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Italian Pages 288 [284] Year 2011
Petali 3 Collana ideata e diretta da Federica Rossi
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BENEDETTA PANIERI
primissima nota, che affianca agli spunti gozzaniani un cenno alla «spiritosa Ornitologia di Montale di Beniamino Dal Fabbro»30, verrà sviluppata da Giuliano Manacorda quarant’anni dopo col Bestiario montaliano31. Sopraggiunge qui la necessità, già sentita dal Mengaldo di Preliminari al dopo Contini, di bipartire nettamente la storia letteraria in un “avanti” e in un “dopo” Contini. Se non che per gli studi su Montale questa distinzione non può sempre delinearsi con nettezza, data non solo l’attività critica protratta e spalmata su un quarantennio, ma la ripresa sistematica, da parte di studiosi che vennero “dopo”, dei concetti preesistenti. Così «la corrosione critica dell’esistenza», ipotizzata per Montale da Gargiulo (e Gargiulo si può ascrivere al “prima”), venne ripresa da Calvino nel definire l’ateismo di Montale: «più problematico, percorso da tentazioni continue di soprannaturale subito corrose dallo scetticismo di fondo»32. Si vuole chiudere questo breve bilancio con un giovane sicuramente appartenente al “dopo”. Niccolò Scaffai, indagatore del Montale “lirico”, cita il Contini di p. 91: «sotto la rubrica della separazione confluiscono la lontana e i perduti, con l’unica differenza che questi recitano la parte di vinti, e quella di illesa trionfatrice»33. Esistono la Clizia delle Occasioni, e la Gina che riprende le «vecchie serve» della Bufera. L’uomo comune, che non serve e non salva, è il «semivivente» o il «sedicente vivo», è il borghese flaubertiano ripreso da Fortini: «celui qui pense bassement»34. Montale
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