Sulla tecnica 8893140837, 9788893140836

A quali condizioni la tecnica può essere promotrice di vero progresso per l’umanità? Non si può comprendere la vita soci

147 78 16MB

Italian Pages 422 [416] Year 2017

Report DMCA / Copyright

DOWNLOAD FILE

Polecaj historie

Sulla tecnica
 8893140837, 9788893140836

Citation preview

Gilbert Simondon

Sulla tecnica

DIALECTICA collana diretta da Diego Giordano Volume XXVII

Gilbert Simondon

Sulla tecnica

a cura di Antonio Stefano Caridi

[I]

Tutti i dirini riservati Titolo originale: Sur la ttchnique Copyright© 2014 Presses Universitaires de France, Paris Copyright© 2017 Orthotes, Napoli-Salerno Traduzione dal francese di Antonio Stefano Caridi ISBN 978-88-9314-083-6 OrthottsEditrict www.orthotes.com

Nota;ditoriale

I��:::

r

�ilbc�

a'::��e!!t� t:i;ufbl::i:::d��o��t Simondon presso le Presses Universitaire de France. In questo p rimo volume, presentando questi vari testi sulla tce­ nica, scritti ncll'aoco di t rent'anni (dal 1953 al 1983), abbiamo vo­ luto completare la pubblicazione dei lavori di Gilbert Simondon su un argomento pe r lui abbastanza importante al quale dedica la tesi complementare (Du Mode d'existmce dn objets mhniqun, 1958) 1 , che accompagna la tesi p rincipale (L'individuation à la lumibe J,:s notions deforme et d'tnformation) 2• Lo studio sulla tecnica accompagna davvero, in effetti, lo srudio dell'individuazione, come rivela l'annuncio della prima parte de L1ndividuation, dedicata allo studio dell'individuazio­ ne fisica: �I principi che cercheremo di delineare dall'esame epistem.0logico dovranno dunque essere considerati validi solo se trasducibili ad altri ambiti, come quello degli oggetti tecnici e quello degli esseri viventi»3 • Cosl, con le due resi, la scommessa è vinta: quei principi consistono nello scoprire l'individuazione, processo tramite il quale l'essere avviene, secondo un pensiero trasduttivo (nozione centrale per l'omologia di Gilbe rt Simondon), che procede non pe r somiglianza ma t ramite una vera analogia, attrave rso degli ambiti (fisico, vivente, psichico e collettivo come pure tecnico) essi stessi trasduttivi (cfr. Du mode dèxisunce ..., nota, pp. 20-22: «Cercheremo di indicate in che senso la relazione tra gli oggetti tecnici è trasductiva»). 1 G. S1MONDON, Du Moti, d'u:istmu du abfeu rtth11iqim, Au b ie r, Paris 1958, d'Clnl in poi citato come MEOTscguicodal nu merodi paginadell'edizione del 1958 e diquelladel 2012, civis1ac corrc1ca sccondole no1e dello s ccs soSimondon. 1 G. SIMONOON, l'imlilJidu,:riDn Ìl /,, l,,mibrdn 1IOIÌOIII fkfomwrtd'infomr,mo,,.J. Millon, Grcnoble 2005, d'or;i in poi c irn.ro come llF[. J /LF/,p.112.

Notacdiroriale Ma lo studio della realtà tecnica fa allo stesso tempo rilevare per contrasto come, nella cultura, altri modi di pensare, per somiglianza o «identità affettiva ed emotiva parziale», per genere e specie - con la costituzione, a volte, di miti e di stereotipi - nascano dal gioco di gruppi ed attitudini umane e si ripercuotano sulla produzione stessa degli oggetti tecnici (che in genere viene invesrita di aspetti inessen­ ziali, commerciali, sociali). La realtà tecnica rischia cosi di essere poco conosciuta, sottostimata e a volte prodona in base a �tipologie menzo­ gncre,, e non secondo la «dignità essenziale dcli'essere vero». :È questa dimensione della cultura e della vita umana come fonte possibile di alienazione, e la posta in gioco sociale, etica, cioè politica dclla sua spiegazione (abbondantemente sonolineata in Du mode d'e­ xistma...), ad essere in primo luogo tematizzata in questa raccolta, cosi come i modi di riformare il nostro sguardo sulla tecnica e la pro­ duzione degli stessi oggetti tecnici. I resti raccolti, dal registro molto vario- corsi, articoli, conferenze, interviste - sono contemporanei all'daborazione delle due tesi (messe in cantiere nd 1952 e sostenute nd 1958) o abbondantemente poste­ riori. In tal senso, che essi le completino, le arricchiscano o semplice­ mente si appoggino ad esse come un dato acquisito, non si limitano a riprodurne esplicitamente le analisi fondamentali. È per questo che li abbiamo presentati aggiungendo, quando necessario, alcune note che rinviano ai lavori principali, senza pretesa di esaustività. Linsieme è completato da alcuni testi inediti, conservati negli archivi personali di Gilbert Simondon e in grado di riuscire illuminami, anche se si tratta a volte solo di frammenti non destinati dall'autore alla pubblicazione. I riferimenti a Du mode d'existena... riportano la nuova paginazione oltre a quella vecchia. Ringraziamo sentitamente tutte le persone che hanno accettato e permesso la pubblicazione ddle tre Interviste. Nathalie Si1'1umtkm

G!LBERT SIMONDON SULLA TECNICA

La macchlna�cibatcrallffSOcui l'uomo si op• pone alla morte dell'uni>'Cl'SO; essa rallenti,come la vira,la degtadazione dell'eno:igia e di v,:nca scabiliz­ zacricedelmondo. Du modtd'odsrmutla ohfrts mh11iqrm

1958,p.15/18. Senza la finalità pensata e rcalli:zata dal vivente umano sulla Terra, laeausalicii. fisica non pottfflbi::..b. solaprodi,rceuna concn:tiuazionepo.sltiva cd cffia.­ ce ncllamaggiorparce deica.si,bi::nchéesi5Canodelle suutcuremodulacrici ndla nacura(rilassacori,ampli­ ficacori),laddovc csisconodcgli scatimccascabili,cd! forseuno degli aspenidcll'originc dellavita. Du motkd'e:cisrmutla abjm tWlni.tjrHS

1958,p.60.

8 settembre 1953, Saint-Etienne Impressione della n:akà sovrana, arsolutammtt autentica, dtlla lu«. So'6 ciò cht è n:lazionak perdt la propria n:altà o la ritrowz, non le cose, in quanto sostanza: il viaggio, la luce, il sole; la suptrfìcie delle pietre, non la loro n:altà profonda, La grana delle cose e non k cose. Perché ciò cht è modificato è il campo, cht fornirce l'atteggiamento attrt1.wrso cui rictviamo le cose e la forza tramite cui ci applichiamo ad esse. Ciò cht altrow viene rotto è querto contatto, questa p7tsa de/k cose sull'individuo e dt/l'individuo sulle cose. Per questa ragitJne occorrt ben dirt cht l'indivi­ duo è in un campo, una pluralità di campi, ma che vi è un certo rapporto t7tl. il suo proprio campo e il campo degli esseri in quanto è in un htogo. Vi devono esseTI! dti centri del campo, dtlle unitd. come il centro di una città.

Case molto alte, fres-chezza del lastricato. Assoluta precisione delle im­ magini. Elasticità. La luce prnetra bionda neffe case, sui gradini. Un camion carico di operai gira e prende la. salita piegandosi. È come l'ingresso a New York con la luce sui vetn e una casa alta, anakigica, dietro L'intrico dei canali, più in alto; EOµT]xavos Éç TÉxvaç. Ci()fornisce un'aura che permette di comunicare con le cose. Lo scisto è ciò che si scrosta e i/granito ciò che brilla. Pietra o.gretto de! gesto che attim ed attacca, che riposa e adatta. I legni nervosi e pesanti hanno dei soprassalti quando li si carica e ondeggiano su ré stessi. LaTExvri grandeforza complice del mondo familiare, ovvapµ6çE1v. Il ponte da coffina a collina è un gesto umano sostenuto dalle basi roccio­ se. IL ges-to fa cose, suscita la. cosa ad essere gesto, evoca il gesto posto nelle strutture. Roccia Eùaq>o). Non armonia ma attesa e volontà che, ncca di potenziali, ha bi.sogno dell'organizzatore che essa stessa ha prodotto. Sia­ mo degli erseri naturali che abbiamo dei debiti nei confronti del/4 TÉXVfJ per pagare la. cf)\J01ç- che è in noi: il genne di q>Vmç che è in noi deve dilatani in TÉXVfJ attorno a noi. Non si può compiere la propna essenza senuifar nsplendere gli organizzatori che si hanno m sé.

ellµrixavos Es TÉXVO s: abile nelle arti; TÉXVTJ. tecnica; ov11apµ6çE1 v: in armonia; Eòaq>os: fondamento, supporto; q>Vo1ç: natura.

I. CORSI

PSICOSOCIOLOGIA DELLA TECNICITÀ

(1960-1961)

uesto corso, sostenuto a Lione, fa pubblicato nel «Bull.etin de l'Eco& pratique de psychologie de Lyo�», lnstitut d'université, nei _ numen d1 novembre-dicembre J960, gennmo-ftbbraio 1961 e marzo­ giugno 1961. La terza parte, Tecnicità e sacralità, è in origine una con­ ferenza tenuta a Bordeaux nei 1961. li «Bulfetin» precùa: «Il testo che leggeremo è quello delle lezioni te­ nute nella nostra facolrà da Gi!brrt Simondon, professore alla facoltà di lettere e scienze umane di Poitiers. Ringraziamo calorosamente il prof Simondon per aver voluto preparare per noi la redazione. »

Q

Vi è una tecnicità delle operazioni e degli oggetti che risultano da tali operazioni ed un'operazione tecnica è necessaria per costituire un oggetto tecnico, ma alcune operazioni tecniche sfociano tuttavia sol­ tamo nella produ1,ione di un oggetco d'arte o di un edificio (dipingere un muro, verniciare una tela, comporre una lega di fonderia artistica). La capacità di distacco dall'operatore umano iniziale - artista o produt­ tore - significa per l'oggetto prodotto l'inizio di una libera avventura, che comporta tante occasioni di sopravvivenza e di trasmissione nel tempo quanti pericoli di riduzione in schiavirù, o ancora, in un registro di fondamentale ambivalenza, di possibilità di alienazione per l'attività umana che è racchiusa e come cristallizz.ata nelle sue opere o prodot­ ti. Lopera addomestica l'operatore attraverso un ritorno di efficienz.a quando emana da un operatore o da un gesto operativo asservito: vi è relazione trasduttiva e causalità ricorrente nel sistema a risonanz.a costituito dall'operatore, dall'opera e dall'insieme di realtà mediatrici intermediarie tra l'uomo operatore e l'oggetto prodotto. Un oggetto tecnico è prodotto quando � staccabile. Vi sono, in altre culture, forme di quesi:a separazione tra l'uomo e l'oggetto di­ verse dalla condizione di venalità e la trasmissione ereditaria, avendo

13

14

Corsi

bisogno di apprendimento e continuicà del sapere, pena l'esaurimento del senso funzionale dello strumento, è una di queste forme. Ma, nella noscra cultura, la venalicà è la forma più diffusa di questa liberazione che interviene quando l'oggetto è stato prodocto, cioè insieme costitu­ ito e messo fuori da colui che lo produce, come il giovane è generato e poi, nel senso proprio del termine, educato dall'adulto. Nell'universo sovradeterminato delle interrelazioni, l'oggetto tecnico in condizioni di libertà (che non vuol dire autrmomia) si trova dotato di un equiva­ lente della spontaneità che si manifesta sono forma di qualità ricono­ sciuta nella cultura dominante del gruppo umano in cui si uova: pre­ stigio, valore economico ... Questa spontaneità provvisoria e seconda è tanto più grande quanto più l'oggetto è oggettuale, più staccabile dal suo produttore, più indipendente dalle condizioni di ucilino. Ma, precisamente, un problema di normarività sorge dal momemo che quesco equivalente della spontaneità si manifesta: il caranere oggec­ ruale del prodono tecnico è forse soltanto un limire della condizio­ ne dell'essere tecnico e non deve essere considerato necessariamenre come parte della sua essenz.a, anche se appartiene in una cena misura al suo modo d'esistenza. Il prodono tecnico, liberato nell'universo sociale, pone dei pro­ blemi distinti da quelli del lavoro e della produzione. Questi proble­ mi propri dell'esistenza spontanea dei prodoui tecnici che diventano oggetti possono raggrupparsi in tre rubnche: uso, carattere storico, struttura profonda della tecnicirà. A. - In quanto oggetto d'uso, l'oggetto cecnico implica distribu­ zione, riparazione, rivendita, dunque relazioni di diverse dipendenze tra produttori, concessionari e utilizzatori con gli aspeni particolari e le rappresentazioni relative ai mercati stranieri, all'invecchiamenco, ai cambiamenti di valore dell'oggetto (nuovo, supcrarn, fuori moda, antico, molto raro). Lessere tecnico diventa oggetto non soltanto per­ ché è materiale, ma anche perché è avvolto di un alone 1 di socialità e nessun oggetto è soltanto oggetto d'uso, è sempre parzialmente sovra­ determinato come simbolo psicosociale. Fa appartenere il suo utilizza­ tore ad un gruppo, o il suo proprietario ad una classe, ma può anche escludere da un gruppo: conficcare dei chiodi con un martello non è né nobile, né femminile nella nostra cultura. 1 Perl'effc11odialone,inambiroucnico,cfr.iprlmiparagrafìdell"anicolocon [N.o.c.]

quescorirolo.

Pucosociologindelln tecmcirà (1960-1961)

15

B. - In quanto realtà storica, l'oggetto tecnico contiene un'infor­ mazione implicna: equivale all'accettazione o al rifiuto di modi deter­ minati d'essere. Un'automobile antica non è soltanto realtà oggettiva, è anche un certo modo di inserire del passato nel presente, sia per «épater le bourgeoi,», come fanno a volte gli studenti con automobili raffazzo­ nate e coperte di scritte, sia con una manifestazione di povertà mista a risentimento, che emana da certe vetture stanche, mamenute male, lente e poco scmanti quando alcune più rapide cercano di superarle e aopettano che si scostino. Oltre a questo estetismo o a quesra sfida agli uulizzatori, oltre a questa proteMa aggressiva, la vettura antica può implicare un elogio nostalgico del «buon tempo andato», o diventare l'oggetto prezioso di conoscitori raffinati, particolarmente in Italia e in Inghilterra: l'automobile, come uno srrumento di musica o un mobile, penetra nella dimora del proprietario e vi rimane per essere contempla­ to. In questo senso, l'oggetto tecnico è uarcaro come simbolo di una posmone sociale e di un atteggiamento umano. Un certo maharajà possiede cinquantacinque vetture. Degli apparecchi televisivi sono stati dismmi da fanatici nel Marocco, quatno o cinque anni fa. Gli aristomglesi si vantano di non possedere televisioni o la comprano per i dome�tici, cosa che li autorizza ad involgarirsi con eleganza. In Francia, negli ambienti borghesi, si seme spesso dire che si è visto un cnto programma, alla televisione, «da amici». Il carattere di storicità degli oggetti tecnici potrebbe essere studiato tramite un'analisi topoU/gim. Quando un oggetto tecnico evolve nel tem­ po, si differenzia e sì vedono delle zone concentriche che si organizzano in esso. La pili interna è quella della più pura ed alta tecnicità: essa è, al termine dell'evoluzione, quasi cornplerarnente esente da sovradeter­ mina1.ione culturale. La più esterna è anche quella più autenticamente culturale, è quasi sprovvista di tecnicità e costimisce per le zone fun:tio­ nali l'equivalente sociale di un vestito per un organismo. All'origine, nell'ambito dell'automobile, la lunghezza dei motori, che necessitavano di una dimensione corrispondente del cofano, era segno allo stesso tem­ po di potenza per la macchina e di prestigio sociale per l'uomo. Ma il motore, con la disposizione dei cilindri a V, che sostituiva la disposizione in linea, poi con le valvole in testa e l'aumento del tasso di compressione e del regime di rotazione, ha pomto aumentarne la potenza, riducendo il volume e la massa. Tuttavia, il cofano, simbolo sociale, ha conservato il suo ruolo prestigioso e ha ceduto sulla lunghe?za solo per conquistare plù larghezza. Questa separazione delle funzioni, che è anche una sepa­ razione delle zone, conduce a degli assemblaggi in cui un grande cofano nasconde un piccolo motore, o si trasforma in portabagagli.

16

Corsi

A volte, le zone specializzate dell'oggetto tecnico entrano in conflit­ to e sono scarsamente compatibili. Landamento aerodinamico di un veicolo può essere molro lontano dal!' aerodinamismo reale. Costrutm­ ri puristi in fatto di tecnologia hanno a volte contrariato la clientela per aver ricercato un aerodinamismo reale e non l'immagine stereotipata della «forma aereodinamica»: è il caso della vettura «Horchkiss-Crégoi­ re" e della «Fregata Renault». È il caso, anche, di tucri i sovraccarichi e gli «esoscheleui» che si sviluppano sulle automobili in maniera ipene­ lica, aumentando il peso mono e ostacolando il flusso non mrbolento de!le scie d'aria. Il massimo dcll'ant1-aerodmamismo è sicuramente la giacca a vento, che però corrispondeva all'archetipo sociale dell'aerodi­ namismo. I.:automobile che si personalizza si socializza, gioca un ruolo, aiuta il proprio conduttore a giocarlo, grazie all'ab1tacolo, alla velocità, al colore, allo scatto, al rumore. Un'automobile d1 un monarca orien­ rale esige delle placche d'oro e d'argento. Il raddoppiamento dicotomico dell'oggeno tecmco, che autorizza una frenesia di tecnicità e una frenesia di simbolismo sociale, non è la sola via d'evoluzione. A volte, un'ostentazione «tecnofanica» concilia parzialmente i due aspetti in un incontro estetico: alcuni pendoli di precisione esibiscono una bilancia a spirale dorata, luccicante, presti­ giosa nella sua lenta oscillazione sotto una campana di vetro, con i meccanismi ben in vista. C. - La distinzione tra l'utilità e la storicità dell'oggetto tecnico non ne esaurisce affatto la realtà né il significato. Per gli oggeni cecnici è la stessa cosa dei monumenti: sono plurivalenti e sovradeterminati. Voler spiegare le Piramidi come dei monumenti utili o presentarli come espressioni dell'orgoglio dei Faraoni vuol dire prendere una strada sbagliata. Mircea Eliade2 (lmages et symboies) li presema più profondamente e più essenzialmeme come dei centri, che mettono in comunicazione le ere regioni fondamentali dello spazio, secondo la struttura della sacralità. E lo stesso metodo che occorre impiegare per analizzare realmente gli oggetti recnici. Al di là dell'utilità che farebbe di questi oggeHi degli utensili (termine impiegato da Heidegger), al di là di un simbolismo facile e superficiale di appartenenza ad una casta o ad un luogo, bisogna sforzarsi di scoprire un senso della tec­ nicità, come Mircea Eliade si sforza di scoprire, sotto le immagini e 1 M. Ew,o.e., lmagn tt 1ymboln &ais Jur k symbolismt magico•rd,gieux, Galli• mard, Paris 1952, cr. ic. diM. Giacomctti, lmmagim e nmbolùmo. Sagg, sul1