Storia della filosofia del diritto

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Storia della filosofia del diritto

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STORIA DELLA

FILOSOFIA DEL DIRITTO

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STORIA DELLA

FILOSOFIA DEL DIRITTO DI

FEDERICO GIULIO STAHL PROFESSORE ORDINARIO MB1.I.A

VNIVEMMTA

BI

DI

DRITTO

BEBLIWO

TRADOTTA DA

PIETRO TORRE |lt«fr»»ert bt JDcitio nrlla UnÌD(t«ità ti Ucrddii

ED ARROTATA DA

RAPPAEliE CONFORTI t Ti 3có;;

ri ri iròv

Oió; ò TxvTa

;

fiponit.

PINDARO.

TORINO TIP. G.

FAYALE E COMPAGNIA. 1853.

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(\

uzihh

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L

opera

scritta in

di

,

cui

pubblica

si

un tempo, che

cosi pronte e vivaci,

le

la

versione

,

è

stata

passioni politiche non erano

come sono

oggidì, e grintclletti po-

tevano attendere riposatamente agli studi speculativi senza essere

distolti

della

vita

dere,

come

o

sviati

pratica. si

la

stessa,

filosofico, nel

politica e spesso

nascosto o palese

accade che

sempre mutabili

interessi

si

compren-

sa

possa stampare un libro, e fosse anche di

argomento puramente che parte

dagli

Ai nostri giorni non

la

lo spirito

,

che muova

verità

non

è

non la

quale non abbia qualsia

il

fine principale,

mente dello

scrittore

amata e cercata per

non è libero assolutamente

;



nella inve-

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Vi

stigaziono, e

sempre dinanzi

lia

si

pratico e positivo, a cui e

le

si

soluzioni de’ problemi

adattano e

;

i

gli le

uno scopo

ocelli

formolc scientifiche

sistemi non

appariscono

che come altrettante apoteosi o almeno come mezzi

vittoria

(li

parte propria.

della

e |iarlicolarmente

iicienza,

natura line a sè stessa

menlo gnarsi

trasmuta

utilità

che comprenda e soddisfaccia i

in

(juelle

dissidi

come

file

chi cerca

i

private

le sette

di

di

tutt’ altro

che

nella

spontaneiti'i

stessa in

(juestc-

la

ora

,

qual cosa

una dottrina

un’opinione scientifica, sovente

sistema,

componga

ella

Per

vero,

del

opposte e

soldato di ventura.

motivo o l’origine

il

e non che inge-

e combatte ora in

,

la

semplice stro-

in

,

guisa

quale è di sua

umana, discende

famiglia

della

conflitti

campo, fomenta

la

altrettanti

tal

una ferma più universale

trovare

di

la filosofia,

si

,

ambizioni ed

di

In

la

d’

,

un

trova in

dell’ intelligenza

o nella

varietà e ricchezza infinita dei progressi ideali. Il

pregio principalissimo di quest’opera è appunto c

sincerità

tore è di

la

mosso non da

parte;

ma

E quanto sono

indipendenza nella ricerca del vero

in

vogliono

la

l’au-

non da studio

unicamente dalfamore della scienza. a’ principi

brevi parole.

e perpetuo

interesse particolare,

:

della

alcuni

,

della

e non

filosofia

in

sua

filosofia

,

ecco

quali

L’autore crede nel progresso reale

una

semplice

della sapienza degli antichi,

la

fa

consistere

applicazione

,

come

formale

nè tampoco nella restaurazione

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VII

della scolastica del

che tutta

la

medio evo

nè pensa

;

come

,

moderna da Cartesio sino

filosofia

tore deiridealismo assoluto,

altri

,

all’inven-

debba considerarsi come non

avvenuta, come una lunga serie di errori, come un vano

sogno di

un

degl’intelletti speculativi, c fiato

però convenga o crearne

una nuova senza badare a quella, o dispe-

mente umana procedere a

rando della potenza della troso per la vecchia via

aggiungendo ad

,

senza sapere sin dove

altri difetti

l’incoerenza

riconoscere sino ad un certo punto e poi zione,

rompere a un

tratto

il

il

,

che

Wolf 0

,

debba

principio cartesiano,

necessario della dedu-

filo

per adagiarsi come meglio talenta o nel

tismo di

si

ri-



;

nello scetticismo di

cologismo degli Scozzesi, negando

il

Hume

dogma-

o nello psi-

criticismo di Kant,

0 in quest’ultimo, negando l’idealismo soggettivo di Fichte, e così via discojTendo.

Il

che certo non vuol dire, che

fautore tenga per buono e incontrastabile Cartesio e l’ultima forma in cui sofia

moderna,

maggior parte strare

la

falsità

cioè,

in

il

principio di

è manifestato nella

sistema di Hegel

;

filo-

al contrario, la

questo libro ha per abbietto di dimo-

di

di

guenze, non solo nel

anche

il

si

un

tal

campo

principio e delle

sue conse-

della filosofia speculativa,

ma

quello della filosofia del diritto e della morale.

Se non che questa dimostrazione

,

questa guerra aperta

contro tutta la scuola cartesiana, non riesce al dispregio e

alla intolleranza

,

o

alla

conclusione

,

che se

ella

non

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vili

fosse stala,

la

avrebbe più facilmente fornito

filosofia

il

suo cammino e conseguito una maggior copia di verità teoriche e pratiche

scrittore

allo

agevole

umano non

quest’opera

di

secondo

,

tra gli

uomini

do questo precede, ed efficace

Ora

tutta

la

lismo i

è che

r onnipotenza

:

,

la

cioè,

cartesiana lo

della

la

le

il

ogni

non

Quindi

il

il

Raziona-

mondo

dello spirito

non

,

ma

,

l’universo ,

a dedurre

solo la fonna,

cognizione

compongono

tutte queste cose

siero,

morbo.

un principio uni-

di

ragione.

la

società civile e le sue istituzioni,



dub-

il

il

dal suo fondatore fino

sviluppo

leggi dell’ intelligenza

degli oggetti che

natura e

dopo

meno avvertitamente intendono

materia di

logiche e

dopo

fede

la

sanità

della

dalla ragione o dal pensiero

che

quan-

;

quella generazione di sistemi filosofici,

tutta

quali più 0

può avere

coscienza dell’altro

verità susseguente è più splendida

vigore

il

filosofia

ad Hegel non co

la

cosi

dichia-

autore, non è possibile

dell’

siccome è più viva

,

bio e più forte

impresa ideale,

storia

verità senza l’errore, nè si

la

coscienza dell’ima senza

la

di

le

può rimproverare

una pura perdita di tempo. Pe-

,

mente

la

si

nè 6 una

;

cancellare tre secoli

il

randola un puro caso

rocché

leggerezza nel giudicare

siffatta

;

produzioni dello spirilo

tutta la :

il

religione,

il

,

an-

varietà

mondo

l’umanità e

non sono che

quale è identico all’essere

ma

solo le regole

l’

la

della

arte,

la

storia:

prodotto del

pen-

anzi è l’unico e vero

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i

IX

essere il

Dio stesso non è che

;

movimento

perchè gione

accorgesse

si

non che a produrre

,

pensiero, e la creazione è

incapacità

della

ma

,

vita

si

manifestasse in tutte

,

a spiegare la realità e

le

sue forme e arrivasse al punto

estremo della sua perfezione; era sto orgoglio del

pensiero

Dio, fosse giudicato e cosi nascesse

fetti,

della ra-

era necessario che questo movimento filosofico

la

di

Ora,

dialettico di questa potenza assoluta.

uomo

1’

il

che que-

necessario

umano, che usurpa e

inutile

vuoto dagli

il

luogo

stessi

ef-

bisogno di tenere un’altra via,

il

e fosse per

sempre

l’antica.

sistema di Hegel è rullimo grado dello svi-

Il

tolta

luppo del razionalismo

concetti fondamentali, perchè

moda,

ma non

è

nè basta

il

l’

insussistenza de’ suoi

possa concludere a quella

dire che l’Hegelismo è pas-

anzi è morto e seppellito

meno

dati alcuna

;

si

la

ma

chiamandolo empio,

dimostrando con buoni argomenti

sato di

nel-

non solo indicando

,

de’ suoi risultali pratici o

delfiniera dottrina

ritornare

di

quindi la necessità di occupar-

seriamente

cene e combatterlo falsità

;

possibilità

la

vero che per quelli

,

i

ciò

può

essere,

quali

non

si

;

pena di conoscerlo, e credono di

sono

assistere ora

a suoi funerali; f Hegelismo vive tuttavia loro malgrado, al-

meno come

terribile

e minaccioso spettro

,

il

quale non

può essere scongiurato che dalla magica virtù della scienza.

— Ora,

cosa

,

che

secondo la

la

ragione

mente

dell’autore,

vi

ha qualche

da sè non basta a spiegare

;

e

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X

ma

questo è non solo Dio, il

fatto,

storia,

la

parola, lavila.

l’

l’esistenza concreta, l’azione,

Ethos del

umano:

genere

La ragione può,

una

in

assegnare

tutto al più,

le

leggi logiche e le determinazioni immobili delle esistenze,

può comprendere non mai del

fatto,

forme necessarie ed universali,

le loro

La creazione appunto perchè

della creazione.

è creazione, è libera, e però cipi

della

necessità

gione, che è

produrre, liberi

ma nemmeno

effetti

della

la

la

creativa.

ra-

la

non solo non può

come

cose

le

Nè da

ciò

vuol

si

ragione non valga a nulla, e tutta

debba essere

ragione e quindi

qualunque ordine, come

l’

il

Se

la

ra-

razionalismo in quella

come sistema

cioè,

senza

etenie e immutabili,

distrutta.

è parte della verità; e però

verità,

la

palle che ha di vero,

le

quali

di quelle leggi

cosi gli esistenti di

Essere •stesso non

potrebbero essere conosciuti;

ma

.vareftòcro,



queste leggi non sono

base negativa dell’essere in generale, e non sono

la

buone a determinare positiva; nessuna

ma

leggi, realità

prin-

a’

quindi

da sè

intendere

causalità

l’opera del razionalismo

gione non è tutta

rimanga pure

non è sottoposta universalità:

e della

facoltà del necessario,

la

conchiudere, che

che

ma

leggi e le determinazioni viventi dell’azione,

le

,



sua

la

cosa

vera natura,

queste leggi non sono il

divenire

la

sua natura

potrebbe sussistere senza

,



la

tutta la

cosa,

mutazione

d’uopo d’un altro jirincipio, che non

sia la

.



queste la

Epperò

sua fa

semplice ra-

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,

XI

gione,

il

pensiero, e di un’altra legge diversa dalla Lo-

gica 0 Dialettica; d’un principio superiore,

a spiegare tutto ciò -die non

Tale è

ma

plicemente opposto all’altro,

primo vero non è

si

logico,



conferisce

anzi

,

e

crea

la

facoltà

ed

forma

tuito stesso e

come si

rintelletto

la

zionalismo principio

;

ad un

attivo,

reale

la

quanto nega sione, senza

il

o

la

il

la

intuito

,

fondata

come

(juale essa

le

intuito,

rifles-

la

contenuto deH’iii-

Senza

il

reale

e senza

possibilità,

E qui del

verità e la

falsità

quanto

riconosce

in

e

prima cosa come

luce e l’atto della visione,

tempo

rillessione \'

umana

apprenderlo

di

e poi mediante

scienza.

quale è vero

il

risplende di

non sarebbe che una vuota

l’occhio senza la

manifesta

fatto psico-

Questa facoltà è V

sione e l’opera dell’intelletto esplica

l’intuito,

ma

intelligenza

il

Egli

intelligente.

all’

rivela.

si

universale

principio

lei

apprende

spirito

lo

in

come

reale o l’intelli-

il

come un puro

rivela

si

che

nell’atto stesso

quale

ma

dimostra col ragionamento,

si



sem-

comprende. Perchè

lo

supremo

il

manifesta alla coscienza

luce sua propria,

col

pensiero,

il

che ad un tempo è

idea-

sia

è superiore,

gli

base positiva di ogni esistenza, e

gibile,

ragione.

necessità^, della

nè bisogna credere che questo principio

lilà\

non

la

principio deiraaione, della libertà, della realtà,

il

opposto a quello del pensiero, della

il

quale basti

il

può spiegare

nell’ intuito

;

ra-

come

è falso

,

in

principio superiore alla rifles-

non avrebbe nè contenuto nè

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MI

flessione,

è filosofia positiva,

combattere

di Hegel.

ma

senza

è

l’intuito

che muove dall’intuito e n’esplica

fondamentale della di

riflessione

filosofìa

secondo l’espressione di Schelling, negativa;

astratta o,

finita,

La

alcuna.

realità



è

la

Tale è

vera.

modo

concetto

il

dell’autore, c cosi egli crede

filosofia

razionalismo e particolarmente

il

questo

la ri-

la ricchezza in-

di filosofare è tutto

appartiene a molti avversari

dell’

il

sistema

suo proprio,

Idealismo assoluto ;

i

quali 0 spaventati dalle conseguenze pratiche dell’ Hegeli-

smo

0 mossi da ragioni puramente speculative non vogliono

più saperne di ragione impersoncUet d’identità assduta del pensiero e dell’essere, e di altrettali supposti

sono ritoniati

ammettendo

ai

la

puri

principi

della

della creazione,

libertà

filosofici,

personalità di

la

Dio, ecc. Tutte queste direzioni hanno origine nella

forma della

chiama idea deU’a«iu«Yà

di Schelling,

storica,

perchè fondata nel principio supremo

libera del reale,

è stata spinta cosi oltre

assoluta,

non può

di

,

le

è soltanto

forme

Estetica).

nel principio dell’azione.

,

che taluno

essere, se

il

ideali

Come

è

E

ha

scritto


mediante

le

lettica,

la

più accurata e severa dia-

pronta a seguire la via della

quale è altrettanto

la

più sconfinata astrazione che discorre nelle vuote determinalogiche, quanto quella della considerazione dell’ attività

zioni

vivente e reolc nell’ universo; e che nondimeno tra

ora, e

non acconsente a passare dall’una

razionalismo

egli stesso

La

avversario. fitto

tien

fermo e regge a

La

richiede.

il

d’

nelle altre sfere della cognizione.

dove

filosofia,

Laonde

quanto più

nalismo nella

filosofia

ritto positivo,

considerato in

ciò

si

ei

si

potrà,

Schelling

tutti

nell’ altra;

c tutte

ha

dato

il

cam-

nel

fiato

credea più ricco d’idee e

tutti

i

in

si

gli

del diritto c nella

non apparirà generalmente

avverrà

esame, quale

se egli verrà scon-

ciò che bisogna fare,

in piena luce

falsità

ad

recare

uopo vedere se

cosilTatto

segnale della lolla; e lo ha disperso quasi d’un

d’ intelligenza.

due

teologia combatte ancora con questo

vittoria le sarà agevolata,

po stesso della

le

sino

in

all’altra e a

questa ciò che ha trovato in quella. Fa

in il

che ha tenuto

ostina a rimanere sulla prima

si

è di mettere

effetti

del

trattazione

razio-

del

di-

rapporti.

Dove

una parte

della scienza,

aiutandosi

la

sua

reciprocamente a

provarla, non rimarrà più dubbio della sua nullità.

Cosi

si

vedrà, quanto alla giurisprudenza, che la più parte del gran

male, che ria

come

tutti

hanno scorto non senza dolore,

nella pratica,

ma

indarno cercato

di

cosi nella teo-

schivare, ha la

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xni

sua più intima cagione

ne! razionalismo.

apparirà come un errore mostruoso,

suma

la vita e

il

una degna impresa

me

pare che

sia,

ove

altro

— Riu-

mancasse,

perocché quando quella infesta potenza

,

verrà conosciuta quale il

In questa guisa egli

quale pene’ra e con-

sapere in tutte le loro ramificazioni.

scire a tal punto, a

della vita,

il

ella è, e

però respinta, allora

il

germe

quale essa sola solToca ed opprime, spunterà da

sé stesso in tutta

la

sua virtù creatrice.

Decerabre 1829.

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,

INTRODUZIONE

La

è la scienza

del diritto

tilosofìa

Or questa

del giusto.

scienza può essere variamente concepita. Si può intendere per

un

essa

soltanto

sistema di decisioni

reali

una regola per giudicare

questo è incontrastabile

che

,

il

,

un codice superiore

delle leggi positive (4).

,

o

Ma

giusto debbe avere esistenza e

valore indipendentemente dal riconoscimento che ne fanno gli

uomini, e però vigente

ritto

,

sua notizia essere diversa da quella del di-

la

questo medesimo diritto

anzi cosiffatta che a

essa sola possa servire di misura c di prova. Taluni veramente

come moralmente

riuscirono a considerare tutte le istituzioni

oppure a negare

indifferenti, di

conoscere

che

vi

(i) I.a

sia

il

vero e

una

il

clic

giustizia, c

ambula merum

il

luogo dove

in jus.

K

p. e. il

diruto romano. K

flelso.

Jus

'

est

ars boni

il

si

aequi.

vari

conoscenza

la

giustizia,

come

senatum

nella formola,

di più leggi delia stessa

giurisprudenza

Preso

significati.

legge « non ambigilur

rende

complesso

la ste.ssa

ri

romane

leggi

la facoltà

è fede sacra dell’umanità

che noi ne abbiamo

obbiettivamente jus è una singola

jus facere possr. K

Ma

giusto.

parola jus ha nelle

all’uomo sia data

come

natura

in quel passo di

Da questa definizione apparisce che

romani non facevano distinzione tra

ia

morale e

il

diritto.

Veg-

gasi Ilaimberger, libro primo, parte generale, pag. 33, edizione na-

poletana



CoNFOBTr.

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,

XVI

pur limitata c imperfetta. Ora, se vi ha una conoscenza,

fosse

è necessario che in essa sia e possa essere trovata una qual-

che

unità

qualunque

Ma

una connessione

,

sia la

dal pensare, che la in

,

e

però esista

medesima cosa

modi diversi e con diversi

possono restare

una scienza

sua natura.

chi voglia dar opera a conseguirla, non fu

può rimanersi

tentala anche da altri

Questi

risultati.

senza effetto e considerazione

non

tentativi

perocché la

;

natura deH’uomo è tale, ch’egli non è veramente convinto e

non crede

aver raggiunto la meta, alla quale intende

di

non quando ha

la

vinzione opposta alla sua. di

,

se

coscienza di signoreggiare sopra ogni con-

Onde accade,

ch’egli sia tratto

come

necessità a prender parte alle ricerche ed agli sforzi del

tempo nel quale vive. debba sempre avere in ogni

il

E

sebbene

la investigazione del giusto

medesimo scopo, nondimeno può tenere

tempo determinato una via particolare, secondo

Ma

della scienza che a quello corrisponde.

d’una via del tutto speciale

;

perchè

il

lo stato

oggidì fa d’uopo

umano

giudizio

è in-

certo e diviso non solamente intorno alle particolari istituzioni,

ma anche di quelle.

intorno a ciò che può servire a provare

la giustizia

Quell’incertezza universale del pensiero e della co-

gnizione, onde nacque la rapida vicenda de’sistcmi filosofici, i

quali

si

combatterono c distrussero tra

municata anche

loro,

oggi

si

è co-

alla filosofia del diritto, la quale, oltre a ciò,

nella sua propria sfera fu agitata c sconvolta (i).

(1)

Essendo

soggetto alle

il

diritto razionale

medesime

fasi

autori di.icordarono intorno al

una parte

ed evoluzioni al

di

della

filosofia,

questa

;

gli

suo contenuto, ne diedero svariatissime definizioni. Avremo oc-

casione di far rilucere questa discordanza, allorché sarà di

andò

c jxiichè

principio foiitaledei diritto ed intorno

Dante Alighieri,

il

ragionato

quale diede una definizione del diritto, degna

del suo pellegrino ingegno e della sua vasta dottrina



Conforti.

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XVII

Quando

in

sul finire del passato secolo

manireslava un

si

novello indirizzo nell’ attività dell’ intelligenza

e

poi

si

estese

operare

di

tutte le

tempo

lungo

per

e di pensare

I’

istinto,

questo

di

orgoglio

appalesava col distruggere ogni cosa preesistente.

rietà de’ rapporti determinati

libertà

anima informante

Aspirando a dominare assolu-

ricerche scìentitìclie.

tamente, come ogni nuovo e vivace si

,

orgoglio della

1’ ,

come

era,

quale durò

il

e

particolari

nientala, e demolito l’intero edificio del

La va-

dovea essere an-

mondo morale, perchè

se non ciò che la ragione fosse riuscita

nuU’altro esistesse,

da sè sola a trovare e produrre. Questo indirizzo durò tanto

tempo, quanto era mestieri perchè consumasse

di bel

in

luogo

la

un

Che uvea distrutto. Allora fu

di quello

nuovo riconosciuta ed onorata quella suprema potenza,

la

quale, sebbene a noi occulta, informa nondimeno e matura

le

umane

condizioni.

Tornò novellamente

rato

come un

in pregio

istituzione nella quale fosse la

individuale, ed ogni

dell’attività delf individuo.

Il

diritto

mente ed universalmente

al

si

movimento

per cosi dire a

fatta

nome

forma

il

rovescio di quella

della libertà

per lo innanzi

gli

tradizionale

nuovo

delia

e

cosi

avversione ad ogni libero esame.

sere

contenti a oonscrvare qual era

a

conoscere le

prima

ora I

li

era

gran quale stata

siccome

contro ogni

una

spingeva

governi doveano es-

lo stato

istituzioni

— Ma

in la

Imperocché,

mussi dall’odio

positiva,

fiera

giurispru'Jenti

storia. riesci

indirizzo,

clic

di |iensarc.

animi erano

anzi è parto

ricongiunge intima-

una naturale reazione questo mutamento

parte ad una guerra contro quel fu

ma

prodotto delle leggi logiche (Dcnkgcsetz),

organica della gran vita de’ popoli, e

per

vita

la

impronta

non venne più conside-

sibbenc come qualche cosa che realmente vive,



propria so-

sua inettitudine a creare

stanza, e facesse manifesta la

nuovo mondo

delle cose,

presenti

e la

i

loro

»

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XVIII

storica derivazione, senza

però giudicare di

Di

quelle.

tal

guisa comhntU'ndo la filosofia del tempo finirono col ripudiare

ogni

filosofia.



Si avvidero di poi

che questa era una maniera derare vita,

le

e ciò fu reffettu di

cose,

condizioni

umane,

consi-

quella stessa potenza della

quale richiede e promuove necessariamente

la

zione delle

mano

e toccarono quasi con

parziale od esclusiva di

la perfe-

e invita le menti a giudicare c

investigare senza posa; donde nacque la scuola storica, nella

quale di

manifestò

si

di

nuovo e

in

modo universale

bisogno

il

trovare una regola del giusto, però senza una nozione de-

terminata della origine, da eui debbe essere

derivato.



In-

tanto col sistema di Hegel nacque una nuova maniera di trattare la filosofia del diritto. Questo sistema

oppone, alle due direzioni sopra mentovate,

pone un modo

ridurre tutte le investigazioni sofia i

del

ma

pensare insino ad ora ignoto.

di

che

si

quali, in parte appoggiandosi a quelle, in parte

tennero dietro agli

queste

possano

si

filo-

scrittori,

indipendenti,

interessi pratici senza penetrare nelle pro-

scienza:

della

fondità

—A

succedettero nella

Ottengono un grado inferiore quegli

diritto.

si

esige e c'im-

noi crediamo che

scuole scientifiche

tre opposte

non solamente

rappresentanti

son

questi

d’ infinite

sette politiche.

Tale è adunque la presente per

diritto,

modo che

chi voglia porre in essa

0 può ammettere una opinione,

scuna

di quelle

seguirla;

Ondechè

ma gli

condizione della

la

scienza

quale sia contraria

bisogna sin dal primo passo di giustificarsi contro giustificazione va

folta in

guisa, che debba essere riconosciuta anche da coloro

sostengono.

a cia-

sopra riferite, o tra queste scicglicre una e

in ogni caso incontrerà la opposizione delle altre.

tutte quelle che rigetta; e questa

'

del

l’opera sua,

Cosi

sareblic

ella nel

che

le

tempo stesso nnelie un

giudizio sicuro e fondato intorno a queste

medesime

o|iiaioni.

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XIX

Senza questa giusti6cazione non di arbitrio

;

ne facesse

cbi

gli avversari, nè

potrebbe evitare

si

meno non



E

il

medesimo è da

opinioni che prevalsero ne’ tempi passali

coltura

potrebbe convincere

però essere sicuro del proprio



starsi tranquillo.

storica le trasporta

,

fare

per cosi dire

e

nostro

nel

,

le

nostra

la

le

dire in

starci dal

chiaro c preciso quello che nc pensiamo.

Se non che, sin dal primo cominciare coltà di questa impresa.

come

bile di porsi

superiore,

i

supremo

la

prova

tali

ciascuna.

di

quali bisogna giudicare in

contrastabile, sono

la difG'

ò altrimenti possi'

non riconoscono un principio comune e

quale serva a far

il

sistemi, contro

manifcshi

si

nm

Imperocché

giudice a decidere circa le ragioni di parti

così opposte, se esse

cipio

pensiero e

anche circa

perocché

;

rende presenti; e però noi non dobbiamo

modo

la taccia

modo

Ora

i

sicuro c in-

che rappresentano e svolgono un prin-

del diritto, anzi in parte

una suprema legge

del pensiero e della conoscenza; e però contengono in sé stessi la

ragione più ulta, la quale

nessuna guisa

in

trario

rigetta questo criterio

toglie

riconoscono

la

Laonde a ciascuno gli

.si

concede so-

a criterio del vero. Se

ciò

si

e non

conceder tutto, se

lamente

egli

come misura

deve valere

dovechussia.

di se

fuori

di essi sarà mestieri di

che

.sola

principj c deduzioni,

di tutti gli altri

e se ne elegge

un

può più richiedere da esso alcuna concessione.

Ma

si

dimandare; questo la

zia

criterio del vero

donde attinge

prova della sua verità? Quale che fosse

che

si

sliibilissc,

dimostrazioni, non

si

la



es.so

con-

non

potrebbe

medesimo

regola di giusti-

o la legge logica delle conclusioni e delle farebbe altro che aggiungere un nuovo

sistema ai sistemi anteriori, egualmente isolato,

da quelli,

))cr

altro, si

respingerebbe a sua posta.

acquistare veruna autorità sopra

ciascuna delle quali, a

mudo

d’

le

Egli

il

quale respìnto

non

potrebbe

diverse maniere di pensare;

una

line:)

circolare,

rigiran-

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,

XX centro, ritorna al suo punto di par-

dosi intorno ni proprio

forma come un mondo separato c chiuso

tcnza, c cosi

Se

quale solo basta a sè stesso.

poi

si

il

volesse scieglicrc

il

vero da ciascuno, sarebbe a eiò necessaria innanzi tutto una

comune

regola ricerca;

il



,

che scontenterebbe

composizione

egualmente fare

della quale converrebbe

di varii colori,

tutti,

c produrrebbe solamente

la

una

senza unità ed intimo fondamento.

Così sin dal principio apparisce impossibile ravcrc qualche

comune con

cosa di

opinioni, c però Tesser certo

le diverse

c sicuro della ]>ropria, quale che sia.

Ma

questi sistemi

tutti

,

che considerati a parte c

belli

e

compiuti come sono, rassomigliano a tanti mondi che esistono c

muovono da

si

mondo, che è

tuttavia

un e



dal quale egli

il

loro

mo-

medesimi

reale o di fallo fuori di sè stessi.

forma da sè;

si

ammesso e

questa ragione è di

mezzo

di

pongono; quale

che è

ma

viene formato dagli uo-

umana un

istinto,

venga prodotto c pel quale duri

il

tal

riconosciuto

ma

ella

non è altro

sua propria essenza

determina sempre conchiudere c

sistemi

si

il

di

,

stesso.

metodo

i

intelligenza.

Ora

quali anzi la presup-

clic quello stesso

pensatore trova nella parte

la

dalla

natura, che non può essere dedotta per

conclusioni c di sillogismi,

disfare, senza disfare sè

i

questo unico

manlcngi. Vi ha certo una ragione fondamentale, onde

egli viene

di

in

entro di loro

e però vi deve essere nella natura

intere.sse,

si

nondimeno

c finisca

un fondamento

Nessun sistema mini;

— nacquero

ideale incominci

vimento

hanno

sè,

nostro c di tutti; c quantunque

il

|

interesse,

iù intima di sè

della

Una

quale egli tal

scicnlilìco, la

il

medesimo,

non

si

può

ragione è quella che

maniera

di asserire,

provare, c però l’intero sistema. Laonde

sono avvicendati, a misura che pel progresso della

storia si produssero diversi stati o complessioni nello

spirito

ornano, c vennero ad esistere nuove c differenti cagioni che

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XXI

ne promossero

genera e mantiene una vato che quella

misura della «

dice:

che

filosofia,

Bene ò

il

quell’ intcressci

di

questa proposizione non

Bene possiede potesse

nità

che

potenza

nel

realmente

motivi

il

di

La

Ora

una

,

perché

ciliazione,

opposti.

non



il

come

tra

Male

»

la

ma

sua

la

primitiva del

fonte

queste

tale

e. si

prova di

la

fìc

ideo

la

uma-

e

dalla

separazione dovrebbe

corso della storia e la na-

Il

vero tribunale che decide circa lo stesso

si-

santo della leggenda, deve cercare

il

il

non

vero e

si il

possono assolutamente conci-

falso

non è

|H)ssibilc

alcuna con-

e nulla esiste di comune tra prineipj fondamentali

Quanto

all’interesse

che ha generato ciascuna

può dire nnticipalamcnle che esso debba

di

essi sia

filosofia,

sua natura

escludere ogni altro. Al contrario bisogna pensare,

scuno dì

e

la

torte.

diversi sistemi

i

il

ogni sistema filosofico, e però circa scienza,

padrone più

liare,

da

staccjirsi

tura reale degli uomini, sono

stema.

che

ciò,

aver luogo anche nella scienza.

i

essere

stesso la onnipotenza,

conserva

le

anche

può avmc logicamente,

si

tempo

ele-

piìi

esistenza

la stabilità di questa.

deve

Male è

il

verità consiste solamente in

quale

ha prodotto. Quando p.

egli

Bene, e

il

il

.

di

perocché' dalla

;

dipende resistenza e

misura

la

intere.ssc

I’

qualche cosa

iìlosaGa, ò

stessa fìlosofìa

sUibilità di quello

Ondechc

Epperò

svolgimento.

Io

che cia-

vero in sé stesso, perché è un interesse uma-

no, e la storia volle

che fosse soddisfatto; che esso

lamente nel suo prodotto,

il

quale fu da

lui

sia falso so-

messo

al

mondo

separato dagli altri. Ora se esistesse un interesse più vivace e profondo, che in sé contenesse lutti colari,

ed esso solo

li

avesse

quando egli fosse sodisfatto,

tutti gii altri

egualmente. In questo caso, quella cura, la quale fosse generata

questi interessi

eccitati,

riesce

parti-

evidente che

sarebbero soddisfatti

filosofia

sarebbe la più

da questo interesse e a

lui

si-

cor-

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un rispondesse. Essa comprenderebbe in sè tutte le altre, riunendo

non già

loro affermazioni,

le

ma

quali furono cagione che cosi esistessero realmente dire,

il

;

i

sibbene

veri loro istinti,

i

come

falsi,

i

principio vitale di ciascuna.

i

veri loro risultati

cioc accogliendo in sè slessii

,

Adunque questo

per cosi interesse

universale, nella ricchezza del suo contenuto, non sarebbe altro

che

la

essenza vera c originaria dell’uomo, donde procedettero

e a cui vogliono essere ricondotti tutti gli stati differenti dello

umano, e

spirito

tutte

Una opinione non

ma

in sè stessa,

nel

tempo

le

clendorc

essi

l'occlùo fu de'

colore altro

l'

e la

Idea è

determinazioni

dello

dello spìrito, perchè dovreblie ella esser limitata alla imper-

fezinne

di

quelle; perchè dovrebbero

semplicemente formuli,

bene ed

una somma

ossia

senza contenuto particolare?

il

L' Idea

il

giusto essere

di regole universali

crrtamcnlc è

sua natura, e niente impedisce che, come

attiva di

sole,

il

non

ella

abbia in sò stessa una infinita ricclu‘zza, e con mirabile

ma-

gniticenza irradiando generi tanta copia di colori e di figure.

Eppcrò per Platone un sistema reale

varia

,

Repubblica è ci

mostra

i

I'

ed istrutti, ciò

i

modo

dì vivere

un' altra costituzione.

non è

e considerarlo Stato

altro se

Perchè quando

lalmcntechè è

,

È

,

quantochè

come

medesimo, non

platonica in

stima,

con

indissolubile

tanto questi

impossibile di

vìvano

sotto

impossibile distinguere e determinare

non si

unità

di

La costituzione

di spregio.

una

in

questo Stato ciò che forma

zioni.

loro oc-

le

come vengano educati

reputano buono e degno

clic essi

applicarla ad altri cittadini

ciò clic

sua

la

,

forma dello Stalo sono

questo

di un’altivìlà

quali siano

loro bisogni

ai

loro sforzi spirituali,

che reputano cattivo e degno

e la

immagine

determinala. Perciò

esemplare della concretezza nciropcrarc. Egli

cupazioni, quali

in

perfetta

la

suoi cittadini in tutta l’operosità della loro vita:

come soddisfacciano

ciò

ma

ed assolutamente

,

non è nè una regola, nò

la giustizia

di regole;

In

f elemento eterno

,

ideale

,

e

parte nreidenlalc delle manifesta-

volesse ricavare da quello un principio,

ciò si

che

vi

ha

imgliercbbc

di il

vero ed eterno nello senso

della

dottrina

nessuna guisa. Imperocché non è da intendere.

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,

4

come liiài

se gl’ individui dovessero perdere la propria individua*-

e darsi

per così dire

,

in preda al Tutto

,

qucsPi perfetta annegozione stere quello che vi

solamente

tale è

servono e

si

dell’attività

,

il

ha

mostra esplicita in tutta

duale, anche in quel

mentre

Tutto, cioè

momento

che comprende

sentimento e

modo

al

la

in sè,

il

come parte i

;

essenziale,

quali

uomo

scientifica

;

retto.

Egli

si

la varietà

le

ma-

perfino

il

nondimeno cangiano,

principj universali della costituzione

i

uomini saggi sono più pregevoli che dica ogn’

particolare

determinato ed indivi-

così

stesso, nel quale vien fatto

la virtù de’ rettori

ma

gl’ individui

abbandonano

umane. L’Ideale è

se in

nella vita;

determinato, coi quale

quale egli

delle occupazioni

nifesto,

come

b

,

ateniese facesse consi-

filosofo

vero ed eccellente

di

modo

il

rimangono. Gli

savie leggi; cosi giu-

manifesta qui in un’attività tutta

concetto dello Stato platonico consiste nel governo

il

de’ Savii (filosofi).

Anzi quanto

a’

rapporti di cittadini fra loro,

esso non deve avere regola alcuna. La sicura sentenza degli

uomini ben educati deve decidere

in ogni

questi rapporti. Quindi Platone è

ben lontano dal pensare che

le

caso particolare circa

massime universali dichiarate dallo Stato

promulgate nella sua costituzione Qui non

si

tratta

di

,

nelle sue leggi, e

contengano

questo elemento

in sè

immobile

bile, di questa architettonica della vita pubblica; trario

il

giusto è qualche cosa che vive e

stato vivente

momento.



Il

metodo

scientifico

le istituzioni,

col

quale

ai

con-

Platone trova in

che serve a dedurre necessariamente

il

risultato reale di quelle,

riva quello stato o condizione, Infatti,

ma

muove, è uno

non consiste

date determinazioni altre determinazioni; considerare

inaltera-

e consiste nell’ attività reale c determinata del

,

esamina e dimostra cesso logico,

si

giusto.

il

e

che

egli

ma

egli

quel pro-

da

certe

toglie

a

per vedere se ne devuol trovare nel tutto.

se l’idea del bene e del giusto è qualche cosa di diverso

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5 chi l’avrebbe

dalla cooforinazione (organisation) dcll’iatciletto,

coatretta a voler

una terza cosa, soln perchè

due precedenti

e perchè non

un

voglia d'

;

volere

sol

si

potrà

liberamente

e

la richieggono le

dire,

siano molteplici le parti essenziali che

piuttosto

che

ella

per quanto

il

tulio,

lo

costituiscono? Nel

processo logico la connessione somiglia a quella di un ediBcio,

sempre

in cui

porte inferiore sostiene la superiore

la

ma

sere sostenuta da questa; la

nell’Intuito

connessione somiglia ad un corpo vivente

bro,

mentre regge e mantiene

l’altro

senza es-

,

che è destato dall’Idea, ,

mem-

in cui ogni

è nel tempo stesso

,

man-

tenuto e retto da questo. L’analogia però che Platone mette fra

r unità

dell’

uomo c

non cerca già

I’

quella dello Stato

manifesto che egli

ci fa

,

unità della nozione (BegrilT)

,

ma

luce e

manifesta d’un colpo



,

— Adunque

dalla testa di Giove.

Stato,

lo

tori della

sua Repubblica

,

fuori alla

come Minerva

bello c compiuto,

com’ è esemplato

originalmente da Platone, o viene immaginato da

si

unità vi-

la

Lo Stato Platonico 6 qualche cosa che esce

vente.

imita-

altri

è interamente diverso da quello che

fonda in concetti astratti e nelle moderne teorie politiche.

Questo lità;

si

può chiamare primo quella

il

dire che in quello

(subsumtion) cioè

il

I’

la

immagine

dell’

azione

del riposo c della immobie del

movimento.

Vale a

concetto fondamentale è la sussunzione

applicazione esteriore d’una

regola senza

oontenutò, c però atta a riceverne donde che venga, p. e. della

regola

libertà

eguale

per

tutti

data fuori di essa ed indiflercntc toriale, si

il

,



commercio, ecc., quali che

può dire dpllo Stato Platonico

,

che

— ad p.

e.

siano. il

possesso terri-

ÀI contrario non

proprio esemplare gli

conferisca ed assicuri alcuna regola a parte, e che egli far altro

non debba

che riceverla ed applicarla; nè vi ha materia che

possa soddisfarlo, la

mente

la

una materia già il

dall’ Idea.

quale non sia stata tutta formata

Laonde ogni

testa logica

unica-

può introdurre

in

un

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G paese

giustizia di

l:i

dc.'li Stati,

Kant o

di

Hegel

ma

;

tenza creativa.

formare

chi volesse

seguendo Piatone o qualunque altra

ritto nello stesso

filosofia del di-

senso, dovrebbe al certo essere dotato di po-

Adunque

deve rassomigliare

all’

lo

Stato,

secondo

la

esemplare anche nel

prima maniera,

ripo.so

e nella im-

mobilità; vale a dire, le istituzioni concrete e positive debbono,

e veramente possono com'oaciarc a rigor matematico co’princi|>j universali.

.Al

contrario lo Stato Platonico deve rassomigliare

airescmplarc anebe ncH'azionc e nel movimento;

lo stesso spirito

deve essere neiresemplare e nel l’esempla lo; uno e medesimo deve essere

cITello di ciascuno.

Così

un

in

pittura

non deve certamente, nè può rassomigliare a capello

all’ori-

I’

ginale; ina deve però produrre

vìva, cioè

la

ritratto

persona

lo stesso cilctlo della

stessa intuizione che questa produce in

mira. Ondecbè la misura

mcn

chi

la

propria a giudicare della re-

pubblica dì Plalonc consiste nel dimandare:

è ella possibile

ad cITetluarc? Imperocché non bisogna intendere che queste leggi,

quali egli le ha concepite e disegnate,

eseguite letteralmente in uno Stalo: creto ed esistente abbia

lo

stesso

ma

debbano essere

che uno Stato con-

produca ne’ suoi

spirilo,

cittadini gli stessi sentimenti, e co’ suoi ordini d'ogni

maniera

ingeneri ncH’aniino deH’osservalorc, quella stessa impressione elle

lo

Stato ideato

in pratica, e se non

da si

lui.

I^a

qual

cosa



può mcllere

jwtcssc arrivare ad eseguirla sino a

questo punto, pure ciò non toglierebbe che vessero scegliere istituzioni

tali

che se

gli

gli Stali

non do-

accostassero. Ep-

pure, a dir vero, questa idea delio Stato l'Iatonico è quella soltanto clic realmente mosse gli Stati Greci, e a cui essi nel

periodo del loro splendore e della loro grandezza,

zarono

di

pervenire con maggiore o minore

Negli ultimi tempi è invalso

il

costume

tutti si sfor-

felicità di



successo.

considerare

la

forma reale dd!c cose, siccome l’unica manirestoziouc del Buono

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,

7 e del Giusto, e di non nltribuirc, n dir vero, un’esistenza alle cose senza

una

ma

Idea,

l’

non

nnclic di

allribuirc all’ Idea

esistenza senza le case. Di questa guisa

qualiGcare anche

si

6 tentato di

secondo Platone, 6

idee platoniche. Ora,

le

vero che l’Idea ha prodotto tutte

ma

le cose;

sua sussi-

la

stenza propria non dipende assolutamente da quello che ella

produsse

ella

;

non

semplicemente una jmrtc

è

se, una forma, o una

forza

come

esistenza reale, sostanziale, le

non ostante che non

,

vegetazione da Platone

chiaramente

anima grande trova

non

zione

cose

nelle

terrene.

potè

manifestarlo,

come

sguardo interna. La rcaltè, che non

lo

que- to ideale non è

cose sussistenti;

come

ma

di loro al presente,

vità

la

suo

di

ò quella d’una qualche cosa che sta fuori

intuito

umane, che

si

è,

anlkipato (Voranschauung). ci

mostra una moltitudine

indirizzate in tutta la loro atti-

richiede in primo

si

che ognuno svolga senza impedimenti

turali disposizioni,

le

sue na-

rimanga nascosta,

aflìnchè nessuna facoltà

sviluppi tutta la ricchezza che la natura pose negli uo-

mini. In secondo luogo che venga ad ogni posto che gli spelta e che lento. si

al

cognizione

ad un solo scopo, vengono mantenute da un’unica mente

luogo

si

sua propria crea-

Perciò

ordinatrice, in giusta misura. Quello che

e

suo ideale non

Il

la

avea dinanzi

lo

In

ogni

c sarò forse in loro solamente ncH’avve-

Ora questa immagine dello Stato di varie facoltà

che

quella d’uiia qualche cosa che è nelle

una parola un

oirc: è in

vedesse.

contiene, deve solamente

prender forma da esso.

sforzarsi a

lo

scontentezza,

nessun luogo del mondo: anzi

esìste in

so-

da illuminare

oggetti

la

ma una

sempre

sole sarebbe

promuovere, ed occhio che

scorge

si

Jl

esistessero

una ba-

,

prodotto;

istintiva del

Da

ultimo,

che

in

questo

si

uomo assegnato

adoperi a suo

tanta molliplicità di azioni,

limitano reciprocamente, sia tutta

il

ta-

le quali

governata da un'unica

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8 volontà



e da un unico interesse

,

Primamente Platone distingue quella dei rettori: a quelli

si

clic

Stato sia txso.

lo

condizione dei sudditi, «da

la

appartiene

provvedere ai

di

sogni materiali, a questi di difendere e dirigere blica.

La prima

distinzione

secondo

fa

si

il

questo stato resta ereditario; perchè solo

produrre buoni

quel lavoro che egli

mente

Da questo passo

'{1)

per

e

vi

ma

sceglie,

si

esprìme

che

il

a

altre parti T

vantaf^l delta di-

i

ciascuno degli abitanti lavorasse

campagnuoln preparasse

per quat-

vitto

il

adoprasse un tempo e una fatica quadrupla; o pensiero degli

tempo a preparare

quarta parte del

scarpe

parla più

si

Ogni città è composta di

«

cosi.

nerebbe meglio die, senza darsi la

perfezione, non già

quello ni quale è naturai'

che Platone presenti

riluce

ma bisognerebbe che

tutti gli altri,

tro,

;

si

visione del lavoro. Kgli

molte persone,

vengono nuovamente

sudditi

Dì questo stato o classe poi non

atto (i).

una casa

fabliricarsi

A me sembra che

a

,

farsi

primo modo

il

non tor-

impiegasse

altri,

suo nudrìmento, e

il

gii

perocché noi non nasciamo con

taggioso;

le

degli

stiere;

perocché

risponde

altra cura ».

che

i

il

medesime

uomo

ogni

se

Nel riportare

vantaggi

chiaramente presentisse

,

della

definiti.

il

si

limita.sse

còmpito 6 meglio e più agevolmente

gusti dell’ individuo, e

ai

quando questi è

questo passo

divisione

— Noi

del

di Platone,

lavoro

le

c delle

abiti

tornerebbe più vanattitudini,

ciascuno manifesta delle disposizioni particolari, .\dunque

procederebbero meglio

poscia

a ciascuno deve essere assegnato un

afiìnchè lo conduca a

lavoro particolare,

ma

buona pianta può

la

deve aver cura che essa

si

classe dei

diversi lavori

i

e quindi

frutti,

non degeneri. Nella divisi

merito;

bi-

cosa pub-

la

non

e

le

cose

ad un

me-

fatto,

quando

libero da ogni

Blanqni

dice

furono mai più

ccrtameute non neghiamo che Platone

principio della divi.sione del

lavoro

;

ma

vi

è una

gran differenza tra un vago presentimento, ed un principio scientifico,

dal quale

Senofonte grandi città

.si

.

si

deducono

le

sue ultime conseguenze.

esprime anche più chiaramente. Egli dice in

cui

una moltitudine

di

abitanti

bamio

:

i

« Nelle

mode-

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9 da Piatone. Esso costituisce secondo fondamentale,

quale

il

perrJiè sopra di esso

simi bisogni



s’

greco

lo strato

lo inviluppa,

tutta la magnificenza dell’edi-

innalzi

un solo mestiere è

,

spirito

lo

scava nella terra che

a nudrire un artigiano;

sufllciente

qualche volta questi adempie solo una parte del mestiere. Tal calsolaio Ta scarpe solo per gli uomini s’

,

per

tal altro

applica solamente a cucire, l'altro a tagliare

tori, questi

taglia

ne

stoffe, quegli

le

as.sesta

che intende ad una speciale operazione eccellente.

donne,

le

Tra

cuoi. parti.

necessità

di

,

i

le

uno

l'

i

sai^

Un uomo diventerà

»

Beccarla vide e discorse

i

fenomeni della divisione del lavoro;

ma

colui che la ridusse a dottrina fu .\damo Smith. Onesto gran pensatore,

che può

uomo

dirsi

il

padre

dell'

economia

politica,

dimostra che quando

un

applica co.stantemente ad una operazione spicciolata, non

si

una grande

solo acquista

tempo che

si

facilità

a

compierla,

ma

ri.sparmia

il

richiede necessariamente, passando da un' operazione '

ad un'

altra.

Adamo

Inoltre

sona

che

applica

si

siasi

,

la

trovati industriali

pre più

il

.Smith dimostra,

che ailorchò una medesima per-

a compiere costantemente

un' operazione, quale

conosce profondamente c rendasi atta a scoprire

che simpliffcano

le

i

macchine, ed addos.sano sem-

lavoro materiale alle forze della natura.

E qui Adamo

.Smith mette in mostra le belle invenzioni, che de' fanciulli fecero

intendendo a lavori semplicissimi. Ala a malgrado del grandls.simo merito di lavoro,

Adamo

non ò

risultano.

che meritano Allorché

pera

i

Smith, la sua dottrina,

sufficiente a

Onde di

altri

tale

)

ne

aggiunsero altre osservazioni,

un uomo compie sempre

la

medesima operazione, ado-

medesimi istrumenti; dovechè, passando da un'operazione ad

e quindi

adoperare istrumenti ed ordigni di varie

una parte

del capitale

{

gl'

istrumenti

.son

capi-

rimane inattiva e non viene usufruttuata. Ora, nell'industria

agricola, manifattrice e zione,

vi

essere riportate.

un’ altra, è costretto di sorte,

intorno alla divisione del

spiegarci gli effetti maravigliosi che

economisti

è mestieri cavare

impiegato;

il

commerciale, a far procedere il

maggior

partito

la

produ-

possibile dal capitale

che non avviene allorquando per

la

transizione

da

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10 Nella classe dei rcUori (custodi) si manifesta nella sua

deio.

suoi

membri

sono dispcns.atì da ogni pubblica cura e occupazione;

lo Stato

forma più vera

concetto di questo Stato.

il

una operazione ad

6 forza lasciare

un'altra,

1

in riposo

una parte

degl' istrunienti. Infine

non

vuol pretermettere un' osservazione del signor Bab-

si

bage, che ci sembra della maggiore importanza, e che sfuggi

Adamo operai

zione

Smith.

grande vantaggio

più

Il

quale

il

)

{

dopo

origini dalla divisione del

.si

più economica del lavoro

stesso

,

ad

la destrezza degli

ò la distribu-

lavoro,

assegnando

operai

agli

quello operazioni che rispondono alla loro sufìicienza ed attitudine.

Le

parti differenti della stessa serie di operazioni richiedono gradi

disuguali di abilità e di forza corporea abilità

per

le più

dure, diventano

camente

esse

in

non

nelle

la

sue

sei scellini

tutti

zione, egli lavorerebbe per

lavoro

,

e

la

il

tre quarti

la differenza

rimunerazione

dei

Yeggansi

uffici

che e

soldi

pagato a

necessari

hanno

diversi

richiede i

salari

mezzo

a

prezzo cosi

alla

fabbrica-

con un cone quattro

che ha luogo nella quan-

che un solo operaio potesse fare

tempo che

dieci

operai

a lavoro

signor Dabbage stima che costereb-

di

più

che non costano

Nella fabbrica degli

sarebbe anche maggiore

i

spilli

abilità,

dei suo tempo,

alla perdita

nell' ifmtesi

la divisione del lavoro.



gli

di spilli, nello stesso

bero tre volte e

scellinL

di

alla differenza fra tre scellini

Senza riguardo

riunito possono farne dieci,

giugne ,

quali

ciascuna parte di essa

da quattro

una parte

.sumo giornaliero, equivalente

una libbra

dilfurenza

tale

giorno, e se l'operaio eh' è

elevato, dovesse eseguire

tità del

in

manifattura degli

della

impiegate, variano

soldi e mezzo.

i

e sufficiente forza per

lasciano a quelli che non sono idonei per

si

diverse parti

al

e coloro

coll'essere impiegati uni-

quantità esatta di abilità e di forza eh' è richiesta,

L'operazione

più.

delle persone

mercè

utili

La produzione ù miglioro, quando

è impiegata e

;

difficile,

molto più

intanto che le operazioni, di cui gli operai in-

;

sono capaci,

feriori altre.

lavoro più

del

parti

le

;

al

presente,

aghi, egli

ag-

dappoiché in essa

impiagati varia da sei soldi a venti

l’rincipj

di

economia

di

Staart MilL



Co.vrosTi.

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ii basta a provvedere a’ loro bisogni.

cevono

Sin dalla fanciullezza

educazione più accurata

la

viene

e

,

coltivato ogni sentimento sublime, rimossa

perturbatrice

;

menomamente

concesso

Ma

d’altra parte

avere un

d’

possono viaggiare per propri

ogni impressione

musica maturano tutte

la ginnastica e la

facoltà corporali e spirituali.

ri-

animi

ne’ loro

ad

le loro

non è

essi

Non

proprio.

interesse

nè servirsi di oro ed ar-

affari,

gento, nè possedere beni in particolare.

Lo stesso vincolo

di

famiglia è infranto per essi. Le nozze sono sante, dice Pla-

ma

tone,

e dei

che

santissime quelle ebe sono allo Slato maggiormente Perciò conviene introdurre

proficue.

figli,

la

comunanza

riguardi

soltanto

e

lui

non anche

questa classe deve comprendere tutte valore, la prudenza,

le

tutti gli altri.

natura

deliberare,

ad

destinala

Ma

l’amor patrio, ecc.

la benignità,

Cosi

virtù più sublimi,

scuna di queste virtù deve prendere c mantenere fu per

donne

delle

aflìnchè a nessuno resti più alcuna cura e desiderio

il

il

cia-

posto che

La intelligenza deve

occupare.

valore eseguire. Quella facoltà che dall’ Idea è

il

destinata a dominare deve comandare, quella che è destinata a servire deve obbedire; e bisogna

oltrepassando

la

propria

sfera

fc)

re

in

indirizzate i

sapienti

modo che nessuna

invada quella delle

necessario che sia tenuta questa misura, e

le

altre.

È

sparse attività

ad un termine unico; che stiano a capo dello Stato



cioè coloro

cupidigia di denaro o di

i

quali

non

piaceri,



si

lasciano

temono

la

muovere da morte;

ma

che forniti di energia spirituale, ricchi di memoria ed intelligenza,

intendono a conoscere ed effettuare

il

Bene; che non

cercano l’apparenza,

ma

rauLibili c fugaci,

sforzano solamente di conseguire quello

si

la verità,

ed elevandosi sopra

le cose

che sta ed è eterno. Costoro compresi dalla grandezza deale,

ed incapaci

di

egoismo,

dell’i-

saranno come l’anima, che

informerà col ritmo della vita tutta

la

massa della comunità.

3

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i2 In quelli

a loro,

assolve e

si

si

compie

ha, per cosi dire,

si

perpetua e piena

Stato che essi compongono,

Bene rappresentata da

e molteplice

,

adorano

uomini

gli

si

ma

aduna

priva Il

idea del

la

giustizia dello Stato, è piuttosto la

poiché ciò che distingue

;

quella divozione

di

quello.

Ciò che Platone chiama

è questo: nel Bello

siano soddisfatte.

Stato Platonico ; guardando

imagine

entusiasmo, onde nella eccellenza dello

di

bellezza di quello

lo

la

la ricchezza

il

Giusto dal Bello

d’una esistenza varia

che

coscienza c senza

di

Giusto invece conferisce

le

parti

ad ogni essere

una sussistenza propria, una interna soddisfazione e un movimento indipendente, acciocché anch’esso a sua voltaentricome

un

tutto, e

non

si

sua

felicità,

infatti

si

attui liberamente nel tutto

sua libertà,

la

destinati che a servire, della sua costruzione.

come

livo,

tutte

le

meno

esistere

di

Ma

ciò

la

stessa sua morale

perfezione;

questo Stato non esiste che per sé stesso, perché appaia

sua nobiltà e magnificenza, e

la

maggiore.

trova nello Stato di Platone. Egli sacrifica l’uomo, la

come

i

cittadini

semplici

Quindi egli ha

il

non sono ad

membri

altro

alla bellezza

carattere rappresenta-

cose belle; é un’opera artistica che sembra,

per

le

sue

proprie

parti,

che per chi

la

contempla.

Ma

é legge eterna e necessaria,

per vero che sia,

un non

altro, fa

se

che ogni sforzo umano,

adoprandosi separatamente nc offende

riesca a distruggere

anche

sé stesso. .Appunto perché

alcuna stima degli interessi deWindìnduo, Platone non

può raggiungere travaglia,

il

punto più

alto, pel

quale principalmente

si

vogliam dire l'interna armonia dello Stato.

Platone vuole altresì che

il

suo Stato presenti un’armonia

più sublime di quella della natura, anzi l’armonia suprema. .Ma lo Stato

non può esser

come un regno

di

libertà,

tale,

se

cosicché

non

esiste

ad un tempo

la bellezza della

sua strut-

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13 non

tura

semplicemente come

esista

moménto venga

creata

nuovo

di

le stesse

cittadini



ma

,

volontà

dalla

ciò

quasi ogni

reale

degli

rendono impos-

Imperocché non vicn concesso

istituzioni.

nè elezione

diritto,

natura

essa#Ora

individui, mossi ed ispirati da sibili

la

ai

alcuna maniera ; a ciascuno

di

è assegnato un posto, al quale egli devd stare, sebbene non

Non

possa.

vi

sua

tro la

ma

ha alcuna guarentigia della persona,

lamente delle altitudini naturali che volontà

per

;

modo che

so-

ella possiede,

anche con-

a dir vero

quello che

,

,

qui è guarentito, è solamente Tesemplare o l’ideale, al quale

conformano e servono utilmente

si

le attitudini della

Solamente pochissimi debbono partecipare r ideale che

rappresentano,

grande opera che

della

duce nello Stato. Platone togliendo alla classe de’ ciò

umano,

toglie

pro-

loro perfino la possibilità di sacrifi-

ha uomini generosi

non

si

magnanimi, ma uomini senza mezzi

di

a prò dello Stalo. Così

egli

produrre alcuno

ef-

L’armonia, come nota Aristotele contro Platone, non

fetto.

sempre

consiste nel toccar loro

si

rettori tutto

che forma l’oggetto delle disposizioni, del possesso e del

desiderio carsi

e

persona.

alla cognizione del-

si

accordino.

lamente che

lo

nella unità sia

la

lui,

molti che tra

è necessario non so-

come vuole Platone, ma che

Stato sia uno,

anche

ma

stesso tono,

lo

Eppcrò, secondo

moUiplicità

,

ed armonia. Esso dev’esser composto

per conseguire bellezza

uomini che scelgano

di

liberamente ed operino per propria volontà. Platone non am-

mettendo questa condizione,

fa

alla

felicità

de’

rettori

de’ suoi cittadini,

possa

loro assegnato, gile e

p.

c.,

essere soddisfatta

anzi

quando

perfino

i

suo Stato

il

Quando

lascia

malsana complessione, come

e sbandisce

che

si

feriore in bellezza alla natura,

non

si

resti

in-

non considera

egli

cura, se la classe

del

posto

morire

gli

che

egli

uomini

inabili a servire

lo

di

ha fra-

Stalo,

medici che loro prolungano un’ inutile

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14 vita

crede

egli stesso

;

cendo che quando

essere obbligato a giustificarsi, di-

di

tutto

il

si

conserva

un

e non cale di sapere se

e naturalissimo, stia

bene o nò, purché

Ma

perchè

si

abbia’

chiede che esista anche

una cura speciale

sacri cità e

non ad

— Ma

a ciò

oltre

ma

pertanto sublime ognora c bella;

mini non

possono

ma

ed

rozzi

interesse per noi

questione

;

Questa

debba

cioè

se

fezionare

il

guerriero come

tenza militare nello

nieri, lo

colare

così egli

si

esclusiva,

,

nell’

preferita

ma al

A.

virili,

suole

si

ninno è dato

condo natura, dello Stato.

di

ma

'luella

’ìi.'

guerra

diventare

cura di per-

di sviluppare

ciò

il

po-

stra-

gli

perfezione;

una

direzione

acquistare le

perparti-

una più

donne

alle

patria.

e

che

deve,

come uomo

soltanto ciò che riesc’® ^ maggiore

Cosi non solo

la

primo modo contrad-

l’altra

qua.'“^o segue

alla

perfezione

la

grande potenza. Anche più assurd. “ ^ l’educare occupazioni

sé d’ alcun

in

animo umano contro

a pr,.^muoverc

umano,

spirito

ed

fa

uomo

Siccome

i.Slato.

dice l’odio natura lissim,"*

chè

non è

nasce da essa una grave

essere

uomo, o quella dello Stato. Platone non

dell’

volere che

di

verso quei della

cani contro gli stranieri,

istituzione

ma nondimeno

;

degli uo-

un’ indole dura non conviene in nes-

senza considerare che

sun tempo 0 luogo.

come

ostili

non

e resta

,

istituzioni

suoi guerrieri siano educati ad esser miti

stessa patria,

potenza della

la

cadere nell’assurdo. Aristotele biasima Platone i

feli-,

processo inesorabile senza

questo

imitare

le

ri-

con-

rigori platonici

i

esseri viventi

gli

si si

miri a questa stessa

sono assolutamente senza bellezza. Certamente natura procede distruggendo

Stato,

dello

degli uomini, e le

quale

la

,

perfetta

felicità

la

altro fine.

effetto necessario

una qualche classe

Stato corrisponda al suo esemplare.

lo

immagine

l’

buona condizione

in

e prospera, la felicità d(gli individui è

perfezionamen

se-

utilità



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45 uomini

a quello dello Stato

sacrificato

è

delle relazioni e delle

-destinava natura.

le

ogni interesse

Il

quali

le

debbono ne-

adempire

lo Stato,

poesia sbandita

la

;

piccole,

le

anche quello

il

fine

a cui

vincolo di famiglia è rotto per evitare

particolare

imitando tanto

,

quanto

le

perchè essa

che

bisogno allo Stato platonico. La unità e

fa di

connessione di

non servono a

di questo' Stato

;

la perfetta

togliere la

mancanza

sforzi generosi c sublimi, c la profanazione de’rapporti più sa-

Lo Stato Platonico sarebbe più

cri.

alla bellezza

e all'

entusiasmo

bello, se intendesse

ma anche

,

buono, secondo

umanità.

Poiché

essere di

una bellezza anche maggiore

spirito

informa

cioè

necessità

la

il

Ma

lo

mini

queste

tutte

r individuo verso

di lo

vera e

per la legge;

razioni,

mento

del bello.

— Un

alto

della vita pubblica,

ed illimitata devozione del-

un’ assoluta

Stato, senza alcun riguardo a sè stesso.

i

consolante

ma

coscienza

suoi adoratori e

quella

la legge è per

politica di Platone

verità

non solo

libertà e alla

stesso Platone, deve

lo

istituzioni

come un simulacro senza

è più

alla

Stato, oggetto di questa devozione, sovrasta agli uo-

controcambiare

la

,

grandi cose, non è atta

render l’anima pura e disposta a conformarsi alla legge

a il

tendenze umane,

meno che

cessariamente, non

ma

,

sentenza:

ruomo

Li

»

!

quale non può vederli.

« L’

Quanto

uomo non

è

— Ciò non ostante

rimane, come tipo alle seguenti gene-

alle quali alcuni punti della

mostrano

il

,

nemmeno

retta

via.

positivo delle facoltà,

la

sua dottrina splendidi

Questi

punti

sono

lo

di

svolgi-

bellezza della forma e L interno

sentimento ed entusiasmo, riconosciuti come

le condizioni

ne-

cessarie della vita pubblica.

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.,

SEZIONE SECONDA

ABiSTOTELE. Principio fondamenlale d’ Aristotele politica io

— Confronto con — Valore

rica

— Spiegazione

dell’

La Idea platonica non

esiste ancora,

e solamente

Platone

l’

lo spirito

che è

la

a

Bene

deve

rivela esistere,

anticipato

che

dote particolare

di

stessa

Ma

le

si

conferisce

questo intuito,

manca ad

aristotelica

leggi che visibilmente

esistenza di quello.

Per

ha

Aristotele.

lui

la

percezione

la

presentimento e

non è una forma liberamente

di

sono

certa

entusiasmo. il

mondo,

mantengono

si

Il

tale

e reggono

causa c la misura del giusto

ideata,

la

quale sovrasta alla

come qualche cosa avvenire, che non è ancora

giunta e forse non

raggiungerà mai;

ma

sihhene

la

rag-

stessa

cui vivace istinto produce le cose senza coscienza,

Natura,

il

come

condizioni e relazioni

le

Elhos

un ohbietto avvenire; ella

di Platone,

fondamento della cognizione

realità,

l’

costui è neccsMrio di derivare la notizia del giusto

e sicura, senza bisogno

la

natura e

una qualche cosa, che

conoscere esso Bene.

dalla realità concreta, della quale

quale è, e

e processo della sua

fra la

e della cognizione empi-

opposizione fra Platone ed Aristotele.

del

ma

intuito

abilita

Laonde a

— Principio — Rapporto

dell’ intuizione ideale

generale

zione, la quale

si

umane. È giusta quella

conforma a questo

istinto.

Usuo motto

è;

istitu-

«Nis-

suna cosa può essere buona ed eccellente, che è contro natura

»

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47

Epperò e

morale

egli deriva la legge

contenuto

il

di

dall’

elemento naturale

quella è uno e medesimo

col

;

contenuto della

natura, se non che è attuato da esseri dotati

libera

ele-

sè stessa

una

di

zione.

Pare che questa

proposizione contenga

in

contraddizione. Perocché la natura opera con forza irresistibile;

dove

manifesta

si

il

suo istinto non è possibile alcuna scelta, e

però nessuna legge morale. Al contrario dove è scelta e deliberazione e perù ha luogo la legge morale, avviene appunto per

questa cagione che la natura dà indietro e non porge più alcuna

norma. Oltre a

miche

ciò la

L’

tra loro.

natura eccita tendenze opposte e ne-

egoismo e

1’

sono entrambi opera

sacrificio

ralità richiede

il

la

,

sino

disinteressato

che

ed è certo

la

al

mo-

piu delle volte che sia domato qualche istinto

od impulso naturale.

due awersarj,

amore sua

Laonde

natura e

la

quando

,

moralità

sceglie

si

^

tra

questi

bisogna pensare che

vi sia un’altra legge, oltre quella della natura, cioè

una legge

che è tutta morale, fondamento e causa della deliberazione.

Ma

di

niera.

questa legge Aristotele non ha bisogno in alcuna ma-

Queste contraddizioi.i non sono fondate che quando

considerano la

in

e le azioni particolari. la

Ma

si

per Aristotele

natura, e la sua intenzione nel tutto.

una forza

attiva,

quale, manifestandosi negli individui e nelle cose particolari

una

serie di opposizioni,

nel tutto. di

effetti

universo è mosso e penetrato da

L’ intero la

gli

misura del giusto è

si

accorda nondimeno con sè stessa

La incosciente natura mostra dapcrtutto un

formazione, una tendenza alla conservazione,

all’

istinto

accresci-

mento, ed alla propagazione della esistenza; per esso vengono ad esistere e festa

anche

si

moltiplicano le creature. Questo istinto

r incalzante bisogno e tra loro

si

mani-

nella sfera degli esseri spirituali. Esso fa nascere

muove

gli

uomini ad unirsi c stringersi

insensibilmente; e cosi produce le

diverse

relazioni

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48 La natura cerca, quanto può maggiore,

sociali.

e la varietà delle produzioni

quantunque, quasi

tarsi,

quà e

là tanti esseri

ogni volta ginaria.

Per

e

dila-

ribelle al suo proprio fine distrugga

e mostri

esistenti,

sue formazioni

le

la ricchezza

vuole esplicarsi

essa

;

conforme

la qual cosa egli è

servare, mediante argini e ripari,

voler

di

risolvere

materia sempliee ed ori-

nella

natura

alla

pre-

il

mondo organieo

il

delle

piante dagli elementi rozzi e grossolani; ed è parimenti con-

forme

alla

zioni,

e a suoi prodotti nel

gl’

impeti

natura d’assicurare a quello istinto delle associa-

dell’

che spinge

1’

uomo

lusso, essendoché

ma r

mondo

È

egoismo.

certo

gli

Aristotele

le

naturale quello ricchezze

e

natura pose in quello certi

debbono unicamente

averi

alla propria conservazione,

Onde

istinto

il

sempre ad ampliarsi

tende

ogni attività

mostrando che

Stato (1).

un

a crescere di continuo

istinto universale della

mili,

spirituale, la signoria sopra

;

li-

servire

cd a quella della famiglia e dello

non ha bisogno

0 misura che sia fuori della realità;

di

alcuna regola

regola egli

la

la trae

dalla realità stessa mediante confronti ed analogie, essendo che trovi in essa

veramente vuole c versale non di

ubbidire o

tendenze ed

ciò

;

particolari cd opposti

E quanto

alla necessità c gli obblighi

l’

il

le

non sono quest’unia ciò che esso esige,

che esso produce, è chiaro

distrutti dall’

principio aristotelico;

della sua politica e

(I)

l’uni-

individuo è libero

Ethos (Ethos, mos),

piuttosto essere conformi a ciò è riconosciuto il

che essa

nò. Essa non è in sé stessa contraddittoria; istinti

che non debbono essere

desto è

ciò

che deve essere. Questa regola o

necessita irresistibilmente

versale che penetra ogni cosa.

quanto

come

riconosca,

l’universale c lo

da ciò

come

risulla

il

tale.

ma Co-

carattere

suo rapporto con Platone.

Nel primo libro della Politica.

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49 Egli comincia a considerare lo Stato senza pensare nè punto

nè poco fine

esaminando semplicemente come ed a qual

dovere,

al

natura costituisca realmente

la

ad osservare

si

fa

lo

Stato,

risalendo sino

E da

tutto

che

uopo

tal

la schiavitù,

villaggi.

i

l’istinto della conservazione

della felicità è quello che essendo, a dir vero, in'queste

ma non

unioni soddisfatto efficacemente,

questo istinto è

riduce a questo;

la politica si

servazione e della in

parte

esistono

da

esso

vengono

tuzioni ste

,

circa

ed

possono

soddisfarlo

ingiuste.

un

In

esso

a

oltre

,

parte

le

isti-

siano giudicate giud’investigazioni

giusto e l’ingiusto, apparentemente confuse e disordi-

il

nate, questo istinto è

il

filo

sicuro e la

norma

tamente. Dopoaver considerato generalmente miglia

come base

grado

di

quell’ istinto,

ad esporre

stotele passa

passa fra

il

dello

gli

unicamente

uomini per

conservarsi

indirizzata a questo in cui

c a

uniti

mente ingiusta qualunque

di quelle,

rapporti della fa-

dopo aver

il

primo

esaminato

Stato,

Ari-

prima

trattando

di

che

rapporto

cioè del

regnare e Tobbedire; perchè dio riguarda diretta-

la conservazione,

Poiché

giudicare ret-

p'er

altri sistemi politici,

propria idea,

la

costituzione

tutto della

i

dello Stato, perchè essi costituiscono

sodisfaziorie di

con la stessa norma sopra indicata

mente

che

,

in

,

che

ciò,

genere

tal

rapporti

i

da

formati:

con-

l’istinto della

tutti

indipendentemente

quali

le

,

le opposte

che cioè attui in

felicità si

soddisfazione

la

natura dello Stato. Ora tutta

fine della

il

e

prime

interamente, giunge

Laonde

nello Stato alla sua ultima perfeziono. di

egli

uomini a formare

gli

cioè alle più piccole ed

,

matrimonio,

il

deduce,

ciò

primordj

a’

elementari associazioni;

A

Stati.

gli

che muove

l’istinto

il

modo

di

insieme

ed

conseguenza

essere

felici

costituzione politica

scopo;

e ciò

la

costituiscono

devesi

,

,

dire

è

felicità. lo

Stato

assoluta-

che non

sia

specialmente

governo in modo analogo alla relazione di

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,

“20

padroni

e schiavi, esiste non già pel meglio de’ governati

ma

un suo proprio

per

vogliam

fine;

tali

Le

tirannide.

dire la

non possono essere

costituzioni giustd poi

che relalivamenle;

vale a dire, secondo le diverse circostanze, anche diversi sono i

mezzi che conducono alla conservazione cd

sono giusti solamente quei mezzi,

menano

Siccome

allo scopo.

anche

zioni diversi?, cosi

Quindi

essere diverso.

narchia sono

0 ingiuste, secondo che

può raggiungere

la

mo-

lo

scopo della natura in tutte

trova, possono essere più o

vigilanza

c

giusta,

e

non può esistere; perchè nessuna

condizioni e

le

,

sono tra

cittadini di quel dato Stato

una costituzione assolutamente

perfettissima in sè stessa,

Nondimeno

deve

giusto,

il

aristocrazia

onori, la nascita, la ispezione

gli

Epperò

de’ rettori.

1’ ,

governo, che possono esSere giuste

di i

c

circa quelle cose che loro principalmente im-

loro eguali o nò,

portano; cioè

sua volontà, ci:è

la

alla felicità;

quali nelle date circostanze

i

natura presenta delle condi-

democrazia

la

forme

tali

la

le

circostanze

meno buone

le circostanze.

in cui

lo

Stato

si

a conseguire quel fine,

anzi possono essere assolutamente le migliori possibili. Quelle istituzioni

debbono essere scelte nelle più favorevoli

poi che

circostanze, Aristotele le chiama assolutamente giuste, sebbene

ma

non esse stesse, le

rendono

perfezione

necessarie possibile.

,

Queste

come abitualo ad osservare

nella

sovranità

tali

condizioni

posseggano

la

e

qualità

circostanze

quasi

relazioni

della

che

maggior

assolutamente

nel predominio del celo medio; perchè egli

giuste consistono

è

quelle

la

tanto

giusta misura,

nell’ubbidienza, quanto

e perciò

da esso, più che

da qualsiàsi altro, devesi aspettare un governo pacifico, stabile, durevole, e sicuro.

Dopo aver riscono

così

all’ istinto

esaminato tulle

le

circostanze che

si

rife-

della conservazione, e giudicatele con questa

unica norma, Aristotele viene ad applicare una regola o misura

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,

24

più elevata

cioè

,

istinto della

l’

felicità.

A

questo istinto sono

necessarie soprattutto delle circostanze o condizioni esterne

vorevoli: buon terreno, buona situazione, buona allora solamente riconoscono

uomini che

gli

fazione consiste nella virtù, non già che questa apparisca a

come

ma

scopo per sè stessa,

stra che. soltanto

i

virtuosi sono felici, e che la felicità è

stessa

forza

spiega perehè egli considera esser cosa

si

stessa legge

si

cittadino,

la

che produce

vare

il

la

necessità

La natura, ed stenza fuori

il

il

mezzo

in

tutti



gli

— Adunque

naturali

efletti

autorità

l’

e

la

è anche

i

doveri del

l’essenza della virtù.

suo fine ha, come l’idea

umano.

Platone, un’esi-

di

Aristotele perciò

bene che quasi per mezzo d’un’attività dello

mente nello

,

o morale giustifica-

regola delle sue istituzioni,

dell’ intelletto

all’obbietto, cioè

due estremi,

fra

distruggerebbero fra loro.

quella che comprende zione dello StJlo,

nella

conservatrice che egli osservò

essenziale a qualunque virtù che tenga quali altrimenti

fine

istituzioni, eccetto

costituzione dello Stato. Aristotele però non ritrova

nella natura. Cosi

i

il

regola della educazione, della

la

coltura della musica e delle altre pubbliche

virtù che quella

loro,

solo perchè l’osservazione dimo-

della natura. La virtù è dunque

la

fa-

difesa ecc.;

più alta soddis-

la

mediante l’intuizione.

spirito l’obbietto,

Ma

non può

come qualche cosa che non

ancora, come un avvenire; Aristotele vede proprio della cognizione aristotelica è

tro-

spirilo rivolta

Platone vede interna-

reale.

il

Il

esiste

mezzo

V esiwricnza, V osserva-

zione. L’ intuizione di

Platone è solo per sè stessa sulTicicnle a

conoscere

perchè egli non vede che

dell’

idea

il

,

giusto,

la perfezione.

può essere come

tale

la

Ma

deve prima paragonare tra loro

del le

vare r universale ricavandolo dal

occupato necessariamente in

il

contenuto

che Aristotele osserva

ciò

norma

una

perocché

giusto;

non egli

cose che vede, e poi troparticolare

continua

,

e però egli è

astrazione.

Non

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Crtògle

,

22 pertanto quest’astrazione è usata da Aristotele nel suo vero senso, cioè nel senso negativo di limilarc, ordinare, fissare.

non dà

Essa ,

modo

alcun

in

questo contenuto Aristotele

che egli

che

,

Tessenza e

dedurre da un pensiero

Anche per

za.

la

stato

misura

loro

logico

ed

Nondimeno

,

lo Stato

entrambi

in

come

la

E

le

pregio,

loro

producono nelle relazioni e

fondamentale è

stessa;

(1)

avvicina

si

Perchè

si

membrare che

ma

una qualche esisten-

non

negli

filosofi

i

it

di

hanno

già nel retto ordine

che

reali

cITctti

esse

degli uomini.

greci la determinazione

ambedue considerano

perocché

civile,

apparentemente

comprenda bene il

come

giuridiche istituzioni

subordinati al fine della sua esistenza. in questo

libero

,

logica

come Platone,

non è già un sistema

nei sentimenti

primo nel convitto

il

cosi egli,

la necessità di

umano.

il

presente sentiamo

pensiero puro

fare astrazione dalle cose reali, e dal

conseguenza

nella

,

Ma

Aristotele la giustizia

ma uno

regole,

al

il

e la legge

sensibile,

cose (1).

la verità delle

rimangono sempre dal

vero che

;

nuove

dalle* osservazioni

riconosce

egli

da qualunque particolarità

si

È

ad ogni passo.

fa

dire di Aristotele

contenuto alla cognizione

il

ricava

lo

È al

e gli uomini

come

vero che Aristotele pensiero

moderno

pensiero dell'autore, conviene ri-

principio fondamentale della filosofia di Hegel è la

identità del pensiero e deH'essere, del reale e deH'ideate, del subbiettivo e deU'obbiettlvo. .Nelt'opera

Hegel

è fatto

si

sua intitolata. Storia della

si

rigirano

i

Hegel,

il

quale grandemente pregiava

di dimostrare

che

espresso da Aristotele nel sare di

l’unità del

modo

il

meno

sistemi filosofici

degni di essere riniemorati. A fortificare questa sua maniera

gegnò

filosofia,

a dimostrare che intorno a questa idea pià o

esplicata, e presentata sotto varie forme,

di

vedere,

genio di Aristotele, s’in-

subbiettivo e deU’obbiettivo

è

più formale. Questa maniera di pen-

Hegel intorno alla dottrina

comune, ed a quanto pare, da quelia

di

Aristotele

si

discorda dails

dei nostro autore. Cokfobti.

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23 specialmente

sue

nelle

contro Platone;

obbiezioni

una considerazione più accurata,

non

egli

ci

rende impossibile

razione. Ma

anche per

nè tampoco

governare

sia

,

che

gli

volontà dell’uomo non è

causa

la

lo

altri

di

esse.

11

povertà

la

eia mode-

beneficenza

a’ rettori la

lui la

instituzioni,

il

fine delle

più illustre deve

vogliano o nò; oltre a ciò,

dice, che se lo stesso Giove vivesse fra gli uomini,

egli gl’

la libertà per-

quando biasima Platone, perchè, mediante

forzata,

un

accorderebbero Nello

essi stessi.

cità

,

da

diverso

diritto

stesso

contro Platone

zioni

modo

quello

procede nelle sue obbie-

egli

osservando che questi sacrifica

e la perfezione degli uomini allo Stato.

come

tutto

il

è

primo rispetto

il

la

alle parti

ma

tempo,

la

e.,

Tali sono

tone

mano

per l’uomo,

adunque

quantunque

;

esistono solamente per i

cittadini pel

feli-

Poiché anch’egli

cosi

,

Stato rispetto a’ cittadini. Cioè a dire, le parti, nell’ idea,

non

che hanno

espone come pensiero fondamentale questa proposizione

p.

fatta

mostra asso-

si

lutamente diverso da quello. Sembra che voglia sonale,

ma

:

sic-

anche

lo

non già nel fine del tutto,

il

fine dello Stato.

punti che Aristotele ha comuni con Pla-

i

in lui

trovino in minor grado

si

,

e però

facciano minore impressione.

Ecco ora

in

che consiste

Questi riconosce uno scopo, ci

offre

non

può

la il

opposizione fra lui e Platone.

quale sovrasta a tutto ciò che

mondo

reale coi suoi fenomeni, anzi

essere

mai raggiunto da quello. Aristotele invece

il

non riconosce alcun dovere (Solien) cose,

come

0 con

che

senso

Laonde

le

consueto:

mente ed eccellenti «

la

,

nessun fine

natura manifesta

di essere

averlo già conseguilo, o col porgere

guirlo. il

ciò

,

i

come

(tOo,-)

pare,

delle

sua volontà,

mezzi

di conse-

sue obbiezioni contro Platone non hanno « ,

Queste

ma

non

intenzioni si

sono sincere certa-

possono effettuare

:

»

ma

:

Esse contraddicono alle condizioni della natura, e però non

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24 sono ciò che ella, sorgente

tutta

nè giuste.

sforza di

si

Da

»

ciò

nasce

carattere e del metodo della loro teoria.

la diversità del

Aristotele

Ethos, vuole e

dell’

non sono nè vere,

conseguire;

ha bisogno

d’

indagare tutto ciò che

la

natura ha

formato insino ad ora, ciò che da per tutto egli vede mutare

Le varie condizioni

e riprodursi.

uomini e dei loro negozi, le

sociali

differenze degli

le

,

fortuna e disposizioni naturali

di

loro relazioni determinate da avvenimenti anteriori,

desiderii,

tendenze;

e

istinti

oltre

a

funzioni

ciò le

,

loro

i

dello

Stato risultanti dal bisogno naturale, l’amministrazione della giustizia

loro

governo

il

,

distribuzione

forza militare

la

,

combinazione

,

infinita moltiplicità delle costituzioni:

carne

si

producono, e ciò che

cose che ad Aristotele

fa

questa conclusione: che

conforme

natura.

alla

naturali

la possibilità della



elle stesse

,

e

quindi la

aggiunto anche

tali,

producono, sono

il

le

mestieri di esaminare, per venire a

il

giusto è ciò

Così

si

può

creato la vera scienza politica, cioè de’ contrasti

,

rapporti

e

la

istituzioni

delle,

che

dire,

,

è

e

che

mantiene

si

scienza degli i

ha

Aristolele

quali

effetti

e

hanno luogo

da per tutto nello stesso modo o in modo consimile, ed hanno il

medesimo rapporto

colle tendenze e lo spirito di ogni tem|)o

e nazione, che le leggi meccaniche cogli esseri organici.

questa cognizione, indispensabile gliere

i

mezzi

atti

bisogno, secondo si

era projiosto.

cesso

delle

il

a conseguire

uomo

di

Di

Stalo per iscc-

l’intento, Aristotele aven-

suo principio, per giungere allo scopo che

— Questo

sue

all’

è

dunque

investigazioni.

Egli

il

fondamento c

non

fa

il

pro-

che disporre ed

ordinare ciò che è dato nella realità concreta, e ne trova risultato, di

ricavandolo da molte considerazioni isolate.

meno, con

il

Non però

tutta la precisione di questa ricerca e la verità

delle particolari osservazioni, sario di giungere

,

1’

ultima forma, a cui è neces-

cioè lo Stato,

il

quale deve corrispondere

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25 perfettamente intelligibile il

al fine della

natura, non riesce del tutto chiara e

L’investigazione aristotelica somiglia ad

.

quale, dopo lungo e superbo corso,

si

un torrente,

perde finalmente nella

sabbia. Platone al contrario non ha bisogno di tutte queste

cerche per trovare

come qualche

il

giusto;

quale

il

cosa più nobile ed eccellente

ogni altra, che

di

possa derivare dalla comparazione delle esistenze la

mente

del suo esemplare egli crea

mira che ad uno Stato,

una

si

egli

,

sembrare

Se, quanto alla determinazione del

pare tutta l’eccellenza

di Aristotele, egli

riesce spesso nello strano, anzi contraddice a natura;

nondimeno

è,

tutto

il

per cosi dire, circonfuso da un’aureola di mo-

rale grandezza,

(t)

non

Stato perfetto, lo vede tutto in

allo

e viva (1).

particolare, e in ciò

Pieno

reali.

nuove forme

volta; e lo rappresenta con tanta chiarezza, da

una cosa reale

ri-

dato immediatamente,

gli è

mondo

quale appartiene ad un

la

n giudizio che Vincenzo

Buono, dà rispetto a

F

iatone,

aftatto

di-

Gioberti, nella sua stupenda opera sul si

riscontra mirabilmente con quello di

Stahl. L’etica di Platone, dice questo insigne filosofo, si fonda nel con-

suo valore scientifico, perchè nessuna dot-

creto assoluto, e ne deriva trina è autorevole, se

antico, ideale,

che abbia perchè

il.

ha per unica base

le astrattezze.

\on

vi

ha

possedeva in

sommo grado

che nella Repubblica è chiamato l'occhio nella speculazione

un

templazione degli

astri.

officio simile

Imperò

l’Ente nella causa necessaria

dell’

quell'organo dialettico,

anima, e che esercita

a quello del telescopio nella con-

egli

immedesima

l’idea

con

l'Ente, e

ed assoluta, ponendo in questo

concreto reale ed ideale l'origine di ogni altra concretezza, ed cipio autoritativo di ogni giudizio. risalire tutte le discipline

contentano

filosofo

colto, al pari di Platone, la concretezza della verità

egli

sommo il

prin-

\ questo sommo concreto debbono

che aspirano

di essere semplici opinioni

;

al titolo

onde

di scienza, e

la stessa

non

geometria, e

si

gli

assiomi che la corteggiano, sono semplici ipotesi, se all’oggetto su-

premo

della dialettica

non

si

riferiscono.

— Co.^FORTl.

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,

26 verso dalla naturale consistenza e buona complessione delle istituzioni aristoteliche.

Da

doveano

così opposti principj

Ma

assolutamente contrarie. tenza, quella che produce

che

e quella

associazioni

assegna

devono

fine

il

Le condizioni

assoluta

,

in cui

trimonio e dell’

Ethos

diverso.

,

la ,

ma

quale

la

chiara la rela-

trova nella realtà, e

Ora

i

figliuoli

,

provvedere

di

modo

considerati a questo

,

patria potestà,

ad esso

però in

,

natura aclualiler, cioè

la

il

ai

ma-

una legge

non solo ricevono

ne impongono una

L’Ethos domina

la patria potestà si fon-

propagazione, nella privazione

sono da prima ccc.

si

sue libere

c le

fa

si

natura sono un fondamento

matrimonio,

11

nell’istintu naturale della

propri bisogni

ciò

Platone ed .\ristotele.

fra

prodotte dalla

necessario dell’ Ethos.

dano

Da

uomo

1’

a cui

indirizzarsi.

zione fra la natura e l’Ethos,

però anche quella

a conseguenze

essi riuscire

sono una sola e medesima pocondizioni naturali e gl’ istinti

le

modo natura

la

viene determinata e modificata dall’atto e dalla volontà po-

deH’Ethos ed ordinata

sitiva il

padrone

domina

il

a’ fini di

servo.

Cosi

quello

naturale forma l’instituzione tutta morale

anche

la

il

,

cosi assurda

richiede qualche

quello che

posto ancora che vi fosse

:

da ordinare 'la potestà dei

in

una legge

fanciulli sopra gli a-

questa potestà non potrebbe esistere realmente in al-

cuna guisa.

Ma anche

alle

vere esigenze morali pone

mite l’impotenza della natura terrena

come

si

Ma

suo proprio;

possa dare

conviene eh’ essa

viene richiesto. Per cs.

,

congiungimento

di essere

servo al padrone. Imperocché se

cosa dalla natura

dulti

nella stessa guisa

del matrimonio.

natura dà all’Ethos una legge subslanlialiler, cioè

quanto essa ha una qualità e un modo

come

:

esso dal

;

quella legge ora recata ad esempio, se non

riguardo a questo limite

,

un

li-

ed esse riescono false

anzi non intendono

hanno alcun

che a rimuo-

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“27

verlo.

— Però

condizioni di natura sono,

le

delle condizioni morali (etiche). Esse

grande catena, che

di poi viene

dello stesso Ethos.

Nell’ istinto

senza senso delle piante, potenza, che

sono

il

come

preludio

il

primo anello dclki

formata dal progresso storico

animale dei bruti

comiticia già a

in quello

,

manifestarsi quella

come moralità muove l’uomo

diverse epo-

nelle

che della storia a raggiungere una forma, sempre più perfetta di

vita civile.

— Questa è

la giustificazione d’Aristotele.

tendenza delle cose senza senso, egli eonchiude esseri

intelligenti,

La natura finalmente ha anche questo cioè

,

la

natura

nifestazione,

,

Dalla

al dovere degli

procedendo per gradi e senza interruzione. di

comune con

aH’esserc materia

oltre

dell’

f Ethos;

Ethos e ma-

mena

perù poco sviluppata, delle sue forme,

nei

rapporti etici, allo stesso ritiUlalo, indipendentemente da quello. L’ istinto di

natura è tale da divenire, solamente in virtù della

sua particolare qualità, un motivo determinante per

pimento

di quelle

esigenze,

radice di esso istinto. il

bisogno naturale

di

Se

che non hanno

gli

Eppure

Stato non consiste in questa

rore dei delitti.

Ma

la

li

ademstessa

la

volessero

si

aiutarsi fra loro

unirsi c fondare lo Stato.

della sicurezza richiede

uomini

l’

allatto

separare

muoverebbe a

,

ri-

la significazione propria dello

prestazione di aiuti.

pena pubblica, perchè

bisogno

Il

si

desti l’or-

questa pena pubblica, come giusta compensa-

zione, è fondata nell’ordine superiore del

mondo morale.

Questo è l’elemento comune fra Platone ed Aristotele



;

e cosi

eglino, intendendo a cose opposte, riesc-ono senza volerlo,

quanto

al tutto, allo

stesso risultato. Platone,

per l’armonia e la ric-

chezza del suo ideale, ha d’uopo d’una moltiplicità di forze, le

quali

debbono

essere

sostiene la gradazione la

perfettamente sviluppate

con Platone

e

;

però

dei celi. Questa gradazione Aristotele

conosce dal bisogno naturale la ricchezza della

,

e però

ammette

forma. Lo Stalo

aneli’ egli

platonico ink

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Ì8 tende ad attuare l’idea del giusto, onde deriva come conse-

guenza

la felicità.

si

Lo Stato

aristotelico

non intende che

alla

e da ciò nasce anche la virtù. Platone ed Aristotele

felicità,

possono paragonare a due architetti; dei quali l’uno, men-

tre cerca soltanto di conformarsi allo scopo deH’edificio, senza

intenzione fa un’ opera artistica; l’altro invece vuole soddisfare

a tutte

mente

non può natural-

bellezza, e però

le leggi della

rimanersi dal soddisfare anche a tutto ciò

che è

ri-

chiesto dallo scopo dell’edifizio.

Entrambi riconoscono uno creato

ma

;

senza

l’

aiuto di quelli

;

manifesta nelle cose inferiori

della cognizione (1).

umana

gradi della cognizione

altri

:

il

e si

e cosi acquista la certezza delle

,

anche l’

,

conosce come esso

Aristotele lo

superiori. Questi poi sono

empirica

che regge tutto

spirilo unico

Platone crede di averne l'intuito immediato in un

superiore a tulli gli

grado

due modi unicamente veri

i

intuito

Questi modi non

si

separare l’uno dall’altro. Platone

ideale c

possono si

l’

|>erò

investigazione

assolutamente

serve sempre dell’osserva-

zione della realtà per elevarsi all’ideale, e se .Aristotele non

compreso anticipatamente dall’armonia ed univer-

fosse stato

salità dell’intuito,

che

non sarebbe

ciascuno de’ due

in

riuscito a questi risultati; se

filosofi

l’uno e l’altro de’ due

non

modi è

nascosto, per cosi dire, nel fondo della cognizione. Cosi l’uno

manifestano precisamente

c r altro

si

filosofia

c di questa guisa fan fede dell’ unità del loro og-

getto,

;

ma

non però meno

modo empirico pare

della loro propria insuflicienza.

più che suflicientc e

neU’andamcnto tenuto finora dal Klimax,

(t,

pirica

Non ò nemmeno bisogno non

st

eli

vi

la

il

sicuro a trovare,

legge del suo pro-

ricordare che qui la cognizione em-

prende nel senso ordinario

passiva, senza che

dal principio della

fin

domini e inmetri

d'iina pere^ezione l'

puramente

intelletto.

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29 grosso, e cosi determinarne

i

gradi futuri. Se non che

pro-

il

gresso nella natura non è simile ad una linea retta, in cui con

due punti

seme e frutto.

determina

si

una pianta

tazione di

tronco

il

È

certo, che

dente

il

contrario

simile alla vivente vege-

guarda solamente

della quale, chi

inferire quale

comprendesse

chi

dovrebbe sapere anche

ma

terzo,

il

,

non può

,

fine.

il

il

fiore

men

è

ci

il

il

vero ed evi-

che cioè noi non comprendiamo

:

senso del principio, appunto perchè

ed

senso del principio

il

Ma non

sarà

è occulto

il

questo

Da

fine.

ciò

viene la totale incertezza, e spesso l’inversione dell’analogia

Ogni tutto nella natura è maggiore delle

aristotelica. «

Da

conchiude

ciò egli

mo.

>

fica,

Ma

agli

uomini.

non

sia

il

anche

in ogni tutto naturale

dònno moto

uomini

gli

l’istinto

E

quale

,

ehi ci assicura, che

come

dice

Dei? Perchè la natura

Aristotele offre

non esistono certo per sé

,

si

egli

median-

lo Stato,

diventa simile agli

stessi,

ma

per un altro,

una

istroinento

sfera

i

quali

Aristotele

come istromenlo

può conoscere c decidere se

gnando ad un semplice

lo vivi-

più alta destinazione

la

conservazione della famiglia.

comparazione non

che

nello Stalo per

non già questo

istroinenti per ogni cosa,

crede che la schiavitù sia giustificata, rio all’esistenza c

;

allo Stato,

perfezionamento dell’uomo senza

il

parti. »

Stalo è maggiore dcU’uo-

lo

viene dal tutto stesso e non dalle parti

converso

te

Anche

«

;

Ma

necessa-

da quella

lo spirito,

asse-

inferiore,

non

ne escluda appunto per questo l’esistenza dalla sfera superiore degli esseri liberi

;

qui dunque è l’errore in cui

tanto celebre difesa della schiavitù (1).

(l)

Ecco

il

ragionamento, o meglio

stificare la schiavitù

contro natura.

Il

:

«

l’ubbidienza

i

fonda la

vero che essa non è

sofisma di Aristotele per giu-

Conviene esaminare se

ragionamento ed

tione. 1,'autorità e

il

È

si

fatti

la schiavitù

siaun fatto

modo

della que-

solvono

il

non pure sono cose necessarie

;

ma

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30 tempi moderni

affano riconosciuta nei

ma

;

ragionamento

il

ricavato dalle esigenze della natura, è stimato però sempre da molli

come

grado più alto ha sempre una legge

infallibile. Il

lutto nuovo,

un genere del

di

appunto perchè è più

ma

ricchezza contiene certamente la povertà,

comprende

la

Laonde l’osservazione

ricchezza.

terminare c confermare

grandemente utili. no

destinali

scelta

la

Per

stessa la vera cognizione.

.Alcuni esseri, dai

ad ubbidire, alcuni

ma

,

non procurarle da sè

momento

altri

anlc-

mente a de-

la

qual cosa, acciò

la

La

alto.

povertà non

de’ falli

può sollanlo guidare

loro progresso

riori e del

la

si

conosca

stesso che nascono, so-

a comandare, benché con gradi

diversissimi. » «

Da prima

runa

fatta

l'essere vivente è

per comandare,

composto

l’altro

di un'

le

anima e d'un corpo,

per ubbidire. .-Unieno questo è

voto de'la natura, che bisogna studiare negli

e.s,seri

il

sviluppati, secondo

sue leggi regolari. Conviene dunque, dice Aristotele, riconoscere da

prima

vivente l'esistenza

nell' essserc loro)

mini

il

meglio

si

natura medesima beri, differenti

da

si

il

corpo è inferiore

(tale è la condizione di coloro, il

migliore partito che

perocché ha

fatti

i

quelli degli schiavi; que.sti

i

può

di

un padrone.

la loro diritta

doli agli uflìci della vita civile,

della guerra e quelle della pace.

— La

corpi degli uomini

ha

fatto vigorosi

cicnti alle opere grossolane della .società, quelli per l’opposto

incapaci d’inchinare

si

ò schiavo per natura. Per simiglianti uo-

è di sottomettersi aH’auloritù lo vuole;

all’a-

pres.se

,

ha

li-

suflì-

fatto

statura alle aspro fatiche, destinan-

che per

essi si

parte tra

le

occupazioni

»

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31 quello che deve essere o sarà

percezione immediata, perchè esso solo rende cose anteriori alla sua esistenza, e non è da quelle

tale è

;

ideale.

l'intuito

una

è necessario di averne

,

Ma

,

intelligibili

questo

è

intuito,

dono particolare deirintelletto, e per sua natura non

le

dato

al contrario,

un

pro-

ci

mette che una scienza limitata. Se l’occhio non vede che per

mezzo

del sole,

meno

rivelargli. Cosi

non è

lo spirito,

«

somma

In

gli altri

non iseorgerà che quello che

la

pure se

facoltà

di

il

sole vorrà più o

lo spirito

riceve daH’ldea, che

conoscere

il

bene,

sua cognì-

la

riesce evidente che gii uni sono naturalmente liberi, e

naturalmente

scdiiavi

e che per questi ultimi

,

la

schiavitù è

altrettanto utile che giu.sta. »

Aristotele nella sua famosa teorica della schiavitù era stato,

meno

esplicitamente preceduto da Platone;

il

l’ordine degli artigiani, rispondenti alle tre principali

nima,

la

-

la volontà

od

il

cuore, e la

aggravando Terrore del maestro, differenza,

che

vi

Questa distinzione

il

facoltà dell’ aAristotele,

sensibililà.

stabili tra gli

ha tra l’anima ed artificiale

comechè

quale stabili tre ordini

governanti, l'ordine de’ guerrieri , e

distinti di cittadini, l’ordine de’

uomini

la

medesima

corpo sfornito d’intelligenza.

era la più cattiva applicazione che

il

fon-

datore della logica astratta potesse farne.

Ma non

bisogna maravigliarsi di questo sofisma aristotelico. La

schiavitù era al anzi

una

anche

di

tempo

un

di Aristotele

istituzione sulla quale

si

fatto storico quasi universale,

fondavano

gli Stati greci.

smisurato ingegno, a fatica può elevarsi

nione universale, e trionfare

tutti

i

un altro una

tale assurdità,

nella rimota antichità

addivengono

nell’ età

che

si

Ora l’uomo

sopra

dell’ opi-

pregiudizi del suo tempo. Per la

legge del progresso, la credenza universale di

potuto prestarle fede.

al di

un secolo diviene per

dura fatica a concepire, come

Onde Hegel ebbe a

dire che quei veri

occuparono seriamente

i

,

i

si sia

quali

più grandi ingegni,

seguenti balocchi da fanciulli. Non pertanto la

dottrina sconsolata d’Aristotele ha ritrovato de’ partegiani anche ne*

tempi nostri, e dura tuttavia in forma d’istituzione negli Stati Uniti d’America, d’altra parte liberissimi.

— Coufobti.

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32 zione dipende dalla quantità dei raggi, che ella invia airocchio

E

espande nei mondo.

deirintelligenza

fino

concesse ancora all’uomo mortale tutto luce.

può quasi

Si

ai nostri giorni

ha conservato

il

che un solo raggio

di

dell’ingegno più

non

filosofia,

si

ma-

è

questa luce. La storia dopo di

ma

fonda che egli non abbia presentito: servare

il

bidarono

splendore. Se ora l’empirismo e la intuizione ideale

lo

compenetrano, aumenteranno di

Nasce ora

la

cognizione

ci

:

dizioni di quella

appariscono divisi

— Ciò

;

,

anzi

ostili

l’attività reale

c quel che è più,

luce dell’Idea, c

si

fra loro ?

modo

contrario alle con-

come mai

Aristotele chiude

contenta del

Da entrambi

tura inanimata, fino al

si

mondo

ammette un

mondo, e

umane sulla manca

il

istinto,

l’unità di questi

modo

di il

Ma

sa-

l’ugual gra-

futuro cangiamento delle condizioni

il

terra; tutte queste cose essi

due elementi

zione, e la sua perfezione l’altro

fine.

che

della na-

progresso delle generazioni e delle epoche

oltre a ciò,

e ciò che essa deve essere

questo, che

imperfet-

supremo grado deH'umanità e della

adopera efficacemente ad un

dazione nel tempo, del

Come

spiega solamente pel difetto del carattere storico

si

nella filosofia greca.

si

ma

e concreta della na-

contemporaneamente progredendo daU’infimo grado

pienza,

,

perfetta.

donde viene, che questi due modi

tura, anzi in parte forma lo Stato in

gli occhi alla

nel grado

la cognizione

una cognizione imperfetta, una questione

mai Platone non interroga

to ?

non potè pre-

egli

suo ideale daH’ombra di alcuni errori, che ne intor-

non faranno

di

non

ella

quale fino

il

produsse pensieri più elevati, una vita più ricca e pro-

lui

si

ad ora

splendore della sua

nome

glorioso

sublime, che mai siasi consacrato alla nifestato

lo

che allo stesso Piatone,

dire,

;

;

;

non

le

considerano. Cosi

cioè la condizione data

in altri termini

,

la

sqa imperfe-

e però la parzialità dell’uno o del-

conoscere è inevitabile. Platone sta fermo a perfetto

deve essere.

Ma

per lui la realità non

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33 ha alcun rapporto con quello, perchè

una cosa accidentale e priva può apprendere nulla da

essa,

co’ suoi difetti apparisce

di chiarezza



v’

:

cpperò egli non

è motivo di considerarla.

Aristotele al contrario sta fermo a ciò, che

il

reale

mette perfezione alcuna. Ondecbè per

lui l’obbietto

ed ultimo è appunto VimperfeUo. Cosi

egli

traddizione

:

la

natura

si .sforza di

cade

perfezionarsi

in ,

non am-

più elevato

questa con-

eppure ha in

sè stessa la legge di non poter raggiungere la perfezione.

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»

SEZIONE TERZA

I.'

ETHOS

DE' 6RECI.

Principio religioso dei Greci. Quindi idea antistorica del l'Kthos.

— Mancanza



Carattere oggettivo della

Abbiamo veduto che dritto di Platone



ed

Ethos esistente

dell' la

mancanza

mondo

del

e del-

— — Formazione libera degli — Mancanza del concetto del dritto personale.

della carità.

Oggettività dell’Ethos.

i

a

Stati.

greca.

filosofia

comuni

caratteri

quella

alla filosofia del

Aristotele sono

di

se ed estrinseca alla

|)cr

principio

storico



la

:

umana

causa

ragione

predominio dello

il

Stato sull' uomo, la cui fortuna, libertà e morale perfezione

viene a quello sacrificato. Soltanto ciò che hanno di loro questi

fra

sono,

due profondi pensatori, c l’opposizione

comune in

cui

antiche ed in parte colle mo-

in jwrte colle idee più

derne, basta a provare che questi punti della loro dottrina

non sono

ma

di

il

una

risultato di

serie particolare di ragionamenti,

una particolare proprietà del loro

spirito



della col-

tura della loro nazione.

Se

le

cagioni

che muovono

nella sua diversa attività in

condotte alla loro

mente

di

r intelligenza, e

Ora per

i

comune

considerare

le

un popolo

modi

origine;

la coscienza del

si

manifestano

è necessario

idee più elevate

Greci, gli Dei nella

e

devono essere

diversi,

,

che

ri-

principal-

egli

ha nel-

suo rapporto colla divinità.

loro personalità

non sono in

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\

35 veruna guisa

ad

sovrasta

i

supremi reggitori delle cose; e produce

essi

morale sta sotto

buono

l'

dei bello

,

gli

Ma

mondo

il

impero delle idee, ossia delle forme del del sublime.

,

cieco destino

il

avvenimenti.

destino e le idee

Il

senza

,

avere coscienza di sè medesimi, senza essere determinati da

nè determinare sè

altri,

mettono tutto

stessi,

movimento

in

e tengono Io scettro sopra gli Dei c sopra gli uomini. Questo

non è certamente

pensiero

più antico fra

il

pensiero primitivo dell’ umanità.

un altro,

narlo con

il

cumenti, tramandato vata

,

è tuttavia

anche

forse

fra

nuovo mondo

noi

come

non hanno

la

sua

della

sua onnipotenza: « Voi non dovete fare

solamente

io

sono

perchè

il

Signore

egli

e di-

»

Il

o

volle

lo

il

loro line.

suo vo-

il

l'impronta

male l’uno

il

bene ed lo

volontà

lil>era

umane hanno

ed istituzioni

Tutti gli ordini

all’altro, perchè

,

prototipo del-

fondamento che

altro

lere.

esiste

il

destini del mondo, c prescrìve agli uomini

precetti morali

ele-

comune

Dio personale è quello che

il

non è limitato da nessuna cosa, secondo ì

una forma più

in

sostanza della fede

la

l’uomo. Stando all’idea ebraica,

regge

il

parago-

di

che non credono alia loro origine

quelli

vina, può pretendere di essere considerata

I

non è

,

permesso

Ci sia

quale, conservato in antichis.simi do-

al

fra

tutti

proibì

male

il

giacché

,

soltanto l’Essere è quanto vi ha di più eccellente. Ora presso i

la

«

Greci

vi

ha una

credenza assolutamente contraria

vediamo espressa precisamente 11

bene non è bene, perchè

« Dei lo vogliono, perchè è' l’essenza

divina

in

prio del politeismo.

il

:

come

Eutìfronc di Platone:

vogliono

lo

bene:

modo anche

»

gli

Dei,

ma

,

ma

personalità stessa,

la

contenuto della sua volontà

potenze interamente separate

I’

gli

Questo è scindere

diverso da quello che è pro-

Vale a dire cke non solamente essa

divide in differenti Dei e

il

nell'

,

la

una

cosa voluta

il

,

si

volente,

sono due

dall'altra, stanti

da sè.

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56 e l’obbìetto del volere,

il

semplice prodotto, è posto al di sopra

del suo produttore. Imperocché quello che ai Greci apparisce

come

idea superiore a Dio, non è veramente

come

destino,

da quello che

altro

meta e

— Così

fine.

ha decretato, che ha

egli

ente libero e cosciente. Egli

è degradato.

si

mezzo a queste potenze separate, non paventa

più libero.

Egli

può da

volere, se

dire;

lui

lui.

r uomo

e r eroe

pieni di perìgli

stesse

s’

,

i

illustre

città natale

il

di

impe-

die

fatti gloriosi

il

Greco riconosce come

Cosi, secondo racconta

critica l’oracolo, per

i

consegnare

gli uccelli nidificanti

protetti

dal

aver dato alla

l’ospite

Per-

ai

nel sacro bosco,

nume. Da

ciò nasce la

che colla libera sua opera soggioga

,

e

debbono

gli eroi

1, p. S5, n. clix, edit. Firmin-Didot,

lib.

Cimeo

uomo

dell’

quanto

uomini sono sottoposti alle

a’ suoi Dei.

vile consìglio di

quali erano anch’essi

non

gli

,

e la misura che

,

ed oltre a ciò scova

grandezza

Dei

gli

Dei e

le loro sorti. Gli

Erodoto (Historìar.,

siani,

non

nè tampoco sdegnarsi

incoraggia ad intraprendere

perchè tanto

leggi morali

18àà), un

in

,

destino; perchè questo

il

pietà dell’uomo,

sua, osa anche applicarla

sua

un

l’uomo

è elevalo, ed è divenuto

Gli Dei poi sono dominati dalla stessa necessità

contro di

adempiere

Ma

di essere

non quello che non ha potere

non può muoversi a

,

si

come

prefisso

Ente supremo ha cessato

1’

il

libero destino, e quella stessa anima altiera ed ostinata di

Prometeo, che

si ribella

tere l’Orientale

agl’

immortali Numi; nel qual carat-

non vedrebbe certo

la

vera grandezza

,

ma un*

orribile cosa.

Ponendo

al di si

non

idee

sopra degli

smarrisce

intelletto,

storia altro

è

che

di

il

Dei una necessità

prodotto

potenza il

cieca e

principio

dell’azione.

senza

storico.

non sono, se non come una qualche cosa che

eterno ed

eternamente

;

in

loro

non

hawi

La

destino e le

Il

è

ab

deliberazione,

non azione, non progresso. Nel Giudaismo non

solo

i

de-

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37 stini

umani manifestano una

d^tini.

NegU avvenimenti

storia

r archetipo

tutto nasce

apparisce

di

,

La narrazione ebreo-cristiana nel

perchè esso è

ogni tragedia,

chiuso in sè stesso

relazioni

fonte

,

che

si

dell’Ethos,

stesso che accade

a

dairefletto reciproco

come un gran dramma meditato; come

na. Gli stessi precetti morali sono ideale

anche chi regge questi

dciruomo verso Dio, e dcirazione non meno

libera di Dio sopra gii uomini. ci

ma

tutto è previdenza ed apparecchio

una determinazione futura; della libera azione

complesso

,

come

,

formano

una

fuori di lui

la tragedia divi-

Non

storia.

norma

regola e

ma

;

evvi alcun

delle diverse

colui che è la sola

comparte ad ogni avvenimento, nel tempo

una legge sua propria ; perchè non accade

,

cosa alcuna in cui non sia presente la sua volontà. Jeova or-

dina egli stesso dove

una

— direbbero

debba esterminare, dove risparmiare. rifiuta

moderni, disumano.

il

esista

nondimeno l’Ethos

Ebrei non sarebbe compiutamente esplicato, anzi nèn

potrebbe mostrare quello che in esso vi ha di più essenziale,

mancassero

se

le prescrizioni

e

informano e costituiscono tutta pure qualsiasi storia

,

i

comandamenti

la loro storia.

piono tutti gli avvenimenti

,

e la

una forma del tutto nuova, e per brata.

La libertà

di

maturano e com-

si

lo innanzi

solamente adom-

nel governo e nella predistinazione divina, toglie

contraddizione della disuguaglianza fra

diceva nondimeno: «

gli

che

legge prende un’altra forma,

il

principio ed

e l’annunziatore della verità, mentre fondava

a compiere ».

individuali,

Epperò esso, come

non può esser esposto se non per via

narrazione. Finalmente nella redenzione

la

comando incompren-

— E quantunque

istituzione e legislazione stabile c certa,

degli si

i

si

anche chi

L’ira divina colpisce sibile

— Lo

io

spirito

fine;

ma

greco al contrario vede succedere

avvenimenti, senza essere indirizzati ad un fine;

perciò appariscono

il

un regno novello,

non son già venuto a distruggere,

come una continua ed eterna

i

quali

ripetizione.

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38 archetipi e con essi

Gli

di on-

queste furono rispuardate

come im'emanazione

introdotto

dai barbari

mondo greco ed anche

al

ro-

parla di libertà nell’antico incivilimento, non s’in-

tende parlare della libertà personale,

rispetti

la

«

sentimento della personalità,

nella civiltà europea, era incognito

le

possono ricercare,

si

giusto consiste

il

Fra tutte

Platone.

di

che secondo

zioni

del

Ora

l’idea

.se

compatibile con

gli

ma

politica

Stati greci,

della libertà politica, della di i

l’iatone (juali

si

era sotto certi

fondavano sulla

schiavitù e sulla conquista, essa è affatto incompatibile con gli stati della

moderna

Kuixtpa,

fondarsi sulla libertà

i

quali

del

si

lavoro.

fondano,

od almeno aspirano a

Kpperò sono biasimevoli coloro

i

quali, disconosciuta la natura dell’uomo e la differenza tra

e

la

nuova

civiltà,

foggiarono degli

glianza di quelli di Platone.

l’antica

ordini politico-sociali, a simi-

— Conpohti.

kk che

ciò il

male

che

debba bensì

si

Laonde per

ai nemici.

sauro)

il

nel senso

dritto

Platone, esaminando più pel sottile questo prin-

trova

cipio, vi

di scoprire in queste parole

Romani, c quindi

dei

tribite

Ma

moderno.

Crederemmo

spetta ».

gli

sauro cuiquc

le

bene

far

agli

amici,

non intende già una cosa

l'uomo a suo talento

di cui

disporre, appropriarsela, o rimanersi dal farne uso;

possa

una cosa che

lo

concerne

non può essere

nemici

;

e però non è

il

male

nemmeno

dritto

secondo

tutelatrice,

la regola

del

diritto

romano,

compensativa.

la

Questo è

il

carattere oggettivo dello spirito greco: l’Ethos ab-

braccia tutto quanto

il

mondo

oggettivo, e richiede

perfezionamento deH’uomo individuo,

na

somma, non ha luogo

ricevere del bene. Qui, in

la giustizia

ma

dritto dei

ma

secondo una norma di-

di necessità,

versa dalla sua volontà, anzi contraria a questa. Patire

degli amici

ma

(tioos^xo.

parole « ciò che spetta »

attività

non deve

Fai

il

non già

il

suo proprio, e l’uma-

nessun punto esser determinata sempli-

in

cemente dal proprio volere, ad esso sovrasta.

ma

ma

universalmente dall’ordine che

stesso carattere è nella scienza.

Tosto-

chè rintelligenza è travagliata dalla questione generale sulla cau-sa

e

delle cose, ella

sul fine

non

si ritira

in

nessun modo

nella propria intimità del pensiero, pci' trovare cosi la risposta

a lutto

che

ciò

esiste

nel

mondo

esteriore. Ella

si

rivolge

continuamente

al

grande abbietto che

che

la

circonda, e che ella apprende e raccoglie

l’universo

in sè stessa

be

,

sta dinnanzi

,

al-

con nativa contemplazione. Ella ricerca l’unità

e la connessione che in quelle.

le

è nelle

cose,

l’idea

che è

impressa

Ella non ha la pretensione e, volendo, noi potreb-

di cercare

una soluzione prima

di

considerare a ciò che

deve essere spiegato e compreso. Perciò

la filosofia

cede liberamente c piena di

si

vita.

Essa

greca pro-

appropria tutta la

ricchezza del crealo, abbraccia tutto ciò che avviene sotto

i

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45 occhi

suoi

nascere e

il

:

crescere

il

il

,

mutare e

perire

il

delle cose in tutta la varietà e mobilità, che è propria della

mondo, che essa ricono-

vita deU’universo. Epperò da questo

sce fuori della ragione dell’osservatore, doveva anche giungere

ad un principio del mondo medesimo,

fuoco, fine della natura cipio

,

idea.

una proprietà ed una

che ciò stima necessario

secondo che

quale esistesse fuori

Essa attribuisce a questo prin-

forza attiva

particolare,

alla spiegazione del

richiede

riflessione

la

il

ad un principio oggettivo: acqua,

della sua propria ragione,

do, e stando semplicemente

alla

secondo

mondo, e non

senza o.sservarc

sua propria natura

mon-

il

c

non

a quella del mondo. Nella moderna cosi egli trova

Da

ciò nasce

personalità.

il

il

filosofìa

il

pensatore

si

ritira in

sè stesso

;

principio soggettivo, la sua propria ragione.

formalismo.

Ma

egli trova in sè

E quando mmdimeno

anche

libertà e

vedesi alla fine costretto di

riconoscere di nuovo, l’esistenza sostanziale ed esterna, non la

potrà più considerare a

damento

modo

dei Greci,

come

nell’idea o nella legge di natura,

della libera attività di

ciò

che ha fon-

ma come

1’

opera

Dio

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.

APPENDICE

AL LIBRO PRIMO

(I

L'epoca del

ROMANI)

mondo romano contiene

della coscienza giuridico- politica

ordine giuridico,

il

:

morali, non può però nè piegare dei casi particolari

senso

subbicttivo

tempi

ai nostri

,

)

in sè

cioè tanto

un gran progresso pensiero del puro

il

quale, quantunque determinato dalle idee

quanto

;

come

il

nè cedere

ai

molivi morali

pensiero dei diritto (diritto nel

quale non

il

,

cioè

il

ci

apparisce ancora

come

pensiero del diritto che è per

natura proprio deU’uomo (tanto nel vero quanto nel falso significalo)

,

ma

semplicemente come quello del

cioè del diritto che

dico (1).

(1)

che

si

I

Ma nondimeno

l’epoca del

mondo romano non

Itoaiaoì signiGcai'ono la giustizia obbiettiva

deriva da jubere, parola di

opinione

dell’

diritto acquisito,

compete all’uomo, secondo l’ordine giuri-

autore che

i

comando

;

con

la qual

Romani riguardavano

il

la

ci

pre-

parola jus,

cosa rafforza la diritto, qual

por-

tato dalla legge giuridica, qual conseguenza dell’ autorità imperiante.

Per l’opposto, nelle principali lingue viventi, tiva vien siguificata

con una parola, che

si

la

giustizia obbiet-

riferisce

ad un’origine ra-

zionale ed anteriore ad ogni legge positiva.

Ed invero

nella favella

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hi senta ancora verun progresso della coscienza, intorno

menti ideali del diritto, vcrun progresso della I

Romani

tura greca. in questo

filosofia del diritto.

non fecero che appropriarsi

altro

Cicerone,

ramo

il

fonda-

ai

quale è primo fra

risultati della col-

i

gli

romani

scrittori

della scienza, attinse tutte le sue idee ed

principj da Platone ed Aristotele, senza

i

suoi

mai aggiungere un pen-

siero essenzialmente nuovo. Quello stesso pensiero che viveva

nella coscienza nazionale, cioè lo

egli

fa ne' suoi

in cui

,

non

e

si

accorge

filosofia

egli

non

nemmeno

Le ricerche che

trova coi Greci.



di

scrìtti

diritto soggettivo,

il

eleva a cognizione scientifica

della opposizione

del diritto e di polìtiea (4)

trattano diffusamente soltanto delle due questioni

:

della esi-

stenza di una legge morale naturale, e della migliore costituzione di

uno Stato. Egli

sostiene,

come

già aveano fatto

Greci,

i

,

la esistenza di

una legge morale

chiama

italiana, la giustizia obbiettiva si

nell’alemanna

di natura {lex aelerna), special-

che va direttamente razione,

al fine; ciò

nella francese droit

la linea retta,

che rectum,

che debbe

salvo quella della cosa stessa

procede come

diritto-,

;

Rccht-, nella favella inglese rigkt.

Diritto, droit, Itrrht, right è io stesso

;

farsi

il

quale indica ciò

senza altra conside-

infine indica

che

il

diritto

a differenza del delitto che devia, che

procede per vie coperte ed oblique. Non dobbiamo dissimulare, che questa etimologia della parola jus, ripugna a quella che ne diede profondi.ssimo Vico,

il

il

quale derivò la parola jus da Jous, che in an-

tico significava Giove. Il

cavaliere Nicolini,

il

quale con felice successo applicò la filologia

alla legislazione, accettò cotesta etimologia.

dissima riverenza che abbiamo

teniamo bere,

all'

come

all’

opinione di coloro,

quella che ci

'1

Nicolini: prò. pen.

considerano qui specialmente

ttepubtica et

De

— A malgrado della gran-

autore della scienza nuova, ci atquali derivano ia parola jus da ju-

sembra più naturale e spontanea.

Vico: de un. univer. jur. prin. e (1) Si

i

le

— Vedi

— Conforti.

due opere

di

Cicerone; De

Legtbus.

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48 mente contro

lo scetticismo di

Cameade: ma

procede sol-

egli

tanto sui generali, affermando cioè che la morale sia qualche

cosa di vero e di sostanziale, e non e

non va

si

;

;

la esi-

che pure sarebbe

il

romano. Anche

romana

costituzione politica

particolarmente

giuridica naturale

stato di tanto rilievo al

prudenza

l’efletto della

sino a considerare anche

una legge

stenza di

sue ricerche sulla

le

fondano nella scienza politica dei

Greci, colla sola differenza che Cicerone, conforme allo spirito della sua patria, riesce a dichiarare che la costituzione mista

(poiché tale egli reputa la romana) è la più perfetta. tica degli stoici

maggiore

ha acquistato presso

realità pratica,

riguarda piuttosto dizioni

sociali

,

In essa

politica.

Romani

che una vera forma

lato della morale,

il

problemi della

i

i

il

l’e-

una

scientifica.

Essa

che l'ordine delle condiritto c della

del

filosofia

potrebbe notare soltanto

si

umanità universale,

Anche

piuttosto

il

tnoimilo della

quale fu applicato ne’ tempi seguenti^

particolarmente al senso morale (p. e. Seneca, Marco Aurelio);

ma nondimeno non nè

tica,

giunse mai ad informare nè

Per

la

c

losofici

qual cosa assai più importanti che politici

dei

delle idee del diritto, idee, e in parte tivi (1).

sono

modo

il

,

Vedi I

(2)

«

rotti

li

tomo,

1

giuriconsultl

generazione ,

le stesse

di

specialmente

Sull’ essenza del dritto

(1)

ni

Romani, pel progresso

gli

liberi

d’

sez.,

uti-

fi-

forme giuridiche

di

queste

intenderle dei giureconsulti posi-

nell’

romano

p.

scrittori

storico universale

Di ciò abbiamo trattato per disteso in

quest’ opera «

la vita pra-

modo, che ne venisse qualche

la loro dottrina in

alle istituzioni giuridiche e politiche.

lità

appendice »

(2)

,

al

altri

luoghi di

dritto privato

possiamo

e

perciò

393.

romani vennero descritti da Pietro Giorda-

uomini nuova

sotto mostruosa

,

ammirabile ;

tirannide

;

dotti

intrepidi

,

incor-

e sapienti in molta

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49 passar incontanente al periodo più vicino a noi, che

ci

pre-

senta delle idee scientifiche realmente nuove, cioè alla filosofia del

dritto nel

medio evo.

ignoranza universale; virtuosi e magnanimi in popolo abbietto e corrottl-ssimo; con. che oggidì è una parola segnata solamente da coloro,

così

una ve-

d’oggi

al di

si

non è opvivamente

separazione della d' ordine,

che o partecipano

è in-

essi stessi

a

questo difetto di fede, o non sanno rappresentarsi uno stato di cose diverso

da quello che

li

circonda.

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,

SEZIONE SECONDA

SCBITTORI 6EBn« NICI. Tommaso

d' Aquino.





Elemento

aristotelico

Evo

Idea dell’ etica



Connessione di entrambi

L’Etica del medio evo

,

mente rappresentata dalla conosce

Tommaso

lex naturalis

gubemativa ragione

Questa

creazione (

arlis

,

Romani, e

lo

Ma

d’

Aquino,

ri-

oltre

ha

,

vel

qualunque

la

il

).

(

e

universi

governativa

in

dall’ antichità

lex (eterna

La legge eterna è

mondo,

totius

a ciò accoglie ancora

trasmesso

combina con quello. Perciò

distingue la legge eterna (

ordina e governa (

— allo

può riguardarsi esatta-

quale

la

concetto di una legge di natura

e spezialmente dai

ratio

Medio

essenziale

teocratico

suo principio supremo in un Dio vivente, in confor-

il

naturale

politica del

Dottrina

Somma dil.Tommaso

mità del suo fondamento cristiano. il



Elemento cristiano speculativo principio

medio evo.

del

spirito

— Il

risiede

in

nello

mente

)

e la legge

la ragione

spirito

divina

che

divino

existens).

sé stessa e in rapporto alla

natura di un’arte, di un tipo, di un’ idea

exemplaris, nel idea

),

nello stesso

artista esiste anticipatamente

il

modo che

in

concetto della sua

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58 opera nico,

quale però vuol essere

la

(

non già

umane che

muove

essa

natura di una legge. Or la « partecipazione »

quanto riguarda

legge

la

dell’

meta

naturale

uomo a questa

la distinzione fra

il

dal

rapporto

in

stessa

alla

presa

qui

ma

dallo estetico )j

ha

,

buono e

il

tiva esiste diversamente nel regolatore

l’uomo

non è impressa

essii

),

la

non è che

altro

,

per

cattivo, o la

Ma

essa

non

perchè la ragione governa-

riesce uguale alla legge eterna,

(

azioni

altresi

legge eterna

impressione » della luce divina sopra di noi.

«

lato* tec-

alle

(

Dio

)

c nel regolato

uomo che

nell’

un grado

in

e in una sfera limitata, spezialmente nel suo stalo di deca-

denza.

Ma

tutta

cognizione e

la

vocazione

morale che

l’effclto di

quella legge

la

l’uomo ha da natura, non è se non eterna che è in Dio.

Ora

conduce a quest’altra questione

ciò

:

quale è

la

:

volontà di Dio in sè e nella sua sostanza non

è soggetta alla legge eterna,

Ma

tica cosa.

la

volere.

Laonde

gimento del

),

in

quello che egli vuole nelle

è sottoposta alla legge eterna, in

volontà divina è

la

ma

vera origine

Certo qui

di

in

un motivo

c

sapienza

si

a questo

i

risultato,

una

alla

regola

della

ragione

vede profondamente riconosciuta

divina

;

ma

però

si

volontà colla

viene con questo a

introdurre una inammissibile separazione, fra

volontà divina e

questo

ogni precetto morale nella ragione e nella

sapienza divina, ed altresì l’unità della divina ragione

di

sè e per sò stessa

relativamente alla creazione c al reg-

mondo, è sottoposta

est rationabils ).

la

è con essa una stessa ed iden-

esiste nella divina sapienza

cosa colla ragione,

(

ma

volontà di Dio

creature {circa crealuras

quanto che

rap-

il

Tommaso

porto di Dio con questa legge in lui esistente? Qui distingue

la

sostanza della

decreti divini; la quale nel progresso

che

la

mena

sostanza della volontà, cioè la legge

eterna che è in Dio, apparisca semplicemente

come una

re-

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59 gola

suprema

come un dato senza alcuna conclusione

,

che più tardi è realmente avvenuto. Ora questo è

;

il

filosofi-

,

camente parlando, tanto meno fondato,

in

maso non

sostanza della volontà

|>onc la legge eterna,

come

divina,

suo ordine cosmico

il

la

(1). In

a certi molivi

presso

ralio

(

coloro che ne fanno

veci

le

modo

quanto che qui Tom-

si

divino, ed

mentre

);

l’uomo è sottoposto

,

la

questo

decreto

interna libertà del

fatto

o

Dio,

ma come

viene a

menomare

l'essenza eterna e la santità di

subordinarla af-

a

come vedremo

,

alla volontà di

come

,

una volontà

ad

ap-

in

Dio, e quindi

di

senza

ragione e fondamento.

È rale

quindi evidente che in questa dottrina, per legge natu-

non s’intcndc

rale,

I'

trapposta alla legge

uomo

per

via

diritto posilipo.

Quindi

Tommaso

in

dal lato della sua positività

umana,

dritto

il

del

tratta

rapporto

del

nostro senso, c non può di

(t)

Per

la

più esalta

quest' opera, 2. (9)

ancora

Anche si

fa

così:-

tona.

nel lib.

ogni

la

è con-

perviene al-

Tom-

questo

umana

legge

solo

,

in

(

lex

quanto è

dritto è preso soltanto

contrappone

di

,

una

alla morale,

vita speciale.

positivo ,

col

ma

Non

naturale

nel

soltanto

del

precetto morale naturale, c

U'gge positiva {lex humana)

eli

questa

questione

si

non è

raffronti

1.

de reg, prfne.

distinzione

la

ma

esso trattarsi

intelligenza

lib.

lo

drillo

rapporto delle leggi positive col viene espresso

mo-

o vugliam dire della sanzione

,

e solo da questo lato ei

e non dal lato di un contenuto SI

il

,

:

e

Per

(!2).

terza legge

QuesUt comprende

).

umana

Dio

in

rivelazione

la

Se non che qui

nella natura

che è eterna

,

della

maso aggiunge ancora una fiumana

propriamente soltanto

Cicerone.

Etica in

immanente

legge morale che è

r

ma

dritto,

il

appunto come

fra

diritto c

lib.

t

cap.

lif.

si

vede che non

virtù.

6

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)

60 che l’etnanazione della legge morale naturale (secundum qxum disponwUur, qua

in particulari

non

è giustificata, se non

altra parte la legge positiva

prendere tutta quanta prohibere palesi

),

la

non omnia

è

vi

per mezzo

Ma

della morale;

umana

dell' autoritù

se a

Tommaso

morale e del

umana ed

che spetta alla virtù

per ciò

Così fra le virtù

pone come principale rendere a ciascuno

il

della

ha però un certo presentimento,

all’elemento specifico del diritto (epperò

subbiettivo).

Come

e del reggime penale.

rapporto alla legge e alla vita pratica

in

dritto,

sebbene assai indeterminato,

umane

egli

dal

giustizia, c questa per lui consiste nel

la

suo drillo con eguale misura

(

aqualilas

caratteri specifici di questa virtù della giustizia,

guenti, cioè

verso

gli

ch’essa riguarda e

:

altri (ad

perciò non

si

lo

comprende soltanto

fiat)

ed ha per oggetto

non comprende

considera, se non

le

la

quale domini

come oggetto

Il

giusto c

E

così

naturale

e

:

le azioni

,

o

esterne e non

Quindi

il

dritto ci

della virtù, cioè della na-

come cosa che ci

li

positivo;

particolare stia

la

da

una

dichiara

comprende ancora il

le

or questi sono evi-

come una legge

dritto ( jusltim et jus

c medesima cosa. dritto

umana

la vita

le azioni

passioni

propri del dritto.

tura morale dell’ individuo, e non

il

se-

i

alterum) e non le azioni verso sè stesso; che

tutti caratteri

il

).

quali la

i

occujja punto dell’intenzione (non considerato, qua-

ab agente

interne, e perù

dentemente

lato

annovera, ed anzi

distinguono dalle altre {proprium hiter rirhtles), egli pone

fra

la

dritto positivo

il

sfuggiva interamente la differenza

(cioè dal lato oggettivo), ei ne

non

vilia

differenza alcuna

non è che una sanzione parziale della legge morale,

altro

liter

per

com-

non può

) (

e

)

Ma

tale.

per la moltitudine,

fatta

non

Laonde

l’idea del dritto e quella

humana naturale

legge

perchè essa è

cui virtù è imperfetta. fra

quanto essa è lex

(

natura continentur

'in lege

in

sè.

sola

distinzione

vale a dire,

ciò

che

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,

,,

61 spetta ad alcuno,

o per la natura della

da coloro cut appartiene, o

stato così stabilito è per lui giusto:

cosa^ o per

e quella

legge

della

tribunale (judirnm) egli non lo considera,

il

stituzione,

ma come emanazione

nemmeno

ed ordina 0

verso le

In quanto

uomini

altri

gli

azioni rivolte al

modo che a ciascuno essa è

giustizia

ed ordina

il

suo

il

(particularh).

particolare

un tempo

la

altre,

La

che

ogni

qiuetizi» legale altro

,

scopo che

poiché

le

comprenda

tutte nel

la stessa

il

quale è

cosa che

legge

la

(

per

le

virtù

celesti

il

fine

anche appellare

Essa perciò devesi

anche

scopo e

lo

terrena

non

)

bene comune. Nella stessa guisa

il

virtù universeralionetu

Dante

I

terra

in

et

Ili, p.

Italia,

in

henedirtio

infumi il

suii,mi pontipcis

forse fu Titigeguo più smisurato che sorgesse

Aligliieri

anzi nel

del filosofo.

mondo; ma mentre

tutti

riconoscono iu

lavori di parecchi scrittori, e specialmente

1

e del Giuliani, il

intesi

velame

a far rilucere la dottrina

quali

.\

la

i

l'

in

gran-

deH’Ozanani

diesi a.scondc

come Dante di

encomiano,

;

e

però

(lerchè cantò

dimostrare rpianto rUighieri fosse profondo nella scienza razio-

quale

di

unicamente

la

grandezza

melodia del paradi.so.

nale, basta rinieniorare

U

lui

la

suoi coetanei per concetti filosofici

i

s'ingannano coloro

con

filo.-

prevalga un’ altra

insi(!ine

principio

il

come

considerandoli

divisione fatta da PulTcndorf e

Wolf

Diritto naturale in tre classi di doveri, ed anzi limita la

del

sua disciplina dieUo

nendola

essi

in

soltanto

primo luogo i

dritti,

per

doveri,

dei

ma da

come

il

movimento

universale

delle

Kant, perchè egli già più volle sostiene

delia

,

specialmente

proprietà, sia in quella

Wolf relativamente Episodio,

che

ci

del

alla filosofia

ricorda

il

del

tempo

si

deti-

tratta

dedurre da

poi

modo

per tutto e a

principio decisivo nel drillo

Gundiing,

e

mlwali. Egli non

medesimi. Nello stesso tempo

dei dritti lui,

Tomasio

di

teoria dei doveri roattki

la

nemmeno

orme

le

principio

di

vede idee

anche

diritto

La

non

il

deduzione

sia nella

contralto.

in

conduce a

essere Ut volontà

teoria

è

di

che un

trascorso fra Tomasio

e

Kant.

Ma mentre stema perchè vincoli

a questo modo

del Drillo

naturale,

giustamente

che legano

il

si

si

sviluppava e prevaleva

non mancò chi

riconobbe

mondo umano

come

vi

si

si-

opponesse,

sciogliesse

a Dio.

il

Di ciò

lutti si

i

occu-

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Ì06 parono

mente

Seldeno

c Cocccio

non potevano nè

(1)

e

;

far notare l’intima

mondo da

questa separazione del

appresso

più

Ma

morale anche Crusio.

alla filosofia

relativa-

questi avversari

eagione deU’errorc e

Dio, nè tampoco darci

qualche teoria che ctonservasse quei vincoli c fosse ficamente soddisfacente.

Seldeno non vuol

fondare

di

una

scientiil

Dritto

naturale nella semplice ragione umana, perchè trova in questa il

difetto di

una

facoltà creativa, c mostra

opposizione che

1'

è nella ragione di diversi uomini e scrittori teorici, ed arguisce

da tutto

la

necessità d’un autore

Ma quando

sanzione del Dritto naturale.

non dice

londarlo,

altro

supremo e d’una suprema

che questo:



egli

fa

si

stesso a

legge naturale de-

la

rivante da Dio ha due parti essenziali, una obbligativa ed una permissiva; l’obbligativa consiste in ciò che patti c alle costituzioni

deli ai

si

debba restar

politiche, alle quali gli

anche hanno acconsentito come per contratto

minnm ciò

in

civililer milis slanduin);

formtUis

che

la sfera

lasciata libera

mini determinare in modo senso

(2);

dal patto

ma

tale

(

ex

la

siviplici

jaermissiva consiste

per

via del

forza obbligativa

hoinimm

mutuo

(I)

rum

comandino

inlìibere).

ciò

Seldenus de jure naturali et gentium IGàO c in ispccie Lib.

paucutac «

et

non nasce

mutuo consenso

in sè (ea' roiMcnsii

Finalmente per mezzo della rivelazione

I,

de principio juris natur. 1699,

(3)

che è libero

cap. 7 e

Ileiiricus

nelle

Cocceius

seti

poeto,

conslilulum sive

est,

diss.

sue Positiones

tirotianis prannissac.

Simutalque ex ejiismodi permissione quid ab hominibus

cocrcitum, vetituin,

la

ju.xta disciplinam ebraeo-

8.

e specialmente

generalissimac prarleclionibus

« serant ipsi sire

uo-

loro con-

ratione et cotisetisu),

dalla permissione di Dio che essi mediante

proibiscano, o

«

la

può anch’essa dagli

obbligatorio

nel qual caso però

come

si

fe-

uomini

(paclis oc regi-

ad

iltud in

deditione, sivr aliter,

sociatis

quod sic constnobservnndum

« obligalos esse, »

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207 scrittura

manifesta

ci

divine, che sono universalmente

le leggi

una parte

e assolutamente obbligatorie. Seldeno combatte così del sistema del Dritto naturale, gli

stessi

di Dritto naturale sovente di

scrittori

concedevano che l’obbligazione ha

damento senziali

in Dìo, c

innanzi tutto

che

pregio

patti

i

al

sono

i

immediatamente

quanto agli elementi

,

naturale:

ogni

fonte di

la

buon grado

suo ultimo (remoto) fon-

il

quello del Dritto

ha sugli

egli

gine divina di tutti cetti

suo risultato

il

coincide con

,

meno importante; mentre

la

es-

che

cioè,

L’unico

dritto.

è che attenendosi airori-

altri, si

morali precetti, può rivendicare ai prerivelati

grado

il

elevalo

più

,

mentre

contrario sono lasciati interamente da parte dai puri mo-

ralisti

razionali.

Cocceio nella polemica concorda essenzialmente con Seldeno. Kgli

non

trova nell’

sociaie

ragione una forza obbligalim

umana

meno

(sebbene ciò dica

,

e

esplicitamente) nel principio della vita

e pacifica un contenuto necessario dei precetti. La sua

propria teoria che contrappone a questa è più meditata e precisa di

quella di Seldeno.

a principio

perfezione

dell’

essenza

divini

(

non



non

e

solo

mezzo

pef

ed opere, e dalia

atti

vi

rivelazione), e da questo

zione della

mente

volere divino che Cocceio eleva

Il

deve conoscere dai suoi

si

di

alcuna men-

fa

si

volere

deriva diretta-

un patto o

una

di

deduzione da un principio semplice che deve in sè tutto com-

prendere



lutti

proprie azioni, cessità i

diritti

della

preeetti del Dritto naturale; la libertà delle

i

divieto

di recar

comune

fra

il

vita

chiarazione della

volontà

ereditario nei figli, l’autorità e si

gli

che nascono da quella,

il

,

danno

uomini gli

agli

,

ne-

communis) c

giuridici

la disposizione del stto

la patria potestà

la

altri,

(societas

effetti

,

della diil

dritto

la necessità dello Stato,

potere del sovrano. In questo senza dubbio Cocceio

oppose realmente aU’errore

di

quel sistema; cioè, a quel vezzo

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,

:208 di sillogizzare in ogni cosa e di fondare l’ordine giuridico nella

volontà e nel contratto umano; ed è senza ragione

che

gli si fece di

non aver dello

il

rimprovero

non quello che avea

altro, se

in-

segnato Putfendorf, perchè anche costui riconosce la ragione

siccome un’opera liazione fra

non

guire in

volere divino

il

(i

si

primo luogo manca quella conci-

suoi

atti, la

nei

comprendere

in

sua perfezione) e

i

ri-

contenuto di questo vo-

stessi

modo

opposizione

Tautorità

,

(il

sovrana

assolutamente poco

anzi

positivo,

di quest’ordine

e simili) sono intesi in

,

1’

,

ecc.;

ordine

contribuì a farlo

una maniera più profonda;

stabilito soltanto in

ed esalta, che

figli

non comprese

egli

elico c giuridico in sé

damentali

il

vede come dalla perfezione divina debba conse-

dritto ereditario

secondo luogo

tale

in

che Gocceio insegna essere

sultati lere;

il

Ma

di Dio.

tutto è

da

e gli stessi concetti

lui

fon-

concetto del dritto, della facoltà

una forma mollo meno soddisfacente

in

Grozio e nei suoi più distinti seguaci. Perciò al

fatUi

Dritto naturale

riesci

interamente

infruttuosa e inutile.

Le

altre obbiezioni

,

specialmente quelle che

e

gli

mosse

contro l’autore dello scritto, in quel tempo molto encomiato c
cricnza. Ondechè ogni nostra cognizione è una

cognizione sperimentale; e al di là deU’csperienza possibile

,

c

quindi delle cose soprasensibili, che non fanno alcun effetto nei nostri sensi (Dio,

la

libertà),

non possiamo avere

in generale

alcuna cognizione. .Ma v’è ancora di più! Anche questa nostra cognizione reale, c perciò la cognizione sperimentale, non è

vera

;

perocché

noi

1’

acquistiamo

soltantó pel

mezzo

delle

nostre due intuizioni sensibili spazio c tempo, e queste non sono

che pure forme immanenti (soggettive) reale (oggettiva).

Non

è già che

si

in noi,

senza esistenza

|)o5sa porre in

dubbio

la sus-

sistenza delle cose, anzi al contrario senza di essa noi non po-

tremmo

in

generale avere impressioni sensibili e

nemmeno

al-

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2H Ma

cuna rappresentazione (Vorstellung).

non è conosciuta, perchè

cosa in sé)

non esistono intuire,

se

nel

nello spazio e

non come

le

tempo

,

apparizioni

)

,

ma

oggetti del nostro sapere sè),

si

nostro

conformano

modo

somma

di

,

non

e

esistenti nello spazio e nel

nostre cognizioni non contengono

le

stazioni

vera natura

la loro

non

le

modo

possiamo

le

tempo. Perciò

che fenomeni

cose in

(

manife-

E

gli

oggetti

in

stesse.



non

(naturalmente

al nostro

gli

conoscere, non

di

(la

cose (oggettivamente)

già

conoscere agli oggetti. Per conseguenza

il

la

è questa: noi non abbiamo nessuna cognizione delle

cose soprasensibili, e la nostra cognizione delle cose sensibili

non è vera, non

si

ci

dà che

rimedia anche col dire

gione teoretica, cioè, a conoscere

fenomeno, non

:

e perciò

dove

oggetti

egli

come

il

Ma

si

e del tempo,

ma

leg^.

cioè,

Esiste,

La ragione

che non esistono,

(azioni),

manifesta come dovere (obbligo), trova

fine,

senza

che abbia bisogno d’impressenza

mezzo dello

il

spazio

semplicemente ricavandoli dalle sue proprie in noi

un precetto del Bene, che non

viene daircspericnza, e che

ci

comanda

riguardo alcuno all’esperienza, cioè, piacere che ce ne possa derivare,

amore del bene:

lui.

pensiero in quanto che intende a

degli oggetti

sioni esterne sui sensi c perciò

è

cosa in sè.

Tutto questo vale soltanto della ra-

che esistono fuori di

gli oggetti

pratica al contrario, cioè,

al

la

del jrensiero, in quanto che egli intende

produrre egli stesso

questi

il

sarebbe un rinunciare a qualunque cognizione. Però vi

questo

«

di fare

al successo,

ma

ci

bene senza

il

all’utile,

semplicemente per

un imperativo categorico

».

E

però questa

una cognizione razionale pura. Da questo precetto assoluto

del

bene conseguono anche

puramente a

la

libertà,

l’

immortalità

priori; la libertà, perchè senza di essa

sarebbe assurdo;

quaggiù

la

V immortalità o un

ricompensa e

la

mondo

c Dio

un precetto

avvenire, perchè

pena non tiene dietro aH’adem-

DigitizedSjy

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212 pimento o

alla trasgressione,

il

che

deve esigere; Dio, perchè senza

ragione necessariamente

la

lui

di

la

ricompensa e

pena non potrebbero essere poste realmente ad gione pratica pertanto è zione razionale

(

ha luogo

in cui

sfera

la

realmente pura

effetto.

giudizi

la

La ra-

la cogni-

a priori

sintetici

);

e però per mezzo di essa solamente noi acquistiamo una scienza delle cose soprasensibili

sono

le

avendo

È

sole il

vere

,

e oltre a ciò le cognizioni pratiche

e sicure

,

mentre

cognizioni teoriche

le

evidente che questo difetto di veritù in qualunque

ricnza>

il

dubbio,

quale Kant pone

ma

suo sistema.

come fondamento, non

un'asserzione positiva c sicura, e

sin dal principio

come un

Quindi

,

non sono vere.

loro contenuto dall’esperienza,

è

ci si

cspe-

un puro

manifesta

carattere particolare e proprio del

conviene mostrare

da che mai

,

venne condotto a questa asserzione, perchè

Kant

sia chiara l'essenza

della filosofia critica. Il

motivo nel quale essa

tempo e

lo spazio,

ma

fonda

si

specialmente

è

,

supposto che

il

tem|)o, altro

il

che un' intuizione soltanto della nostra propria quale intuizione niente corrisponde neità della intuizione del

da

ciò;

che

il

tempo

sensibilità,

nell’ oggetto.

tempo Kant

il

non sono alla

Questa erro-

deduce, a dir vero,

la

non ha veruna esistenza

sussistente

ed inerente alle cose, e non è neppure un concetto astiatto;

ma un

tale

ragionamento circa un elemento particolare della

cognizione, è impossibile che sia

ma,

il

il

motivo interno

quale fonda una nuova epoca della

argomento Kant avrebbe potuto negare

filosofìa

la

.-

di

Con

un

siste-

lo stesso

verità e l'oggettì-

vità anche a tutte le forme logiche (principio e conseguenza

Assoluto). .Ma tutto ciò nasce da

che solo determinava Kant a ragionare

Se noi volgiamo

lo

sguardo



un motivo molto più profondo,

al

de’ cangiamenti, delle azioni, de’

in

questo modo.

mondo, vediamo da per fatti.

Il

tutto

nesso razionale però

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«universale e necessario». Ora se Kant voleva

è immutabile

mondo che

questo

riconoscere

si

doveva

muta,

anche

ri-

conoscere una causa ed una connessione del mondo, che non

ragione c che

è la

perciò

ragione non può trovare.

la

Ciò

riusciva impossibile, perocché è contrario al supposto fon-

gli

damentale della

razionale.

filosofia

Ora se

voleva negare

egli

r esistenza delle cose che mutano, trovava anche questo impossible; di

perchè vedea bene e dichiarava che senza l’esistenza

queste cose non

potrebbe in alcun

si

modo comprendere,

per qual cagione noi ci rappresentiamo questo e quello c non sempre lo stesso (1), e che le forme del pensiero per sé cognizioni e di

ma

per esser

tali

un contenuto (2). Quindi non

il

nesso razionale

negare soltanto

stesse

lo

rimaneva che un unico espe-

d’inciampo, cioè,

la pietra

spazio non

l’altra di

il

queste cose:

basi egli fondava

ma

carattere mutabile il

suo sistema.

11

sono veri, solamente

perchè sono

le

forme della mutazione. Se non fossimo cosi crede

a queste forme,

di

un oggetto

di

c che le cose sussistono realmente,

è,

Su queste

delle ultime.

tempo e

gli

non sono ancora

hanno d’uopo

ammellere come certa l’una e

diente: cioè,

che

,

Kant, «le

costretti di stare

stesse determinazioni,-

rappresentiamo come cangiamento,

«

che noi ora

«

bero una cognizione, in cui la rappresentazione del tempo

« e

ci

dareb-

perciò anche quella del cangiamento non avrebbe luogo in

nessuna maniera (3)»; e allora noi conosceremmo delle cose.

dizione) di ciò

ci

non

ci

Ora

lo

spazio ed

tempo sono

il

la

vera natura

mezzo

di oggetti esistenti;

(la

con-

questa per-

può dare che fenomeni (apparizioni ). Per conseguenza

egli scioglie la difficoltù,

(1}

il

qualunque cognizione

negando insieme

col

tempo anche

la

Critica della ragion pura, p. 21U, 275

12)

Ibidem, p.

(3)

Ibid.,

p.

lite.

-

5Zi.

Digilized by

Gopgle

mutazione,

come

tempo

»

e tutto

come

causalità,

cosicché non

;

ci

un punto matematico

la

Questa ò

(1).

la idea

senza saperlo,

che investiga. Kant, vedendo

sicuro, nella sfera pratica.

esige che

i

come

pensiero,

Il

porta seco

nissuna rea-

la

come

in asilo

postulato etico,

suoi oggetti siano senza tempo, eterni, immutabili.

Imperocché questa é appunto tempi,

suoi

fondamenta-

la

questo risultato, crede di potersi ritirare

di

il

logici,

non acquista già per avventura

ma

investigazione,

nell’atto stesso

ai

stessa realtà,

la

restano che rapporti meramente

la lìlosofia razionalista

mediante

lità

negando

fatto, anzi

il

restringe e rimpicciolisce nelle pure leggi del pensiero,

si

in

che

le,

la

quella che non è secondo lui se non « ciò che riempie

che, cioè,

l’

come

idea presupposta

1’

Ethos non

sia

certa

che un sistema

di

pure regole logiche, e una tale idea non poteva, come quella del

nesso puramente logico nelle cose fisiche, essere contrad-

detta da ogni sguardo che si

zionale.

(1)

Questo

mondo; e però l’Ethos

rivolga al

nessun altro

0

doveva essere

luogo

il

di

Perfino la nostra funzione intellettiva « priore è secondo Kant

infetta i

si

poteva supporre come fondato solamente in un nesso ra-

perla mescolanza della falsa intuizione del tempo, cioè adire,

giudizi n priori, applicando le categorie

ad un oggetto

(

se

non ad un

oggetto determinato, nondimeno ad un oggetto qualunque possibile, pensabile

)

che dal

mondo

racchiudono una relazione

ha una causa

di

si

tempo;

a determinare

rebbe possibile,

il

giudizio a ciò che avviene

tempo; e quindi con dòsi nega,

cominciare cadendo fuori

i

i

rapporti reali delle cose,

principi, senza

ma non

i

le leggi del

ma

quali la hostra esperienza

mondo

oggettivo.

lativamente alle sue conclusioni supreme o idee;

non

in

unità

quanto

si

af-

solo per la nostra

Kant pone nella ragione stessa delle contraddizioni

luogo, se

dell’

anche questi nostri giudizi a priori non valgono

di tempo. Perciò

esperienza; sono

di nuovo

presenta alla nostra percezione

p. e.

» è fondato sull' unità di

che possa qualche cosa

fatto

sensibile

{

non

.sa-

Conforme a

ciò

antinomie

re-

le quali

)

non hanno

fondano sull’intuizione del tempo.

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,

215 conoscere puramente a priori, e perciò ottengono, acquistano da questo punto tà,

si

la certezza delle

che se ne

risultati

i

leggi logiche. Partendo

devono dimostrare Dio, Timmortalità,

la liber-

perchè siano sopra qualunque dubbio. — Adunque tutto questo

sistema venne prodotto dal postulato cardinale del razionalismo:

non

dà eangiamento

si

mondo

zionale del

sorta. Spinosa

di

Kant

reale;

sostiene



al contrario,

il

nesso ra-

perchè venuto

tra

più tardi e perchè spinto alla investigazione dalle ricerche della

scuola Wolfiana risolvere

tazione

arbitrio

,

siccome altro

falso e

che

,

risolvere

me

il

in sè

con

primo come Dio

come prima

,

ma

un

cerca

che

mu-

mondo

ragione in un ,

ed

dispone

lo

Egli

non. faccia

in esso

questo

autorità della

1’

perchè

questo.

di

abbandona

da sè col pensiero

crea

problema,

troviamo

noi

Perciò

ritira si

mondo empirico

il

una causa sui nel senso

dizionato) il

che

dappoiché

fatto.

,

si

egli

natura

alla

non è

— pensa,

problema,

il

c in cui

può

ordina confor-

assoluto (incon-

Spinosa, cioè, tale che

di

nostro pensiero contiene

il

rappresentazione. Questo è

secondo

lui

il

pensiero dcirinco»«lj.:iona/i7ò stessa co’ suoi caratteri essenziali della

universalità e della necessità.

Da

esso devono derivare

ed egualmente secondo una legge logica tutte ciò consiste

l’

Ethos.

Esse non possono essere

sun’ altra cosa; altrimenti l’assoluto

esprime Quindi

il

suo concetto,

1’

siero);

si

proprio

all’

uomo

principio o ragione del condizionato.

il

del volere. Cioè a dire, che

potere (morale) di determinarsi

rigetta



pure

quali sono

ogni motivo posto fuori del pensiero l’amore,

l’entusiasmo come interesse

— considerandoli come contrari

alla

morale. Quindi

gione esige le azioni calcgorieamenle ed assolutamente soltanto

nes-

non sarebbe più, come

appetito (e però secondo gli eggctli esteriori al pen-

secondo

razionale

il

postulato della libertà

il

venendo negato

azioni; in

le

l’effetto di

come conseguenze

di sè

stessa.

Il

bene ed

il

,

la ra-

cioè

male non

Digitized hy

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216 sono qualità, che precedano

ma

nascono solo

il

nostro pensiero e lo determinino,

mezzo

per

forma

della

Ma

è nondimeno un potere reale e contiene anche

in

mutazione, perchè

mondo

essere applicato che al

vieto per questa sola ragione, che noi

mondo

della mutazione.

ma

alcun dovere,

mente da

Kant

deduce

mondo

luì

per la beatitudine

;

il

merito

anche tare

,

Dio.

in questo

mondo

Da

ciò

mente

il

come si

a meglio

solamente

azione

dell’

a

ste.sso,

conseguenza richiede

ma

che sottoponga a

quello « e

il

Fichte non arrivò alla

fa

a provarle in

guisa che liberi;

da

quello,

astrazione

per esso una

sia

non

limiti

principio

«ama

che

al contrario

me gli

altri. Il

io,

tuo prossimo per limitazione ed

una doppia

dica che mediante si

deduce

conseguenza

io

sopra ogni cosa» segue dalla mia libertà illimitata;

te stesso

ma non

si

interamente

fatta

,

o soltanto un dovere o pure una cosa del tutto indi/-

necessità, ferenle.

il

modo

illusione.

positivo

,

essi

di

tc

stesso. »

comunanza

giuri-

La ragione, con cui

è questa:

ente ragionevole, ho posto

devo anche volere che

amor

alla

me

« nella stessa

e gli altri

come

mi riconoscano come ente

ragionevole (libero); questo noi posso ottenere se non mode-

randomi

».

Ora

la

vera moderazione (senza dubbio

la

sua pos-

Dìgitized

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264 sibiliti)

non è propria

del dritto

in

non

nata,

ed

ed

fatto di

me

di quella

stesso

potrebbe

stare

,

dovrei operare a perfezione, per

io

come ente

stesso punto di quelli che

mia

la

interamente determi-

sarebbe

;

base

la

non in quanto sono mosso

Se fosse vera quest’ ultima condizione,

nosciuto dagli altri

la

ho

io

quanto sono libero

dalla ragione. libertà

ma

essenza della libertà,

dell’

della tendenza morale,

essere

rico-

razionale; c così ci troviamo nello

ricavano

il

— Ma

diritto d&ÌY Ethos.

manifesta inconseguenza nella quale incorro, quando prima

mi pongo come illimitatamente

libero e poscia

nuovamente mi

circoscrivo, Fichte cerca di evitarla, col dire che la limitazione

è piuttosto a favore della libertà.

dere

la

mia

libertà con la libertà

che appunto sulla distinzione

di

Ma

questo ò un

comune o degli

confon-

dove

altri,

queste due libertà

fonda

si

il

carattere particolare del suo sistema. Nella stessa guisa che il

primo principio era questo:

mia

limitata che dalla

libertà

mia

la

libertà

non può essere

(non da quella degli

o dai

altri

pensiero della libertà), altrimenti non sarebbe limitata come libertà,

ma



distrutta

guente tenore:

la

mia

così

tra.

comune),

Se Fichte

ecc. la

ritratta

principio diverso dall’ Io

ritorna al principio di alla seconda 'dalla

mia

vartela,

ti

vila, dissimula

mia di

libertà (e

non per quella

queste cose vuole

libero,

che usa della coazione ; vi persiste,

deve anche

non richiede che primieramente

sottoporre a schiavitù,

quando

ciò !

l’al-

prima proposizione, allora ha un

Kant; se

parola quando fa bisogno chiavelli.

la

Una

se-

conforme alla conse-

proposizione, e allora la conseguenza che

libertà

non

deve,

libertà

guenza, limitarsi soltanto per degli altri o

secondo deve essere del

il

sii

:

fa di

prudente e

egli

stare

deriva

conser-

circoscri-

non facendo potresti perderla,

tieni

sistema che fu sviluppato da Mac-

E secondariamente

in

modo

positivo

:

costituisci la

tua libertà, che tu da prima ponesti come illimitata e cui non

Digitized

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Google



265 hai contrapposto gli altri, se

mediante

non per giungere

a conoscerla

cosi

opposizione ; costituiscila ora anche realmente

la

illi-

mitata, sottomettendo a te quelli che sono dotati di libertà, e pronti sempre a resistere, e conservandoli in questa loro sog-

gezione. Costituisci te stesso, se

A

questo

lo puoi,

mena necessariamente

ci

sovrano del mondo.

come

la libertà dell’individuo

principio della teoria del dritto.

La

da per tutto più conseguente

vita e

Mentre

razionalismo alemanno,

il

scientifica

in

non separa giustamente

,

necessità del pensiero e

appunto dimostrammo, sue conseguenze, e in Francia

pose

li

si

si 1’

Io reale

l’

,

secondo

il

primo;

altro in tutta

all’

la

come

,

più delle volte delle

il

risultati del

pallia coi



due principi

— ma

sgomenta ancora

uno accanto

scienza.

la

tutta la sua direzione

suoi

i

che

la storia

quanta

la

loro precisione. La somiglianza di principi e di elementi che

ha

vi

fra

Diritto naturale e la rivoluzione francese, salta

il

per così dire

go tempo;

e però è stata riconosciuta da lun-

agli occhi,

non

nelle gradazioni.

esiste però soltanto in generale,

ma

altresì

non

già,

a

La republica corrisponde

vero, nella sua origine dopo

ma di

bensì

Kant.

r idea

nelle

È

massime

libertà

pesi su tutti gli individui loro dritto

alcun

il

,

,

da

c la

cui

uomo

dal-

della

necessità

,

,

che

unicamente

ragione impersonale

L’

principio

procede pensiero

ricevano

dir

Re,

sul

,

tiene

non

lo

aveva

reale non segue

matematiche della ragione; essa voleva dominare su vi

ha

era più forte. nale

ma

;

ai

)

non

che

non è ancora una

reale per sostenersi.

potere

le linee

che

la ragione

esistenza

ciò

distrutto

Però essa, come anche quella di Kant

scettro.

ciò

;

sua

tutto

vien

libertà e dell’ uguaglianza

il

giudizio pronunziato

il

della

vero che qui

delia

(

reale,

il

di personale

— Allora sistema di

nell’

uomo ;

apparve

il

ma

questo elemento

sistema

Napoleone,

il

dell’ Io

perso-

quale non ha più

Digilized by

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266 se non quello della sua propria libertà, e

altro pensiero,

quando

circoscrive soltanto

lo

vuole,

e

jmssanza. Egli è legato dalla conseguenza

che deriva dalia sua volontà propria; ciò altri

conquistatori

e però egli

;

suali^ in direzioni senza scopo. lata attuazione della

non Pare

sua possanza

Ma

può farne a suo talento.

,

logica c razionale lo distingue

perde

si

si

per acquistare

solo

in

più la calco-

Io diletti

che non

dagli

imprese ca-

1'

uso reale ohe

questa sola conseguenza è perciò

quella che l'obbliga. «

Facilmente

u le cose

si

i

pensieri stanno l’uno accanto

Fichte poteva ingannarsi e dedurre

come

principio

libero

non va debitore e della

,

della

pel

una limitazione.

Ma

e imporsi

altro

— non

un

limite

,

suo lo, posto l’

ma

i>

in

lo vivente, che

sua libertà alla legge della republica

uguaglianza che nasce da quella,

forza reale

all'

urtano violentemente fra loro nello spezio.

poteva commettere per

gli

altri.

E

ma

alla

propria

questa inconseguenza solo

«»

tale Io

,

se è

conseguente, può trovar luogo nel mondo.

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,

CAPITOLO SETTIMO

Damo

miA

NATCR.UE

Mescolanza della dottrina

SIA CITOIA FORMA

Kant e

di



MSQTATI

EPIIOSO DEI Il

come

di quella di Fichte

ca-

rattere del Diritto naturale, e in quanto informa la civiltà universale.

— Abbozzo della dottrina

del Diritto naturale,

come

si

pre-

senta complessivamente nei Manuali

Kant recò a perfezione

scientifica

Dritto naturale

il

fondato

da Grozio. Lo sviluppo posteriore datogli da Fichte non sorpassò e non tolse di mezzo fece ta

solamente

critica

la

potuto farla a Fichte.

porto non

è

i

Imperocché

che questo

altro

per cosi dire, fra

principio kantiano

il

quali

il

:

il

loro

,

cioè,

r

lo libero e la

non

v’

d’

Kant

ha dubbio chq

necessaria ;

al contrario si

sofferma

teoria di Fichte,

la

sos-

contemporanea-

logicamente

legge

vol-

appoggio

Drillo naturale sta vacillante e

Fichte elegge solamente rullimo: nel primo. Anzi

del quale

reciproco rap-

due punti

dei

peso, non potendo star fermo su tulli e due

mente

,

come Kant avrebbe a sua

,

nel

disegno e nella idea generale, apparisce più che un eccesso verso la

moderazione

Diritto naturale

di

Kant; e

però la forma, che

il

prese ultimamente nella scienza alemanna è

sopralutlo la teoria di

Kant. Da

lui

si

ricava tutto

il

fonda -

19

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Coogie

, ,

268 mento

del Diritto naturale; solamente nei risultati

propende a seguire Fichte

parziali si

niera di vedere superficiale e leggiera, è più evidente dell’

uomo

sario di

Manuale

lo empirico)

(l’

Kant

(V

che

il

1’

arhitrio

precetto semplicemente neces-

homo noumenon). Ciò specialmente

si

tempo. La sostanza del Diritto naturale

in

del

dica

Gros più ricercato e più spesso ristampato

di

ma-

perchè in costui, alla comune

,

quel

in

questa sua’ nuova

forma, sciolta dal nesso con un determinato sistema di filosofia,

come modo la

seguente

di

vedere scientifico comunemente dominante, è

:

La teoria del Dritto naturale «o del Diritto razionale natura

partire dallo stato di cioè,

da uno stato

tamente non

mente;

ma

fa

di

,

contrapposto

allo

stato

deve

»

civile

naturale arbitrio senza dritto e Stato. Cer-

d'uopo che una tale condizione

sia esistita real-

deve ammettersi mentalmente, e bisogna anche

mentalmente

fare astrazione dal dritto e dallo

per dedurre puramente dalla natura o ragione

r individuo

)

che insegna

Stato esistente dell’

la necessità del diritto e dello Stato, e il

modo

ond’essi

devono

esistere e fin

uomo la

del-

(

regola,

dove

obbli-

gano.

Ora dalla natura o ragione dell’uomo risulta, che l’uomo

come

essere sensibile-razionale,

tanto la libertà

interna,

cioè,

dalle impressioni esterne

gione

la

(

legge logica

ciocché egli legge logica leggi

come Ente )

)

,

essere

libertà;

ed anzi

indipendentemente

determinato unicamente dalla ra-

,

quanto anche

la

libertà esterna

possa essere

attivo

nel

mondo

esterna e per essa

,

,

è in



co-

,

morale; e quelle che derivano

dalla

costituiscono la sfera del dritto.

libertà esterna,

zionale

Le

dei sensi.

che conseguono dalla libertà interna e per essa

,

ac-

,

razionale (cioè conformemente a quella

stituiscono la sfera della

La

deve avere di

che compete

illimitata.

all’uomo come Ente

Ma una

tale

ra-

illimitata libertà

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269 competendo a ciascun uomo, e retta

ad un unico e medesimo oggetto,

libertà degli associati

le

si

,

come

non-

della

limitare la sua

li-

tanto che quella degli altri possa con essa esistere;

bertà di

questa è

massima

la

premo, anzi

della coesistenza

matrimonio,

il

che stanno da



;

lo

ma

,

Stato

e

principio su-

il

Tutti gli altri (circa

non sono massime

)

di

solo applicazioni di questo unico

principio a divèrse circostanze di fatto

da questa massima,

che è

Dritto naturale.

solo del

il

proprietà,

dritto

sensibile;

reciprocamente. legge

dalla

ognuno deve

principio:

il

mondo

il

distruggerebbero

Perciò procede dalla ragione,

contraddizionc

la

libertà di tutti essendo di-

la

e ciò che

;

non deriva

quindi ciò che non ha per iscopo la

reciproca ricognizione c limitazione della propria libertà possibile che appartenga alla sfera morale

ma non

,

,

sarà

già

a

quella del dritto, c però non potrà mai essere coattivamente ordinato. Questa libertà illimitata in sè e limitata dalla uguale libertà degli altri

è

,

{ Il

dritto primitivo

ciò

che

Perciò

la il

massima diritto

appunto

non

è

della coesistenza esprime oggettivamente

primitivo

non essere obbligato verso essi

pure

alla

dinota

Questo include anche

diventi

un semplice mozzo per

Questa è

impresa c

la

la

il

dritto

se

non a

altri

c

l’

di

l’

;

ora ne con-

applicazione di questo principio alle

umani (Subsumtion).

In questa idea del dritto primitivo dataci

riconoscere

verso

cessi di essere

deduzione del principio del dritto, la prima

condizioni e rapporti

fatica a

).

di

l’uomo non

che

non

di

quello, a cui

obbligati

essere

principio, gli

dell’uomo,

più essenziale del Dritto naturale

segue la seconda, cioè,

(I)

il

altri

gli

volta possono

lor

lui (1).

fine.

soggettiva

espressione

1’

deW uomo.

primitivo

dritto

il

che

da Kant non

si

dura

influenza dell’idea di Rousseau, che, cioè, la

libertà si fondi sulla reciprocità assoluta.

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270 Dalla coesistenza della

consegue immediatamente

libertà



rispetto (non lesione) reciproco della persona

corporea

questi sono

dell’

Da

).

uomo

mondo

nel

(

che non

e

l’

gettamento della cosa è

da essa V obbligazione

1’



eausalità

(

quale ha fatto

il

tale assog-

finalmente

mondo

l’atto di

dappoiché in forra

sensibile

l’

dell’arbitrio di questo

nondimeno

,

mente

sin

dove

sibilità

di

r atto

è

il

questi

il

di siffatto

dall’ altra

della ,

è

il

fondamento

contenuto del

ciò

delle azioni );

,

acconsente.

Ma

questi

perchè è anche della

ha

,

la

essenza

sola-

pos-

della

poter liberamente limitare sè stessa: perciò

consenso

spontanea

dell’

patto

ampliazionc della. libertà da una

di

limitazione

della

propria libertà

(Ora se questo puro accordo di volontà

patto.

ne segue che

obbligazione dei patti, è

patto, qualunque ne sia

modo;

,

prender possesso

(

come causa determinativa

acconsentire

e

sensibile

perchè

in forza della coesistente libertà di altrui

libertà esterna

parte,

mondo

quella

di

uomo deve anche

poter assoggettare' alla sua volontà le azioni di altrui

anch’ esse appartengono al

)

che egli possa sotcoesistenza di questa

occupazione. Consegue

dei palli;

nel

attività

;

un

ciò nel suo rapporto con la cosa;

assoluta

attività ,

la

che l’uno non turbi l’altro,

libertà vuole,



devono scambiare

si

assoluta

sensibile richiede

ogni cosa al suo volere, e

tomettere

il

dell’ esistenza

dell’onore

spazio,

essa deriva direttamente la proprietà;

libertà esterna

la

nello

connaturali

drilli

i

col dritto primitivo infatti

movimento

del libero

,

non ostante

giuridicamente indifferente, il

gli

ed

il

ogni

tenore, è obbligatorio nello stesso scrittori

di Dritto

naturale

non

citano che quella specie di patti che trovano nel gius comune).

Non

si

può certo dedurre direttamente dalla massima

coesistenza più di quello che il

fin

qui abbiamo notato.

valore che può avere ogni altra cosa,

dica,

dipende solamente dal patto.

Il

come

E

della

però

istituzione giuri-

matrimonio è un patto

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271 uso reciproco delle funzioni del sesso. Nella natura giu-

sull’

non

ridica del patto nuziale

cialmente

la

comunione

comprende

si

della

vita

altro

purché su

,

fine

spe-

,

non

ciò

siasi

convenuto accessoriamente, ed ogni tenore del patto nuziale (il

matrimonio per un dato tempo,

in

forza del consenso di

ammessibile e valido.

ambedue

Cos'i

Kant però cerca dimostrare

me

poligamia, l’incesto),

la

parti

le

è

giuridicamente

Gres seguendo l’esempio

di Fichte

esclusiva unione sessuale co-

la

necessaria del patto nuziale, deducendola diret-

essenza

tamente dalla massima della coesistenza e dal dritto primitivo dell’

uomo

mentre nel caso opposto

,

non sarebbe che semplice mezzo. Non ridica

alcun dovere nei genitori

nano tanto ed altri tori

) ;

voglia

,

ma

bensì secondo Gros ognuno

educare

dritto di

come incapace

anche a questo

al

i

loro

che figli

mondo una persona

così in certo

qual

(

modo ne ha

slalo

Così

(

così opi-

una vera

dell’ offerente e )

conserva

all’

1’

non solo

geni-

i

sua

sostiene

pel motivo che colui

il

quale

consenso di essa »

il

(

offesa la volontà ), è obbligato

ugualmente un patto, però con

irrevocabile e quindi

cietà

de’ coniugi

hanno per natura

genitori

i

,

« senza

ha luogo un momento di perplessità

morte

figli

Ma Kant

contentarsi anche della condizione in cui essa ereditario è

uno

minore, anche contro

il

di volere realmente.

proposito

r obbligo di educare

ha posto

i

predecessori di Kant, Grozio, Tomasio, quanto Gros

i

ha un

)

l’

esiste nella sfera giu-

educare

di

fra

offerta

,

se

1’

la

si

trova.

Il

e

a

dritto

modificazione che

offerta

(

che non è

non dal punto

accettazione; durante

il

quale

della la

crede la cosa (Kant). La successione ab

soinle-

naturalmente non vale che come testamentaria presuntiva. i

rapporti di famiglia

non sono fondati che sopra un patto

volontario, oppure, secondo l’opinione della scrittori di Dritto

maggior parte degli

naturale, sono interamente estranei alla sfera

del diritto.

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,,

272

Una

specie

patio è

"di

»7

paJto

sono

Tali

società

la

sono giuridicamente il

supremo

il

matrimonio,

del dritto razionale

dei patti

sensibile natura,

);

ma

(

gli

matrimonio

il

Tutte

si

la

,

le altre società

secondo

principio

il

Una

Chiesa.

la

sola so-

principio del dritto vuole

Cioè a dire, che quel

comanda

,

è vero

uomini individui

,

,

prin-

reciproco

il

persona, della

l’inviolabilità della

attesa

loro

la

non ubbidiscono ad un simile precetto. Non

può adempierlo, se non quando forze costituiscano in caso

il

lo Stato.

riconoscimento della libertà ,

cioè,

necessaria ;

che essa esista, e questa è

proprietà

lo Stato.

indifferenti,

cietà è giuridicamente

cipio

quale

pel

,

medesimo che esse abbiano luogo o nò. Tale sarebbe

commerciale,

la società

industriale,

va distinto

Cliiesa, e sopra tutto

giuridico è

comune

ed obblighi in coloro che vi prendono

stabiliscono dei dritti parte.

spontanea

cioè, la

di società,

riunione di più individui per uno scopo

un potere

non voglia,

all’

stituita è lo Stato; e

,

il

gli

uomini riunendo



loro

le

quale costringa ogni privato

adempimento. La società a

però esso, e solo esso è un

tal

uopo

co-

postulato del

princìpio del dritto.

Per la qual cosa

mediante

Laonde

lo Stato è la società instituiUi,

la coazione, la

è la tutela dei tutto

massima

dritti individuali

ciò

,

per effettuare,

della coesistenza.

Usuo

scopo

derivanti da questa massima.

che non deriva da questa massima e ad essa

non serve, non può ragionevolmente essere oggetto della unione politica, delle leggi politiche, in litica, p. e., la pulìbliea

poche parole, della coazione po-

coltura, la pubblica moralità,

sere pubblico. Usare la coazione per questo il

,

il

benes-

è cosa che offende

principio del dritto. (FjC molteplici instiluzioni, negli stati reali,

mediante

le quali esiste

vengono da alcuni salvate

con

certi

una coazione per conseguire questi

rigettate a rigore di conseguenza,

sotterfugi

vono indirettamente

,

o col dire che

alla difesa dei dritti,

questi

da

fini,

altri

fini ser-

mentre l’uomo costu-

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273 maio, còlto e facoltoso arreca meno pericolo proprietà; oppure che

i

membri

alla vita

dello Stato, oltre

il

ed

alla

contratto

propriamente detto, abbiano anche conchiuso un patto

politico

Ora per quanto anche

tacito per questi altri fini).

nerale sia un postulato del principio del dritto

inge-

lo Stato

nondimeno

,

fra

determinati individui, in virtù della libertà dell’ente razionale, egli

non può esser attuato se non

perciò mediante

mente mente

il

Che

patto.

il

potere dello Stato e

il

le

conseguenze che da questo

Questa è

la

patto

tacito, e giudicato

,

nome

di

«Di-

dopo che venne

tolta

sostanza della dottrina, che porta

ritto naturale » o di « Diritto razionale »

sviluppata e formata in tutta la sua purezza. il

dell’uomo (individuo).

11

il

modo che

fu

suo metodo particonatura o ragione

carattere peculiare della sua teoria

dello Stato alla tutela dei dritti nel

Il

dritto e lo Stato dalla

consiste in primo luogo nel limitare

condo luogo

e

giuridica-

derivano.

si

via dalla sua sfera ogni materia eterogenea, per

lare consiste nel dedurre

;

o nò, real-

ma

dovere d’obbedienza dei sudditi

può essere solamente fondato sopra un secondo

consenso

col proprio loro

gli Stati siano nati,

in forza del patto, è cosa qui indifferente;

i

precetti coattivi e lo scopo

dell’uomo individuo, e in se-

negare qualunque potere esistente da sè

,

e nel

fondarlo unicamente sul consenso e delegazione data dai sudditi.

Quindi

il

diritto e lo

Stato non esistono se non in virtù

della libertà individuale e solo per servire ad essa.

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SEZIONE QUARTA

eiCDlZIO SULLA FILOSOFIA

La

filosofìa astratta del dritto

minata e chiusa con Fichte

,

ASTRATTA DEL DRITTO

deve considerarsi siccome ter-

sebbene

il

razionalismo continui a

dominare anche nei sistemi venuti dopo

non

sia stato recato

l’ultimo sistema le

nalismo;

ma

non fece

altro che soddisfare d’una

rtwieresse di questo fu soddisfatto,

rale poteva essere per opera di Fichte.

prime

ed in un certo senso

si

scosta dagli avvenimenti del

della scienza, per dar luogo ad

un

sistemi

venuti

più

appresso,

il'carattere astratto e quindi

quanto

mondo.c dagli

altro interesse

nei

in

gene-

Ora questo interesse

sino ad esso contraddittorio in sul principio.

nei

maniera

esigenze del metodo scientifico richiesto dal razio-

compiuta

sulle

,

a perfezione se non da Hegel. Imperocché

Da

in

sforzi

nuovo, e perciò

segue che

quali prevale sempre

evidentemente

il

motivo deH’umano

isolamento, esso non vuole tuttavia confessare a sè stesso che questo isolamento abbia luogo; e segue ancora che della filosofia del dritto,

i

i

risultati

quali fino ad ora tendevano alla

li-

bertà individuale, tengono d'ora innanzi la direzione opposta, e così,

sebbene trovati per mezzo deH’aslrazionc, non pertanto

dono

l’interesse,

che unicamente conduceva

all’

astrazione

Digilized by

le-

e

;

Google

275 questo è precisamente

caso di Hegel. Cioè a dire, che alla

ii

tendenza di soddisfare pienamente

da Fichte

razionalismo,

al

si

aggiunge

sebbene non sempre con coscienza, quella op-

in poi,

tanto che

posta di liberarsene afTatto. Fino a

principio del

il

razionalismo continuò ad essere quello della vita, potè mostrarsi tal

quale è,

venne riconosciuto generalmente. Ora non è

e

più che un principio scolastico; contrario

deve a

quelli accomodarsi, e

Cosi

fare.

stesso

lo

ai

tempi che corrono,

non pertanto non può loro soddis-

sistema di Hegel non ebbe

la

splendida

sorte che toccò a quelli che lo precedettero. Questi trassero seco tutto

il

secolo

come una

vertigine;

dero volenterosi a svilupparli

manza; e nelle

,

i

corifei di ogni specie si die-

e in ciò cercarono la loro rino-

stesse sfere inferiori del

presto penetrarono le nuove idee e sto

mondo

colto e civile

ben

mentre que-

sentimenti;

recentissimo sistema non solo resta circoscritto puramente

dentro

lo stretto cerchio della

scuola

,

ma anche

mini eminenti non è appoggiato, e spesso trova

presso

gli

uo-

la più risoluta

avversione. Ciò che in Schelling comprese ed oceupò immedia-

tamente

le più

razionalisla

,

c

grandi intelligenze fu appunto il

la qualità anti-

sentimento che questa non era ancora pene-

trata negli animi, impedì poi che di

nuovo

si

propagasse. Tutto

questo verrà confermato appresso nella nostra esposizione. Qui

non bisognava

far altro

che una osservazione preliminare, per

giustificarci del giudizio 1’

esame

fra le altre cose si

che diamo sul Diritto

della dottrina di Fichte

,

e nondimeno

tratta degli elementi caratteristici generali

mente

si

naturale neldi

ragionare

anehe de’sistemi, che vennero dopo, che

in essi



dove

nuova-

presentano.

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CAPITOLO PRIMO

ESAME LOGICO DEL DRITTO

NATCBAU

Contraddizione logica nel processo razionalista ritto

— Difetto

naturale

di certezza

per

la



Applicazione

chiedono dal Dritto naturale



delle

al Di-

pura prova razionale

Contraddizione del contenuto: dei concetti fondamentali che Instituzioni



si

ri-

che da caso

ri-

sultano.

È di

facil

cosa affermare tn abslraclo che: «ogni cosa è

una legge che opera necessariamente. Essa

ilmondodisua natura,

ma

quello che è;

ciò

che

è,

Sembra che questo pensiero in sè stesso, e

il

solo

il

prodotto

(Dio) contiene in sé

e niente poteva prodursi (divenire) se non

dovea necessariamente divenire. sia

il

più semplice, e

il

»

più concorde

che possa soddisfare compiutamente

il

pen-

Ma

satore mediantel’unità cheesso conferisceatuttociòchc esiste.

non può esser provato, se non quando questa legge venga espressa realmente,

e

sia fatto

intelligibile

da essa derivano. Tralascia folla si

di

il

modo onde

d’ innoltrarsi in

coloro che cercano salute in

le

questa

una simile

cose tutte ricerca

filosofìa;

la

essi

acquietano in quella supposizione, prestandovi fede senza pen-

sare, e ciò è dinotato nel

modo

più esatto da quell’eterna sen-

tenza: la semi-filosoGa allontana da Dio, la vera a lui ci ricon-

duce. Chi avesse trovato quella legge e

duce

le cose,

il

modo, con cui pro-

dovrebbe senza dubbio essere in

grado

di

tro-

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277 vare da sè stesso tutto quanto

cuna esperienza

di quello,

il

mondo esistente, senza

essendoché non esiste se non ciò che

secondo quella legge non poteva non

appunto per sere sati.

un

il

quest’uomo

futuro; dovrebbe es-

profeta di gran lunga superiore a quelli dei tempi pas-

Egli non sarebbe illuminato da semplici lampi di una luce

parziale comunicatigli da qualche altro essere

dinanti discoprirsi tutto quanto

lui

Ma

esistere.

dovrebbe sapere anche

ciò

avereal-

E

mondo.

da nessun’ altra fonte

,

ina dovrebbe a

futuro sino alla fine del

il

potrebbe aver derivato

egli

sua notizia, fuorché dal suo proprio pensiero

,

la

quale deve sa-

il

pere tutto ciò meglio di ognialtro, essendo anzi egli stesso Iddio,

che produsse il presente e compirà

il

futuro.

secolari per apprendere a conoscere la legge

modo

di

sua produzione, da che

grande di cose e

mente

si

di

Dopo tante ricerche una e semplice e

!

Ma

limitava ad assicurarci

che

cose altro non siano che modi necessari

le

:

si

manifestazione

di

non ha dimostrato perché

egli

final-

nessun sistema può peranco glo-

di

una sostanza

il

serie cosi

avvenimenti che sono derivati da essa,

dovea riuscire

un simile trovato. Spinosa

riarsi

di

una

sott’occhio

ci sta

la

sostanza do-

veva, 0 anche solo poteva avere questi modi. Ficthe, Schelling nel

periodo, Hegel, hanno

suo primo

strazione e data.

non è

d’uopo che noi di

sistemi che

fallita

difiìcil

Kant, adir vero, ci

che

il

traddittorio, e perciò

la

,

dimo-

questa

tentato

non ce

positivamente.

riportiamo alla esperienza

non riuscirono;

solo perche

serzione

cosa mostrare

vi rinunziò

l’hanno

Ma non

senza

fa qui

eccezione,

desiderata dimostrazione andò

processo che presuppone é in sé stesso con-

assolutamente impossibile;



ciò è un’as-

puramente negativa, e quindi può essere provata dal

concetto di questo stesso processo che essa richiede. Nello stesso tanto

modo che

la scienza

meno può pretermettere

non può trascurare

la varietà, la

negabile e che vuol essere spiegato. Perciò

1’

unità,

quale è un fatto insi

domanda, come

il

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,

278 vario possa coesistere con quella unità razionale? Qui ci

sentano due modi

di risolvere la questione. Il

vare dallo stesso uno

ammette che

L’altro

già

diversa in



per sè semplice, scuola prima di

medesimo:

facile

una contraddizione. U soltanto secondo

può produrre (sia

mediante

manifesUi

È

quale

la

l'

una

materia

ragione,

essa

Kant e

Cosi

di tersamente.

,

il

la

primo modo contiene

il

indifferente

quale

il

opera

una legge necessaria e sempre uguale, non eterogeneo

niente di

perchè

;

dall’ assoluto

io

secondo

questo secondo Spinosa la sostanza universale*, o

Fichte

pre-

razionalismo vero

il

ragione

vedere che

semplice

si

Io fa deri-

cosi Spinosa, Fichte, Hegel.

della

esiste fuori

stessa,

si

lui.

questo è

e semplice;

e che ha coseienza di sè

primo

concetto della coseienza) deduco una

non sempre una e medesima cosa?

un’altra volta l’animale, e

Ciò mi riesce impossibile

volta la pianta,

se io comincio

,

intelligenza ancora indeterminala,

lo

sostanza

dalla

o

dunque dovrei a quest’

uopo ammettere ancora prima della mia deduzione una pluralità

determinazioni

di

da parte l’unità stessa,

mezzo

di

vi sia

consistere

varietà

la

nella

dia soltanto la unità,

un rapporto che

le

ancora nulla

questo movimento

uniforme, nascono le differenze.

le



modo

mette

si

di differente

Bcwegung

L’altro

modo,

e

;

sebbene

)

quale

il

la

riuscire a porre fra

fa

ragione

ambedue

congiunga insieme. La legge semplice del fra

genee, e non possono produrre niente unito in

(

materia, e lascia che

non può

pensiero c la materia diversa sono

dovrebbe già

allora

quale consiste appunto in ciò: che

prima della deduzione non soltanto per

Ma

nell’ assoluto.

la

necessario al vario della

contenere

in

loro del tutto etero-

di

comune. Per essere materia,

sè relazioni diverse

denti ad essa materia e perciò

un

vario.

il

pensiero

e corrispon-

Non pertanto

si

ca-

varono dalle semplici e pure leggi razionali, e da quella materia diverse

conseguenze, e furono considerate come neces-

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279 Questo era

sarie.

il

processo della

dogmatica prima

filosofìa

Ma

Kant, anzi dello stesso Kant nella sua parte pratica. la

conclusione è usurpala, come nel primo

modo

di

qui

è usurpata la

minore. Queste due usurpazioni hanno luogo, perchè nel principio,

il

quale

pone come

si

suppongono nondimeno

indifferente per via di postulalo

,

prima

delle determinazioni diverse

qualunque deduzione, e poi

crede falsamente che queste

si

si

di si

*

siano ottenute solamente per vuol’ essere

conseguente

compiuta prima

bella c

cuna nella

materia che

alcuna

in

Adunque

di

unità

Ma

dello

connessione necessaria questo caso

in

che

la varietà delle

ma

ragione,

esiste

pensiero

;

vanta,

si

e

perciò

non ottiene mai

,

la

non è

riceve e con la quale 1’

unità.

dovrebbe o rinunziare a

si

quella esigenza scientifica dcH’unità, di

,

allora l’unità che

stesso

quello raccoglie c

anche

Se Tultimo modo

essa.

di

questa; la ragione non ha parte al-

loro produzione.

non è che

altro

mezzo

bisogna dire

non procede dalla

e delle regole

cose

,

oppure andare in cerca

un altro centro fuori del pensiero, dal quale potesse real-

mente procedere losofia

razionale.

lunque

il

vario, cioè,

altro la insuflìcienza

tiamo alcuna materia

non

siero ),

mo sta

diverse

può

si

idee

si

dovrebbe rinunziare alla

Kant riconobbe più

(

in

e

le

della

cose

profondamente

fi-

qua-

non ammet-

ragione. Se

poste

di

del nostro pen-

fuora

nissuna guisa spiegsye perchè abbia-

rappresentazioni

;

se

ammettiamo que-

materia diversa, ne conseguirà che la ragione, la quale non

permette alcun dicerso nel vero senso della parola, non sarà più

il

cosa il

principio,

la

causa delle cose, e non potrà più trovare

alcuna da sè stessa. In questa stretta

sistema

parte la

Kant.

di

scenza a priori nella pratica;

non

si

trova appunto

Egli avrebbe dovuto perciò mettere

derivazione del

mondo

solo nella filosofia

avrebbe dovuto,

da

dal puro pensiero, e la conoteoretica

,

oltre a eiò, nella

ma

anche

prima ab-

280 bandonarla non solo provvisoriamente e relativamente, atteso la nostra idea della

Invece

lutamente.

ma

mutazione, di

definitivamente ed asso-

questo egli

far

cercò di soddisfare ad

esigenze contraddittorie, col postulare una condizione contraddittoria:

la

vario che

conoscenza

non è

senza mutazione, cioè

sintetica

un

,

vario.

Adunque anche

il

presenta questi tentativi

diritto naturale ci

Fichte ed Hegel, cominciando

e la impossibilità della riuscita.

dal presupposto dell’Uno e semplice, vogliono dedurre mediante,

non solo

stesso processo logico

lo

anche

regole del

le

Fichte ha

si

come semplice presupposto

cetto della coscienza senz’altro contenuto che

opposizione di un non-Io all’Io.

i

essere

oggetto di essa

Perchè ora

di nutrirsi,

la pluralità delle

riamente,

ma

si

è

seguente:

il

me

devo adesso, che

falsità

sopra

che

si

biso-

donde procede

e tutto ciò

non

arbitracose

la

p.

seconda, e perciò questa e.

se io ho da prima ri-

necessari degli uomini

ragionevoli

fuori

di

cominciando immediatamente dalla legge della coscienza;

sibile

La

:

il

La risposta che Fichte tiene

i?

una nuova ragione che determina

come

concetto

uomini e

ripitato della mia prima deduzione

deve riuscire diversa da quella; conosciuti

debba

contrappongano appunto queste

secondo una deduzione necessaria in pronto, è la

altri

l’abitazione, l’educazione ecc.,

giuridiche instituzioni

ogni volta

il

con-

il

dcbbe richiedere: che ora

contrapponga un corpo organizzato, ora

gno

con-

caratteri della

Questa opposizione è

opposizione.

della coscienza

sempre uguale

terrà

il

cetto della coscienza ed è tale senza che questo o quello 1’

ma

dritto,

umane. Di Hegel

diversi rapporti e condizioni

i

discorso a parte.

la

io

ma

solo adesso,

dedurne che debba essere pos-

operi su di loro, che io debba avere

un enrpo.

consiste principalmente in ciò, che l’azione astratta

gli altri sia

corpo determinato;

prima deduzione ha dato un

ma

consiste anche in ciò,

risultato determinato. Quel

Digitized

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281 concetto della coscienza, se è realmente dinotato con la oppo-

non

sizione del

io,

non può secondo ve-

è già qualche .cosa;

runa regola del pensiero dare per risultato un qualche non-Io determinato,

sia

questo un corpo,



un abisso insuperabile. e

e delle condizioni

meno

sia

vi è

Tutti gli scrittori del Dritto naturale

con loro Kant presuppongono

porti

uomini, o qualsivoglia

altri

ad un concreto quale che

Dall’ astratto

altra cosa.

umane

al contrario la varietà de’ rap-

fuori della ragione

ma

;

nondi-

ciò che in quelle havvi di

giusto deve sempre essere la

Una

proposizione o principio non è

semplice regola razionale.

che

giusto,

in

quanto ha luogo necessariamente

mediante

,

l’applicazione di questa regola al rapporto o condizione ancora

eticamente indifferente (mediante alla regola).

Ma

principi

di tali

a ciò

si

solamente ciò che essa

La

è, la

regola

sempre

razionale resta

regola senza materia

e

,

i

rap-

restano sempre ciò che sono, cioè, rapporti eticamente

porti

La regola riceve

indifferenti.

ma ne

riceverebbe

logica della

la

parimente

assimilano mai per dare

materia che

un’altra;

un prodotto,

non contraddizione,

conseguente

di

quando non

si

legge,

un

fine

quali per certo

e

il

sotto

non

nome

il

si

di

la

morale

un Francesco Moor, come quella

di

Kant,

voglia

ammettere un

deU’uomo e

fine posto

umani

de’ rapporti

ripugna una cosiffatta morale. il

.

fuori di quella

nel

Ma

mondo,

ai

allora questo

principio positivo della la

risulta dal concetto astratto

limitazione uniforme per gli altri, ridica

sottopone,

Alla legge

come pura legge razionale

quale produce e determina

meno

si

adatterebbe così

si

non quella legge razionale è

morale,

Tanto

le

ambedue

indivisibile.

che Kant

universalità e necessità considerate eleva a principio della morale;

fine

sussunzione del rapporto

la

oppone l’ostacolo che non hanno luogo

necessari.

varietà dei precetti. della libertà

una qualche

e della

istituzione giu-

determinata. Anzi in questa libertà, prima

della

sus-

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282 sunzione, non

può ancora ammettere

si

Dalla

0 sulle cose e simili.

vita,

dritto sulla propria

il

inbnita

libertà

e che ab-

braccia tutti gli oggetti, la semplice limitazione per un’uguale

deve sola produrre

tutela degli altri

Siccome da

libertà.

esclude e

secondo

ostilità

deduce

ciò si

può con

e di guerra. Infatti un

vuoto

tal

che con

bero secondo

le cose, le quali tutte

lo stesso

non riescono

I patti

della

un nesso

storico fra

non

se la libertà

il

così si

quando

è lesa

stima che sia lesa

mento

io

deU’uomo

di

riguardi, p.

e.,

che

ci

serviamo

quell’uomo come domestico?



senza cadere in contraddizione, quando

si

concetto della eguale libertà di tutti c

porti la

ammetta

asserioriamente ?

,

quale

il

non

coniuge

il

,

Se Kant

lo

dirà lo

stesso

di questo c

ad un

si

Tutto ciò potrebbe caso

togliesse a principio si

applicasse a’ rap-

umani. Ciò che necessita una retta decisione non è che

vocazione divina, per la quale

bertà j è

il

contenuto che a

è data realmente la

ci

le leggi

cazione dell’uomo è quella di conservarsi

mercio, di

del pensiero.

mediante

Solo’ la destinazione delle cose,

cose comuni

,

,

decide

o private.

se

il

modo

debbano essere

Adunque

i

rapporti

La

vo-

com-

il

obbligarsi coi patti, di vivere in connubio

vengono usate

li-

questa è concesso, e non quello

che deve esserle concesso secondo

sivo.

si

susseguente:

e sempre e in ogni

essere stabilito così od altrimenti

il

il

intelligibile

mezzo, quando

degrada e diventa

altri

tempo

sue membra.

mento promissoriamente

io

la libertà

ha esclusivamente per coniuge, perchè non per

le

anche quando

moìnenla, della promessa e

perchè sarà lesa quando

li-

membra

a questo apparterreb-

meno che

concetto, non

affatto necessari,

ragione dritto di

concetto

bertà infinita non ha un rapporto più stretto con le di altrui,

quale

il

stessa

la

dedurre un

determinate

norrhc

uguali

dritto sulle rose,

il

così si

dritto di altrui,

il

determinati oggeili della

i

esclu-

e lo scopo onde res

communes

,

hanno già una

Dìgitized

by

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285 prima

varietà di determinazioni etiche zionale

questa non

quali

le

,

duce; e se non l’avessero, trovarle. sia

per

Il

pensiero non è

che riconoscere e non pro-

fa

nemmeno

deduzione

la

generatore dell’Ethos, e

determinatamente

per conoscere

mantenere

il

deduzione ra-

della

in esse l’unità,

esigenze

le

vero non può mai essere

il

contrario al pensiero, e quelle regole logiche o

Un

qualunque Ethos. sarebbe

giusto

da date

dritto

senza

pibile

;

quindi

di essi;

nessun dritto. Essi non sono che sono compatibili coi contenuto

ci

sussisterebbe.

i

ma

(jiuslo,

limiti del

di

inconce-

eterno è

,

un

stessi

sottoponga non

si

produrne alcuno, non solo alcun dritto

Questo è

concetti ri-

indistruttibili

non sono per sè

questi

e qualunque materia loro

diritto,

caratteri

i

diritto giusto

il

ma

non

generale

in

La libertà e la limitazione sono qualsiasi

i

devono trovarsi in

istituzioni

precetto contradditorio a sè stesso non

perciocché

;

scienza

deve cercare un’altro principio,

che non è la ragione. Certamente

cavati per astrazione

potrebbe la

morali, sia

possono generale

in

diritto,

i

quali

più vario ed opposto che sia.

appunto da Spinosa fino ad Hegel l'errore che sempre

apparisce sotto nuove e

diverse forme

concezione razionalista; cioè dalla realtà e sottoporle al

,

di ricavare

inganno della

l’eterno

;

le

cose e

i

postulati

etici

suo sviluppo e di vantare, come necessa-

riamente richiesto dalla ragione, tutto ciò che non è contrario ad

una qualche forma

del pensiero.

Tutto ciò che è necessario non ha che un carattere ana-

non può per qualunque deduzione e movimento porre

litico;

che quello che già era, e che appartiene necessariamente ai suo coneetto prima della deduzione. Se cipio

di

Spinosa,

causa

è dato

non

è che

v’

semplice,

un

ci

attenghìamo

al

prin-

a quel nervo del Razionalismo: « con

inevitabilmente solo

essere.

d'indifferente,

e

1’

effetto »;

tutto

è

Questo o è qualche cosa

allora

con

qualunque

la

analisi

,

di

sviluppo

20

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,

immaginabile produrre

conforme

non

se

propria legge

alla

semplice,

il

l’

mette con anticipazione come determinata collettivo

e

;

Oppure

della scienza

pensiero umano.

il

esigenza dell'

la

,

uomo, che,

esista l’unità nella moltiplicità delle cose e nelle

non

resta

dunque

massime

soddisfatta col processo astratto

questa unità nella ragione. Infatti

cerc^

am-

si

avremo cominciato con un concetto

allora

che appunto non comporta

il

,

La esigenza

niente può

egli

,

indifferente.

una qualche cosa variamente

cioè,

etiche,

quale

il

,

se questa unità

,

si

trovasse nella ragione, non potrebbe esservi niente di vario.

Al contrario, se prodotta

innegabilmente esistente deve essere

la varietà

unità

dall'

mondo

il

,

e

I’

Ethos non possono avere

per causa una legge necessaria.

Con cetto della

ciò

e

,

non

anche

cosi

nostra

quello

Ma

le

tuttavia che

desimo.

ed

i

il

suoi liberi atti

fisso al

in

mondo.

E

del

,

la

Il

confonda con

si

perfino

vero

senso più profondo e sostanziale),

concetto fuori

non

,

1’

noi:

di

Essa vede

la

,

il

giusto

mezzo

luce e fa fede della

e non ha fatto

la

luce.

,

non è

oggetto

il

,

quindi

è

In questo

di

fine

essa,

luce

,

ma

me-

divino storia

la

che ha prea

ciò

cui

che

quello e

altro

del

spirito

lo

natura che egli ha creata,

per

altro:

pensiero e la cono-

il

ragione perviene nella sua attività, e non

è; ciocché è trovato

si

un contenuto che noi già

perda, o

parola che annunzia

la

,

si

queste vuote forme isolale

in

mezzo

Questo oggetto è

che governa

fissare

negativo.

scenza attiva (la ragione

che non consiste

la

fisse,

non sono

astratta per la Ragione,

non a distinguere e

possediamo, ad impedire che

— un uso puramente

anche che

concesso

.

determinazioni logiche, immobili,

quali intende la filosofia

atte, se

per mezzo soltanto

del giusto,

conoscitiva

facoltà

chiami Ragione. le

nega che noi acquistiamo qualunque con-

si

la

essa

non

da

non è

la

luce

1’

assur-

appunto consiste

essa.

Digitized

by

Google

28

decomponendo ed osservando

per la verità stessa,

e perciò

quest'organo, crede

avere acquistato altresì

di

creatrice

apparentemente consideri

la

pure cerca ogni cognizione

,

contenuto del

il

Lo stesso Fichte,

vero, che solo questo gli deve procacciare.

sebbene



cbc esso prende l’organo della verità

dità del razionalismo:

come

ragione

attiva e

che essa è

in ciò

in

,

che è contenuto come carattere necessario nel concetto della

ciò

coscienza separato dall’azione. Nessuno fu ancora tanto pazzo

da asserire,

cbc

distribuiscono

asserzione però corrisponde

tale

La

zionalismo.

ragiono

essere obbietto di

che

cibo

le si

non

processo

lei

il

lei

,

ma nf*

tutto e dare

la

quale esiste

il

l'accidentale di

supremo

del tutto, l’essenza

tutte

apparizioni,

mondo

sol

vi

non

appunto quella

que.sta ò

del

necessaria ed eterna che

fondamento

si

non

sol

uno

mostra in

il

legame

sua rappresentazione; quindi una

e della

getto,

sensibile, ove,



.sensi

e però un fondamento assoluto e

una moltitudine incoerente

,

come

tanto le cose particolari, quanto la loro

cognizione non sono veramente connesse, senza le altre.

1

variabile giuoco

interno permanente nel mutamento e.sterno;

necessario dell' oggetto

un

il

una necessità

una può essere questa essenza necessaria,

filosofia di

nel

ed

successione e di legame, senza

richiede

Klla

particolare,

i’

che non

infinita e necessaria, in guisa

senza una necessità

filosofìa,

sapere una

al

possa mutarsi od aumentarsi.

fenomeni

,

il

una essenza permanente, ferma, eterna; e cerca

il



comprendere

de’

le

di

risultato in tutte le sfere del sapere (1).

già limitata,

nulla fuori di

e sola

,

ce

fanno conoscere altro che

pel

degno

è

c non considera che

— come

ci

l'he

seguito dal ra-

che

ciò

e

A

nutrimento.

per consumarsi in sé stessa

La ragione vuol

sfera .sia

il

ricevono

quali

i

nostro

tutto

scienza fuori di

offre,

ha dimostiato

(1;

ignora

il

che è attiva nella cognizione. Essa ha a schifo

sé stessa,

lo

organi del corpo,

gli

nutrimento, siano

il

In questa guisa

sofi razionalisti dell’ Alemagna.

si

ma

le

une possono stare

esprime uno degli ultimi

SchmidL Storia

della filosofìa.

filo-

— Co.v-

rOBTI.

Digitized

by Cioogle

'iati

La ragione

come

,

modo non

universali

interessi

la insulTicicnza della tutti

scienza

della

assoluto, sia che con ciò

s’

intenda

nessuno

soddisfa a

Kant mostra

stessa.

prova ontologica, sulla quale

sistemi razionali. Cioè a dire, che

i

in

nemmeno alcuna

e

di sorta,

certezza della verità; e per tal degli

non contiene

principio della scienza

come dimostrammo, unità

sè,

fondano

si

concetto didl'Ente

il

Dio personale, oppure

il

solamente quello della vuota esistenza, non contiene ancora in sè la necessità

non

realmente una sussistenza. Che

vi sia

alcuno, non è cosa che implichi contraddi-

siavi essere

zione col

che

Kant qui, conformemente

concetto dell’essere.

suo carattere generale indicato di sopra certezza che

questa

prova

di chi si fa a filosofare,

come

postulato

Altrimenti

l’esistenza

c

secondo

,

procura

ci

potrebbe andare più

si

cioè

;

,

al

la vera

esistenza

l’

generale,

in

principio

il

non vede

,

voluta

contraddizione.

della

Kant e dimandare

là di

;

chi ci è mallevadore dello stesso principio di contraddizione,

quale deve o nò guarentirci

il

un

un

reale,

e però un

essere che sussista

soggetto

altre esistenze.

zioni

(

scientifiche

ha luogo relativamente si

trattandosi

per

r

potere

« io di

di

sono »

sapere se

messa

troviamo

)

lo stesso

vi io

ci

sono

un

»

,

e

scienza.

progresso che

Ora

medesime.

che deve

,

se

darci

non è una buona guaren-

finito

certezza

sarò

da Fichte

prime proposi-

aspettiamo di averne alcuna: !

Ente è

di

general-

teoria della

propria esistenza

la

io

posta

è luce

in

sua

della

prova di sè e

la

che

,

alla certezza delle

invano

Quanto è vero che

tigia

e la sua unità col sapere,

alle proposizioni

pone come principio

questa guarentigia, «

fu

,

principio

relativamente

ipotesi

,

Questa guarentigia

bel

sul

prova ontologicaV Solamente

che può contenere

mente come fondamento spiegata

Così anche

la

anche

,

perocché

;

non nel

nemmenu

essendo

momento

in

mio

seguente.

Digilized by

Coogle

“287

Ma

tutto

che

ciò

coscienza dell’esistenza,

più

per

gura

che

,

schiavi

Andromaca dopo

di

consola: questa sciagura non sarà

venga

sorprende più di molti

ci

sua verità, Ettore inorridisce pensando alla scia-

la

degli

anche con essa. In uno dei

cessa

Omero

rinomati passi di

altri

come conseguenza su questa

fondato

è

—dappoiché

—per

egli stesso, Ettore,

la

sua morte

ma

;

si

qi/anto sia certo che av-

certamente allora non sarà

più. La sostanza astratta che è posta logicamente con la mia esi-

stenza

,

non può essere cairn

sono causa

mei.

sui,

perchè

io stesso al

eterno come fondamento.

una qualcosa

del

mio essere.

Io,

sto reale del pensiero, e però

volta

di

pensiero non può essere questo fonda-

11

mento, perchè esso stesso non è che conseguenza; conseguenza

certo non

La mia vita stessa altro non è se non una cosa

dell’ esperienza, mutabile, passeggierà, e vuole

il

come

non è semplice

e

essere, sono

il

presuppo-

pensiero non può essere a sua

mio presupposto. Si deve dunque ammettere un’esi-

il

stenza reale fuori

me, come qualcosa

di

eterna guarentigia e certezza alia realtà del

zione non

mia

di eterno,

che procura

stessa esistenza

mio pensiero. Ciò che ingenera

in

me

,

la

e però

convin-

è già quel che consegue logicamente dal concetto

della mia esistenza,

Una prova

come

posta

bensì ciò che spiega in effetto).

alla

e

modo

ma

principio e fondamento;

reale tutta la

mia natura

(

come

conferma anche più grande non può

sere desiderata da mente umana.



Il

metodo

es-

del Dritto natu-

«

rale

ha

il

senso seguente

sere pensante. se

non

questo,

tu sei

e

criterio

pensi

per

giudicare

io

sono un es-

In primo luogo

:

rettamente

,

se

può essere giusto e sicuro tanto

;

quanto quello. In secondo luogo: ancorché ne deri-

vassero determinati risultati

alcuna

modo che

C’è da fare quest’ obbiezione

havvi altro

non che

Questo e questo è eternamente ed as-

:

hello stesso

solutamente giusto,

della

loro

verità

,

non avrebbero però guarentigia

eterna

ed

assoluta;

perciocché

il

Digilized by

Google

288 tuo pensiero non ha di per sè veruna realtà, e tu medesimo

non

una

che

hai

Cosi

noscendo

la

passaggera e relativa.

realtà

dimostra che

si

mlodo

il

del Diritto naturale, rico-

varietà de’ precetti etici, e

nondimeno deducen-

doli dalla ragione,

è in contraddizione con sè stesso.

contraddittorio è

contenuto, e nella stessa guisa,

il

Nè meno

come

si fa

chiaro dalla precedente esposizione c da ciò che diremo ora,

solamente a modo

A

di epilogo.

due postulati

come

,

del

basi

l’astrazione:

libertà dell’individuo,

pura che

limiti.

loro. la

Se

la

dritto

la legge razionala è principio della

mostrano

si

di

Kant c

ha questo

nella

un

diritto

(

,

da

oltre questi

,

Kant, cominciando

,

al

gli

;

si

dalla

non-divieto, non

contrario

comin-

,

terzo partito

scrittori di

Diritto natu-

universali. Egli consiste in ciò che

senza saperlo ora^ eleva a principio l’una, ora ste cose opposte

il

Un

anarchìa.

all’

insieme

filosofi

fra

fondamentali

ai concetti

Fichte

) ;

arriva

tutti

patisce

Questi due principi

può dedurre solatnente un

autorizzazione

dall’ lo reale

poi è formato rale,

quanto

in

risultato certo c sicuro:

necessità logica

ciando

non

più vivace opposizione ne’ sistemi

loro

E

di Fichte.

,

non rimane che a scegliere

Altro

dispotismo logico e l’arbitrio individuale. ci

deduzione, esclude

individuale

libertà; se è principio la libertà

alcuna limitazione.

dee attenere

si

,

ed una legge della ragion

Queste basi però sono inconciliabili tra

dì que-

l’altra

qui la contraddizione è evidente e

s’

incon-

tra da per tutto. Così Wolf, partendo dal principio della

li-

bertà, asserisce: non v’è societas ed imperium senza volontario accordo.

Al contrario

deduce nuovamente

egli

la società

di famiglia dal precetto razionale dell’educazione dei figliuoli;

e così infinite altre cose.

Il

Feuerbach. Egli sovrasta a l’esattezza e la circospezione

rappresentante di questo partito lutti

;

e

il

è

cotesti scrittori per l’acume,

Dritto naturale



in

quanto

Digilized by

Coogle

“289

sviluppò

si

in

modo

sistema universale

e

sogno la

e perciò ad

filosofia,

giurìdico

criterio

da un

particolare e indipendentemente

di

— ha

un tempo dal

bi-

per opera di

lui

raggiunto

perfezione de’ suoi concetti fondamentali. Anche nella de-

duzione

rimane sempre fedele

egli

cade in contraddizioni prìncipi

dai

fede

ciò

,

a

dipende



quando

c

stesso;

nondimeno unicamente

ha cominciato. La sua professione

di

nella sua critica del Diritto naturale è anche una me-

scolanza poiché

due

da’ quali

del

Kant e

principio di

la teoria del diritto

principi

coraggio

,

quando

la

di rinunziare

liare tra loro,

di

quello di

Fichte

non può mai fare a meno

(

dap-

di questi

speculazione pura avesse perfino

ad uno; e che

essi

non

si

il

possano conci-

conosce appunto dalla sicurezza del processo

si

de’ suoi pensieri). Egli,

come Fichte, vuole

dritto dell’indi-

il

viduo come principio della legge giuridica, acciocché questa

si

distingua dalla morale; essa non dev’essere una permissione pu-

ramente una « la

ma

negativa,

un'autorità «sanzionata positivamente,»

facoltà giuridica. »

ragion pratica

Ma anche

come Kant, che

egli vuole

sia principio della legge giuridica

;

quella fa-

coltà giuridica deve conseguire dalla ragion pratica ed esistere

morale)

pel fine di essa (della tificata e limitata.

incontrastabile. stretto da

Ma

,

eticamente san-

affinchè sìa

Questi due punti sono dimostrati in

modo

appositamente per questo Feuerbach

vede

una quistìone decisiva

:

come può

si

l’autorità positiva

conseguire dalla ragion pratica, come può ella da questa derivarsi? Egli non può nascondere a sé stesso che ciò non è possibile,

e però ricorre al principio Kantiano della « impossibilità

di conoscere le cose »

dalla ragione, è

:

ma non

essere certo che essa debba conseguire potersi intendere

evidentemente un uso del tutto

(1)

L.

c.,

p.

il

come

(1).

Ora questo

falso della cosa in sé. Infatti,

265.

Digitized by

toogle

290 il

comeconspguadallaragioneunaqualche cosa che realmente da

essa consegue,

Kant crede certamente che

possa conoscere

si

;

altrimenti dovrebbe egli rinunziare a qualunque cognizione. La impossibilità di conoscere

come,

il

Kant, soltanto

riferisce, in

si

sentimento reale del dovere, e non a ciò che è l’og-

al nostro

getto di questo dovere, c alla maniera onde la ragione lo con-

come

tiene

necessario.

Oltracciò,

Kantiano della impossibilità

critica di

Feuerbach

naturale

— non ha

pra

Drillo

il

:

— che è

la

nalurale

richiede

queslo sia possibile, non

Potremmo

l’

tollerare

ramente

scientifico

;

ma

non quello espresso

una

l'uomo

di Stato,

si

,

si

deve concederle

la

ineguaglianza dello

corporazione, privilegi

bene

acquisiti di

fende

la

contrario

i

la

deter-

alle istituzioni

risultati opposti; e

Dritto naturale si vede

il

la libertà

|>ussibilità

di

dell’uomo at-

operare un

prodotti di quest’ azione

stato

giuridico

politici;

in

qualunque specie

proprietà

:

poche parole essi siano;

dritti

,

tutti

ma

can-

c quindi

,

di

dritti

i

allora

si of-

uguaglianza invariabile della legge razionale. Se ,

si

vuole

soddisfare

gna distruggere qualunque ricamente; non solo ne,

conte

vede nella dct

stabilire delle istituzioni contradditto-

prende per norma

giamento, c riconoscere

si

perchè ha un interesse me-

anche quanto

che riconosce e segue

Cioè a dire, se

ma

legge razionale;

contraddizione che

minate quei principi opposti conducono a

generalmente costretto a

di so-

aulorizzazione posiliva del-

può comprendere.

si

la

dazione dei concetti universali,

tivo

scudo

lo

forma più perfetta del Dritto

altro risultato, se

l’individuo, e che essa proceda da

rie.

con

coprirsi

il

conoscenza non varrebbe

della

parlando generalmente, come una buona difesa. Cosila

oggi,

ma anche

le

a questa eguaglianza

privilegio

prerogative

che

si

i

dritti

di

al

biso-

è formato

di classe e di

la proprietà ineguale,

,

sto-

professio-

esigere nati

dal patto. In vero la possibilità primitivamente uguale in cia-

Digitized

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scuno,

di

nulla 0

conservare

stessi dritti

gli

una

è in tutto

sentemente

sono una contraddizione

turale « libertà ed eguaglianza » gica.

È

vero che esse non

ma

positiva, in

modo

chiede

ci

danno

L’ uguaglianza

il

al

si

nulla

cioè,

contrario

mutamento

libertà

ri-

e ineguaglianza (4).

perpetuamente

richiede

esclude l’azione e la libertà. Ora se

tal

lo-

una decisione

La

distruggono a vicenda.

fatto,

l’uno, quando l’altro principio,

che un

in

è anche certo che conforme al loro concetto e

negativo

l’azione,

riabilità,

non è in

o

degli altri,

giustificazione della ineguaglianza pre-

esistente. Così le parole sagramentali del Dritto na-

si

1’

inva-

segue quando

bisogna almeno confessare,

processo non può spacciarsi

come

regolato necessa-

riamente dalla ragione.

(1)

fu

La contraddizione che

veduta dai

socialisti,

avrebbero voluto abolire del principio storico,

l’autore vede tra libertà ed eguaglianza

ma mentre

questi ad effettuare l'eguaglianza

la libertà, l'autore,

con ragione

la

per l’apposito, partigiano

propugna e

sostiene.

L’ugua-

glianza giuridica è una vuota pos.sibilità senza alcun contenuto particolare, e riesce derisoria per coloro

1

quali furono disfavoriti dalla

natura, o volti in basso dalja ruota della fortuna.

Comforti. «

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CAPITOLO SECONDO

ESINE BEALE DEL DIRITTO NATURALE.

— Negatività del— Rapporto della — Distruzione del

Riduzione della moralità alla pura conseguenza. l'etica, della morale

e del

bertà e dell’ eguaglianza dritto pubblico.

— La

,

Dritto naturale.

li-

negative e positive.

verità del

motivo del razionalismo e del

dritto razionale.

Quando

in

una

ricerca scientifica

norma unicamente umani e critica

la

loro

ma

la logica,

soddisfazione

notando semplicemente

,

i

non

si

vuol prendere per

ad un tempo è

lecito di

risultati

gli

interessi

procedere

nella

che più importano e

sono, per così dire, decisivi: c nella stessa guisa che fino ad

ora dalla insussistenza dei principi

è dedotta logicamente

si

quella dei risultati, così viceversa dalla contraddizione dei

ri-

sultati dimostrare la falsità de’ principi.

Nel razionalismo in generale,

non che

il

nalismo soggettivo ) sia (razionalismo oggettivo). carattere

si

deduce dal solo pensiero,

contenuto determinato dell’ethos,

desimo; sia dal concetto di dai

me come pensiero

Con

ciò

si

ma

l’ethos

essere pensante

come causa viene a

speciale e proprio dell’ ethos,

il

del

(

me-

razio-

mondo

distruggere

quale

consiste

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il

in

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293 un rapporto originariamente reale

(4).

La moralità non ha più

non

altro pregio che quello della conseguenza, e Timmoralità

è che una specie d’inconseguenza, cioè, gica fra

il

ramente questo

morale della

la

mediata che hanno

quale

teoria, di essa,

stanziale e di particolare sè.

contraddizione

risultato; solamente quegli scrittori,

non seguono un sistema compiuto ed tale

la

lo-

pensiero e l’azione. Fichte e Kant avvertono chia-

la

cioè,

reputa la coscienza im-

come qualche cosa

come qualche cosa che

,

Cosi la tonte dell’ethos,

il

quali

i

reputano ancora

intero,

pensiero, viene, per

di

so-,

esiste

da

modo

di

più direttamente contaminato da una falsa conseguenza,

dire,

che da una maniera di azioni

che a

,

lui sia contradditoria

;

e però quella sarebbe un peccato molto più grave. Ripugna

(1)

A

mostrare quanto

del nostro autore, e

basta

gne

il

filosofo torinese,

con quella

la filosofia del Gioberti si riscontri

ad un tempo

discordi da quella dei razionalisti,

si

seguente brano dell'opera del Buono.

La

«

legge, dice l’insi-

non è una nozione morta e generica, ma una

cosa viva, individua che possiede in

Realmente da Dio non

si

sommo grado

l'essere di persona.

distingue ed è legge e legislatore insieme.

Se non fosse personale, non sarebbe concreta ed imperlante ; se da Dio veramente luto è l’idea

si

distinguesse,

uno sostanzialmente,

Dio, in

quanto comanda

lo stesso intelletto

sori e

non sarebbe assoluta; perchè

l'asso-

e molti assoluti ripugnano. Perciò,

è Dio, in quanto risplende

all'Intelletto,

alla volontà.

divino che per

comunica qualche raggio

E come

la

come

legge è parimenti

l’idea rispetto

modo immediato

ci

apre

di luce, cosi la legge è la

i

a noi, è suoi te-

volontà di-

vina e creatrice, che fa risuonare la sua voce dolce e imperiosa nel

santuario della coscienza, affine di renderci partecipi del santo.

Lo

mente e

spirito

Buono e

del

umano ha dunque un intimo commercio con

col volere divino, e

vilegiata della sua natura. S’ingannano perciò

moderni, senza escludere

la

da questa fonte deriva l’eccellenza pri-

gli stoici

e

i

i

razionalisti antichi

e

partigiani della filosofia crìtica,

spogliando la legge della sua individualità personale.

»

— Cospobti.

Digilized by

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294 ammettere un

di

c

e l’intelligenza non

risultato

tal

oppone per quanto

si

nondimeno se ne trova un

acqueta

si

che esso derivi dal principio;

sia certa

vestigio nell’ afiermazione di Hegel

che l’opinione della limitazione della nostra conoscenza

sia

il

peccato mortale (1) (2). Dal mio concetto non può mai derivare io sono qualche cosa, e non che

altra conseguenza, se non che io devo

qualche cosa. Perchè

mio pensiero non ha alcun

il

una tendenza, come quella che

potere reale sopra di me;

contenuta nel dovere è incomprensibile, quando dere prodotta dal pensiero perturbazione

si

d’

ammettano due

ma

e

,

così

pure

animo che va unita

coscienza morale) non

(Gewissen,

enti reali

mondo

del

consiste

,

necessità

esclude

veramente

(I)

Enciclopedia di Hegel,

(J)

Secondo

i

dovere

edizione

razionalisti,

il

di sé,

è cosa anche

perocché

esige,

dovere

il

l’altro

però può

p. 363.

§ 386,

concetto dell’assoluto è qualche cosa

di generale che ab1>raccia tutto

ché non ha nulla fuori

Ella

;

che l’uno

ciò:

quella

come causa universale

logica,

qualsiasi in

o

La coscienza

subbietto che opera,

il

anche colui che ordina e prescrive.

più evidente, che la

timore

il

all’Ethos.

pensabile; esso è infinito, peroc-

il

racchiude in sé ogni cosa,

ultimo fondamento del tutto, da

lui

come

e,

esce ogni cosa; esso é uno e

semplice, come quello che elimina c fa cessare ogni opposto,

quale include una limitazione; esso è infinito ed insieme cioè, questo è in lui inchiuso: è

sar

puro, pel quale tutto

il

è

voglia cre-

è intelligibile che quando

non solo

,

si

il

puro pensiero stesso, è

resto vien pensato.

Secondo

il

finito, il

pen-

l'idea-

lismo assoluto, la ragione umana, identica alla ragione divina, può esaurire tutto

e

’l

mondo

il

pensabile e costruire a priori

il

mondo

della natura

della storia, e la filosofia, propriamente detta, è la ripro-

duzione ideale della creazione, Hegel,

il

fc

facile quindi

quale condusse agli ultimi termini

il

il

comprendere perchè

razionalismo che suona:

l'onnipotenza della ragione, disdegnasse l’opinione di coloro,

ammettevano

la finità

della

i

quali

conoscenza Cosforti.

Digilized by

Coogle

,

29S

ma

rimanersi;

in ogni caso

rebbe

la

che quella legge della necessità porta seco

ciò

determinato è

conseguenza

altrimenti

inevitabile,

una legge necessaria. Per

di

Spinosa apertamente ed intrepidamente nega dovere, del bene e del male apparirà in appresso,

e

;

il

non

sa-

qual cosa

concetto del

con Hegel come

verità,

in

la

la filosofia ritorna di bel

nuovo a questa

negazione.

Ma dalla

il

contenuto o essenza

escludere.

dell’

Ethos, la quale

non può essere che

ragione,

ragione non vuol

natura

di

produrre cosa alcuna;

essa

suo precetto può prescrivere delle

11

si

deduce

negativa.

La

limita

ad

si

azioni o delle

*

ommissioni; e tare

quello

tralasciato.

in

tal

non

che

è

stato

ad altro che ad evi-

tende

che

latto,

non

può

essere

L’Ethos ha anticipatamente un concetto già for-

mato c compiuto,

e ciò che

divenga ed accada

Conviene

caso non

,

ma

richiede non è che qualche cosa

si

che quel concetto non

far quello soltanto

sia

distrutto.

cui opposto contraddice alla ra-

il

gione. Ogni virtù è adempimento del dovere, non trasgressione.

Quindi

il

pregio originario e sostanziale dell’azione non

è riconosciuto; essa non ne ha che uno derivato per via di

conseguenza; ciò che decide è

secondo

le quali

e positiva virtù

si

la

concordanza delle massime

opera, e non già essa stessa. Ogni vera

— amore,

terruzione; essa non

fede

—è

un

può assolutamente

atto,

ed è senza

in-

concepirsi inattiva.

Al contrario l’adempimento del dovere è in sè inattivo, perchè,

quantunque non

ha luogo alcun precetto, nondimeno

questa virtù non è interrotta, è appunto che l’operare

cosa principale è la massima, il

mezzo d’impedire che

si

deve risolvere ed

e perciò se

non è

si

opera, la cagione

l’intima essenza di quella; la

per

la

quale l’atto non è che

sia priva di sussistenza.

esporre

Perciò Ethos

come un esempio matematico:

bisogna che sia provato ciò che è e ciò che non è dovere

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-290

c se da per tutto

il

dovere è o non è adempiuto; perocché

l’adempimento del dovere, nello stesso modo che manca

aumento. che

ciò

vi

Ma

anima imparziale onora, come

quello che ogni

ha

di

più hello

sublime

e

virtù positive, che in origine e

E

di necessità risultano dal concetto si

appagherà

dell’

gran tratto

morale che possa osare

qual cosa

il

jiensiero,

non

e

havvi

la impossibilità di

nuova creazione

filosofia

produce.

egli

di

Per

,

ci fa

sentire,

,

è

ci

anche nostro mal-

dedurla a priori; perchè essa è una

prodigiosa

come

la

creazione in universale.

più piccolo oggetto fuori di noi, se lo consideriamo seria-

mente,

ci

riempie del sentimento della nostra inettitudine a

comprenderlo.

Il

pensiero: questa cosa è, è fonte di maraviglia.

« Questi è tuo padre,

il

tuo amico; per opera loro tu sei qui

in questo stato e condizione »; perchè

perchè tu stesso impossibilità di si

si

ogni azione magnanima, ogni manifestazione del

cagione di sorpresa e stupore, e

Il

il

che

,

esiste,

anche solamente

che

ciò

e

amorc? o pure

di cotesto azioni

egli

sentimento eroico, dell’animo veramente pieno di Dio

grado,

si

e.

p.

quali siano le azioni

dell

di prescrivere o

voler conoscere per anticipazione la

non

amore

debbono derivarsi dal suo concetto? L’amore dove lascia dietro di

le

nel-

con alcun concetto adeguato

dal concetto del pensiero o del dovere?

vero e reale amore

sono

consistono

e che perciò

l’azione, infinitamente attive e creative,

possono trovare cd esaurire

mondo,

al

natura

per

compiuto. Chi potrebbe dedurre la essenza

che

di

valore intensivo positivo, non è neppure capace di

qualsiasi

sci

appunto questi

appunto quello che ora

comprendere consiste

in ciò,

,

ma ha fondamento

superiore e libera. Quanto debbono essere più

questa stessa

?

anzi

questa

che l’essere non

può risolvere ed esporre nel pensiero: che

gicamente necessario

E

sei ?

egli

in

una

non è

lo-

potenza

incomprensibili

potenza. Iddio e le virtù positive che egli vuole

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297 e che

rendono somiglianza

umano

perde

si

Dio personale:

ma

Spinosa;

della sua

conosco, o non io

Non

profondità.

nella loro

io lo

sibbene:

natura!

ma

infinitamente di più. Lo stesso dicasi

stiane:

l’uomo

ha praticate,

le

non

più

Non

mai

trascende

havvi

limite

fervore

e

fin

dove possono

ma

zione,

la

cospicuo ed

che

eccellente.

che non può mancare il

che

suo

c delle virtù

,

li

un

da Kant a ragione riore

ha

fatti

fiore.

,

In

tal

sono

cui

il

ha

vi

in esse di

il

luogo

un adempimento solamente

dei

in

Con

pensiero.

meno

virtù

ragione

è

misteriosi

positiva.

ciò

questi

perchè e

,

L’amore

come un motivo

morale). Hegel lo tollera la

ancora

lui

dal-

viene

contrario alla

come un grado

frammista

mira-

infe-

materia;

alla

l’adempimento dei

quale è inevitabilmente voluto dal processo logico e soltanto nella coscienza

bisognava che

(t)

di

azione

modo dovrebbe scomparire

dirittura sbandito

(alla

in

doveri,

ha

l’

della loro manifesta-

che

consiste

grado più elevato è anche secondo

il

e

cd esporre nel suo pensiero, essi

moderna qualunque

l’etica

vita

la

può procedere a suo talento, può comprenderli

interamente, risolverli egli solo

quale

opposto distruggerebbe

egli

astratti

di

ciò

od

arrivare

razionalismo però non vuole che quello

Il

valore etico del

doveri,

bili

di

sa di dominare, perciò fa di Dio un astratto dell’essere

egli

il

essenza,

loro stessa

ancora

sempre crescere

perchè

,

sono semplicemente un elemento

non

virtù cri-

praticarle infinitamente di

il

fede possono

la

energia cd eccitamento

,

jiraticarle

facea

conoscere

delle

che esse richieggono dall’uomo.

ciò

che segni

aumentare. L’amore

ma può

ma

questo esse richiedono,

come

lo potrei

ancora

più,

può dire del

si

conosco,

lo

conosco,

lo

L’ intelletto

la

fede

non

fosse

di sè

(i).

Prima

più riconosciuta

di

tutto

come ap-

Hegel, enciclopedìa, $i!0.

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298 perocché ella è sommamente positiva:

partenentc è una

una

(Setzcn, porre)

tesi

sintesi e l’estremo

opposto del

pensiero puramente analitico. Ella non consiste

come

questo

un

altro,

e per-

neU’cscludere semplicemente ciò nel porre soltanto ciò

opposto

che già

ad

avvenire

e.

p.

,

si

possiede. Quello

come

può sempre pensare,

si

possibile

la possibilità di

cui

il

non che

verisimile,

che Cristo sia risuscitato, che

noi risusciteremo: taU c simili cose con la potenza della



bertà

e però

non contenute

mitive ed originarie

— con

un

in un’altra precedente,

ma

li-

pri-

atto creativo divengono oggetto

della cognizione, e cosi sono l’azione più pura del volere. Sicco-

me

non

solo coraggio e

il

tezza,

la

possibile

cattiva;

la

deduzione logicamente

Quanto

libertà.

la inquieta considerazione della cer-

non è sicura della buona

quale

non vede

così

necessaria

la fede

conferisce

libero

non

la

manifesta

la

fede e

e

altrettanto è cosa

stessa è positiva,

positiva che ella è un’esigenza morale (etica). atto

che quando

riuscita,

sola

la

poteva stabilire questa esigenza,

la

Solamente un quale non

si

può dedurre da nessuna legge necessaria, perchè questa per sussistere

non può aver d’uopo

deve sapere 11

ciò

dal fare

Egli può esigerla,

che

ciò

fa,

creature non sanno, farà.

Ma

e

,

,

e si

perchè ciò

alla

fine

che esclude.

annulla

col Dio

perchè potrebbe anche rimanersi

perciò accade continuamente che

ma

se egli richiede

richiederla, e della

racchiude

fede

della fede sussiste o

etico

significato

cristiano.

che la

non può

e perciò

di fede,

volerne alcuna; anzi la rende impossibile

possono soltanto credere che egli la

non perchè essa

fede sia

,

ciò

avviene perchè

le il

volle

una conseguenza necessaria

esistenza e del concetto di Dio, senza che l’atto vi abbia

alcuna parte. Ck)si

nell’

pure

la eccellenza del Dritto

naturale consiste solamente

escludere ciò che è contraddittorio al concetto del dritto.

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299 il

qu

proscrisse dalla l’astra-

delle nobili produ-

21

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Goeglc

,

300 Così bisognò rigettare tutto quanto

zionì.

quale era nel medio evo, quest’ opera

sistema degli Stati

il

veramente

d’ arte

blime, senza alcuna considerazione delle parti lo

componevano, senza esaminare se questa o quella

biasimare; e

il

motivo

cbe un sistema

fu,

per questo venga a mancare il

che

il

,

fosse da

può pen-

di Stati si

sare anche diverso da quello che allora esisteva

è

su-

essenziali cbe

senza che

concetto del dritto; perchè esso

prodotto d’una forza, la quale può formare cose nuove e la

ragione è incapace d’ imitare.

ed ‘ultimo della umanità,

— Lo

quale Kant

al

è quello della pace perpetua

:

uno

cioè,

stato più perfetto

leva col pensiero,

si

stato in cui

non

sia

guerra c distruzione. La ragione non ha altro da mettere luogo dello stato positivo, republica

Platone c dagli

di

sebbene soltanto Tali esigenze finità diretta le

il

in

quale

ci

scrittori

in

è indicato p. e. dalla

veramente

cristiani

alcuni tratti particolari.

puramente negative hanno non pertanto una

af-

con resigenze positive superiori, in opposizione con

condizioni mutabili

meno

perfette; c per questa sola cagione,

chi giudichi a prima vista c badi soltanto al suono delle parole,

crede in quelle, e cosi guadagnano nella opinione degli uomini.

Con

tutto ciò esse so. o assolutamente opposte alle esigenze po-

sitive.

— Per mezzo

di

questa affinità

il

j)ensiero della uguaglianza

del dritto degli uomini destò l’universale entusiasmo; ed anche a’

tempi nostri, che questo fuoco è spento

scondere a sè stesso che questa è soddisfa l’animo

ripugnanza.

Ma

umano,

e

il

,

niuno potrà na-

idea che veramente

cotcsta uguaglianza del dritto di tutti appare

cosi bella

ad ognuno e piena

cetto dell’

uomo

la

contenga

dell’

uomo,

cui

questa e non quello

la

la sola

contrario produce certamente una

di tanta luce,

in sè

,

ma

non perchè

perchè

la

sua divina destinazione: e solo nel la

esige,

essa ha

tale

vuole

il

con-

l’idea

modo con potenza

di

convinzione.

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301

La

che

libertà

deriva dal concetto è uguale per tutti so-

lamente perchè non è per nessuno una libertà determinata,

ma

sibbenc un' uguaglianza della vuota possibilità

un contenuto, acquista determinati

essa riceve

determinata libertà, allora contrario, alla quale

1’

uomo

quando

;

dritti,

anche ineguale. La

si fa

diventa

libertà per

come ad

è destinato da Dio,

ul-

timo termine, è una libertà positiva, e nella sua realtà e nel 'suo contenuto, la

il

quale forma tutto

Essa non

stessa.

come

soffre

sesso, di godimento,

sitiva

afflitti

il

aspirare

cupi unicamente in cose

ticolare la capacità di

positiva, la quale considerata l’

libertà

al

divino

E

questa libertà po-

;

che

la

più parte degli

che

,

in

ella si oc-

non è meno

ciò

una

classe par-

acquistare è contraria alla uguaglianza

un esempio

Questo è solamente

Imperciocché

La

puramente

comuni e volgari;

contrario alla uguaglianza dell’ idea

del concetto.

di pos-

soltanto del nutrimento, che

sia sollecita

tutti

una diversità

da alcuna cura terrena

deve appartenere ad ogni uomo.

uomini

suo pregio, è per

altra

e di cognizione spirituale ecc.

dei nobili platonici, di potere

senza essere

l’

secondo

l’idea è

intero contenuto di essa

non

della

uguale per si

libertà tutti.

può determi-

nare ed esaurire anticipatamente, come quella della libertà

ma

negativa;

tinuo,

il

è cosa che concerne

cui termine ci è occulto.

il



futuro, è Si

un aumento con-

potrebbe obbiettare, che

questa uguaglianza positiva non è riposta nella eterna giustizia:

che mai

t’

importa che presso a te

ed eccellente, che esista una abbi

il

gnarsi

dritto d’essere quel di

che

non essere l’albero

diamante?

Ma

si

svolga una vita più nobile

felicità

sci

;

più grande, basta che tu

può

egli forse l’arbusto la-

fruttifero, o la selce di

non essere

il

questa obbiezione sarebbe senza fondamento; per-

ciocché non è dato ad

uomo alcuno

di essere quel

tantoché egli non può essere quel che é stessa cosi nell’uno

come

la

che

egli è, fin-

sua idea; e questa è

nell’altro! cioè, di essere

la

l’immagine

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302

altresì

jMjrò a (juesla destinazione

Conforme

di Dio.

supremo

il

ciaseuno dee avere

supremo non havvent

diritto; olire ilDirillo

maggiore. Quindi secondo la stessa idea che esige come

altro

termine ultimo

anche

uguiiglianza degli uomini

positiva

la

giustificaia

Quindi è giusto che

(I)

non

Senza

è

dubbio

1’

inevitabile,

quest’ ordine di

per opera

di

che

la

l’una più che l'altro.

(1). 1/

relazioni

l'

per essa

senza dubbio neila so-

una cosa vuota, necessario

ma

ordine delle relazioni;

non debbo essere immobile e permanente

un’aristocrazia artinciale. Per noi

non

ha

vi

altra

salvo quella dell’ingegno a cui s’inchina volentieri

aristocrazia,

il

uomo deve avere

eguaglianza è impossibile, quando

anzi

e'

selce stia sulla strada ed

corona del monarca

voglia intendere

si

cietà

ma

arbusto sia abbandonato a sè stesso

l'

l’albero fruttifero coltivato, fregi la

complesso

l’umanità nel suo

non è ad essa conforme, nè l’individuo;

diamante

viene

,

ineguaglianza clic non può evitarsi nelle

la

condizioni reali della vita. Infatti

l’u-

niversale, perocché l’ingegno è naturalmente principe e benefattore dell’

umanità. Per

la

sapremmo ammettere che

qual cosa non

a simiglianza di un arbusto, di una a sè stesso; anzi possibile,

perchè

emancipi

si

,

divisiamo che l’

uomo

si

Infatti

il

regolato,

come

consideri che

mento venne

.selce,

effettuato

ora è

libero,

fu tanto ;

dell’

si

elevi

sentito

e finalmente bisogno

il

un grande

ultima- classe

della

rivolgisocietà.

schiavo, poscia fu servo, quindi

fu

od almeno

lo è in

divisiamo che la plebe abbia diritto

di

nè questa parrà un’ utopia,

corso dei secoli

a prò

lavoro da prima

debba fare ogni opera

sempre più

oggidì

nel

debba essere abbandonato

società

la

plebe)

ed in nessun tempo

questa emancipazione,

quando

(la

l’uomo,

di

gran parte.

fu

Ma mentre

emanciparsi, e

la società

debba cooperarvi, non ammettiamo che l’emancipazione abbia ad effettuarsi a scapito di

problema deve consistere

del

a

i

quali,

sia

per un lavoro anteriore,

per un lavoro prc-sente, tengono un maggior grado. La soluzione

sia

e

coloro

il

in

ciò: che

ceto medio non discenda, e questo

schivare quella

guerra implacabile

il

ceto plebeo

è l’unico degli

si

elevi,

modo acconcio

interessi

rivali

,

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la

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30S

un

da quello della donna e del

dirillo diverso

fanciullo

;

un

altro rincollo operaio dedito a basse occupazioni, un altro

possidente libero dal lavoro

e

— Quella

è in

istante;

il

della

compiuta

concetto dell’essere pensante

il

concetto, la differenza della fede deve essere

il

esclusa dalla sfera del diritto; cosi il

ceto o

ne-

ed essere sollevato da Dio. Nello stesso

ideale

all’

secondo

perocché

di

uomini; e pure è vero che l’uomo deve formarsi

tutti gli

modo

del

libertà negativa, al contrario, è di già

richiesta ad ogni

solamente

ciò è richiesto

vocazione del sesso, dell’età,

cessità dalla classe.

6n dove

:

vuole presentemente; im-

si

concetto non contiene in sé veruna determinata re-

ligione e giustifìca del pari ogni religione, solamente perchè

non ne

giustifìca alcuna.

l’uomo è

Al contrario, secondo

quando questa idea

cristiano;

giunta, non vi sarebbe differenza

fede sarebbe

giustificata in

propria del cristianesimo.

quale,

L' si

luogo di

in

anni e

Ma

accelerare,

deriva.

secondo

guisa; cioè,

indugerebbe

arte.

come

l’una

metalli preziosi

trae fuori,

adornamenti

li

gli

si

illustre scrittore,

La prima somministra

del

La

i

fa

lei

di

creare

divino,

come

ma

atto

ma che

in diversa la deter-

solo radicalmente,

come

nelle viscere delle montagne; laddove l’ingegno

fonde,

li

accomoda.

viva e più singolare.

ed iniqua, se non

1’

semi feraci, che

plebe e l’ingegno sono

potenza, e l’altra

trova ogni dovizia,

da

ufficio

quello che

cola, I.a

li

purga,

plebe

in

gli

aggiusta,

somma

Laonde

si

nulla, e seco

la gloria dell’ingegno

e a vari

è quasi la specie

dell’umanità, onde l’ingegno è l’individuazione più

non può

ed ogni

lungo corso di

per

come

la plebe,

nutre e feconda.

svolge,

mina. Nella plebe

li

,

sublime e tutta

fintantoché l’umanità non abbia

La plebe, secondo un

concreatori, cioè, compartecipi

i

maniera

forse di secoli la sospirata emancipazione.

ingegno non può inimicare

natura e l’ingegno di il

quella

sua idea,

la

veramente rag-

fosse

giustificazione

di

risentita,

più

sarebbe usurpata

facesse risalire alla plebe, senza la quale egli

può ogni cosa.

— Conforti.

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504 raggiunto questo termine,

il

Annullando

zione. la

le differenze

non

,

reli-

uguaglianza della destinariuscirà a

si

conseguire

eguaglianza positiva, perchè bisognerebbe con essa distrug-

gere anche in

ineguale delle parti

diritto

giose è giustificato appunto dalla

contenuto,

il

quanto che

il

quale non è determinato, se non

lega necessariamente al presente stato d’ ine-

si

guaglianza. Però una tale libertà ed uguaglianza, la quale non

ha

d’

uopo

alcun contenuto determinato, non deve che

di

struggere questa ineguaglianza per instaurarla.

condo

questo principio negativo

o nell’ altro

nel

mezzo

giusta avuto

la

,

positivo

imperfezione,

riguardo

al

tempo e

termine ultimo delle cose.

delin-

ha ancora un giu-

quale

la

è relativamente

alle condizioni

reali della al

Essa servirà anche a distinguere

che per loro natura non possono competere

privilegi

che ad alcuni con danno degli

altri,

delle circostanze considereranno

come

sti;

dritto o

relativamente ingiusta, avuto riguardo

vita (circostanze);

fra quei

diversità del

di-

se-

dovrà rigettarsi come

caso

La norma del principio

giustizia. dizio

;

ogni

perchè è posta. fuori della sfera

apparirà eorae giusta, r uguaglianza

Adunque

e che questi a seconda imperfetti o

come

ingiu-

e fra quelli che o non ledono affatto, o solo, atteso l’essere

limitato della data condizione o stato, ledono gli altri, p. e. la

sicurezza

delle

loro splendore e

catena

famiglie

signorili

loro averi, di

di

non perdere mai

mantenere una non

grandi memorie nelle generazioni,

di

clericale di siastiche.

i

il

il

interrotta

diritto del ceto

non doversi alimentare che con occupazioni eccleOra quella opinione guarda

i

privilegi

dell’

ultima

specie con occhio invidioso e cerca di distruggerli, solo perchè li

crede contrari

di già tutti

;

specie

il

al

concetto. Questa al contrario vede in essi

contenuto della libertà positiva

,

un tempo uguale per

benché essa non approvi precisamente questa determinata di

privilegi,

sia

durabilmente

,

sia

transitoriamente.

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30 $ Essa non parte dal

anche

principio di distruggerli

godimento

al

altri

gli

ma

fare la nobiltà cittadina,

Cosi pure nel complesso

quanto

umano

nello stato

il

medesimi

dei

ma

,

di sollevare

non vuole già

;

cittadino nobile.

il

dritto positivamente giusto

perfetto

può

si

si

questo, pel diritto eccellente, perchè è immutabile,

immutabile perchè è

dritto più eccellente.

il

determinata forma giuridica, c

suo contenuto

(

per

far parola di dritto

pretende, come l’astratto, aU’eternilà. Però non

)

tiene,

come

ma

crede

si

Esso è anche una

sua eccellenza consiste nel

la

nelle forze che esso produce, nella sua cor-

,

rispondenza a nature superiori

,

a

dati

esseri

viventi.

Esso

dichiara variabili le forme giuridiche pratiche, non già perchè

ogni data forma

ma

sitoria,

giuridica dovrebbe

perchè esse tutte non sono ancora quella deter-

minata forma che deve Per

la

per natura essere tran-

qual cosa

esistere.

carattere peculiare della concezione sto-

il

rica dell’ethos non consiste di nessuna guisa in ciò

ammetta solamente un passato,

ma

delle cose,

il

Queste sono il

giudizio relativo, o

si

,

che essa

attenga al solo

suo assoluto è un futuro, un termine ultimo

il

quale deve venire. le

conseguenze del carattere astratto, secondo,

quale soltanto ciò che è logicamente necessario ha un vero

pregio.

Esse riescono perciò

inevitabili

in ogni

sistema ra-

zionale, sebbene appariscano sotto diverso aspetto, e ncH’uno,

per così dire, più velate che neH’altro. Ora dobbiamo ancora dare uno soggettivo,

sguardo

alle

punto a distinguere tra e

il

conseguenze

come causa immediata

susseguente.



Il

il

;

processo

,

prodotte dal

principio

perchè esse servono apdel dritto fino a Fichte,

principio soggettivo guastò la concezione

morale meno nella scienza che nella vita pratica. In questa, cioè, la violazione dei rapporti più sacri

stimata lieve mancamento,

cominciò ad essere

anzi cosa lecita, purché da esso

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S06 direttamente uh male

non venisse però non

La

agli uomini.

neppure rinunziare

poteva

alla dignità

scienza

morale, e

trovò nella sua necessità logica supcriore agli uomini, un’egida, con la quale

forza di

tempi

in questi

proteggere que’ rapporti

sebbene

;

tampoco



non

come

ebbe paura

dei

si

travagliosi potè

che derivano

principio delle leggi

,

solamente

la

la

degli altri

nemmeno

contrario

giuridica al risultati

in

p. e. l’assoluto

può provare nè con benessere

del

dal principio

uomini. Nella concezione filosofia

c

non avvenisse che

una supposizione arbitraria; dappoiché

divieto dell’adulterio e dell’incesto logica,

stretti

ciò

la

dall’ attuare,

libertà

e

il

dritto

dell’uomo. Essa avea appunto un sostegno nella sua morale,

quanto

e per dritto,

fossero

sacre quelle cose

che distruggeva nel

poteva sempre servirsi della scusa, che queste veni-

vano solamente separate dalle

instituzioni coattive,

annullate. Così in buona conseguenza,

il

non

già

riguardo alla esterna

dignità e bellezza dello Stato venne sbandito dalle leggi della sua instituzione



la

bestemmia,

il

suicidio, lo spergiuro,

recassero nocumento a date persone

individuo condannato a morte, dritto

il

,

lo

alcuno sulla propria vita, non poteano

matrimonio doveva

quando non

stesso assassinio d’un

quale però non ba neanche piè dirsi delitti.



il

sciogliersi a piacere, la violazione della fede

coniugale essere liberamente permessa. Ogni restrizione nel disporre delle cose (siano esse anche dalla natura destinate per

le

boschi), o neircsercizio di mestieri, fatta

generazioni, p. e.

i

con rintcndimento

di

promuovere

il

benessere universale, fu

dichiarata per sè stessa inaccettabile senza avere riguardo agli effetti.

Le idee

tano l’uomo libera scelta Dritto.

in ,

di

patria, di nazione, le quali

ci

rappresen-

alcuni rapporti e legami indipendenti dalla sua

non hanno

l.U(»go

alcuno

Ogni aggregato d’uomini può

popolo non è tale

,

se essi

non

lo

in

questa

teoria del

costituirsi popolo,

vogliono,

fai

cd ogni

essenza del

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,

307 Dritto naturale, come teoria

nità del popolo

appunto

un

quanto

cessa

,

cosa alcuna

non

legge soltanto quello che

e

,

cosi

come sovranità

popolo,

uomo

di

da

vincolato

è

È

sottoponga spontaneamente.

si

tutti

sovra-

la

degli individui

Nessun

gl’ individui.

cui egli

,

la sovranità

sovranità del

la

sopra

tutto

non è tanto

filosofica,

vogliono accidentalmente; se non

sono concordi, questo volere non può giungere ad essere una legge. Questa sovranità di ogni individuo fonda lo Stato come

patto

politico,

di

Essa

deliberazione concorde: sia

quella

di

il

esso poi

una rappresentanza, od anche

della maggioranza dei voti.

una

governa continuamente;

lo

pe-

qualunque potere non ha valore che come prodotto

monarca,

lutto

richiede quindi

e sostanza

sussistenza

cui

la

l’unanimità de’ voleri.

rocché

re

Il

,

potere di un

semplice potere

rappresentanza

la

popolo, in quanto prende delle deliberazioni

,

anzi

secondo

,

legge di votazione, non sono altro che mandatari e funprimitivo, cioè, degli uomini individui

zionari di quel popolo disuniti.

Nella chiesa questa idea condusse al perfezionamento collegiale, secondo

del sistema

quale

il

la chiesa

immutabile essenza non è più legge per lontà de'

non

membri è legge per

la

il

e la

membri, ma

Con

chiesa.

che col loro principio,

altrimenti

i

la

sua vo-

questi risultati,

concetto del dritto

pubblico resta interamente distrutto. Non havvi più Stato



sorta, nè chiesa,

ma

soltanto

un

famiglia,

dritto

mente, e a modo

degli

il

cui

individui

di addizione; tutto è

dritto ,

abbia

considerati

singoiar-

dritto privato.

mini sono nello Stato non già per costituire un’unità, assicurare la loro



perchè cosi vuole ,

ciò

perchè

gli

eonoseiiiti

ma

separata esistenza. Laddove quei

dritto

pubblico

,

l'inciilzanle

bisogno



di

valore,

Gli uo-

ma

per

rapporti

sono ancora

ri-

non avviene

per rispetto di questi rapporti

uomini

hanno deliberalo

in

così

apparenza

,

altro

di

accordo;

il

non è che una delega-

Digilized by

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308 zione volontaria e perciò rivocabile del dritto privato. In

guisa Velhos del

mondo

è distrutto,

Sta nell’arbitrio degli uomini

varlo

nell’

desiderio

,

ma

interno dell’ anima;

tal

divino scompare dalla

il

terra.



se vogliono o

colti-

agli archetipi divini c ai

che accendono nello spirito umano, non può mai

corrispondere anche una forma esterna, nella quale siano impressi

e

,

il

loro senso ideale

secondo una

siffatta

mondo

un

comportare Ciò che

teoria.

vivente dal vuoto e dalla negazione.

non soddisfatte

che s’imporrebbe

pena,

razionale, se potesse

E

la

e ciò che è

morte, per

per sé inevitabilmente

di

aspi-

le

per tedio della monotonia

o

,

creato

è destinato alla santi-

ficazione sarebbe distrutto dagli elementi profani,

razioni

Nes-

manifesti visibilmente.

si

sun animo umano potrebbe

è la

,

Dritto

il

ad attuare ciò che esso vuole,

riuscire

e conservarlo durevolmente.

Ma

sostanziale del Dritto naturale,

la falsità

modo onde viene

uomo

espressa

spregiudicato > è questa

:

che

egli

quale nel

la

evidente ad ogni

deve riuscire

,

non

fa

alcuna stima

della destinazione essenziale dei rapporti o coìidizioni della cita.

Ogni umano rapporto

di questo

genere ha in sè una desit-

nazione sua propria, e impone quindi agli uomini un obbligo di

attuarlo e

conformarlo in

In ciò consistono porti,

p.

come anche la

e.

e non

iugi,

è

il

trimonio;

la

corrispondente a quella.

o fine essenziale del matrimonio (la

coniugi in una reciproca

l’obbligo

di il

perfetta

remissione

vero principio

di

tutta la

fedeltà

e

comunione

della

di

vita)

di

libertà fra

i

con-

forma giuridica del masopportare

in

comune

divieto della poligamia, dell’incesto

separazione arbitraria; e similmente

una parte del

rap-

tali

quelle del loro ordinamento giuridico. Cosi,

qualunque sventura, delia

modo

esigenze morali che concernono

destinazione

concordia dei



le

il

,

fondamento da

dritto della patria potestà, dall’altra del

dovere

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30'J

di nutrire

qualunque

casi lo stesso di

dei beni, la

è appunto

figliuoli,

i

rapporto di famìglia. Di-

il

come sono

altro:

le classi industriali, le politiche,

i

Questa destinazione dei rapporti

Chiesa.

commercio

il

Comuni, della

principio così dell’etica,

come

qualunque

c la razionalità del diritto

diritto reale;

dal grado, a cui arriva

nell’

del dritto.

tutti

i

la

guire quello

mezzo

di

questi

si

di necessità le

conforme

che Iddio o

norma

la

Non cerca

;

di

conse-

rapporto e per

natura in ogni

la loro libertà,

stretto a qualche cosa che

ma

in ciascuno di

e ninno di essi

non abbia

venga co-

egli stesso voluta.

Quindi

Diritto naturale distrugge in tutte le sfere della vita,

chè distruggere

altro

non suona se non difacimento

dine, che è richiesto dalla natura di un

strugge nella famiglia

permessi

in

sol-

sforza d’ottenere soltanto V uniformità: cioè, che gli

uomini conservino

il

modo che

per

;

vere esigenze di un di-

alla natura.

rapporto vuol conseguire

ogni

il

reciproca ricognizione della libertà degli

uomini; e quindi ignora ritto razionale o

è

misura

pel Diritto naturale questa

ha alcun valore

rapporti sociali, invece di essa, prende per

tanto la libertà e

si

attuare quei rapporti in confor-

mità della loro destinazione. Ora, interna destinazione non

lo Stato,

vita

ad essa mira

Infatti

l’

incesto

,

:

secondo

la poligamia

la ,

la sicurezza di

rapporto. Esso di-

sua teoria

devono essere

la volontaria separazione

cura dev’essere

distrugge nella società: la principal

conservazione c

per-

dell’or-

tutti

,

ma

il

non

;

la

lasciar fare libe-

ramente; distrugge in ispecial guisa nello Stato. Egli non

ri-

conosce in alcun modo

al

proprio

fine: cioè,

ordine superiore sociali il

;

d’

il

compito che questo ha

imporre e mantenere tra

,

conforme

gli

uomini un

nè l’organica distribuzione delle condizioni

perchè quell’ordine venga effettuato, nè raiHorità ed

potere

ehe

gli

appunto per quel

compete assolutam?nte ed originalmente, fine

;

ma

considera lo Stato siccome

una

Digilized by

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3rincipc, c poi

nazione partecipò aneli’ essa

questo potere unitivo. Macchiavclli e Montesquieu

tere universale dello spirito scientifico di quel

tempo

di

danno en-

ci

trambi l'immagine dello Stato moderno; però, secondo

lo

teoria,

primo fonda-

detta teoria costituzionale; sistema che favorisce

nondimeno ambiduc

al

la

ma

quello di Macchiavclli favorisce

storica e graduale

progredì sino

conseguire,

tenne dietro un’ altra

(conformità col fine) delle azioni de’ rettori,

il

il

ha per oggetto non giù

jierchè

la

degli Stati.

Macchiavclli

|>olitica di

di

apparisce nella

mento

più scientifica

negli animi

ostilità dei potenti.

sforza

si

ci

(|uelIo

moderno

modo

estrema rovina, per

all’

che Macchiavclli

,

sebbene con mezzi non

desiderio vivissi-

Il

questa unitù dovea destarsi in particolar

,

il

carat-

essi

non

considerano che dal lato meccanico.

Locke è

il

primo inventore della teoria costituzionale,

quella della divisione necessaria de’ due poteri,

r esecutivo. Per fondare questa divisione egli

si

il

cioè,

legislativo c

serve de’ prin-

cipi del Dritto naturale e della teoria della sovranità del popolo;

cioè,

(I)

De

affermando che solo

il

popolo ha autorità di dar leggi a sè

Locke, due trattati del governo, 1680, trattato H. Montesquieu,

Cespril

dn

lois,

Ì7à8, livre XI, chap. 1,

7.

Digitized by

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370 stesso

e perciò

,

il

principale ufficio del re è solainente quello di

essere esecutore delle leggi. Quindi in

meno cipi,

una ragione meccanica

in

meno

è

Ma appunto

teoria

la

che giuridico-filosofica

politica

è ad un tempo predecessore

Rousseau.

lui

meno che

Montesquieu; e se Locke

un sistema

l’unica teoria politica

che per lungo spazio di tempo

,

dominante

E

giuridico-filosofica.

stessa forma che gli

Gii Stati

,

,

come

ligione,

,

come

i

oltre

,

romani

la

libertà politica;

questo fece

stituzione sono

i

l'

lui ,

accordata se

,

e

il

commercio.

particolare

dalle

non con una

di

l(‘ggi

;

A

c ,

poli-

la indipen-

non essere disturbato

istituzione

la

principi della sua co-

i

secondo Montesquieu,

r abuso del potere dello Stato. i

gl'indiani la re-

principi universalmente necessari per la

tica liberti. Quest' ultima è,

a

particolare, che

come scopo

inglese

denza e sicurezza dell'individuo

conseguila

,

Marsigliesi

i

Così uno Stato può prefiggersi anche

sfera

nella

scopo generale della

lo

uno scopo conquista

Cinesi la quiete pubblica,

i

fu

Dritto naturale l’unica

però conviene di esporlo,

dice .Montesquieu

prefiggono

il

ha dato Montesquieu.

propria conservazione, hanno ancora essi si

opi-

la

insegna dei mliluzionalimo, a differenza del liberalismo.

Egli compiva

teoria

la

guisa che la sua dottrina è dive-

in

,

fece

propria costituzione, con

la

Montesquieu formò sul continente

efficacia

nione scientifica universale la

come

potentemente sul modo, onde

influì

nazione inglese comprende ed attua

nuta

di

per questa cagione egli non l'ha svilup-

pata e determinata da quel lato politico o meccanico,

non minore

di prin-

e perciò I^ockc

;

Montesquieu, non

di

fonda

si

che in una necessitò

,

però non

può

nella

essere

che renda impossibile

questo fine

il

potere^ secondo

suoi diversi rami, dev’essere scompartito in diversi subbietti,

cosicché questi reciprocamente la dtsjmilion des choses le

si

v\vcoscù\am

pouvoir arréle

le

(il

faut que par

ponvoir).

In questa

reciproca limitazione de’ poteri l'individuo resta assicurato

Digilized

nella

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zìi sua sfera legale. La riunione de’tre poteri

ed

legislativo, giudiziario

esecu,

gione universale

ma

alle cose materiali fuori dì noi,

ma

solo la ragione è (4);

i

del-

altro. Perciò Schelling si attiene al risultato dì Fichte, che,

fondamentale

sono cose fuori

al

quale

si

riducono

tutti

di noi. » Schelling, Idea-

8.

Digilized by

Googie

418 rìenza dalla ragione

rappresentato

non

strare

perchè

il

deve formarlo

non già come un mondo

,

ma come un mondo

,

debbo pensarlo,

io

tenze, che in Fichte costituiscono l’Io

Ciò che in Fichte apparisce

,

egualmente assolute

senza

l’altra

,

ma come

modi

,

e cosi ha luogo una

la

,

viventi e attive

come

reale ed

ri-

o po-

della coscienza,

perche

;

esiste

compenetrano

si

in

perpetua ascensione dal :



il

stessa personalità, altro

grado in questo processo soltanto

di

nessuna mai

quali

delle

predominio del reale a quello dell’ideale

uomo,

ragione

serie

nel reale e nell'ideale.

come processo

sono

L’

la

mezzo

il

mondo. Ambedue queste potenze

in Schelling è processo del

potenze.

perchè

quelle due

solvere questo problema appunto in

diversi

ma

me. Schelling trova

fuori di

puramente

reale; consiste nel mo-

assoluto,

l’

ideale in pari

tempo

processo delle

non è che un quale esiste

il

è già attivo in

,

questa doppia forma prima di essere giunto a questo grado nei più infimi prodotti della natura.

e

l'obbietto

il

losofi anteriori

lato ideale

il

(

universale

;

) ;

reale

non sono più

nelle cose

mini, e

(I)

Non

i

si

arresta all’uomo

fi-

già

essere da

;

i

Il

noi

divina

conosciute

processo delle po-

rapporti fra

i

molti uo-

era assolutamente pericolo nel sistema di Schelling, che

lo spirito fosse materiali::ato,

della natura.

un

ne’

sia

avvenimenti del mondo, non potendo essere

reali

vi

stesse vi è già la ragione

nemmeno

della ragione universale (1).

tenze però non

come

senza questo esse non potrebbero essere cose

determinate e limitate, e

come dimora

la stessa cosa,

perchè non esìste oggetto in cui non

;

,

Epperò secondo Schelling

sè intelletto.

come

facea temere

La natura appunto per mezzo

essere, è vero, 11

non

intelligente,

pericolo era

al

ma

il

di questo

nome

di GlosoDa

processo diventa

però intellettuale, avente in

contrario questo solo

:

che

ella

non

conservasse più alcun vestigio del reale e cosi divenisse una semplice

copia delle forme logiche.

Digilized

by

Coogle

419 che

altro

gli effetti di quella

mente essere

come

spiegati con questo processo. Si

l’assoluto,

con

come

e la Natura

ragione universale, devono ugual-

la stessa necessità,

deve dimostrare

onde diventa Natura,

determinata, esistente, cosi dovea dive-

è,

come

nire Stato e Storia, e la Storia

è,

come realmente

è av-

venuta. Ogni cosa, ogni rapporto, ogni avvenimento, tutto ciò

che

esiste

che il

il

realmente o soltanto come pensiero, non può essere

risultato di questo processo.

problema della

filosofia è

Onde è manifesto che qui

mondo

il

come

solo in tutta la sua estensione,

sua propria connessione. Quindi nascono

comuni e generalmente

tanto

mento

:

filosofia della

natura

le

si

nella

presente

della filosofia,

avea alcun presenti-

filosofia della

,

ma anche

scienze al

come rami

coltivate

Schelling non

quali prima di

delle

considerato non

reale,

in Fichte,

storia

filosofia

,

della religione, filosofia della mitologia, della rivelazione ecc.;

vale a dire, non già quelle che sotto questi

sanno

cioè,

dell’

precedenti intendevano

il

coloro

fatti

ed avvenimenti il

modo,

storici,

come, secondo

universo trovate dalla in questo

che nulla

considerare e giudicare la verità o

religione positiva, le cause empiriche o

falsità della

stono nel dimostrare

appunto

filosofi

c intendono anche oggidì

titoli

di filosofia,

morale dei

i

in

filosofia,

ma le

dovea

e.splicarsi

avvenimenti

umano dovea

coscienza religiosa del genere

valore

potenze costitutive

la storia

questi fatti cd

il

quelle che consi-

,

c

la

manifestarsi con

progresso necessario appunto in queste forme, e quindi questi culti

(1)

succedere a questi

Ammettiamo con

altri

l'autore

(1).

che

«ste nel considerare e giudicare positiva, le

menti

cause empiriche o

storici;

ma

il

la

la filosofia della storia

non con-

verità o falsità della religione

valore morale de’fattl ed avveni-

slbbene nella dimostrazione del come, secondo le

potenze costitutive dell'universo, trovate dalla

filosofia, la storia

do-

Digilized

by

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420 In si

grande riforma della

ciò consiste la

può esprimere

riflessione.

della speculazione è riposta nel conoscere ogni in-

ÌA essenza

veva esplicarsi appunto in giusti modi, in questi

ma non

filosofia; la quale

opposta alla

cosi: la speculazione

possiamo ammettere con

fatti

che prima

lui,

di

ed a^Tenimenti ; Schelling non

avesse alcun presentimento della filosofìa della storia. Al contrario trovato

non perituro di questa

appartiene

all' Italia

scienza nuova

come

la quale

,

si il

— lafilosofiadella storia— anche

in altre discipline,

in

questa accese la prima fiaccola che doveva rischiarare l'umanità.—

Questa gloria appartiene a Vico,

quale, procedendo a ritroso dei

il

suo secolo invaso dal cartesianismo, partendo dall’ontologia, e non dalla psicologia, dalla sintesi, e i\uova,

die per

non

superiore

al

diede fuori la Scienza

dall’analisi,

per

l'altezza del concetto,

la forza dialettica fu

la vastità dell’erudizione, per

suo secolo; onde

rimase non curato, anzi non inteso. Considerando della storia ideale, secondo le quali corrono

i

egli, il

genio

solitario,

Vico le leggi eterne

fatti di tutte le

nazioni ne'

loro sorgimenti, stali, decadenze e fini, è chiaro checonsidera le potenze costitutive dell'universo, trovate dalla filosofia, storia necessariamente

questo

si

esplica. Vico,

Mondo di Nazioni per tutta

riconobbe che

il

mondo

biettiva, dell’arbitrio

della

la

fine razionale.

della storia

deH’uomo;

non è un

ma

le quali

riflesso della

la

Divine Idee

tempie

varietà,

volontà sub-

nel giro de’ generali è l'opera

quale volge le stesse passioni degli uomini ad un

Senza che. Vico trovò

la

vera arte critica de’fatti e delle

lingue antiche, chiari la prima giurisprudenza

fosse

non curato, anzi non inteso,

sentì

la

romana e

E quantunque

le

diede un

dal suo secolo

sentì l'altezza della

sua mente,

grandezza del suo genio, sentì che aveva creato una scien-

za di cui, può dirsi con verità, che prima di

un

nelle

la distesa de’ loro luoghi,

aspetto del tutto nuovo ed inopinato.

vestigio,

sunzione

secondo

contemplando

lui

non v’era, non che

un presentimento, e potè chiamarla senza boria o

la Scienza

pre-

Nuova.

Certamente questa nuova scienza non potè uscire dalla mente Vico bella e compiuta,

come Minerva

concesso ad alcun mortale esaurire ad un tratto tutto conseguire la perfezione:

ma

del

dal cervello di Giove. Non è il

pensabile e

certo egli fu l'inventore della

filosofia

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421 dividuo nella totalità dell’essere e quindi nella sua causa assoluta e nel suo assoluto significato,

mentre

la

ha

riflessione

per oggetto l’individuo soltanto in rapporto e in connessione

dopo l'orma profonda stampata

della storia, anzi possiamo dire che

da

lui in

questa via novella, nel corso

videro somlgliantL

un secolo non

oltre

di

— Lo stesso Gans, discepolo

se ne

che raccolse

di Hegel,

e pubblicò le lezioni della filosofìa della storia del suo maestro, nella prefazione che

luce una

prepone, dichiara che quattro scrittori diedero alla

vi

filosofia della storia,

e di merito è Vico. Se

propriamente detta , e primo

consideri che ai

si

l’erudizione orientale, e quella critica che

ma

venimenti,

non

di

se la

si

infine

che

egli visse sotto la

suo genio prepotente

il

fatti

e

gli

av-

consideri che egli ebbe la forza

si

seme

destinata ad uccidere ogni

,

che

i

dominare dal cartesianismo allora imperlante;

lasciarsi

consideri

sviscera; se

li

tempo

di

tempi del Vico mancava

non sorvola

dominazione spagnuo-

di vita in Italia, bisogna dire

svolse

si

e fecondò

a malgrado del

,

suo secolo, deli'oppressura forestiera e della malvagità costante della fortuna.

Non neghiamo che Vico considerando mente

Il

il

mondo

romano, applicò quello che appartiene

gressi, le decadenze

0

/ini di

i

corsi e ricorsi,

cioè,

che

manca si

i

nella Scienza

rigirarsi nello stesso ciclo.

divino informa

Nuova del Vico

U mondo

non nacque primamente Condorcet,

i

ma

in

delia storia.

l'idea del progresso

è fatta una fede santa della umanità.

samente;

sorgimenti,

1

pro-

Quindi

quali contraddicono a quello ch'egli stesso sostenne:

pensiero

il

i

ciascuna nazione, credette che tutta

quanta l’umanità fosse destinata a 1

greco, e special-

alle nazioni in parti-

colare a tutta l’umanità, e veggendo nella storia

— Ma

Germania, nè in Francia con Turgot e

quali, a dir vero,

ne parlarono esplicitamente e diste-

neila stessa Italia. Fin dal secolo

nato in Calabria, l’abbate Gioacchino e

Parma, nella loro teoria

Insomma

che oramai

l’idea del progresso

il

duodecimo un uomo

suo discepolo, Giovanni di

dell' Evangetio eterno svolsero

distesamente la

idea del progresso.

Un

altro italiano

anche nato in Calabria, Tommaso Campanella, nel

secolo decimosesto discorse

in

modo veramente

dottrinale

della

Digilized

by

Gpoglc

:)

422 con

e però solamente

altri individui

gii

signiGcato relativo. La riflessione sico, p. e. la liquidità dell’acqua, la pressione dell’aria

:

come

l’acqua non è

ma

gli

una causa particolare

corpi

altri

fenomeno derivandolo dal

cause derivate e

ciò fa nascere la questione

esimili? La speculazione

all'aria,

le

il

cerca per un fenomeno 6-

di

al

UU natura da

esterna, :

perchè

resistere

contrario spiega questo

significato assoluto dell’acqua, cioè,

aflìermando che questa è la manifestazione dell’inflnito nel

fi-

ogni parte deve essere uguale

al

da un

e quindi

nito,

lato

tutto, e dall’altro

deve apparire

teoria del progres.so

;

dagli Atti

tolti «

del progresso

u



si

Questo grande

sotto

il

Maniiani ne'suoi dotti discorsi che sono di filosofia italica,

si

esprime così

me, dico con piena lìducia che questo vanto

autori citali

altri

onde

HeW Hccademia

In quanto a

questo apparire

la finitudine e

con più

appartien'c

dagli stranieri

:

— l'idea

Campanella che ad

diritto a

».

filosofo stabiliva

che tutte

una teocrazia armata, nella quale tutto

le nazioni il

incominciano

sistema sociale è in-

formato dal principio della più assoluta unità: unità di credenze, unità di leggi e di governo. .Ma poi grado a grado questa unità viene alterandosi,

struggono

iJ

potere

la verità

si

divide in civile ed in militare,

religiosa,

i

l’

eresie di-

sofismi filosofici la unità dottrinale;

e cosi cadute in basso le nazioni, giacciono in preda della corruzione e della tirannide. Quindi, per l’eccesso dello stesso dolore e della miseria, esse ritornano a stituisce

:

nuovo ardore

di religione e la unità si rico-

verrà finalmente una civiltà vera e compiuta. Nè questo av-

vicendarsi di luce e di tenebre

si

conclude, per Campanella, nel cir-

colo; conciossiachè ogni rivoluzione, giudicava egli, arrechi nell'u-

mano

consorzio un nuovo progresso di

E coordinando questa teorica Cosmologia, egli

cedere

il

di pari

dell’

fede,’ di

umanità con

scienza e di bene. la

sua Ontologia e

passo col progresso dell'uomo faceva pro-

progresso della Natura. Scorgendo neirultima essenza

di

ogni essere le sue famose primalità del potere, del volere e del conoscere, teneva CiV. p.

173 .

che

il

Cosmo

intero progredisca

».

Vedi Saggi di

Al.

— COBFORTI.

Digilized

by

Cooglc

423

nimento

La

dell’acqua.

sia la liquidità

storico, p.

un avve-

riflessione cerca per

cause empi-

le singole

la rivoluzione,

e.

che ciascuna

riche, le quali sono in verità tanto inesauribili

La speculazione

esse rinvia di nuovo ad altre cause.

di

lo spiega

per mezzo del suo significato assoluto nella totalità della storia (1)

affermando che dovea aver luogo un momento

:

prevalesse sul reale

l’ideale (riflessione, volontà)

storica)

;

questo

momento

è

(

in cui

resistenza

La quale è perciò

la rivoluzione.

assolutamente necessaria, e quelle stesse cause empiriche non

sono che

che

emanazione

la

questa assoluta necessità. Quello

di

dice delle cause dicasi pure dei

si

una

sidera

a dire

istituzione della

matrimonio come puro mezzo

il

e dà luogo cosi alla questione Cioè, la propagazione di

l)erchè rio

:

;

non ha creato

legame o

creativa.

nale;

u

il

propagazione,

tali le

fine,

infinito

condizioni della natura

altri

mezzi

?

La speculazione

;

al contra-

cerca l’assoluta necessità di questa istituzione (della divi-

principi demiurgici il

p. e. per la

non possa conseguirsi se non con quel mezzo

fine

(della moltiplicità degli

c

riflessione con-

a che deve servire questo

sione de’ sessi, dell’accoppiamento)

i

La

perchè deve esistere un numero

uomini, e del pari, perchè sono

che quel

fini.

natura o dcH'umana società, come

ma

I^a

come quella

uomini) nella

devono

la unità de’

alla fine manifestarsi

come

medesimi avverarsi come

riflessione discorre

:

sessi,

attività

sempre nel nesso causale e

fi-

questi due nessi presuppongono la natura esistente,

mondo come natura determinata, quale

stano a spiegare

Ora

il

essa è

;

c

non ba-

perchè e a qual fine essa divenne appunto

quello che è. Quindi la speculazione assoluto.

questo fine

di

totalità della creazione

si fa

a dimostrare

mezzo per conoscere questo

il

nesso

significato asso-

luto delle cose è appunto quel processo delle potenze (più lardi

(I) Cfr.

quest’opera

il

lom.

I Jj là.

Digilized

by fe.oogle

424 in

Hegel

il

processo dialettico).

suprema ed unica

di

tutto ciò

Il

quale, siccome è la causa

che è ed avviene

co^ deve

,

essere ancora la fonte sufficiente della spiegazione e conoscenza di questi Il

suoi effetti.

grado più elevato nella creazione e nella storia, e

trebbe dire, secondo la maniera volgare di considerare l’ultimo fine di quelle è

ché ella è appunto

,

ì’arte.

Imperoc-

suprema ad un tempo

reale ed

secondo Schelling

l’attività

si po-

le cose,

,

ideale, e quindi la più perfetta efficienza della forza primitiva,

essenza è di formare

la cui

suoi prodotti nella compenetra-

i

zione delle due potenze. Mentre Hegel

,

come

riconoscendo

forza formatrice universale le pure determinazioni del pensiero, cioè la logica, considera in

grado subordinato e assoluta

;

trice universale

deve con

buona conseguenza

la scienza

piuttosto

come un

l’arte

come

la

perfezione

Schelling al contrario, riconoscendo la forza forma-

come

la stessa

già originariamente c realmente attiva,

conseguenza considerare

suprema espressione. Egli perciò

l’arte

come

la

requisito d’ogni opera eccellente e l'essenza intrinseca cose.

11

fine dello Stato è quello di

;

artistica.

perfezione deve apparire

Ma

si

mutazione era più si

stessa nella sua

come riproduzione

dà luogo

Kant pose da parte:

non

La scienza

maggiore

artistica.

riconoscendo interamente l’obbietto, ammettendo

esistenza reale,

cioè,

se è vero che

,

pos.sibilc

avesse

di

negare

di bel

come

nuovo

sia

tutto ò ragione e il

tempo e

voluto perdere quello

la

che

conosciuti,

però sono

la

la

alla difficoltà,

possibile

nel

sua

che

mondo

necessità.

la

Non

mutazione, quando si

era guadagna-

to: che, cioè, la ragione è attiva e gli obbietti possono e

;

come

può esporla

e lo storico vero è colui che

una creazione

il

delle

essere un’opera d’arte

sua intrinseca essenza e nel suo supremo

tale è la storia nella

significato

sua

fa del carattere artistico

essere

materia stessa della deduzione,

Digilized

la

by

Coogle

non

stessa ragione; quando, in poche parole,

rinunziare a tutto

il

progresso della

mutazione fosse riconosciuta, non

la

non

di

filosofia

vi

era altro spediente, se

ammettere che anch'essa è contenuta nel principio immu-

tabile,

in

una maniera immutabile,

di considerare l’uno

molteplice di sua natura e la vicissitudine o

modo

il

fosse voluto

si

dopo Kant. Perchè

necessario dell’esistenza. Epperò

ma

sono forme soggettive,

sono enti

il

tempo e

reali,

come

progresso

il

come non

lo spazio

sono forme che

l’as-

soluto deve ammettere nel suo processo, cioè, le sue necessarie affezioni (1). Essi perciò

Se

ti] i

il

grandemente discordarono e discordano li

il

qual pronunziato

snU'etemità della materia. *^ag^,

i

— Ed

avvicina aH'errore degli antichi

si

— Lo spazio, dice

un rapporto ed un ordine

è la sorgente.

tra

i

il

Leibnitz ne'suoi Nuovi

coesistenti ed i possibili di cui

altrove: «il tempo e lo spazio dinotano delle

possibilità al di là della supposizione dell’ esistenze. Il

tempo

e lo

sono della natura delle verità eterne che riguardano egualmente bile e l’esistente.

Spatium perinde oc tempus ordo

actualia tantum sed et possibilia complectitur.

dam. .. Spatium lo spazio

i

est

continuum quoddam, sed

phanlasma

come forme unde

Newton

Clorke ne fecero due cose coeteme aU’Eterno, e quasi un sen-

sorio divino;

Dio

non sono veri come tempo, come muta-

è dottrina in cui

è quella che risguarda la idea di spazio e di tempo,

filosofi

(>d

vi

existenlis.

Kant,

ed

i

il

ideale.

come è

spazio possi-

quidam... qui non

Unde indefinitum est

— Hobbes

risaputo,

della sensibilità esterna ed interna.

sensualisti

est

il

qtiid-

definiva

riguardava

— È risaputo

il

modo

psicologi spiegano la formazione dell’uno e

dell’altro.

Vincenzo Gioberti prendendo si

esprime cosi:

«

Per conoscere

le il

mosse dalla sua formala

ideale

genuino valore del tempo e dello

spazio, bisogna considerarli nel loro rispetto verso la formola ideate,

a tenore del processo ontologico, discorrendo non a subiccto obieclo, e

in

ab

questo progresso, passando dal

primo all’ultimo membro della formola, trova

come due

ma

discendendo dall’Ente all’esistenza, invece di camminare

a rovescio. Lo spirito dell’uomo

concetti che

la creazione. Perciò gli

il

tempo e

s’immedesimano nel mezzo termine, si

afiacciano,

lo spazio

cioè,

non già come cosa semplice,

con

ma

426

ma

zioue;

il

vero, l’unità nel tempo, è la eternità, cioè, la priva-

zione assoluta di tempo (Zeitlosigkeil) aetemitas e Cosi pure

tas (1).

vero,

il

r indeterminato

Adunque

(2).

tutto

mantiene

si

in

senza tempo

tabile,

mondo con

il

come una

sintesi di

fatti

necessaria nella sua

due elementi, uno apodittico e

moderni, cioè

il

non sono

spazio

tempo e nello spazio puro.

che

11

primo di

Il

finite

che

si

quando

spazio puri, ne' quali col il

mero

potenze ven-

tali

succedono o coesistono. Mi

la

ed estrinseca

steso; in questo

momento

la potenzialità della

derivi.

,

spirito e

e

la possi-

()uesta sintesi è l'idea del

Or

l’

studio di

(1)

Dell'Io

(2)

Ibid.

p.

fìl.

come

è

tempo e

dello spazio pretti

Il

;

la potenzialità stessa del creato,

sintesi ob-

Ente ed è

i

ne-

risultato

di

quali consi-

propria

r Ente, e ad extra, l'attuazione contingente di questa potenza Intr. allo

quale

l'atto estrin-

formano una

l'uno de' quali riguarda

concerne resistenze ed è contingente.

ad intra sono

riscontra

successione e dello

indivisibile la virtù intrinseca

che ha due oggetti

cessario, l'altro

derati

uopo cercare donde

compenetrano nel nostro

si

biettiva

si

concetto del tempo e dello

creazione? La virtù creatrice, attuandosi

di fuori, attua

seco

il

trova un'attualità ed una realtà inesplicabile

si

possibile, egli è d'

suo principio, se non

lo

successione e

Imperocché non bastando

a compiere

bilità della virtù creatrice

ha

vi

tempo e

il

questa definizione non è nè compiuta nè chiara, se non col processo della formola ideale.

tali ele-

principe degli Ontologi

la possibilità della

della coesistenza, aggiuntovi la realtà loro,

gono attuate nelle monadi

contingente,

l'altro

Lelbnitz avverti profondamente che altro in effetto

immu-

che costituisce ciò che

la possibilità della creazione,

di necessario nel

tutte le sue

stessa variazione.

l'uno infinito ed eterno, l'altro temporario e finito.

menti è

al-

ed avvenimenti

sè stesso, in quanto è la ragione

,

il

dovere in nient’ altro con-

diverse forme di tempo e mutazione di sta e

le

dell’ lo particolare all’ assoluto,

fuorché nel ritorno

siste,

11

tutte

l’Assoluto,

vicissitudini delle cose e degli avvenimenti, è

quale non è nulla di determinato.

non aevUerni-

l'ultimo in

primitivo,

il

del-

». Vedi

— Co.nforti.

principio della filosofìa, p.

57, 59.

55 57.

Digitized by

Google



427

Ma

la

facoltà di

apprendere quello, che è senza tempo, nel

tempo, l’uno in quello che è veramente molteplice, nel mo-

vimento e nell’azione, è r intuito.

intuito intellettuale, perchè l’obbietto di esso

già determinate in

modo



nello stesso

filosofia.

non sono

ma

stabile e sensibilmente,

efficienza delle forze prime.

r intuito,

questa facoltà

la totalità nei particolare:

Quindi l’intuito è l’organo della

che

L’ esposizione

modo che

Egli è le

cose

la stessa

fonda nel-

si

mutabile è contenuto ne-

il

cessariamente ed eternamente (senza tempo) neH’immutabile c però

il

metodo

indicare

I’

che questo sistema richiede

scientifico

denominazione che è

costruzione}

tolta dalla

dicesi

geometria e deve

opposto del metodo logico, che procede dal prin-

cipio della contraddizione;

perocché trovare

vero dalla co-

il

struzione, vuol dire : trovarlo dalla totalità d’una figura. Questa

è come tale

un assoluto, nè abbisogna

periori 0 fondamenti, in sè racchiude

una

moltiplicità di parti,

un

mente organico. Alla costruzione è opposta la

quale

si

che

si

vuol provare,

rata dalla prima e a quelle

dell’ lo

le

sue

zione di Fichte

Nelle

si

dissertazioni

prodotti

come però

fra

loro,

i

Se non che

la

costru-

dell’universo. sull’ lo

assoluto

scendentale ecc. Schelling pose

nettono

me-

fonda sull’intuito della coscienza, quella di

sull’ intuito

edificio filosofico.

il

la coscienza

proprie leggi, le quali

è una totalità, che in sè contiene tutti

secondo

e

come sepa-

Anche

in questo senso;

esistono fuori di questi prodotti.

Schelling

prova; secondo

considera

si

poi si subordina.

Fichte è costruzione

parti integrali,

non

tutto originaria-

la

presuppone sempre una proposizione superiore,

la proposizione

todo di

ragioni su-

di altre

ed obbedisce alla sua propria legge, e

11

ci

i

,

sull’

viene

idealismo

tra-

fondamenti logici del suo

modo generale, onde mostrato nelle

le parti

si

sue lezioni

consugli

studi accademici. Qui nello sue lezioni e conferenze sull'arte, 211

Digilized

by

Coògle

428 si

manifesta l’elemento vitale, creativo, del suo sistema,

come

espressione reale delle idee, il

vero sviluppo del

tone

della natura; quindi

nome

il

Qui egli espone quel pensiero natura in

la intera

tutti

di

già

,

mondo

principio del

con

incomincia

sistema

nalura.

della

filosofia

indicato

di

sopra

che

:

me-

suoi gradi e formazioni crea

i

la

ma

;

considera-

la

diante le due potenze del reale e dell'ideale e la loro unità.

L’unità di

la

entrambi,

di

nuovo come una

forza

copula (copula), egli

la

non è che

,

come

la

le

nell’ identità.

infinito di sè stessa, la voluttà

mondo

prodotto e la imagine di questa volontà infinita,

il

vuole

ella



Essa secondo l’uno de’ suoi

stessa.

reale), è nella natura

tutte

considera

la

centro

di voler sè stessa, di affermarsi. Il

infinita di rivelarsi,

(il

il

essenza, che consiste appunto

sua propria

Può anche esser detta l’amore

onde

come

potenza, anzi

veramente creatrice. Questa copula esprime nel copfdato

spingendole

cose, e

lati

siccome quella che lega

la gravità,

tutte

centro

al

pone

l’

uno

nella totalità; secondo l’altro lato (l’ideale) è la luce (principio

luminoso), in

come

quantochè

presente in

esterna,

sono

riunite

voyance).

all’

Da

spazio è la

ciò

altra si

il

un

in

ogni le

(come

cose

moto

il

alle cose,

mezzo

per

La gravità e

la

del

nella onnipresenza della clairlo spazio il

ed

legame,

legame (come gravità) è

tempo; iwicliè spingendole il

ri-

unità

interna, sono presenti a sè

cose senza

e mediante

cui

hanno una

la

il

tempo. Lo

la

negazione

negazione dello

spazio (r attrazione del centro annulla lo spazio).

gravità nasce

cose,

le

ed interamente

oggetto, in

punto;

sol

la unità

derivano anche

forma delle

del legame; c

gravità

hanno

unisce

tutto è presente

parte e in

della

principio della luce stesse, l’una

come

sua

Per mezzo

siede.

che ugualmente

quello

la luce

ogni

luce sono quindi

i

Cosi dalia

al centro essa dà

moto è posto anche

il

tempo.

due principi che nella

loro

Digilized by

Google

,

,

429 opposizione e compenetrazione costituiscono la la

imagine della

che è

(isso

perfetta

gravità

immobile

,

per sè

di

,

la

terra

(

qui ogni

relativamente

larmente opposta a quella);

natura.

sua propria

nella

Cosi

sfera è quello

è

parte

finita

diversa dall’ altra e po-

imagine dei principio della

la

luce nella sfera della gravità è l’aria (qui

il

tutto è

contenuto

nel particolare, ogni parte è assoluta dalla natura dei Tutto); la

imagine della identità

di

entrambi è l’acqua; perciò l’acqua

ha la liquidità dal principio della gravità (principio della

li-

mitazione, del finito) e dal principio della luce ha la presenza del tutto nelle parti.

La luce stessa come

tale opera

su questo

intero regno delle gravità (questi tre elementi) e sviluppa

germe

modo

Lo

delle cose, per intuire sè stessa in quelle.

a stabilire

di costruzione serve

della natura

(magnetismo ed

elettricità)

creazioni: la natura organica,

e finalmente

l’uomo,

(luce e gravità)

maschile e

si

in cui

il

la

il

stesso

fondamentali

forze

e similmente le loro

regno vegetabile ed animale opposizione de’ due principi

come

manifesta

femminile, dove

il

le

si

opposizione

tra

il

sesso

avvera che l’unità {copula)

è quella che crea, mentre dall’unione de’ sessi viene la nuova esistenza. Però nello

stesso

uomo

quell’eterno legame (della

luce e della gravità, dell’infinito e del finito) non ha che una

espressione passaggiera; bisogna che trovi la sua espressione perfetta e dell’

non

peritura

universo e

;

ciò

ha

le stelle divine

luogo

mediante

il

che tutto abbracciano.

sistema

Ma

che

è mai Iddio in cotesto edificio della natura? Egli è appunto

l’uno nel tutto,

il

tutto

nell’

uno, la copula

universale

ed

assoluta (Alikopula). Cercare la prova della sua esistenza è pazzia; chi può far questione della esistenza della sua esistenza?

Noi sentiamo Iddio come doppia potenza nella vicenda della nostra vita, nel sonno e nella veglia, quando ora alla gravità,

ora

ci

ci

ritorna al principio della luce.

abbandona

Ma

la co-

Digilized

by

Googl

430 univ>Tsalc è in noi stessi

pula

come

non una cosa esterna e sovranaturale (Schelling non ha la notizia di

una persona

immediatamente

vicino,

sovranaturale),

che solo è

limite,

di

separare quello

ma

si

afTatto

che è

quello

a cui noi

attuale,

apparteniamo e in cui siamo. Qui non

un

ne

ragione, la quale

testimonianza al nostro spirito. Qui s’intende per Dio

rende

stessi

tratta di distinguere

che è dentro e quello che

è

perchè, a dir vero, non vi ha alcun limite. La imma-

fuori;

nenza, e la trascendenza hanno qui lo stesso significato, cioè,

non ne hanno più alcuno; perchè questo vero intuito annulla la stessa opposizione e in esso tutto si riunisce in

un mondo

unico e pieno di Dio. Quindi Dio non è altro che

anima

Mondo:

la forza

che crea

mondo, ed esce da sè e

il

Egli è la natura eternamente creatrice (1). Qui

in sè.

teismo apparisce nella

gonare

al detto di

siccome in Hegel

sua

forma più

pan-

il

(da

splendida

del

ritorna

para-

Goethe nel Fausto: chi può nominare Dio?),« manifesta nella sua forma più arida ed

si

astratta.

Ma

il

sistema di Schelling prende una nuova forma e però

entra in un la

nuovo periodo

materia stessa della

tura passa a quella

problema con

la

filosofico,

,

quando

egli

filosofia, dalla

dell’

cioè,

uomo, e quindi la

storia.

soltanto,

come

dice

il

come

richiedeva

all’

altro

lato

del

Questo periodo comincia

dissertazione sìdla essenza della libertà

blema non è

,

considerazione della na-

umana. Qui

il

ma

titolo, la libertà,

pro-

com-

preso in una maniera più profonda, è la stessa creazione delr

uomo

(t)

e la storia del genere umano; cioè a dire che

Cfr.

specfalmente Schelling: L’anima del morufo

(sul

si tratta

rapporto

del reale e dell’ ideale nella natura). Vi è detto anche: la gravità es-

sere Dio in tutta la sua significa:ione, iu quanto che egli

molteplice

come

si

esprime

nel

unità.

Dìgilized by

Google

431 di spiegare 1’esistenza di

e

tratta di spiegare le

quali ci (cioè,

un Ente, che ha

e però insieme

libertà,

la

coscienza di Dio

la

possibilità dì

la

fare

male;

il

si

determinate di questa coscienza,

torme

vengono mostrate dalla

storia nelle sue diverse epoche,

dichiarare la necessità di queste forme). Egli risolve

il

parte principale coi mezzi che gli sommini-

problema nella

strava lo stesso suo sistema,

come

l'avea in sino allora svi-

luppato. Vi ha una potenza reale in Dio, la quale costituisce la

materia d’ogni esistenza, e rende possibile

stanziale



«

principio incomprensibile »

il

(

la

creatura so-

dcr dunkle Grund)

l’aspirazione in Dio, la natura in Dio, che è distinta dalla sua forza formatrice (dalla potenza ideale e spirituale di Dio);

potenza ideale in Dìo,

lo spirito divino,

quella le forme degli esseri (in

dente

la

produce cd ordina in

modo interamente

al principio della gravità e della luce).

corrispon-

La espressione

perfetta dello spirito in questo principio ìncomprensibile è l’uo-

mo,

il

quale è così nel centro della creazione ed ha

di Dio,

perchè qui

lo spirilo

(Stoft);

ma

coscienza

l'uomo porta in sè

anche quel principio incomprensibile, oscuro, due potenze divine, perciò ha

egli consta di

la

è giunto ad esprimersi o svilupparsi

compiutamente nella materia

abbandonarsi a quella, prima di fare che

l’altra

potenza;

la possibilità di

ella operi in lui, e cosi

cade nella materialità, da cui era stato sollevato: e questo è

male

(i).

Ora

divino: Iddio in

il

si

succedersi delle religioni è appunto realizza solo nell’uomo,

una gradazione

duale è appunto

(1)

ma

il

il

processo

in rapporti diversi,

delle sue proprie potenze, e questa serie grala mitologia.

Ciò spiega quella esorbitante

La spiegazione del eonu l’uomo individuo

nel caso concreto si

decida liberamente, e nondimeno vi sia una necessità d'agire per la

natura determinata o carattere dì esso uomo, non è qui d’alcun interesse. Cfr.

il II

tom. 1 § Ul-

Digilized

by

Coogle

432 asserzione di Schelling: che gli dei mitologici realtà, ciò suti

come

non vuol

dire,

esseri individuali

ma

loro attribuisce;

con tutta

tempo

e ornamenti poetici). altro

non

sia

che

lo

la storia

che

vis-

la poesia

che allora Dio non fosse altro realmente

che una potenza cosiOatta, come se religiosa di quel

abbiano avuto

che Giove, Venere ecc. siano

rappresentava

la

(la mitologia, fatta

È naturalissimo

che

la coscienza

astrazione dalle forme

la

coscienza mitologica

specchio o piuttosto l’unica attuazione di

Dio, cioè, delle potenze cosmiche in quel periodo. Quindi stesso Dio sottosta ad

un processo;

lo

la storia della coscienza re-

siccome tale è anche

ligiosa è la storia di Dio,

la

natura. Perciò

Jacohi a buon dritto rimprovera a questo trattato, di ammettere

un Dio che diventa; e Schelling, a da questa accusa, anzi

mandare

:

se

mai

il

la

non sa difendersi

Dio dell’antico patto non sia un Dio

diverso da quello del nuovo ?

chiude già quello,

dir vero,

conferma nella sua risposta

col diafiatto

problema qui cominciato rac-

Il

che è oggetto delle presenti ricerche

di

Schelling: mitologia, rivelazione, cioè, la storia più intima del

genere umano. Analizzando

questo

nelle

sue

meno

infruttuoso che

sistema

nei

fondamentali

proposizioni i

modo

diverso

principi

e

potremo stimarlo non

l’antico postulato della filosofia razionale:

condo una legge

primi

suoi ,

sistemi anteriori. In lui vi ha ancora

che tutto esista se-

necessaria, e non possa essere

da quello che è

(I).

Per

pensato

lui tv «ai

in

n» è an-

cora una sostanza vuota, e due movimenti di quella, egual-

(1)

Schelling rigetta è vero sin dal principio

rere dalle vuote categorie della ragione;

è però racchiuso ancora in sale e

modo

il

ma per

ragionare o discorlui

ogni particolare

necessario e legittimo nell’univer-

deve perciò poter essere dedotto da questa legge

(a priori).

L'universale ha d’uopo del particolare per la sua esistenza.

Digilized

by

433 mente senza contenuto, maraviglia

far

manca

trovare

mondo.

il

nello sviluppo

in tutte le filosofie

pensieri

di

il

producono

sempre nuovi, mentre

quello

anteriori

razionali

Uno

principio.

di

contrario

al

che

spirito

ed una copia

,

fanno che applicare in modo sempre uniforme

che loro serve

deve

Quindi

non

quelle

unica idea,

1’

sviluppo ricco d’idee ed un

sistema morto, sono due cose che non vanno unite cosi per caso. Perchè la prima possa comprendersi, è necessario che

r altra contenga già principio

Lo

reale,

il

E

un germe vivente.



in

questo

è

il

principio dell’azione.

stesso Spinosa,

non ha un principio

per quanto paia realista la sua teoria,

veramente

In lui la realtà della

reale.

sostanza è dedotta solamente dal concetto della sostanza stessa (causa sui), e però anch’essa

non è

altro che

un prodotto

pensiero puro. Perciò secondo Spinosa la connessione del

non è che

si

fisica,

ma

puramente

matematica. Fichte è

del

mondo

il

primo

serva della realtà, di quella che sola è accessibile al ra-

zionalismo, cioè, l’atto dei soggetto; e così egli fece senza saperlo il

primo passo per superarlo. Schelling ha ritenuto questo

pel suo assoluto; e così

si

differenzia da Spinosa.

sostanza non è un essere, una cosa,

ma

nel potere, nel porre (Kònnen, Setzen); tiene le affezioni

compiute,

ma

le

possibili

i

tetìci

(1); la

giudizi sintetici, cioè,

cose fuori di

sè? diventa qui

atto primitivo cd assoluto

la

reale

pura

modo, come essa conin sè belle c

nel produrle, nell’esplicarle (sebbene

diventano in Schelling

lui la

consiste assolutamente il

non consiste nel comprenderle

sariamente): è una relazione di forze vive.

sono

Per

1

principi analitici

dimanda

come

anche neces-

di

Kant: come

la ragione contiene

seguente:

come

perviene a fare qualche

il

puro

cosa

di

determinato, che non è più puro atto? Con ciò è riconosciuto,

(Ij Dell’ Io

come

principio ecc., p. 81.

Digilized

by

Google

434 che solo nell’azione è possibile «.sistema dell’ identità dell’

la sintesi.

Lo

stesso titolo di

potrebbe cambiarsi in quello di sistema

ì>

azione. Imperciocché l’azione contiene l’unità tra l’attivo

e l’afiezione

cuna.

una

Il

di

fuori di ciò

nell’ attività;

puro essere,

non havvi identità al-

essere non attivo è necessariamente

l’

verso di un altro: o è interamente

queste due cose

identico a questo, e però esclude

qualunque dualità: o non

è che diverso, e cosi vi ha dualità assoluta. Quindi in Spinosa

Kant

e della cosa è soltanto asserita; in

la identità dell’idea

è messa da parte; e

si

può conoscere solamente

in Fichte

e

Schelling, mentre che in Hegel diventa di nuovo incomprensibile.

Ora questo principio reale non diventa veramente

efficace,

se non in quanto che l’azione creativa non è più quella del-

l’uomo; sia

quale,

il

come è

certo,

non può niente produrre che

per sé e in sé sostanziale. Soltanto

mento

reale

di

(del soggetto)

dell’azione

questa guisa all’eiesi

aggiunge anche

l’elemento reale del suo prodotto (del soggetto).

avea

che toglier

fatto

mezzo

di

l’obbietto morto:

stesso diventa vivo (1). Quindi la creazione

come

centro Tindividuo umano, cesso di

essere

(opponendo a e quindi

me

un corpo

punto

il

al

più non

quale

condizioni,

ecc.).

modo

11

nessione, nella loro

io

riferite

bisogna considerare come

natura e

la

Ck>si

secondo le sue proprie la storia nella loro

nostre vuote categorie

diventa possibile alia

(1) Sull' essenza dell’

con-

successione e gradazione, e cessare di

trarre la spiegazione delle cose dalle

(ì)

cose vengono

centro è la forza stessa primitiva ed

reale, e perciò

comprendere

razionali (2).

non ha più per ha per autore;

stesso prima degli uomini, poscia delle cose,

assoluta della creazione (Urkraft);

essa opera in

le

1’

Fichte non qui l’obbietto

umana

filosofia di accogliere

libertà p. àSO.

Esposizione del vero rapporto della filosofia naturale con la teoria

di Fichte migliorata, p. 36, 36.

Digitized

by

Coogle

43S nuovamente

in sè la

tutta la ricchezza c vitalità della creazione;

natura non è più

perchè

siccome in Fichte

,

soggetti ragionevoli

i

camente e

comune accordo

di

,

un semplice mezzo,

vengono a determinare recipro-

ma

loro diritti;

i

ha

ella

il

suo

signihcato in sè stessa, ed anzi non solo quello che le viene attribuito da Kant, di essere, cioè,

conforme

ma

al fine,

quello

di essere espressione del divino (p. e. la luce è la manifestazione

dell’essenza dello spirito nell’elemento corporale, e per questo

essa è). In ciò consiste la oggettività del sistema di Schelling;

con

quale ha cessato di esistere

la

valore, finché essa sarà

Ma

il

con essa cessa anche

il

razionalismo, nè avrà più

princìpio delle ricerche filosofiche. l’

idea prammatica;

mondo,

il

natura, non è più un contrapposto della ragione;

due principi sovrani,

r uno nè luzione.

l’

Se

altro, gli

ma

l’uomo ragionevole,

cieco caso e

il

ha un principio

storia

unico e supremo, la

potenza

dell’ assoluto

elezione

umana.

Il

l’

e

la

è nè

sua evo-

la

avvenimenti appartengono necessariamente

processo cosmico, non possono essere della

quale non

il

la

invece di

al

opera del calcolo e

grado particolare,

al

quale ogni

secolo giunge in questo processo, ne determina l’Ethos, e questo

determina

gli

sforzi e le azioni degli

che è un prodotto oggettivo, cioè, fuori di

me, assume una forma

ripete la sua

individui.

l’effetto di

esistenza semplicemente dalla

zione. Imperocché gli atti della

Ora

una

affatto diversa

il

mondo

forza reale

da quella, che

mia rappresenta-

mia coscienza sono

arbitrari,

0 in verità destati accidentalmente ogni volta dagli oggetti; essi

possono o devono

in ogni

momento

restare interrotti senza

alcuna continuità ne’ loro prodotti. ÀI contrario

mondo, se derivano da una luzione contìnua di quella,

mente il

r

— un

divenire

divenire, formano

attività fuori di

una vena

— Questi il

due elementi,

carattere

i

prodotti del

me, sono

la

evo-

che sgorga perpetual’oggettivìtà

particolare del sistema

e di

Digilized

by

Coogle

«36 Schelling, per cui merita

perocché

più

il

luce solamente

ma

lui,

l’

anche per

di Goethe,

non

come

per ultimo prevale e

A

si

se fosse

stata

cosi,

ma

il

gigante e

fa

si

movimento e

gradazioni;

ci

I’

alito della

pare che essa ci

come della trasformazione; indarno cerchiamo

quale ella passa

egualmente e

i

una

invisibile si

rapporti. E,

della vita, ci

e

dall’

come

altro

dove e

punto, nel

il

Ckm uno sviluppo

mutano intorno ad

essa le circostanze

nelle nostre proprie sorti e

accompagna

il

condizioni

sentimento d’una esistenza eterna sua

della

nascita e

mutazione

nel

perpetuo di evoluzione, questo vivente

divenire domina anche

non è

il

all’altra forma.

necessaria e insieme

tempo. Questo molo

sia

avvediamo che

ha mutato forma, e nondimeno indarno cerchiamo il

di

passione

luogo di ogni altra cosa.

poniamo mente,

se

in

divertire

una

Noi vediamo

realtà.

sue più leggiere

sempre

rappresentano un

essi

noi pare di sentire in quella

vita nelle

ri-

opera

trova in nessun' altra

mette in

si

non

tempi

de’ nostri

che è tanto ammirata

vediamo che cresce e

nel primo suo germe,

Im-

di filosofia del secolo.

,

elemento. La bellezza de’ romanzi

che

poesia, consiste in ciò:

continuo,

nome poeta

oggettività

l’altro

quale

la

il

celebrato

per

1’

intuito di Sbelling: e

il

suo sistema

che uno sforzo continuo per esprimerlo.

stesso elemento forma

il

carattere

il

Questo

Savigny nella

speciale di

sua sfera; onde egli è considerato siccome

fondatore della

idea storica del dritto, sebbene altri elementi essenziali di questa idea siano stati sviluppati da altri prima di lui e in

modo

piuto. Questa elevazione della filosofia

nascere in essa

la

necessità del carattere artistico

una imitazione

Ma

sotto

un

far

perchè

l’

più com-

arte è appunto

dello spirito attivo e vivente nella creazione.

Perciò Schelling è

gno ed anche

;

doveva

il

primo che abbia mostrato questo

l’unico ne’ tempi altro aspetto,

biso-

moderni che l’abbia adempite.

questo gran progresso della

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fi-

Google

h^J losoRa è accompagnato da un difetto tanto più manifesto, cioè

a

mente già

e

da questo primo passo del sistema conseguita natural-

dire, :

,

mente

che l’Assoluto non è una personalità. L’Io del mondo e forma la intera

produce

come

,

prima

che ha di sè

la coscienza^

Io

che dico

,

che è tiMo

come

,

in

diventare vera-

di

Nichtseyendes); non

coscienza di Fichte

la

questa distinzione. Egli non

di Dio.

,

come un non-ente (e

bietto e però la

natura

Egli la produce, prima di distinguersi dal suo ob-

Io.

la creatura,

« sono »

:

origine della personalità

nell’ allo stesso di

non è

non sono Dio

,

non può

tale

,

diventa mai personalità; poiché

dir

umana non

mai

:

io

la

e

;

personalità

ragione

la

sono. La stessa

è che una astrazione

la

,

quale ha luogo nella ragione impersonale universale e di cui

ha coscienza solamente la

forma

Quindi

(1).

il

il

prodotto di essa e non l’essere che

panteismo, che

stema; non già nel senso

si

Aeìl’ immanenza,

teme

ma

in questo si-

in quello,

che

Dio non ha una coscienza di sè diversa dalle creature. Di questo

modo

la filosofia dalla

come causa

coscienza umana,

e

centro delle cose, ha fatto ritorno all'universo, ed acquistato

ma non ha

oggettività;

la

ancora raggiunto

la

personalità

dell’assoluto.

Era questo un punto, per cui dovea natoralmante passare la filosofia;

la

a Dio; prima stata tolta.

quale non poteva ad un tratto saltare dall’uomo si

dovea ridonare

Ma a

al

ciò la costringeva

mondo anche

la vita

che

gli

era

la esigenza del ra-

zionalismo: che ogni cosa debbe poter essere trovata dallo spirito

umano si



persiste

mondo

del

la possibilità illimitaUt d’ investigare

in questa si

trovi,

r essere pensante

(I)

;

esigenza

,



il

presuppone

vero. Finché

che

la

causa

perfetta quale essa è, nella coscienza dcl-

come potrebbe

egli

altrimenti sapere

gli

Idee di una filosofia della natura, pag. 130=; 140,

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— ,

438 effetti

causa? Ora

di questa

la

trovo in me, non è la causa del

libertÀ e la

mondo

anche diverso da quello che è

farlo

cemente

mia

la

e

,

ha una

,

la

questa libertà è sempli-

non ha alcuna influenza su

me

contrario, ciò che io trovo in necessario,

;

elezione che io

altrimenti io potrei

;

Imperoechè

legge.

è appunto

di

la

al

;

la

il

se egli ne

libertà di Dio,

V incomunicabile;

esso

di

universale non è che

sua personalità deve

rimanere sua proprietà, noi non possiamo mai diventar Lui. Ciò che egli volle e vuole nel segreto deila sua risoluzione

non per mezzo

noi noi possiamo sapere, se

comunicazione e solo fino

sua libera

della

E

punto a cui essa arriva.

al

se noi dobbiamo trovar l’assoluto e la connessione del

mediante

il

nostro pensiero, bisogna che l’assoluto stesso non

ma

sia nulla di libero,

soltanto l’universale, ciò che

completamente anche in noi la

però

mondo

,

si

trova

ciò che opera necessariamente

ragione impersonale. Perciò questa supposizione è di neces-

sità

inerente alla filosofia razionale

da questa, non dì Schelling,

si

connette in

ma

all’essenza del

riduee in semplice apparenza

se

fa

si

co’ princìpi

che non possa separarsene

rittura contraddittoria

come

;

modo

;

astrazione

del sistema

ai contrario è

a di-

medesimo. Per essa

tutto ciò

si

che viene dichiarato

carattere proprio di questa filosofia,

come un gran

gresso. L’atto e la creazione non sono più

tali,

pro-

se tutto deve

avvenire secondo una necessità precedente.

Ix)

stesso divenire

non sarebbe più divenire; se

non

fosse possibile

fin dal principio

niente altro da ciò che è, se quello nella sua più intima essenza

non il

fosse

una

Ma non

storia.

libero autore,

è tale, se Dio invece d’esseme

fosse a quello sottoposto; la

stenza, invece di essere un’azione, fosse 11

nostro interesse,

il

sentimento delia

sua propria

un semplice verità

esi-

divenire.

una

richiede

necessità in ogni cosa creata; e ciò è soltanto la indipendenza dal

nostro arbitrio e

il

domìnio di un’altra intelligenza

:

Digilized by

qui

Google

439 però questa necessità diverrebbe tale in sè stessa, diverreb-

be

Si dovrebbe

per Dio.

tale

rinunciare alla libertà dell’in-

dividuo e dW'Elhof, che sin dal principio del sistema vengono

con forza maravigliosa contro

ditesi

panteismo; |K)sto in

come anche

una

trambe consistono, aU’annientamento

qualunque personalità

gresso infinito sono

senza

essere

ri-

il

che contraddi-

il

;

produzione reale, e

la

pro-

il

ed assoluta,

forza primitiva

fine della

viventi

forze

non

,

può ritenere e sviluppare

si

una personalità. Imperciocché

principio ad

questo determinato grado

[>rodotto

ciò

;

,

non può essere

queste forze

della quale

,

sarebbero

la necessità,

un prodotto. Certamente

zione è

,

il

reale e

universale di queste forze

cazione

speciale

;

tale in ogni caso ? :

ma

Se questa ranatura propria

il

carattere

semplici

devono dare come

prodotto contiene l’uno e

ideale

l’

il

diverrebbero

altra

;

di

ma

la

sua determina-

diverso dalla

essenza

essa è per cosi dire, la loro appli-

questa applicazione è appunto

perchè

natura della forza vivente. Se ciò non

libertà

,

principio sarebbe ella stessa. dice,

deve

Creare qualche cosa di diverso da ciò che

tale è la

avvenisse secondo

;

la

perderebbero

ma all’

ancora qualche cosa

però

è ella stessa

,

;

sostanze, le quali aggiunte l’una

r altro elemento

filosofia

non potessero andar prive, esse

che appartiene loro come forze

fattori

la

compenetrano appunto

effetto del caso.

viventi

più forze

si

,

dal

inerenti sin

e formano questo determinato

gione 0 motivo dovesse essere

non

come

esse vengano considerale

che

sapere per qual motivo queste forze

di

di

più alta verità di questo sistema, che, cioè, l’universo è for-

mato da

in

invece

divina e l’umana, dovrebbe equivalere

la

di

rebbe all’idea fondamentale: che

f^a

assalti prepotenti del

gli

fine del dovere,

il

positiva riunione di personalità, nella quale en-

tronco e foglie,

ma

prima cosa a creare

la

È

che

il

sin

dal

necessario che l’albero sia ra-

seme

ci

dia

I’

albero, è un

Digilized

by

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m una creazione ed opera

portento,

— dacché

dimandare,

tre a ciò devesi

tutto

della libertà

sebbene non

;

questo caso opera della libertà stessa del seme.

sia in

r universo dal suo assoluto

rivelazione di quello, soluto

prima che

,

non resta

allora

,

mondo

e nelle cose

la

e

;

indifferenza del

ma

del soggetto e dell’oggetto:

,

ol-

come una

cosa sia in sé stesso questo as-

rivelato nel

altro che l’astratto: cioè,

reale e dell’ideale

ragione non

— che

siasi

Ed

Schelling fa procedere

e lo considera

da questa

può comprendere come questo assoluto, vuoto,

si

privo di contenuto, senza spirito, debba manifestarsi in

do ripieno di tanta ricchezza

,

e

come

la ricchezza

un mon-

possa essere

una manifestazione, anzi una spontanea attuazione del vuoto. Questo è dunque Schelling

ma

:



carattere che informa tutti gli

il

nello sviluppo

se vieni

alia ragione

ultima

fredda astrattezza, nella quale

,

di

ma

se risali

;

trovi

inaridita

,

tanta ricchezza.

alla

non incontri che

fonte a cui

il

li

vorresti

fa

maravi-

attingere

la

,

come abbia potuto produrre

Sono due uomini

pieno di presentimento,

la più

estingue tutta la vita. La co-

si

e non intendi

vita

di

presentimenti profondi);

pia e, per cosi dire, la piena di queste forme,, gliare

scritti di

abbondanza e ricchezza

che svegliano Tintelligenza,

(d’idee

diversi nel sistema;

un poeta

quale canta cose divine; ed

un

fi-

che riduce a scheletro l’universo.

losofo astratto

Schelling diede anche vita a quella opinione che può riguar-

come

darsi, cioè,

il

carattere proprio ed intimo dei panteismo

la vita individuale apparisca

dell’universale.

Ad

come negazione

essa faremo ritorno,

:

che

e privazione

quando esporremo

il

sistema di Hegel. Cosi è dell’essenza di questo

riconosce

come

tività della ragione,

stessa

,



di

sistema,

l’assoluto (incondizionato)

il



quale perciò non la soggettiva at-

nè alcuna potenza immobile c chiusa in

condurci ad un Uio personale, e liberamente

si'

atti

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m Un

vo.

principio creatore è quindi

sin dal principio

postulato che Schelling fa

sin dai primi suoi scritti egli tratta le po-

;

tenze con piena libertà la

il

non prescrive legge alcuna, secondo

,

quale debbano compenetrai si, cosicché producano necessa-

riamente appunto queste forme e non altre, nè più nè meno; anzi

potremmo

tica.

Non havvi

le

dire in

che

,

lui

con una licenza poe-

egli le tratta

ordine e necessità di processo; e spesso

relazioni più particolari diventano

membri importanti

nel-

l'organismo del sistema. Cosi in lui gli astri divini, che tutto

abbracciano, costituiscono verso

compimento

il

finale della creazione,

quale essa progredisce cominciando dall’uomo,

il

che dovrebbe essere

ciò

verato

tempo, come prodotto della gravità; cosi

il

come semplice surrogazione

;



il

con-

nel sistema è anno-

trario di

così

la Chiesa,

della vecchia forma democratica

dello Stato e simili. Ne’ successori di Schelling questa libertà

divenne

arbitrio.

regole universali

secondo

il

Se

paragone

Kantiani non facevano che applicare

i

paricolari (subsumiren)

casi

ai

di Jacobi

può dire della scuola

l’Io, si

,

lavora a maglia

meno

riuscire, in

il

se Fichte,

non-Io con

che essa giuoca

di Schelling,

dadi con le sue potenze (ideale e reale) ;

;

il

ai

che però poteva tanto

quanto che in questo giuoco

ci

vuole

na del genio. Da questo arbitrio nacque anche

il

la fortu-

tentativo di

spiegare l’universo coi rapporti numerici, e in generale quella

maniera ingegnosa,

gami dcH’antica nazioni ciò

;

alla

la

quale nella gioia di esser libera da’

logica,

quale

si

si

diletta delle più accidentali

dà orecchio tanto più volentieri

che essa dice è chiaro come

tra cosa, anzi l’opposto,

.Vnche

Adamo

Muller,

contro dell’

gli

nomo

elementi e della

il

,

il

;

ma nondimeno la

,

che

un’al-

stessa chiarezza.

quale del resto è pieno d’ingegno

maniera

partecipa di questa

la luce

potrebbe avere

le-

combi-

,

mentre

egli

con

la

,

sua guerra

suo rapporto uno: due, la similitudine

donna, della gioventù e della vecchiaia

,

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,

442 cerca di spiegare

proprie e particolari della

tutte

le relazioni

vita pubblica.

Ti ha un continuo progresso nel sistema di Schelling

quale sempre più prevale la personalità di Dio;

che avviene questo progresso, scomparisce

modo che

per

e la fine più

principio

il

Cosi egli dice dapprima

:

ma

nel

,

secondo

la filosofia razionale,

non

si

Fuori della ragione niente

è tutto, e simili (1). Al contrario in progresso

:

pareggiano. è, e

in etta

L’intera natura

ci

manifesta che essa non esiste affatto in forza di una necessità pu-

ramente geometrica; non havvi in essa pura ragione, e spirito.

lità

— La

ma persona-

un avvenimento,

creazione non è

ma

una

ma

azione.

Non

cioè, la

persona di Dio, è la legge universale, e tutto ciò che accade,

vi

sono

effetti

provenienti da leggi generali;

Dio

accade in virtù della personalità di Dio, e non in conseguenza di

una

necessità astratta, che noi

meno Iddio

tanto

glisi ?

— Quindi

non comporteremmo

(2). Essi dicono:

sovrumano. Ora, se io

egli volesse essere

umano, chi potrebbe oppor-

non posso neanche prescrivergli anticipatamente

ciò che egli deve essere;

egli è quello che vuole essere.

debbo prima cercar d’ ituìagare la volontà di lui;

cipatamente impedirgli

di

essere

ciò

di

nell’ attività

(|uesta dissertazione in sino si

Perciò

ma non

La

essere (3).

umana forma

Ma durante

la

io

anU-

epo-

Schelling, così quanto

mattina, come rispetto alla teoria.

che ha avuto luogo

alla

lunga pausa

letteraria di Schelling, dopo

ad ora, una

tale trasformazione della

mostrò in modo chiaro e preciso. Forse

concorsero a promuoverla

(1)

che vuole

essenza della libertà

dissertazione sulla

ca nello sviluppo del sistema

idea fondamentale

nell’ operare, e

Dio deve essere assolutamente

le

accuse di lacobi e

Io

Giornale di fisica speculativa, 2 tomo, 2 fase., p.

umana,

(2)

Siiiressenza della libertà

(3)

Lettera ad Esebenmayer, p. 91.

sviluppo

del

i.

p. 482.

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.

hk5 sistema di Hegel avvenuto in quel frattempo, nei quale Schelling diveniva, per cosi dire, obbiettivo a sè stesso in

forme

ai

ma

suo proprio principio panteista;

una maniera con-

senza dubbio essa è

sopratutto i’efletto della stessa materia. Dopoché Schelling nel

processo delle sue ricerche filosofiche non ebbe più per oggetto la

ma

natura,

la coscienza religiosa,

non potea più persistere nella

deduzione a priori e nella ipotesi di una causa impersonale dell'universo

,

perocché a e

non già

che avea ammesso importava

lui

d’ imporgli

di spiegare

come

,

e comprendere l’obbùlto

facea Hegel

senza alcun riguardo certe forme belle e

1828

fzioni del

distingueva

come

tesio sino al presente,

i

risolutamente;

fin dai principio

anticipatamente e

,

Cosi nelle sue

fatte.

sistemi del razionalismo, da Car-

quelli

che hanno

il

caraiiere pura-

mente hgieo in opposizione al carattere etorieo, nel senso che espo-

nemmo

di

sopra (Lib. HI, Sez. I), se io ho bene inteso.

questo in verità

un

atto da Sansone,

col

sciava le colonne del tempio delia filosofia,

È

quale egli rove-

quale era stata

sinora, e seppelliva sotto le rovine l’intero esercito de’ suoi

nemici e sé stesso con quelli. Nella recente teoria di Schelling



se bisogna giudicarne da quel poco che è venuto a

pubblica notizia spiegare

il



vero motivo non é altro che questo:

il

grande abbietto della

filosofia,

religiosa dell’uomo nel suo processo.

spiegazione de’ mezzi che

Come

le

umana

sotto

incomprensibile,

mente

di

c(»cienza

serve in questa

suo primitivo sistema

gli fornisce il

si

presentano nella dissertazione sulla

una forma nuova, cioè, come

come

aspirazione, ecc.

Non è meno

così ora

;

riconoscersi in queste espressioni

che deve essere, ecc. (das

di

si

la

potenze del Reale e dell’Ideale, della gravità, e della

luce e della copula ci libertà

Egli

cioè,

:

ciò che

principio

possono

può

facil-

essere

,

ciò

Seyn-kónnende, dasSeyn-mOssende).

certo però che Schelling

credere alla personalità di Dio,



il

professa chiaramente

quale, secondo lui

,

non

30

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hhh è solloposlo allo sviluppo della coscienza religiosa, tna è sem-

— ed

pre a quella superiore,

non

reale (di fatto) c

ai fatti della rivelazione

allegorica. Ora,

come

mentale, che appartiene alla prima forma della sua c al quale

egli

non rinuncia

Dio personale e de’ suoi zione e la rivelazione

che non

si

di

atti reali

filosofia

questa ricognizione di un

c

che devono essere

,

siano insieme conciliabili

,

è

la creatal cosa

può decidere scientificamente e in modo certo,

tantoché non ria

,

,

si

In ogni caso

Schelling.

,

di

però

era nella essenza nel

non poter restare

ne’ termini del pan-

come semplice

teismo a priori , di perfezionarsi altrimenti che razionale.

filosofia

Hegel, al contrailo, partendo dal principio

di

SchelUng,

attenne a quell’ elemento razionalista contraddittorio, e :

fin-

conosca in una forma autentica l’ultima teo-

sistema di Schelling

luppò

verità

se quell* intuito fonda-

la necessità razionale nel

nalità di Dio.

che forma

il

mondo

e quindi la imperso-

Ei fu quindi costretto di rinunziare a tutto ciò

carattere proprio del sistema di Schelling:

il

reale

primitivo, l’azione, la vita, la creazione. Cosi

andò perduto

palladio della filosofia di Schelling,

pericoli

e tutti

minacciavano nascente, dovettero aver luogo.

nuovo una sostanza inerte , senza

di

affezioni il

e

sono

dovere e il

fine di



lo svi-

le

cose; la identità

la libertà individuale

attività

i

Il

,

mondo le

cui

che

il

la

diventa logiche

si

risolve nella monotonia,

si

cangiano in apparenza,

ogni essere vivente è quello di sparire nel nulla.

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CAPITOLO SECONDO

FILOSOFU DEI DRIHO

Volontà oggettiva

Di SCHELLINC

— organismi morali e loro processo nella storia — — Distruzione dell’antico — Oggettività

Costruzione dello Stato e della storia

Diritto naturaie, delle sue teorie e dei suoi problemi.

e

vitalità delia filosofia del diritto.

sofìa del diritto di Schelling.



— Principio

Germi

dell’

cattivo nella

Hegelismo.

filo-

— Carat-

tere proprio ed universale di quel periodo scientifico.

L’ idea della volontà universale,

lontà individuali,

che sta

ma una

non già

la

somma

al di sopra di tutte le singole volontà

oggettiva,



è la prima cosa che Schelling

Filosofia del diritto (1).

assoluto,

come

delle vo-

volontà immediatamente assoluta,

ci

,

e puramente

presenta nella sua

Essa corrisponde perfettamente

principio della filosofia teoretica

del pari nella volontà individuale di Fichte.

,

all’

Io

ed ha origine

Come

l’Io sta alla

sostanza di Spinosa, cosi questo volere sta alla ragione o l’uomo in sè di

Kant. Cioè a dire,

determinata, compiuta;

(1)

il

la

ragione è immobile, perfettamente

volere, al contrario, è attivo. Questa

Trattato sul Diritto naturale nel giornale filosofico di Fichte e

Nleth. à” e 5° tomo.

Di..;.;---

;

,

hhd volontà univcistile è però iincoia, come

come

l’Io assoluto,

modo che non

prenderla in versale

,

ma sempre una

,

A

gradi.

un puro

condusse

ciò

il

la

astratto, e fu

ragione di Kant e

un progresso

il

com-

mai volontà semplicemente uni-

sìa

volontà determinata ne’ suoi diversi

perfezionamento del sistema, cioè,

la

costruzione deH’Universo, dalie due attività dell’ Assoluto. Ora la

volontà oggettiva (l'assoluto) assume nello sviluppo graduale

di

queste attività diverse forme,



tipi

del dovere morale (I) ed

— che appunto perchè derivano da questo

obblighi giuridici,

pro-

cesso universale (cosmico), sono totalità, cioè, organismi morali. Nello stesso

modo che

quel processo creativo ascendente pro-

duceva necessariamente nella natura specie la

,

cosi nel

La diversa forma che queste

Chiesa.

storia

,

i

diversi regni

mondo morale produce

e perciò successwamente

la famiglia

generi e

,

lo Stato

,

istituzioni presero nella

è nella stessa guisa soltanto

,

l’opera della produzione regolare

che nella natura crea con-

,

giuntamente. Così Io Stato è r organismo della libertà (2)

anche l’armonta

della necessità e

vera qualità è questa

:

un tempo liberamente ; e

tutto ciò che liberamente avviene,

questa armonia nel Reale

spirituale

e quindi libera

(

convalidala cessario



;

,

)

— in

è

vale a dire, che egli è una vita

una forma

e per ciò tale che la

si

spirituale (soggettivo),

1’

esternamenk* ,

nel ne-

espressione dell’armo-

comunione esterna ne!

re-

della cognizione e della fede.

Lo

una formazione

,

stabile,

manifesta nel reale

Chiesa, al contrario, è

nia nell’ Ideale

gno

od

,

e quindi la sua

tempo cosa necessaria. Lo Stalo è però l’espressione

nello stesso di

della libertà ;

che tutto ciò che è necessario, avviene ad

e

Stato è anche la espressione più elevala della identità dell’ uni versale e del particolare (dell’iino e del molteplice)

(1)

Lezioni sul

ra) Ibid

,

metodo

degli studi accademici, pag.

;

jmichè un

I 'i6.

p. •226.

Digitized

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Coogle

,

447 unico ordine pubblico unisce qui e lega una moltitudine di vo lontà particolari.

c

i

molti,

la storia del

e

nità

diverso

Il

modo

.Mondo. Nell’antico Stato

erano unite

la moltiplicità

soluta): la moltitudine

avea

momenti, l'uno

in cui questi

compenetrano, costituisce

si

(

la storia dello Stato,

nelle Repubbliche) l’u-

una maniera immediata

in

uno

la coscienza di essere

quale non poteva sciogliersi, e l’unità dello Stalo,

Io

(as-

Stato, dal

Stato medesi-

mo, esisteva a sua volta soltanto in questa moltitudine, nel popolo. L’ unità (potere dello Stato), che allora dominava, altro, se

non

i

molti che obbedivano. Nello Stato

contrario , questa identità è distrutta

che non è ad un tempo

i

molti , sta a fronte della moltiplicità

del popolo, nel quale ciascuno

individuo. Cosi la unità

da

essa

,

lità,

e

domina

d’essere

come

mentre

;

disgiunta dall’ altra

diventa individua-

all’unità,

strumento

io

semplice

di essere

la moltiplicità,

coH’opporsi

cessa

cosi

ha coscienza

nella forma astratta

e perciò

parte la pluralità,

;

non era

moderno, per

come monarca

unità

la

dell’ universalità.

Ondechè, come compenso della perdita della vera unità (identità) nello Stato

,

il

mondo moderno abbisognava

esprime questa unità della

nell’ ideale

(

monarchia essenzialmente congiunto a quello

trambi sono

effetti

che abbiamo perduto

tale

da congratularsene molto

(1). Perciò lo Stato ,

mentre

pubblico (soggettività ed oggettività) l’altro.

Per la stessa ragione

un’applicazione d’ idee,

empiriche

il

ma

si

la

si

,

En-

dell’an->

moderno non è

diritto privato

il

che

concetto

della Chiesa.

o sostituzioni dello Stato vero, cioè,

Ileo

(1)

della Chiesa

soggettivo). Quindi

sono staccati

l’

uno

ed

il

dal-

presente giurisprudenza non è

fonda soltanto sopra sottigliezze

('2).

Lezioni sugli studi accademici, p. 229, 230.

(2) SI

troverà qui non solo la maniera,

mentale, da cui derivò

ma anche

la filosofla del diritto di

li

pensiero fonda-

Hegel e

la

sua costru-

zione filosofica della storia dei. mondo.

Digilized

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m Cosi, secondo

i

principi di

questo sistema, anche

dritto

il

apparisce nella totalità di tutt'i rapporti universali

nella sua

tempo come una

necessaria

connessione assoluta, e in pari

manifestazione della ragione formatrice del mondo. Nella stessa guisa che questa nel processo graduale delle sue potenze, deter-

mina



mondo;

come natura, come uomo, come

stessa cosi

determina anche come

si

diritto c

storia del

come

Stato.

E

però conviene alla

filosofia

idee, cioè, d’intuire

e dimostrare come l’assoluto debba produrre

(essere) necessariamente loro speciali istituti in essi

del dritto di costruire

il

lo

diritto e lo Stato in

Stalo dalle

generale, e

e la formazione storica di questi

,

medesimi, non

meno che

i

e come

;

in queste diverse formazioni, è

però sempre espresso solamente l’uno, l’universale, l’assoluto.

Questo metodo distrugge tutto

l’edificio del Diritto

quale era stato fondato dagli antichi scrittori

malismo,

il

lazioni senza ragione

quale

si

ad una regola generale razionale

il

,

for-

nella

elegge arbitrariamente un rapporto parziale (una parti-

colarità, p. e., quella della libertà) per applicarla tutta la

naturale,

distrugge

;

quale consiste nel sottoporre (Subsuntion) delle re-

massa che

resta.

regola appariscono

Qui per contrario

le

beneo male a

relazioni e la loto

massimamente e inseparabilmente come un

prodotto unico dell’ idea. L’etica non è più dedotta dal concetto

dell’uomo;

ma

la forza primitiva

duzione genera

giuntamente persona

;

le cose^ gli

la libera

ed assoluta, e

uomini e

persona per

le leggi

la

sua reale pro-

morali, eJ anzi con-

la legge, la legge

per la libera

« poiché tutta la vita consta soltanto di forze che si circo-

scrivono reciprocamente ». Spariscono le contraddizioni e

mi, che consistono nei dedurre dalla ragione delle

la libertà

i

proble-

e le leggi

due specie ; perocché quella forza primitiva produce

totalità di relazioni contenenti

condo ambedue

le

forze

l’una e

l’altra,

fondamentali,

debbono compcnetrare da per

delle

e nelle quali, se-

anche

gli opposti

si

tutto.

Digilized

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,

449 Fondando

il

umana,

volontà

e

esistenza

una esistenza e volontà superiore

diritto in

teoria giuridica.

Le

alla

raggiunge l’oggettività nella

si

non sono più semplicemente per

istituzioni

ma hanno una significazione più elevata; c non sono ordinate conforme al fine di quello, ma conforme aH’archctipo che l’uomo,

devono esprimere. Quindi

la necessità

che

Stato sia un’opera

lo

che esistano

vi sia heliczza nella vita pubblica,

che

artistica,

grandi e sublimi istituzioni per sè stesse e non già per soddis-

come ultimo

fare,

un

un qualche individuo. Lo Stato ha

fine,

La conseguenza

dritto di essere Stato.

nanzi riconosciuta tanto nel dritto positivo

come

nale

il

punto più

L’ azione vivente delle forze

due potenze necessità

forme al



è ciò che deve essere.

suo contenuto ,

dal

principio

delia conformità col dovere

ad un sopra

principio

uomo

dell’

,

il

cioè

,

per

lo in-

subordinata (1).

svariato con cui quelle la libertà e la

,

una ricchezza

cosi

La moralità

si

di

eleva, quanto

limitato della particolarità :

io devo fare questo e quello!

ricognizione

alla

totale,

,

quanto nel razio-

particolare

il

compenetrano e producono

si

,

modo

il

,

universale e

1’ ,

logica ,

è ora

rilevante,

un universale

di

quale non vale che come parte di quello

;

ed esige, che la intenzione umana sia simile alla divina, che

tuomo divenga uno con Dio e

oggettività

vitalità

creativo del sistema

;

dal i

(2).

L’ etica acquistava

principio

reale

quali caratteri

tempo, avrebbero dovuto trovare non ed essere

intesi

generalmente

contrario, del quale

stema, non

si fosse

,

se

,

e

una

tale

universalmente

stante

il

solo favore,

bisogno del

ma

durare

quell’ ostacolo o principio

abbiamo parlato nella esposizione del

si-

esteso anche all’Etica.

(i }

Lezioni sugi! studi accademici, p, 228.

(2)

Rapporto della

filosofia della

natura con la dottrina di Fichte,

p. 10. Studi accademici, p. 145.

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,

4S0 fondamentale del sistema è

principio

Il

potenza primitiva cd assoluta

quanta

tutta

la libertà divina^

manca

gli

come Dio cagione tali

stesso fave e

il

l’

il

ha posto

cioè

,

mentre

contrario

al

,

come

,

riferiscono

si

,

riferito

fare

il

dotto della scelta, è specificamente

quale non è

come ce

spontaneo,

Se perciò

universale.

dire

il

,

soltanto all’ as-

dell’

individuo

colore del

qui

,

dritto

,

dritto

il

unicamente per

,

Ethos de’ Greci

all’

il

,

coscienza

la

morale stessa ha

accosta

quale riesce a questo: che nel

pro-

il

,

sapere

al

conferma

lo

tutto riesce

la

si

superiore

quello;

di

uomo

ali’

Diritto naturale

nell’ antico

risolve quasi nella morale, cioè,

r azione

centro. Per questa

apprezzano soltanto come espressioni

si

ammette

vera forza crea-

la

nella sua propria sfera,

sapere appariscono qui d’un ugual valore (i);

devono apparire quando

soluto, e

concetto della

il

fintantoché non

nè può considerare l’uomo,

tiva,

e

ma

;

mondo morale abbiano

si

alcosi ,

il

luogo

certe determinate manifestazioni. Ogni dovere deriva da una

idea (prodotto delle potenze), la quale deve essere espressa dall’azione (2)

cui

il

;

tmo^tne che un

atto.

scopo sembra di essere piuttosto una

Ma

scemerebbe nuovamente l'era

,

ma

la semplice

moralità pubblica

non piu perocché

sarebbe

nell’ intrinseca

la

questa guisa

di

differente

essenza,

vera differenza

nella moralità dell’

non

di pregio;

la vitalità

si

uomo

vi

tra

ha

ma 1’

da

primitiva

avrebbe più

quella

dell’

solo quanto al

una e

l’

la intenzione

la vita

Lo Stato come

espressione della vita.

altra ,

uomo grado;

è questa

:

accompagnata

dalla coscienza, quindi dipendente dalla scelta e tale che

si

produce e rinnova ad ogni istante; nella moralità dello Stato

(1) Lezioni sugli studi

accademici Delia prima lezione o

al principio

della lezione sesta. (2) Ibid., p. 1Ò6.

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,

4S4 ha

vi

la regola

c immobile

fissa

c semplicemente espressa in

senza coscienza di sè stessa

.

una

vengono considerate come

mondo.

forze produttive del

progresso

come

soluta

esistenza

norma



più libera

sostanziale,

,

potenza primitiva cd as-

la

più creativa

c tale che voglia una

,

individuale e secondo questa,

unicamente que* concetti che nella teoria

come germi

e

non è che un

è attuata nell’azione

ma

nello

alla superficie

secondo

,

il

quale

capitolo del Diritto naturale, c

uomo,

dell’

dell’ assoluto

stadio

la

di Schelling esistono

mostrano appena

si

riuscirebbe a’ risultati del sistema di Hegel la moralità

dia

Ora chi volesse appropriarsi e sviluppare

alle azioni.

soltanto

due moraliU

le

manifestazioni delle

Perciò era necessario questo

comprendere

cioè, di

:

necessarie

le

pubblica. Ora

istituzione

appunto questa differenza sparisce, quando

nell 'adempimento del

nella

,

sussislensa

non

dovere; del

stessa

dovere.

Un’ altra conseguenza è quella ha per di

fine



1’

uomo

,

in

è a

Egli

stesso.

quantochè appartiene dell’Assoluto.

ma in

che

,

medesimo



una maniera

Quindi non

si

a qual

fine

la

Dio

natura

esiste ? »

,

»

Ma

solo

non

fine

il

supremo

in

,

necessaria alla esistenza

può più dimandare

vuole Iddio (l’Assoluto) con lo Stato?» cosa vuole con

non

lo Stato

generale non ha alcun fine fuori

:

«

che cosa

nè tampoco: « cAe

o « che cosa vuole con sè stesso

,

Dio in un grado determinato è

Natura, in un altro è Stato; e non può essere diversamente.

Ora è vero che sonale

,

lo Stato e la

sono divini

,

ma

immediatamente superiori vuole essi

,

di

ciò

Dio

,

all’

,

voluti

uomo

,

,

essi

;

sono

e in quanto che Dio

fine e volere di

r uomo personale

che non agguaglia Dio.

da un Dio per-

lo stesso Iddio

sottoporsi ed ubbidire

non sono l’ultimo

magine tutto

r uomo deve

Chiesa

non sono

ad entrambi ;

li

ma

Dio, perchè l’im-

deve essere superiore a

Ed

è possibile

,

anzi da

Digilized

by

Coogle

,

m attendersi

che Dio un giorno non voglia più

,

subordinazione passeggierà, che

cosi cessi la

non è tributata Dio non è

il

sottoposto

al

Stato

ma

allo Stato,

creatore

del

divenire

divenire,

modo

esige in

stesso; e

non

solo

beneficio

che

esso sia

Ma

subordinazione

la

lo

se lo Stato

uomo

dell’

Dio più elevata che non sia l’uomo



non è cosa pregiudicievole

nuovamente perduto

,

ma un

vero

un impersonale. Nello Stato, Dio ha personalità e la coscienza di sé stesso,

modo che non

nello stesso

la

,

per contrario egli è

determinata.

incontrastabile

deve essere una forma

ma

e

,

Ora se

conseguita che Dio è lo Stato e

,

Dìo in una affezime

è

Stato

lo

a dir vero

,

alla persona di Dio.

le

aveva

in origine

come

Assoluto;

egli è ritornato in sè stesso.

Finalmente non che da

dere,

fa

bisogno di alcuna dimostrazione per ve-

astrattezze, quali sono rtmipersale,

tali

lare, l’untià, la moltiplicilà, la libertà, la necessità

alcuno Stato

,



nello stesso

modo che

il

partico-

— non

risulta

dalle astrattezze del

Reale e dell’Ideale non risulta una Natura; e quando Schelling

rimprovera agli rare

non

meno

si

scrittori anteriori di filosofia del dritto, di alte-

rapporto naturale delle cose, questo rimprovero non

il

torce

contro

lui

medesimo, sebbene

può osteggiare con più

mondo

di quello

che

come un surrogato dute secondo plicità.

il

in altro

si ri-

modo, poiché

di forza le istituzioni della storia del

quando rappresenta

fa Schelling,

delle antiche

la Chiesa,

costituzioni politiche già ca-

principio deU’idcntità, dell’ unità e della molti-

Ciò non riesce ad altro, che a prendere per unica regola

um cosa particolare,

e applicarla

a rovescio alla

totalità delle cose.

Tali sono gli errori che in sè racchiude questo sistema, e i quali

appariscono anche più gravi c manifesti nella dottrina

che appresso esporremo.

mente

filosofica

Questi eiTori non potevano intera-

prevalere nella dottrina di Schelling, perchè trovavano

ostacolo in

un elemento migliore

,



il

reale primitivo, al quale

Digilized by

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4S3 si

attenne.

è

tale,

Schelling ha origine da Fichte, e questa orìgine

da formare un punto fermo e determinato, una

dalla quale egli procede nella costruzione del suo sistema

appunto questa base, e non

altro, è

connettono quegli errori. Quindi arbitrio,

ho esposto

se

io

ora

principio col quale

il

non posso essere

dottrina

la

base, ;

di

si

tacciato di

modo

Schelling in

al-

quanto indeterminato ed incerto ; per comprenderla giustamente fa d’

uopo

non tenere alcun momento, alcun pensiero come

di

compiuto, perfetto, immobile. Imperocché in questo sistema

ha un progresso ed una derare

le

gemme,

dalle quali

Qui ogni concetto

prima

vista,

denza.

— La

ma

,

ciò

debbono ancora spuntare

fiorì

i

e

i

frutti.

ogni proposizione, non è ciò che mostra a

che vuole raggiungere,

è la

comoda per

via più semplice e

stata di passare dall’Io di Fichte

a quello

sua slessa ten-

la filosofia

Dio

di

sarebbe

quando essa

,

non dovesse adempiere ad una destinazione più sublime ; d’intendere la

dovea prima nosciuto

templato

immanenza

del

dì tutto intuire

come superìoie anche

in

al

quello.

mondo

presenza e

l’attività

mondo,

si

un’immagine ,

sforza

E però il

dizio e

il

rendere

,

principio

per tórre da

lui

ignoto e ìncomprensibile, che

è l’aspirazione infinita a produrre Dio; perciò nè

dare per sè solo come



all’occhio dello spi-

universale di Dio.

al princìpio

si

poi, rico-

sempre con-

fosse però

Schelling

cioè,

quest’uopo

Dio nel mondo, affinchè

(cominciamento) del suo sistema rassomiglia stesso

A

tn Dio.

sempre più chiara, sempre più vicina rito la

vi

vita continua, e perciò bisogna consi-

sue forme e produzioni come altrettanti germi c

si

può riguar-

vero, nè formare sopra di esso

un giu-

neppure un semplice concetto, fatta astrazione dall’aspira-

zione verso ciò che egli vuole creare. Imperocché « egli non ha so-

lamente quest’aspirazione,

ma

arresti lo sviluppo nella sua

tendenza vivente e

è questa stessa aspirazione. infinita, ciò

Se che

tu t’immaginavi di determinare e ritenere non è più quello che

Digilized

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Ccxjgle

m è. Il

giovine non può essere conservato giovine; o bisogna

uomo, o ridurlo

sciarlo diventar

senso io

feci

a

ling stesso

non

occupò più tardi

si

di dritto e di Stato:

ma

una

molto più ricca, vivente, intima e per usare

umana

molto più

espressione vera,

da chi scrisse

la

» Essenza

della libertà

questa trattazione bisognava che

facesse

si

che trovasi

di quella

sarebbesì dovuta aspet-

nelle Lezioni sugli studi accademici,

tare

lato della teoria di

sistema d’Hegel ripete la sua origine. Schel-

il

filosofia del dritto

la

posta risaltare quel

bella

Schelling, da cui

la-

in ìstato di cadavere. In questo

umana



un progresso

in

tale da

mutare ogni cosa, ma bastava per avventura una proposizione

come

la

seguente

« La volontà «

n nifestò, erò l’uomo, la filosofia,

non deve avere mai per obbietto

costruire la storia da sé

di

stessa (a priori), la quale è fatta dallo spirito universale

;

ma

ha

soltanto per ohhietto di comprenderla da sé {a priori), di ripro-

durla nel pensiero. Così la storia e

un

dato, e questo è

in lui, cioè, di

il

il

che è avvenuto

ciò

stimano essere filosofia

;

rito

lo spirito del

ma

suoi discepoli biasimano

i



modo

che

i

discepoli

mondo

è

,

nel siècle des lumières.

dapprima

in

di

Francia nello scorso

in sè, poscia

vogliono d’oggi innanzi

il

Secondo

diventa per

contrario

:

lo spi-

in sè.

Questa ricaduta della giovane scuola

è un

mondo> a crearlo

credeva

dell’antico principio della soggettività

ma

il

si

dee prima essere per sè e poi

casuale,

Essi al contrario

lei.

quali rappresentanti della

— chiamati a cominciare da capo

secolo, nel siècle phylosophique



suo prodotto è da per tutto

e prima di

fuori

la filosofia e sè stessi

nuovo, nello stesso

Hegel

il

positivismo, che

circoscrivere la filosofia alla semplice intelligenza

in tutte le

conseguenze

non è però un avvenimento Hegel, e però

effetto della stessa teoria di

sotto questo aspetto era inevitabile; la cagione è in ciò, che la oggettività di

fuori di sè

altro

siero il

che ,

è soltanto apparente.

come potenza

la

per

Hegel

somma

delle determinazioni

modo che

prodotto di questo

sori

da quest’

Io

;

Ciò che egli ammette

oggettiva formatrice del

in realtà

non è se non

il

usato in simile guisa:

altri

nello stesso

è

suo proprio lo e

perciò è cosa naturale che

abbiano ricavati

mondo, non

che trova nel suo pen-

i

suoi succes-

momenti e ne abbiano

modo che

egli ojjieKiva le

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S36 categorie logiche, cosi Feuerbach oggettiva le proprietà antropo-

logiche; e cosi discorrendo.

Se Hegel avesse nel suo sistema una oggettività reale, una potenza reale fuora c sopra bile alla

dell’

uomo

non sarebbe stato

,

Un

sua scuola una simile ricaduta.

pramondano (trascendente) non potea essere mai creazione dell’

uomo puramente

psicologica

può essere un Dio che consta solo

di

;

ridotto

ma

realmente oggettiva nello Stato,

umane determinazioni

quale, in forza delia san-

la

zione divina, sovrasta al popolo, non potea versi nella volontà del popolo,

che non è altro se non

Hegel avesse fondato

ma bensì una

nuovamente

la storia del

inondo nell’ordine divino,

rivoluzionariamente contro di esso.

secondo Hegel altro

essi

che

le loro

essi

lo

logos e tutti

del

lo spirito

i

mondo

pretende averlo compreso Hegel

momenti, come ce

li

il

logos che,

medesimi

suoi mezzi

,

;

E 1’

uomo

compiutamente, come

cosi

se egli lo analizza ed

:

esamina

come non dovrebbe anche avere

capacità di porsi egli stesso nel luogo dello spirito del

mondo?

impedirà dì fare d’oggi innanzi con coscienza

Che cosa

gl’

storia del

mondo

Egli certamente

,

che

fino

allora

fece

si

del

mondo con

Hegel verso tutto ciò che

11

rispetto dì

si

è prodotto senza di lui

,

la

senza coscienza?

Dio ad un grado più sublime

innalza

quello della produzione

e

;

però,

perchè non de-

dovrebbe e non altrimenti presen-

tare la storia nel loro sviluppo la

Ma

in sé

prendere anche sopra di sè l’opera sua? Se

può comprendere

ne’ suoi

posseggono

la

punto da

al

proprie determinazioni logiche.

hanno questo

se costoro

vono

la fcce>

,

risol-

volontà sostanziale,

nel concetto della volontà. Se

momenti

i

sua scuola non avrebbe potuto mai giungere sino

non è

so-

ad una

tale in verità

non è altroché queste determinazioni. Un’autorità

logiche, e

sollevarsi

possi-

Uio personale

a

,

intelletto c coscienza

esiste

!

oggettivamente e

merita certamente molta stima e

considerazione sotto l’aspetto morale

,

ma

è scientificamente io-

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.

537 conseguente. Se

formano il

il

le

mondo

determinazioni logiche sono

principi

i

grado più alto e però assolutamente necessario sarà

che l’uomo produca la

storia,

poiché

il

È

non fanno molta stima cosa principale, cioè

pace

senza avere an-

di sè

finalmente anche degno di osservazione, che

la

di ciò

sua logica

;

la

discepoli

ed informare

Che cosa dunque hanno

le

produzioni

comune

essi di

col loro

lui si

oppon-

tratta di risultati tanto importanti e di cosi

si

la

quale è senza vita, inca-

maestro, se rigettano la chiave del suo sistema^ e a

gono quando

i

che Hegel considera siccome

moltitudine,

d’ influire sulla

dell’universo.

alla fine

Dio che comprende sè

stesso è di necessità superiore al Dio che crea

cora coscienza

che

e non hanno la coscienza di sè che nell’uomo;

im-

portanti condizioni delia vita? Nient’altro che la concezione panteistica dell’universo e la

culatimmenle, cioè, luto del

mondo

!

la

pretensione di considerare le cose spe-

pretensione di comprendere

Riesce così evidente, che

la

nesso asso-

il

potenza della teoria

d’Hegel non consiste nella giustezza della sua logica; sto nella

profondità

realmente non del

del

sia sciolto

ma

piutto-

problema speculativo; poiché sebbene e non possa sciogliersi, la intelligenza

problema stesso è già una grande superiorità sugli

altri

modi e principi della scienza ; essa consiste appunto nella concezione panteistica dell’universo, la quale molti altri seguaci

,

come

tale oggi

ha

e in generale corrisponde c conviene

al

presente indirizzo del secolo, perchè

si

oppone

alla

credenza re-

ligiosa rivelata.

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SEZIONE TERZA

StJlXA FILOSOFIA SPECULATIWA E

SULLA DIALETTICA

nelle nostre condizioni — nel — indagine sull'essenza dell'unità e del sistema. — Appli— Legame tra l'uno e molteplice. e — Facoltà positiva della cognizione — speculativa. — Dialettica — Platone, Hegel, Kant. — l’regio della — Uso

L'uno nel molteplice e nel mutabile

mondo.

cazione

aU'L'i/ioj

al dritto.

il

filosofìa

dialettica.

della dialettica fatto

Dopo Fichle Già

culativa.

sta tendenza fu

vamente r

alto

Fichle.

principio

Con essa

pregio della dialettica

sia

fondato

veramente

il

in

es.sa

si

i

,

che que-

attivo

,

come

riconosce nuo-

che Platone espone

,

sistema di Hegel

il

Bisogna quindi vedere

motivo che condusse a questo pun-

quale sia

rannodare ad un

risultati di

spe-

filosofia

la

quale sia real-

vera dialettica, e

rapportino quelle adottate al presente.

siami permesso di scientifico

essa.

si

questa dialettica non soddisfa,

la filosofia speculativa,

come ad

col

scienza più ardua e sublime, e

la

e poiché

mente

tende a divenire

debbe connettersi

esclusivamente

che cosa to,

filosofia

scorge sin dal cominciamento

si

ammesso prima da

come è

la

,

da Hegel.

filo

Fichte e Schelling e

Ma

ora

proprio di processo le

mie applicazioni

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S39 medesimi ad un

de’

esame, tra

cui

i

fini

il

non troviamo

Noi

ed anzi comincerò dialetticamente un

tutto,

meno importante non

è certo la dialettica.

mondo

reale nessuna cosa

tutto

in

semplice, nessuna cosa di se

non

si

possano dire più co-

non pertanto questo molteplice non è neppur esso

e

,

il

cui

senza unità, a cui appartenga. Nello stesso

non è realmente,

semplice

come

pensare

modo che un

possiamo pensarlo

Per

esistente.

lo

tal

come

può neppure

si

motivo

stesso

non sqIo non è realmente,

unità

senza

non

noi

che non può essere, non

poiché ciò

reale;

molteplice

il

ma non

é neppure

pensabile. Se volessimo pensare l’una o l’altra cosa, riusci-

remmo la

,

tale analisi è quel-

occupa Platone nel suo Parmenide. Adunque

si

r apparente contraddizione è tempo un molteplice, e

il

che

,

1’

uno dev’ essere ad un

molteplice nello stesso tempo l’uno.

vediamo nel mondo

Oltre a ciò noi le

Una

all’assurdità più manifesta.

di cui

il

cangiamento. Cioè,

cose hanno in diverso tempo delle determinazioni, che non insieme, e nondimeno le

possono sussistere

mangono; tento

stesse cose

ed è sempre

lo stesso

uomo,

sebbene la salute e la

infermità escludansi vicendevolmente. Nello stesso

spazio:

lo stesso

uomo

stà nello

nella parte di spazio a e b.

mutamento e

simile

credere, che

il

Come

vicissitudine?

stesso

modo

ora è possibile (pensabile)

Dovremmo

sano sia qualche cosa

in

primo luogo

di diverso dal

e più non potremmo dire che egli sia sempre

malato,

accadrà

nell’ altro

salto,

di

Se

;

ove io

in ò;

uo-

lo stesso

mo. In secondo luogo bisogna certo ammettere uno

in cui passa ?

nello

ugualmente

tempo

r allegro dal mesto, quello che è in a da quello che è

passare

ri-

un uomo è sano e malato, turbato e con-

e.

p.

stato per

trovasi ora ciò che passa nel tempo

divido lo spazio ancora

non passare da un punto

appunto come quando

io

all’altro

di

dippiù

,

mi

che per via d’un

passo dalla salute alla infer-

30

Digilized by

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540 Cosi quando

mità.

a e

zio

6

nello

non

io

,

tempo mi

stesso

sono

Adunque non havvi assolutamente interruzione, in cui

opposta;

ma

intrecciati

i

come

nella mutazione alcuna in-

cominci quella ad essa

cessi, e

dice Socrate nel Fedone, insieme

E

delle cose opposte.

fini

che realmente

ma

runa cosa

Iddio ha^

trovo nello spa-

questo assolutamente diviso ?

per

se ciò

non

muta non potrebbe rimanere

si

dovrebbe cessare ogni nesso tra

che

tinuità nel nesso tra le cose

si

cosa

;

cosa nello stato pas-

la

E però

sato c la cosa stessa nello stato presente.

fosse, la cosa

la stessa

una con-

esiste

escludono ; ora come

pensare questo nesso senza contraddizione? Poiché

gli

può

si

opposti non

possono in nessun punto essere una e medesima cosa; segue

punto

che nel

una

in cui

essere più assolutamente

l’

può esistere alcun nesso.

non

queste cose è, dovrebbe

di

altra

;

cioè

con altre parole, non

,

come può

questioni quindi sono:

Ije

una cosa avere ad un tempo più determinazioni e nondimeno una unità? Di

essere

poi

come può una cosa mutarsi,

diverso tempo o spazio avere delle determinazioni donsi a vicenda, cosicché

ad esistere

tinui

La soluzione tale

il

nesso fra

i

,

cioè,

in

che esclu-

suoi stati opposti con-

?

di queste questioni non può essere

che nella pluralità e nella mutazione

medesimo

de’

,

se non

predicati

re-

non

sin

che uno c non possa mai diventar un altro, nè mutare

co-

sti

me

sempre

uno

soggetto.

e

Perciò

si

soggetto

ste

immobili qualità dell’essere

dicati,

0

li

tal

tanto

i

quale



i

suoi predicati

e però sia libero

soggetto, nell’atto che contiene

prende l’uno dopo

ostante sempre lo stesso suoi predicati,

sempre un

il

dee cercare un soggetto che per sua

natura sia ancora qualche cosa oltre

Solamente un

,

altro. Cosi

come

mutando

l’altro,

i



que-

da

essi.

molti pre-

può rimanere

ciò

non

soggetto; dappoiché se fosse solquesti,

però sono uniti

i

dovrebbe anch’esso essere predicati,

mentre esistono

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ma

per Io stesso subbictto;

non è

ma

l’altro,

numerevoli

i

solo

il

sono separati fra

mutare relativamente non da

qualità, cioè, tali che sono liberi da alcune e di soggetti

assolutamente

liberi

ma

j

soggetto conscio di sè,

il

La personalità è

soggetto personale.

le loro

altre

da ogni qualità determinata non

ve ne ha che un solo, e questo è: il

perchè l’uno

di loro,

soggetto è l’uno e l’altro. Ora sono in-

soggetti che possono

la

magica

virtù

del-

r unità, che nessuna vicenda distrugge, che può passare per tutte

e nondimeno

condizioni,

possibili

le

resta

sempre

la

congiunge insieme queste stesse condizioni me-

stessa, e lega e

diante la unità della coscienza (Seibstbewusstseyn). lo posso

nondimeno non cesso d’esser

far tutto e diventare tutto e

che non posso diventare, se rimango come

L’ unica cosa si

è (u

colui

,

quello

,

;

io.

Io,

non posso diventare, nè con-

ciò io

temporaneamente, nè successivamente, perchè è una contrad-

E

dizione assoluta.

il

passaggio

al tu o agli altri de’

dall’ io

termini sopra indicati, se fosse possibile, non esisterebbe, sopra, senza interruzione; dall’ uno all’altro vi ha infinito:

dove comincia uno

già ha cessato ciò

che passa

tampoco teriore.

l’

c nondimeno non

io,

si

trovi

II

è alcun punto dove il

passaggio,



può pensare col suo essere an-

pensiero di una migrazione dello anime o di una

immortalità senza Il

reminiscenza è già una

cosa nell’altra, l’altra, è la

contraddizione in

potere che noi abbiamo di pensare un passaggio

da ogni condizione o stato

ma non

già

in il

prova certa, che

unisce gli opposti.

da delle condizioni; loro,

v’

framezzo; perciò nè

l’unità del passato, si

sè stessa.

come

un abisso

di quei termini (tu, egli, quello),

E

un altro

,

la

mutazione

d’

una

passaggio da una persona nelessa è

il

soggetto, che

solo

perciò non può essere affetta dalla vicen-

ma

ha una determinazione propria

che rimane sempre

la stessa;

fuori di

questa però olla non può

nè variare nò distruggere. Questa determinazione

,

per cui la

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542 persona è appunto quella persona, non è da considerarsi co-

me

qualità

poiché la qualità non

;

non appartiene

sempre soggetto,

persona è

soltanto predicato

non

della persona

non ciò che

se

,

al soggetto.

Tu, Egli,

Io,

non è una proposizione. La

io,

ed

ogni

altro

contrario è

al

quando apparisce come soggetto

;

può

si

definire

non solo non può essere

;

ma

dell’intendimento (logiche),

risoluta in categorie

è per-

,

Questa determinazione

determinato.

rapporto

nel

sonificato

io sono

è altro

ma

persona,

alla

non sono qualità; e

ge-

in

nerale non può condurre ad alcuna identità, perchè fuori di niente le somiglia; solo

Adunque

si

può dire

in virtù della nostra personalità

soltanto

determinazioni che

come accade personali

,

appartengono

ci

primo luogo,

in

le quali

,

stare ancora le stesse,

e come

che diverse personalità, tra

verso è

il

di

nello stesso

mutazione

la coscienza di sé,

ogni individuo,

tal

la unità

Non

Dìo personale.

unità; poiché

possono re-

si

luogo

non ha luogo alcun pas-

deve anche il

Ciò

;

nate affezioni. Se

si

l’uni-

ciò che cangia in esso deve esiste

indipenden-

soggetto è soltanto quello che ha

non può essere anche in

può pensare che

la

lui

che

sostanza sia

non ha alcuna determinazione, alcuna realtà

delle sue affezioni

che

accadere

medesimo. Se

ugualmente spettare ad un soggetto, che

il

,

è possibile in secondo

le quali

un molteplice e mutabile,

Ma

tempo.

mutazione nelle cose imla

processo deve essere

temente da esso. Se un

è pos-

la pluralità delle

appartenere ad uno stesso mondo?

possono

veggiamo accadere deir universo;

la

non ostante

lei

questo]

essa è

mutazione delle nostre condizioni e

sibile la

saggio,

di lei:

la

fuori

essa non è, se non in quanto è le determidice u tutte queste affezioni sono»

non

si

ha

d’uopo di dire « la sostanza è »; al contrario solamente con

prima proposizione, e non con cosa. In tal

la

seconda

si

la

è detto qualche

guisa qui ogni determinazione è soltanto nei pre-

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S43 quanto

dicati;

al

soggetto non rimane altro, fuorché l’indeter-

minato puro e vuoto, l’astrazione e

Ora nessuno vorrà

minazione.

(r essere di Hegel in ogni la

pietra, ecc.; e per

E

fra di loro. »

Adunque secondo un che non

vuoto indeterminato

il

conseguenza sono inseparabilmente uniti

nessuno dirà « appunto

e per conseguenza

;

«

dire

esistenza) è l’animale, la pianta,

nato è quello che rimanendo altro

negazione della deter-

la

il

vuoto

— La

non creare

le

la

si

ma

che ha creato,

e

egli è quello lui la

che

è,

anche

loro unità.

in

un

mentre

,

lui

loro,

e perciò

una nuova unità più

libero

non è personalità

in

da predicati mediante

personalità di Dio; cioè a dire, può

che è in

le singole

moltiplicità di determinazioni

può essere un soggetto

terminazioni e non

anche

nondimeno rima-

fuori di

prodotto. Cosi anche quello che

sé stesso, la

una

egli unisce

il

Ora ogni suo pensiero ed

intenzione forma in questa grande unità piccola

non v’ha

ammette

solo per libera risoluzione, così potendo

tutto quello

queste hanno in

un

materia del mondo; come

nere Dio, è nell’universo un soggetto, che non è cose;

in

mutazione».

quali

cosa è ben diversa, quando

Dio personale. La sua volontà è egli crea tutto,

la

sistema rimane un aggregato di cose,

tal

possono pensare senza unità, e senza

si

unità alcuna.

indetermi-

passa da uno

lo stesso,

può comprendere

si

cangiare

pertanto rimane lo stesso,

le

fino

sue

de-

a tanto

quella intenzione. L’albero può fiorire e dissec-

care ed è nondimeno sempre albero l’albero e l’albero

non è

il

;

il

germe però non è

germe, e non pertanto non sono

tra loro diversi; la stessa intenzione divina è quella, che nel

germe è

(1)

Se

già

ci

1’

albero futuro (4).

rappresentiamo in Dio

contraddittorie di Platone suite

ficate.— Le idee hamio prodotto

le Idee

a questo modo, le sentenze

medesime sono armonizzate e il

mondo, e sono quindi

reali;

giusti-

e pure

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S44 Ora chè

uomiai diversi non

la unità fra gli

essi

nel senso

non sono persone

dappoiché solo

onnipotente

l’

suna determinazione

ma

,

ne prende e smette a sua volon-

tà, è libero nel senso assoluto.

molte leggi, e Dio stesso ce vero, persone a

rendoci a

modo

Ma

da

noi siamo dipendenti

perciò noi siamo, a dir

le diede;

ma

di derivazione;

non siamo che

lui,

come è Dio;

quale non dipende da nes-

il

,

non per-

esiste, se

elevato,

predicati,

e

in origine,

che

rife-

ammette a

egli

suo piacimento e a cui secondo la sua volontà comparte

egli solo è si

il

come verso

proprie qualità

bertà verso le loro

legame

fra gli

uomini e

li-

lui

stesso;

le generazioni.

Epperò

può comprendere, come noi a poco a poco acquistiamo

coscienza di noi medesimi, e non

come parte

e stimiamo perfino

ci

la

crediamo un altro uomo,

della nostra esistenza l’imme-

morabile condizione della prima fanciullezza, in sostanza ì’iUud. Ciò che lega ed unisce queste condizioni è la intenzione del creatore, la idea della nostra esistenza.

che Dio stesso abbia acquistato che non ha

gli

ancora

sarebbero due enti non si

la

Ma non

è concepibile

coscienza di sè; poiché que-

coscienza di sé, e quegli che

meno

separati che l’Io, e

il

1’

ha,

Tu; non

potrebbe vedere dove sia la loro unione, e così dire che

esse sono l’elemento idi-e

comune

sono immutabili, e

Le

transitorie.

ha unicamente la cosa più

idee

le

alia

ha

la più spiacevole,

di più eccellente, ciò

non è senza

la intenzione di Dio,

ii

sua intenzione totale nella creazione.

di altra dichiarazione

una

vi

di eccellente e di vero in tutte le cose, e

comune,

nessuna cosa esiste senza

scuna

delle cose molteplici e determinate. Le

cose che sono fatte a loro imagine sono

sono ciò che

filosofia

vivente,

per vedere, che

non

indipendente (stante da

si

sè),

il

la

vi

quale riferisce cia-

— Qui non

fa d'uopo

fondamento necessario

può intendere, se pensiamo senza Dio, o

che

non pertanto

sua idea; poiché

come puri

la

di

idea come

concetti razionai!,

secondo Kant ed Uegel.

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m pur sempre uno e medesimo Dio. Così nella intera crea-

egli è

zione

c«me

non sono

nella nostra esistenza la varietà e

possibili,

che quando

da qualunque qualità

Ma la

guisa

in tal

persona è già

dunque contiene è la sola

Dio

,

spiega solamente

unità nelle condi-

la

anche una

unità

il

mondo;

Se

il

Dio personale

mondo, che cosa è di semplice,

non può più aver luogo questa domanda;

adunque

il

di

a dire,

come

la stessa contraddizione.

possibile unità del

conoscono

subbictto libero

unità stessa di Dio. Cioè

la

La vuota sostanza è qualcosa

?

cangiamento

il

ammette un

per sè un vario, un molteplice: essere, sapere,

di

nondimeno

ecc., e

si

mondo, e non

zioni del

si

un Dio personale.

cioè,

essa

la unità in

intorno a cui

quelli però

che

ri-

Dio personale debbono dare una risposta. Importa determinare con precisione in che consista

unità

la

in generale.

La unità

che

di diverse cose richiede

in ciascuna di esse sìa

qualche cosa che è anche nell’altra, ed anzi in ciascuna da sè,*

come

essa esiste,

concetto

e non solamente se

dell’animale è nel cavallo

animale da

sè,

il

traia è nelle singole pietre

loro unità.

si

lega

nel leone

concetto dell’essere in tutte

è l’unità delle medesime.

la

,

Eppure

Ma non ;

nelle

così

il

le

all’ altra.

Il

ciascuno

in

;

cose

perciò

;

concetto della pe-

perciò essa è un aggregato e

non

membra

non

della statua per sè

v’è la statua, nelle foglie dell’albero non v’è l’albero, e nul-

lameno

la statua è la unità

delle

sue

membra,

l’albero la

unità delle foglie. Perchè la petraia non è la unità delle pietre,

ma

l’albero,

l’albero la unità delle foglie;

sebbene nè nelle

nè nelle pietre

la pietraia?

ragione che

il

sia

contenuta

Per

pensiero di tutto l’albero e di tutta

la

foglie

la sola

statua

è anche nelle singole foglie, nelle singole membra, e senza

un

tal

concetto

non sarebbero queste

foglie e queste

mem-

bra. Se noi potessimo pensare che le foglie esìstessero anche

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546 senza l’albero, questo non sarebbe questa specie presuppone

di

sempre una esistenza

,

come

Ora

la loro unità.

la unità

già abbiamo detto di sopra,

fuori delle cose unite

come

tali; le quali

vengono tenute insieme e collegate dal concetto e dalla potenza di quella

ma

la

;

quale perciò non è nelle cose unite

Ma

esterna ad esse.

questo è incontrastabile

:

come

tali;

che ciò che

è la unità del diverso deve già esistere in ogni individuo e non

quando

già aver luogo solamente

diamo che laddove

come senza

di essa

esiste

si

aggiunga

realmente unità

,

non potrebb’essere quello che è

tanto da essa staccato

,

dall’individuo. Questa è

Così ve-

l’altro.

— —

l’individuo

sic-

è sol-

e non viceversa la unità è formata

dunque

la

diilerenza fra sistema ed

aggregato.

Ma può

essere che l’individuo solo in qualche rapporto non

esista senza ciò

pie solo

una

che unisce;

sfera del

que soltanto una unità formale; p. e.

quale non

si

e per conseguenza l’unità riemil

tutto; questo

è dun-

Tale è sopra tutto la uuùd

parziale.

concetto dell’animale è certo in ogni deter-

il

minato animale



medesimo, e non

,

ma

ogni animale ha anche un'esistenza, alla

estende quel concetto universale; p. e. se l’ani-

male è malato, non per questo è malato

concetto deH’ani-

il

male. Noi non cerchiamo nel mondo e in Dio una unità par-

ma

ziale,

che non

intera, assoluta; e però

sìa ripiena dì quell’llno

,

non dev’esservi alcuna cosa e questo noi troviamo real-

mente

nella personalità. In ogni atto di essa, in ogni condi-

zione

,

in ogni predicato è contenuto

di sè

,

che è

la loro unità

,

il

assolutamente ed interamente, e perciò non dell’animale nei singoli animali. Se io



il

tutto,

la

unità

— sono

la

come

il

,

ma

eoncetto

un membro mio è malato,

malato; se

sante è occupata in qualche cosa,

Ma

coscienza

tutto della

e non nei singoli rapporti

io

la

mia facoltà pen-

ne sono pure occupato.

coscienza di sè è nei singoli membri, condizioni e azioni

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847 modo

della persona in

foglia; poiché l’albero la

personalità d'un

che

del tutto diverso

non è che un

l’

albero

tutto derivato

nella

mediante

perciò può essere ridotto in brani,

altro;

e la coscienza della personalità superiore mantiene ancora unità; nell’individuo il

pensiero,

periore.

non è

non rimane più

al contrario

possibile di ridurla in brani;

mente, e non già

Adunque

il

suo

in

effetto,

ma

ma

la

solo

l’ha la personalità su-

è

il

tutto originario

e

,

ogni parte deve essere

come pensiero e

presente la unità, non solo

in

come

rapporto col tutto,

il

La personalità

lo stesso tutto,

rapporto,

ma

real-

essa stessa.

coscienza (Seibstbewusstseyn) ha questa unità:

la

quanto è uno, essa

esiste già

interamente

in ogni parte, in

ogni condizione, in ogni atto, od anzi non solo come pensata,

modo che

nello stesso

non solo

in

gole cose,

un rapporto, come

ma

nella foglia

l’albero il

,

ma

realmente

;

concetto universale nelle sin-

riempie tutta la esistenza di esse.

Il

primo di

questi caratteri forma la differenza della unità interna dalla

esterna, la seconda, la differenza della unità vivente dalla for-

estrema dell’aggregato è

male; epperò

l’antitesi

La quale è

sistema più compiuto

non

vi

il

ha alcun sistema

fuori di lei.

ogni unità nell’arte, sono il

pensiero d’un altro

Noi

diante sé stessa.

tali

la

;

ci

,

il

la

persona.

sistema primitivo

,

e

Ogni sistema nella scienza,

soltanto esternamente mediante

persona

è tale interiormente

me-

sforziamo di fare tutto sistematica-

mente, solo perchè Dio è personale.

Ma

per questa ragione

grado supremo,

il

dell’uomo; tanto

bello

meno

la unità

poi la unità formale.

sentimento vero quando disse che

stematicamente; se non che

una conseguenza logica riore,

come

si

esterna non può essere

maggiore del buono,

,

ma

ei

lo Stato

il

maggiore

Kant ebbe un pre-

l’uomo debbe operare

si-

deve operare nom già secondo

secondo una conseguenza supe-

suole universalmente dire,

senza aver chiara

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!S48

coscienza, in che consista questa conseguenza superiore e per-

chè essa sia

È grandemente

tale.

pone tutta

atto

sua esistenza,

la

luogo nella presenza di spirito

la

stimato colui che in ogni

sua personalità

nella energia

,

coglimento delle potenze dell’anima.

Ma

essenza più intima della sua personalità essa

come è

,

anche contro



un’ unità

,

;

lo

tutti

membri

— Lo

Tale

la unità della personalità.

uno

spirito vìvente è

presente

La

costru-

conduce soltanto alla unità

formale, e non a questa imagine del sistema primitivo perciò

si

può anche sostenere che

il

nico è più sistematico del romano. Imperocché

manico ha una unità vivente;

la

il

tendenza di tutta

dritti

al contrario

sono

mezzo

uniti per

separati dallo

di criteri astratti.

nazione

la

dimeno più facilmente da per essa non corrisponde

,

tutto

da principio promise. Essa

crifica

la

il

il



meglio , e alla fine

ro-

,

e solo

manifesta non-

ed è tenuta per vera all’archetipo

;

ma

,

cp-

mai quella soddisfazione che rassomiglia

si

all’

oro del diavolo si

trova che non è già oro

Ora è un tentativo

voler costruire la

il

singoli

popolare credenza, al quale di buon grado

polvere e sabbia. dittorio

si

,

come dimostrammo,

pcrò nel progresso non arreca

secondo

Stato

i

La unità formale, sebbene

che non dev’essere per sè sola

sia quella

Ur-

dritto ger-

ha un’unità puramente formale:

nel loro contenuto

(

germa-

dritto

è contìnuamente attiva in ogni istituzione c la compie;

mano

in

perciò Platone sviluppa da per tutto l'analo-

;

zione col concetto del dritto ci

;



Stato deve

gia fra la giustizia dell’uomo e quella dello Stato.

System)

di

deve esprimere esternamente

egli

stato platonico, in cui i

la

determinazione

logicamente dedotto

di principi

più sistematico.

che Dio è internamente,

ciò

che ha

ogni atto ed in ogni pensiero

in

,

sistema

è l’uomo più perfetto

anche essere

è

in Dio

ogni

il

che pone

colui la

,

;

nel serio rac-

,

,

sa-

ma

in sè stesso contrad-

unità vivente,

la

persona, per

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849 mezzo

di serie, atti, potenze,

come

p. e.

un’attività che esce

da sè e poi ritorna in sè ; perchè allora nella personalità che esce da sè p non ancora è ritornata in sè,

— sebbene

non nel tempo

ancora personalità , un'altra cosa

si

la

,

ma

come viene

— non

logicamente

aggiungesse, cioè

ritorno

il

vi

distinta,

sarebbe

momento che

quale nascerebbe solo dal

epperò diverrebbe

;

un puro aggregato.

Da

che

ciò è manifesto

la

unità vera,' cioè, quella che do-

mina assolutamente ed interamente ogni

cosa, la unità vivente,

non

I nostri

ci

è data che dal Dio personale.

hanno alcuna unità nel mondo; e quando

mondo

noi abbiamo l’unità nel di vantaggiarci

Abbiam qui dimostrato che

modo

nello stesso

il

mondo da

essa, le

ma

alla

dee già attribuire

si

parlicolarifà

stanza, dice Spinosa;

ma

avere

,

sue affezioni

puro e con la sostanza

moto

una legge

,

la

l’essere

,

rasia

lei,

in

originariamente di

movimento

;

quanto che essa

può essere che una sola

so-

legge secondo la quale essa deve

è una seconda sostanza fuori di

la legge dialettica. ,

vi

modo Hegel comincia

dialettico, ecc.,

c dicono

,

Cioè a dire, per formare

questa è però qualche cosa fuori di

Nello stesso

Dio

sebbene apparentemente

,

di sorta.

non è che pura materia. Non

le

in

pretensione è falsa.

è unità nel Dio personale; e

vi

mondo

non v’ha unità

una tendenza

non già l’altra

può dimostrare che nel fondamento o

si

gione impersonale del semplice,

ma

,

per questo, l’una e

avversari non

rimproverano che

ci

il

lei.

suo sistema con l’essere

Ogni cosa per

sè,

— da una parte

dall’altra la legge della individuazione

— non è Dio; c

Dio, in quanto

si

,

il

consi-

dera totalmente, e nondimeno è soltanto Dio, non è per sè

neU’una o neU’altra. Se ora entrambe insieme formano Dio, noi formano cosi,

come

il

sieme sono

= io, ma come

la petraia.

Nel primo

mio pensiero presi

in-

diverse pietre prese insieme sono

=

mio essere e

caso vi

ha una

il

forza,

un volere

primitivo.

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SKO che pone in moto l’essere e

pensiero e senza

il

quale nè

il

l’uno nè l’altro potrebbe essere; nel secondo, quale sarebbe la forza superiore all’essere ed alla sua

Non

unisce?

il

legge, che entrambi

volere, nè Incoscienza

adunque un concetto? Ma questo origine che da entrambi

scuna delie quali non costituisce la unità,

Se

.

si

può fare

si

può anche essere

tutto l’universo.

Come

di

:

« tutte le cose prese insieme

risultato è teplice

in

,

tutte.

si

dice

sono

il

solo la personalità costituisce

:

che

Se Dìo,

«.

:

tale

que’ due

mondo

»

.

Quindi

unità in sè

,

perchè

il

ma

che essa è

,

in-

una

oltre a ciò solo la personalità è

tutto

il

una unità nel mol-

che essa contiene; perchè essa ha una determinazione

dipendente da quello;

;

cia-

comodamente

presi insieme sono Dio », si potrebbe assai più

dire

)

non potrebbe avere

ancora separatamente ciò

esiste

medesimo

il

piuttosto

può unire due cose

maggiore semplicità, può essere un aggregato,

ridotto alla

li

Selbstbewusstseyn

(

è già presente nei molti

com-

individui che contiene, informando ciascuno realmente e

piutamente.

Ora

potrebbe dire: in questa guisa

si

messa da parte,

soltanto

ma non

contraddizione logica è

la

distrutta;

perocché noi abbiamo

qui appunto un molteplice, che già in origine è un’unità, eppure la moltiplicità e la unità sono concetti contraddittori.

ancora vedere

come

di

Laonde

si

dee

quale specie sia il legame trail molteplicee l’uno,

come

quello con questo, e però

essi

si

connettano tra

loro.

Le diverse determinazioni non possono convenire all’Uno modo, che esso ha

il

=

;

oltre a

dovrebbero, siccome uguali loro.

Ma

esse

una parte

sta biblioteca è le opere di

a

ciò l’uno

al

ciò

determinazioni opposte

le

soggetto

,

essere pure uguali tra

non possono neppure competergli,

siano uguali ad

in

stesso sia queste determinazioni; la copula non

significato del

di quello,

Omero,

non consterebbe che

in

modo

come per avventura;

di Sofocle, di

di queste

Piatone

determinazioni

:

,

che queoltre

e sa-

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,

551 rebbe soltanto un aggregato. Quindi queste determinazioni de-

vono avere una

con l’uno, che in virtù di essa

tale relazione

l’uno sia queste determinazioni cioè, possa

una ha

;

ma anche non

appunto perciò queste determina-

è queste determinazioni, perchè sarebbe

è

la libertà

intima essenza della personalità. Ogni azione

l’

è nel suo concetto una creazione

e la creazione non

,

pensare che come un’azione libera ; perocché mediante il

quali

non appartengono

fuori di Dio:

— sono un

non già che

11



unità logica

dairUno e da esso dominato

:

lo

ma

;

mondo

— unità

ma

produsse senza doil

molteplice sia

che esso sia creato

reale, la unità

dell’a-

questa unità tende pure lo Stato di Platone. Così ogni

intelletto spregiudicato si rappresenta le cose

neppure che

vi abbia

una contraddizione

che l’uno non possa comprendere ,

il

nuovo noi volesse;

sistema vero non è già che

contenuto neH’Uno :

A

prodotto. Cosi

di

mondo, e

il

le

indipendente, o che po-

lui

momento

perchè Dio è Dio senza essere verlo produrre.

da

sia

tesse essere, se egli in ogni

Ora

può

sua essenza, e perciò sono

affatto alla

qualche cosa fuori di essa:

zione.

si

la crea-

volere conscio di sè acquista delie determinazioni,

zione

è

sia,-

soggetto

il

soggetto anche senza di questa azione. Azione è libertà,

lo stesso

e

solamente l’azione. In questa

delle determinazioni, ed è

zioni

nondimeno anche non

e

,

anche sussistere, senza essere queste determinazioni;

tale relazione è

come

la

il

;

egli

non sospetta

ne’ nostri

molteplice,

concetti

e simili.

scienza viene a scoprire quelle contraddizioni

che non sono punto

visibili al

genere umano? Unicamente col

disconoscere quel legame che solo rannoda le cose separate e contraddittorie

immobilità

che

la

,



l’

azione



.

Ella vuole tutto

scomporre ciò che ogni cosa è

cosa produce liberamente

,

fuori di sè

;

non-creazione. Quindi per essa non sussiste che porto, cioè, quello della identità

(

±

)

,

ritenere nella

non mirare a ella

ciò

vuole una

un unico rap-

sia intera o

parziale

,

Digilized by

Google

,

552 tra

soggetto e

il

i

predicati

non sa comprendere, come

cosi

;

l’uno possa anche essere un molteplice,

possano essere conciliati ed unite

crede necessario che contraddizioni;

suo

nel

per

creazione

la

ella

tali

Ciò che non

supposto.

che non

sia

La

onde

facoltà

;

azione, la libertà, siano

ma

punto

il

Àd

esso

si

l’

azione è

perchè

,

oppone

il

cosi

siccome non trova da sè

,

non può neanche trovare

seguenti e

i

,

ma

che niente

i

il

intuito.

nesso fra loro

dell’ intuito; solo l’intuito

;

rappren-

è la facoltà

conoscere quello che veramente è, la delertninaziotu. Egli è

di il

Questo

suoi primi dati

tutto questo, perchè fondato nel volere e nell’ azione,

diamo soltanto per mezzo

la

pensiero anali-

forme logiche noi le ap-

prendiamo solamente per mezzo dell’interno pensiero analitico

intuito.

materia quella co

gli fornisse la

le stesse

1’

una coscienza,

che esamina solamente ciò che già esiste

,

il

di partenza.

apprende

avrebbe da esaminare, se non gnizione creativa

non sono che

può trovare da sè stessa,

atto (azione), e crea

quale non esisteva ancora. tico

ma

lo spirito

un

muove

e perciò

libertà,

questa asserzione non è per altro

risultato della sua indagine,

L’intuito è anch’esso

l’

,

spaccia,

le

contraddittori

i

non hawi creazione, azione,

dal principio che

ella sostiene

come

cose separate; essa

le

sapere prima

solo ci abilita

di

qualunque storia esternamente appresa, e che

ad apprendere e giudicare

coltà per cui lo spirito conosce

a priori

la storia;

,

il

quale

egli

è

la fa-

possiede

la

,

perchè è d’una stessa essenza con Dio, perchè è creato nella

grande armonia dell’universo, quasi mediante una simpatia con sto

la

natura e

modo a

gli

avvenimenti.

priori, lo sa

Ma

come una

ciò

che

sa in que-

lo spirito

cosa che è, e non che debbe

essere cosi, con la convinzione della fede, e non con la necessità (Iella

matematica

una cosa

,



dall’ altra

anche capace

di

,

lo

sa nello stesso

ma come un

sapere

il

futuro,

fatto

come

modo che totale.

ciò si

si

conosce

Questa facoltà è avvera negli uo-

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,,

553 avvererebbe ancora

roini in cui vive lo spirito, e si

non avesse troncato

l’odierna civiltà

può derivare

dal quale solamente

il

di più

se

,

nesso dell’uomo con Dio,

Ma

conoscenza del futuro.

la

questa facoltà creativa della cognizione è un dono speciale, che

non appartiene

ai

concetto stesso del sapere, la quale,

ogni facoltà positiva è compartita più all’uno e in ciò consiste

il

meno

genio, la rivelazione intellettuale,

come

divinazione cosi nelle piccole,

Ora

stesse e nel tutto. alle regole logiche

il

il

come

all’altro;

dono della

nelle grandi cose, per sè

razionalismo attribuiva siflatta facoltà

da per tutto uniformi ; e però , secondo

lui

che può esser saputo, deve essere saputo come una cosa

ciò

necessaria; quindi la verità dev’essere conoscibile e dimostra* bile

ad un uomo come all’altro, purché

strammo

di

buono 0

esiste

nello stesso

,

o non esiste

modo che

la

da cui

umana

la filosofia astratta,

,

libertà dell’uomo, si

che è dedotta dal

dica lo stesso della cogni-

facoltà conoscitiva in abstraclo, cioè, quello

in questa facoltà

non

può prescindere

si

,

noi

di

categorie

le

universali e le leggi logiche bastano a conoscere ;

deve essere capace

il

che non v’è aumento possibile :

concetto, esiste o non esiste. Ora zione; se la

uomo. Dimo-

egli sia

sopra neH’eh'ca che, secondo

ogni

uomo

ogni cognizione possibile in generale

dobbiamo poter comprendere

vi

può essere alcuna

in

modo che per avventura

una cosa come

cosi

l’altra

,

e

,



dififerenza negli oggetti della cognizione l’

,

uno richieda una potenza mag-

giore di spirito che l’altro; perchè lo spirito in questo senso ne-

gativo non è capace di aumento.

che

le teorie cristiane, p. e.,

Che Dio

sia trino

non è

Da

ciò

modo una

se non in quanto che in generale l’uno è nel

tempo

stesso più uomini

coscienza, le quali però tutte

meno non possono

nascono

le obbiezioni

quella della trinità, siano assurde.

in altro

,

contraddizione logica,

il

molto, e in Dio sono

anzi non sono che cose prive di

non sono

essere fuori di

lui,

lui

medesimo, e nondi-

o in quanto che

io

penso

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,

tempo

nello stesso

mollo^

il

come

quanto

alle

il

dkerso o

che concerne la

fa dell'altra

vero che

ma

prime, trova un impedimento alla negazione nell’in-

la

£

ultima.

all’

facoltà di produrre qualche cosa fuori di sè e di

nondimeno questa cosa, nè

essere

filosofia

Dio;

trinità di

che è dato ad ogni uomo; non così quanto

tuito,

La

gli opposti.

dovrebbe negare tutte queste ultime pro-

razionaie, se potesse, posizioni,

da sè

lasciarla staccare

,

è

da per tutto quella stessa che rende possibile da una parte

la

umana, non ostante

la

Dio e

trinità di

la

onnipotenza divina albero

(

libertà della volontà

e dall’altra

,

secondo Schelling

la esistenza di

nostra coscienza e la sua unità.

Ma

diante

il

noi

nel minimo,

aumento

quella è

infinito

la facoltà

,

una

)

,

e la

primo

il

,

nel

quale nello stesso

capace

facoltà interamente positiva e

tutto dipende dal

dell’ intuito

il

non conosciamo ogni creazione che me-

nostro intuito che le corrisponde

modo che

Dio

quest’ultimo vero è la ma^

nifestazione di questa forza creatrice

massimo grado. Se

un albero come

la realtà de’ pensieri di

grado in cui

ci

di

è accordata

per decidere qual atto della divina eà-

stenza noi possiamo maggiormente comprendere o nò.

E

niente

havvi di contraddittorio in ciò che noi con lo stesso spirito, che basta ad intuire

0 anche tuito

1’

un mondo

alcuno del come siamo

l’assistenza divina, o

dimeno Dio.

Il

come

nostra

della

attività

l’

esistenza d’

in Dio,

liberi, il

propria

in-

e nondimeno.dipendenti dal-

Salvatore sia

Dio, e non-

figlio di

razionalismo dovrà ciò confessare

vertirà ohe solo per sapere e

coscienza

non abbiamo però

comprendere

il

,

tostochè av-

fatto più inconclu-

dente non basta la sua faeoltà conoscitiva negativa,

ma

si

ri-

chiede la facoltà positiva dell’intuito, alla quale, una volta data,

non

si

può più prefiggere alcun

limite

,

partendo da quella

base (I). (1)

Io

non

pretendo di avere esaurito tutta la materia

sente ricerca; so bene quali nuove quistioni nascano

con

la pre-

da quella; nè

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,

.

come

Identica aH’intuito,

è la speculazione. Quindi sidera tale

il

è manifesto dallo stesso vocabolo,

la filosofia speculativa

mondo come un’azione

è quella che con-

libera del Dio personale; e però

è la tendenza della biosofia moderna dopo Fichte.

Ora se

l’astrazione persiste nel suo processo, applicando la sua

propria misura alle cose e dichiarando falso quello che essa non

contiene; se essa ritiene que’ primi dati, ottenuti, a dir vero, col solo aiuto dell’ intuito interno cosi

dà una mentita

all’ intuito

negando ogni

,

come dovrà

:

altra cosa

essere

e

,

convinta

Nel retto senso, mediante l’intuito stesso; poiché

ella stessa?

chi nel tutto concorda con sé medesimo, crede generalmente al solo intuito.

Ma come

a.strazione e

a

La

lei si

che

in colui

affida?

si

abbandonò una volta

— Mediante

dialettica consiste nel

alla

la dialettica!

una cosa

discorrere da

in un’altra

Bisogna mostrare all’astrazione come essa trasporta discorrendo in

un

ciò

altro

che crede tuttavia

contraddice a sé stessa. Cosi non (fuella

10

,

e però

sfugge che una cosa sola,

punto al quale questa riesce

il

intima contraddizione

penso

(|ue

fermo

appunto che essa vuol negare, cioè l’azione, e non può

vedere che ([uella

le

di tener

l’infinito;

me



stesso o

una parte

stesso pensiero

anche

il

porto anche

finito.

Adunque

il

;

tale

è sempre

in cui si fonda la dialettica.

questo non è mio effetto (azione)

finito

;

di

me. Ora

e però il

io

io

;

è dun-

penso con

lo

sono nello stesso rap-

devono

finito e l’infinito

es-

sere fra loro uguali. In ciò consistono tutte le note conclusioni fallaci

;

p. e.

ho indicato nemmeno la soluzione, e

dove

la

cagna è tua,

il

limite,

sia

la

cagna è madre; dun-

per sapere fino a qual punto è giunta

ancora da trovare. L’oggetto è cosi ricco,

da non potermi in esso addentrare più profondamente, nè questo è 11

fine particolare del presente lavoro.

punti principali

una grande

,

Io

dovea soltanto notare

a cui accenna la moderna

filosofia

,

i

e che hanno

Influenza suU’etics e sulla filosofia del dritto.

37

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,

,

K56 quc è tua madre.

1

diversi significati della copula,

acquistare solamente mediante

il

che essa può

rapporto dell’agire e dell’esse-

re attivo, scompariscono, e resta soltanto quella del

=;

e allora

quella illazione è giusta. Cosi pure la falsa conclusione dedotta dalla continuità del passare da

non sono una greggia, sono traddkione non unisce

gli opposti

un termine

tali

il

,

quale può porre

il

(2 pecore

all’altro

3, à, 5

.

?) la cui con-

ciò,

che un agente

.

può distruggere se non con

si

.

o tenerlo

limite preciso

sospeso, mediante la sua risoluzione determinata o dubbiosa.

Cosi procede anche getti

concreti.

la dialettica di

Se analizziamo

la

Platone, massime negli og-

prodezza e la distinguiamo

dalla intrepidità e dall’ardire, troviamo che ciò è possibile solo

pel suo rapporto con la virtù della prodezza,

si

havvi alcun rapporto

=

Adunque

la virtù.

;

quindi per sostenere

concetto

il

dee ammettere questo rapporto. Ora di

,

se non

azione, la prodezza è necessariamente

l’astrazione,

sebbene voglia tener ferma

ogni cosa per sè, è appunto costretta di dire quanto al diverso,

che è

lo slesso.

In simili oggetti concreti vi ha

a mostrare, che, cioè, niente

si

naturalmente

il

una cosa

può tener separato;

più arduo ne’ puri concetti astratti

,

e

il

ma ciò

facile

riesce

più decisivo è qui

concetto della semplicità stessa. Se è dimostrato

che l’astrazione non può tener fermo

menomamente

questo

concetto, ed anche mediante la sua analisi riesce necessaria-

mente ad un

altro, essa è

completamente vinta. Questo ora

si

ottiene mediante la ingegnosissima dialettica di Platone nel suo

Parmenide all’esistenza

nel quale egli comincia col riferire questo concetto ,

con applicarlo alla realtà. Fino a che Parme-

nide considera

1’

uno come

semplice determinazione

logica

pare che possa compiutamente cansare quella del molto. Egli è

costretto

a

negare

la

seconda

r uno anche come esistente alle questioni:

,

,

reale.

tostochè

Ora non

vuole pensare riesce

dove, quando e come è l’Uno?

Ma

soltanto Io stesso

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557 pensiero dell’esistere già

sembra

si

accompagna con l’Uno. Questa mi

chiave per comprendere

la

della contraddizione

La soluzione

nazioni opposte siano le stesse,

piacere

dolore

il

il

,

Parmenide

di

Platone.

non è già che

le

determi-

il

finito l’infinito

il

vegliare sìa l’

,

uno

dormire,

il

molto

il

ma

;

produce operando. Adunque

l’uno, colui che è, è tutto e

il

strare negli stessi concetti puri la impossibilità che siano

il

che

mo-

fisssi.

immobili, senza azione, mediante la contraddizione che ne deri-

va

è

,

supremo

l’ufficio

a compiere,

resta

della dialettica ;

ma

pure una cosa

merito nella scienza, egli

ne

il

all’astrazione di tener fermi

i

stra la contraddizione soltanto

quando

si

una determinazione è anche un’ azione far

la

creazione del

insufficienza. Porre V essere,

qualche cosa che è venire. cosi si

fatta,

modo onde

Il

con

la

pone e

tali;

e

mo-

contengono, se non

,

di

cui

l’



fissare

astrazione

alcun uso, se non vuole riconoscere in generale

libero,

l’atto

come

riferiscono alla realtà.

essi la

persona liberamente attiva; poiché questo

la

non può

suo gran

come dimostrammo,

concetti puri

Però anche senza questa relazione

suppone

il

quale scema soltanto pel falso uso che

Cioè a dire, Platone permette,

fa.

le

quale manca al processo platonico. Questa

la

perfezione le è stata data da Hegel, e in ciò consiste

il

il

mondo

e quindi la sua propria

anche nel solo pensiero, è

nulla,

che avvenne e poteva anche non av-

finito

esclude l’infinito quando procede

pura astrazione, non è che la sua propria azione ; solo

con

mezzo esclude

tal

l’infinito.

egli

Laonde se noi

pensiamo ancora in modo esatto nella pura astrazione,

ciò

av-

viene soltanto perchè personifichiamo questi astratti, e loro attribuiamo, senza saperlo, essi

escludono

pensare

non si

si

nega

1’

l’infinito

opposto. :

una volontà ed un’azione, con

Ma

quello ha

può escludere la diversità

però nel

si

deve

con questo un rapporto

nell’ analisi

delle

finito

relazioni,

del

suo concetto.

cui

anche ,

che

Ora se

che l’azione produce



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,

SK8 e perciò di necessità

dtre

— segue, che

secondo

anche

la differenza

che è non può essere che

tutto ciò

fra

;

l’uno è

saggio

=> vorrebbe

una mutazione. Questa

dialettica

concetti puri distruggono sè stessi, se

l’infinito,

e se

un

pas-

ciò sarebbe ,

non

per cui anche

solamente nel considerarla come

dimostreremo più

sotto.

Anche

la dialettica dì

che qui abbiamo detto; Hegel ha dimostrato che

il

pero,

il

suo

il

che

Kant prova

le

i

una vo-

ritiene

li

lontà, Hegel ce la mostra con la più rigorosa conseguenza; difetto consiste

,

ap-

,

non è assolutamente

finito

azione

1’

D’altra parte la

lo stesso.

non può divenire, perchè

l’altro

,

,

il

:

l’esclu-

stessa negazione

se si nega

stessa astrazione che qui vedesi costretta al

punto l’opposto

porre e

il

La

finito è •=aU’infinito.

il

suo concetto è un’ azione

il

ciò

antinomie ne’

non sono distrutte dalla sua

concetti supremi esposti da Kant,

negazione del tempo, mentre sono appunto contraddizioni logiche. « Tutto «

servi

presuppone una causa sino aU’ìnfinito, eppure dev’es-

sempre una cosa che

ancora quando della causa

io

fo

sia la

prima

astrazione dal tempo

!

;

» Questo avviene

poiché

cede, e la conseguenza consegue.

vuto negare la mutazione

nomie. Non

gli

il

principio pre-

Kant avrebbe realmente

allora avrebbe

;

distrutto

do-

le anti-

sarebbe, è vero, rimasto niente se non ciò che

è assolutamente

semplice

ab aetemo cd eternamente

come Hegel, sebbene con la

concetto

il

anche solo del principio e della

c dcH’cffctto, o

conseguenza, rimane ancora, e fuori del tempo

,

,

che è una determinazione unica cioè



il

nulla. Così

anche

egli

intenzione affatto diversa, ha esposto

contraddizione nelle pure categorie della ragione; che, cioè,

ciascuna

,

se viene sviluppata

,

conduce all’opposta

dimeno ragion vuole che ogni cosa

resti

e non-

;

quello che è.



Solo

l’intuito dell’ attività

vivente distrugge veramente le antino-

mie, p. e. quella del

finito c dell’infinito nello spazio.

Certamente ogni uomo

fin

dall’infanzia dura fatica a rap-

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559 « Al di sopra di queste

presentarsi l’Infinito.

di

stelle,

que-

sto cielo vi sono altre stelle, altri cieli, altro spazio, e cosi

ha un termine ?

via discorrendo ; dove ciò

comprensibile,

siderano tali

stelle,

le

ciclo,

il

che esistono. Nè

ciamo un

cielo

Ondechè

»

contraddittorio viene da questo, che

il

come

lo spazio

turba

ci

sostanziali,

,

nondimeno sempre imaginarne uno più grande j finito

in noi.

abbiamo per

purché

,



racchiusi e

più

conturba

ci

fermo

il

indetei'minato,

il

consiste

poiché allora

Onde che

Laonde

e

il

Allora

che

le

due cose

si

siamo

altro

che

da

,

ci tra-

che noi infinito;

consiste appunto

quale

noi ci rappresenteremo

— conforme

un

ciò

come

nondimeno

epperò essere deil

turbazione, se ci rappresenteremo l’universo

continua di Dio

all’ in-

formiamo

e nondimeno siamo

dovrebbe esistere

,

e cosi

presente è ancora un

al

esiste.

l’illimitato,

l’infinito,

nella indeterminazione

terminato.

potere

solamente nel pensare

cielo fuori di noi,

come

il

lo

pensiero

nel

— che

una cosa che non

vaglia e confonde,

e

pensare, che noi stessi

formare

di

quello che siamo noi medesimi,

facciamo

che ce

,

limitati dalla nostra natura,

illimitati nella facoltà

in-

con-

rappresentarci che noi fac-

il

una determinata grandezza

di

l’

si

cielo

senza per-

come

1’

azione

alla attività della nostra fantasia.

conciliano bene insieme, così la infinità

la finità dello spazio;

quella consìste in ciò, che Dio

creare sempre più e sempre cose più estese;

questa

può

in ciò

che Egli ha creato e conserva delle cose determinate, e perciò

uno spazio bilità,

la

limitato. L’infinito del

libertà,

liberazione.

la

Soltanto da

e della deliberazione

mondo

onnipotenza di Dio;

si

è dunque il

finito

la possi-

è la sua de-

questo rapporto vivente della libertà

può comprendere quello

delle

leggi

logiche delia finità e dell’infinità; e però la via tenuta da gel è appunto l’opposta della nostra rapporti logici vuol far

;

comprendere

He-

dappoiché egli con questi la libertà del

volere e

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,

SCO la deliberazione.

Cosi

avvera ciò che Schelling ha accen-

si

nato nella sua lettera ad Eschenmayer e di poi dichiarava

espressamente: che

solamente

la

durre aU’intelligenza de' rapporti

vera

debba

filosofìa

con-

e non già che questa

logici,

f

una vera

intelligenza, se precede, possa produrre

Da

manifesto che la intenzione della

ciò è

consiste nello spacciare

come

zione, quel passare da

un termine

è

buono.

come può

Essa

procede

se non vi in

riuscire a

che tutto nel mondo lettica

come

ha soltanto un pregio negativo;

dice Platone

,

funzioni,

nelle

dialettica si attenga

,

Così

la

cosi dia-

chi è preso

libera

,

se

non che tolga

la

,

co-

disar-

non già che essa medesima compia

sempre

deve schiudere

fu fatto

non

mediante l’astrazione. Essa è

che

a Platone

le

la sua

e non arrivi ad

al solo negativo

alcun risultato positivo ; questo è appunto dialettica

astrazione

perciò

da sè stessa;

medicina dello spirito, però dalla me-

la

funzioni. Perciò si rimprovera a torto

come

l’

e

libera,

per azione libera.

dicina non possiamo aspettarci

monia

tutto

azione

conseguenze assurde, e provare

esiste

ne’ lacci dell’ astrazione

me

per

mostrare una tale suo procedere non

il

generale aspettare alcun risultato vero

può solo

essa

da

alcuna

fosse

col

che

non

senza un punto

all’altro,

fermo, al quale appoggiarsi. Appunto contraddizione essa deve rivelare,

filosofia.

dialettica

intima contraddi-

verità quella

il

suo pregio. La

ma non

la via alla speculazione;

può,

da Hegel, porre sè stessa nel luogo della spe-

culazione, 0 essere tenuta per tale.

Platone non vuole, a dir vero

da quello ch’esposi

di

(

come potrebbe sembrare

sopra), oppugnare con

sua

la

dialet-

tica l’astrazione assoluta c scientifica

da qualunque contenuto

che ancora non

modo;

pratica, che

uomo, che

si

sia

gli

è

noto in alcun

arresta a

mezza via a

dominato da

cui si

ma

1’

astrazione

abbandona ogni

qualche fenomeno

passaggero,

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come

se non esìstesse più niente fuori di questo.

noi la dialettica, oltre

presente

essere

I’

come anche

nei tempi passati.

di essere considerata

come

l’arte e

la

tura classica

però anche in questo

;

ma

tempi passati;

i

la

il

Platone,

pregio della col-

dialettica

mostra soltanto

del presente; l’intuito, la esperienza,

la

non inventa limitazione

la tradizione

e appropriarselo nel suo carattere

l’antico,

il

pu-

intelligenza propria del

saggio. In questa facoltà dialettica consiste

0 trova

Cosi

come vuole

giudizio c le ricerche, e merita,

il

dominato dal

perciò la dialettica deve trasportare col discorso

;

presente nel futuro, rifica

Anche per

suo uso scientifico, ha pure quest’uso

il

una astrattezza

pratico. Egli è p. e.

mostrano

peculiare non

è

dialettica.

ha una

Laonde Hegel

falsa idea dell’ unità

perciò anche la sua dialettica è

vrebbe essere, 11

lo

il

del

;

rovescio di quello che do-

stesso vero in essa diventa falso.

punto fermo e certo, da cui essa comincia,

la unità nella

mondo

mondo non può

vicenda del

è

questo:

essere ehe movi-

mento; l’astrazione, che rende immobile ogni cosa, esclude il

passaggio da una cosa in un’ altra, è falsa. Però

mento

reale,

che è

libero atto di Dio,

il

da Hegel secondo

sto

suo principio

il

ad un movimento logico, perchè mostra

il

il



l’essere

— che dee

terminazione fuori di loro complesso.

e però

il

modo onde

che una identità

lui

{=)

il

egli

mai non viene diverso, non

è soltanto li

essi gli

unisce

i

ricorre

fuori

da

sè.

ha alcuna de-

predicati particolari nel

mediante

la

sua

azione;

competono, non può essere altro

totale o parziale.

nella sua essenza è lo le

;

però

quale in verità non è movimento

riunire

Egli non

e

movi-

come immutabilmente contenuto

prodollo,

nell’essenza del produttore, e perciò

Dio

;

il

non può essere po-

Hegel non può dire: Dio

slem, direrso nella sua azione; poiché

cose diverse non sono la sua azione,

ma

la

sua essenza

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r»62

che risulta dall’analisi del suo concetto. Se dunque

ciò

cose diverse, lo stesso Dio, che

0

le

cose essere uno? Per

argomento

spiegarsi circa questo

fino a qual

:

danno

punto

è già

deve

sotto qual rapporto

cagione Hegel non

tal

si

queste cose,

tutte

è.

— ora

diverso nella sua essenza;

potè

egli

mai

gli opposti

sono una medesima cosa, sino a qual punto sono realmente opposti? Imperocché quando egli dice che per l’Intelletto astratte essi

sono opposti, e che per

ciò

stimare

ragione sono uno, non

la

come spiegazione

segno, che Hegel chiama intelletto zione e ragione quella dell’unità. fino a qual

dritto e

come

stimarli

l’

anione

dell’ opposi,

e però

gli il

vi

ha nulla che

Questo è vero;

ma

se

non

non v’ha alcuna unità

l’azione

;

si

d’ attività

come accade

uguale

al

suo opposto

mondo

« vi è unità nel

:

:

Gli antichi sistemi di>>.

ammette razione, segue: « dunque

punto

il

:

mondo». Egli non

».

« gli opposti sono

sua dialettica;

falso della

che la vera dialettica presuppone so-

,

lamente per provare, mediante la necessità del

sia

resta,

seguente dilemma

quindi la conseguenza

loro eguali ». Questo è

mancanza

con qual

l’intelletto possa

tra gii opposti, alcuna unità nel

Hegel procede viceversa

la

sua idea

soltanto

,

,

cevano: «non

lira

può

è provato

diverso è senza unità o è identico.

ammette

si

come un

solo

uno.

Hegel ha negato

il

la

Non

punto la ragione contro

dopo qualunque astrazione 0

ma

cosa,

della

nesso fra

che ne

la contraddizione

gli

opposti in virtù

dell’

risulta,

azione

:

questa inattività è presupposta dalla dialettica d’Hcgel, perchè

Una

essa stessa vi crede.

che ogni cosa diventa

presupposto,

una evidenza senza inferire

,

che

ciò

esempio.

se

essa

noi

il

suo contrario, e con

Donde avrebbe essa dovuto

che può solo assicurare ad ogni cosa

può porla,

esistenza, ciò che solo

Ma

ha mostrato con questo

tale dialettica

fa

,

è

costretta

l’atto

a

libero,

ritenere

la

è realmente.

come

risultato

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BG3 costaDle,

che appunto per

ciò

sua assurdità deve servire

la

a rimuovere quel presupposto. La

non principio negativo che principio positivo,' e però distruzione. Egli

vero che

il

tale,

che sola

questa

mazione

una cosa

nell’ altra

ciò

anche nel

ripete

si

e questo resti!

secondo Hegel,

ma nondimeno

non è altro che

certificato: di

l’altra,

finale;

risultato

il

come

spaccia

ehe

essere

conservatore dei

al

questo diventi,

sia,

negare ogni idea per

non è per anco egli

non può

risultato

contenta della distruzione, invece di ele-

si

che dice: questo

tutto,

il

è per essa la gua-

che non può essere se

sua natura distrugge, fece un

di

che solo difende da essa,

varsi a colui

È

crisi

Cosi Hegel, della dialettica

rigione.

reciproca

il

negazione

ha consistenza c

terzo che

eiò

ehe

chiaramente

fatto

e trasforverità.

segue da’ due

Ma

opposti ?

Tale è la questione a cui Hegel non può rispondere ; cioè a dire,

dove

fin

il

terzo è identico coi

diverso? Fino a qual punto p.

e.,

il

due primi,

nulla, fino a qual punto è diverso da essi?

non sarà che

la loro analisi,

eguali ad esso; eppure non

fin

dove è

divenire è l'essere e Il

il

divenire altro

c però entrambi debbono essere

possono

esser tali, vi dev’ es-

sere qualche cosa di nuovo.

Adunque Hegel negando

la personalità e la libera azione di

Dio, più

non ha alcuna unità per

temente

le colleghi

di loro:

il

le

forme

cosa; nè cioè

si si

le, cose diverse,

il

che costan-

deve solo asserire che sono uguali

nemmeno può ammettere

che

Perciò tutto

egli

;

fra

e confessare a sè stesso.

suo sistema è una vicenda fantasmagorica, in cui

confondono, cangiano, sono la stessa ed una diversa sa

come; quindi

una moltitudine

il

movimento eterno senza quiete

di predicali

,

senza soggetto. Egli non può

dire di nessuna cosa che essa sia; tutto nasce e trapassa, o piuttosto apparisce e scompare. L’unica cosa di cui qui

trebbe dire che è, è

il

si

po-

non-esislere, la stessa vicenda, l’astratto

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564 movimento;

del

tale è

riconduce tutto

lo spirito

processo del

il

E

eternamente presso sè stesso.

può cessare finché nulla

Nella

moderna

affini

di

,

l’una nell’ altra,

;

al

,

sua fenomenologia.

la

son forse due fenomeni più

vi

persone

le

ma

reali

sono

un

le fantastiche

tratto dall’

una potenza occulta

di

confondono e cangiano

si

e le fanta-

non possono essere che una cosa o

esse passano ad

possibile ritenerle;

forme

in questa le

stiche le reali; eppure

è

dice lo stesso Hegel nel

questo giuoco dialettico di Hegel e della poesia

Hoffmann. Anche

tra

non

letteratura

spinto che

sono più prodotti

vi

come

,

quale chiude

col

h

:

questa persecuzione infinita non

dove non

arrivi là

alla quiete del cimitero

,

passo memorabile

cui parla sempre, e acni

di

suo sistema

una

nell’altra

le spinge,

l’al-

ed è im-

e noi non pos-

siamo guardare questa fantasmagoria senza essere allucinati. Pla-

come

tone considerava la dialettica

la scienza

essa innalza l’anima dal mutabile all’Uno,

non presentiva che soltanto

all’

suprema, perchè immutabile ; ma

mutazione eterna dovesse

la stessa

essere V immutabile.

Adunque

è impossibile di cercare la unità del

che, secondo

mondo

il

sistema di Hegel, è

il

principio c

stesso; questo principio è ancora

il

mondo il

in ciò

motore

del

vuoto indeterminato,

e quindi non esiste alcun soggetto fuori de’ diversi predicati.

Ora

si

potrebbe cercare

fine del

mondo,

nell’ intenzione

unità

la

:

non già nel principio

la unità di tutti

Ma

finale di Dio.

mente del Dio impersonale la intenzione nel

,

che è prodotto dal movimento

in ciò

ciamo certo a ragione

di

ciò

non

i

,

ma

nel

come

di-

,

fenomeni è riposta si

può dire ugual-

Hegel; poiché questo Dio non ha

cominciamento

,

ma nel

cominciamento non

vi

ha che sviluppo senza coscienza e secondo una legge necessaria, e solo alla fine

corona i

Dio ha

l’

intelligenza

di questo sviluppo.

dell’edificio, la filosofia, contiene,

momenti precedenti

,

a dir vero, in sé

e così Hegel la spaccia

La

tutti

come unità

del

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S65

mondo circa

ma non può

:

che

,

generalmente

illudendosi

significato vero dell’ unità cercata dalla scienza, circa

il

la differenza tra

che

farlo

Mostrammo

sistema ed aggregato.

è questa

la differenza

nel sistema

:

l



di sopra

uno come

deve

tale

essere presente in ogni parte ; nell’aggregato al contrario non

è presente in ogni singola parte,

sono unite; nel sistema

il

ma

solo apparisce

quando

conseguita ad esse. Ora ciò che Hegel in tutta

deduzione

la

sua dottrina spaccia per unità, non è altro che

della

tutte

tutto precede le parti, nell’aggregato

unità

la

dell’aggregato, e non già quella del sistema. Imperocché per lui la

riunione di due idee in una terza è l’unità delle stesse

p. e.,

il

del divenire fosse presente sere,

come

la

il

come

mia intenzione è

mia azione, e perciò ne sonalità,

,

bisognerebbe che

come

pensiero

il

divenire nel pensiero dell’es-

tutta presente nel principio della

costituisce la unità: o

come

la

mia per-

sentimento della mia esistenza è già in ciascuna delle

mie membra, e per questo esse sono sere

;

divenire è la unità dell’essere e del nulla. Ora perchè

questo fosse un’ unità sistematica

tale

manca ancora quella

presente in essa; nulla e dal loro

il

tali.

mutuo rapporto. E però

mia azione come

la

ma

solo mediante

nell’idea dell’es-

non è

divenire non nasce che dallo svilupparsi del

che rimane tale, non contiene che

Ma

del divenire, la quale

la

tale

il

come

l’essere

essere e

divenire, nello stesso

non contiene

la

negazione dell’essere,

modo

mia personalità coll’

;

aggiungere

qualche altra cosa, nasce l’idea del divenire, come nella pietra

ma

individua non è ancora presente l’idea della petraia,

nasce quando sere e si

il

si

aggiungono ancora

divenire sono

altre pietre.

una semplice unità

di

Adunque

aggregato

ha ancora un soggetto superiore ad entrambi che

per

modo che non accade che

del nulla, stesso

si

ma

solo quel

il

li

,

se

solo l’es-

non

unisca,

divenire sia unità dell’essere e

soggetto è l’unità dì tutti e tre. Lo

dica dell’ unità finale, della filosofia. Essa è nata dallo

Digitized

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r.66

sviluppo di tutti

non

tutto

dei

momenti

E

riuniti.

momenti

i

ma

;

— non

essa non ha luogo che

;

qui pure questi

momenti

p. e., nello Stato, nella famiglia

quando

tutti

sono insieme

la filosofia, bensì

dialettico,

ma non

e non

il

principio,

ma

unità.

La intenzione del Dìo personale è

il

mo-

questo movimento;

la intelligen7ii di

fine

la idea che

,

è contenuta in alcuno

esìstono ancora fuori di lei;

non è

vimento

il

cioè

la filosofia,

che moto dialettico

sìa

deve qui considerarsi siccome in tutte le cose, in ogni

singola cosa, perciò la sua unità è sistematica; al contrario

la

somma

di

tutt’

i

scuno

meno

sistema di Hegel nasce soltanto dalla

nel

filosofia

momenti di essi

,

senza essere stata già trovata esistente in cia-

come

al presente.

senza essere in ciascuno dì essi nem-

tale, e

La conclusione

di

questo sistema è dunque

anche un semplice prodotto delle sue parti , come e non la unità che tutto informa.

delle pietre,

questo sistema non

non è il

fine

La

che

altro

le

ci

procura unità veruna

sue manifestazioni

,

e neppure

;

il

petraia

la

princìpio di

Il

perchè

princìpio

il

fine, perchè

come è, non è presente nelle singole manifestazioni. filosofia

speculativa è la cognizione dei movimento. Ora,

siccome questo movimento

,

secondo Hegel

non è realmente

,

azione, cosi anche la speculazione non è per lui intuito,

ma

ri-

cerca (persecuzione) del movimento logico (dialettico). Cosi dialettii;a

dee soltanto mostrare

deve trovare quindi

il

le idee,

il

le

passaggio da un’idea nell'altra,

cose stesse,

come può

vuoto movimento della separazione e

costituire

la

entra nel luogo della speculazione; e però essa non

il

mondo, e

il

meccanismo

logico,

ma

fare l’intuito;

dell’

che

unione deve

dovrebbe

si

appunto distruggere dalla dialettica, torna a prevalere, seb-

bene in altra guisa. Si vanta qual merito di Hegel, l’avere oggeUivato la dialettica.

arte

,

Se intendiamo con la

ciò

che

egli

come

la tratti

quale non serve ad un trastullo fallace

,

ma

Digitized

un’

dee

by

Google

1)67

dimostrare cesso

si

Piatone

la

vera e perpetua mabililà della vita

trova già in si

è,

un

tal pro-

Ciò che differenzia Hegel da

che questo processo deve fornire ad Hegel non

solo la mobilità ciò

Platone.

,

,

ma

il

movimento stesso

,

il

contenuto.

Ora

non è rendere oggettivo quello che prima era solamente

soggettivo;

ma

mente negativo; questa dialettica.

rendere positivo ciò che in Platone è purail

Il

che non rivela

il

merito,

ma

la falsità di

vero merito di essa è stato già notato

innanzi.

Dìgitized by

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SEZIONE QUARTA

SCBLEIEBHACBBB

Principio.

(I)

— Costruzione del mondo morale. — Dritto e Stata — Rap— Costituzione dello

porto delio Stato con la scienza e la religione. Stato.

— Giudizio

La concezione

sopra Scbleiermacber.

filosofica di

Spinosa; se non

di

che

come

Fichte, e finalmente

quale lui

la

si

fu

Schleiermacher procede da quella determinata

particolarmente da

quella di Hegel da Schelling, al

Anche secondo

accosta in molti punti più che l’altra.

ragione è potenza universale, impersonale ed oggettiva,

che nella sua spontanea realizzazione, nel suo processo forma r universo dell’ essere rale;

e

questo

zione dalla perciò

(1)

si

tanto la natura, quanto

,

processo

identità

consiste

primitiva negli opposti

sempre

determinano

,

ediz. di Brandis.

forme politiche (Accademia

,

i

mondo moesplica-

quali appunto

reciprocamente

Schleiermacher, Critica dell’Etica. •— Etica

sten. Teoria delio Stato

il

egualmente nella

ogni

esi-

filosof., ediz. di

Twe-

— Sulle

:

idee deile varie

di Berlino, 181à).

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S69 ste

nza

fonda nella unità dell’essere e del sapere, del reale

si

e deir ideale, dell' universale e del partieolare

Ora mostrare

necessaria opposizione.

ragione

realizza

si

luppi in diversi

lati

,

perfetta.

epperò

;

:

ella è

«no, benché

ed è assoluta, sebbene

Ora

1’

ma

mondo morale.

il

etica c la storia

le quali

j

loro la stessa relazione che la forza o l’essenza e

Cioè a dire, essa

le

del

concreto

tutto

,

personalità,

formano

sarebbe

Hegel. Nel primo

di

applicazione de’ principii etici ad

soltanto

materia particolare; in Hegel è l’applicazione

si

In

mondo

del

sfera

la

modo sopra

L’ essenza

gione

(

mondo,

una

dell’ etica

è

la

personalità

quale

unico della sua se

nelle leggi etiche.

è

il

e

non che

teatro di tutta

insieme altre sfere e in

Schleiermacher

secondo

,

in

,

ma

nondimeno attuazione

la

ha

la

Schleiermacher

ragione

per

(

non è

non è

che la la rala

ra-

impersonale del

organo

personalità

essa

)

,

Qui

si unifichino.

c di ciò sempre dobbiamo ricordarci

d’

mondo

altre sfere.

dell’ etica

ragione e la natura si competietrino,

gione

una

un principio

quale è già compiuta prima della storia stessa;

la

Hegel è

certo

,

storia

la

di

che appunto nella storia del

una forma più elevata che

in

Schleiermacher

l’Etica, in

Etica stes.sa

all’

esprime

l’etica;

Epperò

della storia, secondo l’idea di Schleiermacher,

filosofia

superiore

tra

onde essa realizza queste sue

avrebbe un carattere diverso da quella essa

a

tolse

In questo

hanno

leggi universali nello spazio e nel tempo, è la storia.

una

svi-

fenomeno.

il

umane, come

realizza mediante le azioni

si

modo

tale

leggi generali della ragione, secondo le quali

stato giuridico. Stato, costumi sociali. Chiesa, il

si

tempi nostri

a’

che Schleiermacher

lato

il

considerare non è la natura, distingue due parti

,

processo col quale la

il

come natura e come mondo morale,

è l’obbietto della scienza

non ancora

e nella loro

necessario

come

in

come

Hegel in

ed )

;

Hegel

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una somma fedele

momenti

di

all’idea

un indeterminato, che sua opposizione con

medesima. Essa è

si

la

egli

ma

determinati,

già

logici

di Schelling,

più

considera ancora come

la

determina soltanto per mezzo della

natura e della sua espressione nella

in sé soltanto

l’

indifferenza assoluta

identità (Einsseyn) dell’essere e del sapere,

,

rappresentiamo la ragione prima del processo etico si

compenetra appunto con

la

la

nella quale non

è peranco distinto alcun essere e sapere determinato. Se ,

ci

in cui

natura, ella non è che un sem-

plice principio senza contenuto concreto.

Da

ciò è

manifesto,

come potenza

che

e.ssendo la ragione

considerata

universale, e consistendo la sua propria attua-

zione nell’ etica,

l’etica stessa

oggettivo, anzi dirò di più,

ha un carattere interamente

un carattere assolutamente im-

personale. Imperocché quanto alla sua forza causale essa é primieramente

ma

una legge per l’uomo,

adempiuta perpetuamente;

perciò

modo

secondo

di considerare l’etica

non

legge inerente

universale, ed é da questa

come potenza

alla ragione stessa

la

Schleiemarcher

rigetta

il

l’idea del dovere (SoUen),

perché questo sarebbe una legge per l’uomo individuo, la cui

adempimento umano

attuazione dipenderebbe puramente dall’ individuale; ora

una

tale

dipendenza dall’uomo non é per questo

vero rapporto etico che un lato puramente subordinato. Cosi

pure

l’etica

quanto

al fine

non ha per obbietto

1’

uomo, come

se dovesse per avventura condurlo alla perfezione,

potenza universale impersonale, nel

modo

perché questa

si

ma

solo la

compenetri

più perfetto con la natura. Epperò l’azione perfetta

dell’uomo non é che un momento secondario; é la realizzazione delle forme etiche

:

l’

il

vero

momento

esistenza della diffe-

renza sessuale, della famìglia, della nazione, dello Stato, della società.

Tale é

il

fondamento della divisione

dell’etica in tre parti:

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,

S71 che però sono nuovamente una i

che

ciò

nome

Col

doveri.

lingua,

glia,

1’

della

arte,

realizzare,

l’assennatezza.

doveri

I

più importante

termina

le

altre

istitituite

lamente il

la

per

fra

due

ma

;

,

dell’

ultimo

con

significano

le

parti

le

quali

concetto

il

dell’ etica

uomo

forme del

de’

beni

poiché

;

etici

esso

esistono solo per esso

come

è

deanzi

,

,

al contrario

il

potrebbe

sembrare dal-

fine diretto

de’ beni è so-

dell’

uomo non

come

è,

distingue

dai

beni

interamente diverso,

del

la

etici

tutto

felicità

disparato,

chiara espressamente che la virtù il

singole

le

la totalità delle

ragione universale, l’attuazione delle sue forme;

soddisfacimento

solo

con-

le

l’amore, la perseveranza

sopra, che

mento subordinato e senza necessità alcuna ; cher

la e.

per esso. Ora per beni qui non s’intende un

soddisfacimento

r espressione

le

,

per

richiedono per la realizzazione de’ beni, le re-

si

mondo morale. È evidente che

sono

come

rapporti giuridici, la fami-

i

come

lazioni diverse dell’ individuo

il

suo fine ultimo

ragione produce queste forme, e

serva nel loro vero aspetto,

che

virtù,

le

virtù sono le qualità e forze dell’uomo, per

delle quali la

azioni,

il

ragione con la natura,

proprietà,

la

Le

lo Stato.

mezzo

beni,

mondo morale, che contengono appunto

del

compenetrazione la

i

cioè di beni etici Scbieiermacber dinota

ragione vuole

la

formazioni

cosa:

sola

merito per

come un concetto e oltre a ciò di-

non procura

ottenerla.' Nello

stesso

modo

premo per Schleiermacher non è Dio come una superiore al

mondo

,



la

un mo-

cosi Schleierma-

felicità, il

ma

bene su-

personalità

personale unione con Dio ;

ma

è

soltanto la totalità di que’ singoli beni morali: Simiglia, Stato, società.

La relazione

e con la divina c solo

si

dei beni

con l’umana personalità

risolve di necessità nell’ idea

rimane nel mezzo

causa e fine

etici

in sè, a cui

la gli

panteistica,

forma morale del mondo, come uomini

servono come semplici

58

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S72 L’idea

strumenti. tutto

il

processo

Hegel

è sostanzialmente

la

stessa;

della sua filosofia del dritto vuole

appunto

di

esporre ciò che Schleiermacher chiama

beni (proprietà,

i

fa-

miglia, Stato ecc.); con la sola dilTerenza che egli considera la virtù e

dovere

il

(amore

de’ beni etici (Morale), e alla

bene

maniera

di

in

etico determinato (p. e.

cificarli

come una

ecc.) in parte

parte

sfera

considera, a dir vero,

li

Schleiermacher come semplici correlalivi

separatamente. Anche in Hegel

senza fondamentale

dell’ etica

ma

della famiglia),

ma

,

dovere non è

il

una

solo

del

senza spe-

sue

delle

l'es-

sfere

0 de’ suoi modi di manifestazione, anzi una sfera subordinata.

Ora, siccome

il

processo che assoggetta la natura

processo della ragione individuale,

ma

non è un

della ragione universale

impersonale, così esso non ha nè un principio assoluto fine assoluto; cioè

esiste già

a

dire, questo

nè un

,

assoggettamento della natura

da per tutto, è un dato universale, dal quale emana

il

processo, e l’assoggettamento non è mai interamente compiuto.

La esistenza

dell’

uomo

è già una tale compenetrazione della

natura e della ragione. (Egli è, come più sotto mostreremo,

come coscienza simbolo è

della ragione e

organo della ragione).

dalla ragione

che

si

Questa

come ente operativo

compenetrazione,

prodotta

immediatamente o impersonalmente e come an-

potrebbe dire fisicamente, è già presupposta daU’etica.

La quale

toglie a considerare,

come

la

mezzo

ragione per

degli uomini e perciò di enti consci di sè e personali, si

penetra in

modo

più perfetto con la natura. Dall’altra

non avrà mai luogo una condizione,

in cui più

non

comparte

resti alcun

oggetto naturale, che non sia già compiutamente appropriato alla ragione.

Schleiermacher

avesse considerato come parte la unità presupposta della

ferisce tutta

sarebbe

stato

dell’ etica

ciò

conseguente, eh’ egli

natura e della ragione, mentre

r etica non all’individuo,

ma

se

chiama

alla ragione

ri-

come

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573 potenza

universale; almeno, secondo

secondo quello di Schelling,

non

ferenza generica fra quella

unità e

vi

suo principio, come

il

può essere nessuna l’

Imperocché

etica.

ragione produce e compie ogni cosa secondo

un

meno che

Secondo questo modo opposti

in

positivi.

Il

e della memoria nel trattare de’ beni

natura

non-bene. Anzi, siccome

non ha

finito,

realizzata, e realizzata;

che

nessun il

fino a qual

processo etico

grado essa

,

il

il

,

poiché

fine,

bene e

un in-

male non possono indicare

altro,

grado una esistenza naturale già entrata nel sia

compenetrata dalla ragione, o

sia rimasta

ma

un non ancora (Nochnicht)

l’elica

Il

bene e

relativo e derivato, e

è un opposto diretto del bene,

La compenetrazione

a qual

fino

ancora fuori del processo, e sarà com-

non sono che un rapporto

quale consiste

sia stata

compiutamente

nel quale essa sia il

natura

la

soltanto

non é che un processo

che deve essere,

etica

penetrata dalla ragione solamente più tardi.

difetto,

male non sono

non-compenetrazione

la

c quindi

^

cota 1’

bene e

prima del quale essa non

principio,

cosi

vedere,

ma

anche

sé stessa é

e lo Stato.

la proprietà di

male è soltanto

ragione e della

della

l’idea

Schleiermacher deduce col suo processo etico

dovere.

la esistenza della lingua

morali, non

la

sue leggi im-

le

manenti e come un processo necessario, e non secondo di

dif-

della

il

il

male

male non

esprime semplicemente un (I).

natura

o dalla quale

ragione,

e' della

nascono

i

beni

nella

etici,

ha

luogo mediante una duplice funzione, la formatrice (organatrice)

(1)

la

e la denotativa (conoscitiva, simboleggiatrice): cioè, la

L'antitesi del bene e del male altro

non

significa,

se non

opposizione, in ogni singoia sfera morale, di ciò che in essa è

posto

come compenetrazione

che è posto come separazione

della ragione e della natura e dì

entrambe. Etica, pag.

di ciò

26.

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574 ragione fa della natura della natura

Essa

suo organo e U suo simbolo.

il

fa

suo organo in quanto che è creata un’esistenza

il

naturale esterna, la quale serve poi a quel Gne della ragione,

che è di assoggettare della ragione è

stenza stesso

naturale, serve

modo

tutte

morale sono proprietà,

natura. Cosi

la

le

le espressioni

realizza applicando

1’

(dapprima



i

qui ha

scienza

,

attività

le

Queste ragione

quali la

sua ad una natura più ampia, fa al

contrario della

si

intelligenza dì sè stessa

coscienza e la

organo primitivo delia ragione sensi, c poi rintellètto) è

termine

Come

dimora della ragione.

la esistenza naturale è la

è

organativa; p. e. la

famiglia, lo Stato.

mediante

suo simbolo, manifestandosi in una esistenza natu-

il

rale con la

umano

la

nello

mondo

forme del

e

non è ancora penetrata. Essa

nella quale

natura

1’

esterne

dell' attività

forme sono esistenze naturali si

primo atto organati vo

come strumento;

alla ragione

esistenze

rapporti giuridici,

i

il

corpo umano, perchè questo, sebbene esi-

il

il

,

cosi

il

corpo

suo simbolo originario.

questo sviluppo; nella

religione e nella

simboleggiatriec delia

manifesta l'attività

e così

;

coscienza

la

ragione

formativo universale, come nella famiglia,

col suo processo

sua attività organatrice; quella

nel popolo, e nello Stato la

è un formare, questa un divenir consapevole del formato. Mediante

quella

si

potrebbe dire,

natura, mediante l’altra Questi

sono

i

due

poli,

che

ritorna

che

la

entra

ragione

nuovamente

costituiscono le

nella

in sè stessa.

forme

morali.

Cosi procedono dall’attività organatrice della ragione la stessa personalità, la proprietà,

popolo, e la razza, leggiatrice

il

lo

i

rapporti giuridici, la

Stato ccc.;

pensiero, la

al

gione, e perciò anche la comunione scientiGca c

Ora con questa opposizione ganativa e

la

famiglia,

il

contrario dalla sìmbo-

lingua, l’arte, la scienza, la reli-

dellè

la

Chiesa.

due funzioni morali,

la or-

denotativa (formativa e conoscitiva), s’intreccia

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S7» anche uu’

Imperocché

altra.

la

ragione

esprime nella natura,

si

un processo, una

e questa espressione è

esplicazione, per

che ella non accolga in sé come ragione universa

la

modo

universa

natura; da ciò nasce la singolarità, la particolarità. La natura

umana

sopratutto

ma nondimeno

dirama

si

essa

in

una

come ragione

pluralità di enti particolari;

è sempre l’universale, e non

è eompiuta che mediante la totalità degli esseri particolari, in cui la

si

è divisa. Perciò l’etica è una costante correlazione fra

particolarità e

universalità, tra

la

separazione e

la

la

co-

munione. Lo stesso concetto della persona non è che questo: la

sé ad esistere

ragione universale viene da

un

larità in

tutto naturale,

sostanziale per sé totalità delle

noscitiva. Tutta la

ha un

giatricc)

1’

lato proprio,

sono

iiìcomunicabile ed

il

ciò che è stato prodotto

Schleiermacher

la

stessi,

altri).

presentano

questo

quello non

ma

che è avvenuto (mentre secondo

soltanto pel fine

Nello stesso

come corpo

modo

della

comu-

tutta la sfera organa-

lati.

Nell’opposizione assoluta

dell’

individuo e

come

globo

solamente

per

la

ragione

nella

comunità;

può essere comunicato, questo non può appartenere

a nessuno separatamente. Tutto si

lui

Quello è organo solamente per la ragione nell’ in-

terrestre.

ridici,

ciò

da

memoria non deve avere nessuna

va 0 formativa ha questi due

lora

lato comune,

pensiero: quello è

memoria consistono

nicazione con

dividuo,

un

il

la

importanza per noi

si

la co-

sentimento, e

tali

nell’ individuo,

essi

come

sfera della coscienza (funzione simboleg-

nella possibilità di comunicare ad altri

ti

Questa cor-

organativa

r altro è comune. La lingua e

comunicabile;

l’idea di

partico-

e parte correlativa della comunità o della

manifestazioni reali della ragione.

relazione informa le due sfere, cosi

proprio,

come

quale è ad un tempo un centro

il

manifesta la opposizione acquisto e permuta,

il

rimanente è relativo e al-

come

come

proprietà e rapporti giu-

dritto domestico e ospitalità.

S76 Secondo Schleiermacher nel porre di molli

la separazione

individualità assolutamente diflerenti.

ogni esistenza

o

,

,

non consiste solamente

ma

esemplari particolari,

come

egli

dice

diOerenza nazionale ne-

la

,

un postulato

cessaria di ogni esistenza dall'altra, è per lui

supremo.

etico di

tutti

bene

i

E

sia in

sè perfettamente la stessa

come questa

quanto che

insieme con

e quindi opera

Ma

differenziarsi (1).

quanto

al

la

di

si

serve

nuovo

natura

,

in

deve

perchè la natura è

anzi specifica in ogni esistenza, Schleiermacher non

,

dà alcuna spiegazione. Cosi

in

in

,

come simbolo od organo per operare

un’altra natura

ci

fisico-

quanto

ciò vale tanto degli uomini in sè stessi,

rapporti, in cui essi operano. Poiché la ragione, seb-

della natura

differente

nel porre delle

carattere specifico di

Il

il

mondo morale

generale

le

e le forme etiche (anzi possiamo dire

forme) della esistenza umana

una doppia opposizione

,

e però

si

sviluppano da

girano intorno a quattro

si

poli (2).

dritto

Il

secondo questo sistema è

esseri individuali fra loro

quanto

particolare e alla comunità

al

il

rapporto morale degU

commercio, cioè, aU’acquisto

possesso degli oggetti

del

esterni

della terra. Esso appartiene alla sfera organativa della ragione, alla

sua azione sugli oggetti esterni, e comprende in questa quel

dualismo della comunione e della separazione degli individui;

ma

lo

comprende

in

modo che

comunione apparisce

la

sola-

mente come un continuo passare da un individuo particolare

(1)

Etica, pag. àO, il.

(S)

Queste quattro categorie

alle funzioni

particolare

11

11

l’/n-iè e

sostanziale e

come separate cosi

trovano, a dir vero, anche in Hegd;

si

organativa e denotativa di Schleiermacher corrispon-

dono a un dipresso

le

il

Per-sè di Hegel;

il

soggettivo

due polarità,

ma

soggettivo diventi appunto

il

;

In

se

ali'

universale e

al

non che Hegel non pone

modo che

mezzo del

si

compenetrino

e

Per-sè.

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577 in

un

altro

(

come rapporto

intende Schleiermacher dritto privato,

il

mio e

non conduce

tratto

,

il

di contratto ).

come fanno e però

(uo;

allo Stato

molli il

Laonde per ,

puro rapporto

o, in altre parole

,

dritto

semplicemente

è una semplice relazione degli individui con gl’individui,

sibbenc

la

comunione degli uomini come

tali

il

con-

Stato non

lo

,

di

ma

per quella orga-

nizzazione 0 sottomissione della natura.

Imperocché

la

essenza e

mativo della natura

come

siderata

,

unità e

ciale nazionale.

fine dello Stato è

il

processo for-

il

derivante dalla totalità degli uomini con-

come unità prodotta

dal carattere spe-

Questo processo che indica l’essenza e

il

fine

dello Stato, consiste nell’accomodare gli oggetti esterni all’u-

mana

intelligenza ed ai suoi

dell’uomo,

ma

ed anche

fini,

le disposizioni

naturali

solamente sin dove esse servono a sottomettere

e godere la natura. Esso comprende la ginnastica, la meuanica e Vagricollura, secondo la significazione certamente più ampia

data da Schleiermacher a queste espressioni. sione della 10

individui c loro

11

nuovamente

non già, secondo

dritto,

come semplice rapporto

gli

comunica, quindi

si

individui,

cresce

il

Il

i

totalità,

dritto.

commercio

il

Lo Stato contiene

individui, ai quali

fra gli

quale appunto

il

antichi scrittori di Dritto naturale,

ma come un

comunità solo per difenderlo,

umana.

sottomis-

comprende necessariamente quella che nasce dagli

Stato

e la proprietà, o in poche parole

la

Come

natura per opera degli uomini nella loro

si

aggiunge

rapporto fra gli

fonda in quello della comunità

si

popolo s’impadronisce del terreno,

produce ed ac-

mezzi del soddisfacimento umano, mediante

gli

ordini

e le istituzioni del convitto pubblico; questa produzione collettiva è la cui

muove

il

principio che genera

forma morale è il

il

drillo

il

;

commercio

fra gli individui,

e lo Stato poi difende e pro-

commercio (cambio) come

dritto particolare (il lato

incomunicabile come lato della comunità). Questo è senza dub-

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«78 bio il

il

pensiero di Schleiermacher. Cosi la sfera dello Stato è

dominio del genere umano sulla natura e ad un tempo or-

dine e distribuzione in questo per conseguire un il

tal fine, cioè,

rapporto degli individui col tutto e tra loro. Al contrario

l’uomo stesso come intelligenza è fuori della sfera dello Stato.

come

Imperocché

in

non serve

semplicemente a sottomettere

primo luogo

,

sapere

il

In secondo luogo

sapere e

il

dallo Stato.

il

sentimento sono obbietto

Finalmente

sapere

il

sentimento religioso, e per

non è oggetto

la religione,

(

sentimento e specialmente

il

supremo grado del sentimento, conseguenza

tanto che

,

natura

non è oggetto della signoria

speculativo opposto al tecnico), dello Stato.

tale

la

di quella signoria.

separate

associazioni

di

la stessa socialità libera

Il

non derivante

(

da alcuna riunione particolare o corporazione), cioè, l’amicizia e la ospitalità sto

,

non è soggetta

non ha

Stato.

allo

processo formativo della natura

dello Stato,

il

,

Ma

soggettamento reale della natura alla ragione,

emana

dal popolo

come moltitudine

,

il

mento

della

della natura è

personalità

popolo

del

,

as-

,

e in esso

si

nell’assoggetta-

vero ed ultimo fine dello Stato. Ora

il

popolo attua dapprima questo processo da sò in

dinato

un

che quando

carattere speciale, la personalità del popolo. Questa

manifestazione

il

essenza

l’

associata in virtù di un

tipo dell’attività organatrice e simboleggiatrice

rivela

tutto que-

quale è

suo significato razionale, non è

il

come orda

;

ma

la distinzione di rettore

criterio dello Stato è

Limitando

hanno due

lo

tostochè egli

e di suddito,

un rapporto

si

nasce

altre associazioni distinte tra loro,

scientifica (scuola,

la

ragione

si

si

lo Stato.

di autorità e di

Stato al processo formativo

mente necessarie, perchè

modo

ordina e

subor-

produce Quindi

il

sudditanza.

della natura,

si

che sono egual-

realizzi: l’associazione

università, accademia) c la Chiesa, quella

per la comunione del pensiero

,

questa per la comunione del

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S79

Entrambe costituiscono insieme

sealiiuento.

Stato, perchè

l’opposto

dello

riferiscono alla funzione conoscitiva, e lo Stato

si

organatrice; esse vogliono conseguire un

al contrario alla

sultato neU’interno dell’uomo o

della ragione

,

ri-

lo Stato nello

esterno, nella natura (1). Esse però sono anche opposte fra di

perchè in questa sfera dell’attività conoscitiva

loro;

zione scientifica rappresenta siero;

Chiesa

la

uomo ha

il

l’associa-

lato comunicabile, cioè

pen-

il

un

lato proprio, incomunicabile (ciò che

il

per sè, non può interamente comunicarlo, trasferirlo cioè

nell’altro),

sentimento. Quindi per l’associazione scien-

il

mezzo per

esìstere realmente

tifica

il

vella

come espressione

Come

espressione del sentimento.

fondano nel

è la fa-

la religione

come

e la Chiesa

si

lato proprio, incomunicabile, così la differenza delle

almeno

religioni,

razionali),

come comunità

del pensiero, per la Chiesa è l’arte

ha

loro classe superiore

nella

lo stesso

(delle

religioni

fondamento; l’errore e Torìgìne del

fanatismo consistono nello spiegare questa differenza

come una

differenza oggettiva tra la verità e l’errore.

Anche per queste due comunità Schleiermacber vuole una base naturale

,

mezzo del quale un’ unità

(

un

cioè, i

membri

nello stesso

Ora

zione scientifica appunto ;

comune dato

la scuola e

dalla natura

costituenti l’associazione già

e perciò un processo razionale

attività collettiva,

tipo nella nazionalità.

turale

tipo

la

modo che

egli

per

prima della loro

lo Stato

ha questo

appropria a questa associa-

nazionalità

l’accademia

)

,

formano

si

come sua base na-

fondano nel sapere nazio-

nale (solamente, a dir vero, perchè sono esercitate dallo Stato);

ma

quanto alla Chiesa

naturale

,

e spera in

,

non sa

finora indicarci questa base

una futura scoperta

,

per quanto

difficile

ella sia.

(1)

Cfr. l'idea

interamente simile di SchelUug; sopra p. 599.

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,

580

Da

ciò

consegue che

rapporto fra lo Stato da un canto e

il

queste due comunioni, associazione scientifica e Chiesa, dall’altro,

non è, secondo Scblciermacher

canza

di

unione ; perchè

si

che una assoluta man-

,

fondano in diversi

lati

antropologici

che non hanno alcuna connes-

(o funzioni razionali oggettive),

« Queste associazioni sono destinate

sione tra loro.

ad essere

« sottratte al dominio dello Stato e ad appartenere alla sfera « dell'individuo «

non importa

tale.

Che

afiatto allo Stato

((Costituite, ci

pone tra

come

esse

si

e che

,

costituiscano o no, ciò lo

Stato

,

quando sono

badi o nò, dipende dalle circostanze ». Egli

lo Stato

e quelle associazioni soltanto

una unione

negativa inevitabile ; cioè che lo Stato deve loro dar luogo, e assicurarne l’esterna sussistenza, e viceversa esse non possono

contenere nulla che nel senso più stretto della parola sia pericoloso allo Stato. Perciò egli vuole piena liberUi di credenza

nel senso che lo Stato

non possa non solo appartenere ad una

confessione cristiana particolare

,

ma

neppure professare

di es-

sere cristiano in universale (1).

Se

lo Stato è

formativo della natura e sottomis-

processo

sione degli oggetti esterni al

cause che determinano

condizioni e leggi naturali

d’uomini

si

comune dominio

degli uomini,

le

Stato devono anche fondarsi in certe

lo ;

cioè,

il

modo onde una

moltitudine

deve ordinare, riunire, distribuire tra sè

e instituìre le funzioni diverse

,

i

gradi

per conseguire questo comune

dominio sul mondo esterno, è determinato dalle leggi naturali.

Quindi la trattazione scientifica dello Stato è una

dello Stato.

Ma

siccome

lo Stato

della individualità nazionale,

deve essere

che appartiene

la

fisiologia

manifestazione

al lato della

na-

tura (poiché ogni differenza deriva dalla natura, essendo la

(1)

Politica, pag.

14 e 70.

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,

S81 ragione universalmente la stessa Stato (Politica metafisica



)

cosi ogni

,

metafìsica dello

ideale dello Stato),

come

ci

è data

da Platone e da Fichte, è inammissibile. Sotto questo aspetto

Schleiermacher vuole che Egli espone

Stato.

sia considerata la

processo della

il

certamente

in cui riori

secondo

il

processo medesimo,

debba veramente essere. infimo, la

necessità naturale

;

forme superiori provengono dalle infe-

le

monarchia

formazione degli Stati

come una

dal grado primitivo delle orde,

sua teoria dello

il

ma non

dice mai che cosi

La democrazia è per

lui

grado più

il

più elevato dello Stato (semplice). Egli

considera siccome l’ultima e più perfetta forma della monarchia, la costituzionale altri, il

senza usar questo nome. Egli

muovendo

legislativo

la costruisce,

come

dal concetto e dal rapporto dei due poteri,

ma

e l’esecutivo,

senza dello Stato è che

un modo

in

speciale; cioè, la es-

la totalità de’ cittadini faccia delle re-

gole e quindi le ponga ad effetto

— potere

legislativo ed ese-

cutivo 0 amministrativo. Egli pone entrambi questi poteri ori-

ginariamente

nella

massa

le esperienze

;

ed osservazioni che

essa fa nella vita, sono la fonte della legge, e per potere ese-

cutivo Schleiermacher intende la esecuzione della legge

me

procede dalla massa.

Ma

ciò

non basta

,

co-

,

a cagione della

diversità dell’esperienza della vita (specialmente del

modo

di

considerare la vita), che s’incontra nella divisione del lavoro e

nella

differenza

degl’interessi;

un’ autorità permanente

come membro

idea del potere legislativo ed

compresa

vuol

quando

il

l’

però riesce

e

autorità

,

necessaria

intermedio. Quindi nella

esecutivo Schleiermacher non

la

quale è solamente

vero potere legislativo

,

lo spirito

necessaria

nazionale

,

e

il

vero potere esecutivo non bastano effettivamente. Simili autorità

come membri intermedi sono

ma

specialmente

è

fine del potere legislativo e

il

il

re.

Quindi

il

il

i

corpi

rappresentativi,

re nella costituzione perfetta principio dell’esecutivo.

La

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582 opinione pubblica svolge e forma le leggi fino al punto cbe

vengono sanzionate da tutto

da

lui fino al

realmente ad

effetto.

lui

e la loro esecuzione procede anzi

;

punto cbe

Scbleiermacber rigetta tanto il

potere esecutivo (secondo (autorità

al legislativo

la sovranità del popolo,

lui la

cbe, cioè,

il

parlamento) sovrasti all’esecutivo (qui iniziatore del potere esecutivo);

sto riguardo

il

che

la

che, cioè,

massa cbe obbedisce) sovrasti

permanente, re, parlamento), quanto

la risponsabilità de’ ministri,

risponsabili verso

a sua volta la ponga

la ?nassa

Quindi nell’organismo perfetto dello Stato

re e le facoltà

ma

i

potere legislativo

nuovo

di

devono essere

ministri che

Camere non possono avere a quedi

farne querela al

principe.

volere una cosa diversa secondo queste due relazioni,

Ma un

questa sfera

,

tale effetto deriva

ha luogo solamente, perchè

vade una

sfera,

lo Stato in

che non appartiene a

lui,

ma

cosi la

;

generale



tendenza pratica peculiare nella teoria politica

Scbleiermacber, è questa:

la

in-

alla vita indi-

viduale, specialmente la stera religiosa e la scientifica. la

diffi-

da una cagione estranea a

e però deve essere da essa rimosso

diffidenza

somma

Il

fonda

si

sopra la falsa idea della necessaria sicurezza, cioè, nella

denza.

(il

come

re

il

Indi

stera religiosa e la scientifica

debbono essere lìbere da ogni ingerenza dello Stato

in altri

:

termini lo Stato deve essere interamente separato dalla gione, dalla Chiesa e dalla scienza,

come abbiamo

reli-

osservato

di sopra.

Dopo Schelling da superare

le

la

scienza in generale è salita a tale altezza,

più grandi concezioni de’ tempi passati, tra per

la ricchezza e profondità de’ pensieri e

ella riconosce

il

particolarmente perchè

mondo morale come un

tutto,

consiste soltanto di relazioni verso l'individuo,

il

ma

propria connessione in sè stesso. Ora questo pregio

anche

in

Schleiermacher.

Da

quale non

ha si

la sua

ammira

ciò deriva specialmente la sua

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583 morali, onde egli considera le istituzioni

teoria dei beni

damentali della esistenza comune

come

Chiesa, la scuola

l’intima essenza dell’etica, e

Ma

fon-*

lo Stato

la famiglia,

,

la

,

doveri

i

dell’individuo

come cosa

tutti gli errori

che nascono dal principio dei panteismo specu-

lativo di

derivata.

che furono notati

,

Quella

Hegel.

di sopra

oscura

ragione

nebulosa

,

suo contenuto solamente dalla natura,

nonna

essere

natura

della

,

anche a

egli partecipa

ne’ sistemi di

che non

Schelling e riceve

clic

,

il

non pertanto deve

e

realizza

si

non

se

,

per mezzo delle personalità e nelle personalità , e nondimeno essa sola produce le personalità, non basta a spiegare l’uni-

verso



,

la

creazione della natura



,

il

Certamente ogni terrena esistenza cade sotto gorie

attività conoscitiva

:

e particolarità

;

ma

mondo morale. le

ed attività formativa

quattro cate,

universalità

che per mezzo di queste categorie

una qualche esistenza naturale, specialmenlo quella tno fico

,

;

0 qualche è

la

rapporto

stessa illusione

,

che abbiamo osservato

stadio dello sviluppo del razionalismo. Nello stesso

ìermaeber non

fa

uo-

ogni

in

modo

Scble-

che hilanciare e proporzionare ingegnosa-

mente ogni cosa con quegli opposti la

trovi

si

dell’

morale nel suo significato speci-

,

ne’ quali discorre tutta

sua deduzione, senza spiegare realmente, nè esporre l’origine

0 la necessità delle formazioni morali. Con ciò

negare che

egli

abbia arricchito l’etica

strando e giudicando rettamente

i

dal lato della morale soggettiva

;

io

non voglio

di molti veri,

dimo-

rapporti etici, specialmente

ma

questo pregio,

come

in

Hegel, non è effetto delle sue categorie filosofiche; anzi conti’addice

a quelle.

E

ha anche

vi

di più

!

Conforme

ai

con-

cetto fondamentale della sua filosofia in Schleiermacher; dei pari

che

in

Hegel e ne’ suoi predecessori, è distrutta

intima essenza deU’ctica

anche per

lui

;

la

la più

quale nel suo significato assoluto

non è qualità d’ima volontà ed anzi nella vo-

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,

584

ma

una

vittoria del pensiero,

dell’atti-

vità logica, della coscienza (ragione) sopra la natura

non pen-

]oQtà stessa,

soltanto

sante, senza coscienza. Egli crede di aver

compreso

zione dei Creatore, cioè, della ragione demiurgica

secondo

non ha

lui

l’altra delle

sue due potenze

del volere,

come

non

e

,

ciò

un mezzo per questo proche deve essere in origine

non ha nel nesso cosmico assoluto

e in fine. Cosi tutta l’etica

alcun significato propriamente morale,

che essa

cioè,

nali viventi

bene c

ciò

il

la

male sono opposti

0 disobbedienza verso

solo intellettuale o

la

umana

(1)

lui

e quello con

della esistenza

priticipio

di due volontà perso,

secondo

assoluti e positivi,

quale

il

potenza morale, e secondo ,

umana conforme a

questa essenza, costituiscono

secondo certe

relazioni

risultare

e della ragione.

Il

;

egli

il

subordinate

e

arbitrarie

le

,

,

l’etica

quali

che da quell’opposizione delia natura

male consiste semplicemente ;

quindi

in ciò il

che

morale

la ri-

male produce nell’animo umano, non è spiegato

alcuna guisa

;

la religione è soltanto

un momento omoge-

neo e coordinato nella sfera universalissima de’ beni sua intrinseca essenza non è che

(I)

morale

deve perciò intendere

natura non è ancora divenuta ragione

in

i

l’unione

divina e con la perfezione

della Chiesa e dello Stato

brezzo, che

quale

il

cioè,

la c.ssenza

la differenza delle varie sfere della religione e della

non possono

il

come conformità

diversi rapporti, quello con la persona di Dio

con

suo

il

vero carattere fondamentale del-

il

una relazione

sia

la divina e

,

ma

Suhieiermacher secondo

nega interamente

filosofico l’etica,

a

materiale

che apparisce come qualità

ciò

;

virtù, è soltanto

cesso di sottomissione

Oltre

la quale

altro fine (o piuttosto altra necessità), che

di assoggettare all’attività del pensiero l’elemento

artificiale.

la inten-

;

Vedi quest’opera,

li

tomo,

il

etici, la

diverso organo antropo-

libro 1,

§

28.

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S8S 0

logico,

,

se vuoisi

,

prio, incomunicabile,

la diversa funzione razionale (lato

sentimento), e non già

pro-

grande og-

il

getto e fine, Dio e la unione personale dell’uomo con Dio.

contenuto della religione,

eterni che essa ci

gli atti

sono messi da parte come cose senza rilievo, e solo imporla

modo, onde essa

muove ed

Il

rivela

,

il

eccita gli uomini.

particolare che Schleiermacher dà al principio

Lo sviluppo

panteista-speculativo, consiste in ciò, che non ostante la oggettività della concezione scientifica

tiene necessariamente, prevale gettività

per

lui

,

r Elhos non è

umana,

cui

in

l’Ethos consiste

il

si

il

lato della sog-

il

còmpito dell’individuo

mondo,

del

realizza

,

ma

;

A

della ra-

epperò della so-

però quanto al

non già negli ordini

nello sviluppo della personalità.

tende

che questo in sé con-

pura libertà umana individuale. Certamente

della

gione oggettiva e formatrice cietà

,

ne’ risultati

superiori,

contenuto,

ma

solamente

questo solo e non ad altro

processo della ragione. Cosi secondo Schleiermacher

rintima essenza dello Stato non è un ordine superiore al popolo, sia secondo la idea cristiana

come

un’autorità posta da

Dio per attuare la giustizia e la pace, o secondo Hegel come un’architettonica di leggi razionali

;

ma

piuttosto soltanto la

modo onde

rivelazione della individualità del popolo nel

egli si

assoggetta la natura. Similmente l’intima essenza della Chiesa,

che secondo nunziare del

la

idea cristiana è

la dottrina

una

istituzione divina per

data da Dio e per diffondere

sacramento proveniente da Dio stesso

,

buona conseguenza non ammette, non è per

il

an-

mistero

e che Hegel lui

che

in

la espres-

sione e l’attuazione del sentimento religioso (soggettivo) degli

uomini nella società. La punizione divina è soltanto opera naturale del peccato

,

la civile è

difesa della società contro

delinquente, e la oppugnazione della pena di morte, egli

ha

trattato

in

una predica apposita

,

è

il

di cui

una necessa-

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S8f)

conseguenza

ria

(Stato

di

considerare

solamente come soggettività

pena.

la

sono

fra

oggettività e soggettività,

ma

Chiesa) e

e

come

opposte non già

di loro

maniera

questa

di

La cosa pubblica

privata

la

una moltitudine (di un’unità

d’

nazionale o relativamente di una grande associazione fondata nella conformità de’ sentimenti) e soggettività di

E

però

concetto

il

un individuo.

Schleiermacber è

dello Stato in

pratico

diametralmente opposto a quello di Hegel; cosi di Schelling si è esplicato il

governo deve

r ultima nel

determinare

convitto

il

principio

due estremi. In Hegel

questi

in

ogni cosa dalla prima sino alla resistenza delle classi,

politico;

e

sopra tutto degli individui contro l’elemento oggettivo razio-

rappresentato dallo

nale

appena è considerato

in

;

non ha alcun potere

Stato

liturgico

:

della

anche

nella

nella quale è

fare alcuna alla

E

può costringere questa individualità.

chiaramente

mutazione

,

detto

dello Stato il

e nessuna

che nella liturgia non

Qui non

monarchia e della democrazia,

viduale. Tale è

,

ciò si manifesta

sua opera pseudonima sul dritto si

può

fintantoché essa non riesca molesta

coscienza individuale.

potere

anzi

Schleiermacher al contrario tutto

deve procedere dalla individualità della persona forza

,

si

tratta dell’opposizione

ma

dell’opposizione del

o dell’ ecclesiastico e della volontà indi-

fondamento della assoluta separazione dello

Stato, della Chiesa c della scuola.

Se Schleiermacher avesse sviluppato a rigor '

principi,

di logica questi

non avrebbe mai potuto giungere ad una teologia

sostanziale e

veramente degna

sistere la religione in

di questo

nome. Facendo con-

una semplice forma

dell’ attività

sim-

boleggiatrice (conoscitiva), nel sentimento, siccome Hegel nella

rappresentazione, egli dovea anche

come

questi negare la verità

oggettiva della religione, e non pregiarla che soggettiva e

come impulso

del

come concezione

sentimento. Schleiermacher

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,

r>87

pecca contro tutte

regole del pensiero logico, quando ciò

le

non ostante riconosce nel una verità sostanziale, e

umana

zione

del

risultato cosi

sentimento religioso

pone un dualismo della cogni-

considerata nel suo contenuto oggettivo: vale a

dire ciò che

il

pensiero c’insegna, e che è un nesso cosmico-

panteistico, in cui la ragione impersonale

non è niente r esistenza

)

,

(che

solo nella natura acquista

mondo

il

insegna

sentimento, un Dio

e ciò

che

sono

l’amore

c’

ma

ha formato

e

il

,

i

contenuto e

cui attributi

e la speranza della vita

misericordia^

la

in sè stessa

il

e determinato la morale

eterna. Schleiermacher concilia questi opposti assoluti per via

un

di

postulato

,

ammettendo un

cioè,

principio superiore

,

Irascemknle, la cui natura ci è però sempre ignota (4); quan-

tunque

che

interno del nostfo pensiero sia pienamente chiaro,

nell’

concordia

tale

assolutamente impossibile

è

parte non ve ne abbia punto bisogno; dappoiché

che

religioso,

dotto

,

e d’ altra

sentimento

Schleiermacher dinota come un pro-

lo stesso

necessario

il

del processo razionale

può essere assolutamente qualche cosa dipendente da questo processo

,

(

di

impersonale

)

non

,

sostanziale ed

nè sovrastare ad esso

,

in-

ma

deve necessariamente e può essere spiegato assai bene me-

come una

diante questo processo

infrazione della verità pura

oggettiva del pensiero per mezzo della soggettività del senti-

mento. Se

la

ragione impersonale

e formatrice del

produce anche un’ aspirazione verso un Dio

Redentore

un

,

tale Dio,

ha

di

certi

necessità della

(1)

mondo

amore ed un

c cosi distruggere quel Dio impersonale e pro-

duttivo sin dal principio? Soltanto egli

di

è necessario per questo di porre oggettivamente

fatti

redenzione

Teoria della fede,

il

sentimento profondo che

fondamentali del cristianesimo e della

I,

e della redenzione per mezzo del

171.

39

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R88 Salvatore

eleva Schleiermacher al di sopra di tutte queste

,

contraddizioni e lo conduce ad una teoria religiosa cristiana.

Ciò

deve ascrivere meno a debolezza d’intelligenza

si

sofica, clic ligioso

ad una gran forza ed intensità

perchè scientificamente è

;

la stessa

cosa

con una inconseguenza un obbietto superiore lente,

Ma

filo-

sentimento

di

il

grande

,

re-

riconoscere po-

,

e negarlo per la conseguenza di un pensiero filosofico.

a prima

cristiana

vista

quale è messa e come incastrata a suo luogo in

la

,

un sistema lutamente

che

filosofico

le

contraddice, non può essere asso-

Per quanto siano sem-

pura e vera dottrina.

la

pre grandi e durevoli perfezione

che una dottrina religiosa

chiaro

fa

si

meriti di Schleiermacher rispetto alla

i

della

scientifica

teologia

,

egli

nondimeno

altera

nella sua dogmatica la luce e la energia del contenuto dcl'a

fede cristiana (1).

Quanto

alla teoria del dritto e dello Stato,

discipline.

suo modo

Il

infinitamente

più

d’ intendere lo Stato è

oggettivo

più

,

condo

lui

,

ma

si

fonda

ciò

che

conosce nello Stato

in gli ,

una

naturali

comunità

manca

,

è appunto

Imperocché l’assoggcttarc

al

deU’uumo non

la

ricco

ciò il

altre

a dir vero

,

,

c pieno di vita che

Kant e Fichte

quello dell’ epoca anteriore di

positivi;

Schleiermacher,

ha minor merito che nelle

fatta la debita proporzione,

;

lo

Stato

primitiva ed

,

se-

ha

fini

che Schleiermacher non

ri-

suo più intimo significato.

natura esterna e

le

disposizioni

costituisce la eccellenza morale, etica;

contrario la giustizia c la pena, che sono la essenza elica

del governo

,

c la maestà

a sè stessa, che è

la

d’

una autorità morale come

fine

essenza etica della costituzione, non ha

luogo nella sua teoria. L’amministrazione del dritto non ap-

(1)

ciò è stato

dimostrato più

ampiamente

ne’ miei Fondamrnti

li'una filosofia cristiana, p. 185.

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589

come

parisce

come

dell’ idea

attuazione

distribuzione

de’ beni

della giustizia

acquistati

tura; quindi non è che mezzo al fine di soggiogare

La negazione del principio veramente

l’intero fine dello Stato

segue che

lo Stato

Chiesa e con

la

lazione esterna, tro di esse

;

anche

natura

scientifica

ma

,

Schleiermacher

;

qui

posto da

sforzati di attuare nel

difende con-

si

non sono

e non hanno che una

,

La

in tutto

il

realtà

contraddice

corso

della storia

nè quello

,

Kant;

tempo

la

re-

fine dell’assoggettamento della

il

da Schleiermacher

individuali,

ma

Laonde

una

soltanto

quanto loro dà luogo e

in

non è bastato nè posto

,

na-

è principalmente tecnico, e da ciò

unità ideale nella concezione filosofica.

diritti

scientifica,

ai risultati.

Stato, Chiesa e associazione scientifica

al pensiero di

solo

natura.

non ha alcuna relazione interna con

comunanza

che sfere separate senza unità reale

agli Stati

la

etico si estende nella

morale soggettiva soltanto alla concezione nella dottrina dello Stato si estende

ma

,

lavoro sulla

col

essi

si

di

difendere

i

sono da per tutto

stesso le idee etiche

come sacre

c necessarie in sè stesse.

Da

ciò è

fica dello

logica,

anche manifesto che

Stato in Schleiermacher deve essere

non un’

noscere

il

suprema

la

etica,

ma una

teoria

Egli non cerca di co-

fisiologia.

significato etico assoluto della

monarchia, de’

bunali, della rappresentanza popolare, della giustizia polizia,

ma

solamente quali sono

leggi naturali viene conseguito

il

le

scienti-

per necessità

tri-

c della

vie per cui secondo le

fine tecnico dello Stato (del

processo formativo della natura) mediante quelle istituzioni e le

loro funzioni.

Cosi in

fatti

è distrutta la teoria dello Stalo

nel suo lato più eccellente ed essenziale; poiché questo lato

è etica e non fisiologia, etico degl’ istituti e politico astratto

cd ha per obbietto quel significato

nondimeno non

si

conlonde con un’ideale

c senza coscienza del carattere peculiare della

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B90 nazione, nel alternativa

modo che Schlciennachcr

in

principio

sul

guisa egli non riconosce nel suo

;

Nella

politica.

profondo

cesso storico universale degli Stati cesso d’idee etiche e non

presuppone come

lo

sua

delia

stessa

significato

pro-

il

perchè questo è un pro-

un mero processo fisiologico per impulsi

come vuole Schlciermacher. Ma anche

naturali e meccanici,

quel lato della teoria dello Stato, che

deduce mediante

si

il

processo fisiologico, non è interamente puro e per cosi dire

senza mescolanza. Poiché la fisiologia secondo la sua natura

non può essere che pura scienza

storica

oggetto l’intera materia storica, e per

questa

forma

le offre sotto

Ora

strativi, d’idee etiche direttrici.

di

come

;

la

soltanto ciò che

di

,

ha per

tale essa

norma

costituzioni

di

ammini-

fini

fisiologia delio

Stato

Schleiermacher ha una norma e scopo d'investigazione già

dati

prima e fuori

di essa

:

cioè,

il

processo formativo della

natura; egli ammette anticipatamente che

non

può essere che questo,

abbiano con esso

il

solo indaga

e

le condizioni

fine dello Stato

quale

rapporto

naturali dello Stato: sono

in-

dagini storiche secondo un concetto dato a priori. Arrogo a tutto ciò

il

metodo usato da Schleiermacher,

far astrazione dalla realtà

determinata e chiudersi nella sfera

delle determinazioni universalissime del pensiero; lo

quello di

cioè,

conduce a non attendere

al

e vero degli elementi politici,

significato

e

il

che spesso

semplice,

proprio

comprenderli secondo certi

rapporti che destano meraviglia, più che non dinotino la vera

essenza della cosa. Cosi p.

e.

egli dichiara

sdizione civile parte essenziale e legislativa

,

perchè

essa

dubbio, « nello stesso dell’

,

come questa

modo che

essere

complemento

le

,

la

giuri-

della funzione

determina

discussioni

e

i

il

dritto

risultati

amministrazione della giustizia forniscono da per tutto

fondamento

a’

commenti ed

avendo riguardo a

tutti

i

alle

riforme del codice »,

il

non

caratteri essenziali che la dilleren-

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,

S9i ziano dalla legislazione

cioè,

:

rapplicazione al caso speciale

concreto, l’effetto in una data persona che ha diritto

ad una forma legale

bligo di stare

l’

Cosi egli

positiva.

fonde insieme Taroministrazione della

,

penale

giustizia

ob-

cone

il

servizio militare, riducendoli al concetto della difesa deUo stato

0 della guerra contro

il

nemico interno e l'esterno,

non con-

siderando che la prima ha per essenza l’attuazione

per cui coincide con

della giustizia, giustizia

civile,

e la seconda

l’

dell’ idea

amministrazione della

tende alla potenza

fisica

coi

mezzi tecnici. Cosi egli chiama potere esecutivo l’obbedienza

non vedendo che l’essenza

alla legge,

non consiste semplicemente

delle funzioni politiche

nell’ effettuare

una forma ^

forza della autorità politica,

nell’ efieltuarla in

modo

considera

egli

gislativo

motivi

i

della legge

,

(

come

occasioni

la esperienza

parte )

che

mediante

la

diventano

i

deriva

si

la moltitudine

e non la sanzione. Cosi dichiara che

mocrazia, anzi

si

potere

le-

contenuto

fa della vita

quando alcuni

cognizione delle cose e la potenza corifei del

il

devia dalla pura de-

riesce alla vera aristocrazia,

si

Nello stesso

principale del

da’ quali

ma

anche laddove

questa non esercita attualmente una coazione.

della parola

popolo e per avventura trovano ne’ di-

scepoli de’ successori simili

a loro medesimi

:

non considerando

che l’essenza della forma goveniativa consiste nel sapere quale volontà decida, volta

in

;

anche

la

e

non da chi essa venga determinata ogni

caso contrario

,

uno Stato monarchico cangerebbe

sua costituzione, secondocbè

il

principe fosse deter-

minato dal favore popolare, dalla corte, dal Clero, ecc. Ora, sebbene questa non sia una pura esplicazione del principio fisiologico,

nondimeno contiene molte idee preziose

allo sviluppo del principio stesso.

cher,

come opera d’un ingegno

servci-à

sempre

il

suo pregio;

La

politica di

proficue

Schleierma-

coltissimo ed eccellente, con-

ma

le si

può appena

attribuire

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592 una grande

efficacia sulla teoria scientifica dello Stato,

maggior merito

Il

È

vero che

dimostrato

il

Schleiermacher nella

di

è

filosofia

sulle

l’Etica.

suo fondamento non regge, come sopra abbiamo

come può

e infatti

;

o

pratiche.

idee politiche

esser vero

un sistema

di etica,

che non ammette alcun Male nel proprio senso, alcuna pena, alcuna espiazione? Se non che Schleiermacher non solo

quanto

ai

progredire essenzialmente la cognizione

ma

pose in luce tutto un lato dell’etica, del

quale sino allora non tifica

;

fece,

particolari,

de’ rapporti elici,

cioè,

il

si

avea una notizia

della particolarità

lato

(

cosi chiara c scien-

individualità

),

che è

r intimo centro della persona. La libertà delle sfere spirituali superiori, cioè

della

dalla esterna

religione e della scienza,

coazione, la tolleranza dell’individuo verso le convinzioni

verse dalle proprie,

il

di-

valore di ogni individualità nel libero

consorzio sociale: tutte queste cose derivano da ciò, che l’uomo nel suo interno ha un lato proprio,

comune con

altri,

della ragione (di Dio), e

mitivo dell’ uomo,

Da

il

come

si

quale non ha nulla

potrebbe dire,

come

energia

fece

ciò deriva altresì l’essere indelebile e

individualità

sario delle

il

dritto pri-

lo

Schleiermacher. sviluppo neces-

popoli, e quel pensiero nuovo,

dei

non che vero e fecondo sino ad un certo grado, che diversità della

confessione religiosa

differenza della verità c dell’errore, differenza

delle

individualità.

nemerito non solo della scienza, il

fondamento

di

si

fondi

ma

la stessa

non solo nella

ad un tempo

Sviluppando questo lato

quel

nella parti-

si

è fatto grandemente be-

ma

anche della nazione; co»

colare dell’ Elica, Schleiermacher

egli pose

di

un prodotto primitivo

quale forse verun altro filosofo espose

chiarezza ed

con tanta

il

c che questo lato è

nobile e bel

sentimento

di

umanità, che deve essere consideralo come un frutto proprio della Chiesa e della coltura evangelica; cosi egli

comprese

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la

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595

'

libertà nella sua radice più intima e morale, e in quel

che essa corrisponde direttamente allo

come

individuale

morale

in-

in Rousseau, o nella inviolabilità del possesso

come

in

allora essa

,

modo

alemanno. Quando

non viene fondata nel puro valore della volontà

la libertà

dividuale

spirito

Locke,

ma

piuttosto nella

individualità

ha non solo una maggiore dignità ,

anche non può, come ne’ sistemi dall’etica, dai costumi.

Ora qui

il

ma

di costoro, essere separata

difetto di

Schleiermacher, come

apparisce dall’esame che abbiam fatto innanzi del suo principio, consiste in ciò: che di questo lato essenziale, che

presenta con tanta luce e nobiltà cipio esclusivo:

di

pensieri,

rap-

egli

forma un prin-

che nella sfera religiosa considera anche

la

negazione delle verità più essenziali come semplice diversità di opinioni individuali,

tabile

,

c quindi distrugge la dottrina

oggettiva dell’ evangelio

;

immu-

che nella sfera politica an-

nulla l’interno nesso dello Stato con la Chiesa c con la scienza,

volendo non solo

la libertà de’ culti,

ogni autenticazione simili cose.

I

due

d’

ma combattendo anche

una credenza pubblica e nazionale

poli del

mondo morale sono

cessità oggettiva e la libertà dell’ individualità

,

e

la verità c ne-

umana

:

le

quali

nel nostro stato d’imperfezione riescono a contraddirsi c però

devono

limitarsi

dello Stato

reciprocamente.

la

principio

della religione

non può compiutamente attuarsi nelle sue conse-

guenze, perchè distruggerebbe e

Il

la libertà religiosa dell’individuo;

libertà religiosa dell’individuo

attuare in tutte le

non

si

può compiutamente

sue conseguenze, perchè distruggerebbe la

religione dello Stato; importa trovare la giusta misura secondo la

vita e

il

bisogno del tempo. Ora Schleiermacher toglie ad

unico principio uno di questi due estremi, la libertà assoluta dell’individuo.

La

teoria politica di Agostino

no imperfetto, nel quale manca

pone uno stato uma-^

la libertà della vita individuale,

e una Chiesa unica attua tutte le conseguenze che derivano

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Sfi4

dal suo concetto; la teoria di Schleiermacher di distruzione (la

nel quale è

abbandonata

mancanza

lità,

con

stato

possibilità

che la religione

sia

alla coscienza degli individui e alle loro volon-

Ma

di questi

gli

chi

due

la vivacità

dimostrando

pone uno

ogni credenza nazionale comune),

un bisogno o una

tarie associazioni.

un solo

di

propugna come Schleiermacher anche

Iati,

cioè, quello della libera individua-

e l’entusiasmo d’una convinzione profonda,

elementi

elici essenziali

che essa contiene,



merita nondimeno ugni considerazione anche da coloro

che

sono chiamati principalmetile a propugnare l’altro

lato

forse

contro la tendenza del secolo.

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LIBRO SESTO

FILOSOFIA

STORICA

DEL

DRITTO

SEZIONE PRIMA

«LI SCBITTORI

DELLA rOKTKORlVDLlJZlO^^B

Loro carattere grenerale

— Maistre ~ Burke — Mailer —

Adamo

Mailer.

Fino alla rivoluzione francese

le teorie

sistema costituzionale furono tenute per deale delle istituzioni politiche

tava

,

a dir poco

,

la

;

del liberalismo e del infallibili

e come

dalla loro attuazione

perfezione

si

dominio della ragione assoluta. Dopoché entrambe furono tuate nella rivoluzione e l’aspettativa

e seco portarono

una lunga

non rimase

l’I-

aspet-

umana

della esistenza

,

il

at-

soddisfatta,

serie di mali, anzi di fatti abbo-

minevoli, che però non poteano essere casuali,

ma

soltanto

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.

ii96 la

conseguenza dei prìncipi

una scontentezza contro

concorde

entusiasmo per

di

dell’

opinioni

affatto

Tale è

secoli.

Le

scientifiche

teorie e

mità, cioè,

i

il

scrittori delta conlrormltizione

la origine degli

motivi comuni a



costoro sono:

tutti

la

opposta alla

convento degl’individui e

il

costituzione organica fatta di elementi e parti

la

legilli-

un senso

opposto alta sovranità

) ,

la unità primitiva dello Stato, il

delle

quelle de’ due ultimi

opposte a

potere fondato nella propria autorità (in

tuzione di esso, mediante



vedere tanta

da ciò derivarono

;

più profondo nella divina sanzione del popolo;

e un sentimento

di esse

gli ordini antichi, nel

avvenire

rovina e pel timore

nacque

quelle stesse teorìe,

di

negli animi

isti-

patto;

naturali,

opposta alla democrazia astratta e al meccanismo costituzionale

;



cittadini

le corporazioni

;



1’

isolamento assoluto de’

opposte allo

ordine tradizionale

,

opposto alla rivoluzione e

alla pretensione di edificare ogni cosa

Queste sono in

tatto verità

l’edificio politico.

Per quanto

genere essere approvate, pure

dati.

Come

la rivoluzione

loro essi

propugna

propria ragione.

la

le applicazioni

controrivoluzionari fanno di questi in

con

immortali, sono

fondamenti del-

i

che

gli

scrittori

non possano

principi

sono interamente fon-

de’ postulati veri, cosi la

controrivoluzione propugna principi veri. Quella combatte per ciò che

il

presente deve acquistare di nuovo dopo grandi sforzi,

questa per ciò che deve essere conservato

in tutti

i

tempi.

Nello sviluppo delle teorie questi scrittori hanno per lo più dinanzi gli occhi la imagine del passato e sono compresi dallo spirito delle patrie istituzioni,

che

la

rivoluzione distruggeva

senza intenderle; e naturalmente ciascuno trae cotesta immagine dalla storia della propria nazione; perciò essi sono diversi fra di loro.

Ed ebbero maggiore

efficacia coloro,

i

quali s’appro-

priarono e riprodussero questo spirito della storia nazionale,

senza alterarlo con concetti particolari e personali. Perciò sono

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»97 tre gli scrittori controrivoluzionari che a

secondo

stano,

nazioni

tre

le

più

sovra-

lutti gli altri

importanti

Europa:

di

Maistre, Burke, Mailer.

non hanno alcuna forma

Gli scritti politici di Maistre (1)

sistematica

hanno appena un ordine intrinseco

anzi

,

tratta diffusamente delle cose più svariale,

una società

una

tiene

si

così: Gli Stati, le costituzioni,

i

ma

da

sé,

può esprimere brevemente non sono opera

re

simile temerità

in

male, e distrugge invece

stituzioni,

la

si

dell’

la

Fra

di edificare. la

diveree co-

le

più perfetta,

profondità della sapienza divina

r uomo seguendo

i

fa

di

come

superiore

la in

,

e però la violazione

Come corona temporale,

romana e

separazione di dritto

ed

di

la

costi-

questo ceto

onore

l’

autorità

superiore

,

della

una

del

pari

fellonia.

che è cosa tutta Chiesa

cattolico-

del suo capo, che Cristo istituì direttamente il

legale e che di

promuova verità;

come

papa. Ciò che vuole la rivoluzione, la difesa

contro l’arbilrio c la ingiustizia,

damento

quest’ ordine è

dell’intero edificio dello Stato,

sta

suo successore,

(1)

monarchia ekuiva,

scelta delle schiatte che debbono formarlo, è opera

la

Dio

la

buona prova. Una parte necessaria della

tuzione perfetta è la nobiltà; altri

dimo-

mentre

dettami della sua propria ragione riesce

necessariamente a credere migliore quale non

quella

si

stra nella eccellenza c stabilità di questa costituzione,

che

uomo,

appiglia neeessariamentc

monarchia ereditaria è

che Dio vuole; e

dagli

in

essenza

la

Dio; e quando l’uomo staccandosi da Dio imprende a

di

stabilirli

ai

Ma

brillante conversazione.

delle sue convinzioni politiche

egli

;

come uno che

la guarentigia d’

la felicità de’

ma non può

un governo

governati, ha

un

fon-

essere derivato dalla plebe,

De-Malstre, Essai sur le principe générateur des constitutions

poìitiques.

— Soirées

de St-Pétersbourg.

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598 elevandola,

come

fa la rivoluzione,

sopra

ma

re,

i

vuole essere

derivato dall’alto, da una autorità anche maggiore di quella de' re.

La sottomissione

dei principi e de’ p

ed

un

fine proprio,

quale indirizzano tutta la loro attività. In ciò consiste

pensare,

scientifica di

di

nazioni che in

hanno ciascuna un modo proprio d’intendere

carattere etico-ideale di

la cono-

in ciò che

,

di proprio e nella loro precisa diversità dai pre-

sente; le epoche differenti, anzi le differenti

al

differenzia

da quella de’ precedenti, cioè,

tutta la sua civiltà

scenza storica. Egli ha

un

(1) In

romana,

,

spirito,

si

chiami come meglio talenta

individualità,

o secondo

la

,

il

loro

maniera

espressione

Hegel e Schleiermacher , coscienza d’un’ epoca

popolo (1).

Da

procedono

i

c

caratteri peculiari

questo senso -speciale Hegel parla di una coscienza grecod'

una cosciema germanica

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617 della lìngua, delia scienza

dell’ arte

,

de’ costumi

,

e questo processo ha luogo con tale necessità questi elementi si determinano in guisa

festazione

d’

un

principio

e

interiore

nuovo pensiero non è più possibile tare nel passato

i

il

ideale e tutti

Con questo

vezzo di traspor-

rapporti e le idee morali del presente per

epoche anteriori^ nè di spiegare

illustrare le

mani-

indivisibile

vìvente.

mal

recìproca-

loro

tra

mente, da apparire come una grande ed

del diritto;

,

i

grandi

fatti

delle nazioni derivandoli dalla riflessione e dalla intenzione;

una parola non è più

in

come è

ciò

possibile

il

stalo esposto di sopra (Libro

stro secolo

non ha meno

che contengono

la storia del

di

l’

concetto

V, Sez.

intuito di lutti

i

prammatico,

Ma

111).

no-

il

tempi passati

,

in

comune, nella loro connessione. Tutta

genere umano, dal principio sino a noi

che una continua tradizione e progresso di

stati

e

non è

,

di idee;

presente non è che un motnenio in questo fiume perenne

il

delia vita; esso è determinato dal passato te,

in ogni

sua par-

e però non può esistere separatamente nè cominciar sem-

pre di nuovo cosi nelle istituzioni sere compreso veramente

quando

,

sua genesi dal passato. Tale è di cui

noi possiamo gloriarci,

paragone

civiltà nostra, in

come si

nel pensiero, nè es-

tralascia dì esporre la

l’idea e la conoscenza slorica,

come

di tutte le

del maggior pregio della

generazioni che

ci

hanno

preceduto. La sua esplicazione nella scienza del diritto forma

a scuola storica

primo esempio

de’ giuristi,

di

come

è stata fondata secondo

Hugo da Savigny

il

e Niebubr ed estesa da

Eìcbiiorn anche al dritto germanico (1).

(1)

Oltre l'opera di Savigny: «Sulla vocazionr del nostro secolo

per la legislazione e

la

scienza del

diritto », nella quale la idea

storica del diritto è esposta ne' suoi elementi essenziali

,

si

possono

confrontare generalmente le opere de' citati scrittori.

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,

648 L’ essenza della scuola storica in giurisprudenza è dell’

origine del drillo.

un popolo

il

,

quale

dritto è

Il

si

come

lingua,

la

come

diritto,

costumi,

ma

in

un senso ed

festa e pubblica nella realtà dell’

prende

e

tica,

più

il

delle

azioni

simboliche. Di poi

mente

i

,

rapporti giuridici,

stato a parte,

il

quale

si

una forma

volte

nella

,

di

stabile nelle

sviluppano più ampia-

si

giurisprudenti

i

immanente

quale diventa mani-

la

elemento stesso, nella pra-

siccome

occupa

del

scelta c

nella

è

istinto

un elemento necessario,

d’

L’origine vera

non

forme,

gli altri

attività di quello

l’

la scienza.

di tutte queste

nella riflessione,

coscienza

i

manifesta

si

idea

la

lato della intera vita di

connette inseparabilmente con

e forme diverse in cui

lati

un

compongono uno

esporre scientificamente

c ridurre in proposizioni pratiche e particolari quelle massime

fondamentali derivate immediatamente dalla coscienza nazionale.

Coà

dal principio dcirclemento nazionale

un elemento

la legislazione,

per ordinare

i

bisogno, e non per creare

il

|ja

classe de’ giurisprudenti c

fezionare

nuovo gli

suoi prodotti o dare

i

forma naturalmente si

a^iunge anche

singoli rapporti giuridici, secondo di

l’intero stato giuridico.

stessi

che r organo della coscienza nazionale

cisa) alla

si

Finalmente a tutto ciò

tecnico.

,

legislatori

non sono

e non fanno che per-

una forma determinata

(pre-

tendenza che ella ha di svilupparsi. Onde avviene,

che essendo

il

diritto

una emanazione della coscienza

nazio-

nale, sia direttamente, sia per opera de’ giurisprudenti e del l('.gislatore,

le

progredisce continuamente nello stesso

condizioni

esteriori e

lo spirito della

nazione, c non può

nè essere separato dal passato, nè divenire un Tale

futuro. i

popoli

;

è

tale è la

dobbiamo scostarci dell'opera

;

sulla

processo

il

del

diritto

nella

sua genesi vera e naturale (

modo che

questo è senza dubbio

il

ostacolo pel vita

,



tutti

da cui

non

risultato finale

Vocazione ) anche ne’ tempi di libera

rifles-

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,

619 sionc

ne’ quali

,

siamo mossi quasi nostro malgrado a fare

contrario. Quindi le teorie la connessione del

sono:

nazionale il

sua prima origine senza

la

,

con Incoscienza

riflessione^

spontanea,

postulato della continuità nel progresso delle sue forme.

A

modo

questo

scuola storica

la

tura anteriore e particolarmente la

il

fondamentali della scuola storica

dritto col popolo e

quale tutte

norme ed

le

ma non meno fondano

il

a

sario

,

si

e

la col-

secondo

nacquero

questo e quello scopo

un principio universale

dritto in

gli altri

tutti

vuole cosiffatto

lo

,

agli scrittori del diritto naturale; poiché questi

alcuna connessione con popolo

oppone a tutta

istituzioni giuridiche

riflessione e dall’ intenzione

dalla

si

idea prammatica

all’

applica a tutti

i

(astratto),

senza

elementi della vita d’un

che come razionalmente neces-

,

tempi c quindi

non

più

ammette

ulteriore sviluppo.

Questa opposizione ha anzitutto trattare scientificamente sori dell’ antico

sommo

Questo

il

nuova;

rappresenta

ma

in lui prevaleva

tico Diritto naturale

idea prammatica.

,

come

concetto e

si

vede

tra

il

1’

comprendere

di

metodo

dell’

cose

altre

an-

dalla

meglio comprendeva la



Anche Feuerbach deve

esser mentovato sic-

corifeo della scuola antica.

Le diverse direzioni cominciano deUe fonti del

che

di

antica nella

coltura

la

non era capace il

forma astratta del suo sistema;

come

modo

positivo; e qui tra’ difen-

dritto

metodo è da notare particolarmente Thibaut. civilista

sua maggior perfezione; la

suo effetto nel

il

diritto.

legislazione è

la

Mentre 1’

1’

unica via

a

separarsi

antica

scuola

,

introdurre

d’

nella

teoria

considerando il

diritto

con

intenzione e coscienza, la reputa anche siccome la vera ed

unica sorgente del diritto medesimo, e tradizione valgono

mente

,

ma

come

fonti

non

la

consuetudine e la

in sè stesse

ed assoluta-

solo in conseguenza della permissione del legis-

ti

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620 per la scuola storica al contrario la fonte originaria

latore;

e principale è la consuetudine o si

costume, perchè in essa

il

manifesta appunto la potenza istintiva e senza intenzione,

della coscienza giuridiea d’un popolo; anzi la stessa autorità

non

del legislatore

per

è

che emanazione

lei

un

d’

consuetudinario, cioè del rapporto dell’ imperare e bedire conforme alla costituzione dello Stato, presso tutti

Ma

legge.

speciale,

metodo

Prima

popoli

i

della

altro

scienza

del

di questa scuola le

e

atti liberi

,

del

essendo

dritto

pubblicate. Allora tutta

da’ presunti molivi legislativi

la

regole

volontà

leggi mediante certe categorie logiche

perciò

si

acquisto

perdita

,

,

,

La scuola

storica operò

In

della

ha importanza

toglieva a primo

volontà

le

in

delle

come

p. e. sog-

e che

,

materie giuridiche. as|)ctto

una salu-

c

legislatore,

che

dritto scritto,

ella

del

solamente pel

principio

universale

regola

concetti e caratteri stabili del diritto zioni di questa

somma

primo luogo stabiliva un concetto più pro-

fondo del diritto; invece oltre a ciò

la

che non hanno alcuna

un duplice

sotto

legislatore,

esercizio dei diritti

applicavano ugualmente a tutte

tare riforma.

far

stesso che

linguaggio e

del

del

relazione col contenuto concreto c particolare, ,

considerate

non bisognava

momento

parte nel recare in un ordine esterno tutta

oggetto

il

storica.

opera della scienza con-

1’

dalle

,

teoria

tulio

scuola

la

legislatore,

del

quali erano nel

tali

una

in

metodo era puramente dogmatico;

il

nonne

sisteva in parte nell’ inferire

getto

qual rapi>orto

non che

se

mutò con

dritto

riflessi

che chiarirle

venivano

il

forma in origine dall’uso c non dalla

quantunque multo importante;

imperocché tutte

come

si

non sarebbe che una differenza

ciò

diritto

dell’ ob-

,

piuttosto

contenuti nelle

i

istitu-

natura conforme alla diversa coltura nazio-

nale (romana o germanica) lontà del legislatore

,

per

modo che

la

presunta

non appariva che come un principio

vose-

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621 condarìo

essendo essa solamente applicabile alle disposizioni

,

anche spesso conosciuta

speciali c

mezzo

col solo

profonda considerazione. Seguendo questo metodo ziò a quelle vuote, universali l)er

comprendere

la

,

quella

di

ella rinun-

ed uniformi classificazioni logiche

materia del

e cercò in ogni materia

diritto,

l’ordine interno, che risulta dal contenuto particolare e dal si-

gnificato della istituzione correlativa c richiede per ciascuno

modo

particolare di considerazione.

mente da Savigny c dai più valenti si

suoi seguaci senza che

i

ma

rendessero ragione di quello che facevano;

turale dell’avere abbandonato

un

Tutto questo fu fatto realfra

fu reCfetto na-

metodo puramente logico ed

il

esterno e dell’intuito potente della vita, che già in loro era ridesto. Si confronti p. e.

dritto di

Savigny

non

baut. Qui dell’

ma

,

coi sistema di Thi-

)

soltanto della naturalezza e bellezza

tratta

si

ordine scientifico

Quando

sistema delle istituzioni e della storia del

il

pubblicato da Pernice

(

della giustezza

de’ risultati

pratici.

Thibaut discorre deH’istituto specifico dei rap-

p. e.

porti di proprietà

possesso

del

,

,

sotto la categoria generale

dell’esercizio dei dritti,

o dello istituto specifico del dritto di

azione

sotto la categoria generale dell’

dono

,

della cessione

,

de’ dritti; tutto ciò

conduce anche a conseguenze erronee che è

stabilito

azioni.



sulla

,

p. e.

ella

,

anche prima pregio;

se

;

metodo

il

e questa è

la ri-

vi

,

è

che consegue necessariamente dalla in-

telligenza del processo continuo tutti gli stati

ma

cessione dell’ eredità alla cessione delle

imprende con piena coscienza ed intenzione

una riforma radicale

come

,

ad applicare ciò

In secondo luogo questa scuola ha fondato

storico nella trattazione della scienza del diritto

forma che

abban-

non solo è disordine e confusione

umani. Non

,

al

si

quale è sottoposto

il

diritto

può certo contrastare che

era una storia del dritto

,

e

si

aveva

in

gran

non che veniva sempre considerata come semplice

sussidio esterno, del quale

si

faceva uso per conoscere

i

motivi

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6Ì2 c

le

intenzinni del legislatore dalle circostanze

la legge

e al quale

,

in cui egli fece

,

può nuovamente rinunciare, tostochè

si

questo scopo è conseguito; nello stesso modo, che la cognizione della lingua latina è

un mezzo ettemo per aiutare

romano, e se ne potrebbe

del corpus juris

avesse una buona traduzione

,

non è

ma

la

lingua in se stessa

La scuoia

la materia.

,

la intelligenza

far senza,

in

teriori si

storica al contrario,

giurisprudenza.

rappresentano

si

quanto serve a comprendere

conforme a quella idea

come un

del processo continuo, considera la storia del dritto essetiziale della stessa

quando

perchè ciò che importa di sapere

la storia

ed

lato

scuole an-

1 giuristi delle

il

passato solamente

come

causa Iransiloria del presente ; questo è un semplice effetto ,

non ha più che

quale tostochè è prodotto,

causa, c certamente

nell’ esercizio del dritto

non

il

con quella tratta che

si

che è attuale, vigente. Secondo questa maniera di vedere

di ciò

Feuerbach dice

(1): «

La

storia

cosa

si

produsse a poco a poco;

non

si

può apprendere dalla

storia è già

morto

come

ciò

alla vita. »

spiega

ci

ma

Ma

che

è

stato

è

,

La condizione presente

ancora

del diritto

il

,

,

è la

somma

cui vero senso

nel significato

,

,

onde una

e che cosa sia

,

alla

,

e come passato,

contenuto nel presente. nel suo contenuto

,

de’ concetti

che

ed

di

nuovo

si

essen-

possono

istituti giuridici ante-

ed applicazione non può cercarsi ebe

che avevano

nell'

epoca del lor nascimento. E

abbiamo un esempio decisivo

di ciò

modo

che appartiene

passato non è soltanto tran-

il

ziale c senza pregiudizio degli elementi

aggiungere

il

come essa sia

storia; ciò

causa immanente del presente

sitorio; esso è

riori

fare

nello stesso

concetto su-

premo

della nostra pratica: in quello del gius comuiie. Tutti gli

effetti

presenti di questo concetto

fetti di

(1)

un concetto passato

;

,

sono

nondimeno anche

ef-

poiché la sua causa più non ap-

Feuerb. Prefazione a Borst suironcre probatorio.

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C25 partiene alla nostra vita

,

c perciò noi stessi non possiamo

egli è inalterabile

,

immobile

tarlo

;

nondimeno ha un’ porto giuridico pensiero

,

,

efficacia reale nel presente

che egli non determini

,

solamente

.

Ora

e non

,

si

,

e

dà rap-

secondo questo

,

può essere una

la storia del dritto vigente

parte della giurisprudenza, poiché essa sola è

immanente

esistenza del diritto medesimo. Volere nello stesso

una

mu-

come ogni cosa morta

nella

modo anche

storia del diritto indiano e persiano ecc., o considerarla

come più

utile di quella del diritto

romano, come fecero Thi-

baut e Feuerbach, non è possibile che quando storia del diritto

ma come un mezzo

ridico,

vigny ha ragione

di dire,

studi storici al diritto

Da

tali

stima

si

la

non come una parte essenziale dello stato giu-

elementi

di coltura in generale.

Quindi Sa-

che noi dobbiamo limitare

romano ed

scientifici la

al

i

nostri

germanico.

scuola storica derivò quella pro-

fonda cognizione del nostro diritto vigente, romano e germanico, della quale

prima non

si

aveva alcun presentimento.

appartiene principalmente il merito di aver ristaurato so del diritto romano,

mal compreso od rito;

il

A Savigny il

alterato nelle idee

moderne, e però s’era smar-

ed Eichhorn con forza veramente erculea ha fatto

che nella vasta ed intricata materia del aino ad ora non

si

vero sen-

quale dopo l’antica scuola francese era

diritto

tali ricer-

germanico, che

in-

è andato più oltre, quanto alle cose essenziali.

Chi voglia giudicare senza aSetto di parte dovrà riconoscere,

che

la

scuola storica, e non solamente quelli che vennero dopo,

ha prodotto una compiuta e salutare riforma nella scienza del diritto,

e tale forse che nessun tempo ha fatto

il

simigliante.

presente non vi ha alcuno scrittore di diritto civile, sia che confessi partigiano od avversario della scuola storica, tratti

il

diritto

romano

alla

maniera

di

il

Al si

quale

Thibaut, e non segua da

per tutto l’esempio dato da Savigny nella sua opera sulpossmo.

Nè con

ciò

vogliamo dire che muovendo dal principio della

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-

624 scuola storica non sia possibile di riuscire ad una falsa vìa contrario. Perchè

quando

mostra

fa la

scuola storica, lo sviluppo vario e continuo del diritto

un e

il

però

tutto e

ammette che alcun periodo

si

germanico non

si

sia

considera

il

;

come

fatto

,

come

romano

dei dritto

senza effetto nel nostro stato giuridico,

è tentati naturalmente di fare lo stesso gìudicìo di tutti

i

si

periodi

e di studiarli e dichiararli con eguale zelo. Quindi la micrologia e l’antiquaria s’introdussero sotto molti rapporti nella giurispru-

denza; quindi la stima esagerata delle scoperte storiche,

gonate specialmente

a’ risultati

del

nella cognizione d;l diritto vigente.

para-

metodo dogmatico-pratico che certo è un gran male;

Il

ma, non che essere una conseguenza necessaria

dello scopo e

del metodo, che la scuola storica assegnò alla scienza del diritto, è derivato unicamente dal sa.

falso uso

che ne fecero

cultori di es-

i

La giurisprudenza sarà sempre una scienza pratica;

essere applicata alla vita ed al presente;

amministrazione del

il

ella deve

suo ultimo fine 6

diritto c della giustizia, al

sempre subordinala quella soddisfazione contemplativa, che spirito cerca nella storia del diritto.

È

vero che all’indagine

rica del diritto, considerala in sè stessa,

non

si

la

quale dev’essere lo

sto-

può prescrivere

alcun limite, specialmente perchè non è possìbile prevedere in quale connessione essa sarà ancora col presente.

Ma

quanto

allo studio universale ed alle esposizioni dottrinali è desiderabile

una misura, c questa dritto, si

ma

conoscere

è, il

che non

si

vuole imparare la storia del

dritto storicamente.

richiede, che l’interesse, al quale

Prima

di tutto

adempie chi coltiva

però

la giu-

risprudenza, sia sopra ogni altro interesse pratico, la giustaapplicazione del diritto vigente.

Quanto all’accusa che

si

è mossa

particolarmente contro Savigny di avere terminato la sua esposizione del diritto

mente

romano

col corpus juris giustinianeo, special

nella sua opera sul Possesso, e che la sua storia di questo

diritto sìa piuttosto

letteraria

che dottrinale, è certo che

egli

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62S non

stesso

che

altri

l’ha respinta,

nè negato che qui

vi

ha una lacuna

cercarono di riempire; cosi una tale accusa,

non importa

esaminare se

di

significa altro se

non che un uomo

tutta la scienza del diritto.

per giudicare

l’

sia giusta

E

solo

tanto

indirizzo universale

non

,

non ha potuto bastare a

meno può ,

che ora

materialmente

che

la

essere un criterio

scuola storica ha

dato alla giurisprudenza, quella predilezione pel diritto romano sopra

germanic^o,

il

la

quale

osserva in un altro corifeo di

si

questa scuola. L’ohhiezione principale che le hanno fatto presentanti dell’antica scuola,

havvi qualche cosa

di

i

rap-

è di non essere pratica. In ciò

vero. La schietta intelligenza del diritto

romano -ed anzitutto si tratta della sua applicazione, - contraddice alia pratica,

perchè questa sotto molti rapporti è fondata nella

falsa intelligenza di esso diritto.

Questa opposizione è necessaria ; t

è cosa naturale, che un concetto più profondo, riformare la pratica, apparisca essa non

si

trasformi. Ora vi sono certamente

zioni, derivate

mano

da questo

i

quale dovrà

perchè servono ad un bisogno reale e proprio delle no-

quali

hanno

chino di abbattere Thibaut,

il

quale

la

si

può spesso avvenire, che

vera cognizione del diritto romano cer-

tali istituzioni

,

e che un giureconsulto, come

è profondato nella dottrina e nella pratica

quali erano negli ultimi tempi, senza alcuna conformità con fonti, le ditenda

come una necessità

le

norme d’un tempo

anteriore debbano essere applicate a quello, in

cui la potenza

vivente e creativa del diritto ha già prodotto e stabilito stato della coscienza sociale, un’altra

(1;

ma

piuttosto

consegue

il

,

le

reale della vita e dell’uso.

Ora dall’idea storica non consegue, che

vili;

in

istitu-

difetto nella intelligenza del diritto ro-

stre presenti condizioni. In questo caso

coloro

il

essa, finché

non poche

però non possono essere sacrificate alle fonti

le quali

,

scritte,

come opposto ad

un

altro

forma delle condizioni

ci-

contrario (1), e questa contraddi-

Savigny, Pandette I, pag. 93.

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,

62C zionc non apparisce che nel diritto

conforme

al

primo stadio della trattazione

principio

storico ed alle fonti.

del

Compiuto

questo stadio, anche rispetto al diritto germanico ed alla mo-

derna doUrina,

conduce appunto a separare

ciò

che nella pratica attuale è realmente una forma nuova e

ciò

la idea storica

che non è altro se non incapacità

scientifica. Così p.

e.

è

fuori

dubbio che Savigny, quanto alla istituzione del possesso, ha tolto ogni valore alla pratica antica, c

Ma appunto la

essenza

ritto

Thihaut che trattava

la

non ebbe potere d’impedire questa mutazione.

stessa materia,

continuazione dell’opera

la

dell’ idea

storica

posizioni della pratica

,

specialmente nella sfera del

procedura

canonico e della ,

Savigny secondo

di

ha dimostrato

,

sebbene deviino dalle

,

di-

quali dis-

romane

fonti

devono essere conservate. storica

ha pro-

dotto nella trattazione scientifica del dritto positivo.

Se essa

Questa 6

grande riforma che

la

la

scuola

dovesse sempre esistere come scuola,

primo apparire,

ciò

sarebbe

allora riuscirebbe a tutte giudizi parziali

,

quale è stata nel suo

ma

,

si

come

con termini

piuttosto di

I’

quei la

antica coltura (1).

tecnici

,

maniere

ed

assiomi suoi

una radicale ampliazione, d’una vera

se stessero a fronte

la presente

perchè

tutti

tratta d’una scuola nel vero significato

emancipazione dello studio

che

a

a cui ella è tentata di abbandonarsi per

Se non che qui non

propri,

male;

imperfezioni,

natura stessa della cosa nella lotta contro

della parola

un

certamente

quelle

del

due

giurisprudenza

dritto.

Non è da intendere,

partiti di giurisprudenti si

oppone

alla

;

ma

passata per

una cognizione più vasta e profonda.

Nè r

opposizione della scuola storica verso l’antica coltura

concerne solamente la trattazione del dritto positivo;

(1)

Savigny Pandette

1,

p.

ma

anche

XVI.

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,

,

(327 il

perfezionamento dei dritto in generale e della legislazione.

Secondo l’idea antica e signore dello stato

nuovo si

spiega

uni

da

sè;

deve

egli

ogni giorno darci

un

nesso coll’anteriore,

ma

come vogliono

gii

può

alcun

come creatore

far ciò,

sia,

per istabilire lo stato giurìdico assolutamente razionale,

,

sia,

giurìdico,

non ha

che

dritto,

legislatore apparisce

il

come vogliono

menti

dello

altri

per rimuovere le

,

presente,

giurìdico

stato

e impedi-

difficoltà

prodotti

naturalmente

dalie fonti straniere e dalla moltiplicità degli statuti particolari.

Quest’ ultima opinione è propugnata specialmente da Thibaut nel suo trattato « Sulla necessità d’

Germania. » Secondo è soltanto

l’

deve lasciare che

e solo quando

si

compia

si

diante altri organi

codice

il

legislatore

come

,

la

consuetudine e

E

però tutta

o sono

,

deve venir si

riduce a

o materie particolari ; essa non

giuridico

,

nè quanto

cioè, variando nell’ insieme e perciò senza fin

,

opera della legislazione

I’

lo stato

egli

;

giurisprudenza

immediati della vita

disposizioni

deve rinnovare tutto

norme invalse

la

avvede che queste divengono incerte

prescrivere delle

cioè,

universale in

civile

perfezionamento del dritto me-

il

in contraddizione coi bisogni

loro in aiuto.

un

scuola storica al contrario

la

organo della coscienza giuridica nazionale

al

contenuto,

motivo speciale

,

le

qui, nè quanto alla forma della loro autorità,

riducendo tutto

ad un codice, per

dritto invalso finora

il

modo che oramai solamente l’ammissione

nel codice decida della

validità e del senso delle disposizioni giuridiche: la codificazione.

In questo senso Savigny

baut. Egli vuole che

si

oppose a quella proposta

zionale dello stato giurìdico in codificazione

e

d’

comune

,

ma

,

è

Germania non per mezzo

per mezzo

una pratica comune ; e

tutto alla codificazione,

zione di costituirlo

Thi-

di

conseguisca principalmente la unità na-

si

il

una coltura

momento che

mentre nega 1’

d’

egli

al nostro secolo

elemento tecnico

o

,



una

scientifica

oppone anzi-

come

la io

voca-

amerei

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Coo

;Ic

,

628 meglio chiamarlo,

la struttura del dritto.

specialmente da’ recenti

ricavati

le idee giuridiche

ne scelgano altre in

siansi accettate nei codice idee

che 10

chiama con Bacone ex

delia scuola storica sto lato

,

I’

d’

non essere

diritto

che cresce e

si

se questa esistesse,

,

stato giuridico

lo

come una

secondo quella

,

sviluppa

vi abbia

come una

,

specie di

che un

pianta

,

popolo non abbia

il

cioè, in

Ma

stesso.

natura

;

in secondo

,

fatto

naturale

senza che la

intelli-

ma

luogo

,

se

ma ha per norma

primo luogo, che

cresce e

,

non è realmente

ciò

vuole escludere la inten-

suo cominciamento,

tiva nella riflessione

come una

vegetazione ;

alcuna parte, e non riesce a bene

questa scuola. Essa non

due principi;

appena

avversari

gli

hanno combattuta principalmente da que-

zione e la coscienza nel progresso del diritto; questi

egli

una chiara cognizione

codici

ma,

non quando è abbandonato a sè la teoria di

,

e che

procedere

tal

un nuovo codice. Ora

dicendo che ella intende

genza umana

si

nè se

,

incerte ed indeterminate,

così

de’ nuovi

pura produzione della natura 11

che nè

presente

,

delle

vinculis sermocinari. Essere quindi con-

delle idee giuridiche presenti;

sarebbe più bisogno

ma

,

stato

debita chiarezza

la

devono indurre confusione. Un

in pratica

dizione indispensabile

vi

dello

vece con

lor

fatte

state

scopo

e contrarie allo

ingiuste

comprendano

codificazione

di

non già che siano

intendono a mostrare, disposizioni

suoi argomenti,

I

tentativi

la

il

diritto in ogni

sua origine primi-

esplica

si

realmente dalla

che col volgere del tempo questo

prodotto naturale nato in origine spontaneamente o tramandato di

generazione in generazione, divenga

formazione libera e riflessa del diritto

mincia

in

una maniera assoluta

,

mente formale. Secondo questa idea

,

come la

il

substratum della

quale perciò non co-

nè è senza materia o purasi

dovrebbe opporre non già

la spontaneità naturale dello sviluppo alla legislazione,

ma la

le-

gislazione fondala negli elementi tradizionali alla legislazione as-

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G29 soluta, che fa astrazione dalle condizioni presenti e positive. Nel far valere questo pensiero

storica

ha

mos'rato una eccessiva avversione contro

forse

testà sovrana, in

e vuole.

Ma

a fronte del sistema dominante, la scuola

quanto che ordinando

sua polemica contro

la

le leggi, riflette,

la idea c

modo

il

la po-

delibera

della codi-

ficazione, che erano in gran favore, è del tutto fondata; c per

modo

vedere in

certo e sicuro che ella ebbe ragione di combat-

tere Thibaut e di

non riconoscere

zione per la legislazione

,

diGcazione per la Germania

condo

fatta nel senso assoluto del in quel

diritto

,

,

se-

sarebbe stata

romano come era compreso

potere della cognizione del diritto germanico

il

sullo stato giuridico

,

quale

la

d’ allora in poi

vita. Oggidì alle questioni

zione 0 lo sviluppo scientifico

nica 0 la particolare locale essere

Blunschii

voca-

che una co-

tempo, e cosi avrebbe, se non impedito, almeno ridotto

quasi a nulla

nuova

:

allora avesse avuto luogo

se

,

osservazione verissima di

la

tempo alcuna

in qitel

solamente notare

basta

,

:

la

,

se

il

legislazione

da per tutto è

di

persone

dalle

considerare

gli

comune germa-

contenuto delle leggi debba

romano o nazionale, germanico? non

dere in abstraclo

ha acquistato una

se sia da preferire la legisla-

si

può più rispon-

assennate; ciò che importa oggetti e

i

bisogni determinali

e di fare che la conoscenza legislativa sia matura^ certa e precisa.

La scuola

storica ci

ha aQrancati dal metodo schematico

e meccanico di intendere lo stato giuridico c dischiusa la via

per comprendere e giudicare imparzialmente la vita reale in tutta la sua ricchezza e ne’ suoi bisogni particolari

chè

veramente

frutti

,

fa

d’

uopo che

venga anch’ essa uno schema ai bisogni della

(2)

Cfr.

,

ma

si

la

;

ma

sua teoria non

perdi-

adatti alla realità ed

vita (1).

su tutto ciò

la

presente opera T.

II,

I

libro

§

16 e p. àOl

e seguenti.

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,

630 La scuola presentanti

,

storica,

non

si

particolarmente

veramente, come scuola dovea occuparsene tivo

ma

;

i

suoi più illustri rap-

occuparono della di

E

filosofia del diritto.

giurisprudenza positiva, ella non

a ciò

aggiunse forse un altro mo-

si

ed era un’ intima ripugnanza per questo genere di studi

,

perchè ella attese principalmente a combattere una filosofia del

diritto

e

che

fiducia,

la falsa

neva. Ella era formata di valentuomini,

come

consisteva nel comprendere

il

per

criterio

sicuro,

erronea ripo-

si

cui merito peculiare

intuito

ad

vita e la storia in tutta la loro ricchezza,

norma morale con

quella

in

ma non

immediato

la

applicare

la

già nel risolvere

tutta questa cognizione in concetti e fondarla nella deduzione

metafisica. Cosi questa parte della scienza del diritto tivata dalla scuola storica.

non può essere storica, e

La

non fu

in generale stimata

come un prodotto

nemmeno come un documento

col-

Hugo

filosofia del dritto positivo di

della scuola

della fede filosofica di

questa scuola. Questo libro è prezioso nella sua polemica e ricco di osservazioni giudiziose ricavate dalla realità della vita,

tutto oscuro

segue

quanto

al principio.

metodo prammatico, tralasciando ogni

il

c giudicando solamente fine

) ;

secondo

la

(conformità

finalità

;

zionalità, senza

da un’ altra parte applica

la

col

regola della ra-

che dica espressamente o almeno

dere dalla stessa applicazione

,

si

possa ve-

che cosa intende per raziona-

Questo libro non contiene alcun vestigio di ciò che

chiamare

il

può

si

carattere proprio della scuola storica ; cioè, la idea

della individualità e destinazione

morale delle nazioni e

sviluppo continuo e tradizionale del diritto;

ancora

Hugo

regola elica

da ciò nascono quelle brutte apologie della schiavitù

e della tortura

lità.

ma del

In grandissima parte

Io spirito dell’ antica

coltura

,

il

ma

vi

delio

domina

quale però qui

di-

strugge scetticamente tutte le sue produzioni.

Questo difetto

di

una fede

filosofica

fu

sovente

causa

di

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,

631 errori nell’ interno della scuola e di falsi giudizi al di fuori.

Cioè a dire,

si

suppose che

non ammettesse alcuna re-

ella

gola etica assoluta del diritto,

ma

una regola

soltanto

rela-

tiva e proporzionata alla diversità di condizioni e di coltura

0 che ella credesse vana e da schivare ogni ricerca scientifica

(

del diritto

filosofia

)

di quella regola.

allo spirito di questa scuola.

11

nella coscienza, che questo

giudizio

concetti razionali e principi astratti

tempo zione

lo

cercava la

umana

;

filosofia

ciò è contrario

— ma

si



istituzioni

fondi

non

ma

,

puri

nei

ne’ quali insino a quel

quanta

in tutta

la

cogni-

e particolarmente che debba ad un tempo de-

rivarsi dallo stesso

sviluppo

storico; che, presupposti

i

cri-

moralità (Sittlichkeit),

universali della giustizia e della

teri

Ma

quale non consiste nel rinun-

ad ogni giudizio morale sulle leggi ed

ziare

tutta la individMlità tradizionale delle leggi e delle istituzioni

progredita nel volgere de’tempi sia bligatorio,

ma

quale non

si

un elemento moralmente ob-

possa mettere da parte senza necessità,

bisogna sempre seguire come norma nel perfezionamento del

diritto.

La scuola storica non

ma nega di

il

fa

zialissimo di questa scuola,

quantunque

contenuto

ella

11

non

principio essenl'abbia espresso,

è una profonda verità filosofica

anzi sia forse ignoto a’ più, il

il

valere la regola relativa o piuttosto indivi-

duale che fino allora era stata trascurata (1).

cioè,

morale assoluta ;

rigetta la regola

solamente ciò che allora si considerava come

questa regola, e

il

rispetto di ciò che esiste, la

e cautela nei cangiamenti,

il

gliori e più essenziali.

moderazione

pensiero e considerazione di una

potenza superioi'e, dalla quale bisogna attendersi

le

Vedi quest'opera,

cose mi-

In ciò consiste la pietà considerata nel

suo motivo più intimo; c tale è quella sollecitudine per

(1)

,

riconoscere nella storia una intelligenza vivente, un go-

verno divino. Quindi

lib.

II,

scz. II,

§

la storia,

6à.

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,

conservazione di ogni

la

sacro terrore, che

ci si

particolare e

istituto

proprio, e quel

apprende neH’animo innanzi a tutto

ciò

che è avvenuto senza nostra coopcrazione. Lo stesso pregio considerevole e sostanziale, che

si

attribuisce alla tolalilÀ dei par-

«

diritto positivo nel passato

ticolari sulle disposizioni del

presente, presuppone un nesso cosmico, secondo

una legge

logica,

prema d’ogni

ma

e

la personalità

causa su-

libertà è la

la

c nel

quale non

il

esistenza (I). Quindi Thibaut nella sua ultima ope-

non senza

ricciuola, piuttosto piccante contro la scuola storica,

ragione la chiama pietista.

Adunque

la

cioè,

filosofia,

scuola storica ben lungi dal mettere da parte la l’elica del dritto,

contiene piuttosto un nuovo e

più profondo principio filosofico; se non che questo

solamente

modo, come

al

dotto e perfezionato, istituzioni

rali

non

È

fa

dritto nasce,

si riferisce

e dev’essere intro-

al contenuto, cioè le giuste

c leggi. Ella non esclude una teoria

intorno a quest’oggetto, ella

il

e non

ma

e mo-

filos