Il marxismo e la città

Citation preview

HENRI LEFEBVRE IL MARXISMO .... E LA CITTA Prefazione di Francesco Biagi

PGRECO I filorosso

HENRI LEFEBVRE

IL MARXIS~O ELA CITTA Prefazione di Francesco Biagi

PGRECO I filorosso

Titolo orif,>inale dcli' opera: La jm1sée marxiste d la uille Traduzione di: :Mario Spinella Prima Edizione: Éditiom Castcrman, Paris et Tonrnai, Elì2. Prima Edizione Italiana: Gabriele J\fazzotta editore, J\Iilano, Elì'.1.

Cq 2022 - PGRECO EDIZIONI Via Gabbro 4-20100 Milano Per informazioni E-mail: infil@l}:diziclnipgn:ccl.it w,vw edizic mipgrecc >.it Coliana: filorosso, n. l.'i ISBN: 9ì88868024680 L'editore ha effettuato, senza successo, tutte le ricerche m:ccssaric ,J fine di identificare gli a\Tnti titolo rispetto ai diritti dell'opera. Pertanto resta disponibile ad assokcrc le proprie oh bligazioni.

INDICE

Prefazione di Francesco Biagi

pag.

Introduzione di Ma1·io Spinella

»

7

Avvertenza

»

16

I La situazione della classe lavoratrice in Inghilterra

»

17

II La città e la divisione del lavoro

»

34

III La critica dell'economia politica

»

75

IV Il capi tale e la proprietà del suolo

»

112

Conclusioni generali

»

150

Prefazione di Francesco Biagi

1. Henri Lefebvre (Hagetmau 1901 - Navarrenx 1991) è smto un filosofo e sociologo dell'urbano che ha attraversato intensrunen te l'intero "secolo breve": compie sedici anni allo scoppio della Rivoluzione russa e muore, all'etl di novant'anni, due anni dopo la cadum del Muro di Berlino e qualche mese prima dell'implosione dell'Unione Sovietica. La sua lunga vita ha coperto quasi tutto l'arco del Novecento e non è un caso che egli ne abbia attraversato i momenti e le questioni più decisive. Lefebvre - con gli studi urbani -inaugura un nuovo tipo di filosofia, sulle orme di Marx ed Engels, capace di dispiegarsi simultaneamente sul piano teorico e sul piano pratico. E possibile individuare la cifra fondrunen tale della sua filosofia nell'interpremzione dei due filosofi tedeschi, che si caratterizza per l'incessante appello a unire la "teoria" filosofica alla "prassi" politica. Tale prospettiva è innanzitutto quella che permette all'autore di comprendere le trasformazioni della società fordista, dalla questione spaziale passando per la vita quotidiana fino a una teoria generale della politica dello spazio capace di abbracciare l'intera analisi della modernitl capitalism. L'autore concepisce la "critica filosofica" come uno strumento di trasformazione del presente. Non è errato, infatti, pensare che il passaggio agli studi afferenti alla sfera delle scienze sociali (compiuto fin dagli anni Quaranm e iniziato con gli studi di sociologia rurale) 1 sia il frutto di una scelta "politica" di cui la filosofia necessitava: di fronte alle problematiche poste dalla societl novecentesca e dai sistemi a capitalismo avan1 Si veda F. Biagi, Il contributo di Henri Lefebvre agli studi di sociologia rum/e, in "Sociologia Urbana e Rurale", a. XLII, n. 121, 2020, pp. 11-31.

II

F. BIAGI

zato, Lefebvre ha ritenuto necessario imboccare una direzione inedita anche rispetto al suo lavoro precedente. Egli ha sempre creduto che la filosofia di Marx ed Engels fosse una critica della vita quotidiana2 • Sottoporre a critica il capitalismo significa, quindi, mettere a fuoco la dimensione del quotidiano prodotto da tale progetto di modernità: la città e lo spazio urbano diventano il "laboratorio sociale" privilegiato per osservare le evoluzioni del capitalismo fordista e dare nuovo slancio alla tradizione marxista. Se, da un lato, contro l'idea althusseriana di fondare una "scienza teorica" marxista, l'autore ha contribuito a rivitalizzare gli strumenti di ricerca propri della critica marxiana, dall'altro, la vastità dei suoi interessi non ha permesso un giusto riconoscimento del suo originale con tributo. Inoltre, l'aspro conflitto con il Partito Comunista Francese confina Lefebvre ai margini: nel 1958 viene espulso perché non intende piegare le proprie posizioni ai dettami della normalizzazione staliniana. Tale esclusione avviene nonostante egli avesse partecipato alla lotta partigiana antifascista francese e fosse stato uno dei primi autori a tradurre - negli anni Trenta - alcune opere di Hegel, Marx e Lenin al fine di contribuire a una solida formazione politica dei militanti del partito, la quale aveva compreso -negli anni successivi alla fine del secondo conflitto mondiale - anche un progrrunma radiofonico, a Tolosa, dove nel tempo libero Lefebvre svolgeva l'attività di divulgatore dei fondrunenti del pensiero marxiano. Inoltre, è utile ricordare come Lefebvre sia stato un bersaglio dell'estrema destra: il volume dal titolo Il materialismo dialettico (1940) è stato bruciato nelle piazze francesi dai nazisti 3 • Ricapitolando, Lefebvre è un giovane "provinciale" dei Pirenei francesi, arriva a Parigi per

2

HII marxismo nel suo insieme è dunque~ effettivamente~ una conoscenza critica della vita quotidiana". (H. Lefebvre, Critica della vita quotidiana, Vol. I, Dedalo, Bari 1977, pp. 170-171). ' Si veda H. Lefebvre, Il tempo degli equivoci, Pgreco, Milano 2015; Id., La somme et le reste, Anthropos, Parigi 2009. Le antologie delle traduzioni a cui faccio riferimento sono state redatte in coppia con l'amico Norbert Guterman: H. Lefebvre, N. Guterman, Jntroduction aux morceaux choisis de Kart Mmx, Gallimard, Parigi 1934; Id., Morceaux choisis de Hegel, Gallimard, Parigi 1938; Id., Cahiers de Lénine sur la dialectique de Hegel, Gallimard, Parigi 1938. Ricostruisco con maggiore precisione le vicende biografiche di Lefebvre solo qui accennate nel primo capitolo di: F. Biagi, Henri Leftbvre. Una teoria critica dello spazio, Jaca Book, Milano 2019.

PREFAZIONE

III

studiare filosofia all'università, incontra le avanguardie artistiche e letterarie, rimane affascinato dal surrealismo di André Breton, mentre i tempi bui delle dittature che pian piano si diffondono in Europa lo portano alla militanza politica nel Partito comunista e nelle formazioni partigiane. Il giovane Lefebvre alimenta i suoi ideali nel rapporto tra "teoria" e "prassi", con un forte spirito libertario che continuerà sempre ad accompagnarlo nella sua proposta politica comunista e nel suo impegno accademico di intellettuale critico. Le vicende biografiche dell'autore impregnano profondamente i suoi studi: l'obiettivo di rinnovare il marxismo - imprigionato ideologicamente dalla postura ortodossa e inquisitrice - per portarlo nella inedita questione urbana e nella nuova vita quotidiana del secondo dopoguerra, incontra anche una motivazione personale cresciuta nel clima socio-politico d'oltralpe poco fa raccontato. Scrive Lefebvre in questo volume: "Il pensiero dei fondatori del marxismo è stato filtrato, scremato, pastorizzato; si è eliminato qualsiasi germe di imprevisto, con il peggio si è tolto anche il meglio; si è proceduto come l'industria del latte fa con il latte naturale, conservando unicamente prodotti sterili, igienici, accuratamente omogeneizzati, facilmente assimilabili, senza sapore e senza vigore"4. La carriera universitaria per Lefebvre inizia molto tardi: solo nel 1961 verrà chiamato presso la cattedra di Sociologia, prima all'Università di Strasburgo, fino al 1965, e, successivamente, fino al 1968 all'Università di Parigi-Nanterre, per poi concludere la sua carriera all' Institut d'Urbanisme di Parigi. Remi Hess e Gabriele Weigand con stupore ammettono il fatto che "raramente un professore dell'università ha avuto altrettanta influenza sugli studenti" 5 • La rivolta del Maggio francese nel 1968 porta Lefebvre a un ruolo attivo nel movimento: gli studenti infatti assegnano all'autore il ruolo di intellettuale "critico" di riferimento, capace di fornire una solida analisi socio-politica per l'organizzazione delle mobilitazioni e la giustificazione della rivolta 6.

4

Infra. p. 34. R Hess, G. Weigand, Henri ufebvre et son 1E11vre, 2006, http://www.urbain-trop-urbain.fr/ wp-content/ uploads/2012/02/H.-Le febvre.p d f. 6 Cfr. H. Lefebvre, Il tempo degli equivoci, cit., pp. 87-98; A. Merrifield, Metrvmarxism A Marxist Tale of the Ci!f, Routledge, New York-Londra 2002, pp. 86-87. 5

N

F. BIAGI

Una lettura fondamentale per i sessantottini d'oltralpe è stata il volume La proclamation de la Commune che interpreta gli eventi della Comune del 1871 non solo in chiave storico-politica, ma anche dal punto di vista urbano e spaziale. Tale opera, in reciproca connessione con Il diritto alla città, ispira fortemente il dibattito politico intorno all'anno 196 5 e, in particolar modo, indirizza le pratiche del movimento studentesco. Dichiara infatti Lefebvre: "Alcuni studenti di Nanterre vengono a dirmi: 'è il tuo libro sulla Comune che ci ha dato questa idea ... '. In effetti, in questo libro, ho tentato di stabilire che gli operai parigini, cacciati dal centro città da Haussmann, avevano voluto riRrendersi lo spazio da cui erano stati cacciati, il loro spazio". Nella lunga intervista dal titolo Il tempo degli equivoci, l'autore rievoca il Sessantotto mettendo in relazione gli eventi di Parigi con i fatti di Praga. Lefebvre individua i due eventi come quelli maggiormente esemplari per comprendere la "contestazione" nella dimensione europea: a Parigi si contesta il "capitalismo di Stato" men tre a Praga il "socialismo di Stato" 8 • Nel Sessantotto, Lefebvre intravede il tentativo di praticare la "critica" della modernità promossa e discussa nei corsi universitari. A tale proposito, tra il 1965 e il 1968 Lefebvre insegna "sociologia urbana" a Nanterre, uno degli epicentri del Maggio francese. Inoltre, fin dal 1961 a Strasburgo, aveva organizzato i seminari di critica della vita quotidiana a cui erano invitati permanenti Guy Debord e il gruppo situazionista, inoltre, Jean Baudrillard era suo assistente e Daniel Cohn-Bendit, tra i più celebri leader dei movimenti studenteschi, uno dei suoi più brillanti studenti. 2. Nel contributo sviluppato in occasione del centenario della morte del filosofo di Treviri, Lefebvre rivela chiaramente la propria posizione rispetto all'opera marxiana: "al fine di comprendere il mondo moderno, è necessario non solo rifarsi ai concetti essenziali di Marx, ma anche elaborarne di nuovi: la quotidianità, l'urbano, lo spazio-tempo sociale, la

7 H. Lefebvre, I/tempo degli equivoci, cit., p. 96. ' Ivi, p. 87.

PREFAZIONE

V

tendenza verso un nuovo mondo di produzione statuale" 9 • Sottoporre a critica la società significa, come accennato precedentemente, mettere a fuoco la dimensione del quotidiano prodotto dalla modernità capi tali sta: la città e lo spazio urbano diventano il "laboratorio sociale" privilegiato per osservare le evoluzioni del capitalismo fordista e dare nuovo slancio alla tradizione marxista. , Il marxismo e la città viene dato alle stampe nel 1972 per le Editions Casterman e contemporaneamente, in quell'anno, esce anche Spazio epolitica, ovvero il secondo volume che completa le riflessioni contenute ne Il diritto alla città. L'opera Le droit à la ville (1968) è preceduto, nel 1965, dal volume sulla Comune di Parigi (La proclamation de la Commune); in seguito, nel 1970, viene pubblicato La rivoluzione urbana, nel 1973 esce il volume Dal rurale all'urbano e, infine -nel 197 4 - è dato alle stampe La produzione dello spazio. Dunque, a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, Lefebvre incrementa i suoi studi sulla questione urbana e il testo che qui presentiamo si colloca in un decennio molto fecondo, che raggiunge il suo apice con i due ampi e impegnativi volumi sulla Produzione dello spazjo. Tale costellazione di pubblicazioni lefebvriane ci restituisce il quadro entro cui l'autore pone la riflessione sul marxismo e sulla critica alla modernità capitalista. Questa nuova edizione italiana rende nuovamente disponibile la prima edizione, ormai introvabile, tradotta da Mario Spinella e edita da Gabriele Mazzo tta nel 197 3, e si differenzia dalle nuove edizioni inglese e francese per la mancanza di un capitolo, il quarto, dal titolo Engels e l'utopia, che è invece presente nel volume Spazjo epolitica: il diritto alla città II, da qualche anno ristampato dall'editore Ombre Corte (2018). Tale assenza si giustifica, poiché la prima edizione francese del 1972 ha escluso la seguente parte per ragioni di lunghezza ed è stata poi accorpata dall'autore in Spazio e politica. Diversamente ha agito, da un lato, l'editore francese Casterman, decidendo di inserirlo nelle edizioni successive (nonostante la duplice copia del capitolo in Espace et politique) e, dall'altro lato, l'editore 9

Si veda H. Lefebvre, Toward a Leftist Cuttumt Potitics. Remarks Occasioned by the Centeo[ Mar:x's Death, in C. Nelson, L. Grossberg (a cura di), Mar:xism and the Jnterpretation of Culture, University of Illinois Press, Ubana-Chicago 1988, p. 77. nary

VI

F. BIAGI

statunitense University of Minnesota Press che, nel 2016, ha tradotto per la prima volta il libro, colmando questa lacuna nell'universo anglofono (tuttavia manca ancora un'edizione inglese di Spazio epolitica). Originariamente questo capitolo "fantasma" è stato pubblicato nel 1971 sotto forma di articolo per la rivista "Espaces et Sociétés", fondata e diretta dal medesimo Lefebvre e Anatole Kopp, ed è qui che l'autore, in nota, indica il progetto di pubblicarlo come capitolo per La pensée marxiste et la ville che non avverrà nella prima edizione, ma solo nelle successive 10 . 3. Lefebvre sostiene che "la 'marxologia' non presenta alcun interesse. In suo nome si finisce per imbalsamare ed impagliare due 'pensatori' che rimangono attuali, nel senso che senza di loro è impossibile comprendere la realtl attuale e che è necessario partire da loro se si vuol comprendere quanto è avvenuto nell'ultimo secolo" 11; e chi scrive vuole aggiungere ed evidenziare che senza Engels, Marx e (lo stesso) Lefebvre non potremmo comprendere neanche il XXI secolo che stiamo vivendo. Il marxismo e la città è un'opera che si propone di fare una ricognizione di tutte le riflessioni di Engels e Marx sulla città e sulla questione urbana: l'autore raccoglie e commenta i testi sparsi e i frammenti sull'urbano, che i due autori tedeschi hanno disseminato nelle loro opere. E una vera e propria "rilettura tematica", come dichiarato da Lefebvre stesso nell'Avvertenza pubblicata come incipit al testo. Tuttavia, il punto di vista tematico del volume non impedisce all'autore di prendere parola, più in generale, anche sullo stato di salute del marxismo. Gli studi urbani in Lefebvre rinnovano il pensiero marxista, lo mettono in discussione e lo rilanciano, senza mai cedere all'abbandono o al superamento del marxismo, com'è accaduto molto spesso dagli anni Ottanta del secolo scorso (fino a dichiararlo morto!). Lefebvre è un ineccepibile critico della scolastica marxista, tanto quanto è uno strenuo difensore di Engels e Marx di fronte alle strumentalizzazioni del

10

Si veda H. Lefebvre, Engelsetl'utopie, in "Espaces et sociétés", n. 4, 1971, pp. 3-12. Ricostruisco le vicende storico-culturali della rivista in F. Biagi, Henri Leftbvre. Una teoria critica dello spazio, cit., pp. 72-7 4. 11 Infra, p. 151.

PREFAZIONE

VII

loro pensiero e lascito. Qui, proverò brevemente a sviluppare alcune direttrici che aiutino il lettore a comprendere che cosa, al giorno d'oggi, possono comunicarci ancora i testi di Marx ed Engels riguardo le più urgenti problematiche urbane che abbiamo di fronte. Riassumendo, Lefebvre è il nostro Caronte che ci guida nel profondo dei testi dei due autori tedeschi. Innanzitutto, questo volume è un utile strumento per capire le origini teoriche delle linee di ricerca assunte da Lefebvre. Detto altrimenti con un'altra metafora: il testimone della riflessione sul mondo rurale e sul mondo urbano passa dalle quattro mani di Marx ed Engels a quelle di Lefebvre, il quale dimostra come i due pensatori abbiano riflettuto ante litteram sui problemi urbani che ora sono al centro delle sue preoccupazioni. Che cosa fa Lefebvre se non proseguire le riflessioni di Engels sulla Manchester industriale e operaia, città per eccellenza del nascente capitalismo ottocentesco? Manchester non è forse la madre della moderna metropoli capitalistica? In secondo luogo, Il marxismo e la città è un volume che dà consistenza teorica alla sociologia urbana e agli studi urbani che Lefebvre ha iniziato a promuovere e ha contribuito a far nascere nelle aule universitarie francesi, durante la ricostruzione della Francia nel secondo dopoguerra 12 • Lefebvre lavora costantemente per legittimare il punto di vista marxista nell'approccio agli studi sulla nuova problematica urbana che investe la relazione tra città e campagna nel quadro dell'organizzazione fordista della produzione e riproduzione sociale. Inoltre, è necessario precisare che l'autore non si fa promotore di una nuova disciplina contribuendo alla iper-specializzazione degli studi accademici, ma - al contrario - intravvede nella sociologia (urbana) un mezzo per ricongiungere diversi punti di vista e ricostruirne uno autenticamente transdisciplinare. Il primo capitolo è un commento a quell'opera che da molti studiosi è ritenuta come il primo vero e proprio volume di sociologia urbana, ovvero La situazione della classe operaia in Inghilterra di Engels. Lefebvre, infatti, rinobilita la figura dell'autore tedesco, spesso considerato il "secondo violino", accanto a Marx, e ci svela come già prima del 1845 - anno di pubblicazione de La situazione della classe operaia in Inghilterra 12

F. Biagi, Hmri Lefabvre. Una teoria critica detto spazio, cit., pp. 64-73.

VIII

F. BIAGI

e anno in cui conosce e diventa amico di Marx prima a Parigi poi a Bruxelles - egli si fosse misurato con la questione sociale dell'inurbamento di massa derivato dalla rivoluzione industriale. Da Engels, Lefebvre apprende come l'urbano e la rivoluzione urbana siano costantemente ambivalenti e vivano intrinsecamente di una specifica dialettica: da un lato vi sono i tratti nefasti di una simile organizzazione di vita, dall'altra le opportunità emancipatrici in essa contenute, a patto di "rovesciare il tavolo" imbandito secondo il volere della borghesia industriale. La grande città industriale è un luogo in cui convivono "splendore e bruttezza" 13 • Da un lato, ad esempio, i londinesi "hanno dovuto sacrificare la parte migliore della loro umanità per compiere tutti quei miracoli di civiltà di cui la loro città è pienam 4 e "la guerra sociale, la guerra di tutti contro tutti è dichiarata qui apertamentem 5 nel sistema di libero mercato, dove vige un vero e proprio "assassinio sociale" 16 per le condizioni di marginalità in cui vivono gli operai stipati nelle periferie; dall'altro, Engels - secondo Lefebvre - scorge dei barlumi di emancipazione con la speranza di migliorare le condizioni sociali dei lavoratori e di dare una svolta radicale all'era urbana appena cominciata17 . Ricorda Lefebvre che Engels parla di "ipocrita urbanistica" 18, poiché Manchester "più di ogni altra città [... ] è stata affidata al casom 9; "soltanto l'industria consente ai proprietari di queste stalle di darle come abitazioni a esseri umani, facendo loro pagare affitti elevati"20 , pertanto, gli appelli liberali contro la miseria e i vizi della classe operaia non hanno alcun valore se non si affronta seriamente il rapporto che intercorre fra la nascente organizzazione del lavoro e le sue ricadute urbane. Le istanze repressive, al pari delle invocazioni caritatevoli verso l'indigenza e la marginalità sociale che infestano le città inglesi dell'Ottocento, non hanno alcuna logica pratica, razionale e sociologica, se manca la vo" In.fra, p. 21. 14 F. Engels, La situazione delta classe operaia in Inghilterra, PGreco, Milano 2021, p. 5 7. 15 In.fra, p. 52. 16 Ivi, p. 53. 17 18 19

Cfr. ivi, p. 146. Ivi, p. 75.

Ibidem. '" I vi, p. 81.

PREFAZIONE

IX

lontà di affrontare nella sua interezza il nuovo ordine imposto dalla borghesia industriale capitalista. Scrive Lefebvre in modo lapidario: "L'ordine capitalistico genera il caos urbano" 21 . L'urbanistica ipocrita, le stamberghe affittate a prezzi molti alti di cui parla Engels e il quadro interpretativo lefebvriano di un ordine economico-politico che genera caos sociale nella dimensione spaziale dei luoghi che viviamo e abitiamo non sono forse ancora elementi centrali della questione urbana e del diritto all'abitare oggi? Ad esempio, i dati più recenti relativi allo scenario europeo dopo due anni di pandemia di coronavirus, ci dicono che un monolocale di 38 metri quadrati, in rapporto allo stipendio medio dei singoli Paesi, pesa economicamente sui salari il 69% a Lisbona, il 49% a Roma, il 48% a Milano e Londra, il 43% a Barcellona e il 40% a Madrid22 . Mentre il neoliberismo continua ad autoproclamarsi l'unico orizzonte possibile per la nostra società, lo stato dell'arte di questo "realismo capitalista" non è forse una guerra sociale dichiarata alle classi lavoratrici che si ammassano nelle città alla ricerca di un impiego? Mi sono limitato a un esempio che comprende l'area europea, ma anche nel Sud Globale la situazione non è così dissimile da quella descritta da Engels. Basti pensare, fra gli altri, al più celebre testo di Mike Davis, Il pianeta degli slum, che ha riportato al centro del dibattito simili questioni23 . Nell'Ottocento, così come nel nostro secolo, l'urbanizzazione è anche una questione delle classi lavoratrici che -per le spinte conflittuali e rivoluzionarie - diventano classi pericolose. Un ulteriore spunto, che qui non è possibile approfondire, riguarda la metodologia di ricerca del cosiddetto "metodo progressivo-regressivo", approfondito meglio in altre sedi e qui accennato nel primo e secondo capitolo 24 . Per Lefebvre, sulle orme di Marx, si tratta sempre di "illuminare il passato partendo dal presente" 25 al fine di capirne a fondo la sua genealogia e sviluppo delle pratiche sociali umane, e il compito

21

Ivi, p. 24. numbeo.com, settembre 2022. 23 M Davis, Il pianeta degli slum, Feltrinelli, Milano 2006. "' Ricostruisco più precisamente la polemica con Sartre e il quadro del dibattito in F. Biagi, Henri Leftbvre. Una teoria critica dello spazio, cit., pp. 85-91. 25 Infra, p. 20. 22

X

F. BIAGI

del materialista storico è quello di ricostruire "alla rovescia per comprendere come questo passato abbia potuto generare il presen te" 26 . 4. Il secondo capitolo, dal titolo La città e la divi.rione del lavoro, mette al centro la città come principale teatro drammatico della metamorfosi socio-politica attuata dal sistema economico capitalista. E la città, evidenzia Lefebvre, che ha generato la borghesia e, insieme, i primi proletari27, e tale relazione dialettica si trasla nella dissimmetria del rapporto di sfruttamento esistente tra le aree rurali e le aree urbane. I processi di valorizzazione della campagna dimostrano come l'estensione dell'urbano, o meglio, la diffusione del "tessuto urbano", a scapito della rigida dicotomia fra mondo rurale e mondo urbano, sia di fatto una nuova "accumulazione originaria" che ha avuto impulso dall'industrializzazione, ma che - adesso - ha assunto una sua completa autonomia. L'autore propone una successione storica dei modelli di città, la quale però non va letta in un'ottica lineare, dal momento che ci sono arresti e deviazioni o, ad esempio, la compresenza di uno o più modelli all'interno di una congiuntura più avanzata28. Il primo livello riguarda la città politica che sottomette la campagna normandola dal punto di vista del potere sovrano (pensiamo ad esempio ad Atene rispetto ai territori rurali) 29 ; la seconda fase comprende la città commerciale prima di stampo medievale poi nella sua evoluzione moderna fino al Settecento30; il terzo livello è la città industriale che emerge dalla prima rivoluzione industriale lungo tutto l'Ottocento e parte del Novecento 31. Qui stiamo ovviamente parlando del passaggio dalla città commerciale-feudale a quella industriale, dove il conflitto città-campagna è più che mai forte. Lefebvre, in seguito, innova tale dialettica urbano-rurale, spiegando come anche il mondo agricolo venga industrializzato e partecipi a quel "lavoro " Ivi, p. 41; cfr. anche le pp. 81 e 84. 27 Cfr. ivi, p. 54. " Simili riflessioni sono riprese anche in: H. Lefebvre, La rivoluzione urbana, Armando Editore, Roma 1973, p. 22; Id., Il diritto alla città, Ombre corte, Verona 2014, p. 76. 29 Cfr. p. 44. '° Cfr. pp. 46-47. " Cfr. ivi, pp. 52-53.

PREFAZIONE

XI

intellettuale" che va inteso come ragione tecnica e strumentale applicata alla massimizzazione delle forze produttive per la conseguente massimizzazione dei profitti 32 . L'ultima c,ongiuntura riguarda il cosiddetto "punto critico della città". E l'era dell'urbanizzazione che ha inizio nella seconda metà del Novecento e che tuttora continua e si evolve, secondo Lefebvre sempre più approfondendosi, nel processo di "urbanizzazione planetaria" ripreso a livello internazionale recentemente soprattutto da Neil Brenner e Christian Schmid33. Fra la "città commerciale" e la "città industriale" inizia lo sbilanciamento a discapito del mondo rurale, mentre fra la "città industriale" e il suo punto critico si attua la dialettica fra "implosione ed esplosione" della forma urbana, congiuntura in cui il mondo agricolo è definitivamente subalterno al mondo metropolitano. Gli studi sulla genesi e sullo sviluppo del legame fra città e campagna proseguono le intuizioni contenute ne L'ideologia tedesca dove l'evoluzione fra mondo rurale e mondo urbano sono analizzati rispetto al passaggio dal feudalesimo al mondo moderno propriamente capitalista34 . Per i due autori, infatti, la città mercantile è la chiave di lettura cruciale che annuncia l'età ~orghese in quanto modello sociale, culturale ed economico. E proprio l'organizzazione della città mercantile che dà inizio al comando sulla campagna attraverso due dispositivi: da un lato la valorizzazione dello spazio agricolo, dall'altro la possibilità di trasformare gli abitanti delle campagne in un ricco bacino di manodopera a basso costo per l'economia urbana. All'interno di questi rapporti di forza, lo spazio rurale o viene prosciugato dall'urbano come bacino di sfruttamento per la produzione di prodotti alimentari o viene ricollocato e rivalorizzato nell'economia politica dell'agri-turismo, dove la campagna diventa folklore e "esperienza di vita" per chi fugge per pochi giorni dal caos urbano. Recentemente, la campagna 2 ' Cfr. ivi, p. 124 es. " N Brenner, C. Schmid, The urban age' in question, in "International Journal of Urban and Regional Research", a. 38, n. 3, 2014, pp. 731-755; N. Brenner, C. Schmid, Towards a new epùtemotogy of the urban?, in "City", a. 19, n. 2-3, 2015, pp. 151-182; C. Schmid, Journeys thmugh ptanetary ur&anization: Decentering perspectwes on the urban, in "Environment and Planning D: Society and Space", a. 36, n. 3, 2018, pp. 591-610. 34 Cfr. K. Marx, F. Engels, L'ideologia tedesca, Editori Riuniti, Roma 1975, pp. 9-12 e 40-41.

XII

F. BIAGI

è diventata anche rifugio per allontanarsi dall'epidemia di coronavirus e luogo riabitato dai cosiddetti "nomadi digitali" alla ricerca di un posto tranquillo, non necessitando più dell'ufficio in centro città. Tuttavia è lecito chiedersi: chi può permettersi questo "ritorno alla campagna"? Ovviamente, le persone più abbienti che possono affrontare i costi di questo trasferimento: dal costo dei trasporti privati (sappiamo ad esempio come le zone rurali siano mal collegate tramite la rete di trasporto pubblico) fino all'affitto o all'acquisto di immobili. Le persone meno abbienti, invece, continueranno a vivere la campagna come zona periferica e marginale, dove magari si vive meglio delle zone urbane (e forse si paga anche un affitto più con tenuto), ma comunque in quelle zone urbane ci si dovrà sempre recare per lavoro e per soddisfare altre necessità. L'iper-sviluppo del capitalismo non vuole misurarsi con i limiti imposti dall'urbanizzazione, nemmeno dopo due anni di pandemia. Dal 2007, per la prima volta nella storia della umanità, la maggior parte della popolazione mondiale vive in aree urbane: più del 55% secondo gli ultimi dati disponibili, quasi il doppio rispetto al 1950 35 • Questo significa un grosso squilibrio tra "città" e "campagna", tra l'obesità dell'urbanizzazione e la progressiva costrizione all'anoressia dell'ambiente naturale: com'è noto la previsione di Lefebvre di un'esplosione della società urbana planetaria si è realizzata. Di fronte a questa crisi ambientale (l'urbano deve sempre fare i conti con la questione dell'ambiente in cui è inserito e che trasforma e degrada), non si sta facendo ancora una seria riflessione a livello di politiche globali, come se le epidemie provocate dalla congestione urbana si risolvessero solo con le vaccinazioni e la scienza medica. Un falso ed equivoco dibattito sul "ritorno alla campagna" va demistificato rivedendo il modello di sviluppo spaziale che ha portato l'urbano ad una crisi multipla, in cui lo spazio è sotto il fuoco incrociato di contagi, della crisi economica e delle conseguenti speculazioni immobiliari, e - infine - di un equilibrio ecologico che non regge più l'impronta umana dettata dal sistema capitalista. Il futuro del "diritto alla città", " Cfr. S. Paone, L'urbanesimo planetario e il covid-19, in "Scienza&Pace Magazine", 16 aprile 2020, http://magazine.cisp.unipi.it/urbanesimo-planetario-e-covid-19 /

PREFAZIONE

XIII

durante e dopo la pandemia, è parte di questa incapacità di pensare una società post-capitalista che abbandoni il paradigma neoliberista. 5. Nel terzo capitolo, dal titolo La critica dell'economia politica, Lefebvre è molto chiaro: "per Marx, la dissoluzione del modo di produzione feudale e la transizione al capitalismo va imputata e collegata a un soggetto: la ci ttà" 36 . Ne Il manifesto del partito comunista, i due autori sono ancora più incisivi: '1a borghesia ha assoggettato la campagna al dominio della città. Ha creato città enormi, ha accresciuto su grande scala la cifra della popolazione urbana in confronto a quella rurale, strappando in tal modo una parte notevole della popolazione" 37 • I due autori mettono a fuoco il quadro dei rapporti sociali di classe fra il mondo rurale e il mondo urbano: il processo di urbanizzazione di grandi masse comprende lo sradicamento dal loro spazio sociale originario Oa campagna) e il conseguente massiccio inurbamento nelle cinture periferiche delle metropoli industriali (la città). A tale proposito, Engels può asserire che "il piccolo proprietario contadino è un futuro proletario" 38 • Dunque, con Lefebvre e nel solco tracciato anche da Marx ed Engels riguardo la questione della "frattura metabolica", è possibile affermare che la nascita e lo sviluppo del capitalismo coincide chiaramente con la scorporazione del mondo agricolo tra abitanti rurali e il suolo e il loro successivo ricollocamento ai margini dell'urbano39. Da "pura natura originaria", la natura nell'epoca del ca" Infra, p. 76. 7 ' K. Marx, F. Engels, Il manifesto del partito comunista, Editori Riuniti, Roma 1977, pp. 62-63. " F. Engels, La questùme contadina in Fn:mcia e in Germania, in K. Marx, F. Engels, Opere scelte, Editori Riuniti, Roma 1979, pp. 1215-1237. 39 La ''frattura metabolica" è la disconnessione o lo squilibrio dell'interazione metabolica tra l'umanità e il resto della natura derivata della produzione capitalista e la crescente divisione tra la città e la campagna. Questo è un concetto derivato da Marx e ripreso ampiamente in anni recenti dal dibattito animato dall'ecosocialismo. La "frattura metabolica", secondo John Bellamy Foster che ha proposto il termine, è una riflessione che ritroviamo nel Marx del Capitate (nel terzo libro, quando discute la rendita fondiaria) e riguarda l'interscambio complesso e dinamico tra gli esseri

umani e la natura, risultato del lavoro - appunto - umano veda anche K. Saito, Karl Marx} Ecosocialism: Capita{ Nature, and the Unfinished of Politica! Economy, Monthly Review Press, New York 201 TJ. A differenza di quelli che hanno attribuito

XIV

F. BIAGI

pitalismo diventa "natura saccheggiata"; per questo Lefebvre può affermare che "nella città, e per mezzo di essa, la campagna viene sostituita da una 'seconda natura"' 40 • Per "seconda natura" si intende una forma di natura rielaborata dall'azione umana, frutto della produzione umana. Inoltre, l'autore francese dimostra come Marx ed Engels fuggano dall'economicismo: la società urbana non può essere "ridotta alla produzione nel senso degli economisti" 41 ; il significato di produzione in Lefebvre si allarga innanzitutto alla cosiddetta "produzione dello spazio", ma anche all'egemonia politico-culturale esercitata su un determinato spazio per renderlo "valore di scambio" e non - al contrario - "valore d'uso", "diritto alla città" dove tutti coloro che abitano e vivono lo spazio ne determinano democraticamente il destino e l'organizzazione. 6. Nell'ultimo capitolo, dal titolo Il capitale e la proprietà del suolo, Lefebvre scrive: "Pertanto la città in quanto legata alle forze produttive (e, di conseguenza, alla formazione del plusvalore), è la sede di questo ampio processo contraddittorio. Assorbe la campagna e contribuisce alla distruzione della natura" 42 • La metafora dell'implosione/ esplosione della città, meglio teorizzata nel 1970 ne La rivoluzjone urbana43, era stata tuttavia già anticipata nel 1968 con la stesura de Il diritto

a Marx una indifferenza per la natura, Foster trova nella teoria della frattura metabolica l'evidenza della prospettiva ecologica di Marx e l'antagonismo tra città e campagna è alla base della scuola della "frattura metabolica". La teoria della frattura metabolica permette quindi di sviluppare una critica della degradazione ambientale che ha anticipato gran parte del pensiero ecologico attuale, includendo i problemi di sostenibilità del sistema capitalista. Recentemente, in Italia, è stato pubblicato un volume che riassume il dibattito internazionale su questi temi, si veda:J.N. Bergamo, M arxùmo ed ecohgia Origine e sviluppo di un dibattito globale, Ombre corte, Verona 2022. Tra i pochi studi sulla questione ecologica in Lefebvre troviamo: J.B. Foster, B.M. Napoletano, B. Ciad;:, P.S. Urquijo, Henti Lefabvrà Marxian ecologica/ critique. Recovering afaundationa! contribution to environmenta! socio!ogy, in ''Environmental Sociology", a. 6, n. 1, 2020, pp. 31-41. 40 In.fra, pp. 84-85; si vedano anche le pp. 89-92. 41 I vi, p. 83. 42 Ivi, p. 125. 41 H. Lefe bvre, La rivoluzione ut&ana, cit., p. 21.

PREFAZIONE

xv

alla città4 4 • L'autore nota una tendenza, quella della progressiva urbanizzazione di tutto il mondo. A questo proposito, parallelamente al concetto di "società urbana", si fa largo il significato di "tessuto urbano", ovvero uno spazio sconfinato dove incontriamo alcuni nodi urbanizzati più grossi e raggomitolati su sé stessi e spazi invece più diradati 45 . Per essere ancora più chiari: Lefebvre mette al centro il grande problema della scomparsa della città, e quindi della scomparsa della dicotomia fra campagna e città. Il tessuto urbano è quel processo egemonico dell'economia politica che determina l'assoggettamento della campagna e del mondo rurale. In questo modo l'urbano erode simultaneamente gli stili di vita contadini, trasformandoli in folklore, e il medesimo ambiente naturale, trasformandolo in uno spazio non più rurale e verso la via di sviluppo dell'azione urbanizzatrice: "la campagna scompare in un duplice modo: mediante l'industrializzazione della produzione agricola e la scomparsa dei contadini (e perciò del villaggio) e mediante la rovina del suolo e la distruzione della natura" 46 • Il tessuto urbano è la proiezione spaziale del "cavallo di Troia" introdotto dall'industrializzazione che crea urbanizzazione, e viceversa. Per Lefebvre esso indica sia l'erosione spaziale, sia la sottomissione eco_nomico-culturale della campagna e dell'economia di villaggio. E il processo di "decontadinizzazione" dei borghi dispersi per la campagna, i quali perdono la loro economia di sussistenza in favore di una turisticizzazione o subalternità verso poli metropolitani più attrattivi, diventando, di conseguenza, dormitori più tranquilli per chi, pur svolgendo la propria vita nell'ambiente urbano, non desidera tuttavia abitarvi. Tale estinzione provoca la centralizzazione di spazi che implodono e la periferizzazione di altri spazi che si creano come satelliti dell'esplosione - fin qui avvenuta - della città. L'urbanizzazione non è solo produttrice di centri sempre più congestionati e aggrovigliati su sé stessi, ma è anche sistema e processo che alimenta la subalternità di alcuni spazi su altri; di conseguenza, essendo la città una proiezione dei rapporti

44

H. Lefebvre, Il diritto alla città, cit., pp. 23-24. lvi, p. 24; Id., La cit., p. 10; Id., La città eta dimensione urbana, in Spazio epolitica. Diritto città II, Ombre corte, Verona 2018, p. 71-72. 46 Infra, p. 125. 45

XVI

F. BIAGI

sociali di potere sullo spazio, ritroviamo una "particolare divisione del lavoro" fra i nuclei urbani stessi, fra città e città, fra città e spazio rurale circostante. Seguendo questa linea interpretativa, lo Stato può essere compreso come un particolare tipo di potere centralizzato di una città che predomina sulle altre 47 • L'urbanizzazione produce centralizzazione e periferizzazione, in un gioco simultaneo e dialettico fra i due poli che ne conseguono. L'autore si spinge oltre e rintraccia fenomeni di neocolonialismo e neoimperialismo tra i centri e le periferie, che sono alimentati dalla separazione fra zone ipersviluppate e altre invece abbandonate alla miseria del sottosviluppo 48 • L'urbanizzazione è costruzione gerarchica di relazioni spaziali che prendono forma nel tempo, è il punto cardinale da cui difficilmente si torna indietro. L'esplosione di questo fenomeno va pensata come una bomba che scoppia e avvia un processo di progressiva parcellizzazione, le cui schegge si irradiano producendo un vero e proprio "inferno urbano" 49 • Sostiene Lefebvre: "1vfarx sa molto bene che nello sfruttamento 'cieco' che il capitalismo fa di tutte le fonti di ricchezza, viene minacciata la stessa natura. La regolazione di questo scambio organico deve diventare una 'legge regolatrice' della nuova società. Come ottenere un simile risultato senza tenere in massimo conto la città, luogo di questi scambi, centro e sede di una permanente aggressione contro la natura?" 50 Giungendo quasi al termine della nostra riflessione, l'ultima parte del capitolo è dedicata alla questione della rendita fondiaria. Lefebvre discute Marx quasi in maniera didascalica e mette in relazione questo concetto allo scambio ineguale tra spazio rurale e spazio urbano. L'intuizione più fruttuosa è il legame esistente tra la speculazione immobiliare e la natura parassitaria delle proprietà edificabili o già edificate in città, con le dinamiche economiche riguardanti la proprietà del suolo, che avvengono nell'universo rurale. Infelicemente, non c'è qui lo spazio per argomentare maggiormente la questione, poiché queste pagine devono essere lette assieme all'articolo Teoria del-

47 48

49 50

H. Lefebvre, Il diritto alla città, cit., p. 19. Cfr. in.fra, p. 132. H. Lefebvre, Il diritto alla città, cit., p. 97. Infra, p. 135.

PREFAZIONE

XVII

la rendita fondiaria e sociologia rurale del 1956, poi ripubblicato nella raccolta Dal rurale all'urbamJl. Riassumendo, la proprietà del suolo - quindi l'intero spazio rurale e urbano - sotto le vesti dell'organizzazione del territorio e dell'urbanistica viene lottizzata e messa sul mercato in vari modi (dall'affitto alla vendita), offrendo l'occasione per differenti ondate di accumulazioni originarie di profitto. In altre parole, la questione della "proprietà" è al centro delle dinamiche di estrazione di valore sullo spazio e, potremmo dire, è il principale nemico del diritto che cittadini e abitanti di un luogo hanno nel definire e modellare i luoghi che vivono e abitano quotidianamente a partire dai propri bisogni e desideri. Quotidianamente, i nostri quartieri, l'ambiente e la poca natura rimasta subiscono trasformazioni sulle quali non si dispiega alcuna scelta democratica rispetto a chi abita quei territori. L'organizzazione degli spazi è radicalmente una questione politica e una questione democratica, nonostante la spoliticizzazione di questi processi derubrichi tutto a problematiche meramente tecniche. Basti pensare ai centri storici delle città o ai borghi storici di tanti villaggi rurali, diventati veri e propri "parchi-giochi" per l'economia turistica, o le grandi opere come il TAV tra Torino e Lione, come l'estrazione di minerali utili alla cosiddetta "conversione ecologica" attuale (il litio, fra tutti). Riassumendo con le parole di Lefebvre, potremmo dire che, nei casi appena citati, la produzione dello spazio è sottomessa ai rapporti di potere economico-politici e non, al contrario, ai principi delle scelte democratiche. Infatti, chi vive un determinato spazio sociale subisce passivamente la sua trasformazione e manipolazione. Infine, autori come David Harvey hanno, in seguito, approfondito le dinamiche immobiliari del mercato sulla scia delle riflessioni marxiane di Lefebvre, teorizzando il cosiddetto "circuito secondario di capitale" per spiegare i circuiti finanziari speculativi avvenuti a scapito di un diritto fondamentale come quello all'abitazione 52 • La bolla speculativa del mercato immo-

51

H. Lefebvre, sociologia turale, in Id., Dat turale a/l'urbano, Guarnldi. Rimini 1973, pp. Rimando inoltre a quanto ho già scritto in F. Biagi, Henri Lefabvre. Una teoria critica detto spazio, cit., pp. 89-91. 52 Si veda D. Harvey, L'enigma del capitate e it prezzo della sua sopr1J1111wenza, Feltrinelli, Milano 2011; Id., Diciassette contmddizvmi e fa fine del capitalismo, Feltrinelli, Milano 2014.

XVIII

F. BIAGI

biliare negli Stati Uniti, che ha dato inizio alla crisi economica nel 2009 o, altro esempio, quella di pochi anni dopo avvenuta in Spagna, non sarebbero comprensibili senza il contributo innovativo di Harvey. 7. Per concludere contestualizzando quest'opera nel più ampio lascito lefebvriano, non smetterò mai di evidenziare come gli studi lefebvriani siano un tentativo di fornire delle categorie sociologiche e un metodo di ricerca sociale per gli studi urbani. Lefebvre comprende il fatto che lo strumento filosofico non può essere l'unico di fronte alla "questione urbana" e mette al lavoro tutti i saperi per dare vita alla nuova disciplina della "sociologia urbana". Per l'autore è molto importante il punto di vista assunto da chi vuole studiare la cittl e il suo assetto: il disvelamento delle contraddizioni sociali della città parte necessariamente dall'assunzione del punto di vista delle periferie e delle classi subalterne. Il vero sociologo urbano è colui il quale compie la propria ricerca sociale sullo spazio urbano a partire dalla situazione in cui versa la vita umana ai margini dell'urbanizzazione capitalista: il "diritto alla città" è stato teorizzato in chiave emancipativa per gli oppressi e per chi subisce quotidianamente la discriminazione spaziale da parte della società in cui vive. Lefebvre concepisce la sociologia urbana come quella disciplina che realizza la filosofia critica e, sulle orme di Marx ed Engels, ci invita a studiare l'assetto urbano smascherando i rapporti asimmetrici di potere. In altre parole, potremmo dire che il grado di civiltl di un'epoca si misura a partire dalle sue periferie, dal modo in cui produce la marginalitl urbana e dal modo in cui saccheggia la natura circostante: tale è l'ottica in cui deve inserirsi il ricercatore di "urban studies". Infine, Lefebvre non smetterà mai, lungo tutto l'arco della sua vita, di evidenziare il nesso tra il conflitto sociale e la questione democratica nella cittl da un lato e, dall'altro, l'idea che la cittl e lo spazio urbano debbano essere dei luoghi pensati, ideati e costruiti nell'essere in comune di tutti gli abitanti (la cittl può essere veramente un'opera d'arte prodotta dall'azione umana solo se è autenticamente anche opera collettiva di tutti gli esseri umani, nessuno escluso). Il conflitto sociale innescato dalle ingiustizie spaziali non si riduce solamente alla rivolta o alla ribellione estemporanea, ma è sorgente di una nuova

PREFAZIONE

XIX

proposta politica rivoluzionaria di società post-capitalista che mette in discussione l'intero assetto economico-politico di potere. La lotta d'emancipazione racchiusa nella rivendicazione del "diritto alla città" è portatrice di una nuova civiltà, di una nuova organizzazione sociale ed economica per tutti gli esseri viventi. La cosiddetta "rivoluzione urbana" non comprende solo le trasformazioni operate dall'assetto capitalista, ma riguarda prima di tutto l'azione politica d'emancipazione che saremo capaci di mettere in campo negli anni a venire.

, =

"

:~ '• A~f:..

'

INTRODUZIONE di Mario Spinella

Henri Lefebvre: dalla vita quotidiana alla città

Nato nel 1905, laureato in filosofia, Henri Lefebvre manifesto presto, tra le due guerre, il suo interesse per il marxismo. Già nel 1934, infatti, pubblica insieme con Henry Gutermann, con il quale collaborerà anche nel corso di successive ricerche su Hegel, una antologia di passi scelti di Marx. Fu, con Politzer e Friedmann, tra i fondatori delle riviste « Philosophies » e « L'Esprit », e diede ampia collaborazione ai periodici del Partito Comunista Francese, al quale fu iscritto sino al 1957. Partecipò alla Resistenza in modo attivo e vide alcuni dei suoi libri distrutti per ordine delle autorità nazional-socialiste durante l'occupazione della Francia. Negli ultimi anni, dopo aver lavorato nella sezione di sociologia rurale presso il Centro Nazionale della Ricerca Scientifica, ha insegnato sociologia a Nanterre, focolaio della rivolta studentesca del maggio 1968: i suoi specifici interessi per i problemi della città lo hanno portato a insegnare presso la Scuola Superiore di Belle Arti e presso l'Istituto di urbanistica, e a dirigere ( con Anatole Kopp ), a partire dal novembre 1970, la rivista di architettura e urbanistica « Espaces et sociétés ». La produzione di Lefebvre, saggista assai fecondo, denota una insolita pluralità di interessi. Essa va infatti dalla ricerca marxista in senso stretto ( Le matérialisme dialectique, 1939; Marx et la liberté, 1947; Le marxisme, 1948; Pour connaitre la pensée de Marx, 1948; Logique formelle et logique dialectique, 1947, nuova edizione 1969; Pour connaitre la pensée de Lenine, 1957; Problèmes actuels du marxisme, 1958; Sociologie de Marx, 1966; La pensée marxiste et la ville, 1972 ), agli scritti monografici

8

IL MARXISMO E LA CITTÀ

o alle presentazioni di filosofi (Nietzsche, 1939; Descartes, 1947; Diderot, 1949; Pascal, 1949 e 1954) o di scrittori ed artisti (Musset, 1955; Rabelais, 1955; Pignon, 1956), alla riflessione culturale, teoretica, storica (Critique de la vie quotidienne, 1947 e 1959-'61; Contribution à l'Esthétique, 1953; La somme et le reste, 1959; Introduction à la modernité, 1962; Métaphilosophie, 1965; Le langage et la société, 1966; La fin de l'histoire, 1970) e, infine, ai problemi del territorio e della città (Le Droit à la ville, 1968; Du rural à l'urbain, 1970; Révolution urbaine, 1970; La production de l'espace, 1972). Da questo elenco, che pure non vuol essere completo, non è difficile ricavare un'idea del senso complessivo della ricerca di Lefebvre, come pure della qualità e della attualità del suo impegno di uomo di cultura militante su alcuni dei grandi temi della problematica contemporanea. A dare tuttavia unità a questa molteplicità di interessi è il fermo ancoraggio a una posizione marxista, mai venuta meno, anche tra il variare delle forme di milizia politica e intellettuale. Ma già in Introduction à la modernité, il piu « aperto » e « libero », forse, dei suoi libri, certo con La somme et le reste il piu « autobiografico», Henri Lefebvre ribadisce come il suo marxismo non sia nato tanto dai « te• sti », quanto dalla esperienza vitale di un giovane intellettuale nel periodo creativo e drammatico degli Anni Venti e Trenta: « I miei ricordi e la mia personale esperienza non mi permettono di risalire sino alle fonti e di seguire correttamente questo processo dopo la crisi che fece seguito alla prima guerra mondiale. Da studente, ero allora coinvolto in un immenso fervore ispirato, a volte in modo diretto, a volte in modo indiretto, alla rivoluzione d'Ottobre. Tutti i temi furono antiborghesi e vennero affrontati in modo ardente, virulento, tipicamente francese. E questo comportava contraddizioni feconde, che in seguito sarebbero state trascurate. Penso al surrealismo, al dadaismo e ad alcuni altri movimenti meno celebri, il cui aspetto negativo è ormai un luogo comune, ma che ebbero una profonda efficacia per il loro aspetto di critica e di contestazione dell'esistente. » Questa duplice matrice, dal fervore e dalla passione suscitate da un grande evento rivoluzionario, e dalla creatività di un'arte e di una ricerca estetica che si voleva an-

INTRODUZIONE

9

che modo di vita e di rapporti umani, influenzerà in maniera decisiva il marxismo di Lefebvre. Non credo sia un forzare le mediazioni sottolineare, ad esempio - ma si tratta di un esempio significativo che a queste matrici si possa ricondurre il fatto che egli sia stato tra i primi a riproporre in primo piano il grande tema marxista dell'alienazione, dopo che a lungo era stato trascurato e obliato (e per di piu in un volumetto divulgativo, quale Le marxisme, pubblicato nel 1947 nella collezione « Que sais-je » ): « Un aspetto filosofico essenziale del marxismo», egli scriveva, « e poco inteso ancorché celebre. » E lo farà ancora, ripetutamente, contro il marxismo « stalinista» e quello di Althusser, per ribadire un'altra verità (o tensione) troppo spesso dimenticata del pensiero di Marx: la ricerca dell' « uomo totale, vitalità naturale espansa e lucidità completa, capace di azione pratica e di pensiero teorico, previo superamento delle attività mutilate ed incomplete (i lavori parcellari e divisi) ». Ed è ancora da questa matrice che trae probabilmente spiegazione la particolare sensibilità dimostrata da Lefebvre, prima e dopo il 1968, come vedremo, per le speranze e le aspirazioni dei « giovani » rivoluzionari. In questo quadro si colloca anche lo specifico interesse sempre dimostrato da Lefebvre - nonostante le sue ricerche piu direttamente teoretiche sul materialismo e sulla dialettica - verso la « sociologia» marxista. Ma, nel suo caso, la parola « sociologia » va letta in una particolare accezione critica: « Secondo l'interpretazione ancora troppo diffusa in Unione Sovietica, il materialismo storico equivale a una sociologia generale. Essa corrisponde a ciò che viene cosi definito nei paesi capitalistici, in modo molto piu ampio e, naturalmente, piu vero. Secondo il marxismo ufficiale, il materialismo storico conterrebbe le leggi generali di ogni società, quelle del divenire applicate alla storia: contraddizioni motrici, cambiamenti qualitativi a sbalzi, cambiamenti quantitativi graduati. Questa interpretazione del pensiero marxista è tra le meno soddisfacenti. »1 E ancora: « Vedremo in Marx un sociologo? Neanche questo. Tale ' H. Lefebvre, La sociologia di Marx, II Saggiatore, Milano, 1969, p. 24.

10

IL MARXISMO E LA CITTÀ

interpretazione è stata abbastanza diffusa in Germania e in Austria. Essa cominciava con l'eliminare la filosofia attribuita a Marx, senza peraltro mettere in luce il senso della filosofia e formulare la tesi del suo superamento (della sua realizzazione) in tutta la sua ampiezza: pertanto, mutilava arbitrariamente il pensiero di Marx. [ ... ] In questa prospettiva, il marxismo si allinea con il positivismo di Comte. Mutilato, il pensiero marxista perde la sua incisività. Il metodo dialettico scompare a beneficio del "fatto" e la contestazione critica si affievolisce a beneficio della constatazione. »2 Eppure - secondo Lefebvre - vi è in Marx una sociologia implicita, quale critica delle strutture e delle forme che tendono a immobilizzare, a cristallizzare i processi e i contenuti dei quali sono espressione. Occorre analizzare queste strutture e queste forme, ai fini di « dissolvere » le prime e di « rompere » le seconde.3 In questo modo la sociologia diventa soprattutto, da una parte, critica delle ideologie e, dall'altra, critica del vivere quotidiano, dei rapporti tra i vari gruppi e tra i gruppi e le istituzioni: una prospettiva, quest'ultima, che ripropone al centro la problematica dell'individuo « concreto », in continuo equilibrio-squilibrio all'interno del contesto sociale. Fermo restando il progetto « maggiore » di trasformazione rivoluzionaria dei rapporti di produzione, l'attenzione si estende a quella che, con altro linguaggio, sarà chiamata « la qualità del vivere ». Infatti, è la vita stessa dell'uomo che, nella società capitalistica, viene sempre piu dequalificata e ridotta sul modello della circolazione delle merci: dalla qualità si passa alla quantità, la monotonia e il « già visto » si sostituiscono ad ogni possibilità di fantasia e di sorpresa. I tentativi di evasione, di fuga si fanno sempre piu - essi stessi - astratti e irreali, e finiscono per ricadere, in un modo o nell'altro, sotto il segno di quella universale « contemplazione » che si sostituisce sempre piu alla prassi. Certo, si tratta di una analisi che ha i suoi precedenti nel pensiero marxista. Si pensi a Lukacs e agli sviluppi che, in Storia e coscienza di classe, ha dato alla marxiana cate' Ibid., p. 26. ' I bid., pp. 59-60.

INTRODUZIONE

11

goria di « reificazione »; o si risalga allo stesso Marx dei Manoscritti economico-filosofici del 1844 e alla sua corposa denunzia della « separatezza »: « Il risultato [ della espropriazione del lavoro] è che l'uomo (il lavoratore) si sente libero ormai soltanto nelle sue funzioni bestiali, nel mangiare, nel bere e nel generare, tutt'al piu nell'avere una casa, nella sua cura corporale, ecc., e che nelle sue funzioni umane si sente solo una bestia. Il bestiale diventa l'umano e l'umano bestiale. Il mangiare, il bere, il generare, ecc. sono in effetti anche schiette funzioni umane, ma sono bestiali nell'astrazione che le separa dal restante cerchio dell'umana attività e ne fa degli scopi ultimi e unici. » Lefebvre arricchisce e sviluppa queste indicazioni di carattere generale, anche se pregnanti, sia con una circostanziata descrittiva delle forme assunte da questa astrazione nella società contemporanea e nelle sue istituzioni, sia con un ulteriore apporto allo smascheramento delle odierne ideologie che ad essa si accompagnano. Se infatti, nell'immediato dopoguerra, quando scriveva il già ricordato volumetto sul marxismo, egli aveva contrapposto la concezione marxista del mondo a quella cristiana e a quella liberale, assunte come classiche ideologie della conservazione sociale, in seguito il fuoco della sua polemica si rivolgerà contro un obiettivo piu immediato, ma non meno pericoloso: cioè, verso le ideologie che, in modo diverso, si fanno, di fatto, espressione della cristallizzazione e della separatezza del vivere. A suo parere, esse sono, da un lato, il marxismo fossilizzato staliniano e post-staliniano ancora larghissimamente dominante nell'Europa orientale e, dall'altro, lo strutturalismo, moderna variante del positivismo, in auge in Europa occidentale, e particolarmente in Francia. (Sarà invece Marcuse a cogliere le particolarità dell'attuale positivismo statunitense e, in genere, anglosassone.) Un momento di particolare attualità di una tale polemica ideologica è pertanto costituito dalla critica severa con cui Lefebvre ha accolto la produzione del filosofo francese Louis Althusser. Infatti, in Althusser egli vede il confluire ed il fondersi, non certo casuali, delle posizioni tratte dal marxismo ossificato (staliniano) con quelle direttamente

12

IL MARXISMO E LA CITTÀ

ispirate allo strutturalismo.4 Innanzi tutto, egli sottolinea come il pensiero di Althusser sia caratterizzato dalla « separazione»: tra la teoria e la pratica, tra teoria e ideologia, tra uomo e struttura, ecc. Alla totalità marxiana, che impli