Gli Atti degli Apostoli. Parte seconda. Commento ai capp. 9,1-28,31 [2] 8839401768

Oggi in maggioranza gli autori ritengono adeguata una di­visione dell'opera in tre parti, secondo i centri geografi

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Gli Atti degli Apostoli. Parte seconda. Commento ai capp. 9,1-28,31 [2]
 8839401768

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COMMENTARIO TEOLOGICO DEL NUOVO TEST AMENTO Collana internazionale pubblicata in lingua italiana, francese, inglese, tedesca e spagnola A cuRA DI Serafin de Ausejo, Lucien Cerfaux, Joseph Fitzmeyr, Béda Rigaux, Rudolf Schnackenburg, Anton Vogtle Segretari per l'Italia : G. Scarpat e O . Soffritti

EDITORI Paideia Editrice, Brescia Les Éditions du Cerf, Paris Herder and Herder, New York Verlag Herder, Freiburg, Basel, Wien Editoria! Herder, Barcelona

COMMENTARIO TEOLOGICO DEL NUOVO TEST AMENTO

Gli Atti degli Apostoli PARTE SECONDA

Testo greco e traduzione Commento ai capp. 9 , 1 -2 8 ,3 I di GERHARD SCHNEIDER Traduzione italiana di VINCENZO GATTI Edizione italiana a cura di 0MERO SoFFRITTI

PAIDEIA EDITRICE BRESCIA

Titolo originale dell'opera: Die Apostelgeschichte. n. Teil Kommentar ru Kap. 9,:r-28,3r von Gerhard Schneider Traduzione italiana di Vincenzo Gatti Revisione di Omero Soffritti

La traduzione del testo biblico è di proprietà della Casa Paideia. Ogni riproduzione è vietata e sarà perseguita a norma di legge. © Verlag Herder, Freiburg im Breisgau 1982 © Paideia Editrice, Brescia 1986

PREMESSA

Il primo volume di questo commentario agli Atti degli Apo­ stoli è apparso nel I98o. Dopo due anni è possibile presenta­ re anche il secondo volume, che spiega la «parte paolina>> di Act. L'impostazione esterna corrisponde a quella della parte precedente (vedi vol. I, 9). Poiché nel primo volume è stata offerta un'ampia introduzione e, inoltre, negli excursus sono state prese in considerazione linee di fondo essenziali della teologia di Act., il secondo volume può concentrarsi sull'ese­ gesi dei capp. 9-28. Esso contiene un excursus su ), i noltre in 9,17 e 22,13 (sulla bocca di Anania : «fratello Saul» ); negli ultimi due pa�si citati il nome è pronunciato una volta sola. In 1 3,21 :Ea.ovÀ. è il nome del primo re israelita. Sulla ripetizione del nome nell'apostrofe dr. Le. 8,24; 10,41 ; 22 ,3 1 . 38. Contro Agos tin(), en. in. Ps. 30 2,3 ; serm. 361 ,14; vedi Th. Soiron, Die Kirche als der Leib Christ i, Diisseldod 1 9.51 , 198 s. Anche E. Schweizer, Erniedrigung und Erhohung bei }esus und seinen Nachfolgern (AThANT 28), Zi.irich 21962, 1 63

interpreta come Agostino . 39· 'tL; nel senso di Sr.à -r'; Ma I-interrogativo non intende indagare sul motivo di Saulo. 40. Analogie veterotestamentarie: Gen. 3 I ,I 1-1 3 ; 46,2 s.; Ex. 3 ,2-10. La forma più breve di Act. 9,10 s. s i ha anche nell'A.T.: Gen. 22,1 s.

Act.

9,5-6.]

33

;-6. Il xuptot; celeste si dà a conoscere come Gesù (v. _;) e co­ munica a Saulo il suo incarico (v. 6). Saulo ha capito che a far­ glisi incontro e a rivolgergli il rimprovero è un xupt.ot; . Alla sua domanda (v. 5a) Gesù risponde e si fa conoscere. Che si chia­ mi «GesÙ» (e non, ad es. , «il Signore GesÙ», o «Gesù Cristo») dipende probabilmente dal fatto che Paolo deve riconoscere l 'identità di Colui che ora sta in cielo con il Gesù « terreno» . Probabilmente è per lo stesso motivo che il racconto fa parla­ re in «ebraico »la voce celeste (v. 4 ; cfr. 2 6 , 1 4) . Mentre Pao­ lo stesso confessa di aver perseguitato «la chiesa di Dio» (I Cor. 1 5 ,9 ) , qui la persecuzione viene riferita a Gesù. L a voce di Gesù comunica ora un incarico provvisorio. Saulo deve «al­ zarsi e andare in città» . Soltanto a Damasco gli «sarà detto» ­ da chi, non si precisa - che cosa «deve fare»41 (v. 6 ) . Anania però, allorché fa visita a Saulo (v. 1 7) , non gli comunica quan­ to ha saputo (vv. 1 5 s . ) sulla «missione» dell'ex persecutore.

. Forse si presuppone che il Signore abbia parlato in ebraico anche ad Anania. Nel v. I I si fece poi uso della forma grecizzata per indicare l'accusativo. 70. Con Haenchen. Cfr. 1 ,r6; 6,3 ; 15,7·13 . L'appellativo «fratello/fratelli» però è u sato anche da giudeocristiani che si rivolgono a giudei: 2,29; 7,2 ; 13 ,26.3 8 ; 2 2 , I ; 23,1 .5 .6; 28,17. 71 I,crov� è apposi z ione di 6 xvpt.oc; e presuppone l'espressione «il Signore Ge­ sù». In Act. essa ricorre 16 volte ; vedi Schneider, Gott und Christus als KYPIOl: . •

no, secondo il v. 1 7e, lo scopo ultimo di questo invio : Saulo deve anzi essere «riempito di Spirito santo», il che avverrà col battesimo dell'ex persecutore. Forse il narratore vede un con­ trasto fra Ép:7tvÉ.wv à.TCEt.À,fi� x�À. del v. I e la ricezione dello Spirito del v. I 7 . I 8-1 9a. L'imposizione delle mani (e la comunicazione fatta a Saulo) hanno effetto immediato.72 «Dai suoi occhi caddero73 come delle scaglie»74 (v. 1 8a) vuoi dire : ciò che impediva la vi­ sta viene rimosso miracolosamente e l'accecato riacquista la vista. Egli s'alza e si fa battezzare (v. 1 8b) . &.vaa't'a> - si può parlare solo della conversione di molte'8 persone a Giaffa .'9 Y'JWO"'tÒ'V lyÉVE't0 6o si riferisce alla risurrezione, di cui si venne a sapere in tutta Giaffa.61 L'effetto su presenti e non presenti - che cor­ risponde allo stile di altre storie di miracoli - in questo caso consiste nel fatto che molti giungono alla fede. E7tLCT'tEVO'"a.'V esprime l'inizio della fede in Cristo.62 È7tt -tÒ'V xupLov designa l'oggetto della fede : essi credettero nel Signore Gesù.63 42 .

4 3 · A motivo

dell'affinità formale di questo versetto con 9 ,3 2 9 , 3 7a ci si può chiedere se esso non costituisca già addirittu­ ra l'inizio della storia di Cornelio.64 Per lo meno la prepara pre­ cisando che Pietro rimase a Giaffa «per una serie di giorni»6' e fornendo l' «indirizzo» . Egli abita nella casa66 di un conciato­ re67 di nome Simone.68 In 1 0,6 .3 2 il soggiorno è indicato con e

'7· Vedi sopra, nn. 13 .14. ,s. Su È1t�O'"t'EUO'ctV 1tOÀ.À.o' vedi i paralleli 4A; 1 1 ,21 ; 14,1 ; 17,12; 18,8. '9· Giaffa geograficamente fa parte della pianura di Saron, il che invece non si può dire per Lidda (contro il v. 35). 6o . La stessa espressione si ha anche in 1 ,19; 19,17; dr. anche yYWO'"t'bv etvat.; dr. vol. I, 371 n. 25. 61 . xait'oÀ.T}c; "t'Tic; '161t1tT}c; ha paralleli formal i nei seguenti passi: Le. 4,14 (con­ testo analogo); 8 ,39; 23,5; Act. 9,3 1 ; 10,37. 62. É1t�O'"t'EVO'av . . . è aoristo ingressivo; dr. Blass/Debr. § 3 3 1 . 63 . È1t(O'"t'EVO'ClV È7tt "t'ÒV XUptOV corrisponde formalmente e contenutisticamente a È1tÉO'"t'pE\}Jav E1tt "t'bv xuptov del v. 35· La locuzione 1ttO'"t'EVW E1tt "t'ÒV xupt.ov in Act. ricorre anche in 1 1,17; 16,3 1 ; cfr. 22,19. Fuori di Act. questa locuzione non è documen tata (ma dr. Mt. 27,42). 64. Cfr. sopra, n. 1 8 . Su ÈyÉVE"t'O seguito da i nfinito vedi Blass/Debr. § 393,1 . 65 . L'accusativo 'i)JJ,Épa.c; txa.v&.c; indica l'estensione temporale. Nel N.T. -ili-LÉE>wvl}o-av-tEc; È1tvvil'tivov"t'o Et l:!p.wv ò È1ttxaÀ.ouiJ.€voc; ITÉ-tpoc; tvttaSE ;Evt�E"t'a.t.. 19 Tou oè ITÉ"tpou Ot.Evil'ur.toup.Évou 1tEpt "t'OU opci(J.a"t'oc; El1tE'V [ au"t'(i'> ] 'tÒ '1t'VEUIJ.CX." LOOÙ avOpEc; "t'pEtoaovlJ.E'VOl)aiv · Kopvi}À.tE, ELwvijc; ÀEY OU C11}t; IJ.Ot. . avacr-tcic;, llÉ'tpE, i}Quov xa.t q>aye:. 8 EL'Jt O'V ÒÉ. IJ.1}0a­ p.wç, xupt.E, éS'tt. xo�vòv iì axtiDa.p'tOV OÙOÉ1tO'tE etcrijÀ.De:v etc; 't'Ò O''tOIJ.Cl IJ.OU. 9 a1te:xplD1) oÈ q>wvi} Èx oe:u't'Épou Èx 't'ou oùpa.vou· éì. o De:òc; ÈxaD&.­ pt.crev, aù IJ.'lÌ XOL'VOU . I O 'tOU'tO ÒÈ ÈyÉVE'tO È1tÌ 't'pLç, xat avE0"'1tcicrD1) 1ttX­ Àt.v &1tav"t'a. Etc; 'tÒv oùpa.v6v. n xa.t tòoù t;a.u't'ijc; 'tpe:�c; &vope:ç ÉrcÉ­ CT't1)Ua.v Érc t 't'Ì}'V otxlav È'V n tj(J.E'V, art EO"'t CX.À..IJ.É'VO t. rt1tÒ Kat.cra.pe:tac; 1tp6ç p..e: . 1 2 EL1tE'V oÈ 't'Ò '1t'VEUIJ.ci (J.Ot crvveÀ.De:i:v a.Ù't'oi:ç IJ.1}ÒÈv Òt,axp!vav­ 't'a.. 1')À.�O'V oÈ crùv Èp.. ot xa.t of. Eç àoEÀ.q>oÌ OÙ't'Ot. xa.t e:tcri}À.DOIJ.E'V e:Lc; 't'Ò'V otxov 't'OU avop6;. 1 3 a1t1}yyE t À.E'V ÒÈ: i}(J.i:'V 1twc; etoev [ 'tÒ V ] ayye:Àov Év -ti;> otx� a.ù-tou O"'taDÉv'ta. xa.t e:t1t6v'ta. • tX1tOO''tEt.À.ov etc; 'I61t1t1}'V xat IJ.E't ci-t EIJ.�at. I:iiJ.wva. -tòv È1t txaÀ.ouiJ.E'V ov ITÉ'tpov, I4 8; À.aÀ.T}eret. pT}IJ.a'ta. 1tpòc; crè: Èv otc; crwi}-i}crn crù xa.t reti; o olx6ç crou. I' Èv oè: 'tfil & p çacrDa l IJ.E À.aÀ..e�v È1tÉ1tecre:v 'tÒ �ve:Gp.a 't'Ò &yt.ov È1t'a.ù'toùc; W0"1tEP xaì Ècp'i)IJ.tic; Èv àpxil. I6 Èp..vi}cri}l)'V ÒÈ 't'OU pT}IJ.a't'Ot; 'tOU xuplou wc; EÀE­ "(E'V . 'Iwcivv1}c; p..Èv È�ci'Jt't'LO"E'V uoa't't., ÙIJ.Ei:c; ÒÈ � a1t't t.O"Di)cre: a-De E'V 1t'VEU­ J.La'tt &.yl�. I7 EL OU'V "t''lÌ'V lcr1)'V owpe:à.v EOWXE'V a Ù'totc; ò i}e:òc; wc; xat Tt iJ..�v 1tt.U'teucraur.v É1tÌ -tòv xupr.ov '11}uoGv Xptcr'tov, Èyw 't't; i1J.L1l'V ou­ va.'tò; xwÀ.ucra.t. "t'Òv De:6v; xs 'Axouuav'tec; oè: "tau'ta. -i}cruxa.crav xa.t Éo6;a.ua.v 't'Òv De:òv À.Éy ov-te:c; &p a xaì "t'oi:; Mitve:01.v ò 1leòc; -ti}v 1-f.E'ta­ vo t.av e:t; swi}v EOWXEV. •



IO I In Cesarea [ viveva ]a un uomo di nome Cornelio, centurione del­ la cosiddetta coorte I talica, 2 pio e timorato di Dio con tutta la sua ca­ sa, che faceva molte eletnosine al popolo (giudaico) e assiduamente pre­ gava Dio . 3 Verso l'ora nona del giorno vide chiaramente in visione un angelo del Signore entrare da lui e dirgli : «Cornelio ! » . 4 Egli lo guardò e pieno di timore chiese: «Che c'è, Signore? » . E quello gli rispose: «Le tue preghiere e le tue elemosine sono salite al cospetto di Dio ed egli se n'è ricordato . ' Ora manda uomini a Giaffa, e fa venire un certo Si­ mone, soprannominato Pietro. 6 Costui è ospite di un certo Simone conciatore, che ha una casa vicino al mare».b 7 Appena l'angelo che gli aveva parlato se ne fu partito, (Cornelio) chiamò due dei suoi schiavi e un pio soldato di quelli che stavano permanentemente con lui, 8 e, do­ po aver raccontato loro ogni cosa, li mandò a Giaffa.

Dopo li'V'Ì)p SÉ 't� koinè gig vg sy aggiungono (come vuole il senso) : i)v. b. Alla fine del versetto, 69101 pc v�1 hanno l'aggiunta: «Questi ti dirà che cosa de­ vi fare», composta secondo I I ,14. Esattamente il testo di I I ,I4 si ha in 436 pc (bom••) . ti.

74

' Il giorno dopo, mentre essi erano in cammino e si avvicinavano alla città, Pietro verso l'ora sestac san sulla terrazza per pregare. IO Poi eb­ be fame e desiderava mangiare. Mentre gliene preparavano, lo colse un rapimento. 11 E vede il cielo aperto e scendere dun involucro come un grande lenzuolo che per i quattro capid veniva calato a terra; 12 e in es­ so v'erano tutti i (possibili) quadrupedi e rettili della terrae e uccelli del cielo. I.J E una voce gli gridò : «Alzati, Pietro/ uccidi e mangia ! » . I4 Ma Pietro rispose: «Giammai, Signore ! Non ho mai mangiato nulla di profano o d 'impuro» . I' E la voce una seconda volta a lui : «Ciò che Dio ha purificato non chiamarlo impuro». I6 Questo avvenne ancora una terza volta, poi d'un tratto l'involucro fu ritirato su in cielo. I7 Mentre Pietro tra se stessog si chiedeva perplesso che cosa significas­ se la visione che aveva avuto, ecco che gli uomini mandati da Cornelio, che avevano domandato della casa di Simone, si presentarono alla por­ ta IB e, alzata la voce, s'informavano se ivi fosse alloggiato Simone so­ prannominato Pietro. I9 E mentre Pietro rifletteva ancora sulla visio­ ne, lo Spirito [ gli ] h disse: «Ecco, tre; uomini ti cercano. 20 Alzati, scen­ di e parti con loro senza esitare; poiché li ho mandati io» . 21 Pietro al­ lora scese da quegli uomini-t e disse : «Ecco, sono io colui che cercate. 1Qual è il motivo per cui siete qui? » . 22 E quelli risposero : «Il centu­ rione Cornelio, uomo giusto e timorato di Dio, che gode la stima di tut­ to il popolo dei Giudei, ha ricevuto per mezzo di un angelo santo l'or­ dine di farti venire nella sua casa e di ascoltare quello che (gli) devi di­ re>> . 2,. 111Allora Pietro li fece entrare e offrl loro ospitalità.m A gig dopo wpa:v lX't'T}'J aggiungono : 't'iiç i)p.Épaç. se 3 6 pc leggono tvcX't'T}'V in­ vece di �X't1)V; cosl la preghiera di Pietro avviene alla stessa ora di quella di Cor­ nelio (cfr. v. 30). d. Invece di xa-ta�a�vov crxEv6ç 'l't àpxa� (d-d) , p4svlcl legge: -tÉcrcrapcrr.v àp­ x.aLc; od.iE�'JO'J O"XEVOpra, nr. 21 nn. 1 .2) . .10. Haacker, op. cii. 238. 21. Dibelius, Die Bekehrung 99· !. z . llaacker, op. cit. 240. In effetti in 1 1 ,3 eto-ijÀitEç, e 0'\J'VÉq>(lyEç, sono coordi '

.

Act. I01I·II,I8

illeciti dalla visione di Pietro negli altri testi. Neanche la vi­ sione di Pietro sarebbe per sé risolutiva, se si riferisse concre­ tamente alle prescrizioni sui cibi.23 Essa acquista il suo senso soltanto mediante gli eventi che seguono, e quindi è impossibi­ le che abbia avuto un'esistenza a sé, indipendentemente dalla storia di Cornelio .24 Sotto questo aspetto le osservazioni di Haacker convergono con quelle di LOning.2' Possiamo consta­ tare quindi che l'indagine recente - contrariamente a Dibe­ lius - tende ad ascrivere alla narrazione prelucana su Corne­ lio anche la visione di Pietro. Ma che cosa dice Haacker del discorso di Pietro davanti a Cornelio ? Secondo il Dibelius «esso è costruito come gli al­ tri discorsi di Pietro e anche come il discorso di Paolo ad An­ tiochia ( 1 3 , 1 6-4 1 )» .26 Esso rappresenta una variazione dello schema, compiuta da Luca.27 Haacker invece fa notare peculia­ rità del discorso che sono dovute alla situazione e che, a suo modo di vedere, il Dibelius « sottovaluta» .28 Tra di esse c'è il fatto che nella predica di Cesarea «le informazioni sul cammi­ no terreno di Gesù» sono «assai più numerose che negli altri discorsi di Pietro, e in questo modo si tiene presente la com­ posizione dell'uditorio.29 Sin dall'inizio il discorso sottolinea che Gesù, quale messaggero di pace per Israele, è '7ta'V'tW'V xu­ pt.o� (v. 3 6) : egli è Signore di tutti gli uomini. A ciò corrispon­ de la tendenza universalistica che sta alla fine del discorso : Gesù è giudice di tutti (v. 42) e mediante lui otterrà la remis24. Haacker, op. cit. 241 . 25. LOning, Korneliustradition 18, il quale per la prima parte della storia di Cor­ nelio ( xo,1-23a) ritiene che nelle prime sezioni xo,x-8.9-16 ( = I. II) la concezione narrativa della tradizione sia conservata immutata. Solo nella terza sezione xo,17· 23 ( = III) Luca avrebbe inserito il racconto della visione fatto dai messaggeri (v. 22 con domanda introduttiva alla fine del v. 2I ). 26. Dibelius, Die Bekehrung 97. 27. Dibelius, op. cit. 97 s. 28. Haacker, Dibelius und Cornelius 245 . 29. Cfr. Wilckens, Missionsreden 48-50. Egli osserva che il discorso segue sl lo schema degli altri discorsi, ma mostra le seguenti peculiarità: manca alla fine l'ap­ pello alla penitenza e alla salvezza; la parte kerygmatica è rielaborata e trasforma­ ta in parte principale. «Cosl il discorso sembra .. . piuttosto un resoconto»>, una historia Iesu (50). 23 . Haacker, op. cit. 240.

Act. IO,I-II,I8

sione dei peccati chiunque crede in lui (v. 43) .30 Il discorso si rifà, è vero, alla testimonianza della Scrittura - a differenza dei discorsi che in Act. sono riservati ai pagani -, ma non cita esplicitamente l'Antico Testamento (come fanno i discorsi di Act. 2 e 1 3 ) . Esso quindi tiene opportunamente conto degli u­ ditori concreti, che stanno a mezzo tra il giudaismo e il pa­ ganesimo. In questo modo Haacker può porre in risalto come il discorso vada notevolmente al di là degli aspetti tipici di questo genere. Tuttavia i tratti «individuali» del discorso di Pietro possono essere fatti risalire proprio all'intervento del­ l'autore di Act. La cosa più verosimile quindi è che 1 0 ,34-43 (v) si basi su un precedente discorso missionario a giudei,'1 o per lo meno su uno schema di fondo di un discorso del genere. All'atto di inserirlo nel contesto della storia di Cornelio, Lu­ ca lo ha adattato alla situazione specifica. Il fatto che alla fine manchi l'appello salvifico dipende dalla discesa dello Spirito sugli uditori (mentre Pietro sta ancora parlando) , che in certo senso rende superflua una conclusione conforme allo schema (vv. 43 ·44) . Che il discorso in Gerusalemme ( I I , I - I 8 ) nei dettagli pos­ sa aver subito da Luca rifacimenti più ampi della tradizione del cap. I O , Haacker lo concede. Egli tuttavia ritiene « stori­ camente plausibile»32 «il processo di informazione e di giusti­ ficazione di Pietro» in quanto tale . Per questo si richiama al «diritto giudaico del messaggero», secondo cui l'esecuzione di un incarico termina «soltanto col resoconto conclusivo fat­ to dal messaggero a chi lo ha inviato» ." Ma, nella narrazione su Cornelio, né Pietro figura come messaggero della comuni­ tà di Gerusalemme, né la relazione di Pietro intesa a giustifi­ care l'accoglienza dei pagani ( I I ,5- I 7) è il resoconto conclu3o. Haacker, op. cit. 245 : «Ciò corrisponde alla conclusione del discorso di Pao­ Jo in Atene (Act. 17,3 1 ), tenuto anch'esso davanti a un pubblico pagano, e alla sintesi del kerygma missionario di I Thess. 1 ,9 s.». 31. Cfr. la concezione di Bovon, Tradition et rédaction 38-42 . �2. Haacker , op. cit. 249. 3 3 · Haacker, op. cit. 250, che rimanda a J.-A. Biihner, Der Gesandte und sein Weg im vierten Evangelium (WUNT II/2), Tiibingen 1977, 257-261 . Vedi anche J.-A. Biihner, ci1t60"'tOÀ�, in EWNT I, 342-35 1 ; 347·

sivo di un inviato. Può darsi che esistessero - come ritiene Haacker - resoconti di missione dedotti «dalla natura della missione come fatto e dal concetto di missione>> .34 Tuttavia le informazioni su iniziative missionarie tra i pagani (Act. I I , I ­ I 8 ; I 4 ,2 7 ; 1 5 ,3 · 1 2 ; 2 r ,r 9 P' superano i confini di un resoconto soprattutto per il fatto che esse raccontano l'azione di Dio e giustificano la missione ai pagani a partire da Dio. Con le notizie riportate, che ripetono in breve quello che la predi­ ca di Pietro in l l ,j- I 7 accentua dettagliatamente, Luca tien conto dell'istanza che lo muove. Nel >'7 (v. 4b) . L'incarico che segue porterà a un risultato che «ricom­ pensa» la pietà del pagano. Egli deve inviare dei messi a Giaf­ fa per far venire Simon Pietro'8 (v. 5 ) . Perché si possa trovare Pietro, si fa il nome di chi lo ospita (dr. 9 ,4 3 ) , precisando che abita vicino al mare.'9 Non si dice ancora ciò che Dio intende fare nei riguardi di Cornelio.6o La tensione del lettore resta strutto ricorre solo in Mc. 6,2, ; I5A3 ; Act. 1 1 ,3 ; I 6Ao ; 17,2 ; 28,8 ; Apoc. 3 ,20. 53 · Cfr. la duplice ripetizione della conversione di Saulo; v. sopra, nr. 21 con n. 8 . 54· Su a'tE'VLl;W con dativo di persona vedi vol. I , 41 8 n. 37. ,,. Nel N.T. l��oc; 'YE'VO�'Voc; è testimoniato solo in Luca : Le. 24,.5 .7 ; Act. 10, 4; 24,2.5 . .56. a'VÉ�1)0'a.'V E� IJ.'VT}p.6CTV'VO'V è perifrasi per Èp.'V'f}O'&t}O'a.'V (v. 3 1 ) in linguaggio biblico; cfr. Conzelmann, che rimanda a Ex. 17,4; Ecclus 35,6; .50,1 6; Tob. 12, 12. Vedi anche Bruce (NIC) : «Il linguaggio dell'angelo qui è pieno di termino!� gia sacrificale, quale si trova nei primi capitoli del Levitico». ,]. IJJ.7tpoa'�E'V -tou �Eou. lJJ.7tpOO'�E'V col genitivo della persona si trova anche in Le. 5 , r9; ] ,2] ; I0,2 I ; 1 2,8a.b; I4,2 ; 1 9,27; 2 1 ,36 . .58. «un certo Simone, soprannominato Pietro»; cfr. Le. 6,14. L'espressione l:LIJ.W'V cc; È"J;LXa.M�'taL IIÉ-tpoc; si trova anche in 10,32; cfr. IO,r8 ; 1 1 ,1 3 .59· Vedi sopra, comm. a 9,43 {nr. 23 nn. 66-70). 6o. Cfr. invece i dati più precisi in 10,22 ; 1 I ,14. .

inalterata e risulta chiaro che Cornelio e Pietro obbediscono ciecamente a Dio .61 7-8 . Appena l'angelo lascia Cornelio,62 questi chiama due dei

suoi schiavi63 e un pio soldato64 della cerchia di coloro che so­ no a sua disposizione6' (v. 7 ) . Spiega66 loro tutto e li manda67 a Giaffa. II. LA VISIONE DI PIETRO A GIAFFA ( 10,9-1 6)

9 · Con 'tTI OÈ È1tauptov68 s'inizia la seconda unità narrativa, il

racconto della visione di Pietro. La visione ha luogo il giorno successivo, proprio mentre i messi di Cornelio stanno avvici­ nandosi alla città (Giaffa) . Non si dice quando sono partiti da Cesarea.69 È circa l'ora sesta ( = mezzogiorno yo e Pietro sale Haenchen, comm. al v. 6. 62 . Su wç OÈ tbri]ÀaE'J cfr . Le. 2,1.5 (di angeli). 63 . ovo 'tWV otxE'tW'J . otxl'tT}ç è in modo particolare «lo schiavo domestico»; dr. anche Le. r6,r3; Rom. 144; I Petr. 2,18. 64 . Lo 0"-tpa.-tt.W"tT}ç, che Cornelio sceglie, è EÙO"E�i)vÀ.o�. Dal punto di vista del giudaismo l'à.)..,).6., cpvÀ.o� è un «pa­ gano» (dr. Flav. Ios., ant. 4,183). Vedi anche Act. 13 ,19 D. 133. All'inizio del discorso di Cornelio «si incrociano due enunciati...: una men­ zione della visione di quattro giorni prima all'ora nona e l'affermazione che Cor­ nelio per quattro giorni fino ad oggi ha pregato incessantemente (v. 2)» ( Conzel­ mann). Vedi anche Zerwick/Grosvenor, Analysis, ad l. : «quattro giorni fa fino a queseora»; il seguente illl'l1'V >t'Ì}'V È'V&.'t1'}'V 1tpOO"EVX61J.E'VO� andrebbe legato stretta­ mente (quasi : «mi trovano immerso nella preghiera di nona») . Sulla datazione di «quattro giorni fa» vedi i dati dei vv. 3 ·9 . 17.23.24: il giorno dopo la visione i mes­ si giunsero a Giaffa (vv. 9.17), dove pernottarono (v. 23 ). Il terzo giorno partiro­ no da Giaffa (v. 23) e il quarto arrivarono a Cesarea (v. 24). 1 34. Su à."Vi}p . . E'V Écrtil'tt À.aiJ.1tpij. cfr. Le. 244 ( dei due angeli alla tomba di Ge­ sù) e Act. 1 ,10 (dei due angeli in occasione dell'ascensione).



·

.

Act.

I0,3o-3�·33·34-35

97

v'era alloggiato (v. 3 2 ) . Questi dati verificabili conferiscono in definitiva «credibilità» all' «uomo» . 3 3 . Immediatamente - conclude Cornelio -h o eseguito l 'ordi­ ne, e Pietro ha fatto bene a venire (v. 3 3a) . L'incontro tra Pie­ tro e Cornelio è ora completato. Ambedue hanno agito in ba� se a direttive divine. Il v. 3 3b esprime l'attesa ansiosa di quan� to succederà ora : tutti stanno «davanti a Dio»1" per ascoltare ciò di cui Pietro è stato incaricato «dal Signore» .136 Ma l'e­ vento decisivo, di cui essi diventeranno testimoni, non è il di­ scorso di Pietro ( 1 0,34-4 3 ) , bensl il «discendere» dello Spiri­ to santo su di loro (v. 44) . V. LA PREDICA DI PIETRO DAVANTI A CORNELIO E ALLA SUA FAMIGLIA ( r 0,3 4-4 3)

34-3,; . Alla predica di Pietro si è introdotti con un'espressio­

ne solenne.137 Il discorso s'inizia con un'osservazione che si ri­ ferisce alla situazione concreta e che esprime quanto Pietro ha capito dopo la sua visione: « In verità138 comprendo . » . La comprensione concerne il fatto che Dio non guarda alla per� sona139 (v. 34b) , ma a lui è accetto140 chi lo teme141 e «pratica la giustizia» ,142 indipendentemente dal popolo da cui proviene (v. 3 5 ) . . .

1 35. ÉvW'Jtr.ov -tou DEov nel resto del N.T. si ha in Le. r , r 9 ; 12,6 ; 16,r 5 ; Act. 4,1 9 ; 7,46; 10,3 1 ; Rom. 14,22 ; I Cor. 1 ,29; 2 Cor. 4,2 ; 7,1 2 ; Gal. r ,2o; I Tim. 2,3 ; 5A· 21 ; 6,13 ; 2 Tim. 2,14; 4,1 ; I Petr. 3,4 e 7 volte nell'Apocalisse.

136. Pietro ha ricevuto l'incarico ( 'tà. 1tpOO""tE-ta.yp.Éva o-or.) Ò1tÒ -tov xvplov. In questo contesto il xupr.oç è Dio; v. Schneider, Gott u. Christus als KYPIOl: 164. 137. Cfr. Mt. 5,2 ; 17,27 ; Act. 8,3 5 ; 18,14; 2 Cor. 6,1 1 ; Apoc. 13,6.

138. É1t'ttÀ.1)itEla.ç è particolarmente frequente nell'opera lucana; vedi vol. I, 497 n. 34· 139· 1tpo>8 «pose la mano su»9 alcuni membri della EXXÀtlO"LCX.10

,. Vedi invece Haenchen, Apg. 372 .376. Cfr. Kratz, op. cit. 461 : «si è abbastanza d ,accordo nel ritenere che all'autore di Act. il cap. 1 2 sia giunto come un tutto quasi compatto». Haenchen, op. cit. 376 s. attribuisce i vv. I I s. e 18 s. (oltre che i vv. 24 s.) al redattore Luca. Inoltre assegna alla redazione lucana l'aggiunta del v. 17b («Poi disse: 'Fatelo sapere a Giacomo ... '») . A ciò Kratz , op. cit. 464 giu­ stamente replica: «Non è possibile staccare i vv. 1 8 s. dalla tradizione del mira­ colo di liberazione... La scoperta della sparizione del prigioniero e la punizione delle guardie fanno parte del repertorio dei miracoli di liberazione». Cfr. ibid. 471 s.

6. Luca ha omesso la storia della decapitazione di Mc. e in Le. 9,1-6.xoa segue co­ me fonte Mc. 6,7-13.30; solo Le. 9,7-9 è «inserzione)>. Cfr. la rispondenza, presen­ te solo in Le. , tra rt1tOO'"t'ÉÀ.À.w (Le. 9,2 ; Act. 1 1 ,30) e V1tOO''tpÉ. 3 Allora digiunarono e pregarono,d imposero loro le ma. ni e li congedarono .e

La nuova ampia unità narrativa costituita da I J ,I-14,2 8 prende avvio marcatamente da Antiochia e menziona per no­ me cinque uomini autorevoli della locale comunità cristiana 11. Dopo iicra:v liÉ

E 'l' koinè syh aggiungono 'tWE�, probabilmente per indicare che le cinque persone seguenti non erano gli unici «profeti e dottori• ad Antiochia. Vedi Metzger, TC 400. b. Prima del primo nome (Barnaba) D* vg leggono Èv o� invece di l5 'tE. Sul moti­ vo vedi nota a. c. Invece di xaÀ.OVIJ.EVO� D 4 24 hanno È1ttXaÀ.OVIJ.EVo� ( «soprannominato» ). d. Dopo 1tpOCTEv��oL D aggiunge 1tECTt'tt. Epy ov E.pycisoJJ.. a.t f.yw Èv 't' aie; 'iJ�J. Épa.tc; ù�J,wv , Epyov 8 où p,i} 7tt.CT"t'EVO"'r)"t'E Èav "t't> . 17 Lo stesso Wilckens ha riveduto la sua valutazione precedente. 18 «Quelli che sono con Paolo» lasciano in nave la città ci­ priota di Pafo19 e fanno vela verso Perge di Panfilia.20 Proba­ bilmente si pensa a un loro sbarco ad Attalia ( 1 4,25 ) . A Per.. ge Giovanni Marco abbandona21 Paolo e Barnaba e torna a Ge.. rusalemme, dove abita ( r 2 , 1 2 .2 5 ) . Non si dice il motivo di questo ritorno a casa . La notizia su Marco tuttavia prepara I 5 ,3 7 s. : mentre Barnaba (nel « secondo viaggio missionario») vuole riprenderlo con sé, Paolo si rifiuta decisamente e criti­ ca apertamente il fatto che Marco «in Panfilia li abbia abban­ donati» . Già la formulazione all'inizio del racconto (v. 1 3a) mostra che d 'ora innanzi Paolo è considerato il vero e proprio protagonista, rispetto al quale Barnaba passa in secondo pia­ no (dr. 1 3 ,43 ·4 6 . _5o) . IJ.

1 3 . Vedi Dibelius, op. dt. 142 sulle prediche missionarie ai Giudei in genere : «Cosi si predica, e cosl si deve predicare» .

14. Wilckens, Missionsreden, 21963, 9 9 s . Vedi anche vol. I , 136 ss. 15. Bowker, Speeches, 1967/68 ; vedi vol. I, 142 n. 1 17 ; inoltre sotto, al v. 3' (con n. 109 ). 16. Ellis, Midraschartige Ziige, 1971 ; cfr. Goldsmith, Acts IJ1JJ�J7, 1968; Gor� don, Targumic Parallels, 1974. Vedi anche Dumas, Le langage 72�78.28 1�3 19. 17. Steck, Geschick der Propheten, 1967, specialm. 263-289. r8. Wilckens, Missionsreden, 31974, 1 87�224, specialm. 221 s. Cfr. vol . I , 137-143· 19. Stando al contesto, l'espressione of. 'TtEpL IlavÀov include Paolo, Barnaba e Gio­ vanni Marco. ot 'TtEp! con l'accusativo della persona si trova anche in 21,8 koinè e nella conclusione breve di Mc. Cfr. altresl Mc. 4,10; Le. 22A9· Su quest'uso di 1tE� p! vedi W. Kohler, in EWNT III, s.v. 3 .a. 20. Vedi sopra, nn. I e 2. 21 . «Ì1tOXWPTJCT� «Ì1t6 può essere inteso anche nel senso di staccarsi ( v . Bauer, Wb. , s.v. a1toxwptw). Nel N.T. il verbo ricorre pure in Mt. 7,23 ; Le. 9,39; 2o,2o var.

Act. IJ1IJ.I4.IJ. I6a 1 4 . Da

Perge il viaggio riprende immediatamente per Antio­ chia di Pisidia.22 E si ha l'impressione che i due immediata­ mente - in ogni caso nel primo sabato trascorso ad Antio­ chia23 - si siano recati nella locale sinagoga24 e vi abbiano pre­ so posto. Il racconto va verso la predica sinagogale di Paolo. 1 ; . Dopo

la lettura di brani della legge e dei profeti2' i capi della sinagoga26 fanno rivolgere ai due ospiti l'invito a dire una parola di incoraggiamento17 al popolo.28 Paolo e Barnaba ven­ gono interpellati qui come livopEç àOEÀcpot Lo stesso appella­ tivo sarà usato anche da Paolo nei confronti di chi lo ascolta nella sinagoga (vv. 2 6 . 3 7 ) . 1 6a. Paolo accetta l 'invito, si alza29 e inizia con un gesto ora­ torio (greco) la sua predica.30 Sul lettore si deve imprimere l'immagine di Paolo come oratore. Di norma l'oratore nella sinagoga teneva il suo discorso stando seduto .31 22. Il canunino da Perge ad Antiochia (ca. 160 km) è difficile e pericoloso. Anti chia apparteneva alla provincia romana di Galazia (v. sopra, n. 3 ) , il che diede ori­ gine alla teoria «sud-galatica» circa i destinatari di Gal. ; v. Schlier, Gal. 1 5-18. 23. Nel N.T. parlano di i)J,dpa -twv O"a��a-rwv anche Le. 4,1 6 ; Act. 16,1 3 . Men­ zionano il culto sinagogale del sabato Le. 4,16.3 1 ; 6,6 ; 1 3,10; Act. 1 3 ,27-44; 15, :u ; 18,4 . 24. Eù; 'ti}v auvcxywrilv, come in Le. 4,16; 6,6 ; Act. 14,1 ; 18,19; 19,8. Di una predicazione di Paolo nelle sinagoghe s'eta parlato sinora in 9,20 e 1 3,5 . 2 5. Sulla lettura della torà e dei profeti nel culto sinagogale vedi Billerbeck IV, 1 53-171 ; sulla predica, ibid. 1 7 1-188, inoltre l. Elbogen, Der judische Gottesdienst tn seiner geschichtlichen Entwicklung, Hildesheim 41962, 194-198. 26. &.pxt.auvaywyo!, «Capi della sinagoga», ricorre anche in Mc. 5 ,22. Il singolare si ha in Mc. 5,35.36.38 ; Le. 8,49 ; 13,14; Act. 18,8 .17. Sulla documentazione extra­ biblica vedi Schi.irer, Geschichte des judischen Volkes u, 509-5 12. 27. )..6yot; (Tijt;) 'TtapaxÀ.'i)O"EWt; secondo Hebr. 13,22 (dr. 2 Mach. Ij,I I ) è il di­ scorso di esortazione. Invece Le. 6,24; Act. 15 ,3 1 ; 2 Cor. 7,7 inducono a intende­ re '7tapaxÀ.1'}0"t.ç piuttosto nel senso di «consolazione». 28. I partecipanti al culto sono intesi quindi come ò ì...a6t;. Qui i giudei vengono interpellati ancora una volta come popolo di Dio; cfr. Lohfink, Sammlung Israels 29. Per &.vao-'t'tiç (di un oratore) dr. 1 ,1 5 ; 5,34; 15,7. 57 n . 1 34. 30. Per XCX'ttXO"E(O"aç -rii XEt.p! dr. 1 2,17; 21,40 ; Polyb. 1 ,78,3; Flav. los., ant. o11h .323 ; 8,275. Vedi anche sopra, nr. 27 n. 61 . 31. Cfr. Le. 4,20 (ÉxaJh.O"Ev). Cfr. Billerbeck IV, 1 85 ; Elbogen, op. cit. I97· Vedi pc:� Philo .-:pec. leg. 2,62 (&.vaO"'tà.; oi ":t.t;) . •

Act. IJ1I6h.I7-20

t 6b. Paolo parla agli astanti in modo tale che il lettore com­

prende che oltre ai giudei ( a'VOpE� 'lcrpa.1)Àt'ta.t,} 32 sono pre­ senti anche dei > (vv. 3 8 s .) corrisponde ora, nella sua par­ te conclusiva, il monito, espresso nel v. 4 r con la citazione di Abac. 1 ,5 LXX. L'esortazione introduttiva �ÀÉ1tE"t'E (ouv) , se­ guita da IJ..'Ii , si trova, in contesto analogo, anche in Mt. 24 ,4 par. Mc. 1 3 ,5 / Le. 2 r ,8 ; I Cor. 8 ,9 ; Gal. 5 , 1 5 ; Col. 2 ,8 ; Hebr. 3 , r 2 ; 1 2 ,2 5 ; dr. Le. 8 , r 8 ed Eph. 5 , 1 5 (�ÀÉ1tE"t'E oùv) . "t'Ò ELPTlP,Évov è, come in Le. 2 ,24 (Èv "t'li) v61-1�) e Rom. 4, 1 8 (assoluto) , la «parola della Scrittura» . Il dato «nei profeti (ne­ gli scritti profetici) >> si riferisce al libro dei dodici profeti.133 L'inatteso Épyov, che Dio fa annunciare agli spregiatori del messaggio è secondo la concezione lucana - «l'accoglienza dei pagani e il ripudio dei Giudei» .134 Questa interpretazione della citazione e la sua espressione introduttiva fanno ritenere «che questa citazione vada annoverata tra le citazioni a sé, che Luca ha preso direttamente dai LXX o il cui testo, sostanzial­ mente autonomo, è da lui riportato secondo i suoi LXX, anche se non si può escludere che in una qualche forma preesistesse­ ro insieme con la tradizione della prova scritturistica cristia­ na» /3' Alla citazione il testo D aggiunge : «e tacquero» .136 Ve­ rosimilmente quest'annotazione si riferisce agli uditoti.137 -

I 3 I . Conzelmann. 1 32. Hahn, op. cit. (97 n. Io). Giudica più positivamente Mussner, Petrus und Pau­ lus ro6 s., che trasforma respressione del v. 39 in una frase attiva («Dio giustifi­ ca in lui chiunque crede») e quindi confronta con Gal. 2 ,16. Cosl egli perviene al principio fondamentale: Dio giustifica l'uomo per fede. La mancanza dell'espres­ sione «perdono dei peccati» in Paolo non significa che questi sia giunto alla sua dottrina della sola fide senza riferimento al credo originario di I Cor. 1 5,3-5 ( «mo­ 1 3 3 . Cfr. Act. 7,42 (vedi vol. I , 647 con n. 186). rl per i nostri peccati»). 1 34. Haenchen. Similmente Lohfink, Sammlung lsraels 88. 135. Holtz, Untersuchungen 2 1 . Sul testo della citazione vedi ibid. 19 s.; sull 'uso di Abac. 1 ,5 a Qumran ( I QpHab 2,I-1o) vedi Braun, Qumran I, I 6I s. 136. Vedi sopra, n. y. I 3 7 . Haenchen si chiede se non si riferisca a Paolo e a Barnaba.

Act. IJ,42·4J

1 8 ,5

L'effetto che il discorso produce sugli uditori consiste nel fatto che i messaggeri, all'uscita/38 vengono pregati di conti­ nuare l'esposizione del loro messaggio il sabato successivo.139 À.cx.À.Éw '"tà. pT)I.tCX.'"tCX. si riferisce all'annuncio del messaggio cri­ stiano (come in 5 ,2 o; I 0 ,44 ; I I , 1 4 ) . A quanto pare, la rea­ zione del pubblico è di un distanziato interesse, analogamente a quella seguita al discorso all'Areopago ( 1 7 , 3 2b) . Ma il ver­ setto seguente presenta un'immagine più favorevole.

42 .

Il rapporto di questo versetto col precedente è analogo a quello che si ha tra I 7 , 3 4 e 1 7 , 3 2 s. : degli uditori che aderi­ scano a Paolo (e a Barnaba) si parla soltanto dopo che l'assem­ blea si è sciolta. Àu�ELO"'T)c; OÈ '"t'ijc; avvcx.ycx.yfic; indica non la fi­ ne ufficiale del servizio liturgico, bens} il momento in cui le persone radunate si sono separate.140 Il successo missionario dunque si profila dopo che gli altri si sono già incamminati verso casa. Molti dei giudei e dei «pii proseliti»141 si unirono a Paolo e a Barnaba/42 vale a dire s'accompagnarono a loro 43 ·

138. Nel racconto t�f.6'V't'W'V oÈ a.Ò't'W'V si trova prima della notizia sullo sciogli­ mento dell'assemblea (v. 43 ). Ma non necessariamente il v. 42 è un doppione del v. 43 ; secondo il Conzelmann, l'impressione di un doppione può dipendere dal fatto che Luca «premette una formulazione più generale» . Il v. 42 introduce al v . 44 · Nel N.T. E�EL(..u. ricorre solo in Act. 1 3 ,42; 1 7,15 ; 20,7 ; 27A3 · 1 39. 't'Ò IJ.E't'a.�ù o-&:��a:tov è «il sabato seguente». Cfr. Conzelmann : (J.E't'a.;v ri­ corre «volgarmente» nel senso di t;-ijc; (cosl D, vedi sopra, nota e) ; cosl anche in 23 ,25 var.

140. Cfr. Bauer, Wb. , s.v. À.vw 3, che per l'espressione indicante lo «scioglimento» di un'assemblea rimanda a Horn., Il. 1 ,305 ; Od. 2,257 ; Apoll. Rhod. 1 ,708 ; Xe­ noph., Cyrop. 6,1 ,2; Diod. S. 19,25,7; ep. Ar. 202 ; Flav. los. , ant. 14,388. Secon­ do Bruce, Acts (NIC) 280 lo «scioglimento» dell'assemblea è un allontanamento disposto dai capi ( «per motivi di prudenza»).

141 . Poiché il contesto sinora ha parlato non di proseliti, ma di «timorati di Dio», (vv. r6b.26a), alcuni esegeti ( tra cui Haenchen e Conzelmann) si chiedono se 1tpo0'1)ÀV't'WV non sia un'interpolazione secondaria (glossa), che trasforma in proseliti quelli che inizialmente erano intesi come O"E�6p.E'VOf. (cosl anche in 1 3 ,50; 16,14 ; 1 7,4.17; 18,7) perché soltanto a partire da 1 3 A7 ci si rivolge direttamente agli [D'VT) (Haenchen). Il Conzelmann pensa anche alla possibilità di «un'espressione trascurata». Ma è anche pensabile che Luca stesso, in previsione di 1 3 ,46 s ., inten­ da dire con chiarezza che nel primo sabato menzionato si trattò solo di giudei di nascita e di persone completamente passate al giudaismo. 142. Qui tixoÀuitÉw ricorre non nel senso di «sequela», me altrove in Act. : 1 2 ,8 .9; 2 1 ,36.

ma

di «andare dietro», co­

r 86

Act. IJAJ·44-J2

(non accontentandosi di aspettare fino al sabato successivo) , per sapeme di più. I l racconto non dice che siano divenuti cre­ denti . 143 Ma i missionari conversarono con loro144 e li esorta­ rono «a perseverare nella grazia di Dio» .14' 3 1 . PERSECUZIONE DA PARTE DEI GIUDEI AD ANTIOCHIA: PAOLO E BARNABA SI RIVOLGONO AI GENTILI ( 1 3 ,44-.5 2 ) BIBLIOGRAFIA : W .M. Ramsay,

The Persecutions of Paul in Iconium and in Pisidian Antioch : Exp [ ser. 7 ] 4 ( 1 907) 406-424 ; H.J. Cadbu­ ry, Dust and Garments, in Beginnings v, 1933, 269-277 [ su 1 3 ,5 1 ] ; K. LOning, in EpEv C ( 1 97 1 ) 2 5 2-255 ; Prast, Presbyter und Evange­ liu m , 1 979 , 3 2 6-3 28 [ su 1 3 ,47 ] ; Richard, Old Testament in Acts, 1 980, 339 s. [ su 1 3 ,47 ] . T(ll 8è ÈPXOIJ.ÉV� a���a:t(fl O"'XE OÒ'V -rtÉpE­ 'tO 8È ò À.oyoc; "t'OÙ xv p lou 8L'oÀ.t)c; "t'fie; xwpa�. 10 ot OÈ 'Io u 8 ato L 'ltapw­ "t'puvav "t'àc; CTE�OIJ.Évac; yuv�F:xaç 't'àc; Eucrxi)IJ.OV�� xat "t'oùc; 7tpw-touc; 'tfic; 1t6lewc; x(lt È7t1}yet.p�v 8 t.w y 1J.òv È1tÌ "t'Òv IIauÀ.ov xat Ba.pv�aav xat t;É�aÀ.ov aÒ't'oÙc; à7CÒ rr:wv opiwv tXU"t'W'V. '1 ot 8è EX't'(.'VtX�rLJ.lE'VOt. 'tÒ'V XOVLOp"t'Ò'V 't'W'V -rto8wv È-rt' ClÙ't'OÙc; illilov EÌ� 'lxo 'V LOV, '2 o t 't'E tJ.Cl1}1)'t'at É1tÀ.1)pOV'V"tO xapa.ç xa.t 1tVEV(J.tX"toc; ày!ov.

44

143 . Diversamente in Act. 17,34: xoÀ.À.T)itÉ'V't'E� aÙ't'{i) hcLCT't'EVCTav. 144. 1t[JOC1À.CIÀ.ouv't'E� au't' oi:ç . Nel resto del N.T. il verbo ricorre solo in Act. 28, 20 (Paolo davanti ai giudei di Roma) . I45- 1tPOC1(.l.Évw seguito dal dativo ('t'TI x&.pL't'L), come i n 1 1 ,23 ('t'ii) xvp�}. Co n la «grazia di Dio» (Le. 2AO; Act. 1 1 ,23 ; 14,26; 20,24 ) non s'intende l'evangelo stes­ so (contro Haenchen), bensì la grazia concessa mediante l'evangelo (vedi l'espres­ sione )..6 yo� "tij� xapL"tO� t1U't'OV in 14,3 ; 20,32; EUCIYYÉÀ.LO'V "tij� X· "tOV iEou; cfr. anche 1 1 ,23).

44 Il sabato seguente' quasi tutta la città si radunò per ascoltare hla pa­ rola del Signore.h 4' Ma i Giudei, quando videro le folle, si riempirono di gelosia e contraddicevanoc le cose dette da Paolo, bestemmiando. 46 Allora Paolo e Barnaba con franchezza dichiararono: «Era necessario che fosse annunciata anzituttod a voi la parola di Dio. Ma poiché la re­ spingete e voi stessi non vi ritenete degni della vita eterna, ecco, ci ri­ volgiamo ai gentili. 47 Cosl infatti ci ha ordinato il Signore :e 'Ti ho fatto luce delle genti, perché porti la salvezza fino ai confini della terra'» (Is. 49,6) . 48 I gentili udendo ciò si rallegravano e glorificavano' 'la parola del Si­ gnore;' e così quanti erano destinati alla vita eterna credettero. 49 E la parola del Signore" si diffondeva per tutta la regione. '0 Ma i Giudei istigarono le pie donne; della nobiltà e i primi della città, provocaronoi una persecuzione contro Paolo e Barnaba e li cacciarono dal loro terri­ torio . '1 Essi allora, scossa la polvere dai loro piedi contro di loro, si recarono1 a lconio. '2 Etn i discepoli erano ripieni di gioia e di Spirito santo. •· Invece di lpxollÉ'V. Il cod. E ha un'inserzione che s'inizia con -tòv ÀOyo" "t'OV DEov (come oggetto dell'assoluto EÙa.yyEÀt.sOIJ.E\IOt. i')a-a.\1) e informa anch'essa sulla reazione della folla. � incontestabile che il testo «occidentale» ha una maggiore scorrevolezza. Essa tuttavia (nei casi delle note b.c.e.f) è stata otte­ nuta grazie ad ampliamenti secondari ; dr. Metzger, TC 419-421. r . Dibelius , Stilkritisches, 1923, 12 s. 2. Secondo Haenchen, Apg. 406, «Se non voleva sfociare in invenzioni romanze­ sche, necessariamente la sua descrizione doveva rimanere sbiadita». 3· Conzelmann, Apg. 86, il quale motiva questo dato di fatto con la mancanza di informazioni: Luca «non aveva notizie concrete, se non su fondazioni di comuni­ tà e persecuzioni in quanto tali» (a 14, 1 ). 4· Cfr. Beutler, Heidenmission, 1968 , 363-365, che confronta tra loro i brani 14,1-7 e r4,8-2o, constatando concordanze «che si riferiscono soprattutto all'annuncio della parola, alla sua accoglienza e al destino dei messaggeri» (365 ). Anche il mi­ racolo che vi si accompagna costituisce una concordanza ; dr. 14,3 .8-1o. 5 · Cosl va probabilmente inteso xa."t'à. "t'W\1 à8EÀ.tpW\I (v. 2); v. Beutler, op. cit. 364 .

Act.

I41I-7.I

naba si sono soffermati per un certo tempo nella città (v. 3 ) .6 Solo a questo punto si presenta l 'esito dell'azione missionaria : la popolazione si divide in seguaci dei , che solo a fatica riescono a di­ stogliere i pagani dali'offrire sacrifici ai missionari come se fossero dèi. Ma anche 1 4 , 1 9 s. appartiene alla peripezia : gli stessi oxlot, che secondo il v. I I avevano pensato ad una epi­ fania di dèi e che secondo il v. I 8 solo a stento poterono es­ sere distolti dal proposito di offrire un sacrificio, secondo il v. 19 vengono istigati contro Paolo e Barnaba da giudei venuti da fuori.2 Come EW) vedi Blass / Debr. § 392 . 52. 'tà. Jl.a:tat.a secondo la Bibbia greca sono «(gli idoli) vani» ; ad es. in Ier. 2,5 LXX . Cfr. anche Rom. I ,2 I -2 3 ; O. Bauemfeind , p.a'tat.o � in ThWNT xv, 525-528 ; C. Bussmann , Themen der paulinischen Missionspredigt auf dem Hintergrund der spat;ud.-hellenist. Missionsliteratur (EHS XXIII/3), Bem/Frankfurt I97I, I43-I45· 53· Cfr. il riflesso del kerygma missionario in I Thess. 1,9 s . : «come anche voi vi siete conver titi a Dio, (allontanandovi) dagli idoli, per servire al Dio vivente e vero» (v. 9). Vedi anche Bussmann, op. dt. 38-45 .145 s.; W. Stenger� Die Got­ tesbezeichnung «lebendiger Gott>> im Neuen Testament : TrThZ 87 ( 1978) 6I-69. 54· Vedi ad es. Ex. 20, I I LXX . Cfr. anche vol. I, 495 (su Act. 4,24) . 55. è&.w è verbo preferito da Luca, in cui ricorre 9 volte delle I I comples sive del N.T. Solo in Act. I4,I6 il soggetto è Dio; dr. però anche le espressioni di senso ne­ gativo su Dio (r Cor. IO,I 3 ), lo Spirito santo (Act. 16,7) e Gesù (Le. 4,4 I ). 56. Cfr. 17,30: Dio passa sopra ai « tempi dell'ignoranza». Non vien mosso alcun rimprovero, come accade invece in Rom. I ,2o ( « sono inescusabili» ) . .57· 1ta.po!xo1J4t., «passare oltre, trascorrere (del tempo)», è hapaxlegomenon neo­ tes tamentario . Qui si ha il participio perfetto. 58. Haenchen. Il Bauernfeind invece: «Siete stati abbandonati a voi stessi, per col­ pa vostra•.

211

ora senza la rivelazione (verbale), e per questo sono finiti nel­ l'errore. L'affermazione che segue, introdotta con xal"t'ot («tuttavia/ma» ) ,'9 restringe l'idea della mancanza di rivela­ zione : tuttavia Dio non ha lasciato se stesso privo di testimo­ nianza. Egli ha dato testimonianza di sé mediante i suoi «bene­ fici» naturali a favore dei popoli (v. I 7) . 1 7 . La litote ou x a�J,cip'tvpov (l,U"t'Ò'V acpi]XE'J sottolinea: Dio ha dato chiara testimonianza6o di sé anche ai gentili. L'autote­ stimonianza è avvenuta mediante i suoi benefici. Al partici­ pio &:ya.Doupywv6 x sono subordinati otoouc; e Ei17tt,7tÀwv , che chiariscono che cosa s 'intende dire con «fare del bene» . Il ve­ ro Dio ha dato testimonianza di sé come Dio creatore, che agli uomini, sue creature, ha donato pioggia62 e tempi fruttiferi .63 ovpav6DEv , posto all'inizio, indica che tutti i «doni» che se­ guono provengono da Dio. La prima coppia di doni ne rende possibile una seconda : nutrimento64 e gioia del cuore .6' Da où­ pav6Dev fino a 'tàc; xapOLaç ÙIJ.W'V non solo si ha una conse­ guenza logica obiettiva, ma viene tracciata anche una linea dal cielo ( = Dio) ai cuori degli uomini.66

59· Su questa particella vedi Blass/Debr. S 450,3 . Nel N.T. solo qui ricorre col ver.. bo finito; diversamente in Hebr. 4,3 . 6o. �rnvpoc; è hapaxlegomenon neotesta.mentario. 6 r . ciya.�ovpyÉw (o aya�oepyÉw, cosl in I Tim. 6,18) è raro fuori del N.T. 62. VE'"t6c;, «pioggia». Nel N.T. il plurale si ha solo qui ; Luca pensa a periodi di pioggia stagionali. 63. Si pensa alle stagioni della crescita e del raccolto. Le stagioni sono «una prova addotta spesso per dimostrare che Dio governa il mondo» (Dibelius, Aufsatze 35, che cita passi extrabiblici). Vedi anche Act. 17,26. 64. '"tpoqr{) ricorre, tra l'altro, anche in 2A6 ( «prendevano il cibo con gioia e sem­ plicità di cuore». Rigorosamente parlando, in 14,17 si dice che Dio riempiva i cuori di nutrimento, ma si tratta di una fonnulazione imprecisa del pensiero seguente: Dio dà nutrimento e quindi anche la gioia del cuore; cfr. 2A6. 65 . Nel resto del N.T. eùcppocrv\11'} ricorre solo in Act. 2,28 ( citazione di Ps. 15,1 1 LXX). Tuttavia sul succedersi dei concetti di mangiare-rallegrarsi (EÙ>. Secondo la presentazione di Act. , la notizia della missione ai pagani promossa da Antiochia nella parte meridionale dell'Asia Minore non giunse subito a Geru­ salemme.

6 IL CONVEGNO DEGLI APO S TOLI A GERU SALEMME ( 1 ,5 , 1 -3 .5 ) Il racconto sul convegno degli apostoli a Gerusalemme costi­ tuisce la conclusione di una parte notevole degli Atti degli A­ postoli, che informa sugli inizi della missione ai pagani ( 9 , 1 I .5 , 3 ; ) . Al suo inizio sta la vocazione di Saulo ( 9 , I-3 1 ) . Ad es­ sa seguono racconti che presentano Pietro come missionario a] di fuori di Gerusalemme ( 9 ,3 2- I I ,1 8 ) . La conversione e il bat­ tesimo del pagano Cornelio (vedi specialmente I I , I 7) sono ri­ cordati anche nel «concilio apostolico» , a prova del fatto che Dio stesso si dichiara in favore della missione ai pagani ( I .5 ,79 ) . Anche il viaggio missionario a Cipro e nella parte meridio­ nale dell'Asia Minore, compiuto da Barnaba e Paolo come mes­ saggeri della comunità cristiana d'Antiochia ( 1 3 , 1 - I 4,2 8 ) , è 39· Vedi I Cor. r6,9 ; 2 Cor. 2,12; cfr. Col. 4 ,3 . Vedi R. Kratz, �pa., in EWNT II, 397-399, specialm . 398 s . s .v . 1tiO''t't.c; 2da.: «Dio h a aperto ai pagani un a porta della fede» in Act. 14,27 significa : «ha aperto loro la possibilità di unirsi, nel cristiane­ simo, alla vera religione» .

40. Cfr. Bauer, W b. ,

4 1 . La litote xp6voc; oùx oÀLyoc;, «per lungo tempo», ricorre anche i n Flav. Ios., bell. 2,62. Al singolare oùx olt:yoc; è però testimoniato anche altrove in .Act. : 1 2 , x8; 1 5 , 2 ; 1 9,23 .24; 27,20. 42. Su ot.a.'t'p,�w vedi sopra, nr. 32 n. 1 7 .

interpretato come intervento di Dio a favore della missione tra i pagani ( 1 4 , 2 7 ) e viene presentato come argomento nel con­ vegno gerosolimitano ( 1 5 ,4 ) . La cornice entro la quale sono collocate le vicende gerosolimitane di I j , I - 3 .5 è costituita dal­ la comunità antiochena . Dalla sua prospettiva si dà relazione sul «concilio apostolico» ( I j , I s.30-3.5 ) . In questo modo ci si riaggancia ai resoconti su Antiochia di I I , I 9-30 e I 3 , I -3 (dr. anche I 4,27 s . ) . Ma I j , I -3 5 rappresenta anche una svolta, in quanto la mis­ sione ai pagani libera dalla legge s 'impone e riceve la sua «le­ gittimazione» dagli apostoli a Gerusalemme ( I j ,2 8 s . ) . Prende avvio così - d 'ora innanzi senza incarico da parte di Antiochia ( r 5 , 3 6-4 I ) la missione del vero e proprio missionario dei gentili, Paolo ( I 5 ,36-2 I , I 4) , il quale porterà la testimonianza di Cristo - anche se come prigioniero - fino a Roma ( 2 I , I 52 8 ,3 1 ) . Degli «apostoli» si parla l'ultima volta in r 6 ,4 . Al lo­ ro posto in Gerusalemme subentrano Giacomo e gli anziani (dr. 2 I ,2 8 ) . ( Sulla composizione e tradizione d i r 5 , r -3 5 vedi sotto , nr. 3 .5 ; sulle questioni storiche concernenti il «concilio apostoli­ CO» e il «decreto apostolico» vedi l'excursus I 2 ) . -

3 .5 · TRATTATIVE E DECRETO SULL ' OBB LIGAZIONE DEGLI ETNICOCRI STIANI ( I j , I - 3 5 ) BIBLIOGRAFIA : A . Su IJ, I-JJ : A. Steinmann, Das Verhi:iltnis von Gal. 2, I-IO zu Act. IJ, I-2 9 , Miinster I 9o6 ; V. Weber, Die Frage der Iden· titat von Gal 2, I-IO und Apg IJ : BZ IO ( 1 9 1 2) 1 5 5-1 67 ; L. Brun,

Apostelkoncil und Aposteldekret, in L. Brun / A . Fridrichsen, Paulus und die Urgemeinde, Giessen 1 92 1 , I-5 2 ; Meyer, Ursprung III, I 9 2 3 , I 69- 1 73 . I 78-r 96 ; A.M. Pope, Paul's Address before the Council at ]e­ rusalem : Exp [ ser. 8 ] 25 ( 1 923) 426-446 ; V. Weber, Galater 2 und Apostelgeschichte I5 in neuer Beleuchtung , Wiirzburg I 92 3 ; Ropes, The Text of Acts , 1 926, 269 s. [ su I 5 ,34 ] ; J.M. Vosté, Concilium Hierosolymitanum : Collectanea Theologica I 2 ( 1 930) I 53-I 89 ; K. La­ ke, The Apostolic Council of ]erusalem , in Beginnings v ( I 933) I952 1 2 ; Bornhauser, Studien, I 9 34, 109·I 35 ; H . Sahlin, Der Messias und das Gottesvolk, Uppsala I945 , 347-3 5 1 ; L . Cerfaux, Le chapitre XVt àu Li v re des Actes à la lumière de la littérature ancienne, in Miscella­ nea G. Mercati (Studi e Testi r 2 r ) , Roma I 946, 1 07- r 2 6 .

.2.22

.Act. I 51I-JJ

M. Dibelius, Das Apostelkonzil ( 1 947), in Dibelius, Aufsiitze 84-90; Id., Die Bekehrung, 1 947 (v. sopra, nr. 24), 101 -103 ; Knox, The Acts of the Apostles, 1 948, 40-53 ; Dupont, Les problèmes, 1 950, 56-75 ; B. Reicke, Der geschichtliche Hintergrund des Apostelkonzils und der Antiochia-Episode (Gal. 2,I-z4), in Studia Paulina in honorem ]. de Zwaan, Haarlem 195 3, 1 72-1 8 7 ; Munck, ]udenchristentum, 1 954, 2 26-232; Reicke, Verfassung der Urgemeinde, 1 954, 99 s . ; H.-M. Fé­ ret, Pierre et Pau! à Antioche et à ]érusalem. Le «conP,it» des deux Apotres, Paris 1 955 ; G. Strothotte, Das Apostelkonzil im Lichte der ;udischen Rechtsgeschichte. Diss. Erlangen, 1 955 ; J. Dupont, AAOl: 'ES 'E8NnN (Ac IJ, I4) ( 1 956) , in Id., Études 36 1-365 ; P. Winter, Acta IJ,I4 und die lukanische Kompositionstechnik : EvTh 1 7 ( 1 957) 399-406 ; N.A. Dahl, 4S aggiunge: «da parte di Paolo e Barnaba con essi, stabili­ rono che Barnaba e Paolo ed alcuni altri di loro [ . . ? ] agli apostoli e agli anziani». Cfr. 15,2. g . D * legge à.'JÉO''tT)O'E'V "t'{i) '7t'JEU(Ul"t't II . xa.( (cfr. 614 syh·m•). Vengono cosl sotto­ lineate le solennità del momento e l'autorità di Pietro; dr. 4,8. Vedi anche sotto, nota v. h. Invece di StÉxptvEV (Dio come soggetto) P'4 legge: 8tExp!\lap.EV. Cosi Pietro parla del proprio comportamento (dr. 1 1 ,17). i. In D syl'** l'inizio del v. 12 suona : «Allorché gli anziani acconsentirono a quan� to Pietro aveva detto, tutta l'assemblea tacque. . . ». È cosl messa in risalto l'auto­ rità di Pietro; dr. sopra, nota g. /t. Verso la fine del passo scritturistico citato (k-k), dopo À.ÉyEr. xupr.oç il testo non � tramandato in modo unitario. Invece di 'ItOf.W\1 D* legge 1tot1)0'Er.. Invece di 't'a.v.

228

1' Perciò io giudico che non si debbano gravare di pesi quei gentili che si convertono a Dio, 20 ma si prescriva loro (soltanto) che evitino di contaminarsi con (carne sacrificata agli) idoli e fornicazionel e non in­ geriscano né soffocato, né sangue." 21 Mosè infatti da antichissimi tem.. pi ha in ogni città i suoi annunciatori, poiché ogni sabato viene letto nelle sinagoghe». 22 Allora gli apostoli e gli anziani, insieme con tutta la comunità, deci­ sero di scegliere alcuni di loro e di mandarli ad Antiochia con Paolo e Barnaba, (cioè) Giuda, chiamato Barsabba, e Sila, uomini eminenti tra i fratelli. 23 Per mezzo di loro trasmisero il seguente scritto: «Gli apostoli e gli anziani, (vostri) fratelli,0 salutano i fratelli di Antiochia, di Siria e di Cilicia provenienti dai gentili. 24 Poiché abbiamo udito che alcuni di noi,P senza che li avessimo incaricati, vi hanno turbati con discorsi e hanno sconvolto i vostri animi,'l 2' ci siamo radunati e abbiamo deciso di scegliere alcuni uomini e mandarli a voi con i nostri diletti (fratelli) Barnaba e Paolo, 26 u� mini che hanno messo a repentaglio la loro vita per il nome del Signore nostro Gesù Cristo.' 27 Mandiamo dunque Giuda e Sila, -ta yvwu'tà a1t'atwvoc; (S B C 'l' al) altri testimoni testuali leggono: -tav-ta. '"(VWO''tÒV tt'7t'atwvéc; ÉO''tr.v 't� xvpl� "tÒ Épyov av't'ov (D, similmente P74 A E koinè lat sy) . Poiché la citazione di Am. 9,12 termina con -tav-ta, le altre parole

( = v. 18) sono intese come «commenta>> di Giacomo. Ma poiché le parole (origi­ narie) della lezione più breve (S B ecc.) sono in forma «ellittica», i copisti hanno cercato in diversi modi di costruire una frase completa; cfr. Metzger, TC 429. l. xal 't'Tic; '7topv E'ac; manca in ?5• Cfr 1.5,29, dove xat 1topvdac; manca in vgma. Forse si pensava che l'astensione dalla 1tOPVELa fosse un'esigenza a sé? O si volle cancellare 1topvda dalla serie delle proibizioni rituali? Vedi Metzger, TC 430 s. m. Invece di xa.l 't'OV 1tVr.X'tOV (p45 S C E koinè lat sy), che manca in D gig (cfr. v. 29 e 21,15), P74 A B 'l' 38. 81 pc leggono : xa.L '7tVt.X't'OV. Il testo «occidentale» o­ mette «soffocato» e aggiunge la regola aurea (vedi nota n), trasferendo cosl le clau­ sole sul piano morale. L'astensione dal «sangue» in questo contesto riguarda la proibizione di uccidere. Vedi Metzger, TC 43 1 s. n. D aggiunge: «e ciò che non si vuole sia fatto a sé, non si faccia ad altri». � sl, quasi alla lettera, anche 323 . 94.5· 1739. 1891 pc sa Ir••t . Si tratta della versio­ ne negativa della regola aurea . Sulla critica testuale di 15,20.29 vedi Metzger, TC 429-434 (bibl.). o. Invece di aÒEÀcpo' appositivo gc 'l' koinè al leggono: xat ot aÒEÀ�ot Altri o­ mettono addirittura ttÒEÀ.q>OL: vgu sa. p. Dopo Èl; 'i)J,.tWv S* B 1 1 7.5 pc leggono ( pleonasticamente) ÈI;EÀ.itov't�, il che può essere originario; Metzger, TC 436 . q . C E 'l' koinè (gig) sy aggiungono: «dicendo che ci si deve fare circoncidere e si deve osservare la legge». Si tratta di un ampliamento secondario (conforme a 1.5, 1 .5) . r. D E 614 pc aggiungono : E � 1ttiV'ta. '7tEt.pacrp.Ov, «in ogni prova» (cfr. 20,19).

Act. I5,I-J5

229

che anche a voce vi riferiranno queste cose. 28 Infatti lo Spirito santo e noi abbiamo deciso di non imporvi altro peso, eccetto que­ ste cose necessarie : 29 dovete astenervis dalle carni sacrificate agli idoli, dal sangue, dal soffocatot e dalla fornicazione.u Ben fate, se vi tenete lontani da queste cose . State bene» . 3o Essi dunque, congedati, scesero ad Antiochia, e, radunata la molti· tudine, consegnarono la lettera. 3I E, avendola letta, si rallegrarono del. l'incoraggiamento. '2 Giuda e Sila, anch'essi profeti,v con molti discor· si incoraggiarono i fratelli e li rafforzarono . '3 Trattenutisi un certo tempo (colà) , furono dai fratelli rimandati in pace a coloro che li aveva­ no inviati. [ 34 ] w 3 ' Paolo e Barnaba però si trattennero ad Antiochia, insegnando e annunciando con molti altri la parola del Signore.

Act. I j ,I -3 5 costituisce una unità narrativa compatta. Essa è delimitata da un lato dai vv 1 -3 e dall'altro dai vv 3 0-3 5 . Nei cosiddetti versetti di cornice r -3 è esposta l'occasione che .

.

diede luogo al «concilio apostolico» e la problematica trattata in esso: nella comunità antiochena alcuni giudei pretendeva­ no che gli etnicocristiani fossero circoncisi. Paolo e Barnaba, che si opponevano a tale richiesta, a motivo della contesa sono inviati a Gerusalemme, evidentemente perché essi avevano ap­ pena terminato un'esperienza personale di missione tra i paga­ ni (libera dalla legge) . I versetti conclusivi 30-3 5 informano che Paolo e Barnaba, assieme ai delegati di Gerusalemme Giu­ da e Sila (cfr. vv. 2 2 . 2 5-2 7 ) , si recano ad Antiochia e conse­ gnano uno scritto degli apostoli che convalida la missione ai pagani libera dalla legge. Giuda e Sila dopo un certo tempo so­ no rimandati a Gerusalemme (v. 3 3 ) .1 Paolo e Barnaba conti.. nuano la loro attività2 ad Antiochia (v. 3 5 ) . Anche qui in D 323. 614. 945· I739 · 1891 pc l p w syh** sa segue la regola aurea (in forma negativa). Cfr. sopra, nota n. t. xat 1t\lt.X'tWV manca in D l lr'•t Tert. Cfr. sopra, nota m. 11. xat '7topvE!� manca in v�·. Cfr. sopra, nota l. f). D aggiunge: 1tÀi)pEt.>) dell'estensione di Act. I 5 , r -4 . 1 2 h (come continuazione delle tradizioni di I I ,2 7-3 o; r 2 ,2 5) e un altro resoconto sul come s'era arrivati al «decreto apostolico» : I j ,j- I 2a. 1 3-3 3 (come continuazione del racconto su Cornelio : I O , I - I r ,I 8) . A lui interessava inserire la missione ai pagani «in tutto e per tutto nella continuità della storia protocristiana e legarla a Geru­ salemme» . Per questo la fa poggiare sull'operato di Pietro . Con I O , I - I I , I 8 egli attribuisce a Pietro l'avvio della missio­ ne ai pagani libera dalla circoncisione. Secondo I I , 1 8 essa fu approvata a Gerusalemme . Così egli può unire insieme i due racconti avuti dalla tradizione, sul «concilio apostolico» e sul­ la soluzione del «conflitto antiocheno» (sul cui esito Gal. 2 , 1 1-2 1 tace) , nell'unità narrativa costituita da I j , I -3 5 -21 Parr4. Pesch, op. cit. 84. 15. Pesch, op. cit. 8,, contro il quale però c'è da obiettare che in 15,5b si parla del­ l'esigenza della circoncisione, piuttosto che dell'osservanza della legge (in tutta la sua «estensione»). Di recente Pesch , ]erusalemer Abkommen, 1 98 1 , 1 17 s. tenta di invalidare questa obiezione. x6. Pesch, Simon-Petrus 8 5 ; cfr. anche 82·84. 17. Cfr. Pesch, op. cit. 85 : «Indizio di una 'cucitura' nel testo potrebbe essere il pronome personale aÙ'tou� ( 1 5 ,5 = i gentili), che ha il suo diretto termine di ri­ ferimento in 1 1 ,18, mentre in 15 ,I-' appare piuttosto improvvisamente . . ». 1 8 . Pesch, op. dt. 85. 1 9 . Pesch, ]erusalemer Abkommen 106 n. 7 · 20. Pesch, op. cit. 121 . 2 1 . Luca avrebbe separato la colletta degli antiocheni ( 1 1 ,27-30 ; 12,2, ), che coin­ cide col «concilio apostolico» (Pesch, op. cit. 1 22). 15,35 è considerato - con Haen· chen - versetto conclusivo lucano-redazionale ( op . cit 1 19). Le menzioni di Paolo e Barnaba ( 1,,22.2, s.3, ) sono considerate anch'esse aggiunta lucano-redazionale (op. cit. xo6). .

.

233

Act. IJ,I-JJ.I

tendo da questa ricostruzione, è del tutto possibile - secondo il Pesch - far convergere la successione lucana degli eventi con con la presentazione paolina di Gal. 2 , I -2 I : viaggio della col­ letta o del «concilio» (Act. I I ,2 7-3 0 ; I 2 ,2 j ) , «primo viaggio missionario» ( I 3 , I - I 4 ,2 8 ) , conflitto antiocheno ( I 5 ,5 - 1 2a) , decreto apostolico ( I 5 , I 3-3 3 ) , separazione di Barnaba e Pao­ lo ( I j ,36-4 I ) .22 Mentre nell'ipotesi del Pesch a un racconto sulla soluzione del conflitto antiocheno se ne aggiunge uno sul «concilio apo­ stolico» , F. Mussner pensa che nel resoconto sul «concilio a­ postolico» sia stata inserita la problematica del conflitto an­ tiocheno.23 Per quanto critici si debba rimanere nei confronti di ricostruzioni del testo delle fonti che Luca avrebbe avuto a disposizione, bisogna tener presente che Luca - e forse già anche una tradizione precedente - per motivi oggettivi consi­ derava la decisione primaria sulla questione della circoncisio­ ne per gli etnicocristiani (la questione del «concilio apostoli­ co») e il più tardo compromesso sul conflitto antiocheno come un'unica decisione apostolica fondamentale, che sarebbe sta­ ta presa a Gerusalemme.24 1 . Il v. I si ricollega alla notizia di I 4 ,2 8 . Durante il soggior­ no antiocheno di Paolo e Barnaba (dopo il viaggio missiona­ rio compiuto nelle parti meridionali deli'Asia Minore) , venne­ ro alcuni2' dalla Giudea/6 che «insegnavano» ai cristiani che

22 . Pesch, op. cit. 122. 23. Mussner, Galaterbrief 130 : «La cosa più probabile . è che il 'decreto aposto­ lico' sia comparso solo un certo tempo dopo il concilio apostolico e sia stato inse­ rito da Luca nel resoconto su di esso». 24. Act. 15,5 mostra che Luca parte dal principio giudaico che vede connesso alla circoncisione il dovere di osservare la torà (dr. Gal. 5 ,3 ). Se, d'altro canto, gli etni­ cocristiani non si devono circoncidere, essi risultano fondamentalmente liberi dal­ l'osservanza delle prescrizioni della torà. Le «clausole» del decreto apostolico , de­ stinato a rendere possibile la comunione di mensa tra giudeocristiani ed etnicocri­ stiani, si trovano cosl su un altro piano. 2,. -twÉ� assoluto, come in Le. 13,1 ; Gal. 2,12; 2 Thess. 3,1 1 ; 2 Petr. 3 ,9b. In Lu­ ca il -tlç, assoluto ricorre in Le. 8,46; 9,57; 13,6 .23 ; Act. 5 ,25 ; 1 7,25 . Il Conzel­ mann fa notare che il v. I ricorda Gal. 2,1 2 : arrivo della «gente di Giacomo» ad Antiochia. ..

2 34

Act.

IJ,I.2.J.4

la circoncisione27 era necessaria alla salvezza. In questo modo si ponevano in contrasto - il lettore ne è al corrente - con la prassi seguita da Pietro (nel battesimo di Cornelio) e con i missionari Paolo e Barnaba (nel loro viaggio missionario) . 2 . L'insegnamento dei giudei conduce, in Antiochia, a una aspra28 controversia29 con Paolo e Barnaba (v. 2h) . La comuni­ tà manda i due, insieme con altri suoi membri/0 a Gerusalem­ me. Gli apostoli e gli anziani31 dovranno prendere una deci­ sione sulla questione controversa.32 Ciò corrisponde alla con­ cezione lucana dell'autorità degli apostoli a Gerusalemme. 3 · La delegazione antiochena è inviata dalla chiesa locale di

Antiochia.33 I messi viaggiano attraverso la Fenicia e la Sama­ ria e lungo il viaggio riferiscono sulla conversione dei genti­ li.34 In questo modo procurano gioia agli uditori cristiani. La gioiosa reazione dei «fratelli» in Fenicia e Samaria fa da con­ trasto alla critica dei farisei (cristiani) a Gerusalemme (v. 5).

4· Giunta a Gerusalemme, la delegazione è ricevuta dalla co26. lt1tò 'ti)c; 'Iou8a!ac;. Il racconto evita di dire che le persone provenivano da Gerusalemme (v. 24: dalla comunità primitiva) . 27. L'esigenza della circoncisione viene corrispondentemente caratterizzata come «usanza di Mosè»; dr. 6,14. 28. Sulla litote ovx ÒÀ.lyoc; vedi sopra, nr. 34 n . 41 . 29. O"'ttiO"Lç e �Tt"tT}O"Lc; col dativo. Il sostantivo O"'tticrr.c;, «rivolta, dissidio», in Lu. ca ricorre anche in Le. 23 ,19.2.5 ; Act. I9AO; 23,7.10; 24,5, t;i)"t'T}�, «discussione, scontro» in Act. 15,7 ; 25,20. 30. Xt:IL .,;wac; liÀ.À.ouc; l!; a.u'twv : Paolo e Barnaba si trovano quindi a capo di una delegazione della comunità antiochena.

3 1 . A Gerusalemme, accanto agli apostoli, da 1 1 ,30 si trovano anche 1tPEO"�U'tEpor.: 1,,24.6.21.23 ; I6A. 32. Nel N.T. t;i)'tT}IJ.IX, «controversia» , ricorre solo in Act. 15,2 ; x8,r 5 ; 23,29 ; 25, 19; 26,J. 33 · 1tP01tÉIJ.1tW qui non significa (come in 20,38; 21,5 ) «scortare», bensl (come in Rom. 15,24 ; I Cor. 1 6,6.r r ; 2 Cor. r,r6; Tit. 3,13) «equipaggiare qualcuno per il

viaggio, mettere in cammino» .

lx6LT)yÉop.ar. ricorre solo in I3 AI (citazione di Abac. 1,5). è la È1tLO""tpoqni (hapaxlegomenon neotestamentario) dei pa­ gani; su E1tLO"'tpÉq>w vedi vol. 1, 448 s. n . 8 1 .

34· Nel

resto del N.T. Oggetto del resoconto

Act.

:I5A·5·6

235

munità, dagli apostoli e dagli anzianP' (v. 4a) . Anche qui essa informa sulla conversione dei gentili (cfr. v. 3 ) ; ma ciò ora viene espresso in termini diversi. In riferimento a 1 4,27 si dice : «Raccontarono quello che Dio aveva fatto in loro» (v. 4h) . I portavoce della delegazione sono chiaramente Paolo e Barnaba.36 , . Nulla si dice di una reazione di gioia da parte degli aposto­ li e degli anziani, ma si informa immediatamente che a Geru­ salemme certi farisei cristiani37 sollevarono delle critiche. Gli apostoli e gli anziani - in veste di futuri arbitri (v. 6) - non prendono partito. I cristiani della atpEC1L�38 farisaica non si rallegrano per la conversione dei gentili, ma trovano a ridire perché questi (sinora) non sono stati circoncisi. Vale per i pa­ gani - pensano costoro - un OE� stabilito da Dio, in base al quale chi passa al cristianesimo deve farsi circoncidere . Con .la circoncisione si deve esigere anche l'osservanza della legge mosaica.39 Poiché i Farisei sono considerati la corrente più ri­ gida del giudaismo (26,5), è comprensibile che proprio cristia­ ni provenienti dalle loro cerchie esprimano l'esigenza della cir­ ·COncisione. Si deve tener presente che in sé l' ammissione dei gentili non è più in discussione ; si tratta piuttosto delle con­ dizioni per ammetterli. 6 . Il v. 6 parla della riunione40 degli apostoli e anziani, che in3 5 · 1tapEoÉxaTlua.v . Nel resto del N.T. 7tr.x.pa.oÉxo�t. con l'oggetto della persona ricorre soltanto in Hebr. 12 ,6; con l'oggetto di cosa in Mc. 4,2o; Act. 16,2 1 ; 22, r8; I Tim. 5,19. 36. Su J.J.€-t'a.\rrwv dr. 14,27, dove l'espressione si riferisce a Paolo e Barnaba. 37· I critici gerosolimitani della missione libera dalla legge non sono dunque iden· tici ai 'tt.VÉ; del v. 1 . Ma, secondo Luca, possono far parte dello stesso gruppo. Cfr. le varianti testuali del testo «occidentale» a 1 5 ,1 .5 (vedi sopra, note a.e). 38. Luca intende il termine a.lpEO'Lç nel senso di «scuola, partito, setta»: dei Sad· ducei, 5,17; dei Farisei, 15,5 ; 26,5 . I cristiani sono i} -twv Na.�wpa.lwv a.tpe� : 24,5 ; cfr. 24,1 4 ; 28,22. Vedi vol. 1, 539 n. 20. 39· Nel resto del N.T. -tT}pÉw -tòv v61-1ov ricorre soltanto in Iac. 2,10. Nel N.T. par· lano della «legge di Mosè» anche Le. 2 ,22 ; 24A4; Io. 7 ,23 ; Act. 1 3,39 ; 28,23 ; I Cor. 9,9 ; Hebr. ro,28. 40. cruvi}x�CTcxv. cruvay oJ.ltxl. a proposito del riunirsi della comunità cristiana ri­ corre anche in 4,31 ; 1 1 ,26; 14,27; 15,30; 20,7 .8.

Act. IJ,6.7

tendono occuparsi della questione. tòEt'V 1tEpt "t'eu Àoyou "t'OV­ 'tOU indica lo scopo dell'incontro . Il Àoyo� da esaminare è l'esi­ genza espressa nel v. 5 b. La riunione avviene chiaramente nel­ l'ambito di un'assemblea comunitaria (cfr. v. I 2 : 1ta:v "t'Ò 1tÀtj­ Do�, vedi anche il v. 22). È difficile che i vv. 4 ·5 rappresentino un «riepilogo anticipato» in vista di quanto segue.41 Dal v. 6 in poi non è più narrata la stessa assemblea dei vv. 4 s .42 S 'arriva ad un dibattito43 sulla tesi dei farisei divenuti cri­ stiani. Sostenitori della missione tra i pagani libera dalla legge sono soprattutto - c'è da pensare - Paolo e Barnaba. Ma i due gruppi che si trovano su posizioni contrapposte non prendono la parola; Barnaba e Paolo vengono al massimo sentiti come testimoni (v. I 2) . Gli apostoli e gli anziani fungono da corte arbitrale e da suprema guida nella chiesa. In loro nome pren­ de la parola Pietro.44 Egli ricorda l'episodio di Cornelio, che a Gerusalemme era noto (dr. I I , I - I 8 ) . Per bocca di Pietro i gentili4' poterono udire la parola dell'evangelo46 e giungere al­ la fede (senza circoncisione) .47 Questo avvenimento, ormai lontano,48 è accaduto «in mezzo a voi»49 ed è stata una scelta 7.

4 1 . Contro Conzelmann. 42. Vedi Wikenhauser: « ... ad un'assemblea particolare dei capi della chiesa ge­ rosolimitana , nella quale però sono presenti anche gli altri membri della comunità (per lo meno gli uomini ) (v. 22)». 43 . 1tOÀÀ.i}c; oÈ �ll'ti)O"E� YEVO(..l.É'Vllc; si riferisce agli stessi opposti punti di vista a cui fa riferimento l'inizio del v. 2 . 44· Sull'introduzione al discorso &.vcxcr'tàc; llÉ'tpoc; El1tEV 1tpòc; ttÙ't'ovc; vedi vol. Ip 297 n. 24 45· La conversione di Cornelio viene valutata, come in 10,45 ; 1 1 ,1 .17, quale de­ cisione determinante in favore dei pagani. 46. 6 )..6yo� 'tOU EÙayyEÀ.Lou è singolare all'interno del N.T. Oltre che in Act 15, 7 EÙayyÉÀ.t.ov nell'opera lucana ricorre ancora in Act. 20,24 (sulla bocca di Paolo : «l'EÙayyÉÀ.t.O'V della grazia di Dio>>). Cfr. G. Strecker, Das Evangelium ]esu Chri­ sti, in ]esus Christus in Historie und Theologie (Festschr. fiir H. Conzelmann),. Tiibingen 19 75 , 503-548 , specialm. 541 s.: per Luca l'evangelo è la predicazione degli apostoli tra le genti. 47· Il costrutto con l'infinito finale (rome nel v. 6) è dipendente da t;EMf;a'to 6 1)E6c;: &.xovcrat. 'ttÌ EtNll··· xcxl 1tt.CT'tEucrat. (aoristo ingressivo: «venire alla fede»). 4 8 . &.cp''in..tEPW'V apxcx!wv (cfr. [con t� ] Is. 37,26 ; Lam. I ,? ; 2,17). Cfr. Act. 15,21 : Èx yEVEWV &.pxatwv (Ecclu.r 2,10). Vedi anche Prete, Valore, 1971 . .

.

237

di Dio stesso.'0 Il discorso di Pietro s 'inizia con una prova ba­ sata sui fatti (vv. 7h-9) . Seguono le conclusioni (vv. IO-I I ) , che dànno ragione alla posizione di Paolo e Barnaba. 8-9 . La «scelta» di Dio in favore dei gentili (v. 7b) aveva un

motivo : Dio conosce i loro cuori.'1 Come conoscitore dei cuo­ ri umani, Dio ha reso loro testimonianza,'2 dando loro lo Spi­ rito santo," proprio come «a noi» , cioè ai giudeocristiani (v. 8 ) . In questo modo egli non ha fatto differenza'4 « tra" noi e loro» , tra giudei e gentili (v. 9a) , poiché ha purificato con la fede i loro (scil. dei gentili) cuori'6 (v. 9b) . Ciò significa che l'uomo ottiene la purificazione di Dio mediante la fede, non mediante la circoncisione e l'osservanza della torà. 1o- 1 1 Il discorso di Pietro termina con una deduzione tratta •

dal fatto che Dio si è dichiarato favorevole ai gentili. Il v. I O contiene una domanda retorica agli uditori : «Non vorrete per caso 'tentare''7 Dio, imponendo ai pagani il giogo'8 della leg49· tv v��v è accentuatamente riferito a Gerusalemme ( in contrapposizione ad An· tiochia). 50. L'assoluto t�EM;a:to (senza oggetto} significa : Dio «si scelse / fece la sua scel· ta», che i pagani ascoltassero ... Vedi anche Zuntz, An Analysis, 1972, 2.50 s. 51 . o xapSt.oyvwa'"tT}� indica , secondo il contesto, perché Dio rese testimonianza ai pagani. Il sost. ricorre come predicato di Dio anche in 1 ,24; dr. vol. I , 303 n. 73 · 52 . 1-J.a:p"tvpÉw col dativo della persona («rendere testimonianza a, dare buona te· stimonianza sostenere, raccomandare») è usato da Luca anche in Le. 4,22 ; Act. 10, 43 ; 1 3 ,22; 22,_5 . .53· Con ciò si fa riferimento a IOM-47 (e al racconto di pentecoste) . '4· oùi}Èv St.ÉxpwEv, dr. 1 1 ,12 : IJ.T}SÈv òtaxplvav"ta. Vedi G. Dautzenberg, St.a· xplvw , in EWNT I , 732-738, specialm. 733 · ,, . p,E"ta;u col genitivo (preposizione impropria) in Luca: Le. I 1 ,.5 1 ; 1 6,26; Act. 12 ,6 ; 1.5,9· 56. Nell'espressione "tll 'JtLO'"tEt. xa.i}ap!a-a� il dativo è inteso in senso strumenta­ le; dr. 26,18 (remissione dei peccati «mediante la fede» in Cristo). Della purifica­ zione del cuore parlano anche Herm., mand. 9,7 ; 1 2,6._5. In Act. l'assoluto 'JtLO'"tf. (v. 2 0 ) . Stando al v. 2 9 , tali clausole vengono accolte nel «decreto apostolico». La conclu­ sione di Giacomo è strutturata in modo analogo a quella di Pietro (vv. I O s.) . Anzitutto si dice, negativamente, che a co­ loro che si convertono dal paganesimo a Dio86 non si devono creare difficoltà; con aÀÀa (così anche nel v. I I ) si conclude positivamente : Giacomo consiglia un compromesso. Non è dimostrato in maniera cogente che la conseguenza deriva dal passo di Am. 9 , I I s. Ma per lo meno è chiaro che non è le­ cito impedire ai gentili la «ricerca» del Signore (v. I ?) . La pro­ posta positiva del v. 20 è questa : comunicare per lettera - ad Antiochia87 - che gli etnicocristiani devono astenersi dalle se­ guenti contaminazioni : 88 dagli ELOWÀCI («idoli») , dalla 1top­ 'VELC1 («fornicazione» ) , dal 1t'VLX'tO'V ( «carne di animali soffo­ cati») e dall'al�-ta (ingestione di «sangue» ) . Le quattro limita­ zioni poste alla libertà nel v. 29 sono menzionate in ordine di­ verso : EtowÀ6Du'ta, al(.lta, '7t'VLX'ta, 7tOp'VELa.89 Si tratta di un 1 9- 2 0 . Con

84. xpLvw indica qui non la decisione, ma il modo di vedere di Giacomo, che vie· ne elevato a proposta. Anche altrove xpCvw ricorre spesso con l'infinito : 3 ,1 3 ; 4, 19; 16,1.5; 20,16 ; 2 1 ,2.5 ; 25,25 ; 2 7,1 . 8 t.6, come in Le. 1 ,35 ; 7 ,7; Act. 10,29 ; 20,31 ; 2 4,26 ; 25,26; 26,3 ; 27,25 ·34· 8 5. 1tCL()E'VOXÀ.Éw, «fare, procurare difficoltà» , col dativo della persona, come in Polyb. 1 ,8,1 ; Epict., diss. 1 ,9,23 ecc. 86. oL. E1tr.a--rpÉcpo'V'tEç E1tt -ròv 1tE6v; cfr. le espressioni riguardanti la conversione dei pagani in 1 1 ,21 ; 14,15; 26,20; con 1tp6ç in I Thess. 1 ,9. 8 7 . Cfr. 15,2 3: etnicocristiani ad Antiochia, in Siria e in Cilicia. 88. à.1tÉXO(.Ult. col genitivo ricorre anche al v. 29 ; inoltre in I Tim. 4,3 ; I Petr. 2,1 1 . I n I Thess. 4,3 e 5,22 è costruito con &.1t6. 89 . à.À.!ayr}l..ta, «COntaminazione», è hapax/egomenon neotestamentario (cfr. rtÀ.t.O'• yiw, «rendere impuro ritualmente» nei LXX). Da &.7tÉXEt71lar. dipende diretta· mente solo il genitivo plurale 'tW'V àÀ.r.a-y1')p.ci-rwv, i quattro genitivi successivi di· pendono da &.À.r.a-yru..tci. 'tW'V. Le quattro astensioni vengono così caratterizzate in senso cultico-rituale. 1tOP'VELa. manca in Le. ; negli Atti ricorre anche in 15,29 e 21, .a,, quindi solo nel medesimo contesto e con i l medesimo significato che h a in 1 .5 , .20. Lo stesso si dica per 1t'Vt.X't6'V in 15,20; 2 1 ,25, e 1t'VLX"tci. in 15,29 . a.Lp.cx ricor­ re in 1.5,20.29 e 21 ,25, riferito all'ingestione di sangue (di animali). Invece di «i· doli,. ( I,,20) in 1.5,29 e .21,2, si parla di Et8w)..61lu-ra. (cfr. I Cor. 8,1 -4.10. In

24 2

Act. I51I9·20.2I

quadruplice comandamento d'astensione : dal mangiare carne di vittime sacrificate agli idoli, dal sangue, dalla carne di ani­ mali soffocati e dalla ) si tiene nelle sinagoghe. Ci sono dunque, in tutte le città del mondo paga­ no, comunità giudaiche, nelle quali ogni sabato94 è letta9' la to­ rà di Mosè. Perciò le comunità cristiane non possono ignora­ re le esigenze della torà nei confronti dei gentili (Lev. I 7 s .) . Apoc. 2,14.20 il mangiare la carne sacrificata agli idoli si trova accanto crcxt.).

a

�opvtv­

90. ar. Billerbeck II , 729 s.; dr. I, 694 ; II, 376 s. Hengel, Geschichtsschreibung 97 parla invece della richiesta di astinenza sessuale fuori del matrimonio. 9 1 . Vedi sopra, le note m.n.s, e sotto, excursus 1 2 . 92. Cosl. Dibelius, Apostelkonzil 8 7 . Diversamente Conzelmann a v . 20 : concessio­ ne degli etnicocristiani ai giudeocristiani. Essa vuoi «rendere possibile la vita co­ mune con loro, specialmente la comunione di mensa». 93· Che Mosè abbia «i suoi annunciatori» (ot X1'JPUCTCTO'V't'E� cttrt6-v) e «venga let­ to» (à:vC1yww::rx6(U'Voc;, vedi sotto, n. 95 ) corrisponde a un modo d'esprimersi di Luca testimoniato anche altrove: Act. 8 ,5 (annunciare Cristo; cosl anche in I Cor. 1 ,23 ; cfr. 15,12; 2 Cor. 1 ,19; Phil. 1 ,15); 9,20 e 19,13 (Gesù; così anche in 2 Cor. 1 1 ,4; cfr. 4,5); vedi anche I Tim. 3,16. 94· xcx:ttk -K6À.t.V sottolinea l'estensione spaziale dell'annuncio della torà, Xct't'à 1ta'V c;&.��ct't'OV la sua regolarità temporale. 95· ti'VC1"ft.'VWCTXW con «oggetto» di persona anche in 8,28 .30 (Isaia); 1 3 ,27 (profe. ti ? ) ; 2 Cor. 3,15 (Mosè).

Act. I5,22-2 Ja.b

24 3

2 2 2 3a . Dopo che Giacomo ha presentato la sua proposta (.,;6..

"t'E), gli apostoli e gli anziani, insieme con tutta la comunità,96 decidono d'inviare,97 ad Antiochia, con Paolo e Barnaba, alcu­ ni di loro98 (v. 2 2a) . Vengono scelti Giuda, soprannominato Barsabba,99 e Sila/00 che sono «uomini eminenti tra i fratel­ li»101 (v. 2 2b) . La comunità gerosolimitana comunica, median­ te uno scritto, la sua decisione, che risulta conforme alla pro­ posta di Giacom0.102 Giuda e Sila dovranno consegnare lo scritto ad Antiochia (v. 2 3 a) .103 2 3b. Il v. 23b indica mittenti e destinatari del cosiddetto « de­ creto apostolico» ,104 che in forma di lettera arriva fino al v. 96. Si tratta di una deliberazione di tutta la comunità di Gerusalemme, anche se come mittenti dello scritto figurano solo gli apostoli e gli anziani (v. 23b). �oo�E\1 col dativo della persona seguito dall'infinito indica la deliberazione: Le. 1 ,3 ; Act. I5,22.25.28 (mai altrove nel N .T.). Cfr. B. van Iersel, Wer hat nach dem Neue1z Testament das entscheidende Wort in der Kirche? : Concilium I7 ( 198I) 62o-625, specialm. 62I con n. 5 · 97- 'ItÉlJ..'TtW con indicazione della meta, come i n Le . I5,15 ; 16,27 ; Act. ro,,.32. 98- avopaç E� a\rtW\1 . Su EX/E� in questo senso cfr. i paralleli 1 ,24; 3,23 ; 1 9,3 3 ; vedi anche E X 1-LÉO"ov i n I7,33 ; 23,IO. 99· 'Iovò� 6 xaÀoviJ.€voc; Bapo-a��ac; è menzionato anche in I5,27.32.34 var.; Bapo-a(3�uc; è patronimico di Giuda: figlio di Sabba ; dr. vol. I , 303 n. 70. 100. Il nome l:f.ÀE.c; ricorre solo in Act. I5,22 .2].32.34 var., nonché 9 volte all'in­ terno di 154o-18,5 per indicare il compagno di Paolo. Sila è identico a l:f.À.ouav6c; (Silvanus), che Paolo menziona in 2 Cor. I,19; I Thess. I ,I ; dr. anche 2 Thess. 1 , x ; I Petr. 5,12. Bibliografia su Sila/Silvano in A . Stegmann, Silvanus als Missio­ n4r und «Hagiograph», Rottenburg 1917 ; L. Goppelt, Der Erste Petrusbrief (Mey­ erK XII/I ), GOttingen I978, 347-349; Kaye, Portrait of Silas, 1979 ; O llrog Pau­ lus und seine Mitarheiter, 1979, 17-20 ; Elliott, Peter, Silvanus and Mark, 1980 . 101 . livopEc; l)you�J,E\IOI. indica una non meglio precisata posizione direttiva nella comunità. Nel v. 31 i due son detti «profeti». 6 i)yovJ.U:voc; indica un uomo in po­ sizione direttiva anche in Le. 22,26; Act. ],Io ; cfr. Hebr. I317.I7.24. 102. Cfr. i vv. 28 s. (loo;Ev ... TJI-L�"' p.1)oÈv 1tÀ.Éov l1tL-t!1}Eo-Dar. UlJ.�V �apoc; . . ) con i vv. 19 s., ma anche con i vv. IO s. del discorso di Pie tro . 103 . A 1tÉIJ.\f.tetl. (v. 22) corrisponde &.'TtEO"'t'aÀxai-LE\1 nel v. 27. Giuda e Sila devono consegnare lo scritto (ypci�a\l"t'Ec; òt4 XELpòc; au,;wv, v. 2 3 a) e informare a voce sulla deliberazione. 104. Che la lettera sia formulata da Luca non dovrebbe essere messo in discussio­ ne (contro Wikenhauser, Die Apostelgeschichte und ihr Geschichtswert 154 s.); dr. 15,24 s. con Le. I ,I-4. Cfr. anche la lettera di Lisia in Act. 23 ,26-30. Sulla que­ stione se la lettera risalga alla tradizione o sia opera di Luca vedi Haenchen , Quel­ lenanalyse 1960; Conzelmann a vv. 23-29. ,

.

Act. I5,23b

244

2 9 . Al saluto xaCpEL'V corrisponde, alla fine della lettera , Ép­ pwo-t}E.10' Mittenti sono «gli apostoli e gli anziani (quali) fra­ tel1Po6 (dei cristiani antiocheni) » . Destinatari sono «i fratelli provenienti dai gentili»107 che si trovano in Antiochia , Siria e Cilicia.108 Il corpus dello scritto contiene una breve informa­ zione sull'occasione del convegno gerosolimitano (v. 24) e al­ tre informazioni sui delegati, latori dello scritto (vv . 25-27). --.....,.

105. L'ellittico xa.lpEw all'inizio di lettera è «greco» (Xenoph., Cyrop. 4,.5,27 ; Plut., Ages. 2 1 ,10; Flav . Ios., vit. 217.36.5 ; Blass/Debr. §§ 389 ; 480,5 ). Nel N.T. ricorre solo in Act. 1.5,23 ; 23,26 ; Iac. 1 ,1 . lppwa-o o lppwai)'E, «Sta' ( state) bene», è testimoniato spesso in conclusioni di lettere greche ( anche nel giudaismo ellenisti­ co: 2 Mach. 1 1 ,2 r .3 3 ; J Mach. 7,9 ; ep. Ar. 40.46; Flav. Ios . ) ; nel N.T. solo in Act. 1.5 ,29 ; 23,30 t.r . ; spesso soprattutto in Ignazio di Antiochia. Sul formulario epi­ stolare vedi F.X.J. Exler, The Form of Ancient Greek Letter, Washington 1923, rist. 1976, 74 ss . ; O. Roller, Das Formular der paulinischen Briefe, Stuttgart 1933, 1 33 ; K. Berger , Apostelbrief und apostolische Rede. Zum Formular urchristlicher Briefe: ZNW 6.5 ( 1974) 19o-231 . 106. aSEÀ.q>o� (v. 23b, inizio) non si riferisce solo a ot 1tpEtr�V'tEpor.. Sono piutto­

sto i cristiani di Gerusalemme che si rivolgono ai cristiani di Antiochia chiaman­ doli «fratelli» (v. 23b, fine). In proposito c'è da tener presente, ovviamente, che giudeocristiani si rivolgono a etnicocristiani chiamandoli «fratelli».

107. Cfr. v:.

14:

tç ÈitvWv ì..a.6v.

- xo8 . Con Antiochia si nomina la metropoli, che è la vera e propria destinataria. Siria e Cilicia, menzionate una accanto all 'altra anche in 15,41 ; Gal. 1 ,2 1 , costitui­ scono «i dintorni», «l'hinterland» della missione partita da Antiochia. Sorprende che nell'indirizzo sia menzionata la Cilicia, benché in Act. non se ne sia ancora parlato come di un territorio di missione. Il lettore di Act. ha l'impressione che il decreto sia stato per previdenza esteso alla Cilicia. Ma in 15,41 viene a sapere che Paolo, all'inizio del «secondo viaggio missionario», «rafforzò» in «Siria e Ci­ licia» comunità cristiane ( fondate precedentemente). Forse, secondo Luca, la pri­ ma opera di missione in Cilicia va collegata ad Act. 9,30 (dr. 1 1 ,25 s . ) . Luca sa che il lettore si chiede se il decreto sia valido anche per le comunità del «primo viaggio missionario», e gli risponde in 1 6,4. l:vp!a è menzionata anche in 18,18 (fine del secondo viaggio missionario; v. 22 : Antiochia ); 20,3 ; 2 1 ,3 . La Siria divenne provincia romana dopo le campagne di conquista di Pompeo (63 a.C. ). Sulla storia della Siria vedi E. Honigmann, Syria, in Pauly /Wissowa n/ 4 , 1.549-1 727 i H. Donner, Syrien I, in RGG VI .571-57.5 ; O. Volk , Syrien, in LThK IX 12.52-1 2.54; B . Lifshitz, Études sur l'histoire de la pro­ flince romaine de Syrie, in ANRW n/8, Berlin 1977, 3-30; W. van Rengen, L'épi­ graphie grecque et latine de Syrie, in ANRW n/8, 31-.53 . In Act. Kr.Àr.xla. è men­ zionata, oltre che nei passi citati sopra, anche in 6,9 ; 21,39 ; 22,3 ; 23,34; 27,.5 . Sulla Cilicia vedi Ramsay, Historical Geography, 1890, 383-387 ; Schultze, Stadte und Landschaften 11/2, 1926, 264-327; Metzger, Les routes, 21956, 21-24; O. Volk, Kilikien, in LThK VI ( 1961 ) 144-146; R. Fellmann, Kilikien, in LAW 1'23 ; Jones,

The Cities, 21971, 191-2 14.

Act. IJ12Jh.24-27

245

Quindi si ha la comunicazione della decisione presa, nel suo aspetto sia negativo sia positivo (vv . 2 8-29a) . La deliberazio­ ne è presentata come espressione della volontà dello Spirito santo e dei mittenti. Essa libera gli etnicocristiani dalla circon­ cisione, ma impone loro (quattro) «necessari» precetti di a­ stensione. Lo scritto termina (v. 29b) con l'enunciato: « Se sta­ rete lontani da queste cose, vi comporterete rettamente. Sta­ te bene» . 24-2 7 . I primi tre versetti costituiscono, accanto a Le. I , 1 -4 , l'unica frase in forma di dell'opera lucana.:r09 Gli apostoli e gli anziani sono venuti a sapere - dalla delegazione antiochena (cfr. vv . 1 s.)110 - che membri della comunità gero­ solimitana hanno turbat0111 e sconcertaton2 con le loro parole la comunità di Antiochia. Ma - si fa notare come tra parente­ siu3 - ciò accadde senza un qualche incarico da parte di Geru­ salemme (v. 24) . Per questo motivo la comunità ha unanime­ mente preso una decisioneu4 (cfr. v. 2 2 ) . Ha scelto uominiu' che con Barnaba e Paolon6 si recassero presso i cristiani d'An­ tiochia (v. 2 5 ) . Giuda e Sila (v. 2 7) vengono raccomandati con particolare calore nel v. 2 6, prima ancora che se ne faccia il 109. Vedi Blass/Debr. § 464 con n. 4· x xo. Si chiarisce cosi che i cristiani giudaizzanti ( I 5 ,I ) avevano agito senza essere incaricati dagli apostoli. Cfr. v. 24, fine. I I I . J..6yor.>, qui in senso traslato «tur­ bare, sconcertare», è hapaxlegomenon neotestarnentario. l I 3. or� ov Ot.ECT"t'ELÀ.aJ..LEtta (v. 24b) : «essi sono andati ad Antiochia di propria iniziativa, senza alcun incarico» (Conzelmann). Of.t:r.O'"tÉÀ.À.op.a.l., «comandare, ordi­ nare», col dativo della persona si trova anche in Mc. 5 A3 ; 7,36; 8,1 5 ; 9,9 par. Mt. 16,20. I I4. 1'IJ..LtV yEVOJJ.ÉVot.ç bJ..LOituiJ.a.li6v dipende da Éoo�EV. 6J..L01hJIJ486v (vedi vol. 1, 285 n. 72) ylvop.af. significa «accordarsi, decidere unanimemente». I 1 5. La lezione txÀ.E!;aJ..Lévot.t; (dipendente da T)p,Lv) di p4Svld A B 'l' al va preferita alla lezione in accusativo (dr. v. 22) di S C D E H al; vedi Metzger, TC 427; dr. Conzelmann. 1 16. Da Gerusalemme sono detti à.yt:r.1tT}"tOL T)IJ,Wv. Nel N.T. à.ya.1tT}-r6� con nomi propri ricorre anche in Rom. x6,12; Philm. x ; 3 Io. I .

nome: sono persone che «hanno messo a repentaglio la loro vita per il nome del nostro Signore Gesù Cristo» .117 Il v. 2 7a fa il nome dei due messi gerosolimitani, il v. 2 7b dice che am­ bedue, insieme con Barnaba e Paolo, sono incaricati di comu­ nicare la deliberazione anche a voce.n8 Il contenuto di essa è formulato nei vv. 2 8 s . 28-29. La deliberazione dell'assemblea non è soltanto una de­ cisione umana degli apostoli e della comunità di Gerusalem­ me, ma è anche espressione della volontà dello Spirito san­ to.119 Gli etnicocristiani, in favore dei quali lo Spirito santo a­ veva già deciso, non sono gravati da alcun pesouo ulteriore. Ad essi vengono imposte soltanto le seguenti necessarie121 condi­ zioni (v. 2 8 ) : devono astenersi (a1tÉXEcrDa.t seguito dal geniti­ vo, come nel v. 2 o) dalla carne immolata agli idoli, dalla in­ gestione di sangue, dalla carne di animali soffocati e dal matri­ monio tra parenti prossimi proibito dalla legge (v. 2 9a) .122 Ciò corrisponde alla proposta di compromesso fatta da Giacomo e si basa sulla legislazione riguardante gli stranieri abitanti in Israele (Lev. 1 7 ,8- I 8 , I 8) . Le clausole del decreto «di libera­ zione» sono intese soprattutto a rendere possibile la comunio­ ne di mensa tra cristiani di provenienza giudaica e cristiani di 1 17 . L'espressione di plauso ricorda Rom. I 6Aa. L'espressione sull'impegno della vita o sulla sofferenza «per il nome (di Cristo)» è «lucana». Ù1tip indica il moven­ t,e: Act. 5,41 ; 9,1 6 ; 2 1 , 1 3 ; dr. 2 Cor. 1 2,ro; Phil. 1 ,29. I 18. Il participio presente a-rtayyiÀ.À.O'Y"ta.ç, SOStituisce il participio futuro finale ; cfr. Zerwick, Biblical Greek nr. 284. 1 19. Cfr. l'intervento dello Spirito santo nella storia di Cornelio: I O A4 s . Dietro questo intervento stava Dio stesso: 1 I ,I 5-1 7. I20. I..l.T]8èv -rtÀ.éov ÈTcr:t!i>ecrDat. ... �&.poç, non significa che viene imposto solo un piccolo peso, bensl che non s'impone alcun peso, ma soltanto «le seguenti cose necessarie». 1 2 1 . "tà E1trtva.yxeç,, . 4· Vedi sopra, nr. 35 · traduzione . ater I05·I I7; Mussner, Galaterbrief 127-1 32. 5· Cfr. i prospetti in Schh , 6 . Haenchen, Apg. 447-452 ; Mussner, op. dt. 1 3 1 . 7· Cfr. vol. I , 2 1 0 (sotto c). Vedi anche Act. 1 3 ,3 s.

«Concilio apostolico»

e

«decreto apostolico»

de la parallelità di Gal. 2 , 1 2 e Act. 1 .5 , 1 (cfr. 1 5 ,24) : ad An.. tiochia fanno la loro apparizione dei cristiani dalla Giudea, che sostengono certe esigenze della legge. Secondo la Lettera ai Galati, la «gente di Giacomo» criticava la comunione di men· sa di Pietro con gli etnicocristiani; secondo Luca, i giudei esi­ gevano la circoncisione degli etnicocristiani . Luca dunque ha forse riferito al convegno apostolico, nel quale si trattò della questione della circoncisione, una notizia che in origine indi­ cava il motivo del «conflitto antiocheno».8 In ogni caso Paolo da parte sua non dice nulla su tale motivo del viaggio a Geru· salemme.9 Peraltro non è da escludere che egli taccia la ragio­ ne del viaggio con Barnaba per non far sembrare che si trat­ tasse di una delegazione incaricata dalla comunità antioche­ na.Io Da Gal. 2 , 1 s . 1 1 risulta che il «conflitto antiocheno» ebbe luogo dopo il convegno apostolico. Sul suo esito Paolo non di­ ce nulla forse perché ne uscl sconfitto . In ogni caso egli non menziona il «decreto apostolico» , che storicamente trova la sua collocazione migliore dopo il conflitto di Antiochia. Esso regolava una questione che a Gerusalemme era rimasta so­ spesa, poiché alla problematica delle comunità «miste» non si era ancora prestata tutta l'attenzione dovuta (dr. Gal. 2 ,9 : v 'tt.ç Tjv Èa't'wç xat 1tapaxaÀ.wv aò-tòv xat À.Éywv · Ot.a�àç Etç MaxEOO'Jt(l.'J �o1}ill}O'OV 1u..r.t:v. IO wç ÒÈ 'tÒ opaJJ.a ElOE'J, EÙ­ �Éw� Èçl)'t'i}aaJJ.EV ÈçEÀ.ilE�v Etç MaxEoovl.av crup,�t�ci�ov'tEç o'tt. 1tpoa­ xÉxÀ.1}'taL 1lll&ç o l}Eòç EÒayyEÀ.!cracrl}at, au'tov�.

6 E attraversarono la Frigia e la regione della Galazia, poiché dallo Spi­ rito santo fu loro impedito di annunciare la parola nell'Asia. 7 Giunti

verso la Misia, tentavano0 di recarsi in Bitinia, ma neanche questo per­ mise loro lo Spirito di Gesù.h 8 Passarono dunque a lato della Misia'" e scesero a Troade. 9 Là durante la notte Paolo ebbe una visione : d un macedone in piedie lo pregava dicendo : «Passa in Macedonia e aiuta­ ci ! » . 10 'In seguito alla visione cercammo tosto di partire per la Mace­ donia, convinti' che Dio' ci aveva chiamati ad annunciare colàh l'evan­ gelo .

Il racconto di 1 6 ,6- I o contiene anzitutto un dato sul viag­ gio a Troade ( vv . 6-8 ) ; segue poi l'episodio della visione in so­ gno di Paolo ( vv . 9- I o) . La prima parte del brano riporta due informazioni che si corrispondono a vicenda : i messaggeri del­ la fede attraversano la Frigia e la regione della Galazia; lo Spi­ rito santo non permette loro di predicare in Asia (v. 6 ) . Anche la realizzazione della successiva intenzione di recarsi in Biti­ nia non è consentita dallo « Spirito di Gesù» . Cosl, passando accanto alla Misia, si recano a Troade (vv. 7 s .) . Anche il rac­ conto della «visione» di Paolo a Troade ha due momenti : un macedone chiede aiuto a Paolo (v. 9 ) . Quindi i missionari cera.

Invece di È1tEipa.�o'J D syP leggono i')t}EÀ.a.v . b. Invece di «GesÙ» C* gig bomss leggono «del Signore)); koinè e sa omettono l'uno e l'altro. Cosi si evita l'espressione «lo Spirito di Gesù», insolita nel N.T. c. Invece di 1tt:lpEÀ.iMv-tEc; D (chiarendo) legge Ol.EÀ.�ov·tEc;: attraversarono la Mi­ sia. In questo modo 1tapEÀ.&6'J-tEc;, che ha vari significati, viene interpretato in senso unico : vedi Bowers, Paul's Route 509 n . 5 · d. Invece di 8pal-la. ( wcp�} D syP leggono : EV �paiJ.t:l"tt. ( ... wcpDT} WCTEt avT)p ... ) . e. D 614 pc sa aggiungono: «davanti al suo volto ( davanti a lui)»; dr. Le. 2,3 1 ; Act. 3,13. f. Secondo D il v. Ioa (/-/) suona : «Alzatosi, ci raccontò la visione e noi capim­ mo . . .>) . L'ampliamento è per mostrare come i compagni di Paolo siano venuti a conoscenza della visione. g. D koinè gig sy sa leggono «il Signore» . h. Invece di a.\rr ovc; (riferito agli abitanti della Macedonia) D (chiarendo) legge � «quelli in Macedonia». •••

=

cano l'occasione per mettersi in viaggio verso la Macedonia. Essi infatti sono convinti che Dio stesso li chiami a predicare l'evangelo in Europa (v. r o) . Tutta la pericope è all'insegna dell'ultimo motivo. Infatti anche il cammino dalla Licaonia a Troade è guidato in fondo da Dio, addirittura contro i progetti dei missionari che, per parte loro, intendevano recarsi in Asia1 e quindi in Bitinia.2 Troade, indicata da Dio come meta, è già una indicazione ver­ so la Macedonia.3 L'andata a Troade non è descritta a mo' di diario di viag­ gio, ma in forma molto stringata. L'intenzione di questi dati cosl scarni sull'itinerario del viaggio - cambiato due volte - è di porre in rilievo che il percorso è stabilito da Dio. Ciò fa pen­ sare alla storia di Cornelio, nella quale Pietro fu guidato in modo analogo .4 Questa volta si tratta di aprire un nuovo ter­ ritorio al messaggio cristiano. Per quanto riguarda i dati attua­ li sull 'itinerario di viaggio, o essi vanno considerati «come la abbreviazione di un resoconto di viaggio più preciso» ,' o il I . �Auf.a. era già stata menzionata in 2,9 e 6,9. Oltre che in r6,6, il nome ricorre 6 volte tra 19,10 e 20,18 ; inoltre in 2 1 ,27 ; 24,19; 27,2 . Il nome può indicare la provincia romana chiamata «Asia», la cui capitale era Efeso. Act. 19,10.22 .26 .27 ; 20,16.18 fanno pensare che Luca con 'Au!a. intenda riferirsi prevalentemente alla regione attorno ad Efeso. Cfr. vol . 1, 605 n. 20. 2. Bta-vv!a., «Bitinia», è il nome di una regione dell'Asia Minore settentrionale. Al tempo di Paolo la Bitinia, assieme al Ponto, era provincia senatoria. Oltre che in Act. 16,7, nel N.T. si parla della Bitinia anche in I Petr. 1 ,1 . Cfr. Schultze, Stadte und Landschaften II/ I , 1 37-346 ; Jones, The Cities, 2197 1 , 147-166; EWNT I, 525. Città importanti erano Nicomedia e Apamea sulla Propontide, ed Eraclea sul Mar Nero. 3· In Paolo Tpctltic; significa (2 Cor. 2,12, con articolo) probabilmente la regione nel territorio dell'antica Troia (distinta dalla Macedonia, v. 3). In certi passi del N.T. il nome si riferisce alla città di Troade, porto sull'Egeo, circa 40 km a sud dell'antica Troia : Act. 16,8.x r ; 20,5.6 ; 2 Tim. 4,1 3 . Da Troade Paolo si recò a Neapolis, porto di Filippi ( 16,1 I }. Peraltro , da Troade avrebbe potuto anche far vela verso l'Acaia. Act. 20,5 ; 2 Cor. 2,1 2 ; 2 Tim. 4,1 3 presuppongono che a Troade ci fosse una comunità di cristiani. Cfr. Schultze, Sti:idte und Landschaften n/ r , 384-390; A. Wikenhauser, Troas, in LThK x 370; Hemer, Alexandria Troas, 1975 . 4· S u ciò richiama l'attenzione Haenchen, Apg. 467 . , . I-Iaenchen, op. cit. 467, il quale aggiunge : «Dobbiamo quindi ammettere la pos­ sibilità che lo scrittore abbia, per i suoi scopi, accorciato un resoconto più ampio» (ibid. ).

2 70

Act. 16,6-1o.6

narratore ha rinunciato a dare notizie sulle tappe intermedie perché non ne aveva.6 Nel racconto della visione a Troade (vv. 9 s.) la questione riguardante una possibile fonte si pone in termini diversi, poi­ ché qui (v. r o) per la prima volta ricorre il «noi» del raccon­ to in prima pers. pl . In passato certi studiosi ne dedussero che Luca stesso s'era unito a Paolo da Troade in poi? In questo caso Luca avrebbe avuto direttamente da Paolo notizia anche del suo sogno (v . 9) . Ma il «noi» va giudicato in modo fonda­ mentalmente diverso.8 Nel nostro versetto esso sottolinea che il passo importante della missione verso la Macedonia e l'A.. caia è garantito .9 Il lettore di Act. è portato a pensare, proba­ bilmente, che le inform azioni siano fornite da Sila o da Timo­ te0.10 Tuttavia il «noi» del v. r o non significa necessariamente che solo con questo versetto abbia inizio l ,itinerario che ne sta alla base. Il «diario di viaggio» può essere senz'altro presup­ posto già in 1 6 ,6-8 . 6 . Paolo, Sila e Timoteo attraversano la Frigia11 e la regione ga­ lata.12 Inizialmente avevano intenzione di recarsi in Asia 6. Cosi Conzelmann a vv. 16 ss . : «In realtà Luca ha messo insieme l'itinerario par­ tendo da pochi da ti. Da queste notizie non si può desumere nulla sui veri progetti di Paolo in questo periodo». Che il v. 6 sia redazionale risulterebbe dal confron­ to con 18,23 . Ma è piuttosto da pensare che le notizie sulla (doppia) visita in Fri­ gia e ne1 territorio della Galazia siano tradizionali. 7· Vedi Haenchen, Apg. 470. Tra i più recenti rappresentanti di questa tesi ricor­ diamo Beyer, Apg. 99 ; Bauernfeind, Apg. 7 s.2o.5 ; Bruce, Acts (NIC) 327 s. 8 . Vedi vol. I, 1 24-132. 9 · Cfr. vol. 1 , 13 1 s. 10. Vedi vol. r , 125 n. 45 ; 1 3 1 n. 69 . I I . tl>puyla, «Frigia», è la regione situata nella parte interna dell'Asia Minore. I suoi confini variano nel corso della storia. I Romani attribuirono parte delle Fri­ gia alla provincia d'Asia. Oltre che in Act. 2,10 e 16,6, essa è menzionata anche in 18 ,23 (negli ultimi due passi accanto alla «regione galata»). Cfr. Schultze, Stiidte und Landschaften II/ I , 397�477; O. Volk, Phrygien, in LThK VIII, 488 s. (bibl.) . Sulla questione se Cl»puyla in Act. I6,6 sia aggettivo, vedi Preuschen, Apg. 99 ; Haenchen, Apg. 465 n . I ; Hemer, The Ad;ective «Phrygia», 1976 ; Id., Further Note , I9 77 · Può darsi che �puy!av in 16,16 sia aggettivo e vada riferito a XW!)aV (cosl Hemer); ma 18,23 fa pensare piuttosto che anche in 16,6 abbia valore di sostantivo. 12. Come in I8,23 : (i)) raÀ.tX't't.X'Ì) xwpa. Si tratta del territorio abitato dai Ga�

Act. x6,6.7-8

271

(quindi probabilmente ad Efeso) . Ma «lo Spirito santo»1' im­ pedl loro di annunciare la parola in Asia . 14 Il viaggio per Efe­ so avrebbe condotto (dalla Licaonia) attraverso Antiochia di Pisidia ed Apamea, quindi per Filadelfia e Sardi, oppure attra­ verso la valle del Lico e del Meandro . L'ultima parte di questo cammino sarà percorsa da Paolo nel suo « terzo viaggio» (cfr. I 8 ,2 3 ; I 9 , 1 ) . Il racconto non dà a vedere in che cosa consi­ stesse l'impedimento dello Spirito. È possibile che una malat­ tia1' abbia fatto fallire il progetto iniziale, sicché Paolo, attra­ verso la Frigia, si recò presso i Galati .16 In ogni caso Act. 1 6,6 si riferisce alla «regione» della Galazia e non alla provincia ro­ mana omonima. È questo un sostegno fondamentale della teo­ ria secondo cui i destinatari della Lettera ai Galati risiedevano nella «Galazia del nord» . 17 7-8 . Dalla regione della Galazia i missionari volevano recarsi in Bitinia. S'avviarono verso la Misia18 (v. 7a) . Ma «lo Spirito lati, di cui fanno parte le città di Nacolea, Dorileo, Pessino e Ancira. Ma non è detto che Paolo debba essere arrivato fin nel territorio delle due ultime città (Haenchen). Sulla Galazia e sui Galati (i due nomi non ricorrono in Act. ; dr. invece Gal. 1 ,2 e 3 , 1 ) vedi i commenti alla Lettera ai Galati, soprattutto Schlier, Galater 1 5-19 e Mussner, Galaterbrief 1-5 ; inoltre Magie, Roman Rule, 1950, I , 453-467 ; I I , 1303-1329 ; G. Schille, raì.. a'tia X'tÀ., in EWNT I 557-559 · �· Nel v. 6 si ha l'intervento dello «Spirito santo», nel v. 7 l'intervento dello ��Spirito di Gesù»; accanto all'uno e all'altro sta l'intervento di Dio stesso (vv. l) s.). Sull'espressione insolita «Spirito di GesÙ» vedi i lavori menzionati sopra, nella bibliografia, di Penna ( 1 972), Ordon ( 1973 ) e Stahlin ( 1973 ) . 1 4 . ÀaÀ.Éw 'tÒV À.6yov indica l a predicazione cristiana. Vedi sopra, nr. 34 n. 3 1 . xwÀ.v�ÉV'tE> una possibilità di «partire» per la Mace25.

Su questa costruzione vedi vol. I, 630 n . .5 1 . In 1 6,9 �PtXJ..La. ( «l'oggetto della visione>> ) indica in sostanza la persona del macedone (cfr. v. 9b). Cfr. nr. 27 n. 36. 26. Vedi Conzelmann, che rimanda ad analogie nell'A.T. e nell'antichità greca . Cfr. anche Wikenhauser, Parallelen, 193.5l36; J.S. Hanson, Dreams and VisionJ in the Graeco-Roman World and Early Christianity, in ANRW 11 23,2 ( 1 980). 1 395-1427. 27 . La formulazione aVÌ}p Mrxxe:owv ('tt.ç) corrisponde a 8 ,27 ; 2.2,3 ; essa ricorre più spesso al plurale. 28 . Cfr. T)J..Liv (v. 9c). MrxxEoov!a., >, è menzionata in Act. 16,9 . 1 0.1 .2 ; 1 8 ,5 ; 19,21 .22 ; 20,1 .3. Nelle lettere d i Paolo il nome ricorre 1 1 volte; nel resto del N.T. si trova in I Tim. 1 ,3 . Oltre che in Act. 1 6 ,9 Ma.xe:owv ricorre anche in 19,29; 27,2 ; 2 Cor. 9,2 .4. Dal 27 a.C. la Macedonia era provincia senatoria; dal 1 5 al 44 d .C. fu amministrata, insieme con l'Acaia, dal legato imperiale della Mi· sia, per poi diventare di nuovo provincia senatoria. Capitale della provincia era Tessalonica, sede del consiglio provinciale Berea. Sulla Macedonia vedi F. Geyer / O. Hoffmann, Makedonia, in PaulyiWissowa xxv/r , 638-771 ; O. Volk, Makedo· 11ien, in L1bK VI 1 3 14; E. Meyer l ]. Seibert l H. Schmoll, Makedonien , in LAW 1815-18 1 9 ; H. Volkmann, Makedonia (I), in KIPauly III, 9 1 0-918; A. Weiser, Ma­ XEÒOVLa. X'tÀ.. , in EWNT II. 29. ò1.rx�àc; ... �oi}ih)crov, upo1tWÀt.c; '7tOÀEwc; aua'"tELpwv O"Ea0Jl.É'V1] '"tÒ'J DE�'J, f}xoVE'J, Tic; o xvpt,oc; Ot.'i}vol.;E'J '"tÌ"}'J xapo!av npocr­ ixEt.'J "tOtc; Àa.Àov(l.É'Jot.c; \ntò "tOV IlavÀou. I' w� OÈ Éaa1t"t'!0"D1] xat ò o!xoc; au't'ijc;, 7trJ.pExaÀEC1E'J ÀÉyovcra.. Et XEXPLXrJ."tÉ JlE 7tt.C1'"tÌ')'J .,;@ xu­ Pi'-ll EL'VCit., ELO"EÀDoV"t'E� ELc; "tÒ'J olx6'J IJ..O U (Ji'JE"tE . xa.t 7trJ.pE�LaO"CI"t0 i)IJ..fic;. 16 'EyÉ'JE'"tO OÈ 7tOPEVOIJ..É'JW'J 1ÌIJ..WV Etc; '"tÌ"}'J 1tpOC1EVX1JV 7trJ.t.OLC1XT}'V 't'(,'Jft lxovcra'J 7t'JEVJl.a 7tvDw'Ja v7ta.'J"t'ijO"aL 'l)IJ.t:'J, i).,; Le; !pyacrl,a'J 1toÀ.À1}'J 1trJ.PELXE'J .,;oi:c; xuptot.� au.,;i]c; IJ..CI'J'"tEUOIJ..É'J1]. I7 ClV't'l') Xt1'"trJ.XOÀouDov­ fi(J., 't'@ IlauÀ� xat 'lÌJl.�'J Expa�E'J ÀÉyoucra où't'ot. oi li'Ji}pw7tot. oovÀ.ot 'tOV DEOV '"tOU V�LO"'"tOU Etcri'J, oi'"tt.'JEc; xa.,;ayyÉÀÀOUO"t.'J VIJ..L'J oOÒ'J O"W­ 't'l')p!ac;. x s "tov.,;o oÈ E7tOLEt. Ènt noÀÀà.c; -i}IJ.Épac;. Ol.rJ.7tO'JT)il'ELc; oÈ IIav­ Ào� xat É7tl.C1"tpÉ�ac; .,;@ 7t'JEUIJ.C1'"tt. EL7tE'J" 7tapayyÉÀÀw crot. É'J Ò'J6IJ,a-tt, 'IT]crov XpLcr-rov tçEÀDEt'J à7t'au.,;i]c;· xat è�i)Ài}Ev au"t'[i 't'TI wpq.. 19 'Io6'J'"tEc; OÈ oi xvpt.Ot. au.,;ij� 5"tt. !çi]ÀDE'J i} ÈÀntc; .,;'ij c; Èpyacrlac; au­ 'tW'J, btt.Àa.a6IJ.Evot. .,;òv IIavÀo'J xat .,;òv l:t.Àfi'J EtÀ.xucra'J Etc; .,;l}'J tiyo­ pà.'J !7tt .,;où� &pxo'J"tac; 20 xa.t 7tpocra.ya.yo'J'tEc; au't'ovc; "toi:c; cr.,;pa't'l')­ yotc; EL1ta.v · ou.,;ot. ot &'JDpw7toL lx.,;a.pacrcroucrt.'J 'i)�v 't' Ì"}V 1t6À.LV, 'Iou-tTI



oa.�ot. Ù1tap:x,ov-tEc;, 21 Xt1L xa:ta.yyÉÀ.À.OUO"L'V iDT) a. oùx E�EO"'tt.V T)p.tv 1ta.pa.OÉX,EO"ita.t. oÙOÈ 1t0t.ELV •pWIJ.CX.Lot.c; OUO"t.V . 22 xat CTU'VE1tÉO"'tT} ò o:x,À.oc; XCl't, aÙ'tWV xa.t o t 0"-tpa'tT)YOÌ 1tEpt.p1)�a.V'tEt!ovc;, «innocente». v. D (syP) legge ( invece di v-v ), ampliando : « (queste parole), che erano rivolte al­ le autorità supreme; ma appena queste udirono che erano romani, si spaventaro­ no». w. In D (6r4 pc syh**) il v. 39 (w-w) dice : «Venuti al carcere con molti amici li pregarono di andarsene, dicendo : 'Eravamo nell'ignoranza per quanto vi concerne

2 79

4o Usciti dalla prigione, (i due) entrarono nella casa di Lidia. Là trova­ rono i fratelli,x li confortarono e quindi partirono.

L'ampio brano narrativo 1 6 ,1 I -40 costituisce una unità in quanto riporta fatti accaduti durante il soggiorno di Paolo a Filippi.1 All'inizio il resoconto del viaggio informa che il grup­ po che sta con Paolo2 giunge a Filippi (vv. 1 I s .) . La conclusio­ ne racconta che Paolo e i suoi compagni lasciano questa città dopo avervi fondato una comunità (v. 40) . Peraltro le singole vicende sono legate tra loro anche all'interno . La conversione di Lidia e della sua casa (vv . I 3- 1 5 ) costituisce una cornice in­ terna ; infatti Paolo e Sila, dopo la prigionia, trovano i mem­ bri della comunità nella casa di lei (v. 40) . L'esorcismo nei riguardi dell'indovina ( vv. I 6- I 8 ) è il motivo per cui Paolo e Sila vengono trascinati davanti alle autorità della città, accu­ sati e cacciati in prigione ( vv . I 9-24) . Si raggiunge così il pun­ to centrale di tutto il racconto di Filippi : la storia del mira­ colo di liberazione in favore di Paolo e Sila ( vv. 2 5-3 9), che arriva a una prima conclusione con la conversione del carce­ riere (vv. 3 3 s.). M. Dibelius ha visto nel racconto della liberazione dei due missionari ( 1 6,25-34) una «leggenda autonoma»' tramanda(e non sapevamo) che siete uomini giusti'. Li condussero fuori e li pregarono di­ cendo : 'Andatevene da questa città, affinché non facciano di nuovo ressa intorno a noi levando grida contro di voi'». Sugli ampliamenti «occidentali» (vedi note r. s.t.u.v.w) vedi Metzger , TC 450 s. x . Qui D integrando legge: «raccontarono loro quello che il Signore aveva fatto per essi e dissero loro ... ». 1 . Dal 167 circa la città macedone di tl>LÀ.L1t1tOt., Filippi (sulla via Egnatia), era sotto il dominio romano e si chiamava ufficialmente Colonia lulia Augusta Philip­ pensium (o Philippiensis) . Probabilmente la città godeva dello ius Italicum e quindi dei privilegi di una città romana. Nel N.T., oltre che in Act. 16,1 2 ; 20,6 (viaggio da Troade a Filippi e viceversa), è menzionata in Phil. 1 ,1 e I Thess. 2,2. Bibl. : P. Collart, Philippes, ville de Macédonie, 2 voli. Paris 1937 ; ]. Schmidt, Philippoi, in Pauly/Wissowa XIX/2 ( 1938) 2206-2244; O. Volk, Philippi, in LThK VIII 458 s.; Elliger, Ph. in Griechenland, 1978 , 23-77 ; vedi inoltre i comm . a Phil. 2. Cfr. il «noi» nei vv . I I .I2.13.15.16.17. In tutto il brano 1 6,1 1·40 accanto a Pao­ lo come suo compagno viene menzionato soltanto Sila (vv. 19,25,29). 3 · Dibcl i us Stilkritisches 26. Questa leggenda sarebbe «sganciabi1e dal contesto SC'nza difficoltà». Analogamente Conzelmann a vv. 23 s . : «La leggenda però non ,

280

ta in fase prelucana. Ma a questa leggenda mancherebbe l'in­ troduzione; non è possibile che avesse inizio con la preghiera nella prigione.4 E. Haenchen divide il racconto di Filippi in cinque sezioni : ' r 6 , r 1 - 1 .5 (itinerario verso Filippi e conver­ sione di Lidia) ; 1 6- 1 8 (l'indovina) ; I 9-24 (maltrattamento e imprigionamento dei missionari) ; 2 .5-34 (miracolo di libera­ zione) ; 3.5-40 (liberazione di Paolo e Sila, che lasciano la cit­ tà) . Egli fa risalire la prima sezione a una tradizione preluca­ na, mentre ritiene che la seconda e la terza costituiscano una rielaborazione di tradizioni trasmesse a Luca da racconti di fondazione della comunità di Filippi (la serva con lo spirito divinatorio e la conversione del carceriere) .6 Quanto al mira­ colo di liberazione (vv. 2 5-34) , non è possibile - secondo Haenchen - rimuoverlo senz'altro dal contesto, e quindi «non può essere circolato come racconto singolo autonomo» ? Evi­ dentemente Haenchen ritiene che sia Luca l'autore di questo racconto e della successiva storia di conversione del carcerie­ re.8 A suo avviso, r 6 , 1 6-34 contiene sì due elementi della tra­ dizione, ma nella sua forma attuale è opera di Luca.9 L'analisi recente dei vv. I I -40 compiuta da R. Kratz arri­ va alla seguente conclusione : I 6 , I 6-40 è una composizione uni taria di Luca, «la quale, connettendosi ai vv . I I -I 5 , tradi­ zionali, rappresenta un nuovo complesso narrativo» . 10 Non è necessario però negare elementi della tradizione anche nei vv. r 6-4o .n Nelle fonti di Luca qualcosa dev'esserci stato : 12 il reè stilisticamente pura; al motivo della liberazione è frammisto quello della conversione». 4 · Cfr. la critica di Kratz, Rettungswunder 474 · ,. Haenchen, Apg. 441 s. In Apg.1 (482-484) Haenchen nota invece soltanto quat­ tro parti : I6,1 I-I 5 . I 6-2r .22-34·35-40. (L'indicazione «vv. 2.2-24» [483 ] è sbaglia­ ta ; si deve leggere 22-34). 6. Haenchen, Apg.5 441-443 . 7· Haenchen, op. cit. 440. 8. Haenchen, op. cit. 442 s., contestato da Conzelmann (a vv. 23 s.). Haenchen, Apg.1 482-484 si astiene per larghi tratti dall'esprimere un giudizio sulla parteci­ pazione dell'autore di Act. all'esposizione ; vedi la premessa di E. Grasser (ibid. 8). 9· Cfr. la critica di Schille, Die Leistung des Lukas 94 s., il quale ritiene che gran parte di x6,r6-34 sia pre-lucana. I O . Kratz, Rettungswunder, 1 979, 479 · I I . Kratz, op. cit. 479, il quale con Haenchen rimanda a I Thess. 2,2, dove Paolo parla dei maltrattamenti subiti a Filippi; dr. anche 2 Cor. 1 1 ,23-25 . 12.. Kratz, op. cit. 480.

Act. r6,r 1-40

soconto del viaggio (vv. I 1 - 1 5 ) , l'esorcismo di un'indovina, l'arresto di Paolo e Sila, nonché l'accusa contro di essi (vv. 1 9 . 2oa) , oltre alla fustigazione e all'imprigionamento (presumi­ bilmente connesso con la conversione del carceriere), la libera­ zione e la partenza dalla città (vv. 3 5 . 3 6 ; v . 3 9 in parte) . Luca stesso avrebbe collegato, mediante il genitivo assoluto, 1 6 , 1 I ­ I 5 col complesso, da lui composto, di r 6 , r 6-4o ,X3 trasforma­ to la cacciata del demone in una storia di esorcismo14 e traspo­ sto l'iniziale capo d'accusa (per danni agli affari o istigazione alla rivolta) sul piano della propaganda religiosa; 1' soprattut­ to, avrebbe creato di propria mano il racconto del miracolo di liberazione, che funge ora da introduzione alla storia di con­ versione.16 Infine, l'accento posto sui diritti connessi alla citta­ dinanza romana nei vv. 3 5-40 risalirebbe anch'esso a Luca.17 II risultato del lavoro di composizione di Luca sarebbe perciò so­ prattutto il seguente : « Il vero e proprio 'miracolo di liberazio­ ne ' non consiste nella liberazione degli apostoli, bensl nella conversione del carceriere ( vv. 3 o s . ; cfr. anche v. r 7 ) » . 18 Si può concordare ampiamente con questa ricostruzione. Tuttavia una riserva sembra giustificata per quanto riguarda il racconto del miracolo di liberazione in senso stretto. Qui Lu­ ca non dipende forse da una tradizionale leggenda su Paolo, e non soltanto da un tipo diffuso di storie di miracoli liberato­ ri? 19 Inoltre, nel contesto globale di Act. bisogna tener pre­ sente che il miracolo di liberazione in favore di Paolo crea un parallelo tra Paolo stesso e Pietro (cfr. I 2 ,3 - 1 7 ) .20 Per di più il miracolo di liberazione chiarisce ulteriormente l'intenzione narrativa di r 6, r - r o . La missione cristiana non solo è guida­ ta da Dio ; essa si impone anche con l'aiuto di Dio, nonostan1 3 . v. 16: 7topevo}..llvwv T)J,I.Wv ; dr. Kratz, op. cit. 481 . Cfr. Kratz, op. cit. 481 s . Vedi anche Conzelmann a vv . 16-18. 1 .5 . Kratz, op. cit. 48 2, che parla di uno spostamento d'accento «sull'aspetto teo­ logico-missionario del confronto tra religione cristiana e religione pagana». 16. Kratz, op. cit. 482 : «Il miracolo di liberazione va messo tutto sul conto di Luca .. . ». 17. Kratz, op. cit. 482 . x8. Kratz, op. cit. 484. 19. Cfr. Conzelmann a vv. 23 s . : Luca «non inventa liberamente tali storie». 20. Cfr. vol. I, 424-430; vedi inoltre nr. 27 (a 12 ,3· 17). 14.

te tutte le resistenze . Neanche le prigioni e le catene possono arrestare la testimonianza cristiana nel suo cammino.21 I I- I 2 . Il viaggio per mare da Troade conduce il gruppo di Paolo dapprima a Samotracia22 e già il giorno seguente a Nea­ polis/3 il porto che serviva Filippi e che oggi si chiama Ka­ walla (v. I I ) . Dalla città portuale il gruppo arriva a Filippi (v. I 2a) . Un'osservazione di commento del narratore spiega che Filippi era una città importante24 del rispettivo distretto di Macedonia2' ed era colonia romana (v. I 2b) . La notizia sul soggiorno durato «alcuni giorni»26 introduce alla storia di Li­ dia (vv. I J- I 5 ) . Forse l'attuale contesto con i)p..É pcx.� 'tt.'Vti� in­ tende i giorni dall'arrivo al sabato successivo (v. I J) .

Il v. I 3 parla della prima predica missionaria a Filippi. Il sabato seguente i missionari vanno in un luogo di preghiera27 I3.

2 1 . Vedi anche R. Kratz, �ptt, in EWNT II, 397-399, specialm. 398. 22. L'isola di l:a.IJ.oitptixT}/Sarnotracia si trova sulla linea retta che porta a Neapo­ lis davanti alla costa tracia. Vedi K. Lehmann, Samothrace , New York 1955; K. Leh mann l P.W. Lehmann l D. Spi ttl e (edd.), Samothrace. Excavations Conduc­ ted by the Institute of Fine Arts of New York University, sinora 5 voll. (in 8 par­ ti), Princeton, N.]., 1 9.58-1981 ; E. Meye r, Sam othrake , in KlPauly IV 1.538. Cfr. EuthJopo(.nicraiJ.E\1 , «facemmo vela direttamente»; il verbo ricorre anche in 21,1, in un racconto in prima pers . pl . 23. NÉtt 1t6À.t.çiNeapolis è un nome di città frequente. Sulla grafia vedi Bauer, Wb. , s.v. \ltoc; 3 · Come nome del por to di Filippi Neapolis ricorre anche in lgn., Pol. 8,1 . 24. Probabihnente bisogna leggere 1tPW't'T} (scil. '7t6À.t.�); vedi sopra, nota c. Se il ge­ nitivo 1tPW"tT)ç (IJ.EptSoç) fosse originario , si parlerebbe di Filippi come di una città «del primo distretto della Macedonia» . Filippi non era né capitale di provinci a, né capitale di distretto; dr. Conzelmann. 25. 1J.Ep�ç indica la parte di un tutto suddiviso, tra l'altro « il distret to, il circonda� rio» ; dr. Bauer, Wb. , s.v. 1 . 26. T}I.LÉpct� 'tt.\10:� detto della durata di u n soggiorno, come in 9,19 ; IOA8; dr. so­ p ra nr. 22 n. 8 . 27. 1tpocrE,JX'li significa normalmente «preghiera». I n 16,13.16 indica un «luogo di preghiera». Forse con la scelta di questa parola s'intende alludere al fatto che a Filippi non v'era una «sinagoga>>; dr. Haenchen. Secondo Hengel, Proseuche und Sinagoge, in Tradition und Glaube (Festschr. fiir K.G. Kuhn), Gottingen 1971, 157-184, in Act. 16,13 .16 1tpOCTEVX'li indica «un edificio vero e proprio» ( 1 75). Lu­ ca dipenderebbe da una fonte. Vedi invece Conzelmann.

Act. z6,IJ.I4-I5

283

(per giudei), davanti alle porte della città, presso il fiume/8 e conversano con le donne ivi radunate. Che EÀa.ÀOU(.lE'V si rife­ risca alla predica risulta dal v. 1 4 . L'oratore è propriamente Paolo (dr. v. 14) . 1 4 . Tra le donne che ascoltano i missionari si trova una com­ merciante di porpora di nome Lidia.29 Essa proviene da Tiati­ ra30 ed è legata al giudaismo ; appartiene al gruppo dei O"E�6(.lE'VOL ""tÒ'V DEo'V .31 Il Signore «le aprl il cuore» ,'2 cosl che essa ascoltò attentamente33 quanto Paolo aveva da dire. I j . Che

Lidia si fece battezzare - insieme con la sua «casa»34 è detto in una proposizione secondaria. Al racconto sembra più importante il fatto che essa invitò i missionari a trattener­ si nella sua casa, anzi addirittura li costrinse."' La neoconver­ tita lascia ai missionari il compito di giudicare sulla qualità della sua fede.36 Paolo e i suoi compagni abitano d'ora innan­ zi nella casa di Lidia; da lei tornerà Paolo dopo la liberazione dal carcere (v. 40) .

-

28. 1ta.pà 7tO"t'CI�6\I . I commentatori rimandano al Gangites , a due km circa dalla città. 29. Qui Av&!a è nome proprio della donna, che pure proviene dalla Lidia (vedi n. 30). Il nome ricorre anche al v. 40. 30. 8va"t'ELpa. (-w\1)/Tiatira, nome di una città della Lidia ( tra Pergamo e Sardi ) , nota tra l'altro per le sue tintorie della porpora. Nel N.T. Tiatira è menzionata an­ che in Apoc. I,I I ; 2 , 1 8 .24. Cfr. Wikenhauser, Die Apostelgeschichte und ihr Geschichtswert 410 s. 3 1 . Cfr. sopra, nr. 24 n . 45· 32. Su questa immagine dr. 2 Mach. lA; Le. 24A5· 33 · 1tpctrÉXW col dativo della cosa, come in 8 ,6 ; dr. I Tim. IA; Tit. r ,r4 . .34· L'otxoc; di Lidia {v. 15a) è la sua comunità domestica. Con la padrona di casa viene battezzata quindi anche la sua comunità domestica. Luca usa o'l:xoc; in que­ sto senso («famiglia/comunità domestica») anche in Le. 10,5 ; 19,9 ; Act. 10,2 ; I I , 14 ; 16,3 1 ; 1 8,8. Sulle comunità domestiche del cristianesimo primitivo vedi P. Stuhlmacher, Der Brief an Philemon {EKK ), Ziirich/Neukirchen 1975 , 7o-75 (bibl.); R. Banks, Paul's Idea of Community. Tbe Early House Church es in Their Historical Setting, Exet e r 1 98o; H.-J. Klauck, Die Hausgemeinde als Lebensform im Urchristentum : MiiThZ 32 {198 1 ) 1-1 5 ; P. Weigandt, otxoc;, in EWNT II, 1 222-1229, specialm. 1228 . .35· 1tcxpcx�Lti�oJJ.Cif. con Paccusativo, come- in Le. 24,29. 36. Essi devono giudicare se Lidia è 1tl.t1"t''Ì} 't� xvp�, il che (dopo il bat tesi mo) può es sere riferito solo alla stabilità o autenticità della fede (in Cristo, cfr. v. 31 ) .

Act. r6�r6. 17.r8

284

1 6 . La

breve scena successiva (vv. I 6- I 8) serve a «prendere le distanze nei confronti della mantica» .37 Con l 'introduzione del v. 1 6 ci si riaggancia al v . I 3 : «Ora avvenne che mentre andavamo al luogo di preghiera . . . » . Nei messaggeri della fede cristiana s'imbatté una serva/8 che aveva un 1t'VEUIJ4 1tuDwv.39 Con la sua arte divinatoria ((.ltx.'V't'EUOp,ÉVT} ) procurava40 ai suoi padroni un guadagno notevole.41 1 7 . La serva si mise a seguire Paolo e i suoi compagni, gridan­

do : «Questi uomini sono servi del Dio altissimo; essi ci an­ nunciano la via alla salvezza ! » . Come nei vangeli i demoni era­ no in grado di esprimere un giudizio obiettivamente giusto (dr. Le. 4 ,34.41 par. Mc. I ,24 . 34), cosi anche l'indovina (gra­ zie al 1tvEup..a. 1tuDwv) coglie il vero nei riguardi dei missiona­ ri e del loro messaggio.42 L'annuncio della fede è visto da Lu­ ca come apertura della «via alla salvezza» (Act. 2 ,2 8 ; dr. il grido d'aiuto del macedone in 1 6 ,9 , e la domanda del carce­ riere in 1 6 ,30).

18. L'indovina continuò per molti giorni a gridare il suo ora­ colo43 (v. 1 8a) . Paolo si irritò44 e, nel nome di Gesù Cristo,4' 37· Conzelmann ; dr. Nilsson, Geschichte II, 103-1 1 3 ; 467-48.5 . 38. uTCCXV"raw (cfr. Le. 8,27 ; 17,12 var.) può essere usato da Luca anche in senso ostile ( «andare contro»): Le. 14,3 1 . 3 9 · Pitone era i l drago ucciso da Apollo . I l termine 'JtUDwv nel periodo imperiale indicava, tra l'altro, il ventriloquo come vaticinatore (Plut., def. orac. 9414e, cita­ to da Conzelmann). Cfr. Wikenhauser, Die Apostelgeschichte und ihr Geschichts­ wert 401-407. Act. 16,6 t rasferis ce la designazione a uno spirito che parla dalla serva. Forse questa concezione risale a Luca, che intende raccontare una storia di «esorcismO>> (cfr. v. x8). 40. 7tCXPÉXW ricorre in senso attivo anche in Le. 6,29 ; 1 1 ,7 ; 1 8,5 ; Act. 17 ,3 1 ; 2 ; 28,2 . 41 . tpyao-i.a significa qui, come i n 16 , 19 ; 19,24, «guadagno, introito», mentre in 19,2.5 vuoi dire «attività, mestiere». 42. I demoni dicono «cose giuste», «ma non è permesso loro di dirle» (Conzel­ mann). 43· -tou"ro E1tOLEt. si riferisce a xa"raxoÀ.oui)oucra ... lxpa�Ev À.Éyoucra del v. 17. 44· ot.aTCO'V1)ilElç. Il verbo con valore mediale si ha anche in 4,2 ; v. vol . I, 477 n. 12. 4.5 ·

Vedi vol. I, 419 n.

41.

Act. z6�z8.I9.2o-2I

28 5

comandò allo spirito di uscire dalla serva. In quello stesso i­ stante46 lo spirito se ne andò. L'esorcismo sulla serva doveva avere conseguenze per Paolo (vv. r 9-2 1 ) . 1 9 . Allorché i padroni47 della serva si resero conto che con la

cacciata del 1t'VEVtJ.a 1tvDwv anche la prospettiva di ulteriori guadagni «se ne era andata » , trascinarono48 Paolo e Sila nel­ l'agorà ,49 davanti agli arconti.'o Viene introdotta cosl una tappa ulteriore del racconto : Paolo e Sila finiscono in prigione (vv. 1 9-24). Come colonia romana, Filippi aveva una costituzione romana. èipxov'tEc; (v. 1 9) e O'"tpa'tT}yot (v . 20) indicano le me­ desime autorità. 2 o- 2 1 . I padroni della serva, naturalmente, non accusano per perdita di guadagno , ma per fomentazione di disordini'1 nel­ la città: Paolo e Sila - così suona l'imputazione - da giudei annunciano «usanze»'2 che sono inaccettabili per cittadini ro­ mani.'' «La formulazione dell'accusa ci dà un'idea dell'apolo­ getica lucana; l'imputazione è presentata in questi termini perché possa essere respinta. È chiaro che Luca non ha nessu46. a.Ù'tTI 'tTI wpq., come in Le. 2 ,38; 24,33 ; Act. 22,1 3 ; cfr. (con lv) Le. ],21 ; IO, 2 1 ; 1 2,12 ; 1 3 ,3 1 ; 20,19; Act. 16,33 . 47. ot xvpt.ot., come nel v. 16. Può darsi che si pensi a più padroni della serva; ma i· più probabile che i padroni fossero una coppia di sposi; cfr. Le. 19,33; vedi Hauer, Wb. , s.v. xvpr.oc; II r aa. 48. !À.xw seguito dall'accusativo della persona, come in 2 1 ,30; Iac. 2,6. 1tpoetÀG'x; "r'rJPE�'J (v. 23) e -i}aq>a.À.!aa'J-ro (v. 24) formano tra I-altro lo sfondo per il successivo miracolo di liberazione; dr. Conzelmann. 58. Etç 'tTJ'J EO'W'tfpa'J (comparativo con valore di superlativo) cpuÀ.axi}'J. Cfr. Th. Momrnsen, Rom. Strafrecht, Leipzig I 899 , 302 . �aÀ.À.w ricorre con lo stesso signi­ ficato («gettare in prigione») anche in 1 6,23 .24.37; dr. Le. 1 2 ,58 ; 23,19.25. 59· Elç 'tÒ f;uÀ.o'J. Si tratta di ceppi di legno nei quali vengono chiusi i piedi dei carcerati ; vedi, ad es . Hdt. 6,75 ; 9,37. 6o. Nel N.T. "t'Ò lJ.EO'O'JUX'tT.O'J si trova in Mc. 13,35 (accusativo di tempo); Le. I I , 5 (genitivo di tempo); Act. 16,25 (con xa.'ta e l'accusativo); inoltre in Act. 20,7 (con �XPL e il genitivo). 6 1 . Nel resto del N.T. il transitivo VlJ.Viw, «esaltare, glorificare», ricorre solo in Hebr. 2,12. Sul motivo «lode del prigioniero a Dio» cfr. test. Ios. 8 ,.5 ; v. Haenchen. 62. ot Sfav.r.or., come nel v. 27. OÉO'p.Lo� indica altrove il prigioniero Paolo : 23 , 1 8 ; 25,I4.27; 28,1 7 Paolo s i dice Sécrp.r.ow-ta può significare «lucerne» o «fiaccole». Cfr. Bauer, Wb. , s. v. q>W� rba. 66 . e!cnt1}8aw, «balzare dentro, correre dentro», non ricorre altrove nel N.T. ; ma vedi Èx1tT)Stiw in Act. 14,14. (q. Nel N.T. 1tpOCT1tL1t"tW col dativo della persona ( «cadere ai piedi di qualcuno») ricorre in Mc. J ,I I ; 5 ,33 par. Le. BA7 ; Le. 8,28 (div. Mc.); Act. 16,29 . Cfr. anche I..c. 5 ,8. 68. Cfr. Haenchen : egli li ritiene «potenti messaggeri della divinità». 69 . L'appellativo xvp!.o!. è forse dovuto al fatto che Paolo e Sila sono ritenuti divi­ nità, ma può essere anche segno di profondo rispetto. La domanda è formulata in etile catcchetico (Conzelmann) ; dr. 2,37 ; Le. _3 ,10.

288

Act. I6,2!)-JO.JI.J.2-J4·JJ

rio di venire a conoscenza, attraverso i due missionari, della via alla salvezza.70

3 1 . La risposta dei missionari corrisponde esattamente alla do­ manda: il carceriere deve credere nel Signore GesÙ,71 nel qual caso egli, insieme con la sua «casa» , sarà salvato (dr. le coin­ cidenze verbali con I I , I 4) . 3 2-34. Prima di dar notizia del battesimo del carceriere (v.

3 3b) , bisogna naturalmente dire che egli, insieme con tutta la sua famiglia, fu istruito (il contenuto dell'istruzione battesi­ male era stato anticipato nel v. 3 I ) : Paolo e Sila «gli annun­ ciarono la parola di Dio» (v. 3 2 ) . Il carceriere, in quella stes­ sa notte, prese con sé i predicatori cristiani e lavò loro le feri­ te (v. 33a) , che erano state causate dalla fustigazione (vv. 2 2 s . ) . La lavanda delle ferite e i l battesimo della famiglia avven­ nero probabilmente nel cortile, dove c'era acqua a disposizio­ ne . Quindi il neobattezzato condusse i due nella sua abitazio­ ne e preparò loro - sempre durante la notte - un pasto72 (v. 34a) . Egli con tutta la sua casa era pieno di gioia/3 per essere giunto alla fede in Dio (v. 3 4b) : la fede oùc; i1tt "t'oùc; 7toÀ.r.'"t"cipxac; �owv'"t"e:� o'"t"t. ot 't'Ì}v oixoviJ.�V'r}V àveta-"t"a'twaav­ "t'Ec; OÙ'tor. xa.t Èvitcioe: 7tapEt.O"t.V, 7 ovc; V7tOOÉOEX"t"CLt. 'Icicrwv· xa.t OU"t'Ot. 1tci'V'tEOÌ, EVitÉwc; Ot.à. VUX'tÒ> - secondo le predizioni e affermazioni delle Scritture ­ doveva (EOEtY8 « soffrire19 e risorgere da morte» .20 In un se­ condo momento dell'argomentazione viene dimostrato che Ge­ sù ha subito la morte ed è risorto ; di conseguenza il Cristo/ Messia (promesso) dev'essere proprio quel Gesù che Paolo annuncia.21 r r . Nel resto del N.T. or.o5Evw ricorre solo in Le. 8,r , dove si parla di Gesù che si ferma in varie località per predicare ; qui peraltro si ha il costrutto xa'tà 1t6À.w xat XWIJ.l]V. r2. Sulle distanze vedi sopra, n . 6 ; cfr. Conzelmann .

1 3 . L'espressione si trova anche nel v. ro, oltre che in 13,.5 ; 14,1 . lS1tov dopo una indicazione topografica, come in 20,6; Le. 12,33 ; cfr. Le. 12,34; 17,37.

14. Altrove nel N.T. forme di EtwDa si trovano solo in Mt. 27,1 5; Mc. 10,1 ; Le. 14,r 6; in quest'ultimo passo si ha, come in Act. 1 7,2, xa'tà 'tÒ EtwD6ç col dativo. 1 5 . OLa)�,�ÉyOIJ.tl.l., «intrattenersi su», anche altrove si riferisce a conferenze didat­ tiche o a discussioni : r8,4; 19,8.9; 20,9 ; 24,2.5 ; col dativo di persona anche in 17 1 7 ; 18,19; 20,] ; con 7tp6c; 'tf.V(X in 24,12. In Act. soggetto di or.aÀÉYOIJ.Clf. è sol­ tanto Paolo. É7tt con l'accusativo in senso temporale (v. 2 : È1tl CT&.� �a.'ta 'tpLa) ri­ corre spesso in Luca ; ad es. Le. 4,25 ; 10,35 ; Act. 3,1 ; 4,5 ; 13,31 ; 1 6,r 8; 19,8 .10. 34 ; 27,20. 16. Cfr. 8,3.5 (a1t6); x8,28 ( o�o&. col gen.). 17. Per or.a\lo�yw cfr. Le. 24,3245. x8. Vedi sopra, vol. I, 327 n. 2 1 . 1 9 . 1taaxw nel senso della sofferenza mortale, come i n Le . 22,1 5; 24,26-46; Act. 1 ,3 ; 3 1 8. Cfr. sopra, vol. I, 265 n. 36. 20. CÌVCLO"'tfiva:r. ÈX 'VEXpW'V, come in 10,41 ; Le. 24,46. 2 1 . Sullo schema dell'argomentazione cristologica dr. sopra, n. 7· Xt1"tttyyÉÀ.À.w sj riferisce prevalentemente alla predicazione su Cristo ed è verbo privilegiato in Act. : 4,2 ; 1 3 ,5 ·38 ; 15,3 6 ; 1 6,r7.21 ; 17,1 3 .23 ; 26,23 . Ma dr. anche l'uso paolino: r Cor. 2,1 ; 9,14; 1 1 ,26; Phil. 1 ,17.18; cfr. Col. 1 ,28 In Phil. 1 ,17 s. e Col. 1 ,28 oggetto della predicazione è (6) Xpw"t6c;, mentre in Act. 17,3 è (6) 'IT}CTovc;. Cfr. ,

,

.

296

Act. 17,4·5

Il v. 4 descrive il successo di Paolo nella sinagoga. Non è ec­ cezionale. Alcuni22 dei giudei si lasciano convincere e si uni­ scano a Paolo e a Sila23 (v. 4a) . Invece tra i O'"E�O(.lE'VOf. ( 'EÀ.À.I)­ 'VE�,24 anch'essi presenti al culto sinagogale, si ha «un gran nu­ mero» di convertiti, tra cui non poche donne di condizione e­ levata (v. 4b) . 2' Di conseguenza il lettore pensa che la maggio­ ranza nella comunità di Tessalonica sia etnicocristiana. Anche in essa un posto di rilievo è tenuto da donne eminenti (dr. i dati su Berea, v. 1 2 ) . È possibile che questa informazione cor­ risponda alla realtà storica. Essa serve a preparare quanto se­ gue (vv. 5-9) . 4·

, . In 1 7 ,5-9 si narrano le iniziative prese per gelosia (�T)À.W­ aa'V't'Ec;) dai «giudei» , cioè dalla maggioranza degli ebrei di Tessalonica che non accetta la fede in Cristo, contro Paolo e i suoi compagni. Essi assumono26 alcuni sfaccendati/7 pro­ vocano un assembramento di persone ( òxÀ.o1tof.1)aav-tE�)28 e mettono in agitazione la città29 (v. 5a) . Si recano alla casa di un certo Giasone ,30 dove pensano che si trovino i missionari . L'inruso linguistico in Acl. 4,2 ; 5,42 ; 8,5 ·3 5 ;

9,20 ; I I ,20j I7,I 8 ; 1 8 ,25 .28 ; 19,1 3 ;

28,23 ·3 1 .

22. Il partitivo � CX.U"t'W'V si riferisce chiaramente ai wv

-

cruvÉ�a.ÀÀ.O'J aÙ't � , xrt! 'tLVEc; EÀEyov · 'tL &v DÉÀOt. ò 0"7tEp(..LoÀ6yo� ou­ 'tOc; ÀÉyEt.'J ; oL oÉ• �ÉVW'V 0(1LJ.LO'VtW'V OOXEt: Xtl'tCl."("{EÀEÙt; Etvat., �"t't, 't�V

'IT)O"OVV xat 't'Ì]V tivacr'taCTt.V EÙT)yyEÀ.L�E'tO . 1' È1ttÀ.a�61J.E'VOL 'tE aÙ"t"OV È1tL -tÒv "ApEt.O'V -rtciyov i')yayov À.Éyov'tE�· ovvcip.ED'a. yvwvat. 't'Le; T) xat.vi} tXV't'l} l} U-rtÒ crou À.a.À.ovp.ÉVT) o�oax-1} ; 20 �EVL�OV'ta. ycip 'tl.Va El.cr­ q>ÉpEtc; Etc; 'tà.ç &.xoà.ç i)IJ.Wv· �ovÀ.61J.eì}a oùv yvwva.� 'tiva. DÉÀ.Et. 'tav'ta. Etvat. 21 ,Aihrvai:ot. OÈ 1taV-tEc; xa.L ot E1tt.O'l'}J.lOV'V'tEc; �É'VOt. Et� ovoÈv l­ 'tE()O'V 'l}Òxaipovv il ÀÉyELv 'tt. il &.xouEtv 't l. xat.v6'tepov . 22 l:'taì}e:i.c; OÈ [o] IlauÀ.o� !v p..É0"4) 'tOU 'ApELOV 7tciyou EcpT) · avopEc; ,Aih)vai:ot., Xa'tà. 1ta'V't(l w� OEl.O"LOat.J.l.O'VEO"'tÉpov� UIJ.� DEwpw . 23 Ot.Ep­ x6J.LEvOc; yà.p xa.t àvaDEwpwv 'tà O"E�aO"'J.a'ta up,Wv EÙpov xaL awp.òv E'V � E7tEyÉypa7t't0 " 'Ayvwcr't� DE(i). a oùv ayvooUV'tEc; EVO"E�E�'tE, 'tOU­ 'tO Èyw xa-tayyÉÀÀw UIJ..t'V. 24 ò� DEòc; ò 7tot.1}crac; 'tÒv x601J.ov xa.t 7tciv­ 'ta. 'tà ÈV a.Ù't{i), OU'toc; oùpavou xa.L yiic; U7tcipxwv xupt.oc; oùx !v XEtpo­ '7t0t.-�'tot.c; 'Vaoi:ç xa'tOt.XE� 2' ouoÈ Ù1tÒ XEt.pwv a'VDpW'7tL'VW'V DEpa7tEUE'tat. -rtpocrOEOIJ.E'Voc; 'ttvoc;, aù'tòc; ot.ooùc; 1tacrt. �w'i)v xat 1tvoi)v xa.L 'tà 1tav· 'ta. · 26 E1t0L1}CTÉ'V 'tE È� !vòc; 1tav ED'voç àvDpw7tWV Xa'tOl.XE�'V E1tt 1t(l'V­ 'tÒc; 7tpOO"W1tOU 'tijc; yi]c;, ÒpLO"ac; 1tpOO"'tE'tayiJ.ÉVOV� xatpoùc; xaL 'tàc; o­ poi}Ecriac; 'tfjç xa'tOt.itt ac; au'twv 27 �T)'tE�v 'tÒv DE6v, EÌ lipa yE �'l}À.a­ cpi)cret.av aÙ'tÒv xat evpot.E'V, xa.i yE ou IJ,axpà.v a1tÒ tvòç lxcicr'tov 1)­ IJ..WV U7tcipxov'ta. . 28 E'V au't4) yàp �WIJ.EV xaL Xl.VOU(.l.ED'a xa.L Ècrp.Év, wc; xal. 'tt.VEc; 'tWV xaD'uiJ.ac; 1tOt'l}'tWv EtpipcaO"tv· 'tou yàp xal yÉvoc; f.cr­ IJ.ÉV . 29 yÉvo� oùv U7tapxov'tEc; 'tOU Deou oux ocpELÀ.OIJ..E'V 'VOIJ.L�Et'V XPUCT� il àpyvp� il À.iD-4>, xapciyiJ.a'tt. 'tÉXvT)c; xat evDv�J..-ricrEwc; àvDpw1tou, 'tÒ Dei:ov Etvat. OIJ.Ot.ov . 3o 'toùc; (.1Èv oùv xpovou� 'ti]c; &.yvoiac; Ò7tEpt-owv o i}e6c;, 'tà. vuv -rtapayyÉÀ.ÀEt. 'toi:c; àvDpw7tot.c; 7ta'V'tac; 7tav'taxou IJ.. E'ta­ voEi:'V, 31 xt1D'o'tt. ECT't'l}CTEV 'ÌJIJ.Épav Èv Ti IJ,ÉÀ.À.Et. xpivEt.v 't'Ì]v otxou1J..ÉV1}V ÈV OtXat.OcrUVTI , Év àvopt ii) Wp1l1E'V, 'JtLO"'tt.'V 7tapacrxwv 1tacrt'V avacr't1]­ crac; au'tòv Èx vExpwv. 32 'Axovav'tEc; oÈ àvacr'tacrt.v vExpwv ot 1-f.Èv ÈXÀ.Eut1�ov, ot oÈ Ei1tav · &.xoucr6r.J.Eil&. crou 'ltEpL 'tOU'tou xat 7taÀt.v . 33 ou'twc; ò IIauÀoc; f.�i)À.Dev Èx �J,.Écrov aù'twv. 34 'tt.vÈc; oÈ &vopec; xoÀÀ.1")ì}Év'tec; aù"t'(i) È'ltLCT'tEvcrav, ÈV ore; X(lt 4t.O'VVCTt.O� ò ,ApE07tayL't1}c; xat yvvi) OVOIJ.a'tt. àa(lt1pt.c; xctl E'tEpot. crùv aÙ'toi:� . x6 Mentre Paolo, ad Atene, li stava aspettando, fu preso da sdegno al vedere che la città era piena di idoli. 1 7 Dialogava intanto nella sinago­ ga con i giudei e con i timorati di Dio, e "sulla piazza del mercato ogni giorno con quelli che incontrava.b 1 8 Alcuni :filosofi epicurei e stoici di. scutevano con lui, e taluni dicevano: «Ma che cosa vuole questo chiac­ chierone?». Altri invece osservavano: «Sembra essere un predicatore di divinità straniere». cEgli annunciava infatti l'evangelo di Gesù e dela. D

614 pc syh·zq sa prima di tv 't'TI à:yop� inseriscono il dativo 't'O� («con quelli sulla piazza»). b. Invece di 1tapa"t'vyxtivov't'tX� («che vi si trovavano per caso») D* legge l'aoristo 1taprx't'vx6v"t'ac;. c. Il v. 18d (c-c) manca in D gig.

Act.

17,16-34

la risurrezione.c 19 dE lo presero e lo condussero all'Areopagod e do­ mandarono: «Possiamo sapere qual è questa nuova dottrina che tu presenti?e 2° Ci fai udire cose che suonano strane ai nostri orecchi. Vo­ gliamo dunque sapere di che si tratta>>. 2I Tutti gli Ateniesi infatti e gli stranieri ivi residenti non trovavano maggior diletto che riferire o ascol­ tare le ultime novità. 22 Allora Paolo, stando in piedi in mezzo all'Areopago, disse: «Atenie­ si, da tutto ciò che vedo mi risultate particolarmente religiosi. 23 Infat­ ti, andando in giro e osservando i vostri santuari/ ho trovato anche un altare con la scritta: 'A un Dio ignoto'. Ebbene, quello' che voi vene­ rate senza conoscere, io ve loh annuncio: 24 il Dio che ha creato il mon­ do e tutto ciò che è in esso, signore del cielo e della terra, non abita in templi fatti da mani d'uomo, 2' E non si fa servire da uomini, quasi che avesse bisogno di qualcosa, poiché è lui (stesso) che dà a tutti vita, respiro e ogni cosa. 26 Da un solo (uomo )i egli ha creato l'intero gene­ re umano, perché abitasse su tutta la faccia della terra. Egli ha fissato per loro determinati tempi ke i con.finik de1la loro dimora, 271affinché cerchino Dio/ se mai riescano a toccarlom e a trovarlo,m poiché non è lontano da nessuno di noi. 28 In lui infatti noi viviamo, ci muoviamo e siamo," come hanno detto anche alcuni dei vostri poeti: 'Siamo anche della sua stirpe' . 29 Essendo dunque stirpe di Dio, non dobbiamo pen­ sare che la Divinità sia simile a oro o argento o pietra, opera dell'arte o d. L'inizio del v. 19 (d-d) secondo D { 614 pc syh**) dice: >. 79· Cfr. Gen. 1 ,28; Le. 3 ,23-38; vedi Conzelmann. So. Su questa espressione dr. Le. 2 1 ,3.5 ; Barn. 1 1,7. Modelli di questa espressione con r.p6aw1tov sono, tra gli altri, Gen. 2,6; 7,23 ; 1 1 ,4.8 LXX. 81. Il participio aoristo opLO"a.ç indica l'azione concomitante; cfr. Zerwick, Biblical Greek nrr. 264 s. 82. Cfr. Gen. r ,I-2,4-; 8,22 ; Ps. 73,16 s. LXX. 83. 14,17 chiarisce mediante l'aggettivo xap1tocp6pot.. Ma vedi Haenchen, che (con Dibelius e Eltester, contro Gartner) afferma: « ... il lettore sa da 14,17 che il ri­ ferimento è alle stagioni». Gartner, Areopagus Speech 147-1 .51 riferisce i xa.t.po' atle epoche della storia. 84 . opoDta!a, «delimitazione di confini, confini detenninati�, è riferito da Dibe­ lius, op. cit. 38, a «delimitate zone di dimora»; da Eltester, Gott und die Natur, 1954, 212 n. 14; 214-2 19 a fiumi/monti e ai limiti entro i quali Dio, nella creazio­ ne, costrinse le acque primordiali. s,.

Questa interpretazione sarebbe giusta soprattutto se 1tav lihloç dovesse essere uadotto con «ogni popolo» (cfr. sopra, n. 78). Ma il discorso all'Areopago non intende portare una prova su Dio «sulla base del consenso di tutti i popoli» (pn> va stoica); cfr. invece Pohlenz , Paulus und die Stoa 87 s. 86. Cosl interpreta Pohlenz, op. cit. 86.

3 18

Act.

17,26-27.28

uomini è (secondo la volontà creatrice di Dio) «cercare»87 il Dio che li ha creati. Resta incerto se �TJ�ELV X't À. . sia coordi­ nato a xa.'t'Ot,XEL'V , o gli sia subordinato e quindi dipenda da òpt:a-a� X'tÀ.. Nel primo caso all'intenzione del Creatore, che l 'umanità si diffonda sull 'intera terra, fa riscontro l 'altra, che questo genere umano, diffuso «ovunque» (v. 30) , cerchi il Creatore (v. 2 7a) . Si tratta di due movimenti reciproci. Alla ricerca di Dio è per sé garantito il successo, perché Dio è del tutto vicino a ciascun uomo88 (v. 27b) . Tuttavia il successo non è automatico; non avviene necessariamente.89 Se si unisce più strettamente �T}'tELV all'azione di Dio che fissa ( òpt:o-a.Ecroç/Efeso si trova all'incirca alla medesima latitudine di Corinto. Oltre che in 18,19.2I è menzionata anche in I8,24; 19,1 .I7.26 ; 20,1 6.I7; nel resto del N .T. anche in I Cor. 1 5,32 ; I6,8 ; Eph. I ,I ; I Tim. 1 ,3 ; 2 Tim. I,I8; 4,I 2 ; Apoc. 1 ,I I ; 2,1 . Cfr. la bibl . al nr. 44 e al nr. 44 n. 1. 'EcpÉcrt.oç (ECTo�/Efeso era la più importante città della provincia d'Asia, sede del go­ vernatore romano (romana dal 133 a.C.). Famosa soprattutto per il culto di Arte· mide, era una delle grandi metropoli del tempo (aveva mura lunghe 9 km). Nel­ l'antichità si trovava immediatamente sul mare. Sui passi neotestamentari in cui ricorre Efeso vedi sopra, nr. 43 n. 1 2 ; cfr. bibl. (nr. 44). 2. A7toÀ.À.w �/ Apollo è menzionato, oltre che in Act. 1 8 ,24; 19,1, anche in I Cor. ( 1 ,12; 3.4·.5.6 .22 ; 4,6 ; 16,12) e in Tit. 3 ,1 3 . In I Cor. 3,6 si dice che Apollo a Co­ '

rinto costrul sull'opera di Paolo.

3 · Vedi Kasemann, ]ohannesiunger, 1952; Schweizer, Bekehrung des Apollos,

19.5.5 · Mentre il Kasemann ritiene che Luca abbia di sua iniziativa degradato l'ales· sandrino Apollo a «semicristiano», lo Schweizer pensa che Apollo abbia operato con successo nella sinagoga come giudeo non cristiano, convertito poi alla fede cri­ stiana da Aquila e Priscilla; con «la via del Signore» (v. 2.5 ) sarebbe stata indicata in origine l'istruzione sinagogale ; critico a questo riguardo Conzelmann. 4· Conzelmann ( ai ad Efeso).

vv.

24-28 ), che rimanda al v. 19 (Paolo predicò prima di Apollo

Act. :c8,2J-28.2J.24-25

3 43

quila e Priscilla lo istruiscono con maggiore precisione. Prima che Paolo arrivi ad Efeso, Apollo s'è già trasferito nell'Acaia ( I 9 , I : a Corinto) . Il contesto fa emergere con chiarezza che Apollo divenne un vero e proprio predicatore cristiano (cfr. vv . 27 s.) soltanto grazie all'incontro col cristianesimo «pao­ lina» (con collaboratori e compagni di Paolo, cfr. I 8 ,2 s . 1 8 s.). 2 3 . Trascorso un certo tempo,' Paolo ripartì.6 Durante il viag­ gio (Ot.EPXO(J.E'Voc;) visitò una dopo l'altra7 «la regione galatica e la Frigia» .8 Ciò ricorda I 6 ,6 , dove peraltro le due regioni so­ no menzionate in ordine inverso. Dal «secondo» viaggio di Paolo v'erano colà dei cristiani.9 Ora si racconta che il loro fondatore li rafforzò tutti (nella fede) .10 24-2, . Il contesto più ampio colloca l 'arrivo del giudeou ales­

sandrino12 Apollo a Efeso tra la prima breve visita di Paolo alla città e il suo secondo soggiorno in essa. Apollo è presen­ tato al lettore come ouva:t·òc; W'V13 «nelle (sacre) Scritture» .14 Si deve pensare a un uomo appartenente a quel giudaismo dot­ to di Alessandria, di cui fece parte anche Filone. Non neces­ sariamente Apollo dev'essere giunto direttamente da Alessan­ dria. Può darsi che provenisse dalla sinagoga di un'altra città (cfr. 6 ,9 ) . Il v. 2 5 aggiunge che era stato istruito «nella via del Signore» /' il che nel testo attuale può riferirsi solo all'i5 · XP6'VO'V 'JtOl.iW, come in 15,33 : «fermarsi per un certo tempo». 6. Sull'assoluto È�ÉPXOIJ.(Xt. cfr. nr. 3 7 n. 15. 7. xcx.itE�i]ç indica che le due regioni non sono intese come unità. 8. Probabilmente Gal. 4,1 3 presuppone che Paolo sia stato due volte presso i ga­ lati; cfr. sopra, nr. 38 n. 16. 9· Il v. 23 parla di IJ.Cdhrtcx.!. Vedi sopra, nr . 2 1 n. 26; vol. I, 588 n. 14. 1 0. Su É1tLCT't1}PL�W vedi sopra, nr. 34 n. I I ; nr. 36 n. 26. II. 'IouoCii:oç, (v. 24a) non esclude che si tratti di un giudeo-cristiano; cfr. 1 8,2 . 12. 'A).E�a.vopEÙç, 't@ yÉ'VEL. Sulla costruzione cfr. 4,36; 18,2. In 6,9 si è fatta men­ zione di una «sinagoga degli Alessandrini» a Gerusalemme; cfr. vol. I, 6oo nota e ; 605 n. 19. Cfr. anche l'aggettivo ,AÀ.E;cx.vop�'Vo� in Act 27,6; 28,r r . 1 3 . ou'Va.'tÒç, É'V, come in Le . 24,19; Act. 7,22 (mai altrove nel N.T.). À.6yLo� può significare sia «eloquente» sia «istruito»; Bauer, Wb., s.v. 14. Si ha a.t ypa.cprLL in questo senso anche in Le. 24,27.32 .45 ; 17,2.1 1 ; 1 8,28. I,. Su xa.'t'T)XOUp.É'VO� 't'ltV ooÒ'V 't'OU xuplou cfr. Le. IA- (xa�T)XÉW con �Ep,, cosl

3 44

struzione cristiana che egli aveva avuto in precedenza. Ma non è ancora stato battezzato, poiché conosce solo «il battesimo di Giovanni» . Tuttavia parla e insegna «con fervore di spirito» e «con accuratezza»16 "t'à. 1tEPL "t'ou 'I1')aou . 17 L'ultima espres­ sione potrebbe riferirsi in certo modo alla tradizione «sinotti­ ca» su Gesù (dr. Le. 1 ,4) . Apollo era in un certo senso un giu­ deo «seguace di Gesù» , ma non ancora un cristiano.

26. Ora si parla dei suoi interventi pubblici nella sinagoga.18 È lì che Priscilla e Aquila lo19 sentono parlare. Essi, pur essen­ do cristiani, continuano a frequentare il culto giudaico. Il di­ stacco dei cristiani dalla comunità giudaica locale non è anco­ ra avvenuto (vedi invece 1 9 ,9 ) . I due sposi prendono Apollo con sé�o e gli espongon021 > . La strana espressione è do­ vuta al fatto che Luca «non vuole addirittura parlare di un battesimo nel nome di Giovanni» .'

4 . Quindi Paolo insegna quale sia il rapporto tra il battesimo di Giovanni e Gesù. Giovanni battezzava (soltanto) con un «battesimo di penitenza» .6 Il suo intento era di richiamare l'attenzione della gente su colui che doveva venire7 dopo di lui,8 vale a dire su Gesù. In lui dovevano credere i suoi battez­ zandi.9 Chi dunque riconosce Giovanni e il suo battesimo come fanno i seguaci efesini del Battista - deve anche credere in Gesù, in certo senso in obbedienza a Giovanni .

.s-6. Udite le parole chiarificatrici di Paolo, i discepoli di Gio­ vanni si fecero battezzare10 « nel nome del Signore Gesù» .u 4· Il testo «occidentale» si scandalizzò di fronte al dubbio sull'esistenza dello Spi­ rito santo; vedi sopra, nota c. ,. Conzelmann. Cfr. Kasemann, ]ohannesjiinger 159. 6. �a1t't'LO"(.t.ex. J..U:'tavot:a.c;, come in Mc. 1 r4 ; Le. 3,3 ; Act. 13 ,24. �t11t"tL�w �a1t't't.01J.CI, come in Mc. 10,38.39; Le. 7,29 ; 12,50. 7· Su Etc; -ròv Èpx6IJ.EVOV cfr. Le. 7,19.20 . 1tt.a"'t'EUW E�, come in Act. 10,43 ; 14,23 ; cfr. Mt. 18,6; Mc. 9,42 ; Io. 1,12; 2,1 1 ecc.; Rom. 10,14; Gal. 2,16; Phil. 1,29 ; I Petr. 1 ,8; I Io. 4,1 ecc. 8. Su �-r't1v't'6v cfr. 13,25 . 9. tv a 1tLO"'t'EUO"WO"I.'V si collega a «in colui che deve venire» ed è precisato da «in Gesù». xo. �CX.7t't'L�OIJ.CX.t., «farsi battezzare», come in Le. 3,7.12.21 ; Act. 2,3 8 ; 16,33 ; x8,8. I I . El.; "tb ovoiJ.t1, come in 8,16; dr. I Cor. 1 ,1 3 .15; Mt. 28,19. Cfr. L. Hartmann, Cl'VOIJ.Cl 3.d, in EWNT I I , 1275•1277. .

Act. 19,;-6.7.8-20

3 49

Allora Paolo impose loro le mani, e così lo Spirito santo scese su di loro,12 il che si manifestò nel fatto che essi «presero a par­ lare (estaticamente) in lingue»13 e «a profetare» /4 Il parlare in lingue e il profetare non sono identificati/' ma sono consi­ derati due distinti effetti visibili dello Spirito. Chiaramente, il legame tra battesimo e imposizione delle mani come rito di co­ municazione dello Spirito era consueto nelle comunità che Lu­ ca conosceva16 (cfr. 8 , 14- 1 7) . 7 . La notizia conclusiva indica il numero dei discepoli di Gio­ vanni con waEt owOExa.. 17 È difficile che si pensi a un signifi­ cato simbolico del numero dodici. 18 46 . PREDICAZIONE DI PAOLO E PRODIGI ( 1 9,8-20) BIBLIOGRAFIA : A. Deissmann , Ephesia Grammata, in Abhandlungen t.ur semitischen Religionskunde und Sprachwissenschaft (Festschr. fiir W.W. Graf von Baudissin) , Giessen 1 9 1 8, 1 2 1-124; Wikenhauser, Die Apostelgeschichte und ihr Geschichtswert, 1 92 1 , 367-369; B.M. Metz­ ger, St. Paul and the Magicians: Princeton Seminary Bull. 38/1 ( 1 944) 27-30; Schille, Anfiinge der Kirche, 1 966, 79-8 2 ; Klein, Der Synkretis­ mus, 1 967, .50-6 I .77-8o; O'Neill, Theology of Acts, 21 970, 74 s . ; Ko­ dell, The Word of God grew, 1 974 [ su 1 9 ,20] ; R.E. Oster Jr., A His­

torical Commentary on the Missionary Success Stories in Acts I 9 : I I1 974; B.A. Mastin, Scaeva the

40 , Diss. Princeton Theol. Seminary,

1 2 . EPXOIJ.ar. �m detto dello Spirito santo, come in Mt. 3,16. Ma vedi anche Le. 3, 22; Act. 1 ,8; 10,44; 1 1 ,1,. La ricezione dello Spirito in connessione col battesimo

nel nome di Gesù è costitutiva del battesimo cristiano. Qui dunque i discepoli di Giovanni non vengono «ribattezzati». Cfr. Kaiser, The «Rebaptism», 1977, 6o s. 13. À.aÀ.Éw yÀ.waaat.ç, come in 24; 10,46; 1 Cor. 12,30; 13,1 ; 14,5 ecc. 14. In Act. il discorso profetico o il profetizzare (�pocpT)'tEVW) è sempre effetto del­ lo Spirito santo: 2,17.18; 1 9,6; 2 1 ,9; cfr. Le. 1 ,67. I , . Contro Loisy e Conzelmann.

1 6 . Or . Coppens,

L'imposition des mains 423-427. Haenchen presuppone che l'im· posizione delle mani abbia concluso la cerimonia battesimale. 1 7 . Dati numerici con waEt si trovano spesso in Luca: Le. 3,23 ; 9,14.28; 22,59 ; 2344; Act. 1,1 5 ; 241 ; 10,3 ; nel resto del N.T. solo in Mt. 14,2 1 . 1 8 . Cfr. Haenchen : «Luca s'è limitato a dare una piccola cifra tonda, come richie· deva la storia » . T. Holz, liwliExa, in EWNT 1, 874-88o, osserva : «non è possibi­ le riconoscere se dietro ci sia un qualche ricordo storico (un riferimento al nume· ro dodici concernente_ i�iscepoli di Gesù non è probabile)» (876 ) . ...

Act. I9,8-20

3 .50

Chief Priest: ]ThSt 27 (1976) 40.5-4 1 2 ; E. Schiissler-Fiorenza, Mira­ cles, Mission and Apologetics. An Introduction, in: Id. (ed.) , Aspects of Religious Propaganda in ]udaism and Early Christianity, Notre Da­ me/London, 1 976, 1 -2 5 ; B.A. Mastin, A Note on Acts I9,I4 : Bibl 59 ( 1 978) 97-99 ·

8

Etcrt}J)wv oè: Etc; -r-ìlv cruva.ywyl]v É1tap[ll} O"t.ci�E't0 É7tt �-tilva.ç 't'pE�ç Ot.aÀ.Ey6(J.EVOç xat 7tEL�WV [ 'trt] 7tEpt -ti}ç �acrt.À.E�aç 'tOU ltEov . 9 wç oÉ 't'LVEç ÉcrxÀT)puvov-ro xat i)7tEtil'ouv xa.xoÀ.oyouv'tEç -ri)v ooòv ÈVW1tt.ov 't'O V 1tÀ.l)i}ouç, a7tOCT-tàc; à1t'aÒ�WV acpwptCTEV 'tOÙç IJ.aih}ÉpEo-i}a.t, à1tÒ "tOU XPW'tÒç aÙ"tOV aouotipt.cx i1 CTl.(J.L­ x�v�r.a xa.t &.7taÀ.À.aaaEa-aar. à1t' av"twv -ràc; v6o-ouc;, -rti -re: 1t'VEup.a,-rcx -rà 1tO'JT)pà ÉX7tOpEUEO"il'a.r. . 1 3 E1tEXEtpl') aav oÉ -rt.vEç xat -rwv 1tEPLEPXO�vwv 'Iouoa.lwv È�opxt.­ a-rwv òvop.ci�tr.v È7tt "toùç EXOV'tac; 't'à 7tVEup.a,"ttt -tà 7tOVT)pà -rò ovoiJ.CX "tOU xup!ou 'IT)O'OU À.ÉyOV"tEc; . òpxtsw up..fi.c; "tÒV 'I1)0'0UV ov IIa,vÀ.oc; X1}­ pucrcrn. I4 1jaa:v oÉ "t t.voc; IxEuli 'Iouoalou apxt.EpÉwc; E7t�à ut.ot �ouUyEtV ÉX "t'OV OLXOU ÈXEL'VOU. I7 'tOU"t'O oÈ ÈyÉVE"tO "'('VWCT'tÒV 1ta,O'f.V 'louott!ot.c; "t'E xa.t "EÀ.À.T]a'LV "toi:c; XCX."tOt.XOUO"t.'V "t'TJ'V "Eq>ECTOV xat É1tÉ1tEO'EV cp6�oc; È1tt 7ta'V'tttc; ClU'tOÙç, xaL E(l.EyaÀ.u'VE'tO -rò ovo1-1a 'tOV xuplov '11)o-ou. 1 8 lloÀ.À.o! 'tE "t'W'V 7tE1tf.O""t'EUXO"t'WV 'Ì]PXO'V'tO ÈçOI.lOÀ.O"(OU(.l.EVOt. xat à'JttyyÉÀ.Àov�Ec; "trtç 7tpri­ �Et.c; a,u'twv. I9 l.xctvot o È "t'WV 'tà. 7tEptEpya 1tpa�civ-twv O'U'VEVÉyxa.VtEc; -ràç �i�À.ouc; xa"tÉXat.ov ÉvW7tt.O'V 7triv-twv, xat a'U'VE�q>t.crav -tà� 'ttt­ p.à.ç, aÒ'tWV xat EUpov apyuplou (lVpt.cioac; 1tÉV"tE. 20 Ou"tlù� xa�à xpti.­ -toc; -toO xup!ov o À.6yoc; 1)U�a.vE'V xa.t tcrxuEv. '

8 Ed entrato nella sinagoga, per tre mesi interveniva 11con franchezza, parlando del regno di Dio e cercando di convincerne (la gente) . 9 Ma poiché alcuni erano induriti e disobbedienti, e sparlavano della (nuova) via di fronte alla moltitudine,b staccatosi da loro, prese da parte i disce­ poli e parlava ogni giorno nella scuola di Tiranno c 1 0 Questo durò per .

a. D syh.m• aggiungono: «con grande forza» .

b. D (E) syP·b** leggono : «moltitudine dei pagani». c.

Il testo «occidentale» (D gig

w

syh** ) aggiunge : «dall'ora quinta fino alla deci-

Act. I9,B-2o

due anni, di modo ched tutti gli abitanti dell'Asia, sia giudei sia greci, ascoltarono la parola del Signore. u Dio compiva anche prodigi straor­ dinari per le mani di Paolo, 12 tanto che si applicavano su malati sudari o grembiali tolti di dosso a lui, e le malattie si allontanavano da loro e gli spiriti cattivi uscivano. 1' Anche alcuni dei girovaghi esorcisti giudei provarono ad invocare, su coloro che avevano spiriti cattivi, il nome del Signore Gesù, dicendo : «Vi esorcizzoe per quel Gesù che Paolo predica». r4 !Ciò facevano sette figli di un certo Sceva, sacerdote-capo giudeo / 1' Ma lo spirito cattivo rispose loro : «Conosco Gesù , e so chi è Paolo; ma voi chi siete? » . 16 E quell'uomo in cui era lo spirito cattivo si scagliò contro di loro, li so­ praffece tutti' e li malmenò al punto che, nudi e feriti, dovettero fuggi­ re dalla casa. 17 Ciò venne a conoscenza di tutti i giudei e i greci che abitavano a Efe­ so ; e timore colse tutti quanti, e veniva magnificato il nome del Signo­ re Gesù. rs Molti di quelli che avevano creduto venivano e dichiara­ vano pubblicamente ciò che avevano (precedentemente) fatto. I.9 Molti di quelli che avevano esercitato le arti magiche, ammucchiati i loro li­ bri (di magia) , li bruciavano davanti a tutti. Ne calcolarono anche il valore, che ammontava a cinquantamila monete d'argento . 20 hCosl la parola del Signore cresceva vigorosamente e diventava forte.h

La pericope 1 9 ,8-20 comprende tre parti, delle quali le due laterali (vv. 8-1 2 . 1 7-20) assomigliano a sommari, mentre quel­ la centrale (vv. 1 3- 1 6) racconta un episodio : i figli di Sceva. I vv. 8- 1 0 informano sui primi tre mesi nei quali Paolo o­ però ad Efeso, nella sinagoga . Egli poi si trasferl nella scuola di Tiranno, dove poté insegnare ogni giorno, per due anni. In ma» . Può trattarsi di un'infonnazione tramandata, la quale però, se fosse sorta nel testo originario, ben difficilmente sarebbe stata cancellata; 1\fetzger, TC 470.

d. Invece di Wcr'tE D* (e syP) leggono : lwc; ( '7taV'tEÉO"OU allà. O"XEOÒV 1taCT'l}� -ti}� 'Acria� o Ila.ulo� où-to� 7tE!a-a.� IJ.E'tÉC1-t1}0"E'V txa.vòv è5xlov Mywv o-t t. oùx Eta-Lv DEot ot O t.à. XELpW'V yt.VOIJ.EVO(.. :17 ou (J..évov oÈ 'tOU't'O Xt.VOU­ 'VEUEl. TJ(J..LV 'tÒ IJ.Épo� Et� rt7tEÀ.Ey(J..Ò'V ÉÀ.itEi:V aÀÀà. xat 'tÒ 't'ij� IJ,EyaÀ'l}� itEa� 'Ap-tÉ(J..t.OO� lEpÒv Etc; oui}È'V Àoyi.O"Diiva.t., (J..ÉÀÀEt.'V 'tE xa.t xaDa.t.­ pEi:crDat. -tii� (J..Eytx.ÀEt.O't'l}'tO� au-ti}c; i]v oÀ. 11 T) 'Acr�a. xat 1) otxoup.Év1} crÉ�E-taf.. 28 'Axoucrav-tE� oÈ xa.t yEVOIJ.EVot. 7tÀi}pEf.� itu(J..o u Expa.�ov À.É­ yov-tEc; · (J..Eyci.À.11 i} "Ap'tEI.J.f.� 'Eq>E> . 22 Inviò due dei suoi collaboratori, Ti­ moteo ed Erasto, in Macedonia; mentre egli rimase ancora un po' di tempo in Asia. 2' In quel tempo scoppiò un tumulto non piccolo a motivo della (nuo­ va) via. 24 Un uomo di nome Demetrio, argentiere, che faceva tempiet­ ti di Artemide in argento,'l procurava agli artigiani non poco guadagno. 2 ' Egli radunò costoro e quanti attendevano a lavori del genere e disse: «Uomini,b sapete che da questa attività dipende il nostro benessere. 26 Ebbene, voi vedete e udite che non solo ad Efeso, ma quasi in tutta l'Asia questo Paolo ha istigato e sviato molta gente, sostenendo che non sono dèi quelli fatti con le mani. 27 Ma c'è pericolo non solo che la nostra attività cada in discredito, bensl anche che il santuario della grande dea Artemide non conti più nulla e che colei che è onora­ ta in tutta l'Asia e nel mondo intero finisca per perdere la sua maestà» . 28 Udito ciò, s'infuriaronoc e gridarono : «Grande è l'Artemide di Efe, apyvpou� manca in s E 36. 323 . 6I4

al. di Epya-ta� EL1tEV " civopE�, leggono : «artigiani e disse lo­ ro : 4vopEç cruv'tEXV�'tClt.». Cfr . Metzger, TC 472. A 1tÀ:i}pEt.ç ihJ(J.ou D syh.m• aggiungono: opCLll6'V'tEç Et� 'tÒ ri(.l.cpoSov, «e corsero �.ulln strada�; cfr. Metzger TC 472.

f,. Nel

v.

25 D sa, invece

,

so! ». 29 dE la città fu in subbuglio.d Si precipitarono in massa verso il teatro, trascinando seco Gaio e Aristarco macedoni, compagni di viag­ gio di Paolo. 3o Anche Paolo avrebbe voluto andare tra la gente, ma i discepoli lo trattennero . 3l E alcuni degli asiarchi, che gli erano amici, mandarono a pregarlo di non esporsi nel teatro. 32 Là intanto c'era chi gridava una cosa, chi un'altra, tanto era confusa l'assemblea, e i più non sapevano per che cosa si erano radunati. " I giudei sospinsero (sul podio) Alessandro; e dalla folla gli davano an­ che suggerimenti.e E Alessandro, fatto cenno con la mano, voleva tene­ re un discorso di difesa davanti al popolo. 34 Ma quando s'accorsero che era un giudeo, alzarono tutti insieme la voce e gridarono per quasi due ore : /«Grande è l'Artemide di Efeso ! » / " Allora il cancelliere, ot­ tenuto il silenzio dalla folla,' disse: «Efesini ! Dove mai esiste un uomo che non sappia che la città degli Efesini custodisce il tempio della grande Artemide e il suo simulacro caduto dal cielo ? 36 Questo è inconfutabi­ le; perciò dovete stare calmi e non fare nulla di sconsiderato. 37 Avete trascinato qui questi uomini, che non sono né ladri di templi né bestem­ miatori della nostra dea. 38 Se dunque Demetrio e i suoi colleghi di la­ voro hanno una querela contro qualcuno, si tengono sedute in tribu­ nale e ci sono proconsoli : là si citino l'un l'altro. 39 Se poi avete qual­ che altrah richiesta, se ne potrà decidere nell'assemblea legale. 40 Altri­ menti corriamo il rischio di essere accusati di sedizione per quanto è accaduto oggi, non essendoci motivo alcuno col quale possiamo giusti­ ficare questo assembramento». E, detto questo, sciolse l'assemblea.

L'argomento dei vv. 2 1 s . continua in 20,1-6 , un brano che appartiene al resoconto sull'itinerario di Paolo . La formula­ zione proviene in gran parte da Luca. 1 Il fatto che il progetto di Paolo concernente il suo viaggio a Gerusalemme2 sia pred. L'inizio del v. 29 (d-d) in D* (gig syP) suona: «E tutta la città fu messa in sub­ buglio per la vergogna ... ». e.

Invece di O'UVE�L�C1C1C1V (P74 s A B E al) ne 'l' koinè al leggono 1tPOE�L�C1C1C1V (. «Allo scopo non occorreva poi molto materiale». Haenchen pensa ai noti dati riguardanti Efeso: il culto di Artemide, gli asiarchi, il ricordo di un certo Demetrio. Cfr. anche Dibelius, Paulus in der Apostelgeschichte, 19.5 I , 178 n. 2: Act. 19,23-40 non farebbe parte . Anche Pliimacher, Lukas 98-100, sembra attribuire il racconto in tutto e per tutto al drammatico stile episodico dell'autore di Act. .

7· Conzelmann a vv. 23-40: «� vero che Luca crea sceneggiature, ma non inventa episodi)>,

8. Conzelmann, op. cit. Cfr. anche Haenchen, Apg. 553 : «Che senso ha questo in­ termezzo tutto giudaico, che non ha né un motivo ragionevole, né una conclusione logica?». Haenchen rimanda (op. cit .5.54) a I Tim. 1 ,20 e 2 Tim. 4,14, secondo cui un (giudeo? ) di nome Alessandro dovrebbe aver svolto un certo ruolo come avversario di Paolo. Ma secondo Act. 19,33 s. Alessandro non entra proprio in ICena come avversario di Paolo. Vedi anche Conzelmann, loc. cit. .

Act. I9/2I-.2.2.2J·26

denza all 'inizio del della storia (senza i vv. 7.1 1 ) non risalirebbe in nessun caso a Luca. 8. Sulla problematica dell'opinione «di Tubinga», secondo cui gli Atti imposte. rebbero i racconti su Paolo in corrispondenza con quelli su Pietro, specialmente quando si tratta di racconti di miracoli, vedi Neirynck, Miracle Stories, 1979 , 172182; cfr. anche vol. 1, 423-428. 9· Trémel, A propos, 1980, 361 .

Act.

:JO,]-I2.]

- includono l'episodio vero e proprio, che narra la caduta e ri­ surrezione del giovane Eutico. Il racconto è caratterizzato da due movimenti d'andata e ritorno : un movimento dalla sala del piano superiore verso il basso (cfr. la preposizione xa't'a nei vv. 9 . I o) e poi verso l'alto (vv. I I . I 2 ) , e un altro dallo spa­ zio illuminato (v. 8) alle tenebre della notte e di nuovo verso questo spazio (vv . I I . I 2 ) . La caduta è caduta nella morte, che avviene quando il contatto di Eutico con la «parola» che Paolo pronuncia e colla «luce>> che rischiara la sala al piano su­ periore10 viene interrotto dal suo addormentarsi. Il luogo della luce, lo spazio in cui la comunità ascolta la parola, è lo spazio della vita; e lo spazio in cui la parola non viene percepita è quello della tenebra.11 Così l'addormentarsi del giovane duran­ te la predica di Paolo12 non ha nulla di «comico» . Che l'episo­ dio accada mentre Paolo sta prendendo congedo (cfr. 20,29) dalla comunità (v. I I : È�f}ÀDE'V) è essenziale. È chiaro che la comunità, ciò nonostante, prova consolazione (v. I 2 ) , poiché le è rimasta la «parola» del testimone di Cristo. 7· Il primo giorno della settimana,13 la domenica, la comunità dei cristiani di Troade si radunò per E�OOIJ.CXL ricorre anche in Rom. 8,32 ; I I ,21a.b ; 2 Petr. 2,4.5 ; i n assoluto in 2 Cor. 13,2. 55 . xa.L È; v�v a\rtwv : il secondo gruppo viene dalle file stesse della comunità, mentre i «lupi» penetrano dall'esterno Etç, ùi-Uiç, (v. 29). 56. Diranno «cose stravolte» (8tEO'-tpa��va). Cfr. Mt. 17,17; Le. 9,41 ; Phil 2,1 5 . 57· à.'7t00''7taw, «straniare>>. Il passivo ricorre in 2 1 ,1 , nel senso di «andarsene» (dr. Le. 22,41 ). 58. 0'7tta'W av-twv ricorre anche nel monito di Le. 2 1 ,8 (cfr. Act. .5,37). L'espres­ sione fa pensare all a sequela di Gesù; dr. Le. 9,23 ; 14,27. 59· Stò (congiunzione deduttiva) 'YPTJYOPEL-tE. Cfr. la parenesi sulla vigilanza in Le. 12,37.39; I Cor. 16,13; I Thess. ,5,6.10. 6o. Anche in Col. 4,18 e 2 Thess. 2 ,5 lJ.Vll�OvEuw si riferisce a Paolo. In Le. 1 7,32 è riferito a un racconto biblico (la moglie di Lot) e in Act. 20,35 ai detti di Gesù. 6 x . vux"t'a xat -l)(.lipav ricorre anche in 26,7, inoltre in Mc. 4,27; Le. 2,37. Cfr. Blass/Debr. § 161 ,2 con n . 4· 62. Elç, lxacr-toç,, come in 2,3 .6; 17,27 ; 21 ,19.26. 63 . �E'tà Saxpuwv (cosl anche al v. 19) nel N.T. si ritrova in Mc. 9,24 var. ; Hebr. , ,7 ; 1 1 ,17; cfr. 2 Cor. 2A ( con ota). 64. vov&E"t'ÉW, «esortare, ammonire», con l'accusativo della persona, come in (Sap. 1 1 ,10 ) Rom. 1 5,14 ; I Cor. 4,14; I Thess. 5 ,12.14; Col. 1 ,28; 3,16; .2 Thess. 3,15. Cfr. ]. Behm, vou�E"t'ÉW, vovitEO'La, i n ThWNT I V , 1013-1016. 65. xa.t 'tct vuv 'Jtapa"t',itEJ.UX.!. ùl14ç. L'oratore «affida» i suoi uditori, che resteran­ no, a Dio. Cfr. sopra, nr. 34 n . 24. 66. Cfr. sopra, v . 24: «l'evangelo della grazia di Dio» ; vedi n. 32.

394

Act. �01J�·J.J-J4·JJ

come un bene di cui disporre a piacimento . Piuttosto, li rac­ comanda alla parola di Dio come a una potenza misteriosa, che è in grado di «edificare» (scil. alla comunità)67 e di concedere a tutti i santifica ti68 l'eredità (se il. l'eredità celeste) . La parola del messaggio mediata da Paolo resta alla comunità anche do­ po la morte dell'Apostolo (cfr. 2 0 ,7 . I I s.) . Ma non è « a di­ sposizione» dei presbiteri ; è invece «strumento» di Dio per l'edificazione della chiesa e per la salvezza dei suoi membri. 33-34. I due versetti ricordano il lavoro manuale di Paolo, che non ha preteso dalla comunità né argento né oro né vesti. Da un lato tali affermazioni appartengono alla «forma» del discor­ so di congedo.69 Dall'altro utilizzano dati del Paolo «storico» (dr. I Thess. 2 , 9 ; 4 , 1 r ; I Cor. 4 , 1 2 ; 9 , 1 5 ) per farne un 4 lvld D (gig v,:W sa) aggiungono: «e Mira». Cfr. 27,, . Vedi Haenchen, Apg. 66. c. Invece di xa"t1)Àito(.I.EV C 'l' koinè leggono xa"t'liXthJ(.lEV (dr. 27,3 ; 28,1 2 ) . d. Invece d i È;EÀD6v"tEc; i))J}o(.I.EV i l textus receptus (koinè) legge : «quelli attorno a Paolo proseguirono e arrivarono». Cfr. Metzger, TC 482 s. e.

D gig fanno qui il nome di Paolo.

f. L'espressione introduttiva (/-/) in D (gig) suona : «Ma Paolo ci disse».

g. Invece di t1\Nitpv7t"tO'J-rEc; D* gig p TertP' leggono &opv�ovv"tEt;. h. D aggiunge: 1tpòc; &,)..).1) . )..ouc;.

I. Il racconto col «noi», che era stato interrotto da 20,17-38, viene ripreso in 2 1 , 1 , continua in 2 1 ,1-14 e fino all'arrivo a Gerusalemme ( .a i ,I,-18).

Act.

2I1I-I4

da Mileto a Cesarea. Come tappe intermedie del racconto in prima pers. pl . («noi») sono menzionate Cos, Rodi e Patara (v. 1 ) , poi Tiro (v . 3 ) e Tolemaide (v. 7 ) . A Patara (v. 2) e proba­ bilmente anche a Tiro (v. 7) si cambiò nave. Partendo dal presupposto che qui Luca abbia utilizzato un itinerario, occorre chiedersi quali vicende fossero già raccon­ tate in esso e quali siano state aggiunte dall'autore di Act. Che il v. 4b con la notizia di un ammonimento profetico a Tiro, provenga da Luca, è stato variamente ipotizzato .2 Ma anche tutto il brano 2 r ,4b- 6 può essere di origine lucana (cfr. 20, 3 6- 3 8 ) . Ciò che si dice sulla breve sosta a Tolemaide (v. 7h) lascia in sostanza capire soltanto che in quella località c'era una comunità cristiana (dr. I I , 1 9) . Le informazioni più dettagliate riguardano la sosta a Cesa­ rea (vv. 8-I 4) . Le notizie sull'evangelista Filippo e sulle sue figlie «profetesse» (vv. 8 s.) offrirono probabilmente l'occasio­ ne per inserire l'episodio della profezia di Agabo ( vv . I o- I 4) , che costituisce il vertice di tutto il brano e sfocia nelle parole con cui Paolo si dice pronto a morire. La frase conclusiva (v. 1 4) sottolinea che anche i compagni di Paolo (e i cristiani di Cesarea, v. 1 2 ) si sottomettono alla volontà di Dio. In que­ sto modo il destino di Paolo, di cui nel seguito del racconto si darà informazione, viene ancora una volta chiaramente pre­ sentato come corrispondente alle intenzioni di Dio . La profe­ zia che Paolo, incatenato, sarà dai Giudei consegnato nelle ma­ ni dei gentili» appaia il destino dell'Apostolo alla passione di Gesù.4 ,

'

2. Cfr. Preuschen ; Loisy; Haenchen, Apg. 577.,79 ; Radi, Paulus und ]esus 13.5 s. 3· Vedi Haenchen, Apg. .579: la storia di Agabo «non proviene da un itinerario», ma «si basa su un'altra tradizione, orale». Sarebbe stato Luca ad applicare il «noi» all'episodio di Agabo (dr. v. r 1a.r2.r4a) . Un indizio importante del fatto che l'e­ pisodio di Agabo fu tramandato a sé, è l'introduzione del profeta, il quale (no­ nostante r r ,28 ) è presentato come uno sconosciuto; dr. Conzelmann. 4· Cfr. Le. 9,44; r8,32; 24,7 .20. Vedi Haenchen, op. cit. : «Qui il lettore apprende come dovrà intendere il prossimo processo di Paolo. Tutto è eli nuovo accaduto co­ me nella storia della passione di Gesù ... Nel caso di Paolo ovviamente ciò è vero ... solo cum grano salis: i giudei avevano tutte le intenzioni di uccidere Paolo di per­ sona, e i romani gli hanno salvato la vita. Ciò sarà ammesso in un passo successivo anche da Luca stesso». Cfr. anche Radi, op. cit. I39 s.145-147·

399

Dopo 20,7- 1 2 (Troade) e 20,1 7-3 8 (Mileto) il nostro bra­ no offre ora altre due scene di congedo : vv . 5 s. (Tiro) e vv. 1 0- 1 4 (Cesarea) . Paolo dà l'addio definitivo alle chiese d 'O­ riente. I . A Mileto Paolo e i suoi compagni salgono a bordo della na­ ve e fanno vela, per via diretta,' verso l'isola di Cos, che dal sec . IV a.C. era sede di un famoso santuario di Asclepio. Il gior­ no seguente6 il viaggio prosegue per Rodi e di là per Patara, sulla costa sud-occidentale della Licia . Alcuni testimoni «occi­ dentali» fanno proseguire il viaggio fino a Mira,7 assimilando forse a 2 7 ,5 o forse anche al racconto degli Atti di Paolo e Te­ eia , che presuppone una sosta di Paolo a Mira.8 2-3 . A

Patara il gruppo viaggiante trova una nave in partenza per la Fenicia.9 Salgono a bordo e partono10 (v. 2 ) . Giunti in vi­ sta di Cipro, la nave lascia l 'isola sulla sinistra, per puntare di­ rettamente verso la Siria11 (v. 3a) . La nave attracca a Tiro,X2 dove13 dovrà essere scaricata (v. 3b) . 4 · Paolo approfitta della sosta a Tiro per visitare i «discepoli>> ,. evDvSpo(dw, come in 1 6 ,1 r ; cfr. sopra, nr. 39 n. 22 . 6. 'tTI SÈ Ét;1jc; (sottinteso 1ÌV-ÉP�). Nel N.T. l'avverbo lt;Tic; ricorre solo in Luca: Le. 7,1 1 ; 9,37; Act. 21,1 ; 25,17; 27,18, e sempre in senso temporale; vedi G. Schneider, in EWNT II s.v. (16 s.). 7· Vedi sopra, nota b. 8 . Act. Pl. et Thecl. 40; cfr. Metzger, TC 482 ; NADO II, 229 s. 9· Appartengono alla Fenicia il porto di Tiro (v. 3) e Tolemaide (v. 7). Che in que­ sto periodo in Fenicia ci fossero cristiani, il lettore lo può per lo meno dedurre da I I ,1 9 . Cfr. sopra, nr. 25 n. 1 3 . I O . avO:yop.a.r., come nel v. I : «Salpare, prendere il largo». Vedi sopra, nr . 4 3 n. I7· II.

1tÀ.É.w, «navigare, veleggiare», con indicazione della meta, si ha anche in 2 1 ,3 ; 27,2.6; i n assoluto in 27,24 e in Le . 8,23 ; cfr. Apoc. I8,17.

12. In Act. Tvpoç/Tiro è menzionata solo in 2 1 ,3 .7 ; dr. invece Le. 6,17 e 10,1 3 . 1 4 , dove la città fenicia è nominata insieme con Sidone. Nel 64 a.C. Tiro otten· ne da Pompeo la conferma della sua autonomia. Cfr. H.R. Riiger, Tyrus, in BI-ni III, 2035 s . ; W. Rollig, Tyros, in KlPauly v, ro27·1029; vedi anche sotto, n. 17.

I3. Nel N.T. l'avv. di luogo ÉxEiO'E, «verso colà», ricorre solo in Act. 2 1 ,3 e (nel senso di «colà») in 22,5. à1tocpop·d�op.a.r. 'tÒ\1 y6IJ.OV è espressione tecnica del lin­ guaggio marinaresco: «deporre il carico, scaricare» ; cfr. Dion. Hal., ant. Rom. 3 A4·

400

Act.

2IA.J-6.]

del luogo . Il gruppo viaggiante si trattiene presso la comunità cristiana per una settimana. I cristiani ammoniscono Paolo, « tramite lo Spirito» ,14 a non recarsi a Gerusalemme.1' An­ che se qui non si riferisce alcuna reazione di Paolo, i vv. 5 s . mostrano però che egli non diede ascolto all'ammonimento . Né il racconto intende dire che «lo Spirito» proibì il viaggio, bensì che informò Paolo su ciò che doveva aspettarsi a Gerusa­ lemme. s -6 . Dopo la sosta di sette giorni, Paolo e i suoi compagni, scortati da tutti i membri della comunità di Tiro - insieme con donne e bambinP6 -, lasciarono la città17 per salire a bordo della (o di una nuova) nave . Fuori della città tutti s'inginoc­ chiarono sulla spiaggia18 per pregare. Il congedo dalla comuni­ tà corrisponde al racconto di 20,3 6-3 8 . L'espressione conclu­ siva del v. 6b è «lucana» .19

7 . Nell'ultima parte del viaggio per mare20 il gruppo indicato con «noi» arriva a Tolemaide,2I l'antica Acco. Anche qui salu­ tano i cristiani (questa volta detti «fratelli» ; cfr. v. 4 : «disce14. Con òt.à "tOU 1t'JEV(..La"tot; ci si riferisce all'ispirazione profetica ; cfr. 1,2; 4,2, ; 1 1 ,28. Vedi anche 20,23 ; 21,1 1 . I , . Probabilmente E1tt.�a,vw qui (come in 2o, r 8 ; 25,1 ) significa «fare ingresso, en­ trare». Non è da escludere tuttavia che si possa tradurre anche (come in 21,2; 27, 2 ) «salire a bordo, imbarcarsi» (cfr. Thuc. 7,62,2). 16. Accanto a uomini Luca menziona spesso anche «donne» : Act. 1 ,14; ,,14; 8,3. 12 ; 9,2; 17,12; 22A· 17. f;w 't'Tlt; 1t6À.Ewc; , come in 7,58; 14,19; Le. 4,29 . L'antica Tiro aveva due por­ ti, il «sidonico» a nord e l' «egiziano» a sud. r 8 . atyt.a.À.6c; significa « spiaggia», come anche in 27,39·40. 19. Su V1tOO'"tpÉq>w, verbo caro a Luca, vedi sopra, nr. 27 n . 97· Nei sinottici "tfX tSt.a. ricorre solo in Le. 1 8,28 div. Mc. 10,28. 20 . "tÒ'V 1tÀ.ouv òt.avvw vuoi dire «terminare il viaggio» (vedi Achill. Tat . .5,17 ,1 ). Nel N.T. 6 1tÀ.ovc;, «il viaggio per mare», ricorre solo in Act. 2 1 ,7; 27,9.Io. 21. II't'OÀ.E(..UX.ic;/Tolemaide è la più meridionale città portuale fenicia. Come cen­ tro di commercio la città di Acca/ Acco è menzionata già nelle lettere di Amarna. Tolemeo II (285-246) diede il suo nome alla città. Anche dopo la costruzione di Cesarea, nel periodo romano, Tolemaide rimase un porto importante. Vedi Schii­ rer, Geschichte des judischen Volkes n, 141-148 ; M .E . Enslin, Ptolemais, in BHH III, 1 530; H.G. Kippenberg, Ptolemais 8, in KIPauly IV, 1234.

Act. 2I17.8-9.Io-II

40 I

poli) » . Il gruppo si ferma presso la comunità locale soltanto un giorno .

8-9 . Il giorno seguente22 Paolo e i suoi compagni si recano23 a Cesarea. Il tratto via terra da Tolemaide a Cesarea è di circa 5 5 km. Non è del tutto da escludere che anche qui si pensi a un viaggio per mare.24 A Cesarea il gruppo visita l' «evangeli­ sta»2' Filippo, che probabilmente è da considerare il fondato­ re della comunità cristiana di questa città (dr. 8 ,40) . Secondo 6,5 Filippo era uno dei «Sette» , come ricorda ora il racconto (v. 8). Il v. 9 dice che Filippo aveva quattro figlie26 dotate del dono della profezia.27 La voce 7tpOq>T)"t"Euoucra.t introduce all'e­ pisodio successivo . Essa va collegata al v. 4h e alla profezia di Agabo (v. I I ) : «di città in città» (20,2 3 ) lo Spirito manifesta quale destino attenda Paolo a Gerusalemme. I o-I 1 . Il gruppo in viaggio con Paolo si trattenne alcuni gior­ ni presso Filippo in Cesarea (v. I O , cfr. v. 8 ) . Durante questo tempo dalla Giudea «scese» a Cesarea il profeta Agabo Ben­ ché in I I ,27 s., parlando della comunità antiochena, si fosse già menzionato questo profeta gerosolimitano, qui - seguendo la fonte - egli è presentato come uno sconosciuto.28 Agabo29 si recò dal gruppo che si trovava in casa di Filippo, prese la cin­ tura di Paolo, si legò mani e piedi - un gesto profetico con va­ lore simbolico (dr. Is. 20,2 ; Ier. I 3 , 1 - 1 I ) - e disse (interpre.

22 .

Per 'tTI 8È t1ta.vpLov dr. sopra, nr. 24 n. 68.

23. È�EÀ1Mv'tE� i'}À.itO(.lEV Et�. Normalmente E�ÉPXO(.la.t. indica un viaggio per ter­ ra ; ma vedi anche r6,ro. 24. Cosi Bruce, Acts (NIC) 423 . Cfr. Haenchcn : «Fu forse utilizzata una nave?». 2 5 . La designazione Eva.yyEÀ.À.t.cr't-ij� è singolare per l'opera lucana (nel resto del N.T. solo in Eph. 4,1 1 , accanto a «profeti», e in 2 Tim. 4,5). Tenendo presente 8, 4

s.35·40 va interpretata nel senso di «annunciatore del vangelo».

26. 1tapDÉvot. sono ragazze in età da marito (come in Mt. 25,1 .].11); dr. J.A. Fi tzmyer, 1ta.pDÉvo� 2, in EWNT III. 27 . In Luca l'assoluto '7tpOq>T}'tEVW indica soprattutto il discorso profetico (vatici· nio) : Le r ,67 ; Act. 2,1].1 8 ; 19,6 ; 2 1 ,9; dr. sopra, nr. 26 n. 14; nr. 45 n. 14. 28. ar. «dalla Giudea un profeta di nome Agabo» . 29 . Vedi sopra, nr. 26 n. r ' .

Act. 2I,Io-II.I2.IJ.I4

tando quanto aveva fatto) : «Cosl dice lo Spirito santo» . Come parola dello Spirito santo viene poi predetto che Paolo, ad o­ pera dei giudei di Gerusalemme, sarà messo in catene e con­ segnato ai gentili. La profezia non è un prodigium vero e pro­ prio . Del resto, esso lascia all'interessato la libertà di decide­ re.30 Ma Paolo vede nella profezia la manifestazione della vo­ lontà di Dio, cui si sottomette (v. 1 3 ) , nonostante la messa in guardia di tutti i cristiani che gli stanno attorno (v. 1 2) . 1 2 . Non appena i suoi compagni di viaggio odono la profezia, mettono in guardia Paolo, e cosl fanno anche i cristiani del luo­ go.31 Gli suggeriscono di non «salire» a Gerusalemme. Si ren­ dono conto del pericolo di vita che correrebbe e vogliono evi­ targlielo. 1 3 . Ma Paolo si piega alla volontà di Dio : il pianto dei cristia­ ni non fa che accrescere il dolore del suo cuore.32 Egli è pron­ to" non solo a lasciarsi incatenare a Gerusalemme, ma persino a morire «per il nome del Signore Gesù» .34 1 4 . Poiché

Paolo non cede ai consigli («dati con buona inten­ zione») dei cristiani," i suoi compagni si calmano36 e pensano che bisogna rispettare e lasciare che sia fatta «la volontà del 30. Cfr. Conzelmann : «Corrisponde alle prospettive generali di predizioni e pro­ Jigi, il fatto che essi si compiano, ma senza escludere la decisione dell'uomo. Pao­ lo 'deve' andare; ma acconsente liberamente ad abbracciare il proprio destino» . 3 1 . ot l'V"t6'7tr.or., «gli abitanti nel luogo», è hapaxlegomenon neotestamentario; cfr. Moulton/Milligan, s.v. É'V't'01tLOt;. 32. cru'Vi)pv7t't'W {"t'Ì')'V xapo!a'V) «spezzare (il cuore) l commuovere» ; dr. Bsuer, Wb. , s.v. ; Haenchen. Vedi anche sopra, nota g. 3 3 · f't'OLJ..1Wt; EXW, «essere pronto», seguito dall'infinito, come in 2 Cor. 12,14; I Petr. 4,5. Cfr. Le. 22,33 , dove Pietro si dice pronto ad andare persino alla morte con Gesù. Vedi W. Radi, E't'Ot.J..10t; X't'À.., in EWNT II, 171 . 34· V1tÈP -tov O'V6J..1tX't'Ot; X'tÀ ., come in 9,16 (della necessità per Paolo di soffrire). Cfr. 5AI (soffrire oltraggi) e 15 ,26 (impegno della vita). V. sopra, n. 3 5 n. 1 1 7 . 35· ll'Ìl 1tEt.�Op.i'VOV o È aÙ't'ou, «poiché non s i lasciava convincere». I l passivo di 1tdaw ricorre in questo senso anche in 17 ,4; Le. 16,31 ; dr. Acl. 26,26 : «non pos­ so credere». 3 6 . T)crux&.t;w «essere tranquilli , stare calmi», come in 1 1 ,1 8 ; 22 ,2 D; Le. 1 4 A- · In­ dica l'osservanza del riposo sabbatico in Le. 23,56.

Signore» .37 La frase conclusiva non è espressione di rassegna­ zione, ma consenso alla volontà di Dio riconosciuta.38 C. Carcerazione di Paolo a Gerusalemme ( 2 I , I .5-2 3 ,3 ') La pericope 2 1 , 1 5- 2 3 , 3 5 costituisce un'unità e comprende fatti che si svolgono a Gerusalemme. In 2 1 ,1 5 s'informa sul viaggio di Paolo nella città santa. Qui, in seguito a un tumul­ to sollevato dai giudei contro di lui, è arrestato dall'autorità romana ( 2 I ,3 3 ) e infine trasferito da Gerusalemme a Cesarea (2 3 ,3 I -3 5 ) , perché la sua situazione possa essere trattata da· vanti al governatore. Le singole scene hanno la loro «colloca­ zione» precisamente nell'area del tempio ( 2 1 ,27·2 2 ,2 3 ) , nel­ la caserma romana della fortezza Antonia ( 2 2 ,24-30 ; 2 3 , I 03 I ) e davanti al sinedrio giudaico ( 2 2 ,30-2 3 , 1 0 ) . L'azione contro Paolo parte dai giudei . Poiché costoro in­ sinuano nei giudeocristiani il sospetto che Paolo esiga dai giu­ dei l'abbandono della legge ( 2 I ,2 I ) , Giacomo gli propone di prendere parte a un voto, per dimostrare la propria fedeltà alla legge (2 I ,2 I -2 6 ) . Durante la visita di Paolo al tempio i giudei dell'Asia istigano la popolazione contro di lui, affer­ mando che Paolo aveva condotto seco, dentro l'area proibita del tempio, un pagano ( 2 I ,27-30) . In questa situazione gli sal­ va la vita un ufficiale romano, arrestandolo ( 2 I ,3 I -3 6 ) . Il ro­ mano gli permette di difendersi davanti alla moltitudine sul piazzale del tempio ( 2 I , 3 7-2 2 ,2 I ) . Dopo questo discorso di difesa il comandante romano protegge di nuovo Paolo dai giu­ dei che lo vogliono eliminare, portandolo nella caserma vici­ na ( 2 2 ,22-24 ; cfr. 2 3 , 1 0) . Qui viene a sapere che Paolo è cit­ tadino romano ( 2 2 , 2 5 -2 9 ) . Poi fa sl che Paolo venga presen37· Cfr. Mt. 6,ro; 26,.42 . Questa «richiesta» manca nel Padre Nostro lucano (ma cfr. Le. 1 1 ,2 var.). Il nostro passo, accanto all'«ampliamento» della preghiera in Mt. , mostra che l'espressione «sia fatta la tua volontà ( '"t"Ò i}ÉÀ:ruuz. )» in quanto tale non proviene dal redattore finale. Vedi , oltre ad Act. 21 ,14, anche Le. 22,42 , mart. Polyc. 7,1 . 38. Cfr. Conzelmann . Haenchen invece: «l compagni di Paolo si arrendono di fronte all'inevitabile, e il lettore si rende conto che la sventura si sta avvicinando inesorabilmente».

4 04

Act.

2I,IJ-2J�35i 2I,I5-26

tato al sinedrio ( 2 2 ,30-2J , I O) . La notte seguente Paolo ha una visione di Cristo. Il Signore lo incoraggia: egli dovrà render­ gli testimonianza a Roma, cosi come ha fatto a Gerusalemme ( 2 3 ,1 r ) . Un nuovo assembramento dei giudei vorrebbe strap­ pare Paolo alla custodia romana per ucciderlo ( 2 3 , I 2-2 2). Ma il comandante è informato di questo attentato che si sta pro­ gettando contro Paolo e di notte, sotto scorta militare, fa tra­ sferire il prigioniero a Cesarea ( 2 3 , 2 3-3 5 ) . Nel complesso l a composizione che abbraccia 2 I , I 5-23 ,35 costituisce un passaggio all'accusa rivolta a Paolo di fronte al governatore romano ( 2 3 ,30 . 3 5 ) e al cammino che porterà Pao­ lo a Roma ( 2 3 , I I ) . Già neli ' episodio di Agabo Luca aveva messo in rapporto il destino di Paolo con la passione di Gesù ( 2 1 , r I ; cfr. anche I 9 ,2 r ) . Lo stesso accade in 2 3 ,30 .3.5 , quan­ do si dice che gli accusatori giudei avranno l'opportunità di presentare la loro accusa contro Paolo davanti al governatore romano (cfr. 24, 1 -9 con Le. 2 3 ,2-.5 ) . La «tendenza» di questo racconto è di negare all'autorità romana la competenza in que­ stioni riguardanti la religione e, allo stesso tempo, di vedere confermata davanti all'autorità romana la «non pericolosità politica» del messaggio cristiano (cfr. Act. 23 ,2 9 ) . Il concetto principale è espresso in 2 3, I I da Cristo stesso : Paolo a Geru­ salemme ha reso testimonianza alla causa di Cristo ; egli dovrà fare altrettanto davanti ai governatori romani ( 2 4 , 1 -2 6,3 2), oltre che nella stessa città imperiale (27 ,r-2 8 ,3 0 ; cfr. 0Lap.ap­ �vp6p.E'Joc; di 2 8 ,2 3 ) . In questo modo troverà compimento in Paolo la profezia fatta da Gesù in Le. 2 1 , 1 2 s . (div. Mc. ) . L'a­ pologia davanti all'autorità giudaica e pagano-romana dà al di­ scepolo di Gesù l'opportunità di portare avanti la testimonian­ za a Cristo. ' 3 · PAOLO A GERUS ALEMME . (2 1 , 1 ,5-26) BIBLIOGRAFIA : Wikenhauser, Die

PARTECIPAZIONE A UN VOTO

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I' ME'tà. OÈ 'tà.� T}l.J.Épa� 'ttXU'ttX� E1tt.O'XEuacrci(J.E'JOt. à.'JE�al'JOIJ.E'V Ele; 'IE­ poa6À.u�J.a • 16 tru'JfiÀ.i}ov OÈ xaì 'tW'V IJ.tXt)i)'tW'J à.1tò Kat.crapEtac; aùv iu....�v, liyo'J'tEc; 1tap'(i) çE'Jt.a-t}wJJ.E'J M'Jacrw'J� �t.'Jt. Ku1tplcp, apxat� �J.a­ Dil'tfi. 17 rE'JOlJ,i'JW'J OÈ 'Ì)(J.W'J Etc; 'IEpoa6À.UIJ.tX à.O'(J.É'Jwc; cX1tEOÉ;a.'J't0 i}­ J.ttic; ot à.OEÀq>ot 18 Tn o È E7tt.oucrn EtailEt. ò IIauÀoc; crùv 1JIJ.�v 1tpòc; 'Itixwf3ov, 1ta'J-tEc; 'tE 1ta.pEyÉ'JO'J-to ot 1tpEcr�u'tEpot.. I9 xat à.cr1tacraJJ.EVo� au'toùc; tçi)yE�"t'o xatl''E'J EXtXO""t'O'J, wv É1tOLi)CTEV o i)eòc; É'J 'to�c; EìNEcrt.'J ot.à 'ti]c; ot.a.xovl.cx.c; au'tou . 20 Ot o è: &.xoucrav'tec; Èòo;a.�ov 'tÒv 1l'Eò'J EL1to'J "t'E a.ù't"@ • Dew­ pE�c;, à.oeÀq>É, 1t6cral. fJ.Upl.cioE� Etcrlv tv 'to�c; 'Iouoalot.c; 'tW'J 1tE7tttr'tEU­ x6'twv xat 1tciV'tEuÀaO"O'EO"t)at. ClÙ'tOÙ� 't6 'tE ELOWÀoi)u"tOV xat ClLl.J.Cl xa.t 1tVt.X'tÒV xat 1tOpVEttXV. 26 TO'tE 6 IlauÀo� 1tapaÀ.a�wv 'tOÙc; avopac; 'tfi ÈXOIJ.ÉVTI 'Ì)IJ.Ép� O"Ù'V rtù­ 'tO�c; &.yvt.crt}ELc;, EioilEt. Etc; 'tÒ tepÒ'J ot.ayyÉÀÀ.wv 't-i)V EX7tÀi)pWCTl.V 'tWV 1n.upwv .,;ou &.y'Jt.O"(.lov Ew� où 1tP00"1}VÉX1l'11 u7tÈ:p Evò� Excicr'tou aù'twv T) 7tpocrq>opci. I' Dopo questi giorni ci preparammo (al viaggio) e salimmo a Gerusa.. lemme. 16 Vennero con noi anche alcuni discepoli di Cesarea, che ci condussero da un certo Mnasonea di Cipro, antico discepolo, presso il quale dovevamo alloggiare. I7 Quando poi arrivammo a Gerusalem­ me, i fratelli ci accolsero con gioia. a.

Invece di «Mnasone» S gig v�.. lxf' leggono x t.lt.tipxf.t.> -tiic; CT1tE tpT}c; orrt èSÀ.1} cruyxuvve:-ta..t. 'Ie:poucral-ri�J.. 32 Se; E�au-ti}c; 7ta.pala.­ �wv O"'tpCX.'tt.W"t'CX. è.Sxl�. IJ.Ì} ouva..IJ,i­ 'VOU OÈ a..Ù't'OU j''VW'VCX.t. 'tÒ &.crcpa..À.Èc; o t à 't'Ò'V D6pu�O'V EXÉÀ.EUCTE'V &ye:ail'at. aÙ"t"ÒV e:tc; 'ti)V 1tetPEI-t�oÀ.1}'V. " èS"t'E OÈ È.yÉVE"t"O È1tÌ "t'OV. Ma la notizia dell'arresto è già stata data con l1tEÀ��E"t'O tlÙ"t'ou ! Secondo Roloff, Apg. 316, 21 ,27-36 fa parte di una coerente «relazione sulla prigionia di Paolo a Gerusalemme e a Cesarea», che prosegue in 22,24-29 ; 23 ,12-24,23 .26 s.; 25,1-12 . Secondo Roloff si tratta di una «relazione di un processo» (op. cit. 330). Ma questa ipotesi suscita varie questioni di storia del­ le forme e di storia della tradizione. 5 · Per l'espressione introduttiva del v. 27 cfr. 7,23 ; 9,23. Essa si riaggancia a 2 1 , 24.26: Paolo s i trova nel tempio per sciogliere i l voto d i nazireato ; cfr. sopra, nr. 6. crvvÉXEOV, imperfetto di crvyxtw; dr. sopra, nr. 22 n. 2 r . 5 3 a 21,26. 7 · È'Jtt.�aÀ.ÀW "t'rtç XELpa.ç (Èm 'tt.Vtl), come in 4,3 ; ,5,18 ; 1 2,1 ; Le. 20,19 ; 2 I ,I 2. 8.



�oT)aEi:"t's:, «aiuto! » ; dr. 6,9 : �oi)a,a-ov 'i)IJ.L'V. Conzelmann . Si confronti anche 2 1 ,2 r .

Act. 2I,28-29.JO.JI-J2

ritiene che gli accusatori commettano un errore n eli' affermare che Paolo aveva introdotto nel tempio dei «greci» ( paga­ ni) (v. 28c) . Essi in effetti avevano visto in antecedenza l'etni­ cocristiano Trofimo, loro concittadino/o in città insieme con Paolo, e avevano creduto che, come compagno dell'Apostolo, anch'egli fosse entrato nel tempio (v. 29) .11 =

30. Il racconto presuppone che «grida di aiuto» emesse a gran voce dai giudei (v. 2a) fossero udibili in tutta la città. Cosl «l'intera città» si mosse. Il popolo conflul12 (al tempio) . Pao­ lo) fu preso13 e trascinato fuori del tempio . Le porte furono sbarrate. Forse si vuoi dire: le porte tra il vero e proprio LE­ pév e l'atrio dei gentili. 14 Tumulti, violenze e spargimento di sangue dovevano essere tenuti lontani dal tempio.1' 3 1 -3 2 . La

svolta decisiva del racconto si ha nel momento in cui si parla dell'intenzione dei giudei di uccidere Paolo. In questo momento al comandante romano16 giunge la notizia dei disordini in cui è coinvolta tutta Gerusalemme (v. 3 1 ) . Imme­ diatamente/7 con soldati e centurioni, il tribuno corre «giù IO.

Cfr. 20,4, dove Trofimo e Tichico sono qualificati come 'AO't.a'Vot I 1. Sono stati trovati due esemplari di iscrizioni che proibivano a non giudei l'in­ gresso nei cortili interni del tempio (OGIS 598; dr. Galling, Textbuch, nr. 52 ; Pfohl, Inschriften, nr. 1 35). L'ingresso nell'area interna del tempio era proibita ai gentili sotto pena di morte; vedi Conzelmann . 1 2 . ÈyÉVE'tO 0'\J'VSpoiJ.'Ì') 'tou À.a.ov, «ci fu un accorrere di popolo»; dr. Polyb . 1 ,67 , 2j Judith 10,18. 13. btt.À.af.J.�avo(J.at., col genitivo di persona («prendere, agguantare, afferrare»), come in 17,19 ; 2 1 ,33. I4. Cfr. Loisy, Jacquier, Haenchen ; inoltre Jeremias, ]erusalem 31962, 236-238. Sull'idea che Luca ha del tempio vedi vol. I , 421 s. 15. Haenchen, Apg. 589 s., che si rifà a Wellhausen, Kritische Analyse, 1914, 46. r6. 6 Xt.À.ta.pxoc; ( 'tTjc; 0"1tEipt]ç) è il tribunus cohortis, il comandante di una coorte (di circa 1000 uomini); dr. A.R. Neumann , Tribunus 4, in KlPauly v, 947 s.; K. Kraft, Zur Rekrutierung von Alen und Kohorten, Bern 195 1 , 82.98. Il tribuno è menzionato ancora in 2 1 ,32 ·33·37; 22,24.26.27.28 .29 ; 23,10.1_5.1].18.19.22; 24, 22 . In 23 ,26 e 24,22 (24,7 var.) si fa il nome del Xt.À.ittpxoc;: Oaudio Lisia. avi)�'l} cpa.� col dativo della persona : «la notizia/informazione sall (alla fortezza Anto· nia}�. 17. i�Civ'tTjç, «subito», come in 10,33; 1 1 ,1 1 ; 23,30 (vocabolo preferito da Act. ).

416

Act. 2 I,JI·J2.JJ.J4·35·J6

verso di loro»18 (v. 32a) , cioè si reca sullo spiazzo (esterno) del tempio . Vedendo arrivare il comandante e i soldati, i giu­ dei smettono di percuotere Paolo19 (v. 32b) . Evidentemente hanno paura dei romani. 3 3 · Il comandante s'avvicina a Paolo, lo arresta (È1Ct.Àa.llaa­ 'VOIJ.a.t. col genitivo, come al v. 30) e lo fa incatenare (v. 33a) . D'ora innanzi il lettore si troverà davanti il quadro d i un Pao­ lo tenuto stretto con due catene. Più tardi ( 2 2 , 3 0 : ÉÀuaEu a.ù­ '"t'O'V)20 si parlerà dello scioglimento di queste catene (dr. I 2 , 6 : legato a due soldati; vedi anche la profezia di 2 I , I I ) . Il tri­ buno s'informa sull 'identità dell'arrestato e sul reato di cui lo si accusa.21

34· Dalla folla chi grida (in risposta) una cosa chi un'altra.22 In questo modo il comandante non può venire a sapere niente di attendibile.23 Dà l'ordine (ÈxÉÀ.e:ucrE'V seguito dall'infinito, come nel v. 3 3 )24 di condurre Paolo in caserma.2' 3 ;-36. Giunto alla scalinata26 (che immette nella fortezza An18. Il tribuno s'affretta con i suoi soldati a «scendere» dalla fortezza Antonia nel· l'area del tempio. Al tempio portavano due scalinate (dr. v. 35); vedi Flav. Ios., bell. ,,238-247 . 19. Su 'tV'Jt'ttù vedi sopra, nr. 42 n. 69. 20. Evidentemente Paolo venne «scioltO>> solo per essere condotto davanti al sine­ drio. Egli resta prigioniero (oÉcr(J.r.oç : 23,18; 25,14; 28,17). 21. É7tvviM:vE'tO 'tiWVOUV cfr. 19,32 (nel tumulto ad Efeso); inoltre Xenoph., an. 2 ,1 ,15. 23. 'tÒ &.crcpaÀ.ÉaÀ.l]ç come agget­ tivo ricorre anche in 25,26 (tia-cpa.Mc; -rt.). Cfr. G. Schneider, àa-T)cr!v · 3 Éyw e:tiJ.t. ti.VÌ}p ·1ouoa.ioc;, yEyEVVT)IJ.Évoc; Év Tapu{i) 'ti)c; KLÀt.xLa.c;, &.va.'te:Dpa.IJ.IJ.Évoc; OÈ Ev 'tU 1tOÀEL 'ttXV't'TI, 7ta.pà. "t'OÙc; 1tOOac; ra.IJ.Ct.À.t.Ì')À. 7tE7tet.l.OEUIJ.ÉVOc; xa.­ 't'à. axp!�e:La.v 'tou 7ta."t'pcilou v6IJ,ou, �'J)À.w'tÌ')� Ù7tapxw'V 'tou Deou xa­ Dwc; 1ta'V'tEc; V(.tELe; ÉCT't'E crlu.J.EPO'V . 4 8c; 't(X.U't'T)V 't'lÌV OOÒ'V EOLW�a. axpl. aa.va"t'OU OEOlJ.EVWV xa.t 7ttl.pet.OLOOÙ� e:tc; cpuÀ.a.xàc; a'VOpa� 't'E xa.t yuva.i:­ xa.c;, ' wc; xa.t O oÙc; Etc; .6.ap.a.O"XÒV E7tOpEu6p.1)V, &;w'V xat 'toùc; Éxe:t:cre ov-ta.� OEOEIJ.Évouc; etc; 'IEpouaa.À.'Ì}I.l tva. 'tt.IJ.wP1)Dwcrt.v. 6 'EyÉ'VE't'o oÉ p,ot. 7topeuo1J.É'V� xat !yyl�ov'tt. 't'TI .dai.J.acrx(f} 7tEpÌ IJ.EO"Tll.l�PLet.'V ÉpaLq>'VT)c; ÈX 't'OÙ ovpa.vou 7tEpt.tXCi't'pa�a.t. cpwc; txa.vòv 1te:pt ÈIJ.É, 7 !7te:cra "t'E Etc; 't'Ò Moa.cpoc; xat i\xouaa cpwvijc; À.e­ youcrT)WV'Ì}'V oùx i)xouaav "t'OU À.aÀ.OUV't6c; IJ.Ot.. IO EL1tO'V OÉ" 't'L 7tor.1)crw, xupl.E; ò oÈ XU· pt.oc; EL7tE'V 7tp6c; IJ.E" rt'Vacr'tàc; 7tOpEvou Etc; Aap.acrxÒ'V xàxEi: crot. À.a.À.1)­ i}1)crE--ca.t. 7tEpt 1ttX'V"t'W'V W'V 't'É'tet.X"t'tx.i aot. 1tOt.i}crat.. Il wc; oÈ oùx E'VÉ�ÀE­ 'ItO'V tX1tÒ "t'ijç oo;T)ç "t'OU q>W'tÒ> . Secondo 25,8 Paolo si difese davanti a Pesto alla presenza degli accusatori giudei. Cfr. anche Stolle, Zeuge 237-241 . 3 . Vedi 21 ,40: Paolo è sulla scalinata che unisce il piazzale del tempio alla fortezza Antonia. Si crea cosl un'analogia col «discorso del tempio» di Pietro ( 3 ,12-26) : anche questo è rivolto 1tpòc; 'tÒ'V l«6v (3,12; dr. 2 1 ,39).

4.. Con

'fii tE�pat& Sta.À.ÉX't

si ha in 23 ,6.9 ; cfr. Flav. Ios., bell. x ,I43 · Moulton/Milligan, s. v. 2 . 35 · Cfr. 26,5 : f�1')0"a. �a.pt.O"a.ioç, Phil. 3,5 : xa.-rà v6IJ.OV �a.pt.aa.ioç. 36. xpivoiJ.at. 1tEpi -rwoc;,, «Sono giudicato a motivo di», si trova anche in 25,20 ; dr. con bei 'tt.'Vf. di 26,6. 37 · L'assoluto EÀ1tLç è dominante (cfr. 24,I 5 ; 26,6). xa.l a'VCXO"'ttiO"E� 'VEXpwv è aggiunto a chiarificazione. Con l'uso di xa.i si evita un doppio genitivo; dr. Con­ zelmann : ÈÀ1tiç e avO:.a-ta.cnc; come endiadi. Vedi anche Zerwick/Grosvenor, Ana­ lysis, ad l. 38. I Sadducei negano che vi sia una a"V aO"-ta.cnç : Le. 20,27 ; Act. 23,8. )9 · I cristiani annunciano «in Gesù» la risurrezione dei morti (4,2 .33 ); dr. anche 17, 18 ; 24,2 1 ; 26,2 3 . 40. 0"-t&.cnç nel senso di «lite, contesa», come i n r5,2; 23,10; 24,5. 41 . crxl�OIJ.(l!., «spaccarsi, dividersi», sta qui in senso traslato come in r4,4; cfr. Diod. s. 12,66,2 : 'tOV 1tÀi}ì}ovç crxt.�OIJ.ÉVOU.

Act. 23,7-8-�Io

44 1

spiriti,-P mentre i Farisei accettano, «professano»43 (v. 8 ) , tut­ to ciò. 9 - 1 0 . Si leva un grande clamore .44 Alcuni degli scribi farisei si alzano e dichiarano con foga4' di non trovare nulla di male «in questo uomo».46 Essi ritengono possibile che - sulla strada di Damasco47 - gli abbia parlato uno spirito o un angelo48 (v. 9). Il litigio tra i due gruppi s'aggrava, cosl che il tribuna (presen­ te ! ) deve temere una vera e propria riduzione di Paolo in bran­ delli.49 (Attraverso un messaggero) comunica alla truppa di guardia'0 l'ordine di scendere, per strappare Paolo «di mezzo a loro»'I e riportarlo in caserma (v. 1 0) . Il lettore può render42. Alla lettera: «essi dicono che non c'è né risurrezione né (un) angelo né (uno) spirito» (J..LTt'tE J..L'li't'E, come in 23 ,12.21 ; 27,20; Le. 9,3). Vedi Bamberger, Sad­ ducees, 1963 ; Lachs, Pharisees and Sadducees, 1977. Quest'ultimo intende «né angelo né spirito» come apposizione di tÌ."'niCT't'tx.CTI.'V. Or. Le. 20,36: tcr&:yyEÀ.ot. Strou msa , Le couple, 198 1 , 59 s. ha recentemente sostenuto che la doppia espres­ sione «né angelo né spirito» indica il ruolo escatologico di un determinato angelo o spirito. Per sé 't'a IÌ.J..Lcp 6't'Epa nel v. 8b significa «l'uno e l altro , ambedue» . Tale traduzione può considerarsi valida se «angelo/spirito» è inteso come unità e ap­ paia to a «risurrezione» . Ma vedi la nota 43 . 43· ÒJ..LoÀ.oyovcrw 't' 1)0"LV" o oÉcrp..t. oc; IIa.uÀ.oc; 7tpocrxa.À.ECTciJ.lEv6c; IJ.E i)pW"t1)CTEV 't'OU't'OV "t'ÒV 'VEtl'VLO"XOV ciyayEL'V 7tpÒc; CTÈ fXOV'ta 't't. À.a.À.'ijcra.{. CTOt.. 19 É1tt.À.a.�6IJ.EVOc; oÈ. 'ti]c; XEt.pòc; a.ù'tou o Xt.Àia.pxoc; xa.t à.va.xwrniaa.c; xa."t'tol.ttv E1tV'Vi}civE't'O, 't'L ECT'tt.V 8 EXEt.c; tX1ta.yyEi:À.a.i. J.lOt.; 20 Et1tE'V OÈ. a't't. ot 'Iov� oa.l:ot. cruvÉi)E'V"t'O 'tOU Éptù't'ijcra.C CTE 01ttùc; a.upt.ov 'tÒV IIauÀ.ov Xa'ta.yci­ Ync; Etc; 't'Ò CTUVÉOpLO'V wc; f.lÉÀ.À.OV 't't. axpt.�ÉCT'tEpO'V 'ltU'VDcivEcri}a.t, 'ltEpl a.v'tou. 21 crù oùv p..i) 1tEt.ai}fic; a.Ù"tol:c; ÉvEopevoucrt.v yàp aÙ't'ÒV t; ClÙ­ "tWV èivopEc; 7tÀEtouc; 'tECTCTEpaxov'ta, ot"tr.vEc; àvEl)EIJ.ci"tr.cra.v Èau'toùc; J.li)'t'E cpayEi:v IJ.Tt't'E 7tt.Ei:v Ewc; où à.vÉÀ.wcnv C1Ù"t6v, xe1t vvv Etar.v E'tot.­ p..o t. 1tPOCTOEXOIJ.EVOt "t'Tt'V a'ltÒ croO E'lta.yyEÀ.i.a.v. 22 o (J.ÈV OU'V Xt.À.i.a.pxoc; a:rtÉÀ.UCTE 'tÒV 'VEa.vl.crxov 'lta.pa.yyELÀ.Clc; (J.T}OE'VL ÉxÀ.a.Àijcrat. O'tt. 't'ClU"t(X ÉvEcpcivt.cra.c; 1tpòc; Jl.E. 23 Ka.t 'ltpocrxa.À.EcraiJ.EVoc; ovo [ "nvàc;] "twv Èxa.'to'V'tttpxwv Et'ltEV" E't'OL· p.ciaa:tE CT"t'ptx.'tt.W"ta.c; ot.a.xoaiouc;, o1twc; 7tOpEui)wat.v �wc; Kttt.aClpEi.ac;, XClt i1t1tELc; È�OO(li)XO'V't(L xttl oE;t.oÀ.ci�ouc; OLa.xocrl.ouc; à.1tÒ "t'PL't"f)c;, W­ pa.c; 't'ijc; vux'toc;, 24 x'tl}v"f) 'tE TCa.pa.cr"tficrat. tva. É7tt.�t.�cicra.v'tEc; 'tÒ'V IICtuÀ.ov OLacrwcrwcrt. 1tpòc; Clrl}À.t.xa. 'tÒ'V i)yEp..6va, 2' ypci�a.c; É7tLCT'to­ À.i}v lxoua-av 'tÒV "t'V7tO'V "tOV'tO'V 26 KÀ.a.vot.oc; Aucrl.a.c; 't'@ xpa't tCT't� 'lÌYEJ.lOVL 48 h leggono: «Erano più di quaranta (uomini) che si erano impegnati con giuramento».

b. Dopo yEva'acri)a.t !>48 gig h aggiungono 't'Ò CTV'Jo)..,o'J, «assolutamente». c.

In h syh.ras sa l'inizio del v. 15 suona: «Ora dunque vi esortiamo a fare per noi quanto segue : fate radunare il sinedrio e informate il tribuno di...».

d. tro'J -t@ cnNE8p!� manca in ?8 gig. e. 614 h syb. m s aggiungono: ÉÒ.'J oÉn xal «Ì.1toDa'JE�'J. Dunque i cospiratori tengo­ no in conto anche la possibilità di morire.

Act. 2J,I2·J5

oltre a settanta' cavalieri e a duecento armati alla leggera;' a.t siano pre­ parate anche delle cavalcature, per farvi salire Paoloh e condurlo in sal­ vo; dal governatore Felice». 2' kE scrisse una lettera del seguente tenore : 26 «Claudio Lisia augura salute all'illustre governatore Felice. 27 Quest'uomo, catturato dai giudei, stava per essere da loro ucci­ so, quando sono intervenuto con le guardie e l'ho liberato. 1Ho saputo infatti che è (cittadino) romano.l 28 E volendo conoscere il motivo per il quale lo accusavano, mlo feci condurre davanti al loro sinedrio .m 29 Ho trovato che l'accusano per questioni che ri­ guardano la loro legge,n ma che non c'è alcuna accusa che preveda la morte o la prigione . 3o Ma poiché mi è stato segnalato che è stato progettato un agguato contro quest'uomo, lo invio immedia­ tamente a te; ho anche ordinato agli accusatori di presentare a te ciò che hanno contro di lui» .0 3I I soldati allora presero Paolo, com'era stato loro ordinato, e durante la notte lo condussero fino ad Antipatride. 32 Ma il giorno dopo lascia­ rono che i cavalieri proseguissero con lui e ritornarono nella caserma. '3 Quelli, giunti a Cesarea e consegnata la lettera al governatore, gli presentarono anche Paolo . 34 PDopo aver letto (la lettera) e aver chie­ sto (a Paolo) di quale provincia fosse, saputo che era della Cilicia, " disse : «Ti interrogherò non appenaP saranno giunti anche i tuoi ac­ cusatori». Quindi ordinò di tenerlo in custodia nel pretorio di Erode. f. 614. 1241 . 2495 pc h syh·IDI sa leggono: «centosettanta)). g. Invece di OE�l.OÌ...a �ovç, A 33 leggono oEI;t.o{36ì... ovç,. i. 614. 2 147 h aggiungono : «verso Cesarea» . h. 6 1 4 h aggiungono vux"t6ç,. k . Prima del v . 25 i l testo «occidentale» (non d el tutto concorde; ricostruzione in Metzger, TC 488 s.) ha il seguente ampliamento (P" [614] 2147 pc gig [syh** ] ) : «Egli infatti temeva che i giudei potessero rapirlo e ucciderlo, e quindi di esse­ re accusato d'aver preso denaro (per acconsentire all'uccisione di Paolo)». L'am­ pliamento ha lo scopo di spiegare la condotta del tribuno. vld gig leggono: «poiché egli gridava e sosteneva di esl. Alla fine del v. 27 (l-l) pca sere romano» . m. La conclusione del v. 28 (m-m) manca in B* 81 . Il v. 28a si ricollega quindi (come proposizione secondaria di motivazione) alla proposizione principale del v. 27· n . Alla fine del v. 29 in 614. 2147 gig syh·m• si ha l'aggiunta: «di Mosè e di un cer­ to Gesù» (dipende da v6�J,oç,). Vedi Metzger, TC 489. o . S E 'l' koinè vgcJ sy aggiungono il saluto conclusivo �ppwO"o. Altri testimoni te­ stuali hanno (come 15,29 ) il corrispondente plurale (P 1241 pm). p. In 614. 2147 syh.mc (p-p) i vv. 34.35a suonano: «Dopo aver letto la lettera, chie­ se a Paolo: "Da quale provincia provieni?'. Egli rispose: 'Sono della Cilicia'. Sapu­ to ciò, disse: 'Ti sentirò non appena '». Il discorso diretto ha un effetto più vivo di queUo indiretto del testo originario. ...

2 3 , I 2 -3 5 narra come si giunse al trasferimento di Paolo da Gerusalemme a Cesarea. Il racconto ha carattere episodico e può risalire a un aneddoto autonomo/ analogamente a 2 3 , I ­ I 0 .2 Il racconto dell'attentato mortale dei giudei contro Pao­ lo, sventato grazie alle misure prese dall'ufficiale romano, non sembra presupporre una precedente trattativa nel sinedrio. L'attentato è dovuto forse, in origine, all'intenzione «di por­ tare l'indagine davanti al sinedrio» (cfr. v. 1 .5 ) .3 Ma in questo caso ti.xpy,BÉO''tEpO'V nel v. I 5 andrebbe attribuito a Luca.4 2 3 , I 2- I .5 presenta il progetto di assassinare Paolo. I vv. I 622 informano sull'intervento di un nipote di Paolo, che era venuto a sapere dell'attentato e ne informò segretamente il tribuno. Di conseguenza l 'ufficiale adotta le misure necessarie per trasferire il prigioniero a Cesarea, sotto forte scorta mili­ tare (vv. 2 3-3 0). Tra queste misure c'è una lettera al governa­ tore Felice (vv. 2 .5-30). La parte conclusiva ( vv 3 1 -3 .5) rac­ conta come Paolo, sotto protezione, durante la notte fu por­ tato fuori di Gerusalemme e, dopo il suo arrivo a Cesarea, presentato al governatore. Poiché all'interno della lettera i vv . 2 8 s . sono riferiti al precedente interrogatorio condotto dal si­ nedrio e il v. 2 7 si riallaccia ali'esposizione di Act. , la lettera - nel caso in cui l'aneddoto in quanto tale dovesse essere tra­ dizionale - è inserzione lucana.' In tal caso anche i vv 3 3-3 5 andrebbero considerati un'inserzione redazionale.6 .

.

1 2 - I 3 . Fattosi

giorno/ «i giudei» si radunano per ordire un

x. Conzelmann, a vv. I2 ss. 2. Cfr. sopra, nr. 57 n. I . 3 · Preuschen, a v. I , . 4· &xpt�ÉO""t'EPO'V s i spiega nel modo migliore come continuazione di un resoconto che aveva già dato informazioni su un precedente interrogatorio effettuato dal si­ nedrio. Inoltre il comparativo di axpL�wc; nel N.T. è testimoniato solo in Act. I8, 26; 23,15 .20 ; 24,22. ' . Vedi Conzelmann, a v. 5 : «La lettera è redazionale; serve a illumi nare la situa­ zione dal punto di vista romano (come lo intende Luca) : la non colpevolezza giu­ ridica è ribadita dal primo funzionario romano che si è occupato della cosa». 6. V. 3 3 : consegna della lettera; v. 34 : lettura della lettera ; v. 3' : attesa degli �accusatori». 7 · Si tratta del giorno successivo alla traduzione di Paolo in sinedrio ( 2J ,I-IO) e all'apparizione notturna di Cristo a Paolo ( 23,1 1 ).

Act. 2J,I2·IJ.I4-IJ. I6·I]

447

complotto.8 Con giuramento9 s'impegnano a non prendere né cibo né bevanda fino a che non avranno ucciso Paolo10 (v. 1 2 ) . A questo complotto prendono parte più di 4 0 uomini (v. 1 3) . I 4- I .5 . I cospiratori si recano dai capi del sinedrio11 e li infor­

mano del loro pian012 (v. 1 4 ) . Il sinedrio deve esservi coinvol­ to. I sommi sacerdoti e gli anziani dovranno andare, col sine­ drio , dal tribuno e spingerlo13 a condurre Paolo (di nuovo) da­ vanti al sinedrio, adducendo come pretesto l'intenzione di svolgere una più accurata14 indagine1' sul suo caso. Nel frat­ tempo i congiurati si terrebbero prontP 6 a uccidere Paolo du­ rante il tragitto verso il sinedrio (v. I j ) . I 6 - I 7 . Un figlio della sorella di Paolo viene a sapere del pro­ getto di assassinio.17 Si reca nella caserma e informa lo zio (v. 1 6) . Paolo fa chiamare un centurione e lo incarica di condurre il giovane dal tribuno, perché - dice - ha qualcosa da comuni­ cargli18 (v. 1 7) . Il racconto presuppone che Paolo s'aspetti aiu-

8. 1totlw O"VCT-t poqrl)v , «assembrarsi» (dr. 19,40). Il significato di «complottare» (cfr. Conzelrnann) emerge solo dal contesto. Cfr. v. 1 3 : CTUVW�-LOaia., «congiura,

complotto». 9· Qui tiva.DEp.a."t!t;w indica la maledizione invocata su se stessi {la.u"t'ovc;, dr. anche vv. 14.2 1 ). 10. Cfr. Billerbeck II, 767. 1 1 . «l sommi sacerdoti e gli anziani» {cfr. 4,23 ; 24,1 ; 2,5,1 .5 ) non comprendono l'intero sinedrio, come mostra il v. 1 .5 ; cfr. Le. 9,2 2 ; 20,1 ; Act. 4,.5 . Su o-uvÉSp1.ov {22,30; 23 ,1 .6.1,5 .20.28 ; 24,30) vedi E. Lohse, in ThWNT VII, 861 s. 868 s. 12. Il v. 14b riprende i dati del v. 1 2 . 1 3 . Él.l> (cfr. 7,10.34; 12, I I ). In realtà il tribuno ha protetto Paolo facendolo mettere in prigione e facen­ dolo legare con due catene : 2 1 33 . Che Paolo fosse cittadino romano lo ha saputo solo più tardi (22,27), restandone spaventato (22,29 ). 38. Haenchen. 39· ÉyxaÀ.Éw 'tWl, «accusare qualcuno», è termine tecnico del linguaggio giuri­ dico; vedi sopra, nr. 47 n .52. 40 . �'r}'t'J]IJ.CI.'ta, come in 1 8,1 .5 ; 2 .5 , 1 9 ; 26,3 . 41 . Come O"V'VÉÒpr.o'V (v. 28), cosl v6(..LOC; (v. 29 ) mediante av'twv è caratterizzato co­ me «giudaico» (cfr. v. 2 7 ) 42. 1J.TJOÈ'V éi�r.ov �av&:tov f) òeCTJ,LWv. Cfr. Le. 23,15.41 ; Act. I5,1 1 .25. 43 · É1tt�ovÀ.i), «agguato», come in 9,24; 20,3 .19 ; vedi sopra, nr. 5 1 n. I8. 44· É�av'ti}c;, «immediatamente», come in 10,3 3 ; 1 1 ,1 1 ; 2 1 ,32. 4, . 1tapa.yyEiÀ.a), come in 8,18.2o. Il singolare in 4,37 indica una determi­ nata somma di denaro. 23. Con Haenchen, contro Zahn, Apg. 786. 24. Haenchen, Apg. 634. 25. Secondo il contesto OLE-tia; St 1tÀ.T)pw!eiCTT) � si riferisce alla prigionia subita sinora da Paolo a Cesarea ( con Wikenhauser, Haenchen, Conzelmann), non al pe­ riodo di carica di Felice. Or. vol. I, 182 ss. or.t"t!a ricorre anche in 28,30 (in ri­ ferimento alla prigionia romana). 26 . St.&.Soxo� (da St.aoÉxo�-.tat., «subentrare a un predecessore, o precedente pro­ prietario», è il «successore». Anche Flav. los., ant. 20,182 chiama Porcia Festo 6t.aooxo� di Felice. 27. Solo qui (24,27) IT6pxt.o� fi»Tia-"to�/Porcio Festo è menzionato col nome della gens Porcia. Il nome Pesto ricorre anche in 25,t .4·9·12.IJ .I4.22 .23 .24; 26,24.25 . 32. Non sono datal)ili con certezza né l'inizio né la fine (morto in Palestina : nel 62 d.C. ? ) del suo governatorato. Cfr. Schi.irer, Geschichte des iudischen Volkes I , 579-582 ; J. Schmid, Festus, Porcius, i n LThK I V , 101 . Flavio Giuseppe s a dire poco su di lui: bell. 2,271 s.; ant. 20,1 82-200. Nel periodo tra la morte di Pesto e l'arrivo del suo successore Albino, il sommo sacerdote Anano fece giustiziare Gia­ como fratello del Signore (Flav. Ios., ant. 20,200).

Act.

24,27; 2J1I-I2

za di spillarne denaro fosse sfumata) : per accattivarsi le sim­ patie dei giudei/8 il governatore lasciò Paolo «prigioniero» .29 Che Paolo durante la prigionia a Cesarea abbia scritto la lettera ai Filippesi e la lettera a Filemone30 è improbabile per diverse ragioni.31 Quanto alla lettera ai Colossesi, essa non è basata sulla finzione che sia stata scritta da Cesarea.32 6 I . PAOLO DA VANTI (25 , 1 · 1 2 )

A FE S TO . APPELLO ALL ' IMPERATORE

Der hl. Paulus vor dem Richterstuhle des Festus (AG 2J,I-I2) : ZKTh 36 ( 1 9 1 2) 489-5 1 1 .742-783 ; E. Taub­ ler, Relatio ad principem: Klio 1 7 ( 1 920/2 r ) 98-ro r ; Springer, Der Prozess, 1 929 (vedi sopra, nr. 59) ; H.J. Cadbury, The Appeal to Cae­ sar, in Beginnings v ( 1 933) 3 1 2-3 1 9 ; J . Bleicken, Senatsgericht und Kaisergericht. Bine Studie zur Entwicklung des Prozessrechtes im fru-

BIBLIOGRAFIA : U. Holzmeister,

28. xapt•t« X(1'tCIDÉaDaf.. L'accusativo xapf.'tCI (cosl anche in Iudae 4) è forma el­ lenistica per xapw . XCI"t'CI'ttDEP,Cif., «Concedere» (anche altrove attestato con xa­ Pf."t'«: Bauer, Wb. , s.v. ) : in 25,9 il verbo ha per oggetto xapw. 29· OEOEP,É'VO'V va interpretato, secondo la notizia di 24,23, nel senso di una pri­ gionia non rigorosa. Che la custodia libera sia stata trasformata di nuovo in pri­ gionia più severa (Overbeck) non è detto nel testo; cfr. Haenchen. 30. Cosl , in riguardo a Phil. , già pensava H.E. Paulus, Introductionis in Novum Testamentum capita selectiora, Jena 1799; inoltre E. Lohmeyer, Der Brief an die Philipper (MeyerK 9/1 ), GOttingen 31954, 3 s.; L. John son , The Pauline Letters from Caesarea : ET 68 ( 1956/ 57) 24-26. Cfr. anche Kiimmel, Einleitung 288. In riguardo a Philm. la tesi fu sostenuta da E. Lohmeyer, Die Briefe an die Kolosser und an Philemon (MeyerK 9/2), GOttingen 4196 1 , 171-173 ; M. Dibelius l H. Gree· ven, An die Kolosser, Epheser, an Philemon (HNT 12), Tiibingen 1953, 102.107. Cfr. anche Kiimmel, Einleitung 305-307. 3 1 . Vedi ad es. J. Gnilka, Der Philipperbrief (HThK x/3 ), Freiburg 1968, 18-25 ; P. Stuhlmacher, Der Brief an Philemon ( EKK), Zi.irich/Neukirchen 1975, 21 s. Cfr. anche Schmid, Einleitung, 1973, 477 s. (su Philm. ) ; 504-507 (su Phil. ; Suhl, Paulus und seine Briefe, 1975, 144-148 (su Phil. ). Di recente Schelkle, Paulus, 198 1 , 108 si è espresso cosl : «Le lettere ai Filippesi e a Filemone presuppongono un contatto stabile tra i destinatari e il prigioniero Paolo. Tale contatto era così facilmente possibile nel caso delle grandi distanze tra Cesarea o Roma da una par­ te e Filippi (e Colossi) ... dall'altra?». «Per questo l'esegesi odierna ritiene possibi­ le che la lettera ai Filippesi e la lettera a Filemone siano state scritte durante una prigionia efesina di Paolo» (op. cit. 108 s . ). 32. Cfr. E. Lohse, Die Briefe an die Kolosser und an Philemon (MeyerK 9/2), Gottingen 1968, 30 s.; E. Schweizer, Der Brief an die Kolosser (EKK), Ziirich/ Neukirchen 1976, 27 s.; ]. Gnilka, Kolosserbrief (HThK x/r ) , Freiburg 1980, 22 s.

Act. 2J,I-I:l

hen Prinzipat (AAGott phil.-hist. Klasse 111/ 53 ) , Gottingen 1 962 ; J. Colin, Une alfaire de tapage nocturne devant l'empereur Auguste : Re­

vue Beige de Phil. et d'Hist . 44 ( 1 966) 2 1 -24 [ sul v. 1 2 ] ; A. Schalit, 25,9 : Annual of the Swedish Theol. Inst. 6 ( 1 967/68 ) 1o61 1 3 ; Kilpatrick, Eclecticism and Atticism, 1 977 (vedi sopra, nr. 27 [ sul v. 4 ] ; R.F. O'Toole, Lukes Notion of «Be lmitators of Me as I am of Christ» in Acts 25-26: BThB 8 ( 1 978 ) 1 ' 5- 1 6 1 .

Zu AG

2 5 I T)cr'toc; a'7tExptih} 'tT) pEt:crDaL 't'Òv IIa.uÀ.ov d.c; Kat.crapEt.a.v, Ectu't'òv oÈ IJ.ÉÀ.À.Et.'V È'V 't'ciXEt. ÉX7tOpEuEai}a t : ' ot OUV É'V Ù(l't'V, (j)T)CitV, OUVa.'t'ot cruy­ XCl't'Cl�aV't'Ec; E( 't't ÉCi't't.V ÈV 't'Ci) avop t lf't01tO'V XCl't'1')"( 0pEt"tWO'a.V ClU't'OU . 6 Àt.Cl"t' pt�a.ç OÈ É'V ClU't'Otc; T}�Épaç ou '7tÀ.Etouc; 6x't'W iì oÉxa, Xct't'a�à.ç ELç Kctt.crtipELa.v, 't'TI É7t a.UpLO'V xa1Hcra.c; È'7tL 't'OU a1J tJ.a.'toc; EXÉÀEUCiEV 't'Ò'V IIaOlov axDT)va.t. . 7 1ta.payEVOtJ,É'VO U oÈ ClU't'OU 1tEpLÉCi't1')Cia.V ClU't'ÒV ot tl7tÒ CIEpoaoÀUIJ.W'V xa.'t'Cl�E�11X6't'Ec; 'Iouoai:oL 1tOÀÀà. xa.l aapÉ a. a.t't't.W­ �a.'t'rt. xa.'t'a.q>Épov'tEç & oùx taxuov a'7tooEt:;a.t., 8 't'OV IIa.uÀ.ou ti1toÀ.o­ youtJ,Évou �'t't. ou'tE Etc; 't'Òv v6JJ.ov 't'WV 'Iouoa.!wv ou't'E Etc; 'tÒ tEpòv ou't'E ELe; Ka!cra.p&. 't't. iltJ.a.p'tO'V. 9 co i)a'toc; oÈ DÉÀ.W'V 't'Oiç 'Iouoa.tot.c; xtipL'V xa.'t'aitlaita.L &.1toxpt.DEtç 't'c7l IIauÀ.� El1t E'V DéÀ.Et.ç Etc; ciEpocr6À.utJ.ct à­ va�à.c; ÉXEL 1tEpt 't'OU't'W'V XpLDi]vctL E1t'EIJ.OV; IO EL1tE'V oÈ b IIaOloc; · È1tl 'toO �YJJ.ltl't'oç l{a�crt.X.poc; EO"'t'Wç stJ.l.t., ou IJ.E oEt xpl.vEcrDt.X.L. 'Iouoa!ouc; OUOÈ'v i}OLXT)O'a. wc; xa.t aù xaÀÀ.t.OV É1t t."( t.'V WO"XEt.c;. II EL (l.Èv OÙ'V &.ot.xw xat &;t.ov Dava'tou 7tÉ1tPt.X.Xa 't't, ou 1tapt.X.t.'t'OVIJ.t.X.t. ,;ò CÌ7toDavE�v · Et oÈ ouoÉv Écr-tt.v wv où-tot XCl't"'lYOPOUO'�'V l.l.OU, oÒoEic; l.l.E ovva.'t'aL aò-to'tc; xapia-aaitat. . Ka.icrapa È1ttXaÀ.OUIJ.C1!,. I2 -t6't'E ò TJ. f. Prima di cd)pr.ov C E 'l' koinè syh (chiarendo:- dr. sopra, nota e) inseriscono o 8É. 1. Conzelmann, a 2.5,13 .22. Cfr. Bauernfeind, Apg. 266, il quale ritiene che il «dia-· logo privato» sia «ricostruito»; la ricostruzione sarebbe riuscita «autentica» nel v 19b. Vedi anche Haenchen, Apg. 644-646. 2. 'AypL1t'Jta�/(Marco Giulio) Agrippa (n) era figlio di Agrippa 1, che 12 ,1-25 chia­ ma «Erode» (vedi sopra, nr . 27 n. 8 ). Era quindi fratello di Drusilla, moglie del governatore Felice (vedi sopra, nr. 6o n. 9). Educato a Roma, dal 50 al 100 circa (92/93 ? ) d.C. regnò su un territorio più volte ampliato. Non era sposato. Sua so­ rella Berenice (vedi sotto, n. 8 ), allora vedova, viveva alla corte di Agrippa. Agrip­ pa n, nonostante la sua incondizionata devozione a Roma, cercò di mantenere buo­ ni rapporti anche col giudaismo. Le sue premure per il giudaismo riguardavano co­ se esterne (vedi Schiirer, op. cit. [--+ qui sotto] .592). Nel N.T. è menzionato Agrip­ pa solo in questo contesto : 2.5,13.22 .23 .24.26; 26,1 .2.19 .27.2.8 .32 . Vedi Schiirer, Geschichte des iudischen Volkes 1, .58.5-6oo; Weiser, 'Aypt1t1t�, 1978. ..

Act. 2,51IJ-22.IJ

4 79

anche 2 .5 ,23-2 7 (Paolo davanti ad Agrippa) e 2 6 ,1-3 2 (discor­ so di Paolo) . Ciò considerato, risulta che la comparsa di Pao­ lo davanti ad Agrippa ha la funzione di meglio informare il governatore sull'accusato - il che appare importante -, di mo­ do che a sua volta egli possa informarne l 'imperatore ( 2 .5 ,2 6 s.) . I tre brani di cui s 'è detto, con la menzione dell'appello a Cesare ( 2 5 ,2 1 .25 . 3 2 ) , rimandano oltre se stessi. Il fatto che Paolo ripeta la storia della sua vocazione proprio davanti ad Agrippa' ( 2 6 ,9-1 8 ) , s 'accorda con l'annuncio di 9 , 1 5 .4 Il con­ testo induce a pensare che l' «apologia» di Paolo in veste di te­ stimone del Cristo arrivi già a Roma mediante uno scritto di Festo all'imperatore.' I tre brani 2 5 , 1 3-2 2 .2 3-27 e 2 6 , 1 -32 potranno essere considerati un'unità in quanto in ciascuno di essi il governatore mette in risalto l'innocenza dell'accusato ( 2 5 , 1 8 . 2 5 -3 1 ) .6 «Trascorsi alcuni giorni» / cioè quasi subito dopo l'entra­ ta in carica di Pesto, il re Agrippa (11) e sua sorella Berenice,8 che era rimasta vedova e viveva alla sua corte, fecero una visiIJ.

3· Oltre che nel resoconto del narratore (9,1-19a) la vicenda di Damasco si trova anche in 22,-4-16, dove Paolo stesso la espone davanti al sinedrio. 4· Act. 9,15 (É'YW7tLO'V . . �aa'LÀ.Éwv) corrisponde all'annuncio di Gesù in Le. 2 1 ,1 2 s.; dr. Stiihlin, Apg. 305 . Il nome Agrippa è congiunto con �aO'LÀ.Evç i n 25,1 3 .14. 24.26; 26,2.7 .IJ .I9.26.27.30. In 17,7 �acnÀ.Evç si riferisce all'impera tore ; vedi sopra, nr. 40 n. 38. 5· Vedi 25,26 s.: immediatamente prima del discorso di Paolo. .

6. È questo un parallelo alla dichiarazione di innocenza fatta da Pilato ne l proce s­ di Gesù: Le. 23A·I4 s.22. Sul giudizio espresso dal re dr. Le. 23,15 (giudizio di Erod e Antipa) con Act. 26,3 I (giudizio di Agrippa II). 7. Per l'introduttivo TJIJ.EPW'V SÈ St.ayE'V6IJ.E'VW'V 't't.'VWV dr 27,9 (txavov Si xp6vov Sl.ayev6�vov); inoltre Mc. 1 6,1 . 8 . Su Agrippa vedi sopra, n . 2. BEp'VLXT}/Berenice era la sorella di Agrippa, sposa­ ta in prime nozze con Erode di Calcide, che morì nel 48 d.C . Più tardi (63 d.C.?) sposò il re Polemone di Cilicia, che però abbandonò presto. Visse a Roma dal 75 d.C., amata da Tito. Sui rapporti con suo fratello correvano chiacchiere (Flav. Ios., ant. 20,145 ; fuv., satirae 6,r 56-16o). In Act. Berenice è menzionata in 25 , 13.23; 26 ,30. Sostanzialmente non ha che fare con lo svolgimento dell'azione; con­ tribuisce semplicemente a creare l'immagine dell'alta società e a fornire una cornice significativa; dr Haenchen, Apg. 649 ; Radi, BEpvlx'T). Vedi inoltre Schiirer. Ge­ schichte der iudischen Volkes I, 589-597; Mireau, Bérénice, 1951 . so

.

.

Act. 2j,IJ.I4-Ij.I6-I9

480

ta di cortesia al funzionario romano: si recarono a Cesarea9 e « salutarono»10 Pesto. I 4- I _5 . Durante il soggiorno dei due fratelli a Cesarea, Pesto colse l'occasione per esporre al re il caso di Paolon (v. 1 4a) : il precedente governatore se n'era andato lasciando una persona in carcere (v. 14b) . I sommi sacerdoti e gli anziani dei giudei, a Gerusalemme, avevano richiamato l'attenzione su quest'uo­ mo, chiedendone la condanna12 (v. 1 5 ) .

1 6· 1 9 . Pesto riferisce anche d'aver sostenuto davanti a loro il

punto di vista giuridico romano, che non consente di conse­ gnare un uomo13 prima d'averlo messo a confronto con i suoi accusatori e d'avergli offerto l 'occasione di difendersi14 (v. 1 6) . Così afferma Pesto, anche se di fatto non s'era attenuto a que­ sto principio (vedi vv . 9- 1 I ). Gli accusatori - prosegue Festo - nel confronto con Paolo a Cesarea (v. 1 7) non avevano de­ nunciato nessuno dei crimini che egli aveva ipotizzato1' (v. 9· Si presuppone che Agrippa giungesse da Gerusalemme. Vedi Schiirer, op. cit. I , 59 1 : «Quando visitava Gerusalemme, abitava di solito nell'ex palazzo degli Asmonei. A questo edificio, che era già alto, egli fece aggiungere una torre, ren­ dendolo notevolmente più elevato; in questo modo di là poteva abbracciare con lo sguardo la città e il tempio e osservare - durante le sue ore di ozio - le sacre cerimonie nel tempio . . . ». Cfr. la controversia che ne deriva con i sacerdoti; Flav. Ios., ant. 20,1 89-196. ro. XC1"t''llV"t'T)C1C1'J aCT1tC1CTdJ.l.EVOt.. La traduzione grammaticalmente corretta del participio aoristo («dopo che lo avevano salutato») qui non è possibile. L'aoristo deve descrivere l'azione concomitante o successiva; dr. Zerwick, Biblical Greek, nr. 264 s. Vedi inoltre Blass/Debr. § 3 39,1 ; 41 8,1 ; Wifstrand, Apostelgeschichte 25,23, 1956; Conzelmann . Cfr. la lezione che evita l'aoristo (v. sopra, nota b). I r. "t'eX xa."t'à. -ròv TiavÀ.ov sta per «la causa di Paolo». Su xa-ra con l'accusativo vedi sopra, nr. 59 n. 73 · Cfr. inoltre Blass/Debr. § 224,1 . 1 2 . I giudei chiedevano l a xa.-raotx'T) ( «la condanna») di Paolo. Il termine è ha­ paxlegomenon nel N.T., ma è attestato, ad es., in Filone e Flavio Giuseppe. I J . xapt�Ol-LCI.t., come nel v. I I . Vedi l'integrazione del testo della koinè (E� a1tW. ÀEL«V) sopra, nota c. 14. Su questo principio romano vedi Conzelmann, che rimanda a Digesta nel Cor­ pus Iuris Civilis 48,17,r ; Appian., bell. civ. 3 ,54 § 222 ; Tac., hist. x ,6. Vedi anche l'accurata trattazione in Dupont, Aequitas Romana, 1961, 541-550. I,. Dal v. I9 risulta che Festo aveva pensato a reati «politici» contro lo Stato ro­ mano. .••

1 8 ) . S 'erano limitati a menzionare controversie concernenti la religione giudaica16 e un certo GesÙ17 (v. 1 9 ) . Il romano fa ca­ pire (da come si esprime) che neli' occasione furono menziona­ te la morte di Gesù e la sua risurrezione. 18 Emerge con chiarez­ za l 'intenzione apologetica : non si tratta di «riconoscimento del cristianesimo da parte dello Stato» , bensì di «non luogo a procedere» . 19 2 0-2 1 . Concludendo la relazione il governatore afferma che il dibattimento contro Paolo (vv. 1 7- 1 9) lo aveva lasciato per­ plesso circa l'indagine (su questioni interne al giudaismo) Perciò aveva proposto che Paolo si lasciasse processare per queste cose a Gerusalemme (v. 20) . Con ciò si richiama il v. 9 , senza dire però che in questo modo Pesto intendeva mostrarsi compiacente verso i giudei e che l'accusa implicava anche rea­ ti contro l'imperatore (cfr. v. 8 ) . Pesto aggiunge che tuttavia Paolo si era appellato a Cesare e (in questo modo) aveva scel­ to di restare in prigione sino al verdetto di sua Maestà21 (v. 2 I a) . Cosl egli aveva ordinato che si continuasse a tenere Paolo in prigione, fino a che non si fosse offerta la possibilità di man­ dare il prigioniero all'imperatore22 (v. 2 1h) . .20

16. -i) tor:a ÒEt.O't.oa.t.(..Lovla vuoi dire (in senso obiettivo) «la propria religione». Cfr. F. Staudinger, in EWNT 1, s.v. ÒEt.CTtÒCit.p.ov!a 2 . Vedi anche sopra, nr. 41 n. 63 . 17. Non menzionato in 25,7 s.; vedi tuttavia il tema della risurrezione in 23,6; 24, 15 .2 1 . Il Conzelmann spiega: «Luca presuppone che si pensasse comunque a lui [ a Gesù ] , quando si trattava della risurrezione; ma in situazioni come quella dj 23,6 egli non lo poteva menzionare esplicitamente». Cfr. anche Wikenhauser. 18. v. 19: l;T}"t'i)p.CI"t'CI «circa un certo Gesù morto, di cui Paolo afferma che è vivo». 19. Conzelmann, a vv. 18 s. 20. a1tOpOV(..LEVO� ... "t'TJV 7tEpl "t'OV"t'WV (cfr. il doppio 1tEp! nel v. 19) �i)"t'T)O"t.V ( «in4 dagine», anche come termine tecnico del linguaggio giuridico). a1topÉO(..Lat., «essere nell'incertezza, in imbarazzo», ricorre anche in Le. 244 con 1tEpC. Sull'oggetto in accusativo in Act. 25,20 cfr. Blass/Debr. § 148,2 con n. 4· 2 1 . o l:E[3a.O""t6c;, «sua Maestà», cosl anche in 25,25 . È la traduzione greca de] latino Augustus come designazione dell'imperatore; cfr. Paus. 3,1 1 ,4. In Act. 2 7,1 si menziona la 0"1tELPCI l:E[3CIO""ti), la «coorte imperiale» (traduzione di cohors Au­ gusta). Cfr. H. Dieckmann , Kaisernamen und Kaiserbezeichnung bei Lukas: ZKTh 43 ( 1919) 213-234; Bauer, Wb. , s v. La òr.tiyvw01.� (termine giuridico) di sua Maestà è la cognitio del tribunale imperiale, cioè la sentenza; cfr. Flav. Ios., beli. 2 , 17 ; inoltre vedi sopra, nr. 58 n. 15. 2 2 . &.va-n4L1tw, «mandare su», cioè inviare a d un'istanza superiore o all'istanza

Act. 2J,2o-2I.2J-27

4 82

2 2 . Agrippa reagisce alle infQrmazioni del governatore espri­

mendo il proprio interesse per il prigioniero : «Mi piacerebbe23 sentire di persona quest'uomo» . Festo acconsente a questo de­ siderio. L'incontro è fissato per il giorno seguentez.t {2 5 ,2 32 6 ,3 2 ) . 63 . PAOLO DAVANTI AD AGRIPPA ( 2 5 ,23-27) BIBLIOGRAFIA : W.H.P. Paunce,

Paul be/ore Agrippa: The Biblical World 7 ( 1 896) 86-93 ; Ehrhardt, Acts of the Apostles, 1 969, 1 20 s.; Pliimacher, Lukas, 1 972, 82-85 [ su 25,2 3 -26, 3 2 ] ; Stolle, Zeuge, 1 973, 56 s. Vedi anche la bibl. al nr. 64 . 2'

Til oùv btaupttov t}..D6Vto� -tov 'Ayp�1t1ta. xa.t -ti}� Bepvix11� JlE'tCÌ 1toÀ.Àij� cpa.v'taa-la� xat Eia-eÀDov-twv El� -tò «ixpoa-ti}pt.ov a-Uv 'tE Xt.­ Àt.apxot.� xat tivopcia-tv 'toi:c; xa.'t'è�oxT}v -t'ijc; 1t6À.ewc; xaì. xeÀEua-av-toc; -tov -ria-'tov i1xD11 ò IIa.vÀ.oc;. z.t xa.l. cpl)a-tv ò 'ija--to� 'Ayp�1t1ta. �a.a-t.­ À.Ev xa.t 1taV'tE� ot CTU{l1trt.p6V"t'Ec; TUJ.tV &vopEc;, DEwpEt'tE 'tOU'tOV 1tEpL ou 1!1ta.v -tò 1tÀ.i}Doc; -twv 'Iovoa.!wv ÈvÉ-tux6v IJ.Ot. lv 'tE 'IEpoa-o1uiJ.ot.c; xa.t tvDcioE f3ow'V'tEc; IJ.'Ì) OEtV a.v'tÒV siiv IJ.T)XÉ'tt.. 2' Èyw OÈ Xrt'tEÀa.�OlJ.T)'V J.ll)OÈ'V &;t.ov av'tÒ'V ita:vci'tOV 1tE1tpaxÉvat., rt.V'tOV OÈ 'tOU'tOV E7tl.XrtÀE­ a"a.IJ.É'VOU 'tÒV I:E(3a.cr'tÒV Expr.va. 1tÉIJ.7tEL'V . 26 7tEpt ov &.crcpaÀÉ� 'tt. ypci­ \}Jat. 'tQ xvp!� ovx EXW, ot.ò 1tpoi)yayov aò-tòv Écp'uJ.Lwv xa.t {laÀt.a-"t'a È7CÌ a-ou, �aa"LÀEu 'Ayp�1t1trt., B1twc; 'tij� &.vaxpla-ewc; YEVOJ.LÉV'l'Jt; CTXW 't� ypci�w . 27 aÀ.oyov ycip IJ.Ol. OOXEt 1tÉIJ.1tO'V"t'rt. OÉCTp.LOV p:i) xa.t "t'(Ì(; xa-t'a.u'tov at't!a.c; CTT) IJ.éi.Va.tt. •

2' Il giorno seguente Agrippa e Berenice vennero con grande pompa e, assieme ai tribuni e ai cittadini più ragguardevoli della città, entrarono nella sala delle udienze. Per ordine di Pesto, fu introdotto Paolo. 24 Al­ lora Pesto disse: «Re Agrippa e voi tutti uomini che siete qui presenti con noi ! Vedete qui l'uomo a motivo del quale tutti i giudei, in Geru­ salemme e anche qui, mi hanno assillato gridando• che non deve più

competente; Plut., Marius 17,3 ; Flav. los., bell. 2,571 . Con questo significato il verbo si ritrova nel N.T. soltanto in Le. 23,7 e Act. 27,1 var. In altri passi la pre­ posizione indica «indietro» : Le. 23 ,1 1 .15. 23. È�ovÀ.6IJ,1'}V . axova'cx.t., «vorrei sentire». L'imperfetto nella koinè sostituisce l'ottativo potenziale (�ovÀ.oLIJ.'Jl'V l!v); Blass/Debr. § 359,2. L'ottativo classico di desiderio con &v si ha solo in 26,29. 24. cx.vptov, «domani>>, è vocabolo che Luca preferisce: 8 volte delle 14 in cui ri­ corre nel N.T. (tra esse Act. 4,3 .5 ; 23,20; 25,22). a . Invece di �OWV't'E� C E 'l' koinè hanno È7tt�owV'tE� («gridarono forte a») . Sul­ l'ampliamento del testo «occidentale» dopo tva&.oe (v. 24) vedi Metzger TC 494· .

.

continuare a vivere. 2' Io però ho capito che non ha commesso nulla che meriti la pena di morte. Ma poiché egli si è appellato a sua maestà imperiale, ho deciso di inviarglielo. 26 A suo riguardo però non ho nul­ la di preciso da scrivere al mio signore. Per questo l'ho fatto condurre davanti a voi, e soprattutto davanti a te, o re Agrippa, per sapere,b do­ po l'interrogatorio, che cosa dovrò scrivere.c 27 Mi sembra infatti assur­ do inviare un prigioniero senza indicare di che cosa è accusato>>.

L'unità narrativa 2 5 ,2 3 -2 7 serve direttamente a preparare l'apologia di Paolo di 2 6 , 1-29, dopo la cui «interruzione» il racconto sarà condotto a termine ( 2 6 ,3 o-3 2 ) .1 Nei due brani che fanno da cornice al discorso svolgono una funzione tre per­ sonaggi: Agrippa, Berenice e Pesto; di fronte a loro sta Pao­ lo. La «scena sfarzosa» di 2 5 ,2 3-2 7 è abbozzata liberamente .2 Si tratta di un «quasi-processo»,' che il governatore al v. 26 definisce indagine istruttoria ( à:vcX.xpL> . A Eòoça38 del v. 9 corrisponde, nel v . 1 9 , l'obbedienza del convertito : un tempo Paolo riteneva di dover combatte­ re39 il nome di Gesù. 9.

perseguitò CLÀ.ouc; "tOU �À.oòc; o Là �ò xat �'Ì}v 'V'r}O'�Eiav i]OT} 1tCLpEÀ.'r}À.uDÉvaL 1tctpU'VE� o IlaO· Àoc; IO À.Éywv au�ot:c;· &vOpEc;, DEwpw g��, IJ.E�à vf3pEwc; xat 1tOÀ.À.fic; �1}­ p.iac; oò p,6vov �ou cpop�!ov xat �ou 1tÀ.oiou à:ÀÀ.à. xat �wv �vxwv 1)1-f,Wv p,ÉÀ.À.E�'V �CTECTita.L �Ò'V 1tÀ.OU'V . I I ò oÈ Èxa�ov�apxt}c; �G XV�Ep'Vi)­ -tn xctì �(il va.vxÀ.1}pcp (.lfiÀ.À.ov È7tEiilE�o iì �ot:c; \ntò IlauÀ.ou ÀEyo(J.É­ vow,c;. 1 2 &:vEuDé�ov oÈ �ou À.�IJ.Évoc; Ù1tapxov�oc; 1tpòc; 1tCLPctXELI-tctaictv ol. 1tÀ.EiovEc; ÉDEv"t'o �ovÀ.'Ì}v &:vctxDfivct� ÈxE�DEv, Et 1twc; ouvctLv�o xct­ ·-tctv�i)crctv�Ec; Etc; «oivw,xa. 7tCLPctXELIJ.aaaL À.LIJ,Évct -tfic; Kpi}-tt}c; f3À.Étinischer Zeit, Berlin 1975 . Anche Avx!a/Licia nel N.T. è menzionata solo qui; vedi Schultze, Stiidte un d Landschaften u/ 2, 1926, 188-209 . 30. La nave doveva fare scalo ai porti della provincia d'Asia (v. 2), ed aveva pro­ babilmente come meta il porto di Adrarnittio, da cui proveniva.

Act. 27,6-44

5 10

1tO'V"ttl Xa"tà. ÀL�Cl xat XCl'tCÌ xwpov. 13 'Y1t07t'VEVC1t1V"t'O� OÈ 'VO"tOU o6çav"tEç "ti)ç 7tpoDÉCTEW� XEXptl"t'r)XÉ'Vtlt, &pa'V"tE� à.O"CTOV 1ttlpEÀ.ÉyO'V'tO 't'Ì'}'V Kpi)"M'}V. 14 1J.E't'oò 7tOÀ.Ù oÈ E�aÀ.ev xa:t'aò'tljç livEp.,o� 'tvcpwvtxò� o xaÀ.ov�vo� EÒpaxuÀ.wv · 1' cruvap7taO"DÉv'toç oÈ 'tou 1tÀ.ol.ou xa.t IJ.Ìl ouva(.l.Évou à-v­ 'toq>DaÀ.IJ.E�v "t'ii) à.vÉ� È7tt.OOV"t'Eç Èq>EpOIJ.EDa.. 1 6 'V'r)CTLOV oÉ "t't V7tOOpa­ (J.O'J"tEç xaÀ.ouv.e'Jov Ka.uoa. tcrxucrav.Ev IJ..OÀ.t.c; 7tEpt.xpa'tE�� yevÉcrDa.t 'ti]c; crxaq>1)�, 17 ilv &pet'V'tE� �oi)DEtat.ç EXPW'J"tO U'JtO�WV'JVV'tEç "tÒ 7tÀ.OiO'J, q>O�OVIJ.E'VOl. "tE IJ.TJ EÌ.c; "t-i}'J LUp'tt.'V ÈX7tÉCTWCTLV, xaÀ.aCTCtV'tEç "tÒ CTXEuoç, OV"tW� Éq>ÉpO'J"tO. 18 crcpoopw� oÈ XEt.IJ.ClSO(lÉVWV 'Ì)(J.WV "t'TI !�il� Èx�oÀ.-i]v È7tot.ouv"to 19 xa.t 'tU "tPL'tTI aÒ"tOXEt.PEc; "t'Ìl'J crxeu'Ì)v -rou 7tÀ.ol.­ ov Eppt.4Jav . 20 (.ti)"tE ÒÈ i]À.l.ou (J..i) "tE acr'tpwv È1tt.q>Clt.VO'V"tW'V É1tt '!tÀELO­ vac; TtiJ.Épac;, XEtp.wv6c; 'tE oòx oÀ.l.yov E1tt.XEt.IJ.É'JO\J, À.Ot.1tÒV 7tEpt.npEL"t'O ÈÀ.1tÌc; 1t&cra 'tou cr$�Ecri)at. 'liiJ.tic;. 21 IIoÀ.À.i]c; "tE &.crt.'tl.a.c; Ù7tapxou0"1)c; "t"6"tE cr"t"atl'Etc; 6 Ila.vÀ.oc; É'V (J.Écr� av"t"wv EL7tE'V . €on IJ.É'V, w &vopEc;, 7tEt.itapxi)O"a'J'tcic; p.ot. IJ..'Ìl &.vayEoi)'at. Ct'JtÒ 'ti]c; Kp1)'t'r)� XEpo'ijcraL "t"E -tl}v u�pt.v 't'CtU't1)V xat -rl)v S'r)lJ..t tl'V. 22 xat 'tà. 'JU'J 7tapat.'JW vp.,éic; EUW(.J.EL'J " à-7to�oÀ.l} yà.p �vxilc; OUOE(.ll.a. Écr'tat. É� VIJ.W'V 1tÀ.1}v -tou 1tÀ.ol.ov . 23 7ta.pÉCT't'r) yap (J.OL 'tau.,;n "t'TI vvx'tì "t"ou i}Eou, où el.IJ,t [ Éyw ] ii) xa.t À.a't'pEuw, &yyEÀ.oc; 14 À.Éywv · p.i) cpo­ �ou, IlauÀ.e, Kal.crapl. crE òet; 7tapacr't'Tj'Jat., xat tooù xexapt.cr't'al. O"ot. ò Deò� 1ta'V'tac; "t'OÙ� 1tÀ.ÉOV'ta.c; lJ.E'tà. crov . 2' Òt.Ò EUW(J.EL't'E, &vopec; . 1tt.­ O""t'EUW yà.p .,;� De� o.,;t. ou'twc; Ecr-tat. xai}'8'V 'tp67to'J À.EÀ.aÀ.1)'tal. p.oL. 26 etc; vi]a-o'V oÉ "t'L'Ja OEL il�J.éic; ÈX7tEO"EL'V. 27 cflc; OÈ 'tEC10"apEO"Xat.OEXa't1) 'VÙ� ÈyÉ'VE'tO Ot.rtq>EpO(J.É'VWV i}(J.Wv ÈV 'taO"Et. w� Éx 7tp$p1)c; &.yxupac; IJ.EÀ.À.O'J'tWV Éx­ "t"EL'VEt,V, 31 e!1tEV ò IlauÀ.oc; ,;ii) é.xa'to'J't'apxn xat .,;o�c; o--tpa-tl.w-tat.;· E:àv p.-i) oÙ't'ot. IJ.Elvwcrt.v Èv "t'@ 1tÀ.ol.�, ÙIJ.E�c; crwiH]vaL oò òuvao-De. 32 "t'o­ "tE a1tÉXO�ClV ot CT'tptl'tt.W"t'Clt. 'ttÌ CTXOt.VLa -ti]c; crxaq>T)c; xaÌ Etacra'V aÙ­ "t"'Ì')V ÈX'JtECTEtV. 33 ''Axpt. oÈ où 1JIJ.Épa iliJ.EÀM'V YL'VEcrDat, 7ttlpExaÀ.Et. ò ITavÀ.oc; a7ta.V"t'Clo'i:vtç (Haenchen) . Oggi non è adatto agli ormeggi per mutate condizioni geografiche. Ogilvie, Phoenix, 1958, ha mostrato che nel frattempo il terreno si è alzato di circa 5 metri. Sulla discussione vedi anche Conzelmann. 35· Il genitivo assoluto è formato dal participio dell'aoristo (incoativo) di \J1t01tVÉW, «soffiare leggermente, spirare lievemente») e dal genitivo di \.16't"o�, «vento di sud­ (ovest)» : «Essendosi levata una brezza leggera». 36. 1tp6ì>Ecnç, «proposito, decisione», qui : ciò che ci si era prefissi («scopo») ; ve­ di anche 1 1 ,23 ; 2 Tim. 3 ,10. 37· XEXp«X"tT)XÉW1t. (inf. perf.), «avere (già) raggiunto». Vedi Bauer, Wb. , s.v. 1c. .

.5 1 8

Act. 27,IJ. I4-IJ.r6-I7

giungere a Fenice bastava forse un giorno. Levano le ancore'8 e costeggiano Creta39 (verso ovest) . 1 4- 1 5 . Non passa molto, che si scatena40 dall'isola41 un uraga­ no, detto Euroaquilone42 (v. 1 4) . La nave ne è investita43 e non può più opporsi al vento .44 Si rinuncia4' e ci si lascia trascina· re46 (v. I 5 ) . Poiché la nave non può tenere la prua contro il vento, deve lasciarsi da esso trascinare.47 1 6- 1 7 . La nave passa48 al riparo di un'isoletta di nome Cau­ da.49 Soltanto a fatica è possibile padroneggiare la scialuppa'0 (v. I 6 ) . I marinai la sollevano ; rafforzano lo scafo cingendolo con gomene'1 (v. 1 7a) . Poiché temono di finire nella Sirte,'l 38. Qui l'assoluto a.tpw significa: «levare l'ancora, partire» (come in Tucidide, Fi­ lone e più volte in Flavio Giuseppe). 39· Qui aa'a'OV (comparativo di Q.'YXf., «Vicino» ) sta per il superlativo elativo; ve­ di Zerwick, Biblical Greek, nr. 147. '7ta.paMyolJ.a.t., come nel v. 8; v. sopra, n. 17. 40. É�a.À.E'V è usato in senso intransitivo: «scoppiÒ>> . llvE�oc; 't'vcpwvt.x6c;, «ciclone, uragano» ; cfr. Radermacher, Grammatik 28 s . 4 1 . xa't''a.ù't'Tjc; s i riferisce a «Creta» del v . 1 3 ; dr. Conzelrnann (che segue Haen­ chen): «cioè dal monte Ida (dopo che era stato doppiato Capo Matala)>>. 42. Evpa.xuÀ.wv indica un vento di (est-)nord-est. Il termine è composto da Evp� e aquilo. Cfr. anche Conzelmann; Hemer, Euraquilo and Melita, 1 975, 1q1 s. 43· cruvap'7ta�w, «investire con violenza», ricorre anche in 6,12; 19,29; Le. 8,29. 44· av't'cxpftaÀ.J.lELV 't'i;) avÉ�, alla lettera : «guardare in faccia all'uragano»; vedi anche Breusing, Die Nautik (nr. 65 A) 1 67 s. ,.,. l'7tr.ò!owJ.U., nel senso di ), è ripreso al v. 25 : ot.Ò EV�IJ.E�'tE &vopEc;. Cfr. v. 36. Dopo il v. 20 s'intende dire soprattutto : «riprendere a sperare». 69 . «Non ci sarà alcuna a'JtO�OÀ.Tt (perdita) \fJvxii� È; U(.LW'V (tra le vostre file)».

70.

Il costrutto «tranne che della nave» è brachilogia, pensata come dipendente da

&'Jto�oÀ.i}.

angelo del Dio a cui Paolo «appartiene» e che egli «serve»71 -gli si era presentato72 (v. 2 3 ) e l'aveva esortato a non temere.73 .L 'esortazione era stata motivata con la necessità per Paolo di comparire davanti a Cesare74 (v . 24a) . Paolo quindi supererà anche questo pericolo di mare ; ma non soltanto lui. L'angelo aveva aggiunto : 75 «Dio ti ha fatto dono76 di quelli che viaggia­ no con te» (v. 24b) . Dal modo in cui Luca presenta la salvezza di tutti quelli che si trovano sulla nave (v. 44) risulta che es­ sa ebbe luogo per amor di Paolo. Il motivo della salvezza dal pericolo di naufragio grazie a un intervento divino (lside, Se­ t'apide, i Dioscuri) era molto diffuso nell'ambiente di Act.77 Nel contesto di Act. 2 7-2 8 la salvezza di Paolo indica anche che egli è innocente.78 2 _;-2 6 . Dall'assicurazione dell'angelo Paolo trae le debite con­ seguenze . Anzitutto rinnova l'appello a farsi coraggio79 (v. 2 5 a) . Quindi dice ai compagni che egli crede in Dio (cfr. v. 2 3 : 71. La singolare disposizione dei termini nel v. 23 è tipica di Luca; vedi Haenchen, Apg. 90 s .674 . Ciò vale anche per il xa! dopo il pronome relativo; vedi Haenchen, op. cit. 146 n . 6 : non viene tradotto. 7 2 . '7tetpÉO"'tT} ytip t-tot.. L'intransitivo 1tetpt.a--ttivw -tw! ricorre anche in 9,39, ne] senso del linguaggio giudiziario anche in 27,24. 73 · J.li} cpo�ou non è qui (convenzionalmente) riferito all'apparizione, ma al peri· colo di vita in cui Paolo si trova.

74· Con ÒE� (dr. 19,21 ; 23 ,1 1 ; 25,10) si esprime la necessità predisposta da Dio. L'angelo quindi fa (nuovamente) una promessa e un annuncio profetico. 75 · xat toou sottolinea l'aspetto meraviglioso dell'affermazione che segue ; dr. Le. 1 ,20.31 .36; Act. 10,30. 76. xExapt.a-'taL a-et. ... '7taV'tet� X"t'À.. xaplt;oJ.lat., «fare (grazia) come dimostrazia. ne di benevolenza» nel N.T. ricorre anche (con Dio come soggetto) in Le. 7 ,21 ; Rom. 8 ,32; r Cor. 2,12; Gal. 3,18; Phil. 1 ,29 ; 2,9; Eph. 4,32 . Il perfetto indica il

permanere dell'effetto del dono. L'espressione presuppone la preghiera d'inter­ cessione di Paolo per i compagni di viaggio; Wikenhauser. 77· Cfr. Luc., navig. 9 (riportato in Conzelmann, Apg. 161 ; cfr. Casson, The Isis, 1950 [vedi sopra, nr. 65 A ] ) ; Epict., diss. 2,18,29; F. Pfister, in Pauly/Wissowa, Suppl. IV, 295-297; SOder, Die apokryphen Apostelgeschichten 162-171 .

78. Cfr. sopra, nr. 65 n. 12. 79· L'invito Òt.Ò EÙ�UJ.lE�'tE è seguito solo nel v. 36: EVDUJ,lOt. o� "(EV6IJ,EVOl. 1t6.V'tE� (dopo che Paolo ha «Spezzato il pane»). òt.6, «perciò», anche in 20,31 ricorre pri­ ma di un imperativo; si trova inoltre in 10,29 ; 15,19; 24,26; 25,26 ; 2 6 , 3 ; 27,34 ; Le. 1 ,35; 7,7.

Act. 2],25-26.2]-28

nel suo Dio ! ) : sarà ( accadrà) come gli era stato detto (dal­ l'angelo )So (v. 2 5h) . Quindi Paolo conclude: 81 « Siamo destina­ ti comunque ad arenarci su un'isola» 82 (v. 26) . In questo mo­ do egli non esprime una «ipotesi personale» , ma fa una «pre­ dizione profetica» .83 La nave raggiungerà un'isola. Poiché tra rAfrica e la Sicilia entra in questione solo l'isola di Malta,84 l'annuncio di Paolo va considerato come predizione autonoma, e non semplicemente come conclusione tratta da quanto ha detto l'angelo. =

2 7·2 8 . Era ormai la quattordicesima notte8' che la nave veni­

va trascinata sull'Adriatico86 e i marinai verso mezzanotte han­ no la sensazione87 di trovarsi vicini88 a terra (v. 2 7) . Gettano lo scandaglio89 e constatano una profondità di venti braccia;90 su8o. Per oih� ... xaD'8v 't'p61tov ÀEÀaÀ1}'t'a! IJ.Ot. cfr. x ,x x : oO't'wc; . . . 8v 't'p61tov. oihwc; riferito al realizzarsi di promesse : 3,1 8 ; 7,8 ; 27A4· xait'8v 't'p61tov ricorre anche in 15,1 1 . Paralleli per contenuto sono Le. IA5; 24,2.5 ; Act. 26,22. In questo modo è messa in risalto la corrispondenza tra promessa e compimento; dr. v. 44: xat ou't'wc; ÈyÉvE't'O X't'À. Vedi anche Gen. r ,6.9.I 1 .I.5.20.24: xat ÈyÉVE't'O ov't'wc;. 8 1 . Wikenhauser: «Che la nave si arenerà su di un'isola non fa parte della predi­ zione dell'angelo, ma è un dato desunto da Paolo dal contenuto di tale predizione (v. 22b )>>. 82. Etc; viicrov Éx1tl1t't'W è espressione tecnica del linguaggio nautico : «essere sbat­ tuti su di un'isola»; vedi Eur., Hel. 409 ; Thuc. 2,93,3 e altri. Gr. 27,17 : «nella Sirte». 83 . Haenchen . Ciò risulta tra l'altro dall'uso di SEi: nel v. 26 (cfr. v. 2411, vedi so­ pra, n. 74). 84. Haenchen: Malta è «l'unica che in 400 km di deserto d'acqua si trovi tra la Tunisia e la Sicilia». 85. L'indicazione temporale si ricollega immediatamente al v. 20. Da Cauda a Mal­ ta la distanza è di circa 470 miglia marine in linea d'aria. 86 . b 'AòpCac; è «il Mare Adriatico», di cui faceva parte per gli antichi anche il ma­ re tra Creta e la Sicilia; dr. Bauer, Wb., s.v. ; Conzelmann . 87 . v1tovoÉw, «supporre» ; cfr. 13,2.5 ; 2.5,r 8 . Si ha la sensazione di trovarsi vicino a una costa, perché si sente il fragore d'un frangente (Smith, Voyage and Ship­ wreck r2r). Per vav"tat. vedi sopra, n . 7· 88. Alla lettera: «che una terra si avvicinava ad essi>> . L'uso intransitivo di 1tpo­ O"ayw, «avvicinarsi», non è testimoniato altrove nel N.T. 89. �oÀLCTtX'V"tEc; Evpo'V, «gettarono lo scandaglio e trovarono . . . » (v. 28 a .b ). �olCt;w significa : «gettare il piombo ( � 6Àl.c;)» . 90· A una òpyvl.fi, «braccio», corrispondono 6 piedi, o 1 ,8o m; v. Bauer, Wb., s.v.

Act. 2],27·28.Jo-JI.J2

' 23

bito dopo91 dalla misurazione risulta che la profondità è di sole quindici braccia (v. 2 8 ) . Poiché c'è da temere di urtare contro ,scogli/2 i marinai da poppa93 gettano quattro ancore94 e at­ tendono con ansia che si faccia giorno (v. 2 9 ) . .3 0-3 1 . Ma poi, approfittando delle tenebre, i marinai tentano

di scappare dalla nave. Calano perciò la scialuppa (cfr. vv. r 6 s.) in mare, col pretesto di gettare ancore9' anche da prua96 (v. 3 0) . Allora Paolo si rivolge al centurione e ai soldati, affer­ mando che per salvarsi c'è assoluto bisogno dell'equipaggio97 (v. 3 1 ) . L'intervento di Paolo è un'inserzione lucana.98 3 2 . Con questo versetto si ritorna di nuovo al resoconto prelu­

cano del viaggio marittimo. I soldati tagliano99 le corde100 della scialuppa, impedendo così la fuga dei marinai. La barca è so­ spinta via.101 L'aggiunta lucana del versetto precedente «fa di 91 .

� PClXV SÈ St.ClO""tTtO"ClV"tE�. 8LtCT"t'f11J.t nel N.T. è attestato solo in Luca: Le. 22,59 (in senso temporale); 24,51 (in senso spaziale). 92. XCl"ttÌ. "tP«XELO'VEUç ÉO''t't'V o livitpw1toc; où-roc; 8v ot.a.O"wDÉv'ta. ÉX 'tij; Dalticr­ CT1'}ç i} o!x1} �iiv oòx Eta.O'E'V . ' o (Jlv OÙ'V tl1tO'tL'Vci�a� "tÒ i)np(ov ELc; 'tÒ 1tvp E1ta.i)Ev oÒOÈv xax6v, 6 ot ÒÈ 1tpO 1tPW't(fl 'tii; vi)crov O'VOIJ.Cl'tt. IIo1tÀ.L�, 8c; avaoE;cX.(.J.EVO; i}(.tii� 'tpE'i:; i}(.lipa.c; q>t.À.o­ cpp6vwc; É;ÉvL> e le loro concezioni re­ ligiose.' Dapprima ritengono che Paolo sia un assassino che non può sfuggire alla dea della vendetta (v. 5 ) . Quando vedo­ no che Paolo, contro ogni attesa, resta illeso, ritengono che si tratti di un dio (v. 6 ) . Per Luca trova compimento in Paolo la promessa di Gesù: «Nulla vi potrà danneggiare» (Le. r o , r 9 ; cfr . Mc. r 6 , r 8 ) . Dietro alla seconda scena sta, più che un rac­ conto, una notizia sulla guarigione del malato di dissenteria (v. 8 ) . La notizia sommaria sulle altre guarigioni invece (v . 9) dev'essere libera composizione dell'autore di Act.4 Sorprende che a Malta Paolo non svolga attività di predicatore.' Ciò può dipendere dal fatto che si trova sull'isola come prigioniero. Peraltro il racconto non offre in alcun modo l'immagine di un Paolo prigioniero.6 Cosl nel racconto di Malta si trovano di fronte Paolo uomo di Dio e i Maltesi bisognosi di guarigione e di salvezza. Il lettore comprende quanto resta ancora da fare nel mondo per i pagani. 1 ... 2 . Con xat o�acrwl)É'V'tE� ci si riallaccia alla conclusione del racconto sul naufragio ( 2 7 ,44b) : quando tutti i viaggiatori si 2. Vedi sopra, nr. 65 con nn. 4-6 .

.3· Cfr. invece Haenchen, Apg. 684, che, richiamandosi a Dibdius, Aufsiitze 1 80, scrive: «Il fatto che la vicenda termini 'trionfalmente' con la frase: 'dicevano che era un dio') indica una 'sensibilità pagana, non cristiana' ..., e resta sorprendente». 4· Cfr. Kirchschlager, Fieberheilung 509 n. 2 : «L'informazione generale del v. 9 ha analogie con le notizie sommarie che Luca aggiunge volentieri a narrazioni di miracoli, ad es. in Le. 44o-41 ; 5 ,1 5-r6 . . . ». Tuttavia Kirchschliiger (p. 521 ) arriva a concludere che l'episodio di Paolo (vv. 8-9 ! ) era già presente nella tradizione. ,. Vedi Bauernfeind, Apg. 276. 6 . Cfr. Haenchen, Apg. 684 s.; Conzelmann, a v. 2: «Si dimentica che Paolo è pri· gioniero. La scorta militare scompare completamente».

·' 32

Act. 28�I-2.J.4-J

furono messi in salvo a terra, si venne a sapere7 il nome del­ l'isola : Malta8 (v. 1 ) . Gli abitanti - qui detti �cip�apot.9 - di­ mostrarono ai naufraghi una cortesia non comune10 (v. 2a) : ac­ cesero un fuocon e raccolsero tutti, perché s 'era messo a piove­ re12 e faceva freddo13 (v. 2h) . Mentre il racconto di questi due versetti è fatto usando il «noi», il seguente episodio su Paolo (vv. 3-6) è esposto tutto in terza persona .14 3 · Paolo

raccoglie un fascio di sterpi1' per gettarlo sul fuoco. A causa del calore una vipera16 esce dagli sterpi17 e Io morde at­ taccandosi alla sua mano.18 4-; . Gl'indigeni vedono la serpe pendere dalla mano di Paolo

e si dicono l'un l'altro che quest'uomo dev'essere in ogni caso

7· È1tÉ"fVWIJ.EV 8't't., cfr. 22,29; Le. 7 ,37 . Nel seguito il «noi» indica i cristiani attor­ no a Paolo. 8 . Che si trattasse di un'isola non era ancora stato detto nel racconto (vedi 27,27. 39-43 .44); ma era stato predetto da Paolo : 27,26. Su MEÀ.!"t1)/Malta v. sopra, n. I . 9 · ot �cip�apot. (28,2.4) indica gli abitanti dell'isola in quanto non greci (di lingua straniera, prevalentemente punica ). Per Luca il termine non ha valore discrimi­ natorio. Cfr. H. Balz, �cip�apoc;, in EWNT I, 473-475. Secondo il Balz, Luca si sa­ rebbe espresso cosl «senza dubbio coscientemente, sulla base del cosmopolitismo cristiano: i barbari si distinguono dai greci solo per la lingua» (474). Cfr. anche Rom. 1 ,14: l'incarico apostolico di Paolo è per tutti i popoli, «greci e barbari». 10. La litote ov ('t''Ì)v ) 't'vxovcrav (cpt.À.avitpw1t!av) è frequente nell'ellenismo (Bauer, Wb. , s. v. 't'vyx&.vw 2d) ; vedi anche 1 9 , I I ; I Clem. 14,2 .

1 r . &:rt"tW 1tvpav (cfr. Hdt. 1 ,86; 2 Mach. 10,36) , «accendere un fuoco». wpci �mn mucchio di materiali infiammabili», 28,2.3 ; Le. 22,55 var. ·12. Il participio perfetto dell'intrans. Èq>!CT"t1)1J.f. indica qui l'inizio della pioggia.

è

1 3 . "tb �vxoc;, «il freddo». Zahn, Apg. 845 : «l'inizio del mattino di un freddo giorno d'inverno, circa 3 mesi prima della riapertura della navigazione (v. IO)». Haenchen invece è incerto. Balmer, Romfahrt 426: «Non c'è bisogno di... pensa­ re ad alcun particolare abbassamento della temperatura, tranne quello che avvie­ ne sempre quando si ha una violenta tempesta da nord-est». 14. Il «noi» ricompare ai vv. 7.10, quindi nella «cornice» dell'episodio successivo. 1 5 . q>pvycivwv 't't. 1tÀ.i)-&oc;, «un fascio di sterpi», specialmente per accendere il fuo­ co; cfr. Xenoph., an. 4,3 ,1 1 ; Is. 47,14 LXX .

16. !xtSva, . Il v. I 5 h aggiunge22 che Paolo, alla vista dei cristiani ro­ mani, ringraziò Dio23 e si fece coraggio.24 Nel seguito della nar­ razione i cristiani romani non saranno più menzionati. Forse ciò dipende dall'intenzione di far apparire Paolo come «il bat­ tistrada del cristianesimo» .2' Tuttavia, dicendo che Paolo di fronte a cristiani romani si sentl incoraggiato, il narratore dà una buona testimonianza di questi fratelli di fede. x 6 . La proposizione secondaria introdotta con O"tE OÉ26 (v. x 6

a) riprende il dato del v. r4b. Con essa termina il racconto col «noi». Il v. r 6b parla soltanto di Paolo. Come arrivò a Roma, insieme coi suoi compagni, gli fu concesso27 di abitare per con­ to proprio, sotto la sorveglianza di un soldato.28 Non deve sta­ re in una caserma, ma può prendere in affitto un'ahi tazione29 «per conto suo»30 (cfr. 2 8 ,30) e ricevere visite (cfr. 2 8 , 1 7.23 . 3 o). Così il v . 1 6 introduce alla pericope conclusiva degli Atti degli Apostoli. 22. OVc; si riferisce agli aOEÀcpo! (v. 15a): USO stilistico del relativo, Come nel «lu­ cano» v. 14. 23. Evxapr.cr-rÉw h�, come in 27,35 ; dr. Le. 18,1 1 ; Io. I I ,4I ; Rom. 1 ,8 ; 7,25 e passim. 24. ÀalJ.�avw itapcroc;, come in Flav. Ios., ant. 9,55 ; dr. Act. 23,1 1 : &apCTEt., colle­ gato alla promessa dell'arrivo a Roma. 25. Cosi Conzelmann; dr. Haenchen, Apg. 688 : Luca «vuole far sl che sia Paolo ad annunciare in Roma l'evangelo sinora sconosciuto». 26. o-rE oÉ all'inizio di una proposizione secondaria, come in 8,12 .39 ; 1 1 ,2 ; 12 ,6 ; 2 1 ,5 .35; 27,39; Le. 15 ,30. 27. Su É1tL't'PÉ1tW vedi sopra, nr. 55 n. 1 3 . Il verbo è seguito dal dativo e dall 'infi­ nito anche in 2 1 ,39 ; 26,r (al passivo come in 28,16); 27,3 ; Le. 8,32a; 9,59.61 . 28. Di norma il corpo di guardia era costituito da due soldati; dr. Conzelrnann . A quanto pare Paolo era incatenato al polso della guardia (cfr. 28,20); cosl Bruce. 29. 28,30: Év toL� IJ.LaitwlJ.tX"t'f. («in un'abitazione propria presa a pigione»); v. 23 : Etc; -tl}v �Ev!av («nell'alloggio»); vedi Cadbury, Interest i n Lodging, 1926, 319-322. Al prigioniero era possibile tener dietro ai suoi affari; cfr. Ulpian., di­ gest. 4,6,ro; Conzelmann . ,30. 1-J.ÉVELV xait'hx.v-r6v, «abitare nel proprio alloggio (privato)» (s'intende cioè la custodia libera) . Il testo «occidentale» (vedi sopra, nota e) menziona la 1ttl.PEIJ.�O­ À.1}, con ciò intendendo probabilmente la caserma dei pretoriani, davanti alla Por­ ta Viminalis (Conzelmann).

Act. 28,I]-JI

F. Paolo predica

a

Roma senza impedimenti (28 , 1 7-3 1 )

I fatti narrati nella pericope conclusiva degli Atti degli A­ postoli, costituita da 2 8 , I 7-3 I , si svolgono a Roma, più preci­ samente nell'alloggio privato in cui, secondo 2 8 , I 6 , Paolo po­ té andare ad abitare. Nelle prime due sottosezioni del raccon­ to gli avversari del prigioniero sono giudei di Roma; col v. 3 o cambia la cerchia degli uditori di Paolo. Il racconto abbraccia un periodo di due anni completi (v. 30) ; la prima scena è da­ tata al terzo giorno dopo l'arrivo di Paolo a Roma (v. I ?) . La prima scena ( vv I 7-2 2 ) informa su una riunione dei capi giudei presso Paolo , quasi immediatamente dopo il suo arrivo . Il prigioniero spiega loro perché è stato portato a Roma . I giu­ dei mostrano d'essere interessati alle idee di Paolo. Si viene cosl ad un altro incontro ( vv 23-2 8 ) , in cui Paolo, in veste di missionario, parla del regno di Dio e cerca di guadagnare gli uditori a Gesù. La reazione degli ascoltatori giudei è dispara­ ta. Si allontanano da Paolo, dopo che questi ha pronunciato una parola decisiva, cioè che Is. 6,9 s . ha trovato compimento in loro che il giudaismo resta ostinato e chiuso . Per questo la salvezza passa ai pagani . Il vertice della sezione è costituito dalla ripetizione dell 'enunciazione programmatica del passag­ gio ai gentili, che Paolo aveva già fatto in Asia Minore ( I 3 ,46) e in Grecia (I 8 ,6) . Qui ora essa porta il marchio della scelta definitiva. La breve terza parte di questa pericope (vv. 30-3 1 ) non di­ ce che cosa accadde a Paolo dopo i « due anni interi» . L'an­ nuncio del «regno» e la dottrina su WVOL OÈ 5V"tEc; 7tpÒc; aÀ.À.i)À.ouc; tX7tEÀ.UO'V­ 't0 EÌ7t6'V"t0t; 'tOU ITauÀ.ou pf](.lrJ. EV , O'tf. xa.À.wc; 'tÒ 1t'VEUJ.l.>. 3. Sulle conseguenze che furono tratte dalla conclusione , ritenuta improvvisa, di Act. vedi anche vol. I, r66 s. con nn. 88-91 ; 199 con n. 44· 4· Hamack, Neue Untersuchungen, 191 1 , 68 s. 5· Cfr. però la decisione della Pontificia Commissione Biblica del 1 2.6.1 9 1 3 ; vedi al riguardo vol. I, 246. Si ha l'impressione che la Commissione Biblica si sia ri­ chiamata implicitamente a Harnack. 6. Pfister, Gefangenschaft, 1913. 1� Conzelmann , Apg . r6o.

Th. Zahn8 sostenne che Luca avrebbe progettato un terzo volume;

Act. r , r , che parla di 1tpW"t'O� l6yo�. Ma nel greco ellenistico 1tpw"t'o� va inteso nel senso di 1tp6"t'Epo�.9 Inol­ tre lo Zahn misconosce «l'impostazione sistematica dell'opera nel suo insieme» e la sua «ampia concezione teologica» .10 Neanche O. Egern riusd a dare una spiegazione plausibile della se­ zione conclusiva di Act. Egli sostenne che dopo due anni il processo contro Paolo fu sospeso perché nel frattempo gli accusatori (vale a di­ re i sinedriti) non si erano presentati. Ma nel caso di una remissio evi­ dentemente non c'era bisogno di accusatori. 12 per questo si rifà al proemio di

Dobbiamo dunque partire dal seguente presupposto : la con­ clusione di Act. ( 2 8 , I 7-3 I ) è quella rispondente al progetto o­ riginario (contro Pfister) . Se nella sezione conclusiva degli At­ ti degli Apostoli non si fa menzione della morte di Paolo non se ne può dedurre che essi siano stati composti prima della con­ clusione del processo di Paolo (contro Harnack) . Act. 2 8 , I 73 I non permette neanche di concludere che nel processo con­ tro Paolo l'azione processuale sia stata semplicemente sospe­ sa (contro Eger) . Infine, per spiegare Act. 2 8 , I 7-3 I non è pos­ sibile addurre, con svariate motivazioni, i dati post-neotesta­ mentari su un'ulteriore attività di Paolo (dopo la sua prigio­ nia romana) in Oriente (lettere pastorali)13 o in Occidente (Spagna) ,14 a prescindere totalmente dal fatto che essi non so­ no storicamente attendibili.1' 8.

Zahn, Das dritte Buch, 1917 (vedi sopra, nr. 1B); cfr. Id., Apg. I, I6-18 . vol. I , 263 con nn. 24.2,.. I O . Conzelmann, Apg. r6o. I I . Eger, Rechtsgeschichtliches, 1919, 20-23. Anche Wikenhauser, Apg. 290 con­ ta su questa ipotesi. 12. Vedi Plin., ep. 10,96 4, e il secondo editto di Cirene (vedi Conzelmann, Apg. 167) . Cfr. anche Haenchen, Apg. 692 s., n. 2. 13. Se si considerano le lettere pastorali come testimonianze paoline autentiche, ne risulta che l'Apostolo (dopo un esito favorevole del processo) operò di nuovo in Oriente (Efeso, Creta) ; ma vedi a questo riguardo la critica di N. Brox, Die Pa­ storalbriefe (RNT 7/2 ), Regensburg 1969, 28-3 1 . 14. Un viaggio di Paolo in !spagna (secondo il progetto di Rom. 15,24.28 ) è men­ zionato da I Clem. 5,7 e dal Canone di Muratori, righe 38 s. Vedi Bauer, Wb., s.v. l:1tav!a. (bibl.); J. Schmid, Paulus I, in LThK VIII, 216-218; Brox, op. cit. 29 s.; Pesch, Simon-Petrus 126 s. 1.5. L'informazione di Eusebio (hist. eccl. 2,22,2) su due prigionie romane di Pao­ lo, la seconda delle quali finita col martirio, si basa chiaramente - secondo Brox,

9 · Vedi

Act. 28,I]-JI

Per la concezione di Luca, il soggiorno di due anni del pri­ gioniero Paolo a Roma precede immediatamente la sua mor­ te.16 Ma proprio per questo viene da chiedersi come Luca pos­ sa essersi immaginato l'esito sfavorevole del processo. Non si tratta di un interrogativo teorico, perché un processo davanti al tribunale imperiale, che fosse terminato con la morte, avreb­ be potuto invalidare, o addirittura ridurre a11 ' assurdo, tutta quanta l' «apologetica politica» del libro, col suo triplice giu­ dizio sull'innocenza di Paolo (23 ,2 9 ; 2 5 ,2 5 ; 26,3 1 ) . I n risposta a questa domanda Luca offre ai suoi lettori al­ cune indicazioni. Egli richiama l'attenzione sull'analogia col destino di Gesù e su analoghe esperienze fatte da Paolo con un governatore romano. Su Gesù il procuratore romano aveva espresso pubblicamente il proprio giudizio per tre volte, affer­ mando che egli era innocente (Le. 2 3 ,4 . r 4 . 2 2 ) ; eppure lo ave­ va consegnato perché fosse crocifisso ( 2 2 ,23-2 5 ) . Allo stesso modo s'era comportato Porcio Festo contro la propria convin· zione «obiettiva» , non lasciando libero Paolo: Act. 2 5 ,2 5-2 7 ; 2 6 ,3 I s .17 Cosl il lettore di Act. 2 8 può pensare che all'esecu­ zione capitale di Paolo si sia giunti per l'umana debolezza del tribunale imperiale o verosimilmente anche per il furore del­ l'aborrito imperatore Nerone.18 Il fatto che Luca non abbia inserito nel suo racconto il mar-· tirio di Paolo dipende dallo scopo della sua opera . Non per­ questo si può affermare: «Che non l'abbia raccontato . . . , è pro-­ priamente cosa ovvia . Egli non riteneva che fosse suo compi­ to ravvivare la devozione religiosa verso i martiri» .19 Occorre· op. cit. 31 - «su una conclusione necessaria tratta dall'ipotesi dell'autenticità delle·

lettere [pastorali ] , nonché su una corrispondente interpretazione di 2 Tim. 4,16», perciò «non è una conferma indipendente» (cfr. hist. eccl. 2,22,2-8). 1 6 . Invece Eus., hist. eccl. 2,22,7 (dr. sopra, n. 1 5 ) arriva a concludere che Paolo­ non ha subito il martirio durante il soggiorno romano di cui parla Luca. 1 7 . Act. 25,9 menziona il motivo di Festo : voleva mostrarsi compiacente con i Giudei ; cfr. Pilato nella storia della passione di Gesù (Le. 23 ,24 s.). 1 8 . La più antica tradizione sul martirio (decapitazione) di Paolo sotto Nerone al-­ l'inizio degli anni sessanta ( 63 d.C.?) si riflette anche in altri passi: 2 Tim. 4,6-8 ; I Clem. 5 ,4-7 ; act. Pl. (Acta Apostolorum apocrypha, ed Lipsius/Bonnet I, 104I I 7 ; NADO II, 2.65-268) . Cfr. Schneemelcher, in NADO II, 238. .

19. Haenchen, Apg. 700. Egli aggiunge : «L'unico martire di cui parla ampiamen-

Act. 281I]·JI.I7

rifarsi alla tematica degli Atti (cfr. Act. 1 ,8), che intendono mostrare il corso vittorioso della testimonianza a Cristo e del­ la parola di Dio.20 In questo senso Luca ci presenta il grande missionario Paolo che ora, a Roma, porta a compimento la sua oQpera grandiosa. Nella pericope conclusiva di 2 8 ,2 3-3 r sta in primo piano assoluto il messaggio cristiano, non la persona di Paolo.21 I 7 . Appena

tre giorni22 dopo l'arrivo a Roma, Paolo convo­ .ca23 - il testo sembra quasi essersi dimenticato che è prigionie­ ro (v. 2ob) - «i primi»24 dei giudei romani (v. 1 7a) . L'autorità te è Stefano, il primo martire della chiesa cristiana. Luca non poté ignorarlo, e gli fu facile, perché Stefano era stato una vittima degli empi Sadducei». Conzelmann , Heiden-]uden-Christen, 1981, 235 n. 92 collega il silenzio degli Atti sulla morte di Paolo con la loro apologetica politica. Similmente già ]. Speigl, Der romische .Staat und die Christen, Amsterdam 1 970, 12. Secondo Roloff, Apg. 289 il moti­ vo del silenzio di Act. sul martirio di Paolo sta nella «situazione interna della ce> munità romana» ; dr. ibid. 372 il rinvio a I Clem. 5,2 : Pietro e Paolo furono per­ -seguitati «per gelosia e invidia» . 20 . Vedi ad es. G. Bornkamm , Paulus 1 1 8 : la fine del libro di Act. diventa Éw, 44 IT6px1.oc;, 467 1tOPVELa, 228, 241 , 25 2 IIO'tLOÀ.Ot, 538 s . 1tpa!.-tWpt.ov, 451 1tpéiçLç, 3 57 1tpECT�V"tÉptOV, 425 1tpECT�U'tEpOt., 126, 2 14, 218, 234, 388 IlpLO'XLÀÀ.a, 328 1tpoayw, r3o, 135 1tpOÉPXOl-LCXt., 380 ..

Indice dei termini greci �p0�EO'Lç, II8, 517 1Cpottvp.!a., 299 -n:p6voLa, 457 1tP07tÉIJ.1tlù, 234, 395 1tp01tE'ti}ç, 367 ";'fX 1tpoç, 535 1tp6ç 't'L'Va, 107, 140 1tpo(niyw, 285, 522 1CpOa'OÉop.aL, 316 1CpoaOÉXOIJ.t%L, 448 1tpoa-ooxaw, 94, 524, 533 �poaoox!a, r 37 1tpOO"Ealù, .5 I 5 1tpoaÉpXO(laL, 380, 455 1CpO a'EVX�, IJ0, 1 35, 282, 3 35 1CPOO'EVXOIJ.aL, 35, 88, 135 1tpoatxw, 283, 391 1tpO � ÀV'tOç, 8j , I85 1tpoaxaÀÉop.aL, 150 1tpoaxap'tEpÉw, 87 1tp0a'XÀT]pOOJ.l.a.L, 296 1tpOO'XU'VÉlù, 95, 460 1tpoaÀ.aÀ.Éw, 186 1tpoa-À.aJ.l.�avoiJ.a.L, 296, 344, 524 1tpOUJ.l.É'Vlù, I 1 8 , 186 1tpoa-1tt1t'tw, 287 TCpoa'taaaw , 105 �poa't'Ltt'T}p.t., 1 19, 134 �poacpa'twç, 328 1tpoacpop6:, 461 1tpOO'q>lù'VÉlù, 42 3 1tpÒ 7tpOO'W1t OU, 175 �pO't EL'VW, 43 2 1tpO't pÉ1toJ.l.at., 345 1tp6cpa(nç, 523 TCpOcpi)'tEVW, 124, 349, 401 , 553 1CpO�'t'T}ç, I24, I47, 553 1tPOXEt.p!l;op.aL, 495 1tpuiJ.va, 523 1tp0pa, 523 1tPW't'OL, I 92, 296, 473, 548 1tPW'tO'V, 497 1tpW't'O�, 282 , 534 1tplù't'OO''tcl't1'}ç, 458 Il't'OÀ.Ep.a.tc;, 400 1tVn-wv, 284 1tUÀT), IJ6 7tvÀwv, 138 �vttavoJ.1at., 9o, 96, 4t6 1t\Jpcl, 5J 2

1tVPE't6c;, 534 1t�, 259 fxtf3oi�w, 286 ��oovxoç, 285 �oLoupyT]p.a, 160, 333 �oLovpy!a, x6o 'Pr}''(LO'V, 53 8 p�p.a., 76, 98, 99, 104, 553 ��'t'Wp, 456 �L1t't W, pr:7t't'ÉW, 43I , 5I9, 523 'Pwp.ai:oc;, 289 , 433 'Pw1J.1l, 328, 362 aci�f3a'tov, 329, 376 l:aÀa.�J,!c;, I 54 aa.ÀEVW, 299 l:aÀ.p.wvT], .5 I I , 51' l:a.p.o�p �x1'}, 282 l:&.p.oc;, 382 ua.v!c;, 528 l:aovÀ, 3 2 , 53, I73 l:apwv, 6o, 65 l:avÀ.oc;, 32 , 53 crÉ�txOl-la, 3 I4 l:E�(la''t'Oc;, 48 I , 507 CTEf3op,E'VOL ( 't'Ò'V �EO'V), 8,, 18, l:EXOV'VOOc;, 371 l:EÀEVXEt.a., I54, I5 6 l:ÉpyLoc; IlauÀoc;, 158 O"T}JJ,a.!vw, 1 2 1 , I24, 485 crr.y&.w, 238, 423