Socrate. Vita, pensiero, testimonianze [Vol. 1]

Table of contents :
Blank Page......Page 0

Citation preview

l GRANDI FILOSOFI

Opere scelte da Armando Massarenti

1

-

Socrate

© 2006 Il Sole 24 ORE S.p.A 24 ORE

Edizione speciale per Il Sole

2006 Il Sole 24 ORE Cultura Direttore responsabile: Ferruccio De Bortoli Il Sole

24 ORE S.p.A 91 - 20149 Milano

Via Monterosa,

Registrazione Tribunale di Milano n. Seuimanale - n .18/2006

A cura

542 del 08-07-2005

di:

Armando Massarenti Per

"La vita",il

glossario, le schede di approfondimento,la cronologia

Testi di: Alessandro Ravera Per "Il pensiero" e

"La storia

della critica"

Testi di: Francesco Adorno, Introduzione a Socrate

!!:> 1970 Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari & Figli Spa, Roma-Bari

Pubblicata su licenza di Gius. Laterza Per "/testi"

Gabriele Giannantoni (a cura di)

Socrate - Tuue le testimonianze da Aristofane e Senofonte ai Padri cristiani © 1986 Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari Pubblicata su licenza di Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari

Progetto grafico copertine:

Marco Pennisi

& C.

Opera realizzata da ANIMABIT S.r.l. Coordinmnemo editoriale: Elena Frau, Paolo Parlavecchia Coordioomenlo redazione: Lorenzo Doretti, Bruno Facciolo Redazione: Giulio Belzer, Cinzia Emanuelli Progello grafico: Serena Ghiglino, Marcella Paladino lmpagioozione: Marcella Paladino Ricerca iconog rafica ,fotolito: Alessandro Ravera Richiesta a"etrati : i numeri

arretrati possono essere richiesti

direttamente al proprio edicolante di fiducia al prezzo di copertina Finito di stampare nel mese di ottobre Officine Grafiche Calderini S.pA.

2006 presso:

Via Tolara di Sono, 117 (Ponte RjzzoJi) 40064 Ozzano Emilia (BO)

Socrate

1

Introduzione alla collana

A che cosa serve la filosofia? A che cosa servono i classici? di Armando Massarenti

A che cosa serve la filosofia ? Ecco una domanda alla quale i "filoso­ fi di professione" reagirebbero considerandola o molto ingenua o troppo irriverente. La filosofia - risponderanno o con indignazione o con la pazienza che si riserva ai neofiti - non deve servire a qual­ cosa .

È una delle più nobili attività umane. È amore, puro e disinte­

ressato, della conoscenza. Lo dice, in greco, la parola stessa . Ed è da questo amore che scaturiscono le domande fondamentali e irrinuncia­ bili sulle quali da quasi tre millenni si arrovellano le migliori menti dell 'umanità : Di che cosa è fatto il mondo? Da che cosa ha avuto ori­ gine? Perché le cose cambiano? Esiste qualcosa di costante nel con­ tinuo mutare e trasformarsi della vita e degli eventi? L 'esistenza del­ l 'uomo è destinata a esaurirsi con la morte, o si può sperare in un 'anima immortale? La vita ha un senso, magari un destino, o è un futile agitarsi per nulla? Siamo liberi di scegliere , o tutto è già scrit­ to da qualche parte ? Come dobbiamo comportarci con i nostri simi­ li ? Esiste Dio? E una giustizia al di sopra degli uomini? E delle norme per orientare la nostra condotta nella vita quotidiana , tali da aiutarci a rispondere a un 'ulteriore domanda - posta per la primJJ

volta da Socrate e che, ancora oggi, rimane la più importante di tutte - su «come uno deve vivere»? Queste sì sono domande da porsi, dirà il nostro professionista . Ma se proprio si vuoi sapere anche a che cosa serve la filosofia, ebbene la risposta è che serve proprio a evitare che si facciano domande impro­ prie come questa. Uno dei compiti della filosofia infondo - a dar retta a uno dei più grandi pensatore del secolo scorso , Ludwig Wittgenstein - è appunto quello di sviluppare, per ogni aspetto della vita e della conoscenza. la capacità di fare le domande giuste, evitando di gira­ re a vuoto intorno a fa/si-problemi o a questioni mal poste. La risposta del nostro ipotetico "filosofo di professione " , sia essa " indignata " o "paziente " . in realtà è molto sofisticata . Tiene conto del particolare humus della filosofia contemporanea, che ha ormai abbandonato. nei casi migliori. l 'illusione di dare a tutte quelle domande risposte certe e definitive; ma che nello stesso tempo non rinuncia a porse/e, proprio perché esse continuano a essere fonda­ mentali come un tempo, e a riguardare non soltanto i filosofi, ma le vite di tutti i cittadini. «Lafilosofia - ha scritto Bertrand Russell - va studiata non per amore delle risposte precise alle domande che essa pone, perché nessuna risposta precisa si può, di regola conoscere, ma piuttosto per amore delle domande stesse; perché esse ampliano la nostra concezione di ciò che è possibile, arricchiscono la nostra immaginazione e intacca­ no l 'arroganza dogmatica che preclude la mente alla speculazione». Si può capire, per questa via, anche che cosa ci sia di peculiare nella filosofia, e in che cosa sia diversa dagli altri ambiti del sapere . Uno storico si chiede cos 'è accaduto in un certo periodo del passato. Un filosofo si domanderà: cos 'è il tempo? Un matematico studia le rela­ zioni tra i numeri; e ilfilosofo si chiede: cos 'è un numero? Di che cosa sono fatti gli atomi? è la domanda del fisico; come possiamo sapere che esiste qualcosa, nel mondo . fuori dalle nostre menti? è quella del filosofo. Uno psicologo studia come i bambini apprendono il linguag­ gio: ma , dirà ilfilosofo, com 'è possibile che le parole abbiano un signi­ ficato? E da dove viene la nostra capacità di afferrarlo fin dalla più tenera età ?

E a proposito di infanzia, ricordate la voce fuori campo delfilm di Wim Wenders "Il cielo sopra Berlino " ? « Quando il bambino era bambino -recitava a mo ' di.filastrocca- era il tempo di queste domande: per­ ché io sono io, e perché non sei tu; perché sono qui, e perché non sono lì; quando comincia il tempo, e dove finisce lo spazio; la vita sotto il sole è forse solo un sogno? C 'è veramente il male? E gente veramen­ te cattiva ? Come può essere che io, che sono io, non c 'ero, e che un giorno io, che sono io, non sarò più quello che sono ?». Domande, domande, domande . Questo è lo spirito con cui accinger­ si alla lettura dei classici. Dietro ognuno di questi interrogativi non sarà difficile scovare uno o più autori del passato (in alcuni casi, forse persino tutti) che se la siano posta . Da Socrate, Platone, Aristotele, Agostino, Tommaso,fino a Kierkegaard, Marx, Nietzsche, Russe/l, Witt­ genstein, Heidegger. Poco importa quanto diversi siano i loro tempe­ ramenti, oppure che l 'uno contraddica, proprio a partire da quelle domande, le tesi dell 'altro. Perché in realtà, i classici della .filosofia resistono al tempo assai più, per esempio, dei grandi libri che hanno fatto avanzare le scienze, per un motivo molto semplice . Mentre i libri scientifici diventano presto obsoleti (oggi assai ancor più rapi­ damente che in passato) grazie all 'accrescimento stesso della cono­ scenza, il testo di un grande pensatore riuscirà sempre a parlarci in maniera assai diretta . Raramente capiterà di trovare le sue riflessio­ ni del tutto superate, perché anche quelli che potremmo oggi consi­ derare degli errori, avranno comunque qualcosa di interessante da dirci, o magari saranno incorporati in qualche visione ancora viva e operante dell 'esistenza umana. Certo, sarebbe un azzardo affrontare i testi, per così dire , a mani nude . Un insieme di apparati è necessario. I classici che qui propo­ niamo sono dunque corredati da una introduzione biografica e da un 'ampia trattazione del pensiero e delle opere, allo scopo di rende­ re massimo il piacere che deriva dalla lettura diretta del testo. I pro­ blemi, le domande, saranno comunque la nostra guida, e verranno richiamati da brevissime prefazioni, ritratti fulminei, "minimi ", capa­ ci di farci capire a colpo d 'occhio quanto quel filosofo può attrarci o respingerei. In questo modo potremo anche liberarci da un modo sba-

gliato e riduttivo di insegnare la filosofia: quello che consiste nel rac­ contarci una storia idealizzata, nella quale ogni filosofo supera il pre­ cedente in una concatenazione dialettica eternamente ascendente. Andando direttamente ai testi, e armati degli apparati adeguati, si rag­ giungeranno invece contemporaneamente due obiettivi fondamenta­ li. Si recupererà il modo vero di filosofare della maggior parte dei clas­ sici, che non consiste nel risistemare o superare i propri predecessori, ma nel tentare di risolvere, in modi nuovi e diversi, problemi che ancora ci riguardano . Così, tutta la filosofia diventerà, in un certo senso, a noi contemporanea. Nello stesso tempo però ne avremo una visione assai più corretta anche dal punto di vista storico . Eviteremo cioè di leggere i filosofi solo sulla base degli sviluppi a loro succes­ sivi della storia del pensiero. Il grande Hume, per esempio, riacqui­ sterà tutta la sua dignità, e smetterà di essere solo colui che ha sve­ gliato Kant dal sonno dogmatico; e Kant, a sua volta, non sarà solo colui le cui aporie sono state risolte da Hegel; e via dicendo . Il van­ taggio, per noi, sarà che i classici, così opportunamente rinfrescati, sapranno ancora mettere in moto la riflessione, la capacità di pensa­ re con la propria testa . Da parte di ognuno di noi. Basta che lo si voglia. In questo modo continueranno a mostrare la loro vicinanza ai proble­ mi concreti della vita di ogni giorno, e a generare altre domande . Ren­ dendo legittima persino quella da cui eravamo partiti, e alla quale in realtà speriamo di avere già dato una risposta: ma, lafilosofia, serve davvero a qualcosa?

S ocrat e al concorso di bellezza di Armando Massarenti

Bello non era, e si lavava anche poco . Socrate aveva altro a cui pensa­ re . Rifletteva, pensava, appunto. Ammaliava giovani e vecchi con i suoi ragionamenti e, soprattutto, dialogava. L 'oracolo di Delfi gli aveva rivelato, col suo solito stile enigmatico, che proprio lui era il più sapien­ te degli uomini. Al momento gli era parso assai strano. Ma, poi, verifi­ cato, attraverso il dialogo, quanto poco sapevano difatto coloro che osten­ tavano i più diversi saperi, si accorse che lui, rispetto a quelli, almeno sapeva di non sapere. Un giorno, brutto e trasandato come si presentava di solito,fu sfidato a un concorso di bellezza dall 'amico Critobulo. «Partecipo, d 'accordo­ rispose - ma dimmi: che cosa intendi per bellezza? Credi che il bello si trovi solo nell 'uomo o anche in altre cose». >. «Se sono ben fabbricate rispetto agli usi per i quali Le acquistiamo o se sono per natura adeguate a ciò di cui abbiamo biso­ gno, queste cose sono belle>>. «Bene, - chiede allora Socrate - sai perché abbiamo bisogno degli occhi? >>. «Per vedere >>. «Se è così i miei occhi sono più belli dei tuoi». «E perché? >>. >. «Dunque gli occhi più belli sono quelli del granchio? >>. «Certo >>. «E che dire del naso, è più bello il

mio o il tuo?», soggiunse Critobulo. «Gli dei ce lo hanno dato per odo­ rare - risponde Socrate -. Le tue narici guardano verso terra, le mie verso l 'alto e possono così accogliere gli odori da ogni dove». E via dialogando, finché Critobulo si arrende e, ammettendo lo svan­ taggio, chiede che si voti pensando di avere la peggio . A perdere inve­ ce è ovviamente Socrate . Ma da questa testimonianza di Senofonte, suo grande ammiratore, avrete capito quanto era ironico e spiritoso. Autoi­ ronico, soprattutto. ll suo era tutto un modo per scherzare sulla sua stes­ sa bruttezza, per il divertimento proprio e dei presenti. Neppure per un istante aveva preso sul serio l 'idea di poter essere davvero considera­ to bello. Aveva semplicemente adottato, in una situazione così frivola, il più classico dei suoi metodi, il meccanismo complesso dell 'ironia che porta il suo nome . Socrate sa di non essere bello. E sa che la definizione di bellezza data di Critobulo non porta molto lontano. Proprio per questo finge di pren­ der/a massimamente sul serio, perché così, passo dopo passo, riesce a dimostrare artatamente il proprio vantaggio. Sembra uno degli strata­ gemmi che Aristotele e, molti secoli dopo Schopenhauer, descriveranno nel contesto dell 'eristica, l 'arte di ottenere ragione anche quando si ha torto, incuranti dei più elementari principi di correttezza . Ma il bello è che Socrate qui non sta affatto cercando di avere ragione. Non vuole certo vincere la gara . Sta solo approfittando della situazio­ ne per divertirsi un po ' e, nello stesso tempo, fare un po ' di buona filo­ sofia. Vuole almeno che l 'ovvio vincitore si renda conto di quanto è lon­ tano dal cogliere la vera essenza della bellezza, che non può essere definita solo in termini di convenienza e utilità, pena il dover considerare bello uno come Socrate .Il quale, peraltro, ha sempre negato di sapere alcun­ ché su qualunque argomento gli capitasse di discutere: la virtù, la giu­ stizia, la bellezza. Era il suo marchio difabbrica. Al pari della sua brut­ tezza, della sua ironia e della sua intelligenza.

Socrate

13

La vita LA QUADRIGA DI SOCRATE In un saggio del 1 927 , Autour de Socrate, il filologo francese Diès para­ gonava le quattro principali fonti su Socrate (Platone, Senofonte,Aristo­ tele e Aristofane) ai quattro cavalli di una quadriga "su cui pochi critici avevano avuto il coraggio di salire", preferendo, di volta in volta, scar­ tarne uno, due o anche tre . Infatti, l ' immagine socratica ricavata dal l ' insieme delle quattro fonti risulta spesso contraddittoria: Platone , da cui la critica filosofica e sto­ rica ha tradizionalmente desunto la maggior parte delle informazioni, ci mostra un Socrate affascinante e quasi indi sponente tanto sembra teso a distruggere, attraverso la sua "ironia", le facili convinzioni degli atenie-

Quadriga raffigurata su un'anfora. Il filologo francese Diès ha definito le quattro fonti su Socrate come una quadriga su cui pochi hanno il coraggio di salire.

14

Socrate La vita

si. Il Socrate di Senofonte si muove in senso contrario, assumendo inve­ ce toni moraleggianti che, se è il caso, possono diventare caustici piut­ tosto che ironici . Il Socrate di Aristotele è giocoforza un resoconto di seconda mano, già filtrato dalla tradizione accademica: lo Stagirita tratta esclusivamente del suo pensiero e la testimonianza finisce per essere rilevante solo dal punto di vista filosofico ma non storico. Rimane Aristofane , l 'unico che ha scritto mentre Socrate era ancora in vita: la sua commedia Le Nuvole , che ha Socrate come protagonista, ha posto non pochi problemi di interpretazioni raffigurandolo come un sofista, mentre l 'esegesi tradizionale- basata su Platone -lo ha sempre considerato come il punto di superamento della sofistica; d'altra parte, l 'affidamento che si può dare ad un testo comico resta molto relativo. Gli studi su Socrate si sono affannati per trovare un punto di incontro tra queste quattro fonti , spesso concentrandosi su una o trascurando del tutto un'altra; la critica moderna ha preferito mantenere tutte le contrad­ dizioni, soffermandosi invece sulla natura delle fonti stesse; si è tenuto conto che , in ogni caso, il Socrate di ogni autore è strettamente condi­ zionato dalle idee di ciascuno. Ne è venuta fuori un'immagine inedita, ma coerente , di un filosofo comunque attento alla vita politica, benché la tradizione platonica dicesse esattamente il contrario. Anche la "rottu­ ra" con il pensiero delle scuole che lo hanno preceduto, ionica e italica, appare in questa luce assai meno netta di quanto i dialoghi platonici non lasciassero intendere , ferma restando l'indiscussa originalità di un filo­ sofo che ha introdotto nel pensiero occidentale una concezione dell'ani­ ma del tutto nuova. Sul piano strettamente storico, tuttavia, permangono una serie di dati con­ tradditori che ne fanno somigliare la vita al borgesiano Giardino dei sen­

tieri che si biforcano, in cui il nesso causa-effetto non si esaurisce su un unico piano, ma dà vita a filoni paralleli in cui il lettore rischia di smarrirsi . Il processo e la morte del filosofo troncano questo svolgimento in modo neppure troppo brusco: secondo la tradizione, Socrate disse dei giudici "sciocchi , ancora pochi anni e la natura vi avrebbe risparmiato il fasti­ dio di uccidermi". Resta il fatto che il processo e l 'esecuzione sono gli unici dati certi della sua vita e che su di essi sarebbe sorto un mito.

Socrate

15

LA vita

Platone. Ad eccezione delle leggi, tutte le opere di Platone pervenuteci hanno Socrate per protagonista.

16

Socrate La vita

Le colonne del tempio di Segesta.

Socrate

17

La vita

Non portate a termine e prive di scalanature, testimoniano ancora oggi le vidssitudini delle città siciliane quando lo scontro tra ateniesi e spartani si estese anche sull'isola.

18

Socrate La vita

Una scuola attica. Nella scuola i ragazzi apprendevano i primi rudimenti di musica e di grammatica, utilizzando per scrivere tavolette spalmate di cera.

L'educazione. Un maestro ascolta l'allievo mentre recita i poemi omerici; in Atene, oltre ad Omero, si imparavano a memoria anche le opere de/legislatore Salone.

Socrate

19

La vita

lA NASCITA II sesto giorno del mese di Targelione, nel terzo anno dalla LXXVII Olimpiade, gli ateniesi si riversano lungo le strade principali per assiste­ re alla processione annuale dei Pharmakoi, due uomini consacrati ad Apollo che attraversano la città addobbati con collari di fichi mentre gli abitanti della città li insultano battendoli con fronde e rami verdi, prima di scacciarli dalla città. Si è nel cuore della primavera e, con l 'arrivo degli

Etesii- gli "splendenti" venti di nordest che spazzano il cielo dalle nubi -gli ateniesi celebrano la festa delle Targelie per purificare la città dai mali accumulatisi nel corso del tempo. Quello stesso giorno, Fenarete, moglie di Sofronisco del demo di Alope­ ce, dà alla luce un bambino cui viene dato il nome di Socrate . Alopece è uno dei demi più grandi e più popolosi di Atene e si estende a sudest dell' Acropoli, subito fuori della porta del Falera, lungo la strada che porta a Capo Sunion.

È formato da un dedalo di

viuzze, così strette

che - narra Plutarco- prima di uscire di casa si bussa alla porta, per evi­ tare di aprirla all'improvviso e andare a sbattere contro un passante o un mulo. Le case sono per la maggior parte molto piccole e a un piano, con un tetto piano su cui, d'estate, si va a donnire per sfuggire alla calura. Sofro­ nisco, che di mestiere fa il marmoraro, pur se benestante vive in una di queste case; d'altra parte Alopece non è un quartiere di gente ricca, come Scambonidai , né di artigiani, come il Ceramico, ma, grazie alla vicinan­ za dell'IIisso è ricco d'acqua, una risorsa che scarseggia in tutta Atene.

Akibiade. Figlio adottivo di Peride, guidò la politica atmiese prima dipassare dalla pat1e degli sp;rtn dopo il processo legato allo ·scandalo delle Erme·.

20

Socrate La vita

"Uno sguardo sulla Grecia in fiore" (copia da una tela di K. F. Schinkel, 1836).

Socrate

21

La vita

Traendo spunto dalle sue esperienze di architetto, Schinkel ritrae il cantierP del Partenone con un occhio ai dettagli tecnici del costruire.

22

Socrate La vita

·n soldato di

Maratona• (tela di sir Lawrence Alma Tadema XIX secolo.) l cosiddetti "maratonomachi" furono il modello etico tanto per Eschilo quanto per Aristofane. ,

Socrate

23

La vita

Per l a l egge at en ies e, un p ad re c he non p rovv ed e a ins egn are un m esti e­ re all a p rol e, pu ò ess ere c acc iato d i c as a, e Sofron isco ins egn a al figlio l 'art e d ello sc al p el lino : p are c he div ers i an ni pi ù tardi, gli at en ies i mos trass ero ai vis itatori un a s tatu a dell e G razi e sull 'Ac ropoli, attribu en ­ dol a all a m ano d i Soc rat e. G ià a ques to punto, l a vita di S ac ra­ te ha un a p rim a bi fo rc azion e. S ocrat e figlio di So fronisco del d emo di Alop ec e (cos ì vuol e l 'onomastic a

Un pedagogo. Le famiglie piu ricche potevano permettersi di tenere uno schiavo che si occupava di aiutare il giovane a memorizzare la lezione imparata a scuola.

aten ies e d el t empo: nom e - nom e d el p ad re - d emo di appart en enza) , pu r non fac endo app arent em ent e p art e di quel l ' ambi ent e aristocratico, cu i invece app arterrà Pl aton e, per tutta l a v ita ha stretti l eg am i con pe rson e appar ten en ti all e pi ù impo rtanti e ric ­ c he famiglie d ell a città : g l i zii di Pl aton e, C riz ia e C arm id e; il figlio adott ivo di Pericl e,Alc ibi ad e; il figlio di C all ia, l ' uomo pi ù ricco d ell a città, E nnoc rito ... Anc he So fronisco, d al l e poc he i n fo nnazioni c he si possono ric av are d ai di alog hi,s emb ra ess ere un uomo, s e non di rango s oci al e el e­ v ato ,c erto abb ast anz a int rodotto n ell a vit a d el d emo : n el Lachete v i en e rico rdat a l a su a amicizia con Aris tid e, un a d ell e figu re p rinc ip al i d el la poli ­ tica at eni ese del tempo. D nom e d ell a m ad re, Fen arete ( "po rtatric e di vi rtù"), s emb ra, d a p art e su a, indicare l 'app art en enz a al c eto nobil e, a m eno c he non si tratti di un a s empl ic e inv enzion e simbo l ic a. L'in fo nnaz ion e s econdo cui Soc rat e era figl io di uno sc alpellino è dovu­ t a ai biografi al ess and rini d ei secoli succ ess ivi, m en tre n essun a dell e q uat­ tro fonti p rincipali sull a su a v it a ci d ic e q u alcos a in p roposito .Anzi, l 'im­ p ress ion e c he si ric av a d ai d i alog hi pl atonici è c he qu esti , p ur fac endo pi ù volt e ri feri m ento al l av o ro d egli artigi ani ,n el l a vita si fos se dedi ca­ to sol tanto all a filosofi a. Mentre l e condizioni soci ali d el l a famigli a di S ocrat e rest ano ogg etto di congettu re,l a d at a di n asci t a s embra effettiv am ente es sere ni ent 'altro c he un' aggiunta agiografic a post eriore c he and av a a coll eg arsi con l 'usanza

24

Socrate La vita

dell 'Acc ademi a (inizi at a già con Pl atone) di festeggi are nel settimo gior ­ no di Targelione l a fes ta di Apollo e l a d at a di n ascita del suo fond atore . La fes ta delle Targelie si svolgev a infatti in due gio rni : nel primo avve ­ niv a l 'espulsione dei due "c apri espi atori " e nel secondo si tenev a una cele brazione dedic ata ai fru tti dell a primavera. Nell ' identific are le d ate di n asci te di Socr ate e Pl atone con i due gio rni delle Targelie , l 'Acc ade ­ mi a dav a un profondo signific ato simbolico alle vi te dei due filosofi .

L'EDUCAZIONE Qu ale c he si a l o s tatus soci ale d i So fronisco, Socr ate riceve comunque l 'educ azione riserv ata ag li ateniesi benestanti , se non al tro vis to il livello cul turale di cui d arà prov a in segui to . Nel V secolo a.C . I a m ag ­ gioran za degli aten iesi , presumi bilmente, possiede solo q u alc he rudi ­ mento di music a e gramm atic a ol tre al l a m atem atic a s trett amen te necess ari a a conteggi are gli oboli e le dr acme necess arie per g li acquisti quo ­ tidi ani . Se le spese di istru zione sono complet amente a c arico delle famiglie, non va dimentic ato c he la ci ttà prov ve ­ de affinc hé anc he i citt adini p i ù poveri pos s ano assistere alle r appresent azioni te atrali c he avvengono i n occ asioni di fe s te p articol ari , come le Dionisie o le Lenee , ed è signific ativo c he , nel v asto repertorio di c aratteri comici mol to c ari ­ c ati o fferto d alle commedie di Aris tofa­ ne , non vi si a nessun an alfabeta. Solo un a gener azione pri m a, l 'aneddo to del contadino c he , per scri vere il nome di Aristide sul coccio (ostraka) c he lo pro ­ ponev a per l ' esilio, c hiede proprio l' aiu­ to del politico ateniese , sem br a indic a­ Soaate../1 volto ·simile a quello di un sileno del "

filosofo è desaitto nel Convivio di Platone.

re c he l ' an al fabe ti smo fosse tu tt'altro c he inconsueto .

Socrate

25

La vita

Il tempio del Partenone sulrAcropoli. Gli anni dell'educazione (paideia) del giovane SoCTaf! co"ispondono al periodo in cui vennero realizzati i più importanti monumenti dell'età di Peride.

26

Socrate La vita

Fidia mostra il fregio con la processione delle Panatenaiche agli amici (tela di sir Lawrence Alma Tadema, 1868).

Socrate

27

La vita

Insieme agli architetti letino e Callicrate, Fidia fu il terzo artista cui Pericle affidò la conazione del Partenone.

28

Socrate La vita

Generalm ente, i giov ani at eni esi apprendono i rud im enti di m usic a e gram­ matic a tr a i s ei e i dodici anni , prim a di iniz iare a freq uen tare la p alestra sotto l a d irezion e d el pedotriba, il m aestro di ginn astic a. Non d ev e stu­ pir e l a m aggiore import anza attri buit a all ' ed uc azion e fi s ic a: lo scopo d ell a sc uo la è pri m a di t ut to q uel lo di add est rar e il giov an e ad ess er e un op lit a, cioè ad imp arar e a com batt er e in un a form azion e c hi us a. A q uesto scopo sono rivolti non solo g li es ercizi ginn ici m a anc he la t eo ­ ria music al e, d ato c he i com and i sono imp artiti at tr av erso flauti e trom­ be ed è di fondam en tale importanz a c he l' opli ta s appi a d isting uerli imme­

diatam en te.

I giov ani d el le famigl ie ben est anti sono com un em en t e s eg uiti d a uno sc hiavo, i l pedagogo, i l q ual e, d al mom en to c he l'ins egn am en ­ to è sop ratt utto mn emon ic o , prov v ed e a far ri p et ere p iù vo lte al

Peride. Eletto periodicamente nel collegio dei dieci strateghi, Pericle fu la guida della politica ateniese fino al momento della morte.

Socrate

La vita

ragazzo le nozioni imparate a scuola . Negli ambienti più aristocra­ tici , l 'educazione vera e propria del giovane è però compito dell'era­

sta , un cittadino adulto che si prende carico di insegnare al giovane i principali precetti socioculturali della sua classe , come simboleg­ giano i doni rituali che devono essere fatti al ragazzo: un'anna (a indi­ care che il giovane è diventato un soldato in grado di difendere la città) e una coppa (a significare che può partecipare ai simposi assieme agli adulti). La natura del rapporto tra erasta (l'adulto, !"'amante") ed ero­

meno (il giovane, ! '"amato") non è stata del tutto chiarita: benché le ceramiche ateniesi abbondino di scene inequivocabili di corteggia­ mento, i rapporti omoerotici vengono decisamente osteggiati a livel­ lo ufficiale, o almeno così appare dal l ' orazione di Eschine Contro

Timarco. Va da sé che, ad Atene , l ' educazione è una questione prettamente maschile: le uniche "scuole femminili" sono quelle per le etere , le ragazze destinate ad allietare gli incontri dei simpos i . In gioventù , pare che Socrate abbia avuto come erasta i l fi losofo Archelao, discepolo di Anassagora, da cui avrebbe appreso i primi rudimenti della ricerca filosofica. La notizia è dovuta ad Aristosseno , fonte generalmente poco affidabile (e molto malevola) , ma è comun­ que probabile che Socrate, per un certo tempo , ne sia stato quanto meno discepolo: nel Fedone , infatti, rammenta una sua passione gio­ vanile- ormai tramontata- per lo studio "del sorgere delle cose e del loro trapassare", tipico del pensiero di Anassagora e Archelao . Compiuti diciotto anni, un giovane di cittadinanza ateniese diviene efebo , e passa due anni alle dirette dipendenze dello stato in una caserma del Pireo. Durante il periodo di efebia viene addestrato all' uso delle anni e istruito sugli obblighi religiosi propri della città; poi, nel corso di una cerimonia solenne, gli vengono consegnate le anni tipiche dell'oplita (la cosiddetta "panoplia") per indicare il suo passaggio a cittadino ate­ niese con pieni diritti. Terminata l'efebia, infatti , acquista il diritto di partecipare alle assemblee e di ricoprire incarichi pubblici. Con ogni probabilità, Socrate termina l 'efebia attorno al 450 a .C . , quando Atene sta attraversando il momento più splendido di quella che sarà nota come "età di Pericle".

29

30

Socrate La vita

L'ETÀ DI PERI CLE Al mo men to dell a n asci ta di So cr ate, ad A ten e sono an cor a ben vi sibili i segni l asci ati dal p assaggio dei p er si ani di eci anni pri ma. Il tempio di A ten a Polias che do min av a l 'A cropo li è stato di strutto e qu el po co che si è salv ato dal saccheggio è stato seppe lli to pe rché con tamin ato dalle man i degli inv asori. Nono stan te l a vi ta econo mi ca dell a ci ttà si a rip resa in mo do an che pi ù viv ace di p ri ma, il trau ma del le G uerre Persi an e è an cor a ev i den te n el la vi ta di tu tti i gio rni : "C hi sei ? Di chi sei figlio? Qu an ti anni av ev i q uan ­ do v enn e i l Medo?" sono le do man de che v en gono poste p er inizi are la conv ersazion e con uno scono sciu to . L'inv asion e dei medi ( co me i greci chi amano co llettiv amen te i v ari popo ­ li che co mpon gono l'i mp ero p er si ano ) ha sconvol to la vi ta dell'A tti ­ ca, non so ltan to co strin gen do l 'in ter a popol azion e ateni ese a rifugi ar­ si nell'i sol a di S al amin a, ma di struggen do gli uliv eti da cui il co mmercio ateni ese traev a gran p arte dei profitti . Nel l a G reci a classi ca l'o lio è fon ­ damen tal e n ell a di eta e n ella cu ci n a, ma vi en e u sato an che co me sapo ­ ne e co me co mb ustibi le p er l e lamp ade; l 'alb ero da cu i si ri cav ano l e

Ricostruzione dell'interno del Partenone. La larghezza di mezzi impiegata da Pericle nella ricostruzione dell'Acropoli rispondeva all'esigenza di affermare la potenza economica ateniese.

Socrate

31

La vita

ol iv e com inc ia a d ar e r accolti solo dopo c irc a s edici anni da q uando è s t ato p i ant ato : l ' economi a attic a esc e d al l a g uer ra profon ­ d am ent e scoss a. Il mor al e d egli at eni esi è inv ec e altis s imo : l e cond izion i in c ui è st at a ott en ut a l a vittori a s ui p ersi an i sono p i ù volt e sottol in eat e d ai loro storici , c he r icord ano con fi er ezz a il ruolo av uto d al l e sc el t e strat egic he di Temi­ stoc l e e d all a flotta at en i es e, il "m uro di l egno " c he, s econdo l e p arol e d el l 'oracolo d el fico, av ev a p erm esso al l a G r ec i a d i sopravviv er e al l ' inv asion e. L' età di Per ic l e n asc e d all a compr es enz a di q uesti fattor i: lo sconvolgim ento d ell ' econo ­ mi a tradizion al e e l a pr es enz a di un a flott a pot ente. A di ffer enz a d ell a fal ang e oplit ic a d ei comb att enti di Mar aton a (i cosidd etti "m ar a­ tonom ac hi ") , composta d a cittadini facoltosi

Copia della statua di Atena Parthenos scolpita da Fidia per il Partenone. La fama della statua, rifinita con oro e avorio, è rimasta nei secoli nonostante l'originale fosse andato distrutto.

o al m eno in grado di p er mett ersi l e sp es e d el l ' arm at ur a, l a flotta ha bisogno di rem atori , g en er al m ente prov eni en ­ te dall a cl ass e pov era d ei

teti. L'app arire di q ues ta cl asse s ull a scena s ocia­

l e inn esc a un a s eri e di c ambi am enti, inizi al m ente pilotati da d ue d egli uomini più influenti d el l a ci ttà , Efi al t e e P ericl e. Di fronte all a distruzio ­ ne d el l e c amp agn e d a p art e d ei persi ani , gli espon enti d ell a loro fazio­ ne hanno buon gi oco n el pro porre un a d rastic a riorg arùzzazion e d ell a vi ta cittadin a t anto in s enso politico q uanto in q uell o e conomico . Pr im a di ess er e ass assin ato , E fi al t e fa votare un a s er ie di mozioni te se ad acc ent uar e gli asp etti di p art ecip azion e dir ett a d el l a d emocr azi a at en i es e. Da p art e s ua, P ericl e propon e di proced er e s ullo sl ancio d el l e vittori e ott en ut e contro i pers i ani , intrapren d endo un a politic a di eg emoni a eco­ nomic a e milit ar e s u t utto l 'Eg eo . L' "Im p eri alismo" d i P er ic l e v a ricondotto all e condizioni s oci oeco­ nomiche pri ma acc enn at e di un 'Attic a d ev ast at a e d i un ' Ate ne d ota-

32

Socrate La vita

ta di un 'imponente macchina militare: la flotta diventa il motore pro­ pulsore della vita cittadina, impegnando gran parte della forza lavo­ ro e consentendo la riscossione di diversi tributi alle città alleate per il suo mantenimento , in vista di un sempre più improbabile ritorno dei persiani. L' ultimo fattore è costituito dalle miniere d ' argento, che già Temisto­ cle aveva interpretato in termini di "risorsa strategica" per la città: la disponibilità di grandi quantità di argento rende il conio ateniese (le famose "civette") la moneta più solida di tutta l'Ellade, permettendo al porto del Pireo di diventare un emporio in cui fanno scalo navi pro­ venienti da tutto il Mediterraneo. Nel quadro di una politica di egemonia economica e militare, si spie­ ga un 'operazione di prestigio quale quella della riedificazione dell' Acro­ poli: l 'erezione del Partenone e dei Propilei dà alla città un'immagi­ ne grandiosa e permette , contemporaneamente , di assorbire la rimanente manodopera non impiegata nella flotta. Nonostante gli aneddoti alle­ gorici riportati dagli storici che vedono Pericle intento a dare ragio­ ne di queste spese di fronte all 'assemblea lascino intendere che il consenso non fosse unanime, si può capire come, eccezionalmente, Peri­ de sia ripetutamente e continuativamente eletto alla massima carica di stratega. L'Atene di Peri cl e, e del giovane Socrate , è perciò una città estrema­ mente dinamica, nonostante finisca per essere militarmente impegna­ ta su più fronti: in città accorrono artisti, come lo scultore Fidia e l'ar­ chitetto letino, e filosofi come Anassagora, tutte figure che trovano in Pericle uno splendido e aperto mecenate . Fidia, incaricato di sovrintendere alla realizzazione del Partenone, porta la scultura greca ad un grado di perfezione ed equilibrio mai rag­ giunti , pur cimentandosi in opere in cui lo scoperto intento celebrati­ vo poteva indurre a una certa "facilità". letino, architetto del tempio insieme a Callicrate , costruisce un edifi­ cio parimenti degno di considerazione, raggiungendo un livello di controllo delle forme che non sarà più eguagliato. Anche Anassagora, da parte sua, dà un nuovo impulso al pensiero, met­ tendo a punto una grandiosa concezione cosmologica che riassume le

Socrate

33

lA vita

Una donna greca (tela di sir Lawrence Alma Tadema. 1869). Etera di origine milesia, Aspasia fu compagna di Pericle; su di lei si accanirono gli avversari politici dello stratega.

34

Socrate La vita

L'acropoli di Atene.

Socrate

35

La vita

Il Partenone originale era stato distrutto daipetSiani ne/480; rpelo atiUaJe 18ft' l&illlzarJ lll!la 5ll!mldi metà del V secolo grazie alla volontà di Peride.

36

Socrate La vita

esperienze ioniche ed eleatiche, ma che gli varrà- come accadrà per Socrate - una condanna per empietà. Come si è prima accennato , la politica di Pericle non riscuote consen­ si unanimi e i suoi avversari , generalmente legati ad una visione più trad izionale della vita della polis- autosufficienza economica e rigi­ da devozione- , nell ' i mpossibilità di colpirlo direttamente mettono in causa le figure più importanti della sua cerch ia: oltre ad Anassagora ne fanno le spese anche Fidia, accusato di appropriazione indebita, e persino la compagna Aspasia colpevole, pare , di aver dato il nome sacro delle muse ad una scuola di etere . Benché non sia pienamente accertato, tutte le fonti concordano nel defi­ nire etera la stessa Aspasia e descrivono, con un certo divertimento, l ' affetto e il rispetto che Peri cl e prova per lei , ulteriore dimostrazio­ ne di quanto il personaggio apparisse inedito nell' Atene del tempo.

l Propilei di Mnesicle all'ingresso dell'Acropoli. l Propilei costituiscono l'ultima grande rea­ lizzazione architettonica dell 'epoca periclea prima della Guerra del Peloponneso.

Socrate

37

lA vita

Socrate incontra Alcibiade (tela di Jean Gér6me, 1865). Il dipinto ritrae un Socrate molto anziano, mentre all'epoca dell'incontro con Alcibiade doveva avere circa 35 anni.

LA VITA AD ATENE Nonostante l a tradizione voglia Socrate impegnato a girovagare per l' agorà eternamente scalzo (i poeti comici lo definiranno "disperazio­ ne dei calzolai") , tra i venti e i quarant ' anni Socrate sembra frequen­ tare soprattutto le ricche abitazioni del quartiere Scambonidai, dove abi­ tano Callia e Io stesso Pericle: nel Gorgia, Callicle Io accusa di disertare le strade per frequentare i circoli di giovani aristocratici non diversa­ mente dai sofisti . I "sofisti" costituiscono una pietra di paragone importante per valu­ tare la figura del filosofo . Si tratta di "esperti" (questa è la traduzio­ ne letterale di "sofista") in una qualche disciplina, che frequentano le case dell' aristocrazia per impartire lezioni a pagamento, generalmen­ te di filosofia o retorica. Per la maggior parte non nativi di Atene , sono caratterizzati da un certo agnosticismo etico - non esprimono cioè opinioni sul bene o il male o sulla natura delle divinità- e da un particolare disinteresse nei con­ fronti della filosofia naturale allora in voga, ma preferiscono concen-

38

Socrate La vita

trare l e pro pri e di s cussioni atto rno all a n atu r a del l ' uomo, soff erm an ­ do si su l l e no zioni di cons enso . Qu es to fenom eno deve es s ere Ietto , ten en do con to del l a par ti col are si tu azion e dell a democrazi a diretta ate­ ni es e, allora in fas e di tu mul tu oso s vilu ppo : l a ci ttà g aran ti s ce ( e cal ­ deggi a) l a parteci pazion e di tu tti gli aven ti di ri tto all a vi ta poli ti ca, ren ­ den do perci ò im po rtan te l a capaci tà di parl are in pu bbl i co . Nell e pagin e di Pl aton e, So crate s i pon e- ri s petto ai sofi s ti - i n n etta an ti tesi : tan to ques ti si di chi arano "es perti " (sofistés) qu an to lui si procl am a igno ran te; le su e "l ezio­ ni " , se cos ì si possono definire i di alog hi che in tratti en e, sono g ra­ tu i te e, a differen za del lusso es i ­ bi to dai primi , os ten ta un tenore di vi ta "s partano " . Nonos tan te que­ s to , esis tono an che al cuni pu n ti di con tatto : com e i sofis ti , an che So crate si dimos tra po co in ter es ­ s ato al l a filosofi a n atu ral e, e l a su a di al etti ca do veva s em br ar e ag li ateni esi non mol to di vers a dal mo do di argom en tar e carat­ teris ti co dei sofis ti pi ù in vog a. Non è un caso che, fra gli ami ci di So cr ate, si co n ti n o n u m e ro s i di s cepoli di al tr i sofi s ti : C all i a ( che si di ce arri vò a pag are 7.000 dracm e per l e l ezioni di Pro tago­ ra) e, so pr attu tto il gio van e Al ci ­ bi ade, ni po te e figlio ado tti vo di Peri cl e. Di A l ci bi ade, pare che So cr ate

Socrate. L 'aspetto di Socrate era volutamente

di ven ti il primo erasta , ma si trat­

trasandato, a differenza del lusso ostentato

ta di un dato abbas tan za i m pro ba­

dai sofisti.

bil e. Dai num erosi di alog hi pl ato -

Socrate

39

La vita

nici a lui dedicati (Convivio, Alcibiade maggiore e Alcibiade minore ­ quest'ultimo di attribuzione incerta) pare comunque certo che i due avessero un legame molto stretto; tuttavia, le proposizioni che il Socra­ te platonico rimprovera ai sofisti appaiono puntualmente riesposte dai discorsi di Alcibiade riportati da Tucidide.

L'ORACOLO DI DELFI Platone e Senofonte concordano sul fatto che Socrate , durante il proces­ so, faccia riferimento ad un oracolo rilasciato dalla sibilla delfica che lo diceva "il più sapiente tra gli uomini". Benché non venga fornita la data in cui sarebbe stata emessa questa sentenza- che si dice richiesta da un suo amico, Cherefonte- ad essa si fanno risalire le speculazioni filosofiche più caratteristiche di Socrate. Secondo la tra­ dizione impostata dall'Apologia platonica, Socrate, non credendo all 'oracolo, avreb­ be iniziato a interrogare gli uomini da lui

ritenuti sapienti, per rendersi conto che la loro scienza era estremamente limitata e giungere alla conclusione che l ' oracolo delfico aveva premiato in lui il fatto di "sapere di non sapere". L'episodio è nodale per il pensiero socra­ tico, dal momento che è proprio il "sape­ re di non sapere" a guidare l'ironia con cui Socrate si serve della sua dialettica per interrogare il prossimo, ma, anche a que­ sto punto ci troviamo di fronte ad una biforcazione. La critica ha serratamente messo i n discussione l a storicità della sentenza delfica: per molti essa non può venir

Socrate e Alcibiade (tela di C.W. Eckersberg. XIX secolo). A partire dalla rappresentazione fatta da Raffaello nf!lla Scuola di Atene, gli artisti dei secoli successitli hanno sempre calcato, in diverso modo, le differenze tra Socrate e Akibiade, o in senso caratteriale (Socrate pensatore. Alcibiatk

messa in dubbio dal momento che le

guerriero), o- come in q�o caso- sott�

testimonianze di Platone e Senofonte

lineando la differenza d'età.

40

Socrate La vita

Il santuario di Delfi in una ri> ,

1 9 1 7 ; si veda anche Socrates , in Encyclopaedia Britannica , London 1 936) . Sulla scia del Bumet, dopo aver sostenuto che l ' unica fonte attendibile è quella platonica, e che Platone nei suoi dialoghi, tranne i tardissimi , ricostruisce la storia del pensiero socratico, il Taylor, attra­ verso una minuziosa indagine sui dati biografici di Socrate, e sull ' am­ biente in cui si sarebbe venuto formando Socrate , rivalutando anche le Nuvole di Aristofane , distingue tre momenti nella storia di Socrate: il

primo, in cui Socrate sarebbe stato legato alle nuove indagini nel campo della fisica (e ciò spiegherebbe la caricatura delle Nuvole), precedente la guerra del Peloponneso; il secondo, durante la prima fase della guer­ ra del Peloponneso, in cui , dopo la crisi subita a causa del l 'oracolo di Delfo (come risulterebbe da Platone), Socrate abbandonate le ricerche di fisica, si sarebbe proposto il problema della vita morale e politica, di cui, in un terzo momento, egli avrebbe trovato il fondamento nell ' ani­ ma, sì come si ricava dai dialoghi platonici della maturità. Per il Tay­ lor, infine, gran parte di Platone è lo stesso Socrate, i vi compresa la dot­ trina dell'anima, quella delle idee e della divinità, donde la religiosità di Socrate , il suo dèmone , i suoi rapimenti mistici, di cui parla Platone , in un'ascesi (non rituale come quella degli Orfici ) , ma, in un'interpre­ tazione dell' orfismo, etica dell'uomo. Estremamente suggestivo, il sag­ gio del Taylor molto bene chiarisce che vi sono stati momenti diversi

Socrate La storia della critica

del pensiero socratico, anche se per molti aspetti (in particolare la ridu­ zione di Platone a Socrate , per cui , in realtà, sparisce Socrate) è molto discutibile (tanto più in quanto il Taylor tace di molte dottrine platoni­ che che si rivelano in netto contrasto con altre dottrine che Platone fa esporre a Socrate , e in quanto il Taylor non chiarisce quale sia stata in effetto la genesi e la storia del pensiero di Platone; certamente non sempre uguale a se stesso). Il Socrate del Maier ( 1 9 1 3 ) ha proposto ali' attenzione degli storici la necessità di approfondire la conoscenza dell'ambiente in cui Socrate ha avuto la sua funzione precisa, in una figurazione etico-politica, sociale e pedagogica di Socrate nella formazione della coscienza morale del­ l 'uomo, tale in quanto realizza sé e gli altri ragionevolmente. Entro que­ sti termini , di notevole importanza sono le pagine dedicate a Socrate da J. Stenzel e da W. Jaeger (Stenzel: Sokrates in Pauly-Wissowa, R. E., 1 927; Plato der Erziehr, Leipzig 1 928, tr. it., Bari 1 966; Zur Logik des Sokrates , in Studien zur Entwicklung der platonischen Dialektik von Sokrates zu Aristoteles, Leipzig-Berlin 1 93 1 ; W. Jaeger, Paideia , I,

Berlin 1 934, e II, 1 944: tr. it., Firenze 1 935 , 1 954), per i quali, tra l'al­ tro, non vanno scordati gli anni in cui scrissero, e la loro presa di posi­ zione nei confronti della drammatica situazione della Germania, che pre­ parava l ' avvento di Hitler; così , sempre sulla scia del Maier, ha approfondito la pluralità degli aspetti, anche contraddittori della perso­ nalità di Socrate, Chr. Schrempf (Sokrates: seine Personlichkeit und sein Glaube , Leipzig 1927) . Entro questi stessi termini , per un approfondi­

mento dell'umanesimo socratico nell 'ambito della situazione sociale e politica di Atene, sulla falsariga del Maier, in una ricostruzione, più che di una 'dottrina' socratica, dell'ambiente culturale che spiega la perso­ nalità di Socrate , il suo impegno e la sua morte, assumono particolare interesse le pagine dedicate a Socrate da G. Bastide (Le moment histo­ rique de Socrate , Paris 1 939) e da A . Banfi (Socrate , Milano 1 943) . Ed

anche qui vanno considerate le date di queste opere, nate in un clima poli­ tico preciso e il loro appello alla restaurazione di un mondo basato sul reciproco rispetto in un'armonia di ragioni , in un elogio della ragione, unico fondamento per una vita associata (sotto questo profilo si veda­ no anche i saggi di A . Levi, Sul pensiero di Socrate , in Studi di filoso-

227

228

Socrate La storia della critica

jia greca. Pubblicazione in onore di R. Mondolfo, Bari 1 950 e di G. M .

Bertin, Socrate e le scuole socratiche minori, in Grande antologia filo­ sofica , I, Milano 1 954).

Per altro verso, il Socrate del Taylor ha proposto all'attenzione degli sto­ rici , non solo lo studio del 'momento storico' , di Socrate, ma anche la possibilità di cogliere aspetti diversi, entro precise atmosfere culturali e politiche, nella formazione e nel modo di atteggiarsi di Socrate nei con­ fronti della sua città.

È questo un punto fermo (quali che possano esse­

re le conclusioni tratte da altri studiosi, diverse da quelle del Taylor) che ha portato , in particolare, a una ripresa dello studio delle Nuvole di Ari­ stofane (cfr. oltre Bibliografia), anche se, come è stato fatto (cfr. Pre­ fazione di P. Rossi alla tr. it . , Firenze 1 952, 19692 del Socrate del Tay­

lor) , viene a cadere Platone identificato con Socrate , e la figurazione di un Socrate mistico in contrasto con un Socrate mondano e impegnato entro i termini dell'orizzonte umano (su tale aspetto di Socrate e sul con­ seguente dualismo religioso socratico, che avrebbe le sue prime origi­ ni nel misticismo orfico, come aveva sottolineato il Taylor, si è invece mosso P. Martinetti , per il quale Socrate è indifferente alla vita politi­ ca, tutto preso dal delineare l 'anima e la ragione come «realtà religio­ se che collegano l ' individuo con un mondo trascendente» : Socrate , «Rivista di Filosofia», 1 939: in Ragione e Fede , Torino 1 942, pp. 40954; per un'interpretazione religiosa di Socrate cfr. anche A. Kenion

Rogers, The Socratic Problem , New Haven 1 933). 6. L'opera del Maier, certo, presentando un Socrate problematico, viven­

te e concreto in un suo certo ambiente, veniva concludendo non solo che non v'è una ' filosofia' di Socrate , ma, che, in fondo, proprio ciò non per­ mette - date anche le molte interpretazioni di Socrate che si possono rica­ vare dalle fonti - di afferrare la reale storicità di Socrate (anzi il signi­ ficato del socratismo starebbe proprio qui , nel risuscitare , sempre, in chi tenti di avvicinarlo, problemi e dubbi, l 'invito a essere se stesso). Evi­ dentemente, allora, dal momento che una rigorosa indagine scientifica delle fonti, non solo non permette di ricostruire una dottrina di Socrate , ma nep­ pure di documentare una precisa figura di uomo e che gli stessi dialoghi socratici di Platone, ivi compresa l'Apologia , si rivelano interpretazio-

Socrate La storia della critica

ni, si capisce come vi sia stato chi, pur non negando che un certo Socra­ te sia esistito, abbia negato la pretesa di una ricostruzione storico-ogget­ tiva di Socrate . Di qui l'altra linea interpretativa, che dicevamo essersi svolta parallelamente alla prima. Tale tesi agnostica, com 'è stata detta, risale alla notevole opera di E. Dupréel, La Légende socratique et les sour­ ces de Platon (Bruxelles 1 922), in cui si dichiara che Socrate altro non

è che una figura leggendaria, una costruzione di Platone, dietro cui si muo­ vono dottrine e ambienti culturali messi in discussione (particolarmen­ te dottrine e ambienti culturali entro l'àmbito della sofistica). E così un simbolo e una leggenda, da potersi usare a seconda della propria conce­ zione, risultano i Socrate di E. Wolff (Platos Apologie, Berlin 1 922), di K . Kuhn (Sokrates , Berlin 1 934), e in epoca più recente il lavoro di A. Tovar, Socrate, Paris 1 9542 . Tale tesi 'agnostica' è stata condotta alle estre­ me conseguenze da O. Gigon, nel suo Sokrates. Sein Bild in Dichtung und Geschichte , Bem 1947. n Gigon, attraverso una severa e rigorosa ana­

lisi filologica di tutte le fonti, sostiene che nessuna offre la possibilità di ricostruire una filosofia di Socrate , per cui Socrate non resta che un simbolo, dietro cui probabilmente non esiste un reale Socrate, ma una figu­ ra ideale che ciascuno, a seconda delle sue esigenze e problemi , ha poe­ ticamente evocato, tanto che se anche Socrate non fosse esistito, le varie componenti cosiddette socratiche sarebbero state lo stesso, ché il socra­ tismo deriverebbe dalle opere dei sofisti e degli eleati più tardi , divenen­ do poi forma letteraria già prima di Platone (sotto questo aspetto si veda anche M. Cohen, The Logica[ Background of Plato 's Writing, in «Jour­ nal of Philosophy», 1 969, pp. l l l -4 1 ). Lo studio del Gigon, viziato come ha sostenuto giustamente 1 . Patocka (Remarques sur Le problème de Socrate, in «Revue philosophique» , 1 949, p. 1 85), dal fatto che anco­

ra si va a ricercare una filosofia di Socrate , nel senso assunto dopo Socrate, e dal fatto che, come ha sottolineato C . De Vogel ( Une nouvel­ Le interprétation du problème socratique, in «Mnemosyne», 1 95 1 , pp. 30-

9), le fonti sono studiate indiscrirninatamente, e, aggiungiamo, non sono state sufficientemente storicizzate, ha avuto il merito di proporre all ' at­ tenzione degli storici da un lato l' inutile sforzo di ricercare un Socrate che sia fatto a nostra immagine e sirniglianza, se non si vuoi cadere nel romanzato, dall 'altro lato che ciascuna fonte va ricollocata nel suo tempo,

229

230

Socrate La storia della critica

va assunta entro i termini di quelli che furono i reali e concreti proble­ mi del loro autore , per ricostruire innanzi tutto situazioni cultural i , ambienti , condizioni storiche, situazioni e polemiche politiche ( e ciò vale non solo per Platone, Senofonte , Aristotele, ma anche per Aristofane, e per quanto è possibile per i cosiddetti socratici minori). Tale l 'indirizzo su cui si è posta la storiografia socratica dal 1 950 in poi, come chiara­ mente si rivela dalle due notevoli opere di V. De Magalhiies-Vilhena (Socrate et la légende platonicienne ci t. e Le problème de Socrate. Le Socrate historique et le Socrate de Platon, Paris 1 952; sul significato sto­

riografico dell'opera di De Magalhiies cfr. C. De Vogel, The Present State of the Socratic Problem, in «Phronesis», 1955 , pp. 26 sgg.: ma della De

Vogel si veda anche Who was Sokrates?, in «Journal of the Histmy of Phi­ losophy», 1963 , pp. 143-6 1 ) . «Per rappresentarsi l'importanza - scri­ ve il De Magalhiies - dell'avvenimento che fu Socrate, bisogna render­ si conto di quel che è divenuto il suo pensiero nei rami più vigorosi del socratismo, bisogna misurare nel suo giusto valore l 'esistenza e il valo­ re dei movimenti che sono nati da lui. Così, il problema del Socrate sto­ rico diviene in tutta la sua ampiezza il problema storico del socratismo:

ciò che, allora, restituisce un senso preciso ed efficace agli sforzi dello storico, in apparenza disperati» (Le problème de Socrate cit., p. 13). Dopo l'opera del Gigon e del De Magalhiies, gli studi socratici si sono, appun­ to, volti da un lato a particolari analisi delle fonti , cercando di situarle e inquadrarle storicamente (cfr. oltre Bibliografia) , dall'altro lato a rico­ struire, non privilegiando alcuna fonte, come e perché è nato , di volta in volta, il significato (positivo o negativo) di Socrate (cfr. , ad esempio, il Socrate del Mondolfo, Buenos Aires 1 955), come il mito Socrate è pur

nato da un particolare uomo, vissuto in una particolare situazione stori­ ca, dando luogo, in altre condizioni storiche , politiche, psicologiche, ai molti Socrate (cfr. A. H. Chroust, Socrates. Man and Myth, London 1957, in cui sono particolarmente studiate le testimonianze di Senofon­ te; M . Sauvage, Socrate et la conscience de l 'homme, Paris 1960; M . Meu­

nier, La légende de Socrate, Paris 1 965) . Non a caso J. Humbert, ripren­ dendo in esame lo ' stato della questione ' , in un suo libro su Socrate (Socrate et /es petits socratiques), uscito a Parigi nel l 967, sottolinea che,

pur essendo, indubbiamente, il Socrate di Platone un mito, sì come quel-

Socrate lA storia della critica

Io di Senofonte o quello di Aristofane (cui l'Humbert dà la massima impor­ tanza), tuttavia «anche operando su questa sfuggente materia, possiamo, a condizione di fare lo sforzo necessario, ma senza nulla lasciar cadere di queste leggende, tentare di cogliere il punto focale da cui sono parti­ ti tanti raggi divergenti» (pp. 5-6), anche se, aggiungiamo, quei divergen­ ti raggi assumono un particolare significato qualora continuamente si rife­ riscano agli aspetti diversi con cui viene presentato Socrate da Platone, senza il quale, forse, Socrate non sarebbe stato quello che è stato e che ha fruttato. * * *

Dopo il 1 970, piuttosto che privilegiare una o altra fonte (Platone, Ari­ stotele, Senofonte e così via), o ricorrere ad un intreccio acritico delle fonti stesse, gl'interessi sulla incidenza di Socrate si sono rivolti a studi pre­ cisi e storici di ciascuna testimonianza. Per ognuna, a cominciare da Ari­ stofane, si è tentato di cogliere le ragioni storico-culturali di ogni auto­ re che si è rivolto a Socrate, per cui dall' uno appare un Socrate , dall' altro un Socrate diverso. Articoli e saggi si sono soffennati su aspetti partico­ lari (ironia, ignoranza, confutazione, dialettica, virtù e scienza morale, Socrate in Atene), rintracciando - sempre Platone presente, soprattutto il Platone dei cosiddetti dialoghi giovanili - non un Socrate ' moralista' e teoretico, ma una attività di Socrate , volta alla vita morale e politica. Si rintraccia un Socrate teso a restituire l 'uomo a se stesso, a far sì che l'uomo sappia pensare , entro l 'arco del mondo umano, ciascuno per quello che gli è proprio. Fonti, dunque, e studio delle fonti . Di prima impor­ tanza è dunque la raccolta delle fonti antiche, testi e traduzioni, dovute alle cure di Gabriele Giannantoni: Socrate. Tune le testimonianze da Ari­ stotele a Senofonte ai Padri Cristiani, Bari 1 97 1 ; Socraticorum Reliquiae, collegit, disposuit apparatibus notisque instruxit G.G., Napoli 1 9831 985; Socratis et Socraticorum Reliquiae, collegit ecc ., G.G ., Napoli 1 990 .

Meno s i è puntato sulla posizione di Socrate nella storia, da prima della guerra del Peloponneso alle varie fasi della guerra, per giungere ai Tren­ ta Tiranni, alla restaurata democrazia, al processo di Socrate, e al suo si­ gnificato. Su tali motivi sono da vedere , oltre il presente volume, il sag­ gio di G. Giannantoni , Che cosa ha veramente deno Socrate, Roma

231

232

Socrate La storia della critica

1 97 1 . Efficaci per tornare sulle tesi morali dei dialoghi giovanili di Pla­ tone e della sua maturità, su Socrate e la politèia, sul processo di Socra­ te, i seguenti lavori : G. Santas , Socrates philosophy in Plato 's early dia­ logues , London-Boston 1 979; R. Krant, Socrates and the State, Princeton

(N J .) 1 984; W.K .C. Guthrie, Socrate, tr. it ., Bologna 1 986 ( } 3 ed. 1 97 1 ); Th.C. Brickhouse-N .D. Srnith, Plato 's Socrates, Oxford-New York 1 994; G. Vlastos , Socratic Studies , a cura di M . Bumyeat, Cambridge 1 994. Alcuni saggi su Socrate si sono mantenuti sulle linee tradizionali , men­ tre

altri hanno preso le mosse da motivi attuali per ribaltarli verso un Socra­

te che risponde più a posizioni proprie di chi interpreta che non al Socra­ te storico (Socrate e Nietzsche, e Heidegger, e Gadamer: si notino le date); e quanto detto si ripeta per alcuni libri e saggi sulla dialettica di Socra­ te, sul suo modo di argomentare; motivi che sono studiati alla luce della 'logica formale' , dell'analitica, e così via, per cui si riscontrano in Socra­ te-Platone errori e difetti formali (cfr. oltre, bibliografie e G. Giannan­ toni, /l 'Socrate ' di F. Adorno, in 0.1.0/ MZHIIOI. Le vie della ricer­ ca, a cura di M .S . Funghi , Firenze 1 996).

Ma qui si preferisce cedere la parola a G. Giannantoni: E lascio qui completamente da parte il fatto che conseguenze assai gravi per l ' interpretazione di Socrate possono derivare da quella che è stata chiamata l'interpretazione 'tubinghese' di Platone (Kramer, Gaiser, Szlezak, Reale, ecc .), perché se il valore e il senso del pen­ siero platonico sono da individuare essenzialmente nelle cosiddet­ te 'dottrine oral i' (aypa> , 1988, pp. 28 1 -99; l. F. Stone, The triai of Socrates, Boston (Mass.) 1 988; J . R. Wallach, Socratic citizen­ ship , in «History of Political Thoughb> , 1988, pp. 393-4 1 3 ; S. Benarde­ te, Socrate 's second sai/ing . On Plato 's Republic, Chicago 1989; R . Bodéiis, Notes sur l 'impieté de Socrate , in «Kemos>> , 1 989, pp. 27-35; T. C. Brickhause - N. D . Smith, Socrates on trial [ Commentary on Pla­ to 's 'Apology ofSocrates '], Oxford 1989; F. Calvo, Cercare l'uomo. Sacra­ te, Platone, Aristotele, pref. di P. Ricouer, Genova 1 989; l . M . Crombie, A dream of Socrates, in «Philosophy>> , 1 989, pp. 29-38; A. G6mez­

Lobo, La ética de S6crates, México 1 989; T H . Irwin, Socrates and Athe­ nian democracy, in «Philosophy and Public Affairs>>, 1 989, pp. 1 84-205; D. Kallick, The speakerling teacher: Socrates and writing, in «Metaphi­ losophy>> , 1 989, pp. 341 -46; S. Kofman , Socrate(s) (La Philosophie en effet), Paris 1 989; H . D. Voigtlander, Der Wissensbegriff des Sokrates, in «Rheinisches Museum fiir Philologie>> , (Frankfurt a. M.) , 1 989, pp. 2646; H. H. Benson , The priority of definition and the Socratic elenchus, in >

l SCHOL. in Aristoph. vulg. ad Nub. arg. 1: La commedia è scritta deliberata­ mente contro il filosofo Socrate, quale cattivo educatore dei giovani Ateniesi, essen­ doci una certa ostilità dei poeti comici contro i filosofi. Essa non fu causata, come vogliono alcuni, da Archelao , re dei Macedoni, per il fatto che egli lo preferl ad Aristofane. arg. 2: Dicono che Aristofane scrisse le Nubi sotto la pressione di Anito e Meleto, per saggiare la reazione degli Ateniesi, qualora avessero udito attacca­ re Socrate . Si comportarono in modo cauto, infatti , perché egli aveva molti inna­ morati , soprattutto Alci biade e quelli del suo circolo, i quali fecero in modo che il poeta non vincesse il primo premio con questa commedia.

2 In realtà la lettera Q, con cui si marcavano i cavalli di razza. La freddura p� nomastica è già nell 'originale.

3 Cimici, non pretore , ci si attenderebbe.

4 Perfida allusione alla madre di Socrate , levatrice:

un mestiere ignobile per il

Nostro, evidentemente nato da un uovo. La tecnica vantata da Socrate tro la : competenza da levatrice . Cfr. SCHOL. in

Nub. l 37:

era

peral­

Aristoph. vulg . ad

: contro la storia. Socra­ te infatti era ateniese. Poiché però Diagora, che era di Melo, fu attaccato in quanto ostile alla divinità e poiché egli

[scii. Aristofane) attacca Socrate come ateo, per que­

sto lo chiama «di Melo>> . O diversamente. Era di Melo Aristagora, poeta ditirambi­ co, il quale, divulgando, in danza e parole, i misteri eleusini , fu giudicato massima-

Socrate l testi La commedia greca -

mente empio. Da quello, dunque, prendono in giro i Melii per la loro empietà. Altri dicono che è detto «melio» chi ammansisce con l'insegnamento le anime dei dilice­ poli; altri chi porta i capelli lunghi , (altri) chi ha molti peli. O diversamente . . . . 25 Pandèleto sarebbe sicofante e causidico, secondo gli scolii: che inventano. 26 La mela è simbolo di amoroso intento, per tutta la grecità. 27 Ippocrate era nipote di Pericle: lo stesso epiteto già toccò ai due figli dello statista. 28 Peleo, senza saperlo, era il casto Giuseppe dei Greci. La moglie dell'ospite lo tenta, lui resiste, lei ricorre al marito calunniandolo, questi lo butta in pasto alle fiere. Zeus gli invia una spada, lo salva, lo dà in moglie a Teti: semidea alquan­ to noiosa, come sembra, tranne croniche deficienze dell'eroe. 29 Il diritto greco concedeva al cittadino immediata vendetta sull'adultero, colto sul fatto: sia supponendogli un rafano, sia imponendogli, sempre a poste­

riori, cenere bollente. 30 La pioggia spegnerebbe le fiaccole del corteo che accompagna la ragazza in casa dello sposo: malaugurio.

3 1 A quel che sembra dal petulante dileggio di Aristofane e dei suoi colleghi . l'ar­ te tragica di Carcino doveva essere modesta. 32 l versi ora citati sono da una tragedia di Sènocle, figlio del sullodato Card­ no. Ove Alcmena piangeva il figlio Licimnio, ucciso da Tlepòlemo. ALTRE TESTIMONIANZE NELLA COMMEDIA GRECA

1 Sono stati omessi i due frammenti (nn. 39 e 40 Kock) di Teleclide, il frammen­ to (n. 1 2 Kock) di Callia, il frammento (n. 376 Kock), tratto dalla prima redazio­ ne delle Nuvole, di Aristofane e il frammento (n. 9 Kock) di Amipsia, che si tro­ vano nella vita di Socrate scritta da Diogene Laerzio (Il 18 e 28): cfr. infra . E l . 2 Il frammento si trova in OLYMPIOD . in Plat. Plwed p. 65 Heind.

3 Il frammento è citato in ETYMOL. MAGN . 1 8 ,8 come esempio del modo io cui Eupoli raffigurava Socrate. 4 Cfr. SCHOL. in Aristoph. nub. 96, per il quale vedi più avanti A 1 7 . 5 Cfr. A. KÒRTE, Fragmente einer Handschrift der Demen des Eupolis. in «Hermes» , XLVII, 1 9 1 2, pp. 276-3 6 Socrate e Cherefonte? Cfr. SUID. s.v. 1tEviov. 7 Per un probabile riferimento a Socrate (o a Protagora) cfr. il commento di Kock. 8 Per il riferimento a Socrate cfr. SUID. s.v. Xtéd;Etv. 9 I l frammento è citato da STOB. IV 1 58, 1 5 ; per il riferimento cfr. DIOG. LAERT. II 25 (cfr. infra E 1 ) .

IO Per il riferimento a Socrate cfr. EUSTATH . 206, 27 .

1 1 Il frammento è citato in ALCIPHRON. 1 34, 4 e 7. 1 2 Cfr. ZENOBIUS 2, 48 . 1 3 Cfr. l. BEKKER, Anecdota grQI!ca, p. 67. 20.

35 1

3 5 2 Socrate l testi - La commedia greca

ALTRE TESTIMONIANZE SU SOCRATE E I COMICI. LA PARODIA LUCIANEA l Cfr. l'agone tra il e il nelle Nuvole di

Aristofane , che è il modo , per altro non del tutto corretto , in cui il tradizionalista Aristofane interpreta la celebre dottrina del . Tale dottrina è storicamente attribuita a Protagora di Abdera (cfr. 80 A l e 21 D: K.), ma più in generale essa può essere risolta nella maggiore capacità persua­ siva di quel logos che sia composto secondo gli accorgimenti dell'arte retorica. E di tale logos i due esempi di maggior rilievo conservatici sono appunto i due , che Gorgia compose in difesa di due personaggi che erano, agli occhi di tutti, il simbolo del tradimento: Elena e Palamede (cfr. 82 B I l e Ila D: K.). 2 Il racconto di Eliano, a parte altri motivi di notevole interesse, è, per amor di tesi, chiaramente irrispettoso della cronologia: le Nuvole di Aristofane furono rap­ presentate nelle Dionisie del 423 a.C. (cioè 24 anni prima del processo di Socra­ te!), ma non ebbero successo, tanto che lo stesso Aristofane ne fece una seconda redazione, che è quella che noi leggiamo, risalente agli anni 42 1 - 1 8 e non com­ pletata né rappresentata (cfr. W. SCHMID-0. STAHLIN, Geschichte der griechi­

schen Literatur, IV 2, l , Miinchen 1 946, pp. 247 sg.). Che tuttavia queste accu­ se più antiche abbiano contribuito a far nascere quelle posteriori e a portarlo al processo e alla condanna, Socrate lo afferma ne li' Apologia di Platone. 3 Sui rapporti tra Socrate e Euripide cfr.. infra , le testimonianze D 30-34. 4Cfr. ARISTOPH. nub. 144 sgg. (= A l ) e XENOPH. symp . 6, 8 (= B 3). 5 Per tutto ciò cfr. PLAT. symp. 2 1 6d-219d. 6 Da qui sino alla fine è evidente la confusione del pensiero di Socrate con alcu­ ne delle più celebri dottrine filosofiche di Platone (soprattutto della Repubblica) . Ma non credo giusto correggere, come ha fatto qualche editore di Luciano, il nome di Socrate in quello di Platone . Quanto al motivo cui si accenna più avanti degli > . Sulla povertà di Aristide - sempre in connessione con la povertà di Mirto - cfr. anche ciò che è detto in DEMETR. PHALER. fr.

96 Wehrli [= PLUTARCH .

v.

Aristid. 27) sul l ' assoluta indigenza di Lisima­

co, nipote di Aristide.

7 Sui rapporti cronologici tra Protagora e Socrate si tenga presente quanto è detto in PLAT. Protag. 3 1 7 c [= 80 A 5 D: K.] e la relativa nota nel Diels-Kranz. Sulla cronologia di Socrate cfr. anche DIOG . LAERT. II 44 e 45 (cfr. infra, E l ) e la testimonianza dal Chronicon di Eusebio. Da PLAT. apol. 17 d-e sappiamo che Socrate aveva già compiuto settanta anni al momento del processo (399 a.C.). 8 Cioè di quelli che leggiamo nel Parmenide di Platone: per le questioni con­ nesse alla cronologia di Parmenide (cfr. PLAT. Parm. 127 a) sono da vedere le note di Diels-Kranz a 28 A l e 28 A 5 .

9 Su questo errore di Olimpiodoro, dovuto ad una confusione d i date, cfr. l a nota di Diels-Kranz a 82 A IO. 10 Da ciò e da quanto detto in DIOG. LAERT. II 19 (cfr. infra, E l ) risultereb­ be dunque che Socrate in un primo tempo seguì, come del resto era usuale, lo stes­ so mestiere del padre . Di qui la pretesa, ironica, discendenza da Dedalo in PLAT.

Euthyphr. 1 1 b-e; A/cib. / 1 2 1 a, con il quale, per altro, il Socrate platonico isti­ tuisce un più profondo legame paragonando i suoi ragionamenti alle «Statue in movi­

mento>> di lui (cfr. anche Men. 97 d-e). Cfr. anche supra, D l

e

infra, E l (§ 19).

459

460

Socrate

l testi

-

Le testimonianze biografiche dossografiche e letterarie

I l Sui rapporti tra Socrate e il filosofo Archelao cfr. anche DIOG. LAERT. II

19 e II 23 (cfr. infra, E 1), CLEM . ALEX. strom. l, XIV 63, 3, LIBAN. declam. I 165 (infra, H 1 ) . Dal primo di questi passi risulta altresl che Socrate, prima che con Archelao fu in rapporti con Anassagora, con il quale lo mette in relazione anche Platone (apo/. 26 d-e, e specialmente Phaed. 97 b sgg.). Tutto ciò coinvolge anche l'atteggiamento di Socrate nei confronti della filosofia della natura, cioè un punto importante della sua biografia spirituale.

1 2 Eco evidente di PLAT. Gorg . 455 e. Platone finge che da Aspasia Socrate abbia imparato come comporre l'orazione funebre che pronuncia nel Menesseno (cfr. 236 a-c; 249 d) .

1 3 Su Socrate e Aspasia cfr. XENOPH . Mem. II 6, 36 e oecon. 3, 14; su Socra­ te e Pistia (questa è la forma del nome in Senofonte) cfr. XENOPH . Mem . III I O , 9 sgg; su Socrate e Teodote, cfr. XENOPH . Mem. III 1 1 ,1 sgg.

1 4 Il senso dei versi di Euripide è in realtà diverso, e cioè che non c'è sventura

il cui peso non possa gravare sull 'uomo (�ç où1e éìv Saxeoç àv9pomou cpuatç). Sui rapporti fra Socrate e Euripide cfr. anche DIOG. LAERT. II 18 (cfr. infra, E 1).

1 5 La stessa cosa in SUID. s.v. apatt' l]À.lO\l 1COÀ.Ufl.J3fl.tOU. 1 6 In altri termini , Cicerone sostiene che la filosofia di Cleante, se riesce a dare conforto al dolore, mostrando che quelli che sono comunemente ritenuti mali, e dai quali è provocato il dolore, in realtà non sono mal i , poiché l'unico vero male è la disonestà, è poi del tutto inefficace verso quel dolore che è provocato dalla stessa coscienza della propria disonestà. E questo appunto è il caso di Alcibiade: cfr. anche il brano di Plutarco, supra, n. 36. 1 7In base a PLAT. symp. 215 e. È superfluo qui ricordare quanto importanti siano, nella raffigurazione platonica, i rapporti tra Socrate e Alci biade. Sui rapporti tra Socrate e Alcibiade cfr. anche LIBAN. declam . I 136 e 137- 143

(cfr. infra, H 1 ) .

1 8 Cfr. PLAT. Theaet. 149 a. 19 Cfr. infra D 72 e DIOG. LAERT. II 36 (infra, E 1 ) . 20 Cfr. PLAT. symp. 2 1 9 b. 2 1 Segue la citazione di PLAT. Protag. 309 a. 22 Questa interpretazione dell'eros socratico è sviluppata, con larghe remini­

scenze platoniche, anche in MAXIM . TYR. dissert. XVIII: ma si tratta di un'eser­ citazione retorica. Cfr. anche ARISTID. orat. XLVI, vol. II p. 167 D.

23 Cfr. anche DIOG. LAERT. II 23 (cfr. infra, E 1 ) , e PLAT. symp. 220 d-22 1 b. 24 Apol. 29 e . Sulla partecipazione di Socrate alle tre campagne militari nella prima fase della guerra del Peloponneso, cfr. anche LIBAN. declam. I 1 3 1 (cfr.

infra, H 1 ) .

25 Cfr. THUCYD. V 2 . 26 Parafrasi di ARISTOPH. ran . 47. 27 Cfr. PLAT. Charm. 153 b e symp. 220 e.

Socrate 46 1 l testi - Le testimonianze biografiche dossografiche e letterarie 28 Questo scritto era una celebrazione di Alcibiade e, proprio per questo, diffi­ cilmente poteva trovarvi posto l'episodio in questione.

28 Cfr. THUCYD. IV 96; su tutto ciò I. DURING , Herodicus thL Cratetean Stoc­ kholm l 94 l , pp. 4 l sgg.

30 Cfr. ARISTOPH . nub. 362 e PLAT. symp. 22 1 b. 3 1 Cfr. PLAT. Crit. 52 b. La frase in questione manca nei migliori codici plato­

nici ed è generalmente considerata spuria (contro cfr. 1 . B URNET, Plato 's ...

Crito, p. 205). Sulla base del Critone il Wilamowitz corregge in Ateneo nopEiaç in 9Ewpiac;.

32 Si rammenti la celebre pagina del Simposio platonico (220 c-d). 33 Tutto ciò sembra derivare dal dialogo Zopiro di Fedone (cfr. DIOG. LAERT. II 105). Cfr. quanto osservato alla precedente nota 4.

34 Sulla povertà di Socrate, conseguente ad uno sfortunato esercizio dell'usu­ ra, cfr. DIOG. LAERT. II 20 (cfr. infra, E l ) e LIBAN. declam. I 1 7 , 1 8 e 1 30 (cfr.

infra, H l ) .

3 5 Cfr. XENOPH . symp. 2 , I O ; sui rapporti tra Socrate e Santippe (per i quali cfr. anche DIOG. LAERT. II 36-37 [infra, E l ] , e infra, le testimonianze D 283 e F 1 63- 1 67) la tradizione antica appare largamente influenzata da quell'imma­ gine di un Socrate «paziente>> (non senza punte di misoginia) che è di impronta cinica.

36 Cfr. HIERONYM . Contr. Pelagian . III . l e Comm. in /sai XII . 42. 37 Cfr. Mem. III I l . 3 8 Per le citazioni contenute nel passo di Ateneo, cfr. PLAT. apol. 2 1 a e XENOPH. apol. 14. Cfr. anche DIOG. LAERT. II 37 (cfr. infra, E l ). Sul respon­ so dell'oracolo, cfr. infra, LIBAN. declam. I 178 (H l ) .

3 9 Chiaro riferimento all' inizio della Repubblica platonica.

40 Lo stesso aneddoto, ma con minore precisione, è narrato in AELIAN. var. hist. II 30 ed è ricordato anche da Pausania (l 30, 3). Per tutto ciò che si riferisce ai rap­ porti di Socrate con i suoi discepoli ed amici (di cui si parla nelle testimonianze che seguono), cfr. da ultimo, J. HUMBERT, Socrate et les petits Socratiques, Paris 1967, pp. 176-83 e 2 1 0 sgg.

41 Cfr. ORIGIN. Adv. Cels. I 25 [I 1 1 6, 19 sgg. Koetschau] . 42 Cfr. anche DIOG. LAERT. Il 3 1 (infra, E 1 ) . La battaglia di Tauagra di cui qui si parla non può essere, per evidenti ragioni cronologiche, quella famosa del 457 a.C., ma quella del 426 (cfr. THUCYD. lll 9 l ).

43 Cfr. HIERONYM. Ad. Jovin. D 1 4 . 44 Sulle vicende di Anito e Meleto dopo l a morte di Socrate cfr. infra, nn . 1 62 e 163. 45 Sui rapporti tra Socrate e Aristippo cfr. Gnom. Vatic. 743 n. 493 (infra, F 1 33) e G . GIANNANTONI, l Cirenaici cit., pp. 2 1 -8 .

46 Cfr. XENOPH. Mem. U l . Aristippo compare, come interlocutore di Socnl­ te, anche in Mem. III.

462

Socrate l testi - Le testimonianze biografiche dossografiche e letterarie

47 Oltre le testimonianze qui raccolte a proposito dell'atteggiamento di Socra­ te in occasione del processo contro i generali ateniesi vincitori alle Arginuse (406 a.C.) e accusati di aver abbandonato le acque dello scontro senza aver rac­ colto i cadaveri cfr. anche XENOPH. Mem . I l , 17- 1 9 e IV 4, 2; LIBAN. declam . O 14 (infra, H 2); PLAT. apol. 31 c-32 c; Gorg. 473 d-474 a, SUID. s.v 'Emtéuctot;

G. GIANNANTONI, La pritania di Socrate ne/ 406 a.C., in «Rivista critica di sto­ ria della filosofia>> , XVII, 1962, p. 8 , n. 1 2 .

48 Cfr. su ciò anche LIBAN. declam. I 54 sgg. (infra, H 1 ) . 49 Che i rapporti tra Socrate e Senofonte debbano iniziare non prima della metà dell'ultimo decennio del V secolo sembra ormai la tesi più probabile: cfr. H. MAIER, Socrate cit., I, p. 9, n. 2.

50 Cfr. anche ARISTOT. reth . B 23. 1 398 a 24-26, DIOG. LAERT. II 25 (infra, E l ) e Gnom. Vatic. 743 nn. 495 e 496 (infra, F 60 e 6 1 ) ; cfr. H . MAIER, Sacra­

te cit., I , p. 84, n. l .

5 1 Sui rapporti tra Socrate e Crizia, cfr. XENOPH. Mem . I 2,12-48, la seconda delle due Declamazioni di Libanio riportate al cap. H, e, della prima, i paragrafi 1 36 e 148-49.

52 Dioniso. 53 II poeta comico, non il filosofo. 54 Apollo. 55 Su questo episodio, oltre a PLAT. apol. 32 c-d, cfr. XENOPH. Mem. I 2, 32 e DIOG. LAERT. II 24 (infra, E l ); LIBAN. declam. I 1 82 e II 19 (infra,H l e 2).

56 Sull' «apologia>> di Lisia, cfr. DIOG. LAERT. II 40-41 (infra, E l) e STOB . 01 7, 56 (infra, F 168).

57 Cfr. XENOPH . apol. 28; DIOG. LAERT. II 35 (infra, E l ); TERTULL. de an. l , 2-6

5 8 Cfr. PLAT. Phaed. 60 c, 61 b. 59 È ormai accertato che Policrate, esponente degli ambienti sofistici e retorici politicamente orientati in senso democratico e ostili all'attività degli immediati discepoli di Socrate compose un "'accusa" contro Socrate, difendendo le ragioni di chi aveva intentato il processo e in realtà estendendo le imputazioni con argo­ menti di più schietto sapore politico e, nello stesso tempo, cercando di colpire, accu­ sando il maestro, i suoi discepoli . Lo scritto di Policrate fu composto molto pro­ babilmente subito dopo il 393 a.C. e oggi è possibile ricostruire, nelle grandi linee, il suo contenuto dal confronto tra Senofonte (Mem. I 2, 9-6 1 , in cui si riferisce non all'accusa pubblica ma all"'accusatore") e Libanio (cfr infra H l ) . 60 Su queste notizie, cfr. anche LIBAN. declam. 1 173- 1 74 (infra, H 1 ) . Sulla loro attendibilità sussistono molti dubbi .

6 l In PLUTARCH . v. Mar. 48, la stessa frase è attribuita a Platone. Per la con­ trastante affermazione di cosmopolitismo cfr. infra, la testimonianza D 229.

62 cfr. LIBAN. declam. I 18 (infra, H 1 ) , STOB . m 1 7 , 2 1 (infra, F 149) e DIOG.

Socrate I testi - Le testimonianze biografiche dossografiche e letterarie

LAERT. Il 34 (infra, E 1 ) . Tutto il capitolo F, sulla letteratura gnomologica, è da tenere presente per l'apoftegmatica di Socrate.

63 Su tutto ciò cfr. anche PLUTARCH . de ga"ul. 22 p. 5 1 3 D; XENOPH Mem. I 3, 6, STOB. IV 37, 20 (infra, F 1 50). 64 Cfr. anche DIOG. LAERT. Il 25 (infra, E 1 ) .

65 Cfr. Gnom. Varie. 743 n.500 (infra, F ! 53) e DIOG. LAERT. D 2 1 (infra, E l ). 66 Cfr. HERODOT. VII ! 52 e VALER. MAX. VII 2 ext 2 (attribuita a Solone) .

67 Cfr. STOB . I I 3 1 , 98 ( infra, F 46) e DIOG . LAERT. Il 3 5 (infra, E l ). 68 Cfr. XENOPH . symp. 2, 1 1 - 1 9 . 69 Cfr. anche DIOG. LAERT. Il 3 3 (infra, E 1 ) . 70 Cfr. HOM. Od. XIII 30 1 e /1 . X 279; cfr. anche APUL. de deo Socr. 165 sgg. 7 1 Cfr. HOM. Il. XX 95; Od. XIX 34 . 7 2 Cfr. supra le testimonianze 48-53 e note. 73 Cfr. fr. 282, 22 Nauck. 74 Sul «demone» cfr. E. ZELLER, Die Philosophie der Griechen, U 1 -5, pp. 74=

9 1 ; 1. HUMBERT, Socrate et les petits Socratiques cit., pp. 1 60-8, dove si trove­ ranno anche le indicazioni platoniche. Per Senofonte, cfr. Mem. I l , 2-9 e 1 9-20; IV 8 , 1 ; apol. 4; 1 2- 1 3 . Abbiamo ritenuto sufficiente riportare questi due passi di Plutarco, non essendo necessario, in questa sede, seguire l'interpretazione del «demone>> socratico ne li' ambito della demonologia del platonismo medio. Per la stessa ragione abbiamo omesso qualsiasi citazione dal De deo Socratis di Apule­ io e ci limitiamo a segnalare in nota i due logoi (VIII e IX) che Massimo di Trro ha dedicato all'argomento.

75 Cfr. PLAT. Theag. 1 28 d-129 a. 76 Cfr. infra la testimonianza F 64 e le testimonianze F 62-7 1 sul modo socratico di discutere.

77 Cfr. XENOPH. symp. 2, 1 8 . 7 8 Cfr. PLAT. Crit. 44 e-45 b . 79 Cfr. XENOPH. symp. 4, 6 1 . 80 Cfr. PLAT. Phaedr. 230 a. Sul «sapere di non sapere» cfr. anche STOB. D

l,

1 7 (infra, F 3).

8 1 HOM. Od. IV 392. Cfr. anche DIOG. LAERT.

D 2 1 (infra, E 1 ) , LIBAN.

declam . I 16 (infra, H 1 ) , Gnom. Vatic. 743 n. 489 (infra, F 2) .

82 Cfr. XENOPH. Mem. I l , I l sgg .. 83 Cfr. anche DIOG. LAERT. 11 19 (infra, E 1 ) . 84 Per l a dottrina, nella forma più propriamente socratica, del «non restituire i l male, quando l o s i sia ricevuto>> , cfr. PLAT. Crit. 49 a; Gorg . 469 a-b, 475 b-d;

resp. l 335 b sgg.

85 Le ipotesi di Socrate erano solo le prime due, secondo PLAT. apol. 40 c, che Plutarco cita nel brano omesso ( 1 3 p. 108 D) .

86 Cfr. EUSEB. Praep. evang . XIV 1 6,7 [Il 30 1 , 1 8 Mras] .

463

464

Socrate l testi Le testimonianze biografiche dossograjiche e letterarie -

87 Cfr. più avanti, dissert. IV 4, 2 1 (= D 294); PLUTARCH. de tranquill. an. 17 p. 475 E.

88 Cfr. più avanti, dissert. II 2, 1 5- 1 8 (= D 289). 89 Cfr. PLAT. Gorg . 474 a: la frase è ripresa da Epitteto in dissert. II 26, 6. 90 Cfr. più avanti, dissert. IV 5, l (= D 295).

91 Cfr. anche dissert. I 25 , 3 1 . 92 La stessa cosa in dissert. III 23, 22 e enchirid. 46, l e 5 1 , 3 . 93 Cfr. la nota 55 a D 140. 94 Parafrasi di PLAT. Crit. 47 d. 95 Cfr. XENOPH. Mem . I l , 18 e le testimonianze D 1 1 8- 1 2 1 .

96 Cfr. PLAT. Crit. 54 a. 97 Cfr. PLAT. Crit. 43 d (cfr. supra, dissert. I 29, 1 8 = D 287).

98 Cfr. anche dissert. II 6, 26.

99 Cfr. dissert. II 12, 14 (supra, D 290). 1 00 Cfr. XENOPH . Mem . II 2. 101 Cfr. PLAT. symp. 1 74 a. 102 Cfr. PLAT. Symp. 217 sgg. e EPICTET. dissert. II 18, 22. 103 Cfr. ARISTOPH . nub. 103. 104 Cfr. ARISTOPH . nub. 225. 105 Cfr. ARISTOPH . nub. 1 79. 106 Misura attica, corrispondente a poco più di un litro. 107 Cioè quei filosofi morali che Seneca ha portato prima ad esempio: di qui l'ipo­ tesi di taluni editori che Seneca ponga le parole tra virgolette in bocca non a Socra­ te, ma a se stesso: cfr. lo status della questione nell'apparato dell'edizione di A. BELTRAMI (Roma 1949) .

108 Personaggio di un dialogo di Eschine socratico. 109 Cfr. ARISTOPH . nub. 362; questa frase è stata giustamente ritenuta un'in­ terpolazione.

I lO Cioè: moslri marini. Cfr. EPICfET. dissen. n l , 15 e PLAT. Phaed. 77 e; Crit. 46 c. I I I Se il testo è corretto , si tratta di una svista di Marco Aurelio; altre fonti (cfr.

supra D 125 , 1 26 e DIOG. LAERT. II 25 [= E l ] parlano del figlio di Perdicca, Archelao, re di Macedonia dal 4 1 3 al 399 a.C.

Socrate 465

E . LE B I O G RAF I E D I D I OG E N E LAE RZI O E D I S U I DA

466

Socrate l testi Le biografie di Diogene Laerzio e di Suida -

1 . DIOGENE LAE RZIO, «VITA DI SOCRATE» ( Vite dei filosofi, Il 1 8-4 7) Socrate era figlio d i Sofronisco scultore e Fenarete levatrice, come dice anche Platone nel

Teeteto 1



Ateniese, del demo Alopece .

Si credeva che avesse collaborato con Euripide nella composizione delle tragedie, onde Teleclide si esprime così Ecco

i Frigi

2:

nuovo dramma di Euripide, sotto cui Socrate pone

fasci di sarmenti

($ptl'yEç- cppuyava) .

Ed ancora egli scrive: Euripide dai chiodi socratici. E Callia nei

Prigionier3:

A: Perché hai un 'aria così grave e pensosa? B: Ne ho ben donde: Socrate è l ' autore . Aristofane nelle

Nubi4 :

Questo è colui che per Euripide compose tragedie piene di ciarle sì, ma anche di sottile sapienza. Secondo alcuni fu uditore di Anassagora, ma anche di Damone5 , come afferma Alessandro nette Successioni dei filosoji6. Dopo la condanna di Anassagora , divenne uditore del naturalista Archelao, di cui, secondo Ari­ stosseno7 , fu anche l'arnasio. Duride8 scrive che egli servo lavorò in opere di pietra; alcuni dicono che egli scolpì le Cariti, vestite , che sono sull' Acro­ poli9. Per questo Timone nei

Silli

scrisse I O :

E da questi deviò I I Socrate , lapicida, che di leggi sempre ciarlò, gli Elleni magicamente conqu ise, maestro nel sottile argomentare , naso fino, stroncatore dei fini dicitori , ironizzatore , attico a metà.

Socrate 46 7 l testi

-

Le biografie di Diogene Laerzio e di Suida

Fu anche abile nel l ' arte retorica, come dice pure ldomeneo l 2

ma

anche, secondo la testimonianza di Senofonte 1 3 , i Trenta gli impedi­ rono d' insegnare l ' arte della parola. Aristofane14 lo schernisce come colui che rende migl iore i l di scorso peggiore . Favorino nella

Storia Varia l 5

attesta che S ocrate fu il

primo, insieme con il suo discepolo Eschine, a insegnare retorica: la notizia è confermata da Idomeneo l 6 nella sua opera

Dei Socratici.

Fu

anche il primo a discutere sulla vita e il primo dei filosofi a morire, in seguito a condanna capitale. Aristosseno, figlio di Spintaro 1 7 , afferma che egli riuscì a diventare ricco: impiegava i l capitale e ne ricavava degli interessi; spendeva solo le rendite e investiva di nuovo la somma1 8 . Demetrio di B isanzio attesta che Critone lo tolse via dal l ' officina e lo educò, innamorato della grazia della sua anima; convinto che la spe­ culazione naturalistica non ci riguarda affatto , discuteva di questioni morali nelle officine e nel mercato . Era solito dire che l 'oggetto della sua ricerca era: ((Ciò che nella casa si fa di male e di bene)) 1 9 . Spesso nel l ' i ndagine i l suo conversare assumeva u n tono piuttosto veemente: allora i suoi interlocutori lo colpivano con pugni o gli strap­ pavano i capelli ; nella maggior parte dei casi era disprezzato e deriso, ma tutto sopportava con animo rassegnato . A tal punto che una volta, sopportando i calci che aveva ricevuti da un tale, a chi si meraviglia­ va del suo atteggiamento paziente, rispose: ((Se mi avesse preso a calci un asino, l ' avrei forse condotto i n giudizio?>> Così tramanda Demetrio20. A differenza della maggioranza dei filosofi , non ebbe bisogno di allon­ tanarsi dalla sua città, eccetto che per obblighi militari . Per il resto della sua vita rimase sempre in patria, dispiegava il suo ardore di ricerca con­ versando con tutti e tutti con versando con lui : scopo delle sue conver­ sazioni fu la conquista del vero, non che gli altri rinunziassero alla loro opinione. Si dice che Euripide gli abbia dato l ' opera di Eraclito21 e ne abbia chiesto il suo parere e che Socrate abbia risposto: ((Ciò che capii è eccellente: così pure , credo, quel che non capii, ma per giungere al fondo ci vuole un palombaro di Delo»22. Curava anche gli esercizi fisic i , ed era sano e vigoroso. Partecipò alla spedizione di Anfipoli23 e nella battaglia di Delio24 quando Senofon-

468

Socrate

l testi

-

Le biografie di Diogene Laerzio e di Suida

te cadde da cavallo, Socrate lo raccolse e gli salvò la vita25; nella fuga generale degli Ateniesi egli si ritirava a suo agio, si volgeva dattorno con calma a spiare se qualcuno lo assalisse, pronto a difendersi . Par­ tecipò anche alla battaglia di Potidea26, dov' era andato per mare27 ché le comunicazioni terrestri , a causa della guerra, erano state inter­ rotte . Fu in quell'occasione che, come dicono, rimase per una notte inte­ ra nella stessa posizione e riportò ivi il primo premio del valore , che egli cedette ad Alcibiade28, di cui Aristippo nel quarto libro

suria degli antichi dice

Della lus­

sia stato innamorato . Ione di Chio29 tramanda

che in giovine età, insieme con Archelao , si sia recato a Samo30; e Ari­ stoteJe3I dice che sia andato a DeJfi32. Che sia andato all ' lstmo33 narra Favorino34 nel primo libro delle

Memorie .

Fu di animo forte, e democratico, come risulta dai fatti seguenti: non cedette a Crizia e ai suoi amici quando ordinarono che Leonte di Sala­ mina, uomo ricco , fosse condotto dinanzi a loro per essere mandato a morte35; fu l ' unico che votò a favore dei dieci strateghi36; non volle fug­ gire via dalla prigione pur essendogli possibiJe37; ammonì severamen­ te gli amici che compiangevano il suo destino e, legato con la catena, tenne loro quei bellissimi discorsi 38. Fu indipendente e dignitoso. Narra Panfila39 nel settimo libro delle

Memorie

che una volta Alcibiade gli offrì una grande area per potersi

costruire una casa e che egli replicò: «Se io avessi bisogno di calzari e tu mi offri ssi il cu6io per farmeli, sarebbe ridicolo che io accettassi». Più di una volta, osservando la grande quantità di merce esposta alla vendi­ ta, diceva fra sé: «Di quante cose non sento il bisogno !»40. E incessan­ temente si ripeteva quei versi giambici: Opere cesellate d' argento e abiti di porpora sono utili alla scena del teatro , non alla vita4 I . Ostentò il suo di sprezzo per Archelao di Macedonia42 e Scopa di Crannone ed Euriloco di Lari ssa, non accettando loro offerte di dana­ ro né ospitalità nelle loro corti . Ebbe un regime di vita così ordinato che fu l ' unico a non contagiarsi durante le freq uenti pestilenze scop­ piate in Atene .

Socrate 469 l testi Le biografie di Diogene Laerzio e di Suida -

Aristotele43 dice che sposò due donne: la pri ma, S antippe, da cui ebbe il figlio Lamprocle ; la seconda, Mirto, figlia di Aristide il Giu­ sto, che prese senza dote , da cui nacquero Sofronisco e Menesseno. Altri affermano che sposò prima Mirto; altri ancora, fra cui Satiro44 e Iero­ nimo di Rodi45, che ebbe entrambe le mogli contemporaneamente: dico­ no, infatti, che gli Ateniesi desiderando incrementare la popolazione, per sopperire alla scarsezza di uomini decretarono che si sposasse una sola donna, cittadina ateniese , e si procreassero figli anche da un ' al­ tra: Socrate avrebbe fatto appunto così46. Era capace di dis prezzare anche coloro che lo scherni vano. Era orgoglioso della semplicità del suo tenore di vita e non riscosse mai un compenso. Era solito dire che nel modo più dolce mangiava quando non sentiva il bisogno di companatico e nel modo più dolce beveva quando non era in attesa di altra bevanda: bisognoso di pochissime cose, era vicinissimo agli dèi47. Questo sarà possibile apprenderlo anche dai poeti comici , i quali senza accorgersene, mentre lo pongono in berlina, lo lodano. Così Ari­ stofane48: O uomo chè giustamente desiderasti attingere la grande sapienza, come vivrai felice tra gli Ateniesi

ed i Greci . Di memoria tenace tu

sei, pensatore profondo, temprato nell ' animo al duro travaglio , né mai ti stanchi fermo o camminando, né ti addolori troppo per il

fred­

do, né dai in smanie per il desinare, t'astieni dal vino e dalle leccor­ nie e dalle altre frivole stoltezze. Amipsia, presentandolo avvolto in un logoro mantello, dice così49: O Socrate , il migliore tra pochi, il più stolto tra molti, vieni anche tu a noi. Sei forte , almeno. Come ti si potrebbe fare un buon mantello? B . Questo malanno è un insulto ai ciabattini. A . Costui , pur così affamato , mai ebbe la forza di adulare. Il suo spirito disdegnoso e altero è indicato anche da Aristofane , che dice così 50:

470

Socrate I testi Le biografie di Diogene Laerzio e di Suida -

Ché tu procedi a testa alta per la via e volgi in giro gli occhi e senza calzari molte sofferenze tu sopporti , anche se a noi ti mostri con lo sguardo altero . Eppure talvolta si adattava alle circostanze e indossava splendidi abiti , come nel

Simposia5 l

di Platone dirigendosi a casa di Agatone.

Era egualmente abile nel persuadere e nel dissuadere : per esempio, dopo una conversazione con Teeteto intorno alla scienza, lo congedò, come dice anche Platone52, quasi posseduto da un impulso divino; al contrario , dopo una breve discussione sulla pietà, distolse Eutifrone53 che aveva inten­ zione d'intentare processo al padre per l'uccisione di uno straniero . Con l ' esortazione, rese Liside un carattere profondamente virtuoso. Era, infatti , abile a trarre dai fatti stessi i suoi argomenti54. Fece sentire ver­ gogna anche al figlio Lamprocle sgarbato verso la madre , come in qual­ che luogo ha detto anche Senofonte55. Distolse Glaucone, fratello di Pla­ tone, che voleva dedicarsi alla vita politica, perché era inesperto, come dice Senofonte56; al contrario, v 'indusse Carmide che era dotato da natura di qualità di uomo politico57 . Sollevò alla consapevolezza d i s e stesso l o stratego Ificrate mostrando­ gli che i galli del barbiere Midia battevano le ali sfidando quelli di Cal­ lia. E il Glauconide58 credeva che egli potesse conferire prestigio alla città come un fagiano o un pavone. Diceva che per lui era strano che un uomo facilmente dice quanti capi di bestiame possiede , mentre non è disposto a nominare gli amici che pos­ siede: tanto poco conto egli ne fa . Vedendo Euclide59 tutt' intento alle argomentazioni eristiche: «0 Eucli­ de - diceva - potrai intendertela con i sofisti, con gli uomini mai» . Rite­ neva inutile il dedicarsi a simile tipo di ricerca fri vola e cavillosa, come dice anche Platone nell ' Eutidemo6(). Non accettò gli schiavi che Carmide gli aveva offerti perché ne ricavas­ se qualche rendita; secondo alcuni , disprezzò la bellezza di Alcibiade. Secondo anche quanto afferma Senofonte nel

Simposio6 l , lodava l'ozio

come il possesso più bello. Diceva che uno solo è il bene , la scienza, e uno solo il male, l' ignoranza; ricchezza e nobiltà di natali non conferi­ scono dignità, piuttosto arrecano male. Avendogli detto un tale che Anti-

Socrate 4 7 1 l testi

-

Le biografie di Diogene Laerzio e di Suida

stene era di madre tracia62 , replicò: «Pensavi tu che un uomo così nobi­ le poteva essere generato da due genitori aten iesi?» Ordinò a Critone di riscattare Fedone che, caduto prigioniero, era stato costretto a stare in una casa di malaffare e lo fece filosofo63 . Inoltre già vecchio apprese a suonare la lira64, dicendo che non era per nulla strano apprendere ciò che non si sa. Ancora , danzava regolarmen­ te, ritenendo che un tale esercizio giovasse a mantenere sano il corpo: così riferisce anche Senofonte nel

Simposio65. Egli diceva che un demone gli

prediceva il futuro; il saper obbedire non è poca cosa, ma si conquista a poco a poco66 ; nulla sapeva eccetto che nulla sapeva. Diceva che quel­ li che compravano ad alto prezzo frutti immaturi non avevano speranza di giungere alla maturità. Una volta gli fu chiesto quale fosse la virtù di un giovine ed egli rispose: «Non eccedere» . Era solito dire che bisogna­ va studiare la geometria, fino al punto che uno sapesse misurare la terra che acquistava o che vendeva67 . Udendo i l verso dell' Auge d i Euripide in cui il poe ta dice della virtù 68: La cosa migliore è lasciarla andare secondo il caso, si alzò ed andò via, dicendo che è ridicolo ammettere che si debba ricer­ care uno schiavo che non si trova, e lasciare andare alla malora la virtù , in questo modo. Interrogato se bisognasse sposarsi o no, rispose: «> 75 . Sognò che uno gli diceva: Al terzo giorno verrai a Ftia dalla fertile zolla 76 ed egli disse a Eschine: . Quando stava per bere la cicuta, Apollodoro gli offriva un bel mantello perché in esso morisse; egli disse: «Perché il mio mantello che fu adatto per viverci non è altret­ tanto buono per morirei?>> . Quando gli si riferì che un tale parlava male di lui , egli disse: «Infatti, non apprese a parlar bene>> . Poiché Antistene rivoltò il suo mantello in modo che fossero evidenti gli strappi , egli diceva: «Attraverso il mantello, vedo la tua vanità>> 77. A chi gli diceva: «Non ti pare che quel tale t'ingiuria?>> . «No - rispon­ deva - a tali ingiurie non mi oppongo>> . Era solito dire che bisogna lasciarsi attaccare di buon grado dai poeti comic i : se , infatti, diranno i nostri difetti , ci emenderanno; se no, non ci toccano. Una volta San­ tippe prima l 'ingiuriò, poi gli versò addosso l ' acqua; egli commentò: «Non dicevo che il tuono di Santippe sarebbe finito in pioggia?>> . Ad Alcibiade che gli diceva che il minaccioso brontolio di Santippe era insopportabile, replicò: «Ma io mi ci sono abituato , come se udissi il rumore incessante di un argano>> . «E tu - soggiunse - non sopporti lo stamazzare delle oche?>> . E poi­ ché Alcibiade obbiettò78: «Ma esse mi producono uova e paperi>> , Socra­ te replicò: «Ma anche a me Santippe genera i figli>> . Una volta in pieno mercato Santippe gli strappò il mantello; i suoi amici lo incitavano a mena­ re le mani per punirla. «Sì per Zeus - disse - perché, mentre noi fac­ ciamo il pugilato, ciascuno di voi faccia i l tifo: ' Forza Socrate ! ' 'Brava Santippe !'>> . Diceva che con una donna di carattere aspro bisogna com-

Socrate 4 7 3 l testi

-

Le biografie di Diogene Laerzio e di Suida

portarsi come i cavalieri con i cavalli focosi: ì. EUyE­ vEiaç fu ripresa da Callistene, Demetrio Falereo, Satiro, Aristosseno e Ieronimo di Rodi, il quale riportava il decreto sulla possibilità per un ateniese di sposare due

Socrate 4 8 1 l testi

-

Le biografie di Diogene Laerzio e di Suida

donne. Ateneo annota che in ogni modo Mirto non può essere la figlia di Aristi­ de il Giusto, ma del terzo da lui . Sia Ateneo sia Plutarco ci informano che Pane­ zio (frr. 1 32- 133 Van Straaten) confutò tale notizia. 47 Cfr. Xenoph. Mem. I 6, IO; supra D 1 70, 17 1 , 172 e infra F 9. 48 Aristofane, Nub. 4 1 2 sgg. La tradizione laerziana offre delle varianti notevol­

mente diverse dai manoscritti aristofaneschi (cfr. Aristofane, Le commedie, ed. R . Cantarella, vol . III, pp. 96 sg.). 49 Fr. 9 Kock. Al v. l non accetto le correzioni del Debrée di ò)..iywv in ò)..iycp

e scrivo 7tOÀÀOOV (FP), non 7tOÀAéji Il Kock interpunge diversamente al v. 2 e diver­ samente distribuisce le parti. Al v. 3 forse si allude a Socrate scalzo, che non fareb­ be guadagnare i ciabattini, onde da alcuni è segnata lacuna fra il v. 2 e il v. 3: così Edmonds, The Fragments of Attic Comedy, vol. l, Leiden 1957 , p. 480. Ma l'allu­ sione, se necessaria, poteva essere nel pezzo laerziano che introduce la citazione. 50 Nub. 362 sgg. 51 Platone , Symp. 174 a. 52 Platone, Theaet. 1 42 c-d. 1 80 c. 5 3 Platone, Euthyphr. 4 a. 54

�v yàp ixavòç à1tò

téi>v 7tpay1J.atwv toùç A.Oyouç EilpiaKEtV. Di Miso­

ne, uno dei Sette. D .L. attesta che era solito dire che non dalle parole bisogna cer­

care i fatti, ma dai fatti le parole: IJ.'Ìl EK téilv A.Oywv tà 7tpay1J.ata, à)..).. ' Eic téilv 7tpa'YIJ.U'tCDV toùç A.éyouç çTJ"tElV. 55 Mem . I l 2, l sg. 56 Mem . III 6, l sg. 57 Mem. III 7, l sg . 58 Intendo Carrnide, figlio di Glaucone. Scrivo, infatti


rA.auKwvi&TJç

=

b rA.auKwvoç (Senofonte , Mem. III 7).

59 Test. 9 Doring. 60 Cfr. Platone , Euthyd. 303 a. 6 1 Senofonte, Symp. 4, 44.

6 2 Antistene, fr. 1 24 Decleva. Cfr. D.L. VI l .

63 Cfr. D.L. II 105 . 64 àA.A.à Kaì. A.upiçEt v È1J.av9avEv ft&ll ytpatòç (correzione del Menagius, accol­

ta dal Cobet e dal Long , della lez. ms. otE Katpòç: il Reiske, «Herrnes,., XXIV, p. 307 scriverebbe otE < OUJ(Étt > Katpòç ed il Diels otE Katpòç < IJ.TJKÉ't'

�v >

e subito dopo invece di ÈK1J.av9clvEtv scriverebbe Ett 1J.Uv9clvEtv. Su Socrate e la musica cfr. supra, D 1 3 1 - 1 36 e intra F 49. 65 Senofonte, Symp. 2,16 sgg. 66 Il testo della sentenza socratica, autorevolmente e quasi concordemente tra­

dito, è il seguente: t6 tE Eii apJ(Ea8at IJ.lKpòv IJ.ÈV ll"Ìl Ei vat, Jta4)à IJ.l!CpÒV &t. Su tale testo è fondata p. es. l' interpretazione dell' Aldobrandino ( 1 594): «et bene incipere non parvum illud quidem esse, sed parvo proximum». Per il significaro

482

Socrate I testi Le biografie di Diogene Laerzio e di Suida -

attribuito a napà llllc:pòv l'interprete cinquecentesco rimandava ad Aristotele, Poi. 1 303 a 20 sgg. e per la sentenza a Soph. el. 1 83 b 22 sgg. 11Éytatov yàp taooç CtpxTt

navt6ç, CÌKmEp ÀÉyEtal Ilio Kai xaÀE7tliltatov O(J(!l yà p ICpQtt>, l' Apelt in modo concilian­ te «Das gute Gelingen sei zwar nichts Geringes, fange aber rnit k.leinem an>>, I'Hicks accoglie nel testo l'espunzione di apxEa9at ma se ne dimentica nella traduzio­ ne >, XVIII, p. 342: 7tpòç tòv OÙIC nl;t6Àoyov

7tÀTj 9oç < ailìoi>�tEvov > Éq>av in 7tp{Dtov, aveva

accettato

la correzione di toov da t6v dei mss. ma aveva scritto per lapsus (credo) XPucrii , in vece di xa�!Cft . Il cod. 8 - con gli altri - (npòtEpOv era congettura di G. Her­ mann, Opuscola . Il , Lipsiae 1 827, pp. 156 sgg., 157: «Astydamantem vero, arro­ gantia magis quam arte notum, prius honoraverint) ha appunto 7tp(Dtov, sì che bi� gna scrivere col Menagius e Mer. Casaubonus 1tpii)tov uov (t6v codd .) upi

Aicrxu�ov ètill'JlO"«V EÌ1Covt xabft (così come rettamente scrivono il Wehrli. Herakleides Pontikos, fr. 1 69 e lo Snell) ed intendere che il primo della famiglia

484

Socrate

l testi

-

Le biografie di Diogene Laerzio e di Suida

di Eschilo ad essere onorato dagli Ateniesi fu Astidamante (figlio di Morsimo discendente del tragico Filocle, discendente di una sorella di Eschilo, sposata con un Fil opi te, cfr. A. Lesky, Die tragische Dichtung der Hellenen, Gottingen 1956, p. 5 1 ) . Una vittoria del tragico Astidamante è attestata per l'a. 340 (cfr. Wilamo­ witz, loc . cit.: Schmid-Stiihlin, I 2, p. 5 1 2, n. 9). 1 04 Euripide, fr. 588 Nauck2 Al v. 3 è da scrivere oùMv' àA.y'i>vaaav così come ha B in margine (où5Èv àA.y'i>vaaav BP. àA.y'i>vouaav) e come congetturò l' Apelt. 105 Filocoro, fr. 169 Miiller 22 1 Jacoby. 106 Apollodoro, fr. 34 Jacoby. =

107 469-468 a. C. 108 400-399 a. C. 109 Cfr. Platone, Apol . 17 d, Crit. 52 e. 1 10 Demetrio Falereo , fr. 1 53 Wehrli. 1 1 1 Anassagora, test. 4 a Lanza. 1 1 2 480-479 a. C. 1 1 3 Mem . I 4, 6. 1 14 Mem. I l , 16. 1 1 5 Apol. 26 d-e. 1 1 6 Aristotele, fr. 32 Rose 2 . 1 1 7 Anth. Pal. VII 96. 1 1 8 Così, seguendo la lez. ms. Kai aoq>òv EhE 9E6ç, Kai 9Eòç il aoq>ill. H. Richards, , XII, 1 898 , p. 29 crede che bisogna scrivere Kai

aoq>Òv El"nE 9Eòç Kai 9EÒV il aoq>ia e intendere che il dio dichiarò Socrate sag­

gio e la sua saggezza lo dichiarò dio. II Beckby (Anthologia Graeca, II, 1957, p. 66), ignaro della proposta del Richards, scrive Kai aoq>òv EÌ1tE 9Eòç Kai 9EÒV il

l:oq>ia e interpreta: . 1 1 9 S 'intende il libro IO Dei poeti: fr. 75 Rose 3 . Cfr. A Rostagni, Aristotele. Arte

poetica, Torino 1 927, p. XV, n. 1 : Senofane, Testimonianze e frammenti, a cura di M . Untersteiner, Firenze 1 956, pp. 26 sg. 120 Antifonte Sofista, test. 5 D.-K; cfr. Epic. Graec. Fragm. I, p. 272 Kinkel. 1 21 Secondo la lezione di BP41 K'i>A.wv Kai 'Ovataç (Kpotwvtéttllç corresse a torto il Menagius, nonostante DL VIU 40). Cfr. anche M. Timpanaro Cardini, Pita­

gorici, fase. I, Firenze 1958, pp. 54 sgg. 1 22 Cfr. Senofane, fr. 1 1 D: K. 1 23 Cfr. D L I 8 1 . 1 24 Anassagora, test. 25 D.-K. 1 25 Cosl, conservando il testo tràdito, come lo conserva il Doring, test. 36: tmv

lìÈ lìtalìE!;aJ.lÉVWV a'i>tòv tmv AEYOJ.lÉvwv l:wKpattKiOv oi Kopuq>at6'tatot j.LÈV nA.atWV, 1::Evoq>(i)v, 'A V'tlKMWTJ> , rispose: . 8. STOB . IV 34, 69: quanto agli dèi, per Socrate essi continuamente ride­

vano alla vista delle inutili occupazioni degli uomini: non è infatti meri-

Socrate 489 I testi La leneratura gnomologica -

tata una cura simile a quella dedicata a cose, in realtà, tutte quante di poco conto, come quelle umane. 9. STOB . III 5, 33: il non aver bisogno di nulla, a detta di Socrate, è pro­ prio della divinità, e , di conseguenza, l ' avere bisogno di quanto meno è possibile , è la cosa più vicina alla divinità. 10 STOB .

lii 22, 36: il timore reverenziale degli dèi obbedisce alla illu­

sione come a un padre . 1 1 . STOB .

IV 39, 1 8 : Socrate rispose a chi gli chiedeva che cosa fosse

la felicità: «Un piacere senza rimorso)) . 1 2 . STOB . III 5 , 35: Socrate diceva che bisogna ricercare i piaceri non da altre cose, ma da se stessi e che bisogna predisporre il corpo in que­ sto modo . 1 3 . STOB . III 1 7 , 27: Socrate disse che la padronanza di sé consiste nel dominare il piacere del corpo. 14. STOB . IV 7, 26: Socrate affermava che il miglior re era colui che era in grado di dominare le proprie passioni

[cfr. Gnom. Vatic. 743

n. 472] .

1 5 . STOB . II 8 , 29: Socrate disse che il potere più grande è il regno , ma il migliore è il dominio di sé. 1 6 . STOB . III 5, 30: bisogna dunque che chi anela a raggiungere la virtù, quasi fosse la sua patria, eviti i piaceri , come fossero sirene. 1 7 . STOB .

m l , 86: nella navigazione bisogna affidarsi al timoniere , nella

vita a chi è capace di meglio ragionare . 1 8 . STOB .

III 4, 63: per i naviganti non è certo privo di pericolo il get­

tare gli ormeggi fuori del luogo adatto, né per i mortali è sicuro vivere fuori della legge .

490

Socrate

l testi La letteratura gnomologica -

1 9 . STOB. III l , 104: non bisogna ormeggiare la nave a una sola anco­ ra, né la vita a una sola speranza. 20. STOB . III 2, 45: ancorare la speranza ad una vana opinione è come ormeggiare la nave con una fragile ancora. 2 1 . STOB . III 3 , 6 1 : come in una vuota nave, bisogna introdurre il peso della saggezza. 22 . STOB. IV 46, 2 1 : le cattive speranze, come una cattiva guida, con­ ducono agli errori . 23 . STOB . IV 46, 26: né una donna senza uomo , né una buona speran­ za senza fatica possono generare qualcosa di utile. 24 . STOB . III 5 , 32: Socrate, alla domanda riguardante le cose da cui maggiormente bisognava astenersi , rispondeva: «Dai piaceri turpi ed ingiusti » . 25. STOB . IV 39, 19: Socrate , essendogli stato chiesto quali fossero le persone felici, rispose: «Coloro che possiedono buoni sentimenti e discer­ nimento» . 26. STOB . III l , 7 3 : bisogna affidare la vita e la gioventù solo alla ragione, come a un saggio tutore . 27. STOB . III l , 1 80: propria dell'anima è una ragione che fa crescere se stessa. Nella vita come nelle scene, bisogna far dire le cose più impor­ tanti non al più ricco ma al più saggio. 28 . STOB. IV 5 3 , 39: nella vita come nel teatro bisogna rimanere fintan­ toché è piacevole la visione delle cose . 29. STOB . III l , 88: come bisogna scegliere la via più facile, così biso­ gna scegliere la vita più tranquilla.

Socrate 4 9 1 I testi La letteratura gnomologica -

30. STOB . III 24, 1 3 : Socrate , essendogli stato chiesto chi fossero colo­ ro che vivono tranquilli, disse: «Quelli che non hanno nulla di penoso nella loro coscienza» . 3 1 . STOB . IV 50, 93 : l' inverno richiede ripari , la vecchiaia mancanza di dolore . 32. STOB .

II 3 1 , 105: nella vita, come lungo un grande cammino, è neces­

sario che ci sia il riposo conveniente . 3 3 . STOB . III l , 1 87: bisogna offrire incenso agli dèi e lode ai buoni. 34. STOB . III l, 1 89: bisogna parlare in difesa di coloro che ingiustamen­ te sono accusati di aver commesso ingiustizia e lodare coloro che si distin­ guono per qualcosa di buono. 3 5 . STOB . III l , 84: un cavallo non può essere giudicato un purosangue se reca una lussuosa bardatura, ma se è di natura impetuosa; egualmen­ te non può essere giudicato virtuoso quell'uomo che ha un panimonio di gran pregio, ma colui che è nobile nell' anima. 36. STOB . III l , 1 85 : Non è possibile fare un uso sicuro di un cavallo senza morso , né di una ricchezza senza ragionamento. 3 7 . STOB . IV 3 1 d, 1 30: al pari di un amico assiduo e premuroso , le ric­ chezze devono sospingere verso le buone opere . 38.

Gnom. Vatic. 743

n. 490: Socrate affermò che ogni cosa appartiene

a chi è capace di fame uso. 39. STOB . IV 3 1 d, 1 29: il sudore provocato dalla ginnastica non è disdi­ cevole; così pure dicasi delle ricchezze procurate dal proprio lavoro .

40. Gnom . Vatic. 743

n. 47 1 : Socrate , rispondendo a una domanda con­

cernente quale fosse il possesso più utile, affermò: «Un amico fedele».

492

Socrate l testi La letteratura gnomologica -

4 1 . STOB . III l ,

1 88:

chi spende in belle liturgie ciò che ha guadagnato

in malo modo, agisce alla guisa di chi sacrifica dopo un sacrilegio.

42. STOB . IV 3 1 d,

107: il vino non resta inalterato al variare dei recipien­

ti; le ricchezze mutano in relazione ai costumi di chi le possiede. 43. STOB . III 4, 1 1 4: il timoroso tiene presso di sé le armi, lo stolto le ricchezze.

44. STOB . Il 3 1 , 99: Socrate il filosofo , essendogli stato chiesto che cosa fosse ciò che di più piacevole c'è nella vita, disse: «L'educazione, la virtù

[cfr. Gnom. Vatic. 743 e ms. Fior. Joann. Damasc. II 1 3 , 99] . e l ' indagare ciò che non si conosce»

45 . STOB . I I 3 1 , 54 :

n. 470;

Exc.

essendo stato domandato a Socrate in che modo si

debbano allevare i propri figli, costui rispose: «Educandoli quando sono giovani , istruendoli , quando sono divenuti grandi, ad adattarsi alle cir­ costanze , dividendo il patrimonio fra loro , affinché non divengano nemi­ ci a causa di questo»

46. STOB . II 3 1 , 98:

[Exc. e ms. Fior. Joann. Damasc. II 1 3 , 54] .

Socrate ammoniva i giovani a rimirarsi spesso nello

specchio, quelli ben dotati a conformare le loro azioni al loro aspetto, quelli deformi a rivestire il loro aspetto sgradevole con un buon carat­ tere

[ Exc. e ms. Fior. Joann. Damasc. =

47 . STOB . III 4,

59:

II

1 3 , 98] .

la vita degli ignoranti implica, come quella dell'at­

tore , molte vesti di ricambio della vanità. 48. STOB . III 4, 64: Proteo cambiava nell' aspetto a seconda delle circo­ stanze, l ' uomo senza educazione cambia nell 'anima. 49. STOB . m

29, 68: [Socrate]

nella vecchiaia imparava a suonare la cetra

dal citaredo Conno; a un tale che gli aveva detto : dmpari a suonare la cetra a quest'età?», rispose: «Meglio essere uno di coloro che imparano tardi piuttosto che un ignorante» .

Soaate 493 l testi La letteratura gnomologica -

50 STOB . IV

l,

85: Socrate , essendogli stato chiesto quali cittadini deb­

bano essere preposti alle cariche pubbliche , disse: «Coloro che da fan­ ciulli furono guidati, e, giunti in età avanzata, non hanno tradito la loro vecchiaia per guadagno» .

5 1 . STOB . n 3 1 , 103: l 'educazione , come una fertile regione produce ogni bene

[cfr. Exc. e ms Fior. Joann. Damasc. .

II

1 3 , 103].

52. Exc. e ms. Fior. Joann . Damasc. II 1 3 , 85:

alla città l e mura, all'ani­

ma l ' intelligenza educata offrono ordine e sicurezza.

53. STOB . III 4, 58: coloro che sono privi di sensibilità artistica non pos­ sono adeguarsi agli strumenti musicali, come gli indotti alle circostanze .

54. STOB . III 4,

62: è la medesima cosa imporre a chi è malato un cari­

co, e a chi è ignorante la buona fortuna.

55. STOB . III 4, 6 1 : gli stranieri si smarriscono nelle strade, gli ignoran­ ti negli affari.

56. STOB . n 3 1 , 44: l' educazione è la festa dell'anima; molte infatti sono in essa le cose da vedere e da udire

[cfr. Exc. e ms Fior. Joann. Damasc. .

11 1 3 , 44] . 57. STOB . IV 25 , 42:

a un padre arrogante bisogna piegarsi come a una

legge severa.

58. STOB . IV 26, 22 :

il rimprovero del padre è un piacevole farmaco: il

giovamento è infatti maggiore della molestia.

59. STOB . ll 3 1 , 79:

alla richiesta di spiegare donde i malvagi , Socrate

rispose: «Da una cattiva educazione e da una malvagia compagnia» [cfr.

Exc. e

ms.

Fior. Joann. Damasc. ll 1 3 , 79] .

60. Gnom . Vatic. 743 n. 496: essendo stato chiesto a Socrate in che

494

Socrate

l testi La letteratura gnomologica -

modo gli sembrava che il re Archelao si trovasse relativamente alla feli­ cità, il filosofo rispose di ignorarlo: «Non so infatti come si trova rela­ tivamente all'educazione». 6 1 . Gnom . Vatic. 743 n. 495: egli stesso, essendo invitato in Macedo­ nia da Archelao con grandi donativi , disse di riferire a quello che fino a quando una chenice di farina fosse stata venduta per tre mone­ te di rame , e la fonte fosse sgorgata dai vicini, Socrate non sarebbe anda­ to in Macedonia. 62. Gnom. Vatic. 743 n. 475: Socrate, a chi domandava se fosse possi­

bile che qualcuno possedesse concettualmente un discorso , ma non fosse capace di esprimerlo a parole, rispose: «Certamente, a patto che costui sia anche in grado di trattenere del carbone rovente sulla lingua». 63 . STOB . III 4 1 , 5: Socrate diceva che è più facile trattenere sulla lin­ gua un carbone ardente , piuttosto che un discorso che non deve essere pronunciato.

64. STOB . III 2 1 , 9: la risposta di Socrate a chi gli domandava perché non scrivesse libri fu: «Perché vedo che la carta è molto più preziosa delle

cose che vi potrebbero essere scritte�� . Cfr. Gnom. Vatic. 743 n. 499: alla domanda perché non scrivesse libri , Socrate ribadì: «Perché vedo che le cose non scritte si vendono meglio di quelle scritte». 65. Gnom. Vatic. 743 n. 482: il quesito riguardava il modo in cui fosse

eventualmente possibile discutere senza errori e Socrate affermò: «Se non affermi nessuna cosa, di cui non hai chiara conoscenziD� . 66. Gnom . Vatic. 743 n . 483: poiché u n tale ciarlava senza grazia, Socra­ te osservò: ((Sarebbe meglio scivolare con il piede piuttosto che con la lingua: nel primo caso, infatti , si macchia il mantello, nel secondo, inve­ ce , spesso per tutto il tempo, l'uomo stesso; e, del resto, nell'un caso il rimedio è l'acqua, nell'altro, invece, non è possibile che ciò che è stato detto non sia stato detto» .

Socrate 495 l testi La letteratura gnomologica -

67. STOB . III 1 3 , 63 : la libertà di parola non può essere tolta dalla giu­ sta educazione , come il sole dal cielo.

68. STOB . III 1 3 , 64: l ' indossare un mantello logoro non pregiudica il benessere di un individuo; allo stesso modo, anche chi conduce una vita miserabile può esprimersi liberamente .

69. STOB . m 1 3 , 62: bisogna che il coltello sia non smussato, che la liber­ tà di parola non sia inefficace .

70. STOB . III 1 3 , 6 1 : come quello della primavera, il piacere di parlare con libertà è più dolce al momento opportuno.

7 1 . STOB . II 1 5 , 37: Socrate , interrogato di quali persone fosse più forte il discorso , disse: ((Di quelli alle cui parole segue l ' azione» [cfr. Exc.

e ms. Fior. Joann. Damasc. I 7, 37] . 72. STOB . IV l , 47: comune deve essere per le persone degne il godi­ mento della buona sorte , come della familiarità politica.

73. STOB . IV 30 , 1 2: schernito per la nascita plebea da un tale di nobi­ le origine, ma di indole vile, Socrate ribatté: ((A me è di oltraggio la stir­ pe, tu alla stirpe sei di oltraggio» .

74. STOB . IV 29a, 23: non giudichiamo ottimo frumento quello germo­ gliato in un bel campo, ma quello dotato di maggior nutrimento; egual­ mente non giudichiamo benevolo amico e valente uomo chi è di nobile lignaggio, ma chi è di specchiati costumi .

75. STOB . m l , 90: conviene che un uomo nobile stia saldo nel suo pro­ ponimento, alla guisa di una statua sul suo basamento .

7 6 . STOB . Ili 22, 38: Socrate, rispondendo a una domanda relativa alle persone ignobili , le definì come ((coloro che disprezzano i pro­ pri simil i » .

496

Socrate l testi La letteratura gnomologica -

77. Exc. e ms. Fior. Joann. Damasc . II 12, 33: beneficare un ingrato vale

quanto profumare un cadavere. 78. STOB . IV 293, 20: a detta di Socrate, la nobiltà consisteva in un'ar­

monica fusione dell'anima con i l corpo . 79. STOB . III 38, 48: Socrate affermava che l 'invidia era la piaga del­

l ' anima [cfr. Gnom. Vatic. 743 n . 485 ] . 80. STOB . I I I 22, 3 5 : nell'ambizione, come presso u n cattivo scultore , è possibile vedere le immagini distorte delle azioni .

8 1 . STOB . III 1 5 , 8: alla vista di un tale che continuamente e con facilità

compiaceva tutti , a tutti rendendosi servo, Socrate esclamò: «Malamente morirai , tu che hai reso cortigiane le Cariti, prima fanciulle» [cfr. Gnom .

Vatic. 743 n. 492] . 82. STOB . m 14, 24: a una panoplia dipinta assomiglia l'adulazione, por­

tatrice di godimento, ma scevra di utilità. 83 . STOB . III 38, 34: la bellezza della fama è presto consumata dal l ' in­

vidia come da una malattia. 84. STOB . III 4, 55: il codardo si rende traditore della patria, l'ambizio­

so del patrimonio paterno. 85. STOB . m l , 89: bisogna che tutte le parti della vita, come quelle delle

statue, siano belle. 86. STOB . II 4, 14: la ragione, come un valente scultore, conferisce all'ani­

ma una bella forma. 87. STOB . III l , 1 86: la vita diviene più dolce quando si accorda come

uno strumento musicale al rilassamento e alla tensione.

Socrate 497 I testi La letteratura gnomologica -

88. STOB . III l , 74: i calzari e la vita sono senza fastidi se si adattano . 89 . STOB . III 7 , 1 5 : «Il movimento dell 'anima insieme al corpo» , fu la risposta di Socrate a chi gli chiedeva che cosa fosse la forza. 90. STOB.

III 6, 1 5 :

l 'amore è attizzato dalla consuetudine, come il

fuoco dal vento.

9 1 . STOB . IV 5 1 , 23 : è necessario non . . [lacuna nel testo] . . . e neppu­ .

re tormentarsi con lacrime e lutti: è proprio dell' uomo valente soppor­ tare ciò che è necessario.

92. STOB . III l , 1 90: bisogna lodare ciò che è fatto ad arte . 93 . STOB . m 37, 26: la mancanza di proporzioni è velata dalla veste , men­ tre l' errore è occultato dalla benevolenza.

94. STOB . III 6, 14: come non è possibile celare il fuoco con un man­ tello, così non è possibile cel are una turpe colpa con il tempo.

95 . STOB . III l , 1 8 1 : è bello che nel focolare brilli chiaro il fuoco , mentre nella buona fortuna chiara brilli la mente.

96. STOB. m 4, 1 15: il vino schietto non va servito ad un banchetto; allo stes­ so modo, in compagnia bisogna evitare le maniere troppo forti e rustiche.

97 . STOB . III 3 , 44: Socrate , alla domanda che cosa fosse la saggezza rispose: «L'armonia dell'anima», e chi poi i saggi: «Coloro che non facilmente sbagliano».

98. STOB . IV 4 1 , 58: insuperbire per una sorte benigna è come gareg­ giare nella corsa su una strada sdrucciolevole.

99. STOB . III l , 85: aprendo la bocca del saggio si vedono come sta-

498

Socrate l testi La letteratura gnomologica -

tue le bellezze de l l ' anima, alla guisa dell ' ingresso di un tempio .

100. STOB . III 4, 1 20: i tuoni spaventano soprattutto i fanciulli, le minacce gli stolti .

l O l . STOB . II 3 1 , l 04: il mito dà in soccorso ad Oreste uscito di senno Elettra; all' impeto dei giovani il discorso filosofico dà in soccorso il sag­ gio consiglio.

102. STOB . IV 3 l d , 1 08: un letto d'oro non giova al malato, e così una spiccata sorte benigna non giova all ' insensato.

1 03 . STOB . III 4, 1 19: il regime di vita dell ' ammalato e la buona fortu­ na dello stolto hanno grande quantità di spiacevolezza.

104. STOB . III 4, 107: sia gli intemperanti quando sono malati , sia gli insensati quando sono infel ici sono difficili da curare.

1 05 . STOB . III 4, 56: i fuggiaschi temono anche se non sono inseguiti , gli insensati sono turbati anche se non sono infelici .

106. STOB . IV 48b, 3 1 : bisogna consigliare ai malati i medici e agli sven­ turati gli amici.

1 07 . STOB . III 4, 57: gli insensati nell'ebbrezza si comportano sconve­ nientemente, nella buona sorte perdono il senno .

108. STOB . m 3, 56: nella bonaccia i naviganti tengono a portata di mano ciò che può essere utile nel cattivo tempo; chi vive nella buona fortuna tiene pronti i soccorsi per le disgrazie.

109. STOB . II 3 1 , 45 : per coloro che gareggiano nella corsa c'è pronto , al termine, il premio della vittoria; per coloro che sono laboriosi c'è pron­ to, nella vecchiaia, il premio della saggezza.

Socrate 499 l testi La letteratura gnomologica -

1 10. STOB. IV 1 53, 1 6: Socrate, interpretando il como di Amaltea, riten­ ne opportuno fare questa anafora: esso infatti simboleggia il fatto che si possono avere tutti i beni, purché si sia laboriosi e non effeminati . L'essere laborioso è espresso mediante Amaltea, cioè il non essere effe­ minati2 e mediante il como di bue, che è l'animale più laborioso di tutti . E nel como vi sono il grappolo d' uva e altre cose del genere, perché

nella coltivazione della terra c'è tutto ciò di cui possiamo avere biso­ gno. Per cui , con il suo possesso si accompagnano il buon Demone e la buona Sorte. I l l . STOB . III 3, 62: il saggio raccoglie per il viaggio come per la vita non le provviste di molto valore bensì quelle più necessarie. 1 1 2. STOB. III 4, 1 1 8: le armi di Achille non convengono a Tersite, i beni della fortuna allo stolto. 1 1 3 . STOB . III 4, 60: per gli stolti, come per i fanciulli, un piccolo pre­ testo è sufficiente per essere indotti al pianto. 1 14. STOB. IV 45 , 9: è la medesima cosa che chi è vinto in una gara gin­ nica intenti con tracotanza causa di offesa ali' avversario e chi nella vita è sconfitto dalla fortuna la accusi, ignorando a quale patto e con quali reg� le siamo scesi in lotta con lei nell' agone della vita. 1 1 5 . STOB . IV 56 , 39: la vita è simile al giuoco del tavoliere e bisogna mettere nel conto ciò che accade, come fosse una pietruzza del giuoco: non è lecito infatti gettare in alto e rimuovere la pietruzza. 1 16. STOB. m 34, 1 8: del riso, come del sale, bisogna far uso con parsimonia. 1 1 7 . STOB . III l , 23: Socrate consigliava di intrattenersi il meno possi­ bile con i governanti oppure il più amabilmente possibile. 1 1 8 . STOB . IV l , 82: Socrate , essendogli stato chiesto quale città fosse

500

Socrate

/ testi La letteratura gnomologica -

governata nel modo migliore , rispose : «Quella che vive secondo la legge e procede contro quelli che la violano» .

1 1 9 . STOB . III l , 1 82: come bisogna bandire l ' uomo fazioso da una città ben governata , cosi bisogna bandire da un 'anima che deve essere salva­ guardata il pensiero che tende alle cose vane.

1 20. STOB . IV 23 , 58: gli uomini devono obbedire alle leggi della città, le donne ai costumi degli uomini che vivono con loro.

1 2 1 . STOB . IV l , 83: Socrate , essendogli stato chiesto in quale città vedes­ se violata la legalità, rispose: «Quella in cui i governanti si appoggiano ad associazioni politiche» .

1 22 . STOB . IV 3 5 , 35: Socrate , essendogli stato chiesto come si potes­ se vivere senza affanni, «Questo è impossibile, - disse - non si è infat­ ti mai verificato il caso di uno che abiti una città o una casa e frequenti gli uomini e sia privo di affanni» .

1 23 . STOB . IV l , 84: Socrate , alla domanda quale fosse la città più sicu­ ra, rispose: «Quella che possiede degli uomini valorosi>) .

1 24. Gnom . Varie. 743 n. 484: Socrate , alla vista di un ricco ignorante: «Guarda - esclamò -: la pecora d'oro)) ,

1 25 . STOB . III 4, 84 [cfr. anche II 3 1 , 46]: Socrate , scorto un giovina­ stro ricco ed ignorante: «Guarda - disse: - uno schiavo ricoperto d' oro)) ,

1 26. STOB . III 5 , 3 1 : alla domanda: «Chi ti sembra il più ricco?)) , Socra­ te rispose: «Chi si accontenta del minor numero di cose; il bastare a se stessi, infatti , è la vera ricchezza di natura))

[cfr. Gnom. Vatic. 743

n . 476] .

1 27 . STOB . III 5 , 34: l ' autosuffic ienza, come una strada breve e como­ da, comporta molta soddisfazione e poca fatica.

Socrate 5 0 1 l testi

-

LA

letteratura gnomologica

1 2 8 . STOB . III 1 7 , 30: Socrate, essendogli stato chiesto in che modo si possa diventare ri!=chi, rispose: «Essendo poveri di desideri».

1 29 . STOB . IV 3 2 , 1 8 : a detta di Socrate la povertà è una piccola saggezza.

1 30. STOB . IV 3 1 c , 90: Socrate diceva: «La ricchezza sarebbe cosa di gran conto, se ad essa si accompagnasse la felicità; ora, però, esse sono disgiunte: chi vuoi far uso della ricchezza è corrotto dalla mollezza, chi la vuole salvaguardare, dalla preoccupazione, chi la vuole possedere, dalla cupidigia» . Cfr. Gnom. Vatic. 743 n. 497: egli [scii. Socrate] affermò: «La ricchezza sarebbe cosa di gran conto, se ad essa si accompagnasse la feli­ cità; ora, però, esse sono disgiunte . Secondo il poeta, infatti , proprio Mene­ lao affermava: ' Non sono certo felice a comandare su queste ricchezze' [HOM. Od. IV 93 ]>> .

1 3 1 . STOB. IV 36, 9: Socrate, essendogli stato chiesto cosa fosse la malat­ tia, rispose: «Un turbamento del corpo» .

1 32 . Gnom. Vatic. 743 n. 473: alla vista di un tale sofferente per la povertà, Socrate - a conoscenza del fatto che i ricchi erano stati tolti di mezzo dai Trenta tiranni - affermò: «Ma per gli indigenti non vi è mai un qualche cambiamento?» .

1 33 . Gnom . Vatic. 743 n. 493: egli stesso, alla vista di Aristippo elegan­ temente vestito, sporcò lo scranno su cui quest'ultimo stava sedendo. Poi­ ché Aristippo sedette con sicurezza, esclamò: «Ero convinto che fossi tu a possedere il mantello, e non viceversa» .

1 34 . STOB . III 1 6 , 27: la vita degli avari ricorda un banchetto funebre: avendo infatti tutto quanto apparecchiato, è priva di chi possa trarre godimento dalle cose presenti.

1 35 . STOB . III IO, 55: non bisogna chiedere all'avaro la generosità, né a un morto la compagnia.

502

Socrate l testi La letteratura gnomologica -

1 36. STOB . IV 3 J c , 83: le vesti lunghe fino ai piedi impacciano i corpi , le ricchezze eccessive le anime.

1 37 . STOB . II 4, 1 3 : in guerra, per la propria sicurezza, il ferro vale più dell'oro; nella vita la ragione più della ricchezza.

1 3 8 . Gnom . Vatic . 743 n . 477 : Socrate affermò che il dare a chi non si deve ed il non dare a chi si deve fanno parte del medesi­ mo errore .

1 39 . STOB . III 1 6 , 28: la ricchezza degli avari non allieta nessuno dei viventi come il sole dopo il tramonto.

140. STOB . III I , 87: né un simposio senza compagnia né la ricchezza senza virtù danno piacere.

1 4 1 . STOB . III IO, 54: la feccia è il sedimento del vino, la ingenerosità lo è dell'avaro .

142. STOB . III IO, 46: alla domanda chi fossero gli avidi, Socrate rispon­ deva: «Coloro che inseguono i guadagni disonesti e che disprezzano le necessità degli amici» .

143 . STOB . III 23 , 8: a detta di Socrate , se qualcuno in teatro ordina ai calzolai di alzarsi, essi soli si alzano ed egualmente per i bronzieri , i tes­ sitori , e gli altri secondo i mestieri ; se invece qualcuno dice che si alzi­ no i saggi ed i giusti, tutti si rizzano in piedi . Nella vita infatti la cosa più rovinosa consiste nel fatto che la maggioranza, da stolta che è, ritiene di essere saggia.

1 44 . STOB . III 1 4 , 2 1 : la benevolenza degli adulatori fugge le disgrazie come da un sovvertimento.

1 45 . STOB . III 1 4 , 23 : i lupi simili ai cani, gli adulatori con la parven­ za di amici , desiderano cose diverse.

Socrate 5 0 3 I testi La letteratura gnomologica -

146. STOB . III 14, 22: i cacciatori danno la caccia alle lepri con i cani: molti invece irretiscono gli stolti con le lodi .

1 47. STOB . III 22, 37: l a presunzione gonfia gli uomini stolti , allo stes­ so modo che il vento gli otri vuoti .

148. STOB . III 38, 35: per coloro che camminano al sole, necessariamen­ te segue l 'ombra: per coloro che avanzano sul sentiero della fama , segue l ' invidia.

149. STOB . III 1 7 , 2 1 : Socrate , interrogato in che cosa differisse dagli altri uomini , disse: «Per il fatto che mentre gli altri vivono per mangia­ re, io mangio per vivere» [cfr.

Gnom. Vatic. 743

n. 479] .

1 50 . STOB . IV 37, 20: di norma il consiglio di Socrate era tale per cui egli esortava a guardarsi da quante vivande spingono a mangiare senza avere fame , e da quante bevande spingono a bere senza avere sete.

15 1 . Gnom. Vatic. 743 n. 488: Socrate in un banchetto aveva versato del vino, e poiché alcuni lo rimproveravano per averlo gettato via, rispose: «Se io lo bevo, non solo il vino, ma anch ' io farò una brutta fine».

1 5 2 . STOB . I I I 4, 65 : la quantità delle vivande danneggia un gran numero di persone, sia che stiano male sia che si trovino in una con­ dizione felice .

1 5 3 . Gnom . Vatic . 743 n . 500 : alla meraviglia di un tale per la tol­ leranza che Socrate mostrava mentre veniva colpito, il filosofo rispose: «Se fossi preso a calci da un asino, forse che lo c i terei i n giudizio?>> .

154 . Gnom. Vatic. 743 n . 48 1 :

un

tale che s i accompagnava a Socrate,

all' insulto scagliato da uno di quelli presenti , disse al fùosofo: «Perché costui ti insulta?»; e Socrate: «Non a me - disse - ma a quello ste cose si addicono» .

code­

504

Socrate I testi

-

La letteratura gnomologica

1 5 5 . Gnom. Vatic. 743 n . 487 : dicendogli un tale: «Gli Ateniesi ti hanno condannato a morte)) , Socrate rispose: «E la natura ha condan­ nato loro)) .

1 56. Gnom. Vatic. 743 n. 474: Socrate , a un tale che gli aveva detto: «Ti voglio bene)) , rispose: «Un altro è responsabile, non io)).

1 57. STOB . IV 27 , 20: egli infatti a uno che diceva: «Morirò se non ti punisco)) , rispose: «Morirò , se non riuscirò a renderti amico)).

1 5 8 . Gnom . Vatic. 743 n. 494: Socrate, dunque, alla vista di un tale che si tuffava in acqua e si preoccupava di essere lodato dagli uomini , disse di meravigliarsi che non si vergognasse nel comportarsi come un delfi­ no, mentre non era capace di comportarsi da uomo.

1 59. Gnom . Vatic. 743 n. 498: e Socrate , avendo appreso che un giova­ ne si occupava troppo della caccia, ponendo in poco conto le altre cose, disse: > di Libanio -

mo, poiché, o giudici, questo posto non è adatto all'odio o al favore, né vi riunite qui per vendicarvi di chi in altra occasione vi ha offeso o per esse­ re riconoscenti a chi precedentemente vi ha beneficato, ma solo dai fatti, su cui si giudica, deriverà l'assoluzione o la condanna. (9) Rendendosi conto di ciò, certamente, anche Salone, pensando che alcuni dei contendenti si sarebbero rivolti ai giudici in qualità di amici, mentre altri a giudici osti­ li, affinché il giusto non ricevesse offesa da nessuna delle due parti, sta­ bilì un giuramento che non permettesse che favore o malanimo o qualche altro motivo turbasse il giudizio. E ora qualcuno di certo odia Socrate , ma egli ha giurato di non cedere minimamente al proprio sentimento; gli dèi vegliano sul voto , e chi non lo dà secondo giustizia espone all'ira se stesso, i figl i , la casa e la stirpe e subisce un grande castigo per un picco­ lo piacere . ( IO) Né qualcuno si limiti a considerare che, ucciso Socrate, riesca a libe­ rarsi della sua libertà di parola, ma pensi anche a quale fama e a quali timo­ ri andrà incontro. In teatro infatti coloro che assistono alle commedie rido­ no, danno addosso a chi è oggetto della maldicenza e si mostrano compiacenti verso il poeta: e pur non essendo neppure questa una cosa buona, tuttavia potrebbe sembrare che essa non sia del tutto estranea alle Dionisiache e il riso è al sicuro da qualsiasi pericolo. In tribunale invece colui che si affida all 'accusatore, giudica tutto vero e non rimette in discussione né riesamina niente, ma cambia di posto con l 'accusatore lasciando quello che gli è proprio, se ne va più danneggiando se stesso che colui al quale pensa di farlo, più ricevendo il male che facendolo; quello non ha comuni nel pericolo i figl i , questo porta sventura a tutti i suoi uno dopo l 'altro. ( I l ) E neppure questo è giusto, che coloro che hanno l 'aria di indignar­ si circa la pietà verso gli dèi siano colti essi stessi nell 'empietà e che coloro che pensano di far pagare la pena per una malvagità, che non può in alcun modo essere provata, siano essi stessi condannati a pene maggiori . ( 1 2) Riguardo al fatto che, se qualcuno di voi è venuto qui indignato per alcuni discorsi fatti precedentemente contro costui, egli non deve mesco­ lare questo al giudizio presente e al fatto che voi, ricordandovi degli dèi sui quali avete giurato, dovete ascoltare tutto e pronunciare la sentenza

Socrate 5 2 7 I testi

-

Le «declamazioni» di Libanio

migliore, penso che a coloro che sono saggi non mancherà nessuna delle cose migliori .

( 1 3) Ora vi dimostrerò perché mai Anito attaccò Socrate e che non fu per benevolenza verso di voi né perché si preoccupava della demenza dei vostri figli, ma per altri motivi4. Ma voglio, o Ateniesi, che rispetto a loro le cose siano distinte con chiarezza. Se io vi dimostro che Socrate non è stato mae­ stro mai per alcuno né di ingiusto furto , né di inganno, né di sacrilegio, né di spergiuro , né di ozio, né di disprezzo delle leggi, né di abbattimen­ to della democrazia, ma che

è stato ed è guida ad ogni

saggezza e giusti­

zia e il più benevolo di tutti nei vostri confronti , convincetevi che Anito vi ingannò.

( 1 4) Riflettete . Socrate , o giudici, nato da padre ateniese e allevato secondo le nostre leggi, ottenne una considerazione certamente superio­ re alla sua origine, ma conveniente alla città e alla sua distinzione. E si distinse dalla moltitudine, lo riconosco, ma non perché primeggiava nel male o perché voleva essere scelleratissimo, come questi dicono,

ma per­

ché tendeva ad eguagliare coloro che sono ricordati per la loro virtù, che considerava un bene invidiabile. ( 1 5 ) Passare infatti il tempo in lavori manuali o lavorare la terra o percorrere il mare per acquistare ricchezze o ricercare quelle che si estraggono dalle miniere o ambire alle cariche o esercitare la retorica nei confronti dei privati cittadini e trame vantag­ gi dagli oziosi, tutte queste cose egli sapeva che apportano a coloro che le cercano potenza e guadagni, che la moltitudine ammira e che rendo­ no temibili agli occhi di chi

è neli' agiatezza; nondimeno Socrate non poté

ritenere niente di tutto ciò né grande né felice, pensando al contrario che di tutti i beni il più splendido per l' uomo tiene pura dal male

è veramente

è l ' anima e colui che la man­

felice, che la filosofia può inoltre libe­

rare l'anima dal male , e trovò per essa questo grandissimo rimedio, lasciò agli altri ciò per cui

è

possibile vivere agiatamente ed essere

potenti, si rivolse a ciò per cui era possibile, senza indulgere in alcun modo al corpo, rendere l' anima in ogni modo migliore .

( 1 6) Indagare sulla natu­

ra del cielo e cercare di scoprire che cosa sia il sole e andare alla ricer­ ca di ragionamenti intorno alla luna e donde vengano i fulmini e che cosa causi il tuono, questo tipo di ricerca lo trascurò, ritenendo inutile ogni 0011()­ scenza da cui non derivi alcun vantaggio a chi la possiede. Ma alla ricer-

528

Socrate

l testi

ca di che cosa sia

-

Le «declamazioni» di Libanio

il giusto, di chi bisogna ritenere coraggioso e di chi vero­

similmente si possa chiamare saggio, di ciò che

è

il più grande dei beni

e per la casa e per la città e per tutti i popoli , a questo egli si dedicò e in questo persistette senza proclarnarsi maestro di nessuno in nessun tempo e senza procurarsi argento , come il malvagio sofista, ma guadagnando­ si la vita ricercando insieme agli amici la natura di ogni cosa5 .

( 17) E fece

ciò non perché aveva ricevuto in eredità molti talenti , e d' altra parte la sua ricchezza interiore non gli consentiva di preoccuparsene. Infatti, o giudici , avendogli lasciato

il padre alla sua morte 80 mine e avendole prese

un coetaneo per impiegarle in un affare , andato poi male l ' affare , Socra­ te sopportò in silenzio I ' accaduto6 . E chiunque altro, che pure non con­ segnò l 'argento , si sarebbe ricordato dell'episodio, più di quanto non fece lui che pure lo aveva dato. Per il resto, dunque, visse in una indicibile povertà .

( 1 8)

Che fece dunque? Non cambiò, dopo che fu privato dei

mezzi , né credette di dover diventare diverso in situazioni diverse, ma mantenne immutato il suo pensiero fino alla fine, pur avendo moglie e figli . Infatti, invece di cercare agi non buoni e di trovare il modo di acqui­ stare ricchezze in luogo di quelle perdute , diminuì le spese e si abituò a non aver bisogno di molto invece di pensare donde potesse venirgli la pos­ sibilità di spendere , usando un solo mantello in tutte le stagioni, beven­ do acqua con più piacere che altri il vino di Taso e contrapponendo alle mense persiane

il mangiare quando si ha farne7. Un tale tenore di vita senza

dubbio attirava le premure dei suoi amici, senza che Socrate riuscisse mole­ sto ad alcuno.

( 1 9)

Essendo tale e vivendo così, come dicevo, come un

padre comune e un tutore di tutta la città andava in giro per le palestre, i ginnasi, il Liceo, l ' Accademia, la piazza, nei luoghi in cui potesse incontrare moltissime persone , rendendo un servigio a voi, amici, un ser­ vigio per nulla simile alle liturgie che si compiono in occasione delle Pana­ tenee o delle Dionisiache, da cui deriva il divertimento, ma vigilando e dandosi pensiero, affinché vi liberiate con sforzo del male, e vi persua­ diate a considerare la virtù un bene. (20) E non smise affatto, mentre voi volevate essere strateghi, ricoprire cariche e

amministrare

i pubblici

affari , di biasimare anche alcuni di voi perché si adoperavano per arri­ vare all e cariche , prima di aver appreso come possano curare i vostri affa­ ri e come la città possa essere felice. E questo diceva, per Zeus, non per-

Socrate 5 2 9 l testi

-

Le «declamazioni» di libanio

ché volesse recare loro disonore, ma affinché sapessero che vi è chi rimprovererà quelli che sono trascurati e esaminerà e chiederà ragione affinché o, non preparandosi ad essere utili, si tengano lontani dai vostri affari o, rendendosi adatti al bisogno, tengano le cariche con vostro beneficio.

(2 1 ) E a causa di questi discorsi, o Ateniesi, Socrate divenne odioso a molti, ma i vostri affari , se si guarda senza astio, andavano meglio, quando costui continuamente rimproverava e biasimava che gli Ateniesi si pre­ occupino molto delle ricchezze e per esse si adoperino, e invece non pen­ sino affatto a rendere ottima l'anima, sia la propria sia quelle dei figli. Poi­ ché queste cose venivano dette ogni giorno e l'insegnamento di Socrate continuava senza interruzione , bisogna pensare che quanti sono comple­ tamente malvagi non ne trassero alcun vantaggio, ma quanti invece sanno arrossire, si convinsero e divennero migliori . (22) E incontrandosi con i sofisti che erano soliti affascinare tutti , come Protagora, Gorgia, Prodico, Trasimaco e gli altri che il guadagno attirava per tutta la regione , come i pascoli attirano il gregge affamato, quando ponendo loro delle domande dimostrava che erano molto inferiori alla fama che avevano e che non sape­ vano parlare neppure un po' di ciò che dicevano di essere capaci di inse­ gnare agli albi, allora liberava la gioventù della città da una stolta consue­ tudine, e diffondeva tra tutti gli uomini la fama della vostra saggezza, se mostrava che proprio costoro, dovunque ammirati come divinità per quei discorsi che ben conoscevano per ingannare, offrivano un vuoto cumulo di parole, poiché erano lontanissimi dal conoscere perfmo la natura delle cose su cui si accingevano a parlare e sarebbe stato più giusto che pagas­ sero argento per imparare piuttosto che prenderne, in modo da essere in grado di insegnare qualcuna delle cose che si devono insegnare. (23) E voi stessi siete stati intorno a Socrate approvandolo per tutti questi moti­ vi, quando colpiva, confutandoli , costoro e, vedendo quelli orgogliosi della loro saggezza sopraffatti e confusi più di schiavi e che guardavano intor­ no dove poter fuggire, ridevate . E nello stesso tempo volgevate la vostra sollecitudine ad una vera educazione e ai fanciulli raccomandavate di segui­ re quello che si comportava così, ritenendo che tutto l'oro del mondo fosse per loro minor guadagno che partecipare, anche per poco, a ciò che Socrate faceva di buono.

530

Socrate l testi Le