Sul destino

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Indice

I LA SORI'E E LE MOIRE Pr1ma ancora di nascere -A ciascuno la propria parte Senza alcun vantaggio - MargtnJ di soggelUvttà - Spazi per l'aulodetemunaztone

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U IL CASO E LA FORI1.JNA O c'è la causa o c'è U caso - In assenza di ordine - Senza alcuna Intenzione - Dio non gioca a dadi - Ftgll d'una dea bendala - La ruota della fortuna- Chi dice cosa è fausto o Infausto? - La fortuna è cteca. ma la sfortuna cl vede?

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ID IL FATO E LE FATALITÀ Coincidenze slgnlflcaUve - I disegni delfato -Artefici del fato - Topografia del desUno

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IV IL DESTINO E L'INCONSCIO L'lnconscto come desUno - Quando UdesUno è crudele - La logica occulta del desUno - Azioni passive e astensioni atUve

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V IL GENIO DI OGNI PERSONA 119 Il desUno è On dall'tnJzlo - Il desUno è un archeUpo - Il desUno è tndMduazlone- Il genio lndMduaUvo - La Via è la vtla - La rtbellione Inutile - Ubert soggiacere VI IL VATE ELA VOCAZIONE 155 11 llbro del desUno - 11 llbro delle stelle- Il corpo come 11bro del desUno - Il rtchJamo fatale - La chiamala a11·1nd1Vtdualltà - La voce e l'ascolto - Il desUno e la stncronlcttà - Interazioni globall VII LA VIA DEL DESTINO E IL SENSO DELLA VITA 189 L'ulUma llbertà -11 senso e la vtta - Coscienza di sé e coscienza del desUno- Ubertà è partectpaztone- Vie strane per desUnaztonl stngolart Bibliografia

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LA SORfE E LE MOIRE

PRIMA ANCORA DI NASCERE

Es!Stono recessi dell'es!Stenza che mal furono dell'uomo e che nemmeno sono degli dèl. Una vasta landa di nessuno è governata da qualcuno di cut non sl vede 11 volto, di cut non si conosce 11 nome. In quella regione di larve, al confine fra l'abisso e la presenza, l'esistenza dell'Individuo s'Impregna di attrlbutl. •Stanotte ho saputo che c'ert: una goccta di vita scappata dal nulla•. Comincia cosi una lunga Lettera aun bambino mal nato (Fallaci, 1975), che registra 11 dialogo fra una madre e 11 progetto di Vita che le si annida In grembo. ll dialogo si snoda per quattordici settimane e alterna l'emozione della maternità alle proteste della ragione: da un lato la Vita, •che si avventa come un vampiro al corpo• della donna (ibidem, p. 30); dall'altro la donna, che di quel corpo aveva preso possesso da tempo, che In quel corpo provava emoZlonl, che con quel corpo aveva destinato di maturare progetti. •Mal due sconosciuti uniti nello stesso corpo furono più sconosciuti, più lontani• ( ibidem, p. 26) e più ostinati nell'Imporre l'uno sull'altro una reciproca tlrann!a. La t1rann1a del bambino sq• 1assa 1programmi della madre, ne altera l'Identità, la costringe a letto per due settimane. Le chiede di rinunciare all'alcol, al fumo, alle amblZlonl di carrtera, al Viaggi di lavoro, perfino alle preoccupaZlonl, alle ansie, alle emoZlonl, perché •l'utero è In relazione con l'Ipofisi e anche una sorpresa Violenta, un dolore, una collera, pos9

sono provocare il distacco parziale dell'uovo• (ibidem, p. 58). La tfrannla della madre rtvendica la sua autonomia di persona e non di •barattolo, dove si mette un oggetto da custodire• (ibidem), e chiede ricompensa per le sue rinunce: un abbondantissimo whisky e un pacchetto di sigarette. Atto di egotsmo o reazione di , Invece, a fronte di mod1flcazlonl anche plccoUsstmedello stato 1n1Zlale, gl1 staUflnall possono risultare molto dtverst: lntUIUvamente. non c'è proporzione tra la piccola mod1flcazlone delle cause e la distanza tra gl1 efTetU. Tipicamente quesU sono sistemi nel quali I comportamenU di uno o più sottos1stemt non sono tra loro tnd!pendenU, ma Interagiscono In maniera più o meno complessa. Un esempio è dato dal ,paesaggio acolie. di un sasso che comincia a rotolare In prosslmJtà dello sparllacque: per effetto di vanazlonl anche modeste nello stato lnlZlale. esso può prendere direzioni addlr1ttura opposte e amvare a destinazioni drammaticamente lontane. Inoltre. ognt perturbazione può ventre ampllllcata al passare del tempo, ovvero può mod1flcare sempre più la traiettoria del sasso. rendendone Incerta la previsione. 2. Il pr1nclplo di lndetermtnazlone di Heisenberg afferma che ,non si possono conoscere contemporaneamente sia la posizione sia la velocità di una particella con precisione arbitrarla.. Per la meccanica quanUsUca I valori delle vartabtU che caratter!ZZano le particelle so-

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motore d1 eventi che sl concatenano ln sequenze complesse, senza tuttavta essere mossi da tma causa spectftca. L'lntero universo, come le slngole esistenze, sembra sorretto dagll stessi lnSondablll meccanlsml che presiedono al gioco del dadt: un lntrecclo d1 eventi fortuJti scuote 11 slngolo nel contenitore della vtta; tma comblnazlone arbitraria e lmperscrutablle d1 accadtmenti gl1 assegna plù o meno punti; un lmprevedtblle lncastro d1 concomitanze gl1 attribuisce successo o fallimento. E tuttoctò sl verlftcaseguendo tma dlnamlca aleatona e fortuJta, ovvero per caso. Nelle sue forme plù estreme, la dottrlna del caso fa balenare l'lpotesl d1 un universo nato per pura comblnazlone, che dtnessuna mente fu mallntenzlone.

SENZA ALCUNA 11'-ITENZIONE

La totale assenza d11ntenz1one qualJ.ftca 11 caso ancor plù che la mancanza d1 cause speclftche. Interessandosi alla na-

tura del caso, 11 filosofo Heruy Bergson annotava:

no esprtmlblll come ,dlslr1buzlone di probabllltà, e non come valore puntuale. Ciò Implica che nella dimensione atomica. per esempio, non si ha certe-&La che una particella si trovi esattamente In un punto; si può solo detennlnare un·area di probabllltà a11·1ntemo della quale si trova la particella. SI noU però che, applicando le regole della fisica quanUsUca alla dimensione macroscopica dell·espertenza normale, I rtsultaU sono esattamente cotnc!denU con l'abituale percezione del mondo: non si può detennlnare U punto In cui si trova una particella In un certo Istante, ma si può determinare la poslZloneche occupa una mela sul tavolo. In fisica perciò non VI è contrappostzlone tra •Visione probabtllsUca,, (quella della scala atomica) e •Visione determtnlsUca. (quella del mondo macroscopico); la loro diversità sta nel grado di differenziazione della scala di osservazione. Il prtnclplo di Indeterminazione ebbe un Impallo fortemente suggesUvo sulle rtflesslonJ In tema di prevedlbJIJtà e predeterminazione. Esso Viene frequentemente Invocato contro Il detennlnlsmo, per contestare la possibilità di determinare In precedenza un evento, e a favore del probablllsmo, per assertre che l'ordine della realtà emerge dal caos per effetto di processi probabilistici. Ma I fisici non colgono antinomia fra le due letture: a livello macroscopico si può determinare con precisione ciò che a livello atomico non è determina-

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La matemauca probablllsUca può anche rendere ragione delle cause che arrestano la pallina della roulette su un numero, procurando una vtnctta come avrebbe fatto un genio benefico; una complessa Intersezione di for.te fisiche può rendere ragione della forza con cui li vento strappa dal tetto una tegola e la lancia In testa a un passante, come avrebbe fatto un lrickster dtspettoso. Ma In entrambi I casi si tratta di meccantsmt, che li caso mt fa pensare prtvt di Intenzione, là dove geni e Polteryeist fanno supporre un"lntenztone (1907, p. 254).

Antitetico alla causa e deprivato di ftnalltà, 11 caso ha per corollario la più completa 1naccess1b!lità alla comprens ione. Come nel gioco del dadi, anche nella casualità della Vita non è dato prevedere se un'opaca sera In discoteca sarà Improvvisamente Illuminata da un Incontro casuale o se una festa sarà funestata da una noti.zia del tutto Inattesa, da un casuale Incidente. E quando 11 caso Irrompe nell'esperienza, non s 'annuncia con la folata geltda dello sp!rttello dispettoso né con l'aura rasserenante del genio benevolo, ma soltanto con la sconcertante assurdità di una potenza priva di Intenzione. Per un attimo, nel crocicchi dell'accadere, forme dell'esis tente si toccano, si Incrociano, si lnfiuenzano e ortglnano un accadimento. Avviene senza che una causa mottvt l'evento, senza che un ordine ne renda prevedibile l'accadere, senza che uno scopo ne legittimi la rPallzzaZ!one e senza che un sens o ne renda ragione. Nella sua essenza, 11 caso è anche privo di senso. I dadi rotolano sul tappeto In maniera occasionale, fortUlta, lnlntenzlonale; assegnano e dissolvono patrlmonl, esaltano e annientano persone senza un cnterto, senza una logica. Con cieca assenza di senso la grandine traccia nitide strisce di devastazione sul lavoro agricolo: vantftca 11 lavoro e decreta la miseria di qualcuno; r1spann1a le colture adiacenti e segna arbitrariamente la prosperità di qualcun altro. La grandine, come ogni evento casuale, non sembra avere motivazione né spiegazione, né ordine né senso, né ftnalttà né prevedibilità. Del caso non si sa 11 se e 11 quando, non si conosce loscopo né la ragione. Il caso, sempltcemente, è . 41

Questo suo nudo darsi nella realtà, questa sua tntrtnseca Incompatibilità con la conoscenza e con la comprensione è sempre rlusdta tnsostenlblle a filosofi e sdenztati. Nel corso del secoli, alcuni si sono affannati a confutarne l'esistenza, altri hanno elaborato calcoli e teorie per confinarlo entro forme di comprensione. Dallo spasimo Intellettuale di accostarsi all'tnafferrabllttà delle forme casuali, la mente del filosofo Blatse Pascal trasse perfino l'Invenzione della roulette, che è strumento geniale In cu1 si esprime la fortuita Imprevedibilità del caso. Il calcolo delle probabilità e molta parte della statistica probabilistica sono tentativt recenti di argtnare l'Inafferrabilità del caso, di rendere parztalmente prevedibile Il suo andamento disordinato, di ottenere una parvenza di controllo mentale sui suol eventi. Con grande franchezza Il matematico Watsmann asseriva che •l'unica ragione per Introdurre Il concetto di probabilità è l'Incompletezza della nostra ragione• (Citato In Popper, 1934, p. 238). Con molto empirismo fanatici. giocatori di roulette annotano I numeri mano a mano che escono, nella speranza di domare l'autarchia del caso; legioni di giocatori del Totocalcto adottano schemi statistici., opponendo la potenza di calcolo del computer all'incalcolabile varietà del caso. Con Il rigore sctenttftco di cu1 era capace, Il premio Nobel per la ch!m1ca Manfred Etgen Indagò I movimenti casuali del caos alla ricerca di modelli che emergano spontaneamente. Ne trasse la convtnztone che dal divenire caotico emergono sia forme casuali, sia strutture tntelligtblll, che •fln dall'lnlzto hanno guidato Il corso dell'universo•. Nel caos primigenio sarebbero attlvt Cioè sta movimenti dovuti al caso, •Ineluttabile antagonista delle forze regolatrici•, sia meccanismi di dlstrlbuztone e seleztone, che strutturano una realtà In cu1 cll caso Viene domato•, almeno parztalmente (Etgen, Wlnkler, 1975). Tutta la realtà, In questa teoria, è sorretta per Intero dall'archetipo delgtoco, che tntrecctafra loro forze regolatrici e spinte casuali, ma che non può mat evttare di confrontarsi con la presenza del caso. Essendo apparentemente privo di mottvaztone e splegaztone, di ordine e senso, di finalità e prevedibilità, l'evento 42

casuale è \llla provocazione per le funztoru ptù specificamente umane. Nella sua essenza, 11 concetto dt caso èun affronto all'Io, alle sue capacltàdt comprensione, alla sua voglia dt predtztone, al suot sforzi dt determinaZl.one, alle sue funztoru dt controllo. La mente del fllosoft e la dtgrutà dt ogru «Io• si ribellano all'idea dt una congenita assurdttà tnstta negli eventi, dt una pervasiva casualttà intrinseca nel cosmo e nell'esistenza. Le più articolate teorie della probabilità ammettono che nel gtoco cteco e casuale delle ricombinaztonl alcune interseztoru stano ptù probabili dt altre; che talune seleztoru st autortnfor.ano; che per effetto dt meccarusmt interni al caos possa sgorgare un accadtmento sensato e che nel dtsordtne possa specializzarsi l'ordine. Sulla seta dt Hume, la probabilità st candtda come terza vta, che sta oltre la polarttà caso-causa. Ma proprio perché l'ipotesi della probabilità è alternativa a quella del caso, esso rtmane emblema dt tutto ctò che accade senza \llla causa speclflca e senza uno scopo intenztonale. L'idea del caso è la risposta ptù semplice al cperché?• del destino. Ma per qualcuno, asserire che la sptegaztone degli eventi fatalt sta nel caso, nell'assenza dt cause e dt scopi, è risposta cosi sempltctstica da confinare con l'ingenuità dt \llla non-risposta. Est avanza 11 sospetto che 11 caso non sia un evento senza causa, ma un evento dt cui ancora non si conosce la causa.

DIO NON GIOCA A DADI

Nell'tmmagtnare l'uruverso delle ortglnt come un bossolo cosmtco entro cui st agttano dtsordtnatamente 1 dadtdell'eststenza, Einstein, scrtvendo al fisico Nlels Bohr, sttlò uno det suol aforismt ptù noti: •Dio non gtoca a dadt•. Questa celebre frase sintetizza lo scetttctsmo dt cht è restio ad ammettere che le cose possano accadere senza \llla mottvaztone e che possano esservt effetti senza causa. Lo aveva affermato con vtgore anche Kant. 11 più rtgoroso det ft-

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losoft razional1st1, scrtvendo che nel mondo non c'è spazio per Il caso. Sembra, a costoro, che quanto più un evento è complesso e softstlcato, tanto meno sia probabile che esso si vertftchl per caso. Sembra che, per rendere ragione di un fenomeno, sia necessario Ipotizzare una concatenazione non fortwta di meccanismi, un sistema di cause speclftche, che si strutturino secondo una logtca e che procedano con un senso, che abbiano una spiegazione e che, veros1mllmente, perseguano un disegno. Se le cause di un evento non sono note, non stgnlftca che non ci stano, ma che la conoscenza umana non è ancora riuscita a svelarle. Non è chiaro se questa poslZ!one sta sostenuta dalla modestia della mente che riconosce I propri llml.tl, o dalla preswlZlone di una mente convinta di abbracciare, un giorno, la conoscenza assoluta. 1n entrambi 1 casi sl afferma che Il sapere sottrae sempre terreno alla dottrina del caso e, In effetti, là dove giungono le cognlZlonl dell'Intelletto, non sl Invoca più l'Intervento del caso per spiegare la realtà. La storta della scienza pullula di testlmontanze In merito. Nell'Ottocento, la mortalità tra le partortentl era elevatlsslma In tutti gli ospedali europei. Il sintomo carattertstlco era una febbre alta e letale, la temibile cfebbre delle puerpere». Solo Il caso sembrava decidere chi ne cadeva Vittima o chi se ne salvava. Ma nel Pollclln1co della Vienna lmpertale Il caso non si dlstrtblliva uniformemente nel due reparti di gtnecologta: Il numero del decessi nella Seconda Dlvtslone era Vistosamente Inferiore a quello della Prima. Soltanto nel 1847 Ignac Semmelwets svtluppò l'Ipotesi che In quel reparto fossero 1 medici stessi a contaminare le puerpere, Visitandole con le mani Infette, dopo aver toccato I cadaveri di donne già morte di febbre puerperale. L'altra dlvtslone eragestlta da ostetriche e Infermiere, che non svolgevano alcuna attlvttà In sala anatomica e che quindi avevano minori occastonl di diffondere Il contagio. L'lntwzlone era corretta, anche se solo molto più tardi, dopo che Pasteur ebbe scoperto I batteri, fu isolato uno streptococco che si rivelò essere l'agente responsabile dell'Infezione che causava la febbre e la morte delle puerpere.

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Questa vicenda testimonia come Il caso fosse la spiegazione d1 chi non aveva spiegazioni; cessò d1 esserlo quando la scienza svelò Il meccanismo del contagio. A ogni passo Il cammlno della scienza smentisce e rtdlmenslona Il caso, relegandolo a facile non-rtsposta data a situazioni d1 CUI non è nota la causa, a eventi d1 CUI si ignora la spiegazione. Così, per esempio, alle teorte casua!Jstlche, secondo CUI la vtta stessa nasce da un fortuito gtoco d1 combinazioni fra molecole, altrt oppongono teorte determlnlstlche, secondo CUI essa nasce e si sviluppa seguendo un dlsegno preordinato. Altrt, come Svante Arrhenlus, premio Nobel per la chlmlca, Ipotizzano che la vtta sta gtunta sulla terra dallo spazio cosmico 1n forma d1 spore battertche. Secondo le ossenraz1on1 raccolte presso Il Centro Astrofisico d1 Pune (Indla), ogni gtomo cade sulla terra una tonnellata d1 mlcrorgantsmt provenienti dallo spazio. A chi ci vuole ftglt del caso, questi studlost rtspondono che starno Invece ftglt delle stelle. Sulla loro scia, si sviluppa Il pensiero d1 chi esclude che la vtta possa svilupparsi dalla materia non vivente per un gtoco d1 combinazioni; nega che I programmi genetici possano costituirsi attraverso la mutazione casuale e la rtcombtnaztone fortuita del geni. E parallelamente cerca d1 sottrarre gl1 eventi più complessi alle nebbie dell'Incomprensibile e dell'lmprevedlblle. Non è 1n gtoco solo Il luogo delle ortgtnt. Il dlbattlto Intorno alla genesi della vtta è emblematico d1 un atteggtamento mentale che afilda l'esistenza all'aleatortetà del caso oppure alla logtca delle cause. Per secoll causa!Jtà e casua!Jtà si sono opposte l'una all'altra, ciascuna trascinando con sé un corteo d1 lmpllcaztonl: ciò che gravita nella sfera della causa!Jtà è prefigurato, 1ntenz1onale, ordlnato, conoscibile, prevedlblle e anche programmabile; ciò che gravtta nella sfera della casua!Jtà è lmprevedlblle, tnconosclblle, 1n1ntenz1onale, dlsordlnato, non programmato e anche Insensato. Il caso decide della mia stessa possibilità d1 esistere, della mia vtta, degll eventi che ortentano l'evoluztone, del momento 1n CUI l'esistenza ha fine e del modo 1n CUI essa si 45

estingue. Può avere 11 volto truce del persecutore o quello soccorrevole del benefattore; può essere In sintonia con desidert e progetti, con asplraZlont e amblZiont, oppure può frantumare ognt Intenzione e sconvolgere ognt disegno, In antitesi manifesta, talora lmpertlnente e sadicamente ostile, con ognt progetto tndivtduale. ncaso irrompe nell'esistenza di ciascuno con 11 volto duplice della fortuna o della sventura, a seconda che torni favorevole o sfavorevole, perché la fortuna, scrtveva Plutarco, •fa parte del caso• (1993, p. 53).

FIGU D'UNA DEA BENDATA

Cinque secoli prtma dell'era volgare, a Roma si praticava già 11 culto della dea Fortuna. A Preneste (a est di Roma) sorgeva uno del magglort templi, dedicato a Fortuna Prlmlgenta, la cut statua troneggiava con Giove e Giunone sulle gtnocchta, Intenta ad allattare. Icona lwntnosa della maternità, non era semplicemente una dea madre, ma la raffigurazione stessa della maternità prtmordlale, del prtnctplo che precede ognt dlfferenztaztone e che origina ognt discendenza. Prosperosa nutrtce di dèt, non era solo protettrtce della fecondità, ma lm.magtne stessa della natura, della forza Vitale con cut essa nutre I suol ftgJ.t, della potenza ortgtnarta che alimenta uomlnt e dèt. Immagine dell'universale e prtmlgenta potenza creatrtce, tenendo sulle gtnocchta Giove e Giunone bamblnt, la dea Fortuna proclamava di essere antecedente alla stessa coppia olimpica e di essere supertore a qualunque altra potenza, sia umana sia dlvlna. ll volto della Fortuna è meno arcigno di quello della Moira, ma come la Moira, Fortuna è una signora prtmordlale; detiene una potenza cupa supertore a quella degJ.t dèl; è dispensatrtce di ognt energia, di ognt rtsorsa, di ognt cosa. A1 suol piedi giace la cornucopia, 11 mitico corno dell'abbondanza, che trabocca frutti e ctbl e che rtversa ognt genere di nutrtmento del corpo e dello sptrtto. ll suo allattare è allegortco del flusso Vitale che alimenta ognt forma di Vita; la

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qualiftca come sorgente di ogni I1ochezza e benessere, ma anche come responsablle di ogni indigenza e caJamità, nel momento in CU1 cessa di elargire 11 suo nutrtmento. La dea Fortuna, in effetti, fu figura ambigua della felicità e della sventura (•fortuna blanda• la prttna e •fortuna mala• la seconda) e anche degli stati intermedi, nella sua versione di «fortuna dubbia•. Era blandita dalla popolazione come •fortuna benevola• o come •fortuna compiacente•; era temuta come dea seduttr1ce che inganna e delude; era venerata come dlv1nltà che amminlstra le sorti collettive («fortuna pubblica•) e che decide di quelle soggettive (•fortuna pr1vata•J; era invocata come nume che presiede a ciascun momento, auspicata protettnce di ogni occasione proplZla: la •fortuna di ciascun gtomo•. Dea inequtvocabllmente femmJnlle, questa div1nltà Impersonò 11 potere arcano della Grande Madre e 11 mistero della sorte; fu dea totlpotente della natura e volublle stgnora del destino. Per questa ragione, presso 11 suo templo di Preneste si traevano le •sorti prenestlne•: da una piccola arca, un fanciullo estraeva a caso delle tavolette di legno su CU1 erano incise le volontà oracolar1 della dea e le assegnava al fedeli. Quelle tavolette erano chiamate, per l'appunto, •sorti•. In Giappone, ancora oggt, davanti a molti tempi si affolla ogni giorno una moltitudine di persone di ogni età e di ogni ceto, che agitano fragorosamente del bossoli da CU1 estraggono a sorte un'asticella di legno; su di essa sono incisi ideogrammi che nmandano a una fonte oracolare. ll I1tuale è assai slmlle a quello delle sorti prenestlne e 11 meccanismo è assolutamente Identico: favori e sfavori della dea, buona ecatttva sorte, fortuna e sfortuna vengono distribuite dal caso, secondo lo stile che gl1 è proprio, ovvero senza una ragione e senza una logtca, senza un fine e senza un ordine, senza lasciare spazio alla previsione e alla determinazlone. Uloorwlogia rtnasdmentale di Cesare Ripa riassume 11 repertorio di lmmagtnl con CU1 veniva raffigurata la Fortuna. È femmina dalle risorse inestingutbll!, contenute nella cornucopia, a slgnt.Ocare come •ella sia la dispensatrice delle ricchezze & dell! beni di questo mondo•; è una dea bendata, a signtftcare che dispensa a caso e cnon favortsce più un uo-

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mo che un altro, ma tutti lndlfferentemente ama & odta, mostrando quet segnt che 11 caso le rappresenta•; si regge precariamente ln piedi sopra un globo o una ruota, a slgntftcare l'lnstab!lttà del caso, •che sempre si move e muta faccia a ciascuno, hor'lnnalzando & hor'abbassando•; sta rttta ln prua •a una nave senza timone, & con l'albero e la vela rotti dal vento, dove la nave è la vtta nostra mortale, la vela e gl'altrt arnesi rotti, mostrano che la mala fortuna è successo Infelice• (Rlpa, 1603, pp. 349 sgg.). Nelle carattertstlche di queste lmmagln.l si compendia la questione antica delle sorti umane e si avanza la più antica delle rtsposte: le sorti dell'uomo sono distrtbutte a caso, secondo l'Imperscrutabile volontà d'una forza cieca e volubile. Esiste dunque una dimensione dell'esistenza 1n cUI è raccolta la profusione del beni e 11 caso li distrtbutsce nel più caprtcctoso del modi; con qualcuno abbonda e con altrt scarseggia; ha nelle sue mant 11 timone della nostra esistenza, senonché quel timone è rotto e la nave è ln balla delle bufere; gutda 11 nostro cammtno, senonché è una gutda bendata e con dislnvolta spensieratezza cammtna sull'orlo del baratrt eslstenztall; regge 11 nostro assetto personale, senonché sta ln piedi su una sfera, 1n equ!ltbrto instabile e 1n ognt Istante precario.

1A RUOTA DELIA FORI1.JNA

Riconoscere l'esistenza della fortuna è fac!le. Sono molte le lingue che contemplano una parola che esprime 11 concetto di accadimento fortuito; sono molte le concezioni filosofiche e le visioni del mondo che assegnano uno spazio all'andamento occasionale. Sono diffuse e radicate le convtnZlonl che una forza cieca e volubile s'lntrufoll nel disegni di ciascuno, talvolta per agevolarli oltre 11 pensabile, talvolta per ostacolarli oltre 11 sostenibile. Super Marto e 11 fratello LU!gl nel videogames del bamblnl o Papertno e suo cugino Gastone nel fumetti Dlsney costltutscono leone assolute della buona e della cattiva sorte. Gastone è spudoratamente favortto dalle Circostanze ln 48

qualunque cosa decida di intraprendere. È tnseguito dalla fortuna ogni volta che esce di casa; vtnce prenù di ogni sorta, perfino ctl prenùo per chi ha vtnto più prenù•; 11 suo problema è trovare cam1on abbastanza capaci per portare a casa le Vincite e un deposito tanto ampio da contenerle. •.In un'ora la sorte gli dona tutto quello che Paperino desidera da anni• (Dlsney, 2005b). Paperino, al contrarlo, è accanitamente osteggiato dagli eventi: perfino quando compra tutti i biglietti di una lotteria non riesce a vtncere, perché la sorte estrae l'unico biglietto che gli è sfuggito di mano e che, ovviamente, è finito a Gastone. Al fortunato cugtno, borbotta Paperino, •dovrebbe essere Vietato per legge di partecipare a un concorso a prenù•. Al papero più sfortunato di Paperopoli non basta nemmeno tentare un'alleanza con Gastone: un giorno, per ottenere uno slittino che era tn palio alla lotteria, pregò 11 fortunato cugino di acquistare un biglietto per lui; Gastone vtnse un superpremlo molto più pregiato dello sllttlno, ma non ciò che serviva a Paperino (D1sney, 2005a). Nell'esasperata carattertzzaztone di queste figure fumettistiche si rispecchia la grottesca realtà quotidiana: accadimenti risultano talvolta stnerglci e talvolta antitetici con 1 propositi di una persona; la cornucopia della fortuna riversa 1suol doni talvolta tn abbondanza e talvolta con penuria. Per sua caratteristica la fortuna è cieca e ciecamente distribuisce 1suol favori: ora dà e ora toglie, a qualcuno dà tn abbondanza e a qualcuno toglie tn eccesso. Una carta dei tarocchi Oa Ruota della Fortuna) rappresenta una ruota a cui sono aggrappate quattro figure coronate: una sta tn alto e una, all'opposto, sta tn basso; sulla s1n1stra, una risale dal fondo verso la sommltà e, sulla destra, una precipita dall'alto verso 11 basso. L'iconologia medievale precisa che sono quattro re (o quattro momenti di uno stesso re); quello che, a s1n1stra, è tn ascesa dice: -regnerò•; quello che troneggia tn alto proclama: -regno lo•; quello che, a destra, sta cadendo tn disgrazia può solo riconoscere: -regnavo•; e quello che giace sul fondo lamenta: •sono senza regno•. La ruota della fortuna è lmmagtne dell'alterno aVVicen-

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darsl del caso, deg!J alti e bassl che destabilizzano ognt eslstenza, della precartetà d1 ognt successo. Il re che ascende e precipita ricorda da Vicino la Vicenda umana del console Lucio Paolo Emilio. Aveva sconfitto con una campagnacl! qwnd!ci g1orn11I re macedone Perseo, ponendo fine a una guerra che altri non avevano saputo risolvere 1n quattro anni. Ma ritornato 1n patria, Ludo Em11.1o apprese della morte d1 entrambi i suoi flg!J. Cosi 11 d!scorso celebrativo del trionfo si tramutò 1n un d!scorso funebre d1 toccante umanità. •Nulla ho mai temuto d1 ciò che Viene dag!J uom1n1; ctò che sempre ho temuto d1 più è l'estrema volubilità della fortuna e la 1nfln1ta varietà delle sue percosse. Il mio animo non fu prosciolto dai suoi timori, quando mi toccò rendere colle mie mani glJ estremi onori all'uno dopo l'altro d1 due flg!J. La fortuna si è vend!cata a sufficienza dei miei successi. Essa mostra nel trionfatore e nel re sconfitto un mirabile esempio d1 fragilità dell'umana sorte: con questa differenza, però, che Perseo, Vinto, ha ancora la prole e Paolo Ludo Em11.1o, Vincitore, ne è orbato• (Plutarcus, 1622, p. 154). Nella ruota della fortuna un'ord!nata e circolare progressione d1 eventi ridimenslona chi è all'aplce e risolleva chi è caduto; sembra ammiccare a un ane!Jto d1 equità e confortare chi spera che la Vita ripartisca vantaggl e svantaggi, ispirandosi a criteri d11mparzla1Jtà e gluslizta. Ma questo è solo un aspetto e, per certi versi, un abbag!Jo. L'1mmag1ne della fortuna è assai d!stante da quella della gtuslizta e la realtà della Vita è estranea a principi d1 equiparazione. Esempi d1 malfonnazl.oni congenite, d11nd1V1dui nati 1n luoghi sfortunati della terra, d1 es1Stenze vissute 1n epoche prosperose della storia hanno già conclamato che la Via dell'es1Stenza non si isplra a una teorica eguag!Janza. La connivenza d1 caso e fortuna non è garanzia d1 equità. Nessuna concezione soggett1V1stica né oggett1V1stica, nessuna superst1z1one mitologica e nessuna teoria statistica si azzardano a sostenere che glJ eventi sl riparliscano 1n maniera assolutamente equa. La d1Stribuz1one casuale (random) non è una d1str1buz1one 1mparZ1ale; non assegna a ciascuno un'identica quantità statistica. I favori elargiti dalla

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fortuna, come le parti assegnate dalle Moire, provengono sempre da strapotenti slgnone dell'arbltI1o e non dell'equità. Se due persone pescano due biglietti ciascuna da un bossolo che ne contiene cinquanta bianchi (fortunati) e cinquanta neI1 (sfortunati), hanno entrambe la probabllltàstatistica di pescare un btg11etto Vincente e uno perdente. Ma non è affatto escluso che uno peschi entrambi I biglietti fortunati e che l'altro Il peschi entrambi sfortunati. Si potrebbe parlare di una •sfortuna obiettiva•, che assegna qualcosa di più o di meno aspetto alla media statistica teonca. Paradossa1mente, propno l'lmperscrutablle ingtusttzla della fortuna diventa talora li mtgllore cntenodi gtusttzla, o almeno di sperequazl.onemoderata, sottratta all'Inganno intenzionale. Popolazl.ont montanare del Nord !talla, per esempio, seguono ancora oggi un CI1teI10 casuale per l'assegnazione di plccoll lottl di legname destinati al fabbisogno domestico. Ciascun lotto è costituito da qualche albero da abbattere, distI1buito sulle pendici delle montagne; per quanto s1m111, nemmeno due di quel lotti possono essere esattamente egual! per quantità di legname, accesslbllltà al taglio, facllltà di trasporto ecc. Essi vengono qutndi numerati ed estratti a sorte e per questo motivo sono chiamati •sorti•. Nell'estraztone qualcuno è più fortunato e qualcuno meno; qualcuno ha una sorte un po' plù pingue e qualcuno una sorte un po' più comoda da trasportare. L'assegnazione casuale, per sua carattenstica, non è garanzta di equità né di tmparztalltà. Più sempllcemente, 11 caso preserva dalla posslbllltà di mantpolaztonl intenztonall: nessuno è in grado di mantpolare l'assegnazione (salvo tmbrogl1are); nessuno può pescare una sorte più acca o evttare una sorte più scomoda. Non di rado la fortuita occasionalltà del caso Viene invocata quale gtusttztere e nequlllbratore, non perché esso I1parttsca in maniera equanime le fortune, ma perché è la sola potenza capace di rovesciare le sorti di un'esistenza. ngtocatore di Dostoevskij è prototipo esemplare non solo del giocatore d'azzardo, ma di ognt uomo che si nvolge alla fortuna per lmpnmere una svolta I1soluttva alla propna esistenza. n protagonista ncorda con orgoglio la volta (una 51

delle tante) in cui perse tutto e gU rtmase un solo ftortno; invece di pagarsi la cena con quel ftortno, tornò al casinò e ne Vinse centosettanta (Dostoevskij, 1866, p. 202). In maniera slngolannente s1mlle un uomo d'affar!, quando il tracollo ftnanztarto si era ormai consumato, investì le sue ultime esigue risorse alla roulette. Perse, ma la cieca, casuale fortuna al gioco sarebbe stata la sola potenza capace di rtsollevare le sue sorti. Nella realtà della vita non sono pochi i pensionati che sottraggono euro preziosi a una mlSera pensione per unpetrare la moderna effige della dea Fortuna, che oggi abita i botteghini del lotto e le sale del bingo, che distribuisce moderne sorti stampate sulle schedine del Totocalcio o sw biglietti della Lotterta Italia, i cu1 responsi sono crtptati dentro sistemi di numert che promettono Vincite probabili e garantiscono perdite certe. Così, in molti paesi povert (e spesso negli strati soc!al1 più povert) il gioco d'azzardo conosce popolarità unpensate e si estende a dimensioni di autentica patologia collettiva. A Cuba, per esempio, la sciarada ctnese (rifa d.J!à) e più in generale il gioco d'azzardo sopravvissero in proporzioni smisurate, alunentando la speranza di potersi rtscattaredalla mtserta delle ortg1n1 (Catllols, 1958, p. 173). Con l'acwrsl della stretta economica, lnztata nel 2008, anche in Italta esplose l'insana passione per il gioco d'azzardo legalizzato e non, soprattutto negli strati meno abbienti. A eh! si sente in balta della potenza fatale, solo il caso sembra antidoto al caso.

CHI DICE COSA È FAUSTO O INFAUSTO?

Descrivere l'essenza della fortuna è più difficile che riconoscerne l'esistenza. Per defintztone. si dice fortunato un evento favorevole. Ma proprto qw sta il punto: favorevole secondo ch1 e secondo qualt parametri? A prtma vtsta sembra che esistano categorie untversalt di eventi fortunati: una Vincita in denaro o il trionfo in una competizione, un incontro che abbia sviluppi affettlvt feltci,

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un accadimento che mtgltort lo stato dt benessere o Il prolungamento della Vita. Sembra che l'antica trtade dtvtnatorta (salute, amore, denaro) costituisca un parametro invartato nel secolt per decretare la natura fortunata o meno dt un evento. Ma la realtà è più sfumata. Il fortunatissimo Gastone, Vincitore professionale dt premi e concorsi, è cosi accarutamente insegUlto dalla buona sorte che non rtesce nemmeno a Isolarsi per acquistare un cavatappi senza essere assediato da postulanti o proftttato11, e «quello che succede con Il cavatappi succede con molte altre cose• dt ordtnarta necessità. Per quanto sorprendente possa sembrare, la sua archetipica fortuna non provvede a queste banalttà, ed è comprensibile: •chi chiamerebbe fortunato uno che vince un cavatappi?• (Dlsney, 2004). Così Il fortunatissimo papero talvolta non ha dt che vtevere. Con insistenza le fiabe sottopongono a rtflesslone Il crlterto per valutare se un evento è davvero fortunato. Ne è un esempio la Vicenda dt Abu Kasem, rtcco e avaro mercante dt Baghdad, noto per le sue logore e miserande babbucce, •segno tangibile della suartpugnante rapacttà> (Zlmmer, 1948, pp. 24-28). Un giorno glt eventi si intrecciano in modo cosi propl.Zlo da farglt concludere un affare particolarmente «fortunato•: acqUlsta per un tozzo dt pane una partita dt ampolle dt vetro e, contemporaneamente, rtleva da un mercante fallito una quantità dt essenza dt rose a un prezzo trrtsorto. Glt si prospetta la possibilità dt confezionare Il deltcatlsstmo profumo dt rosa in pregiate ampolle dt vetro e dt rtvendere Il tutto con grande vantaggio. Le due occasioni si completano in maniera così feltce che Abu Kasem si concede una Visita al bagnt pubbltct. Nel vestibolo, dove si lasciano abiti e scarpe, glt capita un ultertore evento singolare: un suo amico glt fa notare come le sue babbucce stano vecchie, logore e sudice, davvero inadeguate a un rtcco e affermato mercante. Ma quella sembra proprto una giornata fortunata: quando Abu Kasem esce dal bagno turco, le sue babbucce logore e rtpugnanti •erano spartte, e al loro posto, o quasi, ce n'erano altre due, bellls53

sune, lustre, evidentemente nuove dtzecca• (ibidem, p. 24). Abu Kasem ritiene che siano un segno ulteriore del favori che la fortuna gli rtserva, Il felice coronamento dJ una giornata tutta fortunata. In realtà le babbucce nuove non sono un regalo per Abu Kasem, ma appartengono al gludJce d1 Baghdad, Il quale lo accusa dJ furto e gli fa pagare a caro prezzo l'Involontario scambio dJ pantofole. Da quel momento Abu Kasem cerca In tutti I modJ d1 disfarsi delle malefiche calzature: le lancia nel fiume, ma del pescatori gliele ributtano In casa, dove frantumano le preziose ampolle piene dJ essenza dJ rose. Le seppellisce In giardino, ma Viene sospettato dJ scavare tesori e condannato per tentata sottrazione Indebita, dato che •la terra e tutto ciò che VI è celato appartiene al califfo•. Le getta In uno stagno, ma Intasano l'acquedotto e Abu Kasem Viene condannato per aver tnsudJclato la riserva d'acqua. Le lascia sul terrazzo, ma Il cane le fa cadere In testa a una donna Incinta, che per lo spavento abortisce, e Abu Kasem Viene nuovamente condannato. Per lut, ormai, è la ml.Seria. Quello che pareva Il suo giorno fortunato fu In realtà l'ln!Zlo della catastrofe. In questa favola si ravvisano Immediatamente 1 cmlstertosl gh!rlblZZI del fato•. dove cose e persone fanno Il gioco del caso: •VIC!nl, cani, funztonart e regolamenti, bagni pubblici e sistemi Idrici permettono al caso dJ svolgere Il suo compito e d1 stringere più saldamente Il nodo del destino•. Così, ctò che all'ln!Zlo della storta sembra ad Abu Kasem un singolare favore della fortuna, alla fine gli pare •la causa fatale dJ tutte le sue sofferenze• (ibidem, p. 28). È più lmpervto dJ quanto sembri dJstlnguere la fortuna dalla sfortuna, la buona dalla cattiva sorte, e nella Vita non è più facile che nelle fiabe. Accade ognt giorno che una madre reputi una vera sfortuna l'Incontro della figlia adolescente con un certo ragazzo e che attrtbutsca a quell'accadimento Il carattere della catastrofe: la malefica Influenza della nuovacompagnta allontana la figlia dalla famiglia, la dJstoglle dagli studJ, la Introduce In ambienti tnsanl, le rovina Il carattere. DI solito la ma-

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dre conclude: •Da quando lo conosce non è più la stessa•. Nel contempo la OglJa ritiene che con quell'incontro le sia capitata la prima vera fortuna della sua Vita: ha incontrato un •tipo• che le ha fatto aprire glt occhi, le ha dato Il coraggio di ribellarsi alla famlglta, le ha fatto conoscere persone non banali e l'ha introdotta a esperienze di Vita vera, che a scuola non si faranno mal. Anche lei conclude che la sua Vita •da quando lo conosce non è più la stessa•, ma in senso opposto a quello che intende sua madre. La fortuna è Immagine mitologica dell'andamento fortuito della Vita, più che dell'andamento felice deglt eventi. È relativa alle persone, al punto che uno valuta fortuna ciò che un altro reputa disgrazia, ma è relativa anche al momenti. Non è raro che la fortuna di oggi si riveli sfortuna alla luce del domani; fortunato e sfortunato diventano così attribuzioni relative. che solo in una prospettiva temporale ampia si rivelano vere o false. Il carattere relativo deglt eventi fortunati è carattertstica così ripetitiva che qualcuno promuove a norma di Vita la relatività del giudizio in merito: la natura favorevole o sfavorevole di un evento va stabilita solo a posteriori e solo a distanza di tempo considerevole. V.E. Frankl, psichiatra Viennese deportatone! lager naZ!Sti, commentò la sua esperienza di internato, che pare a tutti oggettivamente sfortunata, dicendo che •l'uomo generalmente sa Cinque o dieci anni dopo a che cosa è serVlto un evento della sua Vita• (1946, p. 97). Ma a un giovane collega che glt confidava la natura incontestabilmente Infausta di eventi che stava Vivendo, Frankl confidò: •Avolte occorre aspettare anche di più, qutndict o venti o più anni, prima di stabilire ciò che è fortuna e ciò che è sfortuna•. E forse non lo sapremo mal. L'esistenza pullula di esperienze in CUI l'accadimento sfortunato costitutsce un salto brusco e Violento entro una dimensione più fortunata. In analisi le persone raccontano trasferimenti di abitazione e separaztonl, lutti personali e disastri familiari, perdite di denaro e del lavoro, Vissute con sentimenti di catastrofe, fine, lutto: fortuna mala e malvagia. Non è raro, però, che tali accadimenti si rivelino slgruft-

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cativl. In \llla prospettiva futura: l'Incontro occastonale diventa talvolta \llla relaztone affettiva; la rottura di \llla relazione consente un diverso Investimento nella sfera professionale e un salto di carrtera; un trasfertmento per ragtont dt lavoro Introduce 1figli In un ambiente diverso, che può stimolare le loro lncllnaztont artistiche o favortre le loro propenstont asoctalt. Per un certo penodo della sua gioventù, un medico st 11tlrò sotto 11 protettorato dt un barone WùVersttano, dt cut era 11 pupillo e dt cut aveva sposato la ftglta. La sua carnera era assicurata e la sua vtta era ordinatamente tracctata fino al giorno In cut la mogi.te lo lasctò. Anche 1rapporti con 11 professore st detenorarono e la sua carnera andò In frantu.mt. Un terremoto eststenztale spazzò vta In un colpo solo affetti e progetti; fu un penodo terrtO.cante, In cut la sfortuna pareva accantrst lucidamente e sctentemente contro dt lut. Ma a distanza dt quasi trent'anni, questa persona ncorda con \llla sorta dt gratitudine quell'tnfllata dt dtsgrazte. La sequela dt rovesci lo costrinse a nbaltarele sue sicurezze, a mettersi In gioco In prtma persona; comtnctò a formarsi In quel momenti \llla crescente perceztone di essere un lndtvtduo, dt avere un'identità propna. La catastrofe della sua vtta fu anche la data dt nascita della sua lndivtdualttà. St colloca qut 11 stgntftcato ptù nposto della ruota della fortuna: quest'tmmagtne non rappresenta tanto 11 capncctoso alternarsi del favo11 della fortuna, quanto la relativttà del concetti dt fortuna e sventura. Un evento può nvelarst fort\lllato o sfortunato a seconda delle persone, delle condtztont, del momenti In cut accade e, soprattutto, delle conseguenze future. È sempre arduo sapere qualt esiti avranno gJ.t eventi sul nostro destino dt uomtnt. Jorge Luts Borges assenva che mat •sappiamo se le cose che et affltggono possono essere o meno l'lntzto della feltcttà•. Ed è sempre arbttrarto adottare cntert di feltcttà: •Per 11 selvaggio feltcttà è dell'alcol, della polvere, per l'uomo ctvtle un po' d'oro e dell'ebbrezza, ma per 11 savto è mille cose che not non vediamo: forse tutta l'antma sua e la stessa lnfeltcttà, da lut purtftcata• (Maeterllnck, 1898, p. 114).

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La fortuna si presenta come un'entità oggettiva, come un accadimento reale che solleva nell'esaltazione o sprofonda nella disperazione. Ma questa presunta oggettività è spesso un'attrtbuztone relativa, che l'Io ascrtve a fatti e persone; è un'attrtbuztone variabile, che cambia da persona a persona e di tempo In tempo. La valutazione di Ciò che è fortuna o sfortuna può essere fatta solo con gli strumenti dell'Io, ma si tratta di strumenti miopi. L'Io è capace di conoscere 11 presente solo con gli occhi bendati di una consapevolezza blanda, di guardare al passato con la vista corta della memoria, ed è manifestamente privo di una chiaroveggenza atta a penetrare 11 futuro. Soprattutto, è statutartamente Inadatto a comprendere Ciò che rtguarda 11 non-Io, Ciò che s 'estende al di là della consapevolezza e dell'identità conscia. L1o ha pretesa di stabilire Ciò che è fortunato e Ciò che è sfortunato, ma a lut Dante direbbe: Or tu cht se', che vuol sedere a scranna, per giudicar di lungi mille miglia con la veduta corta d'una spanna?

(Paradiso, XIX. 79-8 I)

Oltre la cveduta corta d'una spanna• s 'estende un universo soggettivo e oggettivo, un ultramondo dell'Io e della consapevolezza, un altrove della coscienza dove la vita del singolo s'Impregna di caratteristiche e dove si disegna 11 tracciato della sua esistenza. In questi regni tnsondab1ll forze di potenza smisurata rispetto all1o conseguono a cause che 110 non conosce e forse perseguono scopi che l'Io non vede; avanzano con l'arbitrio della sorte e l'occasionalità del caso; talvolta si rivelano favorevoli e talvolta ost111. Fortuna e sfortuna sono 11 volto benevolo o malevolo con cu1 la potenza del caso si mostra all'uomo. Ma l'uomo non sa dire che cosa sta favorevole o sfavorevole per lut.

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l.A FORTIJNA È CIECA. MA l.A SFORTIJNA CI VEDE?

La fortuna, come già la Motta, è una potenza suprema: fluttuando sulle alt del caso si muove secondo editti Imperscrutabili, sorregge equilibri instabili. È una forza assoluta, pr11nlgenla, superiore agli dèl e agli uomini; è Insindacabile nella sua cecità e Imprevedibile nella sua volubilità. Esala dal regno del non-me, segue Il sofisticato Intreccio di un non-disegno; oppone la potenza del non-Io a ogni velleità dell'Io. Travalica la portata della conoscenza, annienta Il valore dell'Intenzione, vantftca gli sforzi di autodeterminazione: è esterna all'uomo ed estranea all'Io. In vtrtù di questa forza, caso e fortuna schiacciano l'uomo nell'Impotenza. A nulla serve l'ostlnazlone del singolo nel giocare a dadi, quando la sfortuna si accanlsce contro di lui; a nulla serve l'abilità del più comune giocatore di brtscola, quando l'avversarlo pesca carte più fortunate. L'adagio popolare sintetizza: •Contro la fortuna, ragion non vale•. È un'esperienza sconcertante e avvilente. Forse per questo Il concetto di fortuna è sottoposto a costanti revisioni sia nella storta del pensiero sta nella Visione del singolo. Alessandro di Afrod!sla diceva che •la gente cambia idea sul destino a seconda delle oocaslonl e 1n base alle condizioni in cut si trova. Gli uomini credono che tutto ciò che accade, accada per destino, specialmente se la fortuna è avversa, ma, appena riescono nel loro propositi, sostengono di essere essi stessi causa di quanto è riuscito bene• (1996, p. 151). Come dire che attribuiscono le Vittorie al merito e le sconfitte alla sfortuna; ne conveniva anche Tucidide, affermando Ironicamente che •nessun Vincitore crede mal alla fortuna,, ma crede presuntuosamente alla propria abilità. Dal punto di Vista psicologico si tratta di osservazioni interessanti, perchécorrtspondono alla d!namlcainterna che caratterizza l'uomo dinanzi al suo destino, la cut potenza scrtveva Jung- •si fa sentire in modo spiacevole solo quando tutto procede In senso contrarlo al nostri voleri, ctoè quando et troviamo In disaccordo con noi stessi. Tradotto In termini psicologici, è una costrizione da parte della libido• (1952b, p. 78).

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Questo aspetto di costriz1one sovrasta ti ruolo, ti potere e la funzione dell'Io. La dottrina del caso e della fortuna minacciano di rendere superflua la presenza dell'Io e di annientare la dignità dell'ind.Mduo. -se per te è destino guartre da questa malattia• argomentarono provocatortamente talunt filosofi •sta che tu chtamt ti medico, sta che non lo chtamt, guartrat• (Ctcerone, 1994, p. 57). Questa argomentazione entrò nella storta del pensiero con ti nome di •ragionamento pigro•. Se le cose sono agtte dal caso secondo un gtoco fortuito di combinazioni e se la fortuna le volge al bene o al male secondo un'tmprevedibtle volubilità, nonv'è ragione perché l'Io st Impegni in un sforzo di autodeterm1naztone. Esso è in balta degli eventi, oggetto inerme della fatalità. Un adagio spagnolo sintetizza: -se c'è rtmedio, perché ti preoccupi? Se non c'è rtmedio, di che ti preoccupi?•. Dtlutto a livelli omeopatici, questo ragionamento è adottato dal fumatore che dice •quando verrà la mia ora, morirò comunque•, o dal fatalista, che dice •se è destino che ml ammali, ml ammalerò lo stesso•. ll corollarto più frequente e pernicioso della fede nella fortuna è l'elustone della responsabilità. Se l'Io rtconosce alla fortuna un tnesttngutbtle strapotere, non può che abbandonarsi all'impotenza; se lo rtgetta, non può che insegutre l'tllustone della proprta supertorttà, un sogno di onnipotenza. Tutte le sfide lanciate al caso, tutte le gare contro la fortuna, tutte le condotte d'a22ardo hanno al fondo ti destderto di affermare che l'Io è ptù forte della stessa fortuna, che la sua abilità è ptù efficace del caso. S1 regge su questo meccantsmo ti gtoco d 'a22ardo. n giocatore di Dostoevskij lo dice candidamente: •A quel punto avrei dovuto andarmene, ma a un tratto ho provato dentro di me una strana sensazione, la voglia come di sfidare la sorte, di darle uno schtaffo e mostrarle la lingua• (1866, p. 30).

Una magica sera al casinò, quel giocatore conosce ti favore della fortuna; ogni sua puntata è assecondata dal favore del caso, •come se ti destino gli guidasse la mano•: 59

sbanca fl tavolo della roulette; vtnce al tavolo del trente et quarante; esce dal casinò cartco d'oro e di ftortnl. Al culmlne di questo crescendo vertiginoso d'emoztonl, assapora fl sentimento forte e ardente di essere in gioco per la vita, cuna specie di terrlbfle gtola, comwucatamt dal sentimento del successo, della vtttor1a, del potere• (ibidem, p. 161). È l'flluslone di onnipotenza, l'Inflazione dell'Io: essere plù forte del caso, plù invtndb!le della fortuna. Due giorni dopo quello stesso giocatore dispone a malapena del denaro per tornarsene in Russia, con la convtnZlone ben salda in fondo al cuore di non essere, tuttavia, un uomo perduto, perché detennlnato a osare. DtnanZI all'evidente falllmento della sua condotta, fl suo Io del giocatore ostenta un'inane riabllltazlone di sé e con un glllZZO di orgoglto dereale rassicura se stesso: •Cosa sarebbe successo se fossl stato vile e non avessi osato?• (ibidem, p. 202). L1o ambisce a ergersi di fronte alla sorte, a protestare la propr1a esistenza, a rivendlcare la propr1a importanza; in un dissennato rigurgito di autoaffermazione, l'indlviduo si leva di fronte alla fortuna a dire: •Anch'io esisto, anch'io conto nel dlrlgere fl flusso degU eventi•. La dottrina del caso, nella sua forma plù estrema, dice che gU a ccadimenti fatall non hanno uno speclftco cperché>, awengono senza una ragione, non perseguono uno scopo, non hanno un ordine e mostrano ora fl volto benevolo della fortuna, ora quello malevolo della sventura. Talvolta 110 s'adagia pigramente nell'lneluttabllltà del caso; demanda a esso ogni scelta e a esso delega ogni responsabilità: è confortante sgravarsi dal peso dell'lmputabllltà. Ma altre volte sl mlsura con !'onnipotenza della sorte, consapevole della propria sproporztone ed erotizza la sfida con la fortuna, consapevole della sofferenza che patirà. Si intrufola allora nel meccanlsml fortuiti della comblnaztone con la sconsiderata e tuttavia sollda convtnZlone di ricavarsi uno spazio d'azione persino nel gioco del dadi; con la presunztone di esistere come soggetto attivo, proprio quando fl gigantesco fllpper del caso lo rimbalza da un lato all'altro dell'esistenza. Patisce sconquassi devastanti e sl ritrova rintronato dagll schlaffl della sorte, ma insegue fl de-

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slderto di perceptrsl detenntnante e di porsl come soggetto di responsabilità anche nella partita tmmane della vtta, dove 11 caso gioca a prendersi gioco di lut. Un mito tndlano rttrae con l'enfasi delle lmmagtnl archetlplche la pervicace caparbietà dell'Io a non abdicare al proprto ruolo, la sotterranea ostlnazlone a non sottrarsi alla proprta responsabilità. Un poema delle orlg1nl, 11 Mahabharata, narra come la sorte stla tessendo 11 disegno del prtnctpe Yudhlsthlra: gl1 sono annunctatl tredlcl ann1 di pertpezle, nel corso del qua11 l'tntera sua stirpe sarà annientata, e lut stesso sarà lo strumento di tanta distruzlone. Trtstemente consapevole che cnon possiamo scongiurare ctò che è destinato ad accadere>, 11 prtnctpe mette la proprta moderata sobrtetà a disposlZlone della sorte, nella sola speranza di •smussare la lama tagllente del fato• (Narayan, 1990, p. 67). Il fato gl1 sl annuncia con 11 volto plù puro del caso: tma partita a dadi. A sfidarlo è 11 perfido Sakuni e subito è chiaro che sl tratta di una partita particolare: 11 caso dectderà secondo 11 proprto caprtccto, ma non è escluso che chi gioca abbia un certo margine di lntluenza. In effetti Sakuni ammonisce: •Basta sapere come maneggiare 1 dadi e come lasctarll cadere. Chiunque abbia queste nOZl.orù mertta di Vlncere•. È tma frase slb1111na, che apparentemente afferma non esserci granché da sapere per agitare 1 dadi e lasctarll cadere, ma lasctatntravedere la possibilità di un'arte capace di tnctdere perfino sull'andamentofortutto del caso. •Chi conosce 1suol dadi• slblla ancora Sakun1 sorge accanto all'eremo di Leonora, dove s'è ritirato per non accettare la ragione delle annt. Al termine di un 1nsegU1mento accanito e di una provocazione estenuante, I due uomtnt si fronteggiano In un duello terminale. Combattono ferocemente accanto al romttagglo di Leonora, di cUI sono l'uno 11 105

fratello e l'altro l'tnnamorato. Ancora una volta è Don Alvaro a spargere 11 sangue e a uccidere un familiare della donna che ama. Benché morente, Carlo avrà tuttavia Ja forza di inferire 11 suo ultimo colpo di spada: dalla grotta presso cui ha appena combattuto vede usctre una figura e rtconosce sua sorella. Con le ultime forze restdue Ja colpisce e Ja uccide per 11 disonore di cui, secondo lut, si è macchiata. Il masstmo destderto di Alvaro era quello di rendere feltce Leonora, tutte le sue aztont sono servite a renderla masstmamente 1nfeltce; voleva dedicarle la sua vita, ha funto per farle perdere la vita. Più sfortunata di Giobbe, Leonora perde non solo Ja casa, t bent e glt affetti, ma la vita stessa. Più tnesorablle di Satana, Alvaro è per Jet la sua ptù autentica sventura. Dtre che 11 regista di questi eventi non è 11 destino ma l'tnconscto non facilita la comprensione deglt accacltmenti fatalt: per sua carattertsttca, l'Inconscio è Ignoto quanto 11 fato. Leonora è perseguttata da una sequela di accacltmenti sventurati e Alvaro è attore di una trafila di aztont che volgono puntualmente tn catastrofe. Forse la regia dell'tntera loro vicenda sta nell'tnconscto anziché nel destino, ma ctò non chtar1sce per quale ragtone l'uno sia stato così crudele e l'altra cosi vittima. Se 11 destino è l'tnconscto, non per questo le sue manovrertsultano logtche alla mente umana, né funztonalt all'appagamento, né coerenti con 11 prtnciplo del piacere. L'eterno, muto •perché?• di Gtobbe rtsuona sulla bocca di Alvaro e Leonora, come su quella di chiunque patisca glt schiaffi del destino. La lacrtmevoJe vicenda di Leonora e Alvaro è esemplare det beffardi percorsi dell'esistenza, tn cui persone st Inseguono e tnsteme Inseguono mete di desldertoche st trasformano tn Jaght di Jacrtme. La.forza del destino di Verdi è trama esemplare, ma non untca, di questi percorsi. Il medesimo tema compare nella mttoJogta e nella letteratura con una frequenza che rtspecchla Ja frequenza con cui st presenta nella vita. Lo stesso Freud fu colpito da una vicenda che presenta tnteressantt analogie e che è narrata nella Gerosalemme liberata

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n cavaliere crtsttano Tancredi incrocia la guerriera pagana Clorinda mentre entrambi si dissetano a una fonte. È solo un atttmo, perché la donna si dà lmmediatamente alla fuga, ma l'lmmag1ne di quel volto di donna sotto la corazza di cavaliere affasctna Tancredi: Oh marav1gltal Amor ch'a pena è nato gtà grande vola e gtà trtonfa armato. È amore a prtma Vista, ma amore disperato. I due protagonisti m111tano su fronti avversi e combattono l'uno contro l'altra senza riconoscersi. Durante lo scontro finale, in un corpo a corpo cruento, si imprigionano reciprocamente a forza di braccia, ma sono cnodl di fter nemtco e non d'amante•. Nel loro duello all'ultimo sangue entrambi colpiscono fieramente, ma solo Tancredi mortalmente:

Ne gode e superblsce. Oh nostra folle mente ch'ogn'aura di fortuna estollel Misero, di che godi? Oh quanto mesti ftano I trtonft ea lnfe!Jce Il vanto! Gli occhi tuoi pagheran (se In Vita resU) di quel sangue ogni st1lla un mar di pianto (12, LIX). Se, ancora una volta, l'inconscio colpisce alla cieca come

11 destino, ciò che a prtma vtsta pare fortuna si risolve in sventura; ciò che 11 conscio cerca di conqwstare, l'inconscio uccide e devasta. La pulsione del destino non conosce llmttt •di pietà, di spavento, di dolore•; non s'arresta davanti alla sofferenza né alla dlsperaztone, ma con cieca fermezza insegue oscure mete. Tancredi insegUlrà Clorinda perfino dopo morta e, ancora una volta, sarà sul punto di colpirla. Un giorno, difatti, s'avventura in una selva stregata, dove 11 vento aleggla fra gli alberi suoni fieb111 di umani sospiri e di soffocati singulti. Forse per spavento o per istinto di difesa, di certo per impulso inconscio, trae la spada e colpisoe un albero: ne esce un ftottodl sangue venn1gllo e cun indlstinto gemtto dolente•. È la voce di Clorinda, che gli rimprovera d11nftertre su di lei con 1ng1ustlftcato accanJmento anche dopo la morte: 107

Tu dal corpo che meco e per me vtsse, felice albergo, già ml dtscacctastl; perché Il mtsero tronco a cut m'affisse Il mlo duro destln anco ml guastl? (13, XLII)

Il priino a stuptrsl, a 1mpaurtrs1 e a dolersi di questo fatale accanimento è Tancredi stesso. Sebbene confusamente, sembra Intuire che nell'tnconscto •esiste davvero una coazione a npetere la quale si afferma anche a prescindere dal pnnelplo di piacere» (Freud, 1920, p. 209). SI scopre In corsa entro un ctrculto lablr1ntico e tragico; si trova a Inseguire la donna amata fra campi di battaglia e scempi di cadaven, fin nel regno ultramondano del mortt. Dalla pTlma volta che vide Clonnda, la nncorre per trattenerla e lei involontariamente sfugge; entrambi si desiderano e desiderano Incontrarsi, ma ogni loro Incontro si 11solve In un abbraccto mortale, anziché In un amplesso estatico. Più che attore di una ncerca amorosa, Tancredi è enunzio di non credute e non credlbll cose•, agente Inconsapevole di un comportamento che - direbbe Dante - •dlsvuol Ciò che volle•: distrugge ciò che vuole, annienta net fatti Ciò che desidera nella mente. Scandagliare l'lnconscto di Tancredi o di Don Alvaro o di Giobbe sarebbe artificio fttt!Zlo e fantasioso. Ma se l'Inconscio è capace di artifici analoghi a quelli del caso, se è lrrtduclblle come Il fato, se si abbatte Cieco come la cattiva fortuna, la dolorosa esperienza di questl personaggi sospinge a chiedersi perché esso sia talvolta cosi assurdamente devastante. Jung nsponde al cperché?• di Giobbe dicendo che gli dèl sono Immagine di contrastanti forze psichiche che abitano l'lnconscto. n Dio di Giobbe raffigura con evidenza l'universale potenza creatrice, non disgiunta da una gratuita frenesia di distruzione, unaforza devastatrice che coabttanell'tnconselo con le più nobili espressioni di clemenza. L'Immagine di un Dio unico, come Il concetto di un inconscio unttano che soggiace alla moltepltcttà delle mantfestaztonl Individuali, ha •un pauroso doppio aspetto, che cotnctde con la paurosa polarità delle energie psichiche: un mare di grazta è contiguo a un lago rosseggiante di flamme 108

e la luce dell'amore si spande su un cupo braciere di distruzione• (Jung, 1952b, p. 432). Giobbe è dunque vittima di un dio non differenziato, che chiede di essere amato come un padre benevolo e temuto per i suoi Imprevedibili attacchi d'ira; è in balia di un inconscio in CU1 si agita una tempesta energetica così potente e distruttiva, che lo costringe a una sofferta e Impietosa autoconsapevolezza. Freud non 11Sponderebbe a Giobbe in maniera troppo diversa, sostenendo che, in effetti, nella psiche non esistono solo spinte all'evoluzione, ma anche tendenze involutive, volte a 11p11stinare una condizione precedente di minor Impegno energetico. Estste un'inerzia conservat11ce, che tende a pacl.ftcarsl su posizioni regressive e che è la mat11ce di un'inestingutblle distruttività. L'inconscio, qutndi, è anche distruttivo e nel suo devastante furore sa muoversi come ll destino: contro ogni logica dell'Io e contro ll più elementare des1de110 di benessere (Freud, 1920, pp. 222-223). Se l'inconscto è ll destino, esso si manifesta con ll volto arcigno della Moira, con la forza cieca del fato, con l'occasionalità del caso, con la distruttività della sfortuna, con la bl.ZZar11a delle fatalità, con ll determ1n1smo della genetica, con l'Ironia della sorte. 1ìavolge I disegni dell'Io, Infrange I progetti del conscio, calpesta gli obiettivi di benessere e oltraggia le asplraZloni al piacere, all'appagamento, alla soddisfazione. È capace di perseguire con 11gore cose di CU1 l'Io ha orrore; sa lntllggersl pun!Z1oni e procurarsi espiazioni; coltiva un disegno assolutamente autonomo e insegue appagamenti che stanno •al di là del p11nclplo di piacere>. n muto •perché?• di Giobbe trapassa t m11Ienn1, ampliflcato nell'urlo di ogni uomo che ha patito le incursioni dell'inconscto e le devastazioni del destino. Risuona ancora più sconcertante all'Idea che abiti all'interno dell'uomo una potenza cieca, Imprevedibile e pot,mztalmP.nte ostile, capace di ordire eventi Imprevedibili e a volte crudel!, come solo ll destino sa essere. Questa forza può introdurre sconvolgimenti inediti e rovesci destabilizzanti; 11calca schemi espet1enztali t1petitivi e Imprime uno stile inconfondibile all'intera esistenza. Un •eterno 11torno dell'uguale• (Freud) scandisce

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allora la vtta del singolo, contrassegna la sua evoluzione, personalizza le sue scelte, perfino là dove egli non sceglie.

AZIONI PASSIVE E ASTENSIONI A111VE

La psicologia del profondo lnvtta a ragionare pressappoco così: per spiegare la pulsione del destino non serve Invocare entità mtstertose, che albergano nell'ultramondo degli dèl; basta contemplare l'Ipotesi di componenti psichiche, che albergano nell'ultraconscto dell'uomo. L'Io non ha consapevolezza delle reali intenzioni dell'inconscio, per cuJ Il suo agito rtsulta inspiegabile, ma solo In apparenza; In realtà esso persegue con rtgore una meta precisa, come quella di espiare un sotterraneo senso di colpa o di rendere infelice la persona che ama. L'Io non ha consapevolezza delle Intenzioni coltivate dall'inconscio e nemmeno delle strategie con cuJ le persegue. Così gli eventi della vtta rtsultano fortuiti e tmprevedJblll, ma solo In apparenza; In realtà l'Inconscio si muove con assoluta lucidità e comprovata abll!tà, come quando consente a Tancredi di battere la valorosa Clortnda o a un anonimo Impiegato di aprtre un file nascosto nel computer della moglie. I vantaggi perseguiti dall'Inconscio - se mal Cl sono - non sono condlvtsl dalla coscienza e 1 beneftCI ottenuti - se mal verranno - non sono graditi all'Io. Uccidere la donna amata, come fece Tancredi, o farsi sfruttare dall'uomo desiderato, come accade a molte donne reali, sono esempi convtncenti dell'incompatlbllltà fra gli oblett:M dell'inconscio e quelll dell'Io. Se l'inconscio è lntertore all'uomo, se è compreso all'interno della superficie corporea di un Individuo, le sue pressioni inducono Il soggetto a compiere egli stesso aztonl fatali, come parcheggiare una macchina carica di merce Illegale davantJ a una caserma della finanza o scoprtre cper caso• Il tradimento della partner. Una copiosa rassegna di eventJ sembra suggertre che l'Inconscio Induce l'lndlvtduo a realizzare attivamente accadtmentJ fatali, che sono estranei e fortuiti solo in apparenza. Ma la fenomenologia del destino ha sempre evidenziato

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con sconcerto anche eventi fatali che s'abbattono su persone, che non hanno fatto nulla e che non hanno avuto alcuna partectpazlone attiva nel vertftcarst dJ quegli eventi. La realtà dell'inconscto rende plaustbtle che, in un incidente stradale, una persona provochi inconsciamente un tamponamento; ma st può ragtonevolmente sostenere che la persona tamponata abbta preparato, a sua volta, lo stesso evento nel proprto inconscio? È legittimo sostenere che cht vtene tamponato, oltre a subire l'azione dJ un trresponsabtle, è parte causante della proprta sventura? Per la pstcologta del profondo, vt sono cast in cut non st può completamente escludere la partectpaztone inconscta del soggetto nemmeno in eventi procurati da altrt. Durante la proprta analtst, una persona rtcostruì le condtztont pstchtche in cut st trovava le volte in cut era incorsa in inctdenti stradalt. Le era capitato per tre volte dJ avere incidenti automobtltsttct e ognt volta proveniva da espertenze particolarmente grattftcanti ed esaltanti, che la facevano sentire- come diceva let - cun po' dJvtna•. St trattava dJ una certa tnfiaztone dell'Io, venata da una sottile sensazione dJ onntpotenza, che la rendeva leggera ed eufortca. Tutte e tre le volte la colpa matertale dell'incidente fu dJ altrt e solo in un caso le venne attrtbutto un mtntmo concorso dJ colpa. Ma let sa che a queglt incidenti non fu estranea una certa possesstone del suo Io da parte dJ tmmagtnt inconsce dJ potenza e dJ esaltazione. L'tnnocenza è un concetto giurtdJco che assolve 11 soggetto dalla colpa oggettiva e talvolta perfino lo solleva dal senso dJ colpa soggettivo, ma non esclude impltcazlont inconsce in accadimenti dJ cut altrt hanno la colpa matertale. In qualche caso è possibile addJrtttura rtcostrutre un'intenZlonalttà lnconscta, che non solo compartecipa alla responsabtlttà dJ un evento, ma calpesta le intenztont consapevolt e ognt vantaggio razionale. Una giovane signora un giorno •subi• un Incidente, perché un automobtllsta la investi, vtolando un obbltgo dJ precedenza. Non era un giomo qualsiasi: era 11 giomo del suo primo appuntamento con un analtsta e lei stava andando alla sua prtma seduta dJ analtsl. L'incidente la costrinse non 111

solo a perdere la seduta, ma anche a nnvtare nel tempo l'lnlzto dell'analisi. Per qualche mese, difatti, rtmase Immobilizzata a causa dell'incidente e per un tempo ancora più lungo dovette 11t111zvire le proprie rtsorse economiche per l'acqUlsto di una nuova automobile, in attesa che l'assicurazione provvedesse al rtsarctmento. Passò oltre un anno prtma che Iniziasse un'analisi interrotta prtma ancora di cominciare. E passò molto di più prima che, in analisi, questa persona ricostruisse la vera dinamica dell'incidente: lei procedeva in maniera incerta, perché stava cercando l'ind!rtzzo dell'analista in un quartiere di cU1 non era pratica. Avanzava con andatura alterna, accelerando e rallentando, indecisa se andare dritta o se svoltare; ciò aveva forse disorientato (o più probabilmente trrttato) un automobilista. Questi, invece di aspettare che lei attraversasse completamente un incrocio, riparti lmproVV!samente con una grande accelerata, nel momento stesso in cU1 anche lei si risolveva a prosegl.11.re con maggior decisione. La colpa materiale dell'incidente era di uno sconosciuto, ma la responsabilità era sua. E la motlvaztone psicologica dell'incidente non era l'incertezza dovuta alla ricerca dell'ind!rtzzo, ma l'opposlzlone dell'inconscio all'1mm1nente progetto analitico. Ciò che potrebbe sembrare fatalità, sfortuna, ironia della sorte a un'osservazione superficiale, si rivela intreccto di condotte inconsce a un'analisi del profondo. Adottando le categorie concettuali di Szondi, si potrebbe dire che i due protagonisti di questo episodio erano apparentati da un destino genico affine, Il quale fece fragorosamente incontrare sulla stessa scena una donna indecisa e un uomo 1.rruente. Se la biologia ha dlffi.coltà a sostenere che i geni possano dettare tanto minuztosamente le condotte umane, la psicologia può agevolmente riconoscere che in quell'incidente si incontrarono e si scontrarono spinte inconsce complementari: pulsioni leslonlste, bisogni di sopra.ffaztone, desideri di potenza nell'uomo e pulsioni autolesioniste, bisogni di sottomissione, inclinaztonl al fallimento nella donna. Un unico campo archetipico awolse e veroslmllmente determinò Il comportamento dell'uno e dell'altro. L'inconscio fu Il protagonista reale di quell'evento, s ia 112

che esso si sostanzi nel geni, sta che esso si costituisca attraverso 11 gioco delle pulsioni. Nella fattlspectedella signora, l'Inconscio dimostrò di avere oblettlvl autonomi e di perseguire Intenzioni proprie (come quella di opporsi all'esperienza dell'analisi), di Ignorare le decisioni consce e di andare contro lo stesso Interesse personale (procurando sofferenze fisiche e un significativo danno economico). Ancora una volta, la fenomenologia dell'lnconscto sembra sovrapporsi a quella del destino, carattertzzandosl per l'autonomia di Intenti e l'tmprevedlbilltà delle soluzioni, ma soprattutto per l'tmperscrutabilltà del ftnl. Per perseguire 1propri ftnl, l'lnconscto si serve del geni e del patrimonio ereditano; più che essere determinato dal geni, 11 destino sembra impiegare le rtsorse genetiche per 1 propri scopi. E così come si awale delle caratteristiche ereditane, l'lnconscto Integra anche le sollecitazioni ambientali, culturali, educative e sfrutta le occasioni contingenti che si presentano nel corso dell'evoluztone personale. Lavorando a un progetto prectso, anche se ignoto alla cosctenza, l'lnconscto sa essere interventista e astenslontsta a seconda del cast; sa orientare le condotte attive dell'lndiVlduo, così come sa gestire la sua passMtà. Vi sono cast, ln effetti, ln cut l'Inazione va considerata come un agtto e ln cut una mancata scelta vale quanto una scelta, perché attlVltà e passMtà producono entrambe conseguenze funzionali alle lntenztoni dell'lnconscto. La terapia gestaltica propone talvolta un'Interessante esperienza di gruppo, che mette ln luce questi aspetti. I partectpantl vengono lnVltati a formare delle coppie per compiere successivamente delle att!Vltà espenenztali. In realtà la parte più Interessante del lavoro è costituita dalla formazione delle coppie, più che dal successivo lavoro esperienziale. S1 vertftca. ln effetti, un fenomeno ricorrente e Interessante: qualcuno non sceglie nessun partner e qualcun altro rtftuta di essere scelto, ln attesa di ricevere lnVlti da altri. Alla ftne ci sono sempre coppie di risulta: due persone, cioè, formano una coppia perché non è rimasto nessun altro, non perché si stanno scegliendo reciprocamente. 113

Lo sviluppo di questo lavoro porta a scoprire che, In realtà, anche queste persone si sono reciprocamente scelte, pur non sapendo di farlo e senza averne Intenzione. Apparentemente, la persona che non sceglie non fa nulla; In realtà, sceglie di stare con persone che a loro volta non sanno scegliere; esclude di accoppiarsi con chi soggettivamente le Interessa; si mette nelle condl.ztoni di fare coppia con persone che non sono gradite ad altri, eccetera. In questo tipo di esperienza psicologtca non è possibtle evitare di scegliere; l'untca alternativa poss!btle è quella fra una scelta attiva e Intenzionale, attuata consapevolmente dall'Io, e una scelta non Intenzionale e Inconsapevole, attuata dall'lnconscto. Questo gtoco delle coppie rtflette assat bene un aspetto dell'esistenza: esattamente come In questa esperienza, nella vita non è mal possibtle evitare di scegliere, perché anche 11 non-scegliere è una scelta. Chi non prende l'aereo sceglie di restringere le proprie posslbtlttà di movtmento; ch1 non telefona a un uomo che ha conosciuto da poco sceglie di affidare ad altri la possibilità di un Incontro o l'opportunità di una relazione; chi non risponde a un annuncto economtco sceglie la possibilità che altri lo precedano nell'acquisto di una certa cosa; chi non chiede un trasferimento sceglie di lasctare spazio all'Intraprendenza di un collega che lo scavalca; chi non sceglie di chiedere la separazione dal coniuge sceglie di rtmanere sposato. Tutte queste forme di passMtà sono gonfie di conseguenze e concorrono al destino di una persona. Attività e passività sono due modi diversi con cut l'Individuo dà attuazione al disegni dell'lnconscto. Un repertorio arttcolattsstmo di scelte e non scelte, tntzlattve e attese, aztoni e Inazioni, partectpazioni e astensioni consente all'Inconscio di persegutre i propri obiettivi e di concretizzare i propri disegni. In questo modo, accad!mentt apparentemente fortuttt e Indipendenti dal soggetto ricalcano modellt sempre ugualt e ripropongono situazioni ripetittve. Constata Freud: •Questo eterno ritorno dell'eguale non et stupisce molto se si tratta di un comportamento attivo del soggetto e se In esso ravvtsiamo una pecultarttà permanente ed essenziale del suo ca-

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rattere la quale debba necessartamente esprtmersi nella rtpettzlone delle stesse espertenze. Un'impressione più forte ci fanno quel casi in CU1 pare che la persona subisca passivamente un'esperienza sulla quale non rtesce a influire, incorrendo tuttavia tmmancabtlmente nella rtpettzlone dello stesso destino. SI pensi per esempio alla storta già citata di quella donna che si è sposata per tre volte di seguito con persone che dopo breve tempo si ammalavano, e che essa doveva assistere fino alla morte• (1920, p. 208). A monte di questa osservazione non sta l'Ipotesi che la signora abbia consciamente scelto di vivere reiterate espertenze luttuose e nemmeno che abbia inconsciamente cooperato alla malattia e alla morte dei martti. SI svtluppa piuttosto la constatazione che singoli atti dell'inconscio sembrano tracciare con lungtmtranza la vta del destino. Non è un impersonale e mitologico destino che dissemina l'esistenza di coincidenze slgnifl.cattve, ma è l'inconscto che la punteggia di una trafila di eventi imprevisti, in apparenza casuali, in realtà propizi e slgntftcatlvt. L'altrove in CU1 si plasma 11 plano di vita di un individuo è locallnato nell'indivtduo stesso, all'interno del suo rtvesttmento cutaneo. Sono cambiati i nomi, osserva Jung: una volta si parlava di numt del destino e di sptrtti malign1, oggi 11 chtam1amo complessi inconsci (1945, p. 50). Ma l'ldentlftcaztone del concetto di destino con quello di inconscio non può rtsolversi in una semplice sostituztone di parole. L'inconscio condJvtde con 11 destino i tratti più distintivt (sono entrambi potenzeimprevedib111, involontarte, tntntenztonalt, schiacctanti), ma presenta anche un elemento di sostanztale e sostanztosa differenza: esso è parte costitutiva dell'indiVldualttà. Se 11 destino giace nell'inconscio, esso partecipa alla globale atttvttà con CU1 l'indivtduo impronta la proprta Vita e sollecita una rtflesslone sul ruolo che esso gioca nel percorso di individuaztone. In un'acceztone rtdutttva, si può intendere l'inconscio come sede di meccan1sm1 eptsodict, che inducono a scoprire se la moglie ha una relaztone clandestina o se la nuova partner gode di benessere economico; che assicurano un sollievo momentaneo, rtmandando la laurea per differire tmmtnen115

ti assWlZtoni di responsabilità o addirittura procurandosi condanne che allentino 11 senso di colpa; che agtscono in maniera ctrcoscrttta, sotto l'impulso di esperienze esaltanti che fanno sentire qualcuno cun po' dlvlno• o di un lnl.Zlale timore che fa rtmandare l'lnlzlo dell'anallsl. In questa accezione, l'inconscio è agente di reazioni elementari, è uno strato della vtta psichica soggetto a una generale entropia, che tende verso una progressiva decomposlZlone (11 freudiano •ritorno all'inorganico•) e che distrugge perstno ciò che l'Io ha costruito. Ma in altra concezione l'inconscio è 11 nucleo prlmlgenio dell'indivldualltà: dalla sua massa origtnarta si forma l'Identità di ognuno. È parte dell'indivldualltà, la quale risulta dunque costltulta dall'insieme di conscio e inconscio. In quanto parte dell'organismo umano, esso partecipa attivamente al progetto di vtta dell'organismo medesimo. È dotato di particolart strumenti conosdtlvt, con cut registra datt del mondo interno e di quello esterno e che lo rendono capace di lungtmiranZa. È bacino smisurato di energie, che glt conferiscono una potenza paragonablle a quella del destino più inesorablle. Soprattutto, è depositarlo di tendenze, pulsioni ed estgenze che quallftcano e orientano l'intera indivldualltà. Non più Insieme di reazioni episodiche e di meccanismi fortemente orientati all'economia psichica o alla globale entropia (anche a prezzo dell'autodistruzione), l'inconscio attiva processi lungimiranti, che nel loro reiterarsi svtluppano 11 percorso soggettivo di una persona. Un inconscio così inteso non solo recepisce le impronte della genetica e le sollecitazioni della psiche collettiva, ma partecipa alla costitUZlone dell'Identità e alla progettazione dell'esistenza. SI annuncia partner stablle, continuativo e soltdale dell'!ndivlduo; si presenta come la controparte più persistente che accompagna 11 conscio durante l'Intero percorso di vtta e che più direttamente partecipa a tracciare quel percorso. Lungo 11 sentiero che si snoda attraverso l'Intera esistenza esso è Doppelgiinger (accompagnatore) dell'Io e partner del conscio. E data la sua estensione, è partner di maggioranza. ll plano di vtta di ognt tndivtduo non segue fedelmente I

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disegni elaborati con la consapevole-a:a e non è saldamente in mano alle intenzlorù dell'Io; non st delinea nel regno del conscio, ma inquello prevalentemente inconsctodella totalità pstclùca. Ricondurre l'tdea di destino alla realtà dell'inconscio non è semplice operazione di maquJllage linguistico, dove una parola antica vtene sostitutta da una ptù aggiornata. È rtvoluztone concettuale autentica e feconda, che consente di comprendere meglio lo slile personale con cut l'indMduo affronta l'esistenza, secondo quali enter! svtluppa la propria vtta, in vtsta di quali obtetlivt la orienta. Se l'inconscio •è> 11 destino, è dall'inconscio che provengono gli tmpulst che plasmano l'identità, le linee gutda che indlrtzzano l'evoluztone personale, le brusche vartaztoru di direzione che destabilizzano l'Io, le priorità che configurano gli obtetlivt e che tras formano le gerarclùe delle asplraztorù. Un inconscio così inteso meritò l'attrtbuztone di •assoluto• da parte di Jung (1952b). In quanto espressione dell'inconscio assoluto, 11 destino diventa faccenda essenzialmente indlvtduativa, che attiene at rapporti fra l'Io e l'inconscio.

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V

IL GENIO DI OGNI PERSONA

IL DESTINO È FIN DALL.INIZIO Se 11 destino è l'inconsdo, è ftn dall'ln1Z1o, perché entrambi esistono ftn dal principio. La Moira tesse lo stame della sorte nel momento stesso in cui tu1a persona viene al mondo. ll caso aggroviglia sequenze randomlZZate ftn dall'Inizio della creazione. L'anima peregrina fra le incarnazioni, preparando 11 proprio disegno esistenziale ancor prima di discendere sulla terra. ll destino genico si riversa nel nuovo individuo all'atto del concepimento. Comunque venga Immaginato, 11 destino è tmmaglrlato inprincipio. A sua volta l'inconscio preesiste alla nascita psicologica e a qualunque passaggio indlviduat:tvo. Prima di sviluppare capacità di consapevolezza, l'intero genere umano visse in uno stato di generica precosdenza; prima di strutturare funzioni coscienti, ogni uomo è avvolto nell'inoonsdo; dietro a ogni aztone cosciente esiste sempre uno spessore di tnconscietà. Se 11 destino è l'inconscio, esso sostanzia l'tndlvidualttà ftn dal suo primo 1nlzto e la sostenta fino alla sua estrema fine, perché l'tndtviduo è un grande mare di tnconsdetà tn cui galleggiano piccole Isole di conscio. Platone diede tu1a rappresentazione visionarla dell'Identità tnconsdache, ftn dalle origini eper tutto 11 corso dell'esistenza, accompagna l'tndtvtduo come un'tnvtslb11e controfigura. La narrazione tn cui 11 filosofo greco sviluppò questa concezione è nota come mito di Er.

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Lo scenarto è quello della trasmlgraZ1one delle anime da

un'incarnazione all'altra. Er, ftgl1o dJ Armento e 011g1narto della Panfilia, è appena morto 1n ba~g!Ja; per volere degli dèJ, la sua anima vaga nell'ultramondo per una decina dJ giorni, osservando ctò che accade pt1Jna che gli indJvtdut nascano. Poi fa ritorno nel corpo dJ Er già adagtato sulla pira funeraria, che I1prende miracolosamente vita e racconta ctò che accade nell'aldtlà, nella regtone arcana dove eststenze st dJsfano e altre si fanno, dove Identità si dJssolvono e altre preparano la nascita dJ un nuovo 1ndJv1duo. Narra Er che c'è un luogo nell'aldtlà dove si apre una vasta pianura, al centro della quale siedono 1 GtudJct. Anime dJ giusti e dJ scellerati giungono là attraverso due voragln1, che st aprono l'una nel Cielo e l'altra nella terra, e st radunano davanti a loro per essere gludJcate. Le anime del giusti amvano attraverso la via plana che passa per 11 ctelo; quelle del malvagi sbucano lorde dJ terra dalla voragine sotterranea. Non tutte, però: quelle più infami (come un tiranno dJ Panfilia che ucctse padre e fratello per tmpossessarst del potere) non giungeranno mat davanti at GtudJct, perché la voragine della terra si r1fiuta dJ farlt usctre e con un slnlstro muggtto (11 Muggtto!) le rutgota, consegnandole a s1ntstI1 Selvaggi dJ Fuoco, che le sprofondano nel Tartaro. Ricevuta la propria sentenza, le anime soggiornano 1n quella pianura per sette giorni e all'alba dell'o~vo ciascuna si mette 1n cammtno; le anime assolte si 1ndtrlzzano verso una voragine che si apre nel cielo, quelle condannate verso una voragine che si apre nella terra. Per vie dJverse raggiungono tutte un luogo remoto, che dJsta quattro giorni dJ viaggio e che è 11 fondamento estremodell'untverso. Lì 11 Cielo è congiunto con la terra da una colonna dJ luce molto simile all'arcobaleno. una colonna dJ energia che tiene untta la volta celeste alla superficie terrestre. 1n quel luogo, che sta al dJ là dJ ognt geografia pensabile, siede la dea Ananke (Necessità) che regge sulle ginocchia 11 fuso cosmico. Esso è da tmmagtnare come una lunga asta, che termina con un'estremità a forma dJ uncino 1n basso e con un fusatolo dJ forma semtsferlca 1n alto. La semisfera del fusatolo è cava e contiene altre sette se120

mtsfere concentrtche, l'una dentro l'altra come le scatole cinesi o le matrtoske. In questo modo, Viste dall'alto, le otto sem!Sfere appaiono come otto cerchi concentrtcl, che ruotano l'uno dentro l'altro: sono 1 ctelt, che ruotano nel loro moto eterno e annontco. Su ciascuno det cerchl-cielt siede una Sirena, che emette un canto di una sola nota; le otto note risuonano di un'unica annonta cosmica. L'altra estremità del fuso poggia sulle gJnocchla di Ananke. La dea lo fa girare con un movtmento uniforme, e cosi facendo Imprime ti movtmento circolare al cerchl-cielt del fusaiolo. Attorno ad Ananke siedono le sue tre flglte, figure atemporalt vestite di bianco e con l'tnfula 1n testa; sono le antichissime Moire. Sull'annonta delle Sirene Lachest canta ti passato, Cloto ti presente e Atropo ti futuro; con lteVI tocchi Impressi al fuso dell'universo ciascuna di loro contrtbutsce alla rotazione delle sfere celesti e all'annonta cosmica. Quando le anime giungono dalla plana det Gtudlct al cospetto di Ananke, uno Ierofante per prima cosa le dispone dinanzi a Lachest. La Moira tiene sulle proprie ginocchia un fascio di sortt e st rivolge loro, annunctando che un nuovo ciclo di Vita mortale sta per 1n.lz1are. Lei getterà le sortt e ciascuna di loro, seguendo l'ordine della sorte pescata, sceglterà un modello di Vita da segutre. Vengonomesst a disposizione moltisslmlparadtgmt di Vita, ciascuno det qualt è custodito da un Dalmon. Questi paradtgmt sono sempre più numerosi delle antme presenti, 1n modo che non soltanto quelle sorteggtate per prime abbiano un'ampia possibilità di scelta e nessuna sta costretta a prendere un modello solo perché non è rimasto altro. Cosi, dice letteralmenteLachest, 1n nessun caso •sarà ti Dalmon a sceglJ.ere vot, ma sarete comunquevot a sceglJ.ere ti Dalmon. La responsabilità, pertanto, è di chi sceglte. Il dio non ne ha colpa~ (Platone, 1991, p. 1325). Queste parole aspre rtversano sull'anima la piena responsabilità della scelta e l'Intero onere di condurre una Vita secondo cosctenza. Le caratteristiche del diversi modelli di Vita, difatti, non pregtudlcano ti valore di un'esistenza: •quanto più Ciascuno onorerà la propria scelta, tanto più avrà di 121

Virtù; quanto meno l'onora, tanto meno ne avrà• (Ibidem). Dopo l'ammonimento di l.achesl, lo Ierofante dispone per

terra la moltep11cttà del paradJgmi di vtta. Cl sono modelli di esistenza d'ogni genere: forme di vtta animali, vegetali e umane, vtte da uomo e da donna, durevoli e troncate a metà, modeste e illustri. Alcune sono vtte di potenti e perfino di tl.rannl, altre si concludono nell'Indigenza, nella m!Serta e nell'esilio; rtcchezza e povertà, malattia e salute sono egualmente dlstrlbUlte. In breve, I paradigmi di vtta disponibili abbracctano ogni categorta dell'esistenza. Le anime procedono alla scelta prevalentemente sulla base dell'espertenza accumulata nella loro esistenza precedente. Alcune, provenendo da una vtta più sofferta, fanno scelte attentamente ponderate, ben sapendo quanto gravoso possa essere il peso del vtvere. Altre, che vengono da una precedente vtta globalmente serena, fanno scelte di comodo, trascurando il fatto che la vtta può avere risvolti d'ombra anche molto cupi. Er assicura di aver vtsto l'anima di Ullsse, reduce dalle sue molteplici avventure e cartca del peso che gravò la sua precedente esistenza di eroe; quell'anima scovò In un angolo un modello di vtta assolutamente anonimo, che tutti avevano trascurato, e lo scelse per sé, come paradigma di vtta più ambito. E l'anima di Aiace Telamonlo, •che non voleva più saperne di nascere uomo,, scelse la vtta di un leone. Un'altra anima, per contro, scelse addlrtttura una sorte da tiranno. Alfasclnata dal potere e sospinta dall'avtdltà, non si era accorta che nel pacchetto di quella vtta era compreso anche il fatto di divorare I proprt ftgl1 e di compiere altre dolorose nefandezze. Quando se ne avvtde, si disperò e molto Invei contro le dlvtnltà che le avevano rtservato un slmlle destino, anziché maledire l'ottusità della proprta scelta. Ma tutto fu Inutile; la scelta di vtta che si compie In quel luogo è una scelta vincolante; alle decisioni assunte nel regno di Ananke (Necessità) si è tenuti di necessità per tutta la vtta. Appena un'anima abbraccia un paradigma di vtta, difatti, il Da.tmon corrtspondente le si afll.anca •come compagno e custode della sua vtta e come garante delle scelta fatta, (Ibidem, p. 1328). n Da.tmon addensa lo stile personale che

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caratterizza la persona e rappresenta Il modello d1 vtta che essa adotterà; la sua immagine compendta l'irripetibile soggettlvttà dell'!ndMduo e Il percorso assolutamente !ndtvtduale che egli svtlupperà nel corso della sua esistenza. Sarà compagno lnvtslblle e !neludtblleln tutti I frangenti della vtta; sarà custode del mlStero !ndtvtduale e gwda lungo Il tragitto esistenziale. L'anlm.a e Il suo Daunon raggi.ungono dapprtma Il cospetto d1 Cloto e da quel momento la scelta del modello d1 vtta dMene lJTeverslblle; poi vanno al seggio d1 Atropo e da quel momento Il paradtgma scelto dMene immutabile. Attraverso la triplice conferma della scelta, fatta davanti a Lachesl a Cloto e ad Atropo, Il Dalmon dMene, letteralmente, destino. Questa parola, dtfattl, dertva da •destinare•, che slgruftca fissare, rendere stabile e deftnltlvo, e sotto Il trono d1 Ananke Il paradtgma d1 vtta scelto vtene fissato In maniera ultlmattva, immutabile e lrreverslblle. Da quel momento l'!ndMduo V1 adertsce •dt necessità•. Le aztonl e le non aztonl, le scelte e le non scelte, le attlvttà e le passlvttà, gli oblettlvt raggi.unti e quelli mancati, tutto, Insomma, ciò che accadrà nel corso della vtta rientrerà fatalmente nel quadro del paradtgma scelto. Il DaJmon-destlno d1 ogni !ndMduo è garante della vta fatale che Il singolo segUlrà e custode del suo personalissimo, esclusivo nucleo !ndtvtduativo. ldentl.ftcato con Il destino d1 ogru uomo, Il Dalmon è archetipo lndtvtduativo, principio che presiede al percorso evolutivo d1 ogni !ndtvtduo. L'anlm.a e Il Dalmon, l'uomo e Il suo destino, sl avvtano così verso la vtta. Superato 11 trono d1 Ananke, giungono alla pianura d1 Lete, dove ogni anlm.a beve alle acque d1 un fiume, qualcuna d1 meno e qualcuna, stoltamente, d1 più. Bevendo quelle acque d'oblio, tutte dtmentlcano In che cosa consista Il loro paradtgma d1 vtta e quali caratteristiche esso possieda; dtmenticano perfino d1 aver fatto una scelta a monte d1 tutta l'esistenza, d1 aver abbracctato, In maniera Intenzionale e responsabile, un modello d1 esistenza; dtmenttcano d1 avere accanto a sé un Dalmon personale, che le accompagna e le gwda lungo Il tracciato da loro stesse scelto. Dopo aver bevuto le acque dell'oblio non sanno più d1 123

portare dentro di sé un nucleo invtsib!le di indivtdualltà e un inconscio tracciato eslstenztale. Le anime ristagnano per tutta la sera net pressi di quel fiume, ma verso mezzanotte un terremoto scuote la plana di Lete e Il boato del tuono le riscuote dal loro torpore. Subitamente richiamate al loro percorso di indivtdut, st involano verso la vtta, ciascuna accompagnata dal Datmon invtslblle del proprio destino. Da quel momento, tutto ciò che accadrà sarà inevttabtlmente rispondente al paradigma di vtta che ciascuna si porta addosso. Solo Er, cui non fu concesso di bere l'acqua dell'oblio affinché potesse ricordare e narrare l'arcana genesi del destino, non si involò verso un nuovo ciclo di esistenza. •Egli non seppe mal come e per quale vta abbia fatto ritorno nel suo corpo, ma all'tmprovvtso, riaprendo gli occhi, st ritrovò adagiato sulla pira in sul far del giorno• (ibidem, p. 1328). Nella storta del pensiero greco, questo mito esprime un'Idea di destino un po' diversa rtspetto al miti omerici (Magr!S, 1985) e anche l'tmmaglne delle Moire ne esce parz!almente modiftcata: sono figure ancestrali di potenza assoluta, che non reggono soltanto le sorti dell'indivtduo, ma partecipano all'esistenza e al movtmento di tutto l'wuverso; non fissano soltanto Il momento della morte, ma distrlbutscono paradigmi di vtta, che configurano tutti gli aspetti dell'eststenza. Nel contempo non sono investite di discrezlonalttà assoluta, ma rimettono alla stngola anima la responsabilità di una scelta. Abitano regioni del primordi e dell'oblio, che sembrano alludere alle stratiftcaztoni arcaiche della vtta e alla natura inconscia che ne avvolge le ortg1n.1. Nel mito platonico, i destini degli uomtnt si Imprimono fin dall'l.nlzto in profondità psichiche di cui non si ha memoria né consapevolezza.

IL DESTINO È UN ARCHETIPO

Inteso alla lettera, Il mito di Er anticipa innumerevoli concezioni basate sulla continuità dell'anima, che attraverserebbe Immortale una molteplicità di esistenze mortali. Molto esotertsmo di ognt tempo attinge a questo mito, alla ft124

losofta di Platone e alle rtvtsltazl.oru neoplatoruche di essa. Una pslcologla che Stelner, Dethlefsen, Blavatskl e alt:rt chiamano esotertca ripropone un identico modello concettuale: nell'ultramondo che sta a1 confl.Jù fra materiale e splrttuale e nell'ultratempo che si estende là dove ll tempo non è ancora comlnctato, l'anima prepara l'essenza e talvolta anche ll dettaglio della propria esistenza. A chl legge questo mito ln termlnl letterali, esso parla di ciò che accade nell'aldilà del mondo, della vtta e dell'uomo. Ma di questo mito è possibile anche una lettura slmbollca, che non prende alla lettera la narrazione e che non Immagina un aldilà popolato di anime e di dèi, collocato ln spazt siderali che si estendono oltre l confl.Jù dell'uruverso, frequentato da splrttl che attraversano lmperturbablli l'avvtcendarsl delle ere e che trasmigrano attraverso le forme dell'esistente. La lettura analitica di queste slmbologte guarda non a Ciò che accade al di là della vtta, ma al di là dell'Io; non si Interessa alla realtà degli splrttl, ma a quella dello splrtto umano; cerca spiegaztoru non al di fuort della personalità, ma all'interno di essa. A una lettura simbolica cosi Improntata, ll mito di Er appare un affresco vtslonarto di amplissimo respiro; rttrae la Vicenda umana nel farsi e disfarsi del suo itinerario e dipinge aspetti nodali che riguardano la partecipazione della psiche alle sue vicende fatali. Anzitutto esso afferma con vigore che ll destino è fin dall'ln1Z1o. Platone sprofonda l'ortglne del destino nel bacino comune dell'origine cosmica. Esso s i forma là dove potenze prtmordiall reggono l'Intero uruverso; è predisposto dalle stesse forze che governano ll tutto cosmico. È difllclle lmmaglnare un'ambientazione più arcaica e più collettiva di questa ed è difllclle sottrarre ll destino a una Visione d'Insieme per confinarlo a faccenda esclusivamente privata. Nell'altrove dove sl scelgon o l paradigmi di Vita si Improntano sla i moVlmentl dell'uruverso sla quelli del singolo lndivtduo. Identiche potenze presiedono all'es!Stenza di tutti e a quella di Ciascuno, reggono le sorti del molti e quelle dell'uno. L'essenza del destino, dunque, sembra ortglnare da strati lonta125

dove 11 soggettivo è ancora Intrecciato con 11 collettivo, 11 personale con 11 transpersonale. Il mlto di Er ambienta tndubltab!lmente l'ongtne del destino nella dimensione dell'Inconscio. Esso si profila agli albori dell'esistenza, prima della nasctta psicologica del soggetto, prima ancora che l'individuo si manifesti come tale, nell'Indefinibile dimensione pre-conscta che precede Cioè la formazione del conscto. L'arttftcto narrativo del mlto dice che le radici del destino affondano In arcaiche regioni della psiche, tmpenetrab1l1 allo sguardo della coscienza, di cut 11 conscio non può avere conoscenza né memona. Con !l linguaggto dei simboli, Platone ambienta le ongtni del destino nel segmento preconscio dell'evoluztone e copre d'uno spesso velo d'oblio e di lncosctenza 1 processi istitutivi che si compiono net segmenti pnmord1ali e preparaton dell'esistere, là dove 11 paradigma di vita s'imprime nell'Identità Individuale. Comprendere 11 destino di un uomo slgntftca comprendere 1 moti del suo tnconscto; leggere le trame del destino è dlffic!le quanto penetrare l'lnconselo, perché l'lnconselo è sconoseluto per definizione e dlffic!le a conoscersi per espenenza. Il bacino comune In cut Platone colloca 11 fondamento del cosmo e dell'lndlviduo e dove ongtna 11 destino è 11 grande mare dell'lnconselo collettivo. È il luogo psicologico della slncronicttà, dove la molteplicità dell'esistente si muove In maniera simultanea. La lettura simbolica di questo mlto dice che quello è luogo di interconnessione globale: fra dimensioni temporali (espenenze del passato e progetti di futuro) , fra livelli di eslStenza (modelli di vita vegetale, animale e umana), fra ambiti di provenienza (lndlviduale e collettiva). Se è vero che 11 destino è esse'1ZlalmP,nte connessione (Plutarco •lo chiama heimannéne, come a significare connessione>), 11 mlto di Er mette In connessione 11 formarsi del progetto personale con 11 formarsi del movt.mento untversale. Nel punto di convergenza fra le teone del ststeml e della fisica, della biologia e della psicologia, Conforti colloca la teona del •campi archetiplct•, dimensioni a-pnon che precedono l'esistente, dove •la forma che vtve in potenti.asi trasforma In matena• (Conforti, 2005, p. 27). Il campo archetipico è un n1sslmJ,

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cvuoto denso• (vacuwn plern,im di potenztalità non ancora manifeste. è Il •campo morflco• di forme pure che prenderanno forma solo nella concretezza dell'eststente. ll mito di Er sostanzia Il destino di paradigmi e forme aprtortstiche. presenti ftn dall'ln.lz1o nella dimensione delle ortglni e nell'esistenza dell'indiVlduo. È dlffl.dle non ravvisare 11 parallelo fra 1 paradigmi di Vita di cu1 parla Platone e gl1 archetipi di cu1 parla Jung. Entrambi sono modelli strutturali purt, entrambi sono preesistenti all'esistenza dell'indlVlduo, entrambi improntano la forma, Il decorso e le modalità d'eststenza dell'indlVlduo. Nella dimensione magmatica del prtmordl s1 perpetuano trame fam1llart e si intrecclano memorte genetiche; si trasmigra da stlll di Vita animaleschi e da forme di esistenza vegetanti; s1 barcolla fra strutture uJùVersalt dalla carattertzzaz1one molto singolare. Gli archetipi che intrtdono l'esistenza di ciascuno e che plasmano 11 destino dell'indlVlduo affondano le ortglni nel passato collettivo; attraversano e connettono fra loro gl1 strati vegetat:1V1, animaleschi, Istintuali, psichici e splrttua11 dell'uomo; ereditano espertenze dalle generazioni precedenti e configurano l'inconscio familiare e gruppaleprtma di quello indiVlduale; partecipano alla trasmissione genetica di lnformazl.onl fra generazioni successive. Mertta segnalare che, nella dimenstone magmatica delle ortglni, l'anima non si confeziona un modello di Vita a proprto plactmento, ma sceglle fra modelli che le vengono messi a dispostzione. Questi modelli sono molteplici, ma preesistenti; consentono libertà di scelta, ma c:lrcoscrtvono la scelta entro un repertorto, sia pure molto ampio, di possibilità aprtortstiche. L'eststenza si dispiega all'interno di un «reticolo archetipico precostitUlto• (Conforti, 2005. p. 38), in un campo morfico che gtà. alle ortglni della Vita e della coscienza pullula di paradigmi e di archetipi dati a prtort. L'ortentamento soggettivo dell'anima, Il singolare atteggiamento della psiche indivtduale 11 costella, 11 attiva, 11 cala nel reale e per mezzo di essi inventa l'esistenza. ll mito di Er non esalta, ma non nega la compartec1paz1one di elementi aprtortstict e di componenti fortUlte nel de127

stino dell'uomo. L'a-prtort della pstche è datodat paradtgmt dt vtta dtspontbili, ovvero daglt archetipi che preftgmano 11 formarsi dell'l.ndtvtduo. La componente fortuita è espressa dalle sorti che Lachesl tiene In grembo e che getta In aria con 11 gesto tiplco dt chi Introduce la fona del caso. Tuttavta, Lachesl tJra a sorte, ma non stabtllsce la sorte delle antme. La sorte che tocca a ciascuna dt loro sanctsce solo l'ordine con cU1 si sceglle 11 paradtgma, non llnllta la scelta, perché I paradtgml a dtsposlzlone sono sempre sovrabbondanti e dìverslftcati e per tutti c'è sempre posstbilità dt scelta. Nel mtto dt Er la casualttà ha portata llmttata. Il racconto dt Platone, come alcune filosofie successive, non esclude un coefilciente dt Imponderabilità nella formaztone dell'l.ndtvtduo e del suo progetto dt vtta. Questo Imponderabile è solidamente In mano alle slgnorte del fato e non all'uomo; appartiene al mtstero e non all'arbltrto. Tuttavia non è 11 fattore più determinante, non condiziona In maniera sostanztale l'essenza del percorso l.ndtvtduativo. L'l.ndtvtduo si affaccia alla vtta con un barlume dt casualità, che quallflca ma non pregtudtca la sua lmpostaztone 1.ndtVlduale. Molte testJmontanze hanno evtdenziato che precedenti famtllart, culturall, geografici, stortct si trasfondono nell'l.ndtvtduo pruna ancora che eglt nasca. Gli archetipi che configurano le l.ndtvtdualttà non sono Immutabili nel tempo e nello spazio. Ma nel mtto dt Er 11 valore dt un'esistenza vtene spostato dalla configurazione del suo dtsegno alla coerenza e all'Impegno con cU1 esso vtene reallzvito. Non è In questione se nell'epoca postmoderna sia posslblle un'esistenza da cavaltere medtevale o se In epoca classtca fosse posstblle un'esistenza da rtcercatore nucleare: non tutti 1 modelli dt esis tenza teortcamente pensabili sono dtspontbili 1.n ognt momento. Ma ctò non !mpedtsce all'l.ndtvtduo dt dare attuazione al proprto plano dt vtta con pienezza dt senso e dt soddtsfazlone. Lachest è esplicita In proposito: •Quanto plù uno onora 11 proprto paradtgma, tanto plù consegue Virtù•. In questo senso 11 mtto dt Er è penetrante e tnnovatJvo: è 11 mtto della responsabilità l.ndtvtduale. Lachest usa espressioni forti e perentorte perchtamare le 128

anime alla loro responsabilità: ammonJsce che non è 11 Datmon a imporre un paradigma d1 vtta, ma è l'anima Oa psyche) dell'tnd1vtduo che lo sceglte. ll destino è sempre responsabilità dell'uomo, non è mat colpa degli dèi. Che la psiche scelga e onori li destino personale è aspetto centrale tanto nella narrazione d1 Er quanto nella vtta pratica. Riducendo 11 peso aprioristico delle sorti, Lachesl cartca In manJera Inversamente propor.a.onale l'tndivtduo della responsabilità d1 progettare e d1 portare a compimento un personale processo 1nd1vtduativo. Accanto al destinocostrlzlone d1 CU1 parla Szond1, si profila l'esistenza e l'esigenza di un desttno-1.lbertà, che costituisce uno del tratti più specifici della psiche umana. La Vicenda simbo11ca dell'anJma che sceglte un modello di vtta sotto la propria personale responsabilità è descnttiva dell'uomo che, anche di fronte al proprio destino, è •condannato a essere 11bero• (Sartre). In ultima anal1si, 11 mito d1 Er fa convergere l'archetipo del destino e quello dell'tnd1vtduaztone; l'tndlvtduo si svtluppa (Lussu, 2005, p. 68). Muore a casa sua, accanto al fam1llar1 e ad alcuni amici, a quarantuno anni d'età, dopo quattordici mesi di Vita propriamente Intesa. Chiunque attraversa deserti d'esistenza spazzati dal venti selvaggi del destino, sa che per l'organismo umano

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funzionare ovtvere non è la stessa cosa. Con questi due termtnt una persona cercava d1 rendere la differenza fra l'adesione non partecipativa al flUire deg]t eventi e la partectpaztone consapevole alle Vicende dell'esistenza. n suo destino d1 ergastolano non g)1 concedeva d1 illudersi che cpartectpare alla proprta destinaztone esistenztale• slgntftcasse modtftcare le proprte condtztont reali. Ma la progresstva crescita d1 consapevolezza g)1 consentiva d1 rtconoscere un passato d1 OSCW1tà, tn cut tutto g)1 franava addosso: Impulsi tnconsct e aztont concrete, sfortuna apparente e condanne reali. Dentro tl carcere aveva cercato spontaneamente una dtversa coscienza d1 sé, un modo per vtvere con consapevolezza la proprta condtztone d1 recluso. Sgranava gtornt d1 carcere tutti uguali nel rttmt e nelle cose, vuoti d1 eventi e d1 prospettive, spertmentando tn prtma persona che solo «chi ha un perché, sopporta quasi ognt come• (Nietzsche). Un lavoro s!Stematlco d1 rtllesslone e un Impegno costante nella lettura g)1 consentivano d1 sentirsi vtvo, mentre prtma aveva solo l'Impressione d1 funzionare. La differenza è chtartsstma nelle descrtZlont d1 V.E. Frankl, un altro illustre Internato del lager naztstt, che spertmentò tn prtma persona come l'uomo •sappia talora d1 essere un oggetto del destino, una sua palla da gtoco• (1946, p. 97). Ma anche tn quel momenti può semplicemente funztonare oppure vtvere. Anche per luJ, la differenza consiste nel porsi coscientemente e soggettivamente net confronti deg)! eventi. Quando, verso tl termine della prtglonla, Frankl ebbe l'opportunità d1 presentarsi volontario alla baracca del tifo petecchiale, accettò la proposta. ll parere concorde d1 amtct e compagni era che fosse un suJctdto, ma anche essere assegnato a una squadra di lavoro lo era. La sua valutaztone fu più egoistica che altruJstlca e fu fondata sull'Importanza d1 fare qualcosa che avesse un senso: «Dovendo mortre, volevo che la mta morte avesse un slgntftcato, (ibidem, p. 90). Apparentemente, la sua scelta si colloca all'opposto d1 quella della danzatrtce d1 Bettelhetm: Frankl va Incontro alla morte con la determtnaztone d1 far Vivere qualcuno e la 196

danzatrtce con quella di far mortre qualcun altro. Ma 1n realtà entrambe le dec!Stont sono Improntate dall'estgenza di fare qualcosa che abbia un signtftcato. lavorare per i prop11 compagn.l di sventura o vendicare la propl1a sventura ucctdendo un persecutore sono modi diversi per sentire un senso in Ciò che sl fa e per dare un slgntftcato al propl1o mol1re. Entrambi sono tentatlvt essenztall per 11tirars1 dai mondi dello squallore in mondi di libertà intel1ore. Questa inallenablle libertà intertore non è solo un modo di sopportare e di rassegnarsi, ma fa parte del destino e plasma una diversa destlnazlone dell'individuo. la psicologia del lager è illuminante anche in questo caso. 1n quegli ann1 gli archetipi dell'lnconscto collettlvo sl costellarono così potentemente da lrretlre l'animo di intere folle e da travolgere l'Io sempre fragile di innumerevoli individut. Jllllg descrtsse con efilcacta come nella psiche colletttva sembrava essersi 11svegliato «un antico dio della tempesta e dell'ebbrezza, quel Wotan che sembrava 11destato a nuova attlvttàcome un vulcano spento• (1943, p. 280). Tuttavia Ciò non Impedì a stngolepersone di essere nazisti conservando un barlume di umanità e ad altre di essere internati trasformandosi in belve awelenate di crudeltà. Vi furono sentinelle che nella mostruosità del nazismo seppero essere umane e internati che diventarono mostrt. Frankl 11corda con gratitudine un pezzetto di pane e soprattutto lo sguardo empatico offertigli da un capo operato tedesco. Un internato meno famoso e destinato ormai a 11manere anonimo, nel momenti finall della guerra, ebbe l'ardire di tentare la fuga dal lager di Ingolstadt; 11cordò per tutta la vita l'aiuto di un capo operato che, fuol1 dalla cortina di filo spinato, gli fece trovare del pane e add111ttura della carne affumicata, oltre a preziose indicazlont sulla direzione da prendere per abbandonare quel luoghi. •Restare umani di fronte agli internati, essendo sentinelle e sorveglianti, fuggendo alla suggesttonegenerale del lager>, 11conosce Frankl, •è una vera conqutsta personale ed etica• (1946, p. 143). Contemporaneamente, non pochi internati tramarono per ottenere un mlcropotere, che esercitarono con Il massimo di sadismo e di ferocia sut compagni di sventura. Plc197

chiarono e rubarono, tradirono e spiarono. Fu una scelta personale per molti versi comprensibile, ma fu una sconfitta etica; 11 trionfo del destino si compie per intero solo entro l'antmo dell'uomo, perché •l'uomo può essere nel suo intimo più forte del destino che gli Viene imposto dall'esterno• (ibidem, p. 117). Sopra le ss che conservarono una traccia dell'uomo che erano e sopra gli internati che obliarono di essere uomtnt, grava severa la sentenza di Dante: •lume v'è dato a bene e a maltzla e libero volert. Come Il loro lume abbia rtschiarato le scelte possibll! e quali scelte abbia privilegiato Il loro libero voler non fu solo opzione Ideale, ma fu spartiacque di un abisso esistenziale, fu distanza incommensurabile di umanità e, alla fine, fu diversità di desttnt. Soltanto 11 rectnto della consapevolezza offre un qualche riparo alla ferocta del fato, al caprtcCI della sorte, al disordine delle compulsioni inconsce. Sull'Io grava l'onerosa responsabilità di gestire la libertà inte11ore, che consente di affrontare sptr!tualmente in un modo o nell'altro le situaztont imposte. Anche se ctò non muta Il corso degli eventi, da Ciò dipende come si svolgerà l'esistenza futura; ne va del sentirsi uomo a pieno titolo, del senttmento di benessere o di falltmento, del sentirsi V!Vere o semplicemente funzionare, del perceptrsl superfluo o essenztale (partecipe dell'essere). Nelle esperienze più squisitamente fatali, quando l'indiVlduo si sente profondamente osteggiato dal destino, non è più in gtoco la Vita dei corpi, ma quella del senttmento di sé, la nobiltà di penslel1 el'alt=a della propria considerazione. Un possibile e11te110 esistenztale per guardare al destino è quello evolutivo: Vicende di va11a natura possono essere considerate non in funztone del gradimento da parte dell'Io, ma della capacità di farci rtflettere, di incrementare Il nostro sentirei uomtnt, di aumentare la tranqutlla adesione alla Vita e la fondamentale percezione che Vivere valga la pena, che appartenere all'avventura della Vita abbia un senso, quali che stano le condtztont in cut Ciò aVVlene. La Vita, si è detto, è più grande del destino. Forse fu in questa prospettiva che Dostoevskij, già incroctato al tavoli della fortuna e nel gtochi del caso, esperto di sorti e di fata198

lltà, scrtsse: