Soggetto-oggetto. Commento a Hegel

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Edizione originale: Subiekt-Ob1ekt Erleiuterungen zu Hegel, Frankfurt am Main, Suhtkamp. 19622• Tradm:ione e edizione italiana a cura di Remo Bodei.

Copyright © 1962 by Suhrkamp Verlag, Frankfurt am Main. Copyright © 1975 by Società editrice il Mulino, Bologna.

Introduzione all'edizione italiana

di Remo Bodei

o « irrazionali» in conquista di una razionalità nuova che li spieghi « togliendoli », nel trascrivere il sogno di una cosa nella lucidà coscienza di essa 19• Un'impresa immane e certamente non facile. 3. Bloch avverte appena l'urgenza lukacsiana di combattere l'irrazionalismo sul terreno della Hegel-Renaissance degli zu l:Iegel, in « Archiv fiir Philosophie », XIII [1970], n . .59, pp. 93-101), i piu sostanziosi articoli di H. Liibbe, Zur marxistischen Auslegung Hegels, in « Philosophische Rundschau », II (19.53-1954), pp. 38-60; I. Fetscher, E. Bloch a11f Hege_ls Spuren, in AA. VV., Ernst Bloch zu ehren, cit., pp. 83-98; G. Vattimo, Ernst Bloch interprete di Hegel, in AA. VV., Incidenza di Hegel, Napoli, Morano, 1970, pp. 913-926; F. FergniU1i, L'incantesimo dell'Anamnesis. Bloch su Hegel, in «Aut-Aut», n._ ,125 (settembre-ottobre 197i), pp. 48-60; R. Bodei, Introduzione a E. Bloch, Karl Marx, cit., pp. 20 ss.; R. Radnaro, Hegel nella prospettiva di Bloch e Adorno, in « Critica marxista», XII (1974), n. 1, pp. 127-15.3; I. Mancini, Bloch; in Teologia ideologia utopia, Brescia, Queriniana, 1974, pp. 553 ss., 590 ss. 17 Cfr. F. Fergnani, L'incantesimo deJl'Anamnesis. Bloch su Hegel, cit., p . .56. . 18 . Cfr. E. Bloch, Das Prin;;:ip Hofjnung, Frankfurt -am Main, Suhrkamp, 1959, p. 129. CTr. E. Bloch, Subiekt-Obiekt. Erliiuterungen zu flegel, cit., p. 385 (trad. it., infra, pp. 401-402): . . 72 Tutta la tematica del Bloch, come è stato notato, si muove esclusivamente a Hvello filosofico (cfr., per il rapporto Hegel-Marx, le osservazioni di R. Racinaro, Hegel nella prospettiva di Bloch e di Adorno, cit., pp. 133, 141). 73 Cfr. E. Bloch, Das Prinzip Ho/fnung, cit., p. 225: « Questo fermento ed •effervescenza al di sopra della coscienza divenuta è il primo correlato della fantasia ... I sogni diurni contengono persino una schiuma, da cui telvolta si è innalzata una Venere». 74 Ibidem, p. 143; cfr. anche le pp. 273-274: « Senza materia non c'è alcun t.erreno di (reale) anticipazione, senza (reale) anticipazione non è cogli. bile alcun reale orizzonte della materia ». Cfr. E. Bloch, Subiekt-Obiekt. Brliiuterungen zu Hegel, dt., p. 441 {trad. -it., infra, p. 461): La coscienza deve essere « l'occhio e l'organo teoria-pras,i della materi-a stessa». 7S' Cfr., soprattutto, E. Bfoch, Avicenna und die aristotelische Linke, edi-

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meccanicistico l'ha ridotta a inerte incognita o a « danza di atomi», l'ha privata di ogni qualità, sottoponendola, dopo l'ilozoismo rinascimentale, alla logica quantitativa del profitto, come mero supporto del valore di scambio 76 • E persino il materialismo dialettico, nella versione del Diamat, ha considerato la coppia materialismo-·dialettica com:e formata da un primo. elemento passivo che viene attivato e pun~olato dal secondo 77 , facendo cosi della dialettica una logica formale ternal'ia che si applica dall'esterno, indipendentem~nte, a qualsiasi contenuto. Ma anche la materia è attività germinativa, non pura recettività di forme; è gradazione qualitativa, non uniformità quantitativa; può diventare collaboratrì~ piena dell'uomo, non restare natura « colonizzata» 78 • Recuperare in essa gli a5petti qualitativi significa allora vedere in trasparenza oltre -il mondo delle merci; intuire un rapporto diverso. e piu ricco con la natura che non quello di semplice padronanza; acquisire la profondità dello sguardo utopico, che scorge il qualitativamente diverso, non il puro incremento quantitativ,. 5ignifica però, in particolare, porre fine alla ,partita doppia del quantitativo onnipotente nella scienza e del qualitativo relegato, nel migliore dei casi, nell'arte, alla separazione netta tra ragione e fantasia, che è all'origine della duplice degenerazione della ragione in ratio o calcolo e delJa fantasia oggettiva jn réverie o utopia astratta. Ma .solo quando l'uomo comincerà a « ruotare attorno a se stesso» potrà aver luogo la ricomposizione prospettica delle sue facoltà. Per ora la scienza deve oggettivare il mondo in forme zion~ accresciuta, Frankfurt am Mai·n, Suhrkamp 1963; Id., Dizs Materia• lismusproblem, seine Geschichte und Substanz, Frankfurt am Ma:in, Suhrkamp, 1972; Id., Vorlesungen zur Philòsophie der Renaissance, Frankfur1 am Main, Suhrkamp, 1972. 76 Cfr. E. Bloch, Subiekt-Objekt. Erliiuterungen zu Hegel, cit., pp. 61 ss. e passim (trad. it., infra, pp. 69 ss. e passim). 77 Per una interpretazione del.la dialettica della natura sorta nella RDT fuori dagli schemi del Diamat, cfr. R. Havemann, Dialektik ohne Dogma? Naturwissenscbafl und W eltanschautmg, Reinbeck bei Hamburg, Rowohlt. 1964, trad. it. di F. Codino, Torino; Einaudi, 1965. Anche qui è caratteristica la differenza fra Bloch e Lukacs, il quale non accetta, sostanzialmente, !a « dialettica della natura » e s-i interessa solo della dialettica del mondo storico. Per una recente e approfondita analisi del rapporto fra materia. materialismo, soienza e dialettica, dr. C. Luporini, Dialettica e materialismo. Rema, Editori Riuniti, 1974, in particolare l'Introduzone (pp. VII-XLVI). 78 Cfr., in rapporto alla « colonizzazione » della natura sostenuta da Hegel, E. Bloch, Das Prinzip Holfnung, cit., p. 782.

INTRODUZIONE ALL'EDIZIONE l'J;ALlANA

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quantitative (con la parziale eccezione della chimica) 79, mentre il momento qualitativo è lasciato alla percezione soggettiva o alì'arte. Avviene cosi che l'ottiica S> "9, ma non vedono che i dati stessi ·sono momenti reificati del processo dialettico soggetto-oggetto: > 100 • Ma se l'assolutizzazione dell'oggetto porta al fissismo materialistico e all'esclusione dell'uomo dallo scenario della trasforma2iione, l'assolutizzazione del soggetto porta all'idealismo piu volgare, al disprezzo per la realtà, al prevalere « a,narchico » e « putschista » di un volontarismo astratto che pretende di imporsi al mondo ed è destinato alla sconfitta. Tale forma di esasperato soggettivismo - che piu si scontra con la realtà e piu si isola nella sua presumiione - conduce -anche al rifiuto di ogni forma di organizzazione collettiva fra gli uomini: « Il disprezzo delle masse e il disprezzo dell'oggetto si porgevano e si porgono la mano » 101 • Ma, per quanto -ci sia in Hegel una certa prevalenza del soggetto sull'oggetto, 91 98

Ibidem, p. 406 (trad. it., infra, p. 423). Cfr., per il nesso dialettica-positivismo e neo-positivismo in Adorno. R. Bodei, Adorno e la dialettica, in « Rivista critica di storia della lilosofto ». XXX (1975). n. 4, pp. 475-500. S9 Cfr. E. Bloch, Subiek-Obiekt. Erliiuterungen zt1 Hc:gel, cit., p. lU ( trad. it., infra, p. 114 ). 100 Ibidem, p. 111 (trad. it., infra, p. 113). 101 Ibidem, p. 103 (trad. it., infra, p. 104).

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la sua scelta non cade affatto sulla assolutizzazione del soggetto. In primo luogo, perché sono presenti in lui marcati tratti oggettivistici (quali l'« astuzia », l'ironia oggettiva della ragione, che si fa beffe dei proponimenti meramente soggettivi, oppure la, sottolineatura nelle berlinesi Lezioni sulle prove dell'esistenza di Dio dell'aseità del Dio Padre, non mediata cioè dalla coscienza soggettiva umana) e ,persino una mistica dell'oggetto, un panteistico immergersi nel mondo, che si espr1me soprattutto in componimenti giovanili, come la poesia Eleusi o ne Lo spirito del cristianesimo e il suo destino, nelle considerazioni sul battesimo per immersione nelle acque del Giordano: « Non vi è nessun sentimento che sia cosi omogeneo col desiderio dell'infinito, .quanto il desiderio di seppellirsi in una distesa d'acqua. Chi vi s'immerge ha dinanzi a sé qualcosa di estraneo che gli scorre tutt'intomo e che può sentire in ogni punto del -suo corpo; egli è .tolto al mondo e il mondo a lci » 102 , ln secondo luogo, la ,prevalenza del soggetto in Hegel non è solo ideaListica: è la ,prevalenza del momento intensivo, che ha il suo « onore » nel non volersi perdere nell'estensione quale finora è stata 103 , la prevalenza « di .un fattore d'urto, che dissoda sempre di nuovo l'oggettività» 104 • Attraverso questo fattore d'urto, soggettività mediati:! con l'oggetto, il pensiero e fa sua dialetnica, che sono « la piu alta forza produttiva umana » 105 , 11iescono a dissodare quel residuo oggettuale, storico e qualitativo, che il calcolo e il meccanicismo non erano stati capaci di dissolvere 106 •

· Quel che in Hegel è l'es&enziale è quindi la mediazione dialettica soggetto-oggetto, la mediazione (come la intende Bloch) tra l'elemento intensivo, soggettivo, socratico della 102 Cfr. HeieI, Der Geist des Christe11tums und sein Schicksai, in Hegel, Theologische }ugendschriften, a cura di H. Nohl, Tiibingen, Mohr, 1907, p. 319 (trad. it. di N. Vaccaro e E. Mirri, Lo spirito del cristianesimo e il suo destino, in Scritti teologici giovanili, Napoli, Guida, 1972, p. 472). çfr. E. Bloch, Subiekt-Obiekt. Erliiuterungen zu Hegel, cit., p. 326 (trad. it., infra, p ..340). 103 Cfr.. E. Bloch, Subjekt-Obiekt. Erlauterungen zu Hegel, cit., p. 108 (trad. k, infra, p. 110). toi Ibidem, p. 103 (trad. it., infra, p. 104). 1os Ibidem, p. 110 (trad. it., infra, p. 112). 106 Ibidem, p. 63 (trad. it., infra, p. 61). Cfr. ibidem, p. 65 (trad. it., infra, p. 63): « ...anche la dialettica hegeliana è teoria del movimento, ma non una te0ria ancora mcccanic.isdca, come in Galilei e in Newton, bensf qualitativo-produttiva, OSCIUTTO ALL'EDIZIONE DEL

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le sue maniere di pensare e di sentire, le sue abitudini etiche e le sue vfrtu, cosi è, per lo meno, da notare quando un popolo perde la sua metafisica, quando presso di esso non ha piu alcun reale esistere lo spirito che si occupa della sua propria pura essenza » ( III, p. 3) 2 • In altri termini, qui si sente sia la mancanza che il bisogno di una sosta, e anche se la sosta hegeliana è spesso piu che altro dovuta a una fermata, e cioè in quel che è divenuto, e anche se la fede della sosta hegeliana porta con sé una gran quantità di superstizione eteronoma, tuttavia la visione del nesso ultimo quale l'aveva la ragione borghese, è buona o utilitaristicamente non buona per un Chronos, che spesso solo nel guadagnare e in ciò che vi è connesso non insegue fuochi fatui e non ha una mèta davanti agli occhi. Vale certo anche qui, per ciò che concerne il carattere definitivo dei nessi ,e persino la pretesa ad una filosofia diventata « assoluta»: vi è una radicale diffidenza verso ogni chiusa immagine del mondo, che si ritiene perfetta e fa violenza all'uomo; e come è divenuta reale questa diffidenza di fronte al piombo totalitario! Ma il metodo di Hegel 1 a differenza dell'incantesimo del definitivo, rompe col falso condurre a termine e lo fa esplodere. Infatti, malgrado ogni schermo che si ponga sulla luce, la dialettica irrompe sempre, mostra i pungoli come aiuti della contraddizione. In tal modo, Hegel ancor oggi crea la discontinuità anche là dove non è stato rimesso con i piedi a terra, e soprattutto là dove quest'ultima operazione era in statu nascendi, aperta in avanti. Con questo viene insieme indicata all'umanità qualcosa che le è sotto molti aspetti comune, e non da ultimo il dovere di opporsi dovunque al processo di incrostazione, per mantenere l'esistenza in transizione e fluidità. E per quanto concerne la verità stessa, specifica-niente nel suo oriente, cosi insegna Hegel, phi persuasivo che mai: « Chiamando il sapere concetto, e l'essenza o il vero l'essente o l'oggetto, l'esame consiste nel vedere se il concetto corrisponda all'oggetto. Chiamando peraltro l'essenza o l'in-sé dell'oggetto concetto ... l'esame consiste nel vedere se l'oggetto corrisponde al suo concetto» (Il, pp. 76 s.) 3 • Ciò connette 2 Cfr. Hegd, Scienza della logica, trad_ it. di A. Moni, rcvis. di C. Ccsa, Bari, Laterza, 1968, voi. I, p. 3. l Cfr. Hegel, Fenomenologia dello spirito, trad. it. di E. De Negri, Firenze, La Nuova Italia, 1963, voi. I, p. 74.

POSCRITTO ALL'EnlZlONE DEL

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quindi la piU o meno appropriata adeguazione del pensiero al suo oggetto con la piu o meno riuscita o non riuscita adeguazione dell'oggetto a ciò che esso stesso è in verità. Una connessione ricca di insegnamenti ed una misura per ogni realizzazione; il fututo anche qui non smentirà mai una misura hegeliana. Soprattutto perché essa come tale manca - fedele al vero, che a.ncora non esiste.

E. B. Tubinga, luglio 1962

Introduzione

DOMANDE

Anche dal nulla qualcosa diviene. Ma ad un tempo qualcosa deve esservi messo. Cosi non s.i può dare ad alcuno se non ciò che egli ha già. Che ha per lo meno come desiderio, altrimenti ciò che si porge non è piu sentito come dono. Bisogna che sia stato richiesto, anche se soltanto in un oscuro sentimento. Nulla ha valore di risposta se non è stato prima richiesto. Perciò tanto chiarore rimane non visto, come se non esistesse.

PENSARE AUTONOMAMENTE

Chi si affida soltanto al corso delle rappresentazioni, non va molto avanti. Egli si trova immobilizzato dopo poco tem• po in un gruppo generale di modi di dire scialbi e rigidi. Il gatto cade sulle zampe, ma l'uomo che non ha imparato 3 pensare, che non esce dalle brevi, solite connessioni delle rappresentazioni, cade in ciò che è l'eterno ieri. Egli ripete quello che altri hanno ripetuto, egli segue passivamente una frase. Il pensare invece, a differenza dello scorrere prestabiHto -dalle rappresentazioni, comincia subito come pensiero autonomo. Questo si muove come l'uomo che gli sta dietro e lo produce. Impara per sapere dove ci troviamo, raccoglie sape• re per comportarsi di conseguenza. Il pensiero autonomo addestrato non accoglie nulla di fisso e bell'e fatto, né fatti bene ordinati né generalizzazioni ormai morte né slogan infarciti di ptomaine'. Vede meglio se stesso e ciò che è uno nel divenire, e si trova come un pioniere dinnanzi a confini che si spostano continuamente in avanti. Lo studio deve trovarsi in rapporto attivo· con il suo oggetto, poiché ogni sapere deve considerarsi valido in quanto vive in divenire e penetra attraverso le incrostazioni. Chi nello studio si comporta passivamente ed approva solo con il capo, si addormenterà presto. Ma chi penetra dentro il problema e ad esso si accompagna lungo sentieri mai attraversati diviene maggiorenne, può alia 1

Sostanze tossiche derivanti dalla degrada:l.ione ddJe i,roteine.

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INTRODUZIONE

fine distinguere l'amico dal nemico, sa dove ciò che è giusto si apre una strada. Il trotto sotto tutela è comodo, ma un'idea energica è prova di coraggio, è propria del giovane e dell'uomo fatto.

Rimando « La prima cosa che qui si deve imparare è stare in piedi» (Hegel, Werke, Gesamtausgabe, 1832-45, VIP, p. 94) 2 • Non si ripeta nulla banalmente, trasformandolo in chiacchera: « Se l'apprendere si limitasse ad un semplice ricevere, l'effetto non sarebbe migliore che se si scrivessero frasi sull'acqua» (XVI, p. 154) 3.

IL LINGUAGGIO DI HEGEL Di ciò che è piano e abituale non rimane piu alcuna tracda. Hegel è difficile, non c'è dubbio, è uno dei piu scomodi

fra i grandi pensatori. Molte de11e sue frasi si presentano come recipienti pieni di una bevanda forte e ardente, ma il recipiente non ha anse o non ne ha a sufficienza. Le infrazioni nei confronti della grammatica normale sono frequenti, e non è solo il purista a prendersi talvolta la testa tra le mani. L'usuale rimprovero ai filosofi tedeschi: che scrivono male, ad eccezione di Schopenhauer e Nietzsche, è tuttavia un'assurdità già nei riguardi di Kant ed ancor piu di Hegel. Una attenzione sospetta fu rivolta a questo rimprovero; è un mezzo per sbarazzarsi dei grandi pensatori. Per quanto l'espressione si presenti spesso rozza e frammentaria, inframezzata talvolta in Hegel da bizzarre espressioni francesi ed in particolare latine ( « dalla dissertazione prossimamente da attendersi del si2 Cfr. Hegcl, Enzyklopadie der philosophischen Wissenscha/ten, § 396, Zusatz. ~i tratta della cosiddetta « Grande Enciclopedia» o System der l'hilosophie, che comprende, oltre al testo della terza edizione dell'Enciclopedia ( 1830}, quella tradotta in italiano dal Croce, anche le aggiunte (Zusatze), tratte dagli appunti di Hegel e dai quaderni degli uditori dei corsi sull'E11cic/opedia. J Hegel, Funi Gymnasial-Reden. Am 14. Septembtr 1810.

IL LlNGVAGGlO DI HEGEL

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gnor Hotho desumo ... » = ex dissertatione proxime apparitura), è ancora piu insensato, quando si tratta di grandi pensatori, prendere linguisticamente fischi per fiaschi. Il linguaggio di Kant è di una precisione inebriante; il lettore si accorge del suo valore non appena lo nota non nella filosofia, ma nella poesia, ad esempio in Kleist, la cui prosa è costruita su quella di Kant. Il linguaggio di Hegel presenta sempre, quando il lettore sia riuscito a penetrare la sua caparbia terminologia, la musica del tedesco di Lutero, accompagnata dalla piu impetuosa chiarezza. Con la chiarezza di un lampo, da un cielo coperto, quando all'improvviso rischiara, precisa, abbraccia l'intero paesaggio. Il linguaggio di Hegel spezza la grammatica usuale solo perché esso deve esprimere l'inaudito e per il quale la grammatica finora non offre alcun appiglio. Uno scolaro di Hegel, il giurista Sietze, non si esprime male, anche se in modo un po' troppo psicologico e nell'insieme esagerato (dr. Rosenkranz, Hegels Leben, 1844, p. 361) 1, quando dice: « La manifesta difficoltà di espressione di Hegel potei spiegarmela solo ammettendo che in una certa misura pensasse per sostantivi, che nella considerazione di un oggetto le relazioni gli apparissero piu o meno come figure che entravano in azione reciprocamente, e che traducesse solo in seguito queste azioni in parole L.] . Questo non perché non conoscesse le regole, ma perché doveva per prima cosa tradurre il contenuto - dei suoi pensieri, dimodoché in una certà misura ogni lingua gli sembrava una lingua straniera ». La verità è questa: la sintassi delle parole viene infranta là dove non appare adeguata a11'unica sintassi che può fornire regole alla filosofia: la sintassi logico-dialettica. Tuttavia ciò non toglie la vita propria del linguaggio del pensiero hegeliano, tanto pio che Hegel non aveva affatto coscienza di tradurre se stesso da una regione priva di linguaggio. EgH dichiara al contrario: « La parola dà ai pensieri la loro esistenza piu degna e piu vera ,.. Come il verace pensiero è la cosa, cosi lo è anche l:i parola quando è adoperata da un pensatore verace » ( En• zyklopadie, § 462, Zusatz} 2 • Vi è sangue e midollo nell:1 lingua di Hegel, un corpus proveniente dal retaggio della I Cfr. K. Rosenkranz. Vita di Hegel, ttad. it. di R. &,~, scriveva nel 1812 ad un olandese\ « ai non iniziati quel mondo deve, per il suo contenuto, apparire senz'altro come un mondo alla rovescia, perché in contraddizione con tutti i concetti ai quali sono abituati, e con quanto appariva loro cotne valido, secondo il cosiddetto buon senso ». La citata definizione del suono rappresenta semplicemente un codice di questo dialettico esser-diverso per amore della « semplicità ». Persino in questo esempio di terminologia hegeliana •- probabilmente il piu spiacevole - indizi minuti, singolari indicano la vera forma. Il « tremolio », l'« essere trapassato nel frazionamento materiale », il suonò come « animazione meccanica » appartengono a questo modo di procedere; la profondità intuitiva ( anche se di tipo piu qualitativo, e quindi del tutto insolita nella fisica) giunge a costruzioni concèttuali il cui senso appare quasi assurdo. E questo valga a spiegare la piu inusitata delle espressioni tecniche ( ed il suo amalgama) di cui 1-legel si sia mai servito in un solo passo. Post festum, può servire come pietra di paragone della penetrazione che la coscienza filosofica di Hegel ha raggiunto. In ogni taso frasi come quella citata sull'acustica sono da distinguere dalle vere frasi che spandono una luce d,t lampo temporalesco e da ciò che in esse è oggettivamente difficile da dire. Qui a Hegel accade spesso - e a ragione - di inconuare nei suoi pensieri sfingi egizie. Quegli esseri, di cui egli, come sempre sdegnato, dice: « Accoppiando l'oscurità del pensiero con la chiarezza dell'espressione, erompono nel linguaggio di una sapienza profonda e difficile a intendere» (II, p. 526) 6 • 3. Piu importante di tutto è imparare che qui i concetti 5 Fiegel an Van Ghert, 18 dicembre 1812, in Briefe von zmd an Hegcl, cit., voi. I, p. 426 ( trad. it. cit., pp. 134-135). 6 Cfr. Hegel, Fenomenologia dello spirito, cit., voi. Il, p. 21.5.

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INTRODUZIONE

sono fluidi. Secondo il punto di vista comune tutto è statico anche se si trovi a guardare fuori da un treno in movim;nto. In questo caso tuttavia quel punto di vista si accorge di essere lui solo in viaggio 1 mentre l'albero rimane albero e soltanto ora o una casa o una roccia o l'aria vuota ne prendono il posto. L'ombra è nera, dice il sillabario, ma sulla nev-e è azzurra; e chi crede che un abisso sia sempre aperto vi cadrà dentro coperto di neve. In Hegel, come in un paesaggio in movimento, le cose si trasformano incessantemente, sebbene sempre in base a leggi. Non a piacere, cosi come per gli avvocati il nero diventa bianco, e non in modo privato, per cui ciò che per uno è la sua civetta per l'altro è il suo usignolo. Se il nero diventa bianco non lo diventa per prestidigitazione, poiché questa si ferma alle cose inerti, scambiando le cose, e le distribuisce come carte da gioco, mà non le modifica. Ma è la cosa stessa che si sviluppa nel suo corso: non riferita ai diversi osservatori 1 bensf ai diversi tempi, potrà àpparire ora una civetta ora un usignolo e viceversa. La ragione diviene assurdo, il beneficio tormento: tutto ciò fa sì'. che oggi 1 poiché lo si può sperimentare con dolore, è senz'altro piu comprensibile il mutamento dell'usignolo in civetta. Ma sicuramente la civetta si trovava già nell'usignolo e viceversa, altrimenti il mutamento dell'una nell'altro non si produrrebbe. Cioè: il lettore di Hegel deve familiarizzarsi con la palese, oggettiva contraddizione presente in tutte le cose, cheH linguaggio concettuale di Hegel incessantemente rispecchia. Deve imparare a mostrare una vigile diffidenza verso ogni concetto :fisso, affinché questo non diventi uno stereotipo, non phi adeguato alla realtà. Perciò il lettore informato, quando legge in un giornale borghese « libera iniziativa», non pensa a ciò che cinquant'anni fa si chiamava ed era cosi, ma a quello che di essa è derivato nell'economia monopolistica, e che al piccolo uomo di affari viene spacciato col nome della vecchia ditta. I trucchi degli avvocati, che falsamente si chiamano dialettici, sono in verità ropposto: sono cioè immobili. Alla civetta che già si trova nell'usignolo si collega qualcosa di ancora piu sbalorditivo, e con esso il lettore di Hegel deve fa:miliarhzarsi. Riguarda la connessione degli apparentemente opposti, anzi l'equazione dei due. Nella letteratura colta ciò è noto da tempo come il cosiddetto «paradosso», e

INSOLITE ESPRESSIONI TECNICHE

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ciascuno ne trae ammaestramento. A tal genere appartengono già designazioni contraddittorie come: fecondità artificiale, oppure: duttile pedanteria; Joh. V. Jensen è in questo un maestro. Oscar Wilde, Bernard Shaw fornirono, sotto forma di sentenze, molte armonizzazioni dell'inconciliabile: qui però l'inconciliabile è veramente tale, non è quindi una contraddizione ma soltanto un contrasto o una diversità totale che fa semplicemente scintillare la cosa. Maestro del paradosso a base di capovolgimenti è in letteratura - una inattesa piccola scuola preparatoria per il lettore di Hegel - Chesterten, uno degli uomini piu geniali che siano mai vissuti. Il suo mo~ do di pensate può essere indirizzato anche al nostro scopo, indipendentemente dall'intenzione dèl motto di spirito di Chesterton, che purtroppo scatta sempre a favore dei preti 7 • Nei riguardi del paradosso, istruttivo per quanto c'è di mutevole, è vera questa frase: « Il suo grande acume lo lasciava in una nube di sano dubbio intorno alla cosa». Oppure que.., st'altra: « Coloro che scrivQno articoli di fondo sono sempre arretrati rispetto al loro tempo perché hanno costantemente fretta. Essi sono costretti a ricorrere continuamente ai loro antiquati punti di vista sui diversi problemi; tutto quel che si fa in fretta :è sicuramente superato». Oppure questa: « Quale amico dell'umanità, Shaw è come Voltaire, il piu audace e duro campione, sulla punta acuminata delle cui armi i miseri difensori di una btutalità virile si contorcevano come vermi>>. Oppure questa: « Noi chiamiamo ascetico il dodicesimo secolo ed il nostro tempo pieno di volontà di godere. Ma in quell'epoca ascetica l'a~ore per la vita era cosf visibile mostruoso che doveva venir limitato. In un'epoca edonistica la gioia è invece caduta sempre piu in basso, tanto che ha bisogno di venire incoraggiata. È c9sa singolare dover considerare un giorno di festa come un giorno di digiuno e spingere gli uomini ad un banchetto con la punta della lancia » (Chesterton, Bernard Shaw, pp. 101, 236, 75, 239 s.). Dai libri di Chesterton si potrebbero trarre centinaia di tali argomenti e contrario ( e spesso dal contrario contenuto nella cosa stessa); il loro metodo è sempre un'equazione di opposti e con ciò la .soppressione di un comodo schema precostituito. Vorigine di tutto ciò si trova nella sorprendente sotti7

Allusione al famoso _personaggio di Chesterton, padre Brown.

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INTRODUZIONE

gliezza della scolastica, ma il prototipo di queste equiparazioni - quello non piu preoccupato dell'effetto, ma della verità - si trova in Hegel; qui il paradosso è la voce stessa dell'oggetto contro il buon senso che tende a isolare. Esempi ( che dovranno tutti essere chiariti): « Ciò che è interno esiste anche esternamente, e viceversa [ ... ]. Ciò che è solo un interno, è anche con ciò solo un esterno; e ciò che è solo un esterno, è anche solo, anzitutto, un interno » (Enzyklopiidie, §§ 1.39, 140) 8 • Oppure: « La necessità esteriore è propriamente necessità casuale. Una tegola cade dal tetto ed uccide un uomo, il cadere e il colpo sono casuali, possono essere o non essere. In questa necessità esterna solo il risulta• to è necessario, le circostanze sono casuali » ( XII, p. 15 ) 9 • Oppure: « Il trapassare e il riprodursi dello spazio nel tempo .e del tempo nello spazio, - sf che il tempo sia posto spazialmehte come luogo, ma questa spazialità indifferente sia posta anche immediatamente come temporale, - è il movimento [ ... ]. Una tegola per sé non ammazza un uomo, ma produce quest'effetto solo mediante la velocità acquisita: cioè l'uomo viene ammazzato dallo spazio e dal tempo » ( Enzyklo piidie, § 261) 10• In tal modo, quindi, interno ed esterno sono la stessa cosa) per lo· meno come cose vuote; e cosf caso e necessità, per lo meno come cose esterne; e spazio e tempo, per lo meno nel luogo del movimento sono la stessa e identica cosa. Il punto piu paradossale di Hegel si trova dove non c'è ancora né luogo né movimento, ma dove questo soltanto comincia: all'inizio. In esso si trova la seguente determinazione fondamentale: « Essere e nulla son la stessa cosa .. , Ma non meno esatta dell'unità dell'essere e del nulla è anche l'affermazione che essi sono affatto diversi [ ... J. Se non che non ess~ndosi qui la differenza ancora determinata, - che essere e nulla sono ancora l'immediato, - essa resta, quale è in essi, l'ineffabile» (Enzyklopadie, § 88) 11 • Cfr. Hegel, Enciclopedia delle scienze filosofiche, cit., p. 130. Delle Lezioni sulla filosofia dl:lla religione è apparsa recentemente la traduzione italiana completa a cura di E. Oberti e C. Borruso, Bologna, Zaniche!Ii, 1973. Anche in questo caso la traduzi.one è condotta su un testo diverso da quello utilizzato dal Bloch, e precisamente: Hep;el, Vorlesungen iiber die Philosophie der Religio11, a cura di G. Lasson, Lei{)Zig, Meiner, 1927-1930. IO Cfr. Hegel, Enciclopedia delle scienze filosofiche, cit., S 261 e nota, pp. 222-223. 11 Ibidem, S 88 nota, pp. 93-94. 8

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lNS(iLlTE ESPKESSlONl TECNICHE

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Queste sono alcune forme della «terminologia» di Hegel: anche se parlano tedesco, a coloro a cui non sono familiari sono state presentate come manicomio o abracadabra. Che essere e nulla siano la stessa cosa è per lo meno del tutto asseribile: basta apri.re il proprio borsellino e verificare il contenuto esistente o non esistente. Ma poiché Hegel stesso si trovava in questa situazione ed inoltre ha aperto nel mondo ben piu cose che il suo borsellino, sull'argomento del borsellino ha qualche valore il paradosso di Chesterton: « Il suo grande acume 16 lasciava in una nube di sano dubbio intorno alla cosa ». Un dubbio che si scioglie per il fatto che essere e nulla sono e non sono ugualmente la stessa cosa; in bre• ve, siamo cosi di fronte al punto di partenza dell'intera conoscenza di sé dialettica, dell'uomo come delle cose: - dall'inesprimibile all'esprimibile. Dal non-sviluppato al frutto, per mezzo della spinta delle contraddizioni sorte una dall'altra. 4. Un piu semplice orientamento del lettore viene favorito dai concetti di « astratto » e « concreto ». Tale orientament-J è tuttavia importante anche per comprendere il procedere del pensiero di Hegel. Proprio per comprendere il senso realistico, che qui agisce nonostante il logico, troppo logico assetto. Astratto, nel comune uso linguistico, è detto un oggetto che viene sottratto al visibile e si libra sopra di esso. Cosf « frutta » è un concetto astratto a differenza di mele, pere, uva, cosf il « triangolo » e l' « umanità» in genererale. Se un astratto del genere coincide con un nome di un genere 12 , con qualcosa di piu alto e comprensivo, quest'ultimo può venire inteso anche come piu alto nel senso del valore. Questo è il caso quando umanità o virtu, anch'essi astratti, si elevano sui concetti inferiori concreti: l'idea diventa allora un ideale 13 • Il concreto si trova invece nell'uso comune della lingua sempre piu basso, o come cosa visibile, afferrabile singolarmente o come ciò il cui valore può essere misurato in quanto non molto elevato, anzi sublime. Hegel ora capovolge appunto questa scala di valori: l'astratto è, in parte, la vuota rappresentazione generale, in parte, come lato formale del concetto, il suo semplice « contenuto non sviluppato ». 12 Il

Gattungsname. Das Ideelle wird dann ein Jdeales.

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IN'l'RODUZIONE

Il concetto invece è ciò che si è dipanato in determinazioni particolari e singole, l'universale mediato dalla singolarità. L'astratto è quindi l'indeterminato o !'in sé che poggia solamente su se stesso ( perciò Hegel chiama tutta la sua logica, per quanto essa sia in sé piena di determinazioni, come quella dello spirito semplicemente in sé, astratta, « che ha nell'astratto il suo elemento ») . li concreto non è certo la sempli.ce, arbitraria, sensibile, aconcettuale singolarità, ma la singolarità razionalmente compenetrata che si è aperta nella sua .ricchezza dialettica. L'astratto perciò sta al concreto come l'ombra al corpo vivente o la silhouette al quadro a colori. .A questo proposito, ciò che dobbiamò ulteriormente conside.rare, e che purtroppo costituisce l'idealismo hegeliano, il con.cetto di prius, è che solo l'astratto della semplice rappresenta.zione ( quindi l'astratto psicologico, per Hegel del tutto inautentico) segue temporalmente al singolo. Invece, ciò che è logicamente astratto è il prius del singolo concreto: come l'in sé non sviluppato. L'astratto quindi viene dovunque presupposto come l'assetto logico della cosa, ma dovunque ci si deve .anche allontanare da esso, verso ciò che Hegel potrebbe chia:mare, con Gottfried Keller, •« l'aurea sovrabbondanza del mondo». Tutto ciò invece di procedere dal concreto all'a.sJratto, come vuole l'ordine consueto, in parte psicologico, in parte grammaticale, di questi termini. L'astratto è quindi _proprio l'immediato, ciò che nel consueto uso linguistico ha il valore di « pienezza », « ricchezza », anche di quanto viene .ex abu-ndantia cordis. In Hegel al contrario l'astratto è ciò .che vi è di piu povero, l'in sé non ancora sviluppato; l'immediato diviene concreto solo in quanto viene mediato. Cioè, .in quanto si dipana mediato ed appare essenzialmente come -ciò che 1:sso è; poiché appunto: mediazione concreta è quella •« semo-1ente eguaglianza con se stesso », in cui l'universale :si apre al particolare, cosf come il particolare fa apparire con.creto l'universale. Soltanto queste due cose insieme, l'univer·sale incarnatosi, Hegel chiama totalità; essa è il segno piu ·pieno della raggiunta concretezza, è l' « unità dell'universale ,e del particolare». Il totum come concetto piu esteso di tutti è il piu. vicino alla pienezza dei fenomeni, anzi è esso stesso tale pienezza; la vera estensione è il contenuto singolo _pienamente mediato con se stesso.

INSOLITE ESPRESSIONI TECNICHE

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Chi pensa astrattamente? « Pens!U"e? Astrattamente? - Sauve qui peut! - Già sento esclamare: traditore comprato dal nemico ... Il problema è solo: Chi pensa astrattamente? L'uomo incolto, non l'uomo colto. Per la mia affermazione è sufficiente portare esempi, e tutti riconosceranno che la confermano. Un assassino viene dunque condotto al patibolo. Per il popolo semplice è solo un assassino. Le signore osservano forse che è un uomo robusto, bello, interessante. Il popolo trova l'osservazione mostruosa: Come? Un assassino bello? Un conoscitore degli uomini esamina come sia svolta la formazione di questo criminale, e nella sua storia, nella sua educazione, trova cattivi rapporti in famiglia fra il ·padre e la madte; per una lieve mancanza una durezza in un certo modo abnorme che lo ha inasprito nei riguardi dell'ordinamento civile; una prima reazione che lo spinse al di fuori di esso, e gli rese possibile, infine, di mantenersi solo con il delitto. È pensare astrattamente non vedere nel criminale se non questo concetto astratto per cui egli è un assassino, e con questa semplice qualità cancellare in lui tutta la sua essenza umana. "Vecchia, le vostre uova sono marce", dice la· cliente alla moglie del rivendugliolo,. "Cosa?", replica questa, "le mie uova marce? E me lo dice in presenza delle mie uova? Suo padre non è stato divorato dai pidocchi in mezzo alla strada, Sua madre non è scappata con i francesi e Sua nonna non è morta fa ospedale? - si faccia pure di ,una camicia intera una sciarpa: si sa bene da dove vengono la sciarpa e la cuffietta; se non ci fosseto gli ufficiali, certa gente non sarebbe ora cosi agghindata; badi a rammendarsi solo i buchi delle calze". - Insomma, le rivede le bucce; pensa astratta.mente e classifica la cliente secondo la sciarpa, la cuffia, la camicia, le dita e le altre parti del corpo, e anche secondo il padre e tutta la schiatta, solo perché ha commesso il delitto di trovar marce le uova. Tutto in lei è continuamente segnato da queste uova marce; mentre invece quegli ufficiali, di cui la rivendugliola ha parlato - ammesso che c'entrino, ma c'è da dubitarne - avrebbero preferito considerare in lei ben altre cose. E per passare dalla domestica al servitore, nessun domestico si trova peggio che presso un uomo di bassa origine e

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lN'fRODUZlONE

di basse rendite. L'uomo volgare pensa ancora una volta astrattamente, si dà delle arie di fronre al domestico e si comporta con lui solo come con un domestico; si attiene a questo solo predicato ... Nell'esercito si presenta la stessa differenza. In Austria il soldato può essere bast0nato. È quindi una canaglia, poiché chi ha il diritto passivo di essere bastonato è una canaglia. Ne consegue che il soldato semplice vale per l'ufficiale in quanto abstractum, soggetto basLonabile, di cui deve occupparsi un signore, con tanto d'uniforme e dragona, il che è una bella seccatura » ( XVII, pp. 400 ss.) 14. « Parole generiche e grande presunzione>>, dke Goethe, « hanno ~empre preparato molti danni». Esse sono per Hegel ptoprio ciò che provoca un danno immediato, ed ancora una volta nella forma dell'astrattezza, in questo caso della ragionevolezza astratta: « Ciò che suol chiamarsi sano intelletto umano 1\ non è filosofia, e spesso tutt'altro che sano. I1 sano intelletto umano contiene le massime del proprio tempo [ .•.. ] Similmente prima di Copernico sarebbe stato contrario ad ogni sano intelletto umano sostenere che la terra gira intorno al sole; e prima della scoperta dell'America dire che da quella parte c'era un altro continente. Similmente nell'India e nella Cina sarebbe ancor oggi contrario ad ogni sano intelletto umano un governo repubblicano. Questo è il modo di pensare di un'epoca in cui sono contenuti tutti i pregiudizi del tempo: è governata dal pensiero determinato di essa senza averne coscienza » ( XIV, p. 3 6 ) 16 •

IL NUCLEO ESSENZIALE DEL PENSIERO DI HEGEL 1. Pensieri fiacchi e poco significativi si racchiudono raramente in forme concise. Hanno bisogno di molte parole, 14 Cfr. Hegel, W er denkt abstrakt? ( vedine il testo critico, a cura di A. Bennholdt-Thomsen, in.« Hegel-Studien », vol. V [1969], pp, 161-164; il saggio hegeliano eta stato tradotto da P. Togliatti, cfr. G.W.F. Hegel. Chi pensa in astratto?, in «Rinascita», XIV [1957], n, 1-2, gen.-feb., pp. 34-35). IS Gesrmder Menschenverstand ossia «buonsenso». 16 Cfr. Hegel, Lezioni sulla storia della filosofia, cit., voi. II, p. 33.

ll NUCLEO ESSENZTIII.F. DEL l>ENSIERO Dl HEGEL

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in questo sono parenti della menzogna. Devono continuamente aggirarsi attorno al problema ·che dicono di voler affrontare, poiché non lo colgono con precisione o forse non lo vogliono cogliere. Tanto piu lunga la chiacchera, tanto piu povero il significato e piu traditrice la sintesi. È per contro caratteristico di un grande pensiero che, quando è necessario, sia in grado di sopportare la piu grande sintesi e anzi ne sfo capace in modo particolare. Il peggior giorno nella vita di un pensatore che senza mèta, senza necessità si mette a inseguire qua e là i fuochi fatui, può essere quello in cui dovrà dire in mezza pagina quel che vuole, ed anzi quello che ha combinato. A questo punto cascano tutti gli orpelli: per essere laconici bisogna aver spina dorsale. Quel che hanno voluto dirci pensatori di mezza tacca, anche alcuni di buona statura media ( come Herbart), non lo si può neppure accennare in una mezza pagina. Mentre la sola frase: « Conosci te stesso », rivela tanta parte di Hegel.

2. Un Maestro si mostra anche nelle piccole cose, ma questo deve ovviamente essere inteso con discrezione. In nessun caso dapprima apparirà altro che un'indicazione; solo piu tardi essa diventerà pienamente significativa, dopo che il lettore si sia un poco orientato. L'andazzo comune di ridurre le poesie, ad esempio, a concetti mediocri fa giustamente inorridire e non deve essere imitato. Infatti, ciò che da tempo i maestri di scuola ne estraggono come nucleo essenziale è comico o insignificante. Non si può dire che la frase « Si saetta sulla frutta » riassuma il Guglielmo T ell né che Otello rappresenti, piu o meno, la gelosia o Fidelia la fedeltà coniugale o una grande opera filosofica un qualsiasi generico luogo comune accettato da tutti. Chi crede che l'etica di Kànt si possa ridurre al detto familiare: « Non fare ad altri quel che non· vuoi sia fatto a te », a questo amico della concisione è da sconsigliare il proseguimento degli studi. Il vero nucleo del barboncino I appare dovunque in modo diverso; anche per questo nucleo, specialmente per esso, vale ancora: cave canem. Perciò il laconismo di cui può essete capace un grande pensiero, e talvolta anche una grande opera d'arte, nella 1 Des Pudels Kern, ossia del problema, del busillis. Allusione al Fa11st di Goethe (I, 132}), alla scena in cui il harboncino si trasforma in Ml"fìstofcle.

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INTRODUZIONE

misura in cui contiene idee, non è mai ingenuo o triviale.

Se si presenta cosi, non serve neppure come indicazione, anzi fa perdere l'orientamento. Cè qualcos'altro che aiuta a distinguere la feconda concisione dalla semplice abbreviazione. È il rinvio o non rinvio a ciò che è grande e vasto mediante una formula concisa. Se_ un pensiero è per sua natura conciso, può talvolta 8 • E questo movimento è cosf gioiosamente storico-universale che ciò che in esso si muove getta via i suoi veli, per indossarli di nuovo, nella spirituale storia fenomenica; come veste vivente, in modo sempre piu preciso e piu vero. 4. Conoscere se stesso, nessuna parola può es~ere piu calda, piu avvincente. E Hegel non pensa a nient'altro che a questo, nient'altro insegna, in modo insolito, cioè senza vanità, e denso di significato. Il Sé non è qui mai il singolo io, ma è tuttavia umano; ciò che a noi è semplicemente esteriore e rimane tàle non trova, da parte di Hegel, buona accoglienza. Tanto meno ciò che è esterno e casuale nell'io, quella piu o meno vana apparenza che non deve essere scambiata con l'essere-stesso. Nei riguardi della conoscenza, tutto ciò è per Hegel indifferente come la particolare forma del naso di un pensatore. « Quel che vi è di personale nei miei libri », disse a questo proposito Hegel ad una commensale che lo guardava ammirata come fosse un tenore e si sentiva onorata di sedere accanto ad una figura cosi interessante, « Quel che vi è di personale nei miei libri è falso ». E l'io che con tanta indignazione viene respinto o estromesso, non è assolutamente l'uomo vivente, come piu tardi Kierkegaard, muovendo dalla interiorità pura, rimproverò a Hegel. Per questo nel magistero di Hegel vi è troppa riserva d'acqua sorgiva, nel suo estrinsecarsi vi è troppa robusta sostanza, passione, impenetrabilità. La dotta vastità di Hegel desidererebbe evidentemente la oerfetta solitudine dell'essere-per-sé nel mondo. Hegel vu-:i1e dunque che il soggetto immediato venga abbandonatC', affinché si esprima mediatamente ed oggettivamente come ciò che è proprio a tutta l'umanità. Per il pensatore oggettivo scompaiono cosi tante cose, ben altro che 1a casuale forma del naso; scompare ciò che per ciascuno è piu urgente, ciò che costituisce il mondo dell'attualità e della decisione, e che non può essere derivato certo dallo spirito dell'umanità, per quanto fiorente possa essere. Tuttavia t Ibidem, vol. ll, p. 299.

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INTRODUZIONE

come già abbiamo visto e sentito a pr.:>posito delia lingua di Hegeì, nell'insopprimile accento ai passione ed anima del suo Logos, Hegel si trova profondamente immerso in quelle autoscissioni e conversioni dell'animo in se stesso, senza le quali non sarebbero riconosdbili né l'inquietudine dialettica né l'esigenza principale di questa, il ~< conosci te stesso >>. Solo in questa verità e verso questa verità si nwove in ultima istanza 1a cosf accentuata ripulsa di ogni particolarità, di ogni maniera, essa gli apparve il sigillo di ogni cosa eccelle.,te, e particolarmente di ogni cosa che coglie il vero. Quel che è di già giustamente richiesto all'arte, sembrò a Hegel, per la filosofia, ovvio: « Cosi l'originalità dell'arte si alimenta certo di ogni particolarità accidentale, ma l'assorbe solo perché l'artista possa seguire interamente i tratti e lo slancio dell'ispirazione del suo genio riempita soltanto dall'argomento, e, invece del capriccio e del vuoto arbitrio, possa rappresentare il suo vero Io nel suo argomento realizzato secondo la verità. Non avere maniera fu sempre l'unica grande maniera, e solo in questo senso sono da chiamarsi originali Omero, Sofocle, Raffaello, Shakespeare» (X1, p. 384) 9• E il pensiero carico di contenuto non deve staccarsi soltanto dall'io abituale, ma anche da quanto è esteriormente abituale, nella misura in cui non è altro che questo, non è stato meditato a fondo e non può legittimarsi davanti. alla •« ragione». Con questa esigenza Hegd rjmane fedeie al XVIII secolo, il secolo dell'Illuminismo, anche se per il resto ne rifiuta l'« individualismo» e il «raziocinare» antistorico. Respinge il « raziocinare astratto del puro intelletto » ed esalta la « ragione» in quanto capace di afferrare l'oggetto e concreta. La ragione è per lui concreta perché non si trova al di fuori del corso del mondo, ma si ritrova e si riconosce anzi nella tradizione e nell'effettualità. Hegel diventa cosi, su questo punto, un pensatore della Restaurazione, cioè della relativa vittoria delle vecchie forze storiche su i Giacobini del 1793 e sull'essenza non proprio tradizionalistica dell'Ilh.,minismo. Ma, attraverso questo-senso storico diviene anche relativamente realistico e nvn rinunzia affatto all'eredità dell'Illuminismo, all'«intelletto» progredito a «ragione», e non certo 9 Cfr. Hegel, Estetica, trad. it. di N. Merker e N. Vaccaro, Torino, Einaudi, 1967, J;>, 335.

IJ. NUCLEO ESSENZIALE DEL l'ENSIEl7

a favore di una « maturità organica » semplicemente tradizionale. In questo Hegèl si distingue dai reazionari romantici del suo tempo, che volevano il chiaro di luna, con annessi castelli medioevali, e non il concetto, che mette alla prova 1a tradizione e soltl\nto allora, se è il caso, le rende giustizia. Perciò Hegel loda Socrate, per aver posto in imbarazzo con le sue domande spregiudicate l'opinione tradizionale. La filosofia in generale non può aver inizio senza staccarsi dal tradizionale e dalle sue catene, senza questa aurora politica: mediante questo ritrovamento di se stessa attraverso se stessa, diviene senso proprio » ( II, p. 149) 39 • Nel rapporto servo-signore l'autocoscienza è pur sempre sdoppiata, non può giungere a sé altrimenti. Lo sdoppiamento di signore e servo diventa addirittura un completo dualismo nella figura che Hegel çhiama « la coscienza infelice », questa divaricazione di al di là e al di qua, nella quale, come si è osservato, Hegel ha visto il Medioevo cristiano, la vanità soggettiva dell'ascesi e la oggettiva vuotezza del Santo Sepolcro (la trascendenza disumana). L'unità che l'autocoscienza cominciò a istituire con il suo oggetto è cosi nel contempo un'unità turbata; essa diventa piu concreta solo nella ragione. Con essa, dopo il quarto gradino della certezza di se -18 39

Cfr. Hegel, Fenomenologia dello spirito, dt., voi. I, pp, 159-160, 161. Ibidem, voi. I, p. 163.

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LA FUOSOFrA

stessa, che era posta all'interno dell'autocoscienza, si può raggiungere il quinto gradino: quello della ragione osservativa,, in cui la ragione esprime i « propri segni caratteristici » come « determinatezze essenziali delle cose ». Segue il sesto gradino, nel quale viene abbandonata questa semplice equa-zione della ragione con le cose date ( la sua reductio ad absurdum Hegel la vide nella fisiognomica di Lavater e nella frenologia di Gall 40 : « L'essere dello spirito è un osso ») 41 • Questo sesto gradino viene da Hegel caratterizzato come l' attuazione dell'autocoscienza razionale mediante se stessa, in modo tale che la ragione dell'autocoscienza cerca di attuarsi anche nel mondo. Mediante il godimento del mondo, il miglioramento del mondo, la lotta contro il mondo; lo Hegel della concretezza che esclude ogni elemento di individualità guarda con antipatia a questi tre -momenti, ma tutt'e tre aprono la strada, in fondo, alla ragione divenuta vera, al regno dell'eticità. La concretezza che esclude ogni elemento di individualità coincide a questo punto col Termidoro, che pose fine alla Rivoluzione francese e dischfose il processo della borghesia, il corso del mondo, quindi, cosf come era ormai giunto a maturazione. Nel puro riformatore del mondo come nel puro avversario del mondo Hegel intende dipingere il giacobino, il putschista astratto, Il tribuno dell'Illuminismo, che si oppone moralmente al corso del mondo, ma solo nel senso della morale privata e non sulla base di una analisi conoscitiva.iriti reali, sono effettualità peculiari e, anziché figure della coscienza soltanto, sono figure di un mondo » ( II, p. 330) 31 • Con l'otti.vo gradino, quello dell'eticità naturale 52 , lo spirito si innalza nella coscienza. Appartengono prima di tutto all'eticità naturale il rapporto dei sessi e il rapporto familiare. Vengono celebrati il popolo e la famiglia, la comunità delle antiche città-Stato, la totale eticità, bella e immediata, del mondo greco. Ma anche qui appare la persona che agisce in modo da disgregare 53 , appaiono le oscure forze della col~ pa e del destino, che si dissolvono e si chiarificano nello stato di diritto personale 54. Quest'ultimo è lo stato di diritto romano, ed infine napoleonico, in cui la persona formale diventa imperatore, signore del mondo. Nelle figure dell'eticità naturale, non scritta, Hegel ha riconosciuto molti tratti matriarcali, cosf come ha riconosciuto molti tratti patriarcali nello stato di diritto personale. Matriarcale è l'immagine dell'antica .comunità, ancora tenuta insieme da legami di sangue: « L'intiero è un quieto equilibrio di tutte le parti, e ogni parte è uno spirito domestico che non cerca il suo soddisfad;o Per intendere questa problematica, cfr. Hegel, fenomenologia dello spirito, cit., voi. I, pp. 353 ss. 51 Ibidem, vol. II, p. 4. ~2 Unbefangene Sittlicbkt'il. SJ Zerset:,.end wirkende Person: è la persona del diritto privato romam1, che disgrega atomisticamente l'unità etica. ;4 Personhafter Rechtszustand.

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LA FILOSOFIA

mento al di là di sé, ma lo ha in se stesso, perché esso stesso si trova in quell'equilibrio con l'intiero » (II, p . .344) 55 • Il nono gradino è in modo particolarmente chiaro un gradino dialettico-negativo, quello dello spirito che si è reso estraneo a sé o della cultura. Si tratta essenzialmente della cultura liberamente fluttuante 56 , che crede cioè di essere indipendente sia dalla nascita, sia dalla ricchezza, sia dalla posizione sociale. Qui è di casa la « coscienza disgregata», che non bisogna scambiare con la « coscienza infelice » di uno dei precedenti gradini, in quanto non è tetra e devotamente nostalgica come quest'ultitna, ma è disgregata in modo scintillante di spirito e frivolo. Hegel introduce qui piu precisamente l'Illuminismo come esempio; questo gradino corrisponde quindi a 9._uello altrettanto negativo del giacobinismo nella Ragione. Egli rivolge a11'1Huminismo ( considerato come fenomeno spirituale e scintillante di spirito) il rimprovero di non aver raggiunto, per non dir poi afferrato, nella sua peculiare banalità, le radici situate a grande profondità della religione popolare in genere. Si trova qui una frase molto notevole sui limiti religiosi della critica biblica di stampo filologico-illuministico: « Ora essa dunque imputa fantasticamente alla fede religiosa di fondare la sua certezza su alcune testimonianze storiche le quali, considerate come testimonianze storiche, non possono certo assicurare al suo contenuto quel grado di certezza che a noi danno -le infortnazioni di un giornale sopra un avvenimento qualunque; inoltre la pura intellezione imputa fantasticamente alla fede che la sua certezza riposi sul mero caso della conservazione di queste testimonianze ... e infine sulla giusta interpretazione del senso cli parole morte e di morte sillabe. Ma in effetto la fede non si sogna neppure di assicurare la sua certezza a tali testimonianze e accidentalità; nella sua certezza la fede è relazione sponta• nea col suo oggetto assoluto, è puro sapere l'oggetto, che non mescola ndla sua coscienza dell'assoluta essenza né sillabe, né carta, né atnanuensi e che non si media con essa mercé tali mezzucci» (II, p. 418 s.) 57• Essendo su questo punto cosi anti-illuminista, Hegel è però certamente anti-luterano; infatti egli non lascia senz'altro immutata la parola della 55 56 57

Cfr. Hegel, Fenomenologia dello spirito, cit., voi. II, p. 20. Freischwebende Bildung. Cfr, Hegel, Fenomenologia dello spirito, cit., voi. II, pp. 100-101.

LA l'ENOMENOLOGIA DEl.LO SPIRITO

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Bibbia: nei confronti della Scrittura è spiritualista come un anabattista. E, a partire àa qui, dal serpente dello spirito, che cosi spesso « si sfila senza dolore dalla sua pelle avvizzita », Hegel, in questo gradino della cultura, valuta l'Illuminismo anche positivamente. Il suo diritto relativo è per esso l'utilità, cioè il riferimento di tutte le cose, di Dio e del mondo, al benessere umano; la sua verità relativa è per esse l'aver stabilito nella storia il tribunale di uno spirito critico. La sorpassata nobiltà feudale viene completamente subordinata alla forze economicamente progressive: « La ricchezza ha già in se stessa il momento· dell'esser-per-sé» (II, p. 388) 58 • E la dialettica si presenta piu forte che mai nella coscienza disgregata: come critica, come coscienza dell'inversione assoluta. Ma questa dialettica è altrettanto ininterrotta, all'infinito, ·senza sosta, senza sintesi, quanto il pensiero purò, cioè astratto, dell'Illuminismo è rimasto arenato proprio nel momento in cui cercava di consolidarsi: « Il pensare è cosalità, o cosalità è pensare » ( II, p. 4 37 ) 59 • Malgrado ciò rimane solo ~< qui il puro pensiero e là l'assoluto altrettanto privo di predicati, la pura materia». Questo è il vuoto teorico deJ.l'Il1uminismo; il suo vuoto pratico venne ottenuto mediante la ghigliottina, come la « libertà assoluta o il Terrore ». Dalla libertà assoluta si innalza per Hegel ciò che vi è di propriamente morale nell'Illuminismo: la libera, per quanto non an-cora consolidata, figura della soggettività libera. La visione morale del mondo sorge dal tramonto dei privilegi feudali: « È sorta la nuova figura dello spirito morale » ( II, p. 451) 60 • Questa. figura si trova ora, all'interno dello spirito, a.J de.cimo gradino. Questo ttpo di cer.tezza di sé cosf raggiunta, quella della coscienziosità morale 61 , è ed agisce in modo sublime, ma contiene comunque, dato che non è altrettanto -consolidata, un vespaio di acute contraddizioni. Hegel si rivolge qui sia contro la dottrina kantiana del dovere, sia contro il culto morale della personalità, sorto con il romantici:smo. Il nucleo di quest'ultimo è, per lui, nel pieno, apparen·.te, rispecchiamento morale di sé, la cosiddetta anima bella; ss Ibidem, vol. Il, p. 66. Ibidem, vol. II, p. 120. 60 Ibidem, vol. II, p. 135. -61 Moralisches Gewisse11. S9

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LA· fll.OSOFIA

Hegel la odiava in maniera quasi personale, malgrado la buona presentazione fattane da Goethe. Egli fa sorgere l'anima bella dalla coscienziosità, come suo clou estetico o come arte applicata che si estende - ancor oggi, nei salotti borghesi raffinati - ai campi della morale e anche della religione. Perciò Hegel diventa qui supremamente ironico: « È la genialità morale che sa la voce interiore del suo sapere immediato come voce divina ... La genialità morale è anche il servizio divino in se stesso, ché il suo agire è l'intuizione di questa sua propria divinità ... In questa lucida purezza dei suoi momenti, una infelice anima bella, come la si suol chiamare, arde co~sumandosi in se stessa e dilegua qual vana caligine che si dissolve nell'aria» (II, pp. 493, 496) 62 • Nella sua avversione per il rigorismo della moralità che si limita semplicemente a sottoporre a giudizio, che si delizia dì buona volontà e di principi privi di contenuto, Hegel giunge sino al punto di dispensare i grandi uomini d'azione della storia dall'osservanza dei principi semplicemente giudicanti, e quindi farisaici, della morale del dovere o anche dell'autoperfezionamento che si cerca di raggiungere come un'opera d'arte. Da qui la famosa frase che si trova in questo passo: