcono... stiracchiano... urlo e non m’arrendo... nessuna di stelubriche mi piace... Le odio tutte... non adoro che la mia Virginia! Più lei s’allontana più la decanto!... La rivedo là in fondo, abbracciata, annusata, leccata, linguazzata, an­ simante e vezzosa, si contorce, si sdilinquisce al tappeto... laggiù in fondo agli specchi... Ancora tutti quei mondani sopra... Smergolano di gioia... Li ammazzerei tutti!... Con convulsioni torcicolli arrivo a muovermi un pochino! striscio! Striscio! Vado a raggiun­ gere la mia Virginia... Voglio raggiungerla!... Vado a strapparla ai

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minali!... Il valletto chiama il numero vincente... Aspetto un po’... Il 12... il 12... Traverso il parquet, tutti i numeri fatti col gesso... striscio!... striscio!... il 6... 3... 9... Il gioco è rifatto!... È Mille Pattes che lancia le palline... Lo smiccio in faccia, il figlio di put­ tana!... È sistemato sotto il piano... allumacato nei suoi odori... fosforeggia tutto quanto a ogni colpo!... a ogni lancio di pallina... Il 9!... il 9I... Ghigna... Truffola... tutti... gli porta via tutti i gio­ ielli,.. Fa cuac... cuac... cuac... Fa l’anatra... È il suo modo di go­ dere!.., Il suo rastrello passa... screma tutto, è proprio una scena tremenda... Adesso rastrella le anime... Anche le anime giocan tut­ to quel che ci hanno... i Touit-Touit! Ce n’è pieno il pavimento d'anime.,, che rotolano,,, sono un po’ come dei cuori... ma tutte pallide tutte traslucide... Si vede che sono fragilissime!... Ah! io lo smiccio in tutto il suo orrore il Mille Pattes maledetto!... Se l’è meritato il treno della sotterranea!... Ah! Cristo, proprio!.,. Lo vedo lavorare... Ah! più neanche un filo di rimorsi!... Prendono il volo i miei rimorsi! Tutti! Ah! son guarito... Lo manderei di nuo­ vo sotto il treno! Ah! non mi preoccuperei!... Che ci torni! Ghi­ gno anch’io idem come lui!... Oaah! Oahl... Mi rimetto a striscia­ re!... traverso ancora la guerra dei corpi!... l’ondata dei libidinosi! Adesso urlo... bramisco anch’io!... Striscio. Quando tutt’un trat­ to il tamburo... rulla... rulla... Il suono del tamburo... batte... bat­ ic,,, che s’avvicina.., vien dall’alto... dalla scala... Brrr... Brrr... Brrr... tutto il baccanale si blocca... netto... la musica stop... i feHtiiioli restano impietriti... interdetti cosf... Si muovono più... il tamburino scende... Non ci ha fretta... Brr... Brrr... Brrr... Viene un di noi gradino dietro gradino... Viene giù dalla strada... Lo si vede adesso... è un allampanato... Lo si vede tutto intero adesso... Brrl,,. Brrl... Brr!... Fa il suo lavoro con gravità... ogni gradino rlie scende Brrl... Brr!... Suona l’adunata... Muove mai il capo... si avvicina ancora... Passa vicinissimo... vedo il suo berretto... «Cewlery» scritto sopra, in argento sul sire... scende ancora... È un guardiano in uniforme... lunga redingote budriere giallo... è un addetto... importante... barbuto che è, tutta la barba... scende a mo modo... passa... Avanza verso il piano... passi misurati... Mille Pattes che c’è sotto si schiaccia... Si arrotola in una palla di tutte Possa! Si aggomitola di nuovo!... Si accartoccia in mucchietto... È uno schifo la paura che ci ha!... Nient’altro che uno sclicchiolaìncnto di legnetti!... Ah! fa più l’acrobata!... lassù in aria... volteg­ gili più nello spazio... Si raggomitola sotto lo sgabello... cerca di li se aveva visto il medico... che glielo aveva detto... in questo caso era sicuro!... Chi era il medi­ co?...Meglio domandarglielo dopo...quando non piange più... Ah! com’era buio nel giardino... bisognava... era meglio... ma mi sareb­ be piaciuto veder la sua faccia... quel suo faccino li... era proprio vero... ah! riuscivo far altro che sdondolarmi!... la tenevo stretta tra le braccia... Ah! gran bellimbusto!... bell’intronato!... ah! mi figuravo cosa doveva succedermi... chiavatole di bambinette!... orrido porco!... perverso mostro!... chiavarsi una bimba!... golfa signor mio! golfal satiro! Ah! bel frillo!... maledetto furfante!... povero demente! Satiro! Francese! macché demente e demente! Signore e signori! Un lunario del quarantotto! Cazzo pazzo ecco! pazzo! ragazzncccio! tagliagolel bandito! impiccatemelo subito! Ah! la baciavo!... la consolavo cosi sempre su quel prato... 11... tut­ ti due... noi due insieme!... -Piccola cara! ci facevo... a sto modo con gran dolcezza... coc­ colini!... Ah! che magagne!... Ah! mica da vantarsi! Ahiahiahiahi!... lei mi baciava!.,, mi baciava!... mi teneva per il collo... Ah! stavamo freschi noialtri!... poco ma sicuro!... però doveva capirlo che in sta faccenda non c’erano più bambine!... doveva ascoltarmi... e io parlarle sul serio... basta lei di piangere... saltellare... svignarsela... un po’ di buon senso!... bisognava rifletterci!,.. -Virginia!... Virginiuccia... tesorino mio!.,. Non riuscivo a dire tutto,., la baciavo... piangeva piu!... Ah! si sentiva il canto degli uccelli... usignoli senza dubbio... gli faccio notare!... «Nightingale!...» Sapevo che amava gli uccelli... Mi piange un'altra volta!... tutta in tenerezza... cullava il mio testo­ ne... cosi tra le braccia... mi sussurrava appena... -Dear Ferdinand!... Ferdinand!... a sto modo di serio... Per me ci aveva paura del buio... «Povera piccola!... piccola!... piccola!,.. Little one!... Little one!» ci rispondevo... Era proprio piccola per davvero... robustella... ben messa... ma però piccola... insomma, voglio dire in confronto a me... alta per la sua età... Ah! sacramento!... sacramento!... incinta... dicevo solo cosi... che balatrone!... Scarogna pegola da schifo!... Ci avevo una malasorte!... «Little one!» ci dicevo... e la cullavo anch’io cosi... K a cullarci tutti e due... «Little one!» sul prato... nel buio... la stringevo a me... là in piedi... la stringevo però piano... per prudenza!... la sua pancia? mi prende l’angustia... se poi ci facevo male...

JJJ

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— Stellai ci dico... sediamoci... mi siedo con lei sulla panchi­ na... la bacio... la bacio... me la coccolo tutta... adesso sta meglio... kingltiozza di meno... e poi patatrac!... riattaccai... si scioglie un’al­ tra volta in lacrime!... e tutta sta faccenda a notte fonda... sapevo piti che fare... che dire... finita la riserva di cose carine!... -Hear the birds!... Hear the birds!... ci faccio ancora sentire gli uccelli... non trovavo niente di meglio... — Stella!... Stella!... una dolce parolina per lei,., ma l’angustia non le passava... cercavo qualcosa... la capivo bene... Ah! era pro­ prio in pena... Ah! volevo consolarla... lo vedeva che anch’io ci avevo il cuore spezzato... non lo sapevo dire in inglese.,, ci avevo il cuore spezzato,., ci volevo bene... Ecco!... ci volevo bene, 11 tutta piccolina contro la mia spallai... -You sure?... È sicura?... Ah! rifacevo la domanda. Ah! ca­ spita!... Ah! pfuil ah! era importante! Ah! mica sicuro! però?... No?,.. Ah! palpitavo... tutto che mi arrivava sul grugno!... nello stesso momento... non era possibile!... -You sure? -SU... SII... Mi faceva cosi... SI... sf... con la testa... sul mio braccio... in sin­ ghiozzi... Ahi mi smontava!... Ali! ne potevo piu! - Then I don’t go! Allora non parto!... Di colpo decido... non potevo trovar di meglio... -Non partirò mai!... glielo giuro... I'll never leave you!... Non la Insterò mai!... Ah! glielo giuro!... giuro!... volevo piu che pian­ gesse... e giuro di nuovo... Lei mi domandava niente... Sempre!.,. Mai!... Piangeva uguale... Smetteva più di piangere... ah! una desolazione!... Ah! adesso capivo!... la mia schifosa turpitudine!... era per l’età!... Ah! non ci avevo pensato... anch’io ero giovane... è vero... non si pensa mai a lutto... l’euforia, la bumba, le luci... il baccanale patapunfete! Fol­ lie!... tutto per il Touit'Touitl... roba che influisce!... E adesso?... Ah! mi decido!... Ah! sul serio mi decido davvero... glielo giuro ancora.., e poi adesso deve andare a letto... è tardi... tardissimo... Il sulla panchina... c’ò fresco... l’usignolo cantava sempre... era una notte chiara ma fresca... -Go to bed dear!... Go to bed... We'll see tomorrow... che non mi prendesse freddo... domani poi si vedeva... già lei ci aveva i brividi... non aveva il cappotto... solo un vestitino... l’ho lasciata

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davanti alle scale... che non ci vedessero insieme... faceva proprio la brava... capiva... che glielo ordinavo per il suo bene... -Tomorrow little one!... Tomorrow!... Domani!... Piccola mia!... Domani!... Ha obbedito subito... seria e carina!... io sono restato in giar­ dino.., nel buio... ancora un bel pezzo... E poi sono salito... mi so­ no coricato come per dormire... Ah! però ho dormito mica tanto!... Me ne passavano troppe per la testa che non mi sentivo neanche piu ronzare...

Adesso ero proprio nei pasticci... ci ripensavo... e pensavo... pensavo... Levar le tende? Avevo promesso... E poi magari lei faceva una sciocchezza... nello stato che si trovava... un atto disperato... Mi sarebbe rimasto sulla coscienza... Ah! bel lavoro!... Avevo promesso certo, ma cosa potevo fare? Rimanevo per ca­ rità, per stramberia, per divertire un po’ il vecchio berlocco, che gli sfrosavo la nipote, che gli davo una bella stolfa. Ah! maledizio­ ne! una folle febbre e opl là! golfa la bellina! che maniere! che modi! Satiro! vecchio bruto! come riparare? Potevo portarmela in Francia? una bambina? mi linciavano! Sposarci qui? e poi per campare? Non stavo pivi dritto... Bel sostegno! Bel partito! E poi tutte le marachelle sarebbero certo tornate a galla... un giorno o l’altro Matthew mi avrebbe ripescato... era mica uno svampito!... No a pensarci bene fuggire con la biba era un vero crimine! No non doveva lasciare lo zio. La pagnotta 11 ce l’aveva e mica in un altro posto all’avventura. Questo lo capivo. Ero mica tanto matto da portarla a crepare per una strada al freddo e al gelo. La tempe­ ratura di Londra c’è mica da scherzarci. Ali! Riflettevo senza posa, e cacciavo un sacco di sospiri!... Adesso davo una mano in labora­ torio, facevo lavoretti... Mettevo in ordine. Virginia anche lei met­ teva in ordine. Poi ci aveva anche da cucire la maschera dello zio, di tulle finissimo! di mussola col filtro che spetazzava sempre! Da riparare con fini soprammano! Mi sembrava meno triste, meno preoccupata di prima della sera che avevo promesso di non par­ tire... Gli parlavo poco nel laboratorio, solo due tre paroline gen­ tili cosf durante il lavoro e poi ancora un po' a tavola. Ah! ci stavo attento allo zio intronato per finta. Si comportava in modo strano, per esempio entrava cosf senza far rumore, appena noi due erava­ mo soli! lui che in genere è cosi ostrogoto, che fa una buriana da barbaro!

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Mi dicevo però anche nove mesi è roba che lascia un po’ di re­ spiro, non si sarebbe visto subito! Lei mi chiedeva più niente, voleva solo che la baciassi.., che me la sono baciata due o tre volte cosi sulle scale «Io l’amo!» che gli dicevo a bassa voce passandoci vicino. Gli facevan piacere ste co­ se, già ci aveva una cera migliore, le guance tornavan rosa! Ah ! gli volevo bene ve lo dico io. Però mi trovavo in una bella merda. E proprio per il quia di sta tegola tremenda... cercavo cer­ cavo, ma trovavo proprio niente... Mica lei poteva farselo sparire... ci voleva un occhio della te­ sta e poi c’era il rischio pure... sarebbe stata la peggiore cosa se lei ci restava, nell'aborto! Ma se il vecchio la sbatteva fuori quando se ne accorgeva?... e magari a me mi faceva arrestare!... Un altro motivo!...canchero! Facevo la collezione!...Uscivo più di galera!... Ah! canchero! battevo la scazzatola!... capivo più un’ostia!... però capivo che senza grano si faceva poca strada!.., proprio niente.,. Seh, me li sogno i viaggi!... Partire da solo?... era la cosa più sem­ plice... ma però adesso c’era il pancino... avevo promesso di resta­ re... E poi mai avrei potuto... non sono uno che molla... che pianta li quando butta male!... Me mi taglia le gambe e le braccia!... Son mica un traditore!... o tengo botta o crepo!... I rimorsi mi ammaz­ zano! Posso guardarli in faccia i fantasmi io. Ci han niente da dir­ mi. Capiterà quel che capiterà. Io la pensavo cosi... La guardavo cosi tutta palliduccia con quel mesto e grazioso sorriso. Mi veniva voglia solo di baciarla, mica più di spesar via da qualche parte, però non era molto serio. La pentola restava vuota. E se l’imbarcavo, un po’ all’avventura, e se gli facevo piantar lo zio? ritrovati gli amori, le effusioni, le canzonette... ma poi come andava a finire? Mi vedevo con la mia bella in sto stato a mangiar nebbia c’era mica piu tanto da ridere... Mica più fantasie... Era stata una doccia fredda la notizia! che lei era incinta. Era cambiata anche... sempre molto graziosa e carina più che mai... ma un po’ meno vivace, non faceva più dispetti al gatto, non ruzzava più con lui per il prato. Mi sembrava che fosse ingrossata, ci guardavo la pancia, il vestito, credevo che si vedesse. Con tutto che non era passato molto tempo. Dal tanto che ero preoccupato ho quasi do­ mandato a Sosthène di darmi un mezzo consiglio. Gli facevo qual­ che leggera allusione alle difficoltà della vita... che i momenti di follia si pagano... che lo zio ci aveva una brutta faccia... che faceva male a stancarsi tanto... che la nipote anche lei stava mica tanto bene... Ma ce ne cavavo poco. Pensava solo a lui Sosthène alle sue grane personali. Intanto

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smorfiva a più non posso e però mica ingrassava. Sosthène era come me un debole per la marmellata... diciamo pure un vorace, specie la marmellata d’arancio si faceva venir la nausea a forza di mangiarne. Ogni mattina ci servivano il breakfast completo in ca­ mera. Una vita da nababbi! crostini imburrati, cioccolato, tutto... haddock sardine e frutta. Peccato che doveva finire un giorno, non poteva durare sempre, però era una tristezza, Sosthène deperiva nonostante che tarava un sacco e una sporta. All’inizio era ingras­ sato, ma adesso perdeva tutto. Andava di corpo, andava di corpo otto dieci volte di fila... Si fermava più.., giorno e notte... mi sve­ gliava di soprassalto... correva al cesso... lasciava la porta aperta... Alla fine gliene ho cantate quattro. -Sacramento qui si crepa! tu te ne fotti! -Te ne fotte te eh bello stronzo? Mi risponde li arcigno. -Te ne fotte dove vado? Cago! sì cago! mi scappa! ci ho dei pensieri, io, signor mio! Dove vado a godermela tra otto giorni? eh cazzo d’oro? Il signorino non ci ha pensieri! il signorino si preoccupa della casa! il signorino pensa solo a metter radici!.,. - T’è venuto lo scagazzo per le prove? Domando io. Mica mi risponde no sicuroI si precipita verso i lavandini, poi torna, si siede, parliamo. -Domani! mi fa lui. Domani la facciamo. Cosf, deciso! - Facciamo che? — Facciamo una prova di forzai -Ma allora sei proprio toccato! -Ah! ti supplico, piccolo criminale! per una volta sii onesto con me... Di’ un po’, ti dimentichi che non sei solo? di’, son io che l’ho scovato il Colonnello, la pagnotta! Mi faceva una gran scena... -Hai smorfito grazie a me! Guarda come sei felice e il merito è tutto mio! allora dài, facciamo un po’ di mossa! -Cosa vuoi? - Voglio vedere come funziona adesso... ce l’ho nelle trippe, lo sento sempre... -Sicuro? -Garantito! - Però ci hai paura? -È l’emozione.,, questo non vuol dire che ho paura... ci ho an­ che un’idea... una cannonata!... Non te la dico... vedrai!... Tu parli

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troppo... gli andresti a dir tutto alla tua scimmietta!... Dài usciamo alla svelta... Ah! mi prendeva alla sprovvista... In un certo senso era diver­ tente... Mi prendeva con l’avventura... Da quel lato 11 ero debole... Però pensavo a Virginia... Non era una tragedia... in un’ora era­ vamo a casa, tempo di andare e tornare... fare l'esperimento... ve­ dere un po’ la potenza... Tutto sistemato. -Ma poi lo fai nel mucchio? in mezzo agli ostacoli? Alla prospettiva già si dimena Sosthène. -Va! che resterai a bocca aperta! scommetto la testa su quello che vedrai! Ali! ti avverto subito!... Prendi con te giusto un cuc­ chiaio e un portatovagliolo cosi guarda capito?... tac! tac! tac! ti arrangi! mi fai il ritmo... io mi metto in mezzo al traffico ma te vi­ cino eh?... ti voglio sentire!... -Dài! andiamo! Op! barra!... Ci sbrighiamo a vestirci, lui arrotola il suo abito da Cinese, un pacchettino, sotto il braccio, eccoci partiti. Era ancora quasi notte. Scendiamo in punta di piedi, per la strada poi ci affrettiamo... saltiamo sul primo tramvai. Era l’alba... una di quelle nebbie fredde... Era ottobre... tremavamo... -Dov’è che vai? chiedo ancora... -Non posso dirtelo!... La sorpresa è il piu bello... Tu poi mi offici! Ti deve prendere alla sprovvista! niente sorpresa! niente shock! niente fluido! Gli spiriti vengon piu! -Ahi mi pareva... -Farai uguale anche per i gasi... Capito? il ritmo? il viluppo delle onde... ecco il punto! - Ce l’hai sempre il Goà? Mi informo. -Se ce l'ho? Ah! ragazzo! vedrai! capirai! di quel po’! sta cor­ rente cosmica! Oh! oh! oh!... Che sicurezza! Il tram era pieno! giornalieri, abbonati che scen­ devano verso Lindgate, impiegati, Harrows, facce pallide smagri­ te e abbacchiate, tutto un carico di sardine, gli uomini fumavano un po’... Raschiavan via dal giornale gli scaracchi di nebbia. La mattina presto c’è mica da star allegri... il sudore del tram... a Lon­ dra... c’è una puzza di cambusa.,, di viaggio agli antipodi! nei favo­ losi Orienti, di bordelli malesi per via delle pipe, dei tabacchi al miele e un po’ anche al sandalo. Magari ci pensano anche gli impiegati del tram, inscatolati, in­ stivalati, scossando forte, cozzando gli uni contro gli altri, agli

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scambi, alle svolte, ripartendo di bello, lemme lemme da High Point a Shepperd, attraverso tutta la periferia, la sfilza dei bunga­ low, i giardinetti in fila, i recinti di geranei, tutti lindi, trappole per fiori, mille e una cella d’isolamento... il giorno d’Ognissanti... La colpa ce l’ha il cielo che lassù è sempre sinistro tra l’aurora e mezzogiorno. Caricavan gente dappertutto,che accorreva a ogni fermata,gen­ te bolsa, già stroncata dalla fatica, prima di cominciare se volete saperlo, preoccupata per l’orario, fantasmi a tentoni sempre a scu­ sarsi... — Beg your pardon! Durante il tragitto pensavo a Pépé. -Non ci andiamo a trovarla? gli chiedo. Non c’è stato da otto giorni... Lei deve già chiedersi un po’... -Tutti si chiedono, giovanotto! tutti! è la vita! chiedersi!... anch’io mi chiedo... Non insisto. Non era granché di cuore. Si vedeva subito... Arriviamo a Shepperd Bush stritolati per benino. «Fine corsa!...» E una valanga, l’assalto alla sotterranea! l’a­ bisso! tutto scompare! tutto precipita! Ah! mi piaccion mica tanto ste tenebre! ci avevo le mie ragioni! Propongo che prendiamo l’autobus. — Dov’è che vuoi andare? Lui mosca. Il segreto in persona. Allora metto su il muso. Mi chiudo. -Fai come ti gira, io non mi muovo! la sotterranea non la pi­ gilo! Cede, saliamo di sopra sull’imperiale, verso il centro è il 61, È il tragitto dei coscritti, si va, si fila verso Charing Cross, la stazione per il fronte. Ormai era giorno. Marmittoni dappertutto, divise kaki come se piovesse, tutta la strada piena, Lutto lo Strand, rinforzi, prima linea, a prendere il treno per le Fiandre, il percorso di guerra e delle battone già a far marchette, a tutti gli incroci dal Bridge in poi, le vedevo da lassù dall’imperiale, le riconoscevo tutte una per una, quelle di Cascade, quelle di Gencive, quelle di Jéróme, c poi la Ginette e poi Bigoudi davanti al gran Pub La scintilla angolo di Winham Road. Mi scuote, mi avverte, si scende a Villiers Street! -Ti spiegherò tutto! Su! La cosa non mi dispiaceva. Torniamo in quel buco di cantina cinese, quello del nostro pri-

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mo incontro, che dà sul tunnel, a metà discesa. Come un tempo, ci suonano l’armonica meccanica, con colombe e tamburo e girandole che si accendono a ogni colpo di piatti. Tutto un balatrone in quel buco... Lui mi grida; -Mi vado a mettere il vestito... E si precipita al cesso. Ci resta mica molto, che ritorna tutto ag­ ghindato alla cinese, muso allo zafferano, truccato, col treccino i coturni e tutto... Ci dico: -Sei un figurino! Bravo te! Mostrami il drago! L’amico si volta, mi fa vedere, rosso e verde che sputa fuoco, un ricamo magnifico, le cameriere si avvicinano per ammirare, per toccare la seta vera. -Allora contento? Faceva un po' colpo, tutti i cioccati venivan via dal banco per vedergli il didietro, per toccargli il drago, e giù battute da span­ ciarsi... Ci siamo scolati tre bicchieri di cognac con le cameriere oltre al tè e ai dolci. —Dov'è che l'hai presa la pila? Lui mi risponde, fa: -Hum! Partiti senza un becco... era già un miracolo. -Com’è che li farai quegli altri? Ci hai mica tanto tempo! Un’ora! Cos’è che farai? -Cc n’hai coraggio? mi risponde. - Sono un fegataccio io! - Allora ne vedrai delle belle. -È un pezzetto che me l’hai promesso magari sarebbe anche ora che mi fai godere un po’! Che mi fai vedere un po’ di corrida! Dov’è che mi farai smeravigliare? Me lo sentivo che sarebbe andato a far lo stronzo fuori, a pro­ vocar la folla, a intralciare il traffico, era il suo modo di accatti­ varsi gli spiriti e Goà, di sedurli, di sottomettere i loro effluvi al suo fascino... Tutto un lavoro straordinario. Si eccitava ti vista d’occhio, al terzo cognac era già gassato, saltellava sul posto. Di­ menava le spalle, vibrava dalla testa ai piedi. Ci resisteva più li nel bar. La gente se la godeva un sacco. Ci prendeva per il culo, me mi imbarazzava. Ci chiedo; — Ti senti forte?

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- Attacca un po’ te con la forchetta. Subito gli faccio un po’ di tac tac tac I’accompagnamento che m’aveva detto lui... sistema d’emergenza... -Non l’hai preso il cerchietto di metallo? Subito che cerca briga. Sul legno non era tanto forte, però faceva un po’ nacchere... — Ti ricorderai tutto? -Ma si capisceI... Secondo me finiva che ci arrestavano... poco ma sicuro. Però se sbignavo subito, e lo piantavo in tredici, col suo vestito, il suo portatovagliolo, la sua esibizione, le sue manie da fachiro, magari non tornava più neanche lui, tornava mai piu a Willesden, era l’ab­ bandono, la povera Virginia sola soletta con lo zio e con le sue fantasie, vedi te che chiari di luna! di tutti i colori, e le frustate in famiglia. Nessuno gliele levava. Impossibile. Ah! sacramento andrò fino in fondo! ci faranno a pezzi e chi se ne frega! -Dài! faccio, vecchio, proviamo! ma muoviti! ci abbiamo un’o­ ra! mica di più! Che cazzo vuoi fare? Non credi che sarebbe me­ glio tornare a casa? Non so se ti rendi un po’ conto come abbiam lasciato tutto! Neanche un po’ messo in ordine niente! nella sof­ fitta! Tutti gli attrezzi per aria! Ah! di’ sai che ruffa! Che fumi che deve averci il Col! Ah! me lo sento da qui! Che allora sai che le­ gnate la bimba! Son mica fisime! - Vattela a chiavare, sacramento, sparisci... Se non mi vuoi aiu­ tare! -Sì che voglio! ma però sgaggiati un po’! Cosa stai lì a grat­ tarti? Esci? Resti qua?... Lui stava a considerare i dienti e poi il traffico un po’ lì fuori, i bighelloni di Villiers Street. -Ancora dieci minuti! annuncia deciso. Chiudi il becco e fai quel che ti dico. -Vabbè! dài, ti ascolto, però cerchiamo di tornare per le un­ dici! -Ci hai il fuoco dietro il culo? - Proprio. Ancora esattamente il suo progetto non me l’aveva spiegato... Cos’è, si metteva a ballare in pubblico? a raccattare qualche svanzica?... Ce lo chiedo chiaro e tondo. Lui mi squadra, scuote la testa a sto modo...

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-Oh! mi fa... Non ci hai temperamento, di ste prove non ne capisci un’ostia... Paga,., esce... io a ruota... Coro di applausi alla partenza... Dovevan essere le dieci c mezza... C’eran già un mucchio di madame sullo Strand... noto anche il cambio della guardia a Whitehall che doveva esser giusto l’ora. Glielo ripeto di nuovo: -Sbrigati, non so cosa vuoi fare, ma non vorrei esser ricono­ sciuto da tutte le mine dello Square, da tutte le cacciapila di Ca­ scade, preferirei di no. Lui va proprio da quella parte, traversa tutta Trafalgar, tutta la piazza, passiamo a tre metri da Nelson, fortuna che non alza la testa, tutto preso dietro al suo schizzo... con tutto che Sosthène era uno che si notava, i passanti, i coscritti lo scortavano si crede­ vano che era un befanone, un uomo posticcio per il reclutamento, che adesso ci faceva un discorso, saliva su una cassa di sapone, ma­ gari dietro la Gallery, che era proprio il posto a quei tempi insieme con Hyde Park per i discorsi cosi all’aria aperta... Lui continua, va di lungo, traversiamo l’Empirc, passiamo giu­ sto all’angolo della strada. Ah! ci vivo più a Leicester Street... Mi dico questo è matto, sto qui vuole entrare da Cascade per fargli vedere il suo bel vestito. Neanche per sogno, lui continua, eccoci all’imbocco del Circus, proprio sul marciapiede davanti al teatro, dove le macchine fan fatica a girare, dove il traffico è intasato, che si va a un quarto di ruota! Ne arrivano da tutte le vie, soprattutto da Regent e Tottenham. Il polizaio sta piantato sul suo scatolone a destra di Cupido. È il cuore dell’impero come dicono... Vedo il Sosthène che si ferma di botto, io dietro a quattro cin­ que metri per non star troppo attaccato. Lui mi grida: «Qual» Si inchioda If, oscilla, vacilla, fa una specie di equilibrio al li­ mite del traffico, della mareggiata... Mi dico, non ne può più, adesso si caccia sotto l’autobus! col vestito e tutto! Ci ho tutte le fortune è la mossa del suicidio!... M’ha fatto venire appostai... Per fifa e disperazione! Vuole un te­ stimone. Mi allontano un altro po' dal marciapiede. Resto sotto la locan­ dina del teatro in mezzo ai giornalai. Mi fa segno di avvicinarmi. Seeh, buonanotte! Mi grida: -Vieni! mica mordo!... Mi avvicino.

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-E adesso Ferdinand, un po’ di fegato! Vedrai la sfida! Attac­ ca con lo strumento!... Prendi bene il ritmo, stanimi vicino che ti senta... Prima una bella sventagliata poi delle fioriture... uno sgoc­ ciolio... ti... ti... ti... E mi guardi!... Non mi perdi di vista un mo­ mento! Ti mostro la forza alla luce del sole! Lo sconquasso del traffico! Ti anniento la polizia! Te credi che dico cagate? Era osare. -No che non dici cagate! Era una sfida bella e buona. Si sposta sul marciapiede, scende, avanza sul selciato. La pula al centro dell’incrocio lo vede venire, fischia, fa segno di tornare indietro. Gli altri al fischio si bloccan secchi, i bus, i camion, le caffettiere. Sosthène alza una piota, e poi anche l’altra e fa una figura di danza, fa altri tre quattro passi, sol­ leva la gran falda del suo vestito, resta piantato If davanti alle au­ to, blocca tutto. Incrocia le braccia. Uriacci da spavento, tutto un vociferare fino a Oxford. Un finimondo di clacson e di grida. Lui blocca tutto il Circus, tutte le file, da destra e da sinistra che gli stridono cuac cuac addosso. E lui resta li fisso eroico. Poi si mette a urlargli: «Tommy! che li chiama: Silenzio! Sciadtip all’Inghil­ terra! Goà è il piu forte! Dietrofront!» Vuole che tornino indietro. -Vieni qua! mi grida. Vieni qua! È esaltato, si monta, urla nel morbino, si cava il giubbetto, adesso gli piazza una vera danza... -Suonami il tuo 92I... Cero mica io col 92... Me lo ricorda. — Tac! tac! taci tac! Taci... Risalgo sul marciapiede. No che non gli suono un Cristo di niente! Fa già bastanza scandalo lui! Gesticola... si dimena è la figura 92.,. adesso la riconosco... ci dà con le braccia... si contor­ ce... la mimica e tutto... disossato... Mica facile... lui che non ci ha neanche tanta grazia... Fa uno sforzo... e tutto in quel poco spazio! Con le auto momenti addosso... La piazza romba... ringhia tremen­ do contro di lui... Muggiti dappertutto in Regent Street che a me mi viene la confusione di case, mi piomba addosso una vertigine di marciapiedi dal tanto che l’aria romba di collera, tutti i fischietti di tutte le pule fino a Marble Arch, un uragano di fischi che sale, die ti straccia l’eco, che ti travolgono le voci, il baccano dei mo­ tori, gli occhi, la vista, la testa e tutto. Quello là può strillare quanto vuole sul suo podio, lo vedo il polismano, tutto cremisi, che sobbalza dopo il segnale, che ci crepa di bile. Sbraita contro Sosthène:

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-Go away!,,. Go away!,.. Fool! Scrum! Ma però mica lo sente Sosthène... Lui giubila, mi fa segni come dire che è al settimo cielo di potenza. Mi indica i camion, i bus in tremarella tutti davanti a lui, tutti i motori che trasudano, fon­ dono, schizzan fumo dalla rabbia d’essere inchiodati, stridono, si sfasciano, smergolano, vomitano. Tutto l'enorme gregge a quaran­ totto, i mostri fumiganti, impuntati, domati a sto modo sull’asfalto che scoreggia. Ah! Cosa orrenda... dall’Empire fino al Royal, è tut­ to un ingorgo pestifero, che un'anguilla ci resterebbe schiacciata, una pulce ritroverebbe più i suoi piccoli. Il vigile ne può più di sca­ vezzarsi sul suo podio, a cercar di sloggiare Sosthène, molla li tut­ to, la sua posizione, il coso segnaletico, le sue frecce, la predella e tutto, scende sul selciato... Ah! è fuori di sé... È un gigante sfega­ tato, quadrato, due spalle, certe mani... Li vedo i suoi guanti bianchi per aria proprio sopra a Sosthène, sopra la sua testa, che adesso te lo stende, lo schiaccia... E l’altro là sempre dietro a ballare, a dondolarsi su un piede... su quell’altro... cosi col muso estatico... - Will you stop! gli urla dietro la pula... Will you stop rascal!? Che si sente la sua voce dal tanto che raita forte... in mezzo all’u­ ragano dei rimorchi, domina tutto, gli strombazzi, le grida, le si­ rene, gli urli dei passanti ammassati a caterve sui marciapiedi. Sosthène correva davanti al suo polismano, gli sfuggiva piroet­ tando, tra i camion, capriole, colpi di reni, scivolate guizzanti, e ancora piroette! Poi si fermava... cucù!... c tutto in senso inverso agli autobus! là che fremevano, tremila come minimo... proprio in mezzo all’ingorgo scampanante, centomila trombette tromboni ra­ ganelle, sirene, pistoni scatenati nel passaggio ostruito da Charing Cross a Tottenham, un pandemonio da Giudizio universale. Alia­ la, Sosthène... E lui giù con gran salti mortali magici da non saper più come né perché, sollevato da terra col vestito, in volo, in tourbillon, etto guizzante, grazia e miracolo, spippolo fra gli autobus, riappariva, brighella, a nascondino, un bel sorriso, le figure dellTncantesimo, il 96 dei Vega, senza contare il pizzardone stralunato, attaccato al culo, schiumante di rabbia, al galoppo. Ero in ammirazione, non potevo far altro, potevo mica metter­ mi a ticchettare con la forchetta adesso! Mi sentiva neanche... Mi facevo saccagnare e basta. Strabuccava contro gli autobus il polismano gigante, sfondava tutto... Sosthène gli sguillava tra le dita... ci aveva più peso... una piuma... E la folla come ci sguazzava... era una festa! un delirio!

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lo non mi mischiavo, urlavo soltanto con gli altri. Incoraggiavo il Sosthène che toreava col suo pizzardo, che si faceva inseguire in mezzo al caos ribollente, la mandria dei mostri frementi. C’era dentro un bel po’ di sport, di emozione... — Go on!... Men!.., Cut him!... Short!... Fellow!... e puacl puacl woool... Imitavo i clacson! quel die non mi godevo! Il por­ tatovaglioli me lo tenevo sempre in tasca, e anche la forchetta... e il cucchiaio... Volevo no farmi notare... I marmittoni si divertiva­ no pure loro, c’era un fitto di kaki negli autobus... Son scesi per seguire meglio la caccia... Si son messi a gesticolare come Sosthè­ ne... tipo farandola... si son riversati sulla strada... in cerchio in­ torno ai civili... si tenevan tutti per mano... la febbre li prendeva... Cerano in mezzo degli sbronzi e dei fiammiferai, tutto un carretto di violette in pieno baccanale e due gabbiani e un passero die vola­ vano preciso sulla testa di Sosthène. Questo l’ho notato. La folla è scesa dai marciapiedi, ha invaso il Circus, tutto il Piccadilly, gli incroci, un’avanzata irresistibile, che ti ribalta le pule, il traffico, stoppa tutto, spinge indietro gli autobus, ruggisce a sto modo... bwrrooo!... brrooo.mm!... brooomm!... Sosthène guidava la follia, già ci aveva il vestito strappato, ci dava dentro a morte! Con gli occhi mi cercava! Mi facevo piccolo piccolo... L’enorme pizzardone nuotava invischiato nei gorghi del­ la danza. Sapeva più da che parte voltarsi... Era ripreso, sputato via! azzaffato! risucchiato nella farandola... die girava tutto intor­ no agli isolati e perfino in mezzo alle macchine... scivolava dapper­ tutto come un sogno tra il tuonar degli autobus, i mucchi di masto­ donti infuriati... Un lunapark in piena Londra, tutto per colpa di Sosthène! Ah! questa ce la facevan pagare sicuro... Ah! la vedevo arrivare la controscossa!... Volevo sparire chiotto chiotto, aprirmi un varco verso Tottenham. Ma non potevo dietreggiare di un mi­ gnolo, la calca troppo fitta, non parliamo d’avanzare... ero fritto. Il pizzardone fischiava!... fischiava aiuto! soccorso! non ce la faceva! Strisciava sotto gli autobus!... Si buttava giù dalle impe­ riali alla caccia di Sosthène l’inafferrabile, prillante da ogni parte, con gran balzi da un tetto d’autobus all’altro, cosi dieci dodici me­ tri d’altezza, un puledro, uno spiritello, una fata. Ci diventava matto lo sbirro a furia di andare a sbazuccare, di rompersi le cor­ na, diventava rosso sotto le ruote, faceva bum! si buttava alla ca­ rica, si sbragava il grugno, s’era strappato via la divisa, la giac­ chetta, il cinturone, e galoppava nudo a sto modo come un verme, a quattro zampe dietro Sosthène... «Ci ha sete, diceva una ragaz­ za, abbaia, è rabbioso».

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Non ne volevo più. Proprio in quel momento, la campana dei pompieri, li sentia­ mo arrivare di lontano... «.Fire! Fire!...» Il suono rimbomba, fa eco tra la folla... «Dong! Bong! Dong!» Sosthène danza anche sul dong dong... da un piede all’altro... tipo arabesco... e i suoi squinternati... i suoi balenghi tutti in bal­ la... per mano... la sarabanda... I pompieri passan via... la campana s’allontana... Sul momento to’ che sbucano là, una gran bordata di giustini, che si annuncia, ce n’è un bel mucchio, là in fondo alla piazza di Haymarket, un centinaio minimo, dei coppers vestiti di blu... Non perdo la testa, me l’aspettavo... Ma d’una violenza che non vi di­ co! Un tornado! Caricano come una mandria di buoi! Ha mica fischiato per niente il mardocheo!... Caricano sulla sarabanda, giù a valanga, piomban sul mucchio, spaccan ghigne a pugni e botte, scompigliano, tambussano il giro­ tondo, ci camminan sopra... Pestano, staccheggiano... Carne che urla, spappolamenti, singhiozzi sotto il mucchio, le teste risuona­ no, sbattono, scoppiano, sangue dappertutto... Un’altra bordata di pule ci frana addosso. La schivo d’un pelo... Mi prendon no... Cor­ ro, presenza di spirito, quei bufali con la mantella ti stendon tutti! Mi fermo un attimo e penso a Sosthène, voglio mica che crepiI sacramento ci mancherebbe! Sacramento ci mancherebbe anche questa! Un bel regalo!... Che mi riporto a casa solo il suo ultimo sospiro!... Che cosa gli spiegavo a quelli? Cosi lo cerco... lo chiamo... Corro davanti al mardocheo... agli autobus... Lo ritrovo per terra... sul marciapie­ de, che ci son due colossi che lo suonano, che lo finiscono, uno col bastone l’altro a colpi di stivale... -There! There! urlo io... gli mostro l’altro lato della strada... come se qualcosa di straordinario... Fire! Fire! li stigo!... Richia­ mo l’attenzione dei bufali da quella parte... se ne vanno grugnen­ do con le loro mantelline piombo! -Ah! Maestro, ci faccio a Sosthène, la testa, lei mi muore... ci ha sangue dappertutto!... Lui stronfia nella pozza... La testa sgoc­ ciola. Gli strappo gli sbrendoli del vestito,.. Meglio che non lo ri­ conoscano... la gente se le dà ancora dappertutto, l’emozione con­ tinua, i giustini smanganellano senza sosta. Forse adesso possiamo squagliarcela. Cerco di tirar su Sosthène, di rimetterlo in piedi. L’han proprio tambussato che è un piacere, ci ha gli occhi a

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marmellata, il naso gonfio cosi tanto che sembra ci abbia tre o quattro narici, c da li sprilla il sangue. L’hanno conciato per le feste. -Eccola servita, mio buon Maestro! Non ha funzionato mica tanto la Forza!... In quell’istante, ecco un altro terremoto che ci ricarambola sul marciapiede, e poi la folla ci trascina, ci troviamo portati dalla cal­ ca. In un certo senso è una fortuna, da solo stava più in piedi! Ci ha tutta la bocca in poltiglia, sangue, capelli, denti, bava... Un po’ alla volta sputa tutto... sulle persone intorno. Se ne ac­ corge nessuno. Mi vuole parlare, e vomita. Mi ricopre di ciocco­ lato. Si ritrova azzuffato via... Finalmente lo ribranco. Nel caos riesce a chiedermi: - Allora, è andata male? Sembra stupito. - Attento a non prender freddo, ci faccio io. La follaci trascina.È un torrente che scorre verso Shaftesbury... Un po’ si è soffocati e un po’ si respira, a scosse, secondo... È la compressione degli scheletri. Mi ficcan ossa dappertutto nelle costole. Mi spalmano contro un negozio. Vedo Sosthène, il suo gru­ gno, il sangue che gli cola dai buchi del naso. E più leggero di me, nonostante tutto, galleggia sulla folla, meno male che il tempo è bastanza bello. Lui è in camicia, gli restano giusto le braghe e tutte inzuppate da schifo. Che era rotolato nello scolo... Finalmente ci caviamo dalla baraonda... Le urla smettono mai, la folla ci sorpassa. Io resto con lui su un lato, ci intrufoliamo in un portone. Adesso sta in piedi da solo. S’è quasi rimesso, solo il sangue però gli cola sempre da tutti i buchi, pure dalle orecchie. Mi chiede: -Beviamo un goccio? Non volevo vederlo di nuovo sbronzo. -No, gli faccio... torniamo a casa! Prendiamo Vii, da Marble Arch non era lontano... A Picca­ dilly stavan ancora a massacrarsi sicuro. Ci pensavo. Dovevano an­ cora continuare i moti e le sarabande! -Ha seminato un bel bordello, mica no caro Maestro! Si doveva render conto anche lui un po’, che non ero mica or­ bo... Ma lui rispondeva nisba... Si tamponava le narici... Insomma non volevo insistere. L’essenziale era arrivare. Non vedevo l’ora di ritornare da Virginia, sapere cos’era successo. Gli rivolgo di nuovo la parola a Sosthène, mentre che lui si tappava le narici, che

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se le teneva strette per l’emorragia, cosi in cima all’autobus, gli parlo delle circostanze, dello scandalo, delle sue imprudenze, come s’era esposto, che poi l’avevo salvato da sicura morte, strappan­ dolo agli sbirri ebbri di sangue. Di botto lui va in bestia, attacca a insultarmi, che era tutta colpa mia, che gli avevo fatto scappar gli spiriti e soprattutto Goà per la mia infingardaggine, che avevo sa­ botato tutto, che non avevo azzardato neanche un tac! tac! al mo­ mento tragico! Il portatovaglioli? La forchetta? m’ero mostrato un incapace su tutta la linea! che era proprio una vergogna!... Ce l’aveva a morte con me perché m’ero dismenticato i suoi tac tac. Ma io però non ci avevo salvato la vita? Contava proprio nien­ te allora?... Talmente che sanguinava dal canipo, dagli occhi spappolati, il sangue che scolava dappertutto, ci aveva la bocca piena, scazzava tra grumi vari, che naffiava i vicini... la giacca tutta rossa sul da­ vanti... -Sul gli faccio, scendiamo! Eravamo piu tanto lontani. Non volevo altre storie. Cosi cam­ miniamo un po’. Arriviamo davanti alla casa. Lui sanguina ancora dal naso e dagli occhi. Non voglio che ci vedano in sto stato. Pas­ siamo dal vialetto e poi dal giardino, la cucina.

Ci abbiamo avuto uno stellone! Lo zio era uscito perlappunto. Tornava solo in serata... Passava la giornata alle corse. Partito di buon’ora per Ascot o per un altro ippodromo!... Ho chiamato da sotto, dal giardino... -Virginia!... Virginia!... Mi ha risposto subito, tutta contenta che era un piacere. Non s’era preoccupata neanche un po’, ci aspettava, neanche una volta s’era detta: «Non torneranno più». Ci aveva fiducia in me. Carino da parte sua. Mi faceva tanto piacere che l'ho baciata davanti a Sosthène, senza vergogna... Lei m’ha chiesto dove eravamo stati. Curiosa però la biba. E poi Sosthène era una roba che si notava, in quello stato 11, con la camicia in sbrendoli, sangue dappertutto, gli occhi a frittella. Aveva perso tre denti, e ci aveva un bel buco nella bocca. -È andato sotto l’autobus, questo le ho detto subito per ta­ gliar corto con le spiegazioni. Siamo stati dalla moglie che era un po’ malata ma adesso sta meglio. Lui ha detto uguale.

Ci facciamo un po’ di toletta, ci sguriamo, ci rimettiamo in se­ sto... Ah! mi sentivo meglio. Mi veniva anche da ridere. -Di’ un po’ Goà! te lo sei preso nei denti! Ah! momento! Adesso lo racconto! Voglio far ridere un po’ Virginia. Ci racconto tutta l’avventura di come s’era difeso negli autobus. Di come s’è fatto lisciare il pelo il Sosthène dai giustini di Yard. — Ah! sapesse sapesse! che pettinata! Oh! la mia testa! Oh! la prova di magia! Oh! momento fermi tutti! Ohi occhio come fac­ cio io! Cosi si lavora! Ride anche lui un po’ ma piuttosto verde, ma poi aveva sempre la risposta pronta, cioè che io l’avevo mollato in tredici, che non avevo suonato il tac tac come previsto. Con la forchetta e il porta­ tovagliolo... che ci avevo avuto fifa degli sbirri... che avevo man­ dato tutto all’aria... che la forza era venuta eccome!... tutta per noi... che io l’avevo fatta scappar via per colpa del mio comporta­ mento... che sennò a Londra ci facevamo il quarantotto... che face­ vamo entrare tutta la polizia nelle fogne come topi... con tutti gli autobus già completamente bloccati... che se questa non mi sem­ brava una prova... bè allora vuol dire che ero proprio ostile e rim­ becillito ancor più che cagaculo, che se non lasciavo perdere e ti­ ravo fuori di tasca l’anello, la forchetta e l'accompagnavo, a lui, con i tac tac, come si era d’accordo... si vedeva in piena Piccadilly un’eruzione di forza, uno sconquasso di autobus, una trasmutazio­ ne tellurica come non se n’eran mai viste neanche nel Bengala do­ ve pure era proprio il luogo dei prodigi del Goà Gwendor, dove i lama di Ofrafonda artificiavano cataclismi per il mondo intero, conflagrazioni cosmiche che sgretolavano l’Himalaya... che l’india tremava fino a Ceylon, che ci faceva poi tutte le screpolature nella luna, visibili al telescopio... Tutte ste robe si sarebbero viste a Piccadilly se non mi fossi ritrovato cosi sbasito nel momento del­ l’azione... E lui che ci aveva dato dentro a morte... che insomma io l’avevo tradito...

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-Bella roba i reduci!... concludeva lui... ci hanno paura degli autobus... Capito la cavata?... Lo faceva per ferirmi davanti a Virginia. -Dei cicloni!... Sf, dei cicloni!... Ecco cosa ci avevo sotto i pie­ di... li sentivo nella danza... mi facevan mulinello nelle palle... ba­ stava che tu facessi tac tac a tempo... ti incenerivo il parlamento, i connestabili, il Westminster... Era fatta!... Ma hai visto i Vegc! niente tac tac niente ritmo! niente cuore! le onde arrivan più! Po­ tevo anche ballare fino a domani, consumarmi i piedi fino all’osso! Te ne fotti tu!... C’era mancato un pelo, Sosthène l’aveva sentito sempre, e avremrno assistito a una specie di prodigio cosmico, al rovescia­ mento delle religioni, in pieno Piccadilly Circus, il cielo che scen­ deva sulla terra con un magnifico Messaggero, il selciato che bru­ ciava, sicuro, il fluido sotto le ciabatte, i telluri Geoni! appena aveva abbozzato l’Ennesima figura... prova ne sia che tutti gli au­ tobus cominciavano a dietreggiare, la folla che gridava già al mi­ racolo, sembra, dalle parti del Tamigi e di Trafalgar. Io le avevo mica viste tutte ste robe, avevo visto solo un or­ rendo tiribiglio; una vaccata di corrida e il Sosthène tambussato a dovere e coi giustini addosso... gli restavano ancora tutte le sue maccature, ma però questo non contava a quel che sembra... ero io la troiaccia, il rompiuova, il sabotatore e tutto il resto... questa era proprio sporca... -Bel tomo, ci ho risposto, adesso gliela dico io una cosetta, se non c’ero io con il mio magnifico sangue freddo le pule l’avrebbero sbranato, cosi non l’aprirebbe più quella sua brutta ghignassa! Questo glielo dice il sabotatore! è ben brutto sentirsi dire cosi, mago delle mie chiappe!... Ce l’avevo detto una volta per tutte... non gli facevo più aprir bocca. -Si curi i suoi brugnoccolil... Mi coccolavo Virginia, distesa sul canapè. La nostra assenza a sto modo gli aveva procurato un po’ di batticuore ingomma.., non c’era da preoccuparsi per il vecchio, quello tornava per cena e ma­ gari neanche. Quand’era partito non era sicuro. -Benissimo!... Benissimo!... Riposo completo! Si metteva asciugamani bagnati un po’ dappertutto il mago So­ sthène, ci aveva certi lividi enormi soprattutto in testa. Gli era ar­ rivata una botta col tacco proprio dietro il coppino che gli aveva risvoltato il cuoio capelluto. Perdeva ancora un bel po' di sangue, io e Virginia abbiamo cercato di tamponarlo...

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-Ehi, di’ un po’!... Ehi di' un po’! questa è da mettere in cor­ nice! questa è da scrivere nel gran libro! Ah! non deve andar persa! M’aveva seccato... - Quand’è che parti in guerra? vedrai che i cannoni fondono se gli balli un po’ davanti!... Non le apprezzava le mie battute. Ma ci siamo ritrovati d’ac­ cordo nello sbafo. Avevamo tutti e due un debole per la marmel­ lata. Era venuto il momento di ingozzarsi. Ci siam farti servire un tè veramente fuori serie con cinque tipi di marmellata e crostini allo sciroppo d’acero e panini e pasticcini al cremcaramel e poi un bombolone al cioccolato. Così, per far in­ cazzare un po’ i domestici, che muovessero un po’ le piote. Si stava bene nel salotto padroni assoluti della piazza. Abbiamo attaccato col grammofono. Tutte le ariette frizzanti, pimpanti, sincopate, i rag-time, i ritornelli che arrivavano da New York con i sammies, sostenuti, spavaldi, maliziosi, teneri... Tutto il repertorio dell’Empire, il vizio alla moda, il piagnisteo sgambettante. Sosthène ne andava inatto e voleva ballare seduta stante con Virginia. Per quanto suonato, riempito di gnocchi, scassato e indolenzito, ci da­ va dentro lo stesso all’impazzata con quella musica profana. Un arrabbiato. -Non ne hai a basta di tutti sti salti? Sei picchiato te, te lo dico io! Voleva che ci ballassi anch'io con Virginia, fox-trott e one-step, e poi un po’ di cake-walk, un ricordo dell’America. Che l’aveva ballato anche un dì con la Pépe. -Ehi, senti un po’, io travestito da zio Sam, a San Francisco, e lei in Liberty, tipo fai conto francese con fiaccola! cioè per l’apo­ teosi! che successo! ti dico io! Abbiam fatto un po’ di baracca, però Virginia no perché si sentiva tutta debole. Lei così allegra, così spippola! «Quando il gatto non c’è i topi ballano!» Era il ritornello di Sosthène. Delicato però davanti alla piccola... Direi. In presenza di Vir­ ginia era un bel po’ maleducato. Insomma mi sembrava. I galuppi col pretesto del servizio venivano a dare un occhio di tanto in tan­ to che non rompessimo qualcosa, Eravamo allegri tutto qui... che ci avevamo la casa tutta per noi, che il Colonnello non c’era ed eravamo i padroni. Evidente che lui ci buttava giù di morale con le sue cabale, sot­ to sotto, con tutto il suo stile finto stralunato. Sbalzi d’umore così

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per un nonnulla. Con lui non sapevo mai che campana suonare. Mi aspettavo sempre che tirasse fuori di nuovo la faccenda del mer­ curio. Mi sentivo meglio quando non c’era, mi sparivano persino gli acciacchi, il mal di testa. Mi faceva star male anche solo a ve­ derlo col suo monocolo sul grugno, quella specie di sorriso finto, a mezza ghigna. Ah! volevo che non tornasse mai più. Facciamo an­ dare un po’ il grammofono. Ho fatto ballare Virginia. Sosthène l’ha fatta ballare pure lui, una polca-mazurca. Poi, di botto, mancamento, impallidisce lei, si appoggia ai mo­ bili, si siede, si sente piuttosto male... Una nausea... -I don't know!... Parla forte... Non so! — Stella, ci faccio, stai ferma adesso, distenditi, su dolcezza, di­ stenditi... La bacio... l’aiuto a distendersi cosi tutta lunga... una precau­ zione normale. La calmo, la rassicuro. Povera piccola Virginia, per forza con tutte le sue tribolazioni e in più tutti quei balli, naturale che ci ha mal di testa, e che gli viene la nausea anche, tutto che gli gira. -Capisci, qualche precauzione è necessaria... Gli do del tu. Gli parlo in francese. Ahi mica mi vergogno più davanti a Sosthène. Entriamo in fa­ miliarità! Siamo tutti li a sto modo tranquilli, riprendiamo un po’ di tè. Poi d’un tratto sbotta una musica, col suo scandito parapazum, proprio organetto di Barberia, che sale su dalla strada. -Senti, faccio io, è la Danza bruna... i cavalier della luna... È quella che cantavan tutti dal Cascade, dalla mattina alla sera!... C’è tutto un rimestio giù in strada, K davanti al giardino. Mi faccio alla finestra, guardo un po’... Eh?! sgrano tanto d'occhi... Non è possibile... Ma si!... mi tiro indietro... mi riaffaccio... mi viene un colpo!... Canchero non è vero!... Ma si !... Ma sf che è ve­ ro!... sono proprio loro!... È mica un’illusione... mi aggrappo alle tende... mi si piegan le gambe... mi siedo... torno aÙa finestra... Perbacco se son loro! come si fa a sbagliare? Mi han pure visto... mi fan segno!... C’è Nelson che tiene le stanghe, Mille Pattes che gira la mano­ vella... Nelson è If che se la ride... M’indica col dito... Lo ricono­ sco, e anche Bigoudi che c’è anche lei... Ahi che piaghe... Son If con Io strumento e tutto... Mi prendono un bel po’ per il culo. Come han fatto a venire fin qui?... Cosi tutti e tre?... Chi gli ha dato la dritta?... È un altro dei loro colpii... Chi li manda?... Il Mille Pattes... Nelson... Bigoudi! Ah! è un accanimento disgusto­ so! una persecuzione perversa!... sono lo zimbello d’una macchi­

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nazione... Meglio che dico niente a Sosthène... Capace che fa un altro scandalo! Neanche alla piccola glielo dico... Conservo il mio sangue freddo. Vado a prendere una boccata d’aria, esco... arrivo alla porta... Scendo gli scalini... Mi metto a correre... eccomi al cancello... Son proprio loro! Lf che si piscian sotto... Mi accolgono come tanti selvaggi. -Ehi! di' un po’, superbia! eccoti qua! Eh Ferdinand? dritto­ ne! Ne meni di puzze te! ti fai mica venir l’ernia eh? bella peppia! Fai parte della crem adesso! Di’ un po’! sempre a marcar uccelli te! sempre a bobba piena! Ali! sto rocchettone! Ah! che ci lasci pro­ prio secchi, va! -Ehi, dico! faccio io... sono affari miei! Subito che siamo alle insolenze! -Affari tuoi?... Affari tuoi? Di’ un po’, vuoi anche il tiro a quattro? Ah! che discorsi da pepe, va’! Ah! sta vacca sbugamata! che facciatosta!... A sentir loro, gli dovevo tutto. Che andavan di lungo a menare l’organetto, che la moccavan mica di far buriana... e sempre la Danza bruna... E me mi sballottavano anche un po’ talmente che si sbracciavano per spiegarmi quanto ero maiale in­ grato e niente simpatico. - Che cazzo venite a farci qui? to’ cosa ci rispondo. Il Mille Pattes quello era sempre verde a sto modo in faccia con la sua lueina sottopelle... che era cioè nella sua natura, però spuzzava un po’ meno. Il Nelson lui sempre stortignaccolo non la finiva piu di spanciarsi. La Bigoudi poi smorpiava a tutto spiano di vedermi cosf nella merda... gli vedevo tutti i denti squassare in quel suo forno... e il rossetto... che ce ne aveva come i clown fino al naso... momenti fino alle orecchie.,. Una faccia da mascherone... di gesso e rosso... Gli occhi tutti lacrimosi dal ridere... e poi tutti i suoi denti che scossano... Provo di farli andar via... Ma nisba... vogliono entrare... Vo­ gliono visitare la casa... sfacciati... Voglion mica restare sotto la pioggia... Lo dicon subito... -Ti sei fatto la cuccia, ti butta bene a te! Eh bel grandoso? A proposito! Di’, ci sei mica venuto poi al passeggio. È cosf che man­ tieni le promesse!... Che me l’aspettavo... era la rabbia perché l’avevo schienata l’altro giorno, lei se l’era legata al dito... -Ah! sghignazza quella, sto rocchettone, neanche buono di ti­ rarsi dietro la sua pischerla! ci ho da ridere per dieci anni... Era una viziosa Bigoudi, la conoscevan tutti per questo nel gi­ ro, un’arrabbiata, per cui sempre gran scene col suo ganzo, che ci

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perdeva un sacco di tempo... Che era partito per il quia, non geloso manco un po’, che non stiamo a esagerare. Era partito come uno scemo che lei lo ripeteva a gran voce, per tornare generale... Che gli facevan fare quattro risate a quelli, sotto l’acqua, cioè sti com­ menti intelligenti. Eran fradici tutti e tre. Gli tastavo i vestiti, vo­ levo essere sicuro che non m’insognavo... Quelli sgocciolano per davvero... In certo qual senso mi faceva anche piacere che erano proprio veri, reali, che non erano un delirio ma proprio in carne e ossa... Ma naturalmente stavo sul diffidente... -Da dov’è che venite? gli domando. -Da Ramengoli! -Andate al diavolo!... ci rispondo io. -Al diavolo ci andiam poi no! mi fanno quelli tutti insieme a tempo! Siam troppo contenti di vederti, brutto muso! Ce ne an­ dremo mica cosi... Con tutta la fatica che abbiamo fatto... Ah! te ci hai le traveggole bell’amico! ci hai visti bene? Ah! sei proprio un fiele! Mille Pattes è 11 che geme di rabbia! Quasi come al TouilTouit\ Ah! ancora non ci credo ai miei occhi! Ah! l’ho mandato in bestia! e anche la Bigoudi... Nelson invece non è cattivo, se ne fotte lui... Gli sembra tutto da ridere... -Te sei mica regolare Ferdinand! L’onore te non sai neanche dove sta di casa! Farci scarpinare cosi! Ce la mostri mica la tua carbona? Ah! ma guarda che infame! Noi che veniamo da amici! Smiccia un po’ sto strumento... Ce lo tiriamo dietro da Leicester... Me l’ha imprestato Jéróme... «Cerco uno nel Willesden, ci faccio, di’ prestami la tua musica... il numero non lo so... mi toccherà far­ mi tutte le porte... che chiedo dappertutto se c’è un Col... però niente far scandali, non dargli noia, neanche passar per sbirro... con la storia della questua va tutto facile...» Cosf che siam partiti tutti c tre, abbiamo fatto su anche due scellini e sei, bussando a tutte le porte, se vuoi saperlo... Noi siam contenti di ritrovarti... e tc ci sbologni a sto modo!... appena uno è fuori dal giro! Ah! ti dico, questo è troppo!... Che invece Bigoudi non la tristava il fatto... 11 cavalier della luna... Ti porterà fortuna!

Così muggiva lei sul marciapiede... Già nelle ville di fronte tutti spalancavano le finestre. Loro avevano alzato un po’ il gomito... qualche sosta sborgnolica qua e là... -Siete partiti stamattina? -L’hai detto, pidocchio!

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-Entrate! gli faccio io a loro. Ero costretto, sennò chissà che nitro scandalo. Gli faccio strada. Bigoudi s’è messa tutta in ghingheri per la gran battuta, ma pe­ rò c’è piovuto sopra... il boa di piume di struzzo sgocciola... la ve­ letta panna stinge... il vestito in liberty viola, eleganza al cacatoà... un borsone penzolante dalla spalla fino a terra... all’ussara! tutto sto po’ po’ di roba ti entra in casa... e dietro Mille Pattes e Nelson. L’ingresso gli fa una grande impressione, il tappeto di lana spes­ sa, i lacchè. Gli faccio a loro: -E l’organetto? lo lasciate li? -Te lo suoniamo dopo, adesso non ti toccai Cost tutti arzilli. Sosthène non ci capiva un accidente. Li aveva mai visti luì,.. Però loro Than riconosciuto subito... -Ahi to’ che è qui il nostro Tramagnino! ma di’ un po’, era vestito da cinese, l'abbiam visto con te stamattina. Che stavamo sul marciapiede noi. Che cosa stavi a tramescare, eh? Di’, dava nei matti sto qui!.., Bigoudi si cacciava manate sulle cosce dal gran godere che ci aveva fatto! dal tanto che era impagabile sto ciospo grandoso col suo vestito... — Ah! L’hai mica visto te, Mille Pattes! Ci aveva tutta Picca­ dilly in pugno! tutti gli autobus in stop'. Cosi per il suo bel muso! che lui ci faceva la libellula! la ballerina! Ah! con un piede su per il naso! delle fatte capriole! Ah! un fenomeno! Le madame poi, una musica! Ci davan dietro capito? Era una goduria Piccadilly! Lui ci faceva come l’angelo della fontana, faceva come l’amorino. Si metteva a imitarlo Bigoudi! si tirava su le sottane! ci aveva le calze con le paillettes... - Ero al Lyon’s io, dal parrucchiere... Ti credo anch’io che l’ho visto! ci venivano i fumi alla sbirraglia! e gli autobus! ostia che roba! Una dentro l’altra incastrate le macchine! Capito com’è suc­ cesso un certo punto? Ah! che bordello! il vecchio poldo! Certe risate che non mi son fatte! Me la son fatta addosso, vè! Gaby la parrucchiera un certo punto mi dice: «Ciccia, va a finir che ti vien male!...» Allora sei tu il testamatta che ha fatto tutto quel ciufciuf! dov’è che hai imparato a ballare? Ali! vecchio brigante! Mi­ ca si smonta lui! Di' un po’, me l’insegni anche me il matscisch? Voglio farci anch’io paura agli autobus! Ah! che scatascio!... E giu gran pacche a sto modo sulle sue spalle! Lo trovavan

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tutti e tre eroe come pochi, per come che aveva bloccato tutto il traffico a Piccadilly! a far contorsioni vestito da cinese! -Ah! che fenomeno! Sosthène non era tanto gagliardo, traballava a ogni pacca! -Mostraci un po’ la pelle per vedere... Loro i gnocchi li passionavano. Lui dice si, si sbottona, era piuttosto fiero, Poteva esser fachiro quanto voleva, i segni ci re­ stavano uguale... E mica solo i due bozzi e il taglio al ceppino, ma un sacco di mataffioni nelle costole! -Ehilà, di’ un po’! l’è anche tatuato! Per sta roba poi stravedevano... Una rosa, un’incantatrice di serpenti e uno scoiattolo tutti gialli e blu, dalla clavicola fino al pube, un gran lavoro di finezza e anche cabalistico, pare, che sem­ brava un merletto dal tanto che era fino. C’era del senso metafisico che però era proibito andarlo a rivelare ai profani altrimenti gli sarebbe arrivato qualche accidente grave. Batteva un po’ la cuenta. E loro a buttarsi via in convulsi dalle matte risate... -Quello 11 mi fa sempre pisciarmi addosso! sguaitolava Bi­ goudi. Non s'erano accorti di Virginia distesa sul divano davanti al caminetto. S’erano tanto sganassati che neanche l’avevan vista. -Ehi! guarda un po’ chi c’è qui!... Bigoudi che la vede. Si precipita... l'abbraccia. -Ehi! di’, te non t’immagini che piacere che mi fa! Guardatela se è bellina!... La mostrava ai due compari. - Com’è bellina! Ma guarda cosa ti va a scovare... Ehi, l’è pro­ prio un pigliatutto! E ci restava in ammirazione la Bigoudi, piantata 11 davanti al divano... da esperta... da intenditrice! -Ma cos’è che ci hai? tutta sbiancata? Oh! povero tcsorino, ti avrà mica fatto del male? È un bruto quello 11,capisce mica niente! E si rimette in ginocchio, la riabbraccia... -Ah! che sci sempre una bellezza tesoro! e giù a coccolarla, a lisciarla! tutta un'effusione. -Bè, allora adesso che siete qui, io domando e dico, che cazzo andate cercando? Questa poi! gli scappa tutti da ridere! la mia frase. Sono mica sbronzo, loro si che han bevuto, mica io! Spuzzano d’alcol. Spe­ cie Nelson è proprio inscimmiato, li che mi oscilla a sto modo da­ vanti al naso. Che poi adesso si torcono tutti. Ah! quest'è buona! Ah! le risate! Bigoudi poi ci diventa rauca, che può più neanche

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parlare. Si spancia a piu non posso, scuote i pendagliosi, ce n’ha almeno cinque o sei in giro sullo stomaco e tutti d’oro, se volete saperlo... con un mucchio di brillantini incastonati. È ricca, lo san tutti, non ci ha mica perso le penne per gli amichetti, fin da ragazza ci ha sempre avuto il suo conto in banca, un tanto a settimana al suo Sig. Ganzo e poi a culo, s’è ingrassata lei sola, una commer­ ciante nata, che s’è perfino messa a fame battere due o tre di sca­ gliette per suo conto. - Ci ho un debole per la ragazzina io! giuro! che le adoro quan­ do son tutte fresche. Me ne farei una tutte le mattine, vè! Capito Ferdinand! una come lei... mi piace, va’! mi piace è una meravi­ glia! Ci faceva la corte in ginocchio. La sua preghiera cosi contro il divano, trascinandosi il boa tutto inzuppato, che s’era levata an­ che le scarpe perché troppo bagnate... -Dài! alzati Bigoudi, lasciala in pace, non sta bene... -Vaffanculo! mi fa lei, voglio cantare una cosa, ecco solo per lei... Quando sì è in due!... star mica a rugare te... È tutta un’altra roba!... Però non ci riusciva, troppo rauca la voce... -Offrici un cordiale, va’! Il tuo capoccia ce ne deve avere... Che bevo un bicchierino con lei!... -Non si può... sta molto male... Mi oppongo con fermezza. - Ma allora sei proprio stronzo! Insiste. Reagisco brutale. -Sei geloso, troia! sei geloso! Io son mica gelosa! Canchero, guarda! Vi voglio bene a tutti e due! e la bacia di nuovo! e poi mi vuole baciare anche me. Virginia non sa cosa fare. Si chiede se adesso vado su tutte le furie. Non ci vado. Macino un po' le meningi. Cerco un modo per farli andar via. Se gli sbatto la porta sul muso poi quelli si met­ tono ad urlare di fuori... polizia, capannelli di gente... Insomma son 11 tanto in buca che proprio non so piu cosa fare. E allora riattacco con la domanda... -Da dov’è che sbucate brutte ghigne? -Dammi un goccetto che poi te lo dico. Bigoudi era piu socievole, gli altri invece chiusi. Tiro fuori il whisky dall’armadietto. Se lo servono senza selz. Ne riprendono. Sosthène beve alla salute. Gli dico:

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- È mica casa nostra, il Colonnello può tornare da un momen­ to all’altro... Di£atti... mufloné come pochi, dopo la faccenda del mercurio ci vado cauto... Che loro gli scappa di nuovo da ridere, Si torcono come de­ menti, con le mie raccomandazioni gli faccio un effetto proprio co­ mico. Se la godono tutti e tre a sto modo... Sporgono appena da sopra il divano, li ho cosi giusto davanti al naso, che som bran tre maschere da smorfia... Si piegan per guardarmi meglio... Ma in­ somma cos’è che vogliono da me? Stringo Virginia, la tengo forte tra le braccia. Mi sa tanto che mi tramano una brutta manfrina. - Da dov’è che sbucate? Che cavolo ci avete da rider tanto? Mi fanno schifo... Basta adesso, non è ora di venire questa, in una casa rispettabile. Volevo die se ne andassero da soli. - Rispettabile! Rispettabile! Oh! ohi oh! scusi tanto! il signo­ re prende lezioni di danza. È Nelson che sgrigna. -È poco bello di’ il suo vestito buono? Ah! fa il papa lui! l’innamorato! È arrivato a Londra nudo come un verme! con la medagliai Loro fanno «Si! si!» tutti e tre con la testa che appro­ vano... Sempre chinati sopra di noi... Virginia trema, è la paura... Campanai Campanella! Carillon!

Cantano tutti in coro, si sgolano cosi di punto in bianco. Matti scardinati! Ding! Dong! Dang! Dong! Ding! Balcng!!

Che sarebbe il carillon!... Lei si scola un altro bicchierino... poi un bicchierone... Si rial­ za, sbolla «Hoooo!» che sputa fuoco! Se la gode! -Proprio cosi signorina! Campana! E mi indica me... - È arrivato che era una sozzeria! tanto per dir la sua grandezza d’animo! E adesso riconosce solo i Colonnelli! Ce lo dico io! Ah! canchero! È bello sto gaggio! gigolò delle mie pezze! Roba da spa­ vento!... che leccava i piatti, pitocco mortodifame, un soldino Siori e Siore! Si teneva su con la carità, adesso sputa nelle mani degli amici! Adesso non riconosce piu nessuno! saluta solo i Colonnelli ormai! Si, proprio cosi, il mio bigolo! Ali! ostia! casa, Siori e Sio­ re! Messo su casa! Si culla la sua pupa ninnananna! M’imitava...

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-Ci ha le nausee! Per forza con uno schifoso ugualel Dài stella mia canta con me! Voleva che Virginia si alzasse, che si rimettesse un po’ in piedi basta stare allungata!... che suonasse un po’ il piano... Che era pili liello dell’organetto di Barberia! però ci si fa meno soldi, poco ma sicuro!... -Di’ un po’ Nelson, quanto hai tirato su da Trafalgar? Ah! che fatto viaggio! Di’, era mica rogo il repertorio? io spingevo! Voglio i conti! -Dodici bobs fiftyì te l’ho già detto... -È la mia dote dolcezza mia! La mia dote! Sei mica contenta? E ci prende la mano a Virginia. Mi piazza il cappello sulla testa a me con veletta e tutto. -Se l’amo la tua pupal Orpo se l’amo! Voglio mica che sia in­ felice! Qui piagnucola un po’... -Bevi con me brutto porco! cerca un po’ di capire! tu non ca­ pisci niente!... È in pena per Virginia. -Ah! sei un gran farabutto. Mille Pattes, Sosthène e l’altro gli vien voglia di fare una partitina, ma Bigoudi piange che non vuole. Si aggrappa a Virginia, mi dà del macrò senza cuore. Adesso basta. -Bigoudi vacci piano, sei mica dal Cascade qui. Lei ci ha un sobbalzo, mi prende in parola. -Cascade! Cascade! lascialo stare quello! Gli dovresti leccare i piedi! Uno che t’ha salvato. Vale un milione di volte piu di te, disgustoso! Anche Nelson e Mille Pattes sono del parere e difatti appro­ vano la sfuriata... Bel colpo... Ahi me l’ero meritato! Vedevo i loro grugni di quei tre! «Ah! si! si! che cosa si deve vedere!» Facevano a sto modo tutti. Disgustati tutti insieme! Avevo passato ogni limite! Gongo­ lavano. Dov’è che prendevano sta facciatosta? E il Mille Pattes da dove risbucava sto saltimbanco? li a quel modo tutto sarcastico? Ne avevo fatto fuori almeno uno io, dicevo fra me e me, uno vero o uno falso? Ci vedevo doppio, triplo, centuplo! Era una cosa da chiarire subito! E se lo brancavo per il gozzo a quello li? li che si torceva solo a guardarmi? stando sempre al di sopra del divano! cosi tutto beffardo! Si avvicinava ancora un po’ per farsi vedere

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meglio, cosi mi facevo un’idea! Ahi era proprio un vizioso! Con­ tento come pochi del suo maneggio! della faccia che facevo. - Guardalo, il bocchinaio, che adesso riattacca. Cosi ti avvisava la Bigoudi che ricominciavo a fare l’imbecille, il fenomeno scatenato... erano venuti apposta... però io stavo al­ l’erta... la mollavo mica Virginia l’amore mio, tutta la mia ricchez­ za... la guardavo bene... la baciavo... mi baciava... la mollavo mica piu... la mia speranza, la mia salvezza... -Stella... gli facevo... Stella!... non volevo piu essere allucina­ to... lo sapevo com’è che mi prendeva... ci avevo l’esperienza ades­ so... un dito di liquore... un bicchierino bastava... e poi una mezza discussione... qualcuno che mi contraddice... andavo in bestia... era fatta!... Sempre per colpa di sta mia testa, c’era scritto anche sulla mia riformai... «Cefalorea, turbe della memoria, ebefrenia comiziale, sequele di shock comiziali e di traumi...» Cioè voleva dire che per un niente partivo, per una piccola contrarietà battevo la scazzatola. Ci dovevo star attento un sacco, ero mai cauto bastanza. L’ave­ vo pagata cara l’esperienza, potevo diventare lo zimbello di sti draghi. Però volevo anche arrivare al dunque, cioè sapere perché erano venuti! Come avevan fatto a ritrovarmi? Parlava solo la Bigoudi... gli altri non dicevan granché! aspettavan che tirassi fuo­ ri le mie prodezze, per divertirsi un po’, per farsene quattro! che mi prendesse la mattana furiosa... Ma io li duro! facevo il filone come loro, una domandina ogni tanto! Ah! c’era puzza d’alcol... Ah! mi quadrava mica sto gioco! ambiguo! saraffo! sciacallo! Do­ vevano saperla lunga! Scolavano roba senza farsi pregare, ci andavan forte coi liquo­ ri, pure lei li... Gin bitter, calvados, pippermint... Il Colonnello O’CoIloghan possedeva una di quelle cantine da stenderti secco un papa... minimo dieci... dodici marche di whisky... brandy di quelli rari e poi dello sherry e del porto! che uno neanche se l’im­ magina... certe quintessenze! tutto un angolo di muro fatto di bot­ ticelle! le une sulle altre c’era solo da servire... da aprire i rubi­ netti... e loro non facevan complimenti... Io adesso Li aspettavo al varco, giocavo al gatto e al topo,.. Ve­ drai che i numeri qui li dà qualcun altro... Gli veniva già fuori dal naso... e tra un po’ anche peggio... whisky cognac... tutti i tipi di porto... Sosthène gli dava una mano... lui che non era neanche be­ vitore. A Bigoudi gli veniva da riflettere a vedere tante varietà. -Ehi, di’ un po’sbarbatello! beve mica poco sto tizio!

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-Dài pure! fai come a casa tua! ci faccio io, dacci pure sottol Lei allora se ne butta giù ancora un altro, un vero cocktail pernod-sherry! era il miscuglio del suo uomo, il suo preferito!... -Non merita piu che ci voglio bene... non merita che ci bevo alla sua salutcl Adesso ti amo te, vita mia! E si lancia su Mille Pattes, lo bacia... -Dammi un succhio! Dài slinguazzami! Poi si riprende, mi squadra dall’alto in basso, ci ha voglia dì nuovo di offendermi, però non può, vacilla, traballa, si deve met­ tere a sedere, gli viene un po’ di malessere. - Passami un sigaro, mi farà bene... Ce ne sono di quelli extra, una scatola piena, belli grossi con la carta dorata, delle robe mai viste. — Che magate! E si servono tutti! Lei bacia Nelson. -Mandami in calore cocco! mandami in calore! Non ti pare anche a te che il Ferdinand ci ha la malinconia, guarda com’è tri­ ste, è un ragazzino! un ragazzino! e quell’altro stronzo che m’ha fatto venire qui, quel brutto stronzo! il Mille Pattes! che è colpa sua! Tutta colpa sua! E anche del Matthew! «Che vedrai com’è comico! mai che ti sei tanto divertita! l’avessi visto al Touit-Touit\ c’era da pisciarsi addosso da morire! come ci faceva l’acrobata! tutto il pubblico in delirio! che me mi chiamava il suo fantasma bello! Ah! che fenomeno!... l’avessi visto i voli che non faceva! che dalla pista saltava in aria come un ranocchio! Ci arrivava solo lui sui lampadari!» Mai che avesse riso tanto! Bè insomma ostia! Gli faccio venire il mal di pancia! E io che ci son venuta! La mia solita pegola! Mai visto uno stronzo più depresso! Cos’è? le ferite? Ci hai la mutanghera? ti ho fatto mica niente no? Oppure è la tua bella che ti dà l’angustia? che sei di nuovo geloso? -Sci mica gelosa te, eh bellezza? Prendi, fuma il sigaro con me... vedrai che ti fa bene anche a te... Le donne devono fumare anche loro... Ci hai mica una bella cera! ti fai cattivo sangue... È lui che ti mette infelice? Ne ho a basta!... Sento die non ce la faccio più. -Via! filate alla svelta! grido... Non avete bevuto bastanza? -No! no! fa Nelson e anche l’altro... No! No! ancora! No neanche per idea! Si svaccano... sono allungati... fra un minuto questi dormono... La pappatola l’hai promessa... La pappatola! ce ne andiamo solo dopo sbafato.., un dolcetto! Il tuo Pantalone è mica tornato!... Dài! non te la prendere Ciccio! Ti resta ancora

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un sacco di tempo! Eh! vero che non è tornato, Nelson? Eh, vero che torna chissà quando? Ci ha da fare il tuo Pantalone! Sembrava che sapessero tutto. —Di chi parli? chi è che non torna? - Ma il tuo Colonnello, povero merlo! Ah! ma è nato scemo sto qui! un po' taralo il morosino! Mi sberlcffavano... Sosthène non era al corrente, allora mi faceva segno con la te­ sta... «Cosa vuol dire tutto ciò?» Loro gli han fatto i complimenti per la sua bella esibizione, la sua favolosa corrida a Piccadilly, con tutto il Circus in ebollizione! Cose mai viste!... E poi il suo vestito col drago d'oro!... Era per una reclam?... Lavorava mica per una ditta? per Selfridge? Per Harrow Brothers?... Volevan sapere! E poi uno stile! un fegato, che aveva seminato lo sconquasso nella calca dei grandoni di Sco­ tland Yard! che stracciatore di Tommy Ah! ostia! che classe! che duro! Gli veniva da ruttare. Musica per le orecchie del Sosthène, -Urrà per Sosthène! la tigre! il Cinese! L’avevano battezzato subito... Un altro bicchierozzo alla sua! La fiera bestiame in salotto! Una fumana per di più... che s’eran fatti fuori tutti i sigari. Sosthène allora gli era venuta voglia di fare un discorsino per ringraziare gentilmente: -Gentlemen, attacca, Lady Gentlemen 1 am most thrilled by your praise magnificent!... thrilled! thrilled!.,. L’ha ripetuto tre volte... Ah! Ah! non si capacitava! il th più difficile... cosi di prepo! Thrilled! thrilled!... era rosso d’orgoglio. -Pimpinella! Pimpinella! mi chiamava. Vedi... riesco a farlo il tuo th... Ci sono!... Ci sono!... Un vero miracolo... -Hai visto pitocco!... Hai visto mammalucco! Ehi visto se serve?... Thrilled! Thrilled! lo fa risuonare, non ne sbaglia uno!... An­ dava di lungo ormai era un trionfo! Poi non ne può più, si rimette seduto! Resta cosi tutto rimba, ebete, storce gli occhi! Bigoudi che era rimasta di stucco non ci riusciva a fare uguale, provava, si faceva male alla bocca, da sputare tutti i denti. - Io parlo come una marocchina! confessava la sua sconfitta, son già venticinque anni che sto a Londra, però prima di tutto io son troppo francese, più resto qua e meno parlo... Io sbobbo! I

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misceroni voglion tutti chiacchierare! specie dopo la guerra! con me sono a posto! Aoh yes, pupa! La regina d’Inghilterra! S’è messa a culo in terra!

-Ma però so contare in sterline! fino a una ghinea! In ste robe non mi sbaglio... stai tranquillo! È il trucco di genio. Allò! yes, pupa!... Tienti forte bambola, ti mangerei!... Di colpo gli tornano certe idee! si butta di nuovo su Virginia, anche se stava vicino a me, che la proteggevo dalle effusioni. -Ehi di’! la blocco subito, m’hai mica detto... Che vieni a farci qui? -Ah! il filone è curioso lui! Eh! curioso il bamboccio! L’omet­ to vuol già sapere tutto! Ah! come sarà infelice lei con un macaco cosi! Eh la miseria! tutta roba sprecata! Io si che ti metterei in va­ lore, bellezza mia! una vita da paradiso! Ti farei mancar niente bnmbolina!... E si accucciava contro di lei. -Vuoi salutarla? mi fa lei di facciatosta... — Salutarla? brutta guanguana! sei sbruffona anche però brut­ ta schifa! Lei se la prende male, si arrabbia. -Ehi, di’ un po’, te, mezzasega! Ti credi che magari ci hai la pappa fatta? che la cuccagna dura fino al giorno di san Semprino? te e la tua pupa? Che loro ti cercan pili? Che una volta o l’altra non ti mettono a posto? -Chi lo sa? ci faccio io... -Vacci piano! Sei mica a casa qui a Londra! Da dov’è che le tirava fuori tutte ste cose? Chi gliele aveva dette? M’aveva messo in buca, ero incastrato, ne sapeva troppe per i miei gusti. Adesso si divertivano tutti a vedermi come mi rodevo... Virginia non la volevo lasciare questo era pacifico. -Scusami Bigoudi, ma io resto con lei... è una faccenda tra me e lei... E là che riattaccano con la ridatola! -Ehi! guarda li che grugno... di merda!... C’è restato secco il nostro fenomeno! Ehi! di’! da non crederci eh? Lui che lo ferman neanche le macchine! Ah! sai che dispiacere ci avranno a Scotland Yard! Proprio non ci capivo un accidente! Mi facevano una specie di rebus, giocavano agli indovinelli. Erano perversi sotto sotto... Do-

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po aver ben bevuto, trincato, sbafato come pochi, adesso che si trovavano sazi e contenti volevano spassarsela. Capivan mica più che erano in un salotto, erano a casa sua! -Dài! vieni a suonarmi il Bel Danubio blu... esigeva Bigoudi. —Tra la la la là! la là? la là? Ehi fringuello; di’, faccino; It is a long may to Tipperary! Dopo me la suoni sta qui... Voleva tutto un repertorio... lo voleva eccome! È entrato il maggiordomo, era ora d’apparecchiare. -Devo fare le carte, gli fa Nelson, fuori dai piedi rintronato! fuori dai piedi, è ancora presto! il tuo padrone è mica tornato! -E torna mica tanto presto! Ah! Ah! vero, no? Diccelo va! Diccelo tu a quello! Doveva essere sicuro tutta una manfrina che mi avevan fabbri­ cato assieme... Tanto per cominciare perché eran venuti? Quando si è in due... Non è la stessa cosa...

-Suonami sta qui cuoricino... Vieni ti do il braccio... che la cantiamo assieme!... Insiste... Virginia si alza... vanno al piano. Virginia suona un po’... attacca il Bel Danubio blu... Però subito ci viene un capo­ giro, cosf che deve tornare a sedersi sul divano. Allora io mi pren­ do tutti gli insulti. -Che cosa gli hai fatto te merdoso? sei te che me la fai amma­ lare? Prendi angelo mio, un goccetto di cognac... Questa però non gliela passo... gli proibisco... caccio via il bic­ chiere. L’avessi mai fatto... -Canchero! mi grida, una squisitezza cosi! Ah! ma quand’è che lo sbattono dentro! sto stronzo che rompe i coglioni a tutti! -Di’ un po'! cc l’hai su con me? -Eh vorrei vedere, schifoso d’un cagoia! che ci hai ancora le caccole al naso! Presuntuoso lercio! telo dico io, che sarebbe ora che ti mettessero a fare sacchi di lino! Almeno che serviresti a qualcosa! con le tue dita inutili! Era verde di rabbia, tutta una smorfia, che gli venivan i fumi. -Sbirra! che glielo sbatto sul muso a sto modo, sbirra! sbirra! A lei gli viene il singhiozzo... La collera gliene ha fatte dir trop­ pe... -Sbirra? sbirra? farfuglia... Son mica io che ho fatto il dela sai... son mica io...

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Gli altri ci han tutti il muso lungo pure loro,., la faccenda li secca. -Basta coi rebus! vieni giù di bocca! dài! La metto alle strette contro il muro là... Lei arrossisce,., si impappina... -Ma no... ma no!... Hai mica capito! — Non ho capito? canchero! è un’ora che giochi ai rebus! Ah! vecchia guanguana! sei proprio tutta putrida, cosi che vuoi dire? adesso cambi musica? Sai niente? te mi vuoi denunciare questo è il fatto! Te mi hai bucato, brutta cloaca! e dillo che mi hai buca­ to!... L’avevo punta sul vivo... Lei faceva la spavalda, recalcitrava davanti a Virginia, e insomma ci faceva proprio la figura della stronza. -Vai a pesce! Vai a pesce! Tartante! Ero in vantaggio. -Di’, Mille Pattes, cercava di rifarsi, di’ un po’... Diccelo un po’ te!... chi è che è venuto a cercarmi?.., Dài! diccelo a quello lì, subito... Ale, diccelo... Sgaggiati! Si piazza in mezzo alla sala, lancia per aria il suo boa da tutte le parti come un aquilone... «Dài digli tutto e affannilo!» Voleva mica darsi per vinta. Ma l’altro però non gli andava di parlare. —E vabbè, è stato Matthew! Vuoi proprio saperlo? cacciavite! Adesso lo sai in che tombola ti trovi, lo capisci che terra pesti! Ma ti rendi un po’ conto almeno? Sì? Mille Pattes, di’ te se conto bal­ le!... No, tutto esatto al millimetro... tutto esatto... Lo capisci sì o no che è scritto nero su bianco? Ci hai neanche una probabilità! Dato che era Mille Pattes che garantiva... Potevo star sicuro... -È una cucnta, pollastra... È una cuenta, va’ là!,.. La stuzzicavo... -Ah! l’avessi visto il Matthew com’era contento... «Ottimo, che mi ha fatto, sono tutti due insieme il Cinese e lui...» -Com’è che lo sapeva? -Ce lo domandi poi te!... Mi manda a chiamare, capito? mi spedisce il suo scagnozzo Mollesbam il rosso al Cinzano.,. Io ero lì che chiaccheravo un po’ con Belle Pèche la donna di Jonkud 1'0landese, la conosci anche te, no? Belle Pèche? e pure Mollesbam il quattrocchi... Mi fa: «Bigoudi! camera 115!...» Sul momento non dice perché... È un cagnaccio non bisogna pretendere i bei mo­ di... «Deputz Constable ti vuol vedere...» Capirai che obbedisco subito!... nella mia situazione... è vent'anni che mi conoscono a Scotland Yard. «L’ha fatta la sua puntura?» mi parlano a sto mo­ do... «Attenta che la schiaffo dentro...» «Bene signor Connesta-

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bile...» Mai una parola di più... la mia sterlina... le mie due ster­ line sul tavolo... la mia tassa.,. «Good bye!... Signora Bigoudi, lei è sempre beautiful\...» La conosco la loro battuta preferita... Gli vado no molto a genio... Io scucio... E siam pari! — Mi piace mica la camera n^, è If che fan le domande. Io ci ho mai avuto storie... Se vuoi saperlo, ci ho avuto tre uomini e ti giuro che eran dei farabutti... Con tutto mai che nc ho denunciato nessuno... né allo Scot né alla P. P. e magari invece ci avevo dei motivi... Ho cambiato casa quattro cinque volte... ho cambiato marciapiede... paese... che qui rispettano persino i tenutari eh... però è tutto un gran marciume lo stesso... Quindi inutile che vo­ miti tanto te baiabiotto! Mi fai solo venire il mal di pancia!... ma hai capito? Sarei io che andrei a squaquerare dai poliziotti?... va là merdoso... a te ti gira male! Mi sa proprio che sei picchiato! Sul serio! Ci ha ragione il Mille Pattes!... Loro mi chiamano io ci vado è chiaro, mica mi metto a imbestialirli! Facile per quelli scantar­ mi! Op pupa andiamo! E io corro! Sennò ho chiuso! D’ufficio! Una donna sola! figurati te! Però la camera 115 mi piace mica! So quel che mi dico! e mi piace neanche il Matthew!... con quella faccia da pesce lesso! Preferisco i gran figli di puttana! Preferisco quel ca­ gnaccio del connestabile!... Neanche entrata... subito mi attacca alla brutta... -«Lo conosce il Colonnello, Bigoudi? niente menzogne!,..» -«Nc conosco di Colonnelli e di tutte le parti, Io posso ben dire! Cc n’è di falsi e di veri! me ne son fatta una maraia! Ce n’è dei smancerosi! dei sanguisughe! dei commedianti! non è che me li ricordo tutti!... Ne ho dimenticati un bel po’, e c’era anche dei maggiori e dei tenenti, per servirla! e la truppa poi, ci faccio io, con rispetto parlando!... li conto neanche più!...» Lui dice fra sé... «Questa mi piglia per fesso...» So come fa lui... Bisogna rispon­ dere cosf... Sai che parla bene francese... - «Sf va bene, ma il Colonnello, quello che si occupa di inven­ zioni? mai sentito eh, Bigoudi?...» Mi lascia riflettere.,. «Si ricor­ da quello che sta con Ferdinand dalle parti di Willesden?...» A sta frase ci ho poco da far la sorda. Però io mai faccio domande, -«No, mai sentito nominare, signor ispettore...» -«Sosthène di Rodicncourt? neanche quello If conosce? Ep­ pure c’era stamattina sul marciapiede quando lui faceva il Cinese n Piccadilly!... Non mi dirà che non è vero?» -«Si, c’ero, signor ispettore, mi sono fatta una bella risata, è vero, però quel tizio li non lo conosco...» - «Stia attenta, Bigoudi», mi fa allora lui cosf tutto grave... mi

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fa segno Ravvicinarmi... Che è un segreto segretissimo... Che non ti posso dir di pili,,. Ecco, lo vedi che è vero? Dài, passami il co­ gnac! Parlo troppo! E tc non dici niente?... Lo conosco no il Co­ lonnello io, non so se mi spiego, e neanche il Cinese! non lo cono­ sco manco lui c te mi vieni a dare della bugiarda! e quell'altro anche lui mi dà della bugiarda! Io sono la sola che non conta balle e che ti vuole bene! E anche a te fiorellino d'amore, te ti amo alla follia!... Si rimetteva a smanazzare. -Va* a cagare! che ci faccio! t’ha mandata lui!... -Bè, adesso, Ciccio mio! cominci proprio a spinger troppo! mi disgusti che non ti voglio piti sentire!... Sapessi come ti ho difeso! Che gli faccio: «Signor ispettore, lei mi vuole proprio impapocchiare... Ferdinand nello spionaggio? Ci credo neanche... Un sam­ buco uguale mezzo tisico che gli manca anche qualche rotella! pare che è trapanato, si spacca il muso sui marciapiedi, lo raccolgono col cucchiaino, come spia insomma non ce lo vedo... Per il Cinese non dico niente... non so che cosa tampellal Ma Ferdinand è pro­ prio suonato! non ce ne ha mica per molto!... È un poveraccio, un rimba... L’han preso per pietà i marconi del Cascade... È arrivato senza un ghello cosi in convalescenza... Ve lo possono dire tutti... un rifiuto... un povero balengo... Sarebbe lui il Fantomas! Mi cre­ da a me che sono donna d’esperienza!... se quello è una spia io so­ no un cardinale». Vedi che ti ho difeso... «È uno strampalato... dà i numeri per via della testa... Ci ha una pallottola ancora dentro... forse anche due...» ci ho detto anche... «Sono crisi che gli prendon a sto modo... Glielo possono dire tutti gli uomini... e anche le don­ ne... Lo conoscon tutti al Leicester...» Non ho fatto bene? -Si! sii hai fatto bene!... -Potevo mica dire di più... magari poi quelli dicevano... que­ sta qui è complice!... «Lui stava all’ospedale a Hazebrouck in Francia con Roger che sarebbe il fratello del Cascade quello là che è stato fucilato...» Non ho fatto bene a dirgli tutto? -Si! hai fatto proprio bene... Mi guardavan tutti e tre. Eran mica cosi sicuri! Virginia cer­ cava di seguire... non capiva tanto bene... Era un po’ troppo gergoso per lei... Però ci aveva una gran paura... s’immaginava che erano cose orrende che quelli li complottavano contro di noi a sto modo... Tremava vedendoli cosi vicini, con quei musi, tutti e tre che ci guardavan fìssi... -Dài! Tagliate! vi dico... Chiamo la polizia...

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-Non ti angustiate!... Verrà da sola! dài! andiamo via! Alè rnuss!... Si alzano... stavolta parton sul serio, insistono più... Fuori or­ mai fa buio. Si sono scolati le bottiglie, tutto il whisky... una bella capacità... stanno in piedi, bene o male... Chiudi gli occhi belli.., Le ore sono brevi!... Chiudi gli occhi belli!...

Bigoudi si stanca mai... quando canta o recita qualcosa... «Vo­ glio il tuo cuore!... Voglio il tuo cuore!...» Dovevano essere più o meno sulla scalinata... Lei raglia nella notte... «Voglio il tuo cuo­ re!... Voglio il tuo cuore!...» Discutono in fondo alla scalinata. Ci dicon neanche ciao... Fan più caso a noi... Si litigano,.. Li sento... nel buio.,, chi deve spingere la carretta... chi non la deve spinge­ re... Alla fine ci siamo... partono... si sente uno stridio... E poi se n’infischiano, menano l’affare... «È la danza bruna!..,» Si sente ancora in lontananza... in lontananza... poi tutto finisce...

Ahi mi dico tutto si sistema... Sono solo brutte impressioni... un po’ di cattivo sangue... stanchezza,., alla fine ti scombussolano la testa,,, i sentimenti... non sai piu quel che ti càpita,.. dài i nu­ meri tutto li... Meglio dormirci su poco ma sicuro... Mi decido... Mi vinco,.. -La seduta è tolta!... su gente! andiamo a dormire! Dimenti­ chiamo questi energumeni! Son venuti solo per sborniarsi mica al­ tro! Smorfidori schifosi! Son dei teppisti da quattro soldi! Andia­ mo a riposarci... Bacio di nuovo Virginia! L’aiuto a salire le scale. —Non tornerà!... faccio. Volevo dire il Colonnello. -Non tornerà prima di domattina... C’era ancora un po’ di impressione. Povera Virginia ce la faceva più... l’avevano sconvolta quelli 11 con le loro sbafornie... -Darling!... mi chiamava... Darling!... Povera tortorella... Pallida, e poi la nausea... Ad ogni gradino gli veniva da rimettere... Sosthène le fa: — Succhi un po’ di ghiacciol con un dito di menta!... Era un rimedio. — Oh! no! Oh! no! Non voleva... Io la bacio... la spoglio... stava male... non ci aveva più forze... una bambina. Ci tasto un po’ la pancia per vedere se gli faceva male. -Li! mi fa lei... LII Sui fianchi, gli tirava un po’, non era gonfio tanto, solo un po­ chette da quel che si vedeva. Tutto 11. Non c’era errore, pare, il me­ dico che l’aveva visitata qui di fianco in Sternwell Road, non ci aveva avuto il minimo dubbio.

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«Torni tra un mesetto e niente imprudenze, niente bicicletta, niente tennis! » Non si metteva a saltare di sicuro, stava meglio allungata. Ci guardavo ancora la pancia. Certo che però mi portavo dietro un malocchio! Non c’era mica tanto da ridere... - Poor Ferdinand!... Poor Ferdinand! Era lei che mi compativa, ma mica per scherzo però, a vedere la mia faccia abbacchiata... Ah! dovevo essere bello!... Ah! e che bel lavoro! La bacio ancora due o tre volte! gli rimbocco le coper­ te! la bacio! — Good night! Good night!... mi faceva tornare bambino an­ che me! non era mica vecchia lei, ci aveva ancora le bambole nella stanza, in ogni angolo, delle culle minuscole con gran nuvole di nastri... Ah! che strana impressione che mi faceva veder Virginia in quello stato, la guardavo, la guardavo ancora... Non ci avrei mai creduto primal... Mi faceva più lo stesso effetto... Però l’amavo tanto tanto uguale... L’amavo quasi più di prima... Potevamo mi­ ca restar insieme cosi tutta la notte. E se il vecchio tornava d’im­ provviso? La bacio un’altra volta... «Buonanotte!» E poi vado su nella mia camerosa, quella coi letti gemelli. L’altro gaglioffo era li che s’era coricato già da un’ora... Entro tutto ringalluzzito, deciso, di buon umore. -Allora Sosthène! Niente brutti sogni! Basta con le tristezze! Rimettevo le cose a posto. - Non ti far cattivo sangue! Bigoudi non è altro che una gnacchera rinciucchita! che ti blatera delle cose tanto per dire! Cose di nessun valore caro Sosthène! di nessuna importanza! A remengo!... Ero ottimista tutt'a un tratto. Mi sentivo il peso di due anime! Dovevo tener duro! fare in modo che le cose si aggiustano, tirar fuori tutti dalla marocca! die tutto torni tranquillo, e anche per Sosthène! Gli dovevo parecchio! Insomma per modo di dire! Che finisca una buona volta la nostra pegola nera! che ci caviamo tutti insieme dalla merda! Volevo che non avesse più rogne, per godersi un po’ di fortuna! finiti i dolori! adesso ci divertiamo! a fare la bella vital Spassarcela da re! mi vedevo un futuro roseo! Un futu­ ro meraviglioso! Pari pari cosi un po’ a vanvera senza ragione, m’era venuto di cambiar tutto perché ne avevo a basta, e tutto de­ ve finire prima o poi! Quando si è giovani si è strambi, si svolazza come tanti uccellini viziati, dal nero al bianco, dal riso al pianto, si vede l’azzurro del ciclo sempre nelle svolte peggiori!... Bè! Allora ci coridiiamo, io tutto gioviale, gli conto un po’ di

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storielle per rallegrarlo prima del tempo, per fargli godere la nuo­ va fortuna, una specie di acconto. Niente da fare, resta li ingrugnato, si ficca sotto il cuscino! Ep­ pure io faccio di tutto, mi sforzo, mi faccio il solletico, sto neanche più ad ascoltare i miei ronzii, dal tanto che mi prodigo, in trovate balzane, in giochi di parole. Mi pompo, mi rimetto a nuovo, sof­ foco la voce dell’infelicità. Lui sbuffa, si rifiuta, non vuole proprio ridere. Secondo lui è un segno funesto che il Colonnello non è rientrato. -Macché! Macché! lo rassicuro. È rimasto al club, ecco! Una scappatella, ci ha diritto anche lui... si secca sempre a casa in fami­ glia... a dar bussi sulle sue maschere antigas... ha cambiato un po’ il disco. Vedrai che un giorno o l’altro torna... Una scappata, opl là! come se lo vedessi, sai, sbronzo duro! proprio in questo mo­ mento, giretto al Kit-Kat... al Wind-Mill... due o tre club, un paio di marchette con qualche ripa... figa e poker... stile inglese... «champaigne»!... Champaigne! sornione in smoking... tornerà in cab... Basta vederlo tutte le mattine... magari con un marmittone... Tom­ my tops! magari se lo fa mettere... E anche possibile! è la guerra! ... Perché è un vizioso, no?... Pensavo a quella scena con la nipote e i domestici... - Un bel satiro, sai cosa ri dico! Ah! mi piaceva proprio niente!... Cosi baccagliamo di lui a sto modo e poi finalmente ci addor­ mentiamo... Eravamo ben straccili però... doveva essere verso Tu­ na... Tic-tac... Tic-tac... mi sveglio... Niente di straordinario, solo il tic-tac del pendolo... Ho sopportato rumori peggio. I nervi, si capisce... -Ohè! sbraito.,, finisce sta musica? Non ero contento no, sussultavo al suono della mia voce... Ah! devo essere proprio suonato parola mia! Ma Sosthène non dormi­ va... Seduto sul sedere cosi, respirava a fatica, a respiri brevi, sof­ focati! — Sei malato anche te? ci domando. Questo detto in malo modo, perché mi seccava con le sue crisi, se adesso gli prendeva anche di notte! Ci avevamo già bastanza filo da torcere di giorno... facevo già le mie acrobazie per scongiu­ rare la catastrofe... almeno poter dormire un po’... Ci chiedo: -Vuoi die apro la finestra? — Oh! se ti va, io non ne posso più! -Di cosa non ne puoi più?

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-Quand’è che capirai? Sospiro! ci aveva la malinconia tutto qui. - Sei testardo! aggiunge lui. -Cosa testardo? Lui si caccia giù a piangere, tutta la commedia, testa tra le ma­ ni... £ il gran recital, singhiozza. -Ah! bella roba! Non ti vergogni? Ti lasci proprio andare! Hai fifa dillo! Dillo che ci hai fifa!,.. Io vado subito a fondo nelle cose! -No che non ho fifa... protesta lui. -Si! Ci hai fifa! Ti caghi sotto! Confessa!... -No che non mi cago sotto! Lo stuzzicavo apposta... Ripeto: -Bello il tuo lama! Come i miei coglioni! Questa la prende male, -Facile per te, eh sbarbo? Già m'aspettavo il resto. -Ah! è cosi, molli tutto? Ci hai più voglia eh? Ci hai più vo­ glia! Vatti a lamentare dal Colonnello! Ah! sei un bel porco schi­ foso però! -Alò mandami a morire! Lo indignavo. Sobbalzava sul materasso, ci dava giù botte e pugni. - Io faccio cosa voglio, canchero! Faccio cosa voglio! -Ma io ti mando da nessuna parte! -Si! Si! Sei te! sei furbo tei te vuoi che crepo... ti vuoi vendi­ care del mercurio! -Ah! figlio di puttana sei proprio un assassino! Sono andato in mfalda io delle volte ma ancora ho mai ammazzato nessuno!... -Si! Si! t’ho capito io... t’ho capito subito! Insinuazioni su insinuazioni. Stavo li duro a sbraitare, non la voleva proprio capire, in com­ pleta malafede... -Son mica io che t’ho svegliato, bagolone lofiasso! Lo vedi! lo vedi no? che sei te che provochi? Lo sai che ci ho un sacco di ro­ gne con Virginia che forse è incinta... -Non è una ragione... Non è una ragione... Ma insomma sacramento d’un ottuso!... - Sei uno stronzo! Sei uno stronzo non capisci niente! — Non capisco? Mi sconcertava alla lunga con ste arie di cospiratore!

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-Allora che c’è? Dài sputa... Che ci hai? -C'è che siamo fritti! mi risponde. Non ti basta? No? amore mio... -Non la vedo cosi io! Cosa mi vai baiando? Ti vuoi rendere interessante? Mi svegli poi un altro giorno! -Te non sai neanche se sei al mondo!... Non vedi che tutto è andato in malora, che siamo nel nero!... Fottuti!... Un sogno!... Non afferri ? -Te scazzi! boccia persa! Te scazzi! Ero ottimista da matti e dire che non mi capitava tanto spes­ so... Lo mandavo fuori dal manico. - Non lo so se lei è incinta ma te ci hai proprio le pigne nel cer­ vello! E scossava il letto, un vero macaco con la crisi di nervi. Lo esa­ speravo. -Dài! dacci dentro! racconta! sputa il rospo! che almeno non mi svegli per niente! Dài! ti sto a sentire! Volevo sapere tutto se proprio era tanto interessante... -Guarda che ore sono! le due! Ti scappa sempre a quest’ora qui? Puoi no pianger piu tardi? Ti verrà mica voglia di ballare? Vuoi il vestito? vuoi che ti faccio il tictac? Ti va di fare il tuo nu­ mero? Vuoi che vado a cercarti un po’ di ghiaccio? Gli cercavo un motivo. Lui non li apriva tanto gli occhi, ce li aveva chiusi da bitorzoli blu e rossi gonfi il doppio. Se li stropicciava, gli usciva sangue. Gliene restavano di ricordini! Io mi alzo, bagno un asciugamano, glielo porto... — Dài! Su!... Non è che hai sognato? Volevo che si decidesse un po’, che dicesse le sue cazzate e ri­ ga! Se proprio ci davano l’insonnia. -Oh! Te non sai!... Oh! Te non sai!... C’era da credere che quel che ci aveva nello stomaco era più forte di lui, si dondolava a gambe incrociate facendosi impacchi all’occhio. -Dàil... Allora?... Finalmente ci siamo. -Sono sicuro che ci appoggia agli sbirri! Ah! ecco che cos’è che lo rode tanto, che ci ruminava su da un pezzo! -Ehi di’! gli faccio io... sei un bel marpione te! Ma come ti vengono ste idee? spiegami astuto! Me ste robe mi facevan né caldo né freddo.

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-E te mi svegli per questo, disgraziato? Ah! ci hai una bella facciatosta va’ là! Ostia, mi faceva ridere li sul suo letto... cosi magro scarnito... una foresta di peli sullo stomaco... rosso matto­ ne... magro che ci si poteva contar le ossa... Una specie di Gandhi in un certo senso... però col naso non proprio aquilino, piuttosto a tromba... Ahi era sicuro che il Colonnello con tutto il suo modo di fare strampalato ci sbolognava alle pule... se lo sentiva... Un’ispirazio­ ne che gli era venuta di notte cosi alla brutta, che non ci poteva più dormire... - Ma perché poi ci dovrebbe bucare? Ah! lui mi trovava penoso con tutte ste domande cretine! - Il signor Baciocco parla l’inglese! ci dava fastidio che parlavo inglese... Bè, io non lo parlo l'inglese!... però la conosco l’Inghil­ terra iol e anche le Indie! e il Belucistanl e il Bengala! e l'Egitto! e la Palestina! Io ho viaggiato giovanotto! Malacca c Falklands! questo per dirle se ne conosco di gente e di crowns Colonnelli del­ la corona d’Inghilterra! e di artisti di fama! stessa minestra! Nitte Titih! e Barrymore! il padre! e i Lords e i Premiers! e Thornicraft! sissignore Thornicraft lo so pronunciare! si l’ingegnere! e il generale Both! ebbene, signor mio, glielo dico chiaro e tondo il suo Colonnello è un vampiro! Ci succhia il sangue per adesso! Do­ mani ci sgancia agli sbirri! -Ma io non c’cntro ohe! Sei te che l’hai pescato nei giornali... Ah! mi ribellavo! Adesso me lo voleva affibbiare come socio. -SI però l’adori, non dir di no, è il tuo caro suocero! -Ehi Cinese! Vacci piano! Dov’è che l’hai visto che ci denun­ ciava? nel libro dei sogni? -Può anche essere, rocchcttone! Ma te che fai tanto il gallo... dimmi un po’ dov’è in sto momento? il Colonnello O’Colloghan? Spiegamelo un po’ te, pagliaccio! - Per me è andato a sgavazzare, te l’ho detto, se la gode quello li... si distrae... Si farà riportare a casa in tassi... Adesso è sotto un tavolo... Si gode la vita... Vedrai che torna col lattaio... nel carroz­ zino... Uhè! donnina!... - Ah! senti che astuto lo sbarbo! Adesso però glielo dico io le cose come stanno, a quest’ora il Colonnello si diverte ammettia­ molo! Ma mica nel modo che crede lei! In un modo che la farebbe rider verde! £ a tavola, certo! È li che gozzoviglia non dico di no! però con rispetterei Gli conta un sacco di storielle! Eh! pettego­ lezzi da comari!... Ah! vedrà vedrà il mio caro intrepido! Mio pro­ de giberna! Ah! che bella storia! Come si sfoga il cornuto! Che

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stangata che ci dà! Quanto fiele! Che lavata! Che decotto che ci prepara! È la strizza ce lo dico io! È un chiuso lui! un funesto! ci fa una porcata e op! ci sgancia!... Se lei avesse esperienza la ve­ drebbe come me!... Ci vuol mica una seconda vista! o un bell’inglese... È cosi e basta!... Si annoia no, il signor Ispettore!... Io la vedevo diversa. Vedevo il Col in gran garibolda che si stordiva, ciré si teneva su di morale prima delle prove... che non era mica intronato come si credeva... che ci aveva lo scagazzo come tutti gli altri... -Ma no non è cosi... C’è di mezzo Scotland Yard! Gli altri compari son venuti a sentire che aria tira... È tutta una manovra!... Non l’hai capita l’antifona?.., Era sdegnato di tanta idiozia! -Tu fai l’amore e vabbè! Ma non ficcare il naso nelle cose se­ rie! Ti tira l’uccello! non capisci più niente! Ah! che tristezza i freddi! Io le sento a naso le intenzioni! Son mica chiuso nel mio guscio, io! -Allora glielo vado a dire alla piccola!... -Per carità, peggio della peste bubbonica! Attento a te infe­ lice! Allora vuoi proprio la catastrofe!... — SI, ma perché dovrebbe sbianchirci? Insomma volevo sapere. -Ehi! ma sei proprio tarato, poverino! Di’! ma sei tutta una mutilazione! T’ha inaridito l’intelligenza! Ci hai mai lavorato per quelli?... Non li conosci i loro metodi! No! Io ci ho lavorato! e mica un anno ma dieci, vent’anni. Mi han sempre ciuffato tutto! Sosthène di Rodiencourt è un mariuolol Ecco come lo chiamano se lo vuoi sapere! Gli ho messo insieme dei patrimoni! con questi piedi e con questa testa! ho attraversato i deserti per sti gentle­ men, scandagliato profondità senza ritorno per quelle zucche di Tommy! Bisogna averci lavorato con quelli! Adesso ci avrei dei tesori da buttar via se non m’avessero ripulito! una rapina in pie­ na regola! c a ogni botta! Nelle Indie ci ho lasciato dei milioni! In prospezioni! al music-hall! Dappertutto la stessa manfrina! Ti fo­ gnano senza dir motto! Ti appoggiano agli sbirri! sei incastrato! appena t’hanno spremuto! Le provvigioni le vedi col canocchiale! Niente confusioni! non fai parte del club! Porta qui! Porta qui! Sci un cane per quelli! Fido! Sbaml Legnate! nei denti, ecco il com­ penso! a cuccia! fila via! T’han dato una bella imbastita! Plof e tombola, in prigione! «È un arrabbiato! quando si senton sicuri! è un foreigner', è matto! » Capito cos’è che dicono quand’è il mo­ mento di pagare? Ti montano tutta una baldovina! extra che te

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parti in quarta c trottil Ti raccapezzi più! e alla resa dei conti stan­ zi in casanza! Ti fan una ruffa rafiaI Ti ripuliscono! Ti svegli sulla paglia umida! con una fedina penale attaccata al culo che ci hai neanche piu coraggio di guardarti allo specchio dal tanto che sei merdoso per il lavoro che hai fatto! Te ti tocca soltanto pane e ac­ qua! Insomma lo Sciacal & Company! So quel che mi dico! li cono­ sco! mi puzza da qui a Westminster quello che tramano! Questo qui è uguale gli altri! Pensan solo a sbobbarti marocca! Me me l’han suonata sai sta musica! E ricordati tutti idem precisi! Prendi quelli di Pondichéry, di Sohol o di Plymouth!... th! th!... come dici te cosf bene! Tutto un vampirume e perfidia! Ti pelano, gen­ tleman! ti scuoiano! Che gli stranieri per loro son pelle da far sti­ vali! Son pratico io! ho pagato! Io so già com’è che va a finire! Roba che ti avvilisce! -Ma che soldi si vuol tenere? Il premio per le maschere? Va­ sco da pila com’è! -Non ci vuol più tra i piedi! Questo è il fatto! Te cazzo matto non ti manda giù!... È geloso non ti scordare! Magari si cammuffa, roba da Fregoli! Ci potresti regalare Nótre Dame! plaf! gliela sgan­ ci! un lingotto a sto modo! ti berrebbero il sangue! Son dei pozzi senza fondo, li conosco io!... Ricordati della frusta! Quante che gliene ha date alla piccola! Gli forma il carattere! È un’abitudine di famiglia! -Cos’è che vuoi dire? -C’è mica niente da capire! È una mania! Occhio a te! che ti stai esponendo! Vai giù troppo liscio! Ti coltivi la nipote! Vedrai il rovescio della medaglia! Vedrai che ti si apre il naso... Non te ne intendi te di manovre subdole! Cominciavo a pensarci però... - Quando sarà stufo, non gli mancheranno le occasioni per il gran finale! Alè op! sbattuti via i manigoldi! L’imbarazzo della scelta! Impacchettatemi sti due tagliacantonil Non so da dove sbucano! Lo Yard fa mai domande quando ci son di mezzo stra­ nieri. Via! al fresco canaglie!... -Sarebbero spie? -Figurarsi! Gente che si occupa d'invenzioni!... Che ronzano intorno ai brevetti! Tutta una cioreria diabolica! «Hanno abusato della fiducia del buon Colonnello! » Immaginati le accuse a cari­ co! È lui che ha trafficato tutto! Cosf gli viene come il cacio sui maccheroni! Si cucca tutto lui! Tutto in saccoccia sua! La gloria e il grano! Eh, la guerra! Non è spaventoso? Attira gli scellerati d’ogni paese! «Ci sbarazzi di questo flagello, caro Constable. Glieli

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consegno di persona! In nome della difesa dell’impero! E della vit­ toria di re Giorgio! Su! Se li prenda!...» Pensa le pule se la cosa li solletica! È la gran moda la follia del giorno! chi è che non ci ha la sua spia piccola! la sua spia grande! la sua spia mascherata! la sua spia tutta nera! Ah! mi domando e dico! D’un magnaccia se ne fottono i giustini! d’un vecchio avanzo da marciapiede! Ma pe­ rò due spie, là in una botta sola! Questo si che li delizia! Coi tempi che corrono, roba che un piedipiatti ci fa subito carriera! È tutt’altra cosa dal furtarello con scippo! Ma insomma, hai capito un po’ come butta?... Se l’avevo capito! però per me ci aveva qualche allucinazione! Interpretava tutto per il peggio! Era il suo difetto!... Per di piu la ghenga che era venuta con la Bigoudi l’aveva scombussolato del tutto, gli avevan fatto venire la sciolta con i loro misteri!... So che anche a me nel rivedermi il Mille Pattes davanti mi è venuto lo scombussolo! Ma però io sapevo come comportarmi... ci avevo il mio miraggio! -Bisogna che avverto Virginia! Decido li per li, se ci succede un guaio bisogna che lei la metto in guardia. Ma Sosthène era con­ trario: -Ti dico che loro sono in combutta, razza d’asino. Era il suo terrore!.., M’aveva svegliato apposta... per farmi venire anche a me lo spago! -Di’ un po’ lasci perdere cosi?... Cerchi scuse!... Lui zitto! —Allora non ci vai da «Wickers»? eh troia? Lui si ammosciava... Rispondeva né si né no! cosi alla fachiro sul letto! Scuoteva solo la testa come un budda, come un magotto. -Mi prendi per il culo! dillo subito! Alla fine mi esasperava! -Ti rendi conto in che pasticcio ci hai messi? Vedrai un po’ il Col come la prende a male! -Ehi te! cosa mi vieni a dire! col danaro che ci hai! Che cosa rischi te brutto menefreghista? Se non funziona, te ne fotti te! Sei al sicuro! Mica sniffi te! Sono io che ci rimetto la borella! Mica te! E se funziona! bè, tanto di guadagnato! Vai tranquillo in rutti i casi! Ah! proprio sei d’un cinismo ributtante! bel servizio che vi fa la guerra! Puoi andar contento! sono io la vittima di tutto! A lui gli scappava di nuovo da piangere, tutto scosso dai sin­ ghiozzi, che ci bagnava il lenzuolo!

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- Allora ci credi piu ai Vega? Tutta quella roba del Goà era so­ lo una balla? Me lo lavoravo, volevo che la piantasse di far la prefica, che si facesse un po’ coraggio. -Allora lo confessi, era tutta una crocchiata? Mi volevi far sniffare anche me? Era questa la tua manovra, eh? Confessalo un po'! Dài!,.. Lui zitto. -Ah! adesso lo so che razza di gaglioffo sci! Ci tiri in ballo! Ci meni per il naso, poi ci butti via quando soffia brutto! Ah! È il colmo della schifezza! Ti puoi vantare! Bella faccia che ci hai! È proprio vero, che insomma era lui che aveva combinato tut­ to, che aveva pescato il vecchio berlocco, tutto il materiale, tutto sto bordello, le maschere e tutto il resto che non ce la caviamo più se non per ritrovarci ai lavori forzati! dal tanto che era complicato, che le cose prendevano una brutta piega, bisognava ammetterlo... Matthew, la «Wickers»... le pule!... Bigoudi!... i compari... il con­ solato... un po' pesante tutto in una voltai e poi anche gli Spet­ tri!.., Per forza si doveva soccombere!... e poi anche la povera pic­ cina! che proprio adesso va a essere golfa... tutto che ci pioveva addosso nello stesso momento... Ah! neanche farlo apposta!... le coincidenze!... una collezione di pegole!... Ah! ero fiero delle no­ stre imprese! Romeo il Castrone! Mica mi vantavo... un po’ era colpa mia un po’ no... Avevo ceduto agli impulsi... L’avrei neanche toccala in tempi normali, cosf a sangue freddo.., L’amavo troppo fin dal primo istante... in ammirazione della sua bellezza, la rispet­ tavo estatico... Il fascino di lei mi rendeva felice... la sua dolcez­ za... la sua allegria... gli avrei mai e poi mai fatto del male... Cera voluto il Touit-Touit, e la chiarina! le circostanze, la stanchezza!... Adesso l’avevo capita!.., non c’ero più con la testa... tutta una crisi che m’aveva preso, che m’ero buttato su di lei come un cagnac­ cio... L’avrei presa a morsi... strangolata,., adesso me ne rendevo conto... non era tutta colpa mia... Sf però ero pur sempre respon­ sabile... Cercavo una scappatoia... ce l’ho detto anche a Sosthène... Ci ho le idee un po’ confuse!... ma però sono responsabile... fuori discussione! C’è scritto chiaro e tondo nella mia riforma. «Trapa­ nato, turbe psichiche, ma responsabile...» Ci posso far niente, Onorc e Coscienza, nella mia famiglia le cose stanno cosf, Lui mi guardava prostrato, con gli occhi lacrimosi!,.. - Certo, proprio cosf lo dico forte un’altra volta! Te m'hai aper­ to gli occhi sappilo! Non la lascerò mai! M’hai aperto gli occhi!

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sfammi a sentire! Io non son mica un fallito come te! Io sono di parola! Ferito! Trapanato! Morto o no! Siamo fatti cosi noi della classe ’14! Questo tagliava corto alle obiezioni. -Son mica uno che molla io! sarò il padre del bambino! Son fatto cosi! Ah! era un colpo da maestro... -Povero rospo!... Moccioso che non è altro! cosa mi va ba­ iando? Ah! l’avevo mandato su tutte le furie. - Io non mollo niente, Cristo d’un Dio! Ancora un po’ mi demoliva il poltro a furia di scosse. -Ah! Questo è troppo! non mi lascerò insultare impunemente! Attento a quel che dice! Moccioso! Vagabondo! Si tira su, è fuori di sé... rotea gli occhi! -Ah! non piangi più allora? Ah! mi fai scompisciare vai Cre­ pa! Crepa! estaga! leccapiedi!... Però lui mica lo faceva tanto ridere. -Ripeti! Ripeti! Io non ho mollato niente! Menti lurido por­ co! È fuori di sé. -Signor mio, il suo Vega è tutta una crocchiata! Il vestito ci­ nese! La gavotta! Il naso mobile! Lei ci ha il lama come io ci ho il culo quadro!... Puah! Puah! Puah! Lei è solo un povero afanello. Mi ha incastrato con le sue chiacchere! Casinista! Bisogna che se ne trovi uno più coglione di lei! Ah! lo ferivo a sangue, faceva gli occhi da pesce morto! Briccone. -Giovanotto! Giovanotto! Lei è un caso disperato! Lei bla­ tera come un pazzo! La sento, sa? Roba dell’altro mondo! Lei è malato nel corpo! Lei ha sofferto! Forse ciò potrebbe scusarla! Il suo cervello non vale una cicca! Ma il male è più profondo! Lei ci ha il cuore fuori posto!... -Fuori posto?... Ah sfl fuori posto! ci ho una scossa. Ritiri su­ bito o ci scappa una tragedia! Le spacco il vaso sul grugno! Giuro che lo faccio, lo stendo col vaso da notte! -Gran vigliacco, imboscato! vendifumo! Fa un balzo verso il pendolo, lo afferra, si difende... -Dài! mi fa... Sotto! Lo guardo, lo tiene per aria, a braccia tese, sono le tre e venti! Adesso me lo catapulta addosso. Ma io lo anticipo.., bkum! becco in pieno lo specchio! in briciole! Lui s’è fatto niente, sghignazza.

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-Ah! carogna!... gli salto al gargarozzo! Luridume! Luridu­ me! Te le faccio pagar tutte! -Uah! Uahl muggisce, io lo stringo, fa il vitello!... Uah! Uah! Sono in ginocchio sopra di lui, rimbalzo, mi fa da molla... -Dài! Dài pure! urla carogna! Non c’è nessuno! Toc! Toc! Toc! bussano... una voce... È Virginia... -Please.'... Please.'... si sente chiamare... Entra, ci ha addosso un accappatoio. -Ecco! ci faccio... Ecco guardi qua!... Non d ho altro da dire. Il compare là sotto è in uno stato pau­ roso. L’ho rovinato un altro po’ con un braccio solo, a gomitate. Gli ho spaccato le ferite, è uscito sangue, ci passiamo una spugna sopra, il tappeto è tutto sporco. Virginia scende nell’office, sono le quattro del mattino. Ci fa un po’ di caffè. Sosthène si lamenta, vomita, d ho picchiato troppo sullo sto­ maco. Me mi ha dato una botta in testa. Ci ho un capogiro che non finisce più. Poi finalmente d corichiamo in conclusione. Quando ritorna dalla cucina chiedo scusa a Virginia. Lei è mica contenta. -Sleep!... che mi fa. Sleep! You are no good! Io gli vorrei dare la mano a Sosthène. Ma quello già russa, polleggia... Mi sa che l'ho proprio fatto arrabbiare. Del Colonnello nessuna notizia.

Intanto quello non tornava, ecco il fatto... Un giorno... due... niente notizie... Non ne parlavamo più... Era pur sempre una fac­ cenda delicata con Virginia!... Lei magari era un tantino preoccu­ pata... Era suo zio... il suo unico parente!... anche carogna, però sempre un sostegno. Io scorrevo un po' il « Mirror» e poi il «Daily News» specie la rubrica «Personal»... Il minimo cenno! Incredibile davvero. I do­ mestici sapevan niente, erano anni pare che non gli succedeva... Altre fughe c’erano state... L’ultima nel 1908... Il maggiordomo Shrim si ricordava che nel 1905 aveva preso il volo per due mesi proprio come adesso, senza dirlo né a lui né ad altri. Cosi all’av­ ventura, bum! sparito! Mai che si fosse saputo perché né quello che ci aveva combinato quand’era via. Un bel giorno era tornato pieno di pidocchi e lurido da schifo! braghe a brandelli. Shrim l’a­ veva messo a letto personalmente. Una dormita di tre giorni. Poi aveva ripreso la solita vita come niente fosse. Nessuno s’era im­ picciato. Magari era anche stavolta uguale. Chissà forse tornava fra due tre mesi, o forse fra due tre giorni! Magari s’era riarruo­ lato! aveva ripreso servizio nei Royal Ertgcneer Pioneers? Ci avrebbe scritto dal fronte? Può darsi che era la stessa ventata che soffiava anche sui marconi di Cascade! Una ventata d’eroismo! Quello tornava quando gli girava, ostia! Non aveva lasciato ordi­ ni. I fornitori fornivano sempre. I conti li pagava la banca. Virginia stava un po’ meglio, però si stancava facilmente. Per un niente diventava pallida. Non è proprio che le facesse bene la gravidanza... Adesso soffriva di reni. Lei che ci aveva l’argcntovivo. Una biba spippola tutta scatti.., Ali! se ero tenero io! Siamo tornati ad ascoltare gli uccelletti a giocare con loro in giardino... La conoscevano bene loro Virginia, specie i fringuelli, curiosi co­ me pochi, con l'occhietto vispo, venivano a beccarle in mano, C’è mica niente più grazioso d’un uccellino. Tutto un batuffolo buffis­ simo che bleffa per sembrar grosso, che gonfia le piume. Un gran

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furbo! In mano è una roba da niente... uno spiritello aereo. Tiuiti.ui.tl Una bolla di vento. Ali! che bello essere un uccello! Un cielo puro per vivere! Sacramento, mica è uguale! G faccio notare a Vir­ ginia, con dolcezza naturalmente... -Tesorino, amore mio, che anche lei era un uccellino in un certo senso... Ero io che ero un bruto ad averci giocato un tiro si­ mile... Perfino cosf... seduta e tutto, si stancava... gli veniva un leg­ gero malessere. Si doveva distendere. Ero pieno di piccole premu­ re lo posso dire. Giocavo al papà, lei alla mamma, che la faceva ri­ dere, ma mica tanto! Le scappava una lacrimuccia... Io la baciavo svelto.., c pensavo: un figlio!... G restavo sbasito... Immobile. - It rains dear! Pioveva, meglio rientrare. Lei tossiva pure, un po’... con tutto che era robusta e messa bene per una ragazzina, certi muscoli... vivace e tutto... Bè, torniamo dentro, io telefono in due o tre posti... Volevo sapere dopotutto che cosa gli era successo a quello stranito? Dov’è che poteva essersi imboscato? al Bar Jellicott? dove c’erano le barmaids speciali stile vivandiere, che raccontavan porcate ai vec­ chietti? Magari gli sfagiolava al poldo eh! i nonnetti dell’esercito! i tipi come lui ci stavan bene in quel sito al poker. Allo Squadron Club? dove gli indirizzavano la posta, dove Shrim gli portava la valigia quando c’era teatro e lui dormiva fuori. Ma neanche li l’avcvan visto... Mi dico non so che complotto c’è sotto ma non mi piace niente... Sosthène ci aveva la fissa. Si rufava piti il pappamolla. Voleva più arrabattarsi per l’aria che tira. Aspettava che la pro­ fezia si avverasse, che i giustini passassero a raccattarci. Tutti 1( in un sol mazzo. G scommetteva in presenza dei domestici. Era una cosa scontata. Virginia ci rideva sopra alle sue sfuriate da pagliac­ cio, ai suoi «Oddio qua» «Oddio là» per un nonnulla... e poi i sospiri che non cacciava.., Quando parlava un po’ troppo veloce lei gli faceva ripeter tutto... - Say it again captain! L’aveva nominato capitano. Ma lui voleva imparare l'inglese, ci teneva da saganato, a parte i th e gli thaon... -Le do subito una lezione se si rimette il vestito cinese... se mi fa una danza come l’altro giorno.,. Se ci rifaceva il Piccadilly... E lui invece che non ne voleva più sapere! né di Piccadilly né di niente... non ci aveva l’umor magico, l’aveva cosi spossato il far­ netico di Goà, tutta la battaglia, che poteva neanche prevedere quando gli sarebbero tornati gli effluvi. Durante la corrida con i giustini si era scaricato del potenziale di «Quarta» cosi tanto che

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adesso era a zero, e mica uno scherzo, forse anche per svariati an­ ni. Tutto ciò naturale colpa mia... Che se suonava come si deve col mio portatovagliolo tac tac, se non sabotavo tutto, ecc. Cercava briga. Tutti cavilli da quattro soldi per sfuggire alla situazione,,, che le maschere non eran finite... che gli toccava di tornare agli esperimenti... Non ne poteva piu! Gli avevo mandato all’aria il colpo buono!... Che se suonavo i bastoncini a Piccadilly... com’eravamo d’accordo... col ritmo giusto tac tac... Tace tacce... tutto sarebbe andato a meraviglia... ci sarebbe scappato il gran miraco­ lo... Gli riprendeva la megalomania... Io stavo zitto... erano bana­ lità... malafede e basta... Non osavo pensare al futuro! C’era da menare il preterito! Mi dicevo: «Che ci vuoi fare hai chiuso, suc­ cederà quel che succederà... intanto ci abbiamo un poltro lo sbafo e il calduccio... Tanto la catastrofe deve scoppiare inutile muover­ si... La magia è che non ci lasciamo più, neanche un attimo, me e Virginia... che non ci separiamo mai, col buono e col cattivo tem­ po... che duri per davvero tutta la vita...» In un certo senso diventavo serio, cioè per i sentimenti... Però c’era sempre qualche tegola, delle complicazioni... Il sentimento basta mica a sistemar tutto... Ci ragionavo su con Sosthène. Ci par­ lavamo di nuovo normale... Drrrrin! il telefono... -Pronto! Prontol Che c’è? -Qui la cattedrale di San Paolo... Cosi pari pari... -Come dice? Siam sorpresi... — Ci chiama il signor Sosthène? Vorremmo parlargli... Una voce piuttosto secca, -Il signor Sosthène non c’è.,. La mia presenza di spirito. — Si che c’è! Insistono. — Ma chi è lei? — Sono il Padreterno. Tac! riattaccano. Un mattacchione. Chi è? Ci chiediamo. Chi è che può sapere? -Sosthène, gli faccio... Hai parlato!... Hai detto qualcosa ai domestici. Ti comporti come un maiale. Lui giurava sulla mia testa... Mica una garanzia tanto buona.

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Però la faccenda ci ha tirato su. Anche se non ci ho voglia che ri­ cominci... Stacco il telefono. Tocl Toc! Tocl la porta adesso... Un polismano. Dico... È finita... -Mister Sosthène di Rodiencourt! Miss Virginia O’Colloghan! Ci dà due cartoline, gira i tacchi, esce, due convocazioni, la stessa roba per tutti e due. Will call at Room 912 Friday 6,30 p. m. Scotland Yard I.

Prima leggo io, poi Virginia poi Sosthène. Decido: -Ragazzi! Mica andarci... Son sicuro che è un ciulerò... Non tentenno... Faccio tremare Virginia da come che gli spiego tutto... tanto son certo che si tratta d’uno sporco tranello! Lèi in­ vece neanche un po' paurosa, sportiva, d’una audacia sfrontata, là di nuovo un mancamento, è il suo stato... si deve allungare, batte i denti. Mi guarda, mi vede tutto confuso... diverso... è un leggero malessere. Ci do pacchette sulle mani... sono gelide... La bacio... la bacio... la vedo già morta.,, la vedo più... vedo più niente... Lei ritrova il sorriso... mi ridà la vita... mi tiene come un uc­ cello... sono nella gabbia della sua felicità... mi porterà dove vuo­ le... Dimenticherò tutti i miei guai, il mio braccio, perfino la testa, l’eterno rumore di dentro... il male che ci ho dappertutto, il Con­ sole, la convocazione, a forza di vederla felice... Voglio che sia al colmo della felicità... Per adesso è un po’ complicato... siam mica sulla strada buona... tant’è vero, sta convocazione... Non bisogna andarci è una trappola... Siamo decisi. Però se non ci vanno, tornan qua quegli altri! Risolve niente!... Morale della favola: sparire dalla circolazione! alla chetichella; dieci, quindici giornil Tela! Tela! anche noialtri! Prendere il lar­ go! Se l’era pur filata il Col, se tornava aU’improvviso non si dove­ va poi sorprendere tanto che anche noi siamo andati a prendere un po’ d’aria!... Era un modo di vedere la faccenda! E poi canchero! ci abbiano niente da perdere! Ale op in mar­ cia! Virginia era si d’accordo. Ma per dime una la borsa era sgon­ fia. Bisognava pensare alle spese... Una fuga a tre costa! E Virginia che ci ha l'idea! senza che io suggerisco! Sale al secondo piano, nel­

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l’ufficio dello zio. Non esita un istante. Apre due, tre quattro cas­ setti... la sentiamo scossare il comò... ci porta giù sette sterline e mezza... Era mica un mammone, con quelli non si andava lontani... Però una quindicina... due o tre settimane... il tempo che i giustini ci credano andati in franchigia... all’estero... La parte l’abbiam re­ citata bene... niente allarmi... ci siamo comportati naturali esatta­ mente come il Col... abbiamo detto ai galoppi che tornavamo per cena, che andavamo a fare un giretto in città... Magari non era tanto astuta, forse la beveva nessuno. Eravamo un po’ alle strette, bisognava decidersi. Dovevamo essere comici. Ed eccoci fuori. Ah! occhio adessoI Andarci cauti! Mica farsi rivedere a Tot­ tenham! né a Piccadilly! Alla larga! Alla larga dalla gola del lupo! Eh! Te li pizzicano gli eccentrici... Io mi dico... se andiamo nel popoloso passiamo più inosserva­ ti... Avanzata verso l’East... Poplar!... Saltiamo sul 116... e poi è anche più invogliarne... la costa, Greenwich, il porto, i pubs... An­ che se ci avevo dei conti aperti in quei paraggi... Si, però la voglia è più forte... Ci sono quartieri che uno preferisce... c'era anche il «London» l’Ospedale una specie di lunga fortezza lampone e ne­ ro, dove praticava Clodovitz, il medico della ghenga. Era da spu­ dorati andarsi a far vedere di nuovo laggiù... Ma che ci vuoi fare! L’attrazione! Cosi saltiamo sull’autobus. La sfilza colorata dei ne­ gozi, cosi dall’imperiale, sballottati, tutta una festa di sobbalzi, tutta una danza. Virginia ritrovava la fiducia. Gli avevo preso la pelliccia. Era contenta di averla con sé. Io ci stavo attento. All’a­ ria aperta lei si sentiva meglio. Ero tutto frenella che ce ne andavamo, che la lasciavamo la carbona di Willesden... Facevo segni alla gente... «Hello! Hello! » per la gioia improvvisa... C'è poco da scherzare col Cascadone! Sosthène non capiva... «Ciao, vecchio! siamo salvi!...» Vedevo tutto rosa io... Mi baciavo la mia Virginia profittando delle scosse... delle curve... che ci scaraventavan l’uno sull’altra... In pieno vento roba da ebrezza... La libertà... A Sosthène invece gli faceva venir sonno.,. Il gnigno che trampalava a ogni sobbalzo... È bello lungo il tragitto da Willesden a l’Elephant, un’ora buona... Fitti e calche di tutti i generi... code, confusioni, giravolte, contromano... ingorghi come non se ne ve­ devano più dal... Parlo dell’inverno 1916. Bisognava vederle le arterie, le grandi strade di Londra squinternate, scompaginate, de­ molite dai veicoli. Un niagara con le cibarie, con le chincaglie, con un bazar d’armi varie, cannoni, cordoni, carrozze, treni per la trup-

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pa, omnibus, gli ultimi cabs... colonne in marcia, Tipperary, loco­ mobili in mezzo alla strada, marmitte mozzafiato, e tutto in un gran scaruffo, pianole meccaniche, pontonieri che tagliano, che giuntano, da un incrocio all’altro, è l’astuzia, una via d’uscita, la strada tutta scossa, che si spacca, tutto il selciato di legno che tre­ ma, stracolmando sfiancando i marciapiedi a tutta carriera verso Victoria, il grande imbarco per le Fiandre, un gran tramestio per il continente, sloggiavan tutti dal Regno Unito... Era proprio una giostra fantasmagorica, mille volte piu divertente delle giostre da lunapark... Il nostro 116 ci portava lontano, eran soldi spesi bene... Ah! È piacevole il traffico, fi consola di tanti dispiaceri.., stringevo forte a me Virginia, gli urlavo dichiarazioni d’amore, il rombo dell’auto­ bus si portava via le mie parole... la mia trepidazione... -You are an angel Virginia!... Nice weather soon!,., you ap­ pear! Lei è un angelo Virginia, lei appare! Fa bel tempo! Mille volte più delicata, più sensibile d’un angelo! nello stato che si trovava... povera bimbina tutta fragile. Che dolce forza! -Virginia, lei è un angelo! Sosthène non sapeva mica se era stata una buona idea di lascia­ re Willesden... Adesso gli venivan i dubbi... A ogni scossone uno scrupolo... Se il Colonnello non ci trova? Se la polizia ripassa?... Se i domestici telefonano?... al Club Engeneer?... la smetteva più coi sei... Gli dico: - Divertiti piuttosto, che fa bello tra poco è prima­ vera e c’è l'offensiva! Ma io non c’entro più! Non pioveva ormai da due tre giorni, c’era perfino un solicello che sbucava ogni tanto. Roba che si poteva meritare anche una fe­ sta, processioni di ringraziamento un mese di marzo cosi poco in­ zuppato... A Londra di solito viene giù che è un piacere, la prima­ vera porta il diluvio. Si rallegrava no Sosthène, ci aveva mica il cuore in festa lui, pensava a Scotland Yard. -Guarda li Sosthène, guardali i coscritti, gli faccio ammirare la strada, le compagnie sul piede di guerra, come sfilano verso Vic­ toria, kaki dappertutto!... -Guarda che facce, mica piangono, con tutto che parton per lo scannatoio... Stasera quelli son in prima linea! Giovani e pieni di salute! Sosthène lei non è altro che un egoista!... Pensa solo alla sua corbola! è mica bello alla sua età! Non rispondeva. -Cos’è, è la danza che ci manca? Lo stuzzicavo.

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-Ehi di’ non vedi che andiamo a spasso? Lui sobbalzava tutto rimba... Il bus sbuffa, singulto, fuma, scaracchia lungo tutta Fleet Street, la via della stampa, dei rotocalchi, i muri striati, a strappi romba s'inerpica, e in cima di botto, s’impunta, si blocca... «Drrrinn», Campanello! Mollate tutto! ruzzola, strappa via, schizza a piombo! Occhio alle bici! si lancia, s’impenna, si riarram­ pica! Ludgate Hill! La gran cupola; 11 di fronte! la gigantesca! l’e­ norme! San Paolo! La cattedrale! la telefonata! Ridacchiamo un po’... Come posto non è una bellezza, però subito dopo la piazzetta c’è il fiume, subito il New Bridge, la fuga. Di sotto, nell’acqua il flusso delle brume gialle, rosa pallido che passa nel sole. L’autobus imbocca il ponte, avanza, i vapori lo avvolgono, l’im­ periale fila in pieno cielo. Che non si vede piu niente... Troppo opaco... Propongo di scendere, per andare a dare un occhio dal pa­ rapetto, le navi, la riva, il movimento. Come, se Virginia è stanca? Ma no! no! ci ha voglia anche lei di sgranchirsi!... In un certo senso il quartiere è igienico... si rischia mica brutti incontri... tipo Matthew... Solo curiosi... Gente che sgobba qui... impiegati, tipi frettolosi... non guardano... vanno di lungo... Son mica dei ficcanaso... Ci appoggiamo al parapetto... non si vede un granché... i vapori velano tutto! si riconoscono le sagome delle na­ vi, si sente il loro fiato grosso, lo sciacquettio... la corrente che si infrange contro l’arcata... che devia verso il gran buco... stenta, scava, muggisce, schiuma, s’imbianca, fugge via. I gabbiani ci sfio­ rano, si tuffano nei gorghi, planano sui vapori, gridano... volteg­ giano... Il sole sbuca fuori di nuovo... raggiunge le due rive... tutto il paravento gigante dei docks... l’enorme sfilza di mattoni, traluce attraverso il giallo, il malva, si accende nei vetri, in cascate, in ri­ voli sulle sponde, sulla fanghiglia, di nuovo nella corrente, scin­ tilla, sparge mille riflessi!... Ah! una fantasmagoria pura e semplice!... Chi può dire il con­ trario?... Ci chiedo il suo parere a Sosthène. Non voleva discutere. Trovava il parapetto troppo freddo, me mi trovava un bel po’ ec­ citato, che lui invece tremava di freddo col naso violaceo! Virginia tremava pure lei... Ah! me invece i grandi fiumi mi danno vita! Mi portan lontano con la fantasia... Non ci capisco pili niente quando vedo l’acqua che scorre... Però a pensarci bene ci avevo freddo an­ ch’io ostia! -Un punch! propongo... Un punch!

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Conoscevo un piccolo saloon in Blackfriars, li vicino a due passi. - Mi vuoi rovinare lo stomaco? Che crapa di mulol Risaliamo Fenchurch, ritrovo il mio pub, lo rivedo giusto li di fronte la Bella Selvaggia, il cortiletto col cartellone, c’è proprio una bella selvaggia che si vede nuda e tutta curve, che balla con dei pennacchi dappertutto, sul culo, in testa, sulle tette... Stile del­ l’epoca. Un po’ come il Colonnello con le sue stravaganze di ma­ schere... E cosi mi viene da pensare. Come si annuncia il nostro futuro?,.. Una bella prospettiva!... Dov’è che ciurla quell’uccellaccio? in questo momento?... che razza di cabala?... Perché non è tornato? Penso a tutte ste cose!... Che intenzioni ci ha?... E la telefonata? E il biglietto di Scotland Yard?... Magari era lui Inspi­ ratore?... Ma che cosa serviva alla fin fine?... tutto un gran lavo­ ro.., tutta una ridda d’ipotesi,., che le potevo mica neanche dire forte... sennò la piccola si preoccupava... E poi era una roba troppo delicata, un parente suo zio... che va bene era una carogna... un vecchio vizioso... uno sporco individuo... Lei non poteva dir di no, vero tesoro mio fragilino? Me la baciavo ancora un pochetto... Cose che non si fanno nei public bars. Però restavo parecchio per­ plesso!... Dei bei problemi per me oltre ai nervi guasti, e ai miei guai personali col consolato eccetera... Ah! canchero ce n’eran troppi! Ribacio Virginia... Ah! si sistemava neanche a spingere la faccenda! Tribolazioni dovunque e lei il mio povero splendore che è golfa! La mia fata! La mia tenerezza! Io sarei il padre! Bel pa­ dre! Sosthène lasciava che mi rompessi la testa coi miei pensieri sulla malasorte, lui d stava bene nel pub\ Si versava del tè al rhum, una caraffa via l’altra... Lui che non alzava mai il gomito neanche... adesso ci prendeva gusto ai liquori! dopo le tremende emozioni. -Credevo che non ti piaceva! -Mi fai pena ecco! Gli scappa una lacrima. Ce l’aveva facile, io lo addoloravo... Oh! che sfacciato!... Lui sto senzacuore! Tutta una commedia. -Te le bevi tutte? ci domando, le sette sterline e mezza? E indignato. Usciamo. Ci ritroviamo sul marciapiede. Mi viene un’idea. -Ehi, Prospero Jim! È lui che dovremmo ripescare. Bigoudi l’aveva tirato in ballo quel giorno sulla panchina da­ vanti a Leicester... s’era rifatto un’altra baracca, stando a Bigoudi,

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dalla parte opposta del Tamigi... col grano dell’assicurazione... un saloon per operai, una mensa portuale, solo trattoria però... basta pensione completa... il discorso della bomba aveva funzionato mi­ ca tanto con l’assicurazione... non avevan rimborsato tutto, solo una piccola parte... Con tutto che il Prospero Jim era un gran par­ latore, che ti incantava, e un sacco di conoscenze dappertutto... in lutti i docks, nei cantieri, in tutti gli equipaggi o quasi, nel cabo­ taggio, nel lungo corso e in dogana un mezzo ras! Ah! Se ci stava a darci una mano, poteva cavarci di li come ridere. Mi tornava la speranza per st’idea improvvisa. - Se ci avesse un qualche mezzo, fai conto, per l’Irlanda. Bello segreto discreto e tutto? Un angolo di stiva per noi tre? Non le piacerebbe a lei, Virginia? Naturale che a lei gli andava eccome. Era un’idea vagabonda! Lei non chiedeva di meglio. Non la spaventava l’avventura. So­ sthène neanche lui! Ma come fare? Da dove cominciare? Con che pila? Che documenti? Si annegava in uno sputo! Detto fatto... In marcia! Sangue del canchero! Alla ricerca di sto Prospero! sulle tracce di st’acrobata! Da ritraversare tutto il ponte! Si perché poteva trovarsi solo da quella parte li... dopo l’of­ ficina di elevazione, passati Blackfriars e il Deposito, il bacino asciutto, subito dopo la cisterna, dove la sponda diventa più alta, che cominciano le stradine a gomito, la papardella dei cottages, le mille e mille porte col battente, geranei a perdita d’occhio... tutto il rimescolo dei vicoli in mattone, Hobborn Commons, Jelly Ga­ tes, grigi labirinti stracolmi di marmaglia, che ti arriva di colpo tra le gambe, cianfrusaglie casalinghe, strocchiole, cerchi, pentole, ra­ taplan, si infila dovunque, tutto un pigolare a zompagalletto, baia e capriola, bum! la cavallina! ragazzine, ragazzini, scapitombolati pluff! nel rigagnolo! che ti lasci avvincere dal malgarbo! inzacche­ rare da una gioia tanto viva! il sole tl viene dappertutto, ti brucia il cuore di piacere, i muri viscidi, le stradine magiche, ragazze rim­ boccate, biondine fulve, villanelle di stoppa! questa ventata di gio­ vinezza in delirio! in delirio! sgambetta per l’eternità... Morire cosf tutto preso di giovinezza di gioia di marmaglia! Tutta la feli­ cità! un gioioso mazzo di fiori d’Inghilterra!... fresco pimpante... divino! pratoline e rose stuzzicanti! Ah! mi esalto! Ah! m’inebrio! Dimentico quel che dovevo fare! Mi perdo! Prospero! Prospero! Il tuo buco! Ti troveremo fossi anche nascosto sotto la riva, giu in fondo a una fogna, coi topi, di contrabbando, non mi sfuggirai! Presto chiedere! Un passante... un altro... una casa... tutto il quar­ tiere.., Per favore? Nessuno sa niente! Eccoci al Dingby, le mace­

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rie... Ancora tale quale... fango, cenere, travi. Alla fine ne trovia­ mo uno ciaccolone... tre negozi più avanti... «Grocer droghiere»... che ha la delicatezza di ricordarsi che forse ha sentito dire che Pro­ spero era tornato dall’altra parte del fiume... ancora una traver­ sata!,., Una baracca di tavole a sentir questo... The Moor and Cheese che si chiamava... «Il Moro c il Formaggio»... Di nuovo in marcia... Towley Street,., il traghetto e via... Eccoci arrivati... Il Jamaica If prima dei docks... venti metri a destra e ci siamo pro­ prio... È quasi un hangar come grandezza, immenso, brutto, nero, orrendo, un enorme baraccone, in fondo all’alaggio, giusto di fron­ te all’acqua... Sopra c’è scritto sul serio Moor and Cheese Pro­ spero proprietor,,. Non c’è errore è proprio qui... Spingo la buia, nessuna sorpresa. Ci ha visti arrivare, forse aveva smicciato dal bancone. -Buongiorno come va? subito al sodo... -Allora... ci faccio, ti sei rimesso? -Bè! risponde lui, cosf cosf... Sul prudente. Non insisto. -Questo è Sosthène, glielo presento, un vero amico! e questa è Miss O’Colloghan... Ci puoi servire qualche roba calda? Ci tirava anche un bello spiffero dal Prospero, a nord non tutte le divisorie eran chiuse. Un hangar rappezzato alla meglio. Al cen­ tro un enorme cofano di legno nero. Il bancone sopra. Lampade a petrolio sui tavolini. Carabottino per terra, dappertutto come sul­ le navi. Ci poteva stare un bel po’ di gente, da farci sedere un reg­ gimento. -Ohe però stai più largo che al Dingbyl Ti sei ingrandito! Chissà come ti diverti! Mi mostro gentile. - Bè, c’è chi va c’è chi viene! Io ammette... I clienti non si caccian via, Però certe volte non so se mi spiego scoppia una bomba!... Mi dico: «Attacca!» Credevo che voleva dire di Boro... invece no, era la bomba dello Zeppelin che era caduta su Cable Street, due giorni prima, di se­ ra... Uno Zeppelin a bassa quota... che passava pian pianino su Londra, centrato dal bagliore dei riflettori... L’obbiettivo era il dock Santa Caterina... Era tutto spiegato sul «Mirror»... -Però ti potresti assicurare! Gli faccio notare cosi senza malizia. Lui la prende a male.

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-Contro i criminali sf... Nessuno t’assicura contro i crimina­ li!... - Parli per me, Prospero? -Oh! parlo per tutti... Gli era restato il segno. Non insisto, scantono... Non voglio beghe! Siamo venuti per altro. Il locale era vuoto. Due o tre clienti sul fondo... Lui me lo spiega però, che la grande affluenza era piu tar­ di, quando risaliva tutta la mandria dai docks, gli scaricatori, tutta In manodopera, nell’intervallo, verso le quattro del pomeriggio... Allora subito c’era il pienone. Adesso il lavoro è al massimo! tutta una roba che marcia, che s’ingolfa nelle cale, che rende a gran re­ gime di guerra, le squadre una sull’altra! da ogni parte, alle benne colme, alle gru, agli attracchi, a colpi di fischietto, a tutto vapore, formicolano, giravoltano, pullulano, strisciano, sprofondano nelle cambuse, orde di topi, rimestano, spianano, sbazuccano nei cari­ chi, tribordano, si sbilanciano, vertigini dei paranchi, rotolano giù, stivano coi tenders, assuccano li pronti! Carichi forti! La locomo­ tiva stride, porta via... due tre carghi da scaricare su due tre file e poi altre due tre a ogni riflusso, due tre squadre di trentacinque in diciott’ore, tutto un movimento, un gran parapiglia!... A tutto va­ pore! giorno e notte!... Cadenza Furious è la parola giusta!... Mica una roba moscia!... una roba mazzacristiani! neanche uno in pan­ ciolle dal Catherine Dock al London Pier.,. Nessuno a grattarsi! tutto uno strappapelle! la truppa rimedia due pence all'ora. Dal locale del Prospero si vedeva la banchina, dal finestrino si aveva un occhio su tutto, il movimento, i verricelli. — Di’ si polleggla mica sul tuo Wharfl Puoi dirlo che c’è af­ fluenza... devono arrivar qui con certe seti!... Ti ci comprerai un pub grande tanto!... gli mostro, come dire grande come il Tamigi, quando sarà finito!... Io mai visti tanti cristi sbaraccare tante strocchiole, cassoni, ba­ rili, ferraglie, farina, che è una carovana da ogni parte, gran disce­ se nei baratri delle stive, cadute sulla massicciata, riafferrate coi verricelli assassini! te le triturano da spavento! si spaccan tutti i denti, la catena peta, gira! rotola tutto giù! «Brraanng! » la bagna­ rola rantola! il suo pancione tuona! «Baum!» una botta bestiale! gli si sfonda il ventre, tutta la carcassa... anche la baracca ci tre­ ma... Magari non vi interessa... chiedo scusa... Dunque stavo dicen­ do che tastavo il piloffio a Prospero...

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— Guarda! ce ne arrivano da tutte le parti! Hai visto là... Bri­ sbane... Australia... Proprio cosi sotto le sue finestre la nave li sotto, si vedeva il nome: Brisbane Australia, un cargo di lana e carne congelata. Lui sospira, resta vago. -Oh! bel postizino l'Australia! Z’è degli struzi! z’è delle peco­ re! Vero signorina?... Bisciolava... Altro sospiro... -Z’è della zente che viene da ogni parte... Z’è zente che non torna mai più... Tipo sciarada. - Allora! gli faccio, mi dà sui nervi. Te non sai niente? Vengo al dunque. -Niente di che? -Per il viaggio! ostia! sparire dalla circolazione! Per parlar chiaro. -Sei disertore? -Ma no! Noi riformato! -Ci hai conti in sospeso? - Insomma cosi cosi... niente di grave,.. Tanto in ogni modo lo veniva a sapere. -E il vecchio e quella li te li imbarchi? - Mica come pensi te!... Lo so che cosa pensa... -Dov’è che vuoi andare?... -Dove non ci sono Matthew... -Non ti va giù eh?... -No... -Neanche a me... Almeno questo in comune. -Ce l’hai il passaporto? e il grimo? e la bimba? -Li possiamo rimediare... Mi guardava da intronato... - Ma dov’è che vuoi andare benedetto te? È vero s’era deciso in fretta e furia, ma c’era mica il tempo di starci a grattar la pancia... Bello lui... -Allora? gli domando.,. -Allora devi esser toccato in testa! Che era vero! —Ti butti... A testa bassa... Te ne freghi te!... Lo sai mica che

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c’è la guerra? Svitato! che non si va a spasso cosi per il mondo? a piacimento! che è proibito dappertutto? L’hai sentito dire? Ah! lo sapevo... facile... Se ne lavava le mani ecco il fatto... -Complimenti, signorina, congratulazioni! Un vero esplorato­ re! Ne vedrà di posti! L’anguilla! il re del viaggio! Mi metteva in buca! Era il suo stile, fare il drago davanti alle signore, sempre gigione, vecchia abitudine... Me la prendo no... Non è il momento... Lo voglio far chiacchie­ rare. - Vabbè, non ti va di far piaceri !... - A me non mi va di far piaceri? Sobbalza, un pavone d’amor proprio. -Ah questa poi scusa tanto! Il Prosper, lo sappia il mio ma­ rangone, è uno che ha fatto più piaceri dei peli che lei ci ha nel mustacchio, eminentissimo! solo che voi venite qua a squaquerare coi vostri grilli che è na coza da far pissare di zotto! Partire! Par­ tire! una epilezia! El signor imbarca dei minorenni! e poi il non­ no! e coz’altro? Lo irritavo a un punto! Zazzilava dalla collera. — Vuoi anche un applauso? Faceva l’asino. -Ma no! Ma no! Lo sai benissimo! Ti chiedo una nave! mica la luna!... magari ad esempio per l'Australia!... Ce ne sono navi co­ sf... No?... Ti pare tanto straordinario?... -Viaggiare! Viaggiare! ma dio Cristo! e i conquibus! Adesso viaggi a sbafo? Ah! colpito!... Mi chiude la bocca! Me l’ero scordato! che ba­ lordo! del tutto! uscito di testa! Eravamo secchi! Giusto! Insommn a parte le sette sterline c mezza! che la piccola aveva ciuffato! Servivano niente per l’Australia!... -Ferdinand! tutto magnifico! magnifico trionfo! Signor Escampetta! Clandestina! miele peso! uno mondo! Tossiva dal gran ridere... storceva le ciglia... la pupilla... ap­ plaudiva... -Fantastico!... Fantastico!... La cara amica! Un conoscente! Un cliente! Tutto! oplà! Signor! Pougadìnos! Signor Pougadìnos! Si credeva che Sosthène era il Vincenzo. Si sbagliava di gros­ so... -Signorina $ou bambino ci ha il Morbiglio! Morbiglio! Si svitava la testa a sto modo... -Malato! mio bambino! Malato!

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Non mi lasciava piazzare una parola, mi inlocchiva con le sue smorfie... E intanto si sbilanciava per niente, -Dài servici un brodo almeno, se non ci hai caffetoso pronto. Sei mica li solo per sacramentarci no? E il bollito lo fai più? Conoscevo tutti i sapori della sua cucina, il grosso sandwich special, il brodo di carne salato, pickles, trippe di bue. C’era di tutto nel suo rctrobaracca dall’altra parte del cortile, siam stati a dare un occhio alla pappatola, i suoi insaccati, panini, hot-dogs, VIrish slew a fuoco lento... Gli abbiam fatto tutti i nostri compli­ menti, proprio sinceri, e con l’acquolina in bocca abbiamo assag­ giato e fatto onore! Figlio di puttana ma però mica figlio d’un ca­ ne il Prospero, largo agli amici, era normale allora, generosità, pronta tavola. Bottiglia stappata, bottiglia scolata! Buona tavola per i cristiani e crepino gli sbirri! Una certa nobiltà se vogliamo! Mai domande... Sarei morto minimo venticinque volte di sgagnosa e di micragna, non fosse stato per i papponi di Santa Cuccarda, l’olio di pila! Che gli rendo giustizia a trent’anni e qualche di di­ stanza, per la loro generosità. Tcrracinato sarei già da un bel pez­ zo, oggi farei mica lo scrittore sentimentale se non li avessi incon­ trati cordiali e tutto, e sarebbe un peccato! Mi sarei perso nella nebbia, sputato l’anima. È a rimorchio di loro che ho tirato avanti e avanti. A quei tempi si mangiava quel che capita, uno ci badava mica a un piatto, al Leicester per esempio era tutto un servizio da mattina a sera. Niente storie per un quindici venti coperti in più 0 in meno... Sempre un sacco di tizi che arrivavano su! mezzogiorno, alla buona, chissà da dove! Zanzibar, con certi denti lunghi cosi... i cugini duna mina, un conoscente, un mezzo pappa, un avanzo, un ricottaro, un merlo, una manicure e poi anche la sera a cena, un comico, il venditore di calze, il cliente della sorella, due o tre facce da ciucchi che s’indormentavano sulla tovaglia, e le mine tra una marchetta e l’altra, in tutta furia, alla brutto boia, da strangozzarsi. Da in cima a Soho fino a Tilbury, dall’Alberto Gate al Leicester in tutte le taverne della zona le cucine eran mai disoccupate. Che sfilate di cosciotti di montone, di pollastri, di prosciutti Chester! Mai complimenti per la smorfita. Tutto della migliore qualità. Bi­ sognava vedere anche l’atmosfera, certi appetiti da tortura, certe boem da tafiarsi un cane, le ragazze ore c ore là fuori a sto modo, a girare nella nebbia gelida, entravano pallide, livide, morte di fa­ me. Ci voleva un po’ di cucina. Solo a spasseggiarci nell’umidità noi ci veniva il capogiro. L’ha capita benissimo Prospero, e noi facciam festa alle sue salsicce e poi ai ciccioli con la senape. Ci tornava l’allegria. Virginia s’è rimessa dal malessere. Re-

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stammo un po’ cosi, parliamo del piu e del meno, ci guardiamo un po’ il panorama dalla vetrata, scatola per le mosche, i docks 11 di fronte, la chiusa, il ponte, la salita... E subito dopo le macerie del suo vecchio pub, il Dinghy, quello che era saltato per aria. Ci restavan solo pezzi di travi, calcinacci, rifiuti. Non avevano ancora ripulito. Affondato come una nave, crollato nel fango e nell'ac­ qua. A quell’altezza li il Tamigi fa almeno tre o quattrocento me­ tri. Una distesa che è un incanto. Mi vien voglia di raccontarvi un po’ sto spettacolo fastoso delle acque, nella prospettiva del traf­ fico, i piroscafi, i carghi, a giusta distanza dalle rive, tenendo d’oc­ chio i segnali, sfiorando i galleggianti, mostri civettuoli, tutti im­ pavesati, fra girotondi di voli, gabbiani e chiurli a filo d’anima, bagnando qua e là, petali di cielo tra lo sciabordio. E tutta la mar­ maglia battelliera, tutta l’accozzaglia di manovra, doris, scialuppe, canotti giganti, galleggianti, dietro ad assuccare, a costeggiare, a piumeggiare, tormentati tra un beccheggio e l’altro, botta in culo, svelti all’ormeggio, verso la chiusa, a tutta forza, a saltelli, polche, piroette, a mollo in vortici, uccelli di schiuma! Onde al vivo! Lo sentite dal mio racconto che non è affatto un fragile sortilegio ma una terribile schiavitù nautica. Non crediate, sarebbe una viltà, che vi voglia stregare, sbalordire con capriole... tramarvi una ver­ tigine a tradimento... attraivi a capofitto negli Abissi.., vedervi vogare verso le Sabbie... sfilare laggiù tutti gonfi. Gettati contro Souther... giusto all’alba quando il mare infuria e rotola... a lun­ ghe montagne verdi... muggisce, si ondula, si scioglie... travolge tutto... O ricordi fin troppo acutil grandezze, miserie, fardelli d’alto­ mare! Dundee Goletta Cotres in preda ai marosil Morti gli Aligi! Morto l'incantesimoI Evaporata la cavalleria di spuma! alti flutti flagellanti la coperta! Addio Cardiff grassa e grama, pale di car­ bone che sprigionan schiuma! Addio fiocchi folli e brigantini! Ad­ dio! onde libere di vento!... Bramiti di mare! Rattrappito! grotte­ sco incaglio! Barbicane di parole! Alla cuccia! in camera! cosi va bene! A ciascuno le sue canaglie! Ululiamo alla finestra! Alla ban­ china che sembra un’isola, alla taverna perduta, dove la flotta ac­ costa al carenaggio senza un sol uomo, con le chiuse arrugginite... i fari orbi, gli alberi abbattuti! Finita la corsa! finiti gli incagli! Morti i capitani! Baciamo i nostri libretti! Inscritti fantasmi! Si­ gnor prefetto marittimo servitor vostro! Gabbiano trasportato in cielo queste anime vaganti! Nuvole... cancellatele!... Ah! mi per­ do! Ahi mi depravo! Ah! palpito ai ricordi! Narciso chino su se stesso! losca vacca tocca! toccai smercia cuore! Silenzio sfrutta-

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tore!... Torniamo al filo! alla sala delle carte, pagine riservate... Ve lo dicevo magari un po’ male d’accordo, la lingua mi bruciava per via di Prospero... Ero un bel numero io coi miei progetti, i miei ghiribizzi d’im­ barco, cosi insomma, in famiglia! senza fafiotti! senza dindi! e una minore! col regalino! -Ah! ma senti! Sei proprio un criminale! Ecco cos’è che gli veniva in mente. -Ma ti rendi un po’ conto? Vero che non mancavo d’incoscienza. -Allora non vedi niente? Fa lo stesso! Fa lo stesso! Insistevo. Alla fine però lui conclu­ deva: -Se ci avessi almeno to’ trenta quaranta sterline... Ti direi va a trovare lo stregone... Jovil... al Canion... delle volte ci ha sotto mano un trabiccolo passeggeri... ma mica con le tue quindici thunes! co! grimo e la mocciosa dietro! col pancione! Te stai male! E la nonna non te la porti? Non mi arrabbio. Non mi metto a discutere. Dovevamo emigrare tutti insieme. Era un accordo cosf, ecco. Promesso, giurato! ratificato! Sosthène assentiva a fondo, che gli andava bene di fioreggiare il piu lontano possibile. Ci teneva mica tanto a rivedere il Col... il laboratorio... le ma­ schere... Ma però non era d’accordo sulla svicolata cosf come la­ dri... Voleva passare da Scotland Yard... compiti! per bene fino in fondo!... Presentarsi alla convocazione. Un’idea da merlo finito. Allora gli sgnacco sul muso il mio parere, che secondo me era una vergogna. Quando andavo in bestia con lui ci restava come un idiota, che gli veniva anche un tic all’occhio... «Te non ci hai mica le idee chiare bellezza mia! » Somigliava proprio a una tanna... La luce gli faceva male non c’è dubbio... Ha ripreso un po' di lardo, un’altra porzione, un piatto, con cavoli... In tutto sto sproloquio, quella che s’era divertita di più era Virginia. Era quasi tornata bella come prima, rideva di cuore ai nostri pasticci... - Ferdinand is awfal darling! He wants a boat fora penny! Volevo una nave per quattro soldi! un equipaggio di Gollywog! Questo l’aveva proprio impressionata! «Vvwvooooiii! » In quel momento! Sirene nel docks! Pausa! Le tre e mezza! Il rancio! Altre tirate che squarcian le due rive... urla dappertutto! il rancio! Eccoli subito che arrivano! una calca!

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si precipita! al galoppo; i giovani in prima linea... i vecchi marmognoni... zoppicano... tutto un tossire... uno scatarrare... un assal­ to! Prima i cinesi! poi i malesi!... passano la porta, si vanno a se­ dere... portuali english con bombetta... altri trascurati... tutti ne­ rofumo... toraci pelosi... bestioni tatuati che risalgono dai depositi di carbone, che scaracchiano ai quattro venti... I primi a sedersi! i primi a rimpinzarsi... L’enorme marmitta, in tre la trasportano a spalla su un bastone, la issano sul banco, i pezzi in fondo grassi midoliosi! Il fruga-fruga! Subito tutti che azzaffano, che s’impigozzano in ogni angolo del locale, si sciacquan la gola con la broda, soffocano la fame a sto modo. I giovani urlano che ne voglion an­ cora...! vecchi bofonchiano catarrosi,cattivi, masticando moccoli... — Damned Prospero! Rascal! Dog! Men eater! Thief! Non gliela voleva portare la sbobba; ladro! mangiatore d’uo­ mini! cane lurido! E tutto per tre pence e mezzo, con il tè e la co­ modità. Ci bastava poco a loro, un niente li cacciava in affalda, mica solo l’appetito feroce, le precedenze nel servizio, ma tutti i motivi come nessuno, il minimo raggio di sole, il minimo chiarore gli faceva certi effetti tragici, gli metteva impulsi criminali! Datosi che di solito si vedevan poco in mezzo al polverume del carbone, tutto d’un tratto loro si scoprivano... alla luce cruda atroce si tro­ vavano dei ceffi orribili... E se lo urlavano sulla musata... -Oh! yé! Look at your face! Jolly! what a mess you got! Si trovavano troppo ributtanti, si sopportavano più alla luce del sole... Subito a cattar briga... -Men eater! Men eater! cash! Il resto! il conto! secchiaio! Il sibilo che riparte dalle rive... Sirene, il segnale! Tutti alle stive! In tromba! barra! Tela! ai verricelli! Bum! traverso la porta, stroz­ zamento generale! La calca Ultra, macina tra i due battenti! i più malingamba, i vecchi più sfatti crollano... rotolano, si ritrovan in fondo alla massicciata... si rampican sul liscio... vomitano la mine­ stra... alle scalette non ci son scuse! Il capocoffa smiccia... chi accrocca per ultimo. — Shilling! Tartassata! Fuori dai piedi! culo (lappo! Eliminato dai controlli! È mica una passeggiata sto mestiere. Sosthène ci faceva su delle riflessioni. -Sopporterei mai io! Non potrei fare il portuale io! Non ac­ cetterei d’esser tartassato così! Sì, però i giustini il giorno prima l’avcvan trattato anche peg­ gio. Era solo vanità. Prospero arriva dalla cucina. -Allora zente! era buona?

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-Quanto fa? - One and six! Mi indica il cameriere: - Per lui. Accetta niente da noi. Si siede, chiacchieriamo. Il cameriere se ne va. Non c’è più un’anima nel locale. Subito io riattacco a par­ lare del Dinghy, delle circostanze del Badabum! quella sera famo­ sa! del sinistro! Com’è che era scoppiato? Ricordavo i particolari. Il Boro ci aveva mica pensato due volte! Sganciata alè op! Come c’eravamo messi tutti a correre! Ah! la scantonata! e la Carmen con i suoi urli! il coltello nel culo! Lui rideva, però verde il Pro­ spero. Gli andava mica giù la mia storiella... -Ma si è sistemata la faccenda?... Volevo dire l’assicurazione. -Ma si! Ma si!... Che ti venga!... Facevo l’asino apposta!... Lo mollavo più... tutta la goduria, le circostanze, la trottata perle streets.,. Ah! lo divertivo mica!... Me lo cuocevo! ah! vedrai se non parla sta troia!... Dov’è che s'eran rintanati gli uomini? Domande su domande... Jim Tickett il book­ maker?... che era ferito se mi ricordo bene? e Beau Jéróme? il Fisarmonica?... e Cosaque il Magrino? dov’è che erano spariti tut­ ti? Ah! preso il volo gli uccelli caro mio! Ah! un galoppo da pol­ verone! che neanche correvan tanto i trecentomila Crucchi laggiù al fronte! Ti dico io! Parola! La guerra Prospero! La guerra! ave­ vo la meglio! Volevo metterlo spalle al muro! S’era rifiutato di darmi una dritta, gli farò pisciar sangue! Sosthène stava a bocca aperta. Non capiva un’ostia. Con tutto che gliel’avevo contata la storia del Dingby, ci aveva mai creduto... M’aveva preso per un fanfarone!... Adesso ci restava locco a sentir che era tutto vero. Se avesse conosciuto il Claben, Delphine, le maledettissime sigaret­ te, la catastrofe... nel negozio, ci sarebbe rimasto di merda... avreb­ be un po' visto cos’era un vero malefizio, un incantesimo tremen­ do, proprio un dramma da finimondo! tutta un’altra roba che le smorfie del Goà, che le contorsioni braminiche dellTndostan. Greenwich era mica tanto lontana, due chilometri neanche! se­ guendo la riviera. Dico river all'inglese... dato che ce n’è tanti che si din del >ow!... Che fa più fino... Io vi do del voi... Tutto finisce tra le fiamme, tu, te, voi, un giorno o l’altro!... tutto finisce in ce­ nere o in vacca, a tu, a te, a egli e noi... tutti i malefici ci trascina­ no nell’acqua, nei buchi o nel fuoco... Tutto questo sta scritto! Ce lo spiegavo al Prospero. Pure Sosthène mi ascoltava. Gli contavo a rutti e due com’è che erano sti sortilegi, un patatrac!... un tiriti-

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gl io! e tutto all’aria! Questo che conta! Minimo pretesto! Bum!... Salta tutto! La folgore, i cieli son carichi! Il maleficio in azione! Avevo visto saltare Prospero! Avevo visto saltare Claben! E non era finita! Ce ne sarebbero stati altri! Senza sforzo! Nelle Fiandre per esempio tutto saltava che è un piacere! mille volte più scop­ piettante!... giorno e notte! Quindi ecco il fatto! La baracca del Prospero era saltata in aria col bancone c i muri e tutto! per una granata da niente! un uovo! Tutto il baragozzo volato via... -Oh! guarda sapessi d’un comico! Te le sei poi ricomprate le stoviglie? Non vedevo il pianoforte! - L’hai mica rivisto il Borokom? -Oh! non vado a cercarlo quello! Si trattava di lui dopotutto... Lui aveva fatto saltare la baracca! Insomma non gli andava di parlare! - Allora! concludo io... Ce ne andiamo? Ci lasci andar via così? -Come ti pare... Però era uno informato... C’erano almeno due tizi del Leicester che avevano preso il largo grazie a lui... clandestini e tutto... Quel Victor prima di arruolarsi, che me l’aveva detto... roba sicura... su un cargo greco... erano la sua specialità i carghi greci... pure i ve­ lieri... La Piata... dipendeva dalle stagioni... Ma con noi non vo­ leva... Lì, duro! Ne organizzava perfino a credito di partenze per l’America, ero informato, lui anticipava le 35 sterline, e una volta fuori dalla merda gli rimandavan la somma, piu 150 ghinee, la sua parte... Mai una volta giobbato, sempre rimborsato regolare... Per dire se ci aveva gente fidata. Però di noi non gli interessava. Un pallino suo e basta. Gli facevamo cattiva impressione... -Allora proprio sai niente? Riattaccavo... Volevo assolutamente che ci desse un’informa­ zione, là, sì 0 no! Ebbè alla fine... -Così tutti tre? — Naturale!... -Così come siete, senza grano? senza fafiotti? Lei è matto Fer­ dinand! —Dillo che ci hai scagazzo! -Te sei caduto da piccolo. E indicava la mia testa... -Ma ti rendi un po’ conto?... -Ma va’!... Ma va’!... Sei uno sbarbino ecco! Ci hai la strizza dei poliziotti!... -Chi? io paura dei poliziotti? Te insulti! Brutto presuntuoso

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d’un cacciavite! eroe di guerra dei miei coglioni! Ma fammi il piazercl ma fammi il piazere! Di nuovo il difetto... Si controllava più... -Kzz! Kzz! Kzz!... -Passate neanche Tilbouryl neanche Tilboury! Ve lo dico io! Zercan dappertutto! Ve lo dico io! dappertutto! nella stiva! sulla tolda! nei canotti! non gli sfuzzi mica! la bussola! i zcssi! capito! Zi fan la visita anche ai topi! Io però sempre deciso. Me ne fregavo delle sue ragioni! -Debbiarci partire ti dico! dobbiam partire! ci devi dare qual­ che dritta!... -Ah! ze proprio zi tieni! Ti fai beccare fazile! Guarda l’orologio. -Perdiu! Perdiu! La ronda! Lezinque! la ronda! Sobbalza... Diversivo. -Te non lo sai che devo chiudere! Via sparite tutti fuori dai piedi ! -Ah! bene bella educazione! Adesso ti metti a insultare le si­ gnorine! Ti fai proprio onore! -Vaffaculo! Vaffaculo! Vaffaculo! risponde rabbioso, fuori di sé. -Vabbè, faccio io... Ci risediamo. Ma Virginia mi faceva segni che non le piacevano le scenate. Sosthène non sapeva che fare... io invece inchiodato 11... Me la prendevo tranquilla. -Ce ne andiamo mica! bella fica! ce ne andiamo mica.., Ci di­ rai dov’è il nostro veliero! Trallalero! Dov’è che si imbarcan gli omarini! ini! ini! ini! A sto modo ben acciocchito! ben beccato! -Vaffaculo! ecco cosa ti rispondo! capistu? moccoloso! biante! piscialetto... -Noi partiremo lo stesso! stesso! stesso! stesso! Mi torco il culo, mi diverto, do colpi sulla panca, si smuove neanche... mi applaudo da solo! Kzz! Kzz! ci faccio sul muso... -Ci mangerà mica sta pattuglia! Capiva la sfida. Calcola. Ci guarda noi e poi l’acqua laggiù lontano traverso i vetri.., che scorre... il largo Tamigi... poi ci guardava a turno.,. Dif­ fidente.., Si chiedeva se far qualcosa. Guarda in terra!... poi mi guarda i pugni!... è felino mi fido mi­ ca!...

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Mi tasto le saccocce,., mi do dei colpetti... faccio quello che si fruga... faccio fìnta... -Occhio la bombai che grido... La sparata I Lui ci ha un balzo all’indietro... impazzisce! — Fer... Fer... Ferdinand! farfuglia... Coi fanali a sto modo... resta impietrito... si strangozza... Gli faccio vedere le mani vuote... -Riposo merluzzo... Tutti ridono. Lo rassicuro... Lui fa uno sforzo... -Andate al diavolo!... E si siede... le gambe tagliate! Che fatta crisi che gli ha preso a sto scemo! La strizza che ci ha avuto! per niente!... -Dài! ci faccio, ci caviamo di torno! però diccelo se c’è una nave... noi spesiamo!... Gli venivo incontro... Però se non molla riattacco, trovo un’altra roba qualunque, gli avveleno il sangue!... -Far mica ÌJ mulo! una nave! ne conosci! basta, sacramento! vieni al dunque! Lui si gratta! Tentenna! -Dài! Su! Non dormire!... Parla! Son solo le cinque. -Fuori! Fuori! Figlio di puttana ci rimette alla porta. -No! No! Prosperi Non fare il cattivo! Ce ne butto una vera eh?.,. Ci guadagni niente! Faccio finta un’altra volta di frugarmi. Lui non connette piò. — Fuori! Fuori! -Dacci almeno un nome!... E noi spesiamo!... Ci vedi mai più! Cosi ti va? S’impappina... tira su... Non sa che fare... - Ma se ci avete manco mezzo soldo! Dov’è che volete andare? -America! -A sto modo? -Preciso uguale. Niente ci ferma. -Jujube è partito lo stesso! E Lulu la Pulce? e Villemombe? Allora non dica che è impossibile! Signor Prosperol Lei è infor­ mato perfettamente! Non solo non vuole dirci niente! Signor Pro­ sperol Lei fa anche il misterioso! Gli parlo come Matthew, me lo lavoro. Lui è sperduto. Si al­

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za. Si siede.., blatera delle robe... si aggrappa. Si tira su di botto! sguardo fisso! molla una scoreggia, una loffa enorme.., che rintro­ na... fa l’eco... resta impacciato... sbasito sulla sbarra... ci guarda con ocelli spalancati... Sono imbarazzato per Virginia, ah!... porco fottuto.,. Sosthène schiatta dal ridere, che idea... Lo farò parlare sto schifoso! Si incolla alla scranna, si muove piti. È un testardo. -Tagliate! bofonchia... Tagliate sacramento! -Tagliamo no... dobbiamo parlare! E resto li. Lui si muove un po’, cosi seduto, a mossette di culo verso il bancone. Voglio che stia fermo. - Fermo li Prosper! Un centimetro! e gli tiro il sifone sul grugno. Là, non si agita più. -Allora? -Allora vabbè! Non venite poi a piangere! -Ma no, piangiam mica noi... dài ti ascoltiamo! -Allora c’è Jovil... Canion Dock... Andate da parte mia... Canion Dock... -Sicuro? tranquillo? Jovil? Canion? Niente puffi. -Vai sicuro. Di’ che sei passato dal Prospero... Non metterti a far casino alla dogana... Passa via liscio... Forse prende su an­ cora... -Prende per dove? -La Piata! -Via! -Tutti tre? -Fai vedere! Voglio che mi mostra dalla finestra...per rintracciarlo poi fuori. -Quegli alberi là che spuntano! ali! che scoglionatura! Lo seccavo. Laggiù sul Mill-Wall... gli alberi... Era il Canion Dock... spuntano... Ci avevo occhi buoni! -Te chiedi di Jovil I Prosper! Capirà subito. —Allora sarebbe un veliero? -Vuoi il Lusitania? -Che ci faremo sopra? -Darete una mano. Volevo i particolari.

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-Com’è che si chiama la tua nave? -Kong Hamsuns!... - Jovil lo Skip... Kong Hamsuns,.. Ripetevo... -Di’ e se ci butta fuori? -Vedrai te! - Sei tu che ci rivedrai vecchio miol Non mollavo. -Ah! come rompi i coglioni! Lo disgustavo. -Vabbè! Vabbè! Non te la prendere! Corriamo! Faccio passare avanti la piccola. Esco pian piano di sbieco. Sbatto la buia, siam fuori! — Alè Canion Dock! Bisogna trovarlo! Prima il canotto quello che traversa alla chiusa; dentro sparati! ciaf! ciaf! ciaf!... Dall’altra parte, accostato, corriamo cinque mi­ nuti, al trotto!... Virginia ansimava un po’... Sosthène lo fan soffrire i gnocchi dell’altro giorno!... Maledice tutti... scavalla a gambero... culo storto... bozze, lividi, croste da ogni parte... quella spaventosa tambussata di Piccadilly! -Toma indietro! ci faccio... vatti a riposare!... -Eccoli! guarda! Eccoli!... È vero! non li avevo visti!... ci siamo sotto!... Ah! si! Ali! superbi! Che tagliamare! Che fianchi! Che impo­ nenza! Ah! splendidi bastimenti! Sono attraccati 11, due, tre, quat­ tro, tranquilli e pacifici, giganti bordo contro bordo! Occupano quasi tutta la striscia di mare, tutto Canion Dock dal flocco a prua, certe carcasse, pennoni distesi! dal cielo a poppa, da babordo a tribordo, profilano immense alberature, tremolanti nel­ lo specchio della cala, bompressi slanciati, spigoni da avventura, a sfiorare i tetti, in alto sopra gli hangars. Costeggiamo ci intrufoliamo da un attracco all’altro... All’om­ bra duna prua tutto degrada, sfugge in bruttezza, rattrappito nien­ te che tien su, raggrinzito, topo d’acqua, topo d'uomo, niente che parigli scalcagnato, che smeravigli, cosi debole, sparisce il sorcio. Mirabile slancio dei tagliamare... Pietà per noi! Ronziamo ancora un po’ 11 intorno toccando corde, ancore, cion­ doli, cipolloni da tasca per giganti, timbri colossali, merletti d’al­ ghe, verdi, blu, rosso, a collane, ornamento degli abissali, dèi del terrore, parrucche. Ci siam messi a leggere i nomi in oro giallo e rosso sugli scu­

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di... Il Draggar, lo Horodosky... Ah! il Kong Hamsunsl... Ali! su­ bito mi sembra superbo. Mi estasio! Che cassa! Lo tocco! La lar­ ghezza, la forza di sta fiancata! Ruvida! Marron sporco, legno e sale!... Spume di marosi!... il fianco s’innalza... s’innalza ancora... esaltante! Corriamo a prua! Che audacia! sta prua! Che maestà! Incisa coi motivi! L’enorme barbuto incoronato domina il frangi­ flutti! Corazza e tutto! Gladio in pugno! Ordina, comanda! ai flut­ ti! È lui! il Kong Hamsuns'. riccioluto! inanellato! barbuto! occhi verdi! ridipinto di fresco! Bastimento superbo pronto al grande volo! Mollate gli ormeggi! Mollate! Non ancora? Che moltitudi­ ne! Che attività frenetica! Tutte le passerelle pullulano! e le sca­ lette! S'arrampicano, rotolano giu! cento... miÙe... sudati.., Tutto un precipitarsi... un brulicare... Tutto il viavai dei portuali... a stracolmare stiva e cucina... a smerciar barili e barilotti! enormi balle di cotone, a tre, a sei!... a stipare le cale... whisky... brandy per i tropici... fil di ferro per gli antipodi!... Blocco uno stralunato vicino a un parapetto... Mi guarda con l’occhio spento... L’ho scosso... -Jovil? Jovil lo Skip?... -Jovil? mi fa lui. 'There! Mi indica.,, e scaracchia. La rombata di prua sopra di noi... Quello li che si sporge... Col berretto... e una grinta... tutta rossa... una caverna spalancata che urla... è lui! Me lo indica di nuovo! È proprio lui! Sbraita, s’imbestia contro la gru adesso... che cigola... che non sgancia!... Sarebbe quello Jovil lo Skip sta furia? -There! There! insiste il vecchio! È lui! Urla cosi forte sto Skip furioso che l’eco rimbalza fino in fondo agli hangars e tutto il bacino rintrona tutto il Canion Dock ci tre­ ma! e come ruggisce contro gli uomini... Una belva inferocita! Ce n’è per tutti di insulti! Il diavolaccio! La terra! il bordello! il cie­ lo! i cani!... Ne vomita da spavento! A bordo però tutto gira, non si dorme, tutto un bolli-bolli, su i pavesi, a tutta corda, cascate di mercanzia da ogni parte, lavoro du­ ro dalla tolda a poppa, «Ohissa!» di qual vira ohe! di là! cateratte di pacchi che sprofondano nelle stive. I carrelli sulla banchina che si scontrano si schiantano! dalla fretta matta! ferraglia! scompi­ glio! Poi di nuovo manovre di raccolta, ne sbucan fuori da ogni lato gialli e neri! lividi, in redingote, svestiti, proprio nudi, al reclu raggio, con l’ombrello, col cappello di paglia, a rimediarsi lo one and six, sotto a pugni e botte, alle scalette, chi è più duro accrocca, arrivan da ogni buco, sono i clienti del Prospero che tor­ nano allo sgobbo.

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L'affare piu straordinario sono le corde che tengono il basti­ mento alle estremità, grosso com’è, con l’enorme pancione, è legge­ ro, potrebbe volar via, come un uccello. Nonostante l’infinità di ca­ rabattole nel suo ventre di legno, pieno da schiattare, il vento che canta tra le gabbie lo solleverebbe per l'alberatura, cosi come pari pari... senza vele, partirebbe via, se gli uomini non ci dessero den­ tro, non lo tenessero con centomila corde strette fino a stridere, s’innalzerebbe nudo nudo sui docks, a spasseggiare tra le nuvole, salirebbe al più alto dei cieli, arpa viva per gli oceani d’azzurro, che sarebbe come uno slancio di volo, questo è lo spirito del viag­ gio, tutto indecente, basterebbe chiudere gli occhi, saremmo por­ tati via per un pezzo, in viaggio negli spazi delle magie, dell’oblio, passeggeri dei sogni del mondo! Sono le corde, i cavi che l'impri­ gionano, lo trattengono da ogni parte, impacciano tutto il traffico sulla banchina, scaravoltano gambe all’aria tutti, e fanno urlare Jovil lo Skip tanto forte. Gli ormeggi li mollano in extremis, la nave prende il vento se ne va dolcemente!... Cosf sono i miracoli! Ah! son felice solo vicino alle navi, è la mia natura, non voglio al­ tro! Ce lo gridavo chiaro e tondo a Sosthène, facevo concorrenza allo Skip! Volevo passargli il mio entusiasmo. L’entusiasmo, il convulso mi prende sempre quando meno me l’aspetto! mi sor­ prende, mi sento che do i numeri! Perdevo di vista lo scopo... che eravam II per partirei... È un’ebrezza che mica ci si resiste! l’odore soprattutto! L'odore della canapa e del calafato. -Chiamalo dài! Mi scossava. Io non vedevo più tanto bene... sotto l’effetto del­ l’incantesimo, il luogo, la situazione... l’imbarco di sgarro! Avevo perso il mio buonsenso! quel po’ che ci avevo, restavo If, incantato contro Io scafo, che ci avrei baciato la bordatura, tutto il suo gran portello puzzolente, il parapetto di prua, le drizze, le pulegge che stridono, tutte le cianciafruscole marittime, una colossa d’una mar­ mitta sulla brace, che ci avrei bevuto tutta la broda, la sbobba delle pantegane, e il ciangottio danzante gluc-gluc! la farandola intorno allo scafo, onde leggere che accorrono, da ogni angolo della cala, verso quel grosso panzone rozzo, che avrei bevute pure quelle! Oh! un amore grosso tanto! Troppo mi piaceva la sua canzone si­ bilata, cannule prese nelle alte fibre, cime sempre più fragili aghi ornati di merletti, di pennone in pennone, in slanci d’audacia, d’az­ zurro in azzurro!... Passo i limiti! L’anima volai...

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Ma Sosthène mi riporta alla realtà. -Ohè, ci vai? Mi strappa all'incantamento! Allora mi metto a sgolarmi: —Jovil! Jovil Skip! Lo interpello. -Is il you ma»? -Yea my dear! yea! ua! ua! Come risposta, specie di rutto! Si sporge dal parapetto, vien giù di tanto che vediamo la sua testa di fronte a noi, col muso a due centimetri. -Yea! Gli son rimasti solo tre denti nella smorfìdora. Fa un altro sforzo per vederci meglio... stira il collo da struzzo. -Jovil? Jovil? Ripeto. -Yea! Yea! Sa dii- altro. Un secondo ceffo si sporge, un’altra grinta conge­ stionata sopra di noi... Ma però questo qui non apre becco,., è il primo che ci ha l’autorità... Adesso scaracchiano tutti e due... 11 intorno a noi... certe rane enormi... mi scanso un po’... Loro via a scompisciarsi... perché ho evitato l’innaffio. Baccagliano in stra­ niero. Che gli viene fuori dalla glottide sto modo di parlare, risale a singhiozzi e poi cantilena un po’ e poi gli passa attraverso i buchi del naso. Secondo Sosthène è svedese, ogni tanto parlano con le bolle tipo pesci, che è un aspetto della loro lingua; somiglia un po’ all’inglese ma meno vivo, meno brioso, piu papera che passero... Roar! Roar! due colpi! Ruttano insieme... Riflettono... — What you want? chiede alla fine. Ci faccio segno che ci vogliamo imbarcare... Che vogliamo par­ tire tutti e tre... One! Two! Three! E via daccapo a ridere, lui e tutti quelli attorno, tutto l’equi­ paggio. Tanta è la ridatola che si rifilano gran pacche da accoppare un bue! — Come on! Li diverto troppo... Strabucco, casco, il passaggio è ingombro! Un parapiglia, un rompistinchi, solo per avvicinarsi alla scaletta, evito per un pelo di perder l’equilibrio parecchie volte sotto le va­ langhe di assi, tutto un metter a posto, valzer da ogni parte, oscil­ lare, parancare, allucinare, dalla controranda alla zattera! bom­ presso di fuori, enorme amaca per merci, casse per aria, giochini prodigio, bazar di volteggio, pianoforti a coda per i tropici, tutta

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la ribongia stride, scende alle stive, vacilla, rotola, sfracassa nelle cambuse. Bum! Mi intrufolo tra gli insulti. Arrivo al Jovil. Io son li, ma lui mi guarda neanche. S’arrampica su un barile, piantato là sopra domina tutto. Tuona ordini, ruggisce contro gli alberi, contro i cabestani, bercia fino alle nuvole dietro ai marinai che fanno oh! issa, tendono piega per piega, tiran su con le corde, vogano nel vuoto, a forza di pulegge, rasentano, azzaffano al volo, vela sterzata! Cordame al sole! «O Riss... O yél... O Rissi... Oyé... O Drizza!...» La vela scuo­ te schiocca, sventola la brezza è mordente! In dieci o dodici, accroccano il pennone, assuccano duro, maltrattano di quel po’! Il gran controvelaccio cede, ruota d’ala... un bordo! l’altro! si piega! Va meglio! crolla floc sul ponte si affloscia!... l’enorme crespo!... grugniscono si precipitano spaventosi... pandemonio feroce... tut­ to l’equipaggio ci salta sopra. Pancia a terra, lo arrotolano, lo striz­ zano come un limone all’ordine «Kip! Kiop! Kiop! Kiop!» Jovil sul suo barile scandisce «Kiop! Kiop!» Saran trenta, cinquanta saganati a torcere la stoffa rigida... a domare le pieghe giganti, a impastare, arrotolare... -O yé! O yé! uno sforzo furioso! Ci sputan sopra tutti a ogni Kiop! Kip! per farla ammosciare,per tenderla di nuovo... perché si riavvolga prenda forma mostro sigaretta... cosf abbagliante... bian­ ca sul ponte... Ah! è fatta!... Una cosa soda! Jovil sprilla orgoglio da tutti i pori! Si stringe le due mani sulla testa a sto modo come un pugile vincitore! -Come on! mi chiama... Come on!.,. What you want? Che co­ sa voglio? Ci ripensa a me. — Go to La Piata! Non sto a Iellate. Scopro le carte... Vorremmo imbarcarci su­ bito, io, Sosthène e Virginia. Neanche un secondo da perdere. Ce lo voglio spiegare piu da vicino. Mi alzo sulla punta dei piedi. Lui si bassa, fa uno sforzo. Gli voglio parlare all’orecchio. Non ci ca­ piamo tanto bene per il baccano che c'è all’intorno e poi l’inglese che farfugliamo, specie lui, non faccio per vantarmi... Non ci si capisce un’ostia, singhiozza a ogni parola, tira su scaracchia... riat­ tacca daccapo... Ci si cava niente... Si leva la pipa di bocca. Da vicino cosf attaccato al grugno è più brutto ancora... Ci mancan tutti i denti di sopra, causa principale del farfuglio! Due cica­ trici sulla guancia sinistra, in croce, il marchio del venduto. La manica penzolante, che ci ha un braccio di legno, un uncino in fon­ do, a punta metallica... Ci faccio vedere la mia mano come penzola

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inerte anche lei, che siam mutilati tutti e due. Lui però non la guerra, mi spiega, ma un pennone, fa il gesto, che cioè gli ha spap­ polato il braccio giusto sopra il gomito! Sto fatto ci rende pili ami­ ci... Si parla meglio... Mi fa capire com’è forte lui col suo uncino... che può sollevare qualunque cosa... me ne dovrei far mettere uno... Identico... che sarebbe meglio d’un braccio molle... che me lo do­ vrei far tagliare... che mi sarebbe molto piu comodo!.., E per provarmelo... si sporge, uncina... una balla di duecentoventi libbre buone... Te la solleva pluf! una piuma in aria! Ci resto strabiliato! Che pezzo d’Èrcole! Ci si scambia frasi gentili... lo sono in meravi­ glie... mi congratulo... Però vorrei che mi dicesse un po’ cosa ne pensa della questione... Se ci prenderebbe extra... -Prospero!... sussurro... Prospero! La mia referenza.,. gli indico laggiù la taverna... dall’altra parte del fiume... - Prospero be says we cart... go with you!... America! Ci faccio segno lontano... lontano... sempre più lontano... Ohi­ bò! La cosa lo rende daccapo ilare, ste poche parole naturali, che Sosthène ci perde la pazienza... -Viaggio! Viaggio! gesticola, mi vuol dare una mano... grida in falsetto... Crociera marittima!... Lungo corso!... E poi la nave sul mare... il rumore delle onde... sciuitt... sciuitt... Io imita... rolla... beccheggia... gli fa vedere come il viaggio!... che capisse bene le nostre intenzioni... «Viaccio!... Viaccio!...» L’ha capita! Quella zucca, col suo berretto!... Si esaltano tutti e due! Viaccio! Viaccio! Ragliano dal gran ridere!... Perché?... Due idioti!... Mi mostran la cambusa... là in fondo... controluce... tutta spalancata... l’enorme vuoto... «Viaccio!... Viaccio!...» Si tartassano le costole dallo spasso, dal tanto che si trovan comici! E là che sale una nu­ vola di farina dalle grandi profondità! Un uragano!... Tutto uno sternuto!... Viaccio! Viaccio! Sti selvaggi abbaiano, chiocciano, scalpiccia­ no. Tutta una giga di scompisciate, Specie il Jovil momenti scop­ pia... Nel farnetico canta, a bocca larga... baa bee... Gli sembriam comici da schianto con la nostra fissa del «Viaccio! » -There! There!... Ci indica di nuovo la stiva parecchio pro­ fonda. Un altro giro di danza sul barile, non la tiene più la rida­ rella. Balla il tip-rap guai telando... Stronfia un po’, scoppia... In­ vita tutti gli altri a vederci, i colibrì, i fantastici! Ne può più da solo! Urla da ogni parte, di su, di giù, piomban sul posto... adu­ nata! ai suoi piedi! LI che sfottono, strascicano, bauccano e poi

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scapitombolano in massa... dai cavi, dai corsivi, affluiscono i calafluori, i tirapiedi, i mozzi, i cool ics... Dai canapi, dai giglioni, tombolano, scarambolano giù, tutta una massa ai piedi dello sbraitone... sta camorra soffoca anche il gran frastuono dei carpentieri, l’uragano nelle viscere dello scafo... i vespri picchiatelli... Ci si sentiva più... Ne vengono ancora, neri, gialli, villosi, penzolano da ogni pen­ none, a grappoli dalle vele di trinchetto, tipo scimmie. Dalla ban­ china a valanghe... Oh issa! glu-glu a garganella! galleggiano... accroccano alle zattere... si issano sul ponte... carenatoti e calafatori... si aggrappano alle varee, strisciano dal godo, si attnippano intorno al gran troione! e come schiamazza lui sul suo barile, che ci prende proprio per il sedere adesso! Dal modo che ci imita, grot­ teschi mendicanti, ci scoppia una colica generale... un deliquio... A carambola gli uni sugli altri dal tanto che vacillano a furia di smorpiare... No! È troppo buona! Fa troppo ridere!... C’è un ros­ so magrino che ci arriva addosso... malingamba... beccheggia... si strozza... si tiene i fianchi... sbanda... naviga! sbenga lo stronzacciò! raso al fusto... Vringg!... il grugno a pezzi... sanguina dapper­ tutto... s’arrossa l’olio... Ma quel gran bischero non ha ancora fi­ nito... Riattacca con le spiritosaggini... Come ci facciamo l’America noi, gli intrepidi conquistatori! Che sfidiamo il mare e i flutti... per due scellini c mezzo! Gli fa notare quanto siamo dritti! Quelli ulu­ lano, rimbalzano sul culo dalle matte risate... Ah! si divertono alle nostre spalle. Mi interpellano, miagolano, abbaiano... voglio mica per caso scendere nelle stive con la pupa?... ci invitano... Quell’altro petula sul suo barile, è un trionfo, gesticola, si esibisce, agita il suo moncherino uncinato sulle nostre teste in gran mulinelli. Magari per uncinarci tutti tre... magari è stufo di vederci... Toc! Si blocca secco. Si mette a canticchiare... Aspetta una decisione... Saranno loro i marinai K ammucchiati... accucciati, a decidere... l’equipaggio dirà si o no!... Ma quelli brontolano, beccheggiano, torcono il culo... Non si decidono! Capisco però che non è per im­ piccarci ma per imbarcarci sf o no... mugugni, scaracchi... non san­ no che pesci pigliare... S'infuria allora il gorilla, salta giù dal barile, risale, li tratta come cani, li offende in tutti i modi! Mi aggancia al polso, mi tra­ scina via, che mi vuol parlare da solo a solo... Verso il retro pro­ prio in fondo, passata la ruota del timone giù nel suo buco di cabina. Prende tutto il posto,lo riempie da solo col suo corpo enor­ me! Si chiude dietro la porta. Mi trovo spiacciccato contro la pa­ rete... Mi ringhia sul muso a sto modo...

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-Money? Money? How much? Vuol sapere preciso di quanto dispongo. Voglio mica contargli frottole. -No money! Però ci ho un jolly, una garanzia, non dimentichiamolo. -Prospero! Prospero! Money! È vero! L'ha promesso. Scuote la testa, ci crede no. -Papers? Papers? You got papers? Ah! i documenti! Chiaro che ce li abbiamo! Ah! di ogni spe­ cie, di ogni provenienza! piccoli, grandi, ma però non proprio quel­ li che ci vorrebbero! Capita sempre così!... I passaporti veri, i visti autentici... c’è mica da scherzarci con l’« Emigrazione»... tra gli sbirri sono i piti rognosi... pignoli per i fafiotti! specie noi con la bimbina... La mia piccola Virginia così minorenne... tutto alla clandestina... Ah! problema serio! -Papers! Papers!... Ah! Lo imbonivo un po’ a sto modo... cercavo di fargli capire... la delicata situazione... ci sposeremo appena possibile... issofatto ap­ pena sbarcati... era già deciso... concluso... Voglio guadagnarmi la sua simpatia... -Yop! Yop! Yop! Ribatte duro, no females! Board! no fe­ males on board! Niente femmine a bordo! È duro il pilatone! Mi dà sta pugnalata... Posso mica lasciarla Virginia! Ah! posso mica eh! Lui gode del mio sconforto! -Vloaf! Vloafl... che mi fa sul muso... Un rumoraccio di pa­ lato... glu-glu enorme... a sto modo il pesce... Se ne frega lui... Vloaf! Vloaf! Che vuol dire che devo ridere anch’io! Ce n’ho pro­ prio voglia! -No passport?... Si torce, urla, strepita. -Passport!... Vloaf! Vloaf!... Mi smiccia da vicino... Quasi che mi tocca con la sua probo­ scide. Rotea i fanali. Gli sembro un gran fenomeno con sta storia del viaggio in famiglia. -No? No? Money? Impossibile! - Impossibile perché? Insisto, canchero. -Women no! Old gaga no!... Niente donne, niente vecchi ba­ cucchi! Sono condizioni ben crudeli! Vloaf! Vloaf! Mi pare. Ma me, me sì, mi vorrebbe. -You!... Lei... Mi prende. Mi arruola.

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- With other guys! Hop! Crew! Crew! Vuol dire con la ciurma... Mi tratta coi guanti, di botto gli vie­ ne da farsi un bel tip-tap sul tavolino... fischietta... estasiato... pro­ prio felicissimo... Ma incuccia la testa contro il portello, la cabina scuote tutta, è troppo bassa per lui... si piega in due, però saltella uguale... Tig dig paml... È contento di arruolarmi, capisco. Sono suo... già mi vede sugli alberi.., che ammaino le vele di trinchetto,., recluta... sderenato... Meglio che niente... tutto fa brodo... Mi prende. Ma niente Virginia, niente Sosthène! Ah! categorico! Ahi mi stava sullo stomaco! Gli faccio vedere un’altra volta il braccio, sotto il naso, vicinissimo, con le cicatrici e tutto, che non si facesse illusioni, un relitto, un moncherino peggio del suo, senza uncino, minorato integrale. — Lo stesso! Lo stesso! Fa niente! Potevo imbarcarmi se vole­ vo! Ma solo! Mi prendeva così! A La Piata in America mi faceva mettere un uncino. Giurato d’accordo! Le cuccagne che non mi prometteva! — The war! mi berciava! The war! e mi tasta la cicatrice! In piedi a sto modo l’uno contro l’altro! La guerra. The war! Vloafl Vloafl Mi faceva un male cane, non potevo tirarmi via, preso nella morsa, urlavo ancora piu forte di lui, che però si divertiva a piu non posso... Mi strapazzava passionato. Rantolavo a morte. Lui scalpitava! Impazzito a vedermi in convulsioni. Ancora un po’ e gli mordevo la guarda, lo stesso se mi ammazzava. Adesso mi vuol rifare la gran scena folgorante. Plof! mi sbatte giù sotto il tavo­ lino... Plif! Mi riaccrocca! Plof mi issa op! a piedi uniti là d’un col­ po!... Ci resto strabiliato! Mi congratulo... Mi entusiasmo. Lo ab­ braccio... -Ottimo! che gli faccio... Ottimo. Vorrei però che la moccasse... Siamo nella cabina a discutere ormai da un’eternità. Fuori magari si chiedevano un po’ che cosa tampellavamo. Lui rifletteva lo vedevo. Mi ruttava in faccia. Pensa un altro po’. - You are no cook? gli viene l’idea di botto. È mica cuoco? All frenchmen are cooks! Tutti i francesi sono cuochi. Idea luminosa. -Oh! yes! Oh! yes! ci rispondo... In fondo cos’è che rischio? -Good! Ah! Good! fine! E to’ una pacca da accopparmi... Doveva mica essere tanto raf­

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finata la cucina di bordo, mi cangiavo in ogni caso... Ah! per me andava benissimo... -Viaccio! Viaccio! riattacca lui... -Figurati federico! ti adoro! -Yop! Yop! Certainly! Urrà per me! per i filussi si fa tutto... Ci intendevamo a meraviglia! Sull’HdwrMwr diventerò topo di bor­ do!... Era una bazza fantasticai Ci pensavo poi io all’America una volta sbarcati... A me tutte le risorse e le new possibilità! Qui da noi valeva più la pena! C’era troppa cattiveria! Ci si raccappezzava più... Bisognava filare. Punto e basta. Issar le vele! è il caso di dir­ lo! che sta cosa si annunciava proprio splendida! Ah! Esitavo no! -Alè oplà! Fattoi Goddam! Cherry! oh! Frenchy! -I'll be there! Skip! I'll be there! Promesso, stabilito, ci diamo la zampa! Che marinaiol Sarò li eight fijteoF. Otto e un quarto! Partenza! Giuro o'clock e tutto! Hurray! Nuova vita! Però non è tutto! La signorina e il ciospo che girino! Al diavolo le zavorre! Valzer! Affannilo il vecchio! affanculo la piccola! Vadano a farsi fotterei Vita nuova! Si liquida. Un po’ d’energia, sistemi tutto!... Mi imbarco da solo! Arruolato orcocane! Non voglio impacci! Sanguisughe a remengo! Niente compromessi! Mi portavan pe­ gola tutti e due! A terra i pesi morti! L’ho capito il mio destino! Addio! Non mi lascio più rovinare dal buon cuore!... Viva l’avve­ nire!... La gioventù senza freni! Ci vediamo! Io taglio! A stasera! Sguillavo... Lui mi ribranca! Volevo correre a comprarmi una ca­ micia... Mi trattiene per la mano... Mi mostra tutta la ciurma ra­ dunata, 11 accovacciata, tutto l’equipaggio, i portuali in cerchio in­ torno al barile che aspettano il discorso... Altri ceffi che sbucano dalle stive, dai corsivi, gli acrobati dei pennoni... tutti che aspet­ tano la decisione... Allora lui si mette a sbraitare verso le cime che cosi tutta la ciurma la sente la notizia. - Froggy on his way! Froggy on the list! Ranocchio parte con noil Ooh! Oh! Un sacco di urrà, di viva spaventosi, dal fondo più fondo fino alla punta degli alberi tanto che la tartana smuove la superficie del­ l'acqua, provoca onde a catena in rutto il bacino, increspature fino al fiume. -Ranocchio diventa marinaio! Schiattan lutti dalle risate... che gli sembro comico, dalle con­ trorande al pelo dell’acqua, ci sono due che si buttano in mare per

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le convulsioni. Mai visto niente di piu irresistibile della mia grin­ ta in quei panni... Dal nero al giallo, dal bruno al verde, è una gara a chi si sgan­ ghera di più. Tutta la ciurma davanti alla mia ghigna... Non è che mi dia tanto fastidio, ci son situazioni più tremende. Mi fanno an­ che dei sorrisini. Magari si credono di mettermi in imbarazzo!... Ah! scusate tanto! Ah! ghignasse! Ah! ridere! Ah! anch’io!... Ride bene chi ride ultimo! Ridete! Ridete! Sciacalli! Idioti! Avete vi­ sto ancora niente! Vi farò ingurgitare, ingollare, smorfire la mia cucina! Mi saprete dire! Già mi vedo a viziarvi con certi succu­ lenti sufflè di topi! Polpette di sorcio! Aspettate bambini belli! Quanta buona roba madama Dorè! Questo pensavo dentro di me, l’effetto che mi facevano quei Codegoni! Ci rivedremo! Boooa! gli muggisco, vacca!... gli faccio anch’io l’imitazione a sto modo sui loro grugni. «State pur certi che Froggy vi caga tutti!» E mica per fintai Tranquilli che stasera ci vediamo! Quante gliene pro­ mettevo a quegli scarcassoni delle mie balle! Pronto alla mischia! Ma per chi mi prendevano sti bestioni fetenti! Lo Skip e i suoi du­ ri meli mettevo anche loro in quel posto! To’ cos’è che pensavo!... Eran mica i primi tatuati che vedevo in vita mia! Gli riservava una sorpresina il giovane! Bamboccio neanche un po’! Ah! mi veniva la senape al naso! Che quasi quasi starnuto! Ma guardali un po’ sti cavestri! Mi piacerebbe vederli sono il fuoco! Chi è che se la fa­ rebbe addosso? Boah! Boah! gli muggisco ancora! Ci vedremo sbrocconi! Non son certo loro che me la faranno! Terrori di mer­ da! Volevo proprio vedere! Ci andrò sicuro che ci andrò! A me l’America! E pure La Piata! SI! La pegola nera la lascio qui! Non sarà sta razzagnara di cattabrighc... -Vi striglio io a voi, ci grido! Vi farò fare i salti mortali dal tanto che sarà piccante la mia cucina! 11 pepe della combriccola! Gli mostro io la mia arma segreta!... Salterete fin sulla luna! Vi strapperò le busecche morti di fame! Addio spaccamonti! E su quest’uscita chiudo, c’è lo Skip che gluglutta da morire... Non mi ha visto su tutte le furie, che è ancora più spassoso... Mi piaccion poco le sfide!... - A stasera! Razza di canaglie! Adesso c’è un altro problema! Un affare pili delicato... mi tocca mollare la sbarbina e il vecchio balengo! trovar le parole giuste per spiegarci... Le ragioni serie... la mia devozione... le grandi speran­ ze... le ragioni di forza maggiore... che prima io come marinaio... loro dopo in un secondo momento... mi raggiungevano dopo... fra un po’... Mi aspettavano ai piedi della scaletta. Passeggiavano

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avanti e indietro... già due ore che mi aspettavano... Se l’eran vista brutta coi marinai. Due tizi ubriachi fra i più insolenti volevano baciare Virginia... Aveva dovuto fuggire tra i lazzi... Ci avevano urlato dietro maledizioni da tutta l’alberatura, tirato scaracchi ver­ di e gialli, grossi cosf, certe rane enormi! Finalmente se l’erano svignata... s’erano riparati in un hangar,.. Uscivano in quel mo­ mento... Virginia tutta sconvolta... 11 mio tesoro!... la mia tenera bambina... la mia meraviglia!... Quei mostri d’ignominia! Lei mi diventava proprio delicata, è naturale nel suo stato, fragile e sen­ sibile! L’ho consolata come potevo. -Dear! They don't know! Drunk dogs! Sono ubriachi! Come cani! Era vero ma non troppo. Gli uomini ci han mica bisogno d’es­ sere sbronzi per devastare cielo e terra! La strage ce l'hanno nel sangue! È incredibile che sopravvivano ancora dopo tanto tempo che cercano d'annientarsi. Pensano solo al nulla, brutti maramal­ di, razza di criminali! Vedon rosso da ogni parte! Non insistiamo sennò sarebbe la fine della poesia! A Sosthène gli faceva un po’ tristezza la prevenzione nei nostri riguardi! St’odio dell’equipaggio, che ci sputacchiava a piu non posso, e senza pro vocazione alcuna. -È l’idea preconcetta della gente di mare! gli spiego subito il pregiudizio! E questo sarebbe niente, vecchio! sarebbe niente! se vogliono durante il tragitto! niberta! ti distruggono! Sputo il rospo. -E poi c’è l’età. — Ah! c’è l’età. Ostia! la cosa lo folgora! - Ce ne sono If in mezzo dei rachitici che ci hanno il triplo! il quadruplo della mia età. Era sicuro. -Neanche la piccola, mica la vogliono... -E te allora? -Me mi prendono... insomma come ausiliario... nelle cucine. -Capito! Te ti squagli cioè... Ci scarichi!... Proprio cosf. La faccenda gli altera un po’ la faccia, già che non era affasci­ nante. -Se ne va!... e mi indica alla ragazzina. Mi guardano... Sul momento non ci possono credere... guarda­ no la nave laggiù... i pittori dietro a calafatare... — Se ne va...

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La casa li abbacchia. Sc lo sarebbero mai aspettato... -Fai bene senti me... Fai bene... È un bel bastimento... E noi Miss che cos’è che facciamo? Era il problema. Virginia guardava altrove... lontano... laggiù verso l’altra parte del fiume... l’altra riva... assente... Un minimo commento... si vol­ ta verso di me... faccino dolce mica arrabbiato... perfino un sorriso gentile... la rivedo ancora in quel vapore color malva... cosf tutta pallidina che ci guardava... il vento le soffiava tra le ciocche... Il vento s’intrufolava a raffiche... confondeva tutto, quel briciolo di sole... il vapore... la pioggia... il fumo malva... ce ne aveva sulla punta del naso... il suo naso sbarazzino... nasino di gatta... Ah! me la rivedo benissimo tutta la scena precisa sulla banchina... lei ap­ poggiata contro la nave... il suo sorriso accennato... la vedrò an­ cora dall’altra parte credo... sull’altra riva alla fine d’ogni cosa... Questa è la magia... non mi rimproverava niente lei...sempre pron­ ta a sorridere di tutto... ma però tanto pallida e stanca... Èra il suo stato, per forza... Pensavo a qualcosa di caldo. — Lo sapete che cosa ci vuole a voi due? Non ce la fate più! Ro­ ba bollente, signori e signore! Un punch! Sono verdi! li prendo per le braccia, li trascino. Che diavolo d’un fatto uomol Che giocherellone! Gli volevo indorare la pillo­ la. Spiegargli affettuosamente che se partivo cosf solo soletto per La Piata in America, era per preparare l'avvenire, che le cose si sarebbero messe bene bastanza presto... che li facevo subito venire insomma tutto per il meglio perfetto!... che era più da furbi cosf che sbarcare in tre pitocchi sbasiti... emigranti mortidifame!... ca­ pitale tre sterline e mezza! Loro non rispondevano. Camminavamo a braccetto nei vicoli fra i docks. Non erano tanto convinti... vedevo dalle facce. Stavano zitti e buoni, ma sotto c’era il dispiacere! Li consolavo niente... Però era una cosa sensa­ ta, che se sbarcavamo insieme tutti e tre cosf in una botta, non andavamo tanto in là... era una pazzia assoluta... Loro non discu­ tevano... Facevano si... sf... ma vedevo dalle facce... pensavano no... no... Si capisce era una faccenda penosa. Ma però ci tenevo che si rendessero conto... È finita che lei si è messa a piangere a forza di sentirmi parlare e parlare in quel modo... la mia povera dolce bambina... troppo crudele da mandar giù... specie nelle sue condizioni... restar sola

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con lo zio nella grande casa di Willesden... con le maschere... le storie e poi la mania delle frustate... E quell’altro poi, il Sosthène che ci aveva aggiunto del suo... con i suoi pallini di magia... e per finire, golfa. Certo che non era un piacere! ma però bisognava rea­ gire! -Su! È mica una catastrofe! Reagivo. Ma supponiamo che la faccenda butta male... che mi capitano delle rogne impreviste... che mi ritrovo fallito... che vado a picco.., che sparisco per sempre?... Basta mica dire l’America! Mi facevan venire il magone... con l’aria di dire che devo seguir la mia idea... Per forza mi veniva da riflettere... Cercavamo la strada... le viuzze per uscire dai docks... Un go­ mitolo... i labirinti... Muraglie altissime; tutte di mattoni, fessure, crepe... Ci infiliamo... in fondo è tutto buio! chilometri a zig-zag... solo e sempre mattoni, depositi.,, tutti i docks West fino a Easth­ am... da meditarci sopra... un dedalo impressionante.,. Cercavo di farli parlare un pochette... loro facevano sf sf e basta,.. Erano d'accordo... Mi rimproveravano niente... non una parola... In quei vicoli cosf profondi stretti tra i muri, la luce arriva tra i vapori... svaria dal malva al blu... Una luce dolce e tentatrice... Ti spinge a compatirti... ad ascoltarti malinconico... Potevo compatirmi un po’ anch’io in fondo... potevo averci anch’io un gran dispiacere... ci avevo delle ragioni dolorose... Però non dicevo niente, ecco.,, ero discreto... Ma potevo lamentarmi... Che in più ci avevo male alla pertica... almeno quanto il vecchio patocco e faticavo a truccar di calcagno... e poi la testa e l'orecchio che ci soffrivo sempre... Mi metto a zoppicare perché si accorgano,., Notano niente...egoisti!... Lo dico ad alta voce... Cerco d’avere una risposta... Giriamo in tondo da una strada all’altra... Lo ripeto più forte ancora... Tutto sommato è una cosa meritoria... andarmene cosf da solo... Non rispondevano... Però è vero, marinaio in balia delle onde, del tremendo peri­ colo! del mare infuriatol... Ancora una volta a far l’eroe, sempli­ ce... Ah! mi davan sui nervi ste due facce compunte... li trovavo disgustosi, ingrati... che neanche lo capivano un po’ quello che ri­ schiavo... che mi sacrificavo per tutti... a fare il clown sui penno­ ni... con la mia nevrite, la zampa matta... la pertica strascicona... la balenga tutta vertigini... che andavo incontro a rischi enormi,., tutto perché ero nobile e prode... Ma datosi che non ne valeva la pena, che nulla smuoveva i loro cuori di marmo... Ci avevo più ragione di esistere... Mi sarei lasciato rapire da un tornado... mi

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sarei buttato in acqua ecco... la tempesta mi avrebbe spazzato via... -Ne avrete di rimorsi! L'avevo tirata fuori! Però loro nista commossi... Spesavano cosi tutti tristi... penosi da un marciapiede all’altro!... Sacramento! Mi rompevano i coglio­ ni alla fin fine!... Delle teste di rapa e basta!... Che crepassero allora! musoni superbiosi! Mi urtavano i nervi! Li sopportavo più! Egoisti! In bestia mi facevano andare! Loro belli al riparo! carini tirati a lucido! non li correvan mica dei gran rischi! Comodi! Lf ad aspettarmi!... E io a fare l'acrobata sui pen­ noni!... Io ad affrontare gli uragani! Io a penare nelle tempeste! Loro avevano tutto il lato piacevole! risparmiati dai colpi del de­ stino! Gli bastava divertire il vecchio, farlo baloccare un po’ con le sue maschere, tirarla per le lunghe con le prove, gingillarsi, qual­ che zigozago come scappatoia... far passare il tempo, intanto io avrei dato mie notizie, mi sarei stabilito nelle pampas... li avrei fatti venire e avrei salvato la situazione. Era un intrepido program­ ma. A me tutti i trionfi del coraggio! Mi sarei superato alla gran­ de! Promesso giurato! niente lunghe attese! pochissime settimane e li chiamavo. Ci avrei prenotato due cabine su un Plutus Co. Li­ ner, celebre per il lusso, direttamente per La Piata, con tutti i ben noti supercomforts, mica col culo a mollo come sul Kong Hamsuns... Veloso pittoresco carico schifo peggiore... mollati gli ormeg­ gi, assuccate le vele, muso alla malora, schiuma al culo. Il male­ detto del nord e del sud, l’inferno a bordo!... Che goduria per lo Skip appena preso il mare! Bastava vederlo piantato li sul suo barile! Già tutto in scalmane! Che doveva pril­ lare di quel po’ tutta la canaglia a colpi di cavezza, dagli spigoni a prua! Ali! momento! E poi bisogna anche pensarci su, voglio dire per misurare il mio coraggio, i trabiccoli come il Kong che si vedono da un oceano sdl’altro, tanto son parati di bianco, cattedrali al vento, incoscenti tra i marosi, magnifici bersagli per i pirati, insomma è un catorcio sto gran buffone degli abissi! Gli facevo un po’ capire il pericolo ai miei compari... com’è fragile un veliero!... Loro ci capivano po­ co,.. Cercavo un pub, un bar, un tè, un buco qualunque un po' riparato per spiegarci ancora meglio... A quei tempi ero paziente... Una bevanda calda, un caffè nero, magari un Bovril, con un goccetto di rhum che almeno cosf ci sediamo... mica sempre deambu­ lare... e poi il tempo passava... arrivava già la notte... c’era un severo coprifuoco per via degli Zeppelin. Ancora un po’ e ci per-

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devamo fra Mill Wall e Romney Dock. Con tutti quei vicoli e de­ dali... dappertutto muraglie di mattoni... hangars come fortezze... manco un pub\... Ci si raccapezzava più alla fine... Incocciavamo nei muri in fondo ai cortili... Volevo bussare a una porta... Gli in­ glesi per un niente ci fan su tutta una storia, quando ti vedono gi­ rovagare cosi tra il lusco e il brusco, specie dei francesi e per di piti con una bimba in gonnellina... Chissà quanto avevan baccagliato nei dintorni, si capisce, così vicino all’ospedale, quello nero e lam­ pone, quello dell'appuntamento... col Clodo... ste storie circola­ vano in fretta qui... stupii... bischerate... tra vicoli e pubs... del vero e del falso... Bisogna mai suonare così tra il lusco e il brusco... -Sterza a sinistra! gli faccio... Sterza a sinistra! E Prospero allora? E Prosper? Me l’ero scordato! acciocchito dalla passeggiata! Ah! perbac­ co! da lui lo troviamo un caìfetoso. -Dài su bimbi belli! Sgaggiatevi un po’! Ritraversinmo, e via! Ci pensavo più al Prosper. Ci avevamo un conto in sospeso e che conto! Ah! adesso gliene dico quattro! Prosper la sciolta! -Gli dico: qualcosa di caldo e bollente! Un vero moka! Li entusiasmo. Voglio fargli i miei complimenti, signore c signori! due soldi! a prezzo di costo! Per favorirvi! la dritta senza eguali! Ali! che razza d’imbarco! Da metter in cornice! Il Jovil poi, urea! D’un di­ stinto! Torna il sorriso. La prendono meno sul drammatico. È vero a ripensarci mi da­ va ai nervi d’un tratto che tutta quella ciurmaglia ci avesse vomi­ tato addosso, trattati peggio di pezze da piedi, coperti di ridicolo... Ammetto che Prosper non ci aveva colpa, la faccenda era pulita, non m’aveva ingannato, giuntato, mentito, e va bene... l’informa­ zione era giusta, toni’è che alle otto fifteen', io mi dovevo imbar­ care!... E sulla parola!... Taci... Senza un ghello! Era qualcosa... Una raccomandazione in regola... Ha funzionato!... solo che ma­ gari con qualche barattino... insistendo... lavorandomelo meglio... potevo riuscire a fargli prendetela piccola... e anche il grimo... Ma prima dovevo arrabbiarmi un po’, fare l’ofleso da matti, mica con­ tento niente, che si insultano i miei amici... che era una vergogna! Vero che le Port Authorities rendevano dura la vita ai capi­ coffa, braccavano sul serio i clandestini, che potevano anche far due controlli... e poi c’era un tal fitto a bordo... gli uomini stipati... negli alloggi come sardine... per forza che tre sagome in piu... fa-

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covano storcere il naso... Gli armatori scherzavan mica... un taglio ai viveri... capitano a terra... sequestro del trabiccolo! Niente por­ toghesi! A loro gli bastava l’equipaggio coi suoi gaglioffi patentati! Sem­ plice in caso di sinistro. Uno scafo che si schianta, un buco nell’ac­ qua, una croce ai Lloyds, chiuso! Ah! mi veniva da compatirmi! le mie busecche in altomare! ci pensavo! Ero proprio un sacrificato! ai perversi capricci del desti­ no!... Ah! la mia sorte! bei mufloni sti amici! Mi vedevano a far la bella vita loro! Mostri! Mai visto nessuno più sordo! più cieco! Bofonchiavo tra me e me ste cose sempre cercando a tentoni la strada lungo l'Alberts Bank... sulla riva di fronte alla taverna di Prosper... Ah! la mia sorte! Ah! scusate tanto!... Dolori!... Sacri­ fici!... E di chi?... Tutti miei! boia Diol... Potevo più sentirli piagnucolare! Ah! era il colmo dell’ingiu­ stizia! Ah! che barba ste facce! Ah! sti funerali!... Ce l’ho detto subito li per la strada: basta sospirare! A far l’acrobata ci vado io! sulle sartie dell’Hdwrwwr! Con la mia faccia, le mie ossa! sono io che dovrò far capriole a cinquanta metri d’altezza, tra gli elementi scatenati! Buon pro vi tacciai E dinghere dinghere! Il fesso che ci rimette son sempre io! Ah! non ci avete amor proprio se vi lamen­ tate cosi!... eccetera! Se c’è uno da compiangere quello sono iol Io che affronto la situazione! Ahi ci avete una sfrontatezza ribut­ tante!... Però li commovevo niente. L'argine era traditore come luogo... Facile sbandare su una ro­ ba viscida cosi... Vloff... sul bordo d’una passerella... C'eran anche dei cavi che facevano scapezzare... Sosthène difatti inciampa... ca­ de... lungo disteso!... Si siede su un’ancora!... urla. S’è fatto ma­ le... Una gran botta... Meno male che era buon segno... cascare su un’ancora!... porta bene... Bisogna ammetterlo, e basta!... Il caso è padrone!.,. L’ha detto lui stesso... - Muoviti! pimpinella, muoviti! Guarda dov’è che è! Cioè Pro­ spero che stava per riaprire... Si vedeva una lueina in fondo all’ac­ ciottolato... La taverna... il finestrino... Ci avviciniamo... Sentia­ mo rumore... C’era già un fitto di clienti... Una fumana densa in­ credibile che faceva color malva d'acquario! tutto fluttuava sotto le lampade, gli omarini glauchi! Ghirlande di focherelli rossi, in­ torno alle tavole, le pipe. Urto due tipi permalosi... qualche mi­ naccia... passo, mi sbrigo... Ce lo voglio annunciare a Prospero... Il caro amico!... carattere d’oro!... Che me la filo... che non mi vede più!.., Concluso per l'America...

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C'è gran buriana al bancone, mi tocca sovrastare tutti... sbraito come un matto... -Hi! Prosperi è andata! òppete! zzm! Il mio richiamo. Mi vede avanzare, fendere il viola delle pipe... il nebbione fitto... Credo di fargli una sorpresa! Manco per so­ gno!... Sciacqua i suoi bicchieri... Continua... Baccaglia con un Taliano, il pilota del Majoric. Me lo presenta: -José di Maiorca. -Allora! Sai? annuncio io, partenza! -Che partenza? -Ma sulla tua velosa! -Quale velosa? -Ma insomma, VHamsuns, Sandrone! Gli scappa da ridere. -Te lo sei sognato zucca, mi fa... -Sognato? Come? Già tutto a posto! -Macché! va' là! - Io ti cago Prosper, ecco! M'imbarco alle otto ti basta? Alzava le spalle che l’avrei accoppato. -Stasera, scemo, è la tua festa! Cosi mi risponde! -La mia festa? La mia festa di cosa? -San Ferdinand, bello mio! -Ferdinand? Non mi risultava. -Ma sf! aggiunge lui... Non lo sapevi? Che Cristo c’entra la mia festa? -Ma tutti ti vogliono festeggiare... Come si fa a partire il gior­ no della propria festa?... S’è mai visto! Il suo socio naturalmente rincara la dose, quel José di Ma­ iorca. Sgranavano tanto di fanali tutti e due per l'orrore che io par­ tivo un giorno simile!... La mia festa! Impossibile!... Io non ci avevo nessun santo... Neanche lui naturalmente! Tutto per intimidire... Attacca poi a parlarmi di Cascade, delle ragazze, degli amici, che volevan tutti farmi gli auguri, che si offendevano a morte se non accettavo la cortesia, che s’eran tutti preparati a fare una bal­ doria fantastica, un’occasione speciale per annegare in un colpo solo tutti i magoni in un fiume di champagne, cosi poi ci si sente pili leggeri, che era anche un bel modo per festeggiare la vittoria,

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c il ritorno fra poco dei soldati! Mi potevo mica tirare indietro!... Un sacramento di balatrone di bisboccia, con figa e tutto! Le mine in vacanza! il baite al completo! E tutto per san Ferdinand!... Si parte no il giorno dell’onomastico!... Però mi lasciava perplesso... non volevo far troppo il maleducato! Se fosse vero!... lo capirei... che avessero avuto un pensiero gentile... Volevo offrire qualcosa... Ma lui mi anticipa. -Tocca a me... Signorina? un goccetto di banyuls? E lei non­ no?... Banyuls per tutti. Mi scavalcava. Ahi mi chiedevo che cosa succedeva. Nessuno s’era mai preoc­ cupato della mia festa... San Ferdinand... Si mettono tutti a baciarmi... la bevuta li ha messi euforici... Prospero...il pilota...Sosthène...la piccola...Di colpo un’allegria... Mi fan mille auguri... Chiedo notizie un po' di tutti... della pen­ sione... degli arruolati... Già due sono morti... -Ah! Cascade ha telefonato, gli viene in mente di botto! Mi dà altre notizie... di questo... di quello... della Carmen col culo ricucito... Gli si scioglieva la lingua... Che cosa voleva dire la mia festa?... Non capivo un granché, glielo volevo chiedere, era un’idea strampalata, che capitava un po’ a cavolo sta festa... Che cosa voleva dire cosi d’improvviso? tutta st’amicìzia? Non li ve­ devo da un sacco di mesi... Avevo tagliato la corda... Perché tor­ navano a rompermi i coglioni? La colpa ce l’aveva Bigoudi. Che sicuro aveva divulgato lui sacco di chiacchiere, eccitato la cricca... Loro non gli piaceva che io filavo via... C'era qualcosa sotto... La mia festa?... gli auguri?... hm... hm... hm... Come puzzava!... Do­ vevo star in guardia!... 0 moccarla U subito?... Via di corsa?... E se poi era lofia anche l’altra faccenda? un arruolamento a chiac­ chiere?... Se era per ridere anche quella lf?... se m’avevano brucia­ to il paglione tutti quanti?... Ah! affanculol... basta li... Stop!... baruffe!... Seduto!... Aspettiamo il gnocco! Ancora scavallare?... Mi mangeranno mica... Mi facevano ridere, tutti..,Terrori dei miei stivali! Ecco cosa pensavo! Mi prendo una ciucca! Dico a So­ sthène: -Fai cosi anche te!... e anche la piccola... A sedere!... Accet­ tiamo l’offerta del Prospero! Che versi pure! Che offra pure! Dato che è la mia festa! Alla salute! e tutte le servacce di sto mondo... lasciale sbavare, ciaccolare, smadonnare, God be damned! e gid a ruttare e bruciarsi la lingua! Boah! a sputar fuoco c fiamme nel trasporto dell’alcol. La mia festa! San Ferdinand! Tutta da ride­

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re! Rallegriamoci! Il Prospero ci resta di stucco, lui si credeva che avrei perso le staffe! rufaldo per la bertolatal Neanche per idea! Tengo botta e come! Offre la ditta! Lui mi presenta un altro ami­ co, un gelataio di Soho, che cercava pure lui un passaggio, un mez­ zo qualunque per l’Argentina... Ho capito dalle loro chiacchiere... che era un disertore, da un anno e mezzo già... della Regina Ma­ rina... Suonava discretamente la chitarra... ci aveva anche la licenza di suonatore a Soho... E una licenza di musica si trova mica per la strada... addirittura difficilissimo procurarsela... se la passano sempre in famiglia... è una cosa che non si cede per nessun motivo, dal tanto che è conveniente... Cosf ci mettiamo a parlare di licen­ ze.., dei mille modi di truccarle... che con una ne hai tre o quat­ tro... insomma le astuzie del mestiere... Abbiamo attaccato a parlare di Boro com’è che l’aveva avuta la sua da un ambulante, per suonare il piano nei pubs,., che poi l’a­ veva rivenduta a Guédon per due sterline e mezza, siccome doveva pagare una multa per schiamazzi notturni che s’era buscato... Però Guédon neanche un po’ serio... dopo qualche giorno, là che si fa pizzicare in una retata nel bar La Reale... lui per cavarsela via a palla con gli sbirri dietro, dallo sforzo gli vengon le traveggole, si caccia nel fiume If sotto il ponte, aU’Embankment, cola a picco, congestione, i granchi te lo divorano in neanche una settimana, con la licenza e tutto, capito che razza di granchi che c’è verso Vic­ toria? non si trova piu niente, i più voraci di tutta la riva, i gran­ elli «portofogna» una specie, ce n’è una tale profusione durante le maree, un tale mucchio di spessore cosf denso cosf compatto che tu li scambi per l’argine vero, ci cammini sopra senza saperlo,.. Capito che specie di granchi che c’era laggiù? Virginia era If occhi chiusi, tutte ste parole... gli andirivieni l’avevano proprio stancata... S’era addormentata del tutto... -Fai la ninna!... la cullo la mia stella... Fai la nanna!... È vero era piccolina specie cosf tra le mie braccia, una bimbina che aveva fatto troppi sforzi. - È mica gentile la tua musmè! Nota il Prospero. -Dorme la sera della tua festa! Pcr offendere... -Ehi! Stai seccando sai con sta festa! Ci avevo troppa pazienza! -Ti saluto!... Mi alzo... Mi han rotto i coglioni con sta storia.

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-Vedrai, sc non è la tua festa! Cocciuti però... - Affannilo! gli dico a tutti, affanculo! e affannilo! Mi esasperano. -Devo scappare, te l’ho detto! No? Devo essere laggiù alle ot­ to!... Alle otto quello se ne va... alle otto. -Te non sai neanche cos’è una nave! Il Napoli e quell’altro il Maiorca si sganassano, certe matte ri­ sate! -Non lo sa che cos’è! Otto giorni ci resisti, te lo dicol... Otto è già tanto! Crepi prima! ci fai il brodo te e le tue ossa! Eccola la tua cucina! -Oh! Oh! Oh! com’erano spiritosi! Minestra di fagioli! Beati voi, bifolchi! Mi facevan pena... -Ne riparliamo bimbo bello! Degli zulù meglio star zitto! Il Napo suonatore mi voleva castigare a zara. Non rischiavo molto, due o tre penny, tre giri. Però io preferivo il biliardo, ne avevo visti due in fondo al locale, ma c’era una luce scarsa, appena una boccoletta appesa al muro... Prima volevo distendere la pic­ cola sistemarla bene su due sedie o su una panca se la trovavo. Proprio in quel momento qualcuno chiede di Prospero, due tizi sulla porta, e poi dietro tutta una mezza banda. Si vede subito che gente è, venditori ambulanti, galoppini, sbarcalunario, maltesi, ci­ nesi, papuasi, di quelli che gironzolano di scondone per i docks, che sbolognano, scambiano, commerciano tra il lusco e il brusco, insomma dei eoe di ribongia. Parlano sottovoce, svicolano nell’om­ bra, non guardano in faccia il cliente, vengono e vanno come son venuti... Prende poco posto uno scampolo di seta, seta vera, una nuvola nella mano, il succo di papavero, poche gocce, un estratto di rose. Squisitezza da emporio. Roba da giochi di prestigio. Al Dinghy, li di fronte, prima dell’incendio, tutto marciava idem, sempre quando faceva notte il momento della girandola, un traf­ fico sordo all'entrata. Su questa riva, stesse abitudini! — Prosper!... sussurrano... Lo disturbano tre o quattro volte ancora, lo vogliono di persona alla porta. Al biliardo me la cavavo piuttosto male, i punti non pioveva­ no. Loro me ne davano un dieci di vantaggio per il mio braccio, il tempo passava, dovevo sbrigarmi... - Prosper me ne vado! Ciao! Amico! Tante belle cosci Deciso. Lui mi sbarra la strada. -Ma no!... Ma no!... Va’ là! guarda!

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Spariti tutti. Giuro! Fatto strano! Sono sorpreso perfino io... piu nessuno! Si piazza davanti a me, m'impedisce a tutti i costi di passare. -Dài! lasagnone! che idea! Dov’è che vai? È la tua festa! Vuo­ ta adesso la baracca, ai tavoli piu nessuno, pili niente, più un cane, tutti i clienti scomparsi, solo il fumo che fa delle volute, fluttua sotto i lucignoli, e l'odore di cavoli, di rancido, di cicche e di al­ col. Una puzza disgustosa, mi risiedo. -Ma scossa... gli faccio, la tua lanterna! Vedi come scossa?... Dondolavano tutte dal soffitto ste specie di lanterne, tutta la sfil­ za, mica una... tutte... a sto modo dalle arcate, che anche la testa mi girava un po’... dava fastidio... E il Prosper la piantava più di berlingare, di lavorarmi. -Te non parti Ferdinand! Te non parti!... -Affannilo! gli faccio io... Affannilo! Affannilo! Non ce la facevo ad alzarmi... un capogiro... -Oggi non parti! E il chiodo fisso di sta pittima! Però testardo anch’io... -Ma si! Ma si! Testolina! -Guarda un po’ li! mi fa lui... Guarda bene!... Non hai visto il più bello... Hai mica guardato bene... Nell'angolo laggiù, punta il dito, nell’oscurità, in fondo in fon­ do! Vedevo nisba! -Ma si!... Ma si!... Guarda bene! Sgrano gli occhi... Ah! ecco!... Là!... il cappello?... le piume... braccia incrociate, qualcuno che dorme sul tavolo... — Bè? chiedo io... Lui chiama: -Delphine!... Delphine!.., Ehi!... Il fagotto si muove... lo scacciarne... È lei! La sua pettinatu­ ra!... Si stropiccia gli occhi. Cerca di vedere chi è che la chiama... -Delphine! Delphine! Siamo noil Acciughina! Faccio l’affettuoso, non ci ho motivo di giocare a nascondino... -Ah! darling! Ab! Treasure! Si buttai le sottane, lo strascico, tien su tutto col braccio... Ec­ cola!,.. Mi salta al collo... -1 knew darling! I knew! Lo sapevo che venivi... Questa poi... —How did you know? M’informo... Com’è che l’ha saputo? -Oh! l'ho sentito dire, un po’ qua un po’ là...

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-Di’ cocca fai la filona? Era proprio una malattia... Mai pane al pane... Adesso anche sta vecchia berta! Gin gli indovinelli... con le moine... Mi circuiscono tutti e due... Ci si mettono insieme. -Dài resta, che ti diverti! Anche la bimba... e il grimo! Il feno­ meno! Ci vuol lasciare? Tutti d’accordo che sarebbe stato un delitto!... Lei attacca con la solfa della compassione... - Worried young man? ragazzo inquieto! Oh! poverino! Mi vuole coccolare sta capra. Sono la sua vertigine... Me lo declama... «My fancy! My fancy!...» Mi salta di nuovo al collo! Grazie a Dio Virginia non è gelosa!... e poi è la mia festa... che gioia nei cuori.., Delphine si esalta che io partecipo alla festa di san Ferdinand... -Long life to Ferdinand! Lunga vita! Lunga felicità! Mi godo. Felicità, salute, ricchezza! Tutto per me! Mi veniva anche da ridere alla lunga. Stavo allo scherzo,.. Adesso che l’avevano svegliata la Delphine era proprio su di giri al massimo... Guaiva con una voce stridula, chioccia. Dove­ vano sentirla anche fuori, lontano... Ha voluto trincare immedia­ tamente, brindare alla Vittoria! Ci è toccato servirla e mica poco, s’è piazzata davanti al banco, rivolta verso di noi, cappello di tra­ verso, sottane e strascico tirate su, comincia lo spettacolo... -Per noi! Per noi! Ce l'ha detto subito... In nostro onore! Spettatori d’eccezione! Lei si prepara... -Honourable Company! Attenzione canzone scelta! Prepara­ zione. Qualche strofetta con mimica dalle Merry Wives of Wind­ sor1. Alza il bicchiere! Subito la prende la passione, gli si storce tutta la bocca, l’occhio sinistro gli va a finire tra i capelli, dal tanto che ce la mette tutta. Tye on sinful Fantasy! Tye on lust and luxury! Lust is but a bloody fire!

Con un grido si lancia.., becca la nota troppo alta... stecca, si arrende, scatarra... tossisce che può più fermarsi... Tutto il bic­ chiere gli vien fuori dal naso!... si contorce!... mica se la prende... La facciamo sedere... Lei ci vuol rifare... Ah! no basta!... Mi con­ gratulo... Chiacchieriamo un po’,.. Non volevo fargli domande... Ma ce n’avevo voglia... come erano andate le cose dopo Van Cla-

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ben?.,. Aveva letto i giornali? Aveva avuto guai? Com’è che era scomparsa... che nessuno l’aveva più rivista? e adesso li? Ah! non mi raccapezzavo di vederla cosf di botto... mi emozionavo a guar­ darla... usciva da un sogno quella H... op!.,. veletta... mezziguanti... tutto... come niente fosse... sempre eccitata, svitata, cicalona... Non poteva finir cosi... Mi sembrava... Facevo un sogno da sve­ glio... e poi però era proprio lei... Delphine in cipria e ossa, occhi sgranati, strigolona... tutto... Non era un’altra... Ero mica sbron­ zo... non avevo fumato... e poi Greenwich era vicino... di fronte... no!... dalla stessa parte! Due minuti... sacramento!... mi vengono i sudori!... -Musino! ci faccio... Musino! Momenti urlo! canchero... Mi riprendo... Faccio uno sforzo... Lei mi chiede chi è Virginia?... Non la conosceva... Mi tocca pre­ sentargliela... Ma se ha appena cantato davanti a lei le Merry Wi­ ves'?... Ah! proprio è svampita! - Darling! Darling pet! Le presento... ci si sentiva più... nel locale... C’era gente... nuo­ vi arrivi... tutto un taroccare... Ho dovuto sgolarmi per presenta­ re come si deve... -Mistress Delphine!... non mi sentivano... Mistress Delphine! Gran riverenza dell’artista a tutta la compagnia... dal bancone! Una presentazione in regola... Mi scordo niente, neanche i parti­ colari... le guarnizioni... le splendide piume... l’occhialetto, i clas­ sici! Che artista che era stata... che era tutt'ora! Goddam! Lascia­ temi dir tutto! spiegar bene, tradurre per Sosthène, rimbambito che non capiva. -Delphine Vane! Sosthène! Artist! Lei mi corregge, seccata: -Yes you said bubble... Artist... certainly! Comedian! Many parts young man! Many souls! and some! Mi trova freddino... -Numerose parti giovanotto! parecchie anime e altre ancora! Là! È il tabarin! Ruggiscono!... tutti i tavoli fino in fondo!... Basta il suo cappellino, le due velette, le piume di struzzo gialle e rosse, l’occhialetto, c’era da spanciarsi, anche a Londra!... In pili con aria di sfida... si mette a ingiuriarli... -Silenzio! Silenzio! despicable! Silenzio! Miserabili somari! Rang!.,. Bamg!... Banfi... Senti che esplosioni là fuori! In quel momento preciso! In tutto il cielo, pare... trema la terra... Bang! Bang! Sopra a Poplar piovon bombe... Tutto scossa, la baita, i ta­ voli e tutto... Scariche furiose... gli Zeppelin?.,. Non si vede be­

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ne... Bagliori rossi, in cielo e nell’acqua... sciacquìi... la notte s’il­ lumina... riflettori... la campana dei pompieri a triplo galoppo... il macinino antincendio... che passa... a palla nella notte... bagliori rossastri su tutta la riva di fronte... «Patapum!... Pflac!...» Un’altra gragnuola... tuona dappertut­ to fra le nuvole... Mica spaventoso... né sinistro... fa piuttosto fie­ ra e patapum!... fuochi d’artificio!... Hurray! Hurray! crepiti sec­ chi... scoppi sordi, un baccanale di tuoni... Delphine s’entusiasma. — Hurray!... Hurray!... Celebration!... Long live Mary!... Long live the King! Saltella, sgambetta, prende il cappellino, le velette, pronta per la sommossa... Brinda tre volte a re Giorgio... Occhio! il commis­ sario fluviale! quello della polizia di Amont, non l’abbiam visto avvicinarsi, ci nbbiam troppo da fare per i botti... Ci interpella... Scende da un canotto. -Gentlemen! Gentlemen! a child lost!... Un bambino perdu­ to!... Lo sta cercando. Ci pianta la torcia in faccia... «No Sir!... No Sir!...» tutti insieme. -Good!... Va bene!... -Good night! Sparisce. Era proprio una girandola bellissima allo zenith, un gran badabum! in aria dappertutto!... cesti di fiori infuocati! sopra la cit­ tà... con gambi da vertigine, fogliame blu, giallo, rosso... Ah! ci sapevan fare a meraviglia! Ah! mica come al fronte! Qui scoppiettava fino alle stelle, striava, folgorava nei cieli! Mica vi esplodeva nelle palle! Si guardava di gusto! Si vedeva anche piuttosto bene dai vetri del baragozzo! Sono tutti usciti un’altra volta per ammirare meglio gli effetti... Branco Sosthène, era il momento... Io filo... sono intronati que­ sti qui... io sono in ritardo... e la nave parte! Eight fifteen. -Ah! farabutto! vuoi mica piantare la piccola?... Vuoi mica fare una roba simile? -E te? te non ci resti? lofiasso! Non te ne puoi occupare? darti un po’ da fare? Mentre che io mi faccio in quattro per voi?... pre­ paro le cose laggiù? Non puoi far divertire un po’ lo zio? Aiutare un po’?... Sfaticato... -Ehi, di' te, questo è troppo!... La balenga, la grinta, ondeggiava. -Ehi! di’ un po’ te!... Ehi! questa poi!... saganatol Secondo lui ero carogna a partire cosf, una schienata schifosa!

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Ci voleva restar no a Londra, Voleva partire insieme a me, seduta stante... neca aspettare... La conosceva TAmerica... Se la cavava meglio di me... A sentir lui... -Sci troppo vecchio decrepito!... sei troppo vecchio... Mi mandava a remengo. -Restaci te con lei! Sei tu quello! È incinta no? L'hai detto te!... adesso coi rimproveri... Mi toccava urlare dal tanto che fuo­ ri bombardavano... ci sentivamo più! Un gran artificio di esplosio­ ni, di petardi sopra Kingsway, Millbridge.., e piu lontano anche... verso Newport... tutto il cielo pieno di razzi... raffiche, cascate cre­ pitanti ovunque, gli echi crac rombanti, riflessi di fuoco... pieni i vetri!... Era la caccia agli Zeppelin, tutti vanno avanti indietro da­ vanti alla porta.,, si baruffavano If sull’argine, che erano invece aerei, «Taube» a quei tempi, i tedeschi avevano proclamato che avrebbero ridotto Londra in cenere! Era da vedersi... La clientela s’era messa paura, volevano essere in prima fila... Io sono uscito con la piccola. Spettacolo entusiasmante bisogna dirlo... son cominciate le scommesse... gli scaricatori puntavano su tutto... Su chi vedeva per primo uno Zeppelin*. Bevuta gratis per il primo che vedeva! I riflettori sbagliavan tutto... Ogni volta «Ah! Aah!» perché non beccavan niente... la folla delusa... bordate di fischi... Coperti di improperi... Abbasso i moccoli!... I fasci lumi­ nosi si imbrogliavano, non c’era serietà... Poi di botto cacciano un «Oah! Oah!...» Credevo che avevano avvistato qualcosa!... man­ co per niente!... Era dell’altra gente, U sull’argine... che arrivava dal fondo... richiami! Prospero gridava più di tutti: — Per di qua! Ohè! Per di qua! Ohèl... E poi a me: -Ferdinand!... Ferdinand! -Che c’è? -Ohè! Ohè! che urli! cosf tra una cannonata e l’altra. Quelli in arrivo rispondevano «Ooah! Ooah! » Degli allegroni!... A gara col pandemonio... a chi si fa sentire di più... «Baum! Baum! Ooah! Ooah!!» dalla terra al cielo. Una gran farsa. Mi sarebbe piaciuto vedere le facce dei nuovi arrivati!... che venivano in ritardo... Che tutti berciavano cosf forte per loro... «Ohè! Ohè! ragazzi!...» -Here! Here! Venite, che possiamo abbracciarvi!... E chioc­ ciano, incespicano, brancolano... dappertutto un attaccati che mi attacco... uno smadonnare... schioccar di baci... Non mi tiro indie­ tro... tasto anch’io... mi chiamano... Il mio nome... Alla fine chic-

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do... Che le facce non le riconosco... con tutti sti lampi in cielo!... Orcocane! -Viva Ferdinand! Viva Ferdinand! Uno che urla... -Ecco! Ecco!... Parapiglia... sto sul chi vive... Cerco Virginia! la ritrovo... Non la voglio lasciare... - Ecco! Ecco! Ohep! Ohep! Un'affluenza che non vi dico sulla riva... tutti i clienti sono usciti, ci si siede come capita, gli uni sugli altri!... Tasto un po’ la gente li... tutti ridono intorno... Ah! ma mi sembra di riconoscere qualcuno... -Ma è Renéel... Ehi! e quella?... È Finette!... Ma c’è tutto il baito!... tutte le ragazze e anche la grande Angèle! Se si divertono! culo per terra cosi a spingersi da ogni parte, come bambini che se la godono, proprio svitate! Io mi ci incaglio... mi raccapezzo più... Dov’è Cascade? C’è tutto il Leicester! Libera uscita! Baldoria! Matte scappate! Mi fan la festa, posso ben dirlo! Mi ritrovano alla cieca! -Eccoti qua pistolino! brutto cagone! PiscialettoI Cucùl Mi smanazzano, mi travolgono... Mi montan tutte sopra, mi calpestano, tanto per ridere, sui sassi... Io raito, chiedo grazia! - La tua festa Ferdinand! La tua festal Non oppongo resistenza, sennò mi divorano, ste furie balenghe. -La tua festa! La tua festa!... Degli ossessi!... Sono venute apposta da laggiù, dal centro, per farmi gli auguri!... tutto il baito in coro! le pischerle e le ciospe! Un tratto in autobus poi una bella trottata sui tacchi a rocchetto e per giunta i sassi... Apposta per me!.,. Il bombardamento le diverte, si sganassano a veder gli zam­ pilli, ma però ci sono anche scoppi... grandina forte tutt’intorno... che rimbalza anche sui ciottoli... Mi arriva in un occhio; Bigoudi grida che è mica vero!... Però mette paura in giro... Tornan tutti dentro... E li alle luminarie della taverna vedo le loro facce, non li riconosco tutti... Nestor il piccoletto ci ha un tic agli occhi... Bigoudi è incagnata perché s’è storta una caviglia... Tuc-la-Mouche non la vuol aiutare, anzi gli sacramenta dietro. Spintonano tut­ ti sulla porta, le ragazze si limonano, si eccitano tra loro come mat­ te, il bombardamento le snerva... Subito ci han voglia di giocare a moscacieca coi marinai, gli bendano gli occhi... Allora tutto un

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tocca-tocca... Sono venute a piedi lungo l’argine dal metrò di Wapping una bella scarpinata... Si levano le fangose, gli brucian le piote. Presento Virginia. - Importa mica, mi rispondono. La conosciamo già la tua stel­ la. Bigoudi ci ha già contato per filo e per segno l’incontro dell’al­ tra volta. Quant’è carina la mia biba... che bei polpacci, che begli occhi e tutto... che io sono un bolso... AU'unanimità... un bruto... un bastardo... «Sbadabum!...» ricomincia là fuori... riattacca forte... tornia mo tutti alla porta, non bisogna perderne uno... va e vieni... risate matte... -Poep! Poep! Huu! Huu! È la Bigoudi che ulula... Chiama nel buio... Ce n’è altri che arrivano... laggiù dalle parti della chiu­ sa... Gertrude, Girouette, Carmen... hanno preso per Tower Brid­ ge... Volevano vedersi l’incendio... Ce ne han messo ma sono ar­ rivate. Cascade non c’era... Viene dopo... Lui non andava in giro con le ragazze, gli dava appuntamento... in un bar o alle corse... mai insieme per la strada... Le convenienze... Naturalmente abbiam parlato di lui, cosa ne pensava della mia condotta,.. «Quel ragazzo mi manca... Mi manca! Scommetto che ha fatto qualche cazzata!...» Paiole sue. -Ah! puoi dire che sei il suo cocco! Se un altro ce ne avesse combinato la decima parte, che serenate! che ramengate! Cos’era successo dopo la mia partenza? la sbirraglia? Mat­ thew? Avevan chiesto di me? Pareva di si... Un po’!... E quelli nella naja?... Si avevan noti­ zie? Si tre morti... gli altri in buona salute... E le signorine?... Rirette eccetera?... Facevan le brave? facevan le stupide?,., tutta pigrizia... dure come muli... i coscritti le facevan bere parecchio... si sborniavano che era una vergogna... per farle uscire dal poltro ci voleva la fanfara... alle quattro dopopranzo... Niente ganzo nien­ te coscienza... all’ora di cena... ancora li che tonfavano... Che alla fine era proprio un vomitorio,.. Angele poteva smadonnare, mi­ nacciare, scalmanate... un’insubordinazione sfrontata...Niente ma­ schio niente rispetto... Cascade faceva il possibile ma però non voleva legnarle... ce le aveva siilo in deposito! E loro se ne profit­ tavano! Il sabato eran cosi inscimmiate che vomitavano nei corri­ doi... Tiravano avanti a forza di whisky, perfino di etere come la Ninette!... Che ne faceva bere anche al cane... Eran più neanche viziose... dormivano... e tutto per il dispiacere, pare, per la pena d’aspettar notizie... La guerra! La guerra! sempre la guerra! Solo il badabum le

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svegliava ancora un mismino... ci voleva il finimondo, cielo e terra squassati... per fargli aprire un pò* i fanali... s’ammoscia una put­ tana senza uomo... A sentir l’allarme doveva essere una gran bombarderia... Era annunciata... Dovevano essere minimo dodici Zeppelin stando alle voci che correvano, ma però nessuno li aveva ancora visti... solo una piog­ gia una grandine di schegge... che rimbalzavano sul tetto, che tutta la baita scossava, tremava... E tutti trincavano alla mia e agli as­ senti... ai presenti, alle signore, a Miss Virginia, al Cinese... Un discorso via l’altro, ho saputo tutte le notizie nei partico­ lari... quelli caduti nelle Fiandre, Raymond la Marchetta... Boby Droga,., e poi Lulu la Bremma nei Vosgi. Carmen, che era una gran comare, e poi meno sbronza, meno oca delle altre, ci pren­ deva gusto ai pettegolezzi... Un attimo, e là che riattaccano i botti... la porta scuote un’al­ tra volta... grida... nuovi arrivi... Delle matte scapigliate le ragazze del Mario, cinque 0 sei che venivan anche loro per la mia festa... tutta una smannata... sbronze dure, come marinai... Vedo Bigoudi lanciarsi addosso a loro, baciarle tutte a gran succhi... effusioni a non finire. Anche Dédé il Fisarmonica è della compagnia, sale su­ bito sul tavolo, si piazza If. Ci suona la Marsigliese con accompa­ gnamento di cannone... e poi di slancio ci fa il Danubio blu... il valzer... il piu bello... con sentimento... -Con sentimento! Con sentimento! Fatevi sto valzer! Con sen­ timento! Insiste.., Io volevo mica ballare però, né niente... pensavo solo a sbignare... Con sentimento i miei coglioni! E poi com’è che erano ve­ nuti? che m’avevano ritrovato? Glielo chiedo di nuovo alla Joconde, ma lei non vuol rispondere. — Sempre misteri! Misteri! Andate a cagare! Io taglio! Mi por­ to Virginia! Virginia l’amor mio! Categorico. Qua allora che scoppia una mezza rivolta, una furiana d'infer­ no... Loro non vogliono... Un passeraio che copre la musica! la fisarmonica, il cannone là fuori... le sirene, l’allarme del dock. Non vogliono! assolutamente! Mi ribrancano... mi rimettono a sedere di forza... Ma ecco! io mi butto nella mischia... e via di uppercut, col sinistro che mi resta, loro mi fan la presa al collo, mi stendo­ no. Mi tengono inchiodato al suolo in tre o quattro... E tutto per

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la gioia di rivedermi... Sono indignato, li davanti a Virginia... mi svincolo... gliene dico di tutti i colori..., -Ma t’avevam perduto capoccione! Lo devo capire che è tutto affetto. Volevo più parlare! Dédé il Fisa, che era un grandoso pestifero, gli vien voglia di prendere per il culo i marinai, monta sul tavolo, sgambetta... La cosa non piace... -Froggy jump! Ranocchio cavati dai piedi! Si godevano le cannonate, non volevano essere distratti! Ma uno di loro però, quello alto e secco, comincia a scaldarsi... — Go on Dédé!.., Go on my love! Love with you Dédé! Bum! Bum! Love with you! Si alza dalla panca... Traballa... Lo vuol chiappar per le braghe... Lo vuol baciare il Dédé... È una gran peppia, non c’è dubbio... Ping! Bing! Bang!... In pieno grugno giù una pettinata! I suoi soci gliele suonano... Stramazza, perde sangue... Si risiede, pian­ ge, si deterge, sgocciola dappertutto, vomita rosso, lo portan via. Il dramma là fuori continua... Tutta l’aria è infuocata... I pom­ pieri suonano, galoppano a tutta birra... si sente che trottano sulla riva opposta... Inseguono gli incendi ventre a terra... Chissà come brucia tutto Wapping... Proprio è un attacco sul serio, mica solo rumore... mica esercitazioni... Una voce mi reclama dal fondo della baracca... -Dov e andato quel finocchione... dov’è l’amor mio? È Bigoudi che mi vuole... rauca... Una voce grattata, corde ma­ late! Com’era fiera, ce l’aveva dalla prima comunione! Si tambu­ rellava il petto... Aaah! Aaah! tossendo... un cane che si strozza... Provava... «La cassa è messa male! Fin dalla prima comunione sai!... che ho preso freddo in chiesa! Al Sacré-Cccur di Montmartre! Mai più rimessa! » -Finocchione! Finocchione! Dov’è che sci? Brancola con la voce... Inzucca, la voglio scansare... Casco su di lei... -Eccoti qua amore mio! Aveva fatto tre volte il giro del locale... Vuole che torniamo tutti nella taverna adesso, compresa la piccola... -You are pretty Miss Virginia! You are pretty darling won­ der! Si ammirava Virginia sotto il lampadario. La teneva per le spal­ le, davanti a lei a sto modo con gran tenerezza. Tutti i clienti e le ragazze erano fuori a scalmanate... a ogni botto un grido... - Hello boys! Hit him! Bang!

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Incoraggiavano. Seguivano la battaglia tra le nuvole... La baita scuoteva alle raffiche, tremava in tutte le giunture dal tanto che bombardavano forte, che anche l’argine ballava. Bigoudi si gode­ va a guardare Virginia da vicino, a squadrarla bene... Se ne fre­ gava dello spettacolo là fuori... -Lei è proprio graziosa ripeteva... e poi coccolandola: Cara, cara bambina!... You are sofferente?... Suffering?... mi domanda­ va a me... inquietissima: - Ma che cos’è che gli fai? Com’è palliduccia povera stella! Eh te bestione! La picchi?... -Macché! Non la picchio! Là fuori il cannone smette, che sia finito l’allarme? Gli spetta­ tori discutono un po’, ciangolano in solfa, poi tutto torna calmo. La riva rimane deserta, è tardi, battono le tre e mezza al Big Ben. Resta solo lo sciacquio della corrente, i rumori lontani, del porto, il vento di Tilbury, le navi che tonneggiano... si fan richiami... Ah! vorrei partire anch’io,.. Forse ce l’avevo ancora qualche minuto!... Magari erano ancora in porto!... Ma m'ero stancato troppo, non basta la testa che mi ronza, c’era stata anche la lotta con quelle matte... m’avevano sbaiato... e quell’altra, la Delphine, con le sue simonate... Cos’è che dovevo fare? Decido che è meglio aspettare un’altra mezz’oretta. Mi metto a sedere, con Virginia, Bigoudi, il Napo li di fronte, Dédé di fianco con due tre donne. Facciamo quattro chiacchiere... Torniamo sempre sugli stessi argomenti cioè risse e aggressione. Che erano state vittime di aggressioni incre­ dibili, poverette, nelle ultime settimane, certi farabutti, borsaioli d’una sfrontatezza mai vista... Sentito cos’è che succede tra Bond Street e Tottenham? quelli portano via tutto in quarta bella, l’in­ casso, la borsa, i documenti, ti sfiorano, filano come frecce che neanche ti accorgi. Scompaiono nella notte. Ciò spiega l’infelicità delle signore dato che gli han preso tutto, tutto scippato, che tor­ nano pulite dalle battute, dopo otto dieci ore di fatica, sconfor­ tate, malate, scalcagnate, per quei vampiri di borsette. Tutta colpa dell’oscurità. Però Angèlc non abboccava. -Balle! care mie! ci avete la gola come un pozzo! Ve lo ciuc­ ciate tutto il grano, questo è il fatto! Ah! proteste a non finire! orrore! Supporre simili crimini! Che razza d’ingiuria! Sospetti disgustosi! Ah! Questa non la tollerava­ no! La rivolta delle innocenti! Piangono come fontane, soffocano dai singhiozzi! Che invece è proprio vero sacrosanto, che esistono sti battitori notturni! Tutte d’accordo! Che il fatto è ben noto! I

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vampiri! 1 fantasmi! che è la banda di Consuelo! il mecco delle Àladrid Follies, quello delle slot-machines... È mica da starci a pensare, da chiedersi se c’è il sole quando nevica! È lui che fa i colpi! Già s'era fatto castigare per sto genere di roba... Che gli era costato un orecchio verso il 1909... È Jean-Jean che glielo aveva portato via la sera di Natale... Jean-Jean il Parigino regolava i con­ ti la sera di Natale... Bigoudi che ste cose le aveva viste, lei si che poteva parlare di ricordi... Ventidue anni che era a Londra... il mio primo aborto... li snocciolava uno per uno...potrei averci una bam­ bina inglese di’ un po’! più grande della tua!... Un bacio a Virgi­ nia!... «.Pretty Miss.1» Erano scuciti i suoi ricordi... Venivan su a singhiozzi. - A quei tempi 1... Uaah I... gli uomini erano rispettati !... Uaah !... e anche le loro donne... Uaah!... sui marciapiedi di Londra e sul lavoro dico io! uaah! ci andavan no in guerra a farsi inculare! uaah!... Ma Angèle non era d’accordo, non le mandava giù ste scemen­ ze... fantasmi, vampiri, ecc. erano tutte panzane per lei, invenzioni da disoneste, da bugiarde, depravate, che non ci avevano più co­ scienza, che si inciuccavano nei bar! Ah! Allora grazie tante che non stan dritte... «Brutta zoccola! porca! schifosa! può parlar fin che vuole sta sbalata! bugiarda! Ah! te sentila! sto fiele! solo bu­ gie ci ha in bocca! che ci soffoca, ci asfissia! Ah! la troiaccia! Senti che gas!...» Virginia non capiva tutto... Era troppo gergoso per lei... Ma però si divertiva uguale... moltissimo!... pensava più a dormire... Era una novità per lei sto pollaio schiamazzone... Ci si divertiva più che dallo zio... Riattacca Bigoudi: -Di’ un po’ è palliduccia la tua ragazzina... -Ti riguarda? -Ma si disgraziato! Ma sì! Sicuro!... È proprio fine il tuo gio­ iellino!... Dài me la lasci?... Te rauss!... in America!... Mi cacciava fuori. Ah! che spiritose, le puttane, si pisciavano a vedermi così fes­ so! che sposavo la mia biba con Bigoudi! partire come mozzo!... da solo!... Il vento ti porta lontano... Piccolo mozzo va'...

Tutti in coro!... Tutto il caffè, i tavolini, il banco! anche Sos­ thène! anche la grande Angèle!...

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Facile farle spanciare le troie in banda... che per una scoreggia ci ridono... si annega una mosca giu la crisi!... la cosa orribile però è che la mia tenera col suo faccino cosi fine... lei si diverte iden­ tico... una matta come le altre, alle peggiori battute merdose, idio­ te. Mai che l’avevo vista ridere cosi di cuore, dei giochi di parole più stronzi... di tutto e di niente... anche di me alla fine... ero un bel bersaglio con la mia mania di viaggiare, la mia crisi di cuoco lungo corso!... C’era da morir dal ridere a vedermi cosi comico e sandrone!... Unico! Una malattia. Il giullare delle mine! -Ci hai una bomba sotto il culo? trinca! Non stare ad anne­ garti! Stai bene qui! zuccone!... Cosi pensavano loro!... Ce l’hanno con Virginia... -La riporti no a scuola? Te la riprenderanno! Sluma i calzi­ ni!... Vengono a tastargli i polpacci... -Dàlia la tua bambola... Daccela! te non ti serve... Tu foreggi! E tràcchete piomban su Virginia, la sbaciucchiano da tutte le parti. Bigoudi non vuole, ci ha i fumi. -Fuori! Fuori dai piedi! Satire!... -Ouu! Ouu! Nonnina! Al canile! barbuta! È nostra!... Nostra la bimba! Cappuccetto rosso! E giù di nuovo con le effusioni, bacetti a tutto spiano! Tutti che la baciano la mia stellai Anche Prospero la sbaciuzza! è la sua cuginetta dice lui!... Sosthène manda baci traverso il tavolo. Non può più muoversi niente. Non ha rifiutato un bicchiere, se li è scolati tutti. Lui cosi sobrio com’è, partito, steso sul posto... Può appena appena alzare il bicchiere!... che gliene diano ancora... e poi sorrisi tutt’intorno... Prosper stappa un altro brandy... versa tutto nel vino caldo, la ba­ cinella, poi gin e una scorza di limone... È il punch super del Moor and Cheese ci annuncia... Roba da stroncarti un reggimento. Io faccio finta di bere... bevo mica.., Troppo male mi fa alla testa!... già ragiono poco... scazzo bastanza... Fatto sta che è tutto un giu­ ghi... Mi sorge il dubbio, ma il conto? lo spaghetto che non mi viene!... Avverto Prosper... -Attenzione! socio! manco un penny!... -Non preoccuparti! mi risponde... -Va bene! Va bene!... Non insisto. In fondo è giusto... Ho pagato, io, sacramento! tocca a loro! E la mia festa! si capisce! festa o non festa! canchero! io mutilato 80 per cento! Magari lo capiscono! Meglio tardi che mai!...

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Che soddisfattone! Ma la mia festa? Non capisco più!... Vedo doppio... Richiedo... - E la mia festa? Prosper? -Vuota quel gotto! Parli a bocca piena... Mica il caso di insistere... Si spanciano subito come matti... -Una cantone! mi tormentano! Canzone! Bing! Bing! Bis! -Bis! Bis! Canta Ferdinand! Paghiamo noi! Madonna!... che cattiveria! Me la scavo subito... E gli canto... I tuoi occhi belli!...

dal mio repertorio numero 12... Le ore son bre...c...vi!

ecc. e poi subito dopo... Fairy Queen...

A grande richiesta, in inglese... il successo di Gaby Deslys la stella dell’Empire in quel momento... Gli applausi furon scroscianti, specie a causa del mio accento, ero bravo a imitare... Virginia adesso tocca a lei... -Su Miss! in french! in french! Rideva tanto Virginia che non poteva neanche cantare... Si di­ vertiva moltissimo con sta gente. Il vino caldo la mandava su di giri. Non era abituata... Dopo un momento però gli torna la voce.., -In french! In french!... A voce spiegata signore e signori!,.. La Rondinella.

Con tante sfumature, ghirigori, belle riprese, volate e trilli... tanto graziosa la sua canzone quanto i sorrisi e la bocca di perla... tutto quanto... iti_ „ .......... Ah! Torna Rondinella! Che trionfo! le signore se la mangiavano con gli occhi! «Dio com’è bella! » Mi pare un angelo... Bigoudi la più matta... - Un angelo!... Una voce celeste... L’estasi! Solo Delphine che non abbocca... A lei quella canzone 11 non gli andava... né la mia stella né nient'altro gli andava... Gli viene la furia... ringhia... urla, monta sul tavolo, intona: It’s a long way to Tipperary...

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Lei la guastafeste... la troncano, la caccian via... Proprio in quel momento altro tramestio, altro baccano alla porta... dei mecchi che bussano... Prospero salta allo spioncino: gente che chiede: -Ci sono? Riconosco una voce! Cascade! Allora là gridi per tutto il locale... Tutte le mine che gagnola­ no... «Per di qua! Per di qua! Allò! » Un’ondata di gioia nella ba­ lera! Che bello ritrovarsi! «È qui! È qui!» gridano loro... Di me che parlano... -Ahi meno male! meno male! finocchione! Di colpo to’ che capivo tutto... Mi venivan certi dubbi... È il colpaccio... è l’incastrata... per me tutte ste crocchiate! Che roba! La festa di san Ferdinand! e il resto! Se si son dati da fare! Bel godiolo per me povero stronzo! Dovevamo sbignare all’alba! te­ la!... La prima idea quella buona!... Ci hanno messo il sale sulla coda. Forse hanno portato le pule... Non le vedo ancora... La naso la cabala... £ la danza dello scalpo!... -Vendetta!... che si son detti!... Ferdinand ci ha bruciato il paglione! To’ bello! Adesso arriva la pagai Liscio come un olio! Venuto a marino! Ah! canchero! Ci ho un sussulto! io faccio fron­ te!... Lo vedo arrivare.,, fongo grigio... ciufio impomatato... - Su! Cos’è che vuoi? domando... -Me niente, ragazzo mio, proprio niente!... Ci ha l’aria un bel po’ sorpresa, di trovarmi cosi inquieto... bru­ tale! -Sei malato?... chiede... Sei malato? Sei mica contento che ci si ritrova?... Siediti lo stesso... siediti... Lui è tranquillo... Mi viene da sacramentare. - A quanto pare il signore visita Londra... Lui che attacca... Butta uno sguardo verso il bancone... verso Sosthène... un sorriso a Virginia... Le ragazze guaitolano, sono al settimo cielo... per il modo co­ me mi tratta da pivello... da debosciato... Prosper anche lui che ci si mette... va nei particolari. -Cascade! poveretto te non sai tutto! Il signore! se ne va! Il signore viaggia'... Il signore ce ne ha a basta di noi!... Capito la novità? Ah! era ora! Oltramar! Ammerica! con la pischerla! col qui presente signor Sosthène! na spedizione!... — Ma come Ferdinand! cosi in fretta? A sto modo senza baga­ gli? Senza indirizzo? Senza salutare?

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Lo sbalordivo il Cascade. Si caccia indietro il fongo, un colpettino... si aggiusta i capelli osservandomi... Anch’io lo guardo... dovevano essere quattro mesi o giu di li che avevo lasciato il Leicester... Era più segnato il Cascade, invec­ chiato, il suo ciufto si era ingrigito, il tirabaci, l'impomatata... Ci aveva la faccia come tutta di trucco... le zampe di gallina... gli era arrivata addosso di colpo tac una botta di stanchezza... anche la sua devozione, il tatuaggio all’angolo della palpebra s’era inscuri­ to... Squassa un po’ la balenga a sto modo... si diverte da solo... poi si ferma... si passa la mano sulla faccia come per togliersi un pensiero... torna ad essere meditabondo... -Allora ragazzo... facciam fagotto? Calca l’accento. -Ne combini delle belle! Guarda Virginia... - La musmè? La squadra... -Eh! Eh! accipicchia il mio ometto!... Guarda che roba... Ca­ rina... Carina!... Apprezza!... -Perché non la mostri? Io le mie signore le mostro! Ci ride... Ah! proprio... Le signore loro smorpiano, si strangozzano, gemono, san più die fare... Ah! son troppo spassoso!... Ah! parola mia! Ah! sono un por­ tento!... Non so mica perché... Soltanto Delphine che non si diverte... lei si sorbisce il suo punch pian pianino, Il incaponita, mugugnante in sordina, piagnona... Un’altra botta di rhum che si ingolla... è ancora più dipinta, imbozzimata della Bigoudi... che quando piange si scioglie tutto.,, la riga tutta,., leguancie a rivoli rossoblù... si alza, va a un altro ta­ volo... può più sopportarli quelli là... si ficca la testa tra i mezziguanti... s’accartoccia... certi singhiozzi... rompe i coglioni a tut­ ti... smergola tremendo... la musona... -Cos’è che c’è Delphine? Risponde niente. A me mi chiedono che canti ancora... Vabbè, ma canterò il Piccolo Mozzo'.... Là che protestano! Non vogliono.., Allora mi arrabbio! Loro vogliono roba d’amore... rifiuto... È Cascade che si esibisce... Rieccolo in squadra, era solo un mo­ mento di stanchezza...

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Pumi Pumi Pum! Pumi Il signor Sindaco è arrivato! Tre passi avanti! Un passo a lato!

Una ridatola... È piu allegro seduco che in piedi... Era per il cuore, l’ho saputo dopo, l’età. Che gli dava quella brutta cera... S’incomincia col ritornello: Tre passi avanti!...

E l’imitazione del trombone!... Chi sbagliava pagava... Tre got­ ti dietro fila... Venivan fuori degli sfondoni goduriosi! Me ne va­ do? non me ne vado? Un inciucchito che voleva sapere... mi è venuto a fintare sotto il naso... - Going? Going lad? La Bigoudi ci si è messa anche lei... Datemi vostra figlia Petronilla!...

E poi il ritornello... a squarciagola... Datemi! Datemi! Vostra figlia­ lo son folle... Signora Contabollc!... Oou! Oou! Oou!

Che si scandiva forte coi piedi!... -Lui sta bene U dov’è... e ci resta... Capito cosa avevano deciso? Il mio destino dietro le quinte... Cascade che era il pili categorico... -Non se ne andrà!... Sfacciato in un certo senso... ma l’intenzione era buona,,. -Anche il signor Sosthène resta con noi! Ce la godiamo vero signor Sosthène? Il signor Sosthène, per il momento, vedeva doppio... bafugliava... giocava a incrociarsi le mani... con la Joconde... Se ne ritro­ vava dieci... anche dodici!... si cacciavano delle belle sberle... pri­ ma uno poi l’altro, tanto per ridere... Pflac! Pflac! Pflac! Se l’in­ tendevano a meraviglia! Il battellieredella Reale gli tirava la voglia di un matscisch. Abbraccia allora la Mimi che salta alle sue pal­ pate... Ma Prosper voleva darci un taglio... chiudere lo spaccio... l’ora a sentir lui era passata... Hector mette in moto il fonografo nonostante il divieto... una torcigliata, un crincrin atroce!... Pro­ sper voleva piu che si ballasse... che la piantassero issofatto... «Brami Bro!» picchiano alle imposte... Ancora i polizai! For­

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tuna che non eran quelli veri!... eran solo le guardie notturne quel­ le li accanto... del dock Poplar... Li facciamo entrare... Mica cattivi questi qui... soltanto sempre con una sete... spugne maledette!... Era il loro giro di guardia... Venivan a vedere perché cantavamo... si son seduti tra le signore... Cascade ha contato la storia di Jéròme il Flauto! che per sbruffare ci aveva scommesso una delle sue ragazze che lui traversava il tetto del Crystal Palace senza sbragare niente... Che era una prodezza straordinaria, fateci un po’ i conti! a quarantasette metri d’altez­ za... traversare a sto modo tutta la vetrata in equilibrio sui pezzet­ tini di ferro... come camminare sull’aria... una roba da Tara-Tohè!... insomma miracolo!... Eran venuti tutti a vederlo, il giorno fissato! tutto il Leicester, tutto il Royal... Momento buono! lassù! lo scagazzo! che gli era venuto pflof! Uno straccio! Si tira indie­ tro!... Fa segno che scende!... Che insiste no!... Ah! allora non vi dico la cagnara!... «Culorotto! Scamorza! Sborramerda! Mollac­ cione egizio!» Lo volevan morto! Le vetrate rimbombavano! il Crystal era tutto un urlo! Se l’era cavata per un pelo dal linciag­ gio! Al galoppo! ch’era scappato... che aveva infilato la porta gire­ vole... Mai piu visto dalla vergogna, da nessuna parte... Dritto spa­ rato in America! Perso!... cancellato!... Questa la storia di Jéróme... - Te mica è uguale pivello, te ci hai mica motivo di foraggia­ re !... Le donne si sganassavano ancora a pensare alla faccia che faceva lassù il Jéróme del Crystal Palace! Oh! Oh! Oh! Una cosa tira l'altra, di buon umore adesso tutta la banda, mi dànno notizie un po’ di tutti... del Monico... del locale di Victor... dell’Aztèque... a Soho!... insomma di tutti i posti degli amici... della Tour Eifel... dappertutto c’eran state partenze, donne pian­ tate... il consolato lanciava appelli... Tutti ti vogliono... Proprio cosi. Capivo l'antifona... -Guarda! Vedi che armonia!... Si diverte!... Mi mostra Angèle e la Joconde che bevono nello stesso bicchiere... -Vedi, manco uno screzio,.. Hanno fatto pace!... Se si legnano ancora ci ho detto... «Mi arruolo! Subito! Faccio fagotto!» Vedi il risultato?... due colombe! E non esiterei!... Le ho avvertite! La Guerra o la Pace! Voglio che mi lascino tranquillo!... Sai come la penso io... Sto rumore mi fa diventar matto.

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-Ci hai un bel rumore in testa te! Me l’hai detto no? M’hai detto? -Ahi un po’ sicuro!... un pochino... Volevo mica lamentarmi... Allora mi riparla della guerra... delle mie ferite... e poi di nuo­ vo della mia testa... Mi faceva sempre male? Era buono con me.., Richiacchieriamo delle donne... Hanno dovuto far pace... neanche una parola storta... se si pettinano ancora, ce l’ho detto!... Speso via, mi arruolo! faccio come gli altri!... fagotto... alla prima paro­ lai... Ah! caro il mio pivello son d’amore e d’accordo!... E non esiterei!... Te mi conosci... Ci ho una parola sola io! Però Io sai come la penso che mi costerebbe eh! mi costerebbe... Mi guardava attento... -Ti introna tc l’alcool?... Lui gli faceva niente... mai che scaz­ zasse per questo.,. Del resto non abusava... Fatto di ferro... Riparliamo della guerra ancora... delle mie ferite... della mia testa... Ci soffrivo sempre tanto?... -Ah! pensa un po’! pensa un po’! quelle peppie!... Ci aveva un’idea fissa sui militari... Ci rimaneva secco solo a pensarci!... non li mandava giù quelli... Schiaffetto al ciuffo e all’impomatata... Ci aveva le mani pesanti e dure, il pollice spesso da strangola­ tore. Era terribile con ste mani, più di me, anche con la sinistra! con tutto che ero mancino... 11 viso non era cattivo, sempre pronto a ridere, sempre in vena di scherzare... la battuta pronta, Londra lui non l’aveva intristito... Era la guerra che non riusciva a dige­ rire... Ma in fondo affanculo chi se ne frega e via!... Eccolo che riparte... Si calava il fongo sul ciuffo e oplà bum! avanti!... Con la prima danza! la vegliarda o la giovane! nel vortice!... sfrenata gio­ ventù! Però era invecchiato in neanche tre mesi... che non lo ve­ devo... Le ragazze facevan niente per aiutarlo, erano pesanti con le loro vaccate... erano continue preoccupazioni, tegole ogni gior­ no!... per un nonnulla! Ne aveva undici sulle spalle... le ragazze del René! di Jojo! di Tatave! la Boule, di Jean Chiotte, ecc. e i rinforzi di Périgot, quelle di Vison... Tutto un baito al completo... anzi due o tre... Tutti quelli che erano filati via, partiti in guerra, arruolati a suon di tromba! i saganati, gli impapocchiati, lui aveva preso tutte le loro donne in consegna, da socio fidato, tornava» subito! Ti saluto! Era una scoglionatura coi fiocchi! Ci aveva un bel serraglio! Senza cuore! senza sentimento! Angèle me lo dice­ va!.., Ci voleva Domineddio per fargli mandar la pila ai ganzi... Piangevano.,, dimenticava» rutto... Trascurate, sozze, spione, pet­

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tegole da morire, ubriacone per giunta, piu di tutto... Il clima si capisce ci aveva la sua parte... Si annoiavano, poco ma sicuro. La storia del medico anche... Eran drammi ogni volta per le punture... se ne strafottevano delle loro fighe marce... pensavan solo a tap­ parsi di nuovo, boa, cappellini strani... e poi pernod, compravan solo schifezze, debiti dappertutto... anche dal calzolaio! Trincava­ no i soldi delle risuolature, camminavano nell’acqua, la smettevan mai di tossire... Ecco il quadro, e le gelosie per giunta, che si tene­ vano il muso per giorni e giorni, che non volevano manco alzarsi. E tornato a sedersi Cascade, stanco, sudato, guardava ballare le ragazze, tutte allegre e ridarelle. — Sono carine adesso, ma non c’è giorno che non ne stenderei qualcuna!... Ma lui non era brutale, le correzioni gli ripugnavano... -Voglio io restituirle tali quali. Ma le ammazzerei... Era una lotta per mantenere la parola data. Si divertivano a sfidarlo... Fuori si comportavano male apposta... offrivan da bere ai Taliani, combutta tra canaglie, c’eran mica soltanto i fantasmi vampiri!,.. Doveva anche fare i conti con gli altri... acciuffarsi con dei moccolosi per scemenze... e anche coi marocchini che veniva­ no a nasate le pollastre... C’era di che invecchiarsi... e la guerra non finiva!... Io guarda! quasi quasi mollo tutto)... Quanto credi che può durare?... Secondo me ancora due tre anni!... -Allora si! Saremo tutti in terracinal Dopo nbbiam parlato ancora di affari... dei clienti... e poi di questo e di qucst'nltro!... Attorno c’era la baldoria, si discuteva a vanvera... vociferavano, rompevan tutto... Si lanciavan bicchieri a pilel... Bisognava urlarsi nell’orecchio. Angèle si sgolava per dare an­ che lei il suo parere... Sbrodegona sta qui mica poco, rabbiosa, ma­ lata, un calabrone... ti massacrava le orecchie... Cascade voleva più sentirla... -Chiudi il becco! Cristo! Quello che l’interessava Cascade era la storia di Raoul, solo quella e basta... Ci tornava su di nuovo... Era la sua fissa... Capivo cos’è che voleva, -Ehi! allora di’ un po’!... Ehi! di’ un po’!... Dovevo raccontargliela daccapo... dondolava a sto modo sedu­ to... mi smicciava... che non bleffavo... che avevo inventato nien­ te.., era successo preciso uguale...

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-Sei sicuro?... ti sbagli mica? Quando sono venuti, dormiva? Sicuro che è cosi? -Ma dài! Dài ero li!,,. Non potevo dir meglio... Era il letto di fronte... il 14!... Fuori tutti i particolari!... vedevo che era commosso... Si ag­ grappava al minimo dubbio... — L’han portato via alle quattro? Faceva chiaro dici? -Non ancora! -Zoppicava? -Te l’ho detto! Il plotone voleva sapere... quanti erano? Questo non l’avevo vistol... -Ah! vedi! vedi!... Gli rimaneva il dubbio... un tantino... non ci credeva fino in fondo... Però era vero... — Ti ha dato il mio indirizzo? -Te l’ho già detto! La sera prima! Altrimenti come venivo?... Cento volte glielo avevo ripetuto... non potevo essere piti pre­ ciso... Ma sto dubbio lo struggeva... Dovevo contargli ancora, le ultime parole del Raoul, quando mi aveva detto: «Non andarci! Filai » e altre parole... Mi ricordavo mica tutto. Ma m'ero ricor­ dato l'indirizzo. Alla fine son stato zitto... Ero stufo di contar sem­ pre la stessa roba... Non potevo dirla meglio di cosi... Ce ne faceva una malattia garantito. Si torturava per niente. Si rodeva dal dubbio.., che l’avevano proprio fucilato... non ci cre­ deva completamente... Però era vero... -Lui ti ha dato il mio indirizzo? -Te l'ho già detto! il giorno prima!... Come facevo a venire? Non potevo dire altro. Restava If a cavalcioni sdondolante!... Gli veniva la malinco­ nia... Restava a sto modo inebetito... li sulla panca... Parlava più... guardava più niente... e nessuno... Sentiva più il baccanale!... gli urli intorno a noi... grugniva sempre uguale... -Sacramento! Sacramento è duro... finiva più... si riassestava il ciuflo... lo lisciava... col palmo della mano... incaponito e bor­ bottone... Ci aveva la sua idea... Badava no agli altri... C’è da dire che la festa era al culmine... le mine avevano co­ stretto Prosper a prendere l’ocarina... altrimenti spaccavano tutti i vetri!... Ci piantano delle scene isteriche per via del tango... È la danza che le straluna! 1’una dentro l’altra!... Là che ad Angèle gli viene la mosca al naso e vuol buttarsi su Carmen... Fine dell'arnù-

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stizio!... «Kzz! Kzz! Kz!» si rinfiammano... fulminano... Ci sono i pro... i contro... Fanno cerchio perché se le diano... Cascade lui guarda... Vede niente... Guarda dritto davanti a sé... assorto... si rimette il fongo... se lo toglie... Ci ha l'idea fissa... Mi prende per la manica, mi trascina, lascia che le donne si strizzino... -Capisci! che mi fa... Capisci... sua mamma... insomma non importa... son io, vero, che l’ho allevato... Allora capito?... È que­ sto che conta... Mi prendeva a testimone... Mi sembrava mania­ co... Ci faceva una malattia per quel chiodo fisso... Si ha fretta quando si è giovani, neanche le difficoltà ti inse­ gnano... ci vuol l’età, la stagionatura... per afferrare un po’ le co­ se... mica sbragare tutto quando ci si butta... La giovinezza è come un cane... Mi seccava alla fin fine Cascade... con sta storia di Raoul. Io me l'ero dimenticato il Raoul... Lui dimenticava no. Ce ne sono motivi per esser tristi... Ce ne sono anche per riderei... Cosi la pensavo io a quei tempii... Ci dico: -Andiamo su Cascade! Bisogna mettersi il cuore in pace! Pen­ si ad altrol Guardi la Bigoudi, lei non si dà pena! Per l’appunto lei si stava spogliando. Si preparava a dormire li! davanti a tutti! sul biliardo... s’era levata il corpetto, la cami­ ciola, le sottane. Ci si stendeva sopra. Nella sua idea... le guardie la solleticavano... lei mandava dei gridolini, era al settimo cielo... Gli interessava mica a Cascade... - Pivello! mi chiede.,. Resti con noi? Dov’è che volevi andar­ tene?... -A La Piata! sull’HdWJWwr!... Il Kong Hamsuns... con Jovil nostromo... - Chi è che te l’ha trovato? Prospero? Lo sluma allora... e cattivo... Sistemo un po' le cose... spiego... Recupero... -Ho insistito io però... Non voglio beghe con Prosper!,,. Non volevo assolutamente! Lo affermo... Lo certifico... Non vorrei che ci andasse di mezzo... quia... Sono un regolare io... -Vabbè allora!... meglio cosi,.. Si risiede... non doveva essere in programma che io mi prendo libertà di sto tipo... che mi imbarcassi su un veliero. Andava a fini­ re che gli dicevan dietro a Prospero... Dovevo restare e basta!... Lo guardavo ancora il Cascade... il fongo ficcato sugli occhi..,

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la cicca che andava e veniva... strafiugnata in bocca. Tutt'un tratto era cattivo... smicciava le mine... Se la spassavano loro!... Cake-Walk adesso!... Sgambettate!...Traballanti...Vacillanti... Roba che a Cascade piaceva mica... Me lo vedevo che adesso ci saltava in mezzo, ne ciullava tre o quattro... loro facevano appo­ sta a far cagnara... Si conteneva... Masticava la sua paglia... Ci ve­ devo la mascella... -Ma guarda un po’! che pantomime!... Erano sbronze da non tener dritte... Avevano bevuto più degli uomini... più dei marinai... -Perché le hai fatte venire?... Ci chiedo alla fine. -Ma lo sai benissimo, andiamo, che è la tua festa!... Alè! ci risiamo!... È la mia festa come io son prete!... Adesso esagerava a spingerei -Ma si! Ma si! Vedrai! Insisteva forte... -Vabbèl... Riattacca a brontolare... si affloscia, si risiede... «Bang! Bang! Bang!» bussano alla porta, e duro stavolta... «Musica stop!» or­ dina Prosper... Le ragazze spengono e soffian sulle lampade, Ca­ scade non vuole, riaccendono... Prosper socchiude... Due uomini spingono... entrano... È il Nelson (dello Square) e Mille Pattes... Tutti spolmonati, sudati! Vedono Cascade, si lancian verso di lui... -Arrivano... sussurrano... Arrivano!... -Bè? Bè? Lasciali venire!... Non gli piacciono gli urli... -Dov’è che sono? -Nel cab\... -Dove sono? ti dico... -Jeensyn Road... -Ebbe? - Vengon dal lungofiume... Fa segno è pesante?... Fanno sii... -Guidali te Mille Pattes... Che loro non sanno... Gli dici che è O. K... Te Nelson mettiti alla buia... Soprattutto non muoverti... Arrivano... E poi subito un gran andirivieni... dei richiami... altri Piui-uit! Piui-uit!... Scricchiolar di ciottoli... passi...

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-Prosperi... Prosperi... Cascade mette in moto... fanciulle a tavola! Comanda. -Ce n’è altri? storce il naso Prosper... -Ce n’è altri? Ohe pappone! disgraziato! Ti vuoi spicciare? e il caffè!... che sia caldo! Capito?... Prosper esce, lascia la porta aperta... Non c’è piu confusione fuori... piu parole, piu niente... solo lo sciabordio sugli argini... il macinino di Prosper che macina... dal fondo della cucina... il ding... ding... ding... del tram lontano lon­ tano... dall’altra parte... sull’altra sponda!... Sosthène si accosta... Mi chiede: -Cos’è che c’è?... Hai sentito? Mica tanto sbronzo... Cascade lo sente... -Va in malora!... taglia corto lui.,. Non è il momento di seccarlo... Io mi chiedevo anch’io... Ta­ bacco?... Ribongia?... Un sacco di macuba?... roba pesante?... che sian tappeti?... armi?... Trasporto discreto in ogni caso... sicuro un traffico,.. Ci domando a Cascade... -Roba grossa?.., Avevo visto il suo gesto... -Vedrai! Vedrai! Stai If!... -Ah! ostia! io filo! mi aspettano sul barcone!... — Macché!... Macché!... t’aspettan no!... Lo secco,,. -Ma si! che gli faccio... M’aspettano... Mi facevan venire su i nervi... là di colpo!... tutti insieme riu­ niti a sto modo dal Prosper!... Che senso aveva?... Quel figlio di troia di Nelson, il putrido Mille Pattes!... e tutte ste inciucchite?... e quell’alrra guangunna?... e il Cascade?... e magari il Jovil per giunta?,., che era tutto convenuto!... Un’imboscata facile facile!... -Ohè te! gli domando secco... Vi siete dati convegno? - Un altro mestolo!... mi risponde... il vin caldo fa bene al pet­ to... ti becchi un accidente! sai son brutte le correnti d’aria!,.. Un accidente!... La porta restava spalancata... le ragazze tossivano... ghignava­ no, si davan gomitate... Rumor di ciottoli... arriva gente.., cioè s’avvicinano... Cascade afferra le lampade, soffia... le ragazze protestano... -Chiudete il becco!... Esce... Parla... Ritorna... Son tre... portano... vedo le loro om-

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Ere nel riquadro, lo sfondo piu scuro.,. È pesante la roba che por­ tano. Virginia mi bisbiglia... -They carry someone... Portan qualcuno... Non volevo dirlo... Richiudono il battente... Prosper riaccen­ de... Vediamo... Vedo i portatori... È il Clodovitz e Boro... Me lo sentivo... Posan il pacco a terra... È pesante... È grosso... Puzza or­ rendo... Sorprende subito... si spande... tutti nasano... Nessuno parla... Mi guardan tutti... il creosoto, il catrame... è aspro!... Il Clodo, coi suoi salcicciotti, sta davanti a bocca aperta... fac­ cia da topo... Suda, sgocciola... È contento d’essere arrivato... - Salve Dottore!... che gli dico... -Gome ztai biccolo?... va bene zalute?... Devono averne fatta di strada... si leva gli occhiali... si siede... han sfacchinato... Lui è in redingote vedo... Tutto nero e cravatta bianca... È tappato da cerimonia... -Dottore! gli domando... Dottore cos’è che ci porta?... Preferisco parlare a lui che a Boro... Quello là non lo sopporto proprio... puffarolo... saraffo d’un bruto... non lo mando più giu! Invece Clodovitz lui no... ci si può ancora chiacchierare... Il Boro è un po’ sulle spine... Gira tutt’intorno al pacco... Va, viene, sdondola... sembra un orso!... È ingrossato ancora mi sem­ bra da quando l’ho visto!... certe spalle... un culo,., due mani... è insalcicciato nella giacca... È lui che risponde invece di Clodo... — Oooh! Ooh! vedrai sbarbo!... Ride da solo con tutto il testone... il torace una botte!... Ooh!... Ooh!... Ooh!... -Vedrai te! bambin prodigo! prrooodiggio!... Pronuncia: -Da beeerre! Cristo d’un Dio! da bere!... Sempre sete!... Sosthène fiuta... starnuta... c’è di che... è acido muriatico mi pare!... Tutti starnutano d’un tratto!... E poi ridono... C’è alle­ gria... Ma sf è la mia festal C’è buon umore!... c’è ritmo!... fin troppo!... e fantasia! Trallalà Yup!... pe-tè!... Le ragazze vogliono a tutti i costi... Che non si fermi neanche un minuto!... Si arram­ picano su Boro... Lo sbaciucchiano... lo smanazzano... lo palpeg­ giano dappertutto... Gridolini... è l’orgia bolgia... 11 Clodo anche gode, smanica... tutto musone quando è arrivato, guardalo 11 che rasenta l’insolenza... vuol tettare la Nenette... Fanno un po’ di tira e molla...

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- Lei è mica serio Dottore! Tutta una scalmanata fantasia!... Si stocazzano, orgia di bacetti! I marinai si permetton certe cose... Le guardie ci vedono più molto chiaro... dal tanto che hanno celebrato... gotto su gotto... trincano alla mia salute!... Ci credon più ai loro occhi!... se li sfre­ gano, se li stiracchiano... -Long life! Happy Ferdinand! Viva la Francia! Viva i £m/orrl... L’odore per l’appunto è tremendo... Lo senton no loro?... se ne (ottono... che viene dal pacco... in fondo... vorrei guardar­ ci... Sono certi tanfi... una peste... Dà noia a nessuno pare... Loro nasano ma basta... Vorrei andarci a vedere... La Carmen mi spia... lei non ha be­ vuto... Io chiedo a Boro... Lui non capisce... troppo preso... Ci ha quattro ragazze che gli urlano addosso... che vogliono tirargli via le mutande... Di botto op! si libera... salta... è leggero quando ci si mette... gli pesa niente la sua trippona... afferra la piccola Elise, eccoli lanciati sulla pista... è la giravolta... tutti si buttano... riac­ cendono tre lampade... tutto che sbaccana a più non posso!... che allegria!... le ragazze a chi gira più svelto! più svelto ancorai... trottola!... caldi caldi! giravolta! «Bzing! Bing!» carambola! al­ iata! Pam! a pezzi! Bigoudi la più scatenata lei trottola con Lulu Mosca... si imbrogliano... filetto!... spataccate!... lunghe stese... frignano tutte due... Adesso c’è l’orchestra... tutti i pifferi... i ma­ rinai con le ocarine... Prosper con la chitarra... il Napo... Dédé è troppo sbronzo!... Mille Pattes invita Virginia... insiste pesante­ mente... Cascade si è rimesso in carreggiata... si sente tutto fuo­ co... è lui che conduce il matscisch... che fa volteggiare la Carmen da un capo all’altro della sala... Belle Bise si è tirata su la sottana... fin sopra la testa... si mette in bocca i pettini per farsi i denti lunghi... tutti verdi... vuole che la vediamo la sua danza del ventre... Urla che lei ci ha la passera più bella... Al che Angele gli viene il morbino!... ci fa veder lei quello che pensa... se ci si comporta cosf a un ballo... Adesso si dànno una tosata... Ma non c’è più beverone nella bacinella... stop la battaglia... bisogna scaldare il punch... la storia è questa... nien­ te fitoco niente allegria... Finalmente ci siamo!... ricomincia tut­ to! ... £ una vera festa!... Non c’è dubbio! lo dico io stesso a Boro... Soltanto c’è il pacchetto laggiù che han portato... dentro un telo­ ne... gli chiedo ancora... Risponde no... odore tremendo sul se­ rio!... Sembra che non dà fastidio a nessuno... Loro nasano e ba­ sta,.. Loro ballan la giava, gesticolano, abbaiano... come se niente fosse... Il ritornello furoreggia:

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Watch your step!... Watch your step!...

Le ragazze riprendono, sbraitano... sanno neanche cosa... una che urla... La Paimpolaise... Il vino è caldo adesso... Vuatsch your step!... Vuatsch your step!...

alla francese... « Ahi togo! Ahi togol...» si ammiravano da sole... di saper can* tare cosf bene. Sosthène che le aveva prese, che ci aveva le ossa rotte dapper­ tutto, che aveva incassato tante botte che non poteva più cammi­ nare... che le pule l’avevan castigato in un modo!... coperto di gnocchi.., là di botto ritornato in forma, un ragazzino con Mireille, branca il lampadario mobile... alla cavallina... Si diverte a tutta spinta... Io ci avevo un po' il muso... Cascade mi manda sua mo­ glie Angèle... -Ferdinand s’annoia!... Lei mi invita... non posso rifiutare... Via partiti... non mi piace tanto il matscisch... È troppo complicato per me... m’imbroglio... Vorrei che cambiassero moresca... -Polca! esigo... Polca!... -Subito... Prosper cambia ritmo... no è un valzer... Fa lo stesso.., Vab­ bè!... «liiiààà !...» proprio in quel... un urlo atroce!... Dal buio lag­ giù!... Un animale sgozzato... Tutto si ferma di botto... «liiòòò!...» ricomincia!... -Ma è Delphine!... La chiamo: -Delphine!.,, Delphine.,. Ho riconosciuto la sua voce... Ci fan del male?... Vedo nien­ te... Intorno le ragazze urlano... Un parapiglia... un rataplan!... Le ha scatenate... sto grido selvaggio... San più cosa fanno... Sbrai­ tano sconvolte!... che panico, si abbracciano... Mollo l’Angèle, lei cade in ginocchio... resta stravolta, guaisce li, a sto modo con gli occhi al cielo, recita tremolante... Santa Barba! Santo Fiore! Speranza del nostro Salvatore! Coloro che ti pregheranno! Giammai non periranno!

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E cosi tre quattro volte di seguito. Si alza, si butta su Carmen, nelle sue braccia... singhiozzano... balbettano insieme... gemono... -Virginia! Virginia!... la chiamo. Lei accorre... l’abbraccio... -Allora?... Allora?.., La catastrofe... -Cascade... Cascade! gli urlo dietro... Cosa vuol dire sta roba? Lui è laggiù in fondo, si dà da fare... Ha preso la lampada... È chi­ nato con gl: altri. Son tutti presi. Delphine è in ginocchio... la mandati via... lei non vuole... vuol restare If... La tiran via... la sti­ racchiano... che si tolga dai piedi!... Un urlo che la sgozzano!... che ricomincia il grido!... Non vogliono che tocchi il sacco... Vo­ gliono impedirla! Lei si dibatte, morde, si aggrinfìa... Gliele dànno, lei urla da spavento, si svincola, scappa, corre, si raddrizza là in fondo, ci minaccia.., -Hear Macbeth! Hear! Importance of purpose!... Di nuovo partita, ci accusa, dito minacciante, occhi sgranati, l’orrore!... Dritta contro la parete... - Give me the Dagger! The sleep of the dead! Ci ordina. «Il pugnale vuole! il sonno del morto!» Ruggisce, soffoca, ansima! Si precipita sul mucchio! Il pacco, ci si getta so­ pra, azzaffa tutto. - Darling! Darling! che chiama. Forget me not! Non dimenti­ care! Tutto il baragozzo che urla, tutti che s’aggraflano, si sacramen­ tano... bisogna portarla via... bastai L’odore che è atroce da vi­ cino... la carnaccia avariata, la sfilosa e per giunta acido muriatico sembra,.. Un miscuglio che ti tira su tutto... Io lo conosco, natu­ rale... Ix> conosco... Mentre che se le dànno con Delphine, che la staccano, che lei si difende, io mi chino... guardo... c’è la lampada... vedo da vici­ no... la testa per prima cosa... una testa in poltiglia... che macera là dentro...Cioè impesta! un brodetto di pesce! È mica un sogno!... La testa!... La testa!... È proprio una testa!... Insomma un pez­ zo!... È Claben... È proprio la sua ghigna... ma niente più occhi... e poi solo pappetra... attaccata... brandelli di collo... tutto ben bru­ ciato... nel telone... nel suo sugo.,. È questo che si sono scarriola­ ti?,., con tutte ste cerimonie il telone?... la sfilosa putrida?... Ah! capivo!... un gran bel lavoro ostia!... Dov’è che erano andati a prenderla?... Ecco cos’è che pensavo If subito... Me mi commuo­ veva mica sta salma, io ne avevo viste di quel po'!... Ah! che sto­

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ria!... Vedo... vedo... guardo ancora per bene!... Non mi badano a me... si baruffano per Delphine... Prosper non vuole che la but­ tano fuori... che fa casino fuori! Adesso si prendono a cazzotti per lei... «Niente scandali! Non voglio scandali!» Si spolmona Pro­ sper... Sosthène guarda con me... Si china uguale... mi regge la lam­ pada... non voglio che Virginia si avvicini... La faccio sedere... Mi basso io... guardo più vicino... cerco il buco... il buco del cranio... quando Boro l'ha preso a quel modo... che l’ha suonato coi piedi all’insù... E Bang! e Peng!... Io c’ero io, voglio guardare!... Ma Delphine che è con gli altri, se ne accorge, che io guardo, che tocco il suo cadavere... Ah! riparte... si precipita su di me... mi salta ad­ dosso... una tigre!,.. - You witch! you devii! che grida... You killed that angel! Voi stregone, voi diavolo, voi avete ucciso l’angelo. Non sto a discu­ tere, è una situazione tragica. — Schifosa! ci faccio, è il colmo! Ah! mi difendo ostia!... Ah! si!... — Io non ho ucciso un bel niente! Befanona! Bugiarda! te sei gasata! -Yes! Yes! You did! Lei insiste: Voi! si! si! si! voi!... Si sbellican tutti gli altri, quegli stronzi... san più cosa fanno, son troppo ciucchi!... Lei vien vicino, mi fascina a sto modo... mi rutta in faccia! Puah! Non batto ciglio... - Puah!... ci rispondo io... E poi che te la scarico!... col culo nel­ la poltiglia... Pflocl... gambe all’aria... Può più alzarsi... se la ride... Ci ha schizzati tutti... le ragazze se si mettono a urlare!... Carmen ce n’ha pieno il corpetto... una schifezza... Tutti la nasano... Che bel divertimento! Adesso gliele canto alla Delphine... e non la mollo... ci tengo die sappia... che non si creda!... -Son le sigarette! ti ricordi? Son le sigarette!... io mi ricordo io! Io mi ricordo!... È lei che le ha portate... cercate apposta chis­ sà dove! Ah! son mica balle!... Proprio... è la verità!... Lo dico davanti agli altri!... Dovete darmene atto!.., Che confessi! Colpa sua! Si! colpa sua! Inutile accusarmi... Lo sbraito, lo urlo! Lei è If, col culo nella poltrecca. Io grido a tutti che è lei! Che si sappia! e non se ne parli più! Che tutti mi sentano! Nessuno mi ascolta... si rotolano sulle panche dalla ridarola... Capiscon niente. Le guardie si sbudellano anche loro... Ci han più la giubba, più scarpe, sono quasi nudi dalla sbornia, appena il cin-

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turone, vanno a quattro zampe sotto le donne. Abbaiano a sto mo­ do di piacere. Che st ra ffugnamonto I Bel luridume!... che riflet­ tevo!... Pensavo a Delphine! Sarebbe anche capace di accusarmi!... E il Boro li, invece zitto... — C’è un assassino tra noi! Cosi mi metto a gridare! bello chiaro! Tutti se ne fottevano. -Bevi ragazzo, che mi ragiona Cascade. Bevi ragazzo, ti con­ sumi la balenga! Gli altri mi guardano... riflettere... Li faccio ridere quei maiali! — Brutta ipocrita... che l’insulto... strega Bistrega! Bestia! Rospa!... Ci insegno io le buone maniere! assassino! dieci volte piò di me! Ci dico! ci dico a Delphine! Ci ripeto anzi... Io mica mi na­ scondo! Ci urlo nello scatascio... Eccola la Bigoudi che s’impiccia... Io gli ho chiesto niente a lei... s’accosta, mi prende per il collo, mi grida forte anche per tutti gli altri. -Di’ un po’, ma è andato sotto il treno! E giù che si sbudella. -Chi? ci faccio... -Ma il merlo! bigolo! Mi mostra il pacco là che ci intasa. -Macché! È stato il fulmine! Mi giro, Prosper che l’ha sparata... Che spirito... Io ci ho chiesto niente neanche a quello stronzo li! Una bische­ rata! due risate! e poi tutti quanti! È la goduria generale! Mai che avevano visto una roba più divertente! «Il fulmine! Il fulmine!» ripetevano... -Ma andate a culo! A culo!... Mi davano il voltastomaco con le loro stronzate. To’ che Delphine rimette su cresta... che era col culo nella pol­ tiglia, si rimette in piedi per insultarmi... tutta marcia... tutta sgoc­ ciolante... di carogna... piene le sottane... - Wash your bands! Si lavi le mani! To bed! to bed! Mi manda a letto... mi maledice... -Damned you! Damned you!... declama... Prosper ci porta via la lampada... -Andiamo! Andiamo! basta! Le ragazze lo trattengono... Vogliono vederci chiaro... -Sst! Sst! Delphine non ha finito! Idear! attenzione! There is a Knight at the Gate! Sst! Child! Bussano!...

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Fa il gesto di ascoltare. L’imposta! Lei annusa: -Smell of blood! Un odor di sangue! Addio... Vacilla... si afferra la sottana... manda sospiri! va viene, si pre­ para... Tutti fanno: «Sst! Sst!...» Adesso ce ne dice una. - A smell of blood! A smell of blood! Declama ispirata cosf... resta immobile... dito alzato. È il suo pallino. Guarda l’uditorio. Se se la prende ancora con me gli sbatto la sedia in testa. Prima di tutto non è odore di sangue... Una scemenza quella che dice... Lo conosco io l’odore di sangue! È odore di bruciato, di marcio... C’è differenza! e poi una cosa come il creosoto... Ba­ sta vederla la sfilosa, la testa... ne ho vista io di sfilosa, di teste... non mi frega con sta roba... State tranquilli!... Non volevo parlare con Boro, ma l'attacco lo stesso... gli chiedo: -Senti un po’, da dove sbuca?... non l’avevano ancora tirato fuori?... Volevo dire rimosso le macerie. Me lo vedevo ancora nel­ la cantina... e neanche me l’ero sognato. Come l’avevamo sballot­ tato!... e il fuoco. Che subito divampa!... La mercanzia... il carnafaol... Risponde mica alla mia domanda. -Dài! che ci faccio... Sei sordo? Da dov’è che viene? Grugnisce, e basta. -Allora vaffanculo! uac! cuac!... urlo. -Dall’ospedale!... si decide. Fa l’offeso con me. Mi domando perché? sangue del canche­ ro! ... Io sf che ci avrei motivo! Mi sembra un bel po’... Glielo di­ co!... si ricalca il fongo! resta accigliato... -Ci ho mal di pancia, mi grugnisce, sono stati i fagioli!... -Da dov’è che l’avete tirato fuori? torno alla carica... dall’o­ spedale? lontano?... -Dal London!... mi fa. Non capisco. Allora l’avevan tirato fuori? L’avevano già esumato? -Viene dall’obitorio coglionaccio!... Te lo vedi cosf in un let­ to? Te lo vedi?... Dall’obitorio del London! Ecco, il signorino è soddisfatto?...

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È nervoso con me. -Ma io non sapevo niente... -Sai mai niente te menefreghista! 11 signorino taglia l'angolo e basta... Il signorino ci caga e se ne va! Il signorino non vuole beghe!... tanto ci sono gli amici che se la sbrrrogliano!... Diceva mcnefrrreghista! e sbrrrogliano col suo accento... Cominciavo a capire... L’aveva tirato fuori Clodo... profittando del suo servizio... del­ le sue funzioni all’ospedale... Doveva essere stato un bel rime­ scolo... -Com’è che avete fatto? -Non avevi che venire!... Avresti visto!... La Delphine sbraitava tremendo... era ricaricata, in piena feb­ bre... aveva ritrovato tutto il fiato... sbraitava davanti alla parete... La tragedia la scuoteva dappertutto... braccia,., testa... occhi... proso... si agitava convulsa... si strappava i volant!... lo strascico... vracc!... un altro colpo!... vracc! salti selvaggi!... in scena!... Si mette in posa li!,,. Ci apostrofa: — Macbeth! Macbeth! what's the business? Such a hideous trumpet calls to parley... Faceva finta di ascoltare lontano!... Imitava: «Tau!... Taiì'l...» il suono del corno... si chiamava cosf... stri­ dente... acuto... sgradevole!... «Tali!... Taù'l...» «Ohè Macbeth!... Ohè!...» La baracca allora un baccano! ...Urlanoincoro...«Tali...Tali...» Una camorra.,. Ma alla porta c’erano visite sul serio... Due tre tizi attaccati al battente... Ci va Mille Pattes... Colpi da orbi... È spinta... Sono due poliziotti... puntano le torce... - What your light? Secondo loro c’è troppa luce. Escono... Portano un negro... Lo trascinano... uno sbraitone... un ladruncolo... un negro del de­ posito. L’hanno pizzicato a grattare.., succhiellava una botte di rhum... per succhiare dal buco... Col labbrone che si ritrovano è facile... il metodo kiss è noto... Lo tirano per gli orecchi... geme, protesta... Altri tre che han sete!... Hanno sempre sete!... Vanno a sedersi con gli altri!... Vedono il punch che fuma... Parlano piti... Si mettono in mezzo alle ragazze,.. Dovrebbe essere chiuso è vero, sono stanchi, nasano... Il negro piange più, vuole

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bere, vuol fare anche lui l'invitato... Una cosa un’altra, tra poco sono le tre del mattino... Cascade offre sigari... Rifiutano... poi li prendono, il negro no, i polismani... Delphine dormicchia un po’ a sto modo seduta contro la pa­ rete, ha fatto troppa commedia. Io ho qualcosa da dirgli. Ce lo dirò dopo. Mi metto a fumare, roba seria, mica fanferumc, stizzi di marca originali « Coronato»... È la mia festa! Sono i tre quarti al Big Ben... Riecheggia sul fiume... fino alle nuvole... il dolce can­ none... Perché facciamo baldoria? Vorrei che me lo spiegassero... Ah! ecco di nuovo la domanda... «Perché non è chiuso?...» I polismani li increspa sto fatto... Lo chiedono però con garbo... -È la festa di Ferdinand!... Rispondono tutti in coro... Se gli mostrassi il mucchio li per terra... Vedrebbero loro che bella festa!... Delphine ci dorme quasi sopra... Forse gli darebbe un po’ di scossa!... Ah! si sì! Voglio... c’è tanto fumo adesso... opaco tutto il locale... nasconde un po’ l’odore della sfilosa marcia... crederanno che ci sono cessi dapper­ tutto... una cucina in fondo... Rifletto... Beng!... Beng!... in quel momento tutto ricomincia a tremare... tutti i cannoni ripartono insieme... Una scarica d’avvisaglia... Non è finita!... Era solo un interval­ lo... Tarabum!... Boato enorme sopra Poplar... Stavolta deve es­ sere uno Zeppelin... Si precipitano tutti verso la buia... non mi muovo... mi ronzan troppo le orecchie... traballo a ogni cannona­ ta... Mi scossa tutta la testa... Vedo le stelle! Ne ho abbastanza di ste scampanate... Qualcuno esce per vedere un po’... Io voglio un po’ di pace... Voglio andare in fondo alla stanza! Strabucco in Bo­ ro... È in ginocchio... l'avevo mica visto... È al buio... Sta rifacen­ do su il pacco... Chiude il telone... che odorino... acre c aspro!... fa niente... assucca il carico... Mille Pattes regge l’estremità... «Hem!... o yé!...» due... tre corde... e poi i nodi... Oh! Issa!... lo sollevano... Pattes lo carica in spalla... escono... sgusciano dalla porta del retro... no quella del molo... dal cortiletto... Ha visto nessuno... L’aria che entra fredda sveglia Delphine... la corrente d’aria... Lei ha visto niente... Si stropiccia un po’... si riprende... Subito sbraita... arringa... nessuno ci bada... sono attratti da quel che succede fuori... Aspettano gli Zeppelin... -There!... There!... Qualcuno li vede!... Dicono loro!... Un applauso ai riflettori!... Delphine si alza in piedi!...

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-Infectious tninds! abbaia... Subito insulti... Menti infette!.., To their deaf pillows! Al sordo guanciale affidano i lor segreti!... Gli secca tremendo che nessuno l’ascolta,.. Si sbraccia in fondo alla baracca... Sbraita sempre piu forte... Vuole che la gente tor­ ni... vuole il suo pubblico... Cascade gli arriva di dietro, gli molla un calcio in culo... lei fa un volo di tre metri, rimbalza, caccia un urlo, che copre tutto, il rumore del cannone! -Out damned spot! che urla... Fuori di qui! Recalcitra tre­ mendo, è cattiva. Ci vuole mandar via tutti... Lui la prende, la mette sotto braccio e opl se la porta via. È forte. Lei l’azzaffa, graffia, strappa, urla atroce!... Gli altri rientrano proprio allora... Che rintrona troppo... esplode... fischia... raso terra adesso... con­ traccolpo in tutta la baracca... il tetto squassa... È il gran momen­ to per Delphine... che l’eccita ancora di piu. Sobbalza a ogni colpo di bum! bum! Si lancia fuori! -Lady Macbeth! che chiama... Lady Macbeth! there we are! Lady Macbeth! che sarebbe lei!... Adesso è là da sola. Si sgola sotto la grandine di boati. Che pas­ sa proprio sopra l’hangar... che ripercuote in tutti i lati! Non si esce più. Non per paura, per il divertimento. Tutti ritrincano alla mia festa... A Delphine che è fuori! «Hurray Delphine! Hurray good girl!» I polizai chiudono la porta, non vogliono che si esca noial­ tri. Il regolamento parla chiaro!... Lo stesso è un baccano dell’al­ tro mondo. La baita ci ha i singhiozzi! Anche le guardie allora si svegliano che erano addormentati sotto i tavoli... le ragazze li ti­ rano per i piedi... -No.' No! È la festa di san Patrizio! Non ci piace a loro san Ferdinand!... Sono irlandesi tutti due c non ha senso in irlandese... Tutti si sbaciucchiano! Fuori, Bum! Bum! sempre di più!... La forza del cannone!... Il negro gli piace fare bum! bum! che si terrorizza a volontà! in ginocchio che si prosterna... Rotea i fanali... Bum! Bum! Fa paura alle ragazze! con la sua bocca enome... Bum! Bum... C'è solo la povera piccola Virginia che se la dorme tranquilla... tutta rannicchiata sulla panca... piccolo angelo... profondamente... da un’ora... io veglio sul sonno... i bruti non Than svegliata... il cannone neanche... Deve dormire nel suo stato... lo le voglio tanto bene... SI le voglio tanto bene... glielo dico a Gertrude che è li... -Anch’io ti voglio tanto bene mi risponde. Già, tutti si vo­ gliono bene nella baracca... È il calore della festa... Peccato che ci

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sia quell’odore... «In love in love!» bramiscono a sto modo, tutte carezze con i polismani e poi tra loro... che si torcono un po’... non ballano più, son troppo sbronze! troppo stanche, die vien giù di colpo la stanchezza, crollano, a due... a quattro... in mucchio... ton­ fano... Ci vorrebbe un po’ di bumba, una scossa... Si sono asso­ pite! qualcuno cerca... le bottiglie... Bing! Bengl Bong!... tutto ricomincia... È scoppiata in pieno! Una ventata... una violenza... una tromba... il canale splasch!... tutto smosso nella baracca... sbatte, traballa, i bicchieri... le botti­ glie... i cassetti... le pareti della baita s’incurvano, scrocchiano... Le mine diventan matte di bumbum! Si cacciano certe sberle nelle chiappe! Imitano la foga degli scoppi... Blang!.,, Plaf! Plaf!...roba da rompersi il sedere! Saltano in tre sulla Renée, la rivoltano, la sculacciano a sangue... Devo sculacciarla anch’io... che mi porterà fortuna dicono. Sì che è una farsa! I polizai si godono tanto, stri­ sciando, torcendosi dalle risate, che due si strangolano, vomita­ no, diventan cremisi, ne posson più... «Ohi my! my!» che spirano... La Renée sotto, che tutte la pestano... lei gesticola, urla, si di­ batte, impazzita dal matto piacere «croar! croati» Come un gatto che crepa a ogni colpo sul culo. Tanto esilarante che non san più cosa fanno, che è tutto un torciglione via la piscia, rotola vomita nitta in tutto il locale, una sull’altra! Io che non vomiti sulla mia piccola, che dorme lì come un an­ gelo!... Ah! no! Ah! che infame! Ma d’improvviso ecco oplà! salto su. Dov’è che sono? Vedo più Boro né Clodovitz! Vero! Proprio! Son di stucco! là! lo spaven­ to!... Son convinto!... Ci resisto più... -Sono andati a compiere dei tradimenti! Traitors here! trai­ tors! Lo grido... l’aRermo... Nessuno m’impedirà! Traditori qui! traditori ovunque! Ah! voglio cercare la Delphine... Voglio declamare con lei! Ah! son mica marcio io! Voglio che lo sappia! Ci casco addosso là sui ciottoli! M’insulta lei, non vuole alzarsi... Vuol dormire tal quale preciso tranquilla... a sto modo sotto gli shrapnel... tremendo!... E coraggiosa lei!... me lo butta in faccia!... Io son vigliacco! Io parlamento!... Io rinuncio canchero! Fa lo stesso!... Le mine del pub son tutte cotte, talmente hanno sculacciato la Renée, che sanguina... abbondante,., grandi rivoli che colano... Il negro, lui va a leccare... e via un altro farnetico di risate... Adesso tocca a me, mi sculacciano me.., insistono che è il mio turno... Mi corron dietro... Io le ciullo, le calmo un po’... Allora vanno a scuo-

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tete Virginia, sono invasate di sta roba... Gli vogliono insegnare il matscisch!... Gliel'insegno io a calci in culo... Bzing! nel conto!... Che restano ancora in credito!... sobbalzano... «Hi...iii! » Ricascano sui poliziotti!,,. «Ahi!... Ahiahiahil» Parlo a Cascade, gli domando nell’orecchio daccapo: - Dov’è che sono? Mi increspa sto fatto dove sono?,.. Dove l’han penata la poitrecca?,.. Se era per ridere... me non mi faceva ridere, se era una gran trovata, me mi sembravano balordi e tutti stronzi! schifosi funesti! i cadaveri non si portano a spasso!... roba che diverte solo un bam­ bino... dritti come un gancio con le loro arie... gente che non va in guerra... poveri margnocchi! seeh! grandosi dei miei zebedei!... Gli spiego un po’ nell’orecchio, che non si credano d’avermi stra­ biliato!... poveri guappi alcolizzati!... In piu la tecnica! Ah! quella poi!... Te lo escono giusto quando c’è I’allarme! questa è preparata! Che tutti gli sbirri slumano il canale! Ah! ci avevan del tempi­ smo!,.. Mi congratulo con loro!... -Potevan no lasciarlo qua?... Che mi sembrava meno idiota... -Volevi farci i ciccioli? che mi chiede sarcasto! -Dov’è che lo portano? a parte i ciccioli?... richiedo io. È il problema. -Vanno a buttarlo nella slenza, bòccia persa che sei! Se vuoi saperlo! I granchi lo smorfiscono e chiuso!... È soddisfatto giova­ notto?... Se t’interessa! Si può mica bruciarlo più di cosf! No? L’hai vista la testa? Volevi mica mangiarlo? Te certe volte... Biso­ gna che qualcuno se nc occupa! Se non le dispiace!... Signor Baciuzzi!... Signor che lascia a mezzo il lavoro! Signor che ha altre idee!... Bisogna sbrigarsi!... Sbrogliarsela per lui!... Bisogna far sparire le sue porcherie! Bisogna sistemare le sue cosette! Ecco com’è la storia signor bel giovanotto! Eroe magnifico e tutto! Si­ gnor non pensa che all’amore! Adesso ce l’avevo una risposta... di che meditare... Insomma anche loro mi davano addosso... Ce ne avevo di conti in sospeso... Con quelli là o con altri!... Con tutti per dire il vero... A comin­ ciare dalla mia famiglia... con mio padre... con mia madre... poi con i giustini!... con Mille Pattes... ecc. Con i marconi adesso... col Console di Francia!... col i6° corazzieri!... e magari anche con

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Tizio, con Caio, con Bigoudi, la Girouette, il Colonnello e Semprenio... Ne avevo troppi sulla groppa uno di piu cambia niente! Che vadano tutti a farsi fotiere! Ecco cosa dico io!... Mi facevano ve­ nire in mente solo cose cattive!... Era invidia bella e buona!... -E basta!... Ah! dimenticavo! la mia bimba incinta, il mio angelo! il mio cherubino! la mia vita! Ah! non volevo che la toccassero lei... li ammazzerei tutti! canchero!... Potevano farsela tra di loro, tutti, andare a cagare tutti in fila... in cielo e in terra,., che non cambiava un bel niente... proprio un bel niente!... e assassinarmi per finire! dato che erano le consuetudini! Non demorderò manco d’un dito, perirò nel sangue 11 sul posto in difesa del mio idolo!... Capito co­ m’ero io? Questo è parlar da soldato! Gliele sbattevo alla brutta, alla grande! Ah! l’ho messo a sedere! Esita... Mi considera un at­ timo... Si dice: «Questo rozzo qui però...» Là che ne approfitto io, lo pesco bene! L’ho preso, voglio an­ dare in vantaggio. Voglio che lui si dica: «Questo qui è in gamba sul serio! » -M’impiccheranno! proclamo... Va bene! M’impiccheranno! Sia! D’accordo! I motivi non mancano... Eravamo già al cucusette! Gioco piu a nascondino! Ho vinto vabbè! Non insisto... Vo­ glio rispetto! ecco cosa!... Trascino Virginia! voglio che balli... Noi ce ne strafottiamo degli sbadabum! Ne abbiam visti ben altri di befanoni impalliditi! Non saranno due tre scoregge di fuoco... Cascade mi riaggrinfia perla manica: -Di’ un po’ l’hai mica rivisto Matthew? - No non ancora. -Perché l’inchiesta va avanti... forse tu non sei al corrente?... - Sai bene che son stato occupato... a Willcsden... Lo sai no?... - Si ma va avanti lo stesso... Willcsden o no!... To’ sul canipo. - Capito com’è la musica cazzo d’oro? Adesso lo sa! Cosa ne dice? Se ne va lo stesso stasera? -No! No! naturale!... Mi guardano tutti. -Allora resti? - Si capisce. Non batto ciglio... faccio fronte. -Bravo l’amico! Questo è nerbo! Si congratulano. — E la mogliettina?

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Mi mostra il mio piccolo angelo, là che dorme. -È un’inglese... Te l’ho detto dello zio... Volevo che lo sapessero bene mica troia. -Bo’ la farai lavorare, perché vuoi andar tanto lontano?... lei non sta bene con noi? -Non è questo sai... bisogna vedere... Fraintendeva. Lei si sta svegliando pian piano. -Buongiorno signorina! lui la guarda. L’aveva mica vista da vicino. Adesso la guarda là proprio accosto. - Ehi, ma ci ha dei bellissimi occhi! Faceva il galante, non era proprio nelle sue abitudini. Non sor­ rideva spesso alle donne. - Good bye Mbs!... -Good bye Sir!... Niente allarmata il cuor mio. Lui riflette. -Bisognerà che le metti vestiti piu lunghi... Fa troppo mino­ re... Già che pensava al marciapiede... - Ah! sai proprio è bella... Aveva fiducia. -Soltanto di’, occhio ai Taliani, un consiglio!... Quelli là pescan pesante, son dei balenghi... Ci han la malattia loro per le bionde! Te la portan via! Un niente! Perso la testa! Selvaggi! Ti dico io gli Italgos! Fumiero\ Vero Prospero?.., Delle volte li driz­ ziamo! Non è vero Signor Prospero?... Sbiomba forte... ricordi!... Fa ancora un po’ di salamelecchi... Ripete ancora una volta,.. «Buongiorno signorina» occhietto! Poi guarda da un’altra parte, s'occupa dall’altro... Le ragazze appunto son li che frullano, s’arrampicano, scalano i poliziotti! tombolano giù, li coccolano, li sbaciucchiano e via di questo passo!... Mai fermarsi un attimo, quelli non devon pensare a niente, li stanno bene, che ci restino... «Kiss!.., Kiss!... Kiss!...» coccolamenti furiosi, le mine gli fanno cascare gli elmetti, fan finta di pisciarci dentro... Io rido mica, per me ste guardie l’hanno ca­ pita, son venuti apposta a fare i nesci, che sembrano rimbecilliti a sto punto, partiti inscimmiati duri, ma invece se la godono, sta­ rnano tutto... ci fabbricano... Siamo noi i merli nella faccenda!... Di botto là mi folgora... mi mette tutto sottosopra... Ci penso... tremo... vado in vacca!... rabbrividisco dalla testa ai piedi... Vir­ ginia mi vede... mi prende le mani... Impallidisco, arrossisco, so

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più che fare,.. Un altro terrore che mi prende.., un’illusione... Mac­ ché illusione! mi palpo sono io!... Son proprio io!... Non si sba­ glia!... Sogno mica no! Ci pensavo più! Me l’ero scordato insom­ ma! Ostia! Buffone! Stordito dal mal di testa! Invece la sua testa orcocane! Un brodetto! Mica la miai La sua! Oh! Ahiahiahi! «Trema! Trema!» Sempre cosi! Arrossisco un’altra voltai che confusione!... -Canchero! Canchero! È riapparso! Mi rivolgo a Delphine! -Capito Lady? La voglio vedere adesso sta pincarola! È spa­ rito! È riapparso! Lei manco mi sente, lei è fuori! - In pappetta è ridotto capisci? Un gorgonzola! Da far schifo! lui da solo! puzza più di tutti voi trecentomila quanti siete! Ecco cosa ci annuncio. Questo è un uomo! un salame!... Me ne frego che mi ascoltano! Me ne frego delle loro menate! Me ne fre­ go di tutto! Il terrore mi esalta!... Non ho rivali! Sono il tuono! «Bum! Bum! » Me lo faccio tutto da solo come il negro! Mi bom­ bardo! Ne ho visti di cannoni io... Cinquecentomila volte di più di voi tutti! E vi cago tutti fino alla morte! Mi fa un gran bene! Mi faccio valere!... Sono fiero di me... son in gamba io! Bacio Virginia... Ho vinto la paura! L’hanno capita! Mi fanno un’ovazione! Questo sveglia la Delphine, che mi grida da fuori, mi provoca là nel vento... -Little man! Little man stupid! Ometto stupido! che mi chia­ ma... Nell’oscurità lei osa. Ah! io ci rido, affanculo!... Un bello spavento e poi via... Bi­ sogna farsi una ragione! Macabri gigioni! poveri gaggi, attenti che adesso vi dico una cosai Sii buona o mia bella sconosciuta! Per te tante volte ho cantato...

La sbotto di prepo... senza una stonatura! Che li mette a sede­ re moltissimo. Non mi sapevano tanto artista. Riporto un trionfo. Non insisto... - Ehi di’ te! ribranco il Cascade, e quell’inchiesta poi? Ne parli più? -Dài! Dài! Canta ancora! Ne parliamo dopo! E mica una risposta.

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Sbombardano ancora un po’, non su Wapping più in là verso est, verso Chelsea... il mare... La piccola Renée e la grande Angele adesso son infuriate l'una contro l’altra per via degli elmetti... che se li contendono... Se li provano tutti pieni di piscia,., si sbrodolano dappertutto... Poi tornano al cake-walk... che è piuttosto fiacco! titubante! Questo sotto il lampadario rosa! Siam tutti ammucchiati li fra i quattro ta­ voli!... Neanche una pula deve uscire... questo basta... tutto 11 il trucco... ce ne deve restare neanche una a ficcanasare nei dintorni... quei grandosi devon prima tornare... fai che li incontrino davanti alla porta... Ah! buonanotte ai suonatori!... I giustini trincali for­ te... va bene ma però possono accorgersene... Cera l’odore poco fa... Bisogna divertirli di più... sempre di più... non è mica tanto li­ scia secondo me... le ragazze si tiran su le sottane fino alle orec­ chie... una lofieria di quelle!... Cascade, Prosper batton le mani,,. Ravvivano la bisboccia... Avanti signorine! gambe all’aria... Il gran cancan... alla zumpcte! Yop! salto mortale!... Poi via di farando­ la!... Gli sbirri ci hanno da divertirsi... Vedono solo mutandoni... certe Bernarde pelose fra i pizzi... La filiberta li che saltella... Zumpetè-yop! Proprio rasente i fanali!... Fra i fumi dell'alcool... che confondon. ti imberlocchiscono... che loro ci hanno gli occhi che gli sfarfallano... si scarreggiano di qua e di là... ci vedono un’ostrega... ricascano sul tavolo, testa tra i gomiti, ruttano, voglion ve­ dere i particolari... Vabbè che sti giustini son fradici di gin, però il chiodo mi resta... mi sa che sospettano qualcosa... fan solo finta d’essere Bischeri tanto!... L’odore lo sniffano, sarebbe troppo bel­ lo... Mi faccio una polca con Virginia. Poi ci risediamo... Voglio parlare ancora con Cascade... La faccenda che mi increspa... -Com’è successa sta storia? che l’han cavato fuori dall’obito­ rio?.,, a pezzi, poltrecca a quel modo?,., a spalla?... in cab?... do­ mando. Gli chiedo... È la decima volta minimo... - Perchè portarselo a spasso in città?... Per cacciarlo nella slen­ za?... Per che fare?... Si rificca in testa il fongo, mi dà un buffetto... Mi squadra... Gli faccio schifo. -Ma allora sai niente di qua?... Sai mica come funziona! Una pena... Chiaro che l’esaspero. -Tc parli inglese! te sai tutto! sai un neca! sai manco cos’è la convictscia»!... convictsciun! Ci si riempiva la bocca... a sto modo! convictsciun!

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-Ti dice niente? È mica aria fritta sai!.,. C’è davvero! Te lo dico iol... E ciondolava la testa, sconfortato dal mio lento comprendonio! -Se ci hai la convictsciun! t’impiccano! Capito cos’è? Come butta da ste parti? Afferri un po'? SI o no?... L’hai mica imparato al reggimento? convictsciun! Non c’è altro! Te accoppi e poi te nc freghi! Tela! pista! Il damerino corre a divertirsi! Si crede ancora in guerra! Ma si bellezza!... Lascia in sospeso la convictsciun! -Gli altri che si sbroglino!... Ah! carino il besalamano! Ci ve­ diamo quest’altra volta... Era contento di bistrattarmi... - La convictsciun! Casanova, ecco come funziona! La sfilosa, capito? Gli amici lavorano per lei! Le dice niente naturale! Si dan­ no da fare i ragazzi! Si impegnano! Lei è capace no! Cancellano i suoi delitti! La coprono signor Limoneto! pernicone! Ferdinand la Vergogna! Una sfuriata di quelle! - Impiccato? Lei si chiede? Impiccato? Proprio cosi! Non pela prugne! convictsciun! Lo sa l’inglese! Ci dica Good Bye alla sua Miss! il mio bel Rippafratta!... Era contento della tirata! Perché poi Rippafratta? Una parola senza senso... tanto per fare!... Ma la sfilosa dov’è che era? nell’acqua? il telone? il pacco?,., Forse a quest’ora c’era già... mi vedevo il canotto... il traffico... l’acqua... «convictsciun!» Ahi Mi faceva tornare il farnetico! Ah! mi giuntava da orbi! Ah! qua finiva in catastrofe!... Ah! tre­ mavo, baciavo la piccola... lei non capiva... aveva visto niente... era stato mentre dormiva... Gli chiedo ancora a Cascade: -Allora è finita? L’han gettata ai pesci? Ostia siamo a posto! se ne parla piò !... Volevo darci un taglio una buona volta. -Se ne parla più?... Se ne parla piu!... da vedere! Ci aveva dei dubbi. -Carino, parli te... facile... è una cosa lunga... capito? una cosa lunga... non ti posso dir altro... — Ohe! sacramento! di’! io non c'entro niente!... Alla lunga anche lui mi seccava. Mi punzecchia,.. -Mi fate ridere voi! Oggi è la mia festa! Faccio come loro, faccio il berlocco!... Afferro Virginia, la tra­ scino, ci lanciamo nella farandola, il pancino non gli impedisce di

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ballare! Scolo una bottiglia a garganella a sto modo di champa­ gne... sempre ballando... glu-glu! glu-glu! Eccovi la Parigina che mi confonde subito le idee lo champa­ gne... mi si gonfìa tutta la testa... raddoppia il volume... Uf! Scop­ pio! Dio buono è una grancassa!... È l’amore!... Ci ho un baccano in testa!... Bum! Bum! e Bum! Altro che dal Claben orcocane! Sto buco rotto! Marcio! Sbraito contro tutti! Si sganassano sti scia­ calli! «Senza cuore! Senza cuore!» lo apostrofo! che pure i giu­ stini mi trovan buffo! pure Virginia ci gongola a vedermi ridicolo! Ballano tutti insieme, balatrone, su due piedi, su quattro... a quat­ tro zampe, accucciati tipo rospi alla russa, sculettando tutti... Gisèie lei balla bene alla russa, che la chiamano Madame Gisèle. C’è stata lei in Russia, diciott’anni, puttana. Mica poco. «Yop! Yopl» bisogna vederla saltare sguillare, strillare tutt'intorno, Una vera strega nel tourbillon quando s’è lanciata... Ca­ pace anche di sputar fiamme dalla bocca, lunghe tanto al petrolio, è un’altra delle sue qualità. «Anche Pépe sa farlo uguale e sa bal­ lare la danza russa» mi rende noto Sosthène... -Peccato che non è qui. Ci divertiremmo tanto!... Sono qualità rare. Sosthène gli viene da piangere per la sua Pépé che gliela fac­ ciamo ricordare là d'improvviso, la sua cara assente. Gli salgono dal cuore, certi singhiozzoni, grossi cosf... Ah! lo scuotiamo... Non deve far cosf... lo ritrasciniamo nel balatrone. Niente tristezza... alla mia festal Virginia si sente molto meglio... è sveglia, ci ha piu niente nausee. Le ragazze vengono a pomiciarla, si divertono che ci ha la gonna corta! il grembiulino da scolaretta... Ecco che So­ sthène si riprende, mi trascina il mio angelo nella danza, son par­ titi tutti e due... È Virginia la piu graziosa, non c’è dubbio... una maliarda... Senza peso nella danza... L'ammirano tutti... è squisi­ ta... è lo spirito del tourbillon.., lo slancio la trasporta è un sogno... al parapazum... giravolta, scivola vezzosa... s’invola nel valzer un due tre... bambolina... C’era ammirazione intorno e anche invidia... naturale... Specie la Carmen die era una treccola, la piccola gli sembrava troppo au­ dace, che faceva gli occhi dolci a Cascade... -Cornuto! Cornuto! Guarda lf!... mi spara... Solo l’orchestra che strideva tremendo oltre all’ocarina... Bijou suonava la cornetta. Tanto per far qualcosa... I cioccati coreggia­ no vinosi ognuno la sua canzone. Si deve sentire un gran putiferio sulla banchina. Se la rondi arriva entra dà un occhio... Ci faccia­ mo impacchettare... Son mica dei ridolini quelli della ronda come

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ste guardie in chiarina, strambi ma comodi. Son certi rozzi, la ron­ da, firmaioli convinti, guardano in faccia nessuno. Avviso Cascade! -Occhio c’è troppa cagnara! Mi risponde niente. -E i barcaioli cosa stanno a Iellate? Mi pare che ci mettano tanto. -Non avevi che andarci, cosf sapevi... - Lo scaricano lontano? -Un pochino... La battuta. -Sai dalla parte del mare!... mica davanti alla Camera dei Co­ muni!... Se è possibile.1... Mi chiede: -Di* sai mica remare te? Eh! ti saluto! la cavata! Gliele canto anch'io! Lo metto subito in pari. -Di salme io, caro amico, ne ho viste a tonnellate!... roba che lei non vedrà mai!... dei pugnaci, dei coraggiosi! dei merito! mica dei macachi! delle vesciche gonfiate! dei marciumi alla Claben! Se vuol saperlo! Accidenti! va là! Lo rimetto a posto! Mi esaltavo, l’avrei schiaffeggiato... dal tanto che mi dava sui nervi! sfogarmi splasch! Margnocco d’un sapientone! Mi vede in furia... Ammette!... Si rende conto... Vede che ne ho di ragioni... -Discuti calmo... Ci sei mica ancora in prigione! Però eh? Occhio! C’è la convictsciunI -Daccapo con sta ConvictsciunI -Te l’ho detto! Sci sordo?... Sei mica in santina! sei a Londra capito?... A London! Adesso lo urtavo forte... -A London c’è la convictsciun! Afferri? niente Convictsciun niente guilty] Colpevole! Colpevole! chi è che se ne occupa in questo momento della tua Convictsciun] mica quella di mio non­ no! la tua! Sei mica tu sbaiaffone! È mica pinco! Sono gli amici! Sf bello mio gli amici! Mica il papa! Non realizzi? Noo? Si dice cosf ri-a-laisel... questo è inglisch! proprio spoken] Ri-a-laisel Era fissato su sto punto che avrei dovuto andare con gli altri, dare una mano di persona, che dovevo vergognarmi moltissimo! -Ci hai un bel panaro! Va’ là! Ci hai un bel panare!... Gli facevo cader le braccia.

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Di fuori riattacca il tuono, a ovest della City adesso, attraverso la finestra, dai vetri si vedevano le corolle di shrapnel,., e più in là verso Chelsea.., e poi i fasci dei riflettori che inseguivano sfilacci di fumo... Era un bel divertimento! I-e signorine ballando tra loro si cacciavano delle gran sleppe sul culo a ogni colpo di cannone certe pappine... Mandavano ur­ iacci tremendi ma nessuna ci aveva paura sul serio. Era troppo lon­ tano... La Delphine raitava sull’argine... faceva il suo numero... non voleva essere disturbata... -Knight! Knight! chiamava... che i cavalieri dovevano accor­ rere... Intanto dentro niente intervallo! ne stappavano una dietro l’altra... Paml Bang! Pam! il valzer dei tappi! scorrevan fiumi! La polca Scottish furoreggiava eccitante con gridolini... Guardavo Vir­ ginia che ballava con Petit-Cceur. Mi piaceva poco Petit-Cceur, subdola mielosa, smorfiona... ma potevo mica far storie! Cascade si sveglia dalla sua meditazione. Guarda anche lui le ballerine... -Di’, mi fa, lo vuole avere? -Vuole aver che? Capivo un’ostia... - Il bambino! -Vedremo... Mica debiti suoi. Stiamo zitti ancora un po', poi lui mi fa cosf a bruciapelo: -Come fate ad andare avanti adesso? Sei steso? Dov’è che poileggi?... Si fruga, cava di tasca un pacchetto di pounds, dei grossi, da cinque! -To’! mi fa... me li dà. Brusco. Vorrei mica prenderli... Li prendo. -Te li rendo... ci faccio dignitoso... -D’accordo... Mi toccherà pagare adesso! Ci penso... anche se è la mia festa dicono loro... lo champagne e tutto... Voglio mica aver debiti con Prosper, preferisco farmi prestare da Cascade. -Te li rendo!... ripeto... -Se vuoi... Ma di’ un po’ il tuo Cina è steso?... Deve gridarmelo nell’orecchio, il rumore dei cannoni copre tutto. — Si, ma però mica credere, è un inventore! un esploratore!

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viene dalle Indie! Sosthène è uno in gamba, voglio che lo sappia che non si sbagli su di lui, che è un uomo di gran classe. Gli spiego. Lui ride, non ci crede. Guarda Virginia come balla, tanto giovinetta tanto allegra... -Di’, il tuo pancino non deve lavorare, cosi golfa!... se glielo fai tenere... bisogna che si riposi... Ci pensava a questo... Lo guardo, era un pensiero gentile... in fondo... -Ne vuoi un’altra? mi propone. Intanto che lei non fa niente. Un’offerta di cuore. -Ne vuoi due?... Mi mostrava le donne non avevo che scegliere... Si dimenava­ no sotto i lampioni... Lui pensava subito alle cose urgenti, mi vedeva senza risorse, pensava alle marchette. Senza cattiveria e brutalità, solo servizie­ vole ed esperto della vita, che sbarcare il lunario è una cosa seria, che la pagnotta ti vien mica giù dal cielo... -Come vuoi... Dimmi un po’ te... Era da vedere, naturale... Ci avevo poco da fare il delicato. Ne faceva battere dieci o dodici minimo il Cascade a Leicester... Po­ tevo prenderne una in famiglia... anche due o tre, che cosi Virginia stava tranquilla, che filava tutto sul velluto, che mettevamo su una bella organizzazione... Ah! mi tentava... l’ascoltavo... Mi semplificava tutto... Gli sembro perplesso. E poi vlang! ripenso a Matthew! Oh! un panico! Basta castel­ lare! Memoria corta! Mi riprendo! Ah! Mi mozza il fiato: -Basta la cuenta vecchio!!! Alè taglio l’angolo! Oh! Orcocane! Dov’è che avevo la testa! Mi occhia, l’offendo! Bum! Beng! Bing! Lassù più forte ancora... Infuria nei cieli! Scarica orrendo su Wapping! Pingl Bangi Vlof! Scoppi dapper­ tutto! Mi chiede di nuovo, è cocciuto... -Ne vuoi un’altra no? sicuro?... Mi sbraita forte a sto modo nell’orecchio... -No! No! ci faccio... me la caverò!,.. - La vuoi Petit-Cceur? Ah! quella poi no! Ride, lo sa che non la sopporto... Brum!... Brum!... Certi petardi!...

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Ecco il negro, quello con gli sbirri, il gratta che han pizzicato, che riattacca a far l’asino. Si butta pancia a terra. «Brum! Brum!» imita... a quattro zampe a sto modo... a ogni granata, a ogni colpo, gran sobbalzi sul posto. Fa saltare tutte le strocchiole, è forte, caccia tutto per aria... i tavoli, le panche... le bottiglie... tutt’intorno... una furia... Vuol pregare Dio, dichiara... Urla per questo... gliene dice quattro... Io minaccia... sbraita piti di Delphine... braccia tese minaccia il Godi... «God! God! You are no good!» Non sei buono! ci grida... Fa un balzo, si butta sulle donne, branca Carmen... poi Tue-Ia-Mouche, scontro... rotolano tutti e tre! per terra... gran lotta... quello tira su le sottane a Car­ men... vuole baciarla di prepo... «Mamma! Mamma!...» che la chiama... Lei urla allo stupro. Tutte le mine si fan sotto è troppo bello... Si tiran su tutto, che lui ci veda le fessure... Quel che sta sotto i mutandoni... tutti i frufru... le sete svolazzanti... Ah! Perde il lume... fa il Maometto.., si abbassa... si prosterna, si drizza a sto modo op di scatto... in alto!... e ogni volta grida «Zu! Zu! Zu! »... Ah! questo si che è uno spet­ tacolo... Ci versano addosso tutta la birra, i bicchieri, le bottigliet­ te... i punch... lui ingolla tutto a testa rovesciata... «Giu! Giu! Giu!...» E poi riattacca più di primal La farandola arriva al col­ mo, die ti scaravoltano il negro, te lo rotolano, lo calpestano... lui là sotto che rantola, soffoca... Urla alla salute del bettoliere, delle signorine, degli uomini! e del buon Dio! Cristo d’un Dio! Gli per­ dona!... tutt’a un tratto! «1 forgive you!» ruggisce... Si rimette a gemere... Si raccoglie, si concentra.., la ghigna bagnata, i fanali di fuori, ruggisce: «Z forgive you!» «Daddy God!» Papà Dio!... Tutto perdonato! Bisogna darci il cambio ai musicisti, sono sfiniti. Dédé fa fla­ nella... Léonie prende la chitarra quella buona del Prosper, che lei è brettone e ha imparato a Rio. Le mine in estasi, scapitombolano una sull’altra, è l’assenzio con lo champagne che le fa urlare... Che fan vedere tutta la loro batista e le loro fessure... Oplà! Una sarabanda di ridatole... la catapecchia trema per il rimbombo! rin­ trona come un tamburo!... «Alla salute di re Giorgio! Alla vittoria dei marconi!» Gridavano a sto modo! È il Cascade che fa i brin­ disi! Nell'entusiasmo tra gli urrà, anche i marinai caccian via la giubba, diventano sfacciati uguale agli sbirri. Spogliati si vedono tutti i tatuaggi... Il più panzone è il più tatuato! Rule Victoria c’è scritto a lettere verdi con la Regina Madre che cavalca un magni­

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fico delfino... Le mine ammirano, pausa generale, non capita inni i giorni di vedere un tatuaggio cosi... Che subito scoppimi le Ini, peli di petto contro peli di culo... le opinioni sono contrastami, ognuno mostra gli ornamenti che ci ha, c’è un sacco di tatuaggi, le donne ne hanno quanto gli uomini, specie sulle tette. Organizzano un concorso, in genere son cuori trafitti. Ma il più bello è senz'al­ tro il mardocheo con la Regina e il delfino... un monumento. Le pieghe della panza ci fan le onde, ce lo mostra... Crepan tutti d’in­ vidia... Cascade gli offre lo champagne è consacrato vincitore... Rende la piccoletta passa le bottiglie. Ma ci ha il tremito... rovescia tutto... il cannone la terrorizza... -Cos’è, ce l’hai nel culo? ci domandano. -No... No... non so... io... io... non so... zagaglia... ha perso la testa... C’è solo lei con panico... e poi il negro... Che fa eco... rotea i fanali, la boccaccia che tuona... «Buh!... Buhl... Bum!...» Smette più. -Viva i Russi!... Viva il Tibet!... Sosthène che si scalda... Vuole che l’ascoltiamo. -Viva il Tibet!... Nessuno gli ha chiesto niente,.. L’allarme finiva più... riattacca verso Lambeth... E quegli altri che non tornano... va male tutto... Inutile che mi sto a intronare... mi rendo conto... Magari sono annegati anche loro?... Sarebbe meglio se non tor­ nano più. E se erano tutti d’accordo?... Sto sospetto mi galoppa nella testa... Il cuore mi palpita al pensiero... mi siedo. -Lei che ne dice, Virginia?... Glielo chiedo, ma non può capire. Non posso aspettare. Però son sicuro non c’è dubbio. È una trappola, una manfrina. Perciò che quel truffalo mi circuisce, mi lavora con le ragazze ecc., fottu­ to rocchettone! lo so dove vuoi arrivare! Seeh! La festa e tutto! riconosco! Ah! mi taglia le gambe! Un bel lavoro garantito! Guar­ date qua la fine della festa! Come me la fabbricano la mia rovina! Ecco cos’è che bolle! Non si può resistere! lo so io! Non c’è spe­ ranza! Quegli altri tornan più! Nella morsa! Diventano pericolosi! Fra un po' i giustini piomban qui! Mica questi! quegli altri dello Scot, quelli del Matthew, i segugi zelanti, li vedo sbucare laggiù fuori dal buio... no non son loro! Sono i sailors... sarebbe stata una retata assolutamente favolosa... Oplà coniglietti! Fritti in salmi! in padella! non vedo altro!... a puntino! là piaci Serviti croccanti!

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Ah! che babbeo! Ohi la mia festa! Ah! che tiro bertoldo! Tutti in combutta! Io qua mi squaglio! Stavolta sul serio! Afferro Virgi­ nia! La trascino! -Dài su! In marcia! Signorina!... Un balzo!... Due!... stop! Cascade è li! mi sbarra il passaggio! Se l’aspettava! Indietro! Mi risiedo! Tutti che si torcono, son troppo comico! Il sandronel la sua festa! La mia festa! Ah si si! Buonanotte! Can­ ta un’altra canzone! Io non voglio!... M’insultanol Lo sbirro, quel­ lo smilzo, che vuole cantare, li diverte niente lui, lo fischiano, lui si crede che è un bis, riattacca. Scoppia subito un putiferio, un ignobile badanai, gli schizzano i sifoni sul grugno. Un po’ di edu­ cazione per favore! Mi metto in mezzo: «Rispettate la Legge! » Sono fischiato, vituperato, cacciato. Mi raggriccio in un angolo con Virginia, parlo più, mi concentro. Tengo Virginia per un brac­ cio, mi parlo da solo: «Occhio! giovane! Svicolata!...» Son deci­ so!... Devo profittare del buscherio... In punta di piedi... di scondonel... Quatto quatto! zampa di velluto!... Che nessuno se ne accorge!... È mica ancora staga... C’è una pula che ci spia... Lo vedo che ci guaita con far di faloppe... Ah! son mica tranquillo... Aspettiamo ancora un momentino!... Ma poi arrivano quegli al­ tri.,. Sicuro come la morte! i bruti del Matthew... quei trucibaldi... un bel tris di carogne... Ah! se riattaccano con l’inchiesta!... Vi dico io!... Ci scappo mica allo sparacio... che stecca!... ne parle­ ranno sul «Mirror»... La vedo già la mia foto, il caso di Green­ wich torna alla ribalta!... Ohiohi! Mamma mia! Mi credevo che era una cosa dimenticata! Disgraziato d’un balordo! Me lo sogna­ vo io! lo Stonato!.., Ah! rieccoci col cuore, mi salta, tambureggia il doppio fino in gola, mi palpita la pancia, tutte le busecche... Le gambe mi si piegano, fanno giacomo, sono a posto!.., Le orecchie mi fischiano, ronzano strombettano, che sento più niente di fuori. Una vertigine che tutto mi gira... Mi allungo... oso più muover­ mi... Ne parleranno! mi viene una saliva in bocca!... sba... sbavo... Ne parleranno... Una retata di quelle!... Ah! le manette... manette dappertutto!.,, braccia... gambe!... Bisogna filare!... Semplice!... E correr svelti!... Inchiodato! in tremiti!,..scazzo...Ahi...brr...brr... brr!... Batto i denti!... Sento le ocarine... rintronano come organi... La lascio no Virginia... La stringo al cuore... Ci bisbiglio affettuo­ so... -Virginia!... I don’t feel well.,. Non mi sento bene! Lei lo vede... son mica storie... -Usciamo, vuole? un attimo?...

II. DON IT. DI I IINUMA

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- M>i è proibito.., I.'nlluniiel... Si però nc posso più Milioni... Sosihènc anche lui sia male... mi ia dei segni... ci ha bisogno di respirare... Ci vorrebbe un ta­ glio... Bisogna cercare Delphine! Ho trovato!... Sbraito forte! -Sentite come urla quella là! È mica possibile a sto modo là fuori! Ci tira addosso tutta la sbirraglia! La deve piantare! Deve assolutamente tornar dentro! Bisogna andarla a prendere! Che presenza di spirito! -Valla a prendere! mi rispondono. Go fetch the bitch! la ca­ pra! Eccoci fuori! Si sta meglio! Si respira! Ufi L’aria è fiaschetta! La notte ci avvolge, è piacevole!... Lassù ci tuona dappertutto... Schegge che rimbalzano sui sassi, le granate dell’antiaerea... Nien­ te di grave... Ci sediamo, riflettiamo, ritroviamo un po’ di giudizio adesso che siamo usciti dal rataplan! dal fumo, dagli odori dell’alcol, ma il peggio è sempre quel modo di ragliarti nelle orecchie, che ti scar­ dinano le meningi, che è meglio il cannone. Ma basta filosofia, scuoto il Sosthène, gambe in spalla! -Tu dici? Non è convinto, vorrebbe riposarsi un altro po’... steso li con­ tro la stamberga, profittare del buio... -Si, però un minuto ehi non di più... Non addormentarti. È mica prudente. Guardo un po’ il viavai... l’acqua... tutto continua... ombre che scivolano nel buio... bagliori dappertutto... il traffico... che s’incrociano... scompaiono... rosso... giallo... verde... un’eco di si­ rena... poi dei gran sboffi di mantice li vicino... a sto modo pfoo... pfoo!.,, della macchina... un cargo che spinge forte... ci sfiora... ci bordeggia... vediamo la fiancata panciuta.., ombra su ombra... pas­ sa... Brucia laggiù nel quartiere... Ne è piovuta però!... e mica po­ co... tre... quattro focolai... e giganteschi... le fiamme lambiscono le nuvole... s’innalzano pennacchi di fumo... certe volute cosi lun­ ghe, cosi immense che coprono tutta Londra, tutta la spianata la riva nord, fino al Big Ben un mulinello; avvolgono l’Orologio, la torre, i Comuni, il Palazzo, tutto... Ah! Uno spettacolo gigante­ sco! Non lo credevo tanto bello!... Non vedevamo niente nel locale in quella fumerai Ah! avevamo fatto bene a uscire... -Alò op! Finita la goduria! Squadrone avanti marsch!... Piom­ bare in città! perdersi nei vicoli... Questa è la consegna... Sfruttare la notte stare in occhio all'a­ laggio... la pista dei barboni e dei giustini... tagliare per la scorcia-

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I.OUl S - 1'HRI*lNAND cf.t. 1 Nil

toia e poi la chiusa e poi Millford... Saltare sul ferry-boat... Dal­ l’altra parte è scaga... Poplar è tutta viuzze... tutta zigzag lino al «Tube»... neanche trecento yarde allo scoperto... il «Tube» è la salvezza... a meno che abbiano pensato a tutto... seminato sbirri alle stazioni... ma non bisogna esagerare. Io ero bravo a far ricognizioni, manovre d’avvicinamento... L’avevo imparato da militare... Tant’è che il mago Sosthène m’a­ veva preso solo per questo... M’aveva arruolato issofatto nella sua carovana, per il suo Tibet, il suo Tara-Tohè, i suoi miraggi! Mise­ ria! All’inferno i sogni! Al lavoro!... Guidavo Virginia per un braccio, ci avevo paura che si stor­ cesse una caviglia, certi sassi tremendi, gli era venuto il capogiro uscendo dalla baracca, dalla fumerà, dagli urli, aveva anche ballato troppo e bevuto per far piacere a quelli, per trincare con le signo­ rine... e saltare, e ballare per giuntai ero mica tranquillo! Tutta la serata, tutta la notte! Dov’è che avevo la testa! Ero proprio sce­ mo! Almeno me n’ero accorto? Magari s’era fatta male? urtato da qualche parte? la pancia? Perciò che non stava bene!... che aveva vacillato due o tre volte... quasi svenuta... Era mica prudente lei saltare cosi,.. Ma dovevo pensarci io! Voleva giocare!... Un follet­ to!... senza badare a niente!... Naturale... Ma ero io piu vecchio... Dovevo prevedere... Ne avevo ventidue... lei solo quindici... in­ somma sf e no... Gli facevo qualche rimbrotto... ah! mica severo... dolcemente... non serio no,.. Sosthène arrancava dietro di noi... si lamentava per i calli... Petit-Cceur glieli aveva pestati per due o tre balli... Voleva levarsi le scarpe, continuare scalzo... ci avverte: -Come a Benares!... annuncia... Come a Benares... A Benares la marcia a piedi scalzi era sacra... ci spiega la moda dei fachiri... ci fermiamo quindi per Benares, che lui si uniforma al rito... -Ce lo rifai il balletto? Non ci teneva... L’alba spunta sopra i docks, non molto luminosa, tra i vapori... illividisce il nostro argine... Il grande Tower Bridge in lontananza esce pian piano dalla nebbia, apre lentamente la sua bertesca, leva verso l’alto le sue gigantesche braccia d’arciere in pieno fiume... che i battelli passa­ no... I grossi vaporetti vaporanti, puf! puf! puf! con certi sbuffi... traballano, avanzano... fumane nere... gran pennacchi... vapori az­ zurri, malva, rosa... di buon mattino il fiume pavoneggia... pavesi in ghingheri... le sponde laggiù verso est scintillano di mille luci,

11. PUNTI*. IH LONDRA

JNI>MA

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- lìti/ il so iiotnsing' Tanto divertita... Non rimpiangeva... Quel suo nasino un’impertinenza... sem­ pre palpitante per un niente, un sorriso, una risata, una minima idea; bagnato adesso di acquerugiola, e i suoi bei capelli, i suoi boccoli divini, sotto le raffiche di pioggia... Ahi la baciavo un’altra volta... due... tre... sempre correndo... cosf a scappa e fuggi!... Stella adorata!... Ci badavam piti a So­ sthène... Là dietro parlava da solo,.. -Dov’è che andiamo? Me lo grida forte!... -Vieni!... Vedrai... È vero bisognava decidere... -Allora?... Io ero per tornare dallo zio. Bisognava aggiustare svelti le cose dato che non partivo... Magari aspettare un altro po’?... Oppure prima telefonare?... Sf, era prudente... ragionevole... Guardavo Sosthène... la piccola... Aspettavano che decidessi... Il tempo si schiariva un po’... Pioveva meno... magari veniva fuori una bella giornata... Forse potevamo aspettare la sera?... Passeggiare ancora un po’... Goderci quel che ci resta!... -Ha freddo Virginia? Chilly! Chilly! Fresco... Lei mi sorride, mica tipo da lamentarsi... neanche sotto le dacquate... C’era la fac­ cenda della sottana corta, che Cascade aveva storto il naso... Era anche piu corta quasi, inzuppata a sto modo... Certe gambe che già si notavano, fini e forti, elastiche, dorate, feline... O arco mirabile dalle cosce alle caviglie!... teso di freschezza, di gioia!... fremente guizzante di luce... Ah! stravedevo ogni volta! Ah! sacramento! Oh! sf si! Me la vedo ancora sta gonnellina... deliziosa... divertente... pieghetta­ ta... scozzese... È proprio vero però, che era un po’ corta, anche per l’Inghil­ terra!... E poi in più... qua, incinta... vabbè che lo sapevo solo io... Però lo stesso! lo stesso! Ehi! mica traveggole!... Bisogna agire!... Torniamo?... Non torniamo?... Ah! m’impappino... m’impapero, m’impegolo... palpito... non so che fare! La vedo finire brutta... -Ecco qua! ci faccio... Ecco qua! Nient’altro. Facevo mica ancora romanzi, non sapevo tirar di lungo sette­ cento pagine a sto modo a merletti quiproquò... L’emozione mi soffocava... Sosthène ci rinuncia, si siede... in mezzo al marciapie­ de, che ne può piti... Aspetta che mi decido... -Quando sei pronto 1... Gela, trema. Lo vedo lofio...

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LOOJS J'KKDINAND Cl'I 1NU

Gli domando: -Ci hai male? -Ohl adesso mi passa... mi rassicura... È il cuore... un po’ di palpitazioni... Lascio che si riposa... È meglio l’autobus del «Tube».,, ci ho ripensato... Il «Tube» è pieno di poliziotti... Ce lo annuncio a Sosthène: - Il bus?... -Vabbè! Vabbè! Sei tu che comandi!... Allora via! son deciso!... -London Bridge eh traversiamo... il bus di «Monument» il 113, York Square, stop! Te telefoni!... -No, io no... meglio te! -Come vuoi... -A sua discrezione signor mio!... Vada che la seguiamo... Gli do la zampa... si tira su... ripartiamo pian pianino. London Bridge è mica li a due passi, c’è ancora un bel trotto di cane, ci siam di­ strutti coi nostri zigzag per far perdere le tracce, di vicolo in vi­ colo... Ne possiam più... Finalmente eccolo... Alto... dalla Trooley Street voglio dire... È una scalata... Ma poi dalla ringhiera lassù la scena si apre... Si vede quasi tutto fino a Woolwich, tutto il pa­ norama, tutto il fiume fino a Manor Way... i Docks King... Una prospettiva magnifica... Glielo dico: -È il momento di respirare! Fiutate sta brezza!... È vero... certe folate marine... che si riversavano sul parapetto... Ti arriva­ no a raffiche diseguali... Ti ripuliscono... Di lassù si vedono le navi... tutto il gioco dei wharfs... tutto il gran lavoro... gli anco­ raggi... le bordate... il bolli-bolli... tutto il carosello... dei carghi... grossi... piccoli!... esili... mimetizzati... chiatte parancate... tutto un rimorchiare manovrare tra i gorghi... al fischio di comando... parapiglia sui docks... e assucca!... e sfila! amarra!... i galleggianti sdondolano... canotti sfrontati... o voi dovunque... doppiano, pivottano, schizzano... schiumano... dieci, cento, mille... sono stra­ biliato... bisogna sentirle ste cose.,. Me mi affascina.,, non lo na­ scondo... vado in estasi... vorrei che sentissero... che s’entusia­ smassero anche loro... i mici due bimbi... Ci faccio notare... a So­ sthène, alla piccola... l’abilità, con quali mosse vezzose le navi ammainano, fissano, bordano... tutto a lìl di riva... I gabbiani quadrigliano, solcano, planano, piomban sui galleggianti... si posano dolcemente... La forte corrente romba sotto le arcate... là sotto scava, erode, schiuma... di brutto devo dire... scompiglia, sballotta i piccoli ca­

Il IH INI II IH I UNIlMA

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notti... li ittmuLi nll'iuin... Li (unii fi iltiuurlai iiollunte sbulhi, fatici!, un ulna, alili deriva verbo i piloni plof! pioli plofl... n tutta macchina... pale che battono impuzzite... rinuncia, al ir ac­ ci’... getta l’ancora.., giù tutta la catena... trac Blup!... l’immane ferraglia... un tuono!... la nave attraccata!... Esco dall’incanto... ufi.., «Guardate» ci faccio notare... È straordinario! che abilità di manovra... i rischi... Loro capiscono benissimo, ma però ci han­ no freddo. E basta!... -Vabbè! Allora in marcia!... Non sto a insistere. Non è ancora proprio giorno... la «Wringley» la reclam luminosa gigante, è mica spenta ancora, la vediamo appena nella nebbia, là poco distante, sulla destra sopra la fabbrica «Orpington»... Sarà una giornata nuvolosa, temo proprio. Crede­ vo che venisse sereno. Le raffiche di vento trasportano la fuliggi­ ne, restiamo ancora contro il parapetto, che adesso bisogna deci­ dersi... tornarci o no dal Colonnello, e poi arriva una fumana acre, giallastra, d’un incendio che si vede laggiù verso East Ham, ba­ gliori che si agitano, ogni tanto guizzi giganteschi. Sono passati sì gli Zeppelin. Zucca lui non vede un’ostia, ma Virginia che ci ha buoni occhi lo vede laggiù in distanza... Gli in­ dico intorno a Canion Dock... «Eravamo lì poco fa...» -Di’, son partiti! noto... che lo sveglio Sosthène! -Cosa partiti? -Il Kong Hamsunsl baaccio!... Proprio vero manco più un albero, un veliero si distingue fin a casa del diavolo... Che supera tutti i bastimenti. Lui non obbietta. — Sì!... Sì!... Va bene!... Si metteva il cuore in pace. Certe folate di brezza, ci prendevano in pieno, ci tagliavano la faccia, Sosthène tremava come una foglia... si dimenava tutto in convulsioni. -Che c’è sei malato?... Sei malato? — Lo,.. Lo... lo vedi no? — Bè allora avanti marsch. Ancora tre quattrocento yarde minimo per traversare il testo del ponte. Li branco a sto modo Virginia di qua... lui con l’altro braccio... -Op! due piaghe! Trottare!... Capito tutti e due?... Ripeto la consegna, -Allora al «Monument», il 113I A York Square capolinea! Mica difficile! You Miss telefonare!

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Là, un piano superbo. — Sf ma però magari un caffettinol... Gli era venuta l’idea. -Un caffettino? E dove? Facile a dirsi un caffettinol È mica ancora l'ora... - Un espresso signor mio! Insiste. -Ma dov’è che lo trovi? -Qua vicino! Mi mostra l’altra riva... Sapevo ch’era goloso. - Al Calabar, non conosci? Lo conoscevo no. -A Twickenham, rozzo! glielo dico io! Dopo la stazione... Saloon Victor!... -A sfora qui? -Sicurissimo! -Com’è cite lo sai? - L’uccellino me l’ha detto... Ah! vedo già il filtro! Ci tenta... Che le faceva bene anche alla piccola! Era proprio quel che ci voleva un caffè caldo. Sf però era una debolezza... dovevamo andare dritti dritti, pari pari dallo zio, mica perderci a strombo, ancora ciondolare... da un caffè all’altro.,. Tutti pretesti... non eran questi i patti, mica serio... Io ci pensavo... ma loro mi traviavano tutti e due... Il caffè espresso è la vita! Subito to’ che si sente arzillo all’i­ dea... tutto birbante tutto grandoso... A metà ponte tira cosf forte i giorni di raffiche, che ti rovescia tt travolge... Bisogna forzare controcorrente... Roba che li diver­ tiva da matti.., tutti mattacchioni adesso, dei diavoletti, a far finta di prendere il volo, sollevarsi nel vuoto, che ci corro dietro, li ri­ branco... Due pazzerelli!... -Su! mi arrabbio... piantatela! Facevan finta di buttarsi sotto. Il vecchio che era il piti di­ scolo... Riacciuffo la ragazza, e adesso... a braccetto!... «Avanti insieme!...» Lotto con lei contro le raffiche! Ah! una tempesta! com’è vero Iddio! Lei ride! Ride! È contenta!... -Ahi Che bello! io faccio, la giovinezza!... Sosthène arriva da dietro, fa l’adcscatore, il manigoldo...

li. I'oniìi ni i