Gli stromati. Note di vera filosofia

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MARCO RIZZI insegna Letteratura cri­ stiana antica e Storia del cristianesimo nella sede di Brescia dell'Università Cattolica. Si è occupato soprattutto del cristianesimo dei primi secoli, nei suoi aspetti retorico-let­ terari (Lo questione dell'autentiaià dell'Ad Diognetum, Milano 1989; Ideologia e retori­ ca negli exordill apologetici, Milano 1 993 ) e nelle sue implicazioni politico-sociali (Gre­ gorio il Taumaturgo (?),Encomio di Orige ne, a cura di M. Rizzi, Milano 2002). Tra i suoi molti contributi ricordiamo L'Anticristo, vol. 1: Il nemi co dei tempi /inali. Testi dalll al IV secolo, Roma- M.ilano2005, con G.L. Potestà e Lo politica e la religione, Roma2000, con F. Riva su escatologia e teo­ logia politica nell'intero arco della storia del cristianesimo; ancora: Louo, Origen & St. &rbara: another look at the revival o/ Ongen in the Renaissance, in Origeniana Octava, Leuven 2003 sull'iconografia religiosa nel Rinascimento. GIOVANNI PINI, docente di Lettere clas­ siche allo storico Liceo Torricelli di Faenza, scuola di grande tradizione, è stato appas­ sionato cultore della letteratura cristiana antica e ha collaborato con scrupoloso im­ pegno alla traduzione di vari testi patristici per le Edizioni Paoline.

In copertina:

Ctzpiullo tkl muli11o ,,$til0. UJ profera Isaia< J'apo51olo Paolo)

Scuhura romanica franceor Basilica di Vézelay (1120·1140).

LETTURE CRISTIANE DEL PRIMO MILLENNIO

40

Clemente di Alessandria

GLI STROMATI NOTE DI VERA FILOSOFIA

Introduzione di Marco Rizzi Traduzione e note di Giovanni Pini

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AvvERTENZA -Questa seconda edizione non è una semplice ristompa deUa prece­ dente: 1"/ntrodutioll� è stata completamente rifa n• e la BibliogrD/i4 è stata aggiorna­ ta; sono inoltre stati aggiunti il cosiddeno libro Vlll e gli /11dia. La traduzione del Libro V111 è di llllnalùa Zanotti Frego114ra Indici a cura di DtJrio RivtJrOJJIJ

PAOLINE Editoriale Libri

IO FIGLIE DI SAN PAOLO, 2006

Via Francesco Albani, 21- 20149 Milano www.paoline.it [email protected] DiJtnbuvone: Diffusione San Paolo s.r.l. CorsoReginaMargherita,2- 101H Torino

INTRODUZIONE

Introduzione

VII

CLEMENTE ALESSANDRINO: VITA

L'opera che viene qui riproposta 1, nella precisa ed efficace traduzione di Giovanni Pini corredata di puntuali note esplica­ tive, è una delle più enigmatiche tra quelle del primo cristiane­ simo, come del resto sfuggente risulta la figura del suo autore. Clemente Alessandrino, nato probabilmente ad Atene verso il 150, fu attivo ad Alessandria d'Egitto intorno al 1 80 e morì in Asia Minore tra il 2 1 1 e il 2 15 (secondo l 'attestazione di una let­ tera del 2 16 di Alessandro2, vescovo di Gerusalemme, che par­ la di lui come già morto), dove si era rifugiato per sfuggire alla persecuzione. Il breve profilo autobiografico che compare in Stromati l, 1 1 , 1-3 ne illustra la composita formazione, affidata a una successione di maestri, di cui uno di dichiarate origini giu­ daiche, destinata a compiersi nell 'incontro con l 'altrimenti mi­ steriosa figura di Panteno, maestro cristiano di origine siciliana, presentatoci da Clemente come portatore di una tradizione di ­ rettamente risalente agli apostoli . 1 Il termine Stromati, letteralmente "tappeti" o "tappezzerie" (in quanto tap­ peti appesi alle pareti), era utilizzato neU'antichità per indicare misceUanee di ca­ rattere grammaticale o erudite (cfr. L. Alfonsi, Su/titolo "Stromati", in Silmo l (1975) 175 s. La tradizione manoscritta, rappresentata dal solo Laurenziano V 3, ri­ porta in esteso il titolo "Stromati di note gnostiche secondo la vera filosofia • che compare a conclusione dei libri l, 3 e 5 e in 6,1,1. Sull'idea di "gnosi" e "gnostico" si veda più avanti qui sotto. Facciamo notare che in questa edizione viene propo­ sto, per la prima volta nella traduzione italiana, anche l'ottavo libro degli Stromati, in genere trascurato dagli studiosi: vedi Appendice, pp. 855-882. Sull'importanza di questo libro si veda più avanti, la nota 42 a questa Introduzione. 1 Riportata da Eusebio di Cesarea, Storia ecclesiastica 6,11,6.

VIII

Introduzione

Oltre a questi scarni dati biografici, si può facilmente verifi­ care co me Clemente fosse sicuramente ben fo rmato nei vari aspetti della paideia antical: nel complesso dei suo i scritti egli ci­ ta infatti 348 auto ri classici, tra cui Platone circa 600 vo lte e Omero 2404• 300 so no i riferimenti a Filone Giudeo', anch 'egli ' Per i dati che seguono relativi alle citazioni di Clemente, cfr. E. Osbom, Clemmt ofAlexandria, Cambridge 2005, 4 s., che li desume dagli indici dell' edizio­ ne del GCS ( « Griechische christliche Schriftsteller der ersten drei Jahrhundene »): ClememAlexandrùiw, I-I V. a cura di O. Stahlin, Lipsia 1905-1936 (rev. di U. Treu per il vol. l, 1972'; di L. Friichtel per il vol. 2, 1985'; di L. Friichtel per il vol. 3, 19701). Si coglie l'occasione per segnalare che la bibliografia posteriore al1980 cita­ ta in queste note integra quella utilizzata da Pini nella stesura delle sue, pur senza pretr:se di completezza. In questa introduzione confluiscono alcuni miei studi pre­ cedenti su Clemente e gli Stromati, cui si rimanda per un'argomentazione più detta­ gliata e una più ampia bibliografia: cfr. M. Rizzi,l.A scuolaAlessandrina: dn Clemente a Origene, in E. Dal Cavolo (cur.), Storia della teologia. l: Dalle origini a Bemardo di Cbiaraua/le, Roma - Bologna 1995. 8 1- 120; Il didaskalos 11ella tradizione alessandri­ na: da Clemente all'Oro/io panegyrica in Origenem, in G. Firpo- G. Zecchini (curr.), Magùter: arpelli culturali e ùtitu�io11ali, Alessandria 1999, 177-199: Cinquant'anni di studi italiani su ClemellteAiessalldrino, in Adamantius 4 ( 1998) 15-2-t Il fonda­ mento epistemologico della mistico in ClementeAlessandrino, in L.F. Pizzolato- M. Rizzi (curr.), Origene maestro di vita spirituale - Origen M aster o/ Spiri tuoi LI/e, Milano 2001, 9 1- 122; lA vita del cristiano come "sam/iao" tra Giustino e Clemeltle Alessandrino, inAnnali di Scien�e Religiose 7 (2002) 15-28; Il martino come pragma­ tico sociale in ClementeAlessandrino, inAdamantius 9 (2003) 60-66; Giudeocristia­ nesimo, apologetico e alessandriniSmo: le dottrine cristiane Ira /1 e III secolo, in G. Alberigo- G. Ruggieri - R Rusconi (edd.), Il Cristianesimo. Grande atlante. vol. 3: Le do/trine, direno da G. Ruggieri, Torino 2005, 1000-1015; Unity o/ tbe Symholic Domain in Clement o/Alexandnil's Tbougbt, in corso di stampa negli atti della XIV Conferenza Internazionale di Studi Patristici di Oxford (2003). • A questo proposito, la storiografia si è a lungo interrogata se quella di Clemente fosse una conoscenza di prima mano o dipendesse da antologie di uso corrente soprattutto nelle scuole (filosofiche e letterario-retoriche), propendendo per lo più per questa seconda soluzione. Tuttavia, per molti materiali, sia pure bre­ vi e frammentari (specie degli storici), Clemente rappresenta la nostra unica fon­ te; del resto, scriveva in una cinà dotata della celebre biblioteca e del museion, do· ve erano presenti notevoli risorse librarie. È legittimo, quindi, ipotizzare che Clemente potesse leggere in originale alcuni autori o opere classiche, tra cui cer­ tamente Omero e almeno qualche dialogo platonico, come faceva per la Bibbia, Filone e gli •crini cristiani. ' Nella sua opera, Filone cercò di rileggere sistematicamente la tradizione giudaica e in particolare i libri del Pentateuco, facendo ricorso alla strumentazio­ ne intellettuale della filosofia platonica e alla pratica esegetica de li' allegoria (su cui

Introduzione

IX

attivo ad Alessandria nel secolo precedente, le cui opere ci sono giunte perché presenti nella biblioteca di Origene, conservatasi a Cesarea di Palestina, che ancora Eusebio di Cesarea poteva frequentare nel IV secolo. Accanto a questi autori, Clemente ci­ ta la Scrittura ben 5121 volte, oltre ad altri antichi scritti cris tia­ ni non accolti nel canone, ma in alcuni casi da lui considerati ispirati 6, come la Lettera di Barnaba o il Pastore di Erma. Più complessa è la questione relativa all 'appartenenza di Clemente alle schiere dd clero alessandrino. Così vorrebbe la già ricordata lettera dd vescovo Alessandro, che lo definisce presby­ ter; tuttavia dalle pagine di Clemente non di rado emerge una decisa polemica nei confronti proprio dei presbyteroi e delle lo­ ro pretese, cui egli contrappone la figura del (vero) gnostico7. La posizione di Clemente, poi, va considerata alla luce della notizia, riportata da Eusebio di Cesarea8, secondo cui Clemente sarebbe stato il successore di Panteno alla guida del Didaskaleion ("scuo­ la") alessandrino e a sua volta sarebbe stato seguito da Origene nel medesimo incarico. L'immagine disegnata da Eusebio di una istituzione "ufficiale" inserita nel contesto ecclesiale e sottoposta al controllo episcopale è stata al centro di una notevole indagine critica e risulta ormai superata9, rispondendo all'intento eusesi veda più sotto); in quesco modo, egli venne a costituire un antecedente e un mo­ dello per l'analoga operazione tentata, in chiave cristiana, da Clemente e sopra!· tutto da Origene. Cfr. A. van den Hoeck, Clemenl o/ Alexandria and hir Use o/ Pbtlo in tbeStromateis, Lei de n 1988. • Cfr. J .A. Brooks, Clemen/ ofAlexandria as a Witness lo t be Developmenl o/

the New Testamen/ Canon, in TheSecond Century 9 (1992) 41-55 . 7 Così già H. Koch, War Clemens von Alexandrien Pries/er?, in Zeitschri/1for die neutestamentliche Wissenscha/120 ( 192 L) 43- 48; i passi riportati da Osbom, Clemenl, 14 nota 4 0 (Strom. 6 ,4,37,3; 6 ,13 ,106 s.; 7,1,3; Paed. 3 ,1 2,1 01 ,3 ) sono tutt'altro che

univoci e, anzi, mostrano precise tracce di polemica contro i sacerdoti terreni. 'Storia ecclesiastica 5, 1 0 , 1 - 4 ; 6 ,6 . 9 Sintesi del dibattito in Osbom, Clement, 19 -24 , con le relative note per la bi­ bliografia essenziale più recente. Per una presentazione sintetica della vicenda le­ gata al concetto, si veda la mia voceScuola di Alessandria, in Origene. Dilionanà: la cuitum, il pensiero, le opere, a cura di A. Monaci Castagno, Roma 2000 , 43 7-440, con ulteriore bibliografia.

X

Introduzione

biano di normalizzare alla luce della struttura ecclesiale del IV secolo le differenti forme di aggregazione cristiana del II secolo, in cui "maestri" più o meno indipendenti, come Clemente o Giustino prima di lui, offrivano una presentazione del cristiane­ simo quale tradizione o "scuola" filosofica rimontante all'inse­ gnamento di Gesù e degli apostoli 10• Va infine tenuto presente come Clemente interloquisca costantemente con il contesto cul­ turale circostante 11, fatto non solo di tradizioni e scuole filosofi­ che e letterarie pagane 11 o della locale e vivace comunità giudai­ ca in cui erano nate le opere di Filone, ma anche di varie scuole gnostiche, attive ad Alessandria e altrove, che costituivano un'ul­ teriore modalità di aggregazione che spesso si autodefiniva "cri­ stiana", con cui Clemente polemizza incessantemente, in nome della "vera" Chiesa fondata sulla tradizione apostolicau. Per riassumere le conclusioni cui è giunta la ricerca più recente 1\ si 10 Cfr. U. Neymeyr, Di� christlichen L�hr�r im zweitm ]ohrhundert. lhr� Lehrtiitigkeit, ihr Selbstvmtiindnis Utld ihr� c�schichte, Leiden 1989 (in specie su Alessandria e Clemenre, cfr. pp. 40·105); M. Rizzi, Il didoskolos nella tradizione ol�ssondrino. 11 In particolare sul conresto egiziano e alessandrino in cui C lemente si tro· va va a operare, tra i numerosi studi recenti, cfr. almeno C. W. Griggs, Eorly Eg_vprion Chrirtianity: /rom itr Origim to 451 C.E., Leiden 1990; C. Haas, Al�xandria in Lot� Antiquity: Topogrophy ond Socio/ Conf/ictr, Bahimore 1997; A. J akab, Eccl�ria Al�xandrina. f.volution rociale �� imtitution�ll� du christianirm� al�xandrin (JJ•.ll/• rièc/�r), Bem 2001. " In questa luce vanno compresi anche i suoi frequenti riferimenti polemici alla sofistica e ai sofisti (p.e. Strom. 1,3,22-24; 1,8,39 s.), quali espressione di un movimento culturale che faceva della pratica letteraria e retorica pubblica, altra· verso conferenze e dibattiti, una vera e propria forma di protagonismo sociale, co· me ben illustrato dalle Vit� d�i ro/irti di Filostrato (i metà del III sec.) o da alcune lettere di Plinio il Giovane (i metà del Il sec.). 11 Cfr. J .E. Davidson, Structurol Similariti�r and Dirrimilariti�r in th� Thought o/ Al�xandria an d rh� Volentiniam, in Th� S�cond c�ntttry 3 (1983 l 20 1-217. "Tra gli studi più reccnri, mi limito a segnalare C. Schohen, Di� Al�xandrinische &t�ch�tenrchule, in ]ahrbuch /iir Antike und Christ�ntum 38 (1995) 16-37; A. van den Hoeck, The "CatechetiCDI" School o/ Eorly Christian Alexandna and itr Philonic Heritage, in Harvard Thrological Rroiew 90 ( 1997 J 59-87; R van den Broeck, The Chrirtian School o/ Alexandria in rh� s�cot�d and Third Centuries, in Studi�r in Gnosticism and Al�xandnan Christianity, Leiden 1996, 197-205.

Introduzione

XI

può ipotizzare l 'esistenza di un centro di studio e di uno scn'pto­ rium cristiano nella città di Alessandria, nell'ambito del quale avrebbe operato Clemente, in un rapporto libero con il resto delle comunità cristiane locali, da cui si sarebbe originato il Didaskaleion inserito dopo Ori gene nell'ambito dell 'ufficialità ecclesiastica; l 'attività di insegnamento e di produzione letteraria dello stesso Origene nella città di Cesarea, così come viene de­ scritta nell'Encomio attribuito a Gregorio il Taumaturgo1', può dare un 'idea di cosa potesse essere un tale centro di studio.

OPERE E CONTESTO Il carattere enigmatico degli Stromati, ricordato in apertura, va compreso in un contesto "scolastico" di questo tipo. L'opera e il suo contenuto sono stati giudicati - ed effettivamente ap­ paiono- confusi, ripetitivi, oscuri quand'anche non contraddit­ tori, come si può rilevare anche solo a prima vista dagli ampi sommari preposti da Pini alla sua traduzione16• Il quadro è ulte­ riormente complicato dall'esplicita dichiarazione formulata da Clemente all'inizio di un'altra sua opera, Il pedagogo ( 1 , 1 -2) con cui afferma che il Logos, cioè Cristo, nel portare gli uomini alla salvezza, dapprima è prolreptikos, cioè esorta e converte; poi agi­ sce paidag6g6 n, "educando", per essere infine logos didaskalikos, "Logos che insegna". Il primo termine indica uno specifico ge­ nere letterario, il "protrettico", ovvero uno scritto che, nella tra­ dizione filosofica a partire da Aristotele che fu il primo a com­ porne uno, esortava ad abbracciare la filosofia intesa non tanto come attività speculativa, quanto come vera e propria"pratica di vita"17• Possediamo un'opera di eguale titolo e genere letterario, " Che si può leggere in questa medesima collana: Gregorio il Taumaturgo (?),Encomio di Origene, a cura di M. Rizzi, Milano 2002. •• S i veda più avanti , p. LXXlll. 17 S u l la filosofia come "stile di vita" cfr. P. Hadot, Che cos'è la filosofia antica,

Torinol998.

XII

lntrodu1.ione

in cui Clemente, ricorrendo a una consumata abilità retorica 18 e a una vasta messe di citazioni classiche e cristiane, invita il letto­ re ad abbandonare le consuetudini pagane per volgersi al mes­ saggio di Cristo-Logos, apportatore di salvezza e di vera cono­ scenza. A questo scritto fa appunto seguito Il pedagogo, in tre libri. In greco, pazdagogos è lo schiavo che accompagna i fanciul­ li dal maestro elementare, e per metonimia questa stessa ultima figura; così , nello scritto di Clemente Cristo è il pedagogo che conduce sulla via della salvezza19• Di fronte alla dichiarazione di Clemente sopra riportata e al­ l'effettiva esistenza di due suoi scritti corrispondenti ai primi due momenti dell'azione di Cristo20, si è ipotizzato che Clemen-

"Su cui si veda M. Rizzi. Ideologia e retorica 11egli exordùJ apologetici. TI pro· blema dell"'altro'', Milano 1993, 172-188. 19 Dopo aver spiegato nel primo libro quale sia l'azione educatrice del Logos nel formare la condotta religiosa e sociale del battezzato, negli altri due, attraver­ so una descrizione puntuale dei costumi del tempo, Clemente analizza quali siano i concreti componamenti compatibili con il cristianesimo nei diversi ambiti di vi­ ta. L'opera si conclude con un inno al Cristo, di fone colorito esoterico, il primo esempio d'innodia cristiana che ci sia giunto. Lungi dall'essere semplicemente un "manuale di buone maniere" cristiane a uso delle classi sociali più elevate, come è stato per lo più inteso dagli studiosi, il Pedagogo si caratterizza come il compiuto tentativo di operare una radicale e completa cristianizzazione dell'orizzonte so­ ciale e componamentale della città antica, ridefinendolo alla luce del paradigma dell'insegnamento evangelico nei suoi vari aspetti: su questo aspetto si veda la rac­ colta di studi di L. Lugaresi, A. Monaci, V. Neri, M. Rizzi, Rt/lewone teologica e pragmatiche soCiali in Clemente Alessandrino, in Adamamius 9 (2003) 8-�20 Di Clemente ci sono pervenute anche altre opere: un'omelia su Quale rù:co si salva, a commento di Mc 10,17-27; un frammento sulla pazienza, rivolto a un neo battezzato; gli Estraili do Teodolo riportano broni dagli scritti di questo mae­ stro gnostico , intersecati dalle osservazioni di Clemente, il che rende molto diffi­ cile stabilire quali sezioni appanengano all'uno o all'altro; le Egloghe pro/etiche in­ staurano paralleli tra brani profctici deli' Antico Testamento e brani evangelici che ne testimoniano l'avverarsi (Clemente qui ricorre massicciamente agli apocrifi neotestamentari); le lpotrposi, in 8libri, raccoglievano un vasto complesso di note di esegesi allegorica su passi dell'Antico c del Nuovo Testamento, sul tipo di quel­ la poi praticata da Origene, che nel sec. X (e forse fino al XVIII) erano ancora let­ te; oggi non ne possediamo che brevi frammenti e le cosiddette Adumbrationes in q>i>. A diffe­ renza dell 'utopia platonica (e più in generale della teoria stoica del cielo come vera città) 80, per Clemente è possibile, proprio per la corrispondenza voluta da Dio tra chiesa terrena e chiesa celeste, un'approssimazione significativa, già in questo mondo, tra le due, proprio grazie alla presenza e all'azione nella Chiesa dello gnostico (Strom. 4 ,26, 1 7 1 s . ) . Va rimarcato che quando Clemente parla d i "Chiesa" , i n al­ cun modo intende la struttura gerarchico cultuale che proprio in quegli anni veniva affermandosi, ma - come del resto Origene ­ l 'insieme dei credenti in quanto riuniti dal Logos e portatori, in virtù della creazione, della sua immagine, la cui restaurazione è l 'obiettivo del percorso che il cristiano inizia a condurre in que­ sta vita, ma che si completerà, necessariamente, nell 'altra. Così, !ungi dal risolversi in una astratta "spiritualizzazione" del cristia­ nesimo e più specificamente del! ' ideale martiriale, il ragio­ namento di Clemente si dispiega come il tentativo di estendere all 'intero complesso della società e delle sue manifestazioni l 'i­ deale di vita cristiano, nella sua dimensione universale, in quanto restituzione della vera sostanza dell 'uomo, immagine di Dio, co­ sì come sulla terra la "Chiesa" è immagine della pienezza di quel­ la celeste. La vita filosofica estesa all'intero gruppo sociale dei cristiani (e conseguentemente proposta a tutti gli interlocutori pagani) , rappresenta un drastico riorientamento dei valori inter­ ni alla comunità e agli stili di vita, che trovano una nuova forma di manifestazione attraverso le differenti e articolate forme della 79 Sophroryne, vinù politica per eccellenza nella tradizione platonica e aristo· telica; Clemente ribadisce l 'assoluta eguaglianza tra uomo e donna, in vista del raggiungimento dell 'ideale di pienezza di vita anche in apertura del Pedagogo 1,4. 80 Su questo, cfr. M. Rizzi, L2 ciuadinanza paradorsale dei crimani (Ad

Diognetum 5-6). Le tral/ormazioni cristia ne di un topos retorico, Scienze Reilgiou l ( 1 996) 22 1 -260, qui 239·246.

in Annali di

XLVIII

lntrodu1.ione

testimonianza cristiana, di cui, a questo punto, il martirio rap­ presenta una forma, sia pure apicale, tra le altre. LA CONCLUSIONE DEGLI STROMATI La ricerca condotta da Clemente negli Stromati si muove così ininterrottamente tra filosofia, letteratura, storia pagana e Bibbia cristiana, sorretta da una precisa concezione gnoseologica che na­ sce dalla particolare combinazione esegetica di l Cor 1 3 , nel dupli­ ce aspetto della visione per speculum et in aenigmate e della scan­ sione gerarchica delle virtù, con la tradizione giovannea secondo cui Dio è amore: per tale principio, fondandosi sulla fede, il cri­ stiano vive nella speranza e il suo fine e la sua perfezione consisto­ no nell 'amore. Si tratta di un progetto al tempo stesso gnoseologi­ co, perché il fine ultimo ne è la visione di Dio, in cui la tradizione della contemplazione platonica risulta sagomata entro il concetto cristiano deli' homoiosis per amore al Logos, e di vita spirituale, di progressione nell e virtù paoline, in cui alla pienezza della contem­ plazione corrisponde la pienezza delle virtù e il loro assorbimento nell 'amore divino. Tale programma è illustrato, attraverso la spe­ cifica modalità comunicativa che ci siamo sin qui sforzati di illu­ strare, nell 'insieme degli Stromati, che il lettore accorto leggerà e rileggerà, cercando sotto la guida del maestro, voce dell 'unico di­ doskalos che è Cristo, di coglierne le fila più riposte. Ma, n eli ' edificazione del suo sistema cristiano, Clemente non si sottrae neppure alla suggestione di applicare il modello qui identificato alla tradizione che voleva l 'insegnamento della filo­ sofia scandito sulla progressione di logica, etica, fisica, quest 'ulti­ ma volta all'indagine della gerarchia dell 'essere sino al divino81• 1 1 Da ultimo. il problema è affron!a!o da L. Rizzerio, Clemente di Alessandria e ID pbysio/ogia veramente gnostica. Saggio sulle origini e le impli«Jzioni di un 'epi­ stemologia e di un'antologia cristiane, Leuven 199 6.t 150-2 1 5 , ma con esili non sempre soddisfacen!i; in precedenza cfr. M é h ar , /:!tude, 507 -5 1 7; W. Wagner, Anotber Look at the Literary Problem in Clement of Alexandria's Major Writings,

Introduzione

XLIX

Su questo punto concordano nel II secolo d.C. pressoché tutte le sc uole filosofiche, da quella stoica82, cui in sostanza rimonta la tripartizione stessa, sino a quella (medio)platonica, come emerge dalla testimonianza di Attico (il medioplatonico): n complesso della filosofia si divide dunque in tre parti, nel campo che si denomina etico, in quello fisico e in quello logico. Il primo fa di noi un uomo perfettamente buono (. .. ) ; il secondo si estende alla conoscenza delle realtà divine, sia i principi in sé e le cause che le alt re cose che da queste derivano - quelle cose che Platone chiamò ricerca sulla n atura -, mentre il terzo si aggiunge per assicurare il giudizio e la scoperta di quegli altri due81•

A mio awiso, nel caso degli Stromati, i primi tre libri, incen ­ trati sul tema della fede, sulle condizioni razionali di accesso ad essa e sull ' imponente massa di testimonianze relative al rappor­ to tra sapienza greca e sapienza biblica costituiscono in tutto e per tutto l 'equivalente cristiano della logica (dialettica) filosofi­ ca, in quanto Clemente non si stanca di ripetere come la fede sia condizione ineliminabile per « il giudizio e la scoperta degli altri due », per citare Attico, cioè etica e fisica, e di cui le note del co­ siddetto libro ottavo degli Stromati costituiscono, se vogliamo, l 'appendice tecnica. Dichiarata è invece la centratura etica della seconda parte, i libri dal quarto al settimo, come illustra la pre­ fazione del quarto (Strom. 4 , 1 ) , ma anche la dichiarazione che apre il quinto, secondo cui occorre una n uova trattatazione del­ lapistis una sorta di ricapitolazione che permetta il passaggio al­ la successiva esposizione (Strom. 5 , 1 , 1 ·5 ) , e a sua volta dalla rica­ pitolazione che apre il sesto libro, in cui si affenna che questo e il successivo concluderanno la trattazione etica, illustrando i co­ stumi dello gnostico (Strom. 6, 1 , 1 ) . ,

i n Cburcb Hrstory 3 7 ( 1 968) 25 1 ·260, spec. 256·259; sulla !ripa rtizione ndl'ambi· to dell 'insegnamento filosofico tradizionale, cfr. P.L. Donini, Lt> Jcuole, l'anima, l'impero. La filosofia antica da Antioco a Platino, Torino 1 982 , 50-58. " Come testimonia Sesto Empirico, Contro i matematici 7 )}2} (= S. V.F. Il 44 ). 1' Frammento l ddl 'edizione des Places.

L

Introduzione

In genere la critica storica ha rimarcato lo stacco tra la prima e la seconda parte dell 'opera, per cui la figura dello gnostico de­ gli ultimi libri si declinerebbe in senso più elitario ed esclusivisti· co rispetto ai precedenti s-'. Ma come ci awerte ancora Attico, « la filosofia è come un corpo vivente »8'; e per il cristiano Clemente il passaggio dalla logica ali 'etica, cioè dalla fedelpistis alla spe· ranzalelpir (spazio proprio, come visto, della gnosi e dello gno· stico), implica un progresso intellettuale e ascetico, che trova la sua manifestazione scolastica ed esoterica nell 'innalzamento di tono, concettuale e spirituale, che segna il crescendo degli Stro· moti la cui concreta lettura e ripercorrimento, alla luce della prassi ie9!!! J) C::IT.J.ati�a e del colloquio discepolo/maestro , diven · gono così anche cammino e strumento di ascesi intellettuale. A conclusione del settimo libro, Clemente promette: >, de Socrate à Saint Bernard, 3 voli . , Paris 1 974 -1975 (trad. i t . : Conosci te stesso . Da Socrate a S. Bernardo, Milano 200 1 ) . McCown C.C., The « Ephena Grommata » in Popular Belie/, in Transactions and Proceedings o/ the American Philological Association 54 ( 1 92 3 ) 128- 140.

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=

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58

Stromati l/9

29-30

me non è utile altresl distinguere le espressioni a doppio 4. senso e quelle equivoche forniteci nei Testamenti? Pro­ prio con un'espressione a doppio senso il Signore elude il diavolo nel momento della tentazione 1 0: e allora io non vedo più come mai quegli che sarebbe l 'inventore, se­ condo alcuni credono, della filosofia e della dialettica, si lasci ingannare e fuorviare dagli espedienti dell'anfibolia ! 45. l . Se poi i profeti e gli apostoli ignorarono le tecniche per cui si attua la formazione filosofica, d 'altra parte però il pensiero dello Spirito, ammaestrante nella profezia in modo oscuro 1 1 , poiché ascoltarlo e comprenderlo non è da tutti, esige per esser chiaro l'insegnamento delle no2 . zioni tecniche. Quel pensiero i profeti e i discepoli dello Spirito lo compresero con sicurezza : per fede ha parlato lo Spirito, e in modo che non era possibile [accoglierlo] facilmente, anzi non in modo che lo potessero accogliere }. persone non istruite * . Dice la Scrittura : « I miei pre­ cetti scrivili due vol te, con la volontà e con la scienza, quella di rispondere parole di verità alle questioni che ti 4. sono poste » u . Ora qual è la scienza del rispondere? La 5. stessa dell'interrogare, e sarà la dialettica u. E non è forse un 'opera anche il parlare, e l'operare non nasce forse dalla ragione? Sl, perché se non agissimo con la ragione opere­ remmo da bestie. L'opera razionale si compie secondo Dio : « e niente fu fatto senza di Lui » , è scritto 14 : cioè, senza il Logos di Dio . Il Signore non ha forse fatto tutte 6. le cose col Logos? Operano certo anche le bestie, ma spinte dalla paura che le costringe ; e non è forse vero che i cosiddetti benpensanti si lasciano portare ad opere buone senza sapere quel che fanno 15?

l.

attinge « con slancio platonico » (Id., p. 92): cfr. V ) 16.1 ; l:Z 78.2 ; VI 1 3 2 ; 1S 126.3 ; VII 1 2.2; 7 40.1 (votJ"''iJ oucr(o:). Cfr. ]. Wytzes, Tht twofold w,, II, « Vigil. O!rist. » 14 1960 129· 153 (e prec. 130·140). IO Cfr. M t. 4, 4; sul diavolo autore ddla filosofia dr. le critiche in 1 18.3. n bmaxpuj.Lj.Llv�: cfr. a :Z 20.4; quindi a l 2.2 e l Cor 8, 7. 12 Prv 22, 20-21 (ma non riproduce né l'ebraico né i LXX : cfr. BOhlig, tZrl. c. [a l 2.1]). Il Cfr. sopra, 39, 4 e Plat. CrtZI. 390c. 14 Gv l, 3. u Cfr. sopra, 7 38.1 .

Filosofia

JO-J l

e

religione

.5 9

Capitolo 10 46.

47.

L Per questo dunque il Salvatore, quando ebbe preso il pane, anzitutto pronunciò parole di ringraziamento ; dopo spezzò il pane e Io porse 1• Questo perché noi mangias­ simo con atteggiamento razionale e governassimo la no­ s tra vita secondo obbedienza con la conoscenza delle 2. Scritture. Coloro che esprimono una parola malvagia non differiscono affatto da coloro che compiono un 'azione malvagia ( la calunnia è ministra della spada e la maldi­ cenza produce dolore: di qui gli sconvolgimenti della vita. Questi sono gli effetti della parola cattiva ). Allo s tesso modo chi ha espresso una parola buona è vicino a 3. chi compie le opere buone. � certo che l'attività razio­ nale rinvigorisce l'anima e la stimola alla rettitudine: e beato chi si destreggia bene 2 in entrambi i campi. Co­ munque l'uomo abile nella parola non deve screditare chi è portato a bene operare, e viceversa questi non deve insul tare chi sa usare la parola: ognuno impieghi la sua 4 . energia in ciò a cui è portato per natura 3 • E ciò che l'agire ci mostra, la parola spiega, quasi preparando la via al bene operare, cioè conducendo verso la pratica del bene gli ascoltatori. Infatti c'è una parola di salvezza come c'è un 'opera di salvezza. La giustizia, insomma, non si co­ stituisce senza un pensiero razionale. L Come si elimina la possibilità di ricevere un beneficio se togliamo la facoltà di farlo, cosl ubbidienza e fede scoml Cfr. Mt 26, 26 e parall. Nel commentare la cena eucaristica Clem. non rinuncia ad una interpretazione filosofica e disquisisce sull'importanza della parola nella vita dell'uomo (Quacquarelli , art. c. [a 8 39.1], 468). Cfr. VII 12 76.4. 2 Si credette di avvertire un agrAphon, dd tipo delle beatitudini, ma forse a torto: Ruwet, art. c. [a 8 41 .2], 135 s., ha rilevato che di una cinquantina di supposti agrapha più della metà sono invece variazioni o citazioni libere o composite di testi canonici. Cfr. 24 158.2 (e IV 6 34.6): 28 177.2; II 18 91.2; 93.3; III 4 25.3; 12 86.2; 1.S 97 .4 ; V 5 27 .9; VI 5 41.5; 6 44.4; 9 7 8. 1 (e 12 101.4; VII 12 73. 1 ; e 7 41-3-4; 49.7 ); 16 94.2; VII 12 74.5; 15 90.5. l Cfr. Piar. Resp. IV 423d. Clem. è ancora " all e prese coi pu­ ritani che non voglion contatti con filosofi e retorica ,. (Brontcsi, o. c., 549) e si appagano dell'azione. Ma bene inteso: filosofia sl, non vacuo esercizio letterario (dr. 48. 1 ; . 3 22.4 etc.). Octorrono . azione e teoria : cfr. a II 2 5.3.

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paiono s e non s i accettano insieme e i l precetto e colui che sa spiegare il precetto. Invece gli uni per l 'aiuto degli 2. altri godiamo di buone risorse in parole e opere. Ma si badi : l'arte eristica e sofistica dev'essere evitata assolu· tamente, perché anche solo le dizioni dei sofisti non sol· tanto ingannano e frodano la massa, ma addirittura le portano violenza e talvolta la sopraffanno, anche se con 3 . una vittoria " cadmea " '· Quanto mai vero è il salmo : « Il giusto vivrà fino alla fine, poiché non vedrà rovina, quando pur vedrà i saggi perire » 5• E chi intende per " saggi " ? Ascoltalo dal libro della Sapienza di Gesù : « Non è saggezza la scienza della malvagità » 6 : e vuoi significare proprio quella scienza che le arti dell ' eloquen4. za e della discussione escogitarono. « Cercherai sapienza presso i malvagi, ma non ne troverai >> . E se tu domandi di rincontro : qual è questa sapienza ? , ti risponderà [la Scrittura]: - « Bocca di giusto distill a sapienza >> 7• Eppure l'arte sofistica è chiamata sapienza con nome uguale alla verità 8 ! 48. l . Quanto a me, m i sono prefisso, e penso ragionevolmente, di vivere secondo il Logos e riflettere su ciò che da Esso mi vien segnalato, ma non aspirare mai alla facondia c: accontentarmi solo di chiarire per accenni il mio pensiero. Con qualunque termine poi si designi ciò che intendo esprimere, non me ne importa nulla: so bene che il bene sommo è salvarsi e aiutare quelli che bramano di salvarsi, non mettere in fila le frasette come si fa con i ninnoli. 2. Dice il Pitagorico nel Politico di Platone : « Se tu ti guar­ derai dal preoccuparti troppo delle parole, a mano a mano che avanzerai nella vecchiaia, apparirai più ricco di sag3. gezza •· E ancora nel Teeteto troverai: « La libertà nel­ l'uso delle parole e dei modi di dire, cioè la mancanza

' Cfr. 8 42.3. L'espressione provcrbiale greca (dr. Zeoob. IV 4.5 etc.) serve a defin i re una vittoria, e perciò una guerra , inutile ai due belliBcranti, come fu inutile la guerra fra Etcocle e Polinice1 Ili eroi ddla citt1 di Cadmo, Tebe, che si uccisero l'un l'altro nCJ lamoso duello. � Sal 48 [49], 9-10. 6 Sir 19, 22 ( 19). 7 Ptv 14, 6 e 10, 31 .

• Ci�, alla sapienza vera: dr. 3 24. 1 .

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Filosofia e religione

4.

5.

6.

49 .

l.

61

di un controllo minuzioso ali' eccesso, per lo più è indizio d'animo nobile; anzi, l 'atteggiamento opposto è piuttosto cosa servile, se pure talvolta necessario » 9• Questo lo ha espresso la Scrittura nel modo più conciso possibile, quan­ do dice: « Non abbondare in parole » 10• II parlare è in­ fatti come un vestito sul corpo ; invece le azioni sono carne e nervi . Non bisogna dunque preoccuparsi del vestito prima che della salvezza del corpo 11 • Non solo un tenor di vita semplice, ma anche un linguaggio modesto, alieno da superflue ricercatezze, deve tenere chi ha scelto la vita della verità, se � vero che ripudiamo la mollezza come ingannevole e funesta: cosl gli Spartani antichi ri­ pudiavano i profumi e la porpora, poiché ritenevano a buon diritto tanto le vesti dipinte quanto gli unguenti cose ingannevoli e ne foggiarono il nome in conseguen­ za 12• Poiché non è una buona cucina quella che ci dà le salse in maggior quantità delle pietanze nutrienti; e del pari non è un uso intelligente della parola quello che sa recare più diletto che vantaggio agli ascoltatori. Pitagora consiglia di apprezzare come più piacevoli le Muse delle Sirene I l , poiché insegna a praticare la sapienza senza di­ letto sensibile, e ripudia ogni altro metodo educativo come ingannevole. Ad oltrepassare le Sirene bastò uno solo, a rispondere alla Sfinge, ancora uno solo - anzi, se siete d 'accordo, nemmeno quello 14 • Non bisogna dunque ' Pldt. Poi. 261e; Theat. 184bc. ID Gb 11, 3 (in Clem. Rom. l Cor 30, 5). 11 Reminiscenza evangelica : Mt 6, 25 e parai!. n Cfr. Paed. Il 8 65 . 1 . Una falsa etimologia antica fece deri· vare IJ.Vpov, " unguento ", da 1-16poc; nel senso di « lavoro inutile ,., attestato da Esichio. Cfr. Hdt. III 22; Sen. Nat. Quaest. IV 13, 9 ; Chrysipp. ( in Athen. XV 686f); Plut. De Herod. Ma/ign. 28 863de

etc. Il comunissimo consiglio di usare un linguaggio semplice ri­ torna in quella raccolta di sentenze o libro sapienziale che ha per titolo La Dottrina di Si/.,ano, roveniente dalla biblioteca gno­ stica di Nag-Hommadi (cod. 7", • 84-1 1 8 ) : dr. f. 87 r. 15·18 ; cito da ]. Zandee, Teaching of Sil11anus and C/em., Leiden 1977, 55. Numerosi i paralleli fra questo testo e gli Strom. I l Cfr. anche Theod. Graec. Aff. Cur. V I I I l . 1 4 Ci�: sarebbe stato necessario: allude alle note leggende di Ulisse (Odyss. XII 1 42-200) e di Edipo, che risolse da solo l'enigma della Sfinge, ma sarebbe stato meglio ehe non l'avesse risolto, date le sciagure che ne seguirono.

l'.

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« allargare le borsette degli amuleti ,. 15 per desiderio di vanagloria: allo " gnostico " basta trovare anche un solo 2. udi tore 16• Possiamo pertanto prestare orecchio al tebano Pindaro che scrive : « Non aprire davanti a tutti la fonte dell'antica parola : talvolta sono sicurissime le vie del silenzio, mentre pungolo di battaglia diviene anche la .3 . miglior parola ,. n . Dunque molto a ragione il beato apo­ stolo si sforza di esortarci « a non fare schermaglie d i pa­ role senza nessuno scopo utile, per sola perdizione degli ascoltatori, ed evitare le vuote chiacchiere profane, per­ ché progrediranno verso maggiore empietà e la loro pa­ rola troverà pascolo come una cancrena ,. 11•

Capitolo 1 1

50.

l . Orbene, ques ta « sapienza del mondo è stoltezza davanti

a Dio . . . e di questi saggi il Signore conosce i pensieri [e sa] che sono vani ,. 1 • Nessuno pertanto si vanti di eccel2. !ere in saggezza umana . Precisamente cosl, e bene, è scrit­ to in Geremia: « Non si vanti il sapiente per la sua sa­ pienza, non si vanti il forte per la sua forza, non si vanti il ricco per la sua ricchezza, ma sol tanto di questo si vanti colui che si vanta: di capire e riconoscere che Io sono il Signore che usa misericordia, diritto e giustizia sulla terra; in ciò è riposto il mio compiacimento. Parola .3. del Signore )> 2 • Soggiunge l'apostolo : « Che non ponia­ mo fiducia in noi stessi, ma nel Dio che risuscita i morti, il quale da cosl grave rischio di morte d salvò », « perché la nostra fede non sia riposta su sapienza di uomini, ma sulla potenza di Dio » . « L'uomo spirituale giudica su IS Mt 23, 5 .

" Cfr. Hcraclit., 2 2 B 49 D.·K. e Dcmocr. , 6 8 B 9 8 D.·K.; Plat. L�g. II 658e-659a; Cic. Brut. 5 1 , 191. 17 Pind., !r. 180 Sn.4 Sulle citaz. pindatiche in Clcm. dr. Ilona Opelt, Di� ChriJII. Spiinlike u. Pinddr, in Polychordia, Fcstschrift DOJger, Amsterdam, II 1967, 284-288. 11 2 Tm 2, 14 e 16.

l l Cor 3, 19 e 2 1 .

l Ger 9 , 23-24.

JJ

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63

4. tutto, ma non � giudicato da nessuno » '· E intendo bene anche queste altre sue parole : « Questo lo dico, perché nessuno vi raggiri con discorsi seducenti » e non si insinui 5 . di soppiatto colui « che vi ruba ». E ancora : « Badate che non ci sia nessuno che vi rubi mediante la vana fal­ lacia della filosofia secondo la tradizione degli uomini, secondo gli elementi del mondo, e non secondo Cristo » ': 6. s 'intende, della filosofia non nel suo complesso, ma di quel­ la di Epicuro, di cui pure fa menzione Paolo negli Atti degli Apostoli 5, rimproverandoli di sopprimere la prov­ videnza e di divinizzare il piacere, e di qualsiasi altra fi­ losofia che valuti eccessivamente gli elementi 6 senza ante­ parvi la causa creatrice, e che non si sia data una rappre­ sentazione del Creatore . 5 1 . l . D'altronde anche gli Stoici, dei quali altresl fa menzio­ ne 7 , affermano che Dio, corporeo, � diffuso attraverso la più vile materia: male ! 8 • « Tradizione umana >> significa l

2 Cor 1 ,9-10 e l Cor 2, 5 e 15.

4 Col 2, 4 e 8 ; cfr. oltre, 51, 5 - 52,1. 5 A t 17, 18. Per Epicuro cfr. l 1 .2. Chadwick, o. ma VI 8 68.1. 6

t:. ,

43 richia-

Come quelli ricordati oltre, 52, 4 .

7 Paolo, nello stesso vs. degli Atti.

l Cfr. Chrysipp., /r. phy1. 1040 Aro.; Zenon., fr. 159 Aro. Clem., naruralmente contrario al materialismo stoico (cfr. V 14 89.2·5 ; VII S 29.2; 7 37.1·2; Protr. S 66.3 ; altra critica: II 22 135 . 3 ; VI 14 1 14.5; VII 14 885; cfr. Casey, llrt. c. [a l 1 . 1], 90-9 1 etc. e la Dottrinll di Silv11no, cit. [sopra, 48, 5], f. 100, r. 5-8), apprezza ruttavia degli stoici altre dottrine teologiche (cfr. Protr. 6 72.1-3 ) , metodi pedagogici, come quello di '" velare " la verit� (V 9 58 2, cfr. sopra, 2 20.4), e sopratrutto, come è noto, la morale nelle sue linee generali. Molti i tratti comuni fra il sa­ piente stoico e lo " gnostico " di Clem., soprattutto per quel che riguarda la concezione intellettualistico-elitaria del sapiente e dello " gnostico ", della autosuJ!icienza, del vivere secondo narura/logos, di !blci.&E.r& (cfr. a Il 8 40.2), ci.IM.q�opov (cfr. a II 20 109.4), Xll "t 6p&t>Jil4 etc. E tuttavia Oem. corregge spesso lo stoicismo col platonesimo (o col platonesimo medio: Danielou, Lilla etc.); in particolare l'ideale stoico di un'armonia fra cosmo e uomo intera­ mente immanente è sostiruito o alliancato da un concetto teologico trascendente, per cui l'agire perfetto è riferito alla superiore norma dei comandamenti divini. Or. Merk, o. t:. [a l 18.3], 53-90, Poh­ lenz e Spanneut, oo. cc. [a l 2.1], passim ; Lilla, lntr. 2-3; D. J. Bradley, Tbe trlln1formtJtion of Stoic ethic in Clem. , « Augustinia­ num ,. 14 1974 41-66; W. Wagner, Another Loclt 111 Liter. Probl.

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2 . [per Paolo] questa ciurmeria intellettuale . Egli raccoman­ da perciò: « Rifuggite la ricerca che appassiona i gio­ vani » 9 • Simili discussioni sono infatti proprie dei giova­ netti . « Ma » incalza Platone il filosofo « l a virtù non è 3. amica dei giovanetti » 10• E « la nostra gara », come dice Gorgia di Lentini « richiede due virtù, intrepidezza e sa­ pienza: dell'intrepidezza è proprio far fronte al pericolo, della sapienza riconoscere i rischi nascosti ». In effetti il Logos , come il bando olimpico , « chiama chi vuole, m a incorona c h i è capace » 1 1 • 4 . Il Logos non vuole che sia inerte di fronte alla verità e di fatto ozioso colui che ha abbracciato la fede. Dice : « Cercate e troverete » 12: però limita la ricerca al trova­ mento e bandisce le vacue ciarle, accordando un posto alla 5. contemplazione che ci rafforza la fede. « Questo dico per­ ché nessuno vi seduca con discorsi speciosi », dice l'apo­ stolo rivolgendosi, s'intende, a gente che ha appreso a distinguere quello che da quei tali * le si dice ed è adde52. l . strata ad affrontare gli attacchi. « Quando dunque avete ricevuto Gesù Cristo il Signore, procedete in Lui, radica ti ed edifi�;ati in Lui e fortificati nella fede », e l a fortifica­ zione della fede è la persuasione. « Badate che non ci sia nessuno che vi rubi » dalla fede in Cristo « attraverso la vana fallacia della filosofia » , quella che sopprime la prov2. videnza, « secondo la tradizione degli uomini » ; poiché la filosofia secondo la tradizione divina pone e conferma la provvidenza, soppressa la quale la divina economia ri­ guardante il Salvatore appare favola, se noi ci lasciamo trasportare « secondo gli elementi del mondo e non se3. condo Cristo » 13• E la dottrina che segue Cristo riconosce of Cltm. , « Church Hist. ,. 37 1968 259 s. Elenco di punti di con­ hl !lo e di dissenso fra Clem. e Stoici in Pohlenz, art. c. , 166; J. Stenzelberger, Dit Bttitbungtn d. Cbristl. Sitttnltbrt tur Etbilt d. Stoa, Muoich 1933, 1 66- 1 70; 226-23 1 ; Volker, 522 ; 536-54 1 . 9 Riassume l Tm 2, 22-23. IO Frase introvabile nei testi di Platone. u Gorg., 82 B 8 D.-K. Il M t 7, 7 e parall . : qui per la vita intellettuale, dr. V l 1 1 . 1 ; [VIli) l 1 .2. Il Col 2, 4; 6 ; 8. t! commentato il passo paolino cit. sopra ( 50.4-5 ); L'« economia riguardante il Salvatore » è dizione cara 1 Oem. per indicare il piano divino provvidente all'universale sal·

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come Dio il Creatore, estende la provvidenza fino ai fatti particolari, sa che la natura degli elementi è mute­ vole e soggetta alla nascita e insegna a comportarci se­ condo la nostra capacità di assimilarci a Dio 14 e ad acco­ gliere il disegno divino come principio guida di tutta la 4. nostra educazione. Invece c'è chi adora gli elementi: Diogene l'aria, Talete l'acqua, lppaso il fuoco 15 , e quelli che pongono come principi gli atomi: poveri uomini senza fede, schiavi dei piaceri, che si rivestono del no­ me di filosofi! 16 • 53. l. « Per questo prego >> dice [l'apostolo] « che il vostro amore ancora e sempre più sovrabbondi in conoscenza per­ fetta e in ogni sensibilità, al fine di distinguere ciò che più deve importarvi » 11• Poiché « quando eravamo bam­ bini », dice ancora l'apostolo « eravamo schiavi degli ele­ menti del mondo. E il bambino, anche se erede, non differisce in nulla da uno schiavo, fino al tempo presta2. bilito da suo padre » 11 • Ora sono bambini anche i filoso­ fi, se non sono fatti adulti da Cristo. Se infatti « il figlio della schiava non sarà erede insieme col figlio della don­ na libera » 19, per lo meno egli è pur seme di Abramo, vazione e imperniato sulla persona dd Cristo; dr. V 1 6 .2; VI 6 47.1 ; similmente otxovoJ,L(ct crw-ti)ptoc;, II 5 20. 2 ; V 14 108.2 ; VI 16 141 .4 etc. Cfr. W. Gass, Das patristische Wort olxovoJ,Llct, « Zdtschr. f. wissensch. Theol. » 17 1874 465·504 ; Brontesi, o. c., 340·347. 14 ouvctJ,Ltc; tl;oJ,Lotw-ttxi) -ttil liE!jl: cfr. a II 18 80.5·81.1. 1 5 Questa rassegna dossografica (un'altra in 1 4 62-64) riassume quella più completa dd Protrettico (5 64: Oem. utilizza una fonte affine a quella di Sext. Emp. Py"b. Hyp. III 30·32, forse un estratto dal testo dossografico tradotto in Cic. De Nat. D. I 10, 2515, 39 [Diels, Doxogr . .53 1-.546): cfr. B. Wyss, v. Doxograpbie, in R A C IV [1959] c. 197-2 10 e prec. 20.5 s.). Talete è il celebre milesio. Diogene di Apollonia (sec. V) sosteneva che l'aria, il principio di Anassimene, è dotata di intelligema razionale, come il voi:ic; di Anassagora. Cfr. 64 A 6 e 8 D.-K. Ippaso di Metaponto (sec. VI-V), pitagorico, ma poi ribelle alla setta, sosteneva lo stesso principio metafisica di Eraclito: dr. 18 A 7 e 8 D.-K. (-1 Pita­ gorici, cit. [a 1 10.3], I 94-97) e oltre, V 9 .57.3; dr. gli attributi della VÀT) in Doxogr. 307. 16 Gli epicurei : cfr . .50, 6. 1 7 Fil 1, 9. 1 1 Gal 4, 3 e l, 2 . 19 Gen 2 1 , 10 (in G al 4 , 3 0 ) e 12-13.

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34-35

anche se non secondo la promessa, e ha ricevuto in dono il suo patrimonio . « Il cibo solido è per gli uomini ma­ turi, che per l'esperienza hanno i sensi addestrati alla distinzione del bene e del male. Chi si nutre ancora di latte è inesperto della dottrina di giustizia » 211 : egli è bambino e non conosce ancora il Logos per il quale ha creduto e agisce, né sa renderne ragione di fronte a se 4. stesso. « Esaminate tutto », dice l 'apostolo « e ritenete ciò che è buono 1> 21 : egli si rivolge agli uomini di vita spirituale, che giudicano quanto loro si dice, se soltanto appare aderire all a veri tà o se realmente vi aderisce. 54. L « L'istruzione, non controllata, travia e le percosse e i rimproveri danno la sapienza » : rimproveri, s 'intende, fatti con amore 21• « Il cuore retto cerca la conoscenza » e in effetti « chi cerca Dio troverà conoscenza congiu nta a giustizia, e quelli che l'hanno rettamente cercato, 2. han trovato pace » ll , « E mi avvarrò per conoscerli » , dice [l'apostolo] « non della parola d i questi orgogliosi, ma di ciò che sanno fare » : cosl scrive sferzando quelli che appaiono sapienti e che credono di essere sapienti, 3. ma non lo sono . « Poiché il regno di Dio non sta nelle parole », cioè non nelle parole non vere, ma persuasive solo per supposizione, « ma nella pratica », dice 24: solo 4. la verità ha efficacia. E ancora: « Se uno crede di cono­ scere qualcosa, non ha invece ancora conosciuto com'è che bisogna conoscere », giacché la verità non è mai opi­ nione, ma la presunzione della conoscenza « gonfia », cioè riempie di orgoglio: « invece la carità costruisce », stan­ do non nell 'ambito dell'opinione, ma della verità. Onde « se uno ama è riconosciuto da Dio 11> , conclude [l'apo­ stolo] 25•

3.

211

Eb .5, 14 e 13.

ll l Ts .5, 21.

zz Or. l 2.2; Pbt. Epist. 7 344b (e Orig. c. Cels. VI 7); Cic. De 08. I 38, 137. . ll Raggruppa citaz. dai Proverbi: 10, 17; 29, 15; 27, 21; 16, 8 . lA 1 Cor 4, 19-20. zs 1 Cor 8, 2; 1; l.

)J-)6

Filoso/i4 e religione

67

Capitolo 1 2 5 5 . l . Poiché l a tradizione non è oggetto di pubblica divulga­ zione, almeno per chi si sia accorto della maestà del Logos, bisogna tener nascosta « la sapienza esposta nd 2. mistero » 1 , che il Figlio di Dio ci insegnò. E già il pro­ feta Isaia ha la lingua purificata col fuoco 2, sl da poter rivelare la visione: a noi conviene santificare non solo la lingua, ma anche le orecchie, se davvero cerchiamo di 3. essere partecipi della verità. Proprio questo mi era d'osta­ colo a scrivere, e sono tuttora perplesso, ch'io non abbia, come dice [il Signore], 3• Cioè : è grave mostrare le purissime e splendenti dottrine intorno alla luce della verità ad ascoltatori " porcini " e « senza educazione: poi­ ché per Io più non esistono agli occhi della massa discorsi più ridicoli di questi, mentre poi non ve ne sono di più 56. l . ammirabili e di più ispirati per le nature nobili l> 4 • « L'uo­ mo " psichico " non accoglie le cose dello Spirito di Dio, perché ai suoi occhi sono follia l> 5• « Ma i saggi non divul­ gano con la loro bocca quello di cui discutono in consi2. glio » 6• Vero è che il Signore dice: « Quello che udite col vostro orecchio annunciatelo sopra i tetti l> 7 : egli ci co­ manda di accogliere, interpretate in forma elevata ed ec­ cellente, le tradizioni segrete della vera " gnosi " e, come le abbiamo « udite con il nostro orecchio », cosl ritrasmet­ terle a chi di dovere ; ma ci raccomanda pure di non pro­ palare a tutti senza riserve ciò che ci è stato detto in para-

1 Cfr. l Cor 2, 7; per il concetto l'introduzione, l 18.1; 2 20.4; sulla tradizione, 1tllpci1ioa1.c; (segreta, d1toxpucpoc;, 56, .l ), dr. l 1 1 .3. 1 Is 6, 6-7. J Mt 7, 6; la confidenza si riallaccia all'inuoduzione: dr. l lJ e 18.1 . 4 Pla t. Epist. 2 .ll4a; per il timore d i lasciare l'opua sua in mani indegne dr. anche V 9 56-57. 5 l Cor 2, 14; o+>ux•x6c; di Paolo vale dunque come d1tll(1iEu tl. Legge ed evangelo sono opera d'un solo Signore, che è «potenza e sapienza di Dio » 16; e il timore che la legge fa nascere è un timore misericordioso che conduce alla salvezza, « Misericordia, fedeltà, verità non ti abbandonino: appenditele al collo»17• 175. l . In modo simile a Paolo la profezia rimprovera la gente di non comprendere la legge. «Contrizione e a!llizione sono nelle loro strade, e non conobbero la via della pace»; «Non c'è timor di Dio davanti ai loro occhi»; «Dicevano 2. d'essere sapienti, ma sono diventati folli)) 11• Aggiunge l'apostolo: «Noi sappiamo che buona è la legge, se ne facciamo uso legittimo. Ma quelli che s'impancano a mae­ stri della legge non capiscono né quel che dicono, né su che cosa facciano affermazioni tanto sicure. Invece il fine del precetto è l'amore, sorgente da puro cuore, da co­ scienza buona, da fede non finta)) 19•

15 Prv 3, 13 c 16. 16 1 Cor 1, 2 . Che i due Testamenti formino un'unitl pcrch� risalgono parallelamente a Dio, come due fasi dell'unico moto d'amore divino, per cui Cristo � gil prcfigurato nel V.T., � con­ Wl� spesso ri�tuto: cf� . Il 6 29.2; 3 1 7.1; II 2 l 76.1, 83.3·5, 14 95.1, U 97.4-98.1, IV l 2.2, 13 91.1, 62; 3 85.1; VI 5 42.1-2; VII l 100.5; 17 107.5; Protr. l 7.6·8.1. Clem. parte da una visuale storicc>religiosa assai più re> busta di quella, vagamente analoga, di Ignazio (Phil. 5, 2 etc.), Melitone, lren. Adv. Hatr. IV 9, 1; 32, 2; etc., da cui pure discende (cfr. Daci�lou, Méssagt, cit. [a l 1.1), 283·285. Il prc> lungamcnto della prima alleanza nella seconda �ientra nel grande quadro delle infinite benefiche manifcstuioni di Dio all'umanità (dr. VI 18 166.4-167.1). Inoltre la frequenza con cui l'idea � ribadita (negli Strom., non nelle altre opere) fa pensare che sia un'affermazione polemica antignostica, precisamente contro il dua· lismo marcionita, ma rivolta nel contempo a mettere in guardia i pagani dal lasciarsi suggestionare dalle dottrine gnostiche stesse. Cfr. Mondésert, 100-103; 208-213; Osbom, o. c. [ a l 2.1]. 57-62; Brontcsi, o. c., 496. 17 Prv 3, 3. Il ls 59, 7-8; Sal 35 [36), 2 (in Rm 3, 16·18) e Rm l, 22. 19 1 Tm 1,8; 7;

4

� 4 1.6; 16

12

5.



8.4:5\-11

Mosè maestro dei Gteci

108-109

Capitolo

167

28

l. Orbene, la filosofia di Mosè si divide in quattro aspetti 1: quello storico, quello legislativo propriamente detto, spe­ cifici entrambi del campo etico; terzo, quello "liturgico", 2. appartenente già alla teoria della natura. Quarto, supe­ riore a tutti, è l'aspetto teologico, la contemplazione, co­ me dice Platone2, dei misteri veramente augusti; mentre 3. Aristotele chiama questa parte metafisica. Cosl la dialet­ tica, secondo Platone nel Politico 1, è una scienza atta a scoprire la rivelazione dell'essere. Se il saggio la può ac­ quisire, ((non è per intervenire con la parola o con l'azione in qualche rapporto umano », come fanno i dialettici mo­ derni che perdono il loro tempo in questioni sofistiche 4 , cc ma per poter dire ciò che è grato a Dio, fare ciò che è 1 77 . l grato a Dio, tutto secondo le loro forze »5• Impegno filo­ sofico congiunto alla verità, la vera dialettica esamina la realtà e sa distinguere le Dominazioni e le Potestà 6; poi 1 76.

l Cfr. IV l 3.1-3 e Philon. De Vita Mois. II 1 ,2-3; 13, 66; 35, 187 etc. Ciii che è detto della 61oso6a di Mosè e che pull

vagamente richiamare la nota !ripartizione della 61oso6a, è rife­ rito poi (179.3) alla Legge, ma con probabile riferimento ai vari sensi della Scrittura. Cfr. H. Wolfson, The Philosophy of Church Fathe,, cit. [a 5 31.3], 56 s.; Méhat, Clem. el les senses de /'I!CTit., in « Epektasis », Mélanges Daniélou, Beauchesne 1973 355-365. 2 Richiami non puntuali al Fed,o (250c) e al Simposio (209e210a); bto:rtn(c:r., "'contemplazione"', in senso religioso-misterico: cfr. l 13.1; 15. 2; V 11 73.2; 14 138.3. 1 Cfr. Plat. Polit. 287a: ma Clem. tralascia il termine >..6r�t�, « con la ragione umana » e cosi cristianizza la dialettica platonica che diviene, da metodo di ascesa intellettuale verso le realtà pri­ me, la via conducente a Dio per gradi (mondo 6sico, potenze celesti etc.). Cfr. Pepin, a, t, c. [a 8 39.4], 380 s.; sulla dialettica, l. c.; 5 30.1; VI 10. 80.4. Il procrsso di cristianizzazione poi cul­ mina nel consiglio a saper "'discernere "' (l n .2) il vero e falso denaro; cfr. anche Nautin, Notes su, le St,om . l, « Rev. d'Hisr. Ecci... 47 1952, cit., 629 s. 4 Cfr. sopra, J 22. 5 Plat. Phaed,. 273c. 6 Espressione comune nelle scritture cnsuane a designare il mondo angelico (l Cor 15, 24; Ef l, 21 etc.). Lo "gnostico" ascende con la meditazione dal " discernimento "' degli spiriti buoni c cattivi al Figlio c quindi al Padre: la "gnosi .. abbraccia l'universo: cfr. 5 30.1; VII J 17.1-2 etc.

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Stromati

2.

.3.

178. l .

2.

I/28

109

trascende via via all 'Essenza sovrana e osa spingersi oltre 7, verso l'Iddio dell'universo. Né promette esperienze pro­ fane, ma scienza di realtà divine e celesti, cui tiene dietro un'adeguata pratica delle cose umane , nelle parole e nelle azioni . A buon diritto dunque anche l a Scrittura desidera che noi diventiamo dialettici siffatti, e cosi esorta: 11• Egli ci ha veramente mostrato sia come si debba conoscere se stessi u, Lui che 7 tntx ..va.: dr. V 12 80.3 (·82.4) c Whittakcr, ivi cit. Cfr. l Ts 5, 21. La prima parte della citaz. apparve un logion agraphon (dr Rcsch, o. c. [a 8 41.2], 43), ma può essere solo un l

commento di Ocm. al testo paolina o una forma più espressiva da esso tratta, presa poi per parola di Gesù (cosi Ruwct, ari. c. [ib.], 147). Cfr. 10 44.2-3; motto analogo in Il 4 15.4; VI 10 81.2; VII 15 905; anche Epict. Dirs. I 7, 7-8. Cfr. J. Jcrcmias, Unbe­ leannU J�susworl�, Giitcrsloh 1963, tr. frane., Paris 1976, 99·102. 9 cpp6v'l)at�, qui virtù puramente noctic:a. In II S 24 .1 , VI 17 154.4 la cpp6v'l)� ha anche un aspetto pratico. Per gli ascendenti aristotelici c medio-platonici (Aibin. Didasc. 2, 2 p. 153 H.) cfr. Lilla, 72-75. Altra interpretazione in VI 15 125.4. JO op a.·nxòv ojluxij� è espressione platonica ( lf Alc. 150dc; R�sp. VII 533d; dr. 24 164.4; Polr. 6 68.4; Il 114.1). In genere sulla vera sapienza dr. VI 7 54; Osbom, o. c. [a l 2.1] , 153-157. n Iliad. V 127, ancbc in Plat. 11 Alc., cit. 12 Dottrina delfica e socratica (dr. 14 60.3) come grado prepa­ ratorio alla "pienezza" del Cristianesimo; dr. III S 44.3 c uno saitto snostico di Ncg-Hammadi, la Dottrina di Silvano, cit. [a 10 485], p. 129, f. 1 17 , 3-9.

109-110

179.

l.

2.

3.

4.

Mosè maestro dei Greci

ha rivelato il Padre di tutte le cose a chi vuole, sia in che grado è possibile che l'umana natura lo concepisca con il pensiero. «Nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e· nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio l'abbia rivelato» n. A ragione dunque l'apostolo­ dice d'aver conosciuto «per rivelazione il mistero, come ho scritto prima brevemente: in proposito voi potete, leg­ gendo, comprendere ciò che io so dd mistero di Cristo» 1'. Dice « nella misura in cui potete», poiché sapeva che alcuni avevano ricevuto solo «latte», e non ancora «cibo solido» 15, addirittura, aggiungo, neanche latte. In quattro modi dobbiamo comprendere la volontà della legge: , o in quanto ci manifesta un miracolo, o in quanto ratifica un comanda­ mento ai fini di un comportamento retto, o in quanto vaticina, come una profetessa. Ma sono convinto che è com­ pito di uomini adulti distinguere questi aspetti ed espri­ merli. Poiché la Scrittura nel suo complesso, per quanto ne concerne l'intelligenza, non è davvero « una sola Mi­ cono», come dice il proverbio16• Bisogna anzi accostarvisi con una buona dose di dialettica, come più si può, se si vuoi rintracciare il nesso dei divini insegnamenti 17• •

Capitolo 1 80.

169

29

l . In conclusione disse ottimamente il sacerdote eg�z1ano presso Platone: « O Solone, Solone, voi Greci siete sem­

pre bambini: voi non conservate nell'anima nemmeno un Il

M t 11, 27 e parall.

14 Ef 3, 3-4.

15 l Cor 3, 2; dr. V 4 26.1; Paed. I 6 37·39. 16 Micono era un'insignificante isoletta a N.-E. di Delo. Il pro­ verbio (Zenob. V 17; Apostol. XIV :; etc.) significa che non si

può ridurre R un metodo uniforme la trattazione delle varie que­ stioni della Scrittura, o che il messaggio della Scrittura non è uni­ forme. 17 d.xoì..ou&,a: cfr. l 15.2; VI Il 90.4. Sull'opportuniti della dialettica per la comprensione delle Scritture dr. ancora 8 39.4; 9 44.3; VI IO 80.4; 82.1-3; sui vari sensi di esse, sopra, 2 20.4; 5 31.3; in particolare su questo passo, Wolfson, o. c., 56-60.

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·

1 1 0-1 1 1

pensiero antico, trasmesso per tradizione dal passato. Un

2. greco vecchio non c'è» 1• Voleva significare, a mio parere,

181 .

che vecchi sono quelli che conoscono le tradizioni più antiche, cioè le nostre, giovani al contrario quelli che espongono come se provenissero da remota antichità le tradizioni più recenti elaborate dai Greci, sorte da poco , 3. si può dir ieri. Il sacerdote parlava poi, proseguendo, di «dottrine rese canute dal tempo», poiché noi, al modo dei " barbari ", usiamo la metafora in maniera semplici­ stica e non ben chiara. (Comunque le persone di spirito fine accedono senza sforzo a tutto il lavoro dell'interpre4. tazione). Egli dice poi dei Greci che le loro credenze sono poco dissimili da «favole infantili » 2 : il che non va inteso come favole narrate da bambini e nemmeno come le fa5. vole fatte per i bambini. " Bambini" sono per lui le fa­ vole stesse, come a dire che non ancora bene ci vedono quelli dei Greci che si credono sapienti 3; mentre con la "dottrina canuta" fa allusione all'antichissima verità dei " barbari " . A tale espressione contrappone la " favola­ bambino ", per rilevare il carattere fiabesco dei tentativi di questi epigoni, dove nulla c 'è che non sia immaturo, proprio a mo' di bambini : tanto i loro miti quanto la loro storia insomma egli li presenta come ugualmente l. puerili. Divinamente dunque parla la Potenza ad Herma nella rivelazione: « Le visioni e le rivelazioni ci sono per coloro che hanno anima dubbiosa, che discutono nel loro cuore, se davvero questo esiste o non esiste » • . 2. E cosl pure essi cercano di rinforzare e consolidare le loro dimostrazioni con sovrabbondanza d'erudizione : vo­ gliono cementare i loro ragionamenti, in quanto aQcora 3. «le loro menti svolazzano» 5, come di giovinetti. « Il

• Plat. Tim. 22b, cit. (15 69.3); z Plat. Tim. 23b. l Cfr. 18 88.3. L'ioterpretazioiXO è aberrante: "PlatoiXO non l'aveva sicuramente prevista "• nota maliziosamente il Caster (io ediz. del Mondésert, ad 1.). Platone dice proprio " favole per bam­ bini�. 4 Past. Herm. Vis. 3, 4.3. s

Iliad. III 108.

1 1 1 -1 1 2 4. 5.

6.

182.

l.

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3.

Mos� maestro dei Greci

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buon precetto è una lampada », secondo la Scrittura, « e la legge è la luce della via, poiché l'educazione mostra le vie della vita » 6• « La legge, sovrana di tutti , mortali e immortali », dice Pindaro 7 • Per me con queste parole s 'in­ tende Colui che ha posto la legge, e interpreto che il se­ guente passo di Esiodo è detto del Dio di tutte le cose, anche se il poeta ha parlato per intuizione, non per chiara consapevolezza : « Questa legge ha disposto per gli uomini il Cronide: ai pesci, alle fiere, agli uccelli alati, di man­ giarsi l 'un l'altro, poiché non c'è giustizia fra essi . Ma agli uomini ha dato la giustizia, superiore ad ogni cosa » 1• Sia che alluda alla legge che riceviamo alla nascita o a quella che ci è data in seguito, essa comunque, nativa o imparata, viene da Dio ed è una. Anche Platone dice nel Politico 9 che il legislatore è uno, e nelle Leggi 10 che uno è colui che saprà comprendere la musica, insegnando cosl che il Logos è uno e uno è Dio. Mosè dal canto suo, come si può vedere, chiama il Signore " testamento " quando dice: «Eccomi, il mio testamento è con te » . Anche prima aveva parlato di " testamento ": « Non cercarlo in iscritto » 11• Ora "testamento" è la stessa causa del tutto, che istituisce l'ordinamento del tutto(" the6s " è detto in rap­ porto a " thesis ", cioè " disposizione " ) 12• Infine nella

6 Prv 6, 2). Clem. concorda con le versioni copte antiche, piil che coi LXX: fr. Biihlig, art. c. [a l 2.1), 77. 7 Pind, fr. 169, 1·2 Sn•. 1 Hes. Op. 276-279. Il poeta, dice, ha espresso una veritl re­ ligiosa C1-tOX�LXW�, non xa.-ta.À'I)11-tLXW�: dr. l} 57.1 e 20 100.5. 9 Plat. Polit. JOlc; 309cd. IO Plat. Leg. II 658e; 659a. Sull'identitl >.6yo�-v6�o�o� dr. ail 25 166.5. Il G n 17, 4 e 2; ma le ultime parole non sono nel testo sacro, possono essere una chiosa di Clem. 12 L'etimologia di llt6� da -t(&T]IlL (dr. 26 167.1) riguarda Dio come creatore e risale a Erodoto (II 52, l; dr. Philon. De Co11/. LifiJt . 27, 137). Qui si aggiunge un ulteriore aggancio: lltcn4 liLClo-tti)X'I), originato da Geo 17, 4 cit. (e Philon. Quam. i11 Gen. III 42 p. 210 Aucher). In IV 2) 151.3 Oem. propone la deriva­ zione da llEi:v, "correre". Cfr. U. Treu, art. c. [a 5 31.4), 193 ; Mortley, 196 s.; in genere dr. a 5 31 cit.

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Predicazione di Pietro si trova che il Signore è chiamato «legge e Logos » n. Ma facciamo terminare qui il nostro primo Stromate di note " gnostiche " secondo la vera filosofia.

13 Cfr. II 15 68.2. Questo Ki)puyiJ.Cl llt'tpou � uno scritto di predicazione missionaria, composto forse nel II sec., poi attribuito all'apostolo come guida o manuale per il predicatore cristiano che si rivolgeva ai pagani. Già Origene (De Princ. l, praef. 8) ed Eu· sebio (H. E. III 3, 2) lo giudicavano apocrifo. Clem. qui e altrove (VI 5 39-43 pass.; 6 48.1-2 e 6; 1S 128.1-3) ne stralcia brani, quasi i soli che abbiamo. Or. Hunack, o c. [a 1 11.1-2]. 68; ora C. Blanc, in Orig. Comm in ]oh. XIII 17, 104, Paris 197.5, III 286, cxcurs 2". Questo � il fr. l Dobschiltz e nella nuova raccolta di M. Grazia Mara, «Studi e Mat. di St. delle Rei. ,. 38 1967 (..; Studi in on. di A. Pincherle, 1), 314·342 .

LIBRO II

LA FEDE (c.

Capitolo

l

1-2)

113

l.

l. Da qui in poi ci sarà da trattare, giacché la Scrittura de­ finl i Greci " ladri" della filosofia " barbara" 1, in che modo ciò si potrà brevemente dimostrare. In effetti non soltanto esporremo che essi trascrissero, imitandoli, i fatti miracolosi della nostra storia 2, ma pure li convinceremo d'aver frodato e falsificato i principali dogmi, poiché, co· me dimostrammo3, le nostre Scritture sono più antiche. Questo per quanto riguarda la fede e la sapienza, la "gnosi" e la scienza, la speranza e l'amore, la penitenza e continenza, e in particolare il timore di Dio: vero e 2. proprio « sciame di virtù » 4 della verità. Nella esposi­ zione sarà pure compreso quanto il commento relativo alla questione proposta richiederà, e come, soprattutto, coloro che nella pratica seguirono la filosofia degli antichi si stu· diarono di rivaleggiare con i modi nascosti della filosofia " barbara ", cioè con quel tipico procedimento simbolico ' e per enigmi che è utilissimo, o meglio essenziale e indi· 2. l. spensabile, alla conoscenza della verità. Ritengo quindi conseguente difenderci, circa i punti per cui i Greci ci perseguitano, ricorrendo ad alcuni testi delle Scritture; cosl forse anche il Giudeo, se ci ascolta, potrà a poco R poco convertirsi dalle verità in cui crede alla fede in Co2. lui in cui ancora non crede ... Naturalmente la critica che 1 Cfr. Gv 10, 8 e la spiegazione data sop� I 17 81 etc. Per . l 12. la filosofia "barbara" • cfr. I 3 22.1; 8 402; LVIII] z Cfr. VI .3. l Sopra, I 21. 4 Pla t. Mettotf. 72a. Tutto il libro tratterA delle singole virtù. Confuse le idee sul timore di Dio (6 30.31; 7-1 pass.); sulla con· tinenza in particolare il .3" libro. 5 C&. a I 2 20.4; in particolare V 8 44.1.

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llJ-114

Slromllti 11/1

via via colpirà i pm generosi pensatori sarà improntata all'amore' verso la loro vita e verso le dottrine originali da loro scoperte: noi non intendiamo vendicarci dei no­ stri accusatori (tutt'altro!, abbiamo imparato a benedire quelli che ci maledicono 7, anche se indirizzano contro di noi vuote calunnie diffamatorie), ma tutto sarà al fine di convertire loro stessi. C'è anche caso che si vergognino, pierii di sapienza come sono, di venir corretti da critiche di un "barbaro ". Sicché potranno, tardi sl, ma comun­ que sia, capire di che natura siano le discipline alla cui .3. conquista muovono con i loro viaggi oltremarini 1• In real­ tà da un lato ciò in cui essi sono ladri va puntualmente messo in luce, e cosl saranno spogliati della loro presun­ zione'; e dall'altro si farà la critica di tutto ciò che vanno alteri d'aver scoperto «indagando se stessi » 10 • Ne discen­ de che dovremo accennare di corsa anche al cosiddetto ciclo completo delle discipline 11, a quali scopi sia utile [o meno], e all'astrologia, alla matematica, all'arte magica 4. delle incantagioni, perché anche di queste tutti i Greci si vantano come di conoscenze d'altissimo livello. Del resto « chi riprende con franchezza provoca pace » 12• 3. l. Abbiamo già spesse volte affermato u che non ci siamo occupati di parlare bene in greco, né certo ce ne facciamo un impegno. Questo infatti non vale che a stornare la 6 Cfr. I 11 54.1 e l 4.1. Sul collegamento degli avversari greci e giudei dr. anche IV l 1.3; VI l 1.4; VII 15 89.1; e qui oltre, 18 92.3.

7 le 6, 28 e parall. l Allude ai viaggi culturali in Oriente e in Egitto, che molti greci intrapresero, da Solooe a Platone. 9 cp-stoica: cfr. [Plat.] Defin. 414bc; Qu:ysipp., /r. log. 9}-95 Aro. Diogene La erz io (VII 47 e 165) l'attribuisce a Zenone e ad Erillo. Cfr. 10 47.4; 17 76.1; altra documentazione in Stiiblin, ad l. e nei Nach­ triige , II 524. liJ.LE-tli1t'tt.l'to�: cfr. 10 47.4; 17 76.1 (cosi �E�a:ta e sim.: VI 7 61.1; 54.1; 9 78.5; VII .) 17.1 et c.). la perfezione 24

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Stromati

Il/2

117-118

alunni dei filosofi definiscono la scienza un abito non mu­ tabile ad opera di ragionamento. C'è dunque [la possibi­ lità di assumere] qualche altro atteggiamento vero come questo, l'atteggiamento della religione, che ha per sé co.5. me solo maestro il Logos 25? Io non credo. Teofrasto so­ stiene che la sensazione è principio di fede, perch� da essa i principi si irradiano lino al pensiero razionale che 6. è in noi 1>6. Quindi colui che crede nelle Scritture divine rende saldo il suo giudizio e ne riceve come prova incon­ futabile la voce di Colui che ci ha dato le Scritture, di Dio: cosi la fede non diventa più una posizione corro7. borata per mezzo di dimostrazione. Dunque «beati co­ loro che non hanno visto e hanno creduto» 27• D'al­ tronde le voci ammaliatrici delle Sirene, che manifesta­ vano un potere sovrumano, colpivano coloro che si tro­ vavano nelle vicinanze, disponendoli all'ascolto dei loro canti quasi loro malgradou!

della fede è •• gnosi"': cft. 4 16.2; V 1 ,,2; 8 ,3.2; VI 18 164.3; 16:5.1; Pacd. I 6 27.2-30.1; c risaliamo cosi all'opposizione fra fede comune c perfezione " gnostica '": dr. a I 1 2.2. 25 Logos liLliciO'XCl�a6 Thcophr., j,, 13 Wimmer. Pare adombrato il contl!ttO che la fede presuppone principi indimosrrabili (più chiaramente: 4 13.4-14.1; VII 16 9:5.6; [VIII] 3 6.7-7.2). L'origine è platonica (Resp. VI 'llb); ma lo sviluppo della dottrina è di Aristotele (dr. a 4 13 cit.), che la trasmise ai mediG-platonici: Priimm, d't. c., 27 s. ; Lilla, 120-126. :n Gv 20, 29. 21 Cfr. il noto episodio dcll'Odissea, XII 184-200. A ben altro Strve il paragone delle Sirene in VI 11 89.1!

ERRORI DEGLI GNOSTICI CIRCA LA FEDE (c.

Capitolo l

3)

1 18

1 0. l . A questo proposito, i seguaci di Basilide 1 ritengono la

fede come un dato naturale, in quanto, anche per la teoria degli eletti 1 , definiscono che essa scoprirebbe gli oggetti della conoscenza senza dimostrazione, con una sorta di in2. tuizione intellettuale. I Valentiniani dal canto loro lascia­ no la fede a noi, ai semplici, ma pretendono d'avere essi in l Gli snostici : cfr. al principio del l. 3". Sulle conoscenze che Clem. aveva delle eresie in senere cfr. Hilsenfeld, o. c. [a I 1S 69.3), 40 s. I principali punti eretici delle dottrine di Basilide sono criticati nei testi desii S1rom. indicati nella nota ses.; va aBBiunto IV 24 153.4 per l'idea che solo le colpe involontarie sono rimesse. Per i principali dosmi di Valentino cfr. III 17 102.3; IV 13 89.4; 90.2-3; 2S 162.1. Cfr. Colpe, v. Gnosis (Gnosticismus) in R A C XI {1980) c. 645 s. MBlat, Vr11i� �l /llurs� Gnos� �le., io c The Rediscovery etc. �. ci t. [a III l 1 . 1], 426433. l II concetto basilidiano della fede data all'uomo con la nA­ scita, secondo la scelta assoluta di Dio, rito""' in V l 3.2. Quanto alla « salvezza per natura " dei privilesiati (concetto per altro non condiviso da tutti i sesuaà della setta) dr. 20 115. 1-2; III l 3.3; IV 13 89.4 cit.; V l cit.; Ecl. Proph. 56, 3; sii Iren. Adv. Haer. I 6, 2; Hilsenfeld, o. c., 226; Brontesi, o. c. , 184-186. Per la na­ tura distinta desii snostici dr. anche VII 16 96.5. Va per altro notato che a una diflicolti simile a questa qui criticata nelle dot­ trine snostiche non si sottrae Io stesso Oem ., per il quale lo " snostico " � superiore asli altri cristiani - almeno nesli ultimi due U. desii Slrom. Accortamente esli cerca di uscirsene usando lo stesso tennine " perfezione " in diverso senso teolosico. Nel Ped11gogo tutti sono perfetti e conoscono Dio per uno specifico Suo disesno su osnuno, io Slrom. la perfezione dipende piuttosto dalla capaciti umana di partecipare aUa vita divina (che tale ca­ paciti sia una srazia dipendente a sua volta dall'essersi Dio fatto uomo, � altro discorso). Come ci sono due perfezioni, cosl due conoscenze di Dio: una " battesimale " e una " intellettuale ", la eEIIJp(a. platonica. Cosl Casey, liTI. c. [a I l 1), 7 0-74; cfr. anche F. Sasnard, L4 gnos� ut�lentinienn�, Paria 1947, 403 s.

186

Stromati

II/J

1 1 8-1 1 9

sé l a " gnosi ", perché essi sarebbero salvati pe r natura, conforme alla superiore qualità della loro semenza distin­ ta; essi sostengono che la " gnosi " è di gran lunga separa­ ta dalla fede, come ciò che è spirituale da ciò che è psichi3. co. Inoltre i Basilidiani affermano l'esistenza di una fede e insieme di una elezione propria a seconda di ciascun gra­ do : per conseguenza dall 'elezione superiore deriverebbe a sua volta in ogni natura la fede " cosmica " e il dono della fede sarebbe corrispondente alla speranza di ciascuno . I l . l. Dunque la fede non è più effetto di libera scelta, se è privilegio di natura ; né colui che non ha creduto, essendo irresponsabile, otterrà un giusto castigo e nemmeno sarà responsabile chi ha creduto. Anzi quanto vi è di perso­ nale e diverso in fatto di fede e di incredulità, per chi ra­ giona bene, non sarà soggetto né a lode né a biasimo, per­ ché possiede a priori la necessità naturale sorta da Colui che ha potere su tutto. E se noi siamo governati da ener­ gie naturali come da funP, al modo degli oggetti inani­ mati , diventano concetti superflui il volontario e l'invo2. lontario e cosl pure l'impulso che li comanda. Quanto a me, non posso più concepire essere vivente quello la cui capacità impulsiva è preda di una necessità, in quanto mossa da causa est�rna 4• Dove sarebbe più, allora, il pen· timento per chi è stato già incredulo, per cui si ha la re­ missione dei peccati s ? Cosl non sarebbe più ragionevole né battesimo né sigillo di beatitudine 6, né il Figlio né il Padre; ma divinità è per essi, a quanto pare, la .distribu­ zione delle nature, priva del fondamento della salvezza , che è la libera fede 7 •

J A mo' di marioocttc: dx. IV 11 79. 1 c Tcrt. De Or11t. 16 (c il commento di F. Dolgcr, Alrtilee u. Christ., V Miiostcr 1936,

126); De Ali. 6, 3; Gdl. XIV l . 4 Cos l Crisippo (/r. phys. 988 Am.). ' Sul pcntimc:nto in Qcm. dr . a 6 26.5.

' J.14X(tp(Q; cr 31• 4. E cosl è realmente. I 6.losofi stoici stabiliscono un prin­ cipio che è la conseguenza di quella sentenza, quando con la regalità attribuiscono al solo sapiente sacerdozio, pro­ fezia, arte della legislazione, ricchezza, vera bellezza, no­ biltà, libertà ll : purtroppo, per loro stessa ammissione, quel sapiente è ben difficile a trovarsi !

Capitolo 5 20.

l. Tutte le dottrine di cui abbiamo parlato si rivelano dun­

que diffuse fra i Greci da Mosè 1 • lnvero, che tutte le qualità appartengano al sapiente, egli lo insegna con que­ ste parole : > . E lo definisce anche caro a Dio, dove dice: « Dio d'Abramo, Dio d' lsacco, Dio di Giacobbe » 1 . Troviamo infatti che il primo è chiaramente nominato " amico " 3 ; l 'ultimo c i s i mostra col nome cambiato, come « colui che J2 Del successore di Platone alla direzione dell'Academia (cfr. I 14 63.6) è qui citato il fr. 2 Lang (Dt Speusippi Acad. scripti!, Diss. Bonn 191 1 ) - 1 1 9 Margherita Isnardi Parente (Speusippo , Napoli 1980; nel comm. si rileva l'intenzione polemica dd testo all'indirizzo di teorie anarchiche [ciniche?] sovvertitrici della posi· tivit� della lesse : cosa " buona " � il re - non il tiranno -, ma cosa " buona " � anche la lesse, cui lo stesso re deve ispirarsi : dr. [Piat.], l. c. ) . Il concetto fu poi notoriamente ripreso dagli Stoici, come Clem. stesso dice (dr. Chrysipp., /r. mor. 6 1 9 e 327332 ); tanto che si sospettò a torto di corruttela dd testo ( I:TCEu­ C1\1t1tO> 10, contentandosi di questa sola propo­ sizione per la conferma di quanto avevano appreso, vice· versa questi, « che amano contemplare la verità >> 31 , non vogliano credere a un Maestro degno di fede, all'unico Dio Salvatore, e pretendano da Lui le prove di ciò che ha detto . Ma egli dice: « Chi ha orecchie per ascoltare ascolti >> u . E chi è questi? Lasciamolo dire ad Epicarmo : « La mente vede, la mente ascolta, il resto è sordo e cieco >> ». Eraclito, quando rimprovera alcuni di essere « senza fede », dice che « non sanno né ascoltare né par­ lare » 34 : e, manco a dirlo, in suo aiuto viene Salomone : « Se amerai ascoltare, apprenderai; se inclinerai il tuo orecchio sarai sapiente >> 35•

27

Sir 3 1 [34], 8. Xenocr., /r. 6 Hdnze (- 259 Isnardi Patente, Senocrate, etc., Napoli 1982, p. 254 e 427-429 ). Su opp6VT)atc; dr. I 28 1 77,3- 1 78. ! . Ogni sapietu:a è saggezza, e non viceversa : VII 1 0 55.4. 29 Sopra, 4 13.4-14.3. JO Lui , il maestro : c ipse di.rit » . 3 t Plat. Resp. V 475e ; dr. I 19 93.3. ll Mt 11, 15 e para]!. Per i rapporti fra maestro e disa:polo in materia di fede cfr. V l 2.1-2. 3l Epicharm., /r. 249 K.; verso proverbiale, spesso citato. 32 Heraclit., 22 B 19 D.-K. (- l g Marcowich, 5 Dia no ): dr. 21

v 14 1 1 1 .7 ; 1 1 5.3. 3S

Sir 6, 33.

198

Stremati 11/6

Capitolo

126

6

l. Dice Isaia: « Signore, chi ha creduto al nostro annun­ cio? ». « La fede deriva dall'annuncio, e l 'annuncio si fa 2. attraverso la parola di Dio », dice l'apostolo: > 1': la fede nel Testamento e nei comandamenti, poiché questi Testamenti, il Vecchio e il Nuovo, sono due per denominazione e per tempi, cioè ci sono stati dati, nella divina economia, secondo l'età e il progresso, ma sono uno solo per il loro valore, elargiti da un solo Dio per mezzo del Figlio. Per questo anche l'apostolo dice nella Lettera ai Romani: « La giu­ stizia di Dio si rivela in esso 20 procedendo da fede a fede»; egli insegna cosi l'unica salvezza che ha avuto principio dalla profezia e si è compiuta nel Vangelo per opera di un solo e medesimo Signore. Dice poi : « Questo è l'ordine che ti do, Tirnoteo, figlio mio, in conformità delle profezie già da tempo a te rivolte: combatti, man­ tenendoti fermo in esse, la tua buona battaglia, con fede e coscienza buona ; alcuni l'hanno ripudiata, ma hanno fatto naufragio nella fede >> 1 1 , poiché hanno contaminato con l'incredulità la coscienza che proviene da Dio. 1 4 Gn 15, 6 (in Rm 4, 3 e 9). 15 Is 54, l . 16 « Clem . ha cn:duto d i citali: il seguito di I s 54, l o usa un

apocrifo? » (Ruwet, art. c. [a I 8 4 1 .2), 160). n Cfr. I 27 174.3. I l Parafrasi da Is 54, 10? (cfr. sopra). l' Ab 2, 4 (in Rm l, 17). 20 Nel Vangelo, come si ricava dal testo cit. di Paolo. 2 1 l Tm l, 18-19.

202 30.

Jl.

Stromatz III '

129

l. Ragionevolmente, dunque, non si può pm accusare con faciloneria la fede d 'essere cosa alla buona e volgare e , per giunta, d 'appartenere a fatti irrilevanti u_ Se infatti il suo esercizio fosse [soltanto] umano, come certi Greci credettero , si sarebbe estinta. Ora invece si diffonde; 2. non c'è luogo ove non sia. Io affermo pertanto che la fede, sia essa fondata dall'amore o, come vogliono i de­ trattori, dal timore, è comunque qualcosa di divino, poi­ ché non è né strappata da altri affetti mondani, né dis3. solta da un timore presente. In effetti proprio l'amore crea i feddi mediante l'amicizia che lega alla fede ; e a sua volta la fede diventa la base ddl'amore, ricambiando il beneficio; mentre anche il timore, pedagogo della legge, dal momento in cui vi si crede, diviene oggetto di fede 4. appunto come timore 11• Poiché, se l 'esistere si dimostra ndl'agire, esso viceversa, che rimanda al poi e minaccia, ma non agisce e non è presente, è oggetto di fede : og­ getto di fede come tale, non sarà esso generatore di fede: proprio in base alla fede esso è giudicato degno di l. essere creduto! Divino quindi questo mutamento, grande mutamento ! , per cui un essere umano da incredulo di­ venta fedele, e con la speranza e con i] timore entra nella fede 24 • Cosl proprio la fede appare a noi il primo moto indirizzante alla salvezza; dopo di essa il timore, la speranza, il pentimento procedendo 25 insieme con la conn Cosi certi gnostici. Il Camelot (nell'ediz., ad 1.) rinvia in proposito a V J 18.3-4 ; V I I 16 97.3. Cfr. poi At 5, 38-39; anche VI 16 146.3. n Per la correlazione delle virtù cfr. 9 4�.1. Da 20 124.2 ; 125.1 appare che il primo anello della catena � il timore, ispirato dalla legge (cfr. l 27 172 .3 ). l CD. 3-4 e 3 1 . 1 paiono contraddit­ tori, poiché non si vede bene se il timore sia causa o effetto della fede. In 12 53 .3 il timore � detto .. principio " anche dell'amore (cfr. a 2 4.4). 24 Cfr. 9 4 1 . 1 ; 4�.1; 12 ci t . Per la J.l''tll�oÀ'i!, •· mutamento ", " trapasso ·· da c incredulitl a fede • etc.) dr. I I I 10 69.3-4; IV 6 28 . 1 ; 18 1 16.2 ; 22 136.4; VI l 3.2 ; VII 10 �7.4. La mitologia gnostica (cfr. Exc. �x Tb�d. 10-12 etc.) poneva segrete omologie fra questi passaggi o fasi della vita religiosa e i gradi del mondo celeste; cfr. Lebreton, Disaccord, cit. (a l 1 l), II 5-37 (prec. 18 e 3 1 ) ; Tb�ori�, ci t . , 480-482 etc. 25 11poxo1t-rouD"Ill. : cfr. a l 5 29.3: per i gradi del progresso " gnostico " cfr. IV 7 51 . 1 ; VII 10 cit.

Fede e altre virtù

1 29-130

203

tinenza e la pazienza, ci conducono all'amore e alla " gnosi " . Giustamente dunque scrive l'apostolo Barnaba: « Di ciò che ho ricevuto mi sono premurato di farvi avere parte, a poco a poco, affinché insieme con la vostra fede abbiate perfetta anche la " gnosi " . . .. Della nostra fede sono ausiliari il timore e la pazienza ; nostri alleati sono la longanimità e la continenza. Se pertanto queste virtù », soggiunge « rimangono nella loro purità davanti al Si­ gnore, si uniranno con esse in letizia sapienza, intelli3. gema, scienza, " gnosi " ,. ZII . Sicché risulta che la fede è elemento ancor più fondamentale dei fondamentali ele­ menti della " gnosi " che sono le virtù suddette. Essa è tanto necessaria allo " gnostico " quanto il respirare per vivere, a chi vive in questo mondo; e come senza i quat­ tro elementi li non si può vivere, nemmeno senza la fede può seguire la " gnosi ". È essa la base della verità.

2.

Capitolo

32.

7

l. Coloro che riprovano il timore, attaccano la legge 1 e, con la legge, evidentemente anche Dio che ci ha dato la legge. Di necessità, invero, sussistono tre cose in propo­ sito : colui che amministra, la sua amministrazione e ciò 2. che è amministrato 2 • Orbene, se per ipotesi fosse elimi­ nata la legge, ne verrebbe necessariamente che ciascuno, che si lasci guidare dalle passioni cedendo al piacere, trascurerebbe ciò che è bene, disprezzerebbe la divinità, sarebbe empio e insieme ingiusto : fuori d'un balzo dalla 3. verità, senza freno. - Certo, essi dicono, il timore è un modo irrazionale di evitare il male, è una passione - 3• 211

1,.2.

Ba rn . Episl. l, '; 2, 2·3; sulle citaz. da Barnaba dr. a I l

li Aria, acqua, terra, fuoco: da Empedocle in poi. Per la fede come " base ", XpTJ1tCc;, dr. 11 51.3; V l 2., ; 4 26 . 1 ; VII 10 '5-'; come " elemento " , cr-t 7 ; e l 'uno è guarito, poiché ottiene la guari­ gione con la fede, l'altro, morto, risorge per la forza di 2. colui il quale ha avuto fede che sarebbe risorto. La dimo· strazione congetturale invece è tutta umana e deriva dalle } argomentazioni retoriche e dai sillogismi dialettici . Insom­ ma, la dimostrazione superiore, quella cui alludevamo col termine " scientifica " 1, ingenera la fede attraverso l'espo­ sizione e l'esplicazione delle Scritture alle anime deside4. rose d'apprendere: e " gnosi " vuoi dire tutto questo. Se infatti i modi di indagine applicati ad un oggetto di ri­ cerca si assumono come veri, come [devono essere) se sono divini e profetici, è evidente allora che la conclu­ sione inferitane sarà di conseguenza inferita come vera : cosl la " gnosi " avrà per noi davvero I' aspetto di una dimostrazione 9 • 50. l. Per altro, quando si dice dell'ordine dato [agli Ebrei) di consacrare in un'urna d'oro per ricordo un poco del cibo divino piovuto dal cielo, è scritto : « Il gomor era la decima parte di tre misure >> 1 0• Ora « tre misure >> signi­ ficano, in riferimento a noi stessi, tre criteri di giudizio : sensazione per le cose sensibili, ragione per ciò che viene detto, cioè nomi ed espressioni, intelletto per le realtà 2. spirituali. Lo " gnostico " si asterrà dunque dai peccati di parola, da quelli di pensiero e da quelli dei sensi e degli atti. Egli ha udito che « colui che guarda per con­ cupiscenza ha commesso adulterio >> 11 ; ha compreso nella ' Or. Mt 17, 20. 7 Cfr. Mt 9, 29. Quel che segue allude al cieco di Gerico (cfr. Le 18,� 42 ) e alla risunczione di Lazzaro (cfr. Gv 1 1 , 21 e 32). 1 ;:,opra, 48.2 e l 6 33.2; [VI II] 3 .5 cit. Per la esplicazione (propr. : " apertura ", 5lo�l;�ç) delle Saitture cfr. anche VI 1S 1 3 1 J 5�ci11:"tUf;�ç "((l t.XT"t�XTJ. 9 Or. sopra, 4 13.4 e in particolare VII 16 9.5.3-6 e 102 . 1 . IO Es 16, 36 : il ci bo divino è l a manna. Il racconto biblico l: qui assunto - e distorto - nell'interpretazione allegorica di Filone, d i cui si riportano le parole (De Congr. erud. q. gr. 18, 100). Essa era resa possibile dalla lezione dei LXX "tpt.wv IJ.l"tpt.>V, " ue mi· sure ,., divergente dall'ebraico. Per il metodo allegorico dr. già I ' 30.3·32.4. 1 1 Cfr. VI 12 97.2 e 102.3. La proposizione riappare nei Socro Par. 220 Holl.

Amore e " gnosi "

139-1 40

22 1

mente che sono « beati i puri di cuore perché essi ve­ dranno Dio » 12; e sa pure che « non ciò che entra per la bocca contamina l'uomo, ma ciò che esce dalla bocca , questo sl contamina l'uomo : dal cuore provengono le in3. tenzioni ,. u , È questa, io penso, la misura verace e giusta secondo Dio, quella con cui si misura tutto ciò che è mi­ surabile, la decade comprendente rutto l'uomo, e che per 4. sommi capi designavano le tre misure di cui sopra . La costituiscono: corpo, anima, i cinque sensi, la favella, l a capacità generativa, la facoltà intellettiva o spirituale, o 5 1 . l. comunque la si voglia chiamare 14 • Ora trascendendo, per cosi dire, tutto il resto, bisogna soffermarsi sullo spirito 15: proprio come, nella contemplazione dell'universo, si de­ vono oltrepassare d'un balzo le altre nove parti, prima quella dei quattro elementi posti in un solo luogo per l 'eguale loro mobilità, poi le sette sfere erranti 16, e quella l!

M r 5, 28 e 8. Il M I 15 11 e 1 8-19, e parai!. 1 4 Cfr. VI 1 6 134.2 e Philon. De Mut. nom. 19, 1 1 0 ; giè Chrysipp., /r. phys. 827 s. Am. La divisione dell'essere umano in 10 parli (per il n. 10 dr. souo)



stoica: dr. anche Spanneul,

o. c. , 170 s. ere. Per aill'O � più comune in Oem . la suddivi­ sione dell'anima in 3 parti, platonica (Resp. IV 43 6 a; 443d, in rapporto alla funzione coolemperauice della giustizia : cfr. IV 26 163.4), condivisa dai medio plaronici (Albin. Did. 29 , 3 p. 182 Herm . ; Philon. Leg. Ali. I 23, 72 ere.); cosi in III 10 685; V 12

80.9 . AcceUala anche la conseguente ripartizione delle virtù in rapporto alle parti dell'anima (cfr. V 14 94.4 e Albin. 17, 4; 23, l p. 173 e 176; Apul. De Plat. I 207). Talora Clem. ammeue una più sempli6ca1a bipartizione in elemento razionale, >..ayf4·nx6'11 , e irrazionale, comprendente il llv�toELilt� e l'tmllv�tTJ"tLX6'11 : IV 3 9.4; V 8 53.1; dr. i due 'INEUJ.IIt't ll, carnale e spirituale in VI 16 134. 1-2 e 136.4. Anche questo s u modelli filosofici contempora­ nei : Albin., l. c. ; Plu r. De Virt. mor. 3 44 1d; 442a; Phil. De Spec. Leg. l 6 1 , 333; Quis Rer. Diu. h. 26, 132 elc. Cfr. Lilla, 80-83 e ari. c. [a I 7 37.6), 16·18. IS Noii�: ci� Dio, come in IV 25 155.2; 1625; V 1 8.7; an­ che lo gnostico Silvano, eh., f. 1 12, r. 25-27 (p. 1 17). 16 Seue cieli o scue sfere: sull'argomento dr. Philon. De Congr. erud. q. gr. ; 1 9 , 103; Orig. De Princ. II 3, 6. Per Oem. dr. IV 25 159.2; VI 16 140.2 ; in V 11 77.1-2 � nominato il 5" cielo (da Sofonia); noto il 3• cielo di Paolo ( 2 Cor 2, 12); per altro la to­ pografia celeste � variara in V 14 106.4, né Clem. nasconde certa impazienza nell'armonizzare le varie credenze in materia (IV 25 ci t.).

222

Stromati Il/1 1

140-141

fissa, la nona. Poi si giunge al numero perfetto che sta oltre gli dei * 17, la decima parte, che rappresenta l a co­ noscenza di Dio : insomma, oltre il creato, bisogna tendere 2. al Creatore. Per questo le decime della efi 11 e delle vit­ time erano offerte a Dio ; per questo la festa di Pasqua cominciava il decimo giorno: essa rappresentava il supe3. ramento di ogni passione ed affetto sensibile . Saldo nella fede è dunque lo " gnostico ", mentre colui che si crede sapiente non raggiunge la verità, perché non vuole, in 4. preda com 'è ad impulsi instabili e capricciosi. A ragione è scritto : « S 'allontanò Caino dalla faccia di Dio ed abitò nella terra di Naid di fronte a Edem 11 19: e Naid significa 5. " turbamento ", Edem " delizia " . La delizia è fede, " gno­ si ", pace : da essa chi disubbidisce è respinto; e chi si crede sapiente, per principio non vuole nemmeno prestare ascolto ai divini comandamenti . Anzi egli è come uno che impara tutto da sé, e ricalcitra , e si getta di sua spon­ tanea volontà in un mare dalle onde agitate: decade dalla conoscenza dell'lngenerato verso gli esseri mortali e ge· 6. nerati, accogliendo or l'una or l'altra opinione. « Quelli che non hanno governo cadono come foglie » lll : la capa­ cità di ragione, cioè la parte-guida dell 'anima, che restando infall ibile la dirige, è essa il suo timoniere: poiché pro17 btoL sono qui detti gli angeli superiori : cfr. IV 4 16.2; VII J 13.1 ; lO 56.6. Per la dottrina degli angeli in Clem. dr. a I 16 80.5. Il 10 � il numero perfetto per i Pitagorici : cfr. Philol., 44 A 1 3 , B 11 D.-K. (- II 126-135 Timp. Cardini, cit. [a I 1 10.3]; Archit., n:epl 5exci5oc; (- B 5, ib. II 380 ) ; Arst. Met. I 5 986 a 8 etc. Cosl oltre, VI 11 84.5 ; alrra idea di perfezione � connessa con 1'8 : cfr. IV 17 109.2. Il La .. eli " è una misura egiziana di capacit� per cereali (cfr. Lv 5 , 11 etc.); corrispondeva a c. I. 5, poiché Esichio, s.v., dice che equivaleva a 4 chenici attici e il chenice attico era 1/48 del medimno (1. 55). Anche qui le elucubrazioni allegoriche di Filone (!. c., 102-106). 19 Gn 4, 16; per l'interpretazione dei toponimi Naid e Edem, cfr. ancora Philon . Leg. All. I 14, 45 ; De Posi. Caini 7, 22 e 10, 32; e gi� I 5 30.4 e 31 .6. lll Prv 1 1, 14: Segue l'idea {' !atonico-stoica ( Albin. Did. 4, 6 p. 1 73 Herm. ) del logos guida, 1'1YEI.LOvLx6c;, xu�epvfrnJc; dell'ani· ma: cfr. 13 59.6; in particolare 20 126.3; IV 6 39.2 ; 22 139.3 ; V 8 52.5-53. 1 ; 14 94 .3 -4 ; VI 16 135.1-136. 1 ; dr. Dottrina di Silv. , cit., f. 84 r. 28 - f. 85 r. 8 (p. 5-7 ). Lilla, 8 1 ; 97 .

141 52 .

Amore e " gnosi

"

223

prio per mezzo dell'immutabile avviene l'avvicinamento l. all'immutabile. Cosi « Abramo stava in piedi davanti al Signore e avvicinatosi parlò » ; e a Mosè vien detto: « E 2. tu sta qui con me ,. 11 • Anche i seguaci di Simone n vo­ gliono assomigliare nella vita all'Essere Stabile che essi 3 . venerano. Dunque la fede e la " gnosi " della verità di­ spongono l'anima che le ha abbracciate a diportarsi sem4. pre secondo le medesime norme e allo stesso modo. Affini alla menzogna sono l'incostanza, la deviazione, la ribel­ lione, come affini allo " gnostico " sono la calma, il riposo, 5. la pace. E come per la filosofia sono stati causa di calunnia l'orgoglio e la vana opinione, cosi anche per la " gnosi " la falsa gnosi, chiamata con lo stesso nome, della quale parla l'apostolo scrivendo: « O Timoteo, custodisci il de­ posito, evitando le chiacchiere profane e le obiezioni della sedicente gnosi, predicando la quale alcuni aberrarono 6. nella fede » n. Colti in fallo da queste espressioni, gli 7. eretici negano l 'autenticità delle Lettere a Timoteo. Orbe­ ne, se il Signore è « verità » e « sapienza e potenza di Dio » 24, come di fatto è, possa tenersi per dimostrato che è davvero " gnostico " quegli che ha conosciuto Lui e il Padre suo per mezzo di Lui : egli può ben comprendere colui che dice : « Le labbra dei giusti sanno cose ec· celse » :zs .

27.

zt

Gn 18, 22; Dt 5, 31. Le due cita%. anche in Philon., l. c.,

n I l famoso �r�tico Simon Mago, eh� pretendeva di far scen­ dere lo Spirito Santo col denaro (At 8, 9-24 ). Cfr. Hilgenfeld, o. c. [a I 15 69.6], 181-18.5 ; Leisegang, Gnorir, cit. [a 8 39. 1], 47·79. n l Tm 6, 20 : testo fondamentale per la polemica antieretica; dr. I I I 4 30.1; V I I 7 4 1 .3 etc. 14 1 Cor l, 24. n Prv 10, 2 1 . Al Padre p�r il Figlio (Mt 1 1 , 27 e parall.): dr. 9 4.5.7; V 1 12.2; VII J 13.2; 7 4 1 .7 ; Protr. l IOJ; 9 84.6; P4td. I 7 .57.2 etc.

FEDE E " GNOSI ". RESPONSABILITA E PENTIMENTO (c.

12-1 7 )

Capitolo 1 2 SJ.

141-142

l. Essendo la fede duplice 1, come il tempo, ci è dato di

2.

3. 4.

5.

scoprire d u e virtù che vi sono entrambe pertinenti: cioè al tempo passato è propria la memoria, al futuro la spe­ ranza ; e noi crediamo per fede che il passato è esistito e il futuro sarà. Siamo d 'altronde nell'amore, [poiché accet· tiamo] d'essere persuasi per fede che il passato è come è e di aspettare in speranza il futuro . lnvero tutte le cose per lo " gnostico " sono pervase dall'amore 2, poiché egli sa che Dio è uno, « e tutto ciò che Egli ha creato è molto buono » 1 : cost sta in riconoscente ammirazione; la pietà poi elargisce « lunghezza di vita » e « il timor di Dio accresce i giorni » 4 • Come dunque « i giorni » sono por­ zioni della vita vista nella sua progressione, cos} anche il timore è principio dell 'amore, in quanto diviene progres· sivamente fede, poi amore 5 • Però [intendo timore] non nel senso in cui io temo la belva, che anche odio ( duplice risulta altrest il timore ), ma nel senso che ho timore del padre, che temo e nel contempo amo. Cost quando temo di essere punito, amo me stesso scegliendo il timore ; del pari chi teme di offendere il padre lo ama 6 • Beato quindi chi ha fede: in lui si congiungono amore e timore ; l Cfr. sopra, 482. z Come il mondo da Dio, per s]i stoici (dr. I

11 51.1), nota -costernato il Friichtel! (Nachtras, II 526). J Gn l, 31. 4 Prv 3 , 2 e 16; 10, 27. 5 Cfr. sopra, 6 31.1. 6 Cosi press'a poco in Paed. I 9 87 .1 (e Arst., fr. 184 R.). Cfr. 11nche, per il timore " duplice ", 5���6.;, Past. Herm., sotto cit . ; �

z 4.4.

1 42-14)

54. l . 2. .3 . 4. 5.

55. l .

2.

.3.

Fede " gnosi " responsabilità

225

la fede è sicuro possesso di una forza per (acquistare] la salvezza e la vita eterna 7• A sua volta la profezia è una " pre-gnosi " 1 e la " gnosi " è intelligenza della profezia : cioè è " gnosi " di ciò che i profeti conobbero prima per opera del Signore che tutto rivela prima . Ora la " gnosi " di ciò che fu predetto mo­ stra tre forme di eventi, secondo che il fatto è da tempo avvenuto, o è in atto ora, o sarà 9• Quindi gli estremi - ciò che è già compiuto o ciò che è sperato - ricadono nell'ambito della fede, mentre l'azione in atto procura persuasione della certezza di ambedue gli estremi. Infatti se la profezia è una, e per un lato si compie al presente e per l 'altro già si è adempiuta , ne deriva che ciò che si spera è degno di fede, come il passato è vero. Esso fu in­ fatti presente prima , poi è passato, per noi , di modo che la fede relativa ai fatti ora passati diviene comprensione di un passato, come la speranza dei fatti futuri diviene comprensione di un futuro. Che l'assenso poi dipenda da noi, non sono soltanto i Platonici ad affermarlo, ma anche gli Stoici 10• Ogni opinione, giudizio, congettura , appren­ dimento, atti di cui si compone continuamente la nostra vita e la nostra convivenza con gli uomini, si risolve in un assenso. E questo non può essere altro che fede 11 ; e appunto l'incredulità, in quanto rinuncia alla fede, dimo­ stra la possibilità dell'assenso e della fede: non si dirà che esiste privazione di ciò che non è! E se si considera la verità, si troverà che l'uomo, se per natura è esposto a tentazione di dare il suo assenso all'errore, ha però incentivi ad aver fede nella verità . La virtù che tiene unita la chiesa, come dice il Pastore, « è la fede, perché per essa si salvano gli eletti di Dio . Quella che rende persone virili è la temperanza. A queste virtù seguono la semplicità, la scienza, l'innocenza, la se7 Cfr. Rm 1, 16. l Non in senso negativo come sopra, 48.2. Cfr. Camdot, 69 s. Per il valore di " profezia " e " profeta " in Oem. dr. a I l 2.3. 9 Cfr. VI 7 54. 1 ; 6 1 . 1 ; 9 78.6. 10 Ch ry sipp., /r. phyt. 992 Arn.; Epict., /r. 9 Schenld (in Gd!. XIX l ). Per la libertA ddl'assenso cfr. a I 1 4. 1 . 1 1 Cfr. 2 8.4; 9.1 etc. Sulla facilità a fidarsi ddl'errore cfr. Epict. II 26, J.

226

Stromati

Il/lJ

4. rietà, l'amore. Sono tutte figlie della fede » 12•

1 4)

E aggiun­ ge : « La fede fa da guida, il timore edifica, l'amore rende perfetti » 11; e: « Bisogna temere il Signore per nostra edificazione, non il diavolo per nostra rovina » ; poi an5. cora : « Bisogna amare e compiere le opere del Signore, cioè i comandamenti, paventare e non compiere le opere del diavolo, poiché il timore di Dio educa e redintegra nell'amore, mentre il timore delle opere del diavolo ha 6. come compagno l'odio » 14 • Lo stesso [scrittore] dice che il pentimento è « grande comprensione. Pentendosi in­ fatti di ciò che si è fatto, non lo si fa né lo si dice più ; e sottoponendo a tortura la propria anima per gli errori commessi, si fa il suo bene » . « " Perdono dei peccati ' differisce dunque da " pentimento ", ma tutt'e due ci ri­ velano ciò che dipende da noi » 15•

Capitolo 1 3 56.

l . Pertanto colui che h a ricevuto il perdono dei peccati non deve peccare piu . Vero è che oltre alla prima e unica penitenza 1 dei peccati ( riferentesi a tu tti gli atti com­ piuti prima, nella vita precedente e pagana, la vita del­ l'ignoranza, s'intende ), a tutti i chiamati è offerta un'[al­ tra] penitenza, che purifica l'intimo dell'anima dagli errori, 2 . affinché sia consolidata la fede. « Conoscitore di cuori » 1 è il Signore, e preveggente il futuro : cosl dall 'inizio dei tempi Egli ha previsto la facilità dell'uomo a cadere e la frodolenza e la malizia del diavolo 3 : ha previsto che il 12 Riassume da Past. Herm. . , Vis 3 .8, 3-5 e 7. Il La frase non figura nel Pastore: Oem. confonde con altro

scritto. ar. VII 16 102.1 . 14 Riassume o cita a senso da I d . , Mar�d. 7 , 1-4. 1S Ancora dal Pastore (Mar�d. 4.2, 2 e 3.2). Questa pagina serve a Oem. pu riprendere la trattaz.ione sulla fede e le virrù (c. 2-9); l'ultima sentenza sul perdono e sul pentimento apre ina­ spettatamente la via ad una digressione sulla responsabilità uma· na (c. 13-15). Cfr. ancora a I l 4.1 . l Sulla penitenza in

2 At 15, 8.

Clem. cfr. a 6 26 .5.

1 6�6:�o Ào> - come i volatili pronti alla rapina -. Ma Mosè comandò: « Non mangiate porco né aquila né avvoltoio né corvo né alcun tipo di pesce che non abbia sulla pelle squame » :u. Cosl Barnaba. 17 Ger 27 [- 50], 20 e 29 [- 49], 19. Cfr. Paed. l 8 64.1. 19 l Gv 5, 16-1 7 ; cfr. 65.1 .

Il

:m Sembra riferirsi alla ripartizione dei peccati (sopra, 64-65); ma ad essa si sovrappone la distinzione dei precetti morali di cui la Lettera di Barnaba ( 10, 9-10; ) ; 1 ), qui utilizzata (cfr. o• ) ) . Se non che in Barnaba � chiara l'interpretazione allegorica dei divieti di cibarsi di certi animali, contenuti nel Levitico; qui la cosa rie­ &ee più involuta, perch� tutto � concentrato e forzatamente neon­ dotto alla triplice beatitudine del 1• Salmo (vs. 1 } . Oem. torna più volte su questi concetti, citando gli stessi testi scritturistici: dr. Paed. II IO 83.4 - 90; III I l 75.3 - 76.2 ; oltre, 11 94.5 ; V 8 5 1 · 52.3 ; VII 18 109. Zl Lv 11, 10 e 12; Dt 14, 10. 22 Lv 11, 7 ; 13-15 e 12; Dt 14, 8; 12-13 e 10.

1 49

Fede " gnosi " responsabilità

235

4. lo d 'altra parte ho udito un uomo sapiente in queste cose 23, che per « consiglio degli empi » intendeva i pagani, per « vie dei peccatori » le credenze giudaiche, e il « seg­ gio della pestilenza » lo interpretava come le eresie. 68. l . Un altro sosteneva, più propriamente, che la prima bea­ titudine [del salmo] è detta per quelli che non seguirono le opinioni malvage, lontane da Dio; la seconda per quelli che non si soffermarono « sulla via spaziosa e larga » 2� o che furono allevati nella legge, o anche per quelli che fra i pagani si pentirono. « Il seggio della pestilenza » indicherebbe poi i teatri e i tribunali, o meglio, l'osse­ quio alle potenze scellerate e rovinose e l'associazione alle 2 . loro opere 25• « Ma nella legge del Signore è la sua volon­ tà >> 26• Pietro nella Pfedica:r:ione chiamò il Signore « legge e logos » 11 • 3 . Sembra infine che il legislatore spieghi anche altrimenti il modo come si commettono • tre tipi di peccato : in figura di pesci muti quelli della parola (poiché ci sono casi in cui il silenzio è meglio della parola : « C'è anche per il silenzio un premio senza rischio » 211 ) ; in figura degli uc­ celli rapaci e carnivori i peccati commessi con l'azione; 2J Il maestro Pantcno (cfr. I l 1 1 .2)? Per questo tipo di ese­ gesi della Scrittura, né ullicialc né esoterico, c che comunque si imponeva, cfr. Mondéscrt, 1 27 s. 24 Mt 7, 13 c dr. a I 5 29.3. 25 La stessa interpretazione in Paed. III 11 76.3. 16 Sal l, 2. n Cfr. l 29 182.3 ; Ecl. Proph .58. 211 Luogo comune: Simonid., fr. 38 D.; Eur. Or. 638-639 (dr. Paed. II 7 58.2). Sui « pesci muti ,. dr. Soph. /r. 695 N.2 (in VI 1 1 94.5). Al tema del silenzio, naturalmente connesso col simboli­ smo allusivo e con la cautela nel rivelare i misteri (dr. I l 2.2), già si accennava in I l 13.4; 1.5.1. In VII l 2.3 il silenzio � in rapporto con la teologia negativa (V 12 80 etc.). Ovviamente Oem. resta ammirato del " silenzio " pitagorico, ricco di un valore etico e insieme intcllcttualistico (V 11 67.3): ritrarsi dal parlare �. in primo luogo, ritrarsi dall'attività dci sensi, per rendersi capace, in secondo luogo, di contemplare lj/LÀi;l �cj. vcj.. Il silenzio � pure connesso con la più alta forma di preghiera (cfr. VII 7 40.1 etc.), esso � in fondo .. simbolo di Dio lO; C"l.r/l cru!J.IJOÀOV �EOÙ (Pm­ scndanz, Zauberpap. IV 558; dr. Corp. Hermet. 10, 5. Ignat. Ephes. 6, l; Philad. l, 1 ). Or. Volker, 414; Méhat, 128_l R. Mort­ lev, The themes of silence in Clem., « Journ. of Theol. ;,t. ,. N. S., 24 1973 197-202. .

236 Stromati Il/15 69.

Z!I ++++

il porco « si gode del brago » 30 e dello sterco ;

l . e non bisogna avere « la coscienza insudiciata )) 31• A buon

2.

3. 4. 70.

1 49-150

l.

2.

3.

diritto prosegue dunque il profeta: « Non cosi gli empi : ma saranno come pula che il vento disperde lontano dalla faccia della terra. Per questo non si leveranno, essi empi , nel giudizio » (essi che sono già stati condannati, poiché « colui che non crede è già stato giudicato )) 31), « né i peccatori saranno nel consiglio dei giusti )) (essi che han­ no già ricevuto la condanna per non essersi uniti a coloro che sono vissuti senza cadere ), « perché il Signore cono­ sce la via dei giusti, e la via degli empi sarà distrutta » » . Di nuovo il Signore rivela chiaramente che i nostri errori e i nostri falli dipendono da noi : Egli suggerisce modi di cura corrispondenti alle passioni e vuole che siamo cor­ retti dai pastori, accusando per bocca di Ezechiele alcuni di loro perché, a quanto pare, non osservarono i comandamenti : « Non avete irrobustito il malato » etc . , fino a « e non c'era chi lo cercasse e lo facesse tornare » 34 • « Poiché grande è la gioia del Padre quando anche un solo peccatore è salvato », dice il Signore ll. Tanto più è da lodare Abramo che « procedette secondo aveva detto a lui il Signore » 36• Attingendo di qui uno dei sapienti greci 3 1 espresse la sentenza : « Segui Dio ». Dice Isaia: « Gli uomini pii presero saggi consigli )) li . " Consiglio " è la ricerca sul co­ me ci comportiamo rettamente nelle circostanze del mo­ men to; e " buon consiglio " significa senno nelle decisioni. Ebbene, anche Dio dopo il perdono di Caino non accoglie Z!1 Lacuna nel ms . : si doveva spiegare di un terzo tipo di peccati raffigurato nel pon:o. 30 Heraclit., 22 B 13 D.-K.; cfr. I 1 2 2 . Jl Cfr. l Co r 8, 7. lZ Gv 3, 18. » Sal l , 4-6. l4 Cfr. ancora I 1 4 . 1 e Ez 34, 4 e 6. ll Cfr. Le l !i, 7 . l6 Gn 1 2 , 4. Cfr. 1 9 1 00 . 4 ; V 14 94.6·9!i.l ; Philon . De Migr. Abr. 23, 127 c lJl. 1 7 Pitagora? Cfr. Diogenian. III 3 1 ( Corp. P aroem iog r . II 4 0); anche Philon. Dt Migr. Abr. 23, 127-128 ; cfr. a I 5 29.3; II 8 39 5. li ls 32, 8. La definizione che segue anche in Sext. Em p. Adv. Math. IX 167 s.

150-151

4.

71.

l.

2.

3. 4.

Fede " gnosi " responsabilità

237

forse conseguentemente Enoch che poco di poi s 'era pen­ tito, mostrando che il perdono produce naturalmente pen­ timento » J9? E il perdono non sussiste per condonare, ma per risanare. Lo stesso avviene anche a proposito della fabbricazione del vitello da parte del popolo sotto la guida di Aaron 40• Di qui uno dei sapienti greci derivè la sen­ tenza : « Il perdono è meglio della punizione » 41 , proprio come il motto: « dà garanzia, ed è pronta la perdita >> n deriva dalla voce di Salomone che dice : « Figlio mio, se darai la garanzia per un amico, consegnerai la tua mano al nemico : poiché sono un saldo laccio per un uomo le proprie labbra ed egli è preso prigioniero dalle parole della sua bocca » 41 • E il celebre " conosci te stesso " è già più " mistico " , ma deriva da questo versetto: « Hai visto tuo fratello, hai visto il tuo Dio » 44 • Cosi dunque « Ame­ rai il Signore tuo Dio con tutto il cuore e il tuo prossimo come te stesso : da questi comandamenti », dice [il Signo­ re] « dipendono » e sono strettamente connessi « tutta la legge e i profeti » 45• Con ciò concordano anche questi altri versetti: « Questo vi ho detto affinché la mia letizia sia completa. Questo è il mio comandamento: amatevi fra voi come io vi ho amato » 46• « Compassionevole e pietoso è il Signore » e « buono è il Signore verso tut­ ti » 47• E consigliando in modo più chiaro la norma « conosci te stesso », Mosè dice spesse volte: « Fa attenzione a te stesso » 41 • « Con atti di misericordia e di fede si n Cfr. Gn 4, 15 e 5, 24 . Secondo Filone (D� Abr. 3, 1 7 ; Qut�tJI. in Gtn. I 82, p . 5 7 Aucher) Enoch simbolesgia il penti­ mento : esempio di interpretazione 6loso6emorale delle Scritture. 40 Es 32. •• Pittaco (Diog. L. I 76 ) . La chiusa del c. � un breve saggio preannunciante il tema degli i mpres ti ti dei Greci (V 14 etc.; dr. a I l 10.2). • •z Cfr. I 1 4 61.2. 41 Prv 6 1-2 44 Il de�to (�tracanonico?) giil. in I 19 94.5. es Mt 22, 37 e 39-40 e parall. 46 Gv 15, 1 1-12. 47 Sal 110 [ 1 1 1], 4 e 144 [ 145], 9. 41 Gn 24, 6; Es 10, 28 etc.; Dt 4, 9 etc.; y'JWO.. aEa;u-,:6v: 14 60.3.

238

Stromllli 11/16

1.51

purificano i peccati, e con il timore di Dio ognuno devia dal male �- « Il timore di Dio l: educazione e sapienza ,. 49• Capitolo 16 72. l . Qui ecco di nuovo l'attacco dei nostri accusatori 1 : essi dicono che letizill e dolore sono passioni dell'anima 1 • De­

finiscono infatti la letizia una esaltazione razionale e l'es­ sere allegri un allietarsi per cose belle; definiscono d'altro lato la pietà un dolore per chi soffre pene immeritata2. mente; questi sarebbero moti dell'anima, passioni. Ma a quanto pare noi non desistiamo dall 'intendere, in simili ca­ si, carnalmente le Scritture 3 e cioè dall'inferirne [il senso] in base alle nostre passioni, interpretando la volont� di Dio non soggetto a passioni per similarità con i nostri .3. affetti umani. E se crediamo che riguardo all'Onnip­ tente le cose stiano in realtà come noi siamo in grado di 4. intendere, allora aberriamo empiamente: infatti non è possibile parlare della divinità nel modo come essa i:, ma viceversa, nel modo come era possibile che intendessimo noi, inviluppati nella carne, cosl ci parlarono i profeti . ., Prv 15, 17 e 1 6 , 4; Sir l , 27. Cfr. sopra, 7 33.2; Z 4.4. l

I n questo caso gli Stoici : Chrysipp ., /r. mor. 4 1 4, 432 s. Am. 1 Cfr. 7 32; 13 .59.6; IV 6 38. 1 ; Paed. I 1 3 101 . 1 ; anche Arr dronic. De A/!ect., p. 1 1 ·12 e 20 Kr. e già Arst. De An. I l 403 a 16, Eth. Nic. II 4 1 1 0.5 b 2 1-22 ; Rhet. II 8 1 38.5 b 1H4. 1 La critica, cui si associarono i Marcioniti, appoggiando cosl le loro teorie esegetiche del V .T . (Méhat, 414), aveva senso se le

espressioni antropomorii che si assumevano in significato letterale. Ma esse sono per Clem. « una crudezza insopportabile ,. (Casey, 11rt. c. [a I l 1 . 1], 87 s.); egli respinge anche il più scaltrito antro­ pomorii smo che attribuisce a Dio non organi, ma em01ioni umane: Dio è li1tet&i}c; (8 40.2 ; e qui &i discute come siano legittime le espressioni " letizia .. , " pietà •• di Dio nelle citaz. prec. Cosl i neoplatonici : Lilla, 213 s.). Cfr. V 1l 68.3; 7 1 .4·.5 ; 14 1 1 1 .2-4; V I 8 64 . 1 ; 16 136.3 ; VII 3 14-1.5; 4 22.1 ; 29.2. Anche l'abusato Gn l, 26, ora inteso alla lettera, ora oggetto dei più sperticati alle­ gorismi, è interpretato da Oc:m. in senso spirituale : l'immagine è il Logos, il suo riflesso nell 'uomo è il voiic; dell'uomo: cfr. 19 102.6; VII 9 52.3 etc. Questa la base della teoria clementina dell'assimi­ lazione a Dio (dr. a 18 80.5 · 8 1 .6) .

151-152

71 .

l.

2.

3.

4. 74 .

l.

2.

Fede " gnosi " responsabilità

23 9

Il Signore si adatta, per fini di salvezza, alla debolezza umana • . Poiché dunque è volontà di Dio che chi è docile ai co­ mandamenti e si pente dei peccati si salvi, e noi siamo lieti della nostra salvezza, il Signore che ha parlato per bocca dei profeti ha fallo propria la capacità nostra di gioire, come quando parlava nel Vangelo, umanamente : « Avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere : poiché quello che avete fatto a uno di questi piccolissimi l'avete fatto a me * '· Come dunque Egli riceve cibo anche se non lo riceve, per il fatto che lo ha ricevuto quegli cui Egli vuole sia dato, cosl provò letizia anche se non la provò, per il fatto che l'ha provata colui che si è pentito come Egli voleva. E Dio sovrabbonda di pietà 6, poiché è buono e ci dà i comandamenti attraverso la legge e i profeti, ed ora ci salva, con azione più prossima, attraverso la presenza del Figlio, ed ha pietà, come è stato detto 7 , di quelli che sono stati oggetto della sua pietà. Ora, propriamente, ha pietà chi è superiore rispetto a chi è inferiore; e un uomo non sarà mai superiore ad un uomo, in quanto ha natura di uomo, ma Dio è superiore all'uomo in tutto: se dun­ que il superiore ha pietà dell'inferiore, solo Dio avrà pietà di noi 1. L'uomo infatti diviene disposto a mettere in comune [ciò che ha] per effetto di senso di giustizia, e condivide quello che ha ricevuto da Dio, sia per natu­ rale abito di benevolenza, sia in forza dei comandamenti ai quali ubbidisce. Ma Dio non ha nessun abito naturale rispetto a noi, come vorrebbero i fondatori delle eresie, né se crea dal nulla, né se fabbrica da una materia, perché il nulla non è e la materia è del tutto altra da Dio: a meno che non si osi dire che noi siamo parti di Dio e della sua stessa sostanza 9• Ma io non so proprio come si possa •

4 Cfr. I t 1 2.3; Dio salvatore « attraverso i profeti • : I 5 29.5; Dio inconoscibile: cfr. V 12 80·82. s Mt 25, 35 e 40. 6 Cfr. Ef 2, 4, oltre (74.4) cit. aUa lettera ;. e Paed. I ' 81.3. 7 Cfr. Es JJ, 19 (in Rm 9, 15; cfr l Pt 2, 10). 1 Sillosismo aristotdico. SuDa socievole:zza umana cfr. I 6 34 .4. ' E in effetti si osò: da parte gnostica. Cfr. IV lJ 9 1 ; Exc. tx Theod. 43, 2; 50, l e tc . ; Iren. Adu. Haer. l 5, l e 5; Tolom. a Flora, ed. Quispel, cit., c. 8 p. 69; Prunet, o. c., 14-16.

240

Stromati

II/17

1 52

sopportare di udire questi discorsi, solo che si abbia una nozione di Dio e si volga lo sguardo alla nostra vita, di 3. quanto male è intrisa. In questo modo Dio, cosa che non è neanche da dire, sarebbe a parte dei nostri peccati, se è vero che « le parti sono parti del tutto e lo integra­ 10 no » ; se poi non lo integrano non ne sono nemmeno 4. parti. In realtà è per natura che « Dio è ricco di pietà », e per la sua bontà si prende cura di noi, che non siamo 75. l . né sue parti né suoi figli per natura. Anzi , la massima prova della bontà di Dio è precisamente questa, che pur essendo noi tali in rapporto a Lui, e cioè per natura to­ 1 talmente « estranei » , Egli tuttavia si prende cura di noi . 2. � naturale negli animali l 'affetto per i piccoli, e cosl pure l 'amicizia, derivante da convivenza, per coloro che nu­ trono gli stessi sentimenti : ma la pietà di Dio è ricca verso di noi , che pure non siamo per nulla in rapporto con Lui per ciò che concerne, ripeto , la nostra essenza o natura o per le capacità insite nella nostra essenza, ma solo per l'essere opera della sua volontà. Ed Egli chiama in « adozione filiale » Il, la meta più alta di tutte, proprio colui che di sua volontà, con ascesi ed ammaestramento, 3. ha accolto in sé la " gnosi " della verità 13• « Le iniquità afferrano l'uomo e ciascuno è soffocato con i lacci dei 14 propri peccati » : « Dio è senza colpa » 1s, e davvero « beato l 'uomo che prova sgomento in tutte le cose per 1 circospezione » 6 •

Capitolo 1 7 76.

l . Come la scienza è u n abito atto a provocare i l sapere - poiché da esso ci è dato il fatto del sapere -, e il suo modo di comprendere non può essere mutabile ad opera 10 Sat . Em p . AJv. M4th. IX JH etc. Il

ci,;TJ}.. ').. o'tpt.WiltvO\, termine paolino: Ef 2, 12; 4, 1 8 ; Col

l , 2 1 . SuUa bontà di Dio, V l 6.J . ll vloiiEaitl ( la più olto 1tpoxo,;-IJ: cfr. o I 5 29.3): Rm 8, 15; Gal 4, 5 ; G v l , 12 etc. 1 1 • Di suo volontl ,., lxw": I l 4 . 1 ; cfr. onche 9 45 .7. •• 1S

Ptv 5, 22. Plot. R�sp. X 617e (giil in I l 4.1 etc.). 16 Prv 28, 14.

Fede " gnosi " responsabilità

1 5]

2. 3.

77.

l.

2. 3.

4.

24 1

di ragionamento t, cosi l'ignoranza è una rappresentazione incerta, mu tabile ad opera di ragionamento. E ciò che muta, come pure ciò che è elaborato con ragionamento, dipende da noi. Parallelamente alla scienza abbiamo : l'e­ sperienza, la capacità di visione distinta, la comprensione sintetica, l'astrazione intellettiva 1 e la " gnosi " '· La ca­ pacità di visione distinta può dirsi una scienza degli enti universali distinti per specie; l 'esperienza invece è una scienza che raccoglie [dati], tale che rende anche possibile studiarli ognuno singolarmente. L'astrazione intellettiva è scienza dell'intelligibile; la comprensione sintetica è scienza del rapporto, ossia attitudine coerente a porre rapporti o capacità comparatrice nell'ambito di ciò che è oggetto di pensiero e di scienza, si tratti di una singola cosa o di tutte quelle che si riconducono ad una sola idea. La " gnosi " infine è scienza dell'essere in sé o scienza che aderisce a ciò che diviene. La verità è scienza del vero, onde il possesso della verità è scienza delle cose vere. La scienza poi sussiste tramite la ragione e non è muta­ bile con altra ragione. Ciò che non facciamo, non lo facciamo o perché non pos­ siamo o perché non vogliamo o per entrambe le cause. Ad es., non ci leviamo a volo perché né possiamo né vo­ gliamo; ma non andiamo a nuotare, poniamo sul mo­ mento, perché, se pur possiamo, però non vogliamo •. Non siamo come il Signore, poiché vogliamo bensl, ma non possiamo. « Infatti non c'è discepolo che superi il maestro, è sufficiente che diventiamo come il maestro » 5 , non per essenza, essendo impossibile che in rapporto al­ l'esistenza ciò che è per convenzione sia uguale a ciò che l Cfr. sopra, 2 9.4 . Per ltyvoLa., " ign? ranza ", dr. Stob. Ecl. II 7 CII 1 1 1 W.); M . Aur. V 10, 2; e Primun, tJrl. c., 4 7 . z btLCT'tTU.L11 (cfr. IV 22 1 43 . 1 ), Eto1)cn� (dr. Arst. Dt An. l J 402 a 1 ), cruvEcn�, V61)cn� : traduco approssimativamente, in base alle definizioni che seguono (in ogni caso non persuadono Volker, 403 e Méhat, 426, che leggerebbero in quei termini dei sinonimi di " gnosi "). l Nuova breve inserzione sulla " gnosi ", provocata dall'accen­ no precedente (75.2). Cfr. Sacra Parall. 2 24 Holl. 4 Sulla libertà della volontà dr. a l l 4 . 1 . s M t 1 0, 2 4 e parall .

242

Stromali

ll/17

15J

l! per natura 6, ma perché siamo divenuti eterni e abbiamo conosciuto la contemplazione 7 dell 'essere e siamo stati chiamati figli e solo con l'aiuto del Figlio che gli è con5. giunto possiamo vedere il Padre . Ed è il volere che pre­ cede tutto ciò ; le facoltìl. razionali sono ministri del vo­ lere. Dice il Signore: > 1• Per lo " gnostico " volontà, giudizio, esercizio sono la stessa cosa. 6. Se sono gli stessi i propositi, sono gli stessi anche i prin­ cipt e i giudizi, perché egli abbia sia le parole sia la con­ dotta di vita conformi al suo stato. « Il cuore ret to cerca conoscenze » e se ne fa attento. « Dio mi ha insegnato la sapienza ed ho conosciuto la " gnosi " dei santi >> 9 •

• Allude alla figliolanza rispetto a Dio di

cui sopra, 16 7�.2. 7 yvWa\c;·lliwpCtt : dr. a I l 1 . 1 . Conosciamo di D1o ciò che rivela il Figlio: V 11 7 1 .5; VII 10 ��.}. 1 Parafrasa Mc l, 40, per ricoUegarsi a posizioni stoiche : Poh· lenz, Stoa, cit. [a I l 2 .1], Il 298. 9 Prv 27, 2la; 24, 26 (e 30.3 : dr. la parafrasi in V 11 72.1).

LE VIRTù NELLA LEGGE DI MOS� (c.

Capitolo 78.

79.

18

18)

153-154

l . Ordunque 1 : si può dimostrare che anche tutte le altre virtù descritte nei libri di Mosè hanno offerto ai Greci principio per tutte le loro trattazioni in materia di etica. Parlo di coraggio, temperanza, prudenza, giustizia, for· tezza, pazienza, serietà, continenza e soprattutto pietìl. 2. religiosa. Quanto alla pietà religiosa, è evidente a chiun­ que che insegna a venerare e ad onorare la causa più 3. alta e più antica 1 • Alla giustizia e insieme alla prudenza ci dispone la legge stessa, educandoci, mediante l'abban­ dono degli idoli sensibili e l'avvicinamento • al Creatore e Padre dell'universo; e da questa disposizione di pen­ siero, come da una sorgente, si sviluppa ogni [forma di] 4. intelligenza. « I sacrifici degli empi sono schifo per il Si­ gnore, mentre le preghiere di chi ben dirige la vita sono accette presso di Lui » : poiché « accetta è presso Dio la l . giustizia più che il sacrificio » 1• Analoghe anche le parole di Isaia: « " Che m'importa la quantità dei vostri sacri­ fici? " , dice il Signore » 4 ; e tutta la pericope : « Sciogli ogni legame d'iniquità, perché questo è un sacrificio ac­ cetto a Dio, un cuore contrito e in cerca del suo creal Terminano gli sviluppi più o meno digressivi e si toma ( lltv oùv) al tema, le virtù (c. IO). Si considerano le virtù cardi­ nali e le altre vinù cristiane, prima in SI!, poi (c. 19) in concreto nell a persona dcllo "gnostico ". (Cfr. anche lib. 4• e 7•). Non oc­ corre richiamare giil. per questo elenco Philon. Cherub. 28, 96 (cfr. Vè:ilker 298; Méhat, 364). Per la esemplaritil. della leiSe mosaica � cfr. a l l 10.2; per la pietil., tùat�t�a; (di cui anche oltre, 80.5),

9

45.7.

1 Cfr. VII l 22 e Philon. De Fort. (- Dt Virt. ) 7, 34·35. Prv 15, 8 e 16, 7. 4 Is l, 1 1 ; cfr. V 14 1 19.1-2.

J

244

Stromoti

II/18

1)4-1))

2. tore » 5• « Le bi/once dolose sono schifo al cospetto di Dio, .3. ma la statera giusta gli è accetta » 6• Onde : « Non squi­ librare la bilancio », consiglia Pitagora. La professione di fede degli eretici è stata definita giustizia dolosa, e « lingua d 'ingiusti perirà, bocca di giusti distilla sapienza » ; ma 4. purtroppo « chiamano vili i sapienti e i prudenti » 7 • E sa­ rebbe troppo lungo citare testimonianze intorno a queste 5. virtù : tutta la Scrittura le celebra. Poiché comunque so­ gliono definire 1 il coraggio una scienza delle cose temi­ bili, non temibili e intermedie, e la temperanza un abito che, nello scegliere e nell 'evitare, osserva i dettami della prudenza, al coraggio si affiancano la pazienza, che è chia­ mata fortezza, scienza di ciò che si deve sopportare e non , e la magnanimità, scienza che dorpina dall'alto gli eventi. Alla temperanza si associa poi la circospezione, che è un modo razionale di evitare [il male] 9 • 80. l. L'osservanza dei comandamenti, intesa come indefetti­ bile attenzione ad essi, significa l'acquisto della sicurezza della vita. Né si può essere forte senza coraggio, né con2. tinente senza temperanza. Le virtù sono reciprocamente connesse 10; e per colui, nel quale si trova il corteo delle virtù, c'è anche la salvezza, cioè la conservazione dello .3. stato di salute. È anche logico che, trattando queste virtù partitamente, potremmo avanzare la considerazione genes Citaz. composita da Is 58, 6 e Sal 50 [51], 19. Le ultime pa­ role (I;"J]-coiiCT�t -cov ntn).�tx6-c�t) appart�n�vaoo al t�sto del sal te­ rio usato anche da Barnaba, Epist. 2, 10, e lr�neo, AJu. Haer. IV 17, 2, non al nostro vulgato. Cfr. PaeJ. I I I 12 90.4. ' Prv 11, l , illustrato da uno dei " simboli " o " acusmi " pila­ .gorici (in Porph. V. P. 42 e Diog. L. VIII 18 ), �r cui cfr. oltre,

v 5 30.1.

7

Prv 10, 31 e 16, 21.

l Gli Stoici (cfr. già 7 32.4): Chrysipp ., /r. mor. 262; 275 Arn.

etc., e già Plat. Prot. 3 1 0d ; Resp. IV 430d, onde i medio·platonici (sotto cit.) e Philon. Leg. Ali. I 2 1 , 68; De Spec. Leg. IV 2 7 , 145 ; anche Sext. Emp. AJu. Matb . IX 1 54 ; 1 58; 1 6 1 ; 174. Cfr. Witt, o. c. [a II 4 1 5 .5], 89 etc.; Volker, 29 1 ; Lilla , 77-79 e arl. c., 13-16. 9 Cfr. 2 4 .4 ; 1 32.4 cit. Anche �r CTWfPpOcrUVIJ le stesse fonti stoiche e m�dio·platoniche (Albin. DiJ. 2 9 p. 182 Herm.; Apul. De Plat. II 229 .cc.) risalenti ad Arst. Top. V 6 136 b 1 3 ; 138 b 4. Per l'etimologia (in genere a I S 31.6) dr. IV 23 151.1 ; VII } 18.2 ; Arst. Etb. Nic. VI 5 1140 b 11; Sext. Emp. IX 174 cit. IO ar. 9 4.5.1; 10 46.1.

Le virtù nella legge

155

245

rale che colui il quale ha una virtù, nel modo come la possiede lo " gnostico " , le ha tutte per la reciproca in4 . terdipendenza. La continenza, anzitutto, è l 'essere dispo­ sti a non oltrepassare i limiti apparsi conformi alla retta ragione. Esercita la continenza chi trattiene gl'impulsi contrari alla retta ragione, ossia chi si trattiene, sl da non assecondare un impulso contrario alla retta ragione 1 1 • 5. La temperanza poi è di per sé * non scevra di coraggio, poiché la si conquista in base ai comandamenti, facen­ dosi cioè seguace del Dio che ha ordinato [l'universo] ; e d'altronde è prudenza anche la giustizia, imitatrice del divino ordine, in conformità della quale poi eserci­ tiamo la continenza ; e cosl tendiamo, in purità, verso la pietà religiosa, verso il comportamento di piena adesio­ ne a Dio IZ: « ci assimiliamo al Signore per quanto ci è possibile », pur restando soggetti alla morte per natura. 8 1 . I . Questo significa « diventare giusto e santo con pruden­ za >� 1 3• La divinità non ha bisogno di nulla, non ha pasI l Su lyxpti-ttL�t cfr. Sat. Emp. IX 1 5 3 ; Diog. L. VII 92-93; Stob. Ecl. II 7 (II p. 61 W.). La definizione � data qui in senso estensivo, suggerita a Oem. dalla polemica del l. seguente contro l'eresia encratita, la cui lyxpa-tEL4 � ristretta al campo sessuale e al cibo e concepita con rigore improbo e abcnante (III 1 4 . 1 -2 ; 6 59. 1 -2 ; 10 68.3-4): cosi F. Bolgiani, La tradit . eresiologica sul­ l'encratismo, « Atti Ace. Torino » 96 1 962 537-664 (c prcc. 553-

558 ).

1 2 Cfr.

13

9 45.7.

ti;OJ.IOLOUJ.IEVOL ,;Q xup((jl X!t"tà. 1:6 liU\141:6\1 : è Ja meta della

vita " gnostica ", il più alto grado dell'ascesi. Frequentemente negli Strom . : cfr. gi:l I 11 52.3; poi nel 7:' l. 9 45.7 ; 19 97 . 1 ; 100.3-4; 22 1 3 1 .5-6; 136.6; III 5 42.1 e 5; 10 69.3 ; IV 4 14.2; 6 30.1 ; 14 95. 1 ; 22 1 37 . 1 ; 1 39,4 ; 23 1 52.3; 26 1 68.2; 17 1 .4 ; v 14 94.4 - 95 . 1 ; V I 9 7 7 .4-5 ; 12 1042; 14 1 14.4 - 1 5 1 15.1 ; 17 150.3 ; V I I 3 13. 2-3 ; 16.5-6; anche Paed . l 2 4. 1 -2 ; 3 9.1; 1 2 99.1 etc. Concetto ed espussione sono, come � noto, platonici: Theaet. 176ah; R.esp. X 597e etc.; 613b; a monte sta l'idea della reciproca simpatia del simile con il simile (Lys. 2 14b ; Tim. 90d etc . ) : " sostanza " del­ l'anima simile a " sostanza " divina. Ne deriva poi tutta la proble­ matica ellenistica sul " fine " dell'uomo (cfr. gli ultimi cc. di que­ sto l. 2"), ereditata da Filone e dal Medio- e Neoplatonismo (Mu­ son. 17 p. 90 H.; Plotin I 2, 1 etc.). Oem. vi opera naturalmente innesti cristiani. Cosi questa 61J-o(watç oltre che coinvolgere l'at­ 1 tuazione dei comandamenti biblici (VOJ.IOç, tV"tol�t( : cfr. ad es. 19 100.4 cit.), si fonde nella pratica concreta della vita cristiana con la " imitazione " (cfr. Mt 5, 49; 10, 25; l Cor 1 1 , l ) del di-

246

Stromati ll/18

1 5.5

sioni: onde, propriamente, non è nemmeno continente, non soggiacendo mai a una passione, per poi dominarla. Ma la nostra natura, soggetta a passione, ha bisogno di vino maestro: clxoÀ.ou&t�v (cfr. a 8 39.5), ('lttCT&Ilt ( a I 5 29.3), !J.t!J.ELCT&Ilt (a I l 9.3) il Signore; cd è certo in rapporto dire!!o rol roncello dell'uomo come " immagine", tlxwv, del Logos, a sua volta tlxwv di Dio (V 14 94.5; dr. Protr. 10 98.4 etc . ; anche l'cr· mctico Poimandres, 12). Ad es., in VII l 16.6 è la triadc: Padre · Unigenito-" gnostico " (- l' immagine); in IV 6 30.1 è dcuo che lo " gnostico " - a destra nel tempio - è ad 6v.oLwcn.c; del Salvatore, menrre chi opera il bene solo per paura o per aviditl del premio - a sinistra nel tempio - è ad tlxwv, a sua volta, dello " gnostico " (ciò non toglie che talora l'ambigua tlxwv designi la perfetta ade­ renza dell'uomo al modello che è Cristo: Clem. non ha un voca­ bolario sistematico: cfr. I I I 5 42.6; VI 9 72.2 etc.). Cosl Clem. inalvea il suo pensiero d'impronta platonica nel modello biblico ( Gn l, 26; cfr. anche a 16 72.2) dell 'uomo « a immagine c somi· glianza » di Dio, Xll't' tlx6vll xu.L xiX&' 6v.oLwcn.v ( già 8 38 .5 ; 19 97. 1 ; 102·6 etc. [molti dci ll. cc .] Protr. I l 120.4), ove tlxwv alluderebbe all'ano creaturalc in sé e Ò!J.o(wcn.c; all'effusione dello spirito nell'uomo ( l ren. Adu. Haer. V 6, l; 16, 2; Orig. De Princ. III 6, 1 ). Ossia tlxwv è la somiglianza rome dato costitutivo del· l'uomo, « la facoltà razionale copia del Logos divino � (Lilla, 108: cfr. 19 cit.), 6v.oLwcn.c; è l'aspeno dinamico, per cui l'uomo perse­ gue rome scopo cosciente l'imitazione di cui il bauesimo gli ha fornito il momento incoativo: dr. spec . 22 1 3 1 cit. (e Lazz a ti, 60). L'intervento del Logos/Cristo ci dà poi la somiglianza completa (in P��ed. l l 9 . 1 ; 12 98.2; Protr. 11 120.4 · 122.4 il solco distin· tivo fra i due termini si approfondisce in senso elitario per i zea. lizzatori dell'òv.o!wcrtc;; dr. llllche VI 9 cit . ; altrove viceversa IUIChe tlxt:lv è associata ella idea di un progresso morale: Volkcr, 114). Si potrebbe ancora individuare in tlxwv e 6v.oLwcrtc; il dato ontologico, cui l'uomo applica con la l!;ov.oLWO'tc; il proprio sforzo sogget tivo per raggiungere il suo fine. Cfr. 19 100 ci t., III 4 28.3; IV 14 95 ci t . ; 2l 147. 1 ; VI 14 108.1 etc. Dall'esegesi del conccuo biblico di tlxwv deriva anche, in Ocm ., quella di l Cor I l , 12 (lo " specchio " ) : cfr. V l 7.5; 11 73.4; VII l 13.1 : sicromc l'ue> mo è portatore di un'immagine di Dio, ci si può fare un'idea di Dio osservando un uomo; onde il motto (l 14 60.4) « hai visto un uomo, hai visto Dio '" · Si traua dunque di una riclaborazionc della teoria platonica mediante suggestioni stoiche ( cosl in parti· colare Wyt%eS, art. c. [a 5 2.3), 243·245 ). La t!;ov.o(wcn.c; comunque resta essenzialmente un processo intellettuale anche se associata al· l'ideale della cl1tcl&ttu. (poiché Dio è cl'ltll &i) c;: cfr. qui subito oltre c 8 40.1·2). Talora persino la perfttione " gnostica " le resta infe­ riore (VII 14 88.5). Né vi contraddice l'esplicita dichiarazione dell'impossibilitl di divenire " come " Dio : qui gli Stoici rasen· tllllo l'cmpictl (VI 1 4 1 14.4 ; VII 14 cit.): va sempre tenuta pre-

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155

247

continenza, attraverso la quale si esercita ad avere bi­ sogno di poco e si sforza di avvicinarsi, creandosi un 2. abito, alla natura divina. Infatti l'uomo virtuoso ha bi­ sogno di poco: sulla linea di confine fra la natura im­ mortale e quella mortale, le manchevolezze che ha, le ha a causa del corpo e per il fatto stesso che è nato, ma è ammaestrato tramite la continenza voluta dalla ragione 3. ad aver bisogno di poco ••. Quale ragione c'è per cui la legge vieti all'uomo di indossare abiti femminili 15? Non vuole forse che noi ci comportiamo da uomini, non mo­ strandoci effeminati né nel corpo né negli atti né nel

sente la sostanziale diversità fra " virt� " umana e " virt� dl Dio (cfr. 22 135.3), che giustifica sia l'� �o(WC7L� sia l'impossibilitA dell'identità : « Cristo non abbassa Dio fino all'uomo, ma fa che l'uomo possa diventare simile a Dio ,., dice la Dottrina di Sil11ano, cit. (a I IO 48.5), f. 1 1 1 , r. 8-IJ , p. 104 s. 'Otto(wcn.;, infine, « per quanto si può » (Plat., l. c.; 8"tL �liÀLC7"tll in Phatd. 64e; 67a etc.): Platone e Oem. sanno profondamente quanto è difficile an­ che per il filosofo e lo " gnostico " conquistare una vita perfetta (Wytzes, cit., 239 : ivi : IV 26 171.3; VI 17 150.3; VII 3 16 ci t.; 7 47.7). In generale cfr. J. Meifort, Der Platonismus bei Clem. , Tiibingen 1928, 59 etc.; A. Mayer, Das Bi/d Gol/es im Menschen ntJch Clem . , Roma 1942, 6-8 etc.; H. Merki, OMOIDl:U: 8EflL 11on Platon etc., Freiburg in S. 1952, 44·60; Osbom, o. c. [a I l 2 1 ] , 87; Volker, 1 1 1- 1 1 6 ; 580.582; Daniélou, Méssage, cit., 143 s.; 477-486 ; Méhat, 364 ; Prunet, o. c. [a I l 1. 1], 4045; Liila, lOS. 1 1 5 ; Morùey, 150. 1 56; Brontesi, o. c., 422·441. •• 84.2 - 19 1 00 .2 : parafrasi e talvolta riproduzione letterale di un brano di Filone (De Viri. 3, 9 - 35, 190); e precisamente: 84.4 De Fori 3-8 [1842] pass. ( De Viri. 4, 18 - 7, 42) 81 84.5 - 98 . 1 De Caril. 6-24 [32-122] pass. ( ib. 14, 82 - 24, 122 ) "

.

·

98. 1 -2 98.3 - 99.2

-

-

De Paenil. 2 [9- 10] (- ib. 34, 183-185 ) De Nobil. 34 [17-31] pass. (- ib. 37, 203-39, 217.

:t un esame del valore delle virt� umane alla luce della formulazio­ ne giuridica datane dalla legge mosaica. P. Wendland ( Philo u. Cltm., « Herm. ,. 31 1896 435-456) ricavava dalla disposizione di Clem. una conferma dell'ordine in cui Io serino filoniano si pre­ s�ntava, � notava in cr�m. soscituzioni in senso gnostico " � ta­ lora poco comprensibili rispe!!o al testo della fonte (cfr. a 96.3 e 97 .2). Filone comunque fornisce sempre spiep:zioni pratiche e re­ sta legato all'aspetto storico giuridico: seguendolo, o meglio copian­ dolo, Oem. si premunisce contro modi d'interpretazione vaghi e astrusi che finiscono col volatilizzare le Scri!!ure (Mondésert, 170 s) e nel contempo prende posizione contro le astraile elucubrazioni delle degli gnostici - anche se altrove entra in gara con esse quali già si rideva Ireneo (cfr. Ad11. Haer. l 1 1, 3·4 etc.). u Cfr. Dt 22, 5. Il

-

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155-156

4. pensiero e nei ragionamenti? [La legge] vuole che sia davvero virile colui che si dedica alla verità, nella pa­ zienza e nella fortezza, nella vita e nel carattere, nelle parole e nell'esercizio dell'attività, di notte e di giorno, e se per caso lo sorprenda la necessità di rendere una testimonianza che si spinga 6no al sacrificio della vita 16• 82. l. Se qualcuno, dice ancora la legge, avendo costruito una casa non ha avuto tempo di stabilirvisi, o avendo lavo­ rato attorno a una vite giovane non ne ha avuto il frutto, o, fidanzatosi a una ragazza, non l 'ha ancora sposata, tutti questi la legge con spirito di umanità li esenta dal ser2 . vizio militare 17 • [La prescrizione è] strategicamente abile, perché non prestiamo servizio in guerra senza entusia­ smo, distratti dalle nostre passioni ( solo chi si getta nella lizza dei pericoli senza riserve è libero nel suo 3. slancio ). Ma [la prescrizione è dettata] anche da spirito di umanità, perché i casi della guerra sono incerti e si tiene conto del fatto che l 'uno non abbia a perdere i frutti delle proprie fatiche e l'altro a raccogliere senza sforzo i fru tti delle fatiche altrui. 83. l . La legge poi, a quanto si vede, rileva anche il coraggioso impegno dell'anima, quando stabilisce che colui che ha piantato deve raccogliere, e colui che ha costruito la casa abitarla, e il pretendente sposare : essa infatti non rende vane le speranze a coloro che si sono esercitati nel 2 . quadro dell'insegnamento " gnostico " . Poiché « se muo­ re • ( ma anche mentre vive ) « l'uomo virtuoso, non va perduta la sua speranza •· Aggiunge la Sapienza : « Io amo quelli che mi amano, e quelli che mi cercano trove3. ranno pace » 11, etc. Un esempio? Le donne dei Madia­ Diti non fuorviarono forse con la loro bellezza gli Ebrei in guerra, attraverso l 'incontinenza traendoli dalla tem4 . peranza all'empietà 19 ? Si fecero prima loro amiche, poi 16 Ri assun to da Filone (De Fort. 18 e 20 [De Viri. 4, 18 e 20]). Ma Clem. aggiunge l'accenno al mutirio cristiano, di cui il l. 4". 17 Or. Dt 20, S-7 e Pbilon., c., 28-29 e 31 [ib. S, 28-29 e 31], ma piegato ad un senso escatologico cristiano, come sembrano con­ fermare le citaz. (83.2) dai Proverbi. •• Prv 1 1 , 7 e 8, 17 (dr. 1 6, 8). 19 Cfr. Nm 2S e Philon., ib. 7 , JS-42 e De Vitti Mais. I S4,

29S-303.

1 56-157

84.

l.

2.

3.

4.

.5.

Le virtù nella legge

249

li adescarono con la bellezza traendoli dal loro austero tenore di vita ai piaceri meretrid, qtÙndi li fecero im­ pazzire riducendoli a sacrificare agli idoli e ad unirsi alle donne straniere_ Cosl , dominati dalle donne e dal piacere, s'allontanarono da Dio e s'allontanarono dalla legge; e poco mancò che l'intero popolo, per quel femminile stra­ tagemma, non cadesse in mano del nemico_ Ebbene, alla fine il timore li fece ravvedere e di fronte al pericolo li frenò. Prontamente i rimasti, sprezzanti del pericolo, in­ trapresero la guerra per la religione e riuscirono a dettar legge al nemico. Dunque « la pietà verso Dio � principio di sapienza, l'intelligenza dei santi � preveggenza e il conoscere la legge � proprio di una mente sana , »_ Quanti dunque sono d'avviso che la legge sia provoca­ trice di un timore agitato da passione li, non hanno ner­ bo morale tanto da comprendere - e in realtà non hanno inteso - la legge. Infatti « il timore di Dio dà vita. In­ vece chi erra sarà addolorato in sofferenze che la " gnosi " non esamina >> :u. E certamente in senso " mistico " dice Barnaba : « Dio, che � Signore di tutto il mondo, vi dia sapienza, intelligenza, scienza, conoscenza dei suoi pre­ cetti, pazienza. Siate dunque scolari di Dio, cercando di scoprire ciò che il Signore vi richiede, affinché lo troviate al giorno del giudizio ,, Coloro che conseguono lo scopo li chiamò, in senso " gnostico ", « figli di amore e di pace , 23 , Circa l'elargizione e la partecipazione di benefici, di mol­ te cose che ci sono da dire basta una sola * : la legge vieta di prestare ad interesse ad un fratello Z4 (e chiama fratello non solo colui che � nato dagli stessi genitori, ma anche chiunque sia della stessa nazione, delle stesse credenze, anzi partecipe della stessa ragione ! ); essa non ritiene giusto ricavare interessi da un capitale, ma che si doni con mano e cuore aperti ai bisognosi. Dio � inlD Prv 9, 10 (variamente inteso). li Cfr. sopra, c. 7 e 8. :u ar. Prv 19, 23 (variato rispetto ai LXX : cfr. BOblis, 11rt. c. [a I l 2.1]).

2l Baro. Epist. 21, 5-6 e 9; sul significato " snostico " dd te­ sto di Barnaba dr. anche V lO 63.1-2. 2• Cfr. Es 22, 25; Lv 25, 36-37; Dt 23, 19.

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fatti il creatore di questo modo di donare; e chi dona ' cosi, gii\ ricava anche frutti considerevoli, i più preziosi del mondo : mansuetudine, bonti\, magnanimiti\, stima, 85. l. gloria 25 • Non ti sembra improntato a umani ti\ questo precetto, come anche l'altro: « Dare ogni giorno il sa­ lario al povero » 16? Insegna [la Scrittura] che si deve pa­ gare senza indugio il salario per i servigi ricevuti, perché naturalmente s'indebolisce l 'alacriti\ del povero per i com2. piti futuri, se non ha da mangiare. Inoltre, aggiunge, il creditore non si presenti in casa del debitore, per pren­ dere un pegno con la forza, ma lo inviti a portarglielo 3. fuori, e l 'altro, se lo ha, non si sottragga :n . Nel tempo della raccolta poi [la legge] vieta ai proprietari di rac­ cattare le spighe che cadono dai covoni, come anche ordi­ na di lasciare, durante la mietitura, un po' di grano non tagliato m : in tal modo essa educa assai bene i proprie­ tari a far parte dei loro beni con generositi\, col lasciare qualcosa di proprio ai bisognosi, e d 'altra parte fornisce 86. l. ai poveri un mezzo di sussisterua . Vedi come la legisla­ zione proclama sia la giustizia sia la bonti\ di Dio, che 2. generosamente fornisce a tutti l'alimento? Ancora , nella vendemmia Egli vieta che chi raccoglie ritorni indietro per i grappoli rimasti e colga i chicchi caduti; lo stesso 3. prescrive ai raccoglitori di olive 21• Invero, anche [l 'uso delle] decime dei frutti e degli animali insegnava ad es· sere pio verso la diviniti\ e a non essere solo attaccati al guadagno, ma a far parte al prossimo dei propri beni 4. con umaniti\. Di queste primizie certo vivevano i sacer­ doti JO. Comprendiamo ora che siamo educati dalla legge alla pieti\, alla generositi\, alla giustizia, all'umanità 11? 5. Non è forse vero ? Non prescrive forse di lasciare ripo­ sare la terra un anno ogni sette? E non invitava cosl i Z1 Cfr. oltre, 19 101J; III 6 l5.2 e Philon. De Carit. 32·.34 [ib. 14, 82-84]. :16 Dt 24, 15; dr. Lv 19, 13 e Id . , l. c., 38 [ib. 15, 88]. n Cfr. Dt 24, 12-13 [ 11}.1 1] e Id . , l. c., 39 [ib. 16, 89]. m Cfr. Lv 19, 9 e 23, 22; Dt 24 , 21 19 e I d ., l. c., 40 [ib . 17, 90]. D periodo c.he segue � direuo conuo Marcione. Z1 Cfr. Lv 19, 10; Dt 24, 21}.21 e Id . , l. c., 41 [ib. 17, 9 1]. :tO C&. Lv 27, 30 e 32 ; Nm 18, 21 e 24. Jl Cfr. Philoo., l. c., 45 [ib. 18, 95]. Attenuato l'elosio d el w� io IV 21 130.2! (Volker, 264).

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Le virtù nella legge

25 1

poveri a godere senza timore dei frutti prodotti per vo­ lontà di Dio, facendo la natura stessa da coltivatrice per chi lo voleva ll ? Come dire dunque che la legge non è buona e non è maestra di giustizia? Ancora, ogni cin­ quant 'anni essa impone di fare le stesse cose che al 7"; e restituisce a ciascuno i suoi terreni se nel frattempo per qualche circostanza ne sia stato privato, circoscri­ vendo cosi la cupidigia di coloro che vorrebbero impos­ sessarsene con lo stabilire un periodo definito per usu­ fruirne » , e d'altra parte non volendo che siano puniti per tutta la vita coloro che sono stati per lunga povertà soggetti a debiti di giustizia * . « Elemosine e lealtà sono le guardie dei re »; " benedizione suUa testa di colui che dona », e « colui che ha pietà dei poveri sarà detto beato » 34, perché manifesta l'amore verso il suo simile a causa dell'amore verso il Creatore del genere umano. Ciò che s'è detto comporterebbe anche altre interpreta­ zioni, che si presentano ancor più naturali, riguardo al ri­ poso [dei campi] e alla ripresa dell'eredità, ma questo non è il momento di dirle 3s. L'amore è inteso in più modi: per mitezza , per bontà, per pazienza, per mancanza d 'invidia o di gelosia, per assenza di odio, per dimenti­ canza delle offese: esso è senza divisioni in tutti i casi, senza distinzioni, fatto di generosità 36 • Dice ancora (la Scrittura]: « Se vedi errare smarrita nel deserto una be­ stia da soma dei tuoi vicini o amici o in genere di gente che conosci, riconducila e restituiscila. E se per caso il padrone si trova molto lontano, tienila con le tue bestie finché egli non sia ritornato, poi restituiscila » ». Tramite una naturale generosità insegna a considerare come depo­ sito ciò che si è ritrovato, e a non serbar rancore al nemica. « Un comando del Signore è sorgente di vita » : veramente « fa evitare la tagliola della morte » 31 • Ma

l2 Cfr. Es 23, 1 1 ; Lv 2:;, 4-6 e Id., l. c., 47 [ib. li Cfr. Lv 2:;, 8-10 e 1.3 e Id., l. c., :;o [ib. 19, 34 Or. Prv 20, 28 ; 1 1 , 26; 14, 2 1 . l5 c Non � il momento di dirle », perchi! Filone

19, 97). 100).

non n e pot�• parlare : quei testi potevano intendersi un preannuncio di amore cristiano, che l'ebreo non coglieva. Or. Volker, 487, 491. J6 Il tratto sull 'amore � riportato in Sm:r4 P4r4/l. 225 Holl. 37 ar. Es 23, 4; Dt 22, 1 -2 e Philon., l. c., 46 [ib. 18, 96). 31 Prv 14, 27.

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Stromati

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che? Non invita Egli a d amare g l i stranieri, non solo co­ me amici e parenti, ma come se stessi, nel corpo e nell'anima 39? Egli anzi ha onorato anche i pagani e non nutre odio per quelli che hanno agito male * ; comun­ que dice apertamente: « Non abominare l 'Egiziano, per­ ché sei stato ospitato in Egitto >> 40: ove con " egizia­ no ' designa il pagano o in genere ogni abitante del mondo. I nemici poi, anche se già siano a ridosso del­ le mura, [Egli vuole] che non siano ancora ritenuti ne­ mici, fino a che con l 'invio di ambasciatori non si sia cercato di invitarli alla pace 4 1 • Raccomanda ancora di non usare violenza alla prigioniera, ma dice : « Permet· tile di tenere per 30 giorni il lutto per quelli che vuole ; poi falle mutare gli abiti e congiungiti con lei legalmente come a sposa » 41 : vuole infatti che le unioni non avven· gano per violenza e nemmeno per mercede come con le prostitute, ma che le relazioni si abbiano solo in vista della procreazione di figli. Vedi umanità e continenza insieme? All'amante divenuto padrone della prigioniera la legge non permette di indulgere alla voluttà, ma tron· ca il desiderio imponendo un dato intervallo di tempo, e inoltre comanda di tagliare i capelli alla prigioniera per togliere attrattiva a un amore ingiurioso, poiché se la riflessione indurrà [l'uomo] a sposare, se la terrà anche diventata brutta. Se poi uno, soddisfatta la libidine, non vorrà più mantenere la relazione con la prigioniera, [la legge] dispone che non può venderla, ma nemmeno te­ nerla più come schiava; vuole anzi che sia libera e la �i tenga lontana dalla servitù, affinché, se subentra un'altra donna, non abbia a subire qualche intollerabile sgarbo per gelosia. Ancora. Il Signore comanda di aiutare i nemici allegge· rendo del carico e sollevando anche le loro bestie da l9 Cfr. Es 23 , 9; Lv 19, 33-34; anche Nm 15, 14-16 e Philon., l. c., 52 [ib. 20, 1 03] ; cfr. VII 1 2 69.1-3. 40 Or. Dç 23 ,7. Per il commenço dr. l ' 30.4 e Id., l. c., .5.5

[ib. 22 41

106).

Cfr.

Dç 20, 10 (dove l'inviço � però supposto dalla pa rte dqli assalitori) e Id., l. c., 59 [ib. 22, 1 09). 42 Or. Dt 21, 10-14; anche oltre, III 11 7 1 .4 e Id., l. c. , 60- 64 [ib. 22, l l l-1 151.

Le

1 6 1 - 1 62

virtù

nella legge

25 3

soma 4J . Cosl già ci insegna a non accettare la soddisfazio­ ne per il male altrui, a non gioirne a proposito dei nostri nemici, per ammaestrarci a pregare poi per i nemici '"', 2 . una volta esercitatici in quelle opere. Infatti non è bene essere invidiosi e rattristarsi per la buona sorte del pros­ simo, e nemmeno trarre godimento dalla mala sorte del prossimo 45• Dice invero [la Scrittura] : « Se tu trovi, smar­ rita, una bestia da soma di un tuo nemico, lascia da parte quello che attizza il fuoco della vostra rivalità, ricondu­ cila e ridagliela » 46• Infatti al perdono segue la bontà del3. l'animo, e a questa lo scioglimento della rivalità. Con ciò ci disponiamo alla concordia, e questa ci conduce alla fe­ licità. E se tu ritieni WIO abitualmente tuo nemico e sco­ pri che va perdendo l'uso di ragione per la passione o 9 1 . l. l'ira, cerca di convertirlo alla bontà. E cosl non appare forse umana e benefica la legge « che guida a Cristo » 47, e non appare forse buono e insieme giusto Dio stesso, che, dal principio alla fine, fa sl che ogni genere di vi­ venti sia portato alla salvezza in modo conveniente alla 2 . sua natura ? Dice il Signore: « Siate misericordiosi per ottenere misericordia; perdonate per essere perdonati ; come fate, cosl sarà fatto a voi ; come date, cosl vi sarà dato: la bontà che userete sarà usata a voi ; la misura 3. che userete sarà a sua volta applicata a voi » 41 • Inoltre (la legge] vieta di disonorare quelli che fanno lavori ser­ vili per vivere, e a quelli che sono stati fatti schiavi per debiti concede piena sospensione della schiavitù ogni 6 4. anni 49• Anche i supplici vieta che siano puniti. È dunque vera più d'ogni altra questa massima: « Come si prova l'oro e l'argento nella fornace, cosl il Signore trasceglie 5. cuori di uomini » !IO. E « il misericordioso è magnanimo . e in chiunque è pensoso risiede sapienza; infatti solleci4J

Cfr. Es 23, 5; Dt 22, 4 e Id., l. c., 66-69 [ib. 2}, 1 16-1 1 9]. Cfr. Mt 5, 44 e parall. 45 Cfr. Andronic. De /16ecl., p. 13 e 20 Kr. 46 Cfr. Es 23, 4; Dt 22, l . 4 7 Gal 3, 2 4 ; sesue una frecciata contro Marcione. 41 Clem. Rom. l Cor 1 3 , 2, che congiunse Mt 5, 7; 6, 14; 7, l e 12 e parai!. 411 Cfr. Es 2 1 , 2; Lv 25, 39·41 ; Dt 15, 12 e Pbilon., l. c., 11·72 [ib. 24, 122-123]. !IO Prv 17, 3. 44

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162-16)

tudine entrerill nell'uomo intelligente, ed egli, essendo riflessivo, cercherìl. la vita . E colui che cerca Dio troverìl. conoscenza congiunta a giustizia, e quelli che avranno cercato rettamente hanno trovato pace » 5 1• A me pare anzi che persino Pitagora abbia attinto dalla legge [di Mosè] la sua mansuetudine verso gli animali privi di ragione 52• Anzitutto [la legge] interdice di trarre immediato profitto dai piccoli nati in greggi di pecore, di capre, di buoi, anche per pretesto di sacrificio: e ciò non solo per amore dei piccoli, ma anche delle madri . Cosi essa educa l 'uomo alla mansuetudine partendo dall'u mile modello degli animali senza ragione. « In ogni caso lascia alla madre », dice, « il piccolo almeno per i primi sette giorni » 51• Se nulla avviene senza una causa, e se il latte affluisce nelle femmine di parto per nutrire i piccoli, chi sottrae il neonato alla somministrazione del suo latte oltraggia la natura . Arrossiscano dunque i Greci e chiunque altro attacca la legge, se è vero che, mentre questa è benigna anche nei riguardi degli animali senza ragione, essi giungono fino ad esporre i neonati degli uomini. Eppure da lungo tempo, con profetico ammoni­ mento la legge reprimeva questa loro brutalità, mediante il comandamento sopra esposto. Se essa vieta di sepa­ rare i piccoli delle bestie dalle loro madri prima dell'al­ l'allattamento, molto più nel mondo degli uomini prepara il rimedio contro quella disposizione crudele e selvag­ gia 54 , affinché se anche disprezzano la natura, per lo meno non disprezzino le norme apprese . � stato concesso di 51

Accumula sentenze : dr. Prv 19, 8 (1 1]; 14, 23 ; 17, 12 ;

Sl

Cfr. Plut. D � Esu C11rn. I, l e pass., 993a etc. ; Jambl. V. P.

16, 8.

2 1 , 99 etc. L'interpretazione mosaica in Es 23, 19; Dt 1 4 , 20 etc. e Philon., l. c., 76 [ib. 25, 126]. « Pitagora ha attinto etc. " ' dr. a I 1 10.2. SJ Es 22, 30; Lv 22, 27 e Philon., ib., 129 e per le norme sul­ l'allattamento, 1 ) 3 .

54 Attestata in effetti, ad es., nella commedia nuova; spesso Menandro, ben noto a Oem., aatti di delicata umanità si affian­ cano a scene di esposizione di in fanti. Cfr. Philon. D� Spec. Leg. III 20; cosi Musonio (in Stob. III p. 74 e 129 Mein.), segnalato da P. Wendland, Beilriig� z. Gesch. d. Gr. Philos. u. Relig., Ber­ lin 1895, 30-37.

in

Le virtù nella legge

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!U.

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2.5.5

cibarsi della carne di capretti e agnelli, e questa è forse una scusa per chi separa il piccolo dalla madre. Ma l'esposizione del bambino quale attenuante ha ? Sarebbe invero meglio, a priori, nemmeno sposare, per chi non vuole aver figli, piuttosto che farsi omicida di bambini per intemperanza di libidine. D'altra parte la legge, benigna, vieta ancora di sacrifi­ care insieme nello stesso giorno il piccolo e la madre 55 • Per questo anche i Romani, se una donna incinta viene condannata a morte, non permettono che subisca la pena prima che abbia partorito. E comunque esplicitamente la legge vieta di trucidare tutte le femmine degli animali incinte, finché non abbiano partorito: da lungo tempo essa ha cercato di raffrenare le tendenze dei violenti contro l 'essere umano : ha esteso in tal modo la clemenza finanche agli animali senza ragione, perché, quando l 'a­ vremo esercitata verso gli esseri diversi da noi , in mag­ gior misura trattiamo con umanità i nostri congeneri. Quelli poi che battono con i calci il ventre di alcuni animali prima del parto, per mangiare le carni intrise col latte, fanno della matrice, creata per la generazione , la tomba dei fet i : invece la legge ordina chiaramente: « Nemmeno cuocerai l'agnello nel latte della madre » 56 ; mai , dice, quello che è nutrimento dell'animale vivo, ne divenga condimento quando è morto, cioè quello che è causa della vita non cooperi alla consunzione del corpo. La stessa legge prescrive : « Non mettere la museruola al bue che sta trebbiando », poiché bisogna « che l 'operaio sia considerato degno del suo nutrimento » 57 • Vieta 55 Lv 22, 28 e Philon. D� Carit. 84 e 89-90 [D� Viri. 26, 134 139-140]. Per la leae romana cfr. Digesto, XLVIII 19, 3; ma era usanza assai più diffusa, dall'Egitto alla Grecia: dr. Diod. I 77,9; Plut. D� ura Num. Vind. 7 552d; Ael. V. H. V 18. Essa però non può derivare ( lv·niitltv), concettualmente, dal divieto del Levitico. Clem., che se ne accorge, corre ai ripari e parla di altra leae mosaica (n. 3) che � davvero analoga a quell a romana, ma che ... non si trova nei testi mosaici (solo nel commento 6J.oniaoo: cfr. Ruwet, ari. c. [a I 8 41 .2], 149 s.). 56 Es 23, 19; Dt 14, 2 1 ( Philon., l. c. , 92-93 [ib. 142·143]. Anche Plut. De Esu, cit., II l 997a; Plin. N. H. Xl 84, 210. 57 Dt 25, 4 e Mt 10, 10, ciw. congiunte gii io l Tm :; , 18; Philon., l. c., 9 5 [ib. 27, 145) . e

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5.

95. l .

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1 64-1 6.5

Suomati II/18

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2.

poi di aggiogare ms1eme, per arare la terra, un bue e un asino sa: puntualizzazione, forse, della disparità di questi animali, ma nel contempo ammonimento a non offendere e a non mettere sotto il giogo nessun uomo d'altra stirpe, quando non lo si possa imputare d'altro che della diversità di stirpe, che non è colpa, né malvagità, né effetto di malvagità. A me pare anche che l'alle­ goria signi6chi l'inopportunità di far partecipi della col­ tura dd Logos il puro e l 'impuro egualmen te, il fedele e l'infedele, perché l'uno, il bue, è animale puro, l'altro, l'asino, è annoverato fra gli impuri . Ricco di umanità, il Logos mansueto insegna che non conviene abbattere alcuno degli alberi da coltura, né ta­ gliare le spighe prima del tempo della messe per gua­ starla, e nemmeno distruggere completamente i frutti della coltura, né della terra né dell'anima; non permette neppure di devastare il terreno dei nemici 59• Invero an­ che gli agricoltori traggono questi giovamenti dalla leg­ ge: essa ordina di aver cura per tre anni consecutivi delle piante giovani, reciderne le propaggini superflue, perché non siano oppresse dal peso e non s'indeboliscano per difetto di succhi nutritivi, se vengono troppo suddivisi, rincalzarle e vangarle torno torno, affinché nessuna erba vi germini accanto ad impedirne la cresci ta. Né [la legge] permette di raccogliere frutti ancora imperfetti da piante non adulte, ma soltanto dopo tre anni, per consacrare poi nel quarto le primizie a Dio eo, dopo che l'albero ha raggiunto la sua forma perfetta. Questa immagine tratta dall'agricoltura può rappresentare una forma di ammae­ stramento, per cui impariamo che bisogna troncare le ra­ mi6cazioni dei peccati e la vegetazione inutile del pen­ siero pullulante insieme con i frutti genuini, 6no a che il pollone della fede non si sia fatto adulto e robusto. Infatti al quarto anno, poiché c'è bisogno di tempo per essere istruiti stabilmente nella catechesi, la tetrade delle sa

C&. Dt 22, 10

59

Cfr. Dt 20, 19·20

mali puri 18 109.

e Philon. l. c., 96·97 [ib. 146·147]. Sugli ani­ impuri c&. già 15 67.1-2; V 8 5 1 .4 ; VI 6 502·3; VII

156.1 59). Or. Lv 1 9,23·24

148-150 60

e

e

e

e

Id . , /. c., 98·100

Id., ib. 158 .

e

106·109 [ib. 28-29,

1 65

Le

virtù nella legge

25 7

virtù �1 è consacrata a Di o ; e gi� l a terza tappa del resto confina col quarto gradino 6Z• che è quello del Signore. 3. Un sacrificio di lodi vale più degli olocausti 0 . � scritto : « Egli ti dà la forza di attuare la tua virtù » 64• ( Se le tue azioni sono illu minate 6S, quando hai ricevuto e conqui4. stato forza, attua la tua virtù nella " gnosi " ). In effetti in quelle parole si manifesta che i beni e i doni ci sono forniti da Dio e che noi, una volta divenuti ministri della divina grazia, dobbiamo seminare i benefici di Dio e ren­ dere buoni e onesti quelli che ci avvicinano 416: il tem­ perante, come più può, deve rendere perfetti i conti­ nenti, e cosi il valoroso rispetto ai generosi, il prudente rispetto agli intelligenti, il giusto rispetto ai giusti .

61 Le quattro virtù cardinali stoiche (ma la " catechesi " [che richiede tempo: cfr. 21 128.4] ci garantisce una uasposi%ione cri­ stiana). 6l u 116OCO noti (Il-I a. C . ), soste­

nevano l'unione del piacere e della virrù come sommo bene: pie­ toso compromesso fra Zenone ed Epicuro. Ce ne attesta Cicerone (De Fin. I I 6, 19; 11, 34 ; Tusc. V 30, 8.5-86 -etc.). Ieronimo di Rodi, peripatetico (III sec. ) ; dr. /r. 13 Wehrli (Dic Schulc dcs Arist., ci t . , Heft X p. D). Diodoro di Tiro (dr. gi"à I 14 63 .4), altro pcripuctioo, di cui poco o nulla si conosce; /r. 4 Wehrli (ib., p. 88).

280

Stromati 11/21

182-1 83

1 . senza molestia e bene 4• Epicuro dunque e i Cirenaici di­ cono che il primo impulso proprio [della natura) è il pia­ cere 5; la virtù, secondo loro, sarebbe subentrata in fun2. zione del piacere e avrebbe ingenerato il piacere. Invece per Callifonte e discepoli la virtù subentrò si in funzione del piacere, ma poi , ammirata la propria bellezza, si costi­ lui d'egual valore rispetto al suo principio, cioè al pia­ cere. 3. Gli Aristotelici insegnano che il fine è vivere secondo virtù ; ma non ad ognuno che possiede la virtù è presente la felicità o il fine, perché il saggio, se è travagliato, se si trova in circostanze che non vuole, se perciò vorrebbe 4. volentieri lasciar la vita, non è beato né felice . Per altro la virtù ha anche bisogno di un certo tempo 8: non si attua in un giorno, anzi si crea in un uomo adulto, e non c'è mai, si suoi dire, un bambino felice : un tempo per5. fetto può intendersi tutta la vita di un uomo . La felicità è costituita da tre specie di beni : non l'uomo povero o oscuro, e nemmeno il malato, e nemmeno uno che sia servo, secondo loro [+ + + + può essere felice) 7 • 129. l . A sua volta Zenone stoico pensa che il fine 1 è vivere se· condo virtù, Cleante, che è vivere in accordo con la na­ tura, [Diogene) 9 , che è posto nell'usare bene la ragione, cioè, a suo parere, nella scelta dei beni secondo natura . 128.

s Or. sopra, 20 1 19.3; Epicur., fr. 509 Us. 6 Cosl l'istruzione: 18 962. 7 Lacuna nel testo, ove � caduta non solo l'apodosi, facilmente

supplibile ( '"beatus ", già lo Hervet), ma forse qualche altro esem­ pio di mancanza di beni in teriori ( ad es. civEÀEu�tpoc; o liovÀoc; o sim. ), accanto a quell i deUe prime due specie, esteriori e del cor­ po. Questa silloge di concetti aristotelici (Eth. Nic. I 10 1 1 00 a 2-4; VII 14 1 153 b 17-20; Mag1111 Mor. I 4 1 184 b 35-39 etc.) si ritrova in Theod. Gr. Aff. c,.,_ XI 13. 1 Sul ·d).oc; nella scuola stoica dr. Pohlenz, Sto11, cit. [a I 2.1] , I 374-383 etc.; Richardson, art. c. [a I S 29.3], 87-90. 9 Il nome � omesso nel ms., ma � da supplire sicuramente in base aUe altre tesrimoniaruc sul filosofo : Diog. L. VII 87-88; Stob. Ecl. I I 7, 6 p. 76 W.; dr. bibliogr. nelle note dello Stahlin. Si tratta di Diogene detto il Babilonese, discepolo di Crisippo e :5• scolarca della Stoà, noto per aver partecipato alla celebre am­ basceria a Rolllll con Carneade e Critolao; dr. fr. 46 Arn (S. V. F. III 219). Per Zenone e Oeante dr. rispettivam. i fr. 180 e :5:52 Am., e sopra, 19 101 .1.

183

Il sommo bene

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2. Antipatro, scolaro d i questo, ritiene che il fine consiste

3. 4.

5. 6. 7. 8. 9.

nello scegliere di continuo e con costanza ciò che è con­ forme a natura e rispettivamentè rifiutare ciò che vi è contrario. Archedemo pensava pure che il fine fosse nello scegliere i beni più grandi e principali secondo natura, non potendosi andare oltre quelli 10• Ancora: Panezio di­ mostrò che il fine è vivere secondo gli impulsi datici da natura . Per Posidon io, infine, il fine è vivere contemplan­ do la verità e l 'ordine dell'universo e cooperando ad at­ tuarlo secondo le proprie possibilità, senza lasciarsi trarre in alcun modo dalla parte irrazionale dell'anima. Fra gli Stoici più recenti alcuni esposero il principio che il fine è vivere conformemente alla costituzione dell'uomo. Devo citarti in questa rassegna Aristone 11? Egli sostenne che il fine è l 'indifferenza, ma lascia ciò che è indifferente semplicemen te indifferenziato. O devo tirar fuori le defini­ zioni di Erillo 12? Egli pone come fine il vivere secondo la scienza. E infatti si vuole che gli Academici più re­ centi abbiano espresso l'idea che il fine è la sospensione stabile del giudizio di fronte alle rappresentazioni [dei sensi] . In verità Licone peripatetico 11 diceva che il fine IO

Gli Stoici Antipatro c Archcdcmo (fr. 58 c 21 Aro., S. V. F. 264 ), entrambi di Tano, vissero nel II sec. a. C. Il pri­ mo pare fosse maestro di Panczio. Fedele seguace della dottrina di Clcantc, si occupb prevalentemente di questioni fisiche, come appare dai titoli delle opere in Diog. L. VII 54.55 etc. Mori suicida ( Id., IV 64 ) ; cfr. anche V 14 97.6. Sulla testimonianza relativa ad Archedemo cfr. in particolare M. Giusta, I DosrogrQ{i di EtiCQ, Torino I, " Pubbl. della Fac. di Lett. • 15 1%4/7 )()().)05 ; E . Schmidt, s . v . i n P W, Supplb. X I I [1 970] c . 1369 s. D i Panczio e Posidonio inutile dire che furono i massimi esponenti dello Stoi­ cismo di mezzo. Il Con Aristone Ocm. torna agli Stoici antichi ; egli fu inhtti contemporaneo di Clcantc, ma si staccb dallo Stoicismo c si acco­ stb ai Cinici (Diog. L. VII 16Q.162); dr. /r. 360 Arn. (S. V. F. I 83 ) ; per lo d:li1d:cpopov già 20 109.4. 1 2 Altro stoico di Cartagine, scolaro a quanto pare di Aristone (Diog. L. VII 165-166 e /r. 4 1 9 Arn., ib. I 92 ); ma fu anch'egli di �uelli che defezionarono dalla Stoà. l Auxwv, non Auxoç del ms. Cfr. fr. 20 Wehrli (Dic Schulc, ci t., Heft VI p. 13 ). Nativo della Troade e vissuto nel III sec., fu discepolo di Stratone e scolarca del Peripato dopo di lui. I l se­ guente, AEUXLj.LO> 7• Egli scrive pertanto nelle Leggi: « Il dio che, secondo l'antica tradizione, regge il principio e il mezzo e la fine di tutte le cose, va diretto al suo fine compiendo il suo naturale moto circolare; e sempre lo se­ gue giustizia, punitrice di coloro che abbandonano la leg3. ge divina » . Vedi dunque come anch'egli mostra il timore [di Dio] congiunto alla legge divina? Tanto vero che sog­ giunge : « Chi vuoi essere felice aderisce alla giustizia e 2 Cleanth., /r. .558 Aro. (l 127); dr. Theod. Gr. Aff. Cur. X I

. EUOilLilOV((l - lU lill!llOVIl rxnv: reminiscenza del Timeo (9Dc). Per l'irrwovLx6v dr . a Il 5 1 .6. 4 Plat. Lrzcb. 188d; I.eg I 64 3d. 5 Plat. �> ( perché non vuole che sia insozzato il seme dell'uomo). E, aggiun­ ge, « l'uomo che non faccia del male a nessuno, restituirà il pegno di un debitore, non rapinerà, darà il suo pane all'affamato, rivestirà un ignudo, non presterà ad usura il suo denaro, non ne caverà un frutto eccessivo, ritrarrà la sua mano dall 'iniquità, farà un giudizio veridico fra un uomo e il vicino, camminerà secondo i miei precetti per agire con verità: questi è giusto e sarà nella vita : parola di Adonai Signore » 11 • E Isaia, invitando il fedele a se­ rietà di vita e lo " gnostico " a meditazione perseverante, dichiara che la virtù dell'uomo e di Dio non è la stessa 1 9; poi dice : « Cercate il Signore e nel trovarlo invocatelo. E quando vi s'avvicina, abbandoni l'empio le sue strade, l'uomo senza legge le sue strade e si converta al Signore e troverà misericordia etc. » , fino a: « i vostri pensieri dal mio pensiero » lll . Dunque, secondo il grande apostolo, « noi aspettiamo dalla fede speranza di giustizia . In Cri­ sto infatti né circoncisione né prepuzio valgono qualcosa, ma la fede che opera mediante l'amore » 21• « Desideriamo che ciascuno di voi dimostri lo stesso impegno per il pieno compimento della speranza, etc. �. fino a: « divenuto som16 Rm

5, 4-5. 17 Cfr. Eb 4, 10· 1 1 (m2 cita Sal 94 [95], 1 1 ) . Per li1toX!l"CiiO"-c!l­ a�c; cfr .• 8 37.6; per li'llli1t!lUC71.c;, 9 4.5.4-.5. Jl Ez 18, 4-9 (nella versione di Teodozione, come in Patti. I 10 9.5.1-2 nella vers. dei LXX). 19 Secondo vorrebbero gli Stoici (Cbrysipp., /r. mor. 247-2.50 Aro.); dr. VI 14 1 14..5; VII 14 88..5. 20 Scii. : « sono distanti » : Is .5.5, 6-9 (che distinguerebbe fede e .. gnosi " ! : PriliDm, art. c., 54 s.). 21 Gal 5, 5-6.

288

Stromati II/22

1 88

mo sacerdote per l'eternità secondo l'ordine di Melchise-

3. dek ,. 11• La Sapiema, ricca d'ogni virtù, parla in modo

simile a Paolo: « Colui che m'ascolta soggiornerà nella speranza fiducioso »; infatti l'adempimento della speranza 4. è detto, con termine equivoco, ancora speranza Zl . Per que­ sto al verbo « soggiornerà » aggiunse, benissimo, « fidu­ cioso », mostrando che quel tale trova riposo dopo aver raggiunto l'oggetto della sua speranza ; onde conclude : « Egli starà tranquillamente al sicuro da ogni m ale » 24 • 5. E nella z • ai Corinti l'apostolo dice apertamente e d espres­ samente: « Siate imitatori di me come io di Cristo » n, affinché si abbia questo rapporto : se voi [siete imitatori] di me e io di Cristo, dunque voi siete imitatori di Cristo : iJ. e Cristo di Dio. Sicché come scopo della fede egli pone « l'assimilazione a Dio, per quanto è possibile divenir giusto e santo con saggezza » 26, e come fine ultimo la rea­ lizzazione della promessa, fondata sulla fede. È di qui che scaturiscono le fonti delle teorie sul fine [dell 'uomo], di cui abbiamo parlato. Ma basti di ciò .

oz :u 24

Si parla di Gesù: Eb 6, 11 Cfr. IV 22 14;;.1. Prv l, 33.

;u l Cor 11, l.

•26

e

20 (dr. 9 4;;.7 ) .

A ncora Plat. Theaet. 176b; cft. sopra, 18 80.;; - 8 1 . 1

SUL MATRIMONIO

(c. 23 )

Capitolo 23 1 37 .

1811

l . Poiché il matrimonio sembra cadere entro l 'ambito del

piacere e della passione, anche di questo si deve t rattare 1 • Matrimonio è unione di uomo e donna e in primo luogo, stando alla legge, pc:r la procreazione di figli legittimi .

1 Evid�nt� l'aggancio con quanto d�tto sopra (20 1 26.1 · 128 ) sul rapporto fra il piac�r� � il "tt:l.o�. Il cap., v�ra introduzion� alla mat�ria d� l. s�gu�nt�, � u n piccolo mpl y6.1J.0u, d'impronta p�ripat�tico-stoica. Cfr. A rst . Poi. I 2 1252 b 11}.1 5 ; VII 16 1334 b 24 �te . ; Stob. Ecl. I I 7 (Il 148 W.). a�m. vi �spon� k su� ide� sulla qu�stion� del matrimonio in rapporto ali� opinioni d�i filo·

soli, com� nel l. 3• in opposizion� ali� teori� d�gli �r�tici � n�i ll. 4• � 7• in occasion� del ritratto dd suo vero " gnostico ". Ciò a pr�scindere dal probl ema filologico, s� qu�ti testi siano indipen· denti o abbiano pr�c�duto' o seguito in ordine di t�mpo il passo principal� in materia nella produzione di Clem . , cio� Paed. II 1 0 ( qui, 94.1, si allud� a un 1tEpl lyxpa;"Ttta.�; in III 8 4 1 .3 a un forse analogo l6yoc; YI111LX6c; : dr. P. Wendland, Q uest. Musr>­

Berol. 1886, 36 s . ; Bardenhewer, Gesch. d. altchristl. Lit. , Freiburg 19 142, II 67 s. �te.). Dalla l et tu ra di questi t�sti si ricava l'impr�ssione di una sostanziale ambiguità fra posizion� favorevole al matrimonio e ascetismo. P�r lo " gnostico " il matrimonio � come per gli Stoici cosa indifferente o accessoria, e serve come esercizio per I'6.1t!ifltLC1 (dr. 8 40.2); d'altra parte appare troppo semplicistica la formula : matrimonio per il simplicior, celibato per lo " gnostico ", che sarebbe dettata da eccessiva superbia in­ tellettualistica. Dal l. 3" traspaiono in Oem ., pur nella polemica contro gli encratiti, tendenze encratiche; egli non � però fautore d�llo stato di verginità ad oltranza, com� Origen�. Forse c'era in lu i, dice il Volker, 191}.208, (o forse solo nel Viilker stesso? : dr. sotto, Tibiletti, 7 1 ) una dualità irrisolta. Cfr. Prun et, o. c., 140· 144; Oulton-Cha dwick, in Abcandreian Christ., ci t., Introd., 33· 38; J. P. Broudoux, Mariage et Famille chez. Cllm . , Paris 19 70, 61; 73·87 ; 195·198 etc.; C. Tibiletti, VerginitiJ e Matrimonio in ant. Scritt. Crist. , N apoli 1 969, 49·7 1 ; Tissot, art. c. [a III 1 4.3], 168 s . (idee enogamiche in Oem.: cfr. III 11 74 .2 ).

nianae,

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Il/23

1 88-1 89

2. Ecco pertanto il comico Menandro, che dice : « Per gene3. rare figli legittimi ti concedo questa mia figlia » 1. Ora noi

4.

1 38 .

l.

2.

3. 4. 5.

indaghiamo se ci si deve sposare. Questa è una di quelle cose che sono nominate per la loro determinazione 11 qualche fine. Chi si deve sposare, e in quali disposizioni ? E quale donna uno deve sposare, e in quali disposizioni ? Ché non chiunque deve sposare, né sempre, ma c'è un tempo in cui conviene, una persona a cui si addice e una età fino alla quale sta bene sposare. Né chiunque deve sposare qualunque donna o in qualsiasi tempo, ma nep­ pure ad ogni modo e alla cieca : deve sposare chi è in de­ terminate condizioni e la donna che deve e quando deve ; e per avere figli ; e la doMa che gli corrisponda in tutto e non si adatti per forza o per necessità all 'uomo che l'ama. Per tutto ciò Abramo dice della moglie, fingendo che sia sua sorella: « Io ho una sorella per parte di padre e non di madre, e mi è diventata anche moglie » 3 : e cosl insegna che non bisogna menare in moglie le sorelle u terine. Ma seguiamo in breve l'elenco storico [delle opinioni]. Platone pone il matrimonio fra i beni esteriori. Egli vuole assicurare l'immortalità della nostra stirpe, e cioè una sor­ ta di perpetuità che si trasmette ai figli dei figli come una fiaccola 4 • Democrito invece rifiuta il matrimonio e la pro­ creazione a causa delle molte beghe che ne derivano e distraggono dai compiti più necessari 5 • Si allineano con lui Epicuro ' e quanti pongono il bene nel piacere e nell 'assenza di molestie, nonché nella mancanza di dolore. Se­ condo gli Stoici 7 indifferente è tanto il matrimonio quan­ to la procreazione dei figli , che invece sono un bene per

1 Formula legale per l'atto di maritare una figlia; spesso in Menandro: fr. 682 K.; Perikeir. 435 ; Inc. Fab. 29-30 Del Como (cit. a 15 64.2, p. 371 e 387 ). Cfr. R. M. Gra n i , Early Christ. and Gr. Comic Poetry, � O.ss. Philol. ,. 60 1965 157-163, spec. 162. l Gn 20, 12. • Parafrasi di una silloge di testi platonid (l.eg. IV 721c; VI 773e; 776b; Symp. 207d e 208b; Polit. 270a [anche Themist. Or. 32 p. 355d)), che si ritrova in Th"'>d. Gr. Aff. C11r. XII 74-n , unitamente alla citaz. democritea che segue. Cfr. III 6 49.6. s Democr., 68 A 170 D.·K.; dr. olwe, III l 1 .4; 3 20.3 ; 22.1 . 6 Epicur., /r. 526 Us. 7 Chrysipp., /r. mor. 163 Am.; per lili�ci> • Ma se è vero che la cosa sta cosl, ritengano però per lo meno vergognoso che l'uomo, creato da Dio, sia più in­ temperante degli animali senza ragione. Questi fanno gli accoppiamenti non fra molti e senza ritegno, ma con un solo animale e dello stesso genere, come le colombe, i 12 piccioni, le tortore e altre famiglie simili • Inoltre, essi dicono, colui che è senza figli manca della perfezione se­ condo natura, perché non ha provveduto a sostituire al suo posto il proprio successore; perfetto è colui che ha creato da sé il suo simile, o meglio lo è quando può ve­ dere che anche questi ha fatto lo stesso, cioè quando ha posto il figlio nella stessa naturale condizione di lui padre. Bisogna dunque in ogni modo sposare, sia in vista della patria, sia della successione dei figli, sia per contribuire,

• Epicuro e altri 11mici che frequentavano la cortigiana l.eon­ zio : Diog. L X 4; Athen. XIII 588b. NeU a -rE-rpo:x-ru> 5 sostengono che l'apostolo intendesse : « Non gettare nel fuoco la tua anima, dovendo lottare notte e giorno e nel continuo timore di perdere la continenza: poiché un 'anima tutta occupata a resistere si allontana dalla speranza » . E spiega letteralmente Isidoro nei Trai· tali di etica: « Prenditi una donna focosa per non essere distaccato dalla grazia di Dio; e quando avrai sfogato il fuoco della libidine, volgiti a pregare con tranquilla co-

Sull� motivazioni storico-rdigiose dd due opposti comportam�ti dr. già W. Bousset, v. Gnostiker, P W VII 2 [1912], 1534-1547, prtt. 1 537 s. Dopo 1� confutazioni Cl= . anticipa, risp�tto agli av­ versari, l'esegesi di passi scrirturistici che si presenterebooo favo­ r�voli alla loro t�si, « quasi a pr�v�nire in anticipo l� loro int�rpre­ tazioni » (Bolgiani, 4ft. c., 5 8 1 ; 587). Si sa eh� I!IIOstici � ortodossi pretendevano entrambi di rappresentare la vera chiesa; la polemica dov�tt� �ss�� assai aspra, com� oggi trapda dai nuovi t�sti di Nag­ Hammadi. Cfr. Elaine Pagds, o. c. [a Il 9 4�.5], 165-182. 2 M t 19, 1 1 - 12 . Mantengo il termine drastico ·· eunuchi " , che non india solo mat�rial� mutilazione o impotenza, ma anche con­ tin�nza � astin�nza assoluta ( « castità perf�tta ,. : Broudhoux, o. c . , 1 01; dr. Volker, 474 etc.). l ciC1X1J�otL l!fot�ptxo!: dispr�giativo. Ma l'�sempio dd citar�­ do Amoibeas (Ad. V.H. III 30, dr. 6 50.4) potrebbe far p�nsar� ad attori v�i. 4 Riappare, per altro verso, l'edonismo democriteo: cfr. II 23

138.3.

s l Cor 7, 9.

3 02

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III/l

1 96

« il tuo ringraziamento [a Dio] scade a richiesta {del soddisfacimento] e stai sal­ do * ormai non in modo da mantenerti nella retta via, ma solo da non cadere in peccato, sposati 6• - Ma uno è giovane o povero o di salute cagionevole, e non è disposto a sposarsi secondo il consiglio [dell'apostolo] - Ebbene, questi non si allontani dal fratello, e dica : " Sono entrato nel santuario: nulla può capitarmi ! " Se ancora nutre dubbi [su di sé], dica : " Fratello, imponi su di me la ma­ no, affinché io non pecchi ": e ne riceverà aiuto spirituale e sensibile. Abbia solo la disposizione a compiere il bene, e ci riuscirà. Purtroppo talvolta diciamo con la bocca : " Non vogliamo peccare "; ma il pensiero è fisso nel pec­ care. Se uno in queste condizioni non fa ciò che vuole, è per paura, perché non gli si commini la punizione. La na­ tura umana ha per altro alcune esigenze necessarie e na­ turali, altre solo naturali : per es., l'andar vestiti l'ha come esigenza necessaria e naturale, ma la soddisfazione del piacere venereo, come naturale e non necessaria » . Ho presentato questa pagina per confutare i Basilidiani che non si comportano rettamente nella vita : a parer loro o avrebbero licenza anche di peccare a causa della [loro supposta] perfezione, o comunque sarebbero salvati in

3. scienza. Quando poi », aggiunge, 4.

.5.

l.

l.

2.

3.

6 Brano difficil�. Il vecchio G. H�rv�t (cito dall'�diz. d�l Pot· t�r, 17 15, II 1J5) non lo capiva ( o sospettava qualch� imbroglio diabolico) � soggiung�va prud�ot�: « fortass� magis �xp�dit �a non intell�gi "· Isidoro �mbra amm�tt�r� la l�gittimità di uno sfogo s�ssual� puro � �mplic�. � coot�mporane.am�nt� consigliar� il ma· trimooio, quando qu�llo 6nisca col togli�r� la tranquiW tà � d�ge­ n�rar� in stato ansioso. In tutt 'altro modo int�ndono Hi!g�nf�ld, o. c., 21.5-218; Buonaiuti, o. c., 148; Simon�tti, in T�sti Gnostici, cit., 97 (che cons�rva il t�sto tradito, contro Hilgcnfeld, ma non pr�nd� per •vv�rsativo il OÉ del o. 3 � uoi6ch�r�bbe i conc�tti d�i no. 2-3, per cui la donna IJ.Cl)(�TJ. " eh� sa combatt�r� "• " gros­ solana [nell'amor�?] ", " focosa " [non mi pare appropriato l'antico confronto con la " petulant� " di Prv 21, 19] sar�bb� la mogli�). Cfr. Stiihlin, nella trad., III 258 o .l ) ; Lei�gang, o. c. , 145 s. A m� par c�rto il ot avv�rsativo � altr�ttanto certa la distiozion� in due mom�oti succ�ssivi d�lla vita sessuale. Quasi cosl anche il Fri.ichtel, con pena, (parla di luogo " scabroso " [heikle], di inter· pr�tazion� " iocr�sciosa " [pcioliche]: Nachtrag, II 527 s.) � Bol· giaoi, Ùl polemica, cit., 104 s .

·

Castità

1 96-1 97

4.

4.

l.

2.

3.

3 03

ogni modo naturalmente 7 , anche se al presente pecc an o, perché a priori prescelti ( per altro i primi maestri delle loro dottrine nemmeno autorizzano a fare le loro stesse cose). Ebbene, dato che si rivestono del nome di Cristo 5, non imprimano però una bestemmia su quel nome con il vivere una vita più dissoluta dei più intemperanti pagani ! « Questi tali sono apostoli della menzogna, operatori di inganni . . . » etc., fino a « . . . e la loro fine sarà conforme alle loro opere » 9• Continenza è disprezzo del corpo, secondo la confessione 10 fatta a Dio: [del corpo], perché la continenza verte non solo intorno agli istinti sessuali, ma anche alle altre passioni per cui l'anima nutre desi­ deri perversi, non contenta delle soddisfazioni necessarie. C'è continenza nella lingua, nell'acquisto e nell'uso dei beni, nel desiderio 1 1 ; e non insegna solo ad essere tem­ peranti, essa che pure ci procura la temperanza, poiché è potenza e grazia divina . Bisogna pertanto chiarire quale è il parere dei nostri sull'argomento. Noi diciamo beata l a condizione d i " eunuchi ", e cosi pure quelli cui essa è stata donata da Dio ; ma apprezziamo anche la " monogamia " e la dignità del matrimonio unico 11, dicendo anche che bi-

7 Cfr. II 3 10.2.

l OVO I-'Cit: che designa anche il gruppo dei Cristiani. Or. 2 5 . 1 ; 6 46.3-4 ; I V 7 42.4 ; anche V 6 38.7 (Cristo - Nome). 9 2 Cor 1 1 , 1J e 15. IO 61-' oÀ.oy(cx (o 61-LoM"(T)cnc;): la " confessione " della fede, fatta in pubblico, davanti agli uomini: t!io!J.OÀ.6"(T)cnc; � la risposta alla chiamata divina: cfr. I 5 3 1 .6 e il testo sacro cit. a I 7 38.5; IV 3 15.3; 9 73.3; 75.3-4; 18 1 1 2 . 1 ; VII 3 2 1 . 1 ; 7 57 . 1 ; 1 2 80 . 1 ; 1 6 105.4 etc . ; Brontesi, o . c., 536. Il Cfr. 6 59. 1-2 ; già Il 18 80.4. L-a definizione ri sente di Ari­ stotele: Eth. Nic. VII 4 1 146 b 6- 1 9 (cfr. Volker, 292) e 1 1 1 151 b 23 - 1 1 52 a 26; anche Basil. Epist. 366 (III p. 228 Courtonne ) : cfr. Volker, Basil. Epist. JGG und Cl�m. , « Vigil. Christ. » 7 1953 23-26, che contesta l'au tenticità dello scritto. Per la continenza come grazia di Dio cfr. oltre, 7 57 .2 ; I111a t. Ad Pol)lc. 5, 2; il modello � Sap Sal 8, 2 t . Il Cfr. oltre, 11 74.2 ; 1 2 83 .3-4 ; 88.4. Sulle tende!l%e enoga­ miche di Clem. cfr. E. Preisker, Christentum u. Ehe ;,. d�r �rst�11 dr�i ]ahrhund., Berlin 1927, 200-210 etc.; Broudehoux, o. c., 8890; Y. Tissot, H�nogamie �t remariag� ch�:r. Cllm . , " Riv. di Sto­ ria e Lett. Retig. » 11 1975 16 7- 197 .

3 04

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III/l

1 97

sogna sopportare insieme e « addossarsi vicendevolmente i pesi », affinché uno « pensando di tenersi ben diritto, non abbia invece a cadere » 13 anche lui. Quanto poi alle seconde nozze, « se bruci », dice l'apostolo, « sposati » 14•

U u

Gal 6, 2 e l Cor 10, 12. l Cor 7, 9 ci t. " Decoroso adulterio ,. le seconde nozze pe r Atenagora (Pro Christ. 33, 4 ).

CONFUTAZIONE DEGLI ERETICI LI BERTINI E DEGLI ERETICI RIGORISTI (c.

Capitolo 5.

2-6 )

2

197

l. I discepoli poi di Carpocrate

2.

e di Epifane 1 ritengono che le donne debbano essere comuni! Di qui dilagò l 'insulto più grave contro il nome [cristiano]. Questo Epifane, di cui sono divulgati gli scritti, era figlio di Carpocrate e di una donna chiamata Alessandria; era alessandrino per parte di padre, di Cefallenia per parte di madre . Visse

l Anche questo brano sui Carpocrazioni s i legge in Epifanie (Panar. 32, 3 : dr. Hilgenfeld, o . c. , 402-406). Carpocrate e il fi­ glio Epifane furono iniziatori di una setta gnostica che durò a lungo, fino al sec. VI. Stando • quanto si ricava da Ireneo (Adv. Haer. I 25), la dottrina di Carpocrate ed Epifane comprendev• una cosmogonia e un'antropologia saldamente vincolate. Gli an­ geli creatori dd mondo o arconti, desiderosi di tenervi imprigio­ nate le anime tendenti per natura a Dio, le costringono alla " me­ tensomatosi ", per cui esse devono attraversare ogni possibile espe­ rienza peccaminos a : di qui l'indifferentismo morale di cui parla Clem . Solo dopo aver toccato il fondo del male le anime possono risalire a Dio. Solo Cristo, aiutato da superiori potenze, ha _potuto ricongiungersi a Dio senza avere sperimentato il peccato. Egli fu un semplice uomo: nuovo Er armeno, ricordò lucidomente ciò che aveva visto prima di incarnarsi e mostrò cosi agli uomini la via della redenzione. Contro tale stravagante fusione di libertinag­ gio e platonesimo lancia i suoi strali tu tta l'apologetica ortodossa. Cfr. Hilgenfeld, o. c. , 397-420 (che fra l'altro reagisce giustamente all'ipotesi ipercritica nei confronti della notizia di Clem., per cui un Epifane non sarebbe rnai esistito, ma Clem. avrebbe scambiato per personaggio storico una omonima divinità lunare di Cefalle­ nia); Simonetti, in Testi Gnostici, cit., 75·85 etc. Quanto alla C­ munanza delle donne (8.1-2), l'uso è condiviso dai famigerati Bar­ belognostici, secondo Epifanie, che fu di loro, poi se ne staccò inorridito (o. c. , 26, 4·5). Carpocrate e i carpocraziani sono nomi­ nati da Clem. come sfacciati manipolatori di testi sacri nel fr. di lettera (se lo scritto è suo) trovato nel monastero di Mar Saba e ampiamente studiato da M. Smith, o. c. [a I l 1 .1], 46; 266-278 ( ivi tutte le testimonianze sulla setta); 295-350.

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3.

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1 97-1 98

soltanto 16 anni ; e a Same di Cefallenia è onorato come un dio. lvi gli sono stati costruiti e consacrati un santua­ rio di blocchi di pietra 2 , altari, tabernacoli, un museo ; e i Cefalleni si radunano nel tempio in periodo di luna nuova e fanno sacrifici ad Epifane nella ricorrenza del giorno natalizio, a ricordo della sua apoteosi, fanno libagioni e banchetti e gli cantano inni . Istruito alla scuola del padre nel ciclo completo delle discipline l e nella filo­ sofia di Platone, fu l'iniziatore della gnosi "monadica " 4 ; e da lui è sorta cosl l'eresia dei Carpocraziani. Ora egli scrive, nel libro Sulla Giustizia : « La giustizia di Dio è una sorta di comunanza con uguaglianza. Il cielo, esteso ugualmente da ogni parte, abbraccia in giro tu tta la terra. La notte manifes ta allo stesso modo tutte le stelle; e il sole, principio del giorno e padre della luce, Dio lo ha effuso dali ' al t o sulla terra, uguale per tu t ti quelli che lo possono vedere (e questi lo guardano tu t ti allo stesso modo ) : poiché Egli non distingue ricco o pove· ro o capopopolo, stolti o assennati, maschi o femmine, liberi o schiavi 5• Nemmeno in rapporto agli esseri irrazio· nali opera contro questa norma : anzi a tutti gli animali ha effuso, uguale e comune, il sole, e con ciò rende salda la giustizia per buoni e cattivi, poiché nessuno può avere di più o sottrarre al vicino, per raddoppiare la (propria parte di] luce impossessandosi anche della sua. Il sole fa sorgere comune nutrimento a tutti gli animali, essendo con ciò distribuita in misura uguale a tutti la sua comune

2 �u1:wv ).l&wv, propriam. « massi da scavo 10. l tTxuxl•oc; no:•SEla.: dr. I S 30.1.

267; XIV

»? Cfr. Odyss. VI

4 " Monade " è pe r questi gnostici il principio primo, 11poo:p xn. di tutte le cose ( lren. Adv. Haer. I l, 1·2, l; 1 1 , 3-4; cfr . del resto la monade pitagorica ). Battuti dalle obiezioni degli ortodossi con­ tro il loro empio dualismo, Marcioniti e Valentiniani crearono la teoria del Dio unico, pur non aderendo all'ortodossia. Sulla peri· colosa posizione fanno ora luce i testi di Nag·Hammadi (per una prima informazione cfr. E. Pagels, o. c., 79·82). Se gli eretici di cui oltre, 4 29. 1-3 sono carpocraziani, si deduce che per essi la monade ha anche un significato teleologico: si deve ricostituire l'unità divina originaria, in forma di comunanza o promiscuità. Or. Ps. Tert. Adv. omfl. Haer. 3 etc. s Cfr. Mt S, 45; Col 3, 11.

198-1 99

Ubertini e rigoristi

3 07

giust121a : in conformità a tale criterio tutto il genere dei bovini viene a trovarsi in modo simile ai singoli bovini, qudlo dei porci come i porci, qudlo delle pecore come le pecore, e cosl via : è la comunanza che appare in essi giu4. stizia. Poi, sempre secondo la comunanza, tutti i semi sono gettati allo stesso modo, secondo i vari generi. Co­ mune nutrimento sorge per tutte le bestie pascolanti in terra , e per tutte in ugual modo; e non è soggetto a nessun vincolo, bensl per la generosità di colui che lo dona e ordina è a disposizione, con armonica giustizia per tutti. 7. l. Ma neppure la loro generazione ha una legge scritta ( poi­ ché sarebbe stata modificata ): essi invece seminano e pro­ creano allo stesso modo, per una comunanza che hanno innata grazie alla giustizia. Allo stesso modo, comune per tutti, il creatore e padre di tutti gli esseri, legiferando con la giustizia che gli è propria, ha dato l'occhio per vedere, senza distinguere femmina da maschio, essere razionale da irrazionale, in una parola, nessun essere da nessun altro. Ripartendo con uguaglianza e comunanza, con un solo or2. dine ha donato la vista a tutti allo stesso modo. Vice­ versa », aggiunge [Epifane], « le leggi nostre, incapaci di punire l'ignoranza degli uomini, insegnarono a trasgrecfi r­ le : infatti il loro particolarismo ha frantumato la comu­ nanza della legge divina, e la corrode ». (Ma cosl non ca­ pisce il detto ddl'apostolo, che afferma : « Attraverso la 3. legge ho conosciuto il peccato » 6). Prosegue poi dicendo che [la distinzione di] mio e tuo fu introdotta attraverso le leggi, per modo che gli uomini non godono più in co­ mune dei frutti della terra e dei beni (che erano infatti 4 . comuni ), e nemmeno dd matrimonio. « In comune per tutti creò le viti, che non sono protette contro passeri né ladri ; cosl il grano, cosl gli altri frutti. Ma la messa al bando della comunanza e dei criteri di uguaglianza pro8. l . dusse il ladro di pecore e di frutti. Dunque Dio ha fatto per l'uomo ogni cosa in comune, ha congiunto in comune la femmina con il maschio e allo stesso modo ha accop­ piato rutti gli animali: cosl ha rivdato che la giustizia è 6 Rm 7,. 7.Si nota n�l fr. di Epifan� una chiara r�ivisc� d�ll'antica polemica sofistica che contrapponeva cpucn.o; a v6�oo;, la natura buona alla legg� iniqua: cfr. Antiphont., 87 B 44 D ..K.

308

Stromati Ill/2

1 99

2. comunanza a base di uguaglianza. Ma gli uomini, pur nati secondo questo ordine, hanno poi rinnegato la comunan­ za che ha prodotto la loro nascita, e dicono : " Colui che si è preso una donna se la tenga " , mentre tutti potreb­ bero tenerle in comune, come gli altri animali apertamen3. te fanno ». Dopo queste testuali espressioni, Epifane con­ tinua ancora con tutta coerenza : « Dio ha ingenerato per la conservazione delle speci la concupiscenza, possente e più violenta nei maschi : e non c'è né legge, né costume, né altro al mondo che la possa annullare. Essa è decreto di Dio ». 4. E come si fa a prendere ancora in esame costui nel nostro discorso, lui che cosl vuoi distruggere addirittura la Legge e il Vangelo ? La Legge dice: « Non commettere adulte­ rio » ; e il Vangelo : « Chiunque volge l'occhio per concu5. piscenza ha già commesso adulterio » 7 • Invero il precetto della legge: « non desiderare » dimostra che l'unico Dio proclama il comandamento attraverso la legge e i profeti e il Vangelo ; elice infatti: « Non desiderare la donna del 6. tuo vicino » 1 . Ma il " vicino " non è il giudeo rispetto al giudeo, perché questi sono fratelli e hanno in comune lo stesso spirito; resta quindi che con " vicino " si intende " quello che è d'altra gente " . Infatti come puèi non essere vicino colui che può essere partecipe dello spirito 9? Non dei soli Ebrei, ma anche dei pagani è padre Abramo 10• 9. l. Se la donna adultera e colui che ha fornicato con lei sono puniti con la morte 11 , è evidente allora che il comanda­ mento che elice: « non desidererai la donna del vicino » , espone il divieto intorno a i pagani, affinché quando uno si sia astenuto secondo la legge dalla donna del vicino e dalla sorella ebrea, oda direttamente la parola del Signore : « Io 2. invece dico: non desiderare . . . » 1 E quell'aggiunta del pronome " io " mostra più energicamente la validità del comandamento e che Carpocrate ed Epifane sono in lotta •

7 Es 20, 13 e Mt 5, 28, due testi spesso cit. dine del pensiero di Clem. in questo libro. • Es 20, 1 7 . l due Testamenti daU'unico Dio : ' Cfr. II 9 42. 1 . 10 Gn 17, 5 (in Rm 4, 16-17). n Conforme al verdetto del Levitico (20, 10; 12 Errore di Clem.: Mt 5, 28 cit. non ripete il

in seguito : cardr. I 27 174 .3 . dr. Dt 22, 22 ) . testo dell 'Esodo.

1 99-200

Libertini e rigoristi

3 09

contro Dio. Nello stesso famigerato libro Sulla Giustizia, che torno a citare, Epifane aggiunge, se non erro, queste 3. precise parole: « Onde il precetto espresso dal legislatore : " non desiderare " va inteso come cosa ridicola; oltreché è ancor più ridicola l'aggiunta: " le cose del vicino ". In­ fatti .:olui che ha dato la concupiscenza come mezzo per conservare la generazione, comanda . . . che sia tolta, senza toglierla a nessun animale. Con il dire poi : " la donna del vicino ", vuoi costringere ciò che è comune a diven­ tare privato : cosa più ridicola ancora » 13• I O. l . Questi i dogmi degli illustri Carpocraziani. Si racconta che essi e altri simili adulatori di simili brutture si tro­ vano riuniti a cena ( non chiamerò banchetto eucaristico il loro raduno ), uomini e donne insieme, e si satollano (> l6 . 52. l . Ma che dico ? Non partecipavano forse all'uso delle cose create gli antichi giusti, con gratitudine? Alcuni vissero un'onesta vita coniugale ed ebbero figli. Ad Elia i corvi portavano, come vitto, pane e carne 27• Samuele il profeta 2 1 Cfr. Plat. Leg. VIII 840a (e Schol.); Callim . , /r. 47 Pf. ; in 11enere Hor. A. P. 4 1 2-4 14. Plat. parla del pitagorico Icco ( 25, 2 D .-K. - I 154 Timpanaro, cit.). In genere cfr. oltre, 16 1 0 1 .4. 22 Cfr. Ael. V. H. III 30 (dt. a 1 1 .3); Hist. An. VI l . ll Istros (dr. I 2 1 106. 1 ), 334 F 55 Jac.; dr. Ael. V. H . X 2 (che attribuisce l'episodio ad altro personaggi o). Cfr. P W, I 2 [1894] 1871 (Amebeo ); II l [1895] 1055 (Aristotele di Cirene); I I 2 [1896] 1869 (Astilo) Le poche parole di commento valgono una critica agli encratiti: gli esempi pagani di continen1a sono apprezzabili in rapporto al loro ambito, ma non �iustilicano il comportamento degli encratiti : la gloria terrena degli atleti e l'in­ tenzione religiosa dei Cristiani sono cose diverse, aveva sil deUo Paolo ( l Cor 9, 25). Cfr. Bolgiani, art. c., 576 s. 24 l Tm 4 , l e 3 (cfr. a 3 12.1 e IV 22 146.2). Z5 Col 2, 18 e 23. l6 l Cor 7, 27 e ib., 2 e 5. 27 l Re 17, 6.

336

Stromati III/6

220

portò e diede a Saul da mangiare una coscia, di quelle

2. che mangiava lui e che aveva messo da parte 21 • Ma co­ -' · 4.

53.

l.

2. -' ·

4.

:5.

storo, che per tenore di vita si credono superiori persino quelli, non potranno neppure essere messi a confronto con le loro azioni. Pertanto : « Chi non mangia non tenga a vile chi mangia; chi mangia non giudichi chi non mangia : poiché Dio lo ha accolto con sé » 29• Ma anche il Si­ gnore dice di se stesso : « Venne Giovanni , che non man­ giava né beveva: e dicono: " Ha un demonio " . Venne il Figlio dell'uomo, che mangia e beve; e dicono : " Ecco un uomo vorace e ubriacone, amico dei pubblicani e dei peccatori " » JO. O vorranno sconfessare anche gli apostoli? Pietro e Filippo ebbero figli; Filippo anzi diede a marito le figlie. Paolo poi non si erita di nominare in una epi­ R stola la propria compagna 1, che non portava con sé per essere a suo agio nel suo ministero. E dice in un'altra lettera : « Non abbiamo noi il diritto di condurre con noi una donna, sorella [di fede], come gli altri apostoli ? » n _ Ma questi, come si conveniva al loro ministero, atten­ dendo alla predicazione « senza distrazioni » 33, portavano con sé le donne non come spose, ma come sorelle, che avrebbero dovuto aiutare nei servigi le donne di casa : at­ traverso di esse la dottrina del Signore poteva penetrare anche nel gineceo, senza dar luogo a calunnie 34• Infatti noi sappiamo anche che cosa il grande Paolo dispone, nella Seconda lettera a Timoteo, circa le donne diacones­ se ». Ebbene, egli stesso grida che « il regno di Dio non consiste nel mangiare e nel bere » ( però ne mmeno nel­ l 'astinenza dal vino e dalle carni ), « ma è giustizia e pace e gioia nello Spirito Santo » 36 • Chi di loro va in giro con a

l Sam 9, 24. R.m 14, 3. JO Mt 11, 18-19 e parall. Jl Fil 4, 3; cfr. Eu s.- H. E. III 30, l. Ma Paolo si professa ce­ libe: l Cor 7, 8 (cfr. oltre, 10 68.2 ). In ogoi caso yvi)cm cn:.t;vyE �. a quanto pare, maschile. O si riferisce al marito di una delle doone Dominate (1. c.), o uno dei due termini � nome proprio. JZ l Cor 9 , 5; dr. IV 15 97.4-5. ll Cfr. l Cor 7, 35. 34 Analogamente la Con1tit. Apo11. 3, 5. » l Tm 5, 9-10. l6 R.m 14, 17 (cit. sopra, 48.3 ).

21

29

220-221

54.

l.

2.

3.

4.

55.

l.

2.

Libertini

e

rigoristi

3 37

addosso una pelle di pecora e una cintura di cuoio come Elia ? Chi ha mai indossato un sacco, per il resto nudo e scalzo come Isaia ? O soltanto un grembiale di lino come Geremia 37? E il modo di vita " gnostico " di Giovanni 31 chi lo imiterà? Ma anche vivendo cosl, ringraziavano il Creatore, quei beati profeti. Invece la giustizia di Carpocrate e di quanti alla pari di lui vogliono la comunanza senza freni 39 si dissolve, forse, di fronte a queste sole parole. Appena ha detto : « Dà a chi ti chiede �>, [il Signore] aggiunge: « E colui che vuole da te un prestito, non lo respingere 1> 40: questa è la comunanza che insegna, non una comunanza di libidine. E come [ci può essere] colui che chiede, riceve, prende a prestito, se nessuno c'è che abbia e conceda e presti 41 ? Il Signore poi dice : « Avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere, ero pelle­ grino e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito >> . E aggiunge: « Quanto avete fatto ad uno di questi piccolissimi, l'avete fatto a me » 42• E non dà le stesse norme anche nell 'Antico Testamento ? « Colui che dà ad un men­ dico presta a Dio �> ; e: « Non trattenerti dal beneficare un bisognoso �> : cosl è scritto. E ancora: (( Misericordia e fedeltà non ti abbandonino �>; e: « La povertà umilia l 'uo­ mo, ma le mani degli uomini valenti arricchiscono 1> 43• E aggiunge : « Ecco : chi non ha dato ad usura il suo denaro, diviene accetto �> 44; e: « Riscatto della vita di un uomo è giudicata la sua ricchezza >> 45: questo non chiarisce tutto apertamente? Come il mondo è composto deì contrari, ad es., di caldo e freddo, secco e umido, cosl anche di quelli che danno e di quelli che ricevono. Poi ancora quando dice : « Se vuoi essere perfetto vendi quello che hai e dà ai poveri �>, confu ta colui che si vantava di (( aver osserl7 li 19 40

Cfr. 2 Re l, 8 etc.; Is 20, 2 Ger 13, l . Cfr. Mt 3, 4 etc. Cfr. sopra, 2 .5.1; 4 27.2-3. Mt .5, 42. 41 Questo anche in Quis div. 1. 13, l e 30, 2. 42 Mt 2.5, 3.5-36; 40. 43 Prv 19, 1 7 ; 3, 27 e 3; 10, 4. 44 Cfr. Sal 14 [1.5], .5; E z 18, 8. 45 Prv 13, 8.

338

Stromati III/'

221 -222

vato tutti i comandamenti fino dalla giovinezza »: in real­ tà non aveva adempiuto questo: « Amerai il tuo prossimo come te stesso » 46• Solo allora, reso perfetto dal Signore, 56. l. imparava a donare con amore. Insomma [il Signore] non ha vietato di essere ricchi, ma di essere ricchi ingiusta­ mente e insaziabilmente; infatti: « Il possesso attorno a cui ci si affanna con iniquità rimpicciolisce », e: « Ci sono di quelli che, seminando, moltiplicano e di quelli che, rac­ cogliendo, hanno meno » '1• Dei primi è scritto : « Pro­ fuse, diede ai poveri: la sua giustizia dura perpetua » 41• 2 . Colui che « semina e raccoglie di più » è questi, che attra­ verso la generosità esplicata sulla terra e nel tempo ac­ quista i beni del cielo e dell'eternità. L'altro invece a nessuno ha donato, ma vanamente « ha raccolto tesori sulla terra, dove tarli e ruggine li consumano » '9 (e di lui è scritto : « Raccogliendo le monete, le ha raccolte in un 3. sacco forato ,. so). Di questo dice il Signore nel Vangelo che « la terra fruttò bene »; poi, siccome voleva porre in serbo i raccolti e intendeva costruire granai maggiori, par­ lò a se stesso come in un soliloquio : « " Tu hai molti beni riposti per molti anni: mangia, bevi, datti al bel tempo " . " Stolto ", disse [il Signore], "in questa notte ti verranno a chiedere la tua anima. E allora tutto quello che hai preparato, a chi andrà? " » 51•

46 Mt 1 9 , 19·21 e parall. (ma coa diverso ordine aei VI.). fl Prv 13, 11 e 11, 24. 41

)5.5.

Sal 111 [1 12], 9; dr. I I 19 102.5; VI 1 3..3; Poeti. III 6

.., Mt 19, 21 e 6, 19. lO Ag l, 6.

51 Cfr. Le 12, 16-20.

CASTITÀ E MATRIMONIO CRISTIANI (c.

Capitolo 7

7-12)

222

l . Ordunque, la contine112a umana, intendo quella secondo i filosofi Greci, professa di combattere i desideri e di non farsene schiavi nella pratica. La contine112a secondo noi invece vuole che non si desideri, non perché uno, in preda al desiderio, poi si domini, ma perché si renda dominatore 2. anche [dell 'atto] del desiderare 1 • E questa contine112a non la si può acquisire se non per grazia di Dio. Perciò [il Si· 3 . gnore] disse : « Chiedete e vi sarà dato >> . Questa grazia ricevette anche Mosè, rivestito del suo misero corpo, per· 4. ché per 4 giorni non soffrisse né fame né sete 2 • Come esser sani è meglio che discorrere della salute da malati, cosl essere luce che parlare della luce e [vale più] la con· '· tine112a secondo verità che quella appresa dai filosofi. Non è possibile che vi sia tenebra là dove è luce. Ma dove è radicato, il desiderio, anche se112a oggetto, anche se in stato di quiete quanto all'attività del corpo, però coesiste nel rapporto con ciò che non è presente, richiamandolo alla memoria. 58. l . Procediamo ora col nostro discorso in generale intorno al matrimonio, al cibo, etc . : noi non dobbiamo fare nulla per desiderio, ma volere solo quello che è necessario, perché non siamo figli del desiderio, ma della volontà 3• 2. Chi poi sposa in vista della procreazione deve esercitare

57.

l Il p•ccato � ridotto all'intenzione, onde la proibizione del desiderio cupido (Mt 5, 26-2 7 ; dr. 14 94.3); per la citaz. seguente, dr. Mt 7, 7 etc.; ancbe in Sacra Parall, 237 Holl. 2 Cfr. Es 24, 18 (e Pbilon. De 11ita M. Il 14, 69). Per la " lu· ce " dr. sopra, 5 44.3 . l Or. G v l, 1}, La volonrl � libera (l l 4 . 1 ), il vero matti· monio A1t«&i).;.

3 40

Stromati III/7

222-223

la continenza, sl da non provare nemmeno concupiscenza per la propria moglie, che deve pur amare; egli deve pro­ creare figli con onesta e saggia volontà. Infatti non ab­ biamo appreso « ad aver premura della nostra carne in vista dei desideri, ma procedendo con decoro come in pieno giorno », cioè nel Cristo, nella luminosa guida del Signore, « non fra baldorie e ubriachezza, non fra letti e 59. l . lasdvie, non fra discordie e gelosie >> 4 • E in realtà non si conviene considerare la continenza solo da un unico punto di vista, cioè quello dei piaceri erotici : infatti va consi­ derata anche riguardo agli altri desideri che la nostra ani­ ma nu tre, guasta di mollezza, poiché non si contenta del 2. necessario, ma si prende eccessiva cura del lusso . È con­ tinenza anche disprezzare il denaro, sdegnare delicatezze, possessi, apparenze, frenare la lingua, dominare con la ragione i cattivi pensieri . Già avvenne che persino degli angeli, incontinenti, presi da desideri, precipitarono dal 3. cielo quaggiù 5• Scrive Valentino nella Lettera ad Agato­ pode: « Gesù sopportava tutto ed era padrone di sé : ope­ rava per divina essenza; mangiava e beveva in modo parti­ colare, senza evacuare gli escrementi. Tanta era la forza del suo dominio di sé, che anche il cibo non era soggetto 4. a corruzione in Lui: Egli non aveva corruzione » 6 • Noi dunque abbracciamo la continenza per l'amore che por­ tiamo a Dio e per la bellezza che ha in sé: cosl santifi­ chiamo il tempio dello spirito 7 • È bello « in vista del re­ gno dei Cieli farsi " eunuchi " 1 rispetto ad ogni desiderio, 4 Rm 13, 14 e 13. Il commento � una definizione di tyxpli-tEL" (cfr. l 4.1-2; II 18 80.4); anche in Basi!. Epist. 366 (a l 4 cit.). s B questo negli Strom. L'accenno più chiaro alla dottrina, appartenente all'apocalittica giudaica (Libro di Henoch etiopico o J• Henoch ), della caduta degli angeli : cfr. gii I 16 80.5; 17 81.4; A. Knauber, Patrologische Schiit:ung des Clem., etc. , in « Kyria· kon ,., Festschrift Quasten, I Miinster 1970, 289-308, prec. 303. ' Cfr. al c. t• in princ . Il fr. anche in Testi Gnostici, cit. ivi, 128; contiene un'allusione a Ps. 15 [16), 10, per cui dr. VI 6

49.3. 7 Cfr. l Cor 3, 16-17. Per l'apprezzamento del corpo, che

rientra in una visione dd mondo più serena rispetto al pessimismo senza scampo degli gnostici avversari, dr. 17 104.4 ; I V 8 60.4; 26 164.3-4; VI 7 60.2 ; Quis diu. s. 18, 2; anche a IV 6 40 .3. • Mt 19, 12; dr. l 1 .4.

223-224 60.

l.

2.

3.

4.

Matrimonio cristiano

34 1

e « purificare la coscienza da opere morte, per servire il Dio vivente » 9• Essi invece, per l'odio che hanno verso la carne, aspirano a liberarsi dall'unione coniugale e dalla necessità di nutrirsi dei cibi convenienti : ingrati, stolti e atei, esercitano una irrazionale continenza, come del resto i più fra gli altri pagani. Ad es. i Bramani non mangiano animali , non bevono vino. Alcuni di loro prendono i pasti ogni giorno come noi, ma altri solo ogni due giorni, come narra Alessandro Poliistore nelle Storie l ndiane 10• Di­ sprezzano la morte 1 1 , non stimano per niente la vita ; in­ fatti credono in una rigenerazione. Alcuni però venerano Eracle e Pan *. Quelli poi fra gl'Indiani che sono detti i Venerabili 1 2 passano tutta la vita nudi. Praticano [il culto della] verità, danno presagi sul futuro e adorano una loro piramide, sotto la quale credono che riposino le ossa di un dio. Ebbene né i Gimnosofisti, né i cosiddetti Vene­ rabili hanno rapporti con donne: lo ritengono atto contro natura e contro la legge, ragione per cui si mantengono casti . Anche le donne Venerabili si conservano vergini. Pare che osservino i corpi celesti e tramite le loro indi· cazioni presagiscono qualcosa del futuro. Capitolo 8

61 .

l.

Quelli che propalano l'idea dell'indifferenza [morale] 1 , for­ zando [il senso di] alcuni testi sacri, pensano che essi suf­ fraghino la loro condotta voluttuaria, in particolare il fa­ moso versetto: « Il peccato non dominerà su di voi, �r· ché non siete in potere della legge, ma della gra2ia » (e ne adducono altri del genere, che in questo momento non 9 Eh 9, 14 .

IO Alex. Polyhist., 27) F 18 Jac. Sui Bramani dr. l 15 68.1; per i loro costumi, Hippol. Rtf. l 24. I l Cfr. il motto di Zenone in II 20 125.1. 12 l:t11vot. Il Diehle, art. ç. [ a l lS 71.3·6], 61 sospetta una banalizzazione per ftwo' (Hesych., s. v.), ove scorguebbe un'allu­ sione al jainismo. La " piramide " è la stupa dei Buddisti? l Cfr. sopra, 4 27 etc. Per le forzarure dei testi da parte degli eretici cfr . I S 29.6. 2 Rm 6, 14.

342

Stromati III/8-9

224-22J

val la pena ricordare : io non sto allestendo una nave di

2. pirati 3). Ebbene, ribattiamo dunque in breve il loro argo­

62.

mentare. Proprio il grande apostolo dissolverà la calunnio­ sa interpret112ione aggiungendo a quanto precede : 5 : castità da prostituzione, temperanza 3. da intemperanza, giustizia da ingiustizia. « Infatti che compartecipazione ci può essere fra giustizia e iniquità? o che comunanza fra luce e tenebre? o che accordo fra Cristo e Belial? Che cosa ha da spartire il fedele con chi non ha fede? Quale convenzione ha con gl'idoli il tempio di Dio ? . . . Avendo dunque tali promesse, purifichiamoci da ogni sozzura di carne e spirito, completando nel timore di Dio la nostra santi.6c112ione » 6• Capitolo 9

63 .

Dall'altra parte quelli che " si oppongono " 1 alla crea­ zione di Dio in nome della loro speciosa continenza, ripe­ tono il celebre motto rivolto a Salome, del quale prima facemmo menzione. Esso è riportato, come ho detto, nel 2. Vangelo secondo gli Egiziani. Si dice infatti che lo stesso Salvatore dicesse : « Sono venuto a distruggere le opere l.

J

Clem. non intende fare una caccia spietata.

4 R.m 6, 15. s

2 Cor '· 10 e 17. • 2 Cor 6, 14-16; 7, l. 1 ch.-n"tdcrcT61J.EVOL, come gli Antitatti (4 34.3), che pero sono libertini. Su qumi, encratiti, dr. invece 6 4,.1-) .

225

Matrimo11io cristiano

343

della femmina », dove la " femmina " sarebbe la concupi­ scenza, e le " opere " la generazione e la corruzione. Ebbene, che ne concluderanno? Questa economia è stata dis­ solta ? Non lo potranno dire, perché il mondo tuttora si regge su questo stesso ordinamento. Ma il Signore non . disse cosa falsa: di fatto Egli distrusse le opere del desi­ derio: avidità, ambizione, brama di gloria, pazzia per le donne, pederastia, ghiottoneria, dissipazione e simili: il sorgere di questi vizi è la morte dell'anima, se è vero che diventiamo « cadaveri per i peccati » 2• E questa " fem­ mina " significava intemperanza. Ma la generazione e la corruzione che si verificano nella creazione è a priori ne­ cessario che vi siano, fino alla completa distinzione e re­ dintegrazione l degli eletti, per cui anche le sostanze pro­ miscuamente confuse nel mondo saranno restituite alla loro originaria sede. Onde giustamente, poiché il Logos alludeva alla fine [del mondo], Salome dice : « Fino a quando gli uomini moriranno? ». E la Scrittura dice il vocabolo " uomo " in due sensi, sia l'uomo visibile sia la sua anima; ossia quello che si salva e quello che non si salva. E morte dell'anima è detto il peccato • . Perciò a ragion veduta risponde il Signore: « Fino a quando le donne partoriranno », cioè fino a quando i desideri fa. ranno i loro effetti. « Perciò, come attraverso un solo uomo il peccato entrò nel mondo, anche attraverso il pec· ca to la morte si diffu se fra tutti gli uomini, in quanto tut• ti peccarono ... e la morte regnò da Adamo fino a Mosè ,., dice l'apostolo s. Per naturale necessità della economia di­ vina a nascita segue morte, e alla congiunzione di anima e corpo si accompagna la loro dissoluzione 6• Se la gene­ razione è ai fini della nostra istruzione nella " gnosi " 7, la dissoluzione è per la redintegrazione. E come la donna è reputata causa di morte perché partorisce, cosl sari anche detta introduttrice di vita per la medesima ragione. Anzitutto colei che si fece iniziatrice della trasgressione

.

3.

4.

64.

l.

2.

3.

65.

l.

2 Ef 2, 5.

cinoxa-.ckcrr!ll71o4; :

l 4 Or. 1

dr.

II 8 37.6.

Tm 5, 6; anche E:�tc, e% Theod. 67.

s R.m 5, 12 e 14. 6 Or. ancora

6 45.) e Plat. Phaed. 67d.

7 C&. IV 4 18.1; 6 40.1 .

.

344

Stromati Ill/9

225-226

fu chiamata " vita " 1, e per ragione della successione di coloro che sono via via generati e che peccano diviene madre sia dei giusti come degli ingiusti: sta poi a cia­ scuno di noi 9 rendersi giustificato o viceversa prender po2. sizione come disubbidiente. Perciò sono convinto che l'apostolo non detesti la vita corporea là dove dice: « ... ma con tutta franchezza, sempre e anche ora, Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia con la vita sia con la morte. Poiché per me vivere è Cristo e morire un gua­ dagno. Tuttavia, se il vivere nella carne è anch'esso per me fruttuoso lavoro, allora non so che scegliere. Sono preso fra queste due prospettive, aspirando a sciogliermi dal corpo ed essere con Cristo, che è meglio assai ; d'altro 3. lato restare nella carne è più necessario per voi » 10• Con queste parole dimostrò evidentemente che l'amore verso Dio è motivo ultimo e perfetto dell'uscita dal corpo, ma saper pazientare e accettare di buon grado per amore dei fratelli bisognosi di essere salvati 11 è motivo ultimo della 66. l . presenza nd corpo. Ma perché coloro che tutto fanno più che « tener dietro alla vera regola •> n evangelica, non adducono anche quel che segue del discorso rivolto a Sa2. !ome? Quando ella dice: « Dunque, ho fatto bene a non partorire •>, convinta che non ci si deve occupare di pro­ pagare la stirpe, il Signore le risponde : « Mangia ogni 3 . erba, ma quella che ha amarezza non mangiarla » u . Con ciò vuoi significare che dipendono da noi 14 e non da ne­ cessità, per proibizione di qualche comandamento, tanto la continenza quanto il matrimonio, spiegando inoltre che il matrimonio reca un suo contributo alla creazione. 67. l. Da una parte dunque non si creda un peccato il matri1 Gn 3, 20. 9 Cfr. a I l 4.1; " giustificato " nel senso paolino: cfr. I 4

27.3.

IO

Fil l, 20·24.

1 1 Lo " gnostico " aiuta i fratelli a salvarsi, crea " gnostici " :

cfr. I I 1 0 46.1.

u

Cfr. Gal 6, 16. Fr . 2 in Bonaccorsi, cit., 14. Con c l'erba amara "' dell'apo­ crifo dr. c l'albero amaro ,. delle Odi di Salomone, 1 1 , 18 (che sarebbe il matrimonio: Broudehoux, o. c. [a II 23 137.1], 55). Come si giustifichi il commento di Clem . al passo non si vede. 14 Cfr. sopra, } 13.2; e I l 4.1. Il

226-227

Matrimonio cristiano

3 45

monio fatto secondo principi razionali - se non si presume molesta l'educazione della prole ( lo dico perché viceversa per molti la cosa più dolorosa è la mancanza di figli ) - e dall'altra parte la prole può essere per qualcuno una mo­ lestia in quanto contribuisce a distrarre dalle cose divine per le indispensabili brighe; e allora, anche se uno non sopporta di buon grado la vita solitaria, non aspiri a spo­ sare : ciò che ci sta a cuore, perseguito con temperanza, non è dannoso, e ciascuno di noi è arbitro circa la scelta 2. di aver figli . Ma io vedo che purtroppo il matrimonio è un pretesto: gli uni , che se ne astengono, non certo se­ condo la santa ·" gnosi " , scivolano nell'odio dell'umanitl\ e perdono l 'amore; gli altri, che restano avvinghiati in una vita di piacere, con la benevola compiacenza della legge, « diventano simili al bestiame », come dice il profeta 1s.

Capitolo 10 68 .

l . E chi sono i « due o tre » che si uniscono nel nome di Cri­ sto, in mezzo ai quali è il Signore 1? Non allude forse, con quei " tre " a marito, moglie e figlio, poiché la donna 2. si unisce all'uomo per volere di Dio? Se poi uno vuole essere libero rifiutando la prole per le brighe che essa procura, « resti celibe », dice l'apostolo, « come sono io » 2• 3 . C'è chi intende che il Signore abbia voluto dire: con i più sta il Dio generatore e creatore, con l'unico eletto il Salvatore , che naturalmente è figlio di un altro Dio, il 4. Dio Buono 3• Ma non è cosi : c'è Dio tramite il Figlio con Il

Sal 48 [49], 1 3 e 21.

1 Cfr. M t 18, 20. Le spiegazioni allegoriche del vs . qui esposte si ritrovano in parte in Orig. Comm. ;, Mt. XIV 1-3, vol. X p. 276-280 ICiost.; l'idea che esso si applichi a tutte le forme di

umano consorzio e quindi anche al matrimonio � qui diretta con­ tro i nega tori della vita. Nei " tre " poi Oem. non esclude una vi­ sione simbolica (69.3-4 e 70); anzi il testo consente tutte le inter­ pretazioni della Scrittura: storica, dottrinale etc.: dr. I 5 30.3-4. Sull'alto apprezzamento del matrimonio (sanziona_, da Dio: Prv 19, 14) dr. spec. 12 84.2 etc. 2 l Cor 7, 8. l Cosl Marcione; dr. Harnack, ci t., 289 etc. Per gli encratiti il vs. in questione avrebbe un senso deteriore: con gl i sposati sta il demiurgo, con l'eletto, solitario, il Salvatore. · ·

346

Stromati

Ill/10

227

gli sposi onesti che hanno generato prole, e c'è ancora il medesimo Dio con colui che ha scelto una vita di conti­ nenza secondo criteri razionali • . .5. Con i " tre " si potrebbero altrimenti intendere l'ira, il de­ siderio, la ragione 5; secondo altra spiegazione, carne, ani69. l . ma, spirito 6• O forse la triade suddetta allude : [t•] ai chiamati, 2° agli eletti 7 , }0 al genere riservato per il primo onore; con questi sta la potenza di Dio che a tutte le cose sovraintende, a tutte suddivisa nella sua indivisibilità . 2. Ora colui che usa le facoltà naturali dell 'anima nel debito modo, aspira a ciò che le è congruente e respinge ciò che la danneggia, come prescrivono i comandamenti : « Bene­ dici », cosi dice infatti [la Scrittura] « colui che benedice, 3. e maledici colui che maledice » 8• E quando poi, superate anche queste passioni, ira e desiderio 9 , amerà effettiva­ mente la creazione in nome del Dio Creatore dell 'uni­ verso, allora vivrà in modo " gnostico " : avrà acquisito un abito di continenza senza sforzo in virtù dell'assimila­ zione 10 al Salvatore; avrà unificato " gnosi ", fede, amore. 4 . Da questo momento egli sarà veramente uno nelle sue scelte e spirituale, assolutamente non più disponibile alle ragioni dell 'ira o del desiderio: uomo perfetto, questo 1 che raggiunge la sua completezza , dice Eraclito, « scavano molta terra e ne trovano poco )> l : ma quelli gnostica ,. (M6hat, 156 etc.). In particolare per la distinzione fra piccoli e grandi misteri dr. V 11 70.6 - 71.1 ; VI lS 129.4, non­ ch6 la lettera di recente scopetta ( foslio 2, r. 2 in M. Smith, o. c. [a I l 1), 43 s. Qui si distingue: studio della " genesi " prima, " teologico " poi . 13 Per il xavwv -t;j� ci).TJ&Etcx� dr. ancora I l 15.2. 1' La Genesi � de tta opera di profezia (11poqrl)uu&ttcra; ogni scrittore sacro � " profebl ": dr. I 1 2.3), anche perch6 per una interpretazione simbolica contiene allusioni al fururo dell'umanità.

1 Cfr. I l 1 8 . 1 . liLEcr-tpwp{va: note spane e varie (n. 3 e 62); cfr. il titolo. Per le riserve nel parlare delle verità di fede dr. I l

132; 14.3. 2 Simbolismo: Cfr. ancora I 2 20.4. l Heraclit., 22 B 22 D.-K. (dr. Tbeod. Grate. Aff. Cur. I 88). Espressione proverbiale? Cfr. Marcowich, cit. [a I l 22], 27 s.; Diano, cit., p . 42; 1 80; Colli, cit. [ib.1 70 s.

3 82

24 9-250

Stromati N/2

che, di stirpe aurea autentica •, vanno alla ricerca di ciò che è loro affine ne troveranno molto in poca materia: La Scrittura troverà infatti uno che la comprenderà '. 3. Cosl gli Stromati di queste note possono giovare, sia per la rievocazione, sia per la manifestazione indiretta della verità, a colui che è in grado di condurre una ricerca ra4. zionale. Ma bisogna anche che noi diamo il contributo dei nostri sforzi per cercare ulteriormente. A coloro che s'incamminano alla volta di una via sconosciuta, è sufli5. l. dente anche solo indicare quella che vi conduce: ma do­ po tutto bisogna poi che camminino e cerchino il resto della strada da sé. Allo stesso modo, si narra, ad uno schiavo che la consultava, che cosa avrebbe dovuto fare per riuscir gradito al padrone, la Pizia rispose: >, 2. dice la Scrittura 9• Per cui gli Stromati di queste note hanno il titolo appropriato : proprio come quell'antica 3. variopinta oblazione di cui parla Sofocle : « C'era vello di pecora, e c'era succo di vite, e grappoli ben conservati . Poi frutti d'ogni genere mescolati insieme a grani d'or­ zo e pingue olio e l'opera variopinta della bionda ape, 7 . l. tramata nella cera ,. 10• Proprio cosl : i nostri Stromati, 4 Espr�ssion� platonica (Rtsp. V 468e; III 4 1.5a), s�sso ri�luta (4 16. 1; V 14 892; 1l�.6). ' Cfr. I 29 182.1 ( Piat . ùg. II 6.58e �te .). • Hes. Op. 289-292 (anche i n T�. 46). Cfr. I 5 3 1 .5 . 7 Gruppo di citaz. da MI 7, 14; 1 1 , 12; 7, 7 etc. Cfr. V l

XII

16.7; VI 17 149 . .5. l Cfr. Nm 20, 17. Cosi oltr�. VII U 9 1 ..5; � c&. t Gb .5, 2.5. to Sopb. fr. 366 N.2 (dal Poliido ).

a

I J 29.3.

Argomenti

3 83

per dirla con il contadino del comico Timocle, ci produ­ cono « fichi , olio, frutta secca, miele », come da un ter2. reno feracissimo; e per tale abbondanza di frutti sog­ giunge : « Ma tu mi parli di lresione, non di un cam3. po ! » 11• Infatti gli Ateniesi solevano acclamare : « Ire­ sione porta fichi e grossi pani e miele in ciotole e olio per 4. spalmarsi » . � quindi opportuno vagliare, scotendo a lun­ go come si fa col setaccio, la gran quantità dei semi con­ fusi e scegliere il grano .

11 Timocl., /r. )6 K. (C. A . F. Il 466). Il " contadino ", l'E!olP" y6ç, può anche essere il titolo della comm edia, perduta. Timocle fu un oscuro poeta della commedia di mezzo, vissuto al tempo di Demostene. Iresione era detto un ramo d'ulivo coronato di bende

di lana, carico di frutti, come simbolo apotropaico per scacciare la sterilitl (Plut. Tbes. 22, 7 e 18, l ). Con lo stesso nome era designato anche un carme che si cantava nelle cerimonie relative (dr. la nota redazione pseudo , ci insegna chiaramente che dobbiamo cercare in ogni circos tanza il " martire "2 . Egli " testimonia " , se è povero per la giustizia, che la giustizia da lui amata è un bene; se è affamato e assetato per la giustizia, testimonia che la giustizia è il bene 26 . l . sommo. Parimen te colui che piange e si afBigge per la giustizia testimonia, in favore della nostra ottima legge, 2. che essa è onesta. Dunque il Signore dice beati tanto i perseguitati quanto quelli che sono affamati e assetati per la giustizia : Egli approva il desiderio vero e genuino, 3. che neppure la fame può spezzare. « Beati », se hanno fame della giustizia in se stessa; ma anche « beati i po­ veri » 1, sia di spirito sia di risorse, beninteso per causa 4. della giustizia. Insomma, non dice beati i poveri in asso­ luto, ma quelli che hanno voluto farsi poveri per causa della giustizia, che hanno disprezzato gli onori di quag5. giù per conquistare il bene. Cosi dice beati anche quelli che sono divenuti onesti nel carattere e nel corpo per cas tità , e nobili e illustri, cioè quelli che si sono elevati fino alla « adozione come figli » per giustizia e perciò hanno acquistato « il potere di diventare figli di Dio ,. 2, di « camminare sui serpenti e sugli scorpioni ,. 3 e di si14 Su questo oracolo passato in proverbio cfr . Diod. VII 12, S; Plut. Agis 9, l; Apophth. L4c. (- Inst. UtC'.) 42 2}9ef; Paus. IX 32, 10. JS :t invece Euripide: /T. S42 N.2 (dall 'Edipo). l Cfr. Mt S, 3 ; 6; lO e parall. (anche I l 7.2). 2 Gv l, 12. 3 Le 10, 19.

3 96

260

Stromali IV/6

27. l . gnoreggiare i demoni e l'esercito dell'avversario 4 • In so­ stanza : l'ascesi esercitata per il Signore allontana l'anima dal corpo e ne la rende grata, purché essa stessa sia ca· 2. pace di staccarsene in questo allontanamento. Poiché « chi ha trovato la vita sua la perderà, chi l 'ha perduta la tro­ verà » 5, se soltanto abbandoneremo la nostra fragilità alla incorruttibilità divina. Volontà di Dio è che si riconosca 3. Dio, e ciò è partecipazione all'incorruttibilità. Colui che nel suo pentimento riconosce peccatrice l'anima, la farà morire rispetto al peccato, dal quale si è distaccato : ma, perdutala, la ritroverà nell'obbedienza, risuscitata per la fede, dopo che era morta al peccato 6• Proprio questo significa ritrovare la propria anima: conoscere se stesso 7• 28. l . Gli Stoici affermano che la conversione al divino avviene per un mutamento che l 'anima attua in sé passando alla 2. sapienza, Platone invece, perché « l 'anima l> accoglie una evoluzione verso il meglio, « una conversione dopo una 3 . giornata tenebrosa l> a . Per altro i filosofi 9 concedono al­ l'uomo onesto un suicidio per motivi ragionevoli, se qual­ cosa cioè gl'impedisce di agire liberamente, al punto che 4. non gli resti più nemmeno la speranza dell'azione. Ma il giudice che costringe con la forza a rinnegare l'amato mi 5. pare che metta a prova chi è amico a Dio e chi no. In questo caso non resta più nemmeno una possibilità di confronto su che cosa uno prescelga, le minacce umane 6. o l'amore di Dio . E forse l'astenersi da male azioni risul­ ta poi una diminuzione, anzi un'estinzione dei vizi, per­ ché la loro potenza attiva viene eliminata dall'inazione ; e questo è il significato del versetto « vendi quello che 4 . Ma senza ciò che è intermedio, che tiene luogo di materia, non si hanno azioni né buone né cattive : alludo alla vita, alla salute e alle altre circostanze necessarie o 4. accidentali 55 • Ora, [il Signore] vuole che siano puri quanto ai desideri corporei e santi nei pensieri coloro che giun­ gono alla " gnosi " di Dio, perché la parte-guida [della loro anima] nulla abbia di guasto che faccia da schermo 40. l . alla sua potenza. Quando dunque vive nella contempla­ zione, nella pura consuetudine con il divino, colui che partecipa in modo " gnostico " alla santa quali t� [di tale vita] si avvicina vieppiù in abitudine alla Identit� senza passioni, tanto che non più ha scienza, non più possiede 2. "gnosi ", ma « è » scienza e " gnosi " 56• Quindi « beati 4ll 50

Sacra Para/l. 239 Holl (uoitamente al n. 4). Cfr. Arst. De Geli. Anim. V 4 784 b 33; Philon. De Post. Caini 20, 71 . 51 Cfr. ancora I l 4 . 1 . 5l Cfr. II 5 2 . 3 ; cfr. Camelot, 5 5 s. 5l Mt 5, 8 . .M iJYEIJ.OVIx6v: dr. II 11 5 1 .6. 55 Concetto stoico : dr. Chrysipp . , /r. mor. 114 Aro. 56 Cfr. 22 136.4; VII 7 38.3. Che la " gnosi " renda l'uomo par­ tecipe della vita divina, � ripetu to nel ritratto !ioale dello " (ID()-

404

Stromati IV/6

266

gli operatori di pace » 57 : essi hanno addomesticato e reso mansueta la legge che è in lotta con l'aspirazione della nostra mente, le minacce dell'ira, le esche del desiderio e tutte le altre passioni che contrastano con la ragione ; essi sono vissuti con scienza, con opere buone e con vera ragione, e saranno restituiti 51 nella più amorevole ado3. zione. L'opera di pace più perfetta sarà quella che in ogni evenienza conserva inalterabile la disposizione d 'animo pacifica e proclama santa e buona la divina amministra­ zione; essa si consolida nella scienza delle cose divine ed 4. umane 59, per cui sa interpretare come suprema armonia della creazione le contraddizioni del mondo 10• Essi met­ tono in pace anche coloro che nella vita terrena sono tra­ vagliati dalle insidie del peccato, poiché insegnano loro a intraprendere, mutando tenore di vita, la via che porta alla fede e alla pace. 4 1 . l . Ma il punto essenziale d 'ogni virtù sta certamente nel­ l 'insegnamento datoci dal Signore, che dobbiamo per amore di Dio disprezzare la morte in modo più " gno· 2. stico " 61 • Egli dice: « Beati i perseguitati per causa delli\ » 61 , giustizia, perché essi saranno chiamati figli di Dio oppure, secondo una trasposizione [dei versetti] di alcuni traduttori dei vangeli, « beati i perseguitati per causa del3. la giustizia, perché essi saranno perfetti. E beati i perse­ guidati per causa mia, perché possederanno un luogo ove non saranno perseguitati » . « E beati siete voi , quando stico ", VII l 3.6 etc. ar . anche oltre, 2J 149.8; V 10 63.8. Dio ct1t11&.;�: II 8 40.2 . 57 Mt 5, 9. Il commento che segue � tolto da Rm 7, 23 e rie­ cheggia in chiose tarde: cfr. Friichtel, « Zei tschr . f. Neutest. W iss . • 36 1937 81·90, prec. 82. li Cfr. II 8 37.6 (ct1toxa�ctcrtlla1.�).

59 ar. I l 7 .2; per la scienza delle cose divine e umane dr. I S 30. 1 . IO Per questa visione d i ottimismo cosmico dr . 2 J 147 . 1 ; 148 . 1 ; V 1 1 76. � VII 2 8.1·3 ; 7 4�.4 etc. L'impronta è stoica e filon i ana (dr. D� upif. M. �. 21-22; D� Plant. 3 e pass. ) . C f r. Mondésert,

187-219 ; Spanneut, o. c., 364.38� ; Volker, 188·220; Broudehoux, [a II 23 137.1), 63-67. 61 S 'i ntende, che non i pag an i , ad es. gli stoici, dei quali la fermezza di f ron te alla morte è nota e celebrata. 6Z Fonde insieme due beatitudini : Mt �. 10 e 9. Sulla variante dr. Zahn, o. c. [a Il 9 45 .34), I 1 74; dr. anche VII Ui 96.4. o. c.

Il martire " gnostico "

266-267

405

gli uomini vi odieranno, quando vi metteranno al bando, quando proscriveranno il vostro nome come infame, per 4 . causa del Figlio dell'Uomo » 63 : purché, bene inteso, non ci rivoltiamo con esecrazioni contro i persecutori, e sop­ portiamo le loro angherie senza odiarli, pensando anzi d 'essere messi alla prova più tardi di quanto ci aspetta­ vamo e riconoscendo che qualsiasi prova è occasione di martirio " . u

Capitolo 7 42 .

l . Ora proviamo a pensare in che malanno viene a trovarsi chi ha rinnegato la fede, si è mostrato infedele ed è pas2 . sato nell'esercito del diavolo. Rinnega il Signore , o me­

3.

4.

4l .

l.

2.

glio resta frustrato nelle sue speranze, chi non crede a Dio . E non crede chi non mette in pratica i suoi comandamen ti . Ebbene, colui che rinnega il Signore non rin­ nega forse se stesso ? Certo non toglie al padrone l'au to­ rità colui che priva se stesso della familiarità con lui ! In fondo, chi rinnega il Salvatore rinnega la vita, perché « vita era la luce » 1• Ed Egli non chiama queste persone « di poca fede », ma IZ . Giacché chi , assennato, non sceglierebbe di regnare in Dio anziché vi· vere da schiavo? Ma alcuni, come dice l'apostolo, « con­ fessano di conoscere Dio, ma di fatto lo rinnegano : abo9 Chrysipp., /r. mor. 197 Aro. (lit.eiDE� 6�toloyov�tlVTJ, rife­ rito alla vinù). Sul fugace cenno di accordo con gli gnostici cfr. sopra, 4 16.J. IO M t 10, 20. 11 M t 10, 19 e parall. Per il concetto che segue cfr. 12 8�i.l. IZ M t 10, 22; 24, 13 e parall.

424

Stromali

281-282

lV/9

minevoli, miscredenti, reprobi ad ogni opera buona! » u: tuttavia, anche se hanno fatto quella sola confessione di fede, un'opera buona alla fine l'hanno pur compiuta. Si può ben pensare che il "martirio " è una purificazione 4. gloriosa dei peccati 14• Ecco infatti il Pastore che dice: «Sfuggirete all'opera della selva gia fiera, se il vostro cuore sarà puro e irreprensibile » 1 • Anzi il Signore stesso dice: « Satana ha chiesto di vagliarvi, ma io ho interce75. l. duto » 16• Soltanto • il Signore bevve il calice 1 7 per la puri.ficazione di quelli che gli avevano teso l'insidia e per gl'increduli: imitandolo, gli apostoli, come già veramente "gnostici" e perfetti, patirono per le chiese che avevano 2. fondato. Cosl quindi anche gli "gnostici" che procedono sulle orme degli apostoli devono essere senza peccato e per amore verso il Signore amare anche il prossimo: in tal modo, se la circostanza lo esige, sopporteranno senza scandalizzarsi le loro tribolazioni per la chiesa, e ber.3. ranno il calice. Quanti poi rendono testimonianza con le opere durante la vita e con la parola in tribunale, sia che lo facciano perché sperano, sia perché nutrono timore, questi sono migliori di coloro che confessano la salvezza 4. solo con le labbra. Se infine uno trapassa nell'amore, egli è "martire" davvero beato e autentico; ha confessato in modo perfetto la sua fede nei comandamenti e in Dio, per mezzo del Signore, che nell'amore ha riconosciuto fratello: gli si è consacrato interamente a causa [dei co­ mandamenti] di Dio**; ha restituito, come un deposito, quell'essere umano che viene richiesto, con sentimento di gratitudine e di amore 18•

§

Il Tt 14 15 16 n

l, 16.

SQCrQ Pdrdll. 241 Holl; cfr. 16 104.1. Past. Herm., Vis. 4, 2. .5. Le 22, 31·32. Mt 20, 22; 26, 39.

Il Dunque merita nome di " martire " anche chi confessa la fede per timore o speranza, motivi estranei alla " gnosi ", solo che si tratta di mar tiri imperfetti: tanto quelli che, pur dopo una vita di peccato, hanno il coraggio di confessare, quanto quelli che confessano per timore, pur dopo una vita bene spesa. Martire pet­ feno è lo " gnostico", Cfr. 25 159.1; Epict. Diss. I l, 32.

Viltà

282

Capitolo

e

fanatismo

425

10

76.

l. Quando d'altra parte il Signore dice: «Se vi persegui­ teranno in questa città, fuggite in un'altra» 1, non con­ siglia di fuggire come se fosse un male l'essere persegui­ tati, né prescrive di evitare la morte fuggendo come se 2 . dovessimo temerla. Vuole a112i che noi non ci rendiam(} responsabili né corresponsabili di alcun male verso nes­ suno: né verso noi stessi né, inoltre, verso il persecutore· o il carnefice. Consiglia solo, in certo modo, di cercare di evitarlo; chi non bada al consiglio è avventato e si 77. l. getta nel pericolo da temerario. Se chi uccide un « uomo di Dio» 2 pecca contro Dio, si rende reo della sua ucci­ sione anche chi si presenta da sé in tribunale, e tale sarà colui che non cerca di evitare la persecuzione, offrendosi all'arresto per temerarietà 3• Questi si fa collaboratore, per quanto sta in lui, della malvagità del persecutore: se poi addirittura la provoca, allora è pienamente colpevole, 2 . perché stuzzica la belva. Allo stesso modo se procura un motivo qualsiasi di lotta o di punizione o di odio G di azione giudiziaria, egli produce un incentivo di per3. secuzione. Proprio per questo [il Signore] ci ha prescritto di non attaccarsi a nulla delle cose della vita, ma « a chi ci porta via la veste, di dargli in più anche il mantello » •, non solo affinché restiamo liberi da passioni, ma affinché, accampando pretese, non facciamo incrudelire contro noi stessi i nostri giudici e per colpa nostra non suscitiamo le loro maledizioni contro il nome [Cristiano]!.

• Mt 10, 23. l l Tm 6, 11; 2 Tm 3, 17. l Cfr. sopra, 4 17.1. 4 Le 6, 29. s Cfr. III l 3.4. bpo�ailtL�: cfr. I l 9.2.

426

Stromati IV /11

Capitolo

283

Il

78. l. -Bene, ci si dice a questo punto 1, se Dio ha cura di voi, come mai siete perseguitati e trucidati? O è Egli stesso che vi abbandona a questa fine? - Noi non crediamo che il Signore voglia che incorriamo in queste circostanze critiche, ma abbia profeticamente predetto quel che sa­ rebbe accaduto: cioè noi saremmo stati perseguitati, tru2. cidati, impalati per il suo nome 2• Insomma, non ha vo­ luto la nostra persecuzione, ma ci ha preavvisato dei fu­ turi patimenti, esercitandoci, mediante questo preannun­ cio del futuro, alla fortezza, alla quale ha promesso l'ere­ dità. E non da soli, ma con molti siamo suppliziati. - Ma questi - incalzano - poiché sono malfattori, giustamente 79. l. subiscono la pena -. Ebbene, loro malgrado attestano la nostra giustizia, perché siamo suppliziati ingiustamente per la nostra giustizia. Ma poi l'iniquità del giudice non tocca nemmeno la provvidenza, perché il giudice deve essere responsabile della sua sentenza, e non trarre vaghi indizi soltanto da elementi estrinseci alla causa, mosso 2. come da fili di congegni inanimati 3• Comunque egli viene giudicato per la sentenza che dà, come noi per la scelta che facciamo e per la nostra perseveranza. Benché non siamo colpevoli, il giudice ci guarda tuttavia come col­ pevoli 4; non conosce la nostra situazione né vuoi cono­ scerla; si lascia convogliare da vacui pregiudizi: e per 3. questo è giudicato. Ci perseguitano, eppure non ci hanno sorpreso in colpa; ma credono che per il solo fatto di essere Cristiani 5 siamo colpevoli contro la vita, perché ci l Da parte degli Epicurei (e di eret ic i che ne ripetevano ali argomenti?). Cfr. Epicur., /r. 374 Us.; Min. Fel. Oct. 12, 2 e in senere gli apolo gist i. Da questo interrogativo si risale al problema di eome coesistano la bontà della Provvidenza divina e il male nel mondo. Cfr. Osborn, o. c. [a I l 2.1], 69-78 etc. 2 Cfr. Mt 10, 22-23 cit.; e 5, 11; ma l'ultimo verbo, dvaa-xw­ llulEu&i)aéj.lEDCl, � tratto da Platone (Resp. II 362a) e inserito candid ament e nel testo saao. Cfr. gi i 7 52.1. l Or. II 3 11.1. 4 Testo mutilo, traduzione congetturale. s Ar110m ent i comuni all'apologetica: cfr. i primi cr. dell'Apo­ logetico di Temilliaoo.

283-284 80.

L

2. 3. 4.

5.

Viltd e fanatismo

42 7

comportiamo cosl noi ed esortiamo gli altri a scegliere lo stesso modo di vita. - E come mai non trovate soccorso quando vi persegui­ tano? -, ci dicono ancora. Ebbene in che cosa riceviamo oflesa, per quanto riguarda noi, se la morte ci libera per andare al Signore, se sottostiamo a un mutamento di vita come a un'evoluzione dell'età? Anzi, se avremo senno, saremo grati a quelli che ci hanno porto l'occasione dell:1 rapida dipartita - se saremo martiri con amore. E se ai più non sembrassimo uomini dappoco, e conoscessero an­ ch'essi la verità, tutti verrebbero d'un balzo «sulla nostra strada» 6, e non ci sarebbe più altra scelta. Ma [ciò non è], e perciò la nostra fede, «luce del mondo» 7, smaschera l'incredulità. «Quanto a me, Anito e Meleto mi potranno anche mandare a morte, ma non mi procu­ reranno il minimo male. Penso che non sia possibile che chi è migliore soflra un danno ad opera del peggiore» 1• Sicché ognuno di noi può dire con fiducioso coraggio: « Il Signore è mio aiuto, non temerò. Che mi può fare un uomo? »; «Poiché le anime dei giusti sono nelle mani di Dio e non c'è pericolo che le tocchi un tormento» 9•

Capitolo 12 81.

l. Basilide 1 nel libro 23° degli Esegetici, trattando dei sup2. pliziati nel martirio, dice espressamente: « Aflermo che quanti soggiacciono alle tribolazioni di cui s'è detto, sono 6 Cfr. At Ap 9, 2; 19, 9 etc.

7

Mt 5, 14. Il ricordo dell'Apologid platonica (30cd; dr. VII 4 32.2) vuoi ricollegare il martirio d i Socrate al martirio dei Cristiani. Cfr. F. Benz, Christus und Sokrdtes in d. dlt. Kirche, « Ze itsdu . f. Ne ute st. Wiss. " 43 19.50/1 19.5-224. 9 Sal 117 [118], 6 e Sap Sal 3, l.

1

l Cfr. l. III, in princ. Si cita qui (81-83) un brano del pe­ nultimo libro dell'opera maggiore dell'eretico, 'EiilJYE-t�xci (spie­ gazioni del testo sacro [altri 'El;T}yn1xci quelli di rui a VI 6 .53.2]). Cfr. la traduzione in Testi Gnostici etc., cit. 93 s.; U. Biandù Bdsilide o del lrdgico, " Studi e Materiali di S t. delle Relig. » 38 1967 [- Studi in on. di A. Pincherle, Il, 78-85; e già Hilgenfeld, o. c.. 200-212.

428

284

Stromati IV/12

certo incorsi in altri peccati nascosti, e tuttavia giungono a questa buona sorte per bontà di Colui che ve li con­ duce: mentre sono di fatto accusati di altre colpe che hanno altra origine, non subiranno pene come condannati per delitti riconosciuti, né saranno fatti segno d'insulti come l'adultero o l'assassino, ma proprio per la loro na­ tura di Cristiani *1; e ciò li consolerà, tanto che non sem.3. brerà loro nemmeno di soffrire. Oppure, se qualcuno viene al supplizio assolutamente privo di peccati, cosa rara, comunque nemmeno lui subirà nulla dalle insidie di una [cattiva] potenza, ma soffrirà come soffrirebbe l'in82. l . fante che è comune opinione non abbia peccato». Poco più sotto aggiunge: «Dunque l'infante che non ha pec­ cato in precedenza o non ha peccato in atto alcuno, ma ha in sé il peccare [in potenza], quando viene sottoposto alla sofferenza ne trae beneficio, perché gli si risparmiano molte cose spiacevoli: allo stesso modo anche se un uo­ mo, perfetto, si trovi a non aver peccato in atto, ma sof­ fra, qualunque sofferenza subisca, la subisce in modo ana­ logo all'infante. Egli ha in sé la possibilità di peccare, ma non ha peccato solo perché non ha potuto cogliere l'occasione di peccare. Sicché il non essere in peccato non 2. è imputabile a lui. Infatti come chi vuol commettere adulterio è adultero anche se non trova l'occasione di com­ metterlo, e chi vuole commettere un assassinio è omicida anche se gli è impedito di commetterlo1, cosl anche, se vedo soffrire colui che io dico senza peccato, pur senza che abbia fatto nulla di male, malvagia io dirò la sua po­ tenziale volontà peccaminosa ••. Insomma io affermerò ogni cosa, piuttosto che la malvagità della provvidenza ». Sl. l . Poi, più oltre, parla anche del Signore addirittura come di un uomo': «Può darsi che, tralasciando tutti questi ragionamenti, tu giunga a mettermi in imbarazzo appor­ tando esempi di questa o quella persona, e mi dica: "il tale dunque ha peccato; infatti ha sofferto ". Ebbene, se mi permetti, ti risponderò: non ha peccato, ma era simile all'infante che soffre. Se poi stringerai ancor più l'argol Or. l Pt 4, 1.5·16; e 3 Cfr. Mt '· 28. ' Or. oltre, 24 U3.4.

c.

prec., 79.3.

Viltà

285

2.

84 .

l.

2. 3.

85.

l.

e

fanatismo

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mento, ti risponderò che qualsiasi uomo mi nomini è sem· pre uomo, solo Dio è giusto: poiché "nessuno è mondo da sozzura", come qualcuno disse,. 5• Il fatto è che secon· do l'ipotesi di Basilide l'anima, che peccò in un'altra vita, sottostà al castigo in questa 6: l'eletta onoratamente con il martirio, l'altra purificandosi con adeguato castigo. Ora tutto ciò come può esser vero, se sta in noi confessare la fede e subirne il supplizio o no? Se ci sarà uno che rin· nega, si dissolve quella che è la provvidenza secondo Ba· silide. Insomma io gli chiedo, a proposito di chi confessa ed è stato arrestato, se sarà martire e sarà suppliziato se· condo la provvidenza o no: poiché, se rinnega, non sarà suppliziato. Se in base al risultato sosterrà che quegli anche non era destinato ad essere suppliziato [a priori], suo malgrado attesterà che è azione della provvidenza la rovina di coloro che vogliono rinnegare. E come può più essere riservato in cielo il premio più glorioso per il martire 7, perché ha reso testimonianza con il martirio? Se poi la provvidenza non permise che giungesse al pec· cato colui che ne aveva la tendenza, essa diviene ingiusta per due reciproche ragioni: e perché non sottrasse al sup· plizio colui che vi era trascinato per la sua giustizia, e perché ne sottrasse chi voleva commettere ingiustizia, mentre questi fece [il male] perché volle ed essa impedl l'azione e contro il giusto si prese a cuore il peccatore. E come può non essere empio uno che divinizza il diavolo e ha osato definire il Signore un uomo soggetto al pec­ cato? Il diavolo ci tenta sapendo quel che siamo, non sapendo però se resisteremo. Ma ci tenta perché vuole s Gb 14, 4; cfr. III 16 100.4. 6 ar. 8:>.3; 88.1; III l 1.1; B 93.3. Per Basilide il martirio

� un supplizio per i peccati commessi. Ocm. nel confutarlo ag· giunge anzi ( 87.2) che il Signore c gli apostoli furono martirizzati per le nostre colpe! " Ipotesi " , iJ11 61!tcr�.;. � detto con sfumatura ironica riguardo agli gnostici, quàsi « messa in scena» che fa da sfondo ai loro macchinosi miti cosmogonici: dr. 88.2; V l 4.2; VII 18 108.2; Hippol. Re/. V 7, 2; Epiph. Pttnttr. 31, 34 etc.; cfr. M. Harl, Les mythes vttlentin. de ltt crettlion etc.; le mot "hypothesis ", in Thc Rcdiscovcry of Gnost., cit. [a III l Il. 411· 425. 7 ar. Mt 5, 11 etc.

430

Stromati N/12

scuoterei dalla fede e attirarci sotto di sé. Ed è questa l'unica cosa che gli è stata concessa, sia per il fatto che noi dobbiamo salvarci per opera nostra (ne abbiamo tratto occasione dai comandamenti) 1, sia per umiliazione del tentatore, quando non riesce nell'intento, sia ancora per consolidare nella fede quelli che sono nella chiesa e per [illuminare] la coscienza di quanti ne hanno potuto am2. mirare la perseveranza 9• Se poi il martirio diventa una ricompensa data mediante un supplizio, allora lo sono anche la fede e l'insegnamento della dottrina, per cui il martirio è subito e che diventano cosl collaboratori del 3. supplizio... Quale maggiore assurdità? Quanto poi alla credenza della trasmigrazione dell'anima e sul diavolo, se ne dirà a suo luogo 10 • Per ora aggiungiamo al già esposto queste considerazioni. Dov'è più la fede, se si subisce il martirio in espiazione delle colpe commesse in preceden­ za? Dove quell'amore verso Dio, che è perseguitato e sopporta per la verità? Dove la lode di chi ha confessato la fede o il biasimo di chi l'ha rinnegata? A che servirà più la retta condotta di vita, l'aver «fatto morire la cu­ pidigia » 11, il non avere odio per nessuna creatura? 86. l. Se d'altronde, come lo stesso Basilide afferma, noi opi­ niamo che un primo precetto di quella che egli dice vo­ lontà di Dio consiste nell'amare tutte le cose, perché tutto conserva un rapporto razionale con il tutto, un se­ condo nel non desiderare nulla e un terzo nel non odiare 2. nulla 12, anche i supplizi saranno per volontà di Dio. Il che è empio pensare. Né infatti il Signore soffrl la passione per volere del Padre, né i perseguitati subiscono la perse· cuzione per volontà di Dio. Poiché delle due l'una: se è per effetto della volontà di Dio, o la persecuzione sarà cosa buona, o saranno immeritevoli di pena coloro che la 3. infliggono e torturano. E tuttavia nulla avviene senza il volere del Signore dell'universo. Allora resta da condu1 Cosi nel /r. 29 (III p. 217 St.); dr. I l 4.1; ' 31..5; anche oltre, 88.5. 9 Cfr. 9 73.5. 10 Dove? Cfr. II 20 113.2; III ) 13.3; e in senere a I 14 60.4. Il Col 3, .5. 1 2 Il fr. di Basilide in Testi Gnostici, cit. 9.5 n. 4; dr. VI I 1 2 74.4; U 81.2: Dio permette pe r suoi fini i l martirio.

Viltà

286-287

87.

l.

2.

3.

4.

88.

l.

2.

3.

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431

dere, in breve, che tutto ciò accade perché Dio non lo impedisce. Solo cosl si salva da un lato la provvidenza, dall'altro la bontà di Dio u. Non è quindi ammissibile il fatto che Egli provochi le tribolazioni - non sia mai che si concepisca una cosa simile! - ma conviene essere con­ vinti che Egli non impedisce coloro che le provocano e usa a fin di bene l'insolenza dei suoi avversari (tanto vero che dice: « Abbatterò il muro, e [il vigneto] sarà calpestato)) 14• � un provvedimento della Provvidenza, che attua un espediente educativo: negli altri - in ogni singolo - a causa dei loro propri peccati, nel Signore e negli apostoli a causa dei nostri. Ecco infatti il divino apo­ stolo che dice: > « circa gli ani­ mali sacrificati » ++++ « perché la nostra libertà non di­ venti in qualche modo inciampo per i deboli . . . Cosl il 2. debole si perde per la tua " gnosi " >> 2 • Se poi dicessero: « tutto ciò che si vende al macello è da comprare » con l'aggiunta in tono interrogativo di « senza nulla indaga­ re ? », come se fosse : « indagando etc. >>, ci darebbero una 3. esegesi ridicola 3• Infatti l'apostolo dice : « Comprate al macello tutte le altre cose senza nulla indagare » , ad ec­ cezione di quelle dichiarate nell'epistola generale di tutti gli apostoli, per consenso dello Spirito Santo trascritta negli Atti degli Apostoli e distribuita fra i fedeli ad opera dello stesso Paolo. Ll essi dichiararono « che era indispen·

4 Rm 8, 38-39 (spiesato, lA dov� parla di .. principati " , apxaC, con 1� ·• pot�stA " , t�oupiamenlo mangerebbe la testa al maschio: Hdt. III 109; Ael. H. A. I 24.

Il martire nelle Scritture

292-293

101.

44 1

e del sesso, e che si divorano a vicenda la testa « per le 4. mondane cupidigie » 9• « Figlioletti, non amiamo a parole e con la lingua », dice Giovanni, insegnandoci ad essere perfetti, « ma con opere e in verità. Da ciò riconosceremo 5. che siamo dalla verità » . E se « Dio è amore » , è amore anche il culto di Dio. « Non c'è timore nell 'amore, anzi il perfetto amore scaccia via il timore ». « L'amore verso Dio consiste in questo: nell'osservare i suoi c-omanda6. menti » 10• Ancora, per colui che desidera diventare " gno­ stico " è scritto : « Ma sii modello per i fedeli nella pa­ rola, nel comportamento, nell'amore, nella fede, nella pu­ rezza » 11 : poiché evidentemente fede perfetta si distinl . gue dalla comune fede. E invero il divino apostolo ci pre­ senta la norma dello " gnostico " u nei seguenti passi. Una· volta egli scrive : « Ho imparato a bastare a me stesso in qualunque condizione mi trovo; so restringermi e so ab­ bondare; ad ogni evenienza, a tutte le situazioni sono stato iniziato, ad esser sazio e a soffrire la fame, a vivere nell'abbondanza e nell'indigenza. Tutto posso in Colui che mi dà forza » 13 • Un'altra volta, dialogando con altri per 2. farli ravvedete non esita a dire : « Richiamate alla memo­ ria quei primi giorni nei quali, già illuminati, sosteneste una grande lotta di sofferenze : da una parte divenuti spet­ tacolo di obbrobri e tribolazioni, dall'altra fatti solidali con coloro che erano in tal modo travagliati ; voi avete infatti sofferto insieme con me in catene, avete accettato con gioia la rapina dei vostri beni, sapendo di avere un 3. patrimonio migliore e duraturo. Non vogliate dunque far getto della vostra libera fede, che ha in vista grande ri­ compensa . Poiché la pazienza vi è n��eessaria, per ottenere quel bene che vi è stato promesso, se fate la volontà di ' Tt 2, 12; dr. Rm 16, 18.

10

13. 1.

1 Gv J, 18-19; 4, 16 e 18; 5, J. C&. oltre, 18 1 13.4; V l

n l Tm 4, 12. IZ y vwcr-rLxou xa...Wv .

Il ritratto dello " gnostico " , qui trat­ teggiato ( fino al c. 18) sulla base di testi paolini e della l' Let­ tera di Oemente Romano ai Corinti, prelude a quello più ampio dei Il. 6' e 7'; e nel contempo ne offre una visione meno esaltata e meno lontana dal tipo del comune fedele. 13 Fil 4, 1 1-lJ.

442

102.

Stromoti IV/16

l.

2. 103.

l.

2.

293-294

Dio. Infatti " ancora un poco solo, e Colui che deve ve­ nire verrà e non tarderà ". " E il mio giusto vivrà di fede, e se è codardo la mia anima non si compiace di lui ". Ora noi non siamo di gente che si tira indietro per perdere l'anima, ma di gente che ha fede per salvarla » 1 4 • Poi ti pone sott'occhio un vero sciame di esempi divini 15 • Non è forse vero che «per fede », egli dice, attraverso la pazien­ za ebbero vittoria «coloro che provarono scherni e fruste, e inoltre catene e prigione? Furono lapidati, torturati, morirono di spada, andarono randagi in pelli di pecora e di capra, mendicando, tribolati, maltrattati . Di essi non era degno il mondo, ed essi andavano errando per deserti e montagne, e nelle spelonche e nelle caverne della terra . E tutti, benché ricevessero l'approvazione per la fede, non ottennero il bene promesso da Dio ». Resta da intendere, essi soli; il che è detto per reticenza. Comunque [l'apo­ stolo] aggiunge : « Ma qualcosa di meglio predisponeva per noi Dio », che era buono, « affinché essi non arrivas­ sero alla perfezione senza di noi . Pertanto anche noi, cir­ condati come siamo da un cosl gran nugolo », santo e lu­ minoso, «di " martiri " , sbarazziamoci di ogni ingombro e del peccato, che sempre ci è attorno, e corriamo con perseveranza la gara propostaci, con lo sguardo rivolto a Gesù, autore e perfezionatore della nostra fede � 16 • Che pertanto intenda parlare di una unica salvezza in Cristo, per i giusti e per noi, l'aveva detto prima chiaramente 17 • Ma nondimeno parla anche di Mosè e aggiunge : « ... rite­ nendo ricchezza maggiore dei tesori d 'Egitto l'obbrobrio di Cristo. Egli mirava alla ricompensa: per fede lasciò l'Egitto senza lasciarsi spaventare dall'ira del re. Rimase saldo, come se vedesse l'Invisibile » 18 • La divina sapienza dice dei " martiri " : « Agli occhi degli stolti sembrarono essere morti ; la loro dipartita fu giudicata sciagura, il loro distacco da noi sterminio. Ma essi sono in pace. E 14

Eb 10, 32-39 (che riporta Is 26, 20-21 e Ab 2, 3-4) . Elencati nel c. l i della Lettera agli Ebrei. Oem. pensa allo " sciame '' delle virtù di P lat. Men. 72a (dr. II l 1.1 ) . 16 Eb 1 1 , 36 . 12, 2. 17 Nel cap. 9 della stessa Lettera, ove parla del valore del sa­ crificio di Cristo (in particolare vs. 28). Il Eb 1 1 , 26-27. 15

443

294

Il

1 04.

l . è piena di immortalità �. E aggiunge, ad insegnare che

martire nelle Scritture

anche se alla gente sembrano condannati, la loro speranza

il martirio è una gloriosa purificazione 19 : « Sottoposti a piccola prova ne riceveranno grande ricompensa, perché Dio li provò �. vale a dire permise che fossero provati per esaminarli e per far vergognare chi li mette alla pro­ va, « e li trovò degni di sé », cioè degni di essere chia2. mati suoi figli. « Come oro nella fornace li saggiò e come olocausto di sacrificio li accolse. E nel momento della loro tribolazione rifulgeranno e come scintille in un can­ neto divamperanno. Giudicheranno le nazioni, domine­ ranno sui popoli; e su di loro regnerà il Signore per i se­ coli » 211 •

Capitolo 1 7 105 .

l . Ancora. Nella Lettera ai Corinti l'apostolo Clemente 1 ,

tratteggiando i n certo modo anche lui u n modello dello " gnostico ", dice: « Quale forestiero che abbia soggior­ nato presso di voi non riconobbe la vostra fede, perfetta per ogni virtù e ferma? e non ammirò la vostra pietà saggia e moderata in Cristo? e non proclamò alto la ma­ gnifica vostra consuetudine dell'ospitalità? e non stimò beata la vostra perfetta e incrollabile " gnosi "? Invero voi faceva te ogni cosa senza preferenza di persone e pro3 . cedevate nei precetti di Dio » etc. Poi più chiaramente: « Fissiamo dunque lo sguardo su coloro che in modo per­ fetto servirono alla sua magnifica gloria. Prendiamo ad esempio Enoch che, trovato giusto neli 'ubbidienza, fu tra­ sportato via dal mondo, e Noè che avendo avuto fede " fu salvato ", e Abramo che per fede e ospitalità fu chia4. mato " amico di Dio " e fu padre di !sacco » . « Per ospi­ talità e pietà Lot fu salvato da Sodoma; per fede e ospi­ talità fu salvata Raab la prostituta . Per pazienza e fede

2.

19 Cfr. ' 74.3.

20 Sap Sal 3, 2-8 . l Clem. Rom., l Cor l, 2·3 . La designuiooe di " apostolo " fa peosare che Clem. prendesse l'opera di Clemente Romaoo per Sacra Scrittura. Cfr. a I l 15.2.

444

Stromati IVJ 1 7

294-29.5

andarono in pelli di capra e di pecora, in vesti tessute di peli di cammello, predicando il regno di Cristo: intendia­ mo dire dei profeti Elia, Eliseo, Ezechiele e Giovanni )) 2 • 106. l . Quell 'Abramo che fu chiamato « amico di Dio )) per sua libera fede, non si inorgogll però della gloria, ma, mo· 2. desto, disse : « " Io sono terra e cenere ". E su Job è scritto: " ]ob era giusto e irreprensibile, veritiero e pio, 3. e rifuggiva da ogni male " )) l . Egli, che vinse il tentatore con la pazienza, che fu " testimone " di Dio e insieme ne ricevette testimonianza, ebbene egli abbraccia la sua umil· tà e dice: « " Nessuno è mondo da sozzura, nemmeno se 4. la sua vita è di un solo giorno " . Mosé, " il fedele di tutta la casa di Dio ", a Lui che gli comunicava il responso dal roveto disse : " Chi sono io, perché tu mandi me? Io sono uno di poca voce, di lingua impacciata " )), troppo, per poter trasmettere la voce di Dio con lingua umana . E ancora : « " Io sono vapore che esce da una pentola " )) • . « Poiché Dio si oppone ai superbi, ma concede grazia agli umili )) 5• 1 01. l . Altro esempio, David, « cui il Signore rende testimo­ nianza dicendo: " Ho trovato un uomo secondo il mio cuore, David, figlio di ]esse, e con santo olio lo unsi ". 2. Ma anch'egli dice a Dio : " Abbi pietà di me, o Dio, se­ condo la tua grande bontà e secondo l'abbondanza delle 3 . tue misericordie cancella la mia iniquità. Sempre più la· vami dalla mia iniquità e dal mio peccato purificami, per· ché il mio peccato io lo conosco e il mio peccato sta di 4. fronte a me sempre " » . Poi, alludendo al peccato che non cade sotto la legge, con modestia tutta " gnostica " ag­ giunge : « " Contro te solo ho peccato; di fronte a te ho 2 Om�., l Cor 9, 2 - 10 , l e 7 (anche a I 27 173.6); 1 1 , l ; 1 2 , l ; 17, l (per Enoch dr. G n 5 , 2 4 ; pe r N oè G n 6, 8 etc.; per Abramo Gn 1 2-22; 18, 6; 2 Cor 20, 7 ; Per Lot G n 19: per Raab Gs 2 ; ma Clemente Romano desume dalla Lettera agli Ebrei, c. l l ). Ai profeti Elia ed Eliseo (dr. l Re 19, 13 e 19; 2 Re 2, 8 e 1 3-14) il Nostro aggiunge di suo Giovanni da Mt 3, 4 etc. l Clem., l Cor 17, 2-3, che cita Gn 18, 27 e Gv l, l. • Clem., l Cor 17, 4-6, che cita Gb 14, 4-5 (per cui dr. gil I II 16 100.4 ), Nm 12, 7 ( anche in Eb 3, 5), Es 3, 11 e 4, lO; l'ultima ci tu. è sconosciuta, ma dr. Gc 4, 14? 5 Prv 3, 34 (in l Pt 5, 5 e dr. a III 6 49.2).

Il martire nelle Scrillure

295-296

445

5. fatto il male " ,. 6 • « Dice infatti in qualche parte la Scrit­ tura 7: " Lo spirito del Signore è un lume che esplora i 6. recessi delle viscere " ». E quanto più uno, comportandosi con giustizia, diventa " gnostico " , tanto più vicino a lui 7. è quello spirito luminoso. Cosl « si avvicina )> ai giusti « il Signore, e dei pensieri e dei ragionamenti che facciamo 8. nulla a Lui sfugge ,. ; dico il Signore Gesù , che con l 'on­ nipotente sua volontà sovraintende al nostro cuore e « il 108. l . cui sangue fu consacrato per noi . Rispettiamo dunque coloro che ci guidano e veneriamoli, onoriamo gli anziani, 2. educhiamo i giovani nell'educazione di Dio )). Beato infatti chi insegna e compie le cose di Dio degnamente: ciò è proprio di un pensiero magnanimo e portato alla contem3. plazione della verità. « Le nostre donne indirizziamole al bene ; esse mostrino », aggiunge, (( l'amabile costume della purezza ; diano prova della loro sincera disposizione alla mitezza; rendano palese l'onestà della loro lingua con il silenzio; offrano il loro amore non " con prevenzioni e favori ", ma santamente, in modo uguale verso tutti quçlli 4 . che temono Dio. I nostri figli siano partecipi all 'educa­ zione in Cristo: imparino quanta forza abbia presso Dio l'umiltà, quanto possa presso Dio l 'amore puro, quanto sia bello e grande il timore di Dio, che salva tutti coloro 5. che lo coltivano santamente, in casti pensieri. Poiché Egli scruta pensieri e sentimenti : il suo Spirito è in noi . Egli 109. l . ce lo toglie quando vuole. Tutte queste cose afferma la fede in Cristo. " Orsù figlioli " , dice il Signore, " ascol­ tatemi : io vi insegnerò il timore del Signore. Quale è l 'uomo che desidera la vita ed ama vedere giorni buo2. ni? " ». Poi introduce al mistero " gnostico " della " eb­ domade " e della " ogdoade " 1 : 9• Cosl saremo « tempio di Dio », purificati « da ogni sozzura di carne e 5. di spirito ». « " E io », soggiunge, « vi accoglierò e vi sarò padre, e voi sarete per me come figli e figlie ", dice 6. il Signore onnipotente » . « Compiamo dunque la santifi­ cazione nel timore di Dio >> . E se il timore di Dio produce tristezza, ecco le parole dell 'apostolo : « Io godo, non perché foste rattristati, ma perché foste rattristati per giungere alla penitenza : foste rattristati secondo Dio, sl 6 Entrambi: dr. I 1.7 174.3. 7 Cfr. I l 4 . 1 . • 2 Co r 4, 7-9. ' 2 Cor 6, )-7.

Il vero " gnostico "

306-307

7.

1 32 .

l.

2. 3.

1 33.

l.

461

che in nulla subiste danno da parte nostra. Poiché la tri· stezza secondo Dio provoca una penitenza salutare, di cui non ci si pente; invece la tristezza del mondo produce morte. Ed ecco: proprio questo rattristarvi secondo Dio, quanto zelo produsse in voi, anzi quanta sollecitudine per giustificarvi, quanta indignazione, quanto timore e che rimpianto, che spirito di emulazione, che severità! Per ogni verso avete mostrato d'essere innocenti in quell'af­ 1 fare » 0• Tutto ciò è esercizio preparatorio della ascesi " gnosti­ 11 ca " • E poiché lo stesso Dio onnipotente « diede alcuni come apostoli, altri come evangelisti, altri pastori e mae­ stri, per preparare i santi all'opera del ministero, per la edificazione del corpo di Cristo, fino a che tutti non sa­ remo giunti all'unità della fede e del riconoscimento del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, alla maturità della pienezza di Cristo » 12 , per questo bisogna adope­ rarsi a divenire uomini adulti in modo " gnostico " e per· fetti quanto più si può mentre ancora si resta nella carne. Già di quaggiù, dal perfetto consenso di qui, bisogna aspi· rare concorrendo con la volontà di Dio alla reintegrazione dei nobili e degli affini veramente perfetti nella « pienezza di Cristo », perfettamente adempiutasi nella riconciliazione. Vediamo ormai come e in che senso e quando il divino apostolo descrive colui che è perfetto e come rivela di.lierenze fra perfetti. Di nuovo: « A ciascuno è data la ma­ nifestazione dello Spirito per l'utile di tutti. Ad uno è data per mezzo dello Spirito la parola di sapienza, ad un altro il discorso della " gnosi ", secondo il medesimo Spi­ rito, ad un altro la fede, nel medesimo Spirito, ad un al­ tro ancora carismi di guarigione, nello stesso Spirito, e ad altri potenza di miracoli, ad altri profezia, ad altri po­ tere di distinguere gli spiriti, ad altri varietà di lingue, ad altri interpretazione delle lingue. Ma tutto questo opera l'unico e medesimo Spirito, che dispensa a ciascuno individualmente, come vuole » u. Stando cosi le cose, i pro· 10

2 Cor 6, 16-17 (che cita 2 Sam 7, 14), inserito io 7, l; qujndi 7 , 9-1 1 . u Cfr. I S 3 1 . 5 . 12 Ef 4, 1 1-13. Il l Cor 12, 7-1 1 .

462

Stromati

2.

1 34 .

l. 2.

3. 4.

IV/22

307-308

feti sono perfetti nella profezia, i giusti nel senso di giu­ stizia, i " martiri " nella confessione, altri nella predica­ zione : non sono esenti dalle comuni virtù, ma toccano la perfezione del loro agire nel compito cui furono asse­ gnati. Giacché chi, sano di mente, direbbe non giusto il pr * ad ogni tipo di desiderio, mentre l 'uomo che si divinizza via via sino all 'assenza di passioni diviene una inconta2. minata unità "· E come quelli che sono in mare sono tenuti fermi dall 'ancora e se cercano di strappare l'an­ cora non la tirano a sé, ma sono tratti loro verso di essa, cosi coloro che nella vita " gnostica " vogliono attrarre a sé Dio non s'accorgono che vanno essi a Dio lll : 3. chi coltiva Dio coltiva se stesso. In conclusione, nel­ la vita contemplativa uno prende cura di se stesso me­ diante il culto di Dio, e attraverso la sua propria limpida purificazione contempla 21 Dio, che è santo, in modo santo. La temperanza infatti, almeno in sua presenza osservando e contemplando se stessa senza interruzione, si assimila per quanto può a Dio 22 •

1 5 � un symbolon pitagorico (cfr. V 5 27 e tc .), non riportato nelle altre fonti pitagoriche. Cfr. 137.3. 16 Il Cristo : dr. II 9 45.7. 17 !t�v : l'etimologia (dr. a I 5 3 1 .6) di !t6ion� fra inconoscibil� � conoscibile in Dio c è ricon· dotta all'opposizion� &a Uno � Molt�plic�. Fra l'Uno puro ( Padr�) � il Molt�plic� puro (mondo) c'� l'ordin� interm�dio d�II 'Uno­ Molt�plic� (il logos),. . ar. Osbom, o. c., 3 1-44; 17.5 �te.; Méhat 440 s . ; Lilla, 204-207. ]. Zand��. The Teaching of Si/v. , cit. [a I 10 48.�] cosi traduc� un pensi� dello gnostico: c Tutto � Cristo eh� ha ottenuto tutto dall 'Uno Esistente ,. (f. 101, r. 21-26, p. 69 s.). l i Ap l , 8 ; 21, 6; 22, 13; dr. VII 10 "-�; Dottrina di Si/11.,

f. 1 13,

r.

17-23, p. 120.

J18

Il

l.

2.

3.

4.

1 59 .

477

2 . mai permettere interruzione. Per cui credere in Lui e per 3.

1 58.

vero " gnostico "

l.

2.

Lui significa fondarsi sull'unità, unificandosi in Lui « sen­ za esserne distratti & 12 ; non credere significa essere nel. l'ambiguità, essere disunito e diviso. « Per questo il Si­ gnore dice cosl: " Ogni figlio straniero, non circonciso nel cuore e non circonciso nella carne " &, cioè impuro nel corpo e nello spirito, « " non entrerà nel luogo santo, nessuno tra gli stranieri che abitano in mezzo ad Israele, tranne i Leviti " & Il : e ha chiamato " stranieri " coloro che non vollero aver fede, ma restare infedeli. Cosl sol­ tanto coloro che conducono vita pura sono veramente sacerdoti di Dio. E pertanto, mentre pur tutte le tribù erano circoncise, più sante furono reputate quelle che consacrano sommi sacerdoti, re, profeti 14 • Onde prescri­ ve 1 5 a quelli di non toccare i cadaveri né di accostarsi ai morti, non perché il corpo sia contaminato, ma perché il peccato, cioè la disubbidienza, è cosa carnale e legata al corpo e al cadavere e perciò abominevole. Pertanto al sacerdote è permesso entrare dove ci siano morti solo quando essi siano suo padre e sua madre, un figlio o una figlia, perché solo questi gli sono congiunti per carne e seme e da essi anche il sacerdote ha derivato la causa prossima del suo ingresso nella vita. Ma anch'essi devono purificarsi per sette giorni, perché attraverso tanti giorni si compie la generazione [del mondo) : nel settimo infatti si celebra il riposo e nell'ottavo il sacerdote offre un sa­ crificio propiziatorio, come è scritto in Ezechiele : sacrifi­ cio propiziatorio per cui si può ottenere la [attuazione della) promessa. E perfetta purificazione sarà bene la fede nel Vangelo attraverso la legge e i profeti ; propiziazione, la purità raggiunta mediante completa ubbidienza, unita­ mente alla rinuncia alle cose del mondo, perché questo 1 « abitacolo & 6 sia restituito con gratitudine dopo l'uso godutone dall'anima. Qualunque sia il concetto di ogdoa-

12 l

Cor 7, 35; e cfr. 137.3.

IJ Ez 44, 9-10.

14 IS

Cfr. anche V 6 40.4. Per questa e le segueoti presaiziooi dr. Ez 44, 25-27 sotto cit., e il commento di Filone (De Spec. Leg. I 23, 112-113). 16 orxijvo e « con pensieri simili agli dei » e « si­ mili a un dio l> 40• Cosl essi rosicchiano torno torno il detto « ad immagine e somiglianza 1> . Euripide dal canto suo dice : « Ho ali d'oro sul dorso e i graziosi calzari delle Sirene ai piedi: e mi leverò a volo per l'etere immenso, per unirmi a Zeus »; ed io pregherei Io Spirito di Cristo che mi desse ali per volare alla mia Gerusalemme. Infatti dicono anche gli Stoici 4 1 che il cielo è in senso proprio una cittl\, mentre quelle che sono qui sulla terra non sono ancora cittl\ : lo si dice, sl, ma non è: perché la città è cosa buona e il popolo è una onesta societl\, una moltitudine di gente amministrata dalla legge, come la nostra chiesa dal Logos: cittl\ sulla terra, che non può essere stretta d'assedio, non può essere oppressa da ti-

36 Allusione ad un trattato progettato, poi non scritto (Cfr. I 14 60.4) o si riferisce a VII 7 38-40? l7 Rm n, 1J e Mt 5, 16. 31 Cfr. Is 40, 10; 62, 11 (Ap 22, 12?); c sulla base del con­ fronto con Isaia Oem. ritiene autentico il logion (« cece homo et facta eius ,., anche in Tert. DI! Idol. 20; Ps. Aug. Ml!dit. 39, 5 [P. L. XL 937]; dr. Ruwet, art. c. [a I 8 4 1 .2], 1 52 s. " Cfr. I l 9.3; II 8 39.5. 40 Ancora teologia biblica (Gn l, 26) spiegata mediante for­ mule americhe (dr. ad es. Iliad. II 263 ; 714; 169 etc. ; I 264; 131 etc.; Odyss. XIII 89 etc. ; dr. Plut. DI! Ir. et Os. 26 360f · 36la), c anelito cristiano confortato da Euripide (/r. 911 N.l da dramma ignoto; anche nella Vita di Euripide di Satira, /r. 39 [POxyr. IX 1176]). 41 Chrysipp., fr. mor. 327 Arn. (dr. Stob. Ecl. II 7, 11 p. 103 Wacbs.). Sulla Gerusalemme celeste come allusione all a resurre­ zione dr. Schmiile, o. c. , 10 s.

486

Stromati lV/26

)25

3. ranni : volontà divina sulla terra, come in cielo . Immagini

di questa città anche i poeti fanno sorgere, nei loro ver­ si: le città degli lperborei e degli Arimaspi e la pianura Elisia sono città di giusti . E sappiamo che anche la città di Platone è posta come esemplare nel cielo 42•

4Z Sui favolosi Iperborci c Arimaspi, Ioc:aliuati nell'estremo Nord dell'Europa, dr. Pind. 01. 3, 16; Hdt. IV 13 e 32-36; per l'Elisio, Odyss. IV '63·,68; Pind. 01. }.,. 7'-82 etc. Infine Plat. Resp. IX '92b (anche in Orig. c. Cels. v 43).

LIBRO V

SIGNIFICATO TEOLOGICO DELLA FEDE E DELLA SPERANZA (c. 1-3 )

Capitolo 1 1.

J26

l . Sulla figura dello " gnostico " basti per il momento questo

2.

3.

4.

5.

che si è detto, come di corsa. Passiamo ora al seguito. In particolare bisogna riconsiderare la fede 1• C'è chi di­ stingue: fede riguardo al Figlio, " gnosi " riguardo al Padre. Ma in tal modo sfugge che bisogna sl , credere veracemente nel Figlio, che è Figlio e che è venuto, come e perché, e sulla sua passione, ma è necessario anche conoscere chi è il Figlio di Dio. Insomma, non c'è " gnosi •• senza fede né fede senza " gnosi " 2 : come non c 'è Padre senza Figlio, perché con l'essere Padre egli è Padre di un Figlio. E il Figlio è verace maestro intorno al Padre. Quindi perché uno creda nel Figlio, bisogna conoscere il Padre, cui il Figlio stesso si riconduce; e viceversa per conoscere il Padre dobbiamo credere nel Figlio, perché il Figlio di Dio ce lo insegna . Dalla fede alla " gnosi " , attra­ verso il Figlio 3 il Padre : e " gnosi " del Figlio e del Padre è il conseguimento e il discernimento della verità att�a­ verso la verità •, secondo il " canone gnostico " - quello che è veramente " gnostico ". Noi siamo cosi i fedeli in ciò che non è creduto e gli " gnostici " in ciò che; non è

1 Cfr. II 2; IV l 1 .2; Osbom, o. c. [a I l 2 . 1] . 141).143. I pri­ mi 3 capitoli dicono le condizioni di sviluppo dell a fede. z Cfr. II 4 1 6 .2. Per l'analogia delle relazioni fede/" gnosi " e Padre/Figlio dr. Orig. Comm. in Job. X 37 (246); Dial. c. Heracl. 4; De Princ. I 2, 10 etc. Sul magistero del Figlio dr. oltre, 7.8 e I 20 97.2. l Cfr. Gv l , l e 18. Cristo stesso è " gnosi " : V I l 2.4. 4 Cfr. Gv 14, 6-7. Per la regola " gnostica " dr. I l 1 5 2 ; del resto imPoÀ1) liCitl lì�ciÀTJtJ.�ç sono termini del lincuaggio gnc>­ seologico epicureo: dr. Epicur. Ad Herod. 51 ; 69 etc. e Le Boul­ luec, Comm ad 1., p. 16.

490

Stremati

V/1

326-327

conosciuto : vale a dire " gnostici " in ciò che da tutti è misconosciuto e non creduto, e solo da pochi creduto e conosciuto. " Gnostici " non a parole, cioè con la pro2. l . messa di operare, ma nella contemplazione stessa. « Beato colui che parla ad orecchie di chi ascolta » 5• Ora la fede è l 'orecchio dell 'anima e a questa fede allude il Signore quando dice : « Chi ha orecchie per ascol tare, ascolti », affinché, credendo, comprenda 6 quel che dice, come lo 2. dice. Ma già Omero, il più antico dei poeti, per " inten­ dere " usa il verbo " ascoltare " 7 , cioè lo specifico per il generico ; scrive: « ... E soprattutto essi sentono parlare di sé ». Insomma l 'armonia e la concordia della fede di 3. entrambi converge ad un unico fine, la salvezza. Per noi è testimone infallibile l 'apostolo che dice : « Bramo di vedervi per comunicarvi un dono spirituale al fine di con­ fermarvi . E questo significa ricevere in voi consolazione attraverso la fede reciproca, vostra e mia ». E ancora un po' più sotto aggiunge; « La giustizia di Dio si rivela in 4. Lui, da fede a fede ». A quanto pare quindi l 'apostolo annuncia una duplice fede, o meglio una sola, ma capace .5. di accrescimento e di perfezione. Infatti la fede comune sta alle fondamenta come base ( tanto vero che a quelli che desideravano essere risanati, poiché erano animati 6. dalla fede, il Signore diceva : « La tua fede ti ha salva­ to » 1 ), ma la fede più elevata, costruita sopra la prima 9 , raggiunge la perfezione nel e con il fedele e si integra con questa, essa che proviene dallo studio della dottrina e riesce ad adempiere ai comandamenti del Logos. Tali gli apostoli, della cui fede è detto che era capace di « sp> in un vangelo : « Il mio mistero a me e ai 6gli della mia casa », stabi­ lendo gli detti in luogo sicuro e tranquillo, perché essi siano superiori all'invidia ottenendo lo stato proprio di coloro che ha scdto. Chi non ha " gnosi " del bene è malvagio, poiché « uno solo è buono » 15, il Padre; igno· rare il Padre è morte, come conoscerlo è vita eterna 16 , per partecipazione alla potenza dell'incorruttibile. E non morire è partecipare alla divinità, mentre l'allontanamen· to dalla " gnosi " di Dio produce rovina . Ancora dice il profeta : « Ti darò tesori nascosti, oscuri,. invisibili, per· ché conoscano che io sono il Signore Iddio » 17 • Anche David in corrispondenza a queste parole canta nel suo salmo : « Ecco : tu hai amato la verità e le cose oscure e nascoste della tua sapienza mi hai rivelato ». « Il giorno grida all'altro giorno la parola », quella scritta aperta­ mente, « e la notte annuncia alla notte la " gnosi " », « quella nel mistero nascosta ; e non ci sono discorsi né loquele, le voci delle quali non siano udite » 11 da quel Dio che disse : « Uno agirà di nascosto, e io non lo vedrò? » 19 • Per questo l'insegnamento [della dottrina cri­ stiana] è stato chiamato " illuminazione " 211 , poiché ha sve­ lato ciò che era nascosto: solo il maestro ha tolto il co· perchio dell'arca , tutto all'opposto di quello che dicono i poeti, per cui Zeus se"ò l'orcio dei beni e aprl quello dei mali 2 1 • « So che venendo a voi », dice l'apostolo, « ver· 1 4 ls 24, 16 (nella versione di Simmaco). Segue un deno extra· canonico, ricorrente quasi identico in Ps. Oem. Homil. XIX 20, 1 etc . : Resch, o. c. [a I 8 41 .2), n. 84 p. 108 ; Ruwet, art. c. ib., 137 s.; Jeremias, o. c. [a I 28 177 .2), 25. Cfr. Mc 4, 1 1 . IS Mt 19, 1 7 ; dt. II 20 1 14.3. 16 Cfr. Gv 17, 3; dr. IV 6 40.1 . Parole quasi simili si riscon· trano nella Dottrina di Siluano, cit. [a I 10 48.5], f. 91 r. 1·3 e H2, p. 35 . 17 ls 45, 3 (in Barn. 11, 4; sopra, 4 23.2, il testo (1, citato in­ vece secondo i LXX). I l Sal 50 [51], 8 e 18 [19], 34; anche qui l'interpretazione (1, in chiave esoterica : giorno • scri t tu ra aperta • fede l none - oscuri­ tA • " gnosi ". l ' Jer. 23, 24 ; dr. giA II 2 5.5 e qui oltre, 1 4 1 19.3. 20 2 Cor 4, 4 e 6; l'arca indica il V. T. 21 Secondo la nota favola esiodea ( Op. 94-104 ; dr. lliad. XXIV 527-533, e Daniélou, Message, cit [a l l 1.1], 1 18 s.

546

Stromati V/10

6.

65 .

l.

2. 3.

4.

66. l .

369-370

rò nella pienezza della benedizione di Cristo » : egli chia­ ma p(ct: dr. I l l J . l ; 1.5.2; e Camelot, 104-107. B Sal JJ [34], 9 ; cfr. l P t 2, J e c. seg., 72.3 . JO [Plat.] Epist. 7 J4lcd; cosl oltre, 77.1. Jl Plat. &sp. II J78a (cfr. il frammento di Ewipide, oltre, 11 70.3 ). l1 l Cor .5, 7. » Cfr. Gv 17, 19.

LA " SCOPERTA " DI DIO (c. 1 1- 1 3 )

Capitolo 67.

11

J70·J71

l. Ora, il « sacrificio accetto a Dio » 1 � un distacco senza 2. pentimenti dal corpo e dalle sue passioni. Il vero e reale culto di Dio � questo. E forse per questo la filosofia è detta giustamente da Socrate « meditazione della morte ». Infatti « colui che nell'attivitìl del pensare non fa ricorso alla vista e non associa alcuno degli altri sensi, ma si accosta alla realtìl cori il solo e puro pensiero, persegue 3. la vera filosofia » 2 • Lo stesso significato ha pure per Pi­ tagora il silenzio quinquennale, da lui imposto ai disce­ poli, proprio perché, distolti dal mondo sensibile, potes­ sero contemplare la divinitìl con il solo pensiero l . Tutto questo [� derivato] da Mo� ai sommi pensatori greci. 4 . Egli prescrive infatti « di scorticare la vittima dell'olocau­ sto e dividerla nelle sue membra » 4 , perché l'anima " gno­ stica " , solo snudata dalla pelle della materia, priva del ciarpame corporeo e delle passioni tutte che le vane e 1 Fil 4, 18: cill al fine di ottenere la " gnosi " (66.2); dr. anche VII 3 13.3 - 14.1 e Lilla, 163·170. 2 Plat. Ph11td. 65e . 66a; 67d; 80e - 8la, passi spesso rievoc ati in tutta la tradizione patristica. Cfr. per il concetto 14 106.1 ; VII 12 71.3. l Pitagora imponeva come noviziato ai discepoli un luogo pe ­ riodo di sil�o: esercizio di concentrazione spirituale e insieme divieto di propalare le dottrine (Tim., 566 F 13 Jac. [sopra, 9 59.1 ); Plut. Q. Conv. VIII 8, l 728ef; ]ambi. V. P. 17, 72; 20, 94 ; 34, 246 etc.; e Theod. Gr. Aff. Cur. I 55 e 128, che tuttavia interpreta la cosa come atto di soggezione al maestro}. Cfr. II 15 68.3. 4 Lv l, 6; il commento in chiave simbolica � tolto ( 67.4 ·63 .8) da Filone, Dt sacri/. Abel el C. 25 , 84 - 30, 100, pass.; per al!f? a causa dell'imitazione dal S 84 s'insinua qui la tesi stoica dell 'ortgple delle passioni da un errore di raziocinio, contrastante con le idee medio-platoniche correnti e di solito seguite da Oem. : Lilla , ari. c. [a I 7 36.6), 21·23.

371 -372 68.

69 .

La " scoperta " di Dio

5 49

false op inioni procurano, spoglia insomma dei desideri l. carnali , solo cosl sarà consacrata alla luce. Invece i più degli uomini, rivestiti della loro caducità come le conchi­ glie e avviluppati, avvoltolati nelle loro libidini come i ricci, concepiscono intorno alla beata incorruttibilità di Dio press'a poco le stesse opinioni che hanno di loro 2. stessi . E cosl non vedono, anche se frequentano noi , che infinite cose ci ha donato Dio, di cui Egli non è partecipe : la generazione, ed Egli è ingenerato; il nutrimento, ed Egli non ne ha bisogno; lo sviluppo, ed Egli è in perenne uguaglianza; una vecchiaia e una morte felici, mentre 3 . Egli è esente da morte e da vecchiaia 6• Non si creda quin­ di, mai ! , che gli Ebrei attribuiscano a Dio mani, piedi, bocca, occhi, ori6zi, e ire e minacce come sue passioni. � molto più pio interpretare come allegorie alcuni di questi attributi : e proprio questo chiariremo, via via che il no4. stro discorso procede, a suo luogo 7 • « Certo la sapienza è un rimedio che risana tutti i mali • , scrive Callimaco 5. in un epigramma 1• « Uno è sapiente [della sapienza] di un al tro : cosl una volta, cosl ora •, dice Bacchilide nei Peani: « Non è certo cosa facilissima trovare la porta di l . mai can tate poesie » '· Perciò Isocrate nel Panatenaico 5

Or. l Pt 2, 1 1 .

6 Ancora espressioni della teologia negativa: cfr. 12 80.3 - 82.4;

II 2 6.1-J. 7 Or. 71.4; un esempio in VII 7 37.6; Dio è cbtu&i)c;: dr. II 8 40.2; 16 72.2. 8 Cal l i m . Epigr. 46, 4 (- Anth. Pal. XII 150). 9 Bacch:vl., /r. 5 Sn.• (anche in Theod. I 78). Per le citaz. da Bacchilide e, in genere, dai lirici il Wilamowitz sosteneva (Tert· gesch. J. Gr. Lyr. GO ttins 1900, 75 etc.) che Oem. copiava sol­ tanto da Borilegi. t seguaci lo ripeterono senza discussione (Soell , nell'edi z ione, Introd. p. 18; W. Schmid, Griech. LiterDturgesch., Miinchen, II 538 etc.). Se l'argomento precipuo della tesi era che si tratta quasi sempre di sentenze, le quali sono facilmente esua­ polabili ad uso antologico, con ciò non è detto che Oem. non le estraesse per conto suo, proprio perché soprattutto le mass ime ser· vivano al suo intento di cristianizzazione dei poeti antichi. Cfr. ol tre, 14 1 10 . 1 ; 136.5; PDetl. III 12 100.2-J. lo ques to caso la sua stessa talora scarsa attendibilità come testimone è indizio di !et• tura di prima mano. Or. A. Sevecyos, BDcchyl. Essili biogrDph., Paris 1933, 149; l. Stefaoescu, PintlDre si BDcchyl. in opertJ lui Clem., « Orthodoxia ,. 12 1960 240-252 ; Ilona Opelt, BtJCchyl. in tler ChristJ. SpiilDtllike, « Jahrb. f. Aot. u. Christeol\lm " 18 1975

"O

Stromati V/1 1

2.

3. 4. 5.

6.

70.

l. 2.

3.

372-373 1

si pone il quesito : « Chi devo definire educati? » 0; e ben risponde: • Anzitutto quelli che sanno sfru ttare bene i casi che capitano giorno per giorno e formarsi la loro opinione sulle circostanze, che sia esatta e permetta di cogliere il più delle volte l'utile ; poi coloro che instaurano con chi via via li frequenta rapporti di cordialità e di equi­ tà, e sopportano con serenità e facilità le asperità e diffi­ coltà di carattere degli altri, mentre si mostrano miti e serbano la misura al massimo grado con chi sta loro vici· no. Ancora : quelli che sanno dominare sempre le passioni e non si lasciano abbattere troppo dalle disgrazie, ma in esse si comportano da uomini e in modo degno della natura di cui partecipiamo. In quarto luogo, punto capi­ tale : quelli che non si lasciano corrompere dai successi né vanno fuor di sé né si inorgogliscono, ma persistono nella moderazione dei saggi » . Poi aggiunge la conclusio­ ne al discorso: « Quelli che hanno il loro abito spirituale in armonia non solo con una, ma con tutte queste doti, questi io dichiaro uomini saggi, perfetti, dotati di tutte le virtù ». Vedi quindi come anche i Greci celebrano con divine lodi la vita " gnostica ", pur non sapendo come si deve intenderla? ( Che cosa sia " gnosi " non lo sanno neppure per sogno ). Orbene, se la gnosi " è il nostro cibo razionale, come abbiamo convenuto 11, sono davvero « beati » , secondo la Scrittura, « quelli che hanno fame e sete ,. n della verità, perché « saranno saziati » di un alimento eterno . Mirabil­ mente concorda con quanto sopra abbiamo detto Euri­ pide, il filosofo della scena u : Io riscontriamo nel seguen­ te passo, ove anche, misteriosamente, allude al Padre e al Figlio. « A te che a tutto provvedi io offro libagione ··

81-86; Q. Cataudella, Citta. bacchilidu in Cl�m . , in Form11 Futuri, Studi in on. di M. Pellesrino, Torino 1975, 1 19·12,. 1° Cioè .. sapienri • • , . . � 1�6 . . , nel linguaggio isQCtat� . Il �.s-

10 (P11nath. 30·32, anche m Stob. Fior. I 44 M.) � de1 p1 u srgw6· cativi a definire la filosofia pratica di Isocrate, cioè ua empi�ismo iatelliaente ed aperto. Cl=. (n. 6) riferisce tutto allo •· IIJIOSt lco . . • " Or. c. prec., 66J. n Mt 5, 6 e parall . ; dr. I l 7.2. . . n Clc m . fa eco a d un giudi2io più volte espresso das l i antrch! su Euripide: cfr. Athen. IV 158e; Vitruv. VIli, Pra�f. l etc. Qui si cita il fr. 912 N .2

373-3 74

4. 5. 6.

7. 71.

l.

2.

La " scoperta " di Dio

55 1

sacrificale, o che ti piaccia essere chiamato Zeus o Ade . E tu accetta il mio sacrificio raro a trovarsi 14, abbondante profusione d'ogni frutto �. Poiché olocausto per noi, vit­ tima rara, è il Cristo . E che parli dello stesso Salvatore senza saperlo, chiarisce in seguito soggiungendo : « Tu maneggi fra gli dèi cdesti lo scettro di Zeus e partecipi con Ade al potere sui sotterranei » . Quindi dice aperta­ mente: « Manda alla luce anime di defunti per coloro che vogliono sapere donde germinano i loro travagli, quale è la radice dei loro mali, chi fra i beati dèi devono placare con sacrifici per trovare riposo dagli affanni ,. . Non a torto danno inizio anche ai mis teri greci l e ceri­ monie purificatrici, come per i " barbari " l 'abluzione 15• Dopo di che seguono i piccoli misteri, che contengono per cosl dire il fondamento della dottrina e della prepa­ razione ai futuri [grandi misteri], poi, appunto, i grandi misteri, riguardanti tutta la vita : e qui non c'è più da imparare, ma da contemplare e meditare 16 profondamente sulla natura e sulla realtà. Noi possiamo raggiungere la fase della purificazione mediante la confessione, quella della contemplazione ascendendo, mediante l"' analisi " , verso l'Intelligenza prima. Si comincia con l'analisi degli esseri che le sono soggetti, astraendone le qualità fisiche, 14 �'!topo". Anche in Platone (1. c. a 66.4) s i legge questo agct­ tivo, detto del sacrificio ( « sans prix ,., uaducc Le Boullucc). Coin­ cidenza casuale? Il Frii c htel (in apparato ,ad 1.) giustamente non crede, né crede a una reminiscenza curipidca in Platone, ma so­ spetta che in Euripide fosse scritto i!t1tupo", « senza fuoco ,., tutta­ via Ocm. �nsava ancora al filosofo prima citato, c sostitul questo con l'altro aggettivo. Ciò gli procurò una (inconscia ? ) facilitazione ad inuavvcdcrc una sorta di profezia del Cristo anche in Euripide. L'allusione � trasparente soprattutto nell'allocuzione della 'Z' � arte del fr., nell'accenno alla potenza mediatrice nel cielo c nel! Ade (cfr. Fil 2, 9·1 1 ; l Pt 3, 19-22 ): è facile scorgcrvi in particolare la discesa di Cristo agli Inferi : cfr. VI 6 44..5 - 4'-1. 15 ar. ad es. N m 8, 7 (già sopra, 6 39 .4 ) per gli Ebrei , c il la­ vacro battesimale per i Cristiani. Cfr. anche 4 20.1 ; VII 4 27.6. 16 Cfr. Arst ., fr. 1.5 R.l c Ross. Enumera le fasi dcll'in.i%iazione a i misteri Elcusini (dr. Plut. Demetr. 26, 1-4; Thm.ist. Or. 20 239b etc.). Il simbolismo è dunque una vera forma di vita: quc:llo che è allegorismo nascosto ncll'cs rcssionc letteraria o religioso­ letteraria ,si riflette c si amplia ne IJ.UCT·d}plo", il rito segreto del culto. Cfr. I l 13.1; 1.5.2; IV l 3 . 1 ; Osborn, o. c. [a l l 2.1), 2.5 s.

f

55 2 Stromati V/1 1

374

spogliandone la dimensione io profondità, poi quella in larghezz a , da ultimo quella in lunghezza 17• Il punto che resta è l'unità. Essa serba ancora, per cosl dire, una po­ sizione 11• Se la spogliamo della posizione, si giunge al 3 . concetto di unità. Se poi, astraendo da tutte le qua­ lità inerenti ai corpi e alle cosl dette realtà incorporee, ci slanciamo nella grandezza del Cristo e di qui proce­ diamo in santità [di vita] verso l'abisso, allora potremo in qualche modo giungere all'intelligenza dell'Onnipotente: 4. conoscendo però non ciò che è, ma ciò che non è 19 • Una forma, un moto, uno stato, una sede o luogo, una destra o una sinistra del Padre dell'universo non sono affatto cose da concepire: eppure sono state scritte anche queste; ma che cosa poi voglia significare ognuno di quegli attri5. buti, si chiarirà a suo tempo 010• Non è in un luogo la Causa prima, ma oltre e sopra ogni luogo e tempo e de­ nominazione e intelligenza 21 • Per questo anche Mosè dice : « Rivelati a me .. : chiarissima allusione al fatto che Dio non è apprendibile né esprimibile da parte degli uomini, ma solo è conoscibile mediante la potenza che da Lui procede. Infatti l'oggetto della ricerca è incorporeo e in­ visibile, ma la grazia della " gnosi " proviene da Lui at­ traverso il Figlio 22 • 72 . l. Chiarissima testimonianza ce ne offrirà Salomone, che n Il

Cfr. VI Il 90.4. I:kfinizione aristotdica dd punto : DI! An. I 4 409 a 6; An•l. Posi. I 27 87 a 36. Il processo di asttaziooe (d.vd.l.ucn.�. d.q�c:up&i:v) si ritrova nei latonici: Albio. Did. .5, 4-.5 p. 1.57 H.; Plotin. V 3, 17 in f.; V 9 3, 4; Plut. Plalon. Quai!SI. 3 1001-1002b; Nu­ menio, etc. (in A. Festugière, LA Rét�elation, ci t. [a I lS 67 .4], IV 92- 1 40); cfr. A nd , o. c. [a I l 2.1], 294; Mortley, 1 5 - 1 8 ; Lill a , 22 1 . 19 Cosl Plotino, l . c. ; dr . I V 2 3 1.52.3 ; qu i già 6.5.2 e oltre, 80.2·82.4; la trascendeMa di Dio è affermata med iante il princi­ pio deUa teologia negativa. Per d.awj.Lct-ro� dr. 14 109.1. scritto " teologico ", T! Ept IIEoÀ.oyt� (dr. la prefa· 010 Io zione al 4• libro), come crede il Muncl . 2. E di nuovo, un'altra volta: « Se Prometeo ti formò, se 3. non sei nato da altro fango... & 59• Esiodo dice di Pan­ dora : « Ordinò [Zeus] all 'illustre Efesto di mescolare cqn

fetta (Eus. P. E. XII 29, 1-2 ; Theod. l. c. ), lo stesso per i Pit88Qrid {]ambi. Protr. 14), che attiravano anche Pindaro all a loro inter­ pretazione: dr. sopra, III l 17 . l . 52 Mt :S , l7; 34 e 36 pe r il divieto di giurare; dr. VII 8 :SO.:S; 11 67.:S. S3 Pl a t. Thtott. l:Sld. 54 I n realtà I l" (917c). Platone vieta ai venditori di fare elogi propagandistici della merce che vendono; i n Poed. I I I 11 78.4 -79.1 Clem. collega lo stesso testo ool comandamento dell'Esodo (20, 7). 55 Cfr. Plat. Apol. 31d etc. ; Xen. Mem. I 4 passim; IV 3, 13. Il brano deriva da Aristobulo (Eus. P. E. XIII 12, l - fr. 4 Walter Uiid. Schri/ten, cit. a I lS 72.4], 269 s.); vi � oompresa la citaz. di Gn l, 3 etc . .56 Cfr. Gn 2, 7 (sopra, 94. 1 ) ; e [Piat.] Axioch. 36:SC. 51 I l i ad. VII 99. 5I Cfr. Is 41, 2:S e IO, 6. 59 Ca lli m. , /r. 192, 1-3 ( - 2" giambo ) e 493 Pf.

578

Stromoti V/14

4. .5.

6.

101 . l .

2.

3.

392-394

la massima cderità acqua e terra, e instillarvi voce e mente d'uomo .. •. Gli Stoici definiscono la natura fuoco artefice, procedente per via razionale alla generazione 61 : ma anche nella Scrit­ tura fuoco e luce sono allegorie per nominare Dio e il Logos di Dio 62• E non è forse vero che anche Omero accenna in parafrasi alla separazione dell'acqua dalla ter­ ra, cioè al fatto che la parte asciutta emerse visibile allo scoperto ? Dice infatti di Oceano e Teti : « Già da lungo tempo si tengono lontani entrambi dal letto e dal­ l'amore » 61• E i Greci più istruiti attribuiscono anch'essi l 'onnipotenza a Dio. Si veda Epicarmo, pitagorico, che dice : « Niente sfugge alla divinità: questo tu devi sapere. Egli è il nostro custode; niente a Dio è impossibile » 64 • E il poeta lirico : « A Dio è possibile far sorgere da nera notte in­ contaminata luce, oppure velare con fosca tenebra il puro splendore dd giorno » 65 ( cioè: il solo che può far notte di pieno giorno è Dio). E Arato nei Fenomeni inizia con : « Incominciamo da Zeus ! »; poi : « Noi uomini non lo lasciamo mai innominato: piene di Zeus sono tutte le vie, tutte le piazze degli uomini ; pieno è il mare e i porti . Dovunque tutti abbiamo bisogno di Zeus ». E soggiunge : « Di lui noi siamo anche stirpe », in quanto creazione. « Benevolo agli uomini, egli rivda segni propizi ; desta l a gente al lavoro. . . Fissò lui questi segni nel cielo, distin­ guendo le costellazioni. Previde per il corso dell 'anno stelle che specialmente segnalassero agli uomini le stagioni al Hes. Op. 60·62 (qui, nell'ultimo verso afuoc; , non v5ov : ma Clem. pensa ancora a Go 2, 7). 61 Zenon, /T. 120 e 134 Aro. (S. V. F. I p. 34; 37), Chrysi pp., /T. phys. 1 134 Aro.; la definizione è nota da varie altre fonti; cfr. sopra , 89.3. 62 Cfr. Es 3, 2; Dt 4, 24, etc. 61 Iliad. XIV 206-207, ove Teti, TtJIIUc;, indicherebbe la terra, nuuice (-n&irvtJ : Plut. De Is. et Os. 34 364d ). 64 Epicharm ., 23 B 23 D.-K. - /r. 266 Kaibel - 232 Olivieri (Framm. della Commedia etc. 11ella Sicilia etc., Napoli 1946, I p. 1 19). 65 Pind., fr. 108b So.• (i due frammenti anche in Theod. Gr. AB. Cur. VI 22 e 2,). Clem. può pensare a Es 10, 21-23 ; 14, 19-20 (Le BouUuec).

394-395

4.

1 02.

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4.

Plagio dei Greci 1°

579

in modo certo, affinché tutto fosse fatto nascere al mo­ mento giusto. Cosl sempre a lui per primo e per ultimo ri­ volgono le loro suppliche: salve, padre, prodigio grande, grande bene per gli uomini! » 66• E prima di lui Omero, de­ scrivendo la cosmologia effigiata sullo scudo fabbricato da Efesto, segue il racconto di Mosè: « Vi effigiò terra, cido e mare e tutte le stdle che incoronano il cielo » 67 • In verità lo Zeus cdebrato ndle poesie e nelle opere in prosa riconduce il pensiero a Dio. Per esempio, scrive Democrito come si suoi dire, con chiarezza solare: « Ci sono alcuni uomini, pochi », i quali « tendendo le palme verso qud luogo che ora noi Greci chiamiamo aria, di­ cono : " Zeus è tutto " e " tutto egli sa e concede e toglie " ; e " Egli è il re dell'universo " » 61 * . Più mistica­ mente, in quanto pitagorico, il beota Pindaro: « Una degli uomini, una degli dèi è la stirpe ; e da una sola madre traiamo il respiro entrambi » 19 , cioè dalla materia ; e dichiara che uno è il creatore di ciò, uno che egli chia­ ma « padre dall'arte suprema » 711 , colui che ha offerto il mezzo di salire, secondo i meriti, alla divinità. Taccio poi di Platone. Nella lettera ad Erasto e Corisco si vede chia­ ramente che allude al Padre e al Figlio, desumendo chissà come dalle Scritture ebraiche, quando scrive queste parole di esortazione: « . . . Giurate con una serietà che non sia rudezza e insieme con qud garbo che si unisce alla serietà; giurate in nome dd Dio che è causa di tutto e dd padre signore dd principio e della causa, che, se sa-

l.

66 Aut. c. , 6·7 ). 67 61

Pbaen. 1·6 e 10·1' ; dr. I 19 91.' e Aristobulo (Eus.,

Iliad. XVIII 483 e 48,. Democr., 68 B 30 D.-K. (cfr. già Protr. 6 68.5): frammento di ispirazione pitagorica? o accolto da neopitagorici in dorilqi composti secondo loro propri intendimenti? Cfr. Q. Cataudella, in « Atene e Roma • . S. III, 9 1941 73-81, cbe cita a confronto un fr. di Ennio che deriverebbe da Epicarmo (/r. 240 Kaibel - 220 Olivieri, ci t., I 1 1 3 ) e il noto Aesch. /r. 70 N.: « Zeus è la terra, Zeus è l':uia ... Zeus è tutto etc. •· Cfr. anche Diog. Apoll., 64 A 8 0.-K. 19 Pind. Ntlff . 6, 1-2; su Pinduo " pitagorico " dr. sopra, 98.8 ; III l 17. 1 . 70 Pind., fr . 5 7 Sn.4, già in Protr. I O 98 .3 ; pe r la 11poXD7r/) " gnostica " dr. a I ' 29.}.

580

Stromati V/1 4

39.5-396

5. rete davvero filosofi, conoscerete » 71 • E nell 'allocuzione

del Timeo chiama padre il demiurgo, dicendo: « Dei fi­ gli di dèi, dei quali io sono padre e autore delle loro 103. l . opere . . . » 72• E per ciò quando dice : « Intorno al re di tutto sta tutto, e per causa di lui è il tutto ed egli è causa di tutte le cose belle ; secondo per le cose del secondo ordine, terzo per le terze » 73, io non posso in tendere altri­ menti che un'indicazione della Santa Trinità: terzo è lo Spirito Santo, secondo il Figlio, per il quale « tutto fu 2 . fatto » 74 secondo la volontà del Padre . Ancora Platone nel 10° della Repubblica fa menzione di Er figlio di Armenio, di stirpe panfilia, che è poi Zoroastro, almeno 3. a quanto scrive Zoroastro stesso: « Zoroastro figlio di Armenio, di stirpe panfilia, morto in guerra, compose questo scritto: tutto quello che conobbi dagli dèi quando 4. fui nell'Ade • 75• Questo Zoroastro è il personaggio di cui Platone dice che risuscitò al 12• giorno dalla morte men­ tre giaceva sulla p ira 76• Con ciò egli vorrà significare sl n la resurrezione, ma anche il fatto che la via dell 'assun­ zione delle anime passa at traverso i 12 segni dello zo­ diaco; egli dice poi che si viene alla nascita scendendo 5. per la stessa via 71• Per questo è da credere che furono 71 Plat . Epist. 6 323d (anche in Theod. Gr. Aff. Cur. II 70·7 1). Platone allievo di Mosè : dr. I 22 150 . 1 . n Plat. Tim. 41a (scambiato l'ordine de i predicati, 'KO:-rl!P e

li'IJill.OUP"(OOL" anche a proposito degli " imprestiti " greci dalla sapienza orientale ciò che più colpisce Qem. è il procedimento allegorico (dr. a I 2 20 .4 ) : cosl questa parte del libro si salda con la precedente (cc. 4-8). Sulla resurrezione di Er come sim bolo dr. Scii!DOie, o. c. [a I l 10.1], 92-96; aiA sopra, 9 58.6. 78 Pl a t. Rtsp. X 62 1 b . Alua interpretazione dei segni zodiacali in 6 38.4-5 ! Or. Festuaière, o. c. [a 11 7 1 .2], III 123-140. Quanto

Plagio dei Greci 1°

396

6. 1 04 .

l.

2.

3. 4.

5.

105.

l.

581

1 2 anche l e fatiche d i Eracle: dopo tali prove l'anima ottiene la liberazione da tutte le cose di questo mondo. Né posso omettere Empedocle, il quale pensa alla " rias· sunzione " in senso fisico di tutte le cose, convinto di una loro futura trasformazione nell'essenza del fuoco '�'�. Di questo avviso, come è notissimo, è Eraclito di Efeso: egli ritiene che c'è un mondo eterno e c'è un mondo corrut· tibile, sapendo che questo che è regolato secondo il suo ordine non è altro da quello, in una certa sua struttura . Che poi sapesse che il mondo costituito da tutta la so­ stanza permane eterno in un certo modo peculiare, lo ma­ nifesta scrivendo cosl : « L'ordine cosmico, il medesimo per tutti [i mondi], nessuno né degli dèi né degli uomini lo fece, ma sempre fu, è e sarà fuoco d 'eterna vita, che secondo misura si accende e secondo misura si spegne » . E che lo pensasse generato e soggetto a corruzione, lo rivela quel che segue: « Vicende del fuoco: prima mare, del mare poi una metà diventa terra, l'altra metà folgore ». In sostanza egli viene a dire che ad opera del Logos e di Dio che governa tutte le cose il fuoco si converte tra­ mite l'aria in umidità ; e questo è come il seme dell'or­ dine universale, ed egli lo chiama " mare " . Di qui a sua volta si forma la terra e il cielo e tutto ciò che vi è contenuto . Come poi ritorni da capo e si rifaccia fuoco, lo dice chiaramente in questi termini : « ... come mare si diffonde e si regola secondo la medesima norma secondo cui sussisteva prima che diventasse terra » .,. E dice lo stesso ugualmente degli altri elementi. Press'a poco come lui la pensano gli Stoici più reputati nel trattare della conflagrazione 11, dell'ordine universale, del mondo e dela Eracle, egli compare nell'apologetica come " figura " di Cristo : Just. I Apol. 54; Dial. c. T,. 69, l; cfr. V alentino in Iren. Adu. Hae,. I 9, 4 (Daniélou, Message, cit., 103· 1 1 3 ; M. S imon , Herct1le el le Christianirme, Paris 1 9��. 1�·12� e prec. sulle fatiche , 88·94). 79 Cfr. 3 1 A 3 1 D.-K. IO Heraclit., 22 B 30, 31 e 31b D.-K. ; sui due frammenti dr. Marcowich, cit [a I l 2.2], 184-20� ; Colli, cit. [ib.], A 30.3 1 ; Diano, cit., 147 s;; _G. S. Kirk, Heracl . , tbe cosm. Fragm., Cambridge 19�4. 3 16-326; xnmiile, 77-85. •• Cfr. sopra, l 9.4 ; infatti Eraclito sembra qui preK.Dtato se­ condo la revisione degli Stoici.

582

Stromati V/14

396-397

l 'uomo nella sua particolare natura, della sopravvivenza 2. delle nostre anime. Ancora Platone del resto, nel 7" della Repubblica, ha chiamato " notturno " il giorno di quaggiù Il ( penso, « a causa dei dominatori di questa tenebra » &l), e sonno e morte la discesa dell 'anima nel 3 . corpo, proprio come Eraclito 14• E forse lo spirito h a pro­ fetato del Salvatore dicendo per bocca di David : « Mi coricai e mi addormentai. Mi svegliai, perché il Signore 4. mi aiuterà » 15• Non solo chiama allegoricamente " ri­ sveglio dal sonno " la resurrezione del Cristo, ma anche 106. l . " sonno " la discesa del Signore nella carne . Ed ecco che il Salvatore stesso comanda : « Vegliate » 86, come a dire, esercitatevi a vivere e provatevi a tenere separata l'anima 2. dal corpo. Platone profetizza poi il giorno del Signore con queste parole nel 1 0" della Repubblica: « Quando erano passati sette giorni per i singoli gruppi che si tro­ vavano nel prato, dovevano all'ottavo levarsi di Il e in3. camminarsi e giungere al quarto giorno . . . » 11• Nel " pra­ to " bisogna intendere la sfera delle stelle fisse, come luogo ameno, soave, sede dei pii ; nei " sette giorni ", cia­ scun moto dei sette [pianeti], quindi tutta la pratica atti­ vità che tende al fine del riposo. Il viaggio poi oltre le orbite dei pianeti conduce al cielo, cioè all 'ottavo moto, all"' ottavo giorno " ; e dice che le anime partono al " quarto giorno ", volendo significare la peregrinazione attraverso i quattro elementi. 107. l . Anche il settimo giorno lo conoscono come sacro non Il Plat. Rup. &l Ef 6, 12. M Oem. pensa al

VII

52 lc.

Ftdont: dr. 95 cd ; Heracli t., 22 B 2 1 D.-K. 3 2 1 . 1 ) e B 36 D.-K., cit. oltre, VI 2 1 72. Il Sal 3, 5 [6]. C'è però una lieve sfasatura nell'interpretazione data da Clem. al salmo rispetto agli altri cristiani, che vi leggono un segno della morte di Gesù (cosi, a quanto pare, Just. I �pol. 38, 5; Iren. Adu. H4tr. IV 33, 1 3 ) : Oem. per suggestione platcr­ nica vi legge la discesa nel corpo, l'incarnazione. Altra documen­ tazione su questo tema in Festugi�re, o. c., III 63-95. 16 Mt 24, 42 ; dr. già Il 67 . 1 ·2 ; IV 22 1 39.4. " Plat. Rtsp. X 616b; la spiegazione seguene, se tale può clini, è di Filone Quod D. s. irnrn. 3, 12-13; per il significato del nu­ mero 8 cfr. lV 17 109.2; 25 158.4; 159.3; Staats, 4tl. ivi ci t., 37s. Cfr. VII 10 5 7 .5 ; Exc. tx Thtod. 63.

(già

III

J97-J98

2. 3. 4.

108.

l. 2. 3. 4.

Plagio dei Greci



5 83

solo gli Ebrei, ma pure i Greci 11• � il giorno nel quale si compie l'intero ciclo della generazione di tutti gli esseri che nascono vivi e di tutte le piante. D i esso cosl dice Esiodo : « Anzitutto il primo, il quarto e il settimo giorno [del mese] sono sacri •; e ancora: « Nel settimo giorno di nuovo la fulgida luce del sole � 19• E Omero: « Al settimo poi giunse il sacro giorno •; e: « Era il settimo, giorno sa­ cro »; e ancora: « Era il settimo giorno, e in questo tutto fu compiuto • ; e: « Alla settima aurora lasciammo la corrente d'Acheronte » 90• Cosl pure il poeta Callimaco scri­ ve : « Alla settima aurora tutto gli era preparato » ; e anco­ ra: « Il settimo giorno è fra i buoni, e cosl la settima gene­ razione »; e : « Il settimo tiene il primo posto, il settimo è perfetto »; e: « Sette in tutto furono nel cielo stellato, apparsi nelle loro orbite con il volgere degli anni » 91• Anche le elegie di Solone celebrano il sette come numero sacro 92 • Dice la Scrittura: « Togliamoci di mezzo il giusto, per­ ché è molesto » 93 • Ebbene, non dice quasi lo stesso Pla­ tone, profetando, si direbbe, l'economia della salvezza, nel 2• libro della Repubblica ? : « Cosl com'è disposto, il giusto sarà frustato, torturato, incatenato ; gli saranno strappati gli occhi, e alla fine quando avrà subito ogni malanno, sarà crocifisso » ,._ E Antistene socratico viene u Qu�sto trauo, provocato dal prec�dentc ricordo dci 7 cicli (fino a 108.1 ), sulla coincidenza ideologica &a Greci cd Ebrei io­ torno alla mistica del numero 7, è d�sunto ancora da Aristobulo (dr. l 15 7 2 .4), com� au�sta Eusebio (P. E. XIII 12, 13-16). Già i Pitagorici v�n�ravano il num�ro 7 io quanto « dotato di grand� pot�nza ,. (Hippoo, 38 A 1 6 D.-K.; dr. Cic. Somm. Se. 5, 18 �te. ). Or. anch� oltr�. V I 16 143.1 - 1 45 . 3 . 19 H�s . Op. 170 � /r. 273 Rz . • 362 M.-W. 90 Si tral!a di versi epici falsificati (il 3" sulla bas� di Odyss. V 262). 91 Falsificazioni callimach�� (ooo accolt� dal Pfdlf�r). Aristo­ bulo tra�va in campo Lino! Oem. vi sostituisc� Callimaco, fors� di �sta sua, p�rché la cosa si ooti m�oo (W alter, o. c. [a I 1.5 cit.], 150-170 � prcc. 158). n All u de all'el�gia �ptadistica (/r. 1 9 D.), riportata io seguito (VI 16 1 44.3 - 6 ) . 9J Sap Sal 2, 1 2 ; dr. Is 3, 1 0 : • incateniamo il giusto! •· " Plat. R�sp. II 361� - 362a, già in IV 7 52 . 1 . Cosl Platon� � profeta non solo d�ll'incarnazion�, ma anch� d�lla passioo� � mori� d�l Cristo; dr. Thcod. Gr. Aff. Cur. VIII 50 � (per i oo. 4-5) I 75-77; per l'economia della salvezza dr. I 11 52.2.

5 84

Stremati V/14

5.

6.

1 09.

l. 2. 3.

t IO.

l.

.399-400

parafrasando il famoso versetto del profeta : « - A chi vorreste rassomigliarmi? -, dice il Signore » , quando dice : « Dio non assomiglia a nessuno; perciò nes s uno lo può conoscere da un'immagine » 515• Cosl anche Senofonte ateniese dice testualmente : « Colui che mette in moto e rende immobili tutte le cose, è chiaro che deve essere davvero grande e potente. Ma quale sia di forma non si può vedere. Neppure il sole che luminosissimo appare, neppure esso sembra permettere che lo si guardi ; anzi se uno vuole osservarlo sfacciatamente, è privato ddla vista » 116• « Quale carne può mai vedere con gli occhi il celeste e vero Dio immortale che abita il cielo ? Neppure di fronte ai raggi dd sole sono capaci di resistere gli uo­ mini, perché sono nati mortali »: cosl vaticinò la Sibilla "· Conclude dunque bene Senofane di Colofone quando dimostra che Dio è uno e incorporeo : « Un Dio solo, fra gli dei e gli uomini grandissimo, né per corpo né per pensiero simile ai mortali ». E poi : « Ma i mortali credono che gli dèi siano generati e abbiano il loro modo di vestire, la loro voce, il loro corpo » . E ancora : « D'altra parte se avessero mani i buoi, i cavalli, i leoni, o potes­ sero disegnare con le mani e compiere opere d'arte come gli uomini, i cavalli disegnerebbero immagini e farebbero statue di dèi simili a cavalli, i buoi a buoi : tal quale la figura che essi stessi hanno » "· E sentiamo ora parlare ddla divinitl il poeta lirico Bacchilide : « Essi sono in95 Antisth., /r. 40 A Dc Ocva Caizzi, o. c. [a I 1S 66.1]; incor­ porato Is. 40, 18 etc. (dr. oltre, 1 1 7 . 3 ) . Questa citaz. e le seguenti di Senofonte, della Sibilla, di Cleante sono ripetute in Protr. 6 7 1 .2 - 72.2 : derivano dunque da un florilegio? Cosl Christ, art. c. [a I 1 4 59.5], 25 dell'estr. 96 Cfr. Xen. Mem. IV 3, 1 3-14. Dio però si conosce dall'opera sua: II 2 5.4. "' Orac. Sibyll., fr. 1, 10- 1 3 : i versi appattengono al brano si­ billino conservato in Theoph. Ad Auto/. II 36 e sfruttato da 0.-m. anche altrove (cfr. III 3 1 4 . 3 ) ; possono derivare dallo stesso Se­ nofonte, cosl come Min. Fcl. Oct. 32, 6; Theoph. Ad Auto/. I 5 etc. 91 Xenophan., 2 1 B 23 ; 14; 15 D.-K. i due ultimi anche in Theod. Gr. A/1. Cur. I II 72. 6.0'WJ.Lct't0c;: tipico in Oem. (dr. I l 7 1 24 ; fr. 37 etc.) e negli apologisti per indicare l a trascendenza di Dio, non solo in quanto nvtiiJ.Lct, ma come VOl]'t6c;: cfr. Casey, art. c. [a I l in princ.], 78-86.

400-402

Plagio dei Greci 1° 585

denni da deformi malattie, e senza col�, in nulla simili 2. ai mortali » "; e lo stoico Cleante, che in una poesia ha 3- scritto su Dio queste parole : « Tu mi domandi la natura del Bene? Ascolta. Esso è ordinato, giusto, santo, pio ; esso esercita dominio su di sé, è utile, bello, come deve essere, severo, leale, sempre proficuo; è senza paura e senza dolore, giovevole e privo di molestie, vantaggioso, piacevole, sicuro, caro, onorato, d'accordo con se stesso. _ _ glorioso e senza orgoglio, provvido e mite e forte, co­ stante nel tempo, senza biasimo, sempre duraturo » 1110 _ 1 1 1 . l . Lo stesso [Cleante], rimproverando tacitamente l'idolatria delle folle, soggiunge: « Non è libero colui che guarda all'opinione, come se dovesse ritrarne qualche bene » 101 • 2. Non bisogna quindi formarsi idee sulla divinit� secondo l 'opinione dei più. « Non credo affatto che Zeus, trave­ stito nella foggia di un ribaldo, ti si sia introdotto nel letto come un uomo » : sono parole di Anfione nell'An2 4. tiope 10 • E Sofocle scrive apertamente: « Zeus sposò la madre di costui, non in forma di oro né rivestito delle piume del cigno, come quando ingravidò la fanciulla di 5. Pleurone IQI, ma. integralmente uomo ». Poco ol tre, ecco che soggiunge: « E rapido montò l'adultero sulla soglia 6 . nuziale ». Dopo di che narra cosl, in modo ancor più lampante, l 'intemperanza dello Zeus del mito : « E lui non toccò né cibo né lavacro. Entrò nel letto con la pru­ rigine nel cuore, e per tutta quella notte si accoppiava » ICM. 7. Ebbene, tutto ciò !asciamolo pure alle follie dei teatri. Ma Eraclito dice chiaro: « Di questo Logos eterno gli uomini sono ignari, prima di udirlo e anche una volta " Bacchyl., fr. 23 Sn.4 (lievemente " cristianizzato " : il poeta parla di " d�i ", Clem. della " divinitl " : cfr. I. Opelt, tJrt.' c. (a 11 68.5], 83 ). IDD Cleanth. , /r. 551 Aro. Su questo e il s�ente gruppo di versi e sulle composizioni poetiche in genere dello stoico dr. Ca­ sey, tJrt. c. (a I l 1 . 1], 49-5 1 ; Festa, I Framm . degli Stoici, cit., II 75 s.; 84-88. 1°1 Cleanth., fr. 560 A rn . Sul disprazo della folla dr. I 8 41.5. 102 Di Euripide, /r. 2 1 0 N.2. Contro l'antropomorfismo dr. an­ che II 16 72.2-3 e qui oltre, 1 16.4. IQl Leda : dr. Pherecyd., 3 F 9 Jac. IlM Soph., /r. 1026 N.2, di dubbia autenticiti.

586

Stromati V/1 4

U 2.

l. che lo hanno udito » 1115• Il lirico Melanippide dice in un

402-40J

canto : 13l , scrive, se non erro, cosl: « ... Non desiderare mai nemmeno un ago che sia di al­ tri, o amico: poiché Dio si compiace di azioni giuste, non di azioni inique. Però Egli lascia che chi si affatica lavo­ rando la terra notte e giorno, elevi il suo tenor di vita. Sacrifica pure a Dio, se sei giusto fino alla fine, se sei splendido non tanto nelle vesti, quanto invece nel cuore. Quando odi un tuono, non fuggire, se sei consapevole di non avere colpa alcuna, o mio padrone: Dio, che ti � vicino, ti vede » m. « Mentre ancora tu parli », dice la Scrittura, « io ti dirò: " Ecco, sono qui " » 134• Un altro comico, Difilo, argomenta cosl sul giudizio [di Dio] : « O Nicerato, credi tu che quelli che sono morti dopo aver goduto d'ogni gioia in vita siano sfuggiti alla divinità come inosservati ? C'è l 'occhio della giustizia, che tutto vede. Noi crediamo che nell'Ade ci sono due sentieri, uno la via dei giusti, l'altro degli empi ». Quindi: « Se la terra nasconderà per sempre [allo stesso modo] tutt'e due, [giu­ sti ed empi], vattene a rapire, rubare, spogliare, scompi­ gliare tutto. Ma non t'ingann are: c'è anche nell'Ade un IlO Menandr., /r. 683 K.; questo e il seguente frammento an· che in Ps. Just. D� Monarch. 4, ove però sono attribuiti a File­ mone (ma fabbricati dall'autore stesso del D� Monarchia?). DA sospetto soprattutto la similaritl &a i due ultimi versi della 1• parte dd framm . e il primo e l'ultimo della 2': un giudeo (lo Pseudo-Ecateo di cui sopra, 1 1 3 . 1 , o la sua fonte? dr. W alter, o. c. [a I 15 72.4], 179 s.) avrebbe inserito fra i due trimetri un gruppo di versi chiaramente giudaizza n ti (Eiter, o. c. [a I ) 22.3], 187-192): il Boeockh, o. c . , 1.57, riteneva qualche verso autentico. Clt:m. non poteva inpnnarsi dd tutto sulla profonda delicatezza dell'umanitl menandrea; dr. a Il 23 137.2. In genere su questi framm . poetici (§§ 1 19·122), Denis, o. c. [a I 15 69 ..5], 223·238. UI G er 23, 23·24 ; dr. gil II 2 5."1-.5 e sopra, 96."1 e 100.6. w Sal 'l, 6. U l Seconda parte dd frammento comico cit. ll4 Is .58, 9; dr. IV 7 "17.3.

408-409

2. 3.

4.

1 22 .

l.

2.

3.

4.

Plagio dei Greci 1°

59 1

giudizio: e l o darà Dio, i l Signore d i tutto. Temibile � il suo nome, ed io non lo nominerò. Egli dà a chi pecca vita per lungo tempo . . . � w . « Se qualcuno dei mortali ri­ tiene di compiere ogni giorno un po' di male di nascosto agli dèi , crede il falso e di falso viene convinto, se lo trva Giustizia, che ha tempo! » 1!6. « Badate, voi che cre­ dete che Dio non esista ! Si, esiste, esiste. E se qualcuno, malvagio per natura, � fortunato, cerchi pure di guada­ gnare il suo tempo, perché in seguito, con il tempo, pagherà il fio � 137• Concorda con ciò la tragedia, nei versi seguenti : « Verrà, verrà quel giorno del tempo, quando l'etere d'oro aprirà la riserva rigurgitante di fuoco, e la fiamma, divoratrice, arderà tutto quello che � sulla terra e nel cielo, imperversando �- Poco oltre aggiunge: « E quando l 'universo verrà meno, scomparirà tutto l'abisso delle onde, e la terra sarà deserta di dimore, né più l'aria infuocata sosterrà le famiglie dei pennuti: e poi tutto ricupererà quanto aveva prima distrutto ,. Ili. Idee simili a queste troveremo anche nelle poesie orfiche, in questa forma, se non erro: « Tutti nascose, poi riportò alla luce gioconda dal suo cuore sacro, grave opera compiendo » 1J9. Se trascorreremo la vita in santità, saremo beati quaggiù, ma più beati dopo la dipartita di qui, e non possederemo una felicità temporanea, ma potremo trovare riposo per l 'eternità, « partecipando al focolare e all a mensa degli altri immortali, immuni dalle miserie umane, indistrutti­ bili », come si legge nella poesia filosofica di Empedocle 1*'. Nessuno, anche a dire dei Greci, sarà tanto grande da U.l Clem. e Teodoreto ( Gr. Aff. Cur. VI 2.3), anche qui, attri­ buiscono il frammento a Dililo, il Pseudo-Giustino (De Mot�drch. .3) a Filemone. Cfr. Kock, ad I. (C. A. F. II ,.39, fr. 246). Difilo e Filemone sono i due più celebri rappresentanti della commedia " nuova " dopo Meoandro. ll6 Da Sext. Emp. Adv. M4th. I 274 (dr. anche ib. 287 ; Stob. Ecl. I .3, 1,. p. 54 W . ; Ps . Just., l. c. ) si ricava che il frammento � di Euripide (8.35 N.Z, dal Frisso). m Eur., /7-. 1131 N.Z I JI Soph., /r. 1027 N.Z; i due frammenti sono anch'essi ritenuti falsificazioni dell'apologista giudaico; Schiirer, o. c., III 59�01 . ut Orph., fr. 21a, 8 K . ; soggetto � Dio. u o Emped ., .3 1 B 147 D.-K . • fr. 107 4-5 Gallavotri, cit. [a III .) 14.2); analogo il /r. 146 (in IV l) 150.1).

592

Stromali V/14

409-410

stare al di sopra della giustizia, né tanto piccolo da re« Volgi lo sguardo al Logos divino e mantieniti devoto ad esso, conservando diritta l'urna dell'intelligenza riposta nel cuore. Cammina rettamente pel sentiero, e contempla 2. l'unico signore del mondo, immortale •- E ancora, par­ lando di Dio, che definisce " invisibile ", dice che fu co­ nosciuto solo da un uomo di stirpe caldea, ed allude ad Abramo o a suo figlio. Ecco i versi : « . .. tranne un solo uomo, rampollo di una famiglia originaria dei Caldei. Egli sl sapeva il viaggio dell'astro e il suo moto di sfera attorno alla terra, come si compie nel suo giro uguale intorno al proprio asse, e dirige via via i venti e l'aria e 1 24. l . le correnti ,. 141 • Poi, quasi parafrasando il versetto : « Il cielo è il mio trono e la terra sgabello dei miei piedi ,. tu, aggiunge: « Egli sul vasto cielo è assiso in aureo trono e la terra gli si è assoggettata ai piedi e la mano destra fino ai confini dell'oceano egli ha disteso. E le radici dei monti tremano in cuore per sua ira e non sono capaci di sopportarne la possente forza. Egli è per ogni dove nel cielo e rutto compie sulla terra, ed ha in sé principio, mezzo e fine 141• Non puoi parlarne invano. Io tremo nelle 2. membra al pensiero. Egli domina dal sommo etc. •- Me­ diante queste parole ha spiegato tutte le celebri profe­ zie: « Se aprirai il cielo, tremore davanti a te prenderà i monti e si scioglieranno, come di fronte al fuoco si 123.

L star nascosto. Lo stesso Orfeo dice anche:

141 Orph., fr. 246 K. L'ampio fraiiiiD c nto, in cui si trovano in­ seriti i versi già detti ( 12 84.4 c Pro/r. 7 74.4) c di cui fanno parte quelli citali oltre ( 126.5 ; 127.2; 1 3 3 . 1 ) , ci è dato anche da Eus. P. E. XIII 12, 5 come derivato da un discorso di Aristobulo (dr. I 15 72 .4 ) c, in forma abbreviata c con varianti, da Ps. Just. Cohort. ad Gr. 15; De Monarch. 2 le anche Thoxl. Gr. Aff. Cur. II 30.3 1 ) . Tcofilo (Ad Auto/. III 2) c l'autore del De Monarc5ia, I. c., parlano di un " testamento ", B�et&ip ». E Filisto, similmente, riproduce le stesse idee quando dice: « Proprio coloro che contro ogni ae­ dere, inaspettatamente trovano fortuna, di solito diven­ gono prepotenti » lD *.

16

Th eogo. 332a (cfr. 209) e Eur. Mtd. :561 . Jr. 298 K. - 267 Olivieri e Eur., /r. 914, dr. 24, 1 N.2 •1 Eur. Mtd. 6 1 8 e Suph. Ai. 665 ; l'appellativo I.LilCT'TLTocp6poc; •7 Epichacm.,

(cfr. Argumentum della tragedia) contraddistingue questo Aiact da drammi omonimi. 19 Soloo., fr. :5, 9 D e Theogo. 1:53. m Th uc. III 39, 4 e Philist., :5:56 F 67 Jac. Filisto di Siracusa (430-3:5:5 c.), uomo politico e storico, seguace di Dionisio l, dal

'12 9.

Stromali VI/2

428-429

l. Scrisse Euripide: « Da un padre e da una madre che fa­

ticano in aspro tenor di vita, i figli nascono migliori »;

2 . e scrive Crizia : « lo comincio dalla nascita dell'uomo. Come può egli nascere in condizioni perfette e più ro­

3.

4.

5. 6.

IO.

l.

2.

3. 4.

;;.

busto nel corpo? Se il genitore fa ginnastica, mangia in modo gagliardo e si sottopone a strapazzi, e se la madre del bambino che sta per venire alla luce rinvigorisce il corpo esercitandosi con la ginnastica » 21 • E poiché Omero dice dello scudo fabbricato da Efesto : « Vi effigiò la terra e il cielo e il mare . . . Poi vi poneva la poderosa forza del fiume Oceano », ecco Ferecide di Siro: « Zas fa un manto, grande e bello, e in esso intesse la terra e Ogeno e le case di Ogeno >> 22• Omero parla di « vergogna che molto gli uomini o danneggia o giova » : ed Euripide nell'Erelleo scrive: « Sulla vergogna anche a me riesce difficile giudicare : è neces­ saria, ma è d'altra parte un gran male » 23• Analogamente s i possono desumere i passi, ove è riscon­ trabile il plagio, anche dai contemporanei e che gareggiarono fra loro appunto in esso. Ad es ., dall'Oresle di Euripide : « O caro conforto del sonno, rimedio della malattia ! »; e dall ' Erifile di Sofocle: > 25• Ancora

quale poi fu avversato cd esiliato, scrisse una Storia della Sicilia dalle origini fino ai suoi tm�pi. 21 Eur., /r. .52.5, 4-.5 N.2 c Critias, 88 B 32 D ..K. (dal principio della Costituzione di Spttrltt ; cfr. Xcn. Loc. Resp. l, 3·4; Plu t . Lycurg. 1 4 , 1-3 ). 22 lliad. XVIII 483 e 607 c Phcrecyd., 7 B 2 D.-K. (cfr. olue, 6 .53..5). La fruc ricorre anche i n un papiro (Grenfeli.Hunt, Greek Pttp., S. II n. 1 1 ), su cui cfr. Mondolfo in Zellcr-Mondolfo, o. c. [a I 15 7 2 .4] , I l 19.5 s. Si tratta del dono di Zeus a Chthonia, lo spirito della Tern, cui lo sposo nell'atto nuziale conferisce il

corpo.

2l Cfr. Iliad. XXIV 4.5 - Hes. Op . .3 1 8 (qui più adatto che nd contesto omcrico: aLiit:lç è per Esiodo bivalente; dr. Plut. De vii. Pudore 2 .529cd). Cfr . Protr. lO 96 .2 . Per Euripìde , /r. 3.56 N. l4 Eu r . Or. 211 e Soph ., /r. 198 N. 2 ZS Eur., /r. 168 N. e Soph., fr. 84, 2 N.l (en trambi i fr. anche in Stob. IV 24, 42·43 W�H.).

429-431

Plagio dei Greci 2"

613

6 . d a Euripide (dal Temeno): « Con chi s i sforza anche Dio 7. coopera » ; e da Sofocle, nel Minasse : « A chi non agisce non è alleata la fortuna » 26• B. Infine da Euripide, Alessandro : « Il tempo mostrerà [chi sei] : da questo indizio apprenderò e conoscerò se sei buo9. no o cattivo » ; e da Sofocle, lpponoo : « Di conseguenza non nascondere nulla, perché if tempo che tutto vede e ode, tutto disvelerà » l7. I l . l . Ma diamo una simile scorsa anche a questi altri [gruppi di passi]. Sull 'esempio del verso di Eumelo: « Oh , nove figlie di Mnemosine e di Zeus Olimpio ,., Solone cosl 2. comincia la sua elegia : « O illustri figliole di Mnemosine e di Zeus Olimpio » 21• 3. A sua volta Euripide parafrasa l 'omerico : « Chi sei? Da quale popolo vieni? Dove hai la tua città e i genitori? », 4. e scrive nell'Egeo questi giambi: « Quale terra dobbiamo dire che hai lasciato per venire ospite a questa città? Dove è situata la tua patria? Chi ti generò? Di chi sei proclamato figlio? » "'· 5. E Teognide dice: « Bere molto vino fa male. Ma se uno ne beve con saggezza, esso non è male, ma un bene » ; e 6. Paniassi scrive : « Il vino è ottimo dono da parte degli dei ai mortali, se bevuto con misura, ma oltre misura è male >> JO. 1 2 . l . E se Esiodo dice : « Ti darò invece del fuoco un male, 2. del quale tutti si rallegreranno », ecco Euripide : « I n cambio del [furto del] fuoco germinarono le donne : altro fuoco più grave e più difficile da combattere ! » 3 1 • 3 . Altro testo. Omero dice: « Il ventre non è possibile sa­ ziarlo, ingordo, funesto, che molti guai proaua agli uo4. mini »; ed Euripide: « Mi sopraffà il bisogno, c quel 26 Eur . , fr. 432, 2 N.Z (dal 1• Ippolito, non dal Temeflo: cfr. gil V 3 16.8 e Theod. Gr. Aff. Cur. I 87) e Soph . , /r. 374 N.Z Z7 Eu r . , fr. 60 N.Z e Soph . , /r. 280 N.Z (anche in altre fonti). 21 Eumel., /r. 16 Kinkel (Epic. Gr. Fr. p. 195 ) e Solon., /r. l, l D. 29 Odyss. I 170 - XIV 187 e Eu r . , /r. l N.Z . .lO Theogn. 509·510 (cfr; 2 1 1-2 12) e Panyas ., fr. 14, l e 5 KiD­ kel, p. 260 (comlJleto il fr. in Athen. II 37ab). Analoga massima biblica in Paed. II 2 24.3. Jl Hes. Op_. 57-58 e Eu r . , /r. 429 (Stob. Fior. 7}, 23 dice che deriva dal 1" lppolito; dr. Pallada , Anth. Pal. IX 167 ett:.).

614

Stromati VI/2

5. 6.

7. 8. 1 3. l. 2. 3. 4. 5. 6. 7. S.

43 1 -433

maledetto ventre, dal quale proviene proprio ogni sorta di mali » n. Ancora. All 'espressione del comico Callia: « con dei mat­ ti, dicono, si diventa per forza tutti ugualmente matti », equivale questa di Menandro ne I Venduti : « Non sem­ pre è adatta la presenza del senno : si dà anche qualche caso che conviene ammattire tutti insieme » ll. Antimaco di Teo : > 27 alla fine. Egli ha appreso dalla veritl stessa, non ha prescelto anteponendola alla verità stessa qualcosa che gli sia apparso probabile o necessario secondo logica ellenica : egli si è impadronito ed è in possesso delle cose dette dal Signore, in modo chiaro ed evidente, e anche se agli altri restano tuttora nascoste, egli ha su tutte acquistato la " gnosi ". Invero i nostri oracoli parlano delle cose presenti come sono, delle future come saranno, delle passate come furono. Nelle cose di scienza egli solo, che di scienza è dotato, eccellerà e dominerà il discorso sul bene, sempre aderendo agli intellegibili . Da quei supremi archetipi deriverà la propria amministrazione delle cose umane, come i naviganti che dirigono la nave guardando la stella. Di fronte ad ogni azione che gli compete è pron­ to e disponibile ad assumersela, come è abituato a non fare gran conto di fastidi e pericoli, quando vi debba sot­ tostare. Non compirà mai alcun atto indiscreto o sconve­ niente né nei confronti di se stesso né delle cose della comunità; provvido, inflessibile di fronte ai piaceri, nella veglia e anche durante il sonno. Avvezzo per sua tempe-

25 Stoici : dr. Chrysipp., fr. mor. 197 ; /r. log. 95-96 Arn.; ma anche Arst. Eth. Nic. VI 13 1 143 b 24 ; Eth. Eud. I l l 1 2 1 8 b 38. � L'acquisto di " gnosi " l: faticoso : dr. a I :; 3 1 .5. 27 Ef l, 4 etc., dr. sopra, 76.3 ; sulla saldezza (lil�on·!i1t"CW"'' O r«l); meglio ohre, a 90.4; dr. Morti�, 24 �re. La simbologia è analoga a qu�lla sugli arr�di sacri, c. 6' dd l. prec. ID Dell'arca di N�: Gn 6 14-16; � Philon. De Vita Mois. Il 25, 128; Qu4est in Gen., l. c. �te. Il Cfr. 1 Pt 1, 7; �r l� "dimor� " , 11ova;l, eh. IV 6 36.3. u Cfr. sopra, 84.3. s� la /i.qltal.ç xa;-rci 1UV"tTJXO37• E come può non essere assurdo valutare la filosofia da meno dell'arte di fabbricare e di quella di costruire navi? Forse il Signore JJ

Sap Sal 9, 17-18 c 8, 8; l'ultimo vs. 8il in 8 70.4.

14 Ancora contro i Cristiani pavidi, detrattori della filosofia e

della cultura: dr. I l 18.3·4; 9 43.1. Ma l'avversione contro le scic112C della natura come inutili al �c dello spirito l: 8il luo8o comune dcii a filosofia socnuica: Xcn. Mem. IV 7, 5; onde poi Philon. De Migr. Abr. 33, 186-189; De Somn. I 10, .53-.57 etc. ll Sap. Sal 6, 10; ma Clem. pare attribuire ai filosofi c scienziati probi quello che l'autore sacro riferisce ai sovrani (vs. l: c Udite, o sovrani . .. �l. 36 Sap Sal 7, 16 c 28. l7 Sap Sal 14, 2-3.

'72

Stromati Vl/11

479

stesso, quando saziò con i due pesci e i cinque pani d'or%0 quella gran folla seduta sull'erba davanti al lago di Tibe­ riade 31, voleva alludere alla preliminare istruzione di Gre· ci e Giudei che precede il divino grano, il cibo coltivato secondo la legge: infatti l'orzo viene a maturazione più 3. rapidamente del grano, nella stagione estiva. I pesci in· vece, distribuiti per più abbondante sostentamento alla folla ancora giacente sull'erba, significavano la filosofia gre· 4. ca, generata e diffusa fra le onde della vita pagana. Pur non in gran quantità, come gli avanzi dei pani, essi fu. rono ugualmente partecipi della [parola di] benedizione del Signore, ed ebbero infuso lo spirito della risurrezione 5. della divinità tramite la potenza del l..o gos. Se poi ami la pedanteria, intenderai che uno dei due pesci indica tutto l'arco delle discipline 39, l'altro quella stessa filosofia che le trascende: corrispondenti * entrambe rispettiva· mente al l..ogos del Signore. « Una frotta di muti pesci guizzava chiassosa,.., dice da qualche parte un poeta tra6. gico 40• «Ed io devo diminuire, deve crescere» 41 invece ormai solo il Logos del Signore, nel quale si compie la 95. l. legge: lo ha detto il profeta GiovaMi. Devi ormai capire il mistero della verità 42, perdonandomi se esito a proce­ dere oltre nella mia trattazione e mi arresto a proclamare questo soltanto: «Tutto fu fatto per opera sua, e senza 2. di Lui nulla fu fatto ,..u, Davvero Egli � detto «pietra angolare ,.., « sulla quale l'intero edificio in armonica co­ struzione s'innalza, per formare il tempio santo di Dio ,.., 3. come dice il divino apostolo44• Taccio ora della parabola evangelica che dice: « Il regno dei cieli � simile a un uomo che ha gettato la rete in mare e tra la quantità dei pesci li La moltiplieuione dei pani; l'aggiunta " d 'ono " rinvia alla versione gioVI.Ilnea (6, 9·13: cosi Orig. Hom. in G�n. 12,5). Per la filosofia e la lege com e preliminari alla fede dr. sm�pre a l l 18.1-3. JP tyxuxl� 1tct�liEUI: dr. a I !i 30.1. 40 So ph. , fr. 69' N.2 (anche in Athen. VII 277b, da dramma sconosciuto; dr. Il 15 68.3). 41 Cfr. Gv 3, 30; "io": il Battista alluderebbe dunque alla iiloso6a come propedeutica al nuovo verbo. 42 !1U> ( cioè a dire in modo nascosto e in forma di mistero: quest e sono le cose di cui allegoricamente si dice che sono det t e all'orecchio) « annunciatelo sopra i tetti » zs: accogliete nobilmente, tramandate con parola sublime e manifestate le Scritture secondo il canone della verità 16• Né i profeti infatti, né il Salvatore stesso esposero i di­ vini misteri cosl, semplicemente, da renderli facilmente comprensibili ai primi capitati, ma parlarono in parabole n. Tanto vero che proprio gli apostoli dicono del Signore: «Disse tutto in parabole e nulla diceva loro senza parabole ». E se « tutto fu fatto per mezzo di Lui e senza di Lui nulla fu fatto >>, allora anche la profezia, anche la legge fu fatta per mezzo di Lui e per mezzo di Lui se ne fecero le spiegazioni in parabole. Del resto « tutte le cose sono rette di fronte a chi comprende », dice la Scrittura 21. cioè di fronte a tutt i coloro che accolgono e conservai, .> Nel solito significato paolina : dr. I 4 27.3 e l Cor 7, 19. 2l Cfr. l Cor 9, 22 e 19; oltre, VII 9 53.3. :u

14 E quindi avrebbe potuto aiutarlo, accettando autoritA e onori dal re (questo il simbolo del collare) e fingendo di collaborare con lui : dr . Dn 5, 7 e 29. 25 Mt 10, 27 e già I 12 56.2; per llU11.. f)ptOV dr. I 1 13.1; 2 20. Marsh, lltl. c. [ivi], 66-73. xa.v..Ov, 1ta.p6.1iocn * soltanto, e nemmeno questi nella generalità. Anzi, Platone accettò Socrate e fu accettato da Senocrate; Teofrasto accettò Aristotele, Cleante Zenone 11 : 3. questi capiscuola persuasero solo i loro seguaci. Invece h1 parola del nostro Maestro non restò nella sola Giudea come la filosofia in Grecia, ma si diffuse per tutto il mon­ do abitato, guadagnando a sé Greci e " barbari " di gente in gente, ogni villaggio, ogni città, famiglie intere, nonché singoli uditori in privato ; perfino dei filosofi ne converù 4. non pochi alla verità 19• E la filosofia greca, se il primo ma­ gistrato che capita la wol sopprimere, scompare subito. Invece la nostra dottrina subito contemporaneamente alla prima predicazione è stata oggetto di interdizioni da parte di re e tiranni insieme, e magistrati singoli con tutti i loro satelliti e infinite altre persone: tutti scendono in campo contro di noi e per quanto possono tentano di estirparla. 5 . Ma essa è via via sempre più fiorente. Poiché essa non muore come dottrina umana, né avvizzisce come fragile dono ( nessun dono di Dio è fragile), ma resta libera da t5 1 Cor 2, 10 e 14.

16 Er l , 4 etc. (l 7 37.2); sulle " figure " preannuncianti l'avvento Cristiano, -runoL e À6yoL, dr. a l 5 31.3. 17 Giovanni il Battista, dr. Gv l, 29 e 36; e I 2 1 136.2. Il Cfr. sopra, 7 57.3.

19 Sulla diffusione del Cristianesimo per il mondo cfr. le elo­ quenti parole di Irc:o. Ad11. Haer. I 10, 2 etc. Tert. Apol. l , 7 ; 3 7 , 4-7; altre testimoniaou i o Haroack, o . c . [ a I l 1 1 .1-2). 371379 .

724 1 68 .

Stromali· VI/1 8

.518

costrizioni, anche se si profetò che sarebbe stata persel . guitata fino alla fine •. Ora, scrive Platone della poesia che « essere leggero e sacro è il poeta e non è capace di 2 . poetare se non è invasato da Dio e folle » . E Democrito similmente : « Tutto quello che un poeta scrive in stato di entusiasmo e con divina ispirazione è davvero bello )) 2 1 • 3 . Cosa poi dicano i poeti lo sappiamo. E dunque non reste­ remo colpiti di fronte ai profeti di Dio onnipotente, che furono strumenti della divina voce? 4. Per concludere, abbiamo per cosl dire modellato « la sta· tua ,. :u dello " gnostico " ; abbiamo mostrato quale egli è, delineato come in un abbozzo la magnanimità e la bellezza dei suoi costumi . Il suo effettivo atteggiamento nella spe· culazione contemplativa lo si vedrà poi , nei discorsi sulla fisica , quando cominceremo a trattare dell'origine del mondo ».

Cfr. L: 21, 12 etc.; sulle persm�zioni cfr. II 20 125.3. Plat. Jon. 534b e Demoa., 68 B 18 D.-K. Sui profeti, Phi· lon. Qui< rer. d. b. 52, 259. :u Plat. &1p. II 361d; dr. il principio del l. 4•. » Or. I l 15.2; 14 60.4; e alla chiusa del l. 2". 20 21

LIBRO VI I

IL VERO CULTO E LA PREGHIERA DELLO " GNOSTICO " : CONTRO I L MATERIALI SMO PAGANO (c.

Capitolo l l.

l.

2.

3.

4.

.5.

1-7 )

Vol. I I I Stiihlin, p. J

1:. ormai tempo di mostrare ai Greci che solo lo " gno­

stico " è veramente religioso, per cui, quando i filosofi avranno imparato quale è il vero Cristiano, condanneran­ no la loro ignoranza. Essi perseguitano alla cieca, a caso il nome, e senza criterio chiamano atei coloro che conoscono il vero Dio 1 • E con i 6losofi conviene forse ricorrere agli argomenti razionali più convincenti, sl che essi, già eser­ citati sulla base della loro cultura, possano intendere, anche se non si sono ancora mostrati degni di partecipare alla potenza della fede 2 • Delle sentenze dei profeti per il momento non faremo menzione: alle Scritture ricorreremo poi, a tempo opportuno. Segnaleremo invece le espressioni che ci provengono da loro stessi, nella nostra sommaria descrizione del Cristianesimo, per non interrompere la continuità del discorso assumendo insieme anche le Scrit­ ture, e per di più con coloro che non ne comprendono ancora lo stile. Quando poi avremo mostrato la realtà si­ gnificata [dalle Scritture], allora anche le testimonianze di esse saranno rivelate loro, che già avranno avuto sovrabbondanti motivi per credere. E se le nostre parole par­ ranno, ad alcuni fra i più, differenti dalle Scritture del Signore, si deve però sapere che di Il esse traggono respiro e vita 3, e traendo da quelle il loro movente, promettono di presentarne il pensiero , non la lettera. D 'al­ tronde la rielaborazione eccessiva e non fatta a tempo del Cfr . oltre, 9 54; VI 1 1 . 1 ; contro medioplatonici e neoplato­ nici (onde poi una eco in Platino, II 9, 16)? Per il " nome " di Cristiano cfr. I I I l 3 .4 ; anche Tert., Apol. 2, 1 8-20. 2 Cfr. V ) 18.6. VI 17 154.2. l Cfr. IV 21 134.2 .

3-4

728 Stremati VII/l

bito, può giustamente sembrare superflua, come la man­ cata considerazione complessiva dei temi più urgenti, può sembrare atteggiamento del tutto trascurato e manchevole. 6. Ma davvero « beati quelli che indagano le testimonianze del Signore: con tutto il cuore lo ricercheranno >> 4 , e le testimonianze del Signore sono la legge e i profeti 5 • 2. l . È dunque nostro proposito mostrare che solo lo " gnosti­ co " è santo e pio e pra tica il culto del vero Dio in modo degno di Dio ; e l'uomo degno di Dio è accompagnato dal2. l 'amore di Dio e dall'amore verso Dio. Tutto ciò che lo sovrasta, egli lo ritiene onorabile secondo la sua maestà; e ritiene che devono essere onorati, nel mondo sensibile i magistrati, i genitori e tutti gli anziani ; nella sfera delle nozioni insegnabili la più antica filosofia e la più vetusta profezia ; nel mondo dell 'intelligibile l 'Essere più antico nella generazione [universa], il principio senza tempo e senza principio, la primizia degli esseri, cioè il Figlio . .3. Da Lui apprende la Causa oltre [le cause], la fiù antica, la più benefica di tutte, il Padre dell 'universo . Egli non si tramanda a voce, solo si può e si deve venerare nel modo più proprio : con un culto silenzioso, con trepida­ zione santa. Ne parla il Signore (per quanto era possibile che i discepoli intendessero ); Lo pensano gli eletti dal Si· gnore alla " gnosi " : « quelli che sono bene esercitati nella 3. l. sensibilità », dice l'apostolo 7• Culto di Dio è pertanto, per lo " gnostico ", la continua cura dell'anima, la conti­ nua occupazione intorno a ciò che è divino in lui secondo 2. l 'amore che non viene mai meno 1• La cura che si ha degli uomini può essere o diretta a renderli migliori o diretta a servirli. [Ad es.,] la medicina è diretta a risanare il cor­ po, la filosofia l 'anima. Ai genitori da parte dei figli e ai 4

Sal 1 1 8 [ 1 1 9], 2.

s Cfr. Gv 5, 39 etc. 6 Cfr. II 18 78.2; V 6 38.6; 12 80.3 ; anche II 2 5.3 etc.: tu tti passi che esprimono l'assoluta trascendenza di Dio (iiva pxoo;, bltxuva;, etc. : Mortley, 62-68 ) ; e di questa ci � maestro il l..ogos (dr. olue, 2 7.'1 e I 20 97.2 ); Egli � la potenza cosmica che ci rivela Dio : dr. II 11 52.7 e Kelber, o. c. [a I l 2.1], 212-217 etc. 7 Eb 5, l'l; per il valore del s.ilmzio nel vero culto dr. a I I 15 68 J . •

Cfr.

l Cor

ll, 8 .

' ltPEO'�uupoL:

dr. V I U 106.2; 107.2.

La preghiera dello " gnostico "

4-5

729

capi da parte dei sudditi si offre un aiuto che è diretto a 3 _ servir IL Cosi pure nella chiesa gli " anziani " ' assolvono alla funzione diretta a rendere migliori, i diaconi a quella 4- di servigio. Ad entrambe queste funzioni assolvono pres­ so Dio, secondo l'economia delle cose terrene, sia angeli , s i a l o stesso " gnostico " : a Dio egli serve e agli uomini mos�ra la contemplazione atta a renderli migliori, in qua­ hmque modo sia incaricato di fare opera di educazione per la correzione dell'umanità. Poiché religioso è solo co­ lui che nelle cose umane presta in maniera onesta e irre5. prensibile la sua opera a Dio. Come la miglior cultura delle piante è quella per la quale si producono e si rac­ colgono i frutti con arte ed esperienza d'agricoltura, e che offre agli uomini l'utilità che ne deriva, cosi la pietà dello " gnostico " : accoglie in sé i frutti di quelli che per tra­ mite suo hanno creduto ; e se via via si moltiplicano nella " gnosi " e per essa si salvano, produce per tale esperienza 6. un'ottima raccolta . Se la devozione conveniente a Dio è un abito che conserva ciò che di Dio è degno, solo chi è devoto a Dio è da Dio amato. E questi sarà colui che co­ nosce ciò che conviene, nella scienza e nella vita, cioè come bisogna viverla per chi sarà divinizzato e intanto 4. l . già si assimila a Dio 10• Cosi egli ama Dio : come colui che onora suo padre è amante del padre, cosi colui che 2. onora Dio è amante di Dio . Onde, a quanto vedo, tre sono gli effetti della facoltà " gnostica " : primo, conoscere la realtà, secondo compiere quello che la ragione sugge­ risce, terzo saper tramandare in modo confacente a Dio 3. le nozioni rimaste occulte nella verità 1 1 • Come dunque può essere ateo colui che ha il convincimento che Dio è l'On­ nipotente ed ha appreso i divini misteri dal Figlio suo unigenito? Ateo è colui che in Dio non crede, come d'al­ tronde è superstizioso colui che ha paura dei demoni e divinizza ogni cosa, legno, pietra 11, spirito che abbia asser­ vito l'uomo, l'essere pure dotato di ragione per vivere *. 1° Cfr. a I I 20 125.5; per la ll;.oJJohoJ� &cjl dr. il solito Plat. Thtatt. 17Nb, e a II 18 80.5 • 8 1 . 1 . 11 Cfr. II 1 0 4 , . 1 (e sopra, 3.4). La frase anche in Sacra Para/l. 2'2 Holl. Per i " misteri " (anche in 6.1) cfr. I l 1 3 . 1 .

1 2 Cfr. VI 5 40.

730

Stromali VII/2

Capitolo 5.

5-6

2

l . Dunque prova del conoscere Dio - il primo atto di fede che segue alla fiducia nell 'insegnamento del Salvatore - è l'esser convinti che è conveniente alla " gnosi " di Dio il 2. non commettere ingiustizia in alcun modo 1• Per questo l'uomo più religioso è sulla terra l 'essere più eccellente, come lo è in cielo l 'angelo, che più da presso quanto n sede e in modo già puro è partecipe della vita eterna e beata. Ma la natura più perfetta e più santa, la più so­ vrana e autorevole e regale, la più benefica è quella del 4. Figlio, che è la più prossima all 'unico Onnipotente. Essa è l 'eccellenza massima , che tutto dispone secondo « il vo­ lere del Padre » 2 e « governa il tutto >> 3 ottimamente. Essa ogni cosa compie con infaticabile e inesausta potenza 4, perché vede i nascosti pensieri [di Dio] e at traverso essi 5. opera. Il Figlio di Dio non si scosta mai dalla sua spe­ cola 5, poiché non è diviso 6, non è separato, non trapassa da luogo a luogo. Egli è dovunque, sempre, e in nessun luogo è contenu to : tutto intelletto, tutto luce del Padre, tutto occhio. Ogni cosa vede, ogni cosa ode, ogni cosa 6. conosce 7 ; scruta le potenze con la sua potenza . A Lui tutto l 'esercito degli angeli e degli dei 1 è soggetto, a Lui, Logos del Padre che ha ricevuto la sua santa 11eonomia « a causa di Colui che gli assoggettò » 9 : per Lui tutti gli uomini gli appartengono, gli uni « per conoscenza approfondi-

l

Come sosteneva Socrate (Plat. Crit. 49a). Gv 4 ,34 etc . ; dr. 7.1 ; T..5 ; 92-3 etc . ; e la Dottrina di Sill!ano, cit. [a I 1 0 48.5], f. 1 1 3 r. 9-1 1 , p. 1 1 9 . 3 Heraclit., 2 2 B 64 D.-K. • Or. Plot. VI 5, 1 2 . 5 'ltEPI.WltTJ , come Pla t. Polit. 2 72e ; anche Protr. 6 68.3 . • Or. III 10 6 9. 1 ; Protr. l l l 1 2.J ; ma il concetto è in l Cor l , 13. Per l'espressione ritmica « tutto contiene - in nessun luogo � contenuto • dr. II 2 6.2. 7 Attribuisce a Cristo le caratteristiche del Dio di Senofane ( 2 1 B 24 D.-K., e B 26 per l'immobilità); dr. anche Iliad. III 277 ; oltre, 7 37.6; IV 25 156-157; V 7 422 etc.; Osbom, o. c. [a I l 2.1]. 43 s. l Or. Plat. Pbatdr. 246e; e oltre, l 20 .3 ; lO 56.3; ma gil I l ll 51.1. 9 « Tutto ai piedi • : Sal 8, 7 (in l Cor 15, 27 ); anche Rm 8, 20 . l

La preghiera dello " gnostico "

-l

73 1

ta >> 10, gli altri non ancora; e parte come amici, parte come servi tori fedeli, parte ancora come semplici servitori 11 • 6. l . Egli è il maestro che educa con i suoi misteri lo " gno­ stico ", con speranze di bene il fedele, con disciplina di correzione, attraverso azioni sensibili, colui che è duro di cuore . Da Lui la provvidenza, nella vita privata, pubblica 2. e ovunque 1 2 • Che Egli sia Figlio di Dio e che questi sia il Salvatore e Signore di cui parliamo, lo dichiarano aper3. tamente le divine profezie. Cosl il Signore di tutti persuade coloro che sono disposti, Greci o " barbari " ; infatti non costringe colui che può accogliere da Lui la salvezza per li­ bera scelta e può adempiere quanto è in suo potere al fine di raggiungere ciò che spera 13• :E: Egli che dà anche ai Greci la filosofia attraverso gli angeli inferiori, poiché per di­ vino e antico ordine ci sono angeli assegnati partitamente 5. ai vari popoli 14 • Ma « la parte del Signore >> 15 è la gloria dei fedeli. In effetti : o il Signore non si cura di tutti gli uomini (e ciò gli dovrebbe accadere o per incapacità, il che è impossibile, perché sarebbe segno di debolezza, o, se è potente, per mancanza di volere, affezione non pro­ pria di un essere buono: ma non è certo indolente per mollezza Colui che ha assunto per noi la carne che subl la passione) ; oppure Egli si occupa di tutti quanti, il che 6. si conviene a Lui che è Signore di ogni cosa 16• Egli è il Salvatore, non di alcuni sl, di altri no, ma in relazione al grado di disponibilità di ciascuno effuse tutta la propria benefica azione, a Greci e a " barbari ", a quelli che fra essi erano stati predestinati e chiamati poi, a tempo debito, 7 . l . fedeli ed eletti. Dunque non sarà mai invidioso di alcuno Colui che tutti ha ugualmente chiamato, attribuendo poi IO

xtt't ' hr!y�wcn.v, Rm 10, 2 etc. Cfr. Gv 5, 1 4· 1 5 ; e I 27 173.6. Cfr. VI 17 158. Cfr. Eb 6, 18; « causa della nostra salveua siamo noi • : cfr. oltre, 7 4 2 . 4 ; V I 12 516.2 etc.; in 1enere a I l 4 . 1. 14 Cfr. I 16 80.5. 15 Dt 32, 8-51. 16 Tutto il concetto è platonico: cfr. Leg. X 90 1 e - 902c. Iden­ tico ra1ionamento, in rapporto non alla provvidenza, ma alla pre­ scienza di Dio, in Chrysipp., f•. plrys. 1 1 512 Arn.; stesso procedi­ mento, ma conclusioni rovesciate in Epi ru r. , f•. 374 Us.; cfr. Sext. Emp. Pyrrh. Hyp. I I I 51-1 1 . Il 12 Il

732

Strornali VII/2

speciali onori a chi in modo speciale ha creduto; e del pari non sarà mai impedito da altri Colui che di tutti è Signore e soprattutto obbedisce alla volontà del Padre, 2. buono e onnipotente. Ma come il Signore che fu dall'e­ ternità senza passioni, non è tocco da invidia, cosl d'altra parte nemmeno le cose umane sono siffatte da suscitare in­ vidia nel Signore 1 7: altri è l'invidioso, cui questa passione .3. s'attaccò 11• Né si può dire poi che il Signore non voglia salvare l'umanità per ignoranza, per cui Egli non saprebbe 4. come deve curarsi di ciascuno : l'ignoranza non tocca il Figlio, che fu consigliere del Padre « prima della fonda­ zione del mondo » 19• Era questa infatti la sapienza « di cui si compiacque » "' Dio onnipotente : il Figlio è « potenza di Dio » in quanto Logos originario del Padre 21 prima di tutto ciò che fu , e « sapienza » 22 di Dio dovrebbe propria­ mente essere chiamato, e maestro di tutte le sue creature. 5. Né, ancora, potrebbe mai abbandonare la cura degli uo­ mini perché distratto da qualche piacere, Egli che assunse la carne per natura soggetta a passione per educarla fino 6. ad un abito di assenza di passioni. E come potrebbe es­ sere Salvatore e Signore, se non fosse Salvatore e Signore di tutti ? Invero, se dei fedeli è Salvatore perché hanno avuto la volontà di conoscerlo, degli infedeli è Signore nell'attesa che, resi capaci di confessarlo, ottengano il suo 7. beneficio in modo loro proprio e corrispondente. I nsom ma tutta l 'azione del Signore si riconduce all'Onnipotente, e 8. l . per cosl dire il Figlio è un'attività del Padre. Mai dunque il Salvatore avrà odio per l'uomo, Egli che nel suo scon­ finato amore u non disprezzò la debolezza della carne uma­ na, ma la rivestl, e venne per la comune salvezza degli 17 Contro l'arcaica concez i one dello q�Mvo.; �Ewv; cfr. Pla t . Photdr. 247a ; Plotin. II 9, 1 7 ; e giA II 16 72.2. Dio è se112a passioni e senza ignoranza: II 8 37.5·6 e 40. 1 ·2 ; V 4 24.2; S 30 . .5; anche la Dottrina di SiliJono, cit. [a I 10 4 8 . 5] , f. 101 , r. 1.5 p. 67. Il Il diavolo: dr. Sap Sal 2, 24. 19 ar. VI 7 .58.1 e ls 40, 1 3 (in Rm 11, 34); Ef l , 4 etc . lll

Prv 8, 30.

VI 17 1 .5.5.3 . l Co r l , 24 ; per l a chd�n« del Cristo, I I 8 40.2. 21 inup(ld).).ovcr« 'I'LÀ«v�pw�'«: ricordo socratico : dr. Xen. Mem. IV 3, 7 ; ma anche Gv 3, 16; e già VI 17 1 .52 . 3 ; Poed. l 12 in f. e la fine del Protr. 21 Cfr . 22

La preghiera dello " gnostico "

7-8

733

uomm1 : comune è infatti l a fede d i coloro che l o hanno 2. scelto . Né mai potrà trascurare l'opera sua particolare, poiché nella creazione all'uomo soltanto fra tutti gli ani-

3. mali fu instillata un'idea di Dio 24; e per Dio non ci può

4.

5.

6.

9.

l. 2.

3.

essere altro modo di governare l'umanità migliore e più armonico di quello che è stato stabilito. In ogni caso con­ viene per natura che il superiore faccia da guida all'infe­ riore 11 , e di questo si affidi la cura a colui che è capace d 'amministrare bene qualsiasi cosa. E la forza che vera­ mente domina e guida è il divino Logos e la sua provvi­ denza, che a tutto sovrintende e di nessuno fra quelli che le si sono affidati tralascia la cura. Questi sono quelli che hanno scelto di essere congiunti al Logos, che diventano perfetti per fede. Cosl di tutti i beni per volontà del Pa· dre onnipotente è causa il Figlio, originaria potenza creatrice del moto 26, inafferrabile con i sensi. Come Egli era, non fu visto da chi non poteva capire per la debolezza della carne ; ma assunse Lui carne sensibile e venne a mo­ strare ciò che è possibile agli uomini nell'ubbidienza ai comandamenti. Essendo potenza del Padre, Egli supera agevolmente ciò che vuole, senza lasciare fuori della sua cura previdente la minima cosa, poiché allora l'universo non sarebbe stato da Lui creato bene. f: proprio della massima potenza in­ vestigare accuratamente tutte le parti, spingendosi fino alla più piccola 27, poiché tutti sono rivolti verso l'ammi­ nistratore primo che per volontà del Padre governa la salvezza di tutti, disposti gli uni sotto la guida degli altri, fino a giungere al « gran sacerdote » 21 • Dall'unico principio originario che agisce secondo la volontà [di Dio], dipen�• ar . I 19 94.2 . 25 La massima servl a giustificare le più disparate teorie giuri­

diche c morali , a seconda del valore che si dette a quel xa-tlr. cpuuw. ar. Pla t. Gorg. 48Jd ; L�g. III 390b etc. 26 Cfr. Pla t. ug. X 897a. :n Contrariamente agli Stoici: « Magna dii curant, parva ne­ glegu nt »: Cic. De N. D. II 66 167 ; M. Aur. VII 7:> etc.; dr. sopra, 6 . 1 . Ma stoico è il concetto del Logos che dall'interno ani­ ma il mondo c vi provvede: cfr. Spanncut, o. c. [a I l 2 . 1], 397400; Lilla, 210. 21 Eb 4, 14; cfr. II 9 4:>.7 e qui 13.2.

73 4

Stro111a1i VII/2

8-9

dono le cose prime, poi le seconde e le terze 29; quindi al limite estremo dd mondo visibile è la beata condizione degli angeli, e cosi fino a noi stessi gli uni sono via via ordinati sotto gli altri, dipendenti da quell'Uno, e per 4. quell 'Uno salva ti e salvanti. Come dunque si mette in movimento una massa di ferro anche lontanissima per l'in­ flusso della pietra Eraclea, che si diffonde at traverso una lunga serie di anelli di ferro 30 , cosl, attratti dnllo Spirito Santo, gli eletti occupano la prima dimora 31, gli altri via via fino all'ultima. Quelli poi che per debolezza sono per­ versi, caduti nel male per iniqua, insaziabile avidità, non dominano [le passioni] né sono dominati [dal bene], e ro­ vinano avvoltola ti nelle passioni, e cadono giù a terra . t infatti legge antica , che la virtù la abbia chi vuole 31• IO. l. Perciò i comandamenti della legge e anche anteriori alla legge, per chi non aveva legge ( ) l'incre­ dulità fino alla venuta, sicché chiunque non ha creduto non ha scuse l7 : infatti Egli conduce alla perfezione della fede mediante tutt'e due i modi di avanzamento, greco e " barbaro ". Se poi qualche greco, superando lo stadio preliminare della filosofia greca, balzò direttamente alh vera dottrina, questi anche se privo di cultura ha lanciato il disco più lontano [di tutti]: egli ha scelto la scorciatoia per giungere alla perfezione, cioè quella della salvezza at­ traverso la fede. Dunque tutto quello che non impediva la volontarietil. della scelta per l 'uomo Dio lo fece e lo mostrò come un aiuto ad ottenere la virtù, affinché in qualche modo anche a chi era dotato solo di debole vista il solo ed unico vero Onnipotente si rivelasse un Dio buono, che di tempo in tempo dona la salvezza attraverso il Figlio e d'altronde non è assolutamente responsabile del male 31 • Dal Dio del­ l'universo infatti tutto è stato disposto alla salvezza universale, in generale e partitamente l'. È dunque compito della giustizia salvare e condurre ogni essere costante­ mente al meglio, secondo la sua possibilità. Essa governa anche le piccole cose per la salvezza di colui che è m i­ gliore e per la sua conservazione in conformità alle loro 10 56.5; per la �E'tOL�o)..i) cfr. II 6 3 1 . 1 . 3, 22; Rm 1 1 , 3 2 e l, 20·2 1 . La filosofia è per i Greci come il Testamento per i " barbari " : cfr. ancora I 1 1 8 . 3 ; 5 28.1·3 (in particolare col n . 3 cfr. I 20 99.3: Mondésert, 231). li Cfr. P i at. Rerp. X 6 1 7 e ; Tim. 42d. n Cfr. Plat. ug. X 903b. 36 Cfr. l7 Gal

736

Stromati Vll/J

9-1 0

4. caratteristiche. I n particolare essa f a passare tutto ciò che

vi è di virtuoso a stati superiori, perché ha come ragione di mutamento 40 la scelta della " gnosi " che l 'anima aveva 5. acquistato liberamente. E le correzioni necessarie, [inflitte] per bontà del gran Giudice che presiede, sia mediante gli angeli che lo attorniano sia con vari giudizi preliminari sia con il giudizio completo e finale, cos tringono a pentirsi quelli che troppo « si sono induriti al rimorso » 41 •

Capitolo 3 13.

l . « Del resto taccio » 1 glorificando il Signore. Dico solo che quelle grandi anime " gnostiche " che trascendono con la magnificenza della contemplazione il tenore di vita di ognuno dei santi ordini , fra i quali sono state distribuite le beate dimore degli dèi 2 loro riservate, sono state valu­ tate « sante fra i santi » 3• Trasferite radicalmente integre [di qui), giungono in luoghi più ameni dei luoghi più ameni • e non abbracciano più la divina visione di riflesso o attraverso specchi 5, ma sono convitate allo spettacolo quanto più è possibile luminoso e perfettamente puro, del quale non si saziano, anime straordinariamente infiam­ mate di amore. Godono eternamente di eterna letizia e perdurano nel tempo infinito, onorate della identità della loro somma elevazione '* : tale la contemplazione compren2. siva dei « puri di cuore •'· Questa è dunque l'attività dd perfetto " gnostico ": essere vicino a Dio attraverso U gran sacerdote, assimilandosi per quanto si può al Signo­ re 7 mediante tutto il culto dedicato a Dio : esso ha per scopo la salvezza degli uomini, attraverso una sollecita Ltg. X 904c. 16 102.4; per la penitenza, II 6 265. 1 Formula di silenzio �terica : dr. Eur. Iph. T. 37 etc. 2 Cioè degli angeli superiori : dr. 10 :>6.3; II 11 :> 1 . 1 .

411 Cfr. Pla t .

4 1 Ef 4, 19; dr.

l Cfr. Is 57, l:> etc.

4 Cfr. ancora Plat. I.eg. X 904d. 5 Cfr. l Cor 13, 1 2 ; anche l 19 94.4-6; Mortley, art.

c. [ivi]. 6 M t :>, 8; Cristo « gran sacerdote » : Eb 4, 14 etc . : dr. II 4:>.7. 7 Cfr. al solito I I 18 80 5 - 81.l.

9

1 0- 1 1

La preghiera dello " gnostico "

737

benevolenza nei nostri riguardi, attraverso la sacra " li­ turgia " e l'insegnamento della dottrina e la pratica del 3. bene. Anzi, oltre ad edificare e costruire se stesso 1, lo " gnostico " forma anche chi lo ascolta, assimilandosi a Dio, cioè cercando più che può di assimilare a Colui che è per natura senza passioni la sua vita che per effetto di ascesi si riduce ad assenza di passioni : e questo [ottiene] con l 'unirsi e il convivere « con il Signore senza distra­ zioni » 9 • Mansuetudine, amore per l'umanità, pietà ma14. l . gnanima sono le norme dell'assimilazione " gnostica " . Ri­ peto che queste virtù sono « un sacrificio accetto » ID presso Dio, poiché la Scrittura afferma che il cuore senza superbia e con retta scienza è « olocausto di Dio » li , e ogni uomo che sia assunto a santità è illuminato per rag2. giungere un'unità non discernibile. Il Vangelo e l'apo­ stolo comandano di « farsi prigionieri » e di sopprimere se stessi , uccidendo cioè « l'uomo vecchio, che va in ro­ vina dietro le brame >> e instaurando « il nuovo » u, dalla morte dell'antica perversione: deporre le passioni, diven3 . tare senza peccato ! E proprio a questo alludeva anche la legge quando prescriveva di uccidere il peccatore n, cioè di trapassare dalla morte alla vita, all 'assenza di passioni 4 . [ottenuta] per fede. Ma questo non lo capirono i maestri della legge, che la interpretarono come capziosa e amante di controversie; e cosi hanno porto occasione a quelli che 5. vogliono calunniarla vanamente. Per tal motivo, giusta­ mente, non facciamo sacrifici a quel Dio che di nulla ha bisogno e tutto ha procurato a tutti, ma glorifichiamo Co­ lui che si è sacrificato per noi sacrificandoci a nostra vol­ ta : dal perfetto al Perfetto, da colui che non ha passioni 6. a Colui che non ha passioni. Poiché soltanto della nostra 1 Cfr. oltre 11 65.4 e già II 10 46.1 per l'attività benefica dello .. gnostico . . i Plat. Menex. 247e. Questa alta valutazioce delle pos­ sibilità umane ( di fronte alla grazia) pare una captatio becevo­ lentiae per i filosofi, un modo per indurii alla cocversioce. 9 l Cor 7, 35; cfr. III 6 533; per la (btci&tl4 di Dio e la connessione ci1taltELa.-61J.o(wa1.C;, II 8 40.2 ; 16 72 .2. ID Fil 4, 18; cfr. V 11 67. 1 . Il Cfr. Sal 50 [51], 19. I l 2 Cor 10, 5 ; Ef 4, 22 e 24; cfr. olue, 16 103.1. Jl Cfr. D t 13, 10.

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salvezza s i compiace Dio. È giusto dunque che non of­ friamo sacrifici a Chi non è in balia dei piaceri , se è vero che l 'esalazione del fumo arriva solo in basso e nemmeno alle nubi più dense, anzi ben lontano anche da queste - se pure a qualcuno arriva. Non è bisognoso l 'essere divino, non ama i piaceri, non ama il guadagno, non ama la ric­ chezza. È completo e tutto procura ad ogni creatura t• che nasce ed è bisognosa. Non si lascia ammaliare da fe· stini né oblazioni, né gloria né onori ; non si lascia ade­ scare da cose simili; ma si rivela come gli uomini onesti, che « non tradiranno mai la giustizia » per la minaccia di un terrore o per la promessa di doni maggiori 15• Invece coloro che non si sono resi conto del fatto che l'anima è libera nella scelta della vita e non soggetta a schiavitù, irritati di ciò che avviene ad opera dell 'iniquità rozza, non credono in Dio. E sono della stessa opinione quanti negano l'esistenza di Dio perché s'abbandonano all'intemperanza di piaceri e ad afflizioni eccessive o si tro· vano in circostanze che non vorrebbero e si lasciano ab­ battere di fronte alle sventure: oppure dicono sl che Dio esiste, ma non si cura di tutto . Ci sono poi altri che sono convinti che i supposti dèi si possano placare con sacri­ fici e doni, come se fossero complici, per cosl dire, nelle loro intemperanze 16, e non vogliono nemmeno prestar fede all'unicità del vero Dio, che è nella identità della sua giu· sta bontà. Pio è dunque lo " gnostico " . Egli si prende cura anzitutto di se stesso, poi del prossimo, perché noi riusciamo, quan­ to è possibile, ottimi. Il figlio è grato al buon padre mostrandosi virtuoso e simile a lui. Cosl il suddito al buon magistrato : poiché avere fiducia e obbedienza sta 1• Cosi Paolo in A t 17, 25; ma il conceuo del Dio « se nza bisogni a , O.nvlitfl> 21 del Padre, so­ vrano universale e onnipotente, che imprime nello " gno­ stico " la perfetta attività contemplativa ad immagine sua. Cosl questa divina immagine è al terzo posto 22 , poiché si assimila per quanto può alla seconda causa, che è in realtà la vita per cui noi viviamo la vera vita : noi per cosl dire trascriviamo lo " gnostico " in noi, lui che vive in ciò che è stabile e assolutamente inalterabile. 1 7 . l. Comandando dunque su se stesso e sulla propria vita, [lo " gnostico '1 possiede una sicura comprensione della scienza divina e accede in modo autentico alla verità . 2. E infatti la " gnosi ", la comprensione sicura degli intelli­ gibili, può a buon diritto definirsi scienza. Di questa la 11 18

Cfr. I 17 84.2. Le passioni p aragonate a belve: dr. IV 3 12.4

e di nuovo Plat. Rnp. IX 588c; 589b. 19 Frammento di tragedia sconosciuta: Ad�sp. 117 N.1 (T. G. F.

p. 863 ).

"' Ricordo del celebre fr. 169 Sn.• di Pindaro (già I 29 181 .4;

II 4 19.2). 21

Cfr. Eb l , 3. Cfr. IV 6 30.2; V 14 94.5 ; Protr. 10 98.4; e il solito Plat. Tb�o�l. 176b etc., a II 18 80.5. Per la • vera vita » dr. l Tm 22

6, 19.

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Stromati VII/J

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l.

1 2-lJ

parte che riguarda il mondo divino ha per compito di in­ dagare che cos'è la causa prima e che cosa ciò « per cui tutto fu fatto e senza il quale niente fu fatto » 23 ; e an­ cora che cos'è che parte esiste come " permeante " i l mondo e parte come " contenente " 24; e ciò che è " con­ giunto " e ciò che è " disgiunto ", e qual è il posto che ciascuna di queste cose occupa e quale attività e funzione esplica. Per quanto poi riguarda il mondo umano [la " gnosi " indaga] che cos'è l 'uomo in sé, che cosa è se­ condo e che cosa contro la sua natura, e come gli si con­ viene essere agente e paziente; indi quali sono le sue spe­ cifiche virtù e vizi, e il bene e il male e ciò che è inter­ medio; e tutto ciò che concerne fortezza, prudenza, temperanza e giustizia, la virtù su tutte perfetta. Ma [lo " gno­ stico "] ha praticato la prudenza e la giustizia ai fini del­ l 'acquisto della sapienza, e la fortezza non solo nel sop­ portare i casi della vita, ma anche nel vincere piaceri c desideri, dolore e ira e, in genere, nel contrapporsi a tutto ciò che o con violenza o con inganno ci conquide l 'anima 23• Vizi e malvagità non vanno sopportati, ma respinti: si sopporta quello che spaventa. Si riscontra pertanto che anche il dolore è u tile, e nella cura delle malattie e nel· l 'educazione e nelle punizioni ; per esso si corregge l 'abito morale degli uomini a loro bene. Ecco gli aspetti della fortezza: spirito di sopportazione, generosità e grandezza d 'animo, liberalità, magnificenza. E ciò è il motivo per cui lo " gnostico " non può essere toccato da rimproveri né da maldicenze del volgo, né è soggetto a chiacchiere né ad adulazioni. Nel sopportare i disagi poi, siccome rie­ sce sempre a portare a compimento qualcosa che entra nei suoi doveri e insieme supera coraggiosamente tutti i casi della vita, si rivela veramente uomo fra gli altri uomini. 23 Gv t , 3 ; la " gnosi " è du nque una scienza universale; dr. M� ha t, 430 etc. 24 Concezioni stoiche ( liLijxov e ntpLlxov): dr. Chrysipp., Jr. phys. 1039 ; ùnon., fr. 1 '9 Arn. etc. 25 ar. Plat . R�sp. III 4 1 3bc; suUe virtù cardinali, I 20 97.3. Le riflessioni che seguono sulle virtù " gnostiche " sono d'impronta stoica : dr. il trattato De Virt. et Vitiis at t ri b ui to ad Andsonico, p. 22-26 Schuchha rdt ; cosl gil i !llaa. fra il bene e i l male : dr. VI 14 1 1 1.3.

lJ-14

L a preghiera dello " gnostico "

74 1

2 . Egli conserva d'altronde l a prudenza u e d è temperante nella quiete dell 'anima ; accoglie i buoni precetti come cosa propria nell'atto stesso di respingere tutto ciò che è turpe come cosa estranea. f: di questo mondo e supe­ riore a questo mondo, poiché agisce in buon ordine e mai delinque in nessun atto : ricco quanto più si può essere, nel non desiderare nulla, poiché ha pochi bisogni ed è in mezzo all'abbondanza di ogni bene, per la " gnosi " del 3. bene. E l'effetto primo della sua giustizia è amare di vi­ vere con i propri simili e di essere insieme a loro in terra 1 9. l . e in cielo. Perciò egli è portato a dare agli altri tutto ciò che possiede ed ama l 'umanità , quanto aborre in sommo grado dal male per totale rifiuto d'ogni atto malvagio. 2. Bisogna insomma imparare ad essere fedele a se stesso e al prossimo ed ubbidiente ai comandamenti : colui che spontaneamente si assoggetta ai comandamenti, questi è « il servo di Dio » 27, mentre colui che non a causa dei comandamenti, ma della " gnosi " in sé è già « puro di 3. cuore », questi è « a mico di Dio » 28• Noi non veniamo al mondo dotati per natura della virtù 29, né essa si sviluppa in noi naturalmente dopo la nostra nascita come altre parti del corpo (in tal caso non sarebbe né volontaria né meritoria ). E neppure la virtù si rende perfetta avvalen­ dosi dei casi accidentali o della consuetudine che se ne forma, come avviene con il linguaggio 10 ( se mai è il vizio 4 . che si ingenera in questo modo ). Né d'altronde la " gnosi " si ottiene con un'arte fra quelle atte a procurare guadagni o adibite alla cura del corpo ; e nemmeno con il ciclo com­ pleto delle discipline 31 : c'è anzi da accontentarsi se que20. l . sto può soltanto preparare e spronare l'anima . Le leggi civili sono in grado, tutt'al più, di reprimere male azioni; ma neppure la precettistica parenetica * nella sua superl6 awçwv verso il basso 54, vien sottratto anche • lo slancio della fede ! ) : 9. ebbene a costui che per mezzo dell'esercizio " gnostico " si è fatta inalienabile la virtù, l'abito diventa natura ; la scienza gli resta inalienabile come il peso al sasso : noo per caso involontario, ma per volontaria decisione, per potenza di ragione, di " gnosi ", di previdenza . 4 7 . l . Ciò che non è stato perduto grazie a precauzione, diviene inalienabile grazie a riflessività : perciò lo " gnostico " per­ severerà nella precauzione al fine di non peccare, nella ri2. flessività per l'inalienabilità della virtù . E questa riBessi­ vità logicamente è procurata dalla " gnosi ", che insegna a ben distinguere i mezzi capaci di aiutarci a conservarci la 3. virtù . Massimo bene è la " gnosi " di Dio: per essa si salva il carattere di inalienabilità della virtù ; e chi ha co­ nosciuto Dio è religioso e santo: solo lo " gnostico ", co4. me abbiamo dimostrato 55, è religioso. Egli gioisce dei doni 51 C fr . l Gv 4, 17; Clem. Rom. I Cor. 50, l; 53, 5. 51 Cfr . IV ' 23.2 ; la " anosi " è uno stato che perdura: dr.

ad es. VI 7 6 1 . 3 . 5l Quelli dell'apocrifo Henoch; dr. I 16 805. 54 C fr . Plat. Phatdr. 247b; sul concetto della viriÙ inalienabile cfr. anche VI 9 78.3; Bradley, art. cit. [a I 11 !Jl . l], 54 s. 55 Sopra , al princ . dei l. 6" e 7•. Per quel che segue, dr. l:Z 74.9; 79.2.

766

SJromaJi VII/7

35-36

presenti, è lieto per quelli che gli sono stati promessi, come se già fossero presenti, poiché non gli restano na­ scosti come ancor lontani, se ha già prima conosciuto 5 . quali sono. Dunque reso edotto per la " gnosi " che ogni cosa futura in realtà già è, già la possiede : ciò che è man­ chevole e insufficiente si misura sulla base di quanto è normale. Se dunque [lo " gnostico "] possiede sapienza e divina cosa è la sapienza, egli che partecipa all'Essere che 6. di nulla manca, di nulla mancherà. Infatti la comunic•l­ zione della sapienza non avviene con attivo movimento e impedimento di chi la comunica e di chi ne partecipa , e nessuno ne è defraudato o menomato: la fonte anzi nella comunicazione stessa si rivela non suscettibile di diminu7 . zione. Cosl dunque il nostro " gnostico " possiede tutti i beni in potenza, non però ancora nella loro effettiva en­ tità, perché altrimenti non potrebbe evolversi in rapporto alle tappe dell 'avanzamento da Dio ispiratogli, che ancora deve percorrere. '48. l . Con lui anche Dio collabora, onorandolo di più attenta cura . O non è forse vero che tutto esiste per causa dei buoni, per l'uso e l 'utilità loro, o meglio, per la loro s!Ù­ vezza 56? Dunque Dio non defrauderà mai delle ricom­ pense della virtù coloro per i quali esiste tutto ciò che 2. esiste. Evidentemente Egli onorerà la loro natura buona e la santa scelta di vita, se è vero che a chi ha intrapreso una condotta di vita retta ispira forza per [il consegui­ mento della] salvezza futura, alcuni con soli incitamenti, :�Itri, dimostratisi di per sé degni, pure con diretta colla3. borazione: poiché per lo " gnostico " tutto ciò che ha di buono è un risultato accessorio, se è vero che il fine è 4. per lui conoscere e compiere con sapienza ogni cosa 57 • E come il medico procura la salute a quelli che cooperano per averla, cosl pure Dio la salvezza eterna a quelli che con Lui cooperano per la " gnosi " e insieme per la bontà delle azioni 51, e con la condotta pratica, essendo in no56 57

Per i l concetto cfr. VI 17 1 52.3. « Cercate prima il regno di Dio e il resto vi sarl dato i n più ,. : M t 6 33; ma traspa re una fusione col pensiero stoico: Chr,sipp., /r. mor. 504 Arn. Cfr. poi IV 22 1 36.3·5 . Cfr. VI 15 122.4; e in genere a II 2 !5.3; sulla responsa­ bilitl della nostra condotta, a I l 4 . 1 .

La preghiera dello " gnostico "

J6-J7

7'7

stro potere attuare le prescrizioni dei comandamenti, an5 . che la promessa ha il suo compimento . Mi sembra giusto in proposito quell'aneddoto che si racconta fra i Greci: un bravo atleta del tempo antico aveva esercitato a lungo e con cura il suo corpo per cimentarsi in gare di valore; poi si presentò allo stadio olimpico e, volto uno sguardo alla statua dello Zeus di Pisa, disse: « Se da parte mia è stato approntato a dovere tutto ciò che riguarda la gara, 6. tu fammi avere la vittoria poiché me la merito » 59 • Cosl pure per lo " gnostico ", che in modo irreprensibile e co­ scienziosamente ha adempiuto tutti i suoi compiti ai fini dell'apprendimento, dell'esercizio, dell'azione di bene, e per piacere a Dio, il tutto contribuisce alla perfetta salvez7. za. Si pretende da noi, dunque, ciò che sta in noi, cioè la scelta, il desiderio, il possesso e l'uso perseverante delle cose che ci riguardano, presenti o lontane. 49. l . Colui che è in comunione con Dio deve pertanto avere immacolata l'anima, e incontaminata e limpida, in primo luogo rendendosi perfettamente buono o, in ogni caso, facendo progressi 60 verso la " gnosi " e anelando ad essa, completamente distolto, comunque, dalle opere della mal2. vagità. Più ancora conviene che egli formuli tutte le sue preghiere in modo onesto e insieme con persone oneste, 3. perché pericoloso è associarsi con altri che peccano. Lo 1 " gnostico " pregherà anche con i più semplici fedeli 6 , nei casi in cui debba altresl condividere il loro operare: e 4 . tutta la sua vita è un santo festino. Cosl anzitutto le sue offerte consistono in preghiere e insieme lodi e lettura delle Scritture prima del pranzo, salmi e inni durante il pranzo e prima del riposo, e di nuovo preghiere anche nottetempo. Con ciò egli si fa tutt'uno con il « divino coro » 62 , iscritto ad una contemplazione eterna, per il suo 5. continuo ricordo [del cielo]. E poi, non conosce egli forse anche gli altri modi di offerta, il dono, elargito a seconda del bisogno del prossimo, di insegnamenti e di denaro? 6. Oh sl ! Comunque la sua preghiera espressa non è di molte

etc.

59 60 61

Donde l'aneddoto? 1tpox61t'tOV'to:: dr. ancora a I 5 29.3. " slropliciores " : cfr. l. 1", al princ.; IV 16 100.6; V 4 26. 1

62

Plat. Phaedr. 247a.

768 Stromali VII/l

)l

parole, perché egli h a appreso dal Signore anche che cosa bisogna chiedere. E « in qualsiasi luogo » 61 pregherà, ma 7. non con ostentazione e in modo che la gente lo veda. Egli prega invece in ogni modo, passe_ggiando, in compagnia, in riposo, durante la lettura e nelle azioni compiute ret­ tamente ; e se nel recesso stesso dell'anima concepisce anche solo un pensiero 64 e « con gemiti inesprimibili » 6; invoca il Padre, ecco che Egli è vicino e mentre ancora 8. parla già è presente 66• Tre essendo i 6ni di ogni azione 67, egli tutto fa in vista di quelli che consistono nel bene e nell'utile, mentre lascia a quanti conducono la vita co­ mune il raggiungimento di quello che è riposto nel pia­ cere 61.

6l Cfr. 1 Tm 2, 8 c naturalmente Mt 6, .5·13 c puall. M Cfr. sopra, 4 1 .3 e VI 9 78.1. 6S Rm 8 26. 66 Cfr. Sal 144 [14.51, 18; Is .58, 9; 6.5, 24; gi1 IV 7 47 .3. 67 Cosl Crisippo : fr. mor. 21 Am. etc. 61 Cfr. oltre, 11 612; 12 7 1 .4.

LA SINCERITA NEL COMPO RTAMENTO DELLO " GNOSTICO " (c. 8-9 )

Capitolo 8 50.

l . Uno che risulta alla prova animato di siflatta pietà è ben 2.

3. 4.

5.

51 .

Jl-JS

l.

2.

lontano dall 'essere propenso alla menzogna o al giura­ mento. II giuramento è una promessa perentoria che assume Dio [come testimone) 1 • Ma chi si sia reso una volta per tutte fedele, come potrà mostrarsi infido z, tanto da aver bisogno di giuramento? La sua vita anzi non sarà tutta un inconcusso e perentorio giuramento? Nella sua condotta e nei rapporti con gli altri egli dimostra la fe­ deltà della sua promessa in una stabile coerenza di vita e di parola insieme . Se il commettere ingiustizia sta nella determinazione di chi agisce o parla e non nel torto che l'offeso subisce, egli non mentirà mai né spergiurerà, con· vinto che cosl offenderà la divinità, giacché sa che essa per natura è immune da offesa. Ma nemmeno mentirà o verrà meno alla promessa per riguardo al suo prossimo, se è vero che ha appreso ad amarlo, anche se non si tratta di familiari; ancor più per amore di sé né mentirà, né spergiurerà, egli che mai si lascerà t rovare deliberata· mente ingiusto nei confronti di se stesso. Anzi, egli non giurerà neppure : preferirà l'uso degli avverbi " sl " nel­ l'affermazione, " no " nella negazione 3• ( I n effetti giurare è proferire con fermezza un giuramento o < un giudizio qualsiasi > * concepito nella mente come giuramento). Per· tanto allo " gnostico " basta aggiungere sia all'assenso sia al diniego l'espressione " dico la verità ", per rassicurare quanti non si rendono conto appieno dell'attendibilità della sua risposta. Evidentemente nei riguardi degli estraI

D�ione simile nella cosiddetta R�torictl 11J Al�sstlntlro,

z l

Cfr. Usocr.] AJ D�mon. 22. Cfr. Mt 5, 34-37.

c. 1 7 .

770

Stromali V!l/9

3. 4.

5.

6.

7.

8.

J8-J9

nei egli deve vivere in modo da dare affidamento, tanto da non essere nemmeno sollecitato a giurare; nei riguardi poi dei familiari e di quelli che hanno re t t a comprensione deve mostrare equità d'animo, che è spontaneo desiderio di giustizia. Ed ecco che lo " gnostico " è fedele alla pa­ rola data, ma non certo portato a giurare, egli che a giu­ rare perviene di rado, e solo nel modo che abbiamo detto. L'essere poi veritiero nel giuramento avviene per entro l'accordo con la verità . Cosl si è fedeli al giuramento con un retto comportamento nei propri doveri. Quando mai allora c'è bisogno dd giuramento per uno che vive se­ condo la più alta norma della verità ? E chi non giura mai è ben lontano dallo spergiurare, come d'altra parte chi non vien meno in nulla alle promesse mai avrà da giurare, se è vero che sono le azioni a decidere sia della trasgres­ sione sia dell'effettuazione [dei patti], come la menzogna e lo spergiuro stanno nella parola e nel giuramen to fatto contro il dovere. Chi vive secondo giustizia senza venir meno a nessuno dei suoi doveri - e qui si comprova il giudizio della verità - presta buon giuramento con i fatti, e gli è superflua la testimonianza della lingua. Certissimo che Dio è dovunque, egli si vergogna di non essere veri­ tiero e riconosce che mentire è indegno di lui : gli bastano la consapevolezza divina e la propria, soltanto. Per essa non mente mai e in nulla contravviene ai patti ; e per essa né presta giuramento, se pure ne sia sollecitato, né mai nega [ciò che ha fatto], deciso a non mentire, dovesse morire fra i tormenti. Capitolo 9

52. L Sempre più deva la dignità " gnostica " colui che assume

la sovrintendenza dell'insegnamento da impartire agli al­ tri, poiché accetta di gestire, con la parola e con l 'opera, il massimo bene che è sulla terra: e con tal gestione egli media il rapporto e la convivenza [degli uomini] con la 2 . divinità. E come coloro i quali coltivano gli affari terreni si rivolgono con preghiere alle statue come se li ascoltas­ sero, stabilendo i loro contratti in nome di queste, cosl in nome di quelle statue animate che sono gli uomini la

Sincerità dello " gnostico

39

3.

53.

l. 2.

3.

4.

"

77 1

vera magnificenza del Logos è accolta dal maestro degno di fede; il beneficio che loro ne ridonda è riferito al Si­ gnore stesso 1, poiché è proprio ad immagine sua che il vero uomo educa e perciò crea e trasforma 2 il catecumeno rinnovandolo per la salvezza. Come i Greci chiamano Ares il ferro o Dioniso il vino per una sorta di trasposizione 1, cosi lo " gnostico ", che ritiene il bene fatto al prossimo salvezza propria, deve giustamente definirsi un'immagine vivente del Signore, non per le particolarità della forma •, ma per i segni della sua potenza e per la somiglianza della sua predicazione. Qualunque pensiero abbia in mente, an­ che lo rivolge con la parola a quelli che si sono resi degni di ascoltarlo per [avergli dato] il loro assenso; e con sicuro proposito insieme parla e vive. Pensa la verità, infatti, e insieme la esprime, tranne in qualche caso in cui a fin di bene, come un medico di fronte ai malati, per la salute dei sofferenti stessi, mentirà o meglio dirà una bugia, secondo distinguono i sofisti. Ad es ., il grande apostolo cir­ concise Timoteo, e intanto gridava e scriveva che la cir­ concisione operata da mano d'uomo non conta nulla 5• Sol­ tanto, non voleva costringere i Giudei ancora riluttanti che lo ascoltavano a romperla di tratto con la sinagoga, strappandoli in massa dalla legge e portandoli « alla cir­ concisione del cuore in virtù delle fede »: cosi si adattò, « si fece Giudeo con i Giudei per guadagnare tutti » [alla fede] 6• E colui che accondiscende a questo adattamento per la salvezza del prossimo ( solo ed esclusivamente per l Cfr. Mt 25,

40 .

2 Or. Democr., 68 B lJ D.-K.; gii IV 21 149.4. J Cosi già Protr. 5 64 .3-4. 4 Cfr. Fil 2, 6-7 per la forma, llopqn'), dd Salvitore: « tra il

Signore e lo " gnostico " c'� somiglianza operativa, non identità sostanziale * • proprietà quesra solo di Gesù ( Brontesi, o. c. [a I , l'r i nc.] , 42 1 ) . Cfr. VI 1 6 1 36 . 3 ; Clem. è qui più cauto che in Pae d . I I I l 1 .5. s Il fatto in At 16, 3; le parole di Paolo in Ef 2, 1 1 ; Rm 5, 2 5 ; cfr. sopra, VI lS 124 . 1 . Per il concetto della menzogna tera­ peutica cfr. Plat. Resp. I I I 389b; V 459cd; Orig. c. Cels. IV 18-19 etc. Il pitagorico romano Nigidio Figulo sosteneva che c qu i mentitur » delinque perché inganna il prossimo, ma c qui menda­ cium dicit » non inganna nessuno, tranne che se stesso (Gcll . N. A. XI 1 1 ). 6 Rm 3, 30 etc. l Cor 9, 19-20.

772

Stromali VII/9

.39-40

la salvezza di coloro per i quali si adatta) non accede a nessun infingimento a causa del pericolo sovrastante sui giusti ad opera degl 'invidiosi 7 : egli non subisce costri­ zioni di sorta. Solo per il bene del prossimo farà certe cose, che non avrebbe mai fatto a priori, se non per amor 5 . loro. Egli dà se stesso a favore della chiesa, a favore degli amici che egli stesso « ha generato » 1 nella fede : questo come esempio per coloro che sono in grado di succedergli nel compito di educatore amico degli uomini e amico di Dio; questo per mostrare la verità delle sue parole, per 6. rendere attivo l 'amore verso il Signore. Lo " gnostico " è indipendente nel timore [di Dio], veritiero nella parola, tollerante nella fatica. Mai disposto a mentire nel discorso espressamente manifestato 9, in ogni caso si tiene in esso coerentemente lontano dal peccato, poiché la menzogna in sé e per sé, in quanto proferita con intenzione ingan­ nevole, non resta « ragionamento ozioso » 10, ma opera a 54. l . fini malvagi. Dunque solo lo " gnostico " « porta testimo­ nianza alla verità » 1 1 in ogni maniera, con la parola e con l'opera, perché sempre si comporta in modo retto in tutti i casi, nella parola, nell'azione, nel pensiero stesso. 2. Questa dunque è, succintamente esposta, la religione del Cristiano : se veramente agisce in questo modo secondo il dovere e secondo la retta ragione, agisce in modo pio e giusto. E se le cose stanno cosl, allora veramente solo 1 3. lo " gnostico " è pio e giusto e devoto a Dio 1 • Dunque il Cristiano non è un ateo ( questo era quanto ci proponeva­ mo di dimostrare ai filosofi), sicché nulla compirà mai, in nessun modo, di malvagio o di turpe, cioè di ingiusto. 4. Conseguentemente neppure è empio, anzi è lui solo che in forma veramente santa e conveniente venera Dio, san­ tamente devoto, secondo il vero culto, al vero Dio, guid:� e re d'ogni cosa e onnipotente. 7 ar. oltre, 11 l l Cor 4, 1.5.

66.4.

' 1tpocpop�xò� ).òyo�: dr . .5.5 .4; V l 6.3.

I O Co sl chiamato d a i logici ( Megarici? Stoici?) il ragionamento in fona del quale ci si condanna ad un'assoluta in:uione, perch� si dimostra che io tutti i casi i fatti si svolgono da s�, senza in· tervento umano. ar. Cic. De Fato 12, 28-29. u ar. Gv 18, 37. 11 ar. al principio del l. 6• e di questo.

LO " GNOSTICO " MODELLO DELLA PERFEZIONE DI OGNI VIRTù (c. 1 0-1 4 )

Capitolo l O 55.

40-41

L La " gnosi " è, in una parola, una sorta di perfeziona­

mento dell'uomo in quanto uomo; essa si completa me­ diante la scienza delle cose divine, nelle abitudini di vita e nella parola, concorde e coerente con se stessa e con 2. il Logos divino 1 . Per la " gnosi " diventa perfetta la fede 1, perché il fedele diventa perfetto soltanto con essa. La fede è un bene interiore, che confessa l'esistenza di Dio anche 3. senza cercarlo e lo glorifica come esistente. Da questa base di fede bisogna dunque elevarsi per ricevere, cre­ scendo in essa per grazia di Dio, la " gnosi " intorno a 4 . Lui nella misura del possibile. Noi a.!Iermiamo poi che la " gnosi " differisce dalla sapienza che si ottiene per inse­ gnamento, poiché in quanto qualcosa è " gnosi ", in tanto è assolutamente anche sapienza, ma in quanto qualcosa è sapienza, non assolutamente è " gnosi ". Infatti ci si può rappresentare il termine " sapienza " nell'< ambito > del so5. lo discorso espressamente manifestato. Del resto il non dubitare di Dio, ma credere è il fondamento della " gnosi Ora i l Cristo è ambedue l e cose, cioè il fondamento e la costruzione postavi sopra 3 : perciò Egli è il principio e la ·•.

1 Cfr. IV ' 83 .2-3 ; qui oltre, 11 64.7 etc. II brano risente del pensiero stoico: Chrysipp. , /r. mor. 293 (in Qem. stesso, P"ed. I U 1 0 1 .2) etc.; Pohlenz, Stoll, cit., II 300 s . l Cfr. I I 6 3 1 .3 etc. La " gnosi " è sviluppo della fede sul piano della perfezione e su quello del sapere, e secondariamente è dimostrazione della fede stessa. Tale il slsni6cato del c.; dr. la serie di studi di J. Moingt, LJ gnose de Clem., etc., c i t . [ a I 1 1 . 1 ] (che enuclea nel tratto 55-6 1 . 1 i tre motivi interdipendenti, 1t(CT't�, yvw0'1.�, O'ocp(«); Méhat, 216-218; Lilla, 1 1 8-226; Vcilker, l ! J etc. 3 Cfr. Ef 2, 20. Cristo principio e fine : dr. IV 2S 1 57 . 1 ; la " gnosi ", dono di gruia (dr. sopra, n. ) ; V 1 7 .3 ), � concessa ai

774

Stremati Vll/10

41

6. fine. I due estremi, il principio e la fine, non s'insegnano,

e sono la fede e l'amore ; ma la " gnosi ", trasmessa per tradizione, è affidata come un deposito, per grazia di Dio, a quelli che si rendono degni del suo insegnamento: e da essa rifulge la dignità dell'amore, di luce in luce. t detto infatti: 19• Che uno sia Dio, è rivelato ancora dall 'espres­ sione « dei ricercanti la faccia del Dio di Giacobbe 1>, che il nostro Salvatore e Dio definisce « unico buono » lll , per6. ché è Dio-Padre. E « la stirpe dei ricercanti Lui l> è 2 1 , capace di ricerca per raggiungere la " gno59. l . si "- Perciò anche l'apostolo dice: « Non vi gioverei per nulla se non vi parlassi o per rivelazione o per " gnosi " o 2 . per profezia o per dottrina l> 12 • A dire il vero qualche retta azione la compiono anche quelli che non sono " gno­ stici ", non però secondo ragione, come avviene a propo3. sito del coraggio. Infatti alcuni, animosi per natura, col­ tivano poi questo [aspetto del carattere] irrazionalmente, e cosl si gettano nell 'azione per lo più in modo irrazio­ nale n _ Agiscono sl in modo simile ai valorosi, tanto che portano egregiamente a termine gli stessi atti ( ad es., re17 Sal 23 [24], 3-6; per il riferimento a Cristo dr. V 6 34.1 ; Patd. I 7 ,7.2; Exc. tx Thtod. 10, 6; 12, 1. Il Eb l , 3 e Ef 4, 6. lt Mt 1 1 , 27. m Cfr. Mt 19, 17. 2 1 ls 43, 20 (in l Pt 2, 9). Z1 l Cor 14, 6. n Cfr. Arst. Eth. Nic. III 11 1 1 16 b 23-26.

43-44

Perfezione dello " gnostico

"

777

4 . sistono agevolmente alla tortura), ma non per gli stessi motivi dello " gnostico " e nemmeno proponendosi lo stes­ so fine, né « danno completamente la loro persona », « per­ ché non hanno amore >> 24 , come dice l 'apostolo, quell'amo.5. re che si genera mediante la " gnosi ". Qualunque azione è attuata da chi ha scienza è buona azione, mentre quella di chi non l 'ha è cattiva azione, anche se mantiene una certa coerenza, perché non si tratta più di un 'azione virile fatta in base a ragionamento né che si indirizza ad uno scopo utile, uno di quelli che giovano a convertire alla 6. virtù o da virtù sono ispirati . E lo stesso discorso vale anche per le altre virtù, sicché, analogamente, anche per la pietll religiosa. Quindi lo " gnostico " non è tale per noi soltanto per la sua santità, ma alla pietll religiosa congiunta a scienza corrisponde anche il programma rela7 . tivo a tutto il modo di comportarsi nel suo complesso. ( In effetti nostro proposito è ora tracciare un quadro della vita dello " gnostico ", non esporre sistematicamente i principi della sua dottrina : esposizione che faremo poi all'occasione opportuna, e cosi salveremo insieme il cor­ rispondente ordine della trattazione) 2.1 . Capitolo I l 60.

l. Lo " gnostico " dunque possiede una vera e nobile conce­

zione dell'universo, come uno che ha accolto il divino in­ segnamento. In ogni caso ha iniziato dalla contemplazione della creazione 1 e, portando già di qui una prova che può ricevere la " gnosi ., , diviene volonteroso discepolo del Signore. E non appena Lo ha ascoltato, ha creduto in Dio e nella sua Provvidenza in base alle cose che hanno su2. scitato la sua ammirazione. Da qui dunque prende le mosse e in ogni modo si adopera all'apprendimento, e ogni cosa z• Cfr. l Cor 13, 3; l'esempio dei fll!loELiiELc; risente dello Stoicismo: cfr. Chrysipp., /r. mor. 5 1 1 Arn. (oltre che Arst., l. c. ). Il periodo seguente (cfr. VI 14 1 1 1 .3 ) anche in Sacra Para/l. 269 Holi.

25 cixoÀou&(ll: l

cfr. a I l 15.2.

Cfr. Plat. Thtatt. 15.5d ; Arst. Mttaph. I 2, 1.5 982 b 1 2 ; e già Il 9 4.5.4.

778

Stromati VII/1 1

3. 4.

�1.

l.

2.

3. 4. 5.

44

fa per cui potrà conquistare la " gnosi " che desidera (e desiderio nasce in conformità del progredire della fede, in unione con la ricerca ): ciò significa diventare degno di cosi grande e alta contemplazione. Cosi lo " gnostico " assaporerà la volontà di Dio, perché non l'orecchio, ma l 'anima egli porge ai fatti indicati dalla lettera [delle Scritture]. Per logica conseguenza egli, che coglie le es­ senze, i fatti stessi attraverso le parole, guida anche la propria anima al compimento dei suoi doveri: intende i precetti « non commettere adulterio, non uccidere » 2 in senso proprio, come sono dettati per lui " gnostico ", non come sono interpretati dagli altri. Con l'addestrarsi nella contemplazione che dà scienza, egli procede dunque come in gara ad [attuare] le cose che sono state dette in modo più universale e sublime, sa­ pendo con certezza che, per dirla con il profeta, « Colui che insegna alJ'uomo la " gnosi " è il Signore » l : il Si­ gnore che si fa sentire attraverso bocca umana ; e per questo ha anche assunto la carne. È quindi naturale che egli non preferisca mai il piacere all'utile 4 , nemmeno se, sor­ preso per una circostanza qualsiasi, Io provochi una bella donna cercando di trascinarlo a sé con arte di meretrice. Nemmeno con Giuseppe la moglie del padrone 5 riuscl nel­ l'intento di sviarlo dal suo fermo proposito, ma egli le sfuggl, mentre voleva trattenerlo a forza, spogliato del mantello: rimase cosi nudo del peccato, ma rivestito dell'ornamento dell'onestà 6 • I nfatti, anche se non lo scorge­ vano gli occhi del padrone, intendo l'egiziano, lo osservavano però quelli dell'Onnipotente. Noi uomini udiamo la voce e vediamo i corpi, ma Dio esamina la realtà da cui procede l'emettere la voce e il volgere lo sguardo 7 • Di conseguenza, anche se lo assale una malattia o qualche 2 Es 20, 13; 1 .5 ; Mt .5, 27; 21 e parall. Lo .. gnostico " inteode i comandamenti come intima voce dell'anima e non come imposi­ zione ob extrinseco; .. in senso _proprio », ci� SJ>irituale, e non solo letterale: cfr. IV 1 8 1 16.3 ; M oi n g t , tlrt. c., [l] 2 1 7 s . l Sal 93 [94), 10. 4 Cfr. sopro, 7 49.8. s Potifar: cft.. Gn 39, 7-12. 6 L'immagine è di Platone (R�sp. V 4.57a): riferi ta alle donne dei custodi. 7 Cfr. Ger 17, IO etc .; l Re (- l Sam) 16, 7.

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accidente e in particolare il più temibile, la morte, lo " gnostico resta imperturbato nell'anima, perché sa che tutti questi mali sono una necessità della creazione, ma possono ugualmente diventare, per potenza di Dio, « far­ maco di salvezza » 1 , beneficando con dura disciplina coloro che più difficilmente si correggono cambiando vita, e di­ stribuiti realmente secondo i meriti dalla misericordiosa Provvidenza. Giovandosi cosl delle creature, quando la ragione lo con­ vince e fino a quanto lo convince, col renderne grazie al Creatore, [lo " gnostico n] diventa pure arbitro del modo come goderne. Egli non serba mai rancore, non si adira con alcuno, anche se meritevole di avversione per le azioni che compie : poiché, se venera il Creatore, ama anche chi ha parte con lui nella stessa vita, e ne sente pietà e per lui prega, per la sua ignoranza 9• E specialmente soffre con lui nel corpo, poiché è legato per natura alla sua sen­ sibilità, senza tuttavia essere affetto direttamente dalla passione. In ogni caso nelle circostanze che gli capitano con­ tro la sua volontà si risolleva dalle afHizioni allo stato suo proprio e non si lascia trascinare da ciò che è estraneo al suo vero essere, ma accondiscende alle sue necessità solo fino a tanto che l 'anima ne resta illesa. Egli non vuole certo essere fedele soltanto nella reputazione [altrui] e nemmeno in apparenza, ma in verità e " gnosi " , vale :1 dire con solida opera e parola efficace. Onde non soltanto apprezza le cose buone, ma si sforza egli stesso di essere buono, da « servo buono e fedele » trascendendo attra­ verso l'amore ad « amico » 10, per la perfezione del suo abito, acquistato nella sua purità con l'apprendimento del vero e con lungo esercizio. Egli si sforza dunque di raggiungere le sublimità della " gnosi Ordinato nel carattere, composto nel portamen­ to, ricco di tutte le pr�rogative che sono del vero " gno­ stico egli volge l 'occhio agli esempi mirabili: pensa cioè n

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2. 3. 4. 5.

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n,

l Cft. Eur. Phoe". 893 ; per il concetto, il c. 27 dd l. 1". ' I nn. 2-3 anche nei Sacra Parallela di Giovanni Damasceno (270 Holl), e il t ra tto 62.7 · 63 .1 nel 3• discorso .De Imagi,. (P. G. XCIV 1 404 Al dello stesso. Cfr. IV 22 138.5. 1° Cfr. Mt 25, 23 e Gv 15, 15; cp().oo; di Dio: cfr. I 27 176.3 ; II 5 20.2.

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da un lato ai molti patriarchi che sono vissuti in modo perfetto prima di lui, dall'altro ai tanti profeti, poi agli angeli (innumerevoli, per noi ! ), infine al Signore che è sopra ogni cosa e che ci ha insegnato e mostrato la possi­ bilità di conquistare quella eccelsa vita . E per questo non ama i beni del mondo, tutti cosl facili a cogliersi, per non restare attaccato alla terra, ma i beni che si sperano, o meglio già conosciuti, ma che si spera di possedere. P. cosl che egli sopporta le sofferenze, i tormenti, le tribolazioni non come li sopportano gli uomini forti celebrati dai filo­ sofi, con la speranza cioè che il dolore presente venga a cessare per poter poi di nuovo godere dei piaceri ; la " gnosi " invece ha ingenerato in lui la persuasione fer­ missima del ricupero dei futuri beni 1 1 • Perciò egli di­ sprezza non solo le afllizioni di questa vita, ma anche tutte le cose piacevoli . Si racconta, ad es . , che il beato Pietro, quando vide la propria moglie condo t ta a morte, si ralle­ grò che era stata chiamata e ritornava alla [vera] casa, e chiamandola per nome le si rivolse con queste parole di grande incoraggiamento e consolazione : « O mia cara, ricordati del Signore ». Questa era la vita coniugale di quei beati e il loro perfetto contegno, che riguardava fino gli affetti più cari 12• In questo senso anche l 'apostolo dice: « Chi è sposato sia come se non fosse sposato »: egli vuole che il matrimonio sia immune dalla passione e « non sia distolto » 13 dall'amore verso il Signore: a questo amore quel vero marito che era [Pietro] esortò la moglie a te­ nersi stretta, quando se ne partiva dalla vita per andare al Signore. La fede di soddisfare la speranza oltre la morte non era dunque ben chiara in quelli che persino nel cul­ mine della persecuzione ringraziavano Dio ? Certamente possedevano sicura la fede, e coerenti a questa fede ne seguivano gli atti. Robusta è dunque in ogni circostanza Il Lo •• gnostico .. sa sopportare: cfr. IV 7 55.1 . I n ogni caso il suo agire sembra qui obbedire ad uno scopo interessato; cfr. invece IV 6 29.4 ; 22 136-137 ; c qui oltre, 67 . 1 . Sulla morte come separazione dal corpo cfr_ IV J 12.5. 12 L'episodio fu ricopiato da Eusebio (H. E. III 30, 2 ), ma non se ne conosce la fonte. Ahri accenni alle persecuzioni negli Strom. : dr. a II 20 1 25.3. u 1 Cor 7, 29 e 35.

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l 'anima dello " gnostico", solidamente fissa nel colmo dd suo vigore e della sua forza, come il corpo di un atleta 14• 5. Infatti si regola assennatamente nelle umane vicende, ri· conoscendo i suoi doveri pratici in base al criterio del giusto, perché si è fatta propri i principi, derivandoli in primo luogo da Dio, e la moderazione riguardo i piaceri e i dolori fisici ai fini dell 'assimilazione a Dio 15; e d 'altra parte affronta i timori con coraggio, riponendo la sua fi. 6. ducia in Dio. Vera immagine terrena della divina poten· za, dunque, quest'anima " gnostica " ! Adorna di perfetta virtù, formata dal complesso di quegli elementi che sono 7. qualità naturali, esercizio, ragione 16! Questa anima bella diventa 17 con il 65. 1. Vangelo. Un uomo siffatto affronta ogni timore, ogni pe­ ricolo, non solo la morte, ma povertà, malattia, umilia­ zione e i mali di questo genere : invitto di fronte al pia· 2. cere e dominatore dei desideri irrazionali. Sa bene ciò che si deve e non si deve fare, poiché ha conquistato una completa conoscenza di ciò che è realmente temibile e non. 3. Onde con scienza si impegna in tutto ciò che la ragione gli suggerisce necessario e conveniente, con scienza distin­ guendo le cose meritevoli in realtà di essere intraprese con coraggio (vale a dire i beni) 18 da quelle che tali ap­ paiono, e le temibili da quelle che lo sono in apparenza, come morte, malattia, povertà, che s'appartengono più al4. l 'opinione che alla verità. Questi è l 'uomo veramente buo­ no, l 'uomo superiore alle passioni, che ha trasceso tutta la vita soggetta alla passione avendo adottato l'abito o la disposizione dell'anima virtuosa. Per lui « tutto è fatto dipendere da se stesso » 19 per il raggiungimento del fine. �. Quelli che sono detti rischi della sorte non sono temibili per il virtuoso, perché non sono mali; d'altra parte i pc· Cfr. sopra, l 20.3 . Cfr. II 18 80.5 · 8 1 . 1 . Cfr. I :S 3 1 .5 . l Cor 6 , 1 9 , unito a Cheysipp., /r. pra, 10 55. 1 . " Cfr. Plat. uch. 198c. 19 Plat. Menex. 24 7e ; cfr. a I l 4.1.

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mor.

197 Arn . ; cfr.

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ricoli reali sono estranei allo " gnostico " cristiano , come diametralmente opposti ai beni , perché sono mali: ed è impossibile che i contrari si incontrino insieme nello stesso soggetto, secondo lo stesso rapporto e nello stesso tempo 20• Cosi in modo irreprensibile egli « recita la sua parte nel dramma della vita � 21, qualunque sia quella che Dio gli dà da sostenere: egli conosce quel che deve fare e quel che deve sopportare. C'è dunque da credere che se « la viltà nasce dall'ignoranza di ciò che è e di ciò che non è pericoloso �. soltanto lo " gnostico " sia coraggioso, per­ ché conosce i beni che sono e che saranno e insieme sa anche, come ho detto or ora, quelle che in realtà non sono cose temibili. Conscio che solo il vizio è il nemico e capace di abbattere chi avanza sulla via della " gnosi " , egli combatte quello, munito delle armi di Dio . E non è a dire che, se qualcosa si fa per imprudenza e per opera o, meglio, cooperazione del diavolo, questo sia diretta­ mente imprudenza e diavolo ( poiché nessuna attività è prudenza . La prudenza è un abito, e nessuna attività è un abito u). E allora nemmeno l'azione che nasce da igno­ ranza è già senz'altro ignoranza ; sarà tutt'al più vizio de­ rivato da ignoranza, non però ignoranza ; nemmeno le pas­ sioni, nemmeno i peccati sono vizi, sebbene procedano dal vizio. Dunque nessuno che sia coraggioso in modo irra2ionale è " gnostico " : poiché allora diciamo pure corag· giosi i bambini che affrontano i pericoli non rendendosi conto della loro gravità ( tanto vero che toccano anche il fuoco ), e diciamo pure dotate di valore le fiere che corrono in gruppo contro le lance, con coraggio irrazio­ nale 21• E in tal caso si dovranno definire coraggiosi anche i saltimbanchi, che fanno capriole sulle spade e d'una cer-

20 Cfr. Plat. Rerp. IV 436b. 2 1 Frammento di comico scon osc iu to : 245 K. (C. A. F. III 453 ), spesso ripetuto : dr. Plat. Phileb. 50b; Se n . Epirt. 77, 20 etc. (altri riferimenti ndle note ddlo Stiihlin). La citaz. che segue sulla linlia è ancora da Platone ( Protag. 360c). 22 Or. Am. Magna Mor. I 34 1 197 a 13-14; Ouysi pp., /r. rnor. 105 Arn. lJ Plat. U.ch. 197ab; per l'esempio dei sal timbanchi cfr. Plat. Euth. 294e; Xen. S�rnp. 2, 1 1 etc.

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ta esperienza fanno cattiva arte per una miserabile paga .

4. Invece colui che è realmente coraggioso ha chiaro davan ti

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agli occhi il pericolo, per es., del furore della folla 24, ma affronta intrepido tutto quanto gli si presenta. E in ciò si distingue dagli altri cosi detti martiri, che questi si gettano nei pericoli procurandosene da sé l'occasione (non so come : è bene usar parole buone ) 25, mentre essi restano disponibili secondo la retta ragione , poi quando Dio dav­ vero li chiama si offrono prontamente e « rendono sicura la chiamata » 2h, perché consci di non aver fatto scelte pre­ cipitose. Cosi si offrono virilmente ad essere saggiati in in quello che è il coraggio razionale secondo verità. Se persistono nella confessione della chiamata, non è percbé affrontino i pericoli minori per paura dei maggiori, come fanno gli altri n , né perché sospettino il biasimo dei col­ leghi di grado e dei compagni di fede. Anzi essi ubbidi­ scono di buon grado alla chiamata per l'amore verso Dio, senza perseguire alcun altro scopo che di piacere a Dio, e non certo per il premio che segue alle sofferenze. Infatti c'è chi soffre per amore di gloria, chi per cautelarsi di fronte ad altro più aspro supplizio, chi in vista di certi piaceri e gioie dopo la morte : bambini nella fede, beati certo, ma non ancora fatti adulti nell'amore verso Dio, come lo " gnostico " . Ci sono sl, anche nella chiesa come nelle gare ginniche, corone di premio per adulti e bambini. Ma l'amore bisogna sceglierlo in sé e per sé, non per altro scopo 21• Ebbene, nello " gnostico " si sviluppa per­ fetta, con la " gnosi ", la virtù del coraggio, proprio per l'esercizio della sua vita, poiché egli si esercita a vincere sempre le passioni. L'amore dunque, consacrando ed esercitando il suo atleta, lo rende intrepido e senza timori e fiducioso nel Signore, come la giustizia gli assicura per tutta la vita la capacità di essere veritiero. Vedemmo infatti che la giustizia 5i riassume nella frase : « Siano vostre parole : " sl, si" e 24 C f r. 9 �3.4. 2l C f r. IV 4 17.l; IO 77.1 .

2h 2 P t l, 10; allud� ai Cristiani per�guitati: cfr. II 20 12�.3. n I non 6Ioso6 di cui parla Socrate in Plat. Pbatd. 68d. u C f r. IV 22 13'-4; 136.2-3.

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" no, no " » 2!1 ; lo stesso discorso vale anche per la tem6. peranza. Temperante in verità non è nessuno che sia con· tinente e non abbia gustato piaceri o per ambizione (come gli atleti, in vista di corone o di gloria), o per brama di ricchezze (come alcuni che fingono temperanza e perse­ guono lo scopo fra terribili passioni ) o anche per solleci­ tudine verso il proprio corpo, in vista della salute, o in­ fine per rozzezza : di solito quelli che passano la vita in continuo lavoro, una vol ta gustati i piaceri , di tratto sner7. vano nella voluttà la loro rigorosa continenza. Ed è pres­ s'a poco il caso di quelli che sono frenati dalla legge e dal timore : una volta trovata l 'occasione, tradiscono la legge 8. furtivamente ed eludono il bene. Invece quella tempe­ ranza che bisogna scegliere per se stessa, che si fa per­ fetta e permanente nella " gnosi " , rende l 'uomo signore e arbitro di sé, sicché lo " gnostico " è temperante e sen­ za passioni, cioè inattaccabile dai piaceri e dai dolori , 68 . 1 . come i l diamante dal fuoco 30 • D i tutto ciò è causa la più santa e la sovrana d'ogni scienza, l 'amore, poiché attra­ verso il culto dell'Essere ottimo ed eccellentissimo, carat­ terizzato dall'Uno, gli rende lo " gnostico " insieme amico e figlio 3 1 , veramente « uomo perfetto », cresciuto « fino a 2. raggiungere la misura della maturità » n . La concordia è l 'assenso intorno al medesimo oggetto, e ciò che è mede­ simo è uno; cosl l 'amicizia si ha attraverso una somi3. glianza 31 : la comunanza sta nell'Uno. Ora lo " gnostico " , che ama Dio veramente uno, diventa l 'uomo davvero per4. fetto e amico di Dio, annoverato come figlio. Sono questi infatti gli attribuiti di nobiltà, " gnosi " , perfezione, se­ condo la contemplazione 14 di Dio, che l 'anima " gnostica " raggiunge come sommo grado di progresso, quando è di2!1 Mt 5, 37; dr. 8 50.5; V 14 99. 1 . Quel che si dice qui di seguito sulla temperanza ricorda vagamente Aristotele (Eih. Nic. II 2 1 104 a 22-24 ). lO Cfr. il cosiddetto l. 8" dccii Strom. (9 29. 1 ) ; per la xa.p·np(a congiunta ad a1taDua. dr. II 18 80.5 - 81 . 1 . li Combina due citaz. di Giovanni, 15, 15 c l, 12. n Ef 4, 13. l l Cfr. Arst. Eth. Nic. VIII 2 1 155 a 32 ; ]ulian. EpiJI. 40 Bidéz-Cumont. l4 l1to1t-ct(a.: cfr. I l 13 . 1 ; 15.2; 1tpox01t-i), progressiva ascesa dell'anima: dr. a I 5 29.3.

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venu ta perfettamente pura e degna di vedere eternamente l 'onnipotente Dio, « faccia a faccia » Js, come dice [l 'apo5 . stolo] : poiché, divenuta tutta spirituale, si ritrae all'Esse­ re che le è affine e resta nella chiesa spirituale, nel riposo in Dio.

Capitolo 1 2 69.

l . Tanto basti su ciò . Con tale disposizione nel corpo

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e nel­ l'anima lo " gnostico " si manifesta ugualmente equanime nei confron ti del prossimo, sia questo servo o nemico, secondo lo stato legale, o in qualunque posizione si trovi 1 • Questo perché, secondo la legge divina, egli non disprez­ za il fratello, nato dallo stesso padre e dalla stessa madre . Cosi solleva chi è affiitto con parole di consolazione e di incoraggiamento, soccorrendolo nelle necessità della vita ; dona a tutti quelli che hanno bisogno, non però allo stesso modo, ma con giustizia e secondo il merito; dona anche al persecutore e nemico, se ha bisogno, poco curandosi di quelli che gli rinfacciano che ha dato per paura, perché in effetti lo fa non per paura, ma per desiderio di aiutare. Ora chi non è avaro, chi è indulgente nei confronti di per­ sone ostili, quanto più sarà portato ad amare i bmiliari ? Partendo da tale disposizione, egli giungerà anzi fino a conoscere perfettamente a chi e quanto e quando e come è meglio donare. E chi mai potrebbe con qualche ragione farsi nemico di un uomo che non offre mai alcun motivo di inimicizia ? Forse, anzi , come a proposito di Dio affer­ miamo che Egli a nulla si oppone e di nessuna cosa è nemico ( poiché è Creatore di ogni cosa e nulla v 'è di quan­ to esiste che Egli non voglia 2 ) , ma diciamo che a Lui sono nemici quelli che non gli ubbidiscono e non procedono secondo i suoi comandamenti (per es. quelli che si dichia­ rano contrari al suo Testamento), la stessa disposizione troviamo anche a proposito dello " gnostico ". Quanto a

Jl l Cor 13, 1 2 ; cfr. sopra, 10 57 . 1 ; VI 14 104.1 ; per il riposo in Dio, d.v 12, poiché i più scelgono non ciò che è utile, ma ciò che diletta Il ; ma uno che piace a Dio diventa per conseguenza ben gradito agli uomini onesti. E come po­ tranno più procurargli soddisfazione i cibi, le bevande, i piaceri dell 'amore, quando considera con sospetto persino "

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"

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' Cfr. 78.5 c VI 9 7 1 . 1 . IO Il celibato resta la via più diretta c sicura verso la pcrfc­ zion � ma i meriti che lo sposato si crea ristabiliscono l'equilibrio; cfr. oroudéhoux, o. c. [a Il 23 1 3 7 . 1], 113 s. I l Plat. Phaed. 67d ; dr. V 11 67 .2. 1 2 Gr. Gal l , 10 c Rm 8, 8. Il Cfr. 50pra, 7 49.8.

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un discorso che gli rechi qualche piacere, un'eccitazione intellettuale o un'operazione dilettevole? « Nessuno può servire a due padroni, a Dio e a Mammona » 1 4 , e con ciò [il Signore] non allude semplicemente al denaro, ma alla possibilità che proviene dal denaro di soddisfare i vari piaceri: in realtà non è possibile che chi ha conosciuto Dio in modo profondo e vero serva ai piaceri che Gli sono opposti. Uno solo è Colui che a priori è libero da desideri, il Si· gnore amico dell'uomo, fattosi anche uomo per noi IS. Cosl quanti s'adoperano di assimilarsi al modello da lui dat�i si sfonano di diventare liberi da desideri per esercizio. Colui che ha desideri e sa dominarli < + + + + > 16, come la vedova attraverso casta temperanza ridiventa vergine. Questa è la mercede della " gnosi " per il Salvatore e Mae· stra - Egli stesso la richiese -, l'astensione dal male e l'attività di bene, attraverso cui si ottiene la salvezza 17 • Come coloro che hanno appreso le arti si procurano di che vivere per mezzo del mestiere in cui sono stati istruiti, cosl lo " gnostico " si procura la vita e si salva attraverso la sapienza che possiede. E infatti chi non vuole strap· pare dalle radici la passione dell'anima, uccide se stesso. L'ignoranza appare quindi come l'inedia dell 'anima, la " gnosi " nutrimento. Le anime " gnostiche " sono quelle che il Vangelo raffigurò nelle vergini sante che attendono il Signore 1 8 : sono infatti come vergini, in quanto si sono tenute lontano dal male e attendono per amore il Signore e accendono il proprio lume per la contemplazione della realtà; anime sagge, che dicono: « O Signore, bramiamo di riceverti finalmente, siamo vissute in conformità ai co· mandamenti che ci hai dato senza violare alcuno dei tuoi precetti. Perciò anche reclamiamo il mantenimento della promessa; preghiamo però di ottenere ciò che è u tile, non < ciò che piace >, consapevoli che è conveniente chiederti 14 Mt 6, 24 e parall. Cfr. IV 21 1 30.2. 16 Probabile lacuna nd ms . I l paragone che segue fa pens are a un completamento come a ritorna puro " o sim. Cfr. 76.3 e lll 16 10 1 .5. 17 ci-no)(-i) -rwv X11XW\I e salveua: cfr. IV 6 29.2. Il Cfr. Mt 25, 1·2 ; già V J 17.3. JS

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Per/e:r:ione dello " gnostico "

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le cose migliori- E accetteremo tutto come a nostro van­ taggio, anche se sembreranno dolorose le prove che ci aspettano, che la tua provvidenza ci presenta perché ci esercitiamo alla fermezza ,._ 7J_ l. Ora lo " gnostico ", per il sommo grado di santità rag­ giunta, � più preparato a non ottenere anche se chiede, che ad ottenere se non chiede: poiché la sua vita � tutta una preghiera 19 e una comunione con Dio . E se è puro da peccati, otterrà comunque ciò che vuole. Dice infatti Dio al giusto: « Chiedi e ti darò, concepisci un pensiero 2. e farò >> lll _ Se si tratta di cose utili, subito le otterrà; inu­ tili d 'altra parte non ne chieder� mai, e perciò nemmeno 3. le avrà_ Cosl sarà fatto ciò che vuole. Ci si potrebbe obiettare che alcuni anche fra i peccatori sono soddisfatti nelle loro richieste: ebbene, ciò intanto avviene di rado, perché la bontà di Dio � giusta, e poi il soddisfacimento 4 . è connesso a chi può anche beneficare altri- Perciò non è per amore del richiedente che avviene la concessione, ma la divina economia, prevedendo la futura salvazione di qualcuno per mezzo di quello, riconferma la giustifica­ zione del beneficio. A quanti poi ne sono degni concede 5. il vero bene anche se non lo chiedono 21• Essere giusti non per costrizione o per paura o per speranza, ma per libera scelta: questa è chiamata la via " regale " u, per la quale procede la stirpe destinata a regnare; le altre vie 6. sono sentieri pericolosi e scoscesi- Comunque, se si elimi­ nassero la paura e l'onore, non so se ancora si adattereb­ bero a sopportare i disagi i bravi filosofi, che dicono sem­ pre quel che pensano. 74. l . I desideri e gli altri peccati sono stati detti spine ed acu­ lei D . E lo " gnostico " lavora nella vigna del Signore 2�, 19 Cfr_ sopra, 7 5.3 . .3; VI 12 1 02. 1 . Cfr. V I 9 78. 1 . 21 Cfr. Mt 6, 8. La proposizione seguente anche in Sacra Paro/l. 271 Holl. u Pe r la libert� di scelta c! r. a I l 4.1 ; per la « via regal e ,. (Nm 20, 17), a I S 29.3. 2J Cfr. G er 4, 3 ; Mr 1 3 , 7 ; 2 Cor 1 2, 7; Eb 6, 8 ( e Philon_ Leg. Ali. III 99, 250). 24 Or. le parabole, Mt 20, 1-16 e 2 1 , .3.3 (l'immagine dell a vi­ gna � bi blica : Is 5, 7 ere. ) ; c fr . poi l Cor 3, 6. 20

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pianta, pota, irriga : vero divino agricoltore di quelli che 2. sono stati trapiantati nella fede. Ora quelli che non hanno fatto il male pretendono di ricevere la mercede del non aver agito, come colui che ha agito bene per pura e sem­ plice sua scelta richiede la mercede come buon operaio u . E certo la riceverà doppia : per ciò che non ha fatto e in .3. cambio del bene che ha fatto. Il nostro " gnostico " non è provato da tentazioni di sorta, a meno che non lo per­ metta Dio, e per il bene dei suoi vicini, che in ogni caso corrobora alla fede incoraggiandoli con la sua virile forza 4. di sopportazione. E certo per questo avvenne che i beati apostoli furono condotti a dare prova e testimonianza di 5. perfezione 25", per consolidare e rafforzare le chiese. Lo " gnostico " prega che pure coloro che lo odiano si pen­ tano, avendo sempre nell'orecchio la voce che dice: « Co6. lui che io percuoterò, tu compassionalo » 26• Infatti anche i bambini è bene che non assistano alle punizioni dei mal­ fattori eseguite negli stadl : e non è certo possibile che da simili spettacoli sia mai edificato lo " gnostico " o ne trag­ ga diletto, lui che si è per sua libera scelta esercitato ad essere onesto e buono ed è cosl divenuto insensibile ad ogni piacere. Mai esposto a cadere in peccato, non si 7. educa con l'esempio di altrui guai : è quindi ben lontano dal trovare soddisfazione nei piaceri e negli spettacoli ter­ reni, se ha disprezzato le promesse, sia pure fatte da Dio, 8. delle gioie mondane. « Non chiunque dice " Signore, Si­ gnore " , entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà 9 . di Dio » n : e questi sarà l'operaio " gnostico ", colui che soggioga « i desideri mondani » 21 fin quando è ancora nella carne, e delle cose future e tut tora im possibili a ve­ dersi, di cui ha raggiunto la " gnosi ", è perfettamente per­ suaso, tanto da ritenerle presenti più di quelle che ha at tualmente davanti a sé. 75. l. Questi è l 'operaio addestrato, lieto per le cose che ha coù: 10, 7 . martirio ; dr. IV 1 2 86J. Gb 19, 2 1 (piuttosto che pensare a u n agraphon : dr. Ruwet, art. c. [a I 8 41 .2], 149 s.); e sopra, IV 4 1 J . l . n Mt 7, 2 1 . :za Tt 2 , 1 2 . C&. po i 7 47 .4. Confronto col saBBio stoico : Vol­ ker, 541 . zs Cfr. :!5o Co l » Cfr.

Perfezione dello " gnostico

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nosciuto, m a che s i umilia per tutto ciò in cui è invilup­ pato per le necessità della vita, non essendo ancora sti­ mato degno della partecipazione attiva alla [realtà che è l 'oggetto della] sua " gnosi ". In tal modo usufruisce di questa vita come di cosa che non gli appartiene, per quanto lo condiziona la necessità. Egli conosce anche il signi6cato nascosto del digiuno ai giorni 6ssati, cioè al quarto e a quello di preparazione [al sabato, ogni settimana] 19, l'uno denominato di Hermes, l'altro di Afrodite: e di­ giuna infatti per tutta la sua vita dall'avidità di denaro e di piaceri, da cui nascono tutti quanti i vizi: già dicemmo più volte che tre sono secondo l'apostolo le principali va­ rietà della prostituzione, avidità di piaceri, avidità di denaro, idolatria 30• Cosi da un lato, secondo la legge, egli digiuna dalle azioni perverse, dall'altro, secondo il Vangelo che la perfeziona, dai pensieri cattivi . Gli si presen­ tano anche le tentazioni, non però per purificazione sua, ma, come abbiamo detto 11, per il bene del suo prossimo: fatta esperienza di sofferenze e di dolori, li disprezza e li respinge. Lo stesso discorso vale anche per il piacere: grandissimo merito è astenersene dopo averlo provato 11 • Poiché, cosa c'è di speciale se uno è continente in ciò che non conosce? Il nostro poi, con il mettere in pratica il comandamento secondo il Vangelo, celebra come giorno del Signore quello in cui respinge un pensiero cattivo e accoglie un pensiero " gnostico " 11, glori6cando la resurrezione del Signore in se stesso . Anzi, quando afferra una visione procuratagli dalla scienza, pensa di vedere il Signore, guidando i suoi occhi verso l 'invisibile, e punendo d'altra parte la vista, se gli sembra di scorgere ciò che non vuole, quando s'accorge di provar godimento a fissare l'occhio [su qualcosa]: egli vuole vedere e udire solo ciò che gli è conveniente. Cosi mentre contempla le anime a Mercoledl e venerdl, d2 Mercurio e Venere, simboli dd guadagno e dell'IIIDore. ar. Didaché, 8, l . 30 Cfr. l T m 6, 10 e E f 5, 5 ; gil I I I 12 89 . 1 ; V I 16 147 . 1 . La sen tenza anche in Sacra Parall. 272 Holl. Jl Sopra, 74 .3. n Cfr. III 16 101.5, cit. » La " gnosi " rapiunta � rappresentata dal giorno del Si­ gnore: V 11 73.2.

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Stromati

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dei fratelli, vede anche la bellezza della carne con la sola anima, che è stata abituata a considerare il bello esclu­ dendo il piacere carnale 34• 77. l . Fratelli sono veramente, per la eletta creazione, per la uniformità della vita, per l'intimo carattere del loro ope­ rare, quanti fanno, pensano, dicono le medesime sante e belle azioni, cui il Signore volle che essi, eletti, rivolges2. sero la loro riflessione. La fede sta nello scegliere le stesse cose, la " gnosi " nell'avere imparato le stesse cose e ci­ flettervi, la speranza nel desiderare le stesse cose. E se lo " gnostico " per le necessità della vita impiega un po' del suo tempo per nutrirsi, si ritiene defraudato nell'essere 3. distratto [nel suo compito] da quella necessità. Cosl nem· meno in sogno percepisce alcuna visione che non sia adatta all'eletto. Vero « ospite e pellegrino >> 15 per tutta la vita è ognuno che abita in una città, ma disprezza tutto ciò che è in quella città, e gli altri ammirano ; e vive nella città come in un deserto, affinché il luogo non lo vincoli, 4. ma la sua libera scelta ne riveli la giustizia. Insomma, il nostro " gnostico " supplisce l 'assenza degli apostoli, per­ ché vive con rettitudine e ha una " gnosi " perfetta .16, aiuta gli amici, « sposta le montagne >> 37 [dal cammino] .5. del prossimo, spiana le asperità delle loro anime. Ciò non toglie che ognuno di noi sia insieme vigna e operaio di se stesso. Ma quello, anche agendo nel miglior modo, vuole restare nascosto agli uomini : vuole persuadere e il Signore e se stesso che conduce la vita conforme i coman­ damenti , prescegliendo quelle azioni sulle quali ha creduto 6. che è fondata la sua esistenza. (Poiché « dove è il cuore di uno », dice il Signore, « ivi è anche il suo tesoro » 31). Per il suo amore intimamente perfetto egli rimpicciolisce se stesso, per non porsi mai nella condizione di non ve­ dere un fratello caduto in afflizione, specialmente se si rende conto di saper tollerare le angustie meglio del fratello. ,. ar. IV 18 1 16.2.

Sal 38 [39), 13 etc. (in Eb 1 1 , 13 ) . Cfr. a II 2 B. 31 ar. Mt 17, 20 etc. Jl Cfr. Mt 6, 21 e parall.; ma la disposizione delle frasi � in­ versa; cfr. Quir Di11. r. 17, 1. 15

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Perfezione dello

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78. 1. Comunque ntrene sua propria pena la sofferenza di lui.

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E anche se, per la sua bontà nel donare dalla propria ri­ strettezza, patisce qualche incresciosa conseguenza , non perciò si rammarica, anzi accresce vieppiù la generosità. Scevra di dubbi infa tti è la fede che egli ha circa la sua condotta di vita, perché approva il Vangelo attraverso azioni pratiche e contemplazione 39 • Cosl non guadagna « lode dagli uomini, ma da Dio » 40 , poiché mette in pratica gli insegnamenti del Signore . Attratto dalla sua par­ ticolare speranza, non gusta quello che di bello offre il mondo, perché disdegna tutte le cose di quaggiù. Ha pietà di coloro che sono castigati dopo la morte, che de­ vono confessare loro malgrado [le colpe], tramite la pena; animato di buona coscienza e sempre pronto di fronte al­ l 'ultima partenza 41 , come « pellegrino e ospite » di questa terra , ritiene tutte estranee le cose di quaggiù, avendo l a mente fissa alla sola eredità che gli spetta. E non solo è assorto nell'ammirazione dei comandamenti del Signore, ma per dir cosl partecipa della volontà divina attraverso la " gnosi " stessa: vero familiare del Signore e dei co­ mandamenti, eletto in quanto giusto, atto al comando e destinato al regno in quanto " gnostico " . Egli sdegna tutto l'oro che c'è sulla superficie della terra e sotto terra e ogni regno da un confine all'altro dell'oceano 42, sl da tenersi avvinto solo al culto del Signore. Perciò quando mangia, beve, si sposa, se la ragione ne lo persuade 0, perfino quando sogna, egli fa e pensa quello che è santo : cosl è in ogni tempo puro per la preghiera. E ormai prega con gli angeli come se già fosse « uguale agli angeli )) 44, né mai è fuori della santa custodia; anche se prega da solo, ha il coro dei santi con sé. Egli conosce il duplice aspetto < della fede > 4i, cioè la potenza di chi crede e la a II 2 5.3. 40 Rm 2, 29. 41 Cfr. 13 83.1 e sopra, 77.3. 42 Cfr. Plar. leg. V 7 28 a, combinalo col ricordo evangelico:

39 Cfr. sopra, 77.4 e IUICora

Mt 4, 8. 4l Cfr. 70.6.

Le 20, 36; dr. sopra, 10 57.5 . ., Per allro aspetto della duplicirà della fede cfr. II 11 48.2 ;

44

12 53 . 1 .

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SJromaJi Vll/12

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preminenza per dignità della Persona in cui si crede. - Del resto anche la giustizia è duplice: una giustizia per amore e una giustizia per timore. Pertanto è stato detto: « Il timore del Signore è puro e dura fino alla fine dei tempi ,. 46; infatti coloro che si con­ vertono dal timore alla fede e alla giustizia vivono nel tempo. Per es. il timore fa sl che ci si astenga dal male '7 , ma l'amore esorta a fare il bene costruendo sull'adesione volontaria: cosl uno si sente dire dal Signore : « Non vi chiamo più servi , ma amici » 41 , e si volge alla preghiera fiducioso. Ora questa stessa forma di preghiera è un ren­ dimento di grazie e per il passato e per il presente e per il futuro, come reso già attuale a causa della fede . Ma ciò è preceduto dall 'acquisto della " gnosi " . In particolare [lo " gnostico "] chiede di vivere la sua vita circoscritta nella carne, come " gnostico ", come se fosse senza carne 49, e di ottenere il bene sommo, fuggire il peggio. Chiede poi un conforto per noi, per i peccati commessi , e la conver­ sione, perché conquistiamo " gnosi " ; e segue con ardore Colui che lo chiama all'[ultima] uscita, non appena Egli lo chiama, procedendo spedito, per cosl dire, in virtù della sua buona coscienza, affrettandosi a rendere grazie e a ricevere, in unione con Dio, la sua potenza, elargita trami te il Cristo, quando sarà giunto là, con Cristo, presentandosi degno di Lui per la sua purezza. Egli non vuole essere caldo per vicinanza al calore o luminoso per vici­ nanza al fuoco : vuole essere tutto luce ! Egli sa esatta­ mente il significato delle parole: « Se non prenderete in odio il padre e la madre, e inoltre anche la vostra anima, se non porterete la croce. . . » 50 . Infatti ha in odio l 'incli­ nazione alle passioni carnali, che hanno in sé, potente, il filtro del piacere , e nobilmente disprezza tutto ciò che ha la proprietà di creare la carne e nutrirla; anzi, insorge Sal 18 [19], l ; cfr. Ecl. Proph. 60,1. Sul timore di Dio dr. Il 2 4.4; 8 39.4. Gv 1.5, 1.5 . ., liaap xoc;: dr. 14 86.7 etc,; lo " gnostico " l: luce (sotto, o. 5): lii s 44.3. 50 CT�aup6v nel testo sacro (Le 1 4 , 26-27), CTI'lJ..LtLoV , i l seguo di Cristo, in aem. (aochc V 6 3.5. 1 ; VI 11 84.3-4) . Or. Exc. �" Th�od. 42 ; Quis Diii. s. 8, 2. 46

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Perfezione dello " gnostico "

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pure contro l 'anima corporea 51 , mettendo il morso allo spirito irrazionale che ricalcitra, poiché )

da parte dell'offeso non è altro che ostentare la volontà di rendere il contraccambio, di offendere a sua volta l'al7. tro : il che è pure commettere ingiustizia. Il voler « farsi giudicare dai santi » spiega che lo si suoi riferire a quelli che in preghiera chiedono che il sopruso sia reso a sua volta ai colpevoli : questi sono sl migliori dei primi, ma non sono ancora liberi da passione, finché, dimentichi completamente del torto, non pregheranno anche per i 85. l . nemici , secondo l'insegnamento del Signore. È cosa buona che essi volgano al bene i loro cuori in virtù della peni­ tenza che conduce alla fede. Anche se la verità sembra avere per nemici quelli che suscitano invidia contro di lei, non è però essa stessa nemica dichiarata di alcuno. 2. In vero, come « Dio fa splendere il suo sole su giusti e ingiusti ,. s e ha mandato il Signore stesso per giusti e in­ giusti, cosl colui che si sforza eli assimilarsi a Dio per la grande virtù di dimenticare il male « perdona settanta volte sette » 6 ( vale a dire per tutta la vita, per l'intera evoluzione cosmica, significata in periodi eptadistici ). Egli è benigno verso �:hiunque, anche se uno per tutto questo tempo, nella sua vita carnale, offende lo " gnostico " . .3. Infatti egli tiene per criterio di giustizia non solo che l 'onesto affidi ad altri il giudizio eli coloro che l'hanno offeso, ma vuole anche che il giusto chieda a quei giudici il perdono dei peccati in favore di quelli che hanno pec­ cato contro di lui . Richiesta ragionevole, se è vero che chi intende commettere ingiustizia pecca solo contro l'e­ sterno, contro ciò che riguarda il corpo, anche ammesso che si spinga fino ad uccidere: ma di tutto ciò niente ha 4. a che fare con lo " gnostico ". E come potrebbe ergersi a giudice degli angeli ribelli 7 uno che si faccia egli stesso ribelle alla norma evangelica del perdono? Dice [ancora 5. l'apostolo]: « Perché piuttosto non sopportate qualche torto? Perché piuttosto non tollerate qualche frode? Ma voi fate torto ,., evidentemente imprecando contro quelli ' Mt :S, 45. 6 M t 18, 22 ; sul numero 7 dr. IV 17 109.2 ; VI 16 144. ' ar. il Libro di Henoch, cit. a I 16 80.5; 17 8 1 .4.

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Perfezione dello " gnostico "

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che peccano per ignoranza, « voi defraudate », per quanto sta in voi, della clemenza e bontà di Dio, coloro contro i quali imprecate, e « per di più fratelli •: e non allude soltanto ai fratelli di fede, ma pure ai proseliti 1• Se colui che oggi è nemico dichiarato domani sarà fedele, noi in verità non lo sappiamo ancora. Da cui si trae chiaramente che pur se tutti non sono fratelli, a noi almeno devono sembrarlo. E del resto che tutti gli uomini siano crea­ zione di un solo Dio, rivestiti di una sola " immagine " 9 sopra una sola sostanza, pur se in alcuni più offuscata che in altri, solo colui che sa lo riconosce; egli adora attra­ verso le creature l'attività creatrice e attraverso questa la la volontà di Dio. « O non sapete che gl'ingiusti non erediteranno il regno di Dio ? >> : e ingiusto è colui che ricambia l'ingiustizia, sia a fatti, sia a parole, sia anche con l'intenzione del volere, che il Vangelo ben determina, dopo la disciplina morale della legge 10• « Proprio cosl eravate, alcuni di voi •, tali cioè quali sono coloro cui ora voi non perdonate; « ma vi mondaste •, non sempli­ cemente come gli altri, ma vi detergeste delle passioni dell'anima, con aiuto di " gnosi ", al fine di assimilarvi nella misura del possibile alla bontà 1 1 della provvidenza divina, con la rassegnazione e insieme con il perdono delle offese : cosl fate risplendere « su giusti e ingiusti » la benignità della parola e delle opere, come il sole. Che poi per grandezza d'animo lo " gnostico " abbia a ottenere questo fine, o per imitazione del migliore [non importa] ; v'è comunque una terza causa, il precetto « rimetti e ti sarà rimesso » 12, dove il comandamento quasi costringe alla salvezza per eccesso di bontà. « Ma foste santificati » : infatti a colui che è giunto a questo stato avviene d'es­ sere santo, perché non cade più in nessun modo in alcuna passione, ma è diventato come senza carne ed è al di sopra di questa terra 13• Perciò dice: « Foste giustificati nel • Neoconvertiti o simpatizzan ti o anche solo suanieri.

9 Cfr. Gn l, 26. IO Cfr. Mt :; , 22 e 28; Gal 3 24. n Cfr. il solito Plat. TheiZet. 176b . Il Il precetto evangelico (Mt 6, 14) � reso press'a poco in questa forma anche in Policarpo ( Pbilipp. 2, l). I l Cfr. sopra, 12 79.3; e a II 8 40.2.

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nome del Signore », cioè da Lui foste resi, per cosl dire, giusti come Lui e « allo Spirito Santo » foste, nella mas2 . sima misura possibile, congiunti . Non dice forse: « Tutto mi è permesso, ma io non mi farò schiavo [di nulla) », sl da operare o pensare o dire alcunché con tro il Vangelo ? « Il cibo per il ventre, il ventre per il cibo », ma tutti> questo « Dio annienterà » : cioè [annienterà] quelli che pensano e vivono come se fossero nati per mangiare, an­ ziché mangiare per vivere secondo l'ordine naturale 14 , de­ dicandosi, come scopo principale, alla " gnosi ". E non dice forse che questi sono come carne del santo corp o? " Corpo " è detta per allegoria l a chiesa del Signore 1 , il coro spirituale e santo, di cui quelli che ne portano solo il nome, ma non vivono secondo coerenza, sono le carni. 4 . E questo « corpo spirituale » 16, cioè la santa chiesa, « non è per la prostituzione », né deve diventare mai, in nessun modo, sede della ribellione al Vangelo, per passare alla 88. l. vita dei pagani . Pecca di prostituzione contro la chiesa e « contro il proprio corpo » colui che si comporta da pa­ gano nella chiesa, sia nelle opere, sia nella parola e per2. sino nel pensiero. « Colui che s'attacca a questa mere­ trice », cioè alla vita contraria al Testamento, diventa un altro corpo non santo, « per [formare con quella) una sola 17 3. carne » , una vita pagana, un'altra speranza. « Invece co­ lui che s'attacca al Signore forma un solo Spirito », « un corpo spirituale » : ben altro genere di unione ! Questi è in tutto e per tutto figlio, uomo santo, senza passioni, " gnostico ", perfetto, formato all'insegnamento del Signo­ re, proprio per ricevere, fattosi vicino al Signore con l'ope­ ra, con la parola, con lo stesso suo spirito, la sede che spetta a chi si è fatto adulto in questo modo . 1 4. Basta questo saggio a chi ha orecchi 1, poiché non bisogna mettere in pubblico il mistero, ma solo rivelare quanto è sufficiente per un richiamo alla memoria di quelli che sono partecipi della " gnosi ". Essi comprenderanno anche 14 Celebre motto di moralisti antichi : dr. Musonio Ru fo ( p. 102, 8 HeDse), Stob. III 6, 4 1 ; 1 7-2 1 W .-H.; Paed. II l 1 .4; 14.6. JS Cfr. Ef l , 22-23 etc. 16 l Cor 1:;, 44. 17 Gn 2, 24. Jl Cfr. Mt 11, l:i; già I l 1 3 . 1-3 ; Il ' 24.4 etc.

Per/e%ione dello " gnostico

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. 80.3

come è stato detto dal Signore : « Diventate perfetti come il Padre vostro >> ", rimettendo senza riserve i peccati e dimenticando le offese e vivendo nell'abito dell'assenza ::;. di passioni . Come infatti parliamo di un perfetto medico o di un perfetto filosofo, cosl anche, certo, di un perfetto " gnostico " : ma nessuno di questi esempi, per quanto grandi, può essere assunto come paragonabile a Dio: noi non affermiamo, come gli Stoici, con vera empietà, che 6. la medesima virtù è propria dell'uomo e di Dio 20• Non dobbiamo dunque essere perfetti, come vuole il Padre ? In realtà è irrimediabilmente impossibile che uno sia per­ fetto come Dio. Ma il Padre vuole che noi diventiamo perfetti vivendo nell'ubbidienza al Vangelo in modo irre7. prensibile. Se quindi sottintenderemo, per completare il testo , ciò che gli manca nella sua dizione ellittica, lasciato da comprendere a chi può capire 11, conosceremo la vo­ lontà di Dio e ci comporteremo in modo pio e insieme nobile, conforme la dignità del comandamento.

19 Mt 5, 48. lO Chrysipp.

fr. mor. 250 Arn.; c&. I 11 5 1 . 1 ; II 22 1 35.3; Th�od. Gr. Aff. Cur. XI 15 . l i Ma che in r�altà non si capisc�: dr. Wbat, 381 .

RISPOSTA ALLE OBIEZIONI DI GIUDEI E GRECI (c. 1 5-18)

Capitolo l S

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89.

l . Ora, seguendo [il piano dell'opera] l, bisogna rispondere alle obiezioni sollevate contro di noi da Greci e da Giu­ dei; e poiché in alcune di queste critiche ci attaccano, di pari passo con i suddetti, anche le eresie riguardanti il resto dell'insegnamento *, sarà bene prima sgombrare il terreno dagli ostacoli e procedere poi al seguente Slromale pronti a risolvere i dubbi . 2. Anzitutto ci obiettano proprio questo: che non si deve credere per il dissenso delle sette. Da che parte sarebbe: la verità, quando gli uni hanno una dot trina, gli altri .3 . un'al tra 2? Ma noi rispondiamo loro : anche presso di voi Giudei e presso i più illustri filosofi greci sono sorte moltissime sette, eppure non dite che bisogna andar cauti o a filosofare o a seguire il giudaismo, per questo 4. reciproco dissenso delle vostre sette. E poi era già stato det to come profezia dal Signore che le eresie sarebbero state disseminate fra la verità come « la zizzania fra il gra­ no ,. l; e non è possibile che la predizione non si avveri. La ragione è che ad ogni cosa buona segue invidia. 90. l . Ordunque, se qualcuno viola i patti ed dude la confes1 Tracciato nel principio dei Il. 4" e 6"; in particolare pe r 6.x6lou&ov cfr. IV 1 1.1 ; I 1 15.2. La descridone dello " gno­

stico " termina qui. Quanto resta fino alla fine dell'opera riguarda la veritl della lede e la confuta1ione delle eresie; per i Giudei e i Greci i nsieme dr. II 1 2 . 1 . Clcm. rimanda ad un seguente Siro­ male (dr. le uhime pa role del libro) che non è perii il cosiddetto l. 8•; dr. anche Nautin, ari. c. [a I l 15.2], 290. 2 l! uno degli argomenà di Celso: dr . Orig. c. Celr. II 27 ; III 12; V 61. l Cfr. Mt 13, 25; per il " canone " ecclesiastico dr. a I 1 15 .2.

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Obiezioni

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sione fatta a noi 3", a causa di questo trasgressore della confessione ci terremo anche noi lontani dalla verità? 2 . No; come l'onesto non deve essere insincero e non rin­ negare alcuna delle sue promesse, anche se qualche altro viola i patti, cosl conviene che anche noi non trasgredia­ mo la regola della chiesa in alcwt modo. Ed è proprio la confessione circa le cose più impol'tanti che noi osser­ viamo, e quelli invece violano. Pertanto si deve credere a 3. coloro che si attengono saldamente alla verità. Possiamo ancora estendere questa nostra difesa e dir loro che anche i medici, pur avendo teorie opposte a seconda delle loro specifiche scuole, di fatto prestano ugualmente le cure. 4. Forse che uno, malato fisicamente e bisognoso di cure, non vorrìl accettare un medico per la diversità delle scuo­ le di medicina? E allora nemmeno chi è malato nell'ani­ ma e « pieno di false immagini » 4 adduca il pretesto delle 5. eresie, se vuoi guarire e convertirsi a Dio. lnvero « a causa di quelli che sono di provata virtù ci sono le ere­ sie », dice [il Signore] 5: " di provata virtù " dice o co­ loro che giungono alla fede accostandosi ali 'insegnamento del Signore per privilegiata elezione, come i banchieri di buona riputazione che sanno disting11ere la buona moneta del Signore dalla falsificazione 6 , oppure quelli che già han­ no acquistato riputazione nella fede stessa, per la loro vita e la " gnosi ". 9 1 . l . Proprio per questo motivo abbiamo bisogno di maggiore diligenza e avvedutezza nell'esaminare come si debba con2. durre una vita perfetta e quale sia la vera religione. :E: infatti evidente che le indagini si compiono perch� la verità è aspra e difficile a conquistarsi ': donde le eresie, orgogliose e ambiziose, di gente che non ha appreso n� l• A noi preti cristiani mediante il battesimo? Sarebbe co­ munque questo l'unico accenno negli Slrom. all'atto sacramentole; cfr. Lebreton, Thiorie, etc., cit. [a I in princ.], 471 s.; Volker, 357; per �Jloloy(a dr. III 1 4. t. 4 Cfr. Plat. Phaed. 66c. ! Un detto extracanonico? Cfr. Rescb, Agrapha, cit., o. 75 p. 100, ma anche l Cor 1 1 , 19; in genere a I 10 46.3 ; Ruwet, ari. c. [a I 8 41 .2], 143 s. ' Cfr. I 28 177.2. 7 La verità va conquistata con sforzo: dr. a I 5 H .5 ; l 10.1 e 3.

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ricevuto secondo verità [la " gnosi "). ma ha assunto una 3. parvenza di " gnosi " . Bisogna quindi indagare con mag· gior cura la verità autentica, che sola ha per oggetto il vero Dio. Alla fatica seguirà poi la soddisfazione del tro­ vamento e del ricordo; e alla fatica bisogna accingersi a causa delle eresie ; non ci si deve assolutamente ritirare. 4. Quando abbiamo davanti dei frutti, uno vero e maturo, l'altro fatto di cera e somigliante al massimo 1 , non biso­ gna astenersi da tutt'e due perché si somigliano, ma si deve saper distinguere con una visione comprensiva e in­ sieme con il ragionamento più perentorio il vero dall 'ap5. parente. Ancora, se c'è una sola strada maestra e molte altre portano, quali a un dirupo, quali a un fiume impe­ tuoso o al mare profondo, uno non dovrà esitare sulla scelta del cammino per il dissenso [che sorga su questeJ, ma dovrà avviarsi per quella sicura, maestra, frequentata '· Allo stesso modo non ci si deve ritirare solo perché sulla verità c'è chi dice una cosa e chi un'altra , ma anzi con più impegno rintracciare la più esatta conoscenza di essa . 6. Anche fra le verdure coltivate nascono insieme delle er­ bacce : forse per questo gli agricoltori rinunciano alla col7. tura degli ortaggi ? Abbiamo da natura molti incentivi a sottoporre ad esame quello che ci vien detto: dobbiamo dunque ritrovare anche il cammino da seguire per la verità. 8. Perciò ci si condanna, e giustamente, se non diamo il no­ stro assenso a coloro in cui dobbiamo confidare, se non sceveriamo ciò che è contraddit torio, sconveniente, contro natura e falso dal vero, da ciò che è coerente, conveniente e secondo natura . Di questi incentivi bisogna avvalersi per approfondire la conoscenza della verità autentica . 92. l. Vano è dunque il pretesto dei Greci. Chi vuole potr� anche trovare la verità, mentre quello di chi avanza mo2. tivi illogici è un giudizio che non si giustifica. Negano essi o ammettono la possibilità della dimostrazione r Pen­ so che tutti l'ammetteranno 10, tranne quelli che negano l Cfr. l'aneddoto relativo allo stoico Sfero, S. V. F. I /r. 624 e 62' Arn.; Festa, I Frammenti degli Stoici, cit., I 180. 9 Per l"immagioe della via verso la " gnosi '', via maestra o regale dr. sopra, 12 73-' ; I S 29.3; per l'immagine della " caccia " (&l}p èiÀ.À.oD� 'ltoÀ.À.axoù xat tv "EÀ.À.TJ [Smend]) '!t E'ltOLTJ"tClL À.É"(E"tClL yà.p -ri)v 'Axtx. cr-ri)À.TJV ... ÉV "toi:c; lS(oLc; cnJV"tal;aL CTU"("(pà!J.!J.acrLV xèicr-tw É'!tLCT· T]!J.i}vacrDa.L 'ltllp' ClU"tOÙ. 69.5 * : L ha òySwxoV"tll, ma il grossolano errore (Demo­ crito sarebbe vissuto É'ltt I;ÉVl] c; i!n' òySwxov"ta ! ) sorse dalla confusione fra 1t' ( - 80 ) e 'lt . , abbreviazione di 1tÉV"tE, 5. 84.3 * : a,c; Si L, espunto da Stahlin-Fruchtel o corretto variamente. Propongo Wc; Si] (o Wc; Si)DEv ) con valore con· cessivo-soggettivo: tmt ... SLTJ!J.ClP't'!J!J.ÉV'!] u1t6À. T]\j�Lc; tcrD' éS"tE xpll"tEi: ... dx6"tt.:lc; 8.v xoÀ.!i.CTELE [scii. iMe;], . . . wc; o+) xa L xa.xtac; cixovcrtou oiiCTT] c; : contrapposto a 83 .5 Q.},.},.' !ixoucrtou ,;i)c; XClXLClc; OUCTT] c; . Cfr. Protr. 2 15.3 wc; EClV"tbv oi)DEv Ex"tE!J.WV; ib., 20.3 etc. ·

I 15

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Note critiche

83 1

I 19 9 1 .5 • : Mantengo xcnà mp(tpCICTLV di L e traduco secondo l'indicazione di Méhat, 3.56. La correzione 'ltEp(tppCICTLV fu facilitata dal fatto che poco oltre ( 92.2) ritorna -tiic; 'ltEp(cppCIO"Ewc; ancora in rapporto con ht(yvt..l.. >.. w" n:pocrSoxt� So��

II II

II

II

II

ciSi)>.. o u. 7 3 3 .2 *: ffJ" croq�L�" >.. t yEL 'ltOLTJCTL\1 L: non necessaria la correzione CTOqJL�c; dello Stahlin. 8 3 7 .4 *: luogo tormentato. Stahlin mette la croce, seguendo l 'Arnim ( Chrysipp., fr. mor. 4 1 1 ). La lez. mss. dice : �a'TL 1-LÈ" oli" i) 1-1t" �xn;>..TJ�Lc; q�o�oc; ÉX 'l'�"'t�CTLa.t; ci111.1..,i) ­ Dov.; ii Én:'cin;pocrSoxl)'tou qJ�\I't�CT,q., cl'TE x�t ciyyEl,�c; . qiO�oc; St w.; YEYO\IO'tL ii 0\l'tL ii D�V!-L�CTLO'tT]ç imEp�liÀ­ >.. o ucr�. Al testo incomprensibile furono apportati emen·

damenti vari ; accedo al Nautin, che propone ( art. c. , 839): ciyyE>.. '� ( appositivo di qJ�n�cr,� ) invece di ciyyE­ >.. ta.c;, e intende YEYO\IO'tL ii ov'tL predicativi ( nel neutro ) di qJ�V't�CTLq. cin;poo-Soxl)'t� sottinteso. Onde la tradu­ zione. 8 38.5 • : In mancanza di cognizioni precise sul sistema va· lentiniano è prudente mantenere il più possibile il tradito : 1-L�i}ovnc; (o più regolarmente 1-L�Mna.c;) 'tÒ SL�cpÉpov 'tÒ É\1 lllTJPW!-L�'tL 'Avi}pwn;� Ém�ovlEuEW x�t 'tÒ « X�'t· Elxo\1� » , É" !;i x�t 'tÒ cipXÉ'tV'lt0\1 x�t o (esplicativo di ctpXÉ'tV1tO\I ) CTÙ\1 'tfl YVWCTEL 'tfl loL1tfl èi�pl)�p'TOV 1tpOELlTJ· qiECT�"- Cfr. Quispel, in « Eranos ))1 cit., 15 1947 268. 9 4 1 . 1 * : Ripristino il testo di L: t>.. n:tc; St n;poo-Soxt� ciy�i}w" i] cim\l'toc; ciy�Doii EilEln;Lç. La disgiuntiva era stata corretta in i) dal vecchio Sylburg; ne viene un senso più contorto. Cfr. 6 27.2. Nella lacuna che segue si sup­ plisce El..ouc; -.ijc; ol.à "t'ijc; DELttc; ELc; ytvEO'�V ooiMO'l]c; 13 o1J �ELttt; L. Manca il nome cui riferire il 2" -.ijc; e potrebbe essere oLxovoJ.LLttc; ( Syl­ burg); ma può essere errore di diplografìa -.ijc; oi.Ci/"''iic; �EL cxc;: in tal caso eliminerei ["t'ijc; lhd.]. Cfr. fr. 44 cit . i) ntt­ pà DEoii j3oi}DE�tt (l 2 20.1 DE!tt owpEà OEOOJ.LÉV1]). III 17 102.4 * : Se fosse lecito correggere O'uJ.LI3ouÀ!ttc; di L, cer­ to errato, in Èn�l3ouÀlttc;, mi pare che il senso di rutto il brano correrebbe meglio che con auvoua!ttc; dello Stahlin. È vero che, secondo gli eretici, il serpente insegna il con­ nubio agli uomini, ma pare strano, anche dal loro punto di vista, che esso avrebbe derivato quella tm-.i)OEUO'�� d.nb "t'WV d.>..6ywv �wwv : dagli èiÀoytt avrà piuttosto de­ rivato il carattere dello spirito insidioso e ingannatore di cui si servl per fuorviare gli uomini, infatti ci.nci-.n TCtt­ PttX�ÉV't'Et; ( 1 03 . 1 ) . In Protr. l 42 .8 i demoni sono detti btll3ouÀo�. insidiatori della salvezza. ..

IV

* : Ritorno alla lez. di L ouxouv nci.Doc; -.oii cp6j3ov yEWl]"t'�xòc; 6 v6J.Loc; ( invece Stahlin: oux. 1t. 6 cp6j3oc; < ou > yEv . 6 v . , per cui ..o y t a.c; L: di per sé insospettabile, la lez. è confermata da un fr. di Cirillo ( 1 1 8 : cfr. Frii chtd, Nachtr., 53 0 ) . liLci. 'tE -tiic; ci.'lto>.. o yLa.c; del Wilamowitz e dello Stahlin va dunque eliminato. 75 , 1 *: IJ.Ovoc; 6 xupLoc; . . . �'ltLE\1 'tÒ 'ltO'tTJPL0\1 L. Stahlin mutò IJ.Ovoc; in 1tpw-roc;; ma il confronto con Paed. I 6 46.1 Gesù chiamò 1tO'tTJpLov, " calice n la sua passione 8-rL ÈX'ItLEL\1 . . . IJ.Ovov txpiiv a.u -ro ( cfr. Tengblad, [cit. nel Nachtrag, l .c.], 9 3 ), conferma la bontà della lez. di L. Solo Cristo ha patito per salvare nemici e infedeli; gli apostoli patirono per comunità già costituite di fedeli. 75.4 * " : OLCÌ -ròv �E0\1 L, corretto variamente. Ma è una brachilogia: il nome " Dio n può far riferimento ai co­ mandamenti, per obbedire ai quali ( al t•) il fedele è di­ ventato " martire n della fede. Sano il testo anche per Friichtel . 8 1 .2 • Tolgo la croce (t 1tE

.. E w !ÌIJ.IXP· -tci.vEL\1 L; ingiustilicata la sostituzione -tijl �t>.. EL\1 : xa.xov non è predicativo di ci.va.IJ.ci.p'tTJ't0\1, ma di -rò �t>.. E w. Cfr. ancora Lazzati, l. c. 97 .5 * : Mi pare consigliabile tornare alla lez. mss . . . • ùnoliEL YIJ.IX -toi:c; �H.ouaLv Èyxpa.-tEuEal)a.L ")'LyvOIJ.E'IIO L, IJ.'ÌJ olXOOOIJ.OUIJ.E'IIO L Elc; 'tÒ ci.T)OW..Ei:v 't'ij yuva.LXL (Anche Lazzati si at­ tiene quasi in tutto a L). Lo Stahlin l ) espunge col Lowth il iJ.iJ ; 2) cambia oLxoliOIJ.OVIJ.E'IIOL in ·IJ.É'IIoLc; ( con �t>.. o uaL ) ;

3 ) sostituisce col Wilamowitz ci.TJ iiwc; con ci.liEWt;. Il testo cosi modificato aderisce meglio al concetto paolino ( l Cor

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Stromali

8, 1 0 e 1 0 , 27) che in effetti Clem. tien presente qui. Ma rispetto a Paolo, che tratta dei famosi pasti con le carni sacrificate agli idoli e dei problemi sortine fra i Cri­ stiani di Corinto, egli generalizza . L'apostolo certo non deve urtare col suo comportamento la coscienza ancor delicata dei neofiti (e qui siamo sulla linea di Paolo); ma il cristiano va pure addestrato non solo a superare via via turbamenti di coscienza, ma a non smarrirsi di fronte a disagi di qualsiasi specie, anche wc; f!-tVXE 6!-LÙ.E�V 't'ÌJ yvvcuxt ( escluderei qui per Ò!-L�À.Eiv un senso coniugale ): l 'apostolo lo aiuta col suo esempio. IV 18 1 1 3 .4 *: o\.i prima di J.L6vo�c;) complicano il testo. Porrei solo una 5't� di­ chiarativa di ò�à 'tOU 1tapa1t. tJvU;av'to : • . . tJvt!;av'to < o't� > J.L6vo�c; etc . Egiziani ed Ebrei fecero allusione al metodo allegorico, riservato agli " gnostici " , nell'ordine s tesso di riservare ai sacerdoti l'entrata nei luoghi sacri. 6 3 2 .3 * : Conservo Wc; f) 'tW\1 CT'tO�XE(wv q�vcr�c; É"ltÉXE� di L, contro 1tEP�EXEL di Schwartz e Stiihlin. Difende L ora anche Le Boulluec, Comment . , p. 13.5 s . , che trova un parallelo in Theoph . Ad Autol. II 1.5 'tllV'ta . • • 'tV1tOV È1tÉ XEL J.LEyciÀ.ov J.LVCT'tT)ptov e traduce: « com me le com­ porte etc. �. 6 34.7 * : Elimino le aggiunte dei moderni e torno alla lez. di L, interpungendo e interpretando come Friichtel e Le Boulluec : Etc; 'tOV VOT)'tOV x6CTJ.LOV J.L6\Ioc; 6 xvpLoc; yEv6-

!J.Evoc; ELCTE�CTL 'twv 1ta1lwv, Elc; 'tlÌ\1 'tou à.pp-f)'tov yvwow 1tapELCTÒV6J.LE'.IOc; etc. ( Stiihlin : < Ò".PXLEpEvc; > dopo xvp�oc;, < ò�à. > 'twv 1ta1lwv, interpungendo dopo ELCTELCTL e inten­ dendo malamente i 1tcillTJ per la Passione ). 9 .56.4 *: Sufficientemente chiaro L ou'tw CT7tovòacrihi­ CTEai)aL J.LCÌÀ.À.o\1 - xat à.vE!;a1ta'tT)'tovc; McrEai)ll� 1tapà. 'tWV EÙ ELò6'tw\l 1tapaÀ.aJ.L!3civov'tac; - xat wq�EÀ. TJCTEW 'touc; à.!;tovc; aÙ'twv ÒLEÀ.ciJ.Lflavov. Intendo incidentale la frase centrale, per la variazione del soggetto ( CT1tov­ Òacrlli}O"Eai)a� e wq�EÀ.i}CTELV hanno infatti per soggetto « le Scritture » ) . Stiihlin sposta xat ÒLEÀ.ciJ.L!3avov dopo J.LCÌÀ.À.ov ed è costretto a inserire < 'tOV'tovc; > dopo à.vE!;Il1tll"t"TJ"t"Ouc;. Ora anche Le Boulluec torna alla lez. di L e intende fJJ.Lcic; soggetto di McrECTll!l�. 9 .5 8 . 3 * : aÙ"t"wV L, llÙ'tou Stiihlin. aÙ'tWV è difficilior, in­ .•.

.•.

V

dica che gli scritti aristotelici sono in possesso dei disce­ poli , della scuola. Cfr. anche Le Boulluec, Comm., p. 2 1 .5 . V 1 1 76.3 * : J.LTJÒEtc; �npoc; L, È'tÉpwc; Mayor. Comunque non è il testo platonico cit. (Leg. XII 955e: ÒEv'tÉpwc;). Tanto vale restare alla lez. manoscritta. V 12 7 9 . 1 * : òvvciJ.LE� à.yLIJ L, corretto in à.vllpwmtq. (da un supposto à.\ILq.). Ne verrebbe : « inesprimibile ad umana capacità » : cfr. VI 18 166.2 etc . Plausibile, ma non ne­ cessaria la correzione: cfr. Protr. 1 1 1 17 .l w 't"i'jc; àytac; xat J.Laxaptac; òwciJ.LEwc;; ib., 1 1 2 . 1 . Poco oltre conservo

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pure la lez. di L -.o�c; ÈxE� J.LVO''ta')'W')'E�V -.àc; ljlvxàc;, an­ ziché J.LUI1'taywyovi1W . Cosi ora Le Boulluec. 93.5 . : Dio awLcr'tl]O'W oupavòv ci6pa'tOV xal yijv ayCav L ed Eusebio, ci t. Intendo che la terra-archetipo ( " santa ", cioè creata nella monade o idea : cfr. 94. 1 ) era immune da ogni funzione generativa, lontana dall 'esade, numero pi­ tagorico della generazione (n. 4 ), « rudis indigestaque » . Cfr. Philon . De Opif. M. 129 'ltptv XÀ.oijl1aL -.Tjv yijv, prima che la terra si coprisse di verde ". Cosi mi pare che Clem . interpreti lo ci6pa-.oc; dei LXX in Gn l , 2 ( cfr. 90. 1 ). Conservo perciò àyiav ( contro ciELiiij che lo Stahlin sostituiva in aderenza ad ci6pa-.oc;; ma non intendo il testo reminiscenza di Es 3, 5 ( « dove cammini è yij àyla » ), come propone dubbiosamente Le Boulluec, Comm . , p. 30 1 . Per converso opa-.i], " visibile " ( 94 . 1 ) significherà, oltre alla materializzazione della terra, anche che « in essa si distingue >> già qualcosa di creato o di prodotto. 94 .4 * : 'tÌ']V liLà 'tWV alaill]'tlJp(wv È'ltELO'OiiLOV 'tijc; �uxiic; t'ltl -.ov 'ltpW'to'ltÀ.ciO'-.ou Et11oliov ÈpJ.LTJVEvonEc; L ed Eus. , lez. sufficientemente chiara e che ripristino, seguendo Le Boulluec. Lo Stiihlin semplificava : 'tTJV liLà 'tWV alcrll . b:El.11000V 'tijc; �uxijc; 'tOÙ 'ltPW't. Ép(J.lJVEVOV'tEc;. 1 02 . 1 • : Il confronto con Minucio ( Ocl. 1 8 , 1 1 cum ad caelum manus tendunt nihil aliud quam « Deum >> dicunt et « Deus magnus est >> et ... « si Deus dederit >> ), indicato dal Cataudella, Democr., B30, « Atene e Roma >> S. I I I , 9 1 94 1 7 3-8 1 , induce a pensare che qui Clem. elenchi va­ rie massime intorno a Zeus (« Zeus è tutto >>, « Zeus sa tutto >> etc . : concetto panteistico frequente, qualunque ne sia l 'origine : cfr. Aesch ., fr. 70 N. 2 ; Diog. Apoll. 64 A 8 D .-K. ; Epicharm, fr. 240 Kaibel 220 Olivieri, etc . ) . Della lez. d i L 6ì.. lyouc; ... -.wv avltpt:mwv ot . . . « 1tcina. ZEvc; » IJ.VItÉE'taL xa( « 'ltav&'ou-.oc; otliE xat liLiioi: xat ciq>aLpÉE'taL >> etc. fa difficoltà il solo J.LVItÉE'taL, che può correggersi in J.LVItÉov-.aL: questo dové essere ridotto a J.LVItE�ailcxL in Pro/r. 6 68.5, che recava il frammento in forma infinitiva, e eli qui per incomprensione a J.LVItÉE'tCXL. 130.1 * : Traduco secondo il testo di Esiodo qui cit., cpltELPOIJ.EVOL; Eusebio ha O''tELvO(J.EVoL ; L ')'L')'VOIJ.EVOL, quasi incomprensibile. O forse cosi leggeva Clem . , sotto la sug· "

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Note critiche

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gestione della Genesi e di una più stretta concordanza di mia� Esiodo con la Scrittura (Gn 3, 18 tv Àu1taL� orci� TJI..L Épa� -rij� �wij� aou )? •..

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2 8 .9-10 • : I l testo è in L confuso: ll�Ev xal 6 8oux. Év -rat� ta-ropLaL�· « Elw�aa-L oè ol -n:ollol -rwv civ�pW-n:wv olç [banalizzazione per ELW�E -rwv 1t6ÀEWV aL.; di Tucidide] è.iv �ci.ÀLO'"ra xal OL'tlax(aorou ci1tpoao6x1)-ro� EU1tpay(a EÀ�il. EL� u�pw -rpÉ1tE�aL » . xal «LÀLO'"r� ... orci au-rei �L�Et-raL ÀÉywv· « orci oè 1tollcì xa-rcì ).6yov -rot� civ­ ltpw1toL� ElhUXOVV"ra ciacpaÀÉO"-rEpa � "ltapCÌ 061;av· Xal xaxo1tpayLav· ElW�aO'L yCÌp �ci.ÀLO'"ra ol 1tapCÌ o61;av d1tpoaooxi)-r� EU 1tpciaaov-r� EL� u�pLv -rpÉ1tE�aL » . La frase data come di Filisto orci OÈ 1tollci .. . fino a xaxo­ -n:pay(av è ancora di Tucidide, III 39, 4. Traspongo per­ ciò dopo xaxo1tpayLav le parole introduttive xat ci>LÀL­ a-ro� . . . ).tywv e limito a ELw�aaL ... -rpÉ1tE�aL la citaz. di Filisto. Tucidide prosegue: xal xaxo1tpay(av ... piiov ci1tw�oOv-raL il EÒOaL�ovLav OLaaw�ov-raL . Ma ciò a Oem.

non interessava, perché doveva mancare nell'imitatore Fi­ listo; e troncava. Leggerei : xal xaxo1tpayLav < x-rl >· Lo Elter, o. c. , 2 1 , preferisce naturalmente addurre la trascu­ ratezza di Oem., che " somnolenter " diede a Filisto le pa­ role di Tucidide. 2 22.2 * : I l 1° verso di Euripide è cosl dato in L: !!aoL o 'ta-rpEunv xalw� . . . ; mancherebbe la principale. Wila­ mowitz-Stiihlin dividono ca olo'la-rpEUEW e la ricavano (come il vecchio Hervet: « quicumque sciunt mederi » ) ; m a è più prudente pensare che sia caduta dalla penna del citatore. Cosl preferisco < �1)-rovaw > , seguendo Frii chtel (che, Nachtr., cit., 537, si richiama a Pohlenz, Hippokra­ tes, Berlin 1 938, 62 e n. 1 1 1 ), o meglio < Èm0'1tEÒOoua{L) > . s 39.3 * : « . . 8� or ci 1tciv-ra É1tOLT)O'EV ).6yljl ouvci�EW� av-rov », -rij� yvwa�xij� ypacp�, orOU'tÉO'"rL 'tOV ulov. Questo il tradito, che a mio avviso può essere conser­ vato. Lo Stiihlin esclude (e altri correggono) -rij� yvw­ CT'tLXij� ypacpij�. L'espressione, appositiva di ouvci�Ew�. indica che l'opera della potenza di Dio è stata « [oggetto] delle Scritture, [affid ate all'intelligenza perfetta] dello " gnostico » e si compendia nel Logos o Figlio, ed è il Figlio (cfr VI 15 1 3 1 .3 ave si parla di OLci1t-rui;Lc; T) .

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846 Stromoti

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"('IIWC1"1'�X'IÌ "''WV ypacpwv). Altrimenti l'espulsione è accet­ tabile con l'ipotesi del Nautin, Les citot. de lo « Predic. de Pierre » etc., cit., l 03 s., per cui ["''ile; "(VWO""'' . ypacpiic;] sono glossa di un lettore che avvertiva che la frase pre­ cedente non era di Clem., ma della " Predicazione " stes­ sa; e "''Oii uloii (che sarebbe divenuto genitivo per effeuo dell'interpolazione) va corretto in "''iji utf!>. 4 0 . 1 * : Traduco secondo L: "''ile; UÀTJc; a1hwv xat XPTr O"EWfO "''à SoiiÀa 'tfjc; V'ltrip�Ewc; civao-Ti)o-av"''E ç, supplendo < b > davanti a "''ii '> u ÀTJc;. Cfr. Protr. 4 5 1 .6 xwcp'JÌv . .. yarav d.Etxi�ouaw ... 'tfic; olxdac; t�tO""''civnc; cpuo-Ewc;, « la muta terra oltraggiano, trosmutondolo dalla natura che le è propria ». Lo Stiihlin intendeva invece che gli uo· mini « si dimenticassero », < httÀaiMJ,LEVOL > della mate­ ria e dell'uso etc. 42.2 * : Stacp6potc; 1tatSEuoJ,Livwv Staihixatc; "'' Oii tvòc; xupiou t ov"'' aç Èvbc; xup(ou {r/pa"''L L, insostenibile. O c'è lacuna (caduta di un rigo, per uguaglianza della fine, tvòc; xup(ou ? ), o va mutato èSv"''a ç. Il Sylburg correggeva in èSv"''wc;, e mi pare ancora il partito migliore. Sopra, l 34.3 la SvvaJ,Ltc; del Logos è detta anch'essa Pillla xup(ou; III I O 7 1 .3 "''ile; "'' O V xup(ou ... xa"''à Tf)v viav Sta&i}xTJv cpwvi'jc;. 49.2 *: tx J,LE"''a[3o).ilc; x6o-1,1ou L, corretto fin dal Potter in xa"''a[3o).Tjc; x. Ma qui non si parla di unità del Cristo ah aeterno e in assoluto, ma in rapporto con l'unità dei salvati diveniente nel tempo : « l'unità (unicità ) extra­ temporale di Dio garantisce l 'unità (unicità) di economia all'interno del tempo » (Brontesi, o. c. , 169 n. 1 1 6 ). Inol­ tre xa"''a [3o). ile; è correzione ovviamente indotta da molti altri luoghi ove effettivamente ritorna quell'espressione neotestamentaria : cfr. Gv. 1 7 , 2 4 ; Ef. l, 4 etc. in I 7 37.2; e 9 78.5; Il 1 06 .3 in questo libro etc. Per questi motivi mi attengo alla lez. di L (del resto tutta la frase in parentesi è poco chiara ). 54 . 1 *: + + Wc; 'ltd.Àc.tt 'ltClpECTTJI-LELWCTrLI-LE�a. oÌJ "'' 'JÌ V X c.t"''à txcio-"''TJV atpTJCT�v d.ywyi}v cpc.t!-LEV : cosl, monco in L, l'ini­ zio del c. 7°. Supplisco: < xow'JÌv J,LÈV oùv cptÀoaocp(av � . Wc; 'ltd.Àat etc., che mi pare si ricavi logicamente dal con­ testo. Il contrapposto è "'''JÌV St aocp(av etc. Segue: ci).).',

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01tEP llV'tWt; la'tl cpLÀoaocpLI1, t 6p&wt; CTocpL!1V 'tE)(.VLXTJV: traspongo 6p&w.; dopo aocpL11v. 55 . l * : La lez. di L 'ti1U'tTJoi:c;; [VIII] 3 1 3 . 1 Xc:t'tc:tÀTJ'It't'IÌ L; xa­ 'tc:tÀTJ'It't�xi) Potter. Cfr. P. Chantraine, É:ud. sur le vo­ cab. grecque, Paris 1 957, 97- 1 1 0 . V I 1 5 125.5 • : L b a : E t'!tEp d.pE'tTJ "t t ECT'tW �E(c:t xat yvWCTl.c;, 'i) CTt.:lippoCl'Uvn &t oiov ci'tEÀ'i)c; ipp6VTJCT�c;. Lo Stiihlin segna croce prima di Et'ltEp. Tenendo l'occhio al periodo prece­ dente ( n . 4 T'i}v plv !pp6VTJCT�v \mapxEw yvwCTW �Etav ... T'i} v &t: CTwcppoCl'UVT)V �TJ'ti)v etc . ), mi pare si possa riasse­ stare il testo con l'integrazione Et'!tEP < tXE(VTJ >, cioè la cppOVTJCT�c;, di cui sopra. Per la correlazione Et1tEp ... &t cfr. ad es. V 3 1 6 . 1 EL ... &t. VI 15 129.2 *: &Etxvv'tc:t� L: forse &E(xvvv'tc:t�, con soggetto « le cosiddette t�aÀÀayat 'tp61tt.:JV », di cui al periodo precedente? Ma può anche intendersi : « tutto si mani­ festa •·

VI 15 1 1 8 . 1

VI 16 1 35 . 1 *: t'ltEc.o-xptvE'tc:t� 'i) ljivx'i) xat 'ltpoE�.CFXptvE'tc:t� 'tÒ il'YE!J.OV�x6v: cosl L. Il Potter, trovando strano qud 'ltpo­

che farebbe pensare ad un'introduzione dell'demente ra­ zionale " precedente " (a che cosa ? Cfr . Lowth : « et etiam prius introducitur » ), corresse 1tp011EI.CFXp(vE'tc:t�, « entra in aggiunta » : e s'impone il confronto con 1 34.2 't6 ... 1tpoa yw6!J.Evov «iytov 'ltVEV!J.c:t-toc; . . . t&(w!J.c:t. Il Potter fu se­ guito da tutti. Eppure credo che la lez. mss. si sostenga, perché esprime un altro concetto. Clem. mentre dice che l'anima subentra, accentua nel contempo in essa la fun­ zione preminente della parte razionale, � &�aÀoy��6!J.E�c:t, distinta solo per pura teoresi dall'anima, e non sua parte dementare, tanto vero che aggiunge che si completa la decade xal iivEv 'tOV'tov . Che la presenza di questa fa­ coltà non siJtnificbi fusione organica di parti lo attesta il v. -xp(vw ( ctr. Sext. Emp . Pyrrh. Hyp. III 8 2 ; 1tp6- con valore cronologico in Clem. stesso, Ecl. Proph . 50, 2 'ltpoE�axp(vovCT� 'rilc; avÀÀ i)l)iEwc; 'tCÌc; l)ivxlic; [gli angdi ndle donne] ). ELaxp(vEWc:t� è verlx> tecnico per " incar-

Note critiche

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narsi " nei medio- e neo-platonici : dr. Porph . De Abst. I 1 9 , 1 , Festugière, Révélation, cit., III 267. 6 �ouÀ.6j.ltvoc; f!;a(pEW VI 16 1 4 7 . 2 * : "tÒv ti.À.11nii À.6yov À.Éywv i'j"toL etc. ì'l "tWV xa"tà "t'Ì)v ti.À.1']Dii OLOacrxaÀ.(av �E�a(wv + + + f!;wÀ.Écr"ta"to.; (scii. tcr"tLV ). Supplisco, ad es ., < "t L 1tapaL"tOUJ.lEVoc; >. Cfr. II 7 33.3 ol "ltapaL"tOUj.ltVOL -tòv v6J,J.ov ; III 4 2.5.1 . . Mapx(wvoc; ff}v xpijcrLv -twv XOCTJ.l.LXWV 1tapaL"tOUJ.l.ÉVOU etc. VI 1 8 1 67.2 *: + + + J.l.6VoL.; xal ovoÈ "tOU"tOL.; lhtacrw i)pEcrav : lacuna in L. Nessuno tentò di sanarla oltre il vecchio Hervet: « philosophi Graecis ». Parole ovvie, ma forse non le sole cadute ( Stiihlin ). •..

•..

.

VII

•..

1 4 . 3 * : livDpw"ltov -t6v "tE À.oyLxW.; �LOUV"ta L. Lo Stiihlin

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VI I

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VII

s

sostituisce "tE con J.l.TJ, lo Schwartz elimina "tE . Mi attengo a quest'ultimo, dando a �Louv"ta valore concessivo. 1 3. 1 *: -tav-t6-t1']"tL -tii.; Ù"ltEpoxii.; ti"lt!icrrJ .; "tECTLJ.l.1']J.l.Éva.; ( scii. l)iux!i.;) L. Lo Hort corresse O:micrrJ.; in 0:1t!icra.;: sagace, ma non indispensabile correzione. Certo le anime sono onorate tutte insieme; ma 0:1t!icrr] .; riferito a Ù"ltE· poxii.; esprime invece la perfezione completa del loro sta­ to, identico per sempre; dr. 10 .57 ..5 nÀ.Eu-ta(a Ù"ltEpOXTJ· 20. 1 * : ol v6J.l.OL ... J.Loxn,pà.; tcrw.; 1tp!i!;EL.; tmcrxEi:v o!o' -tE, !iÀ.À.'ovoÈ ol À.6yoL ol "ltELcr-tLxo( E1tLCT"t1']J.l.OVLXTJV OLaJ.Lovi)v "ltaplicrxoLEV iJ.v L. Non solo i v6J.l.OL non pro­ ducono " gnosi " ( al più potranno reprimere male azioni), ma neppure i À.6yoL "ltELCT"tLXo(, che pure dovrebbero avere maggiore efficacia. Se questo è il nesso, si rende inutile l'aggiunta dello Schwartz. a.n'ovoÈ < av"to( (scii. ol v6J.l.OL) ovoÈ > ol À.6yoL 1t . : « né le leggi né » etc. 2 1 .5 *: OÀ.1']V "tOCTOUOE ovoÈ lCT"tLV liJ.l.OL�TJ" li1tOOL06vaL L. 1iÀ.1']V è corretto da Stiihlin in iJ.À.À.1']V, poco significa­ tivo e comunque non necessario: « non è possibile render pieno contraccambio di tanto valore etc. » (Brontesi, o. c. , 4 1 9 ); « to make a return in full » (Mayor) . OETJCTE"taL "tpoq>ij.; 2 9 2 * : E l !ivDpW"ItOELOÈ.; "t Ò nEi:ov xal -twv tixoÀ.ounwv "ltanwv L. Il Mayor mutò 1tdwv in "lt!iv-twv. Ripristino la lez. di L, confermata da quanto su­ 6J.LOL0·1taDEi:.; -tii.; tcrrJ.; ot-f)crov"taL bito segue : ol OLa("t1'].;. In effetti quei 1t!in11 non saranno " passioni ", perché non si vede come uno OETJCTE"taL; saranno bensl ..•

..•

•••

•.•

.

•...•

·

..•

850

VII

VI I

VII

VII

VII

Stromati tutte le varie modificazioni ed esperienze ddla vita nel suo divenire, che possono provocare anche " passioni " o " affezioni " nei soggetti. Cfr. VI 9 7 1 . 1 . 6 3 1 .7 • : Conservo la lez . di L : li�'où mipciÀ.et!-L�d.voj.LEv 't'i)V yvwcTLv, O�CÌ 'tOU'tOV liol;cil;ov'tEc; ii 1-LE!-LetDi)Xetj..LE'\1 . Propriam . : « glorificando attraverso Colui, attraverso il quale abbiamo ricevu to la " gnosi ", le cose che abbiamo imparato » . Il relativo si riferisce alla " gnosi " stessa : noi la glorifichiamo tramite il Logos, cioè il Cristo stesso, che ce la comunica, vale a dire credendo in Lui. Hort mutò ci in ov ( il Cristo ), perché liol;d.l;w ha spesso in Clem . per oggetto Dio o il Signore ( cfr. l 1 3 . 1 ; VI I l 90.1 etc . ) . Si legge tuttavia oltre, 1 2 76.4: ,;'i)v Év etÙ't�

'toii xvplov à.vd.cr'tetcrw liol;d.l;wv. • : ... i) li�cì ,;wv cretpxwv 1:pocpi), ElpyeteTj.LÉVTJ ii liTJ xetL tl;oi-Lo�ovj.LÉVTJ 'tetre; ,;wv à.À.6ywv t!Jvxeti:c;. Cosi L, che

6 32.9

mi pare possa difendersi, dando un valore mediale-inten­ sivo a tl;oj.LoLovj.LÉVT). Mayor conserva il tradito , ma in­ tende, a mio vedere meno bene, il partic. come passivo : « been thus assimilated to the soul of irrational creatu­ res ». In ogni caso va osservato , prima di correggere (d'l> Elpyetcrj.LÉVTJ . . . tl;oJ,moi: Stahlin), che Clem. cita da altro contesto, da Polemone o Senocrate, che noi non possiamo verificare.

*: 'tL!-LiiV ,;Òv etÙ'tÒV xetl. À.6yov, crw,;i]pd. 'tE etthòv xetl. i)yq..O vet dvetL 'ltE�crDtv'tEc; L, malamente sostenibile. Sostituisco col Mayor vl.6v al 1• etù1:6v, piuttosto che eli­ minare [etÙ'tÒ'II xetL] come ripetizione dd seguente etÙ'tÒ'II xett (Heyse e Stahlin ). 7 3 6 .3 *: Ripristino -iJiio'lli]c; ciywyoii xcipL'II di L ( propriam. « piacere trascinatore »: dr. sopra 2 9.3 ) in luogo di cicrw'tOV dd Wilamowitz. Cfr. Plu t . CraSI. 7 xcip�c; à.ywy6c;. Mayor : « with a wiew to allurements of plea­

7 35.1

sure » . 7 46. 8 * : élcroLc; �pLDovcret . . • Ù'ltOÀ.EL'ItE'tetL ywvLet [per que­ sto termine il Postgate, « Class. Quart. • 8 1 9 1 4 245 s . ; cfr. ib. 1 2 1 9 1 8 1 3 9 s . , confrontava lo « angulus q u i pre­ mat » di Ov. Fast. VI 271 ; e può essere ogni " punta " che deforma la " perfezione " del cerchio] xci'tw pÉ'Itovcra. xetl. Xet'tetCT'Itci'tet� 'tÒ lii.Òt 'rijc; 'ltLCT'tEwc; ci'll ety6j.LEVO'II , Man­ tengo col Mayor il xet' espunto da Stiihlin-Wilamowitz.

Note critiche

VII

* : Oj..LV UVClL Écr·tl 't Ò Clpxov i'l + + + � /iv opxov 7tpocrcpÉpEcrila.L . Supplisco la probabile lacuna con un < 'tL > ( ì.. oyov 'tLVci ; o < Piii-Lci 'tL > cfr. subito sopra : 'tÒ " va.( " . . 'tÒ " où " É7tLPPTJI-LCl), piuttosto che con < EÙXTJV , o < cipciv , di Stahlin-Friichtel. 57.3 *: É7tOLXOOOj..LO Uj..LÉVT] 'tfj 7t(CT'tEL dc; 'tÒ ctj..L E'tcl7t'tW'tOV xa.L j..LE 't' ÉmCT'tTJ!-LT]c; (xa.l) XCl'tClÀ.T]'!;'tÒV 7tClpCl7tÉj..L'!;OUCTCl. L'espunzione è già del Sylburg. lo trasporrei il xa( dopo 7t(CT'tEL : É7tOLXOOOj..LO Uj..LÉVT] 'tfj 7t(CT'tEL < x a( > . . 7tClpa,;Éj..L· nouCTa: ne riescono correlati i due participi. 89. 1 * : L ha 'tlÌV aÀ.À.l]V OLOa.crxa.ì.. (a.v, cioè (( la partie de l'enseignement qui ne relève pas simplement de la controverse avec les Grecs et les Juifs » (Méhat, 1 69 , n . 9 1 ) d i cui sopra: dunque son da respingere l e corre­ zioni di aÀ.À.T]V ( ctÀ.T]Dij Stiihlin; ISÀ.T]V Friichtel ). Quasi identico il valore che il pron. ha nel contesto in Protr. IO 95.1 ctXT]XOCl'tE xat 'tTJV liÀ.À.T]v 'tijc; xoì.. cicrEwc; cl7tELÀ.i}V. 93.4 *: É�(�ouCTL ycip ( L) o Ép(�OUCTL ycip (WiJamowitz )? Confesso che l'emendamento dà un senso talmente ov­ vio, da sembrare banale: che le eresie « siano in discor­ dia », fra loro e con la chiesa, non c'è bisogno di dirlo (cfr. Iren. Adv. Her. I 28, l etc . ), e qui non c'entra. C'en tra più oltre (98.1 Ép(�ovnc; OLa.'tEÀ.oucrL), dove il perenne contendere è presentato come conseguenza del­ la provvisorietà e superficialità della mentalità ereticale. Dalla superficialità deriva lo spirito litigioso anche in l O l . 1-3. M a qui Clem. sembra appunto rilevare questo carat· tere di superficialità, che è il principale pericolo per chi giunge alla " gnosi ": è facile un ritorno a posizioni pagane superate, tanto più che ( ycip) ci si può " assuefare " fa­ cilmente all'idea che è legittimo discutere indefinitamen­ te sulla realtà divina che non si conosce, e cosl legarsi a un 'eresia. Ma l'uso assoluto di É�(�w non è attestato, ch'io sappia. Traduco secondo L, con qualche esitazione. 106 .4 * : « Di Augusto », Aùyoùcr'tou, dice L; lo Stahlin appone giustamente la croce. L'errore è forse dovuto a ripetizione del copista. Accetto la correzione TL�Ep(ou. 1 07 . 1 * * : 1-LE�'ov, « dopo il quale », L: sarebbe un vistoso errore cronologico. Giustamente Stahlin segna croce. Ometto l'espressione.

8 50.5

•••



VII I O

.

VII 1 5

,

VII 1 6

VII 1 7 VII 1 7

85 1

NOTE AGGIUNTE

a p. 72

a p. 73

I l 1 1 .2, nota 53 . Si sente qui la stessa trepida venerazione per i maestri della fede che anima una lettera di Ireneo ( Eus. H.E. v 20, 5-7 ).

I l 1 1 .3 , nota 55. Sulla conoscenza che Clem . aveva dei testi di Platone ha trattato da ultimo D. Wyrwa, Die christl. Platonaneignung in d. Strom. des Clem. , Berlin 1 9 8 3 , visto da me quando questo volume era già in stampa. In particolare si vedano le pag. 17 6· 1 84 per il concetto di assimilazione a Dio del Teeteto ( 1 76a. : dr. a II 18 80.5-8 1 . 1 ); le pag . 207-222 per la critica alla radicalizzazione, operata da Marcione, della concezione dualistica platonica ( dr. a III 3 1 2-13 etc.); le pag. 246-249 e 3 1 0 sul famoso " giusto crocifis­ so " della Repubblica ( dr. a IV 7 52.1 ; V 14 1 0 8 .2-3 ) ; le pag. 290 ss. sulla presunta anticipazione platonica dell'in­ terpretazione " gnostica " del sacrificio di Cristo ( cfr. a V IO 65-66 ). I 19 96.4, nota 20. La celebrazione a pane e acqua già negli apocrifi Atti di Pietro (Actus Vercellenses), c . 2 . Bibliografia su queste primitive usanze eucaristiche, determinate da concezioni encratite e gnostico·docetistiche, in J. Quasten Patrology, trad. ital., Torino 1980, I 196.

a p. 1 59

II 6 27 .2, nota 9. a p . 252 Sull a speranza (dr. anche V 2-.3 ) ora L. Padovese La spe­ ranu del vero " gnostico " secondo Clem., « Laurentia­ num • 25 1984 1 3 1 - 1 5 1 . III 12 8 8 . 1 , nota 5 1 . a p. 4 1 1 Chiara allusione a l battesimo. Bibliografia clementina sul­ l'argomento in Quasten Patrol. , cit., I 307.

Note aggiunte

853

V 6 45.4, nota 10. Sulla discesa di Cristo ad In/eros altri riferimenti e biblio­ grafia in Quasten Patrol. , cit., I 1 09, 1 1 9, 1 3 9 , 1 49, 2 1 4.

a p . 689

V 14 9 3 . 5, nota critica. a p . 896 Per il concetto qui supposto in ay(a cfr. anche lren. adv. Haer. III 2 1 , 1 0 : Adamo trasse la sua sostanza " de rudi terra et adhuc virgine " .

Appendice LIBRO VII I

Capitolo l l.

2.

l . [. . . )

Ma i filosofi più antichi non erano continuamente por­ tati a discutere e dubitare; forse allora potremmo esserlo noi, che ci teniamo stretti alla filosofia veramente fondata sulla verità e ai quali la Scrittura prescrive espressamente di spingersi ad esaminare se vogliamo trovare qualcosa? 2. Così , i più moderni filosofi greci da un desiderio di gloria va­ no e per di più inappagabile vengono deviati, tra polemiche e discussioni, verso un chiacchierio inutile; al contrario, la " filosofia barbara " , mettendo da parte ogni disputa, ha det­ t o: « Cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto, chiedete e vi sarà dato >>1 . 3 . Ora, il metodo d i ricercare con domande e risposte bussa al ­ la porta della verità a partire dai fenomeni, e, aperte le porte che sono di ostacolo du rante l 'indagine, si giunge alla con­ templazione scientifica. l. Così , io credo, a coloro che b ussano si apre l 'oggetto della loro ricerca e a coloro che allo stesso modo fanno domande, secondo le Scritture, viene da Dio ciò verso cui tendono, os­ sia il dono della conoscenza data da Dio , attraverso una ve­ ra e propria illuminazione, per comprensione diretta, della ricerca condotta secondo logica.

2. Non è infatti possibile trovare senza aver cercato; né cercare senza aver p rima seguito delle tracce; e neppure mettersi a seguire delle tracce senza che si espliciti e si dispieghi con domande l 'oggetto della ricerca, rendendolo chiaro; e, an­ cora, non è possibile che uno proceda con un esame minu1 Mt.

7 ,7; Le 1 1 ,9.

856

Appendice zioso, senza ricevere, alla fine, la ricompensa: la conoscenza di ciò che cerca. 3. Certo, è possibile che chi ha cercato trovi, ma cercherà se pri­ ma si è reso conto di non sapere. A quel punto, spinto dal de­ siderio verso la scoperta del bello, ricerca con buon senso, sen­ za spirito polemico, senza ambizioni, procedendo per questio­ ni e soluzioni ed esaminando in maniera obiettiva le cose dette. 4. Occorre allora che, attenendosi non solo alle Sacre Scritture, ma anche alle comuni opinioni, si facciano ricerche in modo tale che al termine si giunga ad un qualche risultato utile. 5. Un altro luogo e un altro tipo di gente sono adatti a uomini turbolenti e facili alle ciance da piazza, mentre bisogna che colui che ama la verità e nello stesso tempo ne è discepolo, sia pacifico anche nelle ricerche e che proceda verso la cono· scenza comprensiva attraverso la dimostrazione scientifica, senza amor proprio ma con amore della verità.

Capitolo 2 J.

l.

Dunque quale altro metodo migliore o p i ù chiaro c i sarebbe, per cominciare tale teoria, se non quello di spiegare il termi­

ne in questione in modo così esatto da essere accettato da tutti coloro che parlano il medesimo linguaggio? Ma forse il termine usato per la dimostrazione è tale quale ad esempio " blityri " , che è solamente un suono senza alcun significato? 2. Perchè allora né il filosofo né il retore, ma neanche il giudice propongono una dimostrazione come se fosse un termine senza significato , né nessuno dei contendenti in un processo disconosce il significato, perché non esiste? Ora i filosofi, l 'u­ no in un modo, l 'altro in un altro, propongono una dimostra­ zione che abbia una sostanza. 3. Perciò, rispetto ad ogni questione, se qualcuno volesse dare una chiara e corretta spiegazione, non condurrà il proprio discorso sulla base di un altro principio comunemente ac­ cetto, prima di specificare il significato del termine comune­ mente accettato da tutti coloro che appartengono allo stesso popolo e che parlano la stessa lingua.

Libro

VIII 857

4. Poi, partiti da questo punto, bisogna che si indaghi se il tale si­

4.

gnificato è valido in relazione alla rispettiva parola, oppure no; e in seguito, se è stato mostrato che è valido, bisogna de­ terminare la natura di questo, quale essa sia e che non sia tale da uscire dai limiti della categoria assegnata. l . E, dal momento che non basta solo questo, cioè dire sempli­ cemente ciò che si pensa riguardo all 'oggetto della ricerca (in­ fatti è possibile che l 'avversario ugualmente esponga da parte sua ciò che vuole), ma occorre provare quello che è stato det­ to, se la decisione di questo viene ricondotta ad u n punto ugualmente controverso, e la decisione su quest 'ultimo, a sua volta, ad un altro punto controverso, si procederà all 'infinito e non si arriverà ad alcuna dimostrazione; se invece la que­ stione alla quale si deve dare credito e sulla quale bisogna ac­ cordarsi viene riportata ad un punto unanimemente ricono­ sciuto, quello deve essere considerato il principio della teoria. 2. Perciò ogni termine in questione è da intendersi secondo una definizione condivisa e chiara per tutti coloro che prendono parte alla discussione, così da diventare il principio della teo­ ria e ciò che potrà condurre alla scoperta dell 'oggetto della ri­ cerca. Mettiamo, ad esempio, che si discuta il termine "sole " . 3 . Ora, gli Stoici dicono che questo s i a " u n a massa accesa dota­ ta di intelletto, formata dalle acque marine"2. Ma non è forse vero che la definizione è più oscura del termine stesso e che ha bisogno di un' ulteriore dimostrazione della sua veridi­ cità ? È allora meglio dire, con una definizione comune e chiara, che si chiama sole "il più luminoso dei corpi celesti"'; questa definizione, infatti, risulta più credibile, penso, più chiara e condivisibile allo stesso modo da tutti.

Capi tolo 3

5.

l . E ugualmente, tutti gli uomini concorderanno c h e la de­ d uzione è un ragionamento che fornisce l a dimostrazione z 1

[ P iut.l De plac. phil II 20, 889. Plat. Theaet. 208 D.

858

Appendice

2.

3.

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l.

2.

3.

di ciò che è oggetto di cont roversia a partire da ciò che è concordato. Dunque, non solo la deduzione, la credenza e la conoscen­ za, ma anche la previsione si definiscono in due maniere, l 'una scientifica e attendibile, ment re l 'altra basata solamen­ te sulla speranza. Più specificamente, allora, si dice dimostrazione quella che infonde convincimento scientifico nelle anime dei discenti, l 'altra invece si fonda sull 'opinione; come ad esempio si dice uomo colui che è realmente uomo, sia chi possiede il giudizio com une, sia chi è selvaggio e bestiale. Così anche il poeta co­ mico ha detto: « Quanto è amabile l 'uomo, fino a quando sia un uomo »•. E lo stesso ragionamento vale per il bue, il cavallo, i l cane, a seconda del maggiore o minor pregio dell 'animale. Infatti, guardando alla perfezione del genere, arriviamo al significa­ to nel suo senso più p roprio. Come, per esempio, intendiamo medico col ui al quale non manca nessuna delle qualità mediche, e come gnostico chi non ha deficienze nella conoscenza scientifica . Ora, la dimostrazione differisce dal sillogismo per il fatto che il processo dimostrativo di un concetto rende evidente una cosa reale e quella sola cosa, come dall'essere incinta dedu­ ciamo la dimostrazione del non essere più vergine; ment re con il sillogismo si apprende una sola cosa reale che segue a più premesse, come il fa no che Pitone abbia tradito i Bizan­ tini: per dimostrare se sia accaduto veramente, si portano non una ma più premesse. L'arrivare perciò ad una conclusione da premesse concorda­ te è fare un sillogismo, mentre arrivare ad una conclusione da premesse vere è fare una dimostrazione, in modo che risulta l 'utilità comportata dalla dimostrazione: si assumono verità ammesse per la ricerca e si procede verso la conclusione ne­ cessaria da tali premesse. Dunque, se non è dato il primo e ad esso non segue il secon­ do, non si ha di fa tto una dimostrazione, ma un sillogismo. •

Menand. /r. 761

CAF III, 214.

Libro VIII

85 9

4. Infatti, arrivare ad una conclusione appropriata questo è, né

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l.

2.

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6.

più né meno, fare un sillogismo sulla base delle premesse, men t re il fatto che ciascuna delle premesse sia vera non comporta un semplice sillogismo, ma una deduzione. Tirare delle conclusioni è, come anche risulta chiaro dalla pa­ rola, portare il ragionamento fino alla fine. La conclusione in ciascun ragionamento è senza dubbio l 'oggetto della ricerca, ciò che si chiama "esito compiuto " . E nessun ragionamento semplice e primario si chiama sillo­ gismo, anche qualora sia vero, ma è la sintesi di almeno que­ sti tre elementi: due premesse e una conseguenza. Ora, o tutte le cose hanno bisogno di una dimost razione, oppure alcune di esse sono di per sé sicure. Ma se, nd primo caso, pretenderemo la dimostrazione di ciascuna dimostra­ zione, avanzeremo verso un processo infinito, e così la dimo­ strazione stessa sarà resa impossibile. N d secondo caso, inve­ ce, quelle stesse cose, credibili di per se stesse, diventeranno principi di dimostrazione. Per esempio, i filosofi riconoscono i principi di tutte le cose come indimostrabili. Tanto che, se pure ci sia dimostrazione, è assolutamente ne­ cessario prima di tutto che ci sia qualcosa di sicuro di per sé, cosa che viene definita principio indimost rabile. Tutta la di­ mostrazione allora si rimette alla credenza indimost rabile. Ci sarebbero poi, dopo la fonte della credenza, anche altri principi di dimostrazione: le cose che si manifestano chiara­ mente ai sensi e all 'intelligenza. Infatti le cose che si presentano alla percezione sensibile so­ no semplici e irrefutabili, mentre quelle che si presentano al­ la mente sono semplici, logiche e primordiali, e la sintesi che da esse risulta non è meno chiara, credibile e ragionevole dei principi . Dunque noi tutti possediamo per natura una facoltà innata propria del ragionamento per comprendere ciò che è coe­ rente e ciò che è contraddittorio. Se pertanto si trova un ragionamento tale per cui dalle cose già credibili si possa acquistare fede in cose che non sono ancora credute, diremo che in ciò consiste l 'essenza della dimostrazione.

860

8.

Appendice 7. Si è detto anche che ci sono due generi di credenza e di di­ mostrazione; l 'uno che genera soltanto persuasione delle anime degli ascoltatori, mentre l 'altro genera scienza. 8. Nel caso dunque uno cominci da cose che sono evidenti alla percezione sensibile e all 'intelligenza, e poi giunga alla conci u · sione appropriata, questa è una vera e propria dimostrazione; nel caso in cui, invece, inizi da premesse opinabili, e per giun­ ta non primarie, cioè non evidenti né alla percezione né all 'in· tdligenza, se dovesse arrivare ad una conclusione appropriata farà un sillogismo, ma certo non porterà a termine una dimo· strazione scientifica. Se poi non arriva nemmeno alla conclu­ sione appropriata non fa, di per sé, nemmeno un sillogismo. l. C'è differenza tra analisi e dimostrazione: infatti, ciascuna co· sa di quelle dimostrate viene appunto dimostrata attraverso alcune altre cose dimostrate, che a loro volta sono state an­ ch'esse precedentemente dimostrate dalle altre fino a ritorna­ re a quelle che sono credibili di per se stesse oppure a quelle eviden ti alla percezione sensibile e all 'intelligenza; questo è il processo che si chiama analisi. Ma la dimostrazione si ha quando dai concetti primari si giunge all 'oggetto della ricer­ ca passando attraverso tutte le tappe intermedie. 2. Bisogna, pertanto, che chi conduce una dimostrazione faccia molta attenzione da una parte alla verità delle proposizioni, ma che dall 'altra si disinteressi delle definizioni, se si voglia chiamarle assiomi, premesse oppure enunciati; e così deve porre allo stesso modo molta attenzione a dove si arrivi par· tendo da alcuni concetti posti come fondamentali, e tenere in minima considerazione se si voglia chiamare il ragionamento concludente o conclusivo oppure sillogistico. 3. lo dico che colui che fa una dimostrazione deve osservare que· sti due principi in ogni momento: assumere enunciati veri e giungere alla conclusione che a questi consegue, che alcuni chiamano " inferenza " , in quanto viene indotta dagli enunciati. 4. In qualunque ricerca, rispetto a qualunque problema , oc­ corre che ci siano proposizioni differenti, ma appropriate al· la questione proposta, e che la stessa questione venga svi­ luppata secondo un ragionamento cogente; e tale ragiona· mento sia necessariamente accettato da tutti.

Libro VIII

861

5 . Ma se le proposizioni assunte non sono appropriate al pro­ blema, non è possibile che chi conduce la dimostrazione tro­ vi qualcosa di buono, dal momento che è sconosciuta del tutto la natura del problema, che è detto anche questione. 6. Pertanto in ogni ricerca c'è qualcosa di già conosciuto che, essendo di per sé credibile, si accetta del tutto senza dimo­ strazione; questo dato deve essere assunto come dato di par­ tenza della questione e come criterio di valutazione dei risul­ tati apparenti.

Capitolo 4

9.

l . Ogni questione viene dunque risolta sulla base di una cono­ scenza preesistente. Ed è possibile che la conoscenza preesi­ stente di ogni oggetto di ricerca sia, a volte, semplicemente co­ noscenza dell'essenza, e che siano invece sconosciuti i suoi e f, fetti (come nel caso delle pietre, delle piante, degli animali, dei quali non conosciamo le proprietà), o le affezioni o le facoltà oppure, per dirla semplicemente, degli accidenti degli esseri; 2. a volte dunque è possibile che si conosca qualcosa di codeste facoltà o affezioni o uno di questi accidenti, come i desideri e le passioni dell 'anima, ma che si ignori e si investighi l ' essenza. 3 . In molti casi, infatti, quando la nostra stessa intelligenza pren ­ de in considerazione tutte queste cose, la questione diventa quale potrebbe esserne l ' essenza. 4. Infatti, intraprendiamo la ricerca tenendo in mente i concet ­ ti di entrambe le cose , dell'essenza e delle proprietà. 5 . Ci sono concetti di cui conosciamo anche le proprietà unita­ mente all 'essenza, ma di cui ignoriamo le affezioni . 6 . Dunque, codesto è i l metodo della ricerca: occorre incomin­ ciare dalla conoscenza delle questioni da discutere. 7 . Spesso la forma dell 'espressione inganna, confonde e turba la mente, tanto che non si trova facilmente in che cosa con ­ sista la distinzione, come per esempio se l 'embrione sia o no un essere vivente. 8. Infatti avendo una qualche concezione del l ' animale e del­ l 'embrione, cerchiamo di investigare se per l ' embrione sia

862

Appendice

9.

10.

l.

2.

3.

4. 5.

appropriata la definizione di animale, e cioè se al i ' essenza dell 'embrione sia propria anche la facoltà di muoversi e di sentire. E così, la ricerca verte sulle proprietà e le affezioni di u n'es· senza previamente conosciuta. Subito dunque bisogna domandare a colui che pone il pro­ blema che cosa mai egli definisca animale. Infatti occorre fare anzitutto questo, dal momento che vediamo il termine appli· cato a oggetti differenti. E si deve investigare se il significato del vocabolo sia controverso oppure accettato da tutti. Se infatti uno dicesse di definire animale quello che cresce e si nutre, dovremmo chiedere se considera animali anche le piante; e in seguito, se dichiara che è così, è allora da dimo­ strare che un embrione cresce e si nutre. Platone5, infatti, chiama anche le piante animali, dal momen· to che partecipano solamente della terza specie di anima, quella concupiscibile. Aristotele6, invece, pensa che le piante siano partecipi dell 'anima vegetativa e nutritiva, ma non pen· sa sia appropriato definirle addirittura animali: infatti, crede che sia degno di essere chiamato animale solo quello che par· tecipa dell 'altra anima, quella sensitiva. Gli Stoici, dal canto loro, non chiamano anima la potenza vegetativa. Se invece colui che ha posto il problema nega che siano ani·

mali anche le piante, dimostreremo a lui stesso che sta di­ cendo cose tra loro contraddittorie. Avendo definito un es­ sere animale per il fatto di nutrirsi e di crescere, ma anche negando che la pianta sia u n animale, sembra affermare nient'altro se non che ciò che si nutre e che c resce è sia un animale sia non lo è. 6. Dunque, dica che cosa vuole sapere: se quello che sta nel ventre cresce e si nutre, oppure se è dotato di una qualche sensibilità oppure di movimento dato da un impulso.

' Plat. Tim. 77 B; Resp. rv 440 E; 44 1 A. Arist. De anim. !1 2 , 4 1 3 b 7; !1 3 , 4 1 4 a 33; lll 9, 432 a 29; De iuv. et sen. l, 467 b 23; De anim. gen. II 4, 740 b 36; II 5, 74 1 a 9. •

Libro VIII

863

7. Ora, secondo Platone, la pianta è dotata di anima ed è un

11.

animale, mentre secondo Aristotde7 non è ancora un anima· le; infatti, le manca la sensibilità, tuttavia ha l 'anima: per lui, dunque, l ' animale è un'essenza con anima sensibile. Infatti l 'animale è una sostanza animata; 8. secondo gli Stoici8, invece, la pianta non ha anima né è un animale: l'animale infatti è una sostanza dotata di anima. l . Se dunque l 'animale è dotato d i anima, e l 'anima è una na· tura sensibile, è chiaro che l 'essere dotato di anima è un es· sere sensibile.

2. Pertanto, se colui che cerca, avendo chiesto se ciò che sta nel

3.

4.

12.

l.

2.

ventre è animale, risponde che chiama animale quello che si nutre e cresce, ottiene una risposta; ma se invece afferma che ciò che cerca è questo, cioè se l 'embrione sia già sensi· bile oppure si muova di per se stesso per un qualche impul· so , la ricerca diventa chiara, non rimanendo più la possibi­ lità di un equivoco rispetto al termine. Ma nel caso non rispondesse alla domanda posta e non vo­ lesse dire quale mai sia il suo pensiero o rispetto a quale con· cetto applichi il termine animale, inducendoci a fare delle distinzioni, darebbe prova di attitudine eristica. E, poiché ci sono due metodi, l 'uno che consiste di doman­ de e risposte, mentre l 'altro si sviluppa secondo un procedi­ mento consequenziale, se rifiuta il primo, presti ascolto a tutte le nostre spiegazioni sulla questione; poi, una volta che avremo terminato, sarà allora possibile per quello definire a sua volta ognuna di quelle questioni, una per una. Se invece tentasse di interrompere l 'esposizione facendo do­ mande, è chiaro che non ha intenzione di ascoltare. Ma se preferisse rispondere, prima di tutto bisognerebbe domandargli a quale entità applica il termine di animale, e dopo che avrà risposto questo, di nuovo bisogna chiedergli che cosa per lui significhi embrione o ciò che sta nel ventre: se per embrione intende ciò che non è ancora plasmato e lo

Top. V 5, 135 a 18. Chrysipp. fr. phys. 708-7 1 0 Arnim.

7 Arist. 1

864

Appendice

3. 4.

:; .

6. 7.

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stesso sperma depositato nel ven tre oppure solo quello arti­ colato e già formato. E nel caso risponda, occorre allora sviluppare e portare a termine la questione e completare la dottrina. Nel caso, invece, voglia che noi parliamo senza che egli rispon­ da, si metta in ascolto. Dal momento che tu non vuoi spiegare in che senso intendi la questione che h ai proposto (così, infat­ ti, io non farei un discorso riguardo ai termini, ma indagherei sulle cose in se stesse), sappi questo, che h ai agito come se tu avessi proposto la questione se il cane è un animale. lo allora, a buon diritto, direi: "A quale genere di cane ti rife­ risci? " . Potrei dunque parlare diffusamente del cane di terra e di quello di mare, dell'astro del cielo, ma anche di Diogene e di tutti i cani suoi seguaci. Infatti non potrei indovinare se poni la questione riguardo a tutti o riguardo a uno solo. Ora, ciò che dovresti fare da ultimo è imparare e dire chia­ ramente di cosa tratta la tua ricerca. M a se contin ui a cambiare i termini, è chiaro a chiunque che il nome stesso di embrione non è né un animale né è una pianta, m a un termine, un suono, un 'entità corporea, un es­ sere, un qualcosa e tutto, meno che un animale. E se questa era la questione che ponevi, ora hai la risposta. Tuttavia, neppure c i ò che è significato dalla parola " embrio­ ne" è un animale, ma anche quello è un incorporeo, un enun­ ciato, una cosa, un concetto, tutto fuorché un animale. La natura dell 'animale sembrerebbe essere un'altra. Infatti è stato spiegato chiaramente quale sia l'oggetto che si ricerca,

intendo dire quale sia la natura dell'embrione, mentre un'altra è la questione che riguarda i significati del vocabolo animale. 3. Allora dico: se affermi che anim ale sia quello che può sen­ tire e muoversi per un impulso, non dici che sia un anima­ le semplicemente ciò che si m uove per un impulso e che è sensibile.

4 . In effetti può o dormire oppure, non essendoci presenti og­ getti sensibili, non esercitare la propria sensibilità; ciò inve­ ce che può al contrario muoversi per un imp ulso , oppure anche avere sensibilità, questo è il naturale segno di ricono­ scimento di un animale.

Libro VIII

14.

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5. Ora, da questi ragionamenti il punto che viene significato è questo: prima di tutto, se l'emb rione è in grado già di senti· re e di muoversi in base ad un impulso, cosa che ci si propo­ ne di iQdagare; in secondo luogo, poi, se l 'emb rione potrà mai sentire o muoversi in base ad un impulso, questione il cui significato nessuno discute, dal momento che è evidente. 6. La questione era se l 'embrione sia un animale oppure una pianta, e poi si è messa in discussione la definizione di ani­ male, per fare chiarezza. 7. E si è giunti alla conclusione che questo si differenzia dal non animale per la sensibilità e il movimento generato da un impulso; di n uovo, lo distinguiamo dalle cose simili, d icen ­ do che una cosa è in potenza quando non è ancora dotata di sensibilità né di movimento, ma un giorno lo sarà, mentre al­ tra cosa è quando esiste in atto; e l 'essere in atto o lo è già ef­ fettivamente, oppure può essere in atto, ma essere momen­ taneamente inattivo oppure stare dormendo. 8. Questo è dunque ciò che ricerchiamo. Perciò, non per il fatto che si nutra l 'embrione può essere definito un animale, cosa che fanno coloro che si allontanano dali ' essenza dell 'oggetto della ricerca e che invece si concentrano su aspetti marginali. l. La dimostrazione dunque costituisce il procedimento co­ mune per tutte le cose che si ritiene di trovare; si tratta di un ragionamento che, partendo da alcune premesse, rende ere· di bili altre cose. 2. Dunque, occorre che colui che vuole imparare concordi e conosca le premesse a partire dalle quali occorre provare l 'oggetto della ricerca. 3. Il principio di tutte queste cose è il procedere secondo le fa. coltà della percezione e deIl ' intelligenza. Pertanto, la prima dimostrazione si porta avanti da queste basi, mentre quella che parte da punti che sono già stati dimostrati in preceden­ za, arrivando di nuovo attraverso la dimostrazione ad un'al­ tra conclusione, non è meno affidabile della precedente; non può però chiamarsi primaria, perché non si conclude dalle prime premesse. 4. Dunque, è stata mostrata la prima delle specie, che sono tre, della ricerca; intendo quando, pur conoscendo la sostanza,

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Appendice si ignorano le sue proprietà e affezioni; la seconda classe di problemi, invece, si ha quando tutti quanti conosciamo le proprietà e le affezioni, ma non ne conosciamo l 'essenza, co­ me per esempio in quale parte del corpo vi sia la facoltà di­ rettiva del! 'anima.

Capitolo .5 1.5.

l. Questo invece che segue è un tentativo di dimostrazione della terza classe di questioni. Alcuni dicono che ad un solo animale non possono riguardare molti principi. Certo, mol­ ti principi dello stesso genere non è possibile che apparten­ gano ad un solo animale, ma il fatto non è assurdo nel caso questi principi differiscano tra loro per natura. Contro i Pirroniani

2. Se la sospensione di giudizio afferma che nulla è certo, è chiaro che, cominciando da se stessa, per prima cosa invali­ derà se medesima.

3. Dunque o ammette che ci sia qualcosa di vero e non occor­ re sospendere il giudizio su ogni cosa, oppure insiste nel di­ re che nulla c'è di vero ed è chiaro che neppure essa stessa per prima dirà la verità. 4. O essa stessa dice il vero oppure non lo dice. Se dice il vero, ammette suo malgrado che ci sia qualcosa di vero, se invece non lo dice, finiranno per essere vere tutte le cose che vole­ va confutare. 5. Infatti, nel momento in cui la sospensione negativa del giu­ dizio si dimostra falsa, in quel caso si dimostrano vere le co­ se che vengono confutate, come il sogno che dice che tutti i sogni sono mendaci. 6. Essendo distruttrice di se stessa , conferma appunto tutte le altre cose. E se invece si dimostra vera, comincerà da se stes­ sa, non essendoci sospensione di giudizio rigua rdo a nessu­ na altra cosa, se non in primo luogo a se stessa. 7. Inoltre, se uno percepisce di essere un uomo e di sospende­ re il giudizio, è chiaro che non sta sospendendo il giudizio.

Libro VIII

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8. Come potrebbe giungere di principio alla controversia, se sospende il giudizio riguardo ad ogni cosa ? Come potrebbe rispondere a ciò che gli è stato domandato? 9. Infatti, riguardo a questa stessa cosa, è chiaro che non ha sospeso il giudizio, ma dichiara che lo ha sospeso; perciò, anche se occorre, seguendo gli scettici, sospendere il giudizio riguardo ogni cosa, sospenderemo innanzitutto il giudizio riguardo a ciò, se cioè bisogna crederci oppure no. l . Ancora, se questo è vero, cioè che non si conosce il vero, allora, in assoluto, niente di vero è ammesso dallo scettico. Se invece egli dirà che anche questo è oggetto d i possibile contestazione, il fatto cioè che non conosciamo la verità, per lo stesso motivo ammette che la verità sia conoscibile; e in questo caso appare chiaro che non conferma la sospensione di giudizio al proposito. 2. Una scuola filosofica è un'inclinazione verso alcune dottrine oppure, secondo alcuni, un'inclinazione verso molte dottrine coerenti tra loro e con le manifestazioni sensibili, al fine di vivere bene. E " dottrina" è una comprensione secondo la ragione, mentre "comprensione" è una disposizione assertiva della mente. 3 . Non soltanto gli scettici, ma anche il dogmatico è solito sospendere il giudizio in alcune situazioni, sia per le deficienze cognitive, sia per l'oscurità delle cose, oppure per l 'uguale forza delle argomentazioni.

Capitolo 6

In base a quali elementi ri danno i procedimenti e i principi della ricerca 17.

l . Dunque, bisogna determinare prima delle definizioni, delle dimostrazioni, delle distinzioni, in quali modi sì definisca l 'oggetto della ricerca; occorre trattare degli omonimi e classìficare in modo chiaro i sinonimi secondo il loro significato. 2. Poi, bisogna cercare se il tema proposto è dì quelli che vengono considerati in correlazione ad altri, oppure se viene os-

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Appendice

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servato in se stesso; oltre a queste cose, se è, che cosa è, qua­ le siano i suoi accidenti, oppure anche così, se è, che cosa è, per quale motivo è. Allora, per questo tipo d i esame con tribuiscono insieme la conoscenza del particolare e dell ' universale, i precedenti e le loro distinzioni secondo differenze. Ora, l ' induzione con duce al l ' universale e alla definizione, mentre le distinzioni definiscono le specie, l 'essenza e l 'indi­ viduale; invece, lo studio delle diverse accezioni porta alla determinazione di ciò che è peculiare, mentre le ambiguità conducono alle differenze e alle dimostrazioni particolari; e d 'altro canto rafforzano l ' indagine e le sue implicazioni. E da tutte queste cose si ottiene la conoscenza e la verità. An­ cora, la ricapitolazione delle distinzioni diventa definizione; l 'operazione del definire può essere anteriore oppure poste­ riore a quella del distinguere; an teriore quando la si dà per ammessa o la si propone, posteriore invece quando deve es­ sere dimostrata. Secondo la sensazione, dal particolare viene sintetizzato l'u­ niversale. Infatti, il principio dell ' induzione è la sensazione, il fine è l 'universale. L'induzione, dunque, non mostra ciò che una cosa è, ma che la cosa è oppure che non è, mentre la distinzione mette in chiaro ciò che una cosa è.

8. La definizione, allo stesso modo della distin zione, stabilisce

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l 'essenza e ciò che è, non se la cosa è; la dimostrazione, inve­ ce, chiarifica questi tre punti: se è, che cosa è e per che moti­ vo è. Ci sono infatti alcune definizioni che includono la causa. l. Poiché sapere è quando si conosce la causa e le cause sono quattro (la materia, il motore, la forma e il fine) , la definizio­ ne può essere di quattro tipi: 2. bisogna esaminare per prima cosa il genere, nel quale si collo­ cano gli elementi più prossimi al genere sovraordinato, e do­ po di ciò l 'elemento distintivo opportuno. E la sequenza degli elementi distintivi, determinando un processo di distinzioni e separazioni, completa la conoscenza del " che cosa sia " .

3 . Non è necessario esaminare tutti gli elementi distintivi di ogni cosa, ma solo quelli che caratterizzano le specie.

Lihro VIII 869 4. L'analisi e la sintesi geometrica sono equiparabili alla distin­

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zione e alla definizione dialettica e, attraverso la distinzione, giungono agli elementi più semplici e originari . Dunque, il genere dell 'oggetto che si ricerca lo dividiamo nelle specie che in esso esistono, come, per esempio, nell 'uo­ mo il genere che è " vivente" lo dividiamo nelle specie che ap­ paiono: mortale ed immortale; e così, sempre dividendo in specie più semplici i generi che appaiono composti, arrivia­ mo a ciò che cerchiamo e che non è ulteriormente suscettibi­ le di divisione. Infatti, avendo diviso l 'essere vivente tra mortale ed immor­ tale, e poi il mortale in terrestre e acquatico, e ancora il ter­ restre in volatile e pedestre, e così dividendo la specie più prossima all 'oggetto della ricerca che lo comprende, arrivia­ mo, attraverso tali distinzioni, alla specie non più divisibile, che non contiene nient'altro ma solo ciò che si ricerca. Infatti dividiamo ulteriormente il pedestre in razionale ed ir­ razionale. Poi, selezionando tra le specie determinate dalla distinzione quelle più prossime all'uomo e raggruppandole in una sequenza logica, formuliamo la definizione d i uomo, che è un essere vivente mortale, terrestre, pedestre, razionale. Così attraverso le distinzioni si stabilisce la tassonomia dell a m ateria per formulare la definizione, analizzando il concet· to nella forma più semplice; e la definizione di chi sia l 'a­ gente e l 'esecutore, produce la conoscenza dell'essere, de­ terminandolo e condizionandolo.

2. Le definizioni non sono definizioni delle singole cose né del­ le idee, bensì di quelle cose di cui abbiamo un concetto uni­ versale; di questi stessi concetti diciamo che le definizioni ne sono le interpretazioni. Difatti le distinzioni si operano nel­ l 'ambito di questi concetti. 3. Delle divisioni una divide in specie il genere che deve essere

specificato come genere, un'altra il tutto in parti, un 'altra ancora in accidenti. 4. La divisione del tutto in parti si realizza principalmente se­ condo la grandezza, men t re quella negli accidenti non può mai esplicarsi totalmente, dato che per ognuno degli esseri necessariamente si dà anche l 'essenza;

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Appendice

5 . perciò, tutte e due queste forme di distinzioni sono da riget­ tare, e sola si deve prendere in considerazione la divisione del genere in specie, grazie a cui si caratterizza sia l 'identità specifica sia la differenza secondo le specifiche distinzioni. 6. La specie si manifesta sempre secondo il genere, ma non va­

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le il contrario, cioè che se qualcosa è parte di un'altra cosa, anche la specie coinciderà con essa. Infatti, la mano è parte dell 'uomo, ma non è la sua specie. 7. E il genere esiste nella sua specie: il "vivente" si dà nell 'uo­ mo e nel bue, mentre il tutto non esiste nelle parti, infatti l 'uomo non si dà nei piedi. 8. Perciò la specie è più importante rispetto alla parte, e tutto quanto viene predicato del genere, tutto questo sarà p redi­ cato anche della specie. l. Pertanto, la cosa migliore è dividere il genere in due specie, o altrimenti, in tre. Dunque, le specie distinte in modo ge­ nerale sono caratterizzate da specificità e differenze, e poi, una volta distinte, si caratterizzano a seconda delle qualità che manifestano il genere.

2. Infatti ciascuna delle specie o è sostanza (come quando di­ ciamo: tra gli esseri alcuni sono corporei, mentre altri incor­ porei), oppure è quantità o qualità o relazione o luogo o tem­ po o situazione o stato o attività o passività. 3 . Se uno è esperto di una qualunque cosa, di questa sarà an­ che in grado di dare la definizione, dato che se non potesse determinarla con il ragionamento né definirla, non ne sareb­ be assolutamente esperto.

4. E dall'ignoranza della definizione accade che nascano mol­ te controversie ed errori .

5. Se infatti uno conosce l 'oggetto e possiede il concetto della sua specie, è anche capace di chiarire con il ragionamento

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ciò che intende; la definizione, infatti, è l 'interpretazione del concetto ed è necessario che chi conosce l 'oggetto possa an­ che dare di essa una definizione.

l . Ora, la distinzione perviene alle definizioni ed ha la funzio­ ne di essere elemen to distintivo della definizione. Dunque, per la definizione dell 'uomo, l 'aggiungere la caratteristica di " capace di ridere " , rende completa la definizione, di essere

Libro VIII 87 1 vivente dotato di razionalità, monale, terrestre, pedestre, ca­ pace di ridere. 2. Infatti, le cose aggiunte per differenza alle definizioni sono segnali di proprietà distintive, ma non manifestano la natu­ ra delle cose stesse. Ora, essi dicono che la distinzione è l' as­ segnazione d i qualcosa che è peculiare. 3. E come ciò che possiede la differenza differisce da tutte quan­ te le altre cose - differenza che esiste per quella sola cosa ed è predicata della cosa nella definizione -, è necessario che il pri­ mo genere venga assunto come primo e fondamentale. 4. Nelle definizioni più lunghe, la molteplicità delle specie in­ divid uate viene determinata attraverso le dieci categorie, mentre in quelle più ridotte vengono considerate le caratte­ ristiche principali delle specie più pertinenti; così s i eviden­ zia l 'essenza e la natura dell'oggetto in questione; la defini­ zione più breve è composta da tre elementi, dal genere e dal­ le due specie maggiormente determinanti. E ciò awiene per esigenza di brevità. 5 . Perciò diciamo che l 'uomo è un animale razionale e dotato della facoltà di ridere. E bisogna inoltre aggiungere ciò che, in particolare, è complementare alla definizione, come le virtù proprie o la sua propria attività e le altre cose di questo genere. 6. Pur essendo la definizione esplicativa dell'essenza dell 'og­ getto, essa non è in grado di cogliere con precisione la natu­ ra dell 'oggetto, ma la definizione ne chiarisce l 'essenza at­ traverso le specie più rilevanti e quasi contiene l 'essenza nel­ la sua qualità specifica.

Capitolo 7

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l . Le cause principali che determinano la sospensione di giudi­ zio sono due: la prima è la volubilità e la instabilità del pensie­ ro umano, che per natura genera discordanza tra gli uomini, l 'uno con l 'altro e con se stessi; la seconda, invece, è la discor­ danza che esiste tra gli esseri, che costituisce una motivazione ragionevole per la sospensione del giudizio.

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Appendice 2.

Infatti, dal momento che non possiamo prestare fede a tutte le rappresentazioni intellettuali, a causa della loro natura conflittuale, né possiamo screditarle tutte quante, dato che anche quella che afferma che tutte sono prive di credibilità appartiene e deve essere annoverata nel medesimo gruppo, né possiamo credere ad alcune, men tre non prestiamo fede ad altre pur avendo uguale peso, per questi motivi siamo in­ dotti alla sospensione del giudizio. 3. Dunque, tra le stesse cause principali della sospensione del giudizio, da una parte l 'instabilità del pensiero genera disso­ nanza, e dali ' altra la dissonanza è la causa immediata della sospensione di giudizio. In questo modo tutta la vita è piena di tribunali e di consigli, di assemblee e in generale di scelte riguardo alle definizioni delle cose buone e cattive; tutto questo è testimonianza dell 'oscillazione del pensiero che si arrende per l 'eguale insufficienza degli elementi che si op­ pongono tra loro. 4. Le biblioteche sono così piene di libri, di trattati e di com­ pilazioni di quanti dissentono per dottrina, ma sono convin­ ti di conoscere solo loro la verità sugli esseri.

Capitolo 8 23.

l. Tre cose sono da considerare nella categoria del linguaggio: i termini, che esprimono in simboli i concetti e, di conseguen­ za, anche l 'oggetto; in secondo luogo, i pensieri che sono coerenti con gli impulsi provenienti dagli oggetti (per questo motivo in tutti gli uomini si producono gli stessi pensieri, per il fatto che la stessa impressione derivante dagli oggetti si produce in tutti; lo stesso accade anche con i termini, nelle diverse lingue). Terzo, le realtà oggettive che determinano con l 'impulso i nostri pensieri. 2. I termini vengono ricondotti dalla grammatica a ven tiquat­ tro elemen ti universal i. Ora, è necessario definire gli ele­ menti: infatti, dal momento che essi, presi nei casi particola­ ri, sono indeterminati, non è possibile averne conoscenza scientifica: proprio della conoscenza scien tifica è fondarsi su

Libro VIII

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concetti generali e definiti. Da cui consegue che i pa rticola­ ri si riconducano agli universali. L'attività dei filosofi verte sui concetti e sugli oggetti. Ma poi­ ché, tra questi ultimi, gli oggetti particolari sono infiniti, di es­ si sono stati trovati anche alcuni elementi costitutivi, ai quali viene ricondotto l 'oggetto della ricerca. Se dunque appare che esso si risolve in uno oppure in più di questi elementi costitutivi, affermeremo che esiste, ma se non ne coinvolge nessuno, affermeremo che non esiste in assoluto. Tra le espressioni verbali, alcune vengono strutturate in forme connesse come " l ' uomo corre " , mentre altre vengono enun­ ciate in maniera non connessa, come " l ' uomo" e come "cor­ re" e tutti quegli enunciati che non sviluppano un ragiona­ mento, e che non sono né veri né falsi. E degli enunciati in fo rme connesse, alcuni definiscono la sostanza, altri la qualità, altri ancora la relazione, altri il do­ ve, altri il quando, altri lo stato, altri la posizione, altri l 'atti­ vità, altri le affezioni, tutti gli elementi costitutivi che, dopo i principi primi, sono propri degli esseri materiali. Infatti, questi si possono comprendere con la ragione, mentre quel­ li imma teriali si possono afferrare con la sola men te grazie ad un'a ppercezione primaria. Tra quegli oggetti che si classificano sotto le dieci categorie, alcuni si definiscono di per se stessi, come le nove categorie, altri invece in relazione a qualcosa. E, ancora, di quelli compresi in queste dieci categorie, al­ cuni sono sinonimi, come "bue" e " uomo " , in quanto sono entrambi animali. Sono infatti sinonimi quando è comune ad entrambi un termine, il fatto cioè di essere un " animale" , e l a ragione è la medesima, ossia l a definizione di " essere animato " .

3 . Eteronimi, invece, sono quelli che, riguardo allo stesso og­ getto, si esprimono con termini differen ti, come per esempio "salita" e " discesa " : infatti il cammino è lo stesso, ma può es­ sere verso l 'alto o verso il basso; 4. Un 'altra specie di eteronimi, come ad esempio " cavallo " e "nero " , ha un termine e un motivo di definizione differente

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Appendice



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l'una dali 'alt a, e non hanno in comune nemmeno l 'oggetto: questi bisogna chiamarli " different i " , non eteronimi. Polion imi, invece, sono quelli che hanno il medesimo moti­ vo di definizione, ma il termine differente, come aor, xiphos, phasga11on 9• Paronimi, poi, sono quelli il cui nome deriva da qualcosa d 'altro, come il " coraggioso " da " coraggio " . Gli omonimi sono quelli che hanno l o stesso nome, m a non lo stesso contenuto, come per esempio " uomo " , che sia in carne ed ossa oppure dipinto. Tra gli omonimi, alcuni sono tali per casualità , come Aiace della Locride e Aiace di Salamina; altri, invece, intenzional­ mente, e di questi alcuni lo sono per somiglianza, come l 'uo­ mo in carne ed ossa e quello dipinto, altri invece per analo­ gia, come i piedi del! 'Ida e i nostri piedi, per il fatto di esse­ re la parte inferiore; altri ancora per attività, come il piede10 di un'imbarcazione attraverso il quale la nave naviga e il no­ stro piede, t ramite cui ci muoviamo. Si chiamano omonimi per la relazione " dello stesso " e " per lo stesso" , come il libro e il bisturi del medico si dicono " medi­ ci " per il fatto che è un medico ad usarli e la finalità è medica.

Capitolo 9 2.S.

l. Tra le cause, alcune sono incoative, altre sono efficienti, al­ tre concorrenti, altre sono cause sine quzhus non . 2. Incoative sono quelle che danno l ' impulso iniziale perchè qualcosa si realizzi, come ad esempio la bellezza è stimolo d ' amore per chi è volubile: poi, una volta osservata, essa produce in loro la disposizione amorosa, non però in ma• o mera necessana. 3. Efficienti sono quelle che si possono definire propriamente cause e che sono compiute in sé, dal momento che per loro mo­ tivo, indipendentemente da altri fattori, l 'effetto si produce. 9

" Spada". Si imen d e il limone.

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4. Ora, si può illustrare l 'ordine di tutte quante le cause pren· dendo come esempio il discepolo. Il padre è la causa incoa· ti va dell 'apprendimento, il maestro la causa efficiente, la causa concorrente è la natura dell 'alunno, mentre il tempo è la causa sine qua non. 5 . Causa propriamente è detta ciò che è capace di produrre atti· vamente qualcosa: tuttavia, diciamo che il ferro è capace di ta· gliare non solamente quando sta tagliando, ma anche quando non sta tagliando; così dunque la facoltà di causare implica entrambe le cose: sia il causare qualcosa mettendolo in atto, sia qualcosa che non è ancora in atto, ma che lo è in potenza. l. Perciò alcuni dicono che le cause siano di pertinenza dei cor· pi, altri invece degli incorporei: altri ancora dicono che il cor· po è una causa in senso proprio, mentre che l 'incorporeo è una causa per analogia ed è affine ad una causa. Altri ancora invertono i termini dicendo che gli incorporei sono le cause in senso proprio, mentre i corpi sono cause per analogia: per esempio, il taglio, che è un 'azione, è un incorporeo, ed è cau· sa del fatto di tagliare, che è un 'azione ed è incorporea; ana· logamente per quanto riguarda i corpi, il fatto di partecipare al taglio da parte del coltello e il fatto di essere tagliato. 2. "L'essere causa di qualcosa" si definisce secondo tre moda­ lità: primo, ciò che è costituisce la causa in sé, come per esem· pio lo scultore; secondo, ciò che costituisce la causa del dive­ nire di un oggetto specifico. come del diveni re stat ua; terzo, ciò per cui si costituisce la causa, come la materia: perciò, lo scultore è la causa che fa sì che il bronzo diventi statua. 3 . Dunque il divenire e l ' essere tagliato, che sono cause di ciò che è, essendo azioni, sono incorporei. 4. Per q uello che riguarda il discorso le cause sono cause degli enunciati (categoremi) o, come dicono alcuni, dei predicati (infatti Cleante e Archedemo chiamano i categoremi " p redi· cati " 1 1 ) , le cause sono cause o, meglio, alcune saranno detre cause dei predicati, come per esempio il fatto che qualcosa " venga tagliato " , che è una flessione di "essere tagliato " , e 1 1 Diog.

Laert. VII 63 .

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Appendice altre cause degli enunciati, come il fatto che " u na nave ven­ ga fatta " è d i nuovo una declinazione del " fare una nave ". Aristotele, poi, tratta dei nomi com uni, come per esempio questi: casa, nave, incendio, taglio. 5. Si riconosce dunque che il caso è un incorporeo: perciò anche quel sofisma si risolve così: « ciò che tu dici, passa attraverso la

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tua bocca »12, cosa che è vera; ma « se tu dici " casa " , passa al­ lora attraverso la tua bocca una casa », è un'affermazione fal­ sa: infatti non diciamo la casa in senso materiale, ma esprimia­ mo il caso in cui il termine casa si declina, che è incorporeo. l . Diciamo che il costruttore costruisce la casa in funzione del fatto che ciò è costruito. Allo stesso modo diciamo che viene tessuta la clamide. Infatti l'agente rende percepibile l 'azione; 2. l'agente appunto non è agente di una cosa e causa di un'al­ tra, ma della medesima cosa (della clamide e della casa ) : co­ me infatti la causa determina l 'accadere, così anche l ' agente è agente di ciò che accade. J. La causa , l 'agente e ciò per cui una cosa accade sono dunque la stessa cosa. Ora, se qual cosa è causa ed agente di qualcosa, necessariamente è anche ciò che la determina; ma se qualcosa determina qualcosa d 'altro, non necessariamente ne è la cau­ sa. Molte cose infatti concorrono ad un effetto, attraverso le quali determina il risultato finale, ma non tutte sono cau_se. 4. Infatti, Medea non avrebbe ucciso i propri figli se non si fos­ se adirata, e non si sarebbe adirata se non fo sse stata gelosa,

né sarebbe accaduto se non fosse stata innamorata, né se Giasone non avesse navigato in Colchide, né se non fosse stata costruita la nave Argo, né se non fosse stato tagliato il legno del Pelio. 5. Tutte queste cose, pur essendo determinanti per l 'accaduto, non sono ciascuna la causa dell 'infanticidio, ma lo è la sola Medea.

6. Ciò che non è impediente è inefficace; per questo ciò che non è impediente non è causa, ma lo è ciò che è impediente. Infatti la causa si concepisce nell 'operare e nell 'attuare. " Chrysipp. Fr. Log. 279 Amim !Diog. Laert. VII 187); Sen. Ep. 1 17.

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Ancora, dunque, ciò che non è impediente è distinto dal­ l' avvenuto (si realizza proprio per questo, poiché ciò che può impedire non interferisce). La causa, invece, è in rela­ zione a ciò che avviene: non è perciò da considerare causa ciò che non è impediente. Si definisce la causa in quattro maniere: l) efficiente, come lo scul tore; 2) materiale, come il bronzo; 3 ) formale, come la figura modell ata; 4) finale, come il premio del ginnasta. Tra queste, anche il bronzo ha il valore di causa sin e qua non perché sia fatta la statua e allo stesso tempo è causa. Infatti tutto ciò senza cui non è possibile che si realizzi l 'effetto, è necessariamente la causa, ma non causa in maniera assoluta. Infatti nella causa sine qua non, il " non" non è causa efficien­ te, ma causa concorrente. Ogni cosa che compie un'azione produce un effetto, in con­ nessione alla predisposizione di ciò che la subisce. Infatti la causa determina un effetto, ma ogni cosa lo subisce a secon­ da di ciò a cui è naturalmente predisposta, essendo questa attitudine causativa e occupando il posto di una causa sine qua non . Dunque, la causa è inefficace senza una predisposizione, e non è una causa, ma una causa concorrente, poiché ogni causa viene concepita nella realizzazione dei suoi effetti. La terra non potrebbe farsi da sé, così come non potrebbe es­ sere causa di se stessa. Ed è alquanto ridicolo il dire che il fuoco non è la causa del­ la combustione, ma lo è la legna, e che il coltello non è la causa del taglio ma lo è la carne, e la forza dell 'avversario non è la causa del fatto che l 'atleta sia stato battuto, bensì la sua debolezza. La causa efficiente è quella che non comporta successione temporale: per esempio, la bruciatura produce dolore nel momento in cui viene a contatto con la carne. Tra le cause incoative, alcune hanno bisogno di una successione tempo­ rale, fino a che non si verifichi l 'effetto, altre invece non lo richiedono, come l a caduta rispetto alla frattura. Queste co­ se vengono dette atemporali non perché non abbiano una dimensione temporale, ma per la loro minima dimensione,

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come " l 'improwiso " , il quale pure non accade senza di­ mensione temporale. Ogni causa in quamo causa viene compresa da due pumi di vista, o secondo l 'effetto su qualcosa o in relazione a qualco­ sa d 'altro: dal suo effetto, come il coltello rispetto al tagliare; in relazione a qualcosa d'altro, invece, in base alla p redispo­ sizione di quest'ultima, come il fuoco rispetto al legn o: infat­ ti il fuoco non può bruciare il diamante. La causa è tale in relazione a qualcosa d'aluo: infatti viene compresa secondo una disposizione di un 'altra cosa, in mo­ do tale che dobbiamo pensare a due cose per individuare una causa in quanto causa. Il caso dell 'artefice, dell 'agente e del padre è il medesimo. Una stessa cosa non è causa di se stessa, uno non è padre di se stes­ so, dal momemo che in quel caso ciò che è primo diventerà il successivo. La causa dunque opera e dispone, ma quello che è prodotto dalla causa subisce l ' azione e la disposizione. Non può, quin di, una stessa cosa , presa in relazione a se stessa, insieme essere in atto e essere determinata, né uno es­ sere contemporaneamente figlio e padre. E, d'altra pane, la causa precede nell 'essere ciò che essa stes­

sa produce, come il coltello è precedeme al taglio. Dunque una stessa cosa non può, nel medesimo tempo, essere prece­ dente per l 'aspetto materiale, in quamo causa, e insieme es­ sere determinata e risultare posteriore cronologicameme per il fatto che è determinata dalla causa. 6. C'è differenza tra essere e divenire: così anche la causa dif­ ferisce dall 'effetto, e il padre differisce dal figlio. Infatti non è possibile che la stessa cosa nel medesimo momento insieme sia e divenga. N é pertanto che una causa sia causa di se stessa. l. Le cause non sono causa a loro volta di se stesse, ma cause le une per le altre. Così , l 'ingrossamento della milza preesisten­ te non è la causa della febbre, ma del fatto che si produ ce la febbre; e la febbre preesistente non è causa dell 'ingrossa­ mento della milza, ma dell 'acuirsi dell 'affezione. 2. Così anche le virtù sono reciprocamente cause l 'una dell 'al­ tra nella misura in cui restano tra loro correlate, essendo tra

Lzhro VIII 879 loro connesse; come le pietre di un arco sono cause recipro­ che del categorema di non cadere, ma non sono cause l 'una dell 'altra; e il maestro e il discepolo sono cause reciproche del categorema di fare progressi.

3.

Infatti, una causa si definisce reciproca a volte rispetto alla stessa cosa, come il compratore e il commerciante sono cau­ sa reciproca del commerciare; a volte, invece, è reciproca dell 'una e dell 'altra cosa, come il coltello e la carne: infatti, ri­ spetto alla carne l 'uno è causa dell'essere tagliato, la carne in­ vece del tagliare rispetto al coltello.

Riguardo al detto: "occhio per occhio, anima per anima" 11

31.

4. Colui che ha colpito qualcuno mortalmente è causa per que­ st'ultimo del morire o del fatto che awenga la morte; ma, feri­ to a sua volta mortalmente da questi, lo ha subito a sua volta come causa, non per il fat:to che è stato causa rispet:to all 'altro, ma per un altro motivo; 5. infatti è stato per lui la causa della morte, ma non è la morte ad assestare all ' inverso a costui il colpo mortale, ma il ferito stesso , così da essere egli stesso causa per il primo, avendo a sua volta il primo come causa. Anche colui che ha compiuto un ' ingiustizia nei confronti di un altro, costituisce la causa rispetto a colui che ha subito l ' ingiustizia, mentre la legge che prescrive che venga a sua volta punito non è causa di in­ giustizia, ma per l 'uno di giustizia resa, per l 'altro di corre­ zione; in tal modo, le cause reciproche in quanto cause non sono sempre causa reciprocamente l 'una dell 'altra . l . Bisogna indagare ancora s e molte cose i n connessione pos­ sano costituire le cause molteplici di un solo effetto. Gli uo­ mini che remano uniti sono causa del navigare delle navi: ma ciascuno non è causa di un aspetto particolare, ma è causa insieme agli altri, se non addirittura una concausa. Altri in­ vece dicono che se ci sono molte cause, ciascuna causa di­ venta particolare di una cosa specifica.

" M t 5,38 (Lv 24,20) .

880

Appendice

2. Della felicità, che è una, si trovano ad essere cause le virtù,

3.

4.

5.

)2.

l.

che sono molte, e, ugualmente, sono molte le cause sia del­ l 'essere caldo sia del provare dolore. Allora le molte virtù non sono forse in potenza una sola e co­ sì anche le fonti di calore e di dolore? E la molteplicità delle virtù, che appartengono ad un solo genere, è causa di una sola cosa, cioè dell 'essere felice. Perciò, in realtà, le cause incoative di una cosa diventano molteplici se le si considera riguardo al genere e riguardo al­ la specie; ad esempio, rispetto al genere dell ' ammalarsi ab­ biamo il raffreddore, l 'insolazione, la stanchezza, l 'indige­ stione, l 'ubriachezza, e così accade anche rispetto, ad esem ­ pio, alla specie della febbre. Le cause efficienti, invece, in relazione ad un solo genere non sono di una sola specie. Infatti del buon odore, che è una co­ sa che riguarda il genere, le cause specifiche sono molte per un solo effetto, come l 'incenso, la rosa, lo zafferano, lo stora­ ce, la mirra, l ' essenza balsamica. Infatti la rosa potrebbe non essere così profumata come la mirra. La medesima cosa può essere causa di effetti contrari, a vol­ te per la grandezza e la forza della causa, a volte per la p re­ disposizione del soggetto che la subisce.

2. Per la qualità della forza: la medesima corda per la tensione o l ' allentamento restituisce un s uono acuto oppure grave. 3 . Per la predisposizione del soggetto che la subisce: la medici­ na è dolce per coloro che hanno la febbre, e il medesimo vi­ no conduce alcuni alla rabbia, altri invece all 'ilarità, ed il medesimo sole ora sciogl ie la cera, ora indurisce il fango . 4. Dunque, tra le cause, alcune sono manifeste, mentre ad altre si giunge con il ragionamento, altre sono oscure, altre anco­ ra sono comprensibili per analogia.

5. E tra quelle oscure, alcune lo sono temporaneamente, come quelle che ad un certo momento si scoprono, o come quelle che finalmente si distinguono in maniera evidente, altre lo sono per natura, come quelle che non possono chiarirsi nep­ pure con il tempo;

6. Tra queste, alcune possono essere apprese in natura, come quelle che alcuni dicevano non essere chiare, potendo esse-

Libro VIII

7.

33.

l.

2. 3.

4.

5. 6.

7.

88 1

re dedotte per analogia dalle manifestazioni simboliche, co­ me per esempio la simmetria investigabile attraverso l 'esame razionale; altre sono incomprensibili e non possono in nes­ . sun modo essere oggetto di apprendimento, e queste si dice che sono sconosciute in maniera assoluta. Ora, alcune sono incoative, alcune efficienti, altre concause, altre concorrenti. E alcune sono incomprensibili per natura intrinseca, altre quasi per natura intrinseca, altre per defi­ cienza; e per quelle accidentali, alcune si devono alle passio­ ni, altre ali 'intensità di queste, altre ancora ai tempi ed alle opportunità. Quando si rimuovono le cause incoative rimane l 'effetto, mentre la causa efficiente è tale che in sua presenza c 'è l' ef­ fetto e in sua assenza non c 'è. Alcuni chiamano la causa efficiente, usando un sinonimo, anche " perfetta in sé" , dal momento che è causa produttiva di per se stessa dell 'effetto senza dipendere da altri fattori. Se dunque la causa perfetta in sé manifesta un effetto p�r­ fetto in sé, la concorrente dimostra concorso e una collabo­ razione con un altro fattore. Se tuttavia non apporta nulla, non verrà definita concorren­ te, se invece produce qualcosa di distinto, diventa in modo assoluto la causa di ciò che apporta, cioè di quello che è l 'ef­ fetto di essa stessa. Pertanto la causa concorrente è quella che, con la sua presenza, determina un effetto in modo manifesto se è presente in mo­ do manifesto, o in modo oscuro se è presente in modo oscuro; e la concausa è nella categoria delle cause, come il commili­ tone è un soldato e il compagno di giovent ù è un giovane. Ora, la causa concorrente aiuta la causa efficiente nel raffor­

zare ciò che da essa è prodotto, mentre la concausa non ap­ partiene alla medesima nozione: infatti può esistere una concausa anche se non è una causa efficiente. 8. Infatti la concausa si concepisce in unione con un'altra cau­ sa, che non può però produrre l 'effetto specifico complessi­ vo, essendo una causa in unione ad u n ' altra causa.

9. La causa concorrente si differenzia dalla concausa in quan­ to la concausa produce l 'effetto in unione ad un'altra causa

882

Appendice che di per sé non è produttiva, mentre la concorrente, per il fatto che non è produttiva naturalmente per sé, ma aggiunta ad un'altra operativa di per se stessa, opera insieme a que­ st'ultima per rendere l 'effetto più intenso. Contribuisce ad intensificare l 'efficienza della causa il fatto che una causa del genere delle incoative si trasformi in causa concorrente.

INDICI

I riniJii si intendono alle pagine del IJo!ume. EIJentuali numeri dopo la IJirgola si riferiscono alle note.

INDICE SCRITTURISTICO

ANTICO TESTAMENTO Genesi 1 , 1 : 645 1 , 1 ·3 : 572 1 ,2 : 569 1 ,3 -4: 677 1 ,26: 209; 258; 3 97 ; 433 ; 464 ; 5 14 ; 573 ; 686; 7 0 1 ; 80 1 1 ,27 : 705 1 ,28: 29 1 ; 325; 3 69 1 ,29: 325 1 ,3 1 : 224; 524; 705 2 ,4 : 7 08 2 , 7 : 43 3 ; 566; 573 2,9: 553 2 , 18: 292 ; 3 3 4 ; 355; 374; 457 2 ,24 : 802 3 ,2 : 7 1 5 3 , 16- 1 7 : 595 3 ,20: 344; 3 5 3 ; 369 3 ,2 1 : 365 3 ,22: 553 4,1: 371 4 ,25 : 3 5 4 6,3: 664 6,9: 1 3 6 7 ,2 1 : 64 1 9, 1-2: 325 1 1 ,3 0 : 42

12,3: 346 12,4: 236 12 , 1 1 -20: 676 12, 1 3 : 263 14,14-15: 664 14,18: 479 15,5: 496 1 5 ,6: 42; 200-20 1 ; 4 9 1 ; 496; 678 16, 1 -2: 42 1 6,6: 46 1 7 ,2-4 : 1 7 1 17,5: 3 08; 496 17 ,8: 491 18, 1 : 491 18,6: 558 18,22: 223 18,25 : 484 1 8,27 : 332 19,26: 23 1 ; 808 20, 12: 290; 67 6 2 1 , 1 0 - 1 3 : 65 22,3-4: 553 23,4: 482 23 ,6: 260 24,6: 237 24 , 1 6: 479 27,29: 346 28,2 1 : 165

886

Indici

29,3 5 : 8 1 8 32 ,29-3 1 : 194 3 3 , 1 1 : 193 ; 259 3 7 ,23-24: 537 3 8 , 1 4 - 1 6: 45 46,27 : 142 Esodo 1 ,5 : 142 1 ,7 : 813 2,1 1-12: 151 2, 1 3 - 1 4 : 153 3 ,2: 627 3 , 1 4 : 1 60; 5 1 9; 702 3 , 16: 193 1 0,28: 237 12,39: 558 15,1: 536 1 6,36: 220 19,5: 1 00; 680; 7 1 8 1 9 , 1 2 : 557 1 9 , 1 5 : 349 1 9 ,20-24 : 557 20,4: 5 1 4 20, 1 2 : 3 66 20, 1 3 : 3 08; 323·324; 7 7 8 20, 1 3 - 1 6: 204 20, 1 5 : 778 20, 1 7 : 23 1 ; 3 08; 348; 470; 5 1 3 ; 701 20,2 1 : 1 80; 557 2 1 ,2: 253 2 1 ,24 : 325 2 1 ,33-34: 537 22, 1 : 325 22 ,25 : 249 22 ,30: 254 23 ,4 : 25 1 ; 253

23,5: 253 23 ,9: 252 . 23 , 1 1 : 25 1 23 , 1 9: 255 24 , 1 8: 3 3 9 28,3 : 3 7 ; 7 1 5 30,34-36: 754 3 1 , 1 -6: 36 3 1 , 1 8: 699 32: 237 3 2 , 1 6: 699 32,20: 433 32,32: 452 3 3 , 1 -3 : 544 3 3 , 1 1 : 1 94 ; 385 3 3 , 1 3 : 1 80 3 3 , 19: 400 33 ,20: 495 34 , 1 -4 : 700 34 ,29-34: 450 34 ,29-35: 678 34 ,30: 699 Levitico 1 ,6: 548 5 ,7 : 752 1 1 ,3 : 535; 640 1 1 ,3 -7: 822 1 1 ,7 : 264 ; 535 1 1 ,7 - 1 5 passim: 234 1 1 ,9- 1 2 : 264 1 1 , 1 3 · 1 4: 535 1 1 , 1 3 - 1 6 : 536 1 5 , 1 6 : 230 1 5 , 1 8: 355 1 6, 1 0: 753 1 6,23 -24 : 525 1 8, 1 -5 : 2 1 8

Indice scritturistico.

1 9,9- 10: 250 19,18: 3 86 19,23 -24 : 256 19,33-34: 252 20, 1 0: 295 ; 3 08 2 1 ,9: 295 22,24 : 230 22,27 : 254 22,28: 55 23 ,22: 250 24,20: 879 25 ,4-6: 25 1 25 ,8- 10: 25 1 25,36-3 7 : 249 25,39-4 1 : 253 26, 1 : 5 14 26,30: 125 2 7 ,3 0-3 2 : 250 Numeri 8,24 : 665 1 5 ,30: 258 18,2 1 : 250 18,24: 250 20, 1 7 : 7 89 25: 248 25 ,8- 1 3 : 322 3 5 ,22-25 : 230 Deuteronomio 4,9: 237 4 , 1 2 : 628 ; 63 6 4 , 1 9 : 683 5 , 1 8 : 324 5 ,3 1 : 223 6,4: 588 6,5 : 325 6, 1 3 : 588

8,2- 1 1 passim: 1 64 8,18: 257 9 , 1 3 - 1 4 : 452 1 0 , 1 2 : 484 1 0, 1 6- 1 7 : 626 1 3 ,4: 260; 573 1 3 , 10: 737 14,6: 535 14,6-8: 822 14,8- 13 passim: 234; 535 14,9- 1 0: 264 14,12- 16: 5 3 6 1 4 ,2 1 : 255 1 5 , 12 : 253 1 9,5 : 230 20,5-7 : 248 20,10: 252 20, 1 9-20: 256 2 1 , 10-14: 252 2 1 , 1 1 - 1 3 : 348 22 , 1 : 253 22 , 1 -2 : 25 1 22,4: 253 22,5 : 247 22 , 1 0: 256 22 ,22-24 : 295 23 , 1 : 367 23,7: 252 23 ,19: 249 24 , 12-2 1 passim: 250 25 ,4: 255 26 , 1 7 - 1 8 : 258 27,15: 325 28,43 : 640 30,14: 258 30,15: 574-575; 640 3 0 , 1 5 -20: 553 3 0 , 1 9 : 640

887

888

Indici

3 0 , 1 9-20: 575 3 1 ,6: 278 3 1 ,7 : 1 1 8 3 1 ,8: 278 3 1 ,14: 1 18 32 ,8: 7 17 32 ,8-9: 7 3 1 3 2 ,2 1 : 2 1 5 32,39: 594 34 ,9: 1 1 8

2 Re

Giosuè 1 4 ,7 - 1 2 : 1 1 8

Giobbe 1 , 1 : 7 95 1 ,2 1 : 478; 795 2,3: 7 95 5 , 1 2 - 1 3 : 34 5 ,25 : 3 82 1 1 ,2 : 650 1 1 ,3 : 6 1 1 4 ,4: 429 1 4 ,4 -5 : 368 19,2 1 : 790 2 1 , 1 0: 808 2 1 , 1 7 : 478 28,22 : 636 3 4 , 1 2 : 484 3 5 , 1 3 : 484 36, 10-12: 484 42,2 -6: 483

Giudici 2 , 1 1 : 294 2 , 1 1 - 1 4: 7 97 3 ,8: 1 1 8 4 ,2: 797 1 0 ,7 : 7 97 16,17: 7 14 l Samuele 1 , 1 3 : 676 9,24 : 3 3 6 1 2 , 1 7 - 1 8 : 625 16,7 : 778 2 Samuele 7 , 1 4 : 461 l Re 17 ,6: 3 3 5

1 ,8: 337 Tobia 4 , 15: 2 9 1 1 2 ,8: 677 1 2 , 1 5 : 706 Giuditta 8,27 : 206

Salmi • 1 , 1 : 5 16 l , 1 -6: 234-236 passim 1 ,2 : 822

• Per comodità di consultazione, i Salmi sono citati secondo la numerazione della Bibbia ebraica, anche se Clemente utilizzava la Settanta e altre versioni.

Indice scrilluristico l ,3 : 45 1 ; 553 1 ,4: 475 ; 683 ; 823 2 ,8: 463 2 , 1 2: 564 3 ,5 : 582 4,5 : 5 1 3 4 ,6: 5 90 5 , 10: 8 1 9 6,7: 3 6 1 7 , 1 0: 23 1 8,6: 3 84 8,7: 730 9 , 1 0- 1 1 : 64 1 9,1 1 : 819 9,16: 64 1 9 , 1 7 : 650 1 1 ,5 : 64 1 1 1 ,7 : 64 1 1 2 ,6: 646 1 5 , 1 : 68 1 1 5 ,5 : 3 3 7 1 6 ,9- 1 1 : 640 1 7 ,3 -4: 674 1 8 , 1 2 - 1 3 : 688 1 8,26-27: 536 1 9 , 1 : 794 1 9 , 2 : 705 1 9 ,3-4: 545 2 2 ,27 : 500 23 , 1 : 439 24 , 1 : 4 1 2 ; 668; 7 1 8 24,3 -6: 776 29,3 : 650 32 , 1 -2 : 233 34,9: 547 ; 553 3 4 , 1 2 : 796 36,2: 1 66 36,6: 570

39, 1 3 : 792 44,23 : 408 45 ,4-5 : 687 45 ,9- 14: 670 48,12: 798 49,9- 10: 60 49, 1 3 : 345; 370; 3 87 49,2 1 : 345; 370; 3 87 50, 1 4 : 448 50,2 1 : 474; 686 50,23 : 257 5 1 ,5 : 369 5 1 ,8: 545 5 1 ,9-14: 16 5 1 , 1 7: 448 5 1 , 1 7 - 1 8: 257 5 1 , 1 9: 243 -244; 737 58,5: 815 62 , 1 3 : 463 69,3 1 -3 3 : 448 76,2 : 8 1 8 78, 1 -2 : 5 1 0 82 , 1 : 277 82 ,6: 47 1 ; 709 82 ,6-7 : 277 84 ,2: 626 90,9- 10: 708 94 ,10: 778 94 , 1 1 : 34 1 02, 10: 645 1 03 , 1 3 : 228 1 04 ,4: 578 1 05 , 3 -4 : 662 1 1 1 ,4: 237 1 1 1 , 10: 204; 208; 786 1 1 2,5: 607 1 1 2 ,6-7 : 662 1 12 ,9: 262; 338; 607

889

890

Indici

1 1 4,7 : 596 1 1 7 , 1 9-20: 649 1 1 8,6: 427 1 1 8,18: 1 64 1 1 8 , 1 9-20: 52 1 18,24: 708 1 1 9,2 : 728 1 19,9- 10: 322 1 1 9,66: 649; 756 1 1 9 , 1 2 5 : 649 1 1 9 , 1 64 : 755 126,5 : 228 128, 1 : 228 1 3 3 ,2 : 7 1 4 138,7 - 10: 462�463 1 4 1 ,2 : 762 1 45 ,9 : 237 1 4 7 ,9 : 649 Proverbi 1 , 1 -6: 697 1 ,2-6: 1 8 1 - 182 1 ,6: 544 1 ,7 : 204; 206; 208; 786 1 , 1 4 - 1 8 : 373 1 , 1 7 · 1 8: 205 1 , 1 8 - 1 9 : 374 1 ,2 3 : 2 1 0 1 , 3 3 : 288; 47 1 2 , 1 ·2 : 7 2 ,3 -6: 3 8 2,2 1 -22 : 262 3,1: 8 3 ,2 : 224 3 , 3 : 1 66; 337 3 ,5-6: 177 3 ,7 : 178 3 , 1 1 · 1 2 : 46

3 , 1 2 : 178 3 , 1 3 : 1 66 3 , 1 6: 1 66; 224 3 , 1 8: 553 3 ,23 : 177 3 ,27: 337 3 ,3 4 : 333; 444 4,8- 1 1 : 3 9 5 ,3 -20 passim: 4 1 5 , 1 5 : 17 5 , 16: 1 82 5 ,20: 43 5 ,2 2 : 240 6 , 1 -2 : 237 6,6-8: 47 ·48; 3 85 6,23 : 1 7 1 6,24 -25 : 797 7 ,2 : 2 1 0 7 , 1 0 : 1 06 8,9: 693 8,9· 1 1 : 70-7 1 8 , 1 7 : 248 9,3 : 94 9,9: 24 9,10: 164; 249 9 , 1 2 : 1 06 9 , 1 6 - 1 8 : 1 07 10,4: 3 3 7 10,4-8 passim: 206 1 0 , 1 0 : 176 10, 12: 49 1 0 , 1 4 : 505 10, 1 7 : 49; 66 10,20: 647 10,2 1 : 223 10,27 : 224 1 0,3 1 : 60; 244 1 1 , 1 : 244

Indice scritturistico 1 1 ,5: 228 1 1 ,7 : 248 1 1 , 1 3 : 23 1 1 1 , 1 4 : 222 1 1 ,2 1 : 1 06 1 1 ,24: 1 06; 338 1 1 ,26: 25 1 1 3 ,8: 3 3 7 13,1 1: 338 1 3 , 1 2: 3 7 1 1 4 ,6: 60 14,8: 2 6 1 1 4 , 1 6; 2 1 2 14,2 1 : 25 1 1 4 ,23 : 253 1 4 ,26: 2 12 1 4 ,27 : 25 1 15 ,8: 243 1 5 , 1 7 : 237-238 1 6,4: 238 1 6,7: 243 1 6,8: 66; 254 1 6 ,2 1 : 244 1 7 , 3 : 253 1 7 ,6: 1 95 1 7 , 1 2 : 254 19,8: 253 19,17: 337 1 9,23 : 249 20,27 : 757 20,28 : 25 1 2 1 , 1 1 : 1 10 2 1 ,26: 262 22,3-4: 1 64 22 ,20-2 1 : 58 24,7 : 67 26,5 : 505 27,2 1 : 66

27,2 1 -26 passim: 242 27 ,23 : 1 06 27 ,25-26: 106 28,4-5 : 261 28,5: 1 64- 1 65 28, 14: 240 29,2: 22 29,15 : 66 3 0,2-3 : 553

Qohelet 1 ,2: 569 1 , 16-18: 70 7 , 1 2 : 70

Sapienla 1 ,6: 7 1 ,7: 40 2 , 1 2 : 583 2 ,22-23 : 674 2 ,24: 732 3 , 1 : 427 3 ,2-8: 443 3 ,9: 685 3 , 14: 685 4 , 1 7 : 682 5,3-5 : 682-683 6,7: 64 1 6,10: 67 1 6,1 2-20: 690-69 1 7 , 1 6: 67 1 7 , 1 7 -2 1 : 179 7 ,24 : 568-569 7,25: 566 7 ,28: 67 1 8,6: 644 8,8: 653 ; 67 1 9, 1 7 - 1 8: 67 1

891

892

Indici

1 1 ,24: 785 14,2-3 : 67 1 Siracide 1,1: 37 1 ,27 : 238 3 , 1 : 709 4, 1 1 : 8 1 8 6,3 3 : 1 97 15,2: 3 6 1 1 9,22 : 60 25 ,9: 1 9 1 ; 490 27 , 1 2 : .505 3 1 ,8: 1 97 Isaia 1 ,2: 483 1 ,3 : 537 . .5 .5 ; .589 1 , 1 1 : 243 ; 5 1 , 1 6 : 589 1 , 1 9: 1 00 1 , 1 9-20: 640 .5 ,5 : 43 1 6,2-3 : 795 6,6-7 : 67 7,9: 15; 182; 1 9 1 ; 462 7 , 1 4 : 808 8 , 1 -2: 698 1 0,6: 577 1 0 , 1 4 : 5 94 10,1 5 : 7 1 0 1 1 , 1 -2 : .520 1 1 ,7 : 640 19,12: 99 20,2: 337 24 ,16: .54.5 26,20-2 1 : 442 28,16: 409; 440

29, 1 3 : 23 1 ; 406 29, 14: 3.5; 99; 497 32,8: 236 32,20: 605 3 6,7 : 598 3 6 , 1 0 : 598 40,6-8: 3 7 1 ; 481 40,10: 463 ; 485 4 0 , 1 2 : .593 40, 1 3 : .544; 59.5 40, 1 5 : 475 ; 683 ; 823 40,18- 19: 589 40,26: 626 4 1 ,8: 1 93 4 1 ,25 : 577 43 ,2 : 7.5.5 43 , 1 9 : 1 89 43 ,20: 64 1 ; 755 ; 776 45 ,3 : .545 45 ,2 1 : 484 49,7-9: 635 50, 1 : 195 - 1 96; 294; 3 60 .50,4-.5 : 688 50,9: 358 52,7: 1 98 .52 , 1 0: 808 53 , 1 : 1 98 5 3 ,2 -3 : 3 7 1 53 ,3 : 1 96 5 3 ,.5 : 233 53 ,6: 3 62 5 4 , 1 : 20 1 .55 , 1 : 1 7 55 ,6-9: 287 56,3 -.5 : 3 66-3 67 .58,6: 243 -244 58,9: 408; 590 59,7-8: 1 66

Indice scritturistico 59,8: 492 60, 1 1 : 463 6 1 , 1 -2: 1 4 5 61 ,2: 523 62, 1 1 : 485 64 , 1 -2 : 5 92-593 64 ,3 : 189 64,4: 5 1 0 65 , 1 -2: 2 1 5 65 ,23 : 3 67 66, 1 : 1 8 1 ; 5 5 5 ; 592 66,2: 2 6 1

Geremia 2 ,27: 683 ; 709 3 ,4 : 361 3 ,9: 709 3 , 1 9: 60 1 4 ,3 : 789 5 ,8: 3 70; 372; 3 87 6,16: 4% 8,7 : 5 1 2 9,23-24 : 62 1 0,2: 322 1 0 , 1 2 : 594 1 1 ,20: 23 1 1 2 , 1 : 326 1 3 , 1 : 337 1 3 ,24-2 7 : 4 8 1 1 7 , 1 0: 778 20, 1 4 - 1 8: 368 22,29-30: 483 23 ,23 : 405 23 ,23 -24 : 1 80; 590 23 ,24 : 545 27 ,20: 234 29, 1 9 : 234 3 1 ,3 1 : 63 3 -63 4

3 3 ,5: 476 3 7 ;27: 347

Baruc 3 , 1 0- 1 1 : 360 4,6: 294; 3 6 1 ; 797

Ezechiele 1 8,4-9: 287 1 8,8: 3 3 7 1 8,23 : 23 3 1 8,32: 233 3 3 , 1 1 : 205 -206; 295 3 4 ,4-6: 236 44,9- 10: 477 44 ,25 -27 : 47 7

Daniele 1 , 1 0- 1 6: 322 2 ,27-28: 36 6: 263 9,27 : 146 1 2 , 1 1 - 12: 1 46 Osea 6,6: 402 14 , 10: 688

Amos 4, 1 3 : 593 5 , 1 3 : 688

Giona 1 ,6- 1 4 passim: 598-599

Gioele 2 ,28: 567

893

894

Indici Aggeo 1 ,6: 3 3 9

Michea 1 ,2: 484 1 , 1 2 : 484 6,7 : 369

Zaccaria 4 , 1 0: 520

Abacuc 2 ,3 -4: 442 2,4: 1 82; 201

Ma/achia 1 , 1 0 - 1 4 passim: 599 2 , 1 7 : 326 3 , 1 5 : 325-326

So/onia 3 , 1 9-20: 358

N UOVO TESTAMENTO Matteo 1 , 1 7 : 147 2 , 1 -3 : 83 3 ,7 : 440 4 ,8- 10: 1 94 5 ,3 : 395 5,4: 402 5,5ss: 40 1 5 ,6: 1 5 ; 3 95 ; 550 5,7: 253 ; 402

5 ,8: 22 1 ; 270; 403 ; 495 ; 677 ; 68 1 ; 736; 74 1 ; 774 5 ,9: 15; 404; 8 1 3 5 , 1 0: 395; 4 04 5 , 14: 427 5 , 1 5 : 22 5 , 1 6: 324; 485 5 , 1 7 : 332 5 , 1 9: 258 5�0: 322; 687 ; 72 1 ; 774 5,22: 80 1 5 ,25 : 324 ; 437 5�7-28: 348; 350

5 ,28: 22 1 ; 23 1 ; 2 3 3 ; 3 08; 32 1 ; 3 3 2 ; 3 64 ; 449; 7 97 ; 801 5 ,32: 294; 332 5 ,34-37: 577; 769 5 ,3 7 : 7 84 5 ,38: 87 9 5 ,42: 3 3 7 5 ,44: 253 ; 3 2 4 ; 7 99 5 ,44-45 : 437 5 ,45: 464; 505 ; 625 ; 800 5 ,48: 4 1 6; 464 ; 67 9; 686; 803 5 ,58: 796 6,2 -4: 464-465 6,6: 48 6,9: 470 6 , 1 0: 4 1 8 6 , 1 2 : 796 6 , 1 4 : 253 ; 80 1 6, 1 6- 18: 465 6,19: 338; 358; 399 6,2 1 : 3 99-400; 7 92 6,24 : 3 1 8; 354; 398; 788 6,25 : 400

Indice scrilluristico

6,25 -32: 764 6,26: 398 6,32 -33 : 400 6,3 3 : 154 7 , 1 : 253 7 ,6: 67 7,7: 64 ; 27 1 ; 339; 382; 499; 658; 855 7 ,7-8: 503 7 , 12: 253 7 , 1 3 : 235 ; 400 7 , 1 3 - 14 : 5 16 7 , 14 : 382; 606; 808 7 , 1 5 : 54 7 , 16: 323 ; 3 3 0 7 ,2 1 : 7 9 0 ; 8 1 7 8 , 1 2 : 375 8,20: 34 ; 3 98 8,22 : 3 17 ; 476 9 , 1 3 : 403 9,22 : 490; 63 6; 68 1 9,3 7 : 14 1 0 ,5 : 3 7 3 10,8: 1 7 10,10: 255 10, 16: 797 10, 19-22 : 423 10,22-23 : 426 10,23 : 425 10,24 : 24 1 10,25 : 686 10,26: 23 10,27 : 67 ; 687 ; 693 10,32: 42 1 10,37: 676 10,39: 396 10,4 1 -42: 401 10,57: 808

895

1 1 , 1 2 : 382; 503 ; 533 ; 7 1 1 1 1 , 1 5 : 197 ; 587 ; 688; 695 ; 802 1 1 , 18- 19: 336 1 1 ,25: 490 1 1 ,27: 169; 500; 564; 776; 822 1 1 ,29: 195 1 1 ,29-30: 5 15 1 1 ,30: 278 12,7: 402 12,8: 32 1 ; 327 1 2 , 1 2 : 22 1 2 ,3 3 : 330 12,34: 440 12,39: 3 6 1 12,48: 406 1 3 ,3 -7 : 646 13 ,3-8: 50 13,7: 399; 789 13 ,8: 685 13 , 1 1 : 560 1 3 , 12: 24 1 3 , 1 3 : 10 1 3 ,25: %; 804 1 3 ,25 -30: 65 1 1 3 ,33-35: 560 1 3 ,3 4 : 693 1 3 ,43 : 679 1 3 ,45-46: 28 1 3 ,47-48: 672-673 1 4 , 1 7 : 5 1 8-5 19 1 5 ,2 : 3 6 1 15 ,8: 23 1 1 5 ,9: 646 15 , 1 1 : 22 1 1 5 , 1 8 - 1 9 : 22 1 17,20: 220 16, 1 7 : 699 16,19: 819

896

Indici

16,26: 400; 684 1 7 , 1 -5 : 704 17 ,20: 490; 792 18,3 : 359; 478; 5 0 1 ; 5 15 18,6: 374 18,10: 570 18, 1 1 : 364 18,2 0: 345 18,22: 800 19,3 -9: 332 19,6: 332; 334; 356 19,9: 294-295 19,10-12: 334 19,1 1 - 12 : 23 ; 3 00-3 0 1 19, 1 2 : 340; 362; 368 19, 1 7 : 545 ; 758; 776 1 9 , 1 9-2 1 : 337-338 19,2 1 : 3 97 1 9,23 : 5 13 19,28: 680 1 9,29: 3 90 20, 1 - 16: 401 -402 ; 789 20,4: 16 20,22: 424 20,25 : 3 65 2 1 ,22: 760 2 1 ,3 3 : 789 22,2 : 3 98 22 , 14: 398; 504; 647 22,3 0 : 333 ; 475 ; 704 22,37 -40: 23 7 ; 575 23 ,5 : 62 23 ,6: 812 23 ,8: 22 ; 189 23 ,8-9: 575; 646 23 ,9 : 359 23,13 : 819 23 ,3 3 : 440

23,37: 40 24, 1 3 : 423 24, 1 9: 334 24,37-39: 334 24,38: 3 65 24,42 : 582 24 ,45 : 2 00 25 , 1 -2 : 788 2 5 , 1 - 1 3 : 504 25, 14-30: 10 25,23 : 7 7 9 25 ,27 : 1 0 1 25 ,29: 24; 774 25,35 : 23 9 25,35 -40: 3 3 7 25 ,40: 2 3 9 ; 5 7 5 26,24: 3 7 4 26,39: 424 26,4 1 : 187; 407 27 ,45 : 705 27,52: 63 8 Marco 1 ,7 : 538 1 ,40: 242 4,20 : 7 95 8,38: 42 1 1 0 ,30: 449 1 0 ,48: 699 1 2 ,4 1 -44: 40 1 Luca 2 , 1 : 145 2,30: 808 3 ,23 : 667 4 , 1 8 - 1 9 : 145 4 , 19: 523 6,22 : 405

Indice scritturistico

6,27 -28: 437 6,28: 176 6,29: 425 6,36: 260 6,46: 406; 823 7,50: 479 8,48: 479 9,23 : 264 9,24: 266 9,62 : 808 10,7 : 790 1 0 , 1 9: 3 95 10,27 : 3 86 1 1 ,9: 855 1 1 ,40: 323 1 1 ,46: 63 6 1 2 ,7 : 7 1 4 1 2 ,8-9: 4 2 1 -422 12 , 1 1 - 1 2 : 42 1 1 2 , 1 5 : 400 1 2 , 1 6-20: 3 3 8 1 2 ,20: 400 1 2 ,3 3 : 400 12,48: 296 12,58: 324 1 3 ,32: 3 98 1 4 , 1 1 : 284 1 4 ,20: 3 6 1 1 4 ,26: 3 66; 808 1 4 ,26-27 : 7 94 1 4 , 3 3 : 7 95 1 4 , 3 5 : 5 87 1 5 , 1 7 : 236; 3 97 1 6 , 1 6: 5 3 8 1 6, 1 9-25 : 3 98 17 ,26-30: 3 3 4 1 7 ,3 1 -3 2 : 482 ; 808 1 8 , 1 8: 3 3 4

897

1 8 ,25 : 1 95 18,42: 220 19,8- 10: 4 0 1 1 9 , 1 0 : 3 64 20,3 5 : 359; 676 20,36: 679; 775; 793 2 1 , 1 -4 : 401 2 1 , 12: 724 22,3 1 -32: 424 Giovanni

1 ,3 : 58; 580; 645 ; 672 ; 693 ; 705 ; 708; 7 1 4 ; 740 1 ,4: 405 1 ,9: 1 94; 233 1 , 1 1 : 798 1 , 12: 3 95 1 , 1 3 : 228 1 , 1 4 : 503; 553 1 , 1 6: 98 1 , 1 7 : 1 60; 670 1 , 1 7 - 18: 1 62 1 , 18: 561 1 ,47: 68 1 3 ,6: 357 3 , 1 5 - 16: 564 3 , 18: 236; 484 3 ,30: 672 3 ,36: 564 4,14: 817 5 , 1 4 - 1 5 : 73 1 5 , 1 7 - 1 9 : 22 5 ,24: 564 6,9- 1 3 : 672 6,27 : 1 5 ; 359; 605 6,44: 465 ; 495 ; 562 7 , 16-18: 98 7 , 18: 1 1 0

898

Indici

8,24: 564 8,32-36: 1 96 8,34: 3 2 1 8,36: 3 3 0 8,44 : 97 9,4 : 22 10, 1 -3 : 565 10,7 : 565 1 0,8: 94 ; 96; 136; 60 1 1 0, 1 1 : 1 62; 7 1 7 10,16: 68 1 10,27: 68 1 1 1 ,2 1 : 220 1 1 ,32: 220 1 3 ,3 3 : 367 ; 679 1 4 ,2: 401 ; 734 1 4 ,6: 46; 1 87; 502; 658 1 4 , 1 3 - 1 4 : 65 8 15, 1 : 57 15, 1 1 - 1 2: 237 15 , 15: 779; 794 1 7 : 760-761 1 7 ,3 : 545 1 7 , 1 9: 547 17,24 : 94 18,37: 7 7 2 20,29: 1 84 Atti degli apostoli 1 ,7: 334 1 ,23 -26: 67 9-680 1 ,24 : 5 7 4 ; 676 2,4 1 : 1 00 5 , 1 - 10: 1 5 1 7,14: 142 7,22: 1 5 1 8,9-24 : 820 10,34-35: 64 9

15 ,8: 226; 676 15 ,28-29: 438-439 15 ,29: 291 1 6,3 : 692; 7 7 1 1 7 , 1 6-32: 722 1 7 , 1 8: 63 1 7 ,22-23 : 562 17 ,22-28: 1 0 1 - 1 02 1 7 ,24 : 748 17,24-25 : 555 1 7 ,25 : 738 26, 1 7 - 1 8 : 1 02 Romani 1 , 1 1 : 5 1 1 ; 546 1 , 1 7 : 201; 278 1 ,20-2 1 : 735 l ,22: 1 66 2,4: 3 1 1 2 , 1 4 : 1 06; 2 1 6 2,14-15: 332 2 , 1 7 -20: 1 65 2 ,24: 332; 374 2,26: 106 2,29: 7 93 3 ,8: 326 3 , 1 6 - 1 8 : 1 66 3 ,20: 205 ; 3 85 3 ,29: 598 3 ,29-30: 505 3 ,30: 7 7 1 4,2: 5 1 4 ,3 : 200-20 1 ; 4 9 1 ; 67 8 4 ,7-8: 233 4 ,9: 200-201 4 , 1 1 : 679 4 , 1 6: 5 1 4 , 1 6 - 1 7 : 308

Indice senituristico 5 ,3 -5 : 468 5,4-5: 286-287 5 , 1 2 - 1 4 : 343 5 , 1 3 : 205 ; 3 85 5 ,27: 77 1 6,2: 350; 3 96 6,6: 4 1 0 6, 10: 3 96 6, 1 3 : 350 6, 14: 23 3 ; 3 4 1 6, 15: 342 6, 16: 3 2 1 6, 17: 3 87 6,20: 3 87 6,20-23 : 3 86-3 87 6,22: 286 7 ,2-4: 3 5 3 7 ,4: 3 56-357 7,7: 307; 350; 356 7 ,8: 3 85 7 , 12 : 3 5 6 7,13: 357 7 , 1 4 : 1 62 ; 1 95 - 1 96; 356; 3 87 7 , 17 - 1 8 : 3 5 0 7 ,20-24 : 3 50-3 5 1 7 ,23 : 763 7 ,24: 3 1 4 8 passim: 408 8,2-8: 3 5 1 8,8: 787 8,9: 277 8,9- 1 5 : 3 5 1 -352 8,26: 768 8,38-39: 437 -43 8 9,3 : 795 9 , 1 4 : 100; 484 1 0 ,2 : 73 0-73 1 10,2-3 : 2 1 4

10,4: 2 1 5 ; 459 10,5 : 774 10,8- 1 1 : 440 10, 10- 1 1 : 409 10,14- 16: 198 1 0 , 1 9: 2 15 10,20-2 1 : 2 15 1 1,11: 215 1 1 , 1 7 : 607; 688 1 1 ,24: 690 1 1 ,3 2 : 735 1 1 ,3 3 : 537; 558 12,2: 2 1 3 12,9: 409-4 10 12 ,9-2 1 : 2 14 1 2 , 1 4 : 440 1 3 ,8: 4 1 0 1 3 ,9: 8 1 8 13 ,9- 10: 3 86 1 3 , 10: 448; 459 13 , 1 1 - 12: 466 1 3 , 1 3 : 485 1 3 , 1 3 - 1 4: 340 14,2: 605-606 14,3 : 336 14,17: 333; 336 1 4 ,2 1 : 357 15,4: 3 93 1 5 ,6: 523 15,13-14: 410 1 5 ,29: 545-546 16,25-26: 546 16,26-27 : 3 85 I Corin ti 1 ,8: 8 1 8 1 ,9: 200; 500 1 , 19: 35; 99

899

900

Indici

1 ,20: 99; 496 1 ,2 1 -24: 99- 1 00 1 ,22: 33 1 ,23 -24: 695 1 ,24: 1 09; 162; 166; 223 ; 639; 732 1 , 14: 1 0 1 2,5: 497 2,6: 652 2,6-7 : 546; 559-560 2,6- 16: 5 1 0 2,7: 67 2,9: 449; 463 ; 525; 652 2, 1 0: 1 82 ; 722 2 , 1 3 : 98; 506 2, 14: 67 ; 723 3 , 1 -3 : 546-547 3 ,2: 169; 533 3 ,3 : 481 3 ,6: 790 3 ,8-9: 15 3 , 1 0: 543 3 , 10-13: 5 1 1 3 , 12: 49 1 ; 7 1 3 3 , 1 6: 3 5 1 ; 797 3 , 19: 34 3 , 19-2 1 : 62 4 ,9- 1 3 : 4 1 0 4 , 1 5 : 367 ; 5 0 1 ; 772 4 , 1 6: 4 1 1 4, 19: 8 1 8 5 ,7 : 547 5 ,7 - 1 1 : 373 5 ,9- 1 3 : 374 6 pasrim: 799-802 6,9- 1 1 : 375 6,12: 327 6, 1 3 : 333 6, 1 6: 374

6,18: 360 6,19: 3 5 1 ; 781 7 , 1 -2: 3 65 7 ,2-5 : 3 3 5 7 , 3 - 5 : 366; 374 7,5: 352; 366 7 ,6-9: 355 7 , 7 : 462 7 ,8: 345; 358 7 ,9: 3 0 1 ; 3 04 ; 3 66 7 , 10- 1 4 : 374 7 , 1 4: 332 7 ,20-24 : 358 7 ,22-24 : 353 7 ,27 : 335 7 ,28-3 5 : 393 7 ,29: 780 7 ,29-3 1 : 365 7 ,32-34: 360 7 ,3 3 : 366 7,35: 336; 355; 47 1 ; 477 ; 737; 780 7 ,36: 352 7 ,38: 47 1 7 ,39: 355 7 ,39-40: 353 8: 438 8, 1 : 2 1 9 8,4: 72 1 8,7 : 9; 5 04 ; 543 ; 690; 698; 8 1 7 8,8: 469 9,4-25 possim: 439 9,5: 336 9, 19: 693 9 , 1 9-20: 7 7 1 9,20-2 1 : 27 9,22: 505 ; 693 9,25 -27 : 369-3 70 1 0, 1 -5 : 817

Indice scrillunslico 1 0 , 1 2 : 3 04 10,23 -24 : 4 1 2 1 0,25 : 438 10,26: 4 12 ; 439 10,29-3 1 : 4 1 2 ; 439 1 1 , 1 : 288 1 1 ,3 : 4 1 7 ; 523 1 1 ,3 - 1 1 passim : 4 15 1 1 ,7 : 4 1 7 1 1 ,.19: 805 1 1 ,27-28: 13 1 1 ,30-3 1 : 19 1 1 ,32: 1 64 1 2 ,7 - 1 1 : 461 1 2 , 1 1 : 524 1 3 , 1 -3 : 447 -448 1 3 ,3 : 7 7 7 1 3 ,7 : 4 1 1 ; 786 1 3 , 1 2 : 1 05 ; 387; 495 ; 525 ; 554; 677 ; 736; 775; 7 85 13 , 13 : 4 1 1 1 4 ,6: 7 7 6 1 4 ,9- 1 3 : 89-90 15 , 1 7 : 4 8 1 15 ,20: 3 7 2 15 ,27 : 7 3 0 15 ,28: 1 5 6 1 5 ,3 2 : 7 1 1 5 ,3 4 : 3 69 1 5 ,4 1 : 68 1 15 ,44 : 802 1 5 ,50: 277 2 Corinti 1 ,9 - 1 0 : 62 1 ,12: 440 2 ,5 : 62 2 , 1 2 : 22 1

2 , 14: 440 2 , 1 5 : 62-63 3 ,3 : 698 3 , 1 4 - 1 6: 440 4,4-6: 545 4 ,6: 762 4 ,7 -9: 460 4 , 1 0: 795 5 , 1 -3 : 482 5 ,7: 5 1 9 5 ,7-9: 482-483 5 ,8: 657 5 , 10: 342 5 , 1 7 : 342; 5 1 5 6,3 -7: 460 6,4: 13 6,7 : 678 6, 10- 1 1 : 13 6, 1 4 - 1 5 : 540 6, 14- 16: 342 6,16: 347 6 , 1 6- 1 7 : 460 6, 1 6 - 1 8 : 349 7 , 1 : 342; 349 7 ,9- 1 1 : 461 7 , 1 0 : 227 8 , 1 2 - 1 4 : 262 9,2: 722 9,9: 262 10,2: 481 10,3 : 277 1 0 ,3 -5 : 4 1 2 1 0,4-5 : 266 1 0 ,5 : 737 1 0 , 1 5 - 1 6: 72 1 -722 1 1 ,2-3 : 349 1 1 ,3 : 353 ; 3 64 1 1 ,6: 722

901

902

Indici

1 1 , 1 3 - 15 : 303 1 1 , 14: 65 1 1 1 ,23 : 458 12,2-4: 558 12,7: 789 Galati 1 ,2: 65 1 ,5 : 574 1 , 10: 787 2 , 1 9-20: 3 7 3 2 ,20: 387 3 ,3 : 372 3 , 1 9: 1 60 3 ,22: 735 3 ,23 -24: 1 6 1 3 ,24: 205 ; 253 ; 801 3 ,28: 3 63 ; 5 15 3 ,29: 797 4,3 : 65 4,9: 7 98 4 , 1 9: 367 4,30: 65 5,1: 330 5 ,5-6: 287 5 ,6: 1 1 5 , 1 3 : 327 -328 5, 16-23 : 4 15 -4 1 6 5 , 1 7 : 700-701 ; 795 5 ,20: 709 5,24-25: 406 5,25: 5 1 9 5 ,26: 55 6,2 : 304 6,8: 406 6,8-9: 13 6, 1 0: 15 6,14: 263 ; 387

E/esini 1 ,4: 94 ; 646; 82 1 1 ,4-5: 657 l ,2 1 : 524; 797 1 ,22: 3 7 1 1 ,22-23 : 802 2 ,3 : 373 2 ,5: 2 1 8; 343 ; 495 2,11: 771 2 , 1 5 : 347 2 ,20-2 1 : 672 ; 773 3 ,3 -4: 169 3 ,3 -5 : 542 3 ,5 : 565 3 , 10: 3 7 3 , 1 0- 1 1 : 97 4 ,6: 776 4 , 1 1 - 1 2: 24 4 , 1 1 - 1 3 : 461 4 , 1 3 : 53 3 ; 656; 667 ; 680-68 1 ; 685 ; 734; 754 ; 784 ; 799; 820 4 , 1 4 : 55 4 , 1 8 : 99 4 , 1 9: 736 4,22: 400; 737 4 ,24: 320; 3 65 ; 737 4 ,24-29: 101 4 ,26: 5 1 3 5 , 1 - 1 1 : 320 5,5: 360; 791 5,2 1 -29: 4 1 7 5,23 : 523 5,32: 357 6, 1 1 - 1 2: 267 6, 1 2 : 3 69; 408; 57 1 -572; 582; 742 6, 1 7 : 466 Filippesi 1 ,7 : 435

Indice scrittunstico 1 ,9: 65 1 , 1 3 - 1 4: 3 92 1 ,20-24: 344 1 ,23 : 475 1 ,28 . 2,2: 435 2,9: 520; 524 2 , 1 0- 1 1 : 156 2 , 1 7 : 435 2,20: 435 3 , 1 3 : 734 3 ,20: 365 ; 3 87 4,3: 336 4 ,8-9: 375 4 , 1 1 - 1 3 : 44 1 4 , 1 8: 548; 7 3 7 Colossesi 1 ,9- 1 1 : 542 -543 1 , 1 5 - 1 7 : 524 1 ,25-28: 543 1 ,28: 27; 543 2,2-3: 543 ; 560 2 ,4-8: 64 2 ,8: 648-649; 688 2 , 1 1 : 3 2 9 ; 507 2 , 1 8: 3 3 5 2 ,23 : 3 3 5 3 , 1 - 1 0 passim : 329 3 ,5 : 430; 657 ; 709 3,11: 418 3 ,12-15: 412; 418 3 , 1 8 - 4 , 1 : 4 1 7 -4 1 8 4,2-4: 543 -544 l Tessalonicesi 2,4: 7 86 2,5-7: 1 4 4 , 3 - 8 : 43 1

4,9: 108; 2 1 9 5 ,6-8: 466 5 , 1 7 : 68 1 5,2 1 : 66; 168 5 ,23 : 543 2 Tessalonicesi 3 , 1 -2: 504 l Timoteo 1 ,5 -8: 166 1 ,7-8: 409 1 ,9: 385 ; 734 1 , 1 7 : 574 1 , 1 8 - 1 9: 201 2 , 1 5 : 361 2,22-23 : 64 3 ,2: 360; 375 3 ,4: 375 3 , 1 2: 360 4 , 1 -3 : 335 4 , 1 -5 : 357 4,4: 365 4,5: 457 4 , 1 0: 7 1 9-720 4 , 12: 44 1 5 ,9- 1 0: 336 5 , 14 - 1 5 : 360 5 , 1 8: 255 5 ,2 1 : 1 3 6,3 -5: 5 4 6, 1 0: 7 9 1 6, 1 1 : 425 6,16: 627 ; 657 6,20: 223 ; 375

2 Timoteo 1 , 10: 434 2 , 1 -2 : 1 1

903

904

Indici

2 , 1 3 : 422 2 , 1 4 - 1 6: 62 2,15: 1 1 ; 817 2 ,2 3 : 492 3 ,2 : 99 3 , 1 6: 815 3 , 1 7 : 425 Tito 1 ,6: 3 6 1 ; 375 1 , 1 0: 55 1 , 12: 7 1 1 , 1 5 : 375 1 , 1 6: 423 -424 2,3-5 : 458 2 , 12: 44 1 ; 790 2 , 1 4 : 100; 680; 7 1 8 Ebrei 1 , 1 : 3 7 ; 520; 646; 662; 680; 809 1 ,3 : 632 ; 739; 776 2,7-9: 384 2, 1 1 : 346 2 , 1 4 : 680 3 , 1 5 : 646 4 , 10- 1 1 : 287 4 , 1 2 : 755 4 , 1 4: 7 3 3 ; 7 3 6; 764 5 , 1 2: 648 5 , 12 - 6 , 1 : 544 5 , 1 3 - 1 4 : 66; 547 5 , 1 4 : 49; 728 6, 1 : 543 6,8: 7 89 6, 1 1 -20: 287 -288 8,8-9: 633 -634 9,14: 34 1 10, 1 : 646

10,22-23: 457 10,2 3 : 658 1 0,26-27 : 227 1 0 ,32-39: 44 1 -442 1 1 , 1 -2: 183 1 1 ,3 -25 : 1 87 1 1 ,6: 1 83 ; 65 7 1 1 , 1 1 : 65 8 1 1 , 1 3 : 365 ; 792 1 1 ,26-27 : 442 1 1 ,32: 1 87 1 1 ,36 - 12,2: 442 12 ,5 -6: 46 1 2 , 1 4 - 16: 458 1 3 ,4: 458 1 3 ,5: 278 l Pietro 1 ,6-9: 458 1 , 14 - 1 6: 376 1 ,2 1 -22: 375-376 2 ,3 : 5 5 3 2 ,9: 755 ; 776 2, 1 1 - 1 6: 349-350 2 ,25 : 233 3 , 1 4 - 1 7 : 408 3 ,2 1 : 1 05 4 ,8: 1 65 ; 2 3 3 4 , 1 2 - 1 4 : 408 5 ,5 : 3 3 3 ; 444 2 Pietro 2 ,5 : 1 3 6 l Giovanni 1 ,6-7 : 322 1 , 1 0: 783 2,4: 3 3 0

Indice scn"tturistico 2 , 1 8 - 1 9 : 33 1 3 ,3 : 329 3 , 1 8- 1 9: 4 4 1 4,8: 448 4 , 16: 448; 500 4 , 1 6 - 1 8 : 441 5 , 3 : 44 1 5 , 1 6 - 1 7 : 234

Giacomo 4,6: 333

Giuda 8- 1 6: 3 1 0

9: 1 5 1 22-23 : 650

Apocalisse 1 ,4: 5 1 9 1 ,8: 476; 5 1 9 4,4: 680 4,5 : 520 5 ,6: 520 5 ,8: 752 8,2: 706 2 1 ,6: 705 ; 8 1 7 22,2 : 45 1 22 , 1 7 : 8 1 7

905

INDICE ONOMASTICO

NOMI ANTICHI* Aaron/Aaronne: 120; 1 3 7 ; 2 3 7 ; 348. Abaris: 1 3 4 . Abatthan: 1 1 9. Abdadonai/Adbadoneo: 122; 137. Abdias/Abdiu: 12 1 ; 1 3 7 . Abele: 2 1 5. Abiathar: 120. Abimelech, giudice: 1 1 9. Abimelech, sacerdote: 120- 1 2 1 . Abiurn: 1 2 1 . Abramo: 42-43 ; 46; 65 ; 136; 1 4 1 ; 1 4 7 ; 1 93 ; 20 1 ; 259; 263 ; 308; 444; 462 ; 484; 49 1 ; 496; 554; 592; 64 7 ; 66 1 ; 676. Acaico: 4 1 3 . Acasto: 123 . Achab: 122 . Achaz: 124. Achias: 120- 12 1 ; 1 3 7 . Achille: 8 6 ; 9 5 ; 232,5; 294,25. Acrisio: 1 14; 1 1 7 ; 1 3 8 , 158. Acteo: 1 1 4. Acusilao: 7 1 ; 1 1 4; 623 .

Adamo: 1 3 6; 1 4 1 - 142; 1 44; 259; 364 ; 370; 472 ; 673 . Admeto: 1 7 ; 1 3 3 . Adrasto: 1 3 5 , 1 42 . Adriano: 86,43 ; 1 44- 1 4 5 ; 820. Aezio: 42 , 1 3 ; 493 ,22 . Afrodite: 7 9 1 . Agamennone: 1 1 5 . Agar: 42-43 ; 46. Agatia: 3 1 0 , 1 8 . Agatone: 60 1 . Agesilao: 123 . Aggeo: 126; 129- 1 3 0; 1 3 7 . Agia: 1 1 5 ; 6 1 4 . Agnis ( = lagnide ? ) : 88. Agostino: XXXI ,58; 1 1 8 ,37 ; 369, 5; 455 , 1 2 ; 478,22; 65 1 , 1 9 ; 745 , 1 3 ; 746, 1 8 ; pseudo- A . : 485 , 3 8 Aiace: 2 3 2 . Aiglom: 1 1 9. Akikaros ( = Ahikar): 7 9 ; 80, 1 7 . Albino (o Alcinoo) : X X I ; XXIV; 3 9,4; 42, 1 3 ; 1 68,9; 1 88,5 ; 2 1 1 ,

• L'espressione " ne " , dopo un numero, rimanda alle " Nore cririche " al fondo

del volume.

Indice onomastico

18; 2 16, 1 7 ; 2 1 7 ,24; 22 1 , 1 4 ; 222,20; 229, 1 1 ; 244 ,9; 273 ,55; 286, 1 3 ; 3 80,8; 3 9 1 ,20; 480,5 ; 500,58; 503 ,5 ; 552 , 18; 560 , 1 9; 561 ,26; 569,6; 669,27 . Alcesti: 454. Alcibiade: 503 ; 5 7 5 ; 589,128. Alcmane: 90. Alcmeone: 90; 135; 6 16. Alessandria, donn a: 305 . Alessandro ( = Paride): 1 3 9 . Alessandro Magno: 126,92 ; 129; 1 3 4 , 1 3 4 ; 136; 140· 1 4 1 ; 155; 4 10; 528,4; 623 ,78; 630-63 1 ; 754 , 1 9; Retorica ad Alessan­ dro: 769, 1 . Alessandro Poliistore: 8 0 ; 1 3 1 ; 1 42 , 1 86; 152 ,8; 3 4 1 ; 497 ,39; 5 12 ,1 ; 566,25 ; 832nc. Alessandro, vescovo di Gerusalemme: VII; IX. Alexis: 3 4 ,5 . Aliatte: 76. Aman: 452 . Amasias: 124. Amazzoni: 1 3 9 ; 4 1 6. Ambacum: 125 - 126; 137. Ambrogio: 154,3 . Amebeo: 3 3 5 . Amfiarao: 1 3 3 ; 1 3 5 ; 232,7. Amfilito: 1 3 3 . Amfiloco: 1 3 5 , 1 42; 623 . Amfione: 1 17 ; 1 3 1 . Amfizione: 1 1 4 . Amico, re: 88. Ammiano Marcellino: 5 3 , 1 ; 93 , 3 9 ; 634 , 1 1 . Amoibeas: 3 0 1 ,3 .

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Amos, profeta: 124; 1 3 7 . Amos, re: 1 2 4 . Amosis ( = Am asis = Ahmosen 1 13 . Anacarsi: 7 1 ; 83 ; 89; 528. Anacreonte: 90; 615. Anania/ Ananias, amico di Da­ niele: 126; 263 . Anania, falso profeta: 125 . Anassagora: 65 , 15 ; 74; 90; 1 88; 282; 617 ,50; 648,32. Anassandra: 455 . Anassarco: 49; 76; 4 1 3 . Anassila: 85,4 1 . Anassimandro: 7 4 ; 529,4. Anassimene: 65 , 1 5 ; 74; 623 . Andocide: 6 1 7 ; 6 1 9. Androcide: 5 12 , 1 ; 528; 754. Androne: 130; 1 3 4 , 1 3 5 . Andronico: 2 1 1 , 1 9; 229, 1 1 ; 238, 2 ; 253 ,45 ; 328,7 ; 348,5 ; 740, 25 . Androzione: 623 . Anio: 135. Anna, madre di Samuele: 676. Anna, profetessa: 13 7 . Anniceride: 283 . Antea (?): 232. Anticlea: 454. Antifane: 89; 394. Antifonte: 91; 307 ,6; 6 1 8; 745. Antigone: 409. Antiloco ( = Antioco di Ascalo na?): 91. Antimaco: 614. Antioco di Ascalona: 216,17; 229, 11. Antioco 1 : 126,92.

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Indici

Antioco IV: 325,37. Antiope: 139, 160. Antipatro, filosofo: 28 1 ; 4 1 6 , 1 4 ; 575. Antistene: 75; 77; 265; 274; 283 ; 4 1 5 , 1 0; 583 . Antonino Pio: 1 4 4 - 1 4 5 ; 1 4 7 ; 820. Antonio: 1 4 0- 1 4 1 . Aod: 1 1 9. Apione: 1 1 2. Apis: 87; 1 1 6- 1 1 7.

Apocalissi di Sofonia,

apocrifo: 22 1 , 16. Apollo: 90,26; 1 1 7; 1 3 4 , 1 3 4 ; 135, 140; 158; 508; 5 3 2 ,2 1 ; 5 96; 668 , 1 8 . Apollodoro di Atene: 75; 76,32; 79, 1 3 ; 1 1 5 - 1 16; 122; 13 5 , 1 3 8; 1 3 5 , 1 42; 1 3 8 , 1 58. Apollodoro di Cizico: 282 . Apollodoro di Corcira: 532. Apollodoro di Cuma (= di Pergamo ? ) : 9 1 . Apollonio: 1 3 4 , 1 3 5 ; 3 1 7 ,38. Apollonio Discolo: 1 4 3 , 1 90. Apollonio Rodio: 1 1 5; 1 3 4 , 1 3 4 ; 136, 1 4 3 ; 625 ,4 . Apuleio: 1 8 1 , 1 3 ; 22 1 , 1 4 ; 244 ,9; 289, 1 3 ; 63 0,6. Arabi: 78; 87. Ararote: 622. Arato: 1 02; 532; 578. Arcesilao: 7 5 ; 745. Archedemo: 28 1 ; 875. Archelao, ballerino: 8 1 4 . Archelao, filosofo: 7 4 . Archemaco: 123 . Archia: 1 3 3 .

Archiloco: 6 ; 9 0 ; 1 3 2 - 1 3 3 ; 158, 1 8 ; 594 ; 609- 6 1 0 . Archino: 620. Archita: 222 , 1 7 . Aretino: 1 3 2 ; vedi anche Stasino. Ares: 77 1 . Aretade: 609,4 . Arete: 455 . Argia: 454. Argo, r e : 1 1 4 . A rignota: 454 . Arimaspi : 486. Ario Didimo: 77 , 1 ; 742,37. Aristandro: 1 3 5 . Aristarco: 1 2 2 ; 530,9. Aristarco di Samo: 707 ,44. Aristarco (di Samotraci a ? ) : 74. A ristea di A rgo: 1 16. Aristea di Proconneso: 1 3 4 . Aristeo: 1 3 3 ; 625 . Aristide: 557,44. Aristippo: 1 1 6; 265 , 1 7 ; 272; 455; 760,26. Aristobulo: 84 ; 148, 1 ; 149; 575; 577,55; 579,66; 583 ,88; 583 ,

9 1 ; 5 92 , 1 4 1 ; 602 ,202; 62 7 ; 702 , 1 8 ; 706,38. Aristocle ( = Aristotele di Calcide?): 623 . Aristocrito: 5 1 6. Aristodemo: 89. Aristofane: 13 3 , 1 3 1 ; 1 89,8; 373 , 4 ; 407; 6 1 5 ; 620; 622; 7 1 1 ,3 ; 750,4 . Aristofane di Bisanzio: 53 1 , 16. Aristogitone: 4 53. Aristone: 4 1 , 1 1 ; 1 08 , 4 ; 1 3 3 ; 204 , 7; 266; 281 ; 292 , 1 7 .

Indice onomastico

A ristosseno: 7 4 ; 8 1 ,20; 3 1 7 ,3 8 ; 667 . A ristotele: XI; XXI; XXI,4 1 ; XXIv; XXIV,46; 7 ,5 ; 3 1 , 1 ; 3 5 , 1 ; 5 3 ; 7 2 ; 7 5 ; 8 1 ; 88, 1 4 ; 89; 9 1 ,3 2 ; 98; 104,9; 1 3 2 , 1 26; 1 3 4 ; 156,7; 1 6 2 ; 1 63 , 1 4 ; 1 6 7 ; 1 76, 1 3 ; 1 83 ,22; 1 84 ,26; 1 88,5 ; 1 88 , 6 ; 1 89 ; 204 ,6; 205 , 1 0; 208,8; 2 1 3 ,2 ; 2 1 4,5 ; 2 1 6,2 1 ; 222 , 1 7 ; 230,4; 23 2 , 1 ; 233 ,9; 238,2; 24 1 ,2; 244,9; 261 ,20; 26 1 ,2 1 ; 273 ,56; 273,57; 280 , 7; 282 , 1 5 ; 285 .8; 289, 1 ; 293 , 1 9 ; 3 03 , 1 1 ; 3 3 0,16; 3 94 ; 403 , 50; 4 65 , 1 7 ; 467 ,3 1 ; 475 ,2; 480,3 2 ; 493 ; 499,5 2 ; 500,58; 5 1 0 , 1 7 ; 5 1 6,28; 534,32; 540; 55 1 , 1 6; 552 , 1 8; 562,29; 565 566; 569; 6 1 0, 1 1 ; 6 1 8,53 ; 623 ; 645 ; 648,3 1 ; 654 ,2 ; 65 9,25 ; 69 1 , 1 6; 703 ; 723 ; 7 4 1 ,26; 752 , 1 0 ; 776,23 ; 777, 24; 782,22; 784,29; 784,3 3 ; 786,3 ; 786,4; 8 1 2 ,25 ; 8 1 4 ; 835nc; 843 n c ; 862-863 ; 876; aristotelici, peripatetici: 7 3 ; 280; 29 1 ; 482 ; 54 1 . Aristotele d i Cirene: 3 3 5 . Armodio: 45 3 . Armonia: 1 3 5 , 142. A rnobio: 746, 18. A ronne: vedi Aaron. Arriano: 8 1 4 , 3 4 . Arsenio: 528,3 . Arses: 1 2 9 . Artapano: 1 42 , 1 86; 1 5 1 ; 152,8; 832nc.

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Artaserse 1: 126; 129; 1 4 8, 1 ; 149. Artaserse Il: 129. A rtemide: 90,28; 1 1 7 - 1 1 8 ; 522; 744. Artemisia: 454. Asa: 1 2 1 . Ascanio: 1 3 9. Asclepio: 87 ; 1 1 5 - 1 1 6 ; 1 1 7 ,3 1 ; 135. Asinio: 142. Aspasia: 455 . Assiri: 82; 88; 1 1 3 . Astilo: 335. Atamante: 1 3 8,158; 230; 617. Atanasio: 369,5. Atena: 1 63 ; 526,3 ; 596; 744. Atenagora: 69, 1 ; 1 04,9; 1 3 2 , 125; 3 04 , 1 4 ; 355 ,22; 503 ,6; 564 ,6; 622,74. Atlanta: 454. Atlante: 86; 88; 1 1 4 ; 5 2 1 . Atossa: 89. Atropos: 742,37. Alli dei martirt:· 3 89,6. Attico: XLIX-L. Auge: 744. A ugusto: 140; 1 4 4 - 1 4 5 ; 4 1 3 , 1 ; 820; 85 1 nc. Aulo Cellio: xv. Axiotea: 455 . Azarias: 126. Babilonesi: 79-80; 645 . Bacchilide: 5 03 , 1 1 ; 549; 5 8 4 ; 5 9 9 ; 615. Barac: 1 1 9. Bardesane: 1 9 ,52. Barnaba: 27 1 ; 649; Lettera di

910

Indici

Barnaba: IX; 26-27 ,79; 203 ; 206; 2 3 4 ; 244 ,5; 249 ; 324 ,36; 358,40; 5 1 6,3 1 ; 5 1 6,32; 5 3 5 ; 536,39; 544; 545 , 1 7 ; 553 ,25 ; 593 , 144; 650, 1 4 ; 664 , 3 ; 704 , 2 8 ; 822 ,3 . Basilide, gnostico (e seguaci ) : XXXJ ; 145- 146; 179,7; 1 85 - 1 86; 199; 207 ; 268-269; 299; 302; 362 , 1 ; 422 ,5 ; 427-43 2 ; 474; 479; 482 ; 49 1 ; 55 4 ; '42; 7%, 1 ; 820-82 1 . Basilio: 2 2 ,58; 1 4 2 , 1 8 7 ; 3 03 , 1 1 ; 340,4 ; 389,6; 474,5 . Batto: 1 3 3 . Bellorofonte: 1 35 , 1 4 1 ; 233 ,7. Beluchos: 1 1 3 . Berosso: 26. Biante: 7 1 ; 73 . Bione: 623 ; 745 . Bitone: 3 1 3 . Boccoris: 449. Boio: 133 . Boleas: 1 1 9. Bolo: 80, 1 7 . Bosporo: 88. B ranco: 5 3 2 . Brontino: 1 3 2 . Budda: 8 3 . Buzi: 125; 1 3 7 . Buzige: 29 1 . Cadmo: 87-88; 1 1 4; 1 1 6- 1 1 7 ; 623 . Caino: 236. Caio: 144. Calano: 4 1 0,33 . Calcante: 1 3 3 . Caldei: 7 8 ; 8 2 ; 87 ; 706.

Caleb/Chaleb: 1 1 9; 698. Callia: 6 1 4 . Callifonte: 279-280. Callimaco: 7 4 , 1 8 ; 86,45 ; 1 1 6,24 ; 1 1 6,25 ; 130, 1 1 3 ; 136,143 ; 335, 2 1 ; 4 1 3 ,2 ; 453 ,4 ; 532; 534; 549; 577; 583; 625 ,4; 745 , 1 3 ; 823 ,7 ; 828nc. Calli no: 1 3 3 . Callistene (pseudo- ) : 63 0,7 . Calvisio Tauro: 474,5 . Cambise: 129. Cameleonte: 72; 1 62 . Cappadoci, popolo: 88; Padri: vedi Basilio, Gregorio di Na­ zianzo, Gregorio d i N issa. Caridemo: 8 1 4 . Carii: 87 . Carillo: 1 23 . Carneade: 7 5 ; 280,9. Ca rpocrate, gnostico (e seguaci ) : 3 05 -309; 3 1 8; 3 3 7 . Cartaginesi: 88. Cassiano, eretico: vedi Giulio CasSiano. Catone: 140, 1 69; 678,34. Catullo: 3 1 0, 1 8 . Cecrope: 1 1 3 - 1 1 4 ; 140. Cecrope, il secondo: 1 1 5 . Celso: 29,9 1 ; 92 ,38; 1 09,7 ; 3 1 1 , 4; 330,16; 561 ,27 ; 605 ,2; 804 , 2. Celti: 83 . Cercope: 1 3 2 . Cesare: 84 . Chand ragupta: 85 ,39. Chelcias: 1 2 5 . Chenefres: 1 5 1 .

Indice onomastico Cheremone: 526,2. Cherilo: 273 ,56. Chilone: 7 1 -7 3 ; 6 1 9. Chiram: vedi Irano. Chirone: 86. Chonofis: 79. Chousacar: 1 1 8. Chthon ia: 6 1 2 ,22. Ciassare: 76. Cicerone: 42 , 1 3 ; 5 3 ,2 ; 62 , 1 6; 65 , 1 5 ; 66,22 ; 79, 1 1 ; 82,26; 89,23; 1 60,9; 1 80,8; 1 80, 10; 1 83 ,2 1 ; 2 1 6, 1 7 ; 229, 1 1 ; 2 6 1 ,22; 265 , 18; 279, 1 ; 279.4 ; 285 , 1 1 ; 291, 9; 3 09, 1 7 ; 4 5 4 , 1 1 ; 473 , 1 7 ; 499,52 ; 5 3 4 ,3 3 ; 540,8; 5 6 1 , 2 7 ; 5 66,2 3 ; 583 ,88; 683 , 1 6; 69 1 , 1 7 ; 694 ,3 1 ; 7 1 3 , 1 1 ; 7 3 3 , 2 7 ; 745 , 1 3 ; 746, 1 4 ; 752 , 1 0 ; 753 , 1 6 ; 772 , 1 0 . Cidippo: 89. Cinira: 1 H . Cipriano : XUI; 1 05 ,20; 759,23 ; pseudo-C.: 347 , 14. Circe: 809. Cirillo di Alessandria: 77, 1 ; 1 5 1 , 5 ; 3 1 0 , 1 8 ; 4 3 5 , 1 6 ; 450,20; 84 1 n c. Cirillo di Gerusalemme: 478,22 . Ciro: 7 5 ; 127 ; 129. Claudio: 144. Cleante: 7 5 ; 98, 1 4 ; 264 , 1 3 ; 280; 2 8 1 , 1 0 ; 2 8 1 , 1 1 ; 284 ; 4 1 4 ,7 ; 504; 53 1 ; 5 85 ; 645 ; 723 ; 7 5 3 ; 755 ,26; 875 . Clearco: 8 1 . Clemente di Alessandria: cenno forse autob iografico : 804 -

805 ;

Stromati:

911

1 9-22 ; 24-3 3 ;

60; 68; 379-3 83 ; 498; 5 7 3 ; 605 -606; 608; 63 6; 804; 823 824 ; riferimen ti a d altre ope­ re: XI; XII; XII-XIII ,20; XVI ; XXV,49; XXXJI,59; XXXIX ; XL , 7 1 ; XLVII; 5 ,2 ; 1 1 , 1 5 ; 1 1 - 1 2 , 1 6 ; 1 6,40; 1 9 , 5 2 ; 2 0 ,5 4 ; 23 , 64 ; 26,79; 34,7; 3 7 , 1 1 ; 39,5 ; 40,8; 42, 1 3 ; 44 ,22 ; 44 ,23 ; 44 ,24 ; 6 1 , 1 2 ; 63 , 8 ; 65 , 1 5 ; 92 , 3 8 ; 9 3 , 3 9 ; 98, 1 4 ; 1 04 ,9; 105 , 12 ; 1 08,2; 1 3 4 , 1 3 5 ; 1 3 8 , 158; 1 4 9 , 4 ; 1 5 3 , 1 1 ; 1 5 8 , 1 5 ; 1 5 8 , 1 9 ; 1 60,9; 1 6 1 ,5"; 163 , 1 ; 1 63 ,2 ; 1 64 ,6; 166, 1 6 ; 1 68,10; 178,2; 1 84 ,24; 185,2; 1 93 , 3 ; 1 95 , 1 9; 1 99,6; 200, 1 2 ; 205 , 1 2 ; 2 1 1 , 1 8; 2 1 1 ,20; 223 ,25 ; 224 ,6; 226,3 ; 229, 1 1 ; 234,20; 235, note passim; 23 8,2; 239, 6; 244 ,5; 245 -246, 1 3 ; 266,2 1 ; 272,54; 274,63 ; 277,78; 285 , 8; 287 , 1 8; 289, 1 ; 3 1 0 , 1 8 ; 3 12 , 1 0 ; 324,36; 3 3 0 , 1 4 ; 3 3 1 ,3 ; 3 3 7 ,4 1 ; 3 3 8,48; 340,7; 343 ,4 ; 346,5 ; 348,6; 352,28; 3 60,52 ; 3 65 , 5 ; 3 68, 15; 3 7 1 ,7 ; 372, 1 1 ; 379,3 ; 3 87 ,2 1 ; 390, 1 4 ; 3 94 , 1 1 ; 4 1 4,7; 4 3 3 ,5 ; 440,7 ; 446, 8; 454,9; 459,4; 466,24 ; 468, 36; 470, 1 ; 473 , 1 7 ; 480,32; 480, 1 ; 493 ,22 ; 494 ,26; 496, 3 6 ; 5 09, 1 3 ; 5 1 2 , 5 ; 5 1 3 , 1 2 ; 5 1 5 ,2 5 ; 5 1 6 , 3 2 ; 5 1 9 , 8 ; 5 1 9, 1 0 ; 520, 1 2 ; 520, 1 6 ; 524 ,42 ; 535,38; 5 3 6 , 3 9 ; 5 3 8 ,5 3 ; 547, 26; 549,9; 555,38; 557 , 1 ; 559,

912

Indici

1 3 ; .560, 1 9 ; .56 1 ,22; .56.5 , 1 7 ; .566,26; .568 , 1 ; .569 , 1 1 ; .570, 1.5; .5 7 3 , note pasrim; .577 ,.54; .582 ,87 ; .584,9.5 ; .587 , 1 1 1 ; .588, 1 20; 593 , 144; 593 , 148; 594, 1 5 3 ; 606; 6 1 2 ,23 ; 6 1 3 ,3 0 ; 636, 10; 647 ,2.5; 66 1 ,3 ; 664 ,3 ; 668 , 19; 669,24; 673 ,2 ; 67.5 , 1 4 ; 676, 1 8 ; 680, 1 1 ; 682 ,9; 682 , 1 0; 68.5 ,23 ; 696,3 9; 700, 6; 709,.54; 7 1 3 , 1 1 ; 730,.5; 730, 6; 7 3 2 ,23 ; 73 9,22 ; 742 ,3 3 ; 744 ; 746, 1 8 ; 7.52 , 12 ; 753 , 1 8; 7.54 , 1 9; 7.5.5 ,26; 7.56,3 ; 77 1 ,3 ; 77 1 ,4 ; 773 , 1 ; 776, 1 7 ; 78.5 ,2; 792,38; 794 ,46; 794,50; 802 , 14; 8 1 2 ,23 ; 8 1 .5 ,3 8 ; 8 1 6,40; 822 ,3 ; 830nc; 8 3 .5 n c ; 839844 n c ; 846-848nc; 85 l n c ; Lettera a lui attribuita: 3 0.5 , l ; opere "promesse " : 72,7; 269; 3 1 1 -3 1 2 ; 3 1 5 ; 365; 380; 430; 432; 434-435 ; 485 ; 567; 627 ; 724 ; 760; 777; 824 Clemente Romano: 26,79; .52; 136, 1 48; 1 6.5 , 1 2 ; 1 86,6; 192, 2 5 ; 233 , 1 2 ; 253 ,48; 363,6; 3 74 , 1 0; 3 99,2 .5 ; 44 1 , 1 2 ; 443 448; 4.52,2; 463 ,4; .536,39; .5.58; 649,7; 6.50; 765 ,.5 1 ; Ome­ lie pseudoclemen tine: 142, 188; 268,3 5 ; .54.5 , 1 4 ; Reco­ gnitiones pseudoclementine: 635 , 1 3 . Cleo bi: 3 1 3 . Cleobulo: 7 1 ; 7 3 ; figlia: 455. Cleofonte: 1 3 3 ; 1 93 . Cleomene, filosofo: 7 3 .

Cleomene d i Sparta: 230; 453 ,6. Cleopatra: 130 . Clitarco : 140. Columella: 689, 1 3 . Cometa: 1 3 0 . Commodo: 140- 1 4 1 ; 144-14.5; 147. Core: 1 1 4. Co rin na: 4.5.5. Cornelio Nepote: 455 , 1 2 . Corpus Hermeticum: 1 1 , 1 6; 42, 1 2 ; 1 80, 1 0; 2 1 7 ,2 3 ; 2 3 .5 ,2 8 ; 446,8; 477 , 1 6; .56 1 ,2 4 . Costituzione apostolica: 3 36,34. Crantore: 7.5. Cratete di Mallo: 7.5; 123. Cratete di Tebe: 275; 454. Cratino: 3.5; .53 1 ; 609; 618; 622 . Creofilo: 622. Creonte: 409. Cres: 1 1 4 . Cretesi: 7 2 . Crisippo: 4 .5 , 2 .5 ; 4 8 , 7 ; 6 1 , 1 2 ; 63 ,8; 75 ; 9.5 , 7 ; 96 , 7 ; 98, 1 4 ; 1 05 , 1 0; 1 09 , 8 ; 1 60 , 8 ; 1 60,9; 1 6 1 ,4 ; 1 6 1 ,7 ; 1 7 8 , 2 ; 1 83 ,24; 1 86,4; 193,32; 1 94 , 1 2 ; 1 98,3 ; 203 ,3 ; 20.5 , 10; 208,8; 2 1 1 , 1 9; 2 1 3 , 1 ; 2 1 6 , 1 7 ; 22 1 , 1 4 ; 2 2 5 , IO; 229, 1 1 ; 2 3 2 , .5 ; 238, 1 ; 244 , 8; 260, 1 7 ; 2 6 1 ,20; 26.5 , 1 8 ; 266,22 ; 268,32; 273 ,57 ; 280, 9; 287 , 19; 290,7 ; 389,6; 392 , l ; 3 93 ,6; 3 96 , 7 ; 3 96,9; 403 , .5 5 ; 4 1 2 ,48; 4 1 5 ,8 ; 4 1 9,26; 423 ,9; 449 , 1 9; 4.5 1 ,26; 459,2 ; 464 , 7 ; 465 , 1 7 ; 467 ,30; 470, 1 ; 472 , 1 2 ; 48 1 , 10; 485 ,4 1 ; 493 . 20; 497 ,43 ; 4 9 9 ,5 2 ; .5 1 8 , 3 ;

Indice onomastico 522,46; 532,22; 5 3 7 ,44; 568, l'; 5 69 , 5 ; 5 7 1 ,20; 573 ,3 3 ; 573 , 3 4 ; 5 7 4 ,4 1 ; 652,26; 654 , 2 ; 656, 1 1 ; 65 9 ,25 ; 675 , 1 2 ; 683 , 1 6; 69 1 , 1 6; 694 ,3 1 ; 7 1 3 , 1 1 ; 7 16,27; 73 1 , 1 6; 740,24; 74 1 ,3 1 ; 742,3 7 ; 745,8; 753 , 16; 754,2 1 ; 757,8; 758, 1 4 ; 764 ,46; 764,47 ; 766,5 7 ; 768, 67 ; 773 , 1 ; 7 7 7 ,2 4 ; 78 1 , 1 7 ; 782 ,22; 7 86 , 3 ; 803 ,20; 8 1 2 , 2 4 ; 8 1 4 ; 834nc; 838nc; 863 ,8; 876, 1 2 . Crisogono: 5 89 , 1 28. Crisone: 3 3 5 . Critolao: 7 5 ; 204 ; 280,9; 282. Crizia, filosofo: 52 1 ,22; 587, 1 1 3 ; 612. Crizia, tiranno: 6,4. Crobilo (o Crebilo): 8 1 4 . Crono: 5 2 2 ; 622. Crotopo: 1 14 ; 138. Ctesia: 1 1 3 . Curzio Rufo: 140, 1 74. Damaso, fratello di Democrito: 627 . Dam nameneo: 88. Danao: 9 1 ; 1 1 4. Dan iele/Dan iel : 1 26- 1 2 7 ; 1 3 7 ; 1 46; 263 ; 693 . Dante Alighieri: 668, 1 8. Dardano: 1 1 4. Dario l : 75 -76; 1 26- 1 2 7 ; 1 2 9 1 3 0 ; 528; 634 , 1 1 . Dario I l : 1 2 9 . Dario III: 1 29 , 1 10. Dati: 157.

913

Dattili Idei: 8 5 ; 88; 1 3 8 . David : 120- 12 1 ; 1 2 5 ; 1 2 7 ; 1 4 7 ; 4 4 4 ; 667 . Debora: 1 1 9; 1 3 7 . Delas: 88. Demeneto: 1 3 3 . Demetra: 1 1 6. Demetrio di Bisanzio: 5 1 2 , 1 . Demetrio Falereo: 1 4 1 - 1 4 2 ; 1 48149. Demetrio I Soter: 142. Demilo: 4 1 3 . Democrito: 3 3 ; 62 , 1 6; 7 5 ; 79; 282; 283 ; 290; 47 1 ; 566; 579; 623 ; 627 ; 724; 830nc; 838nc. Demodoco: 1 3 1 . Demofonte: 1 1 5 ; 1 40. Demos tene: 95,6; 3 83 , 1 1 ; 542 , 1 5 ; 61 8-62 1 ; 8 1 4 . Demostene, personaggio romano: 4 1 3 , 1 . Deucalione: 1 13 - 1 14 ; 1 3 8 ; 697. Dicearco: 455 , 1 3 . Didaché: 1 1 0, 1 7 ; 324,36; 5 1 6,3 2 ; 7 9 1 ,29. Didimo Calcen tero: 7 3 ; 9 1 - 9 2 ; 453 ,4; 455; 5 3 0 . Dieuchida: 124; 623 . Difilo: 590; 597; 614-6 1 5 ; 747. Dinomaco: 279. Diodoro: 75; 91; 1 5 7 , 1 2 ; 255 ,5 5 ; 273 ,56; 2 7 9 ; 3 9 5 , 1 4 ; 4 1 0,3 3 ; 4 1 6, 1 3 ; 449 , 1 8 ; 526 , 1 ; 5 86, 1 1 0; 624 , 1 ; 629,3 ; 630,6; 8 1 4 , 34. Diodoro C rono: figlie: 454. Diogene: 274; 745 -746. Diogene " il babilonese" : 280.

914

Indici

Diogene di Apollonia: 65 ; 579, 68; 844nc. Diogene di Smirne: 76. Diogene Laerzio: 9,9; 35 , 1 1 ; 3 5 , 1 2 ; 40,5 ; 42 , 1 2 ; 47 , 1 ; 49, 1 2 ; 7 2 , 4 ; 7 3 , 1 0 ; 73 , 1 3 ; 74,1 4 ; 7 4 , 1 8 ; 74 , 1 9; 75-76, note pas­ sim; 7 7 , 3 ; 79, 1 3 ; 80, 1 7 ; 83 , 28; 89,22; 9 1 ,36; 98, 14; 1 03 , 6 ; 1 3 0, 1 1 3 ; 1 3 2 , 1 2 2 ; 1 3 4 , 1 3 5 ; 1 83 ,24; 1 94 , 1 2 ; 1 98,4; 2 1 3 ,2; 2 1 6, 1 7 ; 237 ,4 1 ; 244 ,6; 245 , 1 1 ; 267 ,30; 2 7 2 , 5 2 ; 274,60; 275 ,64; 275 ,66; 280,9; 2 8 1 , lO; 2 8 1 , 1 1 ; 291 ,8; 3 1 0, 1 ; 3 1 7 ' 3 8; 3 97 , 1 4 ; 4 1 3 , 1 ; 4 1 3 ,3 ; 4 1 4 , 4; 4 1 4,7; 4 1 5 , 1 0; 420,27 ; 454455 , note passim; 470, 1 ; 499, 52; 5 04 , 1 8; 5 1 2 , 1 ; 5 1 4 , 1 6; 5 3 1 , 1 4 ; 5 3 4 ,3 3 ; 5 40,4 ; 540,6; 5 66,25; 5 69, 1 1 ; 574 ,40; 574, 4 1 ; 625 ,6; 646, 1 7 ; 679,3 8; 746, 1 4 ; 752 , 1 0; 875 , 1 1 . Diogeniano: 25,72; 236,37. Dion: 5 3 0. Dione Crisostomo : 34,4; 78,8; 453 ; 5 62 ,28. Dionigi l'Areopagita (pseudo-): 473 ,20; 493 ,2 1 . Dionigi/Dionisio di Alicamasso: 82 ,26; 1 1 3 ; 132; 140, 1 69; 623 , 7 8. Dionisio di Argo: 1 1 5 . Dionisio d i Ca rtagine: 1 3 3 . Dionisio d i Siracusa: 61 1 ,20. Dionisio/Dioniso Giambo: 5 3 1 . Dionisio il Trace: 529. Dioniso, dio: 70; 90; 1 1 5-1 1 6;

1 5 7 - 158; 230,2; 747 , 1 9 ; 750; 77 1 . Dioscuri: 1 1 5 - 1 16; 1 3 4 , 1 3 5 ; 456, 6. Diotima : 45 0,2 1 ; 626. Diorimo: 283. Domiziano: 140; 1 44 - 1 4 5 . Doroteo: 1 3 3 . Dottrina d i Sivano, resto gnosti­ co: 6 1 , 1 2 ; 63,8; 1 08,2 ; 1 68 , 1 2 ; 1 80,8; 1 80 ,9; 1 8 1 , 1 3 ; 1 92 , 25 ; 206, 1 7 ; 208,9; 2 1 7 ,23 ; 22 1 , 1 5 ; 222,20; 246, 1 3 ; 263 , l; 3 87 ,2 1 ; 396,4; 467 ,24 ; 476, 1 1 ; 5 04 , 1 4 ; 5 1 9, 8 ; 525 ,46; 5 3 3 ,27; 545 , 1 6; 572 ,24; 5 7 3 , 3 1 ; 730,2; 73 2 , 1 7 ; 833nc. Dracone: 9 1 . Duride: 1 40. Eaco: 624-625. Ebrei: vedi Indice analitico. Ebron : 1 1 9. Ecareo: 282; 623 ; pseudo-E.: 5 86; 590, 1 3 0 ; 5 96, 1 66. Ecfanto (pseudo-): 5 1 4 , 1 6. Ecumenio: 7 06,42. Edipo: 6 1 , 14. Efesro: 6 1 2. Eforo: 85 ,40; 87 ; 136; 1 40; 1 62 ; 62 1 ,67 . Egesia: 1 4 1 , 1 7 6. Egesino: 75. Egialeo: 1 1 4. Egiziani: vedi Egirto nell Indice '

analitico.

Ehud: vedi Aod. Elena: 1 3 9; 265 .

Indice onomastico

Eleno: 135. Eli/Elì: 120. Elia: 12 1 -122 ; 137. Eliano: 3 4,5; 143 ,192 ; 23 0.3 ; 255,55; 3 0 1 ,3 ; 335,22 ; 3 3 5 , 2 3 ; 410,3 3 ; 416,13 ; 440,8; 449,18; 454,8; 455, 1 3 ; 508, 10; 516,3 3 ; 627,16; 640,31; 753 , 1 5; 814,34. Elisabeua: 1 3 7 ,15 1 . Eliseo: 121-123 ; 13 7. Ellanico: 84; 85,40; 89; 115; 13 2 ; 623 . Empedocle: 134; 203 ,27; 3 12 ; 3 65,7; 3 88 ; 471; 497; 501; 505,2 1 ; 53 2 ; 542 , 1 3 ; 560; 564; 581; 591; 595,158; 601; 617; 621; 625; 689,13 ; 711; 815,35; 840nc. Emped01imo: 134. Enea: 139. Eneo: 744 . Ennio: 579,68. Enoch/Henoch: 237; Libri di Henoch apocrifi: 3 40,5; 765, 53 ; 800,7. Enone: 135. Eolo: 86. Epica rmo: 28,85; 75; 197; 3 84; 407; 483 ; 578; 579,68; 589; 6 1 1; 614; 620; 747; 844nc. Epicuro: XLV; 6; 53 ,1; 55,13 ; 63 ; 76-77; 9 1 ; 92 ,3 8; 190; 195,17; 265,17; 273 ; 275,66; 279-280; 282,20; 283 ; 290; 299,1; 3 89,8; 419; 426,1; 454,10; 468; 471 ,7; 479,27; 489,4; 562 , 1 ; 569; 588; 621-623 ; 645; 652 ; 679,38;

915

73 1 ,16; 838nc; epicurei: 65; 540; 566,22. Epidauro: 467,25. Epifane, gnostico: 3 05-309. Epifanie: 1 05,20; 299, 1 ; 305,1; 3 18,4; 321,15; 323,28; 3 2 4 , 33'; 3 3 3 , 1 4 ; 429,6; 476, 1 0 ; 808,10; 821, 1 2 . Epigene: 132-13 3 ; 534. Epimenide: 71; 134; 626. Epimeteo: 114. Epistola Apostolorum, copta: 63 7, 10. Epitte10: 16,40; 29,87; 1 63 ,2; 1 68 , 8; 180,10; 190,15; 205,12; 225, 10; 225,11; 233 ,8; 3 09,17; 412 , 48; 424,18; 456,20; 742 ,3 3 ; 756,3 ; 758 , 1 2 ; 764 ,47; 808,2; 813 ,28; 848nc. Er: 570,13 ; 580; 742 ,37. Era: 230,2; 522 ,29. Eracle: 86; 115-117; 13 1 ; 13 8 13 9; 1 5 5 ; 266,2 1 ; 3 4 1 ; 516, 32 ; 58 1 ; 744 ,7; 839nc. Eracleodoro: 517,34. Eracleone, gnostico: XLIII-XLIV; 421-423 . Eraclide Pontico: 73 ,13 ; 1 18 ; 134,13 5; 2 8 2 ; 580,75. Eraclito: 9,11; 62 , 1 6; 65,15; 76; 8 1 ; 1 03 ; 13 0; 176,10; 182 ; 191; 197; 236,3� 282; 3 12 ; 3 15 ; 3 81 ; 3 86 ; 3 90; 409-410; 465,18; 466; 468; 497; 53 4 ; 542 ; 567; 58 1 ; 585; 587; 60 1 ; 616; 623 ; 755,26; 812 ,24 . Eratostene: 91; 123 ; 13 0 ,115; 139-140; 413 .

916

Indici

Ercilo: 1 1 5. Eretteo: 1 1 5 , 1 5 . Erifile: 1 35,142; 232. Erillo: 1 83,24 ; 281. Erma: vedi Herma. Ermarco: 143, 1 9 1 . Ermia: 92 ,38. Ermippo: 86; 5 1 2,1 ; 708. Erodico: 13 1 , 1 2 1 . Erodoro: 86. Erodoto: 43, 18; 6 1 , 1 2 ; 74; 76; 87; 88, 1 7; 1 24,75 ; 129; 1 3 1 , 1 1 8; 133, 1 3 1 ; 1 33, 132; 1 34 , 1 35 ; 138,155; 14 1 , 1 83; 1 7 1 , 12; 230, 2; 313; 325,37; 4 1 4,4; 4 16,13; 440,8; 486,42; 507,9; pseudo­ E.: 383, 1 1 ; 528,2; 5 96, 1 68; 618; 620 ; 625 ,5 ; 629, 1 ; 630,4; 754,20. Erone: 529,7. Esaù: 259; 647,28. Eschilo: 1 4 ,26; 1 1 6,25 ; 1 78,3; 1 95 , 19; 230; 292 , 16; 407; 409; 453, 7; 492; 5 12 ; 579,68; 587; 5%; 610; 8 1 1 ,2 1 ; 835nc; 844nc. Eschine: 6 1 9. Esdra: 1 2 7 - 1 2 8 ; 149; Libri di Esdra apocrifi: 1 26,95 ; 127, 1 00; 129, 1 07; 148, 1 ; 368 ,3. Esecesto: 1 34. Esichio: 6 1 , 1 2 ; 1 1 8 ,35 ; 222, 1 8 ; 29 1,9; 52 1 ,22; 529,5 ; 532 ,24 ; 533,28. Esiodo: 36; 49; 85 ,40; 88; 1 16-1 1 7; 123; 133,1 30; 1 7 1 ; 294 ,28; 328,8; 382,6; 503,10; 5 09; 545, 2 1 ; 577; 583; 586; 595 ; 612,23; 613-6 14; 622-623; 626,14; 75 1 ;

844 -845nc; pseudo-E.: 62 1 ,68. Esopo: 28,86; 79, 16; 753. Esopo(?): 4 13. Ester/Esther: 126; 452. Eteocle: 60,4. Etruschi: 87-88. Ettore: 95. Euadne: 1 35. Eu buio: 75 0. Euclide: 454, 1 1 . Eudemo: 76; 623. Eudosso: 79. Eueneto: 140. Euforione: 123; 394 ; 5 1 7; 5 3 1 ; 534. Eugammone: 622 . Eumelo: 1 33; 1 5 8 , 1 7; 6 1 3; 623. Eumolpo: 1 14. Eunico: 5 00,56. Eupolemo: 120,5 1 ; 1 3 1 , 1 17; 142; 15 1. Euripide: 20,53; 5 4 ; 55 ,8; 5 5 , 1 2 ; 69, 1 ; 7 1 ,3; 8 6 ; 8 7 , 2 ; 90,29; 1 35; 157; 232,3; 232 ,4; 235 , 2 8 ; 262,2 9; 265 , 1 8; 265 , 1 9 ; 293,20; 294,25 ; 309 , 1 4 ; 3 1 0, 1 8 ; 3 1 2 ; 3 1 3, 13; 3 1 3 , 1 4 ; 3 1 6, note passim; 394 ; 395 , 1 5 ; 4 1 1 ; 4 1 7 ; 454,8; 456; 469,39; 475 , 1 ; 479,3 1 ; 485; 5 03, 1 0 ; 5 1 0, 1 8 ; 5 1 5 ,23; 5 1 7, 1 ; 5 2 1 , 22; 5 5 0 ; 5 5 5 ; 5 87; 5 9 1 , 1 36; 5 9 1 , 1 37; 600; 6 1 0 - 6 1 8 ; 620 62 1 ; 628,22; 685 ,22 ; 706,38; 7 1 3 , 1 2 ; 736, 1 ; 745 ,7; 747,2 1 ; 75 1,9; 779,8; 837nc; 845nc. Euriso(o Eurito): 5 1 4 . Euristeo: 139, 1 62.

Indice onomastico 917 Europ a: 1 1 4. Europo: 1 1 4. Eusebio di Cesarea: VU,2 ; IX; XIII, 20; >CLII; 1 9,52 ; 20,54; 26,79; 4 1 , 1 2 ; 44,22; 69, 1 ; 72 ,7; 78,8; 79, 1 1 ; 79,15; 82,26; 87, 1 ; 87,7; 92,3 8; 1 1 1,3 ; 1 1 2,4; 1 20,5 1 ; 120,53 ; 129,105; 1 3 1 ,1 17; 142, 185; 1 48, 1 ; 1 49,4; 1 52,8; 1 52, 9; 1 72 , 1 3 ; 2 1 0, 1 3 ; 265, 17; 285, 8; 3 1 4,23 ; 3 1 8,4; 336,3 1 ; 358, 4 1 ; 446,8; 497,39; 499,51 ; 503 , 5; 507,9; 508,10; 526,2; 564,6; 568,1 ; 572,24; 576,49; 577,51 ; 583,88; 588, 12 1 ; 592,1 4 1 ; 593, 148; 596, 1 66; 602,202 ; 608, 2; 6 1 4,35; 6 1 6,44; 622 ,72 ; 624,8 1 ; 627, 19; 635, 1 3 ; 742, 37; 780,1 2 ; 819,3 ; 830-832nc; 83 8nc; 844nc. Eus tazio: 85,4 1 . Eutimene: 123. Eva: 3 70. Evandro: 1 1 8. Ezechias: 1 24. Ezechiele/Ezechiel, profeta: 8 1 ; 126; 1 3 7. Ezechiele, poeta: 1 52 - 1 53 . Fania: 1 3 2 ; 1 40. Fanocle: 62 1 . Fanotea: 9 1 . Favorino: XV; 4 1 4,4. Fedra: 232. Fedro: 9,1 0. Femio: 1 3 1 . Femonoe: 1 17; 1 3 5. Fenici: 87.

Ferecide: 72-74; 85,40; 1 1 7; 528; 53 4; 585, 102; 6 1 2 ; 645. Ferecrate: 750. Fetonte: 1 1 4; 1 3 8 ; 53 6. Filarco: 413 ,l. Filemone, comico: 620; 623 ; 746. Filemone, filosofo: 275,66; 590, 1 3 0 ; 59 1 , 1 35; 594. Filillio: 53 0. Filino: 6 1 9 . Filippo, apostolo: 3 1 7; 336; testi apocrifi a lui riferiti: 3 17 ,l. Filippo il macedone: 1 29; 1 3 6, 1 43 ; 1 3 9 ; 623 ,78. Filisto: 6 1 1 ; 845nc. Filocoro: 122; 1 3 6; 623 . Filodemo: 1 43 , 1 9 1 ; 5 1 7,34. Filolao: XXIV; 222,17; 3 1 3 ; 500, 58; 5 1 4, 1 6; 522,29; 572,25; 60 1 , 1 9 1 ; 704,25. Filomela: 51 2,4. Filone di Alessandria: vm; x; JOOC; XXXIV; 7 ,5; 12,16; 22 ,58; 29,88; 39,4; 40,6; 42,12; 42,14; 43 ; 44,22; 44,24; 45,26; 45,27; 46,28; 84; 1 49,4; 1 50, 1 ; 1 5 1 ; 1 54, 1 ; 1 55,5; 1 60,9; 1 6 1 ,4; 1 65,12; 1 67, 1 ; 171,12; 1 80, no­ te passim; 1 8 1 , 1 3 ; 1 92,28; 1 98,4; 200, 1 3 ; 2 1 1 ,20; 2 1 6,17; 2 1 7,25; 2 1 8,2; 220, 10; 22 1 ,14; 22 1 , 16; 222,1 8 ; 222,19; 223, 2 1 ; 229,1 1 ; 23 1 , 1 1 ; 236,36; 236,3 7; 237,3 9; 243 , 1 ; 243,2; 244,8; 245,13 ; 247-259, note passim; 260; 262,28; 264, note passim; 265,17; 266,22 ; 268, 3 2 ; 293 ,24; 330,14; 3 3 1,3 ; 339,

918

Indici

2; 348,6; 356,24; 359,50; 3 6 1 , 64 ; 365,7; 379,3; 3 9 1 ,20; 403 , 50; 404,60; 409,29; 4 1 0,3 3 ; 4 1 3 , 1 ; 446,8; 450,22; 45 1 ,26; 473 , 1 7 ; 47 5,2; 477 , 1 5; 479,24; 479,28; 480, 1 ; 480,5; 494,27 ; 497 ,39; 503,5; 509, 12; 5 1 2 , 1 ; 5 1 4 , 1 3 ; 516,27 ; 5 1 6,3 3 ; 5 1 7 525, note passim; 535,38; 536, 39; 536,4 1 ; 537 ,43 ; 546,24; 546,25; 548,4; 552,2 1 ; 553,29; 554,32; 555,35; 558,9; 558,12; 56 1 ,27 ; 57 1 , 1 9; 572-57 3 , note passim; 574,4 1 ; 582 ,87 ; 588, 1 24; 595,158; 62 1 ,68; 627 , 1 8; 627 ,20; 628,22; 632,3; 647,28; 66 1 ,2; 664-666, note passim; 667 , 1 5; 669,27 ; 67 1 ,34; 683 , 1 3 ; 694,3 1 ; 700,5; 702 , 18; 703 , 23; 704,24; 704,25; 706, note possim; 707 ,43 ; 708, note pas­ sim; 7 24,2 1 ; 738, 14; 763 ,44; 786,3 ; 786,5; 789,23 ; 8 1 8 ,55; 822,3 ; 834-836nc; 844nc. Filone di Biblo: 86,43 . Filone il dialettico: 454. Filone "il vecchio •: 142. Filopono: 143 , 1 89. Filostefano: 89. Filostrato: x,2 1 . Filotera: 453 . Firmico Materno: 593 , 1 45. Focilide: 594; 602 ,200. Fonnione: 1 3 4 . Foroneo: 1 14 . Forbante: 1 14. Fozio: 257 ,62 ; 362, 1 ; 494,27 ; 508, 1 1.

Frigi, popolo: 87 ; - nel senso di "eresia vedi Montano. Frontone: 3 4,4. •,

Gad: 1 20; 13 7 . Gaio, giurista: 538 ,54. Gaiba: 128; 144- 1 46. Galeas: 1 3 5. Galeno: 229, 1 1 ; 493 ,22 ; pseudoG.: 74,14. Galli: 8 1 -82. Ganimede: 138. Gedeone: 1 1 9. Gellio: 1 9 ,52; 80, 1 7 . Geremia: 1 25- 127; 1 3 7 ; 347 . Germani: 84. Germanico: 1 4 1 . Geroboamo: 1 2 1 . Gerolamo: 7 1 ,3 ; 122,65; 1 29, 1 05; 2 1 6, 1 7 ; 362 , 1 ; 454, 1 1 . Gerone: 75; 1 80,8. Geron imo, tiranno: 4 1 3 , 1 . Gesù Cristo: vedi Indice analitico. Geti: 78; 414. Giacinto: figlie: 454. Giacobbe: 44; 1 3 6- 1 3 7 ; 1 9 3 ; 647 . G iacomo: 2 1 ; 652; apocrifo Protovangelo di Giacomo: 523 , 3 3 ; 808,8. Giamblico: 1 8 ,50; 7 3 , 1 3 ; 8 1 ,22; 1 3 1 , 1 2 1 ; 1 82 , 1 7 ; 254,52; 3 1 7 , 3 8 ; 393 ,6; 454,9; 454 , 1 0; 455, 14; 455, 1 5 ; 5 1 2 , 1 ; 5 1 4 , 1 3 ; 5 1 4 , 1 6; 526 ,2; 529 ,4; 540,4; 54 1 , 1 0; 548 ,3 ; 567 ,29; 577 , 5 1 ; 596 , 1 69; 6 1 7 ,4 8 ; 664 ,6; 83 6nc. Giasone: 1 1 5; 876.

Indice onomastico

Gige: 123 . Gi obbe /}ob: 263 ; 3 92; 444 ; 795 . G i oele: vedi Joel. Gi ona /Jonas : 124; 1 2 7; 13 7; 263 . Gi osia : vedi Josias. Giosu è/ Ges ù, figli o di Na ve: 1 1 8; 120; 1 3 7; 698 . Gios uè/ Ges ù, s omm o sacerd ote : 129. Gi ovanni: XVII; XXIV; 2 1 ; 652 ; Apocrifo d i Giovanni: 1 8 1 ,1 3 ; apocrifi Acta Jobannis: 362 , 1 . Gi ovanni Ba uista : 1 3 7; 538; 723 . Gi ovanni Cris ost om o: 355 ,1 8 ; 83 8nc. Gi ovanni Oamascen o: 502,4; Sa­ cra Parallela: 22,60; 24 , 66; 28, 86; 3 1 ,2; 1 77, 14; 182 ,1 7; 183 , 23; 1 88 ,5 ; 2 12,2 1 ; 2 1 8, 1 ; 220, lO; 22 7,6; 230, 1 ; 24 1 ,3 ; 25 1 , 36; 262 ,25 ; 2 76 ,68; 2 76 , 71 ; 294,29; 295 ,3 1 ; 329, 12; 339, 1 ; 40 1 ,35; 403 ,49; 4 1 9,26; 424, 14; 435 , 1 6; 436,20; 466,2 1 ; 468,32; 495 , 3 3 ; 499,5 3 ; 500, 5 5 ; 5 1 0,2 1 ; 65 0, 1 5 ; 668, 19; 675 , 1 5 ; 6 77,2 7; 6 78,30; 682 , 1 0 ; 684 , 1 7; 689 , 1 2 ; 694 ,32 ; 71 9,38; 729,10; 753 , 18; 75 7, 7; 760,30; 775 ,1 1 ; 777,24; 779 ,9; 789,2 1 ; 79 1 ,30; 796,61 ; 798, 14; 8 12 ,25 ; 8 1 3 ,3 1 . Gi ovenale: 50,2; 746,18. Giuda, figli o di Giacobbe: 45 . Giu da Iscari ota : 679-680. Giuditta : 452. Giu lia : 4 1 3 , 1 . Giu lia Oomna: 605 ,2 .

919

Gi ulian o: 71 , 1 ; 784 ,33 . _ Giulio Cassia n o, eretic o: lll; 1 12 ,4; 362-365 ; 3 70. Gi uli o Cesare : 144 -145. Gi uli o Nepote: 136. Giuse ppe, figli o di G iac obbe : 536-53 7; 778. Giuseppe Fla vi o: 8 1 ,23; 1 1 1 ,3 ; 1 13 ,5 ; l3 l, ll7; 142 , 1 85 ; 146; 15 1 ,2 : 5 12 , 1 ; 522,28; 559, 1 3 ; 698,50. Gi ustin o: X; xx ; xxx; xxxvm,69; 7,7; 1 1 ,16; 22,62; 30,9 1 ; 92 ,38; 1 ll,3; 192,25; 2 73 ,56; 286, 1 3 ; 326,46; 3 71 , 7; 397,14; 497,43 ; 523,33; 553,25 ; 55 7, l; 561,2 7; 562,28; 568,2; 569,4; 569,9; 5 72 ,24; 5 8 1 , 78; 582,85 ; 599, 182; 634 , 1 1 ; 63 7, 1 0; 702 , 1 8 ; 734 ,29; pseudo-G. : lll,3 ; 2 77, 75 ; 563 ,5 ; 590, 130; 5 9 1 ,1 3 5 ; 596, 1 66; 597, 1 70. Glaucia : 820. G lauc o: 138; 620. Gneo Domizi o: 142. G orgia : 4 1 , 1 1 ; 64 ; 623 . G otholia : 122. G orh oniel: 1 1 9. Greci : vedi Indice analitico. Greg ori o di Na zian zo: 3 5 6,24 ; 614,35 . Gregori o di Nissa : XXIX,56; 5 1 7, l. Gregori o i l Taumaturg o: XI. Gregori o Magn o: xxv,48. Herma, Pastore: IX; 5 ,2; 9 7; 1 70; 177; 1 8 1 , 1 3 ; 2 1 5 ; 224,6; 225 -

920

Indici

226; 227 ,4; 268,35; 352,4; 3 90 , 12; 424; 5 16,32; 520, 16; 636, 10; 638; 689,12; 697 . He rmes: 79; 116; 135; 629-630; 698; 791; - vedi anche Corpus Hermeticum.

Horus: 526,4 . Hypero n: 13 1 . lamo : 13 5. lcco: 3 3 5 ,2 1 . Idant ura (= Idanti rsi ?): 528 . ldmon : 135 . leronimo, filosofo : 279. Ifito : 1 3 9 . Ignazio di Antiochia: XXVJI,52; 166 , 16; 2 11 , 18; 235 ,28; 303 , Il; 667 , 1 7 . Illiri :88 . lmhotep : 135 . Inaco :9 1; 11 3 - 114; 1 16- 11 7 ; 137 138; 147 . Indiani: 64 5; per l'aspetto re li ­ gioso, vedi Bramani, Buddi ­ smo, Gimnosofisti nell'Indi­ ce analitico.

lno : 138,158. lò: 87; 1 14; 116 . Iofonte : 3 5. Ione: 1 15; 13 1 . lperborei : 83 -84; 486. lperide : 6 1 7 - 6 18. lpp arc hia: 454. lpparco :453 ; 540. lppaso : 65. lppia: 157 ; 453 ,5. lppia di Elide : 6 16. lppò: 86; 133 .

lppoboto : 72,4; 74 . lppocrate: 278; 509,12; 606, 1 1 ; 620 ; 703 ,23 ; pse udo -1.: 703 , 21. lppodamo : 261 . lppolito, personaggio de l mito : 233 ,7 . lppolito, storico de lla Chiesa : 83 , 28; 1 11 ,4; 118,36; 309,14; 363 , 6 ; 388,2; 429,6; 534,3 1 ; 636,7 ; 705,30; 7 55 ,26. lpponatte : 6; 90 . lrano : 1 2 1 . !rene : 455 . lreneo : 5 ,2 ; 7,7; 9,9; 1 1 , 16; 20, 54; 1 11,4; 148 , 1; 166 , 16; 18 1, 13 ; 185 ,2; 2 10, 13 ; 239,9; 244 , 5 ; 24 6, 13 ; 247 ,1 4; 266,26; 272, note passim; 284,6; 299, l; 306 ,4; 3 10, 17 ; 32 1, 15; 37 1 , 7 ; 446,8; 519, 10 ; 535 ,38; 55 4, 34; 559, 13 ; 5 6 1, note passim; 5 8 1,78; 582 ,8 5; 593 , 147; 637 , 10; 68 5,27 ; 686,29; 7 00,6; 705,30; 723 , 19; 8 19,3 ; 822 ,3 ; 8 51nc. !sacco : 43; 136; 1 4 1; 194 ; 2 59 . Isaia : 124; 1 3 7 ; apocri fa Ascen­ sione di Isaia: 4 50,2 1 . !sa uri : 87 . lside : 11 6; 137 , 1 53 ; 514,14; 522 , 28. Isidoro, gnostico: 269; 299 , 1; 3 0 1; 642-643 . Isidoro di Pe lusio : 523 ,36. lsocra te : 48,7 ; 193 , 1; 507 ,7; 549; 6 17 ; 6 19; 624 , 1 ; 662 ,4; 769,2. Isomaco : 8 14 .

Indice onomastico

Israele : Giac obbe : 44; p op ol o: 2 1 5 ; 452 ; - per "Israele " in sen s o te ol ogic o, vedi Indice analitico.

Istaspe {= Vistaspa ):634 . Istro: 1 1 6; 335. Itan o:88. Ja bim :1 1 9 . Jechonias : 125 . Jephte: 1 1 9. Jeu /Jehu: 1 2 1 ; 137. Joas: 122; 1 24 . Joel: 124; 1 37. Joach as:125. Joachim , d ue re om onimi: 125; 1 28; 483 . Jonathan : 1 24 . Joram : 1 2 1 - 122. Josa bea : 122 . Josaphat: 1 2 1 . Josias: 125 . Juba : 126; 143 , 1 92 . Kelmis :88. Kerygma Petri: vedi Pietro.

Kren os (? ): 135. Kron os : vedi Cron o. Lachesi:79. Lacide :4 13 . Laide :3 3 5 . Lai o:232. Lait o: 1 2 1 . Lamia :82 . Lampide: 814 . La ocoonte : 135. Las a: 9 0.

92 1

Lasteneia :455. Lat ona: 1 1 7 . Lattan zio: 1 92 ,25; 379,3 ; 389 ,6; 634, 1 1 ; 7 04 ,28. Lavinio:139. Leandro/Leandri o (o Meandro/ Mea ndri o):74; 623 . Learco:23 0,2 . Leena :453 . Leone, storico: 1 1 6. Leon zi o:291 ,8. Lesche: 132. Lellera a Diogneto: 347 ,14; 7 1 3 ,1 1 . Leuera di Aristea: 148, 1 ; 5 1 8,2; 586, 1 1 0. Lettera di Liside a lpparco: 1 82, 1 7 ; 539,3 . Le ucim o:282 . Leucipp o:75 . Levi :vedi Testamento di Levi. Liber Generationis: 1 1 8,36; 137, 151 . Libro di Henoch: 92,3 8 . Licofrone:534. Licone:75; 28 1 . Licurg o: 9 1 ; 1 1 7; 123-124; 139; 1 59; 162; 292 . Linceo: 9 1 ; 1 1 4; 1 16. Lino, p oeta :36; 7 1 ; 1 1 7; 5 09; 583 , 91. Lisia:6 1 9 . Lisidica :453 . Lillerae de phzlosophia ( ...) regis Bragmanorum: 83 ,2 8 .

Livi o:82,26; 534 ,33 . L ot :263 ; m oglie:23 1 ; 8 08 . Luciano:78,8; 84,33 ; 1 16 ,25 ; 386 , 13; 499 ,5 2; 5 14 ,14; 528,2 .

922

Indici

Lucrezio: 534,33;561,21. M acaria: 454. M acedoni: 413. M acrobio: 19,52; 413,1; 446,8; 522,29; 703,22; 707,43; 708, 46;752,10. M adianiti: 248. M alachia/M alachias: 126;129-130; 137. M anasse: 124. M anetone: 129,105. M ani: 643,40. M anto: 133;134,134;135. M arcione, eretico (e seguaci): 163, l; 166,16; 178,2; 203; 210; 250,28; 253,47; 300,1; 310312; 314-317; 325,43; 345,3; 370; 391,17; 407; 418; 492; 5%,165; 682,10;692,20; 738, 15;817;820-821. M arco, gnostico: 705,30. M arco Aurelio: 144-145; 241,1; 258,6;482,16; 733,27; 848nc. M ardocheo: 126. M argite: 35. M aria, madre di Gesù: 137,151; 147;808. M aria, sorella di M osè: 137;453. M arsia: 87-88. M assimo di Tiro: 562,28;566,26. M assimo il Confessore: Xlll,20. M atteo: pseudo-M .: 523,33. M attia: 401; 679; 821; Vangelo extracanonico: 318;Tradizio­ ni(= Vangelo?): 216;797. Medea: 88;232;876. M egastene: 83,29;83,30;85.

M elampo: 135,142;622; 747,19. M el ancoma: 76. Melanippe: 586. M elchisedech: 194; 479. Melesagora (o Amel esagora): 623. M elitone: 19,52;166, 16. Menandro: 9,10;71,3;93,39;121; 233,8;254,54; 290; 292; 293, 20; 499; 589-590; 591,135; 595;610,15; 611;614;615,37; 617;747;750;858. M enelao: 121; 123-124; 130; 265. M enessena: 454. M enesteo: ll5. M etodio: 822,3. M etodio di Olimpo: 355,18. M etrodoro: 75;274,59;283;600; 645. M ichea: 121;124;137. M ida: 132. M iltiade: 157. M inasse: 91; ll4; 158; 162; 194; 263,8. M inucio Fel ice: 180,10; 426,1; 570,15; 584,97; 844nc. M isael: 126;137. M isone: 72. M itra: 643,40. M nesifilo: 76. M ontano, eretico: 154,2;435;821. M opso: 133; 135. M oschione: 615. M osè: XX; 72; 82; 86; 91; lll; ll3-ll8; 120-121; 125; 127; 130;137;138; 142; 147; 150154; 180; 194;208;243; 348; 356;442;444;452;459;478; 624; 678; 698-699; apocrifa

Indice onomastico Arsunxione di Mosè: 151, 2; 698,50; 831-832nc; - v edi an­ che Filosofia nell Indice ana­ litico. Mucio Scevola: vedi Postumo. Muia: due filosofesse con questo nome: 454-455. Museo: 115; 117; 131; 509; 609; 622; 831-832nc. Musonio Rufo: 245, 13; 254,54; 291, 11; 292, 13; 379,3; 414,7; '

415,10; 536, 40; 678,34; 802,14. Nabuchodonosor: 126; 129; 137, 149; 141; 149. Natan/Nathan: 120; 137. Naum/Nahum: 126; 137. Nausicaa: 455. Nausifane: 76; 282. Neante: 74; 531. Nearco: 413. Nechao: 125. Neemia: 126. Nefele: 138,158. Neith: 514,14. Nerone: 128; 144-145; 820. Nerva: 144-145. Nestore: 517. Nicandro: 123; 274,63. Niceforo: 519,11; 556,44. Nicia: 133; 619. Nicodemo:·apocrife Memorie di Nicodemo: 637,10. Nicola, a cui {illecitamente) si rifà l'eresia nicolaita: 272; 318. Nicomaco: 664,6; 664,7. Nigidio Figulo: 771,5. Nimfodoro: 116.

923

Niobe: 114, 9. Noè: 215; 259; 643,40. Noropi: 88. Novaziano: 535,38. Numa: 82; 496; 514,13. Numenio: XXXVI; 30, 91; 149; 526, 2; 552,18. Ochozias: 122. Ocos: 129. Odrisi: 78. Ogige: 114. Olda: 125; 137. Olimpiodoro: 18,50; 694,32. Olimpo di Frigia: 87-88. Olimpo di Misia: 88. Oloferne: 452. Omero {e citazioni dai suoi poe­ mi): VDI; 17,43; 21,55; 33-34; 35; 57,4; 57,5; 57,6; 61,14; 73; 77; 86,44; 114-115; 117; 122124; 153,13; 168, 11; 170,5; 184,28; 194,6; 213; 232, 7; 262; 263,8; 264, 10; 275,67; 276, 70; 292, 13; 293; 306, 2; 312-313; 328,9; 328,10; 387' 19; 417,17; 454,8; 462; 467, 26; 470,4; 475,3; 476, 7; 485, 40; 486,42; 490; 499,50; 499, 51; 509; 512,3; 516; 522,29; 526,4; 533,27; 541, 10; 545, 21; 577-579; 583; 588; 595; 609-610; 612-613; 619-620; 622; 650,13; 713; 716,26; 719, 40; 730,7; 744,5; 744,6; 746, 15; 751,7; 814; 83lnc; - vedi anche i nomi dei singoli per­ sonaggi: Achille, ecc.

924

Indici

Onomacrito: 131;132,123;135. Onesicrito: 83,28. Orapollo: 142,187; 508,10. Orazio: 48,4;309,15;321,17;335, 21; 507,9; 538,54; 614,33; 677,27. Orfeo (e poemi orfici): 71; 77; 113; 117; 131-132; 136; 313; 509;530;534;557;588;591595; 597; 609; 616; 622-623; 831nc. Origene: IX; XI; XVII,33; XXIII; XXVII,52; XXIX-XXXI; XXXI, 57;XXXJ,58;XXXII,60; XXXIV; XXXVI; XXXVll,67; XL I; XLVII; 5,2; 11,16; 29, 91; 39-40,5; 42,15; 43,18; 66,22; 109,7; 111,3; 144,193; 145,198; 149,4;154,3;172,13; 181,13; 221,16; 246,13; 268,32; 273, 55; 289,1;309,15;311,4;330, 16;331,3;345,1;352,28;352, l; 365,7; 371,7; 388,1; 397, 14;414,4;486,42;489,2;497, 43;513,9;540, 8;556,41;561, 27; 572,24; 586,110; 632,2; 637,10; 672,38; 698,50; 747, 24; 748,3; 752, 11; 753,13; 759,18; 760,25; 761,35; 762, 37;771,5; 804,2. Orontopata: 528. Ortagora: 136. Osea, profeta: 124;137;593. Osea, re: 124. Otone: 128;144,195;145-146. Ovidio: 230,2; 480,1; 753,13'; 850nc. Ozias: 122;124.

Ozius: 119. Pan: 118;341;839nc. Pandione: 512. Pandora: 577. Panezio: 2 81. Paniassi: 613;622. Pantaclea: 454. Panteno: VII;IX; 19,52; 235,23. Paolo: XVII;XLVI; L;21;271;358; 462; 648-649; 652; 692; 771; 820; apocrifi Atti di Paolo: 635,12. Papia: 20,54;27,79. Parchò/Barkoph: 643,40. Paride: vedi Alessandro. Parmenide: XXVI; 75; 502; 542; 559,13;586; 600;620. Pausania: 81,24; 85,41; 114,12; 116, 24;117,32;132,121;135, 142; 138,158; 138,159; 395, 14;453,5;453,6;624,1. Pelasgo: 113. Pelope: 115. Penelope: 467. Penteo: 69; 115. Perdicca: 814. Periandro: 71-73. Pericle: 132,122; 261,21; 389,7; 455. Perseo: 115; 138. Persiani: 78; 89; 155. Petronio: 407, 13. Peucetione: 413. Pier Crisologo: 478,22. Pietro: 21; 151; 336; 652; 699; 780; 820; Predicazione di Pie­ tro, per Clemente autentica:

Indice onomastico 181,13; 235; 347,14; 632-633; 635; 639-640; 645; 696; 846nc; apocrifi Acta Petri cum Simo­ ne:635,13; apocrifo Vangelo di Pietro: 636,10_ Pilato: apocrifi Acta Pilati: 637, 10. Pindaro: 20,52; 62; 90; llO; 117; 134,134; 135,140; 135,142; 138,159; 171; 192; 313; 409; 455,14; 483,21; 486,42; 507, 8; 578-579; 595; 599; 663,14; 684,18; 711,2; 720,1; 739,20_ Pirrone: 35,12; 76; 282,18; 282, 20; 814. Pisandro: 622. Pisino Lindio: 622. Pisistrato: 34,8; 131,118; 133. Pistis Sophia, scritto gnostico: 331, 3. Pitagora: 18; 61; 73; 74; 76-81; 91; 92,37; ll7; 130; 132; 134; 149; 197; 236,37; 244; 254; 282; 315; 385; 414; 472; 511516; 540-541; 548; 569; 577; 623; 645; 752; 754,19; 813,26; 830nc; pitagorici: 269; 310; 316; 468; 484; 534; 566; 601; 703. Pitocle: 136. Pitone: 858. Pitra: 832nc. Pittaco: 71; 73; 237,41. Pizia: 72; 382; 620; 624-625. Platone: espressamente menzionato da Clemente: 17; 53; 5556; 60; 64; 72; 75; 77-79; 102103; 114; 143-144; 149; 158-

925

160; 162; 167; 169-171; 189; 191-193; 195-196; 216; 260; 266; 283-285; 290; 292; 306; 309-310; 313-315; 390-391; 396; 402; 406; 410; 455; 475; 486; 495; 498; 501-502; 504; 507; 514; 536; 540-541; 546547; 551; 554-558; 563-564; 566; 569-577; 579-580; 582583; 586-587; 597; 599-600; 614; 617-618; 620-621; 623; 645; 692; 723-724; 814; 862863; citato dai curatori: VITI; XJV; XX; XX,37; XXIV; JOOV,46; XXV-XXVI; XXV,50; XXIX; XXIX, 55; XXX ; XXX11,61; Xl.Vl; 6,3; 7,5; 9,9; 11,16; 13,19; 14,24; 14,26; 16,38; 19,52; 25,72; 25,74; 25,75; 26,78; 27,82; 29,88; 33,8; 34,4; 39,4; 40,5; 42,12; 47,3; 48,6; 57,6; 57,7; 58,13; 59,3; 62,16; 66,22; 67, 4; 81,24; 88,16; 92,38; 98,14; 98,15; 99,2; 105,11; 105,16; 108,3; 110,18; 134,136; 138, 157; 153,11; 154,15; 155 ,5; 156,7; 161,5; 161,6; 163,14; 164,3; 168,10; 168,11; 175,4; 176,8; 179,7; 180,8; 180,11; 181,13; 183,24; 184,26; 188,5; 194,11; 197,31; 198,4; 213,1; 216,19; 216,20; 216,21; 217, 23; 217,26; 221,14; 229,11; 232,1; 240,15; 244,8; 245,1}; 247,13; 258,2; 263,8; 264,10; 264,12; 268,34; 269,37; 273, 55; 282,16; 286,13; 288,26; 312,6; 319,8; 323,29; 328,10;

926

Indici

335,21; 343,6; 346,5; 351,24; 363,7; 364,9; 380,12; 382,4; 382,5; 385,8; 386,16; 387,21; 387,22; 389,8; 394,8; 398,17; 409,28; 414,5; 416,14; 426,2; 427,8; 442,15; 448,11; 450,21; 455,14; 456,6; 466,19; 467, 31; 470,1; 472,13; 473,17; 473,22; 474,2; 478,20; 480,1; 480,5; 500,58; 506,2; 509,16; 510,17; 515,18; 516,27; 519, 7; 520,14; 524,40; 527,8; 536, 40; 548,2; 553,29; 559,13; 560,19; 561,27; 565,16; 592, 143; 601,197; 608,3; 626,13; 636,5; 644,6; 657,12; 657,17; 661,3; 662,7; 669,26; 669,27; 674,7; 676,16; 677,24; 677, 27; 678,34; 679,36; 684,21; 687,2•; 694,31; 694,32; 698, 51; 702,16; 706,39; 710,61; 712,6; 715,21; 716,26; 721,7; 724,22; 729,10; 730, note pas­ sim; 731,16; 732,17; 733,25; 733,26; 734,29; 734,30; 735, 38; 735,39; 736,40; 736,4; 737,8; 738, note passim; 739, 18; 739,22; 740,25; 741,26; 741,30; 742,37; 744,2; 747,22; 748,3; 756,6; 758,15; 759,19; 759,21; 763,42; 764,46; 764, 49; 765,54; 767,62; 771,5; 775,9; 778,6; 781,18; 781,19; 782, notepassim; 783,27; 786, 3; 787,11; 793,42; 799,2; 799, 4; 801,11; 805,4; 809,12; 813, 27; 816,40; 819,1; 822,1; 828833nc; 843nc; 857,3; pseudo-

P.: 103; 194,6; 662,4; 694,31; platonici: 225. Platone, comico: 622; 753. Flauto: 617,49. Plinio il Giovane: x,l2. Plinio il Vecchio: 76,30; 80,17; 81, 20; 87,1; 88,14; 113,5; 142, 187; 198,4; 255,56; 264,13; 291,12; 453,5; 538,54; 606,9; 711,3; 753,16; 754,19. Plot ino: XIII; xm.23; xvm,35; XXXVI; 9,11; 158,18; 180,11; 211,20; 245.13; 346,7; 552, 18; 552,19; 561,26; 727,1; 732,17; 750,2; 83 7nc. Plutarco: XV; 18,49; 28,85; 31,2; 33,7; 43,18; 61,12; 76,23; 79, 13; 81,20; 81,24; 82,25; 82, 26; 84.36; 85,41; 90,27; 93, 39; 98,14; 104,9; 116,24; 117, 31; 124,75; 136,143; 136,145; 137,153; 139,166; 143,192; 158,18; 192,30; 194,11; 198, 3; 204,3; 211,19; 216,17; 221, 14; 229,11; 232,5; 254,52; 255,55; 255,56; 265,17; 273, 56; 274,59; 276,69; 278,83; 286,13; 293,23; 313,15; 317, 37; 317,38; 383,11; 388,2; 395,14; 411,42; 413,2; 413,3; 449,18; 449,19; 450,21; 453, 5; 453,6; 454,9; 455,14; 455, 16; 466,20; 474,2; 485,40; 496,37; 499,52; 500,56; 508, IO; 509,11; 510,18; 512,1; 512,4; 51�28; 522,28; 52� note passim; 527,7; 528,3; 529,7; 534,31; 534,32; 540,8;

Indice onomastico 548,3; 551,16; 556,41; 570, 14; 571,18; 572,25; 578,63; 588,123; 602,200; 612,23; 626,12; 627 ,20; 630,7; 631,9; 633,4; 640,31; 646,17; 664,5; 674,4; 698,49; 704,24; 707' 44; 753,16; 753,17; 754,19; 754,20; 756,3; 757,9; 762,37; 814,34; 850nc; 857,2; pseu­ do-P.: 91,31; 122,65; 123,72; 136,145; 138,157. Poimandres: 7,7; 136,148; 246, 13; 432.3; 446,8. Polemone: 75; 286; 752; 850nc. Poliarato: 134. Polibio: 140,169; 831nc. Polibo: 703. Policarpo: 801,12. Policrate: 76. Polidectes: 138,166. Polifemo: 135; 622_ Poliido: 135. Polinice: 60,4; 232,7; 409,23. Polissena: 294. Polluce: 88,16;- vedi anche Dio­ scuri. Pompeo Trogo: 140,174. Porfirio: XIII; XIII,23; 11,16; 18, 50; 44,22; 81,22; 83,29; 92,37; 104,9; 163,2; 244,6; 365,7; 454,10; 500,59; 508,10; 512,1; 516,33; 520,18; 526,2; 541,10; 566,23; 614,35; 621,68; 750,2; 752,10; 754,22; 762,40; 849nc. Porsenna: vedi Peucetione. Posidippo: 614. Posidone: 82. Posidonio: 229,11; 281; 416,13.

927

Postumo: 413. Potifar, mo glie di: 778. Prailo: 413. Prassifane: 91. Prete: 114; 233,7. Prode: 117,32. Procne: 512,4. Procopio: 365,7. Predico, gnostico: 80; 272,52; 319,8; 321; 328,5; 760; 817. Predico, filosofo: 266,21; 516. Predico di Samo(?): 131. Prometeo: 98; 114; 116; 577; 751. Protagora: 45,25; 75; 265,18;650. Quintiliano: 53,1; 91,31; 499,52; 678,34; 831nc. Rea: 85,40. Rebecca: 44; 137; 478-479. Roboamo: 121. Romani: 255; 538. Romolo: 145. Saci: 416. Sacra Parallela: vedi Giovanni Damasceno. Sadoc: 120. Saffo: 455. Salmanassar: 124. Salome: 331; 342-344. Salomone: 120-123; 130-131; Odi di Salomone: 344,13; 637,10. Samaias: 121; 137. Samanei: 82-83. Samuele: 120; 137; 676. Sansone: 119; 714. Sara, moglie di Abramo: 42-43; 46; 137; 455; 676.

928

Indici

Sara, moglie di Tobia: 127. Sarapione: 82. Sarapis: 116-117. Sardanapalo: 155; 273. Sarmati: 416. Satiro, personaggio del mito: 88. Satiro, swrico greco: 485,40; 600, 187. Saul: 120. Scamone: 89. Scitino: 532,21. Sechnufis: 79. Sedecia, falso profeta: 121. Sedecias, re: 125-126. Seleuco, astronomo: 707. Seleuco Nicawre: 85. Sem: 141. Semele: 230,2. Semiramis (?): 89. Seneca: 42,12; 61,12; 198,3; 211, 18; 312,6; 415,10; 607,16; 614, 33; 626,12; 758,12; 782,21; 876,12. Sennacherib: 79,16; 141. Senocrate: XXV ; 75; 197; 285-286; 566; 588; 646,17; 648,31; 715, 21; 723; 752; 764,50; 850nc. Senofane: 74-76; 584; 730,7; 743. Senofome: 156,7; 157,12; 180,10; 230,4; 265; 274,63; 493,24; 516,32; 523,34; 577,55; 584; 616; 618; 669,27; 671,34; 684, 20; 732,23; 78V3; 814,34. Se�e: 129; 139; 325; 625. Sesw Empirico: XLIX,82; 42,12; 47,1; 53,1; 65,15; 98,14; 194, 12; 236,38; 240,10; 244,8; 244,9; 245,11; 275,64; 317,

37; 454,11; 493,20; 559,13; 591,136; 610,14; 718,37; 720, 4; 731,16; 745,13; 806,10; 848nc. Senimio Severo: 605,2. Sfero: 806,8. Sibilla (e Oracoli): 9,9; 81-82; 117; 312; 331,3; 584; 588; si­ bilie: 133. Sicione: 114. Siculi: 89. Silvano, gnostico: vedi Dottn'na di Silvano. Simeone: 137. Simmaco: 545,14. Simmia/Simia: 531. Simone, cavaliere: 814. Simone il Mago: 223; 299,1; 820. Simonide: 133; 180,8; 235,28; 394; 409; 474,2; 614; 677,27. Simplicio: 473,20; 586,108. Sinesio: 98,14; 593,145. Siri: 87. Sisara: 119. Sisifo: 138,158. Socrate: XIX; 71,3; 74-75; 102; 134; 189,8; 274; 284; 315; 386; 389,6; 427,8; 450,21; 455; 468; 475; 501; 503; 575; 577; 609; 645; 684,20; 723; 730,1; 764, 50; 783;27; demone socratico: 96; 571. Sodamo: 73. Sofode: 135,141; 232,5; 235,28; 276,69; 292; 382; 395; 409, 23; 499; 510; 513,6; 564,7; 585-586; 591,138; 595; 611613; 616; 618; 672; 839nc.

Indice onomastico Sofonia: 125; 137; apocrifa Apo­ calissi di Sofonia: 556,44. Solone: 34; 71; 73; 76; 79; 84,33; 91; 117; 176,8; 313; 560; 583; 595; 611; 613; 703,21; 707. Sonchis: 79. Sosibio: 123. Sotade: 73. Spartani: 61; 72; 413. Speusippo: 75; 193; 285. Stasino: 618. Stefano, linguista: 143,189. Stendo: 114. Stesicoro: 90. Stoa, stoici: 63; 193; 225; 260; 281; 290; 392; 396; 485; 494, 27; 568-569; 571; 573; 575; 578; 581; 623; 755,26; 803; 857; 862-863. Stobeo: 50,12; 55,8; 73,11; 180, 10; 214,8; 241,1; 245,11; 254, 54; 261,21; 280,9; 289,1; 292, 15; 416,13; 471,8; 485,41; 499,49; 512,1; 550,10; 610, 15; 612,25; 613,31; 614,36; 615,41; 615,42; 662,4; 802, 14; 828nc; 838nc. Strabone: 78,8; 117,32; 133,129; 163,14; 273,56; 414,4; 416, 13; 453,4; 454,11; 526,1. Stratone: 73; 75; 89; 281,13. Suda: 9,10; 79,11; 85,41; 131, 118; 131,121; 144,195; 149,4; 454,10; 508,11; 586,106; 685, 22. Susanna: 453. Susarione: 90. Svetonio: 111,3; 140,171.

929

Tacito: 84,35; 198,4. Talete: 65; 71-74; 76-77; 130; 188; 198,4; 574; 631,8; 645; 829830nc. Tamar: 45. Tamiri: 89. Tantalo: 117. Taziano: 19,52; 87,1; 111; 112,4; 113; 115,16; 115,19; 122,65; 126,92; 130,115; 131,118; 134, 135; 310,18; 333,14; 353,11; 354-355; 358,41; 360,54; 363; 455,12; 480,32; 497 ,43; 557' 44;561,27; 832nc. Teano: 92; 406; 454. Tearida (= Teoride?): 596. Telchino: 114. Telefo: 744,7. Telemaco: 135,142; 467. Telemo: 135. Telesilla: 453; 455. Telete: 745,13. Telmesso (?): 135. Temide: 599. Temistio: 455,14. Temisto: 454. Temistocle: 76; 504,15; 551,16. Teoclimeno: 135. Teocrito: 500,56; 828nc. Teoda: 20,54; 820. Teodette: 615. Teodoreto: 50,2; 54,6; 61,13; 72, 4; 74,16; 77,3; 79,15; 86,43; 87' l; 87,9; 89,23; 115 ,21; 131, 119; 149,4; 163,14; 183,21; 190,14; 191,21; 191,22; 260, 17; 261,21; 265,20; 273,56; 274,63; 275,64; 279,1; 280,7;

930

Indici

282,15; 284,2; 285,8, 290,4; 312,11; 314, note passim; 315, 25; 318,4; 319,8; 323,30; 355, 18; 381,3; 382,6; 390,13; 391, 20; 392,1; 394,9; 409,29; 413, l ; 453,4; 455, note passim; 467,31;468,36; 471,8; 471,11; 479,31; 483,21; 492,19; 495, 33; 501,1; 502,4; 503,10; 504, 15; 505,21; 507,6; 519,7; 528, 3; 548,3; 549,9; 555,39; 556, 42; 557,1; 557,6; 558,9; 561, 21; 564,6; 566,25; 569,8; 569, 11; 570,15; 571,22; 576,49; 577,51; 578,65; 580,71; 583, 94; 584,98; 586,108; 587,117; 588,118; 591,135; 592,141; 594,155; 599,184; 613,26; 617,51; 621,65; 621,67; 652, 26; 713,8; 742,37; 743,1; 745, 11; 750,2; 803,20; 821,12. Teodoro, filosofo: 413; 567,29. Teodoro, gnostico: 19,52. Teodozione: 127,101; 287,18. Teofilatto: 479,27. Teofilo, Ad Autolico: 11,16; 19, 52; 82,24; 111,3; 136,148; 180, 10; 192,25; 277,75; 312,10; 365,5; 473,17; 494,27; 559,13; 562,28; 570,13; 572,24; 584, 97; 592,141; 632,2; 843nc. Teofrasro: 75; 80,17; 89; 184; 317; 645; 723; 745,9; 745,13; 746, 18; 754,22. Teognide: 312; 316,32; 394; 454; 536; 611; 613; 615; 617; 713, 12; 786,4; 823. Teone: 446,8; 529,5.

Teopompo: 6; 74; 123; 133,131; 134,135; 136; 618-619. Tereo: 512. Terpandro: 90; 132; 667; 707. Tertulliano: 22,62; 80,18; 92,38; 104,9; 105,13; 105,15; 109,7; 111,3; 112,4; 112,5; 148,1; 186,3; 192,25; 309,15; 310,18; 370,14; 371,7; 414,7; 421,5; 426,5; 485,38;492,16; 493,22; 566,25; 596,165; 723,19; 727, l; 759,23; 808,10; 816,39; 819,3; pseudo-T.: 306,4. Teseo: 115; 138-139; 139,160. Tespi: 90; 533. Testamento di Levi, apocrifo: 450, 21. Themis: 91. Thoth/Theuth: 78; 135,138; 527, 8; 629,2. Tiberio: 138,157; 144-146; 820. Tibullo: 500,56. Timeo, filosofo: 159; 588; 752, 10. Timeo, storico: 6; 75; 136; 140; 541,10; 625. Timocle: 383. Timoleonte: 136,145. Timone: 35,12; 75; 413,1; 499. Timosseno: 133. Timoteo, discepolo di Paolo: 692; 771. Timoteo di Mileto: 90. Timoteo di Pergamo: 413. Tiresia: 135. Tirio: 117. Tiro: 144-145. Tlepolemo: 115.

Indice onomastico Tobia: 127. Tobit: 127. Tolomeo, gnostico, autore della Lettera a Flora: 7,7; 180,10; 207,3; 239,9; 299,1; 324,33'; 433,7; 820. Tolomeo, storico egiziano: 113; 138,153. Tolomeo di Lago: 129; 148. Tolomeo Dioniso: 130. Tolomeo Epifane: 130. Tolomeo Evergete: 130; 142. Tolomeo Filadelfo: 129-130; 148; 453,4. Tolomeo Filometore: 84,38; 130; 149; 575. Tolomeo Filopatore: 130; 142. Tolomeo Fiscone: 130. Tolomeo La turo: 130. Tommaso, apostolo: 83,32; vedi anche Vangelo di Tommaso. Traci: 88. Traiano: 144-145. Trasibulo: 157. Trasillo : 138. Trasimaco: 616; 619,57. Trasonide: 232. Trifone: 694,34. Triopa/Triopas: 114; 116. Trittolemo: 114. Trogloditi: 88. Tucidide: 135,142; 139,162; 611; 618; 845nc.

Uafris ( Apries, Hofra, Uahe· bra, Vafres, Wahiphri): 129; un omonimo: 131. Ulisse: 86; 135; 668. =

931

Uria, profeta: 125; 137. Valentino, gnostico (e segu � ci): 20,54; 80,18; 185-186; 207; 269-270; 299; 320; 340; 363; 370; 421-422; 432-433; 491; 561,23; 581,78; 593; 642; 811, 19; 820-821; 834nc; 838nc. Valeria Massimo: 163,14; 413,1; 574,40. Vangelo di Tommaso, gnostico: 217,23; 318,1; 331,3; 363,6; 574,38. Vangelo di Verità, gnostico: 553, 25. Vangelo secondo gli Ebrei, apocri­ fo: 217; 574,38. Vangelo secondo gli Egiliani, apo­ crifo: 331,3; 342; 363. Varrone: 9,10; 46,27; 81,24; 114, 9; 140,169; 416,13; 753,16. Velleio Patercolo: 139,162. Vespasiano: 128; 141; 144-147. Virgilio: 135,138; 136,143. Vitellio: 128; 144,195; 145-146. Vitruvio: 550,13; 762,40.

Xanto: 132; 310. Xifodre: 528. Zacharias, profeta: 126; 129-130; 137.

Zacharias, padre di Giovan ni: 137.

Zadok: vedi Sadoc. Zaleuco: 91; 163. Zalmoxis: 414. Zarato (=duplicazione di Zoroa­ stro?): 80.

932

Indici

Zararustra: vedi Zoroasrro. Zenobio: 563,2 ; 8 12,22; 823,7 . Zenone, caposcuola dello stoicismo: 63,8; 75; 183,2 1 ; 1 83,24 ; 2 1 3,2 ; 229, 1 1 ; 267 ,30; 275276; 279,4; 280; 286, 1 3 ; 454, 1 1 ; 472, 12; 509, 12; 540; 555; 568 , 1 '; 573; 574,4 1 ; 605,2; 645 ; 723 ; 740,24; 748,2 . Zenone di Elea: 75; 4 1 3 .

Zero: 1 1 7 . Zeus: 8 5 , 4 0 ; 87 ,9; 1 1 4 , 9 ; 1 1 7 , 3 1 ; 1 62 ; 2 3 0 , 2 ; 2 7 5 ; 2 7 9 ; 545; 579; 585; 587-588; 5 96; 599; 6 1 2 ; 625 ; 667 ; 75 1 ; 767; 844nc. Zopiro: 1 3 1 . Zoroastro/Zaratustra: 80; 1 3 4 ; 580; 634, 1 1 . Zorobabel : 1 2 7 ; 129.

NOMI MODERNI

Aall A . : 7 ,7 . Alberigo G . : VIII ,3 . Alfonsi L.: VII,l; 3 5 , 1 ; 273 ,56; 282 , 15. Amerio M.L.: 352 ,28. Andres F.: 93 ,39; 227,3. Andresen C.: 7 , 7 ; 46,30; 8 1 ,20; 285 ,8; 552 , 1 8 ; 734,29. Apostolopoulou G . : xvm,3 5 . Arnim: 834. Baert E.: 68 1 , 1 3 . Bainbon R . : 1 46, 1 99. Bardenhewer: 1 27 , 1 0 1 ; 1 5 0 , 1 ; 289, 1 ; 296,38; 808 , 1 . Bardy G . : 1 9 ,52 . Bareille G . : 362 , 1 . Barnard P.M.: 8,8. Barzanò A.: XLII,75 . Banegazzore A.: 52 1 ,22. Bearzot C.: XLII,75 . Beatrice P.F.: 362, 1 ; 369,5 . Beh r ].: XXIX,5 3 . Benoit A.: vedi Simon M .

Benz F. : 4 1 1 ,38; 427,8; 5 7 1 , 1 8. Bernhard J.: 355 ,23 . Beniolo P.: XLIV,76. Bianchi U.: 2 1 0, 13; 427, 1 . Bianco M . G . : 2 1 ,55 . Bidezj.: vedi Cumont F. Bignone E.: 3 1 , 1 ; 1 5 5 ,5 ; 273 ,56. Bissing: 529,7 . Blanc C.: 1 72, 13. Blass F.: 6 1 9,58. Boeckh: 586, 1 1 0; 590,13 0; 5 96, 1 66. Bohlig A . : 8,8; 38, 1 3 ; 4 1 , 10; 58, 12; 67,6; 1 06, 1 7 ; 1 7 1 ,6; 2 1 0, 1 4 ; 23 1 ,6; 249,22; 3 7 3 , 3 ; 5 5 3 ,2 3 ; Bohlig A .. Labib P.: 1 8 1 , 1 3 . Bolgiani F. : 245 , 1 1 ; 300, 1 ; 3 0 1 , 1 ; 3 02 ,6; 3 1 0 , 1 7 ; 3 1 1 ,3 ; 3 1 8 , 1 ; 3 1 9,8; 32 1 , 1 7 ; 323,28; 323,30; 3 3 1 ,3 ; 3 3 3 , 14; 335,2 3 ; 358,4 1 . Bonaccorsi G . : 2 1 7,22 ; 2 1 7 ,2 3 . Bousser W. : 1 9 ,52; 92 ,38; 1 04,9; 1 12 ,4 ; 3 0 1 , 1 ; 520,16; 568, 1 ; 605 ,2; 63 7 , 1 0 .

Indice onomastico

Born kamm : 23 ,64. Bowe rs ock G. W.: XLI,72 . Brad le y D.: 63 ,8; 481 , 10; 765 ,54 . Brat ke L.: 23 ,64; 40,7. Brezz i P.: 1 9,52 . Br ontes i A.: 1 2 , 1 6; 1 4 ,23 ; 22,60; 32,5; 40,5 ; 59,3; 65 ,13; 160,9; 1 66,16; 1 85,2; 1 86,6; 190,17; 209,10; 247 ,13; 303 , 10; 362 , 1 ; 363 ,4 ; 479,29; 492,16; 523 ,33 ; 568, 1 ; 594,152; 606,12; 681 ,3 ; 68 3, 11 ; 697 ,45; 7 1 3 , 1 1 ; 77 1 ,4; 835nc; 839n c; 846n c; 849n c. Brooks J.A.: IX,6. Broud éhou x J.P.: 289, 1 ; 30 1 ,2; 303 , 1 2 ; 3 1 1 ,3 ; 344,13; 355, 18; 363 ,5 ; 404,60; 673 ,47 ; 787, 10. Bu onaiuti E.: 30,91; 300, 1 ; 302, 6; 309, 13 . Bu rkert W.: 80, 19; 1 82 , 1 7 ; 5 1 2 , 1 ; 529,4 ; 539,3 ; 54 1 , 10. Bu tte rwort h G.: 277 ,75 .

933

Cataudella Q. : 550 ,9 ; 5 7 9 ,68; 844n c. Chadwi ckM. :29,9 1 ; 49,8; 176, 1 3 ; - vedi an che Oult on J. Chant raine P. : 848n c. Cla rk E.A.: XXI,4 1 . Cla rk L.: 2 1 ,55 ; 39,4. Christ W.: 72,4; 1 1 2,4; 128, 103 ; 138, 155; 532,24; 584,95; 586, 1 1 0; 592, 1 4 1 ; 609,4; 6 1 8,53 ; 832 n c. Cohn : 530,9; 530, 10. Colli G.: 10, 1 1 ; 1 3 1 , 1 1 8 ; 1 82 , 1 9; 1 9 1 ,2 1 ; 3 1 2,8; 3 8 1 ,3 ; 581 ,80; 586, 105 . Coll omp P.: 520, 1 6. Colpe: 1 85 , 1 ; 300, 1 . Colson E.: 476,10. Conze E. : 83 ,3 2 . Corssen F.: 529,4; 529,5 . Cou rcelle P.: 72,6. Cum ont F.: 149,4; 523 ,33 ; Cu mont F. Bidez J. : 3 10,18. -

Ca mel ot T. : XXIX,54; L,84; 8,8; 1 2 , 1 6; 2 1 ,54; 23 ,64; 30,9 1 ; 4 1 , 1 2 ; 5 1 ,5 ; 1 7 8, 1 ; 1 82 , 1 9; 1 90, 1 7 ; 1 94,1 1 ; 202 ,22; 203 , 27; 225,8; 257,62; 403 ,52; 494 , 27; 544, 1 1 ; 547 ,28; 559, 1 3 ; 561 ,22; 63 7 , 1 0; .- vedi an che Mondésert. Ca mpos J. : 39,5 . Canivet P.: 50,2. Cantarella R.: 90,30; 623 ,76. Case y R: 6,2; 5 1 ,5 ; 56, 1 5 ; 1 85 ,2; 238,3 ; 473 ,1 9; 494,27; 559, 1 3 ; 584 ,98; 585 , 1 00. Caster: ved i Mondésert.

Dal Covol o E. : VIII,3 . Dani él ou J. : 1 9,52; 2 1 ,54; 26-27 , 79; 32,5; 36, 1 ; 44,22 ; 83 ,32; 92 ,38; 93 , 39; 1 1 1 ,3 ; 1 66, 16; 1 90, 1 4 ; 209, 10; 227,3 ; 247 , 1 3 ; 259,9; 268,3 5 ; 363 ,6; 364, 9; 446,8; 476, 10; 480,32; 494, 27; 520, 1 2 ; 520, 1 6 ; 524,42, 545,2 1 ; 553 ,24 ; 55 7 , 1 ; 559 , 1 3 ; 5 63 ,5; 566,25 ; 5 8 1 ,78; 63 2 ,3 ; 63 6,8; 63 7 , 1 0; 655 ,6; 664 , 3 ; 685 ,27 ; 702 ,1 8; 734 , 29; 738, 1 4 ; 822 ,3 . Davids on J.E. : x, 1 3 .

934

Indici

Dawson D . : >00.1 11,62. De Cl eva Ca izzi A.: 77, l. De Faye E.: 5,2; 1 1 , 1 5 ; 30,9 1 ; 38, l;48,6; 5 1 ,5 ; 73 ,7; 1 08,2; 2 1 2, 20. Deiber A.: 507,9; 526,2 ; 527,5 ; 527,6. De Labriolle P.: 1 1 1 ,3 . De Lagarde P.: 1 1 2,4 ; 530, 1 1 . Delatte L.: 1 93 ,3 2 ; 3 1 7,3 8 ; 704, 25. Del G rande C . : 827-828nc; 830nc. De Lubac H.: 44,22. Denis A.M.: 80, 1 7 ; 85,38; 142, 185; 142,1 86; 1 52 , 8 ; 1 5 2 ,9 ; 592 , 1 4 1 . Des Places E . : 285,8; 4 1 1 ,38. Detschew D . : 530 , 1 1 . De Vaux R. : 63 3 ,5 . Devreesse R.: 5 1 9, 1 1 . Diano C.: 90,25 ; 3 1 5,28 ; 3 8 1,3 ; 3 86, 1 2 ; 409,28 ; 466,22; 497 , 4 2 ; 5 8 1 ,80; 586, 105; 587, 1 17. Diehle A.: 83,29; 3 4 1 , 1 2. Diels: 80 , 1 7; 493 ,22 ; 536,42; 560, 19; 6 1 9,57 ; 703 ,23 ; 838nc. Dillon G.: xvm,3 5 . Dobschiitz: 63 4 ,6; 63 5 , 1 2 . Dodds E . : 532,24 . Diilger F.: 1 86,3 ; 275,66; 276,72; 446,8; 467,24; 493 ,22; 5 2 3 , 3 3 ; 527,7; 538,52; 630,5 . DonahueJ. R.: 267,3 0. Donini P.L.: XLIX,8 1 . Dorchain P.: 63 0,5. Do resse ].: 2 1 7,23 ; 300, l. Doutrelau: 266,26. Drioton E.: 508,9.

Dubois ].-D . : XIV,25 . Eberharter A.: 37, 1 2 . Edwards M . ].: xx,3 8 . Ehrman B.D.: xrv,26. Einzenhofer: 667, 1 7 . Eisler R.: 80, 1 7 . Eher A . : 34,3 ; 84,3 8; 2 3 2 , 5 ; 3 13, 14; 394.9; 454,9; 499,49; 503, 1 0 ; 590, 130; 592, 1 4 1 ; 609,4 ; 6 1 0 , 1 5 : 845nc. Enslin M . S . : 20,52. Erbetta M . : 2 1 7,22 . Faggin G . : 33 1,3 ; 661 ,2 . Farinelli L . : 30,9 1 . Fascher E.: 30,9 1 ; 1 02,2; 5 64 , 1 3 ; 646, 1 7. Fee G.D.: 438,2. Festa N. : 504 , 1 8 ; 585 , 1 00. Festugière A.- ].: 40,5 ; 78,7; 136, 148; 1 80, 1 0 ; 2 1 7 ,23 ; 446,8 ; 552, 1 8 ; 556,44; 559, 1 3 ; 5 80, 78; 5 82 ,85 ; 593 , 1 4 5 ; 849nc. Filoramo G.: xuv,76. Firpo G . : vm,3 . Fortin E.: 648,34. Frohnhofen H . : XXIX,53 . Friichtel L.: VIII,3 ; 224,2 ; 302 ,6; 359,50; 404,57; 435,16; 450, 2 0 ; 507,9; 5 5 1 , 1 4 ; 593 , 1 4 5 ; 594, 1 4 8 ; 829nc; 833 nc; 83683 7nc; 840 - 84 1nc; 843nc; 845nc; vedi anche Stahlin O. Fuchs H.: 45 ,27; 192,25. Gabrielsson ].: 19,52. Gass W.: 65 , 1 3 .

Indice onomastico

Gavall otti :505,2 1 ; 625,6. Ge moll A.: 609,4; 618,43 . G iannan t oni G .: 265,17; 272,52; 283 ,24 . G igante M.: 1 93 ,32. Giusta M .: 281 , 10. G ompe rz H.: 80 ,1 7 . G rant R.M.: 93 ,39; 290,2 . G ri ggs C.W.: x ,l l. G ru mel V. : 144 , 1 95 . Gui llet ].: 44,22 . Haas C.: X , 1 1 . Had ot P.: Xl, 17 . Harl M.: 429,6; 567 ,30. Ha rnack A.: 1 9,52 ; 26,79; 149,4; 172 ,1 3 ; 2 1 0,1 3 ; 3 1 0,2; 345,3 ; 347 , 1 4; 3 89 ,6; 3 9 1 , 1 7 ; 492 , 1 6 ; 63 5 , 1 3 ; 723 ,1 9; 81 6,43 ; 81 9,3 . Ha rris R.: 8,8. He inisc h P. : 1 59 ,1 9 . He inze : 566,23. Hen gel M .: 84 ,38; 14 1 , 183 ; 152, 8 ; 592 , 1 4 1 ; 832nc. Hense : 745 , 1 3 . He rin gJ.: 92 ,38; 3 12 ,6; 369,5 . He rvet G .: 37 ,9; 257 ,62 ; 280,7; 302 ,6; 828-829nc; 83 1nc; 835836nc; 845nc; 847nc; 849nc; He yse : 850nc. Hil ge nfeld A.: 80 ,1 8; 1 1 1 ,4; 185 ,1 ; 1 85,2; 207 ,3 ; 223 ,22; 268,35 ; 269,39; 300, 1 ; 302 ,6; 305 , 1 ; 309, 1 3 ; 3 1 8,4; 323 ,28; 333,14; 354 , 1 2 ; 42 1 ,5 ; 427 , 1 ; 432,3 ; 642 ,39; 643 ,40; 820,5; 82 1 , 1 2 . Hille r E.: 136, 145 .

93 5

Hitchcock M .: 1 1 0, 1 7 . Hoffmann R.: xvm,35 ; 179,7. HohJ.: 1 99,6. Holck C.; 5 1 2, 1 . Holste in H. : 20,54 . Hopfner T.: 1 98,4 . Hort : 849 -850nc. Howald E.: 77 , 1 ; 9 1 ,36. Hozakowski A.: 127 , 1 0 1 . Hultsch: 122,66. Il iescu V.: 5 17 ,34 . Isnardi Pa rente M.: 285 , 1 1 ; 566, 23. ltte r A.C.: XJII,2 1 . Jacks on H: 394 ,1 0; 832nc. Jac oby F.: 81 ,20; 132,127; 136, 145; 139,164; 14 1 ,1 7 5 ; 142, 187 . Jaka b A.: x,1 1 . Je re mias }.: 154,3 ; 168,8; 545 , 14. Jonas H. : 300, 1 . }uthne r: 563,2. Ka rpp H.: 1 99,6 . Kasse r R.: 8,8. Keep L.: 296 ,3 8 . Kel be r W.: 7 ,7 ; 30,9 1 ; 728,6. Ke rn: 1 3 1 , 1 2 1 ; 1 3 2 , 122; 530,8; 530, 1 0 ; 534,3 1 ; 592 , 1 4 1 ; 622 , 74; 623 ,79 . Kindst ra nd }.F.: 745, 1 3 . Ki rk G . S . : 581 ,80 . Kle ingi.int he r A.: 87 , 1 . Knau be r A.: 6,2; 340,5 ; 494,27. Koch H.: IX,7 . Kock: 591 , 1 3 5.

93 6

Indici

Koep L.: 20,52. Koetschau P. : 832nc. Kovacs J.L. : xx:xvm,68. Kremmer M . : 87 ,1. Kroll W.: 1 43 , 1 89. Kutter H.: 9,8; 334, 1 5 ; 547,26. Labib P.: vedi Bohlig A. Lake S. e K. : 8,8. Lamberton R.: XXXVI ; XXXVI,65 . Landucci F.: XLII,75 . Laqueur: 1 1 7 ,28. Lazzati G.: XIV; XIV,27 ; 6,2; 1 9, 52; 3 0,91; 3 1 , 1 ; 3 8, 1 ; 5 1 ,5 ; 246, 1 3 ; 505,25 ; 605,2; 648,3 1 ; 828nc; 835 nc; 837nc; 839nc; 84lnc; 847 nc. Le Boulluec A.: XIV,25 ; 108,2; 489,4 ; 492 , 1 6; 494 ,27 ; 499,52; 5 12,2 ; 5 12, 16; 5 1 9,1 1 ; 521,22; 532,24; 538,53; 55 1 , 1 4; 578, 65 ; 842-844nc. Lébreton J.: 5 ,2 ; 2 1 ,54; 30,91; 190, 1 7 ; 202,24; 476,10; 494, 27; 559, 1 3 ; 647 ,30; 687 , 1 ; 805, 3•. Leisegang H.: 210, 1 3 ; 223 ,22; 3 00 , 1 ; 302,6; 82 1 , 1 2 . Lesky A.: 15 1 ,5 . Liddell-Scott: 83lnc. Lilla S.: XXIX,54; 7,7; 9,9; 1 8 ,47 ; 2 1 ,5 4 ; 23 ,64; 26,78; 3 0,9 1 ; 3 7 ,9; 40,5 ; 4 1 -42 , 1 2 ; 5 1 ,5 ; 56, l ; 63 ,8; 92 , 3 8 ; 96,8; 1 08,2; 1 60,9; 1 68,9; 1 7 8 , 1 ; 180,11; 1 8 1 ,13 ; 1 82,19; 1 8 3 ,2 1 ; 1 84, 26; 188 , 5 ; 190, 1 7 ; 212,20; 216,17 ; 2 1 7 ,25; 2 1 9,4 ; 221,

14; 222,20; 229, 1 1; 232,5 ; 2 3 8,3 ; 244 ,8; 24 6-247,13 ; 346, 5; 3 91,2 0 ; 3 97 ,14 ; 41 1 ,3 8 ; 450,2 1 ; 47 3 , 1 9; 476, 1 0 ; 494 , 27; 5 1 7 , 1 ; 539,2 ; 544, 1 1 ; 548, l ; 548,4 ; 552 , 1 8; 559, 1 3 ; 566, 26; 568, 1 ; 568,2; 5 69,4; 57 1 , 2 0 ; 572,24; 573 ,29; 693 ,25 ; 7 3 3 ,27; 773 ,2. Livingstone E.A. : xrv,25; LI,88. Lobeck: 832nc. Loh r W.A.: xm,22. Lassi J.: xxi,40. Lowth: 82 9nc; 84ln c ; 847nc; 848nc. Lugaresi L.: XII,l9. Manfredi M.: 176, 1 0. Mara M.G.: 632,2; 635 ,13 ; 637 , 10. Marcowich M.: 10,11; 103,6; 130, 1 14; 176, 1 0 ; 1 82 ,19; 1 9 1 ,2 1 ; 3 1 2,8; 3 1 5 ,28; 3 8 1 , 3 ; 3 86, 12; 466,22; 468,36; 4 97 ,42 ; 567, 30; 5 8 1 ,80; 586,105 ; 602 , 1 99. Marrou H.: 21,55 ; 41,12 ; 323,3 1 ; 661,2. Marsh E.: 23 ,64 ; 3 6,5 ; 546,24; 553,29; 693 ,25 . Mayer A.: 247 , 1 3 . Mayor: 8 3 3 nc; 8 3 6 n c ; 838nc; 843 nc; 847 nc; 849-850nc. M cCown: 85,41. Mees M . : 8,8; 1 0 , 1 2 . Méhat A . : xv; xv,29; xv,3 1 ; XL­ vm,8 1 ; L , 87 ; 8,8; 1 1 , 1 5 ; 24, 66; 25,7 1 ; 27,80; 3 0 ,9 1 ; 32,7 ; 42 , 1 3 ; 47 , l ; 5 4 , 5 ; 55,13 ; 70,3 ;

Indice onomastico

7 1 ,2 ; 7 3 , 7 ; 78,7 ; 94 , 1 ; 1 1 0,18; 1 1 2 , 4 ; 144 , 1 95 ; 167 , 1 ; 185 , 1 ; 199,7; 209,10; 227 ,4; 228, 1 1 ; 235,28; 23 8,3 ; 24 1 ,2 ; 243 , 1 ; 247 , 1 3 ; 363 ,8; 3 8 1 , 12 ; 388, 1 ; 3 9 1 , 1 5 ; 4 1 8,2 3 ; 450,2 1 ; 463 , 6; 476, 1 0 ; 520, 1 2 ; 554,3 2 ; 567,26; 5 93, 144; 605 ,2 ; 606, 9; 664,6; 680,4 ; 689, 1 3 ; 740, 2 3 ; 7 7 3 ,2 ; 803 ,2 1 ; 808 , 1 0 ; 8 1 7 ,45 ; 820,7; 82 4 , 1 3 ; 829nc; 83 1nc; 85 1nc. MeifortJ.: 247 , 1 7 ; 564,6. Meinecke: 123,74. Merk C.: 30,9 1 ; 63 ,8. Me rkelbach R.: 6,4. Merki H.: xxm,44; 247 , 13. Messina G . : 635 , 1 1 . Meunier: 406,9. M icaelli C.: xvm,34. Minestrina G.: xvm,34. Moingt J.: 1 94 , 10; 543 ,7; 697 ,46; 773,2; 774,8; 775,9; 778,2. Molland E.: 92 ,38; 104 ,9. Monaci Castagno A.: IX,9; XII,l9. Mondésert C.: XV; xv,28; 8,8; 9,9; 10, 1 2 ; 16,45 ; 2 1 ,54; 26-27,79; 30,9 1 ; 32,7; 36,7; 3 7 ,9; 3 7 , 1 1 ; 42 , 16; 54,4; 56, 1 ; 57,9; 79, 14; 104 ,9; 1 65 , 1 2 ; 1 66, 1 6 ; 1 92 , 2 7 ; 2 3 5 ,23 ; 24 7 , 1 4 ; 260, 1 7 ; 320 , 1 2 ; 364,9; 3 9 1 , 1 7 ; 404 , 60; 4 3 7 ,3 ; 463 ,6; 504 , 1 4 ; 5 1 7 , l; 63 7, 10; 700,3 ; 7 14, 18; 7 3 5 , 3 7 ; 829nc; 832-834nc; 836nc; 838nc; Mondésert -Camelot : 1 86,6; Mondésert-Caster: 25, 71; 832 -833nc.

93 7

Mondolfo: 566,2 5 ; 6 1 2 ,22 ; vedi anche Zeller. Moreschini C.: xvm,34. Mortley R.: XVIII,34; XIX,36; 1 8 , 4 7 ; 23 ,64 ; 3 2 , 7 ; 42 , 1 6; 44 ,22 ; 70,3 ; 92 , 3 8 ; 104,9; 1 05 , 1 2 ; 149,4; 1 7 1 , 12 ; 178, 1 ; 1 82 , 19; 1 9 1 , 18; 2 19,4; 235 ,28; 247 , 1 3 ; 257,62 ; 495 ,32 ; 508,9; 552 , 1 8 ; 559, 1 3 ; 5 6 1 ,27; 666,9; 670,2 7 ; 698,52; 7 1 2 ,6•; 728,6; 73 6,5. MuckleJ.: 30,9 1 . Miiller: 140, 173. MunckJ.: 19,52 ; 26,78; 3 1 , 1 ; 5 1 , 5; 7 3 , 7 ; 552,20; 556,42; 558,8; 568, 1 ; 576,49. Musurillo H. : XLIV,78. Nardi C.: XL,7 1 . Natorp: 454 , 1 1. Nauck: 152,9; 266,23; 555,3 7; 587, 1 1 1 ; 610, 15. Nautin P.: 26,77; 47 , 1 ; 144, 1 95 ; 146, 1 99; 167 , 3 ; 379, 1 ; 569,9; 63 3 ,5 ; 634 ,6; 804 , 1 ; 824 , 1 3 ; 828-829nc; 833 -836nc; 846nc. Neri V. : XII,19. Nesde D.: 1 2 , 16. Nestle E. : 44,23. Nestle W.: 148,2. Newbold: 63 7, 10. Neymeyr U.: X, lO. Nock A.D.: 557,1. Norden E. : 136, 148; 1 8 1 , 1 3 . Nygren A.: xxvn,52 ; 1 1 , 1 5 . Ogg C.: 144 , 1 95 . Opelt 1.: 62 , 1 7 ; 549,9; 5 85 ,99.

938

Indici

Orbe A . : 320,13; 371,7; 422,5; 432,3;463,6. Osbom E.: VI11.3; IX,7; IX, 9; XIII, 21; 6,2; 7,7; 54,2; 69,1; 166, 16;168,10;178,1;181,13;182, 19;190,14;247,13;283,1;397, 14; 426,1; 475,2; 476,10; 489, l; 493,21;514,12;551,16;553, 25; 561,27; 683,16; 712,6'; 730,7;755,26;808,10. Oulton J.E.: 110,17;Oulton J.E. - Chadwick M . : 289,1; 300,1; 568,1. Pagels E.: 217,23; 301,1; 306,4; 414,7. Pascher J.: 39,5; 522,32. Pepin J. : 44,22;54,2; 104,9; 167, 3;508,9. Peretti A.: 81,24;635,11. Pericoli Ridolfini F.: 19,52. Peterson E.: 706,42. Pfeiffer R: 41.12;583,91. Pieper: 508,10. Pini G.:VII;VIII,};XI;XVI,32. Pizzolato L.F.: VIII,}. Plooy: 637,10. Pohlenz M.: 7,7; 12,16; 16,40; 39,4;47,1;63,8; 82,26; 98,14; 178,2; 183,21; 229,11; 242,8; 260,17; 280,8; 397,14; 412, 48;459,2;472,12;494,27;605, 2;628,21;683,16;713,11;773. l; 845nc. Postgate: 850nc. Potter: 37,9;257,62;830nc; 835836nc;846-848nc. Prandi L.: XI.II,75.

Prat F.: 380,6. Preisendanz K.: 85,41;235,28. Preisker E.: 303,12. Prestige C.L.: 257,62. Preuschen E.: 144,195; 146,199. Prigent P.: 516,31. Privitera G.: 90,27. Prudent: 664,3. Priimm K.: 23,64; 177,14; 182, 19;184,26; 188,5;232,1;241, l; 257,62; 287,20; 544,11; 833nc. Prunet 0.: 7,7; 8-9,8; 11,15; 12, 16; 16,40; 37, 11; 40,5; 165, 12;212,20;218,1;239,9;247, 13; 289,1; 326,45; 334,15; 389,6; 457,5; 494,26; 654,1'. Quacquarelli A.: 53,1; 59,1. Quispel G .: 22,62; 207,3; 209,

IO; 269,36;433,7;479,30;642, 39;834nc. Rahner H. : 23,64; 26,78;467,24; 478,22; 553,25; 637,10; 704, 28; 708,53; 809,14. Reinhardt K.: 755,26. Resch A . : 55,9; 105,13; 168,8; 368,15; 536,39; 545,14; 636, 3; 637,10; 639,21; 658,24; 805,5. Reynders B.: 20,54. Ricciotti G . : 148,1. Richardson W.: 40,5; 96,9; 161, 4;280,8;470,1. Ridings G.: XJV,25. Riedinger I. : 153,14; 210,13. Rizzerio L.: XVIII,35;XLVIII,81.

Indice onomastico Rizzi M.: vm,3 ; IX,9; x , lO; XII , l 8 ; Xli, l 9 ; XIII,22; XIV,24; XLII,75 ; XLIV,77; XLVII,80. Robem L. : xv; xv,30; xv,3 1 ; XXII,42 . Rohde: 1 3 1 , 1 2 1 ; 1 3 4 , 1 3 5 . Rommel: 198,4. Ronchi G .: 629,3 . Roscher W: 529,5. Rose: 74, 1 6. Rousseau A.: 822 ,3 . Roussel B . : XIV,25 . Ruggieri G .: VIII,3 . Ru izJurado M.: 3 1 1 ,3. Rusconi R.: VIII,3 . Rush A.: 527 ,8. Ruther T.: 2 1 2,20. Ruwet J.: 26,79; 55 ,9; 59,2; 148, l; 1 68,8; 20 1 , 16; 2 17 ,23 ; 255, 55; 3 3 1 ,3 ; 485 ,3 8;536,3 9; 545 , 1 4 ; 556,44 ; 570,15; 636,8; 658, 24; 755 ,26; 790,26; 805,5. Rzach: 8 1 ,24. Saffrey H.D.: 18,50; 5 12 , 1 . Sagnard F. : 185 ,2 ; 300, 1 . Sauppe: 620,63 . Schmid W.: 549,9. Schmidt E.: 28 1 , 1 0. Schmidt M.: 453 ,4; 53 1 , 16; 63 7 , 10. Schmiile K.: 1 7 ,44; 8 1 ,20; 1 64 ,6; 1 99,6; 2 1 2 ,20; 3 1 8,2 ; 3 84 ,3 ; 387,2 3 ; 440,6; 446,8; 466, 19; 485,4 1 ; 498,43 ; 580,77; 627 , 1 8 ; 654 , 1•; 700 ,6; 755 ,26. Schneider K.: 446,8. Schneider U.: xvm,3 5 .

939

Scholren C.: x , l 4 . Schulrz W.: 5 3 3 ,2 5 ; 5 33,28. Schiirer E.: 80, 1 9 ; 8 1 ,24; 84,38; 85 ,4 1 ; 1 1 3 ,5 ; 1 2 7 , 1 00 ; 1 4 1 , 1 83 ; 1 42 , 1 85 ; 1 42 , 1 86; 148, 1 ; 1 5 1 ,2 ; 152,8; 1 5 2 , 9 ; 1 7 9 , 4 ; 556,44 ; 575,47; 5 86, 1 10; 5 9 1 , 1 3 8 ; 596, 1 66. Schwanz P.: XXXVIII,70. Schwartz: 438,2 ; 828-829nc; 833 ne; 835nc; 837 -838nc; 842843nc; 849nc. Schwarz: 526,2 . Seesemann H.: 3 8 , 1 4 ; 3 5 5 , 1 6 ; 3 86,16; 709,59. Sellin G .: XIII,22 . Servino A.: XXI ,42. Severyns A.: '49,9. Simon M .: '8 1 ,78; Simon M. Benoit A.: 1 1 1 ,3. Simonetti M .: XXXIV ,63 ; 44,22 ; 207 ,3; 302,6; 305 , 1 ; 433,5; 643 , 40; 838nc; 84 1nc. Siniscalco P.: 209, 10. Smend: 830nc. SmithJ. : 476,10. Smirh M .: XIV,26; 9,9; 2 1 ,54; 40 , 5; 305 , 1 ; 3 1 0 , 1 8 ; 3 8 1, 1 2 ; 505 , 2 3 ; 5 1 8,2 . Smulders P.: 2 1 ,54. Snell B.: 83,33; 549,9. Solmsen F.: 188,,. Spanneut M.: 7 ,7 ; 63,8; 1 5 9 ,5 ; 2 12,20; 2 1 6, 1 7 ; 22 1 , 14 ; 229, 1 1 ; 267,30; 3 09 , 1 7 ; 3 5 6,2 4 ; 404 ,60; 4 1 1 ,3 8 ; 4 1 5 ,8 ; 482 , 1 6; 494 ,27 ; 5 69, 1 1 ; 598, 175; 645,9; 702 , 12 ; 733 ,2 7 ; 757,8.

940

Indici

Staats R.: 446,8; 582 ,87 . Stii hlin 0.: vm,3 ; 8,8; 3 7 ,9 ; 80, 1 7 ; 87 , 1 ; 89,22; 1 27 , 1 0 1 ; 1 3 7 , 1 4 9 ; 1 4 1 , 1 8 1 ; 1 5 1 ,2 ; 1 5 4 ,2 ; 1 7 9,4 ; 1 80,9; 1 83 ,24; 2 1 4 , 10; 280,9; 302,6; 478,20; 508,9; 5 1 7 , 1 ; 529,7; 538,52; 63 0,5 ; 689 , 1 3 ; 782,2 1 ; 798, 1 4 ; 827836nc; 838-850nc; Stiihlin O. Friichtel L.: 830nc; 832nc; 835nc; 85 1nc. Stefanescu 1.: 549 ,9. S ten zel be rge r J.: 64 ,8; 2ll, 1 8 ; 323,3 L Strobel A.: 146, 1 99. Sylbu rg : 827nc; 834nc; 836nc; 839-840nc; 846n c ; 85 1nc. -

Ta rdieu M.: 1 82 , 1 7 . Telfer W.: 20,52. Theill Wunder H.: 559, 1 3 . Thesleff: 1 3 2 , 1 2 3 ; 261 ,2 1 ; 454 ,9; 5 1 4 , 1 6 ; 5 3 9,3 ; 588, 1 1 8; 597, 169; 6 1 7 ,48. Thraede K.: 4 1 4 ,7. 'libileui C: 289, 1 . TunpanaroCardini M.: 18,50; 26 1 , 2 1 ; 5 1 4 , 1 3 ; 5 1 4,1 6; 61 6,45. Tissot Y.: 289, 1 ; 303 , 1 2 . Tollimon R : 8,8; 1 08,2 . Tondelli L.: 300 , 1 . Treu U.: V!U,3; 43 , 1 8 ; 45 ,27; 1 1 6, 23; 1 7 1 , 1 2 ; 52 1 ,22; 522 ,29; 742,3 7 . TriggJ_W.: LI,88. Unnik W.C van: 755 ,26. Ume rsteiner M . : 586, 108; 6 1 6 ,

46; 6 1 8,5 5 ; 620,64 . Usener: 540,7 . Vaccari A.: 19,52. Valentin P.: 10, 1 1 ; 497,42 ; 567,30. Van der Broeck R.: X , l 4 . Van der Hoeck A.: IX ,5; x, 1 4 ; XLI,72 ; XLI,73 . Vergote]. : 508,9. Valker W. : 6,2; 7,7; ll , 1 5 ; 1 2 , 1 6; 1 3 ,22; 23 ,64 ; 30,9 1 ; 3 8 , 1 4 ; 38, l; 40,5; 45,25; 46,30; 5 1 ,5 ; 64, 8; 104,9; 1 08,2 ; 178,2; 1 8 1 , 1 3 ; 182 , 19; 188,5 ; 1 90, 1 7 ; 1 9 1 , 18; 199,6; 211 ,20; 229, 1 1 ; 235 ,28; 24 1 ,2 ; 243 , 1 ; 244 ,8; 246-247, 1 3 ; 250,3 1 ; 25 1 ,3 5 ; 262 ,28; 266,22; 277,75; 289, 1 ; 3 0 1 ,2 ; 303 , 1 1 ; 3 1 1 , 3 ; 3 1 3 , 1 7 ; 379, 1 ; 384,4; 3 88, 1 ; 404,60; 4 1 8,2 1 ; 457,5; 479,26; 479,29; 494,26; 525 ,46; 559, 1 3 ; 607 ,16; 654 ,2; 656,9; 675 , 1 1 ; 68 1 ,3 ; 682 ,1 0; 742 , 3 3 ; 773,2 ; 775 , 16; 790 ,28; 805 ,3". Vouga F.: Xlll,22. Wagner W.: XLVlll,8 1 ; 63 ,8; 3 80, 6; 683 , 1 6. Walter N.: 84,38; 1 1 2 ,4 ; 142,186; 149,3 ; 575 ,47 ; 583 ,9 1 ; 590 , 1 30; 592 , 1 4 1 ; 627 , 1 9. Waszink ].: 30,9 1 ; 44,22; 463 ,6; 645 ,8. Wellmann M.: 80, 1 7 . Wendland P.: 24 7 , 1 4 ; 254 ,54 ; 257 ,62; 289, 1 . Weu R . : 257 ,62 .

Indice onomastico

Weyman C. : 478,22. Whittaker J . : 149,4; 1 68,7; .524, 40; .5.59, 1 3 . Wilamowitz: .549,9; 609,4; 827nc; 832nc; 839nc; 84 1nc; 84.5nc; 8.50-8.5 1nc. Wilken U . : 630,7 . Wi tt R . : .5 1 ,.5 ; 1 90, 1 4 ; 2 1 6 , 1 7 ; 244 ,8; .566,26. Wolfson H.: 44,22; 1 67 , 1 ; 1 69, 1 7 ; 2 1 9,4; 47.5,2; 494,27 ; .5.59, 1 3 ; 698,.52. Wyrva D.: xx,3 7 . Wyss B . : 6.5 , 1.5 ; 74,14. Wytzes}.: .58,9; 1 79,7 ; 246-247, 1 3 ; 277,7.5; 3 13 , 1 7 ; .5.53 ,29; .5.59, 1 3 ; 6.54,3 ; 6.57,17; 7.59,19.

Young F.:

XXXVI ;

94 1

XXXVJ ,66.

Zahn T. : 1 1 1 ,4 ; 2 1 7,23 ; 3 62, 1 ; 404 , 62; 494,27 ; .5.56,44; 642,39. Zandee J .: 6 1 , 1 2; 476, 10. Zaphiris G . : 22,.59. Zappalà M.: 3.54,12; 362, 1 ; 3 63 ,6. Zecchini G . : vm,3 ; XLn,7.5. Zeller: 47 , 1 ; Zeller- Mondolfo : 8 1 ,20; 8 1 ,22; 84,3 8 ; 1 79,4; 4 1 3 , 1 ; 4.5 .5 , 1 3 ; 466,22; 468, 3 6 ; 5 14 , 1 6 ; .597 , 1 69; 6 1 7,48; 664,6; 703,2 1 . Ziegler K.: 82,2.5 ; .568, 1 ; 609,4 . Zimmermann A.: .527 ,.5; .527,8; .529,7 ; 630,.5 . Zion Wachholder B . : 142, 1 86.

INDICE ANALITICO

Abitudini: occorre staccarsene: 266; 366; 369; 8 1 3 . Accidenti : 86 1 . Acqua: simbolo: 17. Adulterio: 295 . Agricoltura: significato simboli­ co: 50-5 1 ; 177. Aiuto, soccorso: vedi Elemosina, Generosità. Alberi, piante: 256; 268; 862-863 ; con valore simbolico : 688690; 823 . Alessandria, biblioteca di : 148. Alimentazione: 752-754; - vedi an­ che Salute, Vita. Amicizia: 2 1 3 ; 26 1 ; amici di Dio : 435 . Amore: 202; 2 1 3 -2 14; 224; 25 1 ; 386; 388; 397 ; 405-406; 4 1 1 ; 4 1 2; 4 1 9; 424; 430; 44 1 ; 447 448; 500; 503 ; 655·656; 774775; 777; 783 -784; 792 ; 794; 819. Analisi : 860 . Ancora: simbolo: 473 . Angeli : 1 2 ; 92; 94; 126. 127; 167; 209; 346; 37 1; 384; 390; 450; 554; 558; 570; 597 ; 625 ; 645; 680; 699; 7 1 9; 729-730; 734; 736; 757 -758; 775; 780; 793 ; 796; cherubini : 52 1 -522; i set-

te a. superiori : 222; 520; 706; 736; a. custodi : 7 17 ; 73 1 ; buo­ ni e cattivi : 594; caduta : 340; 498; 765; 800 . Anima: 79; 327; 363·364; 37 1 ; 393 ; 402; 415; 450; 472; 480481; 483 ; 500; 538; 560; 566567 ; 570; 573; 580-582; 638; 642; 652·653; 676; 678-679; 700·701 ; 7 16; 72 1 ; spirito: 466; - " parte guida": vedi Ragione. Animali: 143 ; 254-255; 264; 267· 268; 29 1 ; 294; 566; 607 ; 7 1 1 ; 72 1 ; 746; 75 1 -752; 754; defini­ zione: 862-865 ; evoluzione: 7 1 3 -7 14; a. con significato aJ. legorico : 387 ; 526-527 ; 64 1 ; 809; in particolare, anguilla: 812; ape: 47 -48; bue : 640; ca­ ne: 469; formica : 47 ; maiale: 234; 236; 535; orsa : 640; ostri· ca: 1 7 7 ; pesci : 55; 234-23 5 ; 672; rondine: 5 1 1 -5 1 2 ; ser· pente: 370; 440-44 1 ; 7 1 5 ; tor­ tora : 5 1 2; uccelli: 177; 234 235 ; 398; volpe: 398; - vedi an­ che Sacrifici. Apocrifi : 320; - vedi anche Bib­ bia. Apostol i : 20-2 1 ; 58; 3 3 6 ; 3 90; 4 2 4 ; 43 1 ; 462; 490-4 9 1 ; 637 ;

Indice analitico

648; 654; 679-680; 696; 787 ; 790; 792. Arca dell 'Alleanza: 5 2 1 ; 666. Aritmetica: 70; 66 1 ; 663 -666. Arte: 7 48; arti e mestieri: 86-92 ; vedi anche Pittura. Ascesi: 275; 396; falsa a.: 301 . Ascolto: 1 3 - 1 7 ; 500; 688. Assimilazione a Dio: vedi Dio. Astronomia: 86; 103 ; 66 1 ; 663 ;

669 . Ateismo : 6; 405 ; 738. Avidità: vedi Ricchezza. Azioni: buone o cattive: 5 1 -52; 58-

59; 1 99; 403 ; 448; 464 ; 481 ; 565 ; 776-777; fini: 768; re­ sponsabilità morale: 95; non favo rire il male: 425 ; merito delle a.: 401 ; premio o castigo eterno: 406-407 ; 437 ; 570; 590-59 1 ; 736; 793 ; ma non bi­ sogna agire per la ricompensa: 1 6- 1 7 ; 447 ; 462-464; 468; a. volontaria: 23 1 ; atto involonta· rio: 230; - vedi anche Libertà. Bambini: neonati esposti: 254-255. Battesimo: 356; 359; 467 ; 475 ; 478; - vedi anche Eretici. Beatitudine: come condizione: 107 - 1 08; 59 1 ; beatitudini del Vangelo: 401 -405 . Bellezza: 450; 792. Bene: 329; il sommo b.: 60; 765 . Benevolenza: 200. Bibbia: Antico e N uovo Testa­ mento derivano dali 'unico Dio (contro gli gnostici) : 38;

943

166; 184; 201 ; 295 ; 308; 347; 350; 355-356; 380; 434; 523 524; 634; 680; 820-82 1 ; utilità: 19; 493 ; 564; 670; 684 ; 7 1 9; 767; 807 ; 822 ; canone: 693 694; 819; interpretazione: 46; 169; 21 9-220; 238-239; 459; 539; 663 ; 693 -699; 698; 808; B l l ; 813; 817; 823 ; traduzio­ ne: 52; 148- 149; è più antica della filosofia: 84; importanza della Gen esi: 3 8 1 ; Clemente forse cita alcuni detti extraca­ nonici: 154; 237 ; 680; 790; 805 ; - vedi anche Filosofia. Bramani: 78; 8 1 ; 83 ; 85 ; 341. Buddismo: 83 ; 341. Buoni: 7 1 6-7 1 7 ; 766; 779; - vedi anche Azioni. Calamita: 198; 734. Canaan: significato simbolico:

218. Carità: vedi Amore. Caso: 104. Castigo: vedi Azioni, Punizioni. Catechesi: 533;547 ; 668; 689; 692;

722; 77 1. Categorie: 873 . Cause: 107; 109; 868; 874-882. Celibato: 345 ; 360; 366-368; - vedi anche " Eunuchi " , Passioni: continenza. Centauro: simbolo: 385. Cetra: 667 -668. Chiamati ed eletti: 1 00. Chiesa: 7 7 ; 3 4 7 ; 349; 3 5 1 ; 353 ;

3 5 7 ; 3 7 1 ; 4 1 8-4 19; 423 ; 424;

944

Indici

430; 485; 520-52 1 ; 634 ; 640; 668; 670; 685 ; 709; 749; 752; 754; 772; 783 ; 797; 802; 805 ; 807 ; 81 1 ; 814; 8 1 7 ; 820-822; gerarchia, ministeri: 257 ; 680; 729; vescovi: 353; 375; C. cat­ tolica: 819; C. spirituale: 785; C. celeste: 681 ; 795 ; - vedi an­ che Apostoli, Tradizione. Cieli: 478. Colonna di fuoco: 156- 158. Comandam enti: vedi Legge. Compassione: 779; 793 . Com unione di beni: 3 1 9; 3 3 7 . Condiscendenza: 796. Conoscenza: 66; 1 88; 197; 2 1 9-

220; 533-534; 7 1 1 -7 12; 806807 ; 855 -856; "conosci te stes­ so " : 72; 1 68; 237; 509; 742; realtà incomprensibili: 653 ; vedi anche Dio, Verità. Consiglio: 236. Contemplazione: 463 ; 473 ; 506;

547 ; 648; 657 ; 670; 7 1 2; 736; 7 63 ; 798; 8 1 5 . Continenza: vedi Passioni. Coraggio: 4 1 6; 782 -783 ; - vedi anche Passioni: impassibilità. Corpo: 247 ; 273; 3 1 1 -3 1 5 ; 332;

344; 351� 358; 37 1 ; 391 -392; 477; 480-482; 548-549; 577 ; 647 ; 657 ; 7 1 4 . Coscienza: 1 3 ; 412; 439; 684-685 . Creazione: vedi Dio, Logos, Mon­

do.

Cristiani: 303; 305; 332; 405; 425426; vita cristiana: 576; 7 1 1 ;

772 .

·

C roce: portare la propria c.: 266;

795. Cultu ra: 3 7 ; - vedi anche Arte, Egitto, Filosofia, Libri , Lin ­ guaggio, Scrittura. Decade: 22 1 . Decalogo: vedi Legge. Deduzione: 857-858. Definizione: 868-87 1 . Dèi: 143; 555-556; 743 -744 ; - ve­ di anche Pagani. Demiu rgo platonico: 159. Demone socratico: vedi Socrate n eU 'indice dei Nomi antichi. Demonio/diavolo: 58; 63 ; 95 -97 ;

1 02; 1 94; 2 1 1 ; 226-227 ; 235; 267 -268; 270-27 1 ; 326; 333; 353-355; 357; 3 66; 3 96; 405 ; 408; 4 1 9; 429-430; 4 3 7 ; 448; 57 1 ; 626; 674; 7 1 7 ; 732; 742; 75 1 -752; 782; ancora redimi­ bile?: 3 88 . Denaro: 1 89; 788; - vedi anche Ricchezza. Deserto: 156. Desiderio: vedi Passioni. Diaconi: diaconesse: 336; - vedi anche Chiesa. Dialettica: vedi Filosofia. Digiuno: 7 9 1 . Dimostrazione: 85 7 -86 1 ; 865 866; - vedi anche Conoscen­ za, Giudizio. Dimostrazione: vedi Conoscen­ za. Dio: significato del nome greco: 1 7 1 - 1 72; e di quello ebraico:

Indice analitico

.5 1 9; amore: 448; buono e giu­ sto: 234; 240; 2.50; 2.53; 484; .59.5-.596; 602 ; 649; creatore: 38; 239-240; 346; 434; 480; .5 68; 677; 7 1 0; 78.5 ; fedele: 200; impassibile, incorruttibi­ le: 472; .549; intelletto: 47.5 ; onniscien za: 7 1 6; 7.57; 762; provvidenza: 64-6.5 ; 94-9.5 ; 97; 104; 1 6.5 ; 270; 390; 4 1 1 ; 426; 429; 43 1 ; 470; 483 ; 493-49.5 ; .566; 692 ; 7 1 0-7 1 1 ; 7 14; 7 177 1 8; 76 1 ; 777; 789; 798; salva­ tore: 1 0 1 ; 408; 4.57; 624; 7 1 3 ; Signore d i tutto e d i tutti: 638; 7 12; 7 18; trascendente: 1.58; 179- 1 8 1 ; 238; 240; 476; 49.5 496; .5 14; .5 .5 8 ; .5 6 1 -.562; .584.589; .5 96; 722 ; 748-749; unico: 482 -483 ; 820; volontà di D. : .52; 430; 642; non è responsa­ bile del male: 96; 73.5; " ripo­ so" del settimo gi o rno: 70.5 706; manifestazione sul Sinai: 627; Padre: 3.52; 3.59; .562; 638; 679; 709; 7 13 ; 768; 776; rap­ porti tra Padre e Figlio: 102; 434; 489; .524; .5.50 ; .579; .588; .599; 7 1 9; 732-73 3 ; 822; Spirito Santo: .58; 162; 182; 277; 29.5; 44.5 ; 4.50; 480-48 1 ; 48.5 ; .5 10; .5.5.5; .566; .576; .589-.590; 688 ; 690; 69.5; 7 1.5 ; 722; 734; 781 ; 802; 813; Trinità: .580; ricerca di D.: 2 18; 499-.500; .503; .5 10; conoscenza parziale di D.:

.5 .52 -.5.54; .56.5-.566; .597-.599; 6.50; 7 12 ; assimilazione a D. :

94.5

24.5 ; 260; 284; 286; 288; 320; 328; 403 ; 437; 46.5; 470; 473 ; 483 ; 6.58; 679; 7 12; 729; 736737; 739; 78 1 ; 800-80 1 ; 809; 8 1 4 ; visione finale di D.: 1 0.5 ; ­ vedi anche Logos. Discepola to cristiano: 7-8. Distinzione: capacità di d.: .5 7 ;

806; 868-87 1 . Divinazione: vedi Pagani. Dolore: 394 ; 740; - vedi anche Malattia. Donna: 29.5 ; 4 1.5-4 1 7 ; 4 1 9; 4.52 ; 4.58; - vedi anche Filosofia, Matrimonio. Druidi: 82. Ebdomade: 147; 44.5 ; 68 1 ; 703 ;

70.5-706; 708; 77.5 . Ebrei: 17.5; 2 1 8; 689; 7.59; 804 ; 822 ; - vedi anche Bibbia, De­ serto, Dio, Farisei , Gerus a ­ lemme, Israeliti, Legge , Pa­ triarchi, Tempio. Educazione: 48-49; 47 1 ; .5 0 1 ; - ve­ di anche Gesù Cristo, Logos, Punizioni. Egitto: origine della cultura uma­ na: 74; 77-78; 82 ; 86; 1 3 4 ;

1 .5 1 ; .507-.508; .5 14; .5 1 7 ; .526.527; .529; 623 ; 629-630; 64.5 ; 7.54; 7.56; significato simboli­ co: 43 ; 2 18. Elemosina: 767. Emanazioni: .593 . Embrione: definizione: 86 1 -86.5 ; vedi anche Uomo: genera­ zione. -

946

Indici

Eretici: 1 06- 1 07; 205 ; 223 ; 239; 272; 327; 347; 35 1 ; 353; 3 67; 372-373; 484; 652 ; 663 ; 689; 692 ; 804 -822 ; elenco: 82 1 ; an­ titatti: 323 ; 350; docetisti: 362 ; 370; 654; encratiti: 83 ; distor­ cono le Scritture: 325 -326; 34 1 ; 3 90-3 9 1 ; 693 ; 809-8 1 1 ; 8 1 6; sacramenti degli e.: 1 07 ; 309; 3 7 5 ; 812; - vedi anche Apocrifi, e gli autori specifica­ ti come eretici n eli ' indice dei Nomi antichi.

Errore morale: 23 1 -2 3 3 . Esempio morale: 4 3 9 ; 442 . Essenza: 86 1 . Eternità: 69. Eucaristia: 1 3 ; 59; 479; - vedi an­ che Eretici. " Eunuchi " : 301 ; 3 03 ; 3 3 5 ; 3 5 2 ; 367; 372. Farisei: 646; 72 1 . Fede: 1 5 ; 3 2 ; 4 9 ; 5 2 ; 56; 1 09; 1 78 ; 1 83 ; 1 86; 1 87 - 1 90; 1 98; 200; 2 02 -203 ; 2 1 9-220; 225; 430; 467; 477; 490; 497; 498499; 5 64-565 ; 636; 675 ; 68 1 682 ; 735; 793 -794; 8 1 2 ; - vedi anche Chiamati, Gnosi. Fedeltà: 1 96; 200. Felicità: 279-286; 4 1 1 ; 60 1 : 880. Figli: vedi Matrimonio. Figli di Dio: 165 ; 240; 242 ; 286; 395; 563 -564. Filantropia: 2 1 4. Filosofia: definizione: 46; 5 1 ; 1 03 ; 1 09; 548; 643 -644 ; 7 1 8; scuo-

le: 867 ; p rincipio: 2 1 6-2 1 7 ; utilità: 2 7 ; 29; 3 1 ; 1 7 7 ; 67 1 672 ; 689; 873 ; necessità: 720; possibile a tutti: 4 14 ; 4 1 8; ma da usare con discernimento: 15; 648-649; dono di Dio: 3 1 ; 65 1 ; 7 1 6; 7 1 8; 73 1 ; non viene dal demonio: 29-30; 92 ; 661 ; " giustifica " : 3 8; 1 09; p rope­ deutica alla verità definitiva: 3 8 ; 4 1 -47; 50; 93 ; 1 1 0; 635 ; 7 1 3 -7 1 5 ; 735; 742; ma insuffi­ ciente: 63 -65 ; 92 ; 1 02 ; 5 1 5 ; 598; 632-634; 644; 7 1 1 ; "fur­ ti" dei Greci dalla Bibbia: 98; 175 - 1 76; 498; 554; 575; 579; 60 1 ; 608; scuole: 74 -76; cire­ naica: 279-280; 283 ; 760; dia­ lettica: 5 3 -54; 56; 58; 109; 1 67 - 1 68; 220; 493 ; 66 1 ; 7 1 6; eristica: 53; 60; 863 ; retorica: 5 3 ; scetticismo: 867 ; condan­ na della sofistica: 34-35; 49; 5 3 -56; 60; 1 1 0; 1 82; 499; 662 663 ; 720; 807; donne filosofe: 92; 4 1 6; f. ebraica: 76; 84 ; 1 67 ; f. " barbara " : 7 7 ; 82 ; 468; 855 ; la vera f. : 1 0 1 ; 539; 597; 646; 812; 855 ; vedi i singoli pensatori, con i loro seguaci, nell 'indice dei Nomi antichi. Fisica: 7 1 1 . Fratellanza: 249; 5 7 5 ; 792; 80 1 . -

Generazione: atto generativo: ve­ di Sessualità; - embrione, feto: vedi Uomo. Generosità: 7 85 ; 793 ; 795.

Indice analitico

Geometria: 57; 70; 87; 1 03 ; 644; 66 1 ; 666-667 . Gerusalemme: 128; spirituale: 485 ; - vedi anche Tempio. Gesù C risto: compimento delle profezie: 128; 2 1 5 ; 448; 462; 538; 543 ; 69 1 ; 72 3 ; 73 1 ; edu­ catore: 400-40 1 ; fondamento: 773 ; guida: 445 ; 479; legisla­ tore: 1 94- 1 95 ; luce: 520; mae· stro: 197; 496; 565 ; 808; re: 1 92; 1 94 ; salvatore unico e universale: 278; 364; 442 ; 63 7 -63 9; 73 1 -732; 800; som­ mo sacerdote: 1 94 ; bello: 1 94 ; eppure brutto: 3 7 1 ; 7 1 2 ; incarnazione: 4 1 8; 503 ; 5 1 9; 524-525 ; 553 ; 582; 695 ; 732733; 778; nascita: 145; aveva un metabolismo sui generis: 654 ; era perfetto in ogni vir­ tù: 459; 695 ; pieno dominio delle passioni: 340; 573; 654; 788; non si sposò: 334; predi­ cazione: 145; 1 68- 1 69; 343 ; 473 ; 63 7 ; 647 ; 776; 780; mira­ coli e guarigion i: 220; 372; 69 1 ; preghiera: 760-76 1 ; tra­ sfig u razione: 704-705 ; pas­ sion e e croce: 99- 1 00; 1 4 5 146; 1 5 8 ; 263 -264 ; 406; 424; 430-43 1 ; 547; 583 ; 653 ; 695 ; discesa agli inferi: 55 1 ; 63 664 1 ; risurrezione: 434; 582; 654; 672; 7 9 1 ; ascensione al cielo: 69 1 ; la fede fa vedere oltre la carne: 699; - vedi an­ che Logos.

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Gimnosofisti (fachiri indiani): 83 ; 276; 34 1 ; 3 9 1 ; 4 1 0; 63 0-63 1 . Gioia: 238-239; 675 ; 8 1 4 . Giorno, settimo: 582-5 83 . Giubileo biblico: 25 1 ; 478. Giudizio: criteri: 220; 809; sospensione del g. : 866-867 ; 87 1 -872; - g. finale di Dio: ve­ di Azioni. Giuramento: 769-770. Giustizia: 59; 1 8 1 ; 2 1 0; 3 95 ; 400; 426; 440; 45 1 ; 468; 479; 5 1 5 ; 63 8; 677 -679; 7 7 4 ; 783 ; 786; 789; 794; 800; 879; gli antichi giusti: 260; giustificazione: 344. Gnosi, in senso clementine: 1 3 ; 26-27 ; 45 ; 1 60; 1 99; 206; 2 1 9220; 225 ; 330; 3 90; 403 ; 4 1 1 ; 440-44 1 ; 446; 500; 536-5 3 7 ; 550; 552; 606-607 ; 644; 647648; 652 -65 3 ; 65 8-660; 67 4675 ; 69 1 ; 72 1 ; 8 1 8; g. e fede: 203 ; 223 ; 449; 489-490; 492 ; 5 1 1 ; 66 1 -662 ; 682 ; 684; 7 7 3 7 7 5 ; 792; la g . non è per tutti: 9; 3 2 - 3 3 ; 543 ; 546; 563 ; 698; 8 1 7 ; caratteristiche del vero gnostico: 62 ; 2 1 8 ; 2 2 0 -22 1 ; 224; 242; 245 ; 258; 263 ; 3 88; 424; 437-43 8; 443 ; 446; 465 ; 469; 676; 679; 687 ; 7 1 3 ; 7 1 9; 728-729; 739; 749; 763 -764 ; 766; 770-772; 789-790; 8 1 0; uomo perfetto: 346; 524-525 ; 7 3 4 ; 765 ; 7 8 1 ; 7 84. Gnosticismo: " falsa gnosi " : 223; 375-376; 805 -806; - vedi an­ che Emanazioni, e gli autori e

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lndid

i testi segnalati come gnostici nell'indice dei Nomi antichi. Grammatica: 57; 872. Grazia: 339; 465 ; 495 ; 505; 562563 ; 722; 773 -774 ; 798. Greci: 40; 1 05 ; 622 ; 624 ; 634 ; vedi anche Filosofia. Guerra: giusta: 1 5 4 ; santa: 249. Idee: concetti: 47 ; i. platoniche: 475; 502. Idolatria: vedi Pagani. Ignoranza: lO; 29; 3 3 ; 56; 206; 208-209; 24 1 ; 329; 483-484; 503 -504; 557; 684 ; 782; - vedi anche Massa. Illuminazione: che viene da Dio: 855 ; dottrina cristiana: 545 . Illusione: 268; 807 ; 8 1 3 . Incredulità: 200. Induzione: 868. Inganno: 8 1 9 ; - vedi anche Illu­ sione. Ingiustizia: 565 ; 80 1 ; 879. Intelletto/intelligen za: vedi Ragione. Intenzioni: 23 1 ; 403 . lperuranio: 78. Ira: 363 ; 5 1 3 . Ispi razione divina: 7 1 9. lsraeliti: in senso spi rituale: 20 1 ; 484 ; 8 1 8. Italia: 74; 87; 89. Lavoro: salario: 250. Legge: 1 60; 1 92- 1 93 ; 203 -206; 2 1 4-2 15; 255 ; 276; 3 3 1 ; 36 1 ; 646; 7 4 1 ; i grandi legislatori:

78; 1 6 1 - 1 63 ; conduce a Cri­ sto: 253 ; 3 3 2 ; comandamenti: 324; 328; 575; 68 1 ; 699-7 1 1 ; 73 4-73 5 ; 743 ; 778. Libertà: 96; 1 86; 327; 456; 472; 474; 599; 76 1 ; 766-767 ; - vedi anche Azioni. Libri: 872 . Linguaggio: 74 1 ; 856-857; 872874 ; valore delle parole: 59; 6 1 ; 23 1 ; 294; 763 ; simbolico: 1 7 5 ; 508; 54 1 ; lingue parlate: 142- 143 ; 696-697 . Logica: 807 ; - vedi anche Analisi, Catego rie , Deduzione, Defi­ nizione, Dimostrazione, Di­ stinzione, Induzione, Meto­ do , Sillogismo. Logos: amorevole: 256; creatore e capo dell 'universo: 58; 476477 ; 503 ; 523 ; 560; 708; 730; 743; educatore: 208; 533; 5 89; guida: 8 1 3 ; legislato re: 1 62 ; maestro: 2 2 ; 64 ; 1 84 ; 1 90 ; 4 8 0 ; 645-646; 7 3 1 ; modello d i vita: 6 0 ; provvidenza: 7 3 1 ; 7 3 3 ; salvatore: 1 99; trascen­ den te: 34; verità: 69-70; 1 87 ; voce d i Dio: 628; è Gesù: 709; 73 1 . Luce: 702. Luna: 82 . Maestri: filosofici: 879; nella fe­ de: 7 -8; 20-2 1 . Magi/Maghi: 8 0 ; 83 ; 129; 3 1 O; 3 3 3 ; 628; 645 . Malattia: 3 89; 3 93 ; 708.

Indice analitico M ale: %; 205 ; 324; 739; 7 8 1 ; mal­ vagi: 1 99; 7 15 ; 763 . M ansuetudine: 40 1 . M art irio: 248; 266; 277; 3 88-3 9 1 ;

423 -424; 427 ; 429; 442-443 ; 460; 783 ; - vedi anche Perse­

cuz ioni. M assa: foll a, "volgo" : 5 5 ; 3 84; 448; 504; 506; 668; 758; - ve­ di anche I gnoranza. M ateria: 3 15 ; 569; 797 . M atrimonio: 290-295 ; 3 03 -304;

332; 3 4� 34� 353�55; 3 5 93 60; 372; 3 7 4 ; 456-458; 469; 780; 787 ; figl i: 289; 291 -293 ; 344-3 46; 3 48; 354; 366-367 ; 795 ; seconde nozze: 355; 360; - vedi anche Adul terio. Medicina: 5 7 ; 87 ; 163 ; 7 10; 805 . Menzogna: 769-772.

Merito: vedi Azioni. M e todo per l' argomentazione:

863 .

M inisteri del la Chiesa: vedi Chiesa. M iracol i: 624 -626. M iste ri: della fede : 23 -24; 67 ; 802 ; culti misterici: 3 1 3 ; 466;

540; 55 1 ; 608.

M istica: 2 1 9; 775. M onade : 572. M ondo: universo: 70; 7 2 ; 22 1-222 ;

404; 522-523 ; 558; 57 1 ; 703 ; 706-707 ; 7 1 0; 764; 777; 800; transeunte: 3 43 ; 436; m. sensi­ b ile e m. intelligib ile: 179; 572; 581 ; distacco dal m.: 470; 759; 793 . M orte: 205-206; 343 ; 3 86-3 87 ;

949

389; 404 ; 4 14; 4 1 9; 427; 434; 466; 468; 482 ; 548; 779; 794; 798; "m. razionale" : 787; con­ danna a m.: 164. M usica: 5 7 ; 70; 103 ; 66 1 ; 667 669; 7 12 . M utab ilità e immutab il ità : 658659. Natura: fenomeni naturali: 627628; - vedi anche M ondo. N azioni: 142. Necessità degli eventi: 4 1 1 . Nemici: 252 -253 ; 262 ; 405 ; 435; 759; 800 . Notte: 466. Numeri: simb olici: 664-666; 704; vedi anche Decade, Eb do­ made, Ogdoade. Nutrimento spirituale: 1 5 . -

Ogdoade: 4 4 5 ; 4 7 7 - 4 7 9 ; 52 1 ;

68 1 ; 703 -705 ; 708.

Opere: vedi Azioni. Op inione: 808; 8 10; 8 1 2 -8 1 3 ; vedi anche Ignoranza, M assa. Orgogli o: 644-645. Oriente : s ignificato s imb ol ico: •

762 .

Osp italità: 2 1 3 . Pace: 404; 479. Pagani: divinazione: 87 ; 136; ido­ l atria: 228; 3 60; 709; 72 1 ; ignoranti: 8 1 4 ; peccatori: 684 ; 738; ma Dio li ama e li chia­ ma: 2 15; 252; 347; 683 ; - vedi anche Dèi, Druidi, Filosofia,

950

Indici

Legge, Misteri, Teatro, Tem­ pio. Palla, gioco della: 198. Pane: simbolo: 672. Parabole: 9- 1 0; 5 1 0; 693 . Parola: vedi Linguaggio. Pasqua ebraica: 125; 127 . Passion i: 228-229; 267 ; 27 1 ; 548-

549; 682; 684; 750; 788; 794795 ; desiderio, concupiscen ­ za: 273; 328; 339; 363 ; 435436; 449-450; 536-537; 669; piacere: 264-266; 272-27 3 ; 3 2 8 ; 3 6 1 ; 393-394 ; 45 1 ; 756757 ; 778; temperanza: 278; 29 1 ; 694 ; 7 84 ; continen za : 245 ; 264; 3 03 ; 3 1 6-3 1 8; 327 ; 3 3 3 ; 3 39-340; 347 ; 370; 786787 ; impassibilità: 4 1 2-4 1 4 ; 4 6 4 ; 654-658; 679; 737 ; 742 ; 7 8 1 ; 799. Paswri (guide): 236; 7 17 ; 7 6 1 . Pastorizia: significato simbolico:

5 1 ; 1 6 1 - 1 62 . Patern ità spirituale: 7 -8. Patriarchi: 780. Pazienza : 263 . PeccatO: 205 ; 227-228; 233 -236;

256; 356-357; 372; 3 87 ; 435; 642; 655; 674; 795 ; 797 ; 8 1 5 ; p. originale: 368-37 1 . Peni ten za ( sacramen tale): 226228; 474-475 ; 804-805 ; 8 1 6. Pensiero: vedi Ragione. Pentimento: 1 99; 206; 226; 396;

402; 423 ; 467 ; 674; 682 . Perdono: 237; 796; 799-80 1 ; 803 ; - vedi anche Nemici.

Persecuzion i: 425 -426; 430-43 1 ; 65 1 ; 723 ; 727 ; - vedi anche Martirio. Perfezione: 459-462 ; 799; 803 ; vedi anche Gnosi. Piacere: ved i Passion i. Pietà: 238-240; 402-403 . Pioggia: sign ificato simbolico:

50.

.

Pittura: 644 ; 7 12. Poeti: 509. Politica: 159. Povertà: 1 95 ; 250-25 1 ; 393 ; 395 ;

398; 796. Predicazione del Vangelo: 1 1 - 1 7 ;

723 . P reg h iera: 48; 144; 2 17; 294 ;

3 5 2 ; 484-485 ; 503 ; 625 ; 658; 676-677; 728; 75 1 -752; 754756; 758-763 ; 767 -768; 789; 791 ; 793-794; 796. P rigionia: rispetto della donna prigioniera: 252; 3 4 8 . Principio: fondamento: 809-81 0. Profeti/profezia : 58; 94 ; 1 3 6 ;

225 ; 326; 462 ; 624 ; 668; 692; 695 -696; 724; falsi p . : 97 . Progresso in teriore: 1 0; 64 1 ; 670; 735 -736; - vedi anche Gnosi. P roseliti: 801 . P rostituzione: 295 ; 3 6 1 ; i n senso simbolico: 3 60. Provvidenza: vedi Dio. Punizioni: a scopo benefico: 163 ; 474; 8 1 6 ; n o alle pubbliche p . :

790. Purificazione: 329; 467 ; 477-478;

Indice analitico

506-507 ; 55 1 ; 647 ; 755; 774775; purità: 747 . Ragione/" parte-guida " dell 'ani­ ma: 222; 268; 403 ; 465 ; 47 1 ; 494; 673 ; 700-7 0 1 ; intelletto: 655 ; intelligenza: 649; pensie­ ro: 7 15 ; riflessività: 765 ; r. in­ feriore alla "mente" : 873 ; de­ bolezza del pensiero: 87 1 -872. Razzismo: no al r.: 256. Regalità: 154- 155 . Reintegrazione finale (apokatdstasis): 343 ; 46 1 ; 657 ; 774. Relax: 720. Religione: la vera r. : 805. Ricchezza: avidità: 360; 3 98-403 ; doveri etici: 49; 338; 359; 393 ; 7 96; 7 98; l a vera r.: 675. Risurrezione: nostra: 333; 359; 497 -498; 580; in senso simbo­ lico: 440. Roma: 140. Sabato: 3 84. Sacerdote, sommo: 522-525; "sa­ cerdozio regale" del cristiano: 477 ; 756; - per il sacerdozio ordinato, vedi Chiesa. Sacrifici di animali: 589-590; 7 3 7 738; 750-752; 82 1 -822. Saggezza: vedi Sapienza. Saltimbanchi: 782 -783 . Salute: 3 9 1 -393 . Salvezza: 5 4 ; 239; 253 ; 372; 405 4 0 6 ; 4 3 0 ; 463 -464 ; 495 ; 673 ; 692 ; 742 -743 ; 7 6 1 ; 766-767 ; ha molte vie: 3 9-40; 52; 735; ·

·

95 1

vedi anche Dio, Gesù Cristo, Logos . Santificazione: 43 1 ; 80 1 ; santità: 789. Sapienza: 22; 29; 3 6-38; 42; 62 ; 1 68; 1 97 ; 222; 259-260; 2 7 5 ; 505 : 643 -644 ; 652 ; 67 1 ; 690; 694 ; 703 ; 709; 7 18; 723 ; 766; 773; 8 1 8. Schiavitù: 253 . Scienza: 240-24 1 ; 467 ; 720; 7 3 9740; 786; naturale: 56; - vedi anche Conoscenza. Scrittura: 5 - 16; 28; 67 ; 5 07 -508; Sacra S . : vedi 546; 62 9; Bibbia. Sensi: 807 ; "senso superiore " : 3 7 -38; - vedi anche Uomo: elementi costitu tivi. Sessualità: 3 1 9-326; seme m a schile: 287 ; 293 ; 332 ; 356 . Sfinge: 6 1 ; 5 1 7 . Silenzio: 2 3 5 . Sillogismo: 858-860. Simboli: vedi Linguaggio. Sirene: 6 1 ; 1 84 ; 668. Sofistica: vedi Filosofia. Sogni: 274; 449; 465 ; 467 ; 5 1 3 . Speranza: 1 99-200; 2 13 ; 286-288; 4 1 0-4 1 1 ; 446; 501 -502 ; 780. Spirito Santo: vedi Dio. Stato: 3 90. Stoltezza: 4 1 . Stranieri: 252 . Strategia militare: 156- 1 5 7 ; 248. Studio: 178. Stupore: 208. Suicidio: 3 96. ·

·

952

Indici

Superstizione: 2 1 1 ; 729; 744-746_ Tabernacolo: 666 ; festa dei Tabernacoli: 127. Tassonomia: 869. Teatro: 585; 7 1 6. Temperanza: vedi Passioni. Tempio: di Gerusalemme: 5 1 8522; 554; 667 ; templi pagani: 762; vedi anche Arca, Paga­ ni, Sacerdote, Sacrifici, Velo. Tempo: 224; 706; 708; futuro: 658; 7 90. Tentazioni: 7 90-791 ; - vedi an­ che Demonio. Teologia: 7 1 2 . Testamenti (legal i ) : 53 8; vedi anche Bibbia. Timore: 208; t. di Dio: 1 66; 17 8; 202-204 ; 2 1 0-2 1 2 ; 224; 249; 2 7 4 ; 2 84 -285 ; 385; 4 1 1 ; 7 94. Tradizione della Chiesa: 22; 693 ; 809; 8 1 3 ; 8 1 7 ; 8 1 9; 82 1 ; t. non scritta: 544; 698; t. " gno­ stica " : 546. Troia: 86; 9 1 ; 1 1 3 ; 1 1 5 - 1 1 7 ; 1 2 1 1 2 4 ; 1 3 0 - 1 3 1 ; 1 3 8 - 1 3 9; caval­ lo di T.: 269. -

-

Udito: 7 5 7 . Umanità (virtù): 248. Umiltà: 284-285. Universo: vedi Mondo. Uomo/umanità: definizione: 86987 1 ; valore positivo: 28; 48; 796; dignità: 733 ; a immagine di Dio: 2 6 1 -262 ; 284; 3 97 -

3 98; 686; 7 0 1 ; 80 1 ; generazio­ ne: 3 56; 472; 7 03 ; elementi costitutivi: 22 1 ; 3 4 3 ; 385-386; 48 1 ; 700; 707-708; u. spiritua­ le: 2 1 4 ; u. chiamati " dèi " : 277; 47 1 ; 475; 485; 7 7 4 ; allività umane: 650-65 1 ; - vedi anche Anima, Corpo. Vangelo: vedi Apostoli, Beatitu­ dini, Bibbia, Gesù Cristo, Pa­ rabole, Predicazione. Velo del Tempio: 507 . Verità: 24; 32; 39; 5 2 ; 57 ; 69; 1 0 1 ; 1 0 5 ; 1 07 - 1 09; 1 7 7 ; 1 88; 385; 495 -496; 505 ; 539; 598; 600; 646; 659; 662 ; 69 1 -692 ; 699; 7 1 1 -7 1 2 ; 7 1 4 ; 722; 805 -807 ; 809-8 1 2 ; 8 1 4 ; 8 1 6; 855; 866; 868; - vedi anche Dimostra­ zione, Logos. Vescovi: vedi Chiesa. Via: princi pale e vie secondarie: 806; due vie: 5 1 6. Virtù: 48-49; 1 08; 155; 2 1 6; 243 244; 3 93 ; 4 1 5 ; 4 1 9; 456-457; 459; 472; 563 ; 573 -57 5 ; 673 675 ; 7 1 7 ; 74 1 ; 764-765 ; 7 7 7 ; 880; v. cardinali: 2 56-2 5 7 ; 67 3 ; 740-74 1 Vista: 2 8 . Vita: 782; i suoi m a l i : 1 5 ; 240; 259; 267 ; 3 3 1 ; v. sobria: �O; 74 1 ; 792; Albero deUa v.: 553; vedi anche Salute. Vite: simbolo: 56-57. Vizi: 258; 4 1 6; 7 1 8; 782 . -

INDICE GENERALE

INTRODUZIONE

pag.

Clemente Alessandrino: vita Opere e con testo Esegesi e tradizione segreta L'epistemologia di Clemente e il ruolo della filosofia Pistis - fede Amore e assimilazione a Dio La speranza, la gnosi, lo gnostico Simbolo e allegoria Il culto cristiano Il martirio La conclusione degli Stromati

Bibliografia Sommario

v

)) )) ))

VII XI XIV

»

XVII XXI XXIII XXVI XXIX XXXVII XLI XLVIII

» » » » » » »

»

LIII LXXIII

))

3

))

5 31 33 35

»

GLI STROMATI

LI BRO l Filosofia e religione (cc. 1 - 1 2 ) Capitolo l Capitolo 2 Capitolo 3 Capitolo 4

-» )) ))

Capitolo 5 Capitolo 6 Capitolo 7 Capitolo 8 Capitolo 9 Capitolo 1 0 Capitolo 1 1 Capitolo 1 2

pa g. )) )) )) )) )) )) ))

38 47 50 53 56 59 62 67

Unità e universalità della verità, le scoperte de/pensiero (cc. 1 3 - 16)

Capitolo Capitolo Capitolo Capitolo

13 14 15 16

)) )) )) ))

69 71 77 86

Origine, meriti, limiti della filosofia greca (cc. 1 7 -20)

Capitolo 17 Capitolo 1 8 Capitolo 1 9 Capitolo 2 0

))

94 99 101 107

))

111

))

148 150 154 158 1 60 1 63 1 67 1 69

)) )) ))

Le prove cronowgiche dell'anteriorità del/4 sapienza "barbara " rispetto ai greci (c. 2 1 )

Capitolo 2 1 Mosè, maestro dei Greci (cc. 22-29)

Capitolo 22 Capitolo :2 3 Capitolo 24 Capitolo 25 Capitolo 26 Capitolo 27 Capitolo 28 Capitolo 29

)) )) )) )) )) )) ))

LIBRO II

p ag. 173

La fede (cc. 1 - 2 ) Capitolo l Capitolo 2

)) ))

175 177

))

1 85

)) )) )) ))

1 87 1 93 1 98 203

))

207

)) )) ))

213 218 219

)) )) )) )) )) ))

224 226 230 23 1 238 240

))

243

)) ))

258 263

Errori degli gnostici circa /a fede (c. 3 ) Capitolo 3

Rapporti del/a fede con le altre virtù (cc. 4-7 ) Capitolo 4 Capitolo 5 Capitolo 6 Capitolo 7

Errori degli gnostici circa i/ timore di Dio (c. 8) Capitolo 8

I..:amore, culmine del/a fede, e fa "gnosi" (cc. 9- 1 1 ) Capitolo 9 Capitolo 1 0 Capitolo 1 1

Fede e "gnosi". Responsabilità e pentimento (cc. 12- 17) Capitolo Capitolo Capitolo Capitolo Capitolo Capitolo

12 13 14 15 16 17

Le virtù nel/a legge di Mosè (c. 1 8) Capitolo 1 8

I..:assimilazione a Dio de/ cristiano e fa saggezza dei pagani (cc. 1 9-20) Capitolo 1 9 Capitolo 20

LA filosofia

e il sommo bene (cc. 2 1 -22)

Capitolo 2 1 Capitolo 22

pag. 279 » 283

Sul matrimonio (c. 23 ) Capitolo 23

LIBRO III

»

289

»

2 97

»

299

»

3 05 3 10 3 17 3 27 330

Il problema delLJ castità (c. l ) Capitolo l

Confutazione degli eretici libertini e degli eretici n'g,oristi (cc. 2 -6) Capitolo 2 Capitolo 3 Capitolo 4 Capitolo 5 Capitolo 6

» » » »

Castità e matrimonio cristiani (cc. 7 - 12) Capitolo 7 Capitolo 8 Capitolo 9 Capitolo 10 Capitolo 1 1 Capitolo 1 2

)) » » »

)) ))

339 34 1 342 345 347 3 52

Ancora contro gli entratili rigoristi e i seguaci dell'indifferentismo morale (cc. 1 3 - 18) Capitolo Capitolo Capitolo Capitolo Capitolo Capitolo

13 14 15 16 17 18

» »

)) » »

))

362 3 64 365 368 370 372

LIBRO IV

pag. 3 7 7

I temi della seconda parte dell'opera (cc. 1 -2)

Capitol o l Capitol o 2

)) ))

379 381

)) )) )) )) )) ))

3 84 3 88 3 92 3 95 405 4 13

)) )) )) )) ))

42 1 425 426 427 432

)) )) )) )) »

437 438 440 443 447

)) ))

452 456

)) ))

459 462

Il vero martire cristiano, lo "gnostico" Ccc. 3 -8) Capitol o 3 Capitol o 4 Capitol o 5 Capitolo 6 Capitol o 7 Capirol o 8 Confutazione di atteggiamenti errati - viltà e fanatismo - difronte al martirio (cc. 9-13)

Capitol o 9 Capitol o 10 Capitol o 1 1 Capitol o 1 2 Capitol o 1 3

LA figura del vero "gnostico" e martire come è tratteggiata nelle Scritture (cc. 14- 1 8)

Capitol o 14 Capitol o 15 Capitol o 16 Capitol o 1 7 Capitol o 1 8

LA sposa cristiana ideale (cc. 1 9 -20) Capitolo 1 9 Capitol o 20

LA perfezione dello "gnostico" (cc. 2 1 -26) Capitol o 2 1 Capitol o 22

Capitolo 23 Capitolo 24 Capitolo 25 Capitolo 26

LIBRO V

pag. )) )) ))

469 474 475 480

))

487

)) )) ))

489 501 502

)) )) )) )) )) )) ))

506 511 517 526 528 539 542

)) )) ))

548 557 562

))

568

))

603

))

605

Significato teologico della fede e della speranza (cc. 1-3)

Capitolo l Capitolo 2 Capitolo 3

I: uso de/ linguaggio simbolico nella lelleratura religiosa (cc. 4 - 1 0)

Capitol o 4 Capitolo 5 Capitolo 6 Capitolo 7 Capitolo 8 Capitolo 9 Capitolo 10 L ucoperta di Dio (cc. 1 1 - 1 3 )

Capitolo 1 1 Capitolo 1 2 Capitolo 13 L e ventà pervenute a i Greci dal/a Rive/azione (plagio 1 °)(c. 14)

Capitolo 14

LIBRO VI 1/ tema degli ultimi due libn" (c. l )

Capitolo l

Imitazioni letteran·e reciproche dei Greci e delle narrazioni di miracoli nelle Scritture (plagio 2") (cc. 2-4) Capitolo 2 pag. �8 )) ,24 Capitolo 3 Capitolo 4 Filosofi; Giudei, fedeli difronte alla Rivelazione

(cc. 5-8) Capitolo 5 Capitolo ' Capitolo 7 Capitolo 8

)) )) )) ))

,32 ,35 �3 ,48

LA figura del vero "gnostico": le sue virtù (c. 9) Capitolo 9 La figura del vero "gnostico": la sua fi"losofia e il suo posto fra i santi (cc. 10- 14) Capitolo 1 0 Capitolo 1 1 Capitolo 1 2 Capitolo 1 3 Capitolo 1 4

))

"l

)) )) )) ))

"3 ,73 679

Interpretazione "gnostico"filosofica delle Scritture, in particolare del Decalogo (cc. 1 5 - 1 8 ) Capitolo 15 Capitolo l ' Capitolo 17 Capitolo 18

)) )) )) ))

,87 699 71 1 720

LIBRO VII

))

725

Il vero culto e la preghiera dello "gnostico"; contro il materialismo pagano (cc. 1 -7 ) Capitolo l Capitolo 2

)) ))

727 73 0

�l

Capitolo 3 Capitolo 4 Capitolo 5 Capitolo 6 Capitolo 7

La sincerità nel comportamento dello "g nostico" (cc. 8-9) Capitolo 8 Capitolo 9

pa g. 736

)) )) )) ))

743 7 48 75 0 755

»

769 770

)) )) )) )) ))

773 777 785 796 799

))

804 807 819 82 1

»

Lo "g nostico", modello della perfezione di og ni virtù

(cc. 1 0 - 1 4 )

Capitolo Capitolo Capitolo Capitolo Capitolo

10 11 12 13 14

Risposta alle obiezioni di Giudei e Greci (cc. 1 5 - 18)

Capitolo Capitolo Capitolo Capitolo

15 16 17 18

» )) »

Note critiche Note aggiunte

» ))

825 852

Appendice: Libro VIII

»

855

Indice scritturistico Indice onomastico Indice analitico

» » »

885 906 942

LEITURE CRISTIANE DEL PRIMO MILLENNIO

l . S. Agostino, Le Con!esrioni, a cura d i Aldo Landi

2.

3. 4. 5. 6. 7. 8.

9. IO. Il.

12. 13. 14.

15. 16. 17. 18.

19. 20. 21. 22. 23.

S. Agostino, l..4 Vergine Maria, a cura di Michele Pellegrino (prosenta· zione di Eugenio Corsini) Spirito di Dto (nei Pad ri), a cura di Mauro Todde S. G regorio di Nissa, l..4 vi/n di S. Macrina , a cura di Elena Giannarelli S. G iustino, Dialogo con Trt{one, a cura di Giuseppe Visonà Ori gene, Sulla Pasqua. Il Papiro di Tura, a cura di Giuseppe Sgherri S. Agostino, l..4 dourina crirtiana, a cura di Luigi Alici S. Agostino, l/ MaeJtro, a cura di Antonio Pieretti l..4 coppia nei Padri, a cura di Giulia Sfameni Gasparro, c... ,. Ma· gazzù, Concetta Aloe Spada L'uomo, immugine romigliante di Dio, a cura di Adalbert G . Hamman A Diogneto, a cura di Enrico Norelli S. Ambrogio, Inni, a cura di Antonio Banato Egeria, Dt6 rio di viaggio, a cura di Elena Giannarelli l..4 speronza 11ei Padri, a cura di Giuseppe Visonà Origene - Gerolamo, 74 Omelie rul Ltbro dei Salmi, a cura di Giovan n i Coppa AgorlillO interprete di Paolo. Commento di alame queJtioni Ira/le dal/d U:uera ai Romam· · Commtll/O ittcompiuto del/d U:/lera ai Romani, a cura di M. Grazia Mara Agostino d 'lppona, Sermoni per i tempi uìurgici, a cura di Luigi Padovese Cirillo e Giovanni di Gerusalemme, Catecheri preballerùnali e mi!tago­ giche, a cu ra di Vietar Saxer (trad. di V. Saxer e G. Maestri) S u lpicio Severo, Vita di Martino, a cura di Elena Giannarolli (trad. di M. Spinelli) Atanasio di Alessand ria, Vita di Antonio · Antonio abate, Dmi e Let­ tere, a cura di Liso Cremaschi l..4 ici e laicità nei primi reco/i della Chiera, a cura di Enrico dal Cavolo, Ferdinondo Bergamelli, Elena Zocca, Maria Grazia Bionco Morir gtovani. Il pensiero antico di /rome allo scandalo della morte pre­ matura, a cura di Luigi F. Pizzolato Giovanni Crisostomo, Lei/ere a Olimpiade, a cura di Marcello Forlin Patrucco

24. Il crirtianerimo nelle leggi di Roma imperiale, a cura di Alberto Barzanò 25. I minirteri nella Chiesa antica. Testi patrirtici dei primi tre reco/i, a cura d i Enrico Cattaneo

26.

Cipriano di Cartagine, La China: Sui cristiani cadmi nella persecu�ione • l:umlà della Chiesa cauo/ica · Leuere scelte, a cura di Ezio Gallictr 27. Giovanni Crisostomo, Le catechesi hai/esima/i, a cura di Luciano Zappella 28. Massimo di Torino, Sermoni liturgici, a cura di M ilena Mariani Puerari 29. Eusebio di Cesarea, Dimostrozione evangelica , a cura di Paolo Carrara 30. Dtdachè. lrtsegnamento degli Apostoli, a cura di Gi useppe Visonà 3 L Efrem il Siro, bmi Pasquali. Sugli Aw.,ni - Sulla croci/iwone - Sulla risurraione, a cura di Ignazio De Francesco 32. Agostino d'lppona, Il discorro delSignore sulla montagna, a cura di Luigi Longobardo 33. Gregorio il Ta umaturgo (?), E11c01mo di Origette, a cura di Marco Rizzi H. Atanasio di Alessandria, Lei/ere /estali - Anonimo, lndiu delle Lmere /estali, a cu­ ra di Alberto Camplani 35. Efrem il Siro, btni rulla natività e sull'Ept/ama, a cura di Ignazio De Francesco 36. Papia di Hierapolis, Esposizione degli oracoli del Sigrtore. Frammenti, a cura di En­ rico N orelli 3 7. Didimo il Cieco, Lezio11isui Salmi. Il Commento ai Salmi scoperto a Turo, a cura di Emanuela PrinzivaUi 38. Eusebio di Cesarea, Elogio di Costanti11o. Discorso per il tretttertll•le • Discorro re· gale, a cura di Marilena Amerise 39. Efrem il Siro, l1111i ru paradiso, a cura di Ignazio De Francesco 40. Gemente di Alessandria, Gli stromati. Note di vera filosofia, introduzione di Marco Rizzi, traduzione e note di Giovanni Pini

DIDACHÈ INSEGNAMENTO DEGU APOSTOU A cura di Giuseppe Vùonà Solo poco più di un secolo fa un manoscritto di un mona­ stero di Costantinopoli ci ha restituito la Didachè o Insegna­ mento degli apostoli, di cui dall 'età dei Padri si erano perse le tracce . Questo breve ma importantissimo documento, la più antica regola di una comunità cristiana, contiene disposizioni per l 'istruzione catechetica fondamentale, per la celebrazione del battesimo e dell 'eucaristia, per il discernimento dei carismi e delle funzioni ministeriali. Alcune tradizioni che essa ci tra­ smette, come la liturgia e le preghiere eucaristiche, ci portano a diretto contano con la fede e il culto della prima generazione cristiana. La presente edizione, con testo greco a fronte, ripercorren­ do l 'ampio e contrastato dibattito della critica, giunge a sono­ scrivere la grande arcaicità di un testo che viene situato entro il I secolo d. C., a ridosso deli 'età apostolica, nel medesimo con­ testo in cui hanno visto la luce i vangeli. La Didachè affonda le sue radici negli strati più profondi delle origini cristiane, là dove è ancora viva e fluida la tradizio­ ne su Gesù, dove appare tuttora vitale il legame con il patri­ monio del giudaismo e dove ancora si avverte l 'eco delle prime liturgie e risuona l 'annuncio degli antichi profeti cristiani.

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ne EDITORIAlE LIBRI

LETTERE FESTALI di Atanasio di Alessandria INDICE DELLE LETTERE FESTALI Anonimo A cura di Alberto Camplani Le « lettere festali >> furono emanate annualmente dai vesco­ vi di Alessandria, dal III secolo fino in età araba, per annuncia­ re a tutta la cristianità d'Egitto la data della festa cristiana per eccellenza, la Pasqua_ Grazie alle grandi raccolte dei singoli ve­ scovi, ma anche alle copie su papiro inviate alle diocesi e ai mo­ nasteri, seguiamo l 'evoluzione di un genere letterario tipico della Chiesa d ' Egitto: i patriarchi vi aggiunsero insegnamenti morali, riferimenti all 'attualità religiosa, esposizioni dominali . Atanasio, vescovo di Alessandria tra il 3 2 8 e il 3 73 , ha porta­ to a maturazione questo genere letterario, facendone uno stru­ mento di catechesi e di propaganda e inserendovi l'annuncio di tutto il ciclo liturgico che va dalla Quaresima alla Pentecoste. Perduto l 'originale greco della raccolta, sono a noi giunte due antiche versioni, copta e siriaca, qui tradotte per la prima volta in una lingua moderna nella loro globalità. Le lettere riflettono una carriera episcopale travagliata, che conosce la persecuzione, ma anche l 'uso della forza; fanno tra­ sparire la psicologia di una figura di spicco nelle controversie teo­ logiche del IV secolo e nella scena più ampia dell ' Impero; chiari­ scono la sua politica ecclesiastica e alcuni elementi meno noti del suo pensiero, come la sua concezione della Pasqua, il canone del­ le Scritture, le sue convinzioni a proposito del culto dei santi.

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ne EDITORIALE LIBIU

ESPOSIZIONE DEGLI ORACOLI DEL SIGNORE I FRAMMEN11 di Papia di Hierapolis A

cura di Enrico Norelli

Papia, vescovo di Hierapolis in Frigia (Asia Minore), com­ pose verso il l l 5 un 'opera in cinque libri intitolata Esposzzione degli oracoli del Signore, nella quale raccoglieva e interpretava tradizioni scritte e orali sulle parole e i fatti di Gesù e dei suoi discepoli. Ne resta purtroppo solo una manciata di frammen­ ti, in parte di du bbia autenticità, trasmessi da autori cristiani posteriori. Alcuni di essi sono celebri, come quelli nei quali troviamo per la prima volta notizie sulle circostanze di com­ posizione dei vangeli di Marco e di Matteo, o quello conte­ nente una parola di Gesù sulla straordinaria fertilità della ter­ ra nel regno millenario alla fine del mondo, o ancora quello in cui Papia spiega come avesse raccolto, da discepoli indiretti degli apostoli e - forse - da discepoli diretti di Gesù, le tradi­ zioni da lui riferite. I suoi rapporti con circoli cristiani d' Asia Minore che si richiamavano a Giovanni e a Filippo, affermati dalle nostre fonti più antiche, sono vivacemente discussi. Questi pochi frammenti, pur con i difficili problemi che pongono - e che richiedono un approfondito commento stori­ co e letterario - costituiscono una fonte insostituibile d'infor­ mazione s ulle pratiche e le dottrine di ambienti cristiani anti­ chissimi, che erano ancora in contatto, attraverso la tradizione orale, con la prima generazione dei credenti in Gesù.

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EDITORIALE LIBRI

Stampa: Ancora Ani Grafiche - Milano 2006 -

Lenure cristiane del primo millennio Collana diretta da Antonio Zani e Gianfranca Zancanaro

Comitato di redazione: Elena Giannarelli, Claudio Giano!to, Giuseppe Laiti, Enrico Norelli, Giusep­ pe Visonà.

Gli antichi cristiani, per comunicare, appro­ fondire e difendere la propria fede, hanno prodotto e messo in circolazione, in ambienti e lingue diver­ se, un patrimonio considerevole di scriui divenuto r.nche momento significativo delle culture neUe · ,,Jj il cristianesimo si è diffuso. � •

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_. La coUana, grazie alla competenza di speciali­

\ · � : Tende accessibile questa letteratura proponen­ �pere e antologie !ematiche in traduzioni con­ ,; ·re sulle migliori edizioni critiche disponibili. · ·� . ·ì.mpia introduzione ambienta il le!tore nel con­ ( ·., delle problematiche e delle sensibilità entro le ·1, 1i le opere prendono corpo. Le note, di tipo let­ [.,r� rio, storico e teologico, accompagnano la lettu­ ra, consentendo di familiarizzarsi con idee e prati­ che lontane dal nostro mondo culturale. Gli indici (scritturistico, onomastico, tematico) permettono di rintracciare rapidamente aspetti specifici e parti· colari dei testi e la bibliografia, selezionata con cu­ ra, orienta il proseguimento dello studio.

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L'intento è mostrare come ogni testo sia frutto e pane di una storia, di un processo di comunica­ zione, fondando sul rigore scientifico l'appassiona­ ta ricerca di un passato vitale per il nostro presente.