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Italian Pages 149 [159] Year 1979
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STUDIA
ARCHAEOLOGIC A
21
AUTORI VARI
STUDI SULL'ARCO ONORARIO ROMANO
«L'ERMA» di BRETSCHNEIDER - ROMA 1979
STUDIA ARCHAEOLOGICA - 21
1 - DE MARINIS, S. 2- BARONI, F.
LAURENZI, L. GIULIANO, A.
NOCENTINI, S. GIULIANO, A.
FERRARI, G. BREGLIA, L. LATTANZI, E. 10 - SALETTI, C. 11 - BLANK, H. 12 - CANCIANI, F. 13 - CONTI, G. 14 - SPRENGER, M.
15 - POLASCHEK, K. 16 - FABBRICOTTI, E. 17 - POLASCHEK, K. 18 - PENSA, M. 19 - COSTA, P.M. 20 - PERRONE, M. 21 - AUTORI VARI
- La tipologia del banchetto nell'arte etrusca arcaica. 1961. - Osservazioni sul «Trono di Boston». 1961. - Umanith di Fidia. 1961. - Il commercio dei sarcofagi attici. 1962. - Sculture greche etrusche e romane del Museo Bardíni in Firenze. 1965. - La cultura artistica delle province greche in eth romana. 1965. - II commercio dei sarcofagi asiatici. 1966. - Le antiche rotte del Mediterraneo documentate da monete e pesi. 1966. - I ritratti dei «cosmeti» nel Museo Nazionale di Atene. 1968. - Ritratti severiani. 1967. - Wiederverwendung alter Statuen als Ehrendenkmäler bei Griechen und Römern. 2a Ed. ~v. ed il. 1969. Bronzi orientali ed o~entalizzanti a Creta nell'VIII e VII sec. a.C. 1970. - Decorazione architettonica della «Piazza d'oro» a Villa Adriana. 1970. Die etruskische Plastik des V. Jahrhunderts v. Chr. und ihr. Verhältnis zur griechischen Kunst. 1972. - Studien zur Ikonographie der Antonia Minor. 1973. - Galba, 1976. - Porträttypen einer claudischen Kaiserin. 1973. - Rappresentazioni dell'oltretomba nella ceramica spula. 1977. - The pre -islamic antiquities at the Yemen National Museum. 1978. - Ancorae Antíquae. Per una cronologia preliminare delle ancore del Mediterraneo. - Studi sull'arco onorario romano.
COPYRIGHT ® 1979 by «L'ERMA» di BRETSCHNEIDER - ROMA Via Cassiodoro, 19 ALI. -ROM/'.
INDICE
Pag.
Presentazione
7
Elenco delle abbreviazioni
I1
GUIDO A. MANSUELLI Fornix e arcus. Note di terminologia
15
MARINA PENSA Genesi e sviluppo dell'arco onorario nella documentazione numismatica
19
DANIELA SCAGLIARINI CORLAITA La situazione urbanistica degli archi onorari nella prima età imperiale
29
SANDRO DE MARIA La porta augustea di Rimini nel quadro degli archi commemorativi coevi. Dati strutturali
73
GIORGIO GUALANDI L'apparato figurativo negli archi augustei
93
Elenco delle figure nel testo
143
Elenco delle tavole
147
PRESENTAZIONE
I saggi contenuti in questo volume hanno un particolare significato per chi li ha scritti, rappresentando essi il primo organico risultato di una ricerca, come le altre, dialetticamente programmata e dialetticamente svolta, nella convinzione che nell'attività e nella vita di un istituto universitario, il reciproco confronto e la stretta collaborazione siano i mezzi più idonei per arrivare ad una meta che si è perseguita in comune. Questa indagine, messa in cantiere da anni, ha potuto giungere a questa prima pubblicazione perché la specializzazione e le idee di ciascuno hanno trovato in quelle degli altri un continuo sostegno ed incentivo. L'analisi documentaria, formale e semantica, urbanistica e culturale del monumento commemorativo romano è uno dei campi che l'Istituto di Archeologia dell'Università di Bologna si è proposto di coltivare, ripeto, da anni, per lo meno da quando esso si 8 fatto portatore di esigenze particolari di ricerca scientifica. Se si è cominciato con gli archi e si è in sostanza ripresa la discussione sui pitl antichi fra di essi è perché il tema rappresenta pur sempre uno dei più sostanziosi ed attuali, più vivi ed aperti e che, proponendoci noi di affrontarlo, metodicamente era giusto rifarsi da lla radice.* Una prima presentazione pubblica dei nostri risultati è stata fatta a Rimini nel 1974 in occasione di un Convegno che la Società di Studi Romagnoli ed il Comune di Rimini indissero allora per ricordare il bimillenario dell'Arco di Augusto. Una delle relazioni lette in quell'occasione, da Giuliana Riccioni, Il tondo apollineo dell'arco di Augusto e il culto di Apollo ad Ariminum, non figura in questo volume, essendo stato dall'Autrice destinato al Vermaseren Festschrift, in corso di stampa presso Brill a Leiden, né figura quella dello scrivente, mai tradotta, per la sua occasionalità, in testo definitivo. Il Presidente della Società di Studi Romagnoli, Giancarlo Susini, ha scritto una breve nota, che qui si pubblica, per ricordare quella felice occasione d'incontro. Tutti avremmo voluto vedere qui stampato lo studio di un caro Collega scomparso, Gianfranco Tibiletti, che vogliamo anche noi qui ricordare con il pilι affettuoso rimpianto per tutto quello che Gli dobbiamo.
E' naturale che da quella ormai lontana príma νèra i lavori hanno subito profonde modifiche e sono stati integralmente rifusi, ~discussi e riconfrontati alla luce dell'ulteriore progredire de lla ricerca e non soltanto per il normale aggiornamento bibliografico. Essi non pretendono di esaurire la materia, ma proporsi come tappa e come spunti di ulteriore discussione, per noi e per altri, con la previsione che a questo volume ne seguano altri, secondo la sentenza antica ~ρχ~~~οτιν ~ µισν παντ ~ς. Bologna, marzo 1978
G.A.M.
* Gli studi sono stati svolti nell'ambito di ricerche che hanno utilizzato finanziamenti del CNR.
8
Nel maggio 1974, cogliendo la data del bimillenario dell'Arco riminese di Augusto, la Società di Studi Romagnoli tenne due giornate di studio sui complessi problemi del monumento e sulla tematica generale che vi si ricollega (Rimini, 25 e 26 maggio 1974): parteciparono all'incontro archeologi, storici dell'antichità, de ll'arte e della cultura. Difficoltà degli enti locali hanno tardato la pubblicazione degli atti e non ne consentono una previsione sicura; la Società 6 lieta pertanto di consentire agli archeologi la pubblicazione organica dei loro contributi in altra ed appropriata sede, costituita dal presente volume. Nel frattempo viene pubblicata, nel volume de lla "Rivista storica dell'Antichità" in sua ricordanza, la relazione del compianto prof. Gianfranco Tibiletti su Il trionfo, la porta e l'arco prima di Augusto. Cesena, 22 giugno 1977
Giancarlo Susini
9
ELENCO DELLE ABBREVIAZIONI
AA Acta Arch AEA
= Archäologischer Anzeiger = Acta Archaeologica (Kobenhavn) = Archivi Espaflοl de Arqueologfa
AJA Alzinger
= American Journal of Archaeology = W. Alzinger, Augusteische Architektur in Ephesos (Österreichische Archäologische Institut Wien, Sonderschriften, 16), voll. I-II, Wien 1974 = Mitteilungen des Deutschen Archäologischen Instituts. Athenische Abteilung = L'Antiquité Classique = R. Amy - P.M. Duval - J. Formigé - J.J. Hatt - Ch. Picard - G. Ch. Picard - A. Piganiol, L'Arc d'Orange (Gallia, Suρρl.15), Paris 1962
AM Ant Cl L'Arc d'Orange
Ar CI
= Archeologia Classica
ASA Atene
= Annuario della Scuola Archeologica di Atene
BC
= Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma
BJb
= Bonner Jahrbücher des Rheinischen Landesmuseums
BIC Emp
= H. Mattingly, Coins of the Roman Empire in the British Museum, voll. I ss., London
1923 ss.
BIC Rep
= H.A. Gruber, Coins of the Roman Republic in the British Museum, voll.I-ICI,
London 1910 11
Boll St Archit
= Bollettino del Centro di Studi per la Storia dell'Architettura
BPhW
= Berliner Philologische Wochenschrift
BSR
= Papers of the British School at Rome
CIL
= Corpus Inscriptionum Latinarum, Berlin 1863 ss.
Coarelli
= F. Coarelli, Guida archeologica di Roma, Verona 1974
Cohen
= Η. Cohen, Description historique des monnaies frappées sous l'Empire Romain, voll.I ss., Paris 1880 2 ss.
Collez. Piancastelli
= S.L. Cesano, Catalogo della collezione numismatica di Carlo Piancastelli, Forlì 1957
CRAI
= Comptes rendus de l'Académie des Insc ri ptions et Belles Lettres
Crema
= L. Crema, L'architettura romana (Enciclopedia Classica, sez. III, vo1.12), Torino 1959
Dialoghi di Archeologia
DdA
=
Deutsche Jb Nur
= Deutsche Jahrbuch für Numismatik
ΕΑΑ
= Enciclopedia dell'Arte antica, classica e orientale, Roma 1958 ss.
Espérandieu
= Ε. Espérandieu, Recueil général des bas-reliefs de la Gaule romaine, voll.I ss., Paris 1907 ss.
Frothingham
= A.L. Frothingham, The Roman Territorial Arches, in «AJ A» XIX (1915), ρρ.155 ss.
Fuchs
= G. Fuchs, Architekturdarstellungen auf römischen Munzen der Republik und der fru hen Kaiserzeit, Berlin 1969
Gazzola
= A. Gazzola, Ponti romani, voll. I -II, Firenze 1963
Grenier
= A. Grenier - J. Déchelette, Manuel d'archéologie préhistorique, celtique et gallo-romaine, III, Paris 1958; V, Paris 1931
12
Hellenismus Mittelitalien
= Hellenismus in Mittelitalien. Kolloquium in Göttingen vom 5. bis 9. Juni 1974, a cura di P. Zanker (Abhandlungen der Akademie der Wissenschaften in Göttingen. Philologisch-historische Klasse, Dritte Folge, n. 9711-II), voll. I-II, Göttingen 1976
Jb Nur Geldgesch
= Jahrbuch für Numismatik und Geldgeschichte
JdI
= Jahrbuch des Deutschen Archäologischen Instituts
JHS
= The Journal of Hellenic Studies
ILLRP
= Inscriptiones Latine Liberae Rei Publicae, a cura di A. Degrassi, fasc. 1-2, Firenze 1957-1963.
JRS
= The Journal of Roman Studies
Istanb Mitt
= Istanbuler Mitteilungen
Kähler
= H. Kahler, Triumphboge ~~(Ehrenbogen), in «PW », VII A 1, 1939, cc. 373-493
Mansuelli, Cisalpina
= G.A. Mansuelli, Urbanistica e architettura della Cisalpina romana fino al III sec. e.n. (Coll. Latomus, 111), Bruxelles 1971
Mansuelli, El arco
= G.A. Mansuelli, El arco honorifico en el desarrollo de la arquitectura romana, in «AEA» XXVII (1954), pp. 93-178
Mél Piganiol
= Mélanges d'Archeologie et d'Histoire offerts à André Piganiol, voll. I-III, Paris 1966
Mél Rome
= Mélanges d'Archéologie et d'Histoire (École Française de Rome)
Mem Acc Linc Mon Inst
Memorie dell'Accademia dei Lincei = Monumenti inediti dell'Instituto di Corrispondenza Archeologica
Mon Piot
= Fondation Eugène Piot. Monuments et Mémoires
Nash
= E. Nash, Bildlexikon zur Topographie des antiken Rom, voll. I-II, Tübingen 1962
=
13
Notizie degli Scavi di Antichità
NS
=
NZ
= Numismatische Zeitschrift
Oe Jh
= Jahreshefte des Oesterreichischen Archäologischen Instituts in Wien
Op Rom Pallottino
= Opuscula Romana = M. Pallottino, Arco onorario e trionfale, in « ΕΑΑ » I, 1958, pp. 588-591
Picard
= G. Ch. Picard, Les Trophées romains. Contribution à l'histoire de la religion et de l'art triomphal de Rome (BEFAR, 187), Paris 1957
Platner-Ashby
= S.B. Platner - Th. Ashby, A Topographical Dictionary of Ancient Rome, Oxford 1929
PW
= Pauly-Wissowa, Real Enzyklopädie der klassischen Altertumswissenschaft, Stuttgart 1894 ss.
RA
= Revue Archéologique
Rend Acc Pont
= Rendiconti della Pontificia Accademia Romana di Archeologia
Rend Ist Lombardo
= Rendiconti dell'Istituto Lombardo. Accademia di Scienze e Lettere. Classe di Lettere = Rivista dell'Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell'Arte = Rivista Italiana di Numismatica = Rivista di Studi Liguri
RIASA RIN Riv St Lig
RM
= Mitteilungen des Deutschen Archäologischen Instituts. Römische Abteilung
SE
Studi Etruschi = C.C. Vermeule, Roman imperial Art in Greece and Asia Minor, Cambridgelass. 1968
Vermeule
14
=
GUIDO A. MANSUELLI
FORNIR E ARCUS NOTE DI TERMINOLOGIA
Un mio precedente studio sulle fonti relative all'arcol risente ormai degli anni e lo sto rifacendo, come apporto al lavoro programmato in Istituto. Nell'occasione in cui si pubblicano questi studi, che tutti concernono i problemi dell'arco nella fase più antica monumentalmente documentata, ho ritenuto opportuno riproporre brevemente alcuni spunti ed osservazioni, tanto p~ù che una storia della terminologia architettonica latina è ancora, mi pare, da scrivere. Col tempo mi auguro che contributi positivi a tale stoma possano uscire da questa nostra officina bolognese. Anche senza voler assolutizzare, nella prima età imperiale, quando l'arco diventa monumento ufficiale e rappresentativo assumendo, per quanto sappiamo, le forme che possiamo direttamente studiare ed il coordinamento con esse dell'apparato epigrafico e figurativo, corrisponde di massima il mutamento di terminologia per cui, nel caso specifico, al tradizionale fornix è sostituito costantemente arcus, considerato da tardi grammatici espressione di cattivo latino. 2 Sta di fatto che nel latino epigrafico, che da vicino risente anche di un uso non letterario e del linguaggio burocratico e tecnico, 3 si trova solo eccezionalmente in età repubblicana arcus: ILLRP 465...]arcus dela[psus... in una lunga e frammentaria lista di opere pubbliche, per cui dal contesto sembra trattarsi di un arco di ponte. Menzioni epigrafiche dí fornix nel senso di monumento onorario non risultano, ma va vista certamente con interesse ILLRP 599 da Frigento ....porticum quum maenianis in foro et fornic[em] qua in foro eitu[r], dove potrebbe trattarsi di un passaggio ad arco,
Arcus, in "Aevum" XX ΙΙ (1948), pp. 75 e segg. Schol. Grenu, ad CIC., Verr. 1, 19 (399,15) al latinum η σ η est.
punto ad ipsum
fornicem Fabianum: arcus
G. A. Mansuelli, in "Riv. Stir. dell'Antichità" VI-VII (1976-77), pp. 119-128.
pio o meno monumentalizzato, per ingresso al complesso forense, in cui contemporaneamente era stata costruita una porticus, probabilmente connessa. L'iscrizione asisiate ILLRP 550 potrebbe indicare un analogo monumento d'ingresso, ma il modo è meno chiaro: .. .murum ab fornice ad circum et fornicem cisternamque 4 e così, sempre in via congetturale, ILLRP 635 (dal pagus di Pescosansonesco nei Peligni):...magistri Martis fornicem ( ingresso al recinto sacro) et parietes caementicios ex pagi decreto... Altre indicazioni sono generiche, 5 altre designano fornices le arcate di un teatro, 6 di un acquedotto.' Le referenze a fornix nel senso specifico di monumento onorario sono letterarie, dirette o di citazione, come nel caso di due noti passi liviani;8 de ll e dirette vanno innanzitutto ricordate CIC., Verr. 1,19 e 3, 154; Pro Planc. 17; De Orat. 2, 267. Nella maggior parte dei casi si indicano costruzioni ad arco non autonome ma di contesto: l'unità terminologica attesta riguardo a ll e forme ed alle strutture, ma è per noi impossibile ogni verifica diretta. La più antica menzione epigrafica di arcus è CIL XI 1421, databile a non dopo il 4 d.C.; è contenuta in una delibera dei decurioni di Pisa per l'erezione appunto di un arco in onore di Augusto e dei figli adottivi C. e L. Cesari, con la specifica dell'apparato statuario commemorativo ed allusivo: quadriga con statua trionfale di Augusto, statue pedestri dei due principi, spoglie devictarum aut in fidem receptarum ab eo gentium, cioè molto probabilmente figurazioni tropaiche e personificazioni. Si tace tuttavia - e fa specie in un documento del genere - della forma architettonica, a meno che non si debba considerarla come un fatto dato per scontato, resta comunque importante la coincidenza cronologica con il grande sviluppo e la sperimentazione intensa dell'arco commemorativi contestuale o per sè stante. Seguono nel tempo citazioni indirette, ma che risalgono a delibere ufficiali e databili: TAC. Ann. 3, 57.. ob recepta signa arcus propteraedem Saturni dicantur .... e Ann. 2, 83, dove si riferiscono gli onori tributati alla memoria di Germanico, fra cui l'erezione di archi sul Monte Amano in Siria e in Germania sul Reno. Ancora SUET., Claud. 12:...Tiberio marmoreum arcum iuxta Pompei theatrum decretum. Circa l'adozione di arcus come neologismo rispetto a fornix va rilevato che l'uso generico si trova già in Vitruvio, De arch. 5, 10, 3, ma non
Per l'elencazione e le forme polisindete e asíndete si v. o. c. a nota Arec.
ILLRP 585 (Ferentíno); 597 (Formia); 685 (Tivoli).
ILLRP 712 (Capua). ILLRP 528 (Alatri). Liv. 32, 27, 4; 37, 3, 7.
16
propriamente come struttura muraria: .. .regulae ferreae aut arcus fiant eaeque uncinis suspendantur..., per cui la menzione più antica è probabilmente quella di Varrone ap. NON. 77, 11 che mostra come non si fosse sicuri,
nell'ambito linguistico-letterario, sulla stessa declinazione del sostantivo, che in Varrone segue il paradigma dei temi in o, la cosiddetta "seconda declinazione" de ll a dottrina grammatica, mentre il tecnico Vitruvio segue il paradigma dei temi in u, pur considerando, come sembra, il sostantivo di genere femminile. Si ha quindi un momento che potremmo dire di incertezza, che farebbe pensare in effetto ad una recente introduzione dell'accezione, non certo del termine, incertezza che è sintomaticamente parallela al travaglio degli architetti nell'elaborare la forma monumentale, mentre chiaro che l'accezione architettonica è un traslato delle altre come fenomeno meteorologico e come arma. Anzi nella complicazione simbologica che ha presieduto alla diffusione dell'arco come monumento commemorativo, non pare del tutto da escludere un richiamo alla curvatura celeste: non per nulla in un esemplare emblematico come quello di Tito alla sommità dell'intradosso è rappresentata l'apoteosi del p ri ncipe, recato in cielo da un'aquila. 9 . Un'ultima osservazione vorrei fare in questa sede e cioè sulla portata cronologica della novità rilevata da Plinio, nel passo pitt volte ricordato
columnarum ratio erat attolli super ceteros mortalis quod et arcus significant novicio invento (Nat. hist. 34, 27). Fornices a sostegno di statue esistevano
già fin dai tempi di L. Stertinío e di Scipione l'African ο1Ó cui si deve aggiungere il fornix di Verre a Siracusa, primo del genere eretto in solo provinciali: CIC. Verr. 3, 154. Il novicium inventum sembra quindi da riferirsi già alla fine del III sec. a C. e novità resta comunque, se ci si riporta all'antichità della colonna come sostegno iconico, ma non alle colonne singole o doppie ellenistiche, a meno che Plinio non abbia pensato all'impiego dell'arco da Augusto in poi, per il complesso dei suoi significati e la notorietà, ma non è da escludere che sul rapporto stretto di tempo abbia prevalso l'intenzione di mettere in evidenza un fatto "inventivo" tipicamente romano. Non va infine trascurato che attolli super ceteros sottolinea il richiamo alla monumentalità come dimensione verticale ed è quindi un dato recuperabile per la storia dell'immagine urbana presso gli scrittori antichi.
.9) La figurazione 8 prospetticamente illusiva come veduta dal basso. 10) Liv. 32,27,4: et his fornicibus signo aurata imposuit (Stertínío); 37,3,7: cum signs septem auratis et equis duobus et marmorea duo labra ante fornicem posuit (Scipione).
17
MARINA PENSA
GENESI E SVILUPPO DELL'ARCO ONORARIO NELLA DOCUMENTAZIONE NUMISMATICA
E' noto il grande valore documentario delle monete romane: non solo quando in esse si ricerchi una più o meno fedele riproduzione di monumenti a noi conosciuti (o sconosciuti), ma soprattutto quando si ricerchi una testimonianza del significato religioso e politico che a questi monumenti s i voleva attribuire. Infatti, spesso il monumento viene "riassunto" in pochi tratti, ma in questo processo di abbreviazione non viene tralasciato l'elemento ritenuto caratterizzante e significativo del monumento stesso. 1 Questa peculiarità dovrà essere ben tenuta presente quindi nello studio di tipi monetali con raffigurazioni architettoniche. Com'è noto, e come ha esaurientemente messo a fuoco pil volte il Mansuelli2 , su tre punti essenzialmente ruota il significato dell'arco onorario: funzione di sostegno, funzione apotropaica e di passaggio, funzione di limite e di diaframma architettonico (che probabilmente l'arco acquista in un secondo momento), funzioni queste che, se anche hanno sfumate ascendenze
Per i problemi inerenti a questo tipo di ricerca, oltre aí vecchi lavori di A. Kliigmann, in "NZ" XI (1879), pp. 203-226; G. Th. Höch, in "BphW" XXXVII (1917), cc. 379-384, 409-416, 442-448, e M. Bernahrt, in "Deutsche Jb Num" (1938), pp. 136-152, si vedano: F. Panini Rosati, in "RIN" s. 5°, III (1955) pp. 70-83; T. Hackens, in "AntCl" XL Ι (1972), pp. 245-254, e recentemente H. Kiithmann-B. Overbeck, Bauten Roms au f Míinzen and Medaillen, Munchen 1974, (Catalogo della mostra tenutasi alla Staatliche Münzsammlung di Monaco); M. Jessop Price, in «The British Museum Yearbook» 1 (1976) pp. 33-46 (monete imperlali greche); M. Jessop Price - Biuma L. Trell, Coins and their Cities, Architecture on the ancient coins of Greece, Rome and Palestine, London 1977. G. A. Mansuelli, in "Aevum" XII (1948), p. 75 ss.; Id. in "SE" XIII (1954), p.345 ss. Id. in "AEA" XXVII (1954), pp. 89-90, p. 93 ss.; Id. in "Boll St Archit" XII (1958), p. 4 ss.; Id. in "Arte antica e moderna" (1959), pp. 363 ss. e (1960), p. 16 ss.; Id. in Mél. Piganiol, I (1966), p. 558 ss.. Per la bibliografia sul complesso problema dell'arco onorari o e del suo significato, rimando a Picard, p. 122 n. 6 e pp. 92-123, e a H. S. Versnel, Triumphus, Leiden 1970, pp. 120-1 e 132-163. Per una rilettura in chiave semiologica dell'arco onorario: S. De Maria, in "Parametro" XX (1973), pp. 36-41.
greco-orientali, si puntualizzano però in una chiara chiave tipologica romana. Sulle monete, l'arco con í suoi elementi distintivi (e cioè fornii, apparato "decorativo" e iscrizione) appare solo con Augusto: ma dalle fonti letterarie conosciamo numerosi fornices sin dal II secolo, e sappiamo che il tipo architettonico era conosciuto anche fuori di Roma, come dimostra l'arco di Verre a Siracusa. Però sulle monete non ne troviamo traccia prima della fine del II secolo, quando cioè cominciano ad apparire tipi edilizi "familiari". Nel 120 troviamo per la prima volta un monumentum (e come tale legato ad una famiglia), ma non si tratta di un arco, bensì di una statua posta su una colonna3 (Tav. 1, 1-2). E' la colonna Minucia, eretta dal popolo a Minucio Esquilin per essersi adoperato come praefectus annonae in favore della città in occasione di una carestia 4 . Il fatto che si tratti qui di una colonna e non di un arco, richiama immediatamente il famoso passo pliníano columnarum
ratio erat attolli super ceteros mortales, quod et arcus significant novicio invento 5 , e ci ricorda come l'o ri gine di questi monumenti sia strettamente legata a quella della statua onoraria, eretta per particolari meriti civili. Nella colonna abbiamo già due degli elementi caratterizzanti l'arco, e cioè la funzione di sostegno e l'apparato decorativo (dato dalle spighe) 6, che in questo caso sostituisce l'iscrizione e spiega il motivo della dedica al monumento. Non è chiara invece la causa dell'erezione del monumento equestre su base iscritta che appare in un tipo monetale databile al 91 circa a.C. 7 (tal. I, 3). Dalla legenda in dativo possiamo supporre che esso fosse dedicato a un Manlio Emilio, ma ci è sconosciuto il motivo di un simile onore concesso a questo personaggio. Quello che ci interessa maggiormente in questa sede è il modo in cui è raffigurata la base che sostiene la statua: essa presenta tre
Colonna Minucia: BMC Rep I, n° 1005 p. 48 (emissione del 120); Fuchs, pp. 9-10. Per il problema delle emissioni "gentilizie", si veda H. Zehnacker, Moneta, Ecole Française de Rome 1973, I, pp. 502-509. Veramente le fonti (Liv. 11 13-16; Dion. Alic. XII 4) a questo proposito sono discordanti; la statua che sormonta la colonna non 8 molto chiara; forse s i tratta di una divinità tutelare della famiglia Minucia: s i veda J. Gagé, in "Iél Rome" LXXVIII (1966), pp. 79-122. Nat. Hist. XXXIV 27; più oltre (XXXIV 90) Plinio cita tre colonne onorarle, di Maenius, di Duilius e di Minucius. Probabilmente nella realtà le spighe non dovevano far pa rt e della colonna, essendo esse piuttosto un segno posto dall'incisore del cono per indicare il motivo dell'erezione del monumento. In tal caso però, sarebbe ugualmente sintomatico che in questa moneta la raffigurazione tipologica e i simboli esplicativi vengano fusi intimamente, tanto da costituire insieme un monumentum. K. Vessberg (Studien zur Kunstgeschichte der römischen Republik, Lund-Leipzig 1941, p. 19) interpreta queste spighe come pa rt e orn amentale della base de ll a colonna. BIC Rep II, nn° 590-596, p. 291.
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arcate in cui sono inscritte le lettere LEP (riferibili forse allo stesso personaggio raffigurato o al magistrato monetale), con un procedimento decorativo che troveremo pi ιt tardi nella raffigurazione di un acquedotto. Ma cosa può indicare una base siffatta? La p rima ipotesi è che si tratti della raffigurazione abbreviata di un ponte (Eckel) - in questo caso il ponte Em il io - ma, a parte le difficoltà specifiche di attribuire la costruzione di tale ponte a un Emilio, mentre fu costruito da M. Fulvio Nobiliore, la raffigurazione stessa, con l'indicazione di una linea retta a livello di quello che dovrebbe essere il pelo dell'acqua, non fa certo pensare ad un ponte. L'altra ipotesi (Mommsen) sembra invece pitl verisimile: la statua e la base sottostante farebbero parte di un unico monumento dedicato a un Manlio Emilio, forse per meriti milita ri, come dimostrerebbe la corona di alloro della statua 8 . Ora, la base potrebbe essere un arco a tre fornici - un p0' strano per quest'epoca in verità -, oppure p ~l semplicemente una base decorata con tre archetti ciechi. In ambedue i casi però risulta evidente l'importanza di questo tipo: se s ~~ trattasse d i un arco, avremmo una raffigurazione estremamente abbreviata, che concentra tutto il proprio interesse sulla statua onoraria cui l'arco fa da supporto; se si trattasse di una base invece, avremmo una specie di surrogato di arco, ottenuto per mezzo dell'indicazione di quei tre archetti ciechi 9 . Ma comunque s~~ interpreti questa base, 6 chiaro che • è sentita in funzione di sostegno della statua onoraria; quest'ultima 6 sentita come elemento principale e caratterizzante tutto il monumento, tanto da essere resa in modo molto più evidente dettagliato. Molto diverso 6 invece il caso del tipo con statua equestre posta su una serie di arcate nella cui luce sono iscritte le lettere che le indicano come l'acquedotto dell'Acqua Marcia, riferibile a un Marcius Philippus, magistrato monetale intorno al 55 a.C. 10 (tav.I, 4). Ii tipo si riferisce al restauro dell'Aqua Marcia compiuto da un antenato del monetario stesso, Q. Marcius
Le due ipotesi in Fuchs, pp. 11-12, e la discussione in H. Gesche, in "Jb Num Geldgesch" XVIII (1968), pp. 31-35, e le varie ipotesi in particolare nota 27 p. 31; si vedano anche H. Μ. Stuart, in "MA" XLΙΧ (1945), pp. 226-251; H. Zehnacker, Moneta, Ecole Française de Rome 1973, I, pp. 529-530. quest'ultima ipotesi parrebbe confortata dalla base di una statua di Augusto nel lato sud del Foro di Pompei, che presenta un basso arco transitabile. Meno probabile mi sembra l'ipotesi di una statua posta su un sarcofago; la statua equestre infatti ha piuttosto una funzione onoraria e non funeraria; funzione quest'ultima che 8 caratterizzata da statue sdraiate sul sarcofago (in Et ruri a per es.) o da statue stanti. La descrizione liviana (XXXVIII 56,3-4) del sepolcro degli Scipioni sulla via Appia non ci dà notizie precise circa la posizione e la tipologia de ll e tre statue (in Scipionum monumento tres statuae sunt). Il sepuichro suo imponi iussit di Plinio (Nat. Hist. VII, 14) a proposito della statua di Ennio farebbe pensare ad un sepolcro sormontato da statue, ma non equestri. BIC Rep I, n° 3890, p. 485. In particolare M. Bieber, in "Archaeology" XX, 3 (glu. 1967), pp. 194-196.
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Rex, nel 144. Non abbiamo nessun elemento per dire se la connessione statua equestre-acquedotto sia reale o meno; concettualmente però ritroviamo in questo tipo quelle funzioni che saranno proprie dell'arco onorario, e cioè la funzione di sostegno alla statua e quella di monumentum per mezzo dell'iscrizione esplicativa, qui posta in grande risalto. Del resto non è detto che l'Aqua Marcia, nel punto di scavalcamento di una strada non si arricchisse di quegli elementi, come la statua del suo restauratore, atti a configurarla come monumentum vero e proprio. Dopo questi tipi, in cui pur non essendovi raffigurati veri e propri archi sono già intuibili i concetti che stanno alla base di quella tipologia edilizia, abbiamo i tipi augustei, in cui finalmente appare l'arco in tutti i suoi elementi distintivi. Ma anche qui possiamo assistere al suo progressivo arricchirsi di significati e di forme. Il primo tipo con arco onorario 6 databile agli anni 29-27, e presenta la semplice iscrizione IMP CAESAR 11 (tal. II, 1). Ancora, il monumento raffigurato in modo estremamente accorciato per dare grande risalto all'iscrizione e alla quadriga che lo sormonta. Il tipo si riconnette a tutta una serie di tipi caratterizzata dalla stessa leggenda e da monumenti dichiaratamente celebrativi, quali il trofeo su prua di nave in un tempietto tetrastilo, e la colonna rostrata sormontata dalla statua "achillea" di Augusto, forse da identificarsi con quella aurea ricordata da Appiano 12 • La datazione di questa serie e la leggenda che pone in rilievo il titolo di Imperator c i fanno pensare ad una emissione in occasione dei tre grandi trionfi celebrati nell'agosto del 29, fra cui anche quello per la vittoriä di Azio, e in cui Augusto ebbe questo titolo. Lo stesso Augusto nel suo testamento si vanta di aver ottenuto il titolo di Imperator per ben ventuno volte 13 . Anche in questa, come nelle monete precedenti, notiamo come l'arco sia sentito soprattutto come sostegno di un gruppo statuario e come supporto a un'iscrizione che ricorda i trionfi del 29. Quest'ultima connessione introduce nel tipo edilizio - e di conseguenza in quello monetale - anche il significato di trionfo. Lo stesso modo di rappresentazione si ha in un cistoforo della zecca di Efeso, emesso per commemorare la restituzione delle insegne partiche 14 BIC Rep. II, n° 4348, p. 14; collez. Piancastelli, nn° 316-8, p. 98. App. B.c., V 130. Tempio con trofeo su prua di nave: BIC Emp I, n° 643, p. 104; colonna rostrata: BIC Emp I, n° 633, p. 103. Per l'uso della vittoria di Azio come Leitmotiv propagandistico nella monetazione augustea: A. Kromann, in "Nationel Iuseets Arbeijdsmark" (1971), pp. 1-11. Res Gestae, lat. I 21-22. BIC Emp I, n° 703 p.114; collez. Piancastelli, n° 427 p. 108: zecca di Efeso. E' probabile che quest'arco debba ricondursi all'arco eretto in Roma per commemorare la restituzione delle insegne partiche; in ogni caso esso non è riferibile a nessuno dei monumenti augustei finora scavati in Efeso (si veda Alzinger). Il Coarelli (p. 55) sembra ritenere che questo tipo si riferisca all'arco aziaco del Foro.
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(tal. II, 2). La tipologia dell'arco è ancora quella semplice, a un fornice, ma troviamo l'indicazione delle insegne sui piloni: il motivo contingente dell'erezione del monumento, dato dalle insegne restituite, entra a far parte integrante dell'arco stesso, di modo che anche l'ornamentazione di quello che concettualmente doveva essere ancora un sostegno al gruppo statuario e all'iscrizione dedicatoria - come dimostra la resa accorciata - ribadisce il senso del monumentum (si ricordi a questo proposito l'arco di Carpentras, nella cui decorazione appaiono í Parti prigionieri). Non sappiamo a quale arco reale questo tipo si riferisca; sappiamo però che per la restituzione delle insegne partiche si celebrò un trionfo, a cui forse l'arco in questione si riferisce, abbreviando e riducendo lo schema di quello che fu poi l'arco eretto nella realtà per quest'occasione, forse nella stessa Efeso. Su una moneta del 17 troviamo un edificio pili complesso 15 (tal. III, 1-2): si tratta di un arco a tre fornici inquadrati da colonne, finalmente raffigurato per intero. Questi tre elementi (i tre fornici, le colonne, la raffigurazione completa e non accorciata) ci avvertono che la tipologia di quest'edificio, ormai già delineata nella sua struttura, si va a poco a poco evolvendo verso forme via via più articolate architettonicamente; è pur vero che il gruppo statuario è raffigurato di altezza sproporzionata rispetto all'edificio, residuo questo del concetto di sostegno che abbiamo già visto, ma l'attenzione che l'incísore del tipo sembra porre agli elementi strutturali e architettonici dell'arco stesso, costituisce per noi una spia del progressivo attenuarsi della coscienza di questa funzione. La legenda ci fa certi che si tratta dell'arco per la restituzione delle insegne partiche: ma a quale arco, realmente costruito, questo tipo si riferisca è difficile dire, a causa de lla complessità dei problemi storico-topografici che sorgono se si consideri la costruzione cose ravvicinata nel tempo e nello spazio di due archi onorari assai simili tra loroi 6. Ancora píì1 accurata è la resa di un altro arco a tre f οrn~ci17 (tal. II, 3). Contrariamente al precedente, questo tipo pone in grande risalto l'epigrafe, dandole una dimensione eguale a quella della quadriga che le sta al di sopra; inoltre, vi si scorge il tentativo di dare a questa relativamente nuova tipologia edilizia un significato architettonico ben definito. Naturalmente tale tenta-
BIC Rep II, n° 4453 p. 37; BIC Emp I, n° 427 p. 73. L'incertezza sul luogo di coniazione di questo tipo - il Grilber lo dice di zecca di Roma, il Mattingly lo definisce di "uncertain Spanish Iint" -- rende ancora pit diffic ile il problema. Si veda a questo proposito la discussione del Degrassi, in "Rend Acc Pont" XX Ι (1945-1946), pp. 102-103. Personalmente ritengo difficile che il tipo di questa e della moneta seguente possano riferirsi ad uno stesso monumento, data la mancanza di varianti intermedie fra í due tipi e la assoluta omogeneità della serie con tipo a tre fornici arcuati. BIC Rep II, nn° 4477-8 p. 50; BIC Emp I, n° 77 p. 14.
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till avviene non senza incertezze, giustapponendo a un fornice centrale due passaggi laterali; questa "incoerenza" è così spiccata da indurre qualche studioso a interpretare í passaggi laterali come fronti di portice 18. Gli scavi del Gamberini Mοngenet 19 hanno chiaramente dimostrato che non di portici si tratta, ma di fornici laterali più stretti e meno profondi rispetto a quello centrale, proprio come il tiρο monetale sembra suggerire. Questa identità dimostra come i tipi monetali "edilizi" seguano dappresso la realtà monumentale, anche in quei ritorni di significato e in quelle incertezze architettoniche riscontrabili specialmente nel periodo di formazione di una nuova tipologia edilizia. Né è un caso che qui l'epigrafe, come abbiano sopra notato, sia posta in grande ~salto20: essa infatti aveva la funzione di ricordare la vittoria di Azio, essendo una copia ridotta dell'epigrafe che già aveva caratterizzato l'arco aziaco, non più esistente all'epoca della costruzione di questo secondo m οnument&21 . Il tipo finora esaminato si riconnette ad una emissione del magistrato L. Vinicius, che commemora il restauro della rete stradale ad opera di Augusto22 : questa serie comprende tra l'altro un ti ρο con statua equestre su base iscritta SPQR IMP CAESAR - la stessa iscrizione visibile sull'arco quindi - di fronte alle mura di una città, e un cippo miliare con l'iscrizione SPQR IMP CAESARI (AUGUSTO) QUOD VIAE MUNITAE SUIT EX EA Pecunia quam IS AD Aera~um Detulit, e questi tipi, come quello dell'arco, portano il nome del magistrato monetale L. Vinicius 23 ; invece, le serie di monete raffiguranti archi in connessione con viadotti 6 emissione solo del princeps, mancando del tutto il nome del magistrato. La legenda non lascia dubbi sulla causa dell'erezione di questi archi; í tipi però sono molto diversi fra loro: abbiamo due archi all'estremità di un viadotto 24 - il che potrebbe
Questa è anche l'interpretazione che ne danno il Griiber (BIC Rep II, ρ. 50 nota) e il Iattíngly (BIC Emp I, p. 14 nota). B. Andreae, in "AA" (1957), p. 153. L'iscrizione (CΙL VI 873) in marmo pano, probabilmente riferibile all'arco oziato, presenta la stessa formula Senates Populusque Romanus Imp Caesarn come appunto l'iscrizione apposta sull'arco del nostro tipo. A queste conclusioni giunge appunto l'Andrese (in "AA" 1957, p. 153) sulla base degli scavi del Gambe~ní Mongenet. L'arco a tre fornici della nostra moneta sarebbe quello per la restituzione de lle insegne, mentre l'arco a un fornice a questo precedente sarebbe quello azíaco. A quest'ultimo potrebbe riferirsi il tipo con arco ad un solo fornice con iscrizione Imp Caesar. Si vedano anche P. Zanker, Forum Romanum, 1972, pp. 15-16; Coarelli, p. 87. Forse per questa ragione il Grilber (BIC Rep II, pp. 49-50 nota), appoggiandosi probabilmente sulla testimonianza di Cassio Dione (I.II 22), interpreta questo come uno degli archi eretti sulla Via Flaminia. Rispettivamente BIC Emp I nn° 82-4 ρ. 15 (statua equestre) e nn° 79-80 p. 15 (cippo). BIC Rep II, nn° 4465-6 p. 41 e BIC Emp I, nn° 435-6 p. 75.
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anche indicare in sintesi tutta la via Flaminia con il suo punto di partenza e di arrivo - un arco rostrato con quadriga sopra un v ~adotto25, un arco non rostrato con biga di elefanti" sempre su un viadotto 26, un arco con biga di elefanti inserito in una serie di arcate 27. Tutti questi tipi hanno in comune la sproporzione della decorazione statuaria dell'arco rispetto all'arco stesso, e la schematicità della raffigurazione di quest'ultimo. Queste caratteristiche sono particolarmente accentuate nel primo tipo (tal. III, 3), dove gli archi sembrano quasi ridotti a semplici basi della figura di cavaliere con trofeo, e di conseguenza anche la loro struttura architettonica 6 assai sommariamente accennata. Dato il significato del tipo - la sistemazione della via Flaminia da un capo all'altro - esso necessitava di grande chiarezza simbolica: di qui anche l'espediente di raffigurare gli archi frontalmente, e non di fianco, come sarebbe stato prospetticamente gíusto 28 . Questo problema si pone anche per il tipo con arco a due fornici rostrato e sopra un víadotto 29 (tal. IV, 1) e per la sua va riante (arco senza rostri e sormontato da una biga di elefanti anziché da una quadriga 30, tav. IV, 2). Anche qui la quadriga o la biga sono viste di fianco e non di fr onte, e ciò potrebbe far pensare ad una rappresentazione frontale dell'arco stesso per renderlo più leggibile; ma, pur ammettendo questo, resta da risolvere il problema se s~~ tratti di un arco a due fornici o di un arco quad ~fronte visto in "prospettiva aperta". In epoca augustea e immediatamente postaugustea, í due tipi di monumento sono egualmente rari, ma ambedue attestati 31 (anche se non in Italia), per cui l'unico elemento su cui basarsi per una possibile soluzione del problema, 6 costituito dalle particolarità della figurazione monetale. Tenuto conto che nelle monete non mancano monumenti "cubici" raffigurati correttamente (s ~~ pensi per es. alla base della statua equestre di Augusto della stessa serie), il nostro tipo non ha nessun elemento che possa far pensare a un arco quadrifronte, come l'ingrossamento del pilone centrale,
BIC Rep II, im° 4463-4 p. 40 e BIC Emp I, nn° 433-4 p. 75. BIC Rep II, nn° 4462 p. 39 e BIC Emp I, n° 432 p. 75. Collez. Píancastelli, n° 354; Cohen I, n° 230. Si potrebbe azzardare l'ipotesi che con questi due archi si volesse alludere agli archi di Rimini e di Roma citati da Cassio Dione (LIII 22). Tuttavia non mancano esempi di archi alle due estremità di un ponte; per es. gli archi sul ponte di Martorell (Kahler, c. 429). BICRep II, ni° 4463-4, p.40 e BMC Emp I, nn° 433-4, ρ. 75; collez. Piancastelli, n° 355 p. 101. BIC Rep II, n° 4462 p. 39 e BIC Emp I, n° 432 p. 75. Archi quadrífrontí: Ossigí, menzionato come janus Augustus da cippi miliari (CIL 11 4701-4703, 4712-4717 e 4697: Kähler c. 425; Cavaillon, databile ai primi anni del ‚sec. d.C. (Kahler c. 417. Archi a due fornici: Saintes (CIL XIII 1036; Kahler c. 422); Langres, con fregi databili al primo impero (Kähler c. 418).
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l'interruzione della cornice superiore in corrispondenza del supposto spigolo; anzi nella variante con rostri questi sono raffigurati come sporgenti dai due piloni esterni, mentre non ve n'è traccia sul pilone centrale. D'altra parte, se l'intenzione era quella di raffigurare un arco su un ponte, questo non poteva essere quadrifronte, ma più verosimilmente a uno o a due fornici, con la funzione di cavalcare la o le carreggiate del ponte stesso. Non sembra azzardata quindi l'ipotesi che qui, nonostante la rarità ditale formulazione architettonica di una tipologia assai diffusa, si tratti proprio di un arco a due fornici. Infine, della stessa serie Quod Viae Munitae Sunt, ci resta da esaminare solo un tipo assai raro, attestato da due aurei diversi fra loro 32 : si tratta di un arco inserito fra portici, sormontato da una biga di elefanti, anche questa vista lateralmente. Nell'aureo della collez. Rollin, l'"arco" non è tale, manca cioè dell'indicazione del fornice ed è indicato solo da una spessa cornice sostenuta da due colonne, e da una riquadratura interna, in modo da far pensare a un tetrapylon ; il monumento è fiancheggiato da ambo le parti da un colonnato con tetto spiovente. Invece nell'aureo della collezione Piancastelli (tav. IV, 3), monumento e portici sono strettamente collegati, l'arco ha un fornice riquadrato da una cornice che si ingrossa in corrispondenza della chiave di volta e da colonne più piccole rispetto a quelle degli spigoli; í portici sono ad arco e colonne. L'inserimento di quest'arco fra portici non ci permette di pensare a un rovesciamento di visuale, come suggerirebbe la biga vista lateralmente. Ma, lasciando da parte la raffigurazione dell'aureo Rollin, la cui autenticità non è del tutto sicura 33, e che presenta dei problemi assai interessanti - arco onorario simile a un tetrapylon collegato a portici di tipo ellenistico -, questo tipo nell'ambito della serie Quod Viae Munitae Sunt si pone come assolutamente nuovo. E non solo in questo ambito, ma anche fra tutti i tipi augustei con archi, questo è il primo che raffiguri un arco onorario in funzione di propileo e di diaframma architettonico: alle funzioni commemorativa e trionfale ormai tipiche del monumento, si aggiunge qui l'indicazione di una funzione più propriamente architettonica ed urbanistica. Anche nei due tipi con il viadotto, gli archi sembrano avere una funzione di limite e di ingresso monumentale al tempo stesso, ma queste funzioni sono tenute in ombra dalla connessione monumento onorario -- opera pubblica; connessione questa che pone in risalto l'opera di restauro voluta (e finanziata) da Augusto, con le sue difficoltà anche tecniche (costruzione di ponti), esaltando in lui quindi non soltanto il vittorioso imperator (í rostri e la biga di Cohen I, n° 230; BIC Rep II p. 40 (collez. Rollin); Collez. Piancastelli, no 354 p. 101. Si veda Grüber, BIC Rep II nota a p. 40.
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elefanti), ma soprattutto il solerte reggitore della res publica. A un riferimento preciso al trionfo in guerra si aggiunge ora il riferimento a un impegno di opere civili, allargando quindi il significato della funzione commemorativa nel recupero di valori che già erano evidenti nel tipo della Colonna Minucia e in quello della statua equestre sul viadotto dell'Aqua Marcia. Cercare di individuare la realtà monumentale che è alla base degli archi raffigurati in questa serie, è arduo, e, in ogni caso, non sarebbe questa la sede. Trattandosi di un'emissione imperatoría, è probabile che Augusto abbia voluto ricordare gli archi che le singole città toccate dalla via Flaminia vollero erigere in suo onore: se pensiamo all'arco traianeo di Benevento, pure eretto in occasione della sistemazione della Via Traiana, tale ipotesi non sembra da scartare; e non è detto fra l'altro che non si sia voluto ricordare fra questi tipi anche la città di Rimini, quale punto di arrivo della via Flaminia: non per caso, la connessione viadotto-arco si troverà p ~ιl tardi nel sigillo malatestiano. Cerchiamo ora di tirare le somme da questo rapido esame dei tipi monetali raffiguranti archi onorari. Abbiamo visto che la raffigurazione "tecnica" di tali monumenti si evolve secondo una determinata linea: dall'attribuzione all'arco di una semplice funzione di sostegno si ha un arricchimento progressivo di significati, arricchimento che si verifica però solo quando il tipo edilizio dell'arco commemorativo è ormai canonizzato negli elementi che lo compongono (fornice, iscrizione, decorazione statuaria) e che non muteranno pili. Già con Augusto il tipo edilizio si complica: da semplice fornix diventa monumento articolato in più passaggi, si arricchisce di colonne e di cornici che architettonicamente scandiscono e sottolineano le funzioni dei diversi elementi. Questo processo di arricchimento architettonico e. semantico è fedelmente riflesso dalle raffigurazioni monetali, che, accentuando ulteriormente con la propria la funzione propagandistica del monumento stesso, contribuiscono a diffondere capillarmente le idee e í principi che sono alla base dell'erezione degli archi onorari.
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DANIELA SCAGLIARINI CORLAITA
LA SITUAZIONE URBANISTICA DEGLI ARCHI ONORARI NELLA PRIMA ETA' IMPERIALE
La valutazione dell'inserimento ambientale di un monumento si propone sotto due diversi punti di vista (e l'espressione non 6 solo metaforica): il primo punto di vista, per così dire `orizzontale', 6 quello del rapporto del monumento con le aree funzionali urbane o extraurbane, e con gli ambiti individuati da elementi naturali nel paesaggio; il secondo punto di vista quello `verticale', o del rapporto visivo con l'immagine urbana o paesaggistica in cui il monumento si inserisce 1.
1) Per un approccio al tema della forma visiva de lla citth rimando al testo ormai classico di K. Lynch, trad. di G. C. Guarda, Padova 1964; ediz. οrig.: The image of City, Cambridge (Massachusetts) 1960, che ha per oggetto l'identificazione e l'organizzazione degli elementi della scena urbana, indipendentemente dai loro significati e quindi preliminarmente ad una valutazione semantica. Dall'opera di Lynch ho attinto spunti e proposte, ma la mia indagine non intende essere - né potrebbe un'applicazione canonica dei suoi metodi: basti ricordare che le finalità della ricerca di Lynch sono progettuali, e quindi opposte a quelle di una lettura storica, e che ovviamente molti dei suoi strumenti d'indagine non sono applicabili nella situazione documentaria della citth antica (a cominciare dal più tipico, cio6 l'analisi visiva della città richiesta agli stessi fruitori per ricavarne statisticamente le convergenze d'opinione). Ho comunque usato in vari casi la terminologia, ormai molto diffusa, introdotta da Lynch per definire i caratteri e gli elementi dell'immagine urbana; un residuo rispetto per la lingua italiana mi ha però trattenuto dall'accettare il vocabolo base di Lynch, sia nella forma inglese "imageability", sia nella traduzione "figurabilità", proposta con qualche remora nell'edizione italiana, per indicare "la capacità di provocare immagini ambientali vividamente individuate, potentemente strutturate, altamente funzionali" (p. 31 s). Riassumo qui le definizioni dei cinque elementi tipici dell'immagine urbana secondo Lynch, dato che le accezioni sono intuitive, ma non del tutto prive di ambiguità: percorsi: í canali lungo i quali l'osservatore si muove abitualmente (strade, canali, nella citth contemporanea anche linee di trasporti pubblici, ferrovie ecc.); margini: elementi lineari che non vengono usati o considerati come percorsi dall'osservatore, che li percepisce come confini, interruzioni lineari di continuità (rive, margini di sviluppo edilizio, mura). Possono costituire barriere o suture tra due zone; quartieri: zone della città di grandezza media o ampia, concepite come dotate di una estensione bidimensionale e riconoscibili in quanto in esse 6 diffuso qualche carattere individuante;
L'immagine della città,
Anche se nella percezione reale le due valutazioni sono contestuali, pub essere utile, e talvolta necessario, considerarle separatamente, sia perché corrispondono a momenti progettuali distinti, sia perché, nelle applicazioni al mondo antico, sono sostenute da disponibilità documentarie molto diverse: l'inserimento creale di un monumento è spesso ricostruibile, almeno nei suoi caratteri peculiari, mentre è un evento alquanto raro la conservazione, se non integrale, almeno apprezzabile dei rapporti volumetrici tra il monumento e gli edifici adiacenti, e, in generale, la ricostruzione dello spazio architettonico tridimensionale. Un'altra breve premessa: fissare un limite cronologico nell'indagine comporta sempre, ovviamente, l'introduzione di una cesura più o meno artificiosa nella realtà evolutiva di un determinato fenomeno. Tuttavia, in relazione al tema proposto, l'età augustea costituisce una fase effettivamente peculiare, sviluppata coerentemente nei successivi principati giulio-claudi, a cui è opportuno allargare la prospettiva (qualche volta anche per l'impossibilità di datare con maggior precisione gli archi protoimperiali). E' noto che nell'età di Augusto si elaborano la tipologia monumentale e il patrimonio di connotazioni dell'arco onorario 2 , che viene sperimentato nel più alto numero di realizzazioni attuate durante un solo principato; parallelamente, anche il problema dell'inserimento ambientale - in relazione a centri urbani compiutamente realizzati, o ampiamente ristrutturati, o di nuova fondazione, ed entro diversi ambiti naturali' - viene affrontato con una serie di soluzioni, molte delle quali diverranno esemplari anche per le epoche se-
nodi: punti strategici di una città, penetrabili dall'osservatore (attraversamenti o convergenze di percorsi, momenti di scambio, da una struttura all'altra ecc.); riferimenti: oggetti fisici distinti e emergenti,. che orientano l'osservatore, il quale però non vi penetra. Possono essere visibili in aree ristrette (insegne, alberi, fontane ecc) o a grande distanza, tanto da simbolizzare una direzione costante (torri, cupole ecc.). Tra le molte ricerche più recenti collegate con le premesse di Lynch, segnalo per l'applicabilità al tessuto urbano antico il breve contributo di J. Castex-Ph. Panerai, Notes sur la structure de l'éspace urbain, in "L'Architecture d'aujourd'hui", CLIII, déc. 1970 - janv. 1971, p. 30 ss.; lo stesso numero della rivista, dedicato al tema "La Ville", contiene altri utili contributi. Inoltre, soprattutto per l'ottimo apparato grafico, anche se in chiave quasi esclusivamente attualístíca, R. S. Wurman, Making the City Observable, numero speciale di "Design Quarterly", LXXX (1971) (pubblic. anche come volume, con lo stesso titolo, Camb ridge, Massachusetts, 1971). Restano molto stimolanti le analisi urbane di G. Cullen, Il paesaggio urbano. Morfologia e progettazione, recentemente ripubblicato con un'ampia introduzione di P. L. Giordani (Bologna 1976). Per l'ampliamento dell'analisi dall'ambiente urbano a quello paesaggistico, ricordo due opere proficue anche per lo studioso del mondo antico: J. O. Simonds, Landscape Architecture - The Shaping of Man's Natural Environment, New York 1961, e R. P. Dober, Environmental Design, New York 1969. 2) G. A. Mansuellí, Concetti e forme dei monumenti commemorativi augustei, in Met Piganiol, p. 549 ss.
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guenti. In particolare, è in questa fase che l'arco, liberandosi in gran parte delle sue implicazioni religiose, che comportano spesso rigorosi vincoli topografici, inizia un processo di strategia ambientale eminentemente tecnico.
I) L'Arco urbano L'ubicazione di un monumento nell'ambito del sistema urbano prevede,. in linea teorica, due possibili situazioni: che il monumento venga collocato in un'area già di per sè altamente qualificata e significativa, che quindi riverberi sul monumento i suoi caratteri di emergenza; oppure che il monumento stesso, con la sua evidenza tipologica, sia destinato a qualificare un'area. In pratica, per un monumento come l'arco onorario, determinato essenzialmente da istanze comunicative, c'è da attendersi normalmente la prima situazione, l'edificazione celeberrimo (ici 3, mentre la seconda interessa solo tipologie in cui la componente celebrativa sia associata ad una funzione di pubblica utilità. Perciò l'ubicazione degli archi onorari segue una strategia `parassitaria', sfruttando il richiamo esercitato dalle aree urbane in cui si concentrano le funzioni fondamentali e píìl rappresentative della collettività. In questi contesti l'arco svolge una funzione di passaggio, che comporta un maggiore o minore grado di artificialità (a livello di funzioni prime) a seconda che l'arco stesso si limiti a monumentalizzare un transito anche altrimenti agibile, oppure costituisca il varco entro una barriera continua, come un recinto monumentale o una cinta muraria: in questo caso, la logica dell'inserimento in complessi ad alta frequentazione si spinge fino alla sostituzione di altre tipologie monumentali, come il propylon o la porta urbica. Α Roma, in particolare, la scelta dell'ubicazione prestigiosa è esaltata dal ruolo politico della capitale. I fori ed i colli sovrastanti hanno attirato in ogni tempo un vero affollamento di archi onorari; in età augustea e tiberiana, anzi, tutti gli archi propriamente urbani (almeno quelli di cui è nota l'ubicazione) si concentrano nelle regioni VIII e X, tra í Fori ed il Palatino, cioè nelle aree tradizionalmente consacrate alle manifestazioni più alte della vita
3) "[Ar]cus celeberrimo coloniae nostrae loco constituatur" (C.I.L., XI, 1421), prescrive il decreto di edificazione del perduto arco di Pisa, votato dalla Colonia Obsequens lulia Pisana a Gaio e Lucio Cesari nel 6 d. C. (Kähler, II, 14, c. 408; Pallottino, 70, p. 594. Si avverte che, anche nelle note seguenti, l'indicazione dei due cataloghi di Kähler e Pallottino sottintende la bibliografia precedente ivi elencata, che sarà citata solo per richiami specifici). Ricordo poi che nell'articolo fondamentale di Mansuelli El arco, sono presi in esame praticamente tutti gli archi conservati o ricostruibili, con interesse centrale perla loro evoluzione architettonica, vista però anche in connessione con l'impiego spaziale del monumento.
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Fig. 1 Roma, ubicazione degli archi onorari di età augustea (indicati con cerchietti) e tiberíana (indicati con asterischi) 1: arco per Augusto al ponte uilvío; 2: Po rta Esquilina; 3 e 4: archi per Germanico e Druso minore nel foro di Augusto; 5: arco per Gaio e Lucio Cesari; 6e 7: archi per Augusto; 8: arco per Tiberio e Germanico (tutti nel Foro romano); 9: arco per Ottavio sul Palatino; 10: ano per Druso maggiore sulla via Appia. Gli ultimi due archi sono di ubicazione ince rta.
civica (fig. 1); solo píù tardi, per es. con l'arco di Claudio presso íl teatro di Pompeo4, o con l'arco di Tito nel Circo Massimo, o con l'arco di Domiziano
4) Kahler, I, 18, c. 383 s.; Pallottino, 39, p. 596. L'ubicazione, nota solo approssimativamente,
dell'arcus Tiberií dedicato da Claudio iuxta Pompei theatrum (Suet., Claud., 11) probabilmente in seguito
al restauro del teatro stesso, era credibilmente in relazione con l'intento di connotare con un proprio significativo intervento il Campo Marzio meridionale, da tempo caratterizzato come area monumentale, ma che proprio Claudio aveva acquisito entro il pome~um urbano (per il problema dell'ampliamento pomeríale, v. Blumenthal, s. v. Pome~um, in "PW", XXΙ, 1952, c. 1874; ivi bibliografia prec.).
32
all'ingresso dell'Iseo Campenses, il monumento si legherà piíì spregiudicatamente a complessi senza dubbio di grande richiamo popolare, ma destinati a funzioni meno selezionate: spettacolari, ludiche, o di discussa ortodossia, come í culti orientali. Già nel II sec. a. C. sul clivo Capitolino erano stati eretti due archi, il fornix Scipionis e il fornix Calpurnius 6. Augusto invece, dopo aver scelto per la sua residenza il Palatino, vi edifica un arco in onore del padre Ottavio, probabilmente in qualche relazione con la sua stessa dimora e con l'annesso recinto del tempio di Apollo 7. Se è da identificare con le fondazioni riconosciute sul clivus Palatinus, disposte ortogonalmente all'asse viario, l'arco segnalava sul percorso pubblico l'adiacenza della dimora privata del principe, senza introdurvi direttamente. Nel foro repubblicano, l'accesso orientale era stato definito dal fornix Fabianus del 121 a.C. 8 (fig. 33). Augusto, a quasi un secolo di distanza, rinnova significativamente questa scelta e completa la monumentalizzazione degli ingressi orientali del foro, lasciando al fornix Fabianus un'area di rispetto e di funzionalità, ma limitandolo al ruolo di accesso alla zona della Regia e dell'aedes Vestae (figg. 2-3). L'ingresso effettivo del foro civile viene spostato tra l'aedes divi lulii e l'aedes Castorum, dove la costruzione di due archi augustei (figg. 30-31), il primo nel 29 a.C. per la vittoria di Azio, il secondo nel 19 a.C. (in sostituzione del precedente, forse pericolante o crollato) per la restituzione delle insegne partiche 9, documenta un significaArco di Tito all'ingresso del Circo Massimo: Kähler, I, 22, c. 385 s.; Pallottino, 45, p. 594. Arco di Domiziano all'ingresso dell'Iseo Campense: Pallottmo 34, p. 594. Dei due fornices non si conosce l'esatta ubicazione. Fornix Scipionis, del 190 a.C.: Kähler, I, 4, c. 378; Pallottino, 12, p. 593; Fornix Calpurnius, anteriore x1129 a. C.: Kähler, I, 5, c. 378; Pallottino; 13, p. 593. Kahler, I. 11, c. 381 s.; Pallottino, 42, p. 594. Per l'ubicazione dell'arco in rapporto alla domus Augusti e al tempio di Apo llo, v. G. Carettoni, Excavations and discoveries in the Forum Romanum and in the Palatine during the last fifty years, in "IRS", L (1960), p. 199; Id., I problemi della zona Augustea del Palatino alla luce dei recenti scava,in "Rend Acc Pont", XXXIX (1966-67), p. 55 ss.; N. Degrassi, La dimorà di Augusto sul Palatino e la base di Sorrento, ibid., ρ. 75 ss., partie. p. 93 ss. Per i peculiari caratteri architettonici e decorativi dell'arco dedicato ad Ottavio, v. G. A. Mansuelli, Aed ~cula columnis adornata. Nuove osservazioni sugli archi romani italici e provenzali, in "Riν. St Lig", XXXVI (1970), (Omaggio a F. Benoit, IV), p. 103 ss. Kähler, I, 6, c. 378; Pallottino, 15, p. 593. Kähler, I, 8 e 9, c. 379; Pallottino, 16 e 17, p. 593. Dopo gli scavi condotti da R. Gamberini Mongenet dal 1950, si riconoscono, nelle fondazioni scoperte immediatamente ad est del basamento dell'arco trifornice del 19 a. C., í resti dell'arco a un solo fornice del 29 a. C. (B. Andreae, Archäeοlοgische Funde und Grabungen in Bereich der Soprintendenzen von Rom 1949-1956(57, in "ΑΑ", LXXII (1957), c. 149 ss.; per la bibliografia più recente, Nash, p. 92 ss, e P. Zanker, Forum Romanum. Die Neugestaltung durch Augustus (Monumenti Artis Antiquae, V), Roma 1972, p. 16 ss. (a cui si rimanda in generale per gli edifici forensi). Un'altra ipotesi, sostenuta in passato e ripresa da S. Stucchi, I monumenti della parte meridionale del Foro Romano, Roma 1958, p. 39 ss., collocherebbe l'arco azíaco a nord del tempio di Ces are, dove ora si ubica generalmente l'arco dedicato a Gaio e Lucio Cesari.
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°~ τ η κ ~+ . ., .. 1îι igs Perikles, in «Α Α »,1970, pp. 353-398, figg.1-47; Id., Der triumphi~rende Perseus in Lykien, in «Antike Welt», III (1972), pp. 3-16, figg.1-20; Hanfmann, From Croesus to Constantine, cit. a nota 4, p.. 35 s., figg. 69, 70-71; Borchhardt, Bauskulptur, cit. 'a nota 4. Borchhardt, Bauskulptur, cit. a nota =4,pp.123-125. '
Vastissima 8 la bibliografia del monumento, considerato dagli antichi una de lle sette meraviglie del mondo; vengono pertanto citate solo le opere più recenti particolarmente significative rispetto al problema qui affrontato: K. Jeppesen, Paradeigmata. Three Mid-Fourth Century Main Works o f Hellenic Architecture Reconsidered (Jutland Archaeological Society Papers, 4), Aarhus 1958, ρρ.1-67; Id., Paradeigmata: Nachtr~ge, in «Acta Arch», XXXII (1961) pp. 218-230; H. Ríemann, Pytheos, in «PW», XΧIV (1963), cc. 372-459; A. von Gerkan, Grundlagen fir die Herstellung des Mausolleions von Halikarnassos, in «RM»,` LXXII (1965), pp. 217-225; C.M. Havelock,. Round Sculptures from the Mausoleum at Halicarnassos, in Studies Presented to George M.A. Hanfmann (Fogg Art Museum, Harvard University, Monogr. in Art and Archaeology, 2), Mains 1971, pp. 55-64, tavv. 22-24; B. Ashmole,Architect and Sculptor in Classical Greece, London 1972, pp.147-191; B.R. Brown ‚A nticlassi cism in Greek Sculpture òf the Fourth Century B.C.; New York 1973, pp. 16-18, 32-34, figg. 41-47; K. Jeppesen,' usi absoluto him. Observations' on the Buildings of the Mausoleum at Halicarnassus, in Melanges Manses Ankara 1974, pp. 735-748; K. Jeppesen - J. 7ahle, Investigation on the Site of the Mausoleum.-1970-1973, in «MA», LXXD( (1975), pp. 67-79; I. Scheibler, Leochares in ΗaΙikaτηα sοs.
97
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secondo;, le parole di Luciano$ è costituita da lle statue: «.... l πiων καt ~νδρ~ν ς τδ áκριβεoτατον εικασΙλεvων λι*ov τov καλλιoτov». L'esplosione macrοtettoníca della tomba trasforma e innova una tipologia monumentale anche con l'inserimento, di fregi, di statue di leoni e di dinasti, in un calcolato rapporto fra pieni e vuoti, fra superfici liscie e superfici animate da rilievi. La parte terminale a forma di piramide accentua il risalto de ll a quadriga, grandioso e'ultimo gruppo plastico, del Mausoleo, carico di allusioni al viaggio di un'anima divenuta immortale: la mancanza di personaggi sul carro assumeva pertanto un pregnante valore simbolico. Gli esempi' citati non valgono ovviamente come precedenti delle realizzazioni monumentali del mondo romano e neppure come ulterióri dati per la problematica legata all'ellenizzazione di Roma Ι~ ε
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Panoplie
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Μοtivi divini e sacrificali
Elementi bronzei (?)
Combattimenti
......
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Tropaia
Statue coronamento (?)
Fig. 35 - Orange, Arco. Rilievo grafico della fronte sud con l'indicazione dei principali temi figurativi e decorativi.
133
L'affollarsi della decorazione, che non lascia quasi nessuno spazio libero, può ingenerare la convinzione che manchi una visione organica nell'inse ~mento dell'apparato scultoreo: in realtà un concetto ordinatore appare sottinteso, anche se bisogna individuarlo pazientemente e talóra faticosamente. Nella parte inferiore campeggiano i trofei e le armi terrestri, limitati in alto dal fregio continuo con monomachie disposte paratatticamente e ancora al disopra, da figure cosmologiche inserite nei timpani a nicchia dei lati. L'attico inferiore è ornato da fregi navali realizzati con maggior plasticismo e con numerosi intrecci e sovrapposizioni (tal. XVI,1); il secondo attico, infine, reca rilievi con combattimenti, che, analogamente a certi partiti pittorici, sembrano attualmente galleggiare nel vuoto 91 , ma forse in origine erano inquadrati da festoni bronzei. E' un rovesciamento della sintassi decorativa del Mausoleo di Glanum, ma il fenomeno appare abbastanza logico e non privo di coerenza: ai piloni è riservata la rappresentazione della simbologia trionfale, espressa con un'iconografia da un lato canonica e dall'altro scrupolosamente aderente alla realtà dell'armamentario bellico, e pertanto riconoscibile con immediatezza; nella parte superiore sono confinati i motivi del tradizionale e, in fondo, indifferenziato repertorio di scene di battaglia; anche il fregio dell'epistilio, posto in posizione secondaria nascosta in parte dall'aggetto della cornice, è molto basso e tematicamente generico, tanto da adottare la tecnica del solco continuo. La sterminata serie dei rilievi di Orange ricerca una concretizzazione ma di tipo episodico e particolaristico, nel senso di colorire con notazioni reali e rivestire con la specificità del tempo gli schemi tradizionali; manca un riferimento a episodi e fatti contingenti e tutto si trasferisce in una celebrazione astratta e quasi anonima sul filone della tradizione greca e affermatasi anche nel primo periodo imperiale a indicare quasi la potenza dell'intera Roma o di una gens, mettendo in secondo piano la singola indi νidualità92 . Vana risulta pertanto la ricerca di specifiche motivazioni per le singole scene, come ad esempio le armi navali, dato che il monumento rappresenta un aspetto diverso delle manifestazioni artistiche onorarie e commemorative, rispetto, ad esempio, alla specifica concretezza cronachistica dell'arco di Susa. L'ipotesi è stata prospettata da Bi anchi Bandinelli, Roma. La fine dell'arte antica, cit. a nota 80, pp.148-149, ma il riferimento ai rilievi dei sarcofagi fittili di Tarquinia vale solo parzialmente (cfr. fig.153 del Bianchi Bandinelli), in quanto vi appare la linea di base, eliminata a Orange. Numerosi sono altresì gli esempi pittorici nella decorazione parietale romana, spesso con l'aggiunta di festoni e ghirlande, inquadranti la scena. Esiste tuttavia l'oggettivazione costituita da lla presenza, certamente costante, dell'iscrizione: v. Mansuellí, in Mél Piganiol, 1(1966), ρρ. 563 -665. I riferimenti alla potenza romana sono chiaramente espressi, ma pur sempre in un'atmosfera idealizzata, come per esempio, nel rilievo del secondo attico di Orange, un cavaliere romano combatte contro tre Galli.
134
Molto si è discusso e scritto sulla valutazione formale delle sculture e sulle possibili recezioni da diverse aree culturali: è stato indicato il permanere di tradizioni ellenistiche in tensione dialettica con altri fermenti, per cui viene trascurata in certi casi la resa naturalistica e ciò si trasforma in differenze di linguaggio ora più plastico, ora più lineare 93 ; fondamentalmente í criteri compositivi riflettono schemi ellenistici, ma in maniera mediata, per cui appare secondaria l'individuazione delle singole fonti ispiratrici. Da ricordare particolarmente l'assenza totale di indicazioni relative al paesaggio, al di là di una possibile matrice pittorica o tratta dalla coroplastica; per quanto riguarda il problema dell'inserimento dell'apparato scultoreo si può aggiungere che l'attico superiore è immaginato come una base autonoma con rilievi continui, che le due fronti non sono differenziate sulla base dei soggetti raffigurati e che infine la piattezza del rilievo si attenua nelle vedute di tre quarti (tav. XVI, 2). L'esame degli archi sud-gallici ha permesso di riconoscere la mancanza di una univocità tipologica e decorativa, pure nell'ambito di un comune filone: in un periodo di continui fermenti tendenti a formare uno stile artistico e una codificazione della simbologia imperiale, tale differenziazione non deve meravigliare. Sono riconoscibili tuttavia punti fermi e trasformazioni caratteristiche, riscontrabili negli esempi di Glanum, Arles, Carpentras, Orange con notevoli diversità qualitative. Non occorre però enfatizzare il concetto di novità assoluta, se si tiene presente che esuberanza decorativa e originalità tematiche sono presenti a Pola e a Antiochia; con ciò non si vuole giungere a stabilire linee genetiche e rapporti diretti fra tali diverse ragioni, tenuto anche conto delle diverse motivazioni dell'arco istriano e di quello asiatico; si potrà invece tener presente che a risultati concettualmente analoghi - e non certamente a identità di esiti finali - si giungerà in aree culturali, lontane da Roma, in cui la committenza dovrà confrontarsi e adeguarsi alle esigenze e alle tradizioni, più o meno dotte, dell'ambiente locale. La storia dell'apparato figurativo dell'arco durante la primissima età imperiale non va basata su un processo evolutivo, passando da una forma semplice a tipi sempre più complessi, trasferibile immediatamente in termini cronologici. La premessa fondamentale resta quella di una qualificazione `ufficiale' ditale tipo monumentale, avvertibile, almeno come adesione a 93) Non necessariamente si deve pensare alla presenza di due gruppi di maestranze di formazione diversa, dal momento che í modelli ispiratori risalgono a tradizioni diverse, come avviene frequentemente nelle manifestazioni artistiche 'provinciali'. Secondo il Picard (L'Arc d'Orange, ρ.130 ss.) si tratta di una équipe di scultori che ha lavorato alla fontana trionfale, nel monumento dei Giulii e nell'arco di Glanum, passato poi a Carpentras per finire a Orange. La formazione ditale maestranza 8 da vedere pia che nel ristretto ambito etrusco, nell'ambito medio-italico.
135
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Fig. 36 - Orange, Arco. Rilievo grafico dei lati corti: a) lato ovest con l'indicazione dell'apparato figurativo (per la legenda v. fig. 35); b) lato est.
136
canoni codificati, anche negli archi privati. Il linguaggio, il repertorio iconografico tende pertanto a congelarsi, a stabilizzarsi in norme fi sse, che prescindono dalle formule stilistiche. I contenuti si semplificano e la loro vitalità si riduce spesso a una accresciuta capacità di trasmettere messaggi. Subito appare l'esaltazione dell'imperatore, innalzato alla sommità del monumento, ma contemporaneamente inizia l'inserzione di motivi figurati sulle fronti dell'arco, la cui struttura composta essenzialmente di elementi verticali si prestava perfettamente a proiettare verso l'esterno la decorazione, in modo da valorizzarne il valore comunicativo. L'apparato scultoreo, a parte la statuaria di coronamento, si concentra soprattutto sulle fronti principali e su quelle laterali, concepite come muri, pur traforati da passaggi, su cui possano risaltare. Una parete spoglia, quasi uno sfondo neutro, si trasforma pertanto in un paramento riccamente ornato anche da elementi decorativi architettonici, funzionali o pseudo -funzionali. L'accostamento paratattico degli elementi, legati parzialmente e unicamente da ragioni contenutistiche, tende quindi a essere superato per giungere a un coordinamento sintattico, e a un ordinamento programmato. Indubbiamente l'arco ha anche la funzione di passaggio interno, ma gli inserti decorativi in questo caso sono costituiti, per il periodo cronologico preso in esame, essenzialmente da raffinate ma generiche ornamentazioni. E anche i l valore urbanistico non appare chiaramente sottolineato dall'apparato scultoreo, salvo che in modo negativo, nel senso c~οè di una definizione come diaframma spaziale autonomo privo di accentuate differenziazioni dei due lati principali. Differenze anche notevoli sono osservabili negli archi augustei, specie fra quelli urbani e quelli delle regioni periferiche, ma non pare possibile enucleare precise distinzioni di aree geografiche o lo stabilirsi di scuole regionali: l'arco è un portato architettonico legato al centro del potere e le diverse soluzioni sono vincolate anche alle diversità di motivazione, che condizionano e determinano una articolata presenza e disposizione della decorazione plastica.
137
138
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Foro di Augusto ai lati del tempio di Marte 19 a. C.
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Motivi tropaici, Vittorie alate
LEGG ENDA:
Fasti consolari e trion fali
iscrizione
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Archi diDruso e di Germanico
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motivitropaici, Vittorie
Φ
nelForo lungo la via Sacra 19 a. C.
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Imagines clipeatae,
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Arco pan ico di Aug usto
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sulPonte Milvío 27 a. C.
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Arco diAug usto
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nelForo lungo la via Sacra 29 a. C.
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Rami d 'alloro, ghirlande, armi
ν
Arco aziaco di Aug usto
υ
Palatino 36- 2 8 a. C.
Ο
α
Arcus Dom itien' sulclivus racer del
77
nelForo lungo la via Sacra 12 1- 5'7 a. C.
:.
Fom ix Fabianus
❑
190 a. C.
'5
sulClivo Capitolino
α ' ~~
in onore di Ottavio; propileo
quadriga con Apollo e Artemis entro edicola; marmo
a ricordo della vittoria di Azio
sistemazione della via Flaminia a ricordo dell'insegne recuperate daiParti
quadriga imp eriale
quadriga con Augusto coronato da una Vittoria quadriga imperiale e soldati parti
sulPalatino
all'area Ap ollinis
trion fale e esaltazione gentilizia
onorario o votivo
Sta tua di Q. Fabio Allobrogo e statue delFabíiin bro nzo dorato
vasche marmoree
Φ
sette statue e due cavalliin bro nzo dorato (pianeti e Dioscuri? )
Mo tivazione ο .~
l 'Africano
α
statue in bronzo dorato
coronamento
Φ ωα
Fom ix di Sc ipione
attico
[
due nell 'area dí S. Omobono e uno al Circo Massimo 196 a.C.
interno dei fornici
APPARATOSCULTOREO
APPENDICE— SCHEMA A
Φ
Fornices Stertinhi
Località e cronologia
ΚuraE
~
ΚΟ Ν υ
:
Q
❑
❑
❑
motivi tropaici
statua dl Augusto stante e statue equestri di Gaio e Lucio Cesare
Statua d i Augusto con ailati9 statue dipersonaggi giulío-claudi
statue deiSergi
Roma e Cozio
ricordo del fra
foedus
privato, esaltaz i one della gens
della vittoria sui Galassi
celebrazione
celebrazione di lavori stradali
porta urbica;
.)-
statua diAugusto ( ? )
ω
privato e autocelebrativo
ω ~
Statua equestre di Verre e quella statte delfiglio
coronamento
C C
~~ o ~~ o
~~
~~
47 ιω + m ~
.
~~.oro υ •' b
—
ω
~
:'
%'
❑
❑
Schema dell'inserimento dell'apparato scultoreo negli arc hi repubblicani e augusteidell'Italia.
('?)
•
Arco ('?) Pisa, Foro 6 d. C.
ρ
Pavia 7- 8d.C.
' 5ó ~ p
Porta urbica
.~
fregio con episodi storici
~
Arco di Augusto Susa, sulla via per il Moncenisio 9- 8 a. C.
ΖM1ι
20- 10 a. C.
.~
iscrizione sull'epistilio; vittorie, armi, insegne, rostri, ghirlande rette da Eroti, Selene su biga, motivi tropaici e mitici
fregio dorico e nicchie
elmi nella trabeazione; protome taurina nella chiave dell'arc o
clipei con diνinità;
gorgoneia, scu di,
~~
Arco dei Sergi Pila, nei pressidella Porta Aurea
σ
25 a.C.
❑
Aosta, ex tra moenia
α
Arco diAugusto
ο ~
`Arco díAugusto ' Rimini 27 a.C.
attico
ο
7 3- 71 a. C.
interno del forn ici
τ'3
Siracusa, Foro
fronti
APPARATOSCULTOREO
ο
Fornix di Verre
Località e cronologia
APPENDICE- SCHEMAB
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ω
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`Arc du Rhône'
~Cτι•~ ~~ ~~
~
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trofei con prigionieri, fregio continui, figure cosmologiche
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❑ ❑
❑~~
Schema dell'inserimento dell'apparato scultoreo negli archi augusteidella Gallia.
panoplie terres tri; fregio continuo con monomachie, fregi navali sui primi attici, scene di combattimenti sui secondi attici
~~
Arco diOrange Primidecennidel Isecolo d. C.
.[°.
17- 19d.C.
° ~
Arco dl Saintes sul ponte sulla Clarence
o
quadriga bronzea e statue di soldati, trofei (? )
onorario ma di iniziativa municipale
celebrazione opere pubbliche
statue— ritratto imperiali
privato e funerario
o
statue— ritratto
o
et á augustes
ricordo della fondazione della colonia
o
nicchie con ritratti nel fregio
combattimenti fra cavalieri; trofei; panoplie; festoni retti da putti
vittorie alate; pilastri con volute d'acanto
Motivazione
o
Arco diAix-les-Bains sulla strada per Arles
~
Arco diAvignon
O
inizio impero
❑
porta della città
❑σ❑
Arco di Cavaillon
nelle vicinanze
ο
decorazione fítom orfa prigionieri e trofei giganteschi
I coronamento o
Arco di Carp entras I sec. d.C.
cassettoni
fregio con m ilita ri
σ
scene
attico
o
6 a. C. — 4 d.C.
sacrificali
interno dei fornici
o
inizio impero
~~
Arles
0. py
cassettonato e fregio con strumenti musicali e
~~
cittá 20 a. C.
~
prigionieri e trofei (in un caso romano e prigioniero); vittorie nei pennacchi
~~
all'ingresso della
ι
Arco di St. Rémy
~
lati
υ auoτzuosl
fronti
ω
APPARATO SCULTOREO
Q
Località e cronologia
υ .
[°.
~~
cronologia
σ °
0
prigionieri Pisidi, Vittorie alate, geni con festoni; fregio con armi terrestri e navali; tritoni con trofei, busti e divinità
attico
quadriga bronzea con Helios e Fetonte
statue imperiali
coronamento
Motivazione
2ια ι.
2α
0
propileo, celebrante le vittorie di Augusto
Ο Φ α
Arco dl Antiochia di Pisidia etàaugustes
interno del fornici
APPARATOSCULTOREO
O
Arco dí Corinto ingresso all'agorà eta augustea
C. ~ W
fregio con decorazioni fítomorfe
~
Arco di Efeso ingresso all'agorà 4-3 a. C.
Localitàe
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aTTT$ST
PROVINCIE ORI ENTALI
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aαµ ~ατg !uoTzpasl
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141
ELENCO DELLE FIGURE NEL TESTO
Roma, ubicazione degli archi onorari di età augustea e tiberiana: 1. Ponte Μ~1ν~ο, arco per Augusto; 2. porta Esquilina; 3-4. foro di Augusto, archi per Germanico e Druso minore; Foro romano: 5. arco per Gaio e Lucio Cesari; 6 e 7. archi per Augusto; 8. arco per Tiberio e Germanico; 9. Palatino, arco per Ottavio; 10. Via Appia, arco per Druso maggiore p. 32 Roma, Foro romano. Il sistema degli archi onorari: A -fornix Fabianus; B - arco di Augusto del 29 a.C.; C - arco di Augusto del 19 a.C.; E - arco di Tiberio e Germanico; F - arco di Tito; G - arco di Settimio Severo p. 34 Roma, Foro romano. Il fornix Fabianus e il sistema degli archi augustei Π. 35 Il ruolo degli archi nelle d4l'erse scale dell'immagine urbana: a - nel 'quartiere'; b - come nodo tra 'quartieri'; c - in relazione all'immagine urbana globale (gli schemi a e b sono liberamente ispirati al Foro romano e al quartiere augusteo di Leptis Magna) p. 39 Spoleto, l'arco di Druso all'ingresso del foro: 1. tempio, ora S. Ansano; 2. arco p. 41 di Druso; 5. area del Capitolium (da Pietrangehi) Spoleto, l'arco di Druso in rapporto al tempio adiacente. Ricostruzione. (rielab. da Tarchi) p. 41 Roma, Foro di Augusto. Gli archi simmetrici per Germanico (A) e Druso minore (B). (adatt. da Zanker) p. 42 Pompei, pianta della zona del foro, con indicazione del sistema degli archi onorari e degli edifici connessi: A - arco c.d. di Caligola sulla via di Mercurio; B arco tiberiano d'ingresso al foro; C e D - archi simmetrici (D demolito, probabilmente in coincidenza con l'edificazione di B); E - piccolo fornice - basamento di età augustea; F - tempio della Fortuna Augusta; G - terra del Foro, con tabernae; H - tempio di Giove; I - macellum; L - forica. (adatt. da Eschebach) p. 44 Pompei, ricostruzione del sistema di archi onorari: 1. portico occidentale del foro; 2. arco occidentale; 3. tempio di Giove; 4. arco nord/nord -orientale; 5. portico del macellum; 6. fondazioni di arco demolito, simmetrico all'arco p. 45 occidentale; 7. arco sulla via di Mercurio, detto di Caligola
10) Efeso, pianta schematica della città i n età romana: A - porto; B - agorà tetragona; C - via dei Cureti; D - quartiere monumentale di sud-est; l'ubicazione dell'arco di Mazeo e Mitridate è indicata dalla freccia (rielab. da Fasolo) p.46 11) Efeso, pianta del settore meridionale della città: 1. agorà tetragona; 2. arco d i Mazeo e Mitridate; 4. biblioteca d i Celso; 7. tempo d i Adriano; 8. ninfeo di Traiano; 10. abitazioni signorili; 12. pritaneo; 13. odeion; 14. basilica; 16. agorà civile. (da «PW») p. 48 12) Efeso, pianta particolareggiata della zona dell'arco di Mazeo e Mitridate dopo la p. 48 costruzione de ll a biblioteca di Celso (da von Ke i l) 13) Leptis Magna, pianta della città: A e B - archi gemelli di Tiberio; 15. macellum; 17. porticus; 18. teatro; 19. chalcidicum; 21. arco d i Traiano; 25. arco d i Settimio Severo. (adatt. da Bianchi Bandinelli e alta) p. 50 14) Leptis Magna, rapporto dell'arco nord-orientale di Tiberio (indicato dalla freccia) con l'edifico augusteo del macellum. Ricostruzione. (da Bianchi Bandinelli e altri) p. 50 15) Roma, connessioni urbanistiche dell'arco d i Porta Esquílina: 1. porta Esquilina; 2. Clivus Suburanus; 3. foro d i Augusto p. 52 16) Pola, pianta de ll a città: A - arco dei Sergi; B - foro. (adatt. da Mlakar) ρ.53 17) Rimini, l'arco sulla ν~α Flaminia (A) e i l ponte de ll a ν~α Emilia (B) come elementi di definizione dell'immagine urbana e di saldatura col territorio (adatt. da Mansuelli) p. 55 18) Aquino, ubicazione dell'arco in rapporto alla città e all'ambiente naturale. p. 57 (adatt. da Giuliani) 19) Aosta, ubicazione dell'arco di Augusto i n rapporto alla città e all'ambiente p. 57 naturale (adatt. da Barocelli) 20) Orange, ubicazione dell'arco (1) in rapporto alla città (da L'Arc d'Orange) p. 59 21) Saintes, schema dell'ubicazione dell'arco: 1. l i m i te urbano; 2. fiume Charente; 3 e 4. ponte e arco p. 59 22) Arles, pianta dei resti romani nella città attuale. Gli asterischi indicano l'ubicazione approssimativa dell"Arc du Rh δne' (1) e dell"Arc admirable' (2). Le mura romane ad occidente, dove non sono conservate, seguivano all'incirca l'andamento della rue Tour du Fabre (già rue du Méjan); a nord-est raggiungevano il Rodano passando immediatamente a nord dell'anfiteatro. (adatt. da von Gladiss) p. 61
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Arles, pianta ricostruttiva della città romana di P. Véran (1805) da un ms. della Bibl. di Arles. L"Arc du Rh~ne' è indicato dalla freccia A; 1"Arc admirable' dall a freccia B. (adatt. da von Gladiss) p. 62 Verona, rappresentazione schematica dell'ubicazione dell'arco dei Gavi (A) rispetto alla città. (adatt. da Beschi) p. 63 Poitiers, perimetro delle mura del basso impero; a sud-ovest, l'anfiteatro. L'asterisco indica approssimativamente il luogo di rinvenimento dei resti dell'arco. (adatt. da Blanchet) p. 64 Saint-Rémy-de-Provence, posizione reciproca dell'arco di Glanum e del mausoleo dei Giuli. Ricostruzione e pianta. (da Bruchet) p. 65 I) I1 modello di localizzazione dell'arco. II) Schemi di applicazione: a - in area urbana; b - nel circuito murario; c - in area extraurbana p. 69 Sviluppo delle soluzioni d'incrocio p. 71 Filippi, Arco onorario. Ricostruzione grafica (da Collart) p. 77 Roma, Foro Romano. Arco augusteo del 19 a.C. Ricostruzione Gamberini Mongenet (Fot. Unione 10966) p. 83 Roma, Foro Romano. Arco augusteo del 29 a.C. Ricostruzione Gamberini Mongenet (da « ΑΑ ») p. 83 Efeso, Monumento di C. Memmius. Ricostruzione grafica (da Bammer) p.100 Roma, Fornix Fabianus. Ricostruzione grafica (da « ΑΑ », 1957) p.104 Orange, Arco. Rilievo grafico della fronte nord (da L'Arc d'orange) p.131 Orange, Arco. Rilievo grafico della fronte sud con l'indicazione dei principali temi figurativi e decorativi (da L'Arc d'Orange, con elaborazione dell' Α.) p.133 Orange, Arco. Rilievo grafico dei lati corti: a) lato ovest con l'indicazione dell'apparato figurativo; b) lato est (da L'Arc d'Orange, con elaborazione dell'Α.) p.136 145
ELENCO DELLE TAVOLE
Σαν. I
1-2: Denario di C. Minucius Augurinus (ca. 130 a.C.): Colonna Minucia (da Fuchs) 3 : Denario di Ti. Minucius Augurinus (ca 120 a.C.): Colonna Minucia (da Fuchs) 4 : Denario di un Lepidus (?) (intorno al 100 a.C.): statua equestre dedicata a un Manius Aemilius (da calco del British Museum) 5 : Denario di L. Marcius Philippus (ca 56 a.C.): statua equestre dedicata a un Q. Marcius Rex su viadotto dell'Aqua Marcia (da calco del British Museum)
Ταν. ΙΙ
1 : Denario di Ottaviano (29-27 a.C.): arco del Foro Romano per la vittoria di Azío? (Coll. Piancastelli, foto del Comune di Forli) 2 : Cistoforo di zecca di Efeso (19-18 a.C.): arco del Foro Romano per la restituzione delle insegne? (Coll. P iancastelli, foto del Comune di Forlì) 3 : Denario di L. Vinicius (17 a.C.): arco del Foro Romano per la restituzione delle insegne? (Coll. Píancastelli, foto del Comune di Forli)
Ταν. III
1-2: Aureo di zecca spagnola (18-17 a.C.): arco trionfale a tre fornici (da calco del British Museum) 3 : Denario della serie Quod vice munitae sunt (17-16 a.C.): due archi all'estremità di un viadotto (da calco del B ritish Museum)
Ταν. IV
1 : Denario della serie Quod vice munitae sunt (17-16 a.C.): arco rostrato su viadotto (Coll. Piancasteili, foto del Comune di Forli)
2 :
Aureo della serie Quod vice munitae sunt (17-16 a.C.): arco con biga di elefanti su viadotto (da calco del British Museum) 3 : Aureo della serie Quod vice munitae sunt (17-16 a.C.): arco fra porticati (Coll. Piancastelli, foto Comune di Forli) : Rimini, Porta commemorativa augustes (foto A. Villani)
Ταν. V Ταν. VI
Aosta, Arco augusteo (Fit. Unione 6034) 2 : Cavaillon, Arco quadrifronte (Fit. Unione 11308)
Ταν. VII
1 : Susa, Arco di Augusto (Fit. Unione 6035) 2 : Carpentras, Arco onorario (Fit. Unione 11457)
Ταν. VIII
1 : Saint-Rémy-de-Provence, Arco onorario (Fit. Unione 11318) 2 : Efeso, Agorà. Porta onoraria di Mitridate e Mazeo. Ricostruzione Wílberg (da Forschungen in Ephesos).
Ταν. ΙΧ
1 :
Pola, Arco dei Sergi (Fit. Ist. di Archeol., Bologna).
2 :
Pola, Arco dei Sergi. Particolare del fornice (Fit. Ist. di Archeol., Bologna).
1
Pila, Arco del Sergi. Particolare della volta (Fit. Ist. di
Ταν. X
1
:
:
Archeol., Bologna). 2 :
Roma, Foro Romano. Arco augusteo del 19 a.C.: frammenti architettonici (Fit. Unione 1169)
Ταν. ΧΙ
1 : Efeso, Monumento di C. Memmius sulla via dei Cureti (Foto Gualandi). 2 : Rimini, Arco di Augusto. Particolare della trabeazione della fronte esterna (Foto Ist. Arch. Germanico di Roma, n. 39.357). 3 : Xanthos, Teatro del Letoon. Arcata e frontone della parodos (da Martin).
Ταν. XII
1
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:
Piacenza, Collezione Anguissila. Testa di cavallo da Rimini (Foto Soprintendenza archeologica, Bologna).
2 :
Susa, Arco di Augusto. Particolare del fregio settentrionale (Foto Villani, Bologna).
Ταν. XIII
:
Susa, Arco di Augusto: 1) Particolare dell'angolo nordest del fregio; 2) Particolare del fregio meridionale con la figura di un Dioscuro (Foto Gualandi).
Ταν. XIV
:
Saint-Remy-de-Provence, arco: 1) Veduta della fronte nord-occidentale; 2) Particolare del pilone nord-ovest con togato (foto Gualandi).
Ταν. XV
:
Orange, Arco: 1) Particolare del lato corto orientale; 2) Veduta del pannello con panoplia della facciata sud. (Foto Gualandi).
Ταν. XVI
:
Orange, Arco: 1) Veduta del pannello con fregio navale sull'attico infe ri ore del lato nord; 2) Veduta di tre quarti della facciata nord e del lato est (Foto Gualandi).
Si avverte che nell'ingrandimento delle monete riprodotte nelle Tavole I-IV, si 8 seguito unicamente il criterio della migliore leggibilità.
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TAVOLE
ΤΑνο Il
ll
2
3
4
ΤΑΝ. ΙΙ
ΤλΝο IlIlIl
3
/
2
α
ΤΑΝ. VII
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