Quaderni neri 1931-1938. Riflessioni II-VI
 8845280136, 9788845280139

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MARTÍN HEIDEGGER

QUADERNI NERI 1931/1938 [RIFLESSIONI

BO M PIAN I

11 - V I ]

I Quaderni neri presentano una forma che, secondo le sue caratteristiche, risulta oltremodo singolare non solo per Heidegger, bensì in generale per la filosofia del XX secolo. Tra i generi testuali di cui solitamente si fa uso i Quaderni sarebbero anzitutto da paragonare a quello del “diario filosofico”. In essi gli eventi del tempo vengono sottoposti a considerazioni critiche e messi continuamente in relazione con la “storia dell’Essere”. II presente testo è il primo dei tre volumi in cui saranno pubblicate le Riflessioni. Il primo quaderno di questo volume incomincia nell’autunno del 1931, l’ultimo, con le Riflessioni VI, si conclude nel giugno del 1938. Le Riflessioni non corrispondono ad “aforismi” da intendersi come “massime di saggezza”. Ciò che è "decisivo non è", “che cosa si rappresenti e che cosa venga riunito a formare una costruzione rappresentativa ”, “bensì solo come si ponga la domanda e assolutamente il fatto che si domandi dell'essere '. Dal “tentativo" di I leidegger di riconoscere la “storia dell’Essere” nei suoi segni quotidiani nasce un manoscritto che, dall’inizio degli anni trenta fino all'inizio degli anni settanta, interpreta anche i due decenni pili oscuri della storia tedesca e l’eco che ne seguì.

Martin Heidegger (1889-1976) è il più importante pensatore tedesco del Novecento e uno dei filosofi più influenti dell’età contemporanea. Di famiglia cattolica, studia teologia a I riburgo. Più tardi abbandona il cattolicesimo e nel 1919 diventa assistente di Edmund I lussuri, al quale succede nel 1928. Le sue opere più importanti sono / ss ere e tempo ( 1927), L origine dell'opera d'arte ( 1929), Lettera sull'umanismo (1947), Sentieri erranti (1950), Introduzione alla metafisica ( 1955), Saggi e discorsi ( 1954), Che cosa significa pensare? ( 1954), In cammino verso il linguaggio (1959), \ iet/sc he ( 19 6 1), Segnavia ( 1967).

ISBN 978-88-452-8013-9

www.bompiani.eu

SAGGI

MARTIN HEIDEGGER QUADERNI NERI 1931-1938 (RIFLESSIONI TT-VT) A cura di Peter Trawny Traduzione di Alessandra ladicicco

SAGGI BOMPIANI

Scansione a cura di Natjus, Ladri di Biblioteche

Heidegger, M artin, Überlegungen II-VI (Schwarze Hefte 1931-1938) © Vittorio Klostermann GmbH, Frankfurt am Main, 2014

© 2015 Bompiani/RCS Libri S.p.A. Via Angelo Rizzoli, 8 - 20132 Milano ISBN 978-88-452-8013-9 Prima edizione Bompiani novembre 2015

AVVERTENZA D E L L A TRA D U TTR IC E

N el laboratorio speculativo di M artin H eidegger - qua­ li hanno l’aria d i essere stati questi Quaderni per un am pio arco, pressoché quarantennale, della sua attività filosofi­ ca - il pensiero è denso e m agmatico. G li appunti sono tutt’altro che frammentari e lo scritto si presenta in for­ ma tutt’altro che provvisoria o incom piuta. Al contrario le annotazioni raccolte in uno zibaldone di pensieri tanto imponente sorprendono - spiazzano, quale è la precisa intenzione del pensiero dell’essere, come H eidegger riba­ disce in più punti - per la com plessità della loro articola­ zione e per la profondità del loro respiro teoretico. Non si vuole entrare qui nel merito dei contenuti: per avere un’i­ dea della varietà dei temi trattati basta dare una scorsa agli indici delle parole chiave scrupolosam ente compilati da H eidegger stesso e posti alla fine di ciascun quaderno. G ià solo la presenza di questi indici analitici, redatti in ordine alfabetico, è spia di un lavoro m etodico e di una scrittura estremamente sorvegliata. D i scrittura privata tuttavia si tratta. D i un singolare “diario filosofico”, che il pensatore decise sì di pubblicare in chiusura all’edizione della sua opera com pleta, m a che nel corso degli anni com pilò per

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sé, a proprio uso, nel segreto del proprio studio. C iò ne determina senz’altro le inedite caratteristiche di stile. In queste circostanze, il “m ago di M efikirch” - che, com e è noto, fu un retore m agnetico e un docente carism atico - , solo con se stesso e privo di un pubblico, non si preoccupa di “incantare”. N é di spiegare, con la sua tipica, insistita lentezza, ricorrendo agli scavi nelle parole, alle calcolate ridondanze e ripetizioni. N e risulta, inevitabilmente, una scrittura meno accogliente e perfino più aspra di quella del solito H eidegger. N el tradurla se ne sono rispettate doverosamente tutte le caratteristiche di stile, m orfologia* sintassi, com posizione. Il più possibile anche di punteg­ giatura, intervenendo solo laddove l’esatta riproduzione dell’originale avrebbe creato fraintendimenti o inciam pi nella lettura. M i riferisco per l’esattezza all’uso dei trattini m edi, im piegati abbondantem ente da H eidegger non solo per aprire degli incisi, m a anche per segnare una pausa di respiro, per m odulare la frase, per enfatizzare un concet­ to, per cercare un punto di appoggio da cui prendere un ulteriore slancio. In alcuni casi, per favorire la scorrevo­ lezza del testo, il trattino è stato sostituito da una virgola. N elle numerose proposizioni chiaramente interrogative, introdotte da un pronom e o da un avverbio interrogati­ vo e segnate dall’intonazione di una dom anda m a chiuse da un punto ferm o, è stato m esso il punto interrogativo. Laddove nel m ezzo di una frase, p er indicare stizza, enfasi, insistenza, sorpresa, per far vibrare insomma un guizzo di energia emotiva nell’argom entazione, com pare un punto esclam ativo seguito da una parola m inuscola che, letta in italiano, sarebbe sem brata un errore di stam pa, si è corret­

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to con una m aiuscola. Le frasi infinitive sono rim aste tali, e intatto l’effetto di tensione e sospensione che creano. Il periodare lungo, vasto, strutturato in maniera com plessa è stato mantenuto: un fraseggiare che richiederà uno sforzo al lettore e gli darà tutta la m isura della fatica del pensare. L e concordanze dei soggetti con il predicato verbale sono state corrette laddove, in italiano, mantenere una pluralità di soggetti e il verbo al singolare rischiava di disorientare. L’endiadi “venuta e fuga” o “avvento e fuga” riferita agli dei o all’ultim o D io è però stata conservata. Il sim bolo “ I” d ie appare a spezzare le frasi in tutto il corpo del testo indica rinterruzione di pagina nell’origi­ nale m anoscritto heideggeriano. Il numero che com pare a margine, sem pre in corrispondenza di questo sim bolo e talvolta in corrispondenza di un a capo, indica i numeri di pagina degli originali m anoscritti dei Quaderni. M antene­ re queste indicazioni e questa numerazione è im portante per poter seguire la fitta rete di rim andi interni al testo intessuta da Heidegger, ovvero i vari “cfr.” m essi in p a­ rentesi con relativa indicazione di pagina: altra spia della m etodicità e del rigore con cui questi diari sono stati com ­ posti. Di tutte le citazioni inserite nel testo è stata verifica­ ta la fonte e riportata la traduzione italiana già esistente. N el caso di testi non pubblicati in italiano la citazione è stata da me tradotta. Tutte le note a piè di pagina sono del curatore dell’edizione tedesca, Peter Trawny, salvo dove indicato con (N.d.T.). Per quanto riguarda la terminologia, il lessico, le parole fondamentali del pensiero di H eidegger mi sono attenuta alla vulgata, alla ti adizione storica dell’edizione dell’ope­

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ra heideggeriana in Italia, e soprattutto all’insegnamento im pagabile di Franco Volpi che, nel tradurre Heidegger, per dieci anni mi è stato m aestro. L’esperienza m aturata attraverso il confronto con lui, in particolare le lunghe di­ scussioni mimte a trovare la resa m igliore per le enigm ati­ che espressioni dei Contributi M a filosofia (in larga parte ricorrenti anche nei Quaderni neri, specie in questi prim i volumi coevi alla gestazione e alla stesura dei Beiträge) mi sono state preziose per affrontare questo arduo inedito. I dubbi sorti di fronte ad alcuni punti oscuri e a parole di difficile traduzione m i ha aiutato a scioglierli Donatella D i Cesare, che si è dim ostrata disponibile sin dall’inizio di questo m io lavoro sui Quaderni e a cui va tutta la m ia gratitudine. Vista la presenza dei num erosi indici tem atici com pilati da H eidegger stesso, si è rinunciato a redigere un glossa­ rio. Laddove lo si è ritenuto necessario o utile al lettore, il termine originale tedesco è stato m esso tra parentesi ac­ canto alla versione'italiana. Si ricordano tuttavia qui al­ cuni criteri e scelte fondam entali di traduzione da tenere presente durante la lettura. L a distinzione tra Sein e Seyn, ovvero tra t e s s e r e ” della m etafisica e l’“Essere” che inve­ ce la precede e la supera, si è indicata con l’uso della lette­ ra m aiuscola. L a distinzione tra la Geschichte dell’Essere è la Historie dell’ente si è indicata traducendo la prim a come “storia” e la seconda com e “storiografia” . L’agget­ tivo seynsgeschichtlich si è reso con “conform e alla storia dell’Essere” , per mantenere il riferimento all’Essere non m etafisico, e solo più raramente con il più tecnico “ontostorico” . Alla “essenza” m etafisica, Wesen, si contrappone Vili

la Westing dell’Essere resa con “il dispiegarsi essenziale”, e più raramente con il più aspro “e sse n z iali” . Entro il m e­ desim o cam po sem antico ricorrono i termini di Wesenheit, “entità”, wesentlich, Wesentlichkeit, “essenziale”, “essen­ zialità” , wesenhaft, “conforme all’essenza” , wesen , “essere essenzialm ente” o “dispiegarsi essenzialm ente” e la fatale Verwesung, la “corruzione” o “degenerazione” dell’essere. L a Frage, la Seinsfrage è la “questione dell’essere” , in cer­ te frasi, laddove l’argom entazione lo richiedeva, resa con “dom anda” . L a Würde è la “dignità” , la Fragwürdigkeit si è sem pre tradotta con “dignità di dom anda” , “dignità di essere dom andato”, form ula forse un p o ’ greve m a più rigorosa della versione “problem aticità” , per la quale H ei­ degger sceglie esplicitam ente il termine Fraglichkeit. Altre im portanti fam iglie di parole im parentate tra loro sono quelle form ate da Stimme, “voce”, Stimmung/, “stato d ’animo” e, più raramente, dove il richiamo a un accordo e a una voce lo richiedeva, “tonalità” ; stimmen, gestimmt, “accordare” , “accordato” , bestimmen , bestimmt, “deter­ m inare” , “determ inato” . D a Not, “bisogno”, “necessità”, Notwendigkeit, “necessarietà” , Nötigung, “costrizione” . D a springen, “saltare” , Sprung, “salto”, einspringen, “sal­ tare dentro” , Einsprung, “il salto dentro” , entspringen, scaturire, Ursprung, “origine” . Macht si è tradotto con “potenza” , Ohnmacht con “im potenza” , Ermächtigung con “potenziam ento” e Erm ächtigung con “depotenzia­ m ento” . Ereignis si è tradotto con “evento” e, se scritto con trattino, Er-eignis, con “evento-appropriazione” ; Ereignung con “appropriazione” , übereignen con “transpropriare” , eignen con * appropriare” , usato al transitivo co­

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m e fa lo stesso H eidegger (non “appropriarsi dell’uom o” m a “appropriare l’uom o” ), eigen con “proprio”. In m olti p assi di questi diari H eidegger, senza abban­ donare per un attim o il discorso dell’essere, si dilunga in considerazioni sulla storia, la guerra, la politica, la cultura, il sistem a econom ico ed educativo del proprio tem po. Un aspetto, questo, che in larga parte ha contribuito a crea­ re interesse e a suscitare scalpore intorno ai Quaderni. A tale proposito va detto che i tem i più scottanti e i passi più scabrosi - quelli relativi all’ebraism o che hanno pre­ potentem ente riportato H eidegger al centro del dibattito filosofico m ondiale - com paiono a partire dal secondo vo­ lume, dal Band 95, redatto dal 1938. G ià in questo prim o volume però, la cui stesura si avvia nel 1931, il tem a “poli­ tico” è prepotentem ente m esso in gioco da tutto il cam po sem antico del Volk, il “popolo” . Si è tradotto l’aggettivo voìklich con “del popolo” e völkisch con “nazionalistico” , il sostantivo Volkstum si è tradotto con “costum i popola­ ri” , “folklore” , Volksgemeinschaft con “com unità naziona­ le” e Volksgenossen con “com patrioti” . A lessandra Iadicicco

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Q U A D ERN I N ERI 1931-1938 (R IFLESSIO N I II-VI)

Le annotazioni dei quaderni neri

Sono in nuce tentativi di un semplice nominare non sono né enunciati né appunti per un progetto di sistema

C E N N I X R IFLE SSIO N I (II) E ISTR U ZIO N I

O ttobre 1931 M .H. Ttóvta yàp toXjii^réov1 (cfr. pagg. 19 e 132)*1

1 Platonis opera. Recognovit brevique adnotatione critica in struxit loannes Bum et. Clarendon: O xonii 1900, Totnus I. Theaetetus, 196d2. * “Poiché si deve osare tutto.” H eidegger cita il presente verso del dia­ logo di Platone Teeteto nell’edizione critica curata e annotata dal classicista scozzese John Bum et: Platonis opera: Recognovit brevique adnotatione criti­ ca in struxit (as loannes Bum et). O xford: O xford Classical Texts (O CTs), or Scriptorutn Classicorum Bibliotheca O xonicnsis 1900-1907. (N .d X )

Che cosa dobbiam o fare? Chi siam o noi? Perché dobbiam o essere? Che cos’è l’ente? Perché accade l’essere?

l

D a queste dom ande procede unitariamente il filosofare.

1 Ciò che lodiam o come una benedizione dipende da quanto ci preme come una necessità. E se la necessità ci prem e davvero, vale a dire ci distoglie dallo stare a guardare a bocca aperta e dal discutere della situazione. Suprem a necessità - che dobbiam o finalmente voltare le spalle a noi stessi e alla nostra “situazione” - e cercarci davvero. Lontano dalle vie traverse che d riportano solo indietro sullo stesso binario; soltanto percorsi tangenziali, distanti e sfuggenti rispetto all’inevitabile.

L’uomo deve pervenire a se stesso!

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Perché? Perché egli “è ” un sé - m a è tale da perdere se stesso o da non giungere mai a conquistarsi e da inciam pa­ re invece da qualche parte o da restare im prigionato - tut­ to questo grandioso essere e poter essere lo intravediamo appena in certe penose riproduzioni o in certi modelli ina­ riditi e incom prensibili - “tip i” prestabiliti. M a: in che m odo l’uom o giunge al suo sé? D a che cosa sono determinati il suo sé e la sua ipseità? Ciò non soggiace a una prim a scelta! A seconda che non scelga e si crei pertanto un sostituto, l’uomo vede il suo sé 1. tramite una comune riflessione; 2. tramite il dialogo con un tu; 3. tramite una m editazione sulla situazione; 4. tramite l’idolatria.

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Posto però che l’uom o abbia scelto e che la scelta si ripercuota davvero sul suo sé e lo faccia esplodere, vale a dire, posto che l’uom o abbia scelto la disvelatezza {Ettibergsamkeit) dell’essere dell’ente e che tram ite tale scelta sia riposto indietro nell’esserci, non dovrà allora allonta­ narsi nel silenzio dell’accadere dell’essere che ha il proprio tem po e il proprio tacere? N on deve aver taciuto a lungo per ritrovare la forza e la potenza del linguaggio e per esserne sostenuto?

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N on dovranno allora essere spezzate tutte le caselle e le com ici, e tutti i sentieri battuti restare desolati? N on dovrà allora Fanim o essere im prontato a un corag­ gio capace di risalire m olto indietro?

Chi resta aggrappato solo ai piedi della m ontagna com e potrà anche soltanto vedere la m ontagna? Solo pareti e pareti. M a com e salire sulla m ontagna? Solo tram ite un salto da un altro m onte, m a com e su questo? Essere già stati là; essere colui che è posto sul m onte ed è dis-posto per giungervi. Chi è che già era così? E lo è ancora, perché giammai altri potrebbero soppiantarlo.

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Inizio e ricominciamento della filosofia!

2 N oi stiamo di fronte al nulla* - ma in m odo che non facciam o sul serio né sappiam o fare sul serio con il nulla e con questo stare - codardia e cecità di fronte allo spuntare (Anbruch) dell’essere che d porta nell’ente. * Niente affatto di fronte al nulla - bensì di fronte a tutto e a ogni cosa, m a in quanto non ente (cfr. pag. 50).

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Si deve dunque osare il grande cammino solitario, . cendo - nell’esser-ci, dove l’ente diviene più essente? In­ curante dell’intera situazione? N on è da tem po una follia, e confusione, e infondatezza questo rincorrere la “situazione”? “Situazione” - piccole conchiglie depositate nella sab­ bia tra le quali noi d dibattiam o e vediam o solo d ò che va dibattendosi, non vediam o più però l’onda, né l’irrom pere (Aufbruch) dell’ente!

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Il nulla - è più elevato e più profondo del non-entetroppo grande e degno perché chiunque, uno qualsiasi e insieme a tutti gli altri, possa starvi in tal m odo di fronte. Il n on -en té- che è meno d i n u lla - perché espulso dall’essere che annienta tutto l’ente. M eno - perché indeciso, né presso l’ente, dacché que­ sto si fa più essente, né presso il nulla.

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5 M ettere in m oto il disprezzo della situazione, muoven­ do però da ciò che vi è di positivo nell’inevitabile - il di­ sprezzo della situazione e il diritto a provarlo. N oi torniamo di nuovo a essere la nostra situazione se smettiamo di porci dom ande su di essa. Ritornare indietro all’“in-consapevole” - e cioè non ai “com plessi” , bensì allo “spirito” necessario che davvero accade. Q uesto demonizzato - o piuttosto idolatrato, blaterare di situazione! L a parvenza della serietà.

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L’uom o non sa più iniziare a fare nient’altro di se stes­ so - perciò immagina che “tutto” sia alla fine.

7 L’uom o suppone di dover assolutam ente iniziare a fa­ re qualcosa di se stesso - e non capisce che l’esser-ci una volta (inizio della filosofia) ha iniziato a fare qualcosa di lui - qualcosa che da tem po gli è sfuggito. Q uesto - che nell’esserci l’ente è d ò che è - vale a dire che si fa più essente e annientante, costituisce il com pito dell’uom o in questo accadere.

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8 Essere e tempo P un tentativo alquanto im perfetto di pervenire alla tem poralità dell’esserci, e di porre nuova­ mente la questione dell’essere dai tem pi di Parm enide, cfr. pag. 24.

9 Obiezione contro il libro: anche oggi non ho ancora abbastanza nemici - quel libro non mi ha procurato nem­ meno un G rande Nem ico.

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10 Al pudore dotato di un udito fino nei confronti del p as­ sato appartiene la spregiudicatezza verso la “tradizione” e il disprezzo di ciò che è odierno.2

2 Martin Heidegger, S ei» u n i Z eit, Gesam tausgabe 2, a cura di Friedrich-Wìlhelm von Hèrrmann, Francoforte sul M eno, 1977; trad. it. Pietro Chiodi, Essere e tempo, UTET, Torino 1969. Nuova edizione a cura di Franco Volpi, Longanesi, Milano 2005.

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11 Su ciò che la filosofia nella singola opera creativa, e solo in m odo tale da andare dritto alla cosa, conquista con il si­ lenzio (erschweigt) (il tacere che conquista) (das Erschweigen), su questo Jasp ers scrive, con sciattezza e insipienza, tre volumi. £ in tal m odo si m ette in m ano a qualsiasi ca­ ne e scrittore la ricetta per parlare a vanvera anche del­ le cose ultime in filosofia. E così l’incapacità p er l’uom o "odierno” di filosofare - ma anche solo di fare ritorno all’antico - viene non solo com provata, bensì giustificata. Anche 1’“essere” è portato ora a circolare nelle più diffuse discussioni, e ciascuno con lo stesso diritto può blaterare di quanto gli viene in mente.

12 Ma tu ripeti a te stesso quotidianamente nel tuo silen­ zio: taci del tacere. Cfr. pag. 17.

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Per prima cosa l’essenza della verità deve essere trasfor­ mata e disposta a una nuova acutezza e durezza affinché l’en­ te trovi un varco d’ingresso. Lasciare entrare l’ente - lasciarlo passare “attraverso” l’esser-ci. L’am biguità di quel “tram ite” .

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14 Dunque fu un malinteso di Essere e tèmpo quello di po­ ter superare direttamente ^ ‘ontologia” . H terribile “suc­ cesso” sta solo nel fatto che si chiacchiera ancora di più e in maniera ancora più infondata d d l’“essere” .

14a Solo porre tutto quanto più in profondità; solo così rende­ re maturo per la trasformazione. Tutto quanto - vale a dire in prim o luogo e unicamente l’inizio della filosofia.

15 N on siam o abbastanza forti e originari per “parlare” davvero tramite il silenzio e il.pudore. Perciò si deve par­ lare di tutto, ossia chiacchierare. (Cfr. pag. 93).

io

16 Porre l’essere più profondam ente nell’esserci tram ite la vera dom anda sull’essenza del linguaggio. Forzare così con Tesserci una trasform azione della ve­ rità e dell’essere.

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Q uesto è un accadere della autentica storia per la quale il “singolo” è indifferente, e conta solo per quel tanto che nell’opera efficace egli si assicuri una possibilità di stimoli ripetibili.

17 Essere non senza linguaggio - ma appunto per questo non “lògicam ente” . Linguaggio non senza essere.

18 Il risveglio della legge deve accadere dalla profondità dell’esserci, tramite il pieno superam ento del condiziona­ mento del singolo uomo. N ella fiducia nella profondità dell’esserci sta la profon­ dità umana! Rifiuto di sopportare l’umana unilateralità. Efficace non è chi viene onorato dal consenso.

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A chi “oggi” - e con ciò io intendo: sotto l’inevitabi­ le potenza àxSRinizio della filosofia occidentale nell’anti­ chità - deve filosofare, tocca il com pito di mantenere con grande durezza e risolutezza un doppio atteggiam ento ih sé costantemente efficace: anzitutto quello di interpreta­ re gli antichi come se non im portasse affatto nient’altro 15

che lasciar// venire a parola (inizio e storia della questio­ ne dell’essere), e quindi l’atteggiam ento del più vasto e profondo dom andare interpretativo in base al fondamen­ to dell’esserci - come se non im portasse nient’altro che, in una prim a solitudine, favorire l’eruzione (Ausbruch) dell’ “essere” nell’opera reale (superam ento della doman­ da dell’essere). Q uesta doppiezza è però un 'unità (cfr. pag. 14) - que­ sta unità è comunque la grazia della chiamata a un destino incom parabile.

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N oi guidiam o soltanto l’aratro attraverso il cam po affinché questo destino trovi il luogo dove prendere I il sem e sotto la propria custodia.

21 O piuttosto: noi raccogliam o solo pietre ed erbacce sul cam po devastato e lo ripuliam o affinché l’aratro trovi una via spianata.

22 Il tem po non è m aturo per la comprensione della que­ stione dell’essere, né dal lato di una viva, interiore capaci16

tà di affrontare la sua intera storia autentica, né da quel­ lo della sua essenziale forza d ’incidenza sulle possibilità delTesserci (arte - fede - natura). Ancor meno forte è però il tem po per ciò che la que­ stione dell’essere autenticamente solo prepara: il suo su­ peramento nel senso di un reale ricominciare con l’inizio. L o stesso presagio è ancora ben lontano dal cogliere che l’essenza della verità deve solo essere trasform ata di nuovo e che nel segno dell’opera deve divenire reale nell’esserci.

23 Solo se noi realmente erriam o - se percorriamo l’erro­ re - potrem o im batterci nella “verità’’. 11 profondo, inquietante e cioè al tem po stesso grande stato d ’animo di d ii procede errando del tutto: il filosofo.

24 Solo con una crescente profondità si am plia la genuina ampiezza. M a anche solo la profondità di nuovo richiusa nell’ope­ ra form ata trattiene l’am piezza futura nella sua tensione.

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25 Eppure dove mai il filosofo si spinga facendosi innanzi e che cosa mai l’ente nel suo insieme divenga nuovamente per lui, appunto questa sua ultim a conquista egli dovreb­ be poter trasform are nell’originario, nel prim o; e appunto questo rimane per lui necessariam ente ancora una volta negato (versagt). E per questo egli, proprio in base alla sua estrema pro­ fondità, è originariamente insuperabile. Solo sapere ciò offre una posizione fruttuosa, chiara nell’opera, rispetto all’opera e perciò rispetto all’azione e al disprezzo di ciò che non ha effetto.

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Conquistare con la dom anda l’essenza del tempo per trovarsi nel nostro attim o.

27 Pensare veram ente la storia, cioè quel che restò non ac­ caduto e continuò a richiudersi, tanto da voler dare l’im­ pressione di non esserci nemmeno m ai stato.

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28 Risvegliare solo ancora la libertà che a quella storia non accaduta concede di essere. Non come se ciò che era un tem po potesse essere recu­ perato, bensì in m odo che ora e presto esso venga a noi da noi stessi conformemente alle nostre necessarietà.

29 Con la saccenteria e la cavillosità non portiam o ad ap­ parire alcunché nella sua essenza.

30 L a filosofia futura deve diventare una parola d i confor­ to - conforto per l’essere del “ci” . Cfr. pag. 11.

31 L a grande difficoltà del nuovo inizio: lasciare d ie la vo­ ce (Stimme) parlando porti conforto e risvegliare uno stato d ’animo (una tonalità, Stimmung); al tem po stesso però, per coloro che creano - pensare preliminarmente tutto d ò con chiarezza e condurlo a un concetto creativo. L a parola di conforto si rivolge all’uom o, alla sua più elevata appartenenza e al suo radicam ento più profondo. 19

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32 Q uesta parola di conforto - della filosofia - è la poesia dell’essere. L a poesia dell’essere prim a dell’ente (per noi), eppure m irata solo allo scopo di spingere innanzi l’ente in quanto più antico. L’eruzione dell’essere nella densità della sua poesia. “P oeta” - poetare ogni volta “solo” l’ente! Eppure in tal m odo anche l’essere.

33 O non deve la filosofia a m aggior ragione poetare T o l­ te? Sì, e addirittura l’ente in quanto ta le —nel suo insieme.

34 Quale poetare? Se certo non è alcun creare - poetare per Tesser-ci - solo allora (da) è affatto essere. L’essere si fa poetato, ecco perché infine! N on viceversa immagina­ re l’ente poetando e solo così potenziarlo; cioè rendere al tem po stesso l’ente m aturo per la potenza e per il servizio reso a essa!

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35 L a poetante parola di conforto (Zuspruch) conduce di fronte al cor-rispondente (Entsprechendes) - a ciò che cor-risponde al poetato - questo “rispondente” si mani­ festa solo allora.

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Può il singolo forzare ancora un che di essenziale? N on manca per questo la comunità dei pochi che si fan­ no carico di d ò ? D ov’è la sem plicità della prontezza ad assum ersi ciò che è essenziale e a persistervi? M a queste non sono le dom ande di una pensosità solo apparente? Non ci si deve semplicemente assum ere im a res­ ponsabilità? Che significa questo? - Una responsabilità? Scendere in cam po per qualcosa e sacrificarsi! In cam po per che? Per il fatto che nell’uom o l’esser-d si fa potente e diviene per lui m isura e potenza! M a come rendere effettiva questa discesa in cam po? Profondità e portata dell’im pegno dell’esser-ci nella questione dell’essere! In che direzione si va dom andando questa dom anda? N ella M 3. 3 Segno sconosciuto.

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“In che direzione” non indica “verso che cosa” ! Bensì il “verso che cosa” appartiene allo stesso interrogare, in­ teso come un tutto - in quanto questo intero domandare rivolto verso l’essere ha la sua direzione. M a il \A dev’essere conquistato al silenzio tram ite il do­ m andare e, riportato com e un trofeo nel tacere accordato, deve trasform arsi in una grazia. Cfr. pag. 8.

37 Q uesta “direzione verso cui” è ciò cui si aspira nella disvelata aspirazione.

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38 Anzitutto comm isurare pienam ente il silenzio per fare esperienza di ciò che si può e di ciò che si deve dire.

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Scienza: abbiam o ancora bisógno di scienza - o meglio di ciò che oggi vale come tale? Chi sono quei “noi” ? Chi ha bisogno di scienza essenziale (come passione)? I capi e i guardiani - chi sono costoro - dove devono stare e che uomini devono essere?

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Scienza, nient’altro che un’acrobazia di m etodi, l’one­ stà del continuare a far pratica di occupazioni erudite e la presunzione saccente nel trasm etterle e divulgarle.

40 * Scienza" com e passione e comando.

41 In che m odo la discesa in campo deve rendersi effetti­ va? E ssa ha la sua propria, n ascosta m aniera d i irraggiar­ si. E alla fine questa è im a questione subordinata. È più che sufficien te se la respon sabilità viene as­ sunta.

42 D iscesa in cam po in quanto inizio dell’origine - inizio originario!

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L a scienza deve ancora una volta fare il suo corso - di nuovo prendendo le m osse dalla discesa in cam po origina-

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ria - e, così, deve essere trasform ata nel suo essere e nella sua considerazione.

A4 Filosofia - è m irata alla educazione o alla m era cono­ scenza delle cose? N é all’una né all’altra; tanto all’una quanto all’altra. Ciò vuol dire: essa non potrà m ai essere com presa ori­ ginariamente in base a queste due posizioni - in quanto entrambe discendono da essa e la sua stessa provenienza ha una radice più profonda.

45 Solo concetti carichi - “costruire” solo pre-concetri e intromissioni. “Spazio e tempo” - un gioco di parole, da tem po comune, che allude ormai solo a un neutrale sche­ ma di form e, grazie a Kant e alla scienza. M a: “Popolo senza spazio”4 e i suoi individui più singo­ lari senza tempo. Che cos’è lo “spazio” ? Che cos’è qui il “tem po” ? L’origine del \A . Q uesto è for­ se anche lo spazio come il tempo per un “popolo” ?

4 H ans Grimm, Volk ohne Raum (“Popolo senza spazio”), Albert Langen e G eorg M üller Verlag, M onaco 1926.

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Spazio e tem po non come una giustapposizione che si “d à” , che “ c’è” , bensì come l’eruzione e lo spuntare dell’essere che deve essere conteso.

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Il m odo in cui oggi ciascuno deve subito sbarazzarsi di ogni mezzo pensiero che egli abbia per giunta carpito a qualcun’altro con l’astuzia e accum ularlo nelle “grandi opere” - anziché tenersi per sé una intuizione genuina affinché essa produca l’essenziale e intanto a sua volta scom paia. Solo se m olto non viene alla luce, se viene trat­ tenuto, vi è una garanzia che si crei l’occasione per costi­ tuire qualcosa di grande.

47 L a ridicolaggine di una “filosofia dell’esistenza” , per nulla m igliore di una “filosofia della vita”.

48 Filosofare: essere senza precedenti. Il nuovo, il non iniziale, l’inizio che ha fine. Filosofia! Finalm ente la sua essenza è portata a parola: essa è:

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Tesserci per tacere (positivo) Tessere per la parola (linguaggio - verità)

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portare l’a£faccendarsi attorno all’uom o a scom parire porlo cioè (l’uomo) in gioco (positivo), cfr. pag. 21. Solo: portare Tessere a parola - questo significa tutt’altro che costituire e diffondere una “ontologia’’. (Cfr. pag. 22).

49 O ggi (marzo 1932) mi si è reso del tutto chiaro il punto in cui tutta la mia precedente produzione scritta (Essere e tempo; Che cos’è la metafisica?5, Kant-Buch67e D ell’essenza del fondamento I e IP ) mi è divenuta estranea. Estranea come un sentiero abbandonato che si perde tra l’erba e i cespugli - un sentiero che si tiene per sé il fatto di con­ durre nell’esser-ci in quanto tem poralità. Un sentiero al cui margine vi è m olto di contem poraneo e menzognero spesso in maniera tale che queste “dem arcazioni” vengono 5 Martin Heidegger, Was ist M etaphysik?, in W egmarken, G A 9, a cura di Friedrich-Wilhelm von Herrmann, Francoforte sul Meno 2/1996, pagg. 103-122. Trad. it. Che cos’è m etafisica?, in Segnavia, a cura di Franco Volpi, Adelphi, M ilano 1994, pagg. 59-78. ! s Martin Heidegger, K ant und das Problem der M etaphysik, G A 3, a cura di Friedrich-W ilhelm von Hertmann, Francoforte sul M eno 1991. Trad. it. K ant e il problem a della m etafisica, a cura di M .E. Reina rivisto e con un ’intro­ duzione di V. Verrà, Laterza, Rom a-Bari 1981. 7 Vom Wesen des G rundes, in W egmarken, G A 9, a cura di FriedridhWilhelm von Hertmann, Francoforte sul M eno 1976, pagg. 123-175. Trad. it. L ’essenza d elfondam ento, in Segnavia, d t., pagg. 87-131.

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considerate più im portanti del sentiero stesso. (Cfr. pagg. 102; 104). Q uesto fino a oggi certamente nessuno lo ha com pre­ so - nessuno lo ha sopravanzato o ne è ritornato indie­ tro - nessuno in altre parole ha cercato di respingerlo. A tal fine sarebbe necessario com prendere la “m eta” o, più attentamente, lo spazio (ci) in cui esso voleva condurre e trasferire. M a non è questo il caso - e tuttavia tutto grida di “ontologia” come se fosse cosa per tutti risaputa. E d è bene che dopo il confuso entusiasm o, I dopo gli elogi e i commenti fatti senza capire, giunga ora un altret­ tanto diffuso “rifiuto” , che è di certo altrettanto cieco e lontano da ogni discussione, vale a dire da una versione appunto più originaria della dom anda. Ma a che scopo stare ancora a rim arcare tutto questo, se a me stesso la questione si fa sem pre più problem atica e degna di dom ande (fragwürdiger)? Cfr. pagg. 22; 24.

50 M uovendo dalla follia delle discussioni sulla situazione “riflettere” nella più lontana custodia (Bewahrung) della potenza dell’origine. (Cfr. pag. 81). Potenziamento in quanto custodia. (Cfr. pag. 24).

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51 Dobbiamo, filosofando, trarcifuori dalla 'f ilo s o f ia (Cfr. pagg. 19 sopra; 35 sotto; 89).

52 Essere capo - non: precedere, bensì: poter procedere da soli; il che vuol dire però: portare positivam ente a tace­ re la soli-tudine {Allein-heit) dett’esser-ci contro il grande affaccendarsi della singola "esistenza” .

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53 Se si fosse com presa solo a grandi linee la questione dell’essere, se si fosse cioè capito che essa è la dom anda per eccellenza - che da Platone a H egel non ve n’è un’al­ tra, e ciò che viene in seguito non conta niente - , se si fosse com preso soltanto questo non si sarebbe potuto frainten­ dere Essere e tempo come un’antropologia o come una “fi­ losofia dell’esistenza ”, né si sarebbe potuto fare di esso un uso im proprio. Si sarebbe appena intravisto che l’accento m esso sul singolo e sulla singolarità dell’esistenza non è che un an­ tidoto contro l’interpretazione distorta dell’esser-ci come “coscienza” e “soggetto” e “anim a” e “vita”; che però il problem a non è la singolarità del singolo esistente, bensì solo un passaggio casuale verso la soli tudine (Allein-heit)

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deU’esser-ci, nella quale accade la uni-versalità (All-einheit) dell’essere. (Cfr. sem estre estivo 1932, pagg. 25 e segg.8).

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D arei intere “filosofie” in vari volum i in cam bio dell’u­ nica dura frase di Anassim andro - già solo per il fatto che questa sola frase ci costringe e ci obbliga a provare se e fino a che punto abbiam o in generale la forza di capire - vale a dire di capire noi stessi in vista della questione dell’essere e se in essa ci capiam o per l’essere. E intanto noi possiam o sprofondarci così comodamen­ te nelle occupazioni tardive e odierne più varie e diverse che anche il più svigorito può prendersene una quantità e grazie a esse darsi un tono, e ciò con una abilità che può spacciarsi per essenzialità, tanto più se vi sta dietro e sopra la cosiddetta “serietà esistenziale”, intesa certamente in m odo assolutam ente buono e genuino. Sul fatto però che con questo accada la benché minima cosa per la filosofia, nutro seri dubbi. “Politicam ente” , d ’altra parte, prim a si deve sempre prendere partito per i genuini “esistenziali” piuttosto che per certi “scientifici” filistei.*

* Martin H eidegger D er A nfang der abendländischen Philosophie. A us­ legung des A naxim ander und Parm enides (“L’inizio della filosofìa occidenta­ le. Interpretazione di Anassimandro e Parmenide”), G A 35, a cura di Peter Trawny, Francoforte sul Meno 2012, pagg. 74 e segg.

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A proposito d i “Essere e tempo” (cfr. pag. 7). - Se io parlassi con il “si” im personale degli eruditi dovrei dire: curare il libro in im a nuova edizione significherebbe riscri­ verlo; ma per questo “non c’è tem po” ; altri compiti. Se questo fosse un errore! A ltri com piti in filosofia, di­ versi dalla questione che là si era posta e, sia pure solo parzialm ente, elaborata? L a questione dell’essere. Non rimane altra scelta che tornare sempre continuamente a ri­ scrivere questo libro e questo soltanto. Andando incontro al pericolo di rimanere un homo unius libri. O ltre a questo unum non vi è affatto alcun aliud. Occorre dunque elaborare con m aggiore urgenza solo questa questione e nient’altro; niente affatto la risposta. Il sopraggiungere della sua risposta alla fine com e qualcosa di assolutam ente proprio! N ella elaborazione in quanto apparente articolazione vi è l’unico plausibile e durevole poten ziam en e

56 Filosofia è solo una variata rìsomnzsLiumgestimmte Nachklang) che fa eco alla grande poesia. Variazione (Um-stimmung) nel concetto - vale a dire variazione dell’essere.

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Variazione nella quintessenza del dom andare che con­ quista (Erfragen) - m a a quale scopo? Perché? Perché tutta la durezza e freddézza del concetto? Per conferire all’ente I il suo pieno potenziamento e per condurre l’uom o a una più originaria poesia - vale a dire a ciò che lo può far crescere e che gli può far conoscere il gaudio della tra-cotanza ( Uber-mut). Singoli! E i m olti? Possano andare così com e sono venuti.

58 Adesso essi vanno cianciando ovunque del "nuovo concetto di scienza” , e non si accorgono che non si può inventare niente del genere, specie se manca del tutto ogni forza necessaria per il concetto, perché ciò che dev’essere concepito (l’essere) resta incom preso.

59 Originarietà, durezza e determinatezza della quintes­ senza significano qualcosa di completam ente diverso dal rigore apparente nell’operare con i sim boli matematici e con l’annuncio di un matematico ideale di conoscenza.

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Che cosa mi immagino con il termine di una “ logicar” reale (cfr. pag. 35)! A.óyo così resta solo tutto questo spingersi avanti e indietro tra materiali e direzioni interrogative acquisite e riprese, un muoversi all’inverso senza mai niente di nuovo - vale a dire l’“antico” divenuto originario, il che tra l’altro costi­ tuisce un’espressione a buon mercato del progresso e della “vicinanza alla vita” - I ma alla fine ti spalanca di fronte una irresponsabile banalità. Ciò che importa piuttosto è:

117 configurare il potenziamento dell'essere come un’espe­ rienza e un metodo prevalentemente dominanti ed effetti­ vi, solo allora ciò che vi è di genuino nei punti precedenti può avere un’incidenza ed essere portato a dar corso alla sua libera azione. M a si tratta nell’insieme di una pista non battuta, seb­ bene all’inizio e in quanto inizio della filosofia fosse sta­ to creato il primo e prossimo spazio per esso e per il suo impatto. Intraprendere il cammino significa: tom aie sempre di nuovo a fare i conti con le ricadute e con l’irrigidirsi dei passi, tanto più che ogni passo si consegue solo in un pezzo 57

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d ’opera e di enunciato - soprattutto perché l’articolazio­ ne della strada deve essere anticipatamente e stabilmente pronta e a portata di mano. (Cfr. pag. 76). “Sagra” 1932. Un accordo efficace conferisce qui a tutto quanto un altro andamento. Ma ciò deve restare nella segretezza - viene alla luce solo nella sobrietà dell’opera.

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Aizzare l’uomo dentro l’intera estraneità e stranezza dell’essenza dell’essere in tutta l’essenzialità stessa. Ottenere le due cose in un sol colpo: stranezza dell’es­ senza e inevitabilità della stessa. E questo aizzare, e non-lasciar-pervenire-a-una-quiete semplicemente “solo” attraverso un oggettivo, crescente interrogare che conquista - gli stati d ’animo fondamentali nello sguardo e nell’atteggiamento, ma da nessuna parte nella parola! ! Aizzare nella (prima) inevitabilità. Aizzare dentro la totale stranezza. Aizzare l’intera soli-tudine dell’uomo e allora comincia la caccia del potenziamento. L’inevitabilità dell’essere! L’essere stesso in quanto ine­ vitabilità. (Cfr. pagg. 69,105).

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119 L’irresponsabilità che da lungo sussiste nell’andare par­ lando ovunque dell’essere e dei suoi “significati” prosegue nonostante tutto e anzi ora, tramite la cosiddetta “ontologia” e a maggior ragione là dove questa viene negata (Jaspers) e nemmeno capita, viene propriamente elevata a principio.

120 L a “ scienza” è ormai alla fine e proprio per questo la si può meno che mai considerare positivamente come il “sa­ pere logicamente necessario” e questo come slancio verso il buon Dio. Essa viene così in tutti i casi cristianamente sanzionata in tutta la sua miseria - e questo è il contrario di un superamento filosofico e di una trasformazione. Chi può dire che cosa subentrerà al suo posto? Solo una cosa è certa: dipende dal fatto che e da come noi torneremo ad affidarci all’essere.

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È ima rappresentazione poco spirituale dell’ esserci = dell'agire della filosofia quella per cui si crede che essa agi­ sca solo e soltanto nel caso in cui sia mediata e trascorra nella “ realtà” . Che cos’è ciò che qui chiamano “realtà” ? Appunto questo cumulo di detriti che, perso in se stesso, nulla comprende. 59

L’azione della filosofia - non si tratta di certe dubbie applicazioni di un vocabolario, dell’ornamento di certe generiche considerazioni con frasi tratte da libri di filoso­ fia cui si sia appena data una scorsa. U “ azione” non agisce su nulla - bensì consiste nella te­ stimonianza per una crescente trasformazione dell’ente in base all’essere che sia stato potenziato. E questa testimonianza viene resa solo nell’opera riu­ scita, che necessariamente si regge su di sé, che nulla di sé trasferisce o dà via - bensì piuttosto solo a sé attrae per poi respingere indietro. Questo movimento però è uno scuotimento (Erschütterung.) di ciò che è invalso finora, che non si vorrà mai accettare e che perciò si tende a fal­ sificare. Non vi è alcun pareggiamento tra la filosofia e la “ realtà” .

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122 Quanto lontano, oltre noi, si sono spinti in avanti i gre­ ci; non è perciò ammesso alcun arretramento che riporti indietro fino a loro - bensì solo una riacquisizione. Ma per questo occorre la forza del gettarsi-in-avanti in un do­ mandare che conquista e che scaturisce originariamente (ur-springend). Questo però significa solo: liberare Tesser­ ci nell’uomo odierno.

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123 La lontana disposizione ( Verfügung) in cui il filosofare prende la sua strada! (Cfr. pag. 85).

124 I l progetto dell’insieme (cfr. pag. 61): L a liberazione per Tesserci D potenziamento dell’essere L a verità dell’essenza.

(*)

18. X . 1932.

124a * Il raccoglimento sull’esserci, per potenziare Tessere sostenendolo e così lasciar accadere la verità. L e grandezze in tutto questo, tutte le scale di servizio e le finalità e i “sensi” , divengono superflui.

125 L’uomo non è conformato per “afferrare” - “udire”, né è “nato per vedere” , “programmato per guardare” - ben­ sì, gettato nella determinatezza, è chiamato all’essere - va­ le a dire che egli potenzia Tessere. 61

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G ià abbastanza a lungo, e aspramente, l’ente è stato toccato daU’“aptica”* e dall’“ottica”. Il confronto con l’antichità, cioè con l’inizio, vale per entrambe!

126 Il fallim ento - con Essere e tempo e con gli scritti suc­ cessivi non è per niente riuscito neanche solo di spingere nella direzione della questione, per non dire poi di far ma­ turare una comprensione della questione che conducesse a un ripetuto interrogare. Al posto di questo, solo una di­ scussione fuorviante. In che modo però, con un insuccesso tanto esteso, si possa ugualmente, per un buon periodo, finire sulla bocca e nella penna di tutti, e così farsi “un nome”. Quanto ciò sia atroce - non per colui che ne è colpito, egli infatti ha, e conserva —e riafferra ancora più salda­ mente il suo nuovo - il compito; piuttosto per coloro che vanno barcollando aU’intomo presi da siffatta discussio­ ne, e poi, nello spazio di un anno, già devono andarsene a cercarne una nuova. Eppure deve esserci gente che di tutto questo riesce a farsi un giro di affari e una professio­ ne (“scriptores”).

4 C ioè dalla percezione tattile. (N.d.T.)

127 Frasi tramandate dall’essere... (Cfr. pag. 75 sotto).

128 Demolizione delle “leggi del pensiero” raccolte e fatte proprie*. Arretramento all’origine che viene in tal modo “mostrata” . Costruzione di ciò che quelle “leggi del pensiero” “ au­ tenticamente” dicono prendendo le mosse dall’origine nel potenziamento. * cfr. il trattato sul “principio di contraddizione” 11.

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la suprema chiarezza nel domandare che conqui­ l’intima determinatezza sta l’e sse re - come tacere la più vasta essenzialità dell’essenza. la più pura semplicità la più dura ineluttabilità Questo domandare che conquista vibra dalla - o me glio - nella dignità di domanda (Fragwurdigkeit) dell’esse 1 11 M artin H eidegger, Der Satz vom Widerspruch. U sc irà in G A 9 1. C u ra to ­ re previsto, A lfre d D enker.

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re che esso stesso provoca. Rendendo così onore alla sua dignità di domanda, esso potenzia l’essere. D a ciò resti lontano tutto il falso rigore di una vasta sistematica a buon mercato di ciò che spesso e sempre su­ perficialmente si dice; ci si liberi dall’intenzione di diffon­ dere un’edificazione a buon mercato; ci si mantenga intatti da qualsiasi polverone “esistenziale”. Soltanto: mantenere vivo e ben desto il domandare che conquista nell’esserd; solo così disvelarlo e disvelare in es­ so il nascondimento dell’ente. Domandare nel più profondo, immediato legame con l’inizio della filosofia tramite i greci.

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130 Annotare i colloqui nascosti del linguaggio.

131 (Cfr. pag, 52). - Non arretramento nell’io, bensì passag­ gio verso il mondo. Nel passaggio, al tempo stesso, entrata nell’esserci. Non esser perduti nell’essere formalmente astratto, ben­ sì essere raccolti nell’insieme dell’ente che esso determina. Non già irrigidimento su una realtà, bensì congiunzione che lega nella concisione del fendersi CZerklüftung,). Perciò né costruzione di ciò che è “logico” (categoria­ le), né intuizione di un “reale” , bensì il gettare del pro64

getto gettato-determinato-determinante che interrogando conquista.

132 Dedurre (entnehmen) l’essere dall’zariv, d all'“èn (cfr. pag. 119) - era un’intima necessità per i greci. Poiché essi dovevano prima di tutto afferrare (nehmen) l’essere nel comprendere (il che per loro, cfr. Parmenide, era dunque il voù6

180 L e forme del moderno cristianesimo in quanto le auten­ tiche forme della mancanza di Dio. Il cattolicesimo, che con il cristianesimo medievale non ha minimamente a che fare. 682

“Fronte della confessione”-, curialismo romano nella forma del protestantesimo tedesco; la forma più recente del cristianesimo culturale: cristianità in quanto masche­ ra dell’affermazione di una sovranità mondana divenuta fragile. Cristiani tedeschi-, un fraintendimento dei tedeschi non cristiano e anticristiano. E tuttavia-, il cristianesimo ha destato e creato capacità dello spirito, della disciplina e della forza d ’animo senza le quali non si può pensare la storia occidentale, tanto più che esse, sebbene rovesciate, continuano ad avere effetto e ancora forniscono un “sostegno” ai singoli. Però: qui non si prendono le grandi decisioni. Il cristia­ nesimo ha da tempo perduto qualsiasi potenza dell’originarietà; esso ha fatto storiograficamente la propria storia. Gioco e spaesamento (Unheimlichkeit) del calcolo storiografico del tempo sulla superficie dell’abissale storia tedesca.

1806 Hölderlin si ritira e ha inizio una raccolta tedesca. 1813 Lo slancio tedesco raggiunge il suo culmine e na­ sce Richard Wagner. 1843 Hölderlin se ne va da questo “m ondo” e l’anno successivo viene al mondo Nietzsche. 1870/76 Gli anni della fondazione tedesca vengono fondati ed escono le Considerazioni inattuali di Nietzsche.

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1883 Esce Zarathustra I e muore Richard Wagner. 1888 Fine dicembre: 1’ “euforia” di Nietzsche prima del tracollo e...

(26.9.1889)

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[IN D IC E D E L L E PAROLE CHIAVE]

Abbandono dell’essere (Sein­ sverlassenheit) 52 e seg., V e sggg» 9Ü e se?., 103, 105 e seg., 129,130 e seg. Antropologismo (Anthropologismus) 36 e segg., 82 e segg., 108 e seg. Arte (Kunst) 3, 69, 133, 146 Assenza di domande (Fraglosigkeit) 30 e seg., 55, 60

“Bellezza” 97

(“Schönheit")

Colossale (Riesige ) 103 Comprendere (Begreifen) 142 Correttezza (Richtigkeit) 103 e segg. Cristianesimo (Christen­ tum) 156 Critica (Kritik) 101 e seg. “Cultura” (“Kultur”) 120 seg., 136 e seg. “Cura” (“Sorge”) 113 e segg.

Decisione (Entschei­ dung) 71 e seg., 123 e segg. Dilthey 144 D.(io) (G.[ott]) 44 e seg., 157 Domandare (Fragen) 65 Educazione (Erziehung) 133 “Esperienza vissuta” (“Er­ lebnis” ) 4 e seg., 50 e seg., 66, 92, 103 e seg.,

120 Esserci (Dasein) 34 e seg., 35,67 e seg., 86 Essere (Seyn) I l e seg., 13 e seg., 18 e seg., 3 3 ,4 8 , 55, 59 e seg., 67 e seg., 92, 106 e segg., 116 e seg., 128 e segg., 133 Filosofia (Philosophie) 11, 14,2 4 e seg., 4 2 ,5 8 ,7 6 e seg., 82 e sol, 86 e seg., 9 4 ,1 0 2 ,1 1 0 e seg., 126, 135,140 e seg., 147,148 e seg.

“Formazione” (“Bildung”) 119 e segg. Grandezza (Größe) 46, 98, 116, 118, 128, 133, 146 (si veda V ili, 109) Hölderlin 1 3 ,2 0 ,2 7 ,1 0 2 “Idea” (“Idee” ) 48 Lotze 93 e segg. Massa (Masse) 103 Meditazione (Besinnung) 118 e segg., 134, 133 Modernità (Neuzeit) 104 esegg. Nichilismo (Nihilismus) 7 ,1 2 ,1 9 e seg., 55 Niente (Nichts) 18 e seg. Nietzsche 39 e seg., 51 e seg., 5 9 ,75, 87 Occidente (Abenland) 98 e seg., 120 e segg. O pera (Werk) 28 e seg., 3 2 ,6 7

Pensiero (Denken) 41 e segg., 134 e segg. Poeti e scrittori (Dichter und Schriftsteller) 95 e segg., 123 e segg. Popolo (Volk) 154 “Popolo senza spazio” (“ Volk ohne Raum ”) 2 e seg. Posizione (Standort) 36, 55, 70, 79, 104 e seg., 141 Presente (Gegenwart) 99 Rango (Rang) 35, 77 e seg., 83 Rifiuto (Verweigerung) 65, 67 e seg. Scienza (Wissenschaft) 16 e seg., 61 ,6 4 Senso (Sinn) 6 Solitudine (Einsamkeit) 45 Storia storiografia (G eschichte - H isto ­ rie) 11, 19 e seg., 28, 33 e segg.. 68 e seg., 1A e seg .. 99. 117

Tecnica ( Technik) 9 e seg., 56 e seg., 80 "Temporalità” (“Zeitlich­ keit”) 18,103 “Tramonto” (“ Unter­ gang?) 20, 98 e seg., 99, 113,125 Università (Universi­ tät) 72 e seg., 101,132

Uomo (soggetto) (Mensch [Subjekt]) 108, e 120 segg. “Valori” (“Werte”) 129 Verità (Wahrheit) 32, 42 e seg., 81 e seg., 90, 97, 1 1 5 , 153

PO STFA Z IO N E D E L CURATORE

Con il volume 94 dell’opera completa di Martin H ei­ degger si pubblica, nelle sue quattro ripartizioni, la prima serie di quelli che egli stesso chiamò i Quaderni neri. Nelle Riflessioni X , che sono contenute nel volume 95, si trova una dichiarazione relativa al carattere delle “rifles­ sioni” che si dispiegano in quindici quaderni. N on si tratta di “aforismi” da intendersi come “massime di saggezza”, bensì di “avamposti invisibili - e posizioni di retroguardia nell’insieme di un tentativo di una ancora indicibile medi­ tazione per la conquista di una via verso il domandare di nuovo iniziale che, a differenza del pensiero metafisico, si chiama pensiero della storia dell’Essere”1. Ciò che è “ deci­ sivo non è ” “che cosa si rappresenti e che cosa venga riuni­ to a formare una costruzione rappresentativa”, “bensì solo come si ponga la domanda e assolutamente il fatto che si domandi dell’essere” . 1Martin Heidegger, Überlegungen X a., in Id., Überlegungen Vll-XI, GA 95, a cura di Peter Trawny, Francoforte sul Meno 2014. I