Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana: Un contributo archeologico alla questione storica dell'etnogenesi 9781407315874, 9781407344812

Questo libro, basato sulla tesi dottorale dell'autrice, si focalizza sulle tradizioni funerarie e sulla società lon

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Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana: Un contributo archeologico alla questione storica dell'etnogenesi
 9781407315874, 9781407344812

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RINGRAZIAMENTI
ELENCO DELLE ILLUSTRAZIONI
RIASSUNTO
ABSTRACT
1. INTRODUZIONE
2. I LONGOBARDI E LA PANNONIA NEL VI SECOLO: STORIA, LEGGENDA E MIGRAZIONE
3. NECROPOLI ANALIZZATE
4. ANALISI E CONFRONTI
5. ETNOGENESI IN AREA DANUBIANA: CULTURA E SOCIETÀ
CONCLUSIONI
BIBLIOGRAFIA
APPENDICE

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Questo libro, basato sulla tesi dottorale dell’autrice, si focalizza sulle tradizioni funerarie e sulla società longobarda nell’ultima fase della migrazione. Le numerose teorie riguardanti identità ed etnogenesi, nate e sviluppatesi in ambito storico, hanno trovato impiego in campo archeologico: è in quest’ottica che la documentazione funeraria ha un carattere privilegiato, perché l’evidenza delle necropoli è la più ricca e la meglio conservata per buona parte dell’età delle migrazioni. L’analisi dei contesti funerari di 16 necropoli austriache ed ungheresi di cultura Longobarda ha fornito interessanti risultati riguardo la cultura e la società che ha composto quei corredi. L’approccio impiegato ha permesso di individuare numerosi elementi, dai quali sembra possibile trarre alcune valutazioni delle caratteristiche sociali, cultuali e culturali dei Longobardi in Pannonia, permettendo in questo modo di definire alcune caratteristiche della loro etnogenesi. ________ Federica Codromaz is a Doctor in Medieval Archaeology (University of Trieste, Italy, 2016), and holds an MA in Archaeology (2012) and a BA in Cultural Heritage Studies (2009). Her work and research interests focus on funerary archaeology, burial rituals, and the society and identity of the populations of the migration period, and of the Langobards in particular. Federica Codromaz è Dottore di Ricerca in Archeologia Medievale (Università degli Studi di Trieste, 2016), ha conseguito una Laurea Magistrale in Archeologia (2012) e una Laurea Triennale in Scienze dei Beni Culturali (2009). I suoi interessi di ricerca si focalizzano su archeologia funeraria, rituali funerari e società e identità dei popoli delle migrazioni, in particolare dei Longobardi.

BAR  S2851  2017   CODROMAZ   IL CASO STUDIO DELLE NECROPOLI LONGOBARDE IN AREA DANUBIANA

This book, based on the author’s doctoral thesis, focuses on the funerary customs and the society of the Langobards in the last phase of the migration period. Several theories about identity and ethnicity in the Middle Ages, developed in the field of history, have been used to interpret the archaeological records; from this perspective the funerary evidence holds a privileged position, because necropolises provide the richest and the best preserved evidence for the greater part of the age of migrations. Analysis of the grave goods of 16 necropolises of Austria and Hungary that display the material culture of the Langobard people has yielded interesting results relating to the funerary culture and the society that created these arrangements of grave goods. This analysis has permitted the identification of various data that grant an understanding of the construction and the development of the cultural and social identity of the Langobards during the last phase of their migration.

Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana Un contributo archeologico alla questione storica dell’etnogenesi

Federica Codromaz

BAR International Series 2851 9 781407 315874

B A R

2017

Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana Un contributo archeologico alla questione storica dell’etnogenesi

Federica Codromaz

BAR International Series 2851 2017

Published in by BAR Publishing, Oxford BAR International Series Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana © Federica Codromaz The Author’s moral rights under the UK Copyright, Designs and Patents Act are hereby expressly asserted. All rights reser ved. No par t of this work may be copied, reproduced, stored, sold, distributed, scanned, saved in any for m of digital for mat or transmitted in any for m digitally, without the written per mission of the Publisher.

ISBN 9781407315874 paperback ISBN 9781407344812 e-format DOI https://doi.org/10.30861/9781407315874 A catalogue record for this book is available from the British Library

BAR titles are available from: BAR Publishing Banbury Rd, Oxford, [email protected] + ( ) + ( ) www.barpublishing.com

,

RINGRAZIAMENTI

Lo sviluppo di questo lungo e impegnativo progetto ha coinvolto numerose persone, alcune in maniera diretta, altre indiretta ma ugualmente importante, senza di loro non sarei mai arrivata a questo risultato. Innanzitutto voglio ringraziare la prof. Manuela Montagnari per tutto il tempo che mi ha dedicato nonostante queste tematiche fossero esterne al suo campo di interessi. Le sono particolarmente grata di essere riuscita, in questi anni, a fornirmi un metodo valutativo obiettivo ed un approccio critico ai testi ed alle fonti di ogni genere senza il quale questo lavoro non avrebbe avuto i risultati sperati. Questo progetto è nato in primo luogo grazie all’interesse verso il difficile tema dell’etnogenesi che il prof. Paolo Cammarosano ha suscitato in me quando lavoravamo alla tesi per la laurea magistrale. Per avermi dato l’idea iniziale, per la possibilità di affrontare un lavoro tanto stimolante e per la grandissima disponibilità e pazienza a lui va il mio più grande ringraziamento. La mia gratitudine va anche al prof. Walter Pohl dell’Universität Wien, che mi ha accolta e ospitata tra i suoi allievi. La sua guida è stata indispensabile per la comprensione delle diverse teorie riguardanti l’identità etnica dei popoli delle migrazioni, presupposto fondamentale per l’elaborazione dell’intero lavoro. A lui va anche il merito di avermi introdotto il prof. Peter Stadler del Naturhistorisches Museum di Vienna i cui preziosi consigli sono stati impagabili in fase di scelta dei siti. Un ringraziamento particolare va alla mia amica “viennese” Claudia, per avermi tenuto compagnia nelle lunghe giornate passate alla Österreichisches Nationalbibliothek e per il tempo trascorso assieme nella nostra Vienna. Similmente voglio ringraziare Dario, che mi incoraggia ogni giorno a puntare più in alto, senza il suo costante sostegno tutto questo non sarebbe stato possibile. Tutte queste persone hanno avuto un ruolo fondamentale nella realizzazione di questo progetto, ma ogni errore o imprecisione è imputabile esclusivamente a me.

iii

INDICE

ELENCO DELLE ILLUSTRAZIONI

vii

RIASSUNTO

viii

ABSTRACT

ix

1. INTRODUZIONE

1

1.1 - TEORIA E STORIA DEGLI STUDI ................................................................................................................................ 1 1.2 - IMPIEGHI IN ARCHEOLOGIA ..................................................................................................................................... 4 1.3 - IDEE ED APPLICAZIONI ............................................................................................................................................ 7 1.4 - VALORE DEI CONTESTI ............................................................................................................................................ 8 1.5 - TRADIZIONI FUNERARIE ........................................................................................................................................ 10 1.6 - MATERIALI E METODI ........................................................................................................................................... 11 2. I LONGOBARDI E LA PANNONIA NEL VI SECOLO: STORIA, LEGGENDA E MIGRAZIONE

15

2.1 - LE ORIGINI ............................................................................................................................................................ 15 2.2 - I TESTI LONGOBARDI ............................................................................................................................................. 16 2.3 - LUNGO L’ELBA ..................................................................................................................................................... 18 2.4 - SUL DANUBIO ....................................................................................................................................................... 21 2.5 - IN PANNONIA ........................................................................................................................................................ 22 3. NECROPOLI ANALIZZATE

24

3.1 - POYSDORF ............................................................................................................................................................ 24 3.2 - ASPERSDORF ......................................................................................................................................................... 26 3.3 - ROHRENDORF ....................................................................................................................................................... 26 3.4 - ERPERSDORF ......................................................................................................................................................... 28 3.5 - BRUNN .................................................................................................................................................................. 30 3.6 - MÖDLING .............................................................................................................................................................. 32 3.7 - BEZENYE .............................................................................................................................................................. 33 3.8 - HEGYKŐ ............................................................................................................................................................... 34 3.9 - SZENTENDRE......................................................................................................................................................... 37 3.10 - KAPOLNASNYEK- KASTELYKERT ........................................................................................................................ 40 3.11 - VARPALOTA ........................................................................................................................................................ 41 3.12 - KADARTA ........................................................................................................................................................... 43 3.13 - RACALMÀS ......................................................................................................................................................... 43 3.14 - VÖRS .................................................................................................................................................................. 46 3.15 - TAMÀSI ............................................................................................................................................................... 48 3.16 - KAJDACS............................................................................................................................................................. 51 4. ANALISI E CONFRONTI

54

4.1 - CARATTERISTICHE DEPOSIZIONALI ....................................................................................................................... 54 4.2 - INCINERATI E URNE ............................................................................................................................................... 57 4.3 - SEPOLTURE BISOME .............................................................................................................................................. 58 v

Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana 4.4 - TOMBE VUOTE ...................................................................................................................................................... 59 4.5 - OGGETTI DI “GENERE” .......................................................................................................................................... 59 4.5.1 - Armi e armati ............................................................................................................................................... 60 4.5.2 - Fibule e gioielli ............................................................................................................................................ 62 4.6 - OGGETTI INDIFFERENZIATI.................................................................................................................................... 69 4.7 - SEPOLTURE INFANTILI........................................................................................................................................... 71 4.8 - TOMBE DEPREDATE............................................................................................................................................... 72 4.9 - ANIMALI DOMESTICI ............................................................................................................................................. 73 5. ETNOGENESI IN AREA DANUBIANA: CULTURA E SOCIETÀ

75

5.1 - PROBLEMATICHE CRONOLOGICHE E INSEDIATIVE ................................................................................................. 75 5.2 - ORGANIZZAZIONE SPAZIALE ................................................................................................................................. 77 5.3 - RITO FUNEBRE ...................................................................................................................................................... 78 5.4 - PROCESSI CULTURALI E FUNZIONE SOCIALE .......................................................................................................... 81 CONCLUSIONI

85

BIBLIOGRAFIA

86

FONTI............................................................................................................................................................................ 86 TESTI ............................................................................................................................................................................ 86 SITOGRAFIA ................................................................................................................................................................ 100 APPENDICE

101

vi

ELENCO DELLE ILLUSTRAZIONI Figura 1: siti riferiti alla cultura longobarda rinvenuti tra Europa settentrionale e nord Italia.......................................... 12 Figura 2: i siti in oggetto. .................................................................................................................................................. 13 Figura 3: la migrazione dei Longobardi............................................................................................................................ 19 Figura 4: area di interesse e necropoli analizzate ............................................................................................................. 24 Figura 5: necropoli di Poysdorf ........................................................................................................................................ 25 Figura 6: necropoli di Aspersdorf ..................................................................................................................................... 27 Figura 7: necropoli di Rohrendorf .................................................................................................................................... 29 Figura 8: necropoli di Erpersdorf...................................................................................................................................... 30 Figura 9: necropoli di Brunn............................................................................................................................................. 31 Figura 10: necropoli di Mödling ....................................................................................................................................... 33 Figura 11: necropoli di Hegykő ........................................................................................................................................ 35 Figura 12: necropoli di Szentendre ................................................................................................................................... 38 Figura 13: necropoli di Kapolnasnyek .............................................................................................................................. 40 Figura 14: necropoli di Varpalota ..................................................................................................................................... 42 Figura 15: necropoli di Kadarta ........................................................................................................................................ 44 Figura 16: necropoli di Racalmàs ..................................................................................................................................... 45 Figura 17: necropoli di Vörs ............................................................................................................................................. 47 Figura 18: necropoli di Tamàsi ......................................................................................................................................... 49 Figura 19: necropoli di Kajdacs ........................................................................................................................................ 52 Figura 20: sepolture in cassa............................................................................................................................................. 55 Figura 21: contenitore dell'incinerazione 1 di Kajdacs ..................................................................................................... 57 Figura 22: necropoli di Kajdacs, vaso della tomba 5 ........................................................................................................ 57 Figura 23: urna 43 di Kajdacs ........................................................................................................................................... 58 Figura 24: urna 20 di Kajdacs ........................................................................................................................................... 58 Figura 25: urna della necropoli di Tamàsi ........................................................................................................................ 58 Figura 28: sepoltura di guerriero ...................................................................................................................................... 61 Figura 29: tomba 1 della necropoli di Varpalota, dettaglio delle fibule a S e a staffa. ..................................................... 64 Figura 30: tomba 18 della necropoli di Hegykő, dettaglio delle fibule a staffa ................................................................ 64 Figura 31: tomba 56 della necropoli di Szentendre .......................................................................................................... 65 Figura 32: coppia di fibule ................................................................................................................................................ 66 Figura 31: medaglietta raffigurante Odino assiso sul trono .............................................................................................. 70 Figura 32: retro della medaglietta con Odino ................................................................................................................... 70 Figura 33: retro delle fibule della tomba 8 di Bezenye ..................................................................................................... 70 Figura 34: Brunn, individuo parzialmente articolato e riduzione ..................................................................................... 72 Figura 35: necropoli di Hegykő ........................................................................................................................................ 79 Figura 36: necropoli di Tamàsi ......................................................................................................................................... 80

vii

RIASSUNTO

L’età delle migrazioni definisce quella fase storica in cui numerosi popoli stanziati oltre i confini dell’Impero Romano cominciarono, sotto la spinta di nuove popolazioni provenienti dalle steppe dell’Asia, a migrare verso le province dell’Impero contribuendo al suo progressivo collasso. Questi spostamenti innescarono vari processi di aggregazione ed acculturamento, che agirono non solo nel contatto con l’Impero, ma anche tra gli stessi popoli in movimento, tanto che la loro cultura materiale subì spesso profonde modifiche, essendo il risultato di contatti e scambi con altri gruppi. Lo studio di queste diverse genti in migrazione richiede un approccio metodologico che tenga in considerazione tutte le problematiche legate a questo periodo di forte commistione di popoli e tradizioni. L’obiettivo di questo lavoro è affrontare il tema della composizione e delle peculiarità dell’ etnogenesi dei Longobardi, attraverso l’analisi della cultura materiale intesa come espressione dell’identità personale e sociale. Le numerose teorie riguardanti identità ed etnogenesi, nate e sviluppatesi in ambito storico, hanno trovato largo impiego in campo archeologico: è in quest’ottica che la documentazione funeraria ha un carattere privilegiato, perché l’evidenza delle necropoli è la più ricca e la meglio conservata per buona parte del mondo antico, mentre quasi assenti sono i rinvenimenti degli abitati. Inoltre, la documentazione dei sepolcreti è un contesto che si compone di segmenti -le tombe- già in sé stessi completi e significanti; l’insieme dei singoli segmenti, il contesto formato dal cimitero, consente lo studio del gruppo sociale, mentre la singola tomba è un messaggio compiuto, rivelatore riguardo il suo proprietario. Lo studio dei corredi sepolcrali delle necropoli definite longobarde, attraverso il confronto tra diverse necropoli, fornisce dati interessanti sulla cultura funeraria longobarda, e di conseguenza sulla società che ha composto tali abbinamenti. L’analisi dei corredi ed il conseguente confronto tra le diverse necropoli permette di comprendere meglio lo sviluppo della cultura e della società di questo popolo. Per questo lavoro sono stati analizzati i contesti funerari di sedici necropoli attribuite al popolo longobardo rinvenute in area danubiana e in Pannonia, nelle attuali Austria e Ungheria: Poysdorf, Aspersdorf, Rohrendorf, Erpersdorf, Brunn, Mödling nell’attuale Austria, Bezenye, Hegykő, Szentendre, Kapolnasnyek, Varpalota, Kadarta, Racalmàs, Vörs, Tamasi, Kajdacs nell’attuale Ungheria. I siti scelti per l’analisi sono di dimensioni variabili, sia nel numero degli inumati sia nell’ampiezza dell’area sepolcrale, per un totale di 604 sepolture. I materiali archeologici e i differenti abbinamenti che compongono i corredi, nonostante le parziali lacune (sepolture derubate, mancanza di precisa cronologia, impossibilità di fare confronti con gli abitati), consentono di delineare una problematica precisa e di formulare molteplici ipotesi interpretative. L’approccio impiegato nello studio dei diversi contesti ha permesso di individuare numerosi elementi, dai quali sembra possibile trarre alcune valutazioni delle caratteristiche sociali, cultuali e culturali dei Longobardi in Pannonia, permettendo in questo modo di definire alcune caratteristiche della loro etnogenesi. L’analisi ha fornito numerosi spunti di ricerca e procurato nuovi dati fondamentali per comprendere la costruzione e lo sviluppo dell'identità culturale, sociale ed etnica, dei longobardi durante l’ultima fase della migrazione. In Pannonia, circondati da numerosi popoli ostili e come conseguenza del contatto sempre più stretto con le popolazioni di tradizione romana già insediate nella zona, i Longobardi andarono incontro a profonde modificazioni sociali e culturali che ebbero ampio riflesso nelle pratiche funerarie. Dalle analisi effettuate è evidente come le caratteristiche identitarie dei longobardi siano soggette ad un notevole cambiamento nei brevi anni dello stanziamento in queste aree ed è visibile un progressivo aumento ed arricchimento dei corredi tra l’area nord-danubiana e quella sud-pannonica di ultimo insediamento. La struttura generale dei siti resta la stessa, con sepolture singole posizionate lungo righe parallele e suddivisioni per macro-gruppi tipologici, al contrario di alcune caratteristiche della cultura materiale che mostrano variazioni significative. La più importante di queste variazioni è il generale aumento nella presenza media di alcune categorie di oggetti, quelli comunemente utilizzati per definire un cimitero in senso etnico, cioè armi e fibule. Numerose sepolture, infatti, contenevano oggetti di distinzione sociale, armi per gli uomini e fibule a staffa per le donne, il cui scopo era quello di comunicare lo status di chi le indossava e le sua origine etnica. L'evoluzione generale cui si assiste nelle zone di insediamento danubiane e pannoniche sembrerebbe mostrare, nel complesso, un progressivo aumento dell'elemento etnico definibile come longobardo tra i cimiteri della parte settentrionale e quelli della parte più meridionale della zona, delineando una organizzazione sociale e culturale ben definita.

viii

ABSTRACT

The age of the migrations is defined as that phase of history during which several different peoples located outside the borders of the Roman Empire, under pressure from new populations coming from the steppes of Asia, began to migrate towards the provinces of the Empire, contributing to its progressive collapse. These movements triggered several aggregation and acculturation processes, which operated not only at the points of contact with the Empire, but also between the migrating peoples themselves, so that their material culture often experienced profound modifications, resulting from contacts and exchanges with other groups. The study of these different peoples in migration calls for a methodological approach that takes into consideration all the problems tied to this period of mixing of peoples and traditions. The objective of this work is to examine the nature and the peculiarities of the ethnogenesis of the Langobards, through analysis of their material culture as an expression of personal and social identity. Several theories about identity and ethnicity in the Middle Ages, developed in the field of history, have been used to interpret the archaeological record. It is in this respect that funerary finds offer privileged insights, because the evidence of the necropolises is the richest and the best preserved for the greater part of this period, while settlements remain relatively underrepresented in the record. Furthermore, the evidence from burials as a whole is made up of smaller components – the graves – each of which is in itself complete and meaningful; the whole made up of these individual components, the context presented by the cemetery, allows for study of the social group, while each individual grave constitutes a complete message, providing information about its owner. The study of the grave goods of the Langobard necropolises, through comparison of different sites, provides interesting data on Langobard funerary culture, and on the society that has gathered these grave goods together. The analysis of the outfits and the subsequent comparison between different necropolises allows us to understand the development of the culture and the society of these people more fully. For the purposes of this work, analyses have been carried out on the funerary contexts of 16 necropolises attributed to the Langobards discovered in the area of the Danube and in Pannonia, in modern-day Austria and Hungary: Poysdorf, Aspersdorf, Rohrendorf, Erpersdorf, Brunn and Mödling in what is now Austria; Bezenye, Hegykő, Szentendre, Kapolnasnyek, Varpalota, Kadarta, Racalmàs, Vörs, Tamasi and Kajdacs in what is now Hungary. The sites selected for the analysis are of variable dimensions, whether in terms of the number of graves or of the size of the sepulchral area, for a total of 604 burials. Despite partial gaps (robbed burials, the lack of precise chronology, the impossibility of making parallels with settlements), the archaeological materials and the various grave goods allows us to outline specific problems and to formulate several interpretative hypotheses. The approach that has been applied to the analysis of the different contexts has made it possible to identify several pieces of evidence from which we may draw some conclusions about the social, religious and cultural traits of the Langobards in Pannonia, and to define some of the characteristics of their ethnogenesis. This analysis has provided various spurs for research, and led to the acquisition of new data that is fundamental to our understanding of the construction and development of the cultural, social and ethnic identity of the Langobards during the last phase of the migration period. In Pannonia, surrounded by numerous hostile peoples and in close contact with the Romanized peoples already settled in the area, the Longobards went through a deep social and cultural modification, which was widely reflected in their funerary practices. These analyses clearly show how the identity of the Langobards was subject to a remarkable change during the short period of their residence in these areas, and we may see a clear, progressive increase both in the number of the grave goods and in their wealth between the north-Danube area and the South of Pannonia. On the one hand, the general structure of the sites remains mostly unchanged, with single burials placed along parallel lines and divisions on the basis of typologic macro-groups, while, on the other hand, some features of the material culture show significant variations. The most important of these variations is the general increase in the average presence of some categories of objects – those commonly used to define a cemetery in ethnic terms: weapons and fibulae. Several burials, in fact, contained grave goods that communicate some social distinction – weapons for men and fibulae for women, the purpose of which was to communicate the social status of the deceased, and probably their ethnic origin. The general evolution that occurred in the Danube area and Pannonia shows a gradual increase in the element of the population definable as Langobards between the cemeteries of the northern part and those of the southern part of the area, giving the impression of quite a well-defined populace in social and cultural terms.

ix

1. INTRODUZIONE

tradizione orale e scrissero le loro storie solo secoli dopo gli avvenimenti; per utilizzare fonti dell’epoca bisogna ricorrere a scrittori romani o bizantini, che essendo esterni vedevano ed interpretavano le vicende dal proprio personale punto di vista. Un aiuto in questo senso può venire dall’archeologia, i cui dati d’altro canto sono spesso incompleti, oltre che oggetto di filtri e deformazioni tipiche delle interpretazioni moderne e, soprattutto nel secolo scorso, politicizzate, per cui all’analisi di dati oggettivi, sebbene filtrati dalla raccolta dell’archeologo, segue spesso un’interpretazione soggettiva. In tale contesto solo un approccio multidisciplinare e mirato può arrivare ad un’interpretazione il più possibile corretta, attraverso il confronto tra i dati storici, e soprattutto le teorie elaborate in ambito storico, ed i dati archeologici, che sono oggettivi ma necessari di interpretazione. Questo lavoro, infatti, si basa su dati e metodi tipici dell’archeologia, ma il confronto con i dati storici risulta imprescindibile in quanto sono proprio gli storici che hanno dato l’avvio agli studi su etnicità e riconoscibilità etnica dei popoli dell’alto medioevo, tentando di fornire una definizione chiara ed univoca del processo di formazione della cultura barbarica, definito “etnogenesi”.

Il periodo convenzionalmente definito “età delle migrazioni” si distingue per i movimenti di popoli, di diversa origine e natura, che andarono a destabilizzare completamente e definitivamente i confini del vecchio Impero Romano, e presenta una serie di problematiche che prevedono un approccio particolare sia teorico che metodologico. Quest’epoca viene solitamente compresa nel periodo che va dalla caduta dell’Impero Romano fino alla formazione del Sacro Romano Impero con l’incoronazione di Carlo Magno, e già qui si incontra la prima problematica dell’approccio teorico allo studio di questo periodo: la classica partizione tra età storiche, classica/medievale e medioevo alto/basso, non può essere considerata rigidamente, in quanto la storia dei popoli protagonisti inizia spesso molto prima della caduta dell’Impero Romano e può finire molto dopo l’XI secolo. In questa sede si affronterà uno dei temi maggiormente dibattuti riguardo l’età delle migrazioni, cioè l’analisi dei diversi processi, etnici, culturali e sociali, che portarono alla formazione e definizione dei popoli protagonisti delle vicende del primo alto medioevo, nello specifico dei Longobardi, attraverso l’analisi della cultura materiale in quanto espressione di identità personale e sociale. L’approccio allo studio di quest’epoca non può essere monotematico, non può quindi essere esclusivamente storico o archeologico, né unicamente teorico o pratico; proprio per la natura eclettica dell’epoca, infatti, tutti gli studi teorici a riguardo hanno sempre avuto una base pratica di dati da cui partire, o con cui confrontarsi. Per comprendere pienamente le implicazioni e gli sviluppi degli accadimenti dei primi secoli dell’alto medioevo è necessario un approccio interdisciplinare che preveda diversi sviluppi. Per prima cosa, le discipline storiche non possono spiegare e comprendere pienamente la complessa cultura dei popoli in migrazione, perché le genti “barbare” 1 si distinguevano per l’uso della

1.1 - Teoria e storia degli studi

Il vocabolo etnogenesi, originario delle scienze sociali, nasce dell’unione dei termini ethnos, popolo, e genesis, nascita, e si presta a numerose applicazioni ed interpretazioni. In campo sociale solitamente è impiegato per definire il processo culturale che porta alla formazione della “coscienza di sé” di una popolazione, alla nascita dell’identità di popolo, che attraverso numerose fasi di definizione e ridefinizione giunge ad avere una fisionomia culturale e sociale ben definita. Sotto questo punto di vista l’identità dei popoli non nasce automaticamente con la formazione primaria del gruppo, ma deve essere acquisita di generazione in generazione, attraverso meccanismi di adeguamento alle necessità ed ai cambiamenti che interessano quel determinato gruppo sociale.

1 È necessario definire innanzitutto la designazione più frequentemente usata per le popolazioni barbariche nelle fonti contemporanee, ossia gens, che, come tanti altri termini del medioevo, rimanda a concetti piuttosto problematici. Accennando solo ad alcune difficoltà, si può osservare come il concetto di gens fosse ambiguo in quanto poteva designare comunità di struttura e grandezza diversa, andando dalla grande famiglia, alla stirpe e al clan, fino al popolo; Jarnut J., “Les lombards au haut moyen age: état actuel de la recherche”, in Gazeau V., Bauduin P., Moderan Y. (a cura di), Identité et ethnicité. Concepts, débats historiographique, exemples (III- XII siecle), Caen 2008. Risulta inappropriato anche l’uso dell’aggettivo “germanico”, in quanto era stata la cultura romana a comprendere sotto questo termine popoli differenti che non avevano coscienza di una comune appartenenza. L’aggettivo ad oggi più comunemente usato è “barbarico”, ritenuto politicamente scorretto dalla metà del secolo scorso, che rispetto a “germanico” non definisce un’identità etnica

La rappresentazione dei gruppi barbarici come entità coerenti fu formulata inizialmente dai Romani per descrivere e categorizzare i popoli estranei alla cultura latina, pertanto la definizione di “sé” formulata dai barbari nacque proprio dal contatto con i Romani e fu

spesso imprecisa; Pohl W., Le origini etniche dell'Europa: barbari e romani tra antichità e Medioevo, Roma 2000.

1

Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana fortemente influenzata dalle loro categorizzazioni. L’identità di un gruppo in contrapposizione a quella di un altro, infatti, nasce innanzitutto dall’incontro e dal confronto con il “diverso” che porta ad elaborare particolari metodi per distinguersi2, inoltre la definizione di genti e popoli in chiave etnica è spesso elaborata dai gruppi egemoni e solo secondariamente assorbita dagli interessati come espressione di contrapposizione 3 . In particolare, le classificazioni dei gruppi germanicibarbarici operate dai romani, da Cesare in poi, seguivano criteri geografici e non culturali, risultando spesso non coerenti4.

anche per riscrivere il passato di altri popoli europei9. In realtà l’intento di questi indirizzi di ricerca non era l’analisi dell’identità etnica dei popoli, ma la costruzione di specifiche supposte origini etniche e nazionali, secondo una tendenza che sarebbe perdurata fino alla seconda metà del XX secolo10. Ancora alla fine del XVIII secolo Edward Gibbon nel suo “The Decline and Fall of the Roman Empire” scriveva: “gli splendidi giorni di Augusto e Traiano furono eclissati da una nuvola di ignoranza; e i Barbari sovvertirono le leggi e i palazzi di Roma”11. Da allora il dibattito su modalità e conseguenze della caduta dell’Impero Romano e sul ruolo dei Barbari è stato molto acceso. Le teorie di Gibbon furono accolte positivamente soprattutto in Italia, dove l’età romana era considerata l’apice della storia nazionale, demolita dall’arrivo dei Barbari 12 : in seguito all’eredità ottocentesca i popoli Barbari erano descritti come invasori rozzi e brutali, che causarono una profonda rottura nella storia dell’Italia13. Contrariamente, nei Paesi del nord Europa, i regni romano-barbarici venivano ancora visti come i predecessori delle moderne nazioni e di conseguenza le invasioni barbariche erano interpretate in chiave positiva.

Il concetto di etnicità stabilito in epoca romana fu un argomento largamente dibattuto fin dall’inizio degli studi moderni nel XV secolo. In quest’epoca i primi eruditi del Sacro Romano Impero e dei Paesi Scandinavi tentarono di creare un’antichità alternativa a quella del mondo romano, che era stato orgogliosamente rivendicato come predecessore degli stati italiani dagli umanisti del Rinascimento. I materiali dai quali questa “antichità nordica” prendeva vita erano soprattutto i testi scritti che menzionano gli antichi popoli barbarici come Goti e Germani, i quali erano visti come i predecessori dei moderni popoli dell’Europa del Nord5. Queste fonti non erano solo testi storici dell’antichità greca o latina, che narravano dei contatti dei popoli nordici con il mondo Mediterraneo, ma anche e soprattutto testi di scoperta recente riguardanti le civiltà nordiche. Tra questi si possono ricordare la “Germania” di Tacito, riscoperta nel 1421 6 , e il Codex Argenteus, un manoscritto rinvenuto verso la metà del XVI secolo che contiene diversi frammenti del Nuovo Testamento in lingua gotica attribuito al vescovo di IV secolo Ulfila, vissuto nel VI secolo7. Da queste e da altre fonti gli studiosi dell’Europa settentrionale ricostruirono un’antichità in contrapposizione con quella romana, basata su una cultura “germanica” sviluppatasi dalla preistoria fino ai tempi moderni8. Lo studio di questa antichità germanica diede inizio ad una corrente di studi riguardanti i popoli barbarici che durò per secoli e che servì da esempio

Il modello di etnogenesi ed il concetto stesso di etnia ed identità etnica sono tuttora oggetto di un acceso dibattito, che può essere utile riassumere e commentare. Il primo a introdurre il concetto di etnogenesi in ambiente storico alto-medievale fu Herwig Wolfram, il quale lo applicò alla formazione ed allo sviluppo dei popoli dell’epoca delle migrazioni. Wolfram era stato influenzato dalle teorie di Reinhard Wenskus e dal suo studio sulle tribù germaniche e sulla loro formazione14. Wenskus sosteneva che le diverse tribù non appartenessero interamente allo stesso ceppo linguistico germanico e di conseguenza che i regni che si formarono dopo la caduta dell’Impero Romano non fossero quindi regni germanici. I popoli di epoca alto-medievale, infatti, includevano genti di diversa ascendenza biologica con differenti tradizioni culturali e sociali, spesso anche con lingue differenti, che si riunivano in più larghe confederazioni tribali. Una delle attività principali di queste tribù era la guerra, ma anche qui le differenze erano grandi in quanto a tribù di cavalieri potevano unirsi arcieri o genti non abituate all'impiego del cavallo; ciò influenzava anche la scelta delle armi, che dovevano essere adeguate al tipo di combattimento e quindi cambiavano tra i diversi gruppi, allo stesso modo di abito e gioielli. Nonostante fossero gruppi anche molto diversi tra loro e la loro evoluzione

2 Pohl W., Reimitz H. (a cura di), Strategies of Distinction: The Construction of the Ethnic Communities, 300-800, Leiden-BostonKoln 1998. 3 Fabietti U., L'identità etnica: storia e critica di un concetto equivoco, Roma 2003. 4 Brather S., “Acculturation and Ethnogenesis along the Frontier: Rome and the Ancient Germans in an Archaeological Perspective”, in Curta F. (a cura di) Borders, Barriers, and Ethnogenesis. Frontiers in Late Antiquity and the Middle Ages, Brepols 2005; qui a p. 140. 5 Von See K., Barbar, Germane, Arier: die Suche nach der Identität der Deutschen, Heidelberg 1994. 6 Kelley D., “Tacitus noster: The Germania in the Renaissance and Reformation”, in Luce T. J., Woodman A. (a cura di), Tacitus and the Tacitean Tradition, Princeton 1993, pp. 152-167. 7 Brough S., The Goths and the Concept of Gothic in Germany from 1500 to 1750, Arbitrium 5, gennaio 1987, pp. 269-270. 8 Gillett A., “Introduction: Ethnicity, History, and Methodology”, in Gillet A. (a cura di), On barbarian identity: critical approaches to ethnicity in the early middle ages, 2002, p. 5.

Von SEE, Barbar, Germane, Arier. Gillett, Introduction, p. 6. Gibbon E., The Decline and Fall of the Roman Empire, 1960, p. 431. 12 Manacorda D., Tamassia R., Il piccone del regime, Roma 1985. 13 Gasparri S., “I Germani immaginari e la realtà del regno. Cinquant'anni di studi sui Longobardi”, I Longobardi dei ducati di Spoleto e Benevento, Atti del XVI Congresso internazionale di studi sull'alto medioevo del CISAM, 2003, pp. 3- 28. 14 Wenskus R., Stammesbildung und Verfassung, Koln-Wien 1961. 9

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Introduzione fosse influenzata da numerosi fattori esterni, le confederazioni tribali che crebbero ed ebbero successo erano guidate da un nucleo tradizionale definibile come gens. Questo nucleo definiva un mito di discendenza comune e una lingua franca necessaria alla comunicazione tra le diverse tribù, soprattutto all’interno dell’esercito, inoltre dettava usanze e convenzioni e aiutava nella condivisione di elementi della cultura materiale, risultando quindi fondamentale per l’etnogenesi di questi popoli. Il lavoro di Wenskus sulle gentes dell’alto medioevo ebbe la capacità di accantonare ogni concetto di identità etnica derivato da parametri oggettivi esterni quali lingua o costume e di adottare un criterio soggettivo, partendo dal presupposto che un individuo appartiene realmente a un’etnia quando acquisisce piena coscienza di esserne membro. Tale sentimento di appartenenza può anche manifestarsi tramite segni esterni, caratterizzanti il gruppo, ma nasce da un elemento psicologico esclusivamente interiore, dall’idea di appartenenza15.

delle diverse identità barbariche e di conseguenza non possono servire come base per la ricostruzione della loro storia 19 . Ovviamente con questo egli non intendeva spogliare di significato la ricerca storica, ma ridimensionare il significato delle fonti romane e delle Origines che sono la trascrizione di una tradizione sviluppata e tramandata per generazioni e che un gruppo dominante utilizzò per costruire un sentimento di appartenenza comune. In anni più recenti l’orientamento storiografico convenzionalmente definito “scuola di Vienna” ha sottoposto ad una profonda revisione critica i concetti di “etnicità”, “cultura tradizionale”20 e la definizione stessa di “tribù” nel suo utilizzo in ambito tardoantico e altomedievale, in quanto non pienamente descrittiva della situazione sociale dei popoli dell’età delle migrazioni, che erano gruppi con una composizione più confusa ed instabile rispetto alle semplici tribù 21 . Il periodo delle migrazioni, infatti, determina un cambiamento fondamentale nella struttura delle società “barbariche” e la definizione di tribù, adatta alle strutture dell’epoca precedente, non può più essere utilizzata in seguito ai complicati cambiamenti sociali causati dal raggruppamento in confederazioni di dimensioni maggiori. Partendo dall’interpretazione dei popoli germanici come culturalmente eterogenei, in continua mutazione e ridefinizione, si è giunti perfino a negare l’esistenza di una coscienza identitaria collettiva e di una coesione etnico-culturale, in favore dell’idea di un’integrazione rapida ed omogenea al mondo culturale di tradizione romana 22 . Il dibattito ancora acceso sull’etnogenesi dei popolo barbarici, pur offrendo una lettura critica delle fonti scritte, non offre nuove interpretazioni per quanto concerne l’approccio all’etnicità medievale e non fornisce elementi utili per quanto riguarda la metodologia o la teoria della ricerca sull’etnicità, infatti la discussione riguarda soprattutto la possibilità di interpretare il passato e la posizione delle fonti narrative, oppure l’impossibilità di farlo23.

Il modello elaborato da Wenskus rese possibile il superamento delle posizioni precedenti, che definivano l’identità etnica come un prerequisito biologico ed immutabile, permettendo lo sviluppo delle moderne teorie sui processi etnici16. In seguito il concetto di tribù elaborato da Wenskus è stato criticato nel suo utilizzo in ambito tardoantico e altomedievale, in quanto non pienamente descrittivo della situazione sociale dei popoli dell’età delle migrazioni, che erano gruppi con una composizione più confusa ed instabile rispetto alle tribù da lui descritte 17 . Il periodo delle migrazioni, infatti, determinò un cambiamento fondamentale nella struttura delle società barbariche e, se il concetto di semplice tribù prima vi si adattava abbastanza bene, il passaggio a confederazioni più grandi ed i complicati rapporti al loro interno portano ad un rafforzamento di diversi fattori rispetto a quello meramente tribale, in modo da aumentarne la coesione interna. In ogni caso, nel suo volume Stammesbildung und Verfassung Wenskus non utilizza mai il termine etnogenesi, ma parla solo di “formazione di tribù”, il termine venne impiegato per primo da Wolfram. Uno dei punti chiave del suo pensiero, costruito sulle teorie di Wenskus, era che la percezione esterna e l’auto-coscienza dei popoli barbarici fossero state da subito influenzate dalle definizioni che i romani avevano di loro, fin dal momento del primo contatto 18 . Ciò significa che le fonti che oggi sono utilizzate in ambito storico, i testi latini riguardanti i popoli germanici, non possono essere la reale espressione

L’eccesso della posizione critica è ad oggi sostenuto principalmente da Sebastian Brather, il quale ritiene che

Pohl W., Le origini etniche dell'Europa, p. 10. Si veda ad esempio Pohl W., Le origini etniche dell'Europa, il maggior esponente italiano di questa corrente è invece Stefano Gasparri, si veda a riguardo Gasparri S., Prima delle nazioni. Popoli, etnie e regni fra antichità e medioevo, Roma 1998. 21 Pohl W., Archaeology of identity: introduction, pp. 14 e seguenti. 22 In diversi modi e contesti: Wenskus R., Stammesbildung und Verfassung; Pohl W., Reimitz H. (a cura di), Strategies of Distinction; Brather S., “Etnische Identitaten als Konstrukte der fruhgeschichtlichen Archaeologie”, Germania 78-1, 2000; Gasparri S., Prima delle nazioni; in ambito archeologico La Rocca C., “L’archeologia e i Longobardi in Italia. Orientamenti, metodi, linee di ricerca”, in Gasparri S. (a cura di), Il Regno dei Longobardi in Italia. Archeologia, società e istituzioni, Spoleto 2004. 23 Curta F., “Some remarks on ethnicity in medieval archaeology”, Early Medieval Europe 15- 2, 2007, p. 160 19 20

Azzara C., Le invasioni barbariche, Bologna 2012, p. 33. Pohl W., “Ethnicity, Theory, and Tradition: A Response”, in Gillet A. (a cura di), On barbarian identity: critical approaches to ethnicity in the early middle ages, 2002, pp. 221-240, p. 222. 17 Pohl W., “Archaeology of identity: introduction”, in Pohl W., Mehofer M. (a cura di) Archaeology of identity, Vienna 2010; qui a pp. 14 e seguenti. 18 Wolfram H., Origo et religio. Ethnic traditions and literature in early medieval texts, Early Medieval Europe 3/1, 1994. 15 16

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Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana l’etnicità sia esclusivamente soggettiva, e che i confini etnici siano indicati da simboli che devono essere sempre interpretati. Siccome le differenze etniche sono definite sulla base della cultura materiale e dell’abito, soprattutto nel caso delle necropoli, non sarebbe in alcun modo possibile individuare differenze etniche poiché nessuna fonte scritta parla mai delle differenze nell’abito, o del significato di queste differenze per i diversi popoli24 . I cambiamenti nella cultura materiale altro non sarebbero che sviluppi nel gusto, nella tecnica di produzione o esigenze dovute a cambiamenti contingenti nel panorama sociale o politico, di conseguenza le differenze etniche del mondo antico non sarebbero identificabili attraverso i dati archeologici, poiché il significato inizialmente attribuito agli oggetti dei corredi sepolcrali era puramente simbolico, e noi non ne conosceremo mai il reale significato25. Allo stesso modo, non potendo identificare le popolazioni sulla base della cultura materiale, non sarebbe neanche possibile distinguere le aree di insediamento e di influenza dei diversi popoli dell’alto medioevo. In sintesi, la posizione di Brather nega decisamente la possibilità di interpretare in chiave etnica i materiali archeologici, posizione applicata non solo ai contesti alto-medievali ma in generale a tutta la cultura materiale anche di epoca precedente. In particolare le categorie determinanti nelle società alto-medievali, secondo questo autore, sarebbero state costituite non tanto dall’appartenenza etnica quanto da altre categorie quali famiglie, età, sesso e potere26, mentre le cosiddette “culture archeologiche” altro non sarebbero se non costruzioni mentali degli archeologi per ordinare i materiali rinvenuti negli scavi27.

tutt’oggi oggetto di acceso dibattito. Il tema è stato affrontato da diverse prospettive, con esiti nettamente contrapposti. Le ricerche archeologiche promosse dal Nazismo ebbero un ruolo fondamentale nell’iniziale filone nazionalistico, essendo volte all’identificazione dei diversi gruppi etnici attraverso il corredo tombale: era pensiero corrente che fosse possibile individuare due culture materiali nettamente distinte, una romana di derivazione classica ed una germanica, espressione di due diversi gruppi etnici in conflitto. Si pensava, infatti, sulla scia del paradigma storico-culturale elaborato da Gustav Kossinna all’inizio del ‘900, che ogni popolo menzionato dalle fonti scritte possedesse una caratteristica cultura materiale e che fosse possibile distinguerle tutte, permettendo di identificare tutti i numerosi popoli dell’epoca. L’approccio storico-culturale era basato su un significato allargato del concetto di cultura, usato nel diciannovesimo secolo per classificare i gruppi umani28. Tradizionalmente le culture archeologiche erano definite sulla base della presenza o assenza di determinati tratti culturali o tipologie di materiali, definiti dagli abbinamenti dei corredi sepolcrali o dei siti scavati, considerati gli attributi più importanti per la definizione dell’identità etnica. Kossinna sosteneva che aree ben definite di cultura materiale archeologica corrispondessero esattamente ad aree di insediamento di precisi gruppi etnici29. Questo principio si ricollegava ad una metodologia retrospettiva che consisteva nel collegare i gruppi etnici del presente, o del passato storico, a determinate culture materiali, per ricostruire la situazione etnica pre-proto storica 30 . In realtà divenne chiaro molto presto come nessun gruppo definito secondo l’assemblaggio materiale di nessuna cultura contiene tutti i manufatti culturali che servirebbero a definirla, un problema evidenziato per primo da Vere Gordon Childe. La soluzione avanzata da Childe fu scartare i dati non necessari eliminando dalle categorie identificative i materiali rinvenuti meno di frequente. Queste categorie identificative, che lui definisce “tipi” erano creazioni individuali, approvate e adottate dalla società, la cui tradizione comune impone a tutti i suoi membri una stessa linea di condotta31. Da ciò deriverebbe la presenza di “tipi standard” che l’archeologia è in grado di identificare, siano questi materiali o riti cultuali, un “tipo”, infatti, ha significato solo in quanto aveva valore non solo per il suo esecutore, ma per l’intera comunità. In questo modo l’archeologia ha la possibilità di ricostruire il pensiero di una società, attraverso le categorie ricorrenti

1.2 - Impieghi in archeologia

Il dibattito nato in ambiente storico ha trovato numerose applicazioni in ambito archeologico, dove la potenzialità per l’identificazione etnico-culturale nell’età delle migrazioni e della formazione dei regni barbarici è a

Brather S., “Ethnic identity as constructions of archaeology: the case of the Alamanni”, in Gillet A. (a cura di), On barbarian identity: critical approaches to ethnicity in the early middle ages, 2002, p. 153. 25 Brather S., “Ethnische Interpretationen in der Frühgeschichtlichen Archäologie. Geschichte, Grundlagen und Alternativen”, Reallixikon der Germanischen Altertumskunde, Ergänzungsband 42 (Berlino- New York 2007), pp. 294- 301. 26 Brather S., “Ethnische Identität und Frühmittelaltreliche Archäologie. Das Beispiel Der Franken”, in Rieckhoff S., Sommer U. (a cura di), Auf der Suche nach Identitäten. Volk, Stamm, Kultur, Ethnos, 2007, pp. 120- 135. 27 Brather S., “Ethnic identity as constructions of archaeology: the case of the Alamanni”, in Gillet A. (a cura di), On barbarian identity: critical approaches to ethnicity in the early middle ages, 2002. 24

28 Si veda in proposito Curta, Some remarks on ethnicity, pp. 163 e seguenti. 29 Kossinna G., Die Herkunft der Germanen, 1911. 30 Veit U., “Gustav Kossinna and his concept of a national archaeology”, in Härke H. (a cura di), Archaeology, Ideology and Society. The German experience, Frankfurt Am Mein- BerlinBern- Bruxelles- New York- Oxford- Wien 2000, p. 44. 31 Childe V. G., I frammenti del passato: archeologia della preistoria, 1959, pp. 80 e seguenti

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Introduzione che forniscono una definizione della cultura materiale di quel popolo che rispecchia le sue idee32.

significato a seconda del contesto in cui sono posti. Nello specifico, i post-processualisti criticavano l’atteggiamento che aveva spinto fino ad allora gli archeologi a considerare le necropoli come un fedele specchio della società dei vivi, sottolineando piuttosto la funzione “performativa” dei funerali in quanto rituali gestiti dai parenti. In quest’ottica, la scelta dei simboli impiegati per ricordare il defunto doveva riflettere innanzitutto le esigenze della famiglia, cioè rafforzare o creare relazioni sociali o economiche, e non riprodurre fedelmente il defunto. Di tutte le diverse identità assunte in vita dal defunto (età, sesso, appartenenza etnica, rango…) soltanto alcune potevano essere significative e degne di rilievo al momento della sepoltura; di conseguenza la predisposizione della tomba e la scelta degli elementi di corredo dovevano rappresentare l’idea che i famigliari volevano trasmettere alla comunità e per questo le sepolture ci fornirebbero informazioni riguardo la società che le aveva prodotte, piuttosto che sui singoli defunti36.

L’interpretazione di Childe non rappresentò un grande punto di svolta nelle teorie interpretative dell’epoca, in quanto manteneva l’idea di blocchi culturali invariati tipica del diciannovesimo secolo. I rinvenimenti tombali, in particolare, avevano permesso di ricostruire diverse tipologie e stili degli oggetti, utilizzati per definire i costumi e la cultura materiale dei popoli germanici, mentre al contrario i romani erano identificabili nelle sepolture senza corredo. Per questo motivo si ritenne che le migrazioni portassero nuove usanze funerarie rispetto a quelle tradizionali del mondo romano, e che queste usanze si mantenessero per un certo periodo nei luoghi dove questi popoli andarono ad insediarsi, mescolandosi in seguito con gli usi tradizionali autoctoni diluendosi gradualmente fino a scomparire. In questo modo le culture archeologiche erano facilmente accomunate ai gruppi etnici e l’archeologia forniva le prove dirette di questi numerosi sviluppi. Le teorie elaborate da Kossinna, e tutti i loro successivi sviluppi, furono in seguito aspramente dibattute sia dagli storici che dagli archeologi, i quali enfatizzarono la loro associazione con le ideologie politiche nazionaliste, in particolare con il pensiero nazista, ed il conseguente uso fortemente politicizzato dell’archeologia 33 . Nella Germania post-nazista i seguaci di Kossinna tacquero a riguardo della questione fondamentale dell’uguaglianza tra razza e cultura archeologica, anche se tendenzialmente continuarono a credere che le comunità culturali rappresentassero anche comunità biologiche 34 . Una parziale svolta si ebbe negli anni ’70 con lo sviluppo della New Archaeology, quando le correnti interpretative precedenti vennero fortemente riviste e ridimensionate. Uno degli assunti che fu maggiormente criticato fu il dare per scontato che le innovazioni culturali visibili archeologicamente fossero da attribuire ai nuovi popoli, piuttosto che alla naturale evoluzione della cultura. Secondo questa nuova linea interpretativa la composizione dei corredi, la scelta del tipo di tomba e della sua posizione sarebbero dettati dal rango dell’inumato, piuttosto che dalla sua appartenenza etnica 35 . In realtà i due fattori andarono a sommarsi, creando una teoria secondo la quale le tombe sarebbero un insieme di rango ed etnia. Il superamento di queste posizioni con l’archeologia post-processuale nel corso degli anni ‘80 portò a una completa rielaborazione del paradigma storico-culturale, gli archeologi evidenziarono come tutti gli aspetti che compongono la cultura materiale sono polisemici, cioè assumono un diverso

A causa del carattere storico e sociale dell’archeologia, ogni Paese ha avuto una distinta storia della ricerca, che si riflette ancora oggi sia sui metodi che sulle teorie. In Europa, nella fattispecie, ci sono stati due contemporanei sviluppi per quanto riguarda le moderne teorie archeologiche; da un lato, il dibattito si è sviluppato sul piano locale, come ad esempio in Italia, mentre dall’altro le tradizioni e discussioni esterne al Paese hanno fornito la risorsa maggiore, traslandosi a volte anche in un discorso a livello locale. L’archeologia ungherese in particolare, che ci riguarda da vicino per l’orizzonte geografico di questo lavoro, è sempre stata fortemente influenzata da quella tedesca, mentre negli anni seguenti la seconda guerra mondiale, anche a causa della situazione politica dell’epoca, l’influenza maggiore fu quella sovietica socialista, che portò lentamente a dare grande importanza alla storicità, anche in ambito archeologico 37 . Tra gli anni ’60 e ’70, quando ebbero luogo la maggior parte degli scavi archeologici dei siti qui considerati, la scena era dominata per la maggior parte da monografie riguardanti le tipologie dei materiali piuttosto che dal dibattito teorico e anche i nuovi campi e sviluppi archeologici teorici avvenuti in quegli anni negli altri Paesi, in Ungheria ebbero riflesso esclusivamente sulla metodologia di scavo. Numerosi cambiamenti avvennero in quegli anni nell’organizzazione della ricerca archeologica: fu fondata l’Accademia Ungherese delle Scienze e numerosi musei locali si svilupparono come centri di ricerca indipendente. Negli ultimi decenni il rinvenimento di un numero sempre crescente di siti ha reso indispensabile una revisione delle teorie, ma

32 . Childe V. G., Piecing together the past. The interpratation of the archaeological data, 1956, pp. 14 e seguenti. 33 Gillet A., Introduction, p. 4. 34 Curta F., Some remarks, p. 161. 35 Renfrew C., Bahn P., Archeologia. Teorie- Metodi- Pratica, 2005.

Curta F., Some remarks. Laszlovszky J., Siklodi C., “Archaeological theory in Hungary since 1960: theories without theoretical archaeology”, in Hodder I. (a cura di), Archaeological theory in Europe. The last three decades, Londra - New York, 1991, p. 274. 36 37

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Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana purtroppo non è mai stato dato inizio ad un dibattito puramente teorico, se non in anni molto recenti38.

condivisa, in seguito ad una revisione delle fonti storiche, propone che le gentes nominate dalle fonti alto-medievali non fossero gruppi etnicamente e culturalmente omogenei, uniti da una stretta discendenza di sangue, ma gruppi eterogenei la cui coesione era garantita dalla solidarietà ad un capo e dalla condivisione di determinato usi e costumi 43 . Quindi è chiaro come l’etnicità, e di conseguenza l’interpretazione dell’etnicità, non fosse un fenomeno oggettivo ma soggettivo e arbitrario, per cui non ci si può aspettare di trovare prove chiaramente distinguibili riguardanti l’identità etnica. L’unico fattore decisivo a riguardo era la soggettiva consapevolezza di un individuo di far parte di uno specifico gruppo, o di molte persone di riconoscersi come parte di un unico gruppo, anche se l’interpretazione di quale fosse questo gruppo è dettata da noi moderni, e di conseguenza non può essere assolutamente certa 44 . Se è vero che l’appartenenza ad un gruppo etnico è più un’idea che non un fattore reale, in quanto non è dettato dalla biologia45, di conseguenza le persone che identificano se stesse come appartenenti ad un determinato gruppo devono, in primo luogo, definire il proprio gruppo in base a campioni, attraverso alcuni membri “prototipo” che condividono alcuni tratti chiaramente distinguibili46. Per questo si può affermare che l’etnicità si manifesta attraverso la condivisione di determinati elementi riconoscibili dai membri del gruppo, quali elementi del vestiario, modi di parlare, stili di vita, dieta e gusto. I gruppi etnici non si originano dalla condivisione dei simboli usati per distinguersi dagli altri, ma al contrario sia i simboli che i gruppi che li utilizzano sono il risultato primario dell’azione umana 47 la cui selezione dipende da una strategia, allo stesso modo in cui la scelta di un certo stile nel vestire serve alla costruzione dello status sociale48. La cultura materiale non è un riflesso passivo dell’etnicità della società che lo produce, ma un elemento attivo nella sua formazione e mantenimento.

Molti dei problemi riguardanti l’etnicità dell’epoca altomedievale restano ancora irrisolti, nonostante ciò è comunque possibile proporre alcuni principi metodologici chiari. Secondo le teorie espresse dall’antropologo Frederick Barth 39 , due processi sono contemporaneamente e costantemente all’opera nella costruzione di un’identità etnica: un processo interno ed uno esterno, conosciuto anche come “categorizzazione”. L’identità etnica, o etnicità, cioè il sentimento di appartenere a un gruppo etnico, è una definizione del sé e degli altri presi all’interno della collettività: ha quasi sempre le proprie radici in rapporti di forza tra gruppi coagulati attorno ad interessi comuni e specifici e si presta a numerose e variabili interpretazioni, che devono essere definite in rapporto al contesto40. Il criterio per la distinzione etnica in quanto processo interno al gruppo è puramente soggettivo: ciò implica che un individuo appartiene realmente ad un determinato popolo solo quando acquisisce piena coscienza di esserne parte e viene accettato dai membri che lo formano. Tale sentimento di appartenenza nasce da un elemento psicologico personale, ma si manifesta esteriormente tramite la condivisione di determinati usi e costumi oggettivi che devono essere collettivamente accettati. Risulta evidente in questo contesto come il concetto di razza, fortemente sostenuto dalle passate correnti nazionaliste, se esistente, sia da ascriversi esclusivamente ad una classificazione di tipo biologico e debba limitarsi a questo. L’etnicità, al contrario, è un concetto esclusivamente culturale che descrive la percezione soggettiva e l’espressione di identità interna ad un gruppo sia dal punto di vista di osservatori esterni, sia dal punto di vista del gruppo stesso41. In questa situazione, il ricorso alle fonti scritte può non essere sempre la strada migliore, poiché esse presentano numerosi nomi etnici spesso in disaccordo tra loro ed è possibile che lo stesso gruppo sia stato registrato sotto nomi diversi in fonti diverse, ma anche che gruppi diversi siano stati tramandati con lo stesso nome in fonti differenti 42 . L’interpretazione ad oggi maggiormente

L’etnicità non è un fattore innato o genetico, non si può tramandare biologicamente, ma le persone vi sono legate anche attraverso i costrutti culturali della biologia, in quanto la cultura materiale ed i riti ad essa collegati vengono tramandati dalla famiglia da cui si viene cresciuti e dalla comunità in cui si vive. Di certo non si tratta esclusivamente di differenze culturali,

38 Ad esempio si può portare la pubblicazione di I. Bóna del 2009, dove per la prima volta sono pubblicati e commentati esaustivamente i risultati di numerose ricerche della seconda metà del XX secolo, che l’autore aveva già pubblicato parzialmente negli anni, ma senza fornire apporti teorici ed interpretativi. Bóna I., Horvath J., Langobardische Gräberfelder in Westungarn, Budapest 2009. 39 Barth F., Ethnic groups and boundaries: the social organization of culture difference, Oslo 1969. 40 Fabietti U., L'identità etnica; Pohl W., “Archaeology of identity: introduction, p. 15. 41 Härke H., “Ethnicity, “race” and migration in mortuary archaeology: an attempt at a short answer”, in Semple S., Williams H (a cura di) Early medieval mortuary practices, Anglo-Saxon Studies in Archaeology and History 14, Oxford 2007, pp. 12-18. 42 Pohl W., “Introduction: strategies of distinction”, in Pohl W., Reimitz H., Strategies of distinction.

43 Geary P., “Ethnic identity as a situational construct in the early middle ages”, Mitteilungen der Anthropologischen Gesellschaft in Wien 113, 1983; Geary P., Il mito delle nazioni. Le origini medievali dell'Europa, Roma 2009; Pohl W., “The Empire and the Lombards: Treaties and Negotiation in the Sixth Century”, in. Pohl W. (a cura di), Kingdoms of empire: the integration of barbarians in late antiquity, The Transformation of Roman World 1, LeidenNew York- Koln 1997; Gasparri S., I Germani immaginari. 44 Pohl W., “Conceptions of Ethnicity in Early Medieval Studies”, in Little L. K., Rosenwein B. H. (a cura di), Debating the Middle Ages- Issues and Readings, Oxford 1998. 45 Jenkins R., “Rethinking ethnicity: identity, categorization and power”, Ethnic and Racial Studies 17, 1994. 46 Curta F., Some remarks, p. 167. 47 Ibidem, p. 169. 48 Pohl W., Introduction: strategies of distinction, pp. 21 e segg.

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Introduzione probabilmente anche determinati tratti biologici, quali ad esempio il colore della pelle o dei capelli, avevano il loro peso, ma l’etnicità consiste innanzitutto di tratti culturali e deve essere vista come “l’azione collettiva di segni di distinzione sociale”49. Con questa premessa appare chiaro come l’etnicità riguardi l’essere differenti, il potersi riconoscere e distinguere dall’ “altro”, solo il riconoscimento soggettivo poteva essere decisivo, anche se si fondava su caratteristiche culturali oggettive: le strategie di distinzione devono convincere sia coloro che fanno parte del gruppo sia chi è all’esterno dell’importanza dell’essere diversi50. Di conseguenza, in epoca alto-medievale l’identità etnica doveva essere esclusiva, ma allo stesso tempo abbastanza aperta da poter accogliere coloro che erano stati vinti recentemente o il cui sostegno poteva essere desiderabile in futuro, senza che però queste integrazioni portassero ad una perdita di coesione politica. I processi etnici quindi erano aperti alla modificazione e rimodificazione politica e personale, alle costruzioni e ricostruzioni delle diverse identità etniche che non sono date in modo definitivo, ma che devono essere costantemente rinnovate in base alle circostanze del momento51.

sentimento di appartenere a un gruppo etnico, sono definizioni del sé e dell'estraneo fondate sull’interezza della società, e si basano su rapporti di forza tra gruppi diversi che hanno il medesimo interesse. Di conseguenza l’etnicità si presta a numerose e variabili interpretazioni, che devono essere definite a seconda del contesto. Il criterio per la distinzione etnica è soggettivo, ciò implica che un individuo appartiene realmente ad un determinato popolo solo quando acquisisce piena coscienza di esserne parte e contemporaneamente viene accettato dai membri che lo formano. Tale sentimento di appartenenza nasce da un elemento psicologico personale, ma si manifesta esteriormente tramite la condivisione di determinati usi e costumi oggettivi accettati dalla collettività. L’appartenenza etnica è una realtà di ordine culturale, non naturale: in ambito antropologico culturale, appartenere ad un determinato gruppo etnico riguarda in primo luogo la sfera del simbolico, l’idea di appartenenza quindi valica il semplice concetto di somiglianza e si lega a dinamiche più complesse. Ogni gruppo sociale si definisce innanzitutto attraverso il consenso dei suoi membri: il desiderio di condurre una vita comune e la fede in una comune discendenza caratterizzano gran parte dei popoli del passato e moderni. Questi aspetti ricorrono anche in quelle popolazioni che in epoca tardo-antica ed altomedievale intrapresero spostamenti di carattere migratorio verso l’area mediterranea e di cui abbiamo notizia sia attraverso i miti ed i racconti delle origini (Origo) che dalle moderne ricerche archeologiche. L’attrattiva del nucleo di origine, definita dalle Origines, si fonda soprattutto su base mitologica e rimanda ad un’origine lontana alla quale si fa risalire l’appartenenza del popolo e per questo il prestigio dei suoi membri 54. Allo stesso tempo il mito funge da colonna portante sulla quale ruotano il diritto e le norme di comportamento che regolano la vita dei membri della comunità: non a caso Lex ed Origo sono strettamente correlate e a conferma di ciò va rimarcato come tra i Longobardi siano state tramandate assieme55.

1.3 - Idee ed applicazioni

Come si è visto, molte teorie sono contraddittorie e sono sottoposte a una continua revisione, dettata non da ultimo dalla situazione politica contemporanea. Sulla base di queste valutazioni preliminari, la mia idea è che l’etnicità in epoca tardo-antica e altomedievale avesse un duplice scopo, da un lato di integrazione dei membri appartenenti ad uno stesso gruppo sociale e dall’altro di distinzione rispetto agli altri gruppi. Sotto questo punto di vista l’etnicità riguarda la volontà di differenziarsi, cioè il potersi distinguere attraverso determinati aspetti riconosciuti come distintivi: l’identità etnica doveva essere esclusiva per potersi distinguere, ma allo stesso tempo abbastanza flessibile da poter accogliere altri gruppi sociali senza che ciò causasse una perdita di coesione politica interna al gruppo egemone52. I processi etnici quindi erano aperti ed in costante modificazione sulla base delle condizioni politiche e personali: le identità etniche sono costruzioni culturali che non sono date in modo definitivo, ma che devono essere costantemente rinnovate 53 . L’identità etnica, cioè il

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In questo contesto la ricerca archeologica offre numerosi spunti in quanto, siccome l’identità, sia etnica sia di altro tipo (di genere, status, posizione sociale), come si è visto, è un fenomeno culturale, è possibile definirla partendo dagli aspetti culturali ed in primo luogo dalla cultura materiale. Come si è detto, la comunità etnica passa attraverso particolari modi di agire comune, i più importanti dei quali sono la guerra e le attività rituali, tra cui spicca il rituale funerario, normalmente più riconoscibile a livello archeologico. Il suo scopo era “raccontare” la vita del defunto attraverso l’uso di determinati oggetti di corredo e di accompagnamento, in modo da perpetrare il futuro della famiglia attraverso la memoria del defunto. Nell’archeologia alto-medievale gli studiosi usano in particolare gli elementi dell’abito

Curta F., Some remarks, p. 166. Pohl W., Reimitz H., Strategies of distinction.

Barth F., Ethnic groups and boundaries. Pohl W., Reimitz H., Strategies of distinction. 53 Barth F., Ethnic groups and boundaries. 51 52

54 55

7

Wolfram H., Origo et religio, p. 30 e seguenti. Pohl W., Le origini etniche, p. 7.

Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana 1.4 - Valore dei contesti

femminile, tendenzialmente più caratteristici, che sono impiegati per identificare le “tribù” nominate nelle fonti scritte del periodo, in modo da seguirne la migrazione ed identificare i popoli nei loro diversi stanziamenti 56 . Siccome l’identità etnica non è, come si è visto, una questione biologica, ma soprattutto di appartenenza culturale, risulta di conseguenza flessibile e soggetta a cambiamenti nell’arco del tempo, ma dovrebbe restare comunque visibile attraverso le diverse espressioni della cultura materiale, dei comportamenti e delle pratiche rituali, tra cui quella funeraria oggi più facilmente riconoscibile in ambito archeologico rispetto ad altre. Attraverso lo studio dei corredi degli inumati delle necropoli definite longobarde, tramite il confronto tra diverse necropoli, si può identificare il condizionamento ereditario ed analizzare gli sviluppi che avvennero nell’area e nei siti oggetto di ricerca, sia per quanto riguarda l’auto-definizione etnica che per gli altri tipi di identità eventualmente espressi tramite il corredo. Ciò non significa che il messaggio, che per la società dell’epoca era evidente nel corredo, sia evidente anche per l’interpretazione moderna, e neppure bisogna dare per scontato che ogni individuo deposto con un particolare corredo si identificasse in quella determinata maniera, anche perché come è già stato detto il corredo è composto dalla famiglia o comunque dai vivi e riflette quindi la società, non strettamente il defunto. Se il corredo è una consapevole selezione di oggetti, lo scopo è tentare di decodificare segni e simboli per cogliere i messaggi ad essi sottesi: l’analisi dei corredi ed il confronto tra le diverse necropoli permetterà di comprendere meglio i rapporti sociali tra i gruppi longobardi e con la popolazione autoctona, il confronto tra diverse necropoli della stessa epoca può aiutare a comprendere lo sviluppo della società longobarda. A conferma di ciò bisogna tenere conto di due importanti presupposti: da un lato il riconoscimento dei gruppi umani sulla base delle evidenze archeologiche quali espressione della cultura materiale di un determinato gruppo etnico, e quindi della sua identità, è un fattore costitutivo dell’epistemologia archeologica stessa. Le sepolture longobarde sono definite tali grazie a peculiarità stabilite dagli studiosi moderni in seguito a decenni di studi a riguardo; la maggiore e più evidente di queste caratteristiche è l’uso della sepoltura con particolari elementi di corredo. In questo modo, quando un’inumazione presenta determinate caratteristiche spiccatamente riconoscibili come longobarde, possiamo ipotizzare che l’individuo sepolto si riconoscesse nel gruppo sociale dei longobardi, o che il gruppo stesso lo riconoscesse come tale. C’è stato un passato reale nel quale qualcuno ha costruito e usato con qualche scopo gli oggetti che noi adesso ritroviamo, attraverso lo studio di questi oggetti possiamo forse giungere a capire i ragionamenti ed i motivi che spingevano queste persone a tali comportamenti, in modo da guadagnare un accesso al passato.

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In questa difficile prospettiva la documentazione funeraria ha un carattere privilegiato, innanzitutto in quanto l’evidenza delle necropoli è la più ricca e la meglio conservata per buona parte del mondo antico, mentre sporadici sono i rinvenimenti degli abitati, in special modo per i popoli delle migrazioni. A questo aspetto se ne aggiunge un altro di carattere qualitativo: la documentazione dei sepolcreti è un contesto che si compone di segmenti -le tombe- già in sé stessi completi e significanti; l’insieme dei singoli segmenti, il contesto formato dal cimitero, consente lo studio del gruppo sociale, mentre la singola tomba è un messaggio compiuto, rivelatore riguardo il suo proprietario. D’altra parte bisogna ricordare ancora una volta che le identità etniche sono in continua evoluzione e mutamento, questo sviluppo costante deve aver avuto conseguenze anche sulla cultura materiale degli individui, influenzando le scelte delle cerimonie di distinzione, tra queste anche le cerimonie funebri. È possibile che esistano gruppi etnici ereditari e che alcuni aspetti della cultura materiale di questi gruppi derivino dall’ambiente famigliare; siccome i longobardi si riconoscevano tra di loro come appartenenti ad uno stesso gruppo si può pensare che queste tradizioni ereditarie fossero per lo più riconosciute e condivise dagli appartenenti al medesimo gruppo. Lo studio dei corredi sepolcrali delle necropoli definite longobarde, attraverso il confronto tra diverse necropoli, può fornire dati interessanti riguardanti la cultura funeraria longobarda, e di conseguenza sulla società che ha composto tali siti. Se il corredo è una consapevole selezione di oggetti, lo scopo è tentare di decifrarne i significati sottesi; l’analisi dei corredi ed il confronto tra le diverse necropoli permetterà di comprendere meglio lo sviluppo della cultura e della società di questo popolo. L’analisi delle usanze funebri può portare all’individuazione di significative differenze culturali: il punto cruciale è riuscire a distinguere le diverse tradizioni e consuetudini tipiche della parte egemone della popolazione longobarda sulla base di somiglianze ricorrenti e contestuali differenze, in modo da ottenere un accesso al pensiero della società, e quindi all’identità di quel gruppo. L’esame dei sepolcreti come contesti organizzati consente lo studio di diversi aspetti delle società antiche, economico, sociologico, intellettuale, che difficilmente, e solo in modo più incompleto, possono essere spiegati attraverso altri tipi di evidenze. Per quanto riguarda l’identità, il problema è distinguere il significato che rivestivano gli oggetti all’interno dei diversi tipi di sepoltura in relazione alla società che ha creato quell’inumazione. Tra la società dei vivi e la comunità dei morti deve esistere un qualche tipo di relazione, un rapporto, seppur complesso, di affinità: la morte è un

Härke H., Ethnicity, “race” and migration.

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Introduzione momento cruciale in cui si evidenzia la complessa identità del morto in rapporto al gruppo sociale a cui apparteneva 57 . La circostanza della morte non fa emergere soltanto la “idea sociale” del defunto, ma è l’occasione in cui vengono espressi con maggiore chiarezza i valori sociali che caratterizzano la vita dell’intera comunità 58 ; la morte suggella il destino dell’individuo e consente di trarre il bilancio della sua esistenza: davanti alla collettività il defunto viene presentato, in questo momento estremo, nel pieno della sua identità sociale. A sua volta la comunità ha la possibilità di riconoscersi nel defunto ed il confronto serve da stimolo per una riflessione sui suoi valori; questa complessa operazione consente al gruppo di ridefinire il proprio assetto, messo in crisi dalla scomparsa di un membro 59 . Il rituale funerario, nella sua complessità, è per sua natura ambivalente in quanto unisce, alla prestazione per il morto del suo gruppo familiare ristretto, l’esibizione della comunità verso il mondo divino e, in definitiva, verso sé stessa. Da queste considerazioni si evince quanto il momento della morte, il rituale funerario nel suo complesso, sia un’eccezionale occasione di comunicazione sociale.

mai invece alcuni oggetti furono usati per lungo tempo prima di essere sepolti. Un altro fenomeno, osservato e descritto primariamente da antropologi ed etnografi, è il Potlach, che consiste nell’ostentazione della distruzione di beni accumulati, la quale conferisce prestigio ed influenza all’interno della società. Lo stesso concetto, sebbene non con questo termine, è descritto anche da Childe (1945) il quale definisce il corredo come una forma di competizione sociale tipica delle società instabili dove lo status può essere conquistato e mantenuto tramite l’ostentazione della ricchezza 62 . Lo stesso concetto è sottinteso nella visione postprocessualista dell’archeologia, che sostiene che i rituali funerari ed i corredi non sono il riflesso passivo della società, ma servono a stabilire e definire rango, status ed identità 63 . Gli indicatori di queste categorie sociali sarebbero armi o gioielli per il sesso ed il rango o status, attrezzi per il mestiere, oggetti con croci o a forma di croce per la religione. Gli oggetti del corredo inoltre potrebbero essere, secondo questa interpretazione, una metafora dell’origine del defunto; questo spiegherebbe il fenomeno, attestato fin da epoca protostorica 64 , delle “sepolture fuori contesto”, individui sepolti con oggetti che appartengono a differenti aree geografiche, come ad esempio le fibule turinge in necropoli longobarde, come si vedrà oltre. In questo modo gli oggetti estranei alla cultura materiale di quel popolo indicherebbero un’origine distante del defunto, che poteva essere sia reale che immaginata. Un’altra categoria considerata nelle interpretazioni è quella di dono per il defunto, conosciuta soprattutto attraverso le descrizioni dei funerali di epoca romana, dove regali per il defunto erano trasportati nelle processione funeraria e deposti sulla pira o all’interno della tomba. A differenza del Potlach, il cui scopo è quello di condizionare lo status della famiglia e dei vivi, questo genere di dono è diretto esclusivamente al morto ed al suo status; a questa categoria si collega quella del dono per il dio, o gli dei, come era nel mondo romano l’obolo di Caronte. In ogni caso nel cercare di interpretare il significato del corredo bisogna tenere conto di due presupposti: innanzitutto l’interpretazione degli oggetti non è sempre chiara ed inequivocabile, ed in secondo luogo gli archeologi basano i propri pensieri solo sugli oggetti rinvenuti nelle tombe, quindi solo quelli in materiale durevole, mentre tutti gli altri, a parte rari casi, non ci sono accessibili, anche se la presenza di macchie nel terreno può indicare la presenza di oggetti in

Il termine corredo, secondo l’accezione comune, definisce tutto l’insieme di manufatti e materiali rinvenute all’interno della tomba assieme all’inumato, dagli oggetti di vestiario alle deposizioni deliberate di oggetti alle eventuali offerte sacrificali, ed è una pratica comune in molti periodi della storia dell’uomo, dalla preistoria al medioevo, ancora praticata in particolari società contemporanee60. La più vecchia interpretazione del significato del corredo vede la deposizione di oggetti come equipaggiamento per la vita ultraterrena: gli oggetti erano deposti assieme al defunto per la sua vita nell’aldilà, oppure per aiutarlo lungo il viaggio per giungere lì. Questo concetto presuppone una visione religiosa degli oggetti di corredo e richiede una specifica credenza “pagana” dell’aldilà e spiegherebbe anche come mai spesso l’uso del corredo tende a sparire con la conversione al cristianesimo, anche se ciò non è sempre la norma. Un’altra teoria ipotizza che la deposizione degli oggetti nelle sepolture sarebbe la conseguenza dell’inalienabilità di determinate proprietà, che quindi non potrebbero essere ereditate, vendute o cedute; la naturale evoluzione di questo concetto sarebbe il dono alla chiesa61. Quest’idea, sviluppata soprattutto in ambito europeo occidentale, spiegherebbe coerentemente le differenze di genere e ricchezza dei corredi, ma non come

62 Childe V. G., “Directional changes in funerary practices during 50.000 years”, Men 4, 1945, pp. 13- 19. 63 Samson R., “Social structures from Reihengräber: Mirror or Mirage?”, Scottish Archaeological Review 4, 1987, pp. 116- 126. 64 Si vedano in proposito Casini S., “La pratica dell’esogamia nella cultura di Golasecca”, in Marchesini S. (a cura di), Atti del Convegno Matrimoni Misti: una via per l’integrazione tra i popoli, Convegno Multidisciplinare Internazionale, Verona- Trento 1-2 dicembre 2011, Verona 2012; e Marzatico F., “Matrimoni misti nella protostoria: alcuni casi fra nord e sud delle Alpi”, in Marchesini S. (a cura di), Atti del Convegno Matrimoni Misti: una via per l’integrazione tra i popoli, Convegno Multidisciplinare Internazionale, Verona- Trento 1-2 dicembre 2011, Verona 2012.

57 Saxe A., Social Dimensions of Mortuary Practices, University of Michigan, 1970, riformulato da D’agostino B., “Società dei vivi, comunità dei morti: un rapporto difficile”, Dialoghi di Archeologia 1, 1983, p. 43 e seguenti. 58 Metcalf P., Huntington R., Celebrazioni della morte: antropologia dei rituali funerari, Bologna 1985. 59 D’agostino B., Società dei vivi, p. 49. 60 Härke H., “Grave goods in early medieval burials: messages and meanings”, in “Mortality 19- 1”, 2014, p. 1. 61 Ibidem, p. 5.

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Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana materiale deperibile, raramente si può giungere ad una chiara interpretazione di cosa fosse. Un problema possono rappresentare gli oggetti finiti accidentalmente nella tombe, in seguito a ruberie o nella terra di riporto, perché possono essere confusi con gli oggetti deposti deliberatamente; per questo risulta particolarmente importante il confronto fra situazioni diverse, dal quale possono emergere queste discrepanze.

variabili e spesso purtroppo legate alla soggettività dell’interpretazione dei dati.

1.5 - Tradizioni funerarie

La ricerca archeologica applica un metodo che consiste nell’analisi del “reperto regolare”, che si presenta cioè costantemente, solo ciò che presenta regolarità archeologica è interpretabile correttamente, mentre il singolo reperto è sempre ambiguo65. “Reperto regolare” significa, in questo ambito, che il materiale documentario proveniente da diversi luoghi di rinvenimento dovrebbe riflettere sempre i medesimi dati di fondo. Per comprendere pienamente i contesti è essenziale confrontare le caratteristiche ricavabili dall’analisi sistematica dei materiali e dei dati relativi ai siti; da ciò possono emergere abbinamenti ricorrenti o assenze, che non possono essere riferibili semplicemente al caso ma che piuttosto sono espressione di comportamenti coerenti. Determinate verifiche riguardo particolari associazioni di dati possono far cogliere criteri inaspettati, convalidando o annullando opinioni consolidate, ma spesso non verificate. Da questo primo raffronto deriverebbero dati iniziali da organizzare e confrontare, in modo da poter avanzare una chiave di lettura fondata. I risultati di tali analisi archeologiche possono essere confrontati ai dati forniti da altre discipline, come storia ed antropologia, creando un confronto che sia in grado, tramite l’approccio multidisciplinare, di presentare una sintesi chiara e motivata, evitando discordanze tipiche degli approcci mono-disciplinari.

In epoca romana coesistevano diverse forme di commemorazione e sepoltura e fu solo con l’affermazione del cristianesimo che si verifico un lento processo di ridefinizione dei rituali funerari, che portò nel corso dell’VIII secolo all’affermazione di una liturgia cristiana controllata dalla chiesa66. Questa trasformazione fu determinata da diversi fattori, tra i quali i più importanti furono le grandi trasformazioni economiche, il venir meno di uno stato centralizzato, la migrazione dei barbari con la conseguente nascita dei regni romanobarbarici e l’affermazione delle nuove élite barbare. È attestato, infatti, come durante i periodi di conflitto e chiusura sociale ed economica, con conseguente interruzione di contatti e commerci, il livello di competizione sociale tenda a crescere e nasca la base per una leadership basata sulle possibilità economiche piuttosto che sulle effettive capacità di guida. Tra IV e VI secolo si può notare, sulle frontiere del territorio danubiano, la nascita di stili emblematici e cambiamenti nella cultura materiale che possono chiaramente rappresentare distintive forme di identità di gruppo67. A ciò corrisponde parallelamente la nascita di élite locali: gli accessori dell’abito non erano solo simbolo di status sociale o genere, ma anche di potere, in particolare il potere di stabilire commerci su lunghe distanze e procurarsi materiali preziosi. In quest’ordine di idee l’etnicità appare come un prodotto culturale, creato per tenere assieme un gruppo di persone per un obbiettivo comune.

Come si è detto, le sepolture non sono un riflesso dell’individuo sepolto, ma piuttosto della società che le ha composte. Il rapporto tra la società dei vivi e quella dei morti, non solo tra abitati e necropoli, ma anche all’interno degli stessi siti sepolcrali, è indispensabile per questo tipo di relazione e risulta variamente articolato, e la complessità dell’organizzazione sociale si riflette nel sistema funerario. I diversi modi di trattamento del cadavere spesso non sono riconducibili direttamente a componenti etniche o culturali distinte, ma esprimono la dialettica interna al sistema sociale, le sue stratificazioni orizzontali (sesso, età) e verticali (status, rango); ne deriva appunto una stretta correlazione tra mondo dei vivi e società dei morti, nella quale tutte queste caratteristiche si riflettono. Ricchezza e status quindi sono riflessi nelle tombe e quando qualche tratto del sociale non trova espressione nel rituale funerario, questa assenza può essere un dato estremamente significativo. Restano da comprendere le regole di questa dialettica, che sono

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Per quanto riguarda la presenza del corredo medievale, segnalato spesso come un elemento di novità rispetto l’epoca romana, in realtà si può notare solo un aumento e una trasformazione nel numero e nella tipologia degli oggetti. Fin dalla preistoria i morti potevano essere accompagnati, oltre che dagli elementi del vestiario, da oggetti di diverso tipo, doni, cibo; l’uso romano più comune era quello dei recipienti, probabilmente contenenti cibo per il viaggio verso l’aldilà, ma è registrato anche l’uso di oggetti preziosi ed ornamenti. In particolare, due oggetti rappresentano un vero elemento

66 Barbiera I., Memorie sepolte. Tombe e identità nell'alto medioevo (secoli V- VIII), Roma 2012, p. 291. 67 Curta F., “Frontier Ethnogenesis in Late Antiquity: The Danube, the Tervingi, and the Slavs”, in Curta F. (a cura di), Borders, Barriers, and Ethnogenesis. Frontiers in Late Antiquity and the Middle Ages, Brepols 2005, p. 202.

Härke H., Grave goods in early medieval burials, p. 6.

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Introduzione di novità rispetto l’epoca precedente: le fibule per l’abito femminile e gli elementi dell’armatura e le armi per quello maschile. Nei territori appartenuti all’Impero romano questa nuova usanza si registra già a partire da III- IV secolo, si diffonde ampiamente a partire dal V-VI e diminuisce progressivamente dalla fine del VII secolo, fino a scomparire quasi completamente68.

elementi dell’abito quali fibbie di cinture e scarpe, assieme a tutta una serie di manufatti di vario genere che possono essere collocati indistintamente in sepolture riferibili ad entrambi i sessi (pettini in osso, coltelli in ferro, contenitori di diverso genere, offerte di cibo e animali domestici71).

Nonostante esistano numerose teorie su composizione e significato del corredo, il corredo tradizionale maschile e femminile dei popoli “germanici” nel periodo delle migrazioni è simile in tutta l’Europa centrale, dalla Francia al Caucaso, comprendendo anche la Scandinavia e l’Inghilterra69, e si distingue sempre una componente di genere: gioielli per le donne e armi per gli uomini, presenti solo dall’età della pubertà in avanti. È questo uno dei motivi e dei fondamenti sui quali si basa la teoria archeologica dell’espressione dell’identità tramite la cultura materiale, che si manifesta attraverso le variabili che intercorrono tra oggetti e assemblaggi di oggetti estremamente simili tra loro. Accanto a questi materiali “di genere” si possono trovare numerosi oggetti ambivalenti come per esempio vasi, elementi dell’abito come cinture o fibbie di vario genere, che si rinvengono in tombe di entrambi i sessi; altri elementi, che non possiedono una chiara valenza di genere, possono essere fortemente simbolici ed assumere un significato specifico all’interno di un determinato contesto o in uno specifico abbinamento.

1.6 - Materiali e metodi

Occuparsi dei Longobardi in Pannonia implica il dover affrontare diversi problemi. Innanzitutto, come è già stato detto, le fonti storiche cui fare riferimento sono esterne al mondo longobardo (autori bizantini) oppure posteriori all’epoca in questione (Paolo Diacono, Origo); tali fonti inoltre sono spesso in contraddizione tra loro, per cui non sono completamente affidabili per ricostruire le diverse fasi insediative e gli spostamenti migratori. In secondo luogo i Longobardi hanno lasciato rare tracce del loro passaggio in Pannonia, se non nei siti sepolcrali, in quanto solitamente andarono a stanziarsi su precedenti insediamenti romani, e in ogni caso la loro architettura era in materiali deperibili, e quindi non ha lasciato tracce evidenti. Solo in rarissimi casi sono stati rinvenuti stanziamenti indipendenti72, per cui le nostre conoscenze sulla vita quotidiana di queste persone sono pressoché nulle, tranne per ciò che è comunicato attraverso il corredo. È per questo motivo che la corretta interpretazione dei contesti funerari assume grande importanza, in quanto unica fonte a nostra disposizione.

Nel definire le caratteristiche archeologiche dei longobardi bisogna operare una distinzione selettiva tra ciò che aveva in origine uno scopo esclusivamente funzionale all’abito, come fibbie di cinture o scarpe e placchette di cinture, ed il reale corredo, composto da tutti gli elementi deposti volontariamente assieme al defunto in quanto sue proprietà o perché donategli in punto di morte, cioè gli oggetti messi appositamente all’interno della sepoltura da chi era presente al momento del funerale, i quali possono sottendere un significato particolare. Per il periodo della migrazione sono generalmente identificati come distintivi del popolo longobardo diversi elementi che caratterizzano l’inumato come guerriero, quindi armi di difesa e attacco (spada, scudo, lancia, frecce), mentre le sepolture femminili sarebbero distinguibili per gli accessori dell’abito (fibule, pendagli della cintura, chiavi…), collane composte da vaghi solitamente in pasta vitrea e rare “spade da telaio” (Webschwert)70. A questi oggetti inoltre si sommano gli

Purtroppo numerosi siti vennero alla luce nel secolo passato o addirittura nell’ottocento e furono scavati e documentati con le metodologie dell’epoca; data la natura prevalentemente distruttiva dell’archeologia funeraria ciò implica che una grande quantità di dati è persa per sempre. Fortunatamente alcuni di questi siti sono stati scavati e studiati attentamente dai responsabili, per cui è possibile ricostruire alcune delle informazioni mancanti. Ad ogni modo l’analisi delle usanze funerarie non solo dei Longobardi, ma di molti dei popoli dell’età delle migrazioni, è l’unico modo per aprire una finestra su quei popoli, e non deve quindi essere sottovalutata né trascurata.

68 Barbiera I., “Le trasformazioni dei rituali funerari tra età romana e alto medioevo”, Reti Medievali 2013. 69 Si veda in proposito Härke H., “Gender rapresentation in early medieval burials: ritul re-affirmation of a blurred boundary?”, in Brookes S., Harrington S., Reynolds A., (a cura di), Studies in Early Anglo-Saxon Art and Archaeology: Papers in Honour of Martin G. Welch, British Archaeological Reports 527, Oxford 2011, pp. 98- 105, qui a p. 98. 70 Adler H., “Die Langobarden in Niederösterreich”, in Germanen, Awaren, Slawen in NÖ, Wien 1977; Bierbrauer V., “Aspetti

archeologici di Alamanni, Goti e Longobardi”, in AAVV, Magistra Barbaritas, i barbari in Italia, Milano 1984. Si veda oltre il capitolo quarto per l’interpretazione delle “spade da telaio”, p. 69. 71 Cani e cavalli, per quanto non frequenti, devono essere considerati come parte del corredo quando deposti assieme al proprietario. 72 Si veda in proposito Vida T., “La ricerca e le ultime scoperte longobarde in Pannonia: una sintesi”, in Possenti E. (a cura di) Necropoli longobarde in Italia. Indirizzi della ricerca e nuovi dati, Trento 2014, p. 60, con bibliografia precedente.

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Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana

Figura 1: tutti i siti riferiti alla cultura longobarda rinvenuti finora tra Europa settentrionale e nord Italia. Elaborazione dell’autrice da Montelius Mappe (su gentile concessione del dott. P. Stadler- NHM Wien).

Il metodo da me usato per lo studio dei siti scelti è l’analisi comparativa di diverse necropoli attribuite al popolo longobardo posizionate lungo il Danubio e in Pannonia, nelle attuali Austria e Ungheria. Le necropoli sono state individuate sulla base di alcuni presupposti fondamentali. Innanzitutto, la posizione geografica è essenziale in quanto, data l’estensione della regione ed il numero dei rinvenimenti (Figura 1), era necessario stabilire dei confini geografici. Come già detto, secondo le fonti storiche l’occupazione longobarda di queste regioni è avvenuta in due fasi: in un primo momento fu conquistata l’area a nord del Danubio e solo secondariamente l’occupazione interessò la sponda sud del fiume, proseguendo in seguito verso l’area pannonica. La zona dell’attuale Austria dovrebbe rappresentare l’area in cui i longobardi passarono dalla riva nord a quella sud, entrando quindi per la prima volta in un’area fortemente romanizzata. Purtroppo non tutti i siti rinvenuti in questa zona sono stati studiati e pubblicati in maniera esaustiva e quasi tutte le necropoli pubblicate risultano derubate o comunque disturbate in antico, per queste ragioni va tenuto conto che i materiali di corredo rinvenuti possano non rappresentare la totalità degli oggetti posti con il defunto al momento della sepoltura. Ai fini della mia ricerca era importante che tutti i materiali di corredo fossero stati analizzati e soprattutto pubblicati, e che tali pubblicazioni fossero

corredate dalle mappe dei siti e dai disegni delle sepolture e della distribuzione degli oggetti al loro interno. Non potendo eseguire analisi antropologiche di prima mano, data la difficoltà di reperire i materiali, era necessario che i resti ossei fossero stati analizzati antropologicamente ed i risultati pubblicati, in modo da avere interpretazioni del sesso che non dipendessero dagli oggetti del corredo, un fattore scontato, ma purtroppo spesso trascurato negli studi passati dei siti sepolcrali. Per i motivi elencati sopra, e per altre ragioni puramente pratiche tra cui la possibilità di reperire le pubblicazioni in tedesco o inglese, il numero delle sepolture, e lo stato delle pubblicazioni, i siti scelti per questo lavoro sono, procedendo da nord verso sud, Poysdorf, Aspersdorf, Rohrendorf, Erpersdorf, Brunn, Mödling nell’attuale Austria, Bezenye, Hegykő, Szentendre, Kapolnasnyek, Varpalota, Kadarta, Racalmàs, Vörs, Tamàsi, Kajdacs nell’attuale Ungheria (Figura 2). Tutti i siti sono stati nel corso degli anni indagati archeologicamente nella loro interezza, le pubblicazioni riportano sia i disegni delle tombe che della maggior parte degli elementi di corredo, inoltre i resti scheletrici sono stati studiati e pubblicati, per cui le designazioni del sesso non derivano dalla composizione del corredo, ma 12

Introduzione

Figura 2: i siti in oggetto.

da analisi antropologiche contestuali. I dati dei corredi e delle sepolture sono stati inseriti in tabelle (v. appendice) secondo determinate categorie stabilite a priori, individuabile nella prima colonna delle tabelle. La prima categoria fa riferimento allo stato generale della sepoltura e alle caratteristiche della fossa, se mostra segni di disturbo o è stata depredata, se era presente una cassa di legno o altri elementi lignei, la presenza di buche di palo di tradizione longobarda, la profondità totale della fossa (quando presente nei dati della pubblicazione), se non era un’inumazione bensì una deposizione di resti incinerati in un’urna, oppure se era un’inumazione bisoma (due individui nella stessa fossa).

delle scarpe, frammenti di metallo, fibbia da cintura, fibule a S (sono incluse anche quelle a rosetta/piccolo disco che, come si vedrà più avanti, avevano la stessa funzione), fibule a staffa, fibule singole particolari, resti di pasto, vaghi di collana, peso da telaio, pettine in osso, piastrine, pinzette, punta di lancia, punte di freccia, punteruolo, scudo, spada, vaso, Webschwert (spada da telaio). Tutti gli elementi rinvenuti sono segnalati solo una sola volta nella tabella (quindi la presenza, non il numero di oggetti), le rare eccezioni sono state riportate solo nella descrizione delle tombe. Queste tabelle iniziali, divise per necropoli, sono in seguito state rielaborate con metodi della statistica inferenziale, che permette di trarre conclusioni valide per tutta la popolazione interessata quando si conoscono solo pochi dati raggruppati in campioni74. È consuetudine, infatti, per questo tipo di dati, utilizzare non l’intero popolo, che sarebbe impossibile, ma solo un campione75. Per fare ciò è importante che il campione sia corretto, cioè che non restituisca in modo distorto o alterato la frequenza delle caratteristiche analizzate76. Per questa ragione in questa fase sono state escluse dall’analisi tutte le sepolture con segni di disturbo, che sono state analizzate a parte in un secondo momento. La serie di dati ricavati da questa analisi, per semplicità di lettura qui riportata suddivisa per necropoli e secondo

Ogni tomba è stata inserita in una categoria secondo l’analisi dei resti scheletrici come definiti nelle pubblicazioni 73 : individuo antropologicamente riconoscibile come maschile, individuo antropologicamente riconoscibile come femminile, individuo di età infantile, resti ossei non antropologicamente identificabili, sepoltura di animale, nessun resto osseo rinvenuto. La terza categoria, più voluminosa, comprende gli elementi di corredo e abito, quando rinvenuti. Sono stati inseriti solo gli elementi maggiormente ricorrenti quali: elementi per l’accensione del fuoco (acciarino/pietra focaia), ago in ferro, anello in bronzo o ferro, proveniente dalla cintura, bracciale, chiodi, coltello, cote, elementi

Soliani L., Elementi di statistica descrittiva, 2005, p. 7. Djindjian F., “La sériation en archéologie: un état de l’art. Méthods et applications”, in Ducasse H. (a cura di), Panorama 1985 des tratemente de données en archéologie, 1985, pp. 9-45, qui a p. 12. 76 Aldenderfer M. S., Cluster Analysis, California 1991. 74 75

Si ricorda che non sono state personalmente eseguite indagini antropologiche.

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Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana ordine geografico (v. appendice), offre una lettura chiara delle categorie di materiali più importanti per la presente ricerca, evidenziando ricorrenze specifiche.

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2. I LONGOBARDI E LA PANNONIA NEL VI SECOLO: STORIA, LEGGENDA E MIGRAZIONE

archeologico78, permette di ricostruire gli avvenimenti ed il percorso che condussero i longobardi attraverso l’Europa.

Per comprendere gli sviluppi dell’identità longobarda in area pannonica è necessario partire dalla formazione del popolo stesso nel corso della migrazione, ricostruendo le vicende ed il percorso che lo portarono ad attraversare l’Europa. Per quanto riguarda le vicende più antiche della migrazione longobarda, bisogna porre in evidenza come i dati storici ed archeologici talvolta divergano tra loro. Questo presupposto è importante per inquadrare la metodologia di questo lavoro: se i dati storici appaiono in conflitto con quelli archeologici, solo un’analisi accurata e un’obiettiva valutazione di entrambi possono permettere di giungere a risultati metodologicamente corretti ed affidabili.

2.1 - Le origini

La leggenda sull’origine dei longobardi narra che questo popolo ebbe come punto di partenza della sua migrazione la Scandinavia 79 , in un momento non ben precisato verosimilmente a cavallo tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C. 80 (Pianta 1). Questo gruppo portava il nome di Winnili, traducibile come combattenti e, stando alle indicazioni contenuti nelle fonti, era essenzialmente composto da giovani guerrieri al seguito di due condottieri, Ibor e Aio. Paolo Diacono ci informa che questa migrazione sarebbe dipesa da una situazione di sovrappopolamento, insostenibile per quelle terre particolarmente difficili da coltivare. Tuttavia, essendo inattendibile tale motivazione che appartiene al topos letterario, è plausibile che vi fossero altre ragioni che indussero parte di una popolazione a migrare, tra le quali la ricerca di bottino e di gloria militare sono le più ovvie. Nel tentare di identificare i luoghi di insediamento primario di questo popolo non si deve dimenticare che i testi longobardi sono fortemente intrisi di leggenda e non del tutto attendibili, per questo motivo è fondamentale il riferimento agli storici di epoca romana. Quando gli storici antichi cominciarono ad occuparsi dei Longobardi, all’inizio dell’età Imperiale, questi non erano stanziati nella loro leggendaria patria scandinava, ma sul continente nei pressi della foce dell’Elba, ed erano già conosciuti con il nome di Langobardi. Al tempo di Strabone si trovano ai due lati del fiume, alla base della penisola dello Jutland81. Questa notizia è confermata da Velleio Patercolo che narra di come, nell’anno 5 d.C., Tiberio spinse i suoi eserciti dal Lippe fino all’Elba, ove incontrò e sconfisse i Longobardi

Per ricostruire la fase più antica della storia longobarda le fonti di maggior utilità sono gli autori classici. Strabone, Tacito e Velleio Patercolo ci informano nelle loro opere dell’esistenza, dello stanziamento e degli usi e dei costumi di questa popolazione germanica, mentre per quanto riguarda la fase più recente di migrazione in Pannonia è lo storico bizantino Procopio di Cesarea a svolgere un ruolo fondamentale. Sfortunatamente nelle fonti vi è un’estesa lacuna dall’inizio dell’età imperiale fino alla fine del VI secolo, inoltre i testi tradizionali solo raramente menzionano le diverse fasi di spostamento di questo popolo, gli unici riferimenti a proposito sono forniti dalle tarde produzioni longobarde, l’Historia Langobardorum di Paolo Diacono e l’Origo Gentis Langobardorum, testo introduttivo alle leggi longobarde che racconta le vicende di quel popolo. Tutte queste fonti hanno purtroppo alcuni difetti; le fonti classiche, sia romane che bizantine, presentano un punto di vista esterno alla società longobarda, mentre le fonti longobarde sono state scritte secoli dopo le vicende che narrano e storia e mito si intrecciano in modo tale da rendere difficile distinguere l’una dall’altro. Per integrare le lacunose notizie forniteci da questi testi, numerosi dati sono disponibili grazie alla ricerca archeologica; i dati archeologici presentano un’ampia serie di vantaggi, prima fra tutti quello di fissare ogni ritrovamento in un preciso ambito geografico e di circoscrivere l’arco temporale degli avvenimenti. Il confronto con le moderne interpretazioni, sia di carattere storico 77 che

78 Menke M., “Archeologia longobarda tra la bassa Elba e l'Ungheria”, in Cammarosano P., Gasparri S. (a cura di), Langobardia, Udine 1990; Melucco Vaccaro A., I Longobardi in Italia, Milano 1982; Bóna I., “Die Langobarden in Ungarn. Die Graberfelder von Varpalota und Bezenye”, Acta Archaeologica Hungarica 7, 1956; Werner J., Die Langobarden in Pannonien, Bayerische Akademie der Wissenschaften, Phil.-Hist. Klasse, Neue Folge, 55, München 1962; Bierbrauer V., “Die Landnahme der Langobarden in Italien aus archäologischer Sicht”, Vorträge und Forschungen 41/1, 1993. 79 Origo Gentis Langobardorum; Paolo Diacono, Historia Langobardorum, I, 1: “Pari etiam modo et Winilorum, hoc est Langobardorum, gens, quae postea in Italia feliciter regnavit, a Germanorum populis originem ducens, licet et aliae causae egressionis eorum asseverentur, ab insula quae Scadinavia dicitur adventavit”. 80 Jarnut J., Storia dei Longobardi. 81 Strabone, Geografia, VII, 1-3: “…Il popolo degli Svevi (Suebi), è il più grande: va dal Reno all’Elba, ma una parte di loro vive ancora al di là del fiume Elba, come Hermunduri e Longobardi…”.

Jarnut J., Storia dei Longobardi, Torino 1982; Jarnut J., “Die Landnahme der Langobarden aus archäologischer Sicht”, in Müller-Wille M., Schneider R. (a cura di), Ausgewählte Probleme europäischer Landnhame des Früh- und Hochmittelalteres: Methodische Grundlagendiskussion im Grenzbereich zwischen Archäologie und Geschichte I, 1993, pp. 173- 194; Jarnut J., Les lombards au haut moyen age; Adler H., “Die Langobardische Landnahme ad der Donau”, in Friesinger H., Adler H. 1979.

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Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana che fuggirono sulla riva destra del fiume. Temendo la minaccia romana, i Germani non ancora sottomessi, Longobardi compresi, si raccolsero sotto la guida del re marcomanno Maroboduo. Dopo la schiacciante vittoria di Arminio contro Varo nella Selva di Teutoburgo, nel 9 d.C., i Longobardi si schierarono accanto al vittorioso capo dei Cherusci e nell’anno 17 d.C. combatterono vittoriosamente con il nuovo alleato l’esercito di Maroboduo. L’influenza che avevano accumulato in questo breve tempo fra le genti germaniche era tale che nell’anno 47 si impegnarono con successo per riconsegnare il trono dei Cherusci al re Italico, precedentemente cacciato dalla propria gente 82 . Secondo quanto riportato dai Romani, i Longobardi nel corso del I secolo d.C. avevano accumulato un tale onore grazie alle loro imprese militari da potersi affermare come una delle popolazioni di maggiore peso dell’Europa centrale, nonostante l’esiguo numero di guerrieri a disposizione.

varie produzioni letterarie non è possibile ricostruirlo con precisione, tuttavia sono riconoscibili i caratteri generali. L’Editto di Rotari, cui l’Origo Gentis Langobardorum funge da secondo prologo in quanto aggiunta successiva, nella sua complessità si rivela ben più di una semplice raccolta di norme penali. Esso raduna la somma di quelle consuetudini – cawarfidae – che costituivano le regole generali di vita dei Longobardi. Si trattava di regole solenni, la cui validità era garantita dalla loro antichità e dal loro sposarsi con una cornice storica mitica che era quella fornita dal prologo, sia da quello di Rotari che da quelli successivi83. La memoria collettiva delle società senza scrittura doveva gestire un patrimonio ampio e variegato che spaziava dalla teologia al mito, dalla storia al diritto. Tale patrimonio richiedeva una specializzazione che doveva essere prerogativa sia degli anziani sia presumibilmente di figure adeguate quali i sacerdoti, che nel mondo germanico erano spesso donne 84 . Nelle società senza scrittura la memoria collettiva, secondo Jaques Le Goff, si organizza entro tre poli: l’identità collettiva del gruppo con i suoi miti d’origine, le origini nobili della famiglia dominante e il sapere tecnico 85. Con alcune differenze, troviamo tutti e tre questi punti di aggregazione nel mondo germanico ed in particolare in quello longobardo.

Dalla fine del I secolo le fonti romane tacciono riguardo i Longobardi per secoli, menzionandoli solo in relazione alla guerra con i Marcomanni, avvenuta attorno alla seconda metà del II secolo. Nel 167, probabilmente, un’orda composta da 6000 fra Longobardi e Obi, assieme ad altre popolazioni si spinsero verso la Pannonia ma, sbaragliati dalle legioni di Roma, furono costretti a rientrare nei propri territori. Stando alle fonti, anche in questo caso l’esercito schierato dai Longobardi costituiva un numero relativamente esiguo di forze, se si pensa che popolazioni come i Vandali potevano probabilmente contare su un numero di armati stimato attorno alle 15˙000-20˙000 unità. Ciò lascia supporre che la sconfitta subita nel corso di questo tentativo di espansione contro l’esercito guidato dall’imperatore Marco Aurelio portò ad una drastica e incolmabile riduzione del potenziale militare longobardo. Per i due secoli successivi, infatti, Romani e Longobardi non si incontrarono più e gli unici riferimenti che abbiamo si trovano negli scritti di Paolo Diacono e nell’Origo.

Quale fosse in origine il contenuto del patrimonio culturale longobardo e quanto ci sia giunto attraverso le

Dei miti d’origine si trovano notizie già in Tacito; nel secondo capitolo della Germania, l’autore ci informa che i Germani “celebrant carminibus antiquis, quod unum apud illos memoriae et annalium genus est, Tuistonem deum terra editum. Ei filium Mannum, originem gentis conditoremquem, Manno tris filios assignant (…)” 86 , e prosegue elencando i tre figli di Manno e quelli delle stirpi germaniche da essi discese. Questo è più correttamente un mito cosmogonico: Manno è il primo uomo e non semplicemente il progenitore delle popolazioni germaniche, poiché discende attraverso il dio Tuisto dalla Terra Madre87. Cosmogonia ed etnogenesi, in questo caso, tendono a sovrapporsi, situazione non rara nella mitologia germanica, tanto da offrire una testimonianza analoga, sempre proveniente da Tacito, riguardante i Semnoni, una tribù sveva. In un bosco sacro essi rinnovavano, con periodici sacrifici umani, gli horrenda primordia, il cruento processo di creazione del mondo avvenuto mediante il sacrificio originario di un essere mitico. Il rituale cosmogonico dei Semnoni corrispondeva ad un mito d’origine dell’umanità che era forse simile a quello di Tuisto. Significante è l’analogia con le tradizioni scandinave più tarde attestate dalle due

82 Velleio Patercolo, Storia romana, 2, 106, 2: “Fracti Langobardi, gens etiam Germana feritate ferocior; denique, quod numquam antea spe conceptum, nedum opere temptatum erat, ad quadringentesimum miliarium a Rheno usque ad flumen Albim, qui Semnonum Hermundurorumque fines praeterfluit, Romanus cum signis perductus exercitus”. Tacito, Annali, 11, 17, 3: “… et magno inter barbaros proelio victor rex, dein secunda fortuna ad superbiam prolapsus pulsusque ac rursus Langobardorum opibus refectus per laeta per adversa res Cheruscas adflictabat”.

83 Gasparri S., “La memoria storica dei Longobardi”, in Azzara C., Gasparri S. (a cura di), Le leggi dei longobardi: storia, memoria e diritto di un popolo germanico, Roma 2005, p. XIX. 84 Ibidem, p. XXI. 85 Ibidem, p. XX. 86 Tacito, Germania, 2. 87 Gasparri S., La memoria storica, p. XXI.

2.2 - I testi longobardi

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I Longobardi e la Pannonia nel VI secolo Edda, che ricordano la creazione del mondo dalla morte del gigante Ymir88.

Il mito d’origine dei Longobardi, trasmesso per la prima volta per iscritto nell’Origo Gentis Langobardorum, composta probabilmente venti o trent’anni dopo l’Editto di Rotari di cui costituisce il prologo, e in seguito ampliato nell’opera di Paolo Diacono, contiene in sé sia l’elemento storico-leggendario che quello religioso. Il suo scopo era fornire legittimità incontestabile alle leggi messe per iscritto dal sovrano, cancellando così ogni dubbio sulla loro aderenza con la tradizione90. Da un lato, l’Origo è una Wandersage, che inizia con la partenza dalla Scandinavia di un gruppo di giovani guerrieri, i Winnili, per colpa di una carestia anche in questo caso. Dall’altro, ci racconta come la stirpe longobarda nasca per intervento divino: è infatti Wotan, più noto nella tradizione scandinava come Odino, che, dando ai Winnili il nome di Longobardi, “lunghe barbe”, sancisce definitivamente la nascita del nuovo popolo 91 , quello degli adoratori del dio dalla lunga barba, ossia di Odino stesso. La creazione della stirpe longobarda da parte di un dio avvicina il tema ai miti cosmogonici, ma è in contrasto con la classica Wandersage. Tale contraddizione si può superare solo ammettendo l’esistenza di due miti separati, forse anche introdotti da due gruppi etnici diversi, poi confluiti entrambi nel popolo longobardo92. Questi miti presentano nei nomi dei popoli, Vinnil e Vandil, o in quelli delle località attraversate durante la migrazione, Anthaib, Banthaib, Burghundhaib, tracce dell’allitterazione che con buone probabilità costituiva l’elemento fondamentale del verso germanico 93 . Ciò avvalorerebbe l’ipotesi secondo cui questi racconti erano tramandati di generazione in generazione in forma poetica.

Privi di miti cosmogonici sono invece quei particolari miti d’origine noti come Wandersagen, le “saghe della migrazione”. Si tratta di racconti dei grandi spostamenti delle genti germaniche prima che giungessero al loro stanziamento definitivo, solitamente entro i vecchi confini dell’Impero Romano. Questi però sono anche, consapevoli o meno, i racconti della nascita delle diverse stirpi, che per la prima volta nella loro storia si costituivano come gruppi unitari, separandosi dal loro nucleo d’origine e destinati a fondersi con altre genti che incontravano nel corso delle migrazioni. Le Wandersagen sono, con buona probabilità, racconti mitici formatisi in età più recente rispetto a quelli cosmogonici. Famosa è la Wandersagen riportata da Giordane, che ci illustra la partenza dei Goti dalla Scandinavia a bordo di tre grandi navi a causa di una carestia. Più che alla partenza di un popolo nella sua completezza, si assiste alla migrazione di una parte di questo che, attraverso lo spostamento e gli inevitabili incontri, scontri e fusioni con altri popoli trovati lungo il viaggio, sarebbe diventato il popolo goto che si stanzierà sulle rive del Mar Nero. Inoltre, Giordane racconta come i processi di etnogenesi avvenissero anche per mezzo di scissioni, come accadde ai Gepidi che avrebbero occupato l’ultima delle tre navi dei Goti, e poi, rimasti indietro e perciò soprannominati “i pigri”, come vorrebbe l’etimologia del loro nome, si sarebbero separati per formare un gruppo autonomo89.

Il secondo polo costituente la memoria collettiva è rappresentato dalla genealogia della stirpe dominante, che appare ampiamente diffuso fra le popolazioni germaniche; esempi ci sono forniti sia in ambiente sassone che goto. Di notevole interesse, poi, è l’origine soprannaturale della stirpe merovingia, il cui capostipite, Meroveo, sarebbe stato partorito dalla moglie del re Clodio dopo che si era accoppiata con un mostro marino; in questo caso siamo probabilmente di fronte al travestimento teriomorfo di una divinità. Nel caso dei Merovingi, la sacralità regia appare legata alla sfera della fertilità 94 , e lo stesso elemento sembra essere sopravvissuto in un racconto di tipo genealogico presso i Longobardi, secondo cui il re Lamissione è rinvenuto nell’acqua e, probabilmente, proprio per questo può essere visto come figlio di una dea della fertilità. La discendenza divina dei re può essere quindi accostata all’origine divina di interi popoli, come i Longobardi rispetto ad Odino, ed è possibile che tali genealogie non

88 Tacito, Germania, 39: “Vetustissimos nobilissimosque Sueborum Semnones memorant; fides antiquitatis religione firmatur. stato tempore in silvam auguriis patrum et prisca formidine sacram nominis eiusdemque sanguinis populi legationibus coeunt caesoque publice homine celebrant barbari ritus horrenda primordia. est et alia luco reverentia: nemo nisi vinculo ligatus ingreditur, ut minor et potestatem numinis prae se ferens. si forte prolapsus est, attolli et insurgere haud licitum: per humum evolvuntur. eoque omnis superstitio respicit, tamquam inde initia gentis, ibi regnator omnium deus, cetera subiecta atque parentia. adicit auctoritatem fortuna Semnonum: centum pagis habitant, magnoque corpore efficitur ut se Sueborum caput credant”. 89 Iordanes, De origine actibusque getarum, XVII, 94-96: “Abhinc ergo, ut dicebamus, post longam obsidionem accepto praemio ditatus Geta recessit ad propria. Quem cernens Gepidarum natio subito ubique vincentem praedisque ditatum, invidia ductus arma in parentibus movit. Quomodo vero Getae Gepidasque sint parentes si quaeris, paucis absolvam. Meminisse debes me in initio de Scandzae insulae gremio Gothos dixisse egressos cum Berich rege suo, tribus tantum navibus vectos ad ripam Oceani citerioris, id est Gothiscandza. Quarum trium una navis, ut adsolet, tardior nancta nomen genti fertur dedisse; nam lingua eorum pigra gepanta dicitur. Hinc factum est, ut paulatim et corruptae nomen eis ex convicio nasceretur Gepidas. Nam sine dubio ex Gothorum prosapie et hi trahent originem; sed quia, ut dixi, gepanta pigrum aliquid tardumque designat, pro gratuito convicio Gepidarum nomen exortum est, quod nec ipsud credo falsissimum: sunt etenim tardioris ingenii et graviores corporum velocitate. Hi ergo Gepidae tacti invidia, dum Spesis provincia commanerent in insulam Visclae amnis vadibus circumactam, quam patrio sermone dicebant Gepedoios. Nunc eam, ut fertur, insulam gens Vividaria incolit ipsis ad meliores terras meantibus. Qui Vividarii ex diversis nationibus ac si in unum asylum collecti sunt et gentem fecisse noscantur”.

Coumert M., Origines des peuples: les recits du Haut Moyen Age occidental (550-850), Paris 2007, pp. 190 e seguenti. 91 Gasparri S., La memoria storica, p. XXII. 92 Jarnut J., Storia dei Longobardi, pp. 3- 33. 93 Coumert M., Origines des peuples, p. 196. 94 Gasparri S., La memoria storica. 90

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Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana siano altro che ancestrali miti d’origine di gruppi tribali ancora più antichi che andarono poi a formare i clan regali all’interno delle più vaste gentes formatesi nell’età delle migrazioni. Questo potrebbe essere stato il caso degli Amali, il nucleo principale attorno al quale si sarebbero aggregati, nel corso della migrazione verso est, i futuri Ostrogoti95. Quando, nel primo prologo del suo Editto, Rotari anticipa l’elenco dei re a partire dal mitico Agilmundo, non fa altro che fornire un canovaccio estremamente sintetico, sul quale ripercorrere, secondo i meccanismi ben noti nelle società senza scrittura, la storia più antica dei Longobardi. Qualunque uomo era in grado così di accostare ad un re le relative gesta, meccanismo analogo a quello secondo cui nel periodo delle migrazioni all’interno dei grandi nuclei familiari, le farae, vi erano verosimilmente delle persone preposte al ricordo della genealogia familiare. Nel momento in cui l’Editto ci informa che per rivendicare il diritto sull’eredità, un Longobardo libero doveva recitare la sua parentilla, la sua genealogia, fino alla settima generazione, ci permette di comprendere come l’uso della memoria fosse alla base delle regole sociali. Siamo nel 643, dopo settant’anni dall’arrivo in Italia delle genti longobarde. Probabilmente le versioni scritte delle leggende longobarde di cui noi oggi disponiamo risulterebbero molto diverse dalla versione originale agli occhi di un Longobardo di V secolo, proprio perché la tradizione orale è per sua natura fallace e sottoposta a continue alterazioni. Molte caratteristiche sono sicuramente originali, tra queste si possono annoverare i nomi dei personaggi principali, mentre altre ricorrono in diverse Origines, esiste ad esempio uno stretto rapporto con le leggende di origine dei Franchi e dei Goti96, per cui le narrazioni non possono essere prese alla lettera.

vicenda dei Cinocefali e la discendenza sovrannaturale di Lamissone, episodi che comunque il monaco benedettino tenta sempre di razionalizzare o di porre in un contesto di superstizione97.

2.3 - Lungo l’Elba Sebbene sia l’Origo Gentis Langobardorum sia l’Historia Langobardorum di Paolo Diacono dichiarino esplicitamente una provenienza scandinava del popolo longobardo, in tale regione fino ad ora non è mai stata individuata alcuna testimonianza archeologica a sostegno di tale notizia. Le scoperte provano la presenza di un popolo di cultura materiale longobarda solo a partire dalla zona del basso Elba, dove sono stati ritrovati numerosi insediamenti databili fino al I secolo a.C. 98 . La prima tappa menzionata dalle narrazioni longobarde è Scoringa, la cui esatta collocazione è incerta. Il termine potrebbe derivare dall’antico tedesco skuro, letteralmente “riva”, ed indicherebbe genericamente un qualunque tratto costiero attorno alla foce dell’Elba99. Un’altra ipotesi è che il termine derivi invece da scorro, che significa scoglio, ed indicherebbe la costa baltica nella zona compresa tra Kiel e Lubecca 100 . In ogni caso sono archeologicamente accertati insediamenti longobardi nella regione storica dell’Altmark ad ovest del fiume Elba. Secondo il racconto riportatoci da Paolo Dicono, nel corso di questo primo spostamento i Longobardi avrebbero avuto un primo scontro con i Vandali, anch’essi intenti a migrare verso sud. Lo storico cividalese coglie l’occasione per narrare, anche se con distacco tale da definire l’episodio “ridicula fabula”, la leggenda riguardo l’origine del nome Longobardi. I Winnili, avvicinandosi il momento dello scontro con i Vandali, invocarono Frea, moglie del dio Wotan (il nordico Odino), affinché concedesse loro la vittoria. La dea consigliò ai Winnili di scendere sul campo di battaglia il giorno seguente accanto alle loro donne; queste avrebbero dovuto sciogliere i loro lunghi capelli e comporli sul viso a imitazione di lunghe barbe. Al mattino il dio Wotan, destato dalla intraprendente moglie, vide il popolo dei Winnili schierato ad oriente, ed esclamò: “Qui sunt isti Langobardi? Et dixit Frea ad Gotan: Domine sicut dedisti nomen, da illis et victoriam” 101 . Nel breve racconto di questo episodio è probabilmente rappresentato il lungo processo di trasformazione che i Winnili subirono in Scoringa. Alcuni studi hanno proposto l’ipotesi che nel nuovo territorio i conquistatori scandinavi abbandonarono la loro religione legata ai culti della fertilità per abbracciare

La memoria storica dei Longobardi ci è stata tramandata non solo grazie all’Origo, ma anche dalla Historia Langobardorum di Paolo Diacono. A prima vista sembrerebbe che le due fonti siano radicalmente diverse. L’Origo fu scritta per legittimare le leggi emanate dal re in un momento in cui tentava di dare forza al regno mentre il monaco benedettino Paolo redasse le sua Storia agli inizi dell’età carolingia, quando il suo popolo ormai era stato sconfitto e l’Italia già conquistata dai Franchi. In realtà il grande valore della sua opera fu quello di mettere per iscritto quanto ancora si ricordava del più antico periodo della migrazione, fornendo una versione più complessa rispetto a quella dell’Origo. La tradizione orale mitica delle origini dei Longobardi confluì in una narrazione articolata a cui lo storico longobardo diede un ordine cronologico e geografico, per quanto possibile, intrecciando i miti con notizie parallele riguardanti l’Impero Bizantino e l’Italia. Nonostante la barriera temporale, numerose parti della saga longobarda sono riportate solo da Paolo Diacono mentre l’Origo le ignora; si possono portare come esempio la

Ibidem, pp. 231 e seguenti. Menke M., Archeologia longobarda, p.103. 99 Melucco Vaccaro A., I Longobardi in Italia, p. 26. 100 Jarnut J., Storia dei Longobardi, p. 5. 101 Paolo Diacono, Historia Langobardorum, I, 8. 97 98

95 96

Ibidem, p. XXIV. Coumert M., Origines des peuples, p. 196.

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I Longobardi e la Pannonia nel VI secolo

Figura 3: la migrazione dei Longobardi.

il culto di Wotan, il dio degli eserciti e della guerra102. Questo cambiamento religioso, unito al cambiamento del nome, riflette evidentemente le mutate condizioni di vita di questo popolo, mentre la saga longobarda legittima l’evoluzione della società attraverso modificazioni dell’aspetto sacrale103. Dovendo emigrare da questa regione a causa di una nuova carestia, i Longobardi cercarono di passare in Mauringa dove attraversarono il territorio degli Assipitti, il paese delle paludi e degli acquitrini, che probabilmente va identificato con l’attuale regione dei laghi del Meclemburgo occidentale.

con testa di cane, che combattono senza sosta e bevono sangue umano104. Gli Assipitti preferirono risolvere la questione con un duello tra due campioni; i Longobardi, accettando di buon grado la proposta, opposero al guerriero nemico uno schiavo che, in caso di vittoria, avrebbe ottenuto la libertà. Lo schiavo vinse lo scontro assicurando un pacifico attraversamento dell’area alla sua gente e la libertà per se stesso105. L’episodio lascia intendere che in questa fase la mobilità verticale doveva essere

Seguendo il racconto della saga, gli Assipitti ostacolarono il transito della popolazione longobarda; qui si inserisce l’episodio degli uomini cinocefali menzionato sopra. I Longobardi, per non battersi con i nemici, più numerosi, gli fecero credere di avere tra le proprie fila degli uomini

Paolo Diacono, Historia Langobardorum, I, 11: “De qua egredientes, dum in Mauringam transire disponerent, Assipitti eorum iter impediunt, denegantes eis omnimodis per suos terminos transitum. Porro Langobardi cum magnas hostium copias cernerent neque cum eis ob paucitatem exercitus congredi auderent, dumque quid agere deberent decernerent, tandem necessitas consilium repperit. Simulant, se in castris suis habere cynocephalos, id est canini capitis homines”. 105 Ibidem, I, 13: “Igitur Langobardi tandem in Mauringam pervenientes, ut bellatorum possint ampliare numerum, plures a servili iugo ereptos ad libertatis statum perducunt. Utque rata eorum haberi possit ingenuitas, sanciunt more solito per sagittam, inmurmurantes nihilominus ob rei firmitatem quaedam patria verba“. 104

Hauck K., “Lebensnormen und Kultmythen in germanischen Stammes- und Herrschergenealogien”, Saeculum 6, 1955, p. 186– 223, qui a p. 206. 103 Jarnut J., Storia dei Longobardi, p. 6. 102

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Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana particolarmente ampia, soprattutto quando era necessario accrescere il potenziale militare. Questa indicazione è molto utile per capire alcuni aspetti della società longobarda in questo periodo, in quanto questa liberazione sicuramente comportò una mutazione sostanziale della struttura etnica del popolo; di conseguenza appare evidente come i Longobardi sotto il profilo etnico, già agli albori della loro storia, non costituissero un gruppo chiuso.

senza un’istituzione che conferisse coesione e tradizione. Per questo motivo si può supporre che già all’epoca dello stanziamento in questi luoghi ci fossero dei re, ma che probabilmente le loro imprese non furono tanto notevoli da influenzare i ricordi in maniera indelebile fino al momento della stesura della saga109. L’intera regione germanica del corso dell’Elba ha restituito un vasto insieme di resti archeologici. Nei dintorni di Amburgo, Luneburgo e Magdeburgo sono venute alla luce sepolture che, in base alle caratteristiche, distinguerebbero l’arrivo di un nuovo popolo, i Longobardi appunto, tuttavia vi sono delle incertezze sulla reale identificazione degli inumati in quanto numerose di queste necropoli furono scavate e studiate nel XIX secolo, con una metodologia inadeguata rispetto agli standard moderni. È comunque indubbio che il popolo in migrazione verso sud mutò il suo modo di vivere: da contadini divennero conquistatori e inglobarono le popolazioni sottomesse. In queste regioni, per effetto della vicinanza delle zone di ex occupazione romana sul limes danubiano, il rito funebre si trasforma passando da incinerazione a inumazione e diventando più ricco e complesso, trasmettendo di conseguenza una maggior quantità di informazioni.

I motivi che portarono la popolazione a spostarsi nuovamente, verso le regione chiamata Golanda, dove occupano Anthaib, Banthaib e Vurgundaib, sono sconosciuti, tanto che né l’Origo né Paolo ne danno notizia 106 . Verosimilmente, la zona indicata come Golanda è da riconoscere nella brughiera del Luneburgo. I Longobardi hanno influito così a fondo sulla storia di questo territorio che fino al XIII secolo una zona era chiamata Bardengau, e a tutt’oggi una località presso Luneburgo prende il nome di Bardowick107. I confini del Bardengau, all’interno del quale sono state rinvenute numerose sepolture longobarde, sono delimitati a nord dall’Elba, a est dalle foreste della Gohrde, a sud dalla regione sorgentifera dell’Ilmenau e ad ovest dalla Sava. Anche se alla fatica degli storici si è unita quella dei linguisti nel tentare di scorgere tratti di contatti e modificazioni rilevanti, è stato già ribadito che le narrazioni della Historia e dell’Origo per la parte riguardante la migrazione dei Longobardi nel centro Europa sono intrise di leggenda, per quanto acume la ricerca possa mettere nel cercare di chiarirle.

2.4 - Sul Danubio

A causa della carenza di fonti scritte, gli studiosi sono costretti a formulare ipotesi sui possibili sviluppi sociali del popolo longobardo nella fase di stanziamento lungo l’Elba basandosi esclusivamente sui rinvenimenti di oggetti di cultura materiale. Le scoperte archeologiche permettono di affermare che i longobardi, stanziati lungo l’Elba in piccoli villaggi, vivevano come guerrieri e praticavano l’agricoltura e l’allevamento. Sulla base dei reperti tombali si può notare anche la loro bravura nell’artigianato, soprattutto per quanto riguarda la lavorazione del metallo e della ceramica108. Congetture si possono fare anche riguardo i possibili sviluppi in senso statale in questa regione. Anche se la tradizione vuole l’istituzione della figura del re solo dopo l’emigrazione da Golanda, è impossibile pensare che i longobardi abbiano potuto salvaguardare la propria unità sociale

Le questioni più controverse della migrazione riguardano gli spostamenti dal medio Elba alla riva settentrionale del Danubio, un periodo di quattro secoli tra la fine del I secolo e il 489. Grazie alla toponomastica e alle evidenze storico-archeologiche, che confermano la presenza dei Longobardi nella Bassa Austria già dalla fine del V secolo, gli esperti ritengono possibile che nel corso di questa migrazione la gente longobarda abbia attraversato i territori di insediamento dei Burgundi a est e dei Baini, popolazione che doveva trovarsi in un’area compresa tra Boemia e Slesia. I dati archeologici finora raccolti sembrano fornire elementi a sostegno della tesi sul passaggio dei Longobardi attraverso la Boemia lungo la direttrice dell’Elba e del Danubio e mostrano forti collegamenti culturali tra quest’area e quella tedesca/scandinava 110 , anche se i rinvenimenti in

Ibidem, I, 13: “Egressi itaque Langobardi de Mauringa, applicuerunt in Golandam, ubi aliquanto tempore commorati, dicuntur post haec Anthab et Banthaib, pari modo et Vurgundaib, per annos aliquot possedisse; quae nos arbitrari possumus esse vocabula pagorum seu quorumcumque locorum“. 107 Jarnut J., Storia dei Longobardi, p.8. 108 Hegewisch M., “Zwischen Skandinavien und Mähren. Zum Verbreitungsbild der jüngerkaiserzeitlichen WestmecklenburgischOstholsteinischen Formengruppe”, in Bemmann J., Schmauder M. (a cura di), Kulturwandel in Mitteleuropa. Langobarden- AwarenSlawen, Kolloquien zur Vor und Frühgeschichte, Band 11, Bonn 2008, pp. 89-126. 106

109 Jarnut J., “I Longobardi nell'epoca precedente all'occupazione dell'Italia”, in Cammarosano P., Gasparri S., (a cura di) Langobardia, Udine 1990, p. 16. 110 Hegewisch M., Zwischen Skandinavien und Mähren. J. Bemmann al contrario sostiene, sulla base dell’analisi dei reperti archeologici di medio-Elba e Danubio, che non vi fu alcuna migrazione, e che il gruppo sociale dei “Longobardi” si formò nel bacino del Danubio centrale, appropriandosi di un nome e di una tradizione storica che non gli appartenevano. Bemmann J.,

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I Longobardi e la Pannonia nel VI secolo quest’area sono molto scarsi 111 . I motivi che portarono alla migrazione in queste terre non sono chiari; è stato ipotizzato che alla base di questo spostamento vi fossero importanti cambiamenti politici che si verificarono attorno alla seconda metà del IV secolo, con la calata degli Unni da una parte e la catastrofica sconfitta subita dall’Impero Romano ad Adrianopoli nel 378 da parte dei Goti dall’altra. Forse queste cause contribuirono ad aggravare una situazione già da tempo precaria, dovuta al probabile inasprimento delle condizioni di vita presso l’Elba da un lato e alla costante crescita della pressione di altri popoli dall’altro.

cimiteri iniziarono ad essere sfruttati da un popolo con una cultura materiale nuova e differente che mostra un forte influsso turingio sia nelle composizioni dei corredi che nelle decorazioni e nelle forme degli oggetti 114 . Questo dato è stato interpretato come il segnale della partenza di una parte della popolazione longobarda verso sud, nel Rugiland liberato a Odoacre, e dell’asservimento di quella rimasta sotto l’egemonia del regno turingio. I Longobardi che migrarono verso sud mutarono radicalmente il loro stile di vita. Da contadini divennero conquistatori e sottomisero le popolazioni germaniche stanziate nella Boemia. Di conseguenza svilupparono una monarchia molto forte, che dall’inizio del V secolo per le sette generazioni successive ebbe i suoi re dai membri della famiglia dei Leti. La fase successiva vede lo spostamento dei Longobardi nel Feld, termine che dovrebbe indicare il Marchfeld a est di Vienna115. Questo spostamento probabilmente non fu un’autonoma iniziativa dei Longobardi, in quanto in quel periodo erano tenuti a pagare un tributo agli Eruli, insediati nel bacino del Tibisco, i quali probabilmente li costrinsero a migrare. Giunti nel Marchfeld sotto la guida del re Tatone si sollevarono contro i loro dominatori e li sconfissero in una battaglia così sanguinosa e cruenta da causare la totale scomparsa degli Eruli dallo scenario centroeuropeo. Rafforzati da questa importante vittoria, ampliato l’esercito grazie alla sottomissione ed all’accoglimento di nuove genti sotto il loro controllo, i Longobardi divennero la popolazione più influente lungo il corso del medio Danubio. Da questo momento i Longobardi entrano più direttamente nella sfera di Costantinopoli, da ciò deriva l’interesse degli storici bizantini nei loro confronti.

In queste zone la potenza longobarda si scontrò quasi subito con quella degli Unni, che nel corso dei primi anni del V secolo compivano ancora incursioni verso occidente. Nelle prime fasi pare che i Longobardi fossero stati sconfitti, il re Agilmondo ucciso e la figlia fatta schiava112, ma il suo successore Lamissone, secondo la tradizione longobarda, vendicò la sconfitta con una gloriosa vittoria sugli Unni riuscendo a mantenere il suo popolo libero da vincoli 113 . Nel 476 la deposizione di Romolo Augustolo portò alla dissoluzione politica dell’Impero Romano d’Occidente, lasciando un vuoto colmato da diverse popolazioni stanziate nelle antiche province dell’Impero. La provincia della Gallia cadde in mani franche, l’Africa, la Sardegna e la Sicilia in mano dei Vandali, le Spagne e parte della Gallia in mano visigota. In Italia Odoacre, dopo aver personalmente deposto il giovane imperatore, divenne signore d’Italia, e subito si occupò di abbattere il regno dei Rugi, stanziato nella Bassa Austria. Odoacre, inoltre, costrinse gli abitanti delle province romane del Norico ad insediarsi in Italia; in questo modo si preoccupò di sottrarre la base economica della regione nel caso altre popolazioni avessero conquistato l’area danubiana. Le sepolture attribuibili ai longobardi sull’Elba paiono diradarsi a partire dagli inizi del V secolo, quando i

2.5 - In Pannonia

Nonostante sia assodato che i Longobardi nel 547-548 fossero già stanziati a sud del Danubio116, entro i vecchi confini dell’Impero, i tempi di questa occupazione non sono chiari. Sembrerebbe certo che lo stanziamento nell’area attorno a Vienna avvenne tra il 510 ed il 526/527117; le fonti longobarde affermano poi che il re Audoino li condusse in Pannonia, ma mentre secondo

“Mitteldeutschland im 5. Jahrhundert - Eine Zwischenstation auf dem Weg der Langobarden in den mittleren Donauraum?”, in Bemmann J., Schmauder M. (a cura di), Kulturwandel in Mitteleuropa. Langobarden- Awaren- Slawen, Kolloquien zur Vor und Frühgeschichte, Band 11, Bonn 2008, pp. 145- 228, qui a p. 202 e seguenti. 111 Droberjar E., “Thüringische und langobardische Funde und Befunde in Böhmen. Zum Problem der späten Phasen der Völkerwanderungszeit”, in Bemmannn J., Schmauder M., (a cura di) Kulturwandel in Mitteleuropa. Langobarden – Awaren – Slawen, Kolloquien zur Vor- und Frühgeschichte Band 11, Bonn 2008, pp. 231–248, qui a p. 243. 112 Paolo Diacono, Historia Langobardorum, I, 16: “…et in tantum per eorum castra debacchati sunt, ut ipsum Agelmundum regem interficerent eiusque unicam filiam sorte captivitatis auferrent”. 113 Ibidem, I, 17: “Tunc rex Lamissio istaconspiciens, elevata altius voce, omni exercitui clamare coepit, (…) tandem hortatu exemplisque principis, qui primus ad bellum prosilierat, accensi, super hostes inruunt, pugnant atrociter, et magna adversarios cladeprostenunt; tandemque de victoribus victoriam capientes, tam regis sui funus quam proprias iniuras ulciscuntur. Tunc magna de hostium exuviis praeda potiti, ex illo iam tempore ad expetendos belli labores audaciores effecti sunt”.

114 Bemmann J., “Mitteldeutschland im 5. und 6. Jahrhundert. Was ist und ab wann gibt es archäologisch betrachtet typisch Thüringisches? Eine kritische Bestandsaufnahme”, Castritius H., Geuenich D., Werner M. (a cura di), Die Frühzeit der Thüringer, RGA-E Band 63, Berlin- New York 2009, pp. 63–81, qui a p. 70 e seguenti. 115 Jarnut J., Storia dei Longobardi, p. 15. 116 V. infra donazione di Giustiniano in Pannonia. 117 Adler H. (a cura di), Die Zeit der Völkerwanderung in Niederösterreich, 1979.

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Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana l’Origo questa permanenza durò 42 anni, dal 526 al 568, secondo il Codex Gothanus durò 22 anni, dal 546 al 568. Di conseguenza si è supposto che la migrazione in Pannonia sia avvenuta in due scaglioni, il primo in autonomia attorno al 526, il secondo in seguito alla concessione di Giustiniano attorno al 546 118 , come si vedrà oltre.

Nel corso del suo regno Vacone allacciò rapporti anche con l’importante potenza bizantina che nello stesso periodo era impegnata nella guerra contro il regno ostrogoto, e che era particolarmente interessata a trovare un accordo con i Longobardi. L’alleanza venne stipulata, i termini però non sono noti; si sa che lo stesso Vacone rifiutò un’alleanza propostagli da re Vitige, adducendo come causa l’alleanza con Bisanzio, stipulata nel 539 con Giustiniano 120 . Nel corso del suo trentennale regno Vacone trasformò la potenza regionale longobarda in una delle più grandi potenze europee, estendendo l’influenza del suo regno su Svevi, Eruli, Turingi, in un’area che andava dalla Boemia all’Ungheria. Alla sua morte nel 540, lasciò il regno al figlio minorenne Valtari, per il quale Audoino fece da reggente. La morte precoce dell’erede al trono portò lo stesso Audoino della stirpe dei Gausi sul trono longobardo, senza rispettare i diritti di successione avanzati dai consanguinei di Valtari121.

Attorno al 510 Vacone, nipote del re, si ribellò a Tatone, che cadde suo prigioniero e il regno passò sotto il suo controllo. Nonostante alcune difficoltà dinastiche legate ai successori legittimi di Tatone, il nuovo re portò avanti una politica particolarmente aggressiva; conscio delle difficoltà che stava passando il regno ostrogoto dopo la morte di Teodorico nel 526, seppe trarre i migliori vantaggi per la sua gente. In questi anni sottomise gli Svevi, stanziati nelle province della Pannonia e sposò in breve tempo tre principesse: Ranicunda, dei Turingi, Austrigusa, dei Gepidi e Silinga figlia del re degli Eruli. Ognuno di questi matrimoni rispondeva ad un chiaro programma politico volto al consolidamento delle alleanze con le altre popolazioni germaniche dell’area. Attraverso l’alleanza con i Turingi si poteva disimpegnare quella parte dell’esercito intento a controllare il confine settentrionale, l’alleanza con i Gepidi stabilizzava l’area di confine orientale ed infine la pace definitiva raggiunta con gli Eruli aveva il doppio scopo di aprire le porte all’assimilazione della popolazione, un tempo avversaria, e soprattutto di spalancare le porte per la successiva conquista territoriale della Pannonia. La mossa politica di sicuro più importante avvenne nel 530 quando il re Vacone concesse in sposa al re franco Teodeberto la figlia Visegarda. La precoce morte di questa non compromise l’alleanza, tanto che nel 540 la figlia più giovane Valderada fu data in sposa a Teodebaldo, figlio del sovrano franco. Attraverso questa lungimirante politica estera, Vacone si liberò ben presto dell’alleato turingio, tanto che tra il 531 e il 534 si adoperò per abbattere e sottomettere il regno del vecchio alleato119.

In quegli stessi anni stavano progressivamente mutando gli equilibri tra le altre potenze europee. Dal 530 Gepidi e Franchi cercavano di allargare i propri domini a spese del regno ostrogoto, caduto in una profonda crisi nel corso della prima fase della guerra contro i bizantini. I Gepidi occuparono l’area, posta sotto il controllo dell’insediamento di Sirmium, oggi Sremska Mitrovica, nell’attuale Serbia, facendo di questo importante centro di scambi commerciali la loro nuova capitale. I Franchi nel 539 intervennero in Italia settentrionale; nel corso di questa campagna militare riuscirono ad annettere ai loro territori il Norico. Durante il regno di Giustiniano i Longobardi stabilirono un primo rapporto di alleanza con l’Impero Romano d’Oriente. Nel 539, all’inizio della guerra greco- gotica, mentre i Franchi invadevano l’Italia settentrionale, Vitige, informato della partenza di Belisario per l’Italia, chiese l’aiuto dei Longobardi, i quali rifiutarono. In un momento altrettanto importante della stessa guerra, mentre Totila e Belisario si scontravano a Roma e le loro truppe devastavano l’Italia (547- 548), secondo Procopio Giustiniano donò loro alcune città del Norico, diversi castelli in Pannonia ed altri territori assieme a ingenti somme di denaro assicurandosi in questo modo la loro fedeltà. La mossa diplomatica di Giustiniano si rivelò quanto mai riuscita, negli anni successivi al trattato i rapporti tra Longobardi e Gepidi furono sempre più tesi. Nel 547 le due popolazioni germaniche marciarono l’una contro l’altra. Nonostante l’appoggio imperiale, con un contingente di 10.000 uomini, i Longobardi raggiunsero presto un accordo con gli avversari scongiurando la

Bierbrauer V., Die Landnahme der Langobarden in Italien pp.104- 105; Bóna I., Die Langobarden in Ungarn, p. 233; Jarnut J., Die Landnahme der Langobarden, p.175; Melucco Vaccaro A., I Longobardi in Italia, p. 30; Werner J., Die Langobarden in Pannonien, Bayerische Akademie der Wissenschaften, Phil.-Hist. Klasse, Neue Folge, 55, München 1962. 119 Paolo Diacono, Historia Langobardorum, I, 21: “Quam ob causam Gepidi cum Langobardis extunc inimicitias contraxere. Eodemque tempore Wacho super Suavos inruit eosque suo dominio subiugavit. Hoc si quis mendacium et non rei existimat veritatem, relegat prologum edicti, quem rex Rothari de Langobardorum legibus conposuit, et pene in omnibus hoc codicibus, sicut nos in hac historiola inseruimus, scriptum repperiet. Habuit autem Wacho uxores tres, hoc est primam Ranicundam, filiam regis Turingorum; deinde duxit Austrigosam, filiam regis Gepidorum, de qua habuit filias duas: nomen uni Wisigarda, quam tradidit in matrimonium Theodeperto regi Francorum; secunda autem dicta est Walderada, quae sociata est Cusupald, alio regi Francorum, quam ipse odio habens, uni ex suis, qui dicebatur Garipald, in coniugium tradidit. Tertiam vero Wacho uxorem habuit Herulorum regis filiam nomine Salingam”. 118

Procopio Di Cesarea, Guerra gotica, II, 22, 11-12. Paolo Diacono, Historia Langobardorum, I, 21-22: “Ex ipsa ei natus est filius, quem Waltari appellavit, quique, Wachone mortuo, super Langobardos iam octavus regnavit. Hi omnes Lithingi fuerunt. Sic etenim apud eos quaedam nobilis prosapia vocabatur. Waltari ergo cum per septem annos regnum tenuisset, ab hac luce subtractus est. Post quem nonus Audoin regnum adeptus est. Qui non multo post tempore Langobardos in Pannoniam adduxit”. 120 121

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I Longobardi e la Pannonia nel VI secolo battaglia campale 122 . Nel 549 i due popoli erano nuovamente pronti allo scontro ma nuovamente preferirono la via diplomatica 123 . Nel 551 la tregua fu rotta definitivamente e lo scontro divenne inevitabile. I Longobardi vinsero la battaglia nel corso della quale Alboino uccise Torrismondo, figlio del re dei Gepidi. Giustiniano, consapevole dell’importanza di mantenere un sostanziale equilibrio tra le forze in campo, fece da mediatore nel corso delle trattative di pace. Se in quest’occasione l’aiuto fornito da Bisanzio fu notevolmente ridotto, allo scontro parteciparono infatti pochi uomini e non certo i 10.000 precedentemente promessi dall’imperatore, ben diverso fu l’impegno Longobardo che nella battaglia di Busta Gallorum del 552 fornì un contingente di 55˙000 uomini mentre nel 553 truppe ausiliarie longobarde combatterono al fianco dell’esercito bizantino contro i Persiani124.

Le prime tracce sicure sono costituite dalle numerose necropoli che si dispongono lungo la sponda meridionale del Danubio, generalmente nei pressi di precedenti insediamenti romani, da Vienna fino a Budapest. Secondo I. Bóna, le aree funerarie di questa regione possono essere classificate secondo due categorie definite “tipo Vörs-Kajdacs” e “tipo Szentendre”. Entrambe le tipologie di necropoli coprivano un’area di circa 80 x 80 m2 e la differenza sarebbe nel numero di individui che vi faceva riferimento. Per i cimiteri del tipo Szentendre, sulla base dei dati archeologici, si può ritenere che fossero funzionali a gruppi di individui fra le 80 e le 120 unità, infatti, al termine dell’ultima fase del loro utilizzo, si trovano sepolti al loro interno circa 80-90 individui. Al contempo, per le necropoli del tipo Vörs-Kajdacs, una superficie cimiteriale di pari estensione risulta essere occupata soltanto da 40-50 sepolture. I. Bóna, dando per scontato un periodo di permanenza in Pannonia dei Longobardi pari a circa sessanta anni, interpretò questa evidenza come il risultato di un più breve periodo di utilizzo delle aree funerarie da parte di gruppi numericamente simili di individui126. In realtà, come si vedrà oltre, la situazione dei cimiteri di area danubiana, dove a volte si assiste anche al proseguire del rito dell’incinerazione, sembra confermare che la migrazione longobarda non sia stata affatto un definitivo e subitaneo movimento di popolazione. Al contrario, il contesto sembra inquadrarsi meglio in un ricollocamento o spostamento progressivo, nel medio-lungo periodo, di parti diverse della popolazione. Questi gruppi avevano una consapevolezza della propria indipendenza etnica e culturale ed erano generalmente caratterizzate da una cultura materiale comune, documentata nelle sepolture e quindi identificabile oggi a livello archeologico.

La politica di equilibrio adottata da Giustiniano e la fine della guerra in Italia probabilmente acuirono il malcontento longobardo portandolo a cercare un nuovo e più affidabile alleato nei Franchi. Alla morte di Audoino, all’inizio degli anni sessanta del VI secolo, gli succedette il figlio Alboino. Da subito il nuovo sovrano dovette occuparsi del problema rappresentato dai Gepidi che nel 565, aiutati dai bizantini, sconfissero i Longobardi in battaglia. Il coinvolgimento di Bisanzio al fianco dei Gepidi costrinse Alboino a cercare un nuovo alleato e la scelta ricadde sugli Avari, un popolo di cavalieri provenienti dalle steppe dell’Asia centrale, che nel corso del VI secolo era stanziato a est dei territori controllati dai Gepidi. La nuova intesa con la popolazione asiatica fu raggiunta attraverso un accordo molto pesante per i Longobardi che in caso di vittoria si impegnavano ad abbandonare i territori occupati dei Gepidi. Lo scontro cruento fra le due popolazioni germaniche terminò con la definitiva sconfitta dei Gepidi e la completa occupazione, secondo gli accordi, dei loro territori da parte delle genti avare125. Dalle fonti longobarde e bizantine risultano purtroppo poche informazioni pratiche a proposito della presenza dei Longobardi in Pannonia, ma l’archeologia ha fornito molti dati dai quali è possibile trarre una valutazione oggettiva sullo stanziamento longobardo in queste zona.

Procopio Di Cesarea, Guerra gotica, III, 34, 40-45. Ibidem, IV, 18, 3-11. Bergamo N., “Anabasi longobarda in Siria, Porphyra X, dicembre 2007. 125 Paolo Diacono, Historia Langobardorum, I, 27: “Qui vindicare veteres Gepidorum iniurias cupiens, inrupto cum Langobardis foedere, bellum potius quam pacem elegit. Alboin vero cum Avaribus, qui primum Hunni, postea de regis proprii nomine Avares appellati sunt, foedus perpetuum iniit. Dehinc ad praeparatum a Gepidis bellum profectus est. Qui cum adversus eum e diverso properarent, Avares, ut cum Alboin statuerant, eorum patriam invaserunt (…). Tunc Langobardi tantam adepti sunt praedam, ut iam ad amplissimas pervenirent divitias. Gepidorum vero ita genus est deminutum, ut ex illo iam tempore ultra non habuerint regem; sed universi qui superesse bello poterant aut Langobardis subiecti sunt, aut usque hodie Hunnis eorum patriam possidentibus duro imperio subiecti gemunt“. 122 123 124

126 Bóna I., “I Longobardi e la Pannonia”, La civiltà dei Longobardi in Europa. Convegno internazionale, Cividale- Roma 1971, Roma 1974, pp. 243 e seguenti.

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3. NECROPOLI ANALIZZATE

Figura 4: area di interesse e necropoli analizzate.

3.1 - Poysdorf

Le tombe 3 e 5 avevano il corredo completo di spada, scudo e lancia sommati ad altri elementi 132 , mentre l’ “orefice” tra le armi aveva solo lo scudo. Il corredo di quest’ultimo non si distingue solo per la presenza dello scudo, ma soprattutto per i numerosi attrezzi che hanno contribuito alla definizione dell’attività lavorativa dell’inumato. Ne fanno parte sia strumenti di lavoro133 che due modelli di fibule a S e a staffa in bronzo, probabilmente esempi degli oggetti che produceva, ed altri elementi di uso comune (cinture, coltelli, pettine, pinzette).

La necropoli di Poysdorf, situata vicino al confine nordorientale dell’attuale Austria, è venuta alla luce negli anni ’30 del XX secolo; le prime due sepolture sono state scoperte durante lo sterro di una cava di sabbia per cui, nonostante vennero recuperati tutti i materiali rinvenuti127, non sono disponibili dati sul tipo di sepoltura e sullo scheletro. Gli scavi archeologici successivi hanno permesso di recuperare altre sei inumazioni, per un totale di otto tombe; i materiali rinvenuti hanno permesso di datare il sito alla prima metà del VI secolo128. Le tombe erano disposte vicine tra loro, con un andamento piuttosto regolare, gli inumati erano deposti supini, con il capo a ovest ed i piedi verso est129.

È interessante notare che tutte le sepolture tranne una (tomba 8) avessero tra gli oggetti del corredo un vaso di ceramica, che risulta l’elemento maggiormente ricorrente all’interno del sito. Al secondo posto come presenze ci sono elementi in ferro di vario genere e fibbie di cintura, presenti in cinque sepolture. Mancando analisi antropologiche approfondite non si può dire nulla riguardo il sesso o l’età degli inumati, anche se sembra

Tutte le sepolture hanno restituito almeno un oggetto di corredo e la metà aveva corredi elaborati con materiali preziosi. Tre tombe avevano corredi da guerriero130, tra le quali si pone anche la famosa sepoltura “dell’orefice”131.

Tomba 3: varie parti di una cintura, chiodo, acciarino, vaso, corno di cervo e frammento di ferro. Tomba 5: coltello, fibbia da cintura, vaso, frammento di silice, frammento di ago in bronzo e frammenti di ferro. Beninger E., Der Langobardenfriedhof von Poysdorf, p. 172 e seguenti. 133 Un’incudine, due martelli, due pinze di cui una in frammenti, due lime, un attrezzo in ferro a forma di lucchetto, un perno in ferro. Ibidem, p. 177; Daim F., Mehofer M., Tobias B., “Die langobardischen Schmiedegräber aus Poysdorf und Brno. Fragen, Methoden, erste Ergebnisse”, in Pohl W., Erhart P. (a cura di) Die Langobarden. Herrschaft und Identität, Forschungen zur Geschichte des Mittelalters, Band 9, Vienna 2005, p. 205. 132

Beninger E., Die Germanenzeit in Niederösterreich von Marbod bis zu den Babenbergern, Vienna 1934. 128 Droberjar E., Thüringische und langobardische Funde und Befunde in Böhmen, p. 233. 129 Beninger E., “Der Langobardenfriedhof von Poysdorf”, Archeologia Austriaca 40, 1966. 130 Tombe 3, 5, 6. 131 Tomba 6. 127

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Necropoli analizzate che siano tutti adulti con l’eccezione della tomba 7, il cui corredo risulta particolare per la presenza di una fibula romana in bronzo databile al II secolo assieme ad alcuni frammenti di ceramica e di ferro. Le fosse, tutte orientate ovest-est, si posizionavano su due file, la prima dalla tomba 1 alla 5, la seconda dalla tomba 4 alla 7, solo la tomba 8 risulta leggermente isolata; questa sepoltura si differenzia dalle altre anche in quanto è l’unica a non avere un vaso in ceramica tra gli elementi del corredo. Le due sepolture con corredo di armi si trovano affiancate tra loro, mentre la ricca sepoltura femminile è situata subito dietro, con a lato la tomba dell’orefice.

Nonostante l’esiguo numero di sepolture disponibili si possono trarre alcune conclusioni. Innanzitutto risulta importante il contenitore ceramico, presente nella quasi totalità delle inumazioni, che sembra quindi avere grande rilevanza all’interno di questo sito. Resta difficile capire in quale gruppo inserire la tomba 7, sepoltura infantile che aveva un corredo semplice dal punto di vista del numero di oggetti ma particolare per la presenza della fibula di epoca romana. In ogni caso si può notare come le sepolture con corredi ricchi/particolari siano localizzate nella parte nord del sito, mentre le sepolture con corredi poveri siano nella parte più a sud (Figura 5).

Figura 5: necropoli di Poysdorf; rielaborazione da Beninger 1966

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Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana 3.2 - Aspersdorf

possono riconoscere agli estremi nord e sud dell’area sepolcrale (Figura 6). Gli inumati del gruppo più a nord sono tre donne, mentre la tomba 23 non aveva alcun elemento scheletrico riconoscibile. Per quanto riguarda il gruppo più a sud si può ipotizzare la presenza di una famiglia poiché qui ritroviamo un uomo, una donna ed un individuo di età infantile. All’interno del gruppo centrale si possono distinguere alcune sepolture raggruppate in fila o in riga. Una riga si può riconoscere, procedendo da sud verso nord, dalla tomba 4 alla 6, una seconda dalla 13 alla 16, mente altre due righe potrebbero vedersi negli accoppiamenti delle tombe 30-25 e 19-20. Le file sono riconoscibili, procedendo da est verso ovest, nelle tombe che vanno dalla 16 alla 18 e dalla 12 alla 9. Le sepolture dei due cavalli si posizionano in zone nettamente distinte: la tomba 29 risulta isolata, situata all’estremità sud del sito, al contrario la tomba 8 è nel mezzo del gruppo centrale, circondata da numerose tombe. Bisogna rilevare come le tombe con corredo con armi, tombe 4 e 19, non fossero nelle immediate vicinanze della tomba di cavallo, ma anzi agli estremi del gruppo stesso. Le tombe più vicine a quella dell’animale, tombe 25, 13, 9, 6 e 7, hanno restituito corredi piuttosto semplici con oggetti di uso comune, se si esclude la spada da telaio della tomba 25.

Il sito di Aspersdorf, situato nell’attuale Austria nordorientale, è stato indagato archeologicamente nel 1976 e ha restituito un totale di 31 sepolture, tra cui due inumazioni di cavallo; tutte le tombe recano segni di disturbo tranne quelle degli animali, per cui i dati su inumazioni e corredi risultano solo parziali134. Inoltre, a causa delle caratteristiche geografiche dell’area, non è stato possibile fare indagini nell’area sud-est, dove il margine non è mai stato confermato 135 . Dai materiali rinvenuti risulta che il sito fu sfruttato dalla fine del V secolo agli anni 40 di quello successivo136. Delle 29 tombe, dieci non avevano alcun elemento di corredo 137 e, di queste, due non hanno restituito alcun elemento scheletrico 138 . Le tombe erano tutte sepolture singole, tranne la tomba 7 che ha restituito resti di almeno due individui, e in piena terra, fatta eccezione per la tomba 9 che presentava segni di una cassa di legno. L’orientamento delle fosse segue un andamento da ovest verso est, con il cranio a ovest ed i piedi a est. L’oggetto di corredo che ricorre più spesso è il vaso di ceramica, di varie forme e dimensioni, rinvenuto in dodici sepolture139, raramente da solo140 e più spesso assieme ad altri elementi 141 . Due sepolture si distinguono per la presenza di una spada da telaio (Webschwert), nella tomba 22 come unico elemento di corredo e nella 25 assieme ad una fusaiola. Le uniche armi rinvenute nel sito sono una punta di lancia della tomba 4, dove era stata deposta assieme ad un vaso di ceramica, una fibbia e piastrine di una cintura, un pettine in osso e una mola, mentre una freccia proveniva dalla tomba 19142.

3.3 - Rohrendorf Il sito di Rohrendorf, situato nei pressi del corso del Danubio, circa 70 chilometri a monte rispetto a Vienna, è stato scoperto nel marzo del 1957 e scavato in parte nei mesi seguenti e in parte nel 1963143, restituendo un totale di 30 sepolture di cui una di cavallo (tomba 15). Le tombe, datate sulla base dei ritrovamenti all’epoca longobarda, erano tutte inumazioni singole, con l’eccezione della tomba 6 che era bisoma (individui a+b), con orientamento grossomodo ovest-est. Nella stessa area, a poca distanza dalle tombe longobarde, sono venute alla luce anche due sepolture di epoca hallstattiana e una fossa con tre inumazioni senza corredo non databili 144 . La maggior parte delle inumazioni risultava disturbata o depredata in antico; nonostante ciò, delle 30 sepolture umane totali solo sette non hanno restituito alcun elemento di corredo 145 , mentre la tomba 7 era completamente vuota.

Spazialmente la maggior parte delle tombe si situa nella zona centrale del sito mentre due gruppi minori si

Adler H., “Das langobardische Gräberfeld von Aspersdorf”, Fundberichte aus Österreich 16, 1977; analisi antropologiche di Szilvassy, Szilvassy J., “Anthropologischer Befunde des langobardischen Gräberfeldes von Aspersdorf”, Fundberichte Aus Österreich 16, 1977. 135 Indagini di tipo geo-magnetico condotte nel 2007 avrebbero rilevato alcune anomalie nel terreno per cui sembra altamente probabile la presenza di altre tombe. Lauermann E., Adler H., “Die Langobardenforschung im norddanubischen Niederösterreich und im Tullnerfeld”, in Bemmann J., Schmauder M. (a cura di), Kulturwandel in Mitteleuropa. Langobarden- Awaren- Slawen, Kolloquien zur Vor und Frühgeschichte, Band 11, Bonn 2008, pp. 299- 308, qui a p. 301. 136 Ibidem, p. 300. 137 Tombe 1, 2, 8, 12, 15, 16, 18, 26, 29, 30. 138 Tombe 9, 23. 139 Tombe 3, 4, 5, 9, 11, 13, 19, 21, 23, 24, 25, 27. 140 Tombe 3, 9, 27. 141 Tomba 4: punta di lancia, fibbia e piastrina di cintura, pettine in osso e mola. Tomba 5: fibula. Tomba 11: coltello. Tomba 13: vaghi di collana in pasta vitrea e piccolo cerchio in bronzo. Tomba 19: punta di freccia, fibbia di cintura, coltello, frammenti di ferro, pettine in osso. Tomba 21: fusaiola. Tomba 23: piastrina da cintura. Tomba 24: vago di collana e fusaiola. 142 Altri oggetti: fibbia di cintura, coltello, frammenti di ferro, pettine in osso e due vasi. 134

143 Lo scavo venne svolto in aprile, la tomba 15 fu rinvenuta ad agosto, le tombe dalla 16 alla 30 furono scavate nel ‘63. Hampl F., “Die langobardischen Gräberfelder von Rohrendorf und Erpersdorf, NÖ”, Archaeologia Austriaca 37, 1965, pp. 40 e seguenti. 144 Probabilmente di epoca basso-medievale. Ibidem, p. 43. 145 Tombe 8, 16, 18, 19, 23, 28, 30.

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Necropoli analizzate

Figura 6: necropoli di Aspersdorf; rielaborazione da Adler 1977.

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Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana Undici sepolture hanno restituito frammenti di materiale legnoso riconducibile a una cassa o a un qualche genere di supporto ligneo146; si tratta soprattutto di inumazioni con corredi molto semplici, ma fanno parte di queste anche la tomba 11, unica sepoltura con armi del sito, e la 22 che aveva materiali in argento.

nord si può individuare una riga nelle tombe dalla 9 alla 11 e una seconda riga composta dalle tombe 5 e 6. Qui troviamo tutte inumazioni con corredo, tra queste anche la tomba 11 con armi, e la tomba 15 del cavallo; la sepoltura più vicina, tomba 1, è femminile e ha un corredo semplice154 per cui non risulta legata all’animale. Nel gruppo più a sud si può individuare una riga nelle tombe che vanno dalla 10 alla 8.

L’elemento di corredo che ricorre con maggior frequenza è la fibbia di cintura, presente in undici sepolture147, solo in tre casi come unico elemento di corredo148, più spesso in abbinamento ad altri oggetti 149 . Fra queste si trova anche la tomba 11, con corredo da guerriero composto, oltre che dalla fibbia da cintura in bronzo, da spada, una punta di lancia in ferro, un acciarino, due coltelli, una piastrina da cintura in ferro, un frammento di cuoio con resti di bronzo, un pettine in osso e alcuni frammenti di ferro. Quattro sepolture hanno restituito un contenitore in materiale ceramico150, nelle tombe 2, 10 e 14 si trattava di un vaso largo e tozzo di forma aperta151, mentre nel caso della tomba 22 era alto, più simile a una brocca152. In due di queste sepolture, tombe 10 e 14, sono venuti alla luce anche resti del pasto funebre; nel caso della tomba 10 questi erano, assieme al vaso, gli unici elementi di corredo.

L’analisi della distribuzione delle sepolture ci permette di trarre alcune prime conclusioni, in quanto gli spazi risultano ben suddivisi in gruppi “tipologici”. Nel gruppo a ovest si posiziona la maggior parte delle sepolture in cassa155, queste tombe inoltre risultano vicine tra loro. Le tre sepolture con il vaso di ceramica di forma aperta156 sono state rinvenute all’interno del gruppo a sud-est, le due con i resti di pasto risultano oltretutto in fila157. La tomba 22, unica sepoltura isolata rispetto alle altre, è anche l’unica tomba che aveva un vaso di forma chiusa, generalmente meno comune rispetto alla più tipica forma aperta.

Appare subito evidente guardando la pianta del sito come le tombe siano divise in tre gruppi, uno a ovest e due a est (Figura 7). Le sepolture del gruppo a ovest sono disposte per righe, una prima riga si può individuare nel gruppo di tombe che parte dalla sepoltura 16 e procedendo da sud verso nord arriva alla 17, una seconda riga è composta dalle tombe che vanno dalla 18 alla 23, una terza nelle tombe dalla 26 alla 24 o forse la 28, mentre la tomba 30 è in fila con la 25. In questo gruppo solo la tomba 22, situata più a nord, risulta isolata rispetto alle altre. La maggior parte delle sepolture senza corredo si situa all’interno di questo gruppo 153 , dove si trova anche la tomba 21, l’unica in questa necropoli che abbia restituito una coppia di fibule a S in argento, assieme a una placchetta da cintura in bronzo dorato e alcune perline di collana in pasta vitrea. All’interno del gruppo più a est la disposizione risulta maggiormente casuale. Nell’area a

3.4 - Erpersdorf

Il sito di Erpersdorf, situato lungo il corso del Danubio, è venuto alla luce ed è stato scavato all’inizio degli anni ’60 del XX secolo, ed ha restituito 23 sepolture datate all’epoca dello stanziamento longobardo in questi territori158. La maggior parte delle inumazioni mostrava segni di saccheggio o disturbo 159 ; i rinvenimenti della tomba 22 aiutano a definire la data del saccheggio in quanto, all’interno del riempimento della fossa, erano presenti resti ceramici datati all’VIII secolo che forniscono dunque un termine post quem per i disturbi. Nonostante molte sepolture siano state depredate, solo cinque non hanno restituito alcun elemento di corredo160, mentre tutte le altre avevano almeno un oggetto, anche se in generale si tratta di corredi molto semplici.

Tombe 1, 4, 11, 12, 17, 20, 22, 24, 25, 27, 30. Tombe 2, 3, 4, 5, 6 a, 9, 11, 20, 22, 24, 25, 26, 27. 148 Tombe 3, 24, 27. 149 Tomba 2: frammenti di contenitore, ago, pinzette in bronzo, tre pietre focaie, manico in legno, contenitore in ceramica e frammenti di ferro. Tomba 4: vaghi di collana, elementi in ferro, anello in ferro. Tomba 5: coltello, pettine in osso, fermaglio ed altri frammenti di ferro. Tomba 6a: due fibbie, guarnizione da cintura e frammento di ferro. Tomba 9: diversi vaghi di collana. Tomba 20: un frammento di ferro. Tomba 22: due fibbie, vaso, piastrina da cintura in argento e due coltelli. Tomba 25: fibbia in bronzo, vaghi di collana in pasta vitrea, frammenti di ferro e coltello. Tomba 26: coltello. 150 Tombe 2, 10, 14, 22; altri cinque vasi sono venuti alla luce tra i materiali sporadici. 151 Hampl F., Die langobardischen Gräberfelder von Rohrendorf und Erpersdorf, p. 68 figura 5, p. 69 figure 6 e 14. 152 Ibidem, p. 70 figura 10. 153 Tombe 16, 18, 19, 23, 28, 30. 146 147

Alcuni vaghi di collana e un frammento di ferro. Tombe 17, 20, 24, 25, 27, 30. 156 Tombe 2, 10, 14. 157 Tombe 10 e 14. 158 Hampl F., Die langobardischen Gräberfelder von Rohrendorf und Erpersdorf, p. 52. 159 Tombe 5, 7, 8, 9, 10, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 21. 160 Tombe 4, 6, 10, 16, 23. 154 155

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Necropoli analizzate

Figura 7: necropoli di Rohrendorf; rielaborazione da Hampl 1965.

elemento di corredo 166 , in una tomba presente in due esemplari167, negli altri casi assieme a oggetti di diverso tipo, ma sempre semplici 168 . Fa eccezione la tomba 9 dove, assieme al vaso, sono venuti alla luce un umbone di scudo in ferro con cinque chiodi di bronzo e l’impugnatura in ferro ed altri frammenti di ferro. Questa è l’unica sepoltura della necropoli che abbia restituito un corredo “da guerriero”, anche se molto semplice. In quattro sepolture erano presenti resti di pasto 169 , mai rinvenuti in abbinamento all’elemento ceramico; tra queste ci sono anche le due tombe con le buche di palo170.

Sei sepolture presentavano residui di materiale ligneo, attribuibile a una cassa o a un qualche genere di contenimento, copertura o base di appoggio per il corpo161, mentre altre due sepolture avevano agli angoli le quattro buche di palo attribuite alle “casette della morte”162. È interessante notare come tutte le sepolture in cassa e quelle con le buche di palo risultino saccheggiate, dato che indicherebbe che dovevano esserci ancora resti di segnacoli visibili sul terreno. Gli oggetti rinvenuti con maggiore frequenza sono diversi tipi di elementi in ferro, spesso di uso sconosciuto, presenti in sei sepolture 163 , assieme alle perline in pasta vitrea presenti nello stesso numero di tombe164. Cinque sepolture avevano al loro interno, assieme ad altri oggetti, il vaso di ceramica, solitamente un’olla, presente in cinque inumazioni 165 , in un solo caso come unico

Tomba 12. Tomba 3, in abbinamento ad una collana di vaghi in pasta vitrea. 168 Tomba 11 con un frammento di ferro. Tomba 17: frammento di metallo con materiale ligneo. 169 Tombe 5, 7, 14 e 20. 170 La tomba 14 apparteneva ad un individuo di età infantile mentre la 20 ad un adulto di sesso non identificato; entrambe hanno restituito anche una fibbia da cintura in ferro quale unico altro elemento di corredo. 166 167

Tombe Tombe 163 Tombe 164 Tombe 165 Tombe 161 162

5, 7, 8, 9, 13, 18. 14 e 20. 7, 9, 11, 14, 17, 21. 1, 3, 8, 13, 14, 19. 3, 9, 11, 12, 17

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Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana essere in fila con la 4. La maggior parte delle sepolture con il vaso si situa nel gruppo nord, dove troviamo anche le due fosse con le buche di palo; sempre in questo gruppo si situano quasi tutte le sepolture saccheggiate o comunque con segni di disturbo, solo una di queste è presente nel gruppo a sud, la tomba 5, che è anche la sola sepoltura in cassa presente in questo gruppo.

3.5 - Brunn

La necropoli di Brunn am Gebirge, situata pochi chilometri a sud di Vienna, è venuta alla luce nel 1997 in occasione di alcuni lavori stradali; gli scavi, proseguiti l’anno seguente, hanno portato alla luce un totale di 42 sepolture databili all’epoca della migrazione longobarda 171 . Tranne la sepoltura 24, che era bisoma (individui a+b), si trattata di inumazioni singole con orientamento approssimativamente ovest-est, con profondità variabile tra 200 e 20 cm dal primo strato di terra sotto l’humus 172 . Alcune delle inumazioni sono caratterizzate dalla presenza di una cassa in legno173, presumibilmente ricavata scavando un tronco d’albero come già identificato in altre necropoli della stessa epoca174. Delle 43 inumazioni totali tutte tranne una (tomba 24b) risultavano derubate o comunque disturbate in antico175. Quattordici sepolture non hanno restituito alcun elemento di corredo 176 e tra queste cinque non hanno restituito alcun elemento scheletrico, risultando quindi fosse completamente vuote 177 , mentre tre sepolture hanno restituito resti di corredo ma nessuno scheletro 178 . Nonostante questa particolarità la forma e la profondità di queste fosse era comparabile a quella delle altre sepolture, per cui si è deciso di numerarle ed inserirle ugualmente nel conteggio. Nonostante la maggior parte delle inumazioni si presentasse con qualche elemento di corredo, si tratta nella maggior parte dei casi di oggetti molto semplici, di solito uno o due, in rari casi tre e mai più di sei.

Figura 8: necropoli di Erpersdorf; rielaborazione da Hampl 1965.

Osservando la pianta della necropoli (Figura 8) si può notare come le tombe siano organizzate in due aree distinte, un gruppo a nord, dove si trova la maggior parte delle sepolture, e un gruppo minore a sud. Nel gruppo nord le tombe sembrano disporsi piuttosto ordinatamente, si possono infatti identificare tre righe: la prima nell’allineamento di tombe che procede dalla 22 alla 19, continuando forse fino alla 15; la seconda riga è formata dalle sepolture dalla 17 alla 14; la terza riga si distingue nelle tombe che vanno dalla 10 alla 7, nella quale si può forse includere anche la tomba 8, che risulta più isolata rispetto al resto del gruppo. Nel gruppo a sud si può identificare una sola riga, composta dall’allineamento di tombe dalla 6 alla 11, mentre le tomba 3 sembrerebbe

171 Stadler P., Aspöck E., “Das langobardische Gräberfeld von Brunn am Gebirge, Flur Wolfholz, Niederösterreich”, Archaeologia Austriaca 87, 2003, p. 170 e seguenti. 172 Ibidem, p. 176. 173 Tombe 4, 5, 6, 8, 9, 13, 14, 15, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 28, 30, 32, 35, 36, 46. 174 Tra quelle qui analizzate: Aspersdorf, Mödling, Bezenye, Tamàsi, Szentendre, Vörs. Si veda a riguardo Bóna I., Horvath J., Langobardische Gräberfelder in Westungarn, p. 182. 175 Per modalità ed interpretazioni si veda Aspöck E., “Graböffnungen im Frühmittelalter und das Fallbeispiel der langobardenzeitlichen Gräber von Brunn am Gebirge, Flur Wolfholz, Niederösterreich”, Archaeologia Austriaca 87, 2003. 176 Tombe 3, 4, 10, 11, 12, 14, 25, 29, 31, 37, 41, 42, 43, 46. 177 Tombe 11, 12, 31, 42, 43. 178 Tombe 16, 22, 27.

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Necropoli analizzate

Figura 9: necropoli di Brunn; rielaborazione da Stadler 2003.

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Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana Gli oggetti più comuni sono diversi tipi di elementi in ferro, solitamente di uso e funzione sconosciuti179, in un unico caso si trattava dell’unico oggetto rinvenuto180. Al secondo posto si trova la fibbia da cintura, presente in dodici inumazioni181, solo in due casi come unico elemento di corredo 182 . Seguono i vaghi di collana, rinvenute solitamente in più esemplari in dieci sepolture183, solo in due casi come unico elemento di corredo184.

13 e 15 che risultano anche essere le più ricche della necropoli, sia per numero di elementi del corredo che per materiali. Le sepolture di individui antropologicamente identificabili come maschili si trovano tutte nel gruppo A, tre sono allineate in una fila187; tre hanno una sepoltura femminile sulla destra 188 ; le ultime tre si trovano sulla stessa riga189. Allo stesso modo anche le sepolture con armi si ritrovano solo nel gruppo A, tre in fila tra loro190 e due affiancate191.

Alcune sepolture si distinguono per la presenza di una punta di lancia in ferro abbinata a vari elementi185, in tutti i casi si tratta di inumazioni in cassa e solo in un caso era l’unico oggetto del corredo186. Le due tombe che hanno restituito il maggior numero di elementi sono le sepolture 13 e 15, entrambe inumazioni femminili in cassa. Ambedue hanno restituito come elementi di corredo diverse perline di collana, un raschietto ed elementi in ferro, la 13 aveva diverse fibbie in ferro e argento, alcune piastrine da cintura e un coltello, mentre la 15 aveva un pettine in osso e un particolare cucchiaino in argento. Questi sono gli unici materiali preziosi della necropoli.

3.6 - Mödling

La necropoli di Mödling si situava nella periferia sud-ovest di Vienna, poco distante dalla necropoli di Brunn am Gebirge di epoca contemporanea; in quest’area sono venuti alla luce numerose necropoli attribuite agli Avari, scavate tra la fine degli anni ’60 e gli anni ’70 del secolo scorso, oltre ad una sepoltura isolata con corredo da guerriero rinvenuta nel 1907 192 . Delle nove tombe rinvenute, la tomba 8 era vuota, la 4 non ha restituito alcun elemento di corredo, la tomba 5 era stata distrutta dalla tomba 6, mentre la tomba 9 è datata ad epoca neolitica193. Quattro sepolture presentavano segni di una cassa, si tratta di una sepoltura femminile (tomba 1), due infantili (tombe 3, 7) ed una maschile (tomba 6). Quest’ultima ha restituito un corredo da guerriero composto da lancia e spada assieme ad altri elementi 194 . La sepoltura femminile aveva un corredo piuttosto articolato ma composto da oggetti semplici 195 , così come le due tombe infantili196. La tomba 2 si distingue per la ricchezza del corredo e dei materiali, infatti è l’unica del sito ad aver restituito la doppia coppia di fibule, a rosetta e a staffa, entrambe in argento, assieme a diversi elementi di cintura dello stesso materiale, e numerosi altri oggetti197.

Osservando la pianta si può notare come le sepolture abbiano una precisa disposizione (Figura 9). Il sito si può dividere spazialmente in due parti, una sezione nord (gruppo A) composta da 32 sepolture ordinate per file, componendo un Reihengräberfeld di largo impiego tra i longobardi, ed una sezione sud (gruppo B) con 13 sepolture, di cui una parte allineate in una fila che potrebbe procedere, partendo da sud, dalla tomba 42 fino alla 34. Le sepolture senza corredo si raggruppano in due aree ben distinte: nel gruppo A si posizionano al centro, lungo una riga che parte dalla tomba 3 che si può far continuare fino alla tomba 11 (vuota) e che potrebbe teoricamente riprendere dopo uno spazio libero con la tomba 14, mentre la tomba 25 risulterebbe isolata; le tre sepolture senza corredo del gruppo B si ritrovano nel margine sud, due in riga e la terza in fila, mentre tre tombe vuote si dispongono ai lati. Le tombe antropologicamente identificate come femminili si raggruppano soprattutto all’interno del gruppo A, mentre solo una è stata identificata nel gruppo B (tomba 46). Le sepolture femminili del gruppo A si posizionano nella zona più a nord del sito, attorno alle due tombe femminili

Tombe 32, 26, 29. Tombe 5, 21, 24. 189 Tombe 18, 19, 20. 190 Tombe 32, 26, 30. 191 Tombe 21 e 8. 192 Dati di scavo di Stadler P., “Das langobardische Gräberfeld von Mödling, Niederösterreich”, Archaeologia Austriaca 63, 1979, dati antropologici di Teschler-Nicola M., “Anthropologischer Befund des langobardischen Gräberfeldes von Mödling, Niederösterreich”, Archaologia Austriaca 63, 1979. 193 Stadler P., Das langobardische Gräberfeld von Mödling, p. 38. 194 Due coltelli in ferro, frammenti di ferro, pietra focaia in silice, piastrina in ferro e chiodo in ferro. 195 Tomba 1: numerosi vaghi in pasta vitrea appartenenti a due diverse collane, frammento di ferro, coltello, fibbia, piastrine e chiodini in bronzo della cintura. 196 Tomba 3: fibbia di cintura e coltello. Tomba 7: diversi vaghi di collana in pasta vitrea, fibbia da cintura, acciarino e frammento di ferro. 197 Fibbia e tre placchette di cintura in argento, diversi vaghi di collana, frammenti di ferro di uso sconosciuto, tre coltelli, pettine, frammento di calotta in bronzo. 187 188

179 Tombe 1, 7, 8, 13, 15, 16, 17, 18, 19, 22, 24b, 26, 28, 32, 35, 36. 180 Tomba 16. 181 Tombe 1, 2, 6, 7, 13, 15, 23, 24, 26, 32, 34. 182 Tombe 2 e 23. 183 Tombe 6, 9, 13, 15, 17, 18, 19, 22, 33, 34. 184 Tombe 9 e 33. 185 Tomba 8: punta di lancia in ferro, punta di freccia, pettine in osso, elementi di ferro, chiodini in ferro ed un frammento di selce; nonostante il carattere fortemente maschile del corredo, data la presenza delle armi, l’analisi antropologica ha attribuito lo scheletro al sesso femminile. Tomba 21: punta di lancia, acciarino, vaso in ceramica e pinzette. Tomba 28: punta di lancia, impugnatura di scudo, frammenti di bronzo e ferro, pettine in osso, alcuni chiodini in bronzo ed frammento di silice. Tomba 32: punta di lancia, elementi di ferro e fibbia da cintura. 186 Tomba 30.

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Necropoli analizzate

Figura 10: necropoli di Mödling; rielaborazione da Stadler 1979.

alla metà degli anni ’60 del secolo scorso199. Purtroppo delle sepolture scavate tra il 1885 ed il 1886 non si possiedono tutti i dati di scavo, per cui non sappiamo se e quali fossero disturbate né se fosse presente la cassa di legno, elementi che invece si posseggono per le tombe rinvenute più di recente, delle quali almeno due erano disturbate 200 , mentre due erano vuote 201 . Possiamo presumere che l’entità dei furti fu cospicua, dato che trentasette tombe non presentavano alcun elemento di corredo202; inoltre, data la posizione del sito a ridosso di una strada e le condizioni del terreno, è possibile che non siano venute alla luce tutte le sepolture dell’area e che alcune siano andate perse o distrutte senza lasciare notizia. L’insieme degli oggetti rinvenuti permette di datare il sito agli anni tra il 510 ed il 568203.

Le tombe avevano tutte un allineamento da ovest verso est, con piccole variabili. Quattro sepolture si sistemano su una fila che procede dalla tomba 1 alla 2, mentre le altre non sembra abbiano un ardine particolare (Figura 10). Le quattro sepolture in cassa si situano vicine tra loro, interrotte solo dalla tomba 4. A differenza di altri siti cimiteriali contemporanei pertinenti la stessa area geografica, a Mödling non sono venuti alla luce contenitori ceramici di alcun tipo, né ossa animali indicanti i resti del pasto funebre.

3.7 - Bezenye

Tutte le tombe erano sepolture singole e almeno quattro presentavano, al momento del rinvenimento, resti di una

La necropoli di Bezenye era situata nell’attuale Ungheria nord-occidentale a breve distanza dal corso del Danubio. La prima tomba fu scoperta nel 1885 durante lo sterro di una cava di ghiaia, nello stesso anno e in quello seguente furono rinvenute numerose altre tombe per un totale di 67 sepolture198, mentre altre 10 sepolture sono state scavate

198

Bóna I., Horvath J., Langobardische Gräberfelder in Westungarn, p. 15 e seguenti. 200 Tombe 73, 74. 201 Tombe 68, 77. 202 Tombe 5, 6, 9, 10, 12, 13, 16, 18, 26, 29, 30, 34, 35, 36, 39, 40, 41, 42, 43, 44, 46, 49, 50, 51, 52, 54, 55, 57, 59, 60, 61, 65, 66, 67, 68, 76, 77. 203 Ibidem, p. 203. 199

Bóna I., Die Langobarden in Ungarn, pp. 191-192.

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Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana cassa di legno204. Non sono presenti fosse con le buche di palo agli angoli, anche se è possibile che questo dato sia andato perso a causa delle metodologie di scavo dell’epoca del primo rinvenimento. Purtroppo la pianta completa del sito non è disponibile, ma si sa che tutte le deposizioni fossero orientate da ovest verso est, seguendo un andamento regolare per file.

semplici se ne distinguono quindici, che hanno restituito armi o fibule, sempre in abbinamento a corredi semplici e poco articolati. Nonostante ciò, si può evidenziare una cura particolare per le deposizioni, che possono essere anche in cassa, oppure accompagnate da materiali ceramici quali vasi o contenitori208, rinvenuti sia soli che con altri oggetti, che lasciano supporre l’uso del banchetto funebre e una particolare attenzione per i defunti, tipica del popolo longobardo.

L’oggetto di corredo che ricorre più spesso sono le perline di collana, presenti in diciotto sepolture205, tutte identificate come femminili, o per le quali i resti ossei non permettevano una chiara identificazione. In sette sepolture femminili sono state rinvenute fibule di diversi tipi. Le fibule a S erano presenti in tre sepolture, tombe 20, 69 e 73, sempre in abbinamento ad altri oggetti, nella tomba 69 con perline di collana e materiali di metallo; nella tomba 73, derubata ma tra le più ricche della necropoli, era presente un solo esemplare, con numerose perline in pasta vitrea, un disco di ambra, un ago crinale in bronzo (l’unico della necropoli), un disco lavorato e un coltello in ferro; nella tomba 20, assieme alla tomba 73 la più ricca del sito, era presente un’unica fibula a S, assieme a una coppia di fibule a staffa in argento, perline in pasta vitrea e alcuni frammenti di metallo. Nella tomba 8 era presente una coppia di fibule a rosetta, assieme a una coppia di fibule a staffa e perline di collana. Le fibule a staffa erano presenti anche nella tomba 37, assieme a numerose perline in pasta vitrea. Fibule particolari sono venute alla luce nelle tombe 17 e 11, nella prima era presente una singola fibula a forma di uccello, decorata con almandine, assieme a una collana di perline, mentre nella seconda era presente una coppia di fibule di forma romboidale, probabilmente portate a imitazione delle fibule a S e rosetta, anche qui in abbinamento alle perline. Otto sepolture avevano delle armi, una punta di lancia206 o una spada207, sempre quali unici elementi del corredo; in un solo caso, tomba 15, spada e lancia erano assieme, comunque senza altri oggetti.

3.8 - Hegykő

Il sito di Hegykő era situato nell’attuale Ungheria nordoccidentale, vicino al confine con l’Austria, al margine sud del lago Neusiedl, in ungherese Fertő. I primi rinvenimenti, consistenti in una spada, due punte di lancia e l’umbone di uno scudo, avvennero nel dicembre del 1955; pochi mesi dopo nella stessa area, durante gli scavi per una cantina, venne alla luce una sepoltura maschile con corredo da guerriero. Tra il 1959 ed il 1962 gli scavi archeologici organizzati dall’università di Budapest misero in luce l’intera necropoli, composta da 81 sepolture datate, sulla base dei corredi, all’epoca dello stanziamento longobardo in questi territori 209 . Le sepolture erano tutte singole, sia in terra che in cassa, disposte lungo file; le fosse avevano orientamento ovestest, con la testa a est e i piedi a ovest, gli inumati erano supini con le braccia generalmente stese lungo i fianchi o incrociate sul bacino. Solo sette tombe mostravano segni di disturbo 210 , mentre diciotto non presentavano alcun elemento di corredo211. L’oggetto di corredo più comune è la fibbia di cintura, presente in 42 sepolture, solitamente di ferro 212 , più raramente di bronzo213, rinvenuta in sepolture di tutte le età ed entrambi i sessi, raramente quale unico elemento di corredo214 e mai da sola se di bronzo. Segue il coltello di ferro, rinvenuto in 39 sepolture215, solo in due casi quale unico elemento di corredo216.

Nonostante la mancanza di alcuni dati riguardanti lo scavo e le condizioni di rinvenimento della maggior parte delle tombe, dai dati presentati si possono trarre alcune importanti conclusioni, soprattutto sul carattere generale del sito. Risulta evidente infatti la generale semplicità dei corredi e l’esiguo numero di oggetti di corredo: la media è di un oggetto per tomba, mentre il numero massimo e 5 nelle tombe 20 e 73, entrambi dati molto bassi rispetto alle altre necropoli longobarde dell’area e del periodo, anche in confronto con altri siti depredati. Con molta probabilità si trattava dell’area sepolcrale di un insediamento, posto nelle vicinanze, abbastanza povero, i cui abitanti furono sepolti, fin da prima delle predazioni, con pochi semplici oggetti di corredo. Tra queste tombe

Tombe Tombe 73, 75. 206 Tombe 207 Tombe 204 205

Tombe 14, 21, 22, 25, 63. 510- 568. Bóna I., Horvath J., Langobardische Gräberfelder in Westungarn, p. 204. 210 Tombe 2, 10, 14, 34, 62, 66, 72. 211 Tombe 2, 5, 22, 27, 32, 35, 37, 39, 41, 44, 46, 47, 52, 53, 57, 59, 74, 76. 212 Tombe 4, 12, 13, 15, 16, 18, 20, 24, 25, 26, 28, 31, 38, 43, 45, 49, 51, 54, 55, 56, 58, 61, 62, 63, 69, 73, 75, 77, 80. 213 Tombe 8, 10, 14, 19, 21, 60, 65, 67, 70, 71, 78, 79. 214 Tombe 15, 28, 43, 51, 58. 215 Tombe 4, 6, 7, 8, 10, 11, 12, 13, 14, 17, 18, 19, 20, 21, 25, 26, 30, 31, 33, 48, 49, 54, 55, 56, 60, 62, 63, 65, 67, 68, 69, 70, 71, 72, 73, 77, 78, 80, 81. 216 Tombe 48 e 81. 208 209

68, 69, 70, 71. 1, 2, 7, 8, 11, 17, 19, 20, 22, 31, 37, 45, 53, 62, 69, 71, 4, 23, 24, 28, 56. 3, 64.

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Necropoli analizzate

Figura 11: necropoli di Hegykő; rielaborazione da Bóna, Horvath 2009.

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Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana Diciassette sepolture si distinguevano per il corredo caratterizzato da armi e scudo, spesso in abbinamento tra loro217. La tomba 64 presentava il corredo più completo, composto da punta di lancia in ferro, spada, diversi elementi di uno scudo e scramasax, più altri elementi in ferro pertinenti una cintura. Due tombe avevano lancia, spada e scudo, assieme ad altri oggetti 218 . Tre tombe avevano lancia e spada219, tra queste si distingue la tomba 70, sepoltura in cassa, che presentava, ai piedi della sepoltura, lo scheletro di un cane220. Nella tomba 80 erano presenti lancia e scudo assieme ad altri oggetti 221 , due sepolture avevano solo la lancia, in una di queste era l’unico elemento di corredo222, mentre nell’altra con altri oggetti223. Una tomba presentava, tra le armi, solo la spada, assieme ad altri oggetti 224 . Sei sepolture presentavano punte di freccia assieme ad altri oggetti 225 , ma mai in abbinamento ad altre armi; due di queste erano inumazioni di individui di età infantile 226 . La tomba 34, purtroppo disturbata in antichità, si distingue per il corredo particolare e per la presenza di una testa d’ascia in ferro227, l’unica tra tutti i siti analizzati in questa sede, che non appartiene all’orizzonte culturale longobardo e sembrerebbe piuttosto riferibile ad un contesto turingio228.

tomba 4, e una fibula decorata con almandine a forma di aquila230, di una tipologia molto simile a quella della tomba 65, dove erano presenti anche una fibula a S e una fibula a staffa in argento, assieme ad altri oggetti231. La tomba 18, tra le più ricche ed articolate della necropoli, aveva una coppia di fibule a rosetta di tradizione merovingia e una coppia di fibule a staffa in argento, di una tipologia rinvenuta anche a Cividale del Friuli 232 , assieme a numerosi altri elementi233. La tomba 21 aveva una coppia di fibule a rosetta in argento e una coppia di fibule a staffa sempre in argento, con altri oggetti 234 . Sette sepolture hanno restituito un contenitore 235 , si tratta sempre di maschi adulti o individui infantili con un olla in ceramica grezza, che può essere semplice o graffita. Si distinguono tra queste le tombe 80, 72 e 34, nella prima era presenta una brocca in ceramica, la tomba 72 è l’unica femminile con contenitore, mentre la 34 ha restituito una grande ciotola in bronzo di fattura bizantina. Quattro sepolture mostravano, al momento dello scavo, resti di materiale ligneo in origine pertinenti ad una cassa funebre, tombe 4, 18, 70 e 73. Questo dato risulta particolarmente interessante dal momento che le sepolture 4 e 73 erano femminili, con fibule e numerosi materiali preziosi, mentre le altre due erano sepolture maschili con il corredo di armi. Il numero di oggetti all’interno delle singole tombe varia molto, va da un solo oggetto ad un massimo di nove nelle tombe 18, 60, 62, 70, che sono le più ricche ed articolate del sito, mentre la media generale è di meno di 3 oggetti per persona.

Cinque sepolture femminili presentavano diversi tipi di fibule in abbinamento tra loro, molte delle quali di tradizione non longobarda. La tomba 4 aveva una piccola fibula a rosetta e una fibula a staffa in argento di tradizione franca, assieme ed altri elementi 229 . La tomba 72 presentava una fibula a rosetta molto simile a quella della

Spazialmente la necropoli si può suddividere in due aree, una a nord e una a sud (Figura 11). L’area a nord si caratterizza per la sistemazione particolarmente precisa delle fosse lungo righe parallele, sono infatti riconoscibili numerose righe composte più o meno dalle stesso numero di tombe e di lunghezza simile: una prima riga va dalla tomba 73 alla 59, la seconda dalla 72 alla 58, un’altra dalla 75 alla 51, una dalla 76 alla 50 e l’ultima dalla 63 alla 78. Si riconoscono inoltre alcune file, dalla tomba 69 alla 65, dalla 62 alla 63 e dalla 59 alla 66. Nell’area sud, al contrario, nonostante siano comunque riconoscibili alcune righe e file, le fosse presentano una disposizione meno ordinata, soprattutto nella parte più a nord. In ogni caso una riga è riconoscibile nelle tombe dalla 37 alla 40, una dalla 11 alla

217 Tombe 1, 6, 26, 30, 33, 34, 40, 55, 60, 61, 62, 64, 67, 70, 73, 75, 80. 218 Tomba 1: due punte di lancia. Tomba 73: coltello e fibbia di cintura in ferro. 219 Tomba 26, 30 e 70. 220 Altri oggetti: tomba 26: fibbia e coltello in ferro, ossa di maiale. Tomba 30: coltello. Tomba 70: piccolo vaso di ceramica, fibbia in bronzo, piastrina da cintura, osso di pecora, frammento di ferro, il contenuto di una tasca: coltello, ago, acciarino, pietra focaia, fibbia in bronzo della tasca stessa. 221 Fibbia di cintura, terrina e brocca. 222 Tomba 40. 223 Tomba 67: fibbia da cintura in bronzo e coltello. 224 Tomba 33: pugnale, oggetti contenuti in una tasca: coltello, acciarino e pietra focaia, punteruolo. 225 Tomba 6: due coltelli, frammento di gioiello in bronzo. Tomba 55: fibbia, coltello ed elementi di metallo. Tomba 60: fibbia di cintura in bronzo, fibbia in bronzo di una tasca in cui erano contenuti coltello, acciarino e alcune pietre focaie, forbici, frammento di punta di freccia, ago. Tomba 61: fibbia da cintura, frammenti di metallo, tasca contenente pietra focaia, acciarino, anello da mano, frammento di bracciale in vetro e un frammento di vetro. Tomba 62: due diverse fibbie da cintura, piastrina, anello, tasca che conteneva pietre focaie, acciarini, coltello e punteruolo. Tomba 75: resti di chiusura di tasca con frammento di fibbia, pietra focaia, diversi frammenti cavi di metallo, acciarino, piastrine in bronzo, pettine in osso, chiodi e frammenti di ferro non definiti. 226 Tombe 55 e 75. 227 Altri oggetti: una bilancia a due braccia in bronzo, monete romane in bronzo di Traiano, una grande ciotola di bronzo di fattura bizantina, pettine in osso e frammenti di metallo. 228 Bemmann J., Mitteldeutschland im 5. und 6. Jahrhundert, p. 67. 229 Anello digitale con iscrizione, fibbia di cintura, pendaglietto in vetro e coltello.

230 Simile a quella della tomba 17 di Bezenye. Altri oggetti: vaghi di collana in pasta vitrea, anello, raschietto, coltello, due chiavi in argento, disco in metallo lavorato, vaso di ceramica e frammenti di metallo. 231 Vaghi di collana in pasta vitrea, placchetta in bronzo, coltello, frammento di ceramica sigillata, fibbia di cintura in bronzo. 232 Bóna I., Horvath J., Langobardische Gräberfelder in Westungarn, p. 37. 233 Corredo con coppa in vetro deposta vicino alla testa del defunto, frammento di specchio, numerosi vaghi di collana in pasta vitrea, fibbia da cintura, due coltelli, due chiavi in argento e in bronzo, diverse piastrine in argento dal “pendente” della cintura, pendaglietto in cristallo, catenella di ferro e frammento di metallo, fuori dalla cassa alcune ossa di pollo. 234 Vaghi di collana in pasta vitrea, anello di bronzo, fibbia in bronzo, coltello e fusaiola. 235 Tombe 8, 34, 62, 68, 72, 79, 80.

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Necropoli analizzate 20, una dalla 7 alla 14 e un’altra dalla 5 alla 9. Le tombe maschili con armi si trovano solitamente raggruppate, appaiate o vicine236, in riga237 oppure in fila238, solo poche sono isolate dalle altre dello stesso tipo. Le sepolture femminili sono concentrate soprattutto nell’area a sud, dove si posizionano vicine tra loro; lo stesso è valido per il gruppo di tombe a nord, dove solo la tomba femminile 80 risulta completamente isolata dalle altre dello stesso sesso. Per quanto riguarda le tombe di individui di età infantile, si ritrovano maggiormente nella parte centrale della necropoli, e nell’area a nord, raggruppate tra di loro, mentre nella parte più a sud sono isolate. Risulta interessante notare come le quattro tombe in cassa siano vicine tra loro, le tombe 73 e 70 infatti sono affiancate, mentre le tombe 18 e 4 sono separate solo dalla tomba 3.

contenuto.Tutte le inumazioni erano singole, con deposizione sia in terra sia in cassa; alcune mostravano i segni di buche di palo, variabili da uno a quattro, segno della presenza delle “casette della morte”, già riscontrate in altri siti. Le fosse erano sistemate secondo file abbastanza regolari, gli inumati erano deposti con la testa a ovest ed i piedi verso est, con l’eccezione della tomba 86, dove l’inumato era deposto al contrario con la testa a est ed i piedi verso ovest, e della tomba 80, sistemata nord-sud, probabilmente relativa ad una diversa epoca245. Dalle tombe non disturbate risulta che le braccia erano solitamente stese lungo i fianchi oppure più raramente incrociate sul bacino. Nel sito era presente anche una sepoltura di cavallo (tomba 47) mentre altri resti ossa di cavallo erano presenti nella tomba 1. Purtroppo più di metà delle sepolture appariva derubata o disturbata in antichità 246 , probabilmente in un momento di poco posteriore alla partenza del popolo longobardo verso la penisola italiana in quanto, dalla posizione delle ossa all’interno di alcune di queste sepolture, era evidente che al momento della riapertura della tomba la decomposizione dell’inumato non era ancora completa. Nonostante ciò, solo ventuno sepolture non hanno restituito alcun elemento di corredo247.

È particolarmente interessante la composizione omogenea del sito rispetto agli altri in esame, infatti, su un totale di 81 sepolture sono state identificate diciannove inumazioni femminili239, ventotto maschili240 e trenta infantili241, mentre solo quattro non risultavano riconoscibili 242 . Questo dato si distacca notevolmente dalla media delle altre necropoli di quest’area della stessa epoca, dove solitamente il numero di sepolture infantili e nettamente inferiore a quelle degli adulti, mentre qui rappresenta 1/3 del totale.

La composizione della necropoli è particolarmente omogenea in confronto ad altri siti contemporanei: il numero di donne e uomini è simile, con 34 inumazioni femminili e 36 maschili, mentre si evidenzia l’esiguo numero di individui di età infantile, che erano solo nove, per cui bisogna presupporre che ci fosse un altro sito per il seppellimento dei bambini, oppure che questi venivano trattati in modo differente. Per sette inumazioni non è stato possibile identificare il sesso del defunto, mentre tre tombe erano completamente vuote e non hanno restituito alcun elemento osseo né oggetto di corredo (Tombe 53, 55, 58). Nove sepolture femminili hanno restituito fibule di diversi tipi spesso in abbinamento tra loro. Le tombe 33, 56 e 85 avevano la doppia coppia di fibule a S e a staffa: le tombe 56 e 85 avevano fibule in argento di tradizione longobarda, assieme a numerosi altri oggetti248, mentre la tomba 33, assieme alla coppia di fibule a S in argento dorato, aveva una coppia composta da due diverse fibule a

3.9 - Szentendre

Il sito sepolcrale di Szentendre si situava lungo il corso del Danubio, nell’attuale Ungheria settentrionale. Gli scavi archeologici condotti dal 1961 al 1963, assieme ad un singolo rinvenimento nel 1975, misero in luce in totale 90 sepolture attribuite, sulla base dei materiali di corredo, alla popolazione longobarda e datate a tutta la fase di stanziamento in questi territori 243 . Durante gli scavi furono rinvenuti anche i resti di almeno diciassette sepolture in urna, sia di epoca precedente a quella longobarda e disturbate al momento dell’insediamento del nuovo popolo che di epoca posteriore e posizionate sopra le fosse longobarde 244 . Purtroppo non è stato possibile reperire notizie sulla tipologia dei vasi o sul loro

Ibidem, p. 130. Tombe 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 15, 17, 18, 19, 21, 22, 23, 26, 27, 28, 30, 31, 32, 34, 35, 36, 37, 40, 45, 48, 50, 57, 59, 60, 61, 62, 63, 64, 66, 67, 68, 71, 83. 247 Tombe 3, 5, 12, 13, 18, 19, 21, 27, 38, 41, 42, 52, 53, 55, 58, 60, 70, 72, 75, 78, 87. 248 Tomba 56: spada da telaio, punteruolo, frammento di un bracciale in ferro, vaghi di collana in pasta vitrea, vaghi di collana di una tasca, due anelli da dito in bronzo, numerose placchette in argento e sfera di opale e argento del pendente della cintura, stilo in bronzo con occhiello, bracciale in bronzo, piccola fibbia della scarpa, frammento di vago “millefiori”; fuori dalla cassa: pettine in osso, due vasi, uova e ossa animali, ago da cucito e frammento di ferro. Tomba 85: numerosi vaghi di collana in pasta vitrea, fibbia di cintura, placchette e vaghi di collana di una tasca, fusaiola, coltello, pendaglio in pietra del pendente della cintura, fibbietta da scarpa; fuori dalla cassa: pettine in osso, vaso in ceramica, tre uova. 245 246

Tombe 64-65-60, 80-67. Tombe 73, 70, 61, 62. 238 Tombe 34, 30, 36, 40. 239 Tombe 3, 4, 7, 15, 17, 18, 21, 23, 24, 48, 51, 53, 54, 63, 65, 66, 72, 77, 81. 240 Tombe 6, 10, 11, 12, 13, 14, 20, 22, 25, 26, 28, 30, 33, 34, 36, 42, 49, 56, 60, 61, 62, 64, 67, 69, 70, 71, 73, 78. 241 Tombe 5, 8, 9, 16, 19, 27, 29, 31, 32, 35, 37, 38, 39, 40, 41, 43, 44, 45, 46, 47, 52, 55, 57, 58, 68, 74, 75, 76, 79, 80. 242 Tombe 1, 2, 50, 59. 243 510- 568. Bóna I., Horvath J., Langobardische Gräberfelder in Westungarn, p. 205. 244 Ibidem, p. 95. 236 237

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Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana

Figura 12: necropoli di Szentendre; rielaborazione da Bóna, Horvath 2009.

staffa in argento, una di tradizione Gota con piede tondo e l’altra di tradizione longobarda con piede quadrato. Le

tombe 29 e 54 avevano, assieme alla coppia di fibule a staffa, una coppia di fibule a rosetta/piccolo disco, in

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Necropoli analizzate abbinamento a molti altri oggetti249. Tre tombe avevano solo una singola fibula a piccolo disco o rosetta, sono tutte tombe derubate che presentavano pochi altri oggetti di corredo 250 . Si distingue tra tutte queste sepolture femminili con fibule la tomba 43, intatta al momento del rinvenimento, che presentava solo la coppia di fibule a S in argento, che si differenzia anche per la presenza di un ago crinale in bronzo, raramente rinvenuto in tombe con fibule di tradizione longobarda, mentre gli altri materiali del corredo della tomba 43 erano oggetti abbastanza comuni251.

fortemente sconvolta, aveva solo scramasax e scudo254. Sei sepolture avevano, tra le armi, solo la punta di lancia255, quattro solo delle punte di freccia256 e due solo parti dello scudo 257 . Venti inumazioni hanno restituito un vaso di ceramica258, si tratta di sepolture di entrambi i sessi e di tutte le età, con corredi sia articolati che semplici, solo in quattro casi il vaso era l’unico oggetto di corredo259. Sei delle tombe con il vaso avevano anche ossa animali, resti del pasto funebre, comunemente ossa di pollo o uova260, che solitamente si accompagnano a corredi piuttosto articolati, con l’eccezione della tomba 1, dove erano l’unico elemento, e delle tombe 62 e 86 che avevano corredi piuttosto semplici.

Venti delle trentasei inumazioni di sesso maschile avevano, tra gli elementi di corredo, armi da difesa o attacco, spesso in abbinamento tra loro. Le tombe 44 e 49, indisturbate al momento dello scavo presentavano il set di armi completo composto da punta di lancia in ferro, scramasax, spada e dalle parti metalliche dello scudo, assieme a numerosi altri oggetti252. Le tombe 81, 83 ed 84 avevano spada in ferro, scudo di cui sono conservate le parti metalliche, e punta di lancia in ferro; di queste solo la tomba 83 risultava disturbata al momento del rinvenimento, ma ha restituito comunque le armi ed altri oggetti253. Le sepolture 14 e 25, anche queste integre al momento del rinvenimento, avevano solo spada e lancia mentre la tomba 50,

Alcune sepolture si distinguono per la presenza di oggetti particolari. La tomba 24, appartenente ad un individuo di sesso maschile, ha restituito un frammento di bronzo che sembrerebbe il gancio di chiusura di una fibula, purtroppo troppo lacunosa per permettere qualunque identificazione tipologica261. La tomba 69, femminile, ha restituito l’unico paio di orecchini del sito262, mentre la tomba 56, già citata per la presenza della doppia coppia di fibule a S e a staffa, conservava al suo interno una spada da telaio in ferro, rinvenuta poco sopra il livello dello scheletro. Quest’ultima sepoltura è anche quella con il corredo più ricco e maggiormente articolato del sito, con un totale di quattordici oggetti; le altre tombe con corredi molto articolati si riconoscono tra quelle con il

Tomba 29: piccolo vaso in ceramica stampigliata, ago crinale in ferro, coppia di piccole fibule in argento diverse tra loro, a disco e a rosetta, vaghi in pasta vitrea della collana, fusaiola, alcuni vaghi di collana originariamente contenute in una tasca in materiale deperibile, pettine in osso con custodia, fibbia e anello di cintura, placchette in argento catenella in ferro della fascia pendente dalla cintura, coltello, frammento di grande perla calcarea lavorata, piccolo anello di cintura, resti di ossa di pollo. Tomba 54: numerosi vaghi in pasta vitrea di una collana e un filo da collana di argento, vaghi in pasta vitrea di una tasca, fibbia di cintura, pendaglio in opale e argento per la punta della fascia pendente dalla cintura, forbici, fusaiola, pettine in osso e coltello. 250 Tomba 2: vaso in ceramica e coltello. Tomba 28: vaghi di collana in pasta vitrea, due fibbie di cintura in bronzo e in ferro. Tomba 48: numerosi vaghi in pasta vitrea di una collana, fibbia di cintura, brocca in ceramica stampigliata. 251 Tomba 43: due vasi di cui uno stampigliato, rinvenuti più in alto rispetto allo scheletro, ago crinale in bronzo, collana in bronzo, fusaiola in ceramica, vaghi di collana conservate in una tasca in materiale deperibile, due fibbie, pietra focaia, anello in bronzo della cintura, coltello, elemento in ferro. 252 Tomba 44: ossa animali, fibbia di cintura, elementi conservati in una tasca in materiale deperibile: pinzette in bronzo, due coltelli, frammenti di metallo, pietre focaie, frammento di piccola lamina di bronzo, linguetta di ferro. Tomba 49: fibbia di cintura, piccoli chiodi della cintura, punteruolo, frammento di argento, alcuni elementi conservati in una tasca di cui è rimasta solo la fibbia: acciarino e 4 pietre focaie, punteruolo, fibbia, chiodo in ferro, due coti, frammento di bronzo, coltello. 253 Tomba 81: vaso di ceramica stampigliata, fibbia di cintura, frammento di bronzo, coltello, fibbiette in ferro delle scarpe con placchette in argento; elementi conservati in una tasca di cui resta la fibbia: pinzette in bronzo, cote, acciarini e pietre focaie, punteruoli, coltello. Tomba 83: elementi in una tasca: pinzette in bronzo, forbici, moneta romana, acciarino e pietra focaia, pugnale (coltello). Tomba 84: pettine in osso, fibbia in ferro, fibbietta in ferro della scarpa, elementi di ferro, contenuto di una tasca: coltello, acciarino e due pietre focaie, cote, una placchetta in ferro, punteruolo. 249

254 Tomba 14: coltello, fibbia, fusaiola, diversi frammenti di ferro, ossa animali. Tomba 25: vaso di ceramica grezza decorata, coltello, pinzette, fibbia di cintura, tasca di cui è conservata la fibbia al cui interno c’erano una stanga in bronzo, acciarino, tre pietre focaie, il frammento di uno specchio in bronzo. Tomba 50: pietra focaia e fibbia. 255 Tomba 8: fibbia di cintura, pettine in osso, fibbia di scarpa. Tomba 9: coltello, pinzette in bronzo, pettine in osso, frammento di metallo di specchio, in una tasca: pietra focaia e frammenti di ferro. Tomba 15: pettine in osso, acciarino e pietra focaia, vaso in ceramica grezza decorata, coltello, ossa animali. Tomba 17: frammento di fibbia in ferro. Nel riempimento della fossa parte di una pietra tombale di epoca romana. Tomba 32: nel riempimento della fossa: diverse placchette in ferro e bronzo; una punta di lancia in ferro fuori dalla cassa. Resti di una sepoltura in urna nel riempimento del saccheggio. Tomba 45: coltello, fibbia di cintura, ossa animali. 256 Tomba 46: pugnale, tre punte di freccia diverse tra loro, alcuni oggetti rinvenuti in una tasca: fibbia, moneta romana di III secolo, due placchette in bronzo, acciarino e quattro pietre focaie, frammento di ferro. Tomba 51: elementi in una tasca: coltello, acciarino, cote e una stanga di ferro con occhiello. Tomba 82: numerosi oggetti contenuti in una tasca in pelle con fibbia in ferro: pugnale, punteruolo, pinzette in bronzo, coltello, pietre focaie. Tomba 89: fibbia di cintura, pietra focaia, frammenti di ferro. 257 Tomba 34: forbici, pettine in osso, piastrina in argento e anello in ferro della cintura, morso di cavallo, linguetta, pietra focaia, ossa animali all’altezza delle ginocchia. Tomba 57: fibbia e frammenti di metallo. 258 Tombe 2, 4, 15, 20, 22, 25, 29, 33, 35, 36, 43, 48, 56, 63, 66, 74, 77, 81, 85, 86. 259 Tombe 20, 63, 66, 77. 260 Tombe 15, 29, 33, 56, 85, 86. 261 Altri oggetti di corredo: fibbia di cintura, coltello, contenuto di una tasca: frammenti di ferro, tre pietre focaie. 262 Tomba 69: coppia di orecchini in bronzo, numerosi vaghi in pasta vitrea di collana, fusaiola in ceramica.

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Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana corredo di armi più completo263, oppure tra quelle con la doppia coppia di fibule 264 , mentre la media dell’intera necropoli è 3,5 oggetti per tomba.

distanza tra esse risulta evidente che ci troviamo davanti a una necropoli a carattere famigliare, o comunque molto diversa dalle necropoli grandi e con molti individui caratteristiche della zona.

Come già detto in precedenza, il sito si distingue per la particolare precisione nella disposizione delle sepolture secondo file e righe parallele (Figura 12). Questo è evidente soprattutto nell’area più a nord, mentre l’area a sud risulta meno ordinata, con l’eccezione della fila dalla tomba 69 alla 43. Per quanto riguarda la composizione del sito, le tombe sembrano disposte abbastanza omogeneamente all’interno dell’area sepolcrale, seppur con qualche raggruppamento secondo la categoria. Si può notare infatti come la maggior parte delle tombe con corredo da guerriero sia sistemata sul limite più a nord e in quello a est nell’area centrale, mentre solo quattro sono situate nell’area sud (tombe 57, 44, 46 e 90). Allo stesso modo le sepolture femminili si collocano maggiormente nell’area sud e nella zona centrale. Anche le sepolture con la fossa con le buche di palo, resti delle “casette della morte”, sembrano sistemate vicine tra loro, nella zona centrale e in quella più a sud, mentre solo due (tombe 83, 15) nel margine nord del cimitero. È interessante notare come le tombe con i corredi più ricchi ed articolati (56, 81, 29, 33, 49, 84, 44) siano poste tutte sui margini dell’area sepolcrale, in particolare la tomba 81 e 84 al limite dell’area nord, le tomba 29, 33 e 49 sul margine est dell’area centrale, mentre la tomba 56 al limite sud.

Gli inumati erano due uomini e due donne, più il neonato della tomba 2 sepolto presumibilmente con la madre; tutte le inumazioni erano accompagnate da un corredo mediamente elaborato, per una media di cinque oggetti per tomba266, mentre si differenzia la tomba 2, che aveva un corredo molto ricco ed articolato composto da dodici oggetti differenti. Tra questi si evidenzia la presenza della doppia coppia di fibule, a S e a staffa, queste ultime, in particolare, di stile franco 267 assieme a numerosi altri elementi tra i quali si distingue un ago crinale in bronzo, che raramente è stato rinvenuto in abbinamento alle fibule di tradizione germanica. Anche nella tomba 1, l’altra sepoltura femminile della necropoli, era conservata una coppia di fibule a staffa in argento e bronzo dorato. Delle due sepolture maschili solo la tomba 3 aveva una punta di lancia in ferro, mentre la 4 aveva un corredo semplice. Tutte le sepolture avevano il coltello in ferro, mentre solo le prime tre hanno restituito un vaso di ceramica, nella tomba 3 una semplice olla, nella tomba 2 un’olla decorata e graffita, mentre nella tomba 1 una brocca stampigliata con manico e versatoio.

3.10 - Kapolnasnyek-Kastelykert

Le necropoli di Kapolnasnyek era situata nell’Ungheria centrale, a metà strada tra il Danubio ed il lago Balaton, all’interno del giardino di un castello moderno. La prima tomba venne alla luce nel 1931, mentre le altre furono scavate nel 1957, per un totale di quattro sepolture contenenti cinque inumazioni. Tutti gli individui erano supini, con le braccia stese lungo i fianchi. La tomba 4 era stata disturbata in passato, mentre le altre erano integre. Solo la tomba 2 mostrava segni di una casa, ma anche le altre sepolture mostrano segni di una decomposizione in spazio vuoto temporaneo o parziale265. Tutte le tombe erano sepolture singole, tranne la tomba 2, che conteneva una donna adulta e un individuo di età neo-natale, rinvenuto tra il bacino ed il braccio destro della donna. Per il basso numero di sepolture e la breve

Figura 13: necropoli di Kapolnasnyek; rielaborazione da Bóna, Horvath 2009.

263 Tomba 81 con tredici oggetti, tomba 84 con dodici, tomba 44 con undici. 264 Tombe 29, 33, 49 con dodici oggetti. 265 Bóna I., Horvath J., Langobardische Gräberfelder in Westungarn, disegni di p. 84.

266 Cinque oggetti nella tomba 1, sei oggetti nella tomba 3 e quattro nella tomba 4. 267 Molto simili per tipologia a quelle della tomba 2 della necropoli di Racalmàs.

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Necropoli analizzate Nonostante l’esiguo numero di sepolture, questo sito presenta alcuni elementi interessanti su cui soffermarsi. Innanzitutto le poche tombe avevano caratteristiche simili tra loro (Figura 13): le tre sepolture in riga presentavano corredi ben caratterizzati, quelle femminili con le fibule e quella maschile con la punta di lancia, inoltre hanno tutte e tre il contenitore in ceramica, probabilmente segno del rito del pasto funebre. Al contrario la tomba 4, che non è in riga con le altre, ha un corredo semplice, seppur composto da più oggetti, e non ha il vaso di ceramica. Anche la tipologia della fossa cambia tra i due gruppi, infatti le prime tre fosse avevano una profondità superiore ai tre metri268, mentre la tomba 4 era profonda solo 170 cm. In conclusione, come negli altri siti con poche sepolture vicine tra loro, ad esempio Poysdorf, ci troviamo di fronte a un cimitero pensato e sviluppato per un basso numero di individui, e non un sito abbandonato durante il movimento migratorio, probabilmente una necropoli a carattere famigliare appartenente a una famiglia abbastanza ricca posta a comando o controllo delle fare stanziate in quell’area.

L’insieme degli oggetti rinvenuti e la coesistenza di sepolture con cultura materiale sia longobarda che avara permettono di datare il sito agli anni a cavallo della migrazione 272 anche se, come si vedrà oltre, numerose questioni restano aperte. Tutte le sepolture erano singole tranne le tombe 4a- 4b che era bisoma; tutti gli inumati erano supini, con le braccia stese lungo i fianchi o leggermente flesse sul bacino mentre non è segnalata la presenza di casse funebri, elemento che potrebbe dipendere dalla metodologia di scavo dell’epoca. Solo una sepoltura risultava disturbata in antico (tomba 31). La determinazione del sesso degli inumati, basata purtroppo unicamente sugli abbinamenti del corredo, permise di riconoscere sei individui maschili 273 , diciassette femminili 274 e cinque infantili 275 , mentre per nove individui non era possibile determinare il sesso276. Delle trentasei sepolture totali, solo sette non presentavano alcun elemento di corredo277. L’oggetto più ricorrente è la fibbia da cintura, rinvenuta in diciannove tombe 278 , sia in ferro che in bronzo di diversi modelli e materiali, in tutte le tipologie di sepolture, sia in abbinamento a corredi articolati che semplici, in un unico caso quale unico oggetto di corredo (tomba 28). Un terzo quasi delle sepolture aveva, tra gli altri oggetti, un vaso di ceramica di diverse forme e dimensioni, rinvenuto in dieci tombe 279 ; si tratta di inumazioni con corredi ricchi ed articolati, solo in due casi il vaso era l’unico oggetto di corredo 280 . Otto sepolture avevano delle fibule di diverse tipologie, sia da sole che in abbinamento tra loro. L’accoppiata più ricorrente è quella tipica della doppia coppia di fibule, a S e a staffa, assieme ad altri elementi di corredo 281 . La tomba 5, la più ricca ed articolata del sito, era l’unica ad avere una coppia di piccole fibule a disco in argento, assieme a una coppia di grandi fibule a staffa sempre in argento e molti altri oggetti282.

3.11 - Varpalota

La necropoli di Varpalota si situava poco a nord-est del lago Balaton, in un’area di densa colonizzazione romana, vicino a una strada che da Savaria, attuale Szombathely, nell’Ungheria nord-occidentale, portava ad Aquincum (Budapest). Lungo questa strada sono venute alla luce numerose ville di epoca romana e per questo, probabilmente, venne utilizzata anche dai popoli delle migrazioni269. La prima tomba fu scoperta nell’aprile del 1933 in una cava di sabbia; gli scavi archeologici eseguiti tra l’estate e l’autunno dello stesso anno, resi necessari da ulteriori rinvenimenti, misero in luce 33 tombe che andarono a sommarsi alle precedenti per un totale di 36 270 . Nella stessa zona sono noti numerosi altri rinvenimenti dell’epoca delle migrazioni e almeno cinque cimiteri attribuiti agli Avari, che si stabilirono in Pannonia dopo la partenza dei longobardi271. Purtroppo, data l’epoca del rinvenimento, i disegni delle inumazioni sono mancanti, ma le ricostruzioni fatte in fase di pubblicazione dei dati forniscono indicazioni sulla posizione degli oggetti di corredo rispetto al corpo.

Werner J., Die Langobarden in Pannonien, pp. 45 e seguenti. Tb 3, 11, 12, 14, 16, 25. 274 Tb 1, 4a, 5, 8, 9, 10, 17, 18, 19, 20, 21, 24, 26, 29, 30, 33, 34. 275 Tombe 7, 22, 23, 32, 35. 276 Tombe 2, 4b, 6, 13, 15, 27, 28, 31, 36. M. Malán analizzò secondo i criteri antropologici dell’epoca dodici dei crani rinvenuti e secondo lui almeno due erano di sesso opposto a quello indicato del corredo (tombe 4b e 34). Malán M., “Zur Anthropologie des langobardischen Gräberfeldes in Varpalota”, Annales HistoricoNaturales Musei Nationalis Hungarici III, 1952, pp. 257- 274. 277 Tombe 2, 4a, 6, 10, 16, 27, 31. 278 Tombe 4b 5, 7, 8, 9, 11, 12, 13, 15, 18, 20, 21, 24, 25, 26, 28, 29, 30, 33. 279 Tombe 5, 11, 13, 17, 22, 23, 25, 29, 30, 35. 280 Tombe 23, 35. 281 Tomba 1: vaghi di collana in pasta vitrea, coltello, contenitore in vetro di epoca romana. Tomba 17: frammento di vetro, vaghi di collana in pasta vitrea, olla in ceramica grezza, frammenti di metallo. Tomba 19: vaghi in pasta vitrea. 282 Vaso in ceramica, numerosi vaghi di collana in pasta vitrea, fibbia di cintura in bronzo, forbici, peso da telaio, moneta romana in bronzo di IV secolo, ago da cucito, acciarino, frammento di vetro, anello in ferro. 272 273

Tomba 1: 400 cm, tomba 2: 360 cm, tomba 3: 300 cm. Bóna I., “Ein vierteljahrundert Volkerwanderungszeitforschung in Ungarn”, Acta Archaeologica Hungarica 12, 1971, p. 186. 270 J. Werner parla anche di “altre 37 sepolture Germaniche ed Avare rinvenute nella stessa area negli anni 1943/44, il cui inventario venne perso alla fine della guerra”, ma non sono state trovate altre notizie in proposito. Werner J., Die Langobarden in Pannonien, p. 23. 271 Bóna I., Die Langobarden in Ungarn. 268 269

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Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana

Figura 14: necropoli di Varpalota; rielaborazione da Werner 1962.

Tre tombe avevano, tra i gioielli, solo la fibula a S283 e la tomba 13 aveva solo una fibula a staffa, sempre assieme ad altri oggetti284. Cinque sepolture si distinguono per la presenza di armi, che le caratterizzano come inumazioni di guerrieri. In due di queste il corredo era molto semplice e composto solo dalle armi285, mentre le altre presentavano corredi articolati e ricchi 286 . Si distingue dalle altre la tomba 12, il cui corredo presentava, tra gli altri oggetti, alcune parti di un arco e decorazioni di

cintura caratteristiche della popolazione Avara287. Anche altre quattro sepolture si caratterizzano per la presenza di oggetti di tradizione Avara288: la tomba 9, femminile, per una coppia di orecchini in argento; la tomba 15 per la decorazione della cintura; le tombe 20 e 24, molto ricche, per la tipologia degli orecchini in argento e della decorazione della collana, la tomba 20 anche per la decorazione della cintura. Numerose sepolture si dispongono per file ordinate lungo l’asse est-ovest (Figura 14). Questo è evidente soprattutto nelle file dalla tomba 3 alla 31 e dalla 19 alla 28. Su queste due file si trova maggior parte delle inumazioni con corredi maggiormente caratterizzanti contenenti fibule o armi. Tra queste si trovano le tombe 5 e 11, vicine tra loro, che erano le più ricche del sito ed appartenevano rispettivamente ad una donna con la doppia coppia di fibule e ad un uomo con

283 Altri oggetti: tomba 4b: vaghi di collana in pasta vitrea, fibbia da cintura, ossa di pollo. Tomba 29: vaghi di collana in pasta vitrea, fusaiola, fibbia della cintura, vaso di ceramica. Tomba 34: vaghi di collana in pasta vitrea, anello in bronzo, fusaiola. 284 Tomba 13: frammenti di piastrina in ferro, vaghi di collana, frammenti di attrezzo, fibbia da cintura, olla in ceramica grezza, frammento di ferro con pietra focaia, ossa animali. 285 Tombe 3 e 36: punta di lancia ed elementi di uno scudo. 286 Tomba 11: elementi in metallo di uno scudo, punta di lancia, spada, anello della cintura, acciarino, pinzette, frammento di vetro, frammento di fibula di epoca romana, fibbia di cintura, coltello e ciotola in ferro. Tomba 25: spada, parti di uno scudo, punta di lancia, olla in ceramica, resti di pasto, fibbia della cintura, acciarino e pietra focaia, elementi di metallo e coltello.

Corredo: elementi in ferro di un arco, punte di freccia, due fibbie di cintura, frammenti di bronzo e ferro, punta di lancia. 288 Le tombe 27 e 28 sono definite “Avare” da Bóna anche se una non ha corredo mentre l’altra ha una comune fibbia da cintura in ferro. Bóna I., Ein vierteljahrundert Volkerwanderungszeitforschung in Ungarn, p. 191. 287

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Necropoli analizzate il set di armi completo. Tombe con corredi articolati si trovano anche tra quelle più a sud, dove però la diposizione appare meno precisa.

disposte su un’area cimiteriale di circa 50 x 60 metri. Le tombe erano tutte sepolture singole, orientate ovest-est; gli individui erano supini, deposti sia in cassa che in piena terra. Purtroppo tre delle tombe risultavano disturbate in antichità. Due delle tombe avevano, tra gli altri oggetti di corredo, delle armi, che le classificano come tombe di guerrieri. La tomba 1 aveva una punta di lancia in ferro, assieme a un vaso di ceramica, mentre la tomba 7, la più articolata del sito, aveva diversi elementi in ferro appartenenti a uno scudo, una spada in ferro, una particolare punta di freccia, una punta di lancia, una fibbia in bronzo da cintura e un punteruolo. La tomba 6, sepoltura femminile in cassa, purtroppo disturbata in antico, presentava come corredo numerose perline in pasta vitrea, elementi in ferro pertinenti una cintura e una “spada da telaio” in ferro, particolarmente rara. Le restanti sepolture avevano corredi semplici con materiali comuni.

La presenza di numerose sepolture attribuibili al popolo Avaro, o comunque con oggetti di cultura materiale avara, risulta di grande importanza. Sappiamo con certezza che gli Avari occuparono la pianura pannonica dopo la partenza dei Longobardi verso l’Italia, ma non si può essere certi che elementi della popolazione avara non fossero già stanziati in queste zone prima del 568, o che non vi fossero rapporti di commercio o sociali tali da consentire che alcuni Avari abitassero nei territori longobardi. Purtroppo, dato lo stato dei dati pubblicati e la metodologia di scavo dell’epoca, non si può definire con sicurezza la datazione delle tombe avare rispetto a quelle longobarde. Data questa premessa, sono possibili due linee interpretative: contemporaneità o posteriorità. Nel primo caso ci troveremmo di fronte a un cimitero “misto”, in cui individui di cultura materiale diversa convivono nella stessa area condividendo l’area sepolcrale e le usanze funerarie. Nel secondo caso invece il cimitero di Varpalota sarebbe stato sfruttato dagli Avari soltanto dopo la partenza dei Longobardi e ci troveremmo davanti ad un caso di continuità di sfruttamento cimiteriale. Al fine dell’interpretazione in un senso o nell’altro è importante evidenziare che solo una sepoltura risulta disturbata (tomba 31), elemento che indica un alto livello di rispetto nei confronti degli occupanti precedenti da parte del popolo avaro e che farebbe propendere a favore della prima ipotesi. Oltretutto le tombe 13, con cultura materiale longobarda, e 20, con cultura materiale avara, risultavano perfettamente affiancate. Questo fatto sembrerebbe indicare una simultaneità delle due inumazioni, se non addirittura una precisa volontà di accostamento. In entrambi i casi accanto a numerose tombe con caratteristiche fortemente etniche, sia avare sia longobarde, ci sono anche numerose tombe con corredi non caratteristici e senza corredo, per le quali un’identificazione precisa è impossibile.

Nonostante l’esiguo numero di sepolture, dall’analisi emergono risultati interessanti. Le tombe 4 e 5 presentavano entrambe segni visibili di materiale ligneo pertinente una cassa funebre, si tratta in entrambi i casi di inumazioni di individui di età infantile senza elementi di corredo. Particolarmente interessante inoltre risulta la sistemazione delle sepolture che, nonostante siano solo sette, coprono un’area di quasi 3000 m2 (Figura 15). Questo dato risulta maggiormente comprensibile se inserito nel contesto dell’epoca, i Longobardi infatti rimasero stanziati in Pannonia solo per pochi anni, partendo probabilmente abbastanza all’improvviso verso l’Italia, per cui è possibile che l’area cimiteriale, inaugurata poco prima della migrazione, fosse stata pensata per durare nel tempo e per contenere un maggior numero di inumati. Dato ciò, e data la disposizione delle fosse, allineate tra loro su file 290 e righe 291 , si può ipotizzare che alla base della sistemazione delle tombe, soprattutto le prime di ogni nuova necropoli, vi fosse una reale “progettazione” territoriale, che prevedeva uno spazio sufficiente per tutti i defunti a venire.

3.13 - Racalmàs

3.12 - Kadarta

Il sito di Racalmàs, situato lungo il corso del Danubio nell’Ungheria centrale, ha restituito 20 tombe per un totale di 19 inumazioni datate all’epoca di stanziamento dei Longobardi in questi territori. La prima tomba venne alla luce negli anni ’30 nel corso di alcuni lavori in una casa privata, mentre le altre diciannove tombe furono scavate

La necropoli di Kadarta, situata nel territorio dell’attuale Ungheria a nord del lago Balaton, venne scoperta nell’ottobre del 1961, quando durante alcuni lavori di sterro venne alla luce la prima tomba; nello stesso mese venne alla luce un’altra sepoltura a pochi metri di distanza, mentre altre 5 tombe furono scavate tra maggio e agosto 1962289. In totale il sito è composto solo da sette tombe,

290 289

Bóna I., Horvath J., Langobardische Gräberfelder, pp. 78 e seg.

291

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Tombe dalla 2 alla 4 e 1-5. Tombe 2-1 e 4-5.

Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana

Figura 15: necropoli di Kadarta; rielaborazione da Bóna, Horvath 2009.

da Istvan Bóna tra il 1957 ed il ’58292. Data l’area del rinvenimento, posta in una zona abitata, ed i limiti dell’area di scavo, è molto probabile che non siano venute alla luce tutte le tombe e che alcune siano andate distrutte senza lasciare traccia. La necropoli è stata datata, sulla base degli elementi di corredo rinvenuti, all’ultima fase della migrazione longobarda293. Tutte le inumazioni erano deposizioni singole in piena terra, con l’eccezione

292 Bóna I., Horvath J., Langobardische Westungarn, pp. 86 e seguenti. 293 536- 568. Ibidem, p. 205.

Gräberfelder

della tomba 20 che presentava resti di una cassa di legno; tutti gli individui erano supini, con le braccia stese lungo i fianchi. La profondità delle fosse varia da un minimo di 135 cm ad un massimo di 260 cm, per una profondità media di circa 170 cm.

in

44

Necropoli analizzate

Figura 16: necropoli di Racalmàs; rielaborazione da Bóna, Horvath 2009.

mentre la tomba 17 conteneva, assieme ai resti ossei umani, anche uno scheletro di cane.

Il sito si distingue per l’alto numero di sepolture infantili, nove in tutto 294 , solo tre sepolture appartenevano a maschi adulti295, sei erano di donne adulte296, la tomba 19 era vuota ed era anche l’unica disturbata della necropoli,

Cinque sepolture non presentavano alcun oggetto di corredo 297 . Tutte le sepolture maschili hanno restituito armi di qualche tipo, sempre assieme ad altri oggetti di corredo; la tomba 15 aveva spada e scudo, la tomba 4

Tombe 3, 5, 6, 7, 8, 9, 11, 12, 13. Tombe 4, 14, 15. 296 Tombe 1, 2, 10, 16, 18, 20. 294 295

297

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Tombe 5, 9, 12, 17, 18.

Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana 3.14 - Vörs

aveva alcune punte di freccia e una spada in ferro, mentre la tomba 14, appartenete ad un individuo piuttosto giovane, aveva una singola punta di freccia in ferro. Quattro sepolture femminili presentavano, tra gli altri materiali, fibule di diversi tipi in combinazione tra loro. Le tombe 2 e 16 avevano entrambe la doppia coppia di fibule, a S e a staffa, ma, mentre la tipologia delle fibule a S è simile tra le due sepolture, al contrario le fibule a staffa sono di due tipologie differenti, infatti nella tomba 2 hanno la testa quadrata, mentre quelle della tomba 16 hanno la testa tonda298. Un’altra coppia di fibule a S era conservata nella tomba 20, mentre la tomba 6 è l’unica ad aver restituito un coppia di piccole fibule diverse tra loro, una a forma di disco e l’altra di rosetta, indossate sul petto come fibule a S299.

La necropoli di Vörs era situata nel territorio dell’attuale Ungheria, a breve distanza dal lago Balaton. Il primo rinvenimento risale all’agosto del 1958, quando fu scoperta una tomba con corredo in “stile germanico” datata al VI secolo302, e numerose altre tombe vennero alla luce nei due anni seguenti; in totale sono state scavate 37 tombe, tipologicamente ascrivibili al popolo longobardo. Tutte le sepolture erano singole, con l’eccezione della tomba 24 che conteneva i resti di due individui, e potevano essere sia in piena terra che in cassa; le fosse erano allineate secondo file, gli inumati erano deposti con la testa ad ovest ed i piedi verso est, le braccia generalmente stese lungo i fianchi. Risulta interessante la composizione disomogenea del sito: ben ventuno sepolture sono attribuibili ad individui di sesso femminile 303 , mentre solo nove sono uomini 304 e solo cinque di età infantile 305 ; per tre individui non era possibile determinare il sesso, ma si trattava comunque di adulti306 . La tomba 5 conteneva, assieme ai resti di un individuo maschile di età adulta, anche lo scheletro di un cavallo. Purtroppo la maggior parte delle inumazioni mostrava segni di disturbo, avvenuto dopo la completa scheletrizzazione dei resti; nonostante ciò, solo cinque tombe non hanno restituito alcun elemento di corredo307.

Sei inumazioni avevano, tra gli altri elementi di corredo, un contenitore in ceramica grezza di vari tipi300, solo in una di queste, tomba 11, il recipiente era l’unico elemento di corredo. Il contenitore è solitamente un’olla, solitamente con decorazione stampigliata 301 , solo in un caso non decorato (tomba 7); la tomba 15 aveva una ciotola stampigliata, mentre la tomba 3 era l’unica del sito a presentare due diversi contenitori, un’olla graffita larga e bassa e un’olla alta con piede. Le due tombe femminili con la doppia coppia di fibule a S e a staffa, tombe 2 e 16, e le due sepolture con la spada, tombe 4 e 15, sono le più ricche della necropoli, nonché le uniche con resti di pasto, rinvenuti due volte in abbinamento con il contenitore ceramico nelle tombe 4 e 15, in quest’ultima le ossa erano addirittura all’interno del vaso.

La composizione disomogenea del sito, con una grande presenza femminile, si riflette sui corredi e di conseguenza l’oggetto più comune sono le perline di collana, solitamente in pasta vitrea, di diverse forme e dimensioni, venute alla luce in diciannove sepolture 308 , anche di individui di età infantile. Sei sepolture femminili hanno restituito fibule di diversi tipi309, tra queste solo la tomba 17 aveva la doppia coppia di fibule a S e a staffa, assieme a numerosi altri oggetti310.

Dall’analisi della distribuzione spaziale delle sepolture all’interno dell’area cimiteriale appare subito evidente come la maggior parte delle fosse non sia collocata secondo una disposizione precisa, in particolare nell’area a sud, dove sono concentrate quasi tutte le sepolture infantili (Figura 16). Quest’area presenta numerose sepolture con allineamento insolito o contrario alle altre tombe del sito, infatti la tomba 12 presenta un posizionamento nord-sud del tutto inconsueto. Al contrario le sepolture dell’area nord, tutte di individui adulti, presentano un allineamento uniforme, con l’eccezione della tomba 3 che è anche l’unica deposizione infantile in quest’area.

Sági K., “Das Langobardische Gräberfeld von Vörs”, Acta Archaeologica Hungarica 16, 1964, p. 359. 303 Tombe 7, 8, 10, 11, 12, 15, 17, 18, 19, 20, 21, 23, 24, 26, 27, 29, 32, 33, 35, 36, 37. 304 Tombe 2, 3, 5, 6, 9, 14, 24, 30, 34. 305 Tombe 16, 22, 25, 28, 31. 306 Tombe 1, 4, 13. 307 Tombe 12, 13, 22, 25, 28. 308 Tombe 7, 8, 10, 15, 17, 18, 19, 20, 21, 23, 24, 26, 29, 31, 32, 33, 35, 36, 37 309 Tombe 17, 20, 21, 26, 32, 33. 310 Tomba 17: vaso di ceramica, ago crinale, numerosi vaghi di collana, fusaiola, fibbia di cintura, coltello, frammento di vetro. 302

298 Altri oggetti: tomba 2: fibbia di cintura, peso da telaio, pettine, perline, coltello, pietra calcarea, ossa di pollo, tasca con fibbia di cintura in argento, frammenti di vetro. Tomba 16: vaghi in pasta vitrea, diversi elementi di cintura, anello di bronzo, coltello, ossa animali. 299 Tomba 20: vaghi di collana, cintura, coltello, pettine in osso, vaghi di collana in una tasca. Tomba 6: sepoltura infantile, vaghi di collana e due diverse fibule a disco/rosetta. 300 Tombe 1, 3, 4, 7, 11, 15. 301 Tombe 1 e 4.

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Necropoli analizzate

Figura 17: necropoli di Vörs; rielaborazione da Sàgi 1964.

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Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana 3.15 - Tamàsi

Quattro sepolture avevano tra i gioielli solo fibule a S311, mentre la tomba 26 aveva una fibula a staffa312. Cinque sepolture di individui di sesso maschile avevano, tra gli altri oggetti di corredo, armi da difesa o attacco che le definiscono come inumazioni di guerrieri: le tombe 9, 30 e 34 avevano solo resti dello scudo assieme ad altri oggetti313, mentre le tombe 3 e 5 avevano sia le punta di lancia in ferro che parti metalliche pertinenti lo scudo314, quest’ultima conteneva anche lo scheletro di un cavallo, deposto parzialmente sopra l’inumato.

La necropoli di Tamàsi, situata nell’attuale Ungheria, fu rinvenuta e scavata tra il 1969 ed il 1971, ed ha restituito in totale 53 tombe ed un’urna cineraria. I materiali di corredo e le caratteristiche sepolcrali definiscono il sito come luogo di sepoltura della popolazione longobarda318 e permettono di datarlo all’ultima fase di insediamento di questo popolo in Pannonia 319 . Data la situazione del rinvenimento, durante lo sterro di una cava di sabbia, è possibile che alcune sepolture del margine est siano andate distrutte senza lasciare traccia, inoltre i dati delle prime quattro tombe sono incompleti320. Tutte le tombe erano inumazioni singole, sia in cassa che in piena terra, più un’urna (tomba 27) rinvenuta all’interno della tomba 28. Le fosse erano disposte secondo file e righe parallele piuttosto precise, gli inumati erano orientati da ovest verso est, con le braccia solitamente stese lungo i fianchi o più raramente flesse sul bacino. Anche qui, come in numerosi altri siti contemporanei, si nota la grande discrepanza tra il numero di inumazioni di individui di età adulta, che sono quarantatré, in rapporto a quelle di individui di età infantile, che sono solo nove 321 . Dodici sepolture risultavano derubate in antichità oppure furono parzialmente distrutte al momento del rinvenimento322, ma in tutta la necropoli solo cinque tombe non hanno restituito alcun elemento di corredo 323 . Gli oggetti di corredo più comuni sono la fibbia della cintura, di diverse forme e dimensioni, ed il coltello in ferro, rinvenuti entrambi in 35 sepolture di entrambi i sessi, sia con corredi ricchi ed articolati che semplici; solo in un caso (tomba 2) la fibbia da cintura era l’unico oggetto di corredo.

Nella necropoli di Vörs non sono venute alla luce spade o punte di freccia, ciò è facilmente imputabile all’alto numero di tombe depredate. Undici sepolture avevano, assieme agli altri oggetti di corredo, un vaso di ceramica grezza di diverse forme e dimensioni, solitamente di un’olla, sia decorata a stampiglio che liscia315. In tre casi in abbinamento al vaso erano presenti anche ossa animali 316 , di pollo o manzo, raramente pesce, o gusci d’uovo, mentre in quattro tombe le ossa animali erano senza il vaso317. Si tratta di sepolture di entrambi i sessi e tutte le età, con corredi sia articolati che semplici. Spazialmente la necropoli è suddivisa in due aree, una a nord e una a sud (Figura 17). L’area più a nord comprende la maggior parte delle sepolture, disposte su file abbastanza compatte e uniformi, sono infatti riconoscibili numerose file: dalla tomba 9 alla 7, dalla 5 alla 1, dalla 31 alla 10 e dalla 29 alla 37, mentre le tombe 30 e 24, allineate ma distanti, segnano i limiti dell’area. Al contrario la zona a sud si caratterizza per una disposizione meno ordinata delle fosse, si riconoscono infatti solo due righe, dalla tomba 16 alla 26 e le tombe 18 e 25, inoltre si può notare in quest’area la totale assenza di sepolture maschili.

Quattordici sepolture si distinguono per la presenza di armi di diverso tipo, sia da difesa che da attacco, che le caratterizzano come tombe di guerrieri324. Il tipo di arma rinvenuto più spesso sono le punte di freccia, venute alla luce in nove sepolture325, solitamente come unico tipo di arma e sempre assieme ad altri oggetti326.

Tomba 20: vaghi di collana in pasta vitrea, coltello, piccolo coltello in ferro, fibbia di cintura. Tomba 21: coppia di fibule a S diverse tra loro, numerosi vaghi di collana in pasta vitrea, chiodi in bronzo, frammenti di metallo, coltello, fibbia di cintura in bronzo, ossa animali. Tomba 32: frammento di ceramica, frammento di placchetta in bronzo argentato, coltello, fusaiola, frammenti di bronzo non definibile. Tomba 33: vaso di ceramica, numerosi vaghi di collana in pasta vitrea, coltello, fibbia di cintura, fusaiola. 312 Tomba 26: fibbie delle scarpe, due fusaiole, pettine in osso, due frammenti appartenenti a due differenti fibule a staffa in argento, due coltelli, frammenti in argento pertinenti la custodia del coltello, tre diverse fibbie da cintura, diversi vaghi di collana in pasta vitrea e bronzo. 313 Tomba 9: resti in bronzo di cintura, diversi elementi in bronzo, resti di vaso nel riempimento della fossa. Tomba 30: pettine in osso, frammenti di coltello, ossa di rospo, frammenti di metallo, vaso in ceramica rinvenuto fuori dalla cassa, ossa di animali, lische di pesce e gusci d’uovo fuori dalla cassa. Tomba 34: fibbia da cintura, frammenti di vaso fatto a mano, frammenti di coltello nel riempimento della fossa. 314 Altri oggetti: tomba 3: forbici, fibbia di cintura in ferro e bronzo, pettine in osso, chiodi, pietra focaia, cote. Tomba 5: sepoltura con cavallo, disturbata, vaso di ceramica, ossa di pollo, pettine in osso, parti di cintura. 315 Tombe 5, 9, 11, 16, 17, 18, 23, 30, 32, 33, 34. 316 Tombe 5, 11, 30. 317 Tombe 6, 10, 21, 31. 311

Bóna I., Horvath J., Langobardische Gräberfelder in Westungarn, pp. 137 e seguenti. 319 Anni dal 536 al 568. Ibidem, p. 205. 320 Ibidem, p. 137. 321 Tombe infantili: 14, 16, 25, 37, 38, 45, 46, 49, 51. 322 Tombe 1, 2, 3, 4, 30, 32, 34, 43, 44, 45, 51, 52. 323 Tombe 4, 25, 33, 43, 51. 324 Tombe 3, 9, 14, 20, 24, 31, 34, 39, 40, 41, 42, 48, 53 325 Tombe 14, 20, 31, 34, 40, 41, 42, 48, 53. 326 Tomba 14: vaso di ceramica, fibbia di cintura, uova, oggetti conservati in una tasca di materiale deperibile: coltello, acciarino e pietra focaia, lesina. Tomba 41: fibbia di cintura, due fibbie delle scarpe, elementi conservati in una tasca: acciarino e pietre focaie, fibula in bronzo di epoca romana, coltello in ferro, frammenti di metallo, chiodo e ago. Tomba 48: tre fibbiette delle scarpe (una al polpaccio e due ai piedi) un coltello fuori dalla cassa, oggetti contenuti in una tasca: una miniatura di ascia in bronzo, pinzette in bronzo, ago in bronzo, acciarino; in un'altra tasca con fibbia e placchette in bronzo: fibbia e puntale di cintura in bronzo, punteruolo, coltello, pugnale, fibbia con chiodini in bronzo. 318

48

Necropoli analizzate

Figura 18: necropoli di Tamàsi; rielaborazione da Bóna, Horvath 2009.

In quattro di queste tombe le frecce erano inizialmente conservate in una faretra in materiale deperibile riconoscibile grazie alla particolare posizione di rinvenimento delle punte delle frecce strettamente raggruppate tra loro327.

327

Solo la tomba 31 ha restituito le frecce in abbinamento anche ad una punta di lancia in ferro 328 . Due tombe presentavano il set di armi completo: le tombe 24 e 42 hanno restituito entrambe una punta di lancia in ferro rinvenuta conficcata nella parete della fossa nell’angolo sud-ovest, cioè dal lato del cranio, uno scudo di cui sono

328 Altri oggetti: pettine in osso, coltello, elementi in bronzo e ferro di due cinture; oggetti originariamente conservati in una tasca: coltello, pietra focaia, frammenti di vetro e ceramica di epoca romana, piccola fibbia in bronzo, punteruolo con pietra focaia, frammento di ferro.

Tombe 20, 34, 40, 53.

49

Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana conservate le parti metalliche in ferro e bronzo e la spada; la tomba 42 aveva anche un frammento di punta di freccia, ed entrambe avevano un corredo particolarmente articolato329.

fibule a staffa di tradizione turingia336. Fibule a staffa di tradizione Turingia sono venute alla luce anche nella tomba 29, dove erano indossate al contrario rispetto alla tradizionale usanza longobarda, cioè con il piede verso l’alto; questa sepoltura ha restituito anche una singola fibula di bronzo a forma di aquila, a rimarcare la particolarità del corredo, mentre gli altri oggetti erano comuni337. Nonostante la tipologia di queste due coppie di fibule sia molto simile, quelle della tomba 23 sono in argento, mentre la coppia della tomba 29 è in bronzo e le prime sono decorate, mentre le seconde sono lisce. Inoltre, è di particolare importanza in questo caso la posizione di rinvenimento, se infatti nella tomba 23 erano posizionate tra i femori con la testa verso il basso, nella maniera tipica delle classiche fibule a staffa di tradizione longobarda, nella tomba 29 sono venute alla luce sempre tra i femori, non al centro ma spostate verso destra, e con la testa verso l’alto. Quindi, se possiamo ipotizzare che nella tomba 23 siano state usate come normali fibule, anche per l’abbinamento con la coppia di fibule a S, nella tomba 29 invece sembrano rivestire un significato particolare, forse di distinzione. La tomba 41, già citata tra le sepolture di armati, è l’unica sepoltura maschile ad aver restituito una fibula in bronzo, datata ad epoca romana, rinvenuta all’interno della tasca e non indossata. Nessuna tomba ha restituito fibule a rosetta o piccolo disco.

Tre tombe avevano tra le armi solo la punta di lancia330 o la spada331: per la tomba 3 la punta di lancia era l’unico oggetto di corredo, ma si tratta di una delle tombe disturbate al momento del rinvenimento per cui altri oggetti possono essere andati persi, mentre le altre avevano anche altri materiali332. Dieci sepolture femminili avevano fibule di diversi tipi e in diversi abbinamenti. Cinque sepolture avevano solo la coppia di fibule a S, assieme ad altri oggetti333, mentre due avevano una coppia di fibule a staffa334. Le tombe 23 e 26 presentavano la doppia coppia di fibule: la tomba 26 aveva due fibule a S in argento diverse tra loro e una coppia di fibule a staffa in argento dorato335, mentre la tomba 23 aveva, assieme a una coppia di fibule a S in argento dorato identiche tra loro, anche una coppia di

Tomba 42: uova, vaso di ceramica, pettine in osso, coltello, fibbia di cintura, oggetti inizialmente conservati in una tasca: due monete romane di bronzo, coltello, cote, punteruolo in ferro con resti di legno, acciarino e due pietre focaie, frammento di piombo; in un’altra tasca: coltello, fibbia in ferro, lama in ferro, una punta di freccia in ferro. Tomba 24: in cassa, segno di ferita da taglio sul cranio; pettine in osso, un frammento di ferro di uso sconosciuto, tre diverse fibbie di cintura, due coltelli, punteruolo, pinzette in frammenti, resti di un contenitore di legno, resti di pasto. 330 Tombe 3, 9, 39. 331 Tomba 28. 332 Tomba 9: coltello. Tomba 39: gusci di uovo, due fibbie di cinture diverse in bronzo e ferro, pettine in osso con elementi in ferro, elementi conservati in una tasca: pugnale, pinzette, coltello, acciarino, pietra focaia, punteruolo. Tomba 28: pettine in osso, diversi elementi di una cintura, fibbie delle scarpe; elementi conservati in una tasca: due coltelli, acciarino e pietre focaie, frammento di pietra, punteruolo, pinzette in bronzo, frammenti di bronzo ferro e vetro; resti di pasto. 333 Tomba 10: frammento di lamina in argento, fibbia di cintura, vaghi di collana in pasta vitrea, coltello, coppia di chiavi in bronzo, frammento di ferro, fusaiola in ceramica. Tomba 18: pettine in osso, vaso di forma aperta, vaghi di collana in pasta vitrea, fusaiola, coltello, coppia di fibbie in bronzo delle scarpe, grande vago di collana in vetro, frammento di vetro di epoca romana, tre fibbie in bronzo e ferro, chiodo in osso, resti di pasto. Tomba 30: vaso in ceramica, pettine in osso, vaghi di collana in pasta vitrea, due fusaiole, vaghi di collana contenute in una tasca, fibbia da cintura in ferro, coltello in ferro, frammento di resina con resti di stoffa, ossa animali. Tomba 50: vaghi di collana in pasta vitrea, coltello, fibbia e anello da cintura, fusaiola in ceramica e pettine in osso. Tomba 52: pettine in osso, ossa animali, un vaso di legno, chiodo in ferro, vaghi di collana in pasta vitrea, fibbia in ferro, coltello, lucchetto in bronzo, pendaglio in argento e cristallo, quattro fibbie, placche delle scarpe, sette anelli intrecciati. 334 Tomba 6: vaghi di collana in pasta vitrea, fibbia di cintura, coltello , piccolo chiodo di bronzo, due fibbie in bronzo delle scarpe. Tomba 7: resti di carbone e ossa animali, vaghi di collana in pasta vitrea, grande anello di ferro, chiodo di ferro, coltello, pettine in osso. 335 Sepoltura in cassa, altri materiali del corredo: vaso di ceramica rinvenuto sopra la cassa, pettine in osso, vaghi di collana in pasta vitrea, vaghi di collana contenute in un sacchetto di materiale deperibile, fibbia di cintura in ferro, peso da telaio, coltello in ferro, fibbia da scarpa in ferro, frammenti di bronzo e di ceramica, ossa animali. 329

Tre sepolture hanno restituito aghi crinali, solitamente attribuiti alla popolazione di tradizione romana/autoctona, si tratta delle tombe 5, 13 e 45, due sepolture di donne adulte e una infantile; nessuna delle tre presentava abbinamenti di corredo particolari o fibule338 . Numerose tombe presentavano vasi in ceramica grezza di diverso tipo339, solitamente delle olle o delle ciotole, in un unico caso una brocca con manico (tomba 46); si tratta di sepolture di entrambi i sessi e di tutte le età, in abbinamento sia a corredi articolati che molto semplici, solo in una sepoltura come unico elemento di corredo (tomba 44). Il vaso è sempre venuto alla luce in un solo esemplare, solitamente rinvenuto più in alto rispetto lo scheletro, per questo si può supporre che fosse appoggiato sopra la copertura della cassa solo la tomba 23 ne aveva due, di cui uno sopra e l’altro dentro la cassa. Molte delle sepolture che hanno restituito il contenitore avevano anche

336 Altri oggetti di corredo: due vasi, di cui uno più in alto rispetto la cassa, vaghi di collana in pasta vitrea, vaghi di diversi materiali, fibbia di cintura in ferro, coltello in ferro, pettine in osso, uova. 337 Sepoltura di donna anziana, altri oggetti: vaghi di collana in pasta vitrea, fibbia da cintura in ferro, coltello in ferro, anello in ferro, frammento di contenitore di legno. 338 Tomba 5: femminile, corredo con ago crinale in bronzo, vaghi di collana in pasta vitrea, fibbia di cintura in ferro, coltello, parti in bronzo della custodia del coltello e chiodi in bronzo. Tomba 13: sepoltura femminile in cassa, corredo con pettine in osso, ago crinale in bronzo, vaghi di collana in pasta vitrea e fibbia di cintura in ferro. Tomba 45: infantile, cassa, derubata; vaso di ceramica decorata a stampiglia, vaghi di collana in pasta vitrea, ago crinale in bronzo, bracciale in argento, grande perla in vetro rinvenuta tra le ginocchia, gusci d’uovo. 339 Tombe 1, 14, 17, 18, 20, 21, 23, 24, 26, 29, 34, 37, 38, 42, 44, 45, 46, 47, 52, 53.

50

Necropoli analizzate 3.16 - Kajdacs

resti di pasto 340 , che sono venuti alla luce, con minor frequenza, anche in tombe senza vasi, dove potevano essere contenuti in origine in contenitori in materiale deperibile341. Si tratta in entrambi i casi di sepolture sia maschili che femminili per la maggior parte con corredi articolati. A questo riguardo risulta significativo che, delle otto sepolture infantili, cinque presentassero l’offerta di cibo: si tratta di inumazioni con corredi abbastanza articolati342, solo in un caso un corredo molto semplice343. Un elemento da notare, tra i materiali di corredo di questa necropoli, è l’elevato numero di fibbiette pertinenti calzature o scarpe, rinvenute in sette sepolture 344 , sia maschili che femminili, tutte con corredi abbastanza articolati e materiali di pregio.

La necropoli di Kajdacs era situata nell’attuale Ungheria centro-meridionale, a poca distanza dal corso del Danubio. Il primo rinvenimento avvenne nel 1964 quando fu recuperata una sepoltura in urna contenuta in un vaso stampigliato, tipico della cultura materiale longobarda. Negli anni seguenti numerosi scavi archeologici misero in luce numerose altre inumazioni, per un totale di 49 sepolture345, delle quali dieci in urna346 e due di cavallo347. Purtroppo, data l’ubicazione del sito ed il contesto di rinvenimento, a ridosso di una cava, non si è certi dell’interezza del rinvenimento. L’insieme degli oggetti di corredo rinvenuti ha permesso di datare la necropoli all’ultima fase della migrazione longobarda348.

In generale si può notare come la necropoli sia abbastanza ricca, con una media di 5,4 oggetti per tomba: la maggior parte ha restituito tra i tre e gli otto oggetti, fino ad arrivare a un massimo di quattordici della tomba 42 che aveva il corredo da guerriero completo, la più ricca e articolata dell’intera necropoli.

Tutte le sepolture erano inumazioni singole, tranne la tomba 41 che era bisoma (individui A e B), sia in piena terra che in cassa; alcune fosse presentavano ai lati le “buche di palo” già rinvenute in altri siti. Tutti gli individui erano supini con le braccia stese lungo i fianchi; si distingue per la posizione l’inumato della tomba 39, deposto con le gambe piegate ed il braccio destro flesso sul torace. Sette sepolture risultavano disturbate in antico, quando la scheletrizzazione del corpo era già avvenuta349, quattordici tombe non avevano alcun elemento di corredo 350 , mentre due tombe erano completamente vuote351. L’oggetto di corredo più frequente è la fibbia da cintura, rinvenuta in sedici sepolture in abbinamento ad altri elementi352, in un unico caso come unico elemento di corredo (tomba 33).

Come Szentendre, anche il sito di Tamàsi si caratterizza per una particolare precisione nella disposizione delle sepolture secondo file parallele (Figura 18), anche se qui mancano le righe, con l’eccezione delle tombe 9 e 18, che risultano comunque allineate tra di loro. Per quanto riguarda la composizione del sito, le tombe sono suddivise in due aree, infatti tutte le sepolture femminili sono raggruppate nell’area nord, dove comunque sono presenti anche tombe maschili, solitamente vicine tra loro. Nella parte più a sud invece sono presenti esclusivamente sepolture maschili ed infantili, mentre l’elemento femminile è completamente assente. La maggioranza delle sepolture maschili con corredo di armi è disposta su due file (tombe dalla 53 alla 31 e dalla 42 alla 39), mente le sepolture femminili con fibule sono sistemate omogeneamente in tutta l’area, allo stesso modo delle tombe con cassa.

Otto tombe hanno restituito un’olla in ceramica grezza, sia stampigliata che liscia, rinvenuto in abbinamento ad altri oggetti353, solo in due casi quale unico elemento di corredo 354 . Sette sepolture si distinguevano per la presenza di armi, che le caratterizzano come inumazioni di guerrieri. L’arma più ricorrente sono le frecce, rinvenute in quattro tombe, mai in abbinamento con altre armi e sempre con altri oggetti di corredo355. Due tombe avevano il set di armi completo composto da spada, scudo e punta di lancia, la tomba 40 assieme solo a un vaso in ceramica e la tomba 31, la più articolata del sito, assieme a numerosi altri oggetti; la tomba 22 aveva tra le armi solo una punta di lancia in ferro.

Tombe 14, 17, 18, 20, 23, 24, 26, 37, 38, 42, 45, 52, 53. Tombe 7, 16, 28, 30, 39. 342 Tomba 14: giovanile, cassa, vaso di ceramica, punta di freccia in ferro, fibbia di cintura in ferro, tre uova, oggetti originariamente conservati in una tasca di materiale deperibile: coltello in ferro con resti di pelle della custodia, acciarino e pietra focaia, lesina. Tomba 16: infantile, cassa, fossa con gradino, pettine in osso, fibbia di cintura, acciarino, frammento di metallo e gusci d’uovo. Tomba 37: infantile, cassa, vaso di ceramica deposto fuori dalla cassa, due frammenti di vetro, gusci d’ uovo, frammento di metallo, diversi vaghi di collana, fibbia di cintura in ferro, catenella in ferro, frammento di pietra calcarea. Tomba 45: infantile, cassa, derubata; vaso di ceramica decorata a stampiglia, vaghi di collana in pasta vitrea, ago crinale in bronzo, bracciale in argento, grande perla in vetro rinvenuta tra le ginocchia, gusci d’uovo. 343 Tomba 38: infantile, fossa a gradini, vaso di ceramica e gusci d’uovo. 344 Tombe 6, 18, 26, 28, 41, 48, 52. 340 341

345 Bóna I., Horvath J., Langobardische Gräberfelder in Westungarn, pp. 58 e seguenti. 346 Tombe 1, 19, 20, 30, 43, 44, 45, 46, 47, 48. 347 Tombe 8 e 14. 348 536- 568. Ibidem, p. 204. 349 Tombe 18, 29, 32, 35, 36, 37, 38. 350 Tutte le incinerazioni più le tombe 7, 13, 17, 38. 351 Tombe 28 e 34. 352 Tombe 2, 4, 5, 12, 16, 18, 22, 23, 24, 29, 31, 35, 41a, 41b, 42. 353 Tombe 5, 6, 22, 23, 25, 40. 354 Tombe 9, 15. 355 Tombe 5, 21, 24,35.

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Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana

Figura 19: necropoli di Kajdacs; rielaborazione da Bóna, Horvath 2009.

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Necropoli analizzate Tre sepolture si caratterizzavano per la presenza di fibule; le tombe 29 e 37, entrambe saccheggiate, avevano una fibula a S in argento assieme ad altri oggetti356, mentre la tomba 2, tra le più ricche ed articolate del sito, aveva la doppia coppia di fibule: due fibule a staffa in argento e una coppia composta da una fibula a S in argento e una piccola fibula a forma di rosetta, sempre in argento, portate sul petto come se fossero appunto una coppia. Questa sepoltura ha restituito anche una spada da telaio, rinvenuta anche nella tomba 18; queste due sepolture si assomigliano anche per altre caratteristiche: sono entrambe inumazioni femminili in cassa, con una fossa molto profonda, 310 cm per la tomba 2 e 250 cm per la 18, e sono le uniche del sito ad aver restituito un ago crinale in bronzo357.

Tutte le tipologie di sepolture si dispongono in maniera abbastanza uniforme all’interno dell’area sepolcrale, infatti non sono riconoscibili importanti suddivisioni per zone. Nonostante ciò, alcune tipologie sembrano avere una disposizione più precisa, in particolare le tombe con la “casetta della morte”, cioè con le buche di palo agli angoli della fossa, che sono disposte solitamente vicine tra loro, con l’eccezione della tombe 10 che risulta isolata. Alcune tra le tombe con i corredi più ricchi e articolati sono appaiate tra loro (tombe 2-40 e 29-35); entrambe le coppie sono composte da una tomba femminile con fibule e da una maschile con armi. Le due tombe di cavallo, tombe 8 e 14, solitamente relazionate a inumazioni di guerrieri, sono affiancate ad una sepoltura infantile che aveva come unico elemento di corredo un vaso di ceramica, mentre le altre tombe più vicine, a cui potrebbero essere accostate, sono la tomba 12, con corredo molto semplice, e una deposizione in urna (tomba 20). In ogni caso nello stesso gruppo si trova anche la tomba 31, che ha restituito un corredo da guerriero, e potrebbe essere che le due sepolture animali facciano capo a questa inumazione, anche se non sono in contatto diretto.

Come si può vedere dalla pianta (Figura 19), la disposizione delle sepolture risulta particolarmente precisa, con molte delle fosse disposte secondo righe. In particolare, una prima riga è composta dalle sepolture dalla 14 alla 40, una seconda dalla 18 alla 11, la terza dalla 21 alla 10, la quarta dalla 27 alla 7, la quinta dalla 42 alla 32. Inoltre alcune tombe sono allineate anche su file, soprattutto sul margine sud del sito.

356 Tomba 29: saccheggiata, di buche di palo; due anelli in metallo, fibbia di cintura e coltello. Tomba 37: alcuni vaghi di collana in pasta vitrea e peso da telaio. 357 Altri oggetti: tomba 2: collana di vaghi in pasta vitrea, peso da telaio, fibbia da cintura, coltello. Tomba 18: peso da telaio, vaghi di collana in pasta vitrea con fil di ferro, frammento di vetro di epoca romana.

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4. ANALISI E CONFRONTI

4.1 - Caratteristiche deposizionali

I dati delle necropoli analizzate si prestano a un confronto generale che permette di esaminare e discutere le diverse caratteristiche riscontrate nei siti; gli elementi ricavati forniscono un quadro preciso della situazione generale delle necropoli longobarde di area danubiana. Sono stati analizzati i corredi di 16 siti sepolcrali situati tra la riva sinistra del Danubio austriaco e l’area di occupazione più meridionale della Pannonia ungherese. Le necropoli presentavano dimensioni variabili, sia nel numero degli inumati, da un minimo di 5 sepolture (Kapolnasnyek) ad un massimo di 90 (Szentendre), sia nell’ampiezza dell’area cimiteriale, la cui superficie può variare notevolmente, a prescindere dal numero di sepolture. In totale erano presenti 604 tombe, di cui 570 inumazioni358, delle quali 174 femminili, 153 maschili, 96 infantili359 e 147 di sesso non identificato; 25 fosse erano vuote e non contenevano alcun resto osseo360, mentre 9 contenevano resti animali, in due casi si trattava di scheletri di cani che accompagnavano inumazioni umane, mentre altre 7 erano a tutti gli effetti sepolture di cavalli. Su 604 tombe, 237 risultavano disturbate, saccheggiate in antichità o distrutte al momento del rinvenimento, e per questo motivo verranno analizzate a parte, mentre 158 non avevano alcun oggetto di corredo. Se si analizzano i dati riguardanti le sole sepolture che non presentavano alcun segno di disturbo, si può notare come la presenza di inumazioni senza alcun elemento di corredo sia comunque abbastanza elevata, con 106 sepolture su 358, e rappresenti il 29,6% delle sepolture, quindi quasi un terzo del totale (Tabella 1).

Il grande numero di deposizioni analizzate si è rivelato particolarmente utile per comprendere alcuni degli aspetti relativi al rito funebre adottato da questo popolo. Numerose sepolture mostravano segni di un qualche genere di contenitore in materiale ligneo, spesso riportato in bibliografia come Baumstammsarg, cioè una cassa funebre ricavata scavando un tronco d’albero (Baum= albero; Stamm= tronco), oppure Brettersarg, ricavata unendo tra loro diverse assi (Brett= asse) (Figura 20). La cassa è spesso presente in sepolture di individui adulti di entrambi i sessi, mentre è più raramente rinvenuta nel caso di sepolture infantili, dove è presente solo in quindici casi. La presenza della cassa sembra essere un “accessorio per ricchi” in quanto queste tombe tendenzialmente hanno un maggior numero di oggetti, con una media di 4,64 oggetti per tomba contro 3,02 dell’insieme di tutte le sepolture362. Solo due sepolture si distinguono nettamente all’interno di questa categoria: la tomba 68 della necropoli di Bezenye, che aveva solo la cassa e nessun resto osseo363, e la tomba 87 del sito di Szentendre, che conteneva un individuo di sesso femminile senza alcun elemento di corredo. Nonostante la presenza della cassa sia segnalata solo per 149 tombe su 570, è necessario porre l’evidenza sugli eventi tafonomici che interessarono i corpi dei defunti a partire dal momento della loro inumazione fino al rinvenimento. Nello specifico, esaminando nel dettaglio la disposizione delle ossa come riportate nei disegni e nelle fotografie dell’epoca, è stato possibile ricostruire alcuni aspetti del rito funebre.

46,7% 37,1% 16,02% -

% derubate totale

41,9% 37,9% 26,04% 55,1%

% derubate361

73 58 25 56

% derubate tipologia

28,2% 26,5% 19,8% 25,4%

Derubate

30,5% 26,8% 16,8% 25,7%

% su 358

101 95 71 91

% su 570

174 153 96 147

integre 358

Femminili Maschili Infantili Non definito

totali 570

GENERE

34,4% 27,35% 11,7% 26,4%

Tabella 1: sepolture totali divise per categorie.

Questo dato rappresenta la totalità delle sepolture maschili, femminili, infantili e non identificabili, escludendo quindi le tombe vuote e le sepolture di animale. 359 Di diverse età, ma riunite in un’unica categoria per facilitarne l’analisi, v. infra “sepolture infantili”. 360 Non sono state quindi contate nelle altre categorie. 361 Escluse le sepolture il cui sesso dell’inumato non era identificabile. 358

362 Nonostante nove delle tombe con cassa non avessero nessun oggetto di corredo, si tratta di tombe disturbate per cui non si ha la certezza di quale fosse la situazione originaria. 363 Nella stessa categoria di tombe con cassa, altre sepolture senza resti ossei sono la tomba 9 di Aspersdorf e la 22 di Brunn, che però avevano oggetti di corredo. V. infra “tombe vuote”.

54

Analisi e confronti

Figura 20: a sinistra sepoltura in cassa ricavata scavando un tronco d'albero (Tamàsi tomba 13), a destra sepoltura in cassa costituita da tavole accostate (Tamàsi, tomba 43). In entrambe si può notare la verticalizzazione delle clavicole; a sinistra è evidente l’apertura della mandibola, a destra invece la rotazione del cranio, mentre in entrambe le rotule risultano in posizione. Rielaborazione da Bóna, Horvath 2009.

Nella maggioranza dei casi sembrerebbe che la deposizione degli individui avvenne comunque in una cassa, che permise la formazione di uno spazio vuoto all’altezza del cranio. Nel momento della decomposizione dei tessuti molli, infatti, le parti scheletriche subirono l’effetto della gravità e alcune di loro caddero al di fuori del volume corporeo. Ne sono un tipico esempio la rotazione del cranio con relativa apertura della mandibola, riconoscibile nella maggior parte delle tombe (Figura 20) 364 . Al contempo, la presenza di evidenti compressioni a livello delle spalle (verticalizzazione delle clavicole) e delle gambe (rotule in posizione) porterebbe a ipotizzare l’utilizzo di un qualche genere di sudario.

deperibile, mentre la parte inferiore era scoperta ma avvolta probabilmente in un sudario o mantello. Siccome queste particolari caratteristiche sono riscontrabili nella maggior parte delle sepolture ed in tutte le necropoli analizzate in questa sede 365 , ci si troverebbe in questo caso di fronte ad un tratto cultuale ampiamente condiviso, allo stesso modo della disposizione per file, tipica delle popolazioni barbariche di origine “germanica”. Un numero più ridotto di individui, invece, appariva deposto in una semplice fossa terragna. In questo modo, gli spazi che si crearono a seguito della decomposizione dei tessuti molli furono progressivamente colmati dal riempimento della sepoltura e le singole ossa subirono lievissimi spostamenti, mantenendosi solitamente in connessione tra di loro.

Sulla base di tali constatazioni è quindi ipotizzabile che al momento della sepoltura, i corpi fossero parzialmente coperti nella parte alta con qualcosa in materiale

364 Come indicato anche dalla normativa ministeriale. Si veda a riguardo la scheda di campo reperibile sul sito dell’ICCD: http://www.iccd.beniculturali.it/index.php?it/473/standardcatalografici/Standard/1

365 Con l’eccezione dei siti di Varpalota, Bezenye e Vörs, per i quale non sono disponibili disegni precisi dei resti antropologici delle singole sepolture, ma solo delle posizioni degli oggetti al rinvenimento.

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Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana Dalla metà del V secolo i “cimiteri a file” si erano già stabiliti in numerose parti del centro e ovest Europa, questa particolare disposizione si era presentata come un fenomeno nuovo, e si distingue per la presenza costante o quasi di quattro diversi aspetti identificati come fondamentali366:

migrazioni, appare evidente come le élites barbare cercarono nuove forme di espressione e distinzione sociale, ed è in questo ambiente che divennero comuni le sepolture armate o con gioielli. Se le necropoli a file sono tipiche in quest’epoca per tutti i popoli soggetti alle migrazioni, un tratto peculiare delle necropoli longobarde, anche se non costante in tutti i siti, sono le “casette della morte” 368 . Questa tipologia sepolcrale è caratterizzata dalla presenza di alcune buche di palo, solitamente quattro ma variabili da due a tre, rinvenute agli angoli della fossa, che secondo le interpretazioni correnti avevano lo scopo di sorreggere una costruzione visibile sulla superficie del cimitero. In realtà, se la struttura superiore fosse stata sempre e pienamente visibile sopra il terreno ci si aspetterebbe che tutte le tombe con questa caratteristica siano state depredate, mentre almeno un terzo risultava ancora integro al momento del rinvenimento. Di conseguenza si può ipotizzare che esistessero diverse tipologie di tombe che prevedevano la disposizione di pali, e non tutte dovevano essere evidenti dall’esterno.

-inumazioni -orientamento delle sepolture -deposizione di armi nelle sepolture maschili -presenza di accessori metallici nelle sepolture femminili. Questi aspetti possono essere visti come “ideali” e assieme danno un’idea del genere di cimitero, ma non tutti appaiono in ogni singolo caso in tutti i territori soggetti alle migrazioni. Rispetto all’epoca romana, quando il trattamento più comunemente usato per i cadaveri prevedeva l’incinerazione, nei cimiteri dei popoli “germanici” l’uso comune è quello dell’inumazione. In realtà la pratica della sepoltura in terra era usuale in area mediterranea già dal II secolo d.C., ed era diventata la pratica standard dalla metà circa del III secolo e anche prima in ambito germanico, dove già nel I secolo d.C. alcuni capi avevano avuto sepolture speciali per distinguersi dal resto della popolazione. Per queste tribù l’inumazione in terra aveva rappresentato innanzitutto un esempio di distinzione sociale e status e non rappresentava quindi una completa innovazione. Il secondo punto-chiave nelle necropoli a file è l’orientamento delle singole sepolture, con la testa a ovest che guarda verso est, e nemmeno questo rappresenta una novità nel V secolo, i primi cambiamenti dall’orientamento nord-sud a quello ovest-est si notano infatti già nel IV secolo. In generale questo passaggio, solitamente interpretato come un riflesso della conversione al cristianesimo, si nota precocemente anche in aree in cui la conversione avvenne molto più tardi e necessiterebbe di indagini molto più approfondite. La deposizione delle armi e dei gioielli, in genere fibule, saranno analizzate più avanti nel capitolo, e come si vedrà rappresentano una costante all’interno dei siti, ma non sono presenti in tutte le sepolture, bensì solo in una parte ristretta.

Le “casette della morte” si possono trovare sia in abbinamento a sepolture in cassa che in piena terra, per entrambi i generi e tutte le età, sia con corredi ricchi sia molto semplici o senza corredo. Le 29 sepolture con “casetta della morte” rappresentano il 5,08% del totale ma, data la distribuzione non omogenea 369 è probabile che in molte necropoli non siano state notate a causa della metodologia di scavo. Oltretutto, questo tratto sembrerebbe più tipico dell’area sud-pannonica, in quanto solo raramente rinvenuto nei siti nord-danubiani ed in generale in territorio austriaco, anche in siti scavati più di recente e con metodologie moderne. Un’altra caratteristica ricorrente in questi siti è la presenza di gradini laterali/riseghe presenti ai lati della fossa, che sono spiegabili come sostegni per una copertura composta da travi o tavole lignee, che potrebbe fungere da “semi-cassa”, e portare alla formazione dello spazio vuoto temporaneo descritto sopra370. Un esempio di questa pratica costruttiva funeraria si può vedere, al di fuori dei siti qui analizzati, nella tomba 4 della necropoli di Szolad, di recente rinvenimento, dove la copertura era

La comparsa delle necropoli in file alla metà del V secolo è stata interpretata come il risultato di un insieme di cambiamenti, causati da una cultura militarizzata posta ai confini con il mondo romano367. C’erano certamente delle specifiche tradizioni culturali in queste aree, ma furono trasformate e riadattate su modelli romani/mediterranei o comunque esterni. In ogni caso, nel corso delle

368 Questa particolare tipologia sepolcrale trova attestazioni anche in ambito turingio. Bemmann J., Mitteldeutschland im 5. und 6. Jahrhundert, pp. 67-68. 369 Erpersdorf tombe 14 e 20; Kadarta tomba 3; Kajdacs tombe 10, 16, 21, 22, 23, 24, 25, 29, 35, 38; Szentendre 15, 16, 26, 31, 33, 34, 56, 57, 59, 60, 62, 64, 66, 68, 71, 83. 370 Si veda, tra gli esempi più chiari, Bóna I., Horvath J., Langobardische Gräberfelder in Westungarn: p. 42, figura 18, individui 28- 30; p. 71, figura 43; p. 90, figura 60.

Si veda a riguardo Barbiera I., Memorie sepolte, con ampi rimandi bibliografici. 367 Brather S., Acculturation and Ethnogenesis, p. 167. 366

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Analisi e confronti ancora integra371, ed è documentata anche in Italia, dove però solitamente la copertura era in pietra372.

elemento che confermerebbe l’appartenenza di queste particolari deposizioni al popolo longobardo, o almeno la contemporaneità delle due tipologie sepolcrali. Il vaso dell’urna 1 della necropoli di Kajdacs (Figura 21) è un contenitore in ceramica grezza con decorazione stampigliata su due ordini, il primo composto da una fila di rettangoli allineati, il secondo da rombi disposti su triangoli con l’apice verso il basso. La stessa decorazione, leggermente semplificata, è proposta, su un contenitore della stessa tipologia rinvenuto nella tomba 5 della stessa necropoli, dove era deposto come elemento del corredo assieme ad altri oggetti (Figura 22). È un vaso in ceramica stampigliata anche quello dell’urna 43 dello stesso sito, che presenta una decorazione più articolata disposta su tre ordini, il primo a X allineate, il secondo a semicerchi allineati ed il terzo a rombi sistemati in triangoli con l’apice verso il basso (Figura 23).

4.2 - Incinerati e urne

Sebbene il rito sepolcrale dei Longobardi sia caratterizzato dalla sepoltura in terra o in cassa accompagnata dal corredo, alla popolazione immigrata rimanda senza dubbio anche la pratica delle poche incinerazioni rinvenute in questi siti, di cui sono presenti 11 esemplari, 1 su 53 tombe nella necropoli di Tamàsi e 10 su 55 a Kajdacs 373 . Questo costume funerario è attestato per i Longobardi nei loro stanziamenti nella regione dell’Elba, ed in minor parte anche in Boemia e Moravia, mentre in Pannonia sepolture di questo tipo sono documentate solo nei territori occupati durante la seconda ondata migratoria, quindi nell’area più a sud374. In realtà sembrerebbe che i Longobardi in Pannonia impiegassero quasi esclusivamente sepolture a inumazione, ma è possibile che i cimiteri a incinerazione siano andati distrutti dai lavori agricoli, e che sepolture in urna isolate all’interno di più grandi necropoli non siano state identificate, soprattutto in caso di scavi avvenuti in anni non recenti. Per le deposizioni in urna di nostro interesse purtroppo non si dispone di alcun genere di analisi, ed è probabile che in sede di rinvenimento i contenitori siano stati svuotati per recuperare gli eventuali oggetti del corredo, impedendo quindi ogni ulteriore ricerca futura. I materiali rinvenuti all’interno di queste urne tenderebbero ad attribuirle a individui comuni, infatti l’urna 45 di Kajdacs ha restituito una fusaiola, la 47 dei frammenti di un coltello in ferro, mentre nell’urna 27 del sito di Tamàsi è stato identificato solo un piccolo chiodo in ferro pertinente probabilmente un pettine in osso non conservato, nessuna ha restituito armi o fibule.

Figura 21: contenitore dell'incinerazione 1 di Kajdacs. Rielaborazione da Bóna, Horvath 2009375.

I dati sui contenitori delle incinerazioni sono interessanti in quanto i vasi impiegati come urne sono delle stesse tipologie di quelli rinvenuti nei corredi sepolcrali, Figura 22: necropoli di Kajdacs, vaso della tomba 5. Rielaborazione da Bóna, Horvath 2009. 371 Vida T., La ricerca e le ultime scoperte longobarde in Pannonia, p. 58, con bibliografia precedente. 372 Castel Trosino, tombe 12 e 77. Paroli L., La necropoli altomedievale di Castel Trosino (Vol. 1-2), Borgo S. Lorenzo 2007. 373 Non sono incluse le 19 urne rinvenute nella necropoli di Szentendre, di cui non si dispone della descrizione e non si è nemmeno certi della datazione. 374 Oltre alle sepolture in urna individuate nei cimiteri qui analizzati, di recente sono state individuate urne anche più a nord, nel sito di Menföcsanak, che presentava 25 sepolture e 3 incinerati. Vaday A., “Das langobardische Gräberfeld von Menföcsanak”, in Molnar A., Nagy A., Tomka P. (a cura di), Langobarden und Awaren in der kleinen Tiefebenen, Gyor 2008, pp. 45-54.

Per le dimensioni di tutte le immagini senza scala si rimanda alla bibliografia di riferimento.

375

57

Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana

Figura 24: urna 20 di Kajdacs. Rielaborazione da Bóna, Horvath 2009. Figura 23: urna 43 di Kajdacs. Rielaborazione da Bóna, Horvath 2009.

Il vaso dell’urna 20, sempre della necropoli di Kajdacs, con una forma più bassa e larga rispetto agli altri, si distingue per la decorazione in parte stampigliata ed in parte graffita (Figura 24), mentre gli altri contenitori erano semplici olle in ceramica grezza, senza decorazioni né manici. Si distingue da questi l’urna della necropoli di Tamàsi, non solo perché rinvenuta in abbinamento ad una sepoltura (tomba 28, Figura 25), ma anche per la lavorazione a mano invece che al tornio e per la forma singolare, senza labbro e con quattro piccole impugnature vicino al bordo superiore. Nonostante la particolarità di quest’ultimo vaso, l’appartenenza alla cultura materiale longobarda si può confermare sia grazie alla particolare posizione di rinvenimento, all’interno di una sepoltura, sia grazie ai confronti disponibili con i siti di Neuruppersdorf (tomba 20) e Jenštejn (tomba 19) dove sono stati trovati altri due esemplari dello stesso vaso, deposti come oggetti di corredo376. Eventuali rapporti di parentela tra l’individuo inumato e quello cremato deposto accanto potrebbero essere confermati solo da analisi genetiche, che purtroppo non sono mai state eseguite e che sono praticamente impossibili da compiere su resti cremati.

Figura 25: urna della necropoli di Tamàsi. Rielaborazione da Bóna, Horvath 2009.

4.3 - Sepolture bisome

Il rito funerario caratteristico di questi siti prevede inumazioni singole, ma ci sono alcuni rari casi di sepolture bisome 377 . È importante rilevare come in nessuno dei siti analizzati sia venuta alla luce alcuna sepoltura multipla, contenente più di due individui, né riduzioni, con ossa raggruppate su un lato della sepoltura per fare spazio ad un nuovo corpo. Di conseguenza, tutte le sepolture bisome rinvenute devono essere attribuite ad individui legati tra loro da qualche genere di rapporto, oppure deceduti contemporaneamente o a brevissima distanza di tempo l’uno dall’altro. Si tratta solitamente di sepolture con corredi piuttosto semplici, con l’eccezione della tomba 2 della necropoli di Kapolnasnyek, che conteneva una giovane donna ed un individuo infantile in età neonatale, con un corredo particolarmente importante che comprendeva tra le altre cose una coppia di fibule a S in argento dorato, una coppia di fibule a staffa di

376 Per Neuruppersdorf: Tejral J., K langobardskému odkazu v archeologických pramenech na územi Československa, 1975; per Jenštejn: Droberjar E., Thüringische und langobardische Funde und Befunde in Böhmen.

377 Aspersdorf tomba 7, individui A e B; Brunn tombe 24A e 24B; Kajdacs tombe 41A e 41B; Kapolnasnyek tomba 2, individui A e B; Rohrendorf tombe 6A e 6B; Varpalota tombe 4A e 4B e tombe 25 e 26; Vörs tomba 24 individui A e B.

58

Analisi e confronti tradizione franca in argento dorato e niellato 378 , e numerosi elementi pertinenti la fascia pendente della cintura379 . Un altro caso particolare è la tomba 4 della necropoli di Varpalota, che conteneva due soggetti affiancati (individui A e B); il primo individuo era di sesso femminile e non aveva alcun elemento di corredo mentre il secondo individuo, identificato come maschile, era invece accompagnato da numerosi oggetti solitamente attribuiti alle sepolture femminili, tra i quali anche una coppia di fibule a S.

Nello specifico la tomba 4 della necropoli di Bezenye aveva al suo interno solo una punta di lancia in ferro, deposta allo stesso modo delle altre tombe con corredo con lancia della necropoli, ovvero conficcata nel terreno nella parete della fossa. Questo particolare rinvenimento potrebbe essere interpretato come una sorta di cenotafio, creato a ricordo di qualcuno morto lontano per cui non era disponibile il corpo e in occasione della cerimonia funebre venne deposta solo l’arma che lo rappresentava. Un’usanza con un significato simile si ritrova anche in Italia a Cividale del Friuli, dove il toponimo “pertica” della necropoli di San Giovanni fa riferimento all’uso di piantare un’alta pertica nei cimiteri, per commemorare i membri della comunità deceduti lontano da casa, secondo un’usanza ricordata anche da Paolo Diacono384.

La rara ricorrenza di sepolture bisome tenderebbe a escludere la possibilità di riferire questa usanza al popolo longobardo, anche se i due esempi proposti, che di certo non sono gli unici in territorio pannonico, presenterebbero un quadro particolare. Il caso della sepolture della donna e, si suppone, di suo figlio, è finora un caso unico, e quindi si può spiegare come un’eccezione dovuta probabilmente alla morte contemporanea o quasi di entrambi i soggetti. Il secondo caso invece è più comune, anche se è molto raro l’abbinamento di corredo ricco/nessun corredo, mentre l’attribuzione di oggetti tipicamente femminili a un individuo maschile potrebbe essere riferito a un errore di interpretazione del sesso o uno scambio dei resti ossei al momento del recupero. Nonostante ci sia un altro caso di incongruenza tra sesso e genere380 non potendo esaminare in prima persona i resti ossei non è possibile trarre ulteriori conclusioni.

4.5 - Oggetti di “genere” L’analisi dei dati riguardanti le sole sepolture integre di sesso identificabile, quindi antropologicamente femminili o maschili 385 , mostra alcuni dati piuttosto interessanti riguardo determinate categorie di oggetti che potremmo definire “esclusivi” di uno o dell’altro genere (Tabella 2). Oltre alle armi ed alle fibule, come vedremo oltre, ci sono altri oggetti che sono stati ritrovati quasi esclusivamente in sepolture maschili oppure femminili e che quindi dovevano essere di uso esclusivo, o quasi, di uno dei due sessi. Fanno parte di questo gruppo, oltre a vaghi di collana, orecchini ed aghi crinali, che, come prevedibile, sono generalmente di uso femminile e verranno analizzati assieme ai gioielli, anche alcuni attrezzi da lavoro o di uso quotidiano quali acciarino, cote, pinzette e punteruolo, di uso quasi esclusivamente maschile; riservati alle donne invece sono i pesi da telaio, mentre l’ago da cucito in ferro, che verrebbe da attribuire istintivamente al mondo femminile, è venuto in luce più spesso in sepolture maschili. Questi dati sembrerebbero indicare un quadro piuttosto preciso in cui le funzioni sociali riservate all’uomo e quelle riservate alla donna erano ben distinte, definite sulla base di alcuni lavori

4.4 - Tombe vuote

Numerose sepolture erano vuote al momento del rinvenimento e non contenevano quindi alcun resto osseo. Si tratta 25 tombe in tutto 381 , alcune delle quali risultavano disturbate al momento del rinvenimento, quindi si può supporre che i resti ossei siano stati asportati durante il furto degli elementi del corredo 382 , mentre altre sembravano integre e l’interpretazione più probabile è che l’acidità del terreno abbia consumato completamente le ossa. In realtà le sepolture vuote che non mostravano segni di disturbo solo raramente hanno restituito materiali di corredo383, per cui si può pensare che fossero effettivamente rimaste vuote.

384 PAOLO DIACONO, Historia Langobardorum, V- 34: “Ad Perticas autem locus ipse ideo dicitur, quia ibi olim perticae, id est trabes, erecte steterant, quae ob hanc causam iuxta morem Langobardorum poni solebant: si quis enim in aliqua parte aut in bello aut quomodocumque extinctus fuisset, consanguinei eius intra sepulchra sua perticam figebant, in cuius summitate columbum ex ligno factam ponebant, quae illuc versa esset, ubi illorum dilectus obisset, scilicet ut sciri possit, in quam partem is qui defunctus fuerat quiesceret”. 385 Si ricorda che non sono state eseguite analisi antropologiche in prima persona. In questa analisi sono stati aggiunti i corredi di soggetti non antropologicamente identificabili ma che avevano corredi chiaramente di genere, come collane in pasta vitrea e fusaiole per le donne, oppure armi per gli uomini; v. infra nel capitolo per il motivo.

378 Di una tipologia molto simile a quella presente nella tomba 21 di Racalmàs. 379 Per analisi e significato di questi oggetti si veda oltre. 380 Brunn tomba 8. 381 Aspersdorf tombe 9 e 23; Bezenye tombe 4 (quest’ultima con corredo), 68, 77; Brunn tombe 11, 12, 16, 22, 27, 31, 38, 42, 47, 48; Erpersdorf tomba 23; Kajdacs tombe 28 e 34; Mödling tomba 8; Rohrendorf tomba 7; Szentendre tombe 52, 55, 58. 382 Aspersdorf tombe 9 e 23 (quest’ultima con corredo); Brunn tombe 11, 12, 16, 22, 27, 31, 38, 42, 47, 48; Racalmàs tomba 19. 383 Aspersdorf tomba 23, Bezenye tomba 4.

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Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana N° presenze maschili (100 tb)

% presenze maschili

N° presenze femminili (103 tb)

% presenze femminili

acciarino

41

41%

5

4,8%

ago crinale

0

-

10

9,7%

ago in ferro

6

6%

3

2,9%

coltello

68

68%

49

47,5%%

cote

6

6%

0

-

fibbia da cintura

63

63%

55

53,3%

orecchini

0

-

7

6,7%

peso da telaio

2

2%

25

24,2%

pettine in osso

15

15%

23

22,3%%

piastrine

18

18%

12

11,6%

pinzette

18

18%

3

2,9%

punteruolo

20

20%

1

0,9%

vaghi di collana

1

1%

80

77,6%

vetro

5

5%

10

9,7%

nessun corredo

6

6%

12

11,6%

Tipologia/ categoria

media oggetti/ tomba 4,91 4,33 Tabella 2: analisi degli oggetti di “genere”, solo sepolture integre.

quali la tessitura per la donna e lavori manuali e gestione del fuoco per l’uomo. I casi in cui questi oggetti si ritrovano in sepolture del sesso opposto sono talmente rari da costituire un’eccezione e nel mondo funerario possono anche essere interpretati come apotropaici o doni al defunto.

-

scanalatura centrale sia lisce; la seconda tipologia, rinvenuta meno di frequente, presenta un innesto più lungo della media e una punta stretta quasi quanto l’innesto. Una particolare tipologia, rinvenuta in soli sei esemplari386, prevede una punta molto corta ed un innesto particolarmente lungo; a questa si contrappone una tipologia opposta, con un innesto molto corto ed una punta molto lunga, rinvenuta in soli tre esemplari negli stessi cimiteri della precedente387. Dello scudo possono essere conservati sia l’umbone sia l’impugnatura e i chiodi, solitamente cinque; se per l’impugnatura ed i chiodi è impossibile distinguere tipologie, l’evoluzione delle forme dell’umbone può costituire un importante elemento di cronologia relativa. La fase iniziale è rappresentata da umboni di forma arrotondata, sia ovali che tondeggianti, mentre col passare del tempo l’evoluzione porta a forme più squadrate. Le punte di freccia sono principalmente a forma di foglia di alloro più o meno allungata e con o senza scanalatura centrale; raramente si ritrovano frecce di forma triangolare, rinvenute solo in tre siti388, oppure con sezione a tre lati,

4.5.1 - Armi e armati

Un tratto caratteristico dell’identità maschile longobarda sarebbe la possibilità di partecipare alla guerra come armato; le armi rinvenute nelle sepolture definite longobarde sono spatha, scramasax, lancia, scudo e frecce, di tutte sono conservate solo le parti in ferro. La spatha, o spada, è la classica arma a doppio taglio ed è solitamente lunga tra i 90 cm e il metro, è comune a tutta l’area germanica e solo raramente si distingue per la presenza di damascatura. Molto simile risulta lo scramasax, un’arma sempre a doppio taglio ma nettamente più corta rispetto alla spada, con una lunghezza variabile dai 30 ai 40 cm. Più complessa è la definizione delle tipologie della lancia, che possono essere varie e diversificate. La tipologia più comune è a forma di foglia di alloro più o meno allungata, sia con

386 Brunn tomba 30; Hegykő tombe 40 e 67; Szentendre tomba 45; Tamàsi tombe 24 e 31. 387 Brunn tomba 21; Hegykő tomba 1; Szentendre tomba 49. 388 Aspersdorf tomba 19, Brunn tomba 8, Hegykő tomba 62.

60

Analisi e confronti rinvenute in tre sepolture in due siti389. Un unicum è la freccia cava incendiaria rinvenuta nella tomba 7 della necropoli di Kadarta, che finora non ha altri confronti in territorio germanico per l’epoca delle migrazioni. Al fine di definire le caratteristiche funerarie è importante evidenziare la posizione di rinvenimento delle armi. Solitamente la lancia è conficcata nella parete della fossa, alla testa o ai piedi dell’inumato, e dall’angolatura sembra che venisse conficcata nel terreno dopo la deposizione della cassa, quando presente, o della salma (Figura 26). Lo stesso è valido per per lo scudo, di cui ad oggi resta solo l’umbone e a volte qualche chiodo, oggetti che vengono spesso recuperati in una posizione più alta rispetto al corpo. Di conseguenza lo scudo si trovava al di sopra della cassa o della copertura, se presenti, oppure doveva essere appoggiato sopra il cranio dell’inumato nel caso di sepolture in piena terra. Spesso si è detto come la particolare caratteristica di deporre scudo e lancia fuori dalla cassa o comunque sopra il defunto fosse dettata dalla necessita di mettere in evidenza le caratteristiche sociali degli inumati. In realtà, sembra più logico che questa pratica fosse imposta da questioni pratiche: mettere la lancia e lo scudo dentro la cassa avrebbe implicato dover costruire casse molto più grandi e di conseguenza anche fosse più grandi. La tradizione archeologica attribuisce per il popolo longobardo ogni particolare abbinamento di armi a una specifica classe sociale. Il corredo con armamento completo composto da lancia, spatha, scudo ed eventualmente scramasax sarebbe tipico della classe dominante, gli adalingi, e degli arimanni. Il corredo composto dalla sola lancia corrisponderebbe alla classe sociale dei giovani arimanni, anche se spesso attestato anche in tombe attribuite ad individui adulti.

Figura 26: sepoltura di guerriero con dettaglio della punta di lancia conficcata nel terreno; necropoli di Szentendre, tomba 25. Rielaborazione da Bóna, Horvath 2009.

L’arma più comune è la lancia, presente in 38 sepolture, seguono la spada con 30 presenze, le punte di freccia con 21, gli scudi con 20, mentre lo scramasax risulta estremamente raro ed è venuto alla luce in sole 3 sepolture. I diversi abbinamenti di queste armi sono molto vari, anche se è piuttosto comune rinvenire da sole la lancia (10 presenze) o le frecce (16 presenze)391; abbinamenti di frecce ed altre armi sono estremamente rari e in questi casi solitamente la freccia è solo una e potrebbe avere un significato apotropaico, come nella tomba 31 della necropoli di Tamàsi, dove le punte di freccia erano tre e la posizione di rinvenimento lascia intendere che siano state sistemate appositamente e rappresentino un dono verso il defunto anziché che un’arma. Nella stessa categoria si possono inserire la tomba 7 della necropoli di Kadarta e la tomba 42 della necropoli di Tamàsi, che avevano una singola freccia assieme a lancia, scudo e spada; nel caso di Tamàsi addirittura la freccia era situata all’interno di un

Arco e frecce identificherebbero gli aldii, semi-liberi o comunque sottoposti ad un padrone, mentre senza alcuna arma sarebbero sepolti solo gli individui della popolazione servile390. Questa partizione va considerata con molta cautela in quanto i dati a disposizione indicano una situazione molto più complessa. Innanzitutto è necessario porre in evidenza come, su 100 sepolture indisturbate identificate come maschili, ben 61 avessero un corredo con armi, quindi più della metà.

391 Lancia: Bezenye tombe 23, 24, 28, 56; Hegykő tombe 67; Kadarta tomba 1; Kajdacs tomba 22; Kapolnasnyek tomba 3; Tamàsi tombe 9, 39. Frecce: Hegykő tombe 6, 60, 61; Kajdacs tombe 5, 21, 24; Racalmàs tomba 14; Szentendre tombe 46, 51, 82, 89; Tamàsi tombe 20, 40, 41, 48, 53.

Kajdacs tomba 5, Szentendre tombe 46 e 82. Si veda Bóna I., Horvath J., Langobardische Gräberfelder in Westungarn, p. 184 e seguenti, con bibliografia precedente. 389 390

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Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana sacchetto in materiale deperibile che non si è conservato, quindi non era sicuramente usata come arma. Diversi sono i casi delle deposizioni 12 della necropoli di Varpalota e 4 di Racalmàs: nel primo caso assieme alla lancia erano conservate numerose frecce rinvenute in un unico agglomerato, che indica come in origine fossero conservate in una faretra, e diversi elementi pertinenti un arco, l’unico rinvenuto tra tutti i siti, mentre nel secondo assieme alle punte di freccia392, c’era una spada. Questi sono gli unici due casi in cui si possono considerare tra le armi sia le frecce sia la spada o la lancia, fatto che indicherebbe quindi una dualità di funzione in un contesto militare, oppure una fase di passaggio tra due diversi incarichi. Tutte le altre armi sono associate secondo diversi tipi di abbinamenti, che indicano una situazione più complessa dei soli adalingi e arimanni che ci tramandano le fonti storiche393.

questo corredo fa pensare a una figura istituzionale o rappresentativa, più che a un singolo guerriero armato della sola ascia. Un caso unico è anche la tomba 15 della necropoli di Racalmàs, l’unica che aveva in abbinamento scudo e spada. In generale quindi è possibile individuare almeno cinque diverse categorie, identificabili negli abbinamenti che ricorrono più di due volte: partendo dal presupposto che l’abbinamento lancia-scudo-spada può avere anche la variante con il sax, le altre categorie sarebbero lancia e spada (anche nella variante lancia e scudo), solo lancia, solo frecce, solo spada. Se non si contano i rari casi in cui le frecce sono abbinate ad altre armi, si può pensare che la categoria dell’arciere fosse una tipologia sociale a sé; in ogni caso nulla implica che gli arcieri non fossero individui liberi e non semi-liberi come tradizionalmente definiti. Una conferma in tale senso, nonostante la forte differenza cronologica, verrebbe da sepolture “germaniche” risalenti al I secolo d.C.. In alcuni casi punte di freccia in argento, rinvenute singolarmente all’interno di tombe con corredi articolati che non presentavano alcuna altra arma, sono state interpretate come “pars pro toto” al posto di arco e frecce 398 . Per quanto riguarda le categorie di lancia e spada o scudo, si può proporre che si tratti di due diverse fasi intermedie tra l’armamento di sola lancia (o di sola spada) e l’armamento completo, ma l’idea che si ricava da questo insieme di dati è che in ogni caso il contesto sociale e militare fosse particolarmente articolato e includesse molte più possibilità di quelle tradizionalmente considerate. Di conseguenza è evidente come le differenze tra gli individui potrebbero essere molte, forse anche di carattere etnico, e non essere percepite.

L’abbinamento di armi completo di lancia- spada- scudo e talvolta scramasax, che dovrebbe rappresentare lo status di adalingo/arimanno, è l’abbinamento più comune ed è presente in quattordici sepolture 394 , il 22,9% del totale di sepolture con armi. Esistono almeno altre due categorie, individuabili tramite i diversi abbinamenti ricorrenti: otto sepolture hanno restituito lancia e spada395, mentre altre due avevano lancia e scudo396. La distribuzione spaziale di queste ultime due categorie risulta piuttosto disomogenea, la prima infatti e presente quasi uniformemente nell’area in oggetto, mentre la seconda è presente solo nel sito di Varpalota, e sembra una variante peculiare di quel sito. Un’altra tipologia è rappresentata da quattro sepolture che avevano tra le armi solo la spada397; incredibilmente raro invece è trovare lo scudo come unico elemento di corredo e può essere considerato un unicum, si tratta della tomba 6 della necropoli di Poysdorf, conosciuta come la “sepoltura dell’Orefice di Poysdorf” per la presenza di diversi attrezzi da lavoro e due modelli in bronzo di fibule a S e a staffa. Questa è anche una delle sepolture più complesse e con il più alto numero di oggetti tra quelle con armi e la presenza dello scudo potrebbe aver avuto una funzione puramente rappresentativa o sociale, mentre il mestiere reale era quello di orefice ed è rappresentato dal resto del corredo. Un caso simile potrebbe essere la tomba 34 della necropoli di Hegykő, l’unica ad aver restituito un’ascia, assieme alla quale erano presenti anche una moneta bizantina e una bilancia a due braccia; la particolarità di

4.5.2 - Fibule e gioielli

Se per gli uomini era importante il riconoscimento come membri dell’esercito, segnalato nelle tombe dalla presenza delle armi, diverso sembra essere il grado di comprensione attuale per l’ambito femminile. Le sepolture femminili contemporanee hanno restituito, infatti, numerosi accessori in metallo – i più comuni sono fibule di diversi tipi – sulla base dei quali sono state sviluppate numerose interpretazioni di genere, età, status sociale ed etnicità399.

392 Sette, rinvenute in un agglomerato, che assieme ad un anello lasciano intendere la presenza di una faretra. 393 Si veda in proposito Bóna I., The dawn of the dark ages: the Gepids and the Lombards in the Carpathian Basin, Budapest 1976. 394 Hegykő tombe 1 e 73; Kajdacs tombe 31 e 40; Poysdorf tombe 3 e 5; Szentendre tombe 81 e 84; Tamàsi tomba 24; Varpalota tombe 11 e 25; anche con scramasax Hegykő tomba 64, Szentendre tombe 44 e 49. 395 Bezenye tomba 15; Hegykő tome 26, 30, 70; Mödling tomba 6; Rohrendorf tomba 11; Szentendre tombe 14 e 25. 396 Varpalota tombe 3 e 36. 397 Bezenye tombe 3 e 64; Hegykő tomba 33; Tamàsi tomba 28.

Brather S., Acculturation and Ethnogenesis, p. 145 Si possono vedere a riguardo Barbiera I., Changing lands in changing memories: migration and identity during the Lombard invasions, Firenze 2005; Brather S., Acculturation and

398 399

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Analisi e confronti Le fibule longobarde risalenti allo stanziamento in Pannonia sono sostanzialmente di due tipi e si distinguono innanzitutto per la funzione e per la forma (Figura 27). Le fibule dette “a S”, portate in coppia, di tradizione strettamente longobarda, sono di norma ritrovate nelle tombe integre all’altezza del petto ed erano probabilmente utilizzate per chiudere la veste o il mantello. La denominazione di “fibule a S” è determinata dalla forma che ricorda una S, ma fibule con questo utilizzo possono essere anche a forma di rosetta o piccolo disco, più comuni in ambiente francoalamanno 400 , recentemente classificate tipologicamente secondo il materiale e la decorazione e conseguentemente datate grazie agli abbinamenti con altri oggetti401. Anche le fibule a staffa, chiamate anche “ad arco”, sono state rigidamente classificate secondo numerosi sottotipi 402 , che si basano sia sulla tipologia della decorazione che sulla forma 403 . In realtà la funzione di tutte le diverse tipologie di fibule a staffa nel mondo longobardo è la stessa: erano portate, anche queste in coppia, su una lunga striscia di tessuto che pendeva dalla cintura – solitamente vengono ritrovate, infatti, tra i femori – assieme ad altre piccole decorazioni che dovevano far parte della stessa fascia ornamentale (Figura 29)404.

Si distingue per la posizione di rinvenimento il sito di Hegykő, dove le fibule a staffa sono state recuperate molto più in alto, appoggiate sul bacino o sul basso ventre, come ad indicare una moda tipica di questa unica necropoli (Figura 28). Nei siti di nostro interesse le fibule erano presenti in totale in 56 tombe femminili, sia in una sola tipologia che in diverse combinazioni, ma mai come unico oggetto di corredo405. La maggior parte delle fibule rientra nella tipologia usata per chiudere la veste ed è solitamente ad S, rinvenuta in 34 tombe, o più raramente a rosetta, presenti in 16 tombe; è molto raro che queste due tipologie vengano rinvenute assieme nella stessa sepoltura e in questi casi non sono mai due coppie, ma una coppia formata da una fibula a S e l’altra a rosetta o a disco406. L’impressione generale è che le fibule di questa tipologia, nonostante siano comunemente interpretate come più antiche rispetto a quelle a staffa, siano allo stesso tempo meno comuni nei siti nord-danubiani, forse anche a causa della più alta percentuale di tombe depredate in quella zona (si vedano le tabelle delle presenze in appendice).

Ethnogenesis along the Frontier; Amory P., People and identity in Ostrogothic Italy, Cambridge 1994 . 400 Bóna I., Die Langobarden in Ungarn, p. 208. 401 Vielitz K., Die Granatscheibenfibeln der Merowingerzeit, Montagnac 2003. 402 Kühn H., Die germanischen Bügelfibeln der Völkerwanderungszeit in der Rheinprovinz, Gratz 1940; Id., Die germanischen Bügelfibeln der Völkerwanderungszeit in Süddeutschland, Gratz 1974; Id., Kühn H., Die germanischen Bügelfibeln der Völkerwanderungszeit in Mitteldeutschland, Gratz 1981. 403 La prassi archeologica vuole che nelle fibule a staffa la “testa” sia la parte usualmente portata verso il basso, spesso nelle fibule longobarde adorna di capocchie, mentre il “piede” sia quella rivolta verso l’alto, spesso raffigurante una testa di animale. Il modo di indossarle, con la testa verso il basso ed il piede in alto, unito al fatto che il piede rappresenti in realtà la testa dell’animale raffigurato, dovrebbe far propendere per una diversa definizione delle parti. Qui, per comodità, si è deciso di usare la denominazione comune. 404 Questo è un tipo di fibula che ricorre in numerose culture germaniche dell’epoca e deriva probabilmente dalle fibule dell’abito militare delle legioni romane Per le diverse interpretazioni si vedano Martin M., “Tradition und Wandel der fibelgeschmückten frühmittelalterlichen Frauenkleidung”, Jahrbuch des Römisch-germanischen Zentralmuseums Mainz 38, 1991, pp. 629-680, in particolare le pp. 659- 664; Böhme H. W., “Beobachtungen zur germanischen Frauentracht im Gebiet zwischen Niederelbe und Loire am Ende der späten Kaiserzeit”, in Wesse A. (a cura di), Studien zur Archäologie des Ostseeraumes. Von der Eisenzeit zum Mittelalter, Neumünster 1998, pp. 435- 451, in particolare le pp. 443- 445; Von Rummel P., “The Fading Power of Images: Romans, Barbarians, and the Uses of a Dichotomy in Early Medieval Archaeology”, in Pohl W., Heydemann G. (a cura di), Post-Roman transitions. Christian and Barbarian identities in the early medieval West, Turnhout 2013, pp. 365-406, in particolare p. 400.

405 Non è stata contata la tomba dell’orefice di Poysdorf, numero 6, nella quale la coppia di fibule a S e a staffa aveva evidentemente un significato diverso rispetto a quello che assume nelle tombe femminili. 406 Kajdacs tomba 2, Szentendre tomba 29.

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Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana

Figura 27: tomba 1 della necropoli di Varpalota, dettaglio delle fibule a S e a staffa con posizione di rinvenimento. Rielaborazione da Werner 1962.

Figura 28: tomba 18 della necropoli di Hegykő, dettaglio delle fibule a staffa con posizione di rinvenimento. Rielaborazione da Straub 2006.

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Analisi e confronti Le fibule a staffa, presenti in 30 sepolture, sono qui suddivise per comodità in due grandi tipologie sulla base della forma della testa: a testa quadrata o a testa ovale407. La maggior parte delle fibule di questo tipo rinvenute nei siti di nostro interesse è a testa ovale mentre molto più rare sono le fibule a testa quadrata, fatto che comunque rientra nella media generale delle fibule a staffa in tutta l’area in oggetto. È interessante notare come le fibule a staffa siano raramente venute in luce da sole come unica tipologia di fibula, tranne che in quattro casi408. In due di questi non era presente la coppia di fibule ma una fibula singola409, che potrebbe avere un significato particolare e comunque devia dalla norma. Gli altri due casi sono entrambi nella necropoli di Tamàsi, tombe 6 e 7, e sembrerebbe una caratteristica peculiare di questo sito, che presenta anche altre particolarità (v. oltre: fibule turinge). In ogni caso la maggior parte delle fibule a staffa era sempre in abbinamento alle fibule funzionali alla veste, sia a S che a rosetta/piccolo disco, al contrario di queste ultime che invece erano da sole circa nella metà dei casi. Inoltre i corredi con la doppia coppia di fibule sono spesso anche tra i più ricchi ed articolati ed hanno un numero di oggetti più alto rispetto alla media delle singole necropoli dove sono state trovate. Sembrerebbe di poter affermare che, mentre la coppia di fibule a S aveva uno scopo decorativo principalmente funzionale all’abito, quello di chiudere la veste o il mantello, le fibule a staffa al contrario avevano uno scopo soprattutto simbolico, il cui fine ultimo era quello di comunicare lo status o il grado di influenza sociale della persona che le portava. Un ulteriore argomento a sostegno dell’importanza simbolica delle fibule a staffa verrebbe dalla posizione di rinvenimento. Susanne Hackenbeck, sulla base dell’analisi della posizione di rinvenimento di diverse fibule della necropoli di Altenerding (Germania), sostiene che la posizione in cui le donne portavano queste fibule, assieme alla loro tipologia e decorazione, fosse indicativa dell’origine e servisse come contrassegno per distinguere l’appartenenza etnica della persona 410 . Nonostante l’apparente forzatura di tale interpretazione, che sembra a prima vista esagerata, questa potrebbe trovare una conferma nella necropoli di Tamàsi, dove nelle tombe 23 e 29 sono venute alla luce due coppie di fibule a staffa di tradizione turingia (Figura 30).

Figura 29: tomba 56 della necropoli di Szentendre; in evidenza il dettaglio della fascia pendente dalla cintura. Rielaborazione da Bóna, Horvath 2009.

Nonostante la tipologia di queste due coppie di fibule sia molto simile, quelle della tomba 23 sono in argento e decorate, mentre la coppia della tomba 29 è in bronzo e priva di decorazione. Inoltre è di particolare importanza in questo caso la posizione in cui erano indossate: nella tomba 23 queste fibule erano portate alla maniera “classica” in cui sono venute alla luce tutte le altre fibule a staffa non solo di questa necropoli, ma di tutti i siti in oggetto, cioè con il piede verso il basso, mentre nella tomba 29 erano portate al contrario rispetto alla tradizionale usanza longobarda, cioè con il piede verso l’alto411. Un altro paragone utile può essere fatto tra la tomba 2 della necropoli di Racalmàs e la tomba 2 di Kapolnasnyek, in entrambe è venuta alla luce una coppia di fibule a staffa di tradizione franca, molto simili tra loro: nel primo caso erano indossate alla maniera “classica” con il piede verso il basso, mentre nel secondo il piede era verso l’alto.

La suddivisione delle tipologie delle fibule a staffa dell’età delle migrazioni è in realtà molto più complessa e comprende più di 90 tipi, distinti sulla base di forma, dimensioni e decorazioni varie. V. nota 404. 408 Tamàsi tombe 6 e 7; Varpalota tomba 13; Kapolnasnyek tomba 1; non si annovera tra queste la tomba 37 di Bezenye, dove erano presenti solo alcuni frammenti forse pertinenti una fibula, per cui potrebbe trattarsi di un’interpretazione erronea. 409 Kapolnasnyek tomba 1, Varpalota tomba 13. 410 Hakenbeck S., “Roman or barbarian? Shifting identities in early medieval cemeteries in Bavaria”, Post Classical Archaeology 2011, in particolare le pp. 52- 55. 407

411 Questa sepoltura ha restituito anche una singola fibula zoomorfa di bronzo a forma di aquila, a rimarcare la particolarità del corredo.

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Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana In quest’ultimo caso inoltre era presente anche un ago crinale, raramente rinvenuto in contesti longobardi, a rimarcare ulteriormente la distanza culturale con le altre sepolture della necropoli412 . Un altro esempio di fibula indossata al contrario si può vedere nella tomba 13 della necropoli di Varpalota, dove era presente una singola fibula di tipo turingio in argento, che era indossata con la testa verso l’alto, mentre tutte le altre fibule della necropoli erano indossate nella maniera “classica” con la testa verso il basso413.

ginocchio sinistro. La particolarità della posizione di rinvenimento lascia pensare che fosse stata deposizione intenzionalmente al momento dell’inumazione e non indossata come negli altri casi, fatto che rimarca ulteriormente la particolarità della sepoltura. Fibule singole particolari sono venute alla luce in due sepolture, una nel sito di Poysdorf e una coppia a Bezenye. La tomba 4 di Poysdorf aveva una singola fibula a rosetta a forma di “becco di uccello” 415 in bronzo; purtroppo, mancando i disegni delle tombe al momento del rinvenimento, non sappiamo quale fosse la posizione dell’oggetto e quindi non sono possibili ulteriori osservazioni. Lo stesso vale per la tomba 11 del sito di Bezenye, dove era presente una coppia di piccole fibule in argento di forma romboidale: purtroppo anche qui non sono disponibili i disegni delle sepolture, ma la presenza della coppia lascia supporre una funzione di chiusura della veste come le classiche fibule a S. Tutte le sepolture con fibule appartenevano a donne adulte, ciò è stato spesso messo in relazione con l’età fertile della donna: solo le donne in grado di procreare portavano fibule 416 . Oltretutto sembrerebbe più ovvio pensare che solo le donne adulte portassero fibule perché solitamente, come accade anche nelle società moderne, non si affidano gioielli preziosi ai bambini, che avevano probabilmente anche un modo diverso di vestire. Appurato che le fibule a S/rosetta/piccolo disco in tutte le loro varianti erano indossate per chiudere l’abito, è probabile che questo fosse diverso tra l’età infantile e quella adulta, forse era più semplice e non necessitava di particolari elementi di chiusura sul petto. Un altro esempio contrario alla teoria della presenza di fibule solo per donne in età fertile è dato dalla tomba 85 della necropoli di Szentendre dove l’inumata, di un’età compresa tra i 50 ed i 60 anni, quindi non più adatta a concepire figli, era accompagnata da un ricco corredo particolarmente articolato che comprendeva la doppia coppia di fibule a S e a staffa in argento.

Figura 30: coppia di fibule dalla tomba 29 (in alto) e 23 (in basso) di Tamàsi. Rielaborazione da Bóna, Horvath 2009.

Se è vero che le fibule a staffa avevano anche un valore simbolico di rilevanza sociale, e non erano indossate esclusivamente come oggetto decorativo, allora è lecito pensare che anche la posizione in cui si trovavano fosse importante e riconosciuta come segno distintivo dagli altri individui della società. Molto rare sono le fibule zoomorfe, che rappresentano solitamente un’aquila, venute alla luce in sole tre sepolture 414 , in due casi erano accompagnate da altre tipologie di fibule, mentre nella tomba 17 di Bezenye la fibula zoomorfa era da sola. È interessante il caso della tomba 65 della necropoli di Hegykő dove la fibula a forma di aquila era abbinata ad una fibula ad S e portata indossate sul petto come una normale coppia di fibule a S. La tomba 29 della necropoli di Tamàsi, oltre che per la particolarità della coppia di fibule turinge, si distingue anche per la presenza di una fibula zoomorfa rinvenuta non sul petto, come di norma, ma sul lato esterno del

Una differente interpretazione, che fino ad ora non è stata considerata, è che le fibule fossero un simbolo dello stato “civile” dell’inumata, sposata o vedova. Purtroppo questa teoria è puramente speculativa, non essendoci registri di matrimonio da consultare. Una risposta in tale senso potrebbe venire esclusivamente dall’analisi antropologica dei markers del parto. Durante la gestazione e il parto, infatti, si verificano modifiche strutturali che causano un aumento della mobilità delle ossa del bacino femminile per effetto ormonale e meccanico; queste modifiche lasciano chiare tracce sulle ossa del bacino, chiamate

Ago crinale: 12 presenze in tutto, 5 in abbinamento a fibule. Bóna I., Die Langobarden in Ungarn, necropoli di Varpalota, p. 188 figura 8, oggetto 4. Per la posizione si può fare il confronto con le figure 2, 5, 9 e 11 della stessa pagina, dove si vede la coppia di fibule a staffa indossate con il piede verso l’alto. 414 Hegykő tomba 65; Bezenye tomba 17; Tamàsi tomba 29. 412

415 “Stilisierten Vogelschnäbel”, Beninger E., Der Langobardenfriedhof von Poysdorf, p. 174. 416 Barbiera I., Memorie sepolte, p. 145. Alcune fibule sono presenti in sepolture infantili e giovanili disturbate che saranno analizzate più avanti.

413

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Analisi e confronti scarring 417 . Tuttavia, la certezza che queste impronte siano veramente indicatori di gravidanze è tutt’altro che assoluta e la gravidanza è solo una delle cause dello scarring della superficie pubica, altri fattori come problemi infiammatori o traumi della sinfisi pubica possono causare tali modifiche. Al momento attuale quindi tale ipotesi non è purtroppo verificabile.

-valore sociale: sia della famiglia in generale sia dello specifico individuo, dettato dalla presenza della doppia coppia di fibule; -valore etnico: di distinzione, determinato sulla base della posizione delle fibule a staffa. Come si è detto, le fibule a staffa venivano indossate probabilmente su una fascia che pendeva dalla cintura lungo le gambe (Figura 29). Questa ipotesi nasce sia dalla posizione di rinvenimento delle fibule, tra i femori, sia da altri oggetti ritrovati nella medesima posizione, che dovevano essere parte integrante di questa fascia. Numerose sepolture riportano traccia di questa usanza, sia in abbinamento alle fibule 419 che senza 420 : in quest’ultimo caso la presenza di questa fascia è stata individuata grazie agli altri oggetti che ne facevano parte, quali vaghi e sfere di diversi materiali, sia in pasta vitrea sia calcaree, chiavi e piastrine. In particolare, è interessante notare come questo costume ricorra sia in sepolture con corredi molto ricchi e articolati, sia in tombe con corredi molto semplici, anche se meno frequentemente, lasciando intendere un ampio uso in tutti gli strati sociali della popolazione, oltre che per l’intera area in oggetto.

Come si è visto, il costume longobardo prevedeva due diverse combinazioni di fibule: fibule a S, rosetta o piccolo disco indossate da sole, oppure indossate in abbinamento a una coppia di fibule a staffa, queste ultime mai rinvenute da sole 418 . L’idea generale che nasce dall’analisi dei dati a disposizione è che questo particolare tipo di ornamento avesse una duplice funzione, dettata da diversi fattori. Innanzitutto è necessario distinguere tra fibule di uso primariamente funzionale all’abito, come sono tutte quelle fibule indossate all’altezza del petto, cioè a S, a rosetta o a piccolo disco, e quelle a staffa che erano indossate sulla fascia che pendeva dalla cintura, e quindi non avevano alcuna funzione pratica. Le fibule funzionali all’abito avevano probabilmente anche uno scopo ornamentale, come tutti i gioielli, ma la funzione primaria era sicuramente legata alla chiusura della veste. Le fibule a staffa al contrario, non avendo una chiara funzione pratica, dovevano avere uno scopo fondamentalmente decorativo e simbolico, dettato probabilmente anche dalla posizione in cui erano indossate. In primo luogo non si può ignorare il valore intrinseco di questi oggetti, che fungevano probabilmente anche da indicatore del potenziale economico della famiglia dell’inumata: due coppie di fibule in materiali preziosi dovevano essere particolarmente costose e quindi solo le famiglie più agiate potevano permettersele; a conferma di ciò si veda anche come la doppia coppia di fibule sia presente nella maggior parte dei corredi più ricchi ed articolati. Secondariamente, come abbiamo visto, la posizione in cui questi oggetti erano indossati doveva avere un qualche significato distintivo, dettato probabilmente dall’origine etnica, o dalla posizione sociale della donna. In sintesi, dalle analisi svolte qui sembra di poter sostenere un triplice valore delle fibule:

Nonostante le fibule siano state oggetto di numerosi studi e siano di conseguenza il materiale meglio conosciuto dell’orizzonte culturale non solo longobardo, ma dell’intero ambito germanico 421 , l’oggetto più tipico dell’uso femminile sembra essere la collana di perline in pasta vitrea, rinvenuta in 80 delle 103 sepolture integre identificate come femminili, quasi l’80% del totale. Le perline possono essere accompagnate da pendagli in materiali preziosi o monete romane rilavorate per essere appese alla collana, ma più comunemente si tratta di semplici perline in pasta vitrea, che possono essere di molte forme e colori. Sebbene in passato sia stato fatto notare come vaghi di collana di questo tipo siano a volte presenti anche in tombe maschili, dai dati qui analizzati risulta che erano presenti in una sola sepoltura delle 100 maschili integre 422 ; dando per scontata la correttezza dell’analisi antropologica è evidente come la presenza di perline in sepolture maschili sia del tutto eccezionale423.

-valore economico: dettato dalla presenza delle fibule che erano un bene costoso;

Altri oggetti tipici dell’uso femminile quali aghi crinali e orecchini sono venuti alla luce con molta meno frequenza, in appena 7 sepolture, mentre bracciali solo in 2. L’ago crinale, sia in ferro sia in argento, rinvenuto

417 L’azione traumatica dovuta al parto si sviluppa principalmente sui legamenti sacro-iliaci ventrali e sul legamento posteriore del pube; le emorragie sub-legamentose esercitano un’azione compressiva sull’osso sottostante, il quale sviluppa in superficie delle zone di atrofia da compressione, di conseguenza impressioni a stampo sono visibili sulla faccia posteriore della sinfisi pubica e nella regione preauricolare degli ilei. Conzato A., Rizzi J., Drusini A., “Analisi statistica della distribuzione dei markers da parto in un numeroso campione di coxali: utilità nell’identificazione sessuale in antropologia forense”, Accademia Roveretana degli Agiati, Atti serie VIII, volume X- B, Rovereto 2010. 418 Tranne i rari casi di cui sopra, che sembrano essere una deviazione dalla norma più che un’usanza costante.

419 Hegykő tombe 18 e 21; Kajdacs tomba 2; Kapolnasnyek tomba 2; Mödling tomba 2; Racalmàs tombe 2,e 16; Szentendre tombe 29, 33, 54, 56, 85, 86; Tamàsi tombe 6, 7, 10, 23, 26, 49, 52. 420 Hegykő tombe 24, 72, 77; Tamàsi tombe 5, 18, 52. 421 Si vedano appunto i già citati lavori di Kühn H. sulle fibue a staffa e di Vielitz K. sulle fibule a disco/rosetta. 422 Erpersdorf tomba 1: tre soli perline. 423 Rari vaghi di collana in pasta vitrea erano presenti anche in quattro tombe maschili disturbate: Brunn tombe 18 e 19, Rohrendorf tomba 4, e nella tomba 24 di Vörs che era bisoma e conteneva un soggetto femminile e uno maschile

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Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana sempre in prossimità o sotto il cranio, aveva verosimilmente una funzione soprattutto pratica, per raccogliere i capelli 424 . Nonostante l’esiguità di questo rinvenimento abbia portato spesso gli studiosi a considerare l’oggetto estraneo alla cultura materiale longobarda e pertinente alla tradizione autoctona, l’omogeneità delle presenze in tutto il territorio in analisi lascia aperte altre possibili interpretazioni. Lo stesso Paolo Diacono riferisce che le donne Longobarde portavano i capelli lunghi: “…Winilorum mulieres solutos crines erga faciem ad barbae similitudinem componerent…” 425 , per cui è lecito pensare che utilizzassero qualche genere di utensile per raccoglierli. La scarsità di rinvenimenti di aghi crinali potrebbe essere dettata dalla difficoltà di raccogliere i capelli della defunta al momento della composizione della sepoltura, oppure generalmente gli aghi crinali erano in materiale deperibile e non hanno lasciato traccia. Resta comunque indubbio che questo tipo di oggetto fosse in uso presso le facoltose signore longobarde, in quanto rinvenuto in corredi con la doppia coppia di fibule 426 e in due sepolture con la spada da telaio (v. infra)427.

corta spada in ferro con una caratteristica punta a forma di graffa, la cui lunghezza è circa la metà rispetto alle spade normali rinvenute nei corredi maschili. Fanno la loro comparsa attorno alla metà del VI secolo e sembrano essere diffuse in maniera particolarmente ampia soltanto nella area merovingia orientale e intorno al Danubio431. Tradizionalmente a questi oggetti viene attribuita una funzione in ambito tessile, in particolare si è pensato che venissero impiegate per battere i tessuti432, sebbene il peso e la forma di questi oggetti lasciano pensare che fossero poco pratici per questo scopo. In conseguenza di ciò, tali manufatti sono stati considerati anche come tradizionali indicatori di genere nei corredi funerari, specifici del costume femminile. Tuttavia, le basi archeologicamente documentabili per tali conclusioni sono relativamente scarse dal momento che nel corso del VI secolo la loro presenza nei corredi femminili non risulta essere né omogenea né tantomeno significativa da un punto di vista quantitativo 433 . In effetti, pur se deposti in prevalenza in tombe femminili, questi oggetti sono attestati anche in corredi pertinenti tombe maschili 434 . Una spiegazione maggiormente plausibile potrebbe essere quella di assegnare a questa categoria di oggetti una funzione simbolica relativa ai criteri di valutazione della ricchezza dei corredi funerari e, di conseguenza, di rango del sepolto 435 . Purtroppo quattro delle sette sepolture con la spada da telaio analizzate nel corso di questo lavoro risultavano disturbate al momento del rinvenimento, quindi non si può essere certi degli abbinamenti con altri oggetti del corredo436. In ogni caso le tre sepolture integre, Kajdacs

Diversa invece è la situazione per quanto riguarda gli orecchini, presenti sempre in 7 tombe, ma mai in abbinamento ad oggetti “tipicamente” longobardi come le fibule. Oltretutto, la distribuzione di questo oggetto non è omogenea, in quanto rinvenuto nei soli siti di Hegykő e Varpalota, in entrambi con tre presenze, e a Szentendre in un’unica sepoltura428. Dai dati raccolti gli orecchini sembrano a tutti gli effetti estranei all’orizzonte culturale longobardo e assorbiti dall’esterno, come dimostrerebbe anche la tomba 20 di Varpalota, dove gli orecchini erano abbinati ad un corredo di tipo Avaro429. Lo stesso si può affermare per i bracciali, rinvenuti in sole due delle sepolture femminili e mai con materiali “longobardi”, rappresentando quindi dei casi isolati430.

Schmidt B., Die späte Völkerwanderungszeit in Mitteldeutschland, Berlino 1961, p. 144. 432 Interpretazione sorta sulla base di un parallelo etnografico con la società dell’isola svedese di Stord, dove all’inizio del secolo scorso le donne usavano per tessere uno strumento simile, però in legno. Si veda Bank-Burgess J., “An Webstuhl und Webrahmen”, in Herzog R., Koller A. (a cura di) Die Alamannen, 1997, pp. 372378. 433 La Slavia V., “Analisi metallografiche di una ‘spada da tessitura’ e di altri oggetti in ferro provenienti dalle necropoli di epoca longobarda di Kajdacs-Homokbánya e Tamási-Csikólegel (Ungheria)”, TEMPORIS SIGNA Archeologia della tarda antichità e del medioevo III, 2008, pp. 188 e seguenti. 434 È il caso ad esempio delle tomba di Roztoky nei pressi di Praga (Repubblica Ceca) nella quale la “spada da telaio” è venuta alla luce insieme ad un pettine di corno/osso, l’umbone di uno scudo e due punte di lancia; Schránil J., Die Vorgeschichte Böhmens und Mährens, Berlino 1928. Un esempio rinvenuto più di recente viene dalla necropoli di Collegno (Torino) dove la tomba 60, definita maschile, databile intorno al 660, ha restituito una “spada da telaio” assieme ad uno scramasax, parti di una cintura ageminata, una fusaiola a spirale ed altri oggetti minori. Qui però le misure ne fanno un oggetto “miniaturizzato”, rinvenuto molto vicino allo scramasax e probabilmente in origine inserito in una tasca del fodero dello stesso. Giostra C., Catalogo, in Pejrani Baricco L., Presenze Longobarde nell’Alto medioevo, Torino 2004, pp. 131132. In questo caso l’interpretazione resta dubbia in quanto tra gli oggetti di corredo era presente anche una fusaiola, anche questa tradizionalmente riferita al mondo femminile. 435 Ipotesi a suo tempo già avanzata da Werner J., Die Langobarden in Pannonien, pp. 34- 35. 436 Tombe con spada da telaio: Aspersdorf tombe 22 e 25, Kadarta tomba 6, Kajdacs tombe 10 e 18, Szentendre tomba 56 e Varpalota tomba 1. 431

Restando all’interno dei materiali rinvenuti esclusivamente come corredo di sepolture femminili, un altro oggetto che sembrerebbe essere strettamente collegato al genere dell’inumato è la cosiddetta “spada da telaio”, definita Webschwert oppure Webmesser, una

424 Tombe con ago crinale: Hegykő tomba 3, Kajdacs tomba 2, Kapolnasnyek tomba 2, Szentendre tombe 29 e 43, Tamàsi tombe 5 e 13. 425 Paolo Diacono, Historia Langobardorum, I, 8. 426 Kajdacs tomba 2, Kapolnasnyek tomba 2, Szentendre tomba 29. 427 Necropoli di Kajdacs, tomba 2 tra le sepolture integre e tomba 18 tra quelle disturbate. 428 Hegykő tombe 3, 17, 23; Varpalota tombe 9, 20, 24; Szentendre tomba 69. 429 Bóna I., Horvath J., Langobardische Gräberfelder in Westungarn, pp. 191 e seguenti. 430 Brunn tomba 17, Hegykő tomba 17; non si annovera tra queste la tomba 56 della necropoli di Szentendre dove un frammento di metallo ricurvo è stato interpretato come potenziale bracciale (Bóna I., Horvath J., Langobardische Gräberfelder in Westungarn, p. 119), ma non essendo né completo né indossato poteva essere qualunque cosa.

68

Analisi e confronti tomba 2, Szentendre tomba 56 (Figura 29, oggetto n. 9) e Varpalota tomba 20, presentavano corredi particolarmente articolati con la doppia coppia di fibule, a S e a staffa, per cui al momento sembrerebbe confermata l’ipotesi che tale attrezzo avesse una funzione simbolica anziché pratica, e non venisse impiegato realmente per la lavorazione dei tessuti, cosa comunque particolarmente difficile dati peso e forma.

di chiusura delle scarpe fosse differente; la comparsa di questa particolare usanza solo in un secondo momento potrebbe essere dettata sia da influenze esterne che dal clima atmosferico più mite di questa regione. Per quanto riguarda le fibbie da cintura, possono essere sia in ferro che in bronzo, più raramente in argento, solitamente abbastanza semplici, sia di forma quadrata che ovale, mentre rare sono le cinture “ a cinque pezzi” o “ a guarnizione multipla” che sono di tradizione più tarda e abbastanza comuni nelle necropoli italiane437. La seconda categoria, riguardante la sfera religiosa, è rappresentata dai resti di pasto e dai vasi e deriva dalla fede probabilmente ancora largamente pagana del popolo longobardo durante lo stanziamento in area pannonica. I contenitori ceramici in origine contenevano cibo o bevande, mentre i resti di pasto sono rappresentati per la maggior parte da ossa di pollo e gusci d’uovo, più rari sono ossa di maiale, manzo, pecora o cervo, queste ultime con un significato particolare che vedremo oltre. Per quanto riguarda i contenitori si tratta soprattutto di olle, molte delle quali con decorazione stampigliata tipica della ceramica longobarda, ma non mancano anche brocche con manico, sia con beccuccio sia con versatoio, e bottiglie. Secondo la tradizione storiografica il popolo longobardo sarebbe stato di religione ariana, mentre Procopio di Cesarea fa un chiaro riferimento alla fede cattolica di questo popolo 438 , ma i dati materiali sono discordi. Purtroppo risalire su base archeologica all’identità pagana piuttosto che cristiana, sia ariana sia cattolica, dei Longobardi, è difficilissimo, data anche la scarsissima presenza di reperti riconducibili a una religione o all’altra.

4.6 - Oggetti indifferenziati

Nonostante la chiara divisione tra oggetti maschili e femminili, numerosi oggetti sono venuti alla luce nella stessa percentuale in sepolture di entrambi i sessi (Tabella 3). Si tratta sia di oggetti di uso quotidiano sia legati alla sfera religiosa della cultura longobarda.

Maschili su 100

Maschili %

Femminili su 103

Femminili %

coltello

68

68%

49

47,5%

elementi scarpe

5

5%

4

3,8%

fibbia cintura

63

63%

55

53,4%

forbici

1

1%

3

2,9%

ossa animali

15

15%

16

15,5%

pettine in osso

15

15%

23

22,3%

piastrine

18

18%

12

11,6%

vaso

20

20%

20

19,4%

La cintura “a cinque pezzi” si compone di cinque elementi metallici fissi, cui si può aggiungere un numero variabile di altri pezzi metallici. Questo tipo di cintura è stata variamente interpretata come elaborazione delle cintura militari romane, assimilata dai Longobardi dopo il contatto con le popolazioni autoctone di tradizione romana che vivevano in Italia e nelle province, oppure come evoluzione stilistica a partire da modelli franchi, anche in questo caso di derivazione tardo-romana. Giostra C., L'arte del metallo in età longobarda: dati e riflessioni sulle cinture ageminate, Milano 2000 , pp. 31 e seguenti, con riferimenti bibliografici precedenti. Le cinture cosiddette “multiple” traggono origine dalle culture turco-mongoliche asiatiche e furono probabilmente trasmesse ai Longobardi dai Bizantini in seguito al contatto di questi ultimi con gli Avari; tale acquisizione sembrerebbe successiva all’arrivo dei Longobardi in Italia in quanto cinture di questa tipologia non sono al momento attestate in Pannonia. Ibidem, pp. 79 e seguenti. 438 “ (…) E tu, o imperatore, considera quanto insufficientemente da noi si disse, e fa’ di compiere quanto sia per convenire pei Romani e pei tuoi Longobardi, riflettendo altresì a questo, che i Romani ben giustamente potran mettersi con noi, i quali intorno a Dio dividemmo sempre le loro idee; e per questa stessa ragione dovran mettersi contro a costoro (i Gepidi), che sono Ariani”, Procopio, “La Guerra Gotica”, III, XXXIV. 437

Tabella 3: materiali senza connotazione di genere.

Tra i primi si annoverano utensili di carattere personale quali pettini, coltelli e forbici, questi ultimi spesso contenuti in origine in una borsa in materiale deperibile, oppure elementi funzionali all’abito come fibbie e piastrine di cinture e rare fibbiette delle scarpe. In particolare queste ultime possono essere di due tipi, per la chiusura all’altezza della caviglia oppure sotto il ginocchio e possono essere anche ritrovate in combinazione tra loro. Queste fibbiette sono state rinvenute soprattutto nella parte più meridionale della Pannonia, di occupazione più recente, e potrebbero essere un utile indicatore dell’evoluzione della moda con lo scorrere del tempo. Nei territori più settentrionali, infatti, non è venuta alla luce alcuna fibbia da scarpa e si può quindi presumere che il metodo

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Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana Tra le poche evidenze di questo genere, la tomba 21 di Varpalota ha restituito una medaglietta in oro appartenente alla collana la cui decorazione rappresenta da un lato Odino seduto sul trono, circondato dagli animali che lo rappresentano, il corvo ed il lupo (Figura 31), mentre al rovescio si può vedere il mostro marino che secondo il mito decreterà la sua fine439 (Figura 32). Un altro pendaglio con soggetto simile viene dalla tomba 4 del sito di Poysdorf, dove era raffigurato un cervo, animale sacro alla mitologia nordica, mentre corna di cervo sono venute alla luce nelle tombe 5 di Poysdorf e 26 di Szentendre, dove avevano probabilmente una funzione apotropaica. Una finalità simile dovevano avere le miniature di armi rinvenute nelle tombe 25 di Szentendre e 48 di Tamàsi, solitamente interpretate come offerta alla divinità440.

Figura 31: medaglietta raffigurante Odino assiso sul trono. Rielaborazione da Bóna 1976.

Se questi ultimi esempi sono legati all’interpretazione del significato, un messaggio più chiaro viene dalla coppia di “oggetti parlanti” rinvenuta nella tomba 8 della necropoli di Bezenye; si tratta di due fibule a staffa molto simili tra loro ma non provenienti dallo stesso stampo, con piede tondo ed otto punte, le quali sul retro presentano una scritta in caratteri runici che si può tradurre con “Godahild vorrebbe” da un lato e “Arsipoda benedizione” dall’altro441 (Figura 33). È probabile che in questo caso ci si trovi di fronte ad una fase di passaggio in cui linguaggio, materiali e modi germanici si fondono con una formula cristiana di benedizione. Figura 32: retro della medaglietta con Odino rappresentante il mostro marino. Rielaborazione da Bóna 1976.

I riferimenti specifici al mondo cristiano sono costituiti esclusivamente dall’incisione a forma di croce latina rinvenuta su una delle lastre di pietra della struttura della tomba 7 di Szentendre 442 , e dalla fibbia di cintura decorata con una croce, tomba 11 della necropoli di Hegykő443.

439 Bóna I., Horvath J., Langobardische Gräberfelder in Westungarn, p. 188. 440 Ibidem, p. 189. 441 Ibidem, p. 189. 442 Ibidem, p. 95. 443 Un esempio simile viene dalla tomba 27 della necropoli di Nikitsch; esiste in ambito pannonico un solo altro esempio, una fibbia in osso rinvenuta nella tomba 21 della necropoli di Gyirmot, che costituisce un pezzo unico. Tomka P., “Langobardenforschung in Nordwestungarn”, in Pohl W., Erhart P. (a cura di), Die Langobarden: Herrschaft und Identität, Forschungen zur Geschichte des Mittelalters, Band 9, Vienna 2005, pp. 247- 264, p. 262 figura 7,6; Martin M., “Romani e Germani nelle Alpi occidentali e nelle Prealpi tra il lago di Ginevra e il lago di Costanza. Il contributo delle necropoli (sec. V-VII)”, in Bierbrauer V., Mor C. G. (a cura di), Romani e Germani nell'arco alpino, Trento 1986, pp. 147-200, qui alle pp. 161- 177.

Figura 33: retro delle fibule della tomba 8 di Bezenye. Rielaborazione da Hampel 1905.

Richiami tanto precisi al Cristianesimo sono estremamente rari, mentre le offerte di cibo ai defunti sono numerose e le decorazioni di carattere pagano e gli amuleti non cristiani sono presenti in tutto il territorio in analisi. di conseguenza si può supporre che la religione cristiana avesse un ruolo abbastanza marginale nelle pratiche funerarie longobarde, dato che sarebbe confermato anche dalla grande presenza di vasi. Questi ultimi sono elementi generici con una forte valenza 70

Analisi e confronti culturale, non solo per la tipologia e la decorazione, che è tipica della cultura materiale dei Longobardi, ma anche per l’aspetto cultuale, in quanto solo le credenze pagane della continuazione della vita nell’aldilà prevedono che si facciano offerte di cibo.

Ai fini di questa ricerca le sepolture di soggetti giovanili e infantili sono state riunite in un’unica categoria per diversi motivi. Innanzitutto, data l’impossibilità di compiere analisi antropologiche di prima mano, non era possibile confermare o smentire l’attribuzione alle diverse fasce di età; inoltre, a causa della generale difficoltà di definire l’età dei soggetti più giovani, molti resti non presentano attribuzioni ad una specifica età, ma sono definiti semplicemente giovanili o infantili. Da ultimo, come si sa, è impossibile definire il sesso degli individui infantili, per cui si è preferito creare una categoria unica ed unitaria. Le sepolture di questa categoria sono 96 in tutto, di cui 25 purtroppo disturbate in antico; delle 71 tombe integre, ben 21 non avevano alcun oggetto di corredo, il 29,5% contro il 5,6% delle tombe maschili ed il 9,5% di quelle femminili, oltretutto risulta molto basso anche il numero medio di oggetti per tomba, che è di appena 1,8. Questi dati sarebbero una conferma della generale semplicità dei corredi infantili, e dell’assenza di corredo per gli individui più giovani, con alcune eccezioni. Tre sepolture presentavano un corredo più articolato, che comprendeva tra gli altri oggetti anche armi, le tombe 55, 75 e 80 della necropoli di Hegykő, definite dalla letteratura come giovanili447; le tombe 55 e 75 avevano tra le armi rispettivamente solo una e due punte di freccia rinvenute a lato delle gambe, che sembrerebbero avere un significato apotropaico e benaugurale448, mentre la tomba 80 presentava un vero corredo da guerriero, con scudo e punta della lancia, rinvenuta come di consueto conficcata nella parete della fossa449. Si distingue da queste la tomba 40, sempre della necropoli di Hegykő, dove la punta di “lancia” 450 era l’unico oggetto di corredo, ma la posizione di rinvenimento, all’altezza del fianco destro, e la conseguente lunghezza del manico, sono diversi rispetto alla norma e costituiscono un caso unico. Queste sono le uniche sepolture della categoria ad aver restituito armi, che in almeno due casi avevano una funzione diversa (tombe 55 e 75); resta incerto il significato della lancia della tomba 40, mentre sembra di poter affermare che l’inumato della tomba 80 fosse considerato più un “giovane adulto” che un ragazzo, data la presenza di un corredo di armi tanto articolato. In ogni caso tutte queste sepolture infantili con armi sono localizzate esclusivamente nella necropoli di Hegykő, per cui rappresentano una variante locale e non la norma nelle usanze sepolcrali dell’epoca. Tutte le altre sepolture infantili avevano corredi semplici, con la frequente presenza di coltelli, fibbie di cintura, vaghi di collana e

4.7 - Sepolture infantili

Presenze

Percentuale

coltello

16

22,5%

fibbia da cintura

24

33,8%

vaghi di collana

15

21,1%

23444

32,3%

vaso

Tabella 4: oggetti maggiormente ricorrenti nelle sepolture infantili.

Se le sepolture di soggetti adulti sono in totale 474, contando sia quelle con individui di sesso identificato che le altre, le sepolture di individui di età infantile/giovanile sono solo 96, di cui 71 integre. Questa sottorappresentazione della componente infantile, soprattutto per quanto riguarda l’età tra 0 e 5 anni, è stata spesso segnalata dagli antropologi e dagli archeologi per tutte le epoche storiche445. Questo fatto è generalmente spiegato in due modi: prima di tutto gli scheletri dei bambini possono risultare difficilmente visibili perché le loro ossa sono molto fragili e tendono a disintegrarsi completamente nel terreno molto di più rispetto a quelle degli adulti, e quindi possono non essere ritrovate in fase di scavo. In secondo luogo sono numerose le testimonianze, a livello sia storico che archeologico, di necropoli separate per gli individui più giovani: sono infatti documentate in diverse aree d’Europa numerose necropoli riservate esclusivamente a questo genere di deposizioni, molto spesso in prossimità delle case o comunque all’interno degli abitati 446 . Per una completa definizione dei termini della questione sarebbe necessario analizzare sia le necropoli che gli abitati, che purtroppo per i longobardi sono incredibilmente scarsi, quindi per il momento non sono possibili risposte certe.

447 Da Bóna I., Horvath J., Langobardische Gräberfelder, tomba 55 Knabe= ragazzo, p. 47; tomba 75 Junge (inf. I- juv)= ragazzo (1214 anni), p. 55; tomba 80 Jüngling (juv.)= adolescente, p. 56. 448 Altri oggetti: tomba 55: fibbia di cintura in ferro, coltello, resti di metallo sconosciuti; tomba 75: resti di chiusura di una tasca con frammento di fibbia, pietra focaia, diversi frammenti cavi di metallo, acciarino, piastrine in bronzo, pettine in osso, chiodi in ferro, due punte di freccia in ferro, frammento di ferro. 449 Altri oggetti: fibbia di cintura in ferro, terrina e brocca 450 Definita in pubblicazione “Jugendlanze”; Ibidem, p. 44.

Non si conta la tomba 2 della necropoli di Kapolnasnyek, dove il vaso è presumibilmente parte del corredo dell’individuo adulto. 445 Si veda Barbiera I., Memorie sepolte, p. 223. 446 Nizzo V., “Antenati bambini. Visibilità e invisibilità dell'infanzia nei sepolcreti dell'Italia tirrenica dalla prima età del Ferro all'Orientalizzante: dalla discriminazione funeraria alla costruzione dell'identità”, Dalla nascita alla morte: antropologia e archeologia a confronto, Atti dell'Incontri Internazionale di Studi in onore di Claude Lévi-Strauss, Roma 2011, p. 54 444

71

Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana vasi. Spicca in particolare quest’ultimo oggetto, che nelle sepolture di adulti era presente molto meno, in appena il 20% dei casi, contro il 32,3% dei casi tra gli individui infantili (Tabella 4). Questo dato particolare è, a mio avviso, una prova che i corredi delle sepolture infantili non sono meno articolati perché vi si prestava meno attenzione, o perché esclusi dal rituale pubblico 451 , ma perché ai bambini generalmente non si affidano armi né gioielli. Di conseguenza il loro costume era meno definito e caratterizzato, ma non per questo dovevano avere minore rilevanza a livello sociale.

riapertura delle fosse, data la parziale scheletrizzazione dei resti al momento del furto, che furono spostati quando erano ancora parzialmente articolati, mentre altri devono essere avvenuti ad anni di distanza dalle tumulazioni, come dimostrerebbe la completa scheletrizzazione di diversi resti al momento del furto (Figura 34). I dati fin qui raccolti di conseguenza tenderebbero a indicare almeno due diverse fasi di furti; una prima ondata predatoria avvenne a breve distanza dall’interramento dei corpi, e comprese probabilmente sia resti ancora parzialmente articolati che probabilmente resti più antichi già scheletrizzati. I protagonisti di questo iniziale saccheggio potrebbero essere stati i Longobardi stessi452, i quali volevano riprendersi i cimeli di famiglia, per portarli con sé in Italia. Una seconda ipotesi è che questo primo furto sia stato compiuto dalle popolazioni che si sostituirono ai Longobardi nei territori pannonici subito dopo la loro partenza, o dagli individui “autoctoni” che, pur convivendo con i Longobardi in queste aree, non partirono con loro verso l’Italia e non si sentivano emotivamente legati ai loro defunti, per cui non avevano scrupoli a riaprire le fosse.

4.8 - Tombe depredate

Risulta interessante il dato percentuale delle tombe derubate: su 174 sepolture femminili, 73 risultavano disturbate o derubate durante l’antichità, il 41,9% di tutte le sepolture femminili; delle tombe maschili 58 su 153 erano derubate, il 37,9%; delle tombe infantili invece solo il 26,4%, 25 su 96. Il confronto di questi dati è utile nell’identificazione dei potenziali ladri: se si analizzano solo i dati dei resti antropologici riconoscibili (femminili, maschili e infantili) si può evidenziare una particolare tendenza per quanto riguarda le sepolture femminili, che sono la maggioranza tra quelle derubate, con il 46,7%. Al contrario le tombe infantili hanno una percentuale di disturbo molto bassa, con appena il 16% del totale, fatto che può essere interpretato sia come indice di una particolare attenzione nei confronti delle sepolture infantili oppure, più facilmente, come evidenza della consapevolezza dei ladri riguardo alla generale semplicità dei corredi infantili. In realtà è evidente come le riaperture abbiano caratteristiche differenti nelle necropoli prese in esame e vadano dalla quasi interezza del sito (Brunn) ad una parte minima o addirittura nessuna (Mödling). I dati riguardanti la percentuale di sepolture disturbate all’interno delle diverse tipologie sepolcrali sono particolarmente interessanti in un confronto tra i generi, e tenderebbero a confermare una selettività nei furti, con una preferenza verso i corredi femminili. L’idea che nasce da questi elementi è che i ladri sapessero che le sepolture femminili contenevano più spesso materiali pregiati, ed erano anche in grado di distinguere le sepolture femminili da quelle maschili, probabilmente grazie a qualche genere di segnacolo oggi non più identificabile. Inoltre sembra che i furti siano avvenuti in diverse fasi, alcuni poco dopo i seppellimenti: infatti, alcune evidenze sembrerebbero dimostrare una precoce

451

Figura 34: Brunn, tomba 24 a (sinistra) individuo parzialmente articolato al momento del disturbo; tomba 46 (destra) riduzione di un individuo completamente scheletrizzato. Rielaborazione da Stadler 2003.

Questa seconda ipotesi sembra maggiormente plausibile: data la particolare cura con cui i Longobardi deponevano

452 Si veda a proposito Tomka P., Langobardenforschung in Nordwestungarn.

Come sostiene Barbiera I., Memorie sepolte, p. 227.

72

Analisi e confronti 4.9 - Animali domestici

i loro morti, sembra irrealistico che prima di partire abbiano deciso di riaprire le fosse dei propri defunti in fase di decomposizione per prendere i loro averi, per poi partire lasciando le salme parzialmente esposte 453 . Oltretutto, sembrerebbe abbastanza logico che se fossero stati i Longobardi stessi e violare le tombe dei loro parenti, questa pratica sarebbe presente in tutte le necropoli longobarde e sarebbe costante per tutte le sepolture con materiali longobardi oltre che per tutti gli oggetti, poiché i discendenti avrebbero saputo esattamente cosa era presente e in quale posizione, avendo presumibilmente partecipato al funerale e conservandone il ricordo. Al contrario, i rapinatori dovettero spesso “frugare” nella sepoltura per trovare gli oggetti, tralasciando a volte diversi elementi in materiali preziosi. Un altro dato a sfavore dell’ipotesi che i furti di oggetti dalle tombe siano stati attuati dai Longobardi prima di partire per l’Italia è la particolare attenzione che i Longobardi avevano nei confronti dei loro morti. La quasi totale assenza di sovrapposizioni tra le fosse di questi cimiteri, anche nei settori a maggiore densità delle necropoli più grandi, lascia intuire una sorta di “consapevolezza d’identità” da parte di questi gruppi, i quali rispettavano il sepolcro degli antenati, mantenendo le sovrastrutture di segnalazione, probabilmente in materiale ligneo. In linea con la loro cultura avrebbero mostrato una maggiore empatia verso i defunti454.

Uno dei caratteri maggiormente evidenti di alcune necropoli è la presenza di scheletri di animali, cani o cavalli; delle nove sepolture contenenti resti animali, in tre casi si trattava di abbinamenti a inumazioni umane, due di cane ed una di cavallo, mentre in sei casi erano a tutti gli effetti sepolture singole di cavallo. Le due tombe con i cani, la tomba 70 di Hegykő e la tomba 17 di Racalmàs, presentano caratteristiche molto diverse tra loro: la prima, infatti, ha restituito un corredo ricco ed articolato con armi 455 , in abbinamento ad un individuo adulto, mentre la seconda aveva solo pochi resti ossei di un individuo probabilmente giovanile e non presentava alcun elemento di corredo, solo resti di pasto ad indicare la presenza di un’offerta funebre. Scheletri di cane sono venuti alla luce anche in altre necropoli longobarde, sia di area danubiana456 che in Italia457, sempre in abbinamento a sepolture umane, sia con corredo articolato che molto semplice: sembrerebbe dunque una pratica condivisa, anche se non molto comune, ed il cane appare come un “bene personale” strettamente correlato al defunto.Il discorso è diverso invece per quanto riguarda le sepolture di cavallo, che possono essere sia in abbinamento a inumazioni umane, sia indipendenti. Sebbene l’usanza di seppellire animali domestici, in special modo cavalli, sia conosciuta fin da epoca preistorica, nel mondo romano non era una pratica comune e le prime evidenze recenti sono databili al V secolo, nei territori dell’Europa centrosettentrionale, nella regione renana a quell’epoca occupata da Sassoni, Turingi e Longobardi458.L’animale era probabilmente sacrificato direttamente sul luogo della sepoltura, ed è solitamente associato a una ricca sepoltura con corredo da guerriero, sia nel caso in cui fosse deposto assieme ad un essere umano, sia che si trattasse di sepolture separate459. In realtà, nei casi che ci interessano, solo una delle sette sepolture di cavallo accompagnava

La seconda fase di furti avvenne probabilmente in anni più recenti, e riguarda sicuramente i rari casi in cui sono stati ritrovati materiali di epoche più tarde all’interno dei riempimenti. Ad attuare questi disturbi furono presumibilmente i numerosi popoli che nei secoli si insediarono in territorio austriaco ed ungherese e che rinvennero le sepolture nel corso di lavori agricoli e sterri, oppure ne potevano conoscere l’esistenza per particolari toponimi che non ci sono stati tramandati. Ovviamente furti e distruzioni possono essere avvenuti anche in epoca moderna, e probabilmente continuano ancora oggi nei siti non segnalati.

455 Hegykő tomba 70: piccolo vaso di ceramica, spada e punta di lancia in ferro, fibbia in bronzo, piastrina da cintura in ferro, frammento di ferro di uso sconosciuto, osso di pecora; oggetti contenuti in una tasca di cui resta una fibbia in bronzo: coltello in ferro, ago, acciarino, pietra focaia. 456 Repubblica Slovacca: Lužice tomba 31, Klanica Z., “Das Gräberfeld aus der Völkerwanderungzeit in Lužice”, Přeheled vý zkumŭ 49, 1986; Šakvice tomba 4, Tejral J., Stuchlik S., Čižmař M., Klanica Z., Klanicova S., Langobardische Gräberfelder in Mähren I, Archäologisches Institut der Akademie der Wissenschaften der Tschechischen Republik, Brno 2011; Austria: Maria Ponsee tomba 17, Adler H., Die Zeit der Völkerwanderung. 457 Giostra C., “La necropoli di Povegliano Veronese, loc. Ortaia”, in Possenti E. (a cura di), “Necropoli Longobarde in Italia. Indirizzi d ricerca e nuovi dati”, Trento 2014, pp. 259- 273, qui a p. 268 e segg.. 458 Fern C., “Early Anglo-Saxon Horse Burial of the Fifth to Seventh Centuries AD”, in Williams H., Semple S. (a cura di), Anglo-Saxon Studies in Archaeology and History 14, 2007, pp 92 109, qui a p. 100; Müller-Wille M., “Pferdegrab und Pferdeopfer im frühen Mittelalter”, Berichten van de Rijksdienst voor het Oudheidkundig Bodemonderzoek vol. 20-21, 1970/71, pp. 119-248, qui alle pp. 122- 124 e 148-160. 459 Fern C., Early Anglo-Saxon Horse Burial, p. 101.

453 Aspöck E., “Past ‘disturbances’ of graves as a source: taphonomy and interpretation of reopened earlymedieval inhumation graves at Brunn am Gebirge (Austria) and Winnall II (England)”, Oxford Journal Of Archaeology 30 (3), 2011, pp. 299– 324. 454 Un paragone si può fare con la necropoli di Romans d’Isonzo (Friuli Venezia Giulia) dove la casuale sovrapposizione di due sepolture aveva portato alla rottura del cranio dell’inumato più antico. I dati di scavo dimostrano come il frammento di cranio fosse stato recuperato e nuovamente interrato a breve distanza. Comunicazione personale del Prof. F. Cavalli che ha coordinato il recupero dei resti antropologici dal 2007, anno di rinvenimento della sepoltura menzionata. Purtroppo i dati di scavo ed i materiali sono stati pubblicati solo parzialmente.

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Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana una sepoltura umana, la tomba 5 di Vörs, purtroppo disturbata in passato, ma che ha comunque restituito un articolato corredo da guerriero, mentre più comunemente si tratta di sepolture indipendenti. In uno solo dei casi di nostro interesse l’animale sepolto indipendentemente presentava oggetti di corredo 460 , mentre più comunemente il cavallo non ha alcun oggetto. Anche in questo caso si tratta di una caratteristica ricorrente dalla regione danubiana fino in Italia461, che è stata solitamente messa in relazione alle sepoltura di arimanni 462 , un’associazione che nella realtà non è sempre attestata.

Rohrendorf, al contrario, la sepoltura di cavallo è posizionata nelle prossimità di una sepoltura femminile (tomba 1), mentre le altre più prossime sono una sepoltura infantile (tomba 5) ed una adulta con corredo comune (tomba 6), per cui è poco probabile che il cavallo fosse di loro appartenenza. Da questi pochi dati in nostro possesso appare evidente come la sepoltura del cavallo, sebbene condivisa nell’area in oggetto, sia abbastanza rara e presenti differenze rilevanti da sito a sito, dovute probabilmente alle molteplici variabili culturali che si possono notare nelle tradizioni funerarie dei singoli siti qui analizzati.

L’abbinamento più chiaro è quello della tomba 47 di cavallo della necropoli di Szentendre, che si situa tra le tomba 34 e 45: la tomba 34 ha restituito, tra gli altri oggetti, anche un morso di cavallo, a chiarire lo status di “cavaliere” dell’inumato, ma nessuna arma, mentre la tomba 45 aveva tra le armi una punta di lancia, quindi la sepoltura animale potrebbe essere attribuita ad entrambe, anche se si tenderebbe a riferirla alla tomba 34 per la presenza del morso. La situazione è invece ben diversa negli altri siti. Purtroppo la maggior parte delle tombe del sito di Aspersdorf era disturbata, quindi non si può essere certi dei corredi delle sepolture vicine al quella del cavallo, che era comunque in una posizione marginale all’interno dell’area cimiteriale e distante dalle altre fosse. La stessa situazione si ritrova nel sito di Racalmàs, dove la tomba con l’animale era isolata e la sepoltura più vicina apparteneva ad un individuo giovanile che non presentava un corredo da guerriero. Nella necropoli di Kajdacs le due tombe di cavallo (8, 14) erano situate nella stessa area a breve distanza tra loro, nel mezzo era presente una sepoltura infantile con corredo semplice (tomba 9), mentre la sepoltura più vicina era la tomba 31, che aveva un corredo da guerriero 463 , ma può essere riferita solo ad uno dei due cavalli; è possibile che manchino sepolture nel margine sud, non indagato, ma sarebbero comunque molto distanti dal cavallo, mentre ci si aspetterebbe di trovare l’animale nelle immediate prossimità del guerriero a cui apparteneva. Nel sito di

460 Rohrendorf tomba 15, nella fossa erano presenti frammenti di ferro, probabilmente parte della bardatura. 461 Austria: Maria Ponsee tombe 9, 52, 53, 72, Adler H., Die Zeit der Völkerwanderung in Niederösterreich; Repubblica Slovacca: Lužice tomba 31, Klanica Z., Das Gräberfeld aus der Völkerwanderungzeit in Lužice, Šakvice tombe 3, 4, Tejral J. et alii, Langobardische Gräberfelder in Mähren I; Italia: Nocera Umbra tomba 38, Pasqui A., Paribeni R., La necropoli barbarica di Nocera Umbra; Cividale necropoli di San Mauro, Ahumada Silva I., La collina di San Mauro a Cividale del Friuli. Dalla necropoli longobarda alla chiesetta bassomedievale, Firenze 2010. Tra i rinvenimenti italiani più recenti si possono citare quello della necropoli di Collegno in Piemonte (Pejrani Baricco L., Presenze Longobarde. Collegno nell’alto medioevo, Torino 2004) e Povegliano Veronese (Giostra C., “La necropoli di Povegliano Veronese, loc. Ortaia”, con una sintesi dei rinvenimenti italiani a p. 268 e segg.). 462 Bóna I., Horvath J., Langobardische Gräberfelder in Westungarn, p. 183. 463 Punta di lancia, spada, scudo, frammenti di una lama di ferro, coltello, pinzette, anello in ferro, cintura, acciarini, punteruolo, strumento in ferro.

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5. ETNOGENESI IN AREA DANUBIANA: CULTURA E SOCIETÀ

intatte o quasi. Ciò è stato messo in relazione con l’arrivo in area nord-danubiana di popoli Slavi pochi anni dopo la partenza dei Longobardi 464 . Un’altra possibilità per questa discrepanza tra area austriaca ed ungherese potrebbe anche derivare dalla diversità di insediamento sui territori in oggetto, in quanto come si è detto in area nord-danubiana le necropoli longobarde, sono spesso venute alla luce in rapporto a castra romani, probabilmente riutilizzati dal popolo in movimento come base insediativa. Le rovine di questi edifici dovevano essere riconoscibili anche nelle epoche successive e in conseguenza di ciò i cimiteri connessi erano facilmente individuabili, anche quando non c’era più traccia dell’area cimiteriale sulla superficie del terreno. Nella pianura ungherese invece le necropoli sono più spesso posizionate in corrispondenza della rete viaria antica, che in questa regione si era conservata meglio rispetto all’area a nord del Danubio465, e per questo erano forse più difficilmente individuabili se non si conosceva già la loro posizione. Questo punto richiederebbe maggiori approfondimenti, e forse una ricerca a se stante, e in questa sede purtroppo non può essere più approfonditamente indagato.

In area nord-danubiana, e in un secondo momento anche in pannonia, in seguito allo stretto contatto con la popolazione di tradizione romanica ed alle conseguenti modificazioni sociali, il popolo longobardo fu soggetto ad un repentino cambiamento delle proprie tradizioni funerarie. Come si è detto, il rito cimiteriale si ampliò e divenne più complesso, passando dall’incinerazione, tipica della fase di insediamento lungo il fiume Elba, all’inumazione accompagnata da un ricco corredo, il cui significato non è ancora del tutto chiaro, anche se sono state proposte numerose interpretazioni. L’analisi e lo studio dei dati archeologici dei contesti funerari di alcune necropoli longobarde di area danubiana e pannonica ha fornito numerosi elementi, dai quali è possibile trarre una valutazione oggettiva delle caratteristiche sociali, cultuali e culturali dei Longobardi in queste regioni, permettendo in questo modo di definire alcune caratteristiche della loro etnogenesi.

Uno dei fattori che purtroppo hanno impedito di definire esaurientemente tutti i tratti culturali della popolazione longobarda è la mancanza di un preciso inquadramento cronologico. Nonostante il grande numero di oggetti rinvenuti, i riscontri cronologici associabili alle singole tombe sono rari e talvolta troppo ampi per datare in modo preciso le sepolture. In aggiunta è possibile che alcuni oggetti siano stati tramandati anche per lungo tempo prima di essere riposti nelle sepolture assieme al loro ultimo proprietario, e quindi abbiano una cronologia fuorviante. In ogni caso i Longobardi si fermarono in Pannonia per un periodo alquanto breve, come si è visto nel secondo capitolo, per cui tendenzialmente tutte le sepolture delle necropoli ascritte a questo popolo possono essere datate al massimo dal 489, anno in cui andarono ad insediarsi nella zona attorno a Vienna, al 568, quando migrarono verso l’Italia. Nonostante l’anno di partenza verso l’Italia riportato dalle fonti storiche sia stato confermato dalle indagini scientifiche 466 , sono allo stesso tempo presenti residui di cultura materiale di tradizione longobarda lungo il corso settentrionale del Danubio datati a periodi più recenti467 . Questi rinvenimenti, effettuati nei territori più settentrionali tra quelli occupati dai longobardi, confermerebbero l’ipotesi di una sopravvivenza, seppur parziale e discontinua, di queste genti in Pannonia alla fine

Nel primo capitolo è stata fatta una rassegna della storia degli studi riguardanti identità e processi etnici, delle specifiche applicazioni in ambito archeologico, nonché dei materiali utilizzati e dei metodi applicati in questo studio. È importante ricordare come, nonostante questo lavoro si basi su dati e metodi archeologici, il confronto con i dati storici sia imprescindibile e questi ultimi sono stati esaminati nel secondo capitolo. Nel terzo capitolo sì è entrati nella materia specifica della tesi, con la descrizione dei sedici siti selezionati per lo studio, esposti seguendo un criterio geografico da nord-ovest a sud-est. I dati ricavati dalle analisi delle necropoli sono presentati nel quarto capitolo. Nel capitolo che segue si esporranno le conclusioni di questa ricerca e, nonostante le molteplici interpretazioni possibili, saranno presentate le interpretazioni possibili.

5.1 - Problematiche cronologiche e insediative

Dai dati raccolti emerge un quadro d’insieme interessante, sebbene ci siano alcune parziali lacune, delle quali la maggiore è l’elevato numero di sepolture disturbate. Facendo un confronto, è evidente come il numero di sepolture disturbate decresca fra le necropoli settentrionali e quelle più meridionali: la situazione è peggiore per la zona a nord del Danubio, nell’area dell’attuale Austria, dove in generale è molto raro trovare siti che non siano stati disturbati, mentre è decisamente migliore per la Pannonia, che comunque conta numerose tombe depredate, anche se esistono necropoli totalmente

464 Lauermann E., Adler H., Die Langobardenforschung im norddanubischen Niederösterreich und im Tullnerfeld, p. 300. 465 Nagy L., Le grandi strade romane in Ungheria, 1938. 466 Stadler P., Friesinger H., Kutschera W., Priller A., Steier P., Wild E. M., “Ein Beitrag zur Absolutchronologie der Langobarden aufgrund von 14C-Datierungen und ein Versuch zur Datierung der Beraubung langobardischer Gräber”, Archaeologia Austriaca vol. 87, 2003, pp. 265-278, qui a p. 269. 467 Vida T., La ricerca e le ultime scoperte longobarde in Pannonia, p. 65.

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Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana del VI secolo, rendendo problematica una datazione univoca dei siti. In ogni caso per questo breve periodo è ovviamente molto difficile fare distinzioni cronologiche valide a partire dalle tipologie dei materiali; inoltre anche le categorie di oggetti su cui più spesso gli archeologi fondano le loro cronologie non possono essere usate per la popolazione longobarda stanziata in Pannonia. Le tipologie dei vasi, seppur anche molto diverse tra loro, sono di poca utilità in quanto sfruttate contemporaneamente per periodi di tempo molto lunghi e gli stessi contenitori si ritrovano sia nelle necropoli della regione dell’Elba sia nelle prime necropoli in Italia468. Il secondo oggetto più comunemente usato, le monete, sono quasi completamente assenti perché questo popolo non aveva un’economia fondata sul denaro, le rare monete ritrovate469 sono tutte di epoca tardo-romana e provengono tutte dai siti più meridionali, quindi dall’area di più intensa romanizzazione, dove probabilmente erano ancora utilizzate dalla popolazione di tradizione romana470. Nonostante questi problemi alcune distinzioni sono possibili, in quanto la categoria di oggetti più facilmente databile e classificabile è quella delle fibule, che rappresenta anche il fossile-guida per l’identificazione in senso etnico di un sito sepolcrale, non solo per i longobardi, ma per tutti i popoli “germanici” dell’alto medioevo.

Kapolnasnyek, la coppia di fibule a S della tomba 17 di Varpalota e le fibule a staffa delle tombe 1 e 19 dello stesso sito; quest’ultima sepoltura aveva anche una singola fibula a S datata alla seconda metà del VI secolo474. Alla metà del VI secolo sono databili la coppia di fibule a staffa delle tombe 2 di Kajdacs e 6 di Tamàsi. Una successiva evoluzione di questo stile, nel cosiddetto “stile animalistico a strisce”, è rappresentata dalle fibule di Tamàsi tomba 7 e Szentendre tomba 54, assieme alla variante in “stile mediterraneo” della tomba 56 di Szentendre, che ha esempi anche nelle necropoli più antiche in Italia 475 . La fibula a staffa della tomba 8 di Bezenye, pur essendo sempre in “primo stile animalistico”, rappresenta un’evoluzione leggermente successiva e si può quindi datare alla seconda metà del VI secolo476, datazione confermata dalla coppia di fibule a rosetta in oro della stessa sepoltura, datate al 560477. Per quanto riguarda l’altra tipologia di fibule, a S o a rosetta, purtroppo solo queste ultime risultano chiaramente classificabili e databili sulla base di paragoni con altri contesti478. Tra le più antiche ci sono le fibule a rosetta delle tombe 6 di Racalmàs e 48 di Szentendre, che sembrerebbero essere databili alla fine del V secolo o ai primi decenni del VI. La maggior parte è databile al secondo trentennio del VI secolo, rientrano tra queste la coppia di fibule di tradizione franco-alamanna delle tombe 11 di Bezenye e 5 di Varpalota e le fibule a forma di rosetta delle tombe 4, 18, 21, 72 di Hegykő e 2, 54, 29 di Szentendre. Due fibule sembrerebbero essere collocabili agli anni attorno al 568, si tratta della fibula rinvenuta singolarmente nella tomba 28 di Szentendre e di quella della tomba 2 di Kajdacs 479 . Quest’ultima in particolare sembrerebbe essere posteriore al 568 e potrebbe addirittura essere di produzione mediterranea480.

Le fibule a staffa rinvenute nella regione danubiana e in Pannonia rientrano tutte nel “primo stile germanico/animalistico”, sviluppato nel corso del V secolo nelle zone continentali ed insulari del nord Europa e documento soprattutto nella decorazione degli oggetti metallici471. In particolare, tra gli esempi più antichi qui esaminati, ci sono i due modelli di fibule a S e a staffa della tomba 6 del cosiddetto “orefice di Poysdorf”, datate alla seconda metà del V secolo472. La coppia di fibule a staffa delle tombe 5 e 13 di Varpalota, molto simili tra loro, è databile al primo terzo del secolo successivo, allo stesso modo delle due coppie di fibule a staffa delle tombe 17 di Varpalota e 20 di Bezenye, che sono assolutamente identiche tra loro e suggeriscono una fabbrica comune473. Sempre alla prima metà dello stesso secolo sono databili le fibule a staffa della tomba 1 di

Come si può vedere queste cronologie non sono di grande aiuto per la definizione dello sviluppo culturale di questo popolo in quanto solo raramente gli oggetti possono essere contenuti entro un decennio, mentre la maggior parte si ascrive semplicemente alla prima metà del VI secolo. Inoltre capita che due oggetti siano “discordanti”, come per esempio nella tomba 19 di Varpalota, dove le due coppie di fibule erano databili una coppia alla prima metà del secolo e una coppia alla seconda metà. In questo caso la datazione va ovviamente spostata in avanti, all’epoca della coppia

468 Bóna I., Horvath J., Langobardische Gräberfelder in Westungarn, p. 196. 469 Bezenye tomba 45; Hegykő tomba 34; Szentendre tombe 46 e 83; Tamàsi tombe 8, 21, 42; Varpalota tombe 5, 21 30. 470 In altri contesti germanici la presenza di monete all’interno di sepolture è stata variamente interpretata come simbolo di prestigio e potere; si veda a riguardo Bursche A., Later roman-barbarian contacts in Central Europe numismatic evidence, Spätrömische Münzfunde aus Mitteleuropa, Ein Beitrag zur Geschichte der Beziehungen zwischen Rom und den Barbaricum im 3. Und 4. Jh. N. Chr., Berlino 1996. Nel nostro caso, delle dieci sepolture con monete, solo tre avevano corredi di prestigio: le tombe maschili 42 di Szentendre e 8 di Tamàsi, che contenevano armi, e la tomba femminile 5 di Varpalota, con la doppia coppia di fibule. Di conseguenza tale interpretazione qui non è stata possibile. 471 Giostra C., L'arte del metallo in età longobarda. 472 Bóna I., Horvath J., Langobardische Gräberfelder in Westungarn, p. 200. 473 Bóna I., Die Langobarden in Ungarn, p. 207 e seguenti.

Ibidem, p. 211. Bóna I., Horvath J., Langobardische Gräberfelder in Westungarn, p. 200. 476 La datazione è possibile grazie al confronto con un esemplare italiano (necropoli di Castel Trosino, tomba K), dove è stata ritrovata una fibula identica, datata in questo contesto alla fine del VI secolo. Per l’esemplare pannonico la datazione proposta è 560570, a cavallo della migrazione. Bóna I., Die Langobarden in Ungarn, p. 210. 477 Ibidem, p. 212. 478 Per le tipologie delle fibule a rosetta e le relative datazioni si veda Vielitz K., Die Granatscheibenfibeln der Merowingerzeit, in particolare i capitoli 3 e 4. 479 Dove era in coppia con una fibula particolare a doppia S 480 Vielitz K., Die Granatscheibenfibeln der Merowingerzeit, p. 96. 474 475

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Etnogenesi in area danubiana: cultura e società 5.2 - Organizzazione spaziale

più recente. Naturalmente è possibile che la coppia più antica sia stata ereditata mentre la seconda acquistata in vita, ma in ogni caso la datazione fornisce solo un termine vago: l’individuo è stato deposto nella seconda metà del secolo, ma presumibilmente entro il 568, anno della migrazione. Questo è l’unico caso in cui si può restringere la datazione a un periodo così breve, per questo e per tutti i motivi presentati sopra, nella discussione che segue la cronologia non sarà discussa né commentata, in quanto troppo generica e comunque limitata agli anni di occupazione di questi territori e ad un numero troppo basso di sepolture.

Come già evidenziato in precedenza, la disposizione delle singole sepolture all’interno dell’area cimiteriale non sembra avere caratteristiche prestabilite e ricorrenti in tutti i siti, se non per quanto riguarda la disposizione lungo linee più o meno parallele. In realtà in alcune necropoli è stato possibile individuare almeno due sistemazioni ricorrenti. La prima di queste sistemazioni è anche quella immediatamente più evidente ed è la suddivisione in due o più aree con uno spazio vuoto al centro, che può essere di dimensioni variabili. Questa tipologia è stata riscontrata nei siti di Aspersdorf, Rohrendorf, Erpersdorf, Brunn, Hegykő e Vörs, e spesso comporta anche allineamenti differenti; nei siti di Rohrendorf, Erpersdorf, Hegykő e Vörs, infatti, in una delle due aree le sepolture avevano allineamenti molto precisi ed erano disposte in maniera uniforme, mentre nel resto del cimitero le fosse presentavano allineamenti meno regolari. Questa particolare caratteristica di suddivisione in due aree distinte caratterizza la maggior parte delle necropoli longobarde di area danubiana e nord-pannonica, ovviamente individuabile solo nei siti che hanno numerose sepolture, mentre non sono state individuate soluzioni simili nei siti più meridionali della pianura pannonica come Tamàsi e Kajdacs. Queste due aree solitamente mostrano anche una differenziazione tipologica, basata su determinate caratteristiche che variano da sito a sito. A Brunn erano raggruppate nell’area più a nord tutte le sepolture maschili, mentre a Hegykő erano le sepolture femminili ad essere raggruppate per la maggior parte nell’area più a sud, come anche a Szentendre.

Un altro problema, già evidente durante la fase iniziale di ricerca, è la completa impossibilità di fare confronti con gli abitati, poiché per nessuno dei siti in oggetto è mai stata individuata l’area abitativa, che per alcune necropoli doveva essere anche di dimensioni rilevanti, dato il numero di individui deposti. Questa problematica non riguarda solo i sedici siti qui analizzati, ma riflette la situazione generale di tutta l’area di occupazione longobarda prima dell’arrivo in Italia, e solo in poche citta della Pannonia romana solo state individuate sicure tracce insediative longobarde. Tra i rari esempi, quello maggiormente significativo si trova a Sopron, antica Scarbantia, dove una casa costruita nelle vicinanze del foro romano continuò ad essere sfruttata almeno fino al VI secolo, datazione confermata dal rinvenimento di una fibula a S di tradizione longobarda nello strato di distruzione dell’edificio481. Sulla base degli strati d’uso del VI secolo tuttavia non è possibile dedurre cosa fosse rimasto degli edifici dell’antico centro urbano, anche se si sa che la città era abitata almeno fino alla distruzione avvenuta alla fine del secondo terzo del VII secolo 482 . Altre evidenze sono venute alla luce lungo la costa meridionale del lago Balaton, dove sono stati scavati i resti di tre diversi abitati che hanno restituito ceramica di tradizione longobarda483, purtroppo non connessi ad aree sepolcrali. Inoltre, anche le infrastrutture militari tardoromane costruite lungo il limes dell’antica Pannonia agirono sicuramente da richiamo per la popolazione in migrazione, ma la questione necessiterebbe di maggiori approfondimenti. Ad ogni modo è evidente come le realtà abitative siano troppo discontinue e isolate per essere analizzate con precisione, inoltre mancano completamente insediamenti riferibili alle necropoli in oggetto, una lacuna che forse non potrà mai essere colmata, a causa della natura degli abitati in questione, costruiti probabilmente in materiali deperibili e in zone oggi soggette all’agricoltura o spesso sfruttate come cave di ghiaia.

Dalle analisi effettuate si può dedurre che la consuetudine funeraria del popolo longobardo prevedeva sepolture singole, sebbene la tipologia potesse variare giacché le sepolture erano sia in cassa sia in piena terra. Sono state identificate inoltre almeno altre due varianti, sebbene rinvenute solo di rado. La prima si distingue per la presenza di due individui all’interno della singola fossa; sebbene siano piuttosto rare, sepolture bisome erano presenti in quasi tutti i siti analizzati, dimostrando quindi di essere un’usanza condivisa, seppure deviante dalla norma, mentre sono assenti fosse comuni, cioè con più di due individui, non solo in questi siti ma in generale in tutta l’area danubiana. Nelle rare sepolture doppie, proprio perché occasionali, si può riconoscere una scelta precisa di abbinare due individui; questo è più evidente a Kapolnasnyek, nella tomba che ospita una donna con un corredo ricco ed articolato ed un neonato, presumibilmente il figlio. La seconda variante, rinvenuta molto meno di frequente, prevede la deposizione di resti cremati in un contenitore ceramico, cosa insolita ma non eccezionale dal momento che sono conosciuti almeno tre casi del genere nella Pannonia longobarda. Questa seconda ricorrenza è stata spiegata come un residuo della tradizione funeraria più antica, tipica delle zone di insediamento lungo l’Elba, dove le necropoli longobarde sono composte

Bóna I., “Die longobarden in Pannonien”, in Busch R. (a cura di) Die langobarden. Von der Unterelbe nach Italien. Ausstellungskatalog. Hamburg- Harburg, Hamburg 1988, pp. 109120. 482 Gömöri J., “Dalla nascita alla morte. Antropologia e archeologia a confronto”, Atti del congresso internazionale di studi in onore di Claude Lévi-Strauss, Roma 2011, pp. 223- 231. 483 Vida T., La ricerca e le ultime scoperte longobarde, p. 60. 481

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Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana esclusivamente da incinerazioni. Resti cremati sono stati individuati finora solo nell’attuale Ungheria; essendo un residuato della tradizione precedente, ci si aspetterebbe di trovare esempi simili anche nelle aree occupate subito dopo la migrazione dall’Elba, quindi in Austria, dove invece questa usanza è del tutto assente. Inoltre non sono mai stati individuati siti “di passaggio” da una tradizione all’altra, che dovrebbero teoricamente trovarsi tra Germania e Austria, quindi la questione del passaggio da incinerazione ad inumazione resta purtroppo irrisolta.

sepolture ed in tutte le necropoli analizzate in questa sede484, ci si troverebbe in questo caso di fronte ad tratto cultuale condiviso quasi universalmente che si può definire caratteristico di questo popolo. Un’altra peculiarità riguarda le sepolture infantili; come già evidenziato in precedenza, purtroppo, questi siti hanno restituito un numero particolarmente ridotto di sepolture infantili, fatto che comunque trova conferma in generale per tutte le epoche storiche. Viene spesso sottolineato come ciò sia legato all’usanza di numerose popolazioni di seppellire gli individui di età infantile in aree dedicate, ma nei siti qui analizzati ci sono numerosi esempi in controtendenza. Innanzitutto è necessario ricordare la particolare sepoltura bisoma della necropoli di Kapolnasnyek, che conteneva una donna e un neonato. Se questo rappresenta, fino ad ora, un caso unico nel suo genere per le necropoli longobarde, è evidente come le sepolture infantili, in almeno quattro necropoli analizzate, prendano spazio all’interno dell’area sepolcrale, e siano disposte assieme a sepolture maschili in uno spazio ad esse dedicato e non assieme alle sepolture femminili come potrebbe essere prevedibile. Ciò non esclude che siano presenti sepolture infantili anche in altre aree dei cimiteri, ma la concentrazione e la ricorrenza di questo abbinamento è rilevante. Nello specifico i siti di Rohrendorf, Erpersdorf, Hegykő e Tamàsi avevano tutti questa caratteristica disposizione abbinata di sepolture infantili e maschili. Nei siti di Rohrendorf ed Erpersdorf, data la mancanza di alcuni dati dovuta ai forti disturbi, sono state riconosciute solo due coppie di sepolture infantili con questa disposizione, tombe 3-8 a Rohrendorf e tombe 4-3 a Erpersdorf, sempre in relazione a sepolture con corredi semplici. Il particolare posizionamento invece è molto più evidente a Hegykő, dove l’area centrale del cimitero è interamente dedicata esclusivamente a sepolture infantili e maschili (Figura 35). Nello specifico, si può individuare una fila unicamente infantile nelle tombe dalla 35 alla 39, seguita da una fila maschile che va dalla tomba 36 alla 25, nella fila successiva c’è una sola sepoltura, infantile, e poi una fila che inizia con una sepoltura infantile, tomba 37, prosegue con un gruppo di armati, e si conclude con una sepoltura infantile con armi, tomba 40, il gruppo si conclude con una serie di sepolture infantili. Un’alternanza simile di sepolture infantili e maschili/armate si ritrova anche a Tamàsi, dove l’area più a sud è dedicata interamente a queste categorie (Figura 36), che sono disposte su due file, dalla tomba 46 alla 51 e dalla tomba 42 alla 43; anche qui è presente una sepoltura giovanile con armi, tomba 14. Se i siti di Rohrendorf ed Erpersdorf sono a pochi chilometri di distanza l’uno dall’altro, Hegykő e Tamàsi al contrario si situano rispettivamente al centro dell’area in oggetto e nella parte più meridionale.

5.3 - Rito funebre

Tra le caratteristiche che ricorrono maggiormente si annovera il rito funerario, che è il tratto maggiormente condiviso. I diversi aspetti relativi al rito sepolcrale longobardo ovviamente non ricorrono tutti insieme in ogni sepoltura analizzata, ma possono essere visti come ideali e assieme danno un’idea della cerimonia funeraria di questo popolo. Un elemento ricorrente in tutti i siti, anche se apparentemente non sempre registrato a dovere, è la presenza della cassa da morto che, come si è visto, può essere di due tipi, ricavata scavando un tronco d’albero o costruita con assi. La cassa, sia di una tipologia che dell’altra, è venuta alla luce in inumazioni di entrambi i sessi e tutte le età, sia con corredi articolati che semplici ed anche in sepolture senza corredo, e non sembra di poter fare a riguardo alcuna distinzione per la sua presenza. Nonostante la cassa non sia una costante di tutte le sepolture, il rito funebre è in ogni caso analogo per quasi tutte le tombe analizzate. Dai disegni e dalle fotografie disponibili delle singole inumazioni, sia in piena terra che in cassa, si può notare come la decomposizione abbia permesso al cranio di ruotare ed alla mandibola di aprirsi, tratti che distinguono appunto le sepolture in cassa o comunque in uno spazio rimasto vuoto per lungo tempo durante il processo di decomposizione. Queste particolarità sembrerebbero indicare la presenza di uno spazio vuoto parziale all’altezza del cranio al momento della sepoltura, che con il tempo si è riempito. Al contrario dalle spalle in giù le caratteristiche della decomposizione indicherebbero un normale spazio pieno, e forse la presenza di un mantello o qualche altro genere di indumento, come ad esempio un sudario, che tenesse chiuse le spalle e permettesse la verticalizzazione delle clavicole nella posizione in cui oggi vengono ritrovate. I dati analizzati lasciano intendere come, al momento della sepoltura, i corpi fossero parzialmente coperti nella parte superiore con qualcosa in materiale deperibile, mentre la parte inferiore era scoperta ma avvolta in qualcosa che non ha lasciato alcuna traccia materiale, se non nel posizionamento delle ossa delle articolazioni interessate. Siccome queste particolari caratteristiche sono riscontrabili nella maggior parte delle

484 Con l’eccezione dei siti di Varpalota, Bezenye e Vörs, per i quale non sono disponibili disegni precisi delle singole sepolture ma solo delle posizioni degli oggetti al momento del rinvenimento.

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Etnogenesi in area danubiana: cultura e società

Figura 35: necropoli di Hegykő, in evidenza l’area centrale con la maggiore concentrazione di sepolture maschili e infantili. Rielaborazione da Bóna, Horvath 2009.

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Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana

Figura 36: necropoli di Tamàsi, in evidenza l'area sud. Rielaborazione da Bóna, Horvath 2009.

Ciò sembrerebbe escludere di trovarsi di fronte ad una caratteristica “regionale” ma piuttosto indicherebbe una precisa scelta culturale largamente condivisa.

sepolture sono disposte su due file, una nella parte centrale del sito, dalla tomba 53 alla 31, l’altra nell’area sud assieme alle sepolture infantili, dalla tomba 42 alla 39. È evidente come la scelta di collocare alcune determinate sepolture infantili nelle stesse aree di quelle maschili con armi dimostra un chiaro intento di distinzione sociale. È probabile che quei bambini, morti precocemente, fossero destinati a diventare uomini in armi, se avessero raggiunto l’età adulta avrebbero trovato posto in quell’area del cimitero dedicata agli armati, essendo morti prima dell’età prevista per tale scopo, furono comunque collocati nel posto che gli spettava di diritto. Ovviamente esistono le eccezioni, infatti questa particolare caratteristica non è riconoscibile in tutti i siti, e anche in quelli in cui è stata identificata ci sono sia sepolture infantili che maschili di armati al di fuori di queste aree, ma la ricorrenza di una scelta deposizionale così particolare è sicuramente rilevante a livello culturale e va evidenziata.

Questa preferenza deposizionale si ricollega alla seconda caratteristica ricorrente in numerosi siti, cioè la scelta di disporre vicine tra loro le sepolture di individui con armi, identificabile nei siti di Hegykő, Szentendre e Tamàsi, quelli più articolati e con il maggior numero di sepolture e che di conseguenza hanno fornito un maggior numero di informazioni. Nello specifico nel sito di Hegykő la maggior parte di sepolture di armati si concentra nella parte più settentrionale della necropoli, dove sono disposte per piccoli gruppi, oltre che in quella centrale sopra menzionata, dove sono sistemate in fila. La stessa situazione si ritrova a Szentendre, dove le sepolture con armi sono disposte per piccoli gruppi, e solo raramente isolate. Il caso più chiaro è quello di Tamàsi, dove queste 80

Etnogenesi in area danubiana: cultura e società 5.4 - Processi culturali e funzione sociale

corredi articolati e ricchi con materiali importanti quali oro e argento. La funzione amministrativa di questi nuclei famigliari è rimarcata ulteriormente, nella necropoli di Poysdorf, dalla figura del cosiddetto “orefice” (tomba 6) che si distingue per la particolarità del corredo. All’interno di questa sepoltura, infatti, erano presenti sia attrezzi destinati alla lavorazione dei metalli preziosi, ed alcuni modelli di produzioni orafe, sia uno scudo di ferro. Quest’ultimo è tradizionalmente interpretato come segno di partecipazione alla vita militare, mentre sono totalmente assenti la punta di lancia e la spada, che sono armi molto più comuni. In questo caso si può spiegare la presenza del solo scudo come un simbolo di rango, non economico ma sociale, dell’individuo o della famiglia di provenienza, mentre il mestiere reale era appunto quello indicato dagli attrezzi da oreficeria. Purtroppo casi simili di dualità tra funzione reale ed interpretativa/sociale sono estremamente rari, ma in questo caso possono aiutare a definire meglio il contesto di rinvenimento, che acquista così un carattere simbolico legato alla mansione sociale degli individui deposti.

I materiali archeologici e i diversi abbinamenti che compongono i corredi, nonostante la loro natura frammentaria e la parzialità di alcuni contesti, consentono di delineare una problematica precisa e di formulare alcune ipotesi interpretative. Dalla comparazione dei dati ottenuti, alcune caratteristiche risultano evidenti e ricorrono in tutti i siti analizzati: la prima e più palese di queste riguarda la struttura stessa delle aree sepolcrali in oggetto. Tutti i siti, come si è visto, fanno parte dei “cimiteri a file”, dove le sepolture prendono spazi ben precisi allineandosi probabilmente secondo direttrici decise a priori, come dimostrerebbe il sito di Kadarta, dove le sei sepolture rinvenute occupavano un’area di quasi 3000 m2, lasciando intendere una precisa volontà organizzativa. È ben diversa invece la disposizione delle tombe a Kapolnasnyek, la necropoli più piccola per numero di individui tra quelle analizzate, dove le quattro sepolture erano sistemate in un’area di dimensioni limitate. Questa volontà organizzativa si può ritrovare in tutti i siti analizzati in quanto in ogni necropoli sono presenti numerose file precise e ben organizzate, sia in quelle più piccole come Poysdorf e Mödling, sia nei siti con numerose sepolture come Hegykő e Szentendre. Questo ci porta al secondo punto fisso, cioè la composizione dei siti, che possono essere divisi in due grandi categorie: piccole necropoli a carattere familiare a cui si affiancano siti più ampi e con un alto numero di individui. Nella prima categoria si inseriscono i siti di Poysdorf, Mödling e Kapolnasnyek, cioè necropoli con poche tombe sistemate in un’area sepolcrale limitata. Probabilmente questi piccoli cimiteri erano pertinenti a una famiglia importante con compiti amministrativi o di controllo sul territorio, che forse si distingueva dalle altre anche per risiedere in un’area differente, come ad esempio un centro fortificato. Si trattava con ogni probabilità di famiglie importanti di rango elevato e di ampia capacità economica, infatti questi tre siti sono i più ricchi tra quelli analizzati, con una media di oggetti per tomba molto alta, rispettivamente di 6 oggetti a Poysdorf, 4,1 a Mödling e 6,75 a Kapolnasnyek. Tra le tre necropoli di questa tipologia solo a Mödling era presente una sepoltura senza corredo (tomba 4), appartenente forse ad un membro minore della famiglia, o uno dei servitori, la cui presenza contribuisce ad abbassare la media del sito, che altrimenti sarebbe di 5 oggetti per tomba, molto vicina a quella degli altri due cimiteri di questa categoria. Ci sono inoltre altri punti di incontro: tutti i siti avevano almeno una sepoltura di armato 485 e almeno una tomba femminile con fibule486, inoltre sono tutte sepolture con

A queste prima tipologia, composta da piccole necropoli probabilmente a carattere famigliare, si affianca la seconda tipologia, che prevede aree sepolcrali di maggiori dimensioni e con un numero di individui variabile, ma solitamente piuttosto elevato. Il sito di Kadarta rappresenta un’eccezione all’interno di questa categoria, in quanto è evidente che era stato predisposto spazio sufficiente per numerose altre tombe, ma le circostanze della migrazione devono aver allontanato la popolazione dall’insediamento correlato a questo cimitero prima che fosse possibile riempire l’area sepolcrale. I siti di questa seconda tipologia presentano corredi con caratteri eterogenei e possono essere sia molto ricchi e articolati sia semplici, e spesso sono presenti numerosi individui senza corredo, generalmente assenti nella prima tipologia. Qui la media di oggetti per tomba inoltre è circa la metà rispetto alle necropoli “famigliari” e non supera mai i 3,5 oggetti per individuo, con la sola eccezione di Tamàsi, che è risultata la necropoli con i corredi più articolati tra tutti i siti esaminati con una media di 5,42 oggetti per individuo. Oltre alle dimensioni, queste aree cimiteriali presentano un ulteriore carattere comune. Nelle necropoli di Kajdacs e Tamàsi infatti, accanto all’uso funerario dominante dell’inumazione, si trovano tracce del proseguire del rito dell’incinerazione. In questi due siti anche il costume funerario, così come risulta ricostruibile sulla base delle evidenze archeologiche, sembra singolare. Per quanto concerne Tamàsi, il carattere di alcuni corredi mostra forti influssi turingi, riconoscibili soprattutto nelle sepolture femminili con fibule di tipo turingio. Altri corredi invece presentano un carattere più tipicamente longobardo. In merito alla necropoli di Kajdacs, invece, il carattere generale delle inumazioni e dei corredi sembrerebbe riconducibile ad alcune necropoli di Boemia

485 Poysdorf tombe 3, 5 e 6; Mödling tomba 6; Kapolnasnyek tomba 3. 486 Poysdorf tomba 4, Mödling tomba 2; Kapolnasnyek tomba 1 e 2.

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Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana e Moravia, ancora fortemente caratterizzate dalla cultura germanica del bacino dell’Elba. Una tale situazione, insieme al proseguire del rito dell’incinerazione, sembra confermare come la migrazione longobarda non sia stata affatto un improvviso e definitivo movimento dell’intero popolo longobardo. Al contrario, questa fase della migrazione sembrerebbe riflettere un trasferimento graduale di alcune parti della popolazione longobarda all’interno di un territorio popolato da genti diverse caratterizzate da una cultura materiale complessa di tradizione “germanica”. Infatti, la seconda caratteristica comune a tutti i siti analizzati, e dalla quale muove l’intera ricerca, è la presenza di oggetti della cultura materiale longobarda in ogni necropoli, mente numerose sepolture avevano corredi “non caratterizzanti”. Questo dato risulta particolarmente importante se si pensa alla grande quantità di informazioni che l’analisi del corredo è in grado di fornire. Per le finalità di questa ricerca è stata di grande importanza la posizione di rinvenimento dei singoli oggetti; se questi sono nella posizione in cui erano indossati o si suppone fossero portati in vita, allora possono essere interpretati come parte dell’abito. Al contrario, oggetti che erano indossati/utilizzati in un determinato modo e vengono trovati invece in un altro presumibilmente furono deposti con uno scopo preciso ed è probabile che questo scopo sottendesse un significato particolare, sociale o etnico, soprattutto nel caso in cui le variazioni siano ripetute. La vera questione riguarda il significato simbolico di questi oggetti quando rinvenuti nei contesti funerari. L’interpretazione come oggetti cultuali, deposti per l’utilizzo nella vita ultraterrena, non può essere ritenuta valida in quanto numerosi di questi, non solo armi e fibule ma anche oggetti di uso comune, sono stati recuperati in un numero minimo di sepolture. Essendo appunto oggetti di uso comune ci si aspetterebbe di trovarli in molti più corredi se il significato fosse cultuale. Al contempo, è stato spesso rilevato come lo scopo ultimo del corredo fosse rimarcare il genere dell’individuo deposto 487 , fatto che risulta abbastanza ovvio se si pensa alla naturale suddivisione degli incarichi tra uomo e donna e di conseguenza del costume maschile e femminile. Se lo scopo del corredo era davvero quello di porre rilevanza sul genere, tre domande sorgono spontanee: esistono casi in cui il sesso biologico ed il genere del corredo divergono? Siccome ci sono sepolture che non hanno alcun oggetto “di genere”, esisteva quindi un terzo genere, caratterizzato dall’assenza di tali oggetti? Quale poteva essere la ragione per porre in evidenza il sesso, che doveva essere già evidente e conosciuto all’interno della comunità? Per quanto riguarda la prima questione, tra tutti i casi analizzati solo la tomba 8 di Brunn aveva caratteristiche antropologicamente femminili e un corredo con armi

tipicamente maschile 488 . Questa particolare circostanza può essere causata da un’errata interpretazione del sesso dell’inumato, in quanto dovuto ad un interpretazione largamente soggettiva Ciò nonostante la discrepanza potrebbe essere reale e potrebbero esserci altri casi simili, non identificati a causa della condizione dei resti ossei o della mancanza di informazioni riguardanti lo scavo. La presenza di sepolture di questo tipo comunque non garantisce l’esistenza di un terzo genere oltre a quello maschile e femminile, in quanto la ricorrenza è fino ad oggi troppo bassa ed il numero insufficiente per verificare tale ipotesi. In ogni caso non è venuta alla luce nessuna sepoltura che contenesse insieme elementi di corredo sia tipicamente maschili che tipicamente femminili come armi e fibule a differenza di alcune tribù nomadi contemporanee di Europa orientale e Asia, dove la rappresentazione dei generi è molto diversa 489 . Di conseguenza come mai il corredo avrebbe dovuto mettere in evidenza il genere dell’individuo inumato, che doveva essere già evidente al momento della sepoltura; e se non era evidente, perché rimarcarlo solo in alcune sepolture e non in tutte? Lasciando da parte il discorso sulle superstizioni ultraterrene, l’interpretazione generale vuole che questi corredi fossero un riflesso dei diversi ruoli assunti nel corso della vita: guerrieri oppure madri di famiglia. Questa particolare idea è stata fortemente criticata nel corso del dibattito sui ruoli di genere sviluppato negli ultimi anni, nello specifico è stato evidenziato come questa interpretazione non faccia altro che riflettere la stereotipata visione del mondo della moderna cultura industriale sviluppata a partire dal diciannovesimo secolo 490 . Similmente, lo scenario di parità tra i generi e la conseguente flessibilità tra i simboli di genere riflette lo stesso problema, quello di trasferire la nostra idea moderna al primo alto medioevo, in entrambi i casi quindi l’interpretazione non è oggettiva. Nel caso delle evidenze funerarie inoltre sorge un altro fondamentale problema per l’interpretazione dei ruoli di genere: le tombe non sono lo specchio preciso e fedele della società che le ha realizzate, le sepolture sono create intenzionalmente, per questo riflettono idee ed ideologie di chi le assembla e non necessariamente la realtà sociale dell’individuo deposto; questo si estende ovviamente anche al genere dell’inumato. Tra le interpretazioni più ragionevoli c’è ancora oggi quella avanzata da Childe nel 1945, il quale vedeva la deposizione di oggetti di pregio nelle tombe come parte

488 Sepoltura antropologicamente femminile profonda 111 cm con cassa di legno, corredo con selce, punta di lancia, pettine in osso, una cuspide di freccia ed elementi in ferro di uso sconosciuto. 489 Härke H., “Gender rapresentation in early medieval burials: ritul re-affirmation of a blurred boundary?”, in Brookes S., Harrington S., Reynolds A., (a cura di), Studies in Early AngloSaxon Art and Archaeology: Papers in Honour of Martin G. Welch, BAR 527, Oxford 2011, pp. 98- 105, qui a p. 103. 490 Lucy S., “House-Wifes, Warriors and Slaves? Sex and Gender in Anglo-Saxon Burials”, in Moore J., Scott E. (a cura di), Invisible People and Processes: Writing Gender and Childhood into European Archaeology, Leicester 1997, pp. 150 e seguenti.

487 Barbiera I., Changing lands in changing memories, Id, Memorie sepolte.

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Etnogenesi in area danubiana: cultura e società della competizione sociale tipica delle società instabili come erano quelle in migrazione durante il primo alto medioevo 491 . In una società dove mancano posizioni sociali gerarchiche fisse, la morte di un individuo portava ad una competizione tra i componenti della società ed a una rappresentazione materiale della specifica perdita sociale ed economica causata dalla morte di quella persona, come ad esempio la mancata maternità ed i lavori domestici per le donne492. Questa interpretazione spiegherebbe anche la differenza tra l’ostentazione dell’evidenza di genere che tende a variare nei diversi periodi storici: infatti, l’uso di ricchi corredi è tipico solo del primo alto medioevo, in epoca romana era quasi assente mentre nel caso specifico del popolo dei Longobardi, dopo lo stanziamento in Italia inizialmente si acuisce per poi scomparire del tutto. Questa particolare evoluzione dell’uso del corredo deriverebbe dalla gerarchia sociale particolarmente stabile della società romana, che non lasciava ampio spazio per la competizione individuale. Allo stesso modo nella società longobarda dei primi decenni dopo lo stanziamento in Italia c’era ancora largo spazio per iniziative personali che permettessero una rapida ascesa sociale. Solo in un secondo momento le posizioni sociali si irrigidirono rendendo inutili tali tentativi e di conseguenza l’uso di un ricco corredo non era più giustificato. In ogni caso, questa interpretazione non spiega come mai fosse proprio il genere dell’individuo il protagonista di questa ostentazione, la competizione funeraria si sarebbe potuta condurre senza mettere in evidenza il ruolo di genere dell’individuo ma solo il potere politico/economico.

A questo punto risulta importante sottolineare come nella cultura longobarda l’espressione di genere degli individui, che si distingue tramite gli oggetti di vestiario e gli elementi addizionali, corrisponda sempre al sesso antropologico494. Questo dato può essere evidenziato solo per quei siti dove sono state fatte chiare e sicure analisi antropologiche indipendenti rispetto alle analisi dei corredi, come per il caso di Brunn citato in precedenza. Essendo questo l’unico caso simile è possibile che si tratti di un errore di interpretazione dei resti antropologici dovuto al fatto che la definizione del sesso sulla base della conformazione delle ossa dipende da caratteri spesso soggettivi, e non un reale caso di distinzione di genere. Data la mancanza di elementi a sostegno della “teoria del genere”, la spiegazione più plausibile è che lo scopo del corredo fosse quello di porre in evidenza non il sesso quanto la funzione sociale dell’individuo. È questo il motivo per cui soggetti il cui mestiere non era quello delle armi, come per esempio la “sepoltura dell’orefice” di Poysdorf, furono deposti con il corredo di armi, anche se parziale: quella era la loro funzione all’interno della società longobarda e le armi avevano all’interno di quella sepoltura lo scopo esclusivamente simbolico di indicare il particolare status sociale del soggetto. Questo spiega anche perché gli abbinamenti di corredi, seppur ricorrenti, non siano sempre costanti, e la mancanza di uniformità tra i contesti. Infatti non è stato possibile individuare chiare differenze o fare precise distinzioni tra gli individui in termini di capacità economica, in quanto c’erano sia corredi con numerosi oggetti, ma tutti semplici, sia corredi con pochissimi oggetti ma in materiali preziosi.

Un’integrazione in tale senso è suggerita da Heinrich Härke493 e nasce dalla natura particolare delle società di epoca alto-medievale, caratterizzate da una forte mobilità sociale, individuale e di gruppo. Migrazione e mobilità possono condurre all’offuscamento o addirittura alla scomparsa dei confini culturali, sociali e politici, e questo processo può avere effetti anche sui ruoli di genere tradizionali. L’offuscamento o la scomparsa dei confini consueti e delle distinzioni tra i generi può condurre ad una insicurezza collettiva riguardo le norme sociali e ad una crisi di identità dell’individuo; in questa situazione ci si può aspettare, nei contesti funerari, di trovarsi di fronte all’enfatizzazione ed alla riaffermazione dei confini che erano divenuti incerti nella vita. Questa è in fin dei conti una delle principali funzioni dei rituali, di rappresentare e riaffermare l’ordine della società come dovrebbe essere, e non come in realtà è. Di conseguenza i ruoli di genere potrebbero esser stati enfatizzati nelle sepolture dell’epoca perché erano diventati meno distinguibili nella vita reale.

Se le armi nei corredi maschili possono essere considerate come uno “sfogo” da parte degli strati più militarizzati della società, che cercavano un elemento di riconoscimento sociale all’interno di un ambiente in continuo cambiamento, e non come un elemento di distinzione etnica, come spesso ricordato, ben diverso è il caso delle sepolture femminili con le “spade da telaio” e le fibule, che avevano sicuramente importanza espressiva. Lo status di un individuo deve essere valutato in diversi modi: può essere visto come alto o basso, ma anche come “ascritto” o “guadagnato”495. Sotto questo punto di vista alcuni elementi del corredo, che per noi non hanno alcun significato, per la società longobarda potrebbero aver avuto un significato specifico: è possibile che alcuni individui avessero guadagnato il loro status sociale grazie alle loro abilità personali o alle loro azioni, e non per la loro posizione socio-economica di partenza, e che questa determinata posizione guadagnata venisse evidenziata tramite determinati oggetti del corredo. All’interno di

494 Con l’unica eccezione analizzata in precedenza. Per la differenza tra espressione di genere e sesso si vedano Härke H., Gender rapresentation in early medieval burials, e Barbiera I., Changing lands in changing memories. 495 Si veda a riguardo Pearson M. P., The archaeology of death and burial, Strout 1999.

Childe V. G., Directional changes in funerary practices. 492 Si veda a proposito Halsall G., “Female status and power in early Merovingian central Austrasia: the burial evidence”, Early Medieval Europe 5- 1, 1996, pp. 1-24, in particolare le pp. 12- 22. 493 Härke H., Gender rapresentation in early medieval burials. 491

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Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana questa categoria di oggetti a carattere sociale si possono inserire appunto le fibule a staffa del costume femminile che, come si è visto, non ricorrono quasi mai da sole ma sempre in abbinamento alle fibule a S, mentre queste ultime, funzionali all’abito, sono state ritrovate spesso anche sole. Lo scopo delle fibule a staffa era quello di comunicare lo status della donna che le indossava, che in questo modo esibiva non solo la sua posizione all’interno della società, ma anche le sua provenienza etnica, attraverso lo stile ed il verso in cui la spilla era fissata. La stessa funzione simbolica sociale va attribuita alle cosiddette “spade da telaio”, come visto nel capitolo precedente, che non erano in alcun caso adatte ad alcuna funzione in ambito tessile. Un valore espressivo va assegnato anche alle numerose chiavi rinvenute in molte sepolture femminili, secondo un parallelo individuato nella cultura Vichinga dell’isola di Selandia (Danimarca), da dove la tradizione vuole che provengano anche i Longobardi. Qui la presenza di chiavi, rinvenute nelle sepolture femminili all’esterno di tasche e borselli, è stata interpretata come simbolo di indipendenza socioeconomica di donne di status elevato496. Nelle sepolture femminili longobarde le chiavi, quando presenti, erano portate alla fine della fascia che pendeva dalla cintura, in una posizione abbastanza scomoda per l’uso assiduo a cui sono soggette le chiavi nella vita quotidiana, ma ben visibile a tutti; come si è detto in precedenza, gli oggetti di uso quotidiano rinvenuti “fuori posto” è probabile che avessero un significato simbolico, in questo caso indice di uno status particolare. Questo status probabilmente non era di carattere economico, in quanto sono presenti chiavi anche in sepolture con corredi che altrimenti sarebbero semplici, a differenza delle fibule a staffa, ma probabilmente di carattere sociale. Appare evidente quindi che il corredo, ed i diversi abbinamenti di oggetti all’interno delle sepolture, non volessero segnalare il genere dell’individuo, che doveva essere comunque piuttosto evidente per le fattezze ed i vestiti, ma fosse predisposto dalla società per mettere in mostra determinate qualità, economiche, sociali ed etniche, che la società riteneva importanti per rappresentare l’individuo. A ulteriore sostegno di questa teoria si possono riportare i rari casi in cui le fibule a staffa erano indossate al contrario rispetto alla consuetudine: se le fibule hanno un significato simbolico, ed i simboli sono universalmente riconosciuti da tutti gli individui appartenenti a quella società, allora è ovvio che indossarle in un modo piuttosto che in un altro risulti significativo.

nord-danubiana e quella sud-pannonica di ultimo insediamento e appare evidente come le caratteristiche identitarie dei longobardi siano soggette ad un notevole cambiamento nei brevi anni dello stanziamento in questi territori. I siti rinvenuti in territorio austriaco, a parte poche eccezioni, mostrano in generale corredi piuttosto semplici e non molto articolati, con una media di oggetti per tomba abbastanza bassa, anche a causa della presenza di numerose sepolture disturbate per le quali i dati disponibili non sono completi. Le necropoli con i corredi più ricchi ed articolati si trovano nella parte più meridionale della pianura pannonica, cioè nell’area di ultimo insediamento prima della partenza verso l’Italia. Come si è visto dal confronto di questi siti sepolcrali è chiaro come la struttura generale delle necropoli resti la stessa, con sepolture singole posizionate lungo righe parallele, nel tipico modo germanico, e suddivisioni per macro-gruppi tipologici, al contrario di alcune caratteristiche della cultura materiale che mostrano variazioni significative. La più importante di queste variazioni è il generale aumento nella presenza media di alcune categorie di oggetti, ovvero quelli comunemente utilizzati per definire la componente etnica e sociale di una necropoli. Infatti, l’analisi combinata di tutte le sepolture con caratteri “longobardi”, quindi femminili con fibule e maschili con armi, mostra un graduale innalzamento procedendo dall’area nord-danubiana a quella sud-pannonica. Nello specifico, i corredi di individui armati subiscono un aumento notevole: in territorio austriaco non superano mai il 15% di presenze all’interno dei cimiteri, con l’eccezione di Poysdorf, mentre procedendo lungo il Danubio si assiste ad un graduale innalzamento della media. Un andamento simile si manifesta anche per le sepolture con fibule, anche se meno accentuato e con eccezioni molto più importanti, che si manifestano nei siti a carattere famigliare dove tombe di questo genere sono sempre presenti. L'evoluzione generale cui si assiste nelle zone di insediamento lungo il Danubio sembrerebbe mostrare quindi, nel complesso, un grande aumento dell'elemento etnico definibile come longobardo tra i cimiteri della parte settentrionale e quelli della parte più meridionale della area esaminata.

I dati di questa ricerca riflettono le profonde modifiche subite dai Longobardi in area danubiana. L’analisi dei dati a disposizione sulle necropoli scelte mostra un graduale aumento ed arricchimento dei corredi tra l’area

Pantmann P., “The symbolism of keys in female graves on Zealand during the Viking Age”, in Boye L. (a cura di), The Iron Age on Zealand. Status and Prespectives, Copenhagen 2011.

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CONCLUSIONI

Anche all’interno dei siti analizzati, nonostante dovessero essere presenti individui “romani”, non è stato possibile fare distinzioni tra questi e la componente immigrata in quanto fino ad ora non sono state identificate connotazioni culturali chiaramente riferibili alla popolazione autoctona. A mio avviso, questo è un chiaro indicatore dell’apparentemente ampio livello di integrazione tra la popolazione immigrata e quella di tradizione romana che doveva essere presente sul territorio; probabilmente è impossibile distinguere tra cimiteri di uno e dell’altro po-polo perché gli insediamenti erano gli stessi e presumi-bilmente anche le aree sepolcrali.

In questo lavoro si è cercato di affrontare, sulla base dell’evidenza archeologica, uno dei temi maggior-mente dibattuti riguardo l’età delle migrazioni, cioè il processo di formazione dell’identità etnica dei popoli germanici, nello specifico dei Longobardi, attraverso l’analisi delle tradizioni funerarie e della cultura materiale attribuite a questo popolo. In questo contesto la ricerca archeologica offre numerosi spunti. Siccome l’identità, sia etnica sia di altro tipo (di genere, status, posizione sociale…), come si è visto nell’introduzione, è un fenomeno principalmente culturale, è possibile definirla partendo dagli aspetti culturali ed in primo luogo dalla cultura materiale. L’analisi delle caratteristiche sepolcrali e degli abbinamenti dei corredi dei siti selezionati ha fornito numerosi spunti di ricerca e procurato nuovi dati fondamentali per comprendere la costruzione e lo sviluppo dell'identità culturale, sociale ed etnica, dei longobardi durante l’ultima fase della loro migrazione.

Per questo genere di ricerca sarebbe particolarmente interessante il confronto tra i dati forniti dall’analisi della cultura materiale e quelli scientifici genetici. I primi, infatti, mostrano l’appartenenza etnica culturale di un individuo, mentre i secondi indicano chiaramente quale era la sua reale appartenenza biologica e potrebbero inserire un individuo nella categoria “autoctono” o “immigrato” senza lasciare dubbi, in modo da rispondere definitivamente alla questione etnica, ovvero: l’evidenza della cultura materiale corrisponde alla reale componente etnica degli individui? Perché, se è vero che determinati oggetti possono avere un particolare significato etnico ed identitario, non è detto che gli individui che vi si riconoscono non avessero provenienze differenti e tentassero semplicemente di integrarsi nella società assumendone simboli universalmente riconosciuti. Purtroppo questa problematica resta aperta.

In Pannonia, circondati da numerosi popoli ostili e come conseguenza del contatto sempre più stretto con le popolazioni di tradizione romana già in precedenza insediate nella zona, i Longobardi andarono incontro a profonde modificazioni sociali e culturali che ebbero ampio riflesso nelle pratiche funerarie. Purtroppo, nonostante le lunghe ricerche, non è stato possibile individuare necropoli puramente “autoctone” o definite tali, con le quali sarebbe stato molto utile un confronto tipologico.

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100

APPENDICE Poysdorf ........................................................................................................................................................... 102 Aspersdorf ........................................................................................................................................................ 103 Rohrendorf ....................................................................................................................................................... 105 Erpersdorf ......................................................................................................................................................... 107 Brunn ................................................................................................................................................................ 109 Mödling ............................................................................................................................................................ 112 Bezenye ............................................................................................................................................................ 113 Hegykő ............................................................................................................................................................. 118 Szentendre ........................................................................................................................................................ 123 Kapolnasnyek ................................................................................................................................................... 129 Varpalota .......................................................................................................................................................... 130 Kadarta ............................................................................................................................................................. 133 Racalmàs .......................................................................................................................................................... 134 Vörs .................................................................................................................................................................. 136 Tamàsi .............................................................................................................................................................. 139 Kajdacs ............................................................................................................................................................. 143 Risultati ............................................................................................................................................................ 146

101

Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana Poysdorf disturbata

1 

2 

3

4

5

6

7

8

Tot. 2

buche di palo

0

cassa di legno

0

urna

0

profondità cm

-

-

160

205

105

195

80

80

bisoma

0 

femminile

1 

maschile



2 

infantile non identificabile

103







1 

4

animale

0

vuota

0

Categorie 

acciarino

1 

ago crinale

1 

ago in ferro



2



anello metallo

1

bracciale

0

chiodi



coltello









3





4

cote

0

elementi scarpe

0 

frammenti metallo

 

fibbia da cintura













fibula a S fibula a staffa



5 

5



2



1 

fibule singole

1

orecchini

0

peso da telaio

0 



2

piastrine



1

pinzette



1

pettine in osso



punta di lancia



2

punte di freccia

0

punteruolo resti pasto



scudo





spada





1 2



3 2



vaghi di collana vaso

 









1 





7

Webschwert

0

nessun corredo

0

media tombe

1

2

10

8

9

14

3

102

1

6

Appendice Aspersdorf disturbata

1 

2 

3 

4 

5 

6 

7 

8

9 

10 

11 

12 

13 

14 

15 

16 

17 

35

175

20

95

25

15

70

20









buche di palo 

cassa di legno urna profondità cm

-

-

175

175

160

200





bisoma femminile

30

110



maschile infantile

170 

















non identificabile



animale



vuota acciarino ago crinale ago in ferro 

anello metallo bracciale chiodi



coltello





cote elementi scarpe



frammenti metallo







fibbia da cintura



fibula a S fibula a staffa 

fibule singole orecchini resti pasto peso da telaio pettine in osso



piastrine











 

pinzette 

punta di lancia punte di freccia punteruolo scudo spada



vaghi di collana 

vaso















Webschwert nessun corredo





media tombe

0

0

 1

6

2

2

5

0

103

 1

1

2

0

3

3





0

0

2

Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana

disturbata

18 

19 

20 

21 

22 

23 

24 

25 

26 

27 

28 

29

30 

31 

Tot. 29

buche di palo

0

cassa di legno

1

urna

0

profondità cm

20

100

100

55

35

55

90

120

125

45

170

120

165

30

bisoma

1 

femminile 

maschile









9





4



infantile non identificabile

87

8









animale

2



vuota

6 2

acciarino

0

ago crinale

0

ago in ferro

0

anello metallo

1

bracciale

0

chiodi

0 

coltello

3

cote

1

elementi scarpe

0

frammenti metallo



6

fibbia da cintura



3

fibula a S

0

fibula a staffa

0

fibule singole

1

orecchini

0

resti pasto

0 

peso da telaio 

pettine in osso





6



6 

piastrine

2

pinzette

0

punta di lancia

1 

punte di freccia

1

punteruolo

0

scudo

0

spada

0 

vaghi di collana 

vaso









Webschwert nessun corredo



media tombe

0

4 



12



2 

6

1

2

1

2

3

104

3

0

1

1





0

0

10 1

1,58

Appendice Rohrendorf saccheggiata

1 

2 

3

4 

5

6a 

6b 

7

8 

9 

10 

11

12 

13 

14 

15





110

245

225

210

165





buche di palo cassa di legno





urna profondità cm 210

170

152

230

200

bisoma femminile

230 

230 

-

121



170

 

maschile

187

 

infantile

 

 

non identificabile





 

animale 

vuota



acciarino ago crinale 

ago in ferro



anello metallo bracciale



chiodi 

coltello





cote elementi scarpe frammenti metallo



 

fibbia da cintura

















 







fibula a S fibula a staffa fibule singole forbici 

resti pasto



peso da telaio 

pettine in osso

 

piastrine





pinzette



punta di lancia punte di freccia punteruolo scudo



spada vaghi di collana









vaso





Webschwert nessun corredo media tombe

2

5

1

4

4

3

1





0

0

105

2

2

8

2

1

3

-

Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana

disturbata

16 

17 

18

19 

20

21

22

23 

24 

25 

26 

27 

28

29

30 

buche di palo

20 0



cassa di legno













urna

11 0

profondità cm 150

250

145

250

150

160

207

260

190

155

180

160

180

132

165 180

bisoma

1 

femminile 

maschile

3



7 

infantile non identificabile

Tot.





















4 

15

animale

1

vuota

1

acciarino

1

ago crinale

0

ago in ferro

1

anello metallo

1

bracciale

0

chiodi

1 

coltello





6

cote

0

elementi scarpe

0

frammenti metallo



fibbia da cintura



 





11 



13



fibula a S

1

fibula a staffa

0

fibule singole

0

orecchini

0

resti pasto

2

peso da telaio

0

pettine in osso

2 

piastrine



4

pinzette

1

punta di lancia

1

punte di freccia

0

punteruolo

0

scudo

0

spada

1 

vaghi di collana







7



vaso

4

Webschwert

0

nessun corredo



media tombe

0

1





0

0

 2

3

4

0

106

 1

4

2

1

0

1



8

0

1,83

Appendice Erpersdorf

1

2

3

4

disturbata

5 

6

7 

8 

9 

10 

11

12 

13 

14 

15 



buche di palo 

cassa di legno







212

130

228







urna profondità cm

-

-

-

-

152

150

130

-

150

133

140

135

bisoma femminile maschile



 

infantile







non identificabile

 











animale vuota 

acciarino ago crinale ago in ferro anello in metallo bracciale



chiodi



coltello cote elementi scarpe 

frammenti metallo





 

fibbia da cintura fibula a S fibula a staffa fibule singole orecchini 

resti pasto





peso da telaio pettine in osso piastrine pinzette punta di lancia punte di freccia punteruolo 

scudo spada vaghi di collana









vaso







1

1





1

1

Webschwert 

nessun corredo media tombe

1

2

2

0

 1

0

 1

1

107

1

0

2

Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana

disturbata

16 

17 

18 

19 

20 

21 

22 

23

16



buche di palo

2



cassa di legno

6

urna profondità cm

Tot.

0 174

155

120

110

135

140

85

100

143

bisoma

0

femminile

2

maschile

3 

infantile non identificabile







 

5 

12

animale

0 

vuota

1

acciarino

1

ago crinale

0

ago in ferro

0

anello metallo

0

bracciale

0

chiodi

1 

coltello

2

cote

0

elementi scarpe

0 

frammenti metallo

 

fibbia da cintura



6 

4

fibula a S

0

fibula a staffa

0

fibule singole

0

orecchini

0 

resti pasto

4

peso da telaio

0

pettine in osso

0

piastrine

0

pinzette

0

punta di lancia

0

punte di freccia

0

punteruolo

0

scudo

1

spada

0 

vaghi di collana

6



vaso

5

Webschwert

0

nessun corredo



media tombe

0

 1

0

1

1

2

2

108



5

0

0,6

Appendice Brunn disturbata

1 

2 

3 

4 

5 

6 







52

54

55

7 

8 

9 





111

117





10 

11 

12 

13 

14 

15 







150

68

166







16 

buche di palo cassa di legno urna profondità cm

12

42

42

62

23

60

70

90

bisoma 



femminile

 

maschile



infantile non identificabile







animale 

vuota







acciarino ago crinale ago in ferro anello metallo bracciale chiodi



coltello



cote elementi scarpe frammenti metallo



fibbia da cintura



 

















fibula a S fibula a staffa fibule singole orecchini resti pasto peso da telaio 

pettine in osso



piastrine









pinzette punta di lancia



punte di freccia



punteruolo scudo spada 

vaghi di collana



vaso Webschwert nessun corredo media tombe

2

1





0

0

1

1

3

1

109

1







0

0

0

 3

0

2

2

Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana

disturbata

17 

18 

19 

20 

21 

22 

23 

24a 

24b



















99

120

200

76

50

58

35









25 

26 

27 

28 

29 

30 

31 

buche di palo cassa di legno





urna profondità cm bisoma femminile



30

60

95

35





45

56

 

maschile

38







infantile 

non identificabile





animale 

vuota





acciarino





ago crinale ago in ferro anello metallo bracciale



chiodi 

coltello





cote elementi scarpe frammenti metallo







 

fibbia da cintura













fibula a S fibula a staffa fibule singole orecchini resti pasto 

peso da telaio



pettine in osso 

piastrine pinzette



punta di lancia



 



punte di freccia punteruolo 

scudo spada vaghi di collana



vaso







 

Webschwert 

nessun corredo media tombe

2

1

1

1

1

3

1

2

110

2

0

 3

1

1

0

 1

0

Appendice

disturbata

32 

33 

34 

35 

36 

37 

38 

40 

41 

42 

43 

46 

47 

48 

buche di palo cassa di legno









23 0

145

90

125

150

92

40

20

60

45

50

45

73

20

20

bisoma

68 1



femminile maschile

45 0

urna profondità cm

Tot.



12



10

infantile

1 

non identificabile











12

animale

0 

vuota









11

acciarino

3

ago crinale

0

ago in ferro

0

anello metallo

0

bracciale

1 

chiodi

1



coltello

6

cote

0

elementi scarpe

0

frammenti metallo



fibbia da cintura







16



12

fibula a S

0

fibula a staffa

0

fibule singole

0

orecchini

0 

resti pasto

1



peso da telaio

2

pettine in osso

3

piastrine

4

pinzette

1

punta di lancia



5

punte di freccia

1

punteruolo

0

scudo

1

spada

0 

vaghi di collana



10

vaso

2

Webschwert

0

nessun corredo media tombe

2

1

3

1

2





0

0

111

1













16

0

0

0

0

0

0

1,08

Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana Mödling

1

2

3

4

6

7

8

Tot.

disturbata

0

buche di palo

0

cassa di legno









4

urna profondità cm

0 200

320

260

180

260

220

-

bisoma femminile

240 0





2 

maschile 

infantile

1 

2



non identificabile

1

animale

0 

vuota 

acciarino



1 2

ago crinale

0

ago in ferro

0

anello metallo

0

bracciale

0

chiodi coltello









1



4

cote

0

elementi scarpe

0

frammenti metallo





fibbia da cintura





 



4



4

fibula a S



1

fibula a staffa



1

fibule singole

0

orecchini

0

resti pasto

0

peso da telaio

0

pettine in osso



piastrine



1 

2

pinzette

0 

punta di lancia

1

punte di freccia

0

punteruolo

0

scudo

0 

spada vaghi di collana





1 

3

vaso

0

Webschwert

0 

nessun corredo media tombe

4

8

2

0

7

4

112

-

1

-

4,16

Appendice Bezenye

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

11

12

13

14

15

16

160

160

95

90

180

140

230

150

130

190

95

120

160

160

120





disturbata buche di palo cassa di legno urna profondità cm 208 bisoma femminile









maschile



infantile 

non identificabile















animale 

vuota acciarino ago crinale ago in ferro anello metallo bracciale chiodi 

coltello cote elementi scarpe



frammenti metallo



fibbia da cintura fibula a S



fibula a staffa





fibule singole orecchini resti pasto peso da telaio pettine in osso piastrine 

pinzette



punta di lancia



punte di freccia punteruolo scudo 

spada vaghi di collana











 

vaso Webschwert nessun corredo media tombe

1

4

1

1





0

0

2

3

113





0

0

2





0

0

 1

2

0

Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana 17

18

19

20

21

22

23

24

25

26

27

28

29

30

31

32

profondità cm 120

140

150

170

150

200

-

190

160

120

140

150

145

160

170

180

disturbata buche di palo cassa di legno urna bisoma femminile







 

maschile





infantile 

non identificabile

















animale vuota acciarino ago crinale ago in ferro 

anello metallo



bracciale chiodi 

coltello







cote elementi scarpe 

frammenti metallo



fibbia da cintura fibula a S



fibula a staffa



fibule singole





orecchini resti pasto peso da telaio pettine in osso piastrine 

pinzette



punta di lancia





punte di freccia punteruolo scudo spada vaghi di collana







 

vaso







Webschwert 

nessun corredo media tombe

2

0

 2

5

2

4

1

1

114

1

0

1

1





0

0

3

1

Appendice 33

34

35

36

37

38

39

40

41

42

43

44

45

46

47

48

profondità cm 185

150

160

150

200

135

180

190

175

200

190

180

200

160

180

190

disturbata buche di palo cassa di legno urna bisoma 

femminile

 

maschile infantile non identificabile



























animale vuota 

acciarino ago crinale ago in ferro anello metallo bracciale chiodi 

coltello cote elementi scarpe frammenti metallo





fibbia da cintura





fibula a S 

fibula a staffa fibule singole orecchini



resti pasto peso da telaio pettine in osso piastrine pinzette punta di lancia punte di freccia punteruolo scudo spada 

vaghi di collana



vaso Webschwert nessun corredo media tombe

3







0

0

0

2

1













0

0

0

0

0

0

115

 2

0

1

2

Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana 49

50

51

52

53

54

55

56

57

58

59

60

61

62

63

64

profondità cm 200

145

147

156

180

175

150

180

167

170

180

175

185

167

186

159

disturbata buche di palo cassa di legno urna bisoma 

femminile



maschile



infantile non identificabile



























animale vuota acciarino ago crinale ago in ferro 

anello metallo bracciale chiodi coltello cote elementi scarpe



frammenti metallo fibbia da cintura fibula a S fibula a staffa fibule singole orecchini resti pasto peso da telaio 

pettine in osso piastrine pinzette



punta di lancia punte di freccia punteruolo scudo



spada 

vaghi di collana

 

vaso Webschwert nessun corredo









media tombe

0

0

0

0

3





0

0

 1

116

0

1







0

0

0

1

1

1

Appendice 65

66

67

68

69

70

71

72

disturbata

73 

74 

75

76

77

2

buche di palo

0 

cassa di legno







4

urna

0

profondità cm 163

172

136

68

240

200

165

120

220

165

195

-

150 161,5

bisoma

0 

femminile





 

maschile



17



10

infantile non identificabile

Tot.

0 







47

animale

0 

vuota



acciarino

3 1



ago crinale

1

ago in ferro

0

anello metallo

3

bracciale

0

chiodi

0 

coltello







9

cote

1

elementi scarpe

0 

frammenti metallo





8



fibbia da cintura 

fibula a S

6 

5

fibula a staffa

3

fibule singole

1

orecchini

0

resti pasto

1

peso da telaio

0 

pettine in osso

2

piastrine

0

pinzette

2

punta di lancia

6

punte di freccia

0

punteruolo

0

scudo

0

spada

3 

vaghi di collana







18

vaso

5

Webschwert

0

nessun corredo









media tombe

0

0

0

0

3

1

2

3

117

5

1

1





37

0

0

1

Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana Hegykő

1

disturbata

2 

3

4

5

6

7

8

9

10 

11

12

13

14 

15

16

100

172

152

154

152

135

120

120

116

137

147

150

buche di palo 

cassa di legno urna profondità cm

-

-

145

180





bisoma femminile

 

maschile





infantile non identificabile





















animale vuota 

acciarino







ago crinale ago in ferro



anello metallo

 

bracciale chiodi 



coltello

























cote elementi scarpe 



frammenti metallo fibbia da cintura



fibula a S



fibula a staffa



 





 



1

3

fibule singole 

orecchini resti pasto peso da telaio pettine in osso piastrine



pinzette punta di lancia

 

punte di freccia



punteruolo scudo



spada

 

vaghi di collana





 

vaso Webschwert 

nessun corredo media tombe

3

0

 5

5

0

3

2

4

118

1

5

4

2

2

5

Appendice 17

18

19

20

21

22

23

24

25

26

27

28

29

30

31

32

190

140

160

110

122

170

128

20

90

130

180

125

126

126



 







disturbata buche di palo 

cassa di legno urna profondità cm 110

220

bisoma femminile





 

maschile





infantile

 

 

non identificabile animale vuota 

acciarino ago crinale ago in ferro



anello metallo bracciale



chiodi 











fibbia da cintura





fibula a S





fibula a staffa





coltello













cote elementi scarpe frammenti metallo

 













fibule singole orecchini



 

resti pasto

 

peso da telaio



pettine in osso 

piastrine pinzette punta di lancia









punte di freccia punteruolo scudo spada vaghi di collana













vaso Webschwert 

nessun corredo media tombe

5

9

4

3

7

0

 1

3

119

2

5

0

 1

2

3

2

0

Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana 33

34 

35

36

37

38

39

40

41

42

43

44

45

46

47

48

profondità cm 127

160

140

120

110

125

94

135

140

110

75

147

148

165

110

152

disturbata buche di palo cassa di legno urna bisoma



femminile maschile





 

infantile

 



















non identificabile animale vuota acciarino



ago crinale ago in ferro anello metallo 

bracciale



 

chiodi coltello





cote elementi scarpe 

frammenti metallo



fibbia da cintura





fibula a S fibula a staffa fibule singole orecchini resti pasto peso da telaio 

pettine in osso piastrine





pinzette 

punta di lancia punte di freccia punteruolo



scudo spada



vaghi di collana 

vaso Webschwert



nessun corredo media tombe

5

5

0

 1

0

 2

0

 1

120

0

 2

1

0

2





0

0

1

Appendice 49

50

51

52

53

54

55

56

57

58

59

60

61

62 

63

64

65

-

130

56

126

170

150

75

128

120

140

160

184

190

110

177

160





disturbata buche di palo cassa di legno urna profondità cm 160 bisoma 

femminile

















anello metallo





bracciale



maschile

 

infantile











non identificabile





animale vuota acciarino ago crinale 

ago in ferro



chiodi coltello

























cote elementi scarpe frammenti metallo fibbia da cintura





















 





fibula a S



fibula a staffa



fibule singole



orecchini resti pasto 

peso da telaio pettine in osso



piastrine





pinzette 

punta di lancia 

punte di freccia





 

punteruolo scudo



spada

 

vaghi di collana

 

vaso Webschwert 

nessun corredo media tombe

2

0

1





0

0

 5

4

2

121

0

 1

0

9

7

9

2

6

8

Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana

disturbata

66 

67

68

69

70

71

72 

73

74

75

76

77

78

79

80

81

7

buche di palo

0 

cassa di legno



4

urna

0

profondità cm 140

145

180

144

150

142

180

176

115

190

125

140

155

130

158

120 134

bisoma femminile

Tot.

0 

 

maschile







 



infantile

 







19 28





30

non identificabile

4 

animale

1

vuota

0 

acciarino







12

ago crinale

1 

ago in ferro

2 

anello metallo

6

bracciale

6 

chiodi 

coltello



















3























39

cote elementi scarpe frammenti metallo

 

fibbia da cintura

 



25 



42



fibula a S

5

fibula a staffa

3 

fibule singole

3

orecchini

3 

resti pasto

3

peso da telaio

2

pettine in osso 

piastrine





3



9

pinzette

1 

punta di lancia







9



punte di freccia

6

punteruolo

3 

scudo 

spada



4



vaghi di collana





vaso





7 

15 



7

Webschwert

0 

nessun corredo media tombe

1

3

3

5

9

2

7

5

122

0

 7

0

18 4

3

3

5

1

2,7

Appendice Szentendre disturbata

1 

2 

3 

4 

5 

6 

7 

8 

9 

10 

11 

12 

13 

14

15 

16











75

275

200

275









buche di palo cassa di legno







255

350

275

urna profondità cm 353

230

-

200

-

-

455

275

-

bisoma 

femminile maschile















infantile 

non identificabile







animale vuota 

acciarino



ago crinale ago in ferro anello metallo bracciale chiodi 

coltello





















cote 

elementi scarpe

 

frammenti metallo 

fibbia da cintura

 















fibula a S fibula a staffa fibule singole orecchini resti pasto



peso da telaio 

pettine in osso





  





piastrine 

pinzette 

punta di lancia









punte di freccia punteruolo scudo 

spada 

vaghi di collana 

vaso





Webschwert 

nessun corredo media tombe

1

3

0

 1

0

1

1

4

123

6

9

2





0

0

7

7

5

Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana

disturbata

17 

18 

19 

20

21 

22 

23 

24

25

27 

28 

29

30 



buche di palo cassa di legno

26 





31 

32 















260

285

255

250

300





urna profondità cm 260

150

85

117

-

204

275

265

265

450

150

bisoma 

femminile maschile





 

infantile 

non identificabile





 









animale vuota 

acciarino





 

ago crinale ago in ferro anello metallo bracciale chiodi 

coltello









cote 

elementi scarpe frammenti metallo fibbia da cintura



















fibula a S



















fibula a staffa 

fibule singole orecchini



resti pasto 

peso da telaio



pettine in osso





piastrine







pinzette punta di lancia











punte di freccia 

punteruolo scudo 

spada 

vaghi di collana 

vaso









 

Webschwert nessun corredo media tombe

2





0

0

 1

0

 3

4

5

124

8

3

0

3

12

8

2

2

Appendice 33

34 

buche di palo





cassa di legno



disturbata

35 

36 

37 

38

39

40 

41

42

43

44

45 

46









140

240

270

240

190





47

48 

162

210

urna profondità cm 280

400

230

360

255

130

200

277













270

bisoma femminile

 

maschile



 





infantile non identificabile 

animale vuota 

acciarino









ago crinale ago in ferro anello metallo bracciale chiodi coltello





















cote 

elementi scarpe frammenti metallo





fibbia da cintura





fibula a S



fibula a staffa









 









fibule singole orecchini resti pasto





peso da telaio



pettine in osso





piastrine









  

pinzette



punta di lancia



  

punte di freccia punteruolo 

scudo

 

spada vaghi di collana







vaso





















Webschwert 

nessun corredo media tombe

12

8

4

4

1

0

2

2

125





0

0

9

11

4

7

-

4

Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana 49 disturbata

50 

51

52

53

54

55

buche di palo cassa di legno







56

57 





58

59 

60 







61 

62 

63 



64  



urna profondità cm 300

270

95

140

120

285





125

250

265

130

375

290

265





240

280

255

bisoma femminile maschile













 

infantile



non identificabile animale 

vuota acciarino











ago crinale ago in ferro



anello metallo



bracciale



chiodi



coltello





cote





frammenti metallo





fibbia da cintura







elementi scarpe 











fibula a S





fibula a staffa







 

fibule singole orecchini 

resti pasto 

peso da telaio

 

pettine in osso piastrine













pinzette punta di lancia

 

punte di freccia punteruolo





scudo





spada





 

vaghi di collana



vaso



Webschwert



nessun corredo media tombe

12

4

5





0

0

 

 8

0

 14

126



3

0

 3

0

3

3

1

1

Appendice 65 disturbata

66 

buche di palo



cassa di legno

67 

68 

69

70





71 

72

73

74

75

76

77

78

79

80







urna profondità cm 260

250

112

285

82

57











250

150

200





200

93

114

180

75

150

-

bisoma femminile



maschile infantile

















non identificabile animale vuota 

acciarino ago crinale ago in ferro anello metallo bracciale chiodi coltello









cote elementi scarpe frammenti metallo





fibbia da cintura







fibula a S fibula a staffa fibule singole 

orecchini resti pasto peso da telaio



pettine in osso



piastrine



 

 

pinzette punta di lancia punte di freccia punteruolo scudo spada 

vaghi di collana









vaso







 

Webschwert 

nessun corredo media tombe

1

1

1

9

3

0

 4

0

127

 1

3

0

 1

1

0

 6

0

Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana 81 disturbata

83 

buche di palo



cassa di legno



82



84

85

86

87

88

89

90

46 16 









34

urna

0

profondità cm 300

150

310

280

270

220

137

160

220

60

bisoma

280 0



femminile maschile

Tot.











34 



36



infantile

9 

non identificabile

7

animale

1

vuota

3

acciarino











19



ago crinale

3

ago in ferro

1

anello metallo

1

bracciale

1

chiodi

1

coltello





cote





elementi scarpe





frammenti metallo



fibbia da cintura



















35 5



7

 



 



32



34

fibula a S



9

fibula a staffa



5

fibule singole

1

orecchini

1

resti pasto



peso da telaio



12



19



pettine in osso piastrine



pinzette



punta di lancia



13

 

13

 

9 

13



punte di freccia



punteruolo



scudo







spada









4



6 8

vaghi di collana vaso





7 



26





20

Webschwert

1 

nessun corredo media tombe

13

6

9

12

10

5

0

21 3

128

4

1

3,5

Appendice Kapolnasnyek

1

2

3

disturbata

4 

buche di palo

1 0



cassa di legno

1

urna

0

profondità cm 400 bisoma femminile

Tot.



360 

300

170 370 1



2 

maschile





infantile

2 1

non identificabile

0

animale

0

vuota

0 

acciarino 

ago crinale

1 1

ago in ferro

0

anello metallo

0

bracciale

0

chiodi coltello

0 







cote

4 0

elementi scarpe

0

frammenti metallo



fibbia da cintura



fibula a S



1



2

fibula a staffa







3



2

fibule singole

0

orecchini

0 

resti pasto peso da telaio



1



2 

pettine in osso

1



piastrine

1

pinzette



1

punta di lancia



1

punte di freccia

0

punteruolo

0

scudo

0

spada

0

vaghi di collana





vaso





2 

3

Webschwert

0

nessun corredo media tombe

0 5

12

6

4

6,75

129

Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana Varpalota

1

2

3

4a

4b

5

6

7

8

9

10

11

12

13

14

15

-

160

250 

250 

200

110

85

130

60

130

130

55

100

130

130





 



disturbata buche di palo cassa di legno urna profondità cm 220 bisoma femminile









maschile





infantile 

non identificabile









animale vuota 

acciarino







ago crinale ago in ferro



anello metallo





bracciale chiodi 

coltello









cote elementi scarpe 

frammenti metallo fibbia da cintura fibula a S



fibula a staffa



































fibule singole 

orecchini 

resti pasto

 

peso da telaio pettine in osso piastrine



pinzette 

punta di lancia



 

punte di freccia punteruolo 

scudo

 

spada vaghi di collana





 



 

nessun corredo media tombe





vaso Webschwert



5

0

 2

0

 4

14

0

 1

130

3

2

0

11

6

7

1

2

Appendice 16

17

18

19

20

21

22

23

24

25

26

27

28

29

30

31 

profondità cm 140

185

125

225

45

170

190

100

120

200

230

45

55

145

85

-















disturbata buche di palo cassa di legno urna bisoma femminile maschile





 



infantile

 

non identificabile





animale vuota 

acciarino



ago crinale 

ago in ferro 

anello metallo



bracciale chiodi 

coltello



















cote elementi scarpe frammenti metallo 

fibbia da cintura



fibula a S





fibula a staffa



 

orecchini



resti pasto

 

pettine in osso













fibule singole

peso da telaio



  

 

piastrine



pinzette





 

punta di lancia punte di freccia punteruolo scudo



spada



vaghi di collana



vaso











 



 









Webschwert nessun corredo



media tombe

0

 5

8

3

8

5

2

1

131

5

1

5

0

 1

5

7

0

Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana 32

33

34

35

36

Tot.

disturbata

1

buche di palo

0

cassa di legno

0

urna

0

profondità cm

-

125

155

50

26

bisoma

2 

femminile



17

maschile infantile

129

6 



5 

non identificabile

9

animale

0

vuota

0

acciarino

6

ago crinale

0

ago in ferro

2 

anello metallo

5

bracciale

0

chiodi

0

coltello

10

cote

0

elementi scarpe frammenti metallo

0 

8 

fibbia da cintura

19 

fibula a S

7

fibula a staffa

5

fibule singole

1

orecchini

3

resti pasto

4 

peso da telaio

5

pettine in osso

2

piastrine

3

pinzette

2 

punta di lancia punte di freccia

5 1

punteruolo

0 

scudo spada

4 2



vaghi di collana



16 

vaso

10

Webschwert

1

nessun corredo

7

media tombe

1

2

4

1

2

3,6

132

Appendice Kadarta

1

2

3

disturbata

4 

5 

6 

7

3



buche di palo

1 

cassa di legno



2

urna

0

profondità cm 200 200 140 150

80

240 200 172,8

bisoma

0 

femminile maschile

Tot.





2 



infantile



2



non identificabile

2 1

animale

0

vuota

0

acciarino

0

ago crinale

0

ago in ferro

0

anello metallo

0

bracciale

0

chiodi

0 

coltello



2

cote

0

elementi scarpe

0

frammenti metallo



fibbia da cintura







2



3

fibula a S

0

fibula a staffa

0

fibule singole

0

orecchini

0

resti pasto

0

peso da telaio

0

pettine in osso

0

piastrine

0

pinzette

0 

2

punte di freccia



1

punteruolo



1

scudo



1

spada



1

punta di lancia





vaghi di collana vaso

1 

Webschwert nessun corredo media tombe

1



2

1

3





0

0

1 2

3

7

2,28

133

Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana Racalmàs

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

11

12

13

14

15

-

225

140

165

125

170

240

125

190

114

135

135

152

174

220

















disturbata buche di palo cassa di legno urna profondità cm bisoma femminile

 

maschile 

infantile

















non identificabile animale vuota 

acciarino ago crinale ago in ferro



anello metallo bracciale chiodi 

coltello





cote elementi scarpe 

frammenti metallo fibbia da cintura



fibula a S



fibula a staffa















fibule singole orecchini resti pasto



peso da telaio



pettine in osso





 

piastrine 

pinzette punta di lancia 

punte di freccia

 

punteruolo



scudo 

spada vaghi di collana



vaso







 

 

 





Webschwert 

nessun corredo media tombe

2

9

2

8

0

 2

2

134

1

0

 2

1

0

1

6

8

Appendice 16

17

18

disturbata

19 

20

1

buche di palo

0 

cassa di legno urna profondità cm

1 0

260

-

165

-

210

bisoma femminile

Tot.

171 0







6

maschile

3

infantile

9

non identificabile

0 

animale

1 

vuota

1

acciarino

3

ago crinale

0

ago in ferro

0

anello metallo



2

bracciale

0

chiodi coltello

0 



7

cote

0

elementi scarpe

0

frammenti metallo

1

fibbia da cintura





8

fibula a S





4

fibula a staffa



2

fibule singole

0

orecchini resti pasto

0 

4

peso da telaio

1 

pettine in osso

3

piastrine

0

pinzette

1

punta di lancia

0

punte di freccia

2

punteruolo

1

scudo

1

spada vaghi di collana

2 



7

vaso

6

Webschwert

0

nessun corredo media tombe

7







0

0

0

6 5

2,9

135

Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana Vörs

1

disturbata

2 

3 

4 

5 

6 

7 

8 





145

287





9 

10 

11 

12

13 

14 

15 





263

180

buche di palo cassa di legno



urna profondità cm

-

148

262

175

184

170

280

337

280

155







-

bisoma femminile 

maschile













infantile non identificabile





 

animale vuota acciarino





ago crinale 

ago in ferro anello metallo bracciale 

chiodi coltello





 

cote



elementi scarpe frammenti metallo



fibbia da cintura



 





















fibula a S fibula a staffa fibule singole orecchini 

resti pasto









peso da telaio pettine in osso















piastrine pinzette



punta di lancia punte di freccia punteruolo



scudo



spada 

vaghi di collana





vaso

 

 

Webschwert nessun corredo media tombe

4

2

10

1

7

3

1

136

2

4

6

2





0

0

2

3

Appendice

disturbata

16 

17 

18 

19 

20 

21 











265

260

273

250

286

22 

23 

24 

25

26 

27 









235

310

140

262

150





28 

29 

30 

buche di palo cassa di legno





urna profondità cm

225

265

bisoma

24

24

 

femminile

















maschile infantile

110





 



non identificabile animale vuota acciarino 

ago crinale



ago in ferro anello metallo bracciale 

chiodi 

coltello













cote 

elementi scarpe 

frammenti metallo



 

fibbia da cintura







fibula a S







fibula a staffa









fibule singole orecchini 

resti pasto





peso da telaio

 

pettine in osso



piastrine pinzette punta di lancia punte di freccia punteruolo 

scudo spada vaghi di collana vaso





























Webschwert 

nessun corredo media tombe

1

9

2

2

4

7

0

137

 3

2

0

 8

1

0

3

6

Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana

disturbata

31 

32 

33 

34 

35 

36 

37 

buche di palo cassa di legno











21 0

263

395

263

193

240

200

290

bisoma

222,1 1



femminile











maschile infantile

34 0

urna profondità cm

Tot.

21 9



5

non identificabile

3

animale

1

vuota

0

acciarino

2

ago crinale

1

ago in ferro

2

anello metallo

0

bracciale

0

chiodi

3 

coltello





12

cote

2

elementi scarpe

1 

frammenti metallo

 

fibbia da cintura 

fibula a S



 

14 15



5

fibula a staffa

2

fibule singole

0

orecchini resti pasto

0 

peso da telaio pettine in osso

7 









7



7



piastrine

1

pinzette

1

punta di lancia

2

punte di freccia

0

punteruolo

1 

scudo

5

spada vaghi di collana

0 

vaso

















19 11

Webschwert

0

nessun corredo

5

media tombe

3

7

6

5

4

2

2

138

3,3

Appendice Tamàsi disturbata

1 

2 

3 

4 

5

6

7

8







250

265

185

210







9

10

11





230

160

12

13

14





120

130

260





15

16

buche di palo cassa di legno



urna profondità cm

-

-

-

-

150

130

200

bisoma femminile

 

maschile





 

infantile non identificabile









animale vuota 

acciarino 

ago crinale













ago in ferro anello metallo bracciale chiodi 

coltello

















cote 

elementi scarpe frammenti metallo 

fibbia da cintura





































fibula a S 

fibula a staffa



fibule singole orecchini 

resti pasto



peso da telaio





pettine in osso







piastrine



pinzette 

punta di lancia



punte di freccia



punteruolo





scudo spada vaghi di collana



vaso











 

Webschwert 

nessun corredo media tombe

2

1

1

0

5

7

8

5

139

2

7

2

1

3

8

4

5

Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana 17

18





19

20

21

22

23

24







25

26

27

28

29

30 

31

32 







140

260

260

140





disturbata buche di palo cassa di legno





 

urna profondità cm 170

260

115





255

90

265

240





200

145

260

80

250

bisoma femminile





maschile



 













infantile



non identificabile animale vuota 

acciarino



ago crinale ago in ferro anello metallo bracciale chiodi



coltello



 



























cote elementi scarpe



frammenti metallo



fibbia da cintura









 





























fibula a S

 

fibula a staffa

 









 

fibule singole orecchini resti pasto







peso da telaio





pettine in osso











 







 









 

piastrine pinzette



punta di lancia



punte di freccia



punteruolo



 

spada

 



vaso





 

 



scudo vaghi di collana





 

 

















Webschwert 

nessun corredo media tombe

4

12

4

13

6

6

8

11

140

0

 11

0

11

7

6

1

3

Appendice 33 disturbata

34 

35





215

220

36

37

38

39

40

41

42

43 

44 

45 

46

47

48





176

225





buche di palo cassa di legno









urna profondità cm

80

135

180

215

160

220

260

300









60

60

320

150

bisoma femminile



 

maschile

 

infantile



 

non identificabile





animale vuota 

acciarino











 

ago crinale



ago in ferro anello metallo 

bracciale 

chiodi 

coltello



















cote 

elementi scarpe frammenti metallo



fibbia da cintura

























 



fibula a S fibula a staffa 

fibule singole orecchini 

resti pasto









peso da telaio 

pettine in osso









piastrine

 

pinzette









punta di lancia punte di freccia



punteruolo



 

















scudo



spada

 

vaghi di collana





vaso



















1

5

2

4

Webschwert nessun corredo



media tombe

0

 9

3

4

6

2

9

8

141

8

14

0

1

Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana 49

50

disturbata

51 

52 

53

12

buche di palo cassa di legno

0 







urna profondità cm

31 1

240

290

-

280

300

bisoma

181,9 0



femminile



19 

maschile infantile

Tot.





18 9

non identificabile

6

animale

0

vuota

0

acciarino

15

ago crinale

3

ago in ferro

1

anello metallo

0

bracciale

1

chiodi coltello

5 







cote

35 2



elementi scarpe

7

frammenti metallo









27

fibbia da cintura









35





fibula a S

6

fibula a staffa

5

fibule singole

2

orecchini

0

resti pasto peso da telaio



pettine in osso



piastrine









19





7

18 8



pinzette

7

punta di lancia

6 

punte di freccia punteruolo

13

scudo

2

spada vaghi di collana

3 



 

vaso

21 

Webschwert

2 0



nessun corredo media tombe

9

6

7

0

5 1

8

5,4

142

Appendice Kajdacs

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

11

12

13

14

15

16

disturbata buche di palo 

cassa di legno urna



profondità cm

-

310

 200

260

160

190

165

140

120









360

245

215

155

145

160

300

bisoma 

femminile



 

maschile 

infantile non identificabile



















animale

 

vuota 

acciarino





ago crinale ago in ferro anello metallo bracciale



chiodi 

coltello







cote elementi scarpe frammenti metallo fibbia da cintura



fibula a S



fibula a staffa











fibule singole orecchini resti pasto 

peso da telaio



pettine in osso piastrine pinzette punta di lancia 

punte di freccia punteruolo scudo spada 

vaghi di collana



 

vaso









Webschwert nessun corredo



media tombe

0

8

1

2

3

2





0

0

143

1

1

1

4





0

0

1

4

Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana 17 disturbata

18 

19

20

buche di palo

21

22

23

24

25











26

27

28

29 

30

31

32 

33

345

100

145





cassa di legno urna profondità cm 125

250





-

-

 250

270

280

224

210

226

250

200

290

-

bisoma 

femminile

 

maschile













infantile non identificabile















animale 

vuota 

acciarino





ago crinale ago in ferro





















anello metallo bracciale 

chiodi 

coltello







cote elementi scarpe 

frammenti metallo 

fibbia da cintura











fibula a S fibula a staffa fibule singole orecchini resti pasto 

peso da telaio pettine in osso





piastrine



 

pinzette 

punta di lancia





punte di freccia

 

punteruolo



scudo



spada

 

vaghi di collana



 

vaso







Webschwert nessun corredo



media tombe

0

6





0

0

 2

4

7

7

144

1

1

2

0

 5

0

10

2

1

Appendice 34 disturbata

35 

buche di palo



cassa di legno



36 

37 

38 

39

40

41a

41b

42

310

46

47

48

1

255

220

230

115

320

80 

80 



252













10

-

-

-

-

-

-

169 2









8



12

infantile

5 

non identificabile















animale vuota

Tot.

6

femminile maschile

45



bisoma



44

7

urna profondità cm 160

43

20 2



2 

acciarino

5

ago crinale

2

ago in ferro

0

anello metallo

2

bracciale

0 

chiodi



4 

coltello



13



cote

1

elementi scarpe

0

frammenti metallo



fibbia da cintura





6 





16



fibula a S

3

fibula a staffa

1

fibule singole

0

orecchini

0

resti pasto

0 

peso da telaio



5



pettine in osso

3

piastrine

2 

pinzette

3 

punta di lancia

3



punte di freccia

4

punteruolo

2

scudo



spada



2 2



vaghi di collana



7



vaso

8

Webschwert

2

nessun corredo



media tombe

0

 8

2

3

0

1

4

2

145

2

3













16

0

0

0

0

0

0

2,6

Il caso studio delle necropoli longobarde in area danubiana Risultati ASP disturbata

BEZ

BRU

ERP

HEG

KAD

KAJ

KAP

29

2

45

16

7

3

7

1

1

4

23

4

2

buche di palo cassa di legno

2 6

2

RAC

ROH

SZE

TAM

VAR

1

2

46

12

1

1

11

10

urna

6

87

161

68

143

134

bisoma

1

femminile

9

17

12

2

19

maschile

4

1

1

3

infantile

8

1

non identificabile

6

12

animale

2

vuota

2

172

4

34

47

370

1

1

2

8

2

2

1

6

3

34

28

2

12

2

1

2

3

7

5

3

2

5

1

2

1

9

12

4

1

2

1

4

1 3

11

1

acciarino

1

3

1

ago crinale

1

ago in ferro

240

130

12

5

1

1

2

1

3

6

bracciale

1

chiodi

1

1

3

6

2

39

coltello

3

9

cote

1

1

180

13

21

149 11

1

1

7

19

17

21

174

36

18

6

9

153

4

9

9

5

5

96

15

7

6

9

3

147

1

1

1

1

9

1

1

1

3

2

3

1

19

15

3

3

1

1

1

1

1

1

2

1 4

182

1

6

2

28 31

222

2

4

280

226

129

2 2

171

2 1

34

1

168

1

VÖR Tot.

16 1

10

profondità media

anello metallo

MÖD POY

4

4

7

6

8

16

6

25

2

6

3

4

fibbia da cintura

3

6

12

4

42

3

6

2

2

71

1

12

2

9

5 1

1

1

5

6

35

35

5

elementi scarpe frammenti metallo

25

1

1

167

22 9 3

2

12

191

2

2

12

7

7

1

15

1

1

11

32

27

8

14

169

16

2

4

5

8

13

34

35

19

15

221

fibula a S

5

5

3

1

1

2

4

1

9

6

7

5

49

fibula a staffa

3

4

1

2

1

1

2

5

5

5

2

31

1

2

1

2

1

9

3

7

fibule singole

1

orecchini

1

3

resti pasto

1

peso da telaio

6

pettine in osso

6

piastrine

2

pinzette punta di lancia

1

punte di freccia

1

1

4

3

1

4

2

13

18

4

7

60

12

8

5

7

50

2

19

19

2

7

73

4

13

7

3

1

49

1

9

7

2

1

30

1

13

6

5

2

57

2

4

9

1

2

5

2

3

3

3

1

1

2

4

9

2

1

2

1

2

1

1

3

1

6

5

9

2

3

1

1

6

1

4

3

1

2

1

1

6

13

4

1

2

3

1

8

2

4

7

1

2

1

2

2

1

7

3

2

3

1

7

7

26

21

16

19

163

7

6

4

2

2

1

11

121

2

scudo

1

1

3

vaghi di collana

4

18

1

6

15

1

7

2

vaso

12

5

2

5

7

1

8

3

Webschwert

2

1

2

nessun corredo

1

37

16

5

18

2

16

1,5

1

1,8

0,6

2,7

2,2

2,6

media tombe

2

2

punteruolo

spada

1

1

1 1

3

1

2

1

1 6,7

146

4,1

6

29 1

28

5

32 31

1

7

6

8

21

5

7

5

157

2,9

1,8

3,5

5,4

3,5

3,3

3,6